Una vacanza assurda

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il solito Sabato mattina ***
Capitolo 2: *** Un brutto litigio ***
Capitolo 3: *** Odio / Amore ***
Capitolo 4: *** Un lavoretto estivo ***
Capitolo 5: *** Il primo giorno ***
Capitolo 6: *** Qualcosa sta cambiando ***
Capitolo 7: *** A casa di Mamoru ***
Capitolo 8: *** Mi dispiace... ***
Capitolo 9: *** Il regalo di compleanno ***
Capitolo 10: *** Al Luna Park ***
Capitolo 11: *** La scoperta ***
Capitolo 12: *** Devo chiarire - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il solito Sabato mattina ***


Bene sto esplorando un campo nuovo di FF

Bene sto esplorando un campo nuovo di FF... Sailor Moon mi piace moltissimo ma non ho mai scritto nulla su questo manga ma, vedete, sono un po’ stanca di scrivere solo storie su Harry Potter senza contare che stanno diventando ripetitive! ^^”

Quindi ho deciso di provare.... fatemi sapere come vado ok?

Vi dico subito che la storia non é ancora ben delineata nella mia piccola testolina (buffa!?!?) e che, di conseguenza, c’é il rischio che la venga aggiornata in tempi piuttosto lunghi ma, magari, se voi mi incoraggiate un pochetto... riesco a finirla subito!

Uso i nomi in giapponese e mi scuso subito se alcuni sono scritti male, questa é una storia AU (Alternate Universe), Usagi e le altre guerriere Sailor sono al penultimo anno di scuola, Mamoru e Usagi non si sopportano e litigano per qualsiasi cosa (beh un po’ come nella prima serie!) e, cose più importante, Mamoru conosce la vera identità delle Sailor e viceversa. Per quanto riguarda Serenity ed Endimion... emmh... non picchiatemi... ma ho deciso di mettere nel cassetto quella parte della storia di Sailor Moon (anche se é la mia parte preferita, sono un’inguaribile romantica!)...bene, dopo queste piccole precisazioni, possiamo incominciare!

Buona lettura!

 

    

* * * * *

 

Da quanto Tokyo non veniva attaccata? Un anno? Due? Eppure ogni Sabato mattina Luna la svegliava alle 7:00 con la stesse identica frase:

- Usagi, é Sabato mattina e questo vuol dire allenamento!

E, come tutti i Sabati mattina, lei si alzava lanciando silenziosi insulti alla sua gatta, si faceva una doccia veloce, si vestiva in maniera comoda e, ancora mezza assonnata nonostante la doccia gelata, camminava piano verso il santuario di Rei.

Lo stesso inutile ritornello da due anni!

- Ma Luna non attaccano la Terra da due anni!- si lamentò quella mattina buttando la testa sotto il cuscino rosa con i coniglietti bianchi – Perché mi butti giù all’alba del Sabato mattina inutilmente?

- Inutilmente?- urlò la gatta salendo sulle lenzuola – Usagi Tsukino!- urlò più forte quando si accorse che la sua padrona si era riaddormenta – Se non ti alzi immediatamente ti userò per limarmi le unghie!

Dopo quella minaccia Usagi fece l’unica cosa consigliabile, si alzò silenziosa, andò in bagno e si buttò sotto la doccia.

- Ecco ora sono sveglia. – fece tornando in camera qualche minuto dopo avvolta solo nell’asciugamano e ancora grondante d’acqua – Contenta?

Ma Luna non le ripose si era riaddormentata anche lei.

- LUNA!!!!!

La gatta fece un salto e guardò la sua padrona:

- Stavo solo riflettendo! – cercò di scusarsi prima di uscire dalla finestra urlando un “Ci vediamo al santuario e non perderti per strada!”

Usagi sbuffò... quella gattaccia... perché doveva torturarla in quel modo? Lanciò un’occhiata triste al letto... quanto avrebbe voluto rimettersi sotto quelle coperte ma se non arrivava in tempo chi avrebbe fermato quella petulante di Luna? E poi, come accadeva di continuo, ci si sarebbe messa anche Rei a farle la predica e proprio non le andava di sentire i loro sermoni sulla responsabilità delle Sailor, sul fatto che dovevano sempre trovarsi pronte eccetera eccetera... eccetara...

- E va bene!- sospirò aprendo l’armadio – Cosa mettiamo oggi?

 

Uscì di casa dieci minuti dopo, aveva indossato un paio di pantaloni aderenti neri e una canottiera attillata rossa e, giusto per non far imbestialire sua madre, aveva preso la felpa nera e l’aveva annodata in vita. 

Faceva caldo, la primavera era arrivata presto quell’anno e la scuola stava per finire, la voglia di allenarsi era minima se non nulla... in quelle belle mattine di sole si poteva andare in bicicletta, organizzare una gita o un bel pic-nic al parco... perché doveva andare al santuario dove Rei l’avrebbe sgridata tutto il tempo per la sua goffaggine?

- La nostra testolina buffa ci fa l’onore di arrivare puntuale stamattina. – sentenziò una voce odiosa alle sue spalle.

- Sai Mamoru...- rispose l’altra senza neppure voltarsi – non so cosa sia più odioso. Luna che mi butta giù dal letto all’alba per degli allenamenti inutili o la tua fastidiosa voce già di prima mattina.

- Guarda che neppure io gioisco nel passare anche il Sabato in tua compagnia. – ribatté il ragazzo.

- Perché? Hai qualcos’altro da fare? – fece sempre più perfida Usagi.

Mamoru arrossì appena colto in flagrante, effettivamente lui non vantava così tanti amici come Usagi, passava le sue giornate a studiare e al bar del suo migliore amico e, ora, anche con le famose guerriere Sailor. Non l’avrebbe mai detto a nessuno ma quelle cinque ragazze scatenate erano le uniche persone con cui lui si divertiva anche se c’era quella pasticciona di Usagi.

- Guarda Usagi che, a differenza di te, io studio… non posso certo divertirmi tutto il giorno.

Usagi sbuffò alzando le spalle.

- Mio caro Mamoru… - fece la ragazza con un finto sorriso innocente – non la dai a bere alla sottoscritta. Tu studi solo perché non hai nient’altro da fare! – gli fece una linguaccia e iniziò a correre fino al santuario.

Mamoru non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia così si mise a correre per raggiungerla.

- Ehi testolina buffa… io almeno so com’è fatto un libro! Dimmi cos’hai preso nell’ultimo compito di matematica?

Usagi voltò la testa dall’altra parte, purtroppo per lei il marciapiede non era dei migliori, un piede messo male la fece ondeggiare pericolosamente per poi finire a terra pestando il sedere.

- Ahia!- urlò mettendosi una mano sul fondo schiena dolorante.

Mamoru non si fermò, continuò a correre ridendo:

- Perdonami se non mi fermo a controllare se stai bene testolina buffa…- le urlò voltandosi e correndo per qualche metro all’indietro – ma so per certo che il tuo sedere è abituato a prendere colpi!

- ODIOSO! – urlò Usagi rialzandosi.

 

- Come al solito sei in ritardo Usagi. – sentenziò Rei picchettando un piede a terra già trasformata come le altre guerriere.

- Ho avuto un contrattempo. – cercò di dire lei omettendo alla caduta, chissà Rei cosa le avrebbe urlato dietro sentendo la sua ennesima umiliazione!

- Sì, - echeggiò Mamoru alle spalle delle Sailor anche lui già trasformato – un impegno con il marciapiede!

Usagi sbuffò e si apprestò a cambiare aspetto per iniziare l’allenamento, Luna aveva sistemato tutto assieme a Rei, si dividevano in due squadre da tre e si scontravano. Sailor Moon e Tuxedo Kamen, ovviamente su consiglio di Luna che faceva di tutto per farli andare d’accordo, erano perennemente insieme.

Usagi ricordava con un disgusto il giorno in cui il suo amato salvatore si era trasformato nell’odioso Mamoru Chiba. Aveva fatto sogni bellissimi su di lui e, in pochi attimi, quei sogni sono andati in frantumi.

La stessa cosa valeva per Mamoru, per lui Sailor Moon era la donna perfetta, coraggiosa, agguerrita ma dolcissima e sensibile, nonché bellissima… tutte fantasie andate in fumo quando quella sciocca testolina buffa si era trasformata davanti ai suoi occhi.

- La finisci di tagliarmi la strada? – strillò Usagi mentre correva cercando le tre “rivali”.

- Guarda che sei tu che tagli la strada a me!- ribatté Mamoru guardandosi attorno.

- La volete smettere?!?! – urlò imbestialita Sailor Venus che, suo malgrado, si era ritrovata nella loro squadra – Litigate finito l’allenamento per favore!

- Visto ci facciamo riconoscere subito! – disse Tuxedo Kamen arrabbiato.

- Sei tu che ti atteggi da supereroe!

In quel momento una nebbia fitta avvolse i tre.

- Sailor Mercury sta usando il suo potere. – fece Venus – Sarà difficile vederli così.

Improvvisamente Mamoru spinse a terra Usagi qualche secondo prima che il fuoco di Sailor Mars la colpisse.

Rotolarono nel terreno finendo uno sopra l’altra, Mamoru la teneva per la vita e la fissava intensamente.

- Tieni gli occhi aperti testolina buffa… non posso salvarti la vita ogni volta. – mormorò ironicamente.

- Ti detesto lo sai? – sibilò Usagi rossa in volto dalla vergogna e dalla rabbia, notando che il ragazzo non accennava a rialzarsi gli diede una piccola spintarella – Hai intenzione di alzarti o vuoi fare le radici?

Mamoru ritornò sulla terra… per un attimo si era fermato a contemplare gli occhi di Usagi… erano sempre stati così luminosi?

- Per una volta hai ragione testolina…- sibilò rialzandosi – ma mi stavo chiedendo quando imparerai a comportanti come una normale guerriera Sailor.

Usagi gli fece un linguaccia e si mise a correre, voleva dimostrare che anche lei era una forte guerriera, iniziò a deviare ogni ostacolo che le sue “rivali” le mettevano sul cammino, era veloce, concentrata… non era mai stata così. Si congratulò con se stessa e ringraziò quell’antipatico di Mamoru perché se aveva tutta energia era solo per dimostrare a quel pallone gonfiato che anche lei sapeva combattere.

La sua occasione arrivò dopo qualche tempo, Tuxedo Kamen correva al suo fianco senza parlare, probabilmente voleva solo dimostrarle chi fosse il migliore ma non faceva a caso a questo in quel momento, era concentrata sui rumori attorno a loro. Sentì qualcosa alla sua sinistra… come un rametto spezzato sotto i piedi.. qualcuno era vicino, in fatti, dopo pochi attimi il fulmine di Jupiter partì veloce mirando Mamoru.

