You and Me

di Jerry93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Only Her ***
Capitolo 2: *** In My Mind ***
Capitolo 3: *** Now I know that she knows too much ***
Capitolo 4: *** Thoughts and Doubts (Discovering the past) ***
Capitolo 5: *** The Bell was knelling, at the end ***
Capitolo 6: *** The End and the new Beginning ***
Capitolo 7: *** The Wolf ***
Capitolo 8: *** An Autumn Afternoon ***
Capitolo 9: *** Stay with Me ***
Capitolo 10: *** After the Attack ***
Capitolo 11: *** Smoking with Blaise ***
Capitolo 12: *** Abstinence and Satisfy ***
Capitolo 13: *** Christmas Present: Nightfall ***
Capitolo 14: *** Fragility ***
Capitolo 15: *** Talking about Love (Fragility, Part II) ***
Capitolo 16: *** Missing Moment: Christabel's Tragedy ***
Capitolo 17: *** New Alliance ***
Capitolo 18: *** Some Chords, the Ivy and a White Rose ***
Capitolo 19: *** The shutting of the wings ***
Capitolo 20: *** The brass gate of the Library ***
Capitolo 21: *** The Last Matriarch ***



Capitolo 1
*** Only Her ***


Chapter One, Only Her

Camminava con il suo innato portamento elegante e senza prestare il minimo sguardo a tutti coloro che si giravano a guardarlo.

Molti lo temevano, sapevano chi era lui. E se non l’avessero saputo e avessero osato sfidare la sua pazienza, lo avrebbero capito a loro spese.

Lui era l’erede di due delle più importanti famiglie Purosangue dell’intera Inghilterra.

Sangue Malfoy scorreva nelle sue vene, palesandosi con il biondo pallido dei suoi capelli e i tratti spigolosi del suo viso.

Sangue Black veniva pompato ritmicamente dal suo cuore, non riuscendo a vivacizzare il candore della sua pelle diafana ereditata da quella stupida di sua madre, Narcissa Black. Prima o poi, suo marito e sua sorella l’avrebbero uccisa per potersi liberare di quella macchia nella loro famiglia di fedelissimi del Signore Oscuro.

Lui, però, non avrebbe ceduto il passo agli eventi. Lui era Draco Malfoy e, volenti o nolenti, tutti quelli che erano in quella stanza, un giorno, si sarebbero inchinati ad un suo schioccare di dita. E avrebbero implorato pietà, scusandosi per quegli sguardi che gli avevano rivolto. Ma lui, non li avrebbe perdonati.

Tutti sarebbero stati puniti, tranne lei.

I suoi occhi vagarono per la stanza fino a che non riuscirono a trovarla, seduta al tavolo dei Grifondoro tra San Potter e quell’idiota di Weasley.

Rideva allegra, ad una battuta di quel fesso con i capelli arancioni. Lui sarebbe stato il primo a morire, sicuramente.

Proprio in quell’istante Paciock si avvicinò al trio per salutarli e, mentre parlava (se quell’imbranato ne era capace), aveva amichevolmente appoggiato una mano sulla spalla della ragazza.

Malfoy decise all’istante. Paciock, sarebbe stato il secondo ad andare in contro alla Dea Nera.

Il terzo posto spettava da tempo a Potter e nessuno glielo avrebbe sottratto.

La Granger, invece, avrebbe avuto la possibilità di scegliere.

O con lui, o senza nessuno.

Poteva amarlo spontaneamente o dopo aver ricevuto una minaccia. Per lui, tutto ciò non faceva differenza. Come si suole dire, ciò che conta è il fine, non il mezzo per raggiungerlo.

Intanto, mentre scrutava verso i Griffyndor, si diresse verso il tavolo delle Serpi.

Non appena si fu seduto nel primo posto che incontrò che gli permetteva di avere una buona visuale verso la sua ossessione, qualcuno cominciò a parlarli. Forse erano quegli idioti di Tiger e Goyle o quella gallina di Pansy Parkinson, con cui si era divertito l’anno prima, ma a lui tutto ciò non importava.

Solo ad una cosa ambiva, solo in un desiderio confidava.

Percepire, sotto le proprie, la morbidezza delle labbra di quella ragazza.

Il resto non aveva posto nella sua mente, in quel momento.

Solo lei.

***

Silente si alzò in piedi.

Come se un potente incantesimo fosse stato lanciato sull’intera Sala, tutti ammutolirono.

L’anziano mago, spinti verso l’alto gli occhiali a mezzaluna e sorridendo, cominciò a parlare.

-Buonasera, ragazzi e ragazze. Volti nuovi hanno il piacere di vedere i miei occhi e sguardi che altre volte ho visto, di nuovo vedo ora. Questo mi riempi d’orgoglio. Ancora una volta, infatti, ho la conferma che in molti ritengono questo luogo un rifugio sicuro, un porto in cui poter attraccare senza complicanze di vario genere. Lord Voldemort è tornato da quasi due anni. In questi tempi bui, noi dobbiamo stringerci e affrontare insieme le difficoltà. Spero che tutti in questa stanza siano disposti a farlo. –

Dicendo ciò, cominciò a passare in rassegna tutti i tavoli, cercando una conferma alle sue parole, che però trovò solo poche volte.

Vecchio stupido. Solo questo pensò Malfoy, mentre la sua mano sfiorava il proprio avambraccio sinistro.

-Come ogni anno, anche questa volta il corpo insegnati ha subito alcune lievi modifiche, rispetto all’anno precedente. Da quest’anno, infatti, il professor Piton, occuperà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.-

Un brusio si sollevo da tutti i tavoli e in particolare da quello dei Grifoni.

Draco sghignazzò, vedendo l’espressione di Potter. Evidentemente temeva di perdere quell’unico Eccellente che era riuscito ad ottenere nei suoi G.U.F.O., o magari temeva che Piton gli scagliasse addosso qualche strana fattura.

Poi, però, Hermione gli posò una mano sulla spalla cercando di consolarlo.

Un ghigno rabbioso si dipinse sul sorriso di Malfoy e un velo di tristezza si posò sui suoi occhi d’argento.

-Ragazzi, per favore, contenete la vostra gioia!- disse non abbandonando la sua innata pacatezza il Preside – Non ho ancora finito con i cambiamenti! La cattedra di Pozioni, infatti, verrà affidata ad Horace Lumacorno, un atteso ritorno in questa scuola. Infine, da quest’anno sarà attivo un corso avanzato per alcuni studenti. Non tutti potranno, però, parteciparvi. Il corso è aperto, infatti, solo a studenti almeno del sesto e anno e, per accedervi, dovranno avere almeno un professore disposto a certificare che la preparazione dell’alunno in questione è superiore alla media. Credo che il docente che terrà questo corso potrebbe essere certamente più esaustivo del sottoscritto sul suo metodo, purtroppo, però, mi è appena giunta notizia che ha avuto un contrattempo e avrà, per questo motivo, un leggero ritardo. In attesa delle sue delucidazioni, che la cena inizi!- continuò, concludendo il proprio discorso con un unico battito di mano, che riempì i tavoli di pietanze.

Silente si accomodò sorridendo.

Il suo sguardo, però, si incupì non appena Minerva McGranitt gli riferì qual’era il contrattempo del nuovo docente.

***

-Chissà come sarà questo nuovo insegnante … -rifletté ad alta voce Ginny, seduta vicino al fratello.

Ron non sembrò avere dubbi.

-Secondo me, - cominciò dandosi un’aria saccente – sarà un mago fallito come Allock –

Harry, a quell’affermazione, provò a figurarsi il nuovo professore.

- Assolutamente no! – esclamò prendendo alla sprovvista i tre amici che sobbalzarono spaventati – Sarà sicuramente una vecchia strega del paleolitico!-.

Hermione, stranamente, non diede il proprio parere.

A qualche metro di distanza, Malfoy continuava a fissarla.

Chissà cosa stava tramando, questa volta.

Messa in soggezione, chinò il capo sul proprio piatto.

***

Gli occhi color cioccolata che celavano la sua mente brillante.

I ribelli capelli castani, bloccati da una matita e raccolti sulla nuca.

Non aveva retto il suo sguardo, non lo aveva guardato come lui, invece, aveva guardato lei.

Chissà cosa stava pensando in quel momento.

Lui pensava solo che era bellissima.

Un urlo dietro la porta che conduceva a quella sala. Gazza stava sbraitando contro qualcuno, che a detta del Custode era un assido frequentatore di donne adultere, cercando di impedirgli di entrare nella Sala Grande.

Evidentemente, non ci riuscì. Pochi attimi dopo, infatti, i battenti dell’uscio si spalancarono.

Un ragazzo quasi venticinquenne entrò e si richiuse la porta alle spalle.

-Qualcuno deve aver lasciato aperte le porte del reparto psichiatrico al San Mungo- si disse perplesso, mentre era ancora appoggiato alla porta impedendo a Gazza di entrare.

Silente si alzò non appena lo vide.

-Professor Kennan!- esclamò – È arrivato!-

Il ragazzo sentendo questa voce amica, sollevò la testa sorridendo.

Denti bianchissimi, nascosti dalle labbra sottili. Capelli color carbone spettinati e bagnati che gocciolavano sulla camicia bianca sbottonata.

Occhi blu profondi che strapparono parecchi sospiri alle ragazze della Sala.

-Vecchia strega o mago idiota?- domandò Ginny a Ron e Harry – Mi sembra piuttosto un bel ragazzo palestrato!-

Harry la guardò.

-È sicuramente un’idiota, non ti preoccupare- mormorò, forse accecato dalla gelosia.

Il ragazzo cominciò a camminare tra le due lunghe tavolate di Hufflepuff e Ravenclaw. Molte ragazze Slytherin e Gryffindor maledirono quel vecchio e ammuffito Cappello Parlante che, sicuramente, le aveva smistate nella Casa sbagliata.

Alcune del primo anno, dopo aver visto il ragazzo passare davanti al proprio naso, sparsero la voce che quei pantaloni neri che indossava gli facevano proprio un bel sedere.

Il primo a rivolgere la parola al nuovo professore fu un ragazzino Ravenclaw del quarto anno.

-Mi scusi professore, ma credo che stia gocciolando sangue sul pavimento-.

Questo, stupito dall’affermazione, sollevò un sopraciglio e si girò per vedere ciò che gli era stato fatto notare.

In effetti, il ragazzino non aveva sbagliato.

Dalla porta d’ingresso fino al punto in cui si era fermato, vi era un susseguirsi di macchioline cremisi distanziate da qualche centimetro tra loro.

-Avrei voluto una presentazione senza sangue o pazzi urlanti, ma evidentemente non era questo il mio destino- si disse, cercando di consolarsi.

Ad una velocità tale che stupì molti dei presenti, aveva afferrato la propria bacchetta e, con un tono soave che aveva fatto sciogliere le poche appartenenti al genere femminile che avevano resistito al suo fascino, pronunciò un incantesimo.

-Gratta e Netta-.

Le macchie, ad una ad una, sparirono.

Soddisfatto del risultato ottenuto sul pavimento, cominciò ad interessarsi del proprio braccio sinistro.

Un taglio poco profondo si apriva dalla mano fino al gomito.

Puntò la bacchetta contro la ferita e, senza pronunciare nemmeno una parola, questa si richiuse senza lasciare segni della propria presenza.

Finalmente, dopo aver risolto il problema, ricominciò a camminare verso il tavolo degli insegnati.

Giunto qui, strinse la mano a tutti i professori che reagirono in maniera differente alla sua presentazione. Molti di loro, infatti, avevano avuto il piacere di essere suoi insegnanti, qualche anno prima.

Hagrid lo stritolò in un caloroso abbraccio che quasi lo soffocò, Piton ricambiò con una smorfia quasi schifata, Vitious, invece, cominciò a ridere dopo avergli raccontato un aneddoto che lo vedeva protagonista.

La reazione che sconvolse tutti fu, però, quella della McGranitt, che perse completamente il suo cipiglio severo e riuscì persino a battergli amorevolmente una mano sulla spalla.

Silente ricominciò a parlare.

- Ebbene, ragazzi, costui si occuperà dello speciale corso avanzato. Spero che nessuno si faccia ingannare dalla sua giovane età, visto che questo ragazzino, alcuni anni fa, mi ha quasi sconfitto- disse il Preside, palesemente felice di tale primato.

Gli altri professori, invece, non potevano affermare la stessa cosa, ed era proprio questo che lo aveva reso antipatico fin da subito a Piton.

Una sonora sconfitta, quella che aveva subito, che ancora non riusciva a perdonarsi.

-Credo, dunque, che sia arrivato il momento delle delucidazioni tanto atteso. A lei la parola, professor Kennan -

Il ragazzo tossicchiò piano per schiarirsi la voce e si sistemò una manica della camicia.

-Salve a tutti, io sono il professore Drew Kennan. Innanzitutto, vorrei scusarmi con voi per il mio ritardo. Purtroppo, Lord Voldemort vorrebbe avermi tra le sue fila e per questo motivo mi perseguita con uno stuolo di miei fan personali. Peccato che questi siano dei nervosi Mangiamorte dalla bacchetta molto facile- disse.

La platea non sapeva come rispondere a questa affermazione, se spaventandosi per il fatto che era perseguitato dai fidati servi dell’Oscuro Signore, o se scoppiare a ridere per il modo in cui li aveva apostrofati.

-Come credo vi sia stato anticipato dal professor Silente, quest’anno io gestirò un corso di magia avanzata atto a prepararvi ad un possibile scontro al di fuori di questa scuola. Un’altra guerra sta per cominciare ed è necessario essere pronti ad affrontarla. Ognuno dei professori mi darà un fascicolo dei suoi studenti migliori che, se mai lo vorranno, domani potranno presentarsi alle selezioni. In quella sede solo le dieci persone giudicate da me più capaci potranno entrare a far parte del corso. Vorrei che fosse chiaro che la prova di domani consisterà in un duello contro un proprio compagno e che, se non si è pronti a ciò, è inutile parteciparvi. Bene, detto questo, troverete l’elenco delle persone che domani possono presentarsi appese nelle vostre sale Comuni. Potrete ricominciare a cenare, ora-

Dicendo ciò, si girò e prese posto tra Vitious e la McGranitt che imbastirono fin da subito un’accesa conversazione. I loro sguardi erano leggermente preoccupati a causa dell’assalto dei Mangiamorte, ma dopo che Drew li tranquillizzò affermando che ciò era semplice routine, le loro domande passarono ad argomenti più frivoli.

***

Tra i tavoli, ora, si respirava una leggera agitazione.

Molti cercavano di stabilire i nomi dei possibili partecipanti al corso. Ginny, invece, imprecava con la volta celeste che l’aveva voluta come fanalino di coda della famiglia Weasley e, quindi, sicuramente scartata a causa dell’età.

Ron, affranto, in quanto certo che nessun professore si sarebbe mai esposto per lui visti gli scadenti risultati nei G.U.F.O., cercò di consolarsi scommettendo con un gruppetto di Ravenclaw che sia Hermione sia Harry sarebbero riusciti ad entrare in quell’elite d’eccellenza.

-Ma Ron non è detto che tu non riesca a partecipare al corso o che io, invece, ce la faccia – cercò di sdrammatizzare Hermione vedendo il dispiacere stampato a chiare lettere sul volto lentigginoso di Ron.

-Ma dai, Hermione! Forse dovremmo chiederci quale dei nove professori che ti ha dato “Eccezionale” nei G.U.F.O. sia disposto a non presentarti come propria miglior allieva!- le rispose.

La cena continuò così, sommersa da quell’agitato chiacchiericcio.

Malfoy, intanto, aveva abbassato lo sguardo e cercava di mangiare qualcosa di ciò che Pansy gli aveva gentilmente messo nel piatto.

Eppure, quella sua ossessione non lo abbandonava mai.

 ***

Finita la cena, Silente si alzò in piedi.

Coloro che avevano già partecipato alla prima cena dell’anno si aspettavano che il Preside li mandasse a letto, ma così non fu.

-Durante la cena il professor Kennan ha avuto un’idea brillante e che ora vi esporrà- disse Silente, invitando gentilmente il ragazzo a parlare.

Costui non fece il prezioso e si alzò subito.

-Ho saputo che tra gli alunni del sesto anno c’è qualcuno molto particolare – cominciò passando uno sguardo veloce sulle teste dei suoi auditori.

Un ennesimo girò di scommesse cominciò a diffondersi. Chi sarebbe stato il “particolare” menzionato? I più, davano per vincitore Potter, il Ragazzo che, per sfortuna di Draco Malfoy, era sfuggito alla Maledizione di Tu-Sai-Chi.

-Beh, so che può sembrare strano, ma ho deciso di vedere se costui è in grado di entrare a far parte del corso stasera. Per questo motivo, ho intenzione di sfidarlo io stesso, adesso. Se supererà il mio esame, sarà ammesso immediatamente- concluse.

Oramai le quotazioni di Harry erano salite alle stelle.

Draco, però, quella sera non puntò il proprio denaro su quell’idiota di Potter.

-Ebbene,- riprese il professore – Nove dei miei colleghi mi hanno informato che costei è la migliore nelle loro materie. Lo stesso Preside ha aggiunto alcune parole di encomio. Dunque, signorina Hermione Granger di Gryffindor, è disposta a sfidarmi a duello?-

Così dicendo, si era mosso fino al tavolo di Grifondoro e, facendo Materializzare dal nulla un guanto bianco, glielo porse.

Lei era impallidita.

Malfoy esultò. Aveva vinto un mucchio di soldi.

 

***

Tutta la scuola, fantasmi e quadri inclusi, la stava fissando in attesa di una risposta.

Nel viso della McGranitt c’era una tacita speranza. Molto poco silenziosa, a dire il vero.

-Non si preoccupi professoressa Sprite, è della mia Casa. Da noi Onore e Coraggio sono normali routine. La signorina Granger si batterà sicuramente!-, andava dicendo alla collega, mentre lanciava un’occhiataccia a Piton che aveva sogghignato.

Era diventata pallida. Lo sapeva, pur non avendo uno specchio.

Ed era preoccupata, molto. Lei, a differenza della maggior parte degli alunni presenti sapeva chi l’aveva sfidata e ciò non faceva che agitarla più di quanto fosse necessario.

Aveva di fronte un vero e proprio talento per la magia che, prima di lasciare Hogwarts pochi anni prima, aveva espresso il desiderio di potersi battere con tutti i suoi professori. E l’unico a non essere stato sconfitto era stato Silente, anche se voci di corridoio dicevano che la McGranitt si era afflosciata a terra senza neppure essere stata colpita.

Eppure, quel ragazzo continuava insistentemente a fissarla.

-Sa, signorina Granger,- cominciò all’improvviso – sarebbe un grande disonore per i suoi professori se adesso lei rifiutasse-.

Hermione gli rispose, prima ancora di aver capito cosa le avesse detto.

-Sarebbe un onore per me poter duellare con lei, professor Kennan -.

Mentre queste parole sgusciavano dalle sue morbide labbra, afferrò il guanto bianco che il professore le stava porgendo.

Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto perfetto di Drew.

Minerva McGranitt alzò il mento orgogliosa, in un chiaro segno di superiorità rispetto ai suoi colleghi.

-Sarà sicuramente un duello emozionante!- esclamò Vitious scendendo dalla sedia.

Kennan porse il gomito ad Hermione, che, scavalcata la panca su cui era seduta, appoggiò la mano sull’incavo offertole.

I due, come se fossero soli, si avviarono oltre la porta della Sala Grande, camminando vicini.

Velocemente i professori si alzarono dal loro tavolo e li seguirono.

Pochi istanti per capire cosa stava succedendo e un corteo di alunni si aggiunse agli spettatori.

Malfoy, dopo aver aggiunto un altro nome alla sua lista nera, spintonò alcuni ragazzi Hufflepuff del primo anno per poter essere in prima fila.

Se una sola goccia del suo sangue fosse stata versata, lui lo avrebbe ucciso.

***

-Prima di cominciare, signorina Granger, vorrei darle un consiglio che,- si guardò attorno – visto il gran numero si spettatori, vorrei venisse recepito da tutti gli studenti.- Kennan si prese un attimo per pensare e ricominciò a parlare poco dopo - In un duello la potenza delle magie è relativa, ciò che conta è il modo in cui esse vengono usate. Dovete usare l’astuzia, la fantasia. Solo così potrete sopraffare il vostro avversario- concluse, enfatizzando alcune delle parole pronunciate.

-Pronta?- domandò rivolto ad Hermione e finalmente completamente concentrato sul duello.

Ad un cenno affermativo della ragazza, le si avvicinò.

-Non sarò gentile con lei, signorina Granger – le sussurrò piano, tanto che Hermione cominciò a sperare di aver capito male.

Cominciarono a contare i tradizionali dieci passi.

 

***

 

Uno. Il suo cuore perse un battito e, per un attimo, pensò che non avrebbe più ricominciato a pulsare.

Due. La fronte le si imperlò di gelido sudore.

Tre. La mano sinistra tremò e la destra si strinse più saldamente attorno alla sua bacchetta.

Quattro. Un ricciolo scivolò dal nodo fissato con una matita sulla nuca e le incorniciò il viso.

Cinque. Nei suoi occhi scuri si diffuse la gelida paura.

Sei. La consapevolezza di non poter più sfuggire al suo destino le permise di avanzare con più convinzione.

Sette. Con la mano sinistra, non più incerta, si allentò il nodo della cravatta della divisa di Gryffindor e fece sgusciare i primi bottoni della camicia dalle rispettive asole.

Otto. Un respiro di aria fresca le riempì i polmoni.

Nove. Un unico pensiero nella sua testa che sparì prima ancora di essere formulato.

Dieci.

-INCENDIO- urlò Drew.

A pochi passi dai propri piedi, Hermione vide spuntare una fiamma che, in breve tempo la circondò.

Non si aspettava niente di tutto ciò.

Il professore, vedendola in difficoltà sorrise.

Draco smise di respirare.

-Alimentes flames- disse il ragazzo puntando sul fuoco che ormai l’aveva circondata.

Minerva McGranitt sperò che il suo intuito di insegnante non l’avesse portata ad errare.

Ron sbatté le palpebre sconvolto, vedendo l’amica sparire dietro le fiamme.

Nessuno osò fiatare.

Nessuno tranne Ginny che urlò un incitamento nei confronti di Hermione.

Là dentro faceva caldo.

Doveva pensare rapita a come liberarsi di quelle fiamme magiche e a come controbattere l’attacco nemico.

Un semplice incantesimo Aguamenti non sarebbe stato sufficiente per spegnere quel piccolo incendio.

-AQUA ERUCTO- urlò, cominciando a girare su se stessa, mentre un potente getto d’acqua scaturiva dalla sua bacchetta.

Una normale ragazzina del sesto anno, molto probabilmente, non avrebbe neppure dovuto conoscere quell’incantesimo. Eppure, lei era riuscita persino a riprodurlo.

Minerva sorrise soddisfatta e piacevolmente colpita.

Ora, però, Hermione doveva riuscire ad attuare la contromossa che aveva ideato in tutta rapidità.

Doveva distrarlo.

-Avis- disse, quasi sussurrando.

Una decina di uccelli infuocati uscirono dalla punta della sua bacchetta.

Un gesto rapido e questi attaccarono il suo avversario, i cui vestiti non tardarono a prendere fuoco.

Doveva attuare la sua reale contromossa.

-Accio armatura-

Da dietro alcune ragazze Ravenclaw un’armatura armata di ascia si sollevo in aria e la raggiunse.

Kennan, intanto, aveva ridotto in cenere tutti gli uccelli e si stava apprestando a spegnere i propri vestiti con un incantesimo acquatico.

Non aveva tempo.

Prima ancora che l’oggetto evocato potesse toccare terra, aveva pronunciato piano, cercando di nascondere la propria mossa al proprio avversario, un incantesimo.

Le fiamme sui vestiti del professore erano state spente.

-Expelliarmus!- disse Hermione.

La bacchetta, però, non si mosse dalla mano del legittimo proprietario.

Non c’era tempo per cercare di distrarlo. Doveva agire prima che tentasse di scagliarle addosso un altro incantesimo.

-Geminio-

Un fascio di luce azzurra colpì l’armatura.

Ora, un’altra perfettamente identica troneggiava, fiancheggiando la gemella.

Vitious era sbalordito per l’ottima idea della ragazza e, sconvolto, cercava sostegno nell’austera figura di Severus Piton, il quale storceva la bocca come se fosse stato costretto ad assaggiare un folle tentativo di Paciock di riprodurre la pozione Felix Felicis.

- Quell’incantesimo glielo ho insegnato io!!!- esclama contento.

La sua felicità, però, non poteva essere paragonata a quella della McGranitt, ancora leggermente strabiliata dell’ottimo controllo con cui la signorina Granger era riuscita a padroneggiare l’incantesimo di Trasfigurazione Avanzata che gli aveva permesso di animare l’armatura.

-In effetti, i tuoi professori avevano visto bene- disse Drew, mentre si rimboccava le maniche della camicia bruciacchiata. – Ma non crederai di potermi trattenere a lungo con questo trucchetto, vero?-

Hermione lo sapeva benissimo. Era perfettamente cosciente che quel ragazzo sarebbe riuscito in breve tempo ad eliminare quell’ostacolo, ma lei aveva bisogno di tempo per riflettere.

Le bastavano pochi secondi, doveva solo ideare un attacco più strabiliante e funzionale di quello che, come aveva appena detto il suo avversario, non sarebbe riuscito a farla vincere l’incontro.

Intanto, il ragazzo era riuscito a riportare una delle due armature al suo stato di immobilità.

Aveva poco tempo.

Quell’idiota di Malfoy continuava a guardarla. Si ripromise di accecarlo non appena avesse avuto cinque minuti di tempo libero.

Trovato.

-Reducto!-

L’incantesimo colpì l’oggetto metallico che venne scaraventato con forza contro Kennan.

Costui cadde con un tonno sonoro sul pavimento, schiacciato dalla mole dell’oggetto.

Hermione sospirò leggermente sollevata. Un errore, che sarebbe potuto essere scusato come causato dall’inesperienza.

Drew aveva fatto Evanescere l’ostacolo che gli impediva di alzarsi e, ancora sdraiato, aveva pronunciato un altro incantesimo.

-Expelliarmus!-

La bacchetta scivolò dalla mano della ragazza e, scorrendo sul pavimento, si fermò ai piedi di Draco Malfoy. Costui a stento trattenne il desiderio di lanciare una maledizione Cruciatus contro Kennan, ma Hermione non poté vederlo in quanto la potenza della magia che le era stata lanciata l’aveva spinta all’indietro facendola cadere sul pavimento.

-Bene, credo che questo incontro Duello finisca qui, signorina Granger- disse, camminando verso la ragazza.

-Crede?- gli domandò ironica Hermione.

-ACCIO BACCHETTA-.

Sebbene la magia fosse stata instabile, in quanto priva dell’oggetto che solitamente ne permetteva la perfetta realizzazione, l’oggetto richiamato ritornò nella mano della proprietaria, che non perse tempo per utilizzarla nuovamente.

-Bombarda Maxima!-

Sapeva che se fosse riuscita a colpirlo, incontro sarebbe finito e lei sarebbe stata la vincitrice. Ma sapeva che dal grande mago che aveva davanti non poteva aspettarsi una simile fortuna.

- Protego Maxima-

Disse Drew, tracciando una linea curva nell’aria.

Un potente incantesimo scudo si creò attorno alla sua figura e la Bombarda di Hermione non lo scalfì neppure.

Kennan sembrava finalmente deciso a concludere il duello.

-Stupeficium-.

Un raggio rosso uscì dalla punta della bacchetta del ragazzo.

Tutti, Preside e professori inclusi, si aspettavano che la gloriosa Granger fosse stata colpita dalla magia e, per questo motivo, quando capirono che così non era stato gemiti diffusi si propagarono nella stanza.

Hermione era riuscita ad evocare a sua volta un Incantesimo Scudo e, ora che era di nuovo in piedi, sembrava pronta a ricominciare a battersi.

-Madama McGrannit, ma non mi aveva detto che la ragazza doveva ancora frequentare il sesto anno?- chiese stupito Kennan alla professoressa.

Quest’ultima, con gli occhiali squadrati calati fino alla punta del naso, era ancora più sconvolta del nuovo docente.

-E infatti è così- riuscì a dire.

-Dunque sta cercando di dirmi che la signorina Granger sa effettuare incantesimi non verbali senza che nessuno glielo abbia insegnato?- insistette il ragazzo, senza però ottenere una risposta.

Minerva McGranitt osservava Silente cercando di porli una muta domanda. Il Preside, però, sorrideva colpito senza premurarsi della donna.

Hermione si permise un’intromissione.

-Scusi, professor Kennan, ma credo che sia il caso di concludere il nostro Duello- disse.

Impertinente e saputella, Draco l’amava anche per questo motivo.

Così anticonvenzionale, così sfacciata.

Così bella e gentile.

Drew si voltò verso la ragazza.

-Credo lei abbia appena dimostrato il suo immenso valore, signorina Granger – si prese una piccola pausa, in cui si avvicinò alla ragazza porgendole la mano e invitandola a stringerla.

Hermione lo fece.

-Dunque, benvenuta al mio corso di Magia Avanzata!- concluse.

Note dell'Autore

Credo adorerò questo spazio. Qui, nel mio piccolo angolo di mondo. 

Spero che ciò che ho iniziato vi sia piaciuto e che decidiate di diventare miei compagni in questo viaggio... Sempre che qualcuno sia così gentile da farmi almeno recensione (anche se non credo sarà così) in  modo che io non cada nella più buia delle depressioni O.o

Un saluto e a presto,

Jerry

 

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Capitolo 2
*** In My Mind ***


Chapter Two, In My Mind

Non aveva ancora lasciato la mano del professor Kennan, quando Ginny le saltò praticamente addosso facendole ruzzolare entrambe sul pavimento.

Poco dopo, sotto lo sguardo di Drew, che a stento tratteneva una risata, furono alzate di peso da Ron ed Harry.

Il primo continuava a guardare Hermione. Certamente colpito, ma sicuramente altrettanto spaventato.

Credo proprio che non la farò più arrabbiare, pensava.

Harry, invece, con un sorriso a trentadue denti stampato in viso, continuava ad elogiare la sua ottima contromossa.

Hermione, leggermente rossa in viso, gli rispose con un cenno del viso.

-Tutti coloro che sono stati proposti da un insegnante e desiderano entrare nel mio corso, possono presentarsi domattina al limitare della Foresta Proibita, dove si svolgeranno le selezioni. Ovviamente sono esentati dalle lezioni del mattino.- cominciò Drew, spostando, poi, lo sguardo dagli studenti che avevano assistito al duello ad Hermione e continuando dicendo – Ovviamente, signorina Granger, sebbene la sua partecipazione è già stata stabilita, vorrei che venisse ad assistermi, sempre che non le dispiaccia … -

Molti furono i pesanti sospiri delle ragazze della scuola che Kennan poté udire. Nonostante tutto, la sua espressione (era forse speranzosa?) non mutò. Era impassibile, nell’attesa di una risposta.

-Verrò con estremo piacere, professor Kennan –

“E chi non lo farebbe?” fu il commento acido di qualche ragazzina del primo anno.

-Bene, allora a domani-.

Così dicendo, dopo aver rivolto un saluto ai suoi colleghi, manifestò il desiderio di ritirarsi nella sua stanza.

Mentre ancora si stava allontanando, Silente si apprestò ad invitare gli studenti a ritirarsi nelle loro stanze, aggiungendo che avrebbe avuto il piacere di parlare con la signorina Granger in privato nel suo ufficio.

Inutile dire che solo poche esponenti del genere femminile decisero di andare a riposarsi. Molte, infatti, cercarono di seguire Kennan per scoprire dove fosse la sua stanza.

Il loro intento, o almeno quello di Calì Patil, che guidava una spedizione di sei Gryffindor, era mantenere un certo anonimato. Cosa che, però, non riuscì alla ragazza, visto che, mentre correva, era inciampata sull’orlo di un tappeto, riuscendo perfino a farsi uscire del sangue dal naso.

Oramai, nel luogo dell’incontro, restavano solamente i quattro Gryffindor e un piccolo gruppo di Serpi, che circondava il capo in comando Draco Malfoy.

Questi ultimi confabulavano sommessamente, chiedendo il parere di Draco, il quale rispondeva loro con qualche cenno o gesto della mano distratto, preso com’era dall’osservarla.

Sorrideva.

Ma non lo faceva per lui.

Chiacchierava.

Ma non lo faceva con lui.

Si stringeva a Potter in cerca d’affetto.

Ne riceveva molto, ma non glielo dava lui.

Si passò una mano tra i capelli biondo pallido, si voltò e se ne andò, sotto gli sguardi esterrefatti dei suoi compagni di Casa.

Aveva bisogno di stare da solo a pensare.

Aveva bisogno di lei.

 

***

 

-Dunque, signorina Granger, vuole seguirmi nel mio ufficio?- le domandò poco dopo Silente.

Non aveva prestato molta attenzione a quella voce anziana, persa a veder sparire Malfoy dietro ad un angolo.

Mosse la testa in un segno affermativo.

-Bene. Mi segua allora-

Rinsavita velocemente, aveva detto ai compagni di precederla al Dormitorio e lo aveva seguito.

Camminarono in silenzio, visto che l’anziano Preside non le rivolse la parola.

Si chiese se stesse per espellerla dalla scuola. Del resto, aveva utilizzato un paio di magie che non poteva conoscere. Forse il Preside avrebbe voluto farle alcune domande su come era riuscita a padroneggiarle.

Forse …

Arrivati dinnanzi al gargoyle, che rivelò il passaggio segreto che celava senza nemmeno chiedere la parola d’ordine a Silente, il filo dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto.

Salirono le scale a chiocciola ed entrarono nell’ufficio del Preside.

Non era prima volta che visitava quel luogo. C’era stata con Ron al primo anno, mentre Harry era in infermeria, quando l’anziano aveva cercato loro di spiegare quanto fosse importante stare vicini al Ragazzo Sopravissuto in quel momento così buio della sua esistenza. E c’era stata anche durante il Torneo Tremaghi, quando le dissero che sarebbe stata legata infondo al lago, in modo che Krum potesse salvarla e avere il suo momento di gloria.

Entrambi questi incontri non avevano portato buone notizie e i suoi crampi allo stomaco erano un chiaro segno di quanto temesse che anche questo avesse la medesima ed alquanto poco piacevole conclusione.

-Prego, si accomodi- le disse Silente, indicandole gentilmente una sedia.

-Grazie- rispose educata, mentre si sedeva.

L’uomo, da sotto i suoi occhiali a mezzaluna, la fissava intensamente, senza dare segni di voler fare altro.

Le gote di Hermione si tinsero per il crescente imbarazzo.

-Signorina Granger, andrò subito al punto in modo che possa ritirarsi presto al suo dormitorio. Sicuramente sarà molto stanca dopo lo strabiliante duello di questa sera. – Silente smise di parlare, forse aspettandosi un’intromissione da parte della ragazza che, però, non vi fu – Vorrei sapere dove ha imparato quegli incantesimi di livello avanzato. – la sua non sembrava tanto una gentile domanda, ma più un ordine malcelato nella gentilezza – Non credo che la professoressa McGranitt insegni a trasfigurare armature e, sinceramente, non credo nemmeno che Vitious le abbia insegnato un incantesimo di Richiamo potente come quello con cui ha spento le fiamme del professor Kennan. Per non parlare dell’incantesimo Bombarda Maxima … -

Hermione, nell’arco di pochi istanti, si vide cacciata a calci nel sedere da Hogwarts da Gazza, sudicio e sorridente.

-E, se non sbaglio,- ricominciò Silente facendole ben intuire che in realtà sapeva di non sbagliare – i suoi genitori sono entrambi Babbani –

Si disse che se avesse dovuto abbandonare la sua scuola, lo avrebbe fatto a testa alta e in grande stile. Magari non evocando un palude come avevano fatto Fred e George, ma sicuramente in un modo altrettanto spettacolare.

-Si, lo sono. Ma, mi corregga se sbaglio, credo che nella sua affermazione ci sia una strana insinuazione. Comunque,- diede a quest’ultima parola una strana e saccente intonazione - l’incantesimo di Richiamo di Vitious lo appreso da un libro della biblioteca … il “Come un buon mago deve reagire ad un disastro naturale”, se non sbaglio. Nel capitolo in cui viene trattato l’argomento degli incendi dolosi, infatti, sono elencati e spiegati alcuni incantesimi per risolvere una tale eventualità. Per quanto riguarda l’incantesimo che ho fatto sull’armatura, l’ho visto fare una volta dalla professoressa McGranitt e ho provato a riprodurlo fino a quando non sono riuscita a padroneggiarlo. Similmente per il Bombarda Maxima, solo che in questo caso ho potuto osservarlo più di una volta, vista la palese passione che la  signora Umbridge provava nei confronti di questo incantesimo.- concluse, forse con un tono troppo sfacciato.

-Dunque, credo che la professoressa McGranitt abbia ragione- e così dicendo le porse un biglietto vecchio e ingiallito da tempo, scritto in una calligrafia elegante e raffinata.

-Ebbene, signorina Granger, mi sorprenda.- continuò l’anziano.

Hermione pensò un attimo alla risposta che doveva dare al Preside. La sua mente stava lavorando rapida.

-Non posso essere sicura, ma credo che lei mi abbia appena resa partecipe di un Incanto Fidelius. Se la mia ipotesi è corretta, allora lei non è il Custode. Dalla scrittura potrei anche azzardarmi nel dire che molto probabilmente il Custode è una donna. Forse una grande strega del passato-

Silente sorrise.

-Corretto, signorina Granger, corretto. Per la precisione il Custode era Rowena Ravenclaw, una dei quattro fondatori di questa scuola. Sa, signorina, la Stanza delle Necessità è stata ideata e realizzata proprio da lei. Ed è proprio qui che ha nascosto ciò che, a suo parere, permette ad un uomo di diventare un grande mago. Saprebbe dirmi qual è questa cosa, signorina Granger?-

Ricordò ciò che le disse il Cappello Parlante il giorno del suo smistamento.

-Il Sapere?- gli rispose.

Altro sorriso.

-Molto bene, molto bene. Si ricordi la parola d’ordine, mi raccomando. Sono lieto di dirle che lei, ufficialmente, è il decimo studente ad aver accesso al Reparto Segreto della Biblioteca di Hogwarts!-

-Il decimo studente?- domandò perplessa Hermione.

-Ebbene si. Questo biglietto, che un tempo è appartenuto a Rowena Ravenclaw, è una parte del patrimonio che i Presidi di questa scuola ereditano.-

-Scusi, se non sono indiscreta, potrei sapere chi sono questi dieci studenti?-

-L’elenco è appeso nel Reparto stesso, ma credo di poterle anticipare alcuni nomi- le rispose Silente- Severus Piton ottenne il permesso al suo settimo anno, io lo ottenni al sesto, come anche il professor Vitious, la professoressa McGranitt, invece, lo ottenne al terzo e, infine, Tom Riddle, noto come Lord Voldemort, e Drew Kennan poterono entrarvi fin dal secondo anno-.

-Ed in base a quale criterio viene dato questo permesso?- domandò ancora.

-Il talento, signorina Granger - gli rispose.

-Quindi, cinque dei più grandi talenti che sono passati qui a Hogwarts, sono qui a proteggere le future generazioni?-

-Mi sono sempre vantato di aver reso la mia scuola un luogo sicuro, in modo da poter proteggere i miei studenti. Questo mi è sembrato il modo migliore.- le spiegò – e, comunque, ha commesso un piccolo errore. Al momento attuale, sono sei i maghi più talentuosi di Hogwarts che si trovano qui.-

Un sospiro scosse il corpo della ragazza. Per l’ennesima volta, aveva evitato l’espulsione.

-Si è fatto tardi, signorina. Credo sia ora che lei vada a dormire, anche perché, conoscendo Drew, credo che la mattinata di domani sarà molto impegnativa per lei-

La congedò e lei, palesemente felice, si ritirò nel suo dormitorio.

In Sala Comune, Harry, Ron e Ginny l’aspettavano impazienti.

Peccato non poter svelare loro, quale dono aveva ricevuto quella sera.

 

***

 

Quella mattina Draco Malfoy si svegliò più facilmente delle altre volte. Aveva, finalmente, una bella scusa per saltare l’intera mattinata scolastica.

Tutto merito di Piton che l’aveva presentato come un’eccellente studente a quell’allocco di Kennan.

Inoltre, se fosse riuscito a superare la selezione, avrebbe potuto avere una scusa per vederla per qualche ora in più ogni settimana.

Nessuno, questa volta, lo avrebbe fermato.

 

***

 

-Bene, ragazzi- cominciò il professor Kennan – Ho il piacere di notare che tutti coloro che sono stati proposti dai professori si sono presentati-

Si guardò attorno.

Sicuramente, alcuni di loro non avrebbero superato la selezione.

-Siete in venti, dunque. Passeranno solamente dieci persone, contando anche la signorina Granger – continuò, rivolgendo alla ragazza un sorriso gentile quando la nominò – Vi sfiderete a duello e uno di voi, per sua sfortuna, si sfiderà con Hermione. Sia chiaro fin d’ora, che non verranno ammessi i vincitori del duello, ma coloro che combatteranno meglio. Come ho già detto ieri, vince colui che combatte nel modo più imprevedibile. È questa, infatti, l’arma per una vittoria assicurata. Essere certi di essere un mistero per il proprio avversario e, in questo, ieri sera la signorina Granger ha dimostrato di essere maestra. Senza calcolare la padronanza di incantesimi di livello molto alto … ma stiamo perdendo tempo inutilmente, sfoderate la bacchetta!- esclamò entusiasta.

Solo una persona obbedì. Forse per l’esperienza personale, forse perché sapeva meglio di altri chi aveva davanti. Forse perché, infondo, lo temeva.

-Quando vi do un consiglio, dovete accettarlo, ragazzi- disse Kennan –Dominusterra-.

Uno scossa del terreno, in cui cominciarono ad aprirsi numerose crepe.

Caddero tutti a terra, tranne Hermione, che riuscì a lanciare in tempo un incantesimo Ascendio.

-E questi sarebbero i maghi più promettenti di Hogwarts? Merlino, ho molto di che lavorare!- disse il professore – Su alzatevi! Hermione, dieci punti in più a Gryffindor –

Molti sguardi d’odio si piantarono sulla ragazza, che, elegantemente, ringraziò e fece finta di nulla.

-Cominciamo con i duelli, allora-

Dal nulla comparì una scrivania sul cui bordo si appoggiò. Un colpo di bacchetta e tra le sue mani si materializzò un foglio che cominciò a leggere.

-Vedo sulla mia lista un nome famoso. Signor Potter, la professoressa McGranitt mi ha parlato veramente molto bene di lei, e, per questo motivo, sarà il primo-

Dopo aver scelto un Hufflepuff proposto da Ruf, l’incontro cominciò.

Si scoprì che l’avversario di Harry (molto esperto in Storia della Magia), non era in grado neppure di formulare un incantesimo di Disarmo.

-Ok. Bene ad entrambi- Drew lo disse con così poca convinzione che non riuscì a convincere nemmeno se stesso – Harry, gira voce che tu sia in grado di formulare un Incanto Patrono solido. Sono solo voci di corridoio infondate?-

-No, signore- rispose convinto Potter.

-Bene, dimostramelo-

Drew mosse rapidamente la bacchetta.

Un vento gelido si alzò dal nulla.

Un freddo che Harry conosceva bene.

Non sapeva come e dove, ma Kennan aveva invocato un Dissennatore.

All’improvviso, dalla Foresta Proibita, uscì allo scoperto, avvolto nel suo logoro mantello nero.

Non vi fu incertezza nelle mani e nello sguardo di Harry.

- Expecto Patrono!-

Dalla punta della sua bacchetta uscì una cerva trottante che, ad un cenno del proprio evocatore, caricò il carceriere di Azkaban.

-Bene, molto bene signor Potter!- esclamò Drew, che sembrava essersi consolato per il pessimo incontro a cui aveva assistito – C’è qualcun altro in grado di far ciò che ha appena fatto Harry?- chiese.

Alcune mani si sollevarono. Tutti membri dell’Esercito di Silente.

Kennan non trattenne il suo stupore.

Rivolto ad Hermione, che aveva la mano alzata, le chiese – Per caso ve l’ha insegnato qualche professore?-

-No, signore. È stato Harry ad insegnarlo ad alcuni di noi l’hanno scorso-

-Molto bene, signor Potter, può accomodarsi ho concluso con lei-

La maggior parte degli incontri seguenti furono, se possibile, persino più noiosi di quello di Harry.

Dei restanti quattro Gryffindor che si erano presentati, solo Neville Paciock riuscì a portare la propria bandiera. Il ragazzo, supportato dalla stima che la professoressa Sprite aveva nei suoi confronti, si era dovuto sfidare con Goyle, lo Slytherin celebre tirapiedi di Malfoy che era riuscito a far esplodere la propria pozione durante i G.U.F.O. (questo evento, comunque, non era andato ad influire sulla grande considerazione di Piton nei suoi confronti, che infatti lo aveva candidato). Neville, con un’agilità straordinaria, attribuita dai presenti all’utilizzo di sostanze prelevate dalla serra della Sprite, aveva Disarmato l’avversario e, prima ancora che costui capisse ciò che gli era successo, lo aveva Schiantato. Dopo il duello, il professor Kennan gli aveva posto alcuni quesiti di Erbologia, a cui, però, il ragazzo non aveva avuto grossi problemi a rispondere.

Pessimo, invece, fu lo spettacolo dato da Lavanda Brown e  Calì Patil, le quali, con attestazione sulle loro qualità di Veggenti stilata da niente meno che dalla professoressa Cooman, avevano entrambe intuito la mossa dell’altra, con l’unico risultato, però, che si erano Pietrificate a vicenda.

Tra i Ravenclaw, Luna “Lunatica” Lovegood riuscì a lanciare un potente Levicorpus contro Tiger (anch’egli sostenuto da Piton), che imprecò contro Merlino e contro tutta la sua famiglia.

Quando mancava poco più di un’ora alla fine delle selezioni era rimasto solo un candidato.

- Draco Malfoy, sei rimasto solo tu?- chiese Kennan, che probabilmente sperava ancora che all’improvviso spuntasse qualche altro talento – Il Professor Piton mi ha detto che sei molto bravo in pozioni e, se non sbaglio, nei G.U.F.O. hai ottenuto Eccellente anche in Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazioni … - disse, anche se sembrava stesse riflettendo ad alta voce.

-Vediamo quanto vali, allora. Signorina Granger potrebbe duellare con il signor Malfoy?- domandò rivolto ad Hermione.

La ragazza annuì, mentre si alzava con la bacchetta stretta nella mano destra.

-No!- esclamò Draco. Tutti si erano voltati a guardarlo. Se non fosse stato Malfoy, tutti avrebbero detto che nella sua voce c’era una strana preoccupazione.

Lui non avrebbe mai puntato una bacchetta, casi estremi esclusi, contro di lei.

-Non mi sfiderò con lei! Lei non sa chi sono io!- urlò, fuori di sé.

Drew si raddrizzò, allontanandosi dalla scrivania. Sembrava tranquillo, anche se i suoi occhi blu brillavano si una luce diversa.

-Sei il figlio di Lucius Malfoy e il nipote di Bellatrix Black – cominciò pacato – Due dei cinque Mangiamorte che hanno attaccato mia madre quando erano certi che non potesse difendersi. Due dei cinque Mangiamorte che mi hanno reso un orfano quando avevo quattro anni. Due dei cinque Mangiamorte che l’hanno uccisa davanti ai miei occhi e che non hanno avuto l’accortezza di liberarsi anche di me. Ringrazia il luogo in cui ti trovi, Malfoy, perché se non ti avessi incontrato qui, saresti già divenuto il mezzo della mia vendetta.- si fermò per guardarlo bene un attimo - Come vedi, so bene chi sei. Impugna la bacchetta e combatti-

Non aveva cominciato ad urlare, non aveva lasciato che la rabbia lo assalisse. L’imperturbabilità sul suo volto, ma non nei suoi occhi.

Draco maledì silenziosamente la famiglia in cui era nato.

-No, non lo farò. Quella mi fa schifo-

L’innata abitudine nel mentire aveva fatto trasparire quelle parole quasi come sincere. Quasi, perché solo una persona non aveva convinto. Se stesso. E ora, lentamente, ricominciava a morire dentro.

A quelle parole Harry era scattato in piedi, con la bacchetta impugnata, pronto a riscattare l’onore dell’amica. Come lui, anche Neville e Luna sembravano pronti a dar battaglia.

Drew stava già per parlare, ma la voce di Hermione lo interruppe.

-Non ti preoccupare, Malfoy, – disse, togliendosi la matita che le teneva fermi i capelli sulla nuca con la mano sinistra – il tuo sentimento è perfettamente condiviso- un tocco della bacchetta e la matita si trasfigurò in un coltello.

Lo fece levitare e, infine, si passò la lama sulla morbida carne del palmo sinistro.

L’arma, compiuto l’incarico attribuitole, cadde con un tonfo sordo tra gli steli d’erba.

-Quanti Mezzosangue hanno ucciso quelli come te, nel folle tentativo di mantenere la purezza del vostro sangue?- con passi sicuri, era arrivata a meno di un metro dal suo interlocutore.

Perdonami.

-Ti faccio schifo? Hai paura di sporcarti le manine?-

Non dirlo, mi uccidi.

-Non rispondi?-

Senza aggiungere altro, lo colpì con una sberla in pieno viso. Una traccia cremisi sulla sua guancia.

-Ora, che sei già stato insozzato da me, lurida Sanguesporco, combatti-

Io ti amo, perché non lo capisci?

-Credo che la signorina sia stata chiara, impugni la bacchetta, signor Malfoy -.

Questa volta, nel tono di Drew non c’era più la solita condiscendenza.

Obbedì. Troppo sconvolto da quel gesto d’odio, per riuscire ad avere ancora una volontà.

 

***

 

Puntò la bacchetta contro la ragazza.

-Serpensortia!-.

Un grosso serpente spuntò nell’erba.

-Non crederai di potermi sconfiggere con questa biscia, vero, Malfoy? Però avete una cosa in comune: entrambi strisciate. Peccato che tu sia solo un lurido verme. Vipera Ivanesca - un colpo di bacchetta ben assestato e il rettile sparì.

Qualcosa negli occhi di Draco si incrinò. Smettila.

-Sei in grado di fare solo questo, Malfoy? Mi sto annoiando- acida, come solo lei sapeva essere.

La sua mano, intanto, continuava a gocciolare lacrime rosse.

Rapido, troppo perché lei riuscisse a capire cosa stesse succedendo, le puntò contro la bacchetta e gli scagliò un incantesimo.

-Vulnusmendo-

Il taglio sulla mano di Hermione si rimarginò.

-Che gentile! Avevi forse paura di sporcarti le scarpe?-.

Lui annuì, senza troppo impegno.

La rabbia della ragazza crebbe.

-FASTRUNOM- urlò.

Draco cadde in ginocchio, stordito dal suono emesso dalla punta della bacchetta della ragazza.

Lei ricordò un incantesimo letto qualche mese prima, quando Harry aveva cominciato le sue lezioni di Occlumanzia. Lo aveva anche provato su Grattastinchi, una volta. Non doveva essere poi molto più difficile farlo su Malfoy. Ricordava quale sofferenza provava Harry quando Piton glielo infieriva.

Si concentrò, cercando di ricordarsi alla perfezione la procedura.

Non doveva avere pietà. Non l’avrebbe avuta.

- Legilimens!-

Si ritrovò catapultata nella sua testa. Tra i suoi pensieri.

 

***

 

-Protego!- esclamò Malfoy. Non pensava fosse in grado di controllare anche un incantesimo di Legilimanzia, avrebbe oscurato la sua mente se lo avesse saputo.

Lei, invece, ora sapeva tutto ciò che pensava. Dannazione.

-FUORI DALLA MIA TESTA, HERMIONE!- urlò. L’aveva chiamata per nome. E se ne erano accorti tutti.

Gli occhi dei presenti, stupefatti, puntati su di lui.

Anche i suoi.

L’odio leggibile fino a pochi attimi prima era sparito.

-ALT- urlò il professor Kennan – Duello finito-

Malfoy ansimava ancora.

Gli Slytherin presenti si strinsero attorno al loro capo, mentre Hermione trovò Neville, Luna e Harry ad accoglierla. Era visibilmente scossa e, questo, non sfuggì a Draco.

-Ecco i nomi di coloro che potranno partecipare al mio corso: Hermione Granger, Harry Potter, Draco Malfoy, Neville Paciock, Luna Lovegood, Daphne Greengrass, Anthony Goldstein, Terry Steval, Hannah Abbott e Ernie Macmillan- elencò Drew – Per tutti quelli che ho nominato la prima lezione si terrà giovedì pomeriggio, alle due, davanti alla statua di Barnaba il Babbeo. O meglio, nelle vicinanze. Per gli altri, mi dispiace, ma il loro livello di preparazione non è sufficientemente alto-.

I nominati esultarono, gli scartati rimasti interi, invece, non ne soffrirono poi molto.

-A giovedì, ragazzi- concluse, mettendo fine anche alla lezione.

I ragazzi si diressero verso la Sala Grande, dove presto sarebbe stato servito il pranzo.

Restarono solo loro due.

Non parlarono.

Poi, Hermione se ne andò, lasciandolo solo.

Di nuovo solo, con i suoi pensieri.

Di nuovo solo, senza lei.

 

Note dell’autore

Ebbene, ho concluso anche il secondo capitolo.

Solo una cosa (ma che credo dirò spesso). Grazie.

Di cuore, veramente. Non avrei mai immaginato di ricevere più di una recensione neanche nelle mie più rosee speranze. Invece, cinque di voi (o almeno eravate 5 l’ultima volta che ho controllato) mi hanno lasciato un commento.

Molto più di quanto sperassi, dunque.

Ritengo giusto, visto che queste 5 persone hanno perso tempo per me e per la mia storia, ringraziarle singolarmente. Procedo:

 

Books: ufficialmente la prima ad avermi recensito, grazie. Per quanto riguarda la frequenza con cui aggiornerò, mi piacerebbe poterti dire che lo farò con regolarità, ma so che non sarà così. Al momento attuale, infatti, sto lavorando anche ad un altro progetto che ormai mi tiro dietro da quasi due anni e  che, assolutamente, non voglio e posso abbandonare. Il tempo che dedico alla scrittura, dunque, devo dividerlo in questi due racconti che sto scrivendo. Senza contare che ora non ho l’impegno della scuola.

Quindi, mi dispiace, ma non posso dirti precisamente quanto spesso aggiornerò.  Spero tu abbia la pazienza di sopportarmi =)

_tata___:  sono molto felice che ti piaccia già e spero che questo capitolo non deluda le tue aspettative. Come si dice, infatti, è molto semplice ottenere qualcosa, la cosa difficile è non perderla. Grazie mille per le belle parole =)

Hollina: mi sono preso il tuo “Stupendooooooooooo!” e me lo sono messo in un cassetto. Nessuno me l’aveva mai detto, o almeno non così! Soprattutto la mia professoressa di Italiano che, una volta, ha passato un’ora intera commentando il mio tema solo con una parola: “PESSIMO”. Dunque … gentilissima, grazie!!! =)

Lucelibera: questa molto probabilmente è la recensione a cui tengo di più. Non perché le altre non mi abbiano fatto piacere, ma perché tra tutte è l’unica ad avermi mosso almeno una critica, anche se velata sotto uno spesso drappo di gentilezza. Sono molto felice di essermi almeno salvato sul finale! Per fortuna, non posso perdere i miei lettori già dal primo capitolo! Grazie per la sincerità =) (sono del parere che il mio modo di scrivere sia leggermente tendente allo schifo, quindi ogni critica mossa in questo campo servirà per farmi migliorare)

Cassidy14: spero di aver aggiornato abbastanza presto, allora. Grazie mille! =)

 

Dopo questi dovuto ringraziamenti, passo a ringraziare coloro che hanno messo il mio racconto tra le Storie Preferite (Angyi, astrid 93, Dolce_Rika, wanda_bella_mel, _MarcoLandi_) e coloro i quali l’hanno messo tra le Storie Seguite (BabyFairy, Books, buldina, excel sana, Hollina, lady_rose, Lucelibera, pomella, Saphiras, Swan90, Usagichan, zamby88, drakina94). Spero di essermi ricordato di tutti e di non aver sbagliato il nome di nessuno.  Grazie ancora,

Jerry

 

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Capitolo 3
*** Now I know that she knows too much ***


Chapter three, Now I know that she knows too much


Lei ed Harry, dopo aver pranzato, abbandonarono la Sala Grande e, parlottando sommessamente, si diressero verso la statua di Barnaba il Babbeo.
Entrambi si chiedevano quale sarebbe stato l’argomento dell’odierna lezione del professor Kennan ed entrambi faticavano a darsi una risposta che non prevaricasse i normali limiti della ragione.
-Ma dai!- esclamò all’improvviso Hermione, ridendo all’affermazioni di Harry – Non può insegnarci la magia occulta, è pur sempre un professore di Hogwarts!-
Un “purtroppo” mugugnato fu la risposta del ragazzo.
Quando arrivarono nei pressi della statua di Barnaba, constatarono di non essere i primi.
Anzi, forse erano addirittura gli ultimi.
Alcuni, come Neville e Luna, li salutarono allegramente, altri, invece, come l’austera signorina Greengrass, sembrarono fingere di non averli notati.
Poi, c’era lui.
Draco Malfoy, che continuava a fissarla. Il suo sguardo, dolcemente sfrontato, sembrava esaminare ogni centimetro della sua pelle. Improvvisamente si sentì quasi nuda. Percepì chiaramente che i suoi segreti venivano svelati da quegli occhi che la stavano ispezionando.
Si avvicinò ad Harry e, seguendo l’istinto, si aggrappò al suo braccio. L’altro le sorrise amorevolmente e la introdusse nella conversazione che stava tenendo con Neville, interpellandola sull’argomento della stessa.
Lei, distratta dai compagni di Casa, non vide lo sguardo truce che Draco rivolse a quel demente di Potter.
Lei gli apparteneva.

***

Sbucò dal nulla, facendo sobbalzare tutti i fortunati ragazzi che avevano avuto la ventura di essere stati selezionati da lui.
-Buongiorno, ragazzi!- esclamò allegro.
Alcuni riuscirono a riprendere il controllo dei loro corpi e a ricambiare il saluto, ma i più furono certi
 di dover correre da Poppy e di doverla implorare per ottenere uno dei suo straordinari medicamenti miracolosi.
Quando tutti capirono che il loro cuore non era infartuato, il professore, evidentemente accigliato, ricominciò a parlare.
-Dovrò faticare parecchio con voi, purtroppo. Eppure,- e con un gesto saccente indicò la sua longilinea figura – non credo né di essere brutto come un orco, né di puzzare come il mio stimato collega Severus Piton -.
Risate poco educate animarono gli animi degli studenti, finalmente tranquilli. Di quasi tutti gli studenti, visto che gli Slytherin lanciarono loquaci occhiatacce a tutti coloro che avevano riso del loro stimato Direttore di Casa.
-Bene, se volete seguirmi in classe, finalmente potremo cominciare la nostra prima lezione!- disse Drew, inchinandosi e indicando la parete del corridoio.
Alcuni (ben pochi) dei dieci studenti dubitarono che l’insegnante possedesse una totale sanità mentale. Gli altri, invece, non sembrarono per nulla stupidi dal suo comportamento.
La prima a farsi avanti fu Luna, la Lunatica. Coloro che avevano precedentemente dubitato del nuovo docente, vedendola avanzare, ebbero la conferma dei loro sospetti.
Classe del professor Kennan, pensò Luna.
Una porta comparì dal nulla. La ragazza afferrò la maniglia, l’aprì ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle.
-Dieci punti in più a Ravenclaw, signorina Lovegood – disse Kennan, ancora inchinato, ma sorridente.
Dopo Luna, fu il turno di Harry, che, non sapendo cosa pensare, ripiegò giocando d’astuzia.
Il luogo dove si trova Luna Lovegood.
Una soglia compari nuovamente e, dall’altra parte, vide Luna che lo attendeva sorridente. Dopo Potter, gli altri, armandosi di coraggio, lo seguirono. Quando ancora chinato Kennan percepì che nessuno si stava avvicinando alla misteriosa soglia, si alzò, curioso di scoprire chi fossero le persone che erano letteralmente rimaste chiuse fuori.
Hannah Abbott e Ernie Macmillan si guardavano reciprocamente, estremamente affranti.
Lo sguardo del professore, però, si fermò sulle altre due persone che non erano riuscite ad entrare.
Hermione Granger e Draco Malfoy si stavano fissando negli occhi, appartati dal mondo, dal quale erano riusciti a trarre un piccolo angolino silenzioso.
Lo stupore si dipinse sui suoi occhi blu, mentre si passava una mano nei disordinati capelli corvini.
-Davvero i miei due studenti più promettenti non conoscono la Stanza delle Necessità?- domandò, disperato, rivolgendo lo sguardo al soffitto in una muta ma chiara preghiera. Sospirò e si fece forza.
-Evidentemente, voi quattro che siete rimasti fuori, siete degli studenti modello che non si lasciano influenzare da cattive influenze- cominciò, ma dovette fermarsi quando, con estremo sincronismo, gli occhi di Hannah e Ernie si posarono sulla figura di Malfoy, i quali tutto potevano sopportare tranne l’immagine di quel diabolico ragazzo ornato da aureola e con candide ali piumate – Comunque, come stavo dicendo prima, questa è la Stanza delle Necessità, un luogo molto misterioso della nostra scuola creato dalla fondatrice Rowena Ravenclaw. L’arredamento di questa stanza cambia in base alla necessità, appunto, di chi chiede il permesso di entrarvi. Questa, sarà la nostra classe e, proprio per questo motivo, dovrete pensare intensamente a “Classe del professor Kennan” per potervi entrare. Tutto chiaro?- chiese guardando i presenti.
Assensi, dichiarati con un cenno del capo, lo fecero ben sperare.
Il primo a tentare fu Ernie che ci riuscì, subito seguito da Hannah.
Degli ultimi due rimasti, nessuno dei due sembrava deciso a compiere il primo passo superando l’altro.
-Allora?- chiese esasperato Drew – State aspettando la luna piena per trasformarvi in licantropi? Muovetevi, ragazzi!-.
Imperterriti i due mantennero lo sguardo fisso a terra.
-Prego, Granger – sussurrò Malfoy.
-A cosa devo questa gentilezza? I Sanguesporco come me  non sono inferiori a quelli come te?- gli rispose, inquisitoria.
Un verso sconvolto uscì dalla bocca del professor Kennan.
-Assurdo!- cominciò – Voi due sapevate benissimo come entrare nella Stanza, ma, per chissà quale motivo, state aspettando che lo facesse l’altro … Vi prego, ditemi che mi sbaglio.-
I due non fiatarono.
-Io sto perdendo tempo prezioso della mia prima lezione per due mocciosi infantili come voi? Granger, sono molto deluso. Malfoy … stai confermando l’idea poco positiva che mi ero fatto di te. Trenta punti in meno a ciascuno- guardò la parete e la porta ricomparve – Ora, entrate- ordinò freddo.
Hermione, la più scossa dei due, si affrettò ad entrare e a sedersi in uno degli ultimi due banchi rimasti. Ultima fila, a sinistra. Un disonore per lei. Tutta colpa di quel Malfoy.
Non appena quelle parole si formarono nella sua mente, il diretto interessato si sedette al suo fianco.
Poggiò la testa sul pugno chiuso, annoiato. Superbo, altezzoso e attore da quattro soldi.
Eppure, i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra. Bello. Per la prima volta nella sua vita, quella parola fu rivolta nei suoi riguardi.
Sorridendo, si voltò a guardarla felice, come se avesse potuto avvertire ciò che lei aveva solamente pensato.
Lei, dannatamente orgogliosa, girò gli occhi e cercò di ascoltare il professor Kennan.
-Ebbene, ragazzi, benvenuti al mio corso. Prima di cominciare, vorrei dare alcune regole fondamentali che dovrete assolutamente rispettare nelle mie ore. Uno: durante le mie lezioni, io non sono il professor Kennan, ma Drew. Del resto non sono poi più anziano di voi e il cognome invecchia!- scherzò Drew – Due: atteggiamenti razzisti, come quelli manifestati dal signor Malfoy durante le selezioni, sono categoricamente banditi. Chi non farà ciò, verrà espulso non solo dal mio corso, ma anche dalla Scuola. Tre: per tutta la durata del corso lavorerete a coppie e, queste, non potranno essere cambiate se non dal sottoscritto. Visto che i banchi sono disposti a due a due, i gruppi sono già formati. Quattro: chi sfrutterà l’occasione data da queste lezioni per ferire un compagno volontariamente, se la vedrà con me. Il che è molto peggio della semplice espulsione, credetemi. Incantesimi di Legimanzia e Incanti Senza Perdono, dunque, sono banditi.-
Concluse il suo sermone osservando i suoi studenti e trattenendosi in particolare sulla nuova coppia Granger/Malfoy.
-Nei nostri prossimi appuntamenti studieremo l’incanto Patrono, che desidero tutti riescano a padroneggiare. Per i più abili, inoltre, approfondiremo una particolare variazioni di questa magia che permette ai patroni di parlare. Qualcuno sa dirmi chi è l’inventore di quest’ultima?- domandò Kennan.
Una mano si levò scattante. Anche questa volta, Hermione Granger sapeva la risposta, constatò Malfoy.
-Nessuno oltre alla signorina Granger?- insistette freddo Drew.
Quando nessuno osò alzare la mano, Drew le concesse di parlare.
- Il professor Silente- disse controllata.
-Bene, Granger. Darei alla tua Casa dieci punti, se non fossi appena stato costretto a togliertene trenta-.
Gelido e implacabile Kennan aveva effettuato quell’affondo con estrema maestria.
Un boato, messo a tacere solo parzialmente, si levò dalle bocche dei presenti, evidentemente sconvolti.
-Lo immaginavo, professor Kennan -.
Drew sorrise soddisfatto. Era caduta nella sua trappola.
-Questo pomeriggio, dopo la fine della lezione, si fermi qui. Visto che non ha rispettato la prima delle cinque regole che vigono in queste ora, lei è in punizione-.
Numerosi occhi sgranarono, uscendo dalle orbite. I ragazzi, Harry compreso, posarono una mano in mezzo alle loro gambe, nel folle tentativo di scappare alla Sfortuna. Le ragazze, invece, cominciarono un cicaleggio infinito, in cui maledirono Hermione, che, oltre ad essere la cocca del prof, era riuscita anche ad avere un appuntamento. Malfoy sbiancò, se ciò era possibile.
Hermione Granger, l’impeccabile studentessa, era appena finita in punizione.
Presto dal cielo sarebbero piovute sfere infuocate e quattro cavalieri sarebbero giunti, cavalcando i loro demoniaci destrieri. L’Apocalisse, oramai, era alle porte.
Lei, elegantemente, sussurrò un assenso e chinò il capo.

***

-Nella lezione odierna, comunque, ripasseremo le basi che ogni duellante deve possedere. Incantesimi di Disarmo, fatture Varie e Incantesimi Scudo. Se siete pronti, alzatevi- continuò Kennan.
Tutti obbedirono.
- Evanesco – disse, in un tono basso, ma chiaro.
Le sedie e i banchi sparirono.
-Mettetevi a coppie e duellate, ragazzi-

***

 Lei era lì, a meno di un metro, e guardava solo lui.
Per quanto tempo aveva atteso questo momento? Troppo. Eppure gli sembrava poco, adesso che era riuscito ad avere quegli occhi puntati sul suo corpo.
Dio, quanto è bella.
-Sei pronta, Granger?- le chiese.
-Certo-.
Sicura di sé, era tranquilla, oramai conscia delle proprie abilità.
Vi era stato un tempo in cui non era stata così. In quel tempo, però, i suoi denti erano troppo grandi e i suoi ricci indomabili. In quel tempo, non aveva ancora combattuto contro un gruppo di Mangiamorte.
Ora, il suo corpo e la sua anima erano stato temprati da quella grande maturità che da sempre l’aveva caratterizzata. Ora, quella che un tempo era stata paura, era divenuta una tacita consapevolezza.
Combattere per sopravvivere. Sempre.
Draco  fece un leggero inchino alla sua avversaria, mentre, dall’altra parte dell’aula, Lunatica lanciava un’ottima Fattura Orcovolante contro la sua compagna di Casa Daphne Greengrass.
Si rialzò e, con un evidente piacere, vide Hermione inchinarsi a sua volta.
Sapeva che se non fosse stato per l’obbligo imposto dal protocollo di ogni duello non lo avrebbe mai fatto, eppure non riusciva a non illudersi che con quel gesto lei lo stesse riconoscendo. Come duellante, come compagno, come uomo.
Poi, con grazia, si drizzò. La bacchetta puntata contro il suo petto, lo sguardo vuoto. Non più odio, in quelle pupille. Non un neonato amore. Non ira, pena o dispiacere. Semplicemente il Nulla.
Fredda e controllata, anche Voldemort, se l’avesse avuta davanti, le avrebbe scagliato contro un Avada Kedavra il più velocemente possibile.
Una distrazione e si sarebbe ritrovato in infermeria.
Saperlo, però, non riusciva a farlo concentrare.
- Expelliarmus –
Draco vide la sua bacchetta fare una parabola alta e cadere sul pavimento.
Hermione, lo sguardo alto, lo superò, camminando piano.
Raggiunse Drew, che, fino a quando lei non fu a un passo dal raggiungerlo, finse di non vederla.
Poi, come cadendo dalla nuvole, la guardò, sorrise e disse – C’è qualche problema, Hermione?-
Dolce e melliflua fu la sua voce.
-Si. Vorrei cambiare compagno- gli rispose.
Drew la guardò.
-Impossibile-. Quella parola ruppe il silenzio che si era creato nella classe. Tutti i presenti avevano gli occhi puntati su di loro.
-Bene- disse Hermione, sorridendo e tornando al suo posto, davanti a Malfoy, che nella sua testa aveva già capito cosa stava per fare quella ragazza. Non si sarebbe opposto.
Hermione alzò la bacchetta e la puntò contro Draco.
-Mi dispiace Malfoy – sussurrò.
Draco chiuse gli occhi. Evidentemente l’odio che provava nei suoi confronti era talmente forte da impedirle di continuare quelle lezioni.
- Crucio –
Addirittura pensò Draco, poco prima di sentire il rumore delle sue carni stritolate.
- Accio Bacchetta Hermione -
Con rapidità la bacchetta sgusciò dalle sue mani e venne afferrata da quella sinistra di Drew.
-Esci da questa classe, Hermione – disse il professore, gli occhi blu accesi dall’ira.
 -Lo farò con immenso piacere, Drew -.
Senza badare allo sguardo sconcertato di Potter e degli altri presenti, si girò, aprì la porta ed uscì.

***

-Ragazzi, continuate ad allenarvi, mentre io porto Malfoy in infermeria- ordinò il professor Kennan, mentre, con un cenno della bacchetta, il corpo svenuto di Draco si sollevava e prendeva a levitare ad un metro da terra.
Fatto il tragitto che separava la Stanza delle Necessità dal luogo in cui era diretto, fu accolto da una Poppy estremamente agitata.
-Cosa è successo a quel ragazzo?- chiese al professor Kennan.
-Maledizione Cruciatus –
Un’espressione sbalordita comparì sul volto dell’infermiera.
-Comunque, non è stato soggetto all’incanto per più di un paio di secondi e chi glielo ha lanciato, molto probabilmente, era al suo primo tentativo. Credo che in un paio d’ore il signor Malfoy si sarà ripreso-
Dicendo che doveva andare a fare lezione, lasciò il ragazzo alle sue cure e se ne andò.
Rientrato in classe, tutti erano presi a duellare. Nessuno, però, sembrava metterci tanto impegno.
L’Apocalisse era alle porte e loro stavano sprecando le loro ultime ore lanciandosi inutili Fatture da quattro soldi.

***

Aveva atteso che la prima lezione del corso di Drew terminasse nel suo dormitorio, portandosi avanti con i compiti che dovevano essere consegnati durante le settimana successiva. Aveva finito il testo di quindici righe sulla Trasfigurazione degli animali a sangue caldo ed era a buon punto con il tema di Incantesimi.
Purtroppo, però, doveva andare a subire le conseguenze dei suoi comportamenti.
Arrivò fino alla Stanza della Necessità. I suoi compagni stavano uscendo, alcuni anche molto ammaccati, e tutti, indistintamente, si concessero il privilegio di scrutarla, analizzando i suoi gesti, in cerca di una minima traccia di rimorso.
Inutile ricerca, la loro. Sul suo volto, c’era la straordinaria fermezza di chi ha deciso in che modo agire.
Harry le strinse il braccio destro mentre se ne andava, dandole il suo tacito consenso. Luna e Neville le sorrisero.
Un coraggio, che non credeva di riuscire ad avere, l’animò.
Per ultimo, uscì il professor Kennan. Lo sguardo torvo.
-Vieni, Hermione - le ordinò, invitandola ad entrare nella Stanza delle Necessità.
Non se lo fece ripetere ed obbedì.
L’arredamento era mutato nuovamente.
Uno studio, spazioso ma non esageratamente ampio, poco arredato, quasi vuoto. Una scrivania e una poltrona, a cui Drew si accomodò.
Fece comparire una sedia anche per la ragazza e la invitò a sedersi.
Obbedì.
-Posso offrirti qualcosa da bere? The, magari?- le chiese gentile.
-Sa, se non temessi che per errore nella mia bevanda finissero tre gocce di Veritaserum, accetterei volentieri. Purtroppo non posso esserne certa, dunque, sono costretta a declinare la sua offerta-
-Vigilanza Costante- mormorò Drew – Questa tua affermazione, però, mi permette di affermare che desideri mantenere i tuoi segreti tali-
Non era una domanda, ma una semplice costatazione. Hermione, allora, stette in silenzio.
-Perché?- le domandò.
-Scusi, ma non credo di aver capito cosa mi sta chiedendo-
-Cercherò di essere più chiaro, allora. Perché non sei entrata nella Stanza delle Necessità, prima?-
Lei lo fissò perplessa.
-L’ha detto anche lei, semplicemente non ne ero a conoscenza- gli rispose.
Drew non riuscì a trattenere una risata.
-No? Scusa, mi potresti dire qual’era il ritrovo dell’Esercito di Silente? E, già che ci sei, mi spieghi come hai potuto dimenticare l’oggetto del tuo colloquio con Silente dell’altra sera?-
Evidentemente il professore aveva fatto alcune ricerche molto approfondite sul suo conto.
-Ritengo che tutto ciò che mi ha chiesto appartenga alla mia sfera privata. Almeno che lei non desideri rivelarmi cosa si prova a sacrificare i propri compagni d’avventura per saziare la propria sete di vendetta, non credo le risponderò. Le ricordo, comunque, che lo scopo di questo incontro è impartirmi una punizione esemplare, visto che non ho rispettato due delle sue cinque importantissime regole-.
La miglior difesa è l’attacco. Lei aveva fatto il suo affondo, ora doveva aspettare la contromossa del suo avversario.
-Vedo che anche tu hai fatto ricerche sul mio conto. Hermione, io non sono un nemico. Sei la mia studente migliore e oggi ti sei comportata in un modo a dir poco sconsiderato. Voglio solo capire cosa ti sta succedendo e cercare di aiutarti-. Quell’uomo sembrava comportarsi come un fratello maggiore estremamente protettivo.
-Ero, professor Kennan. Intendo abbandonare il suo corso oggi stesso. Qual è la mia punizione?-
Un sospiro affranto scosse il corpo di Drew.
-Questo era quello che cercavo di evitare. Volevo che la mia aula fosse un luogo in cui tutti i miei studenti potessero rifugiarsi. Volevo essere un amico, prima di un professore. Evidentemente, non ci sono riuscito.- si passò una mano nei capelli spettinati – Non ti punirò, Hermione. So che non avresti mai agito in quel modo sconsiderato, se non per una stretta necessità-
Il corpo di Hermione si rilassò.
Con un movimento fluido si alzò dalla sedia.
-Bene, allora io vado in dormitorio. Purtroppo, ho molti compiti da fare –
Si diresse verso la porta e afferrò la maniglia.
-È per quello che hai visto nella sua testa, vero?-.
La contromossa, avvolte, si manifesta con un attacco mortale.
Rapida la lama di quella spada si conficcò nel suo cuore, che perse un battito e smise di pulsare.
Una lacrima solitaria le rigò il volto e cadde.
-Si-
La sua voce era un sussurro. Non poteva accettare quella verità.
Non ne aveva la forza.
Una mano gentile e leggera si appoggiò sulla sua spalla.
-Non abbandonare il mio corso, Hermione. Cambierò il tuo compagno, se è questo che realmente vuoi. Ma, se ciò che hai visto, potrebbe nuocergli, sei tu che devi stargli vicina. Sei solo tu che puoi aiutarlo-.
Spostò la mano, lasciandola libera di arsene, se avesse voluto.
-Io non posso fare niente per lui-. La sua voce rotta dalla debolezza.
-Ho visto come ti guarda, Hermione. Tu puoi salvarlo, se lo vuoi realmente-
Quel macigno le cadde addosso, schiacciandola.
Drew aveva ragione.
Cercò di trovare alcune parole con cui rispondergli, ma non le trovò.
-Sei confusa, è chiaro- cominciò Drew – La prossima lezione si terrà tra una settimana. Se non verrai, saprò che hai deciso di lasciare il mio corso. Pensaci, ti prego -
Lei aprì la porta e, con un unico passo, superò quella soglia. Un nuovo mondo, si aprì ai suoi occhi.
Lei poteva.
Lei.

***

Annaspò, mentre finalmente l’aria ritornava a riempirle i polmoni.
Cominciò ad avviarsi verso la Sala Grande, dove presto sarebbe stata servita la cena. Aveva fatto tardi.
-Buonasera, Granger -.
Riconobbe quella voce, non appena il primo suono di quelle parole entrò in contatto con i suoi timpani.
Lo cercò. La ricerca fu breve.
Appoggiato al muro, a poco più di un metro da lei, con il volto nascosto dalla penombra.
-Buonasera, Malfoy – cominciò lei, cercando di essere il più fredda possibile – Spero tu abbia perdonato il mio comportamento avventato di questo pomeriggio. Non ero in me – si scusò, cercando di apparire il più dispiaciuta possibile.
-Queste parole mi consolerebbero, se non sapessi che nei tuoi occhi c’era una nitida fermezza che indicava quanto tu fossi conscia di ciò che stavi facendo-. Le sue parole altisonanti arrivarono implacabili, come uno schiaffo scagliato con forza in pieno viso.
-Stai meglio?- gli domandò.
-Si, ma, se tu avessi voluto farmi male veramente, non credo sarei ancora in grado di stare in piedi-
Lui si era rizzato in piedi e l’aveva raggiunta.
La breve distanza le permetteva di sentire il suo respiro caldo sulla pelle.
-Sai cosa provo per te?- le chiese, riuscendo ad imprigionarla, con un rapido movimento, contro il muro.
Lei abbassò lo sguardo.
-Guardami, per favore-. Il suo tono dolce, alleggerì quell’ordine, accompagnato dalle sue dita che, prendendole il mento, l’avevano obbligata a sottostare alla sua volontà.
Hermione vide un’innumerevole quantità di sensazioni sfilare disordinatamente dietro i suoi occhi grigi.
-Si-
Lui si avvicinò. I loro corpi ormai si toccavano pericolosamente.
Le accarezzò una guancia con la mano destra.
-Provi lo stesso per me?-
Nella sua testa, la risposta fu certa.
-Non lo so, Malfoy – disse.
Lui ridacchiò.
-Vorrei poter essere solo Draco per te-
Quelle parole, però, suscitarono un’inaspettata reazione in lei.
Solo lei poteva aiutarlo.
Prese coraggio e riprese a parlare.
-Non lo so, Malfoy, ma non credo lo scoprirò mai. Io non potrò mai amare un assassino-
La sua mano fu rapida e lui non poté opporsi a quell’atto.
Impugnò rapida la bacchetta che Drew le aveva restituito durante il loro incontro.
- Deletrius Finitus –
Due furono le parole che pronunciò.
Due furono le parole che fecero cambiare completamente l’espressione di Draco.
Un teschio con un serpente imprigionato nelle fauci comparve sul suo avambraccio destro.
-Ora ti faccio io una domanda, Draco. Credi che io possa fingere di non sapere cosa ti ha chiesto Voldemort?-
Lui non le rispose, troppo scosso da ciò che aveva appena scoperto. Lei sapeva troppo.
Hermione si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un dolce bacio sulla guancia.
Lo guardò negli occhi.
-No, non posso-
Voltatasi, se ne andò.

Draco rimase lì.
Le gambe cedettero e cadde in ginocchio.
Lei sapeva. Tutto.


Note dell’Autore

Stento a crederci, ma sono riuscito a finire anche il terzo capitolo. So di averci messo molto più tempo dell’ultima volta, ma in realtà l’ho scritto tutto nel giro di una sola giornata. Numerosi sono gli impegni che mi hanno tenuto impegnato nei giorni precedenti. Siccome sto per partire in vacanza, mi sono sentito in dovere di lasciare ai miei lettori almeno un capitolo. Come dicevo, però, gli impegni sono stati molti e mi sono ridotto a scrivere di notte. Anche ora, mentre scrivo queste parole, sto cercando di fare meno confusione possibile, perché la mezzanotte è abbondantemente passata. Per fortuna c’è il caffè che mi da una mano (che io poi lo corregga con un po’ di Baileys per darmi un po’ di brio, centra poco =) ) …
Purtroppo, dal punto di vista del numero di recensioni, il secondo capitolo ne ha avute ben due in meno, il che è davvero molto deprimente. Sia chiaro, non accuso nessuno. Il fatto è che per ogni autore (credo) vedere l’interesse dei lettori diminuire con il procedere della storia, da un’infinita sofferenza. Si è solo aggiunto un nuovo fallimento personale a quelli che cerco di colmare, nulla di grave!
Spero che questo terzo capitolo piaccia almeno un po’ più dell’altro !!!
Altrimenti … beh, altrimenti niente!
Ringrazio le tre Grazie, o Anime Pie che dir si voglia, che sono state così immensamente buone da recensire. Ovvero: la mitica Books (che per la seconda volta consecutiva è arrivata prima … non che i concorrenti fossero poi tantissimi :D), la cara Hollina (a cui dedicherò uno spazio un po’ più ampio immediatamente sotto) e la NEW ENTRY pomella (credimi, sarà il caso che Draco cominci a muovere il cu…. ).
Ovviamente ringrazio le 18 persone che seguono la mia storia e le 5 che, invece, l’hanno ficcata nelle preferite!
Ora, passo ad un argomento che mi sta strettamente a cuore. Cara Hollina, sono un ragazzO. Lo so, è una notizia terribile, ma non puoi utilizzarla come scusante per smettere di leggere la mia storia (mi raccomando!).
Questo vale per tutti coloro che leggono You & Me, ovviamente.
Ora devo andare, visto che mi sto addormentando sul computer. Saluti a tutti,

Jerry

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Capitolo 4
*** Thoughts and Doubts (Discovering the past) ***


Chapter four, Thoughts and Doubts (Discovering the past)

Il finesettimana, fortunatamente, era passato rapidamente. La biblioteca, in cui si era rintanata per sfuggire allo sguardo indagatore degli studenti di Hogwarts, era stata un accogliente e silenzioso rifugio dove poter tenere la mente impegnata con i compiti che i professori avevano assegnato.

Quando era entrata in quella stanza, però, aveva dovuto sopportare un’occhiata truce della bibliotecaria che aveva dichiarato chiaramente quale fosse il suo pensiero.

 “La reputazione va custodita con parsimonia. Macchiarla una sola volta, la rende inutile”

Dello stesso parere sembravano essere anche altri componenti del corpo docenti.

Del resto, nessuno se lo aspettava da una come lei.

Come poteva l’integerrima signorina Granger scagliare contro un compagno indifeso niente meno che la Maledizione Cruciatus?

Nessuno si sforzava di capire il motivo del suo gesto, convinti che l’insensatezza del proprio parere potesse nuocere alla ragazza, la quale, al contrario, cominciava ad apprezzare il tacito rispetto che si era creata con quel gesto.

Fatto sta che per molte ora non era stata disturbata e che aveva potuto avvantaggiarsi.

Ovviamente, non si era persa la possibilità di chiacchierare con Harry, Ginny e Ron nel tepore dei Tre Manici di Scopa, possibilità gentilmente offerta dall’uscita a Hogsmeade, ma il resto del tempo libero lo aveva diligentemente impiegato nello studio.

Inutile dirlo, si era aspettata una severa punizione per l’incantesimo che aveva scagliato contro Malfoy. Questa, però, non era arrivata.

Sebbene tutti in quella scuola sapessero ciò che aveva fatto, il professor Kennan insisteva che nessun incanto oscuro era stato lanciato nella sua classe e che, quindi, non vi era alcuna ragione per punire quella che definì una “coscienziosa e diligente studentessa”.

Il motivo per cui Drew lo avesse fatto, le era ignoto.

Forse voleva solo accertarsi che non lasciasse il suo corso, o forse voleva solamente salvare la reputazione di entrambi.

Quale sarebbe stato, infatti, il parere altrui nei suoi confronti se si fosse saputo cosa aveva combinato Hermione sotto il suo naso?

Eppure, era certa.

Drew non era così.

 

Questi erano i pensieri che ingarbugliavano la sua mente quel mattino e che, come animati dal sonno non ancora dissipato, si rincorrevano in un moto ripetitivo, infinito e privo di conclusione.

Conscia che, una volta sveglia, avrebbe dovuto affrontare quel giorno che attendeva da tempo, ma che le incuteva uno strano timore, cercò di aggrapparsi al sogno che aveva vissuto durante tutta la notte e dimenticato in un paio di secondi.

Purtroppo, era sveglia.

Lo sguardo le cadde sul calendario che la sua compagna Lavanda aveva appeso e sulla superficie plastificata di quest’ultimo cercò speranzosa la confutazione di quella certezza.

Come si può smentire il Vero?

Lunedì, 19 Settembre.

Un cerchio rosso attorno a quella data.

Buon Compleanno, Hermione si disse, mentre, stropicciandosi gli occhi assonnati, scostava le coperte e scendeva dal letto.

Il tenero abbraccio della tiepida acqua, che, scrosciando, riempì la vasca del bagno, la svegliò, spazzando il dubbio.

Drew non era così.

 

***

 

- Hermione!-

Qualcuno, con una squillante ed allegra voce femminile, la stava chiamando dall’altra parte della Sala Comune, non badando ai presenti e ai loro sguardi, i quali, fin da subito, si piantarono su quella ragazza che, oltre ad essere la cocca di quasi tutti i professori, era riuscita persino a scagliare una Cruciatus senza avere alcuna conseguenza.

Lei alzò la mano lentamente in un saluto appena accennato.

La proprietaria di quell’urlo che l’aveva messa al centro dell’attenzione dei presenti, ignorando il suo desiderio di passare inosservata, le corse incontro sbraitando e agitando le braccia.

Alla fine, Hermione si ritrovò stretta in un abbraccio soffocante.

-Auguri!- continuò a gridare la ragazza, dimenticandosi di avere la festeggiata a meno di dieci centimetri.

-Grazie Ginny – rispose Hermione.

Le gote palesemente arrossate, gli occhi chini che cercavano di sfuggire agli sguardi che la fissavano, i capelli raccolti.

Bella, così naturalmente stupenda da togliere il fiato.

Poco dopo, due impiastri di alcuni centimetri più alti di lei le si avvicinarono sorridendo.

Il rosso, leggermente imbarazzato, cominciò a parlare, scusandosi.

-Scusala, Hermione. Non è colpa sua, mamma la rimprovera sempre per la sua … “spontaneità”. Auguri, comunque- le disse Ron.

-Grazie mille, Ron -.

Educata, rispose senza prestar orecchio alle insinuazioni del fratello di Ginny.

Poi, Harry se la strinse al petto, complimentandosi con lei per aver finalmente raggiunto l’ambito traguardo che l’avrebbe finalmente resa maggiorenne.

Il profumo di quel corpo la cui anima le era stata affianco nei momenti più duri, la saziò dandole la forza di reggere quel peso che quel deficiente di Malfoy le aveva scaricato.

Harry c’era stato sempre. Era stato lui a consolarla quando Ron si era ingelosito per la sua amicizia con Victor Krum, ed era stato sempre lui a sostenerla quando Ron l’aveva lasciata per Lavanda Brown.

Quando finalmente Hermione capì che era ancora abbracciata ad Harry, si staccò rapidamente da lui.

Un ricordo si compose nella sua mente.

Draco e la sua possessiva gelosia, che lo attanagliava ogni qualvolta il suo corpo e quello di Harry si sfioravano.

Se li avesse visti in quel momento, molto probabilmente, sarebbe saltato al collo di Potter e gli avrebbe strappato la giugulare a morsi.

Si ridestò e vide i tre che le porgevano i loro regali.

Il primo che aprì fu quello dell’amica.

Un delicato profumo alla vaniglia, che, a detta di Ginny, le avrebbe fatto fare un’infinità di nuove conquiste.

Hermione si ripropose di controllare quel liquido giallognolo imprigionato in un elegante boccetta di vetro, in modo da poter evitare di incappare in qualche strana pozione d’amore.

Poi, fu il turno di Ron.

Un libro intitolato “I 1000 Incantesimi di Sopravvivenza che Ogni Mago dovrebbe conoscere”.

-Sai, me l’ha consigliato Tonks. Ha detto che le è stato utile molte volte-

Lieta di non aver ricevuto in regalo una Pluffa, lo ringraziò gentilmente.

Infine, fu il turno di Harry.

Le porse una piccola scatolina bianca. L’aprì e vide una spilla a forma di Grifone.

-Spilla Pirofuga, – cominciò a spiegarle il ragazzo – in grado di assorbire qualsiasi incantesimo di Incendio non Oscuro. Visti i propositi del professor Kennan, credo che potrebbe esserti utile-

Lei, ricordando la spirale fiammeggiante in cui era stata imprigionata, annuì, sperando, in cuor suo, di non dover mai utilizzare quella spilla.

 

***

 

La giornata non cominciò nei migliori dei modi e continuò rasentando livelli minimi storici.

Harry era riuscito a superarla nella realizzazione di quell’inutile pozione d’amore durante la prima lezione con Lumacorno, aggiudicandosi una boccetta di Felix Felicis e una sfilza di complimenti non indifferenti dal professore. Le costava ammetterlo, ma non sopportava essere superata da Harry in qualsiasi materia che non fosse Difesa contro le Arti Oscure.

Ma del resto, Harry, in fondo, si meritava un po’ di pace dopo tutte le ore di Pozioni passate con Piton.

Proprio quest’ultimo, invece, era riuscito a guadagnarsi da Hermione una serie di maledizioni che avrebbero potuto stendere un gigante.

L’uomo, noto ai più come L’Unto, evidentemente non aveva preso bene la sua esenzione da una qualsiasi forma di punizione per ciò che aveva fatto ed era arrivato persino a sottrarre trenta punti a Gryffindor per il semplice fatto che lei, conoscendo la risposta alla domanda che aveva posto, aveva alzato la mano.

-Signorina Granger, reputo giusto informarla che, da quando ha usato la maledizione Cruciatus contro uno dei miei studenti, lei ha ufficialmente perso il diritto di fare la saputella durante le mie lezioni. Spero di essere stato chiaro- queste erano le parole che le aveva rivolto.

Crudeli.

Ma lei, aveva annuito e chinato il capo.

In fondo, se lo meritava.

Malfoy, dall’altra parte della stanza, guardava imperterrito il libro di Difesa contro le Arti Oscure, mentre i suoi compagni di casa ridevano per quel pubblico sbeffeggiamento.

 

***

 

-Bastardo-

Questa fu la prima parola pronunciata da Harry non appena furono abbastanza lontani dalla nuova classe di Piton, che, oramai, aveva assunto il tipico aspetto della vecchia aula di pozioni: una cripta.

-Non importa, Harry. In qualche modo dovevo essere punita. Riconquisterò quei trenta punti il più presto possibile, te lo prometto-

La sua risposta era stata calma e controllata. Hermione, fredda e calcolatrice all’occorrenza.

-Sai bene che non mi riferivo ai punti-

Lei annuì sorridendo.

-Muoviamoci, ho fame!- esclamò poco dopo, finalmente rallegrata.

 

***

 

La Sala Grande era già gremita, ma i Gryffindor non tardarono a trovare un posto in cui sedersi. Tutti i loro compagni di Casa, infatti, li accoglievano felicemente.

Del resto chi non avrebbe voluto il Cercatore e il Portiere della propria squadra di Quidditch seduti al proprio fianco?

Hermione non otteneva lo stesso successo, ma, nonostante ciò, non appena si sedeva subito qualcuno le si avvicinava chiedendo un aiuto nello svolgimento di qualche compito. Lei gentilmente smetteva di mangiare e si lanciava in approfondite spiegazioni che, a memoria d’uomo, non avevano mai lasciato nessuno insoddisfatto. Infine, dopo una numerosi ringraziamenti a cui lei cercava inutilmente di porre un termine, la lasciavano al suo pranzo e al suo cibo, ovviamente raffreddato.

Quel giorno, decise di mangiare con calma, visto che l’aspettava un lungo pomeriggio completamente libero. Avendo già svolto i compiti che le erano stati assegnati durante il weekend e avendo abbandonato le inutili lezioni della professoressa Cooman molto tempo prima, si ritrovava, a differenza di Harry e Ron, con un numero soddisfacente di ore di libertà, che, inutile dirlo, aveva intenzione di far fruttare.

 

***

 

Dopo che Harry e Ron l’ebbero lasciata sola, in quanto erano già in ritardo per la lezione di Divinazione, e dopo che il suo tavolo cominciò a svuotarsi, decise che era giunto il momento di andare in quel luogo che da tempo ambiva visitare, ma per il quale non aveva mai trovato, fino ad ora, il momento adatto.

Alzò lo sguardo e lo vide.

I suo capelli pallidi, illuminati dal sole del soffitto magico, riflettevano riverberi di quella luce non vera. I suoi occhi argento, rischiarati, si erano dipinti di magnifici arabeschi.

La stava guardando. Stava rubando una sua immagine in quel momento in cui era sola. Un’immagine che si sarebbe aggiunta alla sua preziosa collezione personale.

Aveva bisogno di lei, lui lo sapeva.

Si alzò e, camminando piano, si diresse verso la porta della Sala Grande. Lì, dopo essersi fermato, si voltò e la guardò.

Un chiaro invito, con cui sperava lei decidesse di seguirlo.

Un chiaro invito, che lei non accettò.

E, di quella che fino a pochi istanti prima era stata la figura di Draco, non rimase che un fruscio di vesti e un’occhiata sofferente.

 

***

 

La statua di Barnaba il Babbeo sembrava fissarla. Si disse, che nonostante la fama, costui aveva un aspetto abbastanza intelligente.

Ma, del resto, le era parso che anche Allock lo avesse, prima che le sue gesta smentissero tutte quelle falsità che quell’uomo raccontava nei suoi libri.

Subito, desiderosa di non perdere tempo inutilmente, si voltò verso il muro vuoto.

Helena, la Grigia.

Non appena quelle parole si costruirono nella sua mente, la porta della Stanza delle Necessità comparì dal nulla.

Hermione pose la mano sulla maniglia e varcò la soglia.

Ciò che le si parò dinnanzi non era la biblioteca che si aspettava ma, bensì, una piccola stanza quadrata illuminata da un paio di candele appese alle pareti.

Chiusasi la porta alle spalle, notò una statua di marmo, che troneggiava sulla tenebrosa penombra di quel luogo angusto.

Questa, sebbene nessuno vi avesse lanciato alcun incantesimo, si animò.

-Ebbene, ragazzina, dimmi: qual è il fine di colui che cerca questa stanza?-

La voce femminile che si sprigionò da quell’oggetto che fino a poco tempo prima era inanimato, era profonda e roca.

-La conoscenza, Madama-

-Corretto, fanciulla. La sottoscritta, Rowena Ravenclaw, le concede l’ingresso in questo reparto della Biblioteca della scuola di Hogwarts –

La statua ritornò al suo stato e sul fondo della stanza comparì una porta, da cui entrava una luce abbagliante.

Seguì quel bagliore e, finalmente, arrivò al luogo che, da quando ne era venuta a conoscenza, aveva cercato più volte di immaginarsi.

Una grande stanza ottagonale, le cui pareti erano ricoperte da ampie finestre e al cui centro spiccava un imponente scala a chiocciola di legno scuro.

l’arredamento era composto da un’enorme quantità di libri, perfettamente ordinati in un gran numero di scaffali, e da qualche tavolino sparso qua e là, su cui era possibile consultare i tomi polverosi.

Magia antica e recente, quella impressa sulle pagine ingiallite dal tempo di quei volumi.

Incantesimi potenti, vergati da mani lorde di sangue innocente o candide come la prima neve invernale.

Pozioni complesse, create da alchimisti provenienti da tempi perduti o da pozionisti non ancora deceduti.

L’aria di quel luogo sapeva di Potere. Quell’ossigeno avrebbe potuto ammaliare chiunque.

 

Hermione cominciò a girare su se stessa, stupefatta da ciò che la circondava.

Passeggiando tra gli scaffali sfiorava le logore copertine dei libri con le dita, mentre i suoi occhi leggevano rapidi alcuni titoli.

Magia Elementare Avanzata. Veleni Mortali. Incantesimi d’evocazione.

L’elenco sembrava poteva essere infinito.

Prese un volume sui Sortilegi Scudo e cercò un tavolino a cui sedersi.

La sua ricerca fu breve.

Ne trovò uno posto poco lontano da una delle tante vetrate luminose, di cui quel luogo sembrava essere colmo.

Si sedette e, non ancora convinta del grande onore che le era stato concesso, sospirò pesantemente, appoggiandosi allo schienale della sedia su cui era seduta.

Improvvisamente, tossì, diventando paonazza.

L’elenco è appeso nel Reparto stesso, ma credo di poterle anticipare alcuni nomi le aveva detto il professor Silente.

Dieci fogli erano stati appesi al muro con un Incantesimo di Adesione Permanente e, sull’ultimo a destra, c’era una sua foto.

Doveva ammetterlo a se stessa, in quella foto, era venuta veramente bene. La sua copia le stava sorridendo allegra, mentre un magico venticello le scompigliava leggermente i capelli. Non ricordava di aver posato per una foto nell’ultimo periodo, ma vi prestò molta attenzione, visto che questa fu irrimediabilmente attirata da una breve didascalia sotto l’immagine.

Questa diceva: “Hermione Jean Granger, per la grande abilità con cui riuscì a padroneggiare Incanti di alto livello senza che questi le venissero in alcun modo insegnati”.

La frase, la lasciò basita. Quello sarebbe stato ciò che, un giorno, qualcuno avrebbe letto di lei.

Presa dall’euforia, cominciò ad esaminare anche gli altri nove manifesti.

Il primo che vide, scorrendo lo sguardo verso sinistra, fu quello di Drew. Un ragazzino dallo sguardo profondo. “Drew Yvor Kennan, per la precocità e per l’innata abilità nei Duelli tra Maghi”.

Dopo, fu il turno di una ragazza dai lunghi capelli rossi, leggermente mossi, e dagli occhi verdi. Osservando questi ultimi ebbe come l’impressione di averli già visti molte volte, ma solo leggendo la didascalia sottostante poté capire di chi si trattasse.

“Lilian Evans, per l’impareggiabile abilità di Pozionista”

Hermione si portò una mano alla bocca, stupefatta.

Era la mamma di Harry.

E lei non poteva nemmeno prenderlo per un braccio e trascinarlo fuori da quella classe dove la Cooman stava tenendo una delle sue inutili lezioni.

Maledetto Incanto Fidelius.

Subito dopo la foto di Lily, vi era quella di un ragazzino emaciato e dai capelli neri ed unti.

Sebbene l’espressione non fosse quella severa a cui era abituata, avrebbe riconosciuto quel naso deforme tra mille.

Piton pensò.

“Severus Piton, per la straordinaria inventiva nella creazioni di Incantesimi”

Hermione credette di cadere dalla sedia, quando capì che, essendo Piton e Lily coetanei, la ragazza era più brava dell’oramai ex-insegnate di Pozioni.

Quello che riteneva il più grande Pozionista della storia di Hogwarts, in realtà non lo era.

Sconvolta continuò a leggere i manifesti.

Fu il turno di una ragazzina che Hermione non aveva mai sentito nominare e che, per questo motivo, non guardò attentamente.

 “Sheila Rosalie Bright, per la caparbietà che, unità al suo raro talento, le permise di superare i limiti imposti dalla sua giovane età”

Poi, tocco ad un ragazzino affascinate, i cui occhi, però, erano segnati da occhiaie scure. Purtroppo, Hermione lo riconobbe fin da subito.

Tom Orvoloson Riddle, per la palese predisposizione ad ogni branca della Magia”.

Questo lo avevano capito tutti, specialmente coloro che erano morti a causa della sua bacchetta.

Senza perdere tempo inutilmente, procedette nell’attenta analisi dei manifesti.

Una giovane ragazza, con i capelli elegantemente legati in uno chignon sulla nuca. Un cipiglio severo dipinto sul volto. Il passare degli anni non l’avevano cambiata.

“Minerva McGrannit, per la dedizione allo studio e per il grande controllo sul suo enorme potenziale magico”

Oramai, mancavano solo tre manifesti.

Sul seguente era stata impressa l’immagine di un piccolo ragazzo dal sorriso giovale.

“Filius Vitious, per la completa padronanza su ogni tipo di Incantesimo anche senza l’utilizzo della Bacchetta”

Quell’ometto anziano imparentato con un folletto si era dimostrato un nemico pericoloso per tutti coloro, ben pochi, che erano riusciti a disarmarlo.

Sempre più piacevolmente colpita, Hermione spostò ancora lo sguardo verso sinistra.

Un ennesimo ragazzo, con piccoli occhiali a mezzaluna. Se non fosse stato per questi, Hermione, molto probabilmente non lo avrebbe riconosciuto.

Lesse ciò che aveva permesso all’attuale preside di avere il permesso di accedere a quel luogo.

“Albus Percival Wulfric Brian Silente, per la grande capacità in Trasfigurazione e l’ardore con cui studiò la Magia”

Infine, sebbene non avesse riconosciuto in quel ragazzetto l’immagine dell’anziano che aveva visto sui libri, capì ben presto di chi si stava parlando.

“Nicholas Flamel, per essere riuscito a creare quella che poi sarebbe diventata la Pietra Filosofale”.

 

All’improvviso l’interesse per quel tomo che aveva preso da uno scaffale aveva perso completamente d’importanza.

Ora Hermione voleva solamente saperne di più sui suoi nove predecessori.

E conosceva chi sarebbe stato felice di chiacchierare con lei a riguardo.

 

***

 

Bussò piano. Erano solamente le cinque del pomeriggio, eppure quel luogo, come al solito, era avvolto da fredde tenebre, riscaldate solamente dalle luci alle pareti.

-Avanti-

La risposta non si fece attendere e Hermione, felice di potersi lasciare alle spalle quel desolato corridoio dei sotterranei, entrò subito.

Horace Lumacorno era chino su alcuni compiti che stava correggendo. Abbandonata temporaneamente quella mansione, alzò lo sguardo e un’espressione piacevolmente colpita comparve sul suo volto.

- Hermione!- esclamò.

Ripresosi dalla sorpresa, la invitò a sedersi.

-Allora, qual è il motivo di questa tua visita pomeridiana?- le domandò, mentre gentilmente le porgeva un vassoio colmo di cioccolatini.

-Io avrei alcuni dubbi e sono certa che lei potrebbe risolverli-.

L’effetto adulatorio desiderato da Hermione fu palesemente raggiunto e lei ne ebbe la conferma quando l’uomo che aveva dinnanzi, inconsciamente, gonfiò il petto in un chiaro moto d’orgoglio.

-Questo, mi fa un infinito piacere, ma, mi dica la verità, non è venuta qui per risolvere un problema con i compiti che le ho assegnato, vero?-

La ragazza non capì come interpretare quest’ultima domanda, ma sapeva che la risposta poteva essere una sola.

-No-

Horace Lumacorno sembrò congratularsi con se stesso e poi ricominciò a parlare.

-Mi dica, riguarda il Reparto Segreto Della Biblioteca di Hogwarts?-

Evidentemente il professore aveva previsto che lei, prima o poi, avrebbe avuto necessità di parlare con qualcuno di ciò che aveva visto in quella stanza.

-Credo che il suo silenzio possa essere interpretato come una risposta affermativa- ricominciò l’uomo senza aspettare una risposta – Sono estremamente felice che lei abbia scelto me come professore con cui confidarsi e, per questo motivo, può pormi qualsiasi domanda. Spero solamente di essere sufficientemente esaustivo nelle mie risposte-

Hermione bevve avidamente quelle parole e, senza dare il tempo affinché possibili ripensamenti si formassero nella mente del professore, chiarì immediatamente ciò che l’aveva portata da lui.

-Io vorrei che lei mi parlasse di coloro che, prima di me, sono stati ammessi al Reparto Segreto-

Horace si stupì. Evidentemente pensava che la ragazza avesse bisogno di una sua consulenza per capire lo svolgimento di qualche complessa pozione.

-Ah … beh, ma certo!- disse – C’è per caso qualcuno in particolare di cui vuoi che io ti parli?-

-In verità, si-

-E chi sarebbe?-

- Lilian Evans -

Fu sufficiente nominare quella ragazza, affinché l’espressione di Lumacorno si addolcisse.

- Lily era una ragazza splendida, Hermione. Anzi, era molto più di questo. Così giovane … così matura … così talentuosa … così gentile! Il Signore Oscuro, prima di fare ciò che ben sai, ha cercato molte volte di convincerla ad abbracciare la sua causa. Ovviamente, non ci è mai riuscito. I principi di Lily erano troppo saldi, l’amore per James ed Harry era troppo forte e, soprattutto, non avrebbe mai voltato le spalle al mondo magico per un po’ di gloria. Lei era una vera Gryffindor. Coraggiosa e caparbia. – Lumacorno, si soffiò pesantemente il naso in un fazzoletto – Hermione, dimmi. Per quale motivo, secondo te, sono stati uccisi Lily e James?-

-Forse perché cercarono di ostacolare il Signore Oscuro, nascondendo Harry?-

- No. Se fosse stato solo per questo, quando trovò James e Lily, avrebbe potuto legare con la magia entrambi ed uccidere solamente il piccolo Harry. Erano disarmati e non potevano difendersi od opporsi. Non sarebbe stato poi così difficile per il Signore Oscuro bloccarli con  la magia, se il suo obbiettivo fosse stato solo Harry. La verità è che aveva paura di loro. James e Lily, se ne avessero avuto la possibilità, sarebbero riusciti ad ucciderlo. Se Lily avesse avuto la possibilità di somministrare una sua pozione al Signore Oscuro, questo sarebbe morto sicuramente-

Come poteva quell’uomo esserne così certo? Su quali informazioni, di cui lei non era a conoscenza, aveva basato quell’affermazione?

- Sai qual è stato l’evento che ha permesso a Lily di entrare nel Reparto Segreto?-

Hermione scosse piano il capo.

-Lei è riuscita a somministrarmi un veleno mortale! E io non me ne sono nemmeno accorto!- oramai Lumacorno stava quasi urlando. Sconvolto, affranto.

– Capisci quanto era pericolosa quella ragazza? Le ho chiesto un bicchiere d’acqua e lei ci ha versato dentro un veleno completamente inodore, insapore e incolore. Ancora oggi, credimi, se Lily potesse ridarmi quel bicchiere, lo berrei convinto che al suo interno ci sia solo acqua!-

La ragazza non capiva per quale oscuro motivo Lily avesse versato del veleno nel bicchiere di un suo professore, ma la risposta le arrivò subito dal professore stesso, che sembrava aver intuito i dubbi che le passavano per la mente.

-Avevo detto ai miei studenti che se fossero riusciti ad avvelenarmi, li avrei promossi con un Eccellente in Pozioni. Ci hanno provato quasi tutti, anche Severus, ma tutti i veleni che cercarono di somministrarmi non avrebbero mai potuto imbrogliare un Pozionista esperto come me. Eppure, lei c’era riuscita. Ti ripongo la stessa domanda: qual è, dunque, il motivo che ha spinto il Signore Oscuro ad uccidere Lily? La paura nei suoi confronti. Solo questo-

Hermione, stava silenziosa, basita da ciò che aveva scoperto. Il desiderio di conoscere quella donna straordinaria crebbe a dismisura. Eppure sapeva che non avrebbe mai avuto quella possibilità. Dannato Voldemort.

Poi, una domanda sorse spontanea, guidata dalla necessità di un conforto.

-Lei era nata da Babbani, vero?-

Lumacorno la guardò e capì. Le sorrise e annuì.

-Si, era una Mezzosangue-

L’orgoglio la investì e, con esso, crebbe la voglia di carpire altre informazioni.

-Vorrei porle un’ultima domanda, professore-

Lumacorno acconsentì.

-Potrebbe parlarmi del professor Kennan?-

Horace meditò sulla risposta che poteva darle.

-Io vorrei potertene parlare, ma pochi lo conoscono bene e io sono andato in pensione due anni prima che lui cominciasse a studiare in questa scuola. Ovviamente, ho avuto la possibilità di conoscerlo fin da bambino e, viste le sue grandi abilità, sono stato anche incaricato da Silente di fornirgli alcune lezioni private di Pozioni. Quindi, se vuoi, posso parlarti della sua infanzia, ma non so cosa abbia fatto negli ultimi sei anni-

Hermione, bramosa di appagare la sua sete, annuì.

-Credo tu sappia che sua madre è stata uccisa quando lui aveva poco più di quattro anni, ma non sono certo tu sappia che quella donna era una strega estremamente talentuosa. Quando è entrata in questa scuola, era l’ultima discendente dell’importante famiglia Bright e sulle sue spalle gravavano le speranze di un’intera famiglia. Per questo Sheila, questo era il suo nome, si impegnò come ben pochi studenti hanno fatto in tutta la storia di Hogwarts, pur di riportare alla ribalta il suo casato. Purtroppo, il Signore Oscuro decise di troncare questa possibilità. Come per Lily, anche Sheila era un premio molto ambito da quello che un tempo era stato Tom Riddle e quando, come Lily, lei non accettò la sua proposta di entrare a far parte del suo esercito, fece la sua stessa fine-

Nella mente di Hermione, inaspettatamente, si collegò qualcosa.

Sheila Rosalie Bright, per la caparbietà che, unità al suo raro talento, le permise di superare i limiti imposti dalla sua giovane età.

Anche la madre di Drew era riuscita ad ottenere l’ingresso nel Reparto Segreto.

-Per lei, però, il Signore Oscuro non si sporcò le mani. Mandò alcuni Mangiamorte, che fecero il lavoro sporco al suo posto. E Drew rimase solo. La prima a trovarlo fu Minerva, inginocchiato vicino al corpo della madre. Non piangeva, non più almeno. Minerva era molto legata a quella ragazza, che aveva visto morire l’amore della propria vita e padre del proprio figlio, e, per questo motivo, si sentì in dovere di provvedere al futuro di quel bambino. Lo prese con se e lo portò qui ad Hogwarts. Purtroppo la scuola non poteva provvedere ad un bambino così piccolo e Minerva non poteva abbandonare la sua cattedra di Trasfigurazioni. Per questo, lei stessa si occupò di trovare una sistemazione al di fuori delle mura di questa scuola al piccolo. Ogni fine settimana, però, Minerva lo andava a prendere, lo portava ad Hogwarts e si occupava personalmente del piccolo. Per lei fu indubbiamente il figlio che non ha mai potuto avere. Mi ricordo ancora quando, tenendolo per mano, lo accompagnava in giro per il castello -

Lumacorno, perso nella nebbia dei ricordi, mangiò un cioccolatino ed invitò Hermione a fare lo stesso.

-E Drew cresceva. Perfettamente educato e gentile con tutti. Tutti gli abitanti del castello, ben presto, cominciarono ad affezionarsi a quel ragazzino. E Drew era sempre allegro quando veniva qui. Noi eravamo diventati la sua nuova famiglia. Mangiava dolcetti con Albus, aiutava Pomona nelle sue serre, chiacchierava con Hagrid e lo aiutava a fare il bagno a quel bestione di Thor. Tutti gli volevano bene, chi più, chi meno. Poi, ebbe l’età giusta per entrare ad Hogwarts. Io, come ti ho già detto, ero già andato in pensione da quasi due anni, ma ciò che successe durante il primo giorno di Drew è ricordato da tutti. Come tutti quelli del primo anno, lo aspettava la cerimonia di smistamento. La sua, però, fu unica …

 

***

 

Minerva li aveva accolti all’ingresso della scuola e, pregando di fare silenzio, li aveva invitati a seguirla. Gli aveva rivolto uno di quei suoi sorrisi gentili e lui, felice, aveva ricambiato.

Drew aveva chiacchierato con alcuni dei suoi coetanei e aveva cominciato a stringere qualche amicizia. Poi, erano entrati nella Sala Grande.

Quest’ultima era gremita di studenti più grandi che, non appena erano entrati, si erano voltati a guardarli.

Gli tremavano leggermente le mani. Minerva gli mise una mano sulla spalla con fare rassicurante.

Poi, Albus, seduto al centro di una lunga tavolata, a cui erano seduti tutti i professori, si alzò in piedi e cominciò a parlare.

Un discorso divertente, ma l’agitazione non gli permise di capirlo.

-Ora, Minerva, ti prego di cominciare l’appello, in modo che lo Smistamento possa cominciare-

Queste erano state le parole conclusive del breve monologo di Albus.

Minerva aveva preso una pergamena e aveva cominciato a leggere il primo nome.

Una ragazzina tremante era uscita dal gruppo che i nuovi arrivati avevano formato davanti alla Sala Grande e si era avvicinata alla donna che l’aveva chiamata. Lei la fece accomodare su uno sgabello e le pose in testa un vecchio capello da mago, logoro e rattoppato.

Il copricapo, si era animato e aveva cominciato a parlare.

- Mmm … credo che la Casa giusta per te sia Hufflepuff!-

La ragazza fu ben accolta dal tavolo dei suoi compagni e, indubbiamente, Pomona fu felice di averla nella sua Casa.

Dopo di lei, fu il turno di un giovane Slytherin e di due Gryffindor.

Dopo una decina di minuti, Minerva lo chiamò.

- Kennan, Drew –

Tremante, si avvicinò allo sgabello e si sedette. Minerva gli mise il capello e, a differenza degli altri studenti, posò la mano sulla sua spalla.

Il Capello parlò.

-Non ho dubbi su di te, Drew. Il tuo cuore brucia di coraggio. Sotto di me ho la testa di un ottimo Gryffindor -

Un boato esplose nel tavolo dei Grifoni e la mano di Minerva si strinse con più forza attorno alla sua spalla.

-Ma non sarà questa la Casa che ti accoglierà. Il preside Silente, infatti, ritiene che il legame tra te e la professoressa McGranitt sia troppo intimo e che potrebbe andare ad incidere sull’imparzialità che ogni Direttore deve avere nei confronti dei propri studenti. Per questo, Drew, la tua Casa è Ravenclaw -.

Un sonoro applauso scrosciò nelle fine degli studenti di Vitious e lui stesso si concesse un grido di felicità.

Drew, silenziosamente, si era alzato e si era tolto il Cappello, dirigendosi verso il suo tavolo, dove in molti si prodigarono per stringergli la mano.

La mano di Minerva rimase sospesa in aria. Per un attimo, guardò Albus.

Poi, ricominciò l’appello.

Quando ebbe concluso il suo compito, tornò a sedersi al suo tavolo.

-Mi dispiace, Minerva, ma era la cosa giusta da fare- le disse Albus.

- Drew era uno di noi, Albus. Uno di noi-

 

***

 

-Non era mai capitato prima che qualcuno si intromettesse nella scelta del Cappello Parlante- concluse Lumacorno.

Hermione voleva sapere cosa aveva fatto Drew dopo questo, ma il professore si guardò l’orologio da polso e, dall’espressione che fece l’uomo, capì che si era fatto tardi. Rapida, prese congedo dall’uomo ringraziandolo.

-Ma figurati, Hermione! Mi ha fatto molto piacere chiacchierare con te! Se hai ancora bisogno di me, sai dove trovarmi!-

-Grazie mille, professor Lumacorno –

Mentre pronunciava queste parole, Hermione si alzò e si diresse verso la porta.

Prima che potesse uscire, però, Horace ricominciò a parlare.

- Sheila e Lily non hanno ceduto alle lusinghe del Signore Oscuro. Hanno preferito la morte alla gloria. Presto, anche tu dovrai fare la stessa scelta. Sii pronta-

La porta si chiuse.

Lo sarò?

 

***

 

Subito dopo la chiacchierata con Lumacorno si era diretta verso la Sala Grande, dove, da alcuni minuti, era stata servita la prima portata della cena.

Non appena superò la soglia di quella stanza, Harry la chiamò, invitandola a sedersi vicino a lui.

-Buonasera- disse Hermione, mentre si sedeva.

-Buonasera? Dove ti eri cacciata? Ti abbiamo cercata per tutto il pomeriggio!-

Ginny, come al solito, faceva qualche difficoltà a controllarsi.

-Ho avuto da fare. Sono stata un po’ in biblioteca-

-Sarà, ma io non ti ho vista quando sono venuta a cercarti!-

La discussione stava prendendo una piega poco piacevole. Sapeva di non aver fatto niente di male, ma non poteva rivelare niente di tutto ciò che riguardava il Reparto Segreto per via dell’Incanto Fidelius e, dunque, non poteva parlare di tutto ciò che aveva fatto durante quel pomeriggio.

Per sua fortuna, Ginny fu fermata da l’arrivo di due barbagianni.

Il più anziano apparteneva alla famiglia Weasley e portava un pacchetto rettangolare con un bel fiocco rosso, sotto il quale era stato bloccato un biglietto. L’altro, invece, era Krunch, il barbagianni che Hermione aveva regalato ai suoi genitori affinché potessero scriverle ogni tanto. Alla zampa di quest’ultimo era stata legata una lettera, che Hermione prese subito e cominciò a leggere.

 

“Cara Hermione,

se questa lettera arriverà fino a te, cosa alquanto improbabile visto il mezzo che te la dovrebbe portare, sappi che ci dispiace molto di non essere con te in questo giorno importante della tua vita. Visto che né io né tua madre ci fidiamo di questo barbagianni che ci hai regalato, abbiamo preferito non affidare alla cura di questo animale anche il tuo regalo. Te lo daremo di persona, la prima volta che ci rivedremo.

Buon compleanno ancora, Hermione.

Ti vogliamo bene,

Mamma e Papà.

P.S. : mi raccomando non ucciderti con lo studio”

 

Un sorriso si dipinse sul volto della ragazza. Immediatamente, mise la lettera al sicuro nel libro di Rune Antiche.

Dopo questa, fu il turno del pacchetto rettangolare portato dall’animale di sangue Weasley.

Il regalo consisteva in una bella scorta di dolcetti fatti con amore dalla mamma di Ron. Peccato che non potette goderseli visto che, non appena aprì la scatola, questi furono mangiati dalle persone che la circondavano.

Subito dopo aver afferrato all’ultimo istante uno dei biscotti, lesse il biglietto.

 

“Carissima Hermione,

ti prego, cerca di scusare Ron. Non ti preoccupare, quell’oca starnazzante della Brown non metterà mai piedi in casa mia, fosse l’ultima cosa che faccio. Ormai tu fai parte della nostra famiglia, Hermione.

Buon compleanno,

Molly”

 

Qualcuno le mise una mano sulla spalla facendola sobbalzare.

Si voltò di scatto per lo spavento e lo vide.

-Cosa vuoi Malfoy?- chiese rabbioso Harry, che evidentemente aveva visto il ragazzo prima di Hermione.

-Niente che ti riguardi, Potter. Torna pure ad abbuffarti come un maiale-

La voce di Draco era fredda e scostante, eppure il tono con cui pronunciò quelle parole permise di capire a tutti i presenti che era furioso.

-Devo parlare con te, Sanguesporco -

Un ordine che non ammetteva repliche.

-Ho un nome e un cognome, Malfoy – disse.

Subito dopo, però, si alzò e, con un cenno della mano, lo invitò a farle strada.

Harry la guardò sconvolta. Lei gli mostrò la bacchetta nascosta sotto al mantello e gli sorrise con fare tranquillizzante.

 

***

 

-Per favore, Hermione, dimmi cosa ti ho fatto-

Queste furono le prime parole che lui le rivolse, dopo che ebbero raggiunto un posto appartato in cui poter parlare senza essere sentiti da orecchie indiscrete.

-Non capisco cosa intendi, Malfoy – gli rispose.

-Smettila- la sua voce rabbiosa risuonò nel silenzio che si era creato tra loro.

-Di fare cosa?-

Lo stava forse sfidando? Lei non sapeva cosa poteva farle lui.

-Tu sai che cosa sto vivendo in questo momento! Tu sai cosa provo per te! Perché non mi sei venuta a cercare?-

Il suo volto, pallido come la luna, era sconvolto dalla rabbia e dal rancore.

Le pose quella domanda e, senza aspettare una sua risposta, continuò.

-Se fossi quell’idiota di Potter, avresti occhi solo per me! Se avessi una cicatrice sulla fronte, passeresti ore a consolarmi! Hai ragione, non sono Potter, ma anche io ho bisogno di te!-

Quel risentimento era stato fatto maturare per anni e, ora, glielo aveva rovesciato addosso con cattiveria.

Hermione, però, non si scompose.

-No-

-Cosa?- domandò stupefatto Draco.

-No, io non so cosa stai vivendo in questo momento e non so neppure cosa provi per me. Me l’hai mai detto? Tutto ciò che so, te l’ho strappato con la forza. Se avessi voluto dirmelo, lo avresti fatto. Quindi, perché dovrei venirti a cercare? Per farti sentire importante? No, non lo farò. Su una cosa, però, hai ragione. Se tu fossi Harry, non ti lascerei solo. Starei con te, cercherei di farti forza, ti consolerei. Ma tu non sei Harry. Tu, a differenza sua, non mi rispetti e non hai fiducia in me-

Quelle parole lo stavano uccidendo.

Quelle accuse gli bruciavano l’anima, lasciandovi profonde ferite che, non potendo vedere, non poteva curare.

-Non è vero-. Tre parole, con cui cercava di difendersi.

-No? La tua superbia ti acceca, Malfoy. Tu mi rispetti, infatti, io sono la tua lurida Sanguesporco preferita. Tu ti fidi di me e, infatti, mi hai raccontato tutto senza mai mentirmi. Credo di non avere più nulla da dirti-

Draco le afferrò il braccio destro, impedendole di muoversi.

-Dimmi cosa dovrei fare-

Una preghiera, uscita dalla bocca di un disperato.

Hermione restò ferma al suo posto.

-Sei tu che devi decidere cosa fare, non io-

La guardò. Le liberò il polso dalla sua presa. Si appoggiò al muro. Si lasciò scivolare fino al pavimento. Cominciò a parlare.

-Mio padre, dopo l’intrusione al Ministero, dove, assieme agli altri Mangiamorte, ha assalito te, Potter e il resto del vostro gruppetto di folli, è stato arrestato. Io e mia madre sia restati soli e il Signore Oscuro, su consiglio di quella folle di mia zia Bella, ha deciso di farmi prendere il posto di mio padre. Così, una sera, mi ha impresso il suo simbolo. Mia mamma ha cercato di opporsi a questo con tutte le sue forze, si è persino offerta di prendere lei stessa il posto di suo marito. Io, Hermione, non potevo permetterglielo. Ho giurato che l’avrei servito nel miglior modo possibile. Poi, il Signore Oscuro mi ha dato una missione. Uccidere Silente- con le mani si coprì il volto – Ha detto che, se non avessi accettato, sarei stato solo un peso per lui e che mi avrebbe dato in pasto al suo serpente. Ho dovuto accettare, Hermione. Io avevo paura. Poi, dopo che ormai avevo accettato, mi ha detto che avrebbe ucciso tutta la mia famiglia se non fossi riuscito nella mia missione-

Un tremito scosse il corpo del ragazzo.

-Ora sai tutto-

La ragazza non rispose.

-Se adesso alzassi lo sguardo e vedessi pena nei tuoi occhi, sappi che me ne andrei-

Hermione, non riuscì più a trattenersi.

-Pena? Per chi? Per te? Tu non ne meriti. Tu hai potuto scegliere e hai avuto più opportunità per redimerti, che, però, hai deciso di non accettare. Tu sei solo un ragazzino immaturo che soffre di un eccessivo vittimismo-

Draco, sconvolto da quelle parole, perse le staffe a sua volta.

-Vittima? Io devo uccide Albus Silente, uno dei più grandi maghi della Storia della Magia!-

Hermione scosse la testa.

-Non capisci proprio. Voldemort sa che Silente non alzerebbe mai una mano contro uno dei suoi studenti, anche se sapesse che da questo dipenderebbe la sua vita. Voldemort lo sa perché Silente ha avuto una possibilità per ucciderlo, ma non è riuscito a farlo. E, comunque, sappi che nessuno ti obbliga ad ucciderlo-

-Qui chi non capisce sei tu! Lui ucciderà la mia famiglia! Tu non sai cosa vuol dire essere la causa della sofferenza della propria famiglia!- esclamò Draco.

Hermione, a quelle parole, sembrò calmarsi.

-Hai ragione, io non lo so- la ragazza lo guardò di nuovo negli occhi – Ma questo è secondario, in questo momento. Ora tu devi scegliere da che parte stare. Con o contro Voldemort –

Poco dopo Hermione continuò.

