Sulle tracce del Wet Fire

di mercutia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Divisi dalla nebbia ***
Capitolo 2: *** Cosa mi prende? ***
Capitolo 3: *** Il Wet Fire ***
Capitolo 4: *** L'isola Kirishi ***
Capitolo 5: *** Un triste buffone ***
Capitolo 6: *** Situazioni da evitare ***
Capitolo 7: *** Il guastafeste ***
Capitolo 8: *** Sarà la luna piena ***
Capitolo 9: *** Il ritorno a Sakoro ***
Capitolo 10: *** Una notte d’amore ***
Capitolo 11: *** I Pirati di Poi ***
Capitolo 12: *** Si salpa!!! ***
Capitolo 13: *** Ricordi di bambina ***
Capitolo 14: *** Tregua! ***
Capitolo 15: *** La via del cuore ***
Capitolo 16: *** Ritorno alla normalità ***
Capitolo 17: *** Fulmini tuoni e pugnali ***
Capitolo 18: *** Senza via di fuga ***
Capitolo 19: *** La scialuppa di salvataggio ***
Capitolo 20: *** La notte insonne ***
Capitolo 21: *** Riprendiamoci le nostre cose! ***
Capitolo 22: *** Di nuovo a bordo della Going Merry ***
Capitolo 23: *** Si riparte per Knok! ***
Capitolo 24: *** La riscossa di Heiji ***
Capitolo 25: *** Il regno di Prawn ***
Capitolo 26: *** Il buon vecchio Sanji ***
Capitolo 27: *** All’aria aperta ***
Capitolo 28: *** La resa dei conti ***
Capitolo 29: *** L’intervento di Nami ***
Capitolo 30: *** Una coppia tranquilla ***
Capitolo 31: *** Ore di buio ***
Capitolo 32: *** Nami non deve saperlo ***
Capitolo 33: *** Non è lei ***
Capitolo 34: *** Frenzy Island è vicina ***
Capitolo 35: *** Aria di primavera ***
Capitolo 36: *** Kusco e Kintaro ***
Capitolo 37: *** I misteri s’infittiscono ***
Capitolo 38: *** La storia di Poi ***
Capitolo 39: *** Alla corte del re ***
Capitolo 40: *** Cappio o ghigliottina ***
Capitolo 41: *** L’arrivo di Heiji ***
Capitolo 42: *** Fughe ***
Capitolo 43: *** Panorama a righe ***
Capitolo 44: *** Lotta impari per la libertà ***
Capitolo 45: *** Paura, ricordi e nostalgia ***
Capitolo 46: *** Prigionieri ***
Capitolo 47: *** Un violento incontro ***
Capitolo 48: *** Il passato di Megumi ***
Capitolo 49: *** Blind ***
Capitolo 50: *** Situazioni parallele ***
Capitolo 51: *** Infuria la battaglia ***
Capitolo 52: *** Legami segreti ***
Capitolo 53: *** Le azioni di un vigliacco ***
Capitolo 54: *** Verità e libertà ***
Capitolo 55: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 56: *** Quanto mi sei mancata! ***
Capitolo 57: *** Una cena movimentata ***
Capitolo 58: *** Voltare pagina ***
Capitolo 59: *** Amore? ***
Capitolo 60: *** Persone speciali ***
Capitolo 61: *** Festa senza fine ***
Capitolo 62: *** L’indomani ***
Capitolo 63: *** Il giardino di Hasu ***
Capitolo 64: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 65: *** La Tuzak sporca di sangue ***
Capitolo 66: *** Verso sera ***
Capitolo 67: *** Un’adorabile despota dal volto dolcissimo ***
Capitolo 68: *** Brutte notizie ***
Capitolo 69: *** Sono un’assassina! ***
Capitolo 70: *** Gli ultimi momenti prima della partenza ***
Capitolo 71: *** Non voglio fermarti ***
Capitolo 72: *** Il rammarico di Zoro ***
Capitolo 73: *** Sempre ***



Capitolo 1
*** Divisi dalla nebbia ***


Divisi dalla nebbia


Dall’alto dell’albero maestro Usop urlò
"Terra in vista!"
Nami e Rufy corsero sul ponte e dopo poco scorsero anche loro all’orizzonte la sagoma di un’isola, l’isola Kirishi finalmente! Secondo le informazioni che avevano raccolto dagli abitanti delle isole dell’arcipelago Tanky, su quell’isola avrebbero trovato le risposte che cercavano sul misterioso Wet Fire. Rufy era felicissimo di poter mantenere la promessa fatta a Nagaishi e per Nami era un’occasione d’oro per fare nuove ricerche su una rotta forse volutamente celata dalle cartine.
La sagoma dell’isola si avvicinava, ma la vista non migliorava: una spessa coltre di nebbia si alzava dall’acqua impedendo di vedere bene. Usop scese, si avvicinò a Nami chiedendo
"Ma sei proprio sicura che l’isola sia questa? E’ così tetra!" e detto questo si attaccò letteralmente a Sanji che gli stava passando vicino.
Nami lo guardò con aria di insufficienza pensando disgustata a quanto fosse fifone, ma poi ripensandoci anche lei non si sentiva molto tranquilla.
All’improvviso la nave sussultò come se avesse colpito qualcosa: c’era talmente tanta nebbia che erano arrivati sulla costa dell’isola senza accorgersene! Per fortuna il fondale lì era profondo così l’equipaggio si limitò a gettare l’ancora e a quel punto Nami avrebbe voluto discutere con gli altri per decidere chi sarebbe sceso, ma non fece in tempo a prendere fiato per parlare che Sanji, Zoro e Rufy erano già sul parapetto pronti a scendere a terra.

Dall’isola proveniva un silenzio irreale. Effettivamente per quanto ne sapevano l’isola era disabitata, ma la nebbia lasciava intravedere una folta vegetazione: nonostante questo non si udiva un suono, né un verso di animale, né il fruscio di una foglia.
Nami stava analizzando tutte queste cose quando si rese conto di essere rimasta sola sulla Going Merry con Usop che stava già abbracciando l’albero della nave piangendo
"Se ne sono andati senza aspettarci e non si vede niente"
Nami lo prese per un braccio
"Avanti, scendiamo anche noi"
Usop fece resistenza più che poteva arpionandosi all’albero anche con le gambe e urlando
"Ma sei matta! Lasciami lasciami, io non voglio scendere!"
Nami lo strinse più forte per il braccio e con venti centimetri di denti appuntiti in mostra urlò
"Vuoi restare qui da solo?! Tu scendi con me!" e detto questo lo scaraventò giù dalla nave.
Appena si riprese dallo stupore per la forza che aveva dimostrato, si tuffò tra la nebbia anche lei.

Usop atterrò di faccia sulla terra e fu tirato sù da Rufy. Il nasone si riprese, si guardò intorno e disse
"Non volevo lasciarvi soli… ma… gli altri dove sono?"
Cappello di paglia alzò le spalle
"Non si vedono" poi prese per un braccio Usop che urlò
"Ahi, lì mi fa male!"
Si guardò il braccio e vide la rossa impronta della mano di Nami
"Guarda cosa mi ha fatto Nami" Rufy allora lo prese per l’altro braccio e disse
"Se non ti sbrighi a seguirmi te ne faccio uno anche su questo! Dai, dobbiamo andare prima di tutto a cercare un po’ di carne da mangiare e poi… quando avrò la pancia piena te lo dico. Via via, andiamo!" e iniziarono a camminare a caso tra nebbia e vegetazione.

Nello stesso momento Sanji stava cercando i suoi compagni.
“Eppure siamo scesi tutti insieme. Eravamo tutti lì sul ponte. Oh!!! E se Nami fosse rimasta sù? Ora si trova sola e impaurita senza il suo Sanji a proteggerla” pensò e poi si mise le mani ai lati della bocca urlando
"Namiiiiiiiiiiii"
"Tesorinoooooooo. Stupenda Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaamiiiiiiiii" ma niente.
Poi gli parve di vederla, le corse incontro e non c’era.
La sentì chiamare il suo nome, ma non capiva da dove venisse la  voce. Alla fine si arrese
“Prima o poi troverò Nami o qualcuno della ciurma” pensò incamminandosi in una qualsiasi direzione.

Nami atterrò addosso a qualcosa che emise un
"Uh!" e cadde a terra sotto di lei.
Ops… era Zoro!
"Rufy! Prima o poi ti faccio a fette!" ringhiò lui girandosi, ma poi vide a cavallo della sua schiena Nami
"Ah, Nami, sei tu. In genere è Rufy quello che mi usa da materasso"
"Scusa" disse lei.
Poi lui si rese conto che da quella posizione vedeva perfettamente sotto la striminzita minigonna della ragazza e sgranando gli occhi le disse
"Forse è meglio alzarci"
Lei vide dove era diretto lo sguardo di Zoro e arrossendo si alzò di scatto chiudendo le gambe e tirandosi giù con le mani la gonna per quanto poteva
"Maniaco!" disse fra i denti
"Sei stata tu a piovermi addosso!"
La ragazza rispose facendogli la lingua e da quel momento passarono lunghi istanti di silenzioso imbarazzo, ma poi Zoro si riprese pensando “Che mi prende? Uno come me ammutolito da un paio di mutandine? Non sono mica Sanji io!” quindi si girò verso di lei e disse
"Che fine hanno fatto gli altri?"
"Non lo so, pensavo foste insieme"
"No, da quando sono sceso dalla nave li ho persi. Con questa nebbia non si vede veramente niente"
Iniziarono a chiamare gli altri, ma nessuna risposta.
"Che facciamo?" chiese lei
"Sei tu la navigatrice"
"Spiritoso! Beh, sicuramente Rufy sarà andato alla ricerca di cibo, starà cacciando qualche animale, lo troveremo in giro per l’isola"
"Ma gli altri che fine avranno fatto?" chiese Zoro quasi a sè stesso  
"Non ne ho idea ma devono essere sull’isola per forza perché sulla nave eravamo rimasti solo io e Usop e ti posso assicurare che lui è sceso" disse Nami girandosi e sridacchiando tra sé.

Rufy continuava a cercare inutilmente animali da cacciare, ma niente
"Com’è possibile? E tu Usop vuoi scendere dalle mie spalle?"
"Rufy, lo sai che sono un pirata coraggioso"  disse Usop appiccicato alla schiena del pirata dal cappello di paglia
"ed è per questo che sto qui, per proteggerti le spalle!"
Era davvero un caso senza speranze!

Sanji continuava a camminare fumando, di tanto in tanto gli sembrava di vedere o sentire Nami, ma evidentemente era solo la sua immaginazione perché poi non la trovava mai.

Nami e Zoro stavano camminando da un po’, il panorama nebbioso intorno a loro non accennava a migliorare e quel silenzio, che diventava sempre più inquietante, ora era rotto solo dal suono dei loro passi e dalle (poche) parole che i due si scambiavano di tanto in tanto. Nami non sapeva come riuscire ad orientarsi: ovunque guardasse era solo nebbia, alberi, fogliame, rocce e pallidi contorni indefiniti di ciò che si trovava a più di un metro dai suoi occhi. Continuava a guardare cercando punti di riferimento finchè si trovò di fronte ad un volto
"AAAAAAAHHHHHHHHHH!" gridò saldando addosso a Zoro.
Lui l’afferrò con un braccio per proteggerla e con l’altro estrasse una delle sue spade.
Iniziò a ridere e indicando un pezzo di legno con qualche scarabocchio disse
"Non mi dire che è di quello che hai paura. Va bene che è brutto, ma mi sembra una reazione un po’ eccessiva la tua"
Nami si affacciò da dietro la spalla di Zoro e guardò nella direzione in cui lui puntava la spada: c’era una specie di scultura in legno raffigurante un volto, assomigliava agli scudi che usano certi popoli selvaggi.
Zoro continuava a sridacchiare, poi si accorse che Nami lo stava ancora abbracciando e imbarazzato, smise improvvisamente di ridere e si avvicinò a quell’oggetto per consegnarlo a lei.
A quel punto anche Nami si accorse di stringere ancora Zoro, si staccò da lui di scatto afferrando il pezzo di legno senza guardare lo spadaccino in faccia: tra la vergogna per essersi spaventata per niente e le continue figuracce che faceva saltandogli addosso iniziava veramente a sentirsi a disagio. Cercò di cacciare via quei pensieri stupidi e si concentrò su ciò che avevano trovato: l’oggetto era malconcio, ma era la prova che l’isola almeno in passato era stata abitata, ma perché nessuno ne sapeva niente?

Rimisero l’oggetto dove l’avevano trovato e ripartirono. Si vedeva sempre meno e iniziava a far freddo.  
"Sarebbe meglio tornare alla nave, ma temo di non saperci arrivare. Non ci saremmo dovuti allontanare" disse Nami sconsolata e un po’ impaurita.
"Al limite ci fermeremo a dormire da qualche parte e domani vedrai che la nebbia scenderà e così riusciremo a tornare alla nave e a trovare gli altri" la tranquillizzò Zoro.
Camminarono ancora un po’ poi si fermarono, doveva essere ormai notte perché non si vedeva più niente ormai.
Si accesero un fuoco e si sedettero appoggiandosi Zoro a un albero e Nami ad un altro. Lei si rannicchiava il più possibile cercando di scaldarsi e dopo poco lui le si avvicinò porgendole la sua maglia.
"E tu? Avrai freddo"
"Non preoccuparti per me. Sono forte io!" rispose lui con aria spavalda lasciandole la maglia e tornando a torso nudo verso il suo albero.
Nami fissava il fuoco e i pensieri le correvano per la testa in modo disordinato: come sarebbero riusciti a tornare alla nave? Perché non riuscivano a trovare gli altri? E cosa le stava succedendo? La presenza di Zoro le faceva provare strane sensazioni… sì, aveva avuto per lui una specie di cotta quando l’aveva conosciuto, se lo ricordava bene, ma ora erano solo amici. Tutte le ragazze prendevano cotte per lui, il bel tenebroso, appena lo conoscevano, era normale! Poi lei ci aveva convissuto e la cotta le era presto passata… facilitata dal fatto che lui chiaramente non la sopportava e in ogni caso era sempre così freddo e introverso… decisamente non il suo tipo! Però… la maglia che ora la riscaldava era dello stesso imperturbabile spadaccino… “Zoro, chi sei veramente?”
Con la coda dell’occhio lo guardò: stava cercando di non farlo vedere ma stava morendo dal freddo. Allora Nami gli si avvicinò e si mise a sedere accanto a lui
"Fa troppo freddo anche per te" e dicendo questo lo strinse in modo da potersi riscaldare a vicenda Non c’è niente di male in questo… è perché fa freddo pensò lei per cercare di far cessare i frenetici battiti del suo cuore.
Lui intanto taceva e fissava il vuoto.
Nami cercò di concentrarsi di nuovo sulla nave, sull’isola, su quello strano silenzio, ma non c’era niente da fare, la sua mente tornava sempre a Zoro. Perché? Non provo niente per lui, lo conosco troppo bene… forse…
Ma in fondo lei era una ragazza nel pieno della gioventù, conviveva da tempo su una nave in compagnia generalmente solo maschile, era normale pensare ai ragazzi. Invece nei suoi sogni c’erano solo mappe e cartine geografiche, e questo non era normale per una ragazza della sua età. Non era la prima volta che ci rifletteva, ma se proprio doveva scegliere tra i ragazzi, più che a Zoro pensava a Sanji: A volte sembra essere così innamorato! E’ così gentile e premuroso con me! E poi è solare, estroverso… e non dovrei neanche imparare a cucinare! Zoro era il contrario, l’unico pensiero che aveva per la testa erano le sue spade, era il tipico ragazzo di cui ci si innamora per finire poi a soffrire! Però poi a volte sembrava improvvisamente buono e dolce, come poco prima con la maglia Zoro, con questi atteggiamenti mi spiazzi! Si può sapere chi sei veramente?

...to be continued...

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Capitolo 2
*** Cosa mi prende? ***


Cosa mi prende?


Zoro continuava a fissare il vuoto in silenzio. Cos’era quella strana sensazione che provava, che gli toglieva il respiro? Assunse un’espressione imbronciata, sembrava quasi che se la fosse presa coi suoi stessi pensieri. “Che mi prende? Le donne non fanno certo per me, sono così lunatiche, complicate, insulse, tutte uguali! Nami invece…” e su quel pensiero i suoi occhi caddero sulle lunghe gambe perfette di lei “Ma cosa vado a pensare?” Si alzò di scatto, schiarendosi la voce e guardandosi intorno irrequieto.
Nami, che fino a un attimo prima si stava per addormentare sulla spalla di lui, cadde con la faccia a terra
"Che ti prende adesso?"
"Ehm… ecco… ho sentito un rumore! Vado a vedere" disse lui freneticamente.
"Tu non vai da nessuna parte! E’ buio pesto, ci manca solo che ci dividiamo anche noi! E poi che rumore hai sentito? C’è silenzio assoluto!"
"Ma chi ti credi di essere tu per dare sempre ordini!"
Nami si alzò gridandogli contro
"Non ti sto dando ordini!"
"Tu non sai fare altro!"
I due iniziarono a litigare urlando l’uno contro l’altra per qualsiasi stupidaggine venisse loro in mente, finchè Nami piazzò uno schiaffone su una guancia del ragazzo… non era stata una delle solite sberle e lo avevano avvertito entrambi: lui era rimasto impietrito, lei si voltò di scatto e fece come per scappare, ma Zoro le afferrò quella stessa mano che l’aveva colpito, tirò la ragazza verso di sé e improvvisamente la baciò.
Nami spalancò gli occhi, non se lo sarebbe mai aspettato e ora non sapeva che pensare, che fare…ma poi chiuse gli occhi e ricambiò. Si stava letteralmente sciogliendo nella tenerezza di quel bacio, quando le vennero in mente gli occhi a cuoricino di Sanji. Si sentì in colpa, come se in qualche assurdo modo lo stesse tradendo, proprio lui che l’aveva sempre corteggiata, anche se lei lo aveva sempre respinto e anche trattato malamente.
Con questi pensieri in testa scostò le sue labbra da quelle di Zoro mentre una lacrima le scendeva giù per una guancia, tornò lentamente a sedersi, guardando a terra senza dire una parola.
Zoro era ancora in piedi fermo immobile, incredulo per quello che aveva fatto e pensieroso per la reazione che lei aveva avuto, poi si riprese, doveva pur dirle qualcosa
"Non avrei dovuto. Non so che mi è preso. Mi sento come stregato, non mi era mai capitata una cosa simile"
"Ti chiederei di poter stare sola, ma è meglio non dividersi, soprattutto ora con questo buio" disse lei quasi sussurrando e continuando a fissare il terreno.
Zoro si allontanò solo di qualche passo e si rimise a terra. La luce del fuoco si rifletteva sulle lacrime che piano piano continuavano a rigare il volto di Nami. Zoro si sentiva male, aveva un terribile nodo alla gola, la guardava e per la prima volta si rendeva conto di provare qualcosa di molto forte per lei. Non desiderava altro che prenderla tra le sue braccia e farla smettere di piangere e stava lì a chiedersi se lasciarla “sola” come lei gli aveva chiesto o seguire il suo cuore e baciarla ancora… e ancora. Erano sensazioni del tutto nuove per lui… e improvvise… Assunse di nuovo un’espressione imbronciata e iniziò solo a desiderare di smettere di pensare simili stupidaggini, si sdraiò su un fianco voltando le spalle a Nami e cercò di mettersi a dormire. Era semplicemente tutto ridicolo e senza senso… non si sentiva sé stesso.
Nami non riusciva a pensare ad altro che a Sanji, quel damerino pazzo per le donne, sempre buono e pieno di premure per lei “Se venisse a sapere del bacio tra me e Zoro gli si spezzerebbe il cuore e le cose sulla nave non sarebbero più come prima. E’ tutta colpa mia. Ho commesso un errore, ma non si ripeterà mai più!” Non capiva neanche perché continuava a piangere, era un sacco di tempo che non lo faceva. In fondo non stava così male, più che altro si sentiva terribilmente strana, confusa: quella situazione era assurda, Zoro era assurdo!! Cosa gli era preso?

Quando lo spadaccino riaprì gli occhi era giorno, o almeno era quello che sembrava, visto che c’era ancora una nebbia fittissima. Nami dormiva ancora, era così carica, ma lui pensava solo che avrebbe voluto odiarla: di fronte a lei si sentiva all’improvviso così dannatamente vulnerabile, lei riusciva a farlo sentire male. Perché? E se Sanji poi se ne fosse accorto? Se avesse saputo del bacio? Erano completamente diversi loro due, ma dopo tutte le avventure passate insieme erano diventati grandissimi amici “Non potrei mai portargli via la sua Nami, non me lo perdonerebbe mai” E lei cosa pensava? Avrebbe dato chissà cosa pur di sapere cosa passava per quella testolina rossa! “ In ogni caso non è affare mio, non voglio aver nulla a che fare con Nami, le donne non mi interessano!” Ma quei pensieri non gli impedirono di avvicinarsi a lei che intanto dormiva, ma proprio in quel momento si svegliò e di colpo i loro sguardi si incrociarono a pochissimi centimetri  di distanza. Deglutirono entrambi, Nami voleva scappare e invece lo baciò, non riusciva a farne a meno. Il bacio divenne sempre più appassionato e lei si sentiva come intrappolata dal forte desiderio di lasciarsi andare a Zoro, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance, ma questa volta non riuscì a interrompere quel bacio. La passione iniziava a travolgere i due improvvisati amanti, quando un rumore interruppe il momento magico. Si ricomposero in fretta stando attenti a non guardarsi mai negli occhi per l’imbarazzo e si rimisero in piedi.
Ancora rumori provenienti da non molto lontano e all’improvviso Sanji era di fronte a loro. L’imbarazzo che già Zoro e Nami provavano aumentò vorticosamente, ma Sanji ruppe il ghiaccio saltando al collo della sua amata coi soliti occhi a cuoricino e urlando
"Naaaaaaaaaaaamiiiiiiiiiiii! Tesoro! Finalmente ti ho trovata!" e iniziò a baciarle le mani, le braccia… lei non riusciva a reagire, impietrita da una tempesta di sensazioni contrastanti.
Zoro guardava la scena inorridito… e geloso, ma non poteva intervenire.
Nami si riprese
"Che stai facendo Sanji?" gli mise una mano sulla testa e lo schiacciò a terra, poi guardò Zoro con un’espressione tristissima che cercava la sua complicità nel fingere che tutto fosse come al solito.
Solo quando si rialzò, Sanji vide che c’era anche Zoro, lo fissò con aria sospetta, poi guardò Nami e di nuovo Zoro
"Dov’eravate spariti… VOI DUE?" chiese
"Vi stavamo cercando. Ma Rufy e Usop?" si affrettò Nami, mentre Zoro aveva incrociato le braccia e aveva assunto il suo solito atteggiamento da duro.
"Non li trovo, saranno due o tre ore che cerco te e gli altri" disse Sanji più rilassato
"DUe o tre ore? E’ passata la notte, saremo su quest’isola da circa dieci ore ormai" disse Nami guardando strano Sanji e rimasero lì a discuterne un po’: Sanji non si era accorto che fosse passata la notte, com’era possibile?
All’improvviso un gran trambusto fermò la discussione: un’esplosione a pochi centimetri da loro? No… era solo Rufyr.
"Ahhh! Imbecille di gomma! Ti farò a fette!" ringhiò Zoro spappolato sotto Rufy e Usop.
Sanji, approfittando della felicità del momento, abbracciò Nami
"Hai visto pasticcino? Ci siamo ritrovati!"
"Torniamo alla nave ora ragazzi, non vorrei che qualcuno si facesse male" si affrettò a dire Usop sperando di abbandonare in fretta quella strana isola. Aveva gli occhi sgranati come se gli fosse successo chissà che.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 3
*** Il Wet Fire ***


Il Wet Fire


"Ho fame! Su quest’isola non c’è neanche uno scarafaggio!" disse Rufy scrutando intorno a sé ancora alla ricerca di selvaggina.
All’improvviso la foschia sembrò diradarsi, il cielo sopra i ragazzi si face purpureo e la nebbia cominciò come a piovere giù in piccole goccioline rosso fuoco.
"Il Wet Fire" sussurrò Nami osservando meravigliata lo spettacolo intorno a lei.
La foresta sembrava stesse bruciando, ma in realtà era solo bagnata da quella rugiada apparentemente incandescente.
I ragazzi erano tutti con naso all’insù a guardare increduli quello strano fenomeno spegnersi pian piano, quando si resero conto di essere circondati da una cerchia di uomini. Rufy, Sanji e Zoro si misero subito in guardia, ma gli uomini intorno a loro non erano armati: sembravano aborigeni, molti di loro avevano oggetti simili a quello che Nami e Zoro avevano trovato il giorno prima.
Una voce disse
"Siete i benvenuti"
La cerchia degli aborigeni si aprì facendo strada ai pirati e mostrando davanti a loro quello che poteva essere un antico altare sacro. I ragazzi si incamminarono verso quell’imponente costruzione avvolta dal fogliame e dagli anni. Ai suoi piedi un uomo molto anziano vestito come gli aborigeni, ma dai lineamenti molto più simili ai loro li salutò con un inchino
"Amici, avete superato la prova, siete quindi i benvenuti"
"Che prova?" domandò subito Rufy incuriosito
"Il Wet Fire"
I ragazzi rimasero senza parole, non capivano e non sapevano come comportarsi.
"Ora ci date da mangiare?" chiese Rufy guardandosi intorno alla continua ricerca di un po’ di cibo.
Zoro e Sanji, contemporaneamente, gli mollarono una sberla da dietro e Nami bisbigliò stizzita
"Rufy, un minimo di educazione!"
"Ma io ho fame" replicò Rufy mettendosi una mano sulla pancia che intanto aveva preso a brontolare sonoramente!
Il vecchio che li aveva salutati sorrise e disse qualcosa ad alcuni uomini che subito dopo si avvicinarono ai pirati portando vassoi fatti di foglie ricoperti di cibo di ogni genere. A Rufy si illuminarono gli occhi, allungò le braccia di gomma afferrando e divorando tutto quello che poteva mentre ancora gli aborigeni lo stavano portando. Nami vergognandosi tantissimo per lui si sentì in obbligo di chiedere scusa per quei modi così rozzi e incivili.
L’uomo davanti a loro continuava a sorridere bonariamente guardando Rufy abbuffarsi e poi invitò anche gli altri a mangiare "Prima che il vostro amico si mangi tutto!"
Doveva essere il capo della tribù, ma come mai aveva lineamenti così diversi da quelli degli altri abitanti dell’isola? E poi parlava così bene la loro lingua. Forse era lui la persona che cercavano, ma no, non poteva essere!
"Siete pirati vero?" chiese sedendosi accanto a loro.
"Suì!" rispose Rufy con la bocca piena.
"Siamo sulla rotta del Grande Blu, ma su un’isola abbiamo conosciuto una persona che ci ha chiesto di scoprire cosa si celava dietro la leggenda del Wet Fire e così ci siamo messi a cercare quest’isola" raccontò Nami
"Ma perché tutto questo mistero? Cos’è il Wet Fire?" Nami desiderava sapere tutto! Sarebbe stata la prima a diffondere al mondo intero la presenza dell’isola Kirishi!
"Oh, che ragazza curiosa! E’ una storia un po’ lunga, ora mangiate con calma, poi darò una risposta a tutte le vostre domande e voi alle mie"
La ciurma si rilassò un po’, ma ognuno, mentre mangiava, ripensava a quello che gli era successo da quando era sceso sull’isola… tranne Rufy che riusciva a pensare solo a quanto fosse buono quel cibo.
Usop non riusciva a capire cosa gli fosse successo: da quando aveva iniziato a camminare con Rufy in mezzo alla foresta era terrorizzato (più del solito intendo) In fondo non c’era niente di cui aver paura pensava C’era solo un sacco di nebbia, ma io avevo paura, mi sentivo in costante pericolo, nonostante poi fossi in compagnia di Rufy! Razionalmente capiva di poter stare tranquillo eppure avevo i brividi per la schiena. E’ stato davvero strano! Per fortuna è tutto finito! Alzò le sopracciglia, sorrise a se stesso e addentò un pezzo di carne.
Sanji guardava Nami, gli sembrava di averla inseguita per ore in mezzo alla nebbia, lei aveva detto di non essersi accorta di nulla e poi tutto quello strano discorso sul tempo che avevano fatto quando si erano ritrovati Se avessimo passato la notte qui me ne sarei accorto!... Buona questa roba, ma cos’è? Si girò verso il vecchio capo tribù e chiese la ricetta.
Nami sembrava l’unica a non rilassarsi, non aveva neppure voglia di mangiare, ma mordicchiava qualcosina qua e là giusto per non attirare l’attenzione soprattutto del troppo premuroso Sanji. Con la coda dell’occhio gettò lo sguardo verso Zoro: niente di insolito, sembrava il solito burbero spadaccino di poche parole. Questo come lo devo interpretare? Finge? Oh Zoro, non ti chiedo di essere esplicito quanto Sanji, ma come posso fare a capirti se tu te ne stai chiuso nel tuo guscio ermeticamente? Si ripeteva di continuo ormai che non ci doveva più pensare, ma sentiva ancora sulle labbra il calore di quelle del ragazzo. Dimenticare un bacio non è cosa facile… e i baci erano stati due! Arrossì pensando che il secondo se l’era andato a cercare proprio lei e per fortuna era arrivato Sanji o chissà cosa sarebbe successo Non è da me comportarmi in questo modo! Ma in quel momento Zoro mi è sembrato irresistibile! Ma non ci devo più pensare! Basta!
E infine c’era Zoro che, stravaccato a terra in una posizione di ultra relax, mangiava lentamente e si concentrava su tutto ciò che non fosse Nami, ma la cosa gli pareva così difficile: gira e rigira di riflessione in riflessione involontariamente il ricordo di quello che era successo gli si presentava davanti agli occhi della mente con tutto il suo carico di sentimenti e passioni. Una parte di lui la respingeva desiderando di cancellare tutto in fretta, ma l’altra parte conservava quelle immagini come il bene più prezioso. Una vena iniziò a pulsare sulla spaziosa fronte dello spadaccino, un sopracciglio tremava come in preda ad un tic nervoso Ma pensa te se un uomo come me deve ridursi in questo modo per una donna?

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 4
*** L'isola Kirishi ***


L’isola Kirishi

Finalmente finirono di mangiare. Rufy aveva spazzolato via tutto, non rimaneva più nemmeno una briciola e ora rotolava letteralmente intorno ai suoi compagni soddisfatto dell’abbuffata. Nami aspettava che il capo tribù iniziasse il racconto della vera storia dell’isola, ma prima lui volle sapere alcune cose su di loro e sul mondo civilizzato.
“Sono anni che non parliamo con forestieri. Quello che succede oltre l’oceano ci è del tutto ignoto. In che anno siamo?”
La domanda lasciò perplessi i pirati… come in che anno siamo? Il vecchio spiegò loro che sull’isola non esisteva un tempo oggettivo, la cosa che più si avvicinava alla classica concezione di tempo era il cosiddetto ciclo vitale degli esseri viventi dell’isola.
“Qui ogni cosa è soggettiva e ruota intorno a noi, alla nostra vita, ma poi vi spiegherò meglio, ora parlatemi di quello che succede nel vostro mondo”
Fu Nami a prendere la parola e raccontare al vecchio tutto quello che voleva sapere, le loro avventure, i popoli che avevano incontrato durante la rotta, tutto…
Poi il vecchio chiuse gli occhi, prese un lungo respiro e iniziò la sua narrazione
“L’isola Kirishi è un’isola sacra, un Eden terreno in cui vigono leggi completamente diverse da quelle naturali per il resto del mondo. Ogni essere vivente dell’isola, da questo filo d’erba a me stesso, fa parte di un tutt’uno con la natura dell’isola. Come un mondo a parte, incastonato nell’oceano fuori da ogni rotta. Qui tutto è predestinato, tutto è calcolato, ogni cosa ha il suo posto, il suo scopo, il suo tempo: gli alberi hanno un numero preciso, le piante anche, gli animali pure, per ogni razza e persino gli esseri umani: erano 50 femmine, 50 maschi e un anziano. Tutto perfetto. Non esiste la morte come la intendete voi, non esiste il tempo come lo intendete voi”
I pirati erano attentissimi e increduli, che storia era mai quella?
“Poi, quasi due secoli fa, per il vostro modo di vedere il tempo, un uomo che si faceva chiamare Tora attraccò con la sua nave e appena si accorse che qui il tempo non passava pensò di fare di questo sacro potere dell’isola un uso improprio. Iniziò a navigare per i mari saccheggiando e portando qui le sue refurtive per poi venirci a vivere alterando così l’esistenza pacifica e tranquilla di questo mondo perfetto. Insegnò agli abitanti dell’isola usi e costumi del suo mondo, portò loro le armi facendo conoscere loro la violenza e, cosa ancora peggiore, riempiendo l’isola di tesori, attirò l’attenzione e su di essa nacquero le più svariate leggende. Ben presto Kirishi fu individuata e presa d’assalto da uomini che davano la caccia a Tora o ai tesori che aveva portato qui. Spinti da Tora, gli abitanti difesero l’isola lottando… per la prima volta. La morte giunse inesorabile sconvolgendo l’equilibrio naturale. Da allora a nord dell’isola vi è un deserto in cui non potrà mai più tornare la vita, gli abitanti dell’isola ora sono 27 maschi e 32 femmine e così forse sarà per sempre”
I pirati a quel punto avevano mille domande, ma il vecchio non lasciò loro il tempo di formularle e riprese
“Lo so che vi sembra tutto strano e incomprensibile, ma lasciatemi spiegare i cicli vitali. Ogni abitante dell’isola nasce, cresce normalmente fino alla maturità fisica e così resta aspettando che ci sia per lui un ruolo nel mondo degli adulti, dopo di che entra nella Caverna del Trapasso dalla quale esce adulto quando il sole sarà sorto tre volte. Vive finchè lo desidera, finchè può dedicare la sua vita all’amore, alla sua famiglia e alla comunità, dopo di che sceglie di tornare alla Caverna del Trapasso e rinascerà nel ventre di sua madre dopo che il sole sarà sorto tre volte e il ciclo si ripeterà. Una cosa simile accade a tutte le piante e a tutti gli animali”
I pirati erano sbalorditi… non sapevano che pensare e rimasero lì inebetiti ad aspettare che il vecchio continuasse. Chiamò attorno se i bambini
“Non abbiamo età, ma solo generazioni, questi sono i bambini, rimasti ora solo 9, poi ci sono gli adulti” i pirati osservarono gli uomini e le donne intorno a loro che effettivamente sembravano avere tutti più o meno la stessa età  “e poi ci sono io, l’anziano, il padre della comunità” lasciò loro un momento per riflettere “Ora capite perché il numero degli abitanti dell’isola non può aumentare?”
“Oooooooooohhhhhhhhhh” esclamarono stupitissimi Rufy e Usop.
“Non ci ha ancora spiegato cos’è il Wet Fire” disse Nami
“Quando ci fu il massacro degli abitanti di Kirishi, il vecchio saggio della comunità, prima di morire colpito da un’arma da fuoco formulò un incantesimo per impedire che cose del genere si ripetessero in futuro. Creò così il Wet Fire, un prodigio magico che altera le menti di chi arriva su Kirishi.”
I pirati sgranarono gli occhi sentendo quelle parole.
“Le persone dall’animo impuro per opera dell’incantesimo vivono su quest’isola i loro incubi peggiori. Non potendo resistere a lungo fuggono senza recare danni se non a se stessi: alcuni sono impazziti, altri sono stati come maledetti e divenuti vittime delle loro stesse malefatte per il resto della vita” ci fu un attimo di silenzio “Sono stato io l’unico a mettere piede sull’isola e superare il Wet Fire, fino ad oggi”
Gli occhi di Nami si illuminarono
“Naoko”
Il vecchio sbarrò gli occhi
“Come conosci il mio nome?”
“Il padre di Nagaishi?” urlò Rufy alzandosi in piedi incredulo
“Ma Nagaishi sembra più vecchio di te!”
Tutti puntarono gli occhi su Nami che cominciava a mettere a posto i tasselli della storia: Naoko aveva passato la sua vita sulle tracce del Wet Fire, nonostante tutti gli dicessero che si trattava solo di un’antica leggenda. Quando trovò Kirishi abbandonò dall’altra parte dell’oceano la donna che lo amava e che aspettava suo figlio, Nagaishi. Ma Naoko non ne sapeva niente, aveva vissuto la sua vita in giro per il mondo senza legarsi a niente e nessuno, con l’unico scopo di trovare quell’isola e quando la trovò vi si stabilì, imparò la lingua degli abitanti dai quali ne apprese la storia, si inserì nella loro comunità fino ad essere da loro accettato non solo come membro, ma addirittura come saggio e da allora non se n’era più andato. Erano passati 83 anni.
“Nagaishi ti ha cercato per una vita, voleva sapere chi eri: sua madre gli ha parlato di te come di un eroe, un sognatore, ma per la paura di perdere anche lui gli ha insegnato fin da piccolo a temere l’acqua e così non è mai riuscito ad imbarcarsi su una nave per venire a cercarti” disse Rufy che finalmente aveva capito
“Se solo sapesse che sei ancora vivo!”
“Vivo sì, ma solo su quest’isola. Ho 125 anni, se abbandonassi l’isola morirei”
Il vecchio chiuse gli occhi riflettendo, passò un attimo di silenzio
“Un figlio… io ho un figlio. Povera Yuki, devo averla fatta soffrire molto”
L’uomo sembrava sinceramente afflitto.
“Porteremo qui Nagaishi!” urlò Rufy
“Rufy, non dire stupidaggini! Se non è riuscito a mettere piede su una nave finora, non ce la farà neanche adesso, alla sua età” disse Sanji
“Ti dico che lo porterò qui. Via ragazzi, si salpa!”
“Aspetta Rufy” disse subito Naoko
“Potrebbe non superare il Wet Fire. So che non è stato semplice neanche per voi. Anche alle persone dall’animo puro succede qualcosa: l’incantesimo può fare provare paure insensate” dicendo questo guardò Usop
“Svelare sentimenti che non si vogliono provare” Nami e Zoro rimasero di sasso, ma cercarono di mantenere la calma affinchè gli altri non si accorgessero di nulla
“Mostrare mete irraggiungibili” Sanji guardò Nami ricordando di come l’aveva inseguita
“Molti in questi anni non hanno sopportato neanche questo e se ne sono andati prima che l’incantesimo si sciogliesse”
“A voi poi è successa una cosa strana: il Wet Fire colpisce individualmente, perciò avreste dovuto disperdervi tutti e invece so che Usop e Rufy sono rimasti insieme. Normalmente questo succede solo quando l’incantesimo trova nel cuore delle persone qualcosa che vada per forza convissuto e condiviso con altri” e sorridendo guardò Nami e Zoro che si sentirono sotto inquisizione, soprattutto quando si voltò a guardarli anche Sanji sospettoso.
Ma Nami per mascherare l’imbarazzo e fingere che quelle parole non la toccassero minimamente sfoderò a  Sanji un sorriso a 64 denti, abbastanza convincente da distoglierlo da ogni dubbio. Poi per sviare il discorso disse a Naoko
“Non ci ha ancora detto perché sulle cartine l’isola Kirishi non è segnalata, eppure dovrebbe essere ben famosa!”

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 5
*** Un triste buffone ***


SULLE TRACCE DEL WET FIRE

CAPITOLO 5

Un triste buffone

 

Il vecchio disse - Da quando l’isola è protetta dal Wet Fire la Marina ha perso troppi generali per continuare a inviare navi quaggiù. Ha dichiarato questo tratto d’oceano maledetto e l’ha fatto togliere da ogni mappa. Ho passato guai seri per fare le ricerche che mi hanno poi condotto qui. Ma così facendo la Marina ha fatto il bene di quest’isola: questo luogo non dev’essere conosciuto e so di potermi fidare del fatto che neanche voi ne divulgherete l’effettiva esistenza - A Nami il discorso non piaceva molto, ma capiva Naoko e non avrebbe tradito la sua fiducia.

- Porterò qui Nagaishi! Ci tiene tanto ad avere notizie di te che quando gli dirò che può addirittura conoscerti di persona, supererà la sua paura per il mare! - disse Rufy incitando i suoi compagni ad alzarsi.

Naoko osservò stupito i componenti della ciurma rimettersi in piedi e incamminarsi verso la nave - Cosa fate? - Zoro si girò verso il vecchio e rispose - Quando Rufy si mette in testa una cosa non c’è modo di fargli cambiare idea - e Sanji aggiunse - E in fondo il capitano è lui -

Quando tutti furono risaliti sulla GoingMerry si prepararono a salpare, salutarono Naoko e la “sua” tribù e partirono. Li aspettava un lungo viaggio: per tornare a Sakoro a prendere Nagaishi ci volevano almeno 5 giorni di navigazione.

Erano tutti molto stanchi. Zoro disse agli altri di andare sotto coperta: si sarebbe occupato lui di mantenere la rotta, mentre gli altri dormivano. Accettarono di buon grado tutti tranne Sanji che disse di non aver sonno. Rubber e Usop si fiondarono in cabina felici di potersi riposare. Lo spadaccino andò a prendere i suoi pesi per fare un po’ di esercizi, poi tornò sul ponte e iniziò. Nami era un po’ preoccupata del fatto che lui e Sanji rimanessero soli dopo quello che era successo, ma era troppo stanca per controllare che non succedesse niente tra i due e lentamente si avviò verso la sua stanza senza notare che intanto sul ponte Sanji si stava avvicinando a Zoro.

Sanji camminava accendendosi una sigaretta, si fermò di fianco a Zoro, appoggiò una mano al parapetto con lo sguardo apparentemente assente puntato all’orizzonte, con l’altra mano si tolse di bocca la sigaretta, soffiò fuori il fumo poi disse - Eravate insieme? - Zoro era talmente concentrato nei suoi esercizi che non si era nemmeno accorto della presenza dell’amico - Cosa? - - Tu e Nami… la prova… quando c’era la nebbia - disse senza spostarsi di un millimetro. Zoro intuì che Sanji sospettava qualcosa - Io e Nami cosa? - - Eravate insieme? - - Ci siamo incontrati e dopo poco sei arrivato tu - odiava mentire spudoratamente. A un amico poi! Ma era meglio così per quella volta: quello che era successo sull’isola gli dava già abbastanza pensieri. - Non eravate voi quelli che avevano nel cuore qualcosa da condividere? Il vecchio saggio sembrava parlare con voi - Lo spadaccino alzò le spalle - Ti sarà sembrato. Non so nemmeno di che parli - Il cuoco sospirò, rimase in silenzio riportando la sigaretta alla bocca, poi ruotò su se stesso mettendosi a sedere quasi di fronte a Zoro - Secondo te ce l’ho qualche speranza? - - Eh? - lo spadaccino aveva ripreso a concentrarsi sui suoi esercizi. Sanji gli bloccò le braccia e lo fissò in faccia - Posso avere qualche speranza con Nami? - ci mancò poco che a Zoro scappasse di mano il peso che stava sollevando, ma il suo volto non tradì nessuna emozione - Perché lo chiedi a me? Chiedilo a lei, no? - - Già, che ne puoi sapere tu delle donne - dicendo questo si gettò con la schiena a terra incrociando le mani dietro la nuca. Zoro preferì ignorare l’ultima frase detta dal suo amico e ricominciò a sollevare pesi dopo un lungo sospiro.

Si era fatto buio, Sanji ammirava le stelle in cielo ripensando a quando sull’isola aveva creduto di inseguire Nami nella nebbia senza riuscire mai a raggiungerla e poi si ricordò delle parole di Naoko “L’incantesimo può mostrare mete irraggiungibili”…la parola “irraggiungibili” gli faceva eco in mente. – Nami - sospirò rialzandosi. Zoro udì perfettamente… un calcio in pieno viso gli avrebbe fatto meno male.

Sanji fece un giro per la nave per controllare che tutto fosse a posto: la rotta era quella giusta, in cucina era tutto in perfetto ordine e anche nel resto del veliero non c’era niente da fare. Passeggiò un po’, con Nami come chiodo fisso nei  pensieri. Passando davanti la sua cabina gli venne voglia di bussare alla porta per parlarle seriamente una volta per tutte, ma, incredibile ma vero, non ne aveva il coraggio “Riesco solo a fare il buffone”.

Zoro si dava un gran da fare nei suoi esercizi, più del solito, sperando così di non pensare a Nami. Era sudato marcio, stanchissimo e nonostante tutto si sentiva male: male come mai prima di allora. Non voleva chiedersi il motivo preciso temendo quale sarebbe stata la risposta e allora via ancora flessioni, addominali, pesi e poi ancora… fino a cadere a terra esausto. Sanji lo vide e gli si avvicinò preoccupato - Beh, che ti prende? - gli disse aiutandolo a mettersi seduto esagerato con gli esercizi -. Gli portò un po’ d’acqua fresca, Zoro ne bevve un po’ e il resto se la rovesciò in testa. I due ragazzi rimasero in silenzio per un po’ poi lo spadaccino chiese - Cosa ci trovi di tanto speciale in quella ragazza? - Sanji rimase sbalordito dalla domanda sia perché la sua Nami di speciale aveva tutto, ma soprattutto perché gliel’aveva fatta Zoro! - Tutto! Come mai questa domanda? Non è da te interessarti di ste sciocchezze, no? -  - Tu ci tieni tanto e prima hai iniziato il discorso. Era così, per chiedere - Ci fu ancora una pausa di silenzio - Tu non la trovi stupenda? - disse Sanji mentre gli si trasformavano gli occhi in due cuoricini pulsanti. Certo che la trovava stupenda, stupendamente sexy e non era solo l’aspetto fisico a catturarlo, ma non poteva certo dirlo a lui! Allora si limitò a sorridere sollevando un angolo della bocca, mise una mano sulla spalla del biondino e disse - Eh, sei proprio un caso disperato -, ma lui non reagì come Zoro si aspettava: abbassò la testa, si passò una mano fra i capelli per sollevarli dal volto, poi cercò in tasca le sigarette e se ne accese una. - Sto scherzando! - cercò di sdrammatizzare lo spadaccino - Io invece no, ma non so se Nami se ne renda conto - disse Sanji voltandosi verso l’amico. Che verme si sentiva in quel momento Zoro “Cambia argomento! Cambia argomento!!!” si ripeteva e invece pur di dire qualcosa gli uscì - E se si innamorasse di un altro che faresti? - Cos’era andato a chiedergli? Cosa gli passava per la testa? Iniziò a temere la risposta e allora rimase lì in silenzio ad aspettare preparandosi ad accusare il colpo senza dare a vedere niente, ma Sanji non rispose: espirò producendo una gran nuvola di fumo e si alzò senza fiatare. Fece qualche passo, girò appena la testa verso Zoro continuando a dargli le spalle - Vai a riposarti, rimango io qui - e si allontanò.

Si, sarebbe andato a dormire, era meglio, ma dubitava che ci sarebbe riuscito, nonostante la stanchezza. Stava riflettendo su questo quando si addormentò lì, semidisteso sul ponte della nave.

 

Nami nella sua cabina si era presto addormentata, stanca com’era, ma il suo fu un sonno tutt’altro che tranquillo: nei suoi sogni Zoro e Sanji litigavano fino ad arrivare alle mani, i loro sguardi pieni d’odio e di amarezza la tormentavano. Si svegliò di soprassalto col cuore che batteva all’impazzata. Fuori era buio pesto. Non voleva uscire terrorizzata dall’idea di incontrare Sanji o Zoro, o magari tutt’e due. Rimase un po’ nel letto, ma non riusciva a rilassarsi. Si alzò, accese una luce e si mise seduta al suo tavolo a consultare libri e cartine, allo scopo di occupare la mente più che di trovare qualcosa di interessante. Tutta colpa di quel dannato incantesimo!

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 6
*** Situazioni da evitare ***


SULLE TRACCE DEL WET FIRE

CAPITOLO 6

Situazioni da evitare

 

Il sole era tornato ad illuminare il cielo. Nami era di nuovo distesa sul letto, stava cercando di raccogliere il coraggio per uscire e passare la giornata con gli altri facendo finta che fosse tutto normale, come lo era prima di aver baciato Zoro. “Non sarà poi troppo difficile per me, con la faccia tosta che mi ritrovo” effettivamente la sua esperienza da ladruncola le aveva insegnato a recitare bene in modo da poter ingannare chi volesse, ma stavolta lo scopo della messinscena non era rubare, non sarebbe stata la stessa cosa.

In quel momento bussarono alla sua porta, alzandosi a sedere sul letto disse – Avanti - Usop si affacciò alla porta. Nami sorrise divertita vedendo spuntare prima il naso e dopo un po’ (un bel po’) anche il resto del viso. Ma lui invece era molto serio - Zoro non sta bene - Nami scese di scatto dal letto e seguì Usop fino alla cabina dei ragazzi, dove si trovava lo spadaccino. Era steso sul suo letto, sembrava dormisse - Cos’è successo? - domandò Nami sedendosi accanto a lui. Sanji la osservò mentre prendeva una mano di Zoro e la stringeva tra le sue, poi disse - Questa notte era strano, ha fatto un casino di esercizi, sembrava drogato!!! L’ho lasciato un po’ solo per andare a fare un giro per la nave e quando sono tornato l’ho trovato praticamente svenuto. Gli ho portato l’acqua e si è ripreso. Mi ha detto di aver esagerato con gli esercizi. Gli ho detto di andare a dormire che sarei rimasto di guardia io, me ne sono andato e non sono più passato a vedere se mi aveva dato ascolto. Questa mattina appena è tornata la luce l’ho visto ancora sdraiato là dove l’avevo lasciato, privo di sensi. Mentre lo portavo qui di peso gli ho sentito dire “Sono solo un po’ stanco” ma poi non ha più dato segni di vita - Nami continuava a tenergli la mano, poi gli toccò la fronte per sentire se aveva la febbre, ma sembrava tutto regolare - Forse è veramente solo stanchezza. Vuol sempre fare il duro, si sottopone a sforzi spaventosi, ma è un essere umano anche lui - A Sanji quel modo che Nami aveva di guardare teneramente lo spadaccino non piaceva per niente, ma si convinse che stesse facendo così solo perché era preoccupata come lo sarebbe stata per chiunque dei suoi compagni “Com’è dolce e premurosa… dovrei ammalarmi anch’io!” pensò poi, già tranquillizzato. - Lasciamolo riposare - disse Nami avviandosi verso la porta. Gli altri la seguirono ed uscirono.

La mattinata scorse tranquilla: Rufy inseguiva Sanji per convincerlo a cucinare, il cuoco gli urlava contro che prima doveva fare le pulizie, Usop esercitava espressioni da duro e Nami fu abilissima nell’evitare di trovarsi sola con Sanji… la cosa l’avrebbe messa troppo a disagio. Poi arrivò l’ora di pranzo, Sanji si chiuse in cucina a preparare i suoi manicaretti, mentre gli altri andarono nella cabina dei ragazzi a vedere come stava Zoro. Era ancora a letto, ma era sveglio. Rufy e Usop quasi gli saltarono addosso per la felicità - Ti sei ripreso!!! - gli urlavano. Nami era rimasta più indietro e guardava la scena sorridendo - Come ti senti? - Il cappello di paglia e il nasone si spostarono, Zoro guardò Nami e cercando di alzarsi disse - Meglio credo, almeno riesco a stare sveglio - - Rimettiti giù - gli ordinò subito la ragazza - Ma figurati se… - disse lui continuando lentamente ad alzarsi - Ragazzi! Fatelo stare giù! - urlò lei rivolta a Rufy e Usop, che subito bloccarono lo spadaccino. Lui si dimenò nel tentativo di sbarazzarsene: Usop volò via andandosi a schiantare contro la parete, Rufy invece allungò le sue braccia fino ad avvolgere completamente Zoro che ora non riusciva più a muoversi - Cretino lasciami!!! - urlava il poveretto stritolato da quella morsa. Il pirata di gomma guardò Nami per sapere cosa doveva fare - Forse è meglio legarlo al letto o si rialzerà - disse lei con espressione sadica. - Ma sei impazzitaaaaaaa!!! - gridò Zoro, che in men che non si dica si trovò circondato dal “nemico” armato di corde: mentre Rufy continuava a tenerlo fermo, Nami e Usop gli avvolsero con la corda braccia e gambe e poi fissarono saldamente il tutto al letto. Zoro aveva gli occhi di fuori per la rabbia, digrignava i denti cercando di mordere i suoi assalitori: la testa era l’unica cosa che poteva ancora muovere! Usop e Rufy sembravano divertirsi da matti nel prenderlo in giro, finchè poi finirono di “imbalsamarlo” e uscirono soddisfatti dalla cabina abbracciandosi. Zoro gettò uno sguardo rabbioso a Nami - Slegami subito!!! - l’espressione diabolica di lei però non gli dava molte speranze - Devi riposarti - gli disse avvicinandosi. Si mise a sedere sul letto - Come ti senti? - - Legato!!!!! - rispose lui scontroso - Dai, dico sul serio: cos’è successo? - - Non lo so, mi girava la testa - - Adesso va meglio? - - Mi fanno male i muscoli, mi sento stanchissimo - tirò le braccia nel tentativo inutile di rompere le corde - Dai Nami slegami, non voglio più stare a letto! - Nami gli diede qualche colpetto sulla pancia - Su, coraggio! Questo non ti farà sembrare meno macho! - Prima di rialzarsi volle controllare che le corde fossero strette al punto giusto. Era chinata su di lui ad analizzare i nodi che i ragazzi gli avevano fatto alle braccia, quando Zoro, ormai rassegnato a dover stare lì, sorrise guardando lo spettacolo che la scollatura di Nami involontariamente gli proponeva davanti agli occhi - Una situazione del genere non osavo immaginarla nemmeno nei miei sogni più piccanti! -. La ragazza si raddrizzò subito: la confusione le aveva fatto dimenticare per un po’ ciò che era successo a Kirishi, ma ora quella situazione aveva riportato in un attimo ricordi e imbarazzo. Si alzò per andarsene, ma prima che uscisse - Nami! - la chiamò Zoro; lei si fermò senza voltarsi e lui disse - No, niente… niente -. Lei uscì, chiuse la porta dietro di se e ci si appoggiò, chiudendo gli occhi e prendendo un lunghissimo respiro. Rimase un attimo lì così, poi si diede la spinta con la testa e si incamminò verso la cucina dove gli altri stavano per iniziare a mangiare.

 

Appena finirono Sanji diede ad Usop un vassoio - E’ per Zoro, portaglielo - Usop lo prese, soffiò scocciato e passandolo a Rufy disse - Pensaci tu - - Razza di fannullone!!! Se lo dai a lui se lo mangerà!!!!!! - gli strillò Sanji quasi divorandolo. - Ma ho lavorato tutta la mattina! Nami, glielo porti tu? - Che scusa poteva trovare lei per non andarci? Prese il vassoio mordendosi leggermente il labbro inferiore e scese giù, verso la cabina dei ragazzi.

Quando giunse di fronte alla porta si bloccò, “Coraggio” si disse, fece un bel respirone ed entrò - Sanji ti manda questo -  Zoro alzò la testa per guardarla - Pensi di slegarmi per farmi mangiare o mi imbocchi? - Nami arrossì “Quel bastardo si sta divertendo a prendermi in giro. Altro che sentimenti nascosti nel cuore! Lui ha trovato il mio punto debole e ora mi stuzzica” Senza dire una parola, appoggiò il vassoio e si mise a slegare le braccia dello spadaccino. Senza rendersene conto si trovò nuovamente nella posizione di prima con la differenza che ora Zoro aveva le mani libere. Senza pensarci troppo lui abbracciò la ragazza e la strinse al suo petto. Lei aveva la testa appoggiata al torace di lui: sentiva il cuore del ragazzo battere forte tanto quanto il suo “Non mente allora”. Rimase lì immobile anche quando lui iniziò ad accarezzarle la schiena, non riusciva a decidere se ricambiare le tenerezze, alzarsi ed andarsene o, e questa sarebbe stata la cosa migliore, parlare con lui per chiarire cosa stava succedendo tra loro.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 7
*** Il guastafeste ***


SULLE TRACCE DLE WET FIRE

CAPITOLO 7

Il guastafeste

 

Che buon profumo avevano quei capelli rossi, con una mano li accarezzò, poi iniziò a giocarci attorcigliandoli tra le dita. - Cosa mi hai fatto Nami? - La ragazza sbarrò gli occhi ma continuava a stare immobile, paralizzata da un pazzesco groviglio di emozioni. La mano di Zoro scese dai capelli al volto di lei: scivolò lungo la guancia fino ad arrivare sotto il mento, lo alzò in modo da sollevare la testa della ragazza e guardarla negli occhi. La mano di Zoro si mosse ancora andando dietro il collo di Nami, dandole un leggero brivido. A quel punto i due si avvicinarono lentamente chiudendo gli occhi… le labbra si sfiorarono appena, quando si udì aprire la porta. Nami scattò in piedi come una molla e vide Usop all’ingresso che la guardava paonazzo e con gli occhi fuori dalle orbite - Naaaaaaaa… - - Zitto!!!!! Qualsiasi cosa tu abbia visto, ti sei sbagliato - intervenne Zoro sollevando il busto sui gomiti [le sue gambe sono ancora legate n.d.a.]. Nami prese il vassoio col cibo, lo diede a Zoro e andò per uscire guardando in basso vergognandosi per essere stata beccata in flagrante, ma sulla porta andò a sbattere contro Sanji - Pasticcino!!!!!! Finalmente mi corri addosso!!! -

“Calmati!!! Calmati” pensò Nami temendo che Usop parlasse, ma non avrebbe parlato: era ammutolito dallo sguardo severo di Zoro.

- Ti piace? - disse Sanji entrando - Ti ho preparato tutte cose molto nutrienti e con tante vitamine: devi rimetterti in forze! - Poi si accorse che il vassoio non era ancora stato toccato, guardò stupito lo spadaccino, poi si volse a guardare Nami ancora impietrita sull’ingresso, le situazioni strane tra quei due si ripetevano un po’ troppo spesso per i suoi gusti - Quella strega di Nami prima mi fa legare e adesso ci ha messo trent’anni a sciogliere i nodi! - si affrettò a dire Zoro, iniziando poi subito a mangiare - Strega? Stregaaaaaa!? Stregaaaaaaaaaaaaaaa!? -gli urlò il cuoco scuotendolo per la maglia - A chi strega? Razza di uno smidollato cervello di gallina! Chiedi subito scusa a quest’angelo - e così dicendo tornò da Nami - Povero pasticcino! Non ascoltare quel selvaggio! - le disse strusciandosi addosso a lei in un’esplosione di cuoricini volanti, poi si fermò un attimo per urlare coi denti aguzzi verso lo spadaccino - Chiedile scusa zuccone!!! - quindi riprese ad amoreggiare.

Nel frattempo Nami continuava a stare impalata, ferma come un sasso e blu per la vergogna, l’imbarazzo e la paura per quello che poteva succedere se Usop parlava. Il nasone intanto si era messo buono buono a sedere sul suo letto nella parete opposta rispetto a quello di Zoro fischiettando e guardando ora a terra ora il soffitto per fingere che non fosse successo nulla… un pessimo attore, ma Sanji per fortuna era impegnato a spalmarsi addosso alla sua Nami!

Finalmente la ragazza ritrovò il sangue freddo e chiese a Sanji  - Dov’è Rufy? - - Sulla polena - rispose subito lui - Usop vieni con me! - disse lei uscendo - Se vuoi vengo io!!! - disse il biondino prendendole una mano. Lei scrollò la presa - Ho detto Usop! - Lui rimase stupito dall’improvvisa ferocia - Cos’hai? Ti ho fatto qualcosa? - Nami sfoggiò il più abbagliante dei sorrisi, diede un pizzicotto a una guancia di Sanji - No! Tutto ok! Come sempre! - poi arrivò Usop e insieme se ne andarono, mentre il cuoco si riavvicinava al letto dello spadaccino.

Appena furono abbastanza lontani Nami afferrò Usop per un braccio dicendo - Tu! Con me! - e lo trascinò di peso in camera sua. Entrarono, lei richiuse subito la porta e si fermò un momento a fissare il povero Usop che se ne stava a terra terrorizzato - Cos’hai visto? - gli chiese con voce decisamente alterata puntandogli l’indice contro - Niente niente!! - rispose lui accovacciandosi e proteggendosi la testa con le braccia. Nami si buttò a sedere sul letto facendo profondissimi respiri nel tentativo di calmarsi. Usop la guardava con un occhio, sempre più impaurito. - Seriamente Usop, cancella quello che hai visto prima - lui nel vederla finalmente rilassata si rialzò… ma ora era un po’ imbarazzato e curioso - Certo, stai tranquilla, puoi fidarti di me! Ma tu e Zoro… - Nami lo fulminò con lo sguardo… meglio non fare altre domande! La ragazza si calmò di nuovo e i due rimasero lì così in silenzio per un po’. Poi lei chiuse gli occhi e si portò una mano alla fronte in posizione riflessiva - A cosa pensi? - chiese il pirata nasone - A come fartela pagare! - lui rimase di sasso - In fondo è stata tutta colpa tua! Se avessi portato tu il vassoio a Zoro, come doveva essere, non sarebbe successo nulla - Lui non sapeva che dire, si limitava a deglutire sonoramente - Potresti farmi un bel regalo! - disse lei illuminandosi e tornando a sorridere (diabolicamente). - A Sakoro ho adocchiato un bel negozio di abbigliamento, mi servirebbe giusto qualcosina, eh eh eh!! - Il povero Usop non osò contraddirla e uscì dalla stanza col morale alle caviglie. Appena fuori, richiuse la porta e disse - Che arpia! - - Ti ho sentitoooooooooo!!!!!!!!!!!!! - si sentì tuonare da dentro… Usop se la diede a gambe!!!

 

Sanji si avvicinò a Zoro, si mise a sedere sul letto - Allora? Come va? - gli chiese – Meglio - - Ma cos’è successo? - - Boh… ero stanco - - Non è da te - - Lo so - poi improvvisamente il biondino prese Zoro per la maglia - Razza di un bastardo: non hai chiesto scusa a Nami!!!!!!!! - lo spadaccino tirò un sospiro di sollievo, per un attimo aveva temuto il peggio! Sorrise - Non credo proprio di farlo, sai? - - E PERCHE’?????? - - Mi aveva legato come un salame!! A volte temo che quella ragazza non abbia tutte le rotelle a posto - Sanji si rialzò sospirando - Ah, cosa sto qui a parlare con te? Uno che in un popò di ragazza come Nami sta a guardare alle rotelle! Ha ben altre doti… - di nuovo i suoi occhi si tramutarono in cuori, mentre un rivolino di bava gli scendeva dalla bocca. - Prima di andartene mi sleghi le gambe? - gli chiese Zoro, ma dal biondino non giungeva nessuna risposta - Sanji?!?! - ancora niente - SANJIIII!!!! - Il cuoco si voltò lentamente, lo guardò con un’impressionante faccia da ebete farfugliando - Si… ciao… - e uscì senza slegare l’amico. - E’ completamente andato - disse lo spadaccino riprendendo a mangiare in pace.

 

Usop salì sul ponte, vide Rufy nella sua solita posizione sulla polena e gli si avvicinò. “Non devo dire niente” pensava, ma la voglia di parlare era più forte di lui… iniziò a tenersi la bocca chiusa con le mani… il suo volto passò uno dopo l’altro tutti i colori dell’arcobaleno [i colori della PACE!!! n.d.a.]… sembrava stesse per esplodere. Rufy lo guardava incuriosito, un enorme gocciolone di sudore pendeva sulla sua testa - Cosa fai? - gli chiese dopo un po’. Usop continuava a stringersi la bocca più che poteva “non posso! non posso!!!”. Per sua fortuna un rumore di passi alle sue spalle lo distrasse: era Sanji che saliva le scale per andare in cucina. Lo osservò passare e quando non lo vide più si rigirò verso Rufy - Ti darebbe fastidio se sulla nave ci fossero due innamorati? - disse “Ops… mi è scappato!” pensò subito dopo. Il ragazzo di gomma alzò le spalle ridendo - Uno più uno meno - Era chiaro che si riferiva a Sanji, ma Usop non intendeva quello e allora - Dico due innamorati tra loro… una coppia - disse “Ops… di nuovo!!!” - Sarei felice per Sanji! - rispose Rufy col suo solito sorriso da bimbo. - Ma se… - e avrebbe continuato dicendo “l’innamorato non fosse lui?” ma per fortuna dei passi interruppero la domanda: era nuovamente Sanji che ora si avvicinava a loro. - Che si dice? - chiese - Niente!!! Nientissimo!!!!! - disse Usop facendo involontariamente intuire tutto il contrario, mentre,  per non rischiare di sparlare ancora a proposito, sgattaiolava via.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 8
*** Sarà la luna piena ***


SULLE TRACCE DLE WET FIRE

SULLE TRACCE DLE WET FIRE

 

CAPITOLO 8

Sarà la luna piena

 

- Niente di nuovo? - chiese Sanji con lo sguardo rivolto all’orizzonte e le mani in tasca - Niente di nuovo - rispose Rufy seduto nella sua postazione preferita - E allora, cosa voleva Nami? - chiese di nuovo il cuoco - Nami? - - Non è venuta a cercarti con Usop prima? - Rufy ci pensò un po’ - Ehm… no! Mi pare proprio di no! … perché? - - Ti cercava. Usop cosa ti stava dicendo? - Di nuovo Rufy si mise a riflettere stringendo gli occhi per lo sforzo - Non mi ricordo - - Ma se è stato un attimo fa!!!!! - gli ringhiò contro Sanji - Non ti arrabbiare!!! Si vede che non era niente di importante! -

 

Intanto Zoro nella sua cabina era intentissimo a slegarsi i piedi “Ma quanti nodi mi ha fatto quella strega?” pensava mentre si distruggeva le mani nel disperato tentativo di sciogliere quel intricatissimo groviglio. “Strega…” sorrise e si fermò a pensare a Nami, ma subito si riprese e tornò a concentrarsi sulle corde “Se solo riuscissi a prendere le mie spade” che erano appoggiate un po’ lontanuccio. Provò ancora a sciogliere i nodi con le mani, ma non c’era niente da fare e allora decise di provare a prendere le spade: scese dal letto “camminando” sulle mani e iniziò ad allungarsi il più possibile, invidiando molto Rufy. Finalmente con la punta delle dita ci arrivò e riuscì ad afferrarne una, la mise in bocca, tornò indietro e finalmente si liberò dalla trappola, ma per lo sforzo fatto gli girò la testa e cadde sul letto senza forze. Chiuse gli occhi, ma non perse i sensi. Si mise invece senza volerlo a ripercorrere mentalmente i momenti trascorsi poco prima con Nami. Si sentiva debole, ma non per i giramenti di testa: il problema era che nonostante i suoi sforzi non riusciva a non pensare a quella ragazza. Si rimise a sedere a fatica assumendo un’espressione di sfida: giurò a se stesso che da quel momento avrebbe chiuso con quella storia, niente più situazioni imbarazzanti, né pensieri sdolcinati “Ora si che mi riconosco!” e sorridendo si mise lentamente in piedi (anche solo per il gusto di disobbedire a Nami).

 

Lei intanto nella sua stanza aveva preso a camminare avanti e indietro “Questa situazione non mi piace per niente!!! Non lo capisco?? Perché fa così?!?!? Perché è diventato all’improvviso così dolce?!?!?! Lo strozzerei!!!!!” e pensando questo afferrò una maglietta appoggiata ad una sedia e iniziò a stritolarla… e stritolarla… con una rabbia che se qualcuno fosse entrato nella sua cabina in quel momento si sarebbe spaventato. Quando finalmente si rese conto di essere ridicola… o semplicemente si era sfogata abbastanza, si gettò sul letto fissando il soffitto “No no Nami, tu non me la racconti giusta! E’ inutile che te la prendi con Zoro, sei tu che hai qualcosa che non va” pensava “Forse ti stai… No Nami non pensarlo nemmeno!!!” Si mise a sedere scuotendo la testa come per cercare di far volar via quei pensieri che assolutamente non voleva. Ma si sa… non è per niente semplice. Si fece ricadere sul letto buttando le mani sugli occhi “Cerca almeno di controllarti!”. Poi decise di uscire e andare a controllare che la rotta fosse ancora quella giusta “Non c’è da fidarsi molto di Rufy e prima arriviamo a Sakoro meglio è!” pensava: sperava infatti che la presenza sulla nave di una nuova persona avrebbe reso le cose più facili… rispetto alla situazione pesantuccia che stava vivendo. Uscì dalla stanza e salì alla cabina del timone per controllare che tutto fosse a posto.

Sanji la vide e la raggiunse - Non cercavi Rufy? - le chiese. E adesso come sarebbe uscita indenne da quell’ennesimo interrogatorio. Nami iniziava a rendersi conto che il biondino aveva iniziato a sentir puzza di bruciato. Iniziò a ridere come un’isterica - Oh già è vero!!! Eh eh eh!!! Ho proprio la testa fra le nuvole, sai!!! Non farci caso! - con una mano si grattava la nuca continuando a ridere come un’idiota. Sanji però restava serio - Da quando siamo ripartiti da Kirishi sei strana - - Ma no!!! Che dici?!?! Ah ah ah!! - non avrebbe mai creduto che un giorno l’avrebbe sperato, ma in quel momento la cosa che desiderava di più era che lui le saltasse addosso come al solito… e invece continuava a starsene lì fermo con le mani in tasca - Mi stai evitando - Se n’era accorto! Questa volta la bella cartografa non sapeva proprio che pesci pigliare. Provvidenzialmente però arrivò Usop di corsa - Sanji Sanji!!! Rufy è in cucina!!!!!! -  - Brutto bastardo!!!!!!!!!!!!!!! - disse catapultandosi verso la cucina pronto a prendere cappello di paglia a calci.

Nami si buttò ai piedi di Usop abbracciandogli le gambe e piangendo fiumi di lacrime per la felicità - Grazie grazie!!! - - Hai visto come sono stato bravo??? Ora siamo pari, vero? - Disse il nasone cogliendo al balzo la situazione, avendo intuito bene o male perché la ragazza lo stava ringraziando così. Nami si rialzò di scatto guardandolo negli occhi con espressione agghiacciante - Non fare il furbo con me!!! Non è certo merito tuo se Rufy ha sempre fame!! Razza di spilorcio che non sei altro!!! E io che stavo pensando di farti uno sconto… visto che sei così sfacciato, non ti faccio più nemmeno quello!!! - Usop si arrabbiò - Ma non ha senso!! Dovresti essere tu a dover pagare il mio silenzio!!! - e detto questo gonfiò il petto sentendosi in vantaggio sulla ragazza - Non sarai tanto meschino e crudele da andare a raccontare fesserie in giro! - urlò Nami, ma poi si calmò, incrociò le braccia e con uno dei suoi più diabolici sorrisi continuò - Ma se vuoi sei libero di raccontare quello che vuoi… poi però credo che dovresti vedertela con qualcuno - e con un dito indicò la sottostante camera dei ragazzi in cui stava Zoro. Usop si sgonfiò in fretta “Ne sa una più del diavolo”

 

Poco dopo Zoro uscì dalla stanza e salì sul ponte proprio mentre Nami si appoggiava al parapetto del ponte di comando. I due si guardarono per un attimo, poi lui le voltò le spalle e andò verso prua. Subito Nami rimase lì inebetita: prima di tutto sostenere lo sguardo di Zoro le faceva un certo effetto e poi non si aspettava di vederlo lì in quel momento... le ci volle un attimino, ma poi - Non ti avevo detto che dovevi riposare ancora!?!?! - disse arrabbiata allo spadaccino - Non sono affari tuoi - rispose bruscamente lui senza nemmeno girarsi, ma aspettandosi che lei iniziasse come al solito ad urlargliene dietro di ogni e invece l’unico rumore che si sentiva erano le onde che s’infrangevano contro la carena della Going Merry: Nami era rimasta a bocca aperta... era tornato il solito scontroso di sempre... frasi come quella erano il pane quotidiano per la ragazza durante i continui battibecchi con lui, ma ora era diverso... completamente diverso. Si conoscevano da un sacco di tempo e in tutto quel tempo non avevano fatto altro che litigare, era abituata alle sue ruvidezze che ormai non le facevano più né caldo né freddo, questa volta però ci rimase male... per la prima volta si sentì offesa e per la prima volta non replicò con insulti di vario genere. Zoro si girò per vedere che stesse facendo e la vide lassù così seria, nemmeno più arrabbiata... non era mai successo prima. Si sentì in dovere di sdrammatizzare - Bastava così poco per farti stare zitta anche tutte le altre volte?!?! Averlo saputo mi risparmiavo un bel po’ dei tuoi strilli - Lei gli fece un sorrisino volutamente finto e se ne andò.

Se era dolce si lamentava perché non era lo stesso di sempre e la spiazzava, se era sgarbato come al solito ci restava male… Nami aveva un gran casino in testa e più cercava di non pensarci e più se ne tormentava. “In fondo cosa sto ancora qui a pensare? La mia decisione l’ho presa: dimenticare tutto quello che è successo in questi giorni” - E ora Usop la pianti di fissarmi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! - urlò al poveretto che ovviamente (dopo ciò che aveva visto) era sempre più curioso e stupito dal comportamento di quei due, ma Nami gli faceva troppa paura, perciò lei non fece in tempo a finire la frase che lui si era già arrampicato sull’albero maestro.

Per un po’ ci fu la calma più totale, anche perché ormai tutti evitavano tutti: Nami stava ben attenta a non trovarsi sola con Sanji e Zoro, Usop faceva lo stesso con lei e anche Sanji che era un po’ arrabbiato con lei. Zoro invece se ne stava piuttosto tranquillo nonostante fosse il perno attorno a cui ruotava tutta quella confusione, anzi era addirittura felice per il fatto che finalmente gli sembrava di essersi tolto dalla testa quegli odiosi pensieri da femminuccia. In tutto ciò l’unico che ancora non era stato minimamente toccato dalla situazione era Rufy … o almeno così sembrava.

La sera dopo infatti Zoro era appoggiato al parapetto a poppa e guardava giù in mare la scia illuminata dalla luna che la nave lasciava: non riusciva a stare a letto… ora ci si era messo pure quello a ricordargli di Nami. - Hai voglia di parlare? - Rufy alle sue spalle lo guardava sorridente - E di cosa? - - Del perché in questi giorni sei così! - - Così come? - - Sei sempre serio, pensieroso, sulle tue… - - Perché di solito? - - Ah… - Rufy rimase a bocca aperta: effettivamente lo spadaccino era sempre così. Si buttò a sedere a gambe incrociate e si afferrò il mento con una mano per riflette - Si… è vero… ma non mi convinci… in questi ultimi giorni sei diverso. Non ti so dire perché… me lo sento! - Quel ragazzino gommoso aveva un sesto senso infallibile. Zoro si rimise a fissare la scia della nave - Ma questa volta il tuo intuito si sbaglia - - Mh… dici? - - dico - - Veramente in questi giorni siete un po’ strani tutti… sarà la luna piena - - Già, sarà la luna piena - Rufy allungò un braccio fino a mettere una mano su una spalla a Zoro - Comunque, se c’è qualcosa che non va, io sono qua! - - Grazie Rufy - Non giungendogli risposta si girò a guardarlo: si era già addormentato lì così, a sedere, col braccio allungato… aveva anche iniziato a russare. Zoro lo guardò sorridendo e scosse la testa “E’ proprio un bambino” ma il migliore amico che si potesse desiderare.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 9
*** Il ritorno a Sakoro ***


CAPITOLO 9
Il ritorno a Sakoro

Erano passati cinque giorni da quando erano partiti da Kirishi. Stavano per arrivare a Sakoro, era questione di poche ore ormai. Nami stava facendo un po’ il bilancio di quei giorni: ne erano veramente successe di tutti i colori e pensare che da quando si era imbarcata sulla Going Merry ne aveva passate di cotte e di crude… ma un viaggio come quello non le era mai capitato. Si era messa sul ponte a prendere il sole e Sanji non era nei paraggi a sbavare… la cosa le faceva un certo effetto. “E’ così arrabbiato?” pensava “Forse dovrei parlargli. Per dirgli cosa poi? Lui dice che lo evito… ed è la verità, ma mica posso dirgli il perché” Non riusciva neanche più a prendere il sole in pace. - Uffa!! - disse alzandosi irritata dal fatto di non riuscire a rilassarsi. Decise di farsi due passi… nel vero senso della parola viste le dimensioni della nave. Girava a testa bassa, pensierosa, finchè andò a sbattere contro qualcuno. Alzò la testa: era Zoro. Il suo cuore iniziò a battere all’impazzata, arrossì, riabbassò la testa e lo deviò per andare oltre. - Vagli a dire qualcosa. Una qualsiasi cosa - disse lui - Eh? - - Non so cosa sia successo, ma Sanji da tre giorni non è più lo stesso… so che c’entri tu - Nami riprese a camminare senza rispondere “Ma perché deve sempre accorgersi di tutto?!!?” pensava “Però ha ragione. Devo fare qualcosa”.
Andò in cucina e trovò il biondino seduto coi gomiti appoggiati al tavolo a sorreggergli il mento. Prima che lui la vedesse, gli accarezzò la testa: le faceva tenerezza in quella posizione… sembrava quasi un cagnolino [povero Sanji! n.d.a.]. – Ciao - gli disse sedendosi a fianco a lui. Lui alzò lentamente la testa e si girò verso di lei - Ti sei accorta che esisto? - disse poi. Aveva una voce e un’espressione freddissime. - Non dire così - disse lei e gli prese le mani iniziando a guardarle… pur di non guardarlo negli occhi. - Cos’è successo a Kirishi? - Nami sussultò. Immaginava che lui avesse intuito qualcosa, ma non si aspettava una domanda così… diretta. – Niente - rispose - Dimmelo guardandomi in faccia - A Nami cadde una lacrima… non riuscì proprio a trattenerla. Alzò la testa, guardò Sanji negli occhi e con voce tremante disse di nuovo - Ni…niente - - Bugiarda - le rispose lui con un mezzo sorriso. Nami avrebbe voluto che quello che era successo non fosse stato niente per lei, ma non era così. Non le riusciva però di mentire e allora disse - Non importa quello che è successo a Kirishi, io non voglio perderti - Sentendo quelle parole lui avvicinò il volto a lei per baciarla, ma si ritrovò invece contro la sua mano - Come amico intendevo!!!!! - disse lei continuando a schiacciargli la faccia con la mano - Ma cos’ho che non va? Perché non ti piaccio? - “Non lo so proprio” pensò lei mentre un’altra lacrima le scappò giù per la guancia e poi lo abbracciò. Gli voleva davvero bene, ma non come lui avrebbe voluto.
- Terra!!! Terra!!! - gridò Usop dall’albero mastro - Yuuuuuuhuuuuuuuuuuu!!!! Siamo arrivati!!!!! - urlava Rufy correndo verso prua a vedere. Nami e Sanji uscirono dalla cucina, anche lei voleva andare a vedere e iniziò a correre, ma… - Aspetta!!! - disse Sanji prendendole una mano. Appena lei si girò la baciò. - Ma cosa ti salta in mente!?!!?! - urlò lei mollandogli un pugno in faccia. - Non ti azzardare mai più!!!!! - Lui cadde a terra guardandola felice e impaurito allo stesso tempo: era veramente terrificante quando si arrabbiava! - Adesso ti perdono solo perché sono contenta che siamo arrivati a Sakoro, altrimenti te la farei pagare cara!!! - Poi si girò e - Ma guarda te… bisogna sempre stare attenti!!! Maniaco!!! - continuava a urlare mentre praticamente marciava infuriata verso prua.
Sanji rimase lì steso a godersi il momento ridendo come un matto. Finalmente le aveva strappato un bacio: non gli pareva vero.
A ridere meno era invece Zoro che, suo malgrado, aveva assistito allo spettacolo. Si avvicinò all’amico e, senza dire una parola, gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi - Hai visto???? Ce l’ho fatta!!! - gli disse il cuoco tutto contento saltando come un bambino che aveva ricevuto il regalo da tempo desiderato. Lo spadaccino annuì e raggiunse gli altri a prua. Non ce l’aveva affatto con Sanji, anzi si sentiva sollevato per il fatto che le cose sembravano finalmente tornare alla normalità “E’ così che deve andare. Non ho nessun diritto di mettermi tra lui e Nami io che per lei non provo niente” pensava mentre un terribile nodo alla gola lo contraddiceva.
Nami stava ancora borbottando fuori di sé - Che maniaco!!! Non posso neanche più distrarmi un attimo che lui se ne approfitta così!!! - quando si rese conto che il porto era ormai vicinissimo - Svelti svelti!!!! Dobbiamo prepararci all’attracco!!!! - urlò e subito tutto l’equipaggio iniziò ad andare qua e là indaffaratissimo. Nonostante il momento concitato però lei continuava a riflettere su ciò che era appena accaduto: quello che più la tormentava era la differenza di emozioni e di reazioni rispetto a quando era stato Zoro a baciarla. Con lui era stato così diverso: non era riuscita a respingerlo subito, non si era arrabbiata con lui… ma soprattutto le era piaciuto… - AAAAAAAAHHHHHHHH!!! - urlò all’improvviso quasi strappandosi i capelli: quei pensieri la ossessionavano e più lei li respingeva più loro si presentavano forti di tutto il loro carico di fortissime sensazioni. I ragazzi si voltarono subito a guardarla - Cosa c’è Nami? - le chiese Rufy preoccupato che fosse successo qualcosa di grave. Lei non si era nemmeno resa conto di aver urlato così forte e adesso anche questo la faceva andare in bestia: non era più capace di controllasi. – Niente - disse continuando il lavoro che stava facendo - E allora perché hai urlato - infierì Rufy incurante dei venti centimetri di denti aguzzi che spuntavano fuori dalla bocca della ragazza - Mi andava!!! Perché??? Forse non si può!!!!!!!!!!!!! - A quel punto nessuno osò più fiatare.
La nave attraccò senza problemi e l’equipaggio scese finalmente a terra accolto dal caloroso benvenuto delle poche persone che si trovavano in quel momento al porto: come al solito la ciurma della Going Merry si era fatta ben volere dagli abitanti di Sakoro.
Subito Rufy chiese di mangiare e per questo fu pestato dai suoi cari compagni che invece per prima cosa volevano ovviamente andare da Nagaishi a raccontare cos’avevano scoperto. E così fu. Nami raccontò tutto [beh… non proprio tutto n.d.a.] quello che era successo a Kirishi. Alla fine del racconto il vecchio Nagaishi era sconvolto dalla felicità - Mio padre ancora vivo? Non posso crederci - - Ora potrai addirittura conoscerlo!!! - disse Rufy felicissimo di poter aiutare l’amico - Beh… vedi Rufy, non credo di poter salpare con voi. Per quanto il desiderio di conoscere mio padre sia forte, ho troppa paura di navigare - - Ma Nagaishi!! - - Cerca di capire Rufy. Ormai sono vecchio e affrontare il mare adesso mi fa ancora più paura - - Come puoi rinunciare a un sogno per paura!!?? - il ragazzo di gomma era molto deluso da quell’atteggiamento che ai suoi occhi era proprio incomprensibile - Tu forse non lo puoi capire. Sei giovane e forte, cosa può spaventarti? - - L’acqua… anche per me l’acqua è un limite, ma il mio desiderio di diventare il re dei pirati è più importante e per realizzarlo sono disposto a sacrificare la vita! - Quella frase colpì molto il vecchio che poi disse - Hai ragione ad essere deluso di me, ma affrontare tutto questo per me è veramente difficile, credimi. Ti chiedo di darmi almeno qualche giorno di tempo per riflettere, anche perché ora non potrei lasciare l’isola: mia nipote mi ha scritto che tra qualche giorno verrà a trovarmi. Non la vedo da tantissimo tempo - I pirati guardarono Rufy, spettava a lui decidere - Nami, tu che dici? Ci possiamo permettere una sosta di qualche giorno? - - Beh, direi di sì. Tra l’altro farà bene a tutti svagarsi un po’ sulla terra ferma - rispose lei gettando uno sguardo a Zoro con la coda dell’occhio. - Allora è deciso. Aspetteremo l’arrivo della nipote di Nagaishi, poi si salpa. Ora però si mangia,vero? - disse infine il pirata di gomma.
All’osteria fu offerta alla ciurma una vera e propria abbuffata e quando ebbero spazzolato via tutto tornarono alla nave rotolando per il troppo mangiare e bere. Erano decisamente allegri. Quello un attimo più sobrio era Zoro, non certo perché avesse bevuto poco, ma perché più degli altri ci era abituato. Salirono la scaletta della nave molto ma molto difficilmente, poi ridendo sguaiatamente andarono alle loro cabine.
Nami si reggeva in piedi a stento, l’unica cosa che faceva era ridere senza motivo. Era esausta, stava per buttarsi a letto quando sentì fuori dalla porta dei passi. Aprì e si trovò davanti Zoro che stava passando di lì per andare alla sua cabina. Lo prese per un braccio e lo tirò dentro la stanza.
Lui era sbalordito - Beh, che c’è? - disse. Nami lo guardava smettendo pian piano di ridere. Non sapeva perché avesse fatto una cosa del genere, ma ora lui era lì davanti a lei. In quel momento la reazione della sua mente all’alcol cambiò bruscamente: diventò triste e malinconica… stava iniziando la cosiddetta sbornia triste. Si avvicinò a Zoro, lo abbracciò appoggiandogli la testa sul petto e senza capirne la ragione iniziò a piangere. Lui non sapeva proprio come reagire. Rimasero così per un po’, poi lui la prese in braccio e la mise a letto - Sei ubriaca, ti conviene riposarti o domattina avrai un mal di testa pauroso - disse e si avviò verso la porta. Ma Nami gli prese una mano - Non andare via - Si mise a sedere sul letto e la guardava piangere come una bimba. - Non ce la faccio più - disse lei tra un singhiozzo e l’altro. Lui non aveva certo bisogno di chiederle a cosa si riferiva: purtroppo lo sapeva bene. Le accarezzò una guancia asciugandola dalle lacrime. - Non voglio innamorarmi di te - continuò… l’alcol la rendeva sincera… troppo sincera. - Ti prego, dimmi che siamo solo amici! - lui non riuscì a far altro che annuire. - Dimmi che non c’è niente di più! - continuava a dire lei mentre lui di nuovo annuiva. - Allora perché sto così male? Dimmelo Zoro, ti prego - Lui non sapeva cosa dire. Anche lui stava male, sempre di più. Le passò lentamente una mano tra i capelli e lei seguì con la testa il movimento chiudendo gli occhi - Non voglio innamorarmi di te - disse ancora.

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Capitolo 10
*** Una notte d’amore ***


CAPITOLO 10
Una notte d’amore

- Parla Zoro, per favore - disse Nami continuando a singhiozzare. Lui la guardava pensando a quanto fosse assurda tutta quella situazione: era inutile negarlo ancora, provava qualcosa per lei… perché lei era speciale, non aveva mai conosciuto una ragazza così, una ragazza che riuscisse a comandarlo a bacchetta, che non avesse paura di lui, che sapesse essere dolcemente diabolica, ma soprattutto non aveva mai conosciuto una ragazza degna come Nami di stima e rispetto… dopo Kuina. - L’unica cosa che potrei dirti in questo momento è proprio quello che né tu né io vogliamo sentire - disse. Avrebbe tanto voluto trovare la forza per andarsene, ma non ce la faceva. Erano seduti sul letto uno di fronte all’altra già da un po’, in silenzio. Ora Nami lo guadava - Io… - cercava di dire - io… - le lacrime la bloccavano. Dentro di lei c’era una tempesta di emozioni indomabile, ingigantita dall’alcol che ora riusciva a farle sentire solo le ragioni del cuore e non più tutti i motivi che finora le avevano impedito di abbandonarsi ai sentimenti. - Io ti amo - e dicendo questo si avvicinò a Zoro e si baciarono. Lui non lo sapeva se era innamorato davvero, non lo era mai stato, non aveva nemmeno mai creduto nell’amore, ma ora non ci voleva pensare, non riusciva nemmeno a pensare. Continuando a baciarla, spinse la ragazza fino a farla distendere sul letto sotto di lui e finalmente si lasciarono catturare dalla passione senza opporre alcuna resistenza.
[Scusate carissimi lettori se evito i particolari, ma prima di tutto mi vergogno un pochetto e secondo poi mi toccherebbe cambiare il genere della FF in VM 18… insomma lascio queste scene alla vostra immaginazione… pensate però alle ore più tenere e dolci che due innamorati possano passare scambiandosi il loro reciproco amore… come sono romanticona e teatrale!]

Sanji si svegliò… era sdraiato a terra nella sua cabina… sopra di lui dormiva Rufy. - Levati! - disse liberandosi del peso morto: neanche una cannonata avrebbe potuto svegliare il pirata di gomma in quel momento. Il biondino cercò di arrivare al suo letto. Ci si trascinò pian piano e ci si buttò. Era vicino a quello di Zoro… che era vuoto. Guardò la stanza, nonostante il buio riuscì a vedere Usop, Rufy era ancora sul pavimento dove l’aveva messo lui, ma lo spadaccino non si vedeva. Era troppo stanco per mettersi a pensare maliziosità, riuscì giusto ad immaginare che si fosse addormentato da qualche parte fuori, e poi si riaddormentò di colpo.

Durante la notte al porto giunse un'altra nave. Attraccò silenziosa non molto lontano dalla Going Merry. Era un galeone piuttosto grande, sull’albero maestro sventolava la bandiera dei pirati.

Era da poco sorto il sole, quando Nami aprì gli occhi. Un acuto dolore le fasciava la testa. Richiuse gli occhi portandosi le mani alle tempie per massaggiarle sperando così di riuscire a stare un po’ meglio. Niente da fare. Fece cadere le braccia ai lati del corpo e così facendo urtò qualcosa. Aprì gli occhi per vedere cosa fosse: nella penombra mattutina della stanza vide Zoro sdraiato accanto a lei. Dormiva ancora profondamente. Solo in quel momento le tornò alla mente quello che era successo quella notte. Si tirò sù a sedere, coprendosi la bocca con le mani per lo stupore “Cos’ho fatto!?!?!”. Il lenzuolo le scivolò giù, scoprendo la sua pelle nuda. Lo raccolse immediatamente per coprire il seno. Era incredula. Si mise una mano sulla testa chiudendo gli occhi. Iniziò a respirare profondamente nel tentativo di calmarsi “E’ un sogno, dev’essere tutto un sogno” si ripeteva, ma pian piano le immagini della notte passata con Zoro le tornavano in mente troppo lucide e vivide per essere frutto di un sogno. La sua mente ripercorse quelle ore, fino a giungere al “io ti amo” che lei aveva detto prima di baciare lo spadaccino. “No, no, non posso crederci” Ora che l’alcol non faceva più nessun effetto era tornata a vivere quella storia più col cervello che col cuore e per questo stava male. Si vergognava di se stessa per essersi concessa così e si sentiva in colpa. Si volse a guardare Zoro: stava dormendo su un fianco dandole la schiena che era rimasta scoperta da quando Nami si era seduta sul letto. Le venne improvvisamente voglia di accarezzarla “Ma cosa vado a pensare?!?!? E se si sveglia adesso che faccio?” Sembrava ridicolo anche a lei, ma non voleva farsi vedere nuda e nemmeno voleva vedere nudo lui, ma temeva che alzandosi dal letto avrebbe potuto svegliarlo. Non sapeva che fare. Continuava intanto a guardarlo: certo che lì così addormentato non sembrava neanche lo stesso, era tenero e dolce… non avrebbe fatto paura a nessuno. “Nami riprenditi!!!!!” si disse e a quel punto decise di tentare il tutto per tutto: non poteva certo aspettare lì l’illuminazione divina, doveva provare ad alzarsi e rivestirsi intanto che lui dormiva. E così, lentamente si tolse il lenzuolo di dosso e scivolò piano piano verso il bordo del letto. Mise giù un piede, poi anche l’altro. Si alzò “Ce l’ho fatta” esultò. I suoi indumenti erano tutti a terra ammassati insieme a quelli di Zoro tutt’intorno al letto “Che vergogna”. Aprì un cassetto, da cui prese la biancheria intima e l’infilò subito, poi andò ad aprire l’armadio per prendere vestiti puliti e fu proprio quello a tradirla: l’anta dell’armadio cigolò. Lei si fermò ad ascoltare se dal letto alle sue spalle giungevano rumori, non sentendo niente si rilassò e stava per allungare una mano verso le magliette quando sentì – Buongiorno -. Si bloccò all’istante. Zoro si era svegliato. Lentamente Nami si girò e vide lo spadaccino seduto sul letto. S’incantò a guardare il suo petto con quell’enorme cicatrice che lo percorreva per intero… quante volte l’aveva vista, ma ora l’effetto era completamente diverso. Zoro sorrise - E’ molto piacevole vedere uno spettacolo del genere di prima mattina - disse osservando che la ragazza era di fronte a lui indossando solo la biancheria intima. Lei arrossì e velocissimamente prese dall’armadio dei vestiti e li indossò.
- Credo che ora sia meglio che tu esca di qui - disse poi lei. - Non mi dire che vuoi far finta che non sia successo niente anche questa volta? - - Zoro, per favore, non ne voglio parlare> - Tesoro, renditi conto che non è stato solo un bacetto questa volta. Non so tu, ma io non riesco a passarci sopra così - Nami si avvicinò al letto e mettendosi le mani ai fianchi disse - E’ stato solo uno sbaglio: ero ubriaca! - - Non puoi continuare a nasconderti dietro a ogni scusa… abbiamo fatto l’amore! Ora cambia tutto! - A quella frase il cuore di Nami quasi si fermò… già, avevano fatto l’amore. - Avevo bevuto - continuava a giustificarsi lei - E con questo? - - Te ne sei approfittato!!! - - Che cosa?!?!? - - Sì, ti sei approfittato del fatto che non ero in me, altrimenti non… - - Se hai il coraggio di quel che dici, ora prova a guardarmi negli occhi e dirmi che non lo desideravi anche tu - No… non ce la faceva. Era stravero: lo aveva desiderato anche lei. Si mise a sedere in un angolo del letto, quello più lontano da Zoro - Va bene, lo ammetto. Però in ogni caso non doveva succedere e non succederà mai più - Lui sorrise sarcastico - E come puoi impedirlo? Viviamo su questa nave insieme - - Oh, caro, non sei poi così irresistibile sai!?!? - - Ma ieri sera mi hai detto che mi ami - disse lui incrociando le braccia. Di nuovo Nami ebbe un collasso, le parole “ti amo” le rimbombavano in testa. - Questa discussione non ha senso. Per favore rivestiti ed esci, prima che si sveglino gli altri - disse poi. - Mi dispiace, ma io non me ne vado finchè non chiariamo questa situazione - disse lui iniziando però a cercare a terra i suoi vestiti. Si alzò dal letto. Nami, ormai paonazza, si voltò per non vederlo mentre si rivestiva. Gli dava ancora le spalle, quando lui le si avvicinò, si mise a sedere vicino a lei e con un braccio le avvolse la testa per accostarla al suo petto - Sei l’avversaria più tenace con cui abbia mai avuto a che fare, sai? Sono giorni che provo a non pensarti, a respingere ogni riflessione e ricordo su quello che è successo a Kirishi, ho provato persino a cercare di odiarti… ma devo ammettere la tua superiorità. Mi hai stregato bambolina e non puoi immaginare quanto sia duro per me dirti queste cose - Nami lo ascoltava senza fiatare. Anche per lei continuare a negarlo non aveva senso: si era innamorata. Si staccò dal suo abbraccio - Non lo dire, non voglio che tra di noi ci sia qualcosa più dell’amicizia che c’è sempre stata - Ma ormai era tardi per fare quei discorsi, quella notte d’amore aveva cambiato per sempre loro e il loro rapporto, ma solo Zoro era disposto ad accettarlo, mentre Nami continuava ad ostinarsi. - Il problema è Sanji vero? - disse poi lui - Non è solo quello - rispose lei - Non deve… mica… venirlo a sapere… per forza! - disse lui baciandole il collo. Lei si lasciò andare a quelle effusioni per un po’, ma poi si spostò - No! Basta! Esci di qui. E’ stato solo un errore che non si ripeterà più - disse lei arrabbiata. Lui si alzò - Va bene, se è questo che vuoi. - Disse lui uscendo e sbattendo la porta.

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Capitolo 11
*** I Pirati di Poi ***


CAPITOLO 11
I Pirati di Poi

Il rumore della porta sbattuta svegliò Sanji. Aprì un occhio. Gli ci volle un po’ per riuscire a mettere a fuoco e abituarsi alla luce che entrava dal finestrino. Si alzò e si guardò intorno: Usop e Rufy dormivano e russavano ancora… di Zoro invece non c’era traccia. Il letto era ancora in ordine. Uscì dalla stanza a cercarlo. Lo trovò sul ponte appoggiato al parapetto che guardava qualcosa. Quando lo raggiunse vide cosa aveva attirato l’attenzione dello spadaccino: un galeone pirata era attraccato al porto. - Chi sono? - disse. Zoro senza voltarsi rispose - Non lo so. Non mi sono accorto del loro arrivo - - A proposito dove hai dormito questa notte? - - Qui sul ponte. Abbiamo alzato un po’ troppo il gomito - - Già! - disse Sanji divertito.

Nami intanto stava rintanata nella sua cabina “Che stupida che sono!!! Come ho potuto fare una cosa del genere!!!” Era seduta su una sedia e stringeva forte tra le mani la testa “Sono proprio un’idiota!!!”. Voleva convincersi che in futuro sarebbe riuscita a evitare di ripetere l’errore “Ma chi voglio prendere in giro?” Alzò lo sguardo a guardare il letto, sorrise arrossendo un po’ “Questa volta mi sono proprio innamorata e adesso stare lontana da Zoro sarà sempre più difficile” sospirò “Ma non m’interessa, è più importante mantenere la pace sulla nave”
In quel momento un gruppo di uomini arrivò al molo di corsa - Ragazzi ragazzi!!!! Guai in città!!! Correte!!! - urlarono. Anche Nami da dentro la sua cabina sentì e corse subito fuori. - Andiamo a svegliare gli altri! - disse Sanji - Lasciali dormire. Andiamo solo noi a vedere che succede - disse Zoro già avviandosi alla scaletta, poi aggiunse - Tu Nami stai qui - - No, scendo con voi, voglio vedere a chi appartiene quella nave - disse lei avendo appena visto il galeone arrivato durante la notte. Ma Zoro, già sceso al molo continuò con un sorrisetto malefico - Stai lì, sarai stanca dopo questa notte! - lei rimase a bocca aperta “Che stronzo!!!”. Guardò Sanji sperando che non avesse intuito niente e infatti era così: il povero cuoco non poteva certo immaginarsi a cosa Zoro stesse facendo riferimento. Sempre più infuriata, la ragazza gettò allo spadaccino un’occhiataccia micidiale - La cosa non ti riguarda - disse e iniziò a scendere. Zoro rideva ancora: per quanto fosse pericoloso e cattivo nei confronti di Sanji fare battutine del genere, stuzzicare Nami e farla arrabbiare era un divertimento irresistibile, ora più che mai!
Gli uomini del villaggio condussero i tre pirati ad un’osteria. Davanti alla porta si trovavano a terra varie persone che erano state picchiate a sangue e lanciate fuori dal locale. - Cosa sta succedendo? - chiese Sanji - Dei pirati sono arrivati durante la notte e appena è arrivato il giorno sono arrivati qui al villaggio e sono iniziati i guai - disse un uomo mezzo pestato. Non aveva ancora finito di parlare che Sanji e Zoro erano già entrati nell’osteria pronti a menar le mani. Dentro il locale cinque pirati dalle facce poco raccomandabili stavano importunando le poche persone rimaste, tra cui la giovane proprietaria. Si facevano portare bottiglie e bottiglie di sakè, senza ovviamente pagarle. Nel vedere la scena Sanji saltò oltre il bancone, s’inginocchiò ai piedi della ragazza e baciandole una mano disse - Ciao, io sono Sanji - poi si voltò subito verso i pirati e molto posatamente disse - Gentili signori, credo che sia giunto il momento di pagare -. I pirati cominciarono a ridere sguaiatamente, prendendo in giro il biondino. - Se fossi in voi gli darei retta - disse Zoro appoggiato alla parete alle loro spalle. Aveva indossato la bandana nera. Anche Nami era entrata per godersi lo spettacolo e quando lo vide indossare il suo famoso copricapo da battaglia un brivido caldo le scese giù per la schiena… era una visione dal fascino conturbante, ora più che mai.
La ciurmaglia sgangherata si girò a guardarlo e uno di loro disse - Avete sentito ragazzi? - gli altri si tenevano la pancia dalle risate. - Porta altro sakè ragazza!!! - disse poi uno di loro. Sanji guardò l’ostessa e le fece segno di non farlo. - Ho detto che vogliamo altro sakè! - urlò l’uomo e alzandosi dallo sgabello strattonò la ragazza per un braccio. Sanji staccò la mano sudicia del pirata dal braccio della giovane. Scuoteva la testa sorridendo - Non avresti dovuto farlo - disse e subito dopo saltò sul banco del bar, piazzando uno dei suoi calci micidiali sulla faccia del tipo. Dopo l’iniziale stupore dei compagni, scattò la rissa a cui si unì presto anche Zoro. Nel giro di cinque minuti, i pirati erano a terra ridotti malissimo. Appena riuscirono a raccogliere un po’ di forze se la diedero a gambe.
- Non so come ringraziarvi - disse la proprietaria dell’osteria - E’ stato un piacere - disse Sanji con gli occhi a cuoricino. Zoro guardò Nami con una faccia come per dire “E tu ti fai dei problemi per lui?” ma lei girò di scatto la testa arrabbiata e si avvicinò al banco - Cosa volevano? - chiese poi alla ragazza - All’inizio sembravano voler solo bere, poi hanno chiesto dov’era Megumi e hanno iniziato a picchiare tutti quelli che rispondevano di non saperlo. Quando siete arrivati voi avevano ormai picchiato e cacciato tutti i miei clienti - - Chi è Megumi? - continuò a chiedere Nami - E’ la nipote di Nagaishi, lo conoscete? - disse l’ostessa. I tre rimasero stupiti - Si che lo conosciamo - risposero poi in coro. - Non so proprio cosa possano volere dei tipi del genere da Megumi. Spero solo che non tornino a cercarla. Noi davvero non sappiamo dove sia, sono anni che se n’è andata dal villaggio - disse la ragazza. Zoro e Nami erano molto pensierosi, che quei pirati sapessero che lei stava tornando a trovare il nonno? Sanji intanto aveva ripreso a fere gli occhi dolci alla ragazza dell’osteria. Nami scosse la testa e se ne andò, seguita da Zoro. Poi, quando si accorse di essere rimasto lì da solo, anche Sanji uscì. – Naaaaaaamiiiiiiiiiiiii - urlava il biondino inseguendola - Sei arrabbiata con me? Sei gelosa? ih ih ih - Nami lo guardò senza dire una parola continuando a camminare - Pasticcino, lo sai che per me tu sei la più bella del mondo, sei unica… ma quella ragazza era in difficoltà - Nami non lo degnava neanche più di uno sguardo, allora Sanji le si piazzò davanti, la fermò mettendole le mani ai fianchi. Allungò le labbra per baciarla - Facciamo la pace, tesorino! - Uno schiaffone lo fece volare via mentre Nami aveva ripreso a camminare scuotendo la testa e dicendo - E’ irrecuperabile -.
Si dirigevano intanto alla casa di Nagaishi: se i pirati cercavano sua nipote lui poteva essere in pericolo. Quando arrivarono furono sollevati nel vedere che invece non era successo niente: quei pirati non erano ancora arrivati lì. Raccontarono tutto al vecchio, ma lui non ne sapeva niente, soprattutto non riusciva a capire cosa potessero volere quei bruti dalla sua cara nipotina. Ora però non era molto sicuro lasciarlo là da solo perciò Zoro rimase con lui, mentre Nami e Sanji tornarono alla Going Merry: se quei pirati avessero scoperto che quella era la loro nave, erano guai! Quando giunsero al porto incontrarono i brutti ceffi di prima in compagnia di altra gente della stessa razza - Sono loro capitano!!! - si sentiva dire tra di loro. - E’ vostra quella nave? - chiese uno indicando la Going Merry – No - rispose prontamente Nami. - Siete stati voi a conciare così i miei ragazzi, vero? - continuò guardando Sanji dall’alto in basso: sto tipo infatti era un bestione assurdo con una faccia da mettere veramente paura. – Sì - disse lui sorridendo - Non saranno mica venuti a prenderne ancora? - continuò mentre si accendeva una sigaretta. Il bestione gliela prese d’in bocca e se la spense sulla lingua poi disse - Hai fatto male, pivello, molto male - e detto questo fece partire un pugno che avrebbe tranquillamente abbattuto un muro. Sanji lo evitò senza problemi – Mancato - disse mettendosi le mani in tasca, mentre Nami corse alla nave a chiamare Rufy.
Salì sulla nave come una furia e piombò nella camera dei ragazzi. - Rufy Rufy svegliati!!!!!!!> Lui si girò dall’altra parte. La ragazza gli si avvicinò e iniziò a scuoterlo violentemente continuando a chiamarlo a squarciagola, ma il ragazzo di gomma non rispondeva. La scena continuò per un po’, finchè Nami infuriata prese di peso Usop dal letto lì vicino, lo sollevò e lo lanciò addosso a Rufy. - AAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!! - urlava piangendo il nasone svegliatosi in volo - Ma sei pazza!?!!? -. Rufy intanto si svegliò lentamente. Nami lo guardava fuori di se - In piedi sveltoooooooooo!!!!!!!!! - - Ma che c’è? - disse lui stropicciandosi gli occhi - Una rissa!!! Corri corri!!! - Sentito questo, finalmente cappello di paglia si alzò e uscì sul ponte dove vide Sanji che stava facendo a botte con una ventina di brutti bestioni: per quanto fosse forte e già ne avesse conciati male molti, il biondino iniziava a essere in difficoltà. Rufy allora allungò le braccia, prese uno di quei pirati per la testa, fiondandosi così nella mischia. In un attimo in piedi erano rimasti solo lui e l’amico biondo. I pirati rantolavano stesi a terra senza forze. - Ora che vi siete calmati, ci dite chi siete e cosa volete? - disse Sanji accendendosi una sigaretta. Il bestione che lo aveva assalito per primo cercò di tirarsi su come poteva, probabilmente era il loro capitano - Siamo i Pirati di Poi - disse fiero, mentre Rufy e Sanji scoppiarono a ridere - Buhhhhhaaaaaaa!!!! I pirati di Poi!!!! Ah ah ah!!! Che razza di nome è?!?!? ah ah ah!!!! - urlavano sganasciandosi.