Questa volta fu Usagi ad accorgersi per prima dell’attacco e spinse Mamoru facendolo cadere, l’attacco gli sfiorò il cappello bruciacchiandolo appena.

- Tieni gli occhi aperti…- mormorò con un sorriso di scherno l’altra – non posso salvarti la vita ogni volta.

Mamoru serrò la mascella irritato… si alzò e si spazzolò i pantaloni.

L’allenamento continuò per un’ora abbondate, un’ora dove Usagi e Mamoru stavo lottando più tra di loro che contro le rivali.

 

- Sono sfinita!- esclamò Usagi buttandosi sul prato finito l’allenamento.

- Ci credo Usagi non ti sei fermata un attimo!- rispose Ami – Hai fatto un ottimo allenamento oggi!

Usagi sorrise e chiuse gli occhi esausta… fece un profondo respiro e sciolse la trasformazione.

- Adesso ci vorrebbe un bel gelato!

- Sei sempre la solita golosa Usagi!- la sgridò Rei.

- Ho consumato un sacco di energie!- si giustificò la ragazza mettendosi a sedere – E sono stata brava… me lo merito un bel gelato!

- Usagi ha ragione. – sorrise Minako sognando anche lei un’enorme coppa di gelato al cioccolato e vaniglia – Ci meritiamo un bel gelato! Oggi pomeriggio da Motoki?

 

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Capitolo 2
*** Un brutto litigio ***


 

 

La scuola era veramente agli sgoccioli e Usagi si era trovata costretta a studiare molto più del solito sotto lo sguardo attento e per nulla permissivo di Ami.

Si ritrovava tutti i pomeriggi con le ragazze da Rei o al bar di Motoki per ripassare e studiare assieme.

Come al solito non capiva come facessero le sue amiche a ricordarsi tutte quelle informazioni senza che la testa scoppiasse. All’ennesima equazione di matematica sbagliò talmente tante cose che Ami, per poco, non scoppiava a piangere dalla disperazione.

- Usagi possibile che tu non capisca proprio nulla di matematica? – chiese la ragazza coi capelli azzurro con un triste sospiro.

Usagi aveva la testa china, era disperata... se gli altri anni era riuscita a farcela agli esami finale quest’anno la vedeva proprio male.

Se veniva bocciata poteva anche scappare di casa tanto sua madre non l’avrebbe mai fatta entrare... in più si sentiva tremendamente in colpa verso le sue compagne, stavano tutte rallentando il ritmo per permetterle di capire il programma.

- Dovete avere pazienza con testolina buffa. – echeggiò la voce divertita di Mamoru – Lo sapete che ha la testa dura come una roccia! Sicuramente sarà ancora ferma alle tabelline!

Usagi strinse i pugni sulle ginocchia dalla rabbia, sentiva il suo corpo tremare e gli occhi le si riempirono di lacrime ma il suo orgoglio non avrebbe mai permesso di farle cadere... non davanti a Mamoru Chiba.

- Mi hai proprio stufato Mamoru...- mormorò con la voce inclinata dalla rabbia.

- Come scusa? – chiese il ragazzo allungando il collo per vederla meglio.

- Ho detto, - ripeté più forte alzando il capo e mostrando gli occhi lucidi e infuocati di rabbia – che mi hai proprio stufato!

Mamoru alzò un sopracciglio divertito, Usagi stava tirando fuori le unghie...

- E così io ti avrei stufato? – ripeté lui cercando di mantenere un certo controllo della situazione.

- Sì, mi hai proprio rotto le scatole! – urlò scattando in piedi - Sempre a criticare e giudicare, a ridere dei miei modi di fare e della mia capigliatura! Perché non te ne resti nel tuo appartamento così almeno non infastidisci nessuno con la tua arroganza? – infuriata Usagi prese le sue cose, le buttò dentro la cartella in malo modo e uscì fuori dal bar.

Mamoru era rimasto allibito da tutta la rabbia che gli aveva scaricato addosso, sentiva gli occhi dei presenti fissarlo increduli e allibiti.

Divenne rosso ma non per la figuraccia che gli aveva fatto fare Usagi ma per la rabbia... chi si credeva quella smorfiosa per trattarlo in quel modo arrogante? Si alzò, lasciò perdere la sua roba e si mi mise a rincorrerla. Sapeva dove abitava ed era certo che si stesse dirigendo a casa.

Infatti, la trovò poco dopo stava camminando velocemente verso casa, aveva lo sguardo fisso sul marciapiede e si vedeva che stava piangendo.

Ma Mamoru non vide le lacrime, non vide la sua tristezza, vide solo la rabbia che gli aveva scagliato, la raggiunse e le prese un braccio.

Usagi si spaventò facendo cadere la cartella che, gonfia com’era, si aprì spargendo i libri e i quaderni attorno a loro.

- Lasciami Mamoru!- urlò Usagi spaventata dallo sguardo gelido dell’altro.

- No! Ora mi chiedi scusa per quello che mi hai detto.

- Io devo chiederti scusa? Mi hai trattata male fin dal nostro primo incontro!

- Solo perché io sono sempre la vittima della tua infinita goffaggine! Usagi quando dimostri al mondo intero che sei cresciuta?

- Non sono affari tuoi Mister Uomo Perfettino! Io non devo dirti nulla! Lasciami andare!

- Non solo sei goffa e maldestra, hai anche la faccia tosta di rispondermi sempre.

- Sei tu che non hai meglio da fare che prendermi in giro in continuazione. Trovati una ragazza Mamoru! Anzi ora che ci penso nessuna con un po’ di sale in zucca potrebbe mai amare un iceberg come te!

- Nello stesso modo in cui nessun un ragazzo sensato potrebbe mai amare uno stomaco ambulate come te!

- Sei odioso, insensibile, arrogante, presuntoso e pure brutto! – ormai la litigata era fuori controllo per entrambi, Mamoru continuava a tenere Usagi per il braccio mentre la fulminava con lo sguardo, Usagi tentava di divincolarsi da quella morsa convinta che, continuando di questo passo, sarebbero arrivati alle mani. Ormai nessuno dei due faceva caso alla gente che passava gettando occhiate furtive e non molto amichevoli.

- E tu se piagnona, golosa, testarda, maldestra e pigra!

- Non sono affari tuoi quello che sono Mamoru... e ora lasciami! – con uno strattone di più forte Usagi si liberò e si chinò per raccogliere le sue cose.

Mamoru la guardava dall’alto, doveva andarsene e finire lì la questione ma proprio non ci riusciva... quella mocciosetta era capace di tirare fuori il peggio di lui.

- Sei così pigra da non renderti conto che le tue amiche studiano di notte per gli esami e che quando vi incontrate non fanno altro che aiutati a capire qualcosa.

- E credi che non lo sappia Mamoru Chiba?- domandò lei continuando a prendere le sue cose – Lo so che non studiano quando ci sono io. Credi che mi piaccia pendere brutti voti? Io mi impegno e prendo a stento la sufficienza! Smettila di giudicare... e, soprattutto, stai lontano da me una volta per tutte! – si alzò e fissò il ragazzo dritto nei suoi occhi scuri come le profondità marine - Tuxedo Kamen deve stare accanto alle Sailor ma non é detto che Mamoru debba stare sempre alle costole di Usagi! Quando ci sono io cambia strada!

- Oh certo che cambierò strada! – urlò Mamoru ormai completamente irritato – Almeno così non correrò il rischio di finire a terra, perché quando ci vediamo finisce sempre che mi vieni addosso.

 - E credimi sempre con la speranza di farti molto male! – Usagi girò sui tacchi e corse e verso casa.

Mamoru rimase ancora qualche secondo fermo in mezzo al marciapiede, quando la vide scomparire tra la folla strinse i pugni... mai far arrabbiare Mamoru Chiba!

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Capitolo 3
*** Odio / Amore ***


 

Usagi entrò nella sua camera come una furia, sbatté la porta facendo fare alla povera Luna un salto sul letto dove stava dormendo tranquillamente.

- Quel piccolo... lurido... antipatico... odioso... argh!!!!!!

Luna alzò gli occhi al cielo, non c’era da chiedersi di chi stesse parlando.

- Luna quanti anni si prendono per omicidio?

- Non puoi uccidere Mamoru. – rispose la gatta annoiata.

- Neppure se mi appello alla temporanea infermità mentale?

- No.

Usagi sbuffò e si mise a sedere sul letto.

- Mi fa imbestialire... e lui pretende d’avere ragione.

La gatta sospirò, voleva sinceramente che quei due la finissero con questa guerra inutile e dannosa.

- Sai i maggiori psicologi del mondo sostengono che l’odio é come l’amore.

- Cosa?- esplose la ragazza scioccata – IO amare quell’uomo inutile e abbietto?

- Beh l’odio é forte quanto l’amore... hai visto anche tu i demoni cosa possono fare se spinti dall’odio.

- Ma noi gli abbiamo sempre sconfitti... e solo grazie alla forza dell’amore.

- Sì, ma fidati se ti dico che odio e amore hanno le stesse basi.

- Luna stai cercando di dirmi che provo una sorta di amore anomalo verso Mamoru?

- Gli opposti si attraggono Usagi e se Mamoru ti fosse completamente indifferente non ti scalderesti così tanto ogni volta che ti chiama testolina buffa, no?

La ragazza rifletté un attimo:

- Mi arrabbio perché lui sa che odio quel soprannome ma continua a chiamarmi in quel modo orrendo! E lui sa che poi io mi arrabbio e lo fa apposta!

Luna cerò di capire il messaggio sotto quella valanga di parole un po’ messe a casaccio.

- Usagi quando parli in quel modo mi viene solo un gran mal di testa. Comunque io starei a vedere come si evolve la situazione e continuo a restare del mio parere... gli opposti si attraggono, proprio come le calamite!

Usagi si alzò sconvolta.

- Luna... smettila di leggere le riviste femminili di mia madre. – disse spogliandosi – Mamoru non mi piace, non mi é mai piaciuto. Il giorno in cui io e lui andremo d’amore e d’accordo, probabilmente, sarà il giorno della fine del mondo! Ora vado a farmi una doccia. – e così dicendo uscì dalla stanza ed entrò in bagno.

Luna sospirò rassegnata.

- Benedetta ragazza...

 

Mamoru si era appisolato sul divano, la litigata furiosa avuta con Usagi l’aveva snervato a tal punto da farlo crollare in pochi minuti.

