Svariati punti di vista.

di Sleeper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Artemis Fowl. ***
Capitolo 2: *** Stephan Meyer. ***
Capitolo 3: *** Bombarda Sterro ***



Capitolo 1
*** Artemis Fowl. ***


L’urto dell’ esplosione lo costrinse ad aggrapparsi a Leale con tutte le sue forze, per non cadere a terra. L’omone grugnì, avvolgendo fra le grosse braccia fasciate di nero il padroncino. Schegge di vetro e cocci ovunque. Si chinarono fra la polvere, la fronte bassa, le ginocchia schiacciate contro il pavimento di marmo. L’aria era satura di grida e tonfi, una dozzina di ombre passarono a pochi metri dai due, ancora accucciati contro le gambe in mogano del loro tavolo. Artemis si maledisse una volta di più: avrebbe volentieri evitato una seccatura del genere. Si guardò attorno, oltre Leale, gli occhi che lacrimavano fra la polvere. Un silenzio improvviso era sceso sulla sala, evacuata in tutta fretta, pochi attimi prima dell’ esplosione.
"Avanti Fowl, è inutile giocare a nascondino!”
Quella maledetta voce squillante gli faceva venire i nervi, sbuffò, spolverandosi le spalle dello smoking, alla ricerca della sagoma di Spinella Tappo. “La tua stessa arroganza ti sta portando nella tomba, ragazzino. Se avessi lasciato perdere la ricerca del Libro da subito, ti avrei risparmiato..” Non stava mai zitto? Non riusciva a pensare con quel blaterare di sottofondo. Artemis Fowl non aveva alcun interesse nelle parole di quella mezzatacca di un ladro, ma doveva ammettere che, quando qualche mese prima, si era ritrovata un paio di agenti della LEP sotto casa ad accusarlo di averli nuovamente derubati del Libro del Piccolo Popolo, era stato colto da un certo senso di angoscia, fatto raro per lui. Estrasse il palmare dal taschino della giacca scura. Osservò i puntini rossi sullo schermo: Spinella si trovava a qualche metro da lui, sulla sinistra, Bombarda si trovava, secondo i piani, a qualche metro sottoterra. In compenso aveva perso il segnale di Mandorla, si augurò che non fosse rimasto vittima dell’ esplosione. Quel contrattempo non ci voleva proprio: secondo i suoi piani lo gnomo avrebbe dovuto piazzare le cariche sotto le sedia di quel bastardo, perché il pavimento franasse, portandosi con sé la sua spocchia ed i capelli pieni di gel, volgarmente americani. “Spinella, mi senti?” Bofonchiò nel microfono dissimulato fra le pieghe dell’ abito da cerimonia. La risposta gli giunse un paio di secondi dopo, nell’ auricolare.
“Sì, Artemis ti sento, questo pazzo ha fatto saltare in aria il posto di sua iniziativa, cosa si fa?”
Chiese nervosa, la voce leggermente metallica. Artemis si grattò il mento ricoperto di ispida peluria: infelice tentativo di farsi crescere la barbetta. “Probabilmente ero io il suo bersaglio, ma stupido com’è deve aver sbagliato i calcoli..” La voce profonda, non più da ragazzino, raggiunse il soldato Tappo, accucciata dietro ad una colonna beige. “Ascolta, non ci resta che temporeggiare, almeno finche Sterro non sarà riuscire a piazzare l’esplosivo sotto i piedi di questo stronzo..” Commentò, in un exploit tutt’ altro che fine. Non c’era tempo per un piano B, avevano bisogno di recuperare il Libro, prima che fosse occultato per sempre, e l’unico a sapere dove fosse era proprio Stephan Mayer, il ladruncolo che aveva sfidato la LEP e lo stesso Artemis, rubando il codice del Popolo. “Bombarda ascolta! Il GPS di cui sei dotato dovrebbe segnalarti la posizione di Mayer, piazza le micro cariche in maniera che ricoprano un’ area di almeno cinque metri.. Non dobbiamo ucciderlo, solo incastrarlo nel suo stesso sfarzo pacchiano..”  Un grugnito poco convinto lo informò che lo gnomo aveva ricevuto le istruzioni. Si augurò che non decidesse di darsela a gambe proprio in quel momento.

