Passato da dimenticare...

di dream_more_sleep_less
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro. ***
Capitolo 2: *** Primi Litigi ***
Capitolo 3: *** Via d'uscita estrema! ***
Capitolo 4: *** Ancora litigi. ***
Capitolo 5: *** Nen ***



Capitolo 1
*** Incontro. ***


 

Quelle carte comparivano e scomparivano dalle mani del prestigiatore con tanta grazia e maestria, nello stesso modo in cui una ballerina danza, davanti a lui c'era suo padre: grande prestigiatore come sua madre! Un asso di cuori diventava una rosa rossa, e dalla sua manica uscivano colombe, ma quando vedeva le carte sparire e ricomparire da una mano all'altra! Erano i suoi trucchi preferiti!
Sua madre entrò in quel momento nella stanza, era una donna bellissima con lunghi capelli rossi, i quali sono stati ereditati anche da suo figlio. “Cosa c'è mamma?” “Nulla.. Ricordati che domani andremo via per tre mesi io e tuo padre, ricordi il tour?”
Il bambino aveva solo sei anni e da quando era venuto al mondo i suoi genitori lo lasciavano solo, per andarsi ad esibire nei più grandi e famosi teatri del mondo. La loro era pura e semplice passione, a volte loro figlio pensava che i suoi genitori amassero di più la loro carriera che lui, e molte volte se ne convinceva ma meno se ne dimenticava.
Il figlio della donna abbassò la testa, ma la madre dolcemente con le dita lo obbligò a guardarla negli occhi. “Tesoro. Questa volta non sarai solo con te ci sarà oltre a Carmen anche sua figlia, ha la tua stessa età sai? Non ti preoccupare andrà tutto bene. Appena finiremo con il tour torneremo subito a casa da te va bene? E ora fammi un bel sorriso.” Suo figlio esitò ma poi sorrise, un sorriso cristallino che solo i bambini sanno fare! “Mamma almeno questa bambina giocherà con me? Verrà nel bosco? E farà tutte le cose che faccio di solito io, o vorrà giocare con le bambole?”. La madre sorrise, gli diede un buffetto e disse “Lo vedrai da te! Ti porteremo tanti bei regali da ogni città che visiteremo te lo prometto.” Il figlio la guardò tristemente negli occhi e disse “Mamma io non voglio regali ma che tu e papà restiate più tempo con me”. Sua madre gli sorrise tristemente anche lei, lo baciò sulla fronte ed uscì dalla stanza.
Ogni volta che faceva quella domanda sua madre non rispondeva mai ma sorrideva tristemente e poi se ne andava baciandolo sulla fronte., non capiva il motivo del suo comportamento, forse era troppo piccolo per capire certe cose! Tornò così ad ammirare i prestigi e le illusioni del padre, si fece rapire come ogni volta da quei movimenti perfetti delle mani, suo padre era fantastico! Solo che era raro che gli insegnasse qualcosa, ciò che sapeva fare era perché glielo aveva insegnato la madre oppure da dei libri o più semplicemente osservando i gesti del padre. Per riuscire a mischiare bene le carte spese un mese ad osservare suo padre o sua madre a vederlo fare loro, alla fine ci riuscì
e quando andò a mostrare ciò che aveva imparato al padre, egli non disse nulla si limitò a borbottare qualcosa, prima di tornare ai suoi impegni. Inutile dire che suo figlio ci rimase male! Alzò lo sguardo per cercare quello del padre, ma lui non c'era più, era bastato quel millesimo di secondo di distrazione per non accorgersi che suo padre si era dileguato come a suo solito. Allora decise di uscire a giocare nel bosco, tanto che altro poteva fare? Se sarebbe rimasto li si sarebbe annoiato tutto il giorno. Passò il resto della giornata a zonzo per il bosco, andò anche a fare il bagno nel lago che era ai piedi della montagna, quando si incamminò per tornare a casa era ormai tardi e sicuramente sua madre era infuriata. Nell'arco di tempo di quella giornata aveva pensato molto, si era chiesto come poteva essere quella bambina che sarebbe arrivata l'indomani mattina a casa sua, sua madre oltre al fatto che aveva la sua stessa età non gli aveva detto nient'altro. Alzò lo sguardo al cielo ma non vide che i rami e le foglie degli alberi, si era già accorto che il sole stava tramontando ma ora era più che evidente che il sole era tramontato per lasciare posto alla notte.
Iniziava anche a fare già freddo, ma lui ci era abituato, iniziò a correre
perché altrimenti sua mamma si sarebbe arrabbiata ancora di più e poi non aveva intenzione di sentire anche la ramanzina del padre.
La strada per casa sua era abbastanza lunga, ci mise una mezzora buona e non smise mai di correre, e quando arrivò davanti alla porta di casa sua, la madre lo aspettava con un espressione che non augurava nulla di buono. “Ti sembra l'ora di tornare a casa?” disse risoluta e con le mani sui fianchi, il figlio abbassò la testa “Scusami mamma mi dispiace non volevo arrivare così tardi a casa è che...”. Non finì la frase che la madre gli disse subito “Fila in bagno a lavarti o ti lascio fuori per tutta la notte chiaro?” più che una domanda se avesse capito o meno era un ordine, erano rare le volte in cui sua madre si arrabbiava ma quando lo era veramente diventava una furia: diciamo che in quel momento non era al cento per cento, ma solo al cinque per cento, perché se no altro che rimprovero. Entrò in casa di corsa e si fiondò in bagno, aprì l'acqua calda e vi versò il bagnoschiuma, poi si spogliò e si immerse nella vasca, quando poi fu piena, chiuse l'acqua e si immerse completamente sott'acqua. Non aprì gli occhi, perché quando lo aveva fatto la volta prima gli bruciarono per due giorni interi, non sapeva che il sapone irritava gli occhi. Quando riemerse dall'acqua per prendere fiato e finire di lavarsi vide sua madre ai bordi della vasca, indossava il vestito che aveva da quella mattina: bianco con dei fiori rossi, e con le spalline. “Sai che sono esattamente due minuti che sei senza fiato? Potresti fare il sommozzatore da grande sai?”. Aveva un espressione sorpresa sul bel viso, lui la guardò timidamente “Sei ancora arrabbiata con me mamma?” “Dipende!”. “Dipende?” Fece eco il figlio. “Dipende se riuscirai a lavarti in meno di cinque minuti e presentarti in cucina per mangiare potrei non esserlo più.”
E uscì dalla stanza facendogli l'occhiolino. Il bambino allora iniziò a fare ciò che le aveva chiesto la propria madre, lui teneva molto a lei e non voleva recarle dispiacere. Così come promesso in meno di cinque minuti riusci a presentarsi a lei pulito e profumato, la donna lo esaminò attentamente e alla fine decretò il verdetto: “Va bene ti perdono in quanto sei riuscito ad arrivare sano e salvo fino a qui.” disse scherzosamente con tono solenne. “E ora a tavola che devi mangiare se vuoi crescere”. Al piccolo tornò il sorriso sulle labbra e si andò a sedere a capotavola, la madre gli spiegò che il padre aveva già mangiato e che era andato a letto perché era stanco, domani si sarebbe dovuto svegliare presto. Lui ci rimase male perché a sentire dalle parole dette da sua madre, suo padre non sembrava preoccupato minimamente per il suo ritardo a casa, così il sorriso se ne andò di nuovo. Sua madre se ne accorse e ne intuì anche il motivo
“Non era preoccupato per te perché sapeva che non ti era successo niente, e anche io non ero preoccupata per te ma perché avevamo stabilito un accordo e tu non lo hai mantenuto; capito ora?” lui le sorrise e divorò lo spezzatino in un attimo. Quando ebbe finito, la madre gli disse di andare a lavarsi i denti e che al resto ci avrebbe pensato lei, lui corse in bagno si lavò i denti velocissimamente e
corse in camera sua ad infilarsi sotto le lenzuola. La sua camera da letto era grande, appena entravi sulla destra c'era un comodino con sopra una lampada, e al muro c'era l'interruttore del lampadario che era attaccato in mezzo alla stanza,
poi c'erano degli scaffali bassi sotto la finestra, poi un altro comodino con sopra una lampada, un mazzo di carte, una cornice con la foto di lui e dei suoi genitori
e una scatolina piena di sassi e biglie di vetro. Poi c'era il letto, era fatto in legno
con il piumone blu e le lenzuola bianche, poteva sembrare scomodo ma in realtà era il contrario, mentre appena si entrava ma dalla parte sinistra c'era un comò con dentro tutti i suoi vestiti, mentre sopra c'erano appoggiati libri disegni e un paio di vasetti pieni di sabbia colorata e la porta del bagno, invece la parete davanti alla porta era vuota. In quel momento sentì la porta aprirsi e vide sua madre entrare e andare verso di lui, “Allora domani ti sveglierò presto perché anche Carmen e sua figlia arriveranno presto proprio perché noi partiremo appena lei arriverà va bene?” il figlio sbadigliò e chiese con la voce impastata dal sonno “Mi dici com'è la bambina che verrà a farmi compagnia? Perché non melo vuoi dire?”.
“Perché lo vedrai tu va bene? E ora vai a nanna se no domani col cavolo che ti svegli presto non è vero?” annui. La donna gli diede un bacio sulla fronte e gli augurò la buonanotte e i sogni d'oro, lui sorrise e si addormentò come un sasso.




