Svariati punti di vista. di Sleeper (/viewuser.php?uid=101046)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Artemis Fowl. ***
Capitolo 2: *** Stephan Meyer. ***
Capitolo 3: *** Bombarda Sterro ***
Capitolo 1 *** Artemis Fowl. ***
L’urto
dell’ esplosione lo
costrinse ad aggrapparsi a Leale con tutte le sue forze, per non cadere
a
terra. L’omone grugnì, avvolgendo fra le grosse
braccia fasciate di nero il
padroncino. Schegge di vetro e cocci ovunque. Si chinarono fra la
polvere, la
fronte bassa, le ginocchia schiacciate contro il pavimento di marmo.
L’aria era
satura di grida e tonfi, una dozzina di ombre passarono a pochi metri
dai due,
ancora accucciati contro le gambe in mogano del loro tavolo. Artemis si
maledisse una volta di più: avrebbe volentieri evitato una
seccatura del
genere. Si guardò attorno, oltre Leale, gli occhi che
lacrimavano fra la
polvere. Un silenzio improvviso era sceso sulla sala, evacuata in tutta
fretta,
pochi attimi prima dell’ esplosione.
"Avanti Fowl, è inutile giocare a
nascondino!”
Quella maledetta voce squillante gli faceva venire i nervi,
sbuffò, spolverandosi le spalle dello smoking, alla ricerca
della sagoma di
Spinella Tappo. “La tua stessa arroganza ti sta
portando nella tomba, ragazzino. Se avessi lasciato perdere la ricerca
del
Libro da subito, ti avrei risparmiato..” Non stava mai zitto?
Non riusciva a
pensare con quel blaterare di sottofondo. Artemis Fowl non aveva alcun
interesse nelle parole di quella mezzatacca di un ladro, ma doveva
ammettere
che, quando qualche mese prima, si era ritrovata un paio di agenti
della LEP
sotto casa ad accusarlo di averli nuovamente derubati del Libro del
Piccolo
Popolo, era stato colto da un certo senso di angoscia, fatto raro per
lui.
Estrasse il palmare dal taschino della giacca scura. Osservò
i puntini rossi
sullo schermo: Spinella si trovava a qualche metro da lui, sulla
sinistra,
Bombarda si trovava, secondo i piani, a qualche metro sottoterra. In
compenso
aveva perso il segnale di Mandorla, si augurò che non fosse
rimasto vittima
dell’ esplosione. Quel contrattempo non ci voleva proprio:
secondo i suoi piani
lo gnomo avrebbe dovuto piazzare le cariche sotto le sedia di quel
bastardo,
perché il pavimento franasse, portandosi con sé
la sua spocchia ed i capelli
pieni di gel, volgarmente americani. “Spinella, mi
senti?” Bofonchiò nel
microfono dissimulato fra le pieghe dell’ abito da cerimonia.
La risposta gli
giunse un paio di secondi dopo, nell’ auricolare.
“Sì, Artemis ti sento, questo
pazzo ha fatto saltare in aria il posto di sua iniziativa, cosa si
fa?”
Chiese nervosa, la voce
leggermente metallica. Artemis si grattò il mento ricoperto
di ispida peluria:
infelice tentativo di farsi crescere la barbetta.
“Probabilmente ero io il suo
bersaglio, ma stupido com’è deve aver sbagliato i
calcoli..” La voce profonda,
non più da ragazzino, raggiunse il soldato Tappo, accucciata
dietro ad una
colonna beige. “Ascolta, non ci resta che temporeggiare,
almeno finche Sterro
non sarà riuscire a piazzare l’esplosivo sotto i
piedi di questo stronzo..”