“Leale, vai a cercare Mandorla, non vorrei che gli fosse successo qualcosa…” Quella piccola recluta era proprio una palla al piede! Lento, svogliato ed inesperto.. Se non fosse stato affidato a Spinella per il suo apprendistato lo avrebbe rispedito a Cantuccio, prima ancora che avesse il tempo di spiccicare parola.
La nebbia si era completamente diradata e la luce, prima timidamente filtrata dall’ aria densa e grigia, investì nuovamente la sala. Artemis scorse il profilo di Stephan, in piedi, rittò al centro del salone. Il solito megalomane.. Quella posizione era perfetta per metterlo nel sacco e il giovane ladro decise che non gli avrebbe permesso di muoversi.  “Hai proprio ragione Mayer, avrei dovuto farmi gli affari miei..” si alzò, tronfio nel suo abito costoso, le scarpe lucide e fazzoletto nel taschino. La chioma corvina, ribelle, pettinata all’ indietro, in un disperato tentativo di disciplinarla. Stephan Mayer ghignò, scoprendo i perfetti denti bianchi, appena vide Artemis comparire fra le macerie dei tavoli.. “Scortese da parte mia, rovinare il matrimonio di tua figlia, piombando qui.. Con la pretesa di riavere il Libro, conquistato così astutamente da un uomo abile come te..”  L’ allampanato americano sorrise, arrogante, il petto gonfio e la mascella contratta. Stava cadendo nella sua trappola verbale con una facilità quasi esilarante. Probabilmente avrebbe fatto più fatica a derubare un bambino delle sue caramelle.
“Sono contento che tu abbia finalmente guardato la realtà negli occhi. Mi sembrava strano che l’ erede della prestigiosa casata Fowl fosse così ottuso! Cosa pensi di fare ora…?” 
Un sibilo lo deconcentrò per un paio di secondi “Artemis, cosa diavolo vuoi fare?” La solita, ferrea voce di Spinella Tappo, sorrise fra sé, fingendo di lisciare i pantaloni impolverati. Non rispose e riprese a parlare con Stephan, come se nulla fosse; ora arrivava il piatto forte: “Uniamoci Stephan! Insieme potremo divenire i più grandi ladri di tutto il mondo.. E come tu ben sai, non solo. Dopotutto gli unici geni in grado di rubare il Libro del Popolo siamo noi due.. No?” Chiese, facendo qualche passo verso destra, curando ogni gesto delle mani, ogni espressione. Se non avesse seguito le tradizioni di famiglia, avrebbe fatto l’attore. Spinella imprecò forte nell’ auricolare: come al solito non aveva alcuna fiducia nelle mosse di Artemis. Mayer, nel frattempo, cominciò a tormentarsi gli affascinanti riccioli dorati, come se pensasse intensamente alla risposta.. Un sorriso beffardo increspò il viso del criminale americano: “Beh, Fowl quello che dici sembra allettante..” Artemis ammiccò, sicuro di averlo in pugno. “Ma non ci penso nemmeno ad unirmi a te, stupido ragazzino pieno di spocchia!” La rabbia e la cattiveria inondarono il volto e la voce di Stephan, che punto una pistola contro Artemis. La situazione si era fatta improvvisamente complicata. Il giovane sbiancò, sfidando la sua carnagione, già di avorio. Alzò lentamente le mani, il cervello che elaborava frenetico una soluzione.. Si chiese a cosa servisse un Q.I. così maledettamente alto, se poi si ritrovava con le mani sopra la testa e la canna di una pistola puntata alla sua fronte. “Non fare cose di cui potresti pentirti… Andiamo Stephan, a cosa ti servirebbe uccidermi?” Chiese, sforzando la voce, perché non trapelasse il filo di panico che lo aveva improvvisamente colto. Il ladro, una nota di follia, rise: “Avanti Artemis, hai paura di morire forse?” Lo schernì, agitando la pistola, senza perdere di vista il ragazzo. Un roco rantolo all’ orecchio lo fece sussultare, leggermente: “ Fowl, ci sono, le cariche sono state correttamente piazzate.. Meno dieci secondi all’ esplosione..” Artemis rilassò le spalle, impercettibilmente, era quasi fatta. Ora doveva evitare che Mayer gli piantasse una pallottola fra gli occhi. “Di addio alla tua misera vita, Artemis Fowl..” Rantolò l’americano, con il suo accento volgare. Meno cinque. Artemis indietreggiò leggermente. Quattro. Stephan prese accuratamente la mira, un sorriso beffardo sulle labbra carnose. Tolse la sicura. Tre. Le dita erano posizionate sul grilletto. Non posso morire così, non posso. Due. Mamma, ti ho sempre voluto bene.. Rimase disgustato dai proprio pensieri sdolcinati. Uno. Stephan premette il grilletto e, come se fosse una causa di quel semplice, minuscolo, gesto, il marmo sotto i suoi piedi cominciò a franare, rapidamente. Il rombo dell’ esplosione sotterranea coprì lo schiocco mortale della pistola. Il giovane si preparò a morire, l’urlo di Stephan Mayer: una eco nelle orecchie. Improvvisamente qualcosa lo colpì, gettandolo a terra. Il pavimento gli venne incontro minaccioso. Tutto divenne nero.      