-Io ho scelto molto tempo fa. Ho scelto di combattere Voldemort. Io lo faccio per la mia famiglia, per i miei amici, per tutti Babbani che diventerebbero vittime senza una valida ragione, per coloro che verranno in futuro e che meritano un mondo migliore. Io lo faccio per me e, da oggi, anche per te- la ragazza alzò il dito indice e lo puntò contro il ragazzo – Ma sappi che sono disposta a farlo con o senza di te, Malfoy –

 

Per la seconda volta, la ragazza gli voltò le spalle e lo lasciò solo.

Con i suoi pensieri, con i suoi dubbi.

 

Angolo dell’Autore

 

Salve! Ve lo dico subito: questo capitolo mi ha dato la nausea. Non avrei mai voluto farlo così. Troppe informazioni in troppo poco tempo. Spero solamente che sia meno dispersivo di quanto penso.

Prestate molta attenzione a ciò che è successo in questo capitolo, è fondamentale per comprendere i risvolti futuri di questo racconto.

Ovviamente, i miei più sentiti ringraziamenti alle sei persone che hanno commentato il capitolo. Abbiamo superato il precedente record di 5 recensioni (per il primo capitolo) e ora non vi resta che infrangere anche questo.

Io, infatti, ho cercato di fare tutto ciò che mi compete nel migliore dei modi, ora tocca a voi ricambiare, se lo volete. = )

 

Di seguito, le risposte alle recensioni:

 

Hollina: beh, per fortuna! Credo sia evidente che non posso permettermi di perdere lettrici (e lettori … spero ce ne sia almeno uno!) = ). Comunque, sono veramente felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero che questo ottenga lo stesso successo!

Pomella: come ti ho già detto, è arrivato il momento che Draco cominci a fare qualcosa di utile. E cosa meglio di un ultimatum, per spronarlo? Il gesto di Hermione dell’altra volta (il bacio sulla guancia), come anche il non raggiungere Draco alla porta della Sala Grande dopo pranzo, aveva come obbiettivo proprio questo. Stuzzicarlo e infastidirlo. Pensaci bene, se lei gli avesse presentato questa scelta subito dopo aver parlato con Drew (nel suo ufficio, la punizione), lui non avrebbe mai accettato. Andresti contro il Signore Oscuro per una ragazza (o nel tuo caso un ragazzo), che non sai manco se ti fila? Io, no. Sarò un realista, sarò un caga … fifone, ma non credo oserei sfidare Lord Voldemort e tutto il suo esercito di psicopatici scappati da un manicomio, per poi magari ritrovarmi pure solo. Il fine di Hermione è quello di spingere a pensare Draco. A prendere una decisione di cui sia cosciente e che voglia portare fino in fondo. Ad Hermione non importa per chi o che cosa lo fa, vuole solo essere certa che, presa una strada, Draco non desideri cambiare idea. Forse, in effetti, gli vuole più bene di quello che lei stessa crede (ma lo capirà presto). Il comportamento di Hermione è strano, lo riconosco. Ma credo che un minimo di astio, dopo quasi sei anni di odio reciproco (più o meno veritiero), sia comprensibile. E poi, credo non sia da trascurare il fatto che Draco è superbo e tendente ad un vittimismo estremo (il caso Fierobecco, è un esempio lampante), e che si debba ridimensionare almeno un po’. ok, come vedi, sono una dalla ciancia facile. E non scherzo neanche con i vaneggiamenti! Forse ho costruito una montagna di carte sul niente, con tutte queste opinioni.  Spero non sia così, ma anche se lo fosse … fa niente!

Per quanto riguarda le scorte d’alcool, al momento attuale abbondano!!! Non credo mi faccia bene avere più alcool che globuli rossi ne sangue, comunque = ). Spero che questo capitolo non ti abbia delusa.

 

Stefy89d: grazie mille! Ovviamente, spero che continui a piacerti! = )

 

Barbarak: innanzitutto, grazie per la lunga recensione! Credo sia una delle più lunghe che ho ricevuto, per ora (incrocio le dita affinché un giorno me ne arrivi una chilometrica che mi impieghi almeno un paio d’ore per rispondere). Hai ragione (ne hai avuta parecchia con le parole di questa recensione), Hermione è molto determinata, forse troppo. Non si ferma davanti a persone che cercano pietà e non la meritano (Draco), non si fa problemi a mettere una pietra su relazioni poco fortunate (Ron) e sa adulare le persone giuste nel modo giusto (Lumacorno). Posso dirti già da ora che quest’Hermione (come poi è anche l’originale e inimitabile made in Rowling) continuerà ad andare avanti sulla sua strada, quali che siano le conseguenze. C’hai preso anche con Draco. Come avrai potuto vedere in questo capitolo, è ufficialmente scattato un ultimatum. Sappi, però (spero tu non intuisca anche questa idea che ho in testa, altrimenti vado in depressione), che la superbia di Draco condizionerà la sua scelta.

Resto criptico, giusto per lasciare un po’ di suspense per il prossimo capitolo. = )

Per quanto riguarda la missione di Draco, come avrai visto in questo capitolo, ho deciso di restare fedele (almeno in quello, visto che ho stravolto sia il personaggio di Hermione sia quello di Draco) e, quindi, resta quella che la Rowling ha voluto. Con altri risvolti, ovviamente.

Grazie per tutti i complimenti Barbarak!

 

Lady_free: una new entry!!! Una new entry!!! Una new entry!!! Ok, mi do un contegno, anche perché immagino di non farci proprio una bella figura, se mi abbandono ad attacchi schizofrenici = )

Il mio modo di scrivere stupendo e affascinante? Credo che già con questo capitolo tu possa ricrederti … Grazie per i complimenti lo stesso (quando ho letto questo complimento ho cominciato a camminare a dieci centimetri da terra, GRAZIE!!!).

Io Efp, sinceramente, lo conosco molto poco, quindi sulla presenza maschile ne so meno di niente. Confido nel fatto che i pochi ragazzi presenti su questo sito mantengano alta la nostra bandiera, che io non credo di saper portare. (sto fingendo di mascherare la mia straordinaria superbia con un ipocrita modestia da quattro soldi). Beh, grazie ancora!!! Mi raccomando, Lady_free, continua a recensire!

 

Books: non ti preoccupare, avevo intuito la tua assenza da casa causa vacanze e, quindi, non me ne sono preoccupato molto. L’importante è che tu abbia letto. Grazie per aver trovato del tempo per recensire anche questo capitolo. Non ti preoccupare … rimani comunque una delle tre Grazie (assieme a Pomella e Hollina)!!! Grazie, ancora.

 

Grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia tra quelle seguite e/o preferite.

Spero di aggiornare presto (ma non ve lo posso garantire),

Jerry

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Capitolo 5
*** The Bell was knelling, at the end ***


Chapter five, The Bell was knelling, at the end

Quel martedì cominciò come tanti altri, da sei anni a questa parte, erano iniziati.

Stava facendo colazione al suo tavolo e, mentre si godeva un sorso di caffè, rispiegava a Ron la lezione di Storia della Magia dell’altra settimana.

Si erano lasciati quasi quattro mesi prima, a pochi giorni dai G.U.F.O.

Per lei, come anche per lui, era stata una liberazione.

Stavano insieme senza un motivo, senza amore. Stavano insieme quasi per abitudine.

Poi, seduti a un tavolino, aveva preso quella decisione, che non aveva fatto soffrire nessuno dei due.

Ognuno per la sua strada, si erano detti.

Peccato che le vie che il destino aveva tracciato per loro continuassero ad incrociarsi.

Prima c’era stato Harry, poi l’Ordine della Fenice e, infine, la guerra contro Voldemort, che era cominciata pubblicamente solo dopo che il Signore Oscuro era penetrato con i suoi scagnozzi nel Ministero.

Era stata imposta loro una convivenza obbligata, che non aveva lasciato loro il tempo di soffrire per quella separazione. Ritornare amici, come erano stati prima di mettersi insieme, era risultata la cosa più semplice da fare.

Lei era ritornata l’amica pronta ad aiutare su qualsiasi materia scolastica, lui, preso dall’euforia data dall’essere diventato portiere della squadra dei Gryffindor, invece, era cambiato.

Ron Weasley era divenuto popolare quasi quanto Harry Potter, il Ragazzo Sopravvissuto Due Volte.

E lei? Lei aveva ottenuto il rispetto. Tutti l’accoglievano benevoli, tutti le portavano rispetto ed erano in pochi, oramai, quelli che osavano apostrofarla come Sanguesporco.

I coraggiosi erano solo alcune serpi, le quali però, da un po’ di tempo, avevano cambiato il loro atteggiamento nei suoi confronti. Molti degli Slytherin, infatti, facevano finta di non vederla, altri, come Blaise Zabini, la salutavano educatamente.

Nessun insulto veniva proferito dalla loro bocca, e, se a qualcuno di loro ne scappava uno, più per abitudine che per altro, ricevevano loquaci occhiatacce da Malfoy.

Evidentemente, era intervenuto con la sua autorità tra i suoi compagni di Casa.

Lei avrebbe preferito ricevere una risposta all’ultimatum che gli aveva dato, ma il silenzio del ragazzo probabilmente stava ad indicare che non aveva preso ancora una decisione.

Del resto, quella era una decisione importante e lei se ne rendeva perfettamente conto.

 

***

 

Come tante altre mattinate la posta cominciò ad arrivare.

I gufi planavano nei pressi dei destinatari delle missive che trasportavano e, dopo aver ricevuto qualcosa da mangiare come ricompensa, ripartivano.

All’improvviso due civette perfettamente identiche entrarono nella Sala Grande. La prima si diresse verso il tavolo degli insegnanti, posto perpendicolarmente rispetto a quelli degli insegnanti. Drew non c’era.

L’altro, invece, atterrò a pochi centimetri da Hermione.

Portava una lettera per lei.

Preoccupata, la ragazza prese la comunicazione.

La busta era stata chiusa con della ceralacca rossa. Su questa, quando il liquido, ora indurito, era caldo, era stato vergato un simbolo.

Una croce greca, con una scritta: “San Mungo”.

Hermione l’aprì.

Sul volto di Silente e della McGranitt, che aveva letto il messaggio che le aveva dato il preside, un’indubbia espressione preoccupata.

 

“Gentilissima signorina Hermione Jean Granger,

con la presente la informiamo che i Babbani Richard ed Emily Granger sono stati ricoverati all’Ospedale San Mungo, per Malattie e Ferite Magiche. Distinti saluti,

La Direzione dell’Ospedale San Mungo, per Malattie e Ferite Magiche”

 

Impallidì. Sua madre e suo padre.

L’irriconoscibile carnagione rosata della ragazza, celata da quel pallore innaturale, spaventò Harry, Ron e Ginny.

-C’è qualcosa che non va, Hermione?- le chiese Harry.

Cosa doveva rispondergli? Lei non lo sapeva, lei non aveva più la forza per pensare.

-No, non preoccupatevi. Io devo andare-

Quelle poche parole le aveva riarso completamente la gola.

Parlare, oramai, le era impossibile. Come lo era anche il pensare.

Le restava solo una cosa. Correre.

Lo fece.

Raggiunse rapidamente la porta della Sala Grande.

Alle sue spalle tutti coloro che le volevano bene la stava fissando preoccupati.

Nello sguardo di Draco il puro terrore. Non è da lei.

Lei, senza perdere altro tempo inutilmente, superò quella soglia e corse verso il suo dormitorio.

Poco dopo, Minerva McGranitt la imitò.

 

Abiti Babbani.

Quello era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Quello era l’unico pensiero che era riuscita a formulare.

Frugò nel suo baule e prese un paio di jeans e un maglioncino viola.

Li indossò.

Qualcuno bussò alla porta della sua camera ed entrò senza attendere che gli venisse concesso il permesso.

Un gesto altamente maleducato e inaspettato, soprattutto se a compierlo era niente meno che la Regina del Bon Ton.

Madama Minerva McGranitt entrò nella sua stanza, leggermente affannata.

No, non sarebbe riuscita a fermarla. Potevano anche espellerla, non le importava. La sua famiglia aveva bisogno di lei e lei non li avrebbe fatti attendere.

-Mi scusi, professoressa, ma i miei genitori sono stati ricoverati al San Mungo e io intendo andare immediatamente da loro. Non … - cominciò Hermione, venendo subito interrotta dalla donna anziana.

-E io intendo accompagnarti, Hermione. Muoviamoci stiamo solo perdendo tempo-

L’unica risposta che riuscì a darle fu un cenno con la testa.

Entrambe ricominciarono a correre, scendendo le scale del dormitorio femminile di Gryffindor e raggiungendo l’ingresso della scuola.

Qualcuno la stava attendendo lì.

Harry, Ron e Ginny. Quest’ultima teneva ancora in mano la lettera che Hermione aveva lasciato sul tavolo.

- Hermione noi ven … - cominciò Ron.

-No, Ron. Più siamo, più tempo impiegheremo per arrivare al San Mungo. Io non posso perdere tempo, ci vediamo dopo- gli rispose Hermione prima ancora che il ragazzo potesse finire di concludere la sua frase.

I boccoli ribelli di Hermione si mossero al vento di quel giorno autunnale, quando lei aprì la porta di ingresso della Scuola di Magia.

Ben presto, sparì, seguita dalla silenziosa McGranitt.

 

-Come raggiungiamo il San Mungo, professoressa?- domandò Hermione, visibilmente scossa, pochi metri dopo.

-Con la Smaterializzazione Congiunta, Hermione –

La sua mente, ripresasi dallo shock, aveva ricominciato a lavorare velocemente.

-Quindi, per poterlo fare, dobbiamo superare i confini di Hogwarts -

Minerva annuì.

Superato quel limite, la donna più anziana afferrò la mano della ragazza.

-Coraggio, Hermione –

Subito dopo, la sensazione di essere imprigionata in un tubo soffocante la raggiunse.

 

Quando riaprì gli occhi si trovavano in un vicolo buio. Lo sgradevole odore di urina le avvolse.

-Professoressa- disse Hermione.

L’arzilla anziana si voltò.

-Prima d’entrare, lei sa cos’è successo ai miei genitori?-

Minerva McGranitt s’incupì. Sperava di non dover essere lei a dirle ciò che ora s’apprestava a pronunciare.

-So solamente che sono stati attaccati da sei Mangiamorte, Hermione –

Voleva sapere per quale motivo Voldemort aveva fatto attaccare i suoi genitori, voleva sapere cos’era successo a casa sua poche ore prima, voleva sapere come avevano fatto i suoi genitori a sopravvivere ad un attacco del genere.

Voleva vedere i suoi genitori.

-Ok, andiamo-

-Io, Hermione, non ho avuto il tempo di cambiarmi, quindi, devo trasformarmi. Sai dov’è l’ingresso dell’Ospedale?-

Hermione annuì. C’era stata quasi un anno fa, quando era andata a visitare il padre di Ron, dopo il morso ricevuto dal serpente di Voldemort.

-Bene-

Quella che era stata l’altera figura di Minerva McGranitt, mutò fino a diventare una gatta, con gli attenti occhi cerchiati.

Hermione uscì da quel vicolo. Si guardò attorno.

Di fronte a lei vi era un vecchio magazzino, abbandonato e decadente, con appesa sul muro una scritta logorata dalle intemperie.

Diceva: “Purge & Dowse Ltd”.

Seguita dalla gatta, si avvicinò ad una delle vetrine dell’edificio e, avvicinandosi al vetro, cominciò a parlare all’unico e malconcio manichino che si trovava dietro lo spesso cristallo.

-Buongiorno- disse Hermione – avremmo necessità di vedere i coniugi Granger –

L’oggetto lanciò un’occhiata circospetta alla gatta e, dopo averla riconosciuta, annuì leggermente e fece segno ad entrambe di entrare.

Quando ebbero oltrepassato il confine magico si ritrovarono di fronte ad un’ampia sala d’Accettazione, animata da un’enorme quantità di persone.

Se non avesse avuto fretta, Hermione si sarebbe sicuramente fermata ad osservare le stramberie diffuse in quella stanza, ma, vista la situazione, si avviò subito verso una bionda signora grassottella, seduta ad una scrivania vicina ad un cartello, con su scritto “Informazioni”.

Con la professoressa che si strusciava sulle sue gambe, Hermione si mise in coda di fronte al tavolo e attese impaziente il suo turno.

L’infermiera bionda non sembrava essere molto gentile.

Se avesse saputo cosa avevano fatto i Mangiamorte ai suoi genitori, avrebbe potuto andare direttamente ad uno dei piani senza perdere tempo lì inutilmente e, cosa non da poco, senza rischiare di innervosire ulteriormente quella donna quasi sbraitante.

Quando finalmente fu la prima della colonna, cercò di essere il più gentile possibile e chiese informazioni alla signora.

-Buongiorno- cominciò – sto cercando i miei genitori, i coniugi Granger –

L’espressione della donna s’addolcì immediatamente e la preoccupazione di Hermione aumentò.

-Quarto piano, entrambi sono nella stanza 47. Sono stati dei vili, mi dispiace-

Ecco, ora il suo cuore aveva smesso di battere.

Vili? E perché mai? Sei Mangiamorte contro due Babbani indifesi, è giocare perfettamente ad armi pari pensò involontariamente la ragazza.

-Grazie-

E con quella parola si allontanò.

Entrambe salirono rapidamente le varie rampe di scale che le separavano dal quarto piano.

Giunte al piano giusto, si misero a scorrere lo sguardo sui cartellini delle stanze in cerca del numero 47.

Quando lo trovarono, si infilarono subito all’interno.

Hermione guardò i suoi genitori e la forza che le permetteva di stare in piedi sfuggì al suo controllo.

Le sue gambe non la ressero e, come un corpo senz’anima, si afflosciò su se stessa.

Prima che il suo corpo potesse toccare il pavimento, però, qualcuno, trattenendo un lieve gemito, la sorresse.

 

***

 

Vide l’imperitura notte imprigionata nei suoi occhi e il suo sorriso gentile, mentre le accarezzava i capelli.

La teneva stretta al suo corpo, imprigionata in un caldo abbraccio.

-Tranquilla, Hermione –

Drew.

-Cosa ci fai qui?- gli chiese.

Lui si fece pensieroso, mentre l’aiutava a sedersi su una sedia presente in quella stanza.

-Sono stato io a portare qui i tuoi genitori- il suo sorriso si spense, non appena pronunciò quelle parole – Se solo fossi riuscito a liberarmi di quei Mangiamorte più velocemente, forse starebbero meglio –

La testa della ragazza prese a vorticare. Domande. Tante, forse troppe per lo stato in cui stava, che imperversavano nella sua testa, attirando la sua attenzione, affinché lei le acquietasse dando loro una risposta.

-Cosa stavi facendo a casa dei miei genitori?- chiese, scegliendo la prima richiesta di una lunga lista.

Drew non si fece attendere. Intanto, la gatta, che fino a quel momento aveva studiato le ferite di Richard ed Emily, saltò in braccio ad Hermione, accoccolandosi sul suo grembo.

-Silente credeva, giustamente, purtroppo, che Lord Voldemort, prima o poi, avrebbe diretto i suoi attacchi sulle persone care ad Harry, per ferirlo, anche se indirettamente. Facile intuire che, per raggiungere il suo obbiettivo, avrebbe cercato di colpire te o Ronald Weasley. Lui e la sua famiglia, però, grazie alla presenza di Arthur al Ministero, hanno un’ottima protezione. E poi, i Weasley sono Purosangue. Traditori del loro sangue, certo, ma comunque ti origine nobile. Attaccare loro, dunque, oltre che essere molto difficoltoso,  metterebbe in allerta tutto il Mondo Magico e, molto probabilmente, diminuirebbe anche il numero di sostenitori di Voldemort. Molti di quelli che lo seguono, infatti, lo fanno solo per restaurare la supremazia del loro sangue. I tuoi genitori, invece, erano una preda facile. Babbani, senza magia e completamente estranei alle questioni nobiliari del Mondo Magico. Silente, vista la possibilità che i tuoi genitori divenissero vittime innocenti della follia del Signore Oscuro, aveva chiesto ai componenti dell’Ordine della Fenice di controllare, a turno, anche la casa dei tuoi. Ieri notte, toccava a me. Ti giuro, Hermione, avrei voluto impedire che li accadesse tutto ciò, ma io ero solo e i Mangiamorte erano sei, troppi da fronteggiare anche per me-.

-Lo so, Drew - disse Hermione perfettamente tranquilla – Come si è svolto l’attacco?-

Fredda e scostante.

Il ragazzo descrisse la scena.

-Si sono Materializzati all’interno della casa dei tuoi genitori, non essendoci Incantesimi di Protezioni per quella evenienza. Non appena ho sentito che stava succedendo qualcosa all’interno, sono entrato. Quattro mi si sono gettati addosso e hanno cominciato a scagliarmi Maledizioni, mentre gli altri due hanno portato i tuoi genitori al primo piano. Ho messo fuori gioco i quattro con cui stavo duellando e sono andato a cercare i tuoi genitori. Quando sono arrivato, uno dei due Mangiamorte ha cominciato a duellare con me, mentre l’altro si occupava dei tuoi genitori- Drew sospirò – A un segnale di quest’ultimo, si sono Smaterializzati. Credo abbiamo portato con loro anche gli altri-

Hermione non parlava, memorizzando tutto ciò che il ragazzo le diceva.

-Mi sono avvicinato ai corpi dei tuoi genitori e ho fermato le ferite più profonde. Poi mi sono Materializzato qui e li ho portati con me-

Hermione strinse tra le braccia la gatta e si alzò.

-Grazie Drew – mormorò lei, mentre si avvicinava al corpo del padre.

Esaminò tutte le ferite che riuscì a vedere.

La pelle dell’avambraccio sinistro era stata utilizzata come un foglio di carta, su cui era stata incisa, con uno scuro inchiostro cremisi, la parola “Verme”. Il suo braccio destro, invece, si concludeva al polso bendato. Il petto, infine, era attraversato da una lunga ferita, fatta cicatrizzare con la magia.

Se anche fosse sopravvissuto, non sarebbe potuto essere più un dentista.

Prima di abbandonarlo, gli accarezzò dolcemente l’unica mano che gli restava, stringendola leggermente tra le sue.

Poi, con le gambe tremanti, attraversò il breve spazio che divideva suo padre da sua madre.

Hermione, non appena la vide, si portò una mano alla bocca.

Lei e sua mamma si assomigliavano molto. Gli occhi, un tempo, erano stati gli stessi.

Ora, una benda era stata legata attorno ai suoi, cercando di coprire quelle cavità vuote.

Le mani, che l’avevano accarezzata e coccolata, erano ricoperte di bruciature, che, dove erano riuscite ad arrivare, avevano strappato pelle e carne a brani.

Anche per la sua carriera, non c’era futuro.

Poi, non riuscì più a guardare.

Drew le fu subito affianco e cercò di consolarla, avvicinandosela al petto.

-Perché non hanno semplicemente usato l’Anatema che Uccide?- gli domandò.

- Voldemort voleva che tu vedessi tutto questo, Hermione. Lui sa quali sono le tue capacità e sa che averti come nemica potrebbe essere rischioso. L’ha fatto con me, l’ha fatto con mia madre, l’ha fatto con la madre di Harry. Lui cerca di trascinare dalla sua parte tutti i maghi e le streghe più promettenti, perché teme che uno di essi possa sconfiggerli. L’ha sempre fatto e, quando capiva che le persone a cui ambiva non lo avrebbero seguito, le uccideva o le faceva uccidere prima che queste potessero ammazzarlo come un cane, quale è. Con te ha agito in modo diverso, ma molto simile. Sa che sei troppo fedele ad Harry e alla sua causa per poterti convincere a passare dalla sua parte e, quindi, ha apportato una piccola modifica ai suoi usuali modi. Lui punta a spaventarti. Per questo non ha ucciso i tuoi genitori, voleva che tu vedessi quanto potesse crudele. Voleva che vedessi la sofferenza che il mettersi contro di lui può causare-

-Ma perché non uccidere me, invece di attaccare i miei genitori?-

-Il fatto che non possa averti, non significa che ha smesso di volerti. Lui vuole solamente essere certo di spaventarti abbastanza da rimanere neutrale durante questa guerra. Molto probabilmente, ma non posso esserne certo, lui spera che dopo questo conflitto, che lui è convinto di vincere, tu, pur di non morire, decida di aiutarlo-

-Aiutarlo a fare cosa?- gli chiese Hermione spaventata.

-A sconfiggere l’unico nemico che teme veramente: la morte – le rispose – Voldemort non teme Silente in sé, non temeva mia madre o Lily Evans. Lui teme soltanto la perdita dell’anima-

Hermione lo guardò e scosse il capo.

-Anima? Lui non ce l’ha più-

Drew le strinse la mano destra tra le sue.

-Purtroppo ti sbagli, Hermione. Voldemort possiede un anima, per quanto essa sia stata resa lurida dalla follia delle morti che ha causato e per quanto anche un oggetto inanimato possa averne una migliore della sua-

La ragazza sospirò affranta. Non aveva mai pensato che anche Lucifero, il famelico cercatore di anime, potesse averne una.

Poi, rivide i corpi maciullati dei suo genitori. Le loro condizioni si erano stabilizzate. Non sapeva dire, però, se questo fosse realmente un bene.

Quale vita sarebbe quella che li avrebbe riaccolti? Sarebbe realmente stato possibile definirla tale?

Lei non lo sapeva.

Lei voleva solo una cosa, appagare quella pressante bramosia che le cresceva nel petto.

Vendetta.

-Sai chi è stato a far loro questo?- domandò ancora la ragazza.

Lui la guardò.

-Sicuramente – cominciò, alzandosi una parte della camicia nera ed indicando uno squarcio sul fianco sinistro – Bellatrix era uno dei sei Mangiamorte. Per quanto riguarda gli altri, sinceramente, non ho avuto il tempo per smascherarli-

La gatta aveva miagolato alla vista dell’ampia ferita.

-Forse Drew dovresti fartela medicare da qualcuno- gli disse Hermione.

-Un Guaritore normale può ben poco contro la forte Magia Oscura del Sectumsempra –

La ragazza guardò il taglio, dai bordi netti e precisi. Il flusso del sangue era stato bloccato con una magia.

- Sectumsempra?- chiese, speranzosa di avere qualche altra informazione.

- Esattamente. Magia Oscura di alto livello. È un incanto pericoloso tanto quanto una delle tre Maledizioni Senza Perdono, ma, siccome pochi la conoscono, non è riconosciuta dal Ministero- le rispose Drew.

-Tu non conosci un incantesimo per rimarginare quella ferita?-

Lui sghignazzò piano. Quella ragazza era davvero curiosa.

-Si, lo conosco. Ma consuma molta energia evocarlo e io, purtroppo, ne sono a corto. Il primo soccorso dei tuoi genitori e il duello me ne hanno lasciata ben poca-

Lo sguardo attento della ragazza si abbassò.

-Mi dispiace- mormorò.

Le dita gentili di Drew la obbligarono a guardarlo.

-Con una bella dormita sarò come nuovo, Hermione. Qui, chi ha sbagliato sono io. Se fossi arrivato prima avrei potuto aiutare i tuoi genitori e, forse, non sarebbero nemmeno sdraiati su quei letti. Chi si deve scusare sono io, non tu-

Il tono pacato del ragazzo ebbe l’immediato effetto di calmarla.

Poi, lui riprese a parlare.

- Tu, Hermione, devi promettermi che non farai il mio stesso errore-

Lei lo guardò senza capire.

-Promettimi che non combatterai contro Voldemort per vendetta. Promettimi che continuerai a farlo per gli stessi motivi per cui l’hai fatto fino ad ora-

Hermione non poteva farlo. Ora il suo scopo era solo uno: nemesi.

Drew, allora ricominciò a parlare.

-Io ho combattuto solamente per vedere gli assassini di mia madre perire sotto i colpi della mia bacchetta. Sai cos’ho capito dopo essermi vendicato? Io ho avuto tutto. Peccato aver capito ciò solo dopo aver buttato ciò che possedevo. Cosa mi resta ora? Ora, io non ho più nulla. La mia ragazza e i miei amici sono sotto tre metri di terra e la mia anima è là, con loro, che implora il loro perdono.- lo sguardo del ragazzo si perse in ricordi dolorosi  -Quando dissi loro che avrei affrontato l’assassino di mia madre, loro mi risposero che mi avrebbero seguito. Mi volevano troppo bene. Troppo bene per difendere se stessi dalla mia follia. Eravamo inesperti e appena usciti dal nostro settimo anno di studi. Bambini messi di fronti all’Orco Nero e ai suoi tirapiedi. Ci catturarono tutti. Voldemort mi chiese se volevo passare dalla sua parte. Ovviamente, stupito com’ero, gli risposi che avrei preferito morire- il ragazzo prese un grosso respiro e le accarezzò una guancia – La Morte venne. Ma non fu la mia. Non ebbi nemmeno il tempo per rendermene conto. Vidi solo il corpo di uno dei miei amici sbattere il viso sul pavimento con un tonfo sordo. Poi, Voldemort, sghignazzando, mi pose di nuovo la stessa domanda. Non gli risposi. Lanciò la Maledizione Cruciatus contro la fidanzata del mio amico. Stava piangendo per la sua morte. Quell’essere interruppe lo scorrere delle sue lacrime. Le urla di quella ragazza mi svegliano ancora la notte. Il rumore delle sue ossa che si spezzavano lo divertiva, rideva estasiato. Non si fermò fino a quando nel corpo di quella ragazza non vi fu più nulla da spezzare. Un secondo tonfo ci avvertì che alla fine anche quella ragazza aveva ceduto. Di nuovo mi pose quella domanda. Ti giuro, Hermione, se fossi stato cosciente di ciò ch mi stava succedendo attorno, avrei accettato. Ma non dissi nulla. Restava solo lei, la mia Christabel. Non usò la Cruciatus per lei. Le tagliò una gamba con il Sectumsempra. Urlò. Poi, lei si voltò verso di me. Tre parole furono quelle che mi disse. “Ti amo, scappa”. Lanciò un incantesimo senza la bacchetta. L’Ardemonio, il fuoco maledetto, colpì il Mangiamorte che mi stava tenendo imprigionato con un Incanto Incarcerante. Quella distrazione bastò. Le catene invisibili attorno alla mie mani si allentarono. Riuscii ad alzarmi, la presi per mano ed effettuai una Materializzazione Congiunta. Eravamo quasi salvi. Poi, qualcuno riuscì ad afferrarla e lei lasciò la mia mano. Quando arrivai ad Hogsmeade, il luogo in cui volevo Materializzarmi, ero solo-

Hermione lo guardò. Era sconvolto e lei non era da meno.

-Non sei potuto tornare indietro?- gli chiese, pur sapendo che Drew, se avesse potuto, lo avrebbe sicuramente fatto.

-Non sapevamo dove ci avevano portati-

Hermione sentì il forte desiderio di trovare un modo per consolarlo. Lui con lei lo aveva fatto.

-Potrebbe non essere morta, Drew -

- L’egemonia di Voldemort finì poco dopo e io riuscii a trovare qualcuno in grado di portarmi fino al luogo dove era stato lasciato il suo cadavere-

L’Opportunismo stava di casa anche tra le file del Signore Oscuro, dunque.

Hermione non seppe cosa dire.

-Promettimi, Hermione, che non farai il mio stesso errore-

Lei annuì.

-Te lo prometto, Drew –

Un mugugno proveniente dal letto del padre di Hermione attirò la loro attenzione. 

 

***

 

Nel primo pomeriggio, Molly Weasley entrò accaldata dalla porta della camera 47.

-Signora Weasley!- esclamò piano Hermione.

-Oh, Hermione! Mio Dio, come stanno?- le rispose, indicandole i suoi genitori.

La ragazza s’incupì.

-Non bene. Papà sembrava aver cominciato a riprendersi, ma i suoi valori non si sono rialzati. Mamma, invece, … -

Sta morendo.

Quelle due parole le morirono in gola.

No, non poteva essere così.

Hermione si portò una mano alla bocca, trattenendo un singhiozzo. Gli occhi lucidi.

Subito, si ritrovò stretta nel materno abbraccio di quella donna di mezza età.

-Fatti forza, Hermione. Vedrai che staranno meglio, vedrai!-

E cercando di riempire quelle parole con dolci rassicurazioni, Molly aumentò la stretta attorno al gracile corpo di quella ragazza.

-Hai mangiato qualcosa a pranzo, Hermione?- le domandò la signora Weasley, mentre le accarezzava amorevolmente il viso.

-Non ne ho avuto il tempo-

Molly, realmente preoccupata, le disse che, se non voleva morire di fame, doveva mettere assolutamente qualcosa nello lo stomaco e si offrì di andarle a prendere qualcosa alle macchinette al quinto piano.

-Vado io, Molly. Tu resta qui con Hermione – disse Drew, tremendamente pallido, alzandosi da una sedia nascosta in un angolo della camera ospedaliera.

Molly lo notò solamente in quel momento.

- Drew, tu dovresti andare ad Hogwarts e farti curare quella ferita- si intromise Hermione.

Minerva McGranitt, che non aveva ancora deciso di riassumere la sua forma umana, miagolò, schierandosi a favore dell’idea di Hermione.

-Sto bene, Hermione. Vado a prenderti qualcosa da mangiare e poi torno a scuola. Non appena Piton mi avrà curato, tornerò qui-

Molly sobbalzò a quest’ultima frase.

- Drew, figliolo, sei stato ferito da qualche Incantesimo Oscuro?- gli chiese.

-Si, ma la Maledizione mi ha solo sfiorato- le rispose il ragazzo, reggendosi allo stipite della porta da cui stava uscendo.

-O buon Dio! Drew cosa stai aspettando? Corri ad Hogwarts e vai a farti curare! Andrò io a prendere qualcosa ad Hermione! – sbraitò Molly, comprensibilmente agitata per la salute del ragazzo.

La diretta interessata dell’ultima esclamazione di Molly, intanto, si era riseduta sulla sua sedia, posizionata tra i due letti, presa solamente dalle condizioni di salute dei suoi genitori.

Drew, senza badare alle raccomandazioni della signora Weasley, uscì dalla stanza.

Con un balzo la gatta lo seguì, miagolando in modo poco elegante. Forse, se avesse avuto il dono della parola, Minerva McGranitt avrebbe cominciato a sbraitare contro il professor Kennan. Queste, però, erano solamente delle insinuazioni.

Quando furono rimaste sole, Hermione cominciò a parlare, staccando per pochissimi secondi lo sguardo dai suoi genitori.

-Signora Weasley, posso chiederle un favore?- domandò.

La donna, posandole una gentile mano grassoccia sulla spalla, rispose affermativamente.

-Potrebbe mentire sulle condizioni dei miei genitori a Ron, Ginny ed Harry?-

Molly, che non capiva la motivazione di quella richiesta, restò in silenzio.

-Sono certa che Harry si riterrebbe responsabile per quello che è successo a loro. Vorrei evitare quest’eventualità e, se non le dispiace, vorrei essere io stessa ad informali del loro stato- e così dicendo, guardò con una crescente intensità i volti profondamente addormentati dei suoi genitori.

-Va bene, Hermione –

Lei mormorò piano un ringraziamento e smise di parlare.

 

***

 

Drew, come aveva promesso, era ritornato il prima possibile. Non era stato via per più di un’ora e, quando era ritornato sembrava ancora più debole di quando se ne era andato. Eppure era lì, con lei.

Anche Molly non l’aveva lasciata, si era seduta su una sedia e, come tutti in quella stanza, aveva mantenuto un religioso silenzio.

Hermione, ancora seduta in mezzo ai due letti, aveva uno sguardo vacuo. Delle scure occhiaie cominciavano a risaltare sul preoccupante pallore della sua pelle. Aveva mangiato una merendina di quelle che Drew le aveva portato per far tranquillizzare i presenti, ma poco dopo era dovuta correre in bagno. Il suo stomaco rifiutava qualsiasi forma di cibo.

Si era sciacquata velocemente il viso ed era ritornata al suo posto.

La McGranitt le era saltato sul grembo e lei, quasi inconsciamente, aveva cominciato ad accarezzarla. Non stava pensando verso chi rivolgeva le sue carezze, sapeva solo che farlo la tranquillizzava.

Poi, lentamente, il cielo aveva cominciato ad imbrunire.

La signora Weasley, scusandosi, se ne era andata. Aveva promesso ad Hermione che sarebbe venuta a farle compagnia anche nell’indomani.

Domani. Quel giorno le sembrava troppo lontano.

Verso le otto di sera, Drew le aveva rivolto la parola.

- Hermione, è meglio se torniamo per un paio d’ore a scuola. Hai bisogno di riposare e di mangiare qualcosa di salutare. Ti prometto che torneremo qui stanotte. Ti accompagnerò io stesso-

Hermione aveva scosso la testa, come per scacciare un pensiero infelice.

-Non posso lasciarli soli, Drew –

La gatta, che teneva ancora tra le braccia, era balzata giù e si era accoccolata sul pavimento, vicino ai suoi genitori.

-Resterà lei con loro. Andiamo a scuola-

La ragazza si era alzata, obbedendo. I muscoli delle gambe, intorpiditi dalle molte ore passate nella stessa posizione, non sembrano voler muovere un passo.

Drew le fu vicino e l’aiutò.

Poi, scese le scale, si erano lasciati alle spalle l’edificio diroccato che conteneva il San Mungo.

Il ragazzo la riportò nei pressi dei confini di Hogwarts con una Materializzazione Congiunta.

 

***

 

Il suo corpo, troppo debole e privo d’energie, non aveva retto la soffocante sensazione che dava quella magia e, appena i suoi piedi avevano toccato il suolo, si era chinata e aveva rimesso.

Di nuovo.

Ancora una volta Drew le era vicino.

“Fatti forza” le aveva ripetuto.

Come avrebbe potuto farlo? Lei non ne aveva più.

Si erano diretti verso la porta d’ingresso e, a pochi passi da quella soglia, Hermione aveva ripreso la sua caratteristica andatura autoritaria.

Alzare i piedi da più di mezzo centimetro da terra le costava fatica.

Poi, tenendole la porta aperta, Drew l’aveva invitata ad entrare.

Lo aveva ringraziato piano.

La luce abbagliante della scuola, in netto contrasto con la profonda oscurità di quella notte senza stelle,  l’aveva abbagliata.

Non appena entrò qualcuno le corse incontro abbracciandola forte.

Ginny. L’aveva riconosciuta dai lunghi capelli rossi.

Forse la sua migliore amica stava piangendo.

Si guardò attorno, socchiudendo leggermente gli occhi.

Un piccolo corteo la stava attendendo.

Luna, Neville, Ron ed Harry la stavano circondando. Poco lontano, Silente la stava guardando in modo apprensivo.

-Come stanno i tuoi genitori?- le aveva chiesto qualcuno. Forse era Luna, forse Ron.

-Bene, stanno meglio-.

La mano di Drew, a quelle parole, aveva lasciato la presa attorno alle sua spalla.

Poi, distintamente, aveva avvertito la voce di Harry. Si era voltata per poter vedere il ragazzo.

-Scusami, Hermione. Se tu non fossi mia amica, Voldemort … -

Non gli aveva dato l’opportunità di continuare.

-No, Harry. Se Voldemort, invece di venire ad infestare questo mondo, fosse rimasto nel letamaio che era la sua reggia, tutto questo non sarebbe successo. Niente del male che ha causato sarebbe successo. Quindi, no, Harry, ciò che è successo non è colpa tua-

La sua voce era chiara, le parole ben scandite.

-Dobbiamo fermare quel folle, per chi verrà dopo di noi. Nessuno merita un tiranno come quell’essere-

Silente e Drew si erano scambiati uno sguardo strano.

-Ora, scusatemi ragazzi, ma ho bisogno di dormire-.

E così dicendo, aveva cominciato a salire le scale, diretta verso la stanza privata che Silente le aveva riservato.

Poi, improvvisamente, si era voltata.

- Drew, potresti venirmi a svegliare tra due ore?- chiese, guardando verso il basso.

Il ragazzo le aveva risposto con un cenno affermativo della testa.

Hermione ricominciò a salire.

Ogni passo la lasciava senza fiato.

Ogni passo.

 

***

 

Aveva assistito a tutto.

Ora, lei sapeva meglio di lui anche l’unica cosa che gli aveva impedito di darle una risposta.

Qui chi non capisce sei tu! Lui ucciderà la mia famiglia! Tu non sai cosa vuol dire essere la causa della sofferenza della propria famiglia!

Queste erano le parole che le aveva quasi sputato in faccia.

Lei, ora, sapeva cosa si provava. Lei, ora, sapeva di essere stata la vera causa delle torture che i suoi genitori aveva subito.

Eppure, non era scappata, come aveva fatto lui.

Eppure, non si era arresa alle crudeltà dell’Oscuro Signore.

Anzi, lei aveva sprezzantemente vanificato gli sforzi di Lord Voldemort per separarla da Harry Potter.

Lei gli aveva mentito.

Lei aveva deciso di portare da sola quel gravoso peso, che lentamente aveva già cominciato ad ucciderla.

 

Improvvisamente, la certezza. Lei non se lo meritava.

Lui, Draco Malfoy, l’avrebbe aiutata. Lei aveva bisogno di lui, come lui lo aveva di lei.

 

***

 

Qualcuno le aveva afferrato la mano e l’aveva chiamata per nome.

Si era voltata. Conosceva quella voce.

- Malfoy –

- Ciao Hermione –

Era troppo stanca per mettersi a discutere con lui.

-Scusami, Malfoy, ma questa non è stata una bella giornata. Ho bisogno di dormire-

Non aveva atteso una sua risposta e aveva ricominciato a camminare, sorreggendosi appoggiando una mano al muro che stava fiancheggiando.

-Hai ragione tu. Dobbiamo combattere per chi verrà dopo di noi e per chi, oggi, non può difendersi-

La voce di quel ragazzo le aveva raggiunto rapida il cervello.

-Con te, Hermione. Combatterò con te –

Hermione si era voltata e gli si era avvicinata.

-Andiamo a parlare con Drew –

Nel dire queste parole, gli aveva afferrato una mano. Le mani le tremavano. Stava in piedi miracolosamente.

- Hermione ai bisogno di dormire. Lo faremo un altro giorno. Domani, se le cose andranno meglio-

La ragazza stava per rispondergli che non c’era tempo, ma si dovette fermare.

Malfoy si era portato la sua mano vicino alla bocca e, mentre gliela baciava, l’aveva tirata a sé.

-Dimmi la verità, Hermione. Come stanno i tuoi genitori?-

Lui sapeva che lei aveva mentito.

La verità, però, le bruciava il petto e non aveva il coraggio di pronunciarla.

Lui la strinse più forte, sorreggendola.

-Io sono qui per te- le sussurrò all’orecchio.

La voglia di spartire quel peso che le gravava sulla coscienza crebbe.

Silenzio.

Un singhiozzo e l’assordante rumore di una lacrima che si infrangeva sul pavimento.

-Stanno morendo, Draco –

Il ragazzo le accarezzò il viso, asciugandole le lacrime.

-Mi dispiace –

 

Quel pianto era stato trattenuto troppo a lungo.

Lui l’accompagnò nella sua stanza e le fece compagnia fino a quando non credette che si fosse addormentata.

Prima d’andarsene le baciò dolcemente una guancia. La sua Hermione.

 

La pelle, dove le sue labbra si erano posate, bruciava, riscaldandola un po’ dal freddo che la mancanza del suo corpo le aveva lasciato.

Draco.

 

***

 

Drew bussò piano alla porta della sua camera.

Lei, non essendo riuscita a dormire dopo che Draco se ne era andato, si era fatta una doccia e cambiata i vestiti con il cambio che qualcuno le aveva fatto recapitare in camera.

Gli aprì la porta.

Nemmeno lui doveva essere riuscito a riposarsi.

I suoi occhi blu risaltavano sulla pelle macabramente diafana.

Si erano saluti e, piano, si era avviati.

Uscirono dalla Scuola, ne varcarono i confini e, dopo aver superato l’asfissiante Materializzazione, erano arrivati di fronte al San Mungo.

Erano entrati.

Alla scrivania dell’Ufficio Informazioni, vi era ancora la bionda grassoccia, che la salutò con un cenno del capo mentre le passava davanti.

Gli scalini che la dividevano dal quarto piano sembravano non finire mai.

Finalmente, dopo quella che le parve un’eternità, riuscì ad entrare in quella camera.

Tre Guaritori si voltarono a guardarla.

I loro volti erano mesti.

Uno di loro le chiese gentilmente se quelli distesi nei letti erano i suoi genitori.

Quando lei annuì, loro le si avvicinarono.

-Siamo veramente dispiaciuti, signorina Granger, ma noi non possiamo fare nulla per i suoi genitori. Hanno perso molto sangue, nonostante l’intervento tempestivo del professor Kennan, e la Maledizione Cruciatus ha lasciato notevoli lesioni interne. Purtroppo, non credo riusciranno a superare la notte-

Domani.

Lei lo aveva avvertito: quel giorno era troppo lontano.

I tre lasciarono la stanza.

Hermione si sedette su quella sedia, posta ancora in mezzo ai due letti.

Minerva McGranitt non si era mossa da dove l’avevano lasciata.

La gatta la guardò e miagolò piano.

Di nuovo, la rassicurante mano di Drew si pose sulla sua spalle.

Ora le restava solo una cosa da fare: attendere.

 

***

 

All’improvviso, in lontananza, avvertì il primo rintocco di un campana, imprigionata in una chiesa Babbana.

La Mezzanotte era giunta.

Suo padre emise un gemito sofferto. Prima ancora che lei, sua figlia, potesse capirlo, spirò.

Si alzò.

Afferrò la mano di sua mamma.

-Mamma, ti prego non lasciarmi- sussurrò, mentre posava gentilmente le sue mani su quella ricoperta di scottature di Emily Granger.

 

Prima del dodicesimo rintocco, Hermione Jean Granger fu strappata dall’abbraccio dei suoi genitori.

Note dell’Autore

Ho letto un paio di Dramioni di successo negli ultimi giorni per cercare di capire cosa mancasse alla mia. Mi sono accorto di molte mancanze, ma, manco a dirlo, la mia testardaggine mi ha imposto di continuare seguendo la mia idea di partenza.

È vero, ho scritto quattro capitoli in cui di Dramione c’è ben poco. Anzi, qualcuno (in privato, ergo non su Efp) ha definito la mia storia più una Drewmione. Lo ammetto, Drew ha avuto molto più spazio di Draco. E ne avrà molto anche in futuro. Sarà perché è un personaggio di mia totale invenzione, sarà perché è molto più “impastato” in questo racconto di quanto si possa pensare, sarà perché ho dovuto dilungarmi su parti della sua vita passata affinché i suoi comportamenti non venissero fraintesi. Sarà per altri cento motivi inutili e immotivati, ma, oramai, c’ho che ho fatto non posso cambiarlo.

E, in tutta sincerità, anche se avessi la possibilità di farlo, non lo farei.

Draco in questo capitolo si è mosso, nel prossimo sarà uno dei due protagonisti.

Poi, però, la trama si riallaccerà (almeno lo spero) all’originale della zia Row. Quindi, cercherò di riproporre alcune scene de “Il Principe Mezzosangue”, in questa nuova chiave Dramione. Non so cosa ne verrà fuori.

Senza contare che a questo va aggiunto il Reparto Segreto, che va ancora scoperto totalmente, la seconda lezione di Drew, che ricordo deve ancora avere luogo, ed Harry e Silente che avranno le loro lezioni private e che, alla fine, dovranno andare a recuperare l’Horcrux.

Quindi, come credo sia palese, ho ancora molte cose da dire. O, meglio, da scrivere.

Ora, arrivo al mio fine personale.

La prossima volta che ricevo 3 recensioni cado in depressione.

Di nuovo 3? Dopo le 6 del terzo capitolo!

È stato un duro colpo per la mia autostima, che, a stento, si sta riprendendo.

Non mi lamento, potrebbe andare peggio.

Ma il quarto, a mio parere di scrittore della storia (quindi niente di fondamentale), era un capitolo fondamentale.

Volevo sapere se tutte le cose che avevo scritto erano state recepite, speravo di veder fioccare qualche strana ipotesi e, senza girarci in giro troppo a lungo, sognavo nel superamento delle 6 recensioni.

Devo dirlo? Ok, lo dico: il record non è stato superato.

Si è dimezzato -_-‘’

Manco il Baileys mi ha consolato … che depressione …

 

Ma non demordo, anzi, insisto e pubblico un altro capitolo.

Quindi, onde evitare astruse incomprensioni, lo dico chiaro è tondo:

MI FAREBBE PIACERE SAPERE COSA PENSATE DELLA MIA STORIA E DEI MIEI CAPITOLI!

Quindi, abbiate un po’ di pietà per questo povero scrittore alle prime armi e recensite (le mie mani sono giunte in segno di preghiera) …

 

Ringrazio le 10 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite (sarebbe una crudeltà da parte vostra non commentare … io ve lo dico, avete il mio futuro nelle vostre mani! Non vorrete mica un vecchio bavoso e alcolizzato, no?)

Ringrazio le 3 persone che hanno messo la mia storia tra le ricordate (spero vi ricordiate davvero di leggerla)

Ringrazio le 32 persone che hanno messo la mia storia tra le seguite (non mi offendo se scrivete recensioni solo per salutarmi … anche se, se fossero un po’ più corpose sarebbe meglio)

 

E, infine, prima di rispondere alle tre anime pie che hanno recensito, un avviso fondamentale:

Pomella spero tu sia in vacanza, perché se hai letto il capitolo e non lo hai commentato vado in bagno e mi taglio le vene. Rientri nelle tre Grazie, quindi, è tuo dovere morale dirmi se il capitolo fa cagare o no (per favore, ovviamente)!

 

Ed ecco le risposte alle recensioni:

Books: Luce dei miei occhi ciechi, consolazione della mia anima dannata e forza del mio spirito perduto. Come vedi, sto cercando di avere una tua recensione anche per questo capitolo (sto veramente toccando il fondo, lo so) … Draco in questo si è svegliato e nel prossimo capitolo ne avrai la prova. Hermione, invece, ha dimostrato forza e caparbietà, anche se alla fine il dolore è stato troppo da sopportare. Mi raccomando, ti imploro, recensisci.

Barbarak: ok, questo capitolo ha stravolto un po’ le cose. Intanto, Hermione ha ceduto. Ma lo ha fatto solo dopo che Draco (che continuerà, anche se molto meno, a fare la vittima e a voler essere al centro delle sue attenzioni) ha scelto lei e la sua causa. Ha ceduto dopo che lui ha avuto il coraggio di voltare le spalle a Voldemort. Forse, se Hermione non fosse stato in quello stato mentale, non si sarebbe fatta “aiutare” da lui. Forse non avrebbe pianto e non avrebbe chiesto supporto a lui.

Per quanto riguarda la scelta di Lord Voldemort, si è uno spoiler. Lei è già stata sottoposta ad una scelta. Lei ha già scelto (ed è proprio questa sua convinzione a smuovere qualcosa in Draco). Infine, sono rimasto felicemente colpito quando hai detto che Draco non ti piaceva perché troppo legato all’originale. Nella mia idea iniziale(a cui, come ho detto prima, sono ancora fedele), c’era la volontà di non allontanarsi eccessivamente da ciò che zia Row ha detto. Quindi, Draco è una vittima, Hermione è orgogliosa e Ron è un idiota. Questo vale anche per altri personaggi e vale anche per alcuni eventi della storia che, sebbene saranno causati da differenti motivi, arriveranno alla stessa conclusione. Chi vuol capir, capisca.

Sono certo che tu comprenderai. Mi raccomando, lasciami qualche parolina.

 

Hollina: si, il quarto era un capitolo chiave. Credo, però che tu sia una delle poche ad averlo capito. Spero ti sia piaciuto anche questo. Mi raccomando, fai una buona azione e recensisci. Grazie!

 

Bene, ciò che dovevo dire, l’ho detto.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che, come ho già detto, siate così gentili da recensire.

 

Jerry (un bel “per sempre vostro” ci starebbe bene, ma, se mi ritrovo ancora tre recensioni, l’unico “per sempre” sarà quello sulla mia lapide, affianco alle parole “depresso e sfigato”)

 

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Capitolo 6
*** The End and the new Beginning ***


Chapter six, The End and the new Beginning

La luce dell’alba filtrava dalle spesse tende che coprivano l’unica finestra della stanza. Silente le aveva concesso il permesso di soggiornarvi fino a quando avesse voluto farlo.

Fortunatamente, quando era ritornata ad Hogwarts dal San Mungo, non aveva avuto molte difficoltà a prendere sonno. Certo, quel continuo susseguirsi d’incubi non poteva essere definito ristoratore, ma almeno era riuscita a riposarsi un po’.

Peccato che lei, Drew e la McGranitt fossero rientrati solamente da un paio d’ore.

Lei, prima di ritornare a scuola, aveva espresso il desiderio di raggiungere un telefono babbano per chiamare sua zia e i due avevano deciso di accontentarla. L’aveva svegliata nel mezzo della notte e, come le aveva fatto notare la stessa donna, prima che lei le rivelasse il motivo di quella chiamata, il suo povero cuore aveva subito pesantemente il contraccolpo.

Sicuramente Hermione avrebbe potuto aspettare un orario più consueto, ma il desiderio di dare una degna sepoltura ai suoi genitori il prima possibile l’aveva già assalita.

Per questo motivo, aveva bisogno di qualcuno che si assumesse l’incarico di organizzare le esequie.

Sua zia, dopo aver digerito almeno parzialmente il trauma, aveva accettato l’onere.

Ovviamente, prima che ciò accadesse, Hermione aveva dovuto passare molto tempo con la cornetta all’orecchio.

Finalmente, dopo che sua zia le aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per organizzare tutto per il giorno stesso, Hermione aveva chiuso la chiamata e, accompagnata dai suoi professori, era ritornata a scuola.

L’essere riuscita a riposare per almeno un paio d’ore, le aveva dato la triste illusione che, tutto ciò che i suoi occhi avevano visto nelle ultime ventiquattro ore, era frutto della sua stravagante fantasia e dell’aver mangiato troppo alla cena della sera prima.

Purtroppo, quando la sua mente e il suo corpo sbatterono contro la realtà e contro la sua celebre crudeltà, le poche forze che era riuscita a recuperare con il sonno, si erano immediatamente esaurite, prosciugate come putride pozzanghere costrette a subire le angherie di un rinato Sole dopo il passaggio di alcune nubi temporalesche.

E, così, si era ritrovata a guardare il soffitto, senza in realtà vedere niente.

Si era detta che avrebbe sfruttato completamente la gentilezza del Preside, saltando tutte le lezioni di quella mattinata e passando quest’ultima nel caldo abbraccio di quelle lenzuola profumate.

Poi, però, l’idea di essere sola e di avere tutto quel tempo per pensare a ciò che le era successo la spaventò e decise di andare a farsi una doccia, indossare la divisa e scendere a fare colazione.

 

Quando arrivò davanti alla porta della Sala Grande, il crudele ripensamento, mascherato il suo reale volto, l’aveva punzecchiata con il suo forcone.

Forse, si disse preferisco passare una mattinata a pensare.

Si stava già voltando per andarsene, quando avvertì il tocco gentile di qualcuno sul suo braccio.

Biondi capelli, quasi bianchi, entrarono ben presto nella sua visuale.

-Ciao, Hermione – le disse Malfoy – Stai forse scappando dalla Sala Grande?-

Lei chinò il capo. Colpita ed affondata.

Ora non si sarebbe liberata di lui molto facilmente. Dannazione.

-Se negassi, mentendo spudoratamente, mi lasceresti andare?-gli domandò lei speranzosa.

L’effetto che desiderava, ovvero una rapida fuga fin sotto le coperte del suo letto, si realizzò. Al contrario.

Draco le si era avvicinato e aveva cominciato a guardarla attentamente con occhio medico.

- No. Se tu lo facessi, ti obbligherei ad entrare da quella porta, dovessi portarti in braccio o legata per i piedi con una corda e agitando la bacchetta a mo’ di clava. Devi assolutamente mangiare qualcosa, Hermione – le disse, dopo la rapida ispezione, mentre le accarezza una guancia.

Lei scoppiò a ridere.

-Grazie, Draco. Per tutto quello che hai fatto e stai facendo per me-.

Il tono della ragazza era ritornato improvvisamente serio.

Il ragazzo avvicinò la bocca al suo orecchio.

-Per te, Hermione, farei questo ed altro –

Così dicendo, com’era comparso, svanì.

 

Se ne era andato, lasciandola sola. Fortunatamente. Era troppo orgogliosa per ammettere pubblicamente di non avere il coraggio di aprire quella porta che l’avrebbe condotta alla Sala Grande.

Lei lo sapeva.

Se fosse entrata, tutti si sarebbero voltati verso di lei e i loro sguardi compassionevoli l’avrebbero lasciata senza forza per reagire.

Se fosse entrata, Harry, Ron e Ginny le sarebbero corsi incontro, ripetendo continuamente quanto erano dispiaciuti per la sua perdita. Quest’ultima parola, molto probabilmente, sarebbe stata accompagnata da dolci aggettivi, quali “enorme” o “ingiusta”, che altro non avrebbero fatto che sottolineare quanto in realtà non potessero capire ciò che lei stava provando.

Se fosse entrata, la Pietà l’avrebbe soffocata.

Era arrivata fino a quella porta, l’aveva vista e aveva voluto ritornare immediatamente nella sua camera. E, cosa non da poco, aveva incontrato lui.

Era certa che sarebbe rimasto a controllarla, che non avrebbe staccato i suoi occhi argentei dal suo corpo fino a quando questo non sarebbe sparito dietro il legno massiccio di quella porta.

Così, Draco Malfoy sarebbe venuto a sapere che lei, l’orgogliosa Regina Mezzosangue dei Gryffindor, in realtà non aveva neppure il coraggio di affrontare degli sguardi.

Eppure, chissà per quale motivo, lui se ne era andato.

Lui le aveva dato l’opportunità di scappare.

Pochi istanti dopo la sparizione del ragazzo, lei stava già correndo, ripercorrendo al contrario il tragitto appena percorso, diretta verso il Silenzio, l’indiscusso sovrano della sua camera.

 

Mancavano pochi passi e avrebbe raggiunto la salvezza.

Aveva il fiatone, probabilmente era anche rossa in viso per la fatica. Appoggiando una mano contro la parete, si chinò, nel tentativo di calmare il suo respiro irregolare.

Un sospiro pesante, seguito da un leggero brontolio, la spinse a guardare dinnanzi a sé.

-Cosa devo fare con te, Hermione?-

Draco Malfoy, appoggiato sfrontatamente alla porta della sua camera privata, la stava fissando mentre scuoteva piano la testa.

-Cosa ci fai qui, Malfoy?-

Lui, allora, la guardò divertito e leggermente spazientito.

-Eppure, Hermione, mi sembra che “Draco” non sia una parola troppo difficile da pronunciare. Forse temi di farmi contento, o, magari, hai paura che Potter ti scacci dalla sua combriccola di sgangherati. In effetti, adesso che ci rifletto, la prima ipotesi è la più concreta. Sono sicuro che se riuscissi a liberarti dello Sfregiato, cominceresti a baciare la terra dove cammino- accompagnava queste parole con gesti che, chiaramente, volevano sottolineare l’indiscutibile superiorità della sua persona su quella di Harry-Cerebroleso-Potter.

Hermione, alzando un sopracciglio, lo squadrò dall’alto al basso.

Prima ancora che lei potesse rispondere a quella sua affermazione, Malfoy aveva già ricominciato a parlare.

-Comunque, non ti preoccupare passavo di qua per caso. Tu, invece, non dovresti essere nella Sala Grande?-

Il cervello della ragazza passò un unico messaggio: inventare una scusa, subito!

-Sono venuta a prendere il libro di Trasfigurazione-

Draco sembrò bersela. O, almeno, questo pensò Hermione nei due secondi di silenzio che Malfoy si era concesso per darsi un tono prima di risponderle.

-Bene, allora ti aspetto, così dopo ritorniamo assieme in Sala Grande-.

Come poteva liberarsi di lui?

Semplice, non poteva. Draco non l’avrebbe lasciata nemmeno se l’avesse implorato.

-Va bene, ho mentit … -cominciò Hermione, venendo subito interrotta da Malfoy.

-Non ci crederai, Hermione, ma l’avevo capito – le disse sorridendo -Ho anche immaginato che forse, oggi, avresti preferito fare la colazione a letto – continuò, estraendo da sotto il mantello un sacchetto di carta e porgendoglielo.

Lei sgranò gli occhi.

- Draco – iniziò Hermione.

Di nuovo, lui, sorridendo, la interruppe.

-Non è nulla, Hermione. Comunque ti porterò la colazione a letto tutti i giorni, se è questa la ricompensa-

Senza nemmeno pensarci, lei aveva pronunciato il suo nome.

Lui mosse i primi passi per allontanarsi da lei.

- Draco -.

Lui si voltò.

-Vuoi farmi compagnia?-

 

***

 

L’aveva fatto entrare e, dopo avergli detto di accomodarsi dove preferiva, si era diretta verso la finestra per scostare le tende.

La luce mattutina investì il suo viso, illuminando quegli occhi cioccolata ancora cerchiati da pesanti occhiaie.

Lui, intanto, aveva preso una sedia e l’aveva accostata al letto sfatto.

Si era tolto il mantello e lo aveva appoggiato ordinatamente sullo schienale della sedia.

E la guardava. Forse si aspettava che fosse lei la prima a parlare, forse voleva solamente fissare indelebilmente quel momento nella sua mente, rendendolo un ricordo imperituro e protetto dalle offese del tempo.

Lei, fingendo di non osservare il modo in cui la osservava, salì sul letto e aprì il sacchetto di carta.

Prese un toast e lo addentò.

Masticò piano, presa ad assaporare il gusto del cibo che da quasi un giorno non aveva potuto gustare.

Inghiottito il boccone, mormorò piano un ringraziamento al ragazzo.

-Come stai Hermione?- le chiese all’improvviso lui.

Il pezzo di pane che aveva mangiato stava ancora scendendo lungo la sua gola, quando il suo stomaco si chiuse di nuovo.

Scese velocemente dal letto e, mentre si portava una mano alla bocca, corse verso il bagno.

Nuovamente incontrò il sorriso soddisfatto del water, mentre, poco elegantemente, vi vomitava all’interno anche l’anima. Anzi, solo quella, visto che non aveva nient’altro da rimettere.

Subito, qualcuno le raccolse i capelli sulla nuca.

Quand’ebbe finito, la stessa persona l’alzò di peso e l’aiutò ad accostarsi al lavandino, dove si lavò velocemente il viso.

Hermione vedeva nello specchio il riflesso dei suoi occhi preoccupati che controllavano ogni suo movimento.

-Sto bene, Draco. Probabilmente mi sono presa qualche virus intestinale, ieri, mentre ero in ospedale- gli disse tranquilla, mentre si passava un asciugamano sulla bocca bagnata.

-Smettila-

Una richiesta, nascosta abilmente sotto un’imposizione.

Draco la prese in braccio e la riportò sul suo letto.

Il fragile corpo della ragazza, indebolito dalla mancanza di cibo e di sonno, era visibilmente scosso da tremiti involontari.

La coprì.

-Prova a dormire un po’, forse quando ti sveglierai starai meglio e avrai abbastanza fame da riuscire a mandar giù qualcosa-

Hermione sbuffò cercando, inutilmente, di uscire dalle coperte.

Poi, dopo aver rinunciato all’idea di sfuggire alla salda presa del ragazzo che la bloccava sotto le lenzuola, cominciò ad esclamare affranta.

-Lasciami, Malfoy!-

Lui, senza scomporsi, la guardò severo, ammutolendola.

-Evidentemente, Hermione, non hai capito. Tu ora dormi e, poi, quando ti sarai svegliata, mangerai tutto ciò che ti ho portato in quel sacchetto. Ti è più chiaro ora?-

Lei, cercando inutilmente di sgusciare fuori dal letto, cominciò a ridere.

-E come credi di obbligarmi a dormire, Malfoy?- gli chiese.

Sul volto impassibile del ragazzo si dipinse un ghigno soddisfatto.

Prima ancora che lei potesse capire cosa stesse facendo, lui si tolse le scarpe e la camicia e si infilò sotto le coperte.

La tirò a sé, appoggiandole una mano attorno alla vita e facendo aderire la sua schiena al suo petto.

-MALFOY!- gridò Hermione sconvolta.

-Ti ho detto che devi dormire e intendo stare qui per controllare che tu lo faccia- le rispose lui.

Poi, il ragazzo avvicinò la bocca al suo orecchio e cominciò a sussurrarle qualcosa.

-E comunque, Hermione, credo che sarò costretto ad essere meno gentile con te, se continui a chiamarmi in quel modo-

Lei, palesemente paonazza in volto, gli fece notare che qualcuno sarebbe potuto entrare e avrebbe potuto vederli in quella posizione equivocabile.

- Colloportus – disse chiaramente il ragazzo, puntando la bacchetta contro la porta – Sei tranquilla ora?-

-Tranquilla? Con te qui?- gli rispose lei, cercando di voltarsi almeno un po’ per guardarlo negli occhi.

Lui rise piano.

-Buonanotte, Hermione -

Lei sbuffò. Odiava non essere ascoltata.

-Buonanotte Ma … Draco – disse lei, riuscendo a correggersi appena in tempo.

Il ragazzo la strinse più vicino a sé.

La stanchezza, ben presto, si impossessò dell’esausta e recalcitrante Hermione, che, troppo stanca per opporsi, si addormentò tra le braccia del ragazzo.

 

***

 

La prima cosa che percepì, quando alcune ore dopo si svegliò, fu uno strano calore che la riscaldava.

Il suo cervello, riattivatosi completamente, impiegò pochissimo tempo a capire quale fosse la fonte di tale sensazione.

- Draco, spostati immediatamente!- berciò contro il ragazzo, mentre cercava di spingersi lontano dal suo corpo.

In quel momento capì a malincuore che, durante il sonno, oltre ad essersi voltata, aveva anche cinto il braccio sinistro attorno al fianco di lui.

Non appena nella sua mente si dipinse la pericolosa posizione in cui si trovava, cercò di forzare la salda presa del ragazzo facendo leva con le mani sul suo petto. Draco Malfoy, però, sembrava non voler cedere.

-Non è un bel comportamento il tuo, Hermione. Prima ti strusci addosso a me e poi, appena ti sei stancata, te ne vai- le disse lui, con uno sguardo di rimprovero – Io non sono la sua prostituta personale, signorina Granger ... Anche se, se sei pronta a restituirmi il favore, potrei anche diventarlo-

Hermione riuscì a trattenere a stento l’impulso di tirargli una sberla.

-Lasciami immediatamente, Malfoy!- esclamò lei furiosa, mentre cercava ancora di rendere proficui i suoi futili tentativi di liberarsi dalla sua presa.

-Come mi hai chiamato?-

Quella domanda bloccò immediatamente Hermione.

Si convinse che Draco, nelle peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto solamente arrabbiarsi un po’.

Lo sguardo che lui le rivolse le fece gelare il sangue nelle vene.

Lui si alzò dal letto, prese la sua camicia e cominciò a rivestirsi.

-Non mi rispondi?-

In quelle sue parole risuonava una pesante cattiveria.

Erano soli in una stanza chiusa con la magia. Ed era pur sempre un Malfoy. E la sua fama non era proprio delle più confortanti.

-Ti ho chiamato Malfoy. Mi ucciderai per questo affronto?- gli rispose lei, con un coraggio degno di stima.

Il ragazzo scoppiò a ridere.

Ok, ha chiaramente qualche disturbo della personalità pensò lei.

-Dovrei ucciderti perché mi hai chiamato per cognome?- le chiese lui.

La bocca di Hermione si spalancò e la sua mandibola, lei poté percepirlo chiaramente, toccò il pavimento.

-Mi hai guardata come se ti avessi pugnalato!- esclamò esterrefatta.

Lui chinò il capo.

-Lo hai fatto- disse, mentre inchiodava i suoi occhi ai propri – Ma non credo di poter pretendere molto, dopo tutto quello che ti ho fatto –.

Lei si alzò dal letto, lo raggiunse e gli prese le mani.

-Mi serve un po’ di tempo per farci l’abitudine- cominciò lei – Comunque, solo perché tu non abbia dubbi a riguardo, sappi che l’unica cosa importante per me è che tu sia qui, adesso –

Lui, liberate le mani, la strinse in un abbraccio.

-Grazie, Hermione -

Restarono così, per un istante infinitamente breve, momentaneamente imperituro.

-Se lo stai facendo perché speri che mi dimentichi che devi mangiare, stai perdendo tempo- le disse all’improvviso.

Beccata, di nuovo.

-Devo proprio mangiare? Non ho fame … -

Lui, senza permetterle di finire la sua arringa difensiva, la prese in braccio e si sedette sul letto.

Porse alla ragazza che le stava sulle ginocchia un sacchetto di carta.

-Mangia-

Quello era chiaramente un ordine.

 

***

 

Aveva continuato ad accarezzale i capelli mentre si assicurava che mangiasse tutto ciò che le aveva portato. Dopo aver finito il toast, a cui aveva già dato un morso precedentemente, fu il turno di una mela e di un paio di biscotti al cioccolato.

-Contento? Ho finito tutto. Ora puoi mettermi giù, mammina?- scherzò lei, senza accorgesi nemmeno di cosa rappresentasse quell’ultima parola che aveva pronunciato. Lei non aveva più una madre.

Draco, felice di ciò, si sbrigò a concentrare l’attenzione della ragazza su altro.

-Amore, perché mi fai queste domande, se sai bene qual è la risposta?-

Lei cominciò a preoccuparsi.

-Intendi dire che mi terrai così ancora per molto tempo?- gli chiese.

-Ti ho già detto che non sono la tua prostituta, Hermione. Ti lascerò quando mi sarò stancato di averti così vicina-

Ok. La situazione stava precipitando.

-Giusto per sapermi regolare, questo quanto tempo mi porterà via?-

Il ragazzo sembrò pensarci intensamente.

-Non ti lascerò molto presto, mi dispiace-

Draco la obbligò a distendersi sul letto e le si mise affianco.

Continuava ancora a passarle gentilmente una mano nei capelli.

Hermione decise che avrebbe sopportato tutto ciò per altri cinque minuti, ma già dopo i primi due sbottò.

-Non sono una bambola, Draco!-

Lui sorrise amaro.

-Purtroppo. Mi piacerebbe averti tutta per me-

-Tu sei pazzo- disse lei, sconvolta dalla sua risposta.

L’espressione del ragazzo sembrò darle ragione.

-Che ore sono?- gli chiese poco dopo.

Lui, smettendo momentaneamente di fare ciò che lo stava tenendo impegnato, guardò il quadrante del suo orologio da polso.

-Sono le due del pomeriggio-

Quando quell’informazione fu concepita dal suo cervello, Hermione si alzò dal letto, ottenendo un’occhiataccia da Draco.

-Oddio, è tardissimo! Devo assolutamente andare da Harry, Ron e Ginny!- esclamò lei, piuttosto agitata. Poi, come comprendendo un aspetto abilmente celato in quella notizia, si rivolse al suo compagno di stanza abusivo.

-Ma tu non sei andato a lezione?- gli chiese.

Il ragazzo alzò tranquillo le spalle.

-Avevo altro di più importante e divertente da fare. Mi farò fare una giustificazione dai miei, o andrò a fare un salto da Madama Chips - le rispose lui.

Hermione, tremendamente in ritardo, non lo interrogò oltre e lui poté tirare un deciso sospiro di sollievo.

-Va beh, io devo andare-

Recepito il messaggio nascosto tra le righe, Draco Malfoy si alzò, puntò la bacchetta contro la porta e l’aprì.

-Non è molto gentile da parte tua lasciarmi per San Potter, Lenticchia e quel maschiaccio della Weasley. Comunque-

La Granger gli puntò contro il dito indice e assunse un cipiglio severo.

-Non osare mai più chiamarli in quel modo davanti a me, Draco -.

Se ne andò, senza lasciargli possibilità di replica.

 

***

 

La Signora Grassa, appena la vide, ebbe la bontà d’animo d’aprirsi senza neppure chiederle la parola d’ordine.

La donna, anzi, dopo aver sottolineato alla ragazza quanto fosse dispiaciuta per la sua perdita, le aveva fatto notare che molti Gryffindor attendevano sue notizie dalla sera prima.

Hermione decise di ostentare un finta gentilezza.

-Me ne rendo conto, ma purtroppo ho fatto ritorno a scuola solo stamattina e ho preferito riposare-

La Signora Grassa aveva concordato con la sua scelta e l’aveva lasciata libera di procedere.

 

Non appena la sua gracile figura aveva attraversato il valico celato dal quadro, i presenti erano ammutoliti.

La guardavano come fosse stata l’attrazione di una compagnia di circensi, come se, sotto la sua pelle, vi fosse un mostro pronto a palesarsi in tutta la sua orribile maestosità. La guardavano come una ragazza appena diventata orfana.

Pietà.

Anche se aveva fatto di tutto per evitarla, alla fine era riuscita a raggiungerla. Lentamente l’ossigeno, che la mattina trascorsa con Draco le aveva dato, le venne rubato da tutte quelle bocche aperte in un’espressione dispiaciuta.

Voleva correre. Voleva ritornare nella sua camera, sotto le sue coperte. Voleva percepire la dolcezza delle mani di Draco sulla propria pelle.

Voleva la sua aria.

 

Non appena Ginny la vide, le corse incontro.

- Hermione!- esclamò Harry, tirando una gomitata a Ron, affinché smettesse di assalire le labbra di Lavanda Brown in quel modo a metà tra l’Orribile e l’Osceno.

Lei ricambiò l’abbraccio di Ginny e si fermò un attimo a ringraziare il cielo. In effetti, c’era qualcuno che stava peggio di lei. Povera Lavanda

Sorrise al Ragazzo Sopravvissuto che le stava raggiungendo.

E aspettò che il suo interrogatorio di routine cominciasse.

Come stai? Mi dispiace.

Quelle erano le domande e le risposte che l’avrebbero aspettata, se lei non fosse stata Hermione Granger.

-Come stai, Mione?- le chiese Ron, quando, dopo aver dato un istante di tregua alla povera Lavanda, che si stava pulendo il rossetto cremisi sbavato, li aveva raggiunti.

-Bene- gli rispose lei tranquilla, mentre si perdeva ad osservare le tracce scarlatte lasciate sul suo volto dalle labbra carnose della Brown.

I tre la guardarono in modo strano. Poi, Ginny, dopo aver visto lo stato pietoso in cui si trovava la faccia del fratello, credendo di non essere vista, pestò il piede del rosso, intimandogli di darsi una pulita.

Uno strano silenzio si propagò e riempì l’intera Sala Comune. Tutti stavano aspettando che lei parlasse.

-Cosa avete fatto oggi a Trasfigurazione?- chiese ad Harry, il quale certamente non si aspettava una domanda del genere in quel momento. Il ragazzo corse a prendere il quaderno degli appunti.

Intanto, il tipico clamore che usualmente animava la Sala Comune sembrava essersi destato dal suo sonno inusuale e, oramai, cominciava a propagarsi rapidamente.

Harry tornò ben presto con un foglietto spiegazzato tra le mani.

-Oggi, a dire la verità, abbiamo fatto solo un semplice incantesimo per raddoppiare parti del corpo degli animali. Sul foglietto ti ho scritto la pagina del libro dove si trova la spiegazione, sono sicuro che non avrai problemi a padroneggiarlo-

-Solo questo?- chiese la ragazza.

-Si, il resto della lezione lo abbiamo passato a consolidare le lacune sugli Incanti più difficili che abbiamo studiato fino ad ora. Sai, la McGranitt non era proprio in forma smagliante ... – le rispose lui.

-Capisco-

In effetti la professoressa era stata tutto il giorno in ospedale, a vegliare fino alla fine sui suoi genitori.

Ron, all’improvviso, sbottò.

-Andiamo, Hermione! I tuoi genitori sono morti e tu ti preoccupi dei compiti per casa?-

Harry e Ginny, dando fondo alla loro affinità di coppia, gli rivolsero due tremende occhiate che promettevano ore di allenamento con la Maledizione Cruciatus. Lui, ovviamente, sarebbe stata la cavia.

-Evidentemente, Ronald, – cominciò lei – ho pianto abbastanza-

Quell’affermazione, nella sua semplicità e nella sua terrificante schiettezza, lasciò basiti tutti i presenti, che, evidentemente, avevano solo finto di non ascoltare la loro conversazione.

-Se avrò bisogno di un confidente, Ronald, – il secondo utilizzo del nome intero avviò la diffusione del terrore nelle vene degli uditori – tu sarai l’ultimo a cui mi rivolgerò. Non ti preoccupare, so quanto ti impegna il tuo rapporto con la Brown -.

La ragazza, appena percepì il suo nome, sobbalzò, tracciando una riga rossa sulla guancia con il rossetto che stava utilizzando per porre rimedio alle sbavature causate dai focosi baci scambiati con Ron Weasley.

Quest’ultimo, invece, rimase ammutolito.

Harry afferrò Hermione per un braccio.

-Calmati, Hermione. Sei diventata pallida quasi come Nick-quasi-senza-testa!-

Lei mormorò piano una scusa.

- È solo che sto cercando di non pensarci-

Ron si avvicinò timoroso.

-Perdonami, sono un’idiota-

Hermione accennò un sorriso, ricevendo un’occhiata truce da Lavanda.

Disse che si era fatto tardi e, scusandosi per la breve visita, se ne andò.

Hermione stava peggio di quanto pensassero. I suoi occhi color cioccolata avevano parlato e le migliaia di parole che avevano pronunciato non avevano fatto altro che farli preoccupare maggiormente.

 

***

 

Guardava fuori dal finestrino, al suo fianco c’era sua nonna Jean. Piangeva piano, come se avesse il timore di disturbare coloro che si trovavano su quell’auto, e si asciugava le lacrime con un fazzolettino di stoffa, oramai zuppo. Hermione non vi badava, continuava ad osservare il mutare del paesaggio.

Poi, arrivarono davanti al cimitero.

Fu la prima a scendere.

Porse gentilmente una mano alla nonna, affinché la donna potesse aiutarsi ad uscire dall’auto.

L’anziana gliela strinse con una forza che Hermione non poteva immaginare avesse.

Jean le si accostò e subito la zia le si avvicinò, fiancheggiando dall’altro lato la madre.

Anche Margot, sua zia, aveva il trucco completamente rovinato a causa del pianto.

I suoi occhi, invece, erano solamente pesantemente arrossati.

Il suo orgoglio di Gryffindor si faceva sentire anche in quel momento. Lei avrebbe cercato di trattenere le lacrime il più a lungo possibile, in modo che Lord Voldemort non potesse ridere del dolore che le aveva causato.

Indossava un semplice vestito nero senza spalline, che le arrivava fin poco sotto le ginocchia, e uno scialle viola scuro annodato sul petto, che sua nonna le aveva dato dicendole che, senza quello, avrebbe sicuramente avuto freddo. Ai piedi uno scomodo paio di décolleté dal tacco troppo alto per i suoi gusti, anch’esse nere.

Si avviarono piano, seguendo i feretri gemelli che si avviano verso la loro nuova dimora. La loro ultima casa.

Alle loro spalle, una processione silenziosa, animata solo dal lieve borbottio di speranzose preghiere.

Poi, arrivarono ai loculi. Che bel nome per indicare due fosse in cui dei corpi, oramai privi di vita, sarebbero stati smembrati dai vermi.

Quel luogo era già affollato. Alcuni parenti lontani, alcuni pazienti dei suoi genitori, alcuni suoi vecchi compagni di scuola a cui non pensava da un’eternità e alcuni come lei.

Alcune persone dotate di poteri magici.

La prima che notò fu Luna Lovegood, accompagnata da suo padre Xenophilius. Entrambi indossavano sgargianti abiti gialli e arancioni. Subito affianco c’era Neville con sua nonna.

Poi, vide i signori Weasley, Bill e la sua elegante fidanzata Fleur Delacour, Charlie, Fred e George. Poco più in là, assieme ad Harry stavano Ron e Ginny. Praticamente quasi tutta la famiglia di Molly e Arthur era lì riunita. Quasi, perché Percy sembrava aver deciso di abbandonare la sua famiglia pur di abbracciare completamente il suo folle desiderio di raggiungere la vetta che lo avrebbe portato al potere nel Ministero della Magia. Forse, avrebbe dovuto rendersi conto di quanto questa sua ambizione fosse stupida.

Infine, in un gruppetto a sé stante, stavano Remus Lupin e Tonks. Il primo parlottava fittamente con il preside Silente, alquanto strano in quegli abiti Babbani, il quale era fiancheggiato dalla professoressa McGranitt che, invece, stava imbastendo una tranquilla conversazione con la ragazza e con Drew.

Fu su di lui che il suo sguardo si bloccò. La strana aura che sembrava avvolgerlo, unita a quel suo elegante portamento, sembrava essere in grado di attirare la sua attenzione come un calamita. Anzi, sembrava che tutti i presenti, chi più e chi meno, fossero soggetti a questo suo potere misterioso.

Indossava abiti completamente neri, tranne la cravatta che, invece, era di un’innaturale candore. I capelli, come al solito spettinati, avevano alcuni ciuffi particolarmente ribelli gli coprivano parzialmente gli occhi.

Vi fu un particolare, però, che Hermione notò per la prima volta. Infilato nel pollice della mano destra vi era un anello, illuminato da un luccichio blu, molto simile al colore dei suoi occhi.

La ragazza si scusò con la nonna e con la zia e, dicendo loro che doveva assolutamente andare a ringraziare alcune persone per aver deciso di partecipare al funerale dei suoi genitori, si avviò verso quest’ultimo gruppetto.

Dopo i brevi saluti e le formali condoglianze, Hermione si rivolse a Minerva e Drew.

-Volevo ancora ringraziarvi per essermi stati vicini … - cominciò lei, venendo subito interrotta da un gesto della McGranitt.

-Io e la professoressa McGranitt abbiamo fatto solamente ciò che dovevamo in qualità di docenti, Hermione – le spiegò Drew.

Tutti sapevano che loro avevano fatto molto più di questo.

Il ragazzo, però, continuò a parlare.

-Sai, Hermione, credo che là ci sia qualcuno che ti sta aspettando- disse, indicando con il dito indice della mano un luogo che i suoi occhi, assieme a quelli di tutti gli esseri magici lì presenti, cercarono immediatamente.

Là, dietro un albero, stava Draco Malfoy. Fumava.

 

***

 

Non prestò attenzione alle voci sommesse che subito l’avvolsero.

La sua unica preoccupazione, ora, era raggiungerlo.

Hermione mosse il primo passo.

 

Fred e George avevano già proposto di andare a suonargliele di santa ragione. Tonks, Ron, Harry e Ginny avevano acconsentito ad aiutarli e, senza aspettare ancora, si stavano già muovendo.

La voce chiara e nitida di Drew li fermò.

-Tutti coloro che cercheranno di attaccare Draco Malfoy si ritroveranno istantaneamente al San Mungo. Non farò distinzioni tra uomini e donne-

Ron deglutì rumorosamente.

-Ma, Drew! Lui è un Malfoy!- esclamò Harry esterrefatto.

Drew guardò il ragazzo sopravvissuto negli occhi.

-Si, hai ragione Harry. Ma è anche un Black -

Harry sembrò sul punto di controbattere, ma Drew lo anticipò.

-Qual era il cognome del tuo padrino, Harry?- poi, si concentrò su Tonks – Ninfadora, sbaglio o tua mamma è Andromeda Black? E infine, ricordo male o anche i Weasley sono imparentati con questa famiglia?-

Ogni tentativo di replica ammutolì, morendo nella gola di colui che lo stava per pronunciare.

-Non credo che sia corretto da parte vostra giudicare qualcuno in base alla famiglia in cui è cresciuto. Vi devo ricordare che, se lo farete, vi abbasserete al livello di tutti quei Purosangue che si ritengono superiori ai Mezzosangue?-

Ginny prese coraggio.

- Malfoy è proprio uno di questi!-

-In tal caso, sarà Hermione stessa a cacciarlo o a chiedervi di farlo-

Silenzio. Minerva McGranitt e Albus Silente lo osservavano, come anche Molly e Arthur.

-Sul suo avambraccio sinistro, però, c’è il Marchio Nero-

Quella voce proveniva da qualcuno alle sue spalle. La riconobbe subito e rispose al proprietario della stessa senza nemmeno voltarsi.

-Sul tuo corpo, Lupin, ci sono chiari segni della tua natura di Licantropo. Da quando giudichi in base alle apparenze? Sai, vero, che potresti essere ripagato con la stessa moneta?-

Tonks, non appena quelle parole si diffusero nell’aria, afferrò Drew per il colletto. Sebbene il ragazzo la sovrastasse di una decina di centimetri, lei lo fisso dritto negli occhi, furiosa.

- Lascialo, Ninfadora -.

Remus Lupin parlò in tono pacato e con voce tranquilla.

 

Quando vide Hermione avvicinarsi, Draco gettò a terra la sigaretta e la spense pestandola.

Il suo orgoglio gli impediva di farsi cacciare da lei come un cane.

Parlò per primo.

-Vuoi che me ne vada- disse. Non era una domanda, ma una semplice constatazione.

Lei lo guardò in silenzio, poi chinò il capo.

-Speravo fossi così gentile da porgermi educatamente il tuo braccio, ma evidentemente mi sbagliavo. Dunque, te lo chiedo. Draco, puoi starmi vicino?-

Quella richiesta lo spiazzò. Lei voleva lui. 

 

***

 

Quando lo strisciante sovrano Slytherin cominciò ad avvicinarsi tenendo la gentile regina di Gryffindor per mano, numerosi commenti scapparono dalle bocche dei loro sbadati proprietari.

-Non c’è dubbio: Incantesimo Confundus – concluse Fred, mentre si girava da un’altra parte per non guardare la scena.

-Ti sbagli, fratello. Guarda con chi è! Maledizione Imperius, sicuramente- lo corresse George, raggiungendo con lo sguardo il paesaggio spettrale che il suo gemello stava già ammirando.

-Si vuole vendicare, ne sono sicuro!- esclamò convinto Ron – Non le è mai piaciuto il fatto che io l’abbia subito rimpiazzata-

Ginny scoppiò a ridere, seguita dai due allampanati gemelli.

-Sei un idiota, Ron. E comunque, la Brown non potrà mai rimpiazzare Hermione – la rossa sembrò fermarsi un attimo per lanciare un’altra occhiata alla strana coppia. Ciò la fece rabbrividire. Hermione e Malfoy, insieme.

La sensazione di aver ingerito un pacchetto intero di Pasticche Vomitose crebbe.

-Vi prego togliete quel sorriso giocondo dalla faccia del furetto platinato!- pregò affranta.

Tonks si intromise.

-Credimi, Ginny, mi piacerebbe molto farlo, ma, se anche riuscissi a superare Drew, – disse, lanciando un’occhiata al professore – credo che Hermione mi stenderebbe a colpi di Fatture-

-Sapete, secondo me, qualcuno ha lanciato un potente Incanto della Memoria sulla nostra Herm, facendole dimenticare i suoi ultimi sette anni di vita- propose Charlie.

In quel momento anche Bill e Fleur si avvicinarono al gruppetto immerso nel cicaleggio.

-Ragazzi, andiamo! Ha appena perso i suoi genitori, è sicuramente colpa dello shock. Vedrete, quando ritornerà in sé, rimpiangerà questo giorno- disse il ragazzo, supportato da numerosi cenni affermativi della francesina.

-Me lo auguro-.

Con queste poche parole Harry Potter espresse il suo parere. Sfavorevole.

Poco più in là un’altra discussione, anch’essa appena sussurrata, stava avendo luogo.

-Diamine, Drew, quel ragazzo ha il Marchio!- ringhiò Lupin – Potrebbe essere pericoloso!-

Il ragazzo sostenne facilmente lo sguardo accusatorio dell’uomo.

-Non abbiamo prove che lo sia. Non reputo corretto allontanarlo da Hermione fino a quando non avremo prove certe. Nel caso in cui tu possa fornirmele, sarò ben felice di scortare personalmente il ragazzo ad Azkaban -.

-Non abbiamo tempo! Domani potremmo dover piangere anche Hermione!- gli rispose Remus.

- Drew, io credo che Remus abbia ragione. La signorina Granger è troppo scossa, dobbiamo salvaguardare il suo futuro, proteggendola oggi- disse Minerva McGranitt.

Remus Lupin vide la vittoria ad un passo.

- Albus?-

Il Preside, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco, prese parola.

-Ritengo che solo la signorina Granger possa sapere di cosa ha bisogno in questo momento e reputo giusto informarvi che, a mio parere, lei ha già scelto. Dunque, io concordo con il professor Kennan -.

Parità. La situazione era di nuovo in stallo.

 

***

 

Lentamente i feretri vennero calati nelle fosse.

Il lamentoso canto di una madre e di una sorella la raggiunse. Parlava di disperazione, di rabbia, di frustrazione. Narrava di tempi trascorsi felicemente e di difficoltà superata solo grazie alla forza di un abbraccio. Raccontava di quale vuoto avesse lasciato la loro perdita prematura nelle loro anime acciaccate. Inaspettata giunse come un sonoro schiaffo sulla guancia.

La verità bruciò i legacci che l’ancoravano al suo orgoglio.

Pianse, ancora, ma come mai, prima d’ora, aveva fatto.

La mano, che Draco le aveva posato sul fianco, strinse la sua presa attirando il suo corpo verso quello del ragazzo.

Di nuovo quel calore. Ora, però, neppure quello riusciva ad allontanare quello spettro dalla sua anima.

I suoi gemiti, scappati dalle sue labbra dischiuse e appena sussurrati, si unirono alla disperazione di quella triste musica.

 

***

 

Hermione, ancora legata a Draco, camminava piano in testa ad un gruppo di persone chiacchieranti.

Poi, qualcuno la chiamò.

Riconosceva quella voce, sebbene fossero passati più di sei anni e sebbene il trascorrere del tempo l’avesse resa più roca.

Si voltò e lo vide.

- Chris?- chiese.

Il ragazzo sorrise.

-Già-

La ragazza rimase sconvolta. Quando l’aveva visto per l’ultima volta era un bambino smilzo ed emaciato, ora, invece, doveva reclinare la testa all’indietro per riuscire a guardarlo negli occhi.

-Che c’è? Non ti pare il caso di salutare almeno con un abbraccio un vecchio amico?- le chiese lui, interrompendo la rapida ispezione con cui la ragazza stava constatando tutti gli innumerevoli mutamenti del suo corpo.

-Oh, certo, scusa!- gli rispose Hermione, sgusciando dalla presa del riluttante Draco e cercando di passare le braccia attorno alle spalle di Chris.

L’abbraccio, almeno secondo il giudizio di Malfoy, che tossicchiò cercando di attirare la loro attenzione, fu troppo lungo e troppo intenso.

-Non mi presenti, Hermione?- disse un istante dopo, furioso di non essere stato nemmeno minimamente calcolato dalla ragazza.

Lei, scusandosi, si scostò da Chris e adempì a quell’incarico che, secondo le leggi della buona educazione, le spettava.

- Chris, – cominciò Hermione, indicando Draco al ragazzo – questo è Draco Malfoy, un mio compagno di classe –

Poi, avvicinandosi di un passo a Draco, proseguì le presentazioni.

- Draco, questo è Christopher Hunt -.

Lui, guardando il Babbano dall’alto al basso, si avvicinò ad Hermione e le sussurrò all’orecchio – E chi sarebbe?-.

-Sono suo marito- disse Chris, introducendosi nella conversazione prima che la ragazza potesse rispondergli.

Gli occhi dell’erede Malfoy si iniettarono di sangue. Nella sua mente si composero i nomi degli avvocati della sua famiglia. In poco più di un paio d’ore, concluse, quell’allegra comitiva di legali sarebbe riuscita a sciogliere qualsiasi accordo matrimoniale ed Hermione sarebbe stata di nuovo sua.

Proprio in quel momento, il gruppo di Non-Babbani passò affianco ai tre.

Qualcuno inghiottì pesantemente.

-Amore devo farti una confessione: in questi sei anni ti ho tradito un paio di volte- rapido prese le mani della ragazza e le strinse tra le sue – Ma ti giuro che non lo farò mai più-

Tutti i presenti, magici e non, si erano fermati ad osservare la scenetta.

Malfoy fu sul punto di estrarre la bacchetta e lanciare un paio di Maledizioni Senza Perdono contro Christopher.

-Mi dispiace, Chris, ma credo di doverti chiedere il divorzio- gli rispose Hermione.

-Io non intendo concedertelo. Sono sicuro che mi perdonerai e che dimenticherai le mie scappatelle-

La mano di Draco scivolò sotto il mantello. Hermione vide il suo gesto e decise di porre fine a quel teatrino.

-Peccato che il matrimonio tra bambini non abbia valore nell’odierna società- disse lei allegra.

Chris, come se avesse già previsto quale sarebbe stata la replica della ragazza, le rispose subito.

-I nostri testimoni sono ancora in vita e credo siano disponibili a darmi ragione davanti al giudice-

-Devo ricordarti che il nostro sacerdote ha accettato di sposarci solo dopo che gli hai dato quattro barrette di cioccolata e che ha cominciato la cerimonia dicendo “Facciamola corta, che ho fame”?-

Chris sospirò affranto.

-Quindi il nostro matrimonio finisce qui? Dopo sei anni d’amore profondo e di completa adorazione da parte mia nei tuoi confronti?-

Hermione, oramai, rideva.

-Credo di si-

Chris prese un fazzoletto di carta dalla tasca e si soffiò il naso.

-Mi mancherai tanto, amore- disse, mentre si lanciava in una splendida interpretazione di “Uomo disperato”.

-Mi auguro che quest’idiota sia così gentile da andarsene al più presto-

La voce glaciale di Draco Malfoy azzittì il loquace Chris. Quest’ultimo, già pronto a replicare, si fermò quando la nonna e la zia di Hermione le si avvicinarono, facendola allontanare un po’ dai due.

-Noi, Hermione, dobbiamo andare a casa- cominciò la zia – Ma, prima, devi prometterci che ci penserai-

Jean si intromise.

-Del resto, come hai visto, non siamo gli unici a cui manchi-

-Ci penserò, ma non credo che cambierò idea-

 

***

 

Poco dopo, aveva salutato Chris e aveva ripreso a camminare tenendo Draco per mano.

La presa del ragazzo era tutt’altro che gentile, ma non si offese per quel suo comportamento rude. Sapeva che lui la riteneva una sua proprietà, sapeva che lui desiderava i suoi sguardi solo per lui.

Molly Weasley, dopo aver ottenuto il benestare di Silente, aveva invitato anche lei a cena alla Tana. Hermione, però, si era scusata e, dopo aver detto che doveva assolutamente rimettersi in pari con il resto della classe, aveva declinato l’invito. Ovviamente tutti pensarono che voleva stare con Draco Malfoy. Lui compreso.

Dopo aver effettuato una Materializzazione congiunta nei pressi dei confini di Hogwarts, i tre professori che li stavano accompagnando avevano deciso di lasciare loro una certa intimità, precedendoli di alcuni passi. Ciò non piacque alla professoressa McGranitt, la quale ogni due passi si lanciava occhiate indagatrici alle spalle.

-Posso farti una domanda, Hermione?- le chiese improvvisamente Draco.

-Certo-

Lui sospirò, liberando l’aria per farsi forza. Aveva paura. Temeva la sua risposta.

-Di cosa parlavano tua nonna e tua zia?-

Lei sembrò calibrare nella sua mente la risposta che voleva dargli.

-Mia nonna mi ha chiesto di trasferirmi a casa sua-

-Cosa?- urlò Draco, facendo voltare contemporaneamente i tre accompagnatori. Minerva era agitata e la sua mano era subito corsa verso la bacchetta. Quel ragazzino era pur sempre un Mangiamorte.

-Non ti ho detto che mi trasferirò, Draco –.

L’occhiata che la McGranitt gli rivolse fu un chiaro invito a darsi una calmata.

Il ragazzo inspirò ed espirò teatralmente e riprese a parlare.

-Per quale motivo dovresti trasferirti? Sei una strega abilissima, il tuo posto è qui!-

-Grazie per il complimento, Draco, ma ti ricordo che loro non lo sanno. Credo, comunque, che la mia famiglia voglia solo starmi più vicina-

-La prossima volta che ti tocca, comunque, lo ammazzo- disse lui, cambiando discorso.

-Di chi stai parlando di preciso?- gli domandò Hermione.

-Di chi? DI CHI? Di quel lurido babbano di Hunt!-

Di nuovo i tre che li precedevano si voltarono. Il cipiglio di Madama McGranitt lo zittì. Drew sembrò segnarsi di impartire una punizione esemplare al ragazzo alla prima occasione.

Hermione, invece, si limitò ad avvicinarsi di più a lui. L’effetto da lei voluto fu subito ottenuto.

Draco Malfoy si limitò a guardarla, ricordandosi di respirare ogni tanto.

 

***

 

-Non vieni a cena?- chiese Draco Malfoy ad Hermione Granger, mentre questa gli si allontanava.

-Te l’ho detto, Draco, devo studiare-

Il volto di lui s’incupì.

Lei gli strinse le mani e gli sorrise dolcemente.

-Buonanotte, Draco -.

Hermione cominciò a salire le scale.

Poi, improvvisamente, si fermò. Non si voltò.

-La prossima volta che parli di Babbani, Draco, ricordati che tutta la mia famiglia rientra in questa categoria-.

Lui, Draco Malfoy, ne aveva combinata una delle sue.

Sono proprio un deficiente.

Note dell’autore

 Credo che sia doveroso, da parte mia, cominciare questo spazio con un sincero ringraziamento. Per tutte le belle parole, per tutte le persone che sono state così gentili da commentare (e consolare la mia anima di autore affetto da radicato vittimismo), per tutti coloro che mi seguono fin dal primo capitolo e per quelli che, invece, si sono aggiunte da poco.

Grazie a tutti, indistintamente.

Nella mia stupida preoccupazione di aver “mancato” l’obbiettivo e aver fallito come autore di Dramione (essere uno dei pochi ragazzi che scrivono questo genere di racconti porta con se un onere non indifferente, anche se non sembra), ho dimenticato di avere un minimo di orgoglio e sono (s)caduto nella banalità della disperazione.

Beh, non so se avrete modo di vedermi in stati così pietosi, ma per ora vi chiedo scusa di ciò che ho fatto. (Piagnistei sterili e elucubrazioni mentali futili, compresi)

Grazie ancora alle mie supporters (io fiducioso confido nella presenza di un ragazzo), che, senza dubbio alcuno, sono le migliori. Mi si stacchino le mani e comincino a prendermi a pugni, se quello che dico non lo penso realmente.

Passo, ora, al capitolo odierno.

Sconvolgerà qualcuno, temo.

Il comportamento di Hermione non è quello a cui vi ho abituati (o almeno non lo è fino alla fine del capitolo), ma credo che possa essere scusato/motivato dalla sua situazione psicologica. In effetti, Bill e Fleur sono quelli che ci sono andati più vicino. Hermione cerca di nasconderlo, cerca di tenerlo per sé, ma è distrutta. E Draco, in questo caso, diventa un ottimo modo per “alleggerirsi l’animo”. Lei non deve dirgli niente, lui sembra capirla completamente (infatti, apostrofa un Babbano con l’aggettivo lurido … Draco, sei un’idiota! Aspetta … sono io quello che muove il tizio, quindi, gira che ti rigira, alla fine, mi sto insultando da solo … che strazio, però!!!). Si occupa dei suoi bisogni, la sostiene. In un’unica affermazione, lui “pensa al suo posto”. Poi, però, Draco sbaglia. Errare è umano, no? Hermione, questo, lo capisce.

Drew, invece, in questo capitolo dimostra di saper essere tremendamente convincente. Come ho già detto, il ragazzo avrà un ruolo molto importante e, già dal prossimo capitolo, diventerà per Hermione una specie di confidente, maestro, guida.

Hermione è la sua “cocca”, ma credetemi (io vedo e prevedo ciò che il futuro ha in serbo per questo ragazzo) tiene a Draco più di quanto si creda.

Non dico niente, perché, obbiettivamente, ho già detto troppo.

Ho altre cose da dire? Non me lo ricordo.

Procedo con le risposte alle recensioni e, se dalla mia testa malata verrà fuori qualcos’altro che vi devo dire, lo aggiungerò alla fine.

 

Hollina: ti rispondo procedendo per punti, in modo da ricordarmi di rispondere a tutto ciò che mi hai scritto. Condivido pienamente, il rapporto con Ron andava assolutamente troncato. A me, sinceramente, il rosso non sta proprio molto simpatico e, quindi, ho voluto eliminare il problema (che lui rappresenta) il prima possibile. Purtroppo, hai colto nel segno anche con il secondo punto. L’attacco ai genitori di Hermione era inevitabile, come lo è stata anche la loro morte. Io non avrei voluto arrivare a tanto, ma, alla fine, non ho avuto altra possibilità di scelta.

Sono molto felice che il personaggio di Drew ti piaccia, anche perché, come ho detto sopra, avrà un ruolo molto importante.

Per le belle parole che mi hai riservato, GRAZIE! Infinitamente, sia chiaro. Mi raccomando, voglio sapere cosa ti è sembrato questo capitolo!

 

Books: Luce dei miei occhi!!! Comincio subito con il ringraziarti, la fedeltà che hai dimostrato a questa storia è assolutamente insuperabile. Grazie, dunque (di tutto … complimenti e consigli, sempre ben accetti). Draco ha avuto, finalmente, lo spazio che merita. Aspetto il tuo parere su questo capitolo e su come si è mosso il Malfoy. Grazie, ancora.

 

lady_free: dicono che la vita è un susseguirsi di alti e bassi. Balle, la vita è un susseguirsi di disgrazie. L’unica cosa che cambia è la frequenza con cui queste ci colpiscono. Se ci lasciamo abbattere, però, saremo impreparati per quelle che verranno dopo. Quindi, forza e coraggio Lady.

Spero che il comportamento di Hermione non ti abbia stravolto troppo. Capiscila, è un po’ scossa. Per quel che riguarda l’errore, grazie per avermelo fatto notare (temo non sia un errore di battitura, ma, essendo stato preso dalla scrittura di questo capitolo, non sono andato a cercarlo), spero anche di riuscire a correggerlo il prima possibile. Grazie per i complimenti e per aver recensito. Hai tutto il mio supporto, anche se non so quanto questo ti possa essere utile. Mi raccomando, fatti forza ;-)

 

prettyvitto: innanzi tutto, grazie per aver recensito. La tua osservazione è indubbiamente corretta. Per darti una risposta, se non ti dispiace, la prendo alla lontana. Voldemort avrebbe potuto attaccare Hermione in due luoghi: Hogwarts e il San Mungo. Il primo, però, è abbondantemente protetto da tutti gli incanti che vi stanno attorno e Silente è ancora preside. Voldemort, dunque, non potrebbe attaccarla in questo luogo per due motivi: 1 non può entrare a Hogwarts perché Draco gli ha voltato le spalle e quindi l’Armadio Svanitore nella Camera delle Necessità non è stato aggiustato 2 ha sempre temuto Silente ed entrare nella sua scuola sarebbe alquanto avventato. Inoltre, se potesse entrare ad Hogwarts, avrebbe sicuramente cercato di eliminare Harry, che è il suo obbiettivo primario. Anche un possibile attacco al San Mungo è da scartare, visto che Hermione, oltre alla marea di Guaritori, ha anche la McGranitt e Drew a difenderla. Un attacco al San Mungo, poi, sarebbe ancora più avventato di un attacco ad Hogwarts. Voldemort si ritroverebbe braccato nel giro di poche ore.

Spero di aver chiarito il tuo dubbio (in caso contrario, sono qui a disposizione). Grazie ancora.

 

Barbarak: ebbene, cosa posso dire? Come al solito ti do ragione. Il passato di Drew è triste, Draco si è mosso (alleluia, alleluia … in questo capitolo, però, sbaglia, dimmi te se non è castrone) ed Hermione è scossa dalla morte dei suoi genitori. Voglio proprio vedere cosa mi dirai di questo capitolo. Grazie, come sempre, per l’attenta analisi dei miei capitolo.

Agathe: capirai a tue spese (intendo, capirai adesso) che io sono uno dalla chiacchiera facile. Quindi, mettiti comoda, perché io (finalmente) ho il pomeriggio libero.

Beh, che posso dirti? Non sei la prima a sconvolgersi. Anzi, prenditi il tuo biglietto e mettiti in coda. Mi dispiace, ma, come credo tu abbia letto, qualcuno mi ha anche scambiato per una ragazza. Poco male, l’importante è che la storia piaccia. Certo, è stato un duro colpo per la mia autostima, ma, oramai, l’ho superato. Come ti ho già detto, è You & Me che deve piacere, non io.

Ma evito d’attardarmi e procedo.

Ok, il pairing è strano per un ragazzo, lo ammetto. Aggiungici il fatto che ho sempre odiato il personaggio di Draco Malfoy e la cosa rasenterà la follia pura. Ho sbirciato nel tuo profilo (lo faccio più o meno con tutti quelli che seguono la mia storia e in particolare con quelli che recensiscono … sai com’è, mi piace scoprire più cose possibili su chi mi legge) e, con piacere, ho visto due titoli fondamentali affinché tu possa capire ciò di cui ora mi appresto a cianciare.

Allora, comincio da molto lontano, posso? Beh, ora non puoi rispondermi e, per me, vale l’utilissimo detto per cui chi tace acconsente.

Oramai sono quasi passati due anni da quando ho cominciato a scrivere. All’inizio era un passatempo con cui riempire una delle tante ore vuote. Ora, purtroppo e per fortuna, è diventato un bisogno, una necessità.

Fatto sta che, come tutti gli scrittori, esordienti e navigati, anche io ho avuto la mia “crisi”. Scrivevo frasi e le cancellavo. Avevo belle idee ma, non appena cercavo di buttarle su carta, mi bloccavo. Brutta storia. Periodo buio, non solo per la scrittura, quello. Poi, è arrivata lei. Ho letto la mia prima fanfiction. È stato amore a prima vista. Dopo la fanfiction, datami su chiavetta da una mia amica (dio l’abbia in gloria, non finirò mai di dirlo), è arrivato Efp. E, dopo questo sito, è ritornata anche l’ispirazione. Fino a meno di qualche mese fa, però, aprivo la finestra di questo sito solamente per l’aggiornamento di quella prima fanfiction.

Poi, quasi per caso, mi sono trovato tra le mani un ff chilometrica. Il titolo? The ground beneath her feet. E dopo questa, c’è stata Original Sin. Savannah, con il suo stile così poetico, con la sua grande abilità nel intrecciare parole, mi ha lasciato basito. È stata una di quelle storie di cui non si è mai sazi, una di quelle che, arrivato all’ultimo capitolo, ti auguri di esserti sbagliato e che ce ne sia ancora uno.

Forse ti starai chiedendo di cosa mi sono fatto, ma sono proprio queste due ff la causa di You & Me.

In quei racconti, perfetti in ogni singola parola, ho trovato una cosa che non mi andava (o meglio va) a genio.

Hermione.

Ho sempre guardato questa ragazza con ammirazione per la sua grande caparbietà, per il suo coraggio. E me la sono ritrovata completamente assoggettata a Malfoy. Quasi alle sue dipendenze. Quasi come se avesse bisogno di lui anche solo per respirare. Non mi è piaciuto. Non era quella l’Hermione che mi ero immaginato.

Volevo una ragazza con più palle (in senso puramente figurativo … certe sorprese è meglio non averle mai), non disposta a cadere in ginocchio al primo schiocco di dita.

Volevo dire la mia, dare la mia versione. Lo sto facendo. Non so come, ma lo sto facendo.

Quindi, mi dispiace per le amanti dei cliché, ma Draco, se vuole Hermione, deve darsi da fare. Almeno fino a quando sarò io l’autore dovrà farlo, nel caso in cui, invece, un alieno dovesse rapirmi e prendere il mio posto, beh le cose potrebbero cambiare.

Hai ragione in Draco c’è assolutamente qualcosa di mio: il vittimismo.

Come so deprimermi io per nulla, nessun’altro è in grado di farlo. E infatti, modestia a parte, mi sono ispirato alle mie vicende personali per rendere bene questo concetto nel biondino. = )

Ok, cos’altro devo dirti? Un mucchio di cose, diamine!

Vorrei che tu notassi che Hermione, fino ad ora, non ha mai detto nulla di gentile o carino o romantico al caro Draco. Quindi, nonostante tutto, lei non è ancora innamorata di lui. Prova qualcosa, forse. Questo lo specifico, visto che dal capitolo magari poteva essere travisato.

Io rimango fedele alla mia idea, ergo: Draco, comincia a faticare.

Scusami per la risposta strampalata, ma il sonno comincia a farsi sentire.

Comunque, credimi, mi fa molto più piacere ricevere una recensione come la tua che non un 8 in italiano (anche perché quella donna deve essere imparentata direttamente con il demonio, quindi ormai c’ho rinunciato).

Non credo sia necessario specificarlo. Grazie, infinite. Attualmente è uno dei più bei commenti che io abbia ricevuto.

Quindi, aspetto un tuo commento anche su questo capitolo! Mi raccomando =)

Grazie ancora e scusami ancora per la balzana risposta (troverò un modo per farmi perdonare).

P.S: il mio amico Baileys ricambia con affetto!!!

 

Paula: vai così!!! Record superato!!! Grazie Paula! Senza di te (ehm … credo sia ovvio), non avrei mai superato la soglia delle 6 recensioni! Spero sinceramente di non perdere una lettrice appena trovata e confido nella tua bontà d’animo che ti darà la forza per lasciarmi una recensione anche questa volta J. Grazie infinite per i complimenti e ti prometto che cercherò di staccarmi dal collo della bottiglia J

 

Ecco, sono arrivato alla fine.

Ringrazio di cuore le 10 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 5 che l’hanno messa tra le ricordate e, infine, le 38 che l’hanno messa tra le seguite.

Ora vi lascio …

Mi raccomando, recensite!!!


Jerry

P.S: Mi dispiace, ma con l'inizio della scuola finisce anche questa pseudo-regolarità con cui aggiornava i capitoli. Spero di aggiornare il più presto possibile, comunque.

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Capitolo 7
*** The Wolf ***


Chapter seven, The Wolf

Riecheggiava il rumore dei suoi passi, infrangendosi poco dopo sulle fredde pareti di quel solitario corridoio.

Riecheggiava nel suo petto il palpito costante del suo cuore.

Riecheggiavano nella sua mente un’infinità di ricordi, troppo belli per essere dimenticati e troppo dolorosi per essere rivissuti.

Riecheggiava nella sua anima l’imperturbabile certezza di quella nuova forza.

Riecheggiava, in quel mondo sperduto, il coraggio di una ragazza.

Riecheggiava il suo nome nei desideri di Draco Malfoy.

Hermione Jean Granger.

 

Il suo viso stava lentamente riacquistando la sua usuale carnagione rosata, le sue labbra morbide si dispiegavano più spesso in un sorriso gentile e i suoi capelli ribelli incorniciavano dolcemente il suo volto ancora troppo magro.

Sembrava aver superato tutto ciò che le era successo. Sembrava essere ritornata la solita Hermione. Bugiarda.

A poco più di un giorno dal funerale, a poco più d’un passo dal baratro in cui aveva rischiato di cadere.

Era ancora troppo presto, anche per lei.

 

La porta della Stanza delle Necessità comparì, esaudendo il suo desiderio.

Pose la mano sulla maniglia, la spinse ed entrò.

Molti dei suoi compagni erano già arrivati, ansiosi di partecipare ad un'altra lezione del professor Kennan. Quando questi si voltarono verso l’ingresso e videro la sua figura gracile, il livello dei mormorii aumentò esponenzialmente. Lei era il nuovo argomento di cui sparlare.

Lei, che non era più la stessa. Lei, che aveva lanciato una Maledizione Cruciatus durante una lezione e che aveva visto morire i suoi genitori. Lei, che, evidentemente, doveva essere uscita di senno.

Aveva capito solo da poco quanto Hogwarts fosse in grado di parlare. Continuamente giravano voci di un suo ritorno di fiamma nei confronti dell’ormai fidanzatissimo Ron Weasley.

Qualcuno parlava di un’illegale relazione con il professore Kennan. Altri, invece, sostenevano un alquanto improbabile e altrettanto segreto fidanzamento con Draco Malfoy.

Gli assidui frequentatori dei corridoi (sede indiscussa del Chiacchiericcio), invece, riportavano la notizia della comparsa del Marchio Nero sul suo avambraccio sinistro e Mirtilla Malcontenta era pronta a giurare di aver visto la ragazza incidere la pelle dei propri polsi con un coltello rubato durante un pasto alla Sala Grande.

Infine, quasi i tre quarti della popolazione maschile di Hogwarts si vantava di aver avuto una sfrenata notte d’amore con la Regina dei Gryffindor.

Insomma, pareva che la signorina Granger, dopo aver scoperto le ebbrezze date dal masochismo e dopo aver giurato fedeltà al Signore Oscuro, avesse deciso di darsi alla prostituzione, saltando, con infinita eleganza, dalla sponda di un letto a quella di un altro.

E lei era lì. Ferma, in attesa che tutti i presenti finissero di analizzarla.

Quando credette di aver concesso loro tempo a sufficienza,  si diresse lentamente verso Harry, Neville e Luna, che l’accolsero con sguardi gentili e amichevoli.

-Sai, Herm, girano strane voci su di te in questi giorni … -cominciò Harry, il quale, evidentemente, cercava le parole più adatte per proseguire ciò che aveva cominciato.

La ragazza sorrise tranquilla. Sapeva che, in tutto quel marasma di chiacchiere, chi le voleva bene sinceramente si sarebbe preoccupato della sua salute.

Gli porse le mani e lui le afferrò.

-Come vedi, nessun taglio o marchio-

Lui si concesse solamente una breve occhiata per controllare i polsi della ragazza.

-A dire il vero non parlavo di questo … - le rispose, prendendosi, anche in questo caso, del tempo per continuare.

Lei lo guardò, invitandolo a procedere.

-Tu e Malfoy state assieme?-

Tutti i presenti ammutolirono, bramosi di ascoltare la sua risposta.

- No-

La fermezza con cui disse quella parola convinse tutti gli astanti della sua veridicità.

Harry sospirò pesantemente, felice d’essersi liberato di quella terribile possibilità. Evidentemente Bill e Fleur avevano ragione: Hermione aveva agito in quel modo assurdo al funerale solo perché pesantemente scossa dalla morte dei suoi genitori.

 -Ma- continuò Hermione – Draco, a differenza tua, non ha avuto dubbi sulla mia condotta. Io non ho dubitato di te, quando tutti nel Mondo Magico credevano che tu fossi un ragazzino in cerca di attenzioni-.

Cos’era quel rancore che le bruciava dentro? Cos’era quel risentimento che doveva liberare?

-Lo so, Hermione. Io sono solo preoccupo per te-

I loro occhi si incontrarono. Il dolore impresso in quelli verdi di lui, le ricordò chi era colui che aveva davanti.

-Su questo non ho dubbi, Harry. Ma io sono sempre la stessa Hermione. Credi davvero che potrei diventare una sgualdrina che va con il primo che le passa sotto il naso, così, da un giorno all’altro?- gli chiese.

Lui, guardando il pavimento, scosse la testa affranto.

-Per fortuna- esclamò lei, sbrigandosi ad abbracciarlo.

Bastò quello.

Per un’amicizia come la loro, rafforzata da anni di confidenze sussurrate e sorretta da molte disavventure superate assieme, troppe parole erano inutili.

I due scoppiarono a ridere. Una liberazione, per entrambi. Un necessario ritrovarsi.

 

***

 

Si era fatta bella, perché, come gli aveva riferito almeno una decina di volte, voleva fare colpo su Drew. Così, aveva saltato il pranzo pur di poter avere più tempo da passare davanti allo specchio. Lui, pur sforzandosi, non riusciva a capire perché lo avesse fatto. Lei era un bellissima ragazza anche senza tutti quei cosmetici che si era spalmata in faccia, ma, chissà per quale astruso motivo, cercava in tutti i modi di apparire migliore di quella che era.

- Draco, devi dirmi la verità- cominciò lei – Come sto?-

Lui sbuffò. Da quando suo padre aveva fallito la missione che Voldemort gli aveva affidato, poche erano le persone che avevano ancora il coraggio di stargli vicino. Lei, purtroppo e per fortuna, era una di quelli.

-Bene- le rispose lui.

Uno strano verso uscì dalle morbide labbra sottili della ragazza.

-Lo sapevo!- esclamò disperata – Faccio schifo!-

La ragazza prese dalla borsetta una spazzola e cominciò a passarla sulla frangia che le copriva l’occhio sinistro, mentre con la mano libera controllò velocemente che tutti i suoi biondi capelli fossero imprigionati nel perfetto chignon che aveva sulla nuca. Infine, quando ebbe finito di pettinarsi, prese uno specchio. Sulla superficie riflettente venne imprigionato il riflesso dei suoi occhi verde scuro.

-Secondo te il colore del rossetto è troppo acceso?- chiese rivolta al ragazzo.

Un ghigno malevole si dipinse sulle labbra di Malfoy.

-Forse-

La ragazza sbiancò.

-Forse? FORSE???- urlò, preda di quanto più simile a un attacco isterico – Ma non potevi dirmelo prima? Ora che cosa faccio?-

-Se vuoi, posso Appellarti un sacchetto di carta. Ci facciamo due buchi e te lo puoi mettere in testa- le rispose lui serio.

-Lurido pezzo di m... – berciò la ragazza, venendo subito interrotta da un Malfoy sorridente.

-Buongiorno Drew –

La tonnellata di prodotti che la ragazza si era spalmata sul viso non riuscì a celare l’improvviso pallore mortale della sua pelle.

-Buongiorno a te, Draco -.

Riconobbe quella voce. Era lui.

Lentamente si voltò e vide che Draco era già entrato. Maledetto.

Drew la stava guardando.

-Stai molto bene con i capelli raccolti, Daphne –

Dopo aver pronunciato un ringraziamento, Daphne Greengrass, quasi saltellando, entrò superando la porta che il professor Kennan le stava tenendo aperta. Un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.

 

Quando entrò, Draco Malfoy vide Potter che stringeva la sua Hermione tra le braccia. Ridevano, entrambi.

Aveva sopportato tanto negli ultimi sei anni, ora, era arrivato il momento di ammazzare quell’idiota del Ragazzo Sopravissuto.

Stava per prendere in mano la sua bacchetta, quando la ragazza alzò lo sguardo dalla spalla di Potter per fissarlo su di lui.

Gli sorrise.

Il più bel sorriso che lui avesse mai ricevuto.

E magari si sbagliava, ma, quello imprigionato tra le sue labbra, sembrava proprio essere affetto nei suoi confronti.

Hermione sciolse l’abbraccio da Potter e con alcuni passi si allontanò da lui.

Sapeva che lei non lo stava raggiungendo e, sebbene lo desiderasse più di qualsiasi altra cosa, non se la prese quando Hermione si diresse verso la cattedra. Così, continuando a tenere gli occhi inchiodati sul suo viso, si diresse verso l’ultima fila e si sedette ad uno dei due banchi.

 

***

 

-Vedo con piacere che hai deciso di continuare a frequentare il mio corso, Hermione – le disse Drew quando lei gli si avvicinò.

Hermione annuì.

-Vuoi cambiare compagno?- continuò lui.

-No, credo che mi terrò Draco - rispose la ragazza, ricambiando al sorriso del professore – Ma ho bisogno di parlare con te, quindi, se non ti è di disturbo … -

Lui la interruppe.

-Subito dopo questa lezione sono libero. Se vuoi ti offro una tazza di tè-

Lei accettò l’invito e, ringraziandolo, si diresse verso l’ultima fila.

Daphne Greengrass la fulminò con un’occhiataccia.

 

***

 

Teneva gli occhi fissi sulle sue mani.

Pur senza guardarla, sapeva che lei si stava avvicinando e percepì un leggero spostamento d’aria quando lei si sedette.

-Potrei diventare geloso- le disse, mantenendo imperterrito il contatto visivo con il banco.

-Non sono la tua fidanzata, Draco –

Lui alzò i suoi occhi argentei, fissandoli in quelli color cioccolata di lei.

Aveva appoggiato il viso scarno sul pugno chiuso della mano sinistra e lo stava guardando.

-Purtroppo non lo siamo pubblicamente, ma, se le cose andranno come credo io,- cominciò, sottolineando quest’ultima frase con un gesto della mano, come ad affermare che “le cose” sarebbero andate sicuramente come credeva lui – presto non abbraccerai altre persone oltre al sottoscritto-

-Mi dispiace Draco, ma alla sottoscritta spetta il compito di ricordarti che non siamo stati insieme per più di qualche ora- gli rispose Hermione.

- Questo mi ricorda che, nelle poche ore che abbiamo condiviso, abbiamo dormito assieme- disse lui, abbassando la voce fino a farla diventare poco più di un sussurro – E, molto presto, dovrai ricambiarmi il favore, Hermione –.

Draco Malfoy le stava praticamente ridendo in faccia.

-Non so se questo succederà presto, ma sono sicura, Draco, che ritornerai presto a fare una visita di cortesia a Madama Chips -

La lezione, intanto, era cominciata.

-Allora, durante l’ultima lezione, escluse le varie interruzioni, - cominciò Drew, lanciando un’occhiataccia agli inquilini dell’ultima fila, che ammutolirono immediatamente – abbiamo cominciato a fare un po’ di esercizio con l’Incanto Patronus. Qualcuno sa dirmi cosa ci permette di fare questo incantesimo?-

Molte furono le mani che si alzarono.

-Dimmi, Daphne – disse Drew, indicando la ragazza, che diventò rossa.

Lei, dopo aver tossicchiato piano per essere certa che la voce non l’abbandonasse, cominciò a parlare.

-L’Incanto Patronus ci permette di evocare un’essenza positiva, il cui aspetto varia da persona a persona, in grado, tra le altre cose, di scacciare i Dissennatori. È una magia di alto livello ed è molto complesso riuscire ad evocare un Patronus completo- spiegò la ragazza.

-Molto bene. Cinque punti a Slytherin – disse Drew – Ora, qual è l’aspetto fondamentale per la riuscita dell’Incanto Patronus?-

Ancora una volta molte mani si alzarono. Il professore diede la parola a Neville Paciock.

Costui si tinse di una preoccupante tinta bordeaux e cominciò a balbettare.

-L’a-a-asp-e-tt-to f-f-f-fon-d-d-damen-t-t-tale è … -

Draco cominciò a ridacchiare ed era già pronto a prendere la parola per divertirsi alle spalle di Neville. Purtroppo le parole gli morirono in gola, quando Hermione gli assestò una gomitata nelle costole.

- Neville, sono sicuro di aver visto uscire un rospo dalla tua bacchetta, la scorsa settimana. So che sai la risposta, quindi cerca di respirare e tranquillizzati- lo rassicurò Drew.

Il ragazzo prese un grosso respiro.

-Quando si pratica questo incanto si deve visualizzare un evento positivo nella propria testa. Maggiore è la felicità che l’avvenimento ci ha dato, maggiore sarà la potenza dell’Incanto-

Certo, il volume della sua voce era tanto bassa da sembrare che il ragazzo stesse suggerendo qualcosa ad un compagno di banco, ma la risposta era corretta.

-Molto bene, Neville. Cinque punti anche a Gryffindor – disse Drew sorridente – Ora, dividetevi a coppie ed esercitatevi. Chi sa già fare questo incanto lo insegni a chi non ci riesce ancora, dopo, verificheremo i progressi-

 

***

 

Al suo primo tentativo dalla bacchetta era uscito solo un piccolo fascio di luce pallida che, con la stessa velocità con cui era comparso, era poi sparito.  Al secondo, una leggera nebbiolina aveva alleggiato per alcuni secondi, ma, trascorsi questi, si era dissolta in una impalpabile polvere argentea. Dopo il terzo tentativo fallito, Draco si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore.

-Credo sia colpa dell’evento a cui stai pensando. Probabilmente non è abbastanza felice- gli disse Hermione.

Lui le rivolse un’occhiata indubbiamente in possesso del dono della favella. Lui non aveva bisogno di lei.

Malfoy ci riprovò, ma il risultato fu addirittura peggiore di quelli precedenti.

-Vedi? Mi hai distratto!- la accusò lui.

-Oh, andiamo!- protestò la ragazza - A cosa stai pensando? Sono sicura che non è abbastanza felice … -

Lui la guardò e sospirò.

-Non riesci a non fare la saputella? Comunque sto pensando a quando sono diventato Cercatore degli Slytherin! –

Hermione incrociò le braccia davanti al seno e cominciò a guardarlo dall’alto in basso.

-Tuo padre ti ha comprato il posto in squadra regalando a tutti delle Nimbus 2001!- esclamò lei, sconvolta dal pensiero su cui era ricaduta la scelta del ragazzo.

-Se non ricordo male, mi dicesti la stessa cosa al mio primo allenamento con la mia squadra- ribatté lui, offeso.

La ragazza rivisse quel momento nella sua testa.

-Già- concluse – Comunque, l’evento non è abbastanza felice, devi scegliere qualcos’altro-

Poi, la ragazza si scostò per lasciargli lo spazio per effettuare tranquillamente l’incantesimo.

-Qualcosa non va, Hermione?- le chiese lui, vedendo che il suo sguardo si era rabbuiato.

-Tutto ok, Draco, concentrati sull’incantesimo-

Era di nuovo fredda nei suoi confronti. Aveva detto qualcosa di sbagliato, di nuovo.

