Schegge

di Gaea
(/viewuser.php?uid=49126)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno: Presentazione ***
Capitolo 2: *** Due: Cadeva la pioggia ***
Capitolo 3: *** Tre: Volete davvero sapere che ne ho fatto? L’ho mangiato ***
Capitolo 4: *** Sei: Ti amo davvero ***
Capitolo 5: *** Non le piaceva il tempo che passava, non le piaceva più ***
Capitolo 6: *** Sognatori ***
Capitolo 7: *** Otto: Lo accolse più come una madre che come un'amante ***



Capitolo 1
*** Uno: Presentazione ***


Nuova pagina 1

Schegge

I: presentazione

Quante volte capita di scrivere qualcosa, iniziare, buttare nero su bianco un'immagine grandiosa

 

che rimane a languire poi sempre nel cassetto?

 

Questa è la culla delle idee mai nate, il ritrovo degli incipit sperduti, l'incontro di frasi perfette ma senza contesto.

 

 

Queste sono le regole del Fight... ehm, dell'esperimento: 1) Divertirsi

                                                                                      2) Diversi generi, diversi rating, un unico filo rosso: tutto dev'essere fatto con frasi tratte da
                                                                                         altre storie, o con incipit che sennò mai vedrebbero la luce

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due: Cadeva la pioggia ***


II

II: Cadeva la pioggia

 

Cadeva la pioggia, l'odore di terra bagnata giungeva fino all'alta finestra della Torre d'Avorio sostava la ragazza, sorda agli schiamazzi dei ragazzi del quartiere. Infine, piccati, i  Duedipicche si misero al margine della strada mentre intanto intorno al fuoco s'andava consumando l'ennesimo stanco pasto dei fuggiaschi, pochi tozzi di pane secco e un arrosto di qualcosa di non meglio definito ma rosso di passione, rosso di rabbia, rosso di papaveri alti in un campo. Lui le carezzò la schiena nuda, sfiorò le spalle per immergere poi le mani nella morbidezza dei suoi seni. E poi giù, sul ventre candido e ancora più giù, a sfiorare la leggere peluria bionda che ricopriva il suo monte di Vene ...zia pullula vi vita, ovunque si giri lo sguardo non è che un ribollire d'umanità che sciama fra le calli, e merci e schiavi e donne, soprattutto donne, velate o scoperte, tronfie dei loro abiti di seta o stracciate, puttane malate e giovani con ancora negli occhi intatta la luce dell'innocenza quel sentimento così volgare, così perverso e carnale che pulsava dietro le pupille rosse. La fece sua senza dolcezza, con un senso di urgenza dettato dall'imminente battaglia. «Mio signore...» ansimò lei, le braccia tatuate le palpebre, un disegno strano come una spirale, UN VORTICE! Un immenso maelstrom s'apriva fra le acqua del Golfo e vapore usciva dagli squarci del terreno salendo al cielo in nuvole di fumo azzurrino s'addensavano sulla scrivania dove Giulia fumava l'ultima sigaretta della giornata. Soltanto dopo molto tempo si avvide che nè la terra nè il mare erano abitati. Il sole compiva il suo breve ciclo intorno al pianeta, oscurandone le stelle. Mai un sole aveva avuto l'ardire di brillare su così tante terre, mai le luci della città creavano un'ingannevole miraggio di benessere.

Sostanzialmente si trattava di questo: di prevedere il futuro prossimo con adeguato preavviso.

 

 

___________________________________________

note: Mi rendo conto che i colori generano un po' di confusione, ma mi piaceva l'idea di far vedere dove si trovassero gli stacchi
      e usare i colori mi sembrava meno confusionario che alternare solo grassetto-corsivo-normale.

     Spero che, non solo commenterete, ma vi butterete con me in questo esperimento ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tre: Volete davvero sapere che ne ho fatto? L’ho mangiato ***


II

II: Volete davvero sapere che ne ho fatto? L’ho mangiato

 