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TO BE CONTINUED…
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Capitolo 12
*** Si salpa!!! ***


SULLE TRACCE DEL WET FIRE

CAPITOLO 12
Si salpa!!!

Erano arrivati anche Nami e Usop - Ragazzi, per favore, un po’ d’educazione! - disse lei per far smettere di ridere i suoi amici - Oh, grazie! Finalmente qualcuno che capisca che non c’è niente da ridere - disse il capo dei pirati, ma Nami lo guardò ridendo - No no, da ridere c’è!!! Ah ah ah!! Però i miei amici stavano esagerando - poi tornò seria e chiese - Ma cosa cercate in questo villaggio? - - Cerchiamo una ladruncola di nome Megumi. Suo nonno abita qui. Ci ha rubato un intero forziere di gioielli quella maledetta: se torniamo a mani vuote il nostro capo ce la farà pagare. Per colpa di quella sgualdrinella!!! -
- Brutti vigliacchi!!! - urlò Nagaishi che stava arrivando insieme a Zoro - Andatevene e lasciate in pace noi e la mia nipotina! Siete dei vigliacchi a prendervela con una ragazza innocente!!! - continuava a urlare il vecchio. - Innocente quella?!?! Ah!!! Vecchio, tua nipote è un poco di buono! E se riusciamo a metterle le mani addosso non credo proprio che la rivedrai - A quelle parole il vecchio iniziò a dimenare in aria il bastone che usava per camminare: Rufy interpretò il gesto come un via a pestare di nuovo quei brutti ceffi - All’attacco ragazzi!!! - gridò riprendendo a menar le mani, ma la rissa durò veramente poco: i pirati di Poi che erano già massacrati, se la diedero a gambe, risalirono sul loro galeone e in men che non si dica erano al largo. - Che tipi! - commentò cappello di paglia guardando la loro nave allontanarsi.
La ciurma della Going Merry era ora tornata a casa di Nagaishi. Tutti si domandavano se quello che avevano raccontato quei pirati fosse vero, ma il vecchio era più che sicuro che la sua nipotina non potesse essere una ladra - E’ solo una bambina!!! -
In quel momento si sentì bussare alla porta - E’ permesso? - disse una voce femminile. Alla porta si affacciava una figura che però nessuno riusciva a vedere perchè si stagliava nel bagliore della luce solare proveniente dall’esterno. - Megumi!!! - disse Nagaishi alzandosi - Nonno!!! - la ragazza entrò correndo tra le braccia del vecchio. Aveva lunghi capelli neri, un fisico perfetto, forse non prorompente come quello di Nami, ma era perfettamente longilinea, un viso angelico reso maliziosamente intrigante da un piccolo neo posto sotto l’occhio sinistro e due splendenti occhi verde smeraldo. - E questa sarebbe la bambina?!?! - commentò perplessa Nami volgendosi verso i suoi compagni di viaggio. Questi erano allineati uno accanto all’altro imbambolati dalla nuova arrivata, tutti e quattro paralizzati con le mandibole a terra… per Sanji una reazione del genere era del tutto normale, ma gli altri!!!!! Un bambino come Rufy???? E persino l’imperturbabile Zoro aveva gli occhi a cuoricino!!! Mentre Nami li fissava stupefatta sentì alle sue spalle la voce della ragazza - Ciao! Io sono Megumi - La cartografa si girò e vide la mano della ragazza tesa verso di lei, la strinse - Piacere, io sono Nami, la navigatrice della Going Merry - poi indicando i ragazzi aggiunse - E questi sono gli altri componenti della ciurma… normalmente sono normali! Lui è il capitano Rufy, lui è Usop, Sanji e Zoro - - Piacere! - disse Megumi. I quattro ragazzi risposero in coro - Piacere nostro - poi uno dopo l’altro si ripresero dallo “shock”, tranne Sanji che si inginocchiò iniziando a sbaciucchiare la mano della giovane evaporando di cuoricini. - Giù le mani dalla mia bambina! - disse Nagaishi colpendo in testa il cuoco col suo bastone.
Passarono lì il resto della giornata, c’erano un sacco di cose da raccontarsi: prima fu il vecchio a narrare alla nipote dell’incontro con Rufy e la sua ciurma, poi della scoperta del mistero del Wet Fire e poi fu invece la ragazza a dover dare spiegazioni sui pirati di Poi. Megumi disse di aver purtroppo conosciuto quei brutti ceffi nel villaggio di un’isola non molto distante da lì, dove i pirati erano giunti per fare razzie di denaro, cibo e giovani fanciulle. Lei era riuscita a sfuggir loro causandogli non pochi problemi, ma tutto solo per salvarsi, ovviamente! - Che vi dicevo? La mia nipotina è solo una vittima di quei selvaggi! - diceva Nagaishi carezzando la testa dell’adorata nipote.
Ora che erano state fatte le presentazioni del caso e si erano risolti tutti i misteri, era il momento di tornare a parlare del viaggio: - Allora, Nagaishi, cos’hai deciso? - chiese serissimo Rufy incrociando le braccia sul petto. Il vecchio chiuse gli occhi ed emise un lungo sospiro. Megumi abbracciò il vecchio - Su, nonno, verrò anch’io!! Partirò insieme a te, così avrai meno paura - Il vecchio guardò felice la nipote negli occhi - D’accordo, allora si parte - Rufy era contentissimo: iniziarono i festeggiamenti che durarono fino a notte tarda… anche se la mattina dopo si salpava.

Si fece giorno. I pirati si svegliarono a casa di Nagaishi: la notte prima infatti si erano addormentati tutti lì, chi su una sedia, chi sdraiato sul tavolo, chi perfino a terra. Ma era ora di alzarsi e prepararsi a partire. Il vecchio preparò un piccolo bagaglio e finalmente andarono tutti al porto. Salire su quel pezzo di legno a mollo nel mare non fu certo facile per il povero Nagaishi, ma la vicinanza della nipote, l’entusiasmo dei suoi gentili amici pirati e la voglia di poter abbracciare il padre mai conosciuto gli diedero coraggio. Finalmente si salpava: la nave abbandonò velocemente il molo spinta dal vento.
La solita confusione dovuta alle cose da fare sulla nave quando si partiva si era ormai placata e tutto l’equipaggio, compresi i nuovi ospiti, era radunato in cucina a chiacchierare e a continuare i festeggiamenti della notte precedente. Nami uscì, fece un giro per la nave, fino ad andare ad appoggiarsi al parapetto a prua, vicino alla polena. Si sentiva un po’ strana: quante cose erano accadute in pochi giorni. Ora forse sarebbe stata calma piatta per fortuna grazie alla presenza dei due ospiti, ma poi? Questo viaggio fuori programma li aveva un po’ allontanati dalla loro rotta: forse era meglio tornare in cabina a controllare le mappe per prepararsi al viaggio che li attendeva dopo aver portato Nagaishi a Kirishi. Stava pensando di alzarsi quando qualcuno si appoggiò accanto a lei. Si girò. Era Megumi. - Non hai più voglia di festeggiare? - chiese la cartografa tanto per rompere il ghiaccio. Quella ragazza le dava una strana sensazione, aveva come l’impressione che nascondesse qualcosa. - Beh, non sono l’unica - disse facendo un cenno con la testa ad indicare l’agrumeto. Nami guardò in quella direzione per vedere a chi la ragazza facesse riferimento: seduto là in mezzo c’era Zoro. Chissà da quanto tempo era là? - Quale dei due è il tuo ragazzo? - chiese Megumi - Eh? - disse Nami distrattamente distogliendo solo in quel momento lo sguardo dall’agrumeto. - Non mi dire che vivi qua con due tipi del genere e non c’è niente con nessuno dei due? - continuava ad insistere la ragazza sorridendo maliziosamente. Nami arrossì - Non so di cosa parli - disse cercando come poteva di mascherare l’imbarazzo: negli ultimi giorni le sue spiccate doti d’attrice erano come svanite. - Vi conosco da poco… pochissimo, lo so. Ma certe cose le avverto a pelle - dicendo questo si girò appoggiandosi al parapetto coi gomiti e volgendo lo sguardo verso l’agrumeto - Sì, dev’essere lui… il biondino mi sembra troppo farfallone - continuò come per prendere in giro la povera cartografa, che già era imbarazzata e confusa di suo. Nami si mise in piedi, guardando in faccia l’altra ragazza con aria di sfida: quella tipa le piaceva sempre meno, ma cosa voleva? Si era praticamente autoinvitata sulla nave scroccando un viaggio con la scusa di accompagnare il nonno e ora si permetteva di giudicare e sputare sentenze su una questione che non era ancora ben chiara nemmeno ai diretti interessati. - Senti un po’ tu! Se vuoi andare d’accordo con me su questa nave evita di ripetere discorsi come questo e impara a farti gli affari tuoi! - - Oh scusa! Non mi permetterò mai più di chiedere spiegazioni su una cosa tanto evidente! - rispose Megumi mantenendo sempre quell’irritante sorrisetto sulle labbra. Ma la situazione era veramente così evidente come diceva lei? L’entusiasmo di Nami per la presenza degli ospiti si smorzò all’istante: quella ragazza era troppo curiosa per non dare problemi… altro che calma piatta, c’era da stare attenti più che mai.
Con questi pensieri in testa la cartografa si allontanò per dirigersi nella sua cabina a consultare le mappe. Scendendo incrociò Zoro, anche lui diretto alla sua cabina. In quel momento ebbe come un flash della notte passata con lui: da quando era successo era riuscita a non pensarci più, ma ora ecco ritornare tutto alla mente e al cuore. Le mancò il respiro per un attimo. L’unico modo che trovò per distrarsi fu di tirare una delle sue solite frecciatine allo spadaccino - Complimenti per la reazione dignitosa ieri alla vista di Megumi! - disse con l’intento di prenderlo in giro, ma la frase le si ritorse contro - Perché? Non sarai mica gelosa? Io e te siamo solo amici, no? - disse lui beffardo. Nami l’avrebbe preso a schiaffi, lo sapeva bene perché voleva che rimanessero solo amici nonostante tutto e poteva benissimo immaginarsi anche quanto per lei sostenere quella situazione fosse difficile anche senza che lui si divertisse a rigirare il coltello nella ferita. Ma doveva reagire, non poteva incassare il colpo senza reagire, perciò sorrise dicendo - Eh! Ti piacerebbe!! - Se lui voleva la guerra l’avrebbe avuta! Lo spadaccino scosse lentamente la testa in segno di disapprovazione - Sei proprio una bambina! Cocciuta e testarda per di più! Che cretino sono stato ad innamorarmi di te. Ma come tu stessa hai detto l’altra mattina “è stato solo un errore che non si ripeterà più” - e detto questo la oltrepassò e scomparve in fretta dalla vista di Nami, che era rimasta lì impietrita. “Dev’essere la maledizione del Wet Fire” pensò lei. Voleva arrabbiarsi, prendersela con lui, ma a che scopo? “L’unica con cui c’è da prendersela sono io… solo io”. Era lei quella che continuava ad ostinarsi a respingere i suoi sentimenti, per che cosa poi? Per rispetto nei confronti dell’amicizia con Sanji? Non era quello… Nami aveva paura di amare, ora se ne rendeva conto.

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TO BE CONTINUED…
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Capitolo 13
*** Ricordi di bambina ***


“Per amore si fanno cose stupide… si diventa deboli…” Nami avrebbe voluto stare un po’ sola nella sua cabina a consultare cartine e a riflettere, ma appena vi entrò, la porta si riaprì subito per far entrare Megumi - Ti dispiace se schiaccio un pisolino qui? Sai, ultimamente non ho riposato molto, sono piuttosto stanca - disse. La cartografa le indicò con una mano il suo letto provvisorio, mentre si metteva a sedere al suo tavolo - E’ anche camera tua adesso -.
Aveva bisogno di abbandonarsi un po’ ai pensieri e ai ricordi, ma con quella tipa in stanza non si sentiva a suo agio, come se lei potesse leggerle la mente. Dentro di lei era nuovamente esploso il caos più assoluto dopo quelle poche parole scambiate con Zoro fuori dalla cabina. “Che cretino sono stato ad innamorarmi di te” così le aveva detto… era davvero innamorato? In quei giorni lui le aveva sorprendentemente aperto il suo cuore, aveva parlato dei suoi sentimenti… ora però sentirgli dire che era proprio innamorato era tutta un'altra cosa, l’effetto sul cuore di Nami era devastante.
Intanto che questi pensieri involontariamente le invadevano il cervello, la ragazza fissava a vuoto la cartina aperta sul tavolo davanti a lei - Tracci la rotta per l’isola Zoro, immagino… - disse Megumi all’improvviso, notando lo sguardo assente di Nami e avendo sentito quello che lei e lo spadaccino si erano detti poco prima. Nami alzò la testa e la guardò distrattamente - Eh? - credeva di aver sentito male. Megumi rise e girandosi dall’altra parte disse - Niente niente! Non voglio mica che ti arrabbi di nuovo! - La cartografa si alzò e andò verso di lei - Ma ce l’hai con me? - disse mentre le tirava il lenzuolo in modo da farla cadere a terra. Nonostante la botta inaspettata però quella continuava a ridere sommessamente - Non ti rendi conto di quanto sei ridicola! - Nami stava perdendo le staffe, iniziò a pensare di avere la scritta “prendetemi in giro” stampata in fronte… per sicurezza se la toccò, poi si girò di scatto, raccolse un po’ di mappe e libri che aveva sul tavolo e uscì dalla stanza. Le veniva quasi da piangere per la rabbia “Ma insomma? Cosa vuole anche quella!!! Come si permette!!!” Aveva un diavolo per capello, più che camminare marciava respirando come un toro imbizzarrito. Girò l’angolo e il caso volle che lì ci fosse Sanji, che le andò a sbattere contro. Nami si prese un colpo e senza nemmeno accorgersene, un po’ spinta dall’istinto e un po’ dal bisogno di sfogare il nervosismo, fece partire un pugno assassino verso il volto del malcapitato cuoco. Ovviamente se ne pentì immediatamente e subito si chinò a soccorrere il biondino che era rimbalzato contro la parete ed era scivolato a terra - Oh! Scusa scusa!!! Come stai? Non volevo… - Lui alzò a fatica la testa per guardarla, abbozzò un sorriso - Figurati pasticcino. Mi piaci anche così violenta! Un bacetto ed è tutto a posto! - disse allungando le labbra - Piantala! - rispose lei respingendo con una mano il volto del ragazzo - Ma non ti arrendi mai?! - disse con aria disperata mentre già si alzava e se ne andava lasciandolo a terra solo. Lui la guardò sorridendo allontanarsi sussurrando - No… mai! Ti arrenderai prima tu… -.
Trovò il suo angolo di pace nell’amato agrumeto. Piazzò a terra le cartine e i libri presi dalla sua stanza e mentre tracciava rotte e faceva calcoli, la mente inesorabilmente le scivolava altrove… come se si fosse improvvisamente aperto il vaso di Pandora ogni cosa, anche quelle che in quel momento sembravano non c’entrare niente, affiorava alla sua memoria per ferirla come una spina al cuore. “Sono cambiata… profondamente. Cosa sto facendo?... Quando Arlong uccise Bellmer giurai a me stessa che sarei diventata forte e sicura di me. Ripensando alla Nami di quel giorno mi vergogno, non mi riconosco più. Ho versato più lacrime in questi ultimi giorni che…” la mente le ripropose la triste immagine della morte di sua… madre. Visse di nuovo quel dolore come un incubo tragicamente vero però. Era una bambina allora… e una bambina era rimasta. Una lacrima cadde sulla cartina creando un cerchietto bagnato… ne seguirono rapidamente altri mentre le parole di Zoro le risuonavano fastidiose tra le orecchie “Sei proprio una bambina”. Alzò gli occhi al cielo per impedire alle lacrime di continuare ad uscire. Si rannicchiò abbracciandosi le gambe in preda ad una tempesta di ricordi e pensieri apparentemente contrastanti “Ho cercato di crescere, di diventare una donna forte e coraggiosa come te, Bellmer… e invece ho solo costruito una massiccia maschera di protezione attorno al mio cuore… ma sotto sono rimasta la bambina frignona che quel giorno non riuscì a fermare la mano assassina di Arlong”. Dopo la vita che aveva avuto, le tristi esperienze che l’avevano segnata, come poteva essere ancora così fragile di fronte a una cosa stupida come l’amore? Non poteva accettare l’idea di essersi innamorata, non essere riuscita a controllare i propri sentimenti e di trovarsi ora a piangere inutilmente per questo… “L’amore fa fare cose stupide!!!” Si asciugò il volto con entrambe le mani “Basta piangere, basta lasciarsi incantare dalle emozioni. Sono su questa nave per raggiungere un sogno e non permetterò più a niente e nessuno di distogliermi da questo”.
Finalmente la sua concentrazione tornò a dedicarsi alle rotte che finora aveva solo scarabocchiato.

Zoro si chiuse in cabina, estrasse una alla volta le sue tre spade e le sistemò davanti a se lentamente. Si vedeva riflesso sulle loro lame lucenti. Quella ragazzina gli aveva fatto perdere la testa, il suo sangue freddo. Un’idea fissa gli opprimeva il cuore come un enorme macigno “Lei non è innamorata…” era l’unica spiegazione. Quella notte era stato tutto solo effetto dell’alcol. Accarezzò la lama della Kitetsu, si tagliò il polpastrello del pollice, ma non se ne accorse assorto com’era nei suoi pensieri. “Io invece…” lui si era proprio perso per lei…era successo tutto così all’improvviso. “Che stupido!! Che stupido!!” Premette la fronte contro i palmi delle mani. Era ferito il suo cuore, era ferito il suo orgoglio… ma si sentiva abbastanza forte da poterci passare sopra, doveva esserlo, perché comunque avrebbe dovuto continuare a far finta di nulla… come voleva lei…

Il resto della giornata trascorse tranquillo e i giorni seguenti sembravano aver riportato la solita spensieratezza a bordo della Going Merry, solo Nami si distingueva in quel lieto quadretto: più che una persona pareva un automa… aveva cocciutamente deciso di non farsi più contagiare dalla fragilità del suo cuore, convinta che il sentimento che era in quei giorni sbocciato fosse la causa del suo sentirsi infantile, debole… vulnerabile. Il primo ad accorgersi del cambiamento fu Zoro... “Non è più un mio problema” pensava quando si accorgeva di fissarla chiedendosi il motivo di quel suo nuovo atteggiamento, ma vederla così gli faceva ancora male… per quanto gli scocciasse ammetterlo.
- Ma è sempre così asociale? - chiese Megumi una sera, mentre tutti tranne Nami erano in cucina. Guardò Zoro. Anche Usop lo guardò, ma lui non ebbe nessuna reazione. Sanji sospirò, si alzò ed uscì a cercarla. La trovò nell’agrumeto impegnata a leggere un librone. - Posso avvicinarmi senza rischiare che me lo tiri addosso - disse lui prima di salire l’ultimo gradino della scala. Lei chiuse il libro e lo appoggiò a terra - C’è qualcosa che non va? - chiese il cuoco sedendosi accanto alla ragazza - Ho solo bisogno di stare un po’ sola con me stessa - rispose lei - Si sente la tua mancanza: da qualche giorno non urli più, non ci comandi a bacchetta, non litighi con nessuno… - - Credo che sia venuto il momento per la piccola Nami di crescere un po’… - - Crescere? - chiese Sanji non capendo - Su questa nave sei la più saggia e matura! - continuò il biondino facendo una carrellata mentale sull’infantilismo dei suoi compagni. - Saggia io? - - Certo! Non è certo dalla serietà di una persona che si misura la sua saggezza. Puoi ridere, scherzare, piangere… lasciarti andare insomma, senza che nessuno possa per questo pensare che tu sia infantile. Chi ti ha messo in testa queste stupidaggini? - Sul volto di Nami spuntò un pallido sorriso, appena accennato, ma era già qualcosa. - A vederti così seria non mi viene nemmeno voglia di corteggiarti! - continuava il biondino tentando di farla ridere e piano piano l’impresa gli riuscì. Rimasero ancora un po’ lì a parlare... quando voleva Sanji sapeva essere così rassicurante! Per Nami fu come rinascere dal torpore dei suoi dolorosi ricordi. Alla fine si alzarono e raggiunsero gli altri in cucina.

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TO BE CONTINUED…
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Capitolo 14
*** Tregua! ***


Stavano per arrivare a Kirishi. Se il vento non cambiava, ci sarebbero giunti la sera dopo. Zoro e Usop erano in cucina, lo spadaccino stava facendo un pisolino seduto coi piedi su una sedia. Entrò Megumi e, adocchiando le katane dello spadaccino appoggiate a terra e lui che dormiva, decise di avvicinarsi per vederle bene. Capite le sue intenzioni Usop, senza fiatare, le faceva segno di non farlo - Ti ammazza!! - le sillabava in labiale. Ma la ragazza gli sorrise, guardò Zoro per accertarsi che stesse dormendo, si chinò e afferrò le tre spade. - Dai retta ad Usop - sentì dire alle sue spalle, si gelò, lentamente si girò: lo spadaccino aveva ancora gli occhi chiusi, ma evidentemente era ben sveglio e vigile. Con tutta la sua grazia e femminilità gli sorrise ingenuamente – Scusa - disse riappoggiando i tesori dello spadaccino a terra. Con immenso stupore di Usop, lui sorrise lievemente dicendo - Per questa volta te la cavi, ma che non succeda più - La ragazza gli diede un bacetto su una guancia, lui quasi saltò per lo stupore, sbarrò gli occhi per poi richiuderli subito per non dare a vedere l’imbarazzo e il turbamento che quel gesto, apparentemente innocente, gli aveva dato. La ragazza, in tutta naturalezza, prese una sedia e la posizionò quasi di fronte a lui, si sedette accavallando le gambe e guardando ancora le spade disse - Valgono molto vero? - Lo spadaccino aprì un occhio guardando la ragazza con aria sospetta - Il valore economico non m’interessa, per me hanno un valore che va ben oltre i soldi… - Lei si volse a guardare lui dritto in faccia - Rolonoa Zoro…. mi ricordo di te…. ho visto il tuo volto stampato su un bel po’ di fogli insieme ad una cifra piuttosto alta. Su di te e i tuoi compagni pendono belle taglie - disse sorridendo - Sentito Usop? Siamo proprio famosi - disse Zoro tranquillamente. Il nasone era invece molto meno sereno di sentire quelle parole - Famigerati direi. E pensare che non sembrate per nulla cattive persone… siete stati così gentili con il nonno… - continuò poi Megumi. Che strana ragazza… faceva un curioso effetto su Zoro… così come su gli altri ragazzi... non si capiva mai che intenzioni avesse. Lo spadaccino si alzò, raccolse le sue spade ed uscì a fare esercizi.
Era in piedi, lo sguardo assorto a contemplare l’oceano, mentre sollevava pesi. Un pizzicotto al sedere lo fece trasalire. Si girò di scatto: Nami lo guardava con quel suo sorriso birichino, che tanto gli era mancato in quei giorni. E adesso? Perchè così sorridente? Zoro la fissava con un punto interrogativo sospeso in testa “Rinuncio a capirla… è troppo lunatica!” - Beh? - disse perplesso - Tregua! - - Eh?!?!? - disse lui ancora più confuso. Lei rise nel vedere quell’espressine tanto buffa - Ho sbagliato, mi sono comportata male, prendendomela con te per un errore che ho commesso io, di mia spontanea volontà. Ora voglio solo che torni tutto come prima. Ci ho messo un po’ a schiarirmi le idee, ma ora vedo tutto chiaramente, ho affrontato ricordi del passato e paure del presente e ora sono più forte! - e dicendo questo tirò su le braccia a mostrare i bicipiti. Lui annuì, avendo finalmente capito - Sono felice di rivedere quel sorrisino, ma non credo di riuscire più a vederti come prima - Lei si mise le mani ai fianchi - Sarà meglio che tu ci riesca - Lui si appoggiò al parapetto incrociando le braccia e guardando in basso disse - Ma è stato proprio solo un errore? … non provi proprio nient… - Nami gli strinse le labbra tra pollice e indice. Si che provava qualcosa… aveva ormai ammesso a se stessa di essersi innamorata di lui, ma erano compagni di un lungo viaggio… era meglio che tra di loro continuasse ad esserci solo amicizia. Gli sorrise teneramente - Non ne parliamo più, ok? - - Ma io ti ho fatto una domanda! - continuò lui imbronciato. Lei lo abbracciò - Non importa se è stato un errore, non importa quello che provo - Senza ricambiare l’abbraccio lui rispose - Importa a me - Nami si staccò - Zoro, cerca di capire! Dobbiamo convivere qui chissà ancora per quanto: non complichiamoci la vita - Lui alzò un angolo della bocca improvvisando un sorriso un po’ sarcastico - Posso stare qui a parlare quanto voglio… non cambierai più idea… con tutte le donne che ci sono al mondo, proprio di una testona come te dovevo innamor… - di nuovo Nami gli bloccò le labbra… non voleva più sentirglielo dire.

Che fatica era adesso trattarla come aveva sempre fatto, prenderla in giro, litigarci, farsi malmenare… quando invece Zoro avrebbe solo voluto abbracciarla, tenerla stretta a se, ma non poteva e c’erano due motivi: uno era che lei aveva deciso così e far cambiare idea a quella pestifera testolina rossa era praticamente impossibile, la seconda era che se lei lo respingeva, lui doveva cancellarla dalla sua testa “Non mi vorrò mica ridurre come quello smidollato di Sanji a corteggiarla senza ritegno!” pensava… ne andava del suo onore e della sua autostima.

Dall’alto dell’albero maestro Usop urlò … si ripeteva la scena di non molti giorni prima: davanti alla Going Merry si stagliava la sagoma annebbiata dell’isola Kirishi. Erano arrivati. Nagaishi non stava più nella pelle. Mancava ancora un po’, visto che il vento era quasi inesistente, allora l’equipaggio si radunò in cucina a decidere chi sarebbe sceso. Rufy voleva assolutamente scendere di nuovo per accompagnare l’amico Nagaishi, anche Sanji sarebbe andato con loro. Megumi disse che preferiva salutare lì il nonno e continuare il viaggio fino all’isola in cui si sarebbero fermati dopo… la notizia lasciò perplessa solo Nami, che iniziava a desiderare di liberarsi di quella tipa tanto insolente, mentre i ragazzi furono entusiasti della notizia. Usop ovviamente non ci pensava minimamente a rimettere piede in quella giungla! Anche Nami decise di restare sulla Going Merry - Beh… già mi secca il fatto di non poterne disegnare la rotta… - questa fu la scusa… il motivo vero è che aveva paura di quello che il Wet Fire avrebbe potuto riportare a galla dal suo cuore. Infine anche Zoro pensò che fosse meglio stare sulla nave - Qualcuno dovrà pur stare qui a difenderla - disse, ma Usop sbottò che c’era già lui… ma tutti lo guardarono male, persino Megumi e Nagaishi!

Rufy, Sanji e Nagaishi erano scesi da un po’. Usop era sul castello a sistemare un progetto a cui lavorava da qualche giorno, assistito da Megumi. Nami era sola sul ponte, si era messa a sedere sul parapetto, con una gamba tirata su e l’altra a penzoloni. Arrivò Zoro. - Come mai non sei sceso? - chiese la ragazza tanto per dire qualcosa. Lui alzò le spalle continuando ad avvicinarsi lentamente. - Tu piuttosto… se è per quello che è successo l’altra volta, beh… ne hai combinate di peggio dopo aver lasciato l’isola - disse lui ridendo, ripensando alla notte d’amore passata insieme. Lei non rispose alla provocazione. Lui si pentì di quello che aveva detto, non era il caso rivangare quella notte ora, ma gli era proprio scappato, senza alcuna malizia. Allora si avvicinò dandole un puffetto sulla fronte – Scherzavo - Il gesto, sebbene leggerissimo, fece perdere l’equilibrio alla ragazza, che scivolò giù dalla nave. Si sentì lei urlare spaventata e poco dopo il tonfo in acqua. Zoro si affacciò al parapetto preoccupato, con quella nebbia non si vedeva nulla. Senza pensarci un attimo si tuffò. Nami stava letteralmente starnazzando in acqua, spaventata più per il volo fatto all’improvviso, che per il fatto che così vestita rischiava di non stare a galla. Zoro seguendo la sua voce, la raggiunse subito. Appena lei lo vide iniziò a dirgliene di ogni, era arrabbiatissima - Ma sei pazzo!! Razza di imbecille!!! Potevo farmi male… - continuò così per un pezzo, parlando, anzi urlando a raffica, annaspando intanto per non affogare. Zoro si era tranquillizzato… Nami stava fin troppo bene! Ma stava lì in silenzio a sorbirsi quell’infinita lavata di testa da parte della ragazza… ora però stava esagerando, era diventata molesta… parlava così veloce e con voce così stridula che non si capiva neanche più quello che dicesse. All’improvviso Zoro l’afferrò per i fianchi sott’acqua, l’avvicinò e la baciò. Lei lo respinse immediatamente e ora lo guardava con aria strana: a metà strada tra l’ira e lo stupore - Era l’unico modo per farti star zitta - disse lui. Lei si mise a ridere, un po’ imbarazzata, poi con un filo di voce disse - Mi ero spaventata - - Mi dispiace - disse lui, guardandola fisso negli occhi. Perché doveva soffrire così per lei, com’era riuscita a ridurre uno come Zoro in quello stato? Continuava a guardarla, con una mano le accarezzò una guancia, poi le tolse dal viso i capelli bagnati che le si erano appiccicati qua e là. Si mise a seguire con lo sguardo una gocciolina che stava scendendo sul naso della ragazza: arrivata sulla punta la gocciolina cadde, lui continuò a seguirla vedendola passare davanti alla bocca semiaperta di lei… non riuscì a resistere…la baciò di nuovo. Questa volta lei ricambiò, mantenere il controllo le poteva riuscire una volta, ma due… Il cuore di Nami batteva all’impazzata, quanto le erano mancate quelle labbra. Con le braccia si aggrappò al collo del ragazzo. Lui le cinse la vita, stringendola il più possibile a se.

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TO BE CONTINUED…
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Capitolo 15
*** La via del cuore ***


SULLE TRACCE DEL WET FIRE

SULLE TRACCE DEL WET FIRE

 

CAPITOLO 15

La via del cuore

 

Sull’isola intanto Nagaishi e gli altri  erano riusciti senza troppi problemi a superare la prova del Wet Fire e ora si trovavano di fronte alla tribù. L’incontro tra Nagaishi e Naoko fu toccante, certamente strano e inusuale per il fatto che due uomini così anziani potessero essere padre e figlio, ma fu toccante. I due si parlarono a lungo, mentre Rufy ne approfittava per divorare ogni prelibatezza gli venisse offerta.

Poi Nagaishi disse ai due ragazzi che l’avevano accompagnato, che lui sarebbe rimasto a vivere lì, ma ora voleva tornare alla nave a salutare Megumi e gli altri.

 

Dalla vegetazione provenne all’improvviso un frusciare di foglie e rami. Usop si nascose coraggiosamente dietro la schiena di Megumi, ma ben presto tra la nebbia si riuscì a distingue un cappello di paglia: era Rufy che stava tornando portando con se un sacco di cibo di ogni genere - Abbiamo le provviste!! - urlava felicissimo salendo sulla sua nave. Dietro di lui giunse anche Sanji portando a sua volta un enorme carico di selvaggina, frutta e verdure varie. Da ultimo salì Nagaishi. La nipote gli corse incontro - Allora? - Il vecchio l’abbracciò calorosamente - Sono tornato solo per salutarti. Rimango qui. La mia casa e tutte le cose che ho lasciato a Sakoro sono tue - Megumi strinse forte il nonno mentre le lacrime iniziavano lente a solcarle il volto. Terminato quell’affettuoso abbraccio, il vecchio passò a salutare Usop, Sanji e Rufy, ringraziandoli di cuore per tutto quello che avevano fatto per lui. Iniziò poi a guardarsi intorno come a cercare qualcuno e fu solo allora che gli altri si accorsero della mancanza di due dei loro compagni - Dove sono Nami e Zoro? - chiese poi. Tutti si guardavano intorno e poco dopo iniziarono a cercarli in giro per la Going Merry.

 

Distratti dalle urla dei loro amici che li chiamavano a squarciagola già da un po’, Nami e Zoro tornarono alla realtà riemergendo all’improvviso dall’atmosfera magica che il bacio aveva creato. Guardarono subito in alto, nella direzione delle urla, realizzando pian piano la situazione. Si guardarono per un attimo – Andiamo - disse poi Zoro iniziando a nuotare senza mollare la presa a Nami, che continuava ad annaspare nell’acqua appesantita dagli abiti inzuppati. Avrebbe dovuto e voluto toglierli, ma viste le circostanze non era decisamente il caso. Da sopra la nave si continuavano a sentire le grida quasi disumane di Rufy e Sanji – NAAAAAAAAAAMIIIIIIIIIIIIIIIIII - - ZOOOOOOOOOROOOOOOOOOO -

- Piantatela di urlare! Non sono mica sordo - da dietro il parapetto della nave si vide spuntare una testa verde. Si girarono tutti ammutoliti. Lo spadaccino aiutò Nami a salire, poi saltò a bordo a sua volta. Tutti li guardavano con enormi punti interrogativi fluttuanti in testa. Nami non parlava, impegnata com’era a tremare intirizzita dal freddo che l’aveva colpita essendo tutta bagnata. Zoro con aria distaccata guardò i suoi amici - Beh? Che c’è da guardare? - disse all’improvviso. Sanji praticamente se lo divorò - Che c’è da guardare?!?!?!?!?!?!? Cos’hai fatto al mio povero angioletto?!?!?!? Razza di demente!!! - e così dicendo si tolse la giacca poggiandola sulle spalle di Nami che lo ringraziò con un sorriso - E’ caduta in acqua e te l’ho recuperata, brutto ingrato che non sei altro!! Ora la pianti di urlare!!! - disse Zoro. Sanji si calmò all’istante e i punti interrogativi che ancora svolazzavano sulle teste degli altri svanirono: ora era tutto chiaro.

- Nagaishi è venuto a salutarci - disse Rufy. Il vecchio allora andò a salutare lo spadaccino con un’energica stretta di mano, poi si avvicinò a Nami, che stava tremando stringendosi addosso la giacca di Sanji - Per te ho un messaggio da parte di Naoko - disse. La ragazza lo guardò stupita e lo stesso fecero tutti i suoi compagni. Quando il vecchio stava per cominciare a parlare però le orecchie di Rufy e co. si allungarono nella sua direzione incuriosite, allora Nagaishi si vide costretto a prendere da parte Nami - Forse è meglio allontanarci da loro - disse guardando i curiosoni che intanto avevano iniziato a fischiettare per far finta di niente. Ora, al sicuro da orecchie indiscrete, Nagaishi iniziò a parlare, mentre la ragazza lo guardava stralunata - Naoko mi ha detto di dirti che amare è un atto di coraggio… non di debolezza. E ha aggiunto che devi imparare a seguire il tuo cuore, perché ti puoi fidare del fatto che lui conosce la giusta strada per te - Nami arrossì farfugliando qualcosa - Ma… ma… c… cos… - Il vecchio le accarezzò paternamente una guancia - Non stupirti di nulla. Mio… padre… [gli sembrava strano chiamare così quell’uomo n.d.a.] vive in simbiosi con quest’isola magica e può leggere nel cuore delle persone che vi mettono piede - disse lui. La ragazza gli sorrise debolmente… si sentiva un po’ stordita. Poi i due si riavvicinarono agli altri. Nagaishi salutò nuovamente tutti, riabbracciò la nipote e scese scomparendo tra la nebbia.

- Partiamo - disse Rufy risoluto appena si riprese dall’addio a quel nuovo amico. Si aspettava che Nami iniziasse come al solito a impartire ordini a tutti e invece, quando si volse a guardarla, la vide immobile, che fissava il vuoto stringendo forte i lembi della giacca di Sanji, che orami era fradicia - Nami?!?!? - la chiamò allora agitandole una mano davanti agli occhi. Finalmente la ragazza si riprese - Ah!!! Si!!! Levate l’ancora!!! Issate le vele!!! Usop al timone!!! La rotta la conosci! - iniziò a gridare con quell’aria autoritaria che spesso facevano sembrare lei il vero capitano della Going Merry. Poi, appena la nave si mosse, si diresse solitaria verso la sua cabina per andarsi ad asciugare e cambiare. Era entrata da poco quando bussarono alla porta, l’aprì appena per sbirciare chi era: Zoro - Aspetta un momento - gli disse, poi richiuse la porta, finì di vestirsi, si asciugò i capelli gocciolanti alla meno peggio, strofinandoli con un asciugamano, poi li pettinò e finalmente andò ad aprire. Lo spadaccino entrò - Tutto bene? - disse - Si si! - rispose lei sorridente - Allora? - riprese lui dopo un attimo di silenzio. - Allora che? - chiese lei. Lui buttò gli occhi in alto - Mmmmhhhh… non avrai mica intenzione di continuare a far finta di niente anche questa volta? - Lei sorrise, gli si avvicinò, appoggiò le mani sulle braccia che lui aveva incrociate sul petto e si spinse sulla punta dei piedi per dargli un tenero bacetto sulla labbra - Questa volta no! - disse guardandolo negli occhi, con un sorrisone che andava da orecchio a orecchio. Per quanto lui ne fosse felice, non si aspettava di sentirglielo dire, quindi rimase lì imbambolato a guardarla senza riuscire a dire una parola. Allora lei continuò - Però adesso ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere, per capire… - Lui annuì sorridendo poi le chiese - Cosa ti ha detto Nagaishi? - Nami sorrise di nuovo dicendo - Mi ha parlato di te! -

Da fuori si sentirono voci e passi. I due nella cabina si allontanarono appena in tempo: Megumi entrò spalancando la porta… dietro di lei c’era Sanji - E’ successo qualcosa? - chiese Zoro. I due appena arrivati tacevano guardandoli con aria sospetta. Allora lui scansò Megumi ed uscì sotto lo sguardo inquisitorio dell’amico cuoco. Dopo pochi passi nel corridoio, lo spadaccino si fermò - Qualche problema Sanji? - dal biondino non giunse risposta, allora Zoro, col suo solito atteggiamento da perfetto menefreghista, alzò le spalle e si allontanò.

Megumi era entrata in cabina squadrando con aria curiosissima Nami, che in tutta tranquillità disse - Non ti hanno insegnato a bussare? - intanto si chinò a prendere da una sedia l’asciugamano con cui ricominciò ad asciugarsi i capelli. Entrò anche Sanji: era insolitamente serio. Nami iniziò a preoccuparsi… che quell’arpia di Megumi gli avesse messo la pulce nell’orecchio? Come se i problemi non fossero già abbastanza. La freddò con uno sguardo truce e quella in tutta risposta fece un sorrisetto a dir poco malefico e disse - E’ meglio che vi lasci soli - e uscì.

Sanji se ne stava ancora fermo in piedi con le mani in tasca e una sigaretta quasi del tutto consumata in bocca - Cosa c’è? - chiese Nami per infrangere il pesantissimo silenzio che era sceso dopo l’uscita di scena di Megumi - Ero venuto a vedere come stavi, ma vedo che la tua salute non sta a cuore solo a me… - Lei sorrise timida - Come vedi ora sto bene - - Già… il grande eroe ti ha salvata un’altra volta… - - Ero solo caduta in acqua… e Zoro mi ha aiutata a risalire a bordo… niente di eroico. Ah ah ah!!! Quella testa vuota di uno spadaccino sembra senza cuore, ma un briciolo di umanità ce l’ha… ah ah ah!!! - diceva Nami ridendo forzatamente - Già… - disse lui quasi sussurrando. Nami cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa, prese la giacca di Sanji che era appoggiata su una sedia e la porse al legittimo proprietario - Grazie!! Te l’ho conciata maluccio però, mi dispiace - e intanto cercava di piegarla a modo. Lui la prese - Non fa niente… per la giacca… - e si avvicinò all’uscita.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 16
*** Ritorno alla normalità ***


Nami prese Sanji per un polso - Piantala con questo stupido atteggiamento! – disse - Non te lo aspettavi che fossi geloso? - disse lui alzando un sopracciglio - E geloso di chi? Di quella zucca vuota di Zoro? Ma per chi mi hai presa? - disse pensando intanto a quanto fosse spudoratamente bugiarda. Lui finalmente sorrise - Allora non c’è niente? Posso stare tranquillo! - - Ovvio! - disse lei incrociando le braccia sul petto con espressione un po’ scocciata - Bene bene! Questa storia mi ha fatto concentrare troppo su di te: ho trascurato Megumi! - disse lui emanando cuoricini a destra e a manca. A Nami caddero le braccia - Sei gelosa pasticcino? - disse lui accorgendosene, ma lei, indicandogli furiosa l’uscita, gli urlò - Fila prima che ti penda a sberle! - I capelli del ragazzo svolazzarono tanto che parevano doversi staccare dalla testa - Non volevo farli arrabbiare, se sei gelosa, sto con te - - Vattene! - Questa volta Sanji schizzò fuori sinceramente spaventato, non aveva voglia di ritrovarsi con una torre di bernoccoli in testa!

Rimasta finalmente sola, Nami si gettò a sedere su una sedia e riprese ad asciugarsi i capelli in santa pace. Quando tornò tutta in ordine, salì sul ponte portando con se una cartina arrotolata, chiamando a radunata i compagni in cucina. Appoggiò la cartina sul tavolo e la srotolò - Dobbiamo vedere bene la rotta. Per andare a Kirishi ci siamo un po’ allontanati. Visto che non abbiamo problemi di provviste, possiamo arrivare tranquillamente fino a Knok Island - disse quando tutti furono entrati. Piazzò gli indici sulla cartina nautica, uno sull’isola di destinazione e uno nel punto in cui la Going Merry si trovava in quel momento. Gli altri annuirono in silenzio, ma in quel momento sulla carta si poggiò un altro indice ad indicare un’isoletta minuscola. Il dito in questione apparteneva a Megumi - Potreste portarmi qui prima? Scenderò e voi poi potrete continuare il vostro viaggio per Knok > disse rispondendo agli sguardi interrogativi di tutti i presenti. Nuovamente i ragazzi annuirono in segno di assenso, mentre Nami disse - Ma è completamente fuori rotta! Scenderai a Knok - disse pregustando il momento in cui quella tipa sarebbe finalmente scesa dalla nave per non rimetterci più piede. - Per favore, ho amici qui a Baranka, sono come una famiglia per me! - di nuovo i ragazzi risposero annuendo, ma Nami era irremovibile - Non se ne discute! Abbiamo già perso troppo tempo! - - Vi prego! - insisteva Megumi. A quel punto intervenne Rufy - Ma si Nami, che ci costa? - A Nami iniziò a pulsare la vena sulla tempia - Come possiamo negare un piacere a quest’angioletto? - disse Sanji abbracciando la ragazza - Sono d’accordo anch’io - disse Usop. Nami esplose - Siete fuori di testa? E’ una stupidaggine! E’ come tornare indietro! - - Vi pagherò! - disse all’improvviso Megumi. Nami si ammutolì all’istante drizzando le antenne - Come scusa? - disse porgendo un orecchio. Megumi rispose - Vi pagherò quanto volete, non c’è problema - Nami iniziò a fare calcoli mentali contando sulle punte delle dita e farfugliando cifre che crescevano in modo esponenziale - In questo caso cambia tutto… cinque milioni di berry possono bastare - disse poi sorridente allungando la mano a sancire l’accordo - Ci sto. Appena sbarchiamo a Baranka avrete i vostri soldi - rispose Megumi stringendo la mano della navigatrice - Ma Nami! - dissero in coro Rufy e Usop, disapprovando la solita avidità della loro compagna. Partì un doppio pugno che stese entrambi - Tacete! - disse ringhiando, tornado poi subito a sorridere felice per il patto appena stipulato e pensando al gruzzolo che l’aspettava a Baranka. Guardava Megumi di fronte a lei sorridere pensando “In fondo è una brava ragazza, l’ho sempre pensato”.

Erano usciti tutti, tranne Usop e Nami che erano rimasti a controllare sulla cartina la nuova rotta da seguire. La ragazza stava riflettendo su quanto tempo avrebbero impiegato ad arrivare a Baranka, ma era difficile fare valutazioni nel Grande Blu, visto che il tempo e il vento cambiavano di minuto in minuto. Nel bel mezzo dei suoi pensieri si accorse che Usop la stava fissando - Cosa c’è? - gli chiese - Ah! Niente niente! - rispose lui distogliendo subito lo sguardo. Ma poco dopo si ripropose la stessa scena. Questa volta Nami gli sferrò uno dei suoi pugni assassini proprio sul nasone. Il povero Usop volò a terra con le gambe all’aria, si prese il naso sanguinolento tra le mani piangendo - Ahi! Che male! Ma sei pazza! - - Ora la pianterai di fissarmi spero - disse lei senza pietà, mentre lui continuava a frignare tenendosi il nasone. Pensava a lei e a Zoro, per quello la stava fissando. Era così curioso, ma come poteva fare a saper qualcosa? Se lo prendeva a pugni lei, Zoro come minimo l’avrebbe affettato se si fosse azzardato a chiedere qualcosa. Dopo quel pugno si rassegnò al fatto che non ne avrebbe mai saputo di più. Tenendosi alla larga da Nami, si alzò e si diresse verso il bagno per andare a fermare l’emorragia.

Nami rimase lì seduta coi gomiti appoggiati al tavolo e le mani intrecciate sotto il mento a sorreggere la testa: aveva capito il motivo per cui Usop la fissava. Stavano diventando in troppi sulla nave a sapere o dubitare di lei e Zoro. Doveva mettersi a pensare sul serio a cosa voleva fare, a cosa provava e poi dopo avrebbe dovuto affrontare gli altri. Zoro le piaceva, le piaceva da matti, anzi ne era decisamente innamorata, ma era successo tutto così in fretta! Lo conosceva da un sacco di tempo ormai e poi, così all’improvviso si era trovata ad essere innamorata di lui e non poterne più fare a meno. Tutte le paranoie che si era fatta all’inizio non erano ancora scomparse però: se poi le cose tra loro non fossero andate bene, come avrebbero potuto continuare a vivere insieme sulla nave? E poi c’era Sanji: va bene che era un donnaiolo senza ritegno e si sarebbe trovato altre mille donne da corteggiare e stressare al posto suo, ma se se la fosse presa con Zoro? Soffiò scocciata, arrotolò la cartina e si alzò per riportarla in cabina.

Quando uscì dalla cucina vide lo spadaccino sul ponte che faceva i suoi soliti esercizi. Vedendola lui le accennò un lieve sorriso per poi tornare alla sua tradizionale espressione da duro. A Nami si stampò sul volto il ritratto della felicità: quella versione dello scontroso Zoro che con lei era dolce, era adorabile, la mandava su di giri! Le scappava da ridere sentendo il cuore battere fortissimo solo per quel sorrisino.

 

I giorni passavano finalmente tranquilli, la navigazione procedeva senza problemi e se fosse continuata così in pochi giorni sarebbero arrivati a Baranka.

Megumi raggiunse Nami sull’agrumeto - Grazie! - disse mettendosi a sedere. La cartografa alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e la guardò con aria interrogativa - Per aver deciso di portarmi a Baranka - aggiunse allora Megumi - Dovere! - disse Nami pensando al gruzzolo di denari che l’aspettava e poi proseguì - Ma come mai proprio quell’isola? E’ così piccola! Pensavo che non fosse nemmeno abitata - - E’ piccola ma accogliente, vedrai! - rispose l’altra. Le due ragazze rimasero lì all’ombra degli alberi a chiacchierare per un po’, per la prima volta da quando si erano conosciute, si trovavano simpatiche. A Nami però tornarono in mente con nostalgia i bei momenti passati con Bibi, erano diventate molto amiche durante il duro viaggio per Alabasta e ora le mancava tanto. Chissà cos’avrebbe detto se avesse saputo di lei e Zoro? Le sarebbe tanto piaciuto confidarsi con lei. Per quanto adesso Megumi all’improvviso sembrasse essere diventata così socievole, rimaneva comunque una tipa strana, di cui Nami non riusciva a fidarsi fino in fondo.

Dopo quell’amichevole chiacchierata Megumi scese, lasciando Nami sola alle sue letture. Dopo poco, perfettamente mimetizzata tra le foglie dei mandarini,spuntò la testa verde di Zoro. – Ciao - disse stravaccandosi accanto a lei, che lo guardava sorridente. In quegli ultimi giorni non avevano mai avuto occasione di starsene un attimo insieme da soli. Lui aveva assunto la sua tipica posizione di relax, semidisteso con le mani incrociate dietro la nuca, gli occhi chiusi e la solita espressione corrucciata. Nami incominciò ad accarezzargli dolcemente la testa facendo scivolare le dita affusolate tra i capelli corti di lui, che aprì un occhio dicendo - Sei strana, sai? - La mano di Nami si fermò - Strana io? E Perché? – disse - Prima mi respingi, poi mi attiri, quindi mi respingi di nuovo e adesso? Posso sapere cosa sta macchinando quella diabolica testolina rossa? - rispose il ragazzo - Diabolica? - disse lei iniziando ad agitarsi - Sì, diabolica! - rispose lui a tono e dopo poco si ritrovarono a bisticciare come al solito, era più forte di loro.

La voce di Sanji che chiamava i compagni per il pranzo fermò il battibecco. Nami si alzò - E adesso dove credi di andare? - disse Zoro rimanendo steso a terra - A mangiare, no? Non hai sentito? - rispose lei allungandogli una mano per aiutarlo a tirarsi su. Ma lui afferrò e tirò energicamente a se quella mano, facendosi cadere addosso la ragazza. - Ahi! - esclamò lei contrariata, ma poi alzando gli occhi, il suo sguardo si incrociò a quello intenso dello spadaccino, il suo viso si addolcì e le labbra si mossero da sole per unirsi a quelle di lui. Quel bacio tanto tenero e appassionato allo stesso tempo terminò quando Nami si scostò sorridendo, mettendo un dito sulle labbra di Zoro - Non puoi iniziare a usare metodi meno rudi quando vuoi baciarmi? - - Ragazzina pestifera, sai solo lamentarti! - disse lui iniziando ad inseguirla giù per le scale. Bisticciavano e ridevano come due bambini finchè arrivarono in cucina, dove gli altri li stavano aspettando bloccando Rufy, per impedirgli di abbuffarsi prima che fossero tutti a tavola - Ma la volete smettere di litigare sempre voi due? - disse il pirata di gomma, arrabbiato per il fatto che a causa loro non aveva ancora potuto mangiare. I due si ricomposero all’istante sotto gli sguardi interrogativi dei loro compagni - Lasciala un po’ in pace selvaggio! - disse Sanji allo spadaccino, mentre portava in tavola i piatti - Non preoccuparti Sanji, so difendermi bene da sola - rispose lei con un gran sorriso mentre si metteva a sedere. Anche Zoro si accomodò al tavolo e finalmente si iniziò a mangiare tranquillamente, con Rufy che gridava che ne voleva ancora.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 17
*** Fulmini tuoni e pugnali ***


CAPITOLO 17

Fulmini tuoni e pugnali

 

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Baranka si avvicinava, mentre i giorni sulla Going Merry trascorrevano come al solito, tra urla, sberle, risate, litigi e ora anche fugaci e teneri incontri nascosti tra Nami e Zoro.

Il vento era molto debole quella sera, altrimenti sarebbero arrivati a destinazione in poche ore. Megumi chiamò tutti in cucina

Che ne dite di un bel brindisi prima di arrivare?” disse quando gli altri la raggiunsero.

Sanji senza pensarci due volte tirò fuori bottiglie di vino e di rhum e i festeggiamenti iniziarono. Per una buona volta i nostri eroi potevano rilassarsi e ubriacarsi quanto volevano: niente nemici alle calcagna, era un miracolo, effettivamente c’era di che brindare! Megumi sembrava tenerci particolarmente e incitava i compagni a tracannarsi litri e litri di alcolici. Dopo qualche ora crollarono tutti come pere cotte lì in cucina.

 

Un rumore svegliò Zoro nel cuore della notte. Aprì un occhio: niente di sospetto, ma era meglio controllare. Si tirò in piedi lentamente con la testa che gli pulsava, fece scivolare una mano lungo un fianco a cercare le spade, non c’erano! Pensò di averle appoggiate da qualche parte lì in cucina preso dai festeggiamenti, anche se non era da lui scordarsene e iniziò a cercarle certo non aiutato dalla debolissima luce che la luna emanava. Scrutò ogni angolino della cucina, ma delle sue amate spade non c’era traccia. Iniziava a perdere la testa: come aveva potuto abbandonarle? Cercò di calmarsi per recuperare il sangue freddo e quindi uscì dalla cucina sperando di trovare sul ponte i suoi tesori. Appena fuori udì dei passi calpestare il legno della nave sotto coperta. Si girò a guardare di nuovo dentro la cucina: i suoi compagni sembravano essere tutti lì ronfanti. Sgattaiolò silenzioso a nascondersi tra un gruppo di barili sul ponte, doveva capire cosa stava succedendo. Ancora voci provenire da… da… da fuori dalla nave? Cercò di aguzzare la vista per scrutare oltre il parapetto: erano arrivati sull’isola! Ma cosa stava succedendo? A sentire il rumore di passi la nave sembrava piena di intrusi. Decise di scendere per capire chi fosse quella gente: si inerpicò silenzioso giù per la nave fino all’acqua per risalire poi sulla terra ferma e nascondersi tra la vegetazione di un boschetto. Da lì riusciva a vedere qualcosa: la Going Merry era stata ormeggiata accanto alla costa alta dell’isoletta. Un gruppo di uomini faceva avanti e indietro, mentre un omuncolo basso con in testa un cappello assurdo più grande di lui sembrava dirigere le operazioni.

Nella cabina della ragazza c’è un forziere pieno di denaro e gioielli, le spade le ho prese io, dei pirati che ne facciamo Syukou?”

Era la voce di Megumi!

Portateli giù, gli prendiamo in prestito anche la nave ah ah ah!!!” disse ridendo sgangheratamente il nanerottolo che a quanto pareva era il capo e si chiamava Syukou.

La faccenda si faceva seria. Zoro doveva pensare a un piano, ma aveva la mente come annebbiata e i riflessi rallentati e pensare che era abituato a bere.

Il tesoro dei pirati di Poi l’ho lasciato a Sakoro, a casa di mio nonno, possiamo andare a prenderlo quando vogliamo” disse ancora Megumi.

Allora tutto quello che avevano detto di lei quegli uomini era vero. Megumi era una ladra e aveva ingannato anche loro. Come avevano potuto farsi abbindolare così facilmente?

Ma cosa farei senza di te??” disse Syukou complimentandosi con la ragazza e ridendo con lei e poi continuò

Per quanto dormiranno ancora?”

indicava uno dei suoi uomini che scendeva dalla Going Merry portando in spalla un corpo, uno dei compagni di Zoro.

Ne avranno ancora per qualche oretta. Ah ah ah!!! Ho messo un po’ di tutto nei loro bicchieri” rispose Megumi.

Ne manca uno!” gridò un uomo dalla nave.

Nella penombra si vide Megumi precipitarsi a bordo e dopo poco la si sentì gridare

Lo spadaccino non c’è!”

La luce che già era scarsa iniziò a calare ulteriormente: il cielo si stava ricoperto di una fitta coltre di nubi e presto cominciò a piovere.

Zoro non sapeva bene cosa fare, da solo, disarmato e con la mente offuscata dagli intrugli che Megumi gli aveva fatto bere, ma di stare lì ancora a guardare senza fare niente non se ne parlava, doveva reagire. Uscì dal suo nascondiglio e trovatosi davanti a quegli uomini disse

Mi stavate cercando?”

Dalla nave Megumi lo indicò gridando

E’ lui, prendetelo!”

Dopo una frazione di secondo una decina di energumeni piombava con violenza addosso a Zoro, che se ne sbarazzò velocemente e senza fare troppa fatica.

A quel punto si fece avanti Syukou, fissando lo spadaccino negli occhi

Megumi, occupati dei pirati, legali da qualche parte. A questo ci penso io”

Chi sei?” chiese Zoro

Syukou, meglio conosciuto, anzi famigerato, come La Iena” disse l’uomo pavoneggiandosi in tutto il suo metro e mezzo scarso, cappello compreso

Mai sentito” disse Zoro calmissimo.

Syukou si sgonfiò mentre le braccia gli caddero a terra per l’umiliazione. Quindi iniziò a strillare come un isterico

Come mai sentito? Impertinente! Sono il terrore dei mari del Sud, tutti mi temono!”

Ripeto: mai sentito!” continuò Zoro beffandosi di quel tipo buffo, che stava perdendo le staffe

E’ inutile che ti dai tante arie da gradasso: tu e i tuoi compagni vi siete fatti ben abbindolare dalla mia cara Megumi. E’ un’intrigante attrice, non trovi? Nessun uomo le resiste. Ha ingannato persino me! E’ così che l’ho conosciuta, ma poi ha capito che le conveniva stare dalla mia parte e ora è il mio inseparabile braccio destro” disse Syukou per non perdere la faccia di fronte al nemico

Ma cosa sei? Un pirata o cosa?” chiese Zoro innervosito

Sono un pirata, un ladro, un cacciatore di teste, sono stato anche un marine… a seconda di quello che mi fa più comodo. Oggi sono un ladro. Catturarvi per intascare le belle taglie sulle vostre teste mi farebbe gola, ma adesso mi è un po’ complicato, da quando sono rientrato anch’io nella lista nera della Marina. Per questo mi accontento di prendervi la nave, il tesoro che ci ho trovato a bordo e le tue belle spade!”

A quelle parole Zoro lo guardò infuriato legandosi la bandana nera in testa

Prima dovrai passare sul mio corpo!”

Con molto piacere!” replicò Syukou estraendo affilati pugnali.

Zoro rimase stupito alla vista di quelle lame splendenti tra le dita dell’avversario, che disse

Ah, forse mi sono scordato di dirti che me la cavo coi pugnali” e in quel momento ne lanciò uno talmente vicino alla testa di Zoro, da falciargli via una ciocca dei cortissimi capelli. L’azione fu così veloce e inaspettata che lo spadaccino non si mosse. Syukou rideva vedendolo a bocca aperta

Avevi un ciuffo fuori posto”

Zoro si rimise in guardia, quello strano tipo non era da sottovalutare. Gli si scagliò addosso ringhiando.

Lo scontro si mostrò duro fin dai primi atti. I muscoli di Zoro erano tesissimi a parare e bloccare i fulminei e frenetici movimenti che Syukou faceva fare a quei maledetti pugnali. Di tanto in tanto un piccolo zampillo di sangue usciva ora da un braccio ora dal volto dello spadaccino disarmato, che per quanto fosse abile a difendersi, non riusciva sempre ad impedire di essere tagliuzzato qua e là

Vali la tua fama, spadaccino! Ma questa notte è giunta per te l’ora di crepare!” disse Syukou scagliandosi con tutta la sua ferocia addosso a Zoro. Ormai era impossibile distinguerli: erano due macchie nere di fango che si muovevano nel buio tra le gocce di pioggia battente.

Megumi intanto, insieme a qualche altro uomo, stava legando i compagni di Zoro ad un albero su un lembo di terra a strapiombo sul mare. All’improvviso un lampo illuminò il cielo come se fosse giorno, seguì quasi subito il tuono. Si stava avvicinando un temporale.

Ancora un lampo abbagliante e il fragore del tuono. Il temporale era sopra la piccola Baranka. Il mare ingrossava, le onde violentavano la costa ai piedi di Nami e dei suoi amici immobilizzati all’albero

Corri Megumi, prepara le navi a salpare, arrivo subito!” gridava Syukou sicuro di aver la meglio su Zoro che però intanto gli aveva intrappolato i polsi nella morsa delle sue possenti mani.

Sul piccolo lembo di terra che costituiva l’isola ora erano rimasti soltanto i duellanti e i quattro inermi pirati che continuavano a dormire vittime delle sostanze che Megumi aveva loro somministrato. All’improvviso il buio della notte fu lacerato da un’assordante saetta. Seguì l’urlo di una voce femminile. Zoro e Syukou distolsero le menti dall’estenuante lotta per seguire con lo sguardo quelle grida di terrore. Alle radici dell’albero a cui erano legati i compagni dello spadaccino si era creata una voragine: la pioggia e gli urti delle onde avevano causato una slavina di fango sottraendo il terreno ai piedi di Nami, che proprio in quell’istante si era ripresa. L’albero sembrava potersi reggere ancora energicamente se la terra non avesse ceduto all’acqua che vi penetrava con forza, ma la ragazza era sospesa nel vuoto: ad impedirle di precipitare nello strapiombo sull’oceano era solo la corda che la fissava per la vita al tronco dell’albero.

 

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TO BE CONTINUED

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Capitolo 18
*** Senza via di fuga ***


CAPITOLO 18

Senza via di fuga

 

Le urla disperate di Nami svegliarono i suoi compagni di sventura, che erano ancora relativamente al sicuro… la terra sotto di loro per lo meno c’era ancora. Per Usop era una magra consolazione e, appena si rese conto della situazione, scoppiò in lacrime

E’ finita! Questa volta è finita!”

Piantala!” lo rimproverò subito Sanji mentre cercava di liberarsi.

Lo stesso faceva Rufy, anche se non sapeva bene perché Nami urlasse tanto: lui infatti era legato dalla parte opposta del tronco rispetto alla ragazza e gli era impossibile vedere cosa fosse successo. In ogni caso sentire la sua navigatrice urlare gli bastava per capire che aveva bisogno del suo aiuto e si dimenava come un matto, ma Megumi, che conosceva i suoi poteri, aveva provveduto personalmente a legarlo, impedendogli ogni movimento e allungamento. Sanji, dal canto suo, agitava le gambe muscolose, puntandole nel terreno, ma era tutto perfettamente inutile, le corde non davano il minimo segno di cedimento.

Non muoverti Nami!” gridò Zoro con gli occhi sgranati per la visione che gli si proponeva tra un lampo e l’altro.

Girò le spalle all’avversario per correre a salvare i suoi amici, ma Syukou, approfittando della situazione, spiccò un salto contro la schiena dello spadaccino facendo assaggiare ad una delle sue spalle la lama di uno dei suoi pugnali, per poi correre verso la sua nave, appena vide il ragazzo cadere a terra dolorante

Vigliacco, me la pagherai!” gridò Zoro con tutta l’energia che gli dava la rabbia

Magari in un’altra vita!” rispose ridendo Syukou già al sicuro sul suo veliero, che si allontanava affrontando le onde impazzite, seguito dalla Going Merry.

Incurante del dolore alla spalla, Zoro si rialzò correndo dai suoi compagni. Iniziò a tirare come un dannato la corda che li teneva imprigionati, ma la pioggia rendeva tutto scivoloso. Nessuno fiatava: ogni energia era spesa o nella disperazione o nel tentativo di svincolarsi da quella trappola.

Nami stava immobile, con gli occhi sbarrati a fissare il buio sotto di lei, mentre la pioggia scorreva sul suo volto confondendosi alle lacrime che non riusciva più a trattenere. Quella corda così stretta alla vita sembrava doverla stritolare e tra questo e la paura, iniziava a far fatica a respirare.

I secondi sembravano ore, ma in realtà dopo pochi attimi di panico, Zoro, recuperato il suo solito sangue freddo da perfetta macchina da guerra, vide che Usop portava ancora al collo la sua borsa con gli attrezzi, un particolare vitale per fortuna sfuggito alla mente calcolatrice di Megumi. Gliela strappò di dosso come una furia, ci trovò un seghetto e finalmente la corda si spezzava. Con una mano afferrò Nami al volo, tirandola al sicuro tra le sue braccia. La stringeva forte dicendo

E’ tutto finito” L’obiettivo non era solo tranquillizzare lei, ma anche se stesso

E’ tutto finito” ripeteva poi prendendole la testa tra le mani. Appoggiò le sue labbra alla fronte della ragazza, per poi scendere col viso e appoggiarci la sua fronte

Hey, hai capito? Smettila di tremare”

Nami, che, come i suoi compagni, aveva ancora mani e piedi legati, continuava a piangere lacrime liberatorie, che neanche le dolci attenzioni di Zoro sembravano poter arrestare.

Gli altri intanto erano rotolati al sicuro lontano da quell’albero che pareva dover cedere all’acqua da un momento all’altro ed ora erano impegnati a slegare i nodi attorno a polsi e caviglie. Rufy ancora non riusciva a muoversi molto: tra tutti era certamente quello più avvinghiato. Sanji invece era riuscito a liberarsi dello stretto legaccio alle gambe, ma poi si era bloccato, ipnotizzato dalla vista a lui insopportabile di Zoro e Nami teneramente abbracciati.

Le tue spade?” chiese Nami stropicciandosi gli occhi, appena si riebbe dallo shock.

Quei bastardi me le hanno rubate. Quando mi sono svegliato già non le avevo più”

Perché non li hai inseguiti allora?”

Voi eravate in pericolo” rispose lui effettivamente amareggiato dal fatto di aver perso le sue adorate armi

In qualche modo ce la saremmo cavata. Le tue spade sono la cosa a cui tieni di più, no?”

Sì, dopo di te” rispose lui baciandola

Una fitta al cuore però gli impediva di gioire al pensiero che quel vile ora potesse stringere tra le mani la spada bianca di Kuina. Nami sorrise, ma in modo strano: non sembrava felice per quello che lui le aveva appena detto, ma aveva quel suo sorrisetto da peste che faceva temere qualcosa

Devono essere là da qualche parte” disse poi indicando un gruppo di alberi lì vicino

Cosa?” chiese lo spadaccino inquietato da quell’enigmatica frase

Le tue spade!”

Cosa?”

Mi sono svegliata mentre Megumi legava Rufy. Io ero già legata all’albero ma avevo la mani ancora libere. Quella strega aveva appoggiato le tue spade vicino a me credendo che dormissi. Sono riuscita a estrarle dai foderi piano piano e le ho lanciate laggiù… quella strega era talmente impegnata a imbalsamare Rufy che non si è accorta di nulla! Non sapeva con chi aveva a che fare!“

Zoro la fissava incredulo, con la mandibola a terra e gli occhi di fuori

EH?“

Lei rideva a 368 denti, fiera della sua abilità e furbizia, poi precisò

I foderi e il resto poi li ha presi Megumi! Se avessi c… “

Zoro la prese in braccio iniziando a baciarla a ripetizione, in un’esplosione di gioia

Piccola ladruncola che non sei altro! Ma perché non me l’hai detto subito?”

Volevo vederti soffrire un po’“ rispose lei con quella sua faccetta tosta che tante volte aveva mandato lo spadaccino fuori dai gangheri. Questa volta invece, la rimise a terra sorridendole e, puntandole in fronte il solito indice, disse solo

Sei una peste!“

Usop assisteva sorridente alla scena, mentre Rufy gli si avvicinava

Cosa fanno qui due?“ chiese

Si baciano, non vedi?” rispose l’altro senza distogliere un attimo lo sguardo: era felicissimo di poter finalmente soddisfare la sua curiosità!

Si che lo vedo! Non sono mica cieco! Ma perché si baciano?” continuò il capitano guardando stupito i due compagni

Si sono innamorati, no? E’ chiaro! Io poi lo sapevo già!“ rispose il nasone dandosi arie da sapientone, ma Rufy continuava a non capire

Zoro e Nami? Ma è Sanji quello innamorato!” disse girandosi poi insieme all’amico a guardare il cuoco.

Questo se ne stava attonito sfuriando la rabbia respirando affannosamente, mancava poco che gli uscisse fumo dalle orecchie

Ahia! non l’ha presa per niente bene!” sussurrò Usop

Sanji, hai vist…” partì Rufy con la solita ingenuità, ma il compagno nasone per fortuna intervenne fulmineo a tappargli la bocca

Zitto! Non vedi che sta per esplodere? Ci vuole tatto in queste cose!” gli disse a bassa voce, cominciando poi a schiarirsi la voce e a tossire nel tentativo di attirare l’attenzione dei due innamorati

Cos’hai Usop? Non riesci a respirare?” chiese preoccupato il capitano, che ovviamente non aveva inteso lo scopo di quei colpi di tosse che aumentavano sempre, visto che Nami e Zoro non davano segno di ritornare coi piedi per terra

Hey, piccioncini! Quando avete finito di tubare ci date una mano? Usop sta affogando!” intervenne Rufy.

Usop arrossì per la vergogna, mentre Zoro e Nami parvero cadere dalle nuvole: erano talmente presi che non si erano minimamente preoccupati del fatto che stessero dando spettacolo di fronte ai compagni. Si staccarono immediatamente l’uno dall’altra diventando subito paonazzi come due bambini colti con le mani nel sacco delle caramelle, poi turbati nel vedere lo sguardo iracondo con cui Sanji li fissava.

Zoro si mise a tagliare le corde che ancora legavano Nami. Nel guardarlo mentre stava chinato a tagliare il legaccio alle caviglie, la navigatrice notò che la maglia del ragazzo di bianco ormai non aveva più niente: era totalmente inzuppata di fango, ma lì sulla spalla destra sembrava esserci una grossa macchia più scura. Era difficile distinguere i colori con quel buio, ma quando lui si diresse ad aiutare Rufy, girandole le spalle si vide chiaramente che dietro quella macchia scura prendeva quasi tutta la schiena. Nami allora gli si avvicinò poggiando delicatamente una mano sulla spalla del ragazzo che trasalì emettendo un lieve gemito di dolore

Sei ferito!” disse lei preoccupata

E’ solo un graffio” la tranquillizzò lui alle prese coi chilometri di corda che avvolgevano il suo capitano.

Usop e Sanji intanto si erano liberati e rimessi in piedi

Ma cos’è successo?” chiese il nasone

In poche parole Megumi e il suo capo ci hanno rubato tutto e ci hanno abbandonato su quest’isola deserta. Zoro, hai tutta la maglia insanguinata, non può essere solo un graffio” disse lei senza mai distogliere lo sguardo dalla schiena dello spadaccino.

Usop, Rufy e Sanji, che si erano dormiti tutto, rimasero di sasso

COSA?” fecero in coro.

Zoro intanto continuava tranquillo a lavorare intorno all’amico di gomma

Non è niente, stai tranquilla”

Quando Rufy fu finalmente libero schizzò in piedi e scuotendo Nami disse

Cosa significa che Megumi ci ha rubato tutto? Non può essere!”

Si Rufy, aveva calcolato tutto fin dall’inizio e noi ci siamo fatti fregare”

Fu poi Zoro a prendere la parola per raccontare ai compagni tutto quello che aveva visto e sentito, del duello e tutto il resto. Quando gli sentì dire che gli avevano rubato la sua cara nave, Rufy, che fino a quel momento aveva stretto i pugni cercando di mantenersi calmo, scoppiò di rabbia andandosi a sfogare su tutti gli alberi dell’isoletta, che in pochi minuti fu rasa al suolo. Gli altri erano increduli: Usop aveva preso a piangere a dirotto e Sanji, cercando inutilmente di accendersi una rilassante sigaretta sotto quella pioggia insistente, sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

 

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TO BE CONTINUED…

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Capitolo 19
*** La scialuppa di salvataggio ***


CAPITOLO 19

La scialuppa di salvataggio

 

Zoro andò a recuperare le sue spade dove Nami gli aveva indicato. Rivederle e impugnarle di nuovo dopo aver temuto di averle perse fu un sollievo immenso per lui. La Wado Ichimonji era lì a terra, riusciva a splendere nonostante il buio, sembrava brillare di luce propria, tanto che a Zoro veniva da pensare che dentro di lei pulsasse lo spirito della sua sfortunata padrona. Se l’avesse perduta, non se lo sarebbe mai perdonato. La stava ripulendo con cura quando Nami lo raggiunse

Fammi vedere quella ferita”

ma lo spadaccino continuava a risponderle che non c’era niente di cui preoccuparsi. Lei insisteva e insisteva ancora finchè Sanji le urlò

Se ti ha detto che non è niente, non è niente! Non è un moccioso! Sarà capace di badare a se stesso!“

Nami non ebbe più coraggio di aprire bocca, era chiaro il motivo per cui il cuoco aveva avuto una reazione tanto rabbiosa, avrebbe tanto voluto parlargli, per dirgli cosa poi? Dopo quel che aveva visto, non c’era più molto da spiegare.

Rufy ansimava guardando fisso per terra, i pugni erano ancora stretti e vogliosi di colpire per potersi sfogare, il cappello di paglia era tirato tanto giù che non gli si vedevano gli occhi. I suoi compagni erano tutti seduti a terra ognuno per conto suo, muti, fermi a farsi ancora bagnare dalle ultime gocce di quella pioggia che sembrava finalmente voler cessare. All’improvviso tutti alzarono lo sguardo notando verso est il cielo nero lasciar spazio ai primi debolissimi raggi di sole. Rimasero ancora lì impietriti ad ammirare quell’alba strana: là all’orizzonte il cielo schiariva lento assumendo tenui tinte rosate, mentre sopra le loro teste era ancora l’oscurità a farla da padrona perché, anche se ormai non pioveva più, il vento non aveva spinto via le nubi nere del temporale trascorso. Di albe ne avevano viste a centinaia da quando avevano preso il mare inseguendo i loro sogni, ma quella era diversa, aveva un qualcosa di agrodolce: era uno spettacolo meraviglioso gustato con l’amaro in bocca di chi si sente in trappola.

 

Piano piano il cielo schiarì anche sulla piccola Baranka, ma la giornata iniziava tetra e uggiosa con i colori grigiastri che si riflettevano da alcune nuvole che parevano essersi affezionate a quella zona

Dobbiamo andarcene di qui” disse Rufy

E come?” lo incalzò Sanji che, tra tutti, sembrava il più affranto e rassegnato.

Senza dare una risposta all’amico, il capitano si incamminò a zonzo per l’isola cercando qualcosa che potesse aiutarli a fuggire da quella lingua di terra talmente piccola da non poter ospitare la vita. I suoi compagni fecero altrettanto e si sparsero nella debole speranza di trovare qualcosa.

Rufy” chiamò dopo un po’ Zoro, che stava camminando solitario lungo la costa orientale.

I compagni lo raggiunsero: lo spadaccino stava in piedi davanti alla carena di una vecchia barca rovesciata

Hi hi hi!!!” iniziò subito a ridere entusiasta Rufy, che poi saltò verso quel relitto iniziando a perlustrarlo con cura: probabilmente era una scialuppa di una grande nave, era semisepolta dalla terra e sembrava essere lì da tempo, da molto tempo: il legno era quasi marcio in alcune parti e alcune assi erano spezzate o divelte

Usop, la puoi mettere in sesto?” chiese poi senza smettere di accarezzare quell’oggetto che ora era per loro l’unica ancora di salvezza

Quel coso marcio? IO NON CI METTERO’ MAI PIEDE!” rispose il nasone

Allora? La puoi mettere a posto o no?” continuò il capitano

Non è questo il punto! Non vedi com’è ridotta? E poi comunque è troppo piccola per noi!” rispose l’altro

Non è capace!” intervenne sfottente Nami

Si che sono capace!” ringhiò Usop offeso

E allora mettiti al lavoro!” lo aggredirono in coro i suoi quattro compagni.

Mentre Rufy correva a raccogliere gli alberi che già aveva provveduto ad abbattere, gli altri si erano messi a scavare a mano nella sabbia bagnata, cercando di far riemergere la scialuppa. Zoro invece era ancora in piedi immobile, con le spade in mano

Ci vuoi dare una mano invece di stare lì impalato?” brontolò Usop guardandolo. Ma lo spadaccino, che intanto aveva fatto cadere una spada a terra e brandiva le altre due con forza, sembrava perso in un mondo tutto suo e proprio non pareva aver sentito le lamentele del compagno. Poi, all’improvviso, una sorta di scintilla, un sibilo secco e rapido come a tagliare l’aria. Ne seguirono altri sempre più rapidi a brevissima distanza. Nami, Sanji e Usop smisero di scavare: a pochi centimetri dalle loro dita ora la sabbia era tagliata da un profondo solco. Con gli occhi di fuori e i denti a sciabola si girarono verso il loro compagno

Ti ha dato di volta il cervello? Volevi affettarci le mani?” fecero in coro urlando come pazzi.

Lui, senza scomporsi minimamente, disse

Ora dovrebbe essere più facile” e si chinò ad esaminare l’incisione appena fatta. In una frazione di secondo aveva tagliato la terra lungo tutto il perimetro della barca: fu effettivamente molto meno faticoso a quel punto sottrarla al terreno.

Era davvero conciata male: anche quando fu tutta ripulita dal fango, si faceva quasi fatica a capire cosa fosse, ma i pirati non si potevano permettere di fare tanto gli schizzinosi, non avevano alternative, quella era l’unica via di fuga. Si misero tutti a darsi un gran da fare, persino Zoro, usando gli strumenti che aveva con se Usop e, dopo dure ore di lavoro alle prese con assi da sostituire, buchi da chiudere eccetera, quel deforme pezzo di legno tornò ad assumere le sembianze di un’imbarcazione. Si gettarono a terra esausti tutt’attorno ad ammirare il risultato della loro fatica, ma la soddisfazione durò poco

Ma ci starà a galla?” disse scoraggiato Sanji

Certo che ci sta!” rispose subito Rufy pieno del solito grintoso ottimismo

Il problema non è solo quello” disse Nami

“…come faremo ad orientarci?” continuò. I suoi amici si girarono all’unisono a guardarla

Il logpose punta ancora verso Knok, che è troppo lontana per pensare di arrivarci a bordo di quella scialuppa, non abbiamo niente che possa aiutarci a navigare”

I suoi compagni non avevano parole, in effetti la situazione era grave e se la soluzione non la trovava la navigatrice, loro proprio non sapevano che fare

Senza le mie cartine, senza poter usare la bussola, mettendoci in mare potremmo finire ovunque” continuava la cartografa presa dallo sconforto

Non puoi orientarti col sole?” disse Zoro riaccendendo una fiamma di speranza. Nami alzò lo sguardo a cercare quello che effettivamente era un ottimo punto di riferimento, proteggendosi un po’ gli occhi con una mano

Il sole, si, ma…“ balbettò la ragazza in chiara difficoltà

Dov’è finita la mia brava navigatrice forte e temeraria?” chiese Rufy piazzandosi in piedi tra lei e il sole

Dobbiamo andarcene di qui e contiamo tutti su di te per riuscirci!” continuò

Ma Rufy” disse Nami

Niente “ma”, ci fidiamo di te!” le disse subito il capitano, mentre alle sue spalle gli altri annuivano in segno di pieno accordo. Vedere la fiducia che i ragazzi riponevano in lei era una spinta immensa, ma il compito che l’aspettava era davvero arduo e soprattutto su di lei sarebbe gravata tutta la responsabilità del viaggio. Non era certo da lei tirarsi indietro di fronte a questo, anzi, ma un momento di sconforto di fronte ad una difficoltà può capitare. Alla fine però le parole e gli sguardi carichi di fiducia dei suoi amici la indussero a rialzarsi, prese un lungo respiro, sorrise guardando negli occhi Rufy

Ce la farò capitano!”

Hi hi hi!!! Si salpa!” esultava lui, che non aveva smesso per un attimo di credere che la sua preziosa cartografa non si sarebbe tirata indietro.

Ora però c’era la prova del nove: spinsero la loro barchetta in acqua e… galleggiava! L’entusiasmo era alle stelle. Nami rimase un attimo ferma a guardare Usop, Rufy e Sanji salire sulla barca, Zoro le passò a fianco e lei lo guardò con aria un po’ affranta alla ricerca del suo appoggio, ma lui la guardò accigliato

Cos’è quella faccia? Dai muoviti, non vorrai mica rimanere qui in eterno!” E le diede una leggera pedata nel sedere alla quale lei rispose facendogli la lingua. Ma poi salì più serena a bordo della nuova “nave”, a modo suo Zoro le aveva fatto coraggio. Anche se li attendeva un viaggio tutt’altro che tranquillo e sicuro, la ciurma lo intraprese col sorriso sulle labbra. Persino Usop riusciva a reagire bene a quell’onda di sfortuna che li aveva travolti all’improvviso. L’unico a stonare era Sanji, attorno a cui si era formata una cupa atmosfera.

L’imbarcazione ovviamente era a remi e, anche se Usop ci aveva costruito sopra una specie di piccolo albero con una vela fatta di foglie, i quattro ragazzi erano costretti a remare, sotto le severe direttive di Nami che riusciva bene o male a orientarsi sfruttando la posizione del sole, sapendo che il logpose puntava verso Knok, cioè a nord-est e ricordando a memoria le cartine che tante volte aveva consultato scrupolosamente. Era concentrata al massimo, non poteva sbagliare altrimenti avrebbero fatto una brutta fine: si ricordava di aver visto sulla cartina un’isola di nome Koriff non molto a nord di Baranka, quella era la meta da raggiungere e alla svelta, visto che navigavano sotto il sole battente senza acqua né cibo. Ma se i ragazzi avessero continuato a remare così sarebbero arrivati tranquillamente il giorno dopo, l’unico a lamentarsi era Usop, che per questo veniva spesso preso a sberle dai compagni. Il mare per fortuna era calmissimo, se solo ci fosse stata qualche onda avrebbero rischiato di rovesciarsi.

 

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TO BECONTINUED…

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Capitolo 20
*** La notte insonne ***


CAPITOLO 20

La notte insonne

 

Erano in viaggio da qualche ora, quando Nami finalmente si rilassò un po’ smettendo di guardare ogni due secondi il logpose e il sole, ormai la rotta era presa e, sperando che fosse quella giusta, c’era solo da mantenerla. Guardò i compagni che continuavano a remare davanti a lei ripetendo lo stesso movimento ad oltranza, sempre con forza e vigore per andare più veloce possibile. Li aveva tutti di spalle. La maglia di Zoro era intrisa di sangue slavato: la pioggia aveva un po’ portato via la macchia purpurea che gli aveva visto la notte prima, ma ora col sole se ne vedeva benissimo anche la causa: subito sopra la scapola destra del ragazzo la maglia era strappata e quando lui si muoveva per dare il colpo di remi, lasciava intravedere un taglio netto e profondo nella pelle, che per fortuna sembrava aver smesso di sanguinare. Nami tremò a quella vista

La tua spalla Zoro… sei ferito…” disse quasi sussurrando. Lui continuava a remare imperterrito, era impossibile che quei movimenti non gli procurassero dolore, eppure lui continuava

Ancora con questa storia? Non è niente” disse lui.

Lei si avvicinò: era orribile da vedere. Si portò una mano alla bocca mentre chiudeva gli occhi immaginando il dolore

E’ sporca: potrebbe fare infezione. E poi non dovresti remare, rischi di farla riaprire!” disse mentre si stava innervosendo vedendo che lui sembrava non ascoltarla.

E vieni tu a remare al posto mio?”

Beh…”

E allora smettila di assillarmi e preoccupati della rotta!” rispose lui un po’ brusco

Però appena sbarchiamo vai subito a farti visitare da un medico!”

Se sbarchiamo” rispose lui per prenderla in giro dubitando delle sue qualità di navigatrice. Nami non riuscì a resistere, la mano si mosse da sola e Zoro si ritrovò con un bernoccolo in testa.

 

Quanto manca?” chiese Rufy per l’ennesima volta

Me l’hai chiesto due minuti fa Rufy! E se non lo sapevo prima, non lo so neanche adesso” rispose la cartografa esausta di dover ripetere sempre le stesse cose. Passarono pochi minuti e il capitano rifece la domanda. Sanji, che era seduto di fianco a lui lo colpì in volto col remo: non gli faceva piacere picchiarlo, ma a volte la violenza era l’unico modo per far capire le cose a quella testa di gomma.

 

Il viaggio procedeva tranquillo, ora poi che il sole era calato portandosi via la calura soffocante della giornata i poveri pirati costretti a remare da ore tiravano un sospiro di sollievo assaporando la lieve brezza che l’arrivo della sera aveva portato con sé. Nami contemplava il cielo leggendo le stelle che stavano comparendo come fossero lettere stampate su un foglio di carta: ora erano loro i punti di riferimento per la navigazione.

Ci fermiamo un po’? E’ quasi notte!” propose Usop esausto

Riposate voi, io continuo a remare” disse Rufy prendendo il remo di Sanji. I suoi amici lo guardarono stupefatti: certo il loro capitano non era tipo da tirarsi indietro davanti ai lavori più faticosi, ma arrivare addirittura a proporre agli altri di riposare per rimanere da solo a faticare aveva dell’incredibile

Dobbiamo sbrigarci ad arrivare a Koriff! Ho fame!” disse dando una risposta agli sguardi interrogativi dei compagni, alle quali facce perplesse comparvero a far compagnia enormi goccioloni di sudore.

 

Nami era a pezzi sia fisicamente che emotivamente, un pisolino era proprio quello che ci voleva, ma la babele di pensieri che le ronzavano in mente non le lasciavano chiudere occhio. Che giornata era stata! Erano tanti e contrastanti i sentimenti che le invadevano il cuore: la paura che aveva avuto per il pericolo accorso, l’odio viscerale per Megumi, la rabbia per le cose rubate e l’enorme nostalgia per la Going Merry, quella nave che ormai era casa sua: pensava al suo caro agrumeto, ai suoi mandarini. Poi con un occhio osservò i compagni: Rufy remava come un dannato, Usop dormiva profondamente con tanto di bolla al naso, Sanji… Sanji era impenetrabile, una funerea maschera spettrale, non sembrava neanche lui, le si stringeva il cuore pensando alla poca delicatezza con cui era venuto a sapere di lei e Zoro e poi c’era lui, il suo spadaccino, lì davanti a lei, con quella brutta coltellata alla spalla che tanto la preoccupava, ma lui sembrava non curarsene minimante. Perché era così testardo? Sorrise pensando che era anche per questo che le piaceva tanto.

Neanche Sanji dormiva, era seduto con una sigaretta in bocca in fondo alla barca fermo a fissare quel mare così scuro da confondersi col cielo notturno. Aveva ancora davanti agli occhi il disgustoso spettacolo che Nami e Zoro avevano avuto la gentilezza di inscenare la notte prima. La sensazione che gli dava era una matassa inestricabile di sentimenti tutti fortissimi che nemmeno lui riusciva a distinguere: rabbia? frustrazione? gelosia? invidia? delusione? L’unica cosa che sapeva è che, se non fosse stato per la situazione incasinata e disperata in cui già si trovavano, avrebbe preso volentieri il suo “caro” amico spadaccino per il collo… e forse anche Nami.

Zoro si era accasciato sulle ginocchia a cercare un appoggio su cui potersi finalmente riposare, aveva anche chiuso gli occhi, ma nemmeno a lui i pensieri negativi davano tregua. In più la spalla gli dava fitte atroci, quel dannato pugnale doveva essersi conficcato molto in profondità. Le mani gli prudevano per la voglia di vendicarsi e dare una lezione a quel codardo che l’aveva affrontato disarmato e mezzo addormentato. Il vento spinse alle sue narici il fumo della sigaretta di Sanji… Sanji… per seguire il suo cuore gli aveva mentito, tradire la fiducia di un amico non faceva certo parte del suo rigido codice d’onore, e il pensiero di averlo fatto lo tormentava. Sapeva che il forte orgoglio del suo amico non avrebbe digerito facilmente il boccone amaro che lui gli aveva servito e per questo i sensi di colpa che provava erano pungenti.

Dopo poco rinunciarono tutti e tre al desiderio di riposarsi: Sanji e Zoro ripresero a remare, mentre Nami prese il posto di Usop, che invece nemmeno una cannonata avrebbe svegliato.

Quando tornò la luce del giorno all’orizzonte era ancora sempre e solo acqua, Nami iniziava a dubitare di se stessa, di aver indicato la rotta giusta. Un forte gorgoglio improvviso la distolse da quei nefandi pensieri. Insieme ad Usop sgranò gli occhi impaurita: un mostro marino, anche di dimensioni non eccessive poteva farli affondare. Il rumore si sentì di nuovo e ancora più forte e inquietante

AAAAAAAHHHHHHHHH!!!!” urlarono la cartografa e il nasone impauriti, mentre Zoro e Sanji si mettevano in guardia

E’ solo il mio stomaco” disse Rufy appoggiando una mano sulla pancia che vibrava in preda alle convulsioni della fame.

Erano ancora distratti a guardarlo quando finalmente il piatto orizzonte davanti alla barca mutò, mostrando un puntino nero, che aveva proprio l’aria di un’isola. Rufy puntò il dito in quella direzione, Usop calò gli occhiali sugli occhi

Siamo arrivati!” disse felicissimo

Nami esultava fiera di se stessa, mentre gli altri ripresero a remare con forza: la meta era vicina!

In men che non si dica erano al porto dell’isola, attraccarono e scesero svelti desiderosi di sgranchire le gambe e stiracchiare i muscoli rattrappiti dal viaggio tutt’altro che comodo. C’era un uomo seduto su una panchina lì sul molo

Scusi” gli fece Nami “è l’isola Koriff questa?”

Sì” rispose l’uomo stupito dalla domanda e ancora di più vedendo la ragazza esultare da sola agitando le mani col segno di vittoria.

Era proprio fiera di se stessa, era stata davvero brava! Quando finì di autolodarsi disse ai compagni

Dobbiamo trovare il modo di guadagnare qualche soldo e magari una nave seria!” e intanto si guardava attorno pensierosa

Idea!” disse poi allungando una mano dietro di sè per prendere per un braccio uno qualsiasi dei suoi compagni, che il caso volle fosse Sanji

Venite!” disse iniziando a tirare quando ancora non si era accorda di chi avesse arpionato.

Il ragazzo non si mosse. Nami si girò: lui la trapassò con uno sguardo gelido. Gli altri intanto erano andati avanti di qualche passo. Nami continuava a stringere il cuoco per il polso, una parte di lei avrebbe voluto, come suo solito, usare la violenza per trascinarlo, mentre un’altra parte, presa dai morsi dei sensi di colpa, si era impietrita

Dai, vieni” disse alla fine seguendo la via di mezzo tra i suoi due stati d’animo in contrasto.

Lui tirò via il braccio svincolandosi dalla presa, mise la mano in tasca per tirarne fuori le sigarette, ne accese una e iniziò a fumare lentissimo sempre fissando Nami con occhi quasi di disprezzo. Gli altri non si erano accorti di nulla e continuavano a camminare

Mi… mi dispiace…” sussurrò lei, ma quelle parole sembrarono come rimbalzare addosso a Sanji impassibile

Sei proprio così arrabbiato?” continuò lei guardando in basso.

Finalmente lui mosse una mano, si tolse la sigaretta dalla bocca e disse

Si, ma non ho ancora deciso il perché. Forse perchè due AMICI mi hanno tenuto nascosta una cosa per chissà quanto tempo, forse perché due AMICI mi hanno mentito spudoratamente varie volte facendomi passare per demente, forse perché mi sento tradito, o forse semplicemente perché sono geloso…”.

 

ooOOoo

TO BE CONTINUED…

ooOOoo

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Capitolo 21
*** Riprendiamoci le nostre cose! ***


CAPITOLO 21

Riprendiamoci le nostre cose!

Finalmente gli altri si voltarono a cercare i compagni e quando videro la scena, ormai in lontananza, si bloccarono. Usop e Rufy guardavano Zoro, che però se ne stava tranquillo con la solita espressione apparentemente imbronciata. Sanji deviò Nami e, camminando con le mani in tasca, si avvicinò lentamente agli altri. Quando passò accanto a Zoro, senza neanche togliersi la sigaretta di bocca, farfugliò
“Con te farò i conti prima o poi”
Lo spadaccino non diede a vedere nessuna reazione.
Nami li raggiunse, camminava guardando a terra

Allora? Che idea ti è venuta in mente?” chiese Zoro rompendo il silenzio imbarazzante
Ah! Pensavo che voi ragazzi potreste fare qualche scommessa a braccio di ferro: raccoglieremo un bel gruzzolo alla svelta!”
Brava Nami!“ esultò Rufy preparando già le braccia
Aspetta un attimo” disse Nami entrando poi in una locanda dal losco aspetto. I ragazzi la seguirono.
La navigatrice improvvisò una specie di show intortando i presenti e sfidandoli a sconfiggere i suoi compagni: le ci volle poco a trovare i primi sfidanti

Forza signori, si accettano le scommesse” diceva Nami mentre Rufy e un omone che si trovava nel locale si sedevano a un tavolo.
Zoro, Sanji e Usop si erano incantati ad ammirare le doti oratorie di Nami: se avesse voluto sarebbe stata capace di vendere persino l’aria! Stava intascando un sacco di soldi: tutti puntavano sullo sfidante di Rufy. La gara cominciò e subito il pirata dal cappello di paglia schiacciò al tavolo la mano dell’avversario. Gli occhi di Nami si illuminarono nel vedere le prime monete entrare nelle sue tasche. Andarono avanti così ancora per un bel po’ guadagnando soldi a palate, poi decisero di uscire per cercare un’altra locanda in cui trovare altri avventori da spennare.
Prima di uscire però Nami chiese

C’è un dottore sull’isola?” il locandiere rispose
No, l’unico è sull’isola Etomori poco a nord di qui, ma se avete bisogno di qualcosa subito potete rivolgervi alla sacerdotessa Kamobius, che conosce molto bene le erbe medicinali”
La cartografa allora si fece dire dove la poteva trovare, ringraziò e uscì, raggiungendo Zoro

Ora tu vai dalla sacerdotessa del villaggio a farti curare!” gli disse.
Lo spadaccino alzò gli occhi al cielo, dire che non ne aveva bisogno sarebbe stato del tutto inutile. La ragazza, felice di non dover insistere, gli indicò una strada

Giù di là troverai una piazzetta, Kamobius abita nel tempietto che ci si affaccia”
Non mi accompagni?” fece lui con un sorrisetto
Meglio di no” rispose lei “Devo seguire le scommesse, non mi fido di Rufy” e poi urlò con quel suo modo non troppo aggraziato
Usop! Vieni qui!”
Zoro la guardava interrogativo mentre il nasone si avvicinava

Accompagna Zoro dalla sacerdotessa” ordinò la ragazza dandogli un po’ di berry, ma non troppi
Beh? Non ti fidi di me?” chiese stupito lo spadaccino. Nami lo guardò pensierosa per un po’
mh… no!” disse poi.

I due si incamminarono, mentre lei, Rufy e Sanji andavano a cercare un locale.
Trovarono una specie di locanda all’aperto che dava su un porto, uno più grande rispetto a quello dove avevano ormeggiato loro, e anche qui, di nuovo, grazie alle scommesse, riuscirono a tirar su una bella cifra, mentre però la gente dell’isola iniziava a non vederli di buon occhio. Ad un certo punto si avvicinò un uomo che, poggiando una pila di libri sul tavolo, disse

Mi gioco questi contro il biondino!”
Essendo Nami l’allibratore della situazione, i suoi compagni aspettavano il suo consenso, ma lei non diceva niente. I due la guardarono: era impietrita, con gli occhi sbarrati a fissare quei libri. Sanji ne prese uno: era un libro di geografia, di Nami

Dove hai preso quei libri?” chiese la ragazza con voce tremante
Li ho presi ieri dagli uomini di quella nave” rispose l’uomo indicando il porto. I tre si girarono, non c’erano molte navi ormeggiate, ma una, quella indicata dall’uomo, attirò subito la loro attenzione: non c’era più la bandiera col teschio, né la vela personalizzata, ma la polena a forma di caprone e l’agrumeto erano inconfondibili: era la Going Merry!
Se vi interessano, ne hanno venduti molti altri alla biblioteca in centro” continuò l’uomo, notando le facce sconvolte dei tre
Di chi è quella nave?” chiese Sanji
Quegli uomini ieri hanno venduto anche quella. L’ha comprata Poi” rispose l’uomo
Poi?” fecero in coro i tre guardandosi e ricordando di quei pirati da strapazzo che avevano incontrato e massacrato a Sakoro
E’ un pirata famoso in questi mari, quest’isola e tutte quelle qui vicino, sono praticamente sue. Non è cattivo, almeno finchè non gli si dà fastidio” spiegò l’uomo.
Nami e gli altri erano allibiti, ma felici di rivedere la loro amata nave: ora c’era solo da inventare un modo per riaverla! Intanto si rimisero al tavolo delle scommesse per vincere i libri di Nami, dopo di che si avviarono verso il porto. Giunti di fronte alla loro nave, Nami consegnò a Sanji i sacchetti di monete guadagnati

Pensate voi a come riprendere la Going Merry, io torno subito” disse “e state pronti a partire, forse ci sarà da scappare” aggiunse subito dopo.
Sanji la guardava senza capire, ma non aveva affatto voglia di chiederle spiegazioni, quindi annuì distrattamente girandosi verso il suo capitano, mentre la ragazza si allontanava verso l’interno dell’isola.

Zoro e Usop intanto erano arrivati davanti al tempio della sacerdotessa. Era un edificio in legno chiaro, non molto grande. Lo spadaccino fece i primi gradini della scalinata che portava all’ingresso, poi si girò e con un gesto della mano fece capire ad Usop di aspettarlo lì. Salì ed entrò nel giardinetto interno guardandosi intorno: ogni cosa sembrava emanare un’aria di tranquillità che lo pervadeva, regalandogli un sorriso. Aveva chiuso gli occhi quando una donna in kimono gli si presentò all’improvviso alle spalle
Gran brutta ferita” disse facendo prendere un colpo a Zoro, immerso nella pace del posto. Si girò
Kamobius?” chiese, ma quella, invece di rispondere, gli fece segno di seguirla.
Lui obbedì senza fiatare. La donna lo fece sedere a terra, gli tolse la maglia e gliela gettò via

Hei, la mia maglia!” disse lui arrabbiato
Non vorrai mica rimetterti addosso quell’affare schifoso?” disse la donna, mentre gli puliva e ispezionava la ferita
Non ho altro da mettermi” disse lui
Ti darò uno dei miei kimono”
Passò qualche minuto di assoluto silenzio in cui Zoro, catturato dall’atmosfera pacata del luogo, sembrava dover cedere alla stanchezza da un momento all’altro, ma proprio mentre stava chiudendo gli occhi, un dolore lancinante alla spalla lo fece urlare

Stai calmo, tra poco starai meglio” disse la sacerdotessa mentre gli medicava la ferita con strani intrugli di erbe e gli fasciava la spalla
Devi starci attento, non può permettersi di farsi seriamente male a una spalla uno spadaccino” continuò poi osservando le tre spade che lui teneva sempre allacciate in vita
Non devi sottovalutare questo taglio, è molto profondo e ha leso un tendine: avresti bisogno di molto riposo e di un medico vero, alla svelta! Quello che ti ho dato io ti aiuterà solo a calmare il dolore e a richiudere la ferita in superficie” disse la sacerdotessa porgendogli poi una bottiglietta e delle bende
Devi darti questo unguento ogni sera e cambiare la fasciatura” Zoro afferrò il tutto e cercò le monete che Nami gli aveva dato, ma prima ancora di tirarle fuori la donna disse
Lascia stare questi vostri orrendi modi venali di ringraziare chi vi presta il giusto soccorso. Tieni” e gli diede un kimono bianco.
Lo spadaccino, un po’ stordito da quella stana donna, infilò l’abito, piccolo per lui, e lo allacciò in vita. Era un po’ buffo vestito così, ma per lo meno era pulito: il kimono aveva le maniche larghissime, ma corte per lui, era stretto in vita da una cintura e scendeva fino quasi alle ginocchia, da cui poi si vedevano i suoi pantaloni neri e gli anfibi ai piedi a contrastare come un pugno in un occhio. Zoro si guardò perplesso, ma la cosa non gli dava più di tanto fastidio, quindi ringraziò la sacerdotessa che, prima di farlo uscire, gli prese una mano, la girò col palmo in alto, vi poggiò sopra un amuleto a forma di croce greca e la studiò attentamente

Credo di aver lavorato e parlato per niente” disse poi guardando lo spadaccino negli occhi.
Lui sollevò un sopracciglio, aspettò che quella singolare sacerdotessa gli lasciasse andare la mano e se ne andò.