Dannazione.

Poi, quel ricordo che Hermione aveva rivisto prima di lui, prese forma anche nella sua testa.

 

“Per lo meno, nessuno nella squadra del Gryffindor si è dovuto comprare l’ammissione. Loro sono stati scelti per il talento” aveva detto Hermione. Il suo tono era aspro. Quelle parole, che gli stava quasi sputando in faccia, le stava pensando realmente. Concepire ciò lo ferì più dell’insulto stesso.

Poteva percepire l’odio che lei, l’unica ragazza che voleva ma non poteva avere, nutriva nei suoi confronti.

Così, pur di farle provare ciò che stava provando lui, le aveva detto la prima cosa che gli era passata per la testa. L’insulto che più volte aveva sentito pronunciare da quello che un tempo definiva padre.

“Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue

 

Hermione le aveva dato le spalle e lentamente si stava dirigendo verso il gruppo di Harry, Neville e Luna.

Non poteva lasciarla andare. Non senza essersi scusato e non senza aver provato almeno a spiegarle perché lo aveva fatto. Non ora. Non dopo che lei aveva voluto lui al suo fianco durante uno dei momenti più brutti della sua vita. Non dopo che lei lo aveva scelto.

Ricordava ancora il calore che lo aveva sconvolto quando i loro corpi si erano avvicinati, percepiva ancora il profumo alla vaniglia dei suoi capelli.

Quel pensiero era quella giusto.

 

***

 

Qualcosa le si strusciò sulla gamba sinistra. Si fermò e guardò verso il basso.

Un lupo luminescente la stava guardando, mentre piano continuava a far scorrere il suo pelo morbido sul corpo di lei.

Due braccia forti si incrociarono davanti al suo grembo. Avvertì i battiti rapidi di un cuore agitato quando le mani sconosciute la spinsero all’indietro, annullando la distanza tra la sua schiena e il torace muscoloso di quell’estraneo. Poi, una parola, sussurrata all’orecchio da quella voce che negli ultimi giorni aveva cominciato a conoscere e a desiderare, la sconvolse.

-Perdonami-

Draco …

 

***

 

Harry e Neville si stavano già dirigendo verso di lei. Le bacchette alzate.

Un ringhio gutturale, proveniente da un Patronus a forma di lupo, gli fece indietreggiare. 

- Non ti preoccupare, Hermione, ora lo sistemiamo per le feste- la voce di Neville era tranquilla. Per un’amica avrebbe fatto questo e altro.

Il ragazzo paffuto mosse un passo, ma si fermò quando il lupo scoprì i canini affilati.

-Quel lupo mi sta già simpatico- commentò Malfoy, ridacchiando piano.

Hermione si intromise.

-Non preoccupatevi, ragazzi, ora mi lascia- disse, mentre assestava la seconda gomitata della giornata al ragazzo – Mollami, Draco –.

Lui si chinò e parlò piano, in modo che lei fosse l’unica a sentirlo.

-Ti ho già detto, Hermione, che io non sono la tua prostituta-

Detto ciò, però, sciolse l’abbraccio e lei si diresse verso i due ragazzi.

-Stai bene, Hermione?- le chiese Harry.

Lei si chinò e cominciò ad accarezzare il lupo. Al tocco della ragazza si rotolò sulla schiena, invitandola a continuare. La ragazza sorrise.

-Tutto ok, Harry - gli rispose, mentre strusciava gentilmente la mano sul pelo luminescente dell’animale.

 

***

 

-Ok, passiamo ora a testare i vostri progressi. Chi non ha ancora evocato il proprio Patronus lo faccia- cominciò Drew, prendendo la parola con un fischio, che servì ad attirare l’attenzione dei suoi studenti.

Il cervo di Harry fece presto la sua comparsa, seguito immediatamente dalla lepre di Luna e dal rospo di Neville.

Poi, fu il turno di Hermione.

Sapeva fare quell’incantesimo alla perfezione. Lo aveva provato almeno un centinaio di volte durante le riunioni dell’Esercito di Silente e, ne era sicura, era in grado di evocare il suo Patronus in qualsiasi momento.

Ripensò al solito momento felice. Aveva dieci anni.

 

La McGranitt era appena uscita dalla porta di casa. I suoi genitori le sorridevano. Erano fieri di lei. “Hermione sono lieta di annunciarti, che sei stata ammessa alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”

 

- Expecto Patronum!-

Dalla sua bacchetta uscì qualcosa muovendo alcuni passi instabili sul pavimento.

Non era più la sua lontra, sebbene la ricordasse ancora lontanamente. Le gambe erano molto più lunghe del normale e il muso era molto più schiacciato.

- Hermione, che cos’è il tuo Patronus?- le chiese Draco che si era nuovamente avvicinato.

Lei continuò a fissare lo strano essere, che ricambiava il suo sguardo, senza rispondere.

-Nulla di preoccupante, Hermione – la voce rassicurante di Drew la tranquillizzò.

Tutta la classe pendeva dalle labbra del giovane professore.

-Può capitare, nel corso della vita, che il proprio Patronus muti aspetto. L’animale che ognuno di noi evoca con questo incantesimo ci rappresenta e, in un certo senso, è una parte di noi. Quindi è ovvio che sei noi siamo confusi o furiosi, anche il nostro Patronus lo è. – Drew abbassò lo sguardo su quella che un tempo era la lontra di Hermione e la studiò per un attimo – Nel tuo caso Hermione, il tuo Patronus, pur essendo Corporeo, non è completo in quanto è Indefinito. Purtroppo, quando si verifica questa eventualità, il Patronus diventa inutilizzabile-

Il ragazzo si avvicinò alla allieva e, come un fido cane da guardia, il lupo di Draco cominciò a ringhiare. Drew non vi fece caso e, abbassando la voce, disse ad Hermione che, dopo la lezione, avrebbe risposto a tutte le sue domande a riguardo.

Poi, Drew aveva ripreso il controllo sulla classe borbottante.

-Disponetevi di nuovo a coppie-

Quando le cinque coppie furono formate, Drew fece comparire dal nulla un grosso baule.

-Mettetevi in fila e tenete pronti i vostri Patroni- disse, spostando poi la sua attenzione su Hermione – Non ti preoccupare il mio basterà per entrambi-

Dicendo queste ultimi parole il professore alzò la bacchetta e pronunciò la formula.

Una grossa aquila prese a volteggiare nell’aula. Sospiri stupefatti per la maestosità di quell’animale accompagnarono il suo volo.

Il ragazzo si sistemò vicino ai suoi studenti.

Agitò velocemente la bacchetta e il baule si aprì.

Un freddo innaturale si diffuse nella stanza. Alcuni dei presenti rabbrividirono, altri, invece, presero a tremare.

Poi, quando cinque Dissennatori uscirono dalla cassa, la paura si diffuse.

-Cosa dovremmo fare?- domandò preoccupata Hannah Abbott.

-Rispedirli da dove sono venuti- spiegò Drew indicando ai presenti gli esseri incappucciati.

Malfoy ridacchiò soddisfatto. Finalmente si faceva qualcosa di divertente.

-Aspettate che si avvicinino e poi mandate alla carica i vostri Patroni- continuò il professore.

Gli studenti obbedirono.

Il primo Patronus a muoversi fu rospo di Neville, che saltò sulla testa di un Dissennatore. Questo prese a muoversi convulsamente e continuò quella danza disordinata fino a quando, caricandolo, il cervo di Harry lo fece cascare nel baule, da cui l’essere non uscì più.

La lepre di Luna, invece, decise di accerchiarne un altro, cominciando a corrergli intorno. Poco dopo intervenne la volpe di Daphne che, con un balzò, fece cadere l’Incappucciato all’indietro, dentro la cassa.

Il cinghiale di Ernie Macmillan, aiutato dal corvo di Hannah, non ebbe problemi a rispedire quella cosa putrida nel buco da cui era uscita. La stessa cosa non avvenne, invece, per la testuggine di Anthony Goldstein e per il topo di Terry Steval, anche se, dopo un paio di minuti (e con numerose difficoltà), anche i loro Patroni ebbero la meglio.

Sicuramente chi si divertì di più fu Draco, che non riuscì a trattenere le risate quando il suo lupo, dopo aver atterrato un Dissennatore, lo morse e prese a trascinarlo per il mantello verso il baule. Infine, l’aquila di Drew afferrò l’essere oscuro con gli artigli e lo scaricò dentro la cassa che, ad un gesto di Hermione, affranta per non aver potuto partecipare, si sigillò.

-Ottimo lavoro, ragazzi!- esclamò Drew felice – Questa lezione è finita, vi aspetto la prossima settimana. Prendete una barretta di cioccolato, prima di uscire-

Queste parole scontentarono quasi tutti i presenti, che, però, non poterono opporsi e uscirono dalla stanza, augurandosi che la prossima settimana si sbrigasse ad arrivare. Nessuno, nel fare questo, mancò di afferrare la cioccolata, che tutti scartarono immediatamente e che, golosi, morsero.

Hermione e Drew rimasero soli. Dal nulla comparì una porta, in cui il professore invitò la ragazza ad entrare.

 

***

 

L’ufficio di Drew era molto luminoso, sebbene il sole stesse già tramontando all’orizzonte.

Le aveva detto gentilmente di sedersi e lei aveva subito acconsentito.

-Vuoi del tè?- le chiese lui e, dopo che lei ebbe annuito, fece comparire dal nulla una teiera fumante. Le versò un po’ del liquido ambrato in una delle due tazze che aveva Appellato e gliela porse. Lei la strinse tra le mani, cercando di scardarsele. Erano gelide.

-Non devi essere preoccupata per il tuo Patronus, Hermione. Era prevedibile che il suo aspetto cambiasse, visto tutto ciò che stai vivendo in questo periodo-

Quelle parole, gentili e premurose, non la rassicurarono. Lui non capiva. Sapere di non avere difese davanti a qualcuno ed essere conscia di essere vulnerabile al volere di uno sconosciuto la intimoriva.

Non poteva nasconderlo, aveva paura.

-Quanto ci impiegherà a ritornare quello di prima?- domandò al ragazzo.

Lui sospirò piano e prese una sorsata di tè.

-Dipende. Potrebbe essere domani, o tra una settimana, o magari tra un anno. C’è anche la possibilità che non si stabilizzi mai più. Come ti ho già detto il nostro Patronus è quasi una parte di noi stessi. Fino a quando tu sarai confusa, lo sarà anche lui- Drew si portò di nuovo la tazza alle labbra – Anche il mio ha cambiato aspetto, Hermione, prima di essere un’aquila era una tigre- disse, cercando di farle coraggio.

Lei lo guardò.

-Quanto tempo ha impieg … -cominciò, venendo subito interrotta dal ragazzo.

-Sei anni-

Era troppo tempo. Lei non poteva vivere per tutto quel tempo sapendo di essere una preda così facile.

Sei anni.

Nella sua mente una conversazione, tenuta in ginocchio davanti alla Morte, quasi una vita prima, si ricompose.

-Si, è successo dopo che Voldemort ha ucciso Christabel – le disse lui, intuendo i suoi pensieri – Io ero un’altra persona. Ero un ragazzo accecato dalla bramosia della vendetta. Ero sprovveduto e ingenuo. Ancora oggi, però, ne pago le conseguenze e cerco di espiare le mie colpe-

Silenzio.

Lui la stava invitando a non fare il suo stesso errore. Glielo aveva già detto una volta.

-Vedrai, Hermione, il tuo Patronus tornerà ad essere completo presto-

Di nuovo la gola del ragazzo, riarsa da quel dolore che non poteva dimenticare, fu irrorata da quel dolce liquido ambrato.

Questa volta anche Hermione lo imitò, bevendo e augurandosi che farlo potesse aiutarla ad andare avanti.

 

-Di cosa volevi parlarmi?- le chiese Drew.

Il motivo che l’aveva spinta in quel luogo reclamò la sua attenzione.

- Voldemort ha ordinato a Draco di uccidere Silente-

Disse quelle parole con quella freddezza che credeva di aver perso.

Lui sorrise.

-Lo so e, come me, anche il Preside e il resto del corpo docenti ne sono a conoscenza. Il giorno del funerale dei tuoi genitori, Draco si è presentato qui e mi ha chiesto se potevo accompagnarlo alla cerimonia. L’ho portato dal Preside e quest’ultimo ha acconsentito. Lo abbiamo scortato entrambi- Drew fece una pausa per bere ancora un po’ di tè – Lungo la strada ci ha rivelato cosa gli aveva chiesto Voldemort e ci ha detto che aveva intenzione di voltargli le spalle-

Hermione lo invitò ad andare avanti.

-Quindi?-

Sul bel viso del ragazzo le labbra si aprirono in un sorriso.

-Silente si è offerto di aiutarlo e di fornire a lui e a sua madre tutta la protezione possibile- continuò Drew – In questo momento stiamo cercando di trasferire tutti i beni della signora Malfoy nella sua nuova abitazione. Il tutto, però, va fatto con cautela, per evitare che Voldemort e i suoi tirapiedi si accorgano di questo tradimento prima che l’Ordine della Fenice abbia il tempo per preparare tutto ciò che è necessario per nascondere la signora Malfoy -

Draco, alla fine, aveva avuto il coraggio.

Anche lui aveva scelto.

-Quanto tempo ci vorrà?- chiese Hermione.

-Molto, purtroppo. Dobbiamo fare la cose alla perfezione e con cautela. Questo ci porterà via molto tempo, ma dobbiamo farlo. Per Voldemort vi è una sola punizione per il tradimento: la morte dell’infedele. Non possiamo permettere che ciò succeda-

La ragazza annuì piano.

Capiva. Lei aveva visto la crudeltà del Signore Oscuro, nascosta nelle incisioni sui cadaveri dei suoi genitori.

- Harry non deve saperlo, Hermione. Non è ancora riuscito a chiudere il canale mentale che lo collega a Voldemort e temiamo che il Signore Oscuro potrebbe approfittarne- disse Drew – Come ben sai, Silente sta tenendo delle lezioni private con Harry. Ciò che non sai è che queste sono una copertura per cercare di imporre alcuni sigilli alla mente di Harry –

Hermione lo guardò sconvolta. Sapeva delle lezioni con Silente ed Harry le aveva anche raccontato che durante queste avevano visto alcuni ricordi appartenenti al passato di Lord Voldemort.

Eppure, non sapeva di questo particolare.

- Harry lo sa?-

Drew abbassò lo sguardo.

-No, non lo sa ancora-

Ancora.

-Non credo sia giusto tenerglielo nascosto-

Lui la guardò in un modo strano.

-Neanche io, ma Silente è stato irremovibile. Non vuole spaventarlo-

La ragazza percepì una strana sensazione di vuoto. Le mancava qualche particolare.

-Perché dovrebbe spaventarsi?-

La risposta del ragazzo la colpì in pieno petto. Non se l’aspettava. Non pensava fosse possibile. Eppure, lo era.

-Lord Voldemort sta cercando di prendere il controllo del corpo di Harry –

 

***

 

Avevano discusso per quasi un’ora. Alla fine di tutte quelle parole, sapeva solamente che il legame mentale tra Harry e il Signore Oscuro era ancora aperto, anche se sembrava che, grazie ai sigilli imposti da Silente, il Ragazzo Sopravissuto fosse momentaneamente al sicuro. Il Preside, comunque, a detta di Drew, era certo di poter rendere quell’effetto momentaneo permanente.

-C’è un’altra cosa che vorrei chiederti Drew – cominciò all’improvviso Hermione.

Il ragazzo si stupì, ma la invitò a domandare.

-Potresti insegnarmi la Magia Oscura?-

Drew ripose la tazzina sul piattino. Si schiarì la voce.

-Dammi un buon motivo per farlo e te la insegnerò-

Hermione si alzò dalla sedia. Si torceva le mani sudate, continuamente.

-Non permetterò più a Voldemort di farmi soffrire. Voglio proteggere le persone a cui tengo, ma con le mie attuali conoscenze non posso farlo- disse.

-Perché proprio la Magia Nera? Se vuoi posso insegnarti Incantesimi di Difesa contro le Arti Oscure in grado di proteggerti dalla maggior parte delle Maledizioni-

Lei posò le mani sulla scrivania.

Mai, nei suoi occhi cioccolata, qualcuno aveva potuto vedere quella certezza.

-Sarò felice di imparare tutti gli incanti che vuoi, ma dovrai insegnarmi anche la Magia Oscura-

Perché. Drew voleva ancora una risposta.

Perché?

-Chiunque cercherà di far del male alle persone a cui tengo, rimpiangerà di essere nato – disse Hermione -Non mi resta altro, Drew. I miei amici sono la mia famiglia e non voglio perdere anche loro –

Lui cominciò a studiarla, stando in silenzio.

È una ragazza forte si disse.

-Accetto. Diventerò il tuo insegnate, ma ad alcune condizioni-

Hermione sapeva che Drew avrebbe imposto dei limiti ed era pronta ad accettarli.

Annuì convinta.

-Bene- disse il professore - Uno: i tuoi risultati scolastici dovranno continuare ad essere eccellenti come sono ora. Due: il tuo impegno durante il mio corso dovrà essere maggiore di quello attuale. Tre: da ora in poi tutte le magie che farai dovranno essere non verbali, di qualsiasi incantesimo si tratti. Quattro: dovrai presentarti a tutte le lezioni, o dovrai avere una buona scusante per rimandarne una. Cinque: tutti i compiti che ti assegnerò andranno svolti con regolarità. Sei: non cambierò il mio metodo di insegnamento, quindi dovrai fartelo piacere. E, infine, la settima condizione: da oggi in poi, non dovrai mai più separati da quest’anello-

Così dicendo si sfilò una collana e gliela porse.

Infilato nella catenina d’oro, vi era un anello molto simile a quello che il ragazzo portava al pollice della mano destra.

Hermione lo guardò con attenzione.

Sulla parte interna c’era un’incisione.

S.R. Bright.

Quell’anello, in un tempo lontano, era appartenuto alla madre di Drew.

 

***

 

-Non posso accettarlo, Drew –

-Vuoi che ti insegni la Magia Nera?- le chiese lui freddo.

Lei aveva mosso piano la testa, annuendo.

-Bene, allora devi accettare le mie condizioni. Acconsenti?-

Non poté fare altro che ripetere lo stesso movimento. Si.

-Indossa la collana e seguimi –

Il ragazzo aprì una porta che era comparsa all’improvviso. Gliela stava tenendo.

Sorrideva, ancora.

 

***

 

Riconosceva quel luogo, anche se l’illuminazione non era più quella di un sole autunnale ma quella di numerose candele appese alle pareti.

-Questo è il Reparto Segreto della Biblioteca di Hogwarts – cominciò Drew – Tutta la magia nota si trova racchiusa tra le pagine di questi libri. Da questi volumi studierai la teoria e poi, durante le nostre lezioni, la metteremo in pratica. Da adesso sei una mia studente, vieni-

Così dicendo, il suo nuovo maestro si diresse verso le scale a chiocciola e prese a salirle.

Arrivato in una stanza molto simile a quella precedente si mise a frugare tra i libri.

-Conoscere tutti gli incantesimi che si trovano in questi libri è impossibile e anche se qualcuno ci provasse, alla fine, non riuscirebbe a tenerli tutti a mente. Quindi faremo una selezione. Il nostro obbiettivo è fornirti una preparazione avanzata nel maggior numero di campi possibili. Fortunatamente, negli anni passati ti sei data parecchio da fare e quindi, adesso, la nostra impresa sembra leggermente meno impossibile. Dunque – le disse, mentre prendeva un grosso volume da uno ripiano molto in alto – cominciamo con l’Erbologia. Tieni questo-

Le porse il libro e lei lo prese, rimanendo sconvolta per l’immane peso del volume.

Lesse il titolo: Infusi e veleni: il potere delle piante.

-Sono sicuro che, se avrai dubbi su ciò che leggerai, la professoressa Sprite sarà più che felice di aiutarti- la rassicurò Drew, mentre già si avviava verso un altro scaffale.

Frugò anche in questo fino a che non ne prese un tomo dalla copertina blu scuro piuttosto sgualcita.

Incanti Protettivi e Fatture d’Attacco, recitava la scritta dorata.

-Anche in questo caso sono sicuro che il professor Vitious sarà onorato di darti una mano-

Di nuovo cambio mensola e le porse un terzo libro. Filtri per Pozionisti esperti.

- Ovviamente, l’ideale sarebbe rivolgersi a Piton, ma, visto il suo caratteraccio, credo sia preferibile chiedere a Lumacorno, che è comunque un ottimo Pozionista –

Infine, Drew prese due dei grossi volumi che aveva dato ad Hermione e le fece strada verso una scrivania.

-Il tuo compito è leggerli e memorizzare tutte le nozioni possibili entro il prossimo venerdì – disse il ragazzo - Questi libri non dovrebbero trovarsi in mano ad uno studente, ti consiglio di Trasfigurarli per non dare nell’occhio-

L’espressione sconvolta sul volto di Hermione lo appagò. Finalmente cominciava a capire il significato di tutte quelle clausole. Drew voleva da lei il massimo impegno.

E lei lo avrebbe accontentato. Avrebbe sputato sangue su quei libri, pur di potersi migliorare.

-Se vuoi posso Trasfigurarteli io- disse, indicandole i tomi – Non sono molto bravo in questo campo, ma credo di riuscirci-

Lei si ridestò a quelle parole. Infondo, nemmeno Drew era preparato in tutto. Infondo (molto infondo), anche lui era umano.

-No, non serve, grazie lo stesso- gli rispose, mentre prendeva la bacchetta.

Il libro di Pozioni e quello di Erbologia diventarono un bel paio di orecchini, quello di Incantesimi, invece, mutò in una forcina.

Drew lo guardò. Era forse stupore quello nei suoi occhi?

-Io avevo pensato solo di cambiare i titoli sulle copertine!- esclamò lui poco dopo.

 

***

 

Erano usciti dalla Stanza delle Necessità e si erano separati. Lei doveva andare nel suo dormitorio per lasciare le sue cose, poi si sarebbe diretta verso la Sala Grande, dove sicuramente Harry, Ron e Ginny la stavano già aspettando.

Prima di lasciarla, Drew le mise un altro libro in mano.

-È un libro Babbano, ma credo che lo troverai molto interessante- le aveva detto.

Lei, non ci aveva fatto troppo caso, accecata dalla fame com’era.

Aveva superato il quadro della Signora Grassa e aveva salito di corsa le scale che collegavano la Sala Comune dei Gryffindor con il dormitorio femminile.

Aveva gettato i libri sul suo letto.

Con un’occhiata fugace aveva letto il titolo del libro babbano.

Esoterismo: la simbologia degli animali.

Lo aveva preso e aveva cominciato a sfogliarlo.

Il libro si era aperto su una pagina. Tra le due facciate vi era una figurina delle Cioccorane come segnalibro.

La aveva presa e aveva riconosciuto il volto austero della strega Morgana.

Poi, però, il suo sguardo era caduto su una scritta rossa.

Il Lupo.

Aveva scorto rapidamente il testo che seguiva quel sottotitolo, fino a quando non aveva incontrato una frase, che le aveva impedito di proseguire.

 

“ … Il lupo, quando sceglie una compagna, lo fa per tutta la vita …”

Note dell’Autore

Ebbene, care le mie supporters, la scuola (dannazione a lei) è cominciata.

Quindi, come purtroppo sono costretto a farvi notare, la scrittura ha subito pesantemente il contraccolpo. A volte (praticamente tutti i giorni) mi dico che se avessi deciso, alcuni anni fa, di prendere una scuola completamente diversa dal Liceo Scientifico, oggi sarei molto più felice. Quella scelta, durante la terza media, l’ho proprio toppata. Avrei dovuto andare a fare un avviamento al lavoro e magari oggi mi ritroverei con le mani in pasta, tutto preso dai miei dolci e dalle mie torte.

Invece, mi ritrovo a cercare di sopravvivere alle noiosissime versioni di latino di qualche autore psicopatico (morto, sepolto e andato in polvere). Che ci volete fare? A volte il Destino tira brutti scherzi.

Comunque, parlando di qualcosa di più divertente, vi annuncio che un paio di settimane fa ho compiuto gli anni. Perché ve lo dico? Perché ho sfruttato l’occasione per farmi regale i primi tre volumi di Harry Potter.

Ebbene si (e qui casca l’asino), fino a ieri non avevo letto tutti i libri della zia Row. E, se proprio devo dirla tutta, prima dell’inizio dell’estate, non aveva la minima conoscenza neppure del 4° e del 5°.

Vista l’impresa in cui mi sono lanciato (ergo questa Dramione), mi sembrava doveroso, nei vostri confronti e in quella della Divina e Insostituibile J.K., correre ai ripari e colmare queste mie gravi lacune. Ora, ho adempiuto ai miei doveri di scrittore di fanfiction.

Passando al capitolo.

Devo dire che rileggendolo mi è sembrato parecchio strano come capitolo.

Dunque, non vedo l’ora di vedere le vostre reazioni e di conoscere i vostri pareri.

La relazione Herm-Draco ha cominciato a muovere i suoi primi passi. Traballanti, non lo nego.

Del resto lui spesso si dimentica con chi a che fare (e come al solito, dopo aver fatto la frittata, corre hai ripari per cercare di salvare il salvabile) e lei, invece, ha ben altri problemi per la testa (e ne avrà ancora di più nelle settimane a seguire, quando scoprirà quanto difficile sia da tenere il ritmo che Drew le ha imposto).

A proposito di Drew. Devo dirlo, soffre di manie di protagonismo. Se odiate questo personaggio, vedo il vostro futuro con questa storia leggermente nero.

E infine, la new entry: Daphne Greengrass. Tipica oca da cortile, direte. Il suo Patronus dice il contrario. Vedremo quale parte di lei prevarrà.

Altro da dire?

Si …  Mi raccomando recensite!!!

 

Passo alle risposte ad personam (spero di aver scritto questo latinismo correttamente).

 

Books: le vecchie abitudini non vanno dimenticate, quindi … Luce dei miei occhi!!!! Di nuovo prima? Fantastica! Grazie per i complimenti e sono felice che il Draco Premuroso ti sia piaciuto. Avrai modo di vederlo ancora, forse. in questo capitolo non si comporta proprio come uno stinco di santo, ma se non altro ha un bel lupo, dai! Grazie per la comprensione e per la tua immancabile “onnipresenza”. Ricambio la tua ammirazione (anzi io ti ammiro più di quanto tu ammiri me, anche perché nella mia persona c’è ben poca roba da ammirare)! Spero di poter leggere una tua recensione anche per questo capitolo!

 

prettyvitto: salve! La risposta alla tua domanda è: si e no. O meglio, la McGranitt considera Hermione come una figlia, ma questo è un sentimento che nutre verso tutti gli studenti della sua Casa. Minerva non ha avuto la fortuna di avere figli e, quindi, ha adottato l’intero Gryffindor. Certo, sta molto vicina ad Hermione, ma avrebbe fatto lo stesso per un qualsiasi Weasley o per Neville o Harry. Quello di Drew, invece, è un affetto più profondo. Condividono un destino comune sotto molti punti di vista e lui cerca di guidare lei, sfruttando l’esperienza che ha accumulato con una lunga serie di scelte sbagliate. Spero di essere stato sufficientemente chiaro, in caso contrario, come ti ho già detto, sono sempre disponibile a rispondere alle tue domande (sempre molto interessanti, tra l’altro). Grazie ancora per la recensione = )

 

Hollina: devo essere sincero, avere lettori così gentili e precisi nelle recensioni come te è un onore. Se poi a questo si aggiunge anche il fatto che a memoria d’uomo non hai mai mancato di recensire, diventi una lettrice insostituibile. Innanzitutto, grazie per tutti i complimenti. Passando al resto … è vero, se ci mette un po’ d’impegno, Draco sa essere molto premuroso. Eppure, la sua vena sarcastica non ha tardato a ripresentarsi. Diciamoci la verità, Hermione ha trovato un buon modo per tenerlo buono (gomitate nelle costole =)), ma non so per  quanto questo metodo potrà essere ritenuto funzionale (prima o poi anche le costole si rompono)… Sono contento che il personaggio di Chris ti sia piaciuto, anche perché credo proprio che tornerà fuori prima o poi! Comunque, siamo in due: anche io odio la scuola! Mi raccomando, recensisci!

 

barbarak: sotto alcuni punti di vista ritengo che anche questo capitolo possa essere definito (almeno nella prima parte) abbastanza romantico. È vero, tra i due c’è una certa sintonia, irrimediabilmente rotta da qualche uscita al limite della demenza da parte di Draco. Credo, comunque, che se non lo apprezzasse anche per questo suo essere così “senza tatto”, Hermione lo avrebbe già soffocato. Per quanto riguarda Drew (che sono veramente felice che ti piaccia, a proposito) ti dico solo una cosa: fuochino!!! Non ci sei ancora, ma sei sulla buona strada. Capirai tutto presto, ne sono sicuro. Altrimenti che Barbarak saresti? Fino ad ora non hai sbagliato manco un colpo! Aspetto un tuo parere anche su questo capitolo!!!

 

lady_free: prima cosa. Io non mi sono assolutamente offeso per la storia dell’errore, anzi. Sapere che qualcuno trova degli errori (nel mio modo di scrivere tutt’altro che perfetto) mi fa piacere perché, fondamentalmente, vuol dire che quel qualcuno è un lettore attento. Le parole hanno un peso e, spesso, aggiungere un solo aggettivo può sconvolgere un’intera frase. Quindi, se trovi errori, non farti problemi! Giuro che non cadrò in depressione per un h in meno o in più o per un li/gli toppato. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e sappi che aspetto l’elenco dei miei errori nella prossima recensione, che, tra parentesi, hai il dovere di fare = ). Scherzo, ovviamente, io non obbligo nessuno (ç_ç)

 

zamby88: questa volta ho ritardato un po’ con l’aggiornamento, ma spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Io non mollo, spero che tu abbia il mio stesso coraggio e che decida di continuare a leggere i vagheggiamenti di questo povero pazzo che sono! = )

 

Agathe: direi che la relazione tra Hermione e Draco è alquanto particolare. Per ogni passo che Draco fa in avanti ve ne sono due all’indietro. Poi, come al solito, spetta ad Hermione il compito di recuperare il terreno perduto. Fino ad ora, a mio parere, l’ha fatto egregiamente. In questo capitolo anche Draco, magari involontariamente, ci mette un certo impegno. Per fortuna.

È vero, Lupin ha toppato. Ma aveva davanti a se Drew. Non dico altro (mannaggia a me e alla mia lingua lunga). Spero di vedere una tua recensione anche su questo capitolo, voglio assolutamente sapere il tuo parere!

Scusa se non mi dilungo oltre (maledetta scuola e tempo libero mancante). Comunque, ricambio. Se hai bisogno di delucidazioni o vuoi discutere (di qualsiasi cosa), puoi contattarmi. Troverò sicuramente il tempo per risponderti. Le mie fan vengono prima di cose stupide come la scuola o baggianate del genere. Grazie di tutto.

 

Paula: ora che ti sei presa questo incarico, sappi che hai tutti gli oneri e gli onori del caso. Spero, comunque, che la tua recensione sia la nona, questa volta! Bene … da dove comincio???  Allora, io sono una di quelle persone che si fa forza ripetendosi continuamente “la maturità non dipende dall’età … la maturità non dipende dall’età … la maturità non dipende dall’età …”, quindi mi dispiace, ma non posso andare contro i miei capisaldi per sembrare più “politicamente corretto” di quello che sono. Forse si, il modo in cui vive il lutto Hermione è eccessivo. Ma, sotto molti punti di vista, a mio parere, è eccessivamente infantile. Se fosse stata più matura avrebbe superato il lutto subito. Invece non mangia e aspetta che sia qualcun altro (in questo caso Draco) ad occuparsi di lei. Se Malfoy non fosse intervenuto (con il suo essere senza pietà) Hermione, molto probabilmente, sarebbe morta di fame nel giro di poco tempo. Draco glielo impone. Sa che è quello di cui lei ha bisogno e non è disposto a sottostare a valori inutile come la gentilezza o la bontà d’animo.

Com’è giusto che sia, comunque, rispetto il tuo parere. In questo mondo l’obbiettivo non è vivere, ma convivere. Lo dico perché voglio evitare di essere travisato o di offendere involontariamente qualcuno.

Sono contento che ti piaccia il personaggio di Draco, che comincia ad essere sempre più disturbato da personalità multipla, e che ti sia piaciuto il comportamento di Hermione.

Purtroppo la ragazza, al momento attuale, si trova tra l’incudine e il martello. Situazione non invidiabile, a mio parere. Spero di ricevere ancora una tua recensione!!! Grazie per i complimenti!

 

Fiuuuu finite! Wow, impiego sempre più tempo a rispondere!!! Anche questa è una vittoria personale!

 

Ringrazio le 10 persone che hanno ficcato la mia storia tra le preferite, le 6 che l’hanno messa tra le ricordate e le 41 che, invece, l’hanno messa tra le seguite.

Un ringraziamento doveroso va alle gentildonne che hanno recensito, ovviamente.

 

Spero a presto,

Jerry

 

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Capitolo 8
*** An Autumn Afternoon ***


Chapter eight, An Autumn Afternoon


La penna scorreva rapida, graffiando il foglio e lasciando tenebrosi simboli sulla carta. Lettere che, impresse così, con quella delusione nel cuore ad appesantirle, celavano il pericoloso veleno del sapere.

Tutt’attorno, l’odore di pagine polverose e ingiallite dal tempo la accarezzava, facendola annaspare ogni tanto. Da settimane, oramai, scorrendo l’indice tra le righe, percepiva sotto i polpastrelli quell’impalpabile polvere.

Come tutte le volte, quegli occhi severi non le si scollavano di dosso, controllando ogni suo movimento con insopportabile minuzia.

Se lo sentiva: presto avrebbe ceduto. E sapeva che si sarebbe alzata, che le avrebbe puntato contro la sua bacchetta e che l’avrebbe trasformata in una gallina, prestando parecchia attenzione affinché non fosse in grado di starnazzare.

Così, dell’austera madama Pince, avvoltoio a guardia della biblioteca di Hogwarts, non sarebbe rimasto altro che uno squallido pennuto, che solo Gazza, bofonchiando come era solito fare, avrebbe pianto.

Ma del resto, la donna non stava facendo altro che controllare che il libro che aveva preso in prestito fosse ancora integro, quindi Hermione, sospirando, riportò lo sguardo sul compito da novanta righe che la McGranitt aveva assegnato alla sua classe. Nonostante il suo impegno, però, non era ancora arrivata a metà dell’opera, sebbene vi lavorasse già da un paio d’ore.

Le doleva ammetterlo, ma, negli ultimi giorni, faticava a stare concentrata. Il che, purtroppo, causava ritardi nella sua tabella di marcia tutt’altro che rilassante e ciò, a sua volta, sottraeva tempo alla lettura dei libri per le lezioni di Drew.

Ma, forse, definire quelle ore perse a rispondere a domande sui compiti assegnati per casa “lezioni” era un po’ eccessivo. Tra le altre cose, la cosa più Oscura che aveva visto nelle ultime settimane era solo il suo futuro, che, dalle premesse, sembrava essere di una noia mortale.

Ebbene si, il professor Kennan se la stava prendendo con comodo. Ovvero: niente magia Oscura.

Continuava a dirle che la magia Oscura non era una passeggiata e che per non venirne sopraffatta aveva bisogno di solide basi nei più svariati campi magici.

E, per questo motivo, aveva dovuto leggere volumi di Erbologia, infiniti trattati di Pozioni ed enciclopedici elenchi sulle più rare e svariate Creature del Mondo Magico.

Le restava solo una materia da approfondire: Babbanologia. Visto con chi aveva a che fare, la ragazza, oramai, si era arresa a vedersi ben presto con un libro sulle varie abitudine Babbane tra le mani. Conoscendolo, Drew le avrebbe ripetuto che un giorno, se qualcuno avesse deciso di lanciarle contro una Maledizione, lei avrebbe potuto usare un frullatore o un mixer come scudo. Del resto, la vita a volte tira brutti scherzi e lei, grazie ai numerosi regali che il Destino le aveva recapitato, cominciava ad accettare la triste realtà e a distinguere i limiti a cui le disgrazie sembrano non essere soggette. Eppure, il mantenere la testa perennemente impegnata l’aveva aiutata. Erano già passate più di tre settimane da quando aveva visto per l’ultima volta il viso di sua madre e il sorriso tranquillo su quello di suo padre e lei, Hermione Granger, non se ne era quasi neppure accorta.

***

 

Cercavano di opporre resistenza e si aggrappavano al loro unico appiglio con tutte le poche forze rimaste. Ma tutto quell’impegno, tutta quella speranza, tutti quei desideri ammucchiati infondo all’anima, tutto quel volere e bramare, motivati dalla paura di restare senza niente, tutto ciò che erano e avrebbero voluto essere, sparì al primo soffio di vento.

Fu in quel momento, in cui il dolore divenne talmente forte da diventare l’anestetico di sé stesso, che rivissero il Trascorso, quando oramai già la dolce caduta accompagnava la morte combattuta e odiata.

Rividero momenti felici, in cui il Fato era stato abbondante, ed eventi funesti, dove Pestilenze Divine le avevano colpite indebolendole e lasciandole in vita, crudelmente esposte ad una tortura peggiore.

Alla fine, però, dopo quell’infinito precipitare, incontrarono il freddo fondo di quel baratro.

Prive di forze, si abbandonarono sul gelido terriccio e spirarono silenziosamente.

Del resto, loro non erano che immeritevoli foglie.

Ottobre era già cominciato.

 

***

 

Sabato pomeriggio. Il cielo era solo leggermente coperto da nuvole passeggere e, escluso il freddo prematuro che permeava l’aria, la giornata prometteva d’essere piacevole e serena.

Drew glielo aveva anticipato: non sarebbe stato facile mantenere il ritmo senza rischiare di venir soffocata dagli impegni scolastici e non. Ma lei non aveva dato peso a quelle parole. Lei sarebbe riuscita a fare tutto ciò che le veniva richiesto.

Aveva promesso di arrivare perfino a sputare sangue su quei libri, pur di farcela.

La sua grande abilità d’organizzazione, fortunatamente, la stava aiutando.

Malgrado ciò, si era vista costretta a cambiare alcune delle sue abitudini. Essendo tutte le sue mattinate impegnate con le varie attività scolastiche e dovendo passare i pomeriggi a svolgere tutti i sempre più numerosi compiti assegnati, aveva dovuto dedicare tutto il suo tempo libero alle folli richieste di Drew.

L’insensibile professor Kennan, infatti, aveva portato il numero dei libri che la ragazza doveva leggere settimanalmente da tre a cinque e le lunghe interrogazioni a cui la sottoponeva per sondare la sua preparazione erano sempre più minuziose. A questo andava aggiunto che il ragazzo non sembrava decidersi ad insegnarle la magia Oscura.

Hermione, ovviamente, aveva provato a farglielo notare, ma questo, bloccandola, la zittiva ogni volta con la stessa frase.

“Regola numero sei: il sottoscritto non cambierà per alcuna ragione il proprio metodo di insegnamento”

Il che, ovviamente, avrebbe fatto imbestialire qualsiasi anima pia. Se quest’anima pia non avesse avuto Drew come insegnante, ovviamente.

Il ragazzo, infatti, pronunciava quelle parole sempre con un tono affabile e sorridendo gentilmente. E così, Hermione si ritrovava a ripetersi che forse non era ancora pronta, che sicuramente Drew sapeva cosa stava facendo e che, prima o poi, avrebbe smesso di farle leggere libri di Magia tutt’altro che Nera.

La ragazza, ovviamente affaticata da quel ritmo impossibile, che l’aveva quasi spinta a chiedere un Giratempo alla professoressa McGranitt, cominciava a stancarsi.

Tra le altre cose, ciò stava diventando sempre più evidente. Hermione, infatti, oltre ad essere perennemente tesa e preda di un’agitazione quasi isterica, cominciava a manifestare una certa mancanza di scrupoli e di tatto a dir poco temibili.

Tutta questa scontrosità, ovviamente, non aveva fatto altro che andare ad appesantire la sua reputazione già piuttosto infangata.

Vi era chi riteneva che la causa di tutto ciò fosse un inaspettato tradimento da parte del suo amante segreto, sulla cui identità tutti azzardavano, e chi invece riteneva che quelli fossero i tipici sbalzi d’umore di una donna in stato interessante.

Tra le altre cose, il suo ex fidanzato Ron Weasley stava facendo notizia grazie alle sue avventure infuocate con la sua nuova fidanzata Lavanda Brown.

La cosa non la toccava minimante, ma purtroppo doveva sopportare anche che alle sue spalle si dicesse che il rosso le avesse messo le corna parecchie volte.

Sperava ancora che il Weasley, magari su suggerimento della sorella Ginny e del migliore amico Harry, cominciasse a darsi un maggior contegno, così che almeno alcune delle chiacchiere sul suo conto si affievolissero.

Ben presto, aveva capito che le sue speranze erano vane. Il fuoco dell’Amore che bruciava le anime dei due Gryffindor, infatti, sembrava essere Ardemonio, magia Oscura che, inutile dirlo, Drew non le aveva ancora insegnato.

Così, per ovvi motivi, aveva cominciato a rinchiudersi sempre più di frequente nella biblioteca e nella sua camera, che però, condividendola lei con la Brown, molte volte era tutt’altro che tranquilla.

Approfittando del fatto che Harry aveva stabilito un allenamento di Quidditch proprio per quel pomeriggio e che quindi era sola, essendo Ron il nuovo Portiere e Ginny una delle tre Cacciatrici, assieme a Katie Bell e alla nuova scoperta Demelza Robins, decise di dedicarsi allo studio.

Ovviamente, ancora non riusciva a credere che Ron fosse riuscito ad ottenere quel posto nella squadra e, tra le altre cose, al suo orecchio erano giunte parecchie strane voci di corridoio. Ma lei, che stava vivendo sulla sua pelle la crudeltà delle chiacchiere, non si sarebbe permessa di sparlare.

Anche se, doveva ammetterlo, Lavanda doveva essere davvero brava nel lanciare il Malocchio …

Il povero Harry, invece, non se la stava passando bene. Potter, infatti, stava avendo delle lezioni private con il Preside Silente in cui studiava il passato di Lord Voldemort e in cui, a sua insaputa, l’anziano stava cercava di chiudere il condotto che collegava la mente del ragazzo con quella del Signore Oscuro. Come lei, tra gli altri impegni, anche lui veniva invitato dal professor Lumacorno a quelle noiose riunioni del Lumaclub, anche se è da dire che il più delle volte il nuovo Capitano della squadra di Quidditch Gryffindor trovava alcune scusanti invidiabili, come, per esempio, un importante allenamento deciso improvvisamente di fronte al pingue professore di Pozioni. Ed infine, anche Harry frequentava il corso di Drew, che in quel periodo stava procedendo a rilento. Purtroppo, il particolare gruppo di studi aveva trovato parecchie difficoltà con l’incantesimo che permette ai Patronus di parlare e, per questo motivo, Drew aveva deciso di fermarsi, affinché tutti potessero recuperare le lacune sull’argomento.

Ovviamente, il Patronus di Hermione aveva deciso di prendersela con calma e, quindi, lei si ritrovava con un essere indefinito e luminescente. Nelle ultime settimane, quello che un tempo era stato una lontra, si era rimpicciolito tanto da sembrare lontanamente un roditore, la cui coda spropositata, però, rendeva alquanto ridicolo. Inutile dirlo, il suo topo non sembrava essere pronto a spiaccicare nemmeno una parola. Così aveva dovuto fare pratica chiedendo in prestito il Cervo di Harry, che aveva portato il messaggio a destinazione ma che era scappato prima che il destinatario, il povero Neville, potesse darvi una risposta, e con la Lepre di Luna, che tutto aveva fatto tranne ascoltarla.

Aveva chiesto aiuto anche a Ginny e, se al secondo tentativo il suo Cavallo non fosse imbizzarrito, i risultati sarebbero stati alquanto sorprendenti.

Purtroppo l’unico Patronus che non vedeva l’ora di portare un suo messaggio era il Lupo di Draco, che però, qualsiasi fosse il destinatario, riportava la missiva al suo proprietario, che ovviamente si congratulava con l’animale accarezzandogli la testa quando questo riportava le parole che Hermione aveva pronunciato per qualcun altro accompagnandole con guaiti sconcertati.

Ogni volta, il rampollo Malfoy, guardando l’espressione sconvolta di Hermione, alzava le spalle e sorrideva sornione.

“Non è colpa mia se lui ti ritiene una nostra proprietà”

 

A tutto ciò, ovviamente, andava aggiunto quel maledetto testo per la McGranitt sull’utilità dell’azione diversiva messa in atto da alcuni Animagi nel corso della Seconda Guerra Mondiale che, con grande dispiacere di Hermione, sembrava non finire mai.

Un insieme di brutti fattori che non avevano fatto altro che alimentare il suo cattivo umore e che la compagna di stanza Calì Patil riconduceva ad un’oscura congiunzione astrale su cui la professoressa Cooman aveva tenuto un’intera lezione, predicendo disgrazie e catastrofi a destra e manca.

Forse quell’impostora è riuscita a predire qualcosa decentemente … cominciò a pensare Hermione, abbandonando la penna vicino al foglio e portandosi una mano tra i capelli disperata.

Tutto quello che seguì avvenne talmente rapidamente che nemmeno se ne accorse.

Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla e lei, tesa e con i nervi a fior di pelle, sobbalzò, alzandosi di colpo e puntando la bacchetta contro il nuovo arrivato.

Vide solo un sorriso, saturo di sarcasmo e di una strana ed appena accennata malizia.

-Lo so amore che quando mi vedi non riesci a non saltarmi addosso, ma credimi, mi sarei accontentato anche di un semplice bacio-

Riconobbe quel tono, prima ancora di riuscire a riconoscere quella voce stessa. Malfoy.

La ragazza era rimasta ferma. Gli occhi sbarrati, la mano che non impugnava la bacchetta scossa lievemente da un tremito e il cuore che, se non fosse stato per quel battito accelerato che minacciava di farle scoppiare le coronarie, avrebbe dovuto essere almeno infartuato.

Forse, era un po’ troppo stressata.

Il ragazzo cominciò a squadrarla di nuovo con quel suo sguardo morbosamente preoccupato.

Poi, si chinò leggermente e cominciò a bisbigliarle all’orecchio.

-Forse è meglio se ci sediamo. Credo che quella smorfia sulle labbra dell’Avvoltoio non preannunci niente di positivo … aspetta! Forse sta solo sorridendo!-

Hermione si era lasciata cadere di peso sulla sedia e, poggiando i gomiti sul tavolino, aveva preso a stropicciarsi gli occhi con le mani.

Draco, intanto, le si era seduto affianco, spostando la sedia pericolosamente vicina a quella della ragazza.

Quando lei riaprì gli occhi, superato il leggero imbarazzo per l’eccessiva vicinanza, notò che teneva un libro tra le mani.

-Cosa leggi?- gli chiese.

Lui sorrise soddisfatto, felice che la ragazza gli avesse posto quella domanda.

-Niente di particolare … solo il “De Potentissimis Potionibus” – rispose lui, gonfiando il petto orgoglioso.

Lei sembrò soppesare le parole che stava per pronunciare.

-Una lettura molto interessante, anche se mancano alcune Pozioni fondamentali e le spiegazioni spesso sono un po’ imprecise-

Questa volta, toccò a lui spalancare gli occhi.

-L’hai già letto?- le chiese.

Hermione, questa volta, pensò di non rispondergli, ma la voglia di zittirlo era troppo forte.

-Al secondo anno-

La mandibola di Draco Malfoy sembrò toccare il pavimento.

-E per quale motivo lo avresti letto?-

Lei riprese in mano la penna e scrisse alcune parole, concludendo finalmente il compito di Trasfigurazione.

-Io, Harry e Ron avevamo bisogno della Pozione Polisucco per sapere se tu eri l’erede di Salazar Slytherin e se eri stato tu ad aver aperto la Camera dei Segreti-

Lui scoppiò a ridere e le si avvicinò.

-E così anche tu passavi le giornate a spiarmi- disse lui – Sai, amore, nella mia testa di solito ti immagino vestita da infermiera, ma devo ammetterlo, anche da gatta non stavi male … -

Il sangue le si gelò nelle vene.

 

***

 

Dopo quell’uscita, il ragazzo non aveva più alzato lo sguardo da quel libro di Pozioni. Il fatto che sulle sue labbra poi vi fosse perennemente un sorriso vittorioso e alquanto fastidioso, sembrò ad Hermione un particolare seccante ma accettabile. Del resto, in un certo senso, palesemente ed evidentemente sbagliato, sapeva di essersela andata a cercare.

E sapeva anche che, se per anni non fosse stata la valvola di sfogo di quel folle di Malfoy e della sua duplice e svasata personalità, avrebbe dovuto incassare il colpo e starsene zitta.

Tacere, in quel luogo silenzioso e durante quel periodo dannatamente travagliato che stava attraversando, però, le era impossibile.

Il non avere nulla con cui ribattere poi, dannazione a sé e a quella sua improvvisa mancanza di fantasia, la mandava in bestia.

Così, senza neppure accorgersene, si era ritrovata a fissare quel maledetto Slytherin.

Per interi minuti che, ovviamente, non passarono inosservati dall’interessato.

-C’è qualcosa che non va, Hermione?- le chiese lui, continuando a leggere e facendo scorrere rapidi gli occhi sulle righe.

Lei, riprendendo il controllo sul suo corpo, non fece attendere la propria risposta.

-Oltre al fatto che ti sei seduto così vicino da togliermi l’aria, Draco?-

Il ragazzo allontanò piano la sua sedia, mantenendo imperterrito lo sguardo fisso sul volume proibito.

-Scusa, avevo freddo- aveva sussurrato a mo’ di scusa.

Felice per il risultato inaspettato e stranamente a lei favorevole, Hermione prese il libro di Incantesimi e cominciò a studiare le pagine assegnate dal professor Vitious.

 

***

 

Un lungo silenzio, quasi imbarazzante, aleggiò per alcuni minuti in quel luogo e tra i suoi pochi visitatori.

Alla fine, però, lui lo aveva rotto.

Aveva chiuso il libro con un tonfo leggero, che aveva fatto sprigionare una vanescente nuvola di polvere, le aveva preso la mano e l’aveva costretta a guardarlo.

Non c’era stata violenza in quel suo gesto, ma quell’incrollabile fermezza con cui il ragazzo aveva agito le aveva causato un brivido lungo la schiena.

Aveva cercato di liberare la mano e, non riuscendoci, aveva cominciato a fissare imperterrita fuori dalla finestra.

Gli alberi avevano già perso quasi tutte le loro foglie e il limpido azzurro del cielo era celato da un impenetrabile strato di nuvole grigiastre.

L’autunno era già arrivato e lei non se ne era neppure accorta.

-Guardami-

La voce di Draco la risvegliò.

Percepì in essa una sfumatura che mai aveva avvertito prima.

Preoccupazione. Come mai, neanche mentre le faceva compagnia dopo la morte dei suoi genitori, aveva potuto sentire.

-Mollami-

La stretta di lui divenne immediatamente meno serrata, sebbene il ragazzo non obbedì al suo ordine.

-Guardami- disse Draco, quasi sussurrando quella parola.

Ancora quel tono.

Un attimo dopo si ritrovò in balia di quei maledetti occhi grigi. Dannazione, aveva ceduto.

Le sue labbra sottili si piegarono rapidamente, accompagnate da una strana insicurezza quasi estranea a quel Sanguepuro Slytherin.

 

***

 

L’aveva obbligata a chiudere i libri e a riportarli nella sua camera. Poi, prima di uscire dalla biblioteca, le aveva detto che l’avrebbe aspettata davanti al quadro della Signora Grassa per dieci minuti. Passati questi, avrebbe trovato un modo per entrare nel suo dormitorio e per portarla fuori.

Avesse dovuto staccare la testa a quell’idiota di Lenticchia.

Si era avviato verso la Sala Comune degli Slytherin, era entrato e, evitate le occhiate circospette che ricevette, si diresse rapidamente verso la propria camera.

Qui, beatamente sdraiato sul suo letto, stava in una perenne dormiveglia, il suo compagno di stanza Blaise Zabini.

L’unico, visto che Goyle e Tiger avevano chiesto di essere spostati e che nessun altro aveva voluto prendere il loro posto.

La rapidità con cui Malfoy gettò il “De Potentissimis Potionibus” sul letto e prese a frugare nell’armadio, avrebbe insospettito chiunque, ma Zabini, stropicciandosi gli occhi, decise saggiamente di proferire poche ma argute parole.

-Ti ha detto di si?- cominciò Blaise.

-Come avrebbe potuto dirmi di no?- gli rispose Draco, con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia.

-Forse attingendo ad una delle migliaia di parole del dizionario che conosce a memoria?-.

Draco alzò le spalle.

Avrebbe finalmente avuto Hermione tutta per sé e non sarebbe stato certamente un idiota mezzo addormentato a fargli cambiare umore.

Uscì dalla stanza, infilandosi il cappotto nero e legandosi una sciarpa dello stesso colore attorno al collo.

Una ragazzina del secondo anno sospirò pesantemente quando le passò vicino per uscire dalla Sala Comune.

Se Hermione avesse avuto una reazione lontanamente simile a quella sarebbe stato a cavallo.

Ma, infondo, sapeva benissimo di essere un povero illuso.

 

***

 

Aveva frugato per un attimo in una tasca interna del cappotto, fino a quando non era riuscito a cavarne un pacchetto di sigarette.

Hermione, seguendo l’istinto, si era scostata di qualche centimetro.

-Scusa, non sopporto la puzza di fumo-

Ciò, non aveva fatto altro che causare un’occhiataccia del ragazzo, che sembrò contare i millimetri con cui lei si era allontanata, per concludere poi l’operazione con una strana luce negli occhi, chiaro avvertimento che aveva deciso quale sarebbe stata la punizione per tale affronto.

Intimorita da quello sguardo, Hermione cercò di minimizzare.

-Sono solo un paio di centimetri, Draco –

Lui sogghignò diabolico.

-Sai, amore, una delle differenze fondamentali tra me e quel fesso del Lenticchia sono proprio un paio di centimetri nel posto giusto – aveva cominciato lui – E, credimi, presto ti faranno proprio piacere-

Hermione scosse piano la testa.

Lentamente, ma dando fondo alla sua innata eleganza, avvicinò il suo viso a quello di lui.

-Per quel che mi riguarda, amore, puoi pure chiedere a Pansy - Oca giuliva – Parkinson di tenermelo in caldo, perché non credo di usarlo presto. Anche perché, ad essere sincera, non vorrei avere un fidanzato cieco … - gli rispose lei.

Malfoy si portò la sua mano alla bocca e la baciò dolcemente.

-Non ti preoccupare, amore, lo sto trattando bene solo per te-

-Sei proprio romantico, oggi. Comunque, amore, sono sicuro che Hagrid possa aiutarti con il tuo Vermicolo. Quando si impegna, sa far sollevare anche i morti- concluse Hermione soddisfatta.

Draco sorrise.

-Per te farò questo e altro- disse il ragazzo, prendendo un accendino Babbano e usandolo per la sigaretta che stringeva ancora tra le dita.

Hermione, riconoscendo immediatamente l’oggetto, date le sue origini, gli chiese se poteva vederlo.

Lui aveva risposto annuendo piano e glielo aveva porto.

Sul dorso dell’oggetto metallico vi era quello che sembrava il simbolo di un’importante famiglia Purosangue. Hermione cercò di aguzzare la vista per cercare di capire a quale famiglia appartenesse.

Malfoy, ipotizzò.

Come se fosse stato in grado di leggere i dubbi che affollavano la sua mente, il ragazzo con poche parole le chiarì le idee.

-È un regalo di mia madre-

Fu solo in quell’istante che riuscì a distinguere, celate da arabeschi tortuosi, le cinque lettere che componevano quella parola.

Black.

 

***

 

Sorridendo, gli aveva restituito l’accendino.

Mosse alcuni passi misurati.

Sperò di riuscire a stare zitta.

Si appoggiò al parapetto e guardò in basso.

Cominciò a sgretolare con minuzia impareggiabile quella sua dannata curiosità.

Respirò ansiosa, riempiendosi i polmoni del profumo che il vento trasportava, imprigionandolo con le sue catene inconsistenti.

Autunno, annunciatore della fine, sagace portatore dell’iniqua sfortuna, vile codardo che agisce nell’ombra.

Autunno, Ladro di Destini.

 

Erano bastate quelle poche parole e quel gesto della mano appena accennato.

Solo in quell’istante aveva capito quanto in realtà fosse debole.

 

***

 

Si era allontanata di qualche passo e si era appoggiata al parapetto.

Sembrava felice. Sembrava aver ricominciato a respirare.

La stava già raggiungendo.

Poi, nel breve periodo che una foglia dorata impiegò a raggiungere il suolo, tutto cambiò.

- Heilà, Granger! –

Uno sconosciuto.

-Perché non vieni giù? Ti prometto che ci divertiamo!- aveva continuato qualcun altro.

Poi, un rumore metallico.

Monete.

-Come vedi, Granger, paghiamo in galeoni- aveva completato una terza persona.

Draco Malfoy prese l’ultima boccata dal mozzicone di sigaretta e, cercando di controllare la rabbia, si avvicinò ad Hermione.

La guardò per un solo secondo.

Il tempo necessario per verificare che stava tremando e che aveva gli occhi più lucidi del solito.

Gettò ciò che rimaneva della sigaretta nel vuoto.

L’oggetto cadde a meno di un metro dai piedi dei tre sconosciuti.

Prese la bacchetta da una tasca dei pantaloni e si prese un paio di minuti per mandare a memoria i volti di quei tre idioti.

Le loro divise parlavano chiaro: Hufflepuff.

Ne conosceva solo uno, il più tarchiato. Lo aveva avuto come avversario ad una partita di Quidditch, quando ancora faceva parte della squadra degli Slytherin. Era un Battitore.

Vide nei loro volti uno strano timore reverenziale nei suoi confronti. Checche, pensò Malfoy.

-Stavate dicendo?- domandò Draco.

I tre presero a guardarsi preoccupati.

Il biondo cominciò a giocherellare con la sua bacchetta di Biancospino.

-Allora?- insistette.

Il Battitore sembrò avere più coraggio degli altri e prese la parola.

-Nulla di importante-

Draco scosse piano la testa, sfoderando uno strano ghigno soddisfatto.

-Non avete neppure il coraggio di ripetere ciò che avete detto pochi minuti fa ad Hermione?- chiese, pur conoscendo da sé la risposta – Quindi, è proprio vero che la vostra Casa accoglie tutti gli scarti della società-

I tre arrossirono lievemente e cercarono di nascondere il viso nelle sciarpe.

-Scusatevi e sparite- concluse lo Slytherin, furioso.

Non in quel momento, ma si sarebbero pentiti di ciò che avevano fatto alla sua Hermione.

 

***

 

Hermione aveva continuato a fissare il vuoto. Nel suo sguardo vi era tutto il suo orgoglio di Gryffindor.

Tremava ancora. Maledetti bastardi.

Dopo alcuni minuti di silenzio, la ragazza, scostando i capelli dal viso e portandoseli con le dita della mano destra dietro l’orecchio, ricominciò a parlare.

-Grazie-

Pronunciare quell’unica parola le era costato molto. Lei non voleva essere aiutata da nessuno. Soprattutto non da lui.

-Non serve che mi ringrazi, non l’ho fatto per te-.

La ragazza si staccò dal parapetto a cui era ancora appoggiata e si voltò verso il ragazzo. Lontana da quel supporto e ancora scossa da quel tremore, sembrava ancora più fragile, quasi sul punto di afflosciarsi su sé stessa, come un fiore appassito.

-Lo so- cominciò Hermione – L’hai fatto per preservare la tua immagine, no? Un Malfoy non può accettare che la reputazione della propria puttanella personale venga infangata, non è vero?-

Il viso di lui fu a pochi centimetri da quello di lei.

Percepì il suo respiro pesante sulle proprie labbra. Questo raccontava di una rabbia bruciante e del crescendo desiderio di vendicarla. Ma soprattutto, portava con sé un’incontrollabile voglia.

Lui la voleva.

-Sai bene perché l’ho fatto, Hermione – disse Draco.

L’avvicinò a sé, passandole una mano attorno ai fianchi.

Dolcemente, quasi avesse paura di poterle fare male, le scostò i capelli.

La ragazza avvertì il calore delle sue mani gentili sul viso.

Poi, il ragazzo, avvicinando la sua bocca all’orecchio di lei, pronunciò tre parole.

-Io ti amo-

Finalmente, poté uscire da quel tunnel oscuro.

Il dolore di quella luce accecante la riempì, saziandola e ripagandola per tutto ciò che aveva perso lungo il tragitto tortuoso.

Draco le diede un lieve bacio sul collo e, con un rapido gesto, le diede la propria sciarpa nera, augurandosi che a nessun altro venisse mai concesso il piacere di assaporare la sua pelle.

 

***

 

Si fermò e si piegò, cercando di riprendere fiato. Poggiava le mani sulle ginocchia e si concedeva respiri profondi.

L’allenamento di Quidditch l’aveva affaticata e ora il suo corpo si rifiutava di obbedire ai suoi ordini. Le fitte alla milza la costrinsero a stringere i denti e ciò rimarcò il rossore delle sue guance.

Ma non poteva fermarsi.

Non in quel momento, non sapendo che Hermione avrebbe potuto aver bisogno di lei.

La ragazza, infatti, era sparita e la cosa più preoccupante, oltre al fatto che non era neppure in biblioteca, era che la Signora Grassa sosteneva che si fosse allontanata con Draco Malfoy.

E lei, Ginevra Weasley, non avrebbe mai permesso a quella serpe di farle del male, non dopo tutto quello che la sua migliore amica aveva dovuto passare.

Le sue gambe, spronate da quel pensiero e dalla certezza che anche Harry, in quel momento, stesse combattendo contro la scoppio di un polmone pur di continuare a correre, ricominciarono a muoversi più veloce di prima.

Percorse il corridoio del terzo piano in tutta la sua lunghezza, salì tutti gli scalini della Torre di Astronomia e, sempre più allarmata, scese nei Sotterranei. Purtroppo, la sua ricerca non diede frutti.

Decise di provare a vedere se, per chissà quale sibillino motivo, Hermione aveva deciso di visitare la classe di Trasfigurazioni.

Ricominciò a correre, tenendosi una mano sullo stomaco, contratto per la fatica.

I muscoli delle gambe, già pesantemente messi sotto sforzo dall’allenamento, bruciavano ad ogni metro percorso.

Poi, svoltò l’ennesimo angolo e li vide.

Camminavano vicini, senza tenersi per mano o abbandonarsi a smancerie da ragazzini, cosa in cui invece Ron e Lavanda eccellevano. Ciò la consolò: forse non tutto era perso ed Hermione poteva ancora riacquistare il pieno controllo sul suo senno.

Eppure, nello sguardo di lui vide qualcosa di cui mai aveva neppure avuto il sentore in quello di suo fratello.

Non le staccava gli occhi di dosso, quasi controllando ogni suo minimo movimento. Era come se avesse paura che, da un momento all’altro, Hermione potesse cadesse. Era preoccupato, per un motivo che lei non conosceva.

Draco Malfoy non aveva occhi che per lei.

 

***

 

Era comparsa all’improvviso, trafelata e ansante.

Non appena distinse la sua figura, riconoscendola prevalentemente dai lunghi capelli rossi, le corse incontro, ricevendo un’occhiataccia morbosamente contraria da Draco che, visto il suo continuo tremare, aveva insistito per rientrare entro le mura della scuola.

Poco le importò in quel momento. Ginny non sembrava stare molto bene.

-Ti … ho … trovata!- esclamò la ragazza, additandola con un gentile fare accusatorio – Dove … Merlino … eri?- le chiese, sedendosi per terra e cercando di stabilizzare la propria respirazione.

Hermione arrossì leggermente.

-Il professor Lumacorno ci ha convocato nel suo ufficio per chiederci di aiutarlo a distillare la pozione del Sonno Indotto- si intromise Malfoy, con una naturale tranquillità nella voce e con un tono che fece intendere alla ragazza che il loro pomeriggio non era stato divertente.

Ginny diede l’illusione di essersela bevuta.

-Bene, io vado. Weasley, Granger – disse Draco congedandosi.

Hermione si alzò, con l’intenzione di restituirgli la sciarpa che le aveva prestato.

-Tienila. Mi prenderò la mia ricompensa, comunque-

Si voltò verso Hermione per un paio di secondi.

Sulle sue labbra un dolce ghigno che non prometteva nulla di buono.

Note dell’autore

Ebbene, donzelle, sono tornato! Con quasi un secolo di ritardo, lo so.

Sono fiero di annunciarvi, che ho preso 6/7 nel primo tema di italiano. Suonino le trombe, riecheggi nel vento il mio nome e che la professoressa (a mio parere incompetente, ma credo di poter dire d’essere di parte) venga fucilata per i reati commessi!!! Ok, come potete vedere, qui la situazione è un DELIRIO!!! Ed io, ovviamente, come posso non essere l’epicentro di questa catastrofe? Non sarei me stesso, se non fossi una gigantesca calamita per disgrazie, no?

Comunque, dopo due settimane talmente piene di compiti da mandare in tilt qualsiasi cervello (il mio non ha avuto problemi, visto che è da parecchio che ho messo il suo annuncio a Chi L’ha Visto), ho avuto un attimo di tempo per buttare giù qualcosa. Lo so, il pochissimo impegno che ci ho messo e ben tangibile.

Abbiate pietà, cercherò di rimediare. Oramai, lo dico continuamente, tra l’altro.

Tra una brutta notizia ed una ancora peggio, però, è arrivata, a mo’ di manna dal cielo, la Gita Scolastica!!!

Quindi domani parto, destinazione Firenze, per l’annuale Viaggio di Distruzione.

E, come si suol dire, annegheremo i dispiaceri nell’alcol!!!

Come invece dico sempre io, Dio salvi il Baileys (ma non si disprezza manco il grappino)!

Credo sia il caso di abbandonare le baggianate e di dedicarsi ad un breve commento del capitolo.

Allora, allora, allora … Ebbene si, la relazione Hermione/Draco ha mosso i suoi primi passi traballanti. Niente di che, ancora.

Entrano in scena due nuovi personaggi, Blaise Zabini e Ginny Weasley, che cominceranno ad essere più presenti, soprattutto dal prossimo capitolo.

Sparisce, di punto in bianco, il caro e beneamato Drew. Un’assenza giustificata da impegni improrogabili, sia chiaro. Lui è un professore tutto d’un pezzo, cosa che la mia ADORATA professoressa di Lettere palesemente non è. Le voglio bene, comunque (anche se dubito abbia il buon gusto di leggere qualcosa appartenente allo “schifosissimo genere Fantasy o sul genere andante).

Glissando sugli insulti (ne ho una lista, comunque) per quella santa donna che ancora non è stata colpita da un fulmine divino (e questa, indubbiamente, è una prova che Dio NON esiste), mi dedico alle risposte ad personam.

 

Books: credo che cominciare anche questa risposta alla tua recensione con il solito “Luce dei miei occhi” sminuisca il mio estro da poeta incompreso, quindi credo che comincerò a scervellarmi per trovare un nuovo epiteto adatto alla tua persona, anche perché, a dirla tutta, quello che ho usato fino ad ora è stato ampiamente sfruttato un po’ da chiunque. Quindi, ci penso, sperando di riuscire a cavare almeno un ragno dal buco! Mi dispiace, il seguito non è arrivato molto presto … ma spero che questa roba che ho scritto ti piaccia!!! Più che possessivo, comunque, direi che Draco è morboso. Daphne, invece, è già tra le mie pupille. Il che non so se sia un bene, a dire il vero. Mi raccomando, Books, lascia un commentino anche questa volta !!!

 

prettyvitto: no, si può uccidere anche senza la Magia Nera. Il più delle volte, però, (ad esempio con il sectumsempra) solo altra magia oscura può sistemare i “danni” della magia nera. Hermione lo fa principalmente per questo motivo, visto che, comunque, la sua conoscenza della magia non è proprio misera. Essere in grado di poter aiutare gli altri in ogni occasione, cercare di evitare altre sofferenze. Questo vuole fare Hermione. Per altre eventuali domande, sono sempre qui !!! J

 

Hollina: e come potrei non prodigarmi in una serie infinita di complimenti, visti tutti quelli che mi fai tu??? Mi sentirei un demente se non lo facessi. Comunque, sono meritati, io non parlo (o in questo caso scrivo) per dare fiato alla bocca … spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e grazie (in un modo “tendente all’infinito”) di tutto !!!

barbarak: allora??????? Cosa ha partorito la tua mente malata geniale??? Comunque, e qui divento sempre più ripetitivo, hai ragione! Hermione comincia a capire quanto in realtà sia difficile studiare la Magia Oscura con Drew, specialmente visto che lui non sembra intenzionato a farlo molto presto!!! Per quel che riguarda il Patronus della Herm, non ho lavorato molto di fantasia. Ciò che conta, comunque, sarà il momento in cui questo “entrerà in azione” non quale aspetto avrà. Ti lascio a scervellarti, se ti va di farlo, e grazie per i complimenti e per la recensione.

Agathe: e se Hermione non l’aveva capito con quella frase sul libro (il che vorrebbe dire  che non è più lei o che è stata Schiantata di recente) ne ha avuto la definitiva conferma dal diretto interessato!!! E per un attimo hai pensato agli animali giusti, donzella!!! Grazie per il “mitico”, anche perché immaginarmi in una versione all’Achille o all’Ulisse mi ha fatto ridere per almeno mezzora!!!

Paula: se avessi un’infinità di tempo a disposizione ti scriverei un papiro, ma purtroppo in questi giorni ne ho veramente pochissimo. Quindi, stringendo (perdonami, perdonami, perdonami), ti dirò un grazie infinito e ti implorerò di commentare anche questa volta, promettendoti almeno venti righe di risposta ( a costo di ripetere per un centinaio di volte la parola “grazie” senza usare copia-incolla) la prossima volta che aggiornerò. Sperando che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie ancora!!!

Mirya: vado a frugare nel tuo profilo (come faccio più o meno con tutti coloro che leggono la mia storia) e, patataf, mi ritrovo catapultato nella pagina di una scrittrice di successo. Poi, leggo il genere dei racconti che scrivi e comincio a sbiancare. Bene, mi dico, preda di un’euforia tutt’altro che voluta, una vera e propria esperta del romanticismo che legge una mia storia! Io, che sono romantico come un pezzo di legno in mezzo alla strada, ho cominciato a preoccuparmi e a sentire una certa ansia da prestazione. Così, anticipando il lavoro futuro, mi sono scavato la fossa. Passando, invece, alla risposta alla tua (o devo darti del lei?) recensione, devo dire che mi ha riempito d’orgoglio. Per vari motivi, che non starò qui ad elencarti. Dunque, forse cominciare una recensione dicendo che non lo si farà molto spesso nel futuro non è proprio la cosa più bella da fare, ma sicuramente meglio sapere la verità fin da subito. Quindi, sono fiero del tempo che mi hai dedicato, visti anche i tuoi improrogabili impegni (salutami il tuo bebè! Chissà se avrà ereditato il talento della madre …). Grazie per i complimenti, anche se non credo di essere pronto a sostenere il peso che le tue parole mi hanno scaricato (giustamente o ingiustamente) sulle spalle. Non perché non ne sia felice, ma perché, per fortuna e purtroppo, mi porto sulle spalle già la mia instabile pazzia e la mia stupida immaturità. Se riuscirò a liberarmi di uno di questi pesi, comunque, stai pur certa che porterò con orgoglio la bandiera della mia generazione! Hai ragione sulla critica che mi hai mosso (anche perché tu hai sempre ragione J), Drew è entrato troppo prepotentemente sulla scena. Ma avevo bisogno che il suo personaggio restasse ben inciso nella mente del lettore e quello che ho scelto, ad essere sincero, mi è sembrato il percorso più semplice da percorrere. Così facendo ho creato una vera e propria “crepa” in quello che è il tipico schema della Dramione, ma non mi pento della mia scelta, pur essendo questa molto azzardata. Soltanto il tempo mi dirà se ho puntato sul cavallo giusto. Anche perché Drew, per un paio di capitoli, sparirà quasi completamente. Grazie per il commento.

 

Chiedo scusa a coloro che mi hanno recensito per le risposte stringhiate (soprattutto a Paula, a cui ho parlato di tutto tranne che della storia).

Ringrazio le 53 persone che hanno messo la storia tre le seguite, le 6 che l’hanno messa tra le ricordate e le 13 che l’hanno ficcata tra le preferite.

Ora corro a preparare le valige e, se sopravivrò, spero di aggiornare presto.

Grazie ancora a tutte/i!!!

Jerry

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Capitolo 9
*** Stay with Me ***


Chapter nine, Stay with Me

Indossò il suo cardigan bianco latte e, con un rapido gesto delle mani, liberò i ricci capelli castani rimasti imprigionati sotto la stoffa. La sua fronte era coperta da un’ordinata frangia di capelli lisci, ottenuti dalla ragazza con un abbondante uso della Tricopozione Lisciariccio, di cui era un’assidua utilizzatrice.

Aprì le ante del suo armadio, in cerca di qualche accessorio che potesse scaldarla. Tra le mani, forse per pura casualità o forse guidata dal suo inconscio, si ritrovò una sciarpa nera. Su un’estremità vi era lo stemma della Casa Slytherin. Quella era la sciarpa di Draco.

Nulla più del rombo che preannuncia la saetta in grado di squarciare la volta celeste. Eppure, erano già trascorse tre settimane da quel giorno.

Forse solo un battito d’ali di un angelo caduto. Eppure, molte notti si erano susseguite da quella dichiarazione ed ancora le costava una certa fatica ripensare a quel pomeriggio.

Sapeva quali erano i sentimenti di Draco nei suoi confronti, ma il sapere di averli rubati dalla sua mente, in un momento di improvvisa cecità causata dalla rabbia e dalla bramosia della nemesi, l’aveva illusa.

Fino a quel giorno infatti, si era convinta che tutto quell’affetto e quella preoccupazione che il ragazzo aveva nei suoi confronti fosse qualcosa di irreale.

Alla fine, controvoglia, aveva dovuto ricredersi.

Aveva potuto percepire chiaramente il crescente desiderio di lui nella delicatezza del tocco delle sue mani e nel calore delle sue labbra gentili sulla sua pelle.

E aveva dovuto ammettere a sé stessa che tutto ciò aveva un’unica possibile interpretazione: Draco Malfoy era realmente innamorato di lei.

Ciò, ovviamente, l’aveva portata a molte spiacevoli riflessioni.

La prima fra tutte si concluse con la convinzione che mai loro due avrebbero potuto essere una coppia.

Loro, infatti, erano due opposti inconciliabili: il Bene e il Male, l’Accusatore e l’Offeso, l’Eternamente Dannato e il Santo che ha ottenuto la Beatitudine.

Ora, trascorso il tempo sufficiente per comprendere ciò, Hermione Granger sapeva che le restava solo da stabilire quale fosse il suo ruolo in quel continuo scontro.

Si legò la sciarpa attorno al collo ed uscì dalla sua stanza.

 

***

 

Quella visione l’aveva scossa terribilmente.

Hermione e Malfoy che camminavano vicini, troppo vicini.

Aveva rimuginato a lungo, aveva provato ad immaginare il futuro di quella coppia e, infine, aveva deciso di intervenire.

Hermione doveva diventare una Weasley e, purtroppo, lo sguardo di Malfoy le sembrava un ostacolo tutt’altro che trascurabile.

Quel fesso di suo fratello, dunque, doveva lasciare la Brown e rimettersi con Hermione.

Inoltre, la signora Weasley era stata categorica a riguardo. Lei era la nuora che voleva, non quella sottospecie di zitella senza cervello di Lavanda. Ovviamente tutti in famiglia, Ron escluso, le avevano dato ragione e Fred e George si erano anche offerti di testare alcuni nuovi scherzi sulla povera ragazza.

Ginny, invece, aveva deciso di utilizzare metodi più consoni e tranquilli, anche se non disdegnava l’idea dei gemelli.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

Poco dopo, l’aggraziata figura di Hermione Granger si infilò dalla soglia.

-Sei pronta, Ginny?- le chiese.

La rossa sorrise e, prendendo la borsetta che aveva preparato e lasciato sul letto, la raggiunse.

Il diabolico piano “Torna a casa, Hermione!” era ufficialmente entrato in atto.

 

***

 

Stretti nei loro cappotti, camminando vicini e procedendo spediti, le due ragazze, a cui si erano aggiunti Harry e Ron, raggiunsero i Tre Manici di Scopa.

Essendo riusciti a precedere la folla utilizzando il passaggio segreto dietro la statua della vecchia orba, arrivano al locale quando questo era ancora quasi vuoto e riuscirono a prendere posto vicino a una delle due finestrone che davano sulla strada principale di Hogsmeade.

Ron, che la sorella aveva obbligato a dare buca alla sua fidanzata, aveva un umore tutt’altro che piacevole. Da quando aveva visto che anche Hermione, invece di restare chiusa in biblioteca come faceva quasi ogni finesettimana da quando era cominciata la scuola, aveva deciso di aggiungersi alla compagnia, non faceva altro che cercare di mandare Maledizioni non verbali a Ginny.

Sperava, infatti, di non aver davanti agli occhi la Granger per almeno i prossimi tre millenni, sia perché temeva una reazione violenta da parte della ragazza sia perché la sua presenza, dopo la fine della loro storia, lo metteva in soggezione.

Ma Diabolica Weasley e il suo complice Potter, evidentemente, non davano molto peso alla cosa.

Tra le altre cose, poi, Hermione stava diventando sempre più bella e, come il ragazzo si ritrovò a pensare involontariamente, Lavanda non aveva la minima possibilità di reggere il confronto.

-Allora, Ron, non hai niente da dire ad Hermione?- lo “aiutò” Ginny.

Il ragazzo in risposta abbassò lo sguardo, cercando di celare l’agitazione.

-Ti trovo bene, Hermione – disse lui, incespicando qua e là a causa dell’ansia.

La ragazza sorrise educata, mentre si toglieva il cardigan e la sciarpa e li appoggiava allo schienale della sedia a cui si era seduta.

Ginny ed Harry, dopo essersi scambiati un’occhiata complice e sospetta, sbiancarono. A nessuno dei due era sfuggito lo stemma Slytherin sull’estremità della sciarpa.

-Grazie, Ron – lo ringraziò lei, sistemandosi alcuni ricci ribelli dietro l’orecchio – Allora, come va con Lavanda?-

Per la seconda volta la Rossa e il nuovo capitano della squadra di Quidditch sembrarono essere in grado di intrattenere un’accesa discussione solo guardandosi.

-Benissimo- rispose Ron entusiasta e con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Molteplici e chiarissimi insulti furono leggibili negli occhi verdi di Harry e Ginny, la quale sembrava essere l’unica in grado di tradurre quel bagliore appena accennato nel suo sguardo, pareva essere concorde, annuendo e aumentando pesantemente la dose.

-Mi fa piacere- disse Hermione tranquilla.

Fu proprio questo suo inaspettato stato d’animo che fece preoccupare maggiormente la coppia che stava tramando alle sue spalle e che li spinse, inutilmente, a cercare una buona scusante per cambiare discorso.

-Tu, invece, ti sei trovata un ragazzo?- le domandò il Weasley, speranzoso in una sua risposta negativa, così da poter andare in giro dicendo che lei stava soffrendo ancora per il suo abbandono.

-In realtà … - cominciò la ragazza, venendo subito interrotta da un improvviso trambusto.

Harry si era alzato in piedi di scatto, facendo cadere la sedia.

-Vado a chiamare Madama Rosmerta, così possiamo ordinare- disse, cercando di scusare il suo comportamento bislacco.

Ron lo guardò come se avesse avuto davanti agli occhi un troll di montagna che fa la maglia, ma subito dopo si voltò verso Hermione, in attesa di una risposta.

La ragazza aveva già aperto bocca per rispondergli, quando si intromise Ginny.

-Avete saputo che questa mattina tre Hufflepuff sono stati ritrovati legati nel recinto dei Berretti Rossi di Hagrid?- chiese, dicendo la prima cosa che le era passata per la testa.

L’argomento fortunatamente attirò l’attenzione di entrambi.

-Si sono fatti male?- domandò Ron alla sorella.

-I Berretti Rossi li hanno riempiti di bastonate tanto da farli perdere i sensi, ma Madama Chips si è già messa all’opera per rimetterli in piedi nel minor tempo possibile- gli spiegò Ginny – Comunque, noi dobbiamo sperare che non riescano ad uscire dall’infermeria almeno fino a sabato prossimo-

A quest’ultima affermazione seguì una richiesta di spiegazione da parte del rosso, il quale, inaspettatamente, la ottenne da Hermione.

-Perché uno dei tre- cominciò, collegando alcuni dati incamerati nella sua testa da tempo – è Zacharias Smith e, come ben sai, lui è il Battitore degli Hufflepuff, con cui Gryffindor dovrà scendere in campo tra due settimane-

I due fratelli la guardarono sconvolti. Lei che più volte li aveva ripresi perché il Quidditch portava loro via tempo ed energia da applicare nello studio. Lei, Hermione Granger, l’Anticristo del più celebre sport dei Maghi.

-Come fai a saperlo?- le domandò Ron basito.

Avrebbe dovuto dire che tre settimane prima, mentre era uscita a prendere una boccata d’aria con l’odiato Draco Malfoy, il ragazzo Hufflepuff si era preso alcune libertà che, evidentemente, non erano andate molto a genio al sopracitato e per la quali il Principe degli Slytherin aveva deciso di punirlo.

-L’ho sentito da Katie Bell questa mattina a colazione-

I due sembrarono tirare un sospiro di sollievo. Forse, l’Apocalisse non era proprio alle porte. Forse.

 

***

 

Procedevano camminando piano e gustandosi gli sguardi sfavorevoli di tutti i loro compagni di Casa. Due vipere, circondate da decine di altri serpenti desiderosi di conficcare le proprie zanne avvelenate nella loro pelle squamose.

Un’unica cosa accomunava entrambi: il coraggio di affrontare le conseguenze delle proprie scelte.

Daphne Greengrass, morbidi capelli biondi e profondi occhi verdi, colei che per prima si era inginocchiata e gli aveva dato la forza.

Blaise Zabini, viso gentile e sguardo scaltro, colui che gli aveva teso la mano per aiutarlo a rialzarsi.

Camminavano lunga la via principale di Hogsmeade. Tra loro, colui che aveva beneficiato della loro forza.

Draco Malfoy, il Principe Deposto.

Lo scortavano, lo proteggevano, lo aiutavano.

Loro erano i suoi Salvatori, che lo avevano aiutato a cambiare.

Loro erano i suoi Angeli, che lo avevano spinto a fare la scelta più giusta.

Blaise e Daphne.

 

-Allora, cosa facciamo?- domandò Blaise, rivolto a Daphne e Draco.

La prima alzò le spalle e nascose la bocca, che si stava aprendo in uno sbadiglio assonnato, con la mano destra.

-Andiamo ai Tre Manici di Scopa- rispose invece Draco, indicando una delle due vetrate del bar.

I due seguirono con lo sguardo la traiettoria del suo indice e infine sbatterono contro un’intera tavolata di Gryffindor.

Il primo a prendere parola fu Blaise.

-Ma tu non le avevi già proposto di uscire con te, oggi?- chiese rivolto a Malfoy.

Quest’ultimo, indispettito dalla domanda del compagno di stanza, annuì.

-Forse, allora, se ti ha detto di no era perché preferiva passare il suo poco tempo libero con qualcuno di più simpatico di te, no?- insistette Zabini.

Il biondo gli rivolse un’occhiata furente che avrebbe intimorito un Petardo Cinese.

-E magari anche con qualcuno meno superbo e che non passa le giornate a fare la vittima … - rincarò la dose la Greengrass.

Il ragazzo le rispose sistemandosi il colletto della giacca e inchiodando i suoi occhi grigi in quelli verdi di lei.

-Stai scherzando? Lei mi adora- disse, accompagnando queste parole con uno strano ghigno e cominciando ad avviarsi verso la porta d’ingresso del locale.

I due, sospirando pesantemente, lo seguirono.

 

Il tragitto fu breve e ben presto il tepore dei Tre Manici di Scopa cominciò a riscaldare i loro corpi infreddoliti.

I tre perlustrarono l’ampia stanza in cerca di un tavolino libero.

-Questo è un segno del Destino, Draco … -cominciò Blaise - Non c’è neanche un tavolino libero!-

-Andiamo da qualche altra parte- propose Daphne.

Draco rimase in silenzio per alcuni istanti.

Poi, si voltò verso i due compagni.

Sogghignava, ancora.

-Seguitemi-

 

***

 

Aveva appena bevuto un sorso della sua Acquaviola e, quando lo vide arrivare con quel suo sorriso preannunciatore di cattive nuove, rischiò di soffocare.

La cosa che più la sconvolse però, fu vedere che non era solo.

Certo, uno dei suoi accompagnatori era niente meno che Daphne Greengrass, una delle tante spasimanti di Drew, ma almeno ebbe la conferma che esisteva qualcuno sulla faccia della Terra in grado di sopportarlo.

Fu solo quando lo vide avvicinarsi al suo tavolo però, che capì quanto drammatica fosse la situazione.

Si guardò attorno. Harry e Ron erano sconvolti tanto quanto lei, Hermione invece, disperata, aveva abbassato lo sguardo e aveva appoggiato la fronte sulla mano.

Forse, si disse Ginny, il suo piano poteva ancora essere attuato.

-Vi dispiace se ci sediamo qui?-

La voce fredda di Draco raggiunse i suoi pensieri, rendendola consapevole che la situazione stava precipitando.

Lei li aveva visti. Più volte, in biblioteca.

Harry li aveva visti. Ogni settimana, durante le lezioni di Drew.

Quei due avevano legato troppo.

Fu proprio durante quella sua breve distrazione che i tre Slytherin, senza aspettare il permesso di alcuno, si erano seduti.

Ovviamente, Draco si era seduto vicino ad Hermione e, tirando fuori dal suo cappello di prestigiatore una scusa banale, le aveva chiesto di aiutarlo a togliersi la giacca.

La sua attenzione però, fu attirata da ciò che stava accadendo dall’altra parte del tavolo.

La Greengrass sembrava intrattenere una discussione alquanto divertente con Harry.

La rossa si ripromise di interrogare il suo fidanzato, dopo quello spiacevole inconveniente.

Intanto, Zabini fissava il balcone, dove Madama Rosmerta armeggiava con alcuni boccali di Burrobirra, e suo fratello Ron, ancora intontito dalla situazione, cercava di convincersi che la Terra non aveva ancora cominciato ad orbitare attorno a Marte.

 

***

 

Draco le si era seduto vicino e, dicendo che la sera prima aveva preso uno strappo alla schiena, le aveva chiesto di aiutarlo a togliersi la giacca.

Hermione, la cui estrema fiducia nel prossimo non aveva portato a pensare a conseguenze negative, gli sfilò delicatamente il giubbotto, facendolo scorrere sulle sue spalle temprate da ore di allenamento di Quidditch, e, dopo avergliela tolta, la piegò e la posò sullo schienale della sua sedia.

-Grazie, Hermione – la ringraziò Draco, sorridendole affabile.

Ron sbiancò, impreparato all’affinità dei due, sottolineata dall’uso del nome proprio e non più del cognome.

Draco appoggiò i gomiti al tavolo e nascose la bocca ridacchiante dietro alle mani giunte.

Nel compiere quest’azione, il maglione leggero che indossava lasciò scoperta una porzione di pelle.

Sul candore del suo fianco sinistro spiccava un livido violaceo dalla forma leggermente allungata.

Hermione, incuriosita da quell’innaturale imperfezione, tese una mano incerta.

I polpastrelli gentili di lei si avvicinarono fino a sfiorare il suo corpo.

Percepì sotto le proprie dita affusolate il suo calore. E rabbrividì.

Draco nascose la contusione con un gesto rapido e deciso, facendo scendere la stoffa leggera dell’indumento.

Si era voltato e aveva avvicinato la bocca all’orecchio di lei.

-Non ti preoccupare, non è niente di importante- le sussurrò il ragazzo – Comunque, bella sciarpa-

Lei comprese rapidamente cosa quell’ultima frase significasse.

Draco stava per prendersi la sua ricompensa.

Hermione cercò di ipotizzare cosa passasse per la testa di quel pazzo.

Troppe possibilità, stipate in alcuni secondi di esistenza, che la portarono a distrarsi proprio mentre lo Slytherin cominciò a divertirsi.

Draco prese il bicchiere che conteneva il suo succo di zucca e, mettendolo in controluce, cercò l’impronta delle morbide labbra della ragazza. La ricerca fu breve e, una volta trovato il segno del passaggio della sua bocca, si prese un’abbondante sorsata.

Ron e Harry sbiancarono.

- Draco, quello è il mio bicchiere!- esclamò esterrefatta Hermione.

Il ragazzo sorrise, godendo di quelle reazioni.

-Lo so, amore- disse lui tranquillo.

Daphne e Blaise sospirarono all’unisono, come se fossero in grado di prevedere il comportamento di Draco.

Zabini poco dopo si alzò e, dicendo che andava a prendersi qualcosa da bere, chiese ai suoi compagni di Casa se volessero qualcosa.

-Una Burrobirra – gli rispose Draco.

-Per me, invece, un Idromele Aromatico- disse la Greengrass, attirando lo sguardo sconvolto dei Gryffindor seduti a quel tavolo.

-Credetemi, ragazzi, a breve desidererete di non essere lucidi e allora capirete perché mi sono data ai superalcolici- spiegò tranquilla la ragazza che, forse per la presenza di alcuni suoi compagni di Casa o forse per quella strana affinità con Harry, sembrava completamente a proprio agio.

Intanto, Draco aveva stretto tra le sue mani quelle di Hermione e, ad intervalli regolari molto brevi, se le portava alla bocca e le baciava.

Ginny, le braccia incrociate sul petto, li guardava attenta.

-Credo che ad Hermione non facciano piacere tutte queste attenzioni, Malfoy – commentò acida.

Lui, scusandosi a bassa voce con Hermione per quell’intrusione, rivolse la sua attenzione alla Rossa.

-Io, invece, credo che sia Hermione a dover esprimere un tale pensiero, non tu-

La diretta interessata, ripresasi dallo shock iniziale, si schiarì la voce per prendere parola e per esprimere il suo completo appoggiò alla teoria della Weasley, ma venne interrotta dal ragazzo, che ghignando le legò la sciarpa nera attorno al collo.

Hermione comprese il chiaro messaggio nascosto tra le righe: doveva tenergli il gioco.

Non aveva intenzione di farlo.

Intanto, Zabini era ritornato al tavolo con un vassoio carico di bevande dall’alta gradazione alcolica.

-Vuoi un po’ della mia Burrobirra, amore?- gli domandò Draco, dopo essersene preso un sorso.

Lei lo guardò. Non avrebbe retto un minuto di più quell’inutile farsa.

-Andiamo a fare una passeggiata, amore- disse, alzandosi dalla sedia e indossando la sua giacca – Stai attento a non farti male alla schiena- si raccomandò, aiutandolo ad indossare la giacca e facendo attenzione a premere con forza nella zona dove aveva visto l’ematoma.

Infine, salutati tutti i presenti e dicendo ai compagni di Casa che si sarebbero rincontrati la sera al castello, si avviò verso l’uscita seguita dal biondo, la cui espressione era tutt’altro che felice.

A metà strada si voltò e legò la sciarpa attorno al collo del ragazzo.

-Sai, non vorrei mai che prendessi freddo- commentò lei.

 

Ginny sorrise soddisfatta, forse non tutto era ancora perduto.

 

***

 

Camminava con passo spedito a quasi un metro di distanza da lui. Non si era mai voltata, non lo aveva più guardato.

In silenzio uscirono da Hogsmeade e percorsero uno stretto sentiero. Infine, dopo essere entrata per alcuni metri all’interno di una fitta boscaglia di sempreverdi, Hermione si voltò.

Si avvicinò al suo viso, gli posò un bacio leggero sul mento e immerse la mano destra nei capelli biondi di lui.

-Grazie- sussurrò piano sulle labbra di lui.

Ciò che accadde dopo, venne ricordato per secoli da tutti gli abitanti dei dintorni.

Venne narrato, infatti, che, dopo un lunghissimo sonno durato interi secoli, il crudelissimo Marchese Lufkin si fosse risvegliato e avesse ripreso il controllo della sua tetra dimora, la Magione Lufkin, nota ai più come Stamberga Strillante.

Ciò che realmente avvenne, invece, venne ricordato da Draco Malfoy per tutti gli anni che gli restarono da vivere.

Hermione Granger, infatti, aveva deciso di piantare il proprio ginocchio tra le gambe del povero ragazzo e, come più volte gli ripeté in seguito, lo fece con forza perché era certa di aver letto su un volume di Erbologia che solo procedendo in questo modo si poteva ottenere un risultato ottimale.

L’urlo del malcapitato raggiunse livelli di decibel a cui mai nessun mago, senza l’ausilio della magia, era giunto.

 

Era ancora chinato, con le mani che cercavano inutilmente di ridurre il dolore causato dalla ginocchiata della ragazza, quando questa riprese a parlare.

-Mai più- disse lei – Non azzardarti mai più a divertirti alle spalle dei miei amici o a fare il Vendicatore Mascherato senza che io ti chieda di farlo, chiaro?-

Draco, con la fronte leggermente imperlata dal sudore, annuì piano.

Hermione lo aiutò ad alzarsi e lo fece appoggiare al primo albero che incontrò. Fatto ciò, puntò la bacchetta verso la zona dolorante del ragazzo, guadagnandosi dallo stesso un’occhiata preoccupata e, senza pronunciare alcuna parola, vi lanciò un incantesimo.

Lo Slytherin, constatando che il dolore si era attenuato, aprì gli occhi, che aveva prontamente chiuso quando aveva pensato che Hermione volesse lanciare una Bombarda Maxima sui gioielli che aveva ereditato da suo padre.

-Chiarito questo, grazie-

La velocità con cui il ragazzo corse a proteggere la zona vulnerabile con le mani al sentire quell’ultima parola causò lo scoppio di Hermione in una risata melodiosa.

Dopo aver constatato che la ragazza non aveva cattive intenzioni e stupefatto da quel ringraziamento, si lasciò scivolare lungo il tronco rugoso, fino a fermarsi sulla terra umida.

-È stato un piacere, Hermione –

 

***

 

-Credete che si siano ammazzati a vicenda?- domandò Ron quasi speranzoso ai suoi compagni di tavolata.

Si guardò attorno, concentrandosi anche sugli Slytherin con cui, visti gli ultimi eventi, condivideva un destino poco felice. Mai, a memoria d’uomo, un Gryffindor aveva stretto un’amicizia così forte con uno Slytherin tanto da arrivare persino a scambiarsi effusioni in pubblico. Ovviamente, Hermione sembrava decisa ad essere l’eccezione che conferma la regola.

Daphne Greengrass, che sedeva alla sua sinistra, alzò le spalle.

Blaise Zabini, invece, che aveva abbandonato il suo posto da capotavola prendendo quello di Hermione di fronte al rosso dopo che questa se ne era andata, bevve un abbondante sorso di Whisky Incendiario e si lanciò, leggermente brillo, in una constatazione che i Gryffindor non furono felice di sentire.

- Draco non alzerà mai la bacchetta contro quella ragazza, ci tiene troppo e da troppo tempo- disse, stropicciandosi gli occhi assonnati e resi lucidi dall’alcol che circolava nelle sue vene abbracciando e canticchiando con i poveri globuli rossi.

-Sono sicuro che alla fine Hermione ritroverà il suo giudizio e prenderà a calci in culo quell’idiota di Malfoy - commentò Harry.

Ginny sospirò pesantemente e, allungando la mano fino a raggiungere quella di Harry, che le era seduto di fronte, cercò in quel contatto un po’ di consolazione.

-Purtroppo, amore, credo proprio che Malfoy sia meno idiota di quello che sembra e più innamorato di quello che neanche nei nostri peggiori incubi potevamo immaginare-

Strusciando pesantemente la sedia, Daphne, che sembrava aver perso tutta la sua sprizzante energia, fece un annuncio quasi pubblico.

-Io vado a prendermi qualcosa di forte da bere- disse la bionda – Voi volete qualcosa?-

Viste le risposte a tale domanda, Harry e Zabini, sconsolati, decisero di offrire a tutti un giro di Rum di ribes rosso.

Fu così che, tra un bicchierino e l’altro, i cinque compresero di avere più cose in comune di quante sperassero.

 

***

 

Le aveva chiesto di non andarsene, di restare con lui e di fargli compagnia.

Lei aveva acconsentito e si era seduta, cercando di non sporcare il cardigan bianco, per terra.

Draco l’aveva tirata a sé.

Assordata dal silenzioso rumore di quella boscaglia solitaria, si era ritrovata accoccolata sulle gambe di lui e con la testa appoggiata al suo petto. La mano di lui le accarezzava dolcemente i capelli. Profumavano di vaniglia.

-Sai come sta tua madre?- gli chiese improvvisamente.

Lui, scostandola di qualche centimetro, prese una sigaretta e il suo accendino e cominciò a fumare.

-No, non so niente- disse lui, dopo aver soffiato il fumo del tabacco bruciato verso l’alto – Silente ha dato l’ordine di aiutarla a nascondersi ad un sottoposto e questo ritiene che sia sconveniente riferire qualsiasi genere di informazione a riguardo-

Questa risposta non fece che aumentare i suoi dubbi e Draco, intuendo ciò che le passava per la testa, riprese a parlare, cercando di fornirle il maggior numero di informazioni possibili.

-Credo sia per via di Severus - le spiegò lui – Sono in pochi a credere che lui stia realmente dalla parte dell’Ordine della Fenice. Io stesso, prima che Silente stesso me lo dicesse, credevo fosse un fedele servitore del Signore Oscuro-

-Sai chi è la persona che ha designato Silente?- domandò curiosa Hermione.

-Purtroppo credo non sia qualcuno in grado di portare a termine il compito che gli è stato affidato, visto che tutti i più importanti membri dell’Ordine sono impegnati in missioni più importanti-

In effetti, ciò era vero. Remus Lupin, per esempio, stava controllando la mosse dei Lupi Mannari.

Dopo quel breve interrogatorio, tra i due cadde un lungo silenzio, durante il quale Draco finì in tranquillità la sua sigaretta, per poi ricominciare a stringere tra le sue braccia Hermione, che lo lasciò fare.

Nella completa tranquillità di quel luogo ameno i loro cuori, finalmente, cominciarono a battere all’unisono, come mai, prima, avevano fatto.

Finalmente, scoprirono la sicurezza data dalla presenza dell’altro.

 

***

 

La Sala Grande, addobbata con zucche intagliate e ragnatele per celebrare la festa di Halloween, era già affollata quando loro due, camminando vicini, vi entrarono.

Si scambiarono uno sguardo complice e si diressero verso i rispettivi tavoli.

Lei si sedette vicino a Ginny che le aveva tenuto il posto e che la tempestò di domande per sapere dove fosse stata fino a quel momento. Le risposte di Hermione, vaghe ed appena accennate, non saziarono la fame della Weasley.

Lui invece, ordinò ad un ragazzino del quinto anno di cedergli il posto vicino a Blaise e, una volta sedutosi, lo ringraziò sarcasticamente per essere stato così gentile da impedire a chiunque di prendere il posto riservato alla sua persona.

Lei accettò di buon grado di aiutare una del terzo anno che aveva un piccolo problema a far funzionare un incantesimo di Trasfigurazione con cui era possibile trasformare un origami in una piccola farfalla.

Lui si guardò attorno, ridacchiando quando tutte le persone che incrociarono il suo sguardo si chinarono e iniziarono a contare quanti piselli avevano nel piatto.

Lei si spostò verso destra quando una ragazza le chiese se poteva sedersi vicino a lei.

Lui torturò uno del primo anno fissandolo per quasi dieci minuti.

Lei sorrideva.

Lui ghignava.

Lei era il Bene, lui il Male.

Lei era il Male, lui il Bene.

Hermione e Draco. Così diversi da poter essere scambiati per la stessa persona.

 

***

 

Harry vide Malfoy alzarsi dal suo tavolo. Era più pallido del solito.

Qualcosa nella sua testa gli disse di seguirlo.

Hermione era distratta e Ron stava commentando a Lavanda le mirabili gesta da lui compiute durante l’ultimo allenamento di Quidditch.

-Devo andare un attimo in bagno- disse, rivolto a Ginny.

Uscì dalla Sala Grande e vide un’ombra rapida salire l’ampia gradinata di marmo e svoltare a sinistra. I suoi capelli quasi bianchi brillarono nel buio ed Harry capì che quello era Malfoy. Lo seguì.

Percorsero in silenzio alcuni corridoi e, alla fine, lo Slytherin si infilò nella porta del bagno di Mirtilla Malcontenta. Harry aspettò, le spalle appoggiate alla fredda parete.

Percepì il pronunciare di alcune parole e il respiro affannato del ragazzo.

-Dimmi cosa ti sta succedendo … io posso aiutarti!- esclamò l’isterica Mirtilla Malcontenta.

-Niente di insopportabile, ma devo parlare con il professor Piton – le rispose il ragazzo preoccupato.

Harry entrò nel bagno, interrompendo la conversazione. Draco, che affaticato si reggeva al bordo di un lavandino, vide il suo volto riflesso nello specchio.

Mirtilla, urlando spaventata, si rifugiò nelle tubature.

 

***

 

Sul suo braccio sinistro, rivelato da un incantesimo e visibile grazie alla manica arrotolata della camicia, vi era il Marchio Nero. La pelle su cui il simbolo era stato impresso era arrossata. Bruciava e gli mandava insopportabili fitte alla testa.

-Non rispondi al richiamo del tuo Signore?- gli chiese Harry.

La sua voce era diversa. Profonda, cupa, malvagia.

Draco guardò il ragazzo con più attenzione.

Le pupille dei suoi occhi erano estremamente dilatate, come se stesse cercando di distinguere un oggetto nel buio e le iridi, un tempo di un verde splendente, erano opache e circondate da capillari ingrossati.

La sua bocca era aperta in un sorriso sghembo e crudele.

Quello non era Harry Potter.

-Credevi di potermi tradire senza che io venissi a saperlo?- gli domandò l’essere che aveva assunto le sembianze di Potter – Credevi che io ti lasciassi impunito e ti permettessi di rivelare ai quattro venti i miei progetti?-

Draco afferrò la sua bacchetta di Biancospino.

Lord Voldemort impugnava già quella d’Agrifoglio di Harry.

Il biondo comprese che doveva evitare di colpirlo, se voleva evitare di ferire Potter.

Cercò di lanciare un Incantesimo Incarceramus non verbale, ma il suo avversario lo deviò con un movimento del polso appena accennato.

Il Signore Oscuro scagliò un potente incanto di Disarmo, che il ragazzo evitò rotolando sul pavimento.

Mentre si rialzava tentò un incantesimo Confundus, il quale però si infranse contro una barriera invisibile generata da Colui che non deve essere nominato.

Fu solo abbassandosi all’ultimo istante che Draco poté evitare una fattura, la quale cozzò contro lo specchio alle sue spalle e venne riflessa contro la cassetta dove alcuni istanti prima era appoggiata Mirtilla Malcontenta.

L’acqua cominciò a scrosciare e a riversarsi sul pavimento.

-Avresti potuto evitare tutto questo, ragazzo- gli disse Voldemort – Mi hai voltato le spalle solo per una stupida Mezzosangue – l’essere rise diabolico -Tua zia mi ha implorato di ucciderti facendoti provare le più oscure sofferenze, sai?-

Draco si passò la manica della camicia davanti alla bocca, pulendosi un piccolo rivolo di sangue che usciva dal labbro inferiore.

-Comunque, non ti preoccupare. La tua amichetta ti raggiungerà prestò, visti i molteplici problemi che mi ha causato-

Il timore di aver condannato a morte Hermione lo sconvolse, facendogli perdere la concentrazione, già messa a dura prova dalle continue fitte del braccio sinistro.

Fu in quell’istante.

-SECTUMSEMPRA!- gridò Harry.

Sangue cremisi schizzò dal petto e dal volto di Draco: la sua pelle era stata recisa da una lama intangibile.

Cadde all’indietro.

 

Tremava in modo convulso e le sue mani cercavano inutilmente di tamponare la profonda ferita.

Ben presto le energie svanirono dal suo corpo.

Draco Malfoy, sconfitto, si arrese alla morte.

L’immonda risata di Voldemort riempì la stanza.

L’acqua sparsa sul pavimento allagato si tinse rapidamente di un tetro colore scarlatto.

Ad ogni goccia versata la sua lucidità si affievolì, annebbiando costantemente il suo unico pensiero.

Doveva proteggere Hermione.

 

Note dell’Autore

Un applauso per me e per l’aggiornamento lampo!!! Certo, magari qualitativamente non sarà al livello di alcuni dei precedenti, ma vorrei sottolineare (facendo un po’ di Drachiano vittimismo) che su 7 giorni (ebbene si, è passata solo una settimana), 4 giorni li ho passati in Visita di Distruzione, andando a dormire ad orari indecenti, svegliandomi ad orari anche peggiori e mantenendo costantemente un ritmo da recluta militare durante il giorno.

Ma essendo Halloween passato da alcuni giorni e, come si può dedurre dagli addobbi appena accennati della Sala Grande e dalla prima parte del capitolo (dove dico chiaramente che sono passate tre settimane dalla “dichiarazione” di Draco, che le lettrici più attente sanno essere accaduta durante il primo sabato di ottobre), essendo questo capitolo 9 ambientato proprio durante questa giornata, mi è sembrato giusto fare una pazzia e aggiornare in breve tempo. In questo, ovviamente, mi ha supportato il ponte dei Santi.

Comunque, come avrete capito, non ho prestato molta attenzione a questo particolare.

Vi avevo anticipato (o lo avevo fatto solo a qualcuno, ora non ne sono sicuro), che in questa fanfic avrei ripreso alcuni eventi che, sebbene causati da motivazioni differenti, avrebbero portato allo stesso risultato.

La prima cosa, ovviamente, è stato l’episodio Draco/Harry-Voldy nel bagno di Mirtilla.

Silente, durante le sue lezioni private con Harry, stava cercando di chiudere il condotto mentale che lega il ragazzino al Signore Oscuro, ricordate? È palese che il vecchio, non volendo dar ascolto a Drew e ai suoi metodi poco consoni (che scoprirete nel prossimo chap), ha fallito nell’intento.

Così, sebbene la scena sia differente da quella del libro (se avete il Principe Mezzosangue sotto mano andate a rileggervela e scoprirete che in alcuni punti ho fatto una vera e propria “riscrittura” secondo le mie necessità delle Sacre Parole della Zia Row), il risultato è lo stesso: Draco in una pozza di acqua e sangue più di là che di qua.

Mi sono preso alcune libertà, comunque. 1) Mirtilla nella mia versione scappa, perché riconoscerà negli occhi di Potter quelli del suo assassino Tom Riddle. 2) Draco non Crucia Harry per ovvi motivi. 3) La scena è ambientata in un altro momento dell’anno, ovvero, non alla fine dell’anno scolastico, ma durante la notte di Halloween (che è celebre nei sei libri della Zia per non essere spesso portatrice di buone nuove)

Nel corso del racconto, tra l’altro, ho già deciso di prendermi altri due libertà: la prima partita di Quidditch non sarà Gryffindor VS Slytherin ma Gryffindor VS Hufflepuff e ho intenzione di cambiare un po’ l’aspetto di Blaise Zabini (non per razzismo o altro, solo perché come è descritto dalla Row non riesco proprio ad immaginarmelo).

Fatte queste necessarie precisazioni, passo alle risposte ad personam che questa volta mi porteranno via meno tempo, visto che non ho dato neppure il tempo a tutte le miei supporters di leggere il capitolo.

 

Books: tadaaa!!!! Abbandoniamo le false speranze e dedichiamoci alle certezze … Ho aggiornato!!! Sai, non sei l’unica che mi ha mosso critiche (sempre ben accette) sulla prima parte, così, per cercare di capire su cosa avessi esagerato, l’ho riletta e, purtroppo, devo ammettere che avevate ragione. La prima parte è veramente un macigno. Spero di essere riuscito ad evitare di ricadere nello stesso errore, questa volta. Ebbene, sapere di essere riuscito a ficcare anche un po’ di romanticismo in questa storia (una prova ardua per uno come me), mi riempie d’orgoglio. Grazie per tutti i complimenti (ho gongolato come un idiota per venti minuti) e per la critica. Mi auguro ti trovare anche questa volta una tua recensione! (ci sto pensando, comunque, all’epiteto, ma ancora niente)

 

Agathe: purtroppo, ti sbagli. L’arroganza di Draco ha ancora qualche asso da giocare, ma niente che una ginocchiata ben assestata non possa risolvere! In questo capitolo, di punto in bianco, nascosti nella foresta, Hermione e Draco si avvicinano molto. E di punto in bianco, la narrazione fa un salto temporale e taglia tutta la conversazione dei due. Io, diabolico, ho ben pensato di far vedere quello che si sono detti nel prossimo capitolo con un bel Flashback. Sono cattivo??? Si!!!! Spero in un tuo commentino anche questa volta! Grazie per i complimenti (secondo te la storia è verosimile?!?! Fiuuu, almeno non sto cadendo nelle cose da Bimbeminkia!!!)

 

Hollina: si, Hermione stava accumulando davvero troppo stress …  ma è arrivato il super Draco (idiota) a salvare la situazione! Comunque il ragazzo crede troppo nel “mi dai un dito ho il diritto di prendermi il braccio” ed Hermione non è molto favorevole a questo genere di comportamento. Comunque, grazie per aver recensito e per i complimenti. Mi auguro di avere anche se questo capitolo una tua recensione!!!

 

barbarak: credo che la tua ultima recensione sia un’ottima sintesi dell’intero capitolo, con un’analisi dei personaggi non da poco. Come al solito, mi stupisci. Nel modo in cui non ti fermi all’apparenza dei personaggi, nel modo in cui investighi per poter dare un parere che abbia un peso. Grazie per tutti i complimenti (ti adoro anche io) e, credimi, nel mio modo di scrivere c’è ben poco da invidiare! Grazie ancora, barbarak!

 

lady_free: per quale motivo dovrei ucciderti? Non sono mica un mostro! Sono andato a vedermi la cosa che hai fatto e …. O.O WOW!!! Nessuno aveva mai fatto un (non so come si chiamano) su una mia frase!!! Grazie infinite!!! Cmq, mi dispiace, ma la mia professoressa di Italiano non ha ancora compiuto 50 anni ed stata sposata (ma il marito le ha chiesto il divorzio … sfigata) … E comunque, recensioni come quelle che ho il piacere di leggere ad ogni aggiornamento valgono molto più di un voto dato da una donna mancata!

Complimenti per l’8 in filosofia!!! Io adoro questa materia, anche se quest’anno il nuovo professore non sa spiegarla … ad essere sincero è l’unica materia del Liceo Scientifico che mi piace e, quando l’anno scorso sui tabelloni dei risultati, ho visto un bel 10 (l’unico dato da quella prof … che dio abbia in gloria) mi è quasi venuto un infarto!!! Quest’anno, però, credo che se riuscirò a prendere la metà sarò davvero miracolato!!! Grazie di tutto!!!

 

Ebbene, anche questo Angolo dell’Autore sta per volgere al termine.

Purtroppo a causa degli impegni scolastici e non solo quelli, non credo che riuscirò ad aggiornare prima della fine di Novembre. Mi dispiace, ma questa volta non credo di riuscire a lanciarmi in aggiornamenti rapidi!!!

 

Un ringraziamento sentito va alle 61 persone che hanno messo la storia tra le seguite, alle 9 che l’hanno messa tra le ricordate, alle 15 che l’hanno messa tra le preferite e alle 5 che l’hanno recensita.

 

Infine, mi auguro che Paula non mi odi e che continui a leggere la mia storia (perdono, perdono, perdono!!!)

 

E dopo questi sproloqui e queste “bassezze da scrittore con poche lettrici” (poche ma buone), vi saluto!!!

A presto,

 

Jerry

 

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Capitolo 10
*** After the Attack ***


Chapter ten, After the Attack

Malfoy aveva lasciato il suo tavolo, seguito subito dal suo fidanzato.

Aveva visto qualcosa di strano nello sguardo di Harry e, dopo un paio di minuti, spinta da una strana sensazione che le aveva attagliato lo stomaco, aveva deciso di seguirlo.

Appena aveva varcato la soglia della Sala Grande, aveva preso a correre, sperando di riuscire a raggiungere il prima possibile i due ragazzi. Purtroppo, i pochi istanti che aveva atteso erano stati sufficienti affinché i due riuscissero a darle un buon distacco. Così, si era ritrovata senza metà e con una crescente paura che la tormentava.

Doveva trovarli.

Se fosse stata diligente come Hermione, forse, avrebbe potuto scagliare un qualche incantesimo in grado di farle stabilire quale fosse la loro posizione in quell’immenso castello, ma quella Gryffindor, mentre lei correva a perdifiato, probabilmente stava dando una mano a qualche ragazzino del primo anno con alcuni incantesimi di Trasfigurazione. Dannazione!

Cercò di ragionare lucidamente, isolando la mente da quella bruciante preoccupazione. Harry si era alzato subito dopo che Malfoy si era richiuso la porta della Sala Grande alle spalle senza attirare l’attenzione di tutti i presenti. Sicuramente voleva seguirlo.

Le restava solamente da capire dove fosse diretto quel maledetto di uno Slytherin.

Indubbiamente, Harry, visto che aveva deciso di lanciarsi in una missione di spionaggio, doveva sapere qualcosa di cui lei non era a conoscenza.

Più tardi, se tutto fosse andato nel verso giusto, avrebbe fatto a Potter un’infinita ramanzina che avrebbe potuto far spaventare persino una furiosa Molly Weasley.

Continuò a correre, svoltando a volte a destra e a volte a sinistra, fino a quando il rumore di un’esplosione non la fece fermare.

Ebbe solo il tempo per maledire Merlino, Morgana e tutta la loro magica progenie, prima di cominciare a scendere una doppia rampa di scale, diretta al luogo da cui riteneva provenisse quel trambusto.

Percorsi rapidamente gli scalini e il corridoio che si apriva alla fine di questi, vide una porta aperta e, grazie alla pallida e tremula luce che illuminava la stanza, due figure, una di fronte all’altra.

Per prima riconobbe quella che le dava le spalle: era Harry.

A pochi metri da questo, più pallido del solito, stava Draco Malfoy. Era visibilmente sconvolto e stringeva saldamente la bacchetta con la mano destra. Sull’avambraccio sinistro, invece, visibile grazie alla manica arrotolata della camicia, vi era un tatuaggio. Ginny non riuscì a distinguere bene cosa questo rappresentasse, ma, ricordando le parole di Lupin al funerale dei genitori di Hermione e collegando l’austera figura di Lucius Malfoy a quella di un crudele Mangiamorte, non ebbe dubbi.

Eppure, c’era qualcosa di strano nel comportamento dello Slytherin. Non era quello di qualcuno che teme che il proprio segreto possa essere svelato, ma quello di un uomo deciso a vendere cara la pelle.

Quei due idioti stavano duellando.

La rossa cercò di avvicinarsi silenziosamente e decise di ascoltare quello che i due si stavano dicendo, pronta ad intervenire con un incantesimo di Disarmo, nell’eventualità in cui questo fosse stato necessario.

-Avresti potuto evitare tutto questo, ragazzo. Mi hai voltato le spalle solo per una stupida Mezzosangue-

Percepì nella voce di Harry una strana cadenza quasi strascicata, accompagnata da un viscido tono di superiorità completamente estraneo al ragazzo.

Poi, riconobbe quella seducente affabilità e quella gentile cordialità che già una volta l’avevano ingannata. Riconobbe, nelle spoglie del suo fidanzato, Tom Riddle.

-Tua zia mi ha implorato di ucciderti facendoti provare le più oscure sofferenze, sai?- aveva continuato Harry.

No, quell’essere non era Harry.

-Comunque, non ti preoccupare. La tua amichetta ti raggiungerà prestò, visti i molteplici problemi che mi ha causato-

Ginny sentì il peso del rimorso che le stava attanagliando l’anima. Quell’amichetta, quella stupida Mezzosangue era Hermione e Tom Riddle stava promettendo a Malfoy che presto lei lo avrebbe raggiunto.

Dove?

-SECTUMSEMPRA!-

La ragazza guardò all’interno della stanza.

Draco Malfoy stava cadendo come un peso morto, alzando alcuni schizzi d’acqua e insozzando quella restante e sparsa sul pavimento con l’acceso colore del suo sangue.

Capì di aver appena assistito ad una condanna a morte e ad un’esecuzione.

Hermione, presto, sarebbe morta.

No.

 

***

 

Gli mancava l’aria e la profonda ferita del petto sembrava non voler smettere di bruciare.

Doveva trovare un modo per avvisare qualcuno che Hermione era in pericolo.

E, maledizione alla sua stupidità, doveva trovare un modo per salvarsi la pelle! Possibile che per Hermione tutto il suo innato spirito di conservazione e sopravvivenza andasse a farsi benedire da Mago Merlino? Possibile. Dannazione.

Ciò che avvenne dopo fu molto confuso.

Vide il corpo di Harry Potter venir scaraventato contro una delle pareti del bagno e percepì una sonora sberla sulla guancia. Poi, la vista gli si offuscò e perse i sensi.

 

***

 

Merda.

Doveva intervenire. Doveva colpire il corpo del suo fidanzato, sperando di riuscire a sopravvivere agli attacchi del Signore Oscuro.

Merda.

-STUPEFICIUM!- aveva gridato, sperando di aumentare la potenza della sua magia con quell’urlo disumano.

L’incantesimo, fortunatamente, era andato a buon segno e, dopo aver colpito la schiena di Harry, lo aveva spinto contro una parete facendogli perdere i sensi.

La bacchetta di agrifoglio rotolò lungo il pavimento.

La ragazza l’Appellò e, immediatamente dopo, la Esiliò, cercando di farla arrivare tra le braccia di Hermione. Se ci fosse riuscita, infatti, la ragazza, probabilmente già insospettita dall’abbandono da parte sua e dei due ragazzi della Sala Grande, avrebbe cominciato a preoccuparsi e avrebbe messo in allarme i professori.

Ginny guardò il corpo inerte di Harry. Non sapeva in che modo, non sapeva per quale motivo, ma il Signore Oscuro, o Tom Riddle che dir si voglia, era entrato nel suo corpo.

Agì a malincuore, ripromettendosi di posticipare quella terribile sfuriata alla Molly che il ragazzo meritava.

- Incarceramus – sussurrò e robuste corde si strinsero attorno al corpo di lui.

Dopo pochi istanti, Ginny pronunciò un altro incantesimo.

- Petrificus Totalus –

Perché dalla sua spiacevole esperienza aveva capito che con Lord Voldemort non si era mai troppo previdenti e lei, questa volta, non intendeva farsi fregare. Era una bambina fragile, quando Riddle era riuscito ad insinuarsi nel suo cuore con quelle pagine ingiallite dal tempo.

Ora non lo era più e, soprattutto, ora aveva Harry.

Scusandosi mentalmente con il Ragazzo Sopravissuto, si voltò rapidamente verso Malfoy.

Capì all’istante che aveva perso troppo tempo.

Gli si inginocchiò di fianco.

Stava perdendo i sensi. Sfogando una piccola dose della sua rabbia repressa, gli tirò uno schiaffo, cercando di non fargli perdere coscienza.

Non ottenne l’effetto desiderato.

Agitando la bacchetta rapida, gli aprì la camicia. Constatò che, se a prima vista la situazione poteva sembrare tragica, in realtà essa era di gran lunga peggiore. Un profondo squarcio, che iniziava nella spalla sinistra e scendeva lungo il torace fino al fianco destro, pulsava al ritmo del cuore, riversando sul pavimento una quantità eccessiva di sangue.

Tentò di curargli la ferita con i pochi incantesimi di Guarigione che conosceva, ma, ben presto, quando vide tutti i suoi tentativi vanificarsi, decise che quella era un’inutile perdita di tempo.

Merda.

- Malfoy non puoi morire!- esclamò la rossa rivolta al pallido biondino - Mi hai capita? Non puoi morire! Non dopo aver illuso Hermione!-

Come era facilmente intuibile, le sue parole furono riversate nel nulla.

Dannazione, Malfoy!

Doveva chiedere aiuto, ma non poteva lasciarlo in quello stato.

-Ferula!-

Alcune bende si legarono strette attorno al corpo del ragazzo, coprendo la lesione e macchiandosi immediatamente di rosso.

Dopo aver ordinato al ragazzo di resistere fino a quando lei non avesse trovato qualcuno, uscì dalla stanza e riprese a correre.

Sperò di incontrare la professoressa McGranitt, il Preside in persona o quel Kennan di cui Hermione ed Harry avevano tessuto infiniti elogi.

Svoltò l’ennesimo angolo alla fine di un corridoio e andò a scontrarsi contro qualcuno, cadendo a terra.

Incrociò le dita, augurandosi che fosse qualcuno che la potesse aiutare.

Alzò lo sguardo fino ad incrociare due piccoli occhi neri ridotti quasi a fessure.

Tra tutta la popolazione di Hogwarts lui, Severus Piton, l’Impeccabile Doppiogiochista di cui solo Silente non aveva dubbi, era l’ultima persona che si augurava di incontrare.

-Cinque punti in meno a Gryffindor!- esclamò soddisfatto.

Idiota.

- Malfoy è gravemente ferito- cominciò a spiegarsi lei, annaspando per la corsa -Nel bagno di Mirtilla Malcontenta-

L’uomo sbiancò alla notizia e, muovendosi rapidamente nella sua lunga e lugubre veste nera, si diresse verso il luogo da lei indicato.

Ginny lo seguì, solo per essere fermata da un’occhiata truce da parte del professore di Pozioni.

Voltandosi di scatto, infatti, le aveva chiesto chi aveva osato colpire Malfoy.

- Harry, ma non credo fosse veramente lui – rispose lei vaga.

Lo sguardo indagatore di Piton si fece più insistente.

-Non ho bisogno di te, Weasley. Va ad avvisare il professor Silente dell’accaduto-

Lei, sebbene temesse che Piton potesse fare qualcosa ad Harry, come per esempio liberarlo e permettere a Voldemort di finire ciò che aveva cominciato, non se lo fece ripetere due volte e, mettendo a dura prova il suo fisico atletico, corse verso la Sala Grande.

Quando spalancò le due ante della porta tutti i presenti si concentrarono sulla sua figura.

In fondo alla sala, Hermione, evidentemente agitata, stava parlando con Silente, il quale, non appena aveva visto la bacchetta di Harry tra le sue mani, sembrava aver cominciato a condividerne la preoccupazione.

Fu proprio l’anziano uomo il primo a venirle incontro, tallonato da Hermione e dalla McGranitt.

Ginny non aveva atteso che qualcuno le ponesse qualche domanda per incominciare a parlare, ansiosa di condividere quel peso che le gravava sul petto.

- Harry ha ferito Draco Malfoy – cominciò la rossa.

Lo sguardo del Preside, nascosto dietro i suoi piccoli occhiali a mezzaluna, si incupì e, immediatamente, la professoressa di Trasfigurazioni la incalzò.

-Andiamo, signorina Weasley, il signor Potter non può essere stato così avventato!-

Hermione era rimasta in silenzio, sebbene le sue mani avessero cominciato a tremare in modo spasmodico. Fissava un punto indefinito davanti a sé. Probabilmente, come spesso accadeva, la ragazza stava collegando alcune nozioni immagazzinate e memorizzate molto tempo prima.

Pochi istanti di silenzio, seguiti da una domanda, permisero alla Weasley di calmare il respiro.

- Ginevra,- cominciò Hermione, -Ti è forse sembrato che Harry si stesse comportando in modo strano?-

L’uso del nome di battesimo e non del solito nomignolo, spinse la rossa a vuotare il sacco.

Forse, dopo aver risposto a quella domanda, la sua reputazione avrebbe raggiunto minimi storici e insuperabili, ma la domanda dell’amica era stata troppo precisa per non farle capire che doveva rispondere in tutta sincerità.

-Quello non era Harry – rispose – Quello era Tom Riddle -.

Lungo il tavolo degli Slytherin cadde il silenzio. Nessun componente di quella Casa poteva permettersi di non sapere che quello era il vero nome del Signore Oscuro. Blaise e Daphne, già piuttosto agitati, si alzarono in piedi e si avvicinarono alla ragazza.

Ben presto, anche la restante parte degli studenti si zittì, vogliosa di sapere quale era la nuova catastrofe che aveva colpito la scuola di Magie e Stregonerie di Hogwarts.

Silente aveva impugnato prontamente la bacchetta e, pronunciato l’incantesimo, una lucente fenice era uscita dalla sua bacchetta. Consegnato un messaggio a questa, le disse di raggiungere il più rapidamente possibile Drew.

La magica missiva diceva: “Voldemort ha colpito. Fate attenzione”.

-Minerva,- iniziò tranquillo Silente – contatta Malocchio e avvertilo che i Mangiamorte potrebbero avere in serbo per noi qualcos’altro. Digli di informare dell’accaduto tutti i membri dell’Ordine- aveva ordinato l’uomo, rivolgendosi alla Direttrice della Casa di Gryffindor – Noi, intanto, andremo in infermeria- continuò, invitando i due Slytherin e le due Gryffindor, a cui si era aggiunto anche Ron, a seguirlo.