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Capitolo 2
*** Stephan Meyer. ***


Stephan Meyer amava definirsi un ladro gentiluomo. Gli piaceva credere di essere come la nemesi di James Bond: curato, di bell’ aspetto, educato e molto scaltro. Il castello di sogni di Stephan Meyer era tragicamente crollato il giorno in cui si era ritrovato davanti agli occhi il giovane Artemis Fowl. Inutile precisare che divenne istantaneamente verde di invidia. Un ragazzino non era degno di incarnare l’ideale del perfetto criminale! Quel ruolo spettava unicamente a lui, non ad un viziato bambino inglese. Ma cosa avrebbe potuto fare, per tirarlo giù da quel piedistallo immeritato di gloria e fama nel mondo del crimine?
Così erano cominciate le indagini su Artemis Fowl. Accurate, quasi maniacali. Passò al setaccio ogni singolo dettaglio nella vita del giovane inglese, finche non trovò proprio quello che cercava. Un fallimento. Si trattava di un episodio risalente a qualche anno prima, quando il giovane aveva tentato il furto di un prezioso manoscritto: una specie di antico librone inutile, o qualcosa di simile. 
Potrete immaginarvi lo stupore dell’ uomo, una volta compreso di cosa si trattasse effettivamente la refurtiva. Per la prima volta dopo faticosi mesi di indagini e viaggi per scoprire ogni piccola cosa su Artemis Fowl, la determinazione di Stephan aveva vacillato, come la fiammella di una candela che minaccia di spegnersi, nell’ impetuoso vento primaverile. Cosa avrebbe significato un contatto con quello sconosciuto popolo, mostruoso?  Perché le cose si facevano sempre così complicate? Proprio sul più bello poi! Ma, in fin dei conti, ci voleva ben altro per fermare lui: il grande  Stephan Meyer. Avrebbe preso ciò che gli spettava, senza remore.. Doveva dimostrare a Fowl chi era il realmente il migliore.
Pensava questo, mentre il suo pollice affusolato scivolava sul detonatore. L’ esplosivo, una piccola carica, quasi innocua, si trovava a qualche metro dal viso dell’ odiato nemico, fissato accuratamente in uno scomparto interno della colonna. Sapeva da mesi che avrebbe tentato di imbucarsi al matrimonio, probabilmente con l’ unico scopo di rientrare in possesso del Libro.
Lo aveva lasciato fare, preparando con cura la sua contromossa. Non era preoccupato, anzi, l’opportunità di potersi confrontare direttamente con quel ladruncolo da strapazzo lo aveva solo galvanizzato nell’ animo. Attivò il radiocomando e la colonna saltò per aria, scatenando il panico generale. Gli piaceva quella sensazione di superiorità. Mantenne gli occhi puntati sulla figura di Artemis Fowl, che fuggiva rapido fra i tavoli, lo smoking  impolverato, il sangue che gli colava lungo la tempia sinistra. Minuti di silenzio, la polvere vorticava fra i tavoli, nella luce dei lampadari in cristallo fine. 
Le mani in tasca; strinse la presa sul calcio metallico dell’ arma, mentre stuzzicava l’ avversario. Finalmente era uscito allo scoperto, quell’ ombra di barba ridicola sul mento. Lo osservò muovere di scatto la testa verso destra, come se qualcosa lo avesse infastidito. Lasciò perdere quel gesto trascurabile e si concentrò sulle parole setose del ragazzo. “Uniamoci Stephan! Insieme potremo divenire i più grandi ladri di tutto il mondo.. E come tu ben sai, non solo. Dopotutto gli unici geni in grado di rubare il Libro del Popolo siamo noi due.. No?” Trattenne a stento la risata gorgogliante che gli stava risalendo la gola, solleticante. Il moccioso si trovava alle strette e patteggiava. Quanto aveva aspettato quel momento. Gonfiò il petto, convinto della sua schiacciante superiorità. “Beh, Fowl quello che dici sembra allettante..” Stephan lasciò in sospeso la frase, crogiolandosi nella propria crudeltà. “Ma non ci penso nemmeno ad unirmi a te, stupido ragazzino pieno di spocchia!” Gustò l’attimo in cui quella maschera di sollievo sulla faccia del ragazzo si disgregò, sbriciolandosi in mille pezzi, davanti all’ ammasso di ferro mortale che stringeva in pugno. Un formicolio soddisfatto gli si spandeva dalla bocca dello stomaco. Lo aveva in pugno.
Artemis barcollò un attimo, mantenendo tuttavia un’ apparenza di perfetta calma, da perfetto ladro gentiluomo. Stephan rimase completamente immobile, il braccio steso d’ innanzi a sé, la canna argentata dell’ arma puntata verso il viso del giovane, in contemplazione della propria schiacciante vittoria su Fowl. Il dito sul grilletto ghiacciato. Sparò: bang. Suoni che si accavallano. Sentì il pavimento cedergli sotto i piedi, si aggrappò senza successo al marmo chiaro. La terra si aprì inghiottendo il biondo americano fino alla vita. Un dolore forte gli si irradiò lungo la gamba sinistra. Qualcuno urlava e correva. Un lampo blu lo colpì alla tempia violentemente e Stephan Meyer, da vincitore a vinto, perse i sensi, scivolando rapidamente nell’ oblio. 