****




“Mamma io non ci voglio venire!” la peste di sei anni puntò i piedi in terra per fare in modo di non essere portata via contro la sua volontà, ma a sei anni contro una donna di ventotto era un po' dura soprattutto se era la propria madre.
“Questa me la paghi io non ci volevo venire, uffa non mi potevi lasciare a casa?” ora stava battendo i piedi per terra e strillava come la mocciosa la quale era. La madre le diede uno
cappellotto sul sedere poi le disse severa inginocchiandosi per essere alla sua altezza. “Sentimi piccola peste se non stai buona o ti mando dai tuoi zii e poi mi ridici se la cosa ti interessa chiaro?” la bimba abbassando gli occhi e sbuffando seccata rispose “Si mamma farò la brava non ti preoccupare”. La madre allora si ritirò su e continuò a camminare sul ciglio della strada tenendo per mano la figlia di sei anni che era una vera peste. La campagna che le circondava era immensa e deserta, ad un tratto però passò un camioncino rosso, la donna allora fece segno di accostare.
L' uomo abbassò il finestrino del vecchio
camioncino, “Scusi potrebbe darci un passaggio fino al paese, vedo che lei va nella nostra direzione? Vede io e mia figlia dobbiamo andare a casa di..” non terminò la frase che il vecchio con la barba sorrise e disse “Carmen!! Non ti preoccupare ti accompagno volentieri d altronde devo andare anch' io da loro per portare della verdura”.
Carmen sorrise. “Scusami non ti avevo riconosciuto, allora io e mia figlia possiamo salire dietro, tanto non manca molto vero al villaggio?” Il vecchi annui e scese per aiutarle a salire sul retro del vecchio furgoncino, c'erano due sacchi e due
cassette in legno, dove le due vi si sederono. Tra poco sarebbe stata l'alba.
Il vecchio risalì sul al volante e mise in moto la vecchia carretta.
Faceva freddo, soprattutto
perché loro non erano all'interno dell'abitacolo ma nella parte usata per trasportare le cose che servivano ai contadini.
La piccola si addormentò con la testa sulle ginocchia della madre, mentre lei ammirava il paesaggio; poteva dire di essere felice
perché fra poco lo avrebbe rivisto; per lei era come un secondo figlio e gli voleva bene quanto ne voleva a sua figlia. Però era triste per lui perché i suoi genitori non avevano mai tempo per lui soprattutto suo padre, quell'uomo non lo aveva mai capito ne tantomeno sopportato.
Accarezzò la testolina della figlia scompigliandole i capelli che erano sfuggiti alle due codine.




****




“Ei? Su svegliati! Fra poco sarà l'alba e Carmen sarò qua, svegliati su dormiglione”. La donna
scuoteva il figlio che dormiva come un sasso, ma senza troppo successo. “Se non ti svegli ti tiro un secchio d'acqua addosso.” Il bimbo aprì immediatamente gli occhi dicendo “Eccomi sono sveglio mamma!”. Lo guardò “Io avrei scommesso che ci avresti impiegato più tempo a svegliarti senza il mio metodo infallibile”. Il piccolo si grattò la testa rossa imbarazzato. “Ora vieni giù che la colazione è pronta ma prima vestiti fra poco arriverà Carmen con sua figlia ed esigo che tu sia per lo meno presentabile chiaro?” Lui sbuffò e saltando giù dal letto disse “Si va bene”.
Sua madre uscì dalla stanza facendogli segno di muoversi a vestirsi, allora sbuffò per la seconda volta annuendo. Si diresse verso il comò e prese un paio di pantaloni lunghi larghi e una maglia a maniche lunghe blu. Si lavò la faccia nel bagno che aveva in camera sua e poi corse di sotto a fare colazione.
Si mangiò tre fette biscottate con la marmellata alle fragole e bevve una tazza di
caffellatte, poi ritornò in camera sua per lavarsi i denti.
La madre del bambino era in cucina a sparecchiare quando udì qualcuno
bussare alla porta di casa, così “Scendi peste è arrivata Carmen!”gridò per farsi udire dal figlio. Aprì la porta e si trovò davanti una donna di ventotto anni con i capelli nere tenuti in una crocchia e un giaccone per il freddo. Poi notò una testolina castana! “Signora le ho portato la verdura come mi aveva chiesto” disse dietro Carmen un anziano signore dalla barba lunga. “Si mettete pure in cucina, scusa Carmen potresti aiutarlo mentre io vado a prendere la peste di mio figlio che non è ancora scesa?” L'altra rispose “ Si fai pure tanto basta che metto la roba dove la mettevo sempre no?” chiese, l'altra annui mentre scappava su per le scale a recuperare il figlio. Lo ritrovò bagnato fradicio “Si può sapere che cosa hai combinato?” chiese la madre inviperita, “Ehm....ehm...... beh... ecco è che...”
 “Shhh non lo voglio sapere ora vieni giù a conoscere la figlia di Carmen” lo agguantò per una mano e lo accompagnò di sotto. Quando arrivò giù l'anziano signore se ne era già andato e vide Carmen seduta in salotto con in braccio la bambina che aveva visto prima.
Il bambino vedendo Carmen iniziò a
correre e le saltò addosso abbracciandola non badò nemmeno alla bambina che fino a qualche attimo fa si trovava seduta in braccio alla donna. La rossa però lo riagguantò per la maglietta e lo costrinse a staccarsi dalla donna, “Pel di carota stai attento a quello che fai” si sentì dire il bambino, il quale si voltò verso una bambina della sua stessa eta con i codini. “E tu chi sei?” chiese il bambino stranito.
Carmen si alzò dalla poltrona bianca e disse “Questa è mia figlia Miyu, e ha la tua stessa età, è testona cocciuta ed è un maschiaccio” poi le scompigliò i capelli. Poi fu il turno della rossa e disse “Lui invece è Hisoka e ha sei anni come te Miyu, spero che ti
divertirai qui con lui”. I due bambini si guardarono in cagnesco e si fecero la linguaccia.
Arrivò il padre di Hisoka e disse “Su andiamo!” prese i bagagli e andò fuori ad aspettare che la moglie avesse finito di fare le raccomandazioni a Carmen e a
quella peste di Hisoka.
Nessuno sapeva che da quell'incontro tra Hisoka e Miyu molte cose sarebbero cambiate, infatti i due saranno legati da qualcosa di
indissolubile, ed incomprensibile per tutti se non che per loro.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Primi Litigi ***


Sua madre era appena partita con suo padre.
Suo padre non si era nemmeno degnato di salutarlo...
.... al contrario di sua madre, che invece aveva abbracciato con tanto affetto ed impeto quasi stesse per partire per un viaggio senza ritorno.
Sapeva che lei sarebbe tornata ma aveva lo stesso paura che lei non tornasse, molte notti aveva avuto incubi riguardo a questa sua paura. Molte notti aveva iniziato a piangere nel cuore della notte, ma più che altro aveva paura che il suo papa' non volesse che la mamma tornasse a casa. Hisoka sapeva o meglio intuiva che a suo padre lui non andava a genio o meglio lo trovava insignificante. Il bambino però non ne intuiva il motivo.


Ora lui era lì davanti a quella "strana" bambina della sua stessa età con due codine quasi sfatte, alta quanto lui, con il viso sporco e due enormi occhi insolenti, color cioccolata .
Quegli occhi lo incantarono ancor più dei trucchi da prestigiatore di suo padre.
Continuava a guardarli, gli sembrò che il tempo si fosse fermato;
per poi riprendere a girare nel momento in cui lei gli disse seccata "Pel di carota ti sei incantato?".
Lui negò con la testa ancora intorpidito da quell'attimo.
"Hisoka!" Esordì Carmen per attirare la sua attenzione "Vatti subito a cambiare perché sei ancora bagnato. Sei percaso finito dentro la vasca da bagno?"
Il bambino arrossì all'istante, perché anche se i vestiti che indossava erano bagnati fradici lui se ne era completamente dimenticato.

Corse immediatamente in camera sua imbarazzatissimo.
Tirò fuori da uno dei cassetti una maglietta blu senza maniche e dei pantaloncini larghi che gli arrivavano al ginocchio, poggiò il tutto sul letto e filò nel suo bagno per asciugarsi.
Si tolse i vestiti e li buttò nel cesto dei panni sporchi, poi prese l'asciugamano e si asciugò il corpo e poi si frizionò i capelli rossi.
Uscì dal bagno e si vestì in fretta.

Entrò in cucina che aveva ancora i capelli umidicci ma a lui non interessava. Vide che Carmen stava riscaldando il latte in un pentolino, mentre Miyu era seduta al tavolino aspettando la colazione.
"Tu hai già fatto colazione Hisoka?" chiese la donna.
Il bimbo annui, ma si sedette comunque al tavolino.
La bimba lo guardò di traverso.
Carmen, intanto stava versando il latte caldo nella tazza della figlia. "Mamma c'è il caffè? oppure il cacao? altrimenti il latte non lo bevo!" asserì Miyu.
"Guarda che li conosco i gusti di mia figlia." ribatté scocciata Carmen mentre metteva nella tazza del latte cinque cucchiaiate di cacao. La bimba mescolò il liquido col cucchiaino, aspettando che cambiasse colore prima di poterlo bere. Lo bevve con così tanta voracità che non si accorse di essersi sporcata di latte al cioccolato la faccia.
"Carmen cosa facciamo oggi?" chiese Hisoka felice di poter trascorrere di nuovo del tempo con quella donna. Carmen si sedette a capotavola guardando i due coetanei negli occhi prima Miyu poi Hisoka cercandovi complicità. "Oggi porterai Miyu a visitare qualche luogo del posto, mentre io sistemerò i bagagli e poi l'aula delle lezioni. Vi voglio in casa per mezzodì chiaro? E ora fuori." Ordinò scherzando, poi si alzò e si diresse verso le scale che conducono al piano superiore della casa.
Miyu continuava a bere il suo latte ma con più calma, ignara di essere sporca.
A Hisoka brillarono gli occhi, avrebbe portato quella mocciosa in giro per il bosco fino a farle venire la nausea, a farla stancare e pregare sua madre di rispedirla a casa.
Miyu appoggiò la tazza sul tavolo in legno e saltò giù dalla sedia pronta per andare anche in capo al mondo.
Hisoka che era già alla porta si girò per vederla arrivare e iniziò a ridere a crepapelle con un dito puntato verso di lei.
"Ha ha haaaaaaa!! Ha HAAA Hahahahahahahaha HAa"
"Cosa c'è da ridere pendicarota?" gli chiese arrabbiata.
"Haahahahah haaaaa...... Ha haaa G-guardati la Faccia haha ha" non riusciva più a smettere di ridere Hisoka,
e di ciò se ne pentirà amaramente.
La bimba era arrossita fino ai capelli, si pulì la faccia con il tovagliolo che era sul tavolo. "Brutto scemo di un pendicarota, scappa perché se no ti uccido" Il rosso seguì il consiglio di lei, ed iniziò a correre nella direzione del bosco,
mentre lei lo inseguiva furente di rabbia.
Il cielo iniziava a tingersi di azzurro abbandonando l'arancione e il rosa dell'alba e
l'aria era fresca. Il sentiero per il bosco era dietro la casa, lei continuò a rincorrerlo ignara del luogo in cui lui la stesse conducendo. In quei casi lei usava l'istinto, e ora le suggeriva che non doveva preoccuparsi ma che anzi doveva sbrigarsi a raggiungere il pendicarota. Lo raggiunse in uno spiazzo con l'erba alta più di un metro, non lo vedeva da nessuna parta ma sentiva la sua presenza. "Pel di carota lo so che sei lì, aspetta che ti acchiappo e poi vediamo se ti torna la voglia di prendermi in giro."