Il telefono suonò facendogli fare un balzo, stropicciandosi gli occhi andò verso il telefono e alzò la cornetta.

- Sì?

- Mamoru ciao sono Motoki.

- Motoki... é successo qualcosa?

- No, ma mi domandavo perché non sei più tornato indietro oggi.

- Scusa ma...

- Hai ancora litigato con Usagi vero? – lo interruppe l’altro.

- Già.

- Voi due siete proprio incorreggibili... se continuate di questo passo potrete solo sbranarvi... oppure sposarvi!

Mamoru rabbrividì un attimo.

- Motoki non esageriamo!

Sentì l’amico ridere di gusto dall’altra parte del telefono, per un attimo ebbe l’impulso di riattaccargli la cornetta in faccia.

- Scusa Mamoru, ma tu e Usagi a volte mi sembrate una coppia sposata da vent’anni. – continuò l’altro trattenendo a stento le risate.

- Motoki ma tu hai mai visto i tuoi genitori litigare come me e Usagi?

- Tutti i giorni! – rispose continuando a ridere di gusto – I miei genitori litigano tutti i giorni e anche due volte al giorno! Sono proprio come voi due, litigano su qualsiasi cosa.

- Un matrimonio sereno...- mormorò Mamoru poco convinto.

- Mamoru non ho mai visto due persone più innamorate di loro, litigano ma dopo qualche secondo fanno pace! E si dimenticano perché avevano litigato in precedenza... un giorno hanno litigato tre volte per la stessa cosa facendo pace subito dopo.

- Perdonami Motoki ma i tuoi genitori non sono del tutto normali!

Motoki, dal canto suo, continuava a ridere.

- Mamoru da quanto ci conosciamo?

- Dal liceo. – rispose il ragazzo chiedendosi dove stesse andando a parare l’altro.

- E in tutti questi anni non ti ho mai visto così preso da una ragazza!

- Io non sono preso da Usagi! Mi fa semplicemente imbestialire!

- Pensala come vuoi amico mio, - fece Motoki dolcemente – ma ti ho chiamato anche per avvertirti che hai lasciato qui due libri quando sei scappato per rincorrere la tua testolina buffa.

- Non é mia. – sbuffò Mamoru contrariato.

- Sì.. sì... va bene... non é tua... vorrei anche chiederti un favore Mamoru.

- Sai che se posso sono a tua disposizione.

- Fantastico! – esultò l’altro – Ma non voglio parlarne per telefono. Domani ci sarai? Sarà anche l’ultimo giorno di scuola delle ragazze... volevano festeggiare.

- Certo. – rispose non molto convinto facendo una smorfia disgustata all’idea di vedere Usagi ingozzarsi come il suo solito.

- Bene allora a domani.

- A domani. – fece Mamoru prima di riagganciare la cornetta.

 

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Capitolo 4
*** Un lavoretto estivo ***


 

- Finalmente abbiamo finito! – gioì Usagi entrando nel bar di Motoki trionfante – E io sono riuscita a studiare per tutti gli esami!

- Fantastico Usagi!- rispose il barista mentre preparava i bicchieri per un semplice brindisi – Sono proprio contento per voi.

Le altre quattro ragazze arrivarono pochi istanti dopo, sorridevano serene, finalmente lo stress da esame era finito.

- Benissimo,- fece Rei prendendo un bicchiere – brindiamo alla fine della scuola e brindiamo a quest’estate... che sia sempre piena di sole e spensieratezza.

Rei ci sapeva fare coi brindisi, nessuna ebbe altro da aggiungere, brindarono e poi iniziarono a mangiare la coppa di gelato che Motoki aveva offerto così gentilmente.

- Motoki tutto bene?- chiese Rei vedendo il ragazzo preoccupato.

- No, Mamoru mi aveva promesso che sarebbe venuto oggi, aveva anche deciso di brindare con voi ma non si é ancora fatto vedere, lui non é mai in ritardo. 

- Magari non si sente bene. – ipotizzò Ami.

- Ieri sera l’ho chiamato... non mi sembrava malato... giù di morale sì ma non malato.

- Perché giù di morale?

Motoki lanciò un’occhiata silenziosa a Usagi che non aveva parlato da quando Mamoru era diventato il soggetto della discussione, stava china sul suo gelato mangiando silenziosamente.

Le ragazze capirono quel gesto e non ribatterono, era meglio non scatenare la rabbia della loro amica.

 

Finalmente le porte scorrevoli del bar si aprirono, Mamoru entrò e si vedeva chiaramente che era già di cattivo umore.

- Mamoru,- fece Motoki andandogli vicino – é successo qualcosa?

- Quell’idiota del mio professore ha rimandato la data del mio esame di anatomia! – rispose rabbioso l’altro buttando la borsa con i libri sul bancone – Accidenti! Era uno degli ultimi esami prima di esser ammesso al tirocinio in ospedale... ora mi toccherà aspettare altri tre maledetti mesi!

- Suvvia Mamoru stai calmo…

- Evviva possiamo stare tranquilli altri tre mesi! – urlò raggiante Usagi – Almeno se starò male non avrò il terrore di incontrarti pure all’ospedale!

- Tu finisci all’ospedale solo se continui su questa brutta strada testolina buffa! – le ringhiò contro Mamoru adirato – Senti sono molto arrabbiato ora, non conviene litigare.

- Finalmente Mamoru ha detto una cosa giusta!- echeggiò Rei e si avvicinò al ragazzo – Dai brinda con noi. – e gli passò un bicchiere di succo.

Mamoru guardo la bevanda arancione, sollevò il bicchiere verso le ragazze e bevve.

- Ora sono senza lavoro quest’estate. – sospirò demoralizzato appoggiando il bicchiere sul bancone – Ci tenevo a quel maledetto tirocinio!

Motoki si morse un labbro e gli mise una mano sulla spalla:

- Senti avrei una proposta visto che cerchi un lavoro.

Mamoru alzò la testa speranzoso.

- Vado a trovare la mia ragazza in Africa ma non posso chiudere il locale… sai il lavoro scarseggia. Se vuoi puoi lavorarci tu, ovviamente pagato.

- Ma Motoki io non so nulla di bar!

- Non è difficile come sembra Mamoru e poi era questo il favore che dovevo chiederti. Ho bisogno di un sostituto per almeno un mese.

Mamoru ci pensò su un attimo.

- Da solo non credo di farcela.

Motoki alzò gli occhi in riflessione.

- Chiedi ad una delle ragazze di darti una mano… sono certo che ti aiuteranno.

Mamoru si voltò verso le cinque guerriere Sailor… anche solo una di loro poteva esser d’aiuto, ovviamente esclusa Usagi. Annuì e si avvicinò alle sue amiche.

- Avrei da chiedervi un favore. – fece con un filo di voce, tutte e cinque le ragazze di voltarono per guardarlo.

Lentamente Mamoru spiegò la situazione, il desiderio di Motoki di stare con la sua ragazza per un po’ e il problema del locale.

- Ti aiuterei volentieri…- fece Ami – ma ho deciso di frequentare dei corsi estivi di informatica, avrò tantissimo da studiare.

- Io ho il santuario da gestire. – rispose Rei mortificata.

- Io ho già un lavoretto come cuoca in un ristorante al mare. – disse Makoto desolata.

- E io ho dei corsi di recitazione da seguire, le prove di ballo e canto… non ho tempo neppure per respirate. Mi dispiace tanto Mamoru. – fece Minako.

Mamoru non guardò neppure Usagi, sospirò ormai aveva dato la sua parola… non era da lui tirarsi indietro.

- Non importa. – rispose alle quattro ragazze con un sorriso rassicurante – Ce la farò anche da solo.

- Ti aiuto io. – disse sicura Usagi guardandolo intensamente.

- Cosa? – chiese Mamoru incredulo.

- Ho detto, - ripeté scandendo bene le parole – che ti aiuto io. Motoki mi conosce da tanti anni e mi ha aiutato in varie occasioni è giusto ricambiare ogni tanto.

- Distruggerai il locale!

- Vedremo. – lo sfidò la ragazza incrociando le braccia al petto.

Usagi era sicura di sé, era l’occasione d’oro che aspettava da tanti anni, avrebbe dimostrato a quel pallone gonfiato arrogante che lei era responsabile e non più una bambina.

Mamoru aveva dentro di sé due voci contrastanti che gli parlavano, la prima gli diceva che quella pasticciona avrebbe distrutto il locale in meno di cinque minuti. La seconda, invece, ammirava il coraggio della ragazza e voleva darle un’opportunità, nel caso andasse male avrebbe solo dimostrato a quella sciocchina quanto fosse immatura e goffa, quindi avrebbe vinto lui in qualsiasi caso!

- Perfetto, testolina buffa, iniziamo settimana prossima.

 

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Capitolo 5
*** Il primo giorno ***


 

Motoki prese la valigia, il suo volo era stato appena chiamato... doveva sbrigarsi.

- Posso andare tranquillo? - chiese ai due ragazzi che l’avrebbero sostituito al bar.

- Certamente! – lo rassicurò Usagi – Staremo molto attenti.

- Non mi farete scappare i clienti con i vostri soliti litigi?

Mamoru e Usagi arrossirono un attimo imbarazzati.

- Faremo i bravi. – rispose con un debole sorriso Mamoru.

- Bene... affido il mio locale a voi due, ho lasciato sul bancone un quaderno con alcune istruzioni giusto per i primi giorni.

- Ti triplicheremo gli affari Motoki! – esultò Usagi pronta ad affrontare nuove sfide

- Non esageriamo. – la rimbeccò Mamoru. 

- Ho capito, vado prima che iniziate a litigare e io ci ripensi. – si incamminò verso le scale mobili, mentre scendeva lentamente si voltò verso i due amici – Ci rivedremo tra un mese!

- Stai tranquillo Motoki, - urlò Usagi salutandolo – hai lasciato il tuo locale in buone mani!

 

- Oggi restiamo chiusi. – fece Mamoru entrando nel bar e accendendo le luci – Così almeno possiamo prepararci bene per domani.

- Ve bene. – rispose Usagi sedendosi al bancone e prendendo il quaderno rosso che Motoki aveva lasciato con le istruzioni – Allora qui dice che il bar apre alle sei... LE SEI?!?!?!- urlò rendendosi conto solo in quel momento che si sarebbe dovuta alzare almeno alle cinque e mezza!

Mamoru fece un piccolo sorriso obliquo.

- Ehi testolina buffa già getti la spugna?

- Scordatelo! Mi alzerò presto e sarò puntuale!

- Voglio proprio vedere. – rise il ragazzo leggendo il resto della lista.