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Capitolo 3
*** Bombarda Sterro ***


Si appoggiò contro il muro esterno della magione, spazzolandosi i peli irsuti della folta barba. La sagoma di Fowl, si intravedeva a malapena, immerso in un’ oscurità di petrolio. “Allora Sterro, hai compreso esattamente cosa fare?” Lo trattava come se fosse un’ idiota, scandendo le parole lentamente. Bombarda arricciò il naso di cuoio, offeso dal tono di voce del ragazzino: disonesto sì, stupido no! “Prendi questo, va allacciato al polso. Ti indicherà l’esatta posizione del bersaglio..” gli allungò un affarino nero, simile ad un orologio. Si chiese se, alla fine di tutto quell’ affare , sarebbe riuscito ad appropriarsi di quel bel giocattolino. “Questa invece va inserita nell’ orecchio, ci terremo in contatto periodicamente.. Ogni 15 minuti dovrai inviarmi un messaggio in cui confermerai la tua posizione, chiaro?” Poteva immaginarsi le sopracciglia di Artemis inarcarsi nel buio. Annuì, sicuro e si pinzò il microfono al bavero sporco della tuta. Grugnì un saluto all’ indirizzo dei giovani e con un gesto consumato si aprì la patta da scavatore, immergendo il muso nella terra bagnata. Aveva un ottimo sapore il terriccio toscano, speziato al punto giusto. Per non parlare della consistenza poi: abbastanza compatto da non generargli bolle d’aria nello stomaco. Insomma, il terreno che ogni gnomo desidera assaggiare almeno una volta nella propria vita. Saggiò la mascella snodata e cominciò la propria discesa sotterranea.

 

Due ore e mezza dopo.

Fece una stima del tempo passato dal momento della propria immersione. Dannazione, perché si era andato ad invischiare in questi sporchi affari? Quei rimbecilliti del Piccolo Popolo non riuscivano mai a lavarsi i panni sporchi da loro, senza coinvolgere dei poveri diavoli come lui? Sospirò, masticando un grumo di terra particolarmente impegnativo. Fowl tentò di mettersi in contatto con lui, voleva che piazzasse le cariche. Lo maledisse con tutta la forza che aveva nel suo irsuto e grassoccio corpo: era solo a metà del lavoro necessario per causare i principali cedimenti strutturali! Raddoppiò la velocità, uno spiacevole formicolio che si irradiava lungo la parte inferiore della mascella. In un bagno di sudore aprì la cerniera del marsupio assicurato al petto. Cominciò ad estrarre l’esplosivo, particolarmente colpito dalla misura in cui erano concentrate le cariche: ognuna era grande all’ incirca come un fagiolo. E bravo Fowl Junior! Allora non era solamente un ragazzino viziato con manie di onnipotenza… Incastrò un ordigno dopo l’altro nelle pareti di terra, in posizione strategica: formavano un anello di cinque metri attorno allo sputacchio rosso sul suo schermo, etichettato Stephan Meyer.

Captò alcuni stralci delle discussioni al piano superiore, sembrava che per il ragazzo si stesse mettendo male, aggrottò le sopracciglia, raggiunta la distanza di sicurezza. “ Fowl, ci sono, le cariche sono state correttamente piazzate.. Meno dieci secondi all’ esplosione..”  rantolò nel microfono. Premette quel tasto, quel maledetto tasto rosso.

Non avvertì l’esplosione, solo alcuni sbuffi soffocati.. E poi il terreno cominciò a tremare, con violenza. Bombarda riprese a salire, verso la salvezza, senza indugiare. Masticò terra, gli occhi che bruciavano, stanchi. Masticò finche non vi fu più nulla da ridurre in fanghiglia. Masticò finche l’odore dell’ aria buona non gli assalì le narici, coronato da un cielo di velluto blu e stelle argento. Bombarda Sterro aveva compiuto la sua missione. 

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