Hisoka, intanto si era nascosto in un punto in cui trovarlo sarebbe stato impossibile, a meno che non si conoscesse già.
Stava zitto, zitto e immobile, come aveva visto fare ai puma che dimoravano in quelle montagne quando volevano fare i loro agguati, evitando il minimo gesto per non farsi beccare da quella mocciosa.
Era sicuro al cento per cento che lei non lo avrebbe mai trovato nemmeno tra cent'anni, nemmeno se fosse stata aiutata da un esercito intero.
Ripensò a quella volta che si era messo a giocare a nascondino con altri cinque bambini del paese, e quello che doveva fare la conta si era arrabbiato perché non lo trovava mai. Gli piaceva giocare a nascondino, ma quei bambini non vollero più farlo giocare per via delle sue eccellenti capacità nel nascondersi.
Ci rimase molto male, però ne andava fiero, perché nessuno era mai riuscito a scovarlo. Una volta un bimbo rimase un ora e mezza a cercarlo, non è necessario dire che quando lui uscì allo scoperto e liberò gli altri, l'altro si infuriò iniziando a dire che non era valido e altre cavolate del genere. Lui in quel momento se l'era risa sotto i baffi, perché trovò quel bambino molto buffo.


Anche se era nascosto Miyu sapeva che il pendicarota era lì, annusò l'aria cercando l'odore del bambino. Quando lo faceva si sentiva come un lupo o una leonessa che annusa l'aria in cerca della sua preda giornaliera. Sua madre l'aveva spesso paragonata ad un animale selvatico, e lei si sentiva sempre molto lusingata. Lo sentì subito perché odorava di sapone, si ricordò che prima che lei arrivasse lui era finito nella vasca da bagno. La cosa la faceva ancora ridere dentro di se. Iniziò a camminare sicura nella direzione del nascondiglio, seguendo la scia dell'odore di Hisoka. Procedette dritta per cinque metri, camminando nell'erba alta che le dava l'impressione di essere nel mare.
Lei adorava il mare!
Arrivò davanti ad una quercia alta più di otto metri, che per abbracciarla completamente servivano quattro uomini adulti.

-Che fa? Annusa l'aria come un cane?- pensò il rosso dal suo nascondiglio
Miyu si avvicinava sempre di più e molto sicura di dove stesse andando, e ciò lo infastidiva molto, perché non stava andando alla cieca ma sapeva che lui era lì.
Hisoka dal canto suo era scioccato e infastidito, non riusciva a credere che quella mocciosa avesse trovato il suo nascondiglio.
Nessuno ci era mai riuscito!
Nessuno, - Nessuno tranne Carmen.- pensò - Questo non doveva farlo. Non mi interessa che quella bambina è sua figlia, io non la voglio qui! Carmen me la paghi.-
La guardava avanzare nella sua direzione attraverso i fori che c'erano tra una radice e l'altra. Quello era un posto perfetto per spiare senza essere beccati!
Infatti per via della conformazione del terreno, che in quel punto del prato era stranamente rialzato, lasciava che la maggior parte delle radici fossero più fuori dal terreno che nel sotto suolo. Lui era affezionato tanto a quel posto, per il semplice fatto che quel luogo glielo aveva mostrato suo padre ed era una sua maniera di dimostrargli il suo affetto. Ma era l'unico! Per questo quella specie di grotta era come la sua seconda casa.


Quando Miyu fu davanti alla quercia si fermò squadrandola dai rami alle radici. Perché troppo immensa, per far si che il suo sguardo l'abbracciasse completamente, in tutta la sua imponenza. Le sue foglie erano verdi, rigogliose e folte. E il tronco come aveva già visto da lontano era enorme.
Annusò nuovamente l'aria come poco prima e risentì il suo odore ma questa volta provenire dalle radici della quercia.
"Pel di carota!" esordì sicurissima di se, e di averlo ormai in pugno.
"So che sei l' da qualche parte. Vieni fuori o ti uccido, non fare il codardo."
Lui non dava cenno di cedere, anche se era stato scoperto e questo gli bruciava,
continuava a stare zitto e a non muovere un muscolo.
Allora Miyu stanca di aspettare una risposta, infilò la testa nell'entrata del nascondiglio, per volerlo prendere alla sorpresa e per vedere se era la come le suggeriva l'intuito, ma era sicura di si.
Il suo sesto senso la distingueva dagli altri bambini e da qualsiasi altro adulto che non fosse stato almeno un Hunter professionista, come le aveva detto una volta sua madre, e da allora non lo aveva più dimenticato.
Sorrideva fiera di se mentre infilava la testa nell'apertura pronta a menare botte al Pendicarota. Lui invece, era arrivato al limite della sopportazione, così lo fece... Ma in quell'attimo di gioia non si aspettava certo che Pendicarota la prendesse per il collo della maglietta e la gettasse a terra non poco violentemente.
Cadde a terra di faccia, graffiandosi la guancia sinistra e i palmi delle mani, sporcandosi anche i vestiti.
Si rialzò dolorante dicendo "Ma sei scemo? ".
Hisoka non le rispose limitandosi a sbuffare scocciato.
"Hai visto cosa mi hai fatto? Mi potevo fare molto più male, lo sai?"
Lui continuò a non rispondere indifferente a lei.
Miyu a quel punto non ci vide più dalla rabbia, gli saltò addosso ignorando il dolore alla guancia e ai palmi delle mani. Lo atterrò di schiena e iniziò a dargli schiaffi e pugni. Hisoka incassava tutto non riuscendo a reagire per via del peso di lei. Essendo quasi allo stremo provò a fermarla cercando di bloccarle le mani, ci riuscì al terzo tentativo dopo aver incassato un'altro pugno in faccia.
Le teneva i polsi con fermezza mentre lei si dimenava per liberarsi, Hisoka si tirò su in piedi continuando a bloccarle i polsi.
"Ora se ti calmi possiamo parlare, e tu la smetti di venirmi dietro per uccidermi, capito Mocciosa?"
"Non chiamarmi Mocciosa Pel di carota"
"E tu non chiamarmi Pel di carota Mocciosa"

Miyu allora gli diede un calcio nello stinco e scappò dicendo " Solo se mi acchiappi Pel di carota".
Hisoka si accasciò a terra tenendosi lo stinco per il dolore, mentre Miyu era già uscita dal nascondiglio.
Dopo qualche minuto si rialzò e si diresse verso l'apertura per uscire.
Aveva intenzione di prendere e uccidere quella mocciosa con le sue mani dopo tutto quello che gli aveva combinato.
Miyu intanto correndo, si era già inoltrata ancora di più nel fitto bosco, e senza accorgersene era entrata nel territorio di un puma di montagna. Se fosse stata un'altra situazione se ne sarebbe subito accorta per via del suo olfatto sopraffino, ma ora era troppo impegnata a "giocare" con Pendicarota. Più che "giocare" diciamo che lo stava massacrando da quando era arrivata. In un certo senso la divertiva, non era come uno di quei bambini che conosceva nella sua città, lui in un certo senso era come lei...
Si era allontanata abbastanza, così decise di fermarsi un' attimo a riprendere fiato. Mentre riposava seduta contro un albero, vide un cespuglio muoversi, allora incuriosita vi si avvicinò gattonando. Appena vi fu vicina uscirono fuori tre cuccioli di puma. "Che carini!" "Come mai siete qui da soli? Dov'è la vostra mamma?". "Se fate i bravi vi aiuterò a cercarla". Si guardò intorno con fare sospettoso in cerca della loro madre, ma non vide niente che non fossero: alberi, foglie e cespugli. Uno dei cuccioli le se si avvicinò titubante alla mano destra che era appoggiata in terra e gliela lecco. Lei lo prese in braccio e gli accarezzò la testolina. Gli altri due allora le si avvicinarono come aveva fatto in precedenza il primo, e le si aggrapparono alle gambe. Volevano essere presi anche loro in braccio. "Sembrate tanti gattini, solo che i gattini quando crescono non diventano enormi come lo sarete voi o come lo è la vostra mamma".
Prese gli altri due in braccio ma non cela faceva a tenerli tutti e tre perché erano troppo pesanti rispetto a normali cuccioli. Fu costretta allora a appoggiarli in terra, ma mentre lo faceva qualcos' altro uscì fuori dal bosco ma questa volta non erano tre teneri cuccioli di puma. Urlò vedendo la bestia, con i denti affilati come lame, che le ringhiava contro. Non sapeva cosa fare, le si era annebbiato di botto il cervello.




L'urlo di prima che aveva lanciato per lo spavento, riecheggiò tra gli alberi e le foglie di quel bosco immenso, giungendo ancora più forte e carico di spavento alle orecchie di Hisoka.



Iniziò a correre più veloce che poteva, sperava che Miyu non avesse combinato nessun casino, ma sapeva di sbagliare; altrimenti lei non avrebbe urlato e lui non starebbe correndo come un forsennato per raggiungerla.


Hisoka arrivò da lei in tempo!
Sgranò gli occhi per la situazione in cui lei era finita!


Miyu era immobile davanti ad un puma enorme e piuttosto inferocito (ne convenne Hisoka).
Cercò di fare il meno rumore possibile mentre si muoveva per raggiungere Miyu e coprire i pochi metri che li separavano l'uno dall' altra. Il puma però si era subito accorto anche del rosso, così gli ringhiò contro.
Il bimbo dovette rimanere immobile per paura che la fiera gli facesse del male.
L'animale teneva sotto mira entrambi aspettando il momento opportuno per saltare loro addosso.
"Dove cavolo ti sei andata cacciare? " bisbigliò.
"In un bel casino" pronunciò quelle poche parole con un filo di voce, quasi non si sentirono. Era pietrificata davanti a quell'essere. Non capiva perché quell'animale doveva essere così cattivo nei suoi confronti, non aveva fatto nulla ai suoi cuccioli, voleva solo aiutarli a trovare la loro mamma.
Insomma sua mamma non avrebbe mai sbranato degli estranei solo perché la stavano aiutando a ritrovare sua mamma, perché invece quel puma lo voleva fare? Forse per paura di perderli?
Non lo sapeva!



(Il puma non voleva che nessuno entrasse nel suo territorio e che nessuno toccasse i suoi cuccioli.)