Era passato un po’ di tempo da quando Nami li aveva lasciati soli e Sanji e Rufy erano ancora fermi davanti alla loro ex nave a pensare. Sopra, a lavorarci per pulirla, c’erano vari uomini, ma nessuno di loro sembrava essere il capo. Il pirata dal cappello di paglia ovviamente propose di riprendersi la nave col metodo a lui più congeniale: con la forza. Effettivamente sarebbe stato il modo più facile e veloce, ma così avrebbero rischiato di farsi un nuovo nemico. Dopo altre meditazioni fu Sanji ad avere un’idea. Prese Rufy per un braccio e salì sul ponte della nave
Scusate, di chi è questa nave?” chiese agli uomini che erano lì
E’ di Poi, il nostro capo” risposero quelli
Possiamo parlare con lui?” continuava il biondino
No, non è qui”
Io e il mio amico qui avremmo una cosa da proporgli”
Potete chiedere a me” disse una giovane voce proveniente dalla cucina.
Tutti alzarono lo sguardo: sul ponte di comando c’era un ragazzino vestito con abiti sontuosi. Tutti gli uomini della nave lo guardavano in silenzio, quasi con devozione: nonostante la giovane età sembrava essere un pezzo grosso

Ci stai a giocarti la nave in una scommessa?” disse Sanji.
Il ragazzo aggrottò la fronte, poi scese lentamente le scale per raggiungere il biondino e quando gli fu davanti disse

Dipende dalla scommessa”
Ma signorino Heiji, suo zio…” disse un uomo della sua ciurma nel tentativo di impedire al giovane di commettere qualche sciocchezza.
Ma il ragazzo lo stese con un pugno secco in pieno viso.

 

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 22
*** Di nuovo a bordo della Going Merry ***


Di nuovo a bordo della Going Merry

Nami raggiunse il centro: c’era un piazzale piuttosto grande con una fontana nel mezzo. Ci si avvicinò, si affacciò sullo specchio d’acqua riflettendosi, poi si rinfrescò un po’ il volto dalla calura di mezzogiorno. Alzò lo sguardo: dietro la piccola cascata intravide il suo obiettivo, la biblioteca.

Zoro scese le scale del tempietto, Usop era seduto sull’ultimo scalino ad aspettarlo.
Andiamo” disse lo spadaccino quando gli passò accanto.
Il nasone alzò gli occhi e si trovò davanti il suo amico con quella specie di kimono, la reazione fu una fragorosa risata, terminata con una lama affilata che brillava a un centimetro dal suo naso. Zoro gliela puntava contro digrignando i denti

Non lo fare mai più”
Usop annuì ripetutamente sudando freddo.
Si incamminarono infilando una strada a caso. Dopo qualche minuto di silenzio Usop azzardò

Ora le dai retta, eh?”
Zoro si limitò ad alzare un sopracciglio continuando a camminare guardando dritto davanti a sé

E d’altra parte per andare d’accordo con una ragazza come Nami…”
Usop…” disse piano Zoro per farlo smettere, ma quello, preso dalle sue chiacchiere, continuava
“…bisogna obbedire…”
Usop”
“… non so che ci troviate tu e Sanji in quell’avida arpia…”
Usop!” la voce di Zoro s’ingrossava insieme alla vena che aveva preso a pulsargli su una tempia
“… si, d’accordo, è una bella ragazza… chrchofn…”
Zoro l’aveva preso per la gola e ora con un metro di denti aguzzi fuori dalla bocca gli gridava

La vuoi piantare di ficcare quel nasone in cose che non ti riguardano!”
Usop serrò le labbra a dimostrare che non avrebbe più proferito verbo

Così va meglio” disse rilassato lo spadaccino, mollando la presa al collo del compagno che ora poteva di nuovo respirare.

E’ un gioco molto difficile per noi, molto facile per te, ma se ci riusciamo, la nave è nostra, ci stai?” disse Sanji
Dimmi prima di che si tratta” rispose Heiji.
Il biondino allora infilò una mano in tasca e ne tirò fuori una moneta, la mostrò a Heiji mettendola tra pollice e indice, poi disse

Al tuo via lascerò cadere questa moneta, se il mio amico Rufy arriva fino in cima all’albero maestro prima che questa tocchi terra, la nave è nostra”
Che scommessa stupida, è impossibile!” rispose il ragazzo ridendo di gusto
Allora, ci stai?” disse Sanji impaziente
Certo che ci sto, ma se vinco io, cosa ci guadagno?” chiese Heiji.
Il cuoco si bloccò un momento a pensare, poi sventolò davanti agli occhi del ragazzo i sacchetti pieni dei denari vinti sull’isola fino a quel momento

Se vinci tu, questi sono tuoi!”
Non ho mai guadagnato un bottino così facilmente!” disse sganasciandosi l’ingenuo ragazzino.
Sanji si voltò a parlare nell’orecchio a Rufy, che annuì e si mise in posa per scattare al via

Siete pronti?” chiese Heiji, sicuro di sé.
Annuirono entrambi

VIA!” gridò allora l’altro all’improvviso.
Sanji spalancò le dita che stringevano la moneta e questa prese a roteare scendendo a terra schiacciata dal suo peso, mentre Rufy allungò le braccia fino ad arpionarsi con le mani alla vetta dell’albero maestro, dopo di che schizzò come un proiettile raggiungendo la sua meta molto prima che la moneta tintinnasse a terra.
Ora l’unico problema del pirata dal cappello di paglia era fermarsi: seguendo la spinta infatti era finito ben oltre l’albero e ora le sue braccia si allungavano portandolo nella direzione opposta a quella da cui era partito. Gli uomini della nave lo seguirono con lo sguardo a bocca aperta, primo tra tutti Heiji

Ma… ma… ma…” balbettava incredulo.
La moneta si fermò davanti a un piede di Sanji, che si chinò a raccoglierla

Non è giusto! Co… cos’è quel mostro?” gridava isterico il ragazzino.
E’ il nuovo proprietario di questa nave! E grazie!” rispose sorridente e strafottente Sanji indicando con un inchino a Heiji e i suoi il pontile con cui potevano scendere a terra
Avete imbrogliato!” protestava il ragazzino frignando come un bambino viziato.
Il cuoco continuava a guardarlo divertito, poi gli si avvicinò porgendogli la moneta appena raccolta

Se vuoi ti regalo questa!” disse
Prendeteli!” ordinò l’altro offeso ai suoi uomini.
Questi si gettarono addosso al biondino, ma proprio in quel momento Rufy precipitò sparato come da una fionda. Si scatenò una vera e propria rissa dalla quale si asteneva solo Heiji, che assisteva allo spettacolo incoraggiando i suoi e ributtandoli nella mischia non appena ne vedeva uno cercare di scappare.

Zoro e Usop si girarono sentendo alle loro spalle un gran trambusto. Poco dopo dall’angolo della strada sbucò Nami che correva come una furia, portando in braccio un mucchio di libri e fogli arrotolati
Nami?” gridò Usop stupito.
Vedendoli, la ragazza urlò

Correte ragazzi, correte!” e intanto sfrecciò loro vicino.
Il nasone non se lo fece dire due volte e subito si mise a seguirla a gambe levate. Zoro invece restò fermo a cercare di capire cosa stesse succedendo. Nami girò la testa e vedendolo ancora immobile, corse indietro e lo raggiunse

Muoviti!” gridò desiderando di poterlo prendere e trascinarlo di forza, ma aveva già le mani occupate
Cosa sta succedendo?” chiese lui calmissimo
Mi inseguono! Corri!”
In quel momento un branco numeroso di uomini spuntò fuori dall’angolo della strada. Brandivano armi di ogni genere e gridavano incolleriti “al ladro” “fermate quella ladra” e improperi irripetibili.
Zoro gettò un’occhiataccia a Nami e fece per impugnare le sue spade, ma lei gli sferrò un calcio in una gamba

Non c’è tempo per giocare con le spade! TI HO DETTO DI CORRERE! - A quel punto lo spadaccino prese a correre, zoppicando dietro a Nami e maledicendola per il male che gli aveva fatto.
Arrivarono al piazzale che dava sul porto, dall’altra parte si vedeva la Going Merry

Veloce Rufy! Preparatevi a salpare! - gridò Nami con tutta la voce che aveva.
Tra un pugno e un calcio il capitano alzò la testa e vide i suoi amici avvicinarsi di corsa, seguiti da un polverone di gente infuriata

Sanji, liberiamoci di questi impiastri, dobbiamo partire!”
Attaccati alla mia gamba!” disse il biondo preparando uno dei suoi calci micidiali.
Rufy afferrò la gamba dell’amico che, ruotando su se stesso, lo usò per spazzare via Heiji e i suoi uomini, che finirono tutti in mare gridando vendetta. In un batter di ciglia le vele erano spiegate al vento e l’ancora issata, la Going Merry si muoveva. Arrivò per primo Usop che saltò su alla velocità della luce, poi Rufy allungò le braccia tirando in salvo gli altri due e, tornati finalmente tutti insieme sulla loro nave, ripresero rapidamente il mare.

Zoro e Usop si guardavano increduli intorno riconoscendo la loro nave
Ma, ma… è la Going Merry!” disse poi il nasone.
Rufy strinse tutti in un abbraccio: era fuori di sé dalla gioia. Gli altri fecero presto a farsi trasportare dal suo entusiasmo. Ce l’avevano fatta e non era stato nemmeno difficile! I festeggiamenti durarono finchè poi l’attenzione di tutti fu attirata dalla montagna di libri e fogli che Nami aveva portato

Cos’hai combinato Nami?” fece Usop guardando storto la ragazza
Mi sono ripresa i miei libri e le mie mappe!”
Li hai rubati!” continuò lui
Ma sono i miei!”
A quel punto fu necessario dare le dovute spiegazioni a Zoro e Usop che si erano persi il ritrovamento della Going Merry e del resto. Poi scesero tutti sotto coperta a vedere se era tutto a posto. Ma quando gli altri erano già tutti giù, Nami fermò Zoro che portava ancora in mano le bende e l’unguento che gli aveva dato la sacerdotessa

Cosa ti ha detto?” gli chiese
Che non è niente di grave”
E quelle?”
Zoro alzò le spalle come per dire che non erano importanti

Cosa ti ha detto di fare con quella roba?” continuò Nami innervosendosi.
Zoro soffiò scocciato

Mi devo dare questo tutte le sere e cambiare la fasciatura”
Va bene, dammi”
Perché?”
Perché li porto in camera mia e stasera vieni a farti medicare”
Da te? Sai anche essere gentile allora?”
Non fare tanto lo spiritoso o ti faccio medicare da Rufy, poi vediamo se avrai ancora voglia di ridere”
Forse ha maniere più delicate delle tue!” disse infine Zoro indicandosi lo stinco che Nami gli aveva fatto gonfiare paurosamente col suo calcio.
Come se niente fosse, lei prese la bottiglietta e le bende dalle mani dello spadaccino e scese diretta in camera sua. Entrò richiudendo la porta dietro di sé.
Dopo un attimo un grido superò il rumore delle onde che si infrangevano contro la carena della nave. Proveniva dalla cabina di Nami. I ragazzi si precipitarono, aprirono la porta e si affacciarono preoccupati. Nami piangeva disperata inginocchiata davanti all’angolo in cui teneva il suo prezioso forziere, che ora non c’era più. Alzò le braccia con un gesto molto teatrale e con gli occhi infuocati come se fosse stata posseduta da un demone, sbraitò “Megumi! Prega di non incontrarmi mai più!” I ragazzi tremarono, non c’era da invidiare Megumi…


TO BE CONTINUED…

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Capitolo 23
*** Si riparte per Knok! ***


Si riparte per Knok!

La nave era stata tutta ripulita, ma per la gioia di Rufy in cucina c’era un po’ di cibo fresco, forse portato dagli uomini di Heiji. Anche se era pieno pomeriggio Sanji si mise ai fornelli e ben presto l’aria era intrisa del buon profumo dei suoi succulenti manicaretti e quando il pasto fu servito non fu solo Rufy ad abbuffarsi: dopo quasi due giorni di digiuno forzato tutti si tuffarono voraci sulla tavola imbandita spazzolando via anche la più microscopica briciola. Quando finirono di mangiare perfino l’esile girovita di Nami sembrava dover esplodere. Ancora seduti intorno al tavolo si addormentarono tutti: erano veramente a pezzi, negli ultimi due giorni non avevano avuto un attimo di tregua e ora tutta la stanchezza e la tensione accumulate sembravano essere piombate loro addosso schiacciandoli come un macigno.

Dopo qualche ora il primo a svegliarsi fu Rufy che, dopo aver setacciato la dispensa alla ricerca di uno spuntino abbandonato, si mise a consumare il bottino trovato seduto sulla sua cara polena. Sorrideva felice di navigare di nuovo a bordo della sua nave, ma poi il suo pensiero andò a Megumi: quanto avrebbe sofferto Nagaishi se avesse saputo che razza di persona fosse in realtà, ma quella ragazza aveva tirato a lui e ai suoi compagni uno scherzo troppo pesante per non fargliela pagare, anche se era la nipote di un caro amico.

Sentì dei passi dietro di sé, si girò: Nami si stava avvicinando
"Qual è la prossima rotta da prendere?" chiese lei quando lo raggiunse
"Knok, no?" rispose lui in tutta naturalezza.
Lei fece passare qualche attimo di silenzio poi disse
"Credo che Zoro abbia bisogno di un medico al più presto. Cosa vuoi fare?"
"Lo chiediamo a lui!" disse Rufy
"Se lo chiediamo a quella testaccia dura, dirà che non ha bisogno di cure, stupido!" disse lei già nervosa.
Rufy si rigirò a guardare l’oceano davanti a sé
"E’ molto lontana Knok da qui?"
"Sì" rispose piano lei, sollevando poi il logpose sempre saldamente allacciato al polso.
Il pirata di gomma si era afferrato il mento con una mano e cercava di concentrarsi per decidere quale fosse la decisione più giusta da prendere
"C’è il rischio che i pirati di Poi ci diano la caccia" disse Sanji che, senza che gli altri due se ne fossero accorti, si era appoggiato al parapetto a fumare non molto lontano da loro.
Nami e Rufy lo guardarono stupiti di vederlo lì così all’improvviso e lui continuò
"Non credo che a quel moccioso di Heiji sia piaciuto lo scherzetto della moneta. E avete sentito anche voi, no? Tutte le isole qui intorno sono sotto il controllo di questo Poi, che a quanto pare è suo zio"
"Già" sospirò Rufy togliendosi il cappello di paglia per giocarci facendolo ruotare sulle dita
"Sinceramente non mi va di rischiare la pelle per Zoro" concluse Sanji sollevandosi dal parapetto, quindi gettò un’occhiata a Nami e se ne andò sparando il mozzicone della sigaretta consumata in acqua.
Un nodo bloccò la gola della navigatrice, che non riuscì a spiccicare parola. Passò qualche minuto di silenzio poi Rufy decise
"Sarà Zoro a scegliere!"
"Ma lui dirà di andare subito a Knok, lo sai com’è fatto!” disse Nami, cercando di dissuadere il suo capitano
"Allora vorrà dire che riprenderemo la rotta per Knok" ribadì il ragazzo di gomma
"Ma Rufy!" continuava a protestare lei ormai senza più molta convinzione
"Ho deciso!" affermò allora lui, mettendo fine alla discussione, mentre scendeva dalla polena
"E adesso dove vai?" chiese Nami
"Da Zoro a chiedere cosa vuole fare!" rispose il capitano sorridente
"Ma sta dorm…" cominciò a dire lei interrompendosi poi quando vide lo spadaccino in piedi che camminava verso di loro sbadigliando e stiracchiandosi.
Appena lo vide Rufy gli porse la fatidica domanda e lui ovviamente rispose
"Non ho nessun bisogno di un dottore, andiamo a Knok"
Nami si afferrò la fronte con una mano scuotendo la testa
"Hai sentito Nami? Rimettiamoci sulla rotta di Knok!" disse il capitano
"Si, ho sentito" rispose lei incamminandosi visibilmente scocciata verso il timone. Consultò una cartina, individuò la rotta e sistemò il timone seguendo la lancetta del logpose. Poi svegliò Usop per ordinargli di andare a preparare un po’ d’acqua dolce perché tutti avevano bisogno di una bella doccia e il nasone si trovò costretto ad andare a pedalare, con le dovute e sonore lamentele, che nessuno, come al solito, ascoltò.

Subito dopo la meritata doccia, Nami chiamò Zoro in cabina per la medicazione. Lui entrò. Era già tutto pronto sul tavolo. Lo spadaccino si tolse quel ridicolo kimono sotto lo sguardo divertito della ragazza, poi si mise a sedere su uno sgabello. La vecchia fasciatura se l’era già tolta per fare la doccia e così lei iniziò subito a massaggiarlo con l’unguento che gli aveva dato la sacerdotessa. Usava tutta la delicatezza possibile, ma dalle facce che faceva lui, pareva fargli male comunque
"Dopo poi me ne dai un po’ anche sulla gamba!" scherzò lo spadaccino
"Vuoi un altro calcio?" rispose lei continuando a medicarlo accuratamente
"Guarda che mi hai fatto male sul serio!"
"Se imparassi a darmi retta quando ti dico le cose…"
"Strega!"
"Zuccone!"
Lui le fece la linguaccia, ma lei in quel momento era troppo impegnata a fasciarlo per rispondere a tono. Appena ebbe finito gli indicò il letto, lui la guardò sorridendo maliziosamente, al che lei smise per un attimo di mettere a posto, lo guardò seria mettendosi le mani sui fianchi e disse
"Non farti venire strane idee in testa, maniaco! Adesso ti metti un po’ lì e ti riposi per bene!"
"E questo chi l’ha deciso?"
"Io! Muoviti!"
"E chi sei tu per darmi degli ordini? Non sei mica tu il capitano della nave!" disse lui mentre però si sedeva sul letto della ragazza
"Se vuoi vado a chiamare Rufy e te lo faccio ordinare da lui!"
Lui la prese per un polso e se la avvicinò
"No, tu stai qui con me. Non ti divido con nessuno, sei tutta mia" disse sorridendole
"E questo chi l’ha deciso?" fece lei
"Io! Perché? Non ti va bene?"
lei si mise a sedere vicino a lui fingendo di riflettere poi disse
"mh… si… non è male come cosa…"
"Sarà meglio!" disse poi lui prima di iniziare a baciarla. Dopo poco però lei si tirò indietro e guardando in basso disse

Volevo parlare di Sanji…” lui sospirò
Non possiamo continuare così” disse ancora lei molto seria; rimasero lì pensierosi per un po’, poi lui disse
Ma secondo te, lui è veramente innamorato?”
Lei si mordicchiò il labbro inferiore, poi disse

A volte penso di sì, altre volte assolutamente no… sembra strano, ma alla fine è più incomprensibile di te!”
Vedrai che gli passerà appena incontrerà qualche bella ragazza” disse poi Zoro prendendo con una mano la testa di Nami per appoggiarsela addosso
La fai facile tu”
No, non fraintendermi, mi sento un verme pensando a come l’ho volutamente ingannato, ma sono convinto che più che il cuore, sia il suo orgoglio ad essere profondamente ferito. Ma ormai colpevolizzarci non serve a niente. Avevo mille buoni motivi oltre Sanji per cercare di non innamorarmi di te e se non ci sono riuscito all’inizio, non posso nemmeno pensare di rinunciare a te adesso” disse lui accarezzando i capelli della ragazza.
Lei alzò gli occhi a guardarlo

E quali sarebbero tutti questi motivi?”
Prima di tutto starti vicino è dannoso per la mia salute: come vedi o mi fai male tu stessa o finisco per mettermi nei guai per salvarti. Quando ti ho vista in pericolo l’altra notte ho perso la testa… i sentimenti sono velenosi per la concentrazione, non lo sapevi?” disse lui prendendo poi tra le mani il volto di Nami per baciarla: si baciarono una volta… poi una seconda… poi ancora, facendosi catturare pian piano dalla passione.
Le mani di Zoro scivolavano lente scendendo dal volto al collo di lei, poi ancora più giù e quando arrivarono al seno, Nami, col cuore a mille le fermò, staccandole dal suo corpo.
Aveva il volto rosso più dei capelli e, senza trovare il coraggio di guardare negli occhi lo spadaccino, disse

Forse ti sembrerà ridicolo adesso, ma… insomma… quella notte… ero ubriaca… insomma… non sono quel tipo di ragazza…”
Zoro sorrise divertito e si grattò la testa

Ho capito, hai ragione, è meglio aspettare”
La ragazza, rincuorata da quelle parole, si rilassò assumendo un colore più rosato, ma non di molto

E’ meglio che me ne vada di qui allora” disse lui, ma poi, non riuscì a rinunciare ad un ultimo bacio prima di uscire e di nuovo i baci si moltiplicarono diventando sempre più passionali e questa volta lei, nonostante si ripetesse di fermarle, lasciò scorrere sul suo corpo le mani del ragazzo. Dopo poco la maglietta di Nami cadde al bordo del letto.

All’improvviso uno scoppio, un fragoroso tonfo in acqua e la nave traballò come dovesse rovesciarsi. Tutti si precipitarono a vedere cosa stava succedendo. Due navi stavano raggiungendo la Going Merry: una più grande era dietro di loro coi cannoni puntati, l’altra, più piccola e agile, era praticamente di fianco a loro. Anche se stava facendo sera, riconobbero tra gli uomini a bordo Heiji che sbraitava
Fuoco!!! Fuoco!!!!”

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 24
*** La riscossa di Heiji ***


La riscossa di Heiji

Sanji si bloccò di colpo fissando Nami in stato di choc e solo in quel momento lei si rese conto di essere uscita dalla cabina in reggiseno… insieme a Zoro che era a torso nudo… Si coprì con le braccia istintivamente, ma poi un’altra cannonata le fece passare l’imbarazzo per essere stata colta in flagrante proprio da Sanji, inasprendo tra l’altro il già difficile rapporto con lui. Corse veloce al timone cercando di schivare i colpi di cannone a forza di virare. Usop intanto raggiunse il cannone e lo preparò al fuoco.
La nave di Heiji si avvicinava sempre più alla fiancata della Going Merry forse tentando un arrembaggio, gli uomini a bordo imbracciarono i fucili e spararono. Rufy rispedì i proiettili al mittente usando la sua infallibile tecnica. Zoro intanto si era messo al riparo dai colpi, preparandosi all’assalto impugnando le spade, ma poi notò vicino a lui Sanji ancora in piedi immobile nello stato comatoso in cui era rimasto dalla vista di Nami

Sanji, abbassati!” gli gridò, ma quello non si mosse, restando il probabile bersaglio delle pallottole vaganti. Allora Zoro gli si gettò addosso, finendo per prendesi un proiettile al posto del cuoco. Nello stesso momento la Going Merry tremò scossa dal colpo di cannone lasciato partire da Usop contro la nave più grande che continuava a bersagliarli: il colpo andò subito a segno. Giù sul ponte intanto Zoro era rimasto steso a terra. Sanji lo guardava mentre si riprendeva dallo shock, si alzò di scatto saltando insieme al suo capitano sulla nave nemica. Rufy era più che infuriato avendo visto l’amico spadaccino crollare a terra colpito
Pugno gum gum!” urlava “In azionee!” e decine di uomini volavano in mare.
Sanji raggiunse lo stesso Heiji e iniziò a prenderlo a calci, ma quello, invece di combattere, si gettò subito ai piedi del biondino supplicando pietà. In quel momento la nave più grande, colpita gravemente da Usop, suonò la ritirata. Sanji si distrasse ed Heiji ne approfittò per svignarsela quatto quatto su una scialuppa di salvataggio. Mentre due dei suoi uomini remavano portandolo al sicuro, lui continuava a gridare che si sarebbe vendicato di loro e, isterico come un bambino che fa i capricci, pestava i piedi rischiando di fare un buco nella piccola barchetta. Ormai la nave nemica era deserta allora Rufy iniziò ad allungare le braccia di gomma nel tentativo di riacciuffare il vigliacco fuggiasco, ma Sanji lo fermò

Lascia stare, è solo un moccioso, non ne vale la pena” disse tornando poi sulla Going Merry.
Zoro si era alzato a sedere e con uno sforzo immenso era riuscito a raggiungere il vicino parapetto per poterci appoggiare la schiena. Rufy e Sanji lo raggiunsero.
Nami e Usop intanto scendevano le scale con aria festosa, non sapendo ancora cosa fosse successo. Usop non lo si teneva per le arie che si dava essendo riuscito a mettere in fuga quella nave tanto grossa e camminava atteggiandosi da grande eroe, sotto lo sguardo perplesso di Nami che, come al solito, non gli dava mezza soddisfazione

Il grande capitano Usop è riuscito un’altra volta a mettere il nemico in fuga… tremate, Usop il grand…” l’auto elogio del nasone si smorzò appena vide Sanji e Rufy chinati a terra di fronte a Zoro tutto sporco di sangue... cadde subito all’indietro svenuto. Nami impallidì e si fece largo tra i suoi amici presa dal panico. Neanche a farlo apposta la pallottola aveva colpito la spalla già ferita dello spadaccino, penetrando da dietro per poi uscire davanti sotto la clavicola. La navigatrice osservava spaventata il foro che aveva prodotto, da cui sgorgava sangue senza sosta, nonostante Zoro ci tenesse premuta sopra la mano
Piove sul bagnato!” sdrammatizzò lui con un angolo della bocca tirato su in un mezzo sorriso, mentre però digrignava i denti per il dolore. Come faceva ad essere sempre così incoscientemente ironico? si chiedeva Nami, che detestava quel suo modo di non prendere mai con la dovuta serietà le situazioni gravi e pericolose per la sua vita. Lei invece era terrorizzata e non riusciva a trovare la lucidità per fare qualcosa
C…cos’è successo?” chiese senza staccare gli occhi sgranati dalla ferita dello spadaccino
Si è preso una pallottola al posto di Sanji” rispose Rufy.
Tutti si girarono a guardare il cuoco, che s’innervosì e disse

Non gli ho chiesto io di fare l’eroe!”
Come stai?” chiese Nami a Zoro
Ho avuto giornate migliori…” rispose lui col solito mezzo sorriso, che faceva venire voglia alla navigatrice di tirargli un pugno
Dobbiamo portarlo in camera” disse lei
Guarda che le gambe ce le ho ancora buone, posso camminare da solo” disse lui cercando di alzarsi
Avanti, razza di esagitato, fammi vedere quanto reggi!” disse lei alzandosi in piedi e incrociando le braccia sul petto mentre pensava “Questo zuccone si crede immortale!!!”.
Lui si tirò sù appoggiandosi al parapetto, ma la ferita gli pulsava, la testa cominciò a girargli vorticosamente e mancò poco che ricrollasse a terra, ma per fortuna Rufy fu svelto a prenderlo al volo: si mise il braccio sano dello spadaccino attorno al collo aiutandolo così a reggersi in piedi. Nami si era presa un colpo, ma poi si calmò, slacciò le spade dalla cintura di Zoro e, insieme a Rufy, lo accompagnò in camera. Quando furono davanti alla porta della cabina dei ragazzi, il ragazzo di gomma fece per infilarla, ma Nami, arrossendo, disse

Credo sia meglio che stia in camera mia…”
Rufy annuì facendole un gran sorrisone e lei, sebbene terribilmente imbarazzata, ne fu felice… il suo capitano, a quanto sembrava, approvava la loro storia.
Entrarono nella stanza di Nami, Rufy aiutò Zoro a stendersi sul letto, che s’imbrattò subito del sangue che usciva ancora copioso dalla ferita. Sul tavolo c’erano ancora acqua pulita e le cose usate poco prima per la medicazione. Nami le avvicinò al letto e si mise a pulire la ferita

Ora Rufy dobbiamo fermarci a cercare un medico” Rufy annuì, mentre invece Zoro protestò
Non ce n’è bisogno!”
Hai un buco che ti trapassa una spalla! Ne hai bisogno e come!” disse lei con un sopracciglio che saltava in preda al nervosismo che l’ostinazione dello spadaccino le dava.
Fuori dalla stanza Usop, che si era ripreso dallo svenimento, camminava freneticamente avanti e indietro, desiderando sapere come stava il compagno e, se non fosse stato per la paura di vedere troppo sangue, sarebbe entrato. Vicino a lui c’era anche Sanji, appoggiato al parapetto a fumare un sigaretta dietro l’altra.

Chi sta tenendo la rotta?”chiese Nami
Nessuno!” rispose tranquillo Rufy
Come nessuno! Qualcuno vada di vedetta! Non voglio altre sorprese! Io arrivo appena ho finito qui per vedere la nuova rotta da prendere” disse lei
Non c’è nessuna nuova rotta da prendere…” disse Zoro
PIANTALAAAAA!!” urlò la navigatrice, facendo involontariamente fare alle mani un brusco movimento, che colpì la ferita dello spadaccino, che cacciò un grido pauroso
Scusa, scusa!” fece lei, accarezzandogli la testa preoccupatissima.
Rufy uscì sorridendo per la scena appena vista… era strano pensare a quei due INSIEME… a volte sembravano odiarsi

Come sta?” gli chiese Usop, appena lo vide
Ha bisogno di un dottore, ma sta abbastanza bene” rispose il capitano.
Il nasone sospirò tranquillizzato, mentre Sanji, sollevandosi dal suo appoggiò, se ne andò dicendo

Ha più vite di un gatto quello.”
Rufy e Usop si misero di vedetta, mentre Sanji andò in cucina a preparare qualcosa da mangiare col poco cibo che era rimasto sulla nave… alla fine fermarsi su un’isola sarebbe stato un bene, visto che dovevano fare rifornimento. Dopo un po’ entrò Nami, portando una cartina arrotolata e un paio di libri, che appoggiò sul tavolo, poi si sedette per rilassarsi un attimo, senza nemmeno notare la presenza del cuoco. Incrociò le braccia sul tavolo per usarle da cuscino e fu quando girò la testa per appoggiarla che vide Sanji alle prese con pentole e coltelli. La ragazza chiuse un attimo gli occhi, presa com’era dalla stanchezza, ma poi li riaprì subito notando una cosa strana: il cuoco stava lavorando ai fornelli usando solo la mano sinistra… va bene che era veramente un mago in cucina, ma la cosa era sospetta. Lottando con la forza di gravità, che in quel momento sembrava dover avere la meglio su di lei, Nami si alzò e si avvicinò al biondino

Perché non usi anche la mano destra?” gli chiese. Lui alzò le spalle, cacciando la mano in questione in tasca
Fammela vedere!” continuò lei insistente tirandolo per il braccio.
Lui, dopo un po’ di resistenza, senza dire una parola, si arrese e tirò fuori dalla tasca una mano tutta scura e gonfia. Nami la prese con delicatezza: era piena di ematomi… sembrava essere rotta in più punti

Ma cos’hai fatto?” chiese guardandolo.
Lui fece di nuovo spallucce e poi disse

Me ne sono accorto poco fa”
Vieni” disse lei tirandolo per il braccio.
Lui la seguì rassegnato al fatto che anche se si fosse opposto lei lo avrebbe trascinato con la forza. Nami entrò in camera sua facendo piano per non svegliare Zoro, che dormiva. Si girò pensando che Sanji l’avesse seguita, invece era rimasto fuori dalla porta. Non lo chiamò, ma prese ciò che le serviva e uscì. Steccò la mano di Sanji usando bende e bacchetti di legno… il risultato non era certo bello da vedere e forse nemmeno corretto dal punto di vista medico, ma finchè non avrebbero trovato un dottore, sarebbe dovuto stare così.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 25
*** Il regno di Prawn ***


Il regno di Prawn

Una volta tornati in cucina, Sanji tornò ai fornelli e Nami si mise al suo fianco per aiutarlo come meglio poteva. La cosa provocò strane sensazioni nel cuoco che, da una parte era felice di starle vicino, ma dall’altra era amareggiato dal pensiero che lei non era più la SUA Nami… e che, in fin dei conti, non lo era mai stata.
Finito di preparare, Nami chiamò Rufy e Usop che accorsero subito a rimpinzarsi e poi a lamentarsi del magro pasto. Stavano ancora litigando con Sanji, quando Nami iniziò a sgomberare la tavola per fare posto alla cartina, la stese per bene e si mise a studiarla appoggiandoci sopra le mani rumorosamente, attirando così l’attenzione degli altri
“Queste isole, da Koriff in sù, fanno parte del regno di Prawn. A quanto ho letto sui miei libri è governato da un re moderato da generazioni, sembra essere un posto tranquillo insomma e mi sembra strano che Poi, un pirata, si sia messo a tiranneggiare come se il re fosse lui. Forse Poi ha esteso la sua influenza solo alle isole intorno a Koriff, che sono quelle più a sud del regno, quelle più periferiche… forse il re non ne sa nemmeno nulla!”
I suoi compagni la ascoltavano senza fiatare.
Poi lei indicò un’isola piuttosto grande
“Questa è Frenzy Island, dove si trova il governo di Prawn. Credo sia il posto più sicuro per noi, anche se ci vorrà un po’ per raggiungerla”

Perché proprio quell’isola?” chiese Sanji.
“E’ grande ed essendoci la base del governo sarà anche la più ricca: troveremo tutto quello di cui abbiamo bisogno e Poi non sarà di certo là a darci fastidio, vi pare?” rispose la navigatrice.
“Giusto!” fece Usop, felice di evitare altri rischi
“Ma io ero curioso di incontrarlo questo pirata con un nome così ridicolo! Chissà che tipo è?” diceva Rufy brontolando da solo.
“Rufy!” gli urlarono gli altri.
“Quando saremo là però dovremo fare in fretta: se il logpose registra il magnetismo di Frenzy avremo una nuova rotta da seguire e non so cosa ci potrebbe attendere…” continuò poi Nami
“Nuove avventure!” disse Rufy entusiasta all’idea
“Rufyyy!!!”

Era ormai notte tarda, anzi, praticamente mattina, quando Nami uscì dalla cucina per tornare in cabina. Fece piano anche se pensava che entrando avrebbe trovato quel demente di Zoro sveglio e magari già in piedi a fare esercizi… conoscendolo c’era da aspettarsi questo ed altro! Era già pronta a fargli una bella ramanzina e invece entrò e lo trovò ancora addormentato come un bambino… il tanto temuto Rolonoa Zoro, il cacciatore di pirati, che dormiva come un bimbo nel suo letto… non le pareva vero, faceva davvero un curioso effetto pensarci. Si avvicinò. Lui aveva una mano aperta sul cuscino vicino al volto, Nami ne accarezzò il palmo con un dito e lui glielo afferrò debolmente, mentre muoveva appena gli occhi chiusi: stava sognando. Lasciò volentieri il dito in ostaggio alla mano dello spadaccino e con l’altra mano gli toccò la fronte: era un po’ troppo calda, non c’era da stupirsi che avesse un po’ di febbre, ma forse era meglio portargli un po’ di ghiaccio. Le dispiaceva però riprendersi il suo dito da quella morsa tanto dolce, ma lo fece. Lui corrucciò la fronte farfugliando nel sonno
“N…Non… andare”
“Chissà cosa sta sognando?” si chiese lei guardandolo un’ultima volta prima di uscire dalla stanza.
Salì in cucina col cuore che le batteva tanto forte da poterne sentire il rumore: lui non sembrava stare particolarmente male, aveva proprio una pellaccia dura e lei era egoisticamente felice di potersi prendere cura di lui.

In cucina c’era Usop. Lei prese ciò che le serviva canticchiando e quando stava per uscire il nasone disse
“Sta bene?”
Nami si fermò e si mise un attimo a sedere davanti all’amico

Meglio di quanto pensassi, adesso sembra avere un po’ di febbre: niente di preoccupante tutto sommato” rispose lei sorridente e poi continuò “Domani potete andare a visitarlo quando si sveglia: adesso sta dormendo.”
“Immaginavo che stesse bene” disse lui
“Perché?”
“Sei felice: è chiaro che Zoro sta bene! Esservi innamorati credo faccia bene a tutt’e due, sai?”
Nami lo guardava con aria interrogativa e imbarazzata… non era certo ancora pronta a parlare così apertamente di quello che c’era tra lei e Zoro coi suoi amici.
Lui continuò
“Tu sembri più femminile e lui ci guadagna in umanità… si, vi ci voleva proprio una cosa…”
“Cos’hai detto?” chiese Nami interrompendo il saccente monologo di Usop.
Lui, senza accorgersi del tono poco tranquillo con cui lei gli aveva fatto la domanda spiegò
“Da quando ti sei innamorata tu sembri più sensibile e femminile e Zoro…”
“CHE COSA?”
Usop impallidì, ma non capiva cosa avesse detto di tanto offensivo da fare arrabbiare la ragazza. Iniziò a sudare freddo, mentre le gambe gli tremavano tanto che anche il pavimento aveva preso a vibrare
“E così pensi che io non sia abbastanza femminile e sensibile!” disse lei
“Non volevo dire questo” cercava di giustificarsi lui, non sapendo dove andare a parare… effettivamente a lui, a parte l’aspetto fisico, Nami era sempre sembrata la ragazza meno fine che avesse mai conosciuto
“Aspetta, aspetta… mi sono spiegato male! Volevo dire che tu già eri molto femminile, ma ora lo sei di più!”
Lei lo guardava con la coda dell’occhio
“Così va meglio! Stai attento a quello che dici… con me!” Usop annuì ripetutamente, mentre lei si alzava per tornare in cabina.
No, anche se si era innamorata, Nami restava la solita spaventosa nevrotica di sempre, pensava Usop mentre le augurava la buona notte con un gran sorriso… penosamente falso.

Nami rientrò in camera e subito si diresse verso il letto in cui dormiva Zoro per mettergli il ghiaccio in testa. Quando glielo appoggiò il volto teso e corrucciato del ragazzo, sembrò distendersi e rilassarsi. Lei ne fu felice e rimase un po’ lì ferma a guardarlo dormire. Sorrideva, ma pensava a quanto fosse strana e ridicola tutta quella situazione: lei e Zoro insieme… le suonava ancora strana come cosa. Lui che era sempre così scontroso e burbero, soprattutto con lei, ora era così dolce e la copriva di attenzioni. Solo qualche mese prima non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse succedere e neanche l’avrebbe desiderata… era semplicemente inimmaginabile. E adesso invece era come se non potesse andare diversamente da così. Gli baciò le labbra e poi andò a mettersi il pigiama e a preparare il suo letto: era meglio che lui rimanesse a dormire solo e comodo… e poi era meglio così…

Quando aprì gli occhi la stanza era già illuminata dalla luce del giorno
“Buongiorno” sentì dire dal letto accanto al suo.
Si girò. Zoro la guardava
“Buongiorno” rispose lei con voce ancora assonnata e gli occhi semichiusi che ancora non si erano abituati alla luce
“Come stai?”
gli chiese poi alzandosi
“Non c’è male” rispose lui. Gli tastò la fronte, che era ancora calda.
“Vado a prenderti altro ghiaccio e poi dopo dovrò cambiarti la fasciatura” disse lei osservando che questa durante la notte si era tutta impregnata di sangue.
Si avvicinò all’armadio e si vestì usando l’anta per non farsi vedere da lui, che però cercava di alzare la testa e allungarsi per sbirciare. Così facendo però si fece male alla spalla ferita e si rigettò sul cuscino digrignando i denti
“Ti sta bene!” disse Nami, che però accorse subito a vedere che non si fosse fatto niente di grave
“Da quando sei diventata così timida?” chiese lui ricordando con piacere lo scherzo che lei aveva fatto ai ragazzi ai bagni termali ad Alabasta
“Da quando so che sei più maniaco di Sanji!” rispose lei uscendo, avendo appurato che lui stava fin troppo bene.
Subito fuori dalla cabina c’erano Rufy e Usop che aspettavano di poter andare a trovare il loro compagno
“Entrate” disse lei e poi specificò subito “Con calma!”
Incuranti di quelle parole, per la felicità i due si fiondarono dentro la stanza, mentre lei saliva in cucina.

 

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 26
*** Il buon vecchio Sanji ***


Il buon vecchio Sanji

Quando entrò in cucina ci trovò Sanji, alle prese coi fornelli. Lui si girò attirato dai passi alle sue spalle e quando vide che era Nami, la salutò con un sorriso… “promettente” pensò lei. La ragazza gli si avvicinò e lui nascose sul banco dietro di sé ciò che stava preparando, ma lei non ci fece assolutamente caso: si era avvicinata solo per sapere come stava
“La mano?” gli chiese premurosamente.
Lui alzò davanti a sé l’arto fasciato e guardandolo disse
“Così tutto raggomitolato non mi fa male”
“Bene” disse lei facendogli il sorriso più dolce che le potesse riuscire.
Lui si rigirò verso i fornelli alle prese con quella cosa che continuava a tener nascosta agli occhi della ragazza, coprendola col suo corpo. Questa volta a Nami la cosa non sfuggì e, incuriosita da quello strano comportamento, cercò inutilmente di sbirciare, poi chiese
“Cosa fai?”
“Aspetta, mettiti a sedere” rispose lui sempre attento a non mostrare il suo segreto alla ragazza.
La navigatrice obbedì senza obiettare e dopo un po’ il cuoco, sempre più sorridente, le si avvicinò presentandole davanti agli occhi un pasticcino dall’aria molto invitante. Nami lo osservava stupita e quasi spaventata dall’idea di illudersi che quel gesto simboleggiasse la fine delle ostilità tra di loro, che quel dolcetto avrebbe riportato su quella strampalata nave la pace che lei aveva contribuito ad infrangere. Alzò gli occhi a guardare Sanji: se ne stava lì chinato davanti a lei col suo sorriso tanto premuroso e rassicurante e gli occhi da triglia sotto quelle sue ridicole sopracciglia arrotolate
“L’ho fatto per te” disse guardando poi fuori preoccupato dal fatto che Rufy potesse sbucar fuori da un momento all’altro.
La ragazza prese in mano il pasticcino tenendolo come se fosse un tesoro fragile quanto prezioso.
“Ti conviene mangiarlo alla svelta… potrebbe arrivare Rufy” continuò lui scrutando ancora fuori, sul ponte, per vedere se il capitano fosse nei paraggi.
Lei diede il primo morso e lui disse
“Fino alla prossima isola non mangerai più niente di dolce: la dispensa è vuota… d’ora in poi si serve solo pesce. Ma quello com’è?”
“Squisito… come sempre!” fece lei, continuando a gustare quella delizia.
Lui allargò il sorriso e guardandola dritto negli occhi disse
“E’ inutile, per quanto ci sia rimasto male, non riesco proprio a essere arrabbiato con te: sono troppo cavaliere per avercela con una ragazza carina come te!”
Nami rise rincuorata da quelle parole
“Sono contenta! Mi dispiace averti fatto soffrire… non abbiamo avuto molta delicatezza con te...” disse
“Sì, la delicatezza devo dire che non è certo il tuo forte! Prima mi avete messo davanti al fatto compiuto amoreggiando davanti ai miei occhi e poi ieri… uscire dalla tua cabina mezzi nudi cos’era? Un modo per farmi capire che è una storia seria?” disse lui piangendo platealmente fiumi e fiumi di lacrime
“Scusa” fece lei con un filo di voce vergognandosi come di più non poteva
“Non hai più motivo di scusarti, ho detto che non sono arrabbiato con te” disse lui tornato normale.
Lei alzò lo sguardo abbassato poco prima per l’imbarazzo
“Zoro è sveglio, se vuoi andare a trovarlo. Adesso ci sono anche Rufy e Usop”
“Piano! Ho detto che non sono arrabbiato con TE perché il mio essere un gentiluomo mi impedisce di prendermela con una dolce fanciulla… ma con la zucca vuota è ancora guerra aperta! Anzi, digli di darsi una mossa a guarire che abbiamo un conto in sospeso, che è ora di saldare!” intervenne lui smettendo di sorridere
“Ma ti ha salvato la vita!” disse lei, che si era fatta l’idea sbagliata che il repentino cambio d’umore del biondino fosse dovuto proprio al fatto che Zoro avesse dimostrato la sua amicizia nei suoi confronti mettendosi in pericolo per lui
“Ci mancava solo che non l’avesse fatto! Dal momento che se me ne stavo lì impalato ad aspettare le pallottole era solo colpa sua!” rispose subito lui
“Ma… ma… Sanji…” farfugliò Nami a corto di argomenti, spiazzata dall’ostinazione del cuoco.
Rimasero un po’ in silenzio, poi lui si calmò
“Cosa ci trovi poi in quella sottospecie di belva selvatica?” diceva lui senza aspettarsi che la ragazza gli rispondesse e infatti lei rimase muta, ferma a fissare il vuoto, un po’ sconcertata dalle parole del ragazzo
“Non ti ha mai trattata con un minimo di riguardo… è solo pieno di sé e l’unica cosa a cui tiene sono quei tre coltellacci” continuava lui perso ormai in un monologo, ma lei lo interruppe.
“Basta Sanji, non essere così cattivo”
“Cattivo?! Eh! Magari è la volta buona che faccio colpo su di te: a quanto pare più ti si tratta male, più ti affezioni… ho completamente sbagliato tattica!” rispose Sanji con un mezzo sorriso, mentre prendeva e si accendeva una sigaretta.
Nami non aveva proprio più parole: era felice di sapere che Sanji non ce l’aveva più con lei, ma la situazione era e sarebbe rimasta tesa e pesante finchè non gli sarebbe passata anche la rabbia verso Zoro. Ora però era colpita da quell’ultima frase che il cuoco aveva pronunciato: “a quanto pare più ti si tratta male, più ti affezioni”… non aveva poi tutti i torti. Non era stato certo per i suoi modi dolci e gentili che Nami aveva finito per innamorarsi dello spadaccino, ma non tutto è come appare. Zoro sembrava essere la persona più glaciale e insensibile del mondo, ma in realtà quei suoi modi freddi erano solo una farsa che lui volontariamente metteva in scena ormai da una vita: anche se sembrava farlo quasi con disinteresse, quasi come per caso, si era sempre sacrificato per i suoi amici, non ci aveva mai pensato due volte prima di mettere a repentaglio la sua vita per salvarli e tutti loro sapevano bene di poter sempre contare su di lui, lei in modo particolare. Era di certo un modo insolito di dimostrare affetto, ma per chi voleva vederlo, il vero cuore di Zoro si leggeva tra le righe di quel suo solito atteggiamento burbero e spaccone. E in fondo, in questo suo celare l’emotività e i sentimenti a chi gli stava vicino, non era molto diverso da lei, che certo a prima vista non sembrava proprio la ragazza più dolce e gentile della terra, anzi quello che appariva agli occhi dei più era un’avida calcolatrice senza scrupoli, ma solo chi sapeva guardarla dentro poteva vedere la vera Nami.
Assorta in questi pensieri, il suo volto aveva assunto un’espressione velata da una certa tristezza; Sanji, che intanto aveva continuato a gettar fango sul rivale tra un tiro di sigaretta e l’altro, si fermò a guardarla, ammutolendo all’improvviso. Prese delicatamente il volto della ragazza tra le mani. Lei si scosse da quelle riflessioni che, inesorabilmente la stavano per trascinare tra i dolorosi ricordi del passato, il motivo per cui era diventata tanto fredda, e spalancò gli occhi, spaventata dalle incomprensibili intenzioni del ragazzo, che ora aveva anche preso ad accarezzarle le guance coi pollici
“Cos’è questo muso? Ti ho appena detto che non sono più arrabbiato con te e tu mi pianti questo muso lungo?”
Allora Nami sfoderò un bel sorriso
“Sono felice di aver ritrovato il buon vecchio Sanji, ma…”
“Ma tu pretendi troppo pasticcino!” disse lui sorridendo mentre abbandonava la cucina con la canna da pesca in mano.
Lei lo accompagnò con lo sguardo e quando lui scomparve dal suo raggio visivo, restò sola con se stessa a riflettere sulle parole del biondino e dopo qualche minuto si decise a prendere ciò che le serviva per la medicazione di Zoro e scese in cabina.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 27
*** All’aria aperta ***


All’aria aperta


Rufy e Usop erano ancora dentro… la stanza era tutta sottosopra e i tre urlavano e ridevano senza alcun ritegno. A Nami si gelò il sangue nel vedere la sua cara libreria spostata dal muro, con tutti i libri a terra… e lì sotto Rufy tutto girato di traverso. Gli si avvicinò con un’aura infuocata che si espandeva passo dopo passo, raccolse il pirata dal cappello di paglia e lo ridusse in brandelli… lo stava ancora malmenando quando le venne in mente che quel disastro poteva non essere solo colpa del ragazzo di gomma, quindi si girò verso gli altri due, che stavano guardando spaventati la scena e, fulminandoli con lo sguardo, disse
“Chi l’ha lanciato qua?”
Usop e Zoro, perfettamente sincronizzati, sollevarono un braccio ad indicare Rufy dicendo
“Ha fatto tutto da solo”
Il capitano a quelle parole guardò Nami con un sorriso ingenuo che faceva quasi pensare che lui fosse fiero di ciò che aveva combinato. Lei si rigirò lentissima verso di lui lanciandogli fiamme dagli occhi… ripartirono i pugni e dopo poco Rufy era steso a terra con gli occhi che ruotavano a spirale e la bocca sdentata.
La navigatrice, ora che la sua ira era placata, si chinò a rimettere a posto, poi preparò l’acqua e le bende pulite per Zoro.
Rufy, che intanto si era rialzato, si offrì volontario per aiutare la ragazza in veste di infermierino, ma Zoro, terrorizzato dall’idea, protestò subito
“Non azzardarti nemmeno a toccarmi con un dito, disgrazia umana!”
Il capitano allora, imbronciatissimo,  incrociò le braccia sul petto mugugnando qualcosa, poi incominciò a prendere in giro lo spadaccino dicendo
“Oh, adesso si fa curare solo dalla sua Nami” e così dicendo si abbracciò da solo allungando le labbra fingendo di baciare qualcuno.
Zoro digrignava arrabbiato i denti cercando di acciuffarlo, ma quello era abilissimo ad evitarlo continuando intanto la beffarda simulazione del bacio.
Usop iniziò a ridere come un matto.
Nami sembrava non essersene nemmeno accorta e continuava a sistemare le sue cose sul tavolo, poi si avvicinò a Zoro e, come se niente fosse, diede un terrificante cazzotto al suo capitano, che si ritrovò spiaccicato a terra a baciare il pavimento
“Imbecille” disse accompagnando il repentino movimento senza scomporsi minimamente.
In tutta calma si sedette accanto allo spadaccino e iniziò a togliergli la fasciatura tutta imbrattata di sangue. Man mano che la srotolava, il volto della ragazza assumeva espressioni sempre più cupe e preoccupate
“Cosa c’è Nami?” chiese Usop, notando come la ragazza stava sgranando gli occhi
“Dobbiamo arrivare a Frenzy Island al più presto” rispose.
Tutti la guardarono senza capire
“C’è qualcosa che non va?” chiese Rufy, mentre ancora si massaggiava la testa dove lei lo aveva colpito
“Sanguina ancora” rispose lei senza staccare gli occhi dal rivolino di sangue che scendeva lungo la schiena del ragazzo. Il volto di Nami non riusciva a nascondere per niente la paura e la preoccupazione per quella ferita, che non avrebbe affatto dovuto perdere ancora sangue… non aveva senso!
Zoro alzò un sopracciglio e si toccò il foro che aveva davanti: da lì non usciva sangue. Nami osservò il gesto del ragazzo tranquillizzandosi un pochino… almeno da una parte si era chiuso. Prese a medicare con cura la ferita, tamponando il sangue e poi tornò a fasciarla. A quel punto era meglio anche rifare il letto che si era sporcato la sera prima. Fece alzare Zoro e tolse le lenzuola sporche
“Ma guarda che brava casalinga! Zoro, hai fatto proprio un affarone! E chi l’avrebbe mai det…” la frase di Rufy fu interrotta da un micidiale calcio in bocca
“Non hai ancora imparato la lezione?” urlò Nami a denti di fuori accompagnando quel gesto di una violenza inaudita.
Rufy annuì con gli occhi lucidi per il dolore… ma non lo faceva apposta, semplicemente pensava ad alta voce, come sempre. Usop lo prese per la collottola e se lo trascinò dietro uscendo dalla cabina dicendo
“E’ meglio che ti porti fuori, prima che ti massacri” Lo sguardo iracondo di Nami aveva una sola interpretazione: Vuoi un calcio anche tu? Il pirata nasone si affrettò ad uscire, mentre Rufy, trascinato come un gatto, salutava con la mano.
La navigatrice e lo spadaccino ora erano rimasti soli. Lei continuava imperterrita a fare il letto, mentre lui la osservava con quel suo solito sguardo impassibile, che non lasciava trapelare nessuna emozione
“Ecco fatto!” disse infine Nami sedendosi sul letto appena fatto. Zoro continuava a guardarla attentamente ora con un mezzo sorriso sulle labbra
“Cosa c’è?” chiese lei incuriosita da quel suo strano comportamento. Lui si fece una risatina e poi rispose
“Ci conosciamo da un sacco di tempo e solo adesso mi sono accorto di quanto sei bella”
A quelle parole Nami arrossì paurosamente… era troppo strano e imbarazzante sentir dire una cosa del genere da un tipo come lui.
A Zoro vederla così piaceva troppo: provava un gusto sadico nel metterla in imbarazzo, ma quella frase era stata detta con sincerità, al di là del suo personale divertimento nel vedere Nami diventare come un peperone.
La navigatrice stava ancora guardando fisso il pavimento, quando lui le sedette accanto e iniziò a baciarla partendo dalle guance per scendere poi lentamente al collo. Subito lei barrò gli occhi al contatto, ma poi li chiuse per lasciarsi cadere in balia dei dolci brividi che le labbra del ragazzo le davano. Il fatto era che poi sapeva come sarebbe andata a finire continuando così e lei non voleva ancora, ma le era così difficile resistere a quelle sensazioni, nuove per lei. Si, nuove, perché prima di quelle di Zoro, le uniche labbra, le uniche mani ad averla mai toccata erano state quelle luride di Arlong, un orrido ricordo difficile da cancellare e, anche se con quello che provava adesso non c’entrava per nulla, il cervello ora si era messo a tessere malignamente dolorosi legami che la portarono ad allontanarsi dal ragazzo tanto da impedirgli di continuare a baciarla.
Lui aggrottò la fronte un po’ contrariato e lei disse
“Zoro…”
A lui bastò il tono della sua voce per capire cosa stava per dire
“Ho capito, ma non posso neanche più toccarti?”
Nami arrossì di nuovo e piantò lo sguardo a terra, ma lui, sollevandole il mento con due dita, la obbligò a guardarlo in faccia
“Non puoi chiedermi di starti lontano adesso” le disse.
“Non ti chiedo questo… è come lo fai… che … che … mi fa perdere il controllo” rispose lei sostenendo a fatica lo sguardo dello spadaccino ed evitando di parlare dell’altro problema, che lei per prima cercava di celare a se stessa.
Lui avvicinò il volto a baciarle le labbra, senza spingersi oltre, poi disse
“Questo lo posso fare?” Lei annuì, allora lui replicò il bacio… varie volte.
Il cuore di Nami batteva sempre più forte a ogni bacio, sembrava dover impazzire, il suo respiro si appesantiva… quelli che all’inizio erano stati casti baci, si facevano sempre più famelici… le mani di Zoro iniziavano a sentire l’esigenza di accarezzare la soffice pelle della ragazza e dovette far ricorso alla sua parte più razionale per trattenerle e l’unica cosa che toccarono di lei furono le mani: le dita dei due amanti si intrecciavano, si accarezzavano quasi componendo ricami intricati, mentre i due non riuscivano a smettere di baciarsi.
Con l’ultimo barlume di lucidità, Nami trovò la forza per staccare le sue labbra da quelle di Zoro. Lui la guardò con un mezzo sorriso dicendo
“Ho cercato di fare il bravo”
Lei rispose abbracciandolo teneramente, poi si alzò
“E’ mezzogiorno ormai… vado su a vedere quando si mangia e poi ti porto un po’ di ghiaccio”
“Posso benissimo andare a prendermelo da solo” disse lui
“Non se ne parla!”
“Ma piantala, sto bene, guarda!” disse lui alzandosi in piedi.
Nami rimase a guardare preparandosi a vederlo svenire da un momento all’altro e invece lui, non solo rimase in piedi, ma si avvicinò tranquillamente alla porta per uscire. L’aprì
“Allora? Andiamo?”
Nami non aveva parole: va bene che le gambe erano ancora sane (almeno quelle), ma aveva un buco in una spalla che lo passava da parte a parte e se ne andava in giro come se niente fosse… ha la pelle dura quanto quella testaccia pensò lei, ormai rassegnata a lasciargli fare quello che voleva.
“Sanji?” chiese Zoro mentre salivano le scale che portavano sul ponte
“Si è rotto una mano” rispose lei quasi subito.
Lui si girò di scatto, si bloccò e la guardò stupito: non era certo la risposta che si aspettava.
“Si è rotto una mano?”
Nami annuì fermandosi a sua volta e poi spiegò
“Dev’essere successo durante la rissa contro Heiji. Ha detto di non essersene accorto”
Zoro scrollò la testa mostrando il suo stupore, poi si riprese e chiese
“Ma come sta?”
“Bene.. dai… gliel’ho steccata e fasc…”
“Non in quel senso, scema!”
Lei, che ovviamente non aveva infilato quel discorso a caso, non sapeva se raccontargli quello che era successo, ma poi, pensandoci, mentirgli che senso avrebbe avuto? Avrebbe capito tutto da sé appena sarebbero saliti
“Non gli è passata” si limitò a dire.
Zoro soffiò scocciato mentre apriva la porta e metteva il primo piede sul ponte, all’aria aperta… finalmente. Prese un lungo respiro godendosi il profumo del mare a occhi chiusi prima di incamminarsi verso le scale della cucina. Il sole era alto in cielo, ma molto meno caldo di quanto si poteva pensare. Nami si soffermò un po’ ad osservarlo, scrutando il mare e il movimento delle vele… il tempo stava cambiando.
Salirono in cucina: l’accoglienza fu calorosissima da parte di Rufy e Usop, felici di poter riavere il loro compagno a tavola, mentre Sanji, ancora ai fornelli, a finire di cucinare, non lo degnò di uno sguardo finchè poi si girò a servire i piatti in tavola e allora lanciò allo spadaccino un’occhiata di sfida che non lasciava adito a dubbi: stava pensando a come regolare i conti.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 28
*** La resa dei conti ***


La resa dei conti


Erano passati giorni da quel momento e il viaggio proseguiva più che tranquillo, nonostante nulla l'avrebbe fatto supporre, tra il tempo che impensieriva Nami e l'aria tetra che piombava ogni qualvolta Sanji e Zoro s'incontravano. La ferita dello spadaccino sembrava essersi stabilizzata, aveva perlomeno smesso di sanguinare, ma continuava a fargli molto male e gli impediva ogni movimento col braccio, ma questo ovviamente lo sapeva solo lui. Gli altri sapevano solo che la febbre sembrava proprio non volerlo abbandonare e che, nonostante questo, aveva ripreso i suoi massacranti allenamenti, ora accompagnati da un insolito sottofondo musicale: le urla stridule di Nami, che inutilmente cercava di impedirgli di fare sforzi.

Iniziò a piovere di prima mattina quel giorno: era uno di quegli acquazzoni primaverili che arrivavano all'improvviso, quando ancora in cielo c'è il sole. Non si era nemmeno alzato il vento e il mare non si era ingrossato, insomma, a parte l'acqua che diluviava a goccioloni enormi, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Le mansioni e le cose da fare sulla Going Merry erano più o meno le stesse di sempre, ma l'atmosfera era resa un po' più pesante e triste per via del colore grigiastro del panorama.
Erano ancora tutti in cucina seduti attorno al tavolo, nonostante la cena fosse terminata da un bel pezzo, quando Nami si alzò per uscire
“Dove vai?” chiese Rufy dondolandosi sulla sedia e rovesciando la testa all'indietro, rischiando così di ribaltarsi a terra.
In uno sbadiglio la ragazza rispose
“A dormire, sono distrutta”
“Buona notte”  le rispose allora l'altro.
I ragazzi seguirono il suo esempio solo dopo qualche ora.

La mattina dopo Zoro si svegliò prestissimo. Si alzò guardando la sua nuova compagna di stanza: un certo cambiamento di panorama rispetto a quando dormiva coi ragazzi. Sorrise tra sè mentre continuava ad osservarla dormire come un ghiro, pensando alla tortura a cui lo stava sottoponendo in quei giorni chiedendogli di trattenersi, di fare "il bravo".
Uscì e si diresse lento verso prua dove avrebbe approfittato di quell'insolito e quasi irreale silenzio per dedicarsi alla meditazione. Fuori pioveva ancora: una pioggerellina lieve che non c'era dubbio che lo potesse distogliere dai suoi esercizi. L'unica cosa che gli dava fastidio era il fatto di potersi allenare ancora solo con un braccio: quella maledetta spalla ferita continuava a impedirgli ogni benché minimo movimento. Provò ad alzare il braccio piano piano, ma il risultato fu una lancinante fitta che lo portò a stringere forte i denti per il dolore.
Aveva ripreso la giusta concentrazione, quando qualcuno gli si mise davanti. Aprì gli occhi, seguendo con lo sguardo i piedi, poi le lunghe gambe magre avvolte dai pantaloni neri, fino ad arrivare alla testa bionda di Sanji. Questo se ne stava fermo immobile a fissarlo, con la solita postura a mani in tasca e sigaretta in bocca. Zoro si alzò in piedi... probabilmente era giunto il fatidico momento della resa dei conti. La cenere della sigaretta si fece rossa incandescente, poco dopo il cuoco la tolse dalla bocca con un movimento lentissimo, espirando una nuvola di fumo che avvolse Zoro, facendolo tossire. Si guardavano negli occhi, con aria tutt'altro che amichevole, ma nessuno dei due parlava. Lo spadaccino si sentiva in una strana posizione: l'idea di una sana scazzottata normalmente l'avrebbe reso persino felice di sgranchire i muscoli, se poi quello da prendere a sberle era il cuoco il gusto era doppio, ma questa volta era diverso, Sanji era davvero arrabbiato e Zoro sapeva di averne tutta la responsabilità. All'improvviso il cuoco puntò una mano nel petto di Zoro, spingendolo
“Credi di avermi battuto, vero?” disse mentre l'altro ristabiliva l'equilibrio dopo essere indietreggiato di qualche passo
“Non ti credevo capace di una cosa del genere” continuò.
Zoro non sapeva bene che rispondere, ma tanto non ce ne fu bisogno, perché l'altro lo incalzò
“Non te ne frega proprio niente di lei?”
Lo spadaccino alzò un sopracciglio, assumendo un’espressione di stupore
“Cosa?”
“Non fare il finto tonto con me”
“Parla chiaro, allora”
“Bastardo e per di più stupido!” sbottò il cuoco “Non puoi prenderti così gioco dei sentimenti degli altri” continuò.
“Mi dispiace Sanji, non avevo intenzione di ferirti”
“Non parlavo di me, imbecille!” urlò il cuoco, che allo sguardo interrogativo di Zoro spiegò “parlo di Nami!”
“Cosa?”
“Credi che non l'abbia capito perché stai facendo tutto questo?”
Ora Zoro iniziava a preoccuparsi sul serio: cosa cavolo aveva ponderato quel cervello di gallina di un cuoco?
“E' una sfida diretta a me, ma non puoi servirti così di Nami, della MIA Nami! Bastardo!” urlò il biondino facendo partire un calcio, che Zoro schivò per un pelo.
“COSA?”
“A te sembrerà strano, ma la gente normale prova sentimenti e quell'ingenua si è innamorata sul serio! Non la puoi usare per vincere la rivalità con me”
A Zoro cascarono le braccia crepando il pavimento, una goccia di sudore colossale gli penzolava sulla testa.
“Ma sei scemo? Nami non è mica una preda di caccia!” disse riprendendosi.
“A me lo dici! Io lo so, sei tu quello che se ne approfitta, brutto pezzo di...” e mentre lo diceva partiva il secondo calcio, che Zoro riuscì a parare con una mano, accusando comunque un po' il colpo: i calci del biondino erano davvero potentissimi.
“Ma per che razza di persona mi hai preso?” chiese lo spadaccino, che iniziava ad irritarsi, più per la stupidità delle insinuazioni del suo demente rivale, che per i calci che aveva cercato di piazzargli.
“Per l'insensibile selvaggio che sei”
A quel punto cominciò la vera rissa: Sanji, ormai divorato dalla rabbia, si lanciò addosso all'avversario martoriandolo di calci, che l'altro cercava di evitare come poteva, limitandosi a difendersi.

Svegliati dal trambusto, Usop e Rufy si diressero sul ponte e si fermarono ad assistere al combattimento... mancavano solo i pop corn.
“Secondo te dovremmo intervenire?” chiese il nasone al suo capitano, che rispose
“Naaaa, devono risolvere tra di loro la questione”

La lotta era nel vivo ormai, Zoro aveva smesso di difendersi ed era passato al contrattacco: se Sanji cercava la rissa, l'avrebbe avuta. Aveva impugnato una delle sue spade, combattendo con l'unico braccio sano, mentre il cuoco era nero di rabbia, i suoi occhi, nascosti tra i capelli, brillavano di una luce agghiacciante, sembrava posseduto dal demone della vendetta mentre si scagliava contro l'avversario con tutta la forza che aveva, dimenando le gambe agili.
Mentre continuavano a darsele di santa ragione, proseguiva anche l'aspra discussione
“Stupido cocciuto, ascoltami!” gridava Zoro a denti stretti schivando un calcio diretto al suo volto.
“L'unica colpa che ho è quella di essermi innamorato!”
A quelle parole Sanji si bloccò per un istante, ma poi riprese il combattimento dicendo
“Ma per favore! Che ne sai tu dell'amore?”
“Più di te di sicuro!”
“Non sai niente tu di donne! E neanche te n'è mai fregato qualcosa! Stai solo usando Nami! Porco schifoso!”   
““sdasdadAncora sta storia, piantala!”
“Lo sai benissimo che le sto dietro DA SEMPRE!”
“Tu stai dietro a tutte le donne che incontri... DA SEMPRE!”
“Ma Nami per me è speciale, lo sai!”
“E ci mancherebbe che non lo fosse dopo tutte quello che abbiamo passato tutti insieme!”
Sanji si fermò, guardando fisso Zoro, che ancora gli teneva ferma la gamba che fino ad un attimo prima stava per colpirlo
“Cosa vuoi dire?”
Lo spadaccino, notando con piacere la calma dell'avversario, allentò la presa rilassandosi, ma senza perdere la guardia
“Voglio dire che per quanto tu le donne le consideri solo da un unico punto di vista, che ora non starò a spiegare, a Nami ti sei affezionato perché siete diventati amici”
“E che ne sai tu di quello che provo io? Chi ti dice che non sia amore con la A maiuscola?”
Zoro sorrise
“Il fatto che continui a correre dietro a ogni gonnella... anche davanti agli occhi di Nami”
Sanji taceva accarezzandosi il pizzetto con una mano, mentre cercava un argomento per ribattere a quella frase a cui non voleva dare ragione.
“Ma Nami è speciale per me!” gli riuscì solo di dire infine.
“Sì, l'ho capito e ci credo, ma non è unica... come lo è per me. La differenza sta tutta qui” rispose Zoro quasi sussurrando: lui che dava lezioni di sentimenti a Sanji... era imbarazzante!
Il cuore di Sanji si arrestò un secondo, gli occhi si dilatarono a quelle parole, ma...no, non poteva ammetterlo.
“Cazzate!” urlò saltando all'improvviso addosso al rivale, facendolo cadere malamente a terra.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 29
*** L’intervento di Nami ***


L’intervento di Nami


Nami, svegliata dal trambusto proveniente da fuori, si alzò e si diresse subito sul ponte
“Ma che stanno facendo?” disse pensando ad alta voce, appena le si presentò la rissa davanti agli occhi.
“Si picchiano” rispose prontamente Rufy seduto ai suoi piedi
“Era una domanda retorica! Perchè non li fermi?”
“Hanno una questione in sospeso ed è giusto che se la vedano tra di loro”
“Ma non è necessario usare la violenza per risolvere i problemi!”
“Ah no?”
“NO! Vai subito a dividerli!”
“Non posso” disse il capitano in tutta naturalezza, mentre Nami iniziava invece a perdere le staffe
“E perché?”
“Perchè non è giusto... è un duello!”
“VUOI CHE SI AMMAZZINO A VICENDA?” Il metro di denti fuori dalla bocca di Nami non impedì al capitano di continuare a starsene seduto a godersi il combattimento da spettatore. Non reagì nemmeno quando lei, ormai completamente fuori di sè per la rabbia, gli piazzò un pugno in testa, che lo ribaltò.
“PIANTATELA!” urlò poi ai due lottatori incalliti.
Questi si fermarono, la guardarono distrattamente accorgendosi solo in quel momento della presenza dei loro compagni, e poi ricominciarono a darsene di santa ragione. Erano ormai ridotti malissimo: Zoro era un ematoma ambulante, mentre Sanji grondava di sangue per i numerosissimi tagli che si era beccato.
Nel vedere che i due non le davano la minima udienza, l'ira di Nami aumentò mostruosamente, marciò verso il campo di battaglia ponendo fine al duello nell'unico modo che potesse funzionare con quelle teste calde: stendendoli entrambi.
Nami ora era in piedi con le braccia incrociate sul petto e un diavolo per capello, sotto di lei, ancora stesi e doloranti c'erano i due ragazzi che continuavano a guardarsi in cagnesco senza trovare però più la forza di muoversi. La ragazza chiuse gli occhi, prese un lungo respiro alla ricerca di un barlume di calma, poi gridò
“Ma cos'avete al posto del cervello? LE SCIMMIE URLATRICI! Uno con una mano monca, l'altro con una spalla in frantumi e non riuscite a trovare niente di meglio da fare che fare a botte!” Zoro si tirò su massaggiandosi la testa
“Ha cominciato lui!” disse indicando il cuoco
“Non è vero, sei stato tu a rubarmi l'amore della mia vita!” rispose l'altro.
Stavano ricominciando a litigare, ma Nami glielo impedì assestando loro un calcio a testa. Poi si chinò verso Sanji
“Ma guarda qui! L'hai tutto tagliuzzato!”
Vedendo le premure che la ragazza aveva per lui, il cuoco assunse espressione da vittima innocente nella speranza di farsi coccolare, mentre Zoro non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie
“Sta a vedere che è colpa mia!” disse
“E di chi è?” rispose lei
“Ma ha cominciato lui!” replicò lo spadaccino
“Ma ha cominciato lui!” gli fece il verso lei, sempre continuando a prendersi cura di Sanji
“Invece di star qui a dire stupidaggini, vedi di filare subito in cabina senza fare storie... e se quando poi arrivo a medicarti la spalla vedo che è peggiorata, scoprirai cos'è l'ira di Nami!”
“Perchè? Finora cos'abbiamo visto?”
“Finora non avete visto niente! FILA!” disse mentre controllava un taglio su un braccio di Sanji
“Poverino, guarda come ti ha conciato!”
Zoro digrignava i denti iracondo e incredulo, la vena sulla fronte pulsava vistosamente, mentre Rufy e Usop lo trascinavano sotto coperta
“Zoro, vecchio mio... fattene una ragione, lo sai che le donne sono volubili” disse Usop
“Volubili un corno!” gridò lo spadaccino dimenandosi.
Nami si girò a guardalo, gli mandò un bacio con una mano e lo salutò con quella sua faccia da schiaffi che lo fece imbestialire ancora di più
“Megèra!” ringhiò quando già era scomparso sotto coperta.
“Lo sapevo io! E' stato solo un momento di follia. Non poteva piacerti davvero quel pazzo!” disse Sanji facendo poi subito partire un bacio, che lei fu velocissima a parare col palmo della mano, mentre continuava ad esaminare.
Si alzò, tirando sù anche il cuoco e disse
“Andiamo”
“Dove?” fece lui pieno di speranze
“Devo rattopparti... guarda qua, sei conciato malissimo” e così dicendo la ragazza lo prese per la mano sana e lo trascinò in cucina dove iniziò le medicazioni del caso: per tutto il tempo Sanji si limitò ad obbedire in modo reverenziale ad ogni comando di Nami, guardandola con occhi a cuore e ricoprendola di elogi, mentre lei si limitava a sorridergli di tanto in tanto applicando un cerotto qua, uno là, piccole fasciature, finchè nessuna traccia di sangue fu più visibile.
“Pasticcino adorato, cos'è questo musetto serio?” chiese Sanji alla fine delle operazioni
“Dovrei essere felice di vedervi litigare e massacrarvi a vicenda?” rispose lei indaffarata a ripulire l'improvvisata infermeria.
Lui rimase in silenzio un po', poi disse
“Hai sentito anche i nostri discorsi?”
“Più o meno”
“E tu ci credi”
Alla prima Nami ignorò la domanda continuando a mettere in ordine
“Allora?” tornò alla carica lui
“Cosa?”
“Non fare la furba, voglio sapere se credi a quello che ha detto Zoro”
A quel punto lei annui.
Sanji si gettò all'istante una mano al petto, stringendo la camicia come se volesse afferrare il cuore, mentre si buttava in ginocchio ai piedi di Nami
“Nooooooo!”
Lei era quasi terrorizzata
“No, Nami, non puoi dirmi questo! Povero me, rifiutato dalla donna del mio cuore! Destinato ora e per sempre a una vita di solitudine e dolore! Nami, ti prego! Torna in te! Rinsavisci! Non può piacerti sul serio quel bruto!” diceva il biondino piangendo drammaticamente cascate di lacrime abbracciato alle gambe di Nami, che era più che imbarazzata
“Guarda il tuo Sanji, come soffre per te!”
“Dai su Sanji, cerca di darti un contegno” disse dolcemente lei accarezzandogli la testa nel disperato tentativo di farlo smettere di strillare.
Lui finalmente si alzò e la guardava con aria sconsolata, da cucciolo abbandonato
“Dai Sanji, non fare così” disse lei coccolandolo un po' “Posso fare qualcosa per tirarti un po' su di morale?”
Lui annuì con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. Chiuse gli occhi avvicinandosi a lei sporgendo le labbra e lei
“Posso fare qualcos'altro per tirarti un po' su di morale?”
“Uffa!” disse lui con la bocca ancora sporgente
“Perchè lui sì e io no!” disse infine mettendosi a sedere e ricominciando la scenata “Almeno prima ero mezzo rassegnato: sai, iniziavo a pensare che tu fossi frigida... o magari lesbica...” fece appena in tempo a terminare la parola che si trovò steso a terra da uno dei pugni micidiali di Nami
“Ahia” disse rialzandosi lentamente “Ma scusa, cosa potevo pensare? Tu che mi respingi sempre... sai, magari, con Bibi...” questa volta fu la parete a fermare il volo che gli fece fare nuovamente la ragazza mollandogli un secondo pugno.
Il cuoco si ritirò su piano ricominciando a piangere come una fontana
“E poi vengo a sapere te la fai con quella testa vuota! E il povero Sanji è solo!” ,
“Dai, su, un dongiovanni come te può avere tutte le donne che vuole” cercò di consolarlo lei
“Ma io volevo te!” disse col tono di un bambino viziato, ma guardandola intensamente.
Poi si buttò le mani in testa gridando
“Ma si può sapere che razza di gusti hai?”
A Nami scappò da ridere e anche Sanji, dopo uno stupore iniziale, iniziò a ridere di gusto
“Grazie Sanji” disse poi lei abbracciandolo
“E di cosa?” chiese lui piacevolmente stralunato
“Di essere così” rispose semplicemente la navigatrice.
Il cuoco sorrise e ricambiò l’abbraccio quasi stritolandola e sussurrandole all’orecchio
“Quella zucca vuota di uno spadaccino ha tutte le fortune del mondo!”
Quando l’abbraccio si sciolse il cuoco si fece coraggio per chiedere
“Ma sei proprio… innamorata? Sicura sicura?”
Nami annuì
“Uff” sbuffò lui con un muso lunghissimo
“E io che me ne stavo tranquillo, pensando di non dovermi preoccupare di lui… tanto le donne non sembravano affatto interessargli. E infatti non gli interessano… solo si diverte a portarsi via le mie!”
“Dai Sanji, non è vero. Se fosse così ci dovrebbe provare con tutte”
“Ma non è vero che vado dietro a tutte!”
“Ma per favore! Non hai ritegno!”
“Sono solo un buongustaio… e amo le belle donne!”
“…tutte le belle donne!” concluse lei.
Dopo una breve pausa di silenzio Nami si avviò verso l’uscita
“Vado a vedere come sta il tuo acerrimo nemico, non è che vuoi venirci anche tu?” chiese la ragazza sperando che finalmente quei due zucconi finissero le ostilità, ma per tutta risposta Sanji disse
“Neanche morto!”
“Ma non ti sei sfogato abbastanza prima? Ce l’hai ancora con lui?”
“Ce l’avrò sempre con lui… finchè non mi restituisce ciò che era mio!”
Nami allora tornò sui suoi passi riavvicinandosi al biondino per specificare
“Non sono mai stata tua!”
“Nei miei sogni si!”
Nami fece un lungo sospiro e disse
“Ascolta Sanji, seriamente, io e Zoro abbiamo davvero fatto di tutto per non arrivare a questo punto, ma ci siamo innamorati e…”
Sanji si riafferrò il petto strabuzzando gli occhi come se gli fosse preso un colpo
“Non dirmi così… ho il cuore debole!” ansimò.
“Volevo solo dire che non volevamo farti soffrire”
“Tu no, lo so, ma la testa di cavolo l’ha fatto chiaramente apposta”
“Sì ciao” disse Nami buttandosi una mano in faccia, presa dalla disperazione per la cocciutaggine dell’amico
“Va beh, ho capito… posso continuare a parlare in eterno tanto tu ce l’avrai sempre con lui” e uscì.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 30
*** Una coppia tranquilla ***


Una coppia tranquilla

Nami scese nella sua cabina, dove Rufy e Usop stavano ancora cercando di placare l’ira di Zoro. Appena la navigatrice entrò, i due uscirono di corsa augurandole buona fortuna. Lei li guardò un attimo perplessa, poi chiuse la porta e si volse verso Zoro, che era seduto con le mani che stringevano forte le ginocchia, sfuriando la rabbia col respiro affannato. Nami lo guardò con aria d’insufficienza dicendo
“Non avrai mica intenzione di farmi una scenata di gelosia?”
Nonostante l’ira furente, ricorrendo al suo fortissimo orgoglio, lo spadaccino si ricompose, incrociò le braccia sul petto e disse
“Chi? Io? Tzè!”
“A me invece sembri proprio geloso!” continuò lei a stuzzicarlo divertita, mentre si avvicinava.
Lui girò la testa dall’altra parte dicendo
“Assolutamente!”
Nami iniziò la visita medica continuando a sghignazzare
“La pianti di ridere?” disse lui stizzito mentre lei gli sfasciava lentamente la benda dalla spalla, ma l’invito a smettere di ridere produsse l’effetto contrario e i sommessi risolini della ragazza si trasformarono in una vera e propria risata
“Mh!!! Ti odio!” sbuffò lui
“Mai quanto ti odio io” rispose lei baciandolo.
Dopo quel dolce bacetto, sulle labbra di Zoro comparve un sorriso, ma fu questione di un attimo, che poi gli spuntò fuori di nuovo il muso lungo
“Non mi va che tu faccia la gattamorta con quell’imbecille! Lo sai quanto fa presto a farsi strane idee e dopo poi ci prova!” disse
“E allora? Lo fa da quando lo conosco… so difendermi… ma porca miseria, Zoro! La ferita si è riaperta!” gridò appena l’ebbe completamente sfasciato
“Ti farà pur un male atroce!?”
“Ma no, non è niente” rispose nascondendo le lacrime agli occhi, ma poi
“Ahi ahi!!! Fa’ piano!” urlò con gli occhi a palla e i denti stretti
“Così impari a fare a botte nelle tue condizioni! Stupido! Guarda qua! E senti che febbre! Ma cosa te la porti in giro a fare quella testa, se non la usi mai?”
Dopo quella frase scoppiò una delle loro solite liti con tanto di urla sguaiate e denti aguzzi, che terminò solo quando Rufy, obbligato da Sanji, irruppe nella cabina per accertarsi che i due non si stessero scannando. I due furibondi litiganti quasi si mangiarono il loro capitano gridandogli in coro
“NON SONO AFFARI TUOI!”
Da fuori  faceva capolino il cuoco
“Nami, tutto bene?”
“Oh si, Sanji, stai tranquillo” rispose lei dolcemente
“Certo che sta bene LEI, quello in pericolo sono io!” intervenne Zoro
“A te non ha chiesto niente nessuno!” fece Sanji facendo scattare in piedi lo spadaccino, pronto a riprendere la rissa con lui
“Rimettiti subito a letto” gli ordinò Nami, ma lui continuò a camminare verso il biondino che già si era messo in guardia.
A quel punto, con una fulminea mossa di karatè, la navigatrice mise al tappeto Zoro facendogli un male assurdo. Mentre lui si contorceva, Nami ne approfittò per riportarlo a letto
“Aiutami Rufy” disse
“A fare?” rispose l’altro
“A legarlo al letto”
“Ancora?” fece lo spadaccino a metà tra terrore e ira funesta.
Non ebbe il tempo di reagire che le operazioni di ancoraggio, alle quali si unì subito anche Sanji, erano già iniziate.
Nami si distrasse solo un attimo e quando si rigirò a vedere la scena, Sanji stava letteralmente mummificando Zoro, avvolgendogli di corda anche la testa. Il poveretto urlava e si dimenava come un matto, mentre il cuoco sembrava spiritato con quel sorriso di puro sadismo dipinto sulle labbra
“Fermo Sanji, può bastare così” intervenne Nami cercando di fermarlo
“No aspetta, riesce ancora a respirare!”
A quel punto fu un pugno in un occhio a fermarlo e a catapultarlo lontano. Nami si chinò su Zoro
“Finchè non ti sarai calmato stai qui! Devo rimetterti in sesto la spalla e per farlo devi stare BUONO e TRANQUILLO!”
“Tu sei una pazza scatenata! Slegami!”
“CALMATI!” urlò lei mentre recuperava Sanji ancora spalmato contro la parete e lo portava fuori
“Vieni via anche tu Rufy”
Cappello di paglia obbedì all’istante
“Ma NAMI!!!” gridò Zoro
“Torno subito!” disse lei uscendo e chiudendo la porta dietro di se
“Mi sembra di essere all’asilo!” commentò esasperata “Tienilo tu” disse poi appioppando a Rufy il cuoco ancora mezzo morto. Quindi andò in cucina, dove prese acqua, ghiaccio e altre cose che le sarebbero servite per la medicazione e tornò nella sua cabina.
Entrò. Zoro, dalla sua posizione da imbalsamato, la guardava con occhi indemoniati preparare le bende pulite
“Dai vieni qui” disse lei distrattamente
“E come? Col teletrasporto?”
“Ah, già, è vero che sei legato!” fece lei avvicinandosi per slegarlo, ma prima volle assicurarsi
“Ora sei calmo e tranquillo?”
“E’ solo Sanji a farmi saltare i nervi… e ora non c’è…”
Lei prese allora a sciogliere i nodi mentre lui, senza che lei ovviamente gli prestasse la minima attenzione, blaterava cose del tipo
“Se ti azzardi a legarmi un’altra volta, ti affetto!”
Lei lo lasciò parlare così un bel po’, finchè poi lo interruppe dicendo
“Certo che almeno tu potresti comportarti da persona adulta”
“Cos’avrei dovuto fare? Porgergli l’altra guancia?”
“Ma scusa…povero Sanji…” iniziò a difenderlo lei
“Se ti dispiaceva tanto… potevi scegliere quel damerino invece che me!”
“Guarda, non farmici pensare… non ho ancora capito come mi sia venuta in mente l’idea di stare con uno scapestrato come te!”
“Tu lo dici? L’unico qui che ha il diritto di lamentarsi sono io che devo sopportarti con tutti i tuoi cambi di umore, l’isterismo, la violenza, la crudeltà…”
“Quando hai finito coi complimenti chiamami” disse Nami facendogli chiaramente capire che non stava ascoltando mezza parola.
Zoro allora si diede per vinto, chiuse la bocca, facendo il muso più lungo che poteva. Nami intanto aveva preso a medicarlo con cura
“In ogni caso sono sempre in tempo a tornare sui miei passi… non siamo mica sposati…”
Zoro la guardò con la coda dell’occhio sollevando un sopracciglio con aria inizialmente rabbiosa, ma poi si alzò un angolo della sua bocca -
“Eh… sarei proprio curioso di vedere come riusciresti a tenere a bada quel pervertito come fai con me…”
Un pugno in testa fu l’unica risposta da parte della ragazza.
Dopo un po’ Nami disse
“Zoro, questa ferita fa davvero orrore, è sempre peggio. Dimmi la verità, ti fa molto male?” lui, mantenendo inalterato il broncio alzò le spalle… e proprio nel far quel gesto fu colpito da un dolore acutissimo che gli fece serrare un occhio  e i denti. Il volto della navigatrice non nascondeva minimamente una seria preoccupazione: ne sapeva troppo poca di medicina per poter far qualcosa di utile a quel punto. Guardò il cielo fuori dal piccolo finestrino della cabina: pioveva ancora
“Per fortuna siamo quasi arrivati” disse
“Davvero? E come lo sai?” domandò Zoro
“Da qualche giorno ormai piove quasi incessantemente e nel Grande Blu quando le condizioni climatiche si stabilizzano così significa che si è in prossimità di un’isola”
La fasciatura era ormai terminata quando Nami disse
“Ora, da bravo, ti rimetti giù e ti riposi”
“Non ci penso nemmeno”
Con sguardo minaccioso la ragazza puntò un dito al petto dello spadaccino, spingendolo verso il letto
“Non mi costringere a usare di nuovo la forza!”
“Non ho bisogno di riposare!”
“Infatti! Tu ne hai bisogno solo quando c’è da lavorare! Dormi solo e unicamente quando non dovresti! Ma ora mi dai retta e ti metti lì buono buono!”
“No – o!” sillabò lui dribblando la ragazza e avviandosi verso l’uscita
“Lo fai solo per il gusto di disobbedirmi, vero?”
Lui non potè fare a meno di sorridere mentre tirava la maniglia della porta. Una scarpa da donna volò diretta alla sua nuca, ma lui l’afferrò prontamente girandosi a guardare la legittima proprietaria come per dire E con questo?
“Non ti azzardare a uscire o giuro che ti spezzo le gambe!” gridò lei imbufalita
“Temo che ne saresti davvero capace “
“Infatti!! Non sto per niente scherzando… torna subito a letto!”
Sotto lo sguardo fiero ma stupito della bella navigatrice, lo spadaccino si riavvicinò sbuffando al letto, sul quale si gettò subito a peso morto
“E ci voleva tanto?” commentò soddisfatta ed esasperata lei prima di uscire dalla cabina per lasciarlo in pace.
In realtà il motivo per cui alla fine lui si era arreso così era che gli girava terribilmente la testa e anche adesso, che se ne stava comodamente sdraiato, le sue condizioni sembravano non migliorare.
Da quel momento Nami si trasferì in cucina, andando a controllare Zoro di tanto in tanto, per accertarsi che stesse bene… e così le parve visto che lo trovava ogni volta addormentato e ronfante a pancia in alto e con la bocca aperta.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 31
*** Ore di buio ***


Ore di buio

Era notte quando la navigatrice, che gli dormiva a fianco da appena un paio d’ore, si svegliò sentendo Zoro mugugnare rumorosamente nel sonno. Si alzò subito a controllare, accendendo una piccola luce e lo vide in preda a spasmi, gemiti e sudore… come se fosse vittima di un incubo terrificante. Avvicinò il lume al volto del ragazzo: era infuocato. Di getto gli buttò una mano sulla fronte, ardeva. Fu un fulmine nel correre in cucina a prendere altro ghiaccio, che poi gli poggiò sulla testa, svegliandolo involontariamente.
Zoro aprì lentamente gli occhi osservando Nami guardarlo col viso pieno di timore. Non capendone il motivo cercò di chiederle cosa stesse succedendo, ma gli mancò persino la forza per muovere le labbra. Si rese così conto delle proprie condizioni: la testa gli pulsava energicamente, gli occhi sembravano essere gonfi all’inverosimile, la gola secca e sentiva contemporaneamente caldo bruciante e brividi di freddo. Dopo poco fu costretto a soccombere all’eccessivo peso delle palpebre, chiuse gli occhi e solo in quel momento avvertì anche un’incredibile difficoltà a respirare, come se un macigno sul petto gli impedisse di dilatare i polmoni. Spalancò la bocca alla disperata ricerca di aria, sotto gli occhi terrorizzati di un’impotente Nami. Lei non riuscì a far altro che porgergli un bicchiere d’acqua, sollevandogli con delicatezza la testa per aiutarlo a bere e lui parve sorridere debolmente come a ringraziarla.
“Cos…cos’hai?” balbettò la navigatrice ormai in totale balia del panico.
Lui la guardò appena senza trovare la forza necessaria per rispondere. Lei gli teneva stretto il ghiaccio sulla testa con una mano, mentre con l’altra aveva preso una delle sue, che stringeva e carezzava incessantemente.
“Non so cosa devo fare” sussurrò lei con gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.
Lui avrebbe tanto voluto tranquillizzarla, rassicurarla e invece, continuando a prendere affannose boccate d’aria, non faceva altro che spaventarla sempre di più.

Nami gli restò così seduta a fianco per il resto della notte senza nemmeno accorgersi del sorgere del sole. Durante quelle ore, in cui l’aveva fissato senza mai chiudere occhio, né versare una sola lacrima, l’aveva visto riaddormentarsi faticosamente per poi calmarsi. Ne era stata felice ma per tutto il tempo non aveva fatto altro che sentirsi in colpa, responsabile di ciò che stava accadendo all’uomo che amava: si sentiva del tutto inutile di fronte a quei terribili dolori che lo stavano attanagliando e ora le toccava stare lì a guardarlo soffrire a quel modo senza poter fare nulla. E lui che non parlava, non le diceva cos’aveva.

Nella tarda mattinata Sanji riuscì a costringere Usop questa volta ad andare a vedere come mai a quell’ora non si vedevano né Nami né Zoro… e dalla stanza non proveniva nessun tipo di rumore.
Fu solo il suono delle nocche della mano del nasone a destare Nami dallo stato di semi ipnosi in cui era piombata da ore ormai. Lentamente girò la testa a guardare la porta mettendo a fuoco un po’ per volta l’idea che qualcuno stava bussando. Altrettanto lentamente si alzò, lasciando la presa alla mano esanime di Zoro e andò ad aprire.
“C’è qualcosa che non va?” chiese Usop appena vide socchiudersi la porta.
La vista di Nami fu una risposta ben più chiara di mille parole: il volto della ragazza era quasi inespressivo, distrutto da stanchezza e tensione, i suoi occhi erano lucidi e iniettati di sangue per il mancato riposo. Il nasone si affacciò intuendo subito la situazione e si avvicinò con la dovuta cautela al letto dove l’amico dormiva ancora immerso in un mare di sudore.
Sanji, che era rimasto più indietro ond’evitare di incontrare il rivale in amore, nel vedere la scena pensò bene di avvicinarsi all’ingresso della cabina. Andò così ad imbattersi in Nami, che era ancora lì imbambolata da quando aveva fatto entrare Usop: teneva ancora stretta la maniglia della porta e rivolgeva lo sguardo al nulla, realizzando piano piano che si era già fatto giorno. Il cuoco, sconcertato dal viso smarrito della sua adorata, gettò subito un’occhiata dentro la stanza. Usop, seduto accanto al letto, lo guardò con espressione tristissima.
“Cos’è successo?” chiese il biondino a Nami, con un filo di voce.
Lei non distolse lo sguardo dal punto perso nell’infinito che stava già fissando da qualche minuto: si sentiva a pezzi, lacerata dalla stanchezza, dalla paura e dai sensi di colpa. Lui l’afferrò delicatamente per le spalle e la scrollò leggermente. Finalmente gli occhi della ragazza si spostarono, fino a piantarsi in quelli di Sanji, che ne fu gelato. Rifece la domanda col tono più dolce che gli riusciva
“Cos’è successo?”
“N… non… lo so… sta male…”
Sanji entrò per vedere lo spadaccino: l’unico segno di vita che dava in quel momento era il sudore che gli imperlava di continuo la pelle, scendendo di tanto in tanto in piccoli rivoli guidati da minuscole goccioline
“Non so cosa fare” sussurrò Nami, ancora appoggiata alla porta
“Da quanto tempo è così?” chiese Usop
“da…da… non lo so… era ancora buio…” le risposte della ragazza arrivavano sempre dopo lunghe pause e lei sillabava faticosamente le frasi come se ogni singola parola pronunciata le pesasse enormemente
“Hai provato a svegliarlo?” chiese Sanji
“Si era svegliato lui… ma sembrava stare peggio”
“Cosa ti ha detto?”
“Niente” rispose lei dopo aver raggiunto i suoi compagni al bordo del letto.
In quel momento lo spadaccino socchiuse gli occhi, serrandoli poi subito veloce appena questi furono feriti dalla luce del giorno. Sotto lo sguardo preoccupato dei suoi compagni cercò poi di riaprirli senza fretta ma appena fu abbastanza sveglio, così com’era successo durante la notte, cominciò ad affannare il respiro, mentre avvertiva i suoi malori colpirlo uno dopo l’altro.
Il già pallido volto di Nami sbiancò ulteriormente nello scorgere negli occhi del ragazzo un’insolita espressione d’ansia e panico
“Cos’hai?” chiese subito.
Invece di rispondere Zoro preferì chiudere di nuovo gli occhi iniziando a fare lunghissimi respiri alla ricerca di calma più che d’aria, perché il dolore da lenire sembrava insopportabile
“Parla Zoro, ti prego! Dimmi qualcosa!” lo implorava lei, ormai al culmine della disperazione.
Di nuovo  Zoro si limitò a gemere alzando il labbro superiore in una smorfia di dolore.
Nami si fece scorrere le mani sulla testa portandosi i capelli indietro
“E’ colpa mia”
Usop e Sanji la guardarono senza capire
“Ho sottovalutato quella stramaledetta ferita!”
Sanji si avvicinò lento alla ragazza
“Se solo fossi…” continuava a colpevolizzarsi lei, ma Sanji prese tra le mani il viso della sua dolce navigatrice
“Cosa dici?”
Nell’osservare lo sguardo pieno d’affetto e compassione dell’amico, Nami sentì gli occhi inondarsi di lacrime
“E’ solo colpa mia, non ho…”
“Tesoro, non dire così, non hai nessuna colpa tu” disse il cuoco stringendo la ragazza nell’abbraccio più rassicurante che poteva offrirle. A quel punto lei fu costretta a cedere ad un pianto amaro, mentre si lasciava stringere dalle braccia dell’amico.
Dal letto si udì quasi un rantolo
“Metti subito giù le mani”
Nami alzò immediatamente la testa poggiata, anzi premuta, contro l’incavo del collo del cuoco, guardando Zoro, impegnato in uno sforzo sovrumano nel tentativo di tenere gli occhi aperti. Si svincolò immediatamente dall’abbraccio e subito fu accanto allo spadaccino ad accarezzargli premurosamente la testa. Le braccia di Sanji ricaddero lungo i fianchi sconsolate, mentre lui, con un ghigno di disprezzo, si girò verso il rivale dicendo
“Lo sapevo che non mi sarei sbarazzato di te tanto facilmente”
“Zoro! Stai meglio?” chiese subito Nami.
Lui fece un sorriso tutt’altro che convincente
“Più o meno” disse con un filo di voce.
La ragazza prese la borsa del ghiaccio, che ormai si era sciolto e la consegnò ad Usop di fronte a lei
“Vai a prendere altro ghiaccio”
Usop stava già allungando la mano per eseguire l’ordine, ma Sanji afferrò la borsa prima di lui, per restituirla a lei, che lo guardò stupita
“Vai anche a tu a prendere il ghiaccio… e una boccata d’aria. Sto qui io” disse
“No San…”
Zoro le poggiò una mano sulla sua
“Vai, per favore, non posso vederti così”
“Ma…”
“Su dai Nami, vieni, andiamo a prendere il ghiaccio e poi ti offro il mio letto per riposarti un po’” intervenne Usop con un gran sorrisone.
Gli sguardi di Sanji e Zoro la pregarono di ascoltare qual consiglio e alla fine, sebbene titubante, lasciò la cabina in compagnia dell’amico nasone.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 32
*** Nami non deve saperlo ***


Nami non deve saperlo

Rimasto solo con lo spadaccino, Sanji si buttò a sedere su una sedia accanto al letto
“A me puoi dirlo… cos’hai?”
“Nami non deve saperlo” la voce di Zoro era appena udibile
“Da me non saprà niente”
Zoro dilatò i polmoni inspirando faticosamente quanta più aria potesse
“Non sono mai stato tanto male… è una tortura insopportabile”
“La spalla?”
“Giurami che non lo dirai a Nami”
“Non le dirò niente!”
“Non sento più il braccio destro…”
Il cuoco sgranò gli occhi fissando l’arto immobile del ragazzo
“Che cosa?”
“Non lo muovo… non lo sento… ieri ha iniziato a bruciare terribilmente, poi poco fa non ho sentito più niente…” Zoro parlava guardando il soffitto come se tirando in alto gli occhi non si vedesse che stavano diventando lucidi.
Per la prima volta Sanji ebbe modo di vedere Zoro fare i conti con la fragilità di essere in fin dei conti solo un essere umano: per uno spadaccino, uno spadaccino come lui poi, perdere l’uso di un braccio è terribilmente atroce e ora, debellato ormai il suo forte coraggio, il suo solito sprezzante cinismo stava vacillando per lasciar spazio al panico, alla più sincera paura.
Si spalancò la porta e fece entrare Rufy come una furia. Da fuori si sentì Usop gridargli dietro
“Ti avevo detto di fare piano!” ma se c’era una cosa che il pirata dal cappello di paglia non digeriva proprio facilmente era sapere che una persona cara stava male e quando poco prima sù in cucina aveva sentito una sconvolta Nami dire che Zoro era grave, era arrivato persino ad abbandonare un enorme e succulento pesce che stava azzannando crudo, ovviamente di nascosto, per correre giù a far visita all’amico. Già l’aver visto la sua cartografa in quelle condizioni era stata dura: l’affetto che lui provava nei confronti di Nami era un qualcosa che andava ben oltre l’amicizia e che non era certo meno intenso dell’amore. E Zoro? Il primo membro del suo sgangherato equipaggio, quel ragazzo che odiava e cacciava i pirati, ma che si era trovato costretto a diventarlo per un debito inestinguibile, era più che un fratello. Non c’erano parole per descrivere quello che Rufy provava per i suoi compagni di viaggio e, anche se con quei suoi atteggiamenti tanto infantili era raro che riuscisse a darlo a vedere, tutti conoscevano a fondo i suoi sentimenti, li sentivano forti e chiari… così come basta toccare una sola volta il fuoco per sapere quanto scotta, allo stesso modo Rufy ora non aveva più bisogno di dimostrare nulla ai suoi amici, sapevano che lui avrebbe sempre sacrificato sé stesso per loro.
“Nami ha detto…” iniziò a dire
“Ha esagerato… sai com’è catastrofica! Con questo qui poi” intervenne Sanji indicando Zoro, che ad occhi chiusi rispose con un ghigno della bocca
“Sta bene, non c’è nessun bisogno di allarmarsi” continuò facendo l’occhiolino allo spadaccino appena gli vide aprire gli occhi.
Fantastico, gli reggeva il gioco… “una preoccupazione in meno” pensava Zoro: Nami e gli altri non dovevano sapere delle sue effettive condizioni… i motivi erano tanti e tra questi c’era anche una buona dose di quella sua orgogliosa virilità che gli impediva di farsi vedere in qualche modo debole agli occhi degli altri, di Nami soprattutto. Già l’essersi confidato con Sanji era stato un qualcosa di sconvolgente sia per il cuoco, che per sé stesso: non aveva mai avuto prima l’esigenza di condividere le sue paure con qualcun altro, ma questa volta la sua reazione non sembrava affatto lucida come gli accadeva solitamente, forse la paura di perdere il braccio era troppo forte per sopportarne il peso da solo.
Rufy prese una sedia e si mise a sedere accanto al letto
“Però hai proprio una brutta cera… forse ha fame… Sanji?” disse Rufy cercando di convincere il cuoco ad andare a preparare il pranzo.
In quel momento l’aria nella stanza si impregnò di un’insopportabile fetore. Tutti, compreso Usop che era appena arrivato, guardarono il capitano… la puzza proveniva chiaramente da lui. Si accorsero allora del fatto che era tutto imbrattato di pesce. Il volto di Zoro, il cui stomaco già non era nelle migliori condizioni per via della febbre, iniziò ad assumere un colorito verdastro, mentre giungevano i primi conati di vomito anche da parte degli altri due
“Ba che schifo Rufy! Vatti a lavare!” disse Usop tappandosi il nasone.
“Razza di animale, cosa mi hai rubato dalla cucina?” gridò Sanji prendendolo a calci
“Non posso distrarmi un secondo che tu mi svuoti la dispensa!” Rufy schivò alla meglio i colpi per sgusciare poi volentieri fuori dalla stanza a fare la doccia. Anche Usop e Sanji si affacciarono alla porta per respirare una boccata d’aria pulita, mentre invece al povero Zoro toccava continuare ad agonizzare… come se già non stesse abbastanza male di suo.

Quando il pirata di gomma fece nuovamente ingresso nella cabina ancora tutto bagnato, ma perlomeno profumato, Sanji si incamminò verso la porta per uscire
“Dove vai?” chiese Usop
“Da Nami, è nella nostra cabina vero?” rispose il biondino con un gran sorriso malandrino; il nasone annuì guardando preoccupato Zoro. Questo però se ne stava apparentemente tranquillo con gli occhi chiusi e il volto del tutto rilassato. Quando mise il primo piede fuori dalla stanza però Sanji fu costretto a fermasi udendo la fioca, ma decisa voce dello spadaccino chiamarlo
“Sanji due cose: primo, ricorda quello che mi hai detto…”
Fidati”
“Secondo, non azzardarti ad approfittare della situazione”
“Come scusa? Non ho sentito… va beh, me lo dirai un’altra volta, ora devo andare! Ciao ciao!” disse con un sorriso e uno sguardo a dir poco maliziosi.
Raccogliendo ogni briciolo di forza trovata nel corpo, Zoro afferrò il vicino Rufy per il bavero trascinandogli la testa davanti a sé per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Subito dopo il braccio del pirata di gomma si allungò fino a colpire violentemente la testa di Sanji che volò a terra
“Era da parte di Zoro”
Recuperati i sensi a fatica, il biondino si rialzò, si accese sorridente una sigaretta, e si diresse lento verso la camera dei ragazzi. Entrò facendo meno rumore possibile. Nami era sdraiata su quello che era stato il letto di Zoro fino a poco tempo prima, Sanji ne sorrise amaramente mentre si avvicinava silenzioso.
La ragazza, che non stava dormendo come lui pensava, si accorse della sua presenza solo quando se lo trovò in piedi accanto che la guardava con aria preoccupata. Trasalì, mettendosi subito a sedere, asciugandosi dalla faccia coi palmi delle mani le ultime lacrime cadute cedendo alla stanchezza. Nello stropicciarsi a lungo gli occhi mostrandosi come una bimba da coccolare, Sanji non seppe resistere alla tentazione di prenderla fra le braccia cingendola, sbalordendo sè stesso per primo, in un abbraccio dall’affetto sinceramente e puramente fraterno. Teneva una donna appoggiata al petto, teneva la sua bella Nami appoggiata al petto accarezzandole amorevolmente i capelli e, per la prima volta in vita sua, non si aspettava che poi succedesse altro, non lo desiderava affatto: gli bastava quell’abbraccio, gli bastava sentire di poterla consolare.
Lei, colta alla sprovvista da quelle calorose braccia, mentre ancora si asciugava gli occhi, rimase ferma per un po’ ad occhi spalancati, poi tirò lentamente giù le braccia per avvolgerle alla vita dell’amico una volta appurato che quel gesto era scaturito da un semplice moto d’affetto. Se ne stupì non poco conoscendolo, ma lo avvertì chiaramente: quello non era affatto uno dei soliti libidinosi strusciamenti a cui Sanji la sottoponeva ad ogni buona occasione… erano semplicemente le braccia aperte di un amico, un grande amico. Si rilassò appoggiando la testa su una spalla del ragazzo e, senza rendersene minimamente conto, scivolò in un profondo quanto meritato sonno, dal quale Sanji si vide bene dal destarla, restando immobile in quella posizione a lui certamente poco comoda.