 

Le cinque e mezza arrivarono troppo presto per Usagi, quando la sveglia suonò, la ragazza, ancora addormentata, la prese e la scaraventò contro la parete.

Luna si era destata dal suo sogno meraviglioso dove Artemis le regalava un grosso cesto pieno di pesce persico freschissimo... guardò la sua padroncina ancora profondamente addormentata e sbuffò.

Si stiracchiò e si avvicinò all’orecchio di Usagi.

- Usagi é ora si svegliarsi.

Per tutta risposta la ragazza si voltò di lato coprendosi la testa con il lenzuolo:

- Luna sono in vacanza... – biascicò con gli occhi chiusi – lasciami dormire.

Luna alzò gli occhi al cielo e si fece sotto di nuovo.

- Usagi devi andare al bar di Motoki ricordi? Devi aiutare Mamoru!

Usagi si voltò di nuovo con più forza facendo cadere Luna dal letto.

- USAGI!- urlò balzando in piedi – SONO GIA’ LE SEI MENO DIECI!

- Va bene...- mormorò l’altra ma poi sgranò gli occhi e si mise a sedere sul letto – le sei meno dieci!?! Maledizione Luna perché non mi hai svegliato prima?

La gatta decise che era meglio non rispondere e tornò a dormire.

In un batter d’occhio Usagi si era già lavata e vestita, senza neppure fare colazione uscì di casa.

- Mamoru mi sgriderà! – ansimò correndo come una forsennata – E io gli avevo promesso che sarei arrivata in orario!

 

Quando, alle sei e venti, le porte del bar si aprirono, Mamoru non si stupì nel vedere una Usagi completamene rossa per la corsa che aveva fatto.

- Ben arrivata!- disse sarcastico mentre sistemava le sedie dei tavoli – Se non sbaglio dei in ritardo.

- La sveglia non ha suonato. – rispose l’altra andando nel retrobottega a prepararsi.

- Oh non preoccuparti...- urlò Mamoru facendosi sentire il più possibile – non avevo alcun dubbio sul tuo ritardo.

Usagi uscì dal retrobottega allacciandosi il grembiule azzurro che aveva trovato in un armadietto.

- Sai Mamoru... penso che se dobbiamo lavorare insieme potremmo anche smetterla di litigare, almeno fino alla chiusura.

Mamoru socchiuse gli occhi riflettendo a quella proposta di tregua.

- Sì, é giusto... almeno nei confronti di Motoki.

- Benissimo... il mio primo compito?

- Ci sarebbe da infornare le brioches per la prima colazione e da spremere le arance, te la senti?

Usagi annuì e si mise all’opera, voleva dimostrare a Mister Perfettino, che anche lei era brava in qualcosa e non solo nel mangiare o dormire.

Lavorò sodo facendo tutto quello che Mamoru le diceva, stando attenta anche al più piccolo dettaglio.

Mamoru la guardava allegro, non aveva mai visto Usagi così concentrata su qualcosa, forse questo lavoro le avrebbe fatto proprio bene.

I clienti iniziarono ad arrivare verso le sette e qui iniziarono i primi problemi, mentre Mamoru era abbastanza sicuro di se e preparato, Usagi era lenta a spesso sbagliava le ordinazioni, alcuni erano comprensivi mentre altri la sgridavano e andavano via arrabbiati.

La ragazza era scoraggiata... non solo stava dimostrando a Mamoru che non sapeva fare nulla ma stava anche rovinando il bar di Motoki.

- Ehi signorina!- la chiamò un uomo vestito di giacca a cravatta – Mi può portare altro caffè?

- Subito! – fece la ragazza portando la brocca del caffè ma inciampò nella ventiquattrore dell’uomo versandogli il caffè sul vestito.

- STUPIDA RAGAZZINA! – urlò infuriato l’uomo scattando in piedi – GUARDA COS’HAI COMBINATO!

Usagi arretrò di un passo spaventata:

- Mi.. mi dispiace signore... io non volevo...

- SEI SOLO GOFFA E DEL TUTTO INCAPACE PER LAVORARE QUI.

Usagi stava per scoppiare in lacrime... l’aveva proprio fatta grossa questa volta, Mamoru l’avrebbe sbattuta fuori a calci.

Intanto l’uomo, furente dalla rabbia, si avvicinava minacciosamente verso di lei.

- ORA MI RIPAGHI IL VESTITO!

Usagi arretrò fino al bancone con la brocca vuota in mano.

- Adesso Mamoru ha qualcuno con cui condividere il suo odio nei miei riguardi. – pensò per un attimo – Ma cosa penso? Questo energumeno sta per sbranarmi e io penso a Mamoru e ai suoi insulti?

Usagi si preparò ad un’altra raffica di insulti quando un muro alto 1,90 si parò tra i due.

- Mi dispiace per il vestito signore. – fece Mamoru con quello sguardo gelido che terrorizzava molti – La ragazza é nuova... se vuole mandi pure il conto della lavanderia al mio indirizzo. – e detto questo gli porse un foglietto di carta – Ma la pregherei di non insultarla più e di moderare il tono della voce, o sarò costretto a chiederle di andarsene.

L’uomo lanciò un’occhiataccia a Usagi e poi guardò Mamoru, quel ragazzo aveva uno sguardo agghiacciante e molto pericoloso, un conto era prendersela con una ragazzina e un conto era litigare con quell’ammasso di muscoli ambulante. L’uomo d’affari prese le sue cose e andò fuori.

Mamoru si voltò per guardare Usagi, era pallida, tremava come una foglia ed era sull’orlo delle lacrime.

Usagi guardò Mamoru mortificata, non rimase ad ascoltare le offese del ragazzo, poggiò la brocca sul bancone e corse nel retrobottega.

Mamoru lanciò un’occhiata ai clienti, non erano molti e non sembravano aver bisogno di lui così andò da Usagi.

La ragazza stava seduta su una cassa d’acqua... piangeva...

- Usagi...- mormorò il ragazzo avvicinandosi cautamente – Usagi...

- Sarai contento adesso. - singhiozzò lei – Hai trovato qualcuno che sostiene la tua teoria sulla mia stupidità.

- Io non ti ho mai detto che sei stupida. – fece calmo andandole davanti – Goffa, pigra e golosa sì... ma non ho mai pesato che tu fossi stupida.

Usagi alzò il viso mostrando gli occhi gonfi e le righe nere sulle guance che avevano lasciato il trucco colato.

- Grazie per avermi difeso. – mormorò piano.

- Ehi era il minimo che potessi fare. – sorrise il ragazzo asciugandole le guance bagnate – Solo io posso prendere in giro questa testolina buffa. – e le accarezzò la nuca.

- Non mi cacci dal bar?- domandò lei con uno sguardo molto simile a quello di un cucciolo impaurito.

Mamoru scosse il capo.

- E’ il primo giorno... é nomale combinare pasticci! E poi ti stai impegnando tanto ed é questo quello che conta.

Usagi sorrise e si alzò.

- Bene allora continuiamo... la giornata é ancora lunga!

Mamoru annuì:

- Ecco é così che ti voglio Usagi, sempre grintosa!

 

 

 

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Capitolo 6
*** Qualcosa sta cambiando ***


 

Mamoru entrò nel suo appartamento stanco ma immensamente felice, erano passate due settimane da quando Motoki era partito per l’Africa… due settimane dove aveva imparato a conoscere Usagi. Non aveva mai provato a capire fino in fondo quella ragazza, l’etichetta di rompi scatole gli era sempre sembrata quella più adatta, aveva capito che si era sbagliato.

Usagi non solo stava dimostrando maturità, aveva anche imparato tantissimo e serviva i clienti con una facilità sorprendente, dopo il disastro del caffè aveva deciso di controllarla meglio, magari evitare che servisse ai tavoli, ma dopo quel giorno la sua graziosa testolina buffa si era impegnata sempre di più diventando molto bava.

Si era stupito e aveva capito perché Usagi Tsukino aveva così tanti amici, era il suo sorriso, la sua gioia di vivere, la sua allegria infinita che riusciva a contagiarti… si era chiesto perché non avesse visto in lei quelle caratteristiche, perché continuasse a credere fermamente che Usagi fosse solo ragazzina.

Beh non lo era.

E, probabilmente, anche lei aveva visto un nuovo aspetto del suo carattere, diversamente da quello che tutti si aspettavano erano due settimane che non litigavano… o meglio, le litigate c’erano sempre ma non più furiose come prima. Erano solo piccoli battibecchi che finivano in una risata, magari davanti ad una coppa di gelato. 

Il ragazzo andò in cucina a prepararsi la cena, avrebbe mangiato qualcosa veloce e poi si sarebbe buttato sul letto per una lunga dormita ristoratrice. Mente prendeva quello che gli serviva dal frigorifero si rese conto che il compleanno di Usagi era la settimana prossima… socchiuse gli occhi, voleva farle un regalo!

E non un regalo qualsiasi ma uno che l’avrebbe lasciata a bocca aperta, era un modo per scusarsi di tutte quelle brutte litigate che avevano avuto in quegl’anni.

Anche Usagi era felice di quel nuovo lavoro, non solo si era resa conto che le piaceva ma stava anche andando bene!

E, come se non bastasse, Mamoru aveva apprezzato quel cambiamento.

Non che glielo avesse detto, figuriamoci Mamoru tiene tutto dentro di sé, ma lo aveva visto nei suoi occhi. Solitamente la fissava con uno sguardo freddo, distaccato o denigratorio, invece ora era uno sguardo pieno di dolcezza, luminoso, molto più umano… era dolce e le sembrava un amico più che un “compagno di litigate”.

Ogni volta che tornava a casa si sentiva il suo sguardo addosso fino a quando non svoltava l’angolo, era quasi del tutto convinta che Mamoru la guardasse mentre si dirigeva verso casa.

Era una bella sensazione.

Qualcosa in quel ragazzo la faceva sentire viva.

Le piaceva la sua compagnia, era maturo, estremamente intelligente e acuto, dolce e sensibile… ricordava quando un pomeriggio era entrato un bambino con la sua mamma. Voleva un gelato ma era troppo piccolo e non vedeva bene il bancone, allora Mamoru, senza che nessuno glielo chiedesse, l’aveva preso in braccio e gli aveva indicato i gusti. Era stata una scena dolcissima… Mamoru Chiba aveva un cuore.

Allora perché mostrare quella fredda maschera insensibile?

Usagi si strinse il cuscino al petto e chiuse gli occhi, il sonno arrivò subito e sognò Mamoru che rideva felice con tanti bambini.