Hisoka vide che dietro al puma che li proteggeva; c'erano tre cuccioli, sicuramente i suoi, così comprese tutto.
Si ritrovò ancora una volta a pensare che quella bambina era proprio stupida.

Miyu non sapeva cosa fare così in preda al panico iniziò a farfugliare cose del tipo "Signora puma io non volevo affatto fare del male ai suoi cuccioli. Non volevo mancarle di rispetto. La colpa è tutta sua del Pendicarota" e indicò Hisoka.
Il quale si incavolò molto "Ehi! Non è vero. Sei tu la stupida che è finita in questa situazione" urlò a squarciagola, infastidito dall'accusa.
La cosa buffa era che stavano parlando con un puma, e quella triste è che se non fossero scappati al più presto, sarebbero diventati il suo pasto della giornata. Bella la vita no?
Miyu iniziò ad indietreggiare lentamente nella direzione di Hisoka cercando di non fare infuriare l'animale.
Il bimbo dietro di lei, però si girò perché aveva sentito un rumore provenire dalla direzione opposta a dove stava guardando poco prima.
Quello fu un grosso errore: per entrambi!
Infatti il puma partì immediatamente all'attacco.
Fece un balzo in avanti per atterrare la bambina.

Miyu chiuse immediatamente gli occhi per istinto, come quando le schizzavano l'acqua addosso, ma li non se la sarebbe cavata con poco.
Lo sapeva!
Fece un respiro profondo per rilassarsi. - Tra poco sarà finita! - pensò.
Anche se era piccola sapeva che un puma poteva ucciderla, ed era quello che stava per accadere. Sua madre si sarebbe arrabbiata o avrebbe pianto?
Pendicarota l'avrebbe presa in giro oppure ci sarebbe rimasto male per la sua morte? Lo aveva appena conosciuto ma uno dei suoi pensieri andò a lui, forse perché come sospettava loro due erano uguali più di lei e sua sorella.
Quegli attimo durarono un'eternità voleva che il puma si sbrigasse, ormai aveva perso la cognizione del tempo, per lei il tempo si era fermato, ma non per Hisoka.

Il bimbo quando si era voltato aveva visto solo uno scoiattolo cadere da un ramo basso per prendere una ghianda. Quando poi tornò a guardare Miyu si rese subito conto che la situazione era peggiorata.
Capì immediatamente cosa stava per fare il puma, così lo precedette.
Accadde tutto in pochi secondi. Hisoka scattò come una molla prese per mano Miyu e iniziò a correre lasciandosi il puma e i suoi cuccioli alle spalle.
Aveva fatto una cosa stupida, ora quel puma li avrebbe inseguiti, e loro due cosa potevano contro di lui?
Erano solo due mocciosetti di sei anni, se ci fosse stata Carmen avrebbe fatto sicuramente qualcosa, ma erano solo loro due e non potevano fare altro se non correre per mettere più distanza che potavano tra loro e l'animale.



Miyu aspettava di morire di lì a poco ma non capiva perché non accadeva nulla.
Non voleva che la cosa durasse così tanto, forse era già morta e non se ne era accorta.

Poi ad un tratto sentì qualcosa di freddo avvolgerle la mano e tirarla da una parte, e senza accorgersene aveva iniziato a correre.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Via d'uscita estrema! ***


Quando riaprì gli occhi vide la mano di Hisoka che teneva la sua, e lui che correva affianco a lei trascinandosela dietro per salvare entrambi.
-Mi ha salvata!- fu l'unico pensiero che attraversò la testolina di Miyu.
Un sorriso le affiorò sulle labbra.

Dietro di loro però il puma li stava inseguendo.

"Dove stiamo andando?" chiese Miyu col fiatone "Immagino che tu ce l'abbia un' idea, no?".
"Non ne ho idea ma se ci prende saremo la pappa per i suoi cuccioli".

-Magnifico- pensò lei.

Stavano correndo alla cieca inseguiti da un puma di montagna, la situazione non era delle migliori. Eppure non erano spaventati, nessuno dei due lo era, avevano solo l'adrenalina a mille. Sentivano il sangue fremere nelle loro vene. Non capivano cos'era quella sensazione che li faceva sentire così bene. Continuavano a correre incerti se sarebbero morti o no, ma non interessava molto a loro la risposta a questa previsione di un futuro molto vicino. O almeno non ancora!

Cercavano di correre più veloce che potevano per seminare la fiera, inferocita. Nessuno dei due avrebbe mai immaginato di riuscire a resistere così a lungo, pensare che non sentivano ancora la stanchezza.
Avevano le gambe piene di graffi causati dai cespugli del bosco e dai rami degli alberi.
Il terreno era accidentato perché non stavano percorrendo il sentiero, e in più avevano rischiato di cadere più volte.

La fiera intanto aspettava solo una loro mossa falsa per farli secchi con un colpo solo.


-Pensa idiota! Pensa! Dove dovremmo sbucare da qui?- continuava a domandarsi da almeno un paio di minuti. Perché era arrivato alla brillante scoperta che non avrebbero potuto continuare a correre per l'eternità. Prima o poi il puma li avrebbe raggiunti e uccisi senza troppe storie. Quindi doveva pensare ad una via d'uscita da quella situazione.
Guardava davanti a se e intorno, facendo roteare le palle degli occhi all'impazzata alla ricerca di un dettaglio di quel bosco che li suggerisse dove diamine si trovavano. Se qualche d'uno l'avesse visto in quel momento si sarebbe spaventato. Sembrava spiritato! Me era tutto uguale, dannatamente uguale, solo alberi e alberi e basta, nulla che richiamasse la sua attenzione.
Poi però quando fu al limite riuscì a riconoscerla, e una lampadina li si accese subito in testa. La cosa in questione era una roccia enorme tutta nera avviluppata da piante rampicanti secche. Veniva chiamata "La roccia nera" dagli abitanti del paese, quello infatti per i cacciatori era un un ottimo punto.
Ora per fortuna sapeva cosa li stesse aspettando di li a poco.
"So come possiamo anf anf salvarci!".
<"Tu seguimi e sta zitta".
"Non ci sto zitta. Allora come?". Stava iniziando a perdere le staffe.
"Non è il momento di anf litigare. Se no anf saremo anf il pranzo del puma."
"Uffa!" e sbuffò.
Correvano da così tanto che avevano perso la cognizione del tempo, non si sarebbero stupiti se uscendo dal bosco fosse stato il tramonto.


Continuavano a tenersi per mano e nemmeno se ne erano accorti.

La fiera intanto si faceva sempre più vicina, per fortuna erano riusciti a seminarla in mezzo ad un groviglio di rami secchi e liane di alberi.
Ora però li aveva quasi raggiunti!


Erano ancora nella boscaglia, quando i due bambini videro finalmente l'uscita del bosco.
"Ora devi solo correre più veloce che puoi. Capito?"
Lei non capiva se era sarcastico oppure serio, perché faceva strane smorfie mentre: correva, respirava e parlava insieme. In un' altro momento gli avrebbe sicuramente riso in faccia, da quanto era buffo ma ora non poteva; ne valeva della sua vita, e di quella di lui.
"Si" non protestò nemmeno.
Aumentarono la velocità per lo scatto finale; e in men che non si dica erano fuori. Fuori certamente, ma davanti ad un precipizio.
"Salta" le ordinò il rosso.
<"Cosa? Sarebbe questo il tuo brillante piano?"
"Salta, oppure finiremo all' altro mondo"


Hisoka prese la rincorsa mentre teneva la mano di lei, stavano per buttarsi, ma dalla fitta boscaglia emerse come un' ombra oscura il puma.
La creatura era davanti a loro pronta all'attacco per sbranarli.
Miyu nemmeno se ne accorse del puma che balzava su di lei, facendola cadere rovinosamente giù per il precipizio, seguita dal ringhiare della bestia. Non emise nemmeno un suono. Credeva ormai che la sua vita era finita, credeva che non avrebbe mai più rivisto sua madre, pensava a tante cose in un millesimo di secondo. Pensava a tutto e a niente.
La sua caduta però non durò più di qualche millesimo di secondo, infatti cadde su una sporgenza della roccia, ma si protesse col braccio destro il quale in sonoro crack si ruppe. Miyu urlò per il dolore, si girò a sinistra ma non c'era più nulla e cadde. Per fortuna riuscì ad aggrapparsi col braccio sinistro al bordo della sporgenza e fu salva. Non ancora per molto però, il dolore era lancinante in più le veniva da piangere, ma cercava di cacciare le lacrime indietro altrimenti sarebbe davvero caduta. Hisoka doveva aiutarla,
doveva salvarla; di nuovo.