Usop e Rufy avevano preso a ridere e scherzare tra loro come due dementi, tanto da non accorgersi che il loro compagno nel frattempo si era addormentato. Quando finalmente il nasone fece una piccola pausa dalle continue sguaiate risa, si girò verso Zoro e, appena capì che stava dormendo, si affrettò a tappare il becco a Rufy che continuava a blaterare stupidaggini di ogni sorta, anche allo scopo di divertire il suo amico malato… poverino, lui ci metteva tutto il suo buon cuore nel tirare su i suoi amici in momenti come quello, ma poi, chissà perché, la situazione gli sfuggiva sempre di mano.
Appena si trovò con la bocca intrappolata dalle mani di Usop, stranamente ne immaginò subito il motivo: guardò lo spadaccino e si calmò all’istante.
Il nasone mollò la presa sussurrando al suo capitano
“Sei preoccupato?”
“Mi fido di lui” rispose l’altro
“Cosa c’entra?”
“Si è unito alla mia ciurma per aiutarmi a trovare lo One Piece”
“E allora?”
“E allora cascasse il mondo mi accompagnerà fino alla fine!”
Finalmente Usop capì e non aggiunse altro.
Il pirata di gomma era tornato a sedersi sulla sedia accanto al letto e fissava il suo amico con un’intensità tale che pareva volergli infondere la propria energia attraverso gli occhi.
“Sali con me?” domandò il nasone
“Sto qui ancora un po’”
“Ok, io vado a controllare la rotta, finchè Nami non si sveglia” e uscì.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 33
*** Non è lei ***


Non è lei


Sentì Nami muoversi tra le sue braccia, la guardò e la vide aprire gli occhi con quel fare assonnato di chi ha ancora bisogno di dormire. Si guardarono senza dirsi nulla per restare poi così fermi diversi minuti. Lei, che non si era ancora svegliata del tutto, non trovava la forza per uscire dall’ipnosi in cui quello strano sguardo del ragazzo, così penetrante, la teneva. E lui sentiva all’improvviso bruciare dentro di sé un desiderio irrefrenabile che cresceva vorticosamente sfuggendo alla sua razionalità.
Come se fosse stato colto da follia, baciò violentemente le labbra di Nami, che ne restò scioccata. Impegnata a tener gli occhi sbarrati e le labbra serrate, la ragazza non riuscì ad impedire al biondino di stenderla con la forza sotto di sé. Sanji sentiva come se qualcosa di alieno a sé si fosse impossessato del suo corpo facendolo agire in quel modo tanto riprovevole, se ne vergognava, ma non riusciva minimamente ad opporvisi.
Improvvisamente fece buio nella già poco luminosa stanza e finalmente il cuoco riprese il controllo delle proprie azioni: di scatto allontanò le sue labbra fameliche da quelle di Nami e la fissò con terrore. Quel flebile spiraglio di luce che illuminava il volto della navigatrice mostrava… mostrava… un’altra persona… i capelli lunghi, chiari e la fattezza del volto gli ricordavano qualcuno, ma chi? La ragazza ora lo guardava con aria tanto triste da fermargli il cuore; avvertì subito dentro di sé un miscuglio di emozioni in contrasto: da una parte una tremenda nostalgia nei confronti di quel viso tanto dolce e familiare a cui non sapeva dare un nome e dall’altra un travolgente languore che lo indusse a baciarla. La ragazza ricambiò, ripagandolo della stessa sua passione. Da una parte del cervello gli ronzava il quesito su chi fosse quella ragazza, mentre dall’altra Sanji aveva la netta sensazione di averne la risposta, di conoscerla perfettamente, di avere con lei un passato e un destino in comune. Nessuno dei due giovani volle più resistere all’attrazione dei loro corpi e si abbandonarono ai loro istinti senza dire una parola.
Raggiunto il culmine della passione, Sanji scrutò nel buio il volto di quella misteriosa ragazza. All’improvviso l’oscurità si dissipò e il biondino si trovò a fissare con orrore una Nami a dir poco sconvolta. Sì, ora stesa sotto di lui c’era nuovamente la navigatrice: aveva l’aria disperata di chi si era dovuto arrendere ad una violenza, aveva la testa poggiata su un lato al letto, gli occhi erano chiusi e le ciglia abbondantemente bagnate dalle lacrime. Sanji la fissò, inorridito da sé stesso.
Zoro si avvicinò alla cabina dei ragazzi, la prima cosa che ci vide dentro furono due paia di gambe intrecciate in un modo che non lasciava molto spazio alla fantasia. Decise comunque di entrare e trovò Nami e Sanji stesi l’uno sopra l’altra ansimanti. Non facendo assolutamente caso al fatto che lei stesse piangendo, disse solo
“Mi fate veramente schifo” e subito girò i tacchi per uscire.
Sanji si alzò all’istante per raggiungerlo, sistemandosi alla meno peggio, lo fermò prendendolo per un braccio.
“Aspetta! Ti posso spiegare”
“E cosa? Che tu sei spregevole e lei una puttana?” fece appena in tempo a terminare quella frase che perse il controllo dei propri nervi e gli scagliò addosso un pugno carico di tutta la sua rabbia.
Nebbia, nebbia fittissima, densa…. una vegetazione selvaggia… aveva già visto quel paesaggio: Kirishi. Che cosa c'entrava ora? Cosa ci faceva lì? Sanji si massaggiava la mandibola brutalmente, ma comprensibilmente, colpita dal pugno di Zoro quando una voce di donna lo chiamò: era Nami. Si ripeteva quell’inutile inseguimento a cui la maledizione del Wet Fire lo aveva già sottoposto quando era stato sull’isola la prima volta.
All’improvviso piombò il silenzio più assoluto, rotto, solo dopo qualche inquietante minuto, da una voce maschile, di anziano: era Naoko.
“Non è lei…non è lei” ripeteva piano “Non puoi raggiungerla… non è lei…”
Quelle incomprensibili parole echeggiavano nella fitta boscaglia avvolta dalla foschia
“Non è lei il tuo destino… non è lei” poi tornò il silenzio.
Sanji era quasi impaurito, si accese una sigaretta e iniziò a camminare in una direzione scelta a caso. Poi di nuovo una voce di donna lo chiamò più volte. Non era Nami questa volta, ma conosceva quella voce che risuonava dolce e malinconicamente struggente alle sue orecchie… esattamente come gli era apparso il volto di quella ragazza prima a letto… doveva essere lei che lo chiamava. Cercò di seguire la voce, intravide l’esile figura della giovane donna, i capelli lunghi, di un colore pallido che ancora non riusciva a decifrare. Il suo cuore fu invaso da un’ondata di nostalgia, era quella ragazza a trasmettergliela. Finalmente la raggiunse. Pestando un rametto secco a terra fece rumore, lei si fermò, come lui… lentamente la ragazza si voltò a guardarlo mostrando finalmente il suo volto…

Aprì gli occhi e si trovò nella cabina dei ragazzi, seduto sul letto di Zoro ad abbracciare Nami che dormiva appoggiata alla sua spalla. Tirò un lunghissimo sospiro di sollievo nel rendersi conto che era stato tutto un sogno. Doveva aver finito anche lui per addormentarsi lì, così scomodamente abbracciato alla ragazza. Un tremendo nodo alla gola quasi gli impedì di respirare ricordando quello che le aveva fatto in sogno, ma grazie al cielo non era successo davvero. Con la massima delicatezza si liberò dall’abbraccio e stese Nami comodamente sul letto in modo che potesse riposare meglio e poi uscì silenzioso per andare in cucina a preparare il pranzo.
Si mise al lavoro ma non riusciva a far altro che pensare al sogno di poco prima, il turbamento che gli aveva lasciato era sconvolgente: come avrebbe mai potuto fare una cosa del genere a Nami? Il ricordo della ragazza in lacrime lo tormentava più di ogni altra cosa e gli ci volle un bel po’ prima di calmarsi, di convincersi del fatto che era stato solo uno stupidissimo sogno. C’era però l’altra faccia del sogno: quella misteriosa ragazza di cui era più che convinto di conoscere l’identità. E poi le parole di Naoko: che ci fosse un significato in tutto questo?
L’arrivo di Usop lo distrasse
“Nami dorme?
“Si” rispose il cuoco dopo un pausa in cui si liberò dei brutti pensieri per mettere a fuoco la domanda dell’amico
“Ma… ma cos’è questa puzza di bruciato?” Gli occhi del biondino schizzarono di fuori “AAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!! Il pescespada!” urlò correndo disperatamente ad aprire il forno: ne uscì una nuvola nera di fumo. Sanji, che tra l’altro si era dimenticato di prendere le presine, afferrò subito il vassoio incandescente in cui stava bruciando quello che un tempo era un buon pescespada e si ustionò la mano. Urlando improperi di ogni genere, prese i guanti da cuoco ed estrasse il pesce “affumicato”, davanti agli occhi increduli di Usop.
“Ma che ti prende?”
Sanji osservava sconsolato i miseri resti abbrustoliti di quello che sarebbe stato un signor piatto.
“Non è da te bruciare il cibo!” continuò il nasone stralunato.
Effettivamente in cucina Sanji aveva il completo controllo di qualsiasi cosa: i suoi amici l’avevano persino visto cucinare a volte tenendo a bada Rufy con un piede e adesso com’era possibile che si fosse dimenticato un piatto nel forno? Sanji stava facendo fare a quel pesce carbonizzato la giusta fine, buttandolo nel bidone dell’immondizia, quando giunse Rufy ad acciuffarlo al volo.
“Ma cosa fai?” disse stringendo tra le braccia quell’affare e guardando malissimo il cuoco.
“Lo butto” rispose l’altro tranquillamente.
“E perché?”
“E’ bruciato, non lo vedi?”
Rufy si mise a guardare il contenuto del vassoio che stava ancora abbracciando come fosse un neonato
“A me sembra buono”
“Rufy!” fecero Usop e Sanji in coro a dir poco sbalorditi dallo stomaco senza fondo del loro capitano.
Il cuoco riprese il piatto dalle mani di cappello di paglia e di nuovo cercò di buttarlo via.
“Non ti permetto di mangiare una roba del genere quando il responsabile della cucina sono io!”
Rufy si aggrappò allora al braccio del biondino per impedirgli di compiere il crimine di gettar via del cibo.
“NO! E’ mio!”
Sanji aveva occhi e denti di fuori nel tentativo di liberarsi del suo allupato capitano: alla fine pensò bene di arrendersi e di lasciargli mangiare quel coso che non si poteva neanche più chiamare cibo.
Il pirata di gomma, tutto contento, si tuffò a mangiare il piatto appena conquistato, gustandolo con un’espressione estasiata che sembrava stesse mangiando chissà quale ghiottoneria. Tra l’altro il pirata si era tutto sporcato, di nuovo… Sanji lo guardò con disgusto, ma poi, gettando un’occhiata a sé stesso, vide di non essere da meno: tra il fumo e quel vassoio carbonizzato il suo bel grembiulino rosa si era tutto annerito. Sentì dei passi avvicinarsi alla cucina, li riconobbe: era Nami.
“OH! Non mi posso far vedere da Nami in queste condizioni!” disse preoccupatissimo, si levò il grembiule e schizzò fuori talmente veloce che la ragazza non lo vide nemmeno passare davanti ai suoi occhi. Altrettanto rapidamente fece la doccia, si cambiò gli abiti e indossò un grembiule pulito per tornare poi in cucina.
“Eccomi qua, pasticcino!” disse inchinandosi davanti a lei baciandole una mano.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 34
*** Frenzy Island è vicina ***


Frenzy Island è vicina


Sanji tornò ai fornelli, questa volta i tempi di cottura non gli sfuggirono e alla fine mise in tavola i piatti più invitanti e succulenti che si possano immaginare. Sul banco era rimasto solo un piatto coperto, che non sfuggì certo alla voracità di Rufy, che vi si tuffò sopra a bocca spalancata. Con un calcio però Sanji gli impedì di atterrare su quel cibo che aveva messo da parte per Zoro e, mentre il pirata di gomma volava dall’altra parte della stanza, il cuoco prese quel piatto e s’incamminò verso l’uscita.
“Posso portarglielo io” disse Nami
“No pasticcino adorato, tu stai qui a riposare, ci pensa il tuo Sanji!” rispose l’altro con la solita faccia da pesce lesso.
Nami sorrise
“Siete tornati ad essere amici?”
Sanji, che aveva già girato i tacchi per uscire, si bloccò all’istante e ruotò su sé stesso per tornare a guardare in faccia la ragazza
“A parte il fatto che io e quello zoticone non siamo MAI stati amici, non è cambiato un bel niente!”
“Ma… mi era sembrato che…” disse lei con la faccia di chi la sa lunga: aveva infatti colto una certa preoccupazione nel biondino nei confronti di Zoro e, per quanto lui continuasse testardamente a negarlo, si capiva che gli era passata. Nami continuò a sorridere guardando Sanji uscire e scendere sottocoperta: ne era certa, non era più arrabbiato… intuito femminile!
“Hai pensato tu alla rotta, Usop?” chiese poi avvicinandosi al timone leggendo la cartina
“Si si, guarda come sono stato bravo!”
“Capirai! Dovevi andare sempre dritto!”
“E io ci sono andato!”
“Ci sarebbe riuscito persino Rufy!”
“Nami! Smettila di prendermi sempre in giro!”
“Si va bene” rispose lei distrattamente… sfottere Usop era uno spasso unico, ma non ne aveva certo voglia in quel momento.
“Andate di vedetta sull’albero, Frenzy Island non dovrebbe essere molto lontana” Usop e Rufy si guardarono
“UUUUUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!” gridarono insieme abbracciandosi e saltando di gioia come bambini. Finito di esultare però il nasone disse
“Vai tu, Rufy”
“Ma mi annoio da solo, vieni anche tu!”
“Ho da fare!”
A quelle parole Nami distolse gli occhi dalla cartina per puntarli perplessa addosso ad Usop
“Beh, non posso avere da fare?” si difese lui, sentendosi sotto inquisizione, ma lei continuava a fissarlo molto poco convinta
“Hai paura anche della pioggia adesso?”
Colpito e affondato: gli occhi sgranati del nasone non nascosero che quello era il vero motivo
“Beh… non proprio…” cercò di spiegare lui
“Ma Usop!” lo rimproverò incredulo il suo capitano
“Aspetta, non è che ho paura della pioggia… è che… se poi viene un temporale? I lampi? E poi se mi ammalo?” fece appena in tempo a finire la frase che Rufy lo afferrò per un braccio e se lo trascinò di peso fino in cima all’albero maestro.
Usop soffiava scocciatissimo e borbottava le sue solite lamentele
“Uffa! Se poi mi ammalo voglio proprio vedere come farete?” parole vaneggiate al vento, perché l’unico che in quel momento le poteva udire, Rufy, non vi prestava la minima attenzione.

Sanji entrò lentamente nella cabina di Nami senza bussare, per non svegliare Zoro, ma con suo immenso stupore lo trovò ad occhi aperti.
“Credo che Nami si arrabbierebbe se sapesse che sei sveglio”
“Ho dormito fin troppo… lei come sta?”
“Meglio, si è riposata un po’ prima”
Lo spadaccino adocchiò il piatto che Sanji aveva in mano
“Quale onore… ora mi servi pure? Allora non mi odi così tanto!”
“L’ho fatto solo perché fa piacere a Nami!” rispose con una smorfia il biondino porgendogli il piatto, che però Zoro non prese
“Ehm… dovresti aiutarmi ad alzarmi se vuoi che mangi”
Sanji buttò gli occhi al cielo, sospirando scocciato, ma poi delicatamente aiutò il compagno a mettersi più o meno seduto. Finalmente lo spadaccino potè prendere il piatto, lo appoggiò sulla pancia e iniziò a mangiare.
Intanto il cuoco si era rabbuiato ripensando improvvisamente a quel dannato sogno, che a quanto pareva sembrava non volerglisi cancellare dalla testa
“Cos’è quella faccia, cuoco?” chiese Zoro notando lo sguardo assente del biondino.
Questo si scrollò dai suoi onirici pensieri
“Niente niente!” si alzò e prese a guardarsi attentamente intorno, esaminando ogni centimetro della stanza
“Cofa cerchi?” chiese lo spadaccino con la bocca piena.
Accendendosi una sigaretta il biondino si fermò e guardando il letto disse
“Osservavo il vostro nido d’amore…”
A quelle parole la faccia dello spadaccino assunse un’espressione tale, che un super malizioso come Sanji purtroppo interpretò all’istante
“Ah!!! Non mi dire che tu e Nami non avete ancora… ah ah ah!” si sganasciava.
Se solo non fosse stato tanto male Zoro avrebbe impugnato le sue katane e lo avrebbe fatto a fette in quel preciso istante e invece si limitò a continuare a mangiare con una faccia nera di rabbia che faceva paura… non a Sanji però che continuava a ridere tenendosi la pancia. Che poi tra l’altro quello che aveva detto il cuoco non era neanche del tutto vero visto che una volta in fin dei conti era successo, ma era stata una situazione particolare e Zoro non era certo il tipo che si vantava di una cosa del genere per pavoneggiarsi agli occhi degli amici, infangando così la reputazione di Nami.
Senza smettere un attimo di ridere a crepapelle Sanji si mise a sedere nella sedia accanto al letto, poi cercò di calmarsi un attimo per dire
“Ad andare bene uno come te, che di donne non sa un tubo, non sa cosa deve fare”
Zoro sputò a fontana ciò che aveva in bocca, ma il biondo non ci fece minimamente caso e, accarezzandosi il pizzetto in atteggiamento riflessivo, continuò
“Vediamo, da dove posso cominciare? Ti va bene la storiella dell’ape e del fiore o preferisci un altro paragone?”
Ad interrompere quell’assurdo comizio per fortuna fu l’arrivo di Nami che entrando catturò l’attenzione di entrambi i ragazzi
“Come stai?” si chiesero a vicenda in contemporanea lei e Zoro, mettendosi poi a ridere.
Al vedere quella scena Sanji ebbe quasi il voltastomaco
“Scene come questa fanno male al povero cuore di Sanji! Siete già arrivati al punto di parlare in sincrono? E’ meglio che me ne vada prima di sentirmi male!”
“Geloso eh?” lo schernì Zoro e il cuoco senza nemmeno girarsi, già sulla porta, rispose
“Sia ben chiaro che se avessi voluto Nami ora sarebbe mia… dovresti ringraziarmi per avertela lasciata”
Una scarpa da donna lo colpì violentemente alla nuca e allora finalmente si girò
“Beh?” disse sollevando da terra l’oggetto contundente che l’aveva colpito
“Guarda, non voglio essere cattiva! Ti dico solo che se ti azzardi a ripetere di nuovo una simile fesseria i ragazzi dovranno raccoglierti col cucchiaino!” rispose la ragazza inviperita
“Certo certo, scusa pasticcino adorato!” disse lui adulante già inginocchiato ai piedi di Nami infilandole la scarpa
“Scusami ancora dolcezza!” disse poi alzandosi e guardandola con gli occhi a cuore mentre usciva dalla cabina.
“Allora, come stai?” chiese Zoro quando ancora Nami guardava la porta da cui Sanji era appena uscito.
Lei si voltò
“Tu piuttosto!”
“Te l’ho chiesto prima io!”
“Ma se non trovi un pretesto per litigare non stai bene tu?”
“Non mi puoi rispondere?”
“Sto bene! IO non ho una spalla ridotta come un colabrodo!”
“Bene!”
“Tu stai meglio vedo… almeno parli! Anche troppo”
Lui annuì
“Ora me lo vuoi dire cos’avevi?” continuò lei
“Ma niente… sarà stata la febbre”
Nami lo guardò perplessa notando che teneva ancora nella mano sinistra la forchetta con cui aveva mangiato
“Hai mangiato con la mano sinistra: ti fa così male la spalla?”
“Meglio riposarla, no?”
“Tu mi nascondi qualcosa!” intuiva che ci fosse qualcosa di serio, quello stesso qualcosa che l’aveva tormentato quella notte, ma certo non poteva, e forse non voleva nemmeno immaginare che fosse tanto grave, perciò lasciò perdere con le domande. Per distrarla e fermare quell’interrogatorio Zoro trovò un metodo piuttosto efficace: la afferrò per una mano e la avvicinò a sé per baciarla. Solo che il movimento gli causò una terribile fitta alla spalla, che nascose continuando a baciare Nami, che non si accorse di nulla. Le labbra dei due si staccarono lente
“Riesci a muoverti adesso?” chiese lei
“Poco”
“Bene” sussurrò lei prima di iniziare a coccolarselo tutto, riempiendolo di baci… aveva sempre desiderato farlo, ma visto che poi sapeva come andava a finire, lo aveva sempre evitato, ma ora che lui non si muoveva, era innocuo!
Lui, dopo un iniziale stupore, rimase immobile a farsi accarezzare dalle labbra della ragazza “E chi l’avrebbe mai detto che mi sarebbero tanto piaciute smancerie come questa?” si chiedeva sorridendo: persino il lancinante dolore alla spalla passava in secondo piano… era meglio di un antidolorifico.

Da fuori le urla a squarciagola di Rufy giunsero chiarissime -TERRAAAAAAAAAAAAAA! TERRAAAAAAAAAAAAA!- Frenzy Island era all’orizzonte.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 35
*** Aria di primavera ***


Aria di primavera

“Siamo arrivati! Siamo arrivati! Guarda Usop!” gridava Rufy a dir poco entusiasta
“Piantala di urlare! Non sono mica sordo!” rispose l’altro che si teneva le mani premute sulle orecchie visto che l’amico gli stava urlando la sua gioia a 10 centimetri di distanza. Come se il nasone non avesse aperto bocca il capitano continuò
“TERRAAAAAA!!!! TERRAAAAAAAAAAA!!!!! TERRAAAAAAAAAAAA!!!!”

Nami staccò all’istante le labbra dal collo di Zoro e gettò una rapida occhiata al finestrino, che però ancora mostrava solo l’azzurro del mare e il grigiastro del cielo, un panorama fino a poco tempo prima rigato dalla pioggia, che ora sembrava finalmente essersi fermata. La ragazza tornò a guardare felice lo spadaccino dicendo
“Hai sent…” ma si accorse che lui si era addormentato… e ci rimase pure offesa “Si è addormentato mentre lo baciavo?” pensava mentre una vena in testa salterellava in modo preoccupante. Prima di colpirlo per vendetta però notò il sudore che gli imperlava il volto: la febbre era di nuovo salita “Per questa volta sei scusato…” Decise di salire a controllare che l’isola avvistata fosse veramente Frenzy… con Usop e Rufy di vedetta non c’era molto da fidarsi… e intanto avrebbe preso il ghiaccio per Zoro. Salì e affacciandosi al parapetto notò un minuscolo puntino all’orizzonte, quindi controllò la rotta e, sì, quella che avevano avvistato doveva essere proprio la loro destinazione.
In cucina Sanji si stava riposando dopo aver riordinato dopo pranzo
“Stiamo per arrivare?” chiese alla navigatrice.
Lei annuì sorridendo. In quel momento entrarono anche Usop e Rufy
“Hai visto, Nami, siamo arrivati!” esclamò il capitano fuori di sé per la gioia
“Si! Appena scendiamo dovete aiutarmi a portare Zoro da un medico, ha ancora la febbre alta” rispose lei mentre prendeva del ghiaccio
“Posso venire con te a trovare Zoro?” chiese Rufy vedendo la ragazza scendere sottocoperta
“Certo” rispose lei pentendosene subito dopo, quindi aggiunse
“Però fa piano, mi raccomando”
“Allora scendo anch’io!” disse Usop e i tre scesero fino in cabina, dove lo spadaccino continuava a dormire profondamente.
Quando uscirono, poco dopo, per prepararsi all’arrivo sull’isola, trovarono Sanji appoggiato alla parete di fianco alla porta a fumare. Quando li vide uscire gli prese un colpo, si sollevò immediatamente dall’appoggio e fece spudoratamente finta di passare di lì per caso. Nami lo guardò sorridendo, ma con aria quasi di rimprovero
“Se ci tenevi, potevi anche entrare!” disse al cuoco che le dava le spalle
“Se ci tenevo? Io? Ma figurati… passavo di qui”
“Comunque non sta più così male”
Il biondino si fermò e si girò lentamente con espressione molto seria
“Nami” disse.
Lei e gli altri due compagni si bloccarono a guardare il cuoco preoccupati da quell’espressione così seria. Sanji sembrava voler dire qualcosa, ma continuava a guardare Nami senza fiatare.
“Che cosa c’è?” chiese allora lei.
All’improvviso il cuoco fece uno scatto, prese la ragazza per un braccio e la portò in disparte dagli altri due, che se già si erano incuriositi, ora erano diventati morbosi di sapere cos’avesse di tanto misterioso il loro compagno.
“Credo che sia meglio che ti parli” disse rompendo il silenzio, ma era così poco convinto di volerle veramente parlare, di venir meno alla promessa fatta a Zoro, di mettere la ragazza in agitazione magari per niente. L’improvviso avvistamento di Frenzy aveva cambiato tutto: quando aveva avuto la notizia delle condizioni del braccio dello spadaccino, Sanji aveva pensato di avere più tempo per decidere se svelarlo a Nami o meno, e invece, solo poche ore dopo, l’isola era all’orizzonte e ora forse era meglio che lei sapesse come stava davvero Zoro… o forse no…
Mentre il biondino rifletteva su questo era ripiombato un pesantissimo silenzio: Nami immaginava che il ragazzo dovesse parlarle di Zoro, di quel qualcosa che lo tormentava, che l’aveva tanto fatto soffrire quella notte e che a lei aveva voluto tener celato, ma non a Sanji, a quanto pareva. Incapace di sopportare un secondo ancora quel silenzio la navigatrice chiese
“Allora? Cosa c’è?” era visibilmente tesa, già preoccupata e spaventata, tanto da dissuadere Sanji dal raccontarle la verità: l’isola era vicina, il medico era vicino, non c’era bisogno di mettere in ansia Nami più di quanto già non lo fosse. Ma ora come poteva uscire da quella situazione?
“Sanji, parla!” urlò quasi lei al limite della sopportazione.
Sul volto del cuoco allora esplose un enorme sorriso e gli occhi assunsero la classica forma a cuore
“Volevo solo dirti che oggi sei straordinariamente bella e affascinante!”
Silenzio, una lunga pausa di silenzio. Nami era immobile, da quando Sanji aveva parlato non aveva mosso un solo muscolo… all’improvviso un pugno in pieno volto, il biondo vide le stelle, i suoi occhi a cuore iniziarono a ruotare a spirate, mentre cadeva svenuto a terra e Nami si allontanava imbufalita sfuriando la rabbia dal naso, come un toro nell’arena
“Stupido, cretino, imbecille”

La pioggia caduta fino a un’ora prima aveva lasciato nell’aria quel tipico odore di azoto, di terra bagnata, che già nei pressi dell’isola si avvertiva fortissimo. La Going Merry stava per attraccare al porto dell’isola. Nonostante il da fare solito tra cime da tirare, le vele da issare, ordini da gridare a squarciagola, corse su e giù per i pavimenti di legno, i ragazzi non poterono fare a meno di restare incantati dalla meraviglia della vista che avevano davanti agli occhi. Il porto in cui stavano entrando doveva essere antichissimo: ogni costruzione era fatta in pietra e legno, ogni pezzo accuratamente decorato da pregiate sculture e incisioni chiaramente attempate, dal fascino irresistibile. Anche molte delle navi ormeggiate avevano l’aria di antichi galeoni, costruiti con legni così riccamente intarsiati da sembrare pesantissime… eppure galleggiavano. Dietro il molo e la banchina, a fare da cornice a quel porto, in fin dei conti non molto grande, si apriva un viale alberato, talmente ricoperto dai bianchi fiori dei mandorli, caduti per il peso delle gocce di pioggia, da sembrare innevato. L’isola era nel cuore della primavera, ogni pianta era in fiore, tutto era macchiato di colori vivaci, anche se le intense piogge di quei giorni avevano inscurito tutto il panorama bagnandolo e rinfrescandolo al punto che il potente sole del pieno pomeriggio non trasmetteva che un tiepido tepore.
L’agitazione del cuore di Nami venne placata da quella vista come fosse un incantesimo, respirava a pieni polmoni quell’aria intrisa di primavera, di pioggia, di fiori e si rilassava, si rasserenava chiudendo gli occhi: le preoccupazioni stavano per finire, avrebbero trovato un medico e Zoro sarebbe guarito. Tutto andava a meraviglia.

Uno scossone, la Going Merry aveva attraccato toccando la banchina e Zoro ne fu svegliato. A parte un forte mal di testa poteva dire di stare bene.
Nami entrò in cabina insieme a Rufy e Sanji
“Siamo arrivati” disse sorridendogli dolcemente quando vide che era sveglio
“Giù dal letto!” disse non altrettanto dolcemente il cuoco, già stomacato dalle carezze che la ragazza faceva allo spadaccino.
Aiutato dal suo capitano allora Zoro cercò di alzarsi, ma quando ancora era seduto, già la testa prese a girare quasi fino allo svenimento. Lo sdraiarono di nuovo e aspettarono che si riprendesse un po’
“Ci penso io!” disse poi risoluto Rufy e, chinatosi sull’amico, gli mise un braccio sotto la schiena e l’altro sotto le ginocchia e lo sollevò: sembravano due sposini al varco della soglia di casa
“No, Rufy, mettimi giù… piuttosto ci arrivo strisciando dal dottore!”
“E piantala!” rispose il capitano continuando a tenere in braccio il ragazzo che non trovava la forza necessaria per dimenarsi, ma ci provava lo stesso a scapito delle sue già precarie condizioni
“Dai, Zoro, stai calmo!” intervenne Nami cercando di convincerlo che anche se poco dignitoso, quello era il modo migliore per farsi portare da un medico. Però effettivamente la scena era piuttosto comica e alla fine non riuscì a trattenersi dal mettersi a ridere scatenando ancora di più lo spadaccino disposto anche a farsi male a quel punto, pur di sfuggire dalle braccia di Rufy
“Scusa Zoro, dai calmati, è solo per portarti dal dottore! Stai calmo!” continuava a tranquillizzarlo la navigatrice incapace però di trattenere i risolini e le lacrime agli occhi
“Si, signora Monkey, non c’è bisogno di agitarsi tanto” lo schernì Sanji, come se l’umiliazione non bastasse.
Purtroppo le energie erano poche e Zoro si dovette arrendere a farsi portare in giro come una sposina, ma tra sé giurava vendetta per le offese subite in quei lunghissimi minuti: tutti gliel’avrebbero pagata, a cominciare da Sanji che non smetteva di chiamarlo signora Monkey, ad Usop che aveva preso a ridere gettandosi a terra appena lo aveva visto uscire dalla cabina in braccio al suo capitano.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 36
*** Kusco e Kintaro ***


Kusco e Kintaro

“Strega, le mie spade!” disse Zoro guardando Nami da dietro la spalla di Rufy.
“Strega? Dici a me?” fece lei, incrociando le braccia sul petto
“Sì, dico a te!! Prendimi le spade!”
“E cosa te ne devi fare?”
“Farvi a fette appena il dottore mi rimette in sesto! Prendile!”
Facendogli la lingua la ragazza si girò a raccogliere le tre preziose katane, non vedendo che nel frattempo lo spadaccino fece un ultimo tentativo di ribellione, che si concluse con uno svenimento. Quando Nami si girò per seguire gli altri giù dalla nave vide la testa di Zoro che penzolava esanime dalle braccia del capitano. In un lampo gli era accanto a sorreggerla
“Zoro, Zoro!” chiamava preoccupata
“Stai tranquilla, ha solo perso i sensi a forza di agitarsi… almeno adesso sta buono” la rassicurò Rufy, mentre Sanji la prese sotto un braccio
“Su pasticcino! Se sei così apprensiva ti conviene lasciarlo perdere uno scapestrato come quello… ti farà venire un infarto prima o poi! Pensa invece a come sarebbe bella e tranquilla la tua vita accanto al tuo Sanji, al Baratie, io, tu e i nostri bimbi… frutto del nostro sconfinato amore”
“Si si bello bello” rispose distrattamente lei, che, senza distogliere gli occhi dalla testa penzolante di Zoro, non aveva assolutamente ascoltato ciò che il cuoco le aveva tanto romanticamente proposto.
Lui però intese quella risposta come un consenso e in una frazione di secondo si gettò praticamente addosso a Nami
“Tesoro, ma allora anche tu mi ami!”
Le sue labbra furono fermate a pochi centimetri da quelle della ragazza da una lama affilata: Nami aveva estratto una delle spade che ancora teneva in mano e l’aveva piazzata davanti al viso dell’allupato Sanji per difendersi.
Lo sguardo del biondino assunse aria deprimente
“Ah, un giorno rimpiangerai tutto questo!” e finalmente si scollò dalla ragazza, che però attese qualche istante prima di rinfoderare la katana.

Fu Usop a chiedere al primo passante dove potevano trovare il dottore più vicino e l’uomo, guardandoli stranito, rispose
“Beh… ad essere precisi il più vicino abita in quella casetta gialla in fondo al viale, ma…” non gli lasciarono nemmeno finire la spiegazione che già si erano incamminati svelti lungo il viale ringraziandolo.
Quant’era bello quel viale: il fogliame dei mandorli in fiore non lasciava filtrare che qualche raggio di sole che si stagliava di netto nell’ombra di quelle fronde appena mosse dal vento e si creavano piccoli arcobaleni per l’aria umida che la pioggia aveva lasciato. Là sotto faceva tutt’altro che caldo, di tanto in tanto dalle foglie cadeva anche qualche grosso gocciolone d’acqua, che toccava freddissimo la pelle, ma i ragazzi non avevano nemmeno il tempo di accorgersene, camminando a passo veloce verso quella casupola di un giallo quasi scioccante… che razza di dottore poteva mai vivere in un’abitazione del genere? pensavano tutti come se i loro cervelli fossero stati connessi l’uno all’altro, ma non era quello il momento di fare tanto gli schizzinosi: che avesse avuto una casa gialla o verde pisello, era un medico e poteva aiutare Zoro.

Davanti al piccolo cancello di legno ad appena un paio di metri dalla porta della casa del dottore, Nami suonò il campanello tirando una cordicella: il suono che produsse fu un “cra cra” fortissimo, tipo il verso sgraziato di una cornacchia. I ragazzi si presero un colpo, Zoro si svegliò e per poco non svenne di nuovo… tutti insieme accolsero l’uscita del padrone di casa con gli occhi di fuori.
“Carino, non trovate? Ahahah” rideva gioioso l’uomo dall’aria simpatica e scanzonata che uscì dalla porta
“E’ sempre divertente vedere le facce stupite degli ospiti dopo che hanno suonato il campanello, ahahah”
Rufy fu l’unico che a quel punto iniziò a ridere in compagnia di quell’omuncolo basso, tondo e quasi completamente pelato: aveva davvero un aspetto buffo… guardandosi tra loro i ragazzi si augurarono di cuore che il medico non fosse lui!
“Ma ditemi, in cosa posso esservi utile?” disse l’uomo aprendo il cancello per permettere agli ospiti di entrare
“Cerchiamo un dottore e ci hanno detto di venire qui… forse era uno scherzo, scusi il disturbo” rispose Nami in procinto di andarsene
“Vi hanno detto bene! Sono un medico… mi scommetto che è questo giovanotto ad aver bisogno di me!” disse sorridente il signore guardando Zoro.
Dal canto suo lo spadaccino rideva molto meno, anzi era terrorizzato dall’idea di andare sotto i ferri di quel tipo strano, ma Rufyr rispose prontamente
“Sì si! Ha una spalla conciata male, poi gli è venuta la febbre… fino a poco fa era persino svenuto!”
Scrocchiandosi rumorosamente le dita il medico disse
“Oh, bene bene! C’è da divertirsi allora! Vieni di qua, appoggialo sul lettino” e guidò Rufy in un vero e proprio ambulatorio… allora non scherzava: era un medico sul serio!

“Kusco, mi serve una mano!” si sentì gridare da un uomo nel giardinetto davanti la casa poco dopo.
I ragazzi guardarono il dottore, pensando che quell’uomo stesse chiamando lui, ma invece lui continuava a sistemare l’ambulatorio, aprendo le finestre.
“Kuscoooooooooooo!” urlò ancora quella voce fuori, ma il dottore si avvicinò tranquillo a Zoro
“Allora, dimmi, cos’è successo?”
“KUSCOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” e poco dopo la porta d’ingresso della casa si aprì per far entrare un uomo alto, magrissimo e non più giovane
“Kusco, quante volte ti devo chiamare? Vuoi venirmi ad aiutare?”
“Dici a me?” rispose il dottore
“Chi altro si chiama Kusco?”
“Che ne so? Magari uno di questi ragazzi”
I pirati caddero a terra sconvolti da quella stupidissima risposta, mentre l’interlocutore del dottore replicò
“Ma se non li conosco neanche”
“Neanche io!”
Di male in peggio… Zoro, cercava di raccogliere le forze per scendere dal lettino e scappare da quella gabbia di matti, ma l’impresa era ardua.
“Se non li conosci, che ci fanno in casa nostra?”
“Cercavano un dottore… il ragazzo sul lettino ha una spalla ferita”
I due si girarono a guardare Zoro, che nel frattempo era riuscito a tirarsi un po’ su e stava mettendo giù dal lettino il primo piede. Appena si sentì chiamato in causa si bloccò voltandosi poi a guardare i due padroni di casa, con un sorriso d’imbarazzo tipico di chi viene beccato con le mani nel sacco. L’uomo alto sgranò gli occhi
“Non ti ha ancora fatto nulla, vero?” chiese a Zoro indicando Kusco.
Lo spadaccino fece di no con la testa
“Sono arrivato in tempo!” disse in un sospiro di sollievo l’uomo
“Aspettate qui un attimo”  poi prese Kusco per un braccio dicendo
“Vieni ad aiutarmi a portare in casa la roba, sono stato al mercato” e insieme uscirono per riportare dentro buste e buste di verdure, frutta, pesce e libagioni varie in una quantità tale da sfamare un reggimento.
“Ciiiiiiiiibooooooooooooo” sbavò Rubber
“Hai fame ragazzo?” chiese Kusco, facendo annuire ripetutamente cappello di paglia
“Vieni con me” e insieme sparirono dietro una porta portando in braccio le buste della spesa.
Rimasto solo, l’uomo alto indossò un paio di occhialini, si lavò le mani e, iniziando ad esaminare la spalla di Zoro, disse
“Allora ragazzi, come mai siete venuti da me?”
Guardandosi tra loro stupiti, i pirati risposero insieme
“Ci hanno detto che il medico più vicino era qui”
“E non vi hanno detto altro?”
“…n…no…” rispose Nami preoccupata
“E’ meglio che vi avverta allora: io e Kusco adesso siamo ritenuti nemici della corona e così anche i nostri pazienti… volete lo stesso stare qui?”
“Nemici della corona?” chiese Sanji
“E’ una storia lunga quanto stupida e non mi va di parlarne”
“Beh” intervenne Nami “Noi ci siamo fermati qui a Frenzy solo per cercare un medico e fare qualche provvista, ripartiamo subito”
“Già, della corona non ci interessa proprio nulla, quindi tagli pure il braccio dello spadaccino, così ripartiamo!” fece Sanji, beccandosi un calcio di tacco in uno stinco da parte della navigatrice.
L’uomo sorrise
“Allora mi metto subito al lavoro e, non vi preoccupate… io sono normale…”
I pirati lo guardarono strano e allora lui continuò
“Vi ho visti terrorizzati da Kusco prima… è soltanto mio cugino… è un po’ svitato, ma una brava persona, fidatevi di noi”
I ragazzi sorrisero e lui a quel punto allungò la mano destra
“A proposito, io mi chiamo Kintaro, piacere”

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 37
*** I misteri s’infittiscono ***


I misteri s’infittiscono


Dopo le dovute presentazioni, spiegazioni e narrazioni di alcune delle mille avventure della ciurma di cappello di paglia, Kintaro si accorse della fasciatura alla mano di Sanji
“Ahi ahi, ma anche tu sei da curare”
“Ah già!” fece il biondo
“Allora, prima mi occupo di te, poi sarà il tuo turno, preparati ragazzo, ne avremo per un bel pezzo con te” fece a Zoro.
Kintaro sciolse le bende che avvolgevano malamente la mano del cuoco, poi chiamò il cugino, che arrivò masticando in compagnia di Rufy. L’uomo prese con una delicatezza inaspettata l’arto ferito e toccandolo lievemente senza mai fare male a Sanji, dopo qualche minuto disse
“Direi che ha tre o quattro fratture serie, del resto sono solo piccole lesioni”
“Basterà steccarlo allora” fece l’altro e in pochi minuti Sanji si trovò la mano destra fasciata perfettamente.
“Non toglierla per almeno quindici giorni!” concluse l’operazione Kintaro.
“Allora io me ne posso andare” disse Sanji
“Dove?” chiese Nami
“Intanto che voi state al capezzale dello spadaccino, io posso andare a fare provviste”
“Vengo con te!” intervenne Rufy
“Ok però ascoltami bene: fare provviste significa comprare cibo da portare sulla Going Merry, NON DA METTERE NELLO STOMACO!”
“Si si, ciao!” rispose l’altro già fuori dalla porta.
Ma prima che se ne andassero Kintaro disse
“Mi raccomando, non dite a nessuno di conoscerci e soprattutto che i vostri compagni sono qui!”

I due medici stavano esaminando attentamente la spalla di Zoro. Ad un certo punto si guardarono tra loro, poi Kintaro chiese a Nami ed Usop di uscire dall’ambulatorio
“No, preferisco stare qui, posso anche dare una mano, se volete” disse la bella navigatrice
“Non è questo, dovremmo parlare con lui, uscite un attimo per favore”
Nami guardò Zoro preoccupata e lui, con lo sguardo, la invitò a fare ciò che il medico aveva detto e dopo poco la ragazza uscì dalla stanza insieme ad Usop.
“I tuoi compagni non sanno niente vero?”
“Non volevo farli preoccupare per una sciocchezza”
“Sciocchezza dici? Rischi di perdere un braccio ragazzo e dici che è una sciocchezza? A quando risalgono le ferite?”
Zoro ci pensò un attimo
“Una decina di giorni fa la prima e una settimana la seconda, credo, o forse meno”
“Allora è un miracolo che tu stia ancora tanto bene da riuscire a raccontarmelo… Kusco, cos’ha di preciso?”
“Le terminazioni nervose sono allo stremo, ma forse si possono ancora recuperare, il tendine è spezzato e c’è un’emorragia interna, bisogna operare alla svelta”
“Ok, ora puoi chiamare dentro gli altri due ragazzi, se ci tengono a star qui, poi prepara l’anestetico”
Mentre Kusco apriva la porta per far entrare Nami (Usop rifiutò il caloroso invito), Kintaro prima con acqua, poi con disinfettante pulì la zona da operare alla perfezione, con una cura più che meticolosa, guadagnandosi la piena fiducia dell’ancor timoroso paziente, che fino a poco prima aveva dubitato della serietà di quei due tipi strani.
“Come fa a fare diagnosi così precise?” chiese Zoro guardando Kusco uscire dalla stanza.
Kintaro fece spallucce
“E’ un tipo strano, sai? Impara benissimo qualsiasi cosa, ma poi lo applica a modo suo. In medicina è impressionante: come hai visto gli basta pochissimo per sapere esattamente cos’ha un paziente. Lui dice che è come un sesto senso… boh, può darsi, in ogni caso è un fenomeno. Solo che poi bisogna stare attenti a fermarlo prima che cerchi di intervenire… ha metodi non proprio scientifici… diciamo così”
Nami si era avvicinata al lettino e aveva preso una mano di Zoro, stringendola forte
“Posso fare qualcosa dottore?”
In quel momento giunse di corsa Kusco sollevando un martello enorme
“Arriva l’anestesia, pistaaaaaaa!!”
“Fermo!” gridò Kintaro ponendosi di fronte al lettino per proteggere il paziente e ritrovandosi con un gran bernoccolo poco dopo.
“Da bravo Kusco, fai vedere ad Usop il tuo spaventapasseri!” fece Kintaro, mantenendo un’incomprensibile calma.
“Giusto! Nasone, vieni a vedere!” fece l’altro entusiasta conducendo Usop nel piccolo orto dietro casa
“Non mi chiami nasone anche lei!” gridava Usop seguendolo.
Nami e Zoro erano rimasti a dir poco scioccati, ma il dottore si girò in tutta tranquillità e riprese a pulire la spalla di Zoro
“Te ne intendi un po’ di medicina, Nami?” chiese poi
“Qualcosa, il minimo indispensabile...”
“Ed ecco a voi signore e signori, abbiamo l’infermiera!” sbottò Kintaro all’improvviso tipo showman, usando la siringa per l’anestetico come microfono. Un attimo dopo era di nuovo normale e disse
“Scusate, la botta di prima dev’essere stata più forte di quanto pensassi… complimenti per l’infermiera, comunque… carina, non trovi? Sei un paziente fortunato!” continuò facendo l’occhiolino a Zoro, che rispose sorridendo guardando Nami arrossire.
Mentre aspettavano che l’anestesia entrasse in circolo il dottore disse
“Temo che non riuscirete ad abbandonare l’isola prima di qualche giorno, mi dispiace, rischiamo di mettervi in pericolo. Ma come medico, non ho la minima intenzione di far riprendere il mare ad un paziente prima di essere certo che si sia ristabilito”
“Non può continuare a parlare dei pericoli che corriamo stando qui, senza spiegarcene il motivo!” disse Nami
“Si, hai ragione, vista la situazione dopo ti racconterò come stanno le cose su quest’isola, in questo sfortunato regno, ma ora diamoci da fare… si è addormentato.”
E l’operazione iniziò.

Sanji e Rufy giravano già da un po’ per le vie di quella città dall’aria smorta: gli abitanti sembravano svolgere i loro lavori solo spinti dalla consuetudine a farli, erano ben pochi quelli che si fermavano a far chiacchiere, i ristoranti e le locande erano stranamente semideserti, cosa assai rara in un porto di mare, gli unici a ridere in compagnia erano giovani in divisa, probabilmente soldati… ce n’erano davvero molti sparsi qua e là per Prawn, questo il nome della città, capitale del regno.
“Rufy” disse Sanji togliendosi di bocca la sigaretta
“Hai notato quanti militari?”
“MH? Ah, sì…” rispose l’altro distrattamente, intento a cercare qualcosa
“E non lo trovi strano?”
Il capitano alzò le spalle, subito dopo il suo volto si illuminò e il ragazzo s’incamminò verso un locale
“Fermo! Dobbiamo fare provviste!” lo bloccò Sanji prendendolo per la maglia da dietro.
Il gesto attirò l’attenzione di alcuni soldati che stavano parlottando tra loro. Il cuoco allora si ricompose e riprese a camminare con le solite mani in tasca, in compagnia del suo capitano, che si era arreso all’idea di fare uno spuntino, per il momento, e i soldati tornarono a chiacchierare tra loro.
I due pirati girarono l’angolo della strada e si trovarono, nonostante stesse facendo sera, in un’affollatissima piazzetta colma di colorate bancarelle da mercato e del viavai incredibilmente silenzioso della gente: era il posto giusto per fare provviste. Si immersero nel disordinato bagno di folla, mescolandosi agli abitanti dell’isola e ben presto, tra un uno spintone e l’altro, i due non si vedevano più e presero a camminare seguendo la “marea” ognuno per conto proprio.

Nel castello, sede del governo del regno di Prawn, una guardia dall’uniforme sontuosa fu ricevuto nella sala del trono. L’uomo si inginocchiò in mezzo al tappeto rosso al centro di quella stanza enorme male illuminata da poche lampade e da due vetrate decorate che andavano dal pavimento fino all’altissimo soffitto: la luce che irradiavano non bastava a togliere la tetra oscurità di gran parte del salone
“Sua maestà, è giunta al porto una nave pirata. L’equipaggio è già in città”
“Di chi si tratta?” la voce del giovane re riecheggiava dall’alto del suo imperioso trono per lo più immerso nell’ombra
“E’ la ciurma di Rufy cappello di paglia, sua maestà”
“Chi è?”
“Un pirata che vale un sacco di berry” rispose una maschile voce suadente che pareva entrare nella sala in quel momento, attirando su di sé l’attenzione curiosa di tutti i presenti
“Sei tu Poi?”

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 38
*** La storia di Poi ***


La storia di Poi

“Sei tu Poi?” disse il re.
L'uomo si fece avanti, fino a raggiungere una zona di penombra accanto al trono
“Cappello di paglia… Sono giovani pirati, ma le loro teste valgono un capitale” disse appoggiando entrambe le mani ad un bracciolo del trono fissando il re dritto negli occhi, mostrando una grande familiarità con lui
“Inoltre hanno dato dei problemi ai miei uomini qualche tempo fa e hanno danneggiato la Yesterday. Sai bene cosa significa questo per me…”
“Vendetta” rispose il re quasi in un sussurro “Portate qui quei pirati!” ordinò alla guardia ancora inginocchiata
“Possibilmente vivi” aggiunse Poi sorridendo
“Sarà fatto!” rispose sull’attenti il soldato.

Ancora un gruppo di uomini in divisa accanto a quel gruppo di bancarelle, parlottavano tra loro e Sanji aveva la netta sensazione che lo stessero tenendo d’occhio. Nonostante questo continuò ad aggirarsi nel mercato ormai carico di buste piene di ottimo cibo con cui preparare nuove ricette. Forse era meglio che avesse perso di vista Rufy: senza il capitano tra i piedi era molto più rilassante fare la spesa e le provviste sarebbero arrivate per intero sulla nave, senza subire drastiche riduzioni a causa di quel pozzo senza fondo dal cappello di paglia.
Lo strano sogno fatto solo poche ore prima continuava a passargli per la testa come un chiodo fisso appena si trovava da solo: era stato così vivido da sembrare vero. E poi quella ragazza, quei capelli lunghi, quel profumo, quella voce… tutte cose che Sanji conosceva bene, ma che non bastavano a fargli ricordare a chi appartenessero, eppure la soluzione sembrava lì ad un passo, come quando nel sogno la ragazza si era girata, mentre lui si svegliava senza poterne vedere il volto… che tormento.
La folla che riempiva il mercato non si dissipò più di tanto nemmeno quando iniziò a piovere: era una pioggerella lieve, che non dava molto fastidio, e forse la gente del posto ci era abituata, qualcuno aprì l’ombrello, ma la maggior parte delle persone continuò a far la spesa come se non si fosse accorta che i loro vestiti si stavano bagnando… parevano quasi automi.  Ma quando i soldati iniziarono a camminare verso il biondino, la gente si mise subito da parte quasi impaurita, formando un varco tra il cuoco e quegli uomini che avanzavano a passo lento. La sigaretta tra le labbra di Sanji si spense bagnata da alcune gocce di pioggia, mentre lui continuò ad occuparsi dei suoi affari fingendo di non essersi accorto di nulla.
“Scusa, Sanji della ciurma di Monkey D. Rufy?” chiese uno dei militari con un gran sorriso.
Sanji lo guardò perplesso e allo stesso modo osservò i suoi compagni, tutti ugualmente sorridenti: la cosa era sospetta, dal momento che invece la gente tutt’intorno continuava a starsene impaurita alla larga da loro
“Posso sapere chi lo cerca? E perché?” chiese lui dopo qualche istante.
“Il nostro re vorrebbe tanto conoscervi”
“E come mai?”
“Quest’isola in passato ha dato i natali a molti famosi pirati e il nostro re ammira i giovani avventurieri del mare”
La faccia che fece il cuoco allora espresse in pieno tutto il suo stupore
“Che strano…” commentò
“Ma Cappello di Paglia dov’è? E gli altri compagni?”
Le raccomandazioni fatte da Kintaro prima di lasciarli uscire di casa tornarono di colpo alla mente del biondo, chissà cosa c’era dietro tutto quel mistero?
“Non lo so… in giro… questa città è molto grande”
“Intanto puoi seguirci al castello?”
Che fosse una trappola o un semplice invito, Sanji decise di accettare il rischio e stare al loro gioco
“Perché no? Ma questa roba dove la metto?” rispose sollevando una montagna di sporte
“Ci pensiamo noi” disse il soldato chiamando due compagni, che raccolsero le buste e se le caricarono addosso.
Il cuoco a quel punto sorrise: era una cosa intrigante e voleva vederci chiaro. Si mise a camminare in compagnia di quel manipolo di militari, buttò la sigaretta ormai inzuppata che ancora aveva in bocca e mise le mani in tasca come suo solito.

Rufy si era infilato in un ristorante e aveva fatto appena in tempo a mettersi seduto che già si era spazzolato via mezza cucina sotto gli occhi sbigottiti di cuochi e camerieri. In quel momento lui era l’unico cliente del locale e non c’erano soldati in giro. Fu quando gli presentarono il conto che però arrivarono i problemi
“Uh!” emise cappello di paglia tirando fuori i foderi delle tasche vuote “I soldi li aveva Sanji”
“Che cosa succede?” tuonò un omone grassissimo vestito di tutto punto, che scendeva le scale.
Gli uomini del ristorante si tirarono indietro terrorizzati, mentre uno di loro, forse il caposala, o qualcosa del genere, si prostrò ai piedi di quel signore, che aveva tutta l’aria di essere il ricco padrone
“Quel ragazzo ha mangiato tutte le nostre dispense e ora dice di non avere i soldi per pagare il conto”
Il padrone rispose calciandolo in faccia, poi si avvicinò infuriato al tavolo a cui era seduto Rufy
“Pagherò il debito lavorando qui!” propose sorridente il pirata ricordando ciò che era successo al Baratie
“Odio gli straccioni!” sbraitò l’uomo sempre più arrabbiato.
In quel momento entrarono nel ristorante due militari. Nel vederli, il colore paonazzo della faccia del padrone sbiancò in un attimo: insieme a tutto il suo staff accolse i soldati facendoli accomodare al tavolo, con mille inchini e sorrisi.
Grazie ad un improvviso e inaspettato lampo di genio, Rufy approfittò della situazione per defilarsi fuori dal locale e darsela a gambe… Usop docet!
“Fermo!” sentì gridare alle sue spalle, ma lui continuò a correre ridendosela e tenendosi il cappello spinto sulla testa con una mano… anche Nami sarebbe stata fiera di lui, era stato un furto in piena regola!
Il grasso padrone del ristorante era sulla porta del suo locale ansimante solo per aver fatto tre passi e aver gridato dietro al fuggiasco
“Maledetto!” farfugliò tra i denti riprendendo il colore violaceo sintomo di rabbia.
“Chi era quello?” chiese uno dei soldati
“Un pezzente che è riuscito a mangiare a scrocco”
“Non aveva un cappello di paglia?”
“Sì”
I soldati si alzarono immediatamente dal tavolo
“Seguiamolo!” e uscirono svelti dal ristorante senza nemmeno ordinare.
Del pirata di gomma non c’era traccia
“Non può essere tanto lontano” disse uno dei soldati
“Chiamiamo rinforzi e facciamo setacciare il quartiere” disse l’altro.

Era ormai notte. Zoro era immerso nel profondo sonno postoperatorio, sembrava essere andato tutto bene, anche se l’operazione era stata lunga e difficile: il dottore aveva dovuto ricucire le lesioni interne e Nami, per quanto ne sapesse poca di medicina, si era presa un colpo nel vedere com’era conciata la spalla dello spadaccino
“Rischiava di perdere il braccio vero?” aveva chiesto e il medico l’aveva guardata negli occhi prima di rispondere
“Non voleva farlo sapere a voi… a te soprattutto credo”
“Fa sempre così” aveva concluso lei sospirando.
Kintaro si levò di dosso il camice imbrattato di sangue, si lavò a lungo le mani e la faccia e infine invitò Nami e gli altri due, che erano ancora nell’orto, a seguirlo in cucina
“Vuoi qualcosa?” chiese alla navigatrice, ma lo stomaco chiuso dopo aver assistito a quelle scene da macelleria più che da sala operatoria, le fece quasi venire voglia di vomitare all’idea del cibo
“No, grazie” rispose evitando di guardare il dottore che invece stava ingurgitando un po’ tutto ciò che gli capitasse di commestibile tra le mani
“Mi viene sempre appetito dopo aver fatto un intervento… ed era un pezzo che non ne facevo!”
“Per il motivo che dicevi prima?” fece la ragazza
“Sì… siediti che cercherò di raccontarti come stanno le cose”
In quel momento entrarono in cucina anche Usop e Kusco e poco dopo si trovarono tutti e quattro seduti di fronte e allora Kintaro, serissimo, iniziò a parlare
“Avete mai sentito parlare di Poi?”
Nami e Usop si guardarono a vicenda a sentire pronunciare di nuovo quel nome
“Sì…” disse lei con aria di sconforto
“Dal tono della tua voce capisco che lo conosci anche bene”
“A dire il vero no, più che altro ne abbiamo sentito parlare e abbiamo avuto a che fare con alcuni dei suoi uomini. E’ stata una delle loro pallottole a colpire Zoro”
“Allora vi spiegherò chi è e cosa c’entra con questo regno”
E la narrazione cominciò.
“Questo regno è sempre stato un posto tranquillo e felice, da generazioni governato da monarchi democratici e lontano da guerre territoriali visto che si trova così a sud… insomma, si stava davvero bene.
L’ultimo… anzi il penultimo re ad essere salito al trono, Gaijin, è un nostro vecchio amico d’infanzia: in gioventù abbiamo studiato insieme e anche quando divenne sovrano continuava a frequentare me e i miei amici di tanto in tanto.
Giocavamo a fare i pirati con la nave che uno dei miei amici, Dopo, aveva ereditato dal padre: erano bei tempi, ma come ti dicevo, era solo un gioco, almeno per me, per Kusco e per Gaijin, mentre per Dopo la cosa si faceva sempre più seria”
“Dopo?” chiese stupito Usop da quel nome
“E’ il fratello di Poi… so che è ridicolo, ma suo padre era un tipo un po’ strano e chiamò i suoi tre figli Prima, Dopo e Poi”
La navigatrice e il nasone trattennero le risate a stento, ma dall’espressione cupa del medico sembrava che da ridere in tutta quella storia ci fosse davvero poco.
“E’ meglio che vi parli un po’ della famiglia di Poi, per farvi capire.
Suo padre era un pirata che morì naufragando in mare insieme alla moglie e alla figlia. Dopo e Poi si salvarono per puro miracolo. Da quel giorno Poi non ha più messo piede su una nave. Questa fu la scusa all’inizio, ma in seguito siamo venuti a sapere che il vero motivo è che ha mangiato uno dei frutti del mare, il frutto di gap gap… lo tenne nascosto fino al giorno in cui se n’è servito per il primo dei suoi loschi piani.”
“Un frutto del mare…” sussurrò Nami preoccupata.
“Quando avvenne la sciagura in mare Dopo aveva 19 anni e Poi 12, loro padre lasciò tutta la sua ricchezza perfettamente divisa in parti uguali ai due figli, ma le sue due navi, una delle quali ancora in costruzione, andarono a Dopo.
Poi scialacquò la sua eredità in pochi anni, maturando una forte invidia nei confronti del fratello, che invece conduceva una vita impeccabile: si era molto arricchito, piano piano stava raccogliendo anche l’eredità morale del padre come pirata, si era felicemente sposato e aveva avuto un figlio, Heiji”
“Heiji?” chiese Nami
“Sì, Heiji… lo conosci?”
I due pirati annuirono
“Fin troppo bene… ha ordinato lui il fuoco contro di noi”
“Heiji, no…” disse Kintaro tristemente abbassando la testa “Non era così” sussurrò stringendo forte i pugni.
“Cos'è successo poi?” lo invitò Usop dopo un po’
“Ah, già, dov'eravamo rimasti? Ecco! Quando Heiji aveva un decina di anni sua madre abbandonò il marito, stanca del suo continuo navigare, che ormai per Dopo era diventata unica ragione di vita.
Di fronte alla scelta di stare con uno solo dei genitori Heiji scelse il padre, col quale era abituato a navigare per mari e lo vedeva come un esempio da imitare. Per la moglie di Dopo fu un duro colpo, ma ugualmente se ne andò dall’isola in lacrime… e maledicendo Poi… non so perché, non ho mai scoperto cosa le avesse fatto, comunque vidi lui ridere e brindare in una locanda quel giorno, gridando “uno in meno!”.
Anche Dopo ne soffrì molto e lo stesso fu per Heiji, ma nessuno dei due mostrò mai in pubblico una sola lacrima. In quel periodo Poi frequentava i locali più malfamati dell’isola e si era fatto amico di tutti i peggiori pirati che vi mettessero piede.
Cinque anni fa iniziò a pretendere che Dopo gli lasciasse le navi di loro padre, sia la Yesterday, che la Tomorrow, quella che Dopo aveva praticamente costruito con le sue mani; ovviamente Dopo non aveva nessuna intenzione di consegnargli i suoi preziosi gioielli, e allora Poi cercò di prenderseli con la forza… almeno secondo noi…”
Cadde una lacrima sul tavolo della cucina, Nami alzò gli occhi a guardare il suo interlocutore in faccia… era sconvolto, rievocare quei ricordi doveva essere massacrante, ma nonostante questo prese un lungo respiro e proseguì
“Trovarono Dopo morto, apparentemente impiccato… in realtà era soffocato, ma non a causa della corda…”
“Noi siamo più che sicuri che sia stato Poi, usando i poteri del frutto del mare!” disse Kusco in lacrime.
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui i due medici si fecero coraggio per continuare quel triste racconto, che Nami non si sentì di interrompere per chiedere maggiori informazioni sul frutto del mare e dopo un po’ Kintaro riprese
“Secondo i suoi piani a quel punto tutte le ricchezze di Dopo, navi incluse, sarebbero state nelle sue mani, visto che Heiji era ancora molto giovane e invece nel testamento Dopo aveva lasciato predisposizioni precise ad un suo amico notaio: i beni sarebbero andati per intero a Heiji, ma solo quando avrebbe compiuto il suo diciottesimo compleanno, fino ad allora avrebbe ricevuto una somma mensile.
Nel caso fosse tornata la madre di Heiji i soldi li avrebbe amministrati lei e se Heiji fosse morto prima di compiere 18 anni, l’eredità sarebbe stata interamente donata a tutti gli abitanti della città in parti uguali”
Kusco rise sarcasticamente
“Inutile dire che Poi ci restò male”
“E le navi?” chiese Usop
“Le lasciò entrambe a Heiji, ma lui non le usa quasi mai: la Yesterday, quella più vecchia, la usa indirettamente lasciandola agli uomini di Poi solo quando c’è anche lui, dice che lui preferisce le navi più scattanti e agili e poi ha sempre avuto paura di rovinarla… però qualche giorno fa l’ho vista tornare al porto fracassata da una cannonata”
Nami e Usop si guardarono… doveva essere il galeone che avevano colpito loro.
“La Tomorrow è il veliero più grande del mondo, un gioiello vero e proprio, vale un capitale, è ormeggiata al porto da quando Dopo ha finito di costruirla… l’unico a salirci è Heiji che non permette a nessun altro di toccarla: lo abbiamo visto spesso la sera rannicchiato sul ponte di comando da solo… Poi sta rovinando la vita anche a lui”
Kintaro si fermò singhiozzando e allora fu Kusco a proseguire la narrazione
“In più il testamento parla del tesoro di Dopo, ma non sappiamo di che si tratta… forse è l’ammontare di tutti i suoi bottini da pirata, non lo sa nessuno”
Kintaro riprese la storia
“Da un giorno all’altro Poi si mostrò per l’uomo che è in realtà: un pirata della peggior specie. Pur senza navigare si era messo al comando di una ciurma piuttosto numerosa di criminali e rifiuti della società, che iniziò a depredare chiunque si avvicinasse all’isola prima, e a tutto il mare del regno in seguito. La sua flotta in questi anni si è ingrandita di giorno in giorno raccogliendo la gentaglia più malfamata della zona e ora non controlla più solo tutti i traffici marittimi del regno, ma anche quelli terrestri.
E ora arriva la parte più misteriosa della storia: poco più di un anno fa i due giovani figli del re Gaijin sono saliti al trono legandosi a Poi. Hanno detto che il re è morto”
“Ma noi non possiamo crederlo!” aggiunse Kintaro “Anche se la corona ora si trova sulla testa di Ryotaro, il potere in realtà è tutto nelle mani di Poi, che ha persino infiltrato i suoi uomini tra le fila dell’esercito”
“Il regno di Prawn è diventato un posto invivibile, quest’isola soprattutto, i soldati ci impediscono persino di essere felici. Poi ha trasformato la monarchia in una dittatura, in cui contravvenire alle regole è di una facilità impressionante… come finire sul suo personale patibolo. Se noi due siamo ancora vivi è solo perché Ryotaro e Kyoko, che fino a qualche anno fa ci chiamavano zii, hanno impedito a Poi di farci condannare a morte… fino ad oggi.” continuò Kusco
“Però non possiamo più fare nulla, siamo tenuti sotto stretto controllo ed è per questo che ho paura per voi” concluse Kintaro.
“Ryotaro e Kyoko sono i figli di Gaijin, giusto?” chiese Nami dopo un silenzio durato qualche minuto
“Sì” rispose Kusco
“E cos’hanno a che fare con Poi? Non capisco…”
“Non lo capiamo neanche noi… sono sempre stati due bravissimi ragazzi, ma Poi è un grandissimo incantatore, è suadente  e carismatico… vi basti pensare che è capitano di un reggimento di navi pirata pur non avendo mai messo piede in mare. Deve aver conquistato la fiducia dei ragazzi, logorando il loro buon senso” disse Kusco
“Kyoko è sempre stata una ragazza adorabile, bellissima anche se ancora molto giovane… adesso dovrebbe avere 15 anni, giusto Kusco?”
“No, 16… come Ryotaro… sono gemelli”
“Mi ricordo che da piccoli venivano spesso in nave con noi e Dopo… Heiji si era preso una cotta per Kyoko e Ryotaro si arrabbiava perché ne era gelosissimo… erano dei bambini allora, ancora lontani da tutto questo… Poi ha rovinato tutto”
“Lo vedevo spesso andare a corte nei mesi che precedettero… precedettero… il suicidio della regina…” disse Kintaro tra le lacrime
“Sarei pronto a scommetterci che Poi c’entra anche in quella storia” fece Kusco a denti stretti
“La regina si è uccisa?”
I due medici annuirono
“Da allora è cambiato tutto… Gaijin si è chiuso nella sua tristezza e forse Poi ha approfittato della situazione avvicinandosi ai due principini… non lo sappiamo… sono tutte nostre supposizioni… quel bastardo è furbo e non ha lasciato nessuna prova!”

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 39
*** Alla corte del re ***


Alla corte del re


In cielo c’erano poche nubi a ricordare la pioggia appena cessata e la luna mostrava solo la sua ultima sottile falce: per quanto brillasse non riusciva ad illuminare le strade di Prawn City, quando iniziò a far notte. Sanji si trovò ai piedi di quel gigantesco castello, non sapeva perché, ma se l’era immaginato un posto tetro e lugubre, invece era un edificio meraviglioso per quanto maestoso, costruito e decorato nello stesso ricco stile del porto in cui avevano ormeggiato la Going Merry. Sulla torre più alta sventolava la bandiera con lo stemma della monarchia di Prawn, mentre all’ingresso due soldati reggevano stendardi neri col simbolo dei pirata, ma erano tutti bucati
“Gli stendardi si sono rotti” sussurrò all’orecchio di uno dei suoi accompagnatori che, invece di rispondere, sollevò un angolo della bocca accennando una specie di sorriso dall’aria poco simpatica.

“Sua maestà, il cuoco della ciurma di cappello di paglia è appena arrivato”
“Portatelo qui e andate a chiamare Poi” disse Ryotaro
“Non c’è bisogno di chiamare Poi… sono già qui” rispose l’uomo spuntando fuori dall’oscurità come suo solito
“La vuoi smettere di nasconderti sempre nel buio!”
“E’ il posto più sicuro Ryo… dovresti imparate anche tu a farlo”
Un soldato entrò all’improvviso nella sala del trono
“Sua maestà! Sono stati visti alcuni uomini entrare in casa di Kusco e Kintaro oggi pomeriggio!”
Poi e Ryotaro sgranarono gli occhi
“Me ne occupo io” disse Poi incamminandosi a grandi falcate verso la porta
“Fermo! Tu non andrai da nessuna parte senza di me!” e anche il re si avviò verso l’uscita.
I due si guardavano in cagnesco negli occhi. Poi era alto, aveva i capelli neri lunghi raccolti in una coda di cavallo lenta e un pizzetto a tre punte gli decorava il mento con aria diabolica. Ryotaro era di poco più basso, lo avrebbe superato continuando a crescere così, vista la sua giovane età… con quella sua faccia pulita, dai lineamenti ancora infantili sembrava buffo in quell’atteggiamento fiero, che doveva avere lo scopo di mettere paura a Poi. Il pirata comunque scelse la via della diplomazia e accettò di essere accompagnato da lui… anche se questo gli avrebbe impedito di chiudere per sempre la questione con quei due vecchi impiastri.
“Sua maestà, che ne facciamo del cuoco?” chiese un soldato.
Il re si fermò un attimo, ma fu Poi a rispondere per lui
“Fatelo accomodare dove vuole, trattatelo bene: finché non ci saranno tutti i suoi compagni è meglio che stia qui buono! Le prigioni sono già abbastanza affollate”
Uscendo, Poi si scontrò proprio contro Sanji che, insieme ai soldati che l’avevano accompagnato, si trovava di fronte al portone della sala del trono in attesa di essere ricevuto
“Scansati!” disse il pirata senza nemmeno guardarlo in faccia, ma mollandogli un ceffone in viso col dorso della mano.
Il cuoco si ritrovò a terra senza nemmeno rendersene conto: senza agitarsi minimamente strinse gli occhi osservando da lì seduto quell’uomo tutto vestito di nero allontanarsi velocemente. Si massaggiò la guancia colpita e si rialzò lentamente
“Si può sapere chi era quel gentiluomo?” chiese ironicamente senza ottenere nessuna risposta.
Poco dopo un soldato gli si avvicinò
“Sua maestà non può riceverla in questo momento, ma la prega di attenderlo. Mi segua” e condusse il biondo nella sala dei ricevimenti.
Qui il ragazzo si accomodò su un divano, felicemente circondato da un cospicuo gruppo di ancelle che gli servivano frutta fresca e vino… i cuoricini svolazzavano per tutta la stanza.

“Come mai la regina si è uccisa?” chiese Nami con la massima delicatezza.
Kintaro sospirò prima di parlare
“Era depressa da tempo, praticamente dalla nascita di Kyoko e Ryotaro, per anni fu seguita da una donna sua amica… uno strano soggetto, una mezza strega, mezza sacerdotessa, con teorie assurde…una pazza davvero!” Si fermò un attimo, poi scosse la testa e proseguì “Pazza ma con la psicologia sembrava essere brava visto che finché rimase a fianco alla regina andò tutto bene. Se ne andò da un giorno all’altro, non sappiamo perchè. Noi non eravamo in buoni rapporti con lei visto che ogni volta che ci incontravamo finivamo a litigare per questioni legate alle nostre teorie mediche divergenti. Però quella notte, prima di abbandonare per sempre Frenzy venne qui e senza nemmeno entrare in casa disse “Siamo troppo deboli per sconfiggere quell’uomo… finirà per distruggere tutto il regno…” Non dimenticherò mai quelle parole”
Nonostante il momento poco divertente, Kusco sorrise guardando in modo strano il cugino, che ricambiò l’occhiata con un certo imbarazzo prima, poi con un po’ di rabbia.
Poi  Kusco alzò le spalle
“Come vedete Poi era riuscito a sbarazzarsi anche di lei e anche in questo caso non sappiamo come”
Forti colpi alla porta distrassero il quartetto dentro casa
“Kintaro, Kusco, aprite svelti!” si sentì dire fuori da una voce allarmata.
Kintaro si alzò e andò alla porta, dall’altra parte c’era un uomo che ansimava come se avesse fatto una corsa
“Stanno venendo qui… Poi e i soldati… hanno saputo che hai dei pazienti!” disse prima di correre via veloce
“Svelti! Portiamo Zoro nel sotterraneo!” disse Kintaro voltandosi verso Kusco e subito si diressero nell’ambulatorio, dove Zoro dormiva ancora.
Senza fare domande Nami e Usop seguirono i padroni di casa passando per una botola nel pavimento del bagno, camminarono per un corridoio buio e umido fino a giungere in una specie di stanza dove i due dottori accesero alcuni lumi e appoggiarono lo spadaccino su una branda. Kintaro allora si girò verso Nami e Usop
“State qui anche voi, solo io e mio cugino conosciamo questo nascondiglio”
Prese una mano della navigatrice e ci mise una chiave
“Tienila tu: è la chiave della botola… non so se noi riusciremo a venirvi a riprendere. In ogni caso voi state qui il più possibile. Da quel tubo potete sentire bene o male ciò che succede in superficie” e indicò un tubo di canna che scendeva dal soffitto
“Buona fortuna” disse infine Kusco uscendo insieme al cugino.

Rufy, strano a dirsi, si era perso per la città: vagava da tempo ormai e non si era nemmeno accorto di essere inseguito da un intero reggimento dell’esercito. Aveva smesso di correre da un pezzo e ora camminava a caso per le stradine ciottolate guardandosi attorno come fosse un turista. Si fermò a bocca aperta quando giunse in una piazza ovale molto grande, l’unico rumore che si udiva era uno scroscio d’acqua proveniente dal centro, si avvicinò: c’era una fontana dalle dimensioni mastodontiche, la base e la vasca erano di pietra bianca, mentre sopra si ergeva una statua colossale in marmo nero raffigurante una persona con una bandiera in mano.
“Che brutta faccia” commentò allungando il collo fino a vedere il volto dell’uomo scolpito, che altrimenti non avrebbe distinto a causa del buio.
“Fa venire i brividi… chissà chi è”
Non si soffermò a cercare la risposta leggendo la targa scritta sotto, e la bandiera col teschio e le tibie incrociate non attirò minimamente la sua attenzione, nemmeno il fatto che fosse stata scolpita bucata qua e là. Ritirato il collo procedette oltre, attraversò per il lungo tutta la piazza e prese una nuova strada.

“E’ arrivata la principessa”
“Il re non c’è”
“Facciamola accomodare nella sala dei ricevimenti”
“C’è quel pirata!”
“C’è un’anatra!”
“Cosa facciamo?”
“Preparate le stanze!” le voci del viavai di camerieri, soldati e paggi di corte attirarono l’attenzione di Sanji. La sala si sgomberò improvvisamente, così in fretta che il biondino non riuscì nemmeno a salutare tutte quelle belle fanciulle che l’avevano servito fino a poco prima, cosa di cui si rammaricò molto. Come fulmini alcune donne di servizio pulirono tutta la stanza facendola brillare alla luce delle candele accese per l’occasione, numerosissime. Poi la sala si svuotò di nuovo, rimanendo tutta per Sanji che si alzò per andare ad accendersi una sigaretta con la fiamma di una candela poggiata su un tavolo di fronte a lui. Da fuori giungevano passi e voci, il portone si aprì…

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 40
*** Cappio o ghigliottina ***


Cappio o ghigliottina


Uno scoppio come di colpo di pistola, anzi, visto il fracasso che causò, forse fu più di uno in contemporanea. Seguì il rumore di qualcosa che andava in frantumi: era la porta di legno della casetta di Kusco e Kintaro
“Qualcuno ha bussato?” disse il più basso dei due affacciandosi sul polverone sollevato dall’esplosione.
“Non scherzerei tanto se fossi in te” disse Poi afferrandolo per il collo dopo essersi fatto spazio tra i suoi uomini.
“Lascialo Poi!” ordinò Ryotaro da dietro.
L’uomo non si girò nemmeno ma alzò entrambe le mani davanti a sé, nei palmi si formarono due buchi che, allargandosi deformarono tutta la mano. Quando i fori furono sufficiente grandi, Poi sollevò le mani sopra le teste dei due medici e le infilò fino a circondare le loro gole, quindi iniziò a restringere i fori fino a quando toccarono la pelle dei due, che iniziarono a far fatica a deglutire
“Cappio o Ghigliottina?” disse con un ghigno sadico
“Lasciali stare Poi!” gridò il re
“CAPPIO O GHIGLIOTTINA?” replicò Poi incollerito.
A quel punto Ryotaro raggiunse il pirata, gli afferrò le braccia pur sapendo che questo non gli avrebbe impedito di fare ciò che voleva
“Smettila Poi!”
“Sono stanco di questi due!”
“Non hanno fatto niente! Non ti permetterò di far loro del male!”
Poi tolse le morse alle gole dei due dottori
“E come?” disse avvicinando una mano al volto del re.
I due si guardavano, senza nascondere l’ira che scorreva loro nelle vene, attraverso il buco ancora aperto nella mano del pirata, mentre i soldati non sapevano cosa fare, su chi dei due puntare eventualmente le armi di cui erano ben riforniti.
“Non c’è la tua cara sorellina a difenderti adesso” continuò l’uomo
“Hai promesso di non fare del male a nessuno senza motivo… e loro non hanno fatto niente di male” disse Ryotaro cercando di mascherare alla meglio il tremito della sua voce.
“Perlustrate ogni angolo della casa!” ordinò Poi ai soldati senza smettere di fissare il re, al quale poi disse
“E io le promesse le mantengo sempre”
La casa dei due dottori era tutt’altro che grande e i militari non avrebbero impiegato molto a setacciarla tutta: al piano terra c’erano solo la cucina, un bagno, l’ambulatorio e un piccolo ingresso con le scale per salire al secondo piano, dove c’erano due camere da letto e un altro bagno.
Trovare la botola che conduceva nel nascondiglio in cui si trovavano Nami, Zoro e Usop era pressoché impossibile, visto che per vederla bisognava spostare alcune finte mattonelle del pavimento.
Non passò molto tempo che uno dei soldati tornò a fare rapporto a Poi
“In casa non c’è nessuno, signore!”
“Dove li avete nascosti?” sbraitò il pirata entrando in casa spingendo i due dottori e iniziando a guardarsi a destra e a sinistra, scrutando ogni angolo come una furia.
I due medici rimasero sulla porta… Kusco era rotolato indietro alla spinta sgarbata di Poi e ora si stava rimettendo in piedi. Guardavano Ryotaro come a cercare di capire cosa spingesse il giovane a seguire quell’avanzo di galera in abito nero. Lui si accorse dei loro sguardi, che avevano il sapore di un rimprovero paterno, e, senza fiatare, abbassò la testa per evitarli, poi entrò in casa: i soldati già l’avevano messa tutta a soqquadro e ora Poi stava dando il colpo di grazia… niente si sottraeva alla sua ira, la voglia di trovare un pretesto qualsiasi per eliminare una volta per tutte quei due aveva preso il sopravvento sul suo solito comportamento da ipocrita diplomatico, facendogli del tutto perdere il controllo. Ryotaro però disse con riluttanza e un po’ di timore
“Poi, stai esagerando”

“Cosa succede?” chiese a bassa voce Nami
“Credo che Poi, il re e dei soldati siano entrati in casa per cercarci, ma non capisco bene cosa succeda” rispose Usop con un orecchio appoggiato al tubo di canna collegato all’esterno.
Uno scalpiccio sopra le loro teste li ammutolì. Attimi di sudore freddo e poi non si udì più niente.

“Va bene, va bene… vi siete salvati anche per questa volta” disse Poi scendendo le scale, dopo aver perlustrato ogni centimetro del piano superiore.
Uscendo dall’arco della porta che non c’era più, seguito dal re e dai soldati, si girò
“Tre di voi rimarranno qui di guardia… chiunque voi stiate proteggendo, non potrà stare nascosto in eterno.”
Ryotaro continuò a camminare allontanandosi quasi come non avesse sentito l’ultimo ordine impartito dal pirata.
“Organizzate dei turni o quello che vi pare, ma voglio tre uomini sempre qui di guardia… e quando troverete chi nascondono portatemi tutti al castello!” continuò Poi prima di girarsi definitivamente, mettersi in strada e andarsene.
Kusco e Kintaro guardarono i loro assalitori allontanarsi mentre si chinavano a raccogliere i cocci di tutto ciò su cui quegli “inquisitori” avevano messo mano. I tre uomini posti di guardia intanto li osservavano divertiti, mentre prendevano posizione intorno alla casa imbracciando i loro fucili.

“Eccolo!” gridò un soldato che, spuntando da un incrocio di stradine, si trovò di fronte a cappello di paglia.
Questo, non sapendo di essere inseguito, non capì, si guardò alle spalle pensando che quel “eccolo” fosse riferito a qualcuno che si trovava dietro lui, ma per le strade non c’era nessun altro.
Nel giro di pochissimi istanti un gruppo di militari circondò Rufy con l’intenzione di catturarlo (avevano abbandonato l’idea della via diplomatica per portarlo al castello, pensando che lui si fosse già accorto di essere inseguito). Appena capì l’atteggiamento tutt’altro che amichevole di quegli uomini, non gli restò altro da fare che mettersi in guardia, preparando le braccia all’attacco. Quando iniziò lo scontro, si accesero piano piano tutte le luci delle finestre delle case nei paraggi e la gente si affacciò a vedere cosa stesse succedendo, ma l’ordine di tornare in casa perché non c’era niente da vedere li fece presto scomparire e in poco tempo nessuna finestra era più illuminata.
Più i soldati intorno a Rufy volavano via spinti dai suoi pugni, più se ne aggiungevano, accorrevano impavidi e temerari, innanzi tutto per la convinzione di poter sconfiggere facilmente un uomo solo, poi perché a quanto pareva catturarlo doveva essere importantissimo: tornare dal capo a mani vuote significava una punizione ben più insopportabile di quelle terribili raffiche di pugni gum gum.
Era un reggimento intero dell’esercito del regno quello che ora si trovava a terra sanguinante e senza forza ai piedi di Rufy, che era rimasto fermo immobile a cercare di capire il significato di quella rissa
“Cosa vi ho fatto?” chiese infine, ma nessuno gli rispose.
Gli giunse in compenso poco dopo una scarica di proiettili da un nuovo gruppo di soldati appena arrivati sul campo di battaglia, ma con un pallone gum gum, la minaccia era sventata. E mentre alcuni uomini correvano via forse a cercare rinforzi, i colpi di fucile e di pistola si replicavano inutilmente.
Senza più accendere le luci, di nuovo alcuni abitanti fecero capolino dalle finestre delle loro case a vedere come mai quel combattimento continuasse ancora e così chiassoso… che fosse scoppiata una nuova rivolta?
“Ma è uno solo” si sentiva bisbigliare “Sono tutti contro quel ragazzo”
Dal canto suo Rufy continuava a lottare più che altro per difendersi, cercando ancora di sapere cosa volessero quei soldati da lui, ma nessuno dava una risposta alle sue continue domande
“Mi state davvero facendo arrabbiare” disse a denti stretti prima di allungare entrambe le braccia e colpire tutti i suoi avversari con una Gum gum ascia.
Era di nuovo in piedi solo lui. Alzando gli occhi vide la gente della città affacciata alle finestre
“Cosa volevano da me?” chiese loro, ma questi si ritirarono veloci al sicuro dentro le loro abitazioni.

“Sanji!” la festante voce di una donna che lo chiamava fece girare di scatto il cuoco, che dall’altra parte della sala vide, in mezzo a guardie e camerieri in abiti scuri tutti più o meno uguali, tre figure dall’aria familiare: una papera, un uomo alto dalla pettinatura assurda e
“La principessa Nefertari Bibi del regno di Alabasta” annunciò uno dei tanti servitori di corte che ancora reggeva l’enorme portone aperto per fare entrare i nuovi ospiti.
Sanji trasecolò vedendola in un lungo abito color sabbia che cadeva morbido ai piedi calzati di sandali… bella come se la ricordava, con quei lunghi capelli celesti e il sorriso luminoso che Rufy e compagni le avevano regalato salvando il suo regno dalla minaccia della Baroque Works
“Principessa!” esplose Sanji emanando cuori come fossero coriandoli.
“Quaaaaaaa!” interruppe il momento idilliaco Karl correndo incontro al biondino, che fu così costretto a ritardare l’incontro con la bella giovane. Quando finalmente la raggiunse le si spalmò addosso gongolante, fino ad essere allontanato da Igaram, che lo salutò con una rabbuiata stretta di mano.
“Sii un po’ meno rigido Igaram col nostro Mistrer Prince!” fece lei sorridente riabbracciandolo con slancio
“Quanto sono felice di rivederti!”
“Sapessi io!” rispose lui ad un passo dall’esplodere di gioia.
“Ma che ci fai qui?” chiese poi lei
“Sosta per i rifornimenti”
“Rifornimenti? Qui al castello?”
“Ah, no… qui siamo stati invitati dal re… pare ci voglia conoscere… Tu piuttosto?”
“Viaggio diplomatico… Alabasta e Prawn vogliono stringere un patto d’alleanza” rispose mettendosi a ridere poco dopo
“Che c’è?” fece Sanji ormai in totale balia di qualsiasi gesto lei facesse, come se ne fosse ipnotizzato.
Lei lo prese per una mano e lo condusse a sedere accanto a lei su un divano lontano da guardie e camerieri. Una volta seduti lei, sempre ridacchiando sommessamente, disse piano
“Sai, si dice che il giovane re di Prawn abbia intenzione di suggellare questo patto con un matrimonio”
“Con tuo padre?” chiese lui sbalordito
“Con me, scemo!”
“CHE COSA?” urlò lui in risposta scattando in piedi e facendo rimbombare la sua voce tra quelle mura altissime.
Lei rideva
“Cosa urli? Non ho mica detto che voglio accettare!”
A quelle parole il cuoco si rilassò un attimo, tornando seduto
“Dov’è quel pazzo che vuole portarti via da me?” fece poi
“Smettila Sanji, non so neanche se sia vero, sono solo voci”
Le guardie del castello presenti nella sala li guardavano stupiti del fatto che i due conversassero con tanta confidenza  
“Se il signor Sanji la importuna, possiamo accompagnarlo da un’altra parte” disse un anziano cameriere avvicinandosi al divano in cui i due parlavano e ridevano in un’atmosfera amichevole e di grande familiarità.
Sanji lo guardò malissimo, più o meno con l’espressione di un mastino rabbioso, mentre Bibi gli sorrise dicendo
“No, non si preoccupi, il signor Sanji è un vecchio amico” e in quel momento si prese il braccio sinistro su cui era tatuata la croce simbolo della loro amicizia… l’accarezzava col pollice, guardando quel segno ormai vecchio di mesi, mentre gli occhi si bagnavano di lacrime che però non sarebbero scese, ricordando con un nodo alla gola crescente il giorno in cui se l’erano fatta e tutto ciò che avvenne prima e dopo, fino a quel saluto a distanza urlato al lumacofono tra le lacrime dalla spiaggia di Alabasta.
Sanji se ne accorse e ne sorrise dolcemente cacciando fuori dalla bocca il fumo della sigaretta
“Anche tu ci sei mancata” disse piano appena il vecchio cameriere si allontanò.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 41
*** L’arrivo di Heiji ***


L’arrivo di Heiji

“Ragazzo, non darci problemi, vattene prima che arrivi Poi” disse una voce di cui Rufy non capì la provenienza.
Cappello di paglia prese a girare su se stesso alla ricerca del proprietario di quella voce, ma non si vedeva niente
“Chi è che ha parlato?”
“Vattene ragazzo, ci metti tutti in pericolo” tornò a dire la voce, ma di nuovo il ragazzo di gomma, per quando si guardasse attorno, non vedeva nessuno, a parte i soldati massacrati ai suoi piedi… e loro non avevano certo la forza di mettersi a parlare.
Poi… l’aveva già sentito quel nome, si bloccò a pensare e dopo un po’ gli venne in mente
“Il pirata col nome ridicolo!” pensò ad alta voce mentre un nuovo gruppo di soldati gli si scagliava addosso, ritrovandosi poco dopo a terra a far compagnia a quelli già sconfitti.
“Ma cos’ho fatto di male?” chiese il ragazzo di gomma che continuava a non capacitarsi di quei continui attacchi
“Vai via ragazzo!” gli intimò nuovamente la voce
“Ma ho solo mangiato qualche bistecca! Stanno facendo tutto questo solo perché non ho pagato? Pagherò!”

Al castello c’era un gran movimento: era arrivata la notizia delle ripetute sconfitte dei soldati contro un solo ragazzino e l’imminente ritorno di Poi metteva tutti in agitazione al pensiero che glielo avrebbero dovuto dire.
E così fu: appena oltrepassato il cancello gli si fece incontro un soldato
“Signore, cappello di paglia ha fatto fuori il reggimento dei teschi e il plotone della morte”
“Che cosa?” fece Poi fermandosi.
Accanto a lui si arrestò anche il re Ryotaro. Con faccia grave e preoccupata il soldato riportò ai due la situazione
“Come hanno potuto farsi sconfiggere da un ragazzino solo!” tuonò alla fine Poi
“Non ti conviene gridare tanto… il suo cuoco è sù nella sala dei ricevimenti” gli ricordò Ryotaro nel tentativo di calmarlo
“A proposito sua maestà, è arrivata la principessa Bibi di Alabasta”
Gli occhi del giovane re si illuminarono
“Sembra che lei e il pirata si conoscano”
Il ragazzo guardò storto il soldato, ma poi s’incamminò verso le scale per salire nella sala in cui si trovava la sua attesissima ospite
“Dove credi di andare Ryo? Dobbiamo sbarazzarci prima di cappello di paglia!” lo fermò Poi
“Ma la principessa Bibi è là in compagnia di quel pirata!”
“E allora?”
“Deve diventare mia moglie! Non voglio che frequenti gentaglia del genere!”
“Ti ricordo che sono un pirata anch’io!”
“Non volevo dire questo”
“Non me ne frega niente della principessa Bibi, tu vieni con me… quel ragazzino dal cappello di paglia vale ben di più di ogni bella principessina. E chiamate anche la regina Kyoko!”
“Cosa vuoi da mia sorella?”
“E’ ben più importante di te contro quel fantoccio di pirata contro cui dobbiamo batterci! Ma se non ci sei tu, quella stupida non usa i suoi poteri!”
“Non ti permetto di parlare così!”
Poi fece spallucce e chiamò un soldato vicino a sé
“Dov’è Heiji? Portalo qui!”
“Sono qui!” disse il ragazzo in questione scendendo le scale
“Perfetto! Heiji tu vai casa di Kusco e Kintaro. Sorvegliali perché stanno nascondendo qualcuno e se lo scopri porta qui tutti!” disse Poi al nipote, dopo di che, girandosi verso un soldato disse
“Tutti i reggimenti dell’esercito verranno con me, quel Rufy deve essere un osso duro, non dobbiamo sottovalutarlo! Rimarranno qui solo le guardie della corona”
“Non vengo con voi?” chiese Heiji deluso
“No” rispose secco lo zio
“Ma perché?”
“Non voglio che tu corra pericoli, lo sai”
Quando diceva così sembrava premuroso, sembrava volergli bene davvero, o forse era solo quello che Heiji voleva vedere, visto che quell’uomo dall’aria sempre fredda e distaccata era l’ultimo membro della famiglia che gli rimaneva.
Prima di andarsene dal castello al seguito di quasi tutto l’esercito e dei due giovani sovrani, Poi diede l’ultimo ordine
“Portate gli ospiti nelle loro camere e chiudeteceli dentro, senza che se ne accorgano, possibilmente!”
Ryotaro sgranò gli occhi
“Che intenzioni hai?”
“Di occuparmi di una cosa alla volta. Non devono sentire adesso i nostri piani. Maledizione, Ryo oggi mi contesti ogni cosa… TU che intenzioni hai?” gli ringhiò in risposta Poi.
Kyoko allora, seduta sulla carrozza reale accanto al fratello e di fronte a Poi, prese una mano di Ryotaro tra le sue, lo guadò negli occhi
“Calmati Ryo” e lo abbracciò, i suoi occhi erano chiaramente lustri, Poi lo notò e ne rise
“Brava Kyoko, pensaci tu a calmarlo… che se lo calmo io finisce che ti arrabbi! Ah ah ah!”
I due sovrani non replicarono alla provocazione, rimasero lì seduti, mano nella mano, per farsi coraggio l’un l’altra.
“Che carini che siete! Vostra madre sarebbe così fiera di voi” disse ridendo Poi e di nuovo i due gemelli non reagirono, solo gli occhi di Ryotaro divennero lucidi, come quelli della sorella.

“Senti più niente?” chiese Nami ad Usop, sempre appiccicato al tubo
“No”
Subito dopo si udì un fruscio, il nasone staccò l’orecchio e poco dopo scese giù un bigliettino “State lì. Veniamo a chiamarvi noi. Abbiamo le guardie in casa” c’era scritto, al che Nami si sedette a terra con l’aria scocciata di chi è costretto a eseguire un ordine antipatico. Non essendoci sedie in quel buco di nascondiglio, ma solo la branda striminzita su cui dormiva Zoro, il pavimento gelato era l’unico posto in cui sedersi e presto Usop imitò la compagna, piazzandosi a gambe incrociate davanti a lei
“Cosa ne pensi?”
“Di fare come dicono… almeno finchè Zoro è in queste condizioni” e mentre lo diceva appoggiò sconsolata il mento sulle ginocchia, che aveva avvicinato al petto.
Usop tremava visibilmente
“E se il biglietto ce l’avesse scritto Poi per tenerci imprigionati qua?”
Nami fece spallucce
“Dobbiamo comunque aspettare… io e te da soli possiamo fare ben poco”
“Parla per te!”
“Ma se stai tremando come una foglia!”
“Ho freddo!”
Nami scosse la testa con aria di rassegnazione.
Sopra le loro teste di tanto in tanto si sentivano dei passi, mentre ormai dentro il loro nascondiglio, l’unico ad emettere qualche rumore era Zoro, che ronfava sonoramente.
“Piuttosto mi preoccupa la storia del frutto del mare che ha mangiato Poi” disse all’improvviso Nami “Chissà di che tipo è? che poteri gli dà” continuò.
Poco dopo la lancetta del logpose prese a ruotare veloce: stava registrando il magnetismo di Frenzy Island. Nami la osservò senza stupirsene più di tanto
“Addio rotta tranquilla… una volta che eravamo riusciti a conoscere in parte le prossime destinazioni, ecco che sfuma tutto e ci tocca di cambiare rotta. Nagaishi era stato così gentile a donarci alcune delle carte nautiche disegnate da suo padre e lì era segnata parte della rotta che ci aspettava da Sakoro in poi, uff”
Usop la ascoltava attento, molto dispiaciuto da quella notizia: avendo saputo in anticipo che l’isola dopo Sakoro sarebbe stata Dejan, si erano già documentati scoprendo che era una ridente isoletta… niente mostri, niente giganti, niente disavventure insomma. Ora si riprendeva invece a navigare alla cieca.

In superficie intanto voci provenienti dall’ingresso di casa attirarono l’attenzione dei due proprietari che andarono a vedere chi fosse arrivato a complicare la situazione. Sulla porta a discutere con una delle tre guardie poste da Poi, c’era Heiji.
“Tutto l’esercito è stato chiamato per un’emergenza. Dovete raggiungere gli altri al quartiere Kabu” diceva il ragazzo con voce del tutto inespressiva
“Cos’è successo?” gli chiese la guardia, mentre giungevano anche le altre due
“Un tizio sta dando dei problemi a mio zio”
“E qui?”
“Qui devo rimanere io” disse il ragazzino buttando gli occhi al cielo, pensando al compito ingrato che gli toccava... per l’ennesima volta.
Mentre le tre guardie uscivano a passo svelto dal giardino della casetta dei due dottori, Kusco e Kintaro si avvicinarono sorridenti a Heiji fingendo di non aver sentito nulla
“Heiji, qual buon vento?”
Il ragazzo li guardò perplesso, poi osservò i cardini della porta che non reggevano più quasi nulla, se non qualche scheggia di legno
“Cos’avete combinato questa volta?”
“Noi?” fece Kusco
“E’ tuo zio che ha delle paranoie” aggiunse Kintaro
“Mi ha detto che nascondete qualcuno”
“E’ paranoico!” ribadì Kintaro.
Dopo poco il ragazzo si era accomodato in cucina, dondolandosi su una sedia e appoggiando i piedi su un’altra. In quella casa c’era stato così tante volte da piccolo e fino a non molto tempo prima continuava a frequentare quei buffi amici di suo padre, che erano soliti passare le giornate a raccontargli le avventure del pirata Dopo, quelle che lui non aveva potuto vivere in prima persona perché doveva ancora nascere o perché troppo piccolo per partecipare: erano così bravi Kusco e Kintaro soprattutto a raccontare storie. Era passato almeno un anno dall’ultima volta che era stato lì dentro e ora Heiji si guardava intorno alla ricerca di ricordi e trovarli gli fu facilissimo: dapprima fissò il soffitto di legno colorato di verde e poi il suo sguardo scese a guardare la finestra con quelle tendine a fiori tanto familiari… erano state un regalo di sua madre, le aveva ricamate lei. Lì a sinistra, l’armadietto giallo in cui era stato nascosto per un giorno intero giocando a nascondino con Kusco, che dopo aver finito di contare si era dimenticato cosa dovesse fare e non si era messo a cercarlo. E poi non lo vedeva da lì, ma dietro quel muro, fuori, c’era lo spaventapasseri, quello che aveva costruito insieme a Kusco, era meccanico, un vanto del dottore, ma era del tutto inutile dal momento che gli uccelli, una volta abituatisi ai movimenti ripetitivi di quel fantoccio, avevano smesso di averne paura. Heiji si era occupato della sua parte estetica: lo aveva imbottito, lo aveva tutto vestito di nero e gli aveva disegnato il volto fatto con un sacco di liuta… Kintaro aveva sempre detto che era tale quale a Poi… un tempo la cosa lo faceva ridere come un matto, ma ora no, per niente.
Stava lì a dondolarsi con una faccia seria, per nulla espressiva, il ciuffo gli cadeva a coprire persino il naso, le braccia lasciate a penzoloni ai lati, quando arrivò Kusco che appoggiò sul tavolo due bicchieri in cui versò del succo di frutta.
Heiji osservò in silenzio la scena con la coda dell’occhio finchè il dottore gli porse uno dei due bicchieri sorridendogli
“Non sono mica più un bambino… per bere del succo di frutta!” ghignò il giovane guardando il bicchiere disgustato
“Giusto, quanti anni hai adesso? Ho perso il conto”
“17” rispose il ragazzo gonfiando il petto
“A casa mia 17 anni equivalgono ancora al succo di frutta!” fece allora Kusco porgendogli di nuovo il bicchiere pieno quasi fino all’orlo di profumato liquido arancione.
Ma Heiji, invece di afferrarlo, mise le mani dietro la nuca e prese a dondolarsi sulla sedia con più vigore. Il dottore a quel punto si arrese e appoggiò di nuovo il bicchiere sul tavolo sorseggiando la bibita dal suo. Si mise quindi a sedere
“E quei capelli? Quand’è che li tagli? Non riesco nemmeno più a vederti gli occhi”
Sbuffando il ragazzo rispose
“Mettiti gli occhiali allora”

Intanto che Kusco e Heiji parlavano, Kintaro si era fatto aprire la botola del sotterraneo da Nami ed era sceso. Come prima cosa andò a visitare Zoro, che continuava a dormire profondamente
“Come sta?” chiese Nami in apprensione.
Il medico rise
“Meglio di noi tre messi insieme, mi sembra! Mi sa che stia dormendo solo per pigrizia ormai”
“Tipico” commentò Usop, mentre Nami sfoggiava un sorrisone.
“Kusco sta tenendo occupato Heiji, ma non credo di avere molto tempo” disse svelto Kintaro “Vorrei che voi due scappaste adesso, approfittando del fatto che è buio e che di guardia c’è solo Heiji”
I due però erano rimasti fermi al nome Heiji
“Heiji è qui?” dissero in coro
“Poi ha saputo che nascondiamo qualcuno e lo ha mandato a sorvegliarci”
“Heiji è qui?” ripetè Nami piuttosto irritata
“Calmati, lo so che è stata colpa sua se il vostro compagno è ridotto così, ma vi assicuro che è un buon ragazzo… tutto sommato…”
Una vena pulsava sulla fronte della bella navigatrice, che facendo profondi sospiri disse
“Va bene, mi calmo, mi calmo…”
“Ma avete sentito quello che vi ho detto?” chiese Kintaro attirando lo sguardo curioso dei due giovani pirati
“A quanto pare no… dovete scappare subito e andare a cercare i vostri compagni!”
“E lui?” chiese Usop indicando il bell’addormentato
“Passerete a prenderlo subito prima di salpare, è l’unica soluzione… abbiamo l’acqua alla gola ragazzi… mi dispiace”
“Non devi scusarti, voi ci avete aiutati il più possibile” lo rincuorò Nami. Poi si girò a guardare il suo compagno, che a sua volta la guardò dritto negli occhi gonfiando il petto
“E’ una missione rischiosa, me ne rendo conto, ma il prode Usop ti proteggerà!” disse
“Allora andate subito, non abbiamo molto tempo!”  li incoraggiò Kintaro
“Ok Nami… vai avanti tu!” disse Usop posizionandosi alle spalle della ragazza, con le gambe che già tremavano.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 42
*** Fughe ***


Fughe


“Principessa Bibi, se volesse fare la cortesia di seguirmi” disse in un inchino l’anziano cameriere ritornato a disturbare l’allegra conversazione tra lei e Sanji “L’accompagno alla sua stanza” continuò parlando con una flemma unica.
Bibi sorrise con quel suo modo sempre dolce e gentile e si alzò in piedi.
Altri servitori intanto si avvicinarono a Sanji, Igaram e Karl per condurli a loro volta nei loro alloggi
“Io sono modesto, sono disposto a dividere la mia camera con la principessa!” propose Sanji provocando l’aggraziata risatina dell’interessata, alla quale le continue avance del cuoco era mancate tantissimo.
La reazione di Igaram e quelle dei servitori di corte invece furono molto meno divertite.
“Buona notte” disse infine Bibi prima di entrare nella stanza preparata per lei, mentre i suoi accompagnatori e Sanji proseguivano.
“Buona notte principessa” disse con un grande inchino il biondo facendole l’occhiolino.
“Miiii miiiii mii. Buona notte” disse Igaram sorridendo alla sua protetta e infine fu il turno di Karl
“Quaaaaa”
Le strade di questi tre si separarono presto all’interno del groviglio di corridoi del castello: mentre Karl era destinato probabilmente a dormire nell’ampio giardino interno, Sanji e Igaram furono condotti in due ali diverse. E fu proprio quando Sanji si trovò solo col suo accompagnatore che ne approfittò per svignarsela quatto quatto e, senza farsi vedere da nessuno, fece al contrario il percorso appena compiuto.