 

***

 

Quando arrivarono in quel luogo, impregnato dell’odore di disinfettante, lo trovarono ancora vuoto, sebbene Madama Chips corresse trafelata da una parte all’altra della stanza, frugando ansiosa nelle vetrine in cerca di medicinali di cui solo lei conosceva l’esatta ubicazione. Hermione, seduta su una scomoda sedia di legno vicino ad una delle finestre dell’infermeria, ne riconobbe alcuni in base al colore delle sostanze che le boccette di vetro contenevano. Fu certa di aver visto della Pozione Soporifera e, con suo estremo dispiacere, dell’essenza di Dittamo. Sapeva quali erano gli usi di quella sostanza e, per la prima volta, si rimproverò per aver letto quel maledetto volume di Medicina Magica che Drew le aveva dato.

Presto, dalla porta di quella stanza, sarebbe entrato qualcuno con qualche grave ferita.

- Poppy, credi di poter preparare un po’ di Bevanda della Pace per tutti i presenti?- domandò il Preside alla donna, la quale annuì distrattamente, mentre afferrava l’ennesimo farmaco.

-Non preoccupatevi, ragazzi, arriveranno subito- li aveva tranquillizzati l’anziano, posando la mano sinistra sulla spalla di Ginny. Fu in quell’istante che Hermione, grazie a quel gesto così innaturale da parte dell’anziano, aveva notato lo stato del braccio destro. La pelle era annerita e raggrinzita, come se fosse stata bruciata.

Non ebbe dubbi: quella era magia oscura. La ragazza si guardò attorno e, dagli sguardi consapevoli dei suoi coetanei, comprese di non essere stata l’unica ad essere arrivata a quella deduzione.

Improvvisamente, la porta si spalancò.

Nella penombra, Minerva McGranitt brandiva la sua bacchetta, con cui stava facendo levitare il corpo di Harry, ancora imprigionato dalle catene magiche di Ginny. Alle sue spalle, il professor Piton stava facendo la stessa cosa su Draco Malfoy, accompagnando quel gesto con una lunga e borbottata litania.

Madama Chips aveva invitato i due ad appoggiare i ragazzi su due letti adiacenti, nei cui pressi, aveva preparato un carrellino con tutte le medicine di cui poteva aver bisogno.

Quando il corpo dello Slytherin gli fu a meno di un metro, Hermione poté notare sul suo petto una ferita non perfettamente richiusa.

Sectumsempra.

 

***

 

Silente aveva deciso di far cadere Harry in un sonno magico e, dopo che Madama Chips aveva servito a tutti i presenti, alunni e professori, una tazza di Bevanda della Pace, il Preside aveva cominciato a porre alcune domande alla Weasley. Inizialmente, questa, volendo evitare di essere presa nuovamente per pazza, aveva dato solo rapide risposte stringate e, spesso, queste altro non erano che monosillabi.

Da sotto quegli occhiali a mezzaluna, i vispi occhi azzurro chiaro dell’anziano seguivano ogni suo movimento. La pacatezza con cui quell’uomo la invitava a parlare, le fece pensare, per un solo istante, che, in fondo, non aveva sofferto poi molto, quando tutti gli studenti di Hogwarts parlavano di lei sottolineando che era in grado di parlare con i diari. Ovviamente, quest’idea sparì dalla sua testa con la stessa rapidità con cui i suoi neuroni l’avevano formulata.

Aveva impiegato molto tempo per ripulire la propria fedina penale e, ora che era riuscita a renderla linda come un tempo, non intendeva infangarla nuovamente. Ginny Weasley preferiva non rubare ancora il titolo di “Pazza a piede libero di Hogwarts” a Mirtilla Malcontenta.

Silente, intanto, continuava a sorriderle gentile.

Probabilmente, pensò Ginny, sta decidendo in quale zona del reparto psichiatrico del San Mungo rinchiudermi. Speriamo che nella stanza ci sia almeno una finestra …

-Parleremo più tardi o, vista l’ora, domani, quando avrà avuto il tempo di rielaborare ciò che è successo- concluse l’anziano accondiscendente, prima di alzarsi e di dirigersi verso Piton e Madama Chips, che parlavano fittamente su quale fosse il metodo migliore per curare la profonda ferita di Draco.

Il professore di Pozioni, infatti, aveva continuato per quasi una trentina di minuti a ripetere lo stesso incantesimo, mentre la donna spargeva gocce d’essenza di Dittamo sui lembi recisi di netto della pelle. I due, sebbene fosse risaputo che non andassero d’amore e d’accordo, riuscirono a lavorare in perfetta sintonia, ottenendo meritatamente un risultato quasi ottimale. Quasi, perché, nascosta sotto ad alcune bende e ad  uno strato di pomata Ricucente, una lunga cicatrice interrompeva l’armonia del corpo pallido del ragazzo.

Il Preside, intanto, aveva chiesto a Piton come fosse la situazione quando lui era entrato nel bagno di Mirtilla Malcontenta e questo, dopo un sintetico ma esaustivo riassunto, non aveva potuto esimersi dall’esprimere un commento strettamente personale.

-È indubbio che, se la signorina Weasley fosse venuta subito a chiedere aiuto, ora non saremmo costretti a somministrare a Draco tutta quella Pozione Rimpolpasangue … -

-Ed è altrettanto indubbio che, se la signorina Weasley non fosse intervenuta, ora starebbe fingendo di essere dispiaciuto per la morte del suo figlioccio. A mio parere, poi, credo che si possa affermare con certezza che, se lei non avesse svelato alcuni dei segreti dell’Ordine al suo padrone Oscuro, ora ognuno di noi potrebbe essere nel proprio letto- aveva detto qualcuno, fermo sulla soglia dell’Infermeria – Appurato questo, professor Piton, la pregherei di non dare inutilmente fiato alla tua bocca-

Molti sguardi sconvolti si voltarono verso quella figura nascosta nella penombra e Daphne Greengrass dovette afferrarsi al maglione di Blaise Zabini per non correre incontro a quell’affascinante ragazzo misterioso.

Due occhi blu furiosi perlustrarono rapidi la stanza.

Fecero una breve pausa su Harry Potter ancora Impastoiato e su Draco Malfoy, addormentato a causa degli effetti della Pozione Soporifera. Infine, si fermarono su Hermione, che, seduta in angolo, reggeva tra le mani una tazza di Bevanda della Pace oramai vuota. Lì vicino, i due Weasley la guardavano preoccupata.

Drew Kennan non era affatto contento.

 

***

 

Drew indossava una larga felpa grigia con il cappuccio di almeno una taglia più grande della sua e un comodo paio di jeans sdruciti in più punti. Abiti Babbani.

Il ragazzo prese il silenzio dei presenti come un gentile invito a farsi avanti. Lui lo accettò immediatamente e lei fu la prima persona a cui si avvicinò.

Per tutto il tragitto, Drew continuò a sorriderle. Ad ogni passo che mosse si aggrappò a qualcosa e, quando non trovò alcun appiglio a cui reggersi, fece una muta richiesta a Ron, che immediatamente gli si avvicinò, prendendogli un braccio e portandoselo dietro le spalle.

-Si appoggi a me- gli disse il rosso, caricandosi anche del peso di Drew.

Sulla gamba sinistra del professore vi era uno squarcio pulsante, evidenziato da una bruciatura sulla stoffa dei pantaloni.

Sectumsempra.

Hermione percepì un fastidioso bruciore lungo la gola e sentì la testa girare. Non ancora, non di nuovo.

Credette di non avere più la forza nelle mani per reggere il peso della tazza.

Credette di essere in un incubo da cui non riusciva a svegliarsi.

Credette di dover indossare di nuovo quel tetro vestito nero.

E volle morire.

Non aveva la forza per piangere ancora, non aveva la voglia di piangere ancora.

Lei voleva solo un po’ di silenzio.

Lei voleva solo svegliarsi, magari madida di sudore e ansante, ma libera da quelle catene che le bruciavano la carne dei polsi.

-Non è nulla di che, Hermione.- le aveva detto Drew, accarezzandole gentile una guancia – In questa stanza non morirà nessuno-

Non morirà nessuno.

 

***

 

Silente aveva invitato tutti gli studenti presenti nell’infermeria a ritornare nei proprie dormitori. Daphne e Blaise, ancora leggermente storditi dall’eccessiva quantità di alcol che circolava nelle loro vene da quel lungo pomeriggio passato con quell’improbabile compagnia, sbraitarono per un paio di minuti contro il loro Direttore di Casa per convincerlo a lasciarli con il giovane Malfoy, ma Piton, che non aveva ancora digerito le parole poco gentili che Drew gli aveva rivolto, li mise a tacere con uno sguardo a dir poco inquietante. La professoressa McGranitt, invece, sembrò essere più accondiscendente e permise ai tre Gryffindor di fermarsi per altri cinque minuti.

Infine, Ron e Ginny abbandonarono la stanza, lasciando sola Hermione su precisa richiesta di questa.

-Andate pure, io vi raggiungo- aveva detto la ragazza, che, durante tutta la serata, non si era mossa da quella sedia scomoda su cui si era seduta.

Non voleva alzarsi.

Non voleva andarsene.

Non voleva lasciarli soli.

- Hermione, puoi fermarti quanto vuoi- la rassicurò Drew, ottenendo immediatamente delle occhiatacce dai suoi colleghi e da Madama Chips.

-Anche i miei ragazzi volevano rimanere, ciononostante, visto il preciso ordine del Preside, non è stato loro concessa la possibilità di farlo- disse Piton indignato.

Drew squadrò per alcuni istanti l’uomo dal naso adunco con un’irrispettosa aria schifata, per poi voltarsi senza degnarlo di una risposta.

-Professor Silente devo parlarle- aveva detto poco dopo Drew – Possibilmente, preferirei che la nostra conservazione non arrivasse nel giro di cinque minuti all’orecchio del caro Voldemort – continuò lui, guardando palesemente nella direzione del professore di Pozioni.

- Fammi strada, Drew – acconsentì benevolo l’anziano Preside.

-Professor Kennan, prego – gli rispose freddo il ragazzo.

-Come preferisce, professor Kennan – disse serio Silente.

In seguito, rivolse la sua attenzione a Piton e lo invitò a ritirarsi nelle sue camere.

-E possibilmente, professor Piton, la pregherei di rimanervi per tutta la nottata. Se non le reca disturbo, poi, sarei molto più tranquillo sapendola freddo, disteso e pallido. Ovviamente, più del solito- si intromise Drew, dando fondo alla sua sagace maleducazione.

Il diretto interessato, alzato il suo regale e scosceso profilo verso l’alto, uscì indignato dall’infermeria, portando con sé l’olezzo dei suoi capelli unti e permettendo a tutti i presenti di tirare un respiro di sollievo.

-Sa vero, professor Kennan, che così facendo ha attirato sulla sua persona un’innumerevole quantità di maledizioni?- gli chiese Silente, palesando una raffinata buona educazione.

Drew sorrise.

-Non ho paura delle fatture da quattro soldi di quel ciarlatano di Piton – gli rispose il ragazzo, il quale aveva abbandonato quei suoi toni affabili, che utilizzava in presenza del professore di Pozioni, per ritornare al suo solito modo di parlare.

Dopo quest’ultima affermazione, il ragazzo era uscito dalla stanza, seguito dal Preside e dalla professoressa McGranitt, invitata dallo stesso Drew.

La ferita alla gamba non gli permise di camminare a lungo e, per questo motivo, si infilò nella prima aula che incontrò. Alcuni cuscini sgualciti erano ammucchiati in un angolo, dove qualcuno, probabilmente il professor Vitious stesso, legittimo proprietario di quella classe, li aveva Esiliati.

Drew formulò alcuni incantesimi per assicurarsi che non vi fosse alcuna anima viva o morta e che, quindi, la loro conversazione potesse rimanere privata.

-Mi sembra chiaro- aveva cominciato il ragazzo non appena aveva concluso di pronunciare i suoi incanti – che nell’Ordine vi sia qualche spia-

Silente si incupì.

-Purtroppo, temo che lei abbia ragione-

-E non è la prima volta, vero professor Silente?- gli chiese Drew – Se mi avesse dato ascolto, Draco non si troverebbe in infermeria-

-Il suo metodo per chiudere il condotto mentale tra Harry e Voldemort era una misura troppo estrema e, comunque, il signor Malfoy è fuori pericolo- gli rispose l’anziano.

- Il mio metodo, a differenza del suo sigillo, è infallibile e, comunque, non è merito suo se domani non dovremo assistere all’ennesimo funerale causato da Voldemort. Ritengo che la signorina Weasley si meriti almeno 50 punti, non crede?-

Minerva McGranitt, ammutolita, continuava a spostare lo sguardo dall’uno all’altro ad intervalli regolari.

-Ho già provveduto a riempire con altri cento rubini la clessidra dei Gryffindor, non si preoccupi- disse Silente.

Drew sembrò soddisfatto, ma questo non gli permise di restare in silenzio per più di qualche secondo.

-Resta il fatto che, come ho già precedentemente consigliato, dobbiamo imporre l’Incanto Fidelius sulla mente di Harry -

L’anziano Preside scosse il capo lentamente.

-Io non farò mai una tale barbarie –

-Non si preoccupi, so benissimo che lei è eccessivamente attaccato a quel ragazzo. Lo farò io stesso – si offrì Drew.

-Sappia, allora, che io userò tutto ciò che è in mio possesso per impedirglielo. Ritengo giusto sottolineare, professor Kennan, che il suo affetto nei confronti della signorina Granger va ben oltre al rapporto studente-professore, visto che, se non sbaglio, è riuscito persino ad affermare il falso pur di proteggerla, sebbene tutti i suoi studenti potessero testimoniare di aver visto la stessa lanciare una Maledizione Senza Perdono contro Draco Malfoy, e che, quindi, lei è l’ultima persona a potersi permettere di accusarmi di favoritismi nei confronti di uno studente. Vorrei, inoltre, che lei non toccasse più questo argomento, visto che per le lezioni private che impartisce all’alunna non ha chiesto il mio beneplacito-

Drew abbassò lo sguardo.

Colpito.

Ma non affondato.

-Sa bene i miei diritti nei confronti del signor Potter e credo che lei non sia nella posizione adatta per cercare di impedirmi di rivendicarli-

Silente sorrise.

Sapeva quali erano le coordinate per poterlo colpire.

­-I suoi diritti non hanno alcun valore, visto che lei stesso ha deciso di non metterne a conoscenza il ragazzo-

Colpito.

Ma aveva ancora un ultimo tentativo. L’Asso nella manica.

-Bene, allora chiederemo al ragazzo stesso se vuole evitare che qualche altro innocente venga colpito da Voldemort per sua mano- disse Drew, sorridendo. Aveva vinto lui.

Il Preside dovette acconsentire a malincuore.

-Bene, io ritorno in infermeria ad assicurarmi che i miei pupilli stiano bene- continuò lo stesso Drew soddisfatto -Buonanotte-.

Il ragazzo aprì la porta e, prima di superare la soglia, venne richiamato dalla voce della McGranitt.

- Drew, riflettici. Sai meglio di noi che usare quella magia in quel modo è sbagliato. Non puoi davvero credere che questo sia il metodo migliore per proteggere Harry! -

-Io ragiono come un Ravenclaw. Le cose che piacciono a voi Gryffindor, quali la morale e la correttezza, sono aspetti secondari, ciò che conta realmente è la realizzazione del fine- le rispose Drew tranquillo – E, comunque, il mio unico interesse è che Draco sia al sicuro e questo metodo è il migliore per farlo- concluse, chiudendosi la porta alle spalle.

-Non mi ha ancora perdonato per quell’intromissione- dedusse Silente, cercando lo sguardo della professoressa di Trasfigurazioni.

Questa tese le labbra in un sorriso appena accennato. Aveva gli occhi lucidi.

-Non credo ti scuserà mai per questo, Albus. Ma, in fondo, solo i più grandi Gryffindor non sono disposti ad accettare che venga fatto un torto nei loro confronti, no?-

 

***

 

Madama Chips tese le tendine e nascose il corpo di Harry, fatto cadere in un profondo sonno magico dallo stesso Silente. Infine, raccattate le sue cose, si rifugiò nel suo ufficio, lasciandoli soli.

Lei e Draco.

L’aveva studiata a lungo. Quella ferita, arrossata e ricoperta da un sottile strato di pomata Ricucente, cominciava nella spalla e terminava alcuni centimetri più in basso dell’orlo dei pantaloni, che l’infermiera aveva scostato leggermente sul fianco destro. Era un squarcio preciso e, come aveva potuto constatare, la pelle era stata tagliata di netto.

Sectumsempra.

Con quella magia erano morti i suoi genitori.

Con quella magia erano stati feriti Drew e Draco.

Evidentemente, Voldemort voleva farle arrivare un messaggio.

E lei, stando ferma e zitta in un angolo, alla fine, lo aveva ricevuto.

Con quella magia lei sarebbe morta, se non avesse accettato di entrare a far parte della schiera dell’Oscuro Signore.

 

Per salvarsi, avrebbe dovuto rinnegare tutto ciò in cui credeva.

Per salvarsi, avrebbe dovuto voltare le spalle ad Harry, Ron e Ginny.

Per salvarsi, avrebbe dovuto abbandonare Draco, dopo tutto quello che lui le aveva detto durante quel pomeriggio.

Non aveva dubbi.

Meglio la Morte.

 

***

 

-Andiamo, meglio non lasciare un gruppo di Gryffindor con uno di Slytherin – aveva detto, porgendo una mano a Draco, che si era lasciato cadere per terra, strusciando contro l’albero a cui Hermione lo aveva fatto appoggiare. Sperava che lui gliel’afferrasse, continuando a sorridere. Sperava di non vedere più sul suo viso quella crudeltà che per molti anni l’aveva fatta soffrire.

Non lo fece. Fece di meglio.

-Non possiamo restare qui?- le chiese lui. Quell’espressione speranzosa tingeva di tinte particolari, che mai aveva potuto vedere prima, il suo volto aristocratico.

-Soli in una boscaglia?- gli domandò lei, alzando un sopracciglio sospettosa.

-Sei hai paura di me, puoi andartene- le disse lui. La stava sfidando, temendo che lei lo lasciasse lì come un idiota.

-Io sono una Gryffindor, non ho paura di niente- gli rispose, girandosi di spalle e cominciando ad abbassarsi per sedersi al suo fianco.

Lui le posò gentilmente le mani sui fianchi, guidandola fino a farla sedere sulle sue gambe.

Hermione lo guardò con una silenziosa domanda nascosta nei suoi occhi nocciola.

-Non vorrei mai che la tua giacca si sporcasse- sembrò scusarsi lui.

La situazione, per la ragazza, era stata fin da subito alquanto imbarazzante, tanto che, non sapendo come comportarsi, si era raggomitolata ben distante dal volto e dal petto di lui, facendo attenzione a non pesare troppo sulle sue gambe.

La posizione della Gryffindor, tutt’altro che comoda per entrambi, ben presto stancò lo Slytherin che l’attirò a sé e la costrinse ad appoggiarsi al suo petto, accarezzandole ogni tanto i capelli.

Poi, avevano cominciato a parlare di sua madre e lui, dopo averla scostata di qualche centimetro, si era acceso una sigaretta. Lei lo aveva ascoltato, ponendo alcune domande per saziare la sete della sua curiosità.

Infine, quando della cicca non era rimasto che un mozzicone stropicciato sulla terra e fatto Evanescere con un colpo di bacchetta, lui l’aveva riavvicinata.

Lei sapeva cosa lui provasse nei suoi confronti.

Glielo aveva letto nei suoi pensieri con un incantesimo di Legilimanzia e ne aveva avuto la conferma da lui stesso più volte.

E lei? Lei lo stava sfruttando. Lei si beava di quell’affetto gratuito.

Il suo maledetto senso dell’onore la spinse a parlare.

Stupida natura di Gryffindor!

- Draco io non –

-Lo so-

La interruppe prima che lei riuscisse a pronunciare quelle parole.

-Preferirei, però, non sentirtelo dire. Credi che io sia così stupido da pretenderti dopo così poco tempo? Ovviamente so cosa provi, per questo motivo, amore, ti do ancora un’ora per cadere ai miei piedi. Scaduta questa ti rapirò e ti porterò nella mia caverna- scherzò lui, sdrammatizzando la situazione – Nella mie più rosee speranze sognavo di incrociare il tuo sguardo e di non vedere più quell’odio nei miei confronti che io stesso avevo causato- la strinse più forte – Questo vale molto di più, non credi? Se questa sera dovessi morire sarei il ragazzo più felice di tutta la comunità magica!-

Non era morto, ma c’era andato vicino.

-Che poi io non intenda morire prima di aver assistito al matrimonio dei nostri cinque o sei poppanti e d’essere diventato almeno trisnonno, questo è solo un particolare-

Hermione rise, pensando che lui stesse scherzando.

-Non ti preoccupare, Hermione, per ora basto io per entrambi.- la rassicurò lui -Per ora-

-E se io mi innamorassi perdutamente di qualcun altro?- chiese lei sarcastica.

-Non ti preoccupare, non ci sarà quest’evenienza, visto che intendo rendere sterile qualsiasi umano di genere maschile che osi guardarti troppo a lungo-

Di nuovo, lei rise, convinta che quelle parole fossero una divertente esagerazione.

Poi, una domanda le era sorta spontanea.

Decise di osare.

-Da quanto – cominciò, venendo subito interrotta da Draco.

-Da circa due mesi prima che mio padre mi promettesse di uccidermi se avessi osato portare a casa una Sanguesporco – rispose freddo.

-Perché adesso hai deciso di andare contro il volere di tuo padre?-

Lui si prese alcuni istanti per riflettere.

-Perché tu hai scoperto cosa provo per te, perché tu mi hai dato una via di fuga, perché grazie a te non ho più paura di mio padre e di Voldemort e perché passare un mese con te è stato più divertente che trascorrere cinque anni senza di te. Ti basta?-

Aveva annuito.

Le bastava.

Le bastava lui.

 

***

 

Ora aveva capito veramente.

Dicono che per apprezzare qualcuno prima lo si debba perdere. Arrivare ad un passo da quella solitudine le aveva aperto gli occhi.

Aveva bisogno di quel ragazzo, delle sue carezze, della sua preoccupazione, del suo essere bastardo. Aveva bisogno di Draco Malfoy e capirlo senza dover celebrare alcun funerale le dava uno strano senso di onnipotenza.

Spesso la salvezza è ad un passo e per poterla afferrare l’unica cosa da fare è aprire gli occhi. E lei, questa volta, gli aveva spalancati. Vedeva solo una luce accecante, la fine di quel tunnel in cui si era rifugiata con la morte dei suoi genitori.

Ora aveva un nuovo obbiettivo.

 

***

 

Percepiva le bende che gli stringevano la cassa toracica, percepiva l’aria gelida che accarezzava la sua pelle nuda, percepiva un sentore di vaniglia. Il suo profumo.

Aprì gli occhi. Ringraziò la luce soffusa che gli permise di distinguere subito il suo viso e che, quindi, gli permise di lasciarsi andare in un grosso respiro di sollievo.

Era ancora viva.

Erano ancora vivi.

Cercò di chiamarla, di farla smettere di preoccuparsi inutilmente, ma il rantolo che la sua voce impastata compose non assomigliava nemmeno lontanamente al suo nome.

Bastò, però, ad attirare la sua attenzione.

Lo chiamò e la dolce ansia nella sua voce ebbe quasi l’effetto di un potente anestetico. Percepì un’innaturale leggerezza propagarsi in ogni cellula del suo corpo e, dopo aver accarezzato l’illusione di poter volare, le rispose.

- Hey –

Quel suono, evidentemente così innaturale se pronunciato da lui, fece distendere le labbra del suo angelo in un sorriso un po’ meno teso.

Tentò di alzare la mano destra per accarezzarle il viso, ma una fitta lancinante della ferita non gli permise di alzare il braccio per più di un paio di centimetri. Subito lei gliela strinse tra le sue. Erano gelide.

-Non sforzarti Draco – gli disse lei.

-Non ti preoccupare, noi Slytherin abbiamo la pelle dura- la rassicurò subito lui – Ora io e Potter condividiamo anche una cicatrice-

Hermione rise piano.

-Il primo che osa chiamarmi Sfregiato lo ammazzo- continuò lui.

Fu in quell’istante che la porta dell’infermeria si aprì.

Era Drew che, finalmente, sembrava aver deciso di farsi curare quella brutta ferita da Madama Chips, la quale uscì ben presto dal suo ufficio, stretta in uno scialle viola.

Il ragazzo salutò entrambi, chiese informazioni a Draco sull’accaduto, lo informò che lui e sua madre erano stati attaccati da un gruppo di Mangiamorte e concluse rassicurandolo che Narcissa era uscita incolume dallo scontro.

-Non avevo dubbi a riguardo- gli disse Draco.

Drew sorrise, fiero della fiducia che il ragazzo nutriva nei suoi confronti.

Il professore, infine, si era allontanato, scortato da Poppy verso un letto su cui la donna lo aiutò ad adagiarsi.

I due ragazzi rimasero nuovamente soli.

Hermione e Draco.

Erano proprio una coppia assurda.

- Hermione devi andare a dormire- le disse il ragazzo, preoccupato a causa del suo pallore, sempre più marcato nelle ultime settimane.

-Sto bene, resto a farti compagnia- lo rassicurò lei.

-Sono meno preoccupato se so che sei nel tuo letto, possibilmente sola, e che domani non condivideremo il soggiorno in quest’infermeria- insistette Draco.

-Quando io stavo male tu mi sei stato vicino- cominciò Hermione con un tono che non ammetteva repliche – Voglio ricambiare il favore-

Lui si beò dell’attenzione che la ragazza riversava nei suoi confronti.

-Lo hai già fatto, ora vai a dormire- rispose perentorio lo Slytherin.

Lei sbuffò. Evidentemente aveva deciso di accontentarlo.

Lui sorrise, mentre la vide alzarsi dalla sedia accostata al suo letto. Constatò che la ragazza aveva deciso di stare vicino a lui, sebbene anche Harry fosse presente nella stanza. Che poi lo Sfregiato fosse solo addormento, a lui non importava.

-Bene, vado allora- disse lei, allontanandosi di un passo dal suo letto.

Lui le rivolse uno sguardo truce.

- Granger, esigo il bacio della buonanotte!- esclamò Draco realmente sconvolto del fatto che la ragazza non avesse ben pensato di darglielo di sua spontanea volontà.

Scuotendo la testa affranta, la Gryffindor si chinò sul suo viso, sistemando dietro l’orecchio un ricciolo ribelle. Draco fu quasi sul punto di maledire quella sua premura che gli aveva impedito di percepire la morbida consistenza dei suoi boccoli sulla propria pelle.

Avrò altre opportunità, in futuro pensò, godendo di quella prospettiva felice.

Per l’avvenire, con la sua coraggiosa Gryffindor, oramai, aveva solo ottime aspettative.

Hermione posò le sue labbra sulla sua fronte.

Il desiderio di alzare la testa e percepire la morbida consistenza delle sue labbra sulle proprie gli attanagliò lo stomaco. Dio, quanto la voleva …

Resistette.

Avrò altre opportunità, in futuro

Dannazione, quel futuro cominciava ad essere un po’ troppo lontano.

-Buonanotte, Draco – gli sussurrò Hermione, dopo aver accostato la bocca al suo orecchio.

Lui non riuscì più a trattenersi.

Il suo crescente desiderio si manifestò, sebbene il ragazzo, all’ultimo istante, fosse riuscito a veicolarlo in qualcosa di non troppo estremo.

Le aveva promesso del tempo, glielo avrebbe concesso.

Alzò la mano, ignorando il dolore al petto, e con questa l’afferrò dietro la nuca, immergendo le dita nei suoi ricci ribelli.

La costrinse ad avvicinarsi, a sentire il calore della sua pelle.

-Buonanotte, Hermione – le sussurrò lui a sua volta.

Quando la lasciò, vide un leggero rossore che tingeva le sue gote.

Era bellissima.

Poi, aveva aspettato che salutasse i presenti, che uscisse dalla stanza e che il silenzio della notte coprisse il rumore dei suoi passi.

- Drew, devo parlarti – disse, richiamando l’attenzione del professore ancora alla prese, assieme a Madama Chips, della sua ferita.

 

***

 

Vi era stato un tempo in cui muoversi durante la notte non le faceva alcun effetto.

Molti eventi poco piacevoli erano accaduti nel frattempo e in molte disavventure era rimasta invischiata.

Camminava rapida, la bacchetta stretta nella mano destra, dentro la tasca dei pantaloni.

La luce delle candele ai muri, sebbene il fuoco fosse magico, riempiva il corridoio di riflessi tetri.

Svoltò l’angolo.

Urtò contro qualcuno.

Cadde all’indietro e perse la bacchetta, che vide rotolare sul pavimento per quasi un metro. Troppo distante.

Alzò lo sguardo.

Vide colui con cui si era scontrata.

Molto più alto e molto più robusto di lei. La bacchetta puntata contro la sua figura.

Fu tutto molto improvviso e rapido.

Se lo ritrovò addosso.

 

L’aiuto ad alzarsi, posandole gentilmente le mani sui fianchi.

-Scusa Hermione, non ti ho proprio vista-

Riconobbe quella voce e quel viso.

Aveva un anno in più di lei, lo aveva incontrato ad uno di quei boriosi incontri del Lumaclub.

Quello era Marcus Belby.

 

 

Note dell’Autore

Lo so, lo so. Vi ho fatto aspettare parecchio.

Vi ho lasciato con Draco mezzo morto per dissanguamento e un Voldy/Harry sghignazzante.

Mi rendo conto di essere stato crudele, ma gli impegni scolastici e la mancanza di voglia hanno sconfitto il mio desiderio di mettermi a scrivere.

Perdono. Perdono. Perdono.

Spero almeno che questo capitolo vi sia piaciuto!!! Comunque, la parte lunga in corsivo, per chi non l’avesse capito, è un flashback, che racconta la seconda parte del discorso tra Hermione e Draco nella foresta. Come avete potuto vedere, la relazione tra i due ha avuto una smossa non da poco e, il triste evento che ha quasi causato la morte dello Slytherin, non ha fatto altro che riavvicinarli.

Il Draco romantico, gentile e coccoloso sparirà già dal prossimo capitolo. 1) Ora tocca ad Hermione fare il passo verso di lui, 2) sono veramente stanco di scrivere cose eccessivamente smielate e romantiche (che come avrete capito dalle cialtronerie e baggianate varie che ho scritto non sono proprio il mio forte …  ed ecco a voi la Dramione meno romantica e più infantile dell’universo di Efp = ) à rido per non piangere, sia chiaro). Drew era veramente arrabbiato. L’ho censurato parecchio, anche perché secondo il mio progetto iniziale avrebbe dovuto insultare la McGranitt.

Nel prossimo capitolo, probabilmente, capirete meglio sia tutto ciò che riguarda Harry/Voldy sia il fatto di Narcissa. E, ovviamente, scoprirete che Draco ha trovato un degno avversario in quel tizio che non so manco si chiama Ravenclaw (su consiglio di mia cugina ho deciso di inserirci un bel triangolo -.-“).

Ho ancora una cosa da dirvi.

Sebbene io trovi fantastico il fatto che venga concessa l’opportunità di rispondere alle recensioni attraverso la casella di posta, credo che continuerò ad utilizzare questo spazio alla fine del capitolo. Mi sembra più intimo e, al momento, mi è più comodo … Utilizzerò la casella di posta solo per le risposte a recensioni di eventuali One-Shot o per l’ultimo capitolo di storie a lungo termine (come questa).

Un grazie sentito a tutte le donzelle che mi hanno recensito anche per lo scorso capitolo! (non sarebbe male superare le 8 recensioni …  io ve la butto lì …)

 

Ora, com’è d’uso, passo alle risposte ad personam:

 

Hollina: hai ragione, Hermione, specialmente la mia, non può essere costretta a diventare una Weasley. Probabilmente avrai già letto il seguito quindi … che ne pensi??? Grazie per la recensione e per tutte quelle ai precedenti capitoli!!!

 

dramy96123:  intanto … ben venuta, nuova lettrice!!! Seconda cosa … scusa, credo di averti fatto aspettare un po’ troppo per l’aggiornamento, ma devo dirti, purtroppo, che questi sono i tempi, usualmente (l’ultima volta ho aggiornato nel giro di una settimana perché, essendo andato in gita, ho avuto pomeriggi liberi dai compiti e dallo studio). Infine, grazie per i complimenti, spero di ricevere un commentino anche questa volta! Ed ora, a me l’arduo compito, dramy … sono un ragazzo. E la mia virilità cerca inutilmente di resistere a questi continui contraccolpi … Scherzo ovviamente!!!

 

Books: ce l’ho!!!! Oh Sorriso d’Essere Superno, ben ritrovata!!! (ok, fa un po’ pena … ammetto di essermelo appena inventato) Innanzitutto … GRAZIE!!! Per tutti i complimenti e per aver sempre recensito la mia storia. Cooomunque, addirittura (cito te) “esplosivo”???? Grazie, grazie, grazie! Comunque, no. Io non ho cuore, o, meglio, ce l’ho ma è solo un muscolo. Ergo, non è sede di alcun sentimento svenevole. Mi dispiace!!! Alla prossima recensione (quella a questo capitolo, ovviamente!)!!!

 

Lady_free: hey! Grazie per il bentornato e, comunque, si, in gita mi sono divertito! Peccato che i miei compagni di classe non mi abbiano lasciato neanche un goccio di Baileys (l’unico vero amore della mia vita) … Oh, mi fa proprio piacere far parte del Lato Oscuro. Ti informo che noi cattivi conquisteremo il mondo. Comunque, non sei la prima a dirmi che dovevo andare al Classico, sai? Quindi, ti rispondo come rispondo a tutti quelli che mi dicono una cosa del genere. Hai ragione, se potessi tornare indietro (ma ahimè non posso farlo), non andrei al Liceo Scientifico. Andrei ad un avviamento al lavoro a fare il pasticcere. Tre anni di duro lavoro a memorizzare gli ingredienti dei vari dolci e poi via a lavorare. Invece, ora, mi si prospetta un futuro sui libri. La cosa peggiore è che quando lo dico, visto la mia media (8,09 l’anno scorso) ottenuta cominciando a studiare alle 5 e mezza di sera, tutti mi ridono in faccia. Destino di m … Ma passiamo alla storia che è meglio!!! Innanzitutto, assolutamente NO! Non mi sono offeso per il link, anzi mi fa piacere che una parte della mia storia ti sia piaciuta a tal punto. Spero che il rapporto tra i piccioncini ti sia, almeno in parte, diventato un po’ più chiaro. Lo so, l’aver saltato il flashback che ho riportato in questo capitolo, ha confuso un po’ le idee, ma è stata una scelta sofferta e dovuta. In realtà, ora, è il turno di Hermione di avvicinarsi al Malfoy, visto che lui ha deciso di sconvolgere la sua vita per lei (e, diciamocela tutta, perché così poteva evitarsi i tanti casini che Voldy gli avrebbe causato). Per quanto riguarda il fatto che i ragazzi vadano picchiati, ti informo che l’altro ieri sono stato causato di essere misogino, quindi evidentemente non posso condividere il tuo pensiero. Draco può essere picchiato solo perché è un idiota e perché Hermione (vedi sotto -> gnocca) lo degna già della sua presenza e questo dovrebbe bastargli. Tra le altre cose, circa una settimana fa, sono andato nelle “Storie Scelte” in cerca di qualche Dramione con cui confrontare la mia storia (il risultato mi ha demoralizzato parecchio) e sono inciampato in “La Bellezza del Demonio”, leggendola mi sono ritrovato proprio la tua citazione "Regina Bianca, Re Nero". Hai ragione è veramente un bel paragone (come del resto è molto bella anche la storia). Infine, come avrai potuto vedere, Draco è vivo. Per ora (se mi tocca ancora Hermione dovrò trovare un modo per fargli saltare la testa). E si, se te lo stai chiedendo, non ho tutte le rotelle al loro posto. Concludo dicendo che il confine tra genio e pazzia è da sempre molto poco definito, nel tentativo di riscattare la mia reputazione. Ciao, Lady!!!

 

Paula: quando ho letto la tua recensione ho tirato un sospiro di sollievo. Non so se sai cosa vuol dire temere di essere la causa della fuga dei propri lettori, ma, credimi, prima o poi questo mi farà diventare pazzo. E non parlo tanto dello scrivere cose che al lettore non piacciono, ma quanto il farlo smettere di commentare o leggere un racconto a causa della propria maleducazione. Prima o poi, mi chiuderanno in un manicomio, lo so … comunque, grazie davvero per aver commentato anche lo scorso capitolo in quest’ultima tua recensione! Sono felice che l’avvicinamento dei due ti sembri realistico, anche perché, se così non fosse starei scrivendo una schifezza. O meglio, una cosa più schifosa di quanto immagino. Quindi, nel caso io diventi troppo surreale, ti incarico ufficialmente di riportarmi con i piedi per terra con una bella strigliata! Gli amici avranno un ruolo importante nel futuro (Ginny, per esempio, è stata fondamentale già in questo), soprattutto i due Slytherin. Come ha i potuto vedere, Draco è in salvo, per ora. Grazie ancora.

barbarak: non so chi non apprezza il tuo modo di recensire ma, posso dirtelo con certezza quasi assoluta (quasi in quanto il mio credo filosofico parte dal fatto che nulla è perfetto e quindi parole come “sempre”, “niente” o “assoluto” non hanno valore), lasciali perdere. Sono degli idioti. Io, qui a casa mia, sto ergendo un tempio a te dedicato, dove ogni sera, appena lo avrò costruito, farò una preghierina alla mia musa ispiratrice affinché mi dia idee che tu non possa dedurre nel giro di due secondi. Bene, ho letto con particolare attenzione tutte le cose che ti sono piaciute della storia e, come mi capita spesso leggendo le recensioni che ricevo, mi sono augurato di non aver distrutto completamente l’idea che avevi in mente di Hermione. Sicuramente lei non sarà mai la damigella indifesa (a breve Drew finalmente incomincerà ad insegnarle la magia Oscura come si deve), ma in questo capitolo la si vede estremamente fragile. Del resto io credo che la persona più forte su questo mondo sarebbe un po’ scossa dopo un periodo poco felice come quello che la mia Herm sta passando (come vedi mi sto arrampicando sugli specchi). Non lo so, spero di non aver fatto qualche danno troppo immenso. Comunque, l’ematoma è stato causato dai Berretti Rossi e, quindi, solo a causa della punizione degli Hufflepuff. Mi dispiace infrangere così crudelmente ogni tua possibile immaginazione a riguardo. E, infine, non ti preoccupare, nella tua recensione non c’è alcuna oscenità (scrivessi io così bene quando butto giù la prima cosa di botto, avrei già pubblicato un paio o due di libri). Grazie ancora, Barbarak!!!

sarahoara: intanto, benvenuta nuova lettrice! Grazie di tutto e, si, Hermione cederà ben presto al fascino del Malfoy … Grazia ancora (mi raccomando lascia un commentino anche sta volta)!!!

Agathe: sei l’ultima a cui rispondo, oggi, per fortuna! A dire il vero comincio a sentire la stanchezza causata dai ritmi scolastici (sebbene io li prende sempre molto alla leggera), ma Natale è vicino, facciamoci forza!!! Ebbene, l’hai chiesta? Ecco la discussione, se così si può definire, tra i due! A proposito, a quale ti riferivi? A quella tra Hermione e Draco, vero? Perché se non è questa, tutto ciò che ho detto sulla discussione precedentemente non vale. Si, lo so, sono un sadico. Ognuno ha le sue pecche e i suoi punti di forza, no? Comunque, Hermione stessa lo dice. Lei sta (stava) sfruttando Draco e il suo affetto gratuito. E, comunque, si è spuntato Voldy, ma era dentro il corpo di Harry, quindi non so se vale come un’apparizione del Signore Oscuro, vedi tu. L’ultimo pensiero va ad Hermione, ma in questo capitolo si scende più nei particolari e si scopre che Draco non è proprio felice che il suo primo pensiero sia Hermione e non la sopravivenza, ma del resto, con una come Hermione, queste cose non contano … Grazie di tutto!!!

AVVISO IMPORTANTE: da idiota quale sono ho deciso di partecipare ad un progetto della mia scuola e, se mi prenderanno (in totale ci sono 5 posti), mediamente mi ritroverò con un’ora in meno di tempo libero fino alla fine dell’anno scolastico e per i primi tre mesi del prossimo. Mi dispiace dunque dirvi che, se tale eventualità dovesse portare riscontri positivi, avrò ancora un altro impegno e, quindi, meno tempo per scrivere. Farò il possibile, comunque, per mantenere i ritmi che ho tenuto fino ad ora.

Or dunque, non mi resta che ringraziare le 17 persone che hanno messo la storia tra le Preferite, le 9 che l’hanno messa tra le Ricordate e le 65 (guardando la lunghezza dell’elenco mi è venuto quasi un infarto) che l’hanno messa tra le Seguite. Un sentito ringraziamento alle 8 persone che hanno perso del tempo per commentarla!!!

Alla prossima,

Jerry

P.S: puntiamo a battere il record di recensioni, mi raccomando J

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Capitolo 11
*** Smoking with Blaise ***


Chapter eleven, Smoking with Blaise


Si era alzata presto, nonostante fosse domenica. Aveva dormito poco, ma a questo, oramai, aveva fatto l’abitudine. Negli ultimi mesi il tempo aveva preso a correre velocemente, scandito solo da qualche nuova ed improvvisa disgrazia. Si era riempita di impegni e aveva saturato le sue giornate e la sua mente con lo studio, sperando di riuscire, in questo modo, a non dover pensare. Ma come aveva ben presto capito, il suo cervello non aveva intenzione di spegnersi e aveva deciso di colpirla a tradimento quando non poteva difendersi.

Così, anche quella mattina si era risvegliata ansante nel suo letto. Sulla pelle un velo di sudore e nell’anima le scene più tetre di quegli incubi che la tormentavano.

Come al solito, si era scostata le coperte di dosso e, puntellandosi sulle sue gambe tremanti, aveva raggiunto il bagno.

Aveva ringraziato infinite volte il Preside per averla nominata Prefetto e per le prerogative che questa carica portava con sè. Nella solitudine della sua nuova stanza singola, che aveva insonorizzato con un paio di incantesimi, poteva permettersi di urlare, senza vergognarsi delle lacrime che le rigavano il viso ogni volta.

Poco importava se spesso il suo collega Ron Weasley, accompagnato dalla sorella e dal fidanzato di quest’ultima, entrasse nella sua stanza. Certo, non aveva la libertà che aveva potuto provare con la camera privata che Silente le aveva concesso per un paio di giorni dopo la morte dei suoi genitori, ma almeno non era una camera condivisa con qualcun altro.

Si era infilata nella doccia, le spalle appoggiate contro le fredde piastrelle. Aveva aspettato che il getto caldo dell’acqua le togliesse di dosso il sudore e che le calmasse i battiti irregolari del cuore.

Improvvisamente si ritrovò seduta, i capelli bagnati incollati sul viso. Si abbracciò le gambe e chiuse gli occhi.

L’acqua le scorreva addosso gentilmente, trasportando negli scarichi le sue lacrime.

Voleva reagire. Per la sua famiglia, per Harry, per Draco, per sé stessa.

 

Si era asciugata i capelli, cercando di domare i suoi capelli ribelli e arrendendosi dopo poco. Li raccolse in uno chignon disordinato sulla nuca, fermandoli con una matita. Indossò abiti comodi e, chiusa a chiave la porta della sua stanza, si diresse verso la Sala Grande per fare colazione.

Amava quell’innaturale atmosfera la domenica mattina. Lungo i corridoi non vi era anima viva e solo raramente uno dei fantasmi di Hogwarts sbucava da una parete, per poi entrare subito in un’altra. La medesima situazione si presentava nella Sala Grande, dove solo alcuni rari mattinieri come lei cercavano di svegliarsi completamente bevendosi una tazza di caffè bollente.

Dopo essersi seduta scostando piano una delle sedie della sua tavolata, aveva preso a chiacchierare amabilmente con Neville Paciock, mentre leggeva la Gazzetta del Profeta che un gufo le aveva portato. Il ragazzo, come lui stesso le disse, si era dovuto alzare presto in quanto la professoressa Sprite gli aveva chiesto di aiutarla a prendersi cura di una pianta molto delicata.

-Tu, invece, come mai sei già sveglia?- le chiese Neville. Hermione fu certa di aver percepito una nota preoccupata nella sua voce. Evidentemente il trucco leggero sul suo viso non era sufficiente per coprire le profonde occhiaie, oramai radicate nella pelle del suo contorno occhi.

-Sono un po’ indietro con lo studio- gli rispose. Lui, spalancò gli occhi e se li stropicciò temendo che il sonno gli avesse tirato un brutto scherzo e che quella che aveva di fronte non fosse realmente Hermione Granger.

-Tu sei indietro con lo studio?- insistette lui, sconvolto.

A dire il vero lei aveva già fatto quasi tutti i compiti che le avevano assegnato per la settimana a venire, ma, dovendo smaltire ancora tre dei quattro volumi che Drew le aveva caldamente “consigliato” di leggere, doveva assolutamente finirli tutti. Impresa non da poco, visto il testo di quattrocento righe che Piton aveva assegnato sui metodi per impedire ad un vampiro di intrufolarsi in un’abitazione.

-Purtroppo, si- disse lei, sconsolata, mentre la sua attenzione veniva attirata da un articolo accompagnato da una foto animata.

“Morti altri quattro Babbani, il numero di vittime sale a ventisette”, recitava il titolo del giornale. Tutte quelle persone erano state uccise dalla magia e lei sapeva bene che in quel conteggio rientravano anche i coniugi Granger.

Le sue mani si strinsero attorno al foglio di carta stropicciandolo. Le nocche sbiancarono rapidamente, seguendo l’esempio del suo viso.

Neville, distratto dall’arrivo della Sprite, si alzò, salutandola.

Lei, evidentemente agitata, chiuse il quotidiano, mentre rispondeva al ragazzo alzando la mano e facendogli un cenno.

Bevve l’ultimo sorso di caffè, svuotando la tazza e appoggiandola sul tavolo.

Stava per alzarsi, quando due mani gentili le si posarono sulle spalle e presero a massaggiargliele. L’ansia, che le animava il corpo e le aveva fatto tendere i muscoli delle spalle, si sciolse rapidamente. Poco dopo, avvertì sulla pelle delle guancia un respiro caldo.

Percepì un profumo dolciastro di agrumi. Lo riconobbe immediatamente.

Marcus Belby.

La conferma gli venne dalla voce che ben presto gli raggiunse le orecchie.

-Sei troppo tesa, Hermione – cominciò il ragazzo – Dovresti rilassarti un po’-

La ragazza si voltò immediatamente. Incrociò il suo sguardo incuriosito e stette in silenzio.

Gli occhi di quel ragazzo erano oscuri pozzi senza fondo in cui perdersi e lei, come ogni ragazza nella scuola, cominciava a sentire una strana sensazione nello stomaco. Attrazione.

- Ciao Marcus - riuscì a dire, ingoiando quella che pensava fosse saliva e ritrovandosi a constatare che la sua bocca era completamente riarsa.

Le labbra di lui si schiusero in un sorriso.

-Quale buon vento ti porta a questa tavolata?- gli chiese subito dopo Hermione, cercando di mascherare la sua agitazione intavolando una discussione che potesse essere definita tale.

Il ragazzo sembrò riflettere.

-Volevo chiederti scusa per ieri sera- rispose lui.

La ragazza, scostandosi di lato, lo invitò a sedersi al suo fianco. Il Ravenclaw con cui si era scontrata la nottata prima prese l’occasione al volo.

-Ti sei già scusato circa dieci volte ieri sera, Marcus – lo canzonò lei.

-E va bene, Hermione – sospirò lui, appoggiando la testa sul pugno chiuso della mano sinistra – Volevo vederti. Contenta?-

Lei annuì vaga.

Il ragazzo aveva lineamenti quasi principeschi e corti capelli color miele, constatò, osservandolo con attenzione per la prima volta alla luce del sole. Indossava un maglione blu chiaro, che evidenziava il suo fisico atletico, e un comodo paio di pantaloni di una tonalità leggermente più scura.

-Ti piaccio?- le chiese lui, dopo aver notato che lo stava guardando con particolare attenzione.

Lei arrossì e distolse lo sguardo per fissarlo sulla sua tazza vuota.

Le dita garbate del Ravenclaw le scostarono un boccolo ribelle dagli occhi.

-Evidentemente non sono il ragazzo più brutto che conosci- disse lui, abbandonandosi ad una risata cristallina.

Hermione, con le gote ancora tinte dello stesso colore dei capelli della sua amica Ginny, fece finta di non sentire.

-Comunque, se mai te lo stessi chiedendo,- le sussurrò lui piano all’orecchio, avvicinandosi silenziosamente – tu sei bellissima-

Hermione seppe che in quel momento il suo viso stava andando in fiamme.

Marcus le aveva dato alcuni istanti di silenzio per permetterle di riprendersi.

-Cosa hai intenzione di fare, questa mattina?- le chiese, quando ritenne di averle dato tempo a sufficienza.

Lei, felicemente destabilizzata da quel cambio d’argomento, indicò la pila di libri che troneggiava a pochi centimetri da una torta alle mele.

-Ho intenzione di andare in biblioteca, devo studiare- gli disse, poco dopo.

Il ragazzo si alzò, prese i suoi libri e se li mise sottobraccio. Infine, le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

-Se non ti dispiace, Hermione, vengo con te-

La Gryffindor, volente o nolente, dovette cedere al suo sguardo oscuro e al magico potere che questo sembrava essere in grado di esercitare.

I due, pochi minuti dopo, uscirono dalla Sala Grande camminando vicini, dopo che Marcus, con i libri di lei stretti contro il fianco sinistro, le ebbe ceduto il passo galante.

Dal tavolo degli Slytherin, un paio d’occhi verde scuro, brucianti di rabbia, li seguì fino a quando i due non sparirono dietro il legno massiccio della porta.

 

***

 

-Cosa ci faccio nel suo ufficio, professor Silente? Che ore sono?- domandò Harry non appena l’anziano mago sciolse il sonno magico che gli aveva imposto.

-Abbiamo scoperto, purtroppo, che il condotto mentale tra te e Lord Voldemort, può essere usato da quest’ultimo, grazie alla sua grande abilità nella Occlumanzia e nella Legilimanzia, per prendere possesso del tuo corpo- gli spiegò con la solita pacatezza il Preside – Ciò che più mi duole è che io lo avevo già intuito e, infatti, avevo cercato di porre un sigillo per bloccare tale evenienza, il quale però, come avrai capito, non ha avuti gli effetti da me sperati-

-E a pagare il dazio è stato Draco Malfoy, che si trova in infermeria con una bella cicatrice sul petto- completò Drew, che, con quest’intrusione, si fece notare dal Ragazzo Sopravissuto.

La reazione del Gryffindor non si fece attendere.

- Malfoy è in infermeria? Per quale motivo Lord Voldemort avrebbe dovuto attaccarlo?-

L’anziano si sistemò gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco.

-Si da il caso che il signor Malfoy, da più di un mese, abbia voltato le spalle al Signore Oscuro, schierandosi dalla nostra parte- gli spiegò Silente.

La bocca spalancata di Harry in un muto silenzio sembrò voler esprimere centinaia di parole, le quali, sebbene si componessero nella sua mente, non riuscivano ad essere trasformate in suoni.

-Perché nessuno me l’ha detto?- domandò sconvolto.

Drew tossicchiò, prendendo parola.

-In realtà non lo abbiamo fatto su richiesta di Draco stesso. Egli, infatti, ha espresso il desiderio che sua madre venisse messa al sicuro in modo da evitare possibili ripercussioni sulla sua persona e l’Ordine ha deciso di tenere questa informazione segreta affinché non giungesse alle orecchie di Voldemort. Precauzioni vane, alla fine-

Nella testa di Harry crebbe lo sconforto. Non riusciva ancora a concepire che Hermione, la sua migliore amica, andasse tanto d’amore e d’accordo con Malfoy e, in tutto questo tempo, aveva continuato a sperare che questa fosse sotto maledizione Imperius. O, come sostenevano Fleur e Bill, troppo scossa per la morte dei suoi genitori. Come poteva una ferrea paladina della giustizia porgere la mano ad un Mangiamorte?

Semplice, visto che l’eroina ha da sempre sofferto della sindrome da crocerossina e che il cattivo della favola in realtà è buono.

Questo significava che Hermione era potenzialmente caduta nelle grinfie di Malfoy.

Oltre a questo problema, indubbiamente gravoso, il ragazzo dovette affrontarne un altro. Voldemort poteva entrare nella sua testa e lui non aveva assolutamente intenzione di condividere i suoi pensieri con quel folle malato.

-C’è un modo per chiudere definitivamente questo condotto?- domandò Harry, visibilmente preoccupato per ciò che stava accadendo.

Silente guardò Drew. Nei suoi occhi azzurri il giovane professore vide una tacita richiesta che decise intenzionalmente di non ascoltare.

-Un metodo c’è, ma potrebbe essere troppo per te- gli rispose il Kennan.

-Di cosa si tratta?- chiese subito il ragazzo.

Drew trattenne a stento un ghigno vittorioso.

-Proteggere la tua mente con un Incanto Fidelius – rispose tranquillo lui.

Harry sgranò gli occhi.

-È possibile?-

-Con una versione particolare di questo incantesimo, si. In poche parole, individueremo la zona del tuo cervello che ti mette in contatto con il Signore Oscuro e la escluderemo da questa magia, in modo che Voldemort, se dovesse decidere di farti visita ancora una volta, troverà una barriera a fermarlo- gli spiegò Drew, ottenendo subito la completa attenzione di Harry.

Quest’ultimo era già pronto ad accettare, quando il vecchio Preside si intromise.

-C’è un aspetto negativo, professor Kennan, che ha tralasciato-

-A dire il vero, Preside, stavo giusto per affrontarlo- gli rispose il ragazzo, rivolgendo poi immediatamente la sua attenzione a colui che avrebbe dovuto subire la magia – Il Custode Segreto, purtroppo, saprà tutto di te: i tuoi segreti, le tue paure, i tuoi pensieri, persino i tuoi sentimenti-

Harry capì subito che questo implicava la perdita immediata della propria intimità, del proprio essere unico e speciale.

-Inoltre, saprà anche i tuoi desideri, le tue ambizioni, le tue voglie. Tutto ciò che ti passa per la testa diventerà subito di dominio anche del tuo Custode- continuò Silente.

Il ragazzino capì subito il messaggio nascosto tra le parole dell’anziano.

Le sue amicizie, il suo amore verso Ginny, il suo odio sempre più crescente verso Piton e Voldemort. Tutto ciò non sarebbe stato più suo.

-È indubbio che questo sia un metodo barbaro, ma ad oggi è l’unico che ti potrebbe permettere di avere una protezione totale. Non solo per te, ma per tutte le persone a cui tieni- insistette Drew – Ieri sera è stato Malfoy, domani potrebbe essere la signorina Weasley –

Lo sguardo di Potter cominciò a vagare per la stanza.

-Chi sarà il Custode Segreto?- chiese dopo alcuni attimi di riflessione.

-La decisione spetta a te, ragazzo- lo rassicurò Silente.

-Chi pronuncerà l’incantesimo?-

A rispondere, questa volta, fu Drew.

-Sarò io, visto che sono stato io ad ideare questa versione dell’Incanto Fidelius –

-C’è un modo per avere la certezza che il Custode non riveli mai il mio segreto?- insistette Harry, alzando lo sguardo sul Preside.

-Potremmo imporre un Fidelius anche sul Custode. In questo modo dovresti ricevere un doppio tradimento, prima che Voldemort possa avere di nuovo il permesso di entrare nella tua testa- suggerì Silente, ormai sconfitto, chiedendo a Drew se ciò fosse possibile. Kennan annuì.

-Il secondo Custode sarà a conoscenza dei miei pensieri?-

Un “no” ben scandito fu la risposta che ricevette.

-Facciamolo-

 

***

 

Nella tarda mattinata, Hermione si alzò e, dicendo che voleva andare in infermeria per far visita a Draco Malfoy, aveva cercato di congedarsi da Marcus Belby. “Cercato” in quanto il ragazzo si era offerto di accompagnarla. Di nuovo, soggiogata dal suo sguardo, lo aveva ringraziato e aveva accettato.

Avevano chiacchierato molto, durante quelle ore passate in biblioteca. Il fatto che Madama Pince, l’avvoltoio che custodiva quel luogo, avesse dovuto lasciare il suo regno per una galante colazione ad Hogsmeade con Mastro Gazza, poi, sembrò ad entrambi un chiaro segno del destino. Evidentemente, qualche dio lassù voleva che loro chiacchierassero.

Hermione conosceva già quel ragazzo, glielo aveva presentato Lumacorno ad una delle sue noiose festicciole del Lumaclub. Va detto che del ragazzo, prima di quella mattinata, vista la profondità delle chiacchierate con il professore di Pozioni, sapeva solamente che era il nipote del celebre Damocles Belby, inventore della pozione Antilupo. Con piacere aveva scoperto che, nascosto sotto i capelli ordinati color miele, vi era il cervello del ragazzo più promettente del settimo anno di Hogwarts. Marcus si era anche offerto di darle una mano con i compiti, ma, dopo che lei aveva rifiutato gentilmente dicendo che non ne aveva bisogno, lui aveva preso il primo libro che gli era capitato sotto mano dallo scaffale più vicino e aveva preso a leggerlo.

La loro conversazione, poi, si era spostata sui loro passatempi. Sempre che tradurre testi di Antiche Rune possa essere definito un passatempo.

Hermione, con non poca fatica, era riuscita a sapere che questa era la materia in cui Marcus andava meglio, anche se, come lui stesso volle sottolineare, la sua media era così alta solo perché era il cocco dell’insegnate, Bathsheda Babbling.

Una cosa era certa, Marcus Belby non amava mettersi in mostra.

L’esatto contrario di Draco, pensò amara Hermione, mentre camminavano diretti all’infermeria.

- Marcus, posso portarmi i libri da sola … - cominciò lei, riaprendo una discussione che il ragazzo pensava fosse ormai archiviata.

-La mia educazione mi impone una certa cavalleria, quindi, se vuoi i tuoi libri, dovrai strapparli dal mio cadavere- le rispose lui sospirando, fermandosi subito dopo per guardarla con il sopracciglio destro alzato in fare dubbioso – Non vuoi uccidermi, vero?- le chiese, dopo aver potuto  ammirare la famosa espressione risoluta di Hermione Granger in tutta la sua magnificenza.

Lei alzò le mani.

-Mi dichiaro sconfitta- affermò, scuotendo piano la testa – Comunque, grazie Marcus –

Un sorriso a trentadue denti si aprì sulle labbra sottili del ragazzo.

-È un piacere, Hermione –

 

L’infermeria, stranamente, era quasi vuota. Con un’occhiata rapida vide che Harry era già stato dimesso. Molto probabilmente Silente stava lavorando per chiudere quel maledetto condotto mentale.

Poi, si concentrò sul letto di Draco, l’unico ad essere occupato.

Il primo a notare il suo ingresso fu Blaise Zabini, seduto ai piedi del letto, dando le spalle al degente.

Non appena la vide tirò le labbra in un sorriso falsamente educato, che ben presto mutò in smorfia quando vide il suo accompagnatore.

Zabini, si disse Hermione, aveva uno stile tutto suo.

Un ciuffo eccessivamente lungo di spettinati capelli castano scuro gli copriva quasi completamente gli occhi marroni assonati. A dare un tocco di classe alla sua aria trasandata, la camicia della divisa scolastica stropicciata e con alcuni bottoni aperti e la cravatta verde e argento della sua Casa con il nodo allentato. Sembrava appena uscito dal letto, in cui si doveva essere addormentato completamente vestito, e, vista l’ora tarda in cui lui e la Greengrass avevano interrotto la loro veglia attorno al letto del Malfoy, ciò era molto probabile. Quest’ultima, seduta affianco al malato sulla sponda del letto, con le gambe elegantemente accavallate, le rivolse una occhiata truce. Hermione ebbe la percezione che la ragazza le stesse lanciando qualche Maledizione.

Infine, i suoi occhi si posarono su Draco.

Qualcuno doveva averlo aiutato ad alzarsi, facendolo appoggiare al cuscino addossato alla testiera del letto. Una maglietta nera copriva quasi completamente la fasciatura della sua ferita.

La finestra alla sue spalle, permetteva ai raggi del Sole di penetrare nella sua stanza, creando armoniosi riflessi sui suoi capelli setosi. Hermione represse il desiderio di corrergli incontro e spettinarlo, facendo leva sul suo orgoglio di Gryffindor.

-Ciao Draco – disse, evitando volutamente di salutare i suoi ostili compagni di Casa.

-Ciao Hermione – le rispose lui tranquillo.

-Come va?- chiese allora la ragazza.

-Madama Chips mi ha detto che dovrò restare in questo letto per almeno una settimana, anche se la ferita si è perfettamente rimarginata- le spiegò Malfoy. Il suo tono era freddo e scostante. Forse non doveva andare a trovarlo.

La ragazza annuì. Percepì un leggero spostamento d’aria alla sua sinistra. Marcus si era avvicinato.

-Non mi presenti il tuo amico?- le domandò allora Draco. Forse doveva semplicemente andare a trovarlo sola.

Hermione si scostò di lato e indicò il ragazzo che le stava affianco, il quale la sovrastava in altezza di almeno venti centimetri.

- Draco, questo è Marcus Belby – cominciò, guardando poi il Ravenclaw durante la seconda parte delle presentazioni – Marcus, quello è Draco Malfoy – disse indicandolo.

Il più anziano mormorò un “piacere”, l’altro, invece, rimase in silenzio a fissarlo.

Presto Daphne Greengrass si alzò e, dopo essersi sistemata le inesistenti pieghe del suo vestito grigio, chiese alla Gryffindor di parlare in privato.

Hermione la seguì in silenzio.

La Slytherin camminò in silenzio, percorrendo un intero corridoio. Poi, si voltò. I capelli biondi, sciolti sulle spalle e precedentemente spazzolati con grande minuzia, seguirono quel movimento fluttuando.

Non ebbe bisogno di indagare a lungo per trovare la furia nei suoi occhi verde scuro.

-Tu non sai cosa ha passato e a cosa ha rinunciato per te- le disse la Greengrass, fortemente convinta che non fosse necessario esplicitare il soggetto di quella proposizione -Fallo soffrire e, quando mi vedrai rompere il tuo bel visino, rimpiangerai che il Signore Oscuro non ti abbia mandato al Redentore prima-.

Detto ciò, la ragazza si riavviò verso l’infermeria, seguita, a un paio di passi di distanza, da un Hermione estremamente tranquilla.

Non appena superò la soglia di quella stanza, avvertì la tensione soffocante che dilagava in quel luogo.

La Granger si avvicinò a Marcus e, scusandosi, prese un blocco d’appunti dalla copertina blu dai suoi libri, che il ragazzo le reggeva ancora.

Fatto questo, si avviò verso il letto di Draco e, dopo aver afferrato una sedia, vi si sedette, porgendo il quaderno al ragazzo.

- È una sintesi delle ultime lezioni. Ho pensato che ti sarebbe stata utile per non restare indietro rispetto alla classe, visto che sei costretto a letto- gli spiegò sorridente, mentre, dopo essersi tolta la matita che le fermava i capelli, si ravvivò la chioma ribelle passandoci la mano destra.

Cercò di non pensare che avrebbe potuto avere gran parte della mattina libera, se non avesse deciso di fare un favore a quell’idiota di uno Slytherin geloso.

Il viso di Draco si illuminò mentre, sfogliando le quasi venti pagine di appunti ordinati, constatava l’eleganza della scrittura della ragazza.

Malfoy la ringraziò, gli occhi lucidi di un’emozione quasi infantile.

I compagni di Casa del ragazzo si alzarono in simultanea e, dopo aver salutato entrambi Draco, la ragazza diede un pacca sonora al sedere di Zabini, invitandolo, poco amabilmente, a camminare.

Quest’ultimo si portò una mano alla bocca per coprire un rumoroso sbadiglio e, trascinando i piedi, uscì dalla stanza.

La Granger aspettò un paio di minuti, prima di lasciare libera la sua sete di sapere.

-Sono fidanzati?- chiese a Malfoy, ancora ridacchiante per la sua faccia sconvolta di fronte a quella scena.

-Diciamo che possono essere visti come una coppia- le rispose lui vago – Indubbiamente molto aperta a chi vuole parteciparvi, ma comunque una coppia- continuò Draco, attirandosi lo sguardo basito di Hermione e l’espressione leggermente schifata di Marcus.

 

***

 

 -Scusa, non avrei dovuto accompagnarti- le disse Marcus, con gli occhi bassi, dopo un prolungato silenzio.

Hermione sospirò.

-Non ti preoccupare, gli Slytherin sono celebri per la loro presuntuosa stupidità- gli rispose.

Il ragazzo ridacchiò in modo sommesso.

-Sai che se qualcuno di quei pazzi ti sentisse dire qualcosa del genere ti ritroveresti con le spalle al muro e una bacchetta sulla carotide?- le domandò.

Lei alzò le spalle.

-Con tutte le minacce di morte che vertono sulla mia testa non posso temere un ragazzino dall’orgoglio ferito o la sua guardia del corpo assatanata-.

Il Ravenclaw comprese che non stavano più parlando degli Slytherin in generale.

Si erano diretti verso il dormitorio di lei e, di fronte al quadro della signora Grassa, la ragazza aveva cominciato a prendere congedo.

-Grazie per la bella mattinata, Marcus – gli disse sorridendo.

Lui si portò una mano ai capelli e si grattò la testa.

-Qui, chi deve ringraziare qualcuno, sono io- cominciò lui – Era da tanto che non avevo compagnia degna di questo nome, sai?-

Hermione tese le mani per prendere i suoi libri, ancora stretti contro il fianco del ragazzo.

La velocità con cui questo si mosse la lasciò sbalordita.

Non seppe come, ma si ritrovò i suoi volumi stretti al petto e uno strano calore sulla guancia.

Su quella gota, l’invisibile traccia di due labbra gentili.

 

***

 

Era andata nella sua camera e aveva gettato i suoi bagagli sul letto.

Si guardò la mano destra e immediatamente la nascose in una delle tasca dei suoi jeans. Scosse piano la testa, cercando di scacciare pensieri che ancora non avevano cominciato ad affollare la sua mente. Prevenire è meglio che curare.

Si ricordò della promessa fatta a Ginny, quando l’aveva incontrata nella Sala Comune.

La ragazza le aveva detto che Harry voleva fare visita a Malfoy e che lei aveva deciso di andare con lui. Le aveva chiesto di accompagnarli e di ricordare a Ron che anche lui aveva il dovere morale di farlo. Il Weasley, doveva supportare il suo migliore amico, volente o nolente, o, almeno, ciò sosteneva sua sorella.

Così, dopo essersi data una breve rinfrescata al viso, uscì e bussò alla porta della camera del rosso.

Senza aspettare d’essere invitata ad entrare, come era uso fare tra i due, spinse la porta.

La scena che vide la stordì leggermente.

Le labbra di Lavanda Brown erano avvinghiate a quelle del suo ex fidanzato, in un modo che ben poco faceva sembrare quel gesto un bacio.

-Scusate!- esclamò lei imbarazzata.

I due, al sentire la sua voce, si ridestarono. Quando la bolla d’aria che avvolgeva i loro corpi aggrovigliati, colma d’ansiti e gemiti, scoppiò, una tinta scarlatta ravvivò il viso roseo della Brown.

I due cercarono di minimizzare, sottolineando che la sua intrusione non era niente di ché e riuscendoci entrambi ben poco.

-Ero venuta a dirti che stasera Harry, Ginny ed io andiamo a trovare Draco in infermeria e che, se vuoi, puoi venire con noi- si spiegò la Granger, concentrando la sua attenzione sulle proprie dita intrecciate sul grembo – Ginevra dice che non puoi rifiutarti-.

Lo sguardo affranto di Ron, che cominciava a temere le sfuriate di Ginny, sempre più simili a quelle di sua madre, sembrò essere in grado di parlare. Tra una bestemmia e l’altra, il ragazzo esprimeva il suo parere avverso riguardo a questa visita.

-Va bene- disse, alla fine, sconfitto.

Hermione annuì e, sfruttando una breve disattenzione della nuova fidanzata di Weasley, gli lanciò un messaggio muto, afferrandosi una ciocca di capelli.

La porta si richiuse alle spalle della Gryffindor.

Ron diede un bacio rapido a Lavanda.

-I tuoi capelli hanno un buonissimo profumo- le disse.

L’euforia della ragazza, ben presto, portò entrambi ad un passo del soffocamento.

Il rimorso crebbe velocemente nel petto di Ron.

Non aveva mai detto una cosa del genere ad Hermione, quando erano stati fidanzati.

 

***

 

Verso l’ora di pranzo aveva abbandonato la sua stanza, in cui, dopo la poco piacevole visita a Ron, aveva deciso di rintanarsi, e si era diretta verso la Sala Grande. Qui aveva trovato Ginny ed Harry, già seduti e con i piatti pieni di pietanze. Quest’ultimo aveva un colorito poco piacevole.

Dopo una domanda specifica da parte di Hermione, lui guardò la Weasley in cerca di conferme. Questa gli posò la mano sull’avambraccio sinistro. Vedendo quel gesto così intimo, la Granger si sentì di troppo.

Potter le raccontò brevemente il suo incontro con Silente e Drew, descrivendole nei minimi particolari il metodo proposto dal secondo.

-Chi è il Custode?- chiese la ragazza, abbassando la voce.

Chinando il busto, Harry le si avvicinò e mosse rapidamente le labbra.

Silente.

Lei condivise la sua scelta e lo rassicurò sul fatto che il Preside fosse una persona troppo intelligente e troppo impegnata per badare ai suoi pensieri.

Hermione aggiunse anche che questo metodo portava due vantaggi non indifferenti.

Il primo era che, quasi sicuramente, la mente di Harry sarebbe stata protetta da possibili attacchi magici. Ciò lo rendeva un Occlumante sopraffino, sebbene fosse noto ai più che così non era.

Il secondo era che, nel caso in cui si fosse trovato in pericolo, gli sarebbe bastato pensare di chiedere aiuto e Silente si sarebbe catapultato da lui per dargli una mano.

Ginny, ritrovando il suo tipico sorriso a trentadue denti, annuì con passione a ciò che Hermione disse e l’umore di Potter migliorò decisamente.

Fu proprio il ragazzo a riferirle il messaggio di Drew.

Il professore, infatti, desiderava vederla nel suo ufficio subito dopo pranzo.

Hermione, ingoiato controvoglia l’ennesimo boccone, posò la forchetta e, salutati i fidanzati, si diresse verso la porta, dove incontrò Ron e Lavanda.

Lei, con un sorriso beato, sembrava camminare a dieci centimetri dal pavimento. Lui, quando si incrociarono sulla soglia della stanza, le mormorò piano un “grazie” particolarmente sentito.

 

Bussò alla porta dell’ufficio di Drew, che, alzando la voce, la invitò ad entrare e ad accomodarsi.

-Come stai?- le chiese lui premuroso.

Hermione lo guardò, chiedendosi quale fosse la risposta migliore a quella domanda.

Decise d’essere sincera. Almeno una volta, poteva permetterselo.

Alzò la mano destra e se la portò davanti al viso. Lievi e continui tremori la facevano danzare nell’aria, foglia senza linfa di quell’autunno inoltrato.

-Come al solito. Mi sveglio sperando e mi addormento sconfitta- cominciò Hermione affranta – Le mie mani non sono più sotto il mio controllo, smettono di tremare solo quando vogliono farlo-

Drew si alzò dalla sua sedia, superò la scrivania e la raggiunse. Le si avvicinò e si piegò sulle ginocchia per poterla guardare negli occhi.

-Quando?-

La sua richiesta, sebbene potesse sembrare molto vaga, non lo fu. Non per Hermione.

-Per esempio quando impugno la mia bacchetta-

Il professore scosse piano la testa, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi inquisitori.

Hermione posò la mano sulla spalla del ragazzo. Le convulsioni superarono la sottile stoffa della camicia nera di Drew, raggiungendo la sua pelle.

-Insegnami la magia Oscura-

Quelle quattro parole caddero dalle sua labbra come macigni.

-Mi dispiace, non posso farlo-

La ragazza ritrasse la mano, nascondendosela nel grembo.

-Me lo avevi promesso- disse lei. Uno strano dolore si manifestava nel suo tono accusatorio.

-L’ho fatto perché credevo che saresti stato in grado di superare il dolore per la morte dei tuoi genitori- cominciò lui, afferrandole i polsi – Guarda, Hermione, è ovvio che non ci sei riuscita-

-Starò meglio, devo solo avere la certezza di poter contrastare Voldemort – gli rispose testarda.

Lui la costrinse a guardarlo negli occhi.

-Hai bisogno di certezze è vero, ma la Magia Oscura non può essere una di queste-

-Tu non capisci … -.

-Proprio perché capisco mi sto comportando in questo modo, Hermione. Credimi, è la cosa migliore -.

La Gryffindor alzò lo sguardo.

-È la cosa migliore per te, non per me-.

Drew si alzò, ritornando al suo posto.

-Sta a me decidere se insegnarti la Magia Oscura o meno. Mi dispiace, non lo farò- le disse lui categorico – Non ancora-

Hermione sospirò.

-Ormai hai deciso, non sprecherò fiato inutilmente- disse, alzandosi e avviandosi verso la porta.

Drew la fermò.

-Scusa, Hermione, potresti dire a Ginny Weasley che, se vuole, può partecipare al mio corso?-

Lei annuì. Evidentemente, l’insensibile professor Kennan aveva ritenuto il comportamento della Rossa degno di nota, se aveva deciso di farla partecipare alle sue lezioni nonostante la giovane età.

-Non prendertela, Hermione. Sai bene anche tu che è la cosa più giusta- insistette il ragazzo, quando questa mosse un passo oltre la soglia.

-A volte, Drew, stare in silenzio è la cosa più giusta da fare- gli rispose Hermione fredda.

-Fa attenzione, Hermione – continuò lui, senza prestare attenzione alle parole della Gryffindor – Visto cos’è successo ieri sera, oggi hai un problema in più-

Lei alzò le spalle.

-Ti sbagli. Il numero dei miei problemi è sempre lo stesso, ciò che è cambiato è chi cercherà di colpirmi-

Il modo in cui lo guardò, prima di chiudere la porta, lo ferì.

Era chiaro che la ragazza lo riteneva un traditore e che non si sarebbe più fidata di lui.

Maledizione, imprecò, sbattendo un pugno contro il tavolo.

 

***

 

L’aria gelida le muoveva un riccio ribello davanti agli occhi.

Si strinse nel suo cardigan bianco e continuò a camminare. Aveva bisogno di un po’ di silenzio. Nessuno, più di quest’ultimo, le era stato amico nelle ultime settimane. Gli chiedeva titubante di scaldarla tra le sue braccia, lui l’accontentava. Gli chiedeva di raccontarle una fiaba prima che gli incubi ricominciassero, lui l’accontentava. Gli chiedeva di rinchiuderla in una bolla di sapone dove fosse libera di non pensare, lui l’accontentava. In fondo, quel silenzio era il miglior amante che, fino a quel momento, aveva avuto.

Infatti, Victor Krum, nonostante tutto il suo impegno, tutto poteva essere definito tranne che una cima di romanticismo e Ron, che invece non si era mai sforzato troppo, lo seguiva a ruota.

Sorrideva ancora ripensando alla frase più romantica che il Rosso le aveva detto durante il breve periodo in cui erano stati fidanzati.

-Vuoi un po’ d’arrosto?- le disse, sputacchiando rimasugli di cibo qua e là e prendendosi un sonoro ceffone dalla signora Weasley, oramai disperata per quel caso clinico di cattiva educazione.

Nella sua breve lista, aveva deciso di inserire anche Chris, sebbene quello tra i due non fosse stato altro che un giochetto da bambini. Ma del resto, non aveva altro modo per allungare quell’elenco.

Doveva ammetterlo con sé stessa. Forse era solo merito della loro innocenza, ma in quel periodo, lontano già troppi anni, era stata felice.

Ora, invece, non le restava che chinarsi e tentare di raccogliere i frammenti della sua anima cercando di non tagliarsi.

E poi, ovviamente, a chiudere la sua breve lista, c’era Draco Malfoy, secondo, momentaneamente, solo al silenzio. Sempre che il Principe delle Serpi potesse essere definito suo amante.

 

Era salita, senza nemmeno accorgersene, fino alla sommità della Torre di Astronomia.

Non lo riconobbe immediatamente. Dovette avvicinarsi di qualche altro passo, prima di riuscire ad identificare il ragazzo silenzioso nel modo in cui era seduto contro il parapetto.

Disordinato, anche nel modo di sedersi.

Lui alzò lo sguardo su di lei. Hermione credette che i suoi occhi non potesse vederla, nascosti com’erano da quel ciuffo spettinato.

- Granger –

La sua voce, pacata e gelida, smentì immediatamente il suo pensiero.

- Zabini – rispose lei educata.

Il ragazzo stava fumando. Un vizio molto diffuso tra le fila degli Slytherin, evidentemente.

Blaise prese a frugare nel taschino della camicia stropicciata, ingrigita dalla poca gentilezza con cui il ragazzo aveva deciso di trattarla.

Le lanciò qualcosa e lei, accanita sostenitrice dell’inutilità di qualsiasi sport, per poco non lo fece cadere.

Studiò l’oggetto che si ritrovò tra le mani. Un pacchetto di sigarette, sgualcito e pieno a metà. All’interno, un piccolo accendino nero usa e getta. Evidentemente, tra i fumatori, era una moda quella di possedere tale oggetto babbano.

-Prenditene una- le disse lui, parlando con la testa piegata verso il cielo plumbeo e con le palpebre serrate – Sono un ottimo calmante-.

D’impulso, Hermione cercò di nascondere le sue maledette mani tremanti. La sua dannazione.

Seguì l’istinto. I suoi genitori l’avrebbero sgridata, ricordandole tutti gli effetti collaterali del fumo. I suoi amici sarebbero rimasti con le bocche spalancate. L’intera comunità magica che abitava quella scuola avrebbe ripreso i mai interrotti chiacchiericci sulla sua persona.

Ne prese una e se la accese.

Si avvicinò al ragazzo e, piegandosi sulle ginocchia, gli porse il pacchetto.

Zabini lo afferrò e lo ripose nel taschino.

Un lento filamento biancastro si allontanava dalla mano sinistra della ragazza, disperdendosi al primo soffio di vento e riformandosi non appena questo cessava.

Ricordava la prima volta che aveva provato a fumare, con quella scapestrata di sua cugina Jessica, il suo personale serpente tentatore. Quella volta non si era tirata indietro. Un po’ per ribellione, un po’ per la semplice voglia di sperimentare, un po’ per sentire il brivido della trasgressione.

-Speravo sempre che Draco si svegliasse, un giorno, e capisse che tu non sei la ragazza adatta a lui- cominciò all’improvviso Zabini – Il tuo sangue è lurido, sei una Gryffindor e sei troppo intelligente. L’esatto contrario di una buona moglie Purosangue-

Quelle parole, così pregne dell’astio del ragazzo, non la ferirono. Rimase semplicemente in silenzio, prendendosi una boccata dalla sua sigaretta.

-Speravo sempre che Daphne avesse ragione, che dopo averti scopata lui avrebbe perso subito il suo interesse nei tuoi confronti- continuo lo Slytherin.

Hermione continuò imperterrita a non proferire parola, concentrando tutta la sua attenzione nella difficile operazione di soffiare il fumo fuori dai suoi polmoni.

Blaise, dopo quell’ultima uscita, si alzò e, gettato il mozzicone della sigaretta per terra, si avviò verso la scalinata che riportava ai piedi della torre.

-E poi, se proprio doveva scegliere una come te, poteva prendersene una un po’ più combattiva, no?- chiese, prima di sparire dalla vista della ragazza, rivolgendo la sua richiesta più a qualche dio della volte celeste che non a lei.

 

Più combattiva …

Si stava lasciando sconfiggere, stava per gettare la spugna. Stava per scappare dal suo destino, da sé stessa, dalla sua vita. Dal suo Draco.

Un vero Gryffindor non si comporta in questo modo pensò affranta.

Spense il suo mozzicone sul pavimento con la mano tremante e lo fece Evanescere, assieme a quello di Zabini.

Doveva trovare la forza per mettere un punto nella storia della sua vita ed andare a capo, spezzando finalmente un infinito periodo ricco di metaforica disperazione.

Sapeva che, se avesse deciso di farlo, una mano più ferma della sua l’avrebbe accompagnata in quel gesto.

Perché non accettare un aiuto esterno?

 

***

 

Quando l’aveva vista entrare da quella porta, che già cominciava ad odiare visto che entro quelle pareti vigeva il divieto di fumare, aveva cercato di tirarsi su, ottenendo come risultato solo un gemito di dolore e un’occhiata esasperata da parte di Hermione, cosa che, hai suoi occhi, la rese ancora più sexy di quello che già era.

Il sorriso beota che aveva stampato in viso si spense immediatamente quando entrò Potter, seguito a ruota dai due Weasley.

-Wow, amore, l’hai portato a finire l’opera?- chiese scorbutico il biondino.

La Gryffindor, che gli si era avvicinata per aiutarlo a sistemare il cuscino su cui appoggiava la schiena, lo pizzicò sull’avambraccio sinistro.

Ciò, ovviamente, non riuscì a far zittire Malfoy.

-Hai deciso di portare anche la scorta per essere sicuro di riuscire a farmi fuori?- insistette, infatti, poco dopo.

Lo sguardo truce della Weasley lo intimorì leggermente.

- Hermione, mi potresti ricordare per quale assurdo motivo non l’ho lasciato a morire dissanguato tra le braccia di Mirtilla Malcontenta?- chiese la Rossa rivolta all’amica, tutt’altro che felice di essere stata messa in mezzo a quella disputa.

-Per due motivi, Ginny. Il primo è che sai che, se Malfoy deve morire prematuramente, lo farà per mano mia – gli rispose il Prefetto Gryffindor, aggiungendo bisbigliando in modo che solo il degente potesse sentirlo – Soprattutto se non comincia a stare zitto. Il secondo, invece,- continuò riprendendo un tono udibile da tutti i presenti – è che volevi essere sicura che Harry non finisse ad Azkaban a causa di un furetto pieno di sé-

Draco non prese bene quell’affermazione, anche se dovette ammettere a sé stesso che il fatto che Hermione volesse essere la causa della sua morte era un notevole passo avanti nel loro rapporto.

-Soprattutto se il furetto pieno di sé è il ragazzo di cui ti sei perdutamente innamorata- rispose Draco, ghignando.

Hermione, come fu piacevolmente colpito, non cominciò a sbraitare come un’ossessa ma si limitò ad una caustica alzata di sopracciglio.

-Dunque, a cosa devo il piacere di avere qui riuniti i peggiori esponenti dell’intera Casa Gryffindor?- domandò lo Slytherin, voltandosi subito verso Hermione – Ovviamente, amore, tu sei esclusa- continuò, dando delle pacche gentili sul dorso della mano della ragazza.

Harry si fece avanti.

-Io volevo scusarmi per tutto ciò che è successo … -cominciò subito Harry, il cui nobile animo aveva portato a scegliere quella terribile umiliazione, venendo subito interrotto da Draco.

La faccia schifata dello Slytherin fu memorabile.

-Finiamo presto questa pagliacciata, Potter, sappiamo entrambi che quello non eri tu. Quindi, riprenditi il tuo saio e la tua croce, San Potter, io ti assolvo da tutti i tuoi peccati- tagliò corto lui.

Harry rimase a dir poco basito.

-Ovviamente, Rossa, grazie per avermi salvato. Ti prometto che smetterò di insultarti, Piattola- continuò Malfoy, rivolgendosi, infine, a Ron – Per quel che riguarda te, Lenticchia, grazie per essere stato in silenzio durante tutta la visita, mi hai risparmiato un’infinita sofferenza-

Draco Malfoy sospirò teatralmente, prendendo fiato.

-Una confezione di Cioccolatini ripieni di Whisky Incendiario sarà ben accetta. La visita è finita, andate in pace fuori da questa stanza, così che finalmente potrò restare solo con l’unica Gryffindor che mi interessa- concluse il ragazzo, aprendo leggermente le mani e muovendole in bislacchi segni di benedizione.

I tre rimasero sconvolti, ma se ne andarono rapidamente, felici che quell’agonia fosse già conclusa.

Hermione, neanche a dirlo, era furiosa. Se Draco avesse avuto un minimo di buon senso avrebbe capito che era meno pericoloso sfidare il Platano Picchiatore, ma era palese che questa caratteristica gli mancava completamente.

 

-Pace, finalmente- disse Malfoy rilassandosi sul cuscino.

-Vorrei fossi un po’ più gentile con i miei amici- gli disse Hermione seria.

-Vorrei che tu mi baciassi, ma, come vedi, non si può avere tutto dalla vita- rispose Draco.

-Se hai intenzione di fare l’idiota me ne vado-

Lo Slytherin sbuffò.

-Sono geloso, va bene? Vorrei essere io il centro dei tuoi pensieri-

-Egocentrico- sentenziò la ragazza, tornando subito alla carica - Promettimi che li tratterai meglio, Draco – insistette, infatti.

-Lo farò solo se anche stasera mi darai il bacio della buonanotte. Se possibile, poi, vorrei fosse qualcosa di un po’ più serio … - buttò lì il ragazzo.

-Da quando abbiamo aperto una compravendita sul mio affetto?- domandò sorridendo Hermione.

Questa volta, fu il turno di Draco di alzare un sopracciglio.

-Da quando tu ti sei presa tutto il mio di affetto, così da lasciarmi senza niente da barattare, suppongo-

Hermione, leggermente rossa in viso, decise di cambiare argomento.

-Vorrei anche che tu fossi un po’ meno scorbutico con Marcus –

Lo Slytherin divenne immediatamente più serio.

-Da quanto tempo lo conosci?- le chiese.

Lei, credendo che sicuramente quella domanda avesse dei doppi fini, ma dubitando che il ragazzo glieli sbattesse in faccia subito, rispose.

-Da un paio di settimane, l’ho conosciuto ad una cena del Lumaclub -

Il tono di Draco mutò immediatamente, diventando rancoroso.

-Io ho dovuto aspettare sei anni per avere il piacere di sentirti pronunciare il mio nome e, ancora oggi, spesso mi chiami per cognome o con gli stupidi sopranomi dei tuoi amici Gryffindor –

-Non essere infantile- gli rispose lei – Sai bene che è una cosa differente-

-Io non intenzione di gareggiare con quell’idiota di un Ravenclaw per averti, lo sai vero?-

Hermione sospirò. Egocentrico, vittimista e superbo pensò.

-So molte più cose di quanto tu creda, furetto- gli rispose, usando quell’epiteto sperando di farlo infuriare, cosa che ottenne immediatamente.

-Bene, io vado a dormire- disse, avvicinandosi al viso del ragazzo, desiderosa di fuggire dalla possibilità di ricevere una sfuriata da quel pazzo degenere di Malfoy – Buonanotte –.

 

Era stato molto rapido, ma quei pochi secondi gli erano bastati per percepire il calore delle sue labbra morbide sulle propria bocca.

-Non farti strane illusioni, Malfoy – aveva sussurrato non appena si era scostata da lui, prima che avesse il tempo per prendere possesso della situazione e rispondere al suo bacio.

-E ricordati cosa mi hai promesso!- esclamò la ragazza prima di chiudersi la porta dell’infermeria alle spalle.

 

Prima di accontentarlo, nonostante andasse contro i suoi principi di ragazza per bene, gli aveva afferrato il mento gentilmente per aver un maggiore accesso alle sue labbra.

Se qualcuno avesse potuto osservare quella scena avrebbe notato che la mano di Hermione non tremava.

Quel ragazzo la faceva stare bene.

 


Note dell’Autore

Ben ritrovate, gentili donzelle! Oggi non mi dilungo molto (sospirate pure di sollievo, non mi offendo) … Comincio dicendovi una cosa fondamentale: NON prendete Hermione per una donna “dai facili costumi”. Chiarito questo,  vi informo che spero di riuscire a fare almeno un altro aggiornamento prima di un capitolo “natalizio”, nel caso in cui non ci riesca (cosa alquanto probabile), riceverete il capitolo di natale molto più tardi. Comunque, almeno un paio di aggiornamenti durante le vacanze vorrei farli (Baileys permettendo, ovvio! Perché tutto ciò che il mio amico dice è Legge e io non ho intenzione di disquisire con lui).

Bene, passo alle risposte alle recensioni.

 

lady_free: chiedo perdono e pietà (mentre mi prostro ai tuoi piedi) per averti fatto attendere tanto per avere l’aggiornamento la scorsa volta (non che questa sia poi andata meglio)! E dopo aver incassato l’insulto “stupido ciarlatano” (ti scuso solo perché credo nell’assoluta verità dell’affermazione “Mai pestare i piedi ad un pazzo”), passo a rispondere seriamente alla tua recensione. Come hai potuto vedere Draco non è morto, ma dire che non sono abbastanza sadico per ucciderlo è un errore. Ti informo, ufficialmente, che il sadismo è la mia linfa vitale. Bene, passando ad altro … in fin dei conti sapevo di non essere molto credibile come persona romantica, quindi la tua scetticità (sai credo che questa parola non esista XD) non mi fa soffrire poi molto. Puoi cercare di illuderti che le cicatrici sui miei polsi non sono state causate dalla tua affermazione, se vuoi. Spero comunque che il rimorso non ti faccia dormire stanotte XD. Santa Ginny, hai proprio ragione!!! Io, personalmente, la adoro. Per quando riguarda Herm, siamo finalmente arrivati ad un punto di snodo. Da ora in poi, vedrai che le cose andranno bene (visto anche il suo successo con gli uomini). Le cose andranno meno bene per il caro Draco, che finalmente ha un rivale degno di questo nome, il caro Marcus. Cmq, credo che i segreti e i complotti siano la vera ragion d’essere di una storia e, non preoccuparti, tutti verranno svelati un po’ per volta. E ora ti starai chiedendo: “dov’è la risposta al resto della mia recensione?”. Ho deciso di inviarti un messaggio privato. Appena ti arriverà avrai le tue risposte e le mie motivazioni. A presto!!! (e vedi di recensire questo ciarlatano, se non vuoi che mi offenda per davvero!)

 

Hollina: salve! Temo di non aver risposto a tutte le tue domande. Diciamo che sono uno a cui piace allungare il brodo. Cooomunque …  grazie per i complimenti e spero di sapere nei minimi particolari la tua idea su questo capitolo! A presto!

 

Agathe: ben ritrovata! Da dove inizio?  Ah si, dal ringraziarti per avermi definito sadico. È una delle mie caratteristiche preferite. Una mia amica una volta mi ha detto che sarei un serial killer perfetto, credo che anche questo si ricolleghi al fatto che sono affascinato dal dolore in tutte le sue diverse sfaccettature (soprattutto quello mentale). E si, sono pazzo (mi piace essere definito pazzo perché con questo epiteto veniva chiamata anche Alda Merini, l’unica poetessa che mi appassionato). Fiuuu, respiro di sollievo sapendo che la mia storie sembri almeno verosimile. Credo che dire che una storia è un po’ campata in aria sia la peggiore critica che si possa muovere ad un autore, quindi, Agathe, GRAZIE infinite!!! Drew un motivo ce l’ha, questo è indubbio! Mi raccomando, recensisci anche questa volta e … A presto!

 

Books: Wow, la prima recensione in cui vengono ripresi alcuni frammenti del mio scritto! Mi sto esaltando come una scimmia dello zoo davanti ad un casco di banane!!! Comunque hai ragione. Piton doveva essere messo a posto (come ha fatto a tradire Lily, che è uno dei miei personaggi preferiti, dio solo sa) e, comunque, hai interpretato nel modo giusto l’affetto di Drew. È una persona troppo a modo per perdere la testa per una ragazza dell’età di Hermione! Povera Daphne, che ancora si illude!!! Ok, ora voglio sapere se Marcus è davvero un gradino sotto a Draco, quindi, ti prego di rendermi partecipe dei tuoi pensieri a riguardo! Bene, spero di ricevere ancora una volta una tua recensione (ne hai fatte dieci, vuoi non farne una per ogni prossimo capitolo che scriverò???) e non preoccuparti per il ritardo: l’importante è che la recensione arrivi XD!!! A presto!

 

barbarak: il tempietto, addobbato con le lucine di natale che ho rubato al presepe, sta attirando un mucchio di visitatori, sai? Temo, comunque, che poco possa contro la tua geniale intuizione. Hai ragione, se avessi ucciso Draco avrei davvero rischiato il linciaggio (mai ricevute tante minacce di morte in un colpo solo …). Che Drew fosse un Gryffindor, questo è indubbio. Nei prossimi capitoli (molto, molto, molto prossimi) si scoprirà quanto nelle sue vene scorra sangue ben poco Ravenclaw … Hermione: lei è davvero il mio tormento. Purtroppo, se fosse cambiata da un giorno all’altro avrei rovinato la storia, quindi ho dovuto intraprendere una strada tutta in salita. Come avrei potuto vedere in questo capitolo, la cara Herm è molto meno fredda e coraggiosa di quello che sembra. È molto fragile, anche se cerca di mascherare questo suo lato di sé e, solitamente, lo fa molto bene. In questo momento, ha raggiunto il limite di sopportazione. Ha deciso di combattere, ha deciso di ribellarsi alla sua paura e ha deciso di “farsi aiutare” da Draco. O meglio, ha deciso di dargli e darsi un’opportunità. Bene, mi dispiace, ma nel triangolo Herm c’è finita. Ma credi a me, detta lei legge (scervellati anche su questo, per favore!!! Mi piace un sacco vedere cosa partorisci ogni volta!!!). Una cosa non ho capito: non stavamo parlando del rapporto Draco/Drew? Cosa centra Harry? Comunque, a presto! Ci vediamo stasera al tempio (spiritualmente parlando, si intende)!

 

Sarahoara: Salve! Drew la talpa??? Ipotesi alquanto interessante. Sul fatto che lui si sia preso una cotta per la Herm, mi vedo costretto a smentirti. Sono felice che il personaggio di Drew ti piaccia, anche perché, essendo un personaggio made in me, i complimenti sul suo conto valgono doppio!!! Comunque hai ragione. Herm è davvero cocciuta a volte! Mi raccomando, recensiscimi anche questa volta. A presto!!!  

 

 

Ora, come al solito, non mi resta che ringraziare dal profondo del cuore le 20 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 71 che l’hanno ficcata nelle seguite e le 10 che invece l’hanno messa tra le ricordate.

Un ringraziamento ancora più sincero a Ashiling e Books, hanno messo la mia persona nell’elenco degli autori preferiti e alle 6 persone che mi hanno recensito!!!

Infine, un grazie anche a tutti i “Lettori Silenziosi” (come li ha definiti qualcuno più saggio di me), che fino ad oggi mi ero dimenticato di citare in queste note a piè di pagina.

 

A presto,

Jerry


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Capitolo 12
*** Abstinence and Satisfy ***


Chapter twelve, Abstinence and Satisfy

Finalmente la sua reclusione sembrava volgere al termine. A poco meno di ventiquattro ore, nel tardo pomeriggio dell’indomani, Madama Chips l’avrebbe reso nuovamente un uomo libero. E Draco Malfoy sapeva perfettamente che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata accendersi una sigaretta, la cui astinenza lo stava facendo letteralmente impazzire. Purtroppo l’infermiera era stata categorica: niente fumo, alcol o sostante stupefacenti per i degenti.

Quella donna è proprio un’ ignorante aveva concluso il ragazzo non appena era venuto a conoscenza di quelle norme eccessivamente restrittive.

Così, mentre cercava di sopravvivere al desiderio di respirare nuovamente l’odore del tabacco bruciato,  si era visto costretto a cercare di riempire nel miglior modo possibile le infinite ore del suo ricovero.

Fortunatamente Daphne e Blaise erano venuti a trovarlo con una certa frequenza, passando ore intere a raccontargli i nuovi pettegolezzi di Hogwarts.

Ciò che più gli fece piacere però, furono le visite quotidiane di Hermione. Ogni giorno infatti, la ragazza, poco dopo cena, arrivava in infermeria tenendo tra le braccia un quaderno azzurro con tutti gli appunti delle lezioni della giornata.

Fantastica.

Stava proprio studiando le sue ordinate annotazioni sull’ultima lezione della McGranitt, quando la ragazza entrò nell’infermeria.

-Disturbo?- gli aveva domandato sorridente.

Lui aveva alzato lo sguardo dal blocco degli appunti. Evidentemente devo aver perso la concezione del tempo si disse, mentre i loro sguardi si incrociavano.

Eppure tutto ciò era estremamente strano. Madama Chips non aveva ancora servito la cena, se quel purè di patate quasi liquido e quel brodino di verdure insapore potessero essere definiti “cena”.

Poi, la guardò meglio.

Indossava un abito blu scuro lungo poco oltre le ginocchia e senza spalline.

La ragazza mosse un passo sicuro sui tacchi a spillo delle sue decolleté laccate per raggiungerlo.

Il suo viso gentile era coperto da un trucco leggermente più marcato di quello usuale e i suoi capelli ribelli era stati domati in un ordinata e semplice acconciatura.

Per poco, Draco Malfoy non rischiò di raggiungere il Redentore. Bellissima.

Eppure, il rapido cervello dello Slytherin giunse a conseguenze che avrebbe preferito evitare.

-Ciao Draco - le disse lei con la sua solita gentilezza. Sta cercando di prepararmi alla notizia pensò Draco.

-Ciao Hermione. Dove stai andando?- le chiese senza darle il tempo di pensare ad una qualsiasi scusa.

Lei alzò un sopracciglio sentendo il tono eccessivamente curioso di quella domanda.

-Ad una cena del Lumaclub – gli rispose lei tranquilla, mentre si sedeva su una delle sponde del letto.

-Vai a prenderti una giacca. Il cardigan bianco può andare bene-

Hermione lo guardò sconvolta.

-Hai ragione, prenditi anche la sciarpa che ti ho regalato- continuò lui annuendo.

- Ginny e Lavanda hanno impiegato quasi l’intero pomeriggio per cercare di domare questi- disse la ragazza, indicando con un gesto teatrale i suoi ricci perfettamente raccolti – Io andrò a quella cena così come sono, che tu lo voglia o no, signor Malfoy!-

Questo scostò le coperte e saltò giù dal letto.

-Cosa stai facendo?- gli chiese Hermione raggiungendolo e cercando di riportarlo a letto.

-Ovvio, vengo con te e mi assicuro che nessuno ti metta le mani addosso!- esclamò lui, come a sottolineare l’ovvietà della sua affermazione.

La Gryffindor incrociò le braccia al petto e stette in silenzio.

Quel gesto imperioso obbligò un Draco affranto a ritornare nel suo giaciglio con lo sguardo basso.

-Smettila di fare il bambino-

Lui le rivolse un occhiata poco gentile.

-Con chi ci vai?- le chiese non appena lei sembrò abbassare la guardia.

-Sola-

-Chiedi a Potter di accompagnarti- le ordinò lui.

- Harry ci viene con Ginny – gli spiegò lei, cercando di sembrare tranquilla sebbene stesse cominciando a perdere le staffe.

-Chiedi a Weasley, allora- insistette lui.

- Ron ha deciso di passare la serata in compagnia di Lavanda nella sua stanza da Prefetto-

Sul volto di Malfoy comparve una faccia schifata.

-Oh, per Salazar! Che scena riprovevole!-

La Granger sembrò richiamare tutti i santi del paradiso magico affinché le dessero la forza di non prenderlo a sberle.

Conclusa la sua preghiera, sospirò pesantemente.

-Non ti preoccupare, nessuno mi importunerà. Ci sarà Marcus con me-

Lo Slytherin sembrò essere sul punto di aggiungersi alla schiera dei fantasmi di Hogwarts.

Evidentemente Hermione aveva esagerato.

-Non costringermi a legarti, amore- cominciò Draco, le mani in procinto di stritolare il povero lenzuolo già molto stropicciato del suo letto – Siediti qui – le disse indicandole una porzione del letto pericolosamente vicina al suo corpo – e fai la brava-

Il sopraciglio di Hermione, come dotato di vita propria, salì di nuovo verso l’alto.

-Smettila di fare l’idiota, Draco –

-Promettimi che non permetterai a nessun essere umano di genere maschile, San Potter escluso, di toccarti per più di due decimi di secondo-

Lei sbuffò.

-Ok-

-No, Hermione, devi dire: “ Giuro solennemente che non permetterò ad alcun uomo, vecchio o bambino che sia, di toccarmi per più di due decimi di secondo”- disse lui, scuotendo la testa piano e con un’espressione seria e risoluta sul suo viso.

-Non farò mai una tale pagliacciata, Malfoy – rispose lei, altrettanto determinata.

Alla fine lo Slytherin dovette arrendersi.

 

-Beh io vado, allora- disse Hermione mentre si alzava.

Draco riuscì ad afferrarle una mano poco prima che la lontananza tra i loro corpi diventasse eccessiva.

-Aspetta- le disse.

Hermione si voltò, invitandolo a parlare.

- Blaise mi ha detto che gli devo una sigaretta per, come le ha definite lui, le “consumazioni della mia signora”. È vero?- le chiese.

Lei abbassò lo sguardo imbarazzata. Dannato Zabini!

-Scusa, Draco. Provvederò a pagare i miei debiti personalmente il prima possibile- gli rispose Hermione, cercando di evitare il suo sguardo.

-Non ti preoccupare, l’ho già fatto io per te-

-Scusami, non ero proprio completamente in me- insistette lei, nel tentativo di trovare una scusante alle sue azioni.

La stretta della mano di lui si fece più salda.

-Ti chiedo solo una cosa, Hermione. La prossima volta, nel caso in cui ti venisse nuovamente voglia di fumare, vieni da me-

Vieni da me.

 

Aveva aspettato che il rumore dei tacchi della ragazza fosse lontano, poi aveva afferrato la sua bacchetta e formulato rapidamente l’incanto.

Il suo lupo argenteo, dopo essere uscito dalla punta della sottile stecca di Biancospino e dopo essere saltato sul suo letto con fare ruffiano, aveva atteso ordini. Il ragazzo, immergendo la mano nel suo pelo luminescente, vi aveva lanciato un incantesimo vocale.

“Daphne, fa in modo che Hermione stia lontana da Belby. Avverti anche Blaise”

 

***

 

Per amicizia si può fare molto, ma la richiesta di Draco, questa volta, era decisamente esagerata. Blaise, poi, aveva preso la cosa decisamente in modo negativo.

-Dovremmo fare le balie della Sanguesporco per tutta la sera?- aveva detto, con quella che sembrava molto una costatazione e ben poco una richiesta.

- Blaise, sai bene che lo avrebbe fatto Draco, se non fosse recluso in infermeria- rispose Daphne mentre, dopo aver rifatto il nodo della cravatta del ragazzo, cercava di sistemare, aiutandosi con una spazzola, il suo ciuffo disastrato.

-Perdi tempo, amore- constatò lui pacato, tirando la ragazza un po’ più vicina – Quell’idiota mi dovrà ben più di una sigaretta, comunque -.

La Greengrass, dopo cinque minuti di intenso armeggiare, lanciò l’oggetto di plastica con cui aveva cercato di pettinare i capelli del ragazzo contro il muro. Sospirò affranta preda di una disperazione oramai maturata nel tempo, la quale però, durò per pochi istanti.

-Te l’avevo detto- disse Zabini, portandosi la mano destra davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio.

La ragazza, che intanto aveva preso a sistemare il colletto della giacca del fidanzato, lo zittì con un bacio.

-Restiamo qui- le sussurrò lui, allontanando per un breve istante le loro labbra.

Lei sorrise.

-Per poi ritrovarmi tra venti minuti sola con te, profondamente addormentato? No, grazie- scherzò lei – Muoviti - lo esortò la ragazza, specchiandosi rapidamente per controllare la sua acconciatura.

 

Il professor Lumacorno aveva fatto un ottimo lavoro con il suo ufficio, ampliando la stanza con un eccellente incantesimo di Estensione Irriconoscibile e aggiungendo tavoli imbanditi e comodi divani di un terribile color melanzana.

Non appena l’uomo panciuto li vide entrare tenendosi a braccetto, corse loro incontro.

- Blaise!- esclamò gongolante, perfettamente a suo agio in quella stanza dove la quasi totalità dei presenti si era imposta un falso sorriso di cortesia – Sono molto felice che tu sia venuto, anche perché la tua accompagnatrice allieta indubbiamente l’atmosfera!- continuò quello, indicando la Greengrass e il suo tubino bianco avorio.

La ragazza, trovando finalmente un’utilità alle stupide lezioni impartitele da un insegnate privato per volere dei suoi genitori Purosangue, finse di non offendersi per la totale non curanza con cui l’uomo la trattò e si limitò ad annuire ogni tre o quattro parole del suo fidanzato.

Poi, dopo quasi dieci minuti di interrogatorio, il borioso professore di Pozioni li lasciò liberi.

Si guardarono in giro in cerca del loro obbiettivo.

La loro ricerca fu breve: Hermione Granger era seduta ad uno dei piccoli tavoli rotondi sparsi casualmente per tutta la stanza e chiacchierava con la Weasley e lo Sfregiato.

La Rossa doveva aver detto qualcosa di divertente, visto che Potter, paonazzo in viso, faceva fatica a respirare e la Mezzosangue, piegata sulle ginocchia, si teneva una mano sullo stomaco.

Fu proprio in quell’istante che Belby, vestito con un elegante completo nero, le si avvicinò e, porgendole la mano destra in un modo eccessivamente elegante, la invitò a ballare.

Lei scosse piano la testa e deviò l’invito, probabilmente, pensò Daphne, affermando di non saper ballare. Il Ravenclaw non si arrese e, chiedendo con un’occhiata aiuto ai due Gryffindor che accompagnavano la saputella, provò ad insistere.

Questa volta però, la Weasley cominciò a muovere le braccia in modo scoordinato, in quella che sarebbe potuta sembrare un’esortazione.

Volente o nolente, Hermione Granger accettò.

-Sgualdrina- disse Blaise, rompendo il filo dei pensieri di Daphne.

Il ragazzo, dopo aver reso pubblico il proprio pensiero, si allontanò dalla Greengrass, indicando con un cenno della testa il tavolo dove venivano servite le sostanze alcoliche, contrabbandate da qualche loro compagno di Casa.

 

***

 

-Non pensavo fossi così recalcitrante- le sussurrò Marcus mentre, posandole una mano sul fianco, obbligava la ragazza ad appoggiarsi contro il suo petto.

Hermione, rossa in viso come lo era stata poche volte nel corso della sua vita, scusò il suo comportamento dicendo di avere una totale incapacità nel ballo.

Lui, stringendola più a sé, le disse di lasciarsi guidare e di seguire i suoi movimenti.

-E così il tuo fidanzato ti ha messo delle guardie del corpo al seguito- constatò il Ravenclaw, prima di lanciarsi in un semplice volteggio, che ad Hermione sembrò un numero di ballo acrobatico.

Afferrandosi alla sua spalla nel disperato tentativo di non ritrovarsi spiaccicata contro il pavimento come una povera balena spiaggiata, cercò di formulare una risposta all’affermazione di lui che fosse breve e concisa.

-Evidentemente si- cominciò lei – E comunque lui non è il mio fidanzato!-

Quest’ultima frase, purtroppo eccessivamente lunga, fu la causa di un doloroso giramento di testa quando Marcus si prodigò in un casqué.

Forse, agli occhi di un osservatore esterno, la Granger sarebbe potuta sembrare una leggiadra ballerina. La ragazza invece, si ripromise di non salire più su quelle vomitevoli montagne russe.

Sul viso di Belby intanto, si era dipinto uno strano sorriso.

-Perfetto, perché non ho proprio intenzione di essere la causa della rottura di un fidanzamento- disse lui sicuro di sé.

-Stai per caso cercando di dirmi qualcosa, Marcus?- gli domandò Hermione, la quale ebbe la percezione di sentire una voce stridula dire la parola “baldracca”. Voltandosi verso la direzione da cui aveva percepito quel suono, vide solo una chioma di biondissimi capelli volteggianti e un elegante abito color avorio che si allontanavano a passo marziale.

Marcus ridacchiò.

- Non conoscevo questo lato così egocentrico di Hermione Granger … - cominciò lui, quasi riflettendo ad alta voce – Comunque, si. Cercavo di dirti che sei bellissima-

La ragazza mormorò piano un ringraziamento, rafforzando la presa delle sue mani sulla schiena di lui, troppo presa dal timore di inciampare nei propri piedi per ascoltare cosa lui avesse da dirle.

 

***

 

-Sono veramente una bella coppia quei due, non trovi?- chiese Harry alla fidanzata.

Questa bevve un lungo sorso della sua Acquaviola e rispose annuendo piano.

-Secondo te ha finalmente liquidato Malfoy?- insistette il ragazzo.

-Non so. Credevo ci fosse qualcosa tra quei due- disse vaga Ginny.

-Probabilmente, Hermione ha finalmente capito che ci sono partiti decisamente migliori di quell’idiota platinato- ipotizzò serio Potter.

La Weasley restò in silenzio. Qualcosa, nella sua testolina nascosta da lisci capelli color carota, non le tornava.

 

***

 

La serata di Hermione si concluse presto. Dopo un paio di balli tra le braccia di Marcus infatti, la testa aveva preso a vorticare. Così, scusandosi e dicendo d’essere stanca, si era staccata dal ragazzo, il quale, però, sembrava tutt’altro che deciso ad allontanarsi.

L’aveva stretta nuovamente tra le braccia e aveva avvicinato le labbra alla sua guancia.

-Non ti lascerò così facilmente a Malfoy – le disse dopo aver appoggiato la sua bocca alla pelle di lei e prendendole una mano.

-Ti accompagno al tuo dormitorio-

Mentre quelle parole uscivano dalla bocca del Ravenclaw, questo aveva preso a trascinarla per tutta l’ufficio di Lumacorno e, una volta giunto sulla porta, si era congedato dal professore con un gesto educato della mano.

Era rimasto in silenzio per tutto il tragitto, rischiando, nel suo poco gentile trascinare, di far inciampare la ragazza.

Infine, davanti ad un’indignata Signora Grassa, Belby le si era avvicinato e, spingendola dolcemente, l’aveva bloccata tra il suo corpo caldo e la gelida parete secolare che dava sulla Sala Grande dei Gryffindor.

-Devi solo dirmelo e io mi fermerò- sussurrò piano lui sulle sue labbra.

 

Era stato un bacio lungo. Era stato un bacio coraggioso. Era stato un bacio voglioso. Era stato un bacio gentile. Era stato un bacio bugiardo, come il ragazzo che glielo aveva dato.

Lui aveva liberato le labbra di Hermione dalle proprie solo dopo aver appagato tutto il suo desiderio, lasciandola livida dall’imbarazzo e leggermente affannata.

-Buonanotte, Hermione­ – le aveva detto, accarezzandole i capelli spettinati in cui aveva infilato le mani, preda della passione. Lei non gli aveva risposto.

Lo aveva seguito con lo sguardo fino a quando non lo vide svoltare l’angolo del corridoio. Si era lasciata scivolare, fino a ritrovarsi seduta sulle pietre del pavimento. Aveva ascoltato i suoi passi fino a quando questo le era stato possibile. Si era guardata le mani tremanti, per poi nasconderle subito al suo sguardo.

- Draco vuole parlarti-  

La voce sgradevole della Greengrass la ridestò.

Lei si alzò. Ad ogni passo che fece percepì sulla sua anima la gravosità di ciò che aveva compiuto.

Ad ogni passo il suo orgoglio crebbe.

 

Draco camminava avanti e indietro, percorrendo, con passi irosi e rapidi, un breve tragitto attorno al suo giaciglio. Blaise lo guardò in silenzio, grattandosi ogni tanto la testa e rendendo ancora più disordinati i suoi capelli spettinati.

Poche volte aveva potuto vedere il suo compagno di Casa in quello stato e mai, prima di quel momento, aveva potuto distinguere la tensione dei suoi muscoli tesi. Non c’era espressione sul volto di Draco, animato dalla mandibola contratta.

L’arrivo delle due ragazze fece interrompere a Draco la sua marcia. La guardò a lungo, ma lei resse il suo sguardo, troppo fiera per rendersi conto che, se almeno lo avesse abbassato, lo avrebbe fatto soffrire di meno.

-Uscite- ordinò Malfoy ai due Slytherin, che obbedirono senza aprire bocca.

Aspettò che fossero soli.

Poi, tese la sottile tendina che circondava il suo letto e rese Imperturbabile il piccolo anfratto così creatosi.

-Vorrei che tu fossi al mio posto- cominciò il ragazzo, mentre si sedeva sul letto e cominciava a fissare le sue mani incrociate – Vorrei che tu provassi ciò che sto provando io. Vorrei farti soffrire-

-Fallo-

La risposta gelida e fiera della ragazza lo sbalordì.

-Ti stai divertendo?- gli chiese furioso, alzandosi all’improvviso e afferrandola per le spalle.

-Forse- disse la ragazza – Se non hai nulla da dirmi, andrei a dormire-

Il ragazzo non riuscì a controllare il suo corpo. Si ritrovò con la mano ad un nulla dal volto di Hermione, senza sapere come questa era arrivata lì. Se non si fosse fermato all’ultimo istante, l’avrebbe colpita.

Non un muscolo si mosse sul viso di lei.

Avrebbe accettato il suo colpo.

Non si sarebbe opposta.

Un colpevole che accetta la condanna, ma qual’era la sua colpa?

-Dimmi la verità- la implorò, sfiorandole con una carezza la guancia che stava per percuotere.

La Granger sembrò riflettere. Sapeva di dovere molto a quel ragazzo.

- Ho incontrato Belby la notte dell’attacco di Voldemort, stava andando in infermeria per chiedere a Madama Chips qualcosa per il mal di stomaco- gli disse la Granger.

Lui la guardò senza capire.

-Il giorno dopo, ha cominciato a diventare onnipresente. Mi aspetta fuori dalla porta della classe, mi accompagna in biblioteca, andiamo a pranzo e a cena assieme. E parliamo, parliamo tanto –

L’espressione sul volto di Malfoy non prometteva nulla buono. Se la ragazza stava per rinfacciarle in cosa quel finocchio di Belby gli era superiore, l’avrebbe presa a sberle veramente.

-La materia in cui lui va meglio è la mia favorita. Il mio libro preferito è anche il suo. Ascolta persino musica Babbana, la stessa che piace a me-

Il giudizio di Malfoy venne momentaneamente mandato in cortocircuito dalle parole della ragazza. Evidentemente, quella ragazzina non era a conoscenza del suo grande orgoglio.

- Marcus è il ragazzo perfetto. Casualità, mi è cascato tra le braccia-

Quando il suono di quei vocaboli raggiunse il cervello dello Slytherin questo sembrò ridestarsi dopo un lungo sonno.

-Questi sono gli scherzi del Destino- constatò la ragazza alzando una delle sue mani, ancora tremanti – Ho trovato il mio spirito affine ora, proprio mentre le mie certezze stanno andando a rotoli. Ora che il numero delle mie disgrazie può fare concorrenza con quelle di Mirtilla Malcontenta- continuò, dicendo ad alta voce cose che da tempo pensava ma che mai, prima di quel momento, aveva avuto il coraggio di pronunciare - Ci deve essere qualcuno lassù con un cuore veramente grande- scherzò lei.

Hermione si ritrovò stretta tra le braccia del ragazzo in quello che sembrava un abbraccio alquanto soffocante.

-Dio mio, grazie- sospirò lui, immergendosi nei suoi ricci e respirando il suo profumo – Pensavo che ti fossi realmente infatuata di quel damerino con un manico di scopa infilato nel sedere-

Hermione cercò di scostarlo leggermente per poterlo guardare negli occhi. Lui mugugnò qualcosa e rafforzò la sua presa sul suo corpo.

-Scusami Draco –

Lui alzò le spalle.

-La prossima volta avvertimi prima- le disse con una punta di rancore nella voce.

Hermione acconsentì.

-Quindi mi assolvi da tutti i miei peccati?- gli domandò lei scherzando.

-Per te questo e altro- rispose lui pacato.

-Anche se ti dicessi che l’ho baciato?-

Draco l’afferrò per le spalle e le diede uno scossone.

-Tu cosa?!?- chiese assumendo una preoccupante tinta bordeaux.

Hermione gli ripeté la sua colpa.

-Tu hai baciato lui prima di me?!?- insistette Draco quasi urlando. Fortunatamente avevano reso la zona Imperturbabile.

-Hai detto che mi avresti assolto da tutte le mie colpe!- rispose lei.

-E infatti non ce l’ho con te, ma con quel vigliacco di un Ravenclaw che ha osato toccare le tue labbra, sebbene fosse noto a tutta popolazione di Hogwarts che mi appartengono!- esclamò furioso Draco.

- A dire il vero, mi ha chiesto il permesso di farlo-

Lo sbraitante Malfoy ammutolì.

-Scusa?- le chiese convinto di aver capito male.

-Cosa dovevo fare?-

Lui alzò un sopracciglio.

-Per esempio dirgli che hai contratto una strana forma di lebbra incurabile ed altamente contagiosa o, se proprio non volervi dirgli una bugia, potevi dirgli che sei una promessa sposa, la mia promessa sposa!- esclamò lo Slytherin sconvolto dall’ovvietà di quella domanda.

-Tu non sei Draco Malfoy - concluse la ragazza squadrandolo e stupendosi dei suoi frequenti cambi d’umore.

-Scusa, sono in astinenza da una settimana. Sto diventando come quella pazza di mia zia!- urlò portandosi la mano nei capelli.

-Abbiamo reso questa zona Imperturbabile, ti basterà far Evanescere il mozzicone- gli consigliò la Gryffindor.

- Hermione sei un genio!- disse quello mentre correva verso il comodino dove si trovava il suo intonso pacchetto di sigarette.

 

Quella notte, mentre tra una parola e l’altra Draco svuotava la sua personale riserva di tabacco, il Principe delle Serpi e la Regina dei Grifoni progettarono il loro piano.

Obbiettivo finale: truffare il truffatore.

 

***

 

Quella giornata si prospettava essere una delle peggiori della sua bieca esistenza. Sicuramente, pensò Draco Malfoy mentre continuava a camminare, quel giorno poteva essere piazzato immediatamente dopo quello in cui era stato marchiato come una qualsiasi bestia da soma e dopo la serata passata a tingere le piastrelle del bagno della Malcontenta di un acceso rosso scarlatto. Ma del resto, con il passare degli anni, aveva cominciato ad abituarsi a quella strana sensazione che, per motivi noti solo all’Illustrissimo Merlino, lo faceva sentire come un parafulmini per disgrazie. A tutto ciò poi, andava aggiunta la “cotta” che si era preso per Hermione, l’unica ragazza in tutta Hogwarts che non gliela avrebbe mai servita su un piatto d’argento, implorandolo di prenderla, e ringraziandolo dopo averle fatto provare quel magnifico senso di unicità che solo lui poteva dare. Ovviamente, lo Slytherin stava parlando dell’anima dell’orgogliosa Gryffindor, la quale, nell’ultimo periodo, stava dimostrando doti d’attrice melodrammatica da far invidia al Principe delle Serpi stesso. E il caro Belby, illuso caprone ignorante, ci stava cascando con tutte le scarpe.

In tutti questi aspetti negativi però, era riuscito a trovarne uno positivo: può un Ravenclaw alquanto promettente essere più fesso di un troll di montagna?

Domanda retorica.

Proprio in quel momento, raggiunse il campo da Quidditch della scuola. Gryffindor contro Hufflepuff, partita fantasticamente inguardabile.

Chi avrebbe vinto, la squadra dello Sfregiato Sfortunatamente Sopravvissuto o quella della Casa di Hogwarts che sembrava scegliere i propri membri in base alla loro cialtroneria?

Dilemma.

Forse avrebbe avuto una risposta al suo dilemma, se fosse riuscito a rimanere sveglio fino alla fine della partita.

Si guardò in giro in cerca di Hermione e del suo pidocchioso accompagnatore, i quali, ovviamente, sembravano aver deciso di prendere la cosa con calma estrema.

Draco rimpianse la mancanza di Blaise e Daphne. I due compagni di Casa infatti, non appena aveva proposto loro di andare a vedere la “partita” tra Gryffindor e Hufflepuff, avevano cominciato a costruire fantasiose scusanti tra loro contraddittorie. Alla fine Zabini, con poche parole come era solito fare, aveva posto fine alla discussione. “Sabato mattina dobbiamo scopare” . Inutile fu fargli notare che la frequenza con cui i due condividevano il letto era più alta di quella di qualsiasi roditore.

Il biondo si sistemò una spilla verde appuntata al colletto della giacca. Sull’oggetto tondeggiante scorrevano alcune frasi, delle quali la meno offensiva si concludeva con una richiesta di delucidazioni su chi, nella coppia Potter/Weasley, avesse ricevuto da Madre Natura gli attributi maschili.

Mentre sulla spilla la proposizione “Potter trovati un uomo” si muoveva pacata, Hermione e Belby comparvero all’orizzonte. I due ragazzi camminavano vicini sorridendo e chiacchierando in modo amichevole. Sembravano quasi sinceri. Quasi.

Sul volto del povero Ravenclaw vi erano ancora i segni della sua vendetta e dei tre giorni trascorsi da Madama Chips.

Certo, farlo svegliare una mattina senza i suoi due amichetti al loro posto, forse, era stato uno scherzo leggermente eccessivo, ma lui del resto si era macchiato con il reato più grave: toccare la sua Hermione. Sicuramente questo sarebbe stato un monito per i prossimi folli che avrebbero deciso di osare tanto.

L’aspetto più divertente di tutto ciò fu che, quando Hermione venne a sapere che aveva usato solo un incantesimo Dissimulante, la ragazza gli aveva detto che avrebbe preferito farglieli sparire definitivamente.

Quella Gryffindor, a volte, era diabolica. Molto spesso, a dire il vero, nell’ultimo periodo.

Fatto sta che questa aveva accettato la richiesta di Draco, acconsentendo a farsi accompagnare in infermeria tutti i giorni e a giurare solennemente di rispettare alcune semplici regole sul comportamento da tenere con il Ravenclaw. In cambio, la ragazza aveva voluto solo il suo silenzio sul duplice volto di Belby.

Aveva cercato di convincerla a raccontare la sua ipotesi a qualcuno. Ma il Preside, a parere della ragazza, era troppo impegnato per poter sprecare tempo con le sue idee e la McGranitt non avrebbe capito. Allora le aveva consigliato di parlarne con Drew, ma lei gli aveva risposto che non erano più in buoni rapporti.

La cosa gli sembrò strana ma purtroppo, ne ebbe la certezza quando poté percepire in prima persona la freddezza di entrambi durante il corso pomeridiano tenuto dal nuovo professore.

Draco concentrò completamente la sua attenzione sulla Gryffindor, pur sapendo che sul volto di Belby vi era un falso sorriso di circostanza a cui sarebbe stato suo dovere ricambiare. Il Ravenclaw, evidentemente, si offese e tirò a sé Hermione, allacciando un braccio attorno ai suoi fianchi e stampandosi in viso un ghigno soddisfatto.

Avrebbe voluto che la ragazza gli tirasse una sberla, ma sapeva benissimo che, se lo avesse fatto, la sua copertura sarebbe andata a farsi benedire dalla strega Morgana. Constatò piacevolmente che la ragazza, forse a causa della sua presenza, non rispose in alcun modo a quel gesto. Decise di accontentarsi, ripromettendosi di rendere le norme da lui stabilite per il loro patto più restrittive il prima possibile.

-Andiamo?- domandò Hermione, interrompendo il lungo scambio di occhiate truci dei due.

Malfoy aveva annuito vago.

Belby se ne era uscito con un “Certo, amore” che fece tendere tutti i muscoli dello Slytherin. Questa, per quel che lo riguardava, era una prova certa della falsità del ragazzo.

Bene, allora adesso posso ucciderlo dedusse Draco.

-Volete sedervi nelle tribune delle vostre Case?- chiese ancora la Gryffindor, quasi come se avesse il desiderio di liberarsi il prima possibile di quei due.

Ovviamente, Marcus disse che preferiva seguirla.

-Rinnegare la propria Casa per una ragazza- commentò Malfoy, mentre cominciava ad avviarsi verso le scale che lo avrebbero condotto agli spalti semivuoti verdi ed argentei degli Slytherin – Stupido, vile e banale-  commentò acido, abbassando la voce, sebbene sapesse di essere perfettamente udibile.

Belby gli rispose. La sua frase fu volgare e se ne pentì non appena Hermione cominciò a guardarlo sconvolta. E bugiarda, come lui.

Meglio di lui.

 

***

 

La partita fu più noiosa del solito. Oltre all’inutilità di quel rincorrere alcune palle a cavallo di insicuri trabiccoli di legno, quella partita ebbe anche la fortuna di essere completamente scialba. Già dopo i primi minuti infatti, con quasi sessanta punti di vantaggio, l’esito di quella partita era certo. Evidentemente, le ore supplementari di allenamento fortemente volute dal nuovo capitano Harry, ristabilitosi completamente, avevano sortito il loro effetto. Persino Ron, l’eterno insicuro, parava la Pluffa con una strana certezza nei gesti, molto vicina alla strafottenza. Ogni presa del Weasley poi, era accompagnata da una rumorosa ovazione da parte di Lavanda e di alcune ragazze da lei convinte ad alzarsi, fischiare e urlare il nome del suo fidanzato. Lo aveva chiesto anche a lei, leggermente rossa in viso per l’imbarazzo. Aveva acconsentito. Se Lavanda aveva avuto il coraggio di chiedere a lei di fare il tifo per il suo ex fidanzato pur di farlo felice, chi era lei per tirarsi indietro, evitando di fare una pessima figura imitando una scimmia urlatrice?