Lui aveva visto tutta la scena impotente. L'animale intanto era ripartito alla carica per sbranarlo, ma lui riuscì a saltare nel precipizio; atterrando perfettamente senza nemmeno un graffio sulla sporgenza. Questa per lui era roba di tutti i giorni!
Protese la mano verso di lei, che era a penzoloni nel vuoto, per aiutarla.
"Dammi la mano." Miyu non provò nemmeno a muovere un muscolo, le faceva male tutto.
"Mi fa male! Non cela faccio più." si lamentò lei.
"Senti è questione di un secondo. Sarà come un cerotto, sarà solo un'attimo." cercava di rassicurarla con le stesse parole che diceva lui Carmen.
Miyu annui.
"Cerca di tirati su!"
"Non ce la faccio."
Hisoka allora impuntò i piedi per terra e cercò di tirarla su, usò tutta la forza che aveva in corpo. Faticava non poco, d'altronde era come tirare su come un sacco pieno di patate. Riuscì a tirarla su, lei si accasciò per terra dicendo titubante  "Mi sa che l'ho rotto!"
"Lo credo anche io". Non era un esperto ma chiunque lo avrebbe detto vedendo il braccio cadere giù per il corpo come morto leggermente rigirato
in una posizione innaturale.
"Come facciamo a tornare a casa?"
"Seguimi."
Lei si infervorì "Per seguirti alla cieca mi sono rotta un braccio. Voglio sapere dove andiamo."
Hisoka sbuffò.
"E va bene! Vedi lì sotto?"
Il bimbo le indicò una caverna alla sinistra della sporgenza.
"Si e allora dove porta?"
"Porta su." ed indicò il punto da dova si erano buttati nel vuoto.
"C'è ancora il puma la!" disse Miyu sicura di se.
Il bimbo negò con la testa, "No se ne è andato. Lui non viene qua, e non può lasciare soli i suoi piccoli per troppo tempo." Lei si stava spazientendo, non solo per l'aria da saputello che aveva involontariamente preso lui, ma anche perché il dolore non era diminuito poi di così molto.
"Va bene, va bene. Dopo di te allora."
Il rosso si accostò alla parete e allungò un piede in direzione della grotta, lo spazio tra essa e la sporgenza era di circa quaranta centimetri.
Riuscì ad appoggiarlo subito, dopo di che tenendo le mani attaccate alla parete; senza appigli, mise anche l'altro. Dopo di che facendo leva sui piedi si staccò dalla parete e si aggrappò subito alla parete destra della grotta e vi entrò dentro. "Ora devi farlo anche tu, ma ti dovrai far aiutare da me."
Miyu lo osservò tutto il tempo incantata!
Anche se le dava fastidio la sua aria un po' da saputello, era rimasta meravigliata da tutto ciò che sapeva. La cosa l'affascinava... Lei era sempre rimasta rinchiusa in casa fuori città, e sua madre non le aveva mai permesso di uscire.
Aveva sempre desiderato uscire da casa sua, e ci aveva anche provato tante volte ma ogni volta sua mamma riusciva a beccarla, lei però non sapeva come facesse. La cosa la faceva sempre infuriare, allora le chiedeva il perché, ma lei aveva sempre risposto dicendo "Sei troppo piccola. Non è ancora ora, e poi non è posto per te la città. Tu figlia mia, potrai uscire di qui quando avrai compiuto diciotto anni. Il mondo è brutto, e tu sei solo una bambina. Capirai."
Miyu però non voleva aspettare.
Un giorno però era arrivata e le aveva detto che sarebbe andata insieme a lei. La cosa la rese subito felice, ma quando poi aggiunse che era per lavoro, lei non volle più andarci. Carmen se l'era dovuta trascinare appresso come un sacco di patate, la bambina poi si era infuriata ancora di più, perché sua madre non l'aveva mai obbligata a fare qualcosa che lei non volesse. La madre l'aveva però ricattata minacciandola di mandarla a casa dei suoi zii, e lei li odiava.
Non li aveva mai sopportati, e in particolare i suoi cugini, tutti maschilisti,
viziati e sempre cattivi con lei, unica femmina della famiglia. Ogni volta voleva prenderli a schiaffi e pugni.

"Ora tocca a te. Fai quello che ho fatto io."
Hisoka la ridestò dai suoi pensieri che la tormentavano.
Solo in quel momento si accorse che il peldicarota era diventato più gentile nei suoi confronti, ma lei continuava a rimanere distaccata.
Annuì e basta. Miyu però non poteva aggrapparsi con entrambe le mani alla parete di roccia con le mani, avendo un braccio rotto, quindi la cosa era più complicata per lei. Stette qualche minuto a pensare sul da farsi perchè non non avrebbe potuto fare come il bimbo prima di lei, quindi pensò bene di saltare.
Il peldicarota avendo capito al volo le intenzioni della mocciosa, le disse serio "Se cadi io non ti prendo."
"Tsk! Tranquillo non succederà."
In realtà Hisoka era già pronto per prenderla al volo se lei avesse messo un pide in fallo.
Miyu fece cinque passi all'indietro poi prese la rincorsa e saltò.
Avendo fatto male i suoi calcoli, andò a sbattere con il braccio rotto, contro la parete della grotta opposta e cadde in terra, tirando un urlo di dolore.
Il bambino la tirò subito in piedi "Fa male?" chiese preoccupato.
Le lacrime le pungevano gli occhi; minacciando di cadere sul suo viso; per colpa del dolore allucinante che sentiva al braccio. "Ah! Anf! Ah! Ah! Che male."
Si appogiò alla parete di roccie tenendosi il braccio dolorante.
"Riesci a camminare?"
"Mi sono rotta un braccio non una gamba. Idiota."
"Ma che genio! Ma per uscire da qui, bisogna strisciare in terra non camminare."
"E dillo prima. Comunque ci proverò lo stesso."
Il bimbo non volle ribattere se nò non l'avrebbero più finita.
"Allora per di qua."
E le fece segno di seguirlo.
"Attenta che dopo qualche metro bisogna strisciare, quindi cerca di tenere il braccio stretto al petto."
 "Si."
E lo seguì senza batter ciglio.


Come preannunciatole dopo qualche passo il passaggio iniziava a restringersi, e dopo poco erano lì che strisciavano come vermi.
Per lei, procedere con una sola mano era difficile e faticoso, in più era buio pesto, e non aveva la più pallida idea di cosa stesse calpestando.
Lui però andava avanti sicuro e a proprio agio in quell' ambiente, così ostile per lei.

"Quanto manca ancora." le sembrava di parlere a vuoto, o con se stessa.
Entrambi avevano i vestiti, le gambe, e il viso sporch; appena sarebbero tornati a casa Carmen li avrebbe sgridati.
"Credo manca poco! Sta attenta alla tua sinistra, c'è una roccia che sbuca fuo..." Non finì la frase che sentì subito un urlo di dolore, di certo non era l'unico della giornata. Miyu non sapendo della roccia, ci sbattè contro il braccioe urlò.
Lì dentro però le mancava l'aria per respirare Il che unito al dolore al braccio le causò un pianto strozzato. Sentiva i polmoni chiudersi senza che prendessere nemmeno una goccia d'ossigeno; stava annaspando, si sentiva morire.
Hisoka si girò di scatto ma non sapeva cosa fare, l'uscita però non era molto lontana; così sela caricò sulle spalle. Se fino a prima lui aveva gattonato perché abituato a quel posto così angusto, ora stava strisciando anche lui come lei poco prima. Miyu gli stava conficcando le unghie nella spalla dal dolore insopportabile che sentiva.
Hisoka però non fiatò nemmeno e continuò a strisciare fino all'uscita.


Ad un certo punto però, non sentì più la presa della mano di Miyu sulla spalla; provò a squoterla e a chiamarla a gran voce, ma lei non rispondeva, capì che era svenuta. Fu costretto ad aumentare il passo, e in men che non si dica erano fuori, fuori all'aria aperta finalmente.
La luce del sole gli bruciava gli occhi abituati ormai all'oscurità della terra, gli ci volle qualche attimo prima di riprendersi.
Respirò finalmente aria fresca, che che abbituato a stare la sotto tutti necessitavano di aria fresca.
Erano sbucati in un punto del bosco vicino al sentiero proprio davanti ad una roccia.
Appoggiò piano Miyu sull' erba, facendola scivolare lentamente giù dalla sua schiena, era ancora svenuta.
"Ei! Ei! Svegliati." Ma lei non dava segno di vita, e il suo respiro era molto lento.
Provò a schiaffeggiarla, ma niente, era come morta.
Ora era nel panico più totale, non sapeva cosa fare né come diavolo comportarsi in una situazione del genere. Non sapeva come svegliarla o se lo avrebbe più fatto.

Fu allora che senza accorgersene, per la prima volta da quando l'aveva vista, la chiamò per nome.

"Miyu! Miyu! Svegliati dannazzione." le urlò.

E lei si svegliò come la bella addormentata dal suo lungo sonno, ma senza un bacio. Quello sarebbe venuto, ma soltanto poi!

Sbattè le palpebre degli occhi per tre volte perché la luce degli occhi la infastidiva.
"Come mai siamo già fuori?" era molto stupita non si aspettava di essere già lì.
"Sei svenuta." poi proseguì serio  "Ti ho dovuta portare fuori in spalle, te lo ricordi? Mi hai anche graffiato la spalla con le unghie."
e le fece vedere i segni sulla sua pelle.
Lei diventò rossa per l'imbarazzo come i capelli del bimbo di fronte a lei, abbassò lo sguardo e disse con un fil di voce  "Grazie."
Questa volta fu il turno di Hisoka di essere stupito, non si sarebbe mai immaginato che quella bimba l'avrebbe mai ringraziato per qualcosa.

L'atmosfera non era delle migliori, allora il bimbo "Su! Alzati che torniamo a casa, dovrai farti medicare."

Miyu alzò lo sguardo e vide Hisoka che le tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi, e lei accettò senza troppe storie.
Ma appena fu in piedi si sentì girare la testa, e se non fosse stato per lui che l'aveva presa al volo per le spalle, sarebbe caduta rovinosamente a terra.
"Mi gira la testa." e si appoggiò una mano sulla fronte.
"E' perché sei svenuta... credo! Se vuoi ti puoi riposare poi possiamo ritornare a casa."
"No." squotè anche la testa decisa della sua decisione.
"Possiamo andare è passato."

Hisoka però fu costretto a sorreggerla per tutto il trasgitto di ritorno, perché le venivano dei mancamenti improvvisi, ma lei non voleva fermarsi e continuava a camminare.
Il bimbo si chiedeva quanto potesse essere testarda quella bambina.
Per loro fortuna durante il tragitto non trovarono intoppo, ovvero il puma il quale era tranquillo con i suoi cuccioli nel mezzo del bosco.

Arrivarono a casa che era mezzo dì passato e ad aspettarli c' era una Carmen non tanto di buon umore.

"Dove diavolo siete stati? Il mangiare è in tavola da più di mezz'ora, si puo sapere cosa eravate a f... " 
Ma le parole le morirono sulle labbra appena li vide.

"Carmen Miyu si è rotta un braccio perché è caduta."
La donna prese in braccio la figlia e la portò in camera da letto, seguita da un Hisoka alquanto preoccupato.
"Dimmi per filo e per segno cosa è successo!"
pronunciò seria e autorevole più che mai.



 

Spero sia piaciuto XP

 

ire40: Ciaoooooooo!!! Sono contentissima che ti piaccia la mia fic, e spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. =D

Cercherò di fareil 4° al più presto. XP

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Capitolo 4
*** Ancora litigi. ***


Aveva ascoltato il racconto della loro disavventura con molta attenzione, nonostante Hisoka fosse un po' sconvolto, era riuscito nel non pronunciare frasi prive di senso. Ora il rosso era in cucina aspettando impazientemente che Miyu uscisse dalla camera di sua madre. Carmen era abituata ai guai che Hisoka combinava ogni volta, ma questa volta di mezzo c'era Miyu, cioè sua figlia. Aveva forse sbagliato a portarla con se? Era vero però, che anche lei stessa da giovane, si era cacciata in un mucchio di guai in ogni sorta di posto. Però Miyu era ancora una bambina, forse aveva sbagliato. Vederla per la prima volta veramente sofferente le fece stringere il cuore e pentire di ogni cosa. D'altra parte Miyu era sua figlia, chi meglio di lei non si sarebbe lasciata piegare da un semplice braccio rotto?  Carmen non si era mai tirata indietro di fronte ad un ostacolo, si aspettava quindi che sua figlia avrebbe fatto lo stesso.
 