Rufy continuava a guardarsi intorno in quel crocevia di stradine: era quasi completamente buio, le uniche persone che vedeva erano i soldati ormai privi di senso distesi tutt’intorno a lui. Eppure qualcuno gli aveva parlato e continuava di tanto in tanto a intimargli di andarsene prima di creare altri problemi, ma lui non capiva
“Che problemi? Per un paio di bistecche? Siete proprio gente strana!”
Alla fine la voce fu costretta a materializzarsi in un ragazzo, che di corsa passò accanto a Rufy, lo afferrò per un braccio e lo trascinò di peso lontano da lì. Il pirata dal canto suo, non oppose nessuna resistenza e si fece trasportare tranquillo sballottando qua e là tra i muri delle case ai lati delle stradine strettissime che il suo “portantino” imboccava a tutta velocità.
All’improvviso finirono le case e dopo poco anche l’asfalto a terra: il ragazzo continuava a correre come un forsennato per una stradina sterrata, fino a giungere ad un boschetto, e infine si fermò sulla riva di un fiume. Sganciò la presa al braccio di Rufy e si gettò ansimante a terra. Il pirata dal cappello di paglia invece di fare domande, come avrebbe fatto chiunque in una situazione del genere, si mise a sedere a gambe incrociate vicino al ragazzo e trovò un’occupazione interessante nell’andare con un dito a caccia di caccole nel naso.
Il ragazzo accanto a lui lo guardava più che sbalordito chiedendosi se fosse normale quel tipo… certamente aveva mangiato un frutto del mare, aveva visto con quali poteri aveva sbaragliato tutti quei soldati armati fino ai denti, per questo era un po’ intimorito da lui: nel loro regno l’unica persona che possedeva i poteri derivati da quel frutto, li usava per scopi tutt’altro che pacifici. Quel ragazzo col cappello di paglia però non sembrava cattivo e ora che lo vedeva lì seduto con le dita nel naso se ne convinceva maggiormente. Si alzò per bere un po’ d’acqua dal fiume e poi tornò dal pirata
“Tu devi essere completamente pazzo!”
Rufy, togliendosi finalmente l’indice dalla narice, rispose con un gran sorriso che pareva voler confermare l’affermazione di quel ragazzo sconosciuto che odorava moltissimo di spezie. Rufy iniziò per questo motivo ad annusare l’aria e allora il ragazzo sconsolato spiegò
!E’ odore di zenzero… non so perché ma la mia pelle sa di zenzero… mi chiamo Natto”
“Buono!” fu il commento di Rufy che poi stringendo la mano del ragazzo si presentò
“Io sono Rufy!”
“Ripeto, tu devi essere completamente pazzo!” riprese Natto
“Perché?2
“Per quanto tu sia forte non potevi sconfiggere tutto l’esercito di Poi… ehm, del re”
“Poi, di nuovo Poi… mi spieghi cosa c’entra?”
“Comanda lui qui e… e lui la gente come te non la sopporta. Ti do un consiglio, Rufy: scappa prima che ti trovi!”
“Ma io non ho fatto nulla!”
“Hai resistito all’arresto e hai massacrato di botte mezzo esercito: è più che sufficiente per far infuriare Poi… e quindi essere condannato a morte”
“Allora Poi è uno davvero cattivo!” disse Rufy afferrandosi il mento con una mano riflettendo
“Non so cosa cerchi qui, ma ti chiedo di andartene subito… diremo che ti abbiamo cacciato via… e se ci va bene nessuno pagherà le conseguenze della rissa che TU hai causato!”
“Io non scappo davanti ai cattivi” disse Rufy alzandosi in piedi
“Io li affronto e li sconfiggo. Dov’è questo Poi?”
“Allora sei proprio pazzo!” si disperò Natto ficcando il volto tra le mani.

Kintaro invitò Nami e Usop ad uscire dal rifugio, ma Nami, in piedi accanto alla branda di Zoro, disse “Arrivo subito” e così il dottore e il nasone uscirono, salendo fino al bagno della casetta, lasciandola sola con lo spadaccino.
Non sapeva cosa l’avrebbe attesa fuori da quella botola, sarebbe andata incontro al pericolo, era sicura solo di questo. Guardava Zoro dormire tranquillo intanto: qualsiasi cosa sarebbe accaduta, la cosa importante era tornare da lui, non pensava ad altro. Si rendeva conto che per la prima volta non temeva per la sua vita, non le importava di salvare sé stessa, ma solo di poter tornare da lui. Forse era proprio questo cambiamento a darle un senso come di pessimismo che la spingeva controvoglia a temere di non farcela, a baciare le labbra del ragazzo come se quella dovesse essere l’ultima volta.
Al contatto delle labbra, lui contrasse qualche muscolo facciale e dopo poco farfugliò nel sonno
“Nami”.
Lei barrò gli occhi credendo che si fosse finalmente svegliato, ma le fu subito chiaro che non era così: dormiva ancora profondamente, stava semplicemente sognando. “Certo” pensava la navigatrice “parla più mentre dorme che quando è sveglio…” e su quella riflessione le comparve finalmente un sorriso, poco convincente dal momento che aveva gli occhi lucidi, a causa certo anche della stanchezza, ma soprattutto di quella maledetta e costante sensazione negativa che le faceva temere il peggio. Accarezzava lenta i capelli di Zoro, poi sarebbe uscita, quando lui di nuovo parlò
“Ti amo”.
Un tuffo al cuore, palpitazioni… Nami chiuse gli occhi riascoltando dentro di sé quelle due paroline tanto brevi quanto potenti e significative. Lo guardò bene, dormiva senza dubbio. Nonostante questo si avvicinò al suo volto
“Anch’io” sussurrò prima di baciarlo un’altra volta.
Poi, rialzandosi, sorrise
“Ma la prossima volta vedi di dirmelo da sveglio” ma poi una fitta al cuore le smorzò il sorriso… e se non ci fosse stata una prossima volta? Dando un’ultima occhiata a Zoro, afferrò con energia il suo bastone, si fece coraggio ed uscì raggiungendo gli altri due in bagno.
Usop non potè fare a meno di notare gli occhi rossi della sua compagna che, pur mostrandosi pronta a combattere, stringendo forte il bastone, non riusciva a mascherare quel velo di paura che l’aveva avvolta. Le si avvicinò, le poggiò una mano su una spalla
“Ce la faremo” le disse fissandola negli occhi cercando di infonderle quanto più coraggio potesse.
A parole era bravissimo Usop, ma dire una frase del genere tremando, è poco convincente,  ma Nami lo apprezzò comunque e annuì sorridendogli
“Andiamo” disse poi guardando Kintaro.
Il dottore fu il primo ad uscire dalla porta del bagno e, dopo essersi accertato che Heiji fosse distratto, fece uscire anche i due ragazzi chiamandoli con un gesto della mano.
Dalla cucina si sentiva solo la voce di Kusco in un ripetersi di frasi che cominciavano con “Ti ricordi quella volta…” oppure “E quando invece…” e il ragazzino davanti a lui cercava in tutti i modi di far finta che quei ricordi non gli facessero né caldo né freddo… gli sembrava così di dimostrare di essere cresciuto, di essere un vero uomo, così almeno gli aveva insegnato suo zio Poi.
In realtà tutti quegli episodi di cui Kusco parlava se li ricordava eccome! Erano sensazioni tristemente dolci per lui, che facevano parte di un passato che ora appariva così lontano, di persone che non c’erano più o che non erano più le stese e lui voleva cancellare tutto, andare avanti come se non ci fosse mai stato niente del genere… perché ora era diverso, era un uomo ormai, anzi era un pirata e suo zio gli diceva sempre che i pirati non hanno bisogno di stupidi ricordi da femminuccia, niente infantilismi e utopie da sognatore incallito… “l’unica cosa che conta a questo mondo sono i soldi e il potere” gli ripeteva di continuo. Il dubbio che quello a sbagliare fosse proprio Poi lo coglieva spesso, nei momenti in cui si raccoglieva da solo sulla nave di suo padre, quella nave che non aveva mai lasciato il suo saldo ormeggio al porto, quella nave che senza il suo costruttore non aveva senso che prendesse il mare. La Tomorrow era il rifugio di Heiji, il luogo speciale in cui si sentiva ancora libero di sognare, di riflettere e di pensare che le cose potevano andare in modo diverso, che forse non era giusto seguire quello che suo zio gli diceva, che forse lui era veramente malvagio come molta gente diceva, molta di quella gente, tra cui suoi vecchi amici, che ora marciva in prigione. Ma capita spesso di avere paura del diverso, di avere paura della possibilità che ci fosse un’altra strada. Passava notti intere senza chiudere occhio su questi pensieri, rannicchiato sul ponte di quel veliero gigantesco, tra fogli su cui scrivere, una vecchia chitarra da suonare e tante lacrime da piangere ricordando chi, per un motivo o un altro, non c’era più.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 43
*** Panorama a righe ***


Panorama a righe


“Vedo che non c’è verso di farti ragionare” disse Natto riemergendo dalle proprie mani “Quindi a questo punto le nostre strade si dividono. Che tu sia l’ennesimo filibustiere che s’illude di fregare Poi per prenderne il posto o una specie di vendicatore che s’illude altrettanto di poterlo sconfiggere per liberare questo regno dalla sua tirannia, io non ho intenzione di rimetterci le penne… abbiamo imparato la lezione noi dell’isola Frenzy!”
Rufy, come se l’altro neanche avesse aperto bocca, chiese di nuovo
“Dove lo trovo questo Poi?”
“Ma mi ascolti quando parlo?” gli urlò il povero ragazzo esasperato con mezzo metro di denti in fuori “Io non ti aiuto!”
“Allora me lo cerco da solo!”
“Sei uno stupido! Farai la fine di quel tipo dal cappello assurdo che l’ha sfidato questa mattina!”
Rufy alzò le spalle e s’incamminò di nuovo per le strade di quella città sconosciuta, mentre alle sue spalle Natto continuava a disperarsi e ad urlare
“Ti pentirai di non avermi ascoltato! Ma quando ti troverai senza testa sarà troppo tardi! Stupido!” ma il ragazzo, col suo amato cappello di paglia ben calato sulla testa, continuava a camminare ignorando completamente quelle parole.
“Peggio per lui” commentò infine Natto dandosi per vinto e incamminandosi nella direzione opposta a quella presa da Rufy. Gli dispiaceva sapere che un’altra persona sarebbe passata per il personale patibolo di Poi, e siccome quel ragazzo gli ispirava una gran simpatia, gli dispiaceva ancora di più, ma che poteva farci lui? Oltre a cercare di salvarlo dicendogli di scappare, non sapeva che fare. Dando un calcio a un sasso per scaricare i nervi disse di nuovo
“Peggio per lui!”

Due leggerissimi colpi alla spessa porta di legno, appena udibili. Bibi, seduta sul letto, si girò a guardare stupita in quella direzione e, con un po’ di titubanza, disse
“Avanti, è aperto”
Una testa bionda si affacciò
“E’ permesso?”
“Certo!” rispose lei con un gran sorriso andandogli incontro. Sanji fu sveltissimo allora ad intrufolarsi dentro e a richiudere la porta dietro di sè, attento a non far rumore.
“Ma che ci fai qui?” disse Bibi
“Mi mancavi di già!” esplose lui abbracciandola ed emanando cuori a raffica.
Quella in cui si trovavano era una stanza molto grande, dall’arredamento antico e pregiato, illuminata da candelabri pieni di candele che emanavano un intenso profumo di vaniglia. Sul fondo c’era uno stupendo letto a baldacchino, oltre il quale dominava un’enorme finestra a doppio arco: il panorama mozzava il fiato con quel cielo finalmente del tutto sereno, quella falce di luna dai contorni sbiaditi in un alone luminoso e il brillare delle stelle in alto e delle rade luci della città in basso, ma dava alla stanza un senso di opprimente prigionia essendo rigato da robuste sbarre di ferro.
I due ragazzi si scambiarono un lungo sguardo pieno di affetto e nostalgia, poi Bibi di nuovo si fece cadere stancamente a sedere sul letto
“Allora? Quali sono le ultime avventure affrontate dalla famigerata ciurma di cappello di paglia?”
“Uh… ultimamente è successo veramente di tutto! Non ti puoi immaginare!”
“Me lo immagino bene invece: mi è bastato quel periodo trascorso sulla Going Merry per farmi un’idea delle cose strampalate a cui si può andare incontro qui nel Grande Blu”
“Già, le cose più assurde!” rispose in una risata il cuoco sedendosi poi accanto a lei “Ma la cosa più sconvolgente” iniziò a dire tra i singhiozzi più disperati “E’ che Zoro mi ha rubato la mia Nami!” e così dicendo si gettò a farsi consolare tra le braccia della bella principessa
“Che cosa?” si sbalordì lei
“Buuuaaaaaahhh!! Zoro e Nami… Zoro e Nami… no, non riesco a dirlo… buuuuaaaaahhhh!!!!” “Si sono innamorati?” chiese allora lei
“Buuuuuuuaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!” annuì lui sprofondando poi nell’incavo tra la testa e la spalla della ragazza immergendosi nel celeste dei suoi capelli.
Bibi passò da un più che giustificato sconvolgimento iniziale ad un acceso sorriso
“Ma dici sul serio?”
“Più serio di così… ti sembra che potrei scherzare su una cosa del genere?” singhiozzò ancora lui
“Oh, già, povero Sanji, dev’essere stato un duro colpo per te” disse lei dandogli qualche affettuoso colpetto sulla schiena, mentre lui continuava a frignare spalmato addosso a lei.
Bibi però non poteva fare a meno di ridere, felicissima di quella notizia “Nami e Zoro… non ci avevo mai pensato, ma effettivamente tutti quei battibecchi, quei bisticci futili, non potevano essere altro che scaramucce di un amore latente!” pensava sorridendo.
“Ma dove sono loro adesso?” chiese desiderosa di incontrarli e poter far chiacchiere con l’amica… e chiedere particolari sulla grande novità!
“Ora che siamo soli, posso anche dirtelo” disse Sanji smettendo di piangere e rialzando la testa dalla spalla della ragazza, che a quelle parole smise di sorridere e lo guardò stupita
“Zoro si è ferito a una spalla… una cosa piuttosto grave. E’ nella casa di due medici vicino al porto con Usop e Nami”
“E perché non me l’hai detto prima?”
“Non potevo: quei due medici sono ritenuti nemici della corona, ma non so spiegarti niente di più” disse il cuoco e dopo un attimo di pausa continuò
“Questo regno è losco”
“In che senso?”
“Non so, ma c’è qualcosa che non mi convince… è per questo che ho accettato l’invito a venire qui, sono curioso di vedere che c’è sotto”
“In effetti, ora che mi ci fai pensare me lo aspettavo diverso: mio padre me ne ha sempre parlato come di un posto tranquillo e pacifico e invece le strade sono piene di guardie”
“L’hai notato anche tu?”
“Già… è un po’ strano per un regno che ripudia la guerra” concluse Bibi pensierosa “Poi ho sentito dire che il vecchio re è morto in circostanze misteriose” continuò dopo un po’ buttandosi un po’ indietro mettendo tutto il peso sulle braccia appoggiate dietro la schiena sul letto e rovesciando la testa all’indietro finendo così a guardare la parte superiore del baldacchino, da dove scendevano drappi di seta bianca appena gonfiati dal vento.
All’improvviso ruppe il silenzio il rumore secco di una serratura che veniva chiusa di scatto, seguita da passi veloci nel corridoio fuori dalla porta.
Sanji e Bibi si guardarono come a chiedersi a vicenda cosa fosse stato. Il biondino si alzò e si diresse verso la porta, tirò giù la maniglia dorata, ma la porta non si mosse.
Sanji si girò verso Bibi
“Ho due notizie da darti, una buona e una cattiva”
“Prima la cattiva” fece lei
“Ci hanno rinchiusi qui dentro”
“Che cosa?” gridò lei correndo a verificare di persona, tirando più e più volte la maniglia inutilmente
“Ma il bello è che sei rinchiusa qui col tuo Sanji!” esclamò lui aprendo le braccia e un sorriso marpionissimo.

“Dov’è?” chiese furioso Poi scendendo dalla carrozza reale.
Nell’incrocio che era stato campo di battaglia tra Rufy e l’esercito, di cappello di paglia non c’era l’ombra. Soldati stesi ovunque sembravano tirare gli ultimi ed erano pochissimi quelli che avevano ancora abbastanza energie per potersi addirittura lamentare del dolore. Del tutto incurante delle loro condizioni, Poi li passò uno ad uno, tirandoli su e scuotendoli malamente con lo scopo di farsi dire dov’era finito capello di paglia e come diavolo avesse fatto da solo a ridurre in quello stato due reggimenti da quasi cento uomini ciascuno. Nessuno parlava, erano pochissimi quelli che non avevano perso i sensi e ancora meno quelli che erano riusciti a vedere o anche solo capire cosa fosse successo.
“Maledetto ragazzino! Pagherai caro questo affronto!” giurava a sé stesso Poi, mentre Ryotaro cercava di convincerlo a tornare al castello e che a Rufy ci avrebbero pensato con calma la mattina dopo.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 44
*** Lotta impari per la libertà ***


Lotta impari per la libertà


Nami e Usop uscirono dalla casa di soppiatto, aiutati dalla complicità di quella notte buia durante la quale si era alzato un vento leggero che soffiava freddo sulla pelle dei due pirati che si aggiravano per la città pronti a doversi difendere da chiunque. Usop era un groviglio di nervi: impugnava con forza la sua fedele fionda ed era così sulle spine che avrebbe scagliato uno dei suoi proiettili esplosivi persino contro una zanzara, se solo avesse osato posarglisi addosso. Nami riusciva a mascherarlo, ma non era da meno e in più si stava facendo prendere da una vena di disperazione: quella città era enorme, trovarci Rufy e Sanji non sarebbe stata la cosa più semplice del mondo.
“Per prima cosa andiamo al porto, magari sono tornati alla Going Merry con le provviste e si sono fermati là a dormire” disse pensando che fosse la cosa più logica.
Il viale alberato visto ora di notte aveva un aspetto inquietante, ma forse la causa era più che altro l’agitazione e la paura che invadevano i cuori dei due ragazzi, che si muovevano nell’ombra diretti alla loro nave. Camminavano vicini agli alberi o a qualsiasi cosa potesse nasconderli se fosse arrivato qualcuno. Era buio pesto, l’unica luce era quella intermittente del faro, il fruscio delle foglie copriva ogni altro suono, compreso il ritmo frenetico dei battiti cardiaci.
Erano quasi giunti al molo, quando, nascosti dietro un muricciolo, videro un paio di guardie fare avanti e indietro per la banchina davanti alla Going Merry.
“E adesso?” disse Nami
“Ho io quello che serve!” disse Usop dopo un attimo di pausa.
Il nasone prese a frugarsi dentro la borsa e ne tirò fuori alcuni strani proiettili che posizionò sulla sua fionda. Prima di mirare e caricare, guardò Nami dicendo
“Stelle dei sogni” poi, allo sguardo interrogativo della ragazza spiegò “Sonnifero!”
“A volte mi stupisci Usop!”
Il ragazzo ovviamente gonfiò il petto quasi fino ad esplodere, poi chiuse un occhio, posizionò le braccia, caricò l’arma tirando l’elastico, ma proprio mentre stava per lasciarlo, una mano si poggiò sulla sua spalla. Lo stesso successe a Nami. I due si bloccarono pietrificati
“Cosa state cercando di fare voi due?” sentirono dire alle loro spalle.
Si girarono lentamente, i volti pallidi per la paura: davanti ai loro occhi si stagliava l’ombra di un uomo, chiaramente un soldato visto il fucile che imbracciava. Appena questo puntò l’arma addosso ai due pirati, Nami cercò una disperata ribellione, scagliandosi col suo bastone in mano contro l’uomo. Approfittando del momento Usop preparò di nuovo il colpo e lo sparò al soldato che già veniva martoriato di bastonate dalla violenta navigatrice. Il soldato crollò a terra subito addormentato, ma il rumore prodotto dalla colluttazione attirò ben presto altre due guardie armate, poi una terza, altre due arrivarono da dietro. Usop iniziò a sparare i suoi proiettili al sonnifero stendendo una discreta quantità di uomini, mentre Nami roteava il suo bastone colpendo a destra e a manca chiunque le si avvicinasse nel tentativo di resistere all’arresto.
Appena la cerchia di soldati si diradò soccombendo alle botte o alle stelle dei sogni, i due pirati presero a fuggire correndo uno davanti all’altra senza porsi il problema di dove sarebbero arrivati, l’importante era scappare e seminare gli uomini al loro inseguimento, che si moltiplicavano passo dopo passo.
Dopo parecchie centinaia di metri di curve strette tra i viottoli di quella città ancora addormentata, quando il fiato pareva non tenere più il passo, Usop fermò la sua corsa sbattendo contro alcune persone. Seduto a terra, dopo essere caduto, osservò gli ostacoli davanti a sé: soldati, un numero impressionante di soldati gli puntavano contro armi di ogni tipo. Poco dietro di lui Nami fece appena in tempo a fermarsi e mettersi in guardia, preparandosi a lottare.
“Perché diavolo ci siamo fermati?” imprecò Poi scendendo dalla carrozza in fondo alla fila dell’esercito in marcia verso il castello
“Signore, ci sono due dei pirati della ciurma di cappello di paglia”
A quelle parole, l’uomo sgranò gli occhi e si avviò veloce verso il punto che gli era stato indicato. Quando arrivò, Nami e Usop avevano preso a difendersi in ogni modo dal tentativo di cattura. Il nasone fu preso dopo poco, mentre la navigatrice diede ai soldati un bel po’ di filo da torcere anche dopo aver perso il bastone, mettendosi a combattere usando denti e unghie. Ma fu una fatica inutile: la lotta era impari sia per armamenti sia per numero e ben presto anche lei era in mano nemica.
“Cosa ne facciamo, signore?” chiese un soldato gettando i due prigionieri feriti e legati a terra.
Poi li guardò soddisfatto
“Bene bene… ne abbiamo presi altri due” dando una pedata in faccia ad Usop disse
“Lui buttatelo in una cella qualsiasi” e subito il povero nasone fu issato e trascinato via tra le urla e i morsi per cercare ancora di liberarsi, ma presto si calmò quando tutti quegli sforzi gli rubarono le ultime energie.
Nami guardò portare via il suo compagno senza fiatare, rassegnata ormai all’idea di non poter fare più nulla.
Poi si chinò davanti a lei, con una mano le tirò su il mento per guardarla bene in faccia
“Tu devi essere Nami, la brava cartografa dell’equipaggio” Le sorrideva con quel fare maligno che le ricordava i sorrisi di Arlong, le venne da sputargli in un occhio, ma la rabbia che provava era talmente forte che non le bastò e così gli morse anche la mano, con tutta la forza che poteva. Lui si ritirò subito indietro e, senza capire come, Nami si trovò a mordere l’aria… non aveva allentato la presa, ne era certa, eppure la mano di Poi si era liberata senza sforzo dei suoi denti.
“Che vipera!” commentò ironizzando lui “Portatela nella cella con la ragazza bionda di questa mattina: mi occuperò personalmente di loro domani” e dicendo questo guardò ancora Nami con ghigno malizioso
“Ci vediamo domani piccola!” le fece infine allontanandosi e ridendo sguaiatamente.
Dietro di lui, ancora fermi a guardare la navigatrice c’erano i due reali. Nami, nonostante conoscesse la loro storia, li osservò stupita di vedere due ragazzini tanto giovani portare la corona… ancora più stupita li vide stare lì ad assistere a quei soprusi senza muovere un dito. Erano così strani, così simili, entrambi avevano lineamenti molto femminili e quei capelli con riflessi tra il rosa e il bianco che ricordavano, ricordavano fiori di loto. I loro volti avevano strane espressioni, gli si leggeva negli occhi angoscia e insensibilità, almeno ciò era quanto Nami poteva capire. I due gemelli non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso, stavano lì fermi, uno accanto all’altra, stringendosi per mano a guardare quella giovane ragazza, di poco più grande di loro, lì buttata a terra, col volto sporco di sangue e fango e gli occhi carichi d’odio anche nei loro confronti, spettatori indifferenti di uno spudorato abuso di potere.
“Muovetevi! O torno al castello da solo!” gridò Poi, già salito sulla carrozza e così finalmente i due regnati voltarono le spalle a Nami, mentre lei veniva a sua volta strattonata via da alcuni soldati.

Zoro si svegliò, aprì gli occhi e si trovò solo in una stanzetta poco illuminata in cui non ricordava di essere mai entrato. Dopo essersi stiracchiato a dovere, si alzò a sedere sbadigliando tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Continuando a guardarsi intorno con fare intontito mise pian piano a fuoco il ricordo di essere stato operato alla spalla e che l’ultima volta che era stato sveglio si trovava nell’ambulatorio della casa di quei due strani medici. Si guardò addosso, accarezzandosi la fasciatura alla spalla che gli immobilizzava il braccio e gli circondava in parte anche il busto. Appeso ad un angolo della sua branda c’era il “suo” kimono: visto che non faceva per niente caldo, lo indossò sbadigliando nuovamente. Si ricordava alla perfezione che quando si era addormentato in casa con lui c’erano anche Nami e Usop. Si mise in piedi e adocchiò, appoggiate al muro, le sue spade: le raccolse allacciandole alla cintura. Dopo un’ultima occhiata allo stanzino nell’inutile speranza di trovare qualcosa che gli spiegasse dove cavolo si trovava, aprì la porta e si trovò di fronte ad un corridoio completamente buio. Prendendo in prestito una lampada dalla stanza, s’incamminò. Quando giunse al termine di quello che gli parve un vicolo cieco, iniziò con le mani a tastare la superficie delle pareti e presto si accorse di uno spiraglio d’aria proveniente dall’alto. Avvicinando la luce vide la botola e alcune insenature lungo la parete, che forse potevano fungere da scalini. Spingendo la porticina con la mano, si accorse che era chiusa… poco male, visto che in un attimo una delle sue katane gli aprì il varco senza problemi.
Ora si trovava in un bagno: uno sguardo interrogativo a quel posto che assolutamente non ricordava di aver visto, uno sbadiglio e infine aprì la porta per uscire. Si trovò Kusco di fronte “AAAAAAAHHHHHHHHH!” gridò l’ometto tondo, spingendolo poi nuovamente dentro il bagno. Zoro rimase basito, fermo a farsi sbattere la porta sul naso, mentre cercava di capire cosa stesse succedendo.
Heiji, che nel frattempo si era addormentato, seduto su una sedia in cucina, si svegliò di soprassalto e, affacciandosi dalla porta della cucina, osservò Kusco pietrificato e appiccicato alla porta del bagno
“Cosa c’è?” chiese con fare ancora piuttosto assonnato
“U… uno scarafaggio!” rispose il dottore sudando.
Giunse infine anche Kintaro, svegliato anche lui da un sonno profondo. Gli ci volle un attimino per intuire cosa stesse succedendo, ma appena fu abbastanza desto da capirlo, cercò di aiutare Kusco
“Abbiamo la casa piena di scarafaggi giganti!”
Heiji però non si lasciò fregare e si avvicinò alla porta del bagno, su cui era premuto Kusco, che non pareva avere la minima intenzione di spostarsi di lì.
“Fammi vedere chi c’è qui dentro” disse allungando la mano a prendere la maniglia
“Lo scarafaggio gigante!” rispose Kusco
“Voglio vederlo coi miei occhi”
“Ma è mostruoso, aspetta che se ne vada!”
“Fammi passare Kusco!” ma quello continuava a non muoversi.
Kintaro non sapeva che fare, ma poi intervenne dicendo
“Se hai bisogno del bagno puoi andare in quello al piano di sopra”
“Piantatela con questa storia… chi nascondete lì dentro?” iniziò a spazientirsi Heiji.
Da dentro Zoro iniziava a capire, così dopo poco si aprì la finestra e uscì da lì. Camminando un po’ lungo la parete della casa, rientrò poi dalla prima finestra aperta che incontrò e si ritrovò in cucina. Grattandosi una guancia, fece capolino dalla porta per vedere chi c’era in casa oltre i due medici. Subito vide Kintaro di spalle, poi riconobbe Kusco piantonato sulla porta del bagno e poi, di spalle guardò attentamente la terza persona che era con loro: non lo aveva mai visto che per qualche frazione di secondo ma gli bastò per riconoscere Heiji. Stava  per andargli incontro per fargli pagare il conto del dolore che aveva dovuto sopportare a causa sua, quando Kintaro si accorse di lui e lo bloccò riportandolo dentro la cucina, appena in tempo per non essere visto dal ragazzino. Gli teneva una mano premuta sulla bocca per impedirgli di parlare, mentre con l’altra gli intimava di stare zitto. Zoro annuì e, appena il dottore gli tolse il “bavaglio” dalla bocca disse a voce bassa
“Ma quello non è Heiji!?!?” il medico annuì
“Ma che ci fa qui?”
A Kintaro allora venne in mente che lo spadaccino non aveva sentito nulla della storia di Poi, di Dopo e tutto il resto, quindi si limitò a dire
“E’ una storia lunga… se ti vede andiamo tutti nei guai”
“Non c’è problema se mi vede, tanto lo devo ammazzare!” e detto questo s’incamminò di nuovo verso l’uscita della cucina, ma Kintaro lo fermò
“No, ti prego, non fargli del male!”
“E’ stato lui a conciarmi così!” disse Zoro indicandosi la spalla fasciata
“Lo so, lo so… ma è un bravo ragazzo… ti prego di perdonarlo” lo supplicò il dottore. Assumendo una smorfia di disgusto, si appoggiò pigramente al tavolo col sedere e cercò di calmarsi
“Ma Nami dov’è?”
“I tuoi amici sono riusciti a scappare per andare a cercare gli altri, venirti a prendere e ripartire… sempre che Poi non riesca a catturarli prima”
“Poi?” fece lo spadaccino
“Non ho tempo per spiegarti come stanno le cose in questo paese”
“Quindi Nami è in pericolo?” disse Zoro afferrando Kintaro per il bavero
“Non c’era alternativa… era l’unico modo per salvarvi… noi siamo sorvegliati”
Non rimase lì ad ascoltare una parola di più, mollando la presa al dottore uscì dalla cucina, trovandosi faccia a faccia con Heiji. Il ragazzino sgranò gli occhi sorpreso e altrettanto fece Kusco.
“Quell’uomo mi ha salvato la vita” disse Zoro indicando Kintaro alle sue spalle “da una ferita che mi avevi causato tu! Ma lui mi ha chiesto di non farti del male e siccome sono in debito con lui, se tu ora mi fai uscire di qui senza fare storie, non ti torcerò un capello!”
“Ti riconosco! Tu sei uno di quei pirati che mi hanno rubato la nave a Koriff! E poi ti devo consegnare a mio zio perché sei un ricercato!”
“Moccioso, non metterti contro di me… non dare preoccupazioni a questi due signori… che non so perché continuano a definirti un bravo ragazzo!” fece Zoro, appoggiando la mano sulle impugnature delle sue spade.
Heiji si fermò ad osservare Kusco e Kintaro che sembravano guardarlo come a dirgli di dare ascolto a quelle parole
“Ma… ma lo zio…”
Vedendolo titubante, lo spadaccino lo oltrepassò avviandosi verso l’uscita della casetta
“Dove stai andando?” disse però Heiji  puntandogli contro una pistola.
“Heiji, ma che fai?” disse Kusco sconvolto nel vedere il ragazzino cresciuto come un figlio, impugnare un’arma e puntarla verso una persona.
Kintaro si avvicinò, si mise davanti alla canna della pistola e disse
“Lascialo andare Heiji”
“Spostati Kintaro! Ho ricevuto un ordine e devo eseguirlo!” urlò il ragazzino strizzando gli occhi, come per concentrarsi e credere fermamente in quello che stava dicendo e facendo. “SPOSTATI!” gridò e, mentre stava per premere il grilletto, più per nervosismo, che per reale intenzione, Zoro con un fendente gli fece volare via l’arma dalla mano.
Heiji si accasciò a terra tra le lacrime, pensando a quello che sarebbe potuto accadere, alzò il volto a guardare Kintaro
“Scusa” singhiozzava, poi gettandosi le mani a coprire il volto continuò “Cosa sono diventato? Aiutatemi… non so più capire cos’è giusto e cos’è sbagliato”
Zoro, fermo a pochi metri dall’uscita, osservava quel ragazzino, capendo finalmente il significato delle parole di Kintaro, il suo volerlo difendere ad ogni costo: c’era qualcuno dietro la malvagità di quel ragazzo, qualcuno che sapeva manovrarlo come un burattino. Non aveva però tempo da perdere lì, quindi si avvicinò a quella che prima era la porta della casa e disse
“Heiji… forse dobbiamo combattere contro lo stesso nemico” quindi se ne andò.
Heiji continuava a piangere, martoriandosi di domande ed accuse. Kusco e Kintaro lo raccolsero e, portatolo in cucina, cercarono dapprima di consolarlo e poi gli raccontarono le atrocità di cui in quegli anni si era macchiato il suo caro zietto.
“Eppure con me è sempre gentile” continuava a difenderlo, senza più molta convinzione
“Per lui sei solo denaro.. quello che vuole da te è il testamento di tuo padre” gli disse Kintaro
“Ho sempre preferito non crederci”
“Lo so” fece Kusco abbracciandolo forte.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 45
*** Paura, ricordi e nostalgia ***


Paura, ricordi e nostalgia


Bibi si appoggiò alla porta
“Che intenzioni avranno?”
Sanji alzò le spalle e, raggiungendo la finestra, afferrò le sbarre di ferro, verificò che erano ben salde, che non ci si poteva passare in mezzo e infine, gettando un’ultima occhiata panoramica a tutta la stanza, appurò che non c’erano vie di fuga.
“Beh, mi poteva andare peggio… pensa se fossi rimasto chiuso in una camera con Igaram?” sdrammatizzò lui nel tentativo di far tornare il sorriso sulle labbra della bella principessa.
Lei tuttavia di scherzare non aveva voglia e, ancora appoggiata alla porta, fissava il pavimento chiedendosi come avesse potuto farsi mettere così in trappola e soprattutto cosa mai volevano ottenere tenendola prigioniera.
Sanji le si avvicinò e cercò con una dolce carezza di risollevarle il morale, visto che a parole pareva impossibile. Lei alzò lo sguardo e lui le sorrise
“Dai, è inutile tormentarsi… vedrai che si risolverà tutto”
“E’ che non capisco il perché di tutto questo… cosa vogliono da me?” disse con voce rotta da un imminente pianto
“Su principessa, non posso proprio vederti disperare per una cosa così… dopo quello che hai affrontato in passato per salvare il tuo regno”
“Bibi sospirò
“Speravo di non doverci più passare”
A quel punto Sanji non potè fare a meno di abbracciarla, stringendole forte la testa contro il suo petto e accarezzandole i capelli. Il dolce profumo di vaniglia delle candele in quel momento sembrò aumentare, avvolgendo i due ragazzi stretti nel tenero abbraccio, ma subito dopo una folata di vento spense molte di quelle luminose fiammelle, cancellando gran parte della luce della stanza. Sanji allora lasciò Bibi e coi suoi fiammiferi si mise a riaccenderle, una ad una… almeno davano un senso di calore a quella specie di prigione.
La principessa intanto si lasciò cadere a sedere sul letto. Forse la sua amata Alabasta era di nuovo in pericolo… di nuovo… perché? Ancora una volta avrebbe lottato con tutta sé stessa per proteggerla, perché il suo popolo non soffrisse più, perché nessun’altra vita dovesse sacrificarsi a causa dell’avidità di un nuovo nemico senza scrupoli. Gli occhi di Bibi rispecchiavano il suo tormento, tutta la sua preoccupazione, la paura per un pericolo ancora troppo oscuro per poter essere esaminato. Le lacrime non tardarono a superare la barriera fragile della volontà di non piangere, di non dare a vedere la sua debolezza… ma non c’era da preoccuparsi, visto che l’unico a vederla ora, in quelle condizioni, era un amico fidato.
Sanji le offrì il suo fazzoletto perché si asciugasse quelle lacrime che non accennavano a fermarsi. Lei lo prese, si asciugò un po’ le guance, singhiozzando nel tentativo di smettere di piangere. Lui si rimise a sedere accanto a lei, stringendola di nuovo in un abbraccio. Piangi… sfogati quanto vuoi, pensava, partecipando al dolore di quella ragazza che, pur essendo così giovane, già una volta aveva dovuto tirar fuori tutto il proprio coraggio per salvare il suo regno. Sanji l’ammirava, ne ammirava la forza di carattere, la sensibilità e quel suo spiccato senso del dovere, da vera regina…
Finalmente la ragazza riuscì a calmarsi
“La faccio sempre tragica, eh?”
Sanji sorrise
“Che stupida che sono… non risolvo niente mettendomi a piangere”
Sanji la guardò sorridente
“Ma sfogarsi ogni tanto non fa mica male!”
Bibi annuì asciugandosi gli occhi per l’ultima volta.
“Vedrai che ce la faremo… non c’è nemico che ci possa far paura, se combattiamo tutti insieme!” disse Sanji lasciandosi andare disteso a pancia in su nel letto. Si stiracchiò e poi accarezzando le lenzuola soffici di quel letto commentò
“Favoloso… sembra di essere su una nuvola!! Prova Bibi”
La bella principessa, gli occhi e il naso ancora rossi di pianto, si lasciò presto convincere dalle parole del ragazzo e si lasciò cadere di schiena al suo fianco, sprofondando nella morbidezza di quel giaciglio. Chiuse gli occhi sorridendo per la bella sensazione che le dava. Vedendola finalmente rasserenata, Sanji sospirò
“Fantastico vero?”
Lei annuì senza smettere di sorridere.
“Quanto sono stanco!” commentò dopo un po’ Sanji a occhi chiusi “Lo sarai anche tu” disse poi girando la testa a guardare Bibi distesa vicino a lui
“Beh, è stato duro il viaggio per arrivare qui”
Allora Sanji si rialzò a sedere e, guardandosi attorno, si mise a cercare un posto abbastanza comodo su cui dormire. Di divani ce n’erano ben quattro dentro quella stanza, ma nessuno era più largo di un metro, ma allontanandosi dal letto, disse
“Mi posso sempre adattare” e s’incamminò verso uno di quelli.
Bibi lo guardò allontanarsi illuminato in modo irregolare dalle luci gialle delle candele alla vaniglia e, prima che lui si sedesse sul suo nuovo “letto”, disse, non senza un certo imbarazzo
“Aspetta… ho detto che sono stanca ma… ma non credo che riuscirò a dormire… e poi… comunque preferirei averti vicino”
Il tempo di stamparsi sulla faccia un sorriso che andava da tempia a tempia, di trasformare gli occhi in due cuori perfetti e il biondino era già disteso di nuovo accanto alla sua adorata
“Ogni tuo desiderio è un ordine, mia principessa!” disse infine.
Per smorzare la tensione il cuoco si mise allora a raccontare a Bibi un po’ delle avventure in cui lui e gli altri componenti della ciurma si erano imbattuti in quegli ultimi mesi, da quando erano ripartiti da Alabasta… con un compagno in meno. Insieme poi ripercorsero con grande nostalgia il viaggio fatto insieme, i pericoli affrontati e tutti quegli episodi che avevano creato tra la principessa e la ciurma della Going Merry un legame così profondo che nulla avrebbe mai sciolto, nemmeno il tempo, nemmeno la lontananza… a sancirlo esteriormente era una semplice crocetta sulle loro braccia, ma dentro i loro cuori portavano un segno indelebile di un rapporto che niente poteva spezzare.
Dopo qualche minuto, Bibi ruppe il silenzio con una risatina mal trattenuta
“Beh?” fece il biondino girandosi a guardarla.
Lei si mise una mano alla bocca, cercando di reprimere inutilmente quelle risate
“Cos’è che ti fa tanto ridere?” chiese lui
“Scusa Sanji, ma mi viene da pensare a Zoro e Nami” e intanto continuava a  ridere
“Non ci vedo proprio nulla di divertente!”
“Ma dai… sii sincero, che sei felice per loro!”
“Io felice di vedere una ragazza come Nami sprecata con uno zoticone come Zoro?”
Incurante della frase, la principessa continuò ad infierire
“Ma quando è successo… come?”
“Ma che ne so? Secondo te mi sono messo anche a farmi raccontare i dettagli?” poi mettendosi a ridere proseguì “Però una cosa la so ih ih ih!”
“Cosa?”
“No… niente niente hi hi hi! Ma cambiamo argomento… non mi hai ancora detto niente di te …ad Alabasta so che va tutto bene, Nami ci tiene sempre informati appena arriva il giornale”
“Si, grazie a voi ora va tutto bene”
“Grazie a noi? Guarda che se non fosse stato per il tuo coraggio ora la Baroque Works sarebbe ancora in giro a mietere vittime. Devi solo ringraziare te stessa”
Bibi sorrise, poi chiuse gli occhi
“Non voglio affrontare di nuovo una cosa del genere”
“Ti direi che non accadrà, ma non lo posso sapere… non sappiamo che intenzioni abbiano con noi, a cosa mirino, ma non credo che ora valga la pena stare a pensarci, quindi rilassati”
Ma Bibi si alzò a sedere
“Ho paura”
Anche Sanji allora si mise seduto
“Dai… magari chiudere gli ospiti dentro le stanze è un’usanza del posto, che ne sai?”
Bibi sorrise e commentò
“Scemo! Tu non sei preoccupato?”
“Si che lo sono, ma farmi prendere dal panico non la vedo una bella idea, quindi cerco di starmene qui tranquillo… a godermi la tua compagnia… ho avuto la fortuna di incontrarti di nuovo e mi faccio rovinare il momento per una cosa del genere? Non ci penso nemmeno!” rispose riempiendo l’aria di cuoricini
“Non sei cambiato proprio per niente!”
Sanji osservò attentamente Bibi
“Tu invece sei cambiata”
“Eh?”
“Non so cosa sia, ma ti vedo diversa… non so…”
“Sono cresciuta… ho 17 anni adesso!” disse lei orgogliosa
“Che sia stato questo a farti diventare ancora più bella?” disse sbaciucchiandole una mano.
Bibi sorrideva un po’ imbarazzata, ma anche divertita da quegli inconfondibili modi da playboy che il ragazzo sfoderava ogni volta si trovava in presenza di una bella ragazza.
Il biondino poi alzò la testa, diventando finalmente serio e, guardando di nuovo la principessa, disse
“Scherzi a parte… non credevo potessi diventare ancora più bella di quanto ricordassi”
Le fiammelle saltellanti delle candele si riflettevano nei grandi occhi della ragazza, facendoli brillare ancora di più. All’improvviso Sanji ebbe una strana sensazione, come un dejavu, quando un profumo dolce e soave colpì limpido le sue narici, superando quello di vaniglia emanato dalle candele. Fu solo in quel momento che riuscì a mettere insieme i tasselli del puzzle… quel profumo, quei capelli lunghi, soffici, leggeri al soffio del vento, quella pelle diafana, la voce armoniosa
“Eri tu”
“Cosa?” chiese curiosa lei.
Sanji era paralizzato, vittima di frenetiche palpitazioni, di un vortice di sentimenti che non riusciva a decifrare e gli riuscì a malapena di balbettare
“Eri… eri tu”
“Cos’hai Sanji?” chiese lei quasi spaventata dallo strano comportamento improvviso del biondino che la fissava, neanche fosse di fronte ad uno spettro.
“Cos’hai?” ripetè accarezzandogli una guancia.
Il contatto della mano fu per lui una scossa, una percezione tanto intensa quanto incomprensibile. Sanji ormai aveva rinunciato a comprendere cosa gli stesse succedendo, aveva solo capito di essere riuscito finalmente a dare un volto alla ragazza del sogno.
“T… ti ho sognata”
Come la vedesse ora per la prima volta,come colpito da un dardo in pieno petto, un fragore gli avvolgeva la testa stritolandola in una morsa tale da dargli l’impressione di perdere l’equilibrio, nonostante fosse seduto. Con le mani afferrò le lenzuola soffici, serrandole nei pugni come per cercare in esse un appiglio.
Bibi nel frattempo era rimasta bloccata, gli occhi sgranati, le labbra semiaperte. Si alzò poi di scatto e si avvicinò alla finestra, stringendo forte, con entrambe le mani, una delle fredde sbarre. Fissava oltre, perdendo lo sguardo in un punto indefinito in mezzo a quell’oscurità resa irregolare da piccoli dettagli luminosi.
Sanji la osservava in preda ad uno strano turbamento, mai provato prima… incantato da quella figura esile ed elegante, si sentiva vittima del suo irresistibile fascino e si alzò per raggiungerla. Con una mano le scostò dal volto una ciocca di capelli che il vento insisteva a spingere fuori posto.
Bibi evitava di guardarlo in faccia e lui non ne comprendeva il motivo
“Ho detto qualcosa di sbagliato?”
Bibi chiuse lentamente gli occhi
“No” sussurrò con un filo di voce… ovvio che tenesse nascosto qualcosa.
I sensi di Sanji sembravano impazziti… ogni cosa emettesse Bibi la percepiva con una tale intensità da fargli quasi male: il suo profumo, il contatto coi suoi capelli, con la sua pelle, la sua voce, alla vista poi gli appariva tanto incantevole da sembrare immateriale… non gli restava che assaggiare il sapore delle sue labbra. Abbassando la testa si avvicinò per baciarla.
Capite le intenzioni del ragazzo, la principessa, già terribilmente vulnerabile a causa di un qualcosa che si ostinava a non dire, fu colta dal panico e d’istinto tirò indietro la testa, ma poi alzando finalmente lo sguardo i suoi occhi incontrarono quelli di un Sanji sorprendentemente serio, rapito e quando lui di nuovo si avvicinò, si lasciò baciare.
Ora le labbra umide della ragazza scintillavano, se le morse per il nervosismo, mentre Sanji non smetteva un attimo di fissarla, senza dire una parola. L’abbracciò stringendo le palpebre come se ci fosse qualcosa che lo ferisse dolorosamente ed effettivamente Sanji avvertiva fitte al cuore così intense da fargli davvero male… a calmarle era solo il contatto con la sua principessa.
Nel petto di Bibi i battiti riecheggiavano frenetici e rumorosi tanto che temeva che lui potesse udirli… in realtà lui non li sentiva, però stretto a lei li percepiva mescolarsi ai suoi.
Poi forse fu quel romantico filo di luna nella cornice della finestra, forse la paura che la inquietava albergando nel suo animo, forse la dolce atmosfera di vaniglia che pervadeva la stanza al lume di candela, forse quella situazione di reclusione forzata, forse lo sguardo insieme tenero e languido con cui lui la guardava, forse l’indicibile gioia di poterlo rivedere, o forse l’affetto che aveva sempre provato per lui che ora, all’improvviso, si stava trasformando in qualcosa di ben più profondo, ma quando Sanji andò di nuovo alla ricerca delle sue labbra, Bibi si lasciò completamente andare, senza timori, senza esitazioni, senza inibizioni… accantonando maligni scrupoli razionali, si abbandonò tra le sue braccia… e poi tra le lenzuola… alla luce di quelle che parevano ora migliaia di candele e di stelle brillanti solo per loro, solo per illuminare quella notte, quell’amore appena sbocciato.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 46
*** Prigionieri ***


Prigionieri


Usop veniva trascinato da un soldato. Gli avevano legato le mani così strette che sentiva la pelle sotto le corde scorticarsi al minimo movimento. Dietro di lui non di molto poteva vedere Nami, legata allo stesso modo, procedere con lo sguardo rivolto alla strada su cui camminavano. Li avrebbero sbattuti in carcere: Usop immaginava le segrete di un castello angusto, popolate di gente sudicia e malvagia, lì ad aspettare solo l’arrivo di un nuovo “ospite” per compiere chissà quali crudeltà. Piangendo pregava i suoi secondini di lasciarlo libero, che non avrebbe dato nessun disturbo… il suo solito tentativo di intimorire il nemico parlando dei mille suoi uomini pronti a salvare la vita al loro prode capitano, era già sfumato tra le risate fragorose di quei soldati senza cuore, che lo invitavano a continuare a camminare a suon di calci nel sedere.
Con la coda dell’occhio osservava di tanto in tanto la sua compagna avanzare apparentemente tranquilla. Ora aveva alzato la testa e guardava avanti a sé senza mostrare la minima paura… come faceva? Lui che desiderava sopra ogni cosa diventare un uomo coraggioso se ne stava lì a frignare peggio di un moccioso, mentre la sua compagna, una donna, martoriata di lividi, tagli e fango molto più di lui, camminava con incedere addirittura spavaldo.
Raccogliendo ogni brandello di dignità e di coraggio, anche lui gonfiò d’aria il petto e alzò la testa, puntando gli occhi dritti davanti a sè, camminando verso quel posto che lo terrorizzava a morte, ma che avrebbe affrontato con la forza e la temerarietà che si conviene a un grande pirata… al degno figlio di Yasop!
Nami sentiva le lacrime spingere per uscire, ma non avrebbe dato a quegli sporchi aguzzini la soddisfazione di vederla sconfitta. Anche conciata così, col sangue che le usciva dalla varie ferite che aveva qua e là, il volto tanto zozzo da essere a malapena riconoscibile, continuava a pensare che la cosa più importante era tornare da Zoro, portarlo via e fuggire di lì insieme. Sembrava però un’impresa a dir poco impossibile scappare: il corteo che ora li accompagnava era forse formato da un migliaio di soldati, tutti armati fino ai denti… vederli tutti era impossibile sia per il numero spropositato, sia perché si perdevano nell’oscurità della notte.
Quell’uomo vestito di nero doveva essere Poi, non ci voleva un grande intuito per capirlo, aveva la perfidia scritta in faccia, a Nami faceva venire la pelle d’oca tanto gli ricordava Arlong. Se mai si fosse azzardato anche lui a toccarla anche solo con un dito gliel’avrebbe fatta pagare cara: aveva appena finito di leccarsi le profonde ferite delle angherie subite per troppi anni da quel maledetto uomo-pesce, quell’incubo non poteva ripetersi… temeva che non ne sarebbe più uscita.
Giunti alle mura del castello, i cuori di Nami e Usop sussultarono di irrequietudine, osservando ogni angolo immerso nel buio, alla disperata ricerca di qualsiasi cosa che potesse dare loro la speranza di poter fuggire, camminavano seguendo i loro carcerieri giù per scale poco illuminate. L’aria si faceva sempre più pesante e umida e infine giunsero in un lungo corridoio intriso dell’intenso odore di chiuso e di pece delle fiaccole accese. Numerosissime porte si susseguivano a vista d’occhio una accanto all’altra, tutte chiuse, tutte uguali, se non per i numeri posti sotto le feritoie. Il silenzio che regnava era impressionante, irreale, micidiale alle orecchie di chi giungeva lì e desiderava sapere cosa lo aspettava. A romperlo erano solo i passi dei soldati, che coi loro stivali producevano suoni sordi e ripetitivi.
Usop fu violentemente sbattuto dentro una delle prime celle. Un soldato ne aveva aperto all’improvviso la porta e altri due, slegate le manette, spinsero dentro il prigioniero che volò per tutta la lunghezza dell’angusta stanzetta. La porta si richiuse secca subito alle sue spalle, mentre lui veniva afferrato da una persona, che così gli impedì di sfracellarsi contro la parete o a terra.
Il tempo di riaversi dallo shock e si alzò, spaventato. Si mise in guardia pensando che sarebbe stato subito assalito dai “coinquilini”. Guardandosi intorno, appena i suoi occhi si furono abituati alla scarsissima luce che penetrava un po’ dalla finestrina a sbarre e un po’ dai pochi centimetri della feritoia della porta, vide che lì con lui c’erano altri cinque uomini: due molto anziani erano stesi su una branda, altri due di mezz’età erano in piedi (uno di loro era quello che lo aveva fermato in volo) e poi seduto in un angolo, a terra, c’era un ragazzo giovane, forse anche più di lui. A parte il ragazzino e uno dei due più vecchi, gli altri lo fissavano in silenzio. Usop sudava freddo, mantenendo la sua posizione di guardia
"Sono cintura nera di karate, di Kung Fu, di Aikido… non vi conviene avvicinarvi!" disse tremando come una foglia.
Nessuno replicò, ma anzi poco dopo, smisero tutti addirittura di prestargli attenzione e tornarono a dormire: in quattro dividevano due brande, il ragazzo sembrava dormire seduto lì a terra e anche il posto per Usop non poteva che essere il pavimento, visto che non c’era nient’altro su cui sdraiarsi o anche solo sedersi. Lo spazio vitale ridotto al minimo indispensabile avrebbe fatto angosciare anche uno che non soffrisse di claustrofobia.
Nami veniva ancora strattonata avanti, il dolore delle ferite iniziava a sentirsi acuto e ad esso si aggiungeva la stanchezza di quella lunghissima giornata, che si stava concludendo nel modo peggiore.
"Certo che Poi ha buon gusto!" commentò un soldato avvicinandosi a guardare bene la ragazza.
Lei non battè ciglio, ma continuò a camminare a testa alta. Il soldato allora le pulì un po’ dal fango e dal sangue il viso, poi, con la scusa di pulire più giù stoccazzò qua e là, fino a che lei, incapace di mantenere i nervi saldi un secondo di più, si fermò e, assestando a quel porco un calcio in uno stinco, lo fece cadere a terra. Stringendo di rabbia i denti, gli pestò la faccia girata di lato, spingendo col tacco sulla guancia
"Provaci adesso a mettermi le mani addosso, porco!"
Un altro soldato la tirò via, dandole un pugno allo stomaco. Nami incassò piegandosi sulle ginocchia per il dolore. Il soldato che aveva steso intanto si era rialzato e ora, avvicinandosi lentamente, le passò dietro, le prese le mani legate e strinse più forte il legaccio, facendole sanguinare i polsi. Scostandole i capelli con una mano, avvicinò le proprie labbra al collo della ragazza, sfiorandolo fino a salire all’orecchio, al quale sussurrò
"Spero che tu abbia salutato la luce del giorno oggi, perché non la vedrai mai più" Ridendo poi si avvicinò a uno degli altri soldati, gli disse qualcosa e questo prese a camminare via veloce.
Intanto la marcia verso la cella si era fermata, Nami era ancora inginocchiata a terra con una gran voglia di piangere, ma non avrebbe dato a quei vermi una tale soddisfazione e così reprimeva le lacrime, masticando rabbia e dolore.
Dopo un po’ il soldato che era stato mandato via tornò portando due grandi secchi. Il porco, senza mai smettere di ridere, ne prese e sollevò uno, portandolo sopra la testa di Nami: lo rovesciò, inondando la ragazza di acqua gelida.
"Non vorrai mica farti trovare dal nostro capitano tutta sporca!" poi si girò di nuovo verso quello che aveva portato i secchi
"Vanne a prendere ancora" e intanto sollevò anche l’altro secchio e lo svuotò addosso alla poverina, che intirizziva dal freddo.
Il porco le si avvicinò di nuovo
"Non mi dire che hai freddo!" Ora che già rivoli d’acqua le rigavano il volto, scendendo dai capelli fradici, Nami si permise di lasciar scappare qualche lacrima.
La doccia fredda si replicò varie volte, finchè i soldati non si furono divertiti abbastanza a vederla tremare e alla fine la fecero alzare per riprendere il cammino verso la sua cella. Alzandosi guardò negli occhi il soldato porco
"Grazie, una doccia ci voleva proprio" disse sorridendo.
La risposta fu un altro pugno piazzato allo stomaco
"Parli troppo!" e s’incamminarono lungo il corridoio, tirandosi dietro la ragazza che, dopo quel colpo, affannava il respiro.
Usop, dalla sua cella, sentendo la voce della sua compagna, si era affacciato alla feritoia, senza però riuscire a vedere niente, un po’ anche per colpa di quel maledetto nasone lungo che gli impediva di avvicinarsi bene alla fessura. Era rimasto tuttavia fermo ad ascoltare e lo stesso avevano fatto i suoi compagni di cella.
"Poverina" commentò a bassa voce uno di loro
"Cosa le stanno facendo?" chiese Usop
"Si divertono… lo scopo di tutti i detenuti è questo: far divertire Poi e i suoi scagnozzi"
Usop si riavvicinò alla porta, pronto a gridare qualcosa del tipo “lasciatela stare!”, ma un suo compagno lo fermò, intuendo per tempo le sue intenzioni
"Se la vuoi davvero aiutare non dire nulla: quando avranno giocato abbastanza smetteranno… tanto l’unico che ha diritto di farle qualcosa di veramente grave è solo Poi"
Usop allora si era accasciato lungo la porta e stringendo gli occhi era rimasto ad ascoltare le angherie subite dalla sua amica, sperando che finissero al più presto.
Finalmente un soldato aprì una porta e il porco calciò dentro la prigione Nami, facendola cadere a terra. I secondini tra le risate generali richiusero la porta e se ne andarono.
Senza nemmeno guardarsi intorno, ancora a terra semidistesa, la navigatrice diede finalmente libero sfogo alle lacrime. Singhiozzando si portò una mano al volto coprendosi gli occhi, mentre con l’altra graffiava il pavimento in un gesto che mostrava tutta la sua collera all’unica compagna di stanza che nel frattempo, seduta sulla sua branda, stava lì a guardare la nuova arrivata disperarsi.
"Ti conviene rassegnarti se non vuoi morire disidratata!" ironizzò quella dopo un po’ vedendo che Nami non smetteva di piangere.
La navigatrice si bloccò e, tra un singhiozzo e l’altro, cercò di fermare le lacrime, attirata da quella voce dal suono familiare proveniente dalle sue spalle. Si girò di scatto e, avvolta nella penombra, fece appena in tempo a scorgere una ragazza bionda che subito si voltò dall’altra parte e si stese sul letto dandole le spalle. Nami si alzò e le si avvicinò, cercando di guardarla bene in faccia dall’alto, ma quella sembrava proprio volersi nascondere.
"Ci conosciamo?" chiese la bella navigatrice
"No no" rispose l’altra soffocando la voce nelle coperte
"Dici?" insistette ancora la rossa.
L’altra annuì sempre senza mostrare il viso. Nami allora si allontanò per dirigersi verso l’altra branda, si tolse di dosso un po’ di quegli abiti bagnati e si avvolse tra le coperte cercando di asciugarsi e di scaldarsi. Osservando la nuca bionda dell’altra prigioniera cercava un modo per riuscire a vederla in faccia, mentre un dubbio assillante sulla sua identità le martellava la testa.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 47
*** Un violento incontro ***


Un violento incontro


Nami, accovacciata stretta tre le coperte ormai fradice, la schiena appoggiata al muro e il mento sopra le ginocchia, cercava di tranquillizzarsi. Il freddo era ormai passato e presto si sarebbe decisa a liberarsi di quegli stracci bagnati in cui si avvolgeva ancora, ma il pensiero dell’abuso subito solo poco prima le rapiva le facoltà mentali. Stava lì rannicchiata su quella branda, con lo sguardo fisso nel nulla, senza trovare più la forza per piangere, anche se la voglia in certi momenti si faceva sentire forte. C’erano tutte le premesse che la portavano a temere di dover rivivere l’incubo passato per mano di Arlong.
La ragazza che divideva la cella con lei sembrava essersi addormentata. Nami si chiedeva da quanto tempo potesse essere rinchiusa lì dentro e quanto ci sarebbe rimasta lei: doveva uscire, doveva tornare da Zoro. Finalmente si alzò e si affacciò alla feritoia, dovette stare lì un pezzo prima di vedere un soldato camminare nel corridoio per un giro d’ispezione: sembrava non esserci una grande sorveglianza, forse c’era una speranza.
Tornò a sedere sulla branda. In quella cella c’era un buio terribile, tuttavia riusciva a vedere abbastanza bene la testa bionda della compagna e quando questa si girò, potè finalmente vederne il viso. Ci si avvicinò, scrutandola attentamente e poi si mise a sedere sulla branda accanto a lei, accavallando le gambe e incrociando le mani ad abbracciarsi un ginocchio. Lo fece in modo da svegliare la ragazza, che infatti aprì subito gli occhi e di nuovo, nel vedere Nami lì seduta con aria che pareva soddisfatta, li sbarrò terrorizzata e si affrettò a nascondere il volto.
"Ti sarà preso un colpo nel rivedermi… ancora viva!" disse Nami con un sorrisetto diabolico.
Silenzio.
"E’ inutile che ti nascondi e che non parli" incalzò la navigatrice
"Non so di cosa parli, devi avermi confusa con qualcun’altra" bisbigliò l’altra camuffando goffamente la voce.
A quel punto Nami si chinò su di lei, l’afferrò per i capelli dicendo
"Pensavi che bastasse una parrucca bionda perché io non ti riconoscessi?"
L’altra, tirandosi a sua volta i propri capelli in giù, insisteva a denti stretti
"Ti stai sbagliando! Non so di che parli!"
"Non dimentico la faccia di una che mi ha rubato dei soldi, MEGUMI!" e così dicendo le strappò di dosso la parrucca.
L’altra allora si affrettò a riappropriarsene e a rimettersela in testa
"Ridammela!"
Questa volta la furiosa cartografa afferrò la ragazza per il collo
"Pensavi di riuscire a fregarmi e passarla franca!?"
"Cof cof… la.. la… cof cof… lasciami… cof cof…" tossiva l’altra cercando di liberarsi della strettissima morsa alla gola.
Di nuovo Nami le portò via la parrucca
"Voglio strozzarti al naturale, così bionda non mi viene da odiarti abbastanza!" disse poi gettando a terra la parrucca e ripartendo per stringere il collo della compagna di cella.
"Ridammela!" gridò quest’ultima tuffandosi a recuperare i capelli finti, ma poi, prima di prenderli si dovette difendere dal tentativo di strangolamento da parte di Nami e così si accese una vera e propria rissa: le due accanite lottatrici se le davano di santa ragione contorcendosi su quella branda già semidistrutta di suo, tirandosi a vicenda per i capelli (quelli veri), mordendosi e prendendosi a graffi, pugni e calci.
I rumori e le urla di quella zuffa risuonarono nel corridoio silenzioso delle prigioni del castello, attirando presto l’attenzione dei secondini che accorsero a vedere che stesse succedendo. Nel sentire i passi in avvicinamento, Megumi lasciò perdere la rivale e si gettò a terra per prendere e rimettersi la parrucca. Subito dopo due paia di occhi si affacciarono alla feritoia
"Cosa fate?" dissero poi aprendo la porta.
Appena dentro Megumi scoppiò in lacrime tra le braccia del primo soldato entrato
"E’ una pazza! Vi prego portatemi via!" gridava.
Nami, sbalordita dall’incredibile astuzia di cui quella tipa era dotata, era rimasta di pietra coi capelli tutti arruffati per la lotta, ancora in posizione di combattimento sulla branda.
"Di nuovo la vipera di prima" commentò uno dei due uomini "Darai del filo da torcere anche a Poi, ah ah ah!!! Ma vedrai che ti farà abbassare la cresta lui, ah ah ah!" e così dicendo l’afferrò e la sbattè sull’altra branda, quindi, sventolandole un coltello davanti agli occhi disse
"Stattene qui buona, non essere impaziente di conoscere il nostro capitano: vedrai che sarà qui a farvi compagnia tra poche ore"
Megumi intanto, stretta ancora tra le braccia dell’altra guardia, fingendo ancora di piangere disperata, guardava la rossa con la coda dell’occhio, ridendo della situazione in cui l’aveva messa. Nami dal canto suo, accorgendosene, ricambiava lo sguardo con occhiatacce piene d’odio, giurando a sé stessa che quella maledetta le avrebbe pagato carissimo anche quell’ultimo affronto. Ma intanto era immobilizzata dal soldato che continuava a giocherellare col coltello davanti al suo volto
"Ascoltami bene: per questa volta non succede niente, ma se ti pesco di nuovo a fare a botte come minimo resti a digiuno e poi troverò qualche altro modo per farti calmare, intesi?"
Nami fu costretta ad annuire con rabbia, almeno per togliersi di mezzo gli aguzzini, che infatti, pensando di aver riappacificato le due belle prigioniere, uscirono lasciandole di nuovo sole a guardarsi in cagnesco.
Passò appena qualche minuto, giusto il tempo di lasciare che le due guardie si allontanassero abbastanza, e Nami si scagliò di nuovo addosso a Megumi intenzionata più che mai a farle male, il più possibile!
"Fermati!" la implorava la mora difendendosi a fatica "Ti lasceranno a digiuno"
"Non mi interessa… tanto non ho intenzione di stare qui ancora per molto!" rispose la rossa stringendo entrambe le mani al collo dell’avversaria
"Ti torturerò finchè non mi avrai restituito tutto quello che mi hai rubato!" diceva mentre l’altra ormai non era più in grado di parlare.
"E’ tutta colpa tua se ci troviamo in questo posto, in questa situazione. Credevi di esserti sbarazzata di me, ma non hai capito con chi hai a che fare!" sillabava a denti stretti Nami, sempre più furiosa, mentre Megumi stava per cedere.
Impiegando le ultime poche energie quest’ultima puntò entrambi i piedi in pancia alla sua assalitrice, la calciò via e si lasciò ricadere sulla branda esausta. La navigatrice nonostante fosse stanca morta, aveva ancora troppa rabbia in circolo per arrendersi: distesa a terra dopo il volo che le aveva fatto fare la nemica, stava cercando di raccogliere le forze per rialzarsi e tornare alla carica, ma proprio mentre lo faceva, una guardia si affacciò alla feritoia e subito aprì la porta per fermarla.
"Ancora? Bisogna usare proprio le maniere forti con te" e dicendo questo prese una corda e le legò i polsi dietro la schiena, la gettò a pancia in giù sulla branda e uscendo disse
"E come ti avevo promesso, niente cibo"
Megumi ora la guardava ridendo. Nami ansimava, chiudendo gli occhi nel tentativo calmarsi. Si riposarono qualche minuto, dopo di che la ragazza mora ebbe la bella idea di stuzzicare l’indifesa compagna e si avvicinò alla cartografa, sedendosi sulla sua branda
"Ho vinto di nuovo io!" disse.
Nami non riusciva a girarsi, ma rispose
"La partita non è ancora finita… me la pagherai strega, fosse l’ultima cosa che faccio!"
"Ma come siamo arrabbiate!" rideva l’altra "Comunque in effetti sei un osso duro, devo ammetterlo… non avrei mai pensato che poteste salvarvi a Baranka" continuò
"Te l’ho detto: tu non sai con chi hai a che fare" sfuriò tra i denti la rossa.
Megumi se la rise di gusto, conquistando dosi d’odio sempre maggiori da parte della navigatrice. Dopo un po’ quest’ultima, con un colpo di reni, riuscì a girarsi e a strappare addentandola la parrucca bionda dalla testa della compagna. Questa subito cercò di riprenderla e se la rimise a posto velocissima
"Ma perché ci tieni tanto?" chiese Nami, sorridendo nel vedere l’altra terrorizzata ogni volta che si trovava senza la parrucca
2Gli uomini di Poi mi conoscono e mi cercano ancora, non ti ricordi? E’ così che ci siamo conosciute. Mi hanno sbattuta qui dentro, ma non sanno che sono io: così bionda non mi hanno riconosciuta, ma se se ne accorgono mi ammazzano"
"Oh, allora non te la tolgo più!"
Allo sguardo stupito e interrogativo di Megumi allora Nami rispose
"Voglio essere io ad ammazzarti!"
Dopo una lunga pausa di silenzio, Megumi, notando che la compagna almeno momentaneamente, forse per eccessiva stanchezza, sembrava aver sotterrato l’ascia di guerra, chiese
"Come mai siete finiti qua?"
"Per colpa tua!" rispose Nami trafiggendola con un’occhiata raggelante.
"Come hai potuto farci una cosa simile, dopo quello che abbiamo fatto per tuo nonno?"
"Beh… in fondo non è successo niente di grave, no?" rispose l’altra con una risatina isterica
"Niente di grave?" sbraitò Nami "Se fosse stato per te saremmo morti su un’isola deserta! Come hai potuto essere falsa e meschina a tal punto?"
"Piano con le offese" fece Megumi, guardando la cartografa dritto negli occhi "Non siamo poi tanto diverse io e te, ladruncola".
Nei giorni in cui avevano viaggiato insieme, spesso si erano trovati tutti insieme in cucina a raccontare le loro avventure alla nuova passeggera e avevano anche raccontato di come si erano conosciuti: Megumi sapeva come i ragazzi avevano incontrato Nami, sapeva che era stata una ladra di pirati, come si definiva orgogliosamente lei stessa, quello che non sapeva era perché rubasse, particolare certo non trascurabile
"Non ti azzardare a ripeterlo: tu di me non sai niente!" si difese infatti la navigatrice
"Vuoi forse rinnegare il tuo passato da ladra, non sei stata tu quella che è salita sulla nave di Rufy allo scopo di rubargliela, tesori compresi, alla prima buona occasione?" infierì la mora
"Tu non sai niente di me!" ripetè Nami con voce tremante di rabbia "Sono stata costretta a fare quello che ho fatto, avevo un obiettivo da raggiungere a tutti i costi e per questo non mi pento di nulla. Tu invece? Cos’è che ti spinge a rubare? Sentiamo!"
Megumi abbassò lo sguardo, dopo essere stata fulminata da quello della cartografa. Rimase un po’ in silenzio
"Non sono affari tuoi!" bisbigliò infine.
Passarono minuti di pesante silenzio dopo di che Nami chiese
"E tu che ci fai in territorio nemico? Sei tanto amante del pericolo da corrergli in bocca?"
"E’ stato Syukou a volerci venire a tutti i costi… doveva assolutamente sfidare Poi, per il dominio su queste zone"
"Syukou? Ah, il nanerottolo col cappello ridicolo. Com’è andata?"
"Per quanto ne so Poi l’ha fatto secco" rispose l’altra senza il minimo sentimento
"E lo dici così… così… tranquilla?" fece Nami sbalordita da tanta insensibilità.
Megumi alzò le spalle
"Meglio a lui che a me… pensavo giusto a come sbarazzarmi di lui in questo periodo, Poi mi ha tolto un pensiero"
"Ma… ma… pensavo foste..."
"Cosa? Pensavi fossimo cosa? Io lavoro da sola, non ho compagni, non ho amici, solo a volte trovo conveniente avere alleati… momentanei"
Nami rabbrividì a quelle parole, le ascoltò col fiato sospeso e gli occhi sbarrati, riconoscendole come fossero state sue, di quella Nami che faceva parte della banda di Arlong, che doveva lavorare per lui.
"Che c’è?" le chiese con una smorfia Megumi vedendola imbambolata a bocca aperta.
"Perché lo fai?" chiese piano la cartografa
"Perché sono fatta così… perché è quello che mi piace fare… perché non ho scrupoli… mettila come vuoi, io sono una criminale e non mi vergogno di esserlo!"

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 48
*** Il passato di Megumi ***


Il passato di Megumi


Sakoro 22 anni prima.

Nagaishi e la figlia Shiori erano al porto, seduti sul molo coi piedi a penzoloni sopra l’acqua. "Questo è il confine estremo del mio territorio: quante volte ho cercato di superarlo, di affrontare il mare… non ce la faccio"
"Papà, ancora con questa storia? Datti per vinto, ormai sei anche abbastanza vecchierello per fantasticare come un moccioso!" lo prese in giro lei
"Brutta figlia impertinente, come ti permetti!" si agitò lui cercando di colpirla, ma lei si tuffò in acqua
"Vieni a prendermi qui!"
"Figlia snaturata!" gridava lui tra le risate allegre della ragazza che sguazzava in acqua.
Poco dopo, alzando gli occhi all’orizzonte, Nagaishi vide una nave avvicinarsi. Prese di tasca il cannocchiale e vide il Jolly Roger sventolare sull’albero maestro. Corse a dare l’allarme, seguito dalla figlia
"ARRIVANO I PIRATI!"
La nave attraccò al porto della città accolta dal silenzio più totale della gente che, impaurita, si era barricata dentro le case. I pirati scesero e cominciarono a camminare per le strade deserte con calma. Shiori, chiusa in camera sua a spiare da una fessura della finestra, osservò un pirata passare giù in strada, camminando lento. A guardarlo così non dimostrava nemmeno trent'anni, aveva i capelli neri come la notte, lunghi, scendevano fin sotto le spalle un po’ mossi forse perché spettinati. Aveva i baffi sopra labbra sottilissime. In testa aveva legata una bandana azzurra. Shiori ne rimase affascinata tanto da non poter togliergli gli occhi di dosso, forse lo guardò tanto intensamente che lui se ne accorse, perché all’improvviso lui si girò a fissare la finestra di camera sua. La fessura da cui lei spiava non era che un minuscolo foro, praticamente invisibile dalla strada, eppure lui sembrò guardare proprio in quella direzione, esattamente dentro quel buco, incrociando lo sguardo di Shiori. Rimasero entrambi fermi, immobili per diversi minuti, separati dalla barriera dei muri di quella vecchia casa eppure così vicini, poi lui riprese il suo lento cammino.
Quando fece notte i pirati tornarono sulla loro nave, senza mollare gli ormeggi. In città non avevano fatto altro che girare, probabilmente in cerca di cibo, provviste da comprare. Nessun danno insomma, nessuno di loro aveva fatto nulla di male in quelle ore in cui però la gente di tutta Sakoro si era ben vista dall’uscire di casa, abituata com’era alle violente scorribande dei pirati.
Senza capirne bene il motivo, come richiamata da un qualcosa di irresistibile, Shiori uscì, passando per la finestra di camera sua, per non essere vista dal padre. Arrivata al porto, fermo sulla banchina, quasi come l’aspettasse, c’era il pirata che era passato ore prima sotto casa sua. Era notte fonda e ad illuminare il panorama erano solo le luci della nave pirata, le poche ancora accese. Tirava un vento leggero che profumava di salsedine e scompigliava i capelli che spuntavano sotto la bandana celeste del ragazzo. I due giovani erano in piedi uno di fronte all’altra, si guardavano intensamente negli occhi, ma nessuno dei due fiatava. Un tuffo in acqua di un qualche pesce ruppe all’improvviso quel silenzio di cristallo e allora il pirata disse
"C’eri tu dietro quella finestra oggi, vero?"
La ragazza annuì visibilmente in imbarazzo, poi si guardò dietro, si rigirò verso di lui e guardandolo distrattamente disse
"E’ meglio che me ne vada, non so nemmeno cosa mi abbia spinta a venire fino a qui"
Lui le impedì di allontanarsi prendendole una mano e disse
"Dev’essere stata la stessa cosa che mi ha fatto stare qui finora ad aspettarti"
"Cos… cosa?" fece lei
"Tu ci credi nel destino?"
Non ci credeva, non ci aveva mai creduto, ma da quel momento fu costretta a cambiare idea. Passò la notte con Akira, questo il nome di quel pirata, a camminare lungo la spiaggia e l’indomani si incaricò del compito di tranquillizzare gli abitanti di Sakoro: non erano i soliti pirati quelli che avevano ormeggiato al porto, questi non avevano affatto cattive intenzioni.
Grazie alle sue parole i cittadini si convinsero e tornarono alle loro vite normali: aprirono le finestre, i negozi, le scuole e i pirati entrarono a far parte della città. Solo Nagaishi continuava a tenersi alla larga, a fare l’allarmista su di loro, ma tutti lo deridevano pensando che fosse semplicemente geloso del fatto che Shiori e Akira si fossero chiaramente innamorati.
Trascorsero così un paio di mesi e quando fu il momento per la nave pirata di salpare, Shiori decise di partire seguendo quello che era diventato il suo grande amore. Nagaishi, fermo e impassibile di fronte a lei che gli comunicava la scelta di abbandonare Sakoro, disse solo
"Non farti mai più rivedere, neanche quando dovrai pentirti di non avermi dato ascolto. Pagherai questa decisione con le lacrime, ma non venire a piangerle da me, perché da questo momento in poi tu non sei più mia figlia"
Dopo molti mesi di navigazione e la nascita della figlia di Akira e Shiori, Megumi, la nave pirata fece una nuova lunga sosta all’isola Tenako. Il periodo trascorso su quest’isola si prolungò tanto che Akira comprò una piccola casetta un po’ isolata dalla città portuale di Histar, in modo che Shiori potesse meglio accudire la piccola Megumi, mentre lui e i suoi uomini abbandonavano l’isola per le loro missioni, così le chiamava lui.
Megumi aveva già tre anni quando un giorno, andando con la mamma in città a far spese, la trovarono saccheggiata, devastata come fosse passato un uragano o peggio… una banda di pirati. Con l’orrore negli occhi, Shiori prese in braccio la sua bambina attraversando la città che pareva deserta, fino a giungere al porto, dove la nave di Akira non c’era più. Subito fu avvolta dalla paura, da uno strano e incomprensibile presentimento. Mise a terra la bimba che continuava a scuotere la madre chiedendole "Dov’è papà?", quando all’improvviso una pietra la colpì alla schiena.
"Vattene maledetta!" le gridò un uomo avvicinandosi pronto a scagliare addosso a lei e sua figlia altre pietre, tutte quelle che trovava a terra. La donna riprese subito in braccio Megumi, proteggendola da quella inspiegabile lapidazione. Presto altre persone le andarono incontro ricoprendola di insulti, sassate, bastonate fino a farle capire cos’era successo: Akira e i suoi uomini avevano saccheggiato la città durante la notte, distruggendo ogni cosa e poi se n’erano andati.
Shiori riuscì a fuggire a quella folla inferocita, difendendo Megumi col proprio corpo e giunse fino alla sua casetta, lontana da quell’inferno. Quello che era successo, quello che Akira aveva fatto le appariva incomprensibile, incredibile: non poteva essere vero. Con questa convinzione rimase lì ad attenderlo, vivendo di stenti con la piccola Megumi, mentre tutta la gente dell’isola le odiava, trasferendo su di loro il risentimento per lo scempio compiuto da quei pirati di cui avevano imparato col tempo a fidarsi ciecamente.
Una notte, quando Megumi ancora non aveva compiuto quattro anni, dopo che la loro casa era stata incendiata e ricostruita varie volte, Shiori portò la bambina con sé al porto. Qui incontrò un uomo, un vecchio pescatore, un lupo di mare sempre solo, schivo e poco propenso non solo a sorridere, ma anche a parlare, ma in tutta l’isola lui era però l’unico che in quei mesi non aveva mai alzato un dito contro Shiori, l’unico che durante la notte, senza essere visto, l’andava ad aiutare a rimettere in piedi la baracca in cui viveva ogni volta che gliela distruggevano. Megumi guardava sua madre piangere, ma non le andava di chiederle perché, tanto non le avrebbe risposto, come al solito. L’uomo prese Megumi per la manina, mentre Shiori la lasciava e, senza dire una parola, la caricò sulla sua nave in partenza, come ogni mattina prima ancora del sorgere del sole, per la pesca. Shiori continuava a piangere, mentre Megumi aspettava che anche lei salisse con loro e invece la barca lasciò il porto e la donna si allontanò tornando verso casa. A quel punto Megumi cominciò a singhiozzare e fu allora che udì per la prima e unica volta la voce del pescatore
"Non piangere piccola, ti porto dal tuo nonno"
Lo disse con voce così dolce che la bambina subito smise di piangere e rimase incantata a guardare quell’uomo col volto segnato dalle rughe in quell’espressione perennemente imbronciata eppure rassicurante.
Giunsero a Sakoro a sera tarda il giorno stesso. Il vecchio pescatore ormeggiò la sua barca al porto, scese e fece scendere Megumi, la prese per mano e insieme entrarono nella prima locanda. Quell’uomo era talmente di poche parole che mostrò all’oste solo una busta su cui era scritto “Nagaishi”. Un uomo si offrì di accompagnarli.
Giunti alla casa del padre di Shiori, il pescatore bussò e dopo un po’, dopo vari "Arrivo!" gridati da dentro, Nagaishi aprì sorreggendosi sul suo fedele bastone. Appena il suo sguardo cadde sulla bambina capì, senza bisogno di leggere la lettera che il pescatore gli consegnò: quella bimba aveva gli stessi intensi occhi verdi di Shiori e il neo sulla guancia, ma quello della piccola era molto più vicino all’occhio rispetto a quello della madre, poi notò il colore profondamente nero dei capelli, uguale a quello di Akira. Fece entrare gli ospiti e diede loro da mangiare, incapace nel frattempo di smettere di guardare sua… sua nipote. Somigliava così tanto a Shiori! Prese la lettera e tremando la lesse.

Nagaishi,
quella che ora hai davanti agli occhi è tua nipote, la mia piccola Megumi, nata dall’amore tra me e Akira.
Non so cosa sia successo, né se posso darti la soddisfazione di dirti che avevi ragione tu, ma per un qualche motivo Akira ci ha abbandonate in un posto in cui siamo state finora prigioniere di odio e povertà.
Non ti chiedo aiuto per me: io continuerò a sopravvivere qui, perché quasi cinque anni fa ho fatto una scelta, dandoti un grande dolore e accettando le conseguenze che quel gesto significava per te. Ma Megumi non merita di pagare per i miei errori o per quelli di suo padre o per quelli di un destino crudele: merita di vivere come una normale bambina di nemmno quattro anni.
Sono certa che tu l’accetterai e che le vorrai bene come ne hai voluto a me. Prenditi cura di lei e amala anche per me, che piangerò ogni giorno la sua mancanza.
Per sempre grata.
Shiori


Poche righe, ma bastavano per esprimere tutto il dolore di una madre costretta a rinunciare alla figlia. Nagaishi deglutì, poi guardando Megumi, vide i suoi occhietti da bimba appesantirsi per la stanchezza. Le si avvicinò sorridente e, prendendola per mano, la portò in quella che fino a cinque anni prima era stata la stanza di Shiori. Non aveva tolto nulla se non la polvere per tutto quel tempo. La bambina salì sul letto troppo stanca per fare domande o per non fidarsi e, infilatasi sotto le coperte, si addormentò immediatamente.
Nagaishi scese e appena si ritrovò di fronte al pescatore gli chiese
"Dov’è Shiori?"
"Me l’ha detto che mi avresti fatto questa domanda… non vuole che tu lo sappia, vuole farcela da sola"
"Stupida orgogliosa, è uguale a sua madre!"
Il vecchio pescatore sorrise
"E’ una cara ragazza" e detto questo uscì dalla casa e, senza voltarsi, nemmeno quando Nagaishi lo chiamava offrendogli ospitalità almeno per quella notte, tornò al porto e salpò.
Da allora nonno e nipote iniziarono la loro felice vita insieme finchè a quanttordici anni Megumi trovò in camera del vecchio la lettera della madre. E allora ricordò, allora capì e iniziò a pensare di partire, di tornare indietro. Lo fece circa un anno dopo, imbarcandosi di nascosto su un peschereccio senza conoscere di preciso la sua destinazione. Navigò passando di nave in nave per parecchi mesi prima di riuscire a trovare le sue origini, l’isola Tenako. Camminò oltre il confine sud della città di Histar: dove era stata casa sua ora c’era un immenso campo di girasoli, ma in mezzo a quella distesa c’era una stradina sterrata, talmente stretta da far passare giusto giusto una persona. La percorse fino a giungere al centro di uno spazietto circondato dai girasoli. Lì la terra era particolarmente scura, come se fosse stata bruciata ripetutamente, in mezzo era piantata una croce di legno con una piccola incisione: Shiori. Corse via in lacrime. Corse. Corse. Si ritrovò al porto, appoggiata al muro bianco di una casa tanto piccola che pareva impossibile potesse essere abitata da un essere umano. Eppure seduto accanto alla porta a scrutare con nostalgia il mare c’era un uomo molto anziano. Megumi non si era nemmeno accorta di lui, mentre lui invece la osservava intensamente da minuti. All’improvviso il vecchio si alzò, entrò in casa per uscirne dopo poco con una busta ingiallita in mano. Quando la porse davanti alla ragazza lei si prese un colpo, smise di piangere e l’afferrò. L’aprì, riconobbe la calligrafia della madre.

Se stai leggendo questa lettera significa che sei tornata a cercarmi.
La mia Megumi.
Non sai quanto vorrei vederti adesso, vedere come sei diventata grande, come sei diventata bella.
La mia Megumi.
Io non sono stata forte abbastanza per resistere e la colpa la do soltanto a me stessa, che sono stata ingenua prima e debole poi. Avrei dovuto capirlo prima, ma è tardi ora per fare discorsi come questo.
L’importate è che tu stia bene, che tu abbia vissuto al meglio la tua vita finora e che continuerai a farlo. Vorrei chiederti di promettermi di essere sempre felice, promettimelo, ti prego.
Come madre non sarò stata un granchè, ma ti ho voluto bene, ti ho sempre amata anche quando ho dovuto mandarti via e poi quando ho continuato a pensarti lontana da me, ma serena tra le braccia affettuose di tuo nonno, che per me è stato il padre migliore del mondo. Spero lo sia stato anche per te, visto che il tuo vero padre di te non si è preso molto cura. Mi dispiace, chiedo io scusa anche per lui.
Ciao Megumi, è meglio che ti saluti subito o sarà più dura fare ciò che ho deciso.
Non dimenticare mai che hai avuto una madre.
Ti vorrò sempre bene.
Tua madre Shiori


Megumi scoppiò di nuovo in lacrime e continuò a piangere finchè il vecchio le portò del cibo, qualche ora dopo. Riprese poi il mare sulla prima nave che le offrì un passaggio, ma non ebbe più il coraggio di tornare a casa. Navigò senza sosta, come se questo potesse alleviarle il dolore lacerante che non le mollava il petto.
Poi un giorno giunse su un’isoletta sulla quale la vita scorreva ricca e serena. Si diceva che fosse il paradiso dei pirati: l’isola in cui, scesi a patti col governo, andavano a vivere e godersi i tesori di una vita trascorsa per i mari. Gli abitanti erano pochi, gli unici poveri erano i loro numerosi servitori. Megumi si aggirava tra quelle ville sfarzose, vestita di abiti miseri e logori sentendo crescere dentro di sè un senso di ingiustizia e di profonda invidia. Un’occhiata dentro il giardino di una villa e vide un uomo che catturò la sua attenzione. Non sapeva chi fosse, ma qualcosa la tratteneva lì a guardare. Dopo poco una bella donna bionda lo raggiunse, seguita da un bambino. Quest’ultimo correva verso l’uomo gridando "Sono un pirata! Sono un pirata!" in testa portava una bandana azzurra. Megumi fu come colpita da un flash, una visione fulminea, un nitido ricordo di quel copricapo che anche lei aveva portato in testa da piccolissima. Guardò di nuovo l’uomo: non poteva essere che lui, Akira. Nella sua memoria la sua immagine era sbiadita, erano passati quasi quindici anni dall’ultima volta che l’aveva visto e allora lei era così piccola, eppure era più che certa che quell’uomo fosse suo padre. Mentre una collera disumana le divampava dentro, continuava a fissarlo: giocava allegro con quel bambino, riservando a lui le coccole che a lei aveva negato, scambiava con la donna bionda quei sorrisi dolci che tanto erano mancati a Shiori. Senza nemmeno rendersene conto, scavalcò la barriera di ferro che la teneva fuori da quel giardino e subito si diresse da lui. L’uomo la guardò interrogativo
"Chi sei?" chiese.
Megumi piangeva e non riusciva più a muovere un solo muscolo. La donna bionda prese il bambino e corse dentro casa chiamando le guardie, che subito accorsero. Forse sottovalutando la ragazzina, questi si fecero sottrarre una pistola da Megumi, che l'impugnò, chiuse gli occhi e sparò vari colpi. Quando riaprì gli occhi le due guardie erano stese a terra senza vita, mentre Akira era seduto ferito a una gamba. Allungava una mano verso di lei dicendo
"Dammi quella pistola, vedrai, andrà tutto bene, stai tranquilla, dammela" aveva la voce dolce come sua madre gliel’aveva sempre descritta.
Megumi continuava a puntargli contro l’arma senza smettere di piangere
"Perché ci hai abbandonate?" singhiozzò
"Chi sei?" chiese di nuovo l’uomo non capendo
"Non ti ricordi nemmeno di quello che ci hai fatto?"
"Chi… chi sei?"
"Tu ci credi nel destino?"
Megumi aveva ascoltato mille volte da sua madre la storia del magico primo incontro dei suoi genitori e se lo ricordava ancora bene
"Shiori?" disse l’uomo ricordando all’improvviso quei profondi occhi verdi
"No, non sono Shiori… papà!" e dicendo questo esplose un altro colpo di pistola.
Da dentro si udì la donna bionda gridare. Akira aveva tutta la camicia fradicia di sangue e si teneva una mano premuta sul petto
"Megumi"
Nel sentire quell’uomo pronunciare con tanto dolore e tenerezza il suo nome la ragazza strinse ancora il grilletto, scappando poi via subito dopo, lasciando l’uomo morire in un lago di sangue. Giunta al porto rubò una nave e  prese il largo.
Col tempo si accorse che cancellare quel ricordo, quel tremendo senso di colpa per aver ucciso delle persone, per aver ucciso suo padre, era impossibile. A mesi di distanza continuava a svegliarsi nel cuore della notte gridando per incubi atroci. Per fuggire a quel malessere che la stava logorando da dentro non trovò che un’ancora di salvezza: si convinse di essere una persona malvagia, senza scrupoli. Iniziò una serie senza tregua di crimini e malefatte, furti e inganni e presto sentì di stare meglio, di essere rinata. Questa era la vera Megumi, si diceva, una che non ha rimorsi!


"Che c’è? Che hai da guardare?" chiese Megumi stizzita
"Tu nascondi qualcosa" disse Nami che la stava osservando attentamente
"Eh?"
"Dì la verità: non sei cattiva come vuoi far sembrare, a me puoi dirlo"
"A te?! Perché? Adesso sei mia amica? Guarda che sono la stessa che fino a poco fa hai cercato d’ammazzare"
"Si, ma prima non ti avevo mai vista così"
"Così come?"
"Con gli occhi tristi"
"E per questo ora pensi che io sia una brava ragazza?" disse Megumi ridendo e alzandosi in piedi
"E’ possibile"
"Allora sei davvero una stupida ingenua!" fece la mora tenendosi la pancia dalle risate "Ti ho fregata di nuovo, non vedi? Pensavo avessi imparato la lezione"
"Prima hai detto delle cose che..."
"Che cosa? Nami, ti facevo più furba… sei fessa come tutti gli altri!"
"Hei tu!" si irritò la rossa
"Ti scaldi di già? Allora che fai se ti dico che il tesoro che ti ho rubato non ce l’ho più?" disse ridendo sguaiatamente Megumi.
Con immenso sforzo degli addominali, Nami saltò in piedi e, con gli occhi e denti di fuori, si scagliò con tutta la rabbia addosso alla compagna di stanza
"Strega!" diceva tra un morso e l’altro.
Megumi da una parte aveva voglia di ridere, ma dall’altra aveva una gran paura di quell’infuriata ragazza che aveva improvvisamente recuperato tutte le energie.
L’assalto si concluse dopo pochi minuti, quando Nami esausta si accasciò a terra in lacrime
"I miei soldi! I miei soldi! Me la pagherai strega! Fino all’ultimo centesimo! I miei soldi!" continuò a gridare così disperata per un pezzo, finchè, tra un singhiozzò e l’altro disse
"I… i… miei soldi… oddio… mi sento mancare" e svenne per esaurimento di energie, ma soprattutto per il dolore inconsolabile della perdita ingente.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 49
*** Blind ***


Blind


Era appena giunto sulla strada, oltrepassando il cancello e già Zoro si trovava di fronte ad una difficile scelta: andare a destra o sinistra? Si ricordava di quel viale pieno di mandorli fioriti, ma ciò non significava che sapesse come orientarsi e alla fine se ne andò verso sinistra giusto perché sembrava che di là provenisse più luce.
Da un certo punto di vista si potrebbe dire che fece la scelta migliore, dal momento che si trovò presto al porto, di fronte alla Going Merry, il problema era che c’erano ancora guardie poste lì di sorveglianza. Appena lo videro chiamarono rinforzi e gli si fecero incontro chi brandendo armi di ogni sorta. Lui si fermò e senza la minima esitazione estrasse la spada maledetta e presto si trovò a combattere usando l’unico braccio sano. Gli uomini che gli si paravano contro si raddoppiavano e già dopo pochi minuti fu impossibile contarli. Lo spadaccino però, con la sua splendida maestria e agilità pareva in netto vantaggio e i soldati del re, tra fiotti di sangue e urla di dolore, finivano immancabilmente stesi a terra uno dopo l’altro.

La notizia dello scontro al porto giunse presto al castello, dove Poi era da poco arrivato. Di nuovo l’esercito veniva mobilitato per dirigersi verso il campo di battaglia, capitanato da un sempre più furioso Poi. Al castello le guardie rimaste erano ora davvero un numero esiguo, nonostante i due reali avessero deciso di rimanere lì, andando contro l’ordine del loro autoritario consigliere.

Era giunta l’alba, cielo mare e terra nei pressi del porto si tingevano di tinte rossastre, un po’ per il sole nascente, un po’ per il sangue versato copioso dai soldati di Prawn. Zoro volteggiava manovrando la Sandai Kitetsu come se questa fosse il naturale prolungamento della sua mano. Adorava usare quella spada, per quel senso di rischio che gli trasmetteva, un brivido feroce e assassino che lo pervadeva rendendolo una perfetta e micidiale macchina da guerra, una belva mostruosa agli occhi dei malcapitati avversari. Questi tuttavia continuavano ad aumentare a vista d’occhio e per Zoro tenerli a freno iniziava ad essere un discreto fastidio, dal momento che non poteva usare la sua infallibile tecnica delle tre spade. Si spostò così dal centro della mischia, con un movimento tanto rapido da riuscire invisibile agli occhi dei soldati, che si trovarono a far a botte tra loro. Lui intanto si riposava osservando la scena a qualche metro di distanza seduto sullo stesso muricciolo dietro il quale erano stati scoperti poco prima Usop e Nami, ma questo lui non poteva saperlo. Presto alcuni soldati si accorsero di lui e subito lo bersagliarono di proiettili. Spiccando un salto li evitò, piombando poi come una furia sulle teste dei nuovi assalitori e di nuovo cominciò a lottare.
Vista l’ingombrante fasciatura, Nami aveva pensato di legargli la sua famosa bandana nera al polso del braccio ferito, appena riuscì a ritagliarsi un attimo di tregua, se la sciolse e, non certo senza fatica, se la mise in testa, subito dopo estrasse dal fodero la Wado Ichimonji e la portò alla bocca, stringendone coi denti l’impugnatura: quella era l’occasione giusta per sperimentare una nuova variante della tecnica a due spade.
Ora, nel vederlo con quel fazzoletto nero calato fin quasi sugli occhi e la leggendaria spada bianca in bocca, molti ricordarono le mille voci su di lui, il feroce spadaccino che combatteva usando tre spade, finalmente si rendevano conto di trovarsi di fronte al famigerato Rolonoa Zoro, ma pur tremando, continuarono ad affrontarlo in attesa dell’arrivo del loro capitano.
Un rapido affondo e quel soldato era a terra, una piroetta su se stesso e la Wado Ichimonji squarciava in pieno petto almeno altri quattro uomini, un altro fulmineo movimento e la Sandai Kitetsu colpiva senza pietà. Prevedere le mosse dello spadaccino per i soldati era ormai cosa impossibile, delle centinaia che erano accorsi contro di lui, ora in piedi ne rimanevano appena poche decine. Zoro si era macchiato dell’ennesima carneficina e continuava ad affrontare nemici, muovendosi sinuoso tra di loro, cercando la concentrazione ad occhi chiusi. Le katane fendevano l’aria alla ricerca di avversari, Zoro non aveva nessun bisogno di guardare con gli occhi ciò che colpiva, gli bastava seguire alla cieca l’odore della paura dei poveri malcapitati.

Quando Poi arrivò al molo, la scena che gli si presentò era qualcosa di raccapricciante: parte del suo folto e minaccioso esercito giaceva a terra in un lago di sangue alle luci del cielo mattutino. Ormai l’ombra della notte era stata completamente debellata e nel chiarore di quel panorama celeste il pirata osservò con rabbia l’uomo colpevole di quello scempio. Scese dalla carrozza, mentre un segnale, dato da uno dei suoi accompagnatori, diede l’ordine ai soldati impegnati nel combattimento di fermarsi. Ovviamente obbedirono subito con sollievo, lasciando volentieri al loro capitano quel bestiale assassino dalla bandana nera.
Vedendo i suoi avversari arrestarsi di colpo, anche lui si fermò e subito notò quell’uomo tutto vestito di nero che gli si avvicinava incollerito puntandogli contro una pistola. I bisbigli dei soldati gliene rivelarono presto l’identità.
"E così finalmente conosco questo Poi" disse Zoro con la solita aria da spaccone, che sfoggiava di fronte ad avversari degni di nota.
"Sarà un’amicizia di breve durata però" rispose l’altro facendo subito partire un proiettile.
La lama della Sandai Kitetsu lo divise in due, salvando lo spadaccino da una nuova brutta ferita. Seguirono altri colpi in rapida successione, ma nessuno di essi andò a segno. Poi tirò ancora il grilletto, a vuoto… la pistola era scarica. La gettò a terra stizzito e subito chiamò accanto a sé un uomo che portava addosso varie armi. Ne afferrò una, una specie di lancia a due punte e si mise in guardia
"E’ per caso amico tuo un ragazzo dal nasone lungo?" chiese Poi con chiaro intento di innervosire l’avversario.
Zoro alzò un sopracciglio capendo che significava che Usop era stato catturato
"E conosci per caso anche quella graziosa ragazza dai capelli rossi?"
"Cosa le hai fatto?"
Vedo che la sua sorte ti interessa più di quella del nasone! Allora abbiamo gli stessi gusti!"
"Poche chiacchiere bastardo e fatti sotto!"
Poi si aprì la camicia strappandosela, allargò le braccia e gridò
"Ti aspetto!"
Quell’uomo se ne stava in piedi a pochi metri da Zoro, a braccia aperte, senza difesa, in atteggiamento volutamente provocatorio. Lo spadaccino partì alla carica senza esitare. La Sandai Kitetsu parve affondare nello stomaco di Poi, trapassandolo. La spinta fu così forte che anche il braccio di Zoro penetrò la carne dell’avversario, ma proprio in quel momento Poi iniziò a ridere fragorosamente
"Ci sei cascato come un bambino, stupido!"
Zoro non capiva, ma quando andò per estrarre il proprio braccio il motivo di tanta ilarità gli fu parzialmente chiaro: il suo braccio era bloccato nel corpo di Poi, come imprigionato, incastrato in una morsa che stringeva fortissimo.
"Cos… cosa significa?"
Il suo perfido nemico continuava a ridere e poco dopo la morsa al polso di Zoro si fece più stretta, ancora di più… arrivò al punto che non gli riuscì più di tenere stretta la spada al di là del corpo dell’avversario e fu costretto dal dolore ad aprire la mano, la Sandai Kitetsu cadde a terra.
"Era ora! Hai proprio una pellaccia dura ragazzo!"
"Come fai? Cosa sta succedendo?"
"Non l’hai ancora capito stupido? Ho mangiato un frutto del mare! E ora ho il potere di creare buchi nel mio corpo… e di stringerli" e iniziò di nuovo a chiudere la morsa attorno al braccio del povero Rolonoa impegnato in una smorfia di dolore, mentre con resto del corpo cercava di liberarsi
"fino a tagliare come una ghigliottina. Vuoi provare?"
Zoro sgranò gli occhi, ma poi rispose con sorriso beffardo
"Meglio trovarmi senza una mano che restare intrappolato nel tuo corpo schifoso"
"Te la sei cercata da solo!"
Mentre Poi stava per richiudere il buco creato all’altezza del suo stomaco ghigliottinando così il braccio di Zoro, un colpo di pistola lo distrasse. Il proiettile era diretto alla sua testa, dove però si creò però un buco che lo fece passare, senza causargli danni. Ma nel concentrarsi in questo, lo spadaccino gli era sfuggito, riuscendo a tirarsi fuori il braccio dalla trappola. Rotolando a terra, Zoro recuperò la spada lasciata cadere e si rimise in guardia davanti a lui.