La cosa che più la impressionò di quella partita però, fu la grande affinità di Harry e Ginny. Pur giocando in due ruoli totalmente diversi, i loro occhi non smettevano mai di cercarsi, pronti ad intervenire nel caso in cui l’altro fosse stato in difficoltà. Potter, nel suo tipico atteggiamento da cavaliere della Tavola Rotonda, si era quasi preso un bolide in pieno petto, così da evitare che questo colpisse la sua gracile fidanzata. La quale, non appena vide il suo gesto, cominciò ad urlare che non aveva bisogno di una baby sitter. La Weasley gli ricambiò il favore alla prima occasione.

Hermione, osservandoli, ne ebbe la certezza.

Il loro era amore. Un amore semplice e sincero.

Li invidiò.

Voleva anche lei qualcuno con cui condividere quel sentimento, qualcuno che la capisse, qualcuno da amare.

Voleva smettere di essere sola.

-Come mai Malfoy non gioca più a Quidditch?- le chiese all’improvviso Belby.

Non capì immediatamente quella domanda, poi ricordò.

Non aveva visto la prima partita del campionato di Quidditch, quell’anno. Sapeva solo che i Ravenclaw avevano sconfitto gli Slytherin.

Tu non sai cosa ha passato e a cosa ha rinunciato per te le aveva detto Daphne Greengrass. Si era chiesta spesso a cosa si riferisse la ragazza.

-Scusa, devo andare- gli aveva risposto, alzandosi e dileguandosi rapidamente.

 

Aveva freddo. Stava ripercorrendo rapidamente la strada per il Castello. Harry, Ron e Ginny si sarebbero arrabbiati quando, a partita conclusa, lei non sarebbe andata a complimentarsi con loro.

Aumentò il passò.

Percepì una presa salda attorno al polso destro. Quell’idiota di Belby l’aveva già raggiunta. Si fermò e si voltò.

-Senti, Marcus … - cominciò.

Le parole seguenti le morirono in gola.

-Hai le mani gelide, Hermione – constatò un Draco Malfoy, leggermente preoccupato e appena affannato.

-Ho freddo. Sto tornando al castello- gli rispose lei, creando delle vanescenti nuvole di vapore ad ogni parola.

Lui si slacciò il giubbotto e, afferratele le mani, gliele condusse fino alla stoffa calda dei suoi vestiti. La ragazza percepì la consistenza tonica del suo corpo.

La strinse a sé.

-Cosa stai facendo?- gli domandò Hermione.

Lui alzò il sopracciglio destro.

-Mi pare ovvio, ti scaldo-

Le gote della Gryffindor si tinsero di un rosso acceso.

-Potrebbero vederci- disse lei, meno desiderosa di staccarsi da lui di quanto desse a vedere.

La presa di Draco si fece più sicura, mentre immergeva il viso nei suoi ricci profumati.

- Draco – lo chiamò.

Luì si spostò. Le loro labbra a pochi centimetri di distanza.

La baciò. In modo rude e passionale, liberando tutti i freni che si era imposto e smettendo, finalmente, di trattenersi. Lui la voleva, glielo aveva detto in tutti i modi che conosceva.

Lei lo aveva volutamente ignorato e ora doveva subire le conseguenze della sua scelta.

Immerse la mano destra nei suoi capelli, afferrandoglieli con forza e continuando a stringerla a sé.

Avvertì le mani di Hermione, che lui stesso aveva riparato sul suo corpo, allontanarsi e allungarsi sui fianchi della ragazza. Inerme e fragile tra le sue braccia.

Non si stava opponendo al suo gesto, ma non lo stava neppure condividendo con lui.

Di nuovo, solo lui cercava lei.

L’allontanò, conscio e colpevole.

-Scusami- aveva mormorato, con lo sguardo basso, mentre faceva aumentare con passi rapidi e ampi la distanza tra i loro corpi.

Si voltò.

Solo.

 

***

 

Draco se ne era andato. Forse spaventato, forse arrabbiato. 

Aveva interrotto quel loro contatto rapido e fugace, lasciandola lì sola.

Si portò una mano alla bocca, toccandosi le labbra ancora calde del bacio dello Slytherin.

Era sicura. In quei secondi troppo brevi in cui i loro corpi si erano accarezzati, aveva potuto sentirlo di nuovo. Ne era così certa perché le sue orecchie ne erano rimaste quasi assordate. Eppure, dopo tutto quel tempo, risentire il battito del suo cuore, agitato da qualcosa di diverso dalla paura, le era sembrato bellissimo.

Quel bacio le era sembrato bellissimo.

Lui era bellissimo.

Cominciò a correre.

Poco le importava dei capelli spettinati che si agitavano nel vento e del suo aspetto disordinato.

Corse, sentendo i suoi muscoli tendersi per accontentare le richieste sempre maggiori del suo cervello, in quel momento focalizzato solo su un unico pensiero. Raggiungerlo.

Lo vide sparire dietro il legno massiccio della porta d’ingresso della scuola. Aumentò ancora il passo, rischiando di non riuscire a fermarsi sull’uscio, che spalancò trafelata.

Lo vide salire lo scalone dell’atrio. Lo chiamò, piegandosi un attimo per riprendere fiato. Quando si rialzò i loro sguardi si incrociarono.

Nei suoi occhi grigi poté vedere un breve bagliore. In silenzio, le stava chiedendo le motivazioni del suo comportamento.

Hermione salì rapida le scale a due pioli alla volta.

Finalmente poteva raggiungerlo. Voleva raggiungerlo.

Doveva raggiungerlo.

Fu ad un passò da lui.

Inciampò sull’ultimo scalino.

Le braccia forti di lui la sorressero.

La ragazza sussurrò piano un ringraziamento.

-Devi dirmi qualcosa?- le chiese Draco.

-In realtà devo chiederti qualcosa- gli rispose Hermione.

Lo Slytherin alzò un sopracciglio.

Lei arrossì.

-Posso baciarti?-

 

Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.

Gioioso, gentile, grato.

-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.

Soddisfatto, solare, semplice.

Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.

Dolce, desideroso, destabilizzato.

Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.

Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.

Afrodisiaco, ansioso, attratto.

Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.

Posò la sua bocca sulla sua.

Indeciso, impressionato, innamorato.

Draco non attese oltre e rispose a quel contatto, afferrando nella salda presa delle sue labbra quelle di lei.

Mordicchiò piano il suo labbro inferiore, domandando con quel gesto il permesso di avere il pieno accesso alla sua bocca. Quella di lei si dischiuse leggermente.

Il calore che gli avvolse e la necessità di quel bacio troppo atteso li lasciò senza fiato.

Draco le concesse un attimo di pausa, che usò per piegarle la testa in modo che quel contatto fosse più comodo per entrambi.

La mano di Hermione si perse nei capelli ispidi e biondi della nuca di lui.

Inosservati, nascosti in un anfratto della scuola di Hogwarts, quella lunga danza continuò a lungo.

Note dell’Autore

Comincio subito questo spazio facendo un ringraziamento.

Grazie a Lady Annette, per il suo ineccepibile lavoro da correttrice di bozze, di questo capitolo e della quasi totalità di quelli precedenti, e per la sua comprensione.

 

Per quanto riguarda il capitolo, beh non è il mio preferito. Ho deciso di cambiare completamente la trama della mia storia (nella prima versione di You and Me, non si sarebbe scoperto così presto di Marcus). L’ho fatto per un motivo semplicissimo: mi sono reso finalmente conto (forse) che quella che sto scrivendo è una Dramione e che le mie lettrici vogliono questo. Vi starete chiedendo cosa me l’ha fatto capire. Vi rispondo che sono una serie di fattori, tra i quali alcuni (come il calo del numero di recensioni e la perdita di alcune persone che avevano messo la mia storia tra le ricordate) più visibili di altri.

Il fatto che Belby fosse un “malvagio Mangiamorte”, comunque, era già stabilito e, infatti, avevo piazzato due giganteschi suggerimenti per le lettrici più attente. Nella mia testa di sadico, però, c’era il forte desiderio di farvi adorare il suo personaggio, per poi distruggerlo con un colpo solo.

Alla fine, ho cambiato idea.

Risultato? Un Hermione prostituta e un Draco estremamente comprensivo.

Ho deciso di utilizzare la funzione “rispondi”, quindi niente pagine infinite con le risposte ad personam, questa volta (le risposte arriveranno il prima possibile, lo prometto).

 

Non era questo il capitolo “natalizio” che volevo “regalarvi”, ma, per problemi personali, ho deciso di prendermi una pausa. Quindi, Buon Natale a tutti!

Spero a presto,

 

Jerry

 

P.S.: grazie di cuore a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito.

 


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Capitolo 13
*** Christmas Present: Nightfall ***


Chapter thirteen, Christmas Present: Nightfall

A Lady Annette,
perchè, hai ragione tu, in fondo non mi hai chiesto la Luna ...

Hermione si avvicinò a Marcus, lo salutò sorridente e gli porse un pacchetto di carta blu ornato con un fiocco  eccessivamente sfarzoso di color rame. Il ragazzo squadrò prima il dono e poi lei.

-Come mai mi dai oggi il mio regalo di Natale?- le chiese con tono interrogativo.

Natale. Quei quasi quaranta giorni erano passati rapidi. Quaranta giorni dal suo primo bacio con Draco.

La ragazza contemplò per un attimo la possibilità di spiegarli che era tradizione Babbana quella di consegnare di persona i propri regali e non di spedirli via gufo, ma si disse che, vista la grande preparazione del Ravenclaw su tutto ciò che riguardava il suo mondo di provenienza, tutto ciò sarebbe stato solo un inutile perdita di tempo.

-Silente mi ha dato il permesso di cominciare le mie vacanze già da questa sera, quindi, siccome parto oggi e non domani e visto che non credo ci vedremo durante il periodo natalizio … -cominciò lei non sapendo fin da subito che pesci pigliare per spiegare una cosa che, ai suoi occhi, era estremamente semplice – Comunque, se vuoi, puoi aprirlo il giorno di Natale, non è necessario che tu lo faccia adesso- concluse lei un po’ troppo sbrigativa.

Il ragazzo sbiancò a quella risposta, con la paura di aver scontentato il suo obbiettivo dipinta negli occhi.

-Assolutamente no!- esclamò lui.

In un battere di ciglio, la carta che nascondeva il regalo era stata strappata, svelando il suo contenuto.

Una sciarpa, comprata con pochi soldi e di una sfumatura bluastra non delle migliori.

-Grazie, amore- disse questo con un sorriso gentile e appoggiando la sua mano sulla guancia morbida di lei.

Hermione rispose a quel sorriso falso con un altro altrettanto bugiardo.

Marcus la tirò a sé, per ricompensare quel suo gesto “gentile” con un bacio.

La Gryffindor vide le labbra di lui avvicinarsi pericolosamente.

Sapeva benissimo che, se si fosse fatta baciare, poi avrebbe dovuto subire un lungo interrogatorio da un Draco furioso e accecato dalla gelosia. Sapeva altrettanto bene, però, che, se avesse trovato un modo per sfuggire a quel contatto anche questa volta, il Ravenclaw avrebbe cominciato a sospettare qualcosa.

Fece rapidamente un voto a Morgana e agì seguendo l’istinto, sperando che questo non la portasse ad una rapida morte causata dalla bacchetta di Malfoy. Optò per la scelta più logica e, con un rapido movimento, prese l’iniziativa e posò un castissimo e rapidissimo bacio sulle labbra del ragazzo.

Belby rimase interdetto. Lei, si alzò e, dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Madama Pince per aver strusciato la sedia, si allontanò da Marcus, dicendo che aveva bisogno di un libro.

Superò alcuni scaffali e, dopo aver svoltato a destra, trovò finalmente Draco seduto per terra e appoggiato al muro, completamente assorto nella lettura di un grosso volume appoggiato sulle sue ginocchia.

-La Biblioteca- cominciò lui, voltando pagina e rimanendo in silenzio per alcuni istanti, forse attratto da un passaggio particolarmente interessante dell’opera che stava leggendo – Bel posto per un appuntamento romantico- continuò ironico, alzando lo sguardo sulla ragazza.

-Hai ragione- gli rispose lei – La prossima volta inviterò Marcus nel Bagno dei Prefetti, così, se qualcuno ci troverà nudi, avremo una scusa plausibile-

Malfoy chiuse gli occhi e si prese alcuni minuti per contare fino a dieci e  per permettere ad una discreta quantità di ossigeno di rinfrescarli il cervello.

-Chiedimi scusa per aver baciato quel muflone- disse gelido lui dopo aver catturato il suo sguardo.

-Stai scherzando?- gli domandò Hermione sconvolta.

-Io, a differenza tua, non mi diverto con battute di dubbio gusto- le rispose lui – E, comunque, per quale motivo saresti venuta immediatamente qui, altrimenti?-

Hermione, che aveva voluto assicurarsi che il ragazzo non fosse furioso, si pentì immediatamente della sua scelta.

-Scusa- mugugnò.

Sebbene il verso della ragazza avrebbe potuto significare un’infinità di cose, Draco decise di essere buono, così da mantenere intonso lo spropositato orgoglio della sua ragazza.

-Ora, implorami di non portarti via da questo posto che puzza di vecchio legandoti mani e piedi e gettandoti in spalla come un sacco della spazzatura-. Buono, ovviamente, per quanto un Malfoy potesse essere definito tale.

Hermione rimase basita.

-Non lo farò mai-

Lui sospirò.

-Allora, ci vediamo tra dieci minuti. Soli- sottolineò lo Slytherin, specificando, pur senza dirlo, che doveva liberarsi del muflone.

In quell’istante la voce di Belby riempì la stanza. La stava cercando.

Hermione afferrò il libro che teneva in mano Draco e corse in contro al suo spasimante.

I silenziosi tentativi del ragazzo di fermarla furono vani e, alla fine, dovette arrendersi e lasciarla andare.

Si alzò e uscì dalla biblioteca, passando per l’entrata secondaria.

Eppure, gli sarebbe piaciuto vedere la faccia di Hermione.

 

-Eccomi!- esclamò la ragazza, spuntando da dietro uno scaffale con il libro stretto al petto – Scusami, non riuscivo a trovarlo- continuò, scostando la sedia e poggiando il volume sulla scrivania.

Gli occhi lucidi di malizia di Belby, accompagnati da un perverso ghigno sbilenco, si spostarono dalla copertina del tomo alla scollatura della camicetta quasi completamente abbottonata di Hermione.

Scossa da quell’indagine improvvisa che tutto poteva sembrare tranne che gentile o educata, si portò di riflesso una mano a coprire il seno, già di per sè completamente nascosto, e lesse, con una rapida occhiata, il titolo dell’opera omnia che tanto aveva interessato Malfoy.

Le lettere si composero rapide nella sua mente a formare un parola dal retrogusto orientale.

“Kamasutra”.

La vergogna le colorò celere il viso e, con la stessa velocità, una serie di muti insulti nei confronti di Draco venne sfoderata dalla fantasiosa mente della Gryffindor.

Io lo ammazzo. Anzi, prima trucido tutti i suoi ormoni da toro infoiato, poi lo decapito!

Hermione ebbe solo il tempo per percepire con i suoi sensi da duellante l’avvicinamento della mano vogliosa del Ravenclaw verso il suo sedere.

E si atteggiava pure da gentiluomo, ‘sto Mangiamorte perverso!

Si scostò rapida, con le gote prede di un fuoco infernale e con il crescente desiderio di rifare i connotati a quel porco.

-Devo aver preso il libro sbagliato- buttò lì, mentre, intanto, cercava una scusa plausibile da utilizzare.

Belby prese il libro tra le mani e, dopo aver guardato a lungo l’immagine animata sulla copertina di quei corpi nudi e aggrovigliati in pose sempre più complesse, alzò lo sguardo sulla sua persona, come a dire che nessuno avrebbe potuto prendere un libro del genere senza volerlo veramente.

Hermione trattenne a stento il desiderio di afferrare la propria bacchetta per cominciare a scagliare Maledizioni a destra e a manca. Quel piacere, si disse, sarebbe dovuto toccare solo a quell’idiota di Malfoy. Agguantò il libro in questione e, dopo esserselo portato al petto, facendo attenzione a coprire quei tre o quattro scostumati che si stavano dando alla pazza gioia, uscì dalla stanza con passo marziale.

Forse, se Madama Pince non fosse stata completamente fuori di sé, avrebbe requisito quel libro assolutamente immorale, per poi, ovviamente, usarlo per animare le sue nottate assieme a Gazza lo Sghembo.

 

Quando lo vide, beatamente appollaiato sul basso muretto che affiancava la stradina sterrata che conduceva alla casa di Hagrid e, poi, alla Foresta Proibita, desiderò di ucciderlo.

Oltre ad averla messa in quella situazione sconveniente, infatti, il biondino si era pure dimenticato di dirle dove dovevano incontrarsi. Idiota. E lei, idiota il doppio di lui, si era anche dannata per non arrivare in ritardo!

-Sei in ritardo- le disse lui tranquillo, dopo aver espirato il fumo della sigaretta, che, come era solito fare, aveva acceso non appena ne aveva avuto la possibilità.

Hermione strinse i pugni, pronta a conficcarsi le unghie nella carne, pur di trattenersi.

Non appena si ricordò che era assolutamente stupido farsi del male per un impiastro come Malfoy, cambiò strategia e decise di utilizzare lo Slytherin come valvola di sfogo.

Gli si avvicinò, fino ad averlo a poco più di due metri.

Afferrò saldamente il volume a luci rosse e glielo lanciò, prendendo come bersaglio il bel viso aristocratico del biondo. Quest’ultimo, i cui riflessi erano stati rafforzarti dagli allenamenti per il suo ruolo di Cercatore nella squadra di Quidditch della sua Casa, lo schivò piegando la testa a destra, mentre, con fare strafottente, si portava nuovamente la sigaretta alla bocca.

-Sei troppo lenta e rumorosa per riuscire a colpirmi- disse lui – E comunque, dovresti cercare di essere un po’ più controllata. Ti scaldi per ogni minuscola cosa, Hermione -.

Il sermone saccente del ragazzo venne accompagnato dal simpatico corretto dei quattro abitanti della copertina del Kamasutra, i quali, dopo aver lungamente lavorato, si abbandonarono ad un melodioso orgasmo all’unisono.

Hermione afferrò la propria bacchetta, prossima ad esplodere.

- Silencio!-

Immediatamente, le figure animate tacquero.

- Wingardium Leviosa – continuò la ragazza, facendo levitare rapidamente il libro in aria.

Draco la guardò preoccupato.

- REDUCTO!- gridò la Granger, mentre mentalmente ringraziava Ginny per averle insegnato quell’incantesimo.

Lentamente, una polvere leggera planò verso terra, ammucchiandosi sull’erba verde.

Malfoy, stringendo la sigaretta tra le labbra sottili, cominciò ad applaudire piano, per poi smettere non appena la ragazza prese a dirigersi verso di lui.

-Alzati- gli ordinò fredda.

Lui, portandosi la mano alla fronte in un saluto militare, obbedì.

Con un gesto rapido, la Gryffindor afferrò la cicca del ragazzo e la gettò a terra. Infine, con un gesto teatrale, la spense sotto la suola della sua scarpa.

- Hey! – cominciò Draco sconvolto – Io le pago quelle!-

-Scusati- gli rispose lei senza calcolare minimamente i suoi brontolii.

Il Malfoy la squadrò dall’alto in basso.

-Per?- chiese, assumendo un’aria superba.

-Chiedimi scusa- insistette la ragazza.

I due, senza nemmeno rendersene conto, era pericolosamente vicini.

-Non lo farò mai- disse Draco alzando le spalle.

 

-Ok, ok!- urlò alla fine il giovane Malfoy – Scusami!-

Hermione, al suono di quella parola così soave, mollò immediatamente la presa.

Draco, invece, non appena fu libero, cominciò a massaggiarsi l’orecchio sinistro che, dopo l’assalto della Gryffindor, aveva assunto una poco promettente tinta bordeaux.

-Certo che sei proprio violenta!- esclamò esasperato, mentre costatava la vanità dei suoi tentativi di farsi passare il dolore.

-Potevi chiedermi scusa subito- gli disse lei, alzando le spalle tranquilla.

 

Si era allontanati dalla scuola, avvicinandosi alla Foresta, sperando che Belby non avesse deciso di seguire Hermione.

Per quel poco che lo conosceva, comunque, la ragazza si sentiva di scartare tranquillamente quell’ipotesi. Se era realmente un Mangiamorte, infatti, molto probabilmente, qualsiasi fosse la missione che Lord Voldemort gli aveva affidato, gli era stata imposta e quindi non si sarebbe dannato per inseguirla. Nell’eventualità alquanto improbabile in cui, invece, Marcus fosse un semplice ragazzo realmente innamorato della riccia, sicuramente avrebbe avuto il buonsenso di non seguirla, dopo quella pessima ed imbarazzante figura che aveva fatto.

Volendo evitare qualsiasi possibile ritorsione, comunque, Hermione, pur controvoglia, aveva lanciato l’incantesimo Muffliato che Harry aveva letto nel libro del Principe Mezzosangue. Inutile dire che, se Potter fosse venuto a sapere di ciò, lei avrebbe perso tutta la sua credibilità, già messa a dura prova dalla quantità industriale di voci che giravano sulla sua persona, di Prefetto severo e rigoroso.

-Dovremmo denunciarlo a Silente- concluse Draco, già afflitto per quella che sapeva sarebbe stata la risposta della ragazza.

-Non abbiamo ancora nessuna prova, Draco – gli rispose, infatti, lei.

-Probabilmente, se lo dicessimo ai professori, loro potrebbero trovarne molto più rapidamente di noi. Magari utilizzando un po’ di Veritaserum, o usando la Legilimanzia – provò ad insistere lui – E, comunque, a mio parere, tante piccole stranezze come quelle di Belby possono essere ritenute una prova-

Da quando lei e Malfoy si erano scambiati gli ruoli? Da quando lui era la persona accorta e lei quella stupida e recalcitrante?

-Voglio essere io ad incastrarlo, voglio che Voldemort sappia che non sono una preda facile come crede- gli rispose lei – Devo farlo, è una questione … –

-D’orgoglio- la interruppe Draco – Come al solito, del resto-

Lei abbassò la testa, distogliendo lo sguardo da quel cielo grigio che prometteva neve, così simile al colore cinereo dei suoi occhi.

-Testarda, orgogliosa, saputella, pudica, violenta e autolesionista- elencò Malfoy, mentre, scuotendo piano la testa, afferrava il suo pacchetto di sigarette – Me la sono proprio andata a cercare-

Hermione continuò imperterrita a fissarsi i piedi.

- Hey, stavo scherzando!- la rassicurò, dandole alcune pacche gentili sulla testa, come un padre amorevole avrebbe fatto con una bambina troppo esuberante.

Lei sorrise.

-Hai ragione tu, meglio dirlo ai … -cominciò, prima d’essere interrotta di nuovo da Draco.

-Due mesi, dopo il rientro dalle vacanze. Dopo questo periodo lo diremo ai professori, che tu abbia prove a favore della tua tesi o meno-

Mormorò un ringraziamento, lui alzò le spalle, portandosi la sigaretta alla bocca.

-Devo darti una cosa- cominciò all’improvviso Hermione, mentre cominciava a frugare nella sua borsetta, opportunamente ampliata con un incantesimo di Estensione Irriconoscibile – Oggi pomeriggio ritorno a casa –

Casa: un edificio vuoto e solitario.

-Quindi, siccome è tradizione Babbana consegnare i regali di Natale di persona, ecco il tuo!- esclamò riuscendo finalmente ad afferrare un pacchetto rettangolare verde e argento.

Draco, euforico per la notizia, gettò la sigaretta ancora a metà e afferrò la confezione.

La sua espressione mutò immediatamente quando vide il contenuto di quell’involucro.

Un libro.

-EGOCENTRISMO e VITTIMISMO: ecco la cura!- disse, leggendo il titolo sulla copertina.

“Guida per Principianti”, recitava una nota a piè di pagina.

-Un libro?- chiese Draco, trattenendo a stento un conato di vomito – Dimmi la verità … è uno scherzo?-

-No-

-E a Belby hai regalato una sciarpa?- domandò ancora il biondino.

-Si-

-Dimmi che hai una buona scusa per non avermi regalato qualcosa di meglio- la implorò.

Hermione sospirò.

Irrecuperabile.

-A dire il vero ne ho due- gli rispose, dopo aver riacquistato la calma – La prima è che non sapevo cosa regalarti, visto che i tuoi fondi alla Gringott occupano almeno una decina di camere blindate. La seconda, invece, nasce dal fatto che i miei genitori non pensavano di – si fermò per cercare la parola più adatta, la meno dolorosa – andarsene così presto e che non posso prevelare neppure un centesimo dal mio conto fino a quando non sarò diventata maggiorenne-

-Ma tu sei già maggiorenne!- esclamò esterrefatto Malfoy, colpito più dalla stupidità della frottola della ragazza che non dal contenuto della stessa.

-Lo sono nel mondo magico, ma per essere ritenuta una donna adulta, nel mondo Babbano, devo aver compiuto diciotto anni- gli spiegò tranquilla – Quindi, mi dispiace Draco, ma questo Natale è a risparmio-

Più volte Hermione, nei mesi precedenti, aveva potuto osservare la rapidità dei cambi d’umore del lunatico Draco, ma mai, prima di quel momento, lo aveva visto diventare serio così all’improvviso.

-Dovevi parlarmene- disse, cercando di celare la sua rabbia e il suo rancore – Se hai bisogno di soldi, devi solo chiedermeli-

Anche Harry, un giorno di alcune settimane prima, quando era venuto a sapere della sua situazione, aveva cercato di convincerla ad accettare il suo denaro in prestito e, come lui, pure Ron e Ginny, a nome di tutta la famiglia, si erano presentati con una manciata di galeoni. Persino Silente, nella sua infinita bontà d’animo, le aveva offerto una borsa di studio.

La sua risposta era sempre stata la stessa. Aveva chinato la testa di lato, sorriso e rifiutato gentilmente l’offerta.

E le costava ammetterlo, ma avrebbe preferito abbandonare Hogwarts e raggiungere i suoi parenti Babbani, pur di non essere costretta ad accettare i soldi di Draco. Come lui stesso le aveva detto, infatti, lei era troppo orgogliosa per abbassare il capo e accettare quell’aiuto che, nella sua testa, veniva catalogato sotto la voce “carità”.

-Non ti preoccupare, Draco. Durante queste vacanze di Natale andrò a trovare mia zia, la mia tutrice legale, e le chiederò di fare un piccolo prelievo a nome mio-

Percepì il calore della stretta delle mani dello Slytherin attorno alle proprie.

-Permettimi, almeno, di pagarti la tassa trimestrale- insistette Draco – La mia non è pietà, Hermione – specificò poco dopo.

E cos’è, allora?

Questo avrebbe voluto chiedergli, ma non lo fece, troppo spaventata dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

-Se ne avrò bisogno, te lo chiederò. Fammi parlare prima con zia Margot – acconsentì lei, alla fine.

Sul viso di Draco si dipinse il suo bellissimo sorriso. Sincero e vittorioso.

-Bene, allora. Spero di vederti presto- concluse, mentre, dopo aver afferrato il viso di Hermione tra le mani, si concedeva un lungo bacio troppo a lungo trattenuto.

Questo, infatti, era stato il patto silenzioso che i due avevano stabilito senza mai accordarsi veramente: fare incontrare le loro labbra solo quando l’astinenza dal sapore dell’altro diventava insopportabile.

Molto spesso, dunque.

 

***

 

Lo aveva promesso: nelle prime ore della giornata dell’indomani, la Vigilia di Natale, avrebbe abbandonato la casa dei suoi genitori e, usando la Materializzazione, di cui aveva superato l’esame da poco, avrebbe raggiunto la Tana, dove l’aspettavano l’intera famiglia Weasley, ad eccezione di Percy, il quale sembrava aver troncato i rapporti con i suoi consanguinei, e Harry, che, come lei, sarebbe stato ospitato dai rossi durante il periodo natalizio.

Percorse il vialetto di casa con passi instabili. Arrivò al porticato. In un angolo vi era ancora la poltrona dove, durante le serate estive, amava sedersi per leggere. Posò la sua valigia e, frugando nella sua piccola borsetta magicamente ampliata, prese a cercare le chiavi. Non appena le trovò, le infilò nella toppa della porta d’ingresso. Un tintinnio melodioso accompagnò il gesto con cui le fece girare nella serratura.

Posò la mano sulla serratura e l’uscio si aprì.

Afferrò il proprio bagaglio e, facendosi coraggio, entrò.

Riconobbe quella fragranza famigliare, nascosta dall’odore di chiuso. Aprì una finestra per cambiare aria.

Si guardò attorno.

Rivedere l’arredamento di quel salotto, accuratamente scelto da sua madre e poi nascosto con lenzuoli bianchi per preservarne la bellezza per volere di sua nonna, le mozzò il fiato.

Non appena lo distinse, sotto la candida stoffa con cui era stato ricoperto, lo raggiunse. Le sue mani tremanti riuscirono a scostare il telo leggero.

Il pianoforte di papà.

Si lasciò cadere sullo sgabello foderato e si perse ad osservare il susseguirsi dei tasti bianchi e neri. Ricordava le domeniche mattine in cui suo padre si accomodava su quello scranno, che ora occupava lei, e durante le quali, dopo aver scrocchiato le dita, cominciava a suonare, chiedendo spesso alla moglie di accompagnarlo cantando. Ricordava come suo padre cercò più volte, invano, di darle alcune lezioni, le quali si concludevano tutte con un forte mal di testa e lo scontento dei vicini.

Hermione si ripromise che avrebbe imparato. In memoria di suo padre.

Accarezzò un tasto e udì il suono che l’oggetto le rimandò.

Si alzò e afferrò la bacchetta. Scagliò alcuni incantesimi non verbali, come le aveva richiesto Drew, come aveva smesso di fare non appena aveva deciso di non seguire le lezioni private con il nuovo professore.

Cave Inimicum

Si era presentata al loro solito appuntamento, lui l’aveva guardata stupefatto.

Maleficio Reflego

Lei gli aveva chiesto i libri che doveva leggere per la volta successiva, lui glieli aveva consegnati.

Altera Oculis

Gli aveva detto che, essendo lo studio della magia Nera l’unico fine di quelle lezioni, non aveva più intenzione di prenderne parte. Aveva aggiunto, poi, che se fosse stato così gentile da indicarle quali volumi doveva leggere, avrebbe continuato ad approfondire le proprie conoscenze, seguendo, però, i propri ritmi. Lui, a malincuore, aveva accettato.

Qualcuno si avvicinò alla proprietà della famiglia Granger.

Immediatamente, Hermione fu felice di aver lanciato l’ultimo incantesimo, che aveva scoperto in uno dei tomi che il professor Kennan gli aveva consigliato.

Nella sua mente, infatti, poté vedere la zona circostante la sua casa e, concentrando la propria attenzione sulla porta d’ingresso, poté osservare lo sconosciuto.

Non appena lo riconobbe sorrise.

Era il suo vicino di casa, Christopher Hunt.

 

Nascose rapidamente la bacchetta e attese che il ragazzo suonasse il campanello. Il trillo non tardò ad arrivare ed Hermione, dopo aver contato mentalmente fino a dieci, aprì la porta.

Sorrideva. Di rimando, lo fece anche lei.

Non lo aveva mai visto triste, non lo aveva mai visto piangere o disperarsi. Sul suo viso c’era sempre un’espressione felice, qualsiasi fosse la situazione, con chiunque stesse parlando, qualunque fosse l’argomento principale trattato.

Il dolore, la morte, la sofferenza.

Lui le aveva vissute. Lui, a differenza sua, le aveva superate.

Si salutarono, concedendosi un abbraccio di conforto e alcune reciproche pacche amichevoli sulle spalle.

-Come stai?- le chiese, stringendole le mani. Il suo tocco era premuroso e la sua gentilezza rasentava una quasi distaccata cordialità.

Hermione rifletté rapidamente, come era solita fare dinnanzi ad un possibile pericolo.

Ripensò al buio del momento che aveva dovuto attraversare, alla fragilità del suo corpo e della sua mente e a quell’incomprensione che il mondo sembrava avere nei confronti di tutto ciò che usciva dalla sua bocca. Poi, si concentrò sulla sua cura, sul calore dell’amore che stava provando, sulla tangibile preoccupazione della sua voce. Ripensò a tutti i suoi difetti e a quelle numerose qualità che spesso celava. Ripensò a Draco, che prima era stato la sua ancora al mondo reale e che, lentamente e pazientemente, era diventato colui che la teneva per mano lungo l’impervio e tortuoso cammino della vita che aveva quasi rischiato di perdere.

-In via di guarigione- rispose, finalmente smettendo d’essere bugiarda con gli altri e con sé stessa.

Poche pagine la separavano dalla conclusione di quel libro, colmo di sofferenza e privo del normale senso logico. Avvertiva già la difficoltà a separarsi da quelle pagine ingiallite dal tempo a cui, in fondo, era affezionata. Eppure, non voleva fermarsi. L’inebriante desiderio di cominciare un nuovo romanzo non poteva più essere trattenuto.

-Vedrai che supererai anche questo- continuò Chris, cercando di nascondere la folle contentezza che gli dava rivederla più felice e tranquilla dopo tutto quel tempo.

Hermione gli offrì un tè caldo, che l’amico di infanzia accettò ben volentieri. Fortunatamente, il giovane Hunt non si accorse del rapido gesto della bacchetta con cui la ragazza fece comparire dal nulla alcune bustine per preparare la bevanda. Purtroppo, credendo che la Gryffindor non avesse intenzione di far ritorno presto in quel luogo, sua zia e sua nonna avevano eliminato tutto ciò che c’era di commestibile in quella casa.

Del resto, sebbene nessuna delle due lo sapesse, quella dove in quel momento stava soggiornando era la scena di un delitto. Magico, certo, ma non per questo motivo meno sanguinoso e truculento.

-Hai progetti per questa sera?- le chiese Christopher poco prima d’uscire dalla porta d’ingresso dell’abitazione.

Hermione scosse piano la testa.

-Beh, se vuoi puoi venire a casa mia. Ordino una pizza, guardiamo un film alla tv e chiacchieriamo un po’ dei bei tempi andati come due vecchie nonnette bisbetiche. Niente di formale, solo una serata passata in compagnia di un vecchio amico che non vedi da tempo- propose lui.

- Sarebbe fantastico!- rispose immediatamente Hermione.

-Bene, a casa mia alle sette, allora. E ricordati, non puoi perderti, sempre dritta e poi a sinistra, dall’altra parte della strada- disse ridacchiando il ragazzo, mentre, girandosi di spalle, percorreva il vialetto pavimentato che conduceva al cancelletto della proprietà della famiglia Granger.

 

Chris aveva detto “niente di formale” e lei lo aveva preso alla lettera. Certo, aveva fatto attenzione a non infilarsi i pantaloni del pigiama, anche perché era certa che Chris, visti i coniglietti rosa con cui era decorato l’abito in questione, l’avrebbe fatta rinchiudere in qualche ospedale psichiatrico. Restava il fatto, comunque, che aveva scelto i pantaloni più comodi che aveva a disposizione e una larga felpa da uomo che Harry le aveva prestato una sera e che non gli aveva ancora restituito.

Seguendo le precise istruzioni di colui che l’aveva invitata, aveva attraversato la strada e, dopo aver voltato a sinistra, si era ritrovata di fronte alla modesta abitazione degli Hunt. Niente di eccessivo, una casa come tante e piuttosto anonima sotto molteplici aspetti. Tra questi ultimi, ovviamente, non rientrava il colore giallo acceso della vernice con cui erano stati dipinti i muri dell’abitazione.

Suonò al campanello.

Il padrone di casa le aprì presto.

Hermione trasse un sospiro di sollievo quando vide gli abiti del ragazzo, un paio di pantaloni di tuta e una maglietta nera a maniche corte.

Fortunatamente, la parola “informale” aveva lo stesso significato per entrambi.

Così, lei entrò, ringraziando il giovane che la invitava a mettersi comoda, inchinato in modo platonico. Chris, strusciando sul pavimento le pantofole grigie in cui aveva infilato i piedi nudi, la condusse fino al salotto e, dopo aver atteso che lei si accomodasse, come lui stesso le aveva consigliato, si spaparanzò sul divano. Dopo aver incrociato le gambe, le indicò una pila di DVD e le chiese di scegliere quello che preferiva.

 

Il ragazzo aveva appoggiato sul tavolino la scatola contenente la pizza, ormai vuota a metà.

-Allora, hai un fidanzato?- le chiese Chris a bruciapelo, mentre si passava una mano sulla pancia piena.

-Diciamo che non lo è in modo ufficiale, ma che può essere ritenuto tale- gli rispose ambigua Hermione. Il ragazzo, educato come al solito, non indagò con domande indiscrete che avrebbero potuto metterla in agitazione.

-È quel biondino senza un minimo senso dell’umorismo che ti accompagnava al funerale dei tuoi genitori?-

Hermione rispose con un cenno affermativo della testa.

Il suo vicino rimase in silenzio.

-Indubbiamente è un po’ antipatico, ma credo sia il ragazzo giusto per una come te-

-E cosa te lo pensare?- domandò colpita dalla sua uscita.

-Mi ricordo come ti guardava, come ti teneva vicina, come mi osservava pronto ad azzannarmi alla gola- le rispose lui tranquillo.

Hermione sorrise. In effetti, Draco era molto protettivo. Forse, possessivo era una parola più corretta, a dire il vero.

-E tu invece? Hai una ragazza?- domandò curiosa Hermione. Prima o poi, si disse, la sua bramosa voglia di conoscere l’avrebbe uccisa.

-Da quando un paio di settimane fa, guardandomi allo specchio, ho visto un paio di corna di troppo sulla mia testa, sono felicemente single-

Hermione, mortificata per la pessima figura, cercò di consolarlo, rinunciando non appena capì che il ragazzo non aveva alcuna necessità d’essere rallegrato. Era fin troppo contento.

La serata, tra un trancio di pizza e l’altro, proseguì rapidamente e, verso le undici, Hermione, scusandosi, si ritirò per la prima notte nella sua casa dopo molto tempo.

Il giorno dopo, nella prima mattinata, avrebbe raggiunto la Tana dove sapeva benissimo l’aspettava ansiosa e bisognosa d’appoggio Molly Weasley, con Bill e la sua fidanzata ufficiale Fleur Delacour.

 

***

 

Ginny era già di ritorno dalla sala da pranzo, dove aveva appena finito di preparare la mastodontica tavolata, Allungata con un incantesimo da suo padre per poter ospitare tutta la famiglia.

- Ginevra, per favore, controlla che non si bruci l’arrosto mentre vado un attimo da tuo padre- le ordinò suo madre Molly, dopo aver lanciato una rapida occhiata al suo speciale orologio. Lo faceva sempre, nell’ultimo periodo. Del resto, era l’unico modo con cui la donna poteva assicurarsi che suo figlio Percy, il quale aveva troncato di netto i rapporti con la propria famiglia, stesse bene. La lancetta del nuovo “leccapiedi del Ministro”, come lo aveva definito Fred, comunque, era perennemente puntata sulla parola “Lavoro”. Stava bene, dunque. Sempre se quel suo eccessivo attaccamento alla sua minuscola scrivania al Ministero potesse essere ritenuto un sintomo di sanità mentale.

La rossa ultimogenita della grande nidiata dei Weasley mescolò distrattamente la pietanza che la madre le aveva lasciato in custodia, sospirando pesantemente. Molly, infatti, l’aveva strappata con la forza dal salotto, dove, assieme ai gemelli, Ron, Harry ed Hermione, stava progettando uno dei nuovi prodotti dei Tiri Vispi Weasley. Va detto che l’unica ad avere un ruolo che potesse essere definito tale in quest’impresa, oltre a Fred e George, era Hermione, la quale stava snocciolando molteplici nozioni della sua invidiabile conoscenza come se niente fosse.

Qualcuno bussò alla porta.

Ginny, pulendosi le mani in uno strofinaccio, si avviò verso l’uscio. Probabilmente, si disse, era Charlie, finalmente ritornato a casa dopo una lunga assenza.

La sua bocca, in un moto involontario, si spalancò dallo stupore.

-Buon Natale!- esclamò Drew con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

-Auguri- riuscì a rispondere lei, troppo presa ad osservare sconvolta l’accompagnatore del professore.

Draco Malfoy, con la migliore delle sue espressioni schifate, la stava guardando dall’alto al basso, giudicando, assieme ai vestiti che indossava, anche i penosi gusti nel campo dell’arredamento di mamma Weasley.

-Che ci fa lui qui?- domandò, cercando d’essere discreta, con un cenno della testa.

Drew, ridacchiando, le si avvicinò e le parlò all’orecchio.

-Deve parlare con Hermione –

Evidentemente, si disse la Rossa, la sua migliore amica le stava nascondendo qualcosa. Prima si era presentata al funerale dei suoi genitori tenendo a braccetto niente meno che il Principe delle Serpi, poi l’aveva vista passare la grande maggioranza delle sue ore con Belby, con cui sembrava aver cominciato una storia seria. Ed ora, a meno di un’ora dal pranzo di Natale, Malfoy si presentava a casa sua, in tutta la sua schifosissima superbia.

- Drew!- esclamò Molly, rientrando nella stanza. Il ragazzo, superando con un’agile mossa la ragazza, raggiunse la padrona di casa, la quale gli spiaccicò un affettuoso bacio sulla guancia, che non fece altro che aumentare la gaiezza del giovane.

Ginny, intanto, aveva preso a squadrare il biondino, il quale, come al solito, riponeva nei suoi atteggiamenti la solita superiorità.

-Te la vado a chiamare- disse lei, voltandosi rapidamente, ben contenta di non dover più guardare quella faccia da pirla che voleva profondamente prendere a schiaffi.

 

Finalmente, quella fessa della Piattola si decise a rendersi utile, liberandolo dalla sua riprovevole presenza. Drew, intanto, che si era offerto di accompagnarlo, dopo essersi sbaciucchiato con la vecchia, aveva preso a chiacchierare amabilmente del più e del meno con la stessa. Certo che quel ragazzo ne ha di stomaco, pensò Draco.

Dopo quasi due minuti d’attesa, Hermione decise di accordargli la grazia, presentandosi al suo cospetto.

Lui, l’erede della famiglia Malfoy, era stato costretto ad attendere.

Chiunque, al posto della bella Gryffindor, sarebbe stato torturato a morte e, probabilmente, la Granger, conoscendo la sua agiata posizione nei suoi confronti, aveva deciso di prendersela comoda.

Draco si ripromise di fargliela pagare in qualche modo, per poi lasciar cadere immediatamente i suoi propositi non appena la vide.

Splendida, dannatamente splendida.

 

Drew le fece gli auguri e lei gli ricambiò, più fredda di quello che avrebbe voluto essere.

Poi, prestò immediatamente la sua totale attenzione a Draco. Se era lì, doveva avere un buon motivo.

-Ciao, Draco - cominciò lei.

-Devo parlarti- le rispose lui muovendo alcuni passi nel giardino della famiglia Weasley, in quel momento imbiancato da un sottile strato di neve.

Rimasero ad osservarsi in alcuni istanti.

Poi, Hermione, dopo aver cominciato a passarsi rapidamente le mani sugli avambracci nudi, decise di prendere parola.

-Possiamo fare in fretta?- gli domandò, agitando un po’ le braccia per spingerlo a parlare, pentendosi immediatamente della sua azione e stringendosi le braccia nuovamente al petto nel tentativo di porre fine ai tremori causati dal freddo.

Lui spalancò gli occhi, offeso.

-Non sei felice di vedermi?- le chiese gelido, più dell’aria di quel dicembre inoltrato.

-Non mi sono presa la giacca. Ho freddo- gli rispose lei aspra.

Un ghigno malizioso si aprì sulle labbra del biondo.

-Vuoi che ti scaldi io?-

-Certo- rispose Hermione, bloccando subito con un gesto imperioso della mano il ragazzo che le si stava già avvicinando – Così, saremo sicuri che tutti sapranno dei miei timori su Marcus. Idea geniale, la tua –

Lui sospirò e scosse piano la testa.

-Dimentichi il vantaggio più importante, amore- commentò Draco divertito dalla situazione – Eliminato quel verme dalla faccia della Terra, io dovrò smettere di dividerti con altri e potrò, finalmente, saltarsi addosso anche in pubblico-

- Draco, amore, lascia che ti dia un consiglio- cominciò lei in risposta – Non devi sforzarti d’essere squallido, lo sei già di natura-

L’altro ridacchiò in modo poco convincente e, poi, rimase in silenzio.

-Allora?- disse la Gryffindor, con le braccia incrociate e con un piede che, puntellandosi su un lungo tacco sottile, batteva un ritmo incalzante, che quella discussione palesemente non aveva.

-Ok, generale Granger – scherzò lui – Sono venuto qui per due motivi. Il primo – cominciò, avvicinando le labbra al orecchio di lei e prendendo a sussurrare – è che dovevo assolutamente dirti che per me è stato un piacere, sia lo starti vicino, sia il sapere che, se non fosse per il fatto che tutta la famiglia Weasley ci sta osservando dalla finestra, mi strapperesti i vestiti di dosso e mi obbligheresti ad appagare tutte le tue fantasie perverse … -

Hermione, fingendo di non aver udito l’ultima parte del suo discorso, sorrise. Aveva pensato per giorni interi a cosa scrivere su quella prima pagina di quel manuale strampalato che gli aveva regalato. Voleva che fosse qualcosa di sincero, di speciale, di vero. Voleva che fosse la più bella dedica che Malfoy avesse mai ricevuto. Purtroppo, la sua Musa ispiratrice aveva ben pensato di lasciarla a piedi. Maledetta.

Infine, aveva deciso di scrivere ciò che pensava.

“Grazie, per tutto. Con affetto, Hermione”

Che poi da quella minuscola dichiarazione d’affezione la mente di Draco avesse tratto conclusioni inspiegabili e che, ovviamente, la vedevano completamente senza vestiti, era irrilevante.

Arrossì, come una bambina pudica al primo bacio.

-Il secondo motivo, invece, è che devo darti questo- continuò, slacciandosi alcuni bottoni della lunga giacca nera.

Questo ragazzo è veramente malato, constatò mesta Hermione.

-Spero ti piaccia-

Ed estremamente perverso, pensò, continuando il filo interrotto dei propri pensieri.

Poi, vide comparire un piccolo muso nero, accompagnato da un flebile miagolio.

-Lo so- la interruppe quando la vide in procinto di parlare – È tradizione Babbana, oltre che consegnare di persona i propri regali, anche quella di incantarli. Ma ti giuro che ho fatto di tutto per convincerlo a stare fermo mentre lo avvolgevo nella carta regalo!- esclamò lui, alzando la mano destra ricoperta di graffi più o meno profondi.

- È per me?- chiese la ragazza incredula.

-No, è per mia zia Bellatrix!- le rispose – Certo che è per te, per quale motivo sarei venuto qui altrimenti?-

Lei continuò ad arrossire, assumendo una tinta quasi bordeaux e smettendo di avere freddo.

-Grazie-

-Prego-

Rimasero in silenzio.

-Posso prenderlo?-

-Finalmente me lo hai chiesto! Ma sei proprio sicura, amore, di volerlo fare con il pubblico, la prima volta?- disse Malfoy ghignando.

Hermione finse di spazientirsi e tese le mani verso il piccolo animale, il quale sembrò essere ben felice di allontanarsi da quello psicopatico biondo platinato.

Il piccolo gattino dal morbido pelo nero, interrotto solamente da una piccola macchia bianca quasi circolare sulla fronte, fece le fuse quando le mani gentili di lei lo accarezzarono.

L’esserino, forse a causa del rigido clima, forse per la presenza di Draco, tremava e la riccia, impietosita di quella che ancora non sapeva essere un bestia infida almeno quanto la persona che gliela aveva regalata,  se lo strinse al petto. Ciò che ottenne, fu la gioia del gatto e un commento stralunato da parte di quello che oramai doveva ritenere, se non il suo fidanzato ufficioso, almeno il suo amante segreto.

-Sei ingiusta, Hermione! Io, per arrivare dove si trova quella palla di pelo, sto lavorando da anni!- esclamava esterrefatto, sottolineando minuziosamente quanto ciò gli avesse levato intere nottate di sonno.

-Me lo hai regalato tu, amore- gli rispose tranquilla lei, mentre giocava con il suo regalo.

-Non infierire, per favore- mugugnò lui – Almeno lo avessi preso femmina!-, esprimendo i suoi pensieri ad alta voce.

 

Inutile cercare di negarlo, Hermione aveva occhi solo per qual dannato gatto, di cui aveva già scelto il nome. Nightfall … Non ha proprio un minimo di gusto per i nomi! Devo ricordarmi d’essere io a scegliere i nomi dei nostri futuri e numerosi marmocchi … pensava Draco, mentre la fissava estasiato prendersi cura di qualcuno più debole di lei. Come lui aveva fatto con lei. E alla fine, come quel gatto stava facendo con quei suoi miagolii riconoscenti, anche lui aveva ricevuto da lei una giusta ricompensa. Le sue labbra, il suo respiro, il suo profumo.

-Ti ha regalato qualcosa il tuo amico Belby?- le chiese all’improvviso.

Lei distolse l’attenzione dalla bestiolina che stava coccolando solo per alcuni istanti, poi aveva abbassato la testa, cominciando a parlare con il felino.

-Lo senti com’è morbosamente possessivo, Nightfall?-

L’essere, che Malfoy cominciò da quel momento ad odiare, emise un verso, che la Gryffindor, ovviamente, interpretò come un assenso.

-Credo sia una collana- gli rispose piatta.

-Credi?- domandò Draco – Non hai ancora aperto il pacchetto?-

Lei sorrise. Splendidamente superba e conscia della propria intelligenza.

-No, e non lo farò fino a quando non sarò sicura che qualcuno non ci abbia lanciato qualche strano incantesimo o che sia Maledetta. Chiederò a Malocchio di darci un’occhiata- continuò lei, ancora distratta dallo scricciolo infreddolito.

-Ragazzi, entrate o vi prenderete un malanno!- urlò Molly - mamma premurosa -  Weasley, socchiudendo appena la porta.

Hermione fu la prima a muoversi, seguita, di controvoglia, dal Malfoy, che le si teneva a distanza di qualche passo.

Non appena il tepore della cucina sciolse il gelo formatosi sulla pelle dei due ragazzi, questi notarono che la stanza era alquanto affollata.

Fred, affranto, stava dando alcune banconote a George. Evidentemente non avevano perso quel brutto vizio delle scommesse, che avevano preso quando ancora frequentavano Hogwarts. Memorabili erano, infatti, le loro bische clandestine, inutilmente cercate d’essere fermate da Gazza.

Harry era pallido, quasi quanto Draco, e sembrava reggersi a stento in piedi.

Fleur e Bill si teneva stretti, rimembrando, molto probabilmente, il loro primo appuntamento.

Ginny, invece, continuava a guardare prima Hermione, poi Draco ed, infine, Nightfall. Fu chiaro ad entrambi gli amanti secreti che, se la ragazza aveva da sempre palesato qualche dubbio sul rapporto che gli univa, ora doveva avere la certezza che la loro non era una semplice amicizia.

Infine, Ron sembrava non aver capito nulla. Del resto, il Rosso non vedeva l’ora di chiudersi nella sua stanza in soffitta per scrivere una lettera alla sua adorata Lavanda.

- Draco ti fermi a pranzo?-

La domanda, rivolta da un sorridente signora Weasley che mescolava con attenzione lo stufato, sconvolse tutti i presenti. Draco per primo.

-Mi dispiace, signora Weasley, ma ho promesso a mia madre che sarei ritornato il prima possibile- rispose educato il biondo, cercando di non fare qualche pessima figura causata dall’agitazione che quella situazione gli aveva iniettato in vena.

-Beh, sinceramente, credo che anche mia cugina Narcissa, pur di non star sola a Natale, preferisca la nostra compagnia- disse la donna, sottolineando con quell’aggettivo possessivo quell’allegra famiglia allargata formata da traditori del proprio sangue e Sanguesporco. Perché Draco lo sapeva bene: i Weasley, assieme a Potter, erano la famiglia della sua Hermione. L’unica che le restava.

-Indubbiamente- riuscì solamente a dire il Purosangue.

Fortunatamente, in suo aiuto, intervenne Drew.

-Bene, allora, io vado a prenderla!- annunciò mentre, rapidamente, si chiudeva la porta d’ingresso alle spalle per poi sparire immediatamente con una veloce Smaterializzazione.

Nella stanza calò il silenzio.

-Bene, Hermione, noi dobbiamo tornare al lavoro!- esclamò George dirigendosi verso il salotto, seguito a ruota dal gemello, da Ron e da Harry.

Hermione si incamminò poco dopo, posando una mano sul braccio di Draco e cominciando a trascinarlo.

-Ti prego non lasciarmi solo con questa banda di pazzi squilibrati!- la implorò il ragazzo cercando di non farsi udire da nessuno degli appartenenti di quella famiglia.

Hermione rise e, ben presto, alla sua risata si unì quella di Ginny, che, dopo aver finalmente ottenuto il congedo dal servizio militare da sua madre, si era tolta il grembiule a fiori, un tempo appartenuta a sua bisnonna Cedrella, e si era lanciata all’inseguimento dei due.

-Non ti preoccupare, Malfoy, non siamo così mal ridotti da mangiare le carogne come te-

 

Quindici minuti più tardi, Drew, accompagnato dalla signora Malfoy, bussò nuovamente alla porta dei Weasley.

Non appena la porta si aprì, con un cenno della mano, il ragazzo invitò la donna a precederlo. Lei, gli sorrise gentile, e, dopo averlo ringraziato, entrò.

Una cosa era ovvia: Draco Malfoy non aveva ereditato nulla dalla madre.

-Piacere, signora Weasley, io sono Narcissa Malfoy – disse la donna, porgendo rispettosamente la mano alla padrona di casa.

Questa per poco non scoppio a ridere.

-Ti prego, dammi del “tu” e chiamami Molly!-

La bionda signora sembrò sospirare di sollievo.

-Bene, allora io sono Narcissa – disse sorridente la Purosangue – Posso darti una mano?-

Molly accettò ben volentieri, felice di poter dividere l’arduo compito di sfamare due intere squadre di Quidditch con qualcuno.

Le due donne, lasciate sole da Drew, che aveva deciso di andare a trovare Arthur Weasley, il quale si era rintanato nel retro della casa, cominciarono a parlare del più e del meno.

-E, infine, al quinto tentativo, è nata Ginny. Una vera faticaccia avere un bambina, credimi!- aveva detto, dopo aver concluso il lungo elenco della sua prole.

-Mi sarebbe piaciuto avere una bambina, -cominciò Narcissa – ma purtroppo al mio primo tentativo è nato Draco e, assicuratosi un erede, mio marito ha deciso di non avere più altri figli-

-Mi dispiace- la consolò Molly, passandole una mano grassottella sulla spalla.

-Alla fine Lucius aveva ragione. Guarda cosa ha dovuto sopportare Draco, guarda il tatuaggio che ha sul braccio sinistro. Non sono stata una buona madre, avrei dovuto fermare quei pazzi- disse la sua interlocutrice – Ma non ne ho mai avuto la forza e il coraggio – continuò, trattenendo a stento le lacrime.

La signora Weasley, donna gentile e amorevole, l’abbracciò.

 

-Bene, ora che abbiamo applicato l’incantesimo d’Estensione Irriconoscibile, dobbiamo decidere cosa porre all’interno del Kit di Pronto Soccorso Magico- stabilì Hermione – Prendete carta e penna – continuò rivolta a George e Fred.

-Essenza di Dittamo, Ossofast, Pozione Corroborante, Pozione Pepata, Pozione Soporifera, Pozione Singhiozzante e, perché no, un po’ di pasticche Vomitose, come estremo rimedio per l’ingerimento di sostanze allucinogene- elencò Hermione, assistendo, ad ogni nome, al crescere del luccichio negli occhi dei due gemelli – Consiglierei, poi, di imporre un Incantesimo di Rabbocco di buona fattura sulle ampolle delle pozioni, così che queste si riempiano autonomamente. Renderebbe il nostro Kit un oggetto davvero insostituibile e molto utile, visto il poco spazio che occupa- propose la ragazza, prendendo in mano una piccola scatola di plastica bianca con un croce rossa disegnata sopra.

- Hermione, lasciatelo dire … - cominciò George.

-Sei un genio!- concluse Fred.

-E voi mi dovete il quaranta per cento dei vostri guadagni, ricordatevelo!- rispose Hermione.

Un applauso interruppe quella conversazione.

-Scusate se mi intrometto, ma vi consiglierei di aggiungere alla lista dei medicinali anche una boccetta di Pozione Rimpolpasangue –

Draco, non appena sentì quella voce, sembrò ridestarsi. Sua mamma.

I proprietari dei Tiri Vispi Weasley guardarono Hermione, con un tacita domanda nello sguardo.

-Oh, la signora Malfoy ha ragione, è un’ottima idea- confermò.

I due, immediatamente, si chinarono sulle loro rispettive liste e presero un appunto.

Draco, intanto, si era alzato e le era andato incontro, facendo cenno ad Hermione di seguirlo.

-Mamma, questa è Hermione Granger. Hermione, questa è mia mamma, Narcissa Malfoy – le presentò Draco, alquanto imbarazzato.

-È un piacere, signora Malfoy – disse Hermione, stringendo la mano alla donna.

-Chiamami Narcissa, Hermione – le rispose l’altra – Non è che saresti così gentile da presentarmi ai figli di Molly e ad Harry? Sai non credo che mio figlio sia proprio in buoni rapporti con loro … – le sussurrò all’orecchio, cosa che tinse le gote di Draco di rosso.

-Certamente!- esclamò entusiasta Hermione.

Draco non è suo figlio pensò la ragazza, fortemente convinta che il ragazzo fosse stato posto nella culla sbagliata quando era al San Mungo.

 

***

 

Il pranzo abbondante oramai volgeva al termine. Pochi erano i sopravvissuti alla sfilza di antipasti, primi, secondi e contorni. Tra questi, Ron e Drew sembravano essere i meno provati, seguiti a ruota da Charlie, Fred e Bill. Hermione e Ginny si erano fermate alle prime portate e, per il resto del pranzo, continuarono a rifiutare gentilmente le pietanze che venivano servite contemporaneamente da Molly e Narcissa, le quali sembravano conoscersi da una vita e che andavano d’amore e d’accordo. Fleur, invece, troppo attenta alla sua linea, ingurgitò solo un’insalata leggera e ciò, ovviamente, non fece altro che aumentare l’odio di mamma Weasley nei suoi riguardi. Così, il povero Bill fu costretto, pur di acquietare le acque, a mangiare anche le porzioni che la madre aveva preparato per la fidanzata.

Draco, seduto tra Hermione e la signora Malfoy, ebbe indubbiamente l’idea più astuta e decise, fin dall’inizio del pranzo, di assaggiare tutto, prendendone una piccola quantità. Arthur Weasley, temprato dai molteplici anni di matrimonio che pesavano sulla sua coscienza, lo imitò. George e Harry, invece, non ebbero la stessa accortezza e, pur cercando di reggere i ritmi di Ronald, si ritrovarono ben presto sazi e con un piatto sempre pieno da svuotare.

-Sai, Drew, Ron e Ginny sostengono che tu sei uno dei maghi più potenti che Hogwarts ha mai sfornato- cominciò Fred, armandosi di una bella dose di sfrontatezza – Non è che ci fai vedere cosa sai fare?-

Molly e Arthur Weasley lanciarono un’occhiata di rimprovero al figlio, il quale, però, fu certo di vedere una certa ammirazione negli occhi di suo padre.

Drew ringraziò i due Weasley più giovani, mentre sorrideva, sazio e felicemente colpito.

-Certamente, Fred – acconsentì il ragazzo – Chi vuole duellare con me?-

La stanza ammutolì. Ron, Harry e Ginny cercarono rapidamente un modo per diventare invisibili o, almeno, per riuscire a nascondersi sotto la tavola. Hermione, invece, pur incontrando la muta richiesta nello sguardo del professore, che molte volte le aveva dato lezioni private, non accettò il suo invito. Non era da lei, che non aveva paura di niente, che non aveva riflettuto più di dieci minuti prima d’accettare la sfida che lo stesso Drew le aveva lanciato davanti a tutta la Sala Grande.

Non si sono ancora riappacificati pensò Draco, troppo preso ad osservare la maschera calata sul viso della sua ragazza. Devo parlarle.

George se ne uscì con un “Che peccato, ho lasciato la bacchetta sul balcone in negozio”, lasciando il fratello, come si suole dire tra i maghi scaricatori di porto, nelle feci di un Ippogrifo.

Fred cominciò a guardarsi in giro preoccupato, mentre, intanto, Fleur rifiutava elegantemente l’offerta, seguita dal promesso sposo, troppo appesantito dal cibo per combattere, e da Charlie e Arthur, entrambi lamentanti acciacchi dovuti, rispettivamente, dal lavoro stressante e dall’età.

-Ehm … -cominciò l’ultimo rosso rimasto, cercando di trovare una buona scusante per lasciare l’onere e l’onore di combattere con Drew a sua mamma.

-Beh, se nessuno si candida, lo faccio io- disse Narcissa Malfoy, di ritorno, assieme a Molly, dalla cucina, dove con due colpi esperti di bacchetta avevano costretto una spugna e uno strofinaccio a lavare ed asciugare i piatti sporchi.

-Perfetto!- esclamò entusiasta il ragazzo – Dove possiamo duellare?-

 

L’intera famiglia si era spostata nel retro della Tana dove, dopo essersi scambiati l’inchino che voleva il Galateo del Duellante, Drew e Narcissa avevano cominciato a duellare.

-Spetta alla signora la prima mossa- aveva detto tranquillo il ragazzo.

La donna era rimasta per alcuni istanti in silenzio, mentre squadrava sospetta il suo avversario.

- Drew, ti prego. Evita di sprecare energia con la Legilimanzia, so nascondere sufficientemente bene i miei pensieri da riuscire a tenerti occupato per il tempo necessario che mi serve per lanciarti un Avada Kedavra – disse all’improvviso la donna, sconvolgendo tutti i presenti. I motivi di tale sconvolgimento erano due: il primo era che Drew stava cercando di forzare la mente dell’avversaria, il secondo, invece, era che quest’ultima aveva affermato di voler utilizzare la Magia Oscura. Ciò, ovviamente, aveva una conseguenza palese per tutti. Il loro duello non era qualcosa di scherzoso e amichevole come tutti si era aspettati.

Distratti da questi pensieri in pochi notarono il guizzo rapido della mano di Narcissa, con cui questa lanciò un incantesimo non verbale, che Drew respinse con un altrettanto veloce movimento della bacchetta.

- Cos’è successo?- chiese sconvolto George, con un’espressione stupefatta in viso completamente uguale a quella di Fred.

Hermione, che aveva riconosciuto nel modo in cui la madre di Draco aveva mosso il braccio l’incantesimo che questa aveva lanciato, gli rispose, saziando la curiosità di molti altri.

- Narcissa ha lanciato un Incantesimo Incarceramus –

Draco, troppo agitato per distogliere lo sguardo dal duello, sorrise quando senti Hermione chiamare sua mamma per nome.

Intanto, i due combattenti avevano preso a girare, tracciando una circonferenza quasi perfetta sulla neve morbida.

Drew lanciò uno Schiantesimo d’ottima fattura, il quale, però, si infranse su una barriera invisibile evocata dalla donna. Fu un attimo, il tempo d’evocare l’incantesimo protettivo era stato sufficiente al ragazzo per ritornare all’attacco.

Narcissa se lo era ritrovato alle spalle.

Si è Materializzato riflette lucida la signora Malfoy, prima d’avvertire la punta della bacchetta del suo avversario sul collo.

- Zilerius – le sussurrò suadente all’orecchio.

Lei capì che doveva ragionare più rapidamente. Drew, infatti, sembrava essere sempre due mosse avanti a lei.

Narcissa seppe in quell’istante che, se avesse deciso di liberare i suoi polmoni dall’acqua che la magia del suo avversario aveva evocato, sarebbe stata sconfitta.

Cadde in ginocchio, portandosi una mano alla gola e prendendo a tossire.

Drew ebbe un piccolo ripensamento. Lei si puntò la bacchetta sul collo, lanciò l’adeguato contro incantesimo non verbalmente e si smaterializzò, per poi ricomparire alle spalle del ragazzo, ripagandolo con lo stessa moneta.

- Depulso! – disse la donna scaraventando Drew a quasi due metri di distanza.

- Expelliarmus!- insistette, cercando di disarmarlo.

Il suo attacco fu intercettato e contrastato con un semplice Incantesimo Scudo.

-Complimenti, Narcissa - disse il ragazzo, mentre si rialzava.

-Grazie, Drew – rispose a tono l’altra.

-Credo che sia il caso di porre fine a questo duello- continuò lui, dopo aver lanciato una rapida occhiata all’orologio da polso – Confrigo –

Narcissa, con un lungo sortilegio, riuscì ad arginare la sostanza esplosiva che fuoriuscì dalla bacchetta di Drew e, infine, la fece Evanescere.

Non appena vide il liquido sparire nel nulla tirò un sospiro di sollievo, il quale, però, durò ben poco.

Alle sue spalle, Drew stava sogghignando.

-Morta- disse lui divertito – Bel duello, comunque-

Narcissa, alzate le mani in segno di resa, accettò la sconfitta.

I presenti si prodigarono in un sonoro applauso, durante il quale Draco, finalmente, ricominciò a respirare.

 

***

 

Dopo il duello, tutti erano rientrati in casa e, dopo che tutti ebbero ripreso il loro posto a tavola, vennero serviti i dolci.

Verso le cinque del pomeriggio, qualcuno bussò alla porta e il signor Weasley andò ad accogliere i nuovi arrivati.

Ben presto, Remus Lupin, seguito da un perennemente zoppicante Malocchio, entrò nella sala da pranzo.

Non appena gli occhi del Lupo Mannaro incrociarono quelli di Drew nella stanza si diffuse un silenzio innaturale, interrotto solamente dal basso e lontano ticchettio del pendolo appeso alla parete del salotto.

-Senti, Arthur, credo sia il caso che io ritorni più tardi- disse all’improvviso Remus.

Non appena quella frase fu pronunciata Drew scattò in piedi, strusciando rumorosamente la sedia.

-Non ti preoccupare, Lupin, credo di aver abusato fin troppo a lungo della compagnia della famiglia Weasley e ritengo giusto che anche tu ne possa beneficiare, quindi, se non ti dispiace, preferisco essere io ad andarmene- disse Drew pacato.

Narcissa scattò in piedi immediatamente.

- Drew, credi sia possibile andare a far visita a mia sorella Andromeda?- chiese la donna speranzosa.

-Possibilissimo- rispose il ragazzo accondiscendente.

-Perfetto!- esclamò felice la signora Malfoy, rubando l’aspetto ad una bambina a cui era stata regalata una caramella – Non vedo l’ora di vedere la mia nipotina Ninfadora in carne ed ossa-

Drew sorrise.

-Sai, Narcissa, credo sia cambiata molto dalla foto che ti ha spedito Andromeda quasi venti anni fa – cominciò il ragazzo, ricordandosi dell’immagine rinchiusa in una cornice che la donna teneva sul comodino della sua nuova camera da letto – E, comunque, in questo momento, Tonks non è proprio nel migliore dei suoi stati … sai, problemi d’amore con uno spasimante molto lunatico – continuò, sussurrando quasi l’ultima frase del suo discorso.

Lupin, tirato in causa dalla frecciatina del professor Kennan, riuscì a trattenere a stento la rabbia.

Narcissa, che ovviamente era quasi completamente all’oscuro del cattivo rapporto che intercorreva tra i due e che nulla sapeva della clandestina relazione amorosa tra la sua “nipotina” e il Lupo Mannaro, non capì quale fosse la causa della triste piega che aveva assunto la conversazione.

-Avanti, Draco, dobbiamo andare-

Il ragazzo, che per tutta la permanenza nella dimora Weasley aveva spiaccicato solo alcune parole con Hermione, Drew e sua madre, sospirò di sollievo all’idea di allontanarsi da quei pazzi e, facendo leva con la forza delle braccia, spinse la sua sedia lontana dal tavolo.

Certo, ora stava per entrare nella casa di una coppia mista, ma del resto, poteva andargli peggio. Poteva dover entrare in un edificio Babbano, per esempio.

-A dire il vero, signora Malfoy, mi chiedevo se Draco potesse accompagnarmi da mia zia- chiese educata Hermione, che si era alzata a sua volta.

Grazie Merlino pensò Draco, forse ironico, forse sincero.

Narcissa la squadrò. Suo figlio e Drew le avevano parlato molto bene di lei e, doveva ammetterlo, era una ragazza estremamente educata. E poi, come più volte la sua “guardia del corpo” le aveva sottolineato, Draco aveva deciso di tradire Lord Voldemort solo per seguire lei.

-Io non ho alcun problema a riguardo, quindi, se Draco vuole venire con te … -cominciò venendo subito interrotta dal figlio.

-Certo che voglio!- esclamò, alzandosi e afferrando una mano della ragazza.

La loro copertura, agli occhi di Ginny, cadde completamente.

-Perfetto- concluse Narcissa – Drew, per favore, rivela ad Hermione dove si trova la mia nuova cella che tu ti ostini a definire casa-

-Ma, Narcissa, non credo sia una buona idea- cominciò a controbattere lui, venendo fermato sul nascere dalla donna.

-Andiamo! È pur sempre una ragazzina, anche se lo volesse fermamente non riuscirebbe mai a portarmi da Voldemort!- esclamò quasi furiosa la sempre contenuta signora Malfoy.

-Io non ne sarei così sicuro, se fossi in te- disse, mentre, avvicinandosi alla sua allieva preferita, la quale continuava imperterrita ad odiarlo, le sussurrava qualcosa all’orecchio.

 

- Hermione, mi raccomando, lascio il mio unico figlio nelle tue mani!- disse la donna, mentre, spinta da Drew, usciva dalla Tana.

L’ultimo sguardo che Drew rivolse all’interno della stanza fu rivolto a lei, Hermione.

Nei suoi occhi blu c’era una richiesta.

Fiducia.

Di entrambi nel confronto dell’altro.

 

Nightfall, sbadigliando, si acciambellò e riprese a dormire, mentre Grattastinchi, dall’alto lo controllava.

Note dell’Autore

Comincio subito con un avvertimento: dopo due “Note dell’Autore” alquanto stringate, ho deciso di recuperare, quindi ciò che mi appresto a scrivere sarà decisamente prolisso.

Bene, a coloro che hanno deciso di non chiudere la pagina di “You and Me” dico “grazie” per aver deciso di sopportare i miei sproloqui.

Il capitolo 13 (questo che avete appena finito di leggere) avrebbe dovuto essere il mio regalo di Natale per voi. Inutile che lo sottolinei, non ci sono riuscito. In compenso, mi è uscito qualcosa di estremamente corposo (e dire che nei miei progetti iniziali c’era quello di descrivere anche la scena a casa dei parenti di Hermione).

Sono rimasto piacevolmente colpito dallo scompiglio che la notizia della doppia faccia di Belby ha creato (felice, in quanto ciò significa che ho ancora un paio d’assi nella manica da giocare) e, quindi, mi sembra opportuno dirvi quali erano i due indizi che avevo seminato nel corso dei capitoli precedenti (ammetto che non erano indizi palesi):

1)      Il primo è una frase che dice Hermione a Drew nel breve colloquio che hanno nel capitolo 11, dopo che questo l’avverte di stare più attenta, in quanto dopo l’attacco di Voldemort a Draco, lei è indubbiamente più a rischio. All’affermazione del prof. Kennan lei risponde in questo modo: “Ti sbagli. Il numero dei miei problemi è sempre lo stesso, ciò che è cambiato è chi cercherà di colpirmi”. Ovviamente, per poter interpretare giustamente questa frase criptica, si dovrebbe avere bene in mente quando la frase viene pronunciata. Siamo nella mattinata dopo l’attacco del Lord Oscuro, Draco è ancora in infermeria. È proprio costui, però, la chiave di lettura. Per tutti (Hermione, Drew, Silente e la parte dell’Ordine che ne era stata messa al corrente esclusi), lui era un Mangiamorte pericoloso che nessuno capiva per quale motivo fosse lasciato a piede libero dal Preside di Hogwarts. Dopo che Malfoy finisce in punto di morte (Harry, per esempio, lo sa da Silente e Drew, c’è scritto), la sua fedina penale viene ripulita e lui smette, ufficialmente, d’essere un “pericolo”, diventando, assieme a sua mamma Narcissa <3, un traditore. Ora una domanda sorge spontanea … chi è che ha preso il posto di Draco, diventando un “problema” per Hermione (e non solo lei)? La risposta è Belby, il quale è l’unico personaggio mai citato prima dell’attacco di Voldemort e che quindi è l’unico su cui potrebbero cadere dei sospetti.

2)      Il secondo indizio, mi duole dirlo, era più difficile da scovare del primo. Non si tratta, infatti, di una frase come nel caso precedente, ma, bensì, di un artificio letterario (aggettivo, quest’ultimo, che poco si adatta a ciò che scrivo, che di letterario non ha neanche le virgole). Nel capitolo 10 si trova una strana “ripetizione”. Mi spiego: Ginny, dopo aver soccorso Draco ed Harry (legandolo), va a cercare aiuto. Ecco lo spezzone incriminato: “ Svoltò l’ennesimo angolo alla fine di un corridoio e andò a scontrarsi contro qualcuno, cadendo a terra. Incrociò le dita, augurandosi che fosse qualcuno che la potesse aiutare. Alzò lo sguardo fino ad incrociare due piccoli occhi neri ridotti quasi a fessure. Tra tutta la popolazione di Hogwarts lui, Severus Piton, l’Impeccabile Doppiogiochista di cui solo Silente non aveva dubbi, era l’ultima persona che si augurava di incontrare”. Ginny, dunque, incontra qualcuno che si finge qualcun altro (in questo caso, non credo sia il caso di sottolineare quando sia abile Piton a fingersi Mangiamorte). Alla fine del capitolo, Hermione, dopo essere stata sola con Draco (come lo fu Ginny, visto l’Harry privo di sensi, presente, comunque, in entrambe le scene), fa ritorno al suo dormitorio e anche a lei tocca sopportare un incontro del terzo tipo. Di nuovo, ecco lo spezzone incriminato: “Svoltò l’angolo. Urtò contro qualcuno. Cadde all’indietro e perse la bacchetta, che vide rotolare sul pavimento per quasi un metro”. Anche in questo caso, vista l’assonanza continua con la scena precedente, si dovrebbe intuire (lo so è forse un percorso mentale molto complesso, ma io lo avevo pensato così … sono contorto, che ci volete fare?) una similitudine anche con la persona con cui le nostre donzelle vanno a cozzare. In questo caso, Belby finge d’essere un ragazzo per bene, quando in realtà è un Mangiamorte.

Superata quest’ampia spiegazione dovuta, ho bisogno di prendermi un paio di righe per parlare di qualcosa che prescinde da questa storia. Saprete tutte (visto che lo so io, che sono “nuovo” nel mondo di Efp, sono sicuro che voi ne siete a conoscenza) che, poco tempo prima di Natale, è scoppiato il caso delle Recensioni Bastarde. Per chi non lo sapesse (cioè tutti, visto che il nome l’ho coniato io in questo momento), si tratta di recensione poco gentili scritte da persone decisamente senza peli sulla lunga. Bene, sottolineo che non sono qui per riaprire una polemica che ritengo debba essere chiusa il prima possibile, né per fare dell’inutile perbenismo con una lunga filippica contro le persone incriminate. Non sono qui neppure per lanciarmi contro tutte quelle donne “più mature” che hanno affermato che i giovani d’oggi (quelli della fascia 15-20 anni, o almeno così diceva una signora) sono privi di una buona educazione, perché oramai ho alzato bandiera bianca e la mia lunga battaglia contro le persone “adulte” che tendono a fare di tutta l’erba un fascio è stato conclusa. E, infine, non sono qui neppure per dire chi, in questo scandalo, è dalla parte del torto e chi, invece, da quella della ragione. Non perché io non abbia un parere a riguardo, ma per il semplice fatto che non ritengo d’avere l’autorità adatta per farlo. Per chi crede, questo compito spetta al suo dio. Per chi, invece, come me è un povero viandante che inutilmente cerca la Locanda “Verità” in cui poter riposare le stanche membra, nessuno ha un tale onere ed onore. E vi sembrerà strano, ma non sono qui neppure per implorare la scrittrice di fanfic, che ha permesso che questo problema venisse sviscerato e che ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, di ricominciare a scrivere. Chi sono io, che ho letto le sue storie e che le ho apprezzate, per permettermi di dirle/consigliarle cosa fare? Non sono io che ho subito quella barbera e futile angheria, non sono io (fortunatamente) che ho visto quell’odio immotivato nei miei riguardi e, infine, non sono io che ho visto le mie certezze crollare con uno stupido castello di carte.

Dico solo una cosa a questa autrice, anche se so che molto probabilmente non leggerà mai queste parole: io, giovane adolescente d’oggi, frequentante il liceo scientifico, venderei l’anima al diavolo pur di avere una professoressa come lei.

Voi direte: e questo cosa centra? Niente ed è appunto per questo motivo che l’ho scritto.

Infine, non sto scrivendo futili parole per difendere le ragazze autrici (e forse pure ragazzi, non lo so) di queste Recensioni Bastarde, ma devo ammetterlo, capisco il modo pesante e spesse volte volgare con cui hanno reagito. A volte, per le persone abituate a vivere perennemente nella luce è difficile notare tutte le molteplici differenze tra ombra e oscurità. Particolari, direte. Particolari che a volte salvano le persone “malvagie” come me.

Io, Jerry93, sono qui per un unico motivo. Dire grazie a voi lettrici, che fino ad ora mi avete sostenuto. Perché le cose, quando vanno dette, vanno dette. Quindi, mettetevelo bene in testa, sappiate che siete fantastiche (e spero continuiate ad esserlo)!!!

Grazie, Grazie, Grazie.

 

Dopo questo lungo sproloquio, passo alle recensioni ad personam (si, mi dispiace, ma preferisco continuare a mettere le risposte alla fine dei capitoli):

 

Books: Ok, mi permetto d’essere sincero con te (e mi auguro che anche tu lo sia sempre nei miei confronti). Quando ho letto la tua recensione (che è stata l’unica per una buona mezzora … trenta minuti di pura sofferenza, sappilo XD), mi è caduto addosso il mondo. Veramente tutto mi aspettavo tranne una critica del genere. Perché so che il mio stile è troppo artificioso, so che potrei caratterizzare meglio i miei personaggi, so anche che la mia storia non è nemmeno lontanamente paragonabile a quelle Dramioni veramente belle che offre Efp. Eppure, pur avendo spalle grandi, non sono riuscito ad uscire indenne dalla tua opinione. E ciò sofferto, si. Ma non tanto perché ho ritenuto una cattiveria da parte tua scrivermi che il mio capitolo non ti ha trasmesso emozioni, quanto perché non potevo fare nulla per migliorarmi. Non so se sto riuscendo a spiegarmi, ma credimi ci sto provando! Per farti un esempio, non mi hai detto che dovrei migliore con i dialoghi, cosa che, con un po’ d’esercizio potrei migliorare. E così mi sono ritrovato muto, pur volendo parlare, e inutile, pur volendo avere un’utilità. Non capire dove avevo sbagliato, cosa non dovevo più scrivere mi ha tormentato per molte notti. E non ho ancora trovato una soluzione e, forse, non la troverò mai. Quindi, GRAZIE più del solito. Perché ora ho trovato qualcosa per cui valga la pena fare una lunga ricerca, perché ora so di non aver lettrici superficiali al seguito. GRAZIE di cuore, Books. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto un po’ di più e grazie per la fiducia!!!

 

mya95: intanto, ben venuta nuova lettrice!!! È sempre un piacere ricevere recensioni da nuove persone!!! Quindi, grazie XD!!!

 

Hollina: sono veramente felice che questo capitolo ti sia piaciuto, sei una delle poche, se devo essere sincero!!! Fantastica, Hollina!!! Tu non sai nemmeno quanto la tua recensione mi ha tirato su di morale, GRAZIE!!! E, mi raccomando, recensisci!!!! XD

Agathe: prima cosa, non sei tonta, anzi. Sappi, se ti può consolare (e deve farlo) che nessuno lo aveva capito, quindi, probabilmente, è colpa mia, che ho lasciato indizi indecifrabili!!! Sono contento di aver descritto bene la scena del bacio, sai per me è un ostacolo non da poco fare cose “romantiche” … Maschi, che ci vuoi fare? Lo ammetto: sto contrabbandando bottiglie di Baileys a Hogwarts. Sai com’è, a volte, il Whisky e meglio prenderlo con un po’ di crema al latte e non Incendiario!!! GRAZIE di tutto e, mi raccomando, (lo dico sempre lo so) lasciami una recensione anche questa volta!!!

usagi89: Salve!!! Allora … ho trovato la tua recensione tra quelle del primo capitolo, ma, dal contesto, mi sembrava ti riferissi al capitolo 12. Quindi, un po’ per comodità, un po’ per mancanza di voglia, rispondo alla tua recensione qui, assieme alle altre. Hermione, se possibile, diventerà ancora più perfida (magari non molto presto, ma prima o poi, forse più poi che prima, diventerà quasi come la pazza della Carica dei 101 con i capelli bianchi e neri). GRAZIE infinite!!! Spero recensirai anche questo capitolo!!!

barbarak: sarà perché sono un po’ bifolco, ma ogni volta, quando mi arriva una tua recensione, mi spunta in faccia un sorriso da deficiente che si fissa sulla mia faccia per almeno tre o quattro ore. Sei una lettrice superlativa, lo sai vero? Come scrittrice, invece, non posso dire la stessa cosa. La prima buona regola per ogni scrittore è: farsi pubblicità. E, se io non avessi sbirciato nel tuo profilo, probabilmente non avrei mai saputo che stai scrivendo una storia. AVRESTI DOVUTO DIRMELO!!! Io che aspetto ogni tua recensione per sapere cosa ha partorito la tua mente geniale, secondo te, non avrei voluto sapere che dai sfogo alla tua fantasia aggiornando settimanalmente una fanfic??? Ora che lo so, comunque, ti prometto sul quel poco che resta del mio onore, che, non appena avrò un po’ di tempo libero, leggerò il tuo racconto e ti farò sapere cosa ne penso. Ma sono sicuro fin da ora che saranno solo cose estremamente positive! Passando alla tua bellissima recensione, che mi ha quasi commosso (dico quasi perché noi maschi non piangiamo mai e perché io ho un certo orgoglio da difendere e dire che mi sono messo a frignare davanti al computer non lo aiuta di certo XD) … La relazione tra Hermione e Draco non ha fatto grossi passi avanti, ma non è nemmeno tornata indietro. Ovviamente, hai ragione (quante volte te l’ho detto???), non possono farsi vedere alla luce del giorno. Diciamo che riescono a nascondersi in un angolino di Hogwarts molto spesso … Comunque, credo sia chiaro che la loro farsa durerà ben poco, visto che dopo un mese di indugi Draco è riuscito a rovinare tutto presentandosi alla Tana. Ci sarà un evento, nei prossimi capitoli, che li allontanerà leggermente e che permetterà di ridurre molti dei sospetti che vertono su i nostri protagonisti. Evento, comunque, che non riuscirà ad ingannare Ginny, che ne sa una più del diavolo. Mi hai chiesto una delucidazione, cerco di dartela. Blaise e Daphne sono fidanzati, ma, come ha detto Draco, sono una coppia molto aperta. Cerco di anticiparti il meno possibile, visto che vorrei approfondire un po’ questa coppia in futuro. Cooomunque, sappi, cara Barbarak, che, come si usa tra i Sanguepuro, anche i Zabini e i Greengrass hanno deciso di legare i loro figli in un matrimonio combinato, che Blaise e Daphne, oramai, dopo aver deciso “a tavolino” alcuni aspetti, hanno accettato. Insomma, diciamo che sono piuttosto liberi nei loro rapporti amorosi. Per quanto riguarda l’affascinante teoria su Drew e Godric, sappi che ti ruberei volentieri questa idea, se non fosse che il prof ha già misteri a sufficienza. Uno lo hai quasi svelato (la soluzione sta in un nome)!!! GRAZIE INFINITE, barbarak!!!

Ora, non mi resta che ringraziare tutte le persone che hanno messo “You and Me” tra le storie “Seguite”, “Ricordate” e “Preferite” e coloro che, invece, mi seguono pur senza lasciare cenno della loro esistenza.

Concludo, riportando un verso dell’unica persona di cui ho letto più di una poesia e che è diventato l’emblema di noi pazzi.

"Così alla base della cattiveria umana c'è solo qualche cretino che non sa per niente che tutti noi non vivremo mica in eterno" Alda Merini

 

A presto,

Jerry

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Capitolo 14
*** Fragility ***


Chapter fourteen, Fragility

Il ticchettio di un orologio a pendolo, ornato con due piccoli putti gioiosi ed adagiati su moncherini di colonne tortili, le riempiva la testa. In quel ampio salotto circolare, illuminato dalla luce artificiale di un costoso lampadario, lei non era nessuno. Teneva impegnate le sue mani nell’inutile occupazione di lisciare le pieghe inesistenti della gonna del suo tailleur verde scuro.

Si intona con i tuoi occhi le aveva detto.

Lei odiava quel colore. Avrebbe voluto avere gli occhi anonimi e vitrei di sua madre.

Concentrava il suo sguardo sulle mani, temendo che, al primo respiro pesante di suo padre, queste ricominciassero a tremare.

Suo padre, l’essere che prima le aveva dato la vita e poi era arrivato ad un passo dal levargliela.

Quell’uomo che continuava a conversare affabile con la signora Zabini e con il nuovo compagno che questa aveva raccattato nel bordello dove era solita lavorare, ridendo sguaiato alle battute della donna e corteggiandola spudoratamente. Sua madre, quasi incosciente e troppo concentrata a constare la bellezza di un raro dipinto appeso alla parete, lo lasciava fare.

Spesso Blaise veniva reso partecipe della conversazione, lei, invece, ne era completamente estromessa.

Lei non era nessuno.

-Allora, Daphne, come va a scuola?-

La voce della meretrice che aveva partorito il suo promesso sposo la raggiunse appena.

La prima volta che quella donna le aveva rivolta la parola, lei le aveva risposto dando fondo a tutta la sua buona educazione, ma suo padre, comunque, non aveva apprezzato.

E lei ne aveva portato i segni per settimane intere.

-Purtroppo, ha preso la stupidità da sua madre- rispose al suo posto il padre – Fortunatamente, sono riuscito a inculcare qualcosa di utile nel suo minuscolo cervello-

Per lui era un vero e proprio hobby sminuirla. Poco gli importava che in realtà lei fosse una delle migliori studentesse del suo anno, seconda solo alla Granger e ad un paio di Ravenclaw.

-Io credo che Daphne abbia molteplici qualità- disse pacato Blaise.

L’intromissione del ragazzo non piacque al signor Greengrass. Lui non amava essere contraddetto, soprattutto quando aveva un paio di bicchieri di troppo ad idratare le sue poche cellule cerebrali.

-Hai ragione, caro ragazzo, è molto servile e ben educata- cominciò l’uomo in risposta – Ma questi sono miei meriti, non suoi. Probabilmente è talmente stupida da non capire neppure ciò che ci stiamo dicendo-

La verità era che lei capiva benissimo, purtroppo.

-Mi permetta di contraddirla, signor Greengrass, ma le vorrei ricordare che è una delle poche persone che è entrata a far parte del corso di magia avanzata del professor Kennan – provò ad insistere Blaise, comprendendo subito che la sua stupida uscita sarebbe stata la causa di un’ennesima punizione per la sua fidanzata.

-Corso al quale io non le ho dato il permesso di partecipare- rispose l’altro, trattenendo la furia a stento – Comunque, mi auguro che almeno lei, a differenza della madre, riesca a darti un figlio maschio, Blaise -.

Lei e sua sorella erano questo per quell’uomo: incubatrici ambulanti da vendere al miglior offerente.

Non si mosse e non parlò, com’era giusto che fosse: lei era solo un oggetto.

-Scusa, Daphne, potresti accompagnarmi in giardino?- le chiese all’improvviso Blaise.

Attese in silenzio che suo padre, anche quella volta, rispondesse per lei.

Sbagliò e seppe che, alcune ore più tardi, avrebbe pagato anche per quell’errore.

-Il tuo futuro marito ti ha fatto una domanda, rispondi, puttana- le aveva sussurrato suo padre, voltando la testa verso il suo gracile corpo, in quello che fu il gesto più complice e gentile che lei si scambiò con quell’uomo durante tutta la sua vita.

Si alzò, risalendo con lo sguardo il corpo del suo fidanzato e fermandosi sul nodo sfatto della sua camicia, in un gesto di umile riverenza.

-Tutto ciò che lei desidera-

Blaise le aveva offerto il gomito, lei lo aveva afferrato ed insieme erano usciti dal salotto.

Il tempo per raggiungere l’immenso cortile era stato sufficiente per permetterle di ricordare.

 

Suo padre l’aveva lasciata lì, in compagnia di quel ragazzino disordinato. Le aveva detto che era un suo coetaneo, che, come lei, avrebbe frequentato la scuola di Magie e Stregonerie di Hogwarts e che sarebbero stati compagni di Casa.

Slytherin, perché lei non poteva scegliere. O, meglio, poteva farlo solo se glielo concedeva suo padre.

Aveva undici anni, era una bambina e no, non era stupida, anche se Lui diceva il contrario.

Lei sapeva che quell’odioso ragazzino, il quale, a differenza sua, poteva tenere lo sguardo alto e squadrarla con aria di superiorità, sarebbe divenuto, un giorno, il suo nuovo padrone.

Marito, l’aveva corretta sua mamma.

Le avevano detto che si chiamava Blaise. Le avevano detto di non parlare, a meno che lui non le avesse dato il permesso per farlo.

Fu in quell’istante che, per la prima volta, cominciò ad accarezzare le grinze dei suoi vestiti, cercando, inutilmente, di renderli perfettamente lisci.

Impeccabile, questo doveva essere Daphne Greengrass. Non un desiderio, non una volontà. Solo una necessità.

-Puoi alzare lo sguardo-

Queste furono le prime parole che il ragazzino le rivolse. Il primo ordine.

-Puoi parlare-

Aveva continuato lui, dopo alcuni lunghi minuti di silenzio. La seconda imposizione.

-La ringrazio, signor Zabini – gli aveva risposto, sorridendo del solito sorriso falso che suo padre le aveva insegnato.

Il suo interlocutore si era alzato e l’aveva raggiunta. Aveva visto la sua mano alzarsi e si era preparata alle percosse.

Non erano mai arrivate.

Quel bambino le aveva sfiorato leggermente la guancia, sussurrandole parole gentili all’orecchio. Da quella giorno, spesso, il suo tocco gentile era divenuto la sua unica consolazione.

 

Giunti alla loro meta, Blaise afferrò un pacchetto di sigarette e se ne accese una con un colpo di bacchetta. Utilizzare il solito accendino nero e Babbano, infatti, sarebbe stato un affronto imperdonabile anche per un Purosangue rivoluzionario come lui.

Nessuno dei due parlò. Lui troppo innamorato del silenzio per spezzarlo, lei ancora attenta a rispettare i dogmi di una giovane e nobile milady, figlia di un uomo troppo stupido e superbo.

Poi, Daphne aveva cominciato, come era solita fare, a riordinare il fidanzato. Il primo a subire il suo trattamento da perfezionista fu il colletto della camicia, seguito subito dal nodo della cravatta e da quello che era il più grande tormento della ragazza, i capelli, quel pomeriggio particolarmente spettinati.

-Ti punirà per quello che ho detto, vero?- le chiese Blaise, mentre continuava a fumare tranquillamente e la lasciava fare.

-Si- gli aveva risposto lei, dando alcune pacche alla giacca spiegazzata – Mi punirà per le tue parole, per il non aver risposto subito alla tua domanda e per i miei respiri troppo rumorosi- continuò, tirando le labbra in un sorriso stentato – Alla fine, troverà qualcosa per cui valga la pena alzare la sua bacchetta su di me-

-Fermati qui, questa notte- le propose lui, liberando un respiro biancastro.

-Se non potrà sentire le mia urla, mi sostituirà con mia madre o mia sorella-

Non le avrebbe utilizzate come scudo per i suoi sbagli. Non dopo tutto quello che, senza neppure scambiarsi parole, avevano condiviso.

-Tua madre non ti ha mai difeso in tutti questi anni, Daphne!- aveva urlato all’improvviso lui, afferrandola saldamente per le spalle.

Lei lo aveva guardato negli occhi senza, in realtà, vederlo davvero e, poi, si era risistemata la frangia, scompigliata dallo scossone.

-Restane fuori, Blaise, non è una cosa che ti riguarda-

Era stata fredda, sperando che ciò fosse sufficiente a soffocare ogni tentativo di replica da parte del ragazzo.

Lui sembrò arrendersi.

-Vuoi?- le aveva detto, avvicinandole alle labbra le dita strette attorno alla sua sigaretta fumante.

Lei scosse piano la testa.

-L’ultima volta che ho osato tanto non sono riuscita ad alzarmi dal letto per una settimana- cercò di ironizzare Daphne.

-Davvero?- le domandò Blaise, stranamente più loquace e preoccupato del solito. Forse, si era ricordato di quella sigaretta che le aveva offerto, durante la cena sfarzosa che sua madre aveva organizzato per il suo diciassettesimo compleanno.

Perché farlo preoccupare? Perché rovinare anche la sua esistenza?

In fondo, non aveva poi un prezzo così alto donare un’illusione all’unica persona che, pur conoscendo completamente la sua situazione famigliare, la trattava come un essere umano.

- Ovviamente, no!- esclamò Daphne, prendendosi una piccola boccata.

Blaise, dopo essersi preso un deciso respiro di sollievo, finì di fumare e gettò il mozzicone per terra.

Infine, dopo essersi tirato a sé la ragazza, poggiandole una mano su un fianco, la riaccompagnò all’interno dell’edificio.

 

La visita della famiglia Greengrass sembrava essere già conclusa. I coniugi, se in questo modo potevano essere definiti i genitori di Daphne, era usciti dall’ampio ed elegante salotto in cui la signora Zabini, la quale si era occupata personalmente dell’arredamento della stanza, li aveva ricevuti.

Blaise, guardando negli occhi il padre della sua futura moglie, si avvicinò, portando con sé la ragazza, che, pur conscia di quale sarebbero state le conseguenze di quel gesto, non si oppose.

Troppo vicini.

- Daphne, hai fumato?- gli chiese l’uomo, non appena il puzzo di tabacco bruciato lo raggiunse.

Lei, senza neppure guardarlo, seppe con certezza che sul volto dell’uomo si era già dipinto un ghigno trionfante, riconoscendo quel particolare tono di voce che soleva accompagnare quella sua terribile espressione.

Finalmente, aveva offerto a quell’essere la possibilità di punirla per un motivo valido.

Aprì la bocca, pronta a firmare con il suo sangue quel patto con il diavolo.

-Mi scusi, signor Greengrass, ma credo che la colpa sia mia- si intromise Blaise, stringendola più forte e causando il repentino mutamento dell’espressione dell’uomo – Mi scusi, ma non sono riuscito proprio a trattenermi – cominciò, passando morbosamente il pollice della mano destra attorno alle labbra di Daphne, cercando di cancellare un’invisibile sbavatura di rossetto – Ma del resto, come lei stesso si è più volte premurato di informarmi, Daphne mi appartiene, non è vero?-

-Corretto, ragazzo- gli rispose l’altro, combattuto tra il gioire per essere finalmente riuscito a liberarsi di quella piattola di sua figlia e tra il rattristarsi per non poterla punire anche per quel motivo – Ora, signora Zabini, tolgo il disturbo- concluse, facendo cenno ai due oggetti animati che si portava appresso di seguirlo.

-A dire il vero, signor Greengrass, mi chiedevo se Daphne potesse fermarsi a dormire da noi, stasera- insistette Blaise, ricevendo una rapida occhiataccia dalla diretta interessata di quella richiesta.

L’uomo, ora decisamente soddisfatto, nascose la sua felicità dietro la solita facciata da gentiluomo con cui usava celare il suo vero volto di bestia.

-Ovviamente, se per lei signora Zabini non è un eccessivo disturbo, io non posso che cercare di esaudire questa richiesta del mio futuro genero- disse accondiscendente.

La madre di Blaise, altrettanto bugiarda, prese parte a quella recita di ipocriti.

-Come potrei io oppormi, quando mio figlio preme per accogliere in questa dimora la mia adorata nuora?- domandò la donna, richiamando una schiera di folletti con uno schiocco di dita – Preparate la stanza degli ospiti- disse loro altezzosa.

-Scusatemi, madre, ma questa notte io e Daphne condivideremo la mia stanza-

Quest’affermazione sconvolse i presenti.

La raffinata maschera del padre di Daphne, poi, cadde, mostrando il suo vero volto.

-Eccellente!- esclamò, trattenendosi a stento dal saltare per la gioia.

Le rosse labbra carnose della signora Zabini fecero una smorfia, preoccupate che qualche altra prostituta potesse assumere la reggenza di quella villa.

Daphne si strinse le mani giunte sul grembo e guardò sua madre. Negli occhi di quella donna, precocemente invecchiata dalla violenza, vide la vera essenza della paura

 

Blaise la invitò ad entrare, dicendole di accodarsi dove preferiva.

Lei, cercando di non fare alcun rumore, prese posto in un piccolo angolo del grande letto a due piazze. Lui cominciò a spogliarsi.

Rimasto a piedi nudi e gettata la giacca su una sedia, Blaise cominciò a sbottonarsi la camicia.

-Non parli?- le domandò tranquillo.

-Non ho nulla da dire, padrone- gli rispose, alzandosi e cominciando a riporre in modo più ordinato i vestiti del ragazzo.

-Ti avrebbe punito, Daphne – le disse, mentre la costringeva a voltarsi, afferrandola per i polsi.

-Punirà mia sorella, al mio posto- sussurrò, agitando le braccia nel tentativo di liberarsi dalla sua presa.

- Lo so, ma Astoria capirà. Lei sa benissimo che ti prendi anche la sua dose, pur di evitare che tuo padre la tocchi!-

-Tu non sai niente!- urlò furente Daphne – Tu non l’hai sentita urlare! Tu non l’hai vista piangere! Tu non sai cosa si prova quando Lui ti punisce! Tu non conosci quel dolore, quella vergogna, quel senso di inferiorità!-

Blaise la liberò, assistendo alla rapidità con cui il corpo di lei, come morto, cadde a peso sul pavimento. Riuscì a malapena ad evitare che si facesse male.

Tremava.

-Lei è così piccola … lei è così piccola … lei è così piccola … - cominciò a ripetere Daphne, troppo scossa per accorgersi dell’insensata litania che usciva dalla sua bocca.

Lui, inginocchiato al suo fianco, l’abbracciò, spingendola contro il suo petto.

-Eri molto più piccola di lei, quando lui ha alzato la bacchetta per la prima volta contro di te. E tu, a differenza sua, non avevi nessuno a difenderti- le disse, cercando di tranquillizzarla e ottenendo l’effetto contrario.

Quelle parole la fecero improvvisamente rinvenire, ridandole la lucidità che aveva perso.

-E tu credi che io, dopo tutto quello che ho provato, potrei anche solo pensare lontanamente di rifugiarmi qui da te e lasciarla esposta alla follia di quella bestia?- gli domandò, mentre cercava di allontanarlo da sé facendo leva con le braccia sul suo petto.

Blaise non le rispose e rimase in silenzio. Daphne prese a scalciare per liberarsi, come un animale di fronte ad un pericolo mortale, e lui, nell’impulsivo istinto di difendersi, le afferrò una gamba. Lei smise di combattere e strinse i denti per un dolore che Zabini non pensava di averle causato.

Il ragazzo impugnò subito la bacchetta e pronunciò piano un incantesimo.

- Finitus Incantatem –

Sulle gambe della ragazza, lasciate scoperte dalla vetusta gonna del tailleur verde scuro, comparirono numerosi lividi di diverse tonalità e dimensioni.

-Da quando ha smesso di usare la magia?- le chiese, digrignando i denti per la rabbia.

-Da quando ha la necessità di punire anche i folletti- rispose lei, quasi offesa dal cambiamento di discorso.

Il ragazzo aumentò ancora la forza del suo abbraccio, quasi soffocandola.

- Dov’è il Blaise freddo e insensibile che mi piace tanto?-

Lui sospirò oltraggiato.

- Dov’è la Daphne che parla come uno scaricatore di porto e che si batte anche a mani nude per le cose in cui crede?-

Nella stanza, nuovamente, calò il silenzio.

-Scapperò, prima o poi- lo rassicurò, consolando anche sé stessa – Non appena avrò la certezza che mia madre e mia sorella saranno al sicuro-.

La discussione era chiusa. Come al solito, lei si era portata a casa la vittoria.

Blaise l’aiuto ad alzarsi, facendo attenzione a non farle del male.

Quando fu finalmente in piedi, sul viso di lei si dipinse un ghigno.

-Non credi sia il caso di non vanificare le loro aspettative?- gli domandò – Spogliati, stasera quella brutta racchia di tua madre ti sentirà gridare-

Il ragazzo rise soddisfatto.

Questa è la vera Daphne Greengrass.

 

***

 

L’atmosfera alla Tana, con l’arrivo di Lupin e Malocchio, si era fatta più calda. Coscienziosamente, Drew, dopo aver combattuto una breve battaglia verbale con il primo, con cui da tempo non era più in buoni rapporti, aveva deciso di battere in ritirata e, di conseguenza, aveva sgomberato il luogo in cui si era tenuto il combattimento, immediatamente aiutato dalla sua consolidata alleata Narcissa Black.

Subito dopo il professor Kennan e la signora Malfoy, anche Hermione e Draco si erano rapidamente defilati. La prima era stata costretta da Molly a promettere di ritornare il prima possibile, il secondo, invece, mentre la ragazza parlottava con Moody, aveva dato sfoggio di tutta la sua buona educazione, ringraziando i signori Weasley per aver ospitato lui e sua madre e tutto il resto della famiglia per la bella giornata trascorsa in loro compagnia.

Inutile dire che scostando la superficiale gentilezza di quelle parole, palese era la totale intolleranza del ragazzo per quella mandria di bifolchi schizzati.

Quando finalmente furono liberi, entrambi rimasero in silenzio fino a quando il buio di quel pomeriggio invernale impedì ad entrambi di vedere il viso dell’altro.

Poi Draco, quando fu certo che nessun curioso potesse vederli o sentirli, l’acciuffò, passandole un braccio attorno al grembo e stringendola a sé.

-Credi che, se Blaise me lo chiedesse, potrei definire questa visita dai tuoi parenti come un appuntamento?- le chiese, sussurrandole piano all’orecchio.

Hermione, imbarazzata e felice che la poca luminosità di quel luogo le permettesse di nascondere il rossore di cui era certa si fosse tinto il suo viso, cercò di sfuggire alla sua presa, ancora convinta di potersi liberare da quel contatto senza soffrire.

Draco mugugnò qualcosa, simile ad un invito a smettere con i suoi futili tentativi di liberarsi, e la cinse anche con l’altro braccio, appoggiando la testa nell’incavo tra la testa e la spalla della ragazza.

-Non rispondi, amore?- le chiese, sogghignando, lo Slytherin.

-Definiscilo come preferisci, amore. Sappi, comunque, che a chiunque me lo chiederà dirò di aver esagerato con il Whisky Incendiario e di non ricordare nulla di questa giornata di Natale-

Draco le posò un bacio lieve sulla pelle sensibile del collo. Hermione poté percepire le labbra di lui schiudersi in un sorriso. Avrebbe voluto vederlo, quel sorriso.

Avrebbe voluto essere stata in silenzio, perché, vista la felicità del ragazzo, sapeva benissimo che stava per colpirla approfittando della sua affermazione.

-Perfetto. Racconterò io di come mi hai presentato la tua famiglia, di come mi hai implorato di sposarti e di come mi sei saltata addosso non appena ho acconsentito. Infine, con abbondanza di particolari, narrerò la nostra prima notte da fidanzati, soffermandomi sulle numerose volte in cui hai urlato il mio nome- le rispose lui, interrompendo il suo discorso solo per mordicchiarla dolcemente dove prima aveva lasciato un bacio.

Lei rimase immobile, visibilmente tesa.

-Non parli?- le chiese lui, poco dopo – Non starai cercando di dirmi che … -

Lei sbottò, cosa che prese il ragazzo in contropiede. Gli occhi nocciola della ragazza, furiosa e con le braccia incrociate sul petto, lo spaventarono. Nonostante ciò, non sciolse la sua presa.

- Visto che non ci arrivi con il tuo cervellino da criceto, cercherò di spiegarmi nel modo più semplice e comprensibile- cominciò Hermione, prendendosi un grosso respiro – Dobbiamo Smaterializzarci. Visto che tu non hai ancora fatto l’esame, devo trasportare anche te. Infine, siccome vorrei evitare di Spaccarti, ho bisogno di concentrarmi. In conclusione, credi di poter trattenere i tuoi ormoni?-

Draco si offese.

-Bastava dirlo- brontolò il ragazzo.

Hermione, dopo un sospiro liberatorio e un’imprecazione silenziosa, lo afferrò per una mano e, senza neppure avvisarlo, si Smaterializzò.

 

Il ragazzo si ritrovò in un vicolo lievemente illuminato dalla luce giallastra di un lampione. La sua testa non sembrava volersi fermare e, a peggiorare la situazione, uno spiacevole senso di vomito lo tormentava. Ovviamente, la sua amata Hermione stava sghignazzando soddisfatta.

-Grazie dell’abbondante preavviso, amore- commentò velenoso.

-Non oso immaginare che effetto potrebbe avere uno Schiantesimo su di te, se una semplice Smaterializzazione ti riduce ad uno straccio- gli rispose lei, con un tono simile.

Il ragazzo, che non aveva preso bene l’affermazione della ragazza, si piegò sulle ginocchia, cercando un po’ di pace da quella spiacevole sensazione.

Hermione lo raggiunse e, poggiandogli una mano sulla schiena, cominciò a preoccuparsi della sua salute.

-Vattene, Granger – le rispose l’altro, colpito nel suo radicato orgoglio maschile.

-Non fare il bambino, Malfoy – lo riproverò lei mentre, dopo aver impugnato la sua bacchetta, eseguiva un semplice incantesimo contro il mal di Scopa, che, purtroppo, aveva dovuto utilizzare molte volte durante le lezioni di Volo del primo anno con Madama Bumb.

La magia sembrò avere l’effetto desiderato.

-Come stai?- gli chiese Hermione.

-Meglio- rispose lui – Grazie –

Hermione gli si avvicinò.

-Forse avrei dovuto avvertirti-

Draco alzò un sopracciglio.

-Stai cercando di scusarti?- le chiese, soddisfatto.

Lei non gli rispose.

-Il tuo maledetto orgoglio- cominciò il ragazzo poco dopo – sarà la tua rovina. Dovresti capire che non puoi fare tutto da sola, dovresti abbassarti a chiedere aiuto quando ne hai bisogno e dovresti imparare a chiedere scusa quando è il caso di farlo-

Dalla bocca di Hermione uscì una preoccupante risatina isterica.

-Devo proprio essere ridotta male se uno Slytherin mi sta dando lezioni di vita- mormorò, avviandosi verso l’angolo che, una volta svoltato, le avrebbe permesso di uscire da quel vicolo oscuro.

Di nuovo, la salda presa della mano di Draco attorno al proprio polso la trattenne.

-Vorrei poter entrare in quella tua testolina contorta, sai? Vorrei sapere cosa ti tormenta, qual è la causa dei tuoi comportamenti e, soprattutto, vorrei sapere cosa pensi di me-

I loro occhi si incontrarono. Hermione aveva voluto che lui la vedesse, che non avesse dubbi sulla veridicità di ciò che stava per dirgli.

-Ho paura di perdere le poche persone che mi restano e a cui voglio bene, voglio riuscire a mettere in scacco il Signore Oscuro e, infine, credo che dovresti trovarti una ragazza che ti meriti più di me-

La candida pelle del Sanguepuro subì pesantemente il contraccolpo, tingendosi del canuto colore dei capelli dei saggi.

- Dov’è il tuo orgoglio, stupida saputella?- le chiese lui esasperato – Possibile che tu sappia usarlo solo quanto è chiaro che non dovresti farlo? Mi cercherò un’altra ragazza non appena mi sarò stancato di poter finalmente respirare un po’ d’aria fresca- continuò, avvicinandosi a lei, in cerca di un contatto che Hermione evitò – Non credo mi mancherà molto presto il fetore che ho dovuto sopportare prima di conoscerti, comunque –

-Quindi, mi sopporti per mero interesse personale?- gli domandò. I suoi occhi nocciola scansavano continuamente il contatto con quelli inquisitori di lui.

-Vuoi che ti dica una bugia, rispondendoti di sì? Sai, amore, non vorrei mai che le mie parole ledessero la tua dignità- le rispose.

-Lo fai per pietà?-

Calò il silenzio.

Anche le auto Babbane, che, seppur di rado, passavano sulla strada principale di quella piccola cittadina, sembrarono fermarsi. Per alcuni lunghi istanti, il Tempo scese a patti con le loro esigenze, concedendo ad entrambi il tempo necessario affinché nessuno dei due ferisse l’altro.

-Dovresti passare meno tempo con quegli idioti di Potter e Weasley, amore. La loro stupidità sembra essere molto contagiosa- ironizzò Draco – Possibilmente, dovresti seguirmi come una brava cagnetta obbediente, così sarei anche sicuro che quell’idiota del chihuaua Belby non possa metterti addosso le sue luride zampe. Se solo lo avessi saputo prima, ti avrei regalato un bel collare, invece di quel sacco di pelo ruffiano-

Evidentemente, Draco si era pentito di averle regalato Nightfall, il quale sembrava essere divenuto un rivale in amore ben più pericoloso del Ravenclaw.

-Comunque, Hermione – continuò lui – Hai ancora di questi dubbi?-

Insicura.

Spaventata.

Sola.

-Io ti amo, te l’ho già detto più d’una volta. Forse dovrei fartelo dire dalla McGranitt, visto che prendi tutto ciò che dice quella vecchia come oro colato-

Lei mosse un passo verso di lui.

Lo abbracciò.

Respirò a pieni polmoni il suo profumo, capendo solo in quell’istante quanto questo le mancasse.

Percepì sotto i polpastrelli tremanti delle sue mani il corpo solido di lui. Lui era la certezza di cui aveva bisogno e, sebbene lo sapesse da tempo, non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo a sé stessa.

Gli posò un lieve bacio alla base del collo, ricambiando un favore che per lei era già mutato in urgente bramosia.

-Se continui così, Hermione, sarò costretto a sbatterti contro il muro- sussurrò Draco, appagato.

Lei frenò immediatamente la rapida corsa delle sue mani nella perlustrazione della schiena di lui.

-Allora la smetto subito-

L’occhiata furiosa che le rivolse sembrò poterla soffocare.

-Stavo scherzando- disse, scandendo bene quelle due parole – Ricomincia immediatamente!-

Hermione poggiò una mano sul suo viso e sorrise.

-Purtroppo, dobbiamo andare da mia zia-

La mascella dello Slytherin sembrò cominciare una rovinosa caduta verso il pavimento.

A fermarla furono le labbra gentili di Hermione, che gli concessero un rapido bacio.

-Andiamo- esordì lei, dando una breve occhiata al suo orologio da polso.

Dovunque tu voglia.

 

***

 

Gli teneva un mano, pur camminando ad un passo da lui.

Sembrava felice. Sembrava che, nell’ultimo periodo, fosse riuscita a lasciarsi alle spalle, almeno in parte, il dolore che perdere i suoi genitori le aveva dato.

Finalmente, Hermione Granger stava ricominciando ad essere, per quanto le fosse possibile, ciò che Lord Voldemort aveva cercato di cancellare.

Eppure non riusciva a togliersi quel tarlo che, se ne rendeva conto, mandava in cortocircuito il suo senso critico.

Perché lei, per lui, era un continuo mistero, una piccola cittadina nascosta perennemente da un imperturbabile foschia.

-Parlami-

Svelati.

Avrebbe voluto che ciò che aveva avuto il coraggio di pronunciare avesse il tono di un ordine a cui la ragazza non si sarebbe opposta. Il massimo che riuscì ad ottenere fu una supplica malcelata.

-Di cosa?- gli chiese lei, voltandosi.

Hermione aveva acconsentito.

Draco sorrise.

-Di quello che preferisci- rispose, certo che, se fosse stato lui a porre un limite a quella conversazione, anche lei si sarebbe rinchiusa in sé stessa.

-Chiedi ed io ti risponderò-

Le lasciò la mano. Lei, che intanto avevo ripreso a camminare, sembrò essere sul punto di fermarsi nuovamente per chiedergli spiegazioni.

Draco la strinse a sé prima che lei avesse il tempo di farlo, legando i loro corpi in quella che era, sebbene lui non lo sapesse, una vicinanza appagante per entrambi. Quel gesto improvviso causò un piccolo sobbalzo di Hermione.

-Prima domanda- incalzò immediatamente Draco – Hai paura di me?-

Lei, com’era solita fare, si prese alcuni istanti per formulare una risposta sensata e razionale.

-Della coppia, non sono io quella che si tormenta con dubbi stupidi?- gli rispose, interpellandolo a sua volta.

Coppia.

-Non mi hai risposto, Hermione!- esclamò esterrefatto – Non credere di poter sfuggire così facilmente al mio interrogatorio! Comunque … sono il tuo fidanzato?-

Lei ghignò, con un’espressione palesemente da Slytherin.

-Vorresti esserlo?-

Lui, tenendosela stretta, pur continuando a camminare, la squadrò dall’alto in basso.

-Domanda stupida, amore, visto che credo di aver più volte sottolineato che, se fosse per me, saresti già mia moglie da tempo-

Il silenzio della ragazza preoccupò Draco. Hermione di rado era un corpo in quiete.

-Mi piace- esordì lei, colpendo di sorpresa più sé stessa che non il suo interlocutore.

-Che cosa? Vedermi dannare mentre cerco di inculcare in quella tua testa cocciuta che sono l’unico ed ideale uomo della tua vita?- scherzò lui.

-Assolutamente no, amore- rispose Hermione piccata – Parlo del sentirsi desiderata, del sapere di poter scegliere di non essere più sola, dell’avere un’alternativa-

Draco, dando fondo alla sua esperienza maturata in anni interi trascorsi ad essere l’unica preoccupazione di sua madre Narcissa, si mascherò con un tenero broncio da bambino incontentabile.

-Mai una volta che ti scappi di dimostrarmi un po’ d’affetto- sentenziò, oramai sconfitto – E, comunque, devi ancora rispondere alla mia prima domanda!-

Alla fine, dopo una dura battaglia, la Gryffindor alzò bandiera bianca, accettando la sconfitta.

Per poi ritornare immediatamente sui suoi passi.

-Devi proprio cercare di distruggere così il mio entusiasmo, Draco?-

-Rispondimi!-

-Uffa … diciamo, allora, che molte delle mie paure riguardano la tua persona- lo accontentò – E, mettitelo bene in testa, stupida vipera, se non fosse per te non mi sarei mai sentita così-

 

***

 

Erano arrivati davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione di sua zia e lei, dopo aver afferrato la mano che Draco le porgeva, aveva suonato il campanello.

Un vociare confuso superò le spesse mura di cemento armato e il fragile vetro degli infissi. Era da quando sua cugina aveva lasciato quella casa che non percepiva più quella confusione caotica ed estremamente famigliare.

Qualcuno aprì loro la porta. Una ragazza, quasi ventenne, con capelli sciupati e di un’accesa tinta rossastra, con un’evidente ricrescita castano scura. I suoi occhi erano stanchi ma, in tempi migliori, dovevano aver fatto stragi di cuori con la loro innata vivacità. Un bel viso, che Hermione ricordava molto spigoloso, ammorbidito e più dolce. Le solite mani affusolate, rovinate da un lavoro svilente e faticoso.

-Oddio, Hermione!- esclamò sua cugina Jessica, la ragazza dai capelli rossi, quando la vide.

Lei era il suo personale serpente tentatore che, offrendole quell’inebriante desiderio di ribellione di cui aveva bisogno, spesso l’aveva portata sulla cattiva strada.

- Jessica, cosa ci fai qui?-

Questa, con la bocca ancora spalancata, riuscì solo a chiamare soccorso.

-Mamma!- urlò, strabuzzando gli occhi.

Zia Margot entrò presto nel campo visivo dei due visitatori.

Rideva.

Da quando quelle due andavano d’amore e d’accordo? L’ultima volta che le aveva viste assieme la più giovane, dopo aver lungamente sbraitato con e contro l’altra, aveva preparato una piccola valigia e aveva abbandonato la casa materna.

- Jess, come credi di poter badare ad Emy, se hai problemi persino ad invitare gli ospiti ad entrare?- domandò la donna, invecchiata dagli eventi, alla figlia, mentre superava la porta che, dalla cucina, conduceva al piccolo corridoio d’ingresso.

Non appena Margot vide la nipote, si portò le mani al petto e si lanciò in un’esclamazione gioiosa.

-Mamma!- gridò anche questa a sua volta.

Infine, l’anziana nonna Jean, reggendo tra le braccia un piccolo batuffolo rosa, giunse, con il suo solito passo tranquillo, al luogo dove si concentrava tanto clamore.

Hermione, ancora sconvolta da quella riunione di generazioni in cui, inconsapevolmente, si era ritrovata coinvolta, salutò la parente a cui era particolarmente affezionata.

Questa, ovviamente, la riconobbe subito e, dopo aver dato il morbido involucro a Jessica, la raggiunse quasi correndo e la strinse in un accalorato abbraccio.

Dopo Hermione fu il turno di Draco.

Jean, la cui espansività era nota in tutta la famiglia, concesse una stretta gentile anche al ragazzo, il quale, palesemente imbarazzato, ricambiò alla meno peggio.

Conclusi i convenevoli, le tre donne li invitarono ad entrare.

-Entrate, ragazzi, entrate!- cominciò Margot, finalmente ritornata il sé – Vado a scaldare l’acqua per il tè!-

La scoperta che la nonna si era prodigata per cucinare i suoi celebri biscotti, poi, aveva reso vani tutti i tentativi dei due ragazzi di declinare l’offerta.

La Gryffindor dovette attendere d’essere seduta di fianco al suo accompagnatore sul vecchio divano del salotto per poter, finalmente, essere aggiornata su tutti i cambiamenti che sembravano aver scosso dalla fondamenta l’ora stabile equilibrio di quella casa.

Jessica, dopo essersi seduta sul bracciolo dello stesso sofà, con grande attenzione, aveva messo tra le braccia della cugina il batuffolo rosa.

- Hermione,- aveva cominciato Jessica – ti presento Emy, mia figlia-

La notizia la lasciò basita.

Poi, scostando i lembi della morbida coperta in cui la pargoletta era stata avvolta, aveva potuto vedere il viso paffuto di una neonata addormentata.

-Ma … quando?- riuscì a chiedere Hermione, mentre il suo sguardo sembrava essersi completamente invaghito dell’esserina.

-Quando è nata? Cinque mesi fa. Da quando nonna Margot lo ha scoperto? Da poco più di due mesi, quando sono stata costretta a venire a chiedere il suo aiuto per cercare di dare ad Emy un futuro migliore. Te lo giuro, Hermione, avremmo voluto dirtelo, ma non siamo riuscite a rintracciarti- le rispose Jessica.

Probabilmente, se non avesse deciso di andare a far visita a sua zia, non sarebbe mai venuta a conoscenza della nascitura. Del resto nessuno, di quel che le rimaneva della sua famiglia, sapeva quale scuola frequentasse e dove questa fosse. E, comunque, se anche fossero state al corrente di queste informazioni, non avrebbe mai potuto dire loro che, per poterla rintracciare, avevano bisogno di un gufo o di un barbagianni.

-E sai chi è il padre?-

La domanda, apparentemente crudele, lasciò Draco basito.

-No- disse tranquilla l’altra – Ma chiunque sia, devo ringraziarlo per avermi fatto il regalo più bello della mia vita-

Hermione prese a cullare piano la piccola Emy.

-Tu, invece, dove e quando hai conosciuto questo bel ragazzo?- chiese Jessica, non appena ritenne fosse giunto il momento per il suo interrogatorio.

Entrambi, in perfetta sintonia, arrossirono imbarazzati.

-Siamo compagni di classe-

-Siete fidanzati?- insistette l’altra.

Alla fine, la domanda fatidica era arrivata.

-Si-

La voce della Gryffindor era stata chiara, nitida e sicura.

-Peccato- concluse Jessica, mentre si riprendeva felicemente la figlioletta che Hermione le stava porgendo.

 

Madre e figlia, molto più simili di quanto si potesse pensare, aveva continuato, per quasi un’ora, a tempestare Draco Malfoy di domande.

Da dove vieni? Che lavoro fanno i tuoi genitori? Cosa ti ha colpito di Hermione? Da quando siete fidanzati?

Per alcune di queste, lo Slytherin, con opportune modifiche ricamate dalla sua invidiabile fantasia, non ebbe dubbi, per altre, invece, dovette chiedere il sussidio della sua fidanzata, la quale, dando prova di una perfetta armonia di coppia, interveniva subito in suo aiuto.

Zia Margot, verso le cinque, aveva servito il tè. La donna, dopo aver riempito le tazze con l’acqua calda, aveva passato alla nipote l’ampio contenitore in cui custodiva gelosamente le sue numerose varietà di infusi.

La Gryffindor decise di sperimentare i frutti rossi, lo Slytherin, invece, superato lo shock causato dalla grande possibilità di scelta, si gettò sul gusto vaniglia, cosa che gli fece guadagnare una grande quantità di punti nella scala di valori di zia Margot.

-Finalmente qualcuno che mi capisce!- aveva esclamato la donna – Sai, la vaniglia è il mio gusto preferito!-

-Sbaglio, Hermione, o ha regalato anche a te un profumo alla vaniglia?- si intromise Jessica.

Draco sapeva bene la risposta corretta di quella domanda, ma, cercando di nascondere il rossore appena accennato delle sue gote, si prese un’abbondante sorsata del liquido ambrato.

 

La conversazione, poi, era passata ad argomenti ben più seri.

-Zia Margot - aveva cominciato Hermione – mi chiedevo se, in quanto mia tutrice legale, potessi fare un piccolo prelievo dal conto dei miei genitori a mio nome. Sai, sono un po’ al verde … -

La donna si era incupita rapidamente.

-Purtroppo no- aveva risposto scuotendo piano la testa – Nel testamento dei tuoi genitori, questi hanno espresso la volontà che per ogni prelievo dal loro conto, prima del tuo raggiungimento della maggiore età, tutti i tuoi parenti più stretti in vita dessero il loro benestare. Purtroppo, oltre a me e tua nonna, anche tuo zio Leonard deve firmare le carte necessarie e, come ben sai, lui non è al momento raggiungibile-

Zio Leonard, il fratello di suo padre. Un vero e proprio amante del pericolo. Probabilmente, mentre loro stavano parlando, lui stava affrontando un anaconda nella foresta pluviale, aiutato da quel pazzo di suo figlio George.

-Comunque, domani mattina potrei provare a rintracciarlo. Magari, se lo facessi parlare con il direttore della Banca, potremmo riuscire ad accedere al tuo conto e fare il prelievo di cui hai bisogno- ragionò a voce alta la donna – Dubito, comunque, di riuscire in questa impresa. Quell’uomo è un vagabondo-

-Potreste fermarvi per un paio di giorni qui da noi- si intromise, nuovamente, Jessica.

Hermione, dopo un breve colloquio di sguardi con Draco, rispose ad entrambe.

-Noi non possiamo fermarci. Dobbiamo ritornare a scuola e dobbiamo prendere il treno questa sera- disse.

A prendere parola fu la saggia nonna Jean.

- Hermione, cara, hai appena detto che sei senza soldi, come farai a pagarti la scuola?-

La diretta interessata alzò le spalle.

-Mi troverò un lavoro pomeridiano-

Di nuovo, la donna, come aveva già fatto il giorno del funerale dei suoi genitori, stava per farle quella proposta.

-Lo so, Hermione, che quella che frequenti è una delle migliori scuole di tutta l’Inghilterra, ma, se tu accettassi di lasciarla e di trasferirti definitivamente qui da noi, potremmo aiutarti molto più di quanto non facciamo ora- cominciò Jean – Noi non abbiamo molto denaro, infatti viviamo in quattro con la mia pensione e lo stipendio di tua zia, e tu sei troppo lontana, Hermione –

La stretta della mano di Draco si fece più salda. Seppe che il ragazzo non aveva preso bene quella notizia.

La ragazza si prese un grosso respiro.

-Ci ho pensato molto, in quest’ultimo periodo. Ma non voglio e non posso lasciare la mia scuola. Non ora, almeno. Troverò un modo per finire quest’anno scolastico e, se la situazione si dovesse fare insostenibile, verrò ad abitare qui da voi- disse Hermione – Prima, però, voglio essere sicura di non avere nessun’altra possibilità-

Sua nonna uscì dalla stanza, con gli occhi lucidi per quell’ennesimo rifiuto e per l’aver rivisto, nella certezza delle parole della nipote, quella con cui, alcuni prima, la sua secondogenita Emily le aveva annunciato il suo imminente matrimonio.