Commentò, in un exploit tutt’ altro che fine. Non
c’era tempo per un piano B,
avevano bisogno di recuperare il Libro, prima che fosse occultato per
sempre, e
l’unico a sapere dove fosse era proprio Stephan Mayer, il
ladruncolo che aveva
sfidato la
LEP e
lo stesso Artemis, rubando il codice del Popolo. “Bombarda
ascolta! Il GPS di
cui sei dotato dovrebbe segnalarti la posizione di Mayer, piazza le
micro
cariche in maniera che ricoprano un’ area di almeno cinque
metri.. Non dobbiamo
ucciderlo, solo incastrarlo nel suo stesso sfarzo pacchiano..” Un grugnito poco convinto
lo informò che lo
gnomo aveva ricevuto le istruzioni. Si augurò che non
decidesse di darsela a
gambe proprio in quel momento.
“Leale,
vai a cercare Mandorla, non vorrei che
gli fosse successo qualcosa…” Quella piccola
recluta era proprio una palla al
piede! Lento, svogliato ed inesperto.. Se non fosse stato affidato a
Spinella
per il suo apprendistato lo avrebbe rispedito a Cantuccio, prima ancora
che avesse
il tempo di spiccicare parola.
La nebbia si era completamente
diradata e la luce, prima timidamente filtrata dall’ aria
densa e grigia,
investì nuovamente la sala. Artemis scorse il profilo di
Stephan, in piedi,
rittò al centro del salone. Il solito megalomane.. Quella
posizione era
perfetta per metterlo nel sacco e il giovane ladro decise che non gli
avrebbe
permesso di muoversi. “Hai
proprio
ragione Mayer, avrei dovuto farmi gli affari miei..” si
alzò, tronfio nel suo
abito costoso, le scarpe lucide e fazzoletto nel taschino. La chioma
corvina,
ribelle, pettinata all’ indietro, in un disperato tentativo
di disciplinarla. Stephan
Mayer ghignò, scoprendo i perfetti denti bianchi, appena
vide Artemis comparire
fra le macerie dei tavoli.. “Scortese da parte mia, rovinare
il matrimonio di
tua figlia, piombando qui.. Con la pretesa di riavere il Libro,
conquistato
così astutamente da un uomo abile come te..” L’ allampanato
americano sorrise, arrogante,
il petto gonfio e la mascella contratta. Stava cadendo nella sua
trappola verbale
con una facilità quasi esilarante. Probabilmente avrebbe
fatto più fatica a
derubare un bambino delle sue caramelle.
“Sono contento che tu abbia finalmente
guardato la realtà negli occhi. Mi sembrava strano che
l’ erede della
prestigiosa casata Fowl fosse così ottuso! Cosa pensi di
fare ora…?”
Un sibilo
lo deconcentrò per un paio di secondi “Artemis,
cosa diavolo vuoi fare?”
La solita, ferrea voce di Spinella Tappo,
sorrise fra sé, fingendo di lisciare i pantaloni
impolverati. Non rispose e riprese
a parlare con Stephan, come se nulla fosse; ora arrivava il piatto
forte: “Uniamoci
Stephan! Insieme potremo divenire i più grandi ladri di
tutto il mondo.. E come
tu ben sai, non solo. Dopotutto gli unici geni in grado di rubare il
Libro del
Popolo siamo noi due.. No?” Chiese, facendo qualche passo
verso destra, curando
ogni gesto delle mani, ogni espressione. Se non avesse seguito le
tradizioni di
famiglia, avrebbe fatto l’attore. Spinella imprecò
forte nell’ auricolare: come
al solito non aveva alcuna fiducia nelle mosse di Artemis. Mayer, nel
frattempo, cominciò a tormentarsi gli affascinanti riccioli
dorati, come se
pensasse intensamente alla risposta.. Un sorriso beffardo
increspò il viso del
criminale americano: “Beh, Fowl quello che dici sembra
allettante..” Artemis ammiccò,
sicuro di averlo in pugno. “Ma non ci penso nemmeno ad unirmi
a te, stupido
ragazzino pieno di spocchia!” La rabbia e la cattiveria
inondarono il volto e
la voce di Stephan, che punto una pistola contro Artemis. La situazione
si era
fatta improvvisamente complicata. Il giovane sbiancò,
sfidando la sua
carnagione, già di avorio. Alzò lentamente le
mani, il cervello che elaborava
frenetico una soluzione.. Si chiese a cosa servisse un Q.I.