"Mamma, sto bene... ho solo un braccio rotto." le disse la figlia con il solito sorriso che le faceva quando combinava qualche pasticcio. Dopo quelle parole Carmen si rilassò, almeno un poco e si diede della stupida. Stupida per aver sottovalutato la figlia. Le sorrise di rimando e le accarezzò la guancia sporca ti terra. 
"Ascolta Miyu, quello che sto per farti farà male, tu però sei una bambina forte, saprai resistere?"  chiese la madre alla figlia con tono austero. Carmen le prese il braccio rotto delicatamente, in modo da non causarle ulteriore dolore.
"Mamma fallo e basta." 
Miyu abbassò lo sguardo e strizzò gli occhi per cercare di sopportare il dolore che di li a poco l'avrebbe resa definitivamente senza più forze fino all'indomani. Appena sentì la stretta sul braccio farsi più forte, si morse il labbro, ricordò solo un sonoro crack di ossa prima di perdere nuovamente coscienza per la seconda volta. Carmen era stata ferma e decisa; con un solo movimento le aveva rimesso il braccio a posto subito dopo lo ingessò. Sospirò di sollievo, dopodiché uscì dalla stanza lasciando la figlia riposare nel letto. Per quel giorno ne aveva combinate abbastanza, ora doveva parlare con l'altra peste.
Hisoka era seduto in cucina mangiandosi le unghie a causa dell'ansia. Era colpa sua se quella mocciosa si era fatta male, ma Miyu non era stupida, come diavolo si poteva dare confidenza a dei cuccioli di leopardo? Anche gli idioti sanno, che se ci sono i cuccioli, ci sarà di conseguenza anche la madre, che avrà tutta l'intenzione di sbranare, senza pensarci troppo, chi solo osa avvicinarsi alla prole. Nemmeno lui si era mai cacciato in un guaio peggiore di quello! Fortunatamente erano riusciti a scappare, e lei si era solo rotta un braccio, alla fine non era andata così male. Sicuramente quando saranno più grandi ci scherzeranno sopra. Ma Carmen, non sarà contenta dell'accaduto, e al solo pensiero un brivido freddo gli percorse il corpo. Chissà come sarà la reazione di Carmen?! Magari lo metterà in punizione a vita, oppure lo dirà a suo padre; nulla sarebbe stato peggiore della punizione del padre. Sapeva di deluderlo ogni volta, era come se la parola delusione fosse incisa a fuoco e a  lettere cubitali negli occhi di Hisoka. Eppure il rosso gli voleva bene, voleva imparare i trucchi del padre, voleva anche lui diventare un prestigiatore. In quel momento vide Carmen venirgli incontro con passo deciso; si sentì morire. Strinse gli occhi e i pugni per la paura della sgridata che sarebbe di li a poco seguita, oppure dello schiaffo che lo avrebbe colpito per punirlo. La giovane donna, non era mai venuta alle mani con Hisoka per farsi rispettare, ma il bambino era convinto che forse quello sarebbe stato l'inizio.
"Devi insegnare a Miyu i segreti della foresta, devi insegnarle tutto quello che sai, per il suo bene. Non l'ho portata qui solo per farla giocare con te bensì per addestrare entrambi all'uso del Nen."
Quel discorso era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire da Carmen, o meglio da una madre la cui figlia aveva rischiato la vita nel bosco. Non aveva la più pallida idea di cosa stesse dicendo, addestrarli per cosa? Il Nen che diavolo era?
"Carmen, non capisco." disse sincero il bambino.
"Domani capirai. Però non parlare ancora di questo argomento con mia figlia, ve ne riparlerò quando si sarà ripresa. Adesso visto che è ancora giorno, e voi avete saltato il pranzo che ne dici di qualcosa da mangiare?" lo sguardo inizialmente serio e duro le si addolcì.
Carmen era una bella donna, bella quanto sua madre, anche se erano completamente agli antipodi di bellezza. La rossa aveva pelle chiara e candida, e un portamento elegante, forse dovuto al suo lavoro. L'altra invece con capelli neri, carnagione scura e occhi scuri, aveva un non so che di selvaggio. Ma voleva bene ad entrambe.
Il rosso annuì alla donna.
"Siccome avete fatto tardi è tutto freddo, quindi non lamentarti."
"Ma Miyu sta bene? Come mai non è qui a mangiare?" chiese preoccupato.
"Sta riposando, era molto stanca. Vedrai che in qualche giorno starà subito meglio."
La donna posò sul tavolino della cucina un piatto di carne con pure di patate e un bicchiere di succo di frutta. Hisoka si accorse solo in quel momento di avere davvero fame sentì infatti lo stomaco brontolare, come se non mangiasse da giorni.


 
***


 
Miyu si risvegliò nella stanza della madre quando ormai era già sera, si sentiva molto meglio ma aveva una gran fame. Cercò al buio l'interruttore della lampada sul comodino e l'accese, notò che le tende erano tirate, forse fuori era ancora giorno. Vide un orologio vicino alla lampada ma siccome non sapeva come si leggesse l'ora, sospirò frustrata. Qualcuno bussò alla porta, forse sua madre che era ancora preoccupata.
"Avanti. Sei tu mamma?"
"Sono io."
Una testolina rossa sbirciò nella stanza, guardandosi intorno. Era un bene che si fosse svegliata, almeno non avrebbe dovuto farlo lui.
"Che vuoi?" chiese secca.
"Carmen ha messo la cena sul tavolo e mi ha mandato a chiamarti. Almeno un ringraziamento me lo devi, mocciosa, se non era per me, a quest'ora era cibo per puma." disse punto sul vivo dal tono della bambina. Anche se ora stava meglio, quella linguaccia non si era proprio stancata di trattarlo male.
Miyu lo guardò negli occhi, poi guardò il braccio rotto, e di nuovo guardò gli occhi di Hisoka e poi il braccio. Forse il pel di carota aveva ragione, forse almeno un grazie poteva dirglielo.
"Muoviti mocciosa, che poi devi fare anche il bagno. Sei sporca come un maiale." la prese in giro il rosso.
"Stupido pel di carota, ma come ti viene in mente di darmi del maiale. IO TI UCCIDO." Detto ciò saltò giù dal letto per mettergli le mani addosso, o meglio una mano. Cercò invano di strangolarlo con la mano libera. Era stata proprio una stupida a volergli chiedere scusa, quel ragazzino era un barbaro, un animale. Come faceva sua madre a sopportarlo? o meglio come poteva trattarlo con la stessa premura con la quale trattava lei?
Hisoka l'agguanto per il braccio sano e glielo torse dietro la schiena per bloccarla.
"Ma che hai in quella testa?" chiese lui sgomento per quel gesto.
Lei invece cercava di divincolarsi in ogni modo possibile ma invano.
"Vuoi lasciarmi?"
"No"
"Mamma"
"Brava ora chiami la mamma, piagnona."
"Pel di carota taci, o ti prendo a calci."
Miyu pestò un piede di Hisoka e riuscì a divincolarsi dalla sua presa, ma quando stava per tirargli un pugno in faccia, Carmen la bloccò.
"Mamma. Perché mi hai fermata?" chiese offesa.
La donna appena sentì gli schiamazzi decise di salire a controllare perché conosceva i suoi polli e non aveva voglia di mettere altre bende per quel giorno.
"Miyu vieni giù a mangiare altrimenti vai a letto senza cena. Per oggi ne ho abbastanza dei tuoi pasticci."
"Ma mamma..."
"Non voglio sentire ma."
Miyu mise su il broncio e seguì la madre mentre malediceva quello stupido bambino che le stava rovinando il suo rapporto con la madre. Lui una madre l'aveva, perché doveva prendersi anche la sua? Hisoka aveva anche un padre, lei invece non conosceva il suo, anzi non sapeva nemmeno se ci fosse mai stato. Miyu aveva solo Carmen, e quel pel di carota si sarebbe pentito delle sue azioni.
Il rosso guardò la scena divertito, quella mocciosa finalmente si prendeva una bella sgridata dalla madre. Dentro di se non poté fare a meno di ridere di gioia.
 