 

Quella giornata era particolarmente calma, i clienti erano pochi se non nulli, c’erano state parecchie ore dove Mamoru e Usagi non avevano assolutamente nulla da fare. Su consiglio del ragazzo, Usagi aveva portato i compiti delle vacanze e, nei momenti morti, studiava tranquillamente seduta ad un tavolo.

Quel pomeriggio stava letteralmente impazzendo davanti ad un compito di matematica particolarmente difficile, mentre cercava di capire quale ruolo avesse la x e la y si chiedeva perché Ami non fosse lì a darle una mano.

- Ci rinuncio! – urlò chiudendo il quaderno – E’ troppo difficile! Non sono capace di risolvere queste cavolo di equazioni!

Mamoru alzò lo sguardo dal libro di biologia che stava leggendo.

- Testolina buffa qualche problema?

- Spiritoso... – sbuffò la ragazza – fai anche i giochi di parole... sì, ne ho molti di problemi e nessuno che riesca a risolvere!

Mamoru per un attimo rimase interdetto... poi capì cosa la turbasse tanto, chiuse il suo libro e si mise a sedere accanto a lei.

- Allora vediamo cosa c’é che non va. – mormorò dolcemente aprendo il quaderno, diede un’occhiata veloce al problema e sorrise – Ecco qua, vedi?- disse prendendo una matita e segnando l’errore – Hai sbagliato a riportare l’importo... e anche a ricopiare questo simbolo...

Usagi guardò il suo quaderno con una strana espressione.

- Visto così sembra quasi semplice. – ammise tristemente.

- Ma perché é semplice. – rispose l’altro venendo più vicino – Ti faccio vedere.

Quelle strane ripetizioni di matematica continuarono per tutto il pomeriggio, interrotti solo un paio di volte da qualche cliente.

Usagi guardava Mamoru seduto accanto a lei e sorrise... i suoi occhi erano bellissimi, così scuri e profondi, anche le sue labbra sottili erano dannatamente seducenti.

Mamoru invece cercava solo di guardare il libro di testo anche se il dolce profumo della ragazza lo stava decisamente facendo impazzire.

Vaniglia a cannella.... il suo preferito.

Verso sera il cielo si era annuvolato e aveva iniziato a piovere.

Usagi guardò fuori e sospirò:

- Accidenti non ho l’ombrello.

- Perché non chiami tuo padre e ti fai venire a prendere? – domandò Mamoru spegnendo le luci.

- Perché non ci sono, - spiegò l’altra – sono andati da mia nonna per il fine settimana e solo a casa da sola.

- Capisco... ti darei un passaggio ma sono a piedi anch’io.

- Non importa. – sorrise Usagi alzando le spalle – Farò una corsa fino a casa! – e iniziò a correre sotto la pioggia – Ci vediamo domani!- urlò girandosi appena per salutarlo.

Mamoru la guardò allontanarsi per poi dirigersi dall’altra parte.

 

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Capitolo 7
*** A casa di Mamoru ***


 

Fu verso le otto che qualcuno bussò alla porta di casa Chiba, Mamoru, del tutto sorpreso, andò ad aprire con solo i pantaloni addosso.

Gli venne quasi un colpo quando si trovò Usagi davanti alla porta bagnata fradicia.

- Usagi? Cosa ci fai qui?

La ragazza fece un sospiro demoralizzato:

- Ho lasciato le chiavi di casa sul tavolo in soggiorno, i miei non se ne sono accorti e sono rimasta chiusa fuori! – arrossì un poco vergognandosi per quell’ennesima dimenticanza – Le altre sono tutte fuori città per studio o lavoro... non sapevo dove andare.

- Entra subito o rischi di prenderti un raffreddore. – disse immediatamente Mamoru facendosi di lato per farla entrare in casa.

Usagi entrò, stava tremando per il freddo e l’acqua le gocciolava da qualsiasi parte.

- Non puoi stare in quelle condizioni. – fece Mamoru dolcemente – Vai a farti una doccia calda, ti trovo qualcosa da mettere.

- Gra.. zie... Mamoru. – balbettò riconoscente la ragazza andando in bagno.

Lasciò un suo pigiama sul letto e avvisò la ragazza attraverso la porta del bagno.

Mentre tornava nel soggiorno Mamoru iniziò a chiedersi quando quella ragazzina con i codini fosse diventata una vera donna, i vestiti bagnati le aderivano al corpo sinuoso come una seconda pelle lasciando ben poco all’immaginazione, aveva visto il reggiseno nero sotto la camicia bianca e i pantaloni celesti non coprivano molto di più.

- Non posso credere che quel corpo così perfetto sia proprio di Usagi. – borbottò passandosi una mano tra i capelli – Dio se é bella.

- Finito! – esordì la ragazza entrando nella stanza interrompendo i suoi pensieri.

Mamoru si voltò e rimase senza fiato, Usagi aveva indossato solo la giacca del suo pigiama, le arrivava fino a metà coscia lasciando il resto della gamba nuda, i capelli erano stati sciolti e ricadevano sulla sua schiena come una nuvola leggera d’oro.

- Non ho messo i pantaloni perché sono troppo lungi, - spiegò lei ignara delle sensazioni che aveva acceso nell’animo del ragazzo – goffa come sono cadrei in continuazione e ti distruggerei la casa in pochi secondi!

Mamoru inghiottì a vuoto un paio di volte, poi tentò di sorridere... inutilmente... era bellissima... 

- Hai fame?

- Da morire!

- Vuoi darmi una mano a cucinare o hai paura di dar fuoco a casa mia? – chiese ironico ma senza cattiveria.

Usagi gli fece una linguaccia giocosa e andò in cucina.

Mentre Mamoru preparava la carne, Usagi tagliava le verdure cercando il più possibile di non tagliarsi anche le dita.

Mangiarono tranquillamente ridendo e chiacchierando, quando arrivò il momento di lavare i piatti Usagi si offrì volontaria per ripagare l’amico.

- Sei un’ospite e gli ospiti non lavano i piatti.

- Sì, ma sono un ospite inatteso.. quindi ti devo aiutare!

Far cambiare idea a quella testolina buffa era un compito arduo, così Mamoru gettò immediatamente la spugna, iniziarono a lavarli assieme piatto dopo piatto, bicchiere dopo bicchiere, più di una volta si sfiorarono le mani ed entrambi cercavano di nascondere l’imbarazzo che stava nascendo da quella situazione.

- Che strano, - pensò Usagi mentre si asciugava le mani – non ho mai provato imbarazzo con Mamoru... forse sono condizionata dal fatto che sono in casa sua mezza nuda! Oppure aver visto Mamoru a dorso nudo quando sono arrivata mi ha reso nervosa... non avevo mai visto il suo fisico. E’ così bello! 

- Mamoru non ti ho ancora ringraziato per quello che stai facendo. – fece Usagi con un tenero sorriso e lievemente in imbarazzo.

- Non ce n’é bisogno! Arrivano domani i tuoi genitori?

Usagi annuì piano.

- Benissimo, domani mattina potrai tornare a casa.

- Domani mattina? – domandò stupita – Mamoru mi stai dicendo che resto a dormire qui?

- Vuoi dormire in mezzo alla strada?

- No, ma... tu hai solo il tuo letto...

- Dormirò sul divano, tranquilla.

- No, non posso permetterlo! – fece risoluta la ragazza- Il lavoro é pesante a hai bisogno di riposare bene. Dormirò io sul divano!

- Scordatelo... le belle ragazze come te non dormono su un divano.

Usagi arrossì... Mamoru le aveva appena detto che era bella... chissà se l’aveva fatto accidentalmente o di proposito...

- Facciamo così. – disse Usagi – Il tuo letto é matrimoniale... ci stiamo tutti e due.

Ora toccò a Mamoru arrossire.

- Vuoi... vuoi dormire nello stesso letto?

- Perché quel tono stupito? Farai il bravo vero?

Mamoru divenne ancora più rosso... quella ragazzina stava giocando con lui... e ora dove nasceva la Usagi seduttrice?

- Ma io non sono mai bravo...- mormorò con un sorriso furbo – ma tenterò di fare del mio meglio.

Usagi sorrise compiaciuta.

- Bravo Mamoru.

 

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Capitolo 8
*** Mi dispiace... ***


 

La mattina dopo Mamoru si svegliò piacevolmente solleticato dal profumo di Usagi, aprì gli occhi e la vide rannicchiata contro il suo petto. Durante la notte, la semplice pioggia si era trasformata in un violento temporale estivo, ed era risaputo che Usagi aveva paura dei temporali. Doveva essersi rannicchiata contro di lui in cerca di un po’ di protezione, magari l’aveva fatto nel sonno ma a lui non importava... quello che contava era la dolce sensazione che aveva nel petto in quel preciso istante.

I capelli erano in disordine, alcune ciocche le erano cadute sul viso sfiorandole appena le labbra sensualmente dischiuse, la giacca del suo pigiama si era sollevata mostrandogli le lunghe gambe e, come se i suoi ormoni non fossero già in precario equilibrio, i primi due bottoni si erano slacciati lasciandogli intravedere il reggiseno.

Mamoru sorrise e rimase un po’ a guardarla, avrebbe voluto sfiorare quella pelle candida come la neve anche solo con un dito, giusto per sentire la sua morbidezza invece, per timore di svegliarla, rimase solo a contemplarla per lunghi minuti silenziosi.

Quando divenne veramente troppo tardi, le scostò i capelli dal viso e si avvicinò al suo orecchio:

- Usagi... Usagi... ti devi svegliare...

Usagi si voltò dall’altra parte mormorando qualcosa di incomprensibile, Mamoru alzò gli occhi al cielo e scosse il capo.

- Avanti Usagi. – mormorò il ragazzo avvicinandosi ancora di più – Dobbiamo andare al lavoro.

La ragazza si mosse prossima al risveglio.

- Mamoru... che ore sono?

- Le cinque e mezza... – sorrise lui - per una mattina arrivi puntuale!

- Odioso!- borbottò lei voltandosi per guardarlo in faccia, ma non era preparata a trovarsi il viso di Mamoru a qualche centimetro dal suo.

Si guardarono a lungo negl’occhi cercando di capire l’uno i pensieri dell’altra, infine Usagi sorrise e accarezzò il viso del ragazzo con un dito.

- Hai mantenuto la promessa. – fece con un sorriso – Hai fatto il bravo.

- Mi sono impegnato. – sorrise a sua volta Mamoru.

- Allora meriti una ricompensa.

Il cuore del ragazzo iniziò a battere all’impazzata.

- Che.. che ricompensa?

Usagi sorrise ancora di più:

- Oggi lavo io i pavimenti al bar... so quanto detesti quel lavoro!