così maledettamente
alto, se poi si ritrovava con le mani sopra la testa e la canna di una
pistola
puntata alla sua fronte. “Non fare cose di cui potresti
pentirti… Andiamo
Stephan, a cosa ti servirebbe uccidermi?” Chiese, sforzando
la voce, perché non
trapelasse il filo di panico che lo aveva improvvisamente colto. Il
ladro, una
nota di follia, rise: “Avanti Artemis, hai paura di morire
forse?” Lo schernì,
agitando la pistola, senza perdere di vista il ragazzo. Un roco rantolo
all’
orecchio lo fece sussultare, leggermente: “ Fowl, ci sono, le
cariche sono
state correttamente piazzate.. Meno dieci secondi all’
esplosione..” Artemis
rilassò le spalle, impercettibilmente, era quasi fatta. Ora
doveva evitare che
Mayer gli piantasse una pallottola fra gli occhi. “Di addio
alla tua misera
vita, Artemis Fowl..” Rantolò
l’americano, con il suo accento volgare. Meno
cinque. Artemis indietreggiò leggermente. Quattro. Stephan
prese accuratamente
la mira, un sorriso beffardo sulle labbra carnose. Tolse la sicura.
Tre. Le
dita erano posizionate sul grilletto. Non
posso morire così, non posso. Due. Mamma,
ti ho sempre voluto bene.. Rimase disgustato dai proprio
pensieri
sdolcinati. Uno. Stephan premette il grilletto e, come se fosse una
causa di
quel semplice, minuscolo, gesto, il marmo sotto i suoi piedi
cominciò a
franare, rapidamente. Il rombo dell’ esplosione sotterranea
coprì lo schiocco
mortale della pistola. Il giovane si preparò a morire,
l’urlo di Stephan Mayer:
una eco nelle orecchie. Improvvisamente qualcosa lo colpì,
gettandolo a terra.
Il pavimento gli venne incontro minaccioso. Tutto divenne nero.
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Capitolo 2 *** Stephan Meyer. ***
Stephan Meyer amava definirsi un
ladro gentiluomo. Gli
piaceva credere di essere come la nemesi di James Bond: curato, di
bell’
aspetto, educato e molto scaltro. Il castello di sogni di Stephan Meyer
era
tragicamente crollato il giorno in cui si era ritrovato davanti agli
occhi il
giovane Artemis Fowl. Inutile precisare che divenne istantaneamente
verde di
invidia. Un ragazzino non era degno di incarnare l’ideale del
perfetto
criminale! Quel ruolo spettava unicamente a lui, non ad un viziato
bambino
inglese. Ma cosa avrebbe potuto fare, per tirarlo giù da
quel piedistallo
immeritato di gloria e fama nel mondo del crimine?
Così erano cominciate le indagini su Artemis Fowl. Accurate,
quasi maniacali. Passò al setaccio ogni singolo dettaglio
nella vita del
giovane inglese, finche non trovò proprio quello che
cercava. Un fallimento. Si
trattava di un episodio risalente a qualche anno prima, quando il
giovane aveva
tentato il furto di un prezioso manoscritto: una specie di antico
librone
inutile, o qualcosa di simile.
Potrete immaginarvi lo stupore dell’ uomo, una volta
compreso di cosa si trattasse effettivamente la refurtiva. Per la prima
volta
dopo faticosi mesi di indagini e viaggi per scoprire ogni piccola cosa
su
Artemis Fowl, la determinazione di Stephan aveva vacillato, come la
fiammella
di una candela che minaccia di spegnersi, nell’ impetuoso
vento primaverile.