Qualche minuto dopo erano a tavola e avevano finito di cenare, fuori c'era ancora il sole d'altronde era estate e il tramonto tardava ad arrivare. I due bambini si erano scambiati occhiatacce per tutto il tempo mentre la donna sembrava quasi assente, assorta in strani pensieri. Carmen sparecchiò la tavola in assoluto silenzio, Hisoka e Miyu furono stupiti di ciò infatti la guardarono senza aprir bocca, una perché spaventata di subire un altro rimprovero, l'altro perché non aveva voglio di discutere ancora.
"Hisoka, Miyu. Domani mattina vi sveglierete presto, e con presto intendo le cinque."
I due bambini sgomenti si scambiarono un occhiata sconvolta, ed entrambi furono convinti che la colpa di ciò fosse dell'altro.
"Mamma perché dovrei svegliarmi come le galline domani?" chiese la figlia.
"Carmen, scherzi?"
La donna sospirò.
"Non credo che voi due abbiate ancora capito, il vero motivo per il quale passerete un po' di tempo assieme." fece una pausa. "Miyu tu sai qual'è il mio lavoro vero?"
"Tu sei un Hunter professionista." rispose naturalmente.
Hisoka non lo sapeva, Carmen non glielo aveva mai detto, si sentì un po' tradito, come se non conoscesse quella donna veramente. Sapeva cos'era un Hunter e in cosa consistesse il suo lavoro ma non avrebbe mai immaginato che Carmen lo fosse.
"Si Miyu. E sapete che chi possiede la licenza può essere assunto anche come guardia del corpo o come maestro? In passato mi hanno pagata molto bene per fare la guardia del corpo, ma non è questo il caso. Il mio ruolo è quello di insegnarvi, di prepararvi a diventare delle persone forti, in grado di vivere liberi,  insomma voi due diventerete degli Hunter da grandi. Se l'idea vi piace è chiaro, io devo solo insegnarvi ad usare il Nen." Carmen sorrise ad entrambi, era sicura che quei due avessero le carte in regola per diventare degli  Hunter.
"Quindi non sei una semplice baby-sitter, giusto?" chiese per primo Hisoka.
"Diciamo che sono anche questo e la tua insegnate di Nen." Carmen sorrise ancora.
Hisoka non aveva ancora capito, cosa diavolo fosse questo Nen, non ne aveva mai sentito parlare da nessuno. 
"Le spiegazioni le avrete domani mattina. Hisoka dormi tranquillo, non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti. Ora Miyu vieni con me che è ora del bagno."
La bambina sbuffo. "Non lo voglio fare."
"Se la vuoi mettere così a me va benissimo." detto questo prese la figlia in braccio e la portò in bagno.
"Lasciami, lasciami"
Hisoka rimase in cucina da solo, decise quindi di tornare nella propria camera in quanto era veramente stanco, quella era stata una giornata da ricordare. Si lavò i denti dentro il piccolo bagno de camera sua, poi infilò il pigiama e in fine si mise sotto le coperte. La montagna era l'ideale l'estate; la notte si tenevano le coperte per dormire perché era sempre piacevolmente fresco. Non aveva voglia di ripensare al discorso di Carmen, era troppo stanco, avrebbe avuto i suoi chiarimenti l'indomani mattina. Solo l'idea di doversi svegliare alle cinque lo fece rabbrividire, avrebbe voluto dormire almeno fino alle dieci per riprendersi da quella disavventura nel bosco con Miyu. Quella bambina la detestava, e lei lo detestava, il sentimento almeno era reciproco. Ripensò a come lo aveva trovato facilmente nel suo nascondiglio preferito, nessuno ci era mai riuscito a parte Carmen. Questo si che lo aveva infastidito molto. Miyu aveva fiutato il suo odore come un cane da tartufo, quello si che era stato strano. Quella bimba era strana. Sentì gli occhi pesanti e i muscoli rilassarsi, così cadde nel mondo dei sogni.
La sua notte non fu calma, sognò tante cose brutte, le sue paure vennero a galla tutte in quella volta. Sognò la morte di sua madre tante volte, e in ogni sogno il padre lo incolpava e lo cacciava via. Non voleva che quelle cose accadessero davvero, voleva svegliarsi ma non poteva, l'angoscia, la paura lo avevano invaso pietrificandolo. Si svegliò sudato con gli occhi lucidi e arrossati, l'unica parola che risuonava nella sua testa era mamma. Ma sua madre era partita e non sarebbe venuta a consolarlo, a dirgli che tutto andava bene, che era tutto un incubo. Pensò di andare da Carmen, lei lo avrebbe protetto, ma cambiò subito idea appena si ricordò di Miyu. Non voleva essere preso in giro da quella mocciosa piagnona ed essere a sua volta chiamato piagnone. Decise così di saltare giù dal letto e con passo leggero, cercando di fare meno rumore possibile, decise di andare a dormire nel letto dei suoi genitori che era più grande e più comodo. Le lenzuola erano fredde così si raggomitolò in posizione fetale tirandole poi fin sopra la testa, non voleva avere altri incubi quella notte, voleva che qualcuno lo proteggesse dalle sue paure.

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Capitolo 5
*** Nen ***


Miyu aveva passato la notte insonne a causa del braccio rotto, infatti non era riuscita a trovare la posizione più comoda per dormire. Come se non bastasse trovava quel letto scomodo, era troppo morbido per i suoi gusti. Così aveva passato la notte a rigirarsi tra le lenzuola senza trovare pace. Alle cinque precise sua madre la venne sa svegliare, ma la bambina non voleva saperne di alzarsi in quanto solo  da poco era riuscita a chiudere occhio a causa della stanchezza.
"Sveglia! E' ora di alzarsi Miyu."
"Mamma, lasciami dormire sono stanchissima." disse Miyu dopo essersi rigirata nel letto. "Non fare i capricci, oggi inizia l'allenamento, dai smettila e scendi."
La bambina non volle saperne, quindi si seppellì più che pote sotto le lenzuola come una talpa sotto terra. Alla sua età avrebbe dovuto dormire fino alle nove o alle dieci e aspettarsi che la mamma le portasse la colazione a letto, ma sua madre non era una donna normale.
"Hisoka è già sveglio ed è giù ad aspettarti." Carmen provò con quella carta, conoscendo sua figlia, sapendo quanto fosse competitiva; si aspettava che sarebbe corsa subito giù in cucina.
Quelle parole furono come una doccia fredda, non si sarebbe mai fatta surclassare da quel bambino viziato, quel pel di carota. Corse subito in bagno per lavarsi, era pronta a far mangiare la polvere a quel bamboccio. Quando però realizzò che con un solo braccio non riusciva a fare molto, fu costretta a tornare sui suoi passi per chiamare sua madre.
"Mamma mi aiuti? Non riesco a lavarmi la faccia con il braccio rotto e nemmeno i denti." disse con le gote rosse dalla vergogna.
"Arrivo." le sorrise Carmen.
 
***
 
Mezzora dopo erano tutti e tre fuori in un prato vicino all'inizio della foresta, i due bambini erano visibilmente infreddoliti. Carmen invece, nonostante fosse in canottiera non sembrava sentire alcunché. Il sole non c'era ancora, ma non era totalmente buio, si riusciva a vedere abbastanza chiaramente tra le fronde dei rami. 
 
"Allora vogliamo iniziare?" chiese sorridente la donna.
 
"Ci spieghi cosa è il "Nen"?" chiese il rosso ormai al culmine della curiosità.
 
"Il Nen è un' energia spirituale, la si può trovare in  ogni essere vivente. Per esempio negli alberi, nelle farfalle, nelle bestie feroci e anche negli esseri umani. Questa energia può essere manipolata e usata in svariati modi diversi da un esperto di Nen." concluse l'introduzione aspettando altre domande.
"Come facciamo ad imparare ad usarlo?" chiese Miyu. Hisoka invece era molto silenzioso, infatti era concentrato sulle parole di Carmen, stava cercando di carpire se ci fossero significati nascosti.
"Attraverso la meditazione."
"Lo sapevo che era una cosa noiosa." disse Miyu abbattuta. "In quanto tempo lo si impara perfettamente?" chiese ancora.
"Dopo anni di perfezionamento. Ma per le basi di solito ci vogliono qualche mese, in alcuni casi anni." li stava mettendo alla prova per vedere se erano pazienti.
Quella prospettiva di tempo per Hisoka era improponibile, come si può impiegare così tanto tempo per imparare una tecnica? E quella era solo la base, per imparare tutto il resto quanto ci avrebbe impiegato? Anni?
"E' troppo tempo." disse infatti. 
"Io sono sicura che potreste riuscirci in meno di un mese." le parole uscirono sicure e orgogliose dalla sua bocca. Sapeva che erano due bambini con capacità fuori dal normale e sapeva che quella non era una scommessa azzardata.
"Ma esattamente a che serve la meditazione?" chiese Hisoka annoiato.
"A liberare l'energia presente nel vostro corpo e a trattenerla, e dopo ciò ci saranno altre fasi. Per ora dovrete accontentarvi di queste informazioni. Volete cominciare?"
I due si guardarono un po' stupiti e impacciati sul da farsi. Carmen capendo il loro stato, si sedette per terra a gambe incrociate e ad occhi chiusi, mostrando loro come fare. Hisoka e Miyu subito la imitarono. "Cercate di immaginare l'energia che esce dal vostro corpo e che crea come una seconda pelle su di voi." suggerì loro pacatamente.
Al rosso tutto ciò sembrava estraneo al suo mondo, o meglio, a lui non interessavano quel tipo di tecniche, a lui non interessava diventare un Hunter. Quindi perché avrebbe dovuto sottoporsi a quel tipo di addestramento? In realtà avrebbe voluto diventare un illusionista, come suo padre, giocare con le carte, dividere le giovani ragazze a metà, per poi ricomporle in un battito di ciglia senza realmente averle  ferirle. Notò lo sguardo interrogativo di Carmen su di se, si chiese se almeno lei avesse capito che quella era una cosa improponibile per lui. Magari poteva provare, solo per vedere se ne era in grado?! Sbuffò dubbioso sul da farsi. Avrebbe provato, ma se la cosa non gli sarebbe piaciuta se ne sarebbe andato nel bosco, e al diavolo tutto. Lui veniva da una famiglia di illusionisti, mica da una di Hunter come quella mocciosa.
Hisoka regolarizzò il respiro con il battito del cuore, cercava di essere sereno e di immaginare l'aura su di se, come Carmen gli aveva suggerito. Purtroppo questo stato non durò molto, infatti era impaziente dei risultati. Miyu dal canto suo sembrava perfettamente a suo agio, forse se Hisoka le avesse urlato nell'orecchio lei nemmeno se ne sarebbe resa conto. Quella situazione però era assurda, lei era una femmina, quindi doveva essere più debole, era lei quella con un braccio rotto per colpa di un puma. Eppure nonostante ciò sembrava che fosse in perfetta forma, come se non avesse fatto altro che meditare nella sua vita. Spazientito Hisoka tirò un calcio a un sasso, era come aveva pensato, non era adatto per quelle scemate da Hunter.
 
"Queste cose non fanno per me, non ha senso meditare come un monaco." farfugliò tra se e se il rosso sulla via del ritorno.
Magari per placare i suoi bollenti spiriti avrebbe potuto fare un giro nel bosco, magari sarebbe potuto correre alla Roccia sul Fiume, dove avrebbe potuto fare un bagno. Prese quindi la direzione della foresta e iniziò a correre.
Miyu continuava l'esercizio assieme alla madre che l'osservava con occhio critico, pensando che sua figlia aveva proprio del buon potenziale. Il problema però era un altro, Hisoka, il quale era scappato proprio perché non riusciva nell'esercizio. O meglio, per qualche minuto era riuscito nel suo intento, ma dopo poco si era stufato. Quel bambino era più impaziente di quel che sembrava pensò Carmen, era proprio capriccioso. Rimase con la figlia fino a ora di pranzo; il rosso non si era fatto più sentire da quando aveva alzato i tacchi. Sperava di rivederlo a casa così avrebbe potuto parlargli.
 
"Dov'è il pel di carota?" chiese la bambina mentre camminava con la madre.
 
"Spero che sia a casa, altrimenti dovrò andare a cercarlo." sospirò la donna.
 
Miyu annusò l'aria. "Credo che sia andato nella foresta."
 
"Dici?" chiese la madre pensierosa.
 
La bambina annuì. 
 