Mamoru rimase letteralmente a bocca aperta... come aveva potuto solo immaginare che Usagi accennasse ad un altro tipo di ricompensa? 

- I... i pavimenti? – domandò disorientato – Oh sì... detesto quel lavoro... allora accetto la tua offerta di farlo al posto mio.

- Fantastico... facciamo colazione?

 

Per tutta la mattinata Mamoru osservò Usagi al lavoro e, più la guardava, più avrebbe voluto passare un’altra serata con lei.

Un appuntamento... ecco quello che doveva chiederle... ma, chissà perché, non riusciva a fare la prima mossa.

- Perfetto, - pensò sconsolato mentre riempiva le tazze dei clienti – da freddo uomo distaccato sono diventato il pappamolle timido! Da quando mi faccio intimorire da Usagi? Insomma devo solo avvicinarmi a lei e chiederle un appuntamento! Se mi dice di no, non importa!

Verso metà mattinata Mamoru riuscì a restare da solo con lei dietro al bancone.

- C’è molta gente oggi. – fece Usagi mentre sistemava le tazzine pulite – stasera saremo distrutti!

Mamoru sorrise e si avvicinò di più a lei:

- Usagi…

- Sì?

- Senti… ho avuto un’idea…- si guardò un attimo attorno cercando il coraggio di chiederle quel maledetto appuntamento – sabato prossimo… vorrei chiederti se…

- Buongiorno ragazzi!- urlò Rei entusiasta entrando nel locale.

- Buongiorno Rei!- rispose con la stessa vivacità Usagi. 

- Maledizione a Rei!- pensò Mamoru – Ora chi lo trova il coraggio di riprendere l’argomento?

- Devo dire che mi state stupendo ogni giorno di più. – disse la ragazza mora avvicinandosi ai due amici – Ero certa che dopo due ore di convivenza forzata in questo posto vi sareste fatti letteralmente a pezzi. Invece andate d’accordo solo per aiutare Motoki!

- Già…- rise debolmente Usagi – solo per Motoki…

Rei non notò il leggero imbarazzo dell’amica e si concentrò su Mamoru.

- Mamoru…- fece titubante e leggermente rossa in volto – vorrei parlarti. Puoi uscire un momento?

- Certamente. – rispose il ragazzo togliendosi il grembiule e seguendola fuori dal locale. 

 

- Allora che c’è? – chiese gentilmente vedendo Rei esitante nel parlare, solitamente quella ragazza non aveva peli sulla lingua.

Rei si guardava attorno, imbarazzata per l’argomento che stava per toccare… ma se non lo faceva sarebbe impazzita da un momento all’altro.

- Mamoru io…- iniziò impacciata – è da molto che ci penso…

- A cosa?

Rei alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi e le guance in fiamme.

- A noi due. – rispose decisa.

Mamoru sussultò a quella risposta, lui e Rei avevano avuto una lieve relazione, una cosa da poco conto veramente o, almeno, così era per lui. Rei era bella, intelligente, grintosa… ma era come se le mancasse qualcosa… quel qualcosa che gli faceva battere il cuore all’impazzata. Alla fine vedeva Rei solo come una sorella minore, anche se aveva avuto il sentore che la ragazza provasse ancora qualcosa per lui sperava che i rapporti restassero solo quelli di due buoni amici.

- Rei io..

- Lo so Mamoru che non ci siamo lasciati nel migliore dei modi. – lo interruppe la ragazza – Ma io… io ti penso ancora… mi mancano le nostre lunghe passeggiate… Mamoru non possiamo provare di nuovo? Solo per vedere come vanno le cose.

Mamoru era confuso su quello che doveva fare…

- Rei non so cosa dir…- non finì la frase, Rei lo stava baciando.

Era così sorpreso che non riuscì a respingerla.

- O mio Dio…- mormorò Rei quando si separò da lui – io… perdonami Mamoru. Non ho saputo resistere.

- Rei… sei una ragazza dolcissima e molto bella, sono certo che l’uomo giusto per te è la fuori… ma non sono io. – cerò di sembrare il più dolce possibile, non voleva ferirla più del dovuto.

Rei si morse un labbro e guardò a terra:

- C’è un’altra ragazza? – chiese dopo qualche minuto di silenzio. 

- A dire il vero sì. – ammise lui – Mi piace un’altra ragazza.

Rei guardò il ragazzo negl’occhi, tra poco sarebbe scoppiata in lacrime e lui sapeva che non poteva fare nulla per consolarla… era giusto così. 

- Non importa…- fece lei con voce tremante – io… io dovevo provarci anche se sospettavo questo tipo di risposata.

- Mi dispiace tanto Rei. Spero che le cose non cambino tra di noi… sei una mia cara amica.

- No, non cambieranno. – tentò di sorridere ma, ormai, le lacrime stavano scendendo da sole.

Rei si voltò e corse via, Mamoru non provò neppure a fermarla, sapeva che doveva restare da sola per un po’.

Si voltò pronto per tornare al lavoro ma si bloccò quando vide Usagi che lo fissava dalla finestra.

- Dio mi ha visto mentre baciavo Rei…- pensò tristemente – ora crederà che siamo ancora insieme e non vorrà uscire con me e se le dico che l’ho rifiutata non uscirà lo stesso per non fare un torno alla sua amica. Bel casino!

- Scusa Mamoru, - si affrettò a dire Usagi imbarazzata quando il ragazzo entrò nel bar – non volevo spiare. Stavo pulendo i tavoli e vi ho visti.

- Non importa. – rispose il ragazzo prendendo il grembiule.

- Se Sabato prossimo devi uscire con Rei non ci sono problemi, posso coprirti io.

- Come? – domandò Mamoru non capendo quello che Usagi stava cercando di dirgli.

- Prima mi stavi palando di Sabato prossimo… ho capito devi uscire con Rei… ti copro io.

Mamoru alzò gli occhi al cielo, cavolo quella testolina buffa non aveva proprio capito nulla!

- Usagi io…

- No. – lo interruppe seria lei – Non voglio sapere nulla sulla tua relazione con Rei… ti prego.

Mamoru era ancora più confuso di prima.

- Usagi ma cosa…

- Ti prego… non parliamone più.

Mamoru sospirò rassegnato… era chiaro che la sua occasione era sfumata! Ora chissà quando trovava il coraggio per invitarla di nuovo?

 

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Capitolo 9
*** Il regalo di compleanno ***


 

Usagi se ne stava sotto la doccia da diversi minuti ormai, aveva finito di lavarsi ma non di riflettere su lei e Mamoru.

Come aveva potuto immaginare che quel ragazzo fosse, anche solo lontanamente, interessato a lei?

Rei era molto più bella, forte, non era pasticciona e pigra... chiaramente la ragazza ideale per Mamoru.

E, comunque, lei non si stava ripetendo da una settimana che quel ragazzo non le piaceva?

Allora perché stava quasi per piangere quando li aveva visti mentre si baciavano?

Sospirò alzando il viso verso il getto dell’acqua calda... ricordava ancora la bellissima sensazione che aveva provato l’altra mattina al suo risveglio. Il calore del corpo di Mamoru, il profumo della sua pelle così buono, il suo fiato sul collo, le sue sensuali labbra che le sfioravano l’orecchio....

Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, si avvolse nell’asciugamano rosa e andò nella sua stanza.

- Mi sembri turbata Usagi. – constatò Luna quando vide la sua padrona entrare – C’é qualcosa che non va? Hai litigato ancora con Mamoru?

Usagi scosse il capo e prese la sua biancheria.

- Usagi...- mormorò la gatta tristemente – perché non vuoi più parlare con me?

- Non é vero che non voglio parlare con te Luna. – rispose lei vestendosi – Forse... sono solo molto confusa al momento e non saprei neppure cosa dirti.

Luna annuì ma non sembrava soddisfatta di quella risposta.

- Si tratta di Mamoru?

- Esatto.

- Ti piace?

Usagi restò immobile per qualche secondo.

- Sì, credo che mi piaccia... – rispose alla fine ma non più alla sua gatta ma a se stessa, ammettere che Mamoru le piaceva era come togliersi un peso enorme dal cuore - in queste settimane ho visto una parte di lui che non conoscevo... e mi chiedo quante altre parti ancora non conosco. A volte mi fa quasi paura la sua complessità. – sospirò e riprese a vestirsi – Ma a lui piace Rei... e io non posso proprio mettermi in mezzo, non farei mai un torto alla mia amica.

- Tu sei sicura che a lui piaccia Rei?

- Eccome se ne sono sicura!

- Allora, Usagi, devi solo seguire quello che ti dice il cuore.

Usagi annuì e uscì dalla camera pronta per un’altra giornata lavorativa.

 

- Buongiorno Usagi.

- Buongiorno Mamoru.

Il ragazzo notò immediatamente l’alone di tristezza nei suoi occhi blu.

- Usagi stai bene? Mi sembri triste.

- No, sto benissimo. – mentì lei togliendosi la borsa e prendendo il grembiule.

Lavorarono molto quel giorno, i clienti abbondarono e non c’erano stati molti momenti dove poter parlare tranquillamente.

Usagi stava male.. soprattutto perché quel giorno era il suo compleanno e, probabilmente, Mamoru se l'era dimenticato.

- Beh di cosa mi stupisco?- disse tra sé e sé mentre serviva i clienti – Non sono la sua ragazza!

In più le sue amiche l’avevano chiamata dicendole che non potevano festeggiare con lei quest’anno per colpa dei loro impegni estivi... che compleanno schifoso!

- Testolina buffa sei sicura di stare bene? – le sussurrò Mamoru all’orecchio durante un breve momento di pausa.

- Sì, Mamoru sto bene. – sbuffò lievemente adirata – Il tavolo cinque vuole due caffè.

Mamoru alzò un sopracciglio, si vedeva lontano un miglio che Usagi era arrabbiata per qualcosa...

Lui odiava lasciare un discorso in sospeso o una questione irrisolta ma, in quella giornata frenetica di lavoro, non aveva avuto occasione di chiederle realmente cosa avesse.

Verso sera il locale si era svuotato.

- Sono distrutta! – disse buttandosi su una sedia Usagi – Penso che andrò subito a letto stasera. E tu Mamoru? – non ottenendo risposta si guardò attorno. – Mamoru? Dove sei?

Le luci del locale si spensero, Usagi iniziò a tremare.

- O Mamoru mi ha chiuso dentro, - iniziò a riflettere la ragazza – o sono i ladri... oppure...

I suoi pensieri vennero interrotti dall’entrata del ragazzo, il suo viso era illuminato da una piccola candela. Si mise a sedere accanto a Usagi e le passò un piatto, fu allora che vide la fetta di torta al cioccolato.