Cosa avrebbe significato un contatto con quello sconosciuto popolo,
mostruoso? Perché
le cose si facevano sempre così
complicate? Proprio sul più bello poi! Ma, in fin dei conti,
ci voleva ben
altro per fermare lui: il grande Stephan
Meyer. Avrebbe preso ciò che gli spettava, senza remore..
Doveva dimostrare a
Fowl chi era il realmente il migliore.
Pensava questo, mentre il suo pollice affusolato scivolava
sul detonatore. L’ esplosivo, una piccola carica, quasi
innocua, si trovava a
qualche metro dal viso dell’ odiato nemico, fissato
accuratamente in uno scomparto
interno della colonna. Sapeva da mesi che avrebbe tentato di imbucarsi
al
matrimonio, probabilmente con l’ unico scopo di rientrare in
possesso del
Libro.
Lo aveva lasciato fare, preparando con cura la sua contromossa. Non era
preoccupato, anzi, l’opportunità di potersi
confrontare direttamente con quel
ladruncolo da strapazzo lo aveva solo galvanizzato nell’
animo. Attivò il
radiocomando e la colonna saltò per aria, scatenando il
panico generale. Gli
piaceva quella sensazione di superiorità. Mantenne gli occhi
puntati sulla
figura di Artemis Fowl, che fuggiva rapido fra i tavoli, lo smoking impolverato, il sangue che
gli colava lungo
la tempia sinistra. Minuti di silenzio, la polvere vorticava fra i
tavoli,
nella luce dei lampadari in cristallo fine.
Le mani in tasca; strinse la presa
sul calcio metallico dell’ arma, mentre stuzzicava
l’ avversario. Finalmente
era uscito allo scoperto, quell’ ombra di barba ridicola sul
mento. Lo osservò
muovere di scatto la testa verso destra, come se qualcosa lo avesse
infastidito. Lasciò perdere quel gesto trascurabile e si
concentrò sulle parole
setose del ragazzo. “Uniamoci Stephan! Insieme potremo
divenire i più grandi
ladri di tutto il mondo.. E come tu ben sai, non solo. Dopotutto gli
unici geni
in grado di rubare il Libro del Popolo siamo noi due.. No?”
Trattenne a stento
la risata gorgogliante che gli stava risalendo la gola, solleticante.
Il
moccioso si trovava alle strette e patteggiava. Quanto aveva aspettato
quel
momento. Gonfiò il petto, convinto della sua schiacciante
superiorità. “Beh,
Fowl quello che dici sembra allettante..” Stephan
lasciò in sospeso la frase,
crogiolandosi nella propria crudeltà. “Ma non ci
penso nemmeno ad unirmi a te,
stupido ragazzino pieno di spocchia!” Gustò
l’attimo in cui quella maschera di
sollievo sulla faccia del ragazzo si disgregò,
sbriciolandosi in mille pezzi,
davanti all’ ammasso di ferro mortale che stringeva in pugno.
Un formicolio
soddisfatto gli si spandeva dalla bocca dello stomaco. Lo aveva in
pugno.
Artemis barcollò un attimo, mantenendo tuttavia
un’ apparenza di perfetta
calma, da perfetto ladro gentiluomo. Stephan rimase completamente
immobile, il
braccio steso d’ innanzi a sé, la canna argentata
dell’ arma puntata verso il
viso del giovane, in contemplazione della propria schiacciante vittoria
su
Fowl. Il dito sul grilletto ghiacciato. Sparò: bang. Suoni
che si accavallano.
Sentì il pavimento cedergli sotto i piedi, si
aggrappò senza successo al marmo
chiaro. La terra si aprì inghiottendo il biondo americano
fino alla vita. Un
dolore forte gli si irradiò lungo la gamba sinistra.
Qualcuno urlava e correva.
Un lampo blu lo colpì alla tempia violentemente e Stephan
Meyer, da vincitore a
vinto, perse i sensi, scivolando rapidamente nell’ oblio.