Arrivarono a casa e naturalmente di Hisoka non c'era traccia; Carmen non era preoccupata, ma dopo l'ultima volta non voleva che anche lui si facesse male. Avrebbe aspettato ancora un'ora, se non fosse tornato entro il tempo limite sarebbe andata a prenderlo.
 
"Ti preparo il pranzo, vai a lavarti le mani." sorrise la donna.
 
Miyu si era accorta che Hisoka si era allontanato perché spazientito dall'esercizio, per lui un mese di meditazione era una cosa improponibile. Peggio per lui pensò la bambina, si sarebbe arrangiato, lei non sarebbe andata a chiedergli di tornare.
Dopo mangiato, era passata esattamente un'ora e il rosso non si era visto così Carmen decise che sarebbe dovuta andarlo a cercare.
 
"Miyu fai la brava, continua con l'esercizio, io intanto andrò a cercare Hisoka."
 
La figlia annuì. Non le importava proprio nulla di quel bamboccio senza spina dorsale, se si faceva abbattere ai primi ostacoli non avrebbe fatto tanta strada nella vita.
 
***
La Roccia sul Fiume era proprio un bel posto, li  non si correva il rischio di essere sbranati da fiere feroci. Si sdraiò sulla roccia che dava sul piccolo laghetto naturale, dal quale passava un piccolo fiume che portava al mare. Si era sempre immaginato una vita bellissima, all'insegna di avventure e spettacoli per il mondo, nelle grandi città.

Dove le persone sarebbero accorse per guardare i suoi numeri spettacolari e invece di punto in bianco gli viene detto che deve imparare ad usare il "Nen". In pratica gli avevano distrutto ogni tipo di sogno. Da quella posizione guardava le nuvole sopra di se, immaginando in esse nuovi trucchi, ma tutto ciò che riusciva a vedere era quella stupida di Miyu che meditava come un bonzo. Si strofinò gli occhi per cancellare quell'immagine dalla sua memoria, non era possibile che quella bambina in soli due giorni era riuscita a rovinargli la vita. Si tolse i vestiti e si buttò in acqua, ne aveva abbastanza di pensieri per quella giornata voleva solo rilassarsi, nuotare ed essere tutt' uno con l'acqua.  Mentre stava a galla e i capelli leggermente lunghi fluttuavano incorniciandogli il viso un'idea gli balenò in testa; forse avrebbe potuto tentare da solo, solamente per mostrare a Carmen che ne era capace.

Magari il Nen sarebbe potuto servirgli in qualche modo. Uscì dall'acqua e salì nuovamente sulla roccia mentre il sole lo riscaldava asciugandolo. Si sedette a gambe incrociate e provò nuovamente l'esercizio. Cercò di immaginare nuovamente un flusso di energia che fuoriuscisse dal suo corpo e che lo rivestisse come una seconda pelle. Il rumore dell'acqua lo aiutò a concentrarsi, immaginò che l'energia fosse acqua e che lo avvolgesse per proteggerlo e accudirlo. Ciò gli donò una sensazione piacevolissima, come quando era immerso nel laghetto e nuotava, era diventato nuovamente parte dell'acqua. Il tempo passò senza che lui se ne rese conto, l'esercizio gli riuscì perfettamente nella calma della foresta. Quando riaprì gli occhi il sole era alto in cielo, capì che era veramente tardi e che doveva tornare a casa altrimenti Carmen sarebbe venuta a cercarlo. Si infilò i vestiti in fretta e saltò giù dalla roccia atterrando sulla riva del laghetto bagnandosi scarpe e pantaloni. Iniziò così a correre verso casa. Le sue preoccupazioni però non si erano ancora dissolte, perché doveva imparare il Nen?


 
***


 
Carmen fece pochi passi fuori di casa e subito vide la sagoma di Hisoka correrle in contro. Alla fine quella peste si era decisa a tornare, magari era stata la fame a spingerlo pensò divertita. 
 
"Carmen scusa il ritardo." disse con tono calmo, aveva immaginato che sarebbe venuta a cercarlo, e di sicuro non sarebbe stata contenta. 
"Si può sapere dove ti eri cacciato?" chiese.
 
 Non voleva dirle che aveva riprovato ad usare il Nen, le avrebbe lasciato credere che aveva passato il tempo a fare nulla.
"Mi sono addormentato nella foresta!" disse semplicemente.
 
Carmen lo guardò come a fargli capire che sapeva che stava mentendo, non poteva farci nulla, quel bambino a volte mentiva senza un motivo valido. La donna sospirò rassegnata.
 
"Dai vieni che ti faccio da mangiare."
 
Hisoka la seguì senza rispondere, aveva tanta fame. Quella sera avrebbe chiamato sua madre, voleva sentire la sua voce per tranquillizzarsi un po', e infondo perché le mancava. 
Miyu era in casa sul divano e stava meditando, appena Hisoka la vide il suo umore divenne ancora più nero. Le avrebbe fatto vedere chi era il più forte, ma prima avrebbe dovuto chiedere delle spiegazioni a Carmen. Si sedette in cucina aspettando che il cibo fosse pronto.
 
"Carmen." il suo tono era un po' triste.
 
La donna si girò a guardarlo mentre cucinava. "Dimmi."
 
"A che serve che io impari il Nen? Ha a che vedere con il lavoro dei miei genitori? Perché a me di diventare un Hunter non interessa."
 
Carmen capì che era quello il motivo per cui HIsoka era così turbato, sapeva che il bambino voleva diventare un prestigiatore come il padre. Si rese conto i non essere stata chiara con lui, però Hisoka era riuscito a capire che forse quell'addestramento poteva avere qualcosa a che fare con il lavoro dei suoi genitori. Vederlo  giù di morale la rattristava ogni volta, però non poteva dirgli il vero motivo per il quale lo accudiva.
"Diciamo che potrebbe esserti utile."
 
Gli occhi gli si illuminarono per un momento. "Quindi se io imparo questo "Nen" potrebbe tornarmi utile?" chiese speranzoso.
 
Carmen semplicemente annuì. "Ecco la tua carne è pronta, e qui ci sono le tue verdure: insalata con carote e pomodori." gli sorrise.
 
Hisoka divorò tutto in poco tempo, era davvero affamato. Decise che sarebbe tornato nel bosco a meditare in solitudine in quel modo sarebbe stato sicuro dell'ottimo risultato dei suoi sforzi. Non riusciva a stare con altre persone, preferiva di gran lunga la solitudine, si divertiva molto a gironzolare per il bosco da solo senza dover avere delle zavorre da portarsi dietro.
 
"Carmen io vado, ci si vede dopo." disse prima di uscire di casa.
 
La donna si girò a guardare Miyu per chiederle se volesse andare con lui, ma era sparita, sicuramente era andata a meditare in solitudine fuori. Quando tornò con lo sguardo sul bambino si accorse che anche lui ormai aveva preso la via per il bosco.
 
"Come crescono in fretta." disse a se stessa, poi tornò a sistemare la cucina.
 
Le cose andarono avanti in quel modo per un po' di giorni, Hisoka e Miyu sparivano per poi ripresentarsi a pranzo e a cena. Le loro giornate erano totalmente occupate dall'esercizio del Nen. Il rapporto tra i due bambini però non migliorava affatto, erano sempre più scontrosi nei confronti dell'altro e quindi litigavano troppo spesso per i gusti di Carmen. Quei due non potevano andare avanti a quel modo, altrimenti una volta imparate tutte le basi del Nen si sarebbero seriamente fatti male. Occorreva un modo per farli avvicinare, o almeno per far si che si sopportassero a vicenda senza che arrivassero alle maniere forti. Conosceva un modo, ma era poco ortodosso per i suoi gusti. 

 
 
***

 
Due settimane dopo entrambi erano perfettamente capaci a mantenere il loro flusso di energia sotto controllo. Era una cosa impressionante, erano davvero portati. Sospettava che Hisoka si allenasse nel bosco infatti lo aveva spiato molte volte in quei giorni e si era resa conto quanto la sua concentrazione fosse aumentata, lo stesso era per Miyu. Al momento non sapeva ancora dire chi fosse il più forte, i due erano alla pari. Chiese ad entrambi di mostrarle ciò che avevano imparato durante quel tempo passato in solitudine. Prima però doveva spiegare cosa avevano esattamente imparato a fare.
 
"Ciò che vi ho insegnato, serve a far fuori uscire la vostra energia spirituale e a controllarla, questa tecnica si chiama "Ten" e allenandovi in essa potrete irrobustire il corpo, potrete persino rallentare l'invecchiamento della pelle." spiegò loro Carmen.
I due l' ascoltavano interessati e rapiti, quella tecnica era davvero forte, avrebbero potuto rallentare l'invecchiamento.
"Ma non è tutto qui, ci sono altre tre fasi da imparare per conoscere le basi del Nen. La prossima che vi insegnerò è il "Ren", ovvero la capacità di estendere la vostra aura in modo che possiate anche attaccare il vostro avversario."
 
Entrambi i bambini erano sicuri che non fosse tutto li, infatti Carmen proseguì ancora la sua spiegazione:" Facciamo un esempio semplice vi va?"
 
I due annuirono.
 
"Bene, allora usate il Ten, dopo di che cercate di immettere l'energia nei vostri occhi e poi guardate il mio dito e ditemi cosa vedete."
Entrambi si concentrarono fecero fuori uscire l'energia e poi la proiettarono nei loro occhi. Carmen era sempre più stupita, per quei due riusciva ogni cosa dannatamente naturale, come se lo avessero sempre fatto.
 
"Tre!!" esclamarono Miyu e Hisoka stupiti.
 
La bambina era sempre più eccitata dalle nuove scoperte che le rivelava la madre, mentre Hisoka era sempre più insofferente a tutto. Era bravo, ma non ci metteva il cuore questo era il pensiero che ossessionava Carmen, doveva riuscire a smuoverlo in qualche modo.
 
"Bravi." disse loro felice la donna. "Ciò che avete visto era la mia aura, e la tecnica che vi ho appena insegnato si chiama "Gyo", vi permetterà di vedere l'aura del vostro avversario. Per oggi finiamo qui, voi allenatevi ancora e irrobustite il vostro Ten. Io devo andare a fare spese al mercato venite con me?" chiese loro.
 
Sia Miyu che Hisoka non erano dell'umore, quindi decisero di andare: uno nel bosco e l'altra in camera. Carmen era sempre più disperata, non riusciva a coinvolgerli in niente, e nemmeno a farli andare d'accordo.
 

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