- Esprimi un desiderio. – le disse Mamoru teneramente.

Usagi chiuse gli occhi e sorrise, poi spense la candelina.

- Aspetta un attimo...- fece l’altro correndo ad accendere le luci.

- Pensavo che te ne fossi dimenticato. – fece Usagi guardandolo mentre si risiedeva accanto a lei.

- Non avrei mai potuto dimenticarlo... non dopo che tu me l’hai ricordato praticamente ogni giorno da due settimane a questa parte.

Usagi arrossì un poco.

- Scusa se la fetta é un po’ piccola... ma é rimasta solo questa.

- E tu non la mangi la torta?

- E’ il tuo compleanno... – rispose tranquillamente – io resto solo qui a guardare.

- Ma non é giusto. – velocemente Usagi si alzò e corse dietro il bancone del bar, prese un piattino, una forchetta e tornò al suo posto. Tagliò in due la fetta e ne passò una parte a Mamoru.

- Non mi piace festeggiare da sola. – disse con un sorriso dolcissimo.

Mangiarono la torta in silenzio scambiandosi, ogni tanto, un’occhiata furtiva.

- Grazie Mamoru. – disse Usagi finito di mangiare.

- Aspetta... devo darti il tuo regalo.

- Il mio... ehi un regalo!- gioì mentre i suoi occhi si ingrandivano – Che bello!

Mamoru rise e le passò una scatoletta di latta a forma di luna.

Usagi la rigirò tra le mani...

- Aprila. – le suggerì l’altro.

Usagi obbedì e aprì la semplice scatoletta, dentro c’erano due rettangolini di carta colorata, quando lesse il nome saltò al collo dell’amico con un gridolino di gioia.

- Veramente sono i biglietti per quel posto?

- Li ho comprati stamattina.

- E mi ci vuoi portare?

- Ovvio! Domani teniamo chiuso il locale. Non credo che Motoki se la prenderà.

- Domani?- chiese Usagi confusa – Ma non avevi il tuo appuntamento con Rei.

Mamoru sospirò e avvicinò il viso a quello della ragazza.

- Usagi...- disse piano – io e Rei non siamo insieme.

Per un attimo la paladina della legge credette di aver capito male.

- Come? Ma l’altro giorno...

- Rei era venuta a chiedermi di tornare insieme ma io... io continuo a pensare ad un’altra ragazza ora.

Usagi abbassò il capo.

- Capisco. – mormorò tristemente alzandosi e prendendo i piatti sporchi.

- Idiota!- pensò Mamoru imbestialito – Quel momento era perfetto per dirle quello che provi! Mamoru Chiba ma cosa stai combinando?

- Stupida, stupida, stupida, stupida! – pensò nello stesso istante Usagi – Era ovvio che non prende nemmeno in considerazione una mocciosa come me!

- Allora per domani va bene?- chiese Mamoru alzandosi.

- Sì! Ma ti avverto che mi comporterò come una bambina di quattro anni!

 

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Capitolo 10
*** Al Luna Park ***


 

Il Luna Park di Yuoky – san era molto conosciuto a Tokyo, era uno dei più grandi del Giappone, perennemente gremito di gente e l’entrata non era proprio alla portata di tutti!

Usagi sognava quel posto da quando era piccolina, ma i suoi genitori non l’avevano mai portata dicendo ogni volta che il biglietto d’entrata era troppo alto per una famiglia di quattro persone.

Ed ora stava varcando i gradi archi colorati con le bandierine sotto lo sguardo divertito di Mamoru...

Il posto era fantastico, colorato, allegro, la musica era gradevole e gli odori così stuzzicanti da farle venire subito una gran fame.

- Allora da cosa vuoi incominciare festeggiata? – domandò Mamoru.

Usagi si guardò attorno... quel posto era grandissimo...

- Dalla giostra dei cavalli!

Provarono giostre per tutta la mattina, da quella dei cavalli alle montagne russe, la casa degli specchi e quella dei fantasmi dove Usagi dovette, più di una volta, aggrapparsi al braccio di Mamoru spaventata. Lui la prendeva in giro dicendole che avendo affrontato i demoni più spaventosi dell’universo non doveva spaventarsi di fronte ad un mucchio di pupazzi in carta.

- Ma sembrano così veri! – aveva piagnucolato appiccicata al suo braccio – Mamma che paura.

- Allora se prendiamo un gelato ti passa la paura? – rise Mamoru che non aveva mai visto Usagi cosi dannatamente tenera e desiderabile.

- Sì! – aveva urlato lei al settimo cielo.

Mentre passeggiavano con il gelato in mano Usagi si bloccò di colpo davanti al gioco dei barattoli.

- Guarda quel pupazzo! – fece tirando la manica di Mamoru – Assomiglia tanto a Luna!

Mamoru diede il suo cono alla ragazza e si avvicinò al bancone:

- Scommettiamo che te lo vinco al primo colpo?

Usagi saltellava proprio come una bimba di cinque anni con il suo nuovo pupazzo in mano, Mamoru la guardava con un sorriso tenero sulle labbra... era adorabile.

- E’ il più bel compleanno della mia vita!- esultò la ragazza – Grazie Mamoru!

- Vieni, - le disse prendendole una mano – andiamo là.

Usagi arrossì per quel contatto così inaspettato, la mano di Mamoru era calda e morbida... si morse un labbro e lo seguì a testa china per non far vedere il suo imbarazzo.

 

Tokyo era magica durante il tramonto, Usagi la guardava dall’alto sulla ruota panoramica. I colori purpurei del cielo si mischiavano con le luci della città e lassù, ancora opaca ma già visibile, c’era la luna.

Mamoru guardava prima lei e poi Usagi... bellissime e perfette entrambe...

- Usagi... – mormorò piano accarezzandole i capelli biondi.

- Mamoru non credi anche tu che quest’istante sia perfetto? – sussurrò la ragazza con gli occhi sognanti – Questa calma... questo paesaggio favoloso... si sta così bene qui.

- Sì...- ripose sospirando l’altro, se il momento era perfetto non poteva rovinarlo cerando di baciarla – si sta proprio bene.

 

Verso sera i due uscirono dal Luna Park, Usagi era a dir poco raggiante e Mamoru era felice di averle fatto passare una bella giornata.

- Mi sono proprio divertita. – mormorò la ragazza con un sospiro, la giornata sarebbe stata perfetta se Mamoru fosse stato il suo ragazzo.

Continuando a ripensare a quella giornata arrivarono all’incrocio che separava le strade dei due.

- Se vuoi ti posso accompagnare a casa. – le suggerì Mamoru.

- No, grazie. Sei stato fin troppo paziente con me oggi.

- Mi ha fatto piacere Usagi... é stato bello passare una giornata con te al di fuori del lavoro.

La ragazza arrossì.

- Anche per me é stato tanto bello Mamoru.

- Sai...- fece lui avvicinandosi di un passo – é tutto il giorno che penso di fare una cosa... ma non ho mai trovato il coraggio...

Usagi si alzò in punta di piedi e gli chiuse la bocca con un delicato bacio.

- Ti prego...- sussurrò dopo che le loro labbra si separarono appena – dimmi che é questo quello che volevi fare o non sarò più in grado di guardarti in faccia per il resto della mia vita.

Mamoru sorrise e l’abbracciò tornando ad unire le loro labbra per un bacio molto più passionale.

- Sarei impazzito se non ti avessi baciato subito Usagi. – mormorò lui stringendola forte per non farla scappare via.

Ma Usagi non aveva nessuna intenzione di scappare... voleva solo restare lì, tra le sue braccia, sorrise serena e tranquilla appoggiando la nuca sul suo torace mentre Mamoru le accarezzava la schiena.

 

 

 

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Capitolo 11
*** La scoperta ***


 

Rimasero così a lungo, in mezzo alla strada dimenticando tutto tranne il legame che li univa.

Mamoru fu il primo a rendersi conto che, forse, Usagi era in ritardo.

- E’ meglio che ti riaccompagni a casa Usagi, o i tuoi genitori penseranno che ti abbia rapito!

La ragazza sorrise sul suo torace e tornò a guardarlo.

- Io resterei solo qui.

- Anch’io ma non voglio metterti nei guai... domani ci vedremo al lavoro.

- Uffi mi manchi già...- piagnucolò lei.

Mamoru sorrise e la strinse di nuovo.

- Se ci fossero le tue amiche potremmo chiamare i tuoi e dirgli che dormi fuori casa...

- L’unica in città é Rei. – constatò Usagi.

Mamoru sospirò tristemente:

- Forse é meglio che lei non sappia di noi... almeno per un po’.

- Sì, hai ragione. – ma Mamoru notò immediatamente la sfumatura che aveva assunto la sua voce – Usagi... cosa c’é?

La ragazza strofinò il viso sul suo petto... stava singhiozzando...

- Sono un mostro! – sbottò all’improvviso.

- Cosa?- chiese stupido Mamoru alzandole il viso rigato dalle lacrime – E perché?

- Perché tu sei il ragazzo che piace ad una delle mie migliori amiche... non dovrei neppure guardarti invece...

Mamoru sorrise, quanto era dolce e altruista la sua piccola:

- Usagi é capitato... – fece dolcemente mentre le asciugava gli occhi - non possiamo farcene una colpa, non si comandano i propri sentimenti. Rei é una donna matura e saggia, capirà... certo potrebbe soffrire all’inizio ma poi capirà.

- Ne sei certo?- domandò lei con una nuova speranza – Non poteri mai fare del male alle mie amiche Mamoru, lo sai vero?

- Sì, so benissimo quanto sei legata alle altre.

- Ora sono legata anche a te. – sorrise Usagi.

Mamoru tornò a baciarla, neppure lui voleva separarsi dalla sua testolina buffa, ma era realmente troppo tardi per entrambi.

 

Il giorno di chiusa del locale Usagi e Mamoru ne approfittarono per fare una passeggiata nel parco della città, faceva un gran caldo quel pomeriggio, si erano seduti all’ombra di un albero. Usagi era seduta tra le gambe del suo ragazzo, la schiena appoggiata al suo petto, le loro mani erano intrecciate e più di una volta Mamoru aveva cercato le sue labbra mai sazio del loro dolce sapore.

- Ti ho già detto che sei bellissima oggi?- le sussurrò all’orecchio prima di mordicchiarle il lobo.

Usagi arrossì e reclinò la testa di lato per permettergli di mordicchiarle anche la pelle delicata del collo.