Quando era ritornata nella stanza, stringeva tra le mani una piccola mazzetta di banconote di poco valore.

-Non è molto, Hermione, ma questo è tutto ciò che mi è rimasto della mia misera pensione- le disse, porgendogliela.

-Non posso accettare nonna- aveva risposto subito la Gryffindor, allontanando la mano raggrinzita della donna, con cui questa aveva asciugato lacrime troppo amare per essere trattenute.

-Questo è l’unico modo con cui io e tua zia possiamo aiutarti, visto che non sappiamo neppure dove si trova quella tua dannata scuola, quindi prendili e non replicare, Hermione – aveva concluso Jean, afferrandole la mano e facendogliela stringere attorno alle banconote.

La ragazza, sconfitta, aveva riposto il denaro nella sua magica borsetta.

 

***

 

Stavano ripercorrendo la stessa strada al contrario. Quel vicolo, dove il buio era padrone, sarebbe stato il posto più adatto per la Smaterializzazione Congiunta.

La verità era una sola. Hermione sapeva che, se non fosse riuscita a trovare i soldi per pagare le tasse di Hogwarts, avrebbe dovuto abbandonare il mondo magico, ritornando ad essere una normalissima Babbana come tante.

Dopo la visita a casa di zia Margot, Hermione dovette ammettere a sé stessa che poche erano le sue vie d’uscita.

Accettare la carità dai suoi amici o chiedere a Silente di lanciarle un incantesimo di memoria sufficientemente forte da farle dimenticare tutto ciò che aveva scoperto negli ultimi sei anni della sua vita.

E lei sapeva già quale strada avrebbe intrapreso.

Avrebbe concluso il suo sesto anno, cercando in ogni modo di incastrare Marcus Belby, e, poi, sarebbe sparita, come petali di un soffione scosso dal vento.

Di lei, della celebre Hermione Granger, non sarebbe rimasto nulla se non un piccolo ricordo nella testa delle persone che le volevano bene.

Avrebbe abbandonato Harry, lasciandolo in balia della sua impulsività e del suo poco sangue freddo. Ma era certa che Ginny, la sua unica vera amica, l’avrebbe sostituita egregiamente.

Avrebbe abbandonato Ron e tutta la sua amorevole famiglia. E così, finalmente, avrebbe fornito all’intera umanità la necessaria eccezione che conferma la regola: lei, il suo primo amore, lo avrebbe dimenticato.

Avrebbe abbandonato i suoi amati libri di Magia e chi glieli aveva fatti amare. Le faceva male sapere che, troppo presto, avrebbe scordato la professoressa McGranitt, il professor Vitious e Drew.

Infine, avrebbe abbandonato lui.

Sapeva che, probabilmente, i suoi occhi premurosi l’avrebbero tormentata nelle notti più buie della sua esistenza, ma sarebbe sopravissuta anche a quella sofferenza o sarebbe morta nel tentativo di farlo.

Sapeva che l’illusione del tocco gentile delle sue labbra l’avrebbe resa pazza, ma sperava che almeno la pazzia, con gli adeguati psicofarmaci, l’aiutasse ad andare avanti.

Sapeva che mai, in nessun altro ragazzo, avrebbe potuto ritrovare il suo profumo e il sapore della sua pelle.

Ma, alla fine, del suo Draco Malfoy non sarebbe rimasto che un doloroso tormento scavato nelle sue ossa.

-Ne ho già parlato con mia mamma, ci occuperemo noi di tutte le spese necessarie per la tua educazione-

Sapeva che lui avrebbe combattuto, ma lei non avrebbe abbassato facilmente le sue difese.

-La mia famiglia non andrà di certo in banca rotta per un centinaio di galeoni e all’inizio del prossimo anno compirai diciotto anni e avrai accesso al conto dei tuoi genitori. Non puoi dirmi di no-

Era vero. Lei non poteva dirgli di no. Le delusione sul suo volto l’avrebbe uccisa.

-Il problema non sono i soldi, Draco – disse Hermione – Io non posso più voltare le spalle alla mia famiglia. È stata la mia decisione di diventare una strega che ha portato alla morte dei miei genitori, e questa, lentamente, sta logorando mia nonna. L’hai sentito anche tu, loro hanno bisogno di me. Hanno bisogno di soldi ed io, oltre a dare loro il denaro dei miei genitori, potrei anche trovarmi un piccolo lavoro per arrotondare lo stipendio di mia zia. Loro sono tutto ciò che mi rimane, lo capisci Draco?-

Si era voltata e gli aveva preso le mani.

Lui era impassibile.

-Ed io?-

Hermione, per la prima volta nella sua vita, non seppe cosa rispondere.

-Ed io, Hermione?- insistette Draco – Io ho voltato le spalle al Signore Oscuro per te! Io ho esposto mia madre per te! Non puoi trattarmi con un paio di scarpe vecchie, non me lo merito neppure io-

-Lo so, Draco, ma … -provò lei, venendo subito interrotta.

-Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami- le ordinò lui, afferrandole il viso con una presa sicura.

-Sai che non posso-

Draco sorrise.

-Lo ammetto, ci speravo- disse, immediatamente più sollevato – Ascoltami, allora. Hai detto che i soldi non sono un problema. Non appena compirai diciotto anni, o prima se la signora Margot riuscirà a trovare tuo zio, darai tutti i soldi dei tuoi genitori alla tua famiglia, risolvendo i loro problemi economici. Tu, invece, come un’adatta futura signora Malfoy, vivrai a mie spese. Provvederemo io e mia madre al tuo mantenimento e a tutte le tue spese. In cambio, devi solo promettermi che non abbandonerai il mondo magico-

Una via di fuga. Con Draco.

-E, ovviamente, dovrò sposarti … -

-Credevo che quest’aspetto fosse assodato, amore- scherzò lui.

Lei sospirò, sconfitta, per la seconda volta nel giro di mezzora.

-Accetto, ma … -

-Ma?- domandò Draco, particolarmente affascinante con quel suo sopracciglio sinistro alzato.

-Ma mi servono solo i soldi per le tasse scolastiche e ho intenzione di restituirti tutto ciò che mi presterai il prima possibile-

-Non avevi detto che i soldi non sono un problema?- le chiese – Comunque, se mi prometti che non te ne andrai da Hogwarts, per me va bene. Anche se non so come farai a trovare quei soldi-

Lei, entusiasta per quell’opportunità, gli saltò tra le braccia, cosa che Draco apprezzò particolarmente.

-Ovviamente darò ripetizioni!-

 

-Non fumi, oggi?- gli domandò Hermione poco prima che si Smaterializzassero.

-La tua futura suocera è un segugio e non apprezza questo mio vizio- le rispose tranquillo lui.

La risata cristallina della Gryffindor riempì l’aria.

E i due ragazzi, teneramente abbracciati, ricomparirono davanti ad una piccola palazzina Babbana di quindici piani.

Nel grande attico che occupava tutto il sedicesimo piano, abilmente celato da un ottimo incanto Fidelius, dimorava la signora Narcissa Malfoy.

Note dell’Autore

Prima cosa … Grazie, grazie e grazie! A tutte le lettrici veterane e a quelle “nuove”. Con il capitolo 13, per chi non lo sapesse, è stato superato il limite che ormai davo per insuperabile delle 8 recensioni. Quindi, ancora grazie alle 10 persone che lo hanno recensito!!!

Vi informo che ho ritenuto fosse il caso di alzare il rating da giallo ed arancione per i contenuti di questo capitolo (parlo del padre violento della povera Daphne).

Ed ora, a malincuore, vi annuncio che ho una cattiva notizia. Avevo anticipato, nelle “Note dell’Autore” di qualche capitolo fa che, prima o poi, sarebbe cominciato un progetto a cui avevo deciso di partecipare e che, sicuramente, mi avrebbe impiegato molto tempo. Beh, il momento tanto atteso è giunto ed ora, dalla scorsa settimana, mi ritrovo con 10 ore e mezza in meno di libertà a cui, ovviamente, vanno aggiunte quelle di cui necessita la scuola.

Risultato? Non ho tempo per fare niente. Questo capitolo (che volevo pubblicare prima della fine di gennaio), per esempio, è stato scritto quasi completamente la sera tardi, quando facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Conseguenza di questo impegno che mi sono preso è anche il non poter leggere le fanfiction altrui, quindi, se qualcuno dei pochi autori che ho recensito nell’ultimo periodo si stesse chiedendo dove sono, sappia che, non appena avrò un po’ di tempo, farò il possibile per smaltire gli arretrati.

Passo ora alle risposte a personam (sono molte più del solito!!!):

 

Jennifer91:  innanzitutto … è un piacere conoscerti, nuova lettrice!!! Grazie, grazie, grazie! (mi riferisco ai complimenti sul mio “talento”, sul mio stile e sulla trama – su quest’ultimo aspetto ti anticipo che vi saranno mutamenti inaspettati – XD) Per quanto riguarda la tua mancanza di “talento nel mettere per iscritto ciò che penso”, permettimi di darti un consiglio. Per scrivere bene ci vogliono tre cose: tempo da impiegare, pazienza perché l’ispirazione viene quando ne ha voglia e, infine (ma non per importanza, anzi), allenamento. Io leggo molto da sempre (quando ho tempo, ovviamente) ma ho cominciato a scrivere poco più di due anni fa. Credimi, se ti dico che rileggendo i miei temi di prima superiore mi sono sbalordito del mio miglioramento. Magari non lo noterai subito, ma, se scrivi spesso, il tuo stile farà passi da gigante. E, comunque, nessuno potrà mai dire di aver imparato completamente come si scrive, in quanto la scrittura è un campo in cui non si smette mai di migliorare. Con questo non voglio dirti che devi scrivere recensioni più lunghe, sia chiaro. Era solo per fare un po’ di conversazione XD!!! Grazie ancora e a presto, spero …

 

Willow Malfoy: come è mio uso fare, ti dico che è stato un immenso piacere ricevere il tuo parere, nuova lettrice! Sapere che qualcuno ritiene la mia storia originale mi rende immensamente orgoglioso di me stesso. Diciamo pure che è una delle cose su cui punto di più. E, ovviamente, mi fa piacere ricevere complimenti sul mio stile, visto che di rado ne ricevo e perché, purtroppo, devo convivere sempre con questa mania che mi fa vedere il mio modo di scrivere come troppo macchinoso XD Quindi … Grazie, grazie, grazie! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!!

 

Books: Heilà!!! Forse era un po’ velato, ma nella mia ultima risposta alla tua recensione c’era un sentito ringraziamento. E ora sono veramente dispiaciuto che tu ti sia sentita una schifo. Diciamo che mi sento uno schifo per averti fatta sentire uno schifo XD. Sei una delle lettrici che apprezzo di più, soprattutto per la tua sincerità. Le critiche fanno male, ma fanno crescere. E comunque, con il senno di poi, mi sono reso conto di quanto fosse vero ciò che mi avevi detto. infatti, ora, pongo molta più attenzione a ciò che scrivo. Quindi grazie, anche perché sei una delle poche lettrici che mi segue dal primo capitolo e non potrei sopravvivere se, al prossimo capitolo, non trovassi una tua fantastica recensione!!! Passando al capitolo … sono contentissimo che ti piaccia l’idea delle tasse ad Hogwarts (che ritorna in questo capitolo), la mia personalissima caratterizzazione di Narcissa e, infine, il nome che ho dato alla palla di pelo! Drew nasconde molte cose, ma, ad una lettura particolarmente attenta, alcune di queste potrebbero essere svelate … Ancora grazie, grazie e grazie! Spero a presto!!!

 

Agathe: salve!!! La tua recensione mi ha fatto veramente sbellicare e credo che più di qualche parente abbia avuto la conferma della mia infermità mentale. Questo spiegherebbe perché spesso mia madre mi fissa come se fosse pronta ad annotarsi qualche mio comportamento strano … va beh, lasciamo stare la mia pazzia!!! Volevo spezzare una lancia a favore della mia personalissima versione di Narcissa. Sicuramente non ha nulla del Malfoy, ma ti ricordo che, tra i Black, l’unica ad essere particolarmente crudele era Bella (visti Sirius il Gryffindor ed Andromeda che è diventata una casalinga) … e, comunque, non sottovalutarla, mi piace troppo per farla scadere nella banalità!!! XD Spero a presto!!!

 

Hollina: ok, te lo giuro. Da questo capitolo in poi puoi ritenere ufficialmente chiuse le disgrazie di Hermione. Purtroppo, quello del suo essere perennemente al verde era un problema che avevo lasciato aperto e mai chiuso. Mi sembrava il caso di farlo, e l’ho fatto. Spero che non ti abbia spinto a smettere di leggere la mia storia, ovviamente. E, comunque, ora Draco ed Herm sono legati da qualcosa di molto più profondo (praticamente un accordo matrimoniale!!!). Grazie, grazie e grazie!!!

LullabyDeath: piacere di conoscerti, nuova lettrice!!! Prima cosa, anche se non riguarda la storia … bel nick, complimenti!!! Molto drammatico e con un certo retrogusto malinconico, insomma, molto, molto bello!!! Non so, secondo te Draco ha ottenuto più “coccole” in questo capitolo??? Mah … comunque, grazie, grazie e ancora grazie per i complimenti! E soprattutto per il riconoscimento del mio impegno!!! Spero a presto!!!

Barbarak: te lo dico con tutta la mia sincerità (parecchia), la tua lunghissima recensione mi ha commosso. Mai ricevuta una così attenta analisi di un mio capitolo e dei personaggi che lo animano così attenta. Come ho già detto, sei una lettrice superlativa. E, ora che ho letto la tua fatica, posso tranquillamente affermare anche che sei una lettrice egregia. Hai tutto il mio rispetto (chino il capo in un umile segno di rispetto e reverenza)! Non so davvero da che parte cominciare a rispondere alla tua recensione. Veramente, più la leggo, più rimango senza parole. E viste le numerose riletture, praticamente posso solo stare zitto. Ti offendo se ti rispondo con un “hai ragione su tutto tranne sull’acredine tra Drew e Narcissa”??? spero di no, perché non me la sento proprio di rispondere punto per punto. Parlerei (scriverei, in questo caso) per ore, credimi!!! Cmq, presto Belby farà la sua mossa. La sua seconda mossa, visto che la prima l’ha fatta negli ultimi due capitoli … Fantastica Barbarak!!! Grazie, grazie, grazie!!! Ah si … scusami, ma non ho avuto il tempo per leggere i tuoi due ultimi aggiornamenti, ma sarà la prima storia che recupererò non appena avrò un minimo di respiro!

_Dubhe: Molto piacere, Katia, io sono Jerry. Non è il mio vero nome, ovviamente, ma, fosse per me, lo userei sempre. E, comunque, è solo un futile istinto dell’uomo cercare di dare un nome a tutto. È un’inutile voglia di catalogare tutto ciò che non riusciamo a comprendere. Io resto me stesso, anche se uso un nome che non è il mio. La Sacher è una torta fantastica sia che la si chiami così sia che la si chiami “torta al cioccolato, con marmellata di albicocche e glassa”, no? Per quanto riguarda i cambiamenti da me fatti per rendere più “popolare” la mia storia, questi riguardano solamente il rendere palese i dubbi di Hermione su Belby. Drew, invece, è tenuto volutamente fuori dalla storia (ma ci resterà per poco) per altri motivi. Volevo che fosse onnipresente nei primi capitoli e che, rapidamente, sparisse. Il fatto che tu ne senta la mancanza, mi dice di aver fatto un buon lavoro. Non ti preoccupare, tornerà. I chiarimenti sull’incanto Fidelius arriveranno, ma molto dopo il ritorno di Drew XD. Nel caso in cui tu voglia ancora approfondire alcuni punti della mia storia, sappi che sono pronto a rispondere a tutte le tue eventuali domande (se ti è più comodo puoi anche inviarmi un messaggio personale, cosa che ti permetterebbe di avere una risposta più immediata) e che riceverle mi farebbe molto piacere!!! Grazie ancora per tutti i complimenti, Katia!!! Spero a presto, Jerry

123cilvia: sapere che la mia storia, dopo una prima occhiata, è stata brutalmente scartata mi ha messo un po’ d’inquietudine (mi sono chiesto … in quanti l’avranno fatto?), ma, superato il breve collasso mentale, ho provato un certo piacere nel capire che, se non altro, sono riuscito a far cambiare idea almeno ad una persona! Come mi ripete sempre mio padre: piuttosto che niente, è meglio piuttosto! Che poi non abbia alcun significato in italiano, è di poca importanza. Per quanto riguarda l’argomento “Jerry è un ragazzo!”, sappi che per me non è mai stato un problema essere nato maschio e tantomeno lo è stato dirlo ad alcune lettrici che mi avevano scambiato per una ragazza. Certo, è stato un duro colpo per la mia virile autostima, ma non sono io quello che è rimasto sconvolto dal scoprire che nel mio cromosoma genetico ho una Y. La quasi totalità delle mie lettrici, nella prima recensione, ha approfondito l’argomento sopracitato. Non che mi dispiaccia, ovviamente, ma su Efp io scrivo come chiunque altro. Ho apprezzato particolarmente il tuo consiglio e, infatti, in questo capitolo ho usato il verbo “comparire” solo due volte, un vero e proprio obbiettivo per me! Cercherò di migliorare ancora XD Per altri eventuali critiche/consigli, sai dove trovarmi. Mi fa sempre piacere riceverle, sarà forse per il fatto che ho spalle sufficientemente larghe per sopportarle! Grazie ancora per i complimenti!

Ageno: heilà! Sappi che aspetto il poema che mi hai promesso XD!!! La tua recensione mi ha lasciato spiazzato, positivamente spiazzato. Purtroppo, in quanto maschio, devo portare in alto la mia bandiera, quindi è mio dovere ricordarti che molti dei più grandi scrittori sono stati maschi. Vuoi un paio d’esempi??? Alighieri, Manzoni, Tolkien, Bulgakov, Defoe, Shakespeare e Marlowe. E la lista è molto lunga! Per un istante mi sono visto armato di clava e con una pelliccia d’orso polare gettata addosso. Scena traumatica XD. Scherzi a parte, non sentirti in dovere di farmi pubblicità su Facebook. Ovviamente ne sarei molto più che onorato, ma sono sicuro che hai preoccupazioni ben più importanti per poterti permettere di sprecare tempo con me e la mia storia =). Infine, sappi che ho dato un’occhiata (forse te l’avevo già detto) alla tua pagina. Una delle tue storie mi è piaciuta molto, ma purtroppo, tra un impegno e l’altro, mi sono dimenticato di recensirla. Se puoi perdonare la mia enorme testa vuota, ti prego di farlo. Sto parlando di “Diario di una suicida”. Molto ben scritta e molto originale, complimenti!!! Spero a presto, Jerry

 

Bene, è stata una piacevole faticaccia rispondere a tutte queste recensioni!!!

Mi auguro di non fare troppo tardi con il prossimo aggiornamento, anche se dubito di riuscire a pubblicare entro questo mese (che tra le altre cose è anche più breve del solito, uffa) …

Un grazie sincero alle persone che hanno messo la mia storia tra le “Preferite”, “Ricordate” e “Seguite” (wow, siete tantissime!) e tutti coloro che leggono questa storia.

 

A presto,

Jerry

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Capitolo 15
*** Talking about Love (Fragility, Part II) ***


Chapter fifteen, Talking about Love (Fragility, Part II)

A Barbarak, perchè da poco ho scoperto
che, oltre ad essere una lettrice insostituibile ed
una scrittrice splendidamente introspettiva, è
una donna dal cuore d'oro

La camera di Hermione, quella sera, era illuminata dai caldi raggi del sole crepuscolare. Sulle pareti candide, l’arancione della luce disegnava figure geometriche, accompagnando in una strana danza di chiari e scuri l’ombra allungata della ragazza.

Le vacanze natalizie erano finite troppo presto. Forse, però, doveva ritenersi fortunata. Se fosse rimasta un’altra settimana alla Tana, molto probabilmente, con tutto il cibo con cui Molly aveva preso l’abitudine di rimpinzarla, avrebbe avuto molte difficoltà ad utilizzare le sue gambe per camminare. Ma avrebbe cominciato a muoversi rotolando molto volentieri, se, in cambio, avesse potuto avere un’altra fetta della fantastica torte di mele della signora Weasley. Adorava quel dolce e, se chiudeva gli occhi, le sembrava di poter percepire ancora sulla lingua l’aroma della cannella e la morbidezza delle mele, in contrasto con la friabilità della pasta frolla.

Fantastica.

Hermione si lasciò cadere sulla sedia della sua scrivania. Le sue mani erano ricoperte da un leggero velo di sudore, mentre cercava di aprire la busta che un vecchio gufo le aveva portato.

Quando aveva avvertito il picchiettare del becco dell’animale contro il vetro della finestra, stava risistemando i vestiti nell’armadio, dopo che questi avevano subito un soggiorno troppo breve nel suo baule. Aspettava quella missiva da troppo tempo per poter mantenere la calma.

Le parole tracciate sul foglio nella grafia caotica di Malocchio le riempirono la testa. Credeva quasi di poter sentire la voce arrabbiata dell’ex Auror nelle orecchie, tanto da spingerla a pensare che quella busta che teneva in mano fosse, in realtà, una Strillettera. La parola che la concludeva, poi, sembrava essere un ordine perentorio e indiscutibile.

“Liberatene”.

Moody non parlava dell’oggetto contenuto nel pacchetto che accompagnava l’epistola, ma della persona che glielo aveva regalato.

Scoprire, infatti, che Belby era realmente intenzionato a mandarla all’altro mondo la preoccupò e divertì assieme. Lo aveva anticipato, era stata più scaltra di lui e, ora, aveva la possibilità di passare al contrattacco.

Ricordò il consiglio che Drew aveva dato a lei e a tutti gli studenti di Hogwarts poco prima che cominciassero il loro primo duello.

In un duello la potenza delle magie è relativa, ciò che conta è il modo in cui esse vengono usate. Dovete usare l’astuzia, la fantasia. Solo così potrete sopraffare il vostro avversario.

E lei, questa volta, non si sarebbe limitata sconfiggere il suo avversario. Lo avrebbe schiacciato, come una qualsiasi foglia rinsecchita dal sopraggiungere dell’autunno.

Il giorno seguente sarebbero riprese le lezione e lo avrebbe rivisto.

Si sarebbe goduta la sua espressione sconvolta quando l’avrebbe rivista viva e si sarebbe divertita a giocherellare con quella collana che le aveva regalato.

Aprì il pacchetto in cui Malocchio aveva riposto una copia perfetta dell’oggetto e lo indossò.

Le piccole sfere di una sfumatura azzurrognola rimbalzarono sul suo petto.

Mai, se non avesse voluto raggiungere a tutti i costi il suo obbiettivo, avrebbe indossato quella collana d’opali dallo stile così antico.

 

***

 

Le tre settimane seguenti erano passate rapidamente, forse solo perché non aveva avuto tempo per fermarsi a pensare. Il periodo, come ogni anno, era colmo di prove pratiche e teoriche, cosa che le riempiva quasi completamente tutti i suoi pomeriggi. A ciò, poi, andavano aggiunte le ripetizioni che aveva cominciato a impartire ad alcuni studenti più piccoli per poter racimolare la somma che doveva a Draco. Purtroppo, i centocinquanta galeoni della somma finale erano ancora un’illusione molto lontana.

Draco, nell’ultimo periodo, dopo un’iniziale freddezza in seguito alla breve discussione avente come causa scatenante Belby e il suo desiderio di eliminarla dalla faccia della Terra, era diventato ancora più premuroso del solito. Cercava, in ogni modo possibile, di tenerla lontana dal Ravenclaw e, come la stessa Hermione fu costretta ad ammettere, ci stava riuscendo egregiamente.

-Posso chiederti una cosa, Hermione?- le chiese il ragazzo a cui aveva appena finito di ripetere le fasi principali della Guerra dei Folletti, spezzando il filo dei suoi pensieri.

 Lei smise immediatamente di sistemare i suoi libri e lo invitò a proseguire.

- Cos’è l’amore?-

La domanda la lasciò spiazzata. Mai si sarebbe aspettata una simile richiesta, tanto meno da lui.

Le era sempre parso estremamente riservato, nonostante, da buon Gryffindor quale era, era sempre circondato da un gruppo corposo di amici o da un nugolo di spasimanti.

Quel ragazzino del quarto anno, infatti, con quel suo modo gentile di osservare tutto e tutti, aveva fatto una vera e propria strage di cuori e, tra le vittime, vi erano anche alcune ragazze del settimo anno.

Lei stessa, a volte, si chiedeva come riusciva a resistere al desiderio di baciarlo per poter percepire la consistenza delle sue labbra sottili.

Daniel Alleyn aveva un fascino particolare, difficilmente descrivibile. Non era molto alto e decisamente smilzo, eppure, forse grazie al suo viso, riusciva ad incantare chiunque.

Ma ciò che più di lui aveva stupito Hermione era la sua profondità, il suo non accontentarsi di risposte preconfezionate e la sua voglia insaziabile di conoscere il parere altrui.

-Mi dispiace, Daniel, ma non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda- gli rispose Hermione, un po’ imbarazzata.

Lo sguardo del ragazzino dai capelli biondo scuro si incupì.

La tristezza che poté leggere nelle sue iridi color miele la spaventò.

-Ma, se ti accontenti della risposta della prostituta di Hogwarts, puoi provare ad ascoltarmi-

Lui le rivolse un sorriso. Hermione prese un grosso respirò.

- Quando trovi l’amore, questo ti appare come liberazione, salvezza e sicurezza. Credimi, non c’è niente di più rassicurante del contatto con la persona di cui si è innamorati. È una cosa immediata. Un giorno non sai nemmeno che esiste, quello dopo riconosci il suo odore tra mille altri-

Daniel la fissava estasiato e leggermente malinconico.

-Poi, quando vivi l’amore, questo diventa una necessità. E hai bisogno di vederlo, di sentirlo, di toccarlo, di sapere che è al sicuro, di essere certo che non ti abbandonerà e di potervi sopravvivere-

Il ragazzo sciolse il contatto dei loro occhi e abbassò la testa. Hermione gli pose una mano sulla guancia destra e, con una dolcezza quasi materna, lo invitò a guardarla. Gli sorrise, dimostrandogli di non aver bisogno di alcuna parola per capire cosa lui stesse provando in quel momento.

Hermione lo sapeva, cos’era l’amore.

 

Per troppo tempo aveva camminato nella vasta landa desolata dell’Odio. Per troppo tempo non aveva incontrato nulla sul suo percorso se non l’arido terriccio bruno su cui camminava e alcuni radi arbusti piegati dalle frustate della siccità. Indebolita dall’incomprensione e dalla solitudine, si era lasciata scaldare dai gelidi raggi di un sole perennemente celato dietro nuvole grigie. E aveva atteso a lungo un solo segno, un solo sorso d’acqua con cui rinfrescarsi la gola riarsa.

Infine, il cielo si era tinto con il sangue e la terra, scossa da un tremito improvviso, aveva finalmente aperto le sue braccia per lei. E quella che era una minuscola crepa, in pochi attimi mutò in una profonda spaccatura e, poi, in un baratro. Là, sul fondo, un piccolo punto troppo lontano dalle sue mani.

Quell’insignificante macchia colorata, come un sasso lanciato contro un vetro, infranse le sue certezze. Perché quel misero segno celeste era il suo primo scorcio di un cielo vero.

E all’improvviso, poté distinguere la via che l’avrebbe condotta alla sua vera dimora, indicatale dalla voce rassicurante del suo angelo custode. Perché si, sebbene non ci avesse mai creduto, anche lei, laggiù aveva un cherubino biondo, egocentrico e insopportabile che l’attendeva strepitante.

Hermione, quella volta, fece una sola cosa. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere.  

 

Lei e Daniel avevano chiacchierato a lungo quel pomeriggio. Poi, si erano separati. Hermione, mentre il piccolo Gryffindor, prima di uscire dalla biblioteca, alzava la mano destra in un cenno di saluto, vide nel suo volto quello di un fratellino che non avrebbe mai potuto avere. Le si strinse il cuore.

Perché solo in quel momento, evidentemente troppo tardi, si rese conto di quanto avesse trascurato la persona per cui, da molto tempo, aveva la forza di alzarsi la mattina. Quegli occhi grigi, oramai, stavano già diventando la sua personalissima ossessione.

Voltandosi, diretta verso uno scaffale in cui aveva adocchiato un libro che le interessava particolarmente, vide Ginny, seduta ad uno dei numerosi tavoli presenti in quella stanza, con le mani nei capelli rosso fuoco e con una ragazza, che Hermione dedusse appartenere ai Ravenclaw dallo stemma sulla divisa scolastica, che le accarezzava una spalla cercando di consolarla.

La osservò con attenzione e la riconobbe. Denise Millay. Un’espressione estasiata le illuminava il viso. Ginny, evidentemente, non sembrava ancora aver perso la sua capacità di avere una battuta sempre pronta.

Hermione si avvicinò, sperando di non disturbale.

Denise, dopo aver ricambiato il saluto con un basso mormorio, abbassò lo sguardo. I capelli neri e ordinati le ricaddero sul viso, coprendo anche la porzione lasciata scoperta dalla frangia, spettinata dalla cattiva abitudine della ragazza che la spingeva ad immergevi la mano ogniqualvolta si sentiva osservata. Sempre, considerata la sua spasmodica timidezza.

Ginny, invece, fu ben più loquace.

-Cosa fate di bello?- chiese Hermione, stringendo i libri di Storia di Magia del quarto anno, che aveva opportunamente recuperato dal baule in cui li aveva riposti.

- Denise mi da una mano con Trasfigurazioni- le rispose Ginny, lanciandosi, poi, in un sospiro teatrale – Sono proprio una frana-

-Avresti potuto chiedere a me, sai che ti avrei dato una mano molto volentieri- disse l’altra, forse un po’ offesa.

-Lo so perfettamente, ed è proprio per questo motivo che ho chiesto a Denise. Tu saresti capace di ammazzarti, pur di riuscire ad aiutare chiunque te lo chieda. E, comunque, non credo sia il caso di sottrarti ancora a quel povero ragazzo, che già così è costretto a vederti solo nei tuoi ritagli di tempo … -

Hermione sbiancò.

-Di chi stai parlando?- le domandò, stringendo più forte i libri.

Ginny scoppiò a ridere.

Poi, cercando di riprendere fiato e asciugandosi gli occhi che avevano preso a lacrimare per le troppe risate, riprese a parlare.

-Vediamo se riesco a darti una descrizione che non ti lasci dubbi- cominciò la Weasley, prendendosi subito una pausa di riflessione – Lingua biforcuta, pelle diafana sintomo di una putrefazione precoce e capelli color biondo platino, rimasuglio del suo trascorso da drag queen-

Denise scoppiò a ridere, seguita subito da Hermione. L’isterismo che trapelò dalla voce di quest’ultima non passò inosservato.

-Comunque, Herm, non ti preoccupare, Denise è la migliore del mio anno-

-Non sono affatto preoccupata, Ginny – le rispose, riprendendo un po’ di colore dopo la tragica rivelazione della rossa e rivolgendosi subito alla Millay – La tua fama ti precede, Denise –

La Ravenclaw arrossì, la ringraziò con un gridolino e portò immediatamente la mano destra al viso. Con questa spinse gli occhiali da vista verso l’alto, facendoli scivolare sul piccolo naso, e sistemò una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.

-Sai, Hermione, che Denise ha vinto una delle borse di studio messe a disposizione da Silente?- disse Ginny, riaprendo la conversazione, già arrivata ad un punto fermo.

Denise implorò con uno sguardo supplichevole la Weasley, affinché smettesse di tessere altre lodi sulla sua persona.

Lei era così. Una Mezzosangue, come tante altre, desiderosa di rimanere nel completo anonimato.

 

Dopo una decina di minuti, Hermione aveva lasciato le ragazze e, dopo aver afferrato il libro di cui aveva bisogno, si era diretta versa l’uscita. Prima di sfuggire da quel luogo, stranamente più caotico del solito, aveva salutato educatamente Madama Pince. Questa, in risposta, aveva alzato la mano sinistra, continuando a scrivere qualcosa su un foglio bianco.

La passione che metteva in quel gesto era mirabile, tanto da spingere la ragazza a pensare che quel pezzo di carta fosse uno struggente messaggio d’amore indirizzato a Gazza. Non volendo approfondire l’argomento, svelando gli aspetti più celati di quell’amore così lontano dalla bontà di un qualsiasi dio, si affrettò a richiudersi la porta alle spalle.

Li avvertì subito sulla pelle. La perquisivano, frugando negli spigoli più nascosti della sua anima e lasciandola indifesa. Se avesse avuto la forza di pensare, forse, sarebbe scappata.

 

Marcus Belby le sorrise gentile, come al solito. Le aveva rifilato lo stesso sorriso quando, circa venti giorni prima, lei aveva gironzolato per tutta la scuola con la falsa collana d’opali che avrebbe dovuto mandarla a far compagnia a tutti i più temuti avversari di Lord Voldemort.

-Come va?- le chiese premuroso.

Hermione fece fatica ad aprire la bocca. Fino a cosa si sarebbe spinto quel pazzo tirapiedi di Tu-sai-chi? Perché era venuta a cercarla? Cosa e chi doveva temere?

-Sono un po’ stanca in questo periodo, ma, tutto sommato, ho vissuto periodi peggiori. Tu, Marcus, invece?-

Belby le si avvicinò, premendo il corpo di lei con il proprio e facendola adagiare lentamente contro la parete alle sue spalle.

-Ora che mi sei così vicina, molto bene- le sussurrò all’orecchio, soffiando respiri carezzevoli contro il suo collo ad ogni parola.

Ora che hai il tuo obbiettivo così vicino, vorresti dire pensò Hermione.

Non disse nulla, attendendo che il suo avversario compisse la sua mossa.

Aveva alzato attorno al suo Re Bianco alcune discrete difese e, ora, doveva solo sperare che il generale dei Neri non intuisse l’unico punto debole nella sue mura.

Belby le prese la mano destra stesa lungo al fianco e, non curandosi dell’espressione sconvolta sul volto della Granger, se l’appoggiò su una spalla. La Gryffindor si ritrovò stretta in un abbraccio a cui, sebbene lo volesse, non poteva sottrarsi.

Il suo avversario aveva mosso il Cavallo. Nel palazzo del Sovrano risuonarono i passi delle numerose truppe rivali che percorrevano quel tunnel buio il quale, in caso di occupazione, sarebbe stato utilizzato per gli approvvigionamenti. Quella che pensava sarebbe sempre stata la sua via di fuga, il suo passaggio segreto per mettere in salvo il proprio esercito, era stato utilizzato contro di lei.

Marcus lasciò una lunga scia di baci languidi sul collo di lei, per poi risalire sul viso, arrivando quasi a lambire le sue labbra.

Espugnata anche la capitale, del suo immenso impero non sarebbe rimasto che un mucchio di macerie logorate dall’intemperie e ricoperte di muschio verde.

-Vuoi essere la mia fidanzata?- le chiese, parlandole all’orecchio.

Scacco matto.

Avrebbe dovuto alzare la bandiera bianca ed essere trascinata dietro il carro di Trionfo del suo nemico. Avrebbe dovuto far cadere il vessillo che aveva rappresentato le temibili legioni delle sue milizie, oramai ridotte a pochi drappelli di soldati feriti. Avrebbe dovuto inchinarsi al nuovo Tiranno, privando della libertà i suoi sudditi.

Il Re Bianco era caduto, pugnalato alle spalle da un servo traditore.

La Regina, con le gote rigate di lacrime, aveva incoccato la prima freccia sul suo arco.

 

***

 

Continuava a spintonare chiunque gli si parasse davanti. Non gli importava a quale Casa appartenesse, né quanti anni avesse. Continuavano imperterriti, nonostante il suo palese umore nero, a mettersi tra lui e la sua camera nei dormitori maschili degli Slytherin e, per questo motivo, andavano puniti.

Un ragazzino Hufflepuff del primo anno ebbe la sfortuna di incrociare la sua strada con quella di Draco Malfoy e ciò era stato la causa del perfetto Levicorpus che si era beccato.

Scese nei sotterranei e, superata la sala comune, si diresse verso la propria stanza.

Entrò e richiuse la porta con una spinta violenta.

Daphne, che stava leggendo un libro distesa sul letto di Blaise, svegliò con uno scossone il proprio fidanzato, che, tenendo una mano sul grembo di lei in modo possessivo, stava sonnecchiando.

Draco non li degnò di uno sguardo. Si tolse la giacca e, assieme alla bacchetta, la lanciò sul suo letto. Fece uscire dalle asole alcuni bottoni della camicia e, trattenendo a stento la rabbia, arrotolò le maniche dell’indumento fino al gomito.

Aveva sopportato tanto e l’aveva aspettata a lungo. Non le aveva chiesto nulla, gli sarebbe bastato solo un gesto d’affetto. Una carezza affettuosa, un altro bacio spontaneo, una piccola dichiarazione.

Hermione non gli aveva dato nulla di tutto ciò.

Le aveva concesso molto tempo, affinché potesse riordinare le idee che le frullavano per la testa. Le aveva permesso di prendersi lo spazio di cui aveva bisogno per respirare, pur essendo conscio che, dandolo a lei, lo avrebbe sottratto a se stesso.

Ma lei non lo aveva capito, o, forse, non aveva voluto ricambiarlo.

Lui aveva cercato in tutti i modi di proteggerla e lei, ovviamente, si era lanciata tra le braccia di colui che la voleva morta.

Stupida Gryffindor

Avrebbe dovuto odiarla. Avrebbe dovuto allontanarla, cercando di preservare la propria salute mentale. Avrebbe dovuto voltarle le spalle.

Ma non ci riusciva. Per quale motivo, dannazione, l’amava così tanto?

Draco caricò il colpo.

Hermione non lo guardava.

Tese i muscoli del braccio destro.

Si torceva le mani. Era preoccupata, ansiosa.

Si conficcò le unghie nella carne fino a percepire il calore del sangue che, da tempo, era abituato a riconoscere, trovando in esso un insperato sollievo.

Senza fermarsi per prendere fiato, gli aveva raccontato tutto ciò che era accaduto, non tralasciando neppure i particolari in cui quel verme di Belby l’aveva toccata.

Strinse il pugno, pronto a colpire.

Le aveva chiesto cosa lei avesse risposta a quella domanda. I pochi istanti che Hermione impiegò per rispondere gli sembrarono infiniti. Lunghissimi anni passati a scontare la propria pena all’Inferno, sotto i colpi del suo Demone Custode.

Prese una piccola rincorsa e stese il braccio, caricando quel gesto di quanta più forza potesse.

Aveva accettato, era diventata la fidanzata di Marcus Belby.

Gioì del rumore delle sue nocche contro il muro freddo di quella stanza, ricominciando a respirare quando il dolore, come l’ultima onda di un mare in burrasca, si allungò lungo tutto il suo corpo, raggiungendo il cervello e facendogli chiudere gli occhi per la sofferenza.

Le aveva detto che era stata la scelta giusta, le aveva sorriso e se ne era andato. Sul labbro inferiore erano ancora visibili le ferite che si era procurato mentre, mordendosi, cercava la forza per non insultarla.

Daphne scattò giù dal letto e cercò di fermarlo aggrappandosi con tutta la forza che aveva al suo braccio. Lui la spinse via e alzò l’altra mano, pronto a tirarle uno schiaffo.

Vide distintamente in quegli occhi verdi, che tante volte l’avevano consolato, il coraggio di chi è pronto a ricevere l’ennesima percossa a testa alta.

Blaise lo fermò in tempo, torcendogli il polso dietro la schiena con forza.

-Spostati Daphne – ordinò Zabini alla fidanzata – Sapeva a cosa andava incontro, lascialo fare-

La ragazza spalancò gli occhi, ma, chinando il capo, si allontanò verso il letto da cui si era appena alzata. Si appoggiò allo schienale, stringendosi le ginocchia al petto.

Blaise sussurrò qualcosa all’orecchio del biondo che la Greengrass non riuscì a sentire.

-Te l’ho già detto. Sei il mio migliore amico, ma se tocchi Daphne sei morto. Puoi colpire chi o cosa vuoi, ma, se solo la sfiori, la nostra amicizia non ti basterà per salvarti –

Il ragazzo, poi, raggiunse Daphne e le posò una rapido bacio sulle labbra.

-Si fermerà prima o poi, non ti preoccupare-

Dopo aver recuperato il cuscino, finito sul pavimento, Zabini si rimise a dormire.

Malfoy continuava a colpire quella parete antica, macchiandola di rosso in una macabra rappresentazione del suo supplizio.

La Greengrass, intanto, si sforzava di leggere il libro che aveva tra le mani prima dell’ingresso di Draco. Molte volte le stesse parole, di cui non riusciva più a ricordare il significato, si composero nella sua testa, gettando le fondamenta per quella dimora che sarebbe stata l’intera proposizione. Ad ogni gemito di dolore del biondo, quella casa crollava, lasciandola senza nulla tra le mani se non un po’ di polvere.

 

Non si era fermato per molto tempo.

L’odore ferroso del suo sangue aveva riempito la stanza e quel colore scarlatto era gocciolato sul pavimento dal suo braccio maciullato.

Sapeva che doveva fermarsi. Eppure non lo fece fino a quando il dolore fisico non coprì quello della sua anima.

I suoi pensieri erano affollati da parvenze che non riusciva a dimenticare, sebbene fossero solo frutto della sua immaginazione.

Vedeva la sua Hermione tra le braccia di Marcus. Sorridente, molto più di quando era in sua compagnia. Vedeva la sua Hermione che baciava quel bastardo che gliela stava rubando. E lei assaliva le sue labbra con una dolcezza infinita, lo mordeva, lo stringeva e lo voleva, come mai aveva desiderato lui. Vedeva la sua Hermione che prendeva per mano quell’avanzo dell’Evoluzione Darwiniana e che, fiera, lo accompagnava davanti agli sguardi indiscreti di tutti gli abitanti di Hogwarts. Non si vergognava di lui, non aveva timore di mostrarsi con lui e non prestava attenzione a null’altro che non fosse lui.

Lui e la sua Hermione.

Non c’era spazio, in quell’idillio armonioso, per Draco Malfoy.

Avrebbe preferito morire. Invece, era costretto a continuare a vivere, solo.

La mano gentile di Daphne si posò sulla sua spalla, stringendola piano. Era inginocchiata al suo fianco. Non sapeva quando, ma aveva smesso di colpire quel muro e si era lasciato cadere sul pavimento.

-Vieni, ti accompagniamo da Madama Chips –

Si guardò in giro. Blaise lo guardava, senza giudicarlo, senza ribadire con lo sguardo che la ragione era sempre stata dalla sua parte.

-Scusami- mormorò Malfoy alla ragazza.

Questa gli posò un bacio sulla fronte e lo strinse in un abbraccio.

-Di cosa, Draco? L’unico che ha diritto di pretendere delle scuse sei tu. Non hai colpito me, hai colpito te stesso-

Lui la strinse a sé con il braccio sinistro.

Aveva bisogno di quel calore che solo un’amica sincera come Daphne poteva darle.

-Ho bisogno di lei, perché non lo capisce?- chiese, senza essere rivolto veramente a qualcuno.

-Capirà, non ti preoccupare- lo rassicurò lei, mentre, con l’aiuto di Blaise lo sollevava dal pavimento.

 

***

 

Il giorno seguente Daphne era intrattabile, una madre premurosa a cui qualcuno aveva toccato i propri cuccioli.

E quel qualcuno, in quel momento, reggeva il suo sguardo furioso con grande dignità.

-Dimmi, Granger, come credi di potermi impedire di spaccarti quel bel visino da troia che ti ritrovi?- le chiese, dopo averla fermata in mezzo ad un corridoio vuoto tirandola per una spalla.

-A cosa ti riferisci?- le domandò in risposta Hermione, logica e fredda come al solito.

-Ti avevo detto che se avresti fatto soffrire Draco di avrei mandato all’altro mondo, ricordi? O forse sei troppo impegnata a tenere a mente i nomi di tutti quelli che ti muoiono dietro?-

Draco.

Sapeva che sarebbe stato un duro colpo per il ragazzo, ma la sua reazione le era sembrata, tutto sommato, piuttosto positiva.

Non rispose.

-Sai vero che Draco farebbe di tutto per te, vero?- insistette la Slytherin.

Annuì.

-Sai che ha tradito Voldemort per stare con te?-

Di nuovo mosse impercettibilmente il capo.

-Sai che questa sua scelta, indubbiamente stupida vista la spregevole persona di cui si è innamorato, lo ha portato ad un passo dal raggiungere quei Babbani dei tuoi genitori?- continuò la Greengrass, accompagnando ogni stilettata con un gesto imperioso della mano destra.

La sua risposta fu la stessa.

-Sai che da te non voleva niente se non un po’ d’affetto?-

-Si- riuscì a mormorare Hermione.

Sulle labbra sottili di Daphne apparve un sorriso soddisfatto.

-Allora, sai sicuramente anche di essere una stronza, vero?-

Questa volta, quelle parole ruppero qualcosa dentro di lei. Un dolore diffuso, cominciato nel petto e spostatosi nelle viscere del suo corpo e della sua anima, la lasciò senza fiato.

La Greengrass la obbligò a guardarla.

-Fa una cosa, Granger: sta lontana da Draco. Non dovrebbe esserti difficile, visto che, tra tutti quelli con cui ti diverti, c’è anche il tuo fidanzato-

Daphne, dicendo quelle parole, si voltò e prese a camminare sulle sue scarpe dai tacchi alti in una marcia quasi militare.

La chiamò, fermandola.

Questa si voltò con un sopracciglio alzato.

-Mi odia?- le domandò con un filo di voce.

-Purtroppo no. Anzi- le rispose la Greengrass, un po’ rabbonita – Senti, Granger, so bene che sei una ragazza intelligente. Pensa a lui, almeno una volta. Draco è più fragile di quello che sembra, soprattutto in questo periodo, e non ha bisogno di qualcuno più debole di lui. Ha bisogno di qualcuno che lo sostenga, non di qualcuno da sostenere-

Presto l’esile figura della Slytherin sparì, lasciandola sola, confusa e pensierosa.

Aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi, con cui parlare. Aveva bisogno di un’amica.

 

Ginny non si fece attendere e bussò alla porta della sua camera.

Entrò sorridente, per poi cominciare a preoccuparsi non appena vide l’espressione triste di Hermione.

-C’è qualcosa che non va?- le chiese, avvicinandosi.

La Granger continuava a guardare fuori dalla finestra. Oltre la vasta distesa erbosa e la cupola grigia di nuvole, là, in quel luogo appartato, cercava quella tranquillità di cui aveva bisogno.

-Ne ho combinata una delle mie- le rispose, mentre si strofinava gli occhi, arrossati da alcune lacrime versate nel completo silenzio.

Ginny si fece subito più attenta. Si sedette su una sponda del letto e invitò l’altra a fare lo stesso.

-Che succede?-

Era da tanto che non parlavano. Lo facevano spesso, prima. Poi, dopo tutto quello che le era successo e con il poco tempo libero che le era rimasto, si erano allontanate.

Eppure, quel libero sfogo, privo di giudizio e sensi di colpa, le mancava.

Le sue parole uscirono incontrollate.

Le raccontò tutto, da quello che aveva visto nella testa di Draco con l’incantesimo di Legilimanzia quasi quattro mesi prima, alle lezioni private bruscamente interrotte con Drew. Non tralasciò nemmeno gli ultimi eventi, ponendo l’attenzione di entrambe sia sulla collana maledetta che Belby le aveva regalato per Natale sia sul fidanzamento con quest’ultimo.

- Hermione, non ti offendere, ma ti stai comportando davvero come un’idiota. Belby ti vuole morta, come puoi anche lontanamente pensare di diventare la sua fidanzata? Questo si chiama suicidio! Per non parlare di quello sfigato di Malfoy! È superbo da far schifo, ma anche tu, ragazza mia, visto quello che provi nei suoi confronti, accontentalo! In fondo, non ti sta chiedendo di diventare una Mangiamorte! Rifletti un attimo, Herm. Malfoy è ricco, bello e stupido … Non avrai mai più una possibilità come questa! Vogliamo parlare, poi, della tua possibile futura suocera? Ergerei un monumento equestre a quella donna a mani nude in questo stesso momento!- scherzò Ginny alla fine del lungo monologo di Hermione.

Questa, però, non sembrava essere dell’umore adatto a quella sana ironia.

Ginny le afferrò le mani.

-Non ti preoccupare, quel ragazzo ti ama troppo per lasciarti andare così facilmente. Vai a parlare con lui, chiedigli scusa e abbi il coraggio di dirgli quello che provi per lui. Capirà, ti perdonerà e, se le cose andranno per il meglio, prenderà a calci nel sedere quel bifolco di Belby. Del resto, Hermione, Malfoy non ha colpe …  lui sta solo cercando di proteggerti- continuò la Rossa – E, comunque, sappi che condivido pienamente la sua idea. Dovresti aver denunciato quel lurido Mangiamorte a Silente da tempo-

-Ma io … -

-Non essere stupida- la interruppe Ginny – Voldemort non può prendersi anche il tuo amore –

 

***

 

Parlare con Ginevra l’aveva aiutata a capire. Da tempo stava percorrendo la strada sbagliata e la via che aveva scelto di percorrere l’avrebbe portata solamente a perdere le persone a cui teneva.

Aveva frugato nei suoi ricordi in cerca del momento in cui aveva intrapreso quel sentiero errato e, alla fine, tutte le sue riflessioni erano arrivate allo stesso risultato.

Bussò alla porta della Sala Insegnati. La voce bassa e sgradevole di Piton la invitò ad entrare.

Il professore di Difesa contro le Arti Oscure la squadrò dall’altro in basso con aria di superiorità.

- Hermione!- esclamò giovale Lumacorno, mentre, dopo essersi alzato dalla sedia su cui aveva appoggiato il suo sedere avvolto in pregiati e antiquati pantaloni di seta verde, le andava incontro – Come sta, ragazza mia? Spero si sia ripresa completamente da quella brutta influenza che le ha impedito di venire all’ultima riunione del Lumaclub … -

Lei, che aveva completamente rimosso dalla sua testa la scusa che aveva utilizzato per evitare quel noioso appuntamento all’insegna della falsità, annuì.

-Oh, ne sono veramente felice! Ma, signorina Granger, posso chiederle per quale motivo è qui?-

-Ho bisogno di parlare con il professor Kennan – gli rispose educata.

Questo, con un sorriso a trentadue denti, glielo andò a chiamare, salendo rapidamente l’ampio scalone posto alla fine della stanza che conduceva alle stanze private dei professori.

-E, se posso saperlo, per quale motivo deve avere quest’urgente conversazione con il professor Kennan?- le domandò viscido Piton.

Lei, presa in contropiede dal tono insinuante della voce dell’uomo, rimase in silenzio.

A sostituirla, fu Drew che, in modo estremamente pacato, rimise al suo posto l’Uomo-dai-Capelli-Unti.

-Credo, professor Piton, che la cosa non la riguardi, a meno che, ovvio, lei non voglia conversare amabilmente con noi di questo suo ambiguo ruolo di doppiogiochista con il Signore Oscuro che Silente le ha affidato-

Il ragazzo le sorrise, poco prima di voltarsi verso Lumacorno che, affannato per la corsa in cui si era lanciato Drew per raggiungere la sua pupilla e che, scioccamente, aveva deciso di imitare, stava per aver un infarto.

Assicuratisi che il professore di Pozioni non fosse in pericolo di vita, i due erano usciti dalla stanza e, fatti un paio di passi per scongiurare eventuali orecchie indiscrete, avevano preso a conversare.

-Allora, a cosa devo il piacere di poter riavere una conversazione con te?- le domandò, tra il sarcastico e il vendicativo.

-Sono venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata in quest’ultimo periodo e per i miei modi sgarbati nei tuoi confronti- gli rispose lei, guardandolo nei suoi bellissimi occhi blu, fiera come mai prima.

-Scuse accettate- le disse lui, regalandole, dopo molto tempo, uno dei suoi strani sorrisi.

Si ritrovò schiacciata contro la sua spalla, con la sua mano gentile che le accarezzava la testa.

-Finalmente ho di nuovo la mia pupilla!- esclamò entusiasta Drew, sciogliendo l’abbraccio.

 

Gli aveva raccontato tutto ciò che le era capitato e, alla fine, gli aveva chiesto aiuto.

Lui si era dimostrato fin da subito disponibile ed estremamente preoccupato.

- Draco aveva ragione. Magari non a me, ma dovevi comunque raccontarlo a qualcuno del corpo insegnanti. Sono sicuro che Minerva avrebbe preso sicuramente in considerazione i tuoi sospetti- concluse Drew, passandosi una mano nei capelli neri, estremamente ordinati nel loro disordine.

-Lo so, ma volevo incastrarlo da sola- cercò di scusarsi Hermione.

- E ora?- la incalzò lui.

-Non ti mentirò, Drew. Voglio ancora che quell’idiota ritorni dal suo padrone sconfitto e umiliato, ma … -

-Ma?-

-Ma non sono certa di poter sopravvivere anche alla perdita di Draco – concluse lei, con le guancia arrossate dall’imbarazzo.

- E il tuo orgoglio?- le chiese ancora il ragazzo.

- Voglio solo una cosa ora e, per averla, ho bisogno di tutto ciò che dispongo, orgoglio compreso-

 

***

 

Faceva freddo. Quella sera il vento non dava pace e tagliava tutto ciò che colpiva. Su quella stretta terrazza che incorniciava una delle tante torri di Hogwarts, poi, l’aria sembrava odiare chiunque osasse sfidarla. Hermione gli aveva inviato un messaggio via gufo, sperando che Draco volesse ancora vederla e acconsentisse ad incontrarla. Era in ritardo di quasi trenta minuti, ma aveva deciso di aspettarlo per l’intera notte, anche se questo avrebbe portato certamente alla morte per assideramento.

Alzò il colletto del suo solito cardigan bianco e spostò di qualche centimetro il nodo della sua sciarpa nera che, tempo prima, il ragazzo che attendeva le aveva regalato.

Avrebbe potuto estrarre la bacchetta e scaldarsi con la magia, ma non aveva intenzione di farlo. Doveva pagare per la sua stupidità, questa volta.

Le costava ammetterlo, ma la verità, purtroppo, era una sola: il suo sbagliare stava diventando una routine.

Cercò di riempirsi la testa di pensieri, così da distrarsi e da far passare più rapidamente il tempo. Tutti questi cavilli mentali, però, si dirigevano verso un’unica direzione. Lui.

Dopo alcuni minuti di patimenti si arrese e si lasciò scivolare contro la parete di pietra, resa più liscia da anni di intemperie.

Draco, evidentemente, aveva deciso di dimenticarla. Aveva fatto la scelta giusta, evitando tutti i numerosi problemi che gli avrebbe causato.

Eppure Hermione continuava a sperare che quella maledetta porta si aprisse e che quegli occhi grigi si incontrassero con i suoi. No, Draco non poteva arrendersi ora che lei aveva messo ordine nella sua vita. Voleva solo un’ultima opportunità e lei avrebbe combattuto contro chiunque pur di avere lui al suo fianco.

Lo voleva, ne aveva bisogno.

Come leggendo i suoi pensieri, una famigliare chioma biondo platino, illuminata dai bagliori della luna, superò quella soglia.

-Ciao- le disse Draco scostante.

Sembrava non essersi reso conto di essere in ritardo di quasi un’ora.

-Ciao- rispose Hermione, facendo leva sulle braccia per alzarsi.

Lui restò distante.

Lei cercò di toccarlo.

Lo Slytherin alzò il braccio destro per non farla avvicinare, mostrando alla ragazza la pesante fasciatura che copriva la mano.

-Cosa ti sei fatto?- le domandò lei preoccupata.

Cosa ti ho fatto?

-Niente-

Niente che ti riguardi.

-Dimmi la verità, Draco -

All’improvviso se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Il suo respiro caldo e rabbioso le bruciava la pelle.

-La verità, Hermione? La verità è che io ti ho chiesto una sola cosa e tu non sei stata in grado di darmela!- il ragazzo perse il controllo, accecato dalla rabbia.

Urlava e quelle parole, pronunciate con un astio che non aveva mai rivolto ad un’altra persona, recidevano i pochi appigli che la ragazza aveva con il mondo reale.

-La verità è che non posso sopportare anche questo, non posso vederti diventare la ragazza di un altro-

Quella confessione fu peggio di uno schiaffo in pieno viso.

-Sai bene … - provò a dire Hermione, venendo bruscamente interrotta dallo Slytherin.

-So bene cosa? Che non sei innamorata di Belby? Che ti sei fidanzata con lui solo per incastrarlo? Che tutta questa storia è solo uno stupido teatrino?- le chiese, diventando più furioso ad ogni domanda – Lo so, non hai bisogno di trovare altre scuse- continuò Draco, mentre, mordendosi un labbro, si metteva le mani nei capelli – Ma sai qual è la verità, Hermione? Io ho rinunciato a tutto quello che avevo per te  e, credimi, mi sarei accontentato anche di essere il tuo fidanzato per finzione-

La ragazza lo vide trattenere a stento delle lacrime troppo amare per essere sopportate.

Lo osservò mentre si tormentava il labbro inferiore con i denti. Assisté alla rapidità con cui la fragile pelle rosata della sua bocca si tingeva con alcune piccole gocce scarlatte. Scorse nuovamente, nascosta dalla manica della lunga giacca nera, quella pesante fasciatura attorno alla mano destra.

E alla fine capì.

Gli afferrò la mano sinistra e se la portò sul cuore.

-Smettila- gli disse, mentre, dopo aver imprigionato il suo mento, gli passava dolcemente il pollice sulle labbra ferite.

Lui obbedì.

Alla fine, Hermione era riuscita ad afferrare la verità. Finalmente, le parole di Daphne avevano cominciato a prendere la giusta collocazione nella sua testa.

Come lei, anche Draco si celava dietro una maschera. Come lei, nascondeva dietro l’arroganza e la superbia il bisogno di essere compreso. Per lui, tutto ciò che provava nei suoi riguardi era una necessità.

I ricordi agirono incontrollati. Hermione si ricordò di una visita ad un giardino botanico. Rammentò di aver visto una rosa bellissima. Si chiamava Double Delight.

Lei e Draco erano boccioli di quel fiore. Ostentavano una piccolissima parte del loro carattere, quella più forte, e rinchiudevano la loro debolezze. Mostravano solo i loro petali scarlatti, lasciando nell’oblio quelli candidi come la neve.

Fingevano di essere forti, ma, in realtà, erano solo dei grossi bugiardi.

-Ti amo Draco – disse lei all’improvviso – Riconosco la mia stupidità per non avertelo detto prima, ma, ti prego, non lasciarmi adesso. Non ora che ho capito, non ora che ho bisogno di averti vicino. Non ora che voglio esserti vicino-

Le gambe di Draco non sembrarono essere in grado di reggerlo.

Era tutto troppo rapido e troppo bello.

-E Belby?- le chiese sconvolto.

- Non mi interessa-

-E i tuoi amici?- insistette lui.

-Capiranno-

-Perché ora?-

-Non credi che abbiamo già perso troppo tempo?-

-E tu non credi di correre un po’ troppo, Hermione?-

Lei ci pensò un attimo.

-No- rispose sicura.

-Forse dovresti prenderti un po’ di tempo per riflettere … - provò Malfoy, decisamente poco convinto di volerlo fare.

-Ho avuto mesi interi per pensarci, Draco – disse lei, posando una mano sulla sua guancia – Qualcuno mi ha aiutato a capirlo, l’amore va preso al volo. Credo sia giusto avvertirti, quindi, che il treno Granger passa una volta sola-

Draco ridacchiò.

-E chi ti dice, Granger, che i Malfoy non abbiano comprato tutte le stazioni ferroviarie dell’Inghilterra?-

Lei alzò un sopracciglio e lo scrutò dubbiosa.

-Come faccio ed essere sicuro che per te non sono una semplice consolazione?- le domandò subito dopo, facendosi serio.

-Te lo dimostrerò, ho solo bisogno di un po’ di tempo per capire come-

-Ti ho dato tempo a sufficienza, voglio una prova ora- rispose lui pacato, sebbene sapesse di metterla in difficoltà.

-Vado a mandare a quel paese Belby un attimo e torno- disse subito Hermione, staccandosi da lui e avviandosi verso la porta.

Lui la riacciuffò e, dopo essersi appoggiato al muro, la tirò a sé.

-Quel verme non mi interessa, prova con qualcos’altro. E, comunque, a lui devo farci l’abitudine, non credo sia la cosa più giusta mollarlo così su due piedi-

Lei lo guardò ammirata e, poi, si paralizzò.

- Draco, mi dispiace, ma non credo di essere ancora pronta per quel passo-

Malfoy scoppiò a ridere.

-Certo, sarebbe divertente, ma non sto pensando a quel passo- la tranquillizzò lui – Non punto ancora così in alto-

Hermione riprese a respirare, decisamente sollevata. Anche se, ad essere sincera, la sua fantasia più volte, in passato, aveva toccato quell’argomento.

Cadde il silenzio.

Alla fine, Draco aveva deciso di compiere l’ennesimo passo verso di lei.

-Giurami che domani, quando mi sveglierò, tutto quello che sto vivendo in questo momento non sarà solo il frutto della mia immaginazione. Giurami che non mi volterai le spalle alla prima difficoltà, ma che combatterai con chiunque pur di non abbandonarmi. Giurami che, qualsiasi cosa accadrà, non mi lascerai solo e che non ti farai ammazzare prima d’essere certa che io sia morto-

Lei sorrise.

-Lo giuro-

 

-Posso darti un bacio?- gli domandò Hermione.

-Non devi chiedermi ogni volta il permesso per farlo- sbuffò spazientito Draco - E, comunque, credi di potertela cavare con un solo bacio? - le rispose sconvolto lui.

Quella notte sarebbe stata più calda e appassionata di quanto entrambi avessero potuto immaginare.

Alla luce di quella luna piena, quelle due Double Delight si erano dischiuse, rivelando la loro vera natura.

Note dell’Autore

Hey! Come state? Spero bene.

Purtroppo, come avrete potuto dedurre dall’immenso ritardo di questo aggiornamento, io sono un po’ incasinato in quest’ultimo periodo. Conseguenza di ciò è la decisione di postare mensilmente a meno che, grazie a ponti o vacanze varie, non riesca a scrivere più di un capitolo al mese. Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti.

Questo capitolo è un po’ strano. Un po’ affrettato, forse, ma mi sembrava che dopo quattro mesi di conoscenza Hermione potesse sbottonarsi e accontentare Draco e, diciamoci la verità, pure se stessa.

Il ragazzo, nel caso in cui non fosse chiaro, è affetto da una delle malattie del nuovo millennio: l’autolesionismo. È stata una scelta forse troppo affrettata, da parte mia, ma credo che stravolgere ancora il canon di questo personaggio in questo modo lo renda molto più vero.

E per tutte coloro che si aspettavano un Draco spietato, bello, impossibile, stronzo e tutte quelle cose lì, beh io l’avvertimento OOC l’ho messo, quindi ho la coscienza pulita. A mio parere, poi, zia Row ha lasciato sottintesa, più volte, una fragilità di fondo in questo personaggio.

Resta il fatto che, con tutti tranne Hermione, Blaise e Daphne, Draco rimarrà sempre il solito ragazzino sagace e superbo, non preoccupatevi.

Credo sia giusto, poi, alla fine di questo capitolo inserire una nota dovuta. Le rose Double Delight esistono realmente, trattasi, infatti, di ibridi di Tea (Rose Ibride e chi ha orecchie per intendere, intenda), molto profumate e di dimensioni abbastanza grandi (rispetto ad una rosa comune). Il loro colore, appunto, è rosso all’esterno e bianco all’interno. Nel caso vi interessi, ovviamente, vi invito a fare qualche ricerca su Internet.

E ora, in rapidità, le risposte ad personam:

Books: posso dirti la verità? Anche io ho sentito la tua mancanza in questo periodo ma, purtroppo, credo che ci sentiremo sempre più di rado. Scuola maledetta. Sono felice d’essere riuscito a farti rivalutare Blaise e che ti sia piaciuto come ho raccontato la storia di Daphne (<3). Ti ringrazio, come al solito, per tutti i tuoi complimenti e per il tuo essere una lettrice così affezionata. Grazie di cuore! Comunque, ora voglio sapere cosa ne pensi del modo in cui ho stravolto Draco. Attendo in trepida attesa …

Hollina: io liberarmi di te? Ringrazia gli dei dell’Olimpo che non ti sono attaccato ad una gamba come una sanguisuga!!! Scherzi a parte … GRAZIE HOLLINA!!! Visto il capitolo che ho pubblicato, questa potrebbe essere l’ultima risposta ad una tua recensione, quindi mi dimostro parecchio affettuoso e bisogno di conforto. Ti prego non abbandonarmi!!!

_Dubhe: comincio dicendo … ma ci si mette anche il Fato a far dimenticare la mia storia alle lettrici??? Ma questa è veramente un’impresa impari!!! Comunque … wow che bella recensione!!! Una delle più ben argomentate e complete della mia breve esistenza da scrittore di fanfiction! Che posso dire? Niente, se non GRAZIE! Aspetto il tuo parere anche su questo capitolo! Ah si, Daphne e Blaise sono la mia coppia preferita, quindi, con me, sfondi una porta aperta!!!

chihuahua: innanzitutto,  piacere di conoscerti, nuova lettrice! Alla fine, Draco, queste coccole in più le ha ricevute, no? Grazie per la recensione!

barbarak: quale modo migliore per ringraziarti della tua immensa gentilezza, se non dedicarti un capitolo? Mi sembrava il minimo, visto che non sono neppure riuscito a recensire l’ultimo capitolo della tua storia, quindi spero tu non ti sia offesa (sono un pezzente, lo so). Finalmente Hermione si è lanciata. Credo che abbia atteso a sufficienza, no? Bellissima recensione, come al solito, e mi dispiace veramente lasciarti una risposta così striminzita, ma, credimi, se non lo facessi, probabilmente mi ritroverei ad aggiornare tra tre o quattro giorni e non mi pare il caso. Aspetto di sapere le tue impressioni su questo capitolo!

 

End!!! Mi scuso con tutte cinque persone che mi hanno recensito per le risposte mingherline, ma non ho veramente tempo. Non ne ho mai, a dire il vero.

Prima di passare ad alcuni ringraziamenti, vi informo che ho preso 8- nell’ultimo tema di italiano. Non chiedetemi come ho fatto, perché l’unica cosa che so è che, sebbene avessi promesso ad alcune lettrici di moderarmi, stasera io e la mia bottiglia di Baileys diventeremo un’unica essenza. Se ne avete a casa, bevete in mio onore (non sarete sole, ecco)!

 

E ora, grazie a:

SweetTaiga e Igrain perché entrambe, sebbene con ritmi diversi, sembrano essere decise a leggere e recensire ogni capitolo di questa storia.

Barbarak per aver consigliato questa storia nelle sue note a fine capitolo

Grazie alle cinque persone che mi hanno recensito, alle persone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite e ai lettori silenziosi.

E, infine, grazie a chi continuerà a leggere questa Dramione, nonostante, come mio solito, ho stravolto completamente il personaggio di Draco XD

 

Spero a presto (lo spero per davvero),

Jerry

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Capitolo 16
*** Missing Moment: Christabel's Tragedy ***


Missing Moment: Christabel's Tragedy

A tutte le mie lettrici.

A chi non mi ha mai abbandonato,

a chi mi ha appena trovato e

a chi mi ha perso e mi perderà


Spesso, quando mi svegliavo la mattina, il mio unico desiderio era toccarlo, perché, da quando era diventata la sua fidanzata, vederlo non mi bastava più. Avevo bisogno di sentirlo, di sapere che quello che stavo vivendo non era un bel sogno che sarebbe svanito al primo battito d’ali d’un angelo lunatico. E lo so, sono stata un’illusa.

Ho creduto più di una volta che il non sentire il calore della sua pelle mi avrebbe potuto condurre ad una morte certa ed è stata proprio l’assenza di vita, solamente quella, a dividerci e a spiegare un velo nero per tenere divise le nostre labbra. Oramai, le acque invalicabili del fiume Acheronte dividono i nostri corpi da troppo tempo.

La verità è che quell’amore era riuscito a imprigionare il mio cuore con le sue radici, che solo ora, dopo anni di solitudine, sono riuscita ad estirpare. Non lo rimpiango, non mi sono pentita della mia decisione.

Lui era il mio unico pensiero, la mia insostituibile necessità.

Lui fu il mio primo ed ultimo vero amore.

Questa che mi appresto a raccontarvi è la mia storia, il racconto di come l’amore mi ha donato la vita e, poi, me l’ha tolta.

Questa è la Tragedia di Christabel.

 

Anche la fine ha un inizio.

 

Non riuscivo a smettere di guardarlo. Eravamo lì, lui ancora assopito ed io stretta al suo corpo caldo. Era una torrida mattina d’estate, ma il quando non aveva importanza. Solo un morbido lenzuolo bianco copriva la nostra nudità.

Il suo petto si alzava ed abbassava piano, seguendo il ritmo del suo cuore. Ogni battito risuonava potente nella sua cassa toracica, permettendomi di scandire il trascorrere il tempo.

Lo accarezzavo piano, sfiorandolo appena con la punta delle dita. Lentamente i miei polpastrelli avanzavano sul suo corpo, memorizzando ogni centimetro della sua pelle. L’addome sbozzato da muscoli rilassati, i fianchi tonici, quel piccolo neo vicino al suo ombelico.

Era bellissimo, era perfetto.

Anche nel sonno mi teneva stretta a sé con il braccio destro ed io lo lasciavo fare. Io ne avevo bisogno.

Presi a baciarlo. Piano, cercando di non svegliarlo. Con quella lunga scia di baci lievi presto, troppo presto, raggiunsi l’incavo del suo collo.

Respirai il suo odore. Una nota salata, causata dal sudore che aveva accompagnato quella notte bruciata troppo presto, celava il suo sapore. Eppure lo percepii. Sapeva di una folata di vento che piega gli steli d’erba in alta montagna, sapeva della salsedine di un mare cristallino che accarezza la sabbia, sapeva di un bastoncino d’incenso dolciastro lasciato bruciare nel salotto di una famiglia numerosa.

Si svegliò. La sua mano gentile mi fece alzare la testa e le nostre labbra si incontrarono. Non sciolse quel legame per molto tempo. Poi, dopo essersi staccato per permettermi di riprendere fiato, cominciò a sussurrare.

“Il più bel buongiorno della mia vita” mi disse “Ora permettimi di ricambiare il favore”.

Non ebbi il tempo per acconsentire. A volte le sue labbra sottili cedevano il posto a morsi gentili, a volte la sua bocca si allontanava dal mio corpo per mormorare qualcosa.

Poi, si allontanò. Uscì da quel letto, sfilandosi dal lenzuolo e assicurandosi che io fossi completamente coperta. Vederlo infilarsi i pantaloni della tuta fu una tortura.

Lo volevo ancora. Lo avrei voluto sempre.

Indossò una maglietta nera e la schiena larga si tese in quel movimento. Il rilievo appena accennato delle scapole sembrava invitare lo sguardo a scivolare verso il basso, verso quella zona proibita in cui io, Eva tentata, avevo colto il mio peccato.

Armeggiò nella cucina per alcuni minuti, per poi ritornare nella nostra camera reggendo un vassoio. Si sedette sul letto incrociando le gambe.

“La colazione” mi disse, sorridendo.

Presi un biscotto, gli diedi un morso e, mentre con lo sguardo cercavo qualcosa con cui coprirmi, lo riposi sul piattino da cui lo avevo preso.

Indossai la mia vestaglia e, poi, mossi la mano per riprendere il frollino che avevo lasciato a metà. Non lo trovai o, meglio, lo vidi chiaramente mentre veniva addentato dalla sua bocca.

“Lo volevi tu?” mi chiese. Rimasi in silenzio. Lui, allora, ne prese un altro, ne mangiò metà e mi diede quella restante.

Sorrisi e lo accontentai.

“Sei bellissima” mi disse, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Sentii le guance bruciare e abbassai lo sguardo. Quelle parole, pronunciate da lui, avrebbero steso chiunque.

Un fruscio e mi ritrovai stretta tra le sue braccia.

“Da quando la mia gattina selvatica è così timida?” insistette, divertito dal mio imbarazzo.

Lo pregai di smettere.

“Per un bacio, forse, potrei anche decidere di rimanere in silenzio”.

Chiusi gli occhi. Fu solo luce. Quel buio si illuminò di colori e la mia mente divenne la tela su cui lui, talentuoso pittore, dipinse l’amore con pennellate rapide e precise.

“Ti amo, Drew”

Volevo dirglielo, volevo gridarlo al mondo: perché lui mi saziava con la sua dolcezza, mi riempiva con i suoi gesti, mi donava uno scopo con ogni parola.

Mi afferrò il viso con entrambe le mani. Il mio sguardo si perse nel blu dei suoi occhi ed io stessa mi smarrii mentre nuotavo con tutta la forza della mia disperazione verso il fondale di quell’oceano, certa che, raggiunto il trono di Atlantide e ricongiunte le mie labbra con quelle del mio sovrano, avrei potuto assaporare la mia priva vera boccata d’aria.

“Sposami, allora”                                                                                                                                                    

 

Condanna e assoluzione: Amore.

 

Progettammo una vita perfetta, disegnammo la casa dei nostri desideri e stabilimmo la data delle nozze. Pochi mesi, necessari per organizzare il matrimonio, e in una calda sera di settembre avrei potuto guardare il mio riflesso in uno specchio e vedere in questo la signora Kennan. Volevamo avere anche dei figli, ma decidemmo di aspettare che Drew divenisse Auror, così da poter avere una certa stabilità economica.

Pensai che, senza rendermene conto, avevo trovato l’incantesimo per la Felicità. Mi sbagliavo.

Me ne parlò una sera. Conoscevo il suo passato, sapevo che tutti i suoi successi scolastici erano finalizzati ad un unico scopo ed ero certa che anche la scelta di entrare nel corpo speciale del Ministero era finalizzata a raggiungere quel maledetto obbiettivo. Eppure, speravo d’essere sufficiente per allontanare quello spettro da lui.

Mi auguravo che le mie carezze gli facessero dimenticare il volto morente di sua madre. Auspicavo che, d’improvviso, capisse quanto stupido fosse il suo desiderio di vendicarsi su Lord Voldemort. Mi illudevo.

Decisi d’aiutarlo. Decisi di proteggerlo lungo quel sentiero tortuoso che aveva deciso di percorrere. Decisi d’essere pronta a tutto per lui.

Ne parlammo a lungo. Sapevamo che il Signore Oscuro si trovava in Albania, in cui, dopo la morte dei coniugi Potter, sembrava essersi rifugiato. Si narrava che il Bambino Sopravissuto lo avesse ridotto ad un ibrido continuamente in balia tra la vita e la morte. Potevamo finirlo, era debole.

Ma noi eravamo solamente due ragazzi appena usciti da Hogwarts, noi non eravamo abbastanza forti. Cercai di convincerlo a chiedere aiuto a qualcuno. Gli suggerii Silente. Era risaputo, infatti, che l’anziano Preside volesse eliminare il Signore Oscuro.

Ma Drew era troppo testardo e, nonostante fossero trascorsi quasi otto anni, non riusciva ancora a perdonarlo per essersi intromesso nella scelta del Cappello Parlante. Condividevo la scelta di Silente, ma solo io e pochi altri sapevamo quanto quel piccolo orfano avesse sofferto per quella scelta.

Madama McGranitt gli aveva fatto da madre e il Preside, così facendo, lo aveva privato, per la seconda volta, dell’affetto materno di cui aveva bisogno.

“Christy, è in fin di vita, non abbiamo bisogno di quel vecchio pazzo di Silente!” mi aveva detto “Chiederemo a Derrick e Phoebe, loro saranno più che sufficienti”.

 Alla fine, avevo accettato. Forse con quel suo sguardo magnetico e con quel suo comportamento da leader mi aveva convinto, forse semplicemente non volevo contraddirlo. Temevo di ferirlo, avevo paura di perderlo. Mi sono comportata come una bambina sciocca. Ma, in fondo, eravamo bambini sciocchi.

 

Giovani incoscienti

 

Camminavamo vicini, tenendoci per mano. La Londra Magica, quel giorno, sembrava essere più affollata del solito. Bambini tiravano i genitori per i pantaloni, implorandoli di comprare loro una confezione di Api Frizzole. Il più delle volte il padre, dopo aver scambiato un’occhiata complice con la coniuge, prendeva in braccio il pargoletto ed entrava nel primo negozio di dolciumi. Le risate argentine di quella nuova generazione prometteva un futuro migliore, lontano dal periodo di Terrore causato da quel decerebrato di Voldemort. Un avvenire che non sarebbe mai stato tale se il Signore Oscuro non fosse stato sconfitto definitivamente.

“Presto anche noi avremo un marmocchio pestifero quasi diabetico” disse Drew.
Non potei non ridere, mentre immediatamente rivedevo quella scena a cui avevo appena assistito con nuovi protagonisti. Vidi l’uomo della mia vita ed i suoi capelli spettinati, vidi il mio grembo coperto a stento da una larga maglia rosa e vidi un bimbo con i miei ricci e con lo sguardo di suo padre.

Fu in quel momento che non ebbi più dubbi. Dovevamo farlo.

Per quel noi che sarebbe stato sinonimo di famiglia e per quella bambina che, in quell’illusione, cresceva rapida dentro di me.

Lo fermai e lo baciai. Improvvisamente mi parve che le sue parole fossero ispirate da un’inspiegabile conoscenza del futuro e la mia fiducia nei suoi riguardi crebbe incontrollata.

E divenni cieca, come lui.

Raggiungemmo il bar in cui Phoebe e Derrick ci aspettavano. Oramai, facevano coppia fissa da quasi quattro anni. Galeotta fu un’amicizia in comune e due fidanzatini che passano le ore a tenere le proprie labbra incollate. Io e Drew.

Phoebe era rimasta la ragazzina minuta che avevo conosciuto al secondo anno. Piccola ed agile, una delle migliori Cercatrici della squadra di Quidditch dei Ravenclaw. Come al solito, teneva i capelli corvini legati in una coda alta. Quella era la sua tenuta di battaglia. Con quello stesso elastico arancione era finita in Infermeria dopo che un Bolide le aveva rifatto i connotati e con il medesimo era uscita vittoriosa e affaticata dalla stanza in cui aveva tenuto l’esame pratico di Pozioni per i MAGO. Derrick, invece, sembrava aver deciso di sostituire gli occhiali con un paio di più comode lenti a contatto Babbane. I suoi occhi scaltri, anche quella volta, mi misero in imbarazzo. Nonostante fosse il tipico topo di biblioteca, era palese che non fosse uno sprovveduto. Ho creduto spesso, in passato, che fosse in grado di elencare i pregi ed i difetti di una persona anche solo dopo un’occhiata rapida. Spesso ho avuto paura del suo parere e dell’influenza che quel ragazzo aveva su Drew. In realtà capii, con un grande ritardo, che il signor Kennan era un deciso sostenitore dell’indipendenza delle proprie idee e che, in realtà, tra i due, Derrick era decisamente rimasto stordito dalla grande figura di leader celata dietro il sorriso di Drew.

Assieme Derrick e Phoebe formavano una coppia alquanto improbabile. Lei, atletica e vivace, e lui, pacato e scaltro. Eppure, nonostante venissero dati per sconfitti già in partenza, erano ogni giorno più affiatati di quello precedente. Niente li aveva potuti dividere, neppure quegli inconciliabili interessi che sembravano voler porre un bivio sulla loro strada. L’occasione irripetibile di giocare in una vera squadra femminile per Phoebe e una borsa di studio per una delle più antiche scuole di Magia dell’intera Europa per Derrick. Avevano deciso di abbandonare i loro sogni, pur di poter avere la possibilità di coronare il loro amore.

Ma il destino, per un’unica opportunità che seppero cogliere al momento adatto, sorrise loro, regalando loro una promettente carriera politica ed un sempre più grande negozio di articoli sportivi.

Phoebe, quando ci vide arrivare, mi saltò praticamente addosso, mentre Derrick, dopo aver lanciato un’occhiata disperata alla propria fidanzata, si alzò per stringere la mano a Drew, il quale preferì abbracciarlo.

“Allora quali sono queste novità di cui dovevate assolutamente parlarci?” ci domandò la ragazza, dopo aver bevuto un sorso del suo caffè.

Lui mi prese la mano. Mi voltai e incrociai il suo sguardo. Mi sorrise, ricambiai. Trattenni a stento l’impulso di immergere le mani nei suoi capelli e di riappropriarmi di quelle sue morbide labbra.

“Io e Christy ci sposiamo” disse a tradimento.

Derrick prese a tossire, cercando di deglutire la sorsata di liquido bollente che aveva bevuto. Phoebe, invece, dopo un iniziale silenzio, incrociò le braccia al petto ben poco prosperoso e sbuffò spazientita.

“E quando sarebbe, questo matrimonio?” chiese acida.

“A settembre” mormorai spaventata dalla sua reazione. Pensai, per un istante lungo quanto un battito di ciglia, che lei non ci approvasse. Ma, subito dopo, cominciai a fregarmene. Non volevo la sua benedizione, io volevo solo Drew.

Si alzò in piedi, sbatté violentemente le mani aperte sul tavolo e cominciò ad urlare.

“Hai capito, Derrick? Questi due stronzi si sposano! A settembre!” gracchiò teatrale rivolgendosi al ragazzo, che sembrava essere preso a constatare che, probabilmente, l’interno del suo esofago, scottato, si stava riempiendo di bolle “E secondo te, amore, quanto avrebbero aspettato per dare questa notizia alla loro damigella e al loro testimone?”

L’altro le assestò una gomitata gentile nel fianco sinistro e, per contrasto, cercò di tranquillizzarla sussurrando.

“Amore, sai che ti stanno guardando tutti, vero? E, comunque, ce lo stanno dicendo ora, smettila di sbraitare come un orango urlatore dello Zimbabwe!”

L’altra abbassò le braccia che aveva cominciato ad agitare in aria e ricadde sulla sedia.

“Ah già” disse, quasi a volersi scusare. Poi, ridacchiando, si era voltata verso Derrick.

“Ma esiste l’orango urlatore dello Zimbabwe?” gli chiese.

“Forse?” le rispose l’altro, alzando le spalle.

Non lo negherò. Credetti che fossero ammattiti.

“State bene?” domandai.

“Credo che ci sia qualche strana droga nei loro caffè” mi bisbigliò Drew all’orecchio.

Scoppiammo a ridere tutti e quattro. Eravamo ancora uniti, nonostante tutto.

In quel momento, però, io non prestai attenzione a nulla se non al calore del suo fiato sulla pelle. Dio solo sa quanto l’amavo, ma all’epoca, ignoravo ancora a quale fine ci avrebbe condotto la nostra stoltezza.

Superato quell’argomento, parlammo loro della nostra decisione di uccidere il Signore Oscuro.

Convincerli fu facile. Non ci avrebbero mai lasciati soli in una missione così rischiosa e, come solo ora capisco, anche loro furono vittime delle debolezze umane. La gloria, la fama, il successo. Tutte cose che in quel momento potevano solo percepire senza toccare. E le desideravano, come ogni uomo le vuole. Come io le volli.

 

Sbaragliati dal sibilo di un infido serpente

 

Tutto era cominciato con un bacio. Le mie mani avevano slacciato vogliose la sua camicia bianca che, con uno strattone deciso, si era ammucchiata ai suoi piedi. Mi strinse a sè, continuando ad intrecciare le nostre labbra.

Il dubbio si era insinuato strisciando nella mia testa, avvolgendo nelle sue spire le mie certezze. Capii troppo tardi che quella momentanea insicurezza altro non fu che un barlume di ragione. Eppure, mi erano bastati il suo profumo, il suo tono comprensivo e la dolcezza della sua labbra per ricondurmi a quella che, scioccamente, pensavo fosse lucidità.

Fui pazza e, come tale, fortemente convinta della sensatezza della mia follia. Mi accontentai della mia daltonica visione della vita, pur di averlo. E, purtroppo, lo farei ancora.

Quando il mattino seguente mi svegliai, mi ritrovai sola in quel letto che, senza il suo corpo caldo, mi sembrava gelido ed immenso. Lo chiamai, lo cercai e temetti che fosse partito verso l’Albania senza di me. Il crudele Destino celò sotto le spoglie del mio peggior incubo la mia unica speranza ed io, ovviamente, non lo capii.

Uscì affannato dal bagno, con un asciugamano stretto attorno ai fianchi e spaventato.

“Cosa succede?” mi domandò.

Minuscole gocciole si rincorrevano sui suoi capelli bagnati, spiccando rovinosi salti nel vuoto che, nel migliore dei casi, terminavano sul suo corpo atletico.

“Nulla, scusami” gli risposi, abbassando la testa imbarazzata.

Drew mi prese una mano e se la portò al viso.

“Non ti preoccupare, non me ne vado senza di te” sussurrò.

Poi, si diresse verso la nostra camera, tirandomi piano.

“Ora dormi, presto avremo bisogno di averti al massimo delle tue capacità” continuò, dopo aver scostato le coperte ed avermi invitato a rientrare nel tepore del nostro giaciglio.

Mi rimboccò le coperte ridendo. La mia piccolina, diceva. Mi schioccò un bacio rumoroso sulla fronte e una goccia d’acqua rotolò dal suo al mio viso.

Poi si allontanò. Lo vidi troppo lontano, troppo distante. Da me, da noi.

Mi sentivo indifesa, fragile e stranamente bisognosa d’affetto.

Lo ammetto, non ero mai stata un ragazza forte, lasciavo sempre quel ruolo a Phoebe, ben più adatta di me. Eppure, fino a quel momento, non mi ero mai sentita così debole: una di quelle donzellette delle favole che non riescono a liberarsi della strega cattiva o di un inferocito Petardo Cinese e che, per scappare dalla torre in cui vengono tenute prigioniere, devono attendere pazienti, magari ingannando il tempo con un cruciverba, il bel principe stretto in una calzamaglia azzurra e, il più delle volte, troppo timoroso di rompersi un’unghia per poter mandare all’altro mondo l’antagonista di turno.

“Non resti qui?” gli domandai.

Lui mi guardò colpito. Probabilmente anche lui capì che qualcosa stava cambiando in me. La mia celebre razionalità Ravenclaw era stata smussata dall’istinto di sopravvivenza. Non il mio.

“Non ti preoccupare, finisco di asciugarmi e ti raggiungo” mi rassicurò Drew, rivolgendomi, ancora, uno di quei suoi bellissimi sorrisi. Quel suo gesto aveva qualcosa di magico. Non c’era preoccupazione che non fosse in grado di sciogliere, non c’era paura che non poteva spaventare e non c’era incubo che non riusciva a tramutare in un sogno.

Non si fece attendere a lungo. Percepii solo le sue braccia muscolose che, prendendomi di spalle, mi strinsero in una stretta rassicurante. Mi addormentai, vivendo troppo rapidamente le ultime ore che mi restavano.

Partimmo la sera stessa, con un bagaglio leggero. Decidemmo di prendere una delle numerose Passaporte Internazionali di cui erano colmi tutti i cestini di un qualsiasi Aeroporto Babbano. Così, in un angolo oscuro di un reparto magico dell’edificio, un fazzoletto usato ci smaterializzò direttamente dove eravamo diretti: Albania.

In precedenza, Drew aveva fatto molteplici ricerche. Forse, questo avrebbe farmi intuire quanto pericolosa fosse questa sua ossessione. Eppure, lì, ad un passo dalla fine della seconda epoca di terrore che Voldemort sembrava deciso a riproporre dopo quella che si era conclusa con la morte dei coniugi Potter, tutto ciò non aveva importanza. Potevamo essere i nuovi eroi del mondo magico, scrivendo il finale di quel racconto dell’orrore che, dopo un’interruzione troppo breve, sembrava essere sul punto di ricominciare con i brusii della gente. Perché la gente mormorava e ciò di cui parlava era di un Signore Oscuro debole e abbandonato da tutti i suoi fedeli Mangiamorte.

Chiacchiere, appunto.

Sapevamo che si stava nascondendo dove nessun uomo si era spinto, là dove la natura regnava sovrana incontrastata. Fitte foreste, dove i rami degli alberi si avvolgevano in intricati grovigli che non permettevano neppure alla luce del sole di illuminare i sentieri impervi che percorremmo. Lo trovammo ma, quando lo vedemmo, scoprimmo che non era più solo.

La fatica, la stanchezza ed i vari attacchi dei pericolosi animali che abitavano quel luogo ci avevano sfiancati. Volevamo uccidere quello che era stato uno dei più potenti Stregoni Oscuri di tutta la storia magica, ma riuscivamo a stento a stare in piedi sorreggendoci a vicenda.

Drew fece un passò avanti. Quel gesto sicuro diede a tutti a noi una scarica di coraggio. Fu quello, probabilmente, il nostro errore. Quattro Ravenclaw hanno bisogno di pensare, non di farsi influenzare da stupide sensazioni da Gryffindor.

Il nostro leader scambiò una lunga occhiata con quell’uomo di cui Voldemort era divenuto il parassita. Sembrava essere non molto più anziano di noi, eppure, come presto capimmo a nostre spese, lui conosceva la Magia Nera. Indossava una lunga tunica nera e il suo volto era sconquassato da una terribile espressione divertita.

Drew prese a parlare, urlando per avere la certezza d’essere sentito dal suo peggior nemico.

“Io sono Drew Yvor Kennan, figlio di Sheila Rosalie Bright e sono qui per vendicare la sua morte” disse sicuro.

La bocca sulla nuca di quell’uomo si spalancò in una risata malvagia.

“Quella stupida di tua madre avrebbe dovuto diventare una mia serva e avrebbe avuto salva la vita!” esclamò quell’essere.

Poi, vedemmo solo il movimento troppo rapido della mano di quell’uomo. Avvertii solamente che la bacchetta mi veniva sfilata dalla mano da una forza invisibile e che, come attirata da una calamita, raggiungeva la mano del nostro avversario. Non era la sola ad essere disarmata.

Come me, anche ai miei compagni, Drew compreso, era toccato lo stesso destino.

Il buio sopraggiunse subito.

 

Sospirò un bambino, si spense un incendio

 

Fui la prima ad essere risvegliata.

Percepii le strette catene magiche attorno al mio corpo e, disperata, sforzai i miei occhi, la cui vista era ancora offuscata dal sonno magico in cui Voldemort e il suo tirapiedi mi avevano fatto cadere, per riuscire ad osservare il luogo in cui eravamo stati condotti.

Una piccola radura ombrosa, circondata da una fitta boscaglia. A pochi centimetri dal mio corpo, notai un crine di unicorno avvolto attorno ad alcune schegge di ciliegio. La mia bacchetta. Seppi, in quell’istante, che non avrei più rivisto il cielo plumbeo che circondava Hogwarts nei primi giorni d’inverno. Constatai che alle armi di Phoebe e Derrick era toccata la stessa sorte.

Non sarei stata l’unica a perire.

A quasi un metro dal corpo di Drew, invece, la sua stecca di legno era stata conficcata nel terreno. Compresi che quell’oggetto, il quale rappresentava la nostra unica salvezza, era stato posto affinché fungesse da macabra lapide per i nostri corpi insepolti e divorati dalle bestie. Poi, la mia attenzione si focalizzò sull'uomo che aveva offerto il proprio corpo come dimora al Signore Oscuro. Lo avevo già percepito in precedenza ma più che mai, in quell’istante, fui certa che quell’anima, che si palesava con una fessura ed alcune protuberanze sulla nuca di un folle, altro non era che un’essenza spolpata a cui erano stati strappati a morsi brani interi.

Provai quasi pietà per quel povero pazzo che, pur di divenire immortale, aveva deciso di spingersi a tanto. Fu un sentimento fugace, prontamente sostituito dalla rabbia.

“Stai bene, Christy?” mi domandò Drew, cercando di guardarmi negli occhi. La sua preoccupazione mi incupì. Lui era il nostro leader, lui doveva guidarci.

Annuii piano. Poi, la voce gracchiante di Voldemort richiamò la nostra attenzione. Il suo servo, intanto, manteneva attivo senza alcuna difficoltà l’incantesimo Incarcerante.

“Offrii a Sheila la possibilità di unirsi a me, ma lei disse di preferire la morte ed io la accontentai” cominciò, annaspando quasi ad ogni parola “Oggi, pongo a te la stessa domanda. Diventa un mio servo e avrai gloria, fama e potere o rifiuta la mia offerta e pagherai con la vita”.

Quella era la nostra unica speranza per sopravvivere, per far si che quel futuro che avevamo progettato potesse avverarsi. Mi aggrappai a quel barlume di luce, pregando, in cuor mio, che Drew fosse a conoscenza della gravità della situazione. La rapidità con cui riacquistò la solita fermezza mi preannunciò la risposta a quel quesito.

“Preferisco morire con onore che vivere all’ombra di un verme affetto da manie di protagonismo” gli disse con un sorriso sarcastico sul volto.

Distinsi solo il raggio verde che, dopo un movimento fluente, fuoriusciva dalla punta della sua bacchetta. Trascorsero instanti interminabili, durante i quali il mio sguardo ispezionò il corpo di Drew in cerca di una ferita mortale. Non la trovai e sospirai sollevata.

Poi, le urla disperate di Phoebe mi riscossero. L’incantesimo si era infranto in minuscole scintille sul petto di Derrick e, a causa dell’urto, il suo corpo era stato sbalzato all’indietro. Sbatté violentemente contro la dura corteccia di un albero centenario e, infine, si accasciò, senza vita, poco distante dalle robuste radici della pianta.

Non avevo ancora concepito ciò che era successo quando quella domanda giunse nuovamente.

“Allora, Drew?”

Lo implorai silenziosamente affinché abbassasse il capo e accettasse, ma non fu così. Derrick era il suo miglior amico e il vederlo morire lo aveva scosso profondamente. Rimase in silenzio, gli occhi sbarrati e lo sguardo assente.

“Crucio!” gridò soddisfatto il servo di Voldemort.

In quella foresta, cadde un silenzio innaturale. Le grida di Phoebe si erano acquietate, fino a trasformarsi in un mormorio sofferente. La vidi conficcarsi le unghia nei palmi delle mani fino a far sbiancare completamente le nocche. Il dolore doveva essere insopportabile.

Eppure, aveva preso a muoversi in modo scoordinato, nel disperato tentativo di raggiungere il proprio fidanzato. Quelle maledette catene le impedivano ogni movimento e, ben presto, si ritrovò con il viso a terra, sbucciato e sporco.

Pensai che non si sarebbe più rialzata. Con mia enorme sorpresa, invece, la vidi rimettersi a carponi e procedere. Quell’uomo intensificò la potenza dell’incanto e, ben presto, gli scricchiolii delle ossa di Phoebe che si spezzavano riempirono l’aria.

Quel ticchettio perverso non si fermò per interi minuti, come interrotte furono le risate di Voldemort.

Chiamai Drew, cercando di riportarlo alla ragione. Mi fu chiaro da subito che non sarei riuscita a farlo rinsavire prima della morte della mia amica, così presi ad urlare contro il diretto interessato.

“Smettila, mostro!” urlai.

 Non un rumore giunse alle mie orecchie. Sperai, per un tempo troppo lungo, d’essere riuscita a far ragionare quella bestia. Illusa.

Mi voltai e la vidi.

Il corpo minuto devastato dalla crudeltà di quella Magia Proibita, il viso immerso nell’erba verde scuro di quella radura e le dita conficcate nella terra come se fosse persino disposta a morire nuovamente pur di raggiungere il suo amato.

La disperazione mi colse impreparata. Phoebe, la mia unica vera amica, giaceva riversa sulla terra e senza vita, lontana dalla sua casa, dalla sua famiglia e dal suo amato.

Non avevo bisogno di altre conferme: la prossima sarei stata io. Ma Drew no, lui doveva assolutamente salvarsi.

Volevo riuscire a metterlo in salvo, volevo essere certa che, piante le nostre morti, avrebbe potuto ricominciare a vivere, lontano dall’incubo di Lord Voldemort e dagli spettri dal suo passato. La verità è che percepii solamente la sofferenza causata da una lama invisibile che, all’improvviso, mi squarciò il polpaccio della gamba destra, recidendo muscoli e tendini. Poi, il dolore crebbe fino ad intontirmi e non potei fare altro che urlare per il dolore. Percorsi rapidamente il mio corpo con le mani, fino a raggiungere la ferita. Quando non trovai nulla oltre al ginocchio destro, però, riacquistai improvvisamente lucidità. Mi restava solo una cosa da fare: mettere in salvo Drew. E lo avrei fatto.

Il mio urlo parve avergli ridato lucidità, così, senza rifletterci a lungo, agii.

Gli dissi solamente tre parole. Con poche lettere, rifiutai l’ultima possibilità che il Destino mi diede. Un uomo gentile, il cui viso era coperto dal cappuccio di un mantello nero, avevo reciso la mia speranza, candida rosa bianca, e l’aveva riposta in una sacca che portava a tracolla. Spuntò su un registro il mio nome e si mosse verso un altro roseto. Tra le sue mani vi era un paio di cesoie affilate.

“Ti amo, scappa”

Invocai un incantesimo senza utilizzare la bacchetta e, ciò che ottenni, fu un Ardemonio completamente privo di controllo che, con le sue fiamme cominciò a divorare tutto ciò che incontrò. Raggiunse anche il Signore Oscuro, il quale, prima che quelle lingue infuocate lambissero il suo corpo, evocò una barriera protettiva.

L’incantesimo Incarcerante si sciolse e Drew, pienamente cosciente, scattò subito verso la propria bacchetta. Lo vidi afferrare l’oggetto e, poi, muoversi verso di me.

Prima di percepire le sue braccia accoglienti attorno al mio corpo, però, la stanchezza, data dall’inarrestabile quantità di sangue che sgorgava dalla mia ferita, prese il sopravvento e mi sentii svenire. La mia testa non sbatté al suolo. Lui era arrivato, lui mi stava stringendo.

Mi sussurrò di non preoccuparmi, rassicurandomi sulla mia salute con spudorate bugie. Eppure, volli credere nelle sue parole e un piccolo barlume, lucciola in una notte d’estate, mi diede la forza per obbedire ai suoi ordini.

Mi alzò, cercando di farmi stare in posizione eretta. Il sangue prese a correre più rapidamente.

Avvertii la sensazione d’essere spinta a forza in un tubo troppo stretto per il mio corpo ed un improvviso bisogno d’aria. Forse la Smaterializzazione Congiunta sarebbe andata a buon fine, forse Drew sarebbe riuscito a richiudere i lembi tagliati di netto del mio corpo monco. Forse saremmo riusciti a raggiungere un ospedale e, poi, dopo alcuni giorni di convalescenza, saremmo potuti ritornare nel nostro appartamento. Forse avremmo potuto realizzare i nostri sogni e sposarci entro la fine dell’estate.

Sentii la stretta di una mano sicura attorno alla mia caviglia sinistra e tutti quei sogni, uno dopo l’altro, caddero.

Avrai potuto stringermi più forte a Drew e trasportare quell’essere con noi, ma questo avrebbe causato la morte dell’uomo che amavo. Sapevo, sebbene lo avessi capito troppo tardi, che nonostante fosse ridotto ad essere poco più che un parassita, Voldemort era ancora un mago potente. Troppo anche per un duellante abile come Drew.

Non avrei più sfiorato il suo corpo con le mie labbra. Non lo avrei più baciato. Non avrei più immerso le mani nei suoi capelli. Non mi sarei più persa nei suoi occhi blu scuro.

Sciolsi la presa che avevo sul suo corpo per lasciarmi cadere.

E le fiamme di quell’Inferno magico, che io stessa avevo creato, ci accolsero.

 

Ultimo atto: Epilogo

 

Avrei voluto essere in grado di trattenerlo il tempo sufficiente affinché quella pietra si chiudesse su entrambi, imprigionandoci per sempre insieme in quel sarcofago, ma non ne fui capace. Voldemort riuscì facilmente a mettersi in salvo.

I corpi di Phoebe e Derrick vennero divorati completamente da quelle fiamme. Per il mio, invece, vi fu una sorte diversa. Il fuoco mi bruciò la pelle ma, quando morii dopo una lunga agonia, l’incantesimo, privato del suo evocatore, si interruppe.

Il mio cadavere rimase in quella radura di terra bruciata a lungo. Subì la furia delle intemperie e l’assalto di molti animale. Ma, alla fine, ottenne una degna sepoltura.

Qui la mia storia troverebbe la sua conclusione, se in punto di morte non avessi compiuto l’ennesimo errore.

Fui codarda e sperai che rimanere mi permettesse di vivere per sempre con Drew.

Divenni un fantasma.

Il mio corpo fluttuante e luminescente mi bastò per capire che non potevo pretendere che l’uomo che amavo restasse con me.

Ora so solo che è ancora vivo e questo mi basta.

 

Seduta su una pietra gelida, ma il cui freddo non avverto, aspetto. Giorno e notte si inseguono senza sosta ed io resto qui immobile. Attendo qualcuno che come voi mi stia ad ascoltare e con cui poter condividere ciò che io ho imparato dalla mia tragedia.

Oramai io e questo luogo siamo un’unica essenza. Qui Voldemort, ammaliata la Dama Grigia, ritrovò il Diadema di Rowena Ravenclaw e, dopo un cruento omicidio, ne fece un Horcrux; qui lo stesso si rifugiò dopo essere stato sconfitto dal bambino Sopravvissuto; qui il giovane professore di Difesa contro le Arti Oscure Quirinus Raptor rimase affascinato dal potere di un rimasuglio d’anima; qui venne stretto in modo indissolubile il nodo tra Derrick e Phoebe, che furono inseparabili in vita e in morte; qui io dissi addio all’amore e abbandonai la vita; qui Drew Yvor Kennan perse il suo primogenito.

Capite? Abbandonare questo luogo, per me, è impossibile. Anche io, come tutti gli alberi che mi circondano, ho posto qui le mie radici.

Questo è il racconto di come l’amore è in grado di renderti stupido, facendo in modo di darti veramente la vita. Questo è il racconto di due adolescenti innamorati.

Io sono Christabel e quella che vi ho narrato è la mia storia.

La storia di come l’amore può vincere su morte e paura.

 

Io sono Christabel e sono un fantasma. Seduta all’ombra di un albero, aspetto viaggiatori che hanno perso la via e a cui poter raccontare le mie vicissitudini. Perché ho molte cose da dire e molti eventi da narrare.

Io sono Christabel e sono una cantastorie.

Se vuoi siediti e fammi compagnia, in cambio ti racconterò la mia fiaba …

Note dell’Autore

Comincio subito scusandomi. Lo so, vi avevo detto che non avrei aggiornato prima di aprile ma, in effetti, questo capitolo è, per ovvi motivi, ben lontano dalla trama attuale di You and Me. Non riguarda Hermione e Draco, per intenderci.

Forse non condividerete il mio pensiero, ma per me, Dramionista ben poco convinto, era giunto il momento di cambiare un po’ l’aria e mi pare che questo, tutto sommato, sia stato un buon modo per farlo.

È stato un capitolo complesso, ma soprattutto è stato causato.

Colei che per prima legge questi capitoli e che molte volte mi ha evitato brutte figure ortografiche (pur conoscendo la regola continuo insistentemente o sbagliare quei maledetti “li” e “gli”) ha richiesto un po’ di fan service. Il punto è che lei è una fan scatenata (ossessiva compulsiva e possessiva) di Drew. Ho rimandato a lungo ma, alla fine, ho deciso di accontentarla per il suo compleanno (chiaramente il capitolo lo concluso con almeno mezza settimana di ritardo).

Sorse dunque un problema. Come faccio ad accontentarla senza svelare i molteplici segreti irrisolti del caro prof Kennan? La soluzione l’ho trovata nel riscrivere, in modo più particolareggiato e da un diverso punto di vista, un evento già citato da Drew stesso.
Così è nato questo “Missing Moment” durante il quale Christabel, la fidanzata di Drew uccisa da Voldemort, ha avuto modo di parlare. Per farvi un po’ di chiarezza: siamo nell’estate precedente al primo anno di Harry ad Hogwarts, quindi Voldy è poco meno che un parassita sulla testa di Raptor; Christy e Drew, coetanei, si godono la prima estate dopo il loro settimo anno ad Hogwarts. Tutto il Missing, dunque, è ambientato sei anni e mezzo prima della solita narrazione di You and Me.

Se avete dubbi, sono disponibile a chiarimenti. Se ho sbagliato qualche cosa (intendo errori Rowliniani), vi pregherei di farmeli notare, così che possa, se possibile, attuare le opportune modifiche.

Ovviamente, mongolo quale sono, ho deciso che il capitolo non era sufficientemente complesso, così ho deciso di narrarlo in prima persona e dal punto di vista di una donna morta. Problema non da poco, visto che sono un ragazzo e per ora (e spero ancora per molto) sono vivo.

Il capitolo potrebbe farvi schifo. Di nuovo, vi prego di dirmelo. Preferisco una critica pesante piuttosto che una sparizione senza parole, credetemi.

Approfitto di questo spazio per ringraziare SweetTaiga che ha pubblicizzato questa storia e la mitica Hollina che mi segue dal primo capitolo con relative recensioni. Grazie di cuore ad entrambe.

Visto che ho già risposto a tutte le persone che mi hanno recensito, mi eclisso con la stessa rapidità con cui mi sono palesato.

Grazie a chi legge, segue, preferisce e ricorda.

Spero a presto (scuola permettendo),

Jerry

P.S.: Auguri Lady Annette!!!

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Capitolo 17
*** New Alliance ***


Chapter sixteen Chapter sixteen, New Alliance

Alla mia Subdola Lettrice,
che poi tanto malvagia non è ...

Le lanterne appese alle pareti riempivano la grande stanza ovale di una luce fioca, la quale si specchiava, come una dama vanitosa, sui numerosi oggetti d’argento posti su alti tavolini dalle gambe sottili. I Presidi che avevano preceduto Silente, il quale era seduto alla sedia della sua scrivania, sonnecchiavano nelle loro cornici o mormoravano piano tra loro.

L’anziano uomo teneva stretta nella mano destra una lettera. La lesse prendendosi tutto il tempo necessario per decifrare quella calligrafia un po’ stentata e traballante. Quando il suo sguardo si alzò dal foglio, un sorriso animava le sue labbra e le rughe che, ad ogni inverno trascorso, si erano prese una piccola dimora sul suo viso.

-Buone notizie?- gli chiese Piton, inginocchiato di fianco al vecchio e piegato sul pavimento con la bacchetta stretta nel pugno.

-Molto buone, caro Severus!- esclamò il vecchio entusiasta. Sapeva che quell’uomo austero, che incarnava perfettamente il prototipo dell’insegnate terribile, non avrebbe indagato oltre e che, se non fosse stato lui ad affrontare quell’argomento, mai si sarebbe permesso di rivolgergli domande a riguardo.

Questa volta, però, lo avrebbe reso partecipe dei suoi progetti, sperando che questo fosse una ricompensa sufficiente per i suoi servigi.

Gli diede una pacca leggera sulla spalla con la mano sana.

-Riposati un momento, Severus - cominciò Silente, sottraendo il braccio sinistro dalle cure oscure con cui l’uomo stava cercando di arginare la potente maledizione che lo aveva colpito – L’ordine degli eventi non muterà solo perché un vecchio decrepito come me vivrà un’ora in meno, no?-

Voleva alleggerire il peso che sapeva presto avrebbe dovuto reggere solo con le sue spalle, ma sapeva che un po’ di ironia non sarebbe stata sufficiente.

Piton tenne gli occhi fissi sul pavimento.

- Un’ora- sospirò il professore – Potrebbe proprio essere l’ora in cui il figlio di Lily potrebbe aver bisogno d’essere salvato da lei-

Il preside si alzò dalla sua comoda sedia imbottita. Le sue ossa, tremendamente fragili come mai prima, scricchiolarono accompagnando quel movimento lento. Con pochi passi misurati, raggiunse il trespolo su cui la fenice Fanny, l’unica ad essere a conoscenza di tutti i suoi segreti, lo guardava con occhi tristi. Le porse la busta e questa, non appena l’animale la strinse nel suo becco, s’infiammò. Il fuoco famelico ingoiò la carte, la quale, annerita, si sbriciolò in frammenti leggeri.

Silente le sfiorò il dorso delicatamente con un dito e dagli occhi tristi dell’uccello scaturirono alcune lacrime cristalline. Neppure il potere medicamentoso di quell’acqua cristallina, però, poteva qualcosa contro la maledizione di Voldemort.

Eppure, lui sapeva con chi stava combattendo, lui aveva visto il giovane Tom Riddle crescere e, ad ogni anno, cambiare la propria pelle fino a trasformarsi nell’ispide che era stata sconfitta dal piccolo Harry. Uno stupido errore di valutazione, come, purtroppo, ne aveva fatti tanti nel sua vita. Ma non se ne pentiva perché, sebbene solo per pochi attimi, quando si era infilato l’anello di Gaunt, aveva potuto rivedere il viso pallido ed emaciato di Ariana.

Si, il suo essere un uomo come tutti gli altri era stato la causa della sua disfatta.

Il Rimorso aveva guidato le sue azioni e, pur di attenuare i sensi di colpa che per anni non gli avevamo permesso di dormire sonni tranquilli, aveva girato per tre volte la Pietra della Resurrezione nella sua mano sinistra.

Ciò che vide gli bastò, nonostante la sua fragile sorellina non fosse né viva né uno spettro. Il poco tempo gli permise solo di chiederle scusa e, ne era certo, quell’ombra che tanto assomigliava ad Ariana aveva annuito, come se con quel gesto l’avesse assolto dalle sue colpe. Perché lui sapeva d’essere il vero colpevole della sua morte. Ma anche in quel momento, seppure da tempo avesse aperto gli occhi sulla vera natura di Grindelwald, era certo che, se avesse potuto rivivere la sua esistenza, avrebbe seguito di nuovo Gellert in capo al mondo. Perché vi era stato un tempo in cui quegli occhi, quelli con cui il potente mago Oscuro lo aveva sfidato a duello, lo avevano guardato con una dolcezza quasi dolorosa e perché, molti anni prima, le sue braccia, quando si stringevano attorno al suo corpo, erano state l’unico vero motivo per continuare a vivere.

Ma molti anni era passati da quando, giovane e sciocco, aveva intrapreso quello scontro contro suo fratello Aberforth che si era concluso con il prematuro stroncamento dell’esistenza di Ariana.

Voltò le spalle a Fanny e ritornò a sedersi alla sua scrivania.

-Troppi pensieri inibiscono il nostro giudizio- commentò lui stesso, mentre incrociava le mani davanti al viso, poggiando i gomiti sul tavolo.

Eppure, erano in pochi coloro che potevano comprendere veramente quell’affermazione. Da quando Drew aveva proposto l’Incanto Fidelius come soluzione contro le incursioni di Voldemort nella mente di Harry, i pensieri del ragazzo spesso superavano la barriera che l’anziano Preside aveva interposto tra le loro menti. Le sensazioni del giovane Potter, a volte, erano talmente forti da lasciarlo intontito: la paura di perdere le persone a lui care, l’amore verso la sua giovane fidanzata Ginny, la preoccupazione per Hermione e il desiderio di vendicare Sirius. Ma, in fondo, queste scosse emotive gli facevano bene, lo motivavano.

-Il Falco, alla fine, ha accettato. Verrà ad Hogwarts entro settembre- continuò Silente, come se non fosse stato per alcuni attimi zitto e pensoso.

Un’espressione sbalordita ravvivò il viso cupo di Piton.

-Come ha fatto a – cominciò Severus, venendo interrotto da una risata argentina del Preside.

-È uno dei tanti agi che essere il Preside di Hogwarts ed avere una fenice permettono di avere ad un mago abile come me-

-Ma da quanti anni – riprovò l’altro, ottenendo lo stesso risultato.

-Quasi sei anni di cui non si hanno notizie certe sulla sua esistenza, esclusa la busta che ho appena bruciato- rispose subito Silente gongolante.

 

***

 

Hermione, quando aveva pregato i suoi amici di seguirla, si era sentita un po’ stupida. Si sentiva una ragazzina alla prima cotta che, dopo aver dato il primo bacio ad un timido coetaneo, smaniava dalla voglia di raccontarlo a qualcuno. Tutta quella segretezza stabilita di comune accordo con Draco, poi, dava una striatura misteriosa alla sua storia con il ragazzo.

Draco, infatti, forte del supporto di Drew, si era dimostrato più scaltro di quanto lei avesse ipotizzato. La verità era che, a causa della cacofonia che aveva accompagnato quel periodo, si era dimenticata della sua natura. Mai gli sguardi che le rivolgeva e i carezzevoli baci con cui sfiorava le sue labbra l’avrebbero spinta a riconoscere nell’erede dei Malfoy la sua natura Slytherin. Lei vedeva solo Draco, la sua impertinenza, la sua superbia e i suoi occhi plumbei, leggermente lucidi per l’emozione.

Quell’emozione che, in quel momento, illuminava anche il suo sguardo: l’amore.

Ginny, sua unica complice e confidente, attendeva tranquillamente seduta su una sponda del letto della camera da Prefetto di Hermione. Ron, invece, con lo sguardo basso, stava appoggiato alla scrivania in silenzio. Il primo a prendere parola, però, fu Harry, che, a differenza dei due Weasley, camminava ansioso per la stanza, borbottando preghiere a Merlino e Godric Gryffindor.

-Allora, Hermione, cosa devi dirci?- chiese rivolto alla ragazza.

Questa, presa in contropiede, iniziò ad agitare le mani ed a balbettare alcune parole completamente slegate tra di loro e prive di senso. Poi, recuperata la sua rinomata freddezza, liberò i polmoni dall’aria con uno sbuffo deciso e, dopo un grosso respiro, cominciò a parlare.

-Mi vedo con un ragazzo- cominciò lei, sicura.

-Un ragazzo che non è quell’idiota di Belby?- insistette Harry.

Lei annuì.

La reazione del suo unico interlocutore la lasciò basita.

Il celebre Ragazzo Sopravissuto aveva preso a ciondolare instabile, fino ad arretrare pericolosamente di alcuni passi. Ginny scattò in piedi e, con una spinta leggera ma decisa, lo fece sedere sul letto, vicino a lei.

-Vedi? Dovresti avere più fiducia nella tua fidanzata … - scherzò Ginny.

-Ma … ma … ma è Malfoy!- balbettò lui, afferrando le mani della rossa e smuovendola, come per spronarla a dargli ragione. Quella, però, non appena il nome dello Slytherin era stato pronunciato, era sbiancata.

Hermione le aveva rivolto un’occhiata truce. Quel cipiglio severo, Ginny lo sapeva perfettamente, non poteva che portare nuove poco felici.

-Senti, Hermione, non potevo tenerglielo nascosto- cercò di scusarsi la ragazza, giocando d’anticipo – Erano preoccupati-

-Molto preoccupati- aggiunse Ron, parlando per la prima volta.

-Decisamente preoccupati!- esclamò Harry – E avevamo ragione!-

Hermione, punta sul vivo, si mise sulla difensiva.

-Voi non lo conoscete, Draco non è come sembra- disse subito la Gryffindor.

Harry si lasciò scappare un’imprecazione. Poi, bisbigliando, si rivolse ai due Weasley.

-L’avete sentita? Non può essere Hermione!- disse, per poi rivolgersi alla diretta interessata – Il problema, qui, non è quell’impiastro platinato di Malfoy, ma Belby il Mangiamorte!-

Hermione, stupita da quell’affermazione, rimase in silenzio.

-Quindi, non smetterete di parlarmi a causa di Draco, vero?- chiese, dopo alcuni istanti di riflessione.

-Per quale motivo dovremmo farlo?- domandò stizzita Ginny.

-Però, per favore, Hermione, dacci almeno un paio di lustri per abituarci all’idea prima di chiamarlo per nome!- si intromise Ron.

La diretta interessata sospirò di sollievo.

-E, comunque- continuò la rossa – sappi che hai dalla tua parte una delle migliori alleate che potesse capitarti-

Incuriosita, Hermione le chiese di chi si trattasse.

- Molly Weasley – le rispose sorridendo l’altra.

Di nuovo, la Granger ammutolì. Evidentemente, Ginny non si era accontenta di rivelare ad Harry e Ron di Draco, ma aveva deciso di raccontarlo alla sua intera famiglia. Maledetta pensò.

-In effetti, Herm, se hai mamma dalla tua sei praticamente a metà dell’opera!- scherzò Ron – Pensa che ha riunito tutta la famiglia per discuterne ed ha obbligato papà a richiedere un collegamento internazionale speciale tra il nostro camino e quello della casa di Charlie in Romania! –

-Per non parlare del fatto che ha invitato anche Fleur la Flebo!- rincarò la dose Ginny.

Hermione si concesse alcuni attimi per digerire completamente la notizia. Era risaputo che il rapporto tra Fleur Delacour e la futura suocera non solo non era dei migliori ma tendeva, anzi, ad essere piuttosto bellicoso. Chiaramente, se Molly Weasley si era spinta a tanto per lei, non poteva che esserle riconoscente.

-Vostra madre ha riunito tutta la famiglia per me?- chiese Hermione, senza sapere come comportarsi di fronte ad una novità di tale portata.

Ginny annuì in modo vigoroso.

-Ovviamente, quell’idiota di Percy non si è presentato, ma solo la mamma sperava che quel troll cambiasse idea- le disse la rossa.

Tutti i presenti, estranei alla famiglia Weasley compresi, si ritrovarono a maledire la brama di scalare la gerarchia sociale del nuovo leccapiedi del Ministro.

-Beh, non ci chiedi cosa ha detto il Generale Molly durante questa “Riunione d’Emergenza”, come l’ha definita lei stessa?- domandò Ronald ad Hermione, rompendo, finalmente, quel silenzio ovattato in cui la camera era stata immersa in quegli ultimi istanti.

La ragazza scosse piano la testa, sorrise piano e gli fece la fatidica domanda.

- Cosa vi ha detto il Generale Molly?-

Ginny e il fratello si guardarono complici. La prima, allontanandosi con una rapida stretta della mano da Harry, si alzò e mutò la propria espressione in una perfetta riproduzione del cipiglio severo della matrona di casa Weasley.

-Chiunque, e sottolineo “chiunque”,- cominciò con un tono di voce grave ed alzando l’indice della mano destra con fare ammonitorio – oserà manifestare pubblicamente il proprio disappunto per la relazione di Hermione con Draco Malfoy non avrà più il diritto d’entrare dalla porta della mia cucina!-

Ron, che aveva affiancato la sorella, prese a gesticolare teatralmente.

-Fu in questo preciso istante che il nostro stolto fratello Fred tentò di manifestare il proprio disappunto a riguardo, ponendo la nostra attenzione sulla palese demenza del suddetto platinato- cominciò, muovendo le mani davanti al viso e piegandosi sulle ginocchia, in un ben poco riuscita imitazione di un giullare di corte – Crudelmente, - ricominciò mesto il ragazzo, senza fermarsi neppure per riprendere fiato – tutti i tentativi di replica vennero soppressi dalla grande abilità oratoria del generale Weasley –

Ginny gonfiò il petto, nel tentativo di riproporre il seno prosperoso della madre, dalla presenza del quale la Natura l’aveva esclusa.

-Non credere, Fred, - prese ad urlare, rossa in viso – che, solo perché da un paio di mesi un elfo domestico ti lava le mutante, tu sia autorizzato a mancare di rispetto a tua madre! Una sola battuta su Draco Malfoy in mia presenza e, sappilo, puoi stare certo che andrai a fare compagnia al Demone in soffitta!-

Harry scoppiò a ridere, seguito, poco dopo, da Hermione.

A prendere parola fu di nuovo Ron, in un’ottima parodia del padre.

- Molly, ti prego, cerca di calmarti- disse, tentennante, invitando cautamente la moglie a calmarsi.

-Taci, Arthur!- gli rispose Ginny, forse facendosi prendere un po’ troppo dalla foga – Tu sei troppo permissivo con i tuoi figli, ma, questa volta, non ti consiglio di sfidarmi, se non vuoi andare a chiedere a tua zia Muriel un letto in cui dormire, stanotte!-

 

La scenetta durò a lungo, fino a che, stremati, i due fratelli, ridendo, si lasciarono cadere sul letto oramai sfatto di Hermione.

Il gruppo, finalmente riunito, si impegnò per darsi una calmata e per riprendere a respirare normalmente.

Alla fine, quando tutti, seppure con le guance ancora cremisi, erano ritornati tranquilli, Hermione aveva ripreso a parlare.

-Davvero, ragazzi, vorrei sapere cosa ne pensate di me e Draco – disse, guardando negli occhi gli amici, ma senza soffermarsi su nessuno di essi.

La prima a rispondere, come la stessa Hermione aveva supposto, fu Ginny.

-Io sono assolutamente favorevole!- esclamò la rossa – E, poi, avete visto che sedere si ritrova? Credi a me, Hermione, un’occasione del genere non ti ricapiterà molto presto!-

Harry, punto sul vivo, rivolse un’occhiata truce alla fidanzata, la quale, alzando le spalle, gli diede un rapido bacio. Hermione, invece, arrossì e, voltandosi rapidamente, cercò di nascondere agli occhi dei presenti le sue gote scarlatte.

Fu proprio il ragazzo Sopravvissuto a voler dire per secondo il proprio parere, non appena le sue labbra si separarono da quelle della fidanzata, di cui, con uno slancio da Cercatore, si era impossessato.

- Malfoy è un idiota- cominciò, facendo prospettare ad Hermione un proseguo poco felice – Assodato questo, va tenuto in conto che, nell’ultimo periodo, essendo stato l’unico con cui hai condiviso i tuoi sospetti su Belby, ha saputo proteggerti molto bene. Quindi, essendo tu quella costretta a passare del tempo con lui, fai ciò che ritieni più giusto, visto che fino ad ora il tuo giudizio non ha mai fatto cilecca.-

Hermione sospirò di sollievo. Due su tre, per lei, era già un risultato più che positivo.

-Ma ti chiedo due cose, Hermione – riprese Harry, facendo ripiombare la Granger nell’insicurezza – La prima: non escluderci più dalla tua vita. Se hai un problema, noi vogliamo essere al tuo fianco, vogliamo aiutarti e farti sapere che non sei sola. La seconda, invece, è più un favore personale: se mai dovesse ferirti, permettimi di aiutarti a picchiare quella serpe!-

La stanza si riempì delle risate generali. Hermione, però, colpita da quel dolore che, inconsciamente, aveva inferto ai suoi amici di sempre, vide il sopraggiungere dell’ultimo giudizio come un catastrofe funesta.

Rimaneva solamente Ron, il suo ultimo fidanzato.

Lo guardò, cercando di invitarlo a parlare solo con uno scambio di sguardi.

Lui, stupendola, capì.

-La verità, Hermione, è che tu hai già deciso. Tu, da noi, cerchi solo una conferma, un appoggio. Ed è questo, credo, che dovrebbe spingerti a capire che la strada che hai deciso di intraprendere è quella giusta. Non per noi, ma per te- cominciò, evitando i suoi occhi nocciola – Vuoi che ti dica il mio parere? Si, dovresti tenere Malfoy il più lontano possibile da te, perché, ora che Lavanda ha deciso di cambiarmi come un paio di scarpe vecchie, vorrei evitare d’essere solo come un cane e circondato da fringuelli in amore-

Questa notizia, così improvvisa, portò ad un rapido cambio d’argomento.

Quella sera durò molto a lungo.  

 

***

 

Quei gradini sembravano non voler finire mai. Ad ognuno di questi parevano seguire almeno altri tre e ciò spinse un’affaticata Hermione Granger ad imprecare contro quella torre altissima di Hogwarts che, scioccamente, poco tempo prima aveva scelto come luogo in cui attendere il suo biondino preferito. Il quale, come ogni bravo Slytherin, si era fatto attendere a lungo.

Intuibile conseguenza del suo agire sconsiderato, fu un bel raffreddore.

Fortunatamente, nulla che non si potesse risolvere con una cucchiaiata abbondante di Pozione Pepata.

Per vendetta, però, decise, a poco più di venti passi dalla soglia che, una volta spalancata le avrebbe permesso di vederlo, di fermarsi un attimo per riprendere fiato. Non voleva interpretare la parte della ragazzina perdutamente innamorata che, senza un minimo di ritegno, si mette a correre per tutto il castello pur di raggiungere il proprio lui il prima possibile. Purtroppo, doveva ammetterlo con la parte più orgogliosa di se stessa, quel ruolo le calzava a pennello, forse anche a causa delle sue guance rosse e del suo respiro affannato.

Ma per lei, che come una brava vecchina stava ricucendo le crepe del suo animo vicino ad un camino acceso e alle braci crepitanti in questo, tutto questo aveva solo un’importanza relativa.

Certo, prima di cominciare a correre si era assicurata che nessuno potesse fare da testimone alla sua follia con un rapido incantesimo, ma comunque, dopo essersi separata da Daniel, con cui si era dilettata con le oramai abitudinarie ripetizioni di Storia della Magia, i suoi passi avevano preso a susseguirsi rapidi.

Si era detta che, se qualcuno l’avesse fermata, chiunque fosse stato, McGranitt compresa, gli avrebbe detto d’essere inseguita da un branco di Troll di Montagna, pur sapendo d’essere poco credibile.

Perché non poteva più negarlo, l’unica cosa che le importava in quel momento era raggiungerlo.