Usop non riusciva a chiudere occhio: abbracciato alle proprie ginocchia non faceva che tremare. Ad un certo punto il ragazzo seduto nell’angolo di fronte a lui esasperò
"Basta! Smettila di tremare! Non riesco nemmeno a dormire!"
Il nasone allora, colpito al suo punto debole, si girò arrabbiato dall’altra parte e nel farlo fece cadere a terra qualcosa. Era un sacchettino pieno di polvere da sparo: gli uscirono gli occhi dalle orbite per la felicità di vederlo. Quando lo avevano catturato le guardie lo avevano perquisito portandogli via tutto… beh quasi tutto. Probabilmente quella bustina era rimasta nascosta in una delle tante tasche della sua salopette. Non era tantissima, ma usata bene poteva far saltare in aria la serratura. Il ragazzo davanti a lui gli si avvicinò e sussurrò
"Cos’è?"
"Polvere da sparo" bisbigliò Usop in risposta
"Basta per farci uscire di qui?"
"Forse, ma mi servirebbero un po’ di cosette"
"Ma puoi fare qualcosa vero?"
"Mhh… sì"
Dopo qualche minuto di silenzio, Usop, che in un momento di sconforto come quello aveva assoluto bisogno di farsi un amico, chiese
"Come ti chiami?"
"Warabe. Tu?"
"Usop"
Poco dopo Warabe si alzò e si avvicinò alla feritoia della porta, estrasse dalla tasca qualcosa che luccicò nella penombra di quella cella, ora appena illuminata dal chiarore del cielo dell’alba. Avvicinò l’oggetto alla feritoia e osservandolo lo manovrava. Era un frammento di uno specchio, grazie al quale poteva controllare i movimenti delle guardie. Rimase lì ad osservare per parecchi minuti con Usop che, alle sue spalle, attendeva con trepidazione una buona notizia.
Warabe osservò nel corridoio delle prigioni un veloce viavai di soldati e dopo poco piombò il silenzio. Continuando a manovrare lo specchietto, osservava a destra e sinistra ogni angolo di quel luogo, ma ora non riusciva più a vedere nessuno. Continuò a controllare scrupolosamente per parecchi minuti, finchè poi si girò verso Usop dicendo
"Non si vedono più guardie. Sembra siano stati tutti chiamati via"
Usop allora volle affacciarsi alla feritoia per vedere coi propri occhi: sbattendo il naso contro la porta e schiacciandolo per avvicinarsi il più possibile, osservò il corridoio deserto.
"Dobbiamo provarci subito" disse Warabe
"Ma… ma…" titubò Usop
"Vuoi o non vuoi uscire di qui?"
"Certo che lo voglio!"
"Allora mettiti al lavoro!"
Usop guardò a terra e raccolse un po’ di sabbia e polvere umide, iniziando poi a lavorarle fino a farne una poltiglia quasi compatta. Quindi ne inserì un po’ nella serratura della porta, tappandola verso l’esterno, mise la polvere da sparo avvolgendola in una cartina perché non si bagnasse, infine chiuse con il terriccio anche l’estremità interna della serratura. Strappandosi un pezzo della propria maglia, lo sfilacciò per farne una miccia, che inserì in quella specie di bomba. A quel punto si bloccò sotto lo sguardo curioso e fiducioso di tutti i compagni di cella, che Warabe nel frattempo aveva svegliato. Il nasone si girò a guardarli con gli occhi a palla
"Beh?" fece Warabe
"Non so come accenderla!" rispose Usop
"E NON POTEVI PENSARCI PRIMA?" lo assalirono gli altri con bocche da squali.
Si adoperarono quindi tutti nel tentativo di produrre una fiamma sbattendo insieme qualsiasi cosa potesse fare scintille e alla fine presero fuoco i pantaloni di Warabe. D’istinto il ragazzo, terrorizzato, andò per spegnerlo, ma lo bloccarono in tempo, usandolo poi come fiammifero. La fiamma aveva inspiegabilmente preso benissimo e bruciava gli indumenti del ragazzo come fossero stati cosparsi di combustibile. ormai la gamba destra ne era avvolta, ma infischiandosene completamente del fatto che lui si stesse ustionando, tappandogli la bocca, in cinque lo avevano sollevato avvicinando la sua gamba alla miccia. La bomba preparata da Usop funzionò alla perfezione: l’esplosione scardinò la serratura e i prigionieri si fiondarono fuori pronti a dover affrontare le guardie. Dentro rimasero solo Usop e Warabe: il primo per paura, il secondo per cercare di spegnersi la gamba, bestemmiando in ogni lingua e imprecando contro l’insensibilità dei suoi compagni.
I sei fuggiaschi erano rimasti impalati appena fuori dalla loro cella, stupiti della libertà appena guadagnata, ma soprattutto del fatto che nessuna guardia stava accorrendo a prenderli. Il tempo di riaversi da questo choc e si misero a cercare un modo per aprire anche le altre prigioni. Intanto dalle feritoie delle porte sbucavano occhi incuriositi, ai quali Usop si pavoneggiava dicendo che sarebbe stato il loro salvatore.
Nello stanzino in cui generalmente si trovavano almeno cinque guardie, trovarono solo un mazzo di chiavi. Lo presero e corsero ad aprire tutte le celle. Usop sbirciava dentro ogni feritoia alla ricerca di Nami, ma lei era svenuta a terra e quando giunse alla porta dietro cui era rinchiusa incrociò gli occhi verdi di Megumi. Aggrottò la fronte e si grattò una guancia mentre li guardava attentamente ricordando di averli già visti. Ma la ragazza lo precedette ed esultò
"Il nasone! Siete riusciti a liberarvi! Presto apri!"
Usop sbalordì "Megumi?"
"Dai svelto apri!!"
"E perché? Ci hai quasi ammazzati!"
"C’è la tua compagna qui con me!" disse allora lei spostandosi in modo che lui la vedesse
Usop rimase pensieroso per qualche istante poi iniziò a chiamare
"Nami! Nami!" ma lei non si muoveva
"Cosa le hai fatto?"
"Niente! Ha fatto tutto lei!" rispose Megumi
"Svegliala!"
Con certa riluttanza allora la mora si chinò e, strattonandola malamente, cercò di far riprendere i sensi alla navigatrice. Facendosi prendere la mano iniziò a darle sonori ceffoni, tanto che Usop gridò "Vacci piano!", ma a difendersi fu la diretta interessata, che riavutasi a suon di sberle, lo prese come ottimo pretesto per attaccar di nuovo la rissa contro l’odiosa compagna. Ma Usop la chiamò
"Nami, Nami!" la ragazza si girò sbalordita dopo aver dato una testata contro Megumi, che ora era riversa a terra con gli occhi che le giravano a spirale per la botta presa.
"Usop! Che ci fai lì?" esultò la bella cartografa avvicinandosi alla porta
"Sono venuto a liberarti!" si vantò il nasone
"Ragazzi, datemi la chiave di questa cella!" disse agli altri fuggiaschi, che nel frattempo stavano aprendo le altre porte.
Appena ebbe in mano la chiave di quella cella, la inserì nella toppa e aprì. Appena dentro sciolse la corda stretta ai polsi di Nami, la quale approfittò dello stato comatoso in cui aveva lasciato Megumi per legarla. Uscirono quindi felici portandosi dietro la ragazza come ostaggio.
"Quando siamo stati catturati Poi ha detto di averne presi altri due quindi qui da qualche parte potrebbero esserci anche Sanji o Rufy" disse Nami e così i due pirati iniziarono a controllare tutte le prigioni alla ricerca dei loro compagni.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 50
*** Situazioni parallele ***


Situazioni parallele


Sanji aprì agli occhi colpiti da uno sgarbato raggio di sole. Svegliatosi per bene, osservò Bibi che dormiva ancora accanto a lui. Pazzo di gioia si diede un pizzicotto in una guancia per verificare che questa volta non fosse stato un sogno: si fece tanto male da farsi venire le lacrime agli occhi, ma ne fu felice… felicissimo. Contemplava la bellezza della ragazza come mai aveva fatto prima di allora con nessuna: gli pareva la visione più dolce ed emozionante mai vista. Incapace di distoglierle gli occhi di dosso, restò fermo in quella posizione per parecchio tempo.
Bibi si svegliò senza aprire gli occhi. Si stiracchiò e poi si bloccò all’improvviso portandosi le mani a coprirsi il volto, dopo aver sussultato come se si fosse presa paura. Col volto ancora coperto da quelle esili mani bianche mugugnò con voce ancora intorpidita dal sonno
"Oddio! Ho sognato di nuovo di fare l’amore con Sanji!"
"Sognato di nuovo?" esclamò il ragazzo, riprendendosi dall’ipnosi in cui era caduto contemplandola.
La ragazza tolse di scatto le mani dal davanti la faccia, spalancò gli occhi e, vedendo Sanji semidisteso a torso nudo nel letto accanto a lei, si tirò su a sedere sussultando nuovamente per lo spavento.
"Che significa hai sognato di nuovo?" chiese il ragazzo.
Bibi non connetteva: fissava Sanji incredula di quello che era successo, di quello che aveva fatto e non riusciva a spiccicare verbo. Il biondo non era da meno, ma almeno qualcosa riusciva a dire. La bella principessa però non riusciva nemmeno a sentirlo, ma passato qualche minuto il primo pensiero che le si formò per intero in testa le passò direttamente alla bocca e disse
"Oddio! Non sono più…" ma si fermò appena in tempo arrossendo e portandosi entrambe le mani a tapparsi la bocca.
Sanji la guardava con occhi ancor più rintronati del solito
"Cos… cosa?" chiese
"Niente niente!" si affrettò a dire lei.
In quel momento il cuore di Bibi prese a battere all’impazzata, mentre si rendeva conto esattamente di ciò che era accaduto. Osservava Sanji con uno sguardo che si fece man mano più dolce.
"Anche tu mi hai sognato?" riuscì a dire il cuoco.
Bibi annuì poi disse
"E’ stato un sogno strano… non avevo capito che fossi tu… fino a ieri sera"
"Allora… abbiamo fatto lo stesso sogno"
"Non mi stai prendendo in giro?" chiese lei timorosa
"Non lo farei mai!" la tranquillizzò lui.
"Io… non so… non capisco" farfugliò Bibi cercando, più che altro, di dare una spiegazione a sé stessa per quel comportamento del tutto insolito per lei: non era il tipo da lasciarsi trascinare dagli impulsi e ora aveva bisogno di darsi delle motivazioni per quello che aveva fatto. Guardando il ragazzo negli occhi sentì una forte stretta al cuore e un desiderio irrefrenabile di abbracciarlo. Come se lui le leggesse i pensieri, si avvicinò e portando una mano dietro la nuca della ragazza, la spinse verso di se, appoggiandosela al petto.
Le loro due figure intrecciate in quell’abbraccio ora si stagliavano contro il chiarore proveniente dalla finestra: rimasero lì seduti tra le lenzuola stretti ad accarezzarsi, senza parlare… soprattutto perché non sapevano cosa dire, sentendosi entrambi succubi di un incantesimo o qualcosa di simile, frastornati, emozionati, scossi ma comunque felici.

"Chi ha sparato?" sbraitò Poi.
Dall’ombra fitta del viale alberato emerse Heiji che impugnava ancora la pistola fumante. Poi sgranò gli occhi nel vederlo. Gettò un’occhiata fulminea verso Zoro poi, urlando "Rondra, occupatene tu!" lo oltrepassò per dirigersi dal nipote.
In una frazione di secondo il pirata dai capelli verdi si trovò di fronte a un armadio a otto ante con testa, braccia e gambe
"Moscerino, ora mi diverto un po’ io con te" disse l’omone con le mani sui fianchi, ridendo divertito nel vedere la faccia di Zoro: questo infatti lo osservava esterrefatto con un enorme gocciolone di sudore sospeso sulla testa. Appena si rimise in guardia pronto ad affrontarlo, anche Rondra si preparò prendendo da dietro la propria schiena una delle due spade che vi portava incrociate: afferrò il manico che spuntava da dietro la sua spalla sinistra e la portò davanti a sé stringendola con entrambe le mani, visto che era uno spadone mastodontico, dalla lama seghettata.
"Che ti salta in mente? Potevi ammazzarmi!" sfuriò Poi quando si trovò di fronte a Heiji
"Già" sospirò il ragazzo "Ma purtroppo non ci sono riuscito" continuò
"Che cosa?" sbalordì l’altro
"Hai capito bene!"
"Tu volevi ammazzarmi?"
Heiji annuì stringendo forte l’impugnatura della pistola, per farsi coraggio
"E perché mai?"
"Perché finalmente ho aperto gli occhi!" e sparò… più volte, ma nessuno dei colpi andò a segno.
"Fermo Heiji!" gridarono in coro Kusco e Kintaro che giungevano di corsa da dietro
"C’era da dirlo che dietro questa storia c’eravate voi due!" sghignazzò Poi "Ti sei fatto abbindolare da quei due? Quante volte te l’ho detto che sono solo due vecchi pazzi… che meritano solo di morire" e detto questo fece saltellare un paio di volte sulla mano destra la lancia che portava con sé e poi la scagliò colpendo in pancia Kusco.
Mentre Kintaro si chinava a terra sul cugino, Heiji, dapprima paralizzato dalla scena, si riprese e si gettò in lacrime contro lo zio. Questo però, con estrema facilità, gli intrappolò entrambe le mani all’interno del proprio corpo. Heiji piangeva lacrime sia di dolore che di rabbia, mentre guardava negli occhi quello zio senza cuore.
"E ora Heiji, che devo fare con te?"
Il ragazzo non faceva che singhiozzare
"Non vorrei ucciderti… perché ti sei messo contro di me?"
Ancora nessuna risposta
"Credevi forse di potermi vincere?"
Silenzio
"Allora Heiji, parlo con te, dannazione!"
Tra un singhiozzo e l’altro il ragazzo abbassò lo sguardo e bisbigliò
"Hai ucciso tu papà?"
"Cosa?" chiese Poi che davvero non era riuscito a udire la voce del nipote
"Hai ucciso tu mio padre?" gridò allora Heiji.
Zoro nel frattempo aveva iniziato il confronto con quell’avversario gigantesco: questo era un ottimo spadaccino, agile e veloce nonostante la stazza e Zoro era costretto a prestarvi moltissima attenzione visto che, per la forza che ci metteva, se fosse stato preso da uno solo dei colpi di quello spadone, sarebbe come minimo stato diviso in due. Per fortuna incrociando le due spade che usava riusciva sempre ad opporgli una sicura resistenza. Il vero problema era riuscire a colpire l’avversario… eppure, grosso com’era, non gli poteva essere così difficile. Dopo vari inutili tentativi, provò ad abbassarsi per cercare un colpo in diagonale dal basso verso l’alto
"Brutto ciccione! Vuoi sbrigarti a crepare, mi sei d’intralcio!" disse a denti stretti appena sentì la lama della spada maledetta fare attrito sulla carne del nemico. Una prima ferita attraversava il corpo di Rondra, producendo però il brutto effetto di farlo infuriare: iniziò a scagliarsi su Zoro con tutta la propria mole. Lo spadaccino, con gli occhi di fuori, cercava di evitarlo. Poi, ad un certo punto la domanda urlata da Heiji catturò sia la sua attenzione, che quella del suo avversario e la battaglia ebbe una sosta.
"Ti ho fatto una domanda, rispondimi!" gridò tra le lacrime Heiji che, per quanto stesse dimostrando di essere coraggioso, sembrava un topolino tra gli artigli del gatto.
"Cosa cambia Heiji caro?"
"RISPONDIMI!"
"Heiji, non costringermi ad essere cattivo con te… lo sai che ti voglio bene, sei la mia famiglia"
Il ragazzo piangeva disperato non capendo più quello che doveva fare
"Su, ora smettila, calmati e torniamo a casa. Ti perdono, non ti preoccupare" diceva Poi con quella sua voce profonda e penetrante
"Da me vuoi solo il testamento di papà, vero?" trovò il coraggio di urlare ancora Heiji
"Che dici?"
"Non avrai mai la sua Tomorrow! Non l’avrai mai!"
Poi sgranò gli occhi e sorridendo continuò a dire
"Ma che dici, caro? Calmati"
"E alla mamma cos’hai fatto? Sei stato tu a farla andare via!"
"Non dire fesserie Heiji! Cosa c’entro con questo? Su, da bravo, calmati"
"Smettila di trattarmi come un bambino stupido! Ti ho detto che ho aperto gli occhi! Ho capito che razza di persona sei! TI ODIO!"
Poi stava evidentemente perdendo la pazienza e alla fine lasciò perdere la tattica dello zio premuroso. Iniziando a stringere le morse con cui teneva ancora le mani del nipote intrappolate nel proprio corpo, gridò
"Moccioso, questa volta mi hai stancato! Sei solo un perdente! Tale e quale a tuo padre!"
Heiji sbarrò gli occhi tra le grida di dolore per ciò a cui lo zio lo stava sottoponendo.
"Lascialo codardo!" urlò Kintaro, abbandonando il cugino riverso a terra nel proprio sangue, per scagliarsi con tutte le sue forze contro Poi. A questo tuttavia bastò un calcio per far finire a terra il suo assalitore. Heiji ne approfittò per cercare di scappare, ma fu inutile e si trovò con le mani ancora più strette.
Zoro si rigirò verso Rondra e, prima di assalirlo, gli disse
"Scusami, ma devo salvare quel ragazzino"
Il colpo che seguì fu implacabile e perfetto nell’esecuzione: la spada di Rondra fu spezzata e il suo proprietario si ritrovò a terra sconfitto e gravemente ferito. In un lampo Rolonoa era di fronte a Poi
"Lascialo andare e prenditela con me, vigliacco!"
Poi, che non si era accorto di nulla, si girò a guardare che fine avesse fatto Rondra, uno dei suoi uomini migliori, e quando lo vide a terra privo di sensi gli venne un colpo
"Bastardo! Pagherai col sangue anche questa! Hanafuda!" gridò.
A quel nome rispose una figura esile e leggera, dai lunghissimi capelli biondi, lisci e brillanti come filo d’oro, indossava stivali a punta, un paio di pantaloni viola scuro attillatissimi e una camicia di un rosa così pallido da sembrare quasi bianco, molto larga, fermata in vita da un cinturone di cuoio dello stesso colore dei pantaloni; il suo volto aveva lineamenti dolci e fini, ma un’espressione atrocemente diabolica; camminando verso il suo capitano giocava, passandoselo da una mano all’altro, con un mazzo di carte da gioco.
Heiji guardò Zoro e gli gridò
"Stai attento! E’ fortissimo!"
"Fortissimo? Ma è un uomo?" chiese sconvolto lo spadaccino.
Hanafuda allora sorrise alzando un lato della bocca, mentre con una mano si spinse indietro i folti capelli che gli ricadevano ai lati del volto e così facendo mostrò basette un po’ troppo lunghe per appartenere ad una donna. Zoro inorridì alla vista, ma poi si riprese e si mise in guardia.
"Uccidilo!" ordinò Poi e allora il bel biondone iniziò a fare spettacolari giochi con le carte facendole dapprima volare attorno a sé, poi all’improvviso iniziarono a bersagliare Zoro, che si beccò la prima in una guancia: fu colpito solo di striscio, ma quella carta era talmente affilata che subito gli produsse un taglio che iniziò a sanguinare.
Iniziò la lotta tra i due, serrata e accanita tra colpi micidiali di spade e di carte da gioco… entrambi dalle lame fatali. Dopo qualche minuto, poco più in là si rialzò da terra Rondra: lentamente mise a fuoco il combattimento che stava avvenendo tra il suo compagno e lo spadaccino che aveva osato sconfiggerlo, allungò la mano a prendere la sua spada lì a terra e solo in quel momento vide che gliel’aveva spezzata. La rabbia gli salì alla testa con una tale foga che divenne tutto rosso in volto: con espressione truce allungò la mano dietro la schiena a prendere l’altra sua spada estraendola dalla custodia nera… non era certo più piccola dell’altra, ma a renderla inquietante era l’impugnatura tutta decorata in modo addirittura grottesco che rappresentava un volto mostruoso. La strinse forte con entrambe le mani e, con una specie di grido di battaglia, o forse semplicemente di rabbia, corse contro Zoro sollevando l’arma per colpirlo il più forte possibile.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 51
*** Infuria la battaglia ***


Infuria la battaglia


Nel sentire i tipici rumori di una battaglia in corso, Rufy accelerò il passo, udì chiaramente un grido maschile quasi disumano e iniziò a correre fino ad andare a sbattere contro un armadio a otto ante… Rondra. Per l’urto ricevuto l’uomo volò a terra, il suo spadone gli scivolò di mano, fluttuando in aria fino a ricadergli così vicino alla faccia da tagliargli uno zigomo. Rufy invece, che era rimbalzato contro quella specie di materassone, era infine atterrato sopra a Poi, che così aveva allentato le prese alla mani di Heiji, che si era liberato.
Zoro, ancora impegnato contro Hanafuda, non era riuscito a capire niente, se non che il suo capitano finalmente era arrivato a dargli una mano
!Rufy! Era ora!" esultò a modo suo continuando intanto a parare con le sue spade le micidiali carte scagliategli contro dal biondone di fronte a lui.
Cappello di paglia si alzò massaggiandosi la testa dolente per la botta ricevuta cadendo
"Zoro! Stai bene! Che bello!" gioì a sua volta il capitano che poi, guardandosi attorno, cercò di capire chi fosse quella gente contro cui il suo compagno stava combattendo.
Vide prima Kusco e Kintaro a terra esanimi. Poi tutt’intorno una marea di soldati alcuni ancora in piedi, ma restii a prendere parte alla battaglia, altri, in maggior numero, distribuiti uniformemente sul terreno vittime evidenti dello spadaccino dai capelli verdi. Vicino ai suoi piedi infine c’erano due persone, uno da una parte e uno dall’altra: riconobbe Heiji
"Ora ho capito! E’ tutta colpa tua! Tu sei Poi, quello cattivo!" disse preparando le braccia al combattimento.
Il ragazzino, che ancora ricordava le capacità di quel pirata, si affrettò a dire
"N.. no… Poi è lui! Io sto dalla vostra parte!"
Rufy si girò a guardare l’uomo indicatogli da Heiji. Questo era ancora mezzo svenuto per la botta presa dal pirata di gomma in atterraggio e, cercando di riprendere i sensi, si stava mettendo a sedere. Rufy lo scrutò bene in faccia
"Sei brutto come la statua della fontana!" commentò.
Poi riprese coscienza improvvisamente e fissò il ragazzo con un’espressione indiavolata. Il pirata di gomma, che ora si grattava una guancia cercando di capire cosa stesse succedendo, fu svegliato da quello stato semivegetativo prima da Zoro che gli urlò "Mi vuoi dare una mano, o no?" poi dal grido improvviso di Heiji "ATTENTO!". Appena il tempo di girarsi e si trovò col collo intrappolato nel cappio della mano forata di Poi. A parte un primo tentativo di liberarsene, la cosa non sembrò sconvolgerlo più di tanto: si fermò osservando Poi che lo guardava iracondo
"Scusa, intanto che sei qui, posso chiederti una cosa?" gli disse.
Poi lo fissava esterrefatto e cappello di paglia continuò indicando Heiji alle sue spalle
"Davvero Poi non è quel ragazzo lì?"
Poi sorrise malignamente e stringendo la mano attorno alla gola del ragazzo rispose
"Poi è quello che ti sta ammazzando!"
"Ah! E tu cosa c’entri allora?" chiese quindi girandosi verso Heiji.
Poi non gradì affatto il comportamento di quel ragazzino che sembrava non essere nemmeno infastidito dalla morsa che lui gli stringeva al collo. Chiudendo sempre di più il buco della propria mano gridò
"Non ignorarmi stupido ragazzino!"
"Oh, scusa, ti ho offeso? Allora prima di chiarire la questione con lui, mi occupo di te!" e appena finito di dirlo scagliò contro Poi una raffica di pugni gum gum. Il pirata vestito di nero incassò dolorosamente i colpi, ma resistette pur di non mollare la presa alla gola di cappello di paglia
"Eh eh… se credi di sconfiggermi con così poco t’illudi moccioso!"
A quel punto Rufy iniziò ad allungare le braccia oltre Poi fino ad abbracciare un albero ad un centinaio di metri da loro, quindi sorrise al suo avversario e "Gum gum fionda!" il pirata di gomma si fece partire come un proiettile trascinando Poi davanti a sé e quando la corsa terminò contro l’albero, fu lo stesso Poi a schiantarvisi contro, fungendo da airbag per Rufy, che finalmente si ritrovò col collo libero da quella manaccia
"Oh, e adesso facciamo sul serio!" disse Rufy crocchiandosi le dita.
Poi era ancora spalmato contro il tronco dell’albero con gli occhi rivoltati all’indietro per la gran botta presa e qualche dente in meno, ma nel sentire la minaccia di cappello di paglia, raccolse tutte le energie per ordinare ai suoi uomini
"Attaccatelo!"
Rufy ora era circondato da numerosi soldati pronti a farlo fuori per obbedire al loro capitano. La battaglia cominciò a suon di pugni, calci, cazzotti, spade, lance, pugnali, pistole e fucili… un vero inferno il cui centro era un solo giovane pirata così forte però da riuscire non solo a difendersi senza troppi problemi, ma addirittura a controbattere mietendo vittime.
Poco più in là Zoro si trovò ad affrontare contemporaneamente sia Hanafuda che Rondra, il quale si era rialzato e, infuriato più che mai, puntava contro l’avversario con tutta la sua forza.
Kintaro si era ripreso dopo essere stato calciato a terra da Poi ed era tornato dal cugino, ancora steso a terra in pessime condizioni.
Heiji osservava le varie scene che si presentavano violente ai suoi occhi e se ne lasciava colpire passivamente, senza riuscire a reagire in alcun modo. Fu Kintaro a strattonarlo perché si riavesse da quello stato. Il ragazzo lo guardò con espressione intontita e il dottore lo incoraggiò a fare qualcosa
“Heiji, ormai ci sei dentro, se ora non lo uccidi, sarà lui a uccidere te, te ne rendi conto?”
“S…sì…” rispose ancora un po’ imbambolato, ma poi recuperò la lucidità, si levò bene in piedi e con lo sguardo cercò il suo obiettivo, il suo nemico, Poi. Gli occhi corsero subito verso l’albero dove Rufy lo aveva fatto sbattere, ma non c’era più. Freneticamente allargò il proprio campo visivo cercando di scorgere il pirata nero, ma non lo vide da nessuna parte. Inizialmente fu preso dal panico, poi decise di buttarsi in un modo o nell’altro nella mischia e, spostandosi dal fianco sinistro il mantello cercò con la mano la fondina della pistola, trovandola vuota. Allora la mano mancina corse veloce sul fianco destro ad afferrare l’impugnatura della spada. Appena l’ebbe ben salda però si bloccò. Strinse il pugno e serrò gli occhi come se estrarre quell’arma gli provocasse un indicibile dolore e alla fine la sguainò portandosi la lama davanti agli occhi. La osservò a lungo con terrore, spostandola solo quando i primi soldati gli si fecero incontro per affrontarlo. Lui iniziò a combattere usando però calci e pugni… la spada rimase candida, lontana dagli avversari. Lottando contro un numero sempre maggiore di uomini indietreggiva e a un certo punto si trovò schiena contro schiena con Zoro, ancora alle prese con i due ufficiali maggiori dell’esercito di Poi.
“Dammi una delle tue spade!” disse il ragazzino
“Che cosa?!?” se lo mangiò vivo lo spadaccino in risposta
“Ti ho chiesto di prestarmi una delle tua spade!”
“Neanche per sogno! Usa la tua!”
“Non ce la faccio”
“Cosa significa che non ce la fai? Se non sei capace di usare la tua, pensi di andare meglio con le mie?”
“Non è questo il punto! Dammi una delle tue spade!”
“Ma non ci penso nemmeno! Hai una spada fantastica in mano e ti ostini a non usarla… cosa vuoi da me?”
“Una spada!”
“No! Usa la tua!”
“Non posso!” e detto questo la gettò violentemente a terra durante la colluttazione contro un soldato.
Zoro non potè osservare la scena che con la coda dell’occhio, ma esclamò
“Ma sei scemo? Riprendila subito!”
“QUELLA SPADA MI HA FATTO UCCIDERE UNA PERSONA INNOCENTE!” gridò il ragazzino, che nel frattempo si distrasse e fu colpito di striscio da una freccia.
A quel punto la situazione fu chiara agli occhi di Zoro, che di minuto in minuto rivalutava quel ragazzo, comprendendone ogni bizzarro comportamento. Senza smettere un attimo di combattere rifletteva sul da farsi e alla fine, togliendosi di bocca la spada bianca la lanciò a Heiji dicendo
“Ti proteggerà”
Il ragazzo allungò la mano, ma sbagliò la presa e la katana finì a terra. Sentendone il tintinnio alla spalle Zoro si girò di scatto con gli occhi di fuori e mollò una sberla al ragazzino già accorso a recuperarla.
“Scusa scusa!” si mortificò quello mentre lo spadaccino lo guardava a dir poco incollerito. La fortuna di Heiji fu che in quel momento giunse dalla strada l’ultimo reggimento dell’esercito rimasto fino a poco prima di guardia al castello. Insieme a loro arrivò la carrozza reale dalla quale scesero in fretta Ryotaro e Kyoko. Zoro e Heiji, schiena contro schiena, impugnarono saldamente le spade e, dopo un attimo di pausa, ripresero la lotta estenuante contro gli ultimi soldati arrivati.

Nami e Usop ispezionarono ogni cella, ma non videro i loro compagni da nessuna parte. Nel frattempo Warabe e gli altri aprivano le porte un po’ lentamente dovendo ogni volta cercare la chiave giusta in un mazzo pesantissimo che ne raccoglieva sicuramente più di cento. A furia di girare e perlustrare la zona, Nami capitò in una stanza molto piccola, senza finestre: accendendo una luce vide ammassati a terra un sacco di oggetti, soprattutto armi, tra cui riconobbe il proprio bastone, la borsa e la fionda di Usop. Dovevano essere gli oggetti perquisiti ai prigionieri. Attaccati a chiodi sulla parete alla sua sinistra c’erano altri mazzi di chiavi, sopra i quali erano dipinti lettere e numeri. Nami si fermò ad analizzarli: erano in tutto venti mazzi, le lettere che riportavano sopra erano N, E, S, W, T e i numeri andavano dallo zero al quattro. Non le ci volle molto a capire che le lettere rappresentavano le ali del castello a seconda dei punti cardinali, la T poteva significare Torre, mentre i numeri dovevano essere i piani.
Chiamò Usop e insieme a lui raccolsero le loro armi e quanti più mazzi di chiavi potessero. Dopodiché salirono su per le scale, trovandosi al piano terra. Nemmeno lì c’erano guardie, il castello sembrava deserto. Presero in mano i quattro mazzi che riportavano il numero zero: le chiavi erano davvero poche e così anche le stanze a quel piano, infatti la ricerca terminò rapidamente con un nulla di fatto.
Salirono un’altra scalinata e questa volta i quattro mazzi col numero uno erano pieni zeppi di chiavi. Un po’ sconsolati all’idea che ci avrebbero impiegato anni, iniziarono a passare le porte, una ad una, ma ben presto smisero di aprirle, notando che i buchi della serratura erano talmente larghi che ci si poteva guardare perfettamente dentro per vedere se c’era qualcuno. E così la ladra e il nasone, portandosi sempre la cara Megumi appresso, spiarono dentro le serrature di ogni porta, alla stregua di due maniaci. Sembravano tutte vuote e stavano quasi per decidere di lasciar perdere, quando Nami, scrutando nella toppa di una porta, disse distrattamente
"Qua ci sono due a letto" e senza pensarci andò oltre, ma appena compiuto il primo passo si bloccò con gli occhi sgranati, fece retro marcia e riportò l’occhio all’altezza della serratura, gridando poco dopo
"Sanji!" in evidente stato di shock.
Megumi e Usop si voltarono subito a guardarla senza capire. Nami continuava a guardare e presto, ancor più sconvolta, urlò
"E BIBI?"
"Cosa?" fece il nasone avvicinandosi.
La rossa iniziò a cercare affannosamente la chiave per aprire quella porta: appena l’ebbe in mano, la cacciò nella toppa girandola velocissima, quindi abbassò la maniglia e quasi buttò giù l’uscio tanto lo aprì con forza
"Sanji… Bibi, ma… ma… che fate?"
I due ragazzi in questione, che erano ancora seduti sul letto uno di fronte all’altra con le fronti appoggiate, coperti solo dalle lenzuola, non si erano accorti di nulla e quando si trovarono Nami sbraitante in camera, si spaventarono da matti. Appena riuscì ad inquadrare la situazione il volto di Bibi si fece paurosamente paonazzo, se avesse potuto sarebbe sprofondata tra le piume di quel materasso e invece non potè fare altro che starsene immobile, reggendosi il lenzuolo addosso in modo da coprirsi. Persino Sanji si sentì in imbarazzo trovandosi lì così sotto gli occhi della compagna, che lo fissava sconvolta.
Entrò Usop
"Che succ…" ma non fece in tempo a finire la domanda che occhi e labbra gli schizzarono in fuori per lo stupore.
Subito dietro di lui arrivò Megumi che tra tutti, fu l’unica che non battè ciglio. Ma Sanji nel vederla scoppiò in cuori
"Oh, Megumi!" e, completamente fuori di testa, si alzò scoprendo le sue nudità.
Bibi si gettò una mano in faccia in segno di disperazione e pentimento nel vedere l’uomo a cui si era appena concessa correre già incontro ad un’altra donna. Nami arrossì nel vedere il compagno completamente nudo, si coprì d’istinto gli occhi e gridò
"Sanji, per favore!" lui, che sembrava drogato, non capì assolutamente e avvicinandosi le chiese gongolante
"Che c’è pasticcino mio?"
A rispondere fu Usop che, girato dall’altra parte per non vederlo, gli allungò un cuscino recuperato da una poltrona lì accanto e gli disse
"Copriti, ti prego!"
"Oh! Ops!" commentò il biondo poggiando il cuscino sulle vergogne, poi, come se nulla fosse, tornò ad occuparsi di Megumi.
Nami ora fissava Bibi incredula e, invece di chiederle che cosa ci facesse lì o cose simili, avendo subito intuito quello che aveva fatto con Sanji, disse solo
"E tu te ne stai lì e non gli dici niente?"
Bibi, sempre più rossa per la vergogna, non riuscì a rispondere che con qualche incomprensibile balbettio, al che Nami si sentì in pieno diritto di difendere l’onore dell’amica e, stringendo forte il bastone tra le mani, colpì in testa Sanji con tutta la forza. Il ragazzo si ritrovò lungo e disteso a terra, con un dolore lancinante al cranio che gli sembrava gli si fosse spaccato in due. Nami lo osservò un attimo immobile e poi riprese a martoriarlo di bastonate
"Cos’hai fatto a quella povera ragazza? Pervertito!"
Nel cercare di difendersi, Sanji tolse il cuscino che gli copriva le parti basse e fu solo allora che Nami, girandosi di scatto imbarazzata, si fermò gridandogli
"E RIVESTITI!" Il biondo strisciò come un verme a recuperare i propri indumenti e, appena si rimise i pantaloni, Nami tornò alla carica
"Razza di un maniaco! Cosa le hai fatto?"
La voce timida e imbarazzata di Bibi fermò l’ira funesta dell’amica, salvando la vita a Sanji
"Nami, fermati! Non ha fatto niente che io non volessi"
Le mandibole di Nami e di Usop scivolarono a terra, mentre Megumi commentò
"Mica scema la ragazza!"
"Zitta tu!" le fece la rossa trucidandola con lo sguardo, quindi si mise a sedere sul letto vicino alla vecchia amica balbettando incredula
"Ma… ma… non credevo… Bibi… tu… Sanji…" poi si riebbe e le gridò "MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?"
Bibi annuì con un sorriso pieno di imbarazzo. Poi entrambe si volsero a cercare Sanji e lo pescarono vicino a Megumi a farle gli occhi dolci
"MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?" gridò nuovamente Nami all’amica indicando lo spudorato biondino.
Bibi taceva e agli occhi di Nami manteneva un’inspiegabile calma
"Ma non gli dici niente?
"Bibi sospirò
"E’ fatto così"
Il volto della bella navigatrice si tramutò in qualcosa di mostruoso
"Come 'è fatto così'?" e detto questo si alzò e difese ancora la dignità della principessa pestando a sangue il fedifrago.
Quando finalmente la situazione si distese, i due ragazzi beccati in flagrante si rivestirono e Sanji tornò ad essere serio smettendo di molestare Megumi, fu il momento dei saluti e delle spiegazioni: prima Bibi spiegò che ci faceva su quell’isola, poi Nami raccontò loro tutto il resto, dalla storia di Poi alla loro carcerazione, nonché l’incontro con l’acerrima nemica.
Mentre erano ancora lì a parlare, giunse di corsa Warabe
“Usop Usop!” chiamava.
Il nasone gli si fece incontro e quello disse
“Al porto c’è una battaglia. Credo che siano i vostri compagni! Tutto l’esercito è stato chiamato là, è per questo che non ci sono guardie qui!”
“I nostri compagni?” chiese Usop
“Un ragazzo con un cappello di paglia e uno spadaccino”
“Rufy!” esclamò entusiasta Usop
“Zoro!” esclamò invece Nami con certa preoccupazione.
Senza perdere un secondo di più, Sanji si alzò in piedi, si aggiustò il nodo della cravatta, prese una mano di Bibi, la baciò e dicendo
“A dopo” partì di corsa verso il porto.
Nami, Usop e Bibi, trascinandosi sempre dietro Megumi, non furono da meno: poco dopo scesero veloci le scale, passando per il cortile interno recuperarono Karl, le tre ragazze vi salirono in groppa e schizzarono via veloci verso il campo di battaglia, inseguite da Usop che le malediceva per averlo lasciato a piedi. Poco dopo però Karl si fermò di colpo, accovacciandosi a terra
“Bibi, cos’ha?” chiese Nami e la principessa rispose
“Si rifiuta di portare tre passeggeri”
A quel punto la navigatrice, con le sue solite intenzioni diplomatiche, scese dal papero, gli si portò davanti e sorridendogli dolcemente gli prese la testa tra le mani
“Ascoltami bene caro Karl… NON FARE STORIE E RIMETTITI IN PIEDI”
“Queeeeck!” si rifiutò lui
“Dai Karl, fai il bravo, portaci fino al porto!” lo pregò Bibi con le buone
“Queck!” continuò a rifiutarsi lui.
A quel punto la bella principessa passò alle cattive e dando all’animale un calcio in pancia urlò
“Testaccia dura di un papero, mi devi obbedire!”
Karl aveva il terrore della sua graziosa padroncina quando si arrabbiava, perciò velocissimo si rialzò riprendendo la corsa, lasciando Nami a terra
“Brutta bestiaccia, torna a prendermi!”

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 52
*** Legami segreti ***


Legami segreti


Sbarazzatosi senza troppa fatica della cerchia di uomini che lo avevano attaccato, Rufy si era unito a Zoro e Heiji: ormai i soldati dell’esercito che si reggevano in piedi si potevano contare sulle dita di una mano, ma c’erano ancora quei due ossi duri di Rondra e Hanafuda che non avevano nessuna intenzione di mollare. Hanafuda in modo particolare, da quando era sceso in campo, non era ancora nemmeno stato sfiorato da un solo attacco, Zoro di fronte a lui non lo sopportava più con tutte quelle moine, quei movimenti aggraziati e quelle maledette carte che non si esaurivano mai. Ma ora che c’era anche Rufy la battaglia avrebbe preso una nuova piega: ora erano in tre contro due.
"Che fai lì ferma immobile? Portagli via le spade, immobilizzali! Se non vuoi che succeda qualcosa a tuo fratello!" gridò Poi evidentemente nascosto a recuperare le forze da qualche parte, visto che in giro non lo si vedeva.
A quelle parole la regina Kyoko abbassò tristemente il capo, si mise a sedere a terra incrociando le gambe, le mani in grembo e gli occhi chiusi in una tipica posizione meditativa. Poco dopo le spade che Zoro e Heiji tenevano in mano sfuggirono alla loro salda impugnatura, si librarono in cielo per poi volare fino a Kyoko. I tre combattenti ebbero appena il tempo di rendersi conto di ciò che era accaduto, quando un albero si sradicò finendo loro addosso. Cappello di paglia e lo spadaccino si dimenavano nel tentativo di liberarsi di quel peso, ma sembrava un’impresa impossibile. Heiji invece, che non era stato preso bene sotto il tronco, riuscì facilmente a scivolare via, ma appena in piedi fu atterrato da Rondra.
La sua salvezza fu il tempestivo arrivo di Sanji che, pur non capendo chi quell’omone stesse schiacciando sotto la sua immensa mole, con un calcio lo spedì lontano. Quindi Heiji si rialzò un po’ frastornato. Sanji lo fissò perplesso
"Ma tu da che parte stai?"
"Da… dalla vostra" balbettò il ragazzo senza accorgersi che una carta affilata stava per colpirlo. Senza pensarci due volte Sanji la colpì con un calcio, girandosi poi subito a vedere chi l’aveva lanciata: alla vista dei lunghi capelli dorati che si poggiavano sopra quel corpo sinuoso, il cuoco perse completamente il lume della ragione e gli andò incontro emanando cuori da tutti i pori
"Figura celestiale, sei forse un sogno? Lasciamo stare quest’inutile battaglia e uniamo i nostri cuori" diceva, mentre il destinatario fingeva timidezza e imbarazzo.
Sanji intanto l’aveva raggiunto e dopo avergli baciato la mano, gli portò lentamente dietro i capelli avvicinandosi al suo collo con l’intento di baciare anche quello, ma appena i lunghi capelli dorati si spostarono, il biondino si trovò davanti agli occhi le lunghe basette dell’uomo che stava cercando di conquistare
"AAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!" gridò terrorizzato cadendo indietro e camminando poi a quattro zampe il più lontano possibile.
Si fermò poi tutto raggomitolato, con gli occhi di fuori, disperato, coi conati di vomito all’idea di aver baciato la mano di un uomo
"Che schifo! Che schifo!" piagnucolava senza darsi pace.
Poco più in là, seppur schiacciato dal peso di un albero, Zoro se la rideva come un matto.
"Tu lo sapevi e non me lo hai detto di proposito!" lo accusò il cuoco
"Certo!" ammise candidamente lo spadaccino
"Brutto bastardo che non sei altro!" farfugliò di rabbia Sanji mentre già si era alzato e prendeva a calci il compagno immobilizzato
"Invece di litigare, prova a liberarci di qui!" disse Rufy battendo i pugni per terra.
"Veramente lui ha un impegno con me!" intervenne Hanafuda da dietro
"AAAAHHH!" gridò Sanji schifato vedendo il biondone in avvicinamento
"In questo caso vai pure, l’amore viene prima di tutto!" lo schernì Zoro continuando a ridere a crepapelle
"Brutto bastardo" lo prese nuovamente a calci il compagno prima di mettersi in guardia contro Hanafuda.
Quest’ultimo ben presto cominciò a lanciare le sue micidiali carte, mentre il cuoco, saltando con l’agilità di un gatto le evitava, riuscendo anche, di tanto in tanto, a piazzare qualche calcio al suo assalitore. Dopo poco però si fermò in preda alla disperazione
"Non ce la faccio! Sembra una donna!"
Non molto distante da lì Heiji si era trovato di fronte a Ryotaro, armato della Tuzak che poco prima Heiji aveva lanciato a terra. Il re avanzava verso l’altro ragazzo stringendo l’arma, pronto ad usarla per obbedire all’ordine impartitogli da Poi
"Ryo, non fare fesserie!" disse il ragazzo disarmato, che aveva preso ad indietreggiare alla vista della lama che l’altro gli puntava contro.
"Hai tradito il tuo regno!" disse Ryotaro avanzando minaccioso.
"Ryo, tu non capisci… l’unico ad aver tradito questo regno è Poi, che ci ha ingannati tutti… questa è la nostra occasione per sconfiggerlo!"
"Che ne sai tu?"
"Ascoltami Ryo, ti prego! Mio zio è un farabutto, non gli importa di niente e di nessuno, contano solo i suoi sporchi obiettivi!"
"TACI TRADITORE!" gridò il re subito prima di scagliarsi contro l’avversario brandendo la spada.
Heiji riuscì a spostarsi, ma non evitò completamente il colpo e la lama gli tagliò di striscio un fianco. Alla visione del sangue che imbrattava la camicia del ragazzo, Ryo si fermò impaurito. Stringendosi una mano sulla ferita Heiji si rimise in piedi e, come prima cosa, cercò di approfittare dello shock del suo assalitore per portargli via la spada. L’impresa gli riuscì anche se gli costò fatica e dolore, ma alla fine, lanciata lontano quella dannata spada che aveva sempre fatto solo del male, i due ragazzi si trovarono uno di fronte all’altro disarmati.
"Ryo, renditene conto: Poi da te vuole solo il potere!"
"Ti ho detto di tacere, tu non sai cosa ci lega!"
"Cosa? Non è niente lui per te! E in tutto questo tempo non ha fatto altro che usarti, perché non lo vuoi capire?"
"PERCHE’ POI E’ MIO PADRE!"
Quelle parole risuonarono tra le fronde del viale alberato che si apriva di fronte al porto. Tutti si girarono a guardare esterrefatti il ragazzino che le aveva gridate in quel modo tanto rabbioso e disperato
"Che… che cosa?" sussurrò un incredulo Heiji.
Tra le lacrime che avevano da poco cominciato a rigare il suo giovane viso, il re rispose
"Mia madre tradì mio padre e dopo nove mesi siamo nati noi. Quella sgualdrina l’ha tenuto sempre nascosto! E poi anche mio padre che lo sapeva, ma non fece niente, PERCHE’ E’ SOLO UN CODARDO!"
"Per questo hai distrutto il giardino dei fiori di loto? Ma… ma… non è possibile"
"Sì che è possibile e se non fosse stato per Poi non l’avrei mai saputo! Quel vigliacco di mio padre… che dico? quel vigliacco di Gaijin avrebbe continuato a mentire!"

Prawn City, 1 anno e mezzo prima.
Mentre Kyoko si stava occupando dell’amato giardino dei fiori di loto della madre, Ryotaro stava salendo su alla sala del trono a far chiacchiere con suo padre, quando si sentì chiamare da Poi
"Senti Ryo, vorrei parlarti di una cosa importante"
"Che c’è?" rispose sorridente il ragazzino che l’indomani avrebbe compiuto 14 anni
"Non qui… è una cosa piuttosto delicata, vieni con me" disse l’uomo conducendo poi il ragazzo in una stanza di una zona poco frequentata del castello.
Giunti lì Poi, con espressione triste, poggiò una mano sulla spalla del giovane principe
"Io non so come fare a dirtelo, ma non posso continuare a tenerti nascosta una cosa tanto importante. Anche se 14 anni fa feci una solenne promessa ai tuoi genitori, io ora non me la sento più di mantenervi fede, è una cosa troppo importante per me" disse mentre una lacrima percorreva lenta lo zigomo destro del suo volto.
Ryotaro aggrottò la fronte, mentre attendeva che l’uomo continuasse a parlare
"Vedi, tua madre si sposò molto giovane e quello che provava per tuo padre non lo si poteva certo chiamare amore: era sincero affetto, forse qualcosa che andava più vicino alla devozione che all’amore, ma comunque lo sposò ugualmente. Pochi anni dopo il loro matrimonio io iniziai a frequentare la corte e… e… non sai quanto dirti queste cose mi sia difficile, credimi…" passò qualche minuto di silenzio durante i quali Ryo pendeva dalle labbra di quell’uomo dall’aria affranta "Non voglio che tu abbia ora un brutto ricordo di tua madre, forse la colpa fu più la mia che cedetti tanto facilmente alle sue attenzioni, ma… ma…"
"No… no… non può…" balbettava Ryotaro indietreggiando e immaginando quello che Poi stava per dire "NON E’ VERO!" gridò infine scappando via di corsa in lacrime mentre Poi cercava di fermarlo
"Aspetta Ryo!" ma il ragazzino si dileguò alla svelta tra i corridoi del palazzo.
Quella sera stessa, mentre Gaijin camminava senza meta precisa per il castello, Poi all’improvviso lo fermò dicendo
"Non credete che sia giunto il momento di dire la verità a Kyoko e Ryo?"
Il re lo guardò sbalordito: tra loro c’era da anni ormai un rapporto di odio reciproco, erano dovuti scendere a un patto di non belligeranza visti i poteri di entrambi e ora, ogni volta che purtroppo si incontravano, si ignoravano completamente
"Come ti salta in mente un discorso del genere in un momento come questo?"
"Lo dico per il loro bene, credo che sarebbe giusto ora metterli di fronte alla realtà che un giorno potrebbero non essere loro i vostri legittimi discendenti"
Solo in quel momento Gaijin si rese conto di trovarsi di fronte alla stanza del figlio
"Zitto Poi, Ryo potrebbe sentirti!" sussurrò.
Un attimo dopo il ragazzo spalancò la porta, fissando suo padre negli occhi con tutto l’odio che aveva
"E’ inutile che continui a comprare il suo silenzio! Sei solo un bugiardo e SONO CONTENTO DI NON ESSERE TUO FIGLIO!" e corse via
"Ma Ryo aspetta!" cercò di fermarlo il padre.
Poi gli impedì di inseguirlo e disse solo
"Lasciate, ci penso io…" e detto questo si mise all’inseguimento del ragazzino.
Lo trovò fermo davanti alla lapide di sua madre, dopo averla presa a calci e aver rotto tutti i vasi di fiori che la decoravano.
"No Ryo, non devi reagire così" sussurrò Poi, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo
"E cosa dovrei fare? All’improvviso vengo a sapere che mia madre era una sgualdrina e che quello che ho sempre chiamato padre è un uomo tanto vigliacco da averla protetta finora senza dirci la verità"
"Sono cose difficili da dire a dei bambini, cerca di capire"
"Non siamo più dei bambini!"
"Per questo ho pensato fosse giunto il momento di dirtelo, ma tuo padre non era d’accordo… mi dispiace che ora per colpa mia si sia rovinato il vostro bel rapporto"
"E che rapporto è? Lui per me non è nessuno!"
Da quel giorno le cose andarono di male in peggio: Ryotaro si allontanava testardamente da suo padre rifiutando di parlargli e si avvicinava invece a Poi. Kyoko, che era ancora all’oscuro di tutto, cercava inutilmente un dialogo col fratello, cambiato così tanto all’improvviso.
Un giorno, mentre lei si trovava come al solito nel giardino dei fiori di loto, lui la raggiunse
"Sono qui per proporti una cosa"
La sorella annuì sorridendogli aspettando che continuasse
"Voglio salire al trono: sei con me o contro di me?"
Il dolce sorriso della ragazzina si smorzò all’istante
"Gaijin non merita di governare questo regno!"
"Cosa stai dicendo Ryo?"
"Sto dicendo che ho intenzione di detronizzare il re con le buone o con le cattive, ma prima voglio sapere se avrò il tuo appoggio"
"Come puoi pensare una cosa del genere Ryo? Che ti prende?"
Passò qualche minuto di silenzio rotto dall’improvvisa frase di Ryotaro
"Gaijin non è nostro padre!"
"Cosa?"
"La mamma lo tradì con Poi"
"COSA?"
A quel punto il ragazzo, come se all’improvviso fosse impazzito, afferrò un bastone appoggiato lì vicino insieme a vari arnesi per il giardinaggio e iniziò a sbatterlo con violenza sul terreno e nel laghetto al suo interno, distruggendo ogni cosa
"Cosa fai Ryo? Fermati!" lo implorava la sorella
"Questi maledetti fiori appartengono a una traditrice!" gridava piangendo il ragazzo.
La sorella, dopo essere stata spinta violentemente a terra da lui, aveva rinunciato a fermarlo e tra le lacrime sussurrò soltanto
"Sei stato tu a rovinare la tomba della mamma…" poi chiuse gli occhi e poco dopo il bastone volò via dalle mani di Ryotaro che finalmente si fermò ansimante coi piedi a mollo nell’acqua.
"Forse lo ucciderò…" annunciò lui dopo una lunga pausa di silenzio.
Sua sorella non aveva parole.
"Ma non voglio fare del male anche a te"
Poco dopo giunse Poi che, stringendo i due ragazzi in un abbraccio disse
"Io sarò sempre con voi"
Solo in quel momento Kyoko si rese conto del significato che aveva tutta quella storia: era tutta una perfetta quanto diabolica macchinazione di Poi, opporvisi sarebbe stato impossibile, quindi decise di stare al fianco del fratello per controllarlo nell’attuazione di quel folle piano. E se non fosse stato per lei Gaijin sarebbe morto il giorno stesso, invece fu rinchiuso in gran segreto nella torre nord del castello. Fu tuttavia annunciata al regno la sua morte per annegamento, furono celebrati i funerali anche se il suo corpo non fu mai ritrovato e infine furono incoronati, quali nuovi regnanti, i giovanissimi gemelli. Tra Poi, Ryotaro e Kyoko, gli unici a conoscenza di quel segreto, fu sancito un accordo: Kyoko non li avrebbe traditi e avrebbe messo a loro disposizione i propri poteri a condizione che Gaijin restasse in vita. Alla fine in quel triangolo Ryotaro non era altro che un fantoccio abilmente manovrato da Poi che invece si scontrava spesso con Kyoko, costretta ormai a difendere, oltre che la vita del padre, anche quella del fratello.

Uno dopo l’altro giunsero sul campo di battaglia Bibi,a cavallo di Karl insieme a Megumi, Nami e infine Usop. Alla vista dei nuovi arrivati, tre ragazze indifese e un ragazzo tremante, molti dei soldati, che da un pezzo si fingevano svenuti per non rischiare che Poi desse loro ordine di combattere per farsi ridurre a brandelli, si avvicinarono loro per affrontarli. Non si rendevano evidentemente conto del grave errore di valutazione: sebbene con le gambe che non accennavano a smettere di tremare, Usop deliziò i propri nemici con un arsenale di proiettili dai nomi più fantasiosi e dagli effetti più devastanti; Nami col suo bastone mieteva vittime una dietro l’altra; i peacock string slasher di Bibi stendevano chiunque le si parasse attorno; Karl più che un papero pareva un mastino. L’unica a starsene comoda era Megumi, che, standosene in disparte il più nascosta possibile, si occupava giusto dei pochi che l’attaccavano, trovando anche il tempo, di tanto in tanto, di mettersi a sedere e se solo avesse avuto l’occorrente e le mani libere, si sarebbe tranquillamente messa a limarsi le unghie. Non passò molto che però Nami se ne accorgesse e, prendendo di peso l’odiata ragazza, iniziò ad usarla come arma contro i nemici
"MA CHE FAI?" le gridò quella impaurita, mentre finalmente era dovuta entrare nel vivo della battaglia
"Sei pungente e spietata… l’arma perfetta!" rispose la rossa senza esitazione, scatenando l’ira dell’altra che, se solo non si fosse trovata in mezzo ad una decina di uomini pronti a farla fuori, avrebbe voluto riprendere la scazzottata con Nami lasciata in sospeso solo pochi quarti d’ora prima.
Poco dopo i nostri erano i vincitori della lotta: in piedi attorno a loro non si vedeva più nessun uomo in divisa. Guardando avanti però videro Sanji alle prese con un biondone dal quale cercava di scappare più che di combattere, dall’altra parte c’erano Heiji e Ryotaro giunti alle mani e in mezzo a tutto quel macello un albero sradicato schiacciava i corpi di Zoro e Rufy.
"Zoro!" disse Nami portandosi una mano davanti alla bocca per la preoccupazione e subito dopo gli corse incontro, seguita dagli altri.
I due ragazzi però, come prima cosa osservarono sbalorditi Bibi e Megumi e in coro dissero
"E loro che ci fanno qui?"
"Non c’è tempo per le spiegazioni!" disse Nami cercando di spostare il tronco.
Iniziarono tutti a spingere con tutta la loro forza… anche Megumi, sollecitata dai calci della pacifica navigatrice, ma proprio mentre finalmente le loro fatiche stavano per essere ripagate e quell’albero iniziava a spostarsi, Rondra si riprese e si diresse svelto contro di loro. La battaglia riprendeva e, anche se questa volta erano in cinque contro uno, l’esito pareva essere  negativo per i nostri. Zoro e Rufy intanto, incapaci di stare lì a guardare i loro compagni soccombere un secondo di più, si dimenavano nella speranza di liberarsi di quel tronco che li immobilizzava. Finalmente Rufy ebbe un colpo di genio e con un pallone gum gum riuscì a togliere l’amico e sé stesso dalla trappola. Ora Rondra era nei guai: Zoro gli volò addosso deciso a farlo fuori una volta per tutta, ma prima disse al proprio capitano
"Tu occupati di Poi!"
"Giusto!" commentò Rufy guardandosi a destra e sinistra "Ma che fine ha fatto?"

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 53
*** Le azioni di un vigliacco ***


Le azioni di un vigliacco


Sanji, ormai incapace di attaccare il proprio nemico troppo simile a una bella donna, si limitava in pratica a difendersi. Per fortuna fu Usop a toglierlo dai guai, lanciando contro il biondone una serie di proiettili esplosivi che tramortirono il bersaglio, facendolo finalmente crollare a terra.
Finalmente Poi tradì la propria posizione, immersa in una zona d’ombra che lo teneva perfettamente nascosto: muovendosi appena il suo pugnale dalla lama sbisciolata, sempre legato alla cintura, scintillò attirando l’attenzione di Rufy, che subito gli fu addosso. L’uomo, che girava sempre con un suo soldato incaricato solo del compito di portargli le armi, si fece dare un altro pugnale dalla forma strana e con questi due si difese dagli attacchi del pirata di gomma riuscendo anche a colpirlo. Ma cappello di paglia non pareva cedere, anche quando si trovò in un mare di sangue con entrambi i coltelli conficcati addosso. Poi si fece consegnare l’ultima delle sue armi, un’alabarda che maneggiava con grande maestria
"Fatti sotto pivello!"
Alle loro spalle Ryotaro aveva preso a pugni Heiji che, dopo aver cercato di difendersi, era poi passato al contrattacco
"Vuoi continuare a vivere succube di quell’uomo? Ragiona Ryo!"
"Smettila Heiji, non mi convincerai mai a mettermi contro di lui!"
"Guarda cos’ha fatto a Kusco!"
A quelle parole Ryotaro si alzò e si girò seguendo la direzione indicata dal dito dell’avversario. Là l’ometto tondo giaceva ancora privo di sensi, Kintaro, vicino a lui, gli aveva estratto la lancia che gli aveva trafitto la pancia e ora gli prestava soccorso come poteva.
"Kusco! No!" gridò Ryo correndo fino a lui
"Davvero è stato Poi? P… perché?" sussurrò tra le lacrime.
Heiji, in piedi dietro a lui, rispose
"Perché aveva cercato di proteggermi… gli stava in mezzo… e se un giorno dovessi stargli in mezzo anche tu, farà altrettanto con te!"
Ryotaro piangeva portandosi le mani agli occhi… no… non poteva essere vero…
Rufy, pur combattendo, aveva sentito sin dall’inizio la conversazione tra i due ragazzini
"Che razza d’uomo sei? Mi fai davvero schifo!" disse con disprezzo
"Che razza d’uomo sono? Uno furbo!"
"Secondo me, sei solo un vigliacco!!! E IO ODIO I VIGLIACCHI!" una raffica di pugni gum gum partì subito dopo quelle parole.
"Kyoko, stupida! Fai qualcosa!"
La ragazza obbedì piangendo: chiuse gli occhi, si concentrò e dopo un attimo Rufy sprofondò nel terreno fino al petto, poteva muovere solo il collo... che lo allungava per usare la testa come martello sul terreno nel tentativo di liberarsi. Poi stava per approfittare della situazione: alzando l’alabarda stava per usarla contro l’indifeso Rufy, quando Heiji e Ryo lo buttarono a terra per poi riempirlo di pugni.
"Kyoko!"
La ragazza gridava "Portatemi via!"
Nami l’osservava, poi si girò verso Usop e disse
"Porta via la regina… è lei che muove gli oggetti e tiene Rufy imprigionato!" mentre lei e Bibi avrebbero cercato si liberare Rufy.
Usop salì in groppa a Karl, raccolse la ragazza ancora seduta a terra e l’allontanò da lì portandola sul papero in corsa. Lei piangeva stringendosi al collo del nasone e continuava a urlare
"Portami via di qui, ti prego! Andiamo al castello!"
Zoro finalmente riuscì a dare il colpo di grazia a Rondra, che cadde a terra ferito dalla spada bianca, che lo spadaccino era riuscito a recuperare grazie all’aiuto di Sanji. Ora i due pirati si diressero senza indugi verso Poi, sperando di fare in tempo a salvare Ryo e Heiji, le cui mani erano già state fermate dai poteri del frutto del mare mangiato dal loro nemico. L’impresa riuscì: per difendersi dal nuovo, ben più temibile attacco, l’uomo fu costretto ad abbandonare la presa dei due ragazzini.
La lotta continuava dura e sanguinaria, mentre Nami e Bibi scavavano attorno a Rufy senza sosta e, appena gli dissotterrarono le mani, al resto pensò lui stesso, scaricando a terra i sui micidiali pugni e presto fu completamente libero di combattere di nuovo contro quel maledetto vigliacco di nome Poi. Questo si trovò ben presto in grande difficoltà, dovendo affrontare contemporaneamente ben cinque avversari accaniti. A dargli una mano fu uno dei suoi soldati, ripresosi all’improvviso dopo un lungo svenimento
"Se ci tenete a queste ragazze vi conviene lasciar stare il mio capitano" disse puntando due pistole alle tempie di Nami e Bibi, che erano rimaste sedute a terra, esauste dopo aver aiutato Rufy.
Alla vista delle ragazze in pericolo, l’assalto a Poi si fermò di colpo e forse sarebbe finita nel modo peggiore se Megumi non avesse gettato le braccia al collo del soldato armato, usando le corde che ancora la legavano per strozzarlo da dietro. Tutti rimasero sbalorditi a guardare la ragazza, increduli di scoprirla ad un tratto tanto altruista da salvare la vita addirittura all’odiata Nami. Notando i visi stralunati di tutti allora lei giustificò
"Non pensate che questo gesto abbia significati particolari o cambi le cose tra noi!"
"Non ci pensavo nemmeno!" rispose secca la navigatrice che intanto si era diretta verso l’uomo che l’aveva minacciate di morte e, insieme a Bibi, lo stava martoriando di botte, sebbene il malcapitato fosse già in fin di vita.
La distrazione intanto però era costata cara a Rufy e compagni: Poi ne aveva approfittato per prendere Ryo e Heiji alla gola e ora, guardando gli altri tre suoi avversari, minacciava
"Se solo vi azzardate a muovervi, li ammazzo"
Ryotaro piangeva lacrime amare più di rabbia che di dolore o paura: come l’amico Heiji anche lui si faceva spesso travolgere dai dubbi su Poi, ma aveva preso una decisione quando circa un anno prima si era legato a lui, mettendosi contro il re; Kyoko aveva sempre cercato di fargli cambiare idea, dicendogli che un legame di sangue non valeva l’affetto che comunque Gaijin aveva dato loro fin dalla nascita. Ora non gli restava che piangere, sentendosi sconfitto su ogni aspetto, in battaglia, come nella vita: aveva scelto di schierarsi col suo nemico, invece che contro di lui e ora ne avrebbe pagato le conseguenze, ma a farlo piangere non era questo, perdere la vita ormai non gli costava nessun dolore, quello che lo tormentava piuttosto erano le vite che Poi avrebbe spezzato dopo la sua, con la stessa ferocia e senza la minima pietà
"Perché? Perché hai fatto tutto questo?" singhiozzò
"Per diventare quello che sono ora: un uomo potente! E la scalata non è ancora finita… anche se oggi mi avete dato non poco fastidio"
"Perché metterci tanto tempo? Se ci avessi ucciso subito tutti avresti ottenuto la stessa cosa"
"E mi sarei trovato una bella taglia sulla testa!"
Rufy guardò storto l’uomo
"La Marina già sospetta qualcosa di me, ma in fondo cosa sanno? Niente! Lo so che mi tengono d’occhio, mi sorvegliano da tempo, ma dopo tutto non possono neanche dire che io sia un pirata… nessuno mi ha mai visto salire su una nave! Ah ah ah!" se la rideva Poi orgoglioso
"Infanghi il Jolly Roger tu!" borbottò Rufy col capo chinato tanto che la visiera del cappello gli copriva gli occhi
"Hai detto qualcosa cappello di paglia?"
"Ho detto che infanghi il nome dei pirati!" rispose il ragazzo guardando l’interlocutore negli occhi
"E perché? Solo perché a differenza di te io sono furbo?"
"No, solo perché a differenza di me, tu sei un vigliacco!"
"Se pensi di offendermi, ti sbagli! Vigliacchi, ladri, criminali, efferati assassini, che importa? I pirati sono gentaglia, ma tutti hanno una cosa in comune: la brama di denaro e di potere! Per questo li amo!"
"Tu non hai capito niente!"
"Ragazzino, sei soltanto un sognatore idealista… come questi due pivellini qui! Mi dispiace persino ucciderli, mi fanno quasi pena, ah ah ah! Per questo voglio confidarvi un segreto… così almeno morirete in pace"
Tutti erano bloccati, fermi immobili a fissare quell’uomo malvagio, che di tutta quella tragica situazione godeva
"Partiamo da te, Heiji, nipotino caro… lo vuoi sapere chi ha ucciso tuo padre? Questa mano qui!" e dicendolo strinse il cappio attorno al collo del ragazzo, esattamente come aveva fatto anni prima con Dopo.
Heiji stringendo forte gli occhi e i denti per il dolore, con le mani cercava di allentare quella trappola, ma non c’era niente da fare: la morsa continuava a chiudersi e lui iniziava a sentirsi soffocare.
"E tu, re Ryo, lo vuoi sapere come mai la tua cara mammina si è uccisa? Perché la tua sorellina l’ha aiutata… convincere una bimba così piccola, ma dotata di simili poteri, a fare quello che si vuole è così facile! E il bello è che lei si è persino dimenticata! Ah ah ah! Non poteva andarmi meglio!"
L’unica reazione di Ryo furono nuove lacrime, sempre più copiose… non fece nulla nemmeno quando Poi iniziò a strangolare anche lui.
Zoro, Sanji e Rufy a quel punto si guardarono l’un l’altro, ormai stare lì fermi a guardare quella scena non aveva alcun senso: che loro lo attaccassero o meno, quel maledetto vigliacco avrebbe comunque ucciso i due ragazzi… non avevano più nulla da perdere. L’attacco scattò immediatamente, senza bisogno di parole: tra calci, spade e pugni gum gum, Poi si trovò sotto il micidiale fuoco nemico.

Giunti al castello, Kyoko scese dalle braccia di Usop e lo condusse di corsa all’interno di quell’immenso palazzo deserto. Il nasone, volente o nolente la seguiva, visto che lei gli aveva afferrato il naso e se lo trascinava dietro in quella folle corsa. Tra quei corridoi vuoti, i passi dei due ragazzi riecheggiavano in maniera assordante e quasi inquietante. La regina correva incessantemente senza mai voltarsi, tenendosi su con una mano il lungo vestito in modo da non inciampare.
Ad un certo punto si arrestò brutalmente e ansimando si appoggiò al muro dicendo a bassa voce
"Quel dannato ha lasciato due uomini di guardia"
Usop guardò oltre l’angolo dietro cui si erano fermati: c’era un corridoio che conduceva ad una porta chiusa alla quale facevano da sentinella due uomini armati.
Kyoko prese un lungo respiro, oltrepassò l’angolo, mostrandosi alle due guardie, che subito le intimarono di fermarsi. Lei si mise a sedere, incrociò le gambe, portò le mani intrecciate in grembo e chiuse gli occhi lentamente: senza altra spiegazione che una forza magica, le due guardie si colpirono a vicenda con le loro armi, tramortendosi. La regina riaprì di scatto gli occhi, si alzò, riprese il naso di un sempre più stupefatto Usop e lo condusse oltre la porta che i due soldati avrebbero dovuto difendere. Salirono quindi su per una scalinata a chiocciola, che al nasone pareva non finire mai, ma alla fine giunsero di fronte ad una porta
"Papà sono io!" disse Kyoko in lacrime.
Dall’altra parte si udì solo tossire ripetutamente.
Grazie ai suoi poteri la ragazza scardinò presto l’ingresso della stanza e corse tra le braccia dell’uomo che vi era rinchiuso: era magro, scarno fino all’osso, i capelli erano bianchi, lunghi e tutti spettinati, aveva la barba e abiti così mal ridotti che in un lampo s’intuiva che era stato costretto ad indossarli per lunghissimo tempo, eppure dietro quell’aspetto da prigioniero pezzente c’era lo guardo fiero e coraggioso di un uomo che non si era mai dato per vinto. Anche Usop entrò, senza parlare: l’atroce puzza di muffa e di chiuso davano la nausea, ma lui rimase lì col sorriso sulle labbra a guardare l’abbraccio a lungo desiderato di padre e figlia.
"E’ tutto finito, papà! Questa volta possiamo farcela!" singhiozzava Kyoko ancora stretta tra le braccia di Gaijin.
L’uomo guardò Usop, come a cercare in lui una risposta alle domande che quella frase piena di speranza aveva sollevato in lui. Il nasone, sentendosi tirato in causa, iniziò a balbettare tra imbarazzo e confusione, visto che era successo tutto così all’improvviso che ancora non era riuscito nemmeno lui a mettere a fuoco la situazione
"Beh… giù al porto… i miei compagni stanno lottando contro Poi"
"Davvero?" rispose l’uomo con un commosso sorriso
"Sono molto forti! Stanno combattendo anche Ryo e Heiji" disse poi Kyoko scostandosi leggermente dal petto del padre per poterlo guardare in volto.
La sua espressione assunse una sfumatura chiaramente preoccupata a quelle parole. Poco dopo si alzò faticosamente
"Andiamo" disse.


TO BE CONTINUED…

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Capitolo 54
*** Verità e libertà ***


Verità e libertà


Kyoko, Usop e Gaijin erano giunti al porto proprio durante le confessioni di Poi.
"FERMI!" gridò il vecchio re.
I combattenti si bloccarono stupiti, senza neanche sapere chi avesse dato loro quell’ordine. Poi, steso a terra, martoriato di ferite di ogni genere, sollevò lentamente la testa trovando davanti ai suoi occhi Gaijin e tutt’intorno sparsi qua e là c’erano tutti gli abitanti della città, compresi quelli che sarebbero dovuti essere rinchiusi in prigione
"Maledizione" farfugliò "Hanno liberato proprio tutti"
Con uno sforzo incredibile si mise sui gomiti e di nuovo diede uno sguardo panoramico alla zona tutt’intorno e iniziò solo in quel momento a rendersi conto di aver perso la partita: il suo esercito composto ormai quasi unicamente di pirati era distrutto, sbaragliato, i suoi due uomini migliori, Rondra e Hanafuda, avevano conosciuto per la prima volta l’amaro sapore della sconfitta e ora sarebbe toccato a lui. Storcendo la bocca, assunse un’espressione di disgusto e puntò gli occhi contro quelli di Gaijin
"Che vuoi da me ora?"
"La verità… tutta!"
"Che ci guadagno?"
"Nulla… morirai in ogni caso" disse il vecchio re con tutto il disprezzo e l’odio che evidentemente aveva accumulato per anni verso quell’uomo
"Sai tutto, cosa ti devo dire ancora?"
"Quello che hai fatto ad Hasu"
"L’ho messa incinta, poi l’ho spinta ad uccidersi, niente di più"
"Voglio tutta la verità Poi!"
"La sai benissimo"
Gaijin scattò addosso a Poi, afferrandolo per il collo
"Voglio che tutti la sentano dalla tua voce!" pestato da un turbinio di colpi ai quali non sapeva rispondere perché troppo debole, alla fine cedette
"Smettila, ti prego! Dirò tutto!"
Gaijin si bloccò all’istante
"Parla!"
"Ho preso Hasu con la forza! Sei contento adesso?"
Alle loro spalle Kyoko aveva preso a sbiancare, si sentiva svenire. Le parole che aveva sentito da Poi l’avevano colpita a morte, ferita al cuore dandole un dolore inimmaginabile: lei era stata la causa della morte di sua madre. Come lenti flash, immagini sbiadite e voci sorde le tornavano alla mente da una memoria lontana. Le facevano girare la testa, dandole un senso atroce di nausea. Presto si accasciò a terra priva di forze, attirando subito l’attenzione di Usop, che le stava accanto
"Cos’hai?" disse preoccupato chinandosi verso di lei.
Immediatamente la raggiunsero Heiji e Ryo.
"Sto ricordando… quei giorni" sussurrò.
Tra le lacrime parlò delle giornate passate in compagnia di Poi, quell’uomo strano che con lei era sempre gentile e che le insegnava giochi di magia, dicendole sempre che quello era il loro segreto.

Prawn City. 8 anni prima.
La regina Hasu passeggiava nell’amato giardino dei fiori di loto con l’amica Kamobius: ultimamente il suo stato depressivo sembrava essere migliorato, lasciando spazio alla serenità, tanto che dopo un lungo periodo la donna era persino tornata a sorridere.
Nascosti dall’ombra della folta vegetazione che circondava il giardino, Poi e Kyoko le osservavano
"Lo sai che la tua mamma non sta bene, vero?" disse a bassa voce l’uomo, ottenendo una triste testolina che annuiva in risposta
"E vorresti far qualcosa per aiutarla?"
La bambina sorrise annuendo nuovamente
"Allora devi diventare più brava con i giochi di magia!"
Di nuovo la testa della bimba andò su e giù
"Ti ricordi quello che abbiamo fatto l’altro giorno?"
Kyoko aggrottò la fronte
"Quando abbiamo fatto mangiare i sassi al gabbiano, facendogli credere fossero pesci?"
La bambina allora annuì
"Ti ricordi come hai fatto?"
"Sì… ho chiuso gli occhi e ho solo pensato che il gabbiano vedesse i sassi come se fossero pesci"
"Giusto!" disse sorridendo Poi.
L’uomo incontrò di nascosto Kyoko tutti i giorni a seguire allenandola a controllare le menti, prima degli animali, poi anche delle persone: le capacità di quella bambina erano qualcosa di straordinario e Poi era strafelice di essere l’unico ad essersene accorto, così poteva usarle a suo piacimento.
E così accadde: Poi convinse Kyoko che il motivo per cui sua madre rideva così poco fosse la vicinanza con quella specie di strega di nome Kamobius. Per questo motivo la bambina manovrò a tal punto la mente di Hasu che un giorno questa cacciò dall’isola l’amica, sprofondando così poco tempo dopo nella depressione dalla quale Kamobius in quegli otto lunghi anni era riuscita con fatica a strapparla. Il suicidio arrivò come diretta conseguenza soltanto pochi mesi dopo.

Nel sentire quella storia tutti rabbrividirono, Ryo si alzò e si diresse contro Poi gridando
"TI ODIO!"
Ma Poi, nel frattempo aveva preso Gaijin in ostaggio e si era dileguato, davanti agli occhi di tutti. Poco dopo un grido rivelò la sua posizione: nascosto come suo solito nell’ombra stava cercando di ghigliottinare il vecchio re.
Rufy fu il primo a scattare per fermarlo e dopo una breve quanto cruenta lotta, divenne il suo nuovo ostaggio. A quel punto fu il turno di Zoro e Sanji che si scagliarono contro l’uomo per finirne prigionieri poco dopo. Tutti osservavano la scena esterrefatti: il volto di Poi era mostruoso, sporco del sangue di tutte le sue vittime.
All’improvviso uno schizzo vermiglio alle sue spalle, lui sgranò gli occhi, allentò le prese ai suoi prigionieri e cadde a terra. Dietro di lui Heiji teneva ancora la spada con cui l’aveva colpito a morte. Il corpo di Poi giaceva esanime a pancia in giù ai suoi piedi, lui lo osservava con disgusto, con la rabbia che ancora gli scorreva dolorosamente nelle vene per tutto quello che gli aveva fatto passare
"Te la restituisco" disse il ragazzo gettando la Tuzak sulla schiena dell’odiato zio, poi si passò un braccio sul volto portando via lacrime e sangue, tirò su col naso guardando quell’uomo per l’ultima volta e si allontanò.
Ci fu silenzio, il silenzio più totale: nessuno fiatava, l’idea che quell’incubo fosse finito così all’improvviso sembrava qualcosa di incomprensibile alle menti e agli occhi di tutti gli abitanti di quell’isola, che, più di tutte le altre del regno, aveva dovuto sopportare per un anno le angherie di un uomo alla ricerca solo dell’appagamento personale.
Ci volle qualche minuto perché la folla sfogasse la tensione accumulata e fu Rufy a scatenarla gridando felice come un bimbo
"SIETE LIBERI!"
Ne seguì un esplosione di felicità e non solo: finiva una tirannia, tornava la pace a governare su quel regno. Ma non tutti potevano gioire allo stesso modo: Kusco ancora giaceva a terra senza dar segni di vita, Gaijin era ferito gravemente alla gola e Kyoko era svenuta.
Nami corse da Zoro rimasto a terra dopo l’ultima colluttazione. Quando lo raggiunse si chinò preoccupata vedendolo lì disteso mostruosamente imbrattato di sangue come dopo ogni suo combattimento
"A questo punto io farei un pisolino" gli sentì dire in uno sbadiglio.
La ragazza si portò entrambe le mani al petto, sospirando tranquillizzata e si accasciò esausta sul torace del ragazzo.
Sanji raggiunse Bibi e abbracciandola disse
"Hai visto? Nessuno ci vince se combattiamo tutti insieme"
La bella principessa sorrise amaramente, ricambiando l’abbraccio.
Ryo stringeva la sorella tra le braccia, piangendo.
Rufy ed Heiji si stavano occupando dei feriti, aiutando Kintaro a portarli nel suo ambulatorio, quando un grido disperato catturò la loro attenzione
"NON PUO’ FINIRE COSI’!" era Poi che tentava un ultimo feroce attacco ai danni del ragazzo di gomma. Questo non ci pensò due volte, si tolse il cappello di paglia dalla testa per appoggiarlo su quella di Heiji
"Ma non vuoi proprio deciderti a lasciare in pace questa gente!?" disse rabbioso affrontando il nemico.
Tra gli sguardi inorriditi e spaventati di tutti gli impotenti spettatori, la lotta si mostrò cruenta, ben più di quanto lo fosse stata fino a quel momento. Poi era la reincarnazione della disperazione e lottava con la forza di chi non ha proprio più nulla da perdere. Contro di lui Rufy era invece una maschera d’ira, deciso più che mai a cancellare una volta per tutte un uomo tanto vigliacco e malvagio da fargli schifo. Il combattimento sembrò volgere a favore di Poi quando questo riuscì per l’ennesima volta ad intrappolare entrambe le mani del nemico all’interno del proprio corpo
"Era qui che ti volevo" disse però Rufy con una sorriso dall’aria sadica.
Fece quindi partire le braccia a tutta velocità in un bazooka gum gum che aveva lo scopo di tramortire Poi contro il tronco di un albero, dopodiché prese ad arrotolarsi e con una catapulta lo fece volare via. Poi atterrò in acqua, dove affondò sotto lo sguardo soddisfatto di tutti i presenti. Rufy allargò il più felice dei suoi sorrisi
"Questa volta è finita davvero!" e subito dopo tornò ad aiutare Kintaro.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 55
*** Ritorno alla vita ***


Ritorno alla vita


Era davvero finita, come aveva detto quel ragazzino che li aveva salvati e che ora pur grondante di sangue, aiutava i medici a portare via i feriti. Era troppo bello, a nessuno pareva vero dopo tutti quei mesi tristi, passati tutti uguali a temere qualsiasi cosa, perché bastava fare qualcosa che a Poi non piacesse per rischiare la testa. La città tornava a ripopolarsi, le centinaia di prigionieri che affollavano le prigioni, fatte ingrandire apposta da Poi, tornavano alle loro case, dalle loro famiglie, le navi erano libere di salpare per le altre isole del regno. All’improvviso tutto appariva più bello, più magico: i fiori che si stavano schiudendo al sole del mattino quel giorno sembravano tingere l’aria dei loro profumi e inebriarla con colori così vivi da far quasi male agli occhi. Tutto sembrava rinascere a nuova vita: il cielo sembrava più blu, il sole più caldo, i fiori sprizzavano energia.
Mentre vari medici cercavano di salvare la vita a Kusco, Gaijin si era ripreso e, sottoponendosi ad uno sforzo mostruoso viste le sue condizioni, aveva iniziato a raccontare ai nostri eroi, che si erano radunati in casa dei due dottori insieme ad Heiji, Kyoko e Ryo, tutto ciò che sapeva, ma che aveva tenuto nascosto pensando così di fare la cosa migliore. Ora tornava tutto a galla, ogni parola, ogni gesto di Poi incasellati nella giusta dimensione acquisivano un significato dando spiegazioni a tutti i misteri che avevano avvolto il regno in quei lunghi anni di intrighi e sotterfugi. Poi aveva ucciso il padre di Heiji e cacciato sua madre (anche se questo ancora rimaneva un punto un po’ oscuro) in modo da ottenere l’eredità. Siccome però il colpo gli era andato male e il suo nome era arrivato fino alle orecchie della Marina, aveva cercato protezione a corte scontrandosi però con l’ostilità del re Gaijin. Aveva quindi architettato un piano per sedurre la giovane e bella regina e poi detronizzare il re, ma Hasu l’aveva sempre respinto… spingendolo così a una disperazione tale da abusare di lei. Solo quando lei scoprì di essere incinta raccontò ciò che Poi le aveva fatto, temendo che la vita che le stava crescendo in grembo potesse essere frutto di quella violenza. Ovviamente nessuno poteva dirlo con certezza, quindi Gaijin, dopo aver cercato invano di far pagare a Poi la giusta pena per lo scempio compiuto ai danni di sua moglie, ora vittima anche della depressione, decise di accudire i due gemelli che nacquero come un padre, pur sapendo che c’era la possibilità che non fossero figli suoi.
La cosa fu tenuta all’oscuro di tutti e le giornate passavano tristi una dopo l’altra davanti agli occhi del re costretto a vedere l’amata moglie sprofondare sempre di più nella depressione, causata dalla vergogna e da un ingiustificato senso di colpa per ciò che aveva subito da quel maledetto pirata. Più e più volte Gaijin cercò di liberarsi di lui, ricorrendo spesso anche a metodi non leciti, ma l’odio verso quell’uomo era tale che avrebbe fatto di tutto per fargliela pagare: purtroppo però Poi mostrò i propri poteri e la ciurma di pirati scellerati che era riuscito a mettere ai propri piedi in quegli anni, un esercito talmente numeroso che avrebbe potuto mettere in ginocchio quello del re. Scelsero quindi entrambi la strada della diplomazia: Gaijin non voleva spargimenti di sangue causati in fin dei conti solo per una sua vendetta personale e a Poi scatenare una guerra non conveniva perché avrebbe aumentato l’attenzione della Marina su di lui, che invece amava agire nell’ombra.
Le cose andarono così avanti per otto anni, periodo in cui Poi si rafforzò mostruosamente e iniziò ad insidiare la famiglia reale dal suo interno, sfruttando i suoi punti più deboli: i bambini. E una volta morta suicida la regina le cose per lui andarono di bene in meglio: al re disperato sembrava non importasse più niente e abbassò la guardia, Poi ne approfittò subito per infiltrare i suoi pirati nell’esercito del regno e per conquistare la fiducia di Ryotaro e Kyoko. Quest’ultima però crescendo diventava sempre più simile a sua madre e in più c’erano quei suoi poteri, contro i quali a volte si era dovuto scontrare. Ryo invece era molto più vulnerabile, ma ci andò coi piedi di piombo, lavorandoselo per ben sette anni prima di usarlo come arma definitiva contro suo padre.
A quel punto aveva ottenuto ciò che voleva e il regno fu nelle sue mani! Ebbe giusto bisogno di far capire bene che contro di lui non c’era niente da fare: i soldati dell’esercito che si erano ribellati erano stati o uccisi o imprigionati, la stessa cosa era accaduta ai miseri rivoluzionari popolari provenienti a volte persino da altre isole del regno e infine la Marina, chiamata varie volte dai sudditi, era stata sempre ben ingannata: ogni volta lui non doveva far altro che dichiararsi il consigliere del re devoto alla corona… giusto qualche volta aveva dovuto sacrificare qualcuno dei suoi uomini, per dimostrare di non aver nulla a che fare con quei piratacci che purtroppo navigavano per i mari del regno. Aveva calcolato tutto quel bastardo, ma non l’arrivo della ciurma di cappello di paglia.

Dormivano più o meno tutti ora tra le mura della casa di Kusco e Kintaro, mancavano solo i due proprietari impegnati nell’ambulatorio del castello, uno a cercare di sopravvivere, l’altro a operare i vari feriti tra cui erano stati portati anche Gaijin, Heiji e Rufy L’unica che non riusciva a chiudere occhio era Megumi, nonostante la stanchezza accumulata durante quella lunghissima notte e, nella stanza resa un po’ buia dalla tende tirate alle finestre, osservava quei ragazzi coraggiosi: Nami dormiva sulle ginocchia di Zoro che ronfava indisturbato nonostante fosse seduto sul divano, Sanji aveva lasciato il posto più comodo a Bibi e si era sdraiato a terra privandosi addirittura della sua giacca per coprire lei, Usop dormiva seduto su una sedia con la testa appoggiata alle braccia incrociate sul tavolo, Kyoko e Ryotaro erano semidistesi con le teste appoggiate l’una all’altra sullo stesso divano su cui dormivano anche Nami e Zoro. Lei se ne stava lì ferma, con le mani ancora legate e si poneva mille domande: cosa li aveva spinti a fare tutto ciò? Perchè salvare anche quel posto? Perché rischiare la propria vita quando probabilmente sarebbero riusciti a scappare? Quando li aveva conosciuti avevano perso giorni di viaggio per aiutare suo nonno e in cambio non avevano voluto nulla… a parte Nami che si era arrabbiata come una iena perché i suoi compagni le avevano impedito di chiedere un compenso a Nagaishi. Qualcosa di simile al senso di colpa le picchiettava ora il cuore, facendole venir voglia di piangere, ma non poteva accettarlo, lei non era una persona buona, non poteva provare nulla per quei ragazzi, eppure le lacrime uscirono. Portandosi le mani alla faccia si lasciò andare ad un pianto liberatorio che da troppi anni reprimeva in nome di quel suo stupido voto al crimine. Cos’avevano quei ragazzi? In quel momento preciso sarebbe tranquillamente potuta scappare, eppure c’era qualcosa che glielo impediva e non erano certo le corde.
Nami aprì un occhio sentendo singhiozzare qualcuno e quando vide che era Megumi, la guardò, sorrise dolcemente tra sé, poi tornò esausta a dormire stringendosi più forte al suo Zoro sano e salvo.

Era primo pomeriggio quando alcuni di loro si risvegliarono: tra sbadigli e stiracchiamenti Nami, Megumi, Bibi e Sanji si rimisero in piedi, cercarono di rimettersi un po’ in sesto ed uscirono. La luce del sole li abbagliò appena fuori dalla porta scalcinata: ad accoglierli c’erano i sorrisi spensierati tornati a risplendere sui volti degli abitanti di quella città. Sanji allungò le braccia a stringere le tre ragazze con lui
"Ah, che bello! Guardate che meraviglia! E io sono qui solo soletto con voi, non posso chiedere di meglio!"
"A proposito!" disse Nami puntando l’indice contro Sanji "Ora che è finito tutto, hai tutto il tempo per spiegarmi che intenzioni hai con Bibi!"
Il ragazzo si dileguò per un attimo, tornando poi con un mazzo enorme di fiori
"Di riempirla di attenzioni!" disse inginocchiato ai piedi della principessa evaporando cuoricini.
Ma Nami lo tirò su per un orecchio
"Sto parlando seriamente!" lo trascinò in disparte e continuò
"Questa volta Sanji l’hai combinata grossa! Non puoi portarti a letto una ragazza come Bibi… non è una delle solite ragazzette con cui ti diverti… Bibi oltre ad essere un’amica e una bravissima ragazza, è UNA PRINCIPESSA!"
"Lo so! Non c’è bisogno che me lo dica tu! E’ per questo che sto ma…" ma non potè terminare la frase perché Bibi si presentò davanti a loro allarmata
"IGARAM!" urlò
"Che cosa?" le chiesero in coro la navigatrice e il cuoco
"Abbiamo lasciato Igaram al castello!" e così corsero al castello a tirar fuori l’ultimo prigioniero, che comunque non si era accorto di nulla: solo quando si trovò di fronte i ragazzi preoccupati e coi vestiti malconci iniziò ad intuire che fosse successo qualcosa.
Intanto che erano lì Sanji andò a vedere come procedevano le operazioni in infermeria, mentre le tre ragazze andarono in quella che era stata la stanza-prigione di Bibi per potersi cambiare. I feriti erano stati rattoppati e anche i più gravi erano ormai fuori pericolo: i medici dissero che Kusco era stato salvato dagli eccessivi strati di grasso, che avevano impedito che la lancia arrivasse fino a colpire punti vitali. Rufy ovviamente aveva commentato la notizia
"Allora appena starà meglio si va tutti a mangiare!" e poi si era riaddormentato.
Giunsero al castello anche i due gemelli reali e ad attenderli c’era la bella notizia che loro padre stava bene.
"Non avevo capito niente! Sono stato uno stupido!" disse Ryotaro tra le lacrime più amare che avesse mai pianto, stretto nell’abbraccio del padre
"No, lo stupido sono stato io che avrei dovuto dirvi tutto sin dall’inizio"
Ma il pianto di Ryo era davvero inconsolabile: sentiva i sensi di colpa morderlo, il cuore gli si lacerava all’idea di ciò che aveva fatto. A causa della sua ottusità suo padre aveva sofferto le pene dell’inferno, era morta molta gente innocente e tutti i sudditi avevano dovuto subire i soprusi di un tiranno… non riusciva a perdonarselo.
"Devo assolutamente fare una cosa, prima che sia troppo tardi!" disse allontanandosi dalle braccia del padre, per poi correre via come una furia. Dopo poco al grande balcone del castello si scorse l’esile figura di un ragazzino… passarono pochi minuti e dai lumacofoni di tutta la città uscì la sua voce.
"S… sono il principe Ryotaro. Io… io… io so di avere tante colpe da pagare, così tante che non mi basterà tutta la vita per espiarle" il discorso fu rotto da alcuni singhiozzi, poi riprese con voce un po’ tremante "Ho un debito nei confronti di tutti voi, nei confronti di mio padre, di mia sorella, del mio amico Heiji, delle persone che hanno continuato a volermi bene nonostante tutto, di tutte le persone che in questi mesi hanno perso la vita per i miei stupidi errori, di quei pirati coraggiosi che la notte scorsa hanno messo a repentaglio le loro vite per salvare questo regno. Un debito enorme…. tanto grande che non può bastare chiedervi il perdono, lo so. Ho sbagliato e anche se so che le mie scuse non serviranno a riportare indietro i cari che avete perso, volevo almeno farvi sapere quanto io sia pentito e attanagliato dal rimorso… prima di tutto per il fatto di essere stato così dannatamente stupido e ingenuo da essermi fatto abbindolare da un uomo senza scrupoli"
La gente, che aveva abbandonato le proprie attività appena aveva udito la giovane voce del ragazzo, ascoltava ferma immobile, nessuno escluso.
"Ma ora quell’uomo non c’è più, siamo liberi e io imparerò da un vero re, da mio padre, cosa significa governare un regno. PERDONATEMI!" disse in un grido strozzato da un singhiozzo "Perdonatemi vi prego… anche se forse non lo merito" disse poi piano.
Il ciocco di due mani che sbattevano l’una contro l’altra fu presto seguito dall’applauso unanime di tutti i sudditi: fu un lunghissimo applauso, assordante, sentito… un applauso di perdono e compassione per quel ragazzino trovatosi all’improvviso di fronte a qualcosa di troppo grande per lui, per poterla capire e affrontare.

Nami e Bibi, nel vedere la giovane principessa tutta seria e triste per le truci scoperte di poche ore prima, la presero di peso e se la portarono un po’ in giro per la città, allo scopo di farle tornare il sorriso. L’impresa riuscì senza troppa difficoltà: era fin troppo evidente che Kyoko avesse un gran bisogno di compagnia, di poter essere circondata da amici, di poter ridere e divertirsi come è giusto che faccia una ragazza della sua età. Ora poi bastava girare tra le vie di Prawn city per essere contagiati dalla felicità degli abitanti che nel giro di poche ore avevano già organizzato feste di ogni tipo: sparsi qua e là c’erano già fogli di invito alle varie manifestazioni, gare, concerti… Nami ne prese uno:
“Siete tutti invitati questa sera allo spettacolo di farfalle giganti sulla spiaggia del porto orientale. Al termine la festa si sposterà presso l’ippodromo marino per la corsa dei cavallucci marini, in seguito avranno luogo la gara di rutti e il concerto degli Haru no Shounen. Partecipate! Le iscrizioni sono gratuite e aperte tutti!”
"Che gente festaiola!" commentò infine la navigatrice.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 56
*** Quanto mi sei mancata! ***


Quanto mi sei mancata!


“Haru no Shounen in concerto? E’ scritto ovunque, sembrano un gruppo famoso" disse Bibi
"Sì, è il gruppo in cui suonava anche Heiji"
"Heiji suona?"
"Suonava la chitarra. Poi glielo impediva da un paio d’anni. Lo aveva convinto a smettere per dedicarsi a cose più serie… come le armi"
"Che verme!" commentò Megumi provocando gli sguardi stupiti delle tre ragazze.
"Beh, che c’è? Non mi può stare antipatico?"
"Ma se siete fatti della stessa pasta?" la rimbeccò prontamente Nami
"Senti chi parla? Proprio tu che continui a trascinarmi in giro legata come una prigioniera di guerra!"
"Dovrei fidarmi di te, dopo tutto quello che ci hai fatto passare?"
Seguirono un paio di minuti di frecciatine verbali e occhiatacce tra le due ragazze, interrotti da alcuni uomini che si avvicinarono loro.
"Salve signorine! Stiamo cercando concorrenti per le gare di questa sera, siete interessate?" disse uno di loro, accorgendosi poi subito dopo che tra le fanciulle si trovava anche la principessa
"Oddio! Sua maestà! Perdonatemi, vi scongiuro! Non intendevo offendervi!" si prostrò umiliato l’uomo.
Kyoko sorrise gentilmente e, chinandosi per aiutarlo a ritirarsi su, disse
"E perché avresti mai dovuto offendermi?"
"Vi ho mancato di rispetto, perdonatemi, vi scongiuro!"
La ragazza gli prese le mani, sorridendo raggiante
"Nessuna offesa, nessuna mancanza di rispetto! E’ finita l’era di Poi!"
Sul volto dell’uomo allora tornò il sorriso e, in un susseguirsi di inchini e ringraziamenti, riprese poi a chiedere se le ragazze volevano partecipare alle gare
"Cosa si vince?" chiese Nami
"Premi in denaro, per lo più"
Gli occhi della bella navigatrice scintillarono
"Allora puoi iscrivermi a tutte le gare… e iscrivo anche i miei compagni!"
"Mi puoi dare i nomi?"
"Certo, segna pure! Nami, Zoro, Rufy Sanji e Usop"
"Ma Nami! Sono tutti stanchissimi! Rufy e Zoro sono ancora convalescenti!" intervenne Bibi preoccupata
"Macchè! E’ ora che quegli sfaticati si diano un po’ da fare per guadagnare qualche soldo… dopo che un certo qualcuno ce li ha rubati!" concluse trucidando Megumi con lo sguardo.
"Hai detto di iscrivervi a tutte le gare?"
"Certo, se ci sono soldi da vincere noi ci siamo!"
"Anche a quella di rutti?" rise l’uomo
"Certo! Pensi forse che una donna non possa partecipare?> disse Nami con voce decisamente alterata.
L’uomo continuò a sghignazzare, allora la navigatrice gonfiò il petto, si puntò il pollice verso la faccia e disse
"Ascoltami bene tu, guarda bene questa faccia e memorizzala perché questa sera non solo parteciperò alla gara di rutti, ma la vincerò anche!"
"Ma Nami!" fece Bibi sconvolta.

Le quattro ragazze si divisero: mentre Kyoko decise di tornare al castello, le altre tre andarono a casa di Kusco e Kintaro per vedere se i loro compagni si fossero finalmente svegliati. Ma non era così: Usop continuava a sonnecchiare col sorriso sulle labbra come un bambino, mentre Zoro era scivolato disteso sul divano in una posizione molto più comoda e dormiva a bocca aperta.
Nami si avvicinò sorridente allo spadaccino, senza notare che intanto Bibi e Megumi la seguivano con lo sguardo. La rossa si fermò ad osservare il ragazzo col cuore che le batteva forte all’idea che il pericolo era passato, che tutti quei cattivi presagi erano stati solo frutto della paura. Sorrideva dolcemente, la testa un po’ piegata, lo sguardo premuroso e assorto, le mani che giocherellavano incrociando le dita dietro la sua schiena… solo quando si girò verso le altre due per dir loro "Lasciamoli dormire" ebbe modo di notare i loro sguardi curiosi
"Allora quello che mi ha detto Sanji è tutto vero" disse Bibi visibilmente felice.
Megumi corrucciò un attimo la fronte
"Avevo ragione allora! Non mi sbaglio mai su queste cose"
"Già, sei bravissima ad impicciarti dei fatti degli altri!" rispose Nami puntando l’indice sulle sterno della mora, per spingerla fuori dalla stanza, in modo che, se anche avessero iniziato a litigare come probabilmente sarebbe successo, non avrebbero disturbato i loro compagni.
"Ma allora è da un po’ che va avanti questa storia!" commentò Bibi, evidentemente curiosissima di avere più informazioni possibili su ciò che era successo tra loro.
"Beh… è iniziato tutto una ventina di giorni fa"
"Poco prima che arrivassi io! Ah, ecco perché avvertivo quella tensione tra di voi!" disse Megumi.
"Senti un po’ tu, non sto parlando con te!" e dicendo questo prese Bibi da parte per poter far chiacchiere solo con lei. Megumi reagì facendole la linguaccia
"Ma vi odiate proprio voi due!" commentò Bibi
"A morte!" risposero all’unisono le due interessate, scambiandosi dardi infiammati dagli occhi.
"Non è stato affatto facile accettarlo" disse dopo un po’ Nami all’amica
"Di essere innamorata di lui?" chiese l’altra.
Annuendo la rossa continuò
"Pensavo di impazzire… non volevo innamorarmi di nessuno dei ragazzi: sono amici, abbiamo un lungo viaggio da fare insieme, pensavo che l’amore avrebbe rovinato tutto, ma è stato più forte di me… e poi c’è stata quell’isola maledetta, se non ci fossimo stati forse non sarebbe mai successo niente"
"Parli dell’isola Kirishi? Sanji mi ha raccontato qualcosa"
"Sì… è lì che è cominciato tutto. Ho maledetto il momento in cui ci avevo messo piede per giorni" poi le scappò un sorriso
"Ora ne sono felice, ma ce n’è voluta. Poi ci si è messa pure quell’arpia" disse indicando Megumi che, capendo di essere stata chiamata in causa, guardò incuriosita le due ragazze
"Perché uno dei problemi maggiori pensavo fosse Sanji e lei ci godeva a mettergli la pulce all’orecchio… giusto! Me la devi pagare ancora anche per quei bruttissimi cinque minuti che mi hai fatto passare con lui, maledetta!" e dicendo questo scattò addosso alla mora, tirandola per i capelli.
Bibi accorse poco dopo a dividerle e per questo si prese un doppio pugno in faccia.
"Scusa, scusa Bibi! Ma quella strega mi fa perdere il lume della ragione… scusa!"
Bibi si rimise lentamente a sedere, riprendendo piano piano i sensi e con faccia stordita disse
"Stavamo dicendo?" la curiosità di sapere cos’era successo tra Nami e Zoro andava oltre la paura di ritrovarsi un ematoma in faccia.
Nami la osservò perplessa
"Stai bene?"
La principessa annuì massaggiandosi una guancia
"Continua" disse
"Non ti facevo mica così curiosa"
"Beh, è più che comprensibile scusa: mi sono sorbita i tuoi litigi con Zoro, le vostre risse per giorni e giorni, poi vengo a sapere che vi siete innamorati, come potrei non essere curiosa? Tra l’altro non vi ci vedo proprio amorevoli e carini una di fianco all’altro senza trovare un qualche cavillo per darvele di santa ragione"
"Infatti siamo ancora così… non facciamo che litigare: non c’è niente di più divertente al mondo di far arrabbiare Zoro"
"Tu Nami non sei normale"
La rossa scoppiò a ridere e abbracciò l’amica
"Quanto mi sei mancata!"
Dopo un po’ il racconto di Nami riprese
"Beh sai, pensavo che Sanji l’avrebbe presa male e non sapevamo come dirglielo, ma poi siamo stati così delicati da… ehm… ehm… amoreggiare davanti a lui" disse paonazza "Ma vedo che si è ripreso alla svelta dalla delusione d’amore… vero cara?"
A quelle parole fu Bibi ad arrossire
"Non so ancora come sia potuto succedere, cosa mi sia preso" disse guardando in basso.
Nami la guardò preoccupata, le fece una carezza nella schiena e disse
"Ti sei pentita?"
"N…no… ma è successo tutto così all’improvviso… non… non è da me"
"Capisco"
La principessa sembrava piuttosto tesa per quell’argomento
"C’è qualcosa che vuoi dirmi?" le chiese allora la navigatrice con fare gentile
"E’ che mi sento così strana… così confusa… non mi ero mai sentita così. E poi ora salutarvi di nuovo sarà ancora più triste"
Nami l’abbracciò di nuovo
"Sei innamorata di lui?"
"Lo sono sempre stata" ammise la principessa guardando in basso.
"Davvero?" si stupì l’altra.
"Sì… ma lui è Sanji! Insomma, quale ragazza con un minimo di cervello è tanto stupida da innamorarsi di uno come lui?"
Passò qualche minuto di silenzio che Nami cercò di riempire, ma non trovò le parole giuste
"Ho sempre relegato questi sentimenti in un angolino, poi voi siete ripartiti e pensavo che sarebbe passato tutto, ma mi è mancato davvero tanto… quei suoi modi sdolcinati, i suoi occhi a cuoricino, i suoi nomignoli fantasiosi… lo so che li riserva a qualsiasi gonnella, ma…"
"Ma quando ci si innamora il cuore non sente più ragioni" concluse la frase la cartografa, capendo alla perfezione lo stato d’animo dell’amica.
Una lacrima scivolò lungo la guancia sinistra di Bibi
"E adesso sarà peggio"
Nami non trovava le parole per consolarla: effettivamente non era affatto una situazione piacevole quella in cui la bella principessa si trovava; pensava a Zoro: se mai le fosse capitato di doversi separare da lui ne sarebbe morta di dolore.
"Beh, credo che ci fermeremo ancora qualche giorno qui, così potrai stare un po’ con lui" disse infine.
Bibi alzò la testa, mentre con un dito si portava via quella lacrimuccia fuggita al controllo "Grazie"

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 57
*** Una cena movimentata ***


Una cena movimentata


Usop si svegliò dopo poco, per svegliare Zoro invece, quando già il sole stava calando, furono necessarie le maniere più brutali che Nami conoscesse.
Tutti insieme poi parteciparono alla cena offerta al castello da Gaijin: alla tavola immensa c’erano tutti, chi fasciato e incerottato tanto da sembrare una mummia, ma, nonostante il consiglio del medico di continuare a riposare, Kusco e Rufy proprio non furono capaci di resistere al richiamo del cibo.
"Ora mi puoi slegare?" chiese Megumi all’aguzzina,
"Non ci penso nemmeno! Devo ancora decidere che fare di te… dovresti solo ringraziarmi che ti faccio mangiare alla nostra stessa tavola!"
"Non sono mica un cane!"
"Ah, se fossi un cane ti tratterei cento volte meglio… mangia e zitta!"
L'altra ringhiò in risposta.
"Adeffo che fiamo qui tranquilli, me lo volete fpiegare cofa ci fanno qui Bibi e Megumi?" chiese Rufy senza smettere di ingurgitare tutto ciò su cui riusciva a mettere le mani… anche se si trovava sui piatti degli altri.
Appena glielo spiegarono, tutti notarono che Ryotaro era diventato rosso come un pomodoro e aveva gli occhi a palla.
"Ti è andato di traverso qualcosa?" chiese Rufy dandogli una pacca nella schiena così forte da fargli finire la faccia nel piatto di zuppa che aveva davanti.
Mentre il ragazzo di gomma veniva malmenato dai compagni per ciò che aveva maldestramente combinato, Ryo riemerse dalla zuppa aiutato da Bibi che gli sedeva a fianco. Il ragazzino si pulì il volto, poi si girò a guardare la ragazza sempre più rosso e fu solo in quel momento che Bibi si ricordò delle voci sulle sue intenzioni. Ma ormai era tardi per fermarlo in qualche modo: il ragazzo si era già alzato in piedi prendendo una mano alla bella principessa e, andando alla caccia di tutto il proprio coraggio, farfugliò, dopo aver deglutito sonoramente un paio di volte.
"A… a proposito… principessa Bibi…vorrei… vo… vorrei parlarti un attimo in disparte"
Bibi cercò di rimandare il problema dicendo.
"Magari dopo cena"
"Pre… preferirei togliermi questo peso subito"
Bibi allora accettò titubante l’invito, seguendo il principino oltre il portone della sala da pranzo. Nonostante tra i due ci fosse appena un anno di differenza, e il ragazzo fosse molto alto, Ryo sembrava ridicolo mentre conduceva la bella principessa di Alabasta fuori da quella stanza, che all’improvviso sembrava essersi fatta ancora più grande… o forse era lui che, invaso dal più spaventoso imbarazzo mai provato, si sentiva microscopico. Tutti, a parte Kusco e Rufy troppo intenti a ingozzarsi, osservarono la scena più o meno stupiti. L’unica a non essere particolarmente colpita era Kyoko, che da qualche mese si sorbiva le confessioni del fratello che passava ore e ore a parlare della bella principessa di Alabasta, di cui si era follemente innamorato solo per averla vista sul giornale.
"Tesoro, mi vorresti spiegare cosa sta succedendo?" chiese Gaijin alla figlia.
"Credo che Ryo si voglia dichiarare" rispose lei sorridendo divertita all’idea che il fratello trovasse il coraggio.
"E no!" scattò Sanji che poi si diresse verso il portone pronto a buttarlo giù, se fosse stato necessario.
Rufy però allungò un braccio per fermarlo, mentre con l’altro afferrava una succulenta coscia di pollo
"Lasciami andare Rufy, non posso permettere una cosa del genere!"
Usop e Megumi iniziarono a sghignazzare, mentre Nami prese proprio a ridere di brutto, complice l’alcol.