Frondosa. L'unico aggettivo per descrivere la sua capigliatura corvina, legata in strette trecce acconciate intorno alla testa, così da far risaltare le lunghe orecchie appuntite, segno, qual'ora fosse necessario altro segno al di fuori dell'innata grazia e leggiadria, della sua appartenenza ai Primogeniti. Giunse così in vista delle verdi praterie che separano il tuo corpo e il mio, uniti nel corpo quanto nell'anima, il nostre essere bambini, nient'altro che bambini: il villaggio, depredato dalla lunga guerra, non portava più traccia di uomini validi o mostri! Voi, senza cuore bestie immonde, voi luridi scheletri che giacevano nell'ombra della grotta. Stavano così, vicini, guancia a guancia, in silenzio ad ascoltare i battiti del cuore di lei rallentare, sentendo i muscoli che si rilassano dopo la tensione improvvisa causata dall'oro della collana, che contrastava con la pelle brunita dal comodino accanto al suo letto pile e pile di libri affrontavano temerarie la forza di gravità, sfidandola a buttarle  a terra, incuranti d'essere un prodigio della fisica: quello era il piccolo regno di Sua Maestà l'Infanta Imperatrice seduta sui candidi cuscini che ricoprivano il pavimento della Torre d'Avorio. «Ebbene, narrami la tua storia, Viaggiatore» disse col più dolce dei suoi sorrisi. «La vera ragione per cui nuovamente mi rivolgo a Voi è per frenare le mille congetture circa la mia nuova creazione, che considero modestamente il mio chef d’oeuvre ». Così dicendo le tirò i polsi sopra la sua testa, attirandola più vicina a sé. Poi le forzò la gambe, toccando là dove tutto ebbe inizio vent'anni fa, una sera come tante, fuori dalla gelateria. Chicco scolò quanto restava dentro il bicchiere, imprecando mentalmente contro la scelta di uscire invece di rimanere con gli altri: certo lui non sapeva cosa farsene dell’utero di Annie. Volete davvero sapere che ne ho fatto? L’ho mangiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sei: Ti amo davvero ***


Nuova pagina 1

"Non è papà che parla - disse scrutando l'orizzonte arrossato dal temporale - è solo il lupo che è in lui" e dolcemente si distese sulla nuda terra guardando le stelle chiedo perdono per questo. Invoco ogni divinità in ascolto affinchè crescendo apprese che non tutti gli avvoltoi volano in cielo né gli squali nuotano in mare.

Perché lo faccio? Lo so, è malsano dopotutto, come puoi sapere di essere al buio se non conosci la luce? E ancora sto qui a raccontarmi storie perché, come in ogni fiaba che si rispetti, c'era una volta anche un principe. Carino, a suo modo. Coraggioso e forte e perfetto, in un certo senso. E le sue braccia si mossero incontro alle mie e il bacio che ci scambiammo valse più delle tante promesse nate e infrante all''ombra de l'albero cavo dei tesori, l'albero dove Jackie nascondeva le sue piccole meraviglie. Ti amo. Ti amo davvero. Ti amo perchè non posso fare altro, non potrei farlo nemmeno se volessi.

Ancora una volta, il dolore aveva un sonno troppo leggero per non esser disturbato da questa serenità.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Non le piaceva il tempo che passava, non le piaceva più ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

Segnala il problema cliccando qui.
Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ga/Gaea/562162.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sognatori ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

Segnala il problema cliccando qui.
Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ga/Gaea/639858.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Otto: Lo accolse più come una madre che come un'amante ***


Nuova pagina 1

 

"Ciao, ti disturbo?". "No, tranquillo, anzi, volevo dirti di solo farla finita, di prego, basta, ti prego smettila, basta, basta... - cantilenò con voce monocorde rotta qui e là dal leggero profumo del mare che entrava dalle colonne di ciclopiche proporzioni, svettavano nere e lucenti sopra di loro e la città pareva volerli inghiottire con tutta la sua smisurata indifferenza.
"Ecco, volevo solo dirti che mi piacerebbe, sai, uscire con te. Davvero. Ma non c'è sera che questo pensiero non mi faccia desiderare di essere morta quella notte. E vorrei solo piangere e dimenticarmi di noi. Sono un uomo distrutto e ancora c'è gente che che non chiude a chiave la porta, lo sapevate?
È il caldo, è questo cazzo di caldo, pensò Herrman. Ma ancora non lo sapeva. Lo accolse come una madre, più che come un'amante, gli prese il capo con due mani e gli baciò la fronte e le piante tornarono a fiorire e le stagioni a dimenarsi sotto le coperte.

Decise che non valeva la pena rovinare quel momento; la prese in braccio e - All'armi! Ci attaccano, sveglia, sveglia! I cristiani, i cristiani sono alle porte! - la cullò finché il sonno non la colse

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=527803