Trascorsi pochi e rapidi minuti, sufficienti per riportare il suo cuore a pulsare in modo regolare, aveva salito gli ultimi scalini tre alla volta e aveva spinto quella porta, ultimo ostacolo tra i loro corpi.

Dava le spalle al panorama, poggiando i gomiti sulla balaustra in una posa sfrontata. Guardava verso l’alto, verso l’azzurro pallido di quel cielo dei primi di marzo. Il collo pallido, teso in quel gesto, tracciava una linea elegante che lei avrebbe voluto sfiorare con i polpastrelli delle sue dita e con le sue labbra.

Fumava tranquillo, come da molto tempo non lo vedeva fare.

-La puntualità non è uno dei dogmi infrangibili per essere un’Hermione Granger perfetta?- la punzecchiò non appena la sentì aprire la porta.

Lei non gli rispose subito, affascinata dagli avambracci scoperti dalle maniche arrotolate della camicia.

-Ogni tanto mi piace cambiare- disse, dopo essersi ripresa – Tu, invece, non credi d’esagerare un po’ ad andare in giro così poco vestito solo per poterti vantare d’essere una serpe dal sangue freddo?-

Draco sogghignò. Quei loro battibecchi gli mancavano.

-Speravo che tu fossi così gentile da scaldarmi- la punzecchiò lo Slytherin.

La riccia, incrociate le braccia sul petto, lo guardò dall’alto in basso.

-Figurati, Draco, devo giusto fare un po’ di pratica con gli Incantesimi Incendiari del professor Vitious -

Lui respirò profondamente dalla sua sigaretta, con fare signorile e superbo.

-Una ragazza violenta non è elegante- cominciò Draco, allontanandosi dalla balaustra e avvicinandosi a lei – Queste cose, una futura signora Malfoy dovrebbe saperle-.

Hermione percepiva chiaramente sul suo viso il respiro caldo di lui. L’odore di tabacco bruciato, rapidamente, aveva raggiunto il suo corpo.

Si perse ad osservare le foglie secche che, bruciando piano, tramutavano in cenere. Percorse con lo sguardo la superficie di quella sigaretta, fino ad incontrare la pelle rosata delle sue dita affusolate.

Lui, avendo notato l’attenzione che la ragazza stava rivolgendo a quell’oggetto, alzò il braccio e le avvicinò le dita alle labbra.

-Vuoi?- le chiese semplicemente.

Hermione annuì piano.

La sua mano sinistra si strinse attorno al polso del ragazzo.

Fu rapida, come solo durante un duello mortale avrebbe dovuto essere.

Premette le sue labbra contro quelle di lui.

-Accetto l’offerta- aveva sussurrato, dopo essersi sottratta da quel contatto

La sigaretta scivolò dalla presa dello Slytherin.

 

Le aveva posato le mani sul viso e aveva fatto in modo che quella gelida distanza di pochi centimetri svanisse nuovamente. Percepiva le dita di lei, della sua Hermione, che si intrecciavano con i suoi capelli e le labbra vogliose di baci che, dopo quella lunga attesa, lo chiamavano.

Cercò d’essere gentile, ma fece una fatica immensa a trattenere tutta quella passione che solo un gemito sfuggito dalla bocca della ragazza aveva risvegliato.

Lei gli mordicchiò il labbro inferiore, ricevendo, in cambio, un altro bacio dal ragazzo.

La teneva stretta al suo corpo, attirandola a sé con il braccio che le aveva passato attorno ai fianchi, e, con il tocco gentile della mano destra, la invitava a guardarlo, così che quel loro incontro di emozioni fosse più agevole per entrambi.

Quando le loro bocche si divisero, le labbra di entrambi erano gonfie per l’effusioni che i due si erano scambiati.

Le loro fronti si toccavano, i loro sospiri affannati si fondevano e i loro corpi continuavano a rimanere legati.

-Hai parlato con San Potter e con la sua compagnia di Mentecatti?- le chiese, dopo alcuni istanti di piacevole silenzio.

Lei si staccò da lui, in modo da frapporre tra loro il giusto spazio per esprimere il suo disappunto senza, tuttavia, smettere di percepire il suo calore.

-Compagnia di cui anche io faccio parte- commentò, dopo avergli lanciato un’occhiata torva – e che, caro mio, è meglio che cominci a farti piacere-

Draco spalancò gli occhi e la sua pelle, arrossata dai baci, riprese immediatamente la solita carnagione pallida.

-Stai scherzando?- le domandò, realmente preoccupato.

-Mi dispiace, Draco, ma sei stato ufficialmente accettato da tutta la famiglia Weasley e da Harry – gli rispose Hermione ridacchiando – Nel tuo futuro vedo un gran numero di cene e pranzi alla Tana, sai?-

Lui si rimpossessò delle sue labbra. Quando fu sazio, sorridendo sulla pelle calda di lei, le rispose.

-Sopporterò quella banda di pazzi, pur di vedere questo futuro con te-

 

***

 

Alla fine, dopo l’ennesimo bacio, si erano separati: Hermione diretta verso l’inaccessibile torre dei Gryffindor e lui, per contrasto, nell’oscuro antro degli Slytherin.

La Sala Comune della sua Casa, come da usanza, era affollata da ragazzi e ragazze silenziosi. Perfette statue di marmo, i cui contorni erano stati levigati dall’abile scalpello di un artigiano superbo. In quell’ampio salotto, riscaldato da un magico fuoco verde crepitante nel caminetto, i più nobili rampolli di alcune delle famiglie Purosangue più influenti di tutta l’Inghilterra sorridevano ipocriti al passaggio del Malfoy.

Un gioco squallido, quello a cui tutti in quella stanza partecipavano e a cui nessuno Slytherin poteva sottrarsi. Un passatempo estenuante, in cui ogni mossa sbagliata comportava un’inevitabile perdita di punti.

Draco, che, prima di Hermione e del tradimento di Voldemort, era stato il campione incontrastato di quello scontro tra famiglie, sapeva bene come giocare. Nonostante fosse regredito ai livelli più bassi della classifica, continuava a combattere per la sopravivenza, tendendo le labbra in false espressioni compiacenti. Persino in quel momento, quando poteva ancora chiaramente percepire il sapore della sua ragazza, la sua bocca si stiracchiava in sorrisi.

Qualcuno, memore dell’antica gloria del Malfoy, si alzò persino dalla comoda poltrona su cui era seduto.

Theodore Nott, colui che, fino ad un nuovo scandalo, avrebbe stretto tra le mani lo scettro del potere. Quel ragazzo era stato da sempre un abile tirapiedi, peccato che, come testimoniavano gli eventi, si era dimostrato ben più scaltro di quanto desse a vedere.

Forte dell’arresto del suo anziano padre per il teschio del Signore Oscuro che questo aveva tatuato sul braccio sinistro, non gli era stato poi troppo difficile approfittare del declino dei Malfoy per prenderne immediatamente il posto.

Come Draco aveva ormai capito da molto tempo, è nelle vesti delle persone più silenziose e servili che si nasconde la fiala contenente il veleno più pericoloso.

Nott gli porse la mano destra in segno di saluto, lui gliela strinse, sorrise ironico e, senza prodigarsi in quelli che erano i suoi doveri nei confronti del nuovo “boss”, lo aveva superato con passo sicuro, dirigendosi verso la sua camera, dove era certo di trovare Blaise e Daphne. Un gran numero di mormorii riempì la Sala Comune al mancato inchino del Malfoy.

Legge non scritta, infatti, era che tutti chinassero il capo dinnanzi a colui che conduceva il gioco, aspetto a cui lo Slytherin non si sarebbe mai piegato.

Raggiunse la porta della sua stanza e, senza neppure bussare, entrò.

Zabini, suo unico compagno di stanza, sonnecchiava sul suo letto. Daphne, invece, seduta su una poltrona ed utilizzando la schiena del ragazzo come poggiapiedi, si stava dedicando alla cura delle proprie unghie, limandole con un attenzione quasi maniacale.

 

Blaise, chiusi gli occhi, era scivolato in una vigile dormiveglia. Pur intontito dalla stanchezza, infatti, pensieri confusi gli impedivano di dormire come avrebbe voluto. Cercava di svuotare la mente, ma, ogni volta che lo faceva, l’istinto prendeva possesso del suo corpo e le sue dita cominciavano a sfiorare la morbida pelle delle gambe di Daphne. Lentamente, la sua mano raggiungeva le caviglie sottili, cominciando a tracciare invisibili cerchi e spirali interminabili. Eppure, ogni volta costringeva il proprio cervello a riprendere il controllo.

I muscoli di lei si tendevano sotto il suo tocco che, seppur gentile, sembrava essere in grado di risvegliare il dolore causato dai molteplici lividi scuri che, come entrambi sapevano, erano stati celati da un incantesimo Dissimulante di ottima fattura.

Quando Draco era entrato in quella stanza, Blaise sembrava essere appena riuscito a trovare la quiete adatta a sconfiggere la sua insonnia.

Il ragazzo, come se la dea Atena gli avesse donato, in cambio dei suoi sogni, l’intangibile conoscenza, sbuffò e, dopo essersi preso alcuni istanti per stropicciarsi gli occhi assonnati, si mise a sedere, spostando piano le gambe di Daphne.

Questa, dopo aver preso una sigaretta dal pacchetto sgualcito che Blaise teneva sul comodino, l’accese prendendone un grosso respiro e gliela porse. Il ragazzo, reso ancora più pigro dal sonno, le sussurrò piano un ringraziamento. Dopo averla afferrata tra l’indice e il medio, distinse chiaramente sulla superficie liscia del filtro l’impronta della soffice carne delle labbra di lei, imprigionata dal rossetto chiaro.

Se la portò alla bocca.

Il famigliare odore del tabacco bruciato, come una buona tazza di caffè, ebbe la capacità di risvegliarlo. Quel profumo, per lui, contava moltissimo: perché sapeva di quella stanza dove aveva trascorso i momenti più belli della sua esistenza, perché lo ritrovava nei suoi vestiti e tra le sue lenzuola e perché due delle persone più importanti della sua vita sembravano non potersi muovere senza averlo addosso.

Riconosceva quell’aroma con una leggera nota di cioccolato nel respiro di Daphne e persino in Draco, sebbene, da qualche giorno, un retrogusto eccessivamente dolce di vaniglia intaccava la fragranza più robusta delle sigarette del ragazzo.

- Drew ci deve parlare- esordì Malfoy.

L’unica presenza femminile di quella stanza si animò immediatamente.

-Il professor Kennan?- domandò, facendo Evanescere con un colpo di bacchetta la limetta che stava usando e cominciando a sistemarsi i capelli.

Il biondo, in risposta, sospirò e, dopo aver scosso la testa per darsi la forza necessaria a sopportarla, le rispose.

-Quanti altri Drew conosci, Daphne?-

-Chiedimi quante teste di cazzo conosco, Draco - le rispose lei sorridendo mentre, dopo essersi rinfilata le scarpe rigorosamente con il tacco, usciva dalla stanza – Io vado a prepararmi, ci vediamo dopo-

Blaise, spenta la sigaretta in un posacenere, ritornò nel caldo abbraccio del suo letto.

-L’appuntamento è tra più di due ore, Daphne!- urlò Draco, dopo averla inseguita e ad aver spalancato la porta della stanza.

La voce della ragazza che si stava allontanando raggiunse Zabini prima che questo ricadesse nella sua dormiveglia.

“Solo due ore? Non sarò mai pronta in così poco tempo!”

 

***

 

Daphne camminava piano, affiancata da Blaise e Draco. Il rumore leggero dei suoi tacchi sul pavimento scandiva il ritmo tranquillo di quella marcia che avrebbe condotto i tre fino al nuovo ufficio di Drew, il quale, dopo una lunga ricerca, aveva trovato sistemazione in un vecchio archivio impolverato. Certo, la stanza aveva avuto bisogno di un paio di modifiche, ma nulla che non si potesse risolvere con due colpi di bacchetta ben assestati e con una squadra di elfi domestici addestrati.

Al loro passaggio, più di un ragazzo si era voltato a guardarla. La ragazza sapeva bene che quelli che indossava non erano abiti consoni al luogo in cui si trovava, aspetto che Draco non aveva tardato a farle notare, ma, nella peggiori delle ipotesi, avrebbero incontrato l’austera McGranitt la quale, però, si sarebbe limitata ad un rimprovero e alla sottrazione di un paio di punti. Inezia a cui la Greengrass poteva facilmente porre rimedio con alcuni interventi durante le lezioni di Lumacorno.

Restava dunque il fatto, che sebbene il vestito nero non le coprisse completamente le cosce, fino a quel momento nessuno si era lamentato delle sue gambe.

Nessuno tranne Blaise che, nel suo solito silenzio, aveva accennato ad un’espressione di disappunto. Nulla più di questo, comunque, anche perché, se si fosse spinto oltre, avrebbe infranto l’unica regola che vigeva sulla loro relazione.

“Per quel che mi riguarda, puoi fare quello che vuoi, ma voglio esserne informato” le aveva detto, alcuni anni prima, in un impetuoso attacco di loquacità. Questa clausola, ovviamente, era valida per molteplici ambiti: poteva prendere a sberle una stupida Purosangue Slytherin, o girare mezza nuda per tutta Hogwarts, o flirtare spudoratamente con un ragazzo, ma, fatto il misfatto, avrebbe dovuto informare di tutte le sue imprese colui che la sua famiglia aveva scelto come suo marito.

Blaise Zabini.

Lui le aveva offerto la possibilità di non diventare una schiava senza dignità come sua madre e lei aveva accettato immediatamente, anche perché, il più delle volte, il ragguagliarlo su tutte le sue marachelle non aveva alcuna ripercussione sulla sua persona.

Ovviamente, anche la pazienza del suo futuro marito aveva un limite e, come Daphne aveva capito ben presto, il ragazzo era un efferato sostenitore della vendetta. Era capitato per puro caso, per esempio, che, dopo un paio di Whisky Incendiari di troppo, lei si fosse ritrovata sotto le coperte del letto di Theodore Nott, quando questo, in quel periodo, era ancora un buon amico di Blaise. Come da contratto, era stata costretta a rivelarlo a Zabini che, tempo dodici ore, le aveva ricambiato il favore, scivolando, casualmente, tra le gambe di Pansy Parkinson, con cui la Greengrass, in quell’epoca oramai molto remota, condivideva la stanza. Inutile dire che Pansy, il giorno seguente, non era riuscita a dire neppure tre parole su quella serata focosa prima di ritrovarsi allegramente Schiantata contro un muro.

Quella che spinse Daphne, nonostante l’apparenza, non fu gelosia: odiava, semplicemente, quelle pesanti occhiaie che rovinavano l’armonia del suo viso, dirette conseguenza di quella nottata insonne.

La sua totale indifferenza a riguardo, comunque, non le aveva impedito di pensare ad una degna ripicca che, però, non aveva mai attuato. Aveva deciso, infatti, di far cadere nella sua ragnatela il miglior amico di Blaise, ma, dopo essersi ricordata che era anche il suo miglior amico, era dovuta ritornare sui suoi passi.

Del resto era certa che Draco, una volta stuprato da Blaise, non le avrebbe più rivolto la parola e ciò l’avrebbe privata della compagnia dell’unico essere dotato di intelletto in tutto il dormitorio Slytherin.

La scaglia di drago, come si suole dire tra i maghi, non valeva neppure la fatica dell’impresa.

Finalmente, però, dopo una lunga attesa, aveva la possibilità di ottenere la sua nemesi e di colpire Blaise con la sua ira fulminea.

Perché, se avesse messo le mani su Drew, poi il suo diabolico fidanzato, per rispondere alla sua offensiva, avrebbe dovuto trovare un’insegnante disposta a cedere alle sue lusinghe. Non che la cosa fosse difficile per il suo giovane fascino, ma, comunque, avrebbe dovuto cogliere il suo fiore in un prato oramai avvizzito. E lei, con un ghigno, avrebbe goduto della sua plateale caduta di stile.

Percorso l’ennesimo corridoio e svoltato l’angolo, li vide. I quattro Gryffindor più celebri di tutta la scuola stavano sostando, ridendo tra loro, davanti alla porta dell’ufficio di Drew. Non appena distinsero le loro figure, riconoscendo nell’immane classe di cui erano sprovvisti le loro persone, ammutolirono. Subito Potter si incupì, stringendo le mani fino a far sbiancare le nocche e digrignando impercettibilmente i denti.

Nella mente di Daphne, l’espressione aggressiva di Harry venne associata immediatamente a quella di un cane lasciato per una settimana senza cibo. I due Weasley, invece, a causa della loro tipica faccia da ebeti, sembravano essersi colpiti vicendevolmente la testa con una clava.

-Spero che questa coincidenza sia solo un tremendo errore del Destino – disse la Greengrass, cercando, senza provarci con vero impegno, di non guardarli con aria troppo schifata.

I due compagni non le risposero. Non che si aspettasse una parola da Blaise, ma, comunque, vedere Draco che, senza darle ascolto, accelerava il passo, la stizzì.

D’istinto afferrò la mano destra di Blaise e prese ad inseguirlo, per poi fermarsi all’improvviso ad un metro dal gruppo di Gryffindor.

Draco, dopo aver sussurrato qualcosa all’orecchio della Granger, aveva cominciato a baciarla.

Sconvolta, la Greengrass cercò il supporto del fidanzato, il quale, però, stava osservando le effusioni della coppia impassibile. Possibile che sia sempre così freddo? si chiese la ragazza.

Il conforto di cui aveva bisogno, inaspettatamente, le giunse da quelli che, da tempo immemore, aveva catalogato nel sempre più ampio gruppo degli “avversari”. La Piattola sembrava aver trovato qualcosa di molto interessante nelle sue scarpe da quattro soldi, sistema molto utile per nascondere le gote ancor più rosse dei suoi capelli. L’allampanato re Ronald, invece, dopo aver scostato lo sguardo, pareva cercasse inutilmente di utilizzare il suo unico neurone per contattare mentalmente i due gemelli, affinché questi gli fornissero al più presto il rimedio per le Pasticche Vomitose. Infine, aspetto che più la rese felice, il viso di San Potter faceva trapelare chiaramente una cieca furia omicida.

-Appena questo teatrino pietoso sarà finito, vorrei sapere, Draco, per quale motivo loro sono qui- disse acida, indicando con un cenno del capo gli eredi di Godric Gryffindor.

Malfoy, dopo aver posato un dolce bacio sul collo di Hermione, le rispose tranquillo.

-Perché sono qui per il tuo stesso motivo-

-Ovvero?- insistette lei.

-Rendere inoffensivo Marcus Belby –

Un silenzio pesante calò tra i ragazzi.

Il respiro leggero di Blaise rimbombava sulle pareti di quel castello secolare.

-Capisco i tuoi timori di perdere la tua principessa saputella, ma non ti sembra eccessivo castrare quel povero fesso di Belby?- domandò Daphne, suscitando le risate dei presenti.

Percorse rapidamente con lo sguardo i tre Gryffindor che, come lei, erano rimasti invischiati in quella spiacevole situazione.

In fondo, non parevano essere così stupidi come ad un primo sguardo potevano sembrare.

 

***

 

Perfettamente in orario, i suoi ospiti bussarono alla porta. Si aspettava un gruppo rumoroso e sbraitante ma, con suo enorme stupore, i sette ragazzi entrarono in ordine e silenziosi.

Drew fece comparire con un cenno della bacchetta un numero di sedie sufficiente e li invitò a sedersi. Il modo in cui si disposero su queste, invece, fu piuttosto prevedibile. Hermione e Draco sedevano in quelle centrali, affiancati, come se fossero diverse fazioni politiche, dai propri compagni di Casa.

Gryffindor da una parte, Slytherin dall’altra.

Una guerra che si combatteva da quando i fondatori avevano dato luce ad Hogwarts e la cui fine veniva procrastinata continuamente. Eppure, come era solito cantare il Cappello Parlante, uniti non avrebbero potuto avere avversari.

Nonostante le discrepanze, però, gli sembrava che, seppure in minima parte, questo processo d’unione che sicuramente avrebbe piegato molti altri anni prima di giungere ad un termine, poteva dirsi cominciato. Lì, nel suo piccolo studio, lui stava per dar inizio ad un’operazione che, forse per la prima volta nella storia di tutta la scuola, avrebbe visto la cooperazione di nemici storici.

-Bene, ragazzi, sapete perché siamo qui?- cominciò Drew, studiando le reazioni dei suoi astanti.

- Dobbiamo perdere tempo con queste cose?- domandò Daphne, sicura e stranamente seria – Sappiamo tutti che siamo qui per Belby!-

Drew le sorrise gentile, gesto che fece imporporare leggermente le guance della Greengrass, la quale, però, non si scompose minimamente.

-E sapete anche chi è Marcus Belby?-

Ad intervenire fu Blaise, che, mentre rispondeva alla domanda del professor Kennan, si accese una sigaretta.

-Sappiamo cosa potrebbe essere e cosa Draco e la Granger credono che sia, non quello che realmente è-

Il ragazzo che teneva le redini della discussione propose di bere una tazza di tè. Tutti, rispondendo tranquillamente come fece Hermione o annuendo appena come, invece, fece Blaise, accettarono.

Dopo aver fatto comparire dal nulla un servizio di porcellane adatte all’occasione e con un leggero gusto orientale, Drew versò il liquido ambrato da una brocca, facendo attenzione a non spargerne neppure una goccia.

-Purtroppo, ho prove sufficientemente concrete per credere che la teoria di Hermione sia fondata- riprese lui, conclusa l’operazione – Ho parlato con Moody e lui mi ha confermato che la collana che Belby ha mandato ad Hermione per Natale è maledetta. A questo, va aggiunto che le informazioni disponibili negli archivi di Hogwarts riguardo alla sua persona sono alquanto scarni-

-Ma questo è impossibile! La sua famiglia è una delle più antiche dei Purosangue di tutt’Inghilterra!- sbottò Daphne - Senza contare che è perfettamente risaputo che nessuno dei Belby, fino ad oggi, Marcus compreso, è mai finito tra gli Slytherin!-

-Stai forse dicendo, Daphne, che tutti i Mangiamorte furono, ai tempi di scuola, degli Slytherin?- le rispose Drew tranquillo – Mi pare un’affermazione, oltre che difficilmente verificabile, anche piuttosto improbabile-

La ragazza dovette ammettere di non avere, fortunatamente per la sua Casa, alcuna prova in grado di sostenere la sua ipotesi.

-Tu, Drew, credi che Belby sia un Mangiamorte?- gli chiese Harry, introducendosi nella conversazione.

Questo si limitò ad annuire.

-Scusate, ma non potremmo limitarci a denunciarlo a Silente?- domandò, allora, Ron.

-Purtroppo, Ron, non è possibile, o, meglio, non ancora. Per poterlo accusare d’essere un Mangiamorte, dobbiamo prima vedere il Marchio Nero. Non è un’accusa di cui si può incolpare alla leggera-

-E, per ora, Hermione è ancora la sua fidanzata- disse Draco, molto preso dalla discussione sebbene fosse rimasto in silenzio. La Granger arrossì e distolse lo sguardo.

-Problema stupido che si può risolvere semplicemente con un “arrivederci”- constatò Daphne, analizzando la questione messa in luce dal compagno di Casa.

-Il problema è che lasciare Hermione e Belby soli potrebbe essere la scelta sbagliata- disse Drew – Dobbiamo trovare un metodo per poter lasciare loro l’intimità sufficiente senza perderli di vista e potendo avere la possibilità di intervenire immediatamente nel caso in cui gli eventi precipitino-

Ad intervenire fu nuovamente la Greengrass.

-Potremmo aspettare la prossima cena del Lumaclub – propose – Nel chiasso generale, la Granger potrà liberarsi rapidamente del Mangiamorte … -

- … e noi potremmo assicurarci che la situazione non precipiti- concluse Harry per lei.

Il professor Kennan constatò che si trattava di un’ottima idea.

-E cosa faremo per le prossime due settimane?- chiese Ron.

-Lo terremo lontano da Hermione, occupando, a turno, tutte le ore in cui altrimenti sarebbe sola- disse sicuro Draco.

-Quindi dovremmo fare le balie della Granger?- domandò sconvolta Daphne.

Il silenzio che ne seguì fu una risposta sufficiente alla sua domanda.

 

La riunione strategica non durò molto a lungo.

-Credo, comunque, che ci sia bisogno di raccogliere il maggior numero di informazioni su Belby – disse il professor Kennan, alla fine di questa.

-A questo sto già pensando io!- esclamò allegra Ginny, sorridendo diabolica e attirando sulla sua persona l’attenzione di tutti i presenti.

Ginevra Weasley aveva un informatore segreto.

 

Drew le aveva chiesto di parlare in privato.

Avevano aspettato che tutti uscissero e, quando Daphne, dopo aver offerto ai suoi compagni di sventura un giro di Whisky Incendiario, si richiuse la porta alle spalle, il ragazzo cominciò a parlare.

-Credo, Hermione, che tu sia finalmente pronta per le lezioni di Magia Oscura che ti avevo promesso-

 

 

Note dell’Autore

Ebbene si, sono ancora vivo!

Comincio subito implorando il vostro perdono per il mio ritardo (e una richiesta di scuse ancora più sentita nei confronti di Chihuahua, a cui avevo promesso che avrei aggiornato entro sabato, cioè entro ieri).

Purtroppo, mi sono reso conto che, da un mese a questa parte, tra scuola ed impegni extrascolastici, non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla scrittura. Ma credo che lo abbiate intuito anche voi …

Nonostante ciò, negli ultimi due giorni mi sono messo d’impegno e, combattendo contro un mal di pancia logorante e il grande numero di interrogazioni sempre crescente (chi, come me, va ancora a scuola sa di cosa parlo … e credo anche chi non ci va più da un po’ …), ho finito il capitolo 16.

Noterete, mi auguro, che questo capitolo (come anche i prossimi due o tre) è un po’ più “leggero” degli altri. Insomma, godetevi un po’ quest’aria fresca, perché, presto, ci sarà un nuovo sconvolgimento.

Nell’ultimo mese, poi, libera_di_sognare (a cui è dedicato questo capitolo e che approfitto per ringraziare ancora) ha indicato “You and Me” all’Amministrazione per le Scelte. Non è ancora un passo compiuto in avanti, ma, come sostiene una mia amica, da qualche parte si dovrà pur cominciare, no?

Nell’attesa di un responso che forse non verrà mai, io incrocio le dita.

Questa novità, poi, mi ha spinto a riflettere e mi sono chiesto: “ Da quanto tempo non ringrazio le mie lettrici?”

Dunque, siccome l’ultimo ringraziamento risale ad un’altra era geologica, lo faccio ora: GRAZIE a tutte! A chi legge, a chi ricorda, segue, preferisce e recensisce!

Bene, sperando di non aver dimenticato nulla, vi lascio ai vostri impegni!

Jerry

P.S.: mi auguro di riuscire ad aggiornare almeno un’altra volta entro la fine della scuola … superato questo scoglio, mi dedicherò a questa storia con maggiore frequenza, giuro!

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Capitolo 18
*** Some Chords, the Ivy and a White Rose ***


Chapter seventeen, Some Chords, the Ivy and a White Rose

Alla fine, l’informatore di Ginny aveva perso il suo anonimato. Tra i Gryffindor, colei che più si stupì, togliendo questo velo di mistero dall’identità della famigerata spia, fu Hermione. Perché mai avrebbe creduto che quella timida coetanea della rossa, appartenente ai Ravenclaw, potesse essere in grado di tallonare, senza farsi scoprire, un proprio compagno accusato d’essere un Mangiamorte. Eppure, nonostante quel sorriso titubante e quegli occhi insicuri celati dalle lenti di un paio d’occhiali, Denise Millay si era dimostrata ben più che adatta al suo compito. Ogni giorno, a dieci minuti dalla mezzanotte, un piccolo gufo diligente beccava il vetro della finestra di Ron e gli consegnava una lettera, all’interno della quale, vergate con una grafia minuziosa, stavano parole che descrivevano, ora per ora, come Marcus Belby si comportava all’interno del proprio dormitorio. Il compito di Ronald, poi, era quello di smistare le informazioni di cui entrava in possesso tra tutti coloro che erano stati informati dell’ormai certa doppia identità di Belby. Il Weasley era stato scelto per questo compito in quanto, come ogni Prefetto, aveva a disposizione una camera singola e, quindi, aveva la possibilità di agire indisturbato.

Iniziava, così, un lungo processo di cui Ron non era che l’iniziatore.

Uscito dalla propria stanza, doveva percorrere il breve corridoio che lo separava da quella di Hermione, tenuta, in quel periodo, sotto stretta sorveglianza. La ragazza, completamente sola solamente durante la notte, aveva ricevuto da Drew l’ordine di non aprire a nessuno senza una precedente annunciazione. Affinché l’efficienza di questa fosse massimizzata, i Gryffindor, su suggerimento di Harry, avevano rimesso in uso i galeoni fallaci che Hermione aveva incantato per l’Esercito di Silente l’anno prima. Ogni sera, verso le undici, una figura esterna alla casa dei Gryffindor e dei Ravenclaw, perfettamente incarnata nell’imperturbabile Zabini, sceglieva una particolare combinazione di tre cifre e la incideva, con la magia, sulla moneta di cui era stato messo in possesso. Con un semplice incantesimo, dunque, Ron doveva far comparire una scritta magica sulla superficie della porta della camera di Hermione e questa, finalmente, avrebbe potuto aprirgli.

Giunti a questo istante, la scena che si ripeteva tra i due era più o meno simile tutte le sere.

Fatto entrare il compagno, lei si buttava sul letto, sbuffava e se ne usciva con un “Quasi quasi chiedo il trasferimento ad Azkaban”.

Superato questo abituale scoramento dato dalla situazione e dalla grande sorveglianza che Hermione era costretta a sopportare, finalmente il viaggio di quella busta contenente le informazioni su Belby ricominciava.

La Granger, dopo aver letto il contenuto della missiva, eseguiva un incanto di Duplicazione, ben più semplice di quello con cui aveva raddoppiato le armature molto tempo prima, e Trasfigurava le buste in canarini, una delle magie che da sempre le riusciva meglio. Solitamente Ron, memore delle sue oramai antiche disavventure amorose, aspettava di vedere i pennuti uscire dalla finestra per riprendere fiato, decisamente più rilassato. Le due bestioline, cinguettando allegre, si dirigevano verso le proprie destinazioni, dove, una volta appollaiate sulla mano del ricevente, riassumevano il loro aspetto cartaceo. Dopo pochi battiti d’ala le strade dei due animali si separavano: il primo, con lenti moti circolari, risaliva la torre dove si trovavano i dormitori dei professori; il secondo, invece, dopo aver planato verso il Lago Nero, si intrufolava agile tra le sbarre di metallo di una finestra lasciata volutamente aperta e, dopo un tragitto buio e tortuoso nei sotterranei, raggiungeva l’ingresso del dormitorio Slytherin. Quest’ultimo, mentre l’altro veniva benignamente accolto da Drew, dovette sopportare l’ennesimo improperio di Daphne, la quale, non essendo riconducibile ad Hermione in alcun modo, era sembrata a tutti la persona più adatta a quel ruolo. Tutti i suoi tentativi di ribellione erano stati sedati nel sangue e lei, dopo essersi maledetta per aver deciso di partecipare a quella follia, fu costretta, per due lunghissime settimane, ad attendere l’arrivo di quel dannato piccione viaggiatore, con tanti saluti al suo sonno ristoratore e alla pelle perfettamente liscia del suo viso. Impossessatasi della missiva, Daphne, congratulandosi con se stessa per non aver fatto arrosto il canarino, raggiungeva Draco e Blaise nella loro camera, il primo strepitante per la voglia d’avere nuove notizie e il secondo profondamente addormentato.

La perfetta efficienza notturna, dovette constatare Hermione suo malgrado, caratterizzò anche le ore diurne. I ragazzi erano riusciti ad organizzarsi, inglobando alla loro allegra comitiva anche Denise, in modo che lei, al di fuori delle ore in cui dava ripetizioni, fosse sempre controllata da due di loro. Capitarono così, allegri pomeriggi in compagnia di Ginny e Denise, o Harry e Ron, ma anche infinite ore trascorse ad osservare la Greengrass presa a limarsi le unghie e Zabini che, sonnecchiante, giocherellava con il Galeone falso, comportandosi all’insegna della discrezione. Fortunatamente, Drew aveva cominciato a prelevarla per le loro lezioni private e molte delle ore in cui lei non aveva trovato nessuno da aiutare con i compiti vedevano anche la presenza di Draco, il quale si era autonominato jolly della situazione, affermando d’essere disposto a tallonare Hermione per tutte le ore in cui era libero.

Per tutto l’ultimo pomeriggio, quello prima della festa al Lumaclub, i suoi secondini furono Ron e Denise. I due, dopo che il primo aveva deciso di non partecipare al party di Lumacorno, avevano deciso di sfruttare l’occasione al meglio, attuando una ben più rischiosa missione secondaria: intrufolarsi, durante l’assenza del proprietario, nella stanza di Belby.

L’idea era stata proposta dalla Millay stessa, non soddisfatta dell’eccellente lavoro da lei svolto come informatrice a causa delle numerose ore buie in cui Marcus si rintanava nella propria camera, a lei, nonostante i tentativi, non accessibile. Ron, che per orgoglio non aveva voluto accompagnare né i suoi amici né sua sorella al raduno dei piccoli talenti di quello squinternato del professore di Pozioni, aveva accettato di buon grado la possibilità di dimostrare la propria abilità.

I due, dopo che Drew aveva dato la propria approvazione, avevano cominciato a trascorrere moltissime ore assieme, confabulando piano e puntualizzando ogni più piccolo dettaglio, come stavano facendo in quell’istante. Il rigore di Denise, stranamente, sembrava aver contagiato anche Ron, il quale, nonostante interrompesse spesso la ragazza per proporre una “pausa spuntino”, non aveva mai prestato tanta attenzione neppure alla partita della finale del Campionato di Quidditch. Probabilmente, aveva supposto Hermione, osservandolo discretamente tra una pagina di Antiche Rune e l’altra, stava solamente cercando di tenere impegnata la testa per non pensare all’improvvisa separazione con Lavanda.

Mai avrebbe pensato che quell’oca di Lavanda potesse stancarsi di camminare per i corridoi tenendo a braccetto il Re Weasley, inaspettato talento della squadra dei Gryffindor, oramai vicino a raggiungere la fama del precedente portiere Oliver Baston. Eppure, così non era stato: lei, per un qualche motivo oscuro, lo aveva lasciato, senza soffrirne, senza ripensamenti. Ben presto, molte voci si sparsero tra i gruppetti di studenti appostati nel bel mezzo dei corridoi. Perché ad Hogwarts, era cosa risaputa, anche i muri sparlavano alle spalle degli studenti. I più ottimisti, sostenitori di questa strana coppia, sostenevano che la causa della rottura era stata una discussione su un argomento di poca importanza e che, presto, i due sarebbero ritornarti assieme. Altri, invece, più pessimisti, giuravano, a discapito della vita di parenti vicini e lontani, di aver sentito Ron urlare nei pressi della Foresta Proibita, mentre inveiva contro Lavanda criticandola aspramente per la sua condotta libertina. Hogwarts, in conclusione, aveva un’altra nuova prostituta.

Forse, dato che Lavanda aveva cambiato già ben tre fidanzati nelle ultime due settimane, tutte queste voci di corridoio non erano poi completamente infondate.

-Pronta per stasera?- le chiese improvvisamente Ronald, con un sorriso gentile sulle labbra.

Hermione, scuotendo piano la testa per scacciare via questi pensieri, rispose a quel gesto in modo altrettanto garbato.

-Sono pronta da settimane- aveva risposto sicura – voi?-

A rispondere, questa volta, era stata Denise, ben più loquace da quando era stata costretta a trascorrere molti pomeriggi con Hermione. Tra le due non vi era un’amicizia profonda come quella tra la Granger e Ginny, ma questa situazione molto particolare le aveva avvicinate, tanto da spingere la più giovane a chiedere il parere dell’altra a riguardo della “missione” che lei e Ron avevano deciso di intraprendere. Hermione, ben felice di aiutarla, si era prodigata per trovare le idee più utili e brillanti, ma, alla fine, non aveva fatto altro che riconoscere la superiorità di quelle proposte da Denise stessa. Perché una cosa sulla Millay, dopo una lunga osservazione, l’aveva capita: se quella ragazza si prendeva un incarico, questo non poteva che arrivare ad una rosea conclusione.

Nessun dettaglio era lasciato al caso e tutto veniva studiato con attenzione e migliorato continuamente fino al raggiungimento di un risultato il più vicino possibile alla perfezione. Hermione lo aveva capito da come la ragazza aveva organizzato il tutto, dall’accuratezza con cui prendeva le sue note su un piccolo blocco per gli appunti e da tutti gli incantesimi che aveva lanciato sullo stesso, affinché nessuno riuscisse a mettere le mani su quelle informazioni.

-Non lo si può essere mai a sufficienza- rispose Denise tranquilla – Ma stiamo valutando tutti i possibili imprevisti e, fino ad ora, non ne abbiamo trovato uno impossibile da superare-

Hermione sorrise ancora.

In fondo, sotto questo punto di vista, loro due si assomigliavano molto.

 

***

 

Quando Hermione era arrivata, lui le aveva sorriso. Gli si era accostata, poggiandosi a sua volta sul parapetto di quella piccola terrazza sulla sommità di una delle torre di Hogwarts, oramai diventato il luogo dei loro incontri.

Come al solito, il ragazzo fumava lasciando che il vento bruciasse una buona parte della sua sigaretta. Come al solito, riempiva ogni suo gesto con l’incredulità di chi non riesce a credere di aver ricevuto, finalmente, una ricompensa dalla vita. Eppure, quel giorno, era stranamente taciturno. Non una domanda su ciò che la ragazza aveva fatto durante la giornata, o su cosa aveva intenzione di fare. Solo il silenzio, da spartire con le loquaci pietre di quella torre.

-Pensieroso?- gli chiese Hermione, dopo alcuni istanti, maledicendosi subito per quella sua insaziabile curiosità.

Il ragazzo voltò la testa per guardarla ed annuì piano.

-Si tratta di profonde riflessioni filosofiche?- insistette la ragazza, avvicinandosi al corpo di lui, che continuava imperterrito a fissarla.

-No- rispose tranquillo Draco, con una maschera impassibile sul viso.

-Bugiardo- sentenziò la Gryffindor, appoggiando la testa sul pugno chiuso della mano destra e interrompendo il contatto con gli occhi plumbei di lui.

Le dita di Draco riacciuffarono immediatamente il suo mento, costringendo la ragazza a fissarlo.

-Saputella-

Le labbra di Hermione si erano già dischiuse, pronte a lanciare una violenta invettiva contro quello Slytherin, idiota e mentecatto, quando lo stesso se ne impossessò, zittendola. Lei sorrise sulla bocca di lui e, poi, ricambiò con trasporto.

-Bene, discorso chiuso. Cosa hai fatto oggi di interessante?- disse all’improvviso il Malfoy, interrompendo quel bacio troppo presto e beandosi dell’espressione di disappunto di Hermione, la quale, desiderosa di ottenere un’adeguata vendetta, mise il broncio e non gli rispose.

Purtroppo, il suo incontenibile desiderio di sapere la fece ritornare all’attacco.

-Facciamo un gioco, allora, stupido Malfoy – propose la ragazza – Tu fai una domanda a me e io ne faccio una a te. L’unica regola è che si deve rispondere in completa sincerità, anche se so che per uno come te è quasi impossibile … -

Quello, senza scomporsi minimente per la frecciatina della mora, alzò le spalle sbruffone conscio della reazione che ciò avrebbe causato in lei.

-Io so già tutto di te- le disse superbo.

Hermione lo squadrò dall’alto in basso e, dopo aver accettato la sua sfida, si lanciò in una scarica di domande.

-Quando sono nata?- disse, sperando di metterlo in crisi con la domanda più semplice che le venisse in mente.

-Banale, signorina Granger – le rispose l’altro, afferrandole tra il dito medio e l’indice una guancia e sminuendo, con quel gesto, la sua intelligenza e il suo orgoglio – Sei nata il 19 settembre 1979-

-Non cantare vittoria, era una domanda semplice- affermò subito lei, cominciando a riflettere sulla seguente – Qual è il mio secondo nome?-

Draco sbadigliò sonoramente, mandandola in escandescenza.

- Jean, come tua nonna-

-La mia materia preferita?- domandò. – Oserei dire tutte tranne Volo, viste le tue reazioni davanti ad una scopa, comunque tutti sanno che hai una certa predilezione per la materia più inutile di tutto il programma scolastico, ovvero Antiche Rune-

Maledizione! esclamò Hermione nella propria testa, pronta, oramai, a svelare i suoi segreti più oscuri, pur di zittire quella serpe.

-Tutta fortuna, Malfoy, tutta fortuna- lo schernì, prima ti pronunciare un’altra domanda – Come si chiama l’associazione che ho fondato per la difesa dei diritti degli elfi domestici?- disse sorridente, preannunciando, scorrettamente, un’imminente vittoria.

- C.R.E.P.A., un nome stupido per un progetto altrettanto stupido-

Punta sul vivo, Hermione perse il controllo sulla sua freddezza.

-Bene, Draco, allora saprai sicuramente anche con chi ho perso la verginità, vero?-

La rapidità con cui il ghigno spavaldo del ragazzo venne sostituito da un’espressione funerea fu memorabile: probabilmente se un Petardo Cinese gli avesse staccato di netto una gamba con un morso, sarebbe stato più felice.

-Chi è stato?- le chiese con un filo di voce, impreparato all’accettazione di una notizia così sconvolgente.

Hermione, trionfante, si godette il suo istante di gloria.

-È per caso una domanda, Draco?- gli domandò divertita.

L’altro riprese immediatamente colore, raggiungendo una preoccupante tonalità bordeaux.

-Si, maledizione, è una domanda!- urlò.

La risposta si fece attendere. Lo Slytherin constatò, poco tempo dopo quella rivelazione, che quelli trascorsi ad attendere che Hermione si decidesse ad aprire bocca, furono gli istanti più lunghi della sua vita. Purtroppo, in seguito, dovette ricredersi.

-Con nessuno!- disse, infine, la Gryffindor allegra. Dopo un lungo sospiro, Draco ritornò alla sua solita imperturbabilità.

 

***

 

Quella stanza, senza Draco e Daphne, era vuota. Afferrò il pacchetto sgualcito di sigarette dal comodino, prendendone una. L’ennesima di troppo per quella giornata. Sua madre era stata chiara a riguardo: doveva smettere di fumare il prima possibile. La sua pelle, così, sarebbe rimasta giovane, i suoi capelli, tanto odiati da Daphne a causa del loro perenne disordine, non sarebbero caduti, lasciandolo stempiato a vent’anni, i suoi denti non sarebbero ingialliti e non avrebbero intaccato, quindi, il suo candido sorriso e la sua voce, infine, non si sarebbe incupita, rimanendo melodiosa come quella di suo padre.

Il signor Zabini, nella sua giovinezza, fu uno dei più importanti rampolli delle famiglie Purosangue. Un bellissimo uomo profondamente innamorato della persona sbagliata, il cui corpo, a pochi mesi dal matrimonio con sua madre, era stato ritrovato sul fondo di una piscina in un hotel babbano. Ad essere accusata fu Marilyn Stright, una giovane ragazza poco più che ventenne che faceva la donna delle pulizie nel suddetto albergo. Venne processata e reclusa in carcere. Morì suicida prima che la buona condotta le permettesse di allontanarsi da quelle sbarre di metallo troppo strette.

Nel frattempo, sua madre lo aveva partorito, si era risposata ed era rimasta vedova nuovamente. Uno dei serpenti che Victor, il secondo marito, accudiva era improvvisamente impazzito, mordendo il proprio padrone e causandone il decesso. La cosa, parve a molti sospetta. Eppure, alla fine, le finte lacrime di sua madre riuscirono ad incantare tutti coloro che dubitavano della moralità della sua condotta. Crebbe così, Blaise, cambiando padre con la stessa frequenza con cui la sua amata nonna gli regalava un bastone da passeggio adatto alla sua statura. Una volta cresciuto, però, fu proprio l’anziana signora, la quale non era mai stata consolata per l’improvvisa perdita del suo unico figlio, ad indirizzarlo verso la verità. Gli regalò una busta, contenente una lettera ingiallita dal tempo, che lei aveva trovato mentre, su richiesta della nuora, stava scegliendo quali ricordi tenere del giovane uomo a cui aveva dato la vita e che era deceduto prima di lei.

La grafia era elegante ma sobria e tutte le maiuscole erano rappresentate con un piccolo ricciolo iniziale. Blaise avrebbe detto, guardando per la prima volta quella missiva, che qualcuno aveva tentato di imitare il suo modo di scrivere, se non fosse stata per la firma con cui quel testo era stato concluso: Oscar Zabini, suo padre. Ciò che più lo colpì e che con molta probabilità era ciò che sua nonna sperava notasse, era il contenuto. Se chiudeva gli occhi, nel totale silenzio di una stanza vuota, poteva assistere ancora a quelle parole, che, come quel giorno in cui le lesse per la prima volta, si componevano nella sua mente, riempiendosi di significati, sentimenti e sensazioni. Cominciò quel giorno a crescere nella sua anima il risentimento verso colei che lo aveva partorito e poi privato di ciò che, ne era certo, sarebbe potuto essere l’uomo più importante della sua vita. Cominciò con quel “Cara Marilyn, solo guardandomi attorno la tua mancanza si fa soffocante”. Lei, la signorina Stright, colpita pur essendo innocente e suicidatasi sotto Imperius, in un mondo migliore avrebbe potuto essere sua madre.

Ma quel mondo idilliaco ed utopico era destinato a rimanere tale. Entrambi erano polvere e non avrebbero potuto essere altrimenti.

Chiunque, sua nonna per prima, avrebbe creduto che dopo una tale scoperta lui non volesse più vedere quell’assassina. Eppure, non fu così. Perché lei, l’edera che si era arrampicata tenacemente sui muri del suo castello, infiltrando le proprie radici nei piccoli solchi tra le pietre, era già entrata nella sua vita, trascinandosi gli enormi pesi di una sofferenza e di un coraggio che lui non avrebbe mai potuto provare od avere. La piccola Daphne Greengrass, che con la sua risolutezza si era insinuata nelle pieghe del suo animo, era diventata da subito un piccolo cucciolo da difendere, da proteggere, da amare.

E sebbene odiasse ammetterlo, se non fosse stato per sua madre, la quale aveva combinato il loro matrimonio, non la avrebbe mai potuta avere.

Blaise spense il mozzicone di sigaretta nel portacenere e, sistemato il cuscino dietro la testa, riprese a dormire.
La serata che li attendeva sarebbe stato molto lunga e lui aveva bisogno di essere al massimo delle sue energie.

 

***

 

Dire che la notizia di Hermione aveva risollevato l’umore di Draco era poco. Non fosse stato per quella solita maschera di distaccata freddezza, la Granger avrebbe persino potuto dire di aver scorto sulle labbra di lui quel sorriso, così lontano dal suo ghigno beffardo, di cui si era innamorata. Quell’espressione sincera, sfuggita dal controllo del Malfoy solo quella sera, sempre più lontana nel tempo ma ancora ben chiara nella mente di lei, dopo che era riuscita a dirgli cosa provava per lui.

Perché quelle due parole, quel “ti amo”, erano state una liberazione, il mettere un punto fermo alla fine di un periodo troppo lungo ed articolato.

-Perfetto, sarò il primo e l’ultimo- disse lui, impossessandosi immediatamente delle sue labbra.

Non c’erano né ironia né sarcasmo nella sua voce. Non stava scherzando, non più. Lei lo sapeva.

Si strinse a lui, accarezzandogli con una mano i capelli biondi e il collo e percorrendo con lei dita dell’altra la pelle della schiena di lui, nascosta sotto i vestiti.

-Non credo che tu saresti in grado di sopportami per tutta la vita … - rifletté, poi, ad alta voce la Gryffindor.

Lui si lasciò sfuggire un sorriso ironico.

-Mi faccia quella domanda, signorina Granger – disse immediatamente Draco, lasciandola momentaneamente confusa.

Lei, pronta a ciò che sapeva sarebbe stato difficile da sopportare, lo accontentò.

-A cosa stavi pensando, quando sono arrivata?-

- Pensavo a quando arriverà quel momento- rispose lui, distogliendo lo sguardo da lei, pur tenendola vicina – A quando capirai che io non sono la persona adatta a te, ricordando tutto ciò che ti ho fatto e riaffrontando le offese che ti ho arrecato per credi che, in quei tempi bui, sono stati la mia unica ancora di salvezza. A quando smetterai di combattere per me, per noi, e ritroverai la gioia data dagli abbracci di quegli amici che ti sono sempre stati vicini e che lo sono tuttora. A quando il mio passato, la mia famiglia e gli sguardi superbi dei Purosangue diverranno un peso eccessivo per essere sopportato e te ne andrai, portandoti via, con la tua valigia, anche la mia anima. Perché quelli come noi non posso convivere a lungo, perché la mia esistenza è il tuo dolore e la mia sofferenza è la tua vita-

Hermione rimase in silenzio, mentre lui si scostava da lei e si appoggiava al parapetto. Sotto di lui, quello che, molto lontano, era il suolo, era il vuoto nel suo spirito.

L’oblio, il caos, l’estrema quiete.

Lei lo imitò: non lo avrebbe mai lasciato solo davanti a quel baratro.

-Quella sera, quando la nostra amicizia è diventata qualcosa di più, ero al corrente di tutto ciò. Me l’aveva suggerito la fasciatura attorno alla tua mano, il tuo labbro sanguinante e quell’incantesimo Dissimulante che non hai ancora sciolto e che nasconde il Marchio sul tuo braccio sinistro. Sapevo già che non sei l’uomo perfetto, che con te dovrò combattere quotidianamente, che in momenti come questi avrei dovuto essere sincera. Era cosciente di tutto, ma non mi sono tirata indietro- aveva cominciato lei, guardando ad un passo oltre l’orizzonte – Perché l’ho fatto? Perché tu, per primo, mi hai accettata per quello che sono. Credi che non sappia quant’è insopportabile la mia cocciutaggine? Noi due, Draco, siamo scesi a patti molto tempo fa, perché entrambi vogliamo che l’amore tra principe e principessa resti nel libro delle favole- lei si fermò, attirata dalla sensazione d’essere osservata. Lui la guardava, in silenzio.

-Non ti prometto il “per sempre”, sai meglio di me che, al momento attuale, tu sei primo solo nel mio cuore e non nella mia mente. Tutte le mie forze sono impiegate per il raggiungimento di un unico obbiettivo: rendere innocuo Lord Voldemort. Morirò nel tentativo di farlo, se necessario-

Draco annuì. Si, lui sapeva.

-Promettimi che, quando tutto questo finirà, combatterai per noi-

Lui la capiva, come lei riusciva a comprendere lui, perché il patto che avevano suggellato tra loro era un accordo d’amore.

-Prometto-

Lo baciò, con più trasporto di prima. Perché anche senza aprire gli occhi sapeva che, sulle labbra di lui, che continuava a mordere e a rendere proprie, c’era quel bellissimo sorriso di cui era follemente innamorata.

 

***

 

Hermione, come tutti i pomeriggi verso le cinque, si stava dirigendo verso l’ufficio di Drew, per poi andare assieme verso la Stanza delle Necessità. Le lezioni di Magia Oscura tanto attese, alla fine, si erano dimostrate ben più faticose di quanto pensasse. Il ragazzo, infatti, non le concedeva neppure un attimo di riposo, continuando a pretendere da lei il massimo. Se non altro, visto l’appuntamento quotidiano, non aveva più libri dei più svariati argomenti da leggere.

Il professor Kennan aveva stabilito che, almeno per le prime lezioni, avrebbe imparato solamente come difendersi dagli incantesimi Neri, senza praticarli veramente. Sosteneva, infatti, che la Magia Oscura è un veleno in grado di diffondersi ad una velocità impensabile e da cui, prima di poterlo manovrare con leggerezza, si deve essere immuni. Le prime cose che le aveva insegnato, stranamente, non seguivano l’ordine che Hermione aveva pensato. Avevano cominciato subito con gli incanti per fermare le Maledizioni Senza Perdono, manifestazioni somme di questa branca della Magia.

Le lezioni, solitamente, erano puramente pratiche, se esclusa la breve spiegazione iniziale su ciò che avrebbero fatto. Molto diverse, dunque, da quelle totalmente teoriche a cui abituata.

Anche la locazione, tra l’altro, era cambiata. Non più il Reparto Segreto della Biblioteca di Rowena Ravenclaw, ma l’ampio stanzone dove l’anno prima avevano tenuto le lezioni dell’Esercito.

Un sottile velo di sudore le ricopriva la fronte, raccogliendosi in piccole gocce che le scendevano lungo il viso e il collo. Ansimava, stanca e provata. Stava piegata sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato e mantenendo il contatto visivo con gli occhi di Drew, che stringeva saldamente la bacchetta nella mano destra. Il ragazzo aveva gettato la giacca per terra e, dopo alcuni istanti di combattimento, aveva slacciato i bottoni più alti della camicia e quelli delle maniche. Nonostante facesse fatica ad inseguire Hermione in quel suo continuo fuggire, non sembrava essere stanco come la Gryffindor.

-Ogni volta che schivi un attacco, perdi la posizione di difesa e diventi vulnerabile. Conosci gli incantesimi di difesa adatti, usali!-

La Granger, cercando di trattenere il rapido alzarsi ed abbassarsi del petto, aveva tentato di rispondere aspra come avrebbe voluto, ma il risultato, a causa della fatica, fu piuttosto scadente.

-Come faccio a mettere in pratica un incantesimo così difficile di cui mi hai detto solamente la formula venti minuti fa?- aveva detto, sconvolta dal terrorismo psicologico che Drew stava attuando su di lei.

La risposta dell’altro non si fece attendere.

Un lampo verde si diresse verso di lei, la quale riuscì a schivarlo buttandosi a destra e rovinando al suolo. Un ampia bruciatura sul suo maglione preferito portava il segno di quella magia: l’Anatema che Uccide.

-Sei o no la strega più promettente di tutta Hogwarts?- disse ironico Drew, mentre si preparava a lanciare un’altra Maledizione Senza Perdono.

Dopo aver compianto per alcuni istanti cruciali la propria felpa, Hermione la fece Evanescere, restando solamente con la comoda canottiera che saggiamente aveva deciso di indossare qualche ora prima. L’assenza di maniche le agevolava ogni movimento, rendendoglieli non solo più semplici, ma anche più rapidi.

Cercò di alzarsi in piedi, ma si fermò a metà del movimento, osservando l’ennesimo Imperius passarle a pochi centimetri dalla fronte. Una cosa era certa, Drew non scherzava più.

Cercò di trovare la concentrazione adatta a formulare uno degli incantesimi di Difesa contro le Arti Oscure Avanzata che il ragazzo le aveva elencato rapidamente all’inizio della lezione, ma la velocità con cui gli attacchi di lui si susseguivano le impediva di ragionare, obbligandola a limitarsi a continui salti verso il pavimento.

Cercando di non far insospettire Drew, cominciò a girargli attorno, sperando di riuscire ad avere uno degli specchi appesi alla parete dietro le spalle.

Come se potesse leggerle nella mente, quello lanciò un Incantesimo Sonoro contro la superficie riflettente, la quale non resse l’urto e si infranse.

-Devi tenere le tue difese mentali alte, se non vuoi che il tuo avversario penetri nella tua testa- le spiegò il professor Kennan – Comunque, una bella strategia, quella di mandarmi al tappeto con un mio incantesimo-

Obbedì, coprendo i suoi pensieri nel miglior modo possibile, sebbene fosse ancora una principiante nell’Occlumanzia.

In seguito, cominciò a guardarsi attorno, sperando di avere un’illuminazione su una strategia che le permettesse di sopravvivere almeno ad ancora un paio d’attacchi magici, così che potesse avere il tempo per cercare di ricordare perlomeno un incanto.

Il suo avversario approfittò immediatamente di questa sua breve distrazione.

- Crucio!-

La Maledizione la colpì in pieno.

Il dolore, bruciante ed insopportabile, le piegò la ginocchia, facendola finire a terra, preda di convulsioni. Dopo pochi istanti che le parvero infiniti, Drew spezzò l’incantesimo, lasciandola dolorante ma viva.

-Tutto bene?- le chiese, ironico.

Hermione non gli rispose.

-Avanti, alzati- le ordinò poco dopo.

La Granger, tenendo gli occhi chiusi per il dolore, fece leva sulle braccia e, seppur traballante, si rimise in piedi.

-Pronta?- le domandò Drew, accompagnando quella richiesta con l’ennesimo Anatema che Uccide.

La ragazza lo schivò per mera fortuna. Eppure, le parve che il suo avversario si stesse divertendo a non colpirla per prolungare più a lungo quella tortura. Si stava lasciando prendere dalla rabbia, accresciuta da tutti quei lividi che si era procurata cadendo.

Stava infrangendo la prima ed unica regola che ogni buon duellante non può non sapere: mantieni la calma, o morirai prima ancora di poter alzare la bacchetta.

In un impeto di lucidità lo capì e cercò di regolarizzare la propria respirazione, così da poter essere più lucida.

Il polso del ragazzo si mosse ancora, puntando dritto verso il cuore di lei. Hermione vide distintamente la luce verde avvicinarsi e quelle due parole, che tanto aveva cercato, comporsi nella sua mente. Stese in avanti il braccio rapida e pronunciò l’incanto in grado di salvarle la vita.

- Protego Horribilis!-

Una barriera sferica, fumosa come un leggero banco di nebbia, si sviluppò attorno al suo corpo, impedendo all’Avada Kedavra di colpirla.

-Molto bene, Hermione!- esclamò Drew, che ricevette in cambio di quel complimento uno sguardo omicida – Devi lavorarci ancora, comunque, perché questa barriera, quando l’incantesimo è usato alla perfezione, è completamente invisibile-

Non appena il suo insegnante personale pronunciò queste parole, Hermione seppe cosa l’attendeva.

Evocò rapida la sua protezione, ancora biancastra, preparandosi a subire una scarica di Maledizioni che non tardò ad arrivare.

 

***

 

Riconobbe Ginny, la sua Ginny, fin dal bussare allegro sulla porta. Stranamente, quella sera era pronta prima di lui, che solitamente era costretto ad attendere sempre la propria fidanzata. Non appena le aprì, questa entrò tenendo stretta tra le mani una porzione della gonna del suo vestito scarlatto, perfettamente intonato con i suoi capelli rossi sciolti sulle spalle.

-Buonasera- gli disse sorridendo.

Harry rispose al saluto un po’ impacciato e rosso in viso.

-Sei bellissima- sussurrò, con voce gracchiante.

Questa, arrossando a sua volta, distolse lo sguardo.

-Grazie, anche se trovo tutto questa mania di Lumacorno piuttosto scomoda- rispose Ginny.

Lui le porse la mano e, dopo che questa gliel’afferrò, la condusse con fare eccessivamente elegante verso il proprio letto.

La rossa, dopo che si fu seduta, incrociò le gambe e posò entrambe le mani sulle ginocchia.

-Finalmente il Destino ha voluto che mi fosse fatta la grazia di incontrare un vero gentleman! Ahimè, al giorno d’oggi, purtroppo, sono pochi gli esponenti di tale ceto ancora in grado di prestare i propri servigi ad una nobildonna come me … - scherzò Ginny.

Harry, dopo essersi inginocchiato ai suoi piedi, si portò una mano sul cuore e parlò, giocando a sua volta.

-La prego, mia signora, non si dolga inutilmente e mi permetta, se ciò l’aggrada, d’esser io stasera il suo cavaliere durante le danze-

-Crede sia opportuno, per vossignoria, che la mia inadeguata persona l’accompagni a quest’evento, dove ci si aspetta che ogni nobile sia accompagnato dalla propria fidanzata?- gli domandò, fingendosi imbarazzata e portandosi elegantemente la mano alla bocca per palesare il suo stupore per tale proposta.

-Lo credo- rispose sicuro Harry.

-Non sono una sua preoccupazione, dunque, le malelingue che sulle nostre figure danzanti potrebbero agitare le bocche dei malparlanti?- insistette Ginny.

-Qual miglior morte potrebbe essere la mia, se mentre vengo assassinato ho l’onore di ballare con lei?-

Compiaciuta, la Weasley mise una definitiva conclusione a quella altolocata discussione.

-Se è pronto a prendersi codesto onere, suggelli il nostro accordo con un candido bacio-

Potter, alzatosi in piedi, l’aiutò a distendersi completamente sul letto e, poi, la baciò stringendola a sè.

 

-Avevo detto “candido”, Harry!- sbuffò Ginny, mentre si dirigeva verso lo specchio leggermente trafelata – Sembra quasi che abbia appena finito di duellare con un Ungaro Spinato!- concluse,  osservando il rossetto rosso sbavato.

-Credimi,- cominciò Harry, mentre si allacciava i bottoni della camicia – se ti fosse capitato veramente, non ne parleresti con questa leggerezza!-

La rossa estrasse la bacchetta dall’invisibile tasca, realizzata appositamente per contenere quell’oggetto, collocata lungo la coscia destra, mentre Potter cercava, con non poca fatica, di fare un bel nodo alla propria cravatta.

Perché una sola cosa aveva imparato da suo Zio Vernon e desiderava essere al altezza delle aspettative di quel Babbano almeno in questo caso.

-Passabile?- chiese alla fidanzata dopo un paio di tentativi non soddisfacenti.

Questa, concluso ciò che stava facendo, gli rispose.

-Ti darei un Eccezionale, ma sono di parte- disse sorridendogli – Io?-

Lui la scrutò con attenzione e le si avvicinò.

-Direi proprio di si-

Dopo un breve bacio, però, arrivò la fatidica domanda.

-Secondo te ci possiamo fidare degli Slytherin?- chiese Harry.

-Ho avuto modo di parlare molto con Daphne, durante queste ultime due settimane- cominciò Ginny – Il mio unico quesito è su Blaise, con cui è praticamente impossibile instaurare ogni tipo di discussione. Ma del resto, se la Greengrass e Malfoy si fidano di lui, perché non dovremmo farlo anche noi?-

Potter le diede ragione, confermando, comunque, che quella sera si sarebbe dedicato solamente alla sorveglianza di Hermione e Belby e ottenendo in ciò il pieno supporto della fidanzata.

Dopo aver invitato la rossa ad impossessarsi del proprio gomito, i due, spenta la luce della camera, si diressero verso l’ufficio di Lumacorno, dove anche questa volta si teneva la festa del Lumaclub.

 

***

 

Ancora una volta, il suo avambraccio era stretto tra il gomito e il corpo di Blaise. Tra quella bambola di pezza graziosa e la vera Daphne non vi era che un’unica sottile differenza: lo sguardo fiero e testardo, su quel volto da principessa delle fiabe, stonava in modo lampante. I suoi occhi verde scuro tenaci ed orgogliosi, infatti, non erano in grado di celare la verità, inculcata nella sua testa dalla violenza di un padre malato. Eppure, il suo sorriso gentile ed i suoi modi eleganti, nonostante la ferocia dell’evidenza, sembravano essere in grado di distrarre tutti gli ipocriti da inutili e false consolazioni. Forte di questa certezza, la ragazza si impegnava per recitare al meglio la propria parte, sperando che, alla fine dello spettacolo, la platea sarebbe esplosa in un applauso e avrebbe lanciato fiori recisi per elogiarla.

Aveva raccolto i morbidi capelli biondi sulla nuca, fermandoli con un nastro verde, emblema della sua Casa di appartenenza, così che chiunque notasse le linee aristocratiche del suo collo. Il trucco accurato del viso, poi, metteva in risalto i suoi occhi, rendendoli ancora più magnifici e fatali. Sapeva che nessuno, considerato l’abito bianco che esaltava le sue forme, avrebbe perso tempo per guardarle il viso, ma non le importava: lei doveva essere perfetta.

Continuava ad incedere fiancheggiando il suo fidanzato, scoprendo, ad ogni passo, le lunghe gambe e i piccoli piedi, calzanti, per l’occasione, vertiginose decolleté laccate di verde. Il profondo spacco del semplice vestito senza spalline, con estremo disappunto di Blaise, lasciava ben poco spazio all’immaginazione. Eppure, in lei non vi era nulla di volgare. I ragazzi si voltavano per ammirarla, le ragazze per sbrodolarsi in sciocchi pettegolezzi. Ma, come il suo fidanzato le aveva insegnato, tutto ciò le scivolava addosso, imperturbabile e fredda.

Lumacorno, non appena li vide, arrancò tra la folla distinta, scivolando come un serpente tra i fili d’erba.

- Blaise, mio caro, vedo con piacere che sei riuscito a liberarti dei tuoi impegni per partecipare alla mia festicciola- disse il professore, utilizzando il diminutivo solo per esaltare maggiormente il suo ricevimento pomposo.

-Come avrei potuto non venire, professor Lumacorno?- gli rispose affabile Blaise, le labbra tirate in un sorriso di circostanza.

-In effetti, la tua assenza sarebbe stata sicuramente evidente, visto che in questa sala sono riuniti alcuni dei più grandi talenti di tutta Hogwarts … - constatò superbo l’uomo, prima di rivolgersi, finalmente, a Daphne.

Con il dorso del dito indice, spinse verso l’alto il mento della ragazza, estasiato.

-Orecchini veramente splendidi, signorina Greengrass – commentò, prima di ritornare dai suoi ospiti dopo aver salutato con un inchino appena accennato Zabini.

Il professore di Pozioni si riferiva, evidentemente, ai pendenti che Blaise le aveva regalato a Natale. Oro bianco, con un piccolo smeraldo incastonato su ognuno. Un costoso accessorio inanimato che, però, in quella stanza contava più di lei. Lei, Daphne Greengrass, non meritava neppure d’essere salutata.

Brava a scuola, ma non un’eccellenza. Ricca, ma non ai vertici della società. Proveniente da una famiglia antica, si, ma ormai decaduta. Mediocre e, quindi, di relativa importanza. Solo un bel suppellettile per Blaise Zabini. Perché non poteva negarlo, quando lui le porgeva il braccio, attenendosi rigorosamente alle norme di comportamento di ogni gentiluomo, lo faceva come futuro marito.

Lei altro non era che una candida rosa bianca da mettere all’occhiello.

 

***

 

La stanza delle Necessità, quella sera, era mutata ancora. Da un paio di settimane, quello era il luogo che Denise e Ron avevano eletto a quartier generale. La loro richiesta, quella in base alla quale la Stanza si era modellata, era di avere un luogo sicuro in cui poter parlare e discutere indisturbati.

Aveva, dunque, assunto l’aspetto di un ampia stanza a base quadrata, caratterizzata da un arredamento spoglio e mutevole. Se uno dei due, per esempio, era affamato, compariva un’ampia tavolato colma di cibo di tutti i tipi.

Solo due cose, in quella stanza, non erano mai cambiate: l’ampio tavolo quadrato al centro dell’ambiente e i due stendardi appesi su due pareti vicine, l’uno raffigurante il Leone dei Gryffindor, l’altro il Corvo dei Ravenclaw.

-Abbiamo tutto?- chiese Denise per l’ultima volta.

Ron svuotò nuovamente lo zaino e, rimettendo gli oggetti all’interno dello stesso, li chiamava ad alta voce, così che la ragazza potesse spillarli dall’elenco che i due avevano accuratamente preparato.

-Perfetto, c’è tutto- concluse la ragazza, mentre si rifaceva la coda ai capelli – Indossa il Mantello Invisibile, non credo saresti ben accolto dai miei compagni-

 

***

 

Hermione fu una delle ultime ad entrare nell’ufficio di Lumacorno, per la prima volta nella sua vita in ritardo. Si sistemò lo scialle blu notte attorno alle spalle e, stringendo stretta la pochette abbinata e ampliata con la magia, all’interno della quale vi era solamente la sua bacchetta, sua unica difesa da un possibile attacco di Belby, varcò la soglia di quella stanza.

Inizialmente, il rumore, inatteso a causa dell’Incantesimo Insonorizzante lanciato sulle pareti, la stordì. Non appena ritorno in sé, però, mosse il primo passo in quella stanza.

Si guardò in giro, desiderosa di trovare i propri secondini, sebbene non avesse bisogno del loro aiuto.

I primi che individuò, grazie alla bellezza accecante di lei, furono Blaise e Daphne. Stavano abbracciati in un angolo, lei con la mano infilata sotto la giacca di lui, che intanto sembrava completamente preso da ciò che stava sorseggiando. Sapeva benissimo che nella tasca interna della giacca di Zabini vi erano le bacchette di entrambi, pronte per essere estratte ed utilizzate.

Poi fu il turno di Ginny ed Harry, meno appariscenti dell’altra coppia, ma comunque presenti e sicuramente più rassicuranti degli altri. Scherzavano tra loro, scambiandosi occhiate d’intesa non appena la videro entrare. Anche loro, nel caso in cui vi fosse stata la necessità, erano pronti ad intervenire.

In seguito, riconobbe Drew, il quale stava chiacchierando con Lumacorno, come qualsiasi invitato speciale ad una serata avrebbe fatto. Lo intratteneva con racconti sulle disavventure da lui vissute e incantandolo con elogi vuoti. Quegli occhi blu, Hermione ne era certa, avrebbero potuto imbrogliare chiunque. Il ragazzo gesticolava con le mani, ma la destra si dirigeva regolarmente verso la tasca dei pantaloni, dove solitamente Drew riponeva la propria bacchetta.

Infine incrociò lo sguardo rassicurante e fermo di Draco. Una mano dietro la schiena, l’altra stretta attorno ad un bicchiere da cui, in quell’istante, stava fingendo di bere. Gli sorrise e lui ricambiò.

Guardò dritta dinnanzi a sé e lo vide arrivare.

Il suo attuale fidanzato, con cui, nelle ultime settimane, si era limitata a brevi incontri sparuti, sotto la stretta sorveglianza di almeno uno dei bodyguard presenti in quella stanza.

Aveva pettinato in modo ordinato i capelli biondi e sbottonato un po’ la camicia, così da poter mettere in mostra i propri pettorali. Gli abiti che indossava aveva il fetore degli oggetti costosi e poco utilizzati.

Le si avvicinò e le diede un bacio garbato.

Le porse un calice pieno di vino e le sorrise.

Le passò un braccio attorno ai fianchi e la strinse a sé.

La recita aveva inizio.

Il sipario s’aprì e la protagonista, stretta nel suo abito blu, si recò verso la posizione che le spettava sul palco.


Note dell’Autore

Heilà! In ritardo cronico, lo so. Ahimè, non aggiorno da un secolo, ma l’ultimo periodo di scuola era veramente oberato di compiti ed interrogazioni (confido, comunque, che un giorno i professori saranno tutti in grado di organizzarsi, limitando al minimo le verifiche a giugno, periodo in cui è risaputo che i cervelli degli studenti sono già proiettati sulle vacanze) e, poi, mi sono ritrovato con la prima settimana di vacanza impegnata quasi totalmente nella lettura delle storie che hanno superato la selezione per il concorso indetto su Efp (ne approfitto per complimentarmi ancora con SweetTaiga, che sarà pubblicata). Aggiungeteci, infine, il compleanno di mia mamma e tre inaspettati giorni di festeggiamenti ed ecco che siete arrivati ad oggi.

Nell’ultimo periodo, comunque, non sono rimasto inattivo, anzi (e qualcuno di voi lo sa).

Ho pubblicato una one-shot sulla Caduta di Lucifero, argomento che mi ha sempre affascinato, pur essendo stato io in una delle mie vite passate un eretico condannato al rogo. Se per caso voleste leggerla, questo è (e si noti che ho imparato a fare i collegamenti ipertestuali XD) il link/titolo Do you remember, Father?.

Ma le novità non finiscono qui! Ho anche aperto una pagina Facebook dedicata alle mie storie, dove potrete reclamare aggiornamenti, insultare l’autore (ciò la mia persona), ascoltare le canzoni che ascolto io mentre scrivo (i miei gusti sono di dubbia credibilità) e avere qualche rara anticipazione sui capitoli.

Basta un “mi piace” e avrete tutto questa in un’imperdibile offerta! Accorrete numerosi, signore e signori!

Ok, fine dello spot pubblicitario, ecco il link: Jerry93's Stories

Sperando che i link funzionino (ne dubito fortemente, visto il sussidio di cui ho avuto bisogno durante la realizzazione della pagina Facebook), vi lascio ai vostri impicci!

Grazie di cuore a tutti: a chi legge, ricorda, segue, preferisce e soprattutto recensisce!

E non dimenticatevi di commentare XD!

A presto,

Jerry

P.S.: la scuola è finita, quindi mi impegno pubblicamente ad aggiornare con una frequenza maggiore!!! Ah si, svolte in arrivo ad Hogwarts …

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Capitolo 19
*** The shutting of the wings ***


Chapter eighteen, The shutting of the wings

Alla fine, Horace Lumacorno, dopo aver chiesto il permesso ad Albus Silente, era riuscito a scalfire l’imperturbabile Minerva McGranitt, concedendo solo agli studenti maggiorenni mezzo calice di idromele abbondantemente diluito con Acqua Sorgiva. Una brodaglia leggermente ambrata senza la minima traccia di una qualsiasi gradazione alcolica e tendenzialmente innocua. Hermione, comunque, decise di non berla, almeno per il momento. Perché quel bicchiere le era stato dato da niente meno che Marcus Belby e ciò, con una discreta probabilità, significava che era stato almeno avvelenato. La Gryffindor, dunque, continuava a camminare fiancheggiando il Ravenclaw, facendo attenzione a tenere il più lontano possibile quella sostanza di dubbia bevibilità e stringendo la pochette blu contenente la sua bacchetta. Il ragazzo, intanto, sembrava deciso a non lasciarla libera di muoversi a più di un paio di centimetri da sè e, per questo motivo, se la teneva vicino avvinghiandole i fianchi con il braccio sinistro. “Non siamo stati quasi mai assieme, durante quest’ultime due settimane”, era la scusa ufficiale.

Dopo una lunga attesa, il Ravenclaw si distrasse, perdendosi a parlare con Lumacorno, il quale ne aveva combinata una giusta, finalmente, braccandoli senza pietà. Rapida, aveva odorato il suo intruglio e, con suo estremo piacere, aveva constatato che Belby era un pessimo Pozionista.

Era cosa risaputa che ogni veleno ben riuscito deve essere completamente inodore, così da poter essere somministrato all’obbiettivo predestinato, cosa che quello ideato dal Mangiamorte palesemente non era. Un leggero retrogusto di sangue di salamandra, ingrediente necessario per molte pozioni e alla base di alcuni dei veleni mortali più comuni, era appena mascherato dall’odore dolce dell’idromele diluito.

Il vero problema rimaneva come evitare di finire all’altro mondo a causa di quella brodaglia da fattucchiere, che, nonostante l’imperfezione, sicuramente era ancora velenosa. Presto, infatti, Lumacorno avrebbe dato sfoggio della sua superbia, attirando l’attenzione di tutti i presenti per proporre un brindisi, il quale avrebbe sancito la sua fine.

Fortunatamente, Drew, invitato speciale della serata, sembrava aver intercettato la sua espressione schifata dopo che aveva annusato il proprio bicchiere e stava intrattenendo, con le sue grandi abilità oratorie, l’anziano uomo troppo sciocco per resistere ad un paio di adulazioni ben servite.

Il tempo che le rimaneva per sbarazzarsi di quella sciacquatura di pentolone senza farsi vedere dal suo accompagnatore era comunque molto breve. Avrebbe potuto dirigersi verso Harry e Ginny per salutarli, ma con buona probabilità lui l’avrebbe seguita o, comunque, non l’avrebbe persa di vista. Avrebbe potuto fingere d’inciampare e rovesciare a terra il liquido, ma, visto il modo in cui Belby la teneva stretta a sé, ciò le era praticamente impossibile. Avrebbe potuto fingersi astemia, ma, in questo caso, avrebbe dovuto rifiutare la bevanda fin da subito, in quanto farlo ora non avrebbe fatto altro che aumentare i numerosi sospetti del ragazzo nei suoi confronti.

L’aiuto le giunse inaspettato da chi pensava non si sarebbe mai esposto per aiutarla.

Daphne le stava correndo incontro, mantenendo, nonostante la rapidità dei passi e l’abito bianco ingombrante, il solito incedere regale, seguita a pochi passi da un Blaise sorridente e affabile.

- Hermione!- urlò la ragazza abbracciandola, mentre Zabini porgeva la mano a Belby cominciando una spigliata conversazione. La Granger stava constatando di non aver mai visto lo Slytherin così loquace, quando, approfittando della loro vicinanza, la Greengrass scambiò rapidamente i loro calici, contenenti entrambi idromele.

La Gryffindor guardò estasiata la sua bellissima salvatrice, la quale, pur beandosi dell’ammirazione della ragazza più intelligente dell’intera scuola di Hogwarts, non smise di recitare la propria parte.

- Marcus, vero?-

Il Ravenclaw, in risposta, annuì.

-Credo di averti già visto da qualche parte, ma, al momento attuale, non riesco a ricordarmi dove di preciso … - disse Daphne, portandosi la mano destra al viso e battendo lentamente l’indice sulla guancia.

Il ragazzo fu subito pronto a risponderle, ma venne bruscamente interrotto da Blaise.

-Amore, veramente non ricordi?- le chiese lo Slytherin, dando fondo alle sue doti di attore con una realistica espressione basita – Lo abbiamo incontrato quando è stato così gentile da accompagnare Hermione in infermeria mentre Malfoy vi era ricoverato-

Sul viso di Daphne si dipinse immediatamente un espressione più grave.

-Ti avevo detto, amore, di non nominare più quel verme in mia presenza!- esclamò quella, prendendo ad agitare le braccia per poi appoggiare i pungi chiusi sui fianchi.

-Lo so, scusa- si affrettò Blaise – Puoi perdonarmi?-

Dinnanzi a tale serietà, Hermione fu sul punto di urlare a Daphne di rispondere affermativamente.

-Si, ma solo perché sei il mio Paperotto!- rispose la ragazza, stringendo tra le dita le gote del ragazzo.

I due testimoni, spettatori sconvolti di tale spettacolo, riuscirono a stento a non scoppiare in fragorose risate, nonostante la particolare situazione in cui si trovavano.

-Grazie- le sussurrò quello sulle labbra carnose, laccate di rossetto.

Reggendo ancora il calice contenente l’idromele avvelenato, Daphne intrecciò le mani dietro la nuca di Blaise.

-Ti amo- mormorò lei, prima di alzarsi sulle punte dei piedi per baciarlo dolcemente.

-Anche io- gli rispose l’altro, prima che entrambi scoppiassero in risate imbarazzate e celate a stento.

Hermione tossì piano, cercando di schiarirsi la voce e di riprendere il controllo della situazione, così realistica da apparire veritiera anche ai suoi occhi.

-Scusateci!- esclamò la Greengrass con un’odiosa vocina stridula, che stonava decisamente se fatta combaciare con quel lato di sé che la ragazza aveva mostrato alla Gryffindor fino a quel giorno.

-Dunque, Hermione, a quando l’annuncio pubblico?- chiese ancora Daphne.

Per la seconda volta, la riccia non poté che ringraziare l’altra per l’aiuto che le stava dando.

-Spero molto presto- disse infatti, stringendo contemporaneamente la mano di Marcus. Ciò generò, nella testa di Belby, una serie di fraintendimenti che lo convinsero di avere la vittoria in mano.

Di nuovo, qualcuno tossicchiò.

Era Blaise.

-Amore- disse piano, cercando di attirare l’attenzione della fidanzata.

Questa finse di non accorgersene, obbligando il ragazzo a piantarle una gomitata nel fianco.

-Si, Blaise?- disse, finalmente, furiosa.

Il ragazzo cercò di farle capire qualche cosa con alcuni gesti stentati.

-Parla chiaro, per favore!- esclamò esausta Daphne.

-Il tuo rossetto è sbavato!- urlò esasperato Zabini, liberando una grande quantità di ossigeno che gli svuotò il petto.

La sbavatura in questione era inesistente, visti anche i galeoni spesi dalla Greengrass per comprare il più costoso Rossetto Risoluto francese, che neanche un “Ardemonio” realizzato alla perfezione avrebbe potuto scalfire.

-Furbetto!- disse questa, mentre toccava con il dito indice la punta del naso di lui, causando un altro sconquasso ad Hermione – Va bene, se proprio insisti, possiamo andare in bagno a “risistemare il trucco”- concluse quella facendo l’occhiolino al fidanzato.

Afferrò la mano di Blaise e, tenendo in alto in calice incriminato, si fece largo tra la folla urlando insulti a destra e a manca, concentrandosi principalmente su tutti i Gryffindor che avevano la sfortuna di incontrarla. Casualmente, poi, i due passarono a meno di un metro da Draco che, ancora appoggiato al muro, si era goduto la divertente scenetta.

-Comincia ad aprire il portafoglio, brutto idiota, mi devi più di quello che credi!- ringhiò al biondo, per poi sparire dietro la porta del bagno, trascinandosi dietro Zabini.

-Ma è sempre così, quella?- domandò Belby ad Hermione.

-Solitamente si- mentì quella spudoratamente, mentre con molta nonchalance si portava finalmente il bicchiere alla bocca.

Il suo accompagnatore, vedendo finalmente raggiunto il risultato tanto agognato, trattenne il respiro. Hermione bevve con studiata lentezza, inclinando leggermente il calice. Dopo aver constatato il modo in cui Marcus la stava osservando, oramai con la bocca spalancata in modo poco fine, gli avvicinò il cristallo e cominciò a divertirsi alle sue spalle.

-Ne vuoi un po’?- gli chiese.

Quello prese a scuotere la testa e arrossì.

-Sicuro?- insistette la Granger – Ha uno strano retrogusto, ma non è male-

Poco lontano, Draco Malfoy si godeva la scena.

 

***

 

-Fuori da qui, sgualdrinelle da quattro soldi!- urlò Daphne, entrando nel bagno delle ragazze e trascinandosi un impassibile Zabini.

Una ragazza Hufflepuff dell’ultimo anno, lasciando a metà la complessa impresa con cui stava cercando di sistemare il trucco che qualche muratore aveva spalmato sul suo viso suino, tentò di aprir bocca per controbattere.

La Greengrass alzò il dito indice della mano destra, zittendola con quel gesto imperioso.

-Tesoro, non ti conviene sfidare il mio sangue freddo- l’ammonì la Slytherin – Tendo a diventare piuttosto violenta con chi mi contraddice, sai? Quindi, affatturati da sola quella squallida bocca con cui, vendendola al miglior offerente, hai potuto comprare quello straccetto da quattro soldi-

Quella, sbigottita, fu sul punto di mettersi a piangere, ma provò comunque a replicare, dando prova di grande coraggio e ottenendo un appena sussurrato supporto dalle altre ragazza.

-Io … - cominciò.

– Tu faresti bene ad andare dalla tua mammina a farti consolare, così magari, lavorando tutte e due, il prossimo anno potrai presentarti con qualcosa di decente addosso- la zittì Daphne, provocando uno scrosciare di lacrime da parte della Hufflepuff, la quale, dopo quella pubblica umiliazione, scappò trascinandosi dietro una lunga fila di studentesse sconvolte.

La Slytherin, dopo aver atteso che la folla gremita uscisse dai servizi, prese ad aprire tutte le porte presenti nella stanza, assicurandosi che nessuno facesse da spettatore indesiderato.

-Non credi d’essere stata un po’ eccessiva?- disse Blaise, estraendo la propria bacchetta dalla tasca interna della giacca e lanciando rapidamente un incantesimo non verbale per sigillare l’ingresso che conduceva all’ampio stanzone in cui si teneva la festa.

-La prossima volta aggiungerò un “per piacere” alla fine, contento?- gli rispose lei, avvicinandosi ad uno dei tanti lavandini.

L’altro, in risposta, le concesse uno sbadiglio coperto dal pugno chiuso della mano sinistra.

-Chiaramente, quel Belby non è uno Slytherin – constatò Daphne dopo aver odorato il liquido ambrato contenuto nel calice – Piton lo avrebbe Cruciato per un veleno così mal riuscito-

Dopo questa rapida constatazione, svuotò negli scarichi, con un gesto deciso, l’idromele annacquato.

Improvvisamente, le mani di Blaise presero a muoversi gentili sul corpo di lei. Le cinse i fianchi con le mani e le sue labbra gentili presero a baciarle la schiena, sensualmente lasciata scoperta dal vestito bianco. Accompagnata da quei marchi invisibili, la bocca di lui raggiunse l’incavo tra la spalla e il collo sottile.

-Sei bellissima- le disse, guardando il riflesso di lei nello specchio che sovrastava il lavandino.

-Ma non sono libera- rispose lei, amaramente conscia del proprio destino.

Blaise poggiò il volto sulla spalla di lei e incrociò le braccia sul ventre di lei. Nascosti dai capelli eternamente spettinati, i suoi occhi erano chiusi.

-È passata una settimana dall’ultima visita a casa di tua padre, Daphne – cominciò a parlare lo Slytherin tranquillo – Sette giorni e ancora zoppichi-

-Sei l’unico ad essertene accorto- replicò rapida lei, voltando il viso verso quello di lui.

-Sono l’unico che ti guarda per quello che sei e che ha il coraggio di dirti la verità- insistette l’altro, non perdendo la sua rinomata calma.

Daphne scosse piano la testa e avvicinò un polso al viso di lui.

Nonostante non la sfiorasse neppure, il dolce profumo di lei, che il ragazzo avrebbe riconosciuto tra mille, raggiunse il suo olfatto e, poi, il suo cervello.

-Le vedi, Blaise? Da catene strette come queste non ci può liberare facilmente-

Lo Slytherin aprì gli occhi. No, non vedeva nulla. Avrebbe dovuto impugnare la bacchetta e sciogliere l’incantesimo Dissimulante, in cui oramai Daphne eccelleva, per poter scorgere i segni rossi che il padre di lei le aveva procurato strattonandola, prima di cominciare ad infierire sul suo corpo.

-Io potrei spezzarle- disse solamente.

La mano della Greengrass, fino a quel momento sospesa, si mosse fino alla testa di lui e, con fare giocoso, si intrufolò tra i capelli, spettinandoli ancora.

-Lo so, ma devo essere io a farlo-

Zabini rimase in silenzio. La osservava ammaliato mentre cercava inutilmente di porre un certo ordine sulla sua testa, con quell’espressione serena che poche volte aveva visto sul suo viso.

La indusse a voltarsi. Le prese una mano e, delicatamente, gliela accompagnò fino alla propria spalla. Voleva che lo toccasse, che percepisse il suo corpo sotto i polpastrelli, che provasse ciò di cui si beava ogniqualvolta la toccava. Spingendola piano, la costrinse contro il lavandino, così che fosse obbligata a sentirlo.

Con le dita ripercorse il tragitto di alcune ciocche bionde di lei, ordinatamente pettinate e sistemate dietro l’orecchio. I loro visi, per volontà di Blaise, si avvicinarono tanto che entrambi poterono avvertire sulla pelle il respiro dell’altro.

La tentazione della bocca dischiusa della ragazza trovò subito un fedele peccatore in Zabini, che subito prese possesso del suo labbro inferiore. La tormentava con morsi gentili, mentre, con la mano non occupata ad alzarle il viso, le lasciava carezzevoli tocchi sul collo.

Quel bacio si fece più passionale. La voleva.

Perché lui ogni giorno sperava di svegliarsi con le sue carezze, inebriato dal suo dolce profumo. Perché lui aveva bisogno di toccarla, sentirla, viverla.

Perché lui l’amava follemente.

-Ti amo- disse piano non appena dovette interrompere quel bacio troppo prolungato.

-Anche io- rispose Daphne, assalendo la bocca del fidanzato e mandandolo, con quel gesto, in estasi.

                                  

***

 

-Pronta?- chiese Ron rivolto a Denise.

Lei annuì convinta.

-Indossa il Mantello- gli ordinò.

Ron, il quale aveva ottenuto in prestito da Harry il Mantello dell’Invisibilità, un tempo appartenuto a James Potter, celò il proprio corpo con quella tela sottile, sparendo non appena vi si avvolse.

Gli abiti di entrambi erano comodi, permettendo loro una grande libertà di movimento. Il rosso, poi, portava uno zaino contenente tutto ciò di cui avrebbero potuto avere bisogno, celato anch’esso dal potente artefatto magico.

La Millay, per sicurezza, si accertò che nessuno stesse facendo una passeggiata nel corridoio del settimo piano, deciso, magari, a fare un salutino alla statua di Barnaba il Babbeo, che, come al solito, si stava facendo bastonare da un paio di troll.

Decisamente utile questa cartina, pensò la ragazza mentre, dopo aver colpito con la punta della bacchetta la carta ingiallita e dopo aver pronunciato la formula magica, riponeva la celebre Mappa nel Malandrino in  una delle tante tasche dei suoi pantaloni troppo grandi.

-Via libera- sussurrò, mentre teneva aperta la porta a Ron affinché anche questo potesse uscire dalla Stanza delle Necessità.

Da quel momento in poi, fino a quando non fossero riusciti ad entrare nella camera di Belby, non avrebbe più rivolto la parola al ragazzo, così, con un rapido cenno della mano, lo invitò a seguirla.

Attraversarono rapidamente quasi tutta Hogwarts, fino a raggiungere l’ala ovest della scuola. Qui, cominciarono a salire un’alta scalinata a chiocciola, dopo un paio di tortuosi corridoi e di alcune scale, le quali non si smentirono neppure in questo caso e cambiarono spesso posizione. Superato anche l’ultimo scalino, Ron si ritrovò dinnanzi ad una situazione famigliare. La torre, infatti, era molto simile a quella dei Gryffindor, sebbene non fosse presente alcun quadro parlante, sostituito da un’ampia porta nera e senza maniglia, sulla cui sommità svettava un batacchio di piombo a forma di corvo.

Un paio di Ravenclaw, probabilmente del primo o del secondo anno, stavano animatamente disquisendo su un argomento che, inizialmente, Ron non comprese. Più che una vera e propria discussione, in effetti, si trattava di una serie di proposte, seguite, il più di una volta, da espressioni tristi e rassegnate.

-Problemi con la parola d’ordine, ragazzi?- chiese Denise, spingendo verso l’alto gli occhiali, scesi lungo il naso.

I due annuirono e abbassarono lo sguardo.

-Capita a tutti, non preoccupatevi- cercò di consolarli la ragazza, mentre si avvicinava al pennuto e bussava.

Il corvo, con sommo stupore solo del Gryffindor, si animò.

-Se per il tuo passo chiedi l’accesso, rispondi a me che di Rowena sono il messo- cominciò quello - Dalla tua mente dissipa il vago e dimmi ciò che può aprire ogni mago. Bada bene, però, a quel nome, perché di richiuderlo non è in grado nessun stregone!-

L’espressione basita di Ron fu memorabile. Purtroppo, però, nessuno poté goderne, visto che il suo viso era celato dal Mantello dell’Invisibilità.

-Con cosa avete provato?- domandò Denise ai due, i quali, però, scossero la testa all’unisono.

-Abbiamo cominciato a proporre tutto ciò che ci passava per la testa … - iniziò il più piccolo dei due.

- … Ma erano tutti oggetti riparabili con la magia!- esclamò l’altro, che, dopo essersi infilato molte volte le mani nei capelli, aveva spettinato i ricci castani.

La Ravenclaw si lasciò scivolare lungo un muro e divenne incredibilmente silenziosa. Tutti i presenti, visibili e non, ammutolirono con lei. Stava pensando, questo era ovvio, quindi era meglio non disturbarla, se volevano entrare in quella Sala Comune al momento inaccessibile.

Dopo alcuni minuti di silenzio, che trascorsero lenti e durante i quali Ron si chiese quando a lungo Hermione avrebbe trattenuto Belby prima di dargli il ben servito, la ragazza balzò in piedi e si diresse verso il batacchio.

Lo fronteggiò per alcuni secondi.

-È l’uovo di drago?- chiese, rivolgendosi al corvo.

-La risposta, ragazza, è corretta: quest’uovo si schiude in un fuoco che scoppietta! Il suo guscio, poi, riflette ogni magia, complimenti, dunque, per la grande fantasia!-

A queste parole, la porta si aprì e i quattro ragazzi si sbrigarono ad entrare prima che questa si richiudesse.

Lo spettacolo che gli si parò contro, lasciò il Weasley sbigottito. La Sala Comune era un’ampia stanza il cui soffitto era una gigantesca cupola, affrescata con un profondo blu notte puntellato di stelle luminose. Questo motivo, inoltre, si ripeteva sulla moquette, sapientemente trapunta di astri bronzei. Le pareti erano costituite da ampie vetrate a forma di archi, dalle quali era possibile osservare il riflesso della luna nella superficie increspata del Lago Nero, le cui acque, come al solito, erano agitate dai lenti movimenti della Piovra Gigante. Esattamente dall’altra parte di Hogwarts, come Ron constatò con un certo dispiacere, si trovava la torre Gryffindor, luogo in cui da tempo non si trovava più fuori posto, sensazione che provava in quell’istante. La Sala era traboccante di comodi divani, su cui erano appollaiati molti Ravenclaw. Molti, quasi la totalità, reggevano tra le mani un tomo, probabilmente preso dalle ampie librerie colme di volumi e disposte in modo ordinato per tutto il raffinato salotto. Numerosi, poi, erano anche i tavoli di legno scuro, su cui alcuni studenti diligenti stavano cercando di fare i compiti mentre altri, invece, dotati di grande inventiva, sperimentavano i più disperati incantesimi.

Denise, dopo aver salutato alcune compagne, si diresse verso il centro della stanza, dove si trovava un’altra scala a chiocciola che scendeva verso il basso. Lui, silenzioso, la seguì. Ad ogni scalino la luce dei grandi lampadari che illuminavano la Sala Comune si faceva meno intensa, arrecando a Ron molteplici difficoltà. Facendo attenzione a non pestare i lembi del Mantello, comunque, riuscì a tenere il passo della ragazza, la quale fermò la propria discesa dinnanzi ad un arco che dava l’ingresso su un ampio corridoio. Questa, cercando di passare inosservata, svoltò verso destra.

Si stavano dirigendo verso il dormitorio maschile.

Visto che nessun incantesimo impediva l’accesso alle donzelle, tutti i Ravenclaw avrebbero pensato che stesse andato a far visita al proprio fidanzato.

Il Gryffindor la vide contare le porte dietro le quali si trovavano le stanze dei ragazzi.

-Questa- bisbigliò, quando il suo conteggio arrivò al numero sette.

Si guardarono in giro. Erano soli, fortunatamente.

Estratta la bacchetta, Denise constatò che Belby aveva lanciato alcune magie sull’ingresso, per impedire ai ficcanaso di introdursi nella sua stanza. Con buona, probabilità, comunque, gli incantesimi non dovevano essere nulla di particolarmente complicato, per non destare i sospetti dei compagni e, soprattutto, del vecchio Vitious, i cui occhi, nonostante la piccola statura, aveva imparato, con gli anni, a guardare ben più lontano del semplice apparire. Tentò con una semplice combinazione di incantesimi, la quale, fortunatamente, si rivelò vincente.

La porta si aprì e lei la lasciò dischiusa il tempo necessario affinché Ron potesse entrare.

 

***

 

Ginny aveva lasciato solo Harry al tavolino dove erano seduti e si era diretta verso il tavolo delle bevande per prendere qualcosa da bere ad entrambi. Potter, ovviamente, si era offerto di andare al suo posto, seguendo quelle che per lui erano le fondamentali regole della galanteria, ma la ragazza lo aveva rimesso a sedere con un “Tu tieni d’occhio Hermione, perché io, con questo vestito addosso, sono agile e scattante come un tonno in scatola”. Harry, divertito nonostante non fosse molto felice di farsi servire pubblicamente dalla propria fidanzata, accettò.

Con passo felpato, o almeno così Ginny sperava che fosse il suo incidere tanto simile ad una macabra danza sui trampoli, riuscì a raggiungere la meta e ad afferrare due bicchieri puliti. Fatto ciò, alzò il dito indice e cominciò a fare una conta che sua mamma Molly le aveva insegnato molti anni prima, sperando che il fato dirigesse la sua mano verso una brocca di succo di zucca in cui, per uno strano caso fortuito, qualcuno aveva rovesciato una bottiglia di Whisky Incendiario. Come prevedibile, l’allegra filastrocca la condusse ad una caraffa colma d’Acquaviola. Forse, si disse la rossa, avrebbe dovuto provare con quella sconcia di Fred.

Ad un palmo dall’afferrare il contenitore per riempire i bicchieri, qualcuno la fermò.

-Ho visto un ragazzo Hufflepuff del quarto anno sputare l’idromele proprio lì dentro- le disse.

Ginny allontanò immediatamente la mano, schifata.

-Grazie- disse, voltandosi verso il suo salvatore.

-Oddio, Malfoy!- urlò, sussultando non appena capì a chi doveva la vita.

L’altro, palesemente seccato, la guardò dall’alto in basso.

- Weasley – disse, mentre le riempiva le tazze con del Succo di Zucca – Qui dentro non ci ha ancora vomitato nessuno-

Rassicurante pensò lei.

Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, lo ringraziò, stupendosi di sé stessa. Qualcosa, palesemente, non stava andando nel verso giusto. Riflette, poi, sul fatto che Hermione stava dando prova di grandi abilità recitative, intrattenendo niente meno che un Mangiamorte.

-Secondo te, la tua amica quanto attenderà prima di scaricare quel pezzente?- le chiese all’improvviso Malfoy, senza guardarla, ma continuando a fissare imperterrito la coppia.

-Sta cercando di dare più tempo possibile a Ron e Denise, Malfoy – gli ricordò la Weasley – Con buona probabilità lo terrà occupato per molto-

Lui, in risposta, sbuffò.

-Possibile che quei due ci impieghino così tanto tempo?- insistette lo Slytherin.

Ginny, stufa, decise di rimetterlo al suo posto.

-Capisco che il Principino è abituato ad essere sempre accontentato alla prima lamentela, ma Denise è stata chiara: non è possibile fare prognostici su quanto durerà l’incursione nella camera di Belby – cominciò agguerrita – I fattori da mettere in conto sono tanti e molti imprevedibili: potrebbero non superare le difese messe dal Mangiamorte sulla camera, potrebbero essere scoperti, potrebbero avere qualche contrattempo, potrebbero persino non trovare nessuna informazione e continuare a cercare per ore intere. Sta ad Hermione dar loro la possibilità di farlo-

Senza scomporsi, Draco gli restituì il favore.

-Il problema, Weasley, è un altro. Tutta la questione gira attorno al fatto che, fatte alcune rare esclusioni, e la mia fidanzata è una di queste, non c’è un Gryffindor in tutta Hogwarts che possa ritenersi un Pozionista mediocre. Non avete notato, tu e quel fesso di Potter, che il colore dell’idromele di Hermione era leggermente più chiaro di quello che c’era nei vostri bicchieri, ovviamente prima che ve lo tracannaste come dei luridi zoticoni?-

Ginny rimase in silenzio. Forse per la lontananza, forse perché non aveva prestato sufficiente attenzione a ciò che Hermione beveva perché troppo impegnata a controllare le mosse di Belby, ma lei, come con buona probabilità neppure Harry, non aveva notato niente di tutto ciò.

Scosse piano la testa.

-Bene, allora ti informo con piacere, Weasley, che il nostro Mangiamorte questa sera ha cercato di avvelenare Hermione – continuò con un ghigno soddisfatto lo Slytherin -Ma non dolertene, sappiamo benissimo che la “mediocrità” è il vostro cavallo di battaglia-

La rossa fu ben più rapida di quanto Malfoy potesse anche lontanamente aspettarsi.

La malagrazia del ragazzo fu immediatamente ingoiata dallo stesso quando, dopo aver perso improvvisamente la propria instabilità sui tacchi, Ginny aveva preso a conficcargli la propria bacchetta nel petto.

-Forse si, siamo mediocri, Malfoy, ma non sfidare mai così apertamente un Gryffindor già reso suscettibile da una situazione spiacevole, se non vuoi ritrovarti senza testa prima ancora di poter cominciare a lanciare maledizioni contro la tua stupidità- detto ciò, la ragazza rinfilò con sicurezza la bacchetta nella tasca quasi invisibile del suo vestito. Evidentemente, comunque, la Weasley, preda del gene Prewett ereditato direttamente da Molly, non aveva ancora concluso la propria ramanzina.

-Cosa aspettavate per dircelo, che le lanciasse addosso un Avada Kedavra?- gli domandò furiosa.

-Non gliel’avremmo permesso- rispose Draco gelido.

-E con quali riflessi scattanti? Con i tuoi da pollo? O magari con quelli di Zabini, che è perennemente più morto che vivo? Forse l’unica speranza di Hermione era Daphne!-

Offeso, il Malfoy cominciò a pensare di non rivolgerle più la parola fino a quando questa non si fosse scusata per averlo ingiuriato dinnanzi ad una così ampia platea, tra cui, inoltre, si trovava anche quella che sarebbe stata la sua futura moglie. La ragazza sembrò capirlo e, riflettendo su ciò che aveva detto, capì d’essere stata un po’ eccessiva.

Ma del resto, come da tradizione Weasley, nessuno poteva sfiorare i pulcini a mamma chioccia.

-Scusa, Malfoy, tutta questa situazione mi sta facendo diventare come quella pazza di tua zia- disse, abbozzando un sorriso e pentendosi immediatamente per ciò che aveva detto.

Con sua somma sorpresa, Draco non se la prese, anzi.

-In effetti, ci sei andata vicina. Dovresti lavorare un po’ di più sul sorriso sadico e l’espressione assatanata, comunque-

Dopo quel breve scambio di battute, lei si scusò, dicendo di avere un impegno, il quale, come constatò subito lo Slytherin, coincideva con Hermione.

-Cosa vuoi fare?- le chiese, urlando per cercare di superare con il proprio tono il vociare diffuso.

-Ovviamente, faccio una cosa che voi Slytherin non sapete fare- ridacchiò Ginny – Prendo la situazione di petto-

In pochi passi, raggiunse l’amica e sfoderò le sue celebri doti da attrice da soap-opera.

- Hermione devo parlare con te!- esclamò non appena si trovò ad un passo da lei, incrociando teatralmente le braccia sul petto.

- Ginny, non mi pare il momento, sono impegnata- rispose l’altra, indicando con un cenno della testa il Mangiamorte.

La Weasley, la quale non era disposta a darsi sconfitta così facilmente, cambiò strategia.

-Scusa, posso rubarti per un paio di minuti questa stronza della tua fidanzata?- chiese rivolgendosi a Belby.

Questo, troppo basito a causa della situazione, aprì solamente la bocca senza emettere alcun suono.

-Molto gentile- lo ringraziò immediatamente la rossa, afferrando la mano della compagna ed invitandola a seguirla – Seguimi, se non vuoi che ti rifaccia i connotati a suon di sberle!-

Detto ciò, la trascinò fino al bagno delle ragazze e, poi, si chiuse la porta alle spalle.

-E questa imitazione di Daphne Greengrass, Ginny, da quando sei in grado di farla?- domandò Hermione sconvolta.

L’altra le rispose con un sorriso, seguito immediatamente da un’alzata di spalle.

-Non c’è tempo per queste cose. Hai mezzora per liberartene, non un minuto di più- le ordinò dispotica e senza permetterle di rispondere – Ora io esco, tu aspetta un po’. Sono furiosa con te perché mi hai rubato il vestito dall’armadio senza chiedermelo, ok?-

Non ebbe la possibilità di risponderle, visto che si era già volatilizzata.

Come pattuito attese alcuni minuti, approfittandone per rinfrescarsi.

Aveva solo mezzora a disposizione.

 

Uscì dal bagno. Belby, sperduto, la attendeva dove l’aveva lasciato.

Lo raggiunse.

-Ma sono tutti così i tuoi amici?- le domandò.

-Ti prego, non ricordarmelo-

 

***

 

La camera era estremamente pulita ed ordinata. Ciò, agli occhi di Denise, parve come un chiaro monito che, per trovare qualche prova schiacciante su Belby, avrebbero dovuto faticare non poco.

Ron, intanto, si era tolto il mantello e aveva posato tutti i suoi oggetti sul pavimento. La stanza, come quella di ogni Ravenclaw, era singola e, per questo motivo, decisamente più piccola se paragonata a quelle cameratesche a cui il Gryffindor era abituato. L’onnipresenza dei colori della Casa, poi, era una costante anche nell’arredamento. Una pesante tenda blu, per esempio, copriva parzialmente l’ampia finestra da cui si poteva distinguere, sforzando non poco gli occhi, il profilo scosso dal vento della foresta Proibita.

-Tieni. Controlla, per favore, se il nostro obbiettivo è ancora alla festa- disse Denise porgendo la Mappa del Malandrino a Ron, il quale, estratta la bacchetta, obbedì. Il suo sguardo si diresse rapidamente verso lo studio di Lumacorno. I cartellini recanti i nome erano molti e tendevano a sovrapporsi l’uno con l’altro, ma, dopo una breve ricerca, trovò quello di Marcus Belby, nei pressi dei quali si trovava anche quello di Hermione.

Con buona probabilità la ragazza stava prendendo tempo, affinché loro potessero agire con una relativa calma. Ron la ringraziò mentalmente.

-Per ora è ancora alla festa- disse.

-Perfetto- rispose subito la Millay, la quale, intanto, aveva cominciato a trafficare con alcuni degli oggetti che avevano riposto nello zaino e che erano necessari per la realizzazione di un particolare incantesimo di Individualizzazione.

Come avevano stabilito, il ragazzo, mentre lei preparava l’occorrente per l’incanto, avrebbe cominciato a lanciare magie casualmente, sperando di trovare il luogo, se questo esisteva, in cui il Mangiamorte aveva celato i propri segreti.

Cominciò con la scrivania, che toccò con la punta della bacchetta, accompagnando quel gesto con la formula.

- Specialis Revelio –

Denise, contemporaneamente, aveva preso una bacinella di cristallo e, dopo aver stappato la boccetta che le conteneva, rovesciò le poche lacrime di Vampiro che era riuscita a comprare con i risparmi che aveva messo da parte dando ripetizioni.

Con un Incantesimo di Rabbocco, poi, fece si che il costoso liquido riempisse fino all’orlo il bacile.

-Sei sicura che funzionerà lo stesso?- le domandò Ron.

-Sarà sicuramente meno potente, ma dubito che un ragazzo di diciotto anni sia così esperto di Magia Oscura da riuscire a mascherare completamente le tracce delle proprie magie permanenti-

Dopo aver risposto al ragazzo, prese la spilla della propria casa che portava sulla divisa e si bucò il dito indice. Una goccia cremisi uscì dalla piccola ferita e, dopo aver percorso il breve percorso sul dito di Denise, cadde nel liquido cristallino. La reazione che seguì ciò fu alquanto particolare.

Il sangue, non appena entro in contatto con le lacrime, si solidificò, diventando un’altrettanto grande pietra azzurra dalla forma sferica. Il liquido, per contrasto, smise d’essere incolore e si tinse di un acceso colore scarlatto.

-In fondo, Piton aveva ragione- constatò suo malgrado Ron – I vampiri non smettono mai d’essere assetati-

La Millay annuì appena, troppo concentrata sul potente incantesimo che stava per lanciare.

- Obscurum Reperi!- disse, puntando la bacchetta contro la bacinella di cristallo.

La piccola pietra azzurra prese a correre lungo le pareti di quel contenitore per alcuni minuti, durante i quali Ron, troppo affascinato, si dimenticò di continuare a lanciare i suoi incantesimi.

Improvvisamente, l’oggetto si fermò.

-Ci siamo- mormorò Denise.

L’oggetto, contro ogni aspettativa, prese a galleggiare, ritornando in superficie perfettamente al centro del bacile.

-No- sussurrò appena la ragazza.

-Cosa c’è?- la interrogò Ron.

-In questa stanza non è stata lanciata alcuna magia Oscura-

Erano giunti ad un punto fermo.

 

Il piano B era entrato in atto senza alcun inutile spreco di parole. Entrambi avevano imparato a memoria il modus operandi che si erano prefissati e, ora, lo stavano eseguendo alla lettera.

Parlavano poco tra di loro, limitandosi a brevi suggerimenti o ad esclamazioni di sconforto. Perché nessun oggetto, in quella stanza, sembrava essere stato utilizzato per nascondere qualcosa.

Denise, proseguendo con ordine, era arrivata al comodino che fiancheggiava il letto. Indossò i Guanti Annullatracce della Tiri Vispi, gentilmente concessi dai fratelli di Ron, e aprì il cassetto. Quell’accortezza sarebbe stata sufficiente per cancellare tutte le prove della loro visita in quella camera, sempre che, dopo la fine della sua relazione con Hermione, Belby non avesse la voglia di scagliare magie apposite per individuare il passaggio di estranei o intrusi.

Quando lo vide, i suoi occhi si illuminarono. Forse, si disse la Millay, avevano finalmente trovato qualcosa. Era un piccolo quaderno dalla copertina nera, celato sotto un paio di libri di Incantesimi ed alcune scartoffie di nessun interesse.

Non avendo il tempo per mettersi a sfogliarlo, lo duplicò, si mise la copia in tasca e cercò di ridisporre gli oggetti che aveva trovato nello stesso ordine.

Improvvisamente, Ron la chiamò. Reggeva tra le mani il galeone fallace.

Belby aveva abbandonato la festa.

-Dobbiamo trovare un nascondiglio adatto!- esclamò lei, che ancora non aveva trovato nulla che la compiacesse pienamente.

Il rosso si guardò attorno. L’idea giunse inaspettata.

- Wingardium Leviosa! – disse, puntando la bacchetta verso il pesante armadio addossato alla parete. Il piccolo spazio tra il muro e il guardaroba, si era detto, sarebbe stato sufficiente.

Denise afferrò immediatamente lo zaino. Avevano programmato tutto questo nei minimi dettagli e lei era convinta che il loro piano fosse inaffondabile.

Afferrò la penna stilografica Babbana che Hermione le aveva procurato e sul cui serbatoio, precedentemente, aveva lanciato un incantesimo di Rabbocco ad Azione Intermittente.

- Autoscribo -  disse, lanciando l’incantesimo sull’oggetto, il quale, immediatamente, si animò.

L’avvicinò ad un foglio Autocancellante, comperabile in ogni Cartoleria Magica, che mediante l’incanto Proteus aveva legato magicamente con un quaderno, il quale era stato lasciato nella Stanza delle Necessità, e rimpicciolì entrambi con un semplicissimo Reducio.

Fatto ciò, Ron ripose al suo posto l’armadio e fece Evanescere tutto l’occorrente per la magia di Individualizzazione.

In grande rapidità controllarono di aver riposto tutto al proprio posto e, dopo che il ragazzo si era gettato il Mantello dell’Invisibilità addosso, avevano esaminato la Mappa per controllare se qualcuno stava sostando nel corridoio e dove si trovasse Belby. I Malandrini, quella volta, non furono portavoce di buone nuove. Davanti alla porta vi erano quattro ragazzi e, presto, il proprietario di quella camera avrebbe finito di salire la scala che conduce alla porta d’ingresso della Sala Comune Ravenclaw.

-Usiamola, non c’è altra soluzione!- propose Ron.

-Non vedremo nulla neanche noi, così!- ribatté l’altra.

-Meglio provare a salvarci, che non aspettare che quello ci lanci contro qualche Cruciatus, no?-

Il Weasley, in un impeto di coraggio, dischiuse la porta e lanciò un po’ di Polvere Peruviana Buio Pesto, la quale non permise a nessuno dei presenti, loro due compresi, di vedere ad un palmo dal naso.

Chiusasi la porta alle spalle, Denise ripristinò gli incantesimi protettivi lanciati da Belby sulla stessa, procedendo egregiamente pur lavorando alla cieca.

Fatto ciò, il ragazzo l’afferrò e, stringendola a sé, la nascose sotto il Mantello Invisibile.

L’effetto della Polvere tardò a scemare ma, non appena cominciarono a distinguere il profilo delle cose che li circondavano, si avviarono verso l’uscita del dormitorio.

Rischiando di cadere un paio di volte, salirono le scale e percorsero longitudinalmente la Sala Comune. Qui, attesero vicino alla grande statua di Rowena Ravenclaw che Ron, quando era entrato per la prima volta, nonostante l’imponenza della stessa, non aveva neppure notato. Avrebbero approfittato del loro avversario, di cui conoscevano precisamente la posizione grazie alla Mappa del Malandrino, per infilarsi attraverso la porta nell’esatto istante in cui le ante di questa si sarebbero aperte per farlo passare.

 

I minuti, ad un passo dalla fine, sembravano non voler passare mai. In seguito, Denise aveva avuto solo il tempo per infilarsi la cartina magica in tasca ed afferrare stretto il Mantello, così che questo non sfuggisse alla loro presa durante la corsa.

La mano di Ron, afferrata al fianco di lei, le impose passi rapidi ed ampi, così che riuscì a vedere solo l’espressione furente di Belby.

Poi, non si fermò fino a quando la porta della Stanza delle Necessità non si chiuse alle loro spalle. Avevano percorso intere rampe di scale a due scalini alla volta e lunghi corridoi evitando a stento molti studenti nottambuli.

Muovendo le braccia all’unisono, fecero cadere l’indumento che li rendeva invisibili e lì, nel silenzio di quel luogo, non poterono far altro che guardare le gote arrossate dell’altro.

-È stato … fantastico!- esclamò Denise entusiasta.

-Fantastico? È stato molto di più! Tu sei stata veramente incredibile!- rispose Ron, altrettanto elettrizzato.

-E la faccia di Belby? Hermione non deve essere stata molto gentile!- continuò lei, scoppiando a ridere.

Poi, la ragazza, non smettendo di gioire, si diresse versò l’ampio tavolo quadrato, dove aveva lasciato il quaderno incantato.

Lo aprì e, nel leggere gli insulti che Belby stava lanciando verso tutta la famiglia di Hermione, giustamente perita per mano dei servi del Signore Oscuro, constatò che la spia nascosta nella stanza del Mangiamorte era perfettamente efficiente.

Chiamò il suo compagno di avventure, il quale le si avvicinò immediatamente.

Ciò che accadde dopo, nessuno dei due seppe spiegarlo.

Ron le prese il viso tra le mani e, chinandosi su di lei, la baciò dolcemente.

 

***

 

Il segnale, alla fine, era arrivato.

Lo avevano stabilito di comune accordo qualche ora prima. Harry, al momento opportuno, si sarebbe avvicinato a Drew e questo, approfittando dell’occasione servitagli su un piatto d’argento, avrebbe brindato in onore del professor Lumacorno. Scemata la confusione data dal brindisi, che avrebbe obbligato tutti i presenti ad alzare in alto il proprio bicchiere, Hermione avrebbe agito.

Molti, svuotato il calice, stavano battendo le mani, probabilmente desiderosi di rimanere nelle grazie del grassoccio professore di Pozioni; altri, invece, venendo subito bollati per la loro irruente eccessività, si erano cimentati in spregevoli urla e fischi maleducati.

Guardandola negli occhi, Drew le rivolse un sorriso gentile e calmo. Aveva fiducia in lei, questo era chiaro.

Il sipario calò. Le pesanti tende damascate rovinarono al suolo con un tonfo sordo, incipriando di uno stinto rosso aranciato i nodi e le striature di quel parquet rovinato dai tacchi di qualche attrice maldestra. Fiori recisi dai molteplici colori avevano invaso il palco, ridando lustro a quel teatro in cui, solitamente, venivano messi in scena solo spettacoli rozzi e dalle trame prevedibili.

Non il suo, non quella sera. Perché lei aveva fatto dell’arte dello stupire il proprio mestiere e perché il pubblico, entusiasta, si era alzato in piedi per acclamarla.

E dopo un profondo inchino, era corsa dallo specchio del suo camerino e lì, tolta la maschera, aveva messo fine a quella farsa.

- Marcus, mi dispiace molto, ma tra noi è finita- aveva detto, sfruttando la distrazione generale.

Il volto di lui si era subito fatto serio.

-Perché mai?- le domandò. Se non avesse saputo chi aveva davanti, forse Hermione avrebbe potuto credere nella sua sincerità.

-Per alcuni semplici motivi- rispose lei fredda – Primo, mi hai regalato una collana maledetta. Secondo hai cercato di avvelenarmi. Terzo, sei un Mangiamorte e il tuo Padrone ha versato il sangue dei miei genitori. Credi sia sufficiente?-

Sul volto di lui si dipinse un ghigno.

-Brava, Sanguesporco, mi sono divertito molto stasera a vedere come i tuoi stupidi amichetti si affaccendavano per evitarti un rapido viaggio verso la tua mammina-

Le aveva afferrato il viso con una mano, stringendo forte per farle del male. Lei, però, non si scompose.

-Non tiri fuori la bacchetta, principessa?- chiese Belby ad Hermione.

Lei si concesse un’allegra risatina argentea.

-E perché dovrei? Se tu tentassi d’uccidermi in questo momento, ti ritroveresti morto prima di avere la possibilità di impugnare la tua bacchetta-

Lui le lasciò il viso con un gesto violento.

-Vero, lurida Sanguesporco, ma non riusciranno ad essere sempre tutti presenti. Allora, io ti verrò a cercare, quando le difese di questa stupida scuola saranno più basse e tu più esposta- l’ammonì Belby – No, non ti preoccupare, la tua sarà una lunga agonia e mi pregherai in ginocchio di lasciarti morire-

Così dicendo, se ne andò, urtandola rabbiosamente con la spalla.

La ragazza estrasse rapidamente la propria arma dalla pochette e lo Impastoiò.

Porse il proprio scialle blu a Draco, il quale, durante quella breve conversazione si era avvicinato senza che il Ravenclaw se ne accorgesse, con la bacchetta stretta nel pugno.

Lui le sorrise.

-Sei stata bravissima- le disse.

-Lo so-

Raggiunse Belby, che, costretto a restare immobile a causa della magia, stava digrignando i denti.

Sfruttando lo slancio verso l’alto che le davano i tacchi, cominciò a sussurrargli all’orecchio.

-Il tuo bon-ton dov’è finito, Marcus? Nessuno ti ha insegnato che le donne non andrebbero toccate neppure con un dito? Comunque non ti preoccupare, non ti ho fermato per restituirti il favore: io, a differenza tua, non me la prendo con i più deboli- lo prese in giro Hermione, facendolo arrabbiare ancora di più – Volevo solo che tu riferissi a Voldemort un messaggio da parte mia. Digli, per favore, che la prossima volta mandi un Mangiamorte come si deve, se vuole sperare di uccidermi-

Detto ciò, sciolse l’incantesimo.

Belby aveva già estratto la bacchetta, ma quando si voltò verso la Gryffindor, la trovò circondata da uno gruppo di maghi e streghe pronti a combattere.

Vista la netta inferiorità numerica, furente, si diresse verso il proprio dormitorio.

 

***

 

Come stabilito, dopo essersi liberati di Belby, i tre Gryffindor e i tre Slytherin abbandonarono la festa, dirigendosi verso la Stanza delle Necessità, dove Ron e Denise li attendevano. Drew, invece, che dall’alto aveva controllato tutta la situazione al party di Lumacorno, era stato costretto da questo a rimanere per fargli compagnia. Il brindisi in suo onore, aveva gonfiato d’orgoglio l’anziano professore e tutti sapevano quanto gravi fossero le conseguenze che ciò avrebbe comportato per il povero Drew.  

Un invito ad ogni riunione del Lumaclub, oramai, era assicurato.

- Daphne, non so come ringraziarti, ma sei stava veramente fantastica!- esclamò Hermione, la quale, a causa della troppa adrenalina, stentava a comportarsi secondo l’usuale rigore.

La Slytherin alzò le spalle fredda, salvo poi scoppiare in una risata fragorosa.

- Granger, devo ammetterlo,- disse quella – Non mi sono mai divertita tanto! La tua faccia da troll è stata fantastica!-

Questo difficilmente poteva essere catalogato come un complimento, ma in fondo, si disse Hermione, rispetto alla solita superiorità che la ragazza le riservava, poteva essere ritenuto un passo in avanti.

Dopo alcuni passi, Draco le prese una mano, facendoli separare dal gruppo.

 

Non appena la Greengrass e Zabini entrarono nell’ampia sala quadrata adibita a ritrovo, uno stendardo Slytherin, comparso nelle parete opposta a quella dove si trovava quello rosso e oro dei Gryffindor, si srotolò, riempiendo la stanza di nuovi colori.

Ginny guardò con attenzione in fratello, che rispondeva alle domande che gli venivano fatte sulla missione nel dormitorio Ravenclaw con un certo impaccio. Poi, si concentrò su Denise, la quale nonostante avesse già fatto conoscenza di tutti i presenti durante le ultime due settimane, non smetteva di guardarsi le scarpe con le gote arrossate.

Tra i due, si disse, doveva essere successo qualcosa.

Ma questa volta, se suo fratello avesse anche solo provato a far soffrire una sua amica, lo avrebbe ridotto in polvere di Weasley.

 

Si erano infilati in uno dei tanti sgabuzzini di Gazza, sperando che questo non facesse alcuna incursione notturna.

Hermione era stretta contro il muro gelido a causa del corpo caldo di Draco che, mentre la baciava, non riusciva a non spingerla.

Il contrasto di temperatura le piaceva.

Il profumo del biondo le piaceva.

Il solamente suo Draco le piaceva.

-Soli, finalmente- le sussurrò il ragazzo all’orecchio.

-Finalmente- rispose lei, fremendo sotto le mani gentili di lui.

 

Note dell’Autore

Si sembrerà strano, ma è così. Chi scrive è Jerry e il capitolo che avete appena finito di leggere è il diciottesimo di You and Me.

Ve l’avevo detto, no, che con la fine della scuola avrei pubblicato con maggiore frequenza? Beh, quando non ci sono cause di forze maggiore ad impedirmelo, cerco di mantenere le mie promesse!

Cosa ne pensate di questo nuovo amore tra Ron e Denise? E di questa straordinaria cooperazione tra Case? E del travagliato amore di Daphne e Blaise? Riuscirà la prima a spezzare le proprie “catene”? Ma soprattutto, Hermione e Draco potranno finalmente fare i piccioncini o il Mangiamorte si metterà in mezzo?

A quest’ultima domanda, se almeno un po’ mi conoscete, saprete già dare la risposta XD

Se non si fosse capito, mi farebbe molto piacere leggere il vostro parere!

Vorrei riuscire ad aggiornare prima dell’uscita dell’ultimo film di Harry Potter (che se non sbaglio è il 13), impresa difficile ma non impossibile.

Se riuscirò in quest’impresa voglio almeno 15 recensioni! Ovviamente scherzo, più o meno.

Vi rilascio il link per la pagina Facebook (chi ha “mi piaciuto”, oltre a prendersi un sentito ringraziamento, sapeva già da questo pomeriggio che il capitolo era finito): Jerry93's Stories

A presto,

Jerry


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Capitolo 20
*** The brass gate of the Library ***


Chapter nineteen, The brass gate of the Library

Negarlo, sarebbe stato come macchiarsi di un’infamante bugia. Perché, si, negli ultimi mesi aveva potuto conoscere da vicino l’ossessiva possessività di Draco. Mai, però, avrebbe immaginato quali fossero i limiti del buon senso che quel ragazzo era pronto ad infrangere, pur di far sapere a tutti che lei gli apparteneva.

Tutto era cominciato il giorno seguente alla festa di Lumacorno. Quella domenica mattina, come spesso capitava, la Sala Grande era abitata solamente da alcuni mattinieri, tra cui, ovviamente, Hermione Granger, la quale, seduta al proprio tavolo, sorseggiava una tazza di tè caldo mentre sfogliava la Gazzetta del Profeta. A farle compagnia c’erano Neville e Ginny. Il primo aveva promesso nuovamente alla professoressa Sprite di aiutarla con le sue piante, la seconda, invece, aveva voluto accertarsi che Belby non le se avvicinasse.

Come era prevedibile, nel caso di una attacco da parte del Mangiamorte, vista l’espressione assonnata e i continui sbadigli, la ragazza le sarebbe stata praticamente inutile. Del resto, il buon sangue Weasley non mente.

L’ampio salone, dunque, era animato solamente da alcune rispettose discussioni tra alcuni dei professori presenti, tra cui spiccava Drew, il quale, per nulla provato dalla serata precedente, parlottava amabilmente con Minerva McGranitt. Sul volto dell’anziana donna, vi era sorriso amorevole che, increspandole le rughe che i molti inverni le aveva regalato, raggiungeva gli occhi, illuminandoglieli. Alla sinistra del giovane ragazzo, invece, Lumacorno sembrava essere sul punto di spintonare il povero Vitious per ottenere l’attenzione di colui che tanto lo aveva adulato la serata precedente. Il piccolo professore di Incantesimi, comunque, forse per affetto nei confronti di quello che era stato uno dei suoi alunni più brillanti, resisteva ai violenti attacchi, mascherati da elogi della propria persona, che l’uomo tarchiato, immancabilmente di velluto verde vestito, gli lanciava.

Ginny, intanto, le si era appoggiata sulla spalla e sembrava essere sul punto di assopirsi. Hermione, premurosamente, le versò una bella tazza di caffè bollente e gliela spinse sotto il naso.

-Veramente, Ginny, potevi restartene a letto, non ho bisogno ancora della vostra protezione- le aveva detto, accarezzandole piano i lunghi capelli rossi, come una mamma particolarmente affettuosa.

A quelle parole, però, il turbinio cremisi si era agitato, ridestandosi completamente.

-Stai scherzando? Quel pazzo ha detto che alla prima occasione di farà la pelle!- esclamò esterrefatta Ginny.

-Deve riuscirci, prima- rispose tranquilla Hermione.