Oltre la porta Ryotaro prese entrambe le mani di Bibi tra le sue e le fissava, prendendo lunghi respiri e deglutendo a ripetizione. Bibi lo osservava con tenerezza: aveva un faccino così dolce, con quei lineamenti femminili e infantili che veniva voglia di coccolarlo come fosse stato un bambolotto.
"Principessa Bibi" interruppe il silenzio lui "Sono mesi ormai che… so che sono giovane… e anche tu… non so da dove iniziare… è che non mi era mai capitato…" era evidente che non sapesse assolutamente che pesci pigliare. Adesso con una mano aveva preso a torturarsi la nuca, mentre il suo volto era così paonazzo da sembrare incandescente e Bibi lo guardava col terrore di mortificarlo dovendo respingere la sua probabile proposta.
"Vedi… io… cavolo, è più difficile di quanto immaginassi… aspetto questo momento da un sacco di tempo… mi sembra impossibile che tu… sia qui davanti a me" in quel momento i suoi occhi trovarono finalmente il coraggio di alzarsi fino a guardare quelli della ragazza. Si sentì smarrito in quello sguardo, era così bella lei, era perfetta e gli era sempre sembrata così irraggiungibile… e invece adesso era lì davanti a lui in carne e ossa, non era più solo la bella foto di un giornale, uno dei tanti ritagli che conservava con cura più che meticolosa. I battiti del cuore acceleravano, sentiva un caldo soffocante eppure di tanto in tanto brividi gli attraversavano la schiena, facendolo sussultare leggermente.
"I… io" balbettò con un filo di voce "misonoinnamoratodite" confessò infine buttando fuori quelle parole a raffica, stringendo gli occhi e i pugni per lo sforzo.

"Di grazia, si può sapere cos’hai stavolta da ridere tanto?" chiese Zoro a Nami che si sganasciava come una matta.
In quel momento Sanji riuscì a divincolarsi dal braccio gommoso del suo capitano e si precipitò al portone spalancandolo. Al di là Bibi e Ryotaro si girarono a guardalo stupiti. Sanji afferrò Bibi e stringendola tra le braccia disse
"LEI E’ MIA!"
A quelle parole seguì la spudorata spiegazione che Nami diede alle proprie risate
"Questa mattina all’alba quando li abbiamo trovati… erano a letto insieme"
"CHE COSA?" gridarono in contemporanea Igaram e Zoro sputando ciò che avevano in bocca.
"NAMI!" strillò Bibi indignata.
Quello che però ebbe la reazione peggiore fu ovviamente il povero Ryo: subito rimase imbalsamato, poi per colpa di tutte quelle emozioni così forti provate una dopo l’altra, perse i sensi finendo lungo steso a terra.
"COS’HAI FATTO TU?" tuonò Igaram davanti al biondino che ancora stringeva la sua bella tra le braccia.
Lei, imbarazzatissima, si accostò all’uomo cercando di calmarlo.
"Ma Igaram, non vedi che Nami è completamente ubriaca… ha detto un’emerita sciocchezza!" tra le parole e i sorrisi rassicuranti della ragazza, l’ira funesta di Igaram si placò
"Principessa, lo sai  che per me tu sei come una figlia, non voglio che ti accada nulla di spiacevole… l’ho promesso a tuo padre e prima ancora a me stesso" disse lui, tenendo il volto della ragazza tra le mani
"Quindi, mii miii miiiiiiiii, SE UN MANDRILLO DEL GENERE OSA METTERTI LE MANI ADDOSSO, HO L’OBBLIGO DI PESTARLO!"
Sanji deglutì terrorizzato, mentre Bibi continuava a riempire l’uomo di mille sorrisi dall’aria innocente.
"No Igaram, tranquillo, non è successo nulla"
Intanto Zoro si era avvicinato a Nami
"Ma dici sul serio?" chiese a bassa voce
"Certo!" sbottò lei col megafono in gola
"Ah ah! Il caro vecchio Sanji questa v…" fu Megumi a tapparle appena in tempo la bocca
"Vuoi che Igaram lo faccia fuori il caro vecchio Sanji?" disse.
Nami le morse la mano e stava per riprendere con lei l’ennesima rissa, ma fu bloccata da Zoro
"Calmati Nami!" poi guardò Megumi e Usop, che erano fonti ben più attendibili della bella sbronza
"E’ proprio vero quello che ha detto?" bisbigliò loro
"Ti ho detto di sì!" urlò di nuovo Nami.
Questa volta a chiuderle la bocca fu Zoro stesso e allora lei non si ribellò ritrovandosi intontita, con la mano dello spadaccino che le copriva quasi tutta la faccia.
"Si, è vero" sussurrò allora Usop
"Hai capito la principessina?" commentò Zoro prendendosi il mento, poi si girò a guardare Nami, le diede una leggera gomitata
"E ha due anni in meno di te!"
Un rullo di bastonate fu l’immediata risposta della rossa.

Dopo l’abbuffata in piena regola, la festa si sarebbe spostata sulla spiaggia del porto orientale., motivo per cui i commensali uscirono tutti insieme dal castello. L’ultimo della fila era il povero Ryotaro che strascicava avanti i piedi: le braccia in caduta libera lungo i fianchi, la testa a penzoloni e un’espressione depressa sul volto. Dopo i primi tentativi di Bibi di consolare inutilmente quel giovane cuore infranto, erano stati Kyoko e Heiji a raccoglierne i pezzi col cucchiaino.

Bibi si avvicinò a Nami
"Ma ti rendi conto di quello che hai combinato? Cosa ti è saltato in testa?"
Nami però, ancora decisamente brilla, avvolse le spalle dell’amica con un braccio
"Su Bibi, rilassati! Sei sempre troppo tesa! E’ festa oggi!"
La principessa allora prese la rossa per una guancia in un pizzicotto, le girò la testa e disse
"Guarda cos’hai combinato prima di dirmi di rilassarmi!" e così Nami si trovò ad osservare Sanji camminare seguito come un’ombra da Igaram che non lo mollava un secondo e gli impediva di avvicinarsi a Bibi
"Ops!" fece la cartografa "Ci penso io!" disse poi partendo risoluta verso Igaram, ma la principessa la bloccò in tempo tirandola per la maglia
"Lascia stare… ne hai combinate abbastanza per oggi!"
"Allora io mi occupo di cose serie!" disse poi Nami dirigendosi di gran carriera verso il re Gaijin che camminava davanti a loro, insieme a Rufy, Kusco e Kintaro
"Cosa vuole fare?" chiese Bibi a Zoro, che girava con l’aria di un turista distratto
"Chiedergli soldi" rispose lui con naturalezza
"E non la fermi?"
"Sei matta? Ci tengo alla mia pelle!"
Così la rossa fu lasciata libera di avvicinare il povero re, gli poggiò un braccio su una spalla e con aria di chi la sa lunga disse
"Sua maesta, credo che a questo punto sia il caso di parlare di denaro"
"Ehm"
"Vede, non penserà mica che tutto ciò che abbiamo fatto non avesse un prezzo?"
"Ehm, Nami"
"Siiiiiii" fece lei con un gran sorriso
"Non so di quanti soldi disponga il regno… gestiva Poi le finanze, durante la mia assenza… devo fare ancora il bilancio dei danni… insomma…"
Il sorriso smagliante della navigatrice si smorzò un po’ ad ogni parola… la delusione la prese alla gola, fino al punto da afferrare per il bavero il re
"COSA SIGNIFICA?" gridò con gli occhi infuocati e i denti da pescecane.
Rufy Kintaro e Kusco allora cercarono di tirarla via, ma lei si era aggrappata a Gaijin con forza mostruosa e per niente al mondo avrebbe mollato la presa finchè non avesse udito l’uomo parlare di un degno compenso per le loro gesta.
Il re terrorizzato alla fine fu costretto a dire
"Va bene, domani mattina troveremo un accordo!"
Bastò quello e il volto di Nami subito perse l’aspetto iracondo, per diventare radioso, sorridendo dolcemente, mollò la presa alla gola di Gaijin e rimettendogli a posto i vestiti sgualciti disse
"Ok, così va meglio"

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 58
*** Voltare pagina ***


Voltare pagina


Giunti alla spiaggia i ragazzi rimasero incantati davanti allo spettacolo di quel lembo di sabbia che gli abitanti della città avevano decorato a festa: il buio ormai era sceso e ad illuminare il cielo non c’era nemmeno più la luna, per questo le stelle brillavano così intensamente che sembrava partecipassero al clima di felicità del regno di Prawn, una doppia scia di fiaccole illuminava il percorso che conduceva al cuore della festa, camminando lì in mezzo si avvertiva il calore delle torce, l’odore di bruciato che emanavano, e poi il rumore della risacca del mare lì di fianco sulla riva. Vicini al sentiero di fiaccole erano sparsi per tutta la spiaggia falò animati da gruppi festanti di persone che ballavano al ritmo dei tamburi dai suoni tribali, oppure cantavano coprendo le malinconiche melodie di una chitarra: la musica, bandita per un anno dal regno, si era tolta di dosso la polvere e quella notte era tornata a risvegliare gli animi resi letargici da quei tristi mesi di tirannia. Era impossibile non lasciarsi trascinare da quell’atmosfera di gioia irrefrenabile, quasi incandescente.
"Che strano gabbiano!" commentò Rufy indicando un uomo che girava portando appoggiato sulla testa un animale alato.
Gaijin rise un po’ poi disse
"Non è un gabbiano, è una farfalla gigante"
Solo in quel momento i ragazzi videro che intorno a loro ce n’erano tantissime, molte erano bianche, ma ce n’erano alcune dai colori a dir poco sorprendenti. Alcune persone le stavano sistemando su una piattaforma e loro, tranquille, stavano ferme dove venivano posate delicatamente, ogni tanto qualcuna apriva le ali lentamente, come per sgranchirle e allora i colori si mostravano ancora meglio, sbalordendo di meraviglia gli occhi degli spettatori.
Lo spettacolo iniziò poco dopo: le farfalle si librarono in aria compiendo evoluzioni, volavano tutte insieme componendo disegni nell’aria illuminate da alcuni fari che puntavano verso il cielo i loro fasci di luce. I pirati della Going Merry e i loro nuovi e vecchi amici erano tutti seduti sulla sabbia a godersi lo spettacolo a bocca aperta: Zoro cinse con un braccio le spalle di Nami avvicinandosela al petto, lei ne sorrise felice e si rilassò appoggiando la testa; Sanji, approfittando della distrazione di Igaram, si era avvicinato a Bibi e scambiava con lei tenere effusioni riparato dall’oscurità; Heiji aveva bussato con un dito sulla spalla di Kyoko e, senza dire una parola, le aveva fatto cenno di seguirlo ad un piccolo falò un po’ isolato.
"Come stai?" chiese Heiji quando entrambi si furono seduti.
Lui si era buttato sulla sabbia stendendo in avanti le gambe e aveva messo il peso del busto sulle braccia appoggiate dietro, la testa all’insù a guardare il manto nero stellato. Lei invece si era adagiata lentamente, attenta a non rovinare il vestito e ora se ne stava a gambe incrociate davanti a lui, la testa inclinata un po’ verso il basso e i capelli dalle sfumature rosa che le pendevano ai lati del viso ondulati dalla brezza proveniente dal mare. Sospirò poi rispose
"Penso che per un po’ di notti avrò una serie di fantasmi che affolleranno i miei sogni, i miei ricordi, i miei pensieri…" sospirò di nuovo "Ma sono solo fantasmi… nonostante tutto voglio voltare pagina e guardare avanti: quello che è successo oggi è troppo bello per rovinarlo coi sensi di colpa o col rimorso"
Heiji annuì: ammirava così tanto il carattere di quella ragazza, aveva uno spirito così forte che superava il suo e quello di Ryo messi insieme. L’aveva vista migliaia di volte confrontarsi con Poi, una cosa che lui non avrebbe mai trovato il coraggio di fare. Era speciale Kyoko e lui l’aveva sempre saputo fin da piccolissimi, quando ancora giocavano a nascondino sulla nave di suo padre. Erano amici da una vita, avevano una miriade di ricordi in comune, purtroppo molti erano di una tristezza e di un orrore raccapriccianti, ma, come aveva detto lei, bisognava voltar pagina e lasciare le cose spiacevoli al passato.
"E tu come stai?"
"Oggi ho parlato con molte persone, ho chiesto loro perdono per quello che avevo fatto e mi sono stupito: nessuno mi porta rancore, sono stati tutti così comprensivi, che…"
"Vogliono tutti dimenticare quello che è successo, cancellare Poi dai loro ricordi…e tu con lui non c’entri, lo sanno tutti che sei una brava persona e che se non fosse stato per te quest’anno di tirannia avrebbe portato molte più vittime"
"S…sì, ma mi sento uno stupido per essere stato così cieco davanti a fatti evidenti, davanti alle tue parole anche"
"E’ finito tutto"
"Ma è quello che mi rimane in mano ora che mi distrugge" distolse lo sguardo dalle stelle e lo puntò sulla sabbia sulla quale prese a disegnare figure a caso con un bacchetto
"Non ho più una famiglia, non ho più una casa e soprattutto non ho più un briciolo di stima di me stesso"
Kyoko gli si avvicinò, gli accarezzò una guancia, cercando i suoi occhi sotto quel ciuffo spropositato
"Non dire così… tutti abbiamo perso molto da questa storia e lamentarsi non ci farà riavere indietro niente"
"Si ma…"
"Ascolta, tutti ti vogliono bene: Kintaro, Kusco, mio padre, mio fratello, io… e… e… anche se non siamo una vera famiglia cosa importa? Se c’è una cosa che dovresti aver imparato da questa triste vicenda è che un legame d’affetto può valere molto di più di uno di sangue"
"Si, scusa" bisbigliò allora Heiji
"E a parte questo, tutti abbiamo commesso i nostri gravi errori in questi anni, ma farci prendere dai rimorsi, te l’ho detto, ora non ha senso"
Era vero, come al solito Kyoko aveva pienamente ragione: lei forse era quella che più di tutti sarebbe potuta cadere nel baratro dello sconforto, avendo scoperto di essere stata la causa scatenante del suicidio della madre, eppure trovava la forza di guardare avanti, di voltare quella pesantissima pagina.
Una farfalla uscì dalla rigida formazione che le altre mantenevano e iniziò a fluttuare in disparte, mentre il suo allevatore cercava disperatamente di richiamarla con uno strano fischietto lungo e sottile che non emetteva suoni udibili da orecchio umano. Ma la farfalla non ne voleva sapere e continuava ad aggirarsi indisturbata sulle testa degli spettatori che gremivano la zona adibita a platea. Aveva le ali di un giallo intenso, paglierino e i contorni di un rosso molto acceso, che mandava alcuni finissimi raggi verso l’interno e forse fu la somiglianza di colori ad attirarla verso Rufy: lo puntò ed iniziò a planare verso di lui in rotta di collisione, ma quando gli fu a qualche metro rallentò bruscamente per iniziare poi a svolazzare più lentamente, prese quindi a ruotare intorno al ragazzo di gomma in un volo dalle curve ampie, infine si posò sul cappello di paglia. Rufy cercava di guardarla da sotto la tesa e se ne stava fermo, mentre tutti osservavano stupiti l’insetto che aveva in testa. Quest’ultimo però, poco dopo l’atterraggio, si rialzò in volo portando con se il prezioso copricapo del pirata. Sebbene Rufy se ne fosse accorto immediatamente la farfalla fu rapidissima a prendere quota. Le scene che seguirono furono al limite del ridicolo col ragazzo che allungava le braccia di gomma nel tentativo di riprendersi ciò che era suo, mentre l’insetto gigante lo schivava senza fare troppa fatica. Involontariamente quindi Rufy divenne la principale attrazione della festa… almeno finchè non riuscì a riacciuffare il suo amato cappello, accompagnato da un lungo applauso.
Nel seguire con lo sguardo il pirata che correva a destra e sinistra per la spiaggia, Kintaro notò Heiji e Kyoko appartati davanti a un falò a parlare. D’istinto diede al cugino una leggera gomitata
"Hey, guarda un po’ laggiù!"
Kusco aguzzò la vista e quando vide i due ragazzi, imitando il cugino, diede una gomitata al suo vicino per metterlo al corrente… il problema è che il vicino in questione era Ryotaro. Appena il ragazzo vide l’adorata sorellina tra le braccia fameliche di quel disgraziato di Heiji, o almeno questa era la sua interpretazione della scena in realtà innocente, scattò in piedi infuriato.
"Ma cos’hai fatto? Lo sai che è geloso marcio!" disse Kintaro a Kusco
"Non ci avevo pensato!"
"Fermalo!"
Ma era troppo tardi e il ragazzo, sotto lo sguardo divertito del padre, piombò alle spalle dell’amico e lo sollevò da terra tirandolo per un orecchio
"Cosa cavolo vuoi fare con mia sorella?"
"Stavamo parlando" rispose l’altro dopo essersi ripreso dallo spavento
"E non potevate parlare là… insieme a noi?"
"E piantala Ryo… la vedevo un po’ giù e la volevo consolare"
"AH! E’ così che lo chiami tu?"
"Sì, consolare, come un buon amico!"
"Anch’io sono tuo amico, perché non sei venuto a consolare me?"
"Ehm… beh… lei è una ragazza, è più sensibile… pensavo che…"
"PENSAVI MALE!"
Kyoko a quel punto si alzò ridendo e abbracciando entrambi i ragazzi disse
"Siete adorabili!"
Ryo si calmò all’istante: voleva a sua sorella un bene dell’anima e per lei avrebbe fatto di tutto, anche se si rendeva perfettamente conto che era sempre successo il contrario perché, nonostante fossero gemelli, lei sembrava molto più grande di lui e aveva da sempre dimostrato molta maturità, cosa che non si poteva certo dire di lui. Heiji, senza pensarci due volte, appoggiò delicatamente la testa sulla spalla della ragazza e ora annusava a occhi chiusi il  profumo della sua pelle, dei suoi capelli, ma l’idillio durò giusto un attimo, perché gli giunse una pedata in pancia
"Giù le zampe!" disse Ryotaro e così i due ripresero a litigare davanti a Kyoko che scuoteva la testa rassegnata.
Seguendo la massa di gente in movimento, i nostri giunsero all’ippodromo marino, un edificio enorme per metà sulla terra e metà sul mare, che raccoglieva migliaia di persone al suo interno, in basso c’era una pista ovale d’acqua marina, pronta ad accogliere le gare tra i cavallucci giganti.
"Ragazzi, tocca a noi!" esordì Nami.
I suoi compagni la guardarono straniti
"Dobbiamo partecipare alla gara!" disse tranquilla lei, rispondendo agli sguardi curiosi
"Cosa significa scusa?" fece Usop
"Che vi ho iscritti a tutte le gare"
A parte Rufy si lamentarono tutti, ma lei trovò un modo veloce ed efficace per convincerli. Si presentarono quindi allo sportello dei concorrenti dove fu assegnato loro un cavalluccio a testa. Zoro fu il primo a salirci
"Ma come cavolo si maneggia sto coso?" diceva tentando disperatamente di non cadere in acqua, mentre cercava equilibrio sulla sella
"Nami, ti rendi conto che se Rufy cade in acqua sono guai" disse Usop premuroso "Quindi io sto giù con lui"
"Ma che dici?" intervenne però Rufy con un gran sorrisone, già in sella al suo cavalluccio
"Guarda Nami, non sembro un cowboy?"
"Si si, bravo, cerca piuttosto di vincere!" disse distrattamente lei mentre, con un’agilità che fece spalancare la bocca a tutti i suoi compagni, salì a cavallo
"Cosa c’è in palio?" chiese Sanji, cercando di domare la bestiola che sguazzava in acqua rischiando di farlo cadere
"Soldi!" rispose la navigatrice trotterellando allegra per prendere dimestichezza con quello strano animale
"ECCO PERCHE’ CI HAI ISCRITTI!" le urlarono gli altri in coro.
Fu il momento della partenza e i concorrenti furono invitati ad avvicinarsi ai cancelli. Il cavalluccio di Zoro andava da tutte le parti tranne quella in cui doveva, dalla sella lo spadaccino, con faccia iraconda alla disperazione, lo prendeva a calci
"Brutta bestiaccia! Obbedisci!"
In quel momento Usop gli passò accanto
"Zoro, guarda come si fa"
"Maledetto!" gli ringhiò dietro Zoro a denti stretti
"Ah, se non sei nemmeno capace di domare un cavalluccio marino, come pensi di sopravvivere con una come Nami?" disse Sanji, avvicinandosi, facendo evoluzioni da acrobata, sulla groppa del suo cavalluccio
"Brutto bastardo!" fece Zoro con la vena sulla fronte in procinto di esplodere Fu dato il via e i cancelli di partenza si spalancarono di colpo: Nami sembrava che in vita sua non avesse mai fatto altro e questo per Zoro era una sfida, ma ovviamente il suo cavalluccio fu l’ultimo a scattare. Nami conduceva la gara, dietro di lei c’erano Usop che, dopo essersi dotato di salvagente, era diventato super competitivo, seguivano Rufy, Sanji, altri due concorrenti del posto e da ultimo Zoro. Quando lo spadaccino riuscì finalmente a far prendere velocità al suo cavalluccio sventolandogli davanti agli occhi una lama, si trovò presto nel terribile tentativo di sorpasso di Sanji, fatto più che altro di botte tra i due fantini… e alla fine Zoro ebbe la meglio, perché Sanji fu distratto da alcune ragazze che facevano il tifo per lui e cadde in acqua. Superare Rufy fu facilissimo, visto che all’improvviso il cavalluccio del ragazzo di gomma si imbizzarrì e la sua gara si trasformò in un rodeo, apprezzatissimo dal pubblico che acclamava a gran voce cappello di paglia che resisteva in sella tenendo un braccio arrotolato più volte al collo dell’animale e l’altro in testa a tenersi fermo il cappello. Fu poi il turno di Usop, costretto a fermarsi perché Zoro gli fece esplodere il salvagente. Ora davanti allo spadaccino c’era solo Nami: stringendo i denti e le briglie, Zoro si appiattì sulla schiena del suo cavalluccio, ormai spinto a una velocità inverosimile. La navigatrice vide con la coda dell’occhio il compagno in pericoloso avvicinamento: era guerra aperta! Lo spadaccino la raggiunse e le sorrise con aria di sfida
"Se vinco io, mi dai anche il tuo premio da secondo classificato?" gli urlò lei
"Non ce ne sarà bisogno, perché la seconda sarai tu!"
"Scommettiamo?"
"Scommettiamo!"
Zoro ebbe appena il tempo di finire la parola, che si vide Nami schizzargli davanti e tagliare il traguardo.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 59
*** Amore? ***


Amore?


In pista restava solo Rufy col suo “show” che stava mandando in visibilio il pubblico. I suoi compagni e amici assistevano preoccupati
"Siete un branco di incoscienti!" fece Kintaro "Avreste dovuto restare a riposo… e guarda qua, non solo vi mettete a correre a cavalluccio, ma quello si permette persino di giocare a fare il cowboy! Tra te, te e lui" continuò infuriato indicando Zoro, Kusco e Rufy "in due giorni ho dato più punti di sutura di quanti ne abbia mai dati in tutto il resto della mia vita… ED E’ TUTTO LAVORO SPRECATO, SCREANZATI!"
"Ma io non ho fatto niente" si giustificò Kusco
"Dovevi stare a digiuno e hai mangiato per venti… mi stupisco che tu non sia ancora scoppiato!"
In quel momento però un tonfo in acqua fece girare tutti: Rufy era caduto. Bastò una frazione di secondo e Sanji e Zoro si erano già tuffati per recuperarlo.
"Pezzo di svitato! Cosa si tuffa in mare con quella spalla! Mi toccherà di rioperarlo!" si lamentò Kintaro di Zoro, mentre tutti gli altri stavano a guardare le increspature dell’acqua col fiato sospeso. Le tre teste dei ragazzi riemersero alla svelta: era andato tutto bene.
"Ma perché diamine quello stupido cavalluccio ti si è imbizzarrito?" chiese Zoro al suo capitano, appena lo ebbe tratto in salvo, in mezzo a tutti gli altri. Il ragazzo di gomma alzò le spalle
"Non lo so, è successo tutto all’improvviso, dopo che l’ho morso"
Goccioloni colossali spuntarono sopra le teste dei presenti
"Scusa Rufy caro…" fece Nami
"che significa “dopo che l’ho morso”?"
"Mi era venuta fame e ho pensato che potesse essere buono da mangiare, quindi lo volevo assaggiare"
Gli insulti più pesanti gli piombarono addosso mischiati alle percosse, anche da parte di Kintaro, nero di rabbia all’idea di dover riprendere sotto i ferri lui e lo spadaccino, la cui fasciatura si era tutta scomodata, lasciando intravedere piccole lesioni che si erano riaperte.
"Ci penseremo domani!" gli avevano però risposto i due pazienti "Adesso si fa baldoria!"
La festa continuò con altre gare di cavallucci, quindi ci furono le finali tra i vincitori delle varie competizioni e, tra vittorie e ripescaggi, Nami si classificò prima e Zoro terzo, ma al momento della consegna del premio in denaro, la parte dello spadaccino fu prontamente intercettata dalla bella cartografa che sorridente gli disse
"E’ sempre un piacere fare scommesse con te… perdente!"
"Maledetta!" le ringhiò lui in risposta.

Mentre la festa continuava tra fiumi d’alcol e la gara di rutti, Bibi si sentì afferrare per un braccio e tirar via all’improvviso: era Sanji che si era dileguato dalle grinfie di Nami che obbligava i suoi compagni a competere per guadagnare quanti più soldi possibili.
"Ce l’ho fatta!" disse complimentandosi da solo, appena ebbe raggiunto un posticino isolato in alto sugli spalti, vicino a una grande finestra che dominava sul mare. Il vetro era un po’ aperto e picchiettato di goccioline che di tanto in tanto lo rigavano verso il basso per poi scomparire: aveva iniziato a piovere li fuori. Bibi si girò verso il biondo dando le spalle alla finestra, il vento fresco che giungeva le scompigliava i fini capelli celesti, spingendoli in avanti
"Igaram?" chiese preoccupata e il ragazzo indicò un punto vicino al palcoscenico su cui si stavano per esibire gli Haru no Shounen: l’uomo era impegnato a far gorgheggi insieme ad alcuni musicisti che sembravano apprezzare la sua voce
"Ho dovuto sborsare non poco, ma guarda che bravi attori: lo tengono imbambolato coi complimenti" disse il biondo osservando bene la scena.
Bibi sorrideva, ma in modo strano, con una vena agrodolce, che Sanji colse subito
"Che c’è?"
"No, niente"
"Senti, credo che dovremmo parlare… finora non abbiamo avuto tempo" il ragazzo iniziò a massaggiarsi ripetutamente la nuca, pareva addirittura imbarazzato, tanto da colpire Bibi che iniziò a ridere
"Beh?" fece lui
"Scusa, ma sembri imbarazzato… non me l’aspettavo"
"Non me l’aspettavo nemmeno io… Bibi non so cosa tu mi abbia fatto, ma mi sento come mai prima d’ora"
La ragazza spalancò gli occhi stupita, ma dalla sua espressione non pareva felice di aver sentito quelle parole
"Bibi, c’è qualcosa che vuoi dirmi?" chiese lui premuroso, notando che la ragazza si mordeva il labbro inferiore
"Vorrei parlarti di tante cose e nessuna, all’improvviso le parole giuste sembrano così difficili da trovare!"
Sanji sentì il cuore stingersi in una contrazione esagerata, percepiva una tensione fortissima nella sua bella principessa e ne traeva una sola conclusione: stava per dirgli che era stato solo un errore, che loro erano troppo diversi, vivevano in mondi distanti e le loro strade non erano certo destinate ad unirsi. E infatti lui cosa cavolo aveva a che fare con una principessa? Era mezzo cuoco e mezzo pirata, un ragazzo senza famiglia cresciuto da gentaglia di mare. Lei era semplicemente perfetta, a volte pareva non essere nemmeno concreta: se le loro strade si erano incrociate era stato un puro caso fortuito ed era chiaro che quell’incontro fosse destinato ad restare un puntino isolato nelle loro vite, che di lì in poi avrebbero ripreso i loro sentieri in direzioni diverse, forse opposte o addirittura parallele. Lei l’aveva stregato, che fosse quello il tanto osannato amore? Assolutamente niente a che vedere con quei libidinosi impulsi che lo portavano a correr dietro a tutte le belle ragazze che vedeva. Era più simile a quello che provava certe volte vedendo Nami sorridere o abbracciandola nei momenti difficili… a questo somigliava quello che ora sentiva per Bibi, ma la dose era ben maggiore. Fosse quello l’amore? Tutti a decantarne sempre la meraviglia, la bellezza eppure ora lui ne soffriva, se ne sentiva schiacciato.
Mentre lui stava per tirar fuori dalla tasca una sigaretta, lei lo baciò, scacciandogli via tutti i dubbi, i malumori, il peso di quelle brutte riflessioni. Sentiva le idee confondersi tra mente e cuore e non trovava il modo di farle uscire, di formularle a parole. Nemmeno lei si era mai sentita così, tutto ciò che provava, che aveva provato dalla notte precedente aveva il sapore dolce e allo stesso tempo spaventoso della prima volta, di un qualcosa di nuovo e sconosciuto. In parte era questo a confonderla e a renderle impossibile aprir bocca per spiegarsi, dall’altra parte c’erano varie cose che l’atterrivano al punto da non volerne parlare: la consapevolezza di vivere una storia forse destinata a concludersi su quell’isola, il dubbio che il sentimento sbocciato quasi scoppiato dentro di lei non fosse interamente ricambiato e la triste previsione delle sofferenze che l’addio e la lontananza avrebbero portato. Questo era ciò che pensava Bibi e che, baciando il suo amato Sanji, sperava di sentir sfumare in qualcosa di più piacevole. Ma ogni contatto con lui, ogni parola dolce che lui le rivolgeva, ogni singolo bacio, l’avvicinavano a lui e all’illusione d’amore che lui rappresentava. Staccando lentamente le labbra, senza riaprire gli occhi, disse
"Vorrei solo sapere se mi sto illudendo che… che tu sia cambiato"
Lui sbarrò gli occhi un attimo poi, prendendole una mano, rispose
"Non sono cambiato, sono sempre lo stesso di sempre… è quello che provo per te che è cresciuto"
"Il sogno, quello che abbiamo fatto prima di incontrarci qui… quanto c’entra in tutto questo?"
Lui sospirò
"Non lo so, Bibi, non lo so… posso solo dirti che quel sogno mi ha fatto capire che io e te siamo legati da qualcosa di molto profondo… ieri quando ti ho vista, ti ho guardata con altri occhi. Lo so che può sembrare banale, o uno dei miei soliti adescamenti" e qui scappò un sorriso divertito a tutt’e due "Eppure quello che è successo ieri notte per me è stato speciale, perchè TU sei speciale. Te l’ho detto, non mi sono mai sentito così prima d’ora e mai prima d’ora ho parlato così ad una donna. Sto aprendo il cuore, Bibi, lo sto facendo davvero… io… io… non capisco… è questo l’amore?"
"Brutto damerino da quattro soldi!" sbraitò Igaram subito prima di colpire Sanji con un sonoro cazzotto dietro la nuca
"Principessa, stai bene? Non ti ha fatto nulla, vero?"
Lei era semisvenuta per lo spavento provato per l’improvviso arrivo dell’uomo. Avrebbe voluto scagliargli addosso la panca sulla quale era seduta, ma cercò disperatamente di mantenere i nervi saldi, nonostante una vena le pulsasse sulla fronte.
Il povero Sanji era scivolato a terra e stava cercando di recuperare i sensi e la cosa gli riuscì all’improvviso, quando vide Igaram intenzionato a portargli via la sua bella principessa: fu per questo che gli saltò addosso con un metro di denti in fuori
"Brutto bestione, hai rovinato tutto!"

Molto più in basso i due principini, Heiji e Megumi assistevano alla scena senza parole.
"Senti" bisbigliò Megumi ad Heiji, che subito scattò dalla paura proteggendosi da lei con un braccio.
"Grazie Nami" biascicò lei prima di continuare "Io vado a distrarre Ryotaro, così tu hai campo libero con Kyoko, ok?"
Il ragazzo la guardò di sottecchi
"Guarda che non ti libero"
"Non è per questo che te lo dico"
"E’ inutile che fai la carina con me, Nami mi ha avvertito"
"Qualsiasi cosa ti abbia raccontato quella sanguisuga, non sto cercando di fare la carina con nessuno… solo mi sembra che tu abbia bisogno di un aiutino con lei" disse avvicinandosi di più a lui e indicando la principessa. Heiji di nuovo saltò alla larga, come se Megumi gli facesse una gran paura
"Non mordo mica!"
"Nami dice di sì" la mora si afferrò la faccia in segno di disperazione "Senti, fai quello che ti pare, io vado a fare due chiacchiere con Ryotaro, anche perché poverino tutte le volte che vede Bibi e Sanji insieme sembra un fantasma al proprio funerale… se tu vuoi approfittarne, bene"
Heiji continuava a non fidarsi, ma osservò la ragazza avvicinarsi al suo amico.
"Ciao!" disse Megumi con un sorriso cordiale. Il principe ebbe però la stessa identica reazione di Heiji: si accucciò di scatto portandosi un braccio sulla testa per proteggersi da lei. Un gocciolone di sudore pendeva sulla testa della ragazza, immobilizzata a guardare il ragazzino
"Ma cosa diavolo vi ha raccontato Nami di me?"
Dopo qualche attimo di silenzio, di nuovo Megumi si fece vicino a Ryo, seduta a terra con le gambe incrociate, guardava in avanti verso la zona in cui si stavano svolgendo le gare
"Tutto bene?"
"Insomma"
"Lasciala perdere" disse lei guardando Bibi
"Si vede che non era destino"
Passò ancora qualche attimo scandito solo dai sospiri dello sconsolato principe e dal chiasso della festa in sottofondo
"Non sembri felice e non mi riferisco a Bibi" disse poi Megumi.
Ryo la osservò un po’ con la coda dell’occhio, com’era possibile che una ragazza tanto bella potesse essere perfida? Forse Nami aveva condito la sua descrizione con qualche particolare esageratamente colorito
"Si che sono felice"
"Non ridi"
"Quando la gioia arriva così all’improvviso e in dosi così grandi dà quasi l’impressione di far male… devo farci l’abitudine… e poi ho tante di quelle cose di cui pentirmi che mi riesce difficile rilassarmi"
"Ho sentito il tuo discorso oggi…. sei stato coraggioso"
"Era il minimo che potessi fare"
Megumi abbassò lo sguardo "Questo mondo è pieno di storie tristi"
Ryo la guardò senza capire: era davvero una strana ragazza, se c’era una cosa tra quelle che Nami gli aveva detto che poteva confermare era senz’altro che non si capiva mai cos’avesse in mente, dove volesse arrivare.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 60
*** Persone speciali ***


Persone speciali


Heiji aspettò un po’, ma quando vide che Ryotaro aveva iniziato a far chiacchiere con Megumi, decise di approfittare della situazione, si alzò per rimettersi poi a sedere vicino a Kyoko. Si mise a cavallo sulla panca, osservando lei che invece era seduta composta ad osservare lo spettacolo e sembrava tanto assorta da non aver notato la presenza del ragazzo.
Sul palcoscenico stavano mettendo a posto gli strumenti: gli Haru no Shounen si davano un gran da fare, si vedeva bene che erano emozionantissimi all’idea di riprendere a suonare le loro canzoni soppresse per troppo tempo.
All’improvviso, senza minimamente cambiare espressione, né distogliere lo guardo, Kyoko disse
"Tu non vai con loro?"
"Cosa?" chiese Heiji
"Non vai a suonare?"
Il ragazzo allora ruotò la testa a guardare il palcoscenico, sul quale i suoi vecchi amici e compagni, si indaffaravano in preda alla smania di poter cominciare
"Non faccio più parte degli Haru no Shounen"
"Perché?" la voce di Kyoko era pacata, il suo volto non manifestava emozioni particolari, ma emanava quella sua tipica dolcezza capace di far impazzire Heiji
"Mi dissero di scegliere tra la musica e mio zio"
"Non avevi ancora capito chi fosse"
"Loro sì però… e poi non ho fatto niente per Warabe, lo sai"
"Non avresti potuto fare di più di quello che hai fatto"
"Non è vero… avrei potuto aiutarlo di più"
All’improvviso Kyoko si voltò a guardarlo, gli puntò gli occhi dritti nei suoi e gli poggiò una mano su un ginocchio. Fu una sensazione strana per lui, un contatto così forte da dargli un brivido che subito lo fece stare meglio. Kyoko si girò di più, ruotando anche parte del busto, con una mano gli sollevò il ciuffo che per l’ennesima volta gli copriva gli occhi
"Nascondi sempre le tue parti migliori. Quando pensi di venire allo scoperto?"
Heiji per sostenere quello sguardo stava facendo ricorso a tutte le proprie energie: quegli occhi neri gli davano delle emozioni così forti da fargli paura. Respirava veloce eppure non sembrava bastargli. I battiti cardiaci gli pulsavano martellandogli il petto. Chiuse gli occhi e avvicinò il volto a quello di Kyoko. Lento. Lento. L’attesa del contatto era devastante: una parte di lui era tanto spaventata da sperare che arrivasse il più tardi possibile, l’altra ne bramava avidamente l’arrivo. Ma l’attesa fu vana. Un calcio sotto il mento lo fece volare via, con Ryotaro che lo inseguiva per dargliene un altro
"Bastardo!"
Dietro di lui, ancora seduta, Megumi si teneva entrambe le mani premute sulla bocca per lo spavento: stava tranquillamente parlando col principe quando lui ad un tratto era scattato via infuriato.
I due ragazzi avevano ormai preso a darsele di santa ragione, ma la cosa sembrava non dare particolarmente nell’occhio: tutti sapevano che da quel giorno in poi avrebbero dovuto farci l’abitudine… come ai vecchi tempi.
Megumi si mise a sedere accanto a Kyoko. Mentre dietro di loro impazzava la lotta tra i due ragazzi che si rotolavano a terra, davanti ai loro occhi Rufy e gli altri sembravano divertirsi come matti: Nami stava dando sfoggio delle qualità di un perfetto scaricatore di porto, mentre i suoi compagni, chi divertito chi meno, la osservavano e ascoltavano sbalorditi.
"Ha un sacco di doti nascoste!" commentò Sanji dando una gomitata allo spadaccino per schernirlo
"Fai poco lo spiritoso, che non mi sembri nella posizione giusta per parlare tanto!" ribattè Zoro: Sanji infatti era ormai inscindibile da Igaram che lo placcava senza mollarlo un attimo.

"Sono persone speciali, vero?" disse Kyoko all’improvviso, rompendo il silenzio tra lei e Megumi. Quest’ultima girò la testa a guardarla incuriosita, senza capire a chi la principessa facesse riferimento
"Non ti è riuscito di non affezionarti a loro, vero?" continuò la ragazza dai capelli rosa
"Chi? Rufy e quei disgraziati dei suoi compagni? Sono una cozzaglia della peggior specie!"
"Eppure provi qualcosa per loro"
"Assolutamente no!" rispose Megumi addirittura scandalizzata da una simile insinuazione
"Perché non scappi allora?"
"Sono legata, non vedi?"
Kyoko la guardò perplessa: la mora aveva un misero laccio che le stringeva i polsi, del resto era libera, non c’era nulla di concreto che le impedisse la fuga.
La ragazza mora abbassò gli occhi
"Mi va di stare qui" disse poi riprendendo la sua solita espressione sfottente.
La principessa sorrideva
"Ti fa così male accettare di provare sentimenti… umani?"
Megumi sbarrò gli occhi e di nuovo li puntò a guardare quei ragazzi: li passò tutti in rassegna, Usop, Sanji, Zoro, Nami e poi Rufy… quel ragazzo con lo spirito di un uomo e il sorriso innocente di un bambino. Lui e Nami più degli altri avevano da sempre attirato la sua curiosità e per loro più che per gli altri aveva sempre provato un qualcosa di inaccettabile per lei. Con Nami sentiva un forte legame, c’era qualcosa nelle loro personalità che coincideva, che si toccava così forte da stridere e tutt’e due lo sapevano, lo sentivano chiaramente, ma più che ammetterlo preferivano odiarsi. Rufy rappresentava la personificazione dei suoi errori di giudizio sul genere umano: al fine di diventare la persona avida, malvagia e senza scrupoli che era ora si era convinta della malafede che albergava in qualsiasi persona, nessuno meritava fiducia e ognuno doveva in qualche modo avere un lato oscuro, una macchia sulla coscienza… in questo modo uccideva il senso di colpa dopo ogni azione compiuta ai danni di una persona innocente e indifesa… da suo padre in poi. Ma Rufy sembrava non avere nessuno scheletro nell’armadio, aveva la purezza, il buon cuore e la sincerità di un bambino. Eppure era un pirata, la stessa brutta razza che tanto aveva odiato a causa di suo padre: in nome di quell’odio aveva premuto il grilletto che aveva ucciso quell’uomo a sangue freddo. Della faccia senza pietà dei pirati in Rufy non c’era la minima traccia. Che significato aveva allora la parola pirata? Cosa significava per quel ragazzino la bandiera che issava orgoglioso sull’albero della sua nave?
Le parole di Kyoko la riportarono alla realtà dopo quelle riflessioni
"Lo so bene quanto può bruciare un senso di colpa, ma..."
"Come fai tu a sopportarlo?" la interruppe Megumi senza però essere brusca.
La principessina sospirò, poi rispose
"Gli stessi poteri che ora uso per leggere il tuo cuore, portarono mia madre ad uccidersi. Me ne sento responsabile in prima persona, nonostante tutto, ma lei stessa mi insegnò a piantare radici nello sporco e riuscire a fiorire, galleggiandoci sopra"
"Per questo sembri sempre così… così sopra le cose?"
Kyoko sorrise
"Forse. E’ lo spirito dei fiori di loto"
"Fiori di loto?"
"Mia madre amava quei fiori alla follia, se ne circondava: ne adorava il profumo, il colore, lo splendore, ma soprattutto la loro spiritualità" passò qualche attimo di silenzio, in cui Kyoko allargò le labbra ad un sorriso amaro scaturito dal ricordo sempre vivo in lei di Hasu "Il loto è una pianta che vive nell’acqua putrida, sporca, morta… in questo ambiente pianta le radici e fiorisce mostrando la sua essenza pura e lucente. Quello del loto è un fiore di natura magica e mistica perché sa nascere in tutto il suo splendore e la sua purezza dal luogo più ostile. E’ il bene che nasce dal male, purificandolo" in quel momento Kyoko prese una mano di Megumi: per la mora fu come se una luce la toccasse da dentro, urtando contro il suo cuore arrugginito, facendolo tornare a battere di sentimenti nuovi, vivi, limpidi. Una lacrima scese attraversandole una guancia. Non ne capì il motivo, ma la sentì calda accarezzarle la pelle fino a posarsi sulle labbra inumidendole. “Il bene che nasce dal male” il suono di quelle parole aveva un effetto impressionante su Megumi.
"Impara a vivere sopra il senso di colpa, impara a rinascere sopra il male che hai subito e a quello che hai inferto, impara dagli errori del passato e rinasci a nuova vita" Kyoko disse quelle parole osservando il palmo della mano di Megumi. Poi sembrò passare un’eternità: la mora sentì tutti i turbamenti repressi negli anni colpirla con violenza inaudita, immagini frenetiche le passarono davanti agli occhi della mente, rispolverate da ricordi incastonati il più possibile lontano dal cuore: il sorriso radioso di sua madre, gli occhi buoni di suo nonno, la voce del vecchio pescatore, la sua casa più volte distrutta, il campo di girasoli, la tomba di sua madre, la bandana azzurra, la mano di sua madre che stringeva la sua, il porto di Sakoro il giorno che partì, le migliaia di volti apparsi nella sua vita lontana da casa, le violenze, le percosse, il denaro accumulato come unica fonte di felicità, le varie prigioni che l’avevano ospitata, le lacrime di sua madre, il sangue di suo padre, il bambino con la bandana azzurra, le sue mani che stringevano la pistola, la voce di suo padre che chiamava il suo nome, gli occhi di un uomo spaventato, ancora il sangue di suo padre, ancora e ancora. Piangeva di rimorso, piangeva di dolore e intanto la principessa le teneva la mano, senza lasciarla mai. Quando il malessere passò, sfumandole via di dosso con lentezza, si sentì come se avesse espiato le sue pene. Aprì gli occhi e vide che Kyoko le sorrideva
"Tempo fa hai promesso a una persona che saresti sempre stata felice… non hai mantenuto la parola"
Megumi sgranò gli occhi: quella ragazzina sapeva leggere così chiaramente il suo cuore, i suoi ricordi?
"Ma… ma… che poteri hai?"
"Non lo so, non so nemmeno da dove mi provengono, le uniche due persone che potrebbero rispondermi non credo le rivedrò più: una era mia madre e l’altra la sua migliore amica, Kamobius"
Megumi abbassò lo sguardo ricordando che quella donna fu proprio colei che Kyoko allontanò da sua madre, facendola così morire
"Domani ricordami di farti vedere il giardino dei fiori di loto" disse Kyoko lasciandole la mano e tornando a guardare lo spettacolo davanti a loro. Megumi annuì in silenzio e poi sorrise mentre le lacrime continuavano a rigarle inesorabili il volto.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 61
*** Festa senza fine ***


Festa senza fine


Nami stava dando spettacolo aggiudicandosi il secondo primo premio della serata. Poco dopo la premiazione all’inaspettata vincitrice che si pavoneggiava, unica donna tra tanti uomini, che però contro di lei non avevano potuto niente, le luci si spensero, lasciando illuminato solo il palcoscenico. Le prime note di vari strumenti musicali riempirono l’aria di quella magica alchimia che solo la musica sa creare. Rufy alzò lo sguardo a vedere i ragazzi sul palco e riconobbe subito tra loro, seduto ma scatenato alla batteria, una sua vecchia conoscenza
"Il ragazzo che sa di zenzero!" gridò indicando Natto
"SSSSSSHHHHHHHHHH!" gli fecero subito i suoi compagni zittendolo.
Dopo i primi giri di musica, fu il momento dell’ingresso del cantante, evidentemente atteso con ansia dal pubblico. Con gran stupore e meraviglia di Usop si trattava di Warabe, accolto dalla platea con un lungo applauso. Quel ragazzo dall’aria arrabbiata col mondo aveva una voce calda e profonda e cantava tenendo quasi sempre gli occhi chiusi, mettendo in ogni nota, in ogni parola una passione e un amore tale da coinvolgere la gente tutta attenta ad ascoltare. Il suo modo di muoversi sul palco facevano pensare che ci fosse nato: aveva la totale padronanza della scena e con quel suo modo di cantare allo stesso tempo dolce e doloroso attirava gli sguardi soprattutto delle ragazze. Da Nami a Bibi, da Kyoko a Megumi, tutte avevano gli occhi incollati su di lui, le orecchie tese ad ascoltare la sua voce penetrante e i cuori pronti a farsi trascinare dalle parole delle sue canzoni. Poco importava se quel ragazzo avesse un viso da bambino che, se non fosse stato per la voce virile, nessuno gli avrebbe attribuito più di quindici anni, visto lì su quel palcoscenico aveva un fascino travolgente. La gente ballava, si scatenava, si faceva coinvolgere dal potere catartico delle melodie, dal ritmo frenetico che Natto imprimeva con quelle due bacchette che maneggiava con una maestria da professionista e dalla gioia di quel primo giorno di libertà, di rinascita di un paese, di una popolazione oppressa per mesi da una tirannia che aveva rubato a tutti la voglia e la possibilità di vivere.
"Ragazzi, non volete ballare?" chiese Igaram seduto tra Bibi e Sanji
"Possiamo?" chiesero i due ragazzi in coro
"Certo! Andiamo!" e così dicendo, l’uomo prese le mani di entrambi iniziando a ballare in modo assurdo con entrambi.
Dopo parecchie canzoni tutte dal ritmo frenetico, quasi indiavolato, suonate una dietro l’altra senza un minimo di interruzione, finalmente la musica si fermò, la gente smise di ballare e tutti si volsero a guardare il palcoscenico: Warabe, appoggiato all’asta del lumacrofono, taceva e guardava in basso ansimando leggermente. Senza alzare la testa, portò il lumacrofono alla bocca
"Ci sono due cose che vorrei dire prima di continuare il concerto. La prima è un grazie, un grazie sentito, che arriva diretto dal cuore e va ai pirati della ciurma di Rufy: ci avete ridato la vita e per questo ogni abitante del regno di Prawn vi è profondamente riconoscente. Grazie davvero!" scaturì un chiassoso applauso tutto per l’equipaggio della Going Merry, che in risposta brindò alzando i calici di birra.
"L’altra cosa invece è del tutto personale. A volte si incontrano persone che ci colpiscono… basta un solo sguardo e siamo folgorati. Magari non sappiamo nulla di quella persona, ma il solo guardarla ci trasmette emozioni fortissime e scatena in noi il desiderio di avvicinarla. Io oggi ho visto per la prima volta una persona che mi ha colpito in questo modo e a lei vorrei dedicare la prossima canzone, però…> e a quel punto alzò la testa e lo sguardo ad osservare il pubblico, tutto muto in sua balia. Sorrise e poi riprese
"Sì, c’è un però. Questa canzone ovviamente non è stata scritta per questa persona e soprattutto non è stata scritta da me. Vorrei che questa sera il suo autore, uno dei migliori amici che abbia mai avuto, uno dei chitarristi migliori che abbia mai sentito suonare, uno dei ragazzi più innamorati e timidi che abbia mai conosciuto, salisse qui su e tornasse a far parte degli Haru no Shounen, il suo gruppo… Heiji forza… non canto Creep se a suonarla non ci sei tu"
Heiji, seduto su una sedia ad ammirare il concerto con nostalgia dopo la scazzottata con Ryotaro, rimase basito e imbarazzato, soprattutto quando tutta la gente dell’immensa sala si girò a guardarlo. Tuttavia non si mosse di un solo millimetro
"Vai imbecille, cosa aspetti?" gli disse Ryo, dandogli un più o meno amichevole pugno in una spalla.
"Heiji! Dice a te??Tu sai suonare la chitarra?" fece Rufy super eccitato alla notizia
"S… sì… ma… ma non suono da un sacco di tempo"
"Balle!" fece Kusco
"Ti abbiamo visto un sacco di volte sulla Tomorrow" precisò Kintaro.
L’attenzione si spostò di nuovo al palcoscenico
"Dai Heiji, non farti pregare!"
"Dai forza!" lo incoraggiò Nami
"Dai dai!" insistette Rufy agitando i pugni facendo il tifo per lui.
Kyoko gli accarezzò la schiena e lui sussultò, scattando come una molla, si girò a guardarla, lei gli sorrise
"Ti aspettano"
"Alza quel culo, scemo! Se non vieni qui subito dico a tutti per chi hai scritto questa canzone!" disse Warabe
"AAAAAAHHHHHHH!!!!" scattò in piedi Heiji paonazzo, correndo poi a perdifiato verso il palco "NON TI AZZARDARE!" gridò coi denti aguzzi all’amico.
Il chitarrista che l’aveva sostituito si tolse la chitarra da tracolla e la porse al nuovo arrivato che l’afferrò e l’infilò visibilmente emozionato, sotto gli occhi curiosi del pubblico e dei suoi amici, che gli avevano perdonato tutto, sapendo che lui per primo aveva sofferto e avrebbe continuato chissà per quanto a soffrire della situazione in cui suo zio l’aveva messo. "Bentornato" gli disse Warabe allungandoli la mano.
Heiji la strinse
"Grazie" aveva le lacrime agli occhi per la grande commozione.
"Ed ora signore e signori... Creep"
La musica iniziò, lenta questa volta. Heiji suonava, occhi chiusi e testa bassa, muovendo le dita sulle corde con una naturalezza che incantava: si vedeva che quelle mani erano state fatte per suonare, non per impugnare armi.

When you were here before
couldn’t look in your eyes
you’re just like an angel
your skin makes me cry
you float like a feather
in a beautiful world
I wish I was special
you’re so fucking special
but I’m a creep
I’m a weirdo
what the hell am I doing here?
I don’t belong here

I don’t care if it hurts
I want to have control
I want a perfect body
I want a perfect soul
I want you to notice
when I’m not around
[…]
she’s running out again
she’s running out
she runs runs runs
whatever makes you happy
whatever you want
[…]


[testo originale di Creep dei Radiohead]

La festa sembrava non voler finire mai, così come il desiderio della gente di scatenarsi, solo verso l’alba la folla iniziò a diradarsi tra chi faceva ritorno verso le proprie case e chi crollava a terra esausto. La musica era finita, ma vino, birra, sake e altro continuavano a scorrere a fiumi nei boccali della ciurma della Going Merry e dei loro amici: loro prima di tutti non avevano la minima intenzione di interrompere i festeggiamenti, nonostante le condizioni fisiche. Le risate si sprecavano, i brindisi si susseguivano e ad istigarli era Gaijin, il re più festaiolo che i pirati avessero mai conosciuto: a ogni ringraziamento gli venisse in mente, si preoccupava di riempire i bicchieri dei ragazzi e via, in alto i calici. Era al settimo cielo, non gli sembrava vero poter essere lì, libero, a bere allegramente in compagnia dei suoi figli e dei suoi vecchi amici, dimentico ormai di tutto ciò che era successo
"Un brindisi alla nuova vita del regno di Prawn!" gridò alzando il boccale di birra, un braccio attorno alle spalle di Rufy.
Tra una bottiglia e l’altra alla combriccola festante si erano aggregati nuovi amici, tra cui Warabe e gli altri membri degli Haru no Shounen.
Nami si avvicinò al suo capitano, gli assestò una leggera gomita e gli disse
"Non credi che questo sia il momento giusto per trovare un nuovo importante membro della ciurma?"
Ovviamente Rufy non intuì affatto che la ragazza stesse facendo riferimento ai due dottori davanti a loro
"Giusto! Heiji, che ne dici di salpare con noi! Stiamo giusto cercando un musicista!" Non ne capì il motivo, ma si trovò la faccia schiacciata da uno dei micidiali pugni di Nami
"Non parlavo di Heiji, stupido!" gridò la ragazza con fauci in vista, poi si ricompose e fece ad Heiji
"Senza offesa, eh!"
Rufy si rialzò massaggiandosi una guancia e fece la proposta a Natto e Warabe… ritrovandosi così di nuovo spappolato a terra
"CRETINO, UN MEDICO, CI SERVE UN MEDICO!"
"Ah, e non me lo potevi dire prima?" si lamentò il ragazzo di gomma
"Speravo non fossi tanto idiota!"
"Comunque ci serve anche un musicista"
"Ma il medico è più importante!"
Solo allora il pirata dal cappello di paglia si decise a fare la fatidica domanda a Kusco e Kintaro, che però rifiutarono gentilmente la proposta, sentendosi troppo vecchi per intraprendere l’affascinate vita del pirata
"Abbiamo avuto il nostro momento di gloria tanti anni fa, vero Gaijin?" disse Kintaro
"Già, bei tempi quelli… Heiji, tu però potresti seguire le orme di tuo padre" disse il re.
Rufy si volse a fissare il ragazzo nella speranza che questo accettasse l’idea, ma Heiji abbassò la testa
"Ho visto e vissuto per troppo tempo il lato malvagio dell’essere pirata… anche se voi non siete certo quel genere di gentaglia, voglio disfarmi in tutto e per tutto del mio passato"
Lo sguardo sconsolato di Rufy, accucciato in una posizione ridicola davanti d Heiji, intenerì tutti
"Coraggio, vedrai che un giorno lo troverai un pirata musicista, non temere!" lo incoraggiò Kusco.
Rufy rispose annuendo poco convinto e allora per tirarlo su si riprese a festeggiare e presto il sorriso spensierato tornò ad illuminare il volto del capitano della Going Merry.
Nella confusione Heiji si avvicinò a Zoro impegnato a tracannare ogni cosa Nami gli porgesse, in una gara tra loro due a chi reggeva di più. Il ragazzo si sedette accanto allo spadaccino, vistosamente impaurito e titubante, deglutì e poi gli bussò su una spalla. Appena Zoro si girò a guardarlo trafiggendolo con quel suo sguardo perennemente truce, Heiji saltò sulla sedia per lo spavento. Zoro alzò un sopracciglio e avvicinandosi gli chiese
“Ma sei parente di Usop?”
Heiji rise nervosamente e rimettendosi composto cominciò
“V… volevo chiederti scusa. Sono stato io a mettervi in questa brutta situazione… te soprattutto… mi dispiace davvero”
Zoro alzò una mano sopra la testa del ragazzo, che subito strinse gli occhi pensando che le avrebbe prese. Invece lo spadaccino fece cadere la mano sui capelli di Heiji spettinandoglieli
“Alla fine è andato tutto bene, no? E io e te siamo pari… se non fossi arrivato tu, Poi questa mano me l’avrebbe tranciata… Kusco e Kintaro avevano ragione su di te: sei un bravo ragazzo, un po’ fesso e rincoglionito, ma un bravo ragazzo” e così dicendo sollevò un angolo della bocca in quella smorfia che per lui era un sorriso amichevole.
Nonostante si fosse beccato del fesso e del rincoglionito, Heiji sorrise rincuorato, fece un lungo sospiro e si rialzò, senza accorgersi dello sguardo felice con cui Kyoko lo stava guardando. Sanji lo avvicinò e gli disse qualcosa all’orecchio, Heiji annuì, andò a prendere la chitarra e si mise a sedere accanto ad Igaram
“Mi hanno detto che sei un bravissimo cantante” gli disse
“Miii, miiiii, miiiiii…. beh insomma” arrossì l’uomo
“Forza facci sentire qualcosa!” lo incitò il ragazzo, conquistandosi così la piena simpatia di Sanji che attendeva con impazienza anche la più piccola distrazione di quello stress di Igaram, per poter rapire la sua Bibi. L’operazione riuscì: catturato dalle adulazioni dell’inaspettato pubblico che lo spingeva a far sentire la sua bella voce, presto Igaram iniziò una grottesca esibizione di canto e ballo. Il biondo ne approfittò subito e, presa in braccio Bibi, cominciò a correre lontano ululando e lasciando dietro se una scia rossa di cuoricini svolazzanti. La fuga però durò poco perchè, a causa del rumore prodotto per l’atteggiamento da allupato che aveva, Igaram si accorse delle sue intenzioni e si mise a inseguirlo. Bibi si coprì gli occhi per l’imbarazzo. Tutti si voltarono a guardarli, ma l’unico a commentare fu Zoro
“Che idiota”
Sanji posò Bibi a terra e con una torsione improvvisa del busto, sferrò al proprio indiavolato inseguitore un calcio in pieno stomaco. L’uomo finì steso a terra con gli occhi a girandola, Bibi si avvicinò preoccupata
“Ma Sanji!” lo rimproverò
“Scusami mia piccola dolcezza, ma era diventato un problema… comunque si riprenderà presto, non preoccuparti” e le allungò una mano per invitarla a seguirlo.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 62
*** L’indomani ***


L’indomani


Fuori dall’ippodromo marino pioveva ancora piano piano, Sanji si tolse la giacca e la usò da ombrello per coprire se stesso e la sua adorata
"Dove vuoi andare principessa?" le chiese con un gran sorriso
"Al faro" rispose lei dopo una veloce riflessione. Bibi amava il mare, almeno quanto lo amava lui e il faro era stata una scelta dettata da questa passione.
Sanji si abbassò leggermente a baciarle una guancia
"E il faro sia!" e s’incamminarono stretti stretti sotto le rade gocce di pioggia.

Ora che, grazie al cielo, il cantante era stato steso, Heiji prese a suonare la chitarra per far cantare Warabe, ma all’attacco della canzone il ragazzo rimase muto. Aveva uno sguardo da ebete perso in un punto che Heiji non capiva, una guancia appoggiata con tutto il peso della testa su una mano e una specie di sorriso. Heiji gli sventolò una mano davanti agli occhi, ma la reazione fu solo un sospiro. Nami, che era seduta sulle ginocchia di Zoro dall’altra parte cercò di seguire dove puntavano gli occhi di Warabe e quando capì che si trattava di Megumi trasalì. Ricontrollò più volte, ma poi dovette ammettere che il ragazzo stava fissando quella specie di strega dal volto angelico, che ora si era addormentata. Con una smorfia di disgusto sulle labbra la indicò a Heiji
"Mi sa che il tuo amico è partito"
"Warabe! Warabe!" lo scosse allora Heiji
"Vedi di fargli il lavaggio del cervello in tempo o la strega lo rovina… parlo per esperienza personale!" disse Nami
"Warabe!" gridò Heiji scuotendo l’amico per il bavero facendogli ballonzolare la testa qua e là.
Questo sembrò finalmente farlo tornare in sé
"Megumi è… è…" cercò di spiegare Heiji, ma Warabe concluse a modo suo la frase
"…stupenda…"
"Oh, poverino!" commentò Nami.

Seduti al riparo sotto la piccola tettoia dell’ingresso del faro, Sanji e Bibi guardavano il mare, illuminato dai raggi rotanti. La visione era quasi ipnotica nel suo ripetersi e loro guardavano in silenzio, abbracciati a scaldarsi a vicenda.
"Sarà ancora più dura questa volta" le parole di Bibi ruppero il silenzio "separarsi di nuovo" guardava fisso la distesa nera dell’oceano mentre parlava "Mi mancherai"
"Ci rivedremo… è il destino che ci vuole insieme, non credi?" disse lui dopo averle dolcemente baciato una guancia.
Lei sorrise
"Anche se dovessimo ripartire ora, io non ti chiederei mai di rinunciare ai tuoi sogni per me"
"E io non ti potrei mai chiedere di abbandonare il tuo regno"
"Ma ci ritroveremo, vero?"
"Parola di Mister Prince"
Le braccia di Sanji rafforzarono l’abbraccio attorno al corpo di Bibi
"Sono l’uomo più fortunato del mondo… ti amo principessa" poi un bacio dolce e appassionato suggellò quelle parole.

Si era addormentata, così, quasi all’improvviso, aveva appoggiato la testa alla sua spalla e aveva chiuso gli occhi piombando nel mondo dei sogni, dove pareva essere cullata e coccolata, o almeno ciò era quanto Zoro intuiva vedendo il volto della sua Nami in un’espressione distesa e rilassata… beata persino. Quant’era bella, come aveva potuto non rendersene conto prima? La domanda lo assillava e lo sbalordiva: era così lampante… ora! Eppure per mesi avevano viaggiato l’uno a fianco all’altra senza che mai un solo pensiero lo sfiorasse… troppo preso forse per il suo orgoglio, per quel suo voler essere un uomo tutto d’un pezzo, dall’animo integro, poco dedito a frivolezze come l’amore… Le donne… esseri strani… Nami soprattutto… eppure così speciale, così affascinante e irresistibile! Quegli occhi ora, da chiusi, nascondevano uno sguardo fiero e luminoso, il più profondo che avesse mai incrociato il suo… quel giorno ad Arlong Park, quando in un attimo era riuscito a leggerle dentro, spiarne tutto il dolore, i sacrifici, il coraggio, il buon cuore e il devastante desiderio di libertà. Quegli occhi, così grandi e pieni di vita gli avevano raccontato tutto di lei, in una sola frazione di secondo e quello gli era bastato per sapere di potersi fidare di lei… non era una cosa da lui, avrebbe dovuto capire tutto fin da allora.
Continuava a guardarla dormire, dolce come raramente poteva vederla durante il giorno, quando si trasformava in un tipa risoluta e schietta, apparentemente cinica e materialista… una peste in tutto e per tutto: quei capelli così rossi la dicevano lunghissima! Ma dietro quella facciata si celava un mondo vastissimo che Zoro stava scoprendo sempre di più, certamente più di quanto avrebbero mai avuto modo di fare gli altri loro compagni. Ne era onorato.
Le accarezzò le labbra con il pollice, sorrise e pensò a quanto diavolo fosse facile e imprevedibile innamorarsi, eppure era una cosa così grande!
Zoro sospirò, poi allargò lo sguardo ad osservare gli altri: si erano pian piano addormentati tutti, uno dietro l’altro, dove capitava, tutti esausti, tutti sorridenti, tutti in pace finalmente. E presto si unì a loro.

"Principessa Bibi!" le urla di Igaram rimbombarono dentro l’ippodromo risvegliando tutti i presenti la mattina presto.
Stropicciandosi gli occhi e sbadigliando si svegliarono tutti
"Ma cos’è questo baccano?" chiese Rufy.
Igaram correva da una parte all’altra dell’edificio, perlustrando persino l’acqua alla ricerca di quel disgraziato di Sanji che stava deflorando la sua protetta. Solo Zoro riusciva a continuare a dormire indisturbato. Preso dalla disperazione il ministro della difesa di Alabasta, si gettò in ginocchio, piangendo a fontana, ma proprio in quel momento
"Buon giorno a tutti! Zietto che hai da frignare tanto?" disse Sanji entrando insieme a Bibi "Ma siete già tutti svegli!" continuò avvicinandosi ai suoi amici "Oh, Nami sei uno splendore anche di prima mattina! E tu Megumi wow!!" continuava Sanji nel vedere le ragazze stiracchiarsi, poi si girò e si trovò di fronte a Kyoko, certo non meno degna delle altre due delle sue libidinose attenzioni "Principessina Kyoko, quale merav…" ma non riuscì a concludere il corteggiamento che Heiji e Ryo gli erano saltati addosso martoriandolo.
Bibi osservava la scenetta felice che qualcuno l’avesse fermato… uffa, non sarebbe cambiato mai, ma lei di lui amava anche quello in fondo. Mentre sospirava su questi pensieri, Igaram la raggiunse, abbracciandola tra mille lacrime
"Oh, principessa Bibi, non sono riuscito a salvarti nemmeno questa volta!"
Mentre lei lo consolava, gli altri si alzarono in piedi e si diressero verso il castello: la sala operatoria attendeva il ritorno di Rufy e Zoro che sarebbero stati rioperati dopo la strapazzata della sera prima, Kyoko voleva mostrare a Megumi il giardino dei fiori di loto e gli altri volevano semplicemente riposarsi meglio.
Passando per il porto una gradita sorpresa li colse: stavano arrivando all’isola della capitale del regno molte navi che trasportavano i primi abitanti di ritorno dopo anni. La voce della liberazione del regno si stava diffondendo, fino a raggiungere lentamente anche le isole più lontane e questo stava mettendo in moto una lunga serie di viaggi da e verso la capitale, visto che per anni ogni tipo di traffico marittimo era stato rigidamente controllato. Numerose persone si potevano finalmente rivedere, riabbracciare: il clima di festa sembrava insomma perdurare nell’aria.

"Cosa diamine stai combinando, razza di imbecille! In tutti questi anni non hai ancora imparato cosa significhi essere un medico?" la voce di una donna risuonò tra le mura dell’ambulatorio del castello, mentre Kintaro era intendo a rimettere in sesto le ferite dei due amici pirati.
Abbassando leggermente gli occhiali fino a poggiarseli solo sulla punta del naso, osservò nella direzione da cui quella voce era partita: una vecchia conoscenza si avvicinava indossando uno di quei suoi classici kimono
"Kamobius! Chi non muore si rivede!" fece il medico
"Cosa stai combinando a questi poveri ragazzi? Hai intenzione di ammazzarli?"
"Acida come al solito, eh?"
"La sacerdotessa?" fece Zoro interrompendo il battibecco tra i due
"Oh, il ragazzo con la spalla messa male, sei ancora vivo? Non ci avrei scommesso un bicchiere di sakè!"
"Grazie della fiducia"
"Ma Zoro, la conosci?" chiese Rufy
"Si, è la sacerdotessa che mi ha curato a Koriff"
Ah!" fece Kintaro "Ecco perché quando sei arrivato qui indossavi quel ridicolo kimono!"
"Prova a ripeterlo!" gli fecero in coro Zoro e Kamobius.
In quel momento entrò Kusco che, nel vedere la donna, si stropicciò gli occhi ripetutamente, poi, avvicinandosi al lettino di Rufy disse
"Oh santo cielo, è tornata la strega, ora se ne vedranno delle belle!"
"Brutto zotico, testa vuota, come ti permetti?" gli risposero all’unisono Kintaro e la sacerdotessa.
Rufy e Zoro si limitavano ad assistere a quella incomprensibile scena senza fiatare: ma come? Fino a un secondo prima Kintaro ne aveva dette di tutti i colori a Kamobius, poi si arrabbia col cugino perché la chiama strega?
"Quei due non lo ammetteranno mai, ma sono fatti l’uno per l’altra!" disse Kusco a bassa voce ai due ragazzi, chiarendo loro la situazione
"Va bene, vi lascio ai vostri amorevoli battibecchi!" e dicendo questo l’omuncolo girò i tacchi e se ne andò seguito da una serie inenarrabile di insulti e improperi di Kintaro e Kamobius. Appena Kusco fu fuori però effettivamente i battibecchi tra i due ripresero, sonori ed energici: non c’era nulla su cui quei due riuscissero ad andare d’accordo… e a pagarne le conseguenze erano Zoro e Rufy, immobilizzati ai loro lettini, in balia di quei due pazzi furiosi che ormai li usavano da cavie per le loro reciproche dimostrazioni di medicina.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 63
*** Il giardino di Hasu ***


Kyoko aprì il pesante cancello quasi interamente ricoperto di edera. Lo sguardo di Megumi fu immediatamente catturato dal laghetto che si trovava al centro di quel giardino immerso nel verde: tra le foglie e l’acqua scura magnifici fiori rosa aprivano i loro petali alla sua vista. Si fece trasportare come da una specie di richiamo e si avvicinò per osservarli meglio, si piegò sulle ginocchia e rimase incantata da tanta bellezza, mentre nella sua testa risuonavano le parole che Kyoko le aveva detto la sera prima. La principessa intanto fece il giro attorno al laghetto: si muoveva a passo così leggero che quasi non la si sentiva, sembrava quasi una presenza immateriale all’interno di quel giardinetto che emanava una spiritualità fortissima, che colpiva Megumi nel profondo. I capelli di Kyoko riflettevano le stesse sfumature dei fiori di loto e il loro colore vivo e acceso contrastava col verde scuro di tutto il resto.
"Cosa pensi di fare ora?" chiese la principessa all’improvviso.
Megumi distolse lo sguardo dai fiori
"Non lo so… mi piacerebbe poter dire di tornare a casa, ma casa mia dov’è? Il nonno se n’è andato da Sakoro e io sono di nuovo sola al mondo…"
In quel momento una lastra di marmo bianco in un angolo del giardino attirò il suo sguardo. La principessa si accorse che la ragazza la stava guardando
"E’ la tomba di mia madre"
Ci si avvicinarono insieme: era curatissima, ma Kyoko trovò comunque qualcosa fuori posto che si chinò a sistemare. Nel guardarla bene Megumi notò che aveva le lacrime agli occhi e  le  tornarono in mente le sensazioni provare quel giorno di tanti anni prima scoprendo la tomba di sua madre in mezzo a quello splendido campo di girasoli: non c’era più tornata da allora e ora se ne pentiva, anche Shiori avrebbe dovuto avere una lapide così ben curata e tenuta con amore e invece a celebrare la sua memoria era una misera croce di legno col suo nome inciso. Si abbassò e accarezzò la schiena di Kyoko, che si voltò ringraziandola con un sorriso.
Poco dopo la principessa si rialzò, seguita dall’altra ragazza
"Vuoi stare un po’ qui sola?" chiese Megumi pensando che Kyoko forse avesse bisogno di starsene lì un po’ a fare i conti col proprio passato.
"No, non è certo il momento questo per intristirsi" ma la lacrima che le cadde, spegnendosi sul mesto sorriso la contraddisse. Girò le spalle alla lapide dopo averla salutata con un profondo inchino a mani giunte e si riavvicinò al laghetto. Si specchiò sull’acqua scura, poi si chinò lentamente come a voler vedere da più vicino il proprio riflesso. Megumi continuava ad osservarla stupita: era davvero una strana ragazza, quello doveva essere il suo modo per reprimere la sofferenza che le pesava nel cuore. All’improvviso Kyoko immerse la punta delle dita nell’acqua scomponendo così la propria immagine.

Nascosti dietro una siepe, Heiji e Warabe guardavano le due ragazze
"Dai Heiji ti prego!"
"Non è per cattiveria, ma non credo sia il momento"
"Ti scongiuro, magari ha intenzione di andarsene e non la rivedrò mai più!"
Heiji non levava gli occhi dalle due giovani, titubante sul da farsi
"Dai Heiji, in fondo conviene anche a te… non ti farebbe piacere startene un po’ da solo con Kyoko… senza Ryo nei paraggi?"
Heiji arrossì imbarazzato
"Beh… s…" balbettò
"Dai coraggio… ti chiedo solo di andare lì da loro e dire a Kyoko che hai bisogno di parlarle un attimo in disparte… così mi lascerai da solo con Megumi… per favore!" insisteva il cantante
"Non mi sembra il caso Warabe"
Heiji aveva lo sguardo fisso sulla principessa. La vide chinarsi verso il laghetto: avvicinò una mano all’acqua, immerse la punta delle dita, accarezzando in un gesto lento e triste la superficie, poi si rialzò piano continuando a guardare le increspature appena create. Qualcosa evidentemente la turbava, quella pagina che con tanta sicurezza pensava di poter voltare forse si stava rivelando troppo pesante.
Senza dire una parola all’amico, Heiji oltrepassò all’improvviso la siepe, camminando spedito verso Kyoko. Warabe, appena se ne accorse, lo seguì quasi correndo e inciampando… finendo così lungo steso ai piedi della sua bella Megumi, che lo aiutò a rialzarsi.
Kyoko si girò stupita a guardare Heiji, in piedi accanto a lei, con un’espressione tesa e preoccupata in volto
"Eravate nascosti da molto?" chiese con un mezzo sorriso.
Heiji non s’imbarazzò più di tanto… c’era ormai abituato a farsi cogliere così in flagrante "
"Kyoko… stai bene?"
La ragazza annuì cercando maldestramente di mostrarsi tranquilla e serena, ma ciò che le riuscì fu una contrazione del volto che dava più l’idea di un pianto imminente. Accorgendosene distolse lo sguardo e s’incamminò a passi lenti lungo il perimetro dello stagno. Heiji rimase un po’ spiazzato, ma poi la raggiunse, la prese per mano
"Vieni" disse, e la condusse fuori dal giardinetto della madre, verso una zona rialzata di prato, oltre la quale si vedeva il mare.

Warabe si ricompose, pulendosi alla meno peggio e cercando di nascondere l’imbarazzo, ma riuscendo solo ad essere ancora più goffo. Ma Megumi non rideva: osservava in silenzio Heiji e Kyoko uscire per mano dal cancello
"Credo stiano soffrendo molto entrambi" F
inalmente Warabe le tolse gli occhi di dosso, per puntarli anch’esso verso la coppia
"Povero Heiji" sospirò.
Megumi si voltò a guardare il ragazzo, con aria curiosa
"Ma tu che ci fai qui? Non sei il cantante del gruppo che ha suonato ieri sera alla festa?"
Warabe iniziò a ridere nervosamente
"Eh eh… S..si… eh eh… passavo di qui con Heiji…"
Megumi lo guardo un momento poi si girò verso il laghetto ad ammirare di nuovo i fiori.
Warabe si torturava il cervello nel disperato tentativo di trovare un argomento almeno per rompere il ghiaccio: aveva tanto desiderato un’occasione simile e adesso non riusciva a sfruttarla. Alla fine fu Megumi a rompere il silenzio
"Hai una bellissima voce"
"Grazie!" rispose il ragazzo senza troppo imbarazzo
"E’ stato stupendo tornare a cantare in pubblico dopo tanto tempo" continuò
"Si percepiva subito che ne eravate felicissimi"
"Già!"
"Ma quella canzone che ha scritto Heiji… è per lei, vero?"
"Sì… penso che Heiji sia nato innamorato di quella ragazza, ma prima la timidezza, poi suo zio non gli hanno mai permesso di fare il grande passo"
"Beh, mi sembra che neanche Ryotaro aiuti!" affermò Megumi sorridendo
"In effetti…"
"Ma perché Poi li teneva separati?"
"Poi aveva con Kyoko un rapporto diciamo di amore-odio: da una parte stravedeva per lei… per i suoi poteri particolari più che altro, dall’altra aveva a che fare col suo caratterino… non sembra ma quando vuole la principessa sa tirare fuori gli artigli!"
"E quindi aveva paura che lei potesse mettergli contro anche il nipote?" ipotizzò Megumi
"Già… pur di tenerlo lontano da lei, in questi mesi Poi ha spedito Heiji in giro per tutte le isole del regno per un motivo o per un altro"
Si frappose una lunga pausa di silenzio
"E’ davvero una bella canzone" disse poi Megumi.
"E io te l’ho dedicata ieri sera" disse tranquillamente Warabe.
La ragazza si girò di scatto a guardarlo
"A me?"
"Sì… ieri mattina quando ti ho vista nel castello… mi hai stregato…" continuò lui guardandola negli occhi, senza manifestare la benché minima timidezza.
Megumi lo guardava allibita… poi perplessa
"Senti moccioso, non sono tipo da dichiarazioni del genere!"
"Non sono un moccioso!"
"Scusami grand’uomo… e quanti anni avresti? 16? 17?"
"20" tagliò secco lui
"Non prendermi in giro"
"Per quale motivo pensi che mi chiamino Warabe [significa “bambino” in giapponese n.d.a.]?"
"Ma piantala!" continuava a non fidarsi lei.
"Uff. Se vuoi ti porto in giro per tutta la città, così sentirai da tutti che ho 20 anni"
"Ma… ma… davvero?" si sbalordì allora Megumi, guardandolo bene
"Lo so, sembro un bambino… che palle!"
"Scusa allora!" rise lei "Resta il fatto che non sono tipo da sentimentalismi… quindi lascia subito perdere" continuò secca, prendendo a passeggiare
"E come faccio? Mi hai stregato!" tornò alla carica Warabe
"Piantala" rispose lei scocciata.
Lui le si pose davanti e con un movimento rapido ma dolce le baciò le labbra… prendendosi quindi un sonoro ceffone.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 64
*** Sensi di colpa ***


Kyoko si era fermata sulla collinetta e fissava il mare, vedendolo diventare sempre più grigio, sotto le nubi che stavano arrivando a coprire la brillantezza del cielo azzurro. Poggiandogli un dito sulle labbra, aveva fermato le dolci parole di Heiji, che invano aveva fino a quel momento cercato di capire come mai all’improvviso si fosse così rattristata. Ora lui si limitava a guardarla con preoccupazione, indagando le sue espressioni.
Iniziò a piovere e lui si spostò sotto una grande quercia lì vicino. Kyoko invece non si mosse
"Vieni, Kyoko, ti bagnerai tutta"
"Preferisco stare qui" rispose lei sorridendo.
E allora Heiji la raggiunse di nuovo.
Presto la pioggia si fece più intensa, l’abito della principessa si inzuppava aderendole al corpo… attirando lo sguardo del povero Heiji
"K… Kyoko il tuo vestito… ti stai bagnando"
Ma lei sembrava non sentire nemmeno: aveva alzato il volto al cielo, a prendere in pieno viso le gocce di pioggia… che presto si mischiarono alle lacrime.
"Kyoko, che c’è?" le sussurrò avvicinandosi.
Lei rimaneva impassibile.
Lui la prese e se la strinse al petto, lei lo abbracciò stringendo nei pugni la camicia
"Beh?" fece lui
"Non ce la faccio Heiji…" singhiozzò la principessa
"Kyoko" sussurrò lui stringendola più forte.
Lei singhiozzò più volte
"Come ho potuto Heiji? Come ho potuto?" gridava tra dolore e rabbia, chiudendo più forte i pugni che serravano e tiravano la camicia del ragazzo.
"Cosa?"
"L’ho uccisa io… Heiji, non posso sopportarlo!" il suo pianto era disperato, mentre affogava il volto nel petto del ragazzo
"No, non dire così! Non hai colpe tu… e Hasu lo sa…" non gli era per niente naturale tranquillizzarla… era sempre stata lei quella forte, quella che gli faceva coraggio, ma ora lei aveva bisogno di un appoggio e sebbene trovare le parole giuste pareva difficilissimo, avrebbe fatto di tutto pur di farla smettere di star male
"Dov’è finita quella Kyoko forte che io conosco e amo…" Heiji titubò un po’ su quell’ultima parola, sfuggita di bocca, poi continuò
"Quella che ieri sera mi insegnava a voltar pagina, dov’è?"
Kyoko sospirò e con voce tremante rispose
"Ogni tanto si perde"
"E allora sfogati, piangi qui con me, adesso"
Di nuovo Kyoko si strinse forte al ragazzo e si lasciò andare ad un pianto amaro, mente Heiji le carezzava la schiena aspettando che lo sfogo finisse. Era solo una ragazza di sedici anni, non poteva mostrarsi sempre forte e imperturbabile… ora era crollata. Heiji la teneva forte tra le braccia mentre la pioggia continuava a cadere su di loro senza sosta
"E’ tutto finito Kyoko, è tutto finito…"
Passarono diversi lunghi e tristi minuti prima che lei si calmasse. Anche se non piangeva più continuava a stringersi al petto del suo Heiji, di quell’adorabile ragazzo che da sempre l’amava. Si sentiva protetta lì… con lui. All’improvviso si scostò leggermente, alzò il viso, si spinse sulle punte dei piedi e lo baciò. Heiji sgranò gli occhi per la sorpresa, ma poi lasciò che si chiudessero e si fece trasportare dalla dolcezza di quel gesto, tanto sospirato e desiderato… finalmente giunto in un momento inatteso. C’erano anni d’amicizia e d’amore dentro quel bacio, sentimenti intensi e vivi in entrambi da tempo, racchiusi nei loro cuori, dove erano stati costretti a star reclusi negli ultimi mesi. Ma ora finalmente potevano esplodere.
"Andiamo" disse Heiji dopo, allungando una mano a prendere una di quelle di Kyoko, per portarla con se al castello al riparo dalla pioggia
"Se poi ti ammali, tuo fratello è capace di prendersela con me"
La bella principessa afferrò la mano del ragazzo e con un sorriso timido quanto dolce lo guardò dicendo
"E’ tutto finito… è tempo di essere felici"
Lui annuì, le sorrise e avvicinò il volto a darle un tenero bacetto sulle labbra, poi si incamminò verso il castello, seguito da lei.

Dalla mattina presto Nami era rinchiusa nella sala del trono insieme al re e al tesoriere del regno.
In un’altra ala del castello Zoro e Rufy, in convalescenza dopo l’ultima burrascosa operazione a quattro mani, dormivano per ordine miracolosamente unanime di Kintaro e Kamobius.
Sanji e Bibi cercavano inutilmente di dileguarsi, ma Igaram li teneva d’occhio nella sala di ricevimento dov’erano in compagnia di Ryotaro, Usop, Karl e vari paggi di corte che li intrattenevano.
Fuori in giardino Megumi passeggiava praticamente pedinata da Warabe, che cercava di conquistarla in ogni modo, ma lei pareva di ghiaccio e ormai quasi lo ignorava.
"Che bella la pioggia" disse lei all’improvviso sorridendo mentre piegava una rosa facendo cadere le gocce d’acqua che si erano accumulate tra i suoi petali
Waraba scosse la testa sorridendo
"Cosa ci fa una come te con quei pirati così allegroni?" le chiese avendo colto in quella frase tutta la tristezza che lei da tempo si portava nel cuore
"Sono loro prigioniera"
"Mai vista prigioniera più libera!" commentò lui.
In effetti Megumi dal giorno prima era del tutto libera di fare quel che voleva, compreso scappare… da quando Nami aveva iniziato a discutere col re del compenso per le loro gesta eroiche, la sua prigioniera odiata era passata più che in secondo piano.
"Prigioniera morale ormai" sorride lei.
Warabe corrucciò la fronte
"In che senso?"
"E’ una storia lunga da spiegare, ma incontrare quei ragazzi… anzi scontrarmi contro di loro mi ha salvata… anche se loro non lo sanno"
Lui annui rinunciando a capire il significato di quello strano discorso, poi chiese
"Dove abiti?"
Passò una lunga pausa di silenzio poi Megumi rispose
"Da nessuna parte…"
Il ragazzo iniziava seriamente a pensare che lei lo stesse prendendo in giro con tutte quelle frasi enigmatiche e non sapeva più che dire
"In teoria una casa ce l’ho… ma non riesco a chiamarla casa… da anni ormai la mia casa è il mare"
"Perché non rimani a vivere qui ora?"
"Sono prigioniera di Nami in questo momento, la decisione sul mio futuro spetta a lei e ai suoi compagni… e visto quello che gli ho fatto tempo fa non mi stupirei se decidessero di non farmi avere un futuro…"
"Sei stata così cattiva con loro?" si stupì Warabe.
Lei si girò a guardarlo con sguardo perfido e disse
"Io SONO cattiva!" poi scoppio in una risata che si concluse con questa frase
"In realtà sono solo una stupida…" che la portò a tornare seria
"A me sembri solo un po’ strana" commentò Warabe sempre più colpito.
Lei rise, poi cambiò argomento
"Come mai Heiji non suonava più con voi? Ancora Poi immagino"
"Sì, come avrai sentito dire in questi giorni Poi aveva bandito la musica dal regno e io, un po’ per amore della musica, un po’ per fare tutto il contrario di quello che ordinava Poi, decisi di diventare un musicista clandestino. I miei compagni mi seguirono, Heiji compreso anche se titubante. Iniziammo a suonare nelle cantine, nei sotterrai, nei depositi… in ogni posto che potesse offrirci un palcoscenico, un pubblico e un nascondiglio. Quando Poi intensificò le guardie sapendo della nostra attività, Heiji iniziò a cercare di convincerci a smettere, ma non ce la fece. Litigammo e gli dissi di scegliere tra noi e suo zio… si ritirò dal gruppo. Ci rimasi davvero male, ma non m’importava: niente mi avrebbe impedito di suonare… non ci riuscirono nemmeno i mandati di cattura!" continuava sorridendo soddisfatto
"Poi venni a sapere il vero motivo per cui Heiji ci aveva lasciato: ogni volta che suonavamo lui si occupava di tenere lontane da noi le guardie, ma una sera non ce la fece. Entrò di corsa nel magazzino sotterraneo dove stavamo suonando e ci disse che i soldati stavano arrivando. Purtroppo anche i soldati sapevano che Heiji ci faceva da palo così gli avevano teso una trappola: mentre un gruppo si era fatto vedere da lui mentre si avvicinava all’ingresso del magazzino, un altro di cui Heiji ignorava l’esistenza ci aspettava dall’altra uscita. Per metterci contro Heiji, suo zio disse che il merito della trappola era suo, quando in realtà l’aveva solo usato. Noi ci fidavamo di lui e non ascoltammo le parole di Poi… e infatti poco dopo essere stati rinchiusi nelle carceri del castello, ad aspettare il giorno dell’esecuzione, Heiji ci fece scappare: ci fece avere le chiavi delle nostre celle, richiamò le due sentinelle e diede ordine all’unica guardia che a quel punto ci avrebbe impedito di uscire, di andare da un’altra parte. Mentre scappavamo però fummo avvistati da Poi in persona, che probabilmente aveva seguito Heiji in tutte le sue mosse e, quando ormai eravamo quasi già fuori, mio fratello, che faceva parte del gruppo, fu colpito da un proiettile ad una gamba. Io e gli altri due eravamo già saltati di là dalle mura e ci accorgemmo di quello che era accaduto solo dopo aver attraversato il fossato"
Warabe si fermò un po’ con le lacrime agli occhi, prese un lungo respiro e proseguì nel racconto
"All’alba trovai un punto da cui riuscivo a guardare senza essere visto quello che succedeva nel cortile del castello che la notte prima avevamo attraversato per fuggire. Nonostante l’ora era pieno di gente, c’erano un’infinità di soldati tutti allineati su un lato. A terra accanto alle mura c’era una grande macchia di sangue" chiuse gli occhi evidentemente addolorato a quel ricordo e riprese
"Poco dopo misi a fuoco alcune persone al centro: da una parte un soldato reggeva mio fratello che si disperava per il dolore che sopportava da ore ormai, poco più in là un soldato puntava una pistola contro un altro soldato che sembrava legato e ancora più in là Heiji sbraitava contro Poi che invece aveva quel suo solito sorrisetto strafottente sulle labbra. Solo quando Heiji si avvicinò a mio fratello anche Poi si scompose per impedirglielo. Cercando inutilmente un modo per intervenire, mi avvicinai e riuscii a sentire che Heiji stava dando della bestia a suo zio perché aveva intenzione di condannare mio fratello a morire dissanguato. Non avevo mai visto Heiji battersi contro suo zio, ma quel giorno arrivò persino a prenderlo a pugni… inutilmente visti i suoi poteri. Alla fine per far tacere il nipote che continuava a gridargli contro, Poi sparò dritto in fronte a mio fratello"
Warabe si bloccò, Megumi si era messa le mani sulla bocca nel sentire quella storia e poco dopo le tornò alla mente il flash di lei che puntava quella pesante pistola contro il volto di suo padre. Ma Warabe sembrava star peggio, si lasciò cadere a terra seduto, si strinse le ginocchia, non piangeva, ma pareva sul punto di farlo. Ormai più che un racconto sembrava uno sfogo, perciò il ragazzo si fece coraggio e continuò
"Heiji iniziò a vomitare alla vista del corpo senza vita di mio fratello, ma suo zio senza pietà incalzò…"

TO BE CENTINUED

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Capitolo 65
*** La Tuzak sporca di sangue ***


Prawn City, 5 mesi prima.
Appena Heiji si sentì meglio, Poi lo sollevò da terra sorridendo e disse
"Bravo il mio ragazzo, hai catturato un ricercato e ora insieme abbiamo eseguito la giusta condanna"
Heiji continuava sconvolto a fissare il corpo del fratello di Warabe.
Il sole ora illuminava abbastanza bene il cielo, ma le ombre erano lunghe e quelle delle mura coprivano ancora quasi per intero il cortile scena di quello scempio.
"Portate via quel coso!" gridò Poi e il cadavere fu trascinato via malamente lasciando a terra una raccapricciante scia scarlatta che tingeva la ghiaia bianca. Da sopra le mura si udì un grido disumano: Warabe si era appena ripreso dallo choc e così aveva buttato fuori tutto il proprio dolore. I soldati si girarono e gli puntarono contro i fucili, ma Poi disse loro di lasciar perdere… era molto più divertente vedere Warabe soffrire più che farlo uccidere.
"E ora, Heiji caro, occupiamoci del traditore"
Nonostante Poi sapesse perfettamente come si fossero svolti i fatti, della fuga dei ragazzi era stato accusato il soldato che doveva essere di guardia quella notte, quello a cui Heiji aveva dato l’ordine di andare da un’altra parte. Poi estrasse dal fodero di Heiji la Tuzak, la porse al ragazzo e gli disse indicando il soldato legato
"Uccidilo!"
A Heiji pareva di non capire più nulla, doveva essere tutto un incubo. Si sollevò da terra strattonato per un braccio dallo zio, un raggio di sole in quel momento scavalcò le mura del castello e lo colpì agli occhi. Heiji li chiuse e si portò una mano a coprirsi il volto. Tutto sembrava lentissimo, lui si sentiva quasi sospeso da terra, tutto girava, le urla strazianti di Warabe gli giunsero come un’eco, alzò lo sguardo a cercare l’amico.
Molto in alto nel castello, sul terrazzo a cui si accedeva dall’ala delle stanze private dei reali, Kyoko si sporse a guardare cosa stesse succedendo, portava con sé un mazzo di orchidee con cui stava decorando la propria stanza: alcuni petali caddero iniziando a planare lenti sul cortile. Poco dopo giunse Ryotaro, evidentemente appena sveglio e ancora intontito dal sonno: guardò giù distrattamente e allora si destò di colpo
"Poi, che diavolo stai facendo senza la mia autorizzazione?"
Se c’era una cosa per cui Ryo riusciva a lottare strenuamente contro Poi erano le condanne a morte.
"C’è un’esecuzione in corso, niente che ti riguardi" gridò Poi senza nemmeno alzare la testa verso il re.
L’alzò invece Heiji, il cui sguardo fu catturato dai petali che stavano volando giù. Senza nemmeno capire come si trovò la Tuzak tra le mani.
"Uccidilo!" continuava a ripetergli insistente lo zio.
Il sodato era inginocchiato davanti a lui, legato, imbavagliato e con un altro soldato che lo tirava per i capelli per fargli tenere su la testa in modo che la spada gliela potesse mozzare con facilità.
"… no… no…" sussurrava Heiji allentando la presa alla Tuzak sempre più.
Poi non lo sentiva, impegnato com’era a tenere un discorso davanti ai propri uomini
"Che questo sia di lezione a tutti: chi sbaglia paga con la propria testa!"
Del tutto inutili sembravano gli ordini e le grida di Ryo che voleva impedirgli di commettere quell’omicidio. Kyoko sembrava sconvolta, non faceva che guardare in basso a occhi sbarrati e non diceva una sola parola. All’improvviso la spada si fece pesantissima tra le mani di Heiji che già avevano allentato la presa: cadde sui sassi. Poi fu un fulmine nel raccoglierla, rimetterla in mano al nipote, per poi guidarlo con la forza a tagliare la gola del soldato. Heiji quasi non se ne accorse, sentì giusto la mano di suo zio avvolgere la sua e la spada insieme e poi alzarla e spingerla con forza verso il collo di quell’innocente. Poi l’attrito sulla carne, il rumore del taglio, il fiotto di sangue che ne scaturì. Il grido di Kyoko lacerò il silenzio. Ryotaro giunse di corsa nel cortile dopo esser sceso di corsa per le scale. Heiji osservava sbigottito il corpo senza testa, la quale gli era rotolata ai piedi. Ancora stretta nella sua mano sinistra c’era la Tuzak che gocciolava sangue… la lasciò cadere all’istante.
"Ben fatto ragazzo! Sono orgoglioso di te!" gli disse da dietro Poi mettendogli una mano su una spalla.
"…no…no…no…" continuava a sussurrare Heiji incredulo.
Si girò a guardare suo zio con gli occhi gonfi di lacrime
"no… NO!" e si coprì il volto graffiandolo… aveva appena ucciso una persona.
Poi gli portò via le mani dalla faccia
"Sei stato bravissimo" Heiji ansimava
"COME HAI POTUTO FARMELO FARE?" gli diede una spinta e corse via urtando contro Ryotaro, giunto troppo tardi.
I petali delle orchidee toccarono il terreno sporco di sangue, assorbendolo.

Megumi non sapeva che dire. Scene come quella ne aveva viste tante nella sua pur giovane vita, spesso era stata lei stessa a farle accadere: anche se dopo aver premuto il grilletto della pistola contro suo padre le sue mani non si erano mai più sporcate di sangue, troppe volte aveva portato alla morte i suoi nemici, o sventurati rivali in modo indiretto… quella era la sua abilità. Ora, sapendo questo, cosa poteva dire a quel povero ragazzo che fissava la pozzanghera di fronte sconvolto dai ricordi?
Fu lui a parlare
"Non ho fatto nulla… sono stato lassù a guardare… e non ho fatto nulla"
Megumi lo osservava a occhi sgranati, le lacrime che spingevano per uscire, oltre che per la compassione che la storia le aveva suscitato, anche per il senso di colpa nel pensare a quante persone lei stessa doveva aver fatto soffrire in quel modo. Afferrò una mano del ragazzo e se la porto al volto. C’era qualcosa in lui che l’attirava mostruosamente… forse il fatto di somigliarsi tutto sommato: all’esterno apparivano sfrontati, ma sotto battevano cuori in fondo solo pieni di paure, risentimenti, rancori… solo che Warabe era diventato così subendo angherie, Megumi provocandole.
"Vieni" la mano di Warabe prese energia improvvisamente e il ragazzo si trascinò dietro la ragazza in un cammino a passo deciso oltre le mura, e poi lungo una stradina sterrata che portava ad una piccola casetta vicina al mare.

Quando si fermarono, una lapide si presentò davanti a loro.
"La notte stessa della morte di mio fratello, Heiji mi raggiunse, io lo presi a pugni incolpandolo del fatto di essere il nipote di un assassino. Heiji lasciò che mi sfogassi, si lasciò picchiare a sangue piangendo…non credo per il dolore delle percosse" Warabe parlava tenendo ancora forte la mano di Megumi, la quale ascoltava senza fiatare.
"Quando mi calmai e realizzai che Heiji non aveva colpe, lui iniziò a chiedermi perdono…era inginocchiato davanti a me e mi pregava di perdonarlo… me lo ricordo come se fosse ora… io non avevo parole, avevo la mente ben poco lucida. Lui mi disse che mi avrebbe aiutato in ogni modo a recuperare il corpo di mio fratello per dargli almeno una degna sepoltura"
Rimase un po’ zitto Warabe, attonito a fissare la lapide, da lui costruita nonostante il divieto di Poi.
Megumi con il pollice gli accarezzò piano il dorso della mano, Warabe col suo sguardo penetrante si volse a guardarla e proseguì nel racconto
"Heiji mi fece entrare a palazzo, tenendo alla larga le guardie. Eravamo quasi giunti alle fosse dove venivano buttati i corpi dei condannati, quando giunse Poi, insieme ad una decina di soldati che ci puntavano contro le loro armi…"

Prawn City, 5 mesi prima.
"Cosa diavolo stai facendo Heiji?" sbraitò Poi facendo riecheggiare la propria voce tra le pareti di quell’angusto e umido corridoio maleodorante.
"Un uomo che è morto in modo ingiusto, credo abbia almeno diritto ad una sepoltura consacrata su cui i suoi familiari possano pregare. Warabe porterà fuori di qui il corpo di suo fratello e non sarai né tu né queste dieci canne di pistola ad impedirmi di aiutarlo!" Heiji parlava a voce altissima, gli occhi puntati dritto per dritto in quelli iracondi dello zio, pareva sicuro di sé come mai lo era stato prima di allora.
"Catturate Warabe!" ordinò Poi, come se neanche Heiji avesse parlato.
Il ragazzo si avvicinò maggiormente a Warabe, estrasse la Tuzak e con quella cercava di tenere lontani i soldati
"Heiji, spostati! Non costringermi a prendere provvedimenti anche contro di te!" cercava di persuaderlo Poi facendo la voce grossa, ma Heiji non mollava, lo sguardo ancora puntato con coraggio contro lo zio.
I soldati erano immobili.
Heiji prese l’amico per un braccio e guardandogli le spalle riprese a camminare deciso verso le fosse
"Fermati Heiji!" Poi era fuori di sé per l’incredibile disobbedienza del suo soldatino, che per la prima volta aveva osato tagliare i fili con cui il suo burattinaio lo muoveva.
Avevano già raggiunto le fosse, i volti di tutti tranne Poi, esprimevano il raccapriccio per la scena che si presentava loro davanti.
Poi diede ordine ai soldati di catturare anche Heiji, ma il ragazzo prese dalle mani di uno dei loro assalitori la pistola e se la puntò alla testa. Appena Poi vide la scena fermò i suoi uomini.
"Che cazzo fai Heiji?"
Il ragazzo piangeva fiumi di lacrime ormai, tra il nervosismo, la rabbia e il coraggio che veniva meno, ma era più che convinto di premere il grilletto se uno dei soldati si fosse avvicinato a lui e Warabe.
Davanti a questo Poi accettò la sconfitta: non poteva permettere che Heiji morisse… prima di ricevere l’eredità del padre.

“Mi accompagnò fino oltre le mura, continuando a puntarsi quell’arma contro la tempia… non riesco nemmeno a immaginare come cavolo abbia fatto Poi in seguito a riguadagnarsi la fiducia di Heiji, ma c’è riuscito… raramente a quel bastardo non riusciva di fare ciò che si proponeva” Warabe stava fissando Megumi negli occhi mente lei si domandava cosa mai quella gente avrebbe pensato di lei se solo avessero saputo chi era stata, quello che era stata capace di fare nella sua vita. Guardava gli occhi tristi di Warabe e si chiedeva cosa mai quel ragazzo avrebbe pensato di lei se solo avesse potuto immaginare che tra lei e Poi in fondo non c’era molta differenza, eppure dentro di lei si formava una sottile speranza, quella di essere capita e non sapeva perché, ma qualcosa le faceva vedere quella comprensione in lui. Da una parte c’era il terribile bisogno di sfogarsi, di trovare qualcuno pronto ad accettarla così com’era, senza giudicarla, dall’altra conviveva con la paura che tutto ciò potesse essere soltanto una vana illusione. Erano state le parole di Kyoko a svegliare in lei questa speranza, poi l’incontro con Warabe sembrava volerle dire qualcosa, ma aveva così paura di soffrire e allora preferiva nascondersi… ancora.