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Capitolo 3 *** Bombarda Sterro ***
Si
appoggiò contro il muro esterno della magione, spazzolandosi
i peli irsuti
della folta barba. La sagoma di Fowl, si intravedeva a malapena,
immerso in un’
oscurità di petrolio. “Allora Sterro, hai compreso
esattamente cosa fare?” Lo
trattava come se fosse un’ idiota, scandendo le parole
lentamente. Bombarda
arricciò il naso di cuoio, offeso dal tono di voce del
ragazzino: disonesto sì,
stupido no! “Prendi questo, va allacciato al polso. Ti
indicherà l’esatta
posizione del bersaglio..” gli allungò un affarino
nero, simile ad un orologio.
Si chiese se, alla fine di tutto quell’ affare , sarebbe
riuscito ad
appropriarsi di quel bel giocattolino. “Questa invece va
inserita nell’
orecchio, ci terremo in contatto periodicamente.. Ogni 15 minuti dovrai
inviarmi un messaggio in cui confermerai la tua posizione,
chiaro?” Poteva
immaginarsi le sopracciglia di Artemis inarcarsi nel buio.
Annuì, sicuro e si
pinzò il microfono al bavero sporco della tuta.
Grugnì un saluto all’ indirizzo
dei giovani e con un gesto consumato si aprì la patta da
scavatore, immergendo
il muso nella terra bagnata. Aveva un ottimo sapore il terriccio
toscano,
speziato al punto giusto. Per non parlare della consistenza poi:
abbastanza
compatto da non generargli bolle d’aria nello stomaco.
Insomma, il terreno che
ogni gnomo desidera assaggiare almeno una volta nella propria vita.
Saggiò la
mascella snodata e cominciò la propria discesa sotterranea.
Due
ore e mezza dopo.
Fece
una stima del tempo passato dal momento della propria immersione.
Dannazione,
perché si era andato ad invischiare in questi sporchi
affari? Quei rimbecilliti
del Piccolo Popolo non riuscivano mai a lavarsi i panni sporchi da
loro, senza
coinvolgere dei poveri diavoli come lui? Sospirò, masticando
un grumo di terra
particolarmente impegnativo. Fowl tentò di mettersi in
contatto con lui, voleva
che piazzasse le cariche. Lo maledisse con tutta la forza che aveva nel
suo
irsuto e grassoccio corpo: era solo a metà del lavoro
necessario per causare i
principali cedimenti strutturali! Raddoppiò la
velocità, uno spiacevole
formicolio che si irradiava lungo la parte inferiore della mascella. In
un
bagno di sudore aprì la cerniera del marsupio assicurato al
petto. Cominciò ad
estrarre l’esplosivo, particolarmente colpito dalla misura in
cui erano
concentrate le cariche: ognuna era grande all’ incirca come
un fagiolo. E bravo
Fowl Junior! Allora non era solamente un ragazzino viziato con manie di
onnipotenza… Incastrò un ordigno dopo
l’altro nelle pareti di terra, in
posizione strategica: formavano un anello di cinque metri attorno allo
sputacchio rosso sul suo schermo, etichettato Stephan Meyer.
Captò
alcuni stralci delle discussioni al piano superiore, sembrava che per
il
ragazzo si stesse mettendo male, aggrottò le sopracciglia,
raggiunta la
distanza di sicurezza. “ Fowl, ci sono, le cariche sono state
correttamente
piazzate.. Meno dieci secondi all’ esplosione..”
rantolò
nel microfono. Premette
quel tasto, quel maledetto tasto rosso.
Non
avvertì l’esplosione, solo alcuni sbuffi
soffocati.. E poi il terreno cominciò
a tremare, con violenza. Bombarda riprese a salire, verso la salvezza,
senza
indugiare. Masticò terra, gli occhi che bruciavano, stanchi.
Masticò finche non
vi fu più nulla da ridurre in fanghiglia. Masticò
finche l’odore dell’ aria
buona non gli assalì le narici, coronato da un cielo di
velluto blu e stelle
argento. Bombarda Sterro aveva compiuto la sua missione.
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