- Mamoru…- fece dolcemente mentre gli accarezzava i capelli corvini – lo sai che mi stai facendo impazzire… ma siamo in un luogo pubblico…

- E chi ti dice che il mio piano non sia proprio quello di torturati in un luogo pubblico così tu non puoi difenderti?

- Pensi sul serio che io non possa difendermi? – scattò in piedi e si mise in posizione da combattimento – Io sono Sailor Moon e sono venuta qui per punirti in nome della Luna!

Mamoru rise e si alzò a sua volta.

- E io sono Tuxedo Kamen, Sailor Moon… non potrai mai battermi!

- Ne sei certo? – sorrise la ragazza, con una mossa fulminea cercò di colpire Mamoru dolcemente, ma lui fu molto più veloce, afferrò il braccio della ragazza e la strinse a se.

- Solo perché non ho usato tutta la mia forza…- mormorò Usagi – altrimenti ti avrei fatto male.

- Ti avrei bloccato lo stesso. – rispose spavaldamente l’altro. 

- E, ora che sono tua prigioniera, che vuoi farmi?

- Vediamo se lo indovini… - stava per baciarla quando una voce li raggiunse.

- Non… non è possibile.

I due si voltarono ancora abbracciati, Rei li stava fissando, aveva la bocca aperta dallo stupore, gli occhi sgranati e lucidi.

- Voi… voi due…- balbettò cercando di non scoppiare a piangere.

- Rei… - mormorò Usagi imbarazzata – possiamo spiegarti tutto.

Ma lei non ascoltava l’amica, puntò immediatamente il suo sguardo su Mamoru.

- Era lei? – urlò rabbiosa – Lei è la ragazza che mi dicevi?

- Sì. – confermò Mamoru – Ma Rei è stata una cosa improvvisa… noi… non abbiamo programmato nulla…

- Rei ti prego…- cercò di avvicinarsi Usagi per chiarire e consolarla.

Ma la sacerdotessa fece un passo indietro, le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi ma non erano solo lacrime di tristezza.

- Come hai potuto farmi questo Usagi? – chiese con un sibilo – Tu sapevi cosa provavo per lui… perché di tutti i ragazzi dovevi prenderti Mamoru?

Usagi si bloccò e si morse un labbro, tra poco anche lei sarebbe scoppiata a piangere.

- Rei… mi dispiace… è successo…

Rei non rimase ad ascoltare Usagi, si voltò e corse via.

Usagi stava per seguirla quando Mamoru la fermò:

- No, deve stare da sola.

- Non posso abbandonare la mia amica… non quando soffre!- urlò lei ormai in lacrime.

- Non puoi aiutarla Usagi… non puoi perché è per noi se soffre… deve capire, da sola. Arriverà il giorno in cui potrai parlarle ma non ora, la ferita è ancora molto profonda.

- L’avevo detto che sono un mostro insensibile. – fece la ragazza – Come ho potuto tradire così la sua fiducia?

Mamoru l’abbracciò cercando di darle un po’ di conforto.

- Usagi… ne abbiamo già parlato.

- Lo so… ma io mi sento uno schifo lo stesso.

 

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Capitolo 12
*** Devo chiarire - Epilogo ***


 

Usagi puliva silenziosamente i piatti, era successo alla fine, aveva fatto soffrire una delle sue migliori amiche... solo lei sapeva quando ci stava male.

Rei aveva ragione... perché di tutti gli uomini sulla terra doveva proprio innamorarsi di Mamoru?

Ma anche Mamoru aveva ragione... ai sentimenti non si comanda.

Sospirò mentre puliva la stessa tazza da almeno dieci minuti, Mamoru le lanciava delle occhiate fuggevoli, Usagi stava male, forse tanto quanto Rei.

Anche lui si sentiva tremendamente in colpa, aveva respinto Rei dicendole che amava un’altra.. forse avrebbe dovuto specificare chi fosse questa ragazza.

Esitante si avvicinò alla ragazza:

- Usagi...

- Mamoru non ci riesco...- rispose la ragazza con le lacrime agl’occhi – ho fatto una cosa orribile.

- Usagi stai esagerando adesso... io non ero il suo fidanzato. Insomma se l’avessi tradita quando eravamo insieme posso capire i tuoi sensi di colpa ma così no!

La ragazza annuì e diede un casto bacio sulle labbra di Mamoru.

- O mio Dio!! – urlò qualcuno all’entrata.

Usagi e Mamoru sussultarono spaventati, Motoki era alla soglia, fece cadere la sua borsa e puntò un dito su Mamoru:

- Tu… tu… - poi il dito si spostò su Usagi – e lei… voi… o mio Dio! – si mise a sedere e mise la testa tra le mani – Sto via un mese succede di tutto!

- Motoki! – echeggiò Usagi avvicinandosi al ragazzo – Ti aspettavamo settimana prossima.

- Lo so ma ho deciso di partire prima.

- E’ successo qualcosa?

- No, la mia ragazza doveva svolgere una ricerca particolare e non volevo esserle d’intralcio e poi…- guardò storto i due – pensavo che vi stavate scannando nel mio locale. Ma vedo che avete iniziato ad andare molto d’accordo.

Usagi e Mamoru divennero rossi.

- E’… è stata una cosa inaspettata per entrambi. – rispose Mamoru.

Usagi si morse un labbro e si alzò:

- Scusate..- disse con un filo di voce – io… io devo andare in un posto. – si tolse il grembiule e corse fuori.

- Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese Motoki preoccupato.

- No, - sospirò Mamoru – sta andando da Rei.

- E perché?

- Ci ha visto al parco qualche giorno fa…- spiegò il ragazzo – era molto scossa.

Motoki annuì comprensivo.

- Rei voleva che tornassimo insieme ma le avevo detto che mi piaceva un’altra ragazza. Quando ha visto che era Usagi si è arrabbiata… e conosci Usagi, non farebbe mai del male alle sue amiche.

- E’ molto legata a loro.

- Già.

- E tu?

Mamoru si guardò attorno un attimo disorientato.

- Io cosa?

Motoki fece un sorriso malizioso:

- Ora voglio sapere tutto quello che avete fatto in un mese! Dal primo giorno al primo bacio… e non provare neppure a saltare qualche dettaglio! 

Mamoru divenne ancora più rosso… quel Motoki era più curioso di una donna!

 

Usagi aveva sempre detestato la lunga scalinata che portava al tempio di Rei, la considerava un supplizio pari solo ad un compito a sorpresa di matematica.

Solitamente saliva piano e arrivava in cima senza fiato, quel giorno salì gli scalini a due a due, doveva parlare con Rei.

Arrivò in cima tralasciando completamente la stanchezza e corse verso il santuario. La sua amica stava scopando il cortile, le dava le spalle, ma l’aveva sentita arrivare e si voltò quando Usagi era a qualche metro da lei.

- Perché sei qui?- le domandò freddamente.

Usagi cercò di impedire alle lacrime di scendere, lo sguardo di Rei la fece tremare.

- Voglio parlare. – disse semplicemente sostenendo lo sguardo duro dell’altra.

- Non credo che abbiamo qualcosa da dirci.

- Io dico di sì.

Rei si stupì… Usagi usava quel tono risoluto solo quando aveva a che fare con qualche demone.

- Rei..- iniziò a dire Usagi – mi dispiace… io non ti avrei mai fatto del male.

- Ma l’hai fatto.

- Rei… io… io sai quanto detestavo Mamoru… ma nell’ultimo mese…. Non so cosa sia successo ma me ne sono innamorata.

La sacerdotessa fece un leggero sorriso.

- Io so cos’hai visto. – disse guardando a terra – La sua dolcezza, il suo modo di farti sentire sempre amata e protetta, le sue parole dolci e i suoi modi di fare…. Ti capisco molto bene Usagi, sono le stesse cose che amo in Mamoru.

Usagi fece un passo in avanti.

- Sai… ho sempre pensato, in fondo al cuore, che tu e Mamoru siete fatti l’uno per l’altra. – continuò l’altra stringendo il manico della scopa – Ma non avrei mai immaginato di vedervi abbracciati in un parco… è stato così strano e così doloroso.

Ormai Usagi era vicinissima all’amica, non sapeva se stava facendo la cosa giusta ma doveva provare, l’abbracciò forte.

- Mi dispiace…- mormorò – ti prego Rei perdonami.

Rei fece cadere la scopa e abbracciò Usagi a sua volta, scoppiando a piangere.

- Non sono mai stata realmente arrabbiata con te Usagi… ero solo molto triste.

- Lo so amica mia…- rispose Usagi accarezzando la nuca dell’amica – lo so…. Passerà, ti aiuterò io.

Rei si staccò da lei e si asciugò gli occhi:

- Sto già molto meglio Usagi… avevi ragione tu, dovevamo parlare. E spero che tu e Mamoru siate felici.

- Sono contenta che abbiamo chiarito… ora, però, devo tornare al lavoro. - sorrise la ragazza.

- Sì, anch’io.

Usagi la salutò e corse via ma la voce di Rei arrivò lo stesso alle sue orecchie.

- E cerca di non influenzarlo troppo con la tua goffaggine Usagi!

La ragazza si bloccò e si voltò rossa in volto.

- Rei! Sei crudele!

La sacerdotessa le fece una giocosa linguaccia e tornò alle sue mansioni.

 

Epilogo

 

- Finalmente anche l’ultimo giorno di lavoro è finito! – fece allegra Usagi chiudendo la porta del locale.

- Mi stai dicendo che non ti è piaciuto lavorare nel mio bar?- chiese Motoki che si era aggiunto a loro negli ultimi due giorni.

- Oh no! – si affettò a dire l’altra – Mi è piaciuto molto!

- Soprattutto perché hai trovato un ragazzo splendido, vero? – sorrise Mamoru abbracciandola da dietro.

- Come siamo modesti Mamoru. – rise la ragazza voltandosi e dandogli un leggero bacio.

- Oh no!- urlò Motoki coprendosi gli occhi con una mano – Prima litigavano in continuazione! Ora non fanno altro che sbaciucchiarsi!

 

 

****

 

Bene sono arrivata alla fine… spero vivamente che vi sia piaciuta!

Vi ringrazio tutte per il sostegno e per aver letto fino qui la mia prima FF su Sailor Moon… avviso subito che ci sarà un’altra storia (visto che i commenti sono stati così positivi!!). Questa sarà incentrata su un possibile futuro dopo la sconfitta di Galaxia, è in lavorazione e spero di riuscire a posare il primo capitolo il più in fretta possibile.

Alla fine mi sono ritrovata con un titolo che ha poco a che vedere con la storia in sé… ma, ormai, mi sono affezionata a questo!

Grazie ancora a tutte!!!

Elena

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