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Capitolo 66
*** Verso sera ***


"Hasu!" Kamobius gridò il nome dell’amica morta, quando dal centro del salone d’ingresso del castello vide entrare Kyoko di corsa, bagnata dalla testa ai piedi.
Subito la ragazza alzò la testa, spostandosi dal volto i cappelli fradici che le si erano appiccicati. La sacerdotessa le si avvicinò meravigliata, afferrò il volto della giovane tra le mani e l’osservava commossa. Dietro di lei, giunse sorridente Kintaro
"Lei è la piccola Kyoko, Kamobius"
"K…Kyoko?" sussurrò la donna senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che non capiva.
Poi piano piano il volto di quella donna, la sua voce, il suo modo particolare di vestire gli apparvero in un qualche modo familiari e la riconobbe… Kamobius, l’amica di sua madre… quell’amica di sua madre… il cuore le si arrestò un attimo e sentì le forze venirle meno, ma c’era come una forza che la teneva su e veniva da quella donna.
Kamobius abbracciò Kyoko con tutto l’affetto di cui era capace
"Piccola Kyoko!" poi di nuovo si scostò e riprese il suo bel volto tra le mani "Sei identica a tua madre"
Ancora fermo e grondante sull’ingresso Heiji osservava la scena, pronto ad intervenire, immaginando le forti sensazioni che quell’incontro poteva suscitare sul cuore già agitato della sua Kyoko.
"Kamobius… sei tu? Sei proprio tu?" la giovane piangeva "Sono stata io… io ho ucciso la mamma…"
Heiji si avvicinò subito e afferrò con forza una mano di Kyoko che a sua volta strinse forte la mano del ragazzo come per cercare di trovare in lui, nel suo amore, il coraggio per affrontare quell’orribile macchia che opprimeva di sensi di colpa i suoi ricordi.
Kamobius aveva ormai capito come si erano svolti i fatti
"Piccola, non c’è niente di cui tu debba sentirti in colpa. Questo regno è stato solo macchiato dalla maledizione di quel dannato. Non pensarci più tesoro, un visetto tanto grazioso è un peccato che venga rovinato dalle lacrime. Su, stai tranquilla"
Di nuovo la donna abbracciò Kyoko
"Cancella la tristezza dal tuo cuore piccolo fiore di loto"
"E’ difficile Kamobius, è così difficile!" singhiozzava Kyoko
"Lo so, piccola, ma sono sicura che ci sono tante persone che ti vogliono bene e sono pronte ad aiutarti… vero giovanotto?" disse la donna guardando poi Heiji, che immediatamente arrossì.
Kamobius lasciò che i due ragazzi andassero ad asciugarsi e mentre si allontanavano tenendosi per mano, la donna chiese a Kintaro
"Ma chi è quel ragazzo?"
"E’ Heiji?"
Kamobius si volse di scatto a guardare l’uomo
"Heiji? Il figlio di Dopo? Com’è cresciuto! Se solo sua madre lo vedesse"
"Tu sai dove si trova?"
"Si"
Kintaro sorrise gioioso
"Allora presto lo vedrà"
Anche Kamobius sorrise
"Le prenderà un colpo…" sospirò e continuò "Beh allora le cose non sono poi cambiate di molto da come me le ricordavo"
"Cioè?" fece Kintaro
"Mi riferisco a Heiji e Kyoko… ricordo che c’era del tenero già parecchi anni fa… non è cambiato nulla"
"Veramente mi sa che qualcosa sia cambiato proprio in queste ultime ore… non hai notato una luce particolare nei loro occhi?"
"Eh, Heiji, piccolo Heiji, che ometto che si è fatto! Goditi anche tu la tua sudata felicità, ormai tutti abbiamo finito di penare… la libertà è tornata"
"Sagge parole" disse Kintaro.

Il sorriso radioso di Nami quando uscì dal portone testimoniava che l’accordo era giunto a un buon prezzo per lei. Come prima cosa andò a vedere come stavano Zoro e il capitano: lo spadaccino continuava a dormire indisturbato da ore, mentre Rufy stava mangiando anche la porzione di cibo portata al compagno. Neanche la sberla che gli giunse violenta da parte della navigatrice servì a fargli capire che il fatto che Zoro stesse dormendo non era una scusa valida per rubargli il pasto.
Il resto della giornata fu speso dalla ciurma per dedicarsi a varie attività: alcuni rimasero al castello a ridere e scherzare, qualcuno ad abbuffarsi, qualcuno ad allenarsi… mentre Nami e Bibi decisero di dedicarsi allo shopping.
Erano indaffaratissime a spulciare ogni singolo capo di un negozio d’abbigliamento, quando Bibi disse
"Non ti sembra di aver esagerato ieri sera?"
Nami fece capolino da dentro la cabina dove si stava provando un abito e guardò l’amica con aria interrogativa.
"Mi riferisco alla gara di rutti: Zoro sembrava sconvolto nel vederti"
Nami sorrise in un modo che lasciava intuire che quel terribile cervellino aveva elucubrato qualcosa di losco, tornò dentro la cabina per uscirne poco dopo con un abito meraviglioso, elegantissimo, e che risaltava in modo perfetto le sue già pronunciate doti fisiche
"Dici che qualcosa di questo tipo possa bastare a fargli dimenticare?" disse Nami con un sorriso a dir poco birbante
"Nami!" fece Bibi e la rossa si strinse nelle spalle facendo la lingua.

Il cielo si stava già tingendo delle tinte violacee del tramonto, quando Sanji e Bibi riuscirono a sfuggire allo sguardo pressante di Igaram: erano sgattaiolati fuori dalle mura del castello e per riuscire a starsene un po’ in pace erano saliti sulla Going Merry, avevano levato l’ancora e si erano un po’ allontanati dalla costa. Sanji era indaffarato ai fornelli a preparare una cenetta alla sua bella principessa, Bibi seduta al tavolo della cucina lo osservava attentamente cercando di imprimere nella mente e nel cuore ogni immagine dei momenti passati con lui. Nessuno dei due pareva aver voglia di ridere, nessuno dei due parlava: da quando erano saliti sulla nave li aveva colti la brutta sensazione che il tempo che avevano ancora per poter stare insieme fosse poco.
Fuori dall’oblò il cielo si faceva sempre più scuro, la cena era pronta e Sanji la servì al lume di candela, sedendosi poi di fronte a Bibi, cercando di sorridere.
"Cosa ti rende tanto pensierosa?" chiese il ragazzo dopo pochi bocconi masticati nel più completo silenzio tra i due
"una brutta sensazione…" rispose lei in un sospiro dall’aria sconsolata
"Come di avere ancora poco tempo per stare insieme, vero?"
"Anche tu?" chiese stupita Bibi, alzando solo in quel momento lo sguardo dal piatto.
Sanji annuì serio, poi le prese una mano appoggiata sul tavolo e cercò un sorriso perlomeno rassicurante
"Lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe arrivato il momento in cui… non dobbiamo pensarci o finiamo per intristirci inutilmente e rovinare le ore che ci separano dal momento in cui dovremo salutarci"
"Si lo so"
"Allora promettimi di sorridere fino all’ultimo istante in cui mi vedrai"
Bibi abbozzò a quelle parole un debole ma dolce sorriso
"Si, te lo prometto"
Ma a Sanji parve non bastare
"E ti sembra un sorriso quello? La Bibi che io amo ha un sorriso molto ma molto più bello" ma nemmeno quelle dolcissime parole sembrarono produrre l’effetto desiderato e anzi il sorriso della principessa si fece ancor più tirato, forzato… amaro.
"Cos’è che ti rende più triste? La separazione? La lontananza? Lo so che è dura, mi mancherai da pazzi, ma ci ritroveremo e sarà tutto com’è adesso"
"Ho paura… ho paura che tu possa dimenticare… che ti possa dimenticare di queste parole, di quello che provi ora… di me…"
Sanji carezzò piano una guancia di Bibi col dorso della mano
"Anche se lo volessi, credo proprio che mi sarebbe più facile scordarmi il mio stesso nome che i tuoi occhi, le tue labbra, la tua voce, il tuo profumo… il tuo sorriso… Sarai il mio ultimo pensiero prima di dormire e il primo la mattina… sarà un ricordo doloroso, un’enorme nostalgia, ma io ho fiducia nel destino che già ci ha fatto incontrare qui… e ci riporterà di nuovo sulla stessa strada"
E a quel punto chi aveva più voglia di cenare? Se davvero quelle erano le ultime ore che potevano condividere prima di separarsi chissà per quanto tempo, andavano vissute al massimo, sincronizzando i cuori e i respiri in un intreccio di mani, di sussurri, di corpi.

TO BE CONTINUED…

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Capitolo 67
*** Un’adorabile despota dal volto dolcissimo ***


Nami, dopo averlo cercato per mezzora su e giù per il castello, trovò Zoro in una specie di palestra dove si stava allenando. L’aggressione da parte della ragazza non lo stupì per nulla
"E io che ti cerco ovunque da ore! Era più che ovvio che dovessi essere in un posto del genere: non sai far altro che allenarti e dormire! E’ mai possibile? Hai una vita sociale pari a quella di un filo d’erba nel deserto" avrebbe continuato così chissà per quanto, se Zoro non le avesse tappato la bocca con un bacio.
Sebbene lei ne avesse colto immediatamente il motivo, proprio non le riuscì di non lasciarsi trasportare… le sembrava di non aver avuto un contatto con lui da tantissimo tempo. In effetti da quando avevano ammesso di essere innamorati i momenti di intimità erano stati davvero pochi, sicuramente era anche per questo che quella specie di bacio-tappabocca le era sembrato tanto prezioso, ma dall’altra parte a renderlo speciale era il fatto che di minuto in minuto lei si rendeva sempre più conto di quanto fosse forte il sentimento che la legava a Zoro. Era incredibile, ma pensandoci l’unico sentimento pari a quello che provava ora per lui, ma diametralmente opposto, era stato l’odio disperato per Arlong, ma non era certo quello il momento per rivangare tanto spiacevoli ricordi.
"Devo dire che questo è un metodo efficace e molto divertente per farti star zitta: penso che in futuro lo userò spesso… qualcosa in contrario?" disse Zoro sorridendo, scostandosi appena dalle labbra di Nami
"Beh… preferirei che mi baciassi per altri motivi"
"Mh… tipo perché sei stupenda?" rispose Zoro baciandola
"Può andare" sorrise lei
"Tipo perché mi fai impazzire?" continuò lui baciandola poi nuovamente
"Può andare anche questo"
"Me ne ricorderò…e appena mi viene in mente qualche altro buon motivo, ti faccio sapere… ah, va bene se ti bacio perché è una bella giornata?" e la baciò ancora
"Ok, però adesso piantala di fare l’imbecille" concluse la ragazza dandogli un leggero pugno in testa
"Piuttosto, tieni!" e sollevò un sacco che conteneva varie scatole
"Cos’è?" fece Zoro sbirciandoci dentro.
Nami allargò uno dei suoi più smaglianti sorrisi
"Un regalo!"
"Per me? Tu hai speso soldi per me?"
"Si si, più o meno, ma non è questo che conta: apri!" lo invitò.
"Non li avrai mica rubati?" si preoccupò Zoro
"Ma sentilo! E’ questa la fiducia che hai in me?"
"Non è questione di fiducia… è che ti conosco!"
Nami gli fece la linguaccia e finalmente svelò il mistero
"Me li hanno regalati va bene? Io che volevo essere carina… cha antipatico che sei!"
Zoro sorrise tra sé con l’aria compiaciuta di chi ha dimostrato di saperla lunga e si apprestò a tirar fuori le scatole dal sacco. Nami osservava ogni movimento del ragazzo, evidentemente curiosa della sua reazione. Lo spadaccino si mise ad aprire la prima scatola lentamente, provando gusto nel tenere la ragazza sulle spine, peccato solo che lei se ne accorse e lo prese a sberle dicendogli di sbrigarsi.
"Abiti?" nonostante la smorfia di disgusto che fece Zoro, Nami sorrise annuendo, al che il ragazzo tornò a dire
"Vestiti? Mi hai preso dei vestiti? Per me?"
"Si e potresti ringraziarmi invece di fare quella faccia… pensavo che un minimo di civiltà tu ce l’avessi per capire che ti servono abiti nuovi: sei vergognoso in questo stato, non te ne rendi conto?"
Zoro fece spallucce e sbuffò, osservando perplesso i capi d’abbigliamento davanti a lui.
Nami non smetteva di manifestare invece il massimo entusiasmo mentre glieli mostrava uno a uno
"Guarda qua: un paio di pantaloni nuovi… e anche se non è che mi facciano impazzire te li ho presi uguali a quelli che hai, contento?"
Ma Zoro non parve avere nessuna reazione
"Poi ti ho preso qualche nuova maglia… sai, noi esseri umani usiamo cambiarci di tanto in tanto… ma mi ascolti?"
"Si si…" rispose il ragazzo ribaltando gli occhi, ma poi notò nell’ammasso una camicia bianca piuttosto elegante
"E questa?" disse sollevandola con un dito quasi fosse una cosa sporca
"E’ una camicia!" rispose la rossa
"E fin lì…" commentò perplesso lui "Non è per me, vero?"
"E per chi se no?" Zoro si fece una gran risata e  continuò
"Stai scherzando!"
"No!" rispose secca Nami
"E tu pensi che io mi metta una cosa del genere? Non sono mica Sanji io"
Nami sospirò e commentò piano
"Purtroppo…"
"Hei! Ti ho sentita!"
"Dai scemo, piantala di fare il bambino e ascoltami: ora tu ti vai a fare un bel bagno, ti rilassi, ti metti i pantaloni nuovi e la camicia e andiamo fuori a cena… io e te soli"
Il broncio di Zoro lasciava poche speranze
"Dai, fallo per me!" disse la navigatrice sbattendo adulante le ciglia
"Che sia la prima e l’ultima volta"
Nami sorrise e lo baciò come per ringraziarlo, dicendo
"Fai il bravo dai, ci tengo tanto… vorrei che fosse tutto perfetto questa sera"
"Farò tutto ciò che vuoi" il sorriso di Zoro si mischiò al bacio appassionato che ne nacque subito dopo… fare il duro con lei diventava sempre più difficile.

Zoro aspettava Nami da tempo giù nell’atrio, dove stava rischiando di diventare isterico bersagliato dagli scherni dei suoi compagni non abituati a vederlo vestito bene
"Guardalo Usop, sembra Sanji!" si sganasciava Rufy, mentre Usup si teneva la pancia e aveva le lacrime agli occhi per il tanto ridere.
Zoro stringeva i denti e l’impugnatura di una delle sue katane, sull’orlo di una crisi di nervi.
"E’ diventato Zonji… guarda guarda Usop, lo imito!" e così il capitano inscenò uno dei suoi soliti ridicoli spettacoli in cui imitava una sorta di ibrido tra Sanji e Zoro: le sopracciglia arrotolate dell’uno col broncio dell’altro, le movenze eleganti del primo applicate all’uso delle spade del secondo…
"Baaaaaaastaaaaaaaaaaaaa!“ esplose Zoro estraendo la lama pronto ad usarla per affettare cappello di paglia. A salvargli per un pelo la vita fu l’arrivo di Nami, che scendeva lenta le scale indossando un abito stupendo: era quasi bianco con rifiniture di un porpora molto scuro, le scendeva fino ai piedi ma aveva uno spacco generoso che ad ogni passo lasciava intravedere una gamba. Il tessuto era morbido, leggero e ondulava sinuoso ad ogni movimento della ragazza, che così vestita era ancor più bella del normale. Nel vederla Zoro si fermò all’istante, incantato, dimenticandosi immediatamente del fatto che in quella sala non ci fossero soltanto lui e Nami. Non  aveva occhi che per lei e la seguì con lo sguardo fino all’ultimo scalino.
"Andiamo?" disse lei all’ultimo scalino col suo solito sorriso luminoso
"Wow!" fece Usop, osservando sbalordito la compagna "Sei bellissima Nami!" continuò davvero colpito dal cambiamento della ragazza.
Lei lo ringraziò con un sorriso, poi tornò a guardare il suo cavaliere, che però dava ben pochi segni di vita, imbambolato com’era a contemplarla. Usop gli sventolò una mano davanti agli occhi e commentò
"Eh, Nami, una bella ragazza come te è sprecata con uno del genere"
Fu solo in quel momento che lo spadaccino si riebbe dallo choc e arrabbiatissimo ringhiò al compagno
"Chiudi quella ciabatta e bada un po’ ai fattacci tuoi… tu ben che non ti meriti una come Kaya!"
"Non nominarla neanche caprone!"
Mentre i due se ne dicevano da forche e da galera, Nami si rese conto che anche Rufy la stava fissando… con un sorriso ebete.
"Che c’è?" gli chiese delicatamente la navigatrice.
Rufy allargò il suo radioso sorriso bambino
"Sei proprio bellissima, Nami. Zoro è davvero fortunato" e detto questo afferrò il suddetto e lo trascinò in disparte, fermando così il massacro di Usop.
Appena furono a distanza di sicurezza, Rufy piantò gli occhi in quelli di Zoro e serissimo gli disse
"Lo sai che tu per me sei come un fratello, sei stato il primo membro della mia ciurma e non posso immaginare che qualcosa possa mai riuscire a dividerci, ma ti giuro che se mai un giorno vedrò soffrire Nami per colpa tua, me la pagherai cara. Non metto in dubbio il fatto che tu le voglia bene, ma sono convinto di amarla anch’io a modo mio tanto quanto te e voglio sempre vederla sorridere come questa sera, intesi?"
Zoro rimase stupefatto da quel discorso e dalla serietà con cui era stato pronunciato dal suo capitano, all’improvviso così adulto da non sembrare nemmeno lo stesso di soli pochi minuti prima. Però lo capiva, e bene o male se lo aspettava: loro tre, i primi tre membri della ciurma, erano legati da un legame strettissimo, che aveva un qualcosa in più che lo rendeva più speciale di quello che li legava ad Usop e Sanji. Era un patto implicito a sacrificarsi l’un per l’altro a qualsiasi costo. Ora questo nuovo sentimento nato tra Nami e Zoro poteva dar l’impressione di sbilanciare il baricentro di quel triangolo perfetto, ma Rufy non era di questo che si preoccupava, fiducioso com’era nell’amicizia. L’unica cosa che davvero lo terrorizzava era l’idea di vedere di nuovo Nami piangere: prendendola con sé, strappandola via dalle grinfie di Arlong, sapeva di aver guadagnato una bravissima navigatrice e il compenso che le aveva promesso non era altro che la felicità e la libertà e ora si sentiva in dovere di preservare il sorriso che quella ragazza aveva riconquistato il giorno della caduta di Arlong Park.
Zoro sorrise, poggiò una mano su una spalla del suo capitano e disse
"Se mai dovessi farla soffrire ti autorizzo a massacrarmi di botte perché vorrà dire che sono diventato completamente pazzo"

Il ristorantino che Nami aveva scelto per il vero primo appuntamento con Zoro si trovava su un’altura alla periferia della capitale: da lassù si dominava una vista incantevole di tutta la città, fino alle luci del porto. Nella camminata sulla collina Zoro aveva presto preso un passo troppo veloce per i tacchi di Nami che rimase indietro, con una gran voglia di maledirlo per quei suoi modi così distratti e ben poco cavallereschi, ma quella serata doveva essere più che perfetta, immacolata e quindi trattenne disperatamente il desiderio di urlargli dietro qualche improperio come era sua abitudine fare. Poi, a pensarci bene, Nami si era innamorata anche di quel lato poco civile di Zoro. Sorrise pensandoci e l’osservò bene: quella schiena larga, muscolosa, le mani rigorosamente in tasca, le tre spade appese al fianco (nonostante l’inutile richiesta esplicita da parte sua che le lasciasse almeno per quella volta al castello), la camminata a gambe leggermente storte. E poi quella testaccia verde, i tre orecchini che tintinnavano sbattendo l’un contro l’altro… non c’era particolare che Nami non amasse in lui. Si sentiva quasi smarrire pensando a quello che provava in quel momento, era una sensazione così forte e travolgente… e nuova.
Il suo sguardo doveva essere tanto intenso da arrivare fino ad essere tangibile, visto che Zoro se lo sentì addosso. Ruotò appena la testa, di quel tanto che gli poteva consentire di vedere la ragazza con la coda dell’occhio. Capì che forse era il caso di aspettarla, quindi rallentò il passo e allungò all’indietro una mano, che Nami afferrò sorridendo. La rossa si accoccolò, quasi avvinghiandosi al braccio del ragazzo, che ne parve persino imbarazzato.
Il loro tavolino si trovava su una terrazza che presentava un panorama straordinario, una leggera brezza carezzava la schiena di Nami, che l’abito lasciava parzialmente scoperta, e le muoveva le ciocche di capelli che l’acconciatura le lasciava ricadere qua e là. Seduti l’una di fronte all’altro, si sentivano un po’ a disagio per quella strana situazione, decisamente fuori dalle loro abitudini. A fatica riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso, ma la cosa in un certo senso li faceva ridere: era così strano pensare l’uno all’altra in quel modo ora! Da quando si conoscevano era stato uno scherzo continuo, battibecchi, scherni, risate… una semplice quanto profonda amicizia insomma… e ora? Cos’era cambiato in loro? In cosa era mutato il sentimento che da sempre li legava? Era difficile capirlo ed entrambi in quel momento non riuscivano a far altro che chiederselo. Nami sorrise, Zoro piegò la testa come a chiederle il motivo e lei ridendo sommessamente disse
"Siamo ridicoli così!" e subito dopo la risata si fece più forte.
Anche Zoro iniziò a ridere
"Era quello che pensavo anch’io… mi sa che io e te non riusciremo mai ad essere una di quelle coppiette da romanzo strappalacrime"
Nami lo guardò con un gran sorriso
"Sinceramente lo spero: mi piace così come siamo… amici molto molto speciali"
Zoro sorrise evidentemente condividendo il pensiero della ragazza, poi si allungò a baciarla.
Per dimostrare di amarsi non avevano bisogno di uscite formali ed eleganti, di smancerie fuori dalle loro abitudini, di essere in pratica ciò che non erano: che cosa sorprendente i sentimenti, il cuore umano… le varie sfumature che può avere l’affetto per una persona. Di una cosa erano certi però: quello che provavano era di sicuro amore, lo era da troppo tempo ormai per non poterlo riconoscere, solo che se ne erano resi conto solo ora.
La situazione tra i due si distese dopo quelle sane risate, suggellate da un bacio e ora finalmente riuscivano a comportarsi normalmente, mangiando e parlando del più e del meno, come al solito.
"Quanto staremo ancora su quest’isola?" chiese Zoro.
Nami alzò le spalle e rispose
"Non so, dipende da Rufy"
"Come no… sei sempre tu a decidere queste cose"
"Non è affatto vero, Rufy è il capitano e a lui spettano le decisioni"
"Nami piantala, ci sono anch’io sulla Going Merry e lo vedo come vanno queste cose - Nami dove andiamo? - - Nami quando partiamo? - - Nami possiamo fare questo? - - Nami possiamo fare quello? - Rufy è il capitano morale della ciurma, ma quello amministrativo sei tu… anche perchè se non ti diamo retta ci prendi a pugni"
Nami era a bocca aperta
"Ma sentilo! E’ questo che pensate di me?"
"Si… che sei un’adorabile despota dal volto dolcissimo!" rispose sorridendo Zoro.
Nami fece trascorrere qualche attimo di silenzio, chiuse lentamente gli occhi, sorseggiò un po’ il vino e disse
"Penso che rimarremo qua ancora qualche giorno, mi si stringe il cuore al pensiero di dividere Sanji e Bibi"
Zoro la guardò a dir poco perplesso: era inutile, capire del tutto le astruse alchimie mentali di quella ragazza era pressoché impossibile. Tanto valeva continuare il discorso
"Non pensi che questa volta Bibi potrebbe partire con noi?"
La rossa sbuffò appena, riappoggiando al tavolo il bicchiere
"No, se un minimo la conosco farà di nuovo la stessa scelta dell’altra volta e poi nei discorsi che mi ha fatto in questi giorni non ha nemmeno fatto riferimento all’idea di salpare con noi"
"Ma magari ci ripensa"
"Ti vedo interessato alla cosa…" disse Nami come facendo allusione a un secondo fine nelle parole del ragazzo
"No no!" si affrettò a difendersi lui dalle accuse "Era tanto per parlare… E più che altro ne sarei felice perché così sarei un po’ più tranquillo… sai quel damerino cascamorto non è che mi ispiri tanta fiducia e non mi va di tenerlo sempre sottocchio per evitare che ci provi con te come fa da quando lo conosco!"
Zoro geloso, che spettacolo! Nami stava lì a godersi la scena con un gran sorriso
"E poi mi dispiace per Bibi, mi sembra davvero presa da lui… quel fedifrago non si meritava certo una ragazza come lei, ti pare?" continuò lui
"Oh, quanto alla fedeltà non c’è problema!" asserì Nami sicura
"Perché? Pensi forse che ora quel cuoco della malora diventi una persona normale e la smetta di importunare ogni santa donna gli capiti sotto tiro? Faceva lo svenevole con le altre persino davanti agli occhi di Bibi!"
"Oh no, non dicevo questo… Sanji purtroppo non cambierà mai al mondo, ma mi occuperò io del fatto che non tradisca Bibi" e così dicendo mostrò il pugno stretto col quale da lì in poi avrebbe massacrato il biondo ad ogni libidinoso tentativo di approcciare chiunque non fosse Bibi.
Zoro storse le labbra
"Ahi, non lo invidio"

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Capitolo 68
*** Brutte notizie ***


Piangeva Bibi, piangeva mentre faceva l’amore con Sanji, al pensiero che quelli potevano essere momenti fugaci nelle loro vite pronte a separarsi di lì a poco. Nulla avrebbe potuto consolare quelle lacrime, che Sanji baciava con tutta la tenerezza di cui era capace. Si rendeva perfettamente conto del motivo che faceva soffrire la sua principessa, lo sapeva perché lo condivideva suo malgrado. La consapevolezza della nostalgia con cui avrebbero ripensato a quei momenti vissuti insieme era soffocante, una micidiale contraddizione rispetto al piacere che il loro amore appena sorto stava loro regalando… era un sentimento dal retrogusto troppo amaro per essere gustato appieno. Il mare sembrava voler partecipare ai tristi pensieri dei due ragazzi e si stendeva placido e scuro sotto la sottile falce di luna, immerso in un silenzio quasi irreale. Chiedevano solo che quegli attimi invadessero il tempo, lo bloccassero, lo tenessero in sospeso… in una sorta di limbo, in una dimensione dedicata solo a loro, al piacere dell’unione dei loro corpi, delle carezze incessanti, della bruciante passione che all’improvviso sembrava averli pervasi e non volerli più lasciare.

Al castello sembrava fosse di passaggio un uragano, in realtà tutto il trambusto era causato da Igaram che si disperava non trovando la sua principessa. Aveva percorso in lungo e in largo tutta la città senza nessun risultato e al pensiero che potesse essere sola con quel depravato non faceva altro che piangere fiumi di lacrime.
Ormai gli altri lì con lui ci avevano fatto l’abitudine e se la spassavano ai danni del povero Karl, che era diventato una specie di cavia sulla quale sperimentare ogni divertimento. Seduti su una panca, Heiji e Kyoko incrociavano insieme le mani dietro le loro schiene, giocherellando l’un con le dita dell’altro. Su di loro pendeva l’occhio sempre vigile di Ryotaro, che però si faceva molto tranquillamente trasportare dalle pazzie di cappello di paglia e ancora non si era accorto di nulla di nuovo tra la sorella e l’amico.
Non c’era nessuno che non sorrideva di gusto… tranne Igaram e un'altra persona, ma quest'ultima era così per carattere, non perché non fosse felice. Seduta sul davanzale di una finestra aperta, una gamba a penzoloni all’eterno, il vento che entrava sollevandole i capelli e facendoglieli svolazzare davanti al volto, Megmi guardava l’orizzonte senza partecipare alla festa. In mano teneva una rosa che Warabe quel pomeriggio le aveva regalato dicendole “Avrei voluto che fosse una rosa nera perché ti si addice di più, ma per oggi dovrai accontentarti di questa”. L’annusò sorridendo leggermente: inutile continuare a far finta che tutte quelle attenzioni non le importassero. Era stato un’insieme di cose che potevano andare dalla sua dolcezza all’intensità dello sguardo, dalla sfrontatezza alla tenerezza e sicuramente quel qualcosa che li accomunava, comunque quel ragazzo aveva scalfito il suo cuore duro. Solo che ora tornare all’improvviso a provare tutti quei sentimenti così calorosi bruciava, strideva tremendamente contro i sensi di colpa che fino ad allora era riuscita a reprimere dietro una perfetta e glaciale maschera d’indifferenza.
L’irruzione improvvisa di Warabe e Natto, attirò subito l’attenzione e fermò la bolgia del momento. I ragazzi si fermarono poco dopo l’ingresso, piegati su loro stessi, le mani appoggiate alle ginocchia e ansimanti per la veloce corsa. Si avvicinarono a loro quasi tutti a sentire cosa fosse successo. Appena riuscì a riempire di nuovo i polmoni d’aria, Warabe parlò
"Mi dispiace darvi una brutta notizia" disse guardando Rufy "Ma al porto ovest sono state avvistate le navi della marina… immagino che non siate in ottimi rapporti con loro"
Ad Usop schizzarono subito gli occhi in fuori
"AH! La marina! Nooooooooooo!" e saltò in braccio al proprio capitano
"Ma proprio adesso che mi divertivo tanto! Arrivano sempre nei momenti peggiori" sbuffò Rufy sorreggendo il compagno che gli frignava addosso
"Quanto distano ancora dall’isola?" chiese re Gaijin, seriamente preoccupato per i suoi ospiti, nonché venerabili salvatori
"Non molto, se il vento non si alza ci metteranno poco più di mezzora, altrimenti potrebbero anche far prima"
"Che cosa?" sbraitò Usop alzando il volto moccolante dalla spalla di Rufy
"Mi dispiace" disse Warabe, cercando poi subito dopo Megumi con lo sguardo.
"Dobbiamo subito andare a cercare gli altri e partire!" disse cappello di paglia, dimostrandosi stranamente responsabile e risoluto.
Uscirono tutti immediatamente: c’era da andare a recuperare Nami e Zoro fuori città e a questo pensò Rufy in groppa al velocissimo Karl, mentre gli altri correvano verso il porto al quale era attraccata la Going Merry… o almeno ciò era quello che pensavano.
Non gli ci volle molto a trovarli, ma appena Rufy raggiunse il ristorante, invece di cercare i suoi compagni, si fece rapire dai profumini che uscivano dalle cucine e si fermò un attimo a mangiare. Per fortuna il baccano che produsse attirò presto Nami e Zoro, che lo sentirono dal terrazzo ed entrarono a vedere cosa stesse succedendo
"Rufy, che ci fai qui?" chiesero in contemporanea i due.
Invece di rispondere, il capitano, un’enorme costoletta tra le fauci, forchetta in una mano e tozzo di pane nell’altra, alzò le sopracciglia quasi stupito di vedere i suoi compagni, mugugnò qualcosa che poteva essere un saluto e alzò un braccio sventolando la forchetta. Nami e Zoro si guardarono interdetti. Ingoiato quasi senza masticarlo quel pezzo di carne, Rufy ne inforcò un altro, ma prima disse ai suoi amici
"Hei ma che ci fate in un posticino come questo?"
Fu Karl ad intervenire per fortuna
"Quaaaaaaaaaaaaa!" disse martellando poi il cranio di cappello di paglia col becco
"Ma che fuoi uccellaccio? Quefto è il mio piatto!"
"Quaaaaaaaaaa"
Nami capì che a quel punto l’unico che poteva risolvere il mistero era lo stesso Karl, quindi gli si avvicinò, gli prese la testa tra le mani e chiese
"E’ successo qualcosa Karl?"
"Quaaaaaaaaaa" annuì l’anatra cercando di far capire che dovevano affrettarsi a scappare.
In quel momento Rufy si colpì forte con una mano la fronte
"Ma sì! Ecco cos’ero venuto a fare!" scese dallo sgabello, si pose davanti ai propri compagni e urlò spaventato
"Dobbiamo andarcene subito! Sta arrivando la Marina!"
"CHE COSA?" le espressioni di Nami e Zoro erano a dir poco terrificanti. Avrebbero anche tanto voluto prenderlo a pugni, ma non c’era tempo, purtroppo.
Rufy si riavvicinò al banco, prese su tutto ciò che poteva e salito in sella a Karl schizzò verso il porto urlando
"Grazie mille!"
Il proprietario del ristorante a quel punto iniziò a guardare Nami e Zoro, evidentemente pretendendo da loro il pagamento anche del conto del loro sconsiderato capitano. Nami aveva già iniziato a temporeggiare tra parole e sorrisi nervosi, quando inaspettatamente Zoro mise in atto un’operazione d’evasione degna di un perfetto ladro. Iniziò a correre, caricandosi la ragazza in spalla e senza voltarsi un attimo… Nami da dietro salutava camerieri e proprietario, sfottente
"Sarà per un’altra volta… era tutto buonissimo!"
Zoro correva, ma era visibilmente a disagio in quel ruolo da perfetto ladruncolo. La ragazza, comodamente adagiata su una sua spalla commentò
"Eh, stando con lo zoppo, si impara a zoppicare"
"Non dire nient’altro o ti lascio a piedi"
Al che la bella navigatrice si limitò a ridacchiare tra sé.

Stavano correndo tutti insieme verso il porto, quando Megumi si sentì afferrare e fermare da dietro. Warabe la stringeva in un abbraccio alla vita, aspettando di recuperare il fiato e che lei si riavesse un attimo dalla paura che si era presa.
"Resta qui, ti prego" disse il ragazzo.
Megumi sgranò gli occhi e non trovò le parole per rispondere
"Rimani qui… con me"
Megumi si sciolse dall’abbracciò, si staccò da lui e si girò  guardandolo in faccia
"Non posso, per favore, lasciami andare adesso... è meglio per tutti" e detto questo tentò di riprendere la corsa, ma di nuovo Warabe la fermò, prendendola per una mano
"No, voglio che tu resti qui, non m’interessa di nient’altro, del tuo passato, dei tuoi problemi con la legge o quant’altro… ti chiedo solo di restare qui, ti prego"
Rimanere impassibile di fronte a quello sguardo magnetico diventava impossibile per Megumi, ma lo avrebbe fatto anche per lui: lei prima di tutto non si fidava di sé stessa, dopo una vita intera passata nel modo peggiore, come pensava ora di essere già cambiata, non voleva arrivare a far del male a quelle persone… fare soffrire di nuovo quel ragazzo che già aveva sofferto abbastanza
"Warabe davvero, è meglio che tu mi stia lontano, lo dico per te… non sono il tipo di persona che pensi, io s…"
Warabe interruppe il discorso baciandola. Con una mano teneva ancora quella della ragazza, con l’altra, aveva percorso tutta la schiena, giungendo ad intrufolarsi tra i capelli corvini, fino a posizionare la forte presa dietro la nuca. A Megumi veniva da piangere pensando a quanto le sarebbe piaciuto iniziare una nuova vita al fianco di un uomo come lui, che l’avrebbe amata, aiutata a superare i traumi della sua infanzia, senza farla più sentire sola, come invece si sentiva da tempo ormai immemorabile. Strinse la mano di Warabe e rispose al bacio con la stessa passione che lui le aveva trasmesso.
Poi si scostò, le divenne impossibile trattenere le lacrime
"Non posso, Warabe, non posso… ho paura di farti del male… lasciami andare" e strattonò via il braccio nella speranza di liberarsi dalla presa del ragazzo. Ci riuscì e riprese la corsa più forte che poteva, mentre una scintillante scia di lacrime si mescolava al nero dei suoi capelli.
Warabe rimase immobile, a chiedersi perché, cos’aveva di tanto atroce da dover essere nascosto a quel modo, cosa le poteva impedire di potersi innamorare. Lui sentiva che avrebbe fatto di tutto per lei, per aiutarla a venirne fuori, di qualsiasi cosa si trattasse… non sapeva cos’avesse quella donna di tanto speciale, ma sapeva solo che l'avesse lasciata andare, non se lo sarebbe mai perdonato.
"Megumi ti amo!" gridò Warabe all’improvviso.
Lei, sebbene già parecchi metri più avanti, impegnata in una corsa disperata più ad allontanarsi da lui che a raggiungere il porto, sentì chiaramente quelle parole, che le provocarono un soffocante tuffo al cuore. Strinse un attimo gli occhi, cercando di ripulirli dalle lacrime che le offuscavano la vista e continuò imperterrita a correre.
Non aveva mai creduto nell’amore a prima vista… non aveva mai creduto che si sarebbe innamorata, poi le venne in mente la storia d’amore di sua madre… "Tu ci credi nel destino?" quante volte aveva sentito sua madre pronunciare quelle parole raccontandole della storia tra lei e suo padre, quelle stesse parole che lei aveva usato per farsi riconoscere da suo padre il giorno in cui l’aveva ucciso. La ferita era ancora aperta e forse non si sarebbe mai richiusa, non finchè non avrebbe accettato in pieno le proprie colpe, ma quant’era doloroso. Si afferrò la testa, rallentando la corsa. Sentiva martellarsi nel cervello le parole di Warabe, quelle di suo padre… amore a prima vista… la paura che la storia dei suoi genitori si potesse ripetere, ma lei avrebbe interpretato il ruolo di suo padre, facendo soffrire chi l’amava… sembrava davvero uno scherzo del destino, un deja vù tratto dalla vita di altre persone, ma non c’era molto di diverso: come aveva fatto suo padre, anche lei un giorno avrebbe di nuovo manifestato la propria indole, lasciando Warabe tra solitudine e dolore. Si strinse ancor più forte la testa, spingendo su entrambi i lati con le mani, sempre più forte, poi urlò di disperazione, piangendo. Warabe la raggiunse e le si avvicinò, abbracciandola
"Cos’è che ti tortura in questo modo? Perché non vuoi che mi avvicini a te? Perché non vuoi che ti aiuti a superarlo?"
Megumi allontanò le mani dal cranio, alzò lo sguardo fino agli occhi di Warabe e rispose
"Perché non lo supererò mai, sono condannata io, Warabe, lasciami andare, è meglio così, per tutti"
Il ragazzo scuoteva la testa in segno di disapprovazione, afferrando dolcemente le mani della ragazza
"Voglio starti vicino Megumi, voglio soltanto renderti felice, permettimelo"
"Perché?"
"Perché non so come, ma mi sono innamorato Ti giuro non pensavo che bastasse così poco, ma ti amo… davvero, non saprei altrimenti spiegarmi cos’è quest’angoscia che mi prende al pensiero di non vederti più" e così dicendo prese tra le mani il volto della ragazza e se lo posò su una spalla, per poterla poi abbracciare e consolare da quel continuo e disperato pianto che non riusciva più a fermare.

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Capitolo 69
*** Sono un’assassina! ***


"Questa volta non c’è scusa che regga, cappello di paglia e quei furfanti dei suoi compagni finiranno in galera… sono stanco di dar loro la caccia per i quattro mari"
Alle spalle di Smoker, Tashigi sembrava leggermente rabbuiata: gli occhi velati dalle spesse lenti, fissavano il pavimento, la mano destra stringeva l’elsa della fedele katana, un pensiero fisso in mente e la voglia di aprir bocca per farlo sapere al suo capitano
"E’… siamo davvero sicuri che si tratti di loro?"
"Un branco di pirati capitanati da un ragazzino incredibilmente forte, che ha sbaragliato un esercito intero… chi vuoi che sia?"
"Era anche di questo che le volevo parlare… Ci sarà un motivo… non sono i tipi da commettere crimini insensati" sussurrò piano Tashigi stringendo più forte l’elsa.
Il solito broncio di Smoker si accentuò, buttò fuori il fumo dei sigari e mugugnò un
"Cosa vuoi dire?"
"Beh… non mi permetterei mai di mettere in discussione la legge… m… ma ecco… io non posso credere che abbiano ucciso delle persone… non loro… sul regno di Prawn ci sono parecchi misteri, lo sa anche lei… io… no… non…"
"Sei una pappamolle Tashigi… sei o no un ufficiale della Marina? Hai prestato giuramento e devi mostrarti coerente con quello. Si può sapere tu da che parte stai? Loro sono e restano pirati, criminali, dei fuorilegge senza scuse!" disse il capitano alzandosi e girandosi a guardare il suo primo ufficiale "Assumiti la responsabilità del tuo ruolo!"
"I… io signore non volevo dire questo"
"Ma l’hai detto! Abbiamo chiuso un occhio con loro già troppe volte… è ora di chiudere la partita… se non sei d’accordo sei sempre libera di ritirarti dall’esercito!"
"Nossignore!" s’impettì d’un tratto la donna "Sono più che convinta di aver abbracciato in pieno questa vita e i principi della Marina… ma" e qui di nuovo parve che il coraggio le venisse meno "Ma mi sembra che ci troviamo spesso a combattere per i loro stessi principi… e contro quelli di coloro che invece avremmo dovuto proteggere… per ordini superiori…"
"Hai visto anche tu che qualunque cosa noi diciamo non abbiamo nessuna speranza di cambiare le cose! A questo punto, non ci resta che compiere il nostro dovere e obbedire agli ordini superiori… senza contestare inutilmente!"
"Lo… lo so signore, ma… ma…"
"…ma ogni giorno che passa mi sembri sempre meno convinta di quello che fai!"
"Con tutto il rispetto mi sembra che anche lei abbia i miei stessi dubbi!"
"Come osi?"Non voglio affatto apparire irrispettosa nei confronti del suo ruolo, ma mi sembra che almeno dall’incontro con quei pirati ad Alabasta, abbia vacillato anche la sua fede cieca nel Governo, o mi sbaglio?"
Smoker incassò il colpo, girandosi e appoggiando entrambe le mani al parapetto
"Non è tuo compito, né mio farci simili problemi: se ci viene dato ordine di catturare dei fuorilegge, noi dobbiamo semplicemente limitarci ad eseguire… sono stato chiaro?" il tono dell’uomo si era fatto sì autoritario, ma meno incollerito… dava quasi la sensazione di una rassegnazione, che a Tashigi non sfuggì, ma vista la piega che aveva preso la conversazione, probabilmente era inutile, o quantomeno prematuro, continuare così
"Ha ragione signore… la… la prego di scusare il mio comportamento… mi ritiro nelle mie stanze fino a quando raggiungeremo l’isola"
Sbuffando ed emettendo il fumo con evidente nervosismo, Smoker osservò con la coda dell’occhio l’ufficiale scendere sotto coperta
"Maledetto cappello di paglia, perché mi dai tanti pensieri!? Sei stato capace di mettere in dubbio i principi più saldi che avevo… e ora mi viene da chiedermi chi dei due sia davvero dalla parte della giustizia"

“Ah! Dov’è la Going Merry?” Usop sembrava impazzire, inginocchiato al molo, dove tutti pensavano fosse attraccata la nave "Ce l’hanno rubata, ce l’hanno rubata!" le sue urla disperate squarciavano il silenzio del porto, in cui non si vedeva anima viva.
Tutti erano allibiti, fermi a fissare il posto ora vuoto che la Going Merry aveva occupato per giorni. Le altre navi ondeggiavano più o meno silenziose, si udiva giusto qualche scricchiolio, ma per lo più sembravano oziare placide sul mare calmo, incoscienti del dramma che il povero Usop stava passando pensando di essere ormai in trappola
"Finirò la mia vita in prigione!"
Inutili i tentativi di Ryo di consolarlo, anche perché né lui né tutti gli altri accorsi sapevano come risolvere la situazione. Come se tutto ciò non bastasse si stava proprio alzando un bel venticello da ovest il che avrebbe sicuramente anticipato l’arrivo della Marina.

Bruciava da matti il pesante senso di colpa di Megumi, stretta tra le braccia di Warabe: dopo tanti anni sentire di nuovo un affetto così forte verso di lei faceva male. Perché quel ragazzo si comportava così? In fin dei conti non si conoscevano nemmeno, eppure ora il pensiero di dirgli addio era così straziante. Megumi si divincolò malvolentieri dall’abbraccio che la cingeva, cercò di bloccare le lacrime, andò a cercare ogni barlume di coraggio che possedeva e infine disse
"Addio Warabe… non ti dimenticherò mai"
"Perché continui ad ostinarti in questo modo… ti chiedo solo di non togliermi la possibilità di rivedere i tuoi occhi verdi ogni giorno… ti chiedo solo questo"
"Lasciami andare Warabe, davvero, lo faccio per te"
Warabe chinò il capo, respirò profondamente, poi provò a fermare la ragazza gridando rabbioso
"NON PUOI LASCIARMI ANCHE TU!"
Megumi lo guardò attentamente negli occhi, appena questi riemersero dai riccioli neri che prima li avevano coperti, stava riuscendo a mantenere la calma
"Basta Warabe, ho preso la mia decisione, non m’interessa dove e in che modo, ma voglio andare via da qui" e detto questo si voltò e si riavviò verso il porto
"Perché Megumi? Voglio un perché!"
Fu a quel punto che la ragazza decise di dire la verità, così che lui capisse, una volta per tutte, chi lei fosse davvero, anche se questo le avrebbe tolto il rispetto, la stima, l’amore della prima persona che glieli aveva dati dopo tanti anni di odi e soprusi. La ragazza si girò lenta, con sguardo triste osservò il ragazzo, fermo a qualche metro da lei
"Warabe… io sono un’assassina" lo disse con voce ferma, per poi dare di nuovo le spalle al ragazzo e riprendere a camminare con le lacrime agli occhi. Dopo quell’esperienza si rendeva conto, che per quanto si potesse pentire per gli errori fatti fino ad allora, la sua vita non poteva cambiare e forse era anche giusto così: essere allontanata da chiunque a causa delle incancellabili macchie che portava sulla coscienza era la minima punizione che le potesse toccare.
Warabe era rimasto immobile di fronte a quelle parole, non diceva più niente e a fatica riusciva anche solo a ordinare i pensieri in testa. Osservò inerme Megumi allontanarsi da lui, fino a scomparire.

Nami e Zoro raggiunsero il porto prima del loro capitano, che forse si era fermato chissà dove, o magari si era perso, nonostante viaggiasse a bordo di Karl. Al loro arrivo tutti si voltarono a guardarli, forse cercando in loro una qualche soluzione. Usop era ancora in lacrime e gli altri tesissimi perché non sapevano come aiutare, ma poi Heiji propose
"Posso darvi la mia nave, la Tomorrow: è come nuova, non le ho mai fatto prendere il largo"
Kyoko lo guardò sorridendo dolcemente, sapendo quanto quel gesto fosse generoso da parte sua, visto che quella nave era un preziosissimo ricordo del padre e dei bei momenti della sua infanzia, prima che Poi rovinasse tutto. Anche Nami sorrise notando lo sforzo che il ragazzo aveva messo per fare quell’offerta, ma lei aveva la soluzione
"La nave l’hanno presa Sanji e Bibi, si saranno allontanati un po’ dalla riva per starsene tranquilli"
Gli occhi che Igaram fece a quelle parole furono un qualcosa di mostruoso, ma ormai Nami aveva parlato… sarebbe stato del tutto inutile cercare di riparare dicendo che erano andati a fare un’innocente gitarella. L’uomo, preso dalla gelosia, mista a disperazione e istinto paterno, si tuffò in mare alla ricerca della nave. Al pensiero che questo potesse scoprire in flagrante i suoi amici, visto la velocità paurosa che aveva nel nuotare, Nami convinse Zoro a tuffarsi per fermarlo e, suo malgrado, questo obbedì… forse perché Nami lo spinse in mare e ormai che ci si trovava, tanto valeva fare qualcosa.
All'Arrivo di Meguni, Nami e Kyoko notarono immediatamente i suoi occhi rossi e non fu troppo difficile immaginarne il motivo, confermato poi dall'arrivo al suo seguito, con occhi non meno pesti, anche di Warabe. Di tanto in tanto il ragazzo osservava la ragazza, interrogandosi su di lei, su quanto gli aveva detto, suoi propri sentimenti e su quanto la scoperta di quell’orribile verità potessero influire sull’idea che lui si era fatto di lei. Un’assassina… si poteva cancellare una simile macchia dalla vita di una persona? Poteva lui evitare di pensare, di giudicare, di temere?
L’arrivo di Rufy catturò l’attenzione di tutti, che esordirono in coro con un
"Dove cavolo eri finito?"
"In questa città ci sono così tante cose divertenti!"
A suon di imbecille Nami strattonò il suo capitano giù da Karl proprio mentre un raggio di luce proveniente dal faro illuminò la Going Merry a un centinaio di metri da lì.
"Perché la Going Merry è partita senza di noi?"
All’idiozia della domanda Nami rispose
"Cretino, non se n’è andata da sola: l’ha presa in prestito Sanji! Bisogna riportarla qua!"
Senza aspettare altre spiegazioni Rufy allungò le braccia fino ad avvolgerle più volte attorno all’albero maestro, dopo di che iniziò a ritirarle avvicinando la nave a velocità sempre maggiore.

Lo strattone che Rufy diede alla nave, la fece violentemente barcollare, facendo cadere dal tavolo della cucina Bibi e Sanji ancora stesi lì a coccolarsi. Dopo lo spavento iniziale, Sanji si alzò e controllò dall’oblò quello che stava accadendo: il panorama notturno del porto gli sfrecciò davanti agli occhi… navi e banchine passavano così veloci che era difficile capire cosa diavolo fossero. S’infilò i pantaloni e uscì di corsa, per capire cosa stava succedendo là fuori: appena vide le braccia di Rufy capì tutto, ma fu quando si girò a guardare verso il porto che gli prese un colpo: il molo era in pericolossissimo avvicinamento… o meglio, Rufy stava rischiando di farceli schiantare contro
"Fermo!" gridò disperato, affacciandosi al parapetto.
Il vento lo spingeva indietro e se non fosse stato rapido ad attaccarsi da qualche parte, sarebbe schizzato via. Da dentro la cucina, anche Bibi fece capolino, inquadrando la situazione. Raccattò qua e là qualcosa da mettersi addosso e si preparò all’ormai inevitabile impatto.

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Capitolo 70
*** Gli ultimi momenti prima della partenza ***


In mare Zoro aveva dovuto tramortire Igaram per poterlo prendere, ma mentre se ne tornava con calma verso riva, trascinandosi dietro l’enorme ministro di Alabasta, si trovò alle spalle la Going Merry che lo stava per investire. Rabbioso osservò la situazione, individuando facilmente il solito casinaro che stava facendo il danno
"Fermatelo!" gridò a fauci in vista, iniziando poi subito a nuotare il più veloce possibile.
Sul molo intanto Nami stava cercando disperatamente di far capire a Rufy che in quel modo avrebbe fatto schiantare la Going Merry contro la banchina, ma questo si stava dimostrando più tardivo del solito, anche quando tutti i presenti gli saltarono addosso dicendogli di staccare quelle cavolo di braccia dall’albero della nave. Finalmente lo fece, ma ormai il danno sembrava essere fatto: la Going Merry continuava quasi a volare sui flutti in rotta di collisione col porto. Bibi e Sanji, aggrappati a ciò che potevano, urlavano disperati. Fu Zoro per fortuna a trovare la soluzione: nuotando ormai  alla velocità della luce incappò in una nave da pesca, mollando in acqua Igaram, vi saltò a bordo, riuscendo poi in tutta fretta a usare l’enorme rete per fermare la Going Merry appena in tempo.
Inutile dire che l’operazione successiva fu un accanito linciaggio di Rufy a cui parteciparono tutti, tranne Sanji e Bibi, ancora ansimanti per lo spavento, arpionati al parapetto della nave con gli occhi sgranati.

Ora qualcuno doveva dire alla coppietta che era il momento della partenza, ma nessuno pareva trovare il coraggio per farlo. Bè, tutti meno uno, che invece ne fu felice: Igaram. Con immenso sollievo comunicò a Sanji che finalmente doveva togliersi dai piedi e lasciare così in pace la principessa di Alabasta.
Il cuoco si girò immediatamente a guardare i propri compagni nella speranza di sentirsi dire che non era vero, che Igaram stava solo cercando di allontanarlo da Bibi, ma gli sguardi sfuggenti e ben poco felici che trovò come risposta gli confermarono l’amara verità. La sensazione che entrambi si trascinavano dietro da tutta quella sera si era materializzata, eppure la notizia, anche se in un certo senso aspettata, arrivò come un trauma. I due ragazzi si guardarono negli occhi, poi Sanji sollevò una mano della sua bella, andandola a pescare in mezzo all’abito che lei malamente si era infilata nella fretta e che ora le cadeva tutto storto, se l’avvicinò alle labbra, la baciò tenendone premuto il dorso contro la bocca a lungo
"E così è davvero arrivato il momento dei saluti" non fece in tempo a finire la frase che già stava baciando appassionatamente Bibi.
Igaram, sebbene tentato di dividerli, infine si rese conto del dolore che quella separazione avrebbe provocato nella sua piccola e adorata principessina, quindi si voltò imbarazzato per non guardarli, accettando implicitamente la scelta che lei aveva fatto: anche se lui non gli piaceva, se Bibi aveva visto in lui l’uomo giusto, se ne sarebbe fatto una ragione e da quel giorno in poi l’avrebbe aiutata a sopportare la nostalgia e ad aspettare il suo ritorno.
"Zietto, per quanto la notizia non ti renderà felice, sappi che mi dovrai rivedere… e spero che sia il più presto possibile" disse Sanji bussando su una spalla di Igaram, dopo aver “salutato” Bibi.
L’uomo si girò, lo guardò e allungò una mano a stringere vigorosamente quella del cuoco
"Visto che a qualcuno che entrambi amiamo farà piacere rivedere la tua brutta faccia, toccherà anche a me sperare di rincontrarti al più presto. Non farla aspettare troppo!"
Sanji sorrise, facendo l’occhiolino
"Farò del mio meglio: odio fare aspettare le signore" poi tornando ad abbracciare un’ultima volta Bibi, prima di salire sulla Going Merry disse
"Soprattutto quando sono favolose come te, ti amo principessa!" e saltò oltre il parapetto della nave, dove come prima cosa si accese una sigaretta.

Nami passò di fianco a Megumi, mentre tutti i suoi compagni erano già saliti sulla Going Merry
"Rufy, che ne facciamo della strega allora?" urlò al proprio capitano.
Rufy allargò un sorrisone e rispose
"La lasciamo qua… mi sa che c’è qualcuno a cui faccia piacere"
Megumi alzò lo sguardo ad osservare cappello di paglia, che di nuovo l’aveva stupita mostrandosi così attento da aver evidentemente già capito che tra lei e Warabe c’era qualcosa. Ma ora Warabe cosa pensava di lei? Come se lui le avesse letto i pensieri, le si avvicinò e le strinse una mano. Lei lo guardò e lui commentò, continuando a tenere lo sguardo fisso in avanti
"Evidentemente ha pensato che io fossi una punizione sufficiente per te"
"Ma… ma… io non posso stare qui" disse la ragazza quasi spaventata effettivamente dalla prospettiva "Me ne andrò comunque… è meglio così"
Mentre Warabe cercava di trovare ancora altre parole per convincerla a restare, Nami s’intromise puntando un dito contro la ragazza
"Se Rufy ha deciso di lasciarti qui non è perché non ti voglia a bordo o perché voglia semplicemente sbarazzarti di te: sembra tonto ma si è reso perfettamente conto del fatto che qui tu avrai la possibilità di ricominciare da capo, ha visto che ci sono persone capaci di volerti bene e soprattutto si fida di te!"
Megumi osservava Nami a bocca aperta e con gli occhi lucidi
"Ma… ma…"
"Basta con i ma, se hai voglia di stare qui e avere una nuova occasione nella vita ti aiuteremo tutti a farti superare i tuoi problemi" disse Kyoko giungendo alle sue spalle con quel suo solito sorriso rassicurante "So che è quello che vuoi. Noi abbiamo capito che non sei affatto una persona malvagia… ora quella che deve capirlo sei solo tu!"
Megumi non trattenne oltre le lacrime, Warabe allora le offrì la sua spalla, prendendo la testa della ragazza e appoggiandosela addosso per poi abbracciarla e tranquillizzarla
"Rimarrai allora, vero?" chiese baciandole la testa.
La ragazza annuì tra un singhiozzo e l’altro.
Nami sbuffò, diede una spallata a Megumi mentre la oltrepassava e commentò
" Rufy è troppo buono… c’era da aspettarselo che ti avrebbe perdonata" sorrise "Vedi di meritartela questa libertà. Se vengo a sapere che ne hai combinata una delle tue a queste persone sappi che la mia vendetta arriverà inesorabile e crudele"
Megumi scattò verso di lei abbracciandola
"Grazie Nami, non sai cosa voglia dire avere incontrato te e i ragazzi: mi avete dato la speranza di avere una nuova vita, di poter ricominciare da capo e trovare la felicità, grazie!"
Nami subito rimase sconvolta da quell’inaspettato gesto d’affetto, ma poi non le riuscì di non ricambiare
"Lo so invece cosa significa imbattersi in Rufy, è stato lo stesso per me: non deludere la sua fiducia" poi si staccò, guardò Warabe e lo avvertì
"Temo che ti darà del filo da torcere. Comunque vuole fare tanto la dura, ma in fondo… molto in fondo… è buona. Auguri in ogni caso" e così dicendo, sorridendo, andò ad abbracciare forte Bibi, per poi unirsi agli altri sulla nave, che un attimo dopo prendeva il largo.

I ragazzi salutavano ricambiati dai loro amici rimasti sulla terra ferma. Sanji, accovacciato sul parapetto fumava emettendo cuoricini spezzati, mentre Bibi lo osservava silenziosa allontanarsi. Vicino a lei Igaram era pronto a incoraggiarla non appena fosse crollata in lacrime
"Sai" sussurrò piano la principessa "è davvero difficile amare: avrei voluto costringerlo a restare con me, ma questo non sarebbe stato giusto nei suoi confronti, non sarebbe stato per amore, ma solo per egoismo. Per quante lacrime mi farà versare sono più felice di saperlo all’inseguimento dei suoi sogni"
Igaram sorrise, le cinse le spalle con un braccio
"Parole sagge degne della futura regina di Alabasta"
"Igaram"
"Sì?"
"Promettimi di non dire niente a mio padre. Già ho visto le tue crisi di gelosia, evitiamole almeno a lui finchè non si ripresenterà il problema"
Igaram annuì.
Poco dopo Bibi in lacrime sussurrò
"Tornerà vero?"
"Se non dovesse farlo gli darò la caccia fino alla fine dei miei giorni!"
Tra i saluti, i ringraziamenti e qualche lacrima di commozione, Nami si ricordò un ultimo monito per la sua nemica/amica
"Megumi, non credere che mi sia dimenticata che sei in debito con me! Sappi che tornerò e pretenderò fino all’ultimo centesimo di quello che mi hai rubato!"

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Capitolo 71
*** Non voglio fermarti ***


Ormai non si vedeva più nemmeno la luce del faro di Prawn City, era andato tutto per il verso giusto e i loro amici erano certamente riusciti a bloccare la Marina, impedendogli di mettersi sulle loro tracce. Ora c’era una nuova destinazione a cui puntava l’ago del logpose, nuove avventure li aspettavano, nuovi amici e sicuramente anche nuovi nemici. Sul ponte Rufy e Usop erano ancora abbracciati a fissare in direzione dell’isola appena abbandonata, sventolando fazzolettini bianchi e piangendo fiumi di lacrime
"Erano così simpatici" "Mi mancheranno tanto" non facevano che ripetere.
Lì seduto sul parapetto, a fumare una sigaretta dietro l’altra c’era ancora Sanji in uno stato pietoso, Zoro gli si avvicinò silenzioso
"Non le hai chiesto di partire con noi?" chiese all’amico
"Come lei non ha chiesto a me di restare" rispose questo ad occhi bassi, emettendo una nuvola di fumo.
Zoro sospirò e guardò Nami, cercando in lei una soluzione, un modo per tirare su il morale del cuoco, ma l’idea della rossa di fare uno spogliarello per lui, non solo non riuscì nell’intento di distrarre dalla depressione Sanji (impressionando non poco Nami e compare), ma fece infuriare Zoro. La navigatrice, calmate le ire dello spadaccino, si arrese e, una volta deciso di lasciare i compagni a piangersi addosso lì sul ponte, prese per una mano il suo bel cavaliere e se lo portò in camera.
Appena entrati, Nami si lasciò cadere su una sedia accanto alla scrivania, sbuffando esausta, poi sciogliendo i nodi dei sandali allacciati alla schiava fin sul polpaccio disse
"Che stanchezza, sempre a correre… che vitaccia"
"E ti lamenti proprio tu, che te ne stavi comoda sulla mia spalla, mentre IO correvo" rispose lo spadaccino buttandosi a sedere sul bordo del letto
"Comoda mi sembra una parola grossa"
Zoro buttò gli occhi al cielo: quando quella sottospecie di vipera era in vena di lamentele non c’era nulla da fare. Una leggera fitta lo colpì alla spalla e iniziò a massaggiarla: la nuotata non doveva avergli fatto proprio bene, comunque i dottori lo avevano molto tranquillizzato, dicendogli che aveva proprio una pelle dura e che con qualche giorno di riposo sarebbe tornato in piena forma.
Nami si accorse che il ragazzo stava massaggiando la ferita e gli si avvicinò
"Ti fa ancora male?"
"Stavo bene, finchè non mi hai costretto a tuffarmi in mare" i rimproveri come quello sembravano entrare da un orecchio della ragazza per uscire dall’altro senza lasciar traccia. Infatti senza rispondere, la rossa si mise a sua volta a massaggiare la spalla del ragazzo, sopra la camicia zuppa d’acqua
"Non credo che stare così tutto bagnato ti faccia bene, in più rischi di rovinare la camicia nuova"
Zoro si stupì del fatto che almeno di questo non avesse incolpato lui. Osservò Nami iniziare a togliergli la camicia, accorgendosi che il suo sguardo stava improvvisamente cambiando, si stava addolcendo, i suoi movimenti si facevano sempre più lenti.
La bella navigatrice iniziò a sbottonare la camicia dello spadaccino, lenta, un bottone dopo l’altro e intanto gli accarezzava il petto, per metà ricoperto dalle bende. Zoro la lasciò fare quasi senza muoversi, finchè poi la camicia fu completamente aperta e Nami, facendo scivolare le mani su fino alle spalle del ragazzo, gliela sfilò di dosso facendola cadere a terra. Ora la ragazza continuava ad accarezzare il petto di Zoro, poi iniziò a baciarlo sul collo, poi sempre più su fino a raggiungere le labbra. Le braccia dello spadaccino si mossero quasi da sole a cingere il corpo della ragazza e le sue mani presero a scivolare lungo la schiena di lei. Senza smettere un attimo di interrogarsi sulle intenzioni della ragazza, la sentì tornare a baciargli il collo, sempre più languida… inducendolo così a sciogliere il nodo che teneva legato il suo abito sulla schiena. Tirò lentamente il laccio, aspettandosi in verità che lei lo fermasse e invece continuò a baciarlo anche quando il vestito, ormai allentato, le scivolò ai piedi, lasciandola seminuda tra le braccia del ragazzo. Le mani di Nami si mossero ancora, scendendo dal petto di Zoro, fino a posarsi sui suoi pantaloni… li aprì e glieli tolse, facendolo deglutire sonoramente. Poi lo guardò negli occhi per un attimo, gli sorrise un po’ maliziosa, con una mano si sciolse l’acconciatura che ancora, sebbene malamente a causa della corsa, le legala i capelli e spinse il ragazzo indietro sul letto, sotto di lei.
Zoro non riusciva già più a controllare i battiti cardiaci, lui sempre concentrato, posato, che s’impegnava nella meditazione per ore proprio per poter avere il pieno dominio sul proprio corpo in ogni situazione… ora gli bastava sentire le mani di Nami muoversi su di lui, per perdere del tutto il controllo. Si rendeva conto che le facoltà mentali venivano meno, non riusciva a pensare ad altro che a lei, al contatto con la sua pelle, delle sue labbra, della sua lingua… ma c’era una cosa che assolutamente doveva fare subito, finchè ancora ci poteva riuscire. Facendo ricorso all’ultimo barlume di lucidità, fermò le mani di Nami, tenendole strette nelle sue e le chiese
"N… Nami se non mi fermi adesso dubito che tra un po’ tu ci possa riuscire"
Lei sorrise e riprendendo a baciarlo, dopo essersi fermata un attimo, sussurrò soltanto
"Non voglio fermarti"
Zoro di nuovo deglutì, prese fiato e disse
"C… Che intenzioni hai? Io n… non… non vorrei che tu… se non vuoi…"
Nami si fermò, lo guardò sorridendogli dolcemente, gli si avvicinò ad un orecchio e sussurrò
"Non sono abbastanza chiare le mie intenzioni? Voglio solo fare l’amore con l’uomo che amo"
Nessun’altra frase avrebbe potuto renderlo più felice, accarezzò i capelli di Nami, stringendosela poi al petto, ma volle essere certo fino in fondo di quello che lei voleva davvero
"Sei davvero convinta? Non devi sentirti in obbligo… non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi"
La rossa si alzò un po’ sopra di lui, gli prese la testa tra le mani e guardandolo fisso negli occhi disse
"Zoro, lo voglio, lo voglio davvero, piuttosto mi viene da pensare che tu ci abbia ripensato" concluse per schernirlo e rilassarlo un po’.
Anche lui sorrise finalmente
"No che non ci ho ripensato… ti desidero, come non ho mai desiderato nulla in tutta la mia vita" disse baciandola poi appassionatamente.
Poco dopo, facendo scivolare ancora le mani lungo la schiena di lei, le aprì il reggiseno… i respiri di entrambi erano sempre più pesanti, i movimenti a volte lenti all’inverosimile, altre volte erano veloci e quasi famelici. Una folata di vento all’improvviso fece spegnere l’unica luce che illuminava la stanza e fece sbattere, chiudendola, la finestrina… lasciando i loro corpi ormai nudi nel buio di una notte d’amore appena cominciata e che si sarebbe conclusa solo ore dopo.

Intanto nell’adiacente stanza dei ragazzi, Rufy e Usop si erano fatti catturare dal sonno più pesante: tra parole sbiascicate in sogno e russamenti vari facevano un baccano assordante alle orecchie del povero Sanji, che già di suo faceva fatica ad addormentarsi pensando a quanto già gli mancasse la sua dolce metà. Ma il chiasso dei due dormienti non era abbastanza alto da coprire i gemiti e i rumori facilmente interpretabili dal cuoco che giunsero dopo poco dalla stanza a fianco. Subito Sanji sgranò gli occhi, pensando che in qualche modo potessero essere frutto della propria fervida immaginazione, poi si mise a sedere sull’amaca cercando di ascoltare meglio e proprio in quel momento un gridolino di piacere di una voce ben conosciuta gli fece capire di cosa si trattava davvero. Sentire i suoi compagni che finalmente coronavano il loro amore lo rendeva ancora più triste. Tra le altre cose poi c’era una sorta di amarezza, un residuo di gelosia che il cuoco sentiva strisciare fastidiosamente nel sapere Nami e Zoro amarsi: per quanto lui fosse certo di amare Bibi, Nami esercitava su di lui un fascino unico, un sentimento che non riusciva bene a spiegarsi, ma che comunque quella notte lo portava a sentirsi non invidioso nei confronti di Zoro, ma solo e semplicemente geloso di lei. Si rilasciò cadere sull’amaca, avvolgendosi la testa con tutto ciò che trovava, pur di non sentire niente, ma, o Zoro era davvero un fenomeno o Nami aveva una voce assordante… si convince subito che doveva essere la seconda ipotesi. Si girò e rigirò nel letto, sperando di riuscire in qualche modo a prendere sonno, ma pareva un’impresa impossibile.
Come se il fatto di sentire i due amanti non fosse già una tortura sufficiente per Sanji, dopo poco Rufy fu svegliato dai sonori gemiti della sua cara navigatrice. Si mise a sedere sull’amaca e, dopo essersi stropicciato a lungo gli occhi, chiese sbadigliando
"Ma cos’è tutto questo rumore?"
Sanji lo guardò senza rispondere, ancora con la testa avvolta nel cuscino. Ma poi purtroppo il capitano si svegliò meglio e riconobbe prima la provenienza del trambusto e poi la proprietaria di quella voce
"Nami sta male?!" si allarmò, scendendo giù dal letto per avvicinarsi alla parete che divideva le due stanze
"Non sta male, fidati… torna a dormire"
"Come non sta male! Senti come urla! Ma perché Zoro non fa nulla? Non è con lei?"
"E’ proprio perché Zoro sta facendo qualcosa che Nami urla… Rufy, stai tranquillo, è tutto a posto, fai la nanna ora… da bravo"
Ma Rufy non si fece certo convincere da quelle parole e, dopo essersela presa con Sanji per il suo inspiegabile menefreghismo, fece per dirigersi verso la stanza di Nami, motivo per il quale il cuoco si vide costretto ad intervenire: da prima scattò una sorta di rissa che coinvolse anche Usop, che passò in pratica dal sonno allo svenimento, per una botta alla testa presa in seguito ad uno scontro involontario con una gamba di Sanji. Poi la colluttazione si spostò anche fuori dalla stanza dei ragazzi, sempre più violenta: Rufy sembrava davvero fuori di sé… lo era sempre quando pensava che Nami potesse essere in pericolo… il problema era che questa volta non lo era affatto! Alla fine il bel cuoco fu costretto a tramortire il proprio capitano, distraendolo con del cibo, per poi colpirlo con una padellata in pieno viso.

Il fumo della sigaretta vaporizzava attorno ai capelli biondi di Sanji, appoggiato coi gomiti al parapetto dopo essersi arreso all’insonnia, un tiro dopo l’altro, senza sosta, luce accesa di un arancio intenso, il tabacco che bruciava in cenere e poi grigio cadeva in mare. Un modo come un altro forse per liberarsi dei pensieri che gli opprimevano il petto, ma il fumo entrava e poi usciva senza portarsi via nemmeno un po’ di quel dolore fastidioso che lo accompagnava da quando era partito da Prawn City. Nessuna sigaretta avrebbe potuto sostituire la presenza di Bibi al suo fianco, nemmeno gliel’avrebbe fatta scordare per un secondo… era una persona davvero speciale lei, l’essere più dolce eppure forte e coraggioso che avesse mai incrociato il suo sguardo. Quanto gli mancava di già, così tanto che gli pareva di sentirne ancora il profumo tra le dita, il contatto sulla pelle, la voce tra il risciacquo dell’acqua contro il legno della nave. Quasi gli faceva rabbia invece tutta quella desolazione davanti alla vista, nella semioscurità che confondeva il profondo blu dell’oceano, con quello del cielo… unico indizio per distinguerli erano i riflessi della falce di luna sulle onde. Ma che ci poteva fare? Era giusto così, e poi un giorno si sarebbero riabbracciati, niente e nessuno l’avrebbe più tenuto lontano da lei, ne era più che certo.
Piuttosto ora s’interrogava su come poteva essersi davvero innamorato uno come lui: da cosa distingueva come amore quello che sentiva per Bibi? Che fosse bellissima se n’era accorto la prima volta che l’aveva vista, e da quel giorno l’aveva desiderata, quanto all’affetto anche quello c’era sempre stato, così come la stima per lei e il rispetto. Cos’era cambiato? E soprattutto cosa c’era di diverso da quello che ad esempio sentiva per Nami, per quella ragazza per la quale aveva addirittura fatto a botte con uno dei suoi migliori amici?
Ci pensò e ripensò, accendendosi una sigaretta dietro l’altra, gli tornò in mente ciò che era successo a Kirishi e ai sogni che ne erano conseguiti. Alla fine sorrise tra sé perché la soluzione era molto più semplice di quanto avesse pensato: a lui piacevano le donne, e tanto, e nonostante ci avesse sempre provato con chiunque non era mai andato fino in fondo con nessuna tranne che con Bibi. I suoi modi da mandrillo in fondo erano solo un gioco, solo con Bibi era stato sincero ed aveva agito col cuore. Quello che lo legava a Nami era invece una grande amicizia… la sua prima con una donna! Provava un sincero affetto per lei, ne era effettivamente geloso, e per questo si era convinto sul serio di esserne innamorato, confondendo quindi amicizia per amore… poi pensando a Zoro sorrise, dicendo tra sé e sè che in fondo, per quanto fosse geloso di Nami, non avrebbe mai sperato in meglio per lei: anche se faceva finta di odiarlo sapeva di potersi fidare di lui e del suo onore… Nami era davvero in buone mani.
Steso a pancia in su sul ponte a guardare la stelle con l’ennesima sigaretta tra le labbra gli venne all’improvviso da ridere “…ma chi avrebbe mai pensato che io potessi diventare amico di una bella ragazza come Nami… se me l’avessero detto non ci avrei creduto…” pensò alla fine subito prima di crollare finalmente nel sonno, quando ormai il sole stava per sorgere all’orizzonte.

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Capitolo 72
*** Il rammarico di Zoro ***


Picchiavano i primi raggi di sole contro il vetro della finestrella della stanza di Nami, entravano e ricoloravano la camera dopo l’oscurità in cui era piombata durante la notte. Zoro si era appena svegliato e osservava accanto a sé il corpo di Nami ancora nudo, solo ricoperto dalle pieghe ampie delle lenzuola chiare. Dormiva tranquilla, su un fianco, girata verso di lui, i capelli tutti scomposti e ancora un po’ bagnati di sudore. Era di una bellezza sorprendente… il desiderio di poterla toccare lo divorava, ma c’era la paura di rovinare quell’incanto anche solo sfiorandola… tuttavia non riuscì a resistere a lungo e appena le sue dita passarono sulla guancia della ragazza, questa, mugugnando leggermente, si svegliò.
Aprì piano gli occhi, trovandosi di fronte lo sguardo innamorato di Zoro, e gli sorrise. Era davvero carino quel suo nuovo modo di guardarla ed era bellissimo pensare che così lui guardava soltanto lei, che quegli occhi in genere così severi sapevano essere dolci per nessun altro che per lei
"Scusa, non volevo svegliarti"
Nami gli sorrise di nuovo
"Non fa niente" rispose avvicinandosi a lui.
Zoro l’abbracciò e le stampò un bacio sulla fronte, che lei si godette in pieno: era davvero felice, non poteva esserlo di più. Zoro prese tra le mani la testa di Nami, per portarsela al petto, e poi vi appoggiò sopra il proprio mento, mentre le accarezzava i capelli. Nami, col volto sprofondato quindi tra il collo e il petto del ragazzo, non riusciva a smetter di sorridere e se ne stava ferma a farsi coccolare, pensando a quanto diavolo fosse strano essere lì così, proprio loro due… che lui fosse davvero lo stesso intrepido spadaccino sanguinario e violento che aveva conosciuto ormai quasi due anni prima, lui che ora era così romantico da tenerla abbracciata forte a sé, baciandole la testa e facendola sentire la persona per lui più importante. All’improvviso Nami affondò maggiormente il volto nel petto di Zoro, iniziando poi a sghignazzare
"Beh, che c’è?"
Cercando di frenare le risate, dopo un po’ gli rispose
"Niente, sono solo felice"
"E reagisci così?" chiese lui, sollevandole la testa per poterla guardare negli occhi
"Sembra strano anche a me… ma è che non mi sono mai sentita così… così serena… felice. Non pensavo ci fosse nulla che potesse darmi emozioni così forti… mi dispiace solo averci messo tanto a capirlo"
Zoro si rilassò, facendosi scivolare disteso sulla schiena e con le mani incrociate dietro la nuca… e subito dopo Nami si appostò al suo fianco, appoggiandogli la testa sul busto
"A cosa ti riferisci?" chiese il ragazzo guardando il soffitto
"A tutto… dall’impazzimento all’inizio per cercare di nascondere i miei sentimenti… e poi dopo nel tenerti a distanza… per paura… di fare l’amore"
"Avrai avuto i tuoi motivi e sarei stato pronto ad aspettare tutto il tempo che volevi… lo sai vero?"
"Si che lo so… me l’hai dimostrato tante volte… a dirti la verità non ti facevo tanto paziente" sorrise Nami, poi continuò "Era solo un mio problema… che volevo ma non riuscivo a superare e avevo paura che finisse con il rovinare tutto tra di noi"
Ci fu una pausa di silenzio
"C’entra ancora Arlong, vero?" chiese Zoro con voce molto grave, quasi sussurrando per paura di ferire Nami in qualche modo, solo pronunciando quel maledetto nome.
Lei annuì appena, per quanto la posizione in cui si trovava le consentiva
"Avevo paura di rivivere quello che mi ha fatto passare lui, mentre ero con te… temevo che…"
Zoro si accorse che gli occhi di Nami si stavano inumidendo
"Non hai bisogno di darmi delle spiegazioni… non ti abbiamo mai chiesto nulla sul tuo passato, come voi non l’avete chiesto a me: tutto quello che sappiamo l’uno dell’altro deriva dal nostro spontaneo parlarne. So che per te è dura ricordare quel bastardo, quindi non voglio essere io la causa per cui tu debba ripensare di nuovo a lui"
Passò qualche istante di silenzio in cui Zoro cercò di capire la reazione di Nami alle sue parole: sembrava distendersi di nuovo
"Fin dall’inizio non ho potuto fare altro che immaginare, temere quali fossero le tue paure… anche per questo non mi sono mai permesso di metterti fretta"
La ragazza si appoggiò con una guancia al petto dello spadaccino… da lì sentiva la sua voce ancora più profonda
"Quindi ora non pensarci più, non hai certo bisogno di giustificarti con me"
Nami non disse più nulla: aveva sempre pensato che sarebbe stata dura superare quell’ostacolo, infrangere il timore che aveva accumulato nei confronti del sesso, credendo forse che un giorno non sarebbe riuscita a distinguerlo dall’amore a causa dei ricordi turpi che non riuscivano a cancellarsi dalla sua memoria. E invece poi era stato semplice, naturale, ogni istante di quella notte sapeva d’amore, aveva il profumo di un sentimento che per nulla aveva a che fare con le violenze conosciute fin da quando era fin troppo giovane.
Anche Zoro taceva da un po’, ora guardando fuori dall’oblò il cielo che si schiariva, poi all’improvviso
"Mi dispiace tanto sai non essere stato io ad ucciderlo"
Nami alzò di nuovo la testa per guardarlo in faccia
"Vorrei poter pensare di essere io l’uomo che ti ha liberata e invece ha fatto tutto Rufy"
La ragazza lo guardò storto, non si sarebbe mai aspettata un discorso del genere
"Sono stato debole e mentre Rufy combatteva contro Arlong io me ne stavo tranquillo a dormire: non riuscirò mai a cancellare il senso di colpa che ho per questo"
"Ma che dici, Zoro? Avevi tutto il busto aperto a metà! Mi stupii di vederti combattere in quel modo, nonostante tutto… hai lottato fino all’ultimo!"
"Non è vero, quello l’ha fatto Rufy… davvero, mi scoccia tanto non essere stato io, è un rammarico che mi porto dietro da allora, ma l’ho capito solo a Kirishi"
La rossa continuava a fissare Zoro, sbalordita non poco da quelle sue parole, mentre lui continuava a guardare oltre il vetro, senza mai distogliere lo sguardo
"Quando su quell’isola ho iniziato a scoprire i miei sentimenti per te, questa è stata una delle prime prove: la rabbia che provavo contro me stesso per aver lasciato ad un altro ciò che avrei dovuto e potuto fare io è ancora così forte…"
"Non lo dire neanche per scherzo, hai fatto ben più di quanto fosse umanamente possibile per potermi salvare… e l’hai fatto solo per me, per una sconosciuta di cui ti sei fidato fin dal primo momento, nonostante tutto. Questo non lo scorderò mai"
Zoro alzò un angolo della bocca
"Mi viene proprio da pensare che tu mi avessi conquistato fin dal primo momento perché non era mai successo prima che io mi fidassi così di una persona, di una donna poi" dopo quelle parole, finalmente si girò a guardarla "Forse ti amavo già… c’è voluto un incantesimo per farmelo capire, ma forse ti ho amata fin dall’inizio" e la baciò… appassionatamente, portandola poi sotto di sé e riprendere la dolce parentesi chiusa solo poche ore prima cedendo alla stanchezza.

"Che strano sogno ho fatto questa notte!" disse Rufy durante la colazione
"Cioè?" chiese Usop
"C’era Nami che stava male e Sanji che non voleva che io l’aiutassi"
"Ah, si?!" si stupì Usop, che evidentemente non doveva essersi accorto di nulla
"Anch’io devo aver fatto strani sogni e mi sono agitato nel sonno: guarda con che razza di bernoccolo mi sono svegliato oggi!"
Sanji fece finta di non sentire e ringraziò il cielo che cappello di paglia pensasse che si fosse trattato solo di un sogno.
"Ma Nami e Zoro oggi non si svegliano mai?" brontolò Rufy
"Ieri siamo partiti in fretta e furia per scappare dalla Marina e non abbiamo ancora guardato che rotta dobbiamo prendere… adesso vado io a svegliarli!"
"Fermo là!"
Sanji, impegnato con entrambe le mani a tenere delle padelle, piazzò un terribile calcio al suo capitano, col quale lo stese a terra
"Se aspetti un po’ arriveranno, vedrai e al limite ci vado io!"
"Ma perché?" chiese Rufy massaggiandosi la testa
"Perché ci vuole tatto per queste cose e tu non ce l’hai!"

Erano stesi ancora tra le coperte, abbracciati, in silenzio. Erano decisamente stanchi, ansimavano ancora un po’, ma erano svegli.
All’improvviso Nami si alzò
"Dove vai?"
"Devo andare a fare una cosa, poi torno e dopo dovremmo raggiungere gli altri… immagino che sia già tardi: non è carino fare gli asociali"
Mentre Zoro rimase steso a letto, ancora nella solita posizione a pancia in su e con le mani incrociate dietro la nuca, Nami si vestì e uscì, dirigendosi, senza incontrare nessuno, su nell’agrumeto.

Che profumo avevano quei mandarini, alla calda luce del mattino emanavano il loro dolce aroma in maniera più intensa del solito. Nami si era fermata appena aveva superato l’ultimo gradino, aveva chiuso gli occhi e ora si lasciava trasportare dalle sensazioni dell’olfatto… era il profumo di casa sua quello, il sapore del villaggio, dei campi, di un barlume d’infanzia felice, di Nojiko, di Gen… di Bellmer soprattutto. Riscaldavano velocemente la pelle i raggi quella mattina, al tiepido sole primaverile di Frenzy Island sembrava essersi sostituito un ben più infuocato sole estivo. Era davvero una splendida giornata e Nami non riusciva a smettere di sorridere, tra una carezza e l’altra di vento intriso d’agrumi e di salsedine.
All’improvviso si fece cadere stesa a terra, braccia e gambe allargate, quasi volesse abbracciare il cielo. Aprì gli occhi e un po’ per volta li abituò a quella splendente luce che proveniva da lassù. Il sorriso non si sbiadiva minimamente. Un lungo sospiro poi all’improvviso… una lacrima.
"Sono felice" Nami esplose in una risata mista a pianto "Bellmer, ho trovato la felicità"
All’improvviso le vennero in mente tutte quelle volte in cui Bellmer aveva detto a lei e a Nojiko di sorridere sempre, di essere fiduciose nel futuro perché avrebbe riservato per loro tante cose belle. Non dimenticava mai i momenti passati con lei, quella specie di insegnamenti che impartiva loro e da sempre cercava di seguirli a modo suo. Non c’era giorno che non pensasse a ciò che aveva lasciato a Coco, a quella parte del suo cuore che era ancora ferma là, aspettando un giorno il suo ritorno. Ma nel frattempo era diventata una donna forte, sempre più forte
"Sei fiera di me mamma, ora?" di nuovo i singhiozzi si mescolarono al sorriso della ragazza, ma poi continuò "Ho combattuto, ho stretto i denti e ho sempre sognato un futuro migliore e ora ce l’ho tra le mani" sospirò "Non finirò mai di ringraziarti per avermi fatto diventare ciò che sono ora"
Si alzò, si mise a sedere appoggiando la schiena agli arbusti, trovandosi così all’ombra delle fronde dei mandarini
"Ora ho tutto: coi ragazzi sto bene, realizzerò i miei sogni ad ogni costo e mai mi sono sentita così vicina a raggiungerli… eppure" allungando un braccio afferrò un frutto, fece forza e lo staccò. Lenta lo portò al viso e lo annusò a lungo "Eppure tu mi manchi così tanto. Penso sempre che tu da lassù mi guardi e in qualche modo vegli su di me… a modo tuo, come facevi quando ero piccola. Perciò immagino che tu sappia già cosa è nato nel mio cuore> sorrise e alzò lo sguardo al cielo, dove paffute nuvole bianche si facevano trasportare oziose dal vento "Sono certa che Zoro ti piacerebbe… un po’ ti somiglia… così burbero all’apparenza eppure dolce… dolcissimo con me"
La Going Merry le aveva offerto una nuova casa, i suoi compagni l’avevano fatta sentire parte di una nuova calorosa famiglia e con loro era riuscita a costruirsi una nuova vita… e ora l’amore… ora a riempirle il cuore c’era anche una persona speciale, una persona con cui era cresciuto un rapporto che era andato ben oltre l’amicizia e chissà da quanto tempo era così?!
Il sole disegnava abbaglianti cristalli di luce davanti agli occhi socchiusi di Nami, che sorrideva pensando a Zoro, a quella stupenda notte passata con lui, a quanto era caloroso il suo abbraccio, a quanto era incredibilmente rassicurante e protettivo e pensare che ne aveva avuto paura: soltanto un mese prima si era trovata proprio lì a piangersi addosso per il timore di tuffarsi in un nuovo rapporto, in un legame così stretto che sapeva sarebbe presto diventato vitale e di conseguenza terrificante pensare di perderlo, ma ora una consapevolezza aveva preso dimora nel suo cuore convincendola che niente poteva andare male, che l’amore vero e sincero non poteva portare dolore
"Sono così felice Bellmer, guardami, guarda che sorriso idiota ho… vorrei tanto però poterti riabbracciare e poi guardarti negli occhi per urlarti che mi sono innamorata, che ho trovato un uomo capace di farmi sentire speciale… e invece posso solo sussurrartelo qui tra me e me, convinta però che tu comunque sia qui vicino ad ascoltarmi"
Ora aveva un motivo in più per guardare davanti a sé sicura di trovarci sempre cose belle, convinta di poter realizzare il proprio sogno e di raggiungere ogni obiettivo che si sarebbe prefissata, ora che poteva condividere tutto questo non solo coi migliori amici che si possano desiderare, ma anche con l’uomo che amava. Quello che chiedeva ora era solo poterlo avere al suo fianco per sempre.

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Capitolo 73
*** Sempre ***


Poco dopo, costretto dall'insistenza di Rufy, Sanji bussò alla stanza della coppietta
"Avanti" disse Zoro, senza scomporsi minimamente, nonostante fosse ancora completamente nudo sotto le lenzuola.
Sanji entrò con un gran sorriso, ma poi
"Beh, dov'è Nami?"
"E' appena uscita, non l'avete vista?"
"No... dov'è andata?"
Zoro abbozzò un sorrisetto
"Allora dev'essere andata sull'agrumeto"
"Dici?"
"Ci va ogni volta che ha bisogno di starsene un po' in pace con sè stessa, ci hai mai fatto caso? Secondo me lì si sente un po' a casa, magari le sembra di essere vicina a Bellmer"
"E che ne sai tu di Bellmer? Dormivi ogni volta che si è parlato del passato di Nami... razza di bestia insensibile!"
"Quando dormo sono comunque più sveglio di te! Piuttosto, che vuoi?"
"Niente, ci si chiedeva se eravate ancora vivi" rispose il cuoco con un sorrisetto malizioso.
Zoro alzò un sopracciglio e disse
"Come vedi lo siamo... quindi?"
"Avete intenzione di unirvi a noi, o pensate di starvene in luna di miele in eterno?"
"Si si, saliamo anche noi... piantala di fare lo spiritoso... sarei curioso di vedere cosa faresti tu se ci fosse Bibi"
A sentire quel nome il sorriso scomparve dalle labbra del cuoco
"Se era una battuta non era spiritosa"
"No dai, non prendertela, piuttosto, come va?"
Sanji fece spallucce
"Che vuoi? E' dura, vorrei che fosse qui... ma il mio cuore è grande e questo mondo è pieno di belle donne bisognose d'amore. In un modo o nell'altro mi consolerò finchè non potrò rivedere la mia dea"
Zoro storse la bocca
"A questo proposito, non per rovinarti i piani, ma Nami si è autoproclamata garante della tua fedeltà e ti lascio immaginare i metodi che userà per assolvere al suo compito"
"Nooooooooooooo!" la posa tipo urlo di Munch di Sanji spiegò tutto il suo terrore a quelle parole.
"Ma seriamente, l'avresti davvero tradita se avessi potuto?" chiese Zoro.
Sanji sorrise
"Mh... resistere al richiamo di una scollatura è un'impresa, ma mi sa tanto che questa volta Mister Prince si sia innamorato sul serio"
"Sono felice per te"
"Ah, tu sei solo contento perchè pensi che così lascerò in pace Nami, ma sappi che Nami ha comunque su di me un potere tutto speciale ed io resterò sempre il suo schiavo d'amore"
"Damerino senza midollo"
"COS'HAI DETTO?"
"D-A-M-E-R-I-N-O S-E-N-Z-A M-I-D-O-L-L-O"
"Animale incivile! Tzè! Tu nemmeno sai cosa significhi amare tanto una persona"
Zoro e Sanji si guardarono in cagnesco a due centimetri l'un dall'altro per qualche istante, poi il cuoco si rilassò di nuovo tornando a sedere composto
"A proposito, mettiamo subito le cose in chiaro: che intenzioni hai con Nami?"
"Non sono affari tuoi!" sbraitò lo spadaccino
"Lo sono eccome! Sono l'angelo custode di Nami io e se non la tratti come merita, ti pesto a sangue!"
Zoro iniziò a ridere
"Che hai da ridere tanto?"
"Pensavo che Nami ha un esercito di angeli custodi violenti! Ah ah! Anche Rufy mi ha fatto lo stesso discorso" passò qualche istante di silenzio e poi continuò "Ma state tranquilli, farò di tutto per renderla felice"
A Sanji scappò da ridere
"Uh uh, Zoro innamorato... che strano effetto! La Bestia che torna ad essere umana grazie all'amore di una dolce fanciulla: sembra una favola!"
"Piantala di prendere per il culo! Piuttosto spiegami una cosa: com'è che ora sei felice e innamorato di Bibi, mentre fino a qualche giorno fa volevi massacrarmi di botte per Nami?"
"Eh eh! Ci ho pensato tutta la notte, sai? Gran bella gatta da pelare questa cosa, ma poi sono giunto a una conclusione" lentamente poi estrasse dalla tasca sigarette e accendino, se ne accese una e diede i primi tiri sotto lo sguardo di Zoro che poi sbraitò
"Che conclusione? Vuoi finire il discorso!"
"Ah, già! Dicevo che alla fine mi sono reso conto che di Nami non sono innamorato: avevo preso per amore quella che invece è amicizia, sai com'è, io mica ci sono abituato a fare amicizia con le donne... in genere ci faccio ben altro!" rispose il cuoco ammiccando
"Deficiente, ormai mi ammazzavi!"
"Va beh, non avevo compreso il motivo vero, ma comunque ero e sono tuttora geloso di lei, ma alla fine meglio con te che con un altro"
Zoro osservò attentamente il cuoco, chiedendosi se aveva sentito bene, quello fino a prova contraria poteva benissimo essere interpretato come un complimento! Ma poi Sanji continuò la frase
"Almeno stando con te posso sorvegliare la situazione. E poi me l'ero presa tanto anche perchè me l'avevate tenuto nascosto: non ci si comporta così tra amici"
"Lo so e di questo infatti mi pento, ma è stata una situazione così assurda anche per noi che..."
"Tra l'altro" lo interruppe il cuoco "Non che voglia i dettagli, però io non so ancora com'è che è successo, quando... insomma voi tanto garbatamente mi avete messo di fronte al fatto compiuto, ma io mica ho capito cosa diavolo vi sia successo di tanto assurdo da farvi innamorare"
"E' successo a Kirishi" disse Zoro
"Allora era vero! Mi ero accorto subito di qualcosa, ma voi sempre a negare, che bastardi!"
"Cerca di capire, è successo tutto così all'improvviso che..."
"Dunque siete vittime del Wet Fire in pratica" lo interruppe di nuovo Sanji che poi rise e sospirò
"Il Wet Fire... giusto una maledizione poteva fare innamorare uno come te!"
"A parte per farti gli affari miei, si può sapere perchè sei sceso?" chiese Zoro burbero
"Avevo una cosa da dirvi, ma volevo che ci foste entrambi"
Proprio in quel momento si aprì lentamente la porta, facendo entrare Nami
"Angioletto celeste, eccoti qua finalmente! Ora che ci siete tutt'e due volevo chiedervi se salite a mangiare qualcosa così preparo"
Nami, ancora bloccata sulla porta, un mandarino stretto tra le mani, sorpresa dalla presenza del cuoco in camera sua, si avvicinò al letto e guardò Zoro per decidere se accettare o meno l'invito appena ricevuto. Insieme poi la coppietta annuì facendo così intendere all'amico che sarebbero saliti a mangiare e così il cuoco si alzò dalla sedia sulla quale era stravaccato con le gambe incrociate
"Allora tolgo il disturbo e vado a cucinare, così tranquillizzo anche Rufy... a proposito, sbrigatevi a salire se non ve lo volete trovare in stanza" quando fu quasi alla porta e aveva già preso la maniglia in mano, però si fermò "E un'ultima cosa" si girò a guardare i suoi compagni e riprese "La prossima volta ragazzi, fate più piano, le pareti della nave sono sottili e spiegare a Rufy che una ragazza che urla nel cuore della notte mentre è a letto con un ragazzo non lo fa perchè sta male, non è cosa facile. A dopo!" e uscì.
Nami era diventata paonazza, continuava a fissare la porta da cui Sanji era appena uscito vergognandosi come forse non lo aveva mai fatto prima di allora. Anche Zoro era piuttosto imbarazzato, ma presto gli scappò da ridere. Nami lo trucidò con lo sguardo, evidentemente imbarazzatissima all'idea che i loro compagni li avessero sentiti.
Appoggiò il mandarino su un tavolino accanto al letto, che le faceva da comodino e si mise a sedere osservando il frutto arancione. Sul volto spuntò un'espressione carica di così tanti sentimenti che per Zoro non era affatto semplice interpretarli. Dopo averla osservata un po', il ragazzo afferrò una spalla della ragazza, facendola così cadere di schiena sul letto vicino a lui
"Beh, cos'hai fatto?"
"Niente" disse lei senza guardarlo.
Lui si mise su un fianco e si avvicinò la ragazza tirandola verso di sè
"Se vuoi possiamo stare ancora qui"
"No, è meglio andare su" disse lei lasciandosi abbracciare
"Non ci obbliga nessuno" sussurrò con voce profonda lui, appoggiandole poi le labbra sopra la testa
"Stiamo qui solo un po'... ancora un pochino"
"Ok... ma mi dici come mai sei così triste?"
"Non sono triste... è solo... è solo... che mi manca un po' l'aria di casa"
Zoro la strinse più forte
"Credo che manchi un po' a tutti" lo disse più per tranquillizzarla che perchè ci credesse davvero o forse gli altri davvero ci pensavano, ma lui tra tutti era l'unico a non avere nessun punto di riferimento fisso da poter chiamare casa: il suo passato non era altro che una promessa solenne, quella di diventare il più grande spadaccino del mondo. Ma per i suoi compagni non era così, forse Nami ancor più degli altri sentiva il bisogno di quel calore familiare che nemmeno quando era a casa si era mai potuta godere, essendole stato tolto con la forza quando non aveva nemmeno dieci anni. Zoro conosceva la sua storia per sommi capi, ma gli bastava guardarla negli occhi in momenti come quello, in momenti di grande nostalgia come quello per capire l'affetto che celava per una terra che per lei aveva sì significato dolore e sofferenza, ma anche l'amore di quella specie di famiglia che il destino le aveva riservato.
"Zoro?" sussurrò Nami dopo una lunga pausa di silenzio, in cui lo spadaccino aveva addirittura pensato che lei si fosse addormentata
"Sì?"
"Mi starai sempre vicino, vero?" il ragazzo sorrise stupito da quella domanda, poi strinse l'abbraccio, avvicinò la bocca all'orecchio della ragazza e disse
"Sempre"

FINE


qui è Merc! che parla...


Per chi non lo sapesse, questa fanfiction è stata ripubblicata qui a 7-8 anni dalla sua scrittura.
Per questo motivo la ciurma non è al completo.
Ho deciso di ripubblicarla ora perchè nel lontano 2004 avevo cominciato e interrotto dopo una decina di capitoli. Tornando sul sito poi per caso qualche mese fa l'ho ritrovata con un sacco di commenti da parte di lettori delusi dal fatto che non fosse stata pubblicata tutta. E così mi sono sentita in dovere di ripubblicarla... e di rileggerla :)
Mi ha fatto uno strano effetto, dopo tanti anni, fare un simile balzo nel passato, ma è stato piacevole e divertente. Di questa ff cambierei una miriade di cose, a partire dal titolo il cui argomento mentre scrivevo è davvero stato decentrato dalla storia. Ma fa lo stesso, rispecchia l'avventatezza di quegli anni.
Volevo solo spiegare questo paio di cose, ora vi lascio alle vere note conclusive dell'autrice (la me di allora).

12 Luglio 2004
E' finita... mi suona davvero strano. Ho desiderato e aspettato questo momento da un sacco di tempo eppure adesso mi si sono mischiate insieme sensazioni di incredibile felicità e di tristissima amarezza. Circa un anno e due mesi, ovvero poco meno di 14 mesi per scrivere questa storia (16 per farla leggere a voi), per un tempo narrativo di poco più di 30 giorni... a mio giudizio ne è valsa la pena, spero che sia altrettanto per voi. Dico questo perchè scrivere questa storia mi ha dato davvero tanto: prima di tutto mi sono divertita, ho provato grandi emozioni nel mettere per iscritto immagini e vicende che si sviluppavano nella mia fantasia, mi sono affezionata a personaggi che io stessa ho creato o comunque modificato rispetto all'originale... e poi mi ha dato modo di conoscere tante persone, tante persone più o meno uguali a me, perlomeno che con me hanno in comune una grande passione e questo è già parecchio, no? Poi c'è quello che mi avete scritto in tutto questo tempo, magari lo avete fatto senza nemmeno pensarci più di tanto, senza fermarvi a riflettere su ciò che le vostre parole avrebbero prodotto su di me e ora lo volete sapere cos'hanno fatto? Mi hanno fatta sentire felice! Contenta e orgogliosa di ciò che stavo pian piano costruendo. La cosa che più di tutte mi faceva gasare poi non era tanto il fatto che vi piacesse la storia in sè, ma mi ha resa sempre appagata il sentirvi dire che riuscivo a trasmettervi qualcosa, che vi eravate affezionati a questo piuttosto che a quel personaggio, che mi chiedevate curiosissimi come sarebbe andata a finire una certa cosa, che vi facevo ridere, che vi facevo venire il magone, che vi ho fatti immedesimare a volte in ciò che narravo... insomma credo di essere riuscita a stuzzicare la vostra fantasia, mettendola in diretto contatto con la mia e questo per me significa davvero tantissimo! Perchè se anche si scrive la più bella e originale storia del mondo, se non si è capaci di trasmettere emozioni attraverso le parole che la raccontano, la storia perde tutto il suo fascino.
Grazie a tutti quelli che hanno letto, grazie a tutti quelli che la leggeranno e un grandissimo grazie va alla persona che ha reso possibile tutto questo: Eichiro Oda! Se non fosse stato per il suo genio non avremmo mai conosciuto Rufy, Nami, Zoro, Sanji, Usop... e niente frutti del diavolo, niente Grande Blu, nessuna avventura per mari sconfinati seguendo le indicazioni della freccia di un logpose... che vita triste sarebbe stata senza tutte queste cose e le molte che ancora ci attendono tra le pagine di questo stupendo manga che è One Piece. Grazie senpai!

Quanto a me, forse non avrei mai scritto così tanto senza la mia musa ispiratrice numero uno: la musica! Tante volte, oltre alla mia fervida e instancabile fantasia, era una canzone a farmi venire certe idee, a dare una sfumatura ad un personaggio che poi mi sentivo in obbligo di approfondire allungando così a dismisura la storia che, come vi ho già detto tante volte, era nata solo come love story lunga pochi capitoli tra Nami e Zoro. E allora lasciatemi distribuire le colpe un po' in giro:
- i Garbage e gli Evanescence sono i principali colpevoli della nascita e relativa spropositata crescita di Megumi: canzoni come Stupid girl ("What drives you on Can drive you mad A million lies to sell yourself Is all you ever had"), I'm only happy when it rains oppure Whisper ("Catch me as I fall Say you're here and it's all over now Speaking to the atmosphere No one's here and I fall into myself This truth drive me Into madness I know I can stop the pain If I will it all away"), Bring me to life ("How can you see into my eyes like open doors Leading you down into my core Where I've become so numb Without a soul My spirit sleeping somewhere cold Until you find it there and lead it back home"), Tourniquet ("I tried to kill the pain But only brought more I lay dying And i'm pouring crimson regret and betrayal I'm dying praying bleeding and screaming Am i too lost to be saved Am I too lost?") e poi tante altre sono lo specchio di questo personaggio, il mio preferito. Magari qualcuno leggendo ha pensato che fosse una specie di preRobin, e che a lei mi fossi ispirata per la sua creazione: niente di più sbagliato! Ammetto di aver scopiazzato ogni tanto, spesso anche inconsciamente da qui e lì, ma al tempo della nascita di Megumi ancora non conoscevo Nico Robin e il fatto che alla fine le due si somigliano (e secondo me si somigliano davvero molto, non solo per aspetto fisico) è solo una strana quanto felice coincidenza... beh, felice perchè è ovvio che mi faccia piacere il fatto di aver creato un personaggio simile a quello che avrebbe poi costruito Oda!!!
- Tante canzoni poi hanno contribuito a creare Heiji, due in modo particolare: Bohemian Rapsody dei Queen e Unò duè di Daniele Silvestri. E poi c'è Creep dei Radiohead che è la canzone che gli ho fatto dedicare a Kyoko.
- Poi ci sono le canzoni per le coppiette: Nami e Zoro hanno principalmente Walking after you dei Foo Fighters, mentre Sanji e Bibi ne hanno due, Sfumature dei 99Posse e Sabbia e sandali di Daniele Silvestri. Poi Zoro ha anche Blind dei Korn per il combattimento.
Perchè vi ho detto tutto ciò? Perchè queste e molte altre canzoni che ascoltavo mentre scrivevo (varie degli autori già citati, più Mayaa Sakamoto, i Subsonica, Ligabue, gli A Perfect Circle, i Weezer, gli Him... oltre ovviamente a varie canzoni di One Piece!) sarebbero la colonna sonora ideale della storia e sarebbe bello potervi far leggere i vari capitoli allegandovi le giuste canzoni per ognuno... ma non esageriamo!
Posso però fare una sorta di colonna sonora, il cd d'accompagnamento di Wet Fire. Molte canzoni, come già vi ho fatto notare, sono state scelte in base alle parole del testo che in certi momenti del racconto più o meno descrivono i personaggi o le situazioni, altre invece le ho scelte solo ed esclusivamente per la musica. Ah, le canzoni sono in ordine più o meno cronologico rispetto alla storia.

1 - Weezer - Island In The Sun
2 - Foo Fighters - Walking after you
3 - Evanescence - Tourniquet
4 - Maaya Sakamoto - Blind summer fish
5 - Daniele Silvestri - Uno'-due'
6 - Subsonica - Preso blu
7 - Queen - Bohemian Rapsody
8 - Foo Fighters - Hero
9 - Evanescence - Whisper
10 - Korn - Blind
11 - Daniele Silvestri - Sabbia e sandali
12 - Evanescence - Bring Me to Life
13 - Garbage - Stupid girl
14 - Radiohead - Creep
15 - Des'ree - Kissing you (versione strumentale possibilmente)
16 - Daniele Silvestri - L'autostrada
17 - Garbage - Only happy when it rains
18 - 99Posse - Sfumature
19 - Him - One last time

Giunti ora al definitivo finale vorrei chiedervi un parere globale, anzi vari pareri... mi piacerebbe sapere il capitolo che vi è piaciuto di più (o anche gruppo di capitoli o episodi insomma), il personaggio che ritenete più vero, se in qualche punto vi sono sembrata incoerente, poco attinente all'originale... più cose mi dite meglio è insomma! Ma la cosa a cui davvero tengo di più è una vostra classifica di gradimento dei personaggi, quindi se vi va, sappiate che mi fareste un grandissimo regalo!

Grazie a tutti e a presto!
Merc!

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