Per tutta risposta, Ginny addentò un biscotto e bevve un sorso di quel liquido scuro che l’amica le aveva versato. Ciò, sfortunatamente per l’altra, sembrò essere in grado di darle una scarica di energia.

- Dove Merlino è finita la tua rinomata intelligenza, Hermione? Te l’ha risucchiata Malfoy l’ultima volta che ti ha assaltato la bocca?- le domandò.

La Gryffindor era sul punto di rispondere, ma venne interrotta dallo spalancarsi della porta.

Per una terrificante coincidenza del destino, fu proprio il ragazzo appena citato ad entrare, fiancheggiato da Daphne, bellissima e perfetta nonostante l’ora.

Entrambe le ragazze li salutarono, aspettandosi che i due, ricambiato il saluto, si dirigessero verso il proprio tavolo. Così, per la gioia di Hermione, non fu. Draco, camminando con voluta lentezza, la raggiunse e, piegatosi su di lei, le afferrò il viso tra le mani. Si assicurò che lei avvertisse il suo respiro sulle labbra, prima di coinvolgerla in un bacio appassionato.

-Buongiorno- le sussurrò, non appena sciolse quel legame.

Immediatamente, Severus Piton, rimasto fino a quel momento a fissare la scena impassibile, senza rivolgere la parola a nessuno dei suoi colleghi durante tutta la colazione, scattò in piedi e puntò il dito indice verso lo studente della propria Casa.

- Malfoy, venti punti in meno a Slytherin – decretò senza la minima intonazione vocale e nella più totale impassibilità.

La McGranitt guardò il collega per un istante con una strana espressione dispiaciuta sul viso.

Poi, facendo forza su entrambe le mani appoggiati al tavolo massiccio, si erse in tutta la sua altezza.

Forse, avrebbe riparato al danno di Piton, sperò Hermione, poco prima di venir contraddetta dalla professoressa più severa di Hogwarts.

-Sinceramente, signorina Granger, tutto mi aspettavo da lei tranne un comportamento così volgare e inadatto al luogo in cui si trova. Venti punti in meno anche a Griffyndor – decretò austera, rivolgendosi subito dopo all’insegnate di Difesa contro le Arti Oscure – Accetto la sconfitta, questa volta, Severus. Ma la prossima volta sarò più rapida di te – mormorò all’uomo dal naso adunco, motivando così il dispiacere che le aveva increspato il volto e causando un sorrisino compiaciuto nell’avversario.

-Brutta megera- sentenziò Daphne.

-Finocchio zoticone- pontificò Ginny.

Entrambe le ragazze, che si erano rivolte al direttore della Casa avversaria, si voltarono verso l’altra e scoppiarono a ridere.

Intanto, Draco, non contento di aver rovinato l’umore della fidanzata con quella ramanzina pubblica, le rubò il biscotto che stava per addentare.

Cercando di non maledire Malfoy, questa si voltò fino ad incontrare lo sguardo plumbeo di lui.

-Stai cercando di andare in contro ad una morta prematura?- gli chiese furiosa.

-Ti agiti così poco solo per un biscotto, amore?- la prese in giro lui, facendo crescere in lei la rabbia.

-Non è solo per un biscotto, amore. Se la McGranitt mi odierà per questo, bocciandomi in Trasfigurazioni, ti consiglio di correre a chiedere pietà a Voldemort!- esclamò lei, rossa in viso – E comunque, quello che ti sei appena divorato era il pasticcino con più gocce di cioccolato di tutto il vassoio!-

-In effetti, ora che ci penso, era proprio buono, grazie!-

Così dicendo, le diede un altro bacio, più lungo e minuzioso dell’altro.

Lei, troppo presa dalla bocca di Draco, si dimenticò dell’ingiuria che voleva dirgli.

-Trenta punti in meno a Gryffindor! – urlò gioiosa la McGranitt, per poi rivolgersi a Piton, decisamente imbronciato – Mangia la polvere della mia scopa, Severus! –

 

-Chi era quello?- le chiese Draco, raggiungendola mentre si affrettava ad uscire dalla Sala Grande dopo aver finito il proprio caffè. Il suo incedere rabbioso, unito al modo in continuava a spettinarsi i lunghi capelli ricci, avrebbe potuto essere per tutte le persone normali un chiaro monito di quanto fosse furiosa, ma, in fondo, Draco Malfoy non era mai stato un ragazzo ordinario.

-Cinquanta punti! Capisci, stupido Malfoy? Ci impiegherò un’eternità a recuperarli tutti!- gli rispose lei, squadrandolo furibonda.

-Da quando un’ora di Pozioni è diventata un’eternità?- scherzò l’altro, non facendo che peggiorare la situazione – Certo, Lumacorno è piuttosto noioso, ma ti adora, quindi sono certo che durante la prossima lezione te ne darà almeno il doppio –

Hermione, che aveva continuato a camminare imperterrita, si fermò di botto.

-Forse non lo sai, ma il tuo adorato Piton mi odia e mi toglie punti anche solo se respiro o se non ho i capelli più unti dei suoi, impresa a dir poco titanica-

-E con questo?- insistette curioso Draco.

-Con questo, intendo che tutti i punti che prendo con Lumacorno a malapena compensano quello che Piton mi toglie!-

L’altro sembrò molto colpito da quell’esclamazione e sembrò cominciare una lunga riflessione. La quale, con molto dispiacere della Gryffindor, durò decisamente poco.

-Capito, mi dispiace- disse, in una perfetta imitazione di una persona realmente dispiaciuta – Chi era quello?-

La ragazza sbuffò sonoramente e ricominciò a muoversi verso la biblioteca.

-Se non hai intenzione di dirmelo, sono costretto a ritenerlo un tuo amante, quindi, per difendere l’onore della mia famiglia e della mia futura moglie, dovrò ritornare in Sala Grande e sfidarlo a duello. Daphne, ci faresti da Giudice?- concluse, rivolgendosi alla compagna di Casa, che li stava seguendo intrattenendo una fitta conversazione con Ginny, la quale, a sua volta, aveva deciso di accompagnare Hermione in biblioteca.

-Quante volte devo dirtelo, Draco, io faccio da Giudice solo ai duelli all’ultimo sangue- rispose l’altra, spazientita dall’essere stata distratta dal discorso che stava tenendo con la rossa.

-Appunto- rispose l’altro, con un ghigno sulle labbra.

Hermione, che in quel momento sembrava essere stata costretta a recitare la parte della donna adultera, cominciò a preoccuparsi realmente per la salute di Daniel, il quale, senza alcun losco proposito, le si era avvicinato solamente per chiederle di spostare la successiva lezione di Storia della Magia, in quanto costretto a studiare per una verifica di Vitious.

-Si chiama Daniel!- esclamò subito.

-Cognome?- domandò con altrettanta rapidità Malfoy.

- Alleyn – rispose con un sussurrò, già esausta di quell’interrogatorio che prevedeva non sarebbe stato molto rapido.

-Come mai ti conosce?- chiese ancora Draco.

-Siamo compagni di Casa e lo aiuto a studiare-

Stranamente, sembrò accontentarsi di quelle informazioni.

Si impossessò delle labbra di lei possessivo.

-Comportati bene-

Così dicendo, si diresse verso la direzione opposta a quella che avrebbe condotto Hermione in biblioteca e Daphne lo seguì silenziosamente, dopo averle salutato con un sorriso gentile sulle labbra.

 

***

 

Quello che stava vivendo era uno dei pochi momenti di tranquillità che il destino sembrava aver deciso di concederle. Le poltrone della sua Sala Comune non erano mai state comode come in quel momento, quando, assorta nel libro di letteratura Babbana che stava leggendo per solo diletto personale, nessuno sembrava desideroso di infrangere l’idillio di quella strana e tanta agognata serenità. Seduto di fronte a lei, chino su un compito di Difesa contro le Arti Oscure che Piton aveva assegnato loro, Ron stava cercando di ottenere un discreto risultato senza portare alla temperatura di fusione il proprio cervello. Alla fine, come al solito, la ragazza si sarebbe fatta impietosire dal suo volto lentigginoso e stravolto, accettando di correggere il suo scritto. Ciò, fondamentalmente, significava tradurre le frasi sgrammaticate del Weasley in qualcosa di umanamente concepibile e comprensibile. Una vera impresa che, se fosse stata resa pubblica, l’avrebbe condotta almeno all’inserimento della sua persona nelle Figurine delle Streghe e dei Maghi Famosi presenti in ogni Cioccorana.

Mentre attendeva quel momento, comunque, si godeva il meritato riposo, finalmente ottenuto dopo che era riuscita a restituire tutti i soldi a Malfoy fino all’ultimo zellino.

A meno di dieci pagine dalla fine del romanzo avvincente che stava leggendo, Harry entrò correndo nella Sala Comune, sbriciolando i suoi sogni di un pomeriggio passata a leggere.

Il ragazzo, che poco tempo prima aveva ricevuto un messaggio di Silente da Jimmy Peakes, era di ritorno dall’urgente incontro che l’anziano preside aveva voluto avere con lui e, dall’aspetto trafelato, sembrava portare con sé importanti novità.

-Che cosa vuole Silente?- gli chiese Hermione prontamente. L’altro ansimava pesantemente.

- Harry, tutto a posto?- insistette subito, preoccupata per l’ansia che sembrava aver preso possesso di Potter.

Questo, dopo averla liquidata brevemente, salì le scale del dormitorio maschile fino alla propria camera, dove afferrò dal proprio baule la Mappa del Malandrino, che molto tempo prima era stata utilizzata per l’ultima volta da Ron e Denise, e un paio di calzini rossi e oro appallottolati. Infine, boccheggiante, ritornò dagli amici, che ancora fissavano esterrefatti l’angolo dietro cui Harry era sparito.

-Non ho molto tempo, quindi ascoltatemi bene- cominciò, ottenendo la completa attenzione degli altri due.

Il raccontò con cui gli intrattenne era coinciso, ma estremamente chiaro. Silente aveva trovato uno degli Horcrux e, quella sera stessa, lui l’avrebbe accompagnato durante la missione di recupero. Questa, con l’anziano preside lontano dal proprio studio, avrebbe potuto essere l’occasione di Belby per colpire Hermione e loro dovevano riuscire a sventare il suo piano anche questa volta.

-Rimettete in uso i Galeoni dell’Esercito, magari qualcuno risponderà al vostro appello, e avvisate gli Slytherin, Denise e Drew. Controllate le sue mosse con questa- disse, porgendo loro la Mappa – E, in caso di necessità, spartitevela con Ginny – concluse, mettendo i calzini tra le mani di Ron.

-Un paio in tre, Harry? Non ne hai altri due?- chiese basito il Weasley.

Potter alzò gli occhi al cielo.

- È la Felix Felicis –

Subito, Hermione espresse il suo disappunto.

-Tu ne hai più bisogno, Harry, tu non sai cosa dovrai affrontare! Belby, invece, è solo un idiota e noi siamo in netta superiorità numerica!- concluse razionale la ragazza.

-Io sarò con Silente, Hermione – e così dicendo, si diresse verso la Sala d’Ingresso, dove l’anziano uomo lo aspettava.

 

Il loro Ritrovo, all’interno della Stanza della Necessità, era particolarmente affollato, nonostante molte delle  persone attese non fossero presenti.

Il primo grande assente era Drew, il quale aveva accettato di collaborare con gli Auror dell’Ordine della Fenice che, per volere di Silente, avrebbero sorvegliato i corridoi della scuola in sua assenza. Tra i ragazzi dell’Esercito, poi, solo Neville e Luna si erano presentati. Entrambi furono sinteticamente aggiornati sugli ultimi avvenimenti: il primo da Ginny, che con estremo piacere aveva abbandonato lo studio per i GUFO, e la seconda da Denise, sua amica fin dal primo anno.

In un angolo, appartati rispetto al restante gruppo prevalentemente Gryffindor, i tre della Casa di Salazar se ne stavano in silenzio, in attesa che qualcuno prendesse la situazione di petto. A farlo, come era prevedibile, furono Hermione e Ron, unici testimoni delle volontà di Harry.

Spiegarono in breve quello che sarebbe stato il loro compito, rispondendo nel modo più approfondito alle domande che venivano loro poste.

-Credete davvero che ci sia bisogno di tutti noi per quell’idiota di Belby?- domandò sconvolta Daphne, attirandosi, in questo modo, l’attenzione di tutti i presenti – Vi ricordo che è passato più di un mese da quando Ron e Denise si sono intrufolati nella sua camera e, al momento attuale, abbiamo scoperto di lui solamente che si porta in camera tutte le sue coetanee e che il suo ego è tale da spingerlo a continue adulazioni verso sé stesso davanti allo specchio!-

Ron sembrò sul punto di controbattere, ma Hermione lo trattenne posandogli una mano sull’avambraccio destro.

-Quello che noi faremo stasera è controllare che Marcus Belby non si muova dal dormitorio Ravenclaw, agendo immediatamente nel caso in cui questo non dovesse accadere. Se la ritenete una cosa inutile, quella è la porta. Nessuno vi fermerà, nessuno vi porterà rancore. – scandì bene la ragazza, inchiodando il suo sguardo sicuro negli occhi di tutti i presenti – Ma se deciderete di rimanere, dovrete fare il possibile per essere utili e non d’impiccio –

Ginny, che ovviamente non li avrebbe mai abbandonati, fiancheggiò l’amica e il fratello, subito seguita da Neville, Luna e Denise.

-Dai, andiamo ad aiutarli, così posso tornare dalla mia maschera di bellezza- esordì Daphne sbuffando, mentre obbligava Blaise ad alzarsi dal divano che, per volontà della ragazza, era comparso contro una delle quattro pareti.

Così, l’unico che ancora non aveva dato il proprio appoggio era Draco, il quale, però, non sembrava intenzionato ad alzare il proprio sedere dai morbidi cuscini del sofà. Hermione, allora, lo raggiunse, sedendosi a sua volta. Ma non appena i suoi vestiti furono sul punto di sfiorare la superficie nera dell’oggetto, l’altro la strinse in una presa serrata che, vista con una certa fantasia, poteva sembrare un abbraccio.

-Stai bene?- chiese Hermione, la quale faceva non poco fatica a spiegarsi per quale motivo si trovasse sulle gambe dello Slytherin.

Lui mosse il capo in un cenno affermativo. L’improvvisa taciturnità del ragazzo le preannunciò l’arrivo di una delle solite discussioni che animavano la loro relazione.

-Allora … resti?- gli domandò la Gryffindor, facendo scattare chissà quale processo mentale in Draco.

-E tu te ne esci con una domanda come questa dopo che non mi hai neanche salutato quando sono arrivato?-

La risposta, che ovviamente era un’altra domanda, la lasciò basita. Ripercorse mentalmente le azioni che aveva compiuto quella sera, fino a raggiungere quell’azione che il ragazzo le aveva recriminato di non aver compiuto.

-Io ti ho salutato!- esclamò sicura.

-Con un cenno della testa!- rispose a tono Draco.

-Ti ho anche sorriso!- insistette lei, mentre, dalla platea, Ginny si lasciava scappare un paio di insulti verso il Malfoy, tra cui il più gentile era “bambinone”.

-Si, come hai fatto con tutti i presenti in questa stanza!- si impuntò lo Slytherin – Dovrei dedurne che mi tradisci con mezza Hogwarts?-

Hermione si guardò attorno, costatando gli sguardi sconvolti dei suoi compagni di Casa e di Denise.

L’unica ad osservare la scena interessata era Luna, che, ovviamente, sembrava aver trovato la soluzione a tutto ciò.

-Sono sicura che alcuni Gorgosprizzi hanno colonizzato i loro cervelli entrando dalle loro orecchie- affermazione, questa, che aveva portato Daphne ad allontanarsi di alcuni passi dalla Ravenclaw.

-Possiamo rimandare questa discussione a più tardi?- domandò gentilmente Hermione a quello che, per il momento, era il proprio fidanzato.

-E perché mai? Ti urta che tutti sappiano che sei frigida?-

Fu la goccia che fece traboccare il vaso, il quale, vista la portata della lacrima, straripò con un piccolo Tsunami.

-Non posso farci niente, Draco, visto che, oramai, dovresti aver capito che questa è la mia reazione ogni volta che apri la bocca-

Sul volto del Malfoy si dipinse il solito ghigno. Era caduta nella sua trappola.

-Baciami, allora-

Quella richiesta, atta a metterla in difficoltà, spinse la ragazza ad alzarsi per porre la maggiore distanza tra i loro corpi.

-Ho vinto- disse soddisfatto il biondo, mentre, dopo essersi diretto a sua volta verso il tavolo, aveva preso a stiracchiarsi per risvegliare i muscoli intorpiditi.

L’aveva sfidata a manifestare il proprio affetto davanti ai suoi amici e lei si era tirata indietro. Le aveva chiesto di riconoscerlo come il proprio fidanzato anche in pubblico e lei non l’aveva fatto.

Il celebre coraggio Gryffindor, questa volta, non era stato sufficiente.

Improvvisamente, se la ritrovò davanti e la sberla che gli infiammò una guancia arrivò inattesa.

Premendogli la mano sul petto, lo spinse a sedersi sul tavolo. Rapida, si insinuò tra le gambe di lui e lo baciò.

Qualcuno, tra il pubblico, sospirò rincuorato. Altri, invece, dal tono decisamente Gryffindor, ridacchiarono.

-Sei un idiota- sentenziò Hermione.

-E sono il tuo fidanzato- rispose ridacchiando soddisfatto l’altro, mentre, casualmente, le sue mani scendevano lungo la schiena di lei fino ad accarezzarle il sedere.

Un secondo schiaffo volò quella sera, venendo intercettato dall’ex-Cercatore degli Slytherin.

 

Denise, seduta su una sedia, stava leggendo il quaderno da lei stessa incantato e che in quel momento si stava riempiendo delle parole di un discorso ben organizzato che Belby stava recitando quasi a memoria in preparazione alla verifica di Storia della Magia che Ruf avrebbe presentato alla sua classe. Intanto, Draco, Luna e Ginny tenevano d’occhio il cartellino recante la scritta “Marcus Belby” sulla Mappa del Malandrino, sebbene, sembrando il ragazzo deciso a non schiodarsi dalla propria camera, ben presto tutti e tre si persero ad osservare gli altri abitanti di Hogwarts. Come Drew aveva preannunciato loro, quella sera i corridoi della scuola sarebbe stati pattugliati non solo dagli insegnanti, ma anche da alcuni membri dell’Ordine della Fenice. Ninfadora e Remus, infatti, si trovavano nei pressi della Sala Comune Hufflepuff, mentre Bill Weasley stava passeggiando, accompagnato da Vitious, sul limitare della Foresta Proibita, a pochi metri dalla casa di Hagrid. La professoressa Sprite, invece, stava facendo un giro di controllo di tutte le serre, sebbene, viste le innumerevoli soste che questa fece, Neville ipotizzò che, contemporaneamente, si stesse occupando anche delle sue amate piante carnivore. Infine, dopo che Piton aveva finito la propria ronda, la McGranitt e Kennan gli avevano dato il cambio, concentrandosi principalmente sulla Sala Grande, sul corridoio dove si trovavano la maggior parte delle classi e sull’ampia zona circostante. Per il diletto di chi stava spiando la vita privata altrui, poi, Mastro Gazza e Madame Pince si trovavano nello studio del primo, molto simile ad uno sgabuzzino e, come Ginny non mancò di notare, si stavano lasciando andare ai piaceri della carne.

Insomma, quella sera non sembrava proprio essere quella in cui Belby voleva prendersi la propria vendetta su Hermione. La ragazza in questione, mentre attendeva che qualcuno venisse a reclamare una improbabile rivalsa, si stava rilassando leggendo un libro, mentre attendeva come Daphne, di dare il cambio a Denise. Ron e Blaise, invece, sembravano essere entrati in uno strano silenzio, cosa non nuova per Zabini, ma decisamente impensata per il rosso. Ben presto, comunque, il Weasley raggiunse la sorella e sembrò rientrare nei suoi panni usuali.

Il sonno, quando pochi minuti mancavano a mezzanotte, aveva intorpidito le membra di tutti i presenti e i più assonnati, oramai, sembravano sul punto di cadere addormentati.

Fu in quell’istante che iniziò quella lunga nottata che avrebbero ricordato per molto tempo a venire. Fu in quell’istante che molte scelte prese in modo affrettato influirono su un futuro troppo vicino.

 

***

 

- Hermione!-

La voce di Daphne, preoccupata, l’aveva risvegliata completamente da quel sonno leggero in cui era caduta. Aprì gli occhi e cercò il suo sguardo.

Ma Draco non la guardava e fissava impassibile la ragazza bionda.

Non appena alzò la testa dal suo petto, su cui si era addormentata a causa del vile calore del corpo di lui che l’aveva cullata dolcemente, lui le diede un casto bacio e l’aiutò ad alzarsi.

La Granger si avvicinò alla Slytherin, la quale le porse semplicemente il quaderno. Lesse le ultime righe e capì che avrebbero dovuto cominciare a prepararsi.

“Questa notte, il Marchio del Signore Oscuro verrà impresso su queste mura”.

Rapidamente voltò il capo verso il gruppo che stava controllando la Mappa del Malandrino.

-Si sta muovendo- disse Blaise.

Subito, risvegliati dall’agitazione che brulicava per la stanza, tutti si riunirono attorno alla cartina, come un drappello di generali pronti a decidere quella che sarebbe stata la strategia in base alla quale muovere il proprio esercito.

Videro quel puntino che rappresentava il loro avversario muoversi e, in un tempo troppo breve per permettere loro di ragionare, raggiungere un luogo di Hogwarts che alcuni dei presenti conoscevano fin troppo bene.

-Sta andando verso la statua della Vecchia Orba- disse Ron, troppo intimorito da quell’idea per riuscire a rimanere calmo.

-Cosa significa?- chiese subito Draco.

Hermione si voltò per guardarlo. Nello sguardo di lei, ora, c’era quella logica preoccupazione che la ragazza utilizzava solo nei momenti di vero pericolo.

-Sta uscendo da Hogwarts –

 

La notizia aveva disseminato il caos generale. Belby aveva promesso che qualcuno, quella notte, sarebbe morto e ora si stava dirigendo verso Hogsmeade. Ciò, non poteva che significare un’unica cosa: era andato a procurarsi qualche alleato.

-Cosa facciamo?- chiese Ginny, ponendo a tutti la domanda, ma voltandosi verso Hermione.

Lei stette un attimo in silenzio, concedendosi di riflettere per trovare la soluzione più razionale.

-Dobbiamo seguirlo- disse la Granger – E fermarlo prima che arrivi a destinazione. Poi, daremo l’allarme e i professori e l’Ordine si occuperanno dei Mangiamorte a Hogsmeade, nel caso in cui questi si trovino lì-

-Quel passaggio è molto stretto, se andiamo tutti ci scoprirà prima ancora di riuscire ad avvicinarci a lui- osservò Ron.

Si guardarono per alcuni brevi istanti. In quel silenzio che era crollato loro addosso, tutti si guardavano in cerca di qualche volontario.

-Chi viene con me?- domandò Hermione, che aveva già impugnato la bacchetta.

-Tu sei il suo obbiettivo, devi restare qui!- esclamò furente Draco per l’improvvisa stupidità che sembrava averla infettata.

-Qualcuno deve andarci, Draco!- rispose lei, alzando il tono della propria voce.

-Vado io-

A parlare era stato qualcuno che, durante tutto quel trambusto si era appartato, aspettando che il terrore dei suoi compagni venisse sostituito dalla ragione.

-Io conosco già il passaggio, vado con Blaise - si aggregò immediatamente Ron.

-E io vengo con voi-

L’ultima a candidarsi, con estremo stupore di tutti i presenti tranne Ginny, era stata Denise. Fu proprio la rossa, che aveva riacquisito un minimo di autocontrollo, a porgere ai tre la boccetta di Felix Felicis.

-Bevetene un sorso a testa, vi sarà utile-

Il trio, prima che chiunque potesse ribattere, era uscito dalla Stanza delle Necessità, dopo che la più giovane, più giudiziosa degli altri due, si era ricordata di prendere la pozione.

 

Avevano osservato i tre puntini dei loro compagni fino a quando questi non erano usciti dai confini della scuola per entrare in quelli di Hogsmeade, poi nessuno aveva osato più fiatare. Tutti erano in apprensione per chi aveva avuto il coraggio di rischiare la propria vita per il bene comune, tutti temevano che qualcuno ritornasse ferito o peggio. Daphne aveva chiuso il quaderno incantato, oramai inutile, e si era seduta affianco a Draco, che continuava stringere tra le braccia Hermione, la quale non riusciva a perdonarsi di aver lasciato andare qualcun altro in una missione che la riguardava così da vicino. Ginny, invece, camminava avanti e indietro, in pieno stato apprensivo in stile Molly Weasley, continuando a maledirsi per non averli accompagnati. Infine, Luna e Neville, stanchi e provati da quella nottata che non prometteva nulla di buono, continuavano ad osservare la cartina, sperando di rivedere presto i nomi di chi attendevano.

Ma così, non fu.

 

***

 

Glielo aveva detto Harry molto tempo prima, quando erano ancora studenti del terzo anno e quando mai avrebbe pensato che tale informazione potesse esserle utile: sette erano i passaggi segreti che conducevano fuori da Hogwarts, ma solo tre non erano controllati da Gazza. Eppure, non vi era alcun dubbio: uno degli scaffali della Sezione Proibita della Biblioteca era in grado di ruotare su un perno centrale se veniva pronunciata la parola d’ordine corretta.

Proprio da lì, da quello stretto corridoio celato da un pannello di legno e da alcuni ripiani stracolmi di libri, Marcus Belby era rientrato a scuola e di Blaise, Ginny e Ron non vi era traccia.

Subito, coloro che ancora attendevano il ritorno vittorioso dei propri compagni, cominciarono a dubitare della riuscita della loro missione e a temere quella che, a loro volta, stavano per affrontare.

-Dobbiamo andare- disse prontamente Daphne, desiderosa di concludere al più presto quella faccenda ma, soprattutto, di accertarsi che Blaise fosse ancora vivo.

Gli altri non poterono che annuire, impugnando la loro bacchetta.

Erano in netta superiorità numerica, la sconfitta non era contemplata.

 

Ginny e Daphne, seguite a ruota da Neville e Luna, erano già uscite dalla Stanza delle Necessità. Lui, poco prima che Hermione raggiungesse i compagni, l’aveva afferrata per un braccio.

- Draco dobbiamo andare – aveva detto lei, con un filo di voce. Nella sua testa, il nome di chi aveva lasciato andare a compiere quello che era il suo dovere. Lei che da un paio di lezioni con Drew aveva cominciato a disfare incantesimi Oscuri di livello avanzato, lei che con il suo orgoglio aveva causato tutto ciò, lei che, se qualcuno fosse morto quella sera, non se lo sarebbe mai perdonato.

-Lo so- rispose Draco. Come lei, anche Malfoy sembrava essere vittima di uno strano rimorso, che gli impediva di comportarsi con la solita spavalderia e facendo bella mostra della sua lingua biforcuta.

Lo vide infilarsi una mano in tasca e cercare qualcosa.

-Avevo pensato di dartelo alla fine di questa serata, quando pensavo ancora che Potter fosse un povero megalomane, ma evidentemente mi sbagliavo, quindi te lo do adesso-

Dicendo ciò, estrasse finalmente un oggetto lucente che mise tra le mani della ragazza. Si trattava di un braccialetto composto da una catenina sottile a cui era stato appeso un piccolo ciondolo a forma di “D”. Sull’angolo in basso della lettera, inoltre, era stato incastonato un piccolo smeraldo luminoso.

- È bellissimo, grazie – disse la ragazza, guardando incantata l’oggetto e la persona che glielo aveva regalato.

-Vorrei che tu lo indossassi- rispose Draco.

Gli porse il polso, affinché l’aiutasse ad agganciarlo. Lui, con quel suo strano sorriso che Hermione aveva potuto vedere troppe poche volte, obbedì immediatamente.

-Appena avrò un po’ di tempo te ne comprerò uno simile- disse convinta la Gryffindor, dopo avergli dato un lungo bacio come ringraziamento.

-Non è necessario-

La Granger, con un’espressione stupita in faccia, lo guardò dall’alto in basso.

-Stai cercando di dirmi che io devo portarmi il tuo marchio addosso e che tu, invece, puoi fare il latin lover con la prima che ti capita?- domandò, mortalmente offesa.

-No, saputella, stavo solo cercando di dirti che ce l’ho già!-

La baciò con una passione tale da lasciare entrambi senza fiato, mentre intanto, con la mano che non aveva immerso nei capelli ricci di lei, afferrava il pendente di una piccola collana.

Lei lo guardò un attimo, solo per sentirsi ancora più amata e innamorata, poi ritornò ad occuparsi delle labbra sottili di Draco.

In quell’istante, non le importò che l’oggetto avesse la forma della sua iniziale, abbellita da un rubino rosso come il sangue di un vero Gryffindor, che quella sera, presto, sarebbe stato versato.

 

***

 

Separarsi da lui era stato molto più difficile che sbrogliare un qualsiasi altro contatto. In quell’istante, però, qualsiasi altra azione, anche quella più saggia, sarebbe stata sbagliata.

Dovevano dimostrare quel che valevano, dovevano difendere ciò in cui credevamo e proteggere quel che in futuro avrebbero voluto essere e, per fare tutto ciò, l’unica soluzione era estrarre la bacchetta e assicurarsi di mettere definitivamente fuori gioco Belby. Per lui, un ragazzo come tanti, il Bacio dei Dissennatori di Azkaban forse sarebbe potuto essere eccessivo, ma, di nuovo, questa era l’unica via percorribile ed Hermione, traendo forza dalla mano di Draco che stringeva la sua, l’avrebbe percorsa fino al superamento dell’ultimo ostacolo. I due, correndo a perdifiato, raggiunsero gli altri, quando questi erano sul punto di varcare la soglia che li avrebbe condotti alla Biblioteca.

Serrarono le file, trovando l’uno nella presenza dell’altro il coraggio di cui avevano bisogno, e si preparano allo scontro. Ginny, con una rapida mossa della bacchetta, spalancò una delle ante della ampia porta e, subito, tutti poterono distinguere il profilo del Mangiamorte grazie alle candele incantate appese alla parete. Perfidia, questo trasmettevano i suoi lineamenti trasfigurati da una feroce crudeltà.

-Buonasera ragazzi- disse loro quello, piegando le labbra in un ghigno spietato.

Fu la sicurezza di lui, nonostante fosse in netta inferiorità numerica, che fece presupporre ad Hermione quella che, di lì a poco, sarebbe divenuta un immutabile verità. Era caduti nella sua trappola.

La fretta, l’ansia, la paura e l’angoscia li avevano spinti a comportarsi in modo incosciente. Si erano subito messi in azione, senza riuscire ad avere prima un quadro generale della situazione.

Era certa che se avessero aspettato ancora un paio di minuti, avrebbero potuto assistere alla comparsa dei nomi di alcuni servi del Signore Oscuro nella Mappa del Malandrino. Era certa che proprio in quella stanza loro erano attesi.

Quella macabra coincidenza le parve uno strano scherzo del destino. Perché un Jack Russel Terrier luminescente, che Hermione riconobbe subito come il Patronus di Ron, attraversò il Reparto Proibito abbaiando a squarciagola, fino a raggiungerli poco dopo.

La voce del Weasley, resa più potente dall’incantesimo, risuonò in tutta la stanza, riempiendola di tetri echi che ribalzavano sulle pareti.

“È una trappola, non avvicinatevi alla biblioteca!”

Un gruppo di sei persone incappucciate fece capolino, ribaltando la situazione.

Ora, si trovavano a dover affrontare nemici nettamente più potenti e persino più numerosi.

-Che bel banchetto!- esordì uno, con la voce roca e graffiante.

-Sono stato bravo, vero?- domandò Marcus, rivolgendosi ai suoi rinforzi in cerca di complimenti e adulazioni.

-Molto- rispose una donna, dopo alcuni lunghissimi attimi di silenzio – Così è questa la fine che hai fatto, Draco? Tua zia ti voleva così bene, ma tu e quella puttana di tua madre l’avete tradita senza il minimo rispetto del suo animo nobile … Vuole uccidervi ora, sai? Spera di poter essere lei a cancellare l’infamia dal cognome della sua famiglia-

Draco, rigido, non rispose alla provocazione.

Un altro uomo dal volto coperto prese la parola.

-Sorella, sbaglio o quella – cominciò, rivolgendosi alla donna che aveva parlato prima di lui mentre indicava Daphne – è la primogenita di Greengrass? Femmina e pure traditrice, che uomo sfortunato … -

Lei, ben più sanguigna del suo compagno di Casa, aveva già impugnato più saldamente la propria arma, desiderosa di mettere a tacere quel Mangiamorte.

La mano di Ginny, che le sfiorò il braccio, la spinse a desistere.

La Granger guardò i suoi compagni e decise di fare un passo avanti. Dovevano trovare un modo per avvisare qualcuno che potesse aiutarli, ma in quella situazione lei non poteva far altro che limitarsi a prendere tempo.

-Dimmi, Marcus, come hai fatto ad eludere la sorveglianza sul passaggio segreto?-

L’altro emise una risata fragorosa, con cui evidentemente voleva sminuirla.

-Semplice, Sanguesporco, mi sono trovato una buona alleata. Una persona che potesse spiarti passando inosservata, che potesse permettermi di ottenere informazioni su tutta la planimetria della scuola, così da poter trovare un punto debole nelle difese di Silente ma senza balzare neppure all’occhio dell’osservatore più attento, e, infine, che fosse in grado di distrarre per me colui che è incaricato di pattugliare alcuni dei passaggi segreti. Qualcuno che hai sempre avuto sotto gli occhi, ma che, a causa della tua superba cecità, non hai mai calcolato-

Alcune scene passarono rapidamente nell’anticamera del suo cervello.

Madame Pince assente per una colazione galante ad Hogsmeade lo stesso giorno in cui lei e il Ravenclaw si trovavano soli nella biblioteca, Madame Pince che non le sequestrava il Kamasutra che aveva preso per errore dalle mani di Draco e Madame Pince che non distoglieva mai lo sguardo da un foglio su cui stava scrivendo quella che, inizialmente, aveva pensato fosse una lettera d’amore per Gazza, ma che ora sapeva essere un resoconto di ciò che faceva in Biblioteca. Quella donna, senza che lei ne avesse il minimo sentore, era diventata una secondaria costanza nella sua esistenza a cui lei, scioccamente, non aveva mai prestato attenzione.

-Madame Pince – sussurrò appena.

Belby, che, nonostante il flebile rumore di quelle due parole, l’aveva sentita, non tardò a pavoneggiarsi per le sue gesta.

-Una fattucchiera a cui quel vecchio balordo di Silente è arrivato ad affidare niente meno che il luogo dove ogni studente dovrebbe poter accrescere la propria cultura … Lanciarle una Maledizione Imperius è stato un gioco da ragazzi-

Una domanda, a quel punto, sorse spontanea.

-E hai fatto tutto questo per uccidere me?-

Di nuovo, Belby si cimentò in una risata terribile.

-Tu? Tu non sei mai stata il fine della missione che il Signore Oscuro mi ha dato, tu sei solo stata un buon mezzo. Ti ho fatto credere di volere la tua testa, ma l’ho fatto solo per distrarre te, i tuoi amici e Drew da quello che era il mio vero scopo! Credi che fossi così stupido da affidare la tua uccisione ad un pacco trasportato da un gufo? O magari pensavi che avessi tentato di ucciderti con quella brodaglia da quattro soldi che ti ho rifilato alla festa di Lumacorno? Sei stata abile, non lo nego, ma io sapevo già come ti saresti comportata!- le spiegò, felice d’essere riuscito ad imbrogliarla – La signora Pince mi aveva detto della tua amicizia con quella piccola Ravenclaw ed io, da quella volta, ho cominciato a tenerla d’occhio. Una ragazza sicuramente intelligente, non lo nego, ma che purtroppo si è intrufolata nella mia stanza e si è dimenticata di cancellare il più possibile le tracce delle magie da lei eseguite. Quel quaderno era sicuramente un mirabile stratagemma, ma non appena l’ho trovato ne ho subito approfittato per usarlo contro di voi. E, infatti, alla prima frase sospetta voi vi siete precipitati qui!-

L’insano piacere con cui parlava delle proprie gesta era decisamente inquietante.

-E se fossi morta?- insistette Hermione, sperando che qualcuno dei professori o dell’Ordine della Fenice decidesse improvvisamente di controllare la Biblioteca.

-Allora, il Signore Oscuro avrebbe constatato con me che non meritavi d’essere risparmiata e di avere la possibilità di diventare una sua umile serva-

La Granger non capì quell’affermazione, ma presto la donna incappucciata si decise a spiegarle ciò che Belby intendeva dire.

-Il nostro Padrone ci ha dato l’ordine di risparmiarti, così che tu possa riflettere su quale sia la fazione vincitrice di questa battaglia e scegliere con chi allearti di conseguenza-

Lei ammutolì.

 

-Io vado a portare a termine ciò che il Signore Oscuro mi ha ordinato. Voi occupatevi di loro, uccideteli tutti tranne la Granger – disse Belby, prima di superarli tranquillamente ed uscire da quella stanza.

Non appena la porta si chiuse, la battaglia cominciò.

Tutti i ragazzi lanciarono un incantesimo, che, però, si infranse sempre sulle difese degli avversari.

-Avvisate Drew!- urlò Draco, mentre si buttava a terra per schivare una Maledizione Senza Perdono. Mentre Daphne, concentrata e furiosa, si portava dinnanzi a Ginny per difenderla dagli attacchi di Alecto Carrow, la donna incappucciata, mentre la rossa sciolse le briglie del proprio Patronus che, dopo essersi alzato sulle zampe posteriori, aveva nitrito fiero ed era corso al galoppo.

Neville, intanto, stava cercando di Disarmare l’uomo più alto, mentre Luna, dopo aver fatto ribalzare uno Schiantesimo sul suo Incanto di Protezione, stava ricambiando l’avversario con la stessa magia.

Hermione assisteva inerte alla scena: nessuno cercava di colpirla e, come era stata ben presto costretta a constatare, spesso un Mangiamorte riusciva a tenere testa a due o tre di loro contemporaneamente. No, se fossero rimasti soli, non avrebbero mai potuto avere la meglio. Agì d’impulso e, all’improvviso, si ritrovò nel bel mezzo dell’azione.

Spalleggiava Draco nel suo assalto al fratello di Alecto, Amycus, facendo attenzione a difendere entrambi dai Cruciatus che quello lanciava senza il minimo controllo. Poi, dopo essersi dovuta slanciare di lato per evitare un Avada Kedavra, operò in modo da essere perfettamente coordinata con l’azione del suo fidanzato.

- Reducto!- aveva urlato il biondo, mentre compiva un gesto rapido con la mano che impugnava la bacchetta. L’incantesimo fu facilmente deviato dal Mangiamorte, il quale, però, si dimenticò della Granger per pochi istanti che questa seppe utilizzare nel migliore dei modi.

- Expelliarmus!-

La bacchetta, dopo l’incantesimo della riccia, era volata in aria, lasciando l’uomo finalmente scoperto.

- Petrificus Totalus!- concluse Malfoy, immobilizzando Carrow e rendendolo inoffensivo.

Il ragazzo raggiunse subito la fidanzata, la quale, però, era sempre più certa che le loro difese non avrebbero potuto reggere ancora a lungo.

Stretti contro un angolo, Neville e Luna, che stavano collaborando perfettamente, cercavano di tenere a bada l’uomo dalla voce roca, in cui Draco aveva riconosciuto il lupo mannaro Fenrir Greyback, e quello che tra tutti i Mangiamorte lì presenti era il più alto.

- Thorfinn, diamine, fai qualcosa! Sono stanco di questi due!- esclamò furioso il lupo mannaro, mentre la combinazione di attacchi a lunga distanza della Lovegood e degli incantesimi di Erbologia di Paciock sembrava aver fermato la loro avanzata.

Draco intervenne subito, riportando i due studenti per pochi istanti in vantaggio.

Simultaneamente, Daphne e Ginny continuavano a tenere in scacco Alecto e Gibbon, l’unico servo del Signore Oscuro che, fino a quel momento, sembrava volersene stare in disparte. I movimenti delle due ragazze erano una danza ritmata, alternata da incantesimi potenti e precisi che le due scagliavano senza mai fermarsi.

L’ennesimo Schiantesimo della Carrow, però, fu a stento assorbito dall’Sortilegio Scudo di Ginny, la quale perse la concentrazione e fu costretta ad allontanarsi di alcuni metri dalla Greengrass per evitare una Cruciatus. Quest’improvvisa lontananza le indebolì e quando entrambi i Mangiamorte si concentrarono sulla Slytherin per punirla del suo tradimento, questa si ritrovò in una schiacciante difficoltà.

La Granger vide solamente il bagliore verde uscire dalla punta della bacchetta di Gibbon. Il suo corpo si mosse spontaneamente, senza che lei potesse averne il minimo controllo. Quello che stava facendo era solamente ciò che andava fatto.

Spinse Daphne, facendola cadere a terra e salvandola dall’Avada Kedavra.

Quell’azione, però, non le diede il tempo di formulare alcun incantesimo di Difesa.

 

La Maledizione si infranse sul suo petto, facendo sbalzare il corpo di Hermione all’indietro di alcuni metri. Tutti avevano smesso di duellare.

Tutti percepirono il tonfo sordo con cui la Gryffindor urtò il suolo.

Neville venne colpito da uno Schiantesimo.

Luna perse la presa sulla propria bacchetta.

Daphne, ancora distesa al suolo, fissava la ragazza che l’aveva salvata senza emettere alcun suono.

Ginny, con le lacrime agli occhi, aveva raggiunto già l’amica, ma non osava toccarla.

Blaise, Denise e Ron, appena usciti dal Reparto Proibito, osservavano attoniti.

L’urlo disumano di Draco, molto più simile a quello di un animale che non a quello di un uomo, riempì la stanza. Quel dolore così atroce gli stava squarciando il petto, privandolo del senno e colmando la sua testa di rabbia e risentimento.

Gridò ancora, con più sofferenza ed ira.

Hermione …

 

E, in quell’istante, le spesse ante del portone di piombo, unico accesso al mondo dei morti, s’aprirono per accogliere quella nuova anima giusta.



Note dell’Autore

Questa volta, contro ogni possibile previsione, sarò breve. Lo faccio per due buoni motivi: il primo è che immagino ci sia almeno qualcuno che ha già cominciato a fare colletta per commissionare la mia morte ad un qualche serial killer (potreste essere così gentile da dire a costui di non ammazzarmi in modo troppo truculento?), il secondo,invece, viene dal fatto che ho deciso di risparmiare spazio e parole per la prossima volta, visto che l’elenco delle persone che devo ringraziare è spropositato.

Ebbene, chiudo così queste ultime “Note dell’Autore”, esprimendo ancora una volta la mia gratitudine verso tutte le persone che hanno recensito l’ultimo capitolo e hanno inserito questa storia, oramai agli sgoccioli, tra le preferite/seguite/ricordate.

A presto,

Jerry

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Capitolo 21
*** The Last Matriarch ***


Chapter twenty, The Last Matriarch

Il suo corpo, morto a causa di quell’Avada Kedavra, giaceva a terra in posizione scomposta dopo il forte urto con il suolo. A nulla erano valsi il suo vispo intelletto e le sue grandi capacità, perché da quell’attacco non avrebbe mai potuto difendersi. Così, con quella Maledizione, il Mangiamorte aveva spento la sua vita, soffiando sull’ardore di un’oramai consolidata speranza.

Solo carne e sangue, impossibilitati nel movimento dal gelo del trapasso, che erano stati privati della loro luminescente guida, della valorosa anima di ogni erede di Godric Gryffindor.

Chi aveva amato il suo spirito, presto avrebbe cominciato a soffrire per la sua mancanza e per l’ampio spazio vuoto di cui il suo decesso sarebbe stato la cagione.

In molti avrebbero versato lacrime di dolore, in molti lo avrebbero compianto. Perché, tradito dall’uomo in cui riponeva maggiore fiducia, Albus Silente era caduto, piegato dagli anni e dalla sua bontà.

Per lui si erano dischiusi gli aurei cancelli dell’Eterno Riposo.

Per lui, presto, nell’aria avrebbe risuonato il malinconico canto della Fenice Fanny.

 

***

 

La sua voce fu la prima cosa che avvertì non appena si riprese. Sentiva i suoi urli, i pesanti insulti che rivolgeva ai Mangiamorte con cui stava combattendo e persino i respiri poderosi di un guerriero sfiancato e di un uomo improvvisamente troppo solo. Avrebbe voluto alzarsi, avrebbe voluto rassicurarlo, avrebbe voluto combattere al suo fianco. Ma non poté farlo.

I suoi sensi, dopo quell’attacco da cui non era riuscita a difendersi e in seguito alla possente collisione che aveva avuto con il pavimento, sembravano far fatica a riprendere la loro usuale funzione. A causa di una forte emicrania, che le riempiva la mente di dolorose stilettate, era costretta a tenere gli occhi chiusi, schermandola da ciò che la circondava. Il suo olfatto, poi, sembrava concentrarsi solamente sull’insopportabile odore ferroso del sangue che riempiva l’aria attorno al suo corpo. Percepiva, infine, i singhiozzi disperati di Ginny, i quali, spesso, coprivano con le loro lacrime anche le urla di Draco.

Il resto era solo un continuo contrasto tra caldo e freddo. Il gelido pavimento, sferzandole la pelle, la manteneva sveglia e donava sollievo ai numerosi lividi che, di lì a poche ore, avrebbero maculato la sua pelle ambrata. Un avvolgente rivolo di puro calore le scendeva lungo la nuca, diramandosi in minuscoli ruscelli fino a divenire piccole gocce cremisi sui suoi capelli ricci. Poco oltre l’elegante confine segnato dal suo collo sottile, sovrastando il suo petto che quasi non si muoveva per accompagnare il continuo movimento dei suoi polmoni che le permetteva di respirare ancora, Vulcano, il fabbro degli dei, sembrava torturarla con un puntello arroventato.

Cercò di rimettersi in piedi, ma non appena l’intenzione di quel movimento raggiunse la parte inferiore del suo corpo, una fitta, simile ad una lama conficcata nella carne e trascinata fino a recidere ogni muscolo, l’attraversò togliendole il respiro.

Fu proprio in quell’istante, quando già stava per darsi sconfitta, che quel ringhiò, simile a quello di una bestia ferita, raggiunse il suo cervello. Draco.

Dischiuse appena gli occhi.

- Ginny –

Sussurrò Hermione, cercando di attirare l’attenzione della ragazza che la fiancheggiava, facendo attenzione affinché i loro corpi non si sfiorassero neppure, e che tentava inutilmente di fermare con le mani le lacrime che le rigavano il viso.

- Hermione!- urlò l’altra in risposta, fiondandosi addosso al suo corpo dolorante.

-Sei viva?- le domandò la rossa, intontita dalla situazione, mentre l’aiutava ad alzarsi. Quel supporto fu subito ben accetto e, gettando un braccio attorno alle spalle dell’altra e zoppicando con il piede sinistro, Hermione si rialzò.

Si guardò attorno cercando la propria bacchetta, ma il suo sguardo si fermò subito sul centro del campo di battaglia.

Vide solo la profonda ferita sulla gamba di Draco e Daphne, che, inginocchiata al suo fianco, continuava a lanciare incantesimi Scudo per proteggere entrambi. Evidentemente, si disse la Granger, non voleva essere ricordata come quella che non aveva avuto il coraggio di combattere. Perché questo era accaduto: quando lei era stata colpita dall’Avada Kedavra solo i due Slytherin aveva continuato a dar battaglia, mentre gli altri erano rimasti immobili ed ammutoliti.

Presto Ron, che continuava a ripetere a Denise di stare dietro di lui, le raggiunse porgendo all’amica la bacchetta che le era scivolata di mano durante la caduta.

-Come hai … - cominciò il ragazzo, venendo bruscamente interrotto da Hermione.

- Stupeficium!- esclamò non appena si fu rimpossessata della sua arma.

L’attacco fu blando, ma, avendo colpito Fenrir in pieno petto, fu sufficiente ad impedirgli di colpire i due Slytherin.

Non appena la sua voce era risuonata nella stanza, tutti i combattimenti erano cessati e l’attenzione era stata rivolta solo a lei.

- Hermione?- le domandò la Greengrass incredula.

Lei, affaticata e indolenzita, annuì piano in risposta, prestando pochissima attenzione alla ragazza. Lui era lì, ferito e sbalordito, incredulo dinnanzi a quello che non poteva essere chiamato in nessun altro modo se non miracolo. Draco muoveva adagio le labbra, cercando inutilmente di formulare almeno una parola. La paura, però, che lei sparisse di nuovo alla prima emissione di un suo suono, inghiottita dal profondo baratro dell’Ade, lo fece desistere. Decise d’attendere che le braccia di lei lo stringessero, che le sue mani gentili lo accarezzassero e che le sue labbra morbide lo baciassero, cancellando definitivamente quell’incubo che era stato costretto a vivere.

Hermione provò a muovere un passo, ma sarebbe irrimediabilmente crollata al suolo se non fosse stato per la rapida presa di Ginny, più forte e scattante di lei, la quale la sorresse premurosa e preoccupata.

In quell’istante, un oggetto luminoso scivolò lontano dalla pelle del seno della Granger, adagiandosi, con un piccolo balzò, sulla camicetta sporca di sangue. Lo riconobbe subito, nonostante da mesi non vi facesse più caso. Quello, immutato nell’aspetto esteriore, era l’anello che Drew le aveva detto di indossare sempre in cambio delle loro lezioni private. Ricordava ancora quelle parole, che il tempo aveva sommerso tra altre migliaia, spegnendo l’interesse da lei nutrito a riguardo.

E, infine, la settima condizione: da oggi in poi, non dovrai mai più separati da quest’anello.

Aveva ubbidito. Aveva allacciato quella catenina d’oro, in cui l’anello era infilato, attorno al proprio collo, trasformando quell’azione insolita in una usuale abitudine. Si era dimenticata di chiedersi il perché, accontentandosi di mantenere ad ogni condizione la propria promessa, che, prima o poi, le avrebbe permesso di difendersi dagli attacchi Oscuri di Voldemort e dei suoi Mangiamorte. Osservò l’oggetto con maggior cura, venendo subita attratta dalla gemma incastonata nel metallo.

Lo zaffiro, infatti, solitamente dello stesso blu profondo degli occhi di Drew, sembrava essere illuminato da un’accesa luce cremisi, che tingeva le numerose facce del corindone di volubili sfumature violacee. All’interno, poi, il nome della proprietaria di quell’oggetto prezioso era cambiato.

Ora, al posto di quello della signora Bright, vi era il suo.

Si guardò intorno, incontrando molti sguardi basiti.

Ginny e Ron continuarono a guardare la catenina per alcuni istanti, per poi inchiodare vicendevolmente i loro occhi azzurri, come se così facendo potessero riempire il silenzio di infinite parole elegantemente vergate e miniate da un abile amanuense. Neville, intanto, parlottava con Luna, la quale sembrava raggiungere una sconvolgente consapevolezza ad ogni parola del ragazzo. Daphne aveva spalancato la bocca, in un’espressione decisamente poco elegante e fine, quindi particolarmente insolita sul suo viso, e Draco, unico tra tutti, dopo un iniziale stupore, aveva preso a scuotere la testa con un sorriso sulle labbra.

L’agghiacciante risata di Alecto Carrow saturò l’aria stantia della biblioteca.

-E così tu sei un’Impura?- gracchiò, affogando nell’ennesimo sghignazzo – Quando il Signore Oscuro lo saprà vorrà averti nelle sue file ad ogni costo!-

Nessuno ebbe il tempo di comprendere il peso di quelle parole, perché le ante della porta della stanza si spalancarono con un tonfo.

Lupin, con la bacchetta puntata dove fino a pochi istanti prima il legno, ora frantumato al suolo, stava celando il duello impari tra i ragazzi e i Mangiamorte, era pronto a dare battaglia, fiancheggiato da Bill Weasley e Drew Kennan.

 

La scena mutò rapidamente.

Due gatti, spuntati da dietro le spalle dei tre uomini, si era lanciati in corsa all’interno della biblioteca e, dopo aver scavalcato i servi di Voldemort saltando sulle loro teste, si erano subito messi a difesa di Draco e Daphne. In un battere di ciglia, l’aspetto di quei felini era cambiato, lasciando due donne al posto di quegli animali. La rapida metamorfosi aveva riportato Minerva McGranitt al suo usuale aspetto, abbandonando le vesta del soriano con un particolarissimo segno squadrato attorno agli occhi. Mentre l’anziana professoressa si sistemava gli occhiali dalla forma tanto similare sul naso, al suo fianco l’arruffato randagio dallo sbiadito pelo color grigio topo, che ricopriva tutto il suo corpo sinuoso tranne le zampe, tinteggiate di un’improponibile fucsia brillante, ritornò ad essere la solita Ninfadora Tonks, la quale era decisamente elettrizzata dalla situazione.

Il primo a muovere la bacchetta, troppo veloce per ognuno dei Mangiamorte lì presenti, fu Drew, che, dopo essersi rimboccato le maniche dell’ampia felpa blu, aveva fatto fuoriuscire dalla punta della propria arma un fascio luminoso rossastro, che, come animato di vita propria, si strinse al collo di Amycus Carrow, togliendogli il respiro. Non appena il ragazzo tirò la frusta magica, l’uomo, pur essendo tarchiato e molto saldo nella propria posizione, fu sollevato da terra e sbattuto al suolo oltre i confini della biblioteca. Bill e Lupin, intanto, non erano rimasti fermi a guardare. Il primo aveva ingaggiato un duello molto ravvicinato con Thorfinn e, dopo essergli girato attorno, era riuscito, con un paio di affondi, a spingerlo verso il corridoio da cui si aveva accesso a quella stanza. Per Remus, invece, le cose furono molto più semplici: non appena lo vide, Fenrir, il licantropo che molti anni prima l’aveva maledetto conficcando le proprie zanne nella sua carne, gli si buttò addosso, mirando al collo dell’ex professore di Difesa contro le Arti Oscure.

Poi, fu il turno della Metamorfomagus che in pochi istanti ebbe la meglio su Gibbon, ancora intontito dal rapido cambiamento degli eventi.

Infine, quando nella stanza erano rimaste solamente la McGranitt e Alecto Carrow, la prima si curò di rassicurare l’altra.

-Avete poche possibilità di scappare da Hogwarts, stasera- disse con un sorriso appena accennato sulle labbra – Drew è a dir poco furioso, sa? Questi che avete cercato di assassinare, senza riuscirci, sono i suoi studenti … -

E così dicendo, senza dare all’altra neppure il tempo di mettersi in posizione difensiva, la bacchetta della Vicepreside si trovava appoggiata al petto dell’altra.

- Depulso – disse tranquillamente Minerva McGranitt, scagliando ad almeno tre metri di distanza la sua avversaria.

Con un cenno della bacchetta, le ante della porta, distrutte da Remus, ritornarono al loro posto, perfettamente sigillate dall’ennesimo incantesimo della Direttrice Gryffindor, la quale, svolti i suoi compiti più imminenti si voltò verso i ragazzi.

-So che non è il momento ideale, ma comunque credo sia il caso di rendervi merito per ciò che avete fatto- dichiarò severa, osservando prima Draco e poi Daphne – Signorina Greengrass, Signor Malfoy, venti punti a testa per Slytherin, visto che avete continuato a combattere nonostante i vostri compagni non fossero in grado di farlo- concluse, sorridendo ad entrambi.

 

Minerva McGranitt si era solo rapidamente accertata delle condizioni di Draco ed Hermione, gli unici feriti, se esclusi i lividi di Daphne, Neville, Luna e Ginny. La ferita sulla gamba del ragazzo era abbastanza profonda, ma era stata già bendata dalla Greengrass non appena questa ne aveva avuto la possibilità durante la scontro con i Mangiamorte. La Granger, invece, con buona probabilità aveva preso una brutta storta alla caviglia sinistra e, a causa del pesante urto con il suolo, si ritrovava un taglio poco sopra la nuca. Fortunatamente, sembrava essere superficiale.

Dopo aver fatto comparire dal nulla un panno che la Weasley avrebbe dovuto premere sulla lesione, l’anziana donna diede solo una rapida occhiata all’anello un tempo appartenuto alla madre di Drew, ma sul suo viso imperscrutabile non vi fu alcuna inflessione.

-Ora, ragazzi, dovrete seguirmi- annunciò finito il veloce controllo – Signor Zabini, credo che ora possa tranquillamente uscire dal suo nascondiglio e aiutare la signorina Greengrass a reggere il suo compagno-

A quelle parole, Blaise, rimasto fino a quell’istante nascosto dietro ad alcuni scaffali, uscì allo scoperto.

Il suo passo era tranquillo, il suo sguardo fisso sul pavimento.

-Non potevo … - provò a scusarsi, venendo subito interrotto dalla McGranitt, che gli posò gentilmente una mano sul braccio.

-Conosco perfettamente la sua situazione, non si preoccupi-

Puntò la bacchetta contro il ragazzo e lanciò un incantesimo non verbale.

Il suo aspetto esteriore mutò. Il suo fisico si irrobustì, i capelli si accorciarono e si tinsero di nero, gli occhi, non più celati, divennero d’un verde sbiadito e lo stemma degli Slytherin sui suoi abiti divenne quello rosso ed oro dei Gryffindor.

-Così, nessuno dovrebbe riconoscerla- concluse soddisfatta la donna dopo un’ultima occhiata.

Zabini, con una voce più allegra della sua, la ringraziò.

-Sono una Gryffindor, ma resto comunque in grado di riconoscere un’azione giudiziosa ed una scelta intelligente-.

Non diede il tempo a nessuno di controbattere e, invitandoli a tenere il passo, si mosse lungo il corridoio dedicato ai libri di Trasfigurazione. Nonostante la situazione, la Vicepreside sembrava essere pienamente in grado di controllare la situazione. Forse, come molti di loro, dubitava che, prima d’andare a dormire, avrebbe dovuto sguainare la bacchetta e intraprendere un duello, tant’è che aveva già indossato la sua vestaglia in stile scozzese. Per riparare il suo corpo dal freddo, poi, si era gettata sulle spalle un pesante mantello verde, il quale rendeva la sua figura fluttuante e leggera. A completare il ritratto di quella grande strega, poi, la lunga treccia, con cui aveva ordinato i suoi capelli un tempo corvini, che le ricadeva dolcemente sulla spalla.

Percorse l’androne nella sua interezza e, giunta al termine di questo, si fermò davanti ad un grande quadro addossato alla parete. Ambientato in una piccola radura, nei cui pressi scorreva un fiumiciattolo dall’acqua cristallina, l’effige raffigurava un piccolo cerbiatto che si abbeverava.

-Buonasera, signora Fickle – disse la McGranitt.

Immediatamente, l’animale ritratto voltò il muso gentile e, allontanandosi dalla fonte, si avvicinò ad un ciliegio in fiore dipinto in primo piano. Nel correre la sua posizione si era fatta eretta, il viso era divenuto umano e il pelo morbido era stato sostituito da un semplice abito bianco.

-Minerva!- esclamò la fanciulla dai fluenti capelli castani che le incorniciavano il volto – Hai deciso di rimettere in uso il tuo passaggio segreto?-

A quella domanda, gli studenti della donna sbiancarono e spalancarono la bocca.

- Hogwarts è sotto attacco, signora Fickle, devo mettere al sicuro questi ragazzi il prima possibile-

La ragazza annuì in risposta e, ruotando su dei cardini presenti solamente su un lato del quadro, si discostò dalla parete.

Ciò che gli studenti videro gli stupì. Di fronte a loro, c’era solamente una cosa: il muro.

-Professoressa, credo che il suo passaggio segreto sia stato chiuso- si arrischiò Ron.

-Oh no, signor Weasley, in realtà è solo ben nascosto- gli rispose quella, picchiettando su una delle mattonelle che componevano il muro.

In pochi istanti, si aprì una porta che dava sul corridoio opposto a quello in cui Drew e gli altri stavano combattendo.

-Non sapevo dell’esistenza di quest’entrata secondaria!- esclamò Hermione, infervorata dalla notizia.

-In realtà, solo il professor Silente, quando all’epoca occupava la cattedra di Trasfigurazione, si accorse di questo piccolo buchetto che avevo aperto nella parete per poter venire a studiare in biblioteca anche di notte- rispose la McGranitt ridacchiando entusiasta.

-Chi le dice che il suo “buchetto” sarebbe sufficiente per far passare una mandria di centauri?- chiese Daphne a Draco, il quale alzò le spalle, troppo sconvolto dall’aver scoperto che quella donna, la Severità personificata, gli aveva fatto fare un tour della Foresta Proibita, con Voldemort a piede libero e con quel troglodita di Hagrid come unico difensore, solo perché era uscito dalla scuola fuori dall’orario concesso, quando lei, ai suoi tempi, lo faceva molto più spesso di lui.

 

Fu lei, la Direttrice della Casa Gryffindor, ad uscire per prima da quella porta celata dalla magia. Poi, non appena si fu assicurata che il corridoio fosse scombro, spronò i ragazzi a velocizzare i loro movimenti.

-Andate in infermeria da Madama Chips, è già stata avvisata del vostro arrivo- spiegò rapidamente loro, troppo presa dai rumori della battaglia che, a pochi metri da loro, si stava svolgendo – Signor Zabini, visto il momentaneo infortunio della signorina Granger, lascio a lei il comando. Nel caso sia necessario, la prego di arrivare ad usare la forza, pur di non permettere ai suoi compagni di compiere qualche sciocchezza. Quando vi sarete messi al sicuro, poi, le sarei grata se sciogliesse il mio incantesimo di Trasfigurazione, in quanto questi incantesimi, a lunga distanza, diventano veramente difficili da controllare senza disperdere eccessivamente l’energia di colui che li lancia-

Il ragazzo aveva mosso impercettibilmente la testa, la bacchetta stretta nel pugno. L’anziana donna voltò loro le spalle, pronta a dare man forte ai suoi compagni. Pronta a combattere.

Tra i Gryffindor lì presenti, molti si chiedevano per quale motivo la loro Direttrice avesse lasciato il comando ad uno Slytherin, ma i loro dubbi si acquietarono quando capirono che Hermione, nonostante le ferite, era ancora pienamente in grado di controllare la situazione con la sua innata razionalità.

-Avanti, Blaise, il comando è nelle tue mani, decidi cosa fare- disse, infatti, quella.

Il ragazzo, nonostante il suo inusuale aspetto, sembrava essere scivolato in uno dei suoi soliti silenzi. Stava pensando, scartando i percorsi meno rapidi per raggiungere l’infermeria e badando a non attraversare strade solitamente molto trafficate, per evitare in ogni modo Marcus Belby. Perché non era un’ipotesi da scartare che il ragazzo convocasse niente meno che il Signore Oscuro, ora che era riuscito a far introdurre tanti Mangiamorte ad Hogwarts. Se solo avesse saputo qual’era la missione che era stata affidata al Ravenclaw da Voldemort, avrebbe potuto supporre dove fosse diretto e, di conseguenza, allontanarsi il più possibile.

- Weasley, Paciock, reggete Draco –

Con quella frase si era attirato un’occhiata incredula da Daphne, che lo stava aiutando a reggere il biondo, il quale, a causa della ferita alla gamba, faticava a camminare. L’espressione schifata dello Slytherin, quando si ritrovò stretto da quei due Gryffindor, fu memorabile.

- Denise, lascia che siano Luna e Ginny a portare la Granger –

Stupita, la Millay, dopo aver aiutato la compagna di Casa a caricarsi in spalla il minuto peso di Hermione, raggiunse Zabini.

-Perché … - provò a dire la Greengrass, venendo interrotta dal capogruppo che, dopo quest’ultima frase rimase silenzioso fino al raggiungimento della meta.

-Preferisco essere fiancheggiato dalla persona più preparata- disse indicando Denise – e da quella di cui mi fido di più- concluse, inchiodando il suo sguardo a quello di lei.

 

Reggeva la vestaglia tra le mani, mai state salde e sicure nella presa della propria bacchetta come in quel momento. Spettava a lei, Vicepreside di Hogwarts, difendere la scuola in assenza di Silente.

I suoi passi rapidi, ben presto divennero una corsa leggera e, poi, la rappresentazione di un ardente desiderio di agire. Perché lì, in quel corpo che si era ingracilito irrimediabilmente dopo gli eventi sventurati a cui la donna aveva dovuto assistere, un animo Gryffindor, pulsante di coraggio, combatteva senza sosta contro una vecchiaia percepita solo negli acciacchi del fisico, ma non nello spirito.

Questo era Minerva McGranitt: una delle streghe più potenti in circolazione che aveva avuto la sfortuna d’assistere alla formazione del Signore Oscuro, di soli due anni più giovane di lei, e che, grazie alle proprie capacità, era sopravissuta alla prima guerra contro colui che era stato Tom Riddle. Tanto sangue era stato versato e molti dei suoi studenti erano caduti, ma lei non si era mai fermata, perché anche una brevissima sosta avrebbe causato l’allontanamento di quel futuro migliore da lei tanto bramato.

Quando svoltò l’angolo, la scena che vide fu raccapricciante. Bill Weasley, sopraffatto dal proprio avversario, giaceva al suolo in una pozza di sangue. Sul suo corpo, ghignante per la piacevole consumazione, il Mangiamorte Fenrir si preparava ad un ennesimo affondo, nonostante la sua forma fosse ancora umana e, quindi, avesse il pieno controllo sulle proprie azioni. Una goccia scarlatta scivolò lungo il mento barbuto dell’uomo, dando un inequivocabile significato alle profonde ferite sul viso di Bill.

La voce della donna, trasfigurata dall’ira, risuonò chiara, facendo gioire i Membri dell’Ordine della Fenice.

-Non osare toccarlo, bestia!-

Il lupo mannaro le rivolse un ghignò tremendo. Tra i denti, scarlatti per i morsi inferti al ragazzo, vi erano brani di pelle e di carne.

Il primo attacco fu della donna.

Una possente onda d’urto sbalzò Fenrir di qualche metro. Subito la McGranitt infierì con un altro incantesimo, il quale, però, venne intercettato e bloccato dall’altro. Presto, i due furono di nuovo pronti a fronteggiarsi. Mentre i colpi del Mangiamorte, però, erano principalmente Maledizioni Senza Perdono, la Vicepreside rispondeva con il solo scopo di mettere temporaneamente fuori gioco l’avversario, cosicché successivamente potesse essere interrogato, processato e rinchiuso ad Azkaban.

Fu quando lei fu costretta a piegarsi di lato per schivare un Avada Kedavra che la situazione volse in suo vantaggio. Da quella posizione, infatti, approfittò del fianco scoperto dell’avversario e lo colpì. Pesanti catene di metallo gli bloccarono i movimenti, impedendogli di difendersi a causa del grosso collare e delle cinghie attorno agli arti. Con un urlò di liberazione, lo lanciò contro il muro, dove le marmoree braccia di una statua lo chiusero in un abbraccio stritolante. Dopo averlo facilmente disarmato, lo Schiantò, eliminandolo dalla battaglia.

Affaticata, la donna si guardò intorno. Remus e Ninfadora stavano fronteggiando i fratelli Carrow senza incontrare in questo grosse difficoltà.

Drew, invece, era stretto nel gioco di due Mangiamorte dal capo velato.

No, non avrebbe permesso che anche il sangue del figlio che non aveva mai potuto avere venisse versato per tracciare il percorso di un folle.

 

Non appena Minerva si introdusse in quel rapido ballo in cui tutti mettevano in gioco la propria vita, Drew non poté non trarre un sospiro di sollievo. Avrebbe potuto sovrastarli e sconfiggerli entrambi in poco tempo se non fosse stato per il fatto che uno dei suoi avversari continuava a lanciare Maledizioni in modo quasi casuale ed estremamente disordinato. Non c’era tattica nei suoi movimenti, non c’era alcun progetto dietro alle sue decisioni. Si limitava, con dispiacere anche del suo collega, a sparare al buio, augurandosi di mandare qualcuno dei nemici all’altro mondo. Così, ogni volta che Drew aveva usato la Legilimanzia su di lui, si era solo affaticato inutilmente senza aver ricavato alcun guadagno degno di nota. Conseguenza di questa tattica tanto banale era che il ragazzo, dovendo far attenzione a schivare tutti quegli Avada Kedavra, non riusciva a concentrarsi neppure sull’altro Mangiamorte, il quale, ovviamente, stava approfittando della situazione per sfoderare tutti gli incantesimi Oscuri di cui era a conoscenza.

Percepire il corpo di quella donna poggiato sulla sua schiena gli aveva dato una sicurezza che poche volte nella sua vita aveva provato. Perché Minerva McGranitt era stata l’unico punto di luce della sua infanzia, dopo la morte di sua madre Sheila, e perché lei, nonostante non fosse stato un alunno della propria Casa, aveva avuto per lui sempre un particolare occhio di riguardo, anche quando oramai lui era già divenuto un giovane uomo. Per lui aveva riservato la dolcezza di una madre premurosa e la severità di un genitore coscienzioso.

Le loro bacchette si muovevano all’unisono, allontanando gli avversari e difendendo entrambi dai loro attacchi. La loro vittoria, però, fu sancita da una buona dose di fortuna e dall’ingenuità di coloro che stavano combattendo. Minerva era appena riuscita ad Impastoiare il Mangiamorte con cui si stava divertendo, quando Drew, per evitare una delle tante Maledizione lanciate casualmente dall’altro, si gettò a terra. Il raggio verde percorse la breve distanza che lo separava dalla professoressa di Trasfigurazione, la quale sfruttò la propria abilità di Animagus e divenne un gatto, evitandolo in completa tranquillità. Così non fu per Gibbon, che, essendo pietrificato, fu colpito in pieno petto.

Dopo una bestemmia colorita, Thorfinn Rowle, l’omicida, ricominciò a battersi. Gli attacchi incrociati dei due, però, ben presto lo misero con le spalle al muro e con due bacchette a premere sulla carne del suo collo.

 

***

 

Aveva assistito immobile a tutta la scena: Silente aveva lanciato la propria ultima magia per proteggerlo. Si era ritrovato obbligato ad essere spettatore della caduta del più grande mago che aveva avuto l’onore di conoscere, Impastoiato contro il muro e celato dal proprio Mantello dell’Invisibilità.

E in quell’istante, quando l’incantesimo che lo costringeva all'immobilità si sciolse, confermandogli la morte del Preside, la sua mente stava ripercorrendo gli atroci momenti di quell’uccisione ingiusta.

Belby era entrato proprio dalla porta che lui stava per aprire per andare a cercare aiuto. Silente era debole, avvelenato da una pozione messa da Voldemort a protezione dell’Horcrux, lurido frammento della sua anima immonda. Nonostante ciò, quando aveva visto risplendere nel cielo di Hogwarts il Marchio Nero, firma del Signore Oscuro, una forza assente fino a quell’istante gli aveva ridato vigore. Lo aveva mandato a chiedere a chiunque un qualsiasi mezzo di trasporto per raggiungere la scuola e lui aveva obbedito. Lui, Harry Potter, aveva bussato alla porta di Madama Rosmerta fino a quando questa, svegliata nel pieno della notte, gli aveva aperto, indossando una vestaglia di seta ricamata con draghi orientali e con ai piedi un paio di ciabattine soffici e dai tacchi vertiginosi. L’aveva implorata di seguirlo, portando delle scope. Lei aveva acconsentito dopo che era stato costretto ad indicarle il Marchio.

Alla vista dello stato pietoso di Silente aveva squittito spaventata e, dopo aver aiutato il ragazzo ad alzare il vecchio sulla scopa, aveva augurato loro buona fortuna, affrettandosi in casa per comunicare l’accaduto al Ministero. Il viaggio in scopa era stato breve e, contemporaneamente, troppo lungo. Aveva seguito perennemente con lo sguardo il suo mentore, il quale si stringeva con forza al manico del proprio mezzo su cui era completamente chino. La lunga e fluente barba bianca svolazzava dietro la sua imponente figura, tanto fragile in quell’istante da sembrare sul punto di spezzarsi a metà. Aveva percepito la sua voce, ridotta ad un sussurro rauco, sciogliere le barriere che proteggevano Hogwarts per permettere loro di passare, mentre i suoi occhi venivano catturati dai bagliori verdastri di quel teschio maledetto che sembrava sminuire la luna con la propria luminosità. Erano atterrati oltre i bastioni merlati e, poco dopo, la fine aveva trovato il suo inizio.

Belby, ignorando la presenza di Harry, aveva disarmato Silente. La bacchetta dell’uomo volò verso il vuoto e cadde, come poco dopo sarebbe toccato anche al suo legittimo proprietario. Il Mangiamorte gli aveva svelato che aveva lasciato tutti i suoi inseguitori, che Potter conosceva bene, in compagnia di sei servi del Signore Oscuro. Aveva assicurato all’uomo, dandogli un ultimo grande dispiacere, che Voldemort aveva dato loro il compito di uccidere tutti coloro che avrebbero incontrato e che, quindi, molti dei suoi amati studenti, a quel punto della nottata, lo aveva già preceduto nel regno dei Morti. Il Preside non si era scomposto ma, anzi, sembrò interessato a come Belby era riuscito ad eludere la sorveglianza di Hogwarts. Sembrò essere la domanda giusta, perché il ragazzo, affogato nel proprio ego, descrisse tutto ciò che aveva fatto senza tralasciare alcuna minuzia.

Quella maledetta porta, però, sbatté ancora quella notte. Harry vide Piton entrare, trafelato ed affannato. Nessun sentimento attraversò il suo volto quando alzò la sua bacchetta contro l’anziano uomo che lo aveva sempre difeso. I suoi occhi, però, sembravano vomitare disprezzo. Lui, che tra tutti gli esseri impuri era il più squallido, stava denigrando un uomo debole e disarmato prima di ucciderlo.

Un raggio verde colpì Silente in pieno petto, alzando dal suolo le sue membra esili. Per un istante solo, Harry sperò che quell’uomo avesse un ultimo asso nella manica. Poi, vi fu solo la caduta.

Sentì Belby insultare Piton per aver ucciso quell’uomo al suo posto, ma non lo ascoltò veramente: nella sua testa vi era un’improvvisa e dolorosa solitudine. I suoi pensieri, ora, erano di nuovo solamente suoi.

 

***

 

Procedettero rapidamente, senza incontrare alcuna difficoltà. Ad ogni angolo, Blaise si assicurava personalmente che nessuno li stesse seguendo o fosse pronto a far loro un’imboscata. Presto, quando i metri aumentarono tra loro e il campo di battaglia, i rumori si acquietarono. Il silenzio, mai come in quel momento, lo spaventava.

Perché Marcus Belby era ancora libero d’agire indisturbato nella scuola, con la possibilità, quindi, di adempiere in totale tranquillità ai compiti che Voldemort gli aveva dato. Zabini, mentre procedeva con il gruppo che gli era stato affidato, non riusciva a non pensare a quale missione fosse stata data dal Signore Oscuro al proprio tirapiedi e questa mancanza di controllo lo agitava. Scegliere la strada sbagliata in quell’istante, avrebbe potuto causare la morte di tutti loro. E lui, non poteva permetterlo, perché tra la moltitudine di quei visi c’era anche quello grazioso di Daphne. Commettere una sola disattenzione, ora che lei aveva sfidato così apertamente il proprio padre, opponendosi a lui e al suo Padrone, l’avrebbe condotta ad un ingiusta dipartita. Mai avrebbe potuto accettare che la sua splendida farfalla cadesse quando così poco la divideva dallo spalancare per la prima volta le sue ali colorate. I suoi sensi erano in allerta, i suoi muscoli tesi e pronti a scattare, la sua mente concentrata sul più piccolo spostamento d’aria.

Quando arrivarono davanti alla porta dell’infermeria, la professoressa Sprite e Lumacorno stavano facendo la guardia a quell’ingresso. Entrambi lo fissarono come avrebbero guardato un redivivo. Daphne posò la propria bacchetta sul braccio di lui.

-Finite Incantatem – sussurrò.

Immediatamente, il suo aspetto tornò ad essere quello usuale e non appena i due insegnanti compresero la situazione, sembrarono trarre un sospiro di sollievo.

-Signor Zabini, è lei!- esclamò subito il professore di Pozioni, sorridendo sornione e avvicinandosi al ragazzo.

La mano della donna si parò immediatamente davanti al viso del signore grassoccio, fermandolo. Hufflepuff, certo, ma non per questo una sprovveduta.

- Neville, dove siamo stati domenica mattina?- domandò, rivolgendosi al Gryffindor che stava sorreggendo Malfoy assieme a Ron.

L’interrogato la guardò stupito. Inizialmente pensò che la donna avesse battuto la testa, ma quando vide la severità del suo sguardo, celato appena dall’ampio cappello giallo canarino pieno di rattoppi, si convinse di dover rispondere senza provare a protestare.

-Durante la notte tra sabato e domenica c’è stato il plenilunio, quindi abbiamo sfruttato l’occasione per andare a raccogliere Funghi Saltellanti nella Foresta Proibita, perché, come lei sa, questi prolificano durante le nottate di luna piena- rispose sicuro, ottenendo da Pomona Sprite un sorriso rassicurante.

-Ok, entrate- disse loro, dopo aver scambiato un paio di parole con il collega.

Non appena Madama Chips li vide, disordinati, arruffati e, nel migliore dei casi, coperti di lividi, si lasciò scappare una risatina isterica. Fece sedere Draco ed Hermione sullo stesso lettino, uno di fianco all’altra, mentre con un gesto invitava gli altri, feriti in modo più lieve, ad accomodarsi dove volevano, promettendo loro che li avrebbe visitati il prima possibile. Valutò con espressione esperta i due, soffermandosi principalmente sul taglio alla testa della Gryffindor e sullo squarcio dello Slytherin.

- Malfoy, per favore, tenga tamponata la lacerazione della signorina Granger, mentre io mi occupo di lei- disse, dopo aver preso deciso chi dei due avesse la precedenza.

Inutili furono i cavallereschi tentativi del biondo di cedere il posto alla fidanzata, affermando di sentirsi nel pieno delle proprie energie.

-Chi è qui quella con la laurea in Medimagia, signor Malfoy?- domandò Poppy tingendosi di una preoccupante tinta paonazza.

-Lei, signora Chips - rispose con un filo di voce Draco, realmente spaventato per la salute fisica e mentale della donna.

-Corretto! Quindi mi faccia il piacere di non contestare più le mie decisioni, ha capito?-

Ammutolito, si voltò verso Hermione. Gli stava sorridendo, mentre con una mano gli porgeva un panno sporco di sangue e con l’altra si reggeva i capelli ricci e spettinati sopra la nuca. Sul polso sottile, il braccialetto brillava alla luce delle candele che illuminavano a giorno quella stanza. Su di lei, c’era l’iniziale del suo nome, che lei aveva deciso di indossare. Su di lei, come sul suo petto, c’era il simbolo del loro amore.

Prese l’oggetto che le stava offrendo, invitandola a girarsi un po’ per facilitarlo. Lei lo fece, presentando alla vista di lui le linee armoniose del suo collo perlaceo, che tante volte aveva baciato. Se chiudeva appena gli occhi, poteva ancora percepire la consistenza della sua pelle sotto le labbra e il profumo alla vaniglia di lei che tanto lo inebriava.

-Non ti fa schifo il mio sangue?- domandò all’improvviso Hermione.

La domanda lo stupì, nonostante da tempo sapesse che, prima o poi, gliel’avrebbe posta. La eluse, come sapeva fare benissimo.

-Perché dovrebbe?-

-I miei genitori erano Babbani – rispose sicura lei.

-Mio padre è un assassino rinchiuso ad Azkaban, mi lascerai per questo?- le chiese ancora lui.

-No-

Lui sorrise. Quella negazione, per lui, valeva più di mille altre conferme.

-Stanne certa, Granger: non ti libererai mai di me!-

 

***

 

Era stata l’assenza di quella presenza, tanto delicata e continua da divenire un’abitudine, a smuoverlo. Era stata la rabbia per quell’uccisione ingiusta a motivarlo.

Si alzò, gettando a terra il Mantello dell’Invisibilità. Da quanto tempo quei due aveva lasciato il luogo in cui Silente era stato ucciso? Per quanto tempo era rimasto immobile, sperando di svegliarsi da quell’incubo tanto doloroso? Troppo, si disse, prima di lanciarsi all’inseguimento. Potevano essere lontani, potevano aver già raggiunto i confini di Hogwarts, dove avrebbero potuto attuare una Smaterializzazione.

Doveva impedirlo, in memoria del grande mago che, quella notte, era caduto.

Percorse rapidamente gli scalini della scala a chiocciola, celata dietro la porta da cui quei due Mangiamorte erano fuggiti. Saltò, evitando un paio di gradini, e atterrando con un piccolo tonfo. Poi, corse.

Senza fermarsi per prendere fiato, senza concedersi una pausa. Nell’aria percepiva l’odore del sangue e i rumori della battaglia.

Si, qualcuno stava combattendo quella notte, qualcuno era morto.

Nick-Quasi-Senza-Testa tentò di fermare la sua corsa, ma senza alcun riguardo Potter lo attraversò, rabbrividendo a causa della terribile freddezza del trapasso.

Alla fine, raggiunse la battaglia. Nessuno osava avvicinarsi, anche a causa della muraglia di professori che impediva il passaggio. Non appena lo vide, però, il centauro Fiorenzo gli cedette il passo. Un piccolo spiraglio tra il muro e il suo corpo equino che il ragazzo non tardò ad utilizzare.

Vide Piton, lontano dagli scontri, e Belby, di pochi passi più avanti a lui.

Il terreno di battaglia era stato pesantemente danneggiato: tutte le finestre giacevano in frammenti colorati sui fili d’erba del cortile interno, i muri erano ricoperti di bruciature e distrutti in più punti e le rovine di una grande statua avevano trovato riposo sul gelido pavimento.

Drew stava cercando di impedire a Fenrir di fuggire, ma il licantropo trovò il supporto dei Mangiamorte superstiti, i quali, fino a quell’istante prima, si stavano battendo con Lupin, Tonks e la McGranitt. Fu proprio quest’ultima a notare il suo arrivo, ma, a differenza delle sue aspettative, non gli ordinò di andarsene.

-Prendilo!- urlò la professoressa, indicandogli l’angolo dietro cui Piton era sparito.

Mai, come in quel momento, fu felice di obbedire alla sua Direttrice. Corse, mentre dietro di lui la situazione stava precipitando.

Due dei Mangiamorte con cui i professori e i membri dell’Ordine stavano combattendo, decisero di rimanere indietro per dare agli altri tre, il Licantropo e i due Carrow, la possibilità di fuggire. Ninfadora, caduta in errore, venne Schiantata e perse i sensi.

Quando Harry attraversò la porta d’ingresso di Hogwarts, si rese conto di essere circondato dai nemici. Una fattura lo colpì alla schiena, facendolo gridare per il dolore: i suoi inseguitori lo aveva già raggiunto. Si voltò. Doveva fermarli, così da potersi concentrare solo sul raggiungimento dei suoi avversari.

Tre contro uno.

- Impedimenta!-

Quella voce ebbe il potere di riempirlo di speranze: Drew era venuto in suo aiuto.

-Corri, Harry!- gli disse l’uomo prima d’ingaggiare una lotta cruenta e rapida con i tre Mangiamorte.

Harry ripartì all’inseguimento.

 

Drew, preso dal combattimento, notò appena Harry che lanciava incantesimi contro Piton, il quale, dopo averli vanificati senza la minima difficoltà, rispondeva al fuoco del ragazzo. Capì immediatamente la situazione, per quanto molteplici carenze gli impedissero d’avere una visione completa, ma non potendo raggiungere Potter prima di aver sconfitto i tre Mangiamorte con cui stava combattendo, fu costretto a desistere. Il trio avversario, fortunatamente, sembrava non essere molto in sincronia e fu proprio sfruttando ciò che riuscì a sopraffarli.

Concentrò i suoi affondi mentali su Fenrir, che aveva perso gran parte delle proprie capacità in Occlumanzia a causa della lenta fusione della sua natura umana con quella da Licantropo. Al terzo assalto, l’uomo cadde al suolo, prendendo a rotolare mentre con le mani si teneva la testa. I Carrow, intimoriti dalle urla di dolore del compagno, alzarono subito le proprie barriere, sperando che fossero sufficienti per inibire le abilità di Legilimente di Drew. La donna, però, la quale non era molto preparata in questo ambito, smise di prestare attenzione agli attacchi fisici del professor Kennan. Costui, infatti, dopo aver puntato la bacchetta su Amycus, ruotò rapidamente il polso, colpendo Alecto con la propria fattura.

-Ottenebro!-

L’incanto la colpì in pieno volto, sbalzandola indietro. Quando si rialzò, tastando il suolo attorno al proprio corpo, le iridi dei suoi occhi erano divenute nere, lasciandola completamente cieca.

-Ma questa è Magia Oscura di alto livello!- esclamò sconvolta non appena comprese la gravità della situazione.

-Oscuri mezzi per un candido obbiettivo- rispose il ragazzo, pronta a colpirla nuovamente.

Non sapendo da quale direzione provenissero gli attacchi nemici, Alecto fu presto Disarmata e Impastoiata.

-Sorella!- urlò Amycus, prima di rimettersi immediatamente sulla difensiva, pronto a proteggersi da Drew.

Dopo i primi incantesimi, che a stento il Mangiamorte riuscì ad evitare, questo cominciò ad implorare pietà.

-Sei così vile da non riuscire neppure ad essere sconfitto in silenzio, Carrow?- gli domandò il ragazzo. Nei suoi occhi blu, gelidi e luminosi in quella nottata buia, vi era un disgusto che solo poco volte Drew aveva provato.

- Umbras Oppugno- concluse gelido, cominciando subito a correre verso Harry, il quale, a sua volta, rincorreva Piton e Belby. Spettrali figure senza volume circondarono il Mangiamorte e si avvolsero attorno al suo corpo, come una tela preziosa avrebbe fatto con le membra di una dolce fanciulla. Le sue urla, presto, furono soffocate da quelle ombre nere come il buio dell’Ade.

A pochi metri da Potter, Drew interruppe la sua corsa. Il ragazzo, probabilmente, non se ne era neppure accorto, ma, sul limitare della Foresta, la casa di Hagrid stava andando a fuoco. Ad appiccare l’incendio era stato Belby, il quale precedeva il professore di Difesa contro le Arti Oscure di una decina di metri. Quest’ultimo, infatti, sembrava voler duellare con colui che lo stava pedinando. Kennan osservò la scena in silenzio, deciso a prendere la decisione che gli sembrava più giusta.

Lo avrebbe lasciato solo, così che potesse combattere la propria battaglia. Velocemente, raggiunse la rustica capanna del guardiacaccia. Poco dopo, il mezzo gigante uscì dalla porta di legno bruciacchiata, reggendo sulla schiena il suo cane Thor. Entrambi sembravano stare bene.

- Drew! Per Merlino, questa si che è fortuna!- esclamò Hagrid non appena lo vide.

Con un paio di “Aguamenti” ben lanciati, ovviamente solo da parte del più giovane, l’acqua che comparì fu sufficiente a spegnere il rogo.

Quando si decise ad osservare il duello in corso tra Severus e Harry, il secondo era steso a terra, in balia dell’altro che, con il viso trasfigurato dalla rabbia, lo sovrastava. Distinse chiaramente la mano di Piton alzarsi, pronta a lanciare una maledizione.

Agì, irrompendo nella mente di quell’uomo. Tentare di oltrepassare le sue difese avrebbe richiesto troppo tempo e fatica, se mai queste fossero potute cadere. Si limitò, dunque, ad alcune immagini.

Gli occhi neri del Principe Mezzosangue perlustrarono l’ampio giardino fino a quando non incontrarono i suoi. Il suo viso era impassibile, ma le magie che lanciò non furono atte a ferire Harry. Si concentrò, infatti, sullo scioglimento di quelle che Drew aveva lanciato contro i Mangiamorte.

Presto i loro tetri mantelli neri, superati i confini di Hogwarts, svanirono nel turbinio di affrettate Smaterializzazioni.

 

***

 

Madama Chips, in quel momento, si stava prendendo cura di Daphne, la quale aveva cercato in ogni modo di evitare quel controllo. Come era prevedibile, infatti, la grande quantità di incantesimi Dissimulanti non passò inosservata e l’infermiera le chiese di scioglierli, così che potesse controllare la sua vera pelle e non quella creata mediante una magia. La ragazza, ovviamente, si oppose, ma nulla poté quando alla donna si aggiunsero anche il professor Lumacorno e la Sprite. I numerosi lividi ebbero il potere di spaventare la povera Poppy che prese ad armeggiare con tutti i suoi medicamenti per alleviare quella sofferenza alla ragazza. Tutte le domande che la professoressa di Erbologia le fece vennero abilmente schivate o evitate con scuse fantasiose ma credibili.

-E questa bruciatura vicino alla caviglia, te la sei fatta sempre cadendo?- insistette la signora Chips.

-A dire il vero, quell’abrasione pesa sulla mia coscienza. Non dovevo proprio obbligarti a salire su quella moto … stupidi trabiccoli Babbani!- si intromise Blaise, salvando la situazione e ottenendo un’occhiata riconoscente dalla fidanzata.

Per Draco ed Hermione, tutto sommato, il controllo e la medicazione erano state più rapide. Il primo, dopo aver dovuto stringere i denti a causa delle gocce d’essenza di Dittamo che la donna aveva versato sul suo taglio profondo, era stato fasciato minuziosamente, con l’incontrovertibile prescrizione d’evitare ogni sforzo eccessivo. La Granger, invece, non aveva avuto alcun problema con la sua ferita alla testa, ma, in compenso, aveva urlato di dolore quando l’infermiera le aveva riassestato la caviglia malandata con una spinta leggermente ruotata di lato. Il povero Draco, che si era offerto di darle la mano durante quell’operazione, se ne era immediatamente pentito, rendendosi conto che, in quel modo, si era quasi guadagnato anche la frattura di un paio di dita. Quando anche il piede della Gryffindor fu spalmato abbondantemente di unguento e, poi, bendato, i due furono liberi di rilassarsi su quel letto di infermeria, luogo da cui nessuno aveva la concessione di uscire fino a quando qualcuno non sarebbe venuto a dire loro che la battaglia era finita.

Per precauzione, gli ingressi di tutte le Sale Comuni erano stati sigillati con la magia e ogni fantasma era stato messo a guardia della soglia della propria Casa. Un’intricata rete di comunicazione basata sul passaggio di notizie da quadro a quadro, poi, portava le informazioni fino all’interno dell’Infermeria, dove un dipinto di Dylis Derwent, gemello a quello presente al San Mungo e nell’ufficio del Preside, teneva ogni ora un dettagliato rapporto su ciò che stava accadendo. Purtroppo, spesso gli eventi venivano ingigantiti.

Petardi Cinesi liberi di scorazzare per i corridoi esclusi, comunque, l’ex Preside di Hogwarts sembrava essere certa che qualcuno dei “buoni” era disteso a terra. Lo scorrere del tempo, dunque, era divenuto una insopportabile attesa dell’arrivo di qualcuno ferito o, nel peggiore delle ipotesi, morto.

-Dovresti cercare di dormire- disse Draco ad Hermione.

Sapeva benissimo che la ragazza non gli avrebbe mai dato ascolto, ma non preoccuparsi per lei, lo avrebbe fatto soffrire più dei suoi rifiuti.

-Anche se lo volessi, non riuscirei a farlo. Stiamo tutti aspettando la stessa cosa, qui-

Malfoy si guardò attorno.

Ron e Ginny, stretti in un angolo, sembravano non voler rivolgere la parola a nessuno, tant’è che il ragazzo rifiutò persino il tè caldo preparato con le foglie secche di una delle piante della Sprite che Denise gli porse. Entrambi, evidentemente, sembravano essere in ansia per Harry, amico e fidanzato, e per un certo Bill, che Draco comprese essere loro fratello maggiore. Neville e Luna, intanto, si limitavano a guardare fuori dalla finestra, nella speranza di vedere chissà quale animale immaginario. Daphne, obbligata a letto, si limava nervosamente le unghie e Blaise, invece, seduto sulla sponda del letto della fidanzata, teneva gli occhi chiusi, spalancandoli ad ogni minimo rumore. I professori, infine, parlottavano piano tra loro: i loro volti erano mesti, le loro espressione tetre e le loro conversazioni appena bisbigliate.

No, non c’erano buone nuove in arrivo.

Hermione posò la testa sulla spalla di lui.

-Sei preoccupata per Potter?- le domandò il biondo.

-È con Silente, perché dovrei esserlo?- gli rispose lei, con un’altra domanda.

-Non lo so, dimmelo tu. Non sono io quello che guarda ogni dieci secondi la porta, sperando che qualcuno entri-

La ragazza rimase in silenzio.

-E se ci fossi io oltre quella porta?- insistette Draco.

Lei, questa volta, non ebbe dubbi sulla propria risposta.

-Io sarei al tuo fianco-

 

La porta si spalancò.

La prima ad entrare fu Minerva McGranitt. Scompigliata e con qualche strappo sulla vestaglia, ma salda nella sua autorità e nel suo portamento elegante. Solo il viso, affaticato e stanco, era segnato da un velo di preoccupazione. Si era fatta strada in quella stanza, senza badare a mezzi termini per entrare.

Subito i suoi colleghi accorsero, ma li fermò, scostandosi di lato e indicando chi la seguiva con un cenno. Remus Lupin, infatti, reggeva Bill Weasley, il quale era privo di sensi. Lungo la strada che avevano percorso, una scia di gocce di sangue, scivolate dal suo viso sfregiato, segnava la via verso quel luogo.

-Madama Chips, la prego, si occupi del ragazzo- disse sicura la donna, con quella che nella forma era una richiesta, ma che nei toni non poteva che essere ritenuto un ordine. L’infermiera annuì e, dopo aver indicato un letto a Lupin su cui l’uomo potesse posare il ferito, si mise all’opera. Non ebbe bisogno di più d’un rapido sguardo per riconoscere le tracce di un Licantropo.

-Un Mangiamorte è stato ucciso da una Maledizione Senza Perdono lanciata da un suo compagno, che abbiamo catturato assieme ad un altro. Tre, però, ci sono sfuggiti. Severus, Harry e Drew li hanno inseguiti- sintetizzò la donna, massaggiandosi le braccia doloranti – Pomona, Horace, avete visto Filius? Era andato a svegliare Severus, ma solo quest’ultimo ci ha raggiunti in battaglia-

I due interpellati negarono con la testa. Minerva fu felice di aver mandato Ninfadora a cercare l’uomo.

Alle fine, però, giunse loro quella notizia che mai nessuno avrebbe preveduto.

- Albus Silente è morto- disse Dylis dal suo quadro.

 

***

 

Tutti in silenzio, stretti attorno al capezzale di Bill Weasley, sperando che le sue ferite non gli fossero mortali e che, nello sventurato caso in cui lo fossero, Molly riuscisse a dire addio al proprio figlio, prima che questo si lasciasse scivolare nel Limbo. Ginny, nel frattempo, piangeva sulla spalla del fratello. Mai, prima, Hermione l’aveva vista così fragile. Vederla così la impietosi a tal punto da toglierle la forza di consolarla.

Si ritirò lontana da quel letto, trascinandosi dietro Draco, che la seguiva senza fiatare. Si tenevano la mano, forse troppo rispettosi per la situazione in cui si trovavano per cercare un contatto più ravvicinato. Il ragazzo non dovette impegnarsi troppo per rivedere nei comportamenti di lei quelli che avevano riempito le ore successive alla morte dei coniugi Granger.

-Usciamo un attimo- le sussurrò, pronto a prenderla in braccio pur di trascinarla fuori da quel posto.

Stranamente, lei obbedì senza fiatare.

Ebbero solo il tempo di percorre un corridoio, zoppicando entrambi, prima che la ragazza si fermasse, gettandosi tra le braccia dell’altro e afferrandosi alla sua schiena. Nascose il viso sul petto di lui, trattenendo a stento i singhiozzi.

-Se solo non fossi stata così cocciuta, se solo avessimo fatto rinchiudere Belby ad Azkaban prima che accadesse tutto questo- ripeteva, con le gote rigate dalle lacrime.

Draco si limitava ad ascoltarla, a farla sfogare, facendole sentire che lui era con lei.

Alla fine, dopo averle dato il tempo di argomentare quelle che erano le sue tesi, la costrinse ad ascoltare.

-Silente era vecchio, sarebbe morto comunque. Certamente, non sei stata tu la causa del suo decesso- controbatté Malfoy, accarezzandole i capelli – Per quanto riguarda Bill, è cosa risaputa che i Weasley sono difficili da estirpare, figurati se un paio di graffi lo uccideranno. E Lupin è stato chiaro: non sappiamo quanti aspetti dell’essere Licantropo erediterà, visto che Fenrir era in forma umana-

La lasciò riflettere per pochi istanti su ciò che aveva detto, in modo che fosse in grado solo di riconoscere la veridicità delle sue affermazioni, senza, però, che avesse la possibilità di trovare una argomentazione contraria.

-Ok?- le chiese.

Lei annuì piano, prima di mormorare un ringraziamento. Lui, in compenso, esigette un bacio.

Quando le loro labbra si separarono, Draco sorrise.

-Ora che ne ho la possibilità, posso farti una domanda?-

Hermione annuì.

-Perché diavolo non hai dato un segno di vita mentre eri distesa in biblioteca? Ho creduto che fossi morta! E mi sono pure lanciato contro sei Mangiamorte, rischiando la pelle per nulla!-

Lei rimase basita.

-Ero svenuta, come facevo a dirti che ero viva?- domandò, sconvolta per il genere di discussione che stavano intrattenendo, ma fondamentalmente divertita – E, comunque, dove era finita la tua nobile cavalleria? Quando sono rinvenuta tu avresti dovuto già aver vendicato la mia morte o essere caduto durante l’impresa!-

Interdetto, l’altro non si fece pregare per darle una risposta.

-Ma hai visto lo squarcio sulla mia gamba?-

-Lo “squarcio” sarebbe forse quel graffietto per cui hai urlato come un bambino quando Madama Chips ci ha messo due gocce d’essenza di Dittamo?- gli rispose, con l’ennesima domanda.

-Si, esattamente quello. E, sentiamo, se io fossi morto per vendicarti, poi tu mi avresti seguito con un romantico suicido d’amore?- la interrogò Draco, ritornando all’attacco.

-Assolutamente no!- esclamò sicura Hermione – Io sono la damigella indifesa, mi sarei limitata a compiangerti per il resto della mia vita e a ricordarti in qualche preghiera-

Lo Slytherin scoppiò a ridere.

-Tu una damigella indifesa? Tu sei più pericolosa di un’Orca armata di clava!-

Nel silenzio innaturale che opprimeva Hogwarts, l’insulto della Granger sembrò ancora più sprezzante.

-Stronzo!-

Lui la obbligò a baciarlo.

-È per questo che mi ami, no?-

 

***

 

Quando avevano fatto ritorno all’infermeria, Harry e Drew li avevano preceduti. Oltre a loro, anche i coniugi Weasley, accompagnati da Fleur, si erano riuniti a loro figlio. Bill, fortunatamente, sembrava stare meglio, anche perché, su richiesta della McGranitt, Drew aveva arginato il più possibile la diffusione della maledizione del Licantropo. La cosa si era dimostrata piuttosto semplice, in quanto Fenrir, quando aveva assalito il ragazzo, si trovava in forma umana.

Unendo i diversi punti di vista di quella serata, i professori, Harry e i ragazzi presenti in quella stanza erano riusciti a ricucire le diverse trame formando un unico drappeggio. Si scoprì così, tra lo stupore di tutti, che colui che aveva assassinato Silente non era Belby ma Piton.

Piton, per cui l’ormai deceduto Preside sembrava nutrire una completa fiducia e che nessuno, compresa la professoressa di Trasfigurazione, aveva pensato di fermare quando lo videro correre dietro al Mangiamorte che aveva ordito tutto ciò. Quello che parve loro un inseguimento, purtroppo, si era rivelato come una fuga. Harry, troppo scosso per riuscire a non farsi prendere dalla rabbia, non ebbe che parole rancorose per Piton, ma tacque completamente sulla missione fallimentare che aveva intrapreso con il proprio mentore. Perché a breve distanza dal corpo dell’anziano, che giaceva scomposto sull’erba, circondato da curiosi sconvolti, vi era il medaglione protetto dalla pozione che aveva tanto indebolito l’uomo, ma sulla superficie aurea di questo non vi era traccia dell’elaborata S, simbolo della Casa Slytherin, e all’interno Potter aveva trovato solo un biglietto firmato con un acronimo di tre lettere.

“R.A.B.”

Tra lo scompiglio generale, accresciuto dal tradimento di Piton, Molly e Fleur, unite come mai prima a causa del dolore comune, continuavano a spalmare con un unguento acre le ferite sul viso di Bill. Ron e Ginny, la quale era rimasta vicina al fidanzato fino a quel momento, si avvicinarono al letto dove il fratello giaceva, accompagnati dal padre che cercava di tranquillizzarli. Quando Harry fu solo, Hermione lasciò la mano di Draco, che continuava a stringere nonostante il ragazzo la tenesse stretta al proprio corpo, e lo raggiunse per abbracciarlo. I due, vittime entrambi dei propri sensi di colpa, cercarono di confortarsi a vicenda.

Lontano dalla Granger, Malfoy notò che l’infermeria si era decisamente svuotata. Non vi era più traccia, infatti, né di Neville, Luna e Denise né di Blaise e Daphne.

Scusandosi, chiese spiegazioni agli insegnanti.

-Prima di venire qui, dopo che siamo riusciti a sopraffare i due Mangiamorte che non erano scappati, siamo andati a riaprire i dormitori. Così, vista l’ora tarda, Minerva ha invitato tutti coloro che non erano legati al ferito – si intromise Lupin, così che la McGranitt e i suoi colleghi potessero continuare a discutere – ad andare a letto. Credo sia il caso, Malfoy, che lo faccia anche tu-

Il biondo annuì.

Si diresse verso l’ingresso dell’infermeria, quando la porta si spalancò per l’ennesima volta. Trafelata, Ninfadora entrò reggendo tra le braccia il piccolo professor Vitious svenuto, che, poco dopo, depose su uno dei letti liberi. I presenti non impiegarono molto tempo a capire che era stato messo fuori gioco da Piton, visto che l’uomo era stato rinvenuto nei pressi della camera di quest’ultimo.

Prima che il trambusto dato dai nuovi arrivati scemasse, la mano di Draco spinse la maniglia e permise al ragazzo di uscire da quella stanza.

-Te ne vai senza salutare la tua fidanzata?- gli chiese Hermione, la quale, ovviamente, lo raggiunse subito.

Si voltò con un sorriso vittorioso sulle labbra.

-Buonanotte, Hermione –

Lo rincorse e, evitando di cadere a causa della propria caviglia fasciata, lo afferrò per la manica della camicia, costringendolo a baciarla.

-Buonanotte, Draco – lo punzecchiò, sciogliendo il bacio.

Immediatamente, le labbra di lui furono di nuovo attaccate alle sue, passionali e calde.

-Perché non vieni nella mia camera? Con tutto questo trambusto, nessuno si accorgerebbe di una Gryffindor intrufolata sotto le coperte del mio letto … - disse lui, esplicitando con il suo respiro caldo molte cose non dette.

Hermione, in risposta, che non avrebbe mai accettato di scendere in quel sotterraneo buio e pieno di serpi e che aveva decisamente troppi nodi da sciogliere nella propria testa, declinò l’invito, anche se con un certo dispiacere.

Lui non sembrò troppo colpito dalla risposta di lei.

-Vai e colpisci, allora- concluse, infatti – Domani voglio essere informato su tutto ciò che Drew ti dirà, ok?-

Avevano parlato molto di quell’anello che, oramai era ovvio, l’aveva salvata da una morte certa. Chiacchierando, poi, avevano scoperto che Malfoy sembrava sapere di cosa si trattasse, sebbene rispondesse ad ogni domanda con un “credo che dovresti chiederlo a Drew”. Così, lei aveva deciso di dargli ascolto.

-Domani mattina, in Sala Grande, potrei essere disponibile a farti un resoconto completo- rispose Hermione.

-Domattina? Ma sai che ore sono?- domandò lui turbato.

-Prendere o lasciare, Malfoy – insistette lei.

Lui borbottò qualche insulto al buon vecchio Merlino, ma alla fine gliela diede vinta anche questa volta.

-Prendo- concluse, avvicinando di nuovo i loro visi e baciandola ancora – Buonanotte –

Lei lo vide infilarsi le mani nelle tasche dei pantaloni e sparire dietro l’angolo alla fine del corridoio.

Buonanotte.

 

***

 

Soli, nell’ufficio di Drew. Lui aveva fatto comparire due tazzine e una brocca piena di tè fumante, sufficiente per scaldare entrambi. Fuori dalla finestra, la notte era padrona. Poche ore prima avevano cominciato il loro duello con i Mangiamorte e lei era quasi morta. Quel quasi stonava, perché un Avada Kedavra andato a segno non da speranze di un ritorno dal mondo dei defunti.

-Non ho molto tempo, la professoressa McGranitt vuole parlare con noi professori per prendere una decisione sul destino di questa scuola- cominciò il ragazzo, mettendo subito in crisi Hermione.

Le era bastato quel pensiero per mandare in tilt il suo sistema nervoso e questo non le faceva sperare in una reazione controllata quando avrebbe finalmente capito cosa portava legato al collo.

-Chiuderete Hogwarts?- domandò preoccupata.

-Può essere- rispose lui, scuotendo piano la testa preda dello sconforto – Affinché una scuola possa essere definita tale, ci devono essere un Preside, degli insegnanti, ma, soprattutto, degli studenti. Posto che nel giro di una sola estate riusciremo a trovare tutti i sostituti necessari, se a settembre il numero di iscrizioni non sarà sufficiente, i portoni di questo edificio resteranno chiusi, il prossimo anno –

La Gryffindor bevve un sorso del proprio liquido ambrato, che scivolò piano nella sua gola, donando un piacevole calore alle proprie membra. Il tono di Drew sembrava essere quasi rassicurante, quindi la ragazza decise di porre questo problema in secondo piano, almeno fino a quando non avrebbe risolto i problemi che lei riteneva più urgenti.

- Cos’è questo?- gli chiese, tirando la catenina e svelando l’anello celato dai suoi abiti.

-L’anello che ti ho chiesto di indossare sempre alcuni mesi fa- replicò lui tranquillo.

-Questo lo so. Cos’altro è?- perseverò Hermione.

Drew cambiò subito espressione, facendosi più serio.

-Si è illuminato?- le domandò, senza rispondere alla domanda che lei le aveva posto.

La sua allieva mosse il capo in segno affermativo.

-Quello che indossi è un oggetto appartenente alla famiglia di mia madre, i Bright. Purtroppo, per uno strano scherzo del destino, questo casato è stata caratterizzato da una grande quantità di nascituri del gentil sesso e, per questo motivo, molte volte è caduto in rovina. Io, per esempio, sono il primo maschio a nascere dal grembo di una Bright da almeno tre generazioni, ma, ovviamente, ho ereditato il cognome da mio padre- le spiegò Drew, prima di focalizzarsi su quella che era l’effettiva risposta alla domanda della ragazza – Quell’anello è da sempre stato il simbolo dell’appartenenza a questo lignaggio e della sua sfortuna. Era tradizione, infatti, che ogni madre, in punto di morte, donasse questo gioiello alla propria primogenita, la quale, da quel momento in poi, sarebbe divenuta la Matriarca della famiglia Bright –

-Ma com’è possibile? Sono certa di non aver mai letto in alcun libro di manufatti tanto potenti da riportare in vita i morti e, nel caso in cui questi esistessero, sono certa che esisterebbero interi tomi in cui vengono descritti fin nei minimi particolari-

Drew le rivolse uno dei suoi soliti sorrisi.

-Ti sbagli, Hermione, quell’oggetto non ti ha riportato in vita- la corresse, prima di cominciare con un’altra spiegazione - Quell’anello risale all’epoca in cui fu forgiata la spada di Godric Gryffindor. Si, quello che tieni tra le mani è frutto della miglior manifattura folletta. Ma l’aspetto più interessante di quell’oggetto è che, in realtà, si tratta di una specie di arcaica bacchetta, di cui il metallo è l’involucro esterno e lo zaffiro, invece, è l’anima. Quell’anello, quindi, non ha fatto altro che azionarsi al posto della tua bacchetta quando non sei riuscita ad usarla. Se tu non avessi conosciuto gli incantesimi per difenderti dalle Maledizioni Senza Perdono e se tu non avessi voluto difenderti da quell’attacco, saresti morta. In conclusione, non è stato l’oggetto che porti al collo a salvarti, ma la tua volontà-

La ragazza lo guardò poco convinta.

-È la bacchetta che sceglie il proprio proprietario, lo dice il vecchio Olivander ad ogni giovane mago che va a fare acquisti nella sua bottega- disse improvvisamente Drew – Scommetto che non c’è più il nome di mia madre, inciso all’interno-

Hermione non ebbe bisogno di controllare. Proprio quella sera, tra lo stupore generale, lei aveva letto il suo nome su quell’anello.

-Quindi, se un giorno un Mangiamorte dovesse attaccarmi alle spalle e io non me ne accorgessi … - provò la ragazza, vedendo il ragazzo che, con un certo dispiacere, portava a termine la sua frase.

-Tu moriresti. Il potere di quel manufatto sta solo nell’abilità di chi lo usa-

Tutte quelle informazioni stavano per farle scoppiare la testa, ma, nonostante ciò, voleva sapere ancora.

-Perché l’hai dato a me?- domandò, infatti.

Drew rimase in silenzio, portandosi le mani incrociate sotto al mento.

-Quando non riuscii a salvare i tuoi genitori, Hermione, mi sentii colpevole e credevo che, in futuro, avresti potuto aver bisogno di una certezza economica che un’orfana non può avere- le disse lui, guardandola negli occhi.

Altre mille domande si composero nella sua testa, tutte bramanti una risposta che solo una persona poteva dar loro.

-Cosa sono gli Impuri?-

Il viso di Drew, solo per un brevissimo istante, fu attraversato da un’ira profonda e mai dimenticata.

-È l’aggettivo con cui vengono identificati i Mezzosangue e i Nati Babbani che entrano a far parte di una nobile famiglia Sanguepuro. In passato erano figure molto diffuse visto che spesso i matrimoni dell’aristocrazia si tenevano tra consanguinei. Questo, infatti, portava alla nascita di neonati deboli e, spesso, affetti da malattie genetiche, i quali se ne andavano prima ancora di poter donare un erede alla propria casata. Così, tutti coloro nati da genitori Non Maghi, dotati di particolari abilità magiche, venivano addottati e ricoperti con un cognome che, il più delle volte, non avevano mai cercato. I Bright, proprio per queste intere generazioni di figlie femmine, lo facevano spesso, ma con il passare degli anni questa pratica è divenuta desueta, anche a causa della nascita di famiglie come i Lestrange e i Malfoy, le quali hanno sempre fatto della “purezza” del proprio sangue un motivo di vanto- le chiarì, prima di concludere il proprio pensiero – Attualmente, credo tu sia una delle poche persone a rientrare in questa categoria-

La notizia, per lei che mai aveva fatto dei genitori da cui era nata un confine limitante od ostacolante, le scivolò addosso. In fondo, rimaneva pur sempre Hermione Granger, nonostante il mondo Magico la ritenesse una quasi Purosangue.

Un piccolo particolare, però, non le tornava. C’era qualcosa di strano in quello che Drew le aveva detto e lei, non se l’era fatto sfuggire.

-Mi hai detto che tu sei il primo maschio dopo tre generazioni di sole donne – cominciò, ponderando bene le proprie parole – ma, allora, come è possibile che tua madre avesse il cognome dei Bright?-

Il ragazzo sfoderò ancora una volta quel suo strano sorriso.

-Intelligente come al solito, Hermione - si complimentò – Quello che sto per dirti l’ho protetto con un incanto Fidelius, quindi non potrai mai rivelarlo: in realtà, mia madre era una Mezzosangue e … -

 

***

 

La Sala Grande, quel giorno, era gremita di studenti e tutti, nessuno escluso, indossavano abiti da cerimonia. Nonostante la grande quantità di persone che riempivano quella stanza, il silenzio era interrotto solo da alcuni rari sussurri al tavolo dei professori e dai rumori delle posate che cozzavano contro i piatti. Nell’ampio tavolo posto trasversalmente rispetto ai quattro occupati dagli studenti delle Case di Hogwarts, gli insegnanti avevano lasciato vuoto l’alto trono al centro, dove Silente soleva sedere. La McGranitt e Drew sedevano vicini, entrambi elegantissimi per la cerimonia, ma, diversamente dalle loro abitudini, i due non si scambiarono neppure una parola. Il Preside, però, non era l’unico assente: Hagrid, infatti, sembrava non essere riuscito ad affrontare la colazione, mentre la sedia Piton era stata occupata da Rufus Scrimgeour, il Primo Ministro. Tra i vari servi di costui, come ebbe il dispiacere di notare Ron, vi era anche suo fratello Percy, il quale non si era minimamente preoccupato della salute di Bill.

Hermione, come richiesto dal protocollo che Drew non aveva tardato a spiegarle, aveva indossato l’anello un tempo appartenuto a Sheila Bright e, ad ogni boccone che riusciva ad inghiottire, si guardava attorno triste e pensierosa. Perché Silente aveva una strana aurea benigna quasi avvolgente e la sua mancanza, era impossibile negarlo, incupiva gli animi di tutti i presenti, Slytherin compresi. Fu proprio su alcune delle persone su questa tavolata che il suo sguardo si soffermò: il primo fu Blaise, stranamente ordinato, forse anche grazie a Daphne, la quale, bellissima come sempre, continuava a curare i minimi dettagli dell’aspetto del ragazzo. Infine, osservò Draco, a lungo.

Non appena lui capì d’essere osservato, alzò gli occhi e, dopo averli incatenati a quelli di lei, sorrise. Hermione gli aveva raccontato tutto ciò che le era permesso divulgare della sua conversazione con Drew e Malfoy aveva preso la notizia molto bene.

“Ora che sei una Purosangue” le aveva detto “devi capire che un matrimonio con uno del tuo rango, magari proveniente da due delle famiglie più importanti di tutta l’Inghilterra, quali casualmente sono i Black e i Malfoy, è la cosa migliore per una giovane donna come te. Quindi, eccomi pronto al sacrificio”. Lei, offesa, aveva precisato d’essere un Impura, non una Purosangue, e gli aveva detto anche che fino al giorno prima lei era ritenuta una Sanguesporco e che sposarla sarebbe stato un gesto sconveniente.

“Hermione, io sono Draco Malfoy! Io posso tutto, soprattutto rendere mia moglie la persona che amo”. Visto che l’argomento si faceva troppo serio per la Gryffindor, concluse dicendo che lei non aveva intenzione di convogliare a nozze fino a quando non fosse diventata una trentenne in carriera, magari con un bel ufficio al Ministero.

Il loro scambio di sguardi fu interrotto dalla McGranitt, che si era alzata mettendo fine ad ogni funereo mormorio.

- È quasi ora- annunciò – Per favore, seguite i Direttori delle vostre Case nel Parco. Gryffindor, dietro di me-

A capo della colonna di Ravenclaw, il piccolo Vitious, ammaccato ma vivo, si sistemava la piccola giacca e Pomona Sprite, pulita ed ordinata come mai prima Hermione l’aveva vista, guidava gli Hufflepuff. Piton, invece, era stato sostituito da Lumacorno, il quale, pavoneggiandosi per la veste verde smeraldo ricamata d’argento che indossava, era divenuto il nuovo Direttore degli Slytherin. Infine, con incedere solenne, Minerva McGranitt si era messa a capo dei Gryffindor.

Gli altri professori, tra cui vi era anche Drew, si accodarono a queste file ordinate e, quando raggiunsero la Sala d’Ingresso, vennero presto raggiunti da Madama Pince, finalmente libera dall’Imperius, e Gazza, prigioniero di un antiquato completo con la cravatta.

Raggiunsero rapidamente il lago, dove centinaia di sedie erano state disposte in modo che fossero rivolte verso una grande tavola di marmo. Molte erano già state occupate, ma comunque, liberi dalla divisione tra Case, i ragazzi riuscirono a trovare posti per tutti loro. Draco ed Hermione sedevano vicini.

Tra tutti i presenti, solo alcuni vennero riconosciuti da quest’ultima: principalmente si trattava di componenti dell’Ordine della Fenice e abitanti di Hogsmeade.

Qualcuno, quando tutti gli invitati arrivarono, cominciò a parlare, ma, nonostante i tentativi della ragazza, questa non riuscì a sentirne che piccoli brani. Da quelle poche parole che le giunsero, comunque, non sembrava un discorso di particolare profondità, quando più un freddo riconoscimento dei meriti di quel grande uomo e una pomposa espressione del proprio cordoglio.

Trascinando i piedi, Hagrid attraversò la navata centrale, portando tra le braccia un drappo di velluto viola, trapunto di piccole stelle dorate, dentro cui era stato avvolto il gracile corpo di Silente. Gli occhi del Guardiacaccia era gonfi di lacrime, come quelli di Hermione non appena lo vide arrivare. Draco le strinse la mano più forte. Anche Ginny, come lei, stava singhiozzando, mentre gli altri, più composti e forti, si limitavano a tendere i muscoli del viso per trattenere il pianto.

Nascosti sotto un leggero velo di acqua verde, un coro di sirene e tritoni cantavano in una lingua incomprensibile. I loro visi increspati erano circondati da corone di capelli violetti. Con questo sottofondo, che parlava di perdita e disperazione, il corpo di Silente fu poggiato dolcemente sulla tavola di marmo.

Non vi furono altri stupidi discorsi quel giorno. Qualcuno urlò e bianche fiamme frementi e luminescenti crebbero attorno a quelle gelide spoglie, divenendo sempre più alte e maestose. Quel fuoco magico produsse un fumo corposo e candido come la neve, che salì in alte spirali, tracciando strane forme. Ne era certa, tra tutte quelle che vennero a crearsi, quella che raffigurava una fenice dalle ali spiegate era la più bella. Infine, quando tutto ciò si concluse, un sarcofago niveo aveva preso il posto del tessuto viola.

Una pioggia di frecce planò nell’aria, andando a conficcarsi nel suolo ad alcuni metri di distanza dalla folla, la quale, però, vide quel gesto dei centauri, nascosti tra gli alberi della foresta, non come un tributo ma come un tentativo di boicottaggio. Poche grida, comunque, che si spensero subito.

Quando la cerimonia finì, Harry radunò tutti i ragazzi in un luogo silenzioso e descrisse brevemente a tutti coloro che non ne erano informati, quale missione gli aveva lasciato Silente.

Lo sguardo di Potter si fermò su tutti coloro che lo stavano ascoltando: Ginny, Ron, Denise, Daphne, Blaise, Draco ed Hermione.

-Silente mi disse di parlarne con i miei amici e di accettare il loro aiuto, nel caso in cui questi si offrissero volontari. Io l’ho fatto. Ritornerò qui a settembre, se ci sarà un luogo in cui rincasare. Poi, però, partirò per trovare gli Horcrux. Non vi chiedo di partire con me, ma non nego d’aver bisogno d’aiuto-

 

***

 

Tutti gli esami erano stati rimandati, tutte le lezioni sospese. Il treno per Londra stava per partire e loro stavano per separarsi. Ron e Ginny sarebbero ritornati alla Tana con la loro famiglia e Bill, finalmente in piedi. Daphne non aveva avuto il tempo di salutare nessuno, invece, perché suo padre, afferrandola per un polso, l’aveva trascinata via con la forza. Blaise, dopo la scena a cui aveva dovuto assistere, rimase in silenzio, forse troppo sconvolto dall’aver visto la propria fidanzata malmenata pubblicamente. Denise ed Harry, invece, erano saliti sul treno, dove presto Hermione li avrebbe raggiunti.

La Granger, infatti, aveva deciso che avrebbe passato l’estate nella casa in cui un tempo avevano abitato i suoi genitori. Viceversa, Draco, scortato da Drew e da Narcissa, che aveva voluto a tutti i costi assistere al funerale di Silente, sarebbe andato nell’attico dove, da alcuni mesi, viveva sua madre.

Quel luogo, dunque, sarebbe stato dove le loro strade si sarebbero divise.

-Posso salutare un attimo Hermione, madre?- chiese Draco, rivolgendosi educatamente alla donna dai capelli biondi che, fino a quell’istante, aveva amabilmente chiacchierato con la fidanzata del figlio.

-Certamente, Draco. Io e Drew ti aspettiamo nella Sala d’Ingresso- rispose gentile la donna, per poi rivolgersi alla Granger – Hermione è stato un piacere parlare con te. Potresti venirci a trovare quest’estate, no?-

La Gryffindor aveva accettato l’invito e, in seguito, le due si erano salutate definitivamente.

-Scrivimi- le disse Draco, mentre la stringeva al petto – Anche ogni giorno, se vuoi-

-Farò il possibile- rispose lei, cercando le sue labbra per un ultimo bacio.

-Se mi tradisci lo verrò a sapere- la ammonì lui, prima d’accontentarla.

-Se lo fai tu, pure. Ma soprattutto, lo saprai tu, perché i tuoi amichetti la sotto- rispose lei a tono, indicando la zona tra le gambe di Draco – si ritroverebbero in un vaso putrido di Magie Sinister prima che tu riesca a mormorare la parola “perdono”-. Detto ciò, i due si scambiarono un lungo bacio.

Infine, si separarono, continuando a voltarsi per vedere l’altro e scoppiando ogni volta in risate sommesse.

 

Seduta vicino a Denise, con Harry che, di fronte a lei, continuava a guardare il paesaggio fuori dal finestrino, Hermione ne sentiva già la mancanza. Si, gli avrebbe scritto non appena avrebbe potuto posare le proprie valige.

Sul suo petto l’anello della famiglia Bright.

Nella sua mente il riecheggio delle parole di Drew.

Nel suo cuore, solo il ghigno di Draco e quell’ultima frase che le aveva detto.

“Solo tu ed io, un giorno”

 

The End

Note dell’Autore

Un anno fa, quando comincia You and Me, decisi che avrebbe narrato gli eventi fino alla fine de “Il Principe Mezzosangue” e, quindi, fino alla morte di Silente. Oggi, con un certo dispiacere, posso dire d’essere almeno riuscito a mantenere questo proposito. Lo avrete capito sicuramente, quel “The End”, in realtà, altro non dovrebbe essere che un “To be continued”. I misteri lasciati tali sono molti e gli eventi da narrare ancora molteplici. Al momento attuale, comunque, dubito che ci sarà un sequel. Non so se qualcuno ne rimarrà dispiaciuto, ma, ahimè, Jerry è volubile e si stanca facilmente.

Così, prima che tutto diventi troppo opprimente e che la scrittura diventi un dovere, mi fermo io, che ho già percorso questa strada e che ne sono uscito sempre sconfitto.

Un finale tronco e meglio di una storia interrotta e incompleta, no?

Con questo, non dico addio al mondo delle fanfiction, anzi. Resterò nascosto nella mia solita ombra, uscendo ogni tanto con qualche recensione troppo lunga e ritornando immediatamente da dove sono venuto.

Ho in testa di scrivere la storia di Oscar, il padre di Blaise, ma credo che, pur rimanendo per ovvi motivi nel mondo della fantastica zia Row, di magico ci sarà ben poco. Quando lo farò? Non lo so, ma, se volete, vi terrò informate.

È questo dunque il momento, di lasciare i miei recapiti.

Il metodo più semplice è quello di mettere un “mi piace” sulla mia pagina Facebook, così, con un semplice click, sarete certe di aver un metodo rapidissimo per entrare in contatto con la mia persona. Questo è il link: Jerry93's Stories

La seconda modalità è quella di controllare assiduamente la mia pagina autore qui su Efp.

Ovviamente, sono sempre qui, quindi, se volete, contattami, vi risponderò appena mi sarà possibile.

 

Ringraziamenti

Ho immaginato spesso questo momento, quando finalmente avrei concluso un mio racconto e avrei potuto scrivere alla fine i miei Ringraziamenti. Ci ho pesato così tanto che, con un po’ di forza di volontà, potrei arrivare a scrivere un libro solo per dire “grazie”. Perché per quelli come me, per quelli che fino a poco tempo fa potevano definirsi “novellini”, ogni percorso è estremamente impervio e ogni consiglio, ogni critica e ogni complimento un rifugio più o meno accogliente in cui rifocillarsi.

Lo so per certo, se fossi stato così metodico e paziente da tenere un diario di bordo, ora non avrei paura di dimenticare qualcuno e procederei a passo spedito, senza perdermi in riflessioni profonde come pozzanghere. Ovviamente, non lo fatto, quindi il timore di dimenticare qualcuno mi assilla.

Il primo “grazie” va a chi sopporta il me nascosto dietro Jerry93, ovvero chi è prossimo ad ottenere almeno la beatificazione. Quindi grazie alla mia famiglia, che, pur andandoci molto vicino, non mi ha ancora fatto rinchiudere in un manicomio, dove almeno potrebbe vedermi per più di quindici minuti al giorno, senza venirmi a cercare nel mio “locus amenus” (noto anche come antro, caverna, luogo di clausura, tana dell’animale in letargo e, per gli estranei, camera del sottoscritto). Poi, grazie a tutti i miei amici, quelli del cinema, quelli della colazione al Santo, quelli delle feste e quelli con cui ho maledetto e insultato ogni professore che mi ha pestato i piedi. In generale, i Soliti. Ma siccome sono logorroico, non intendo essere così breve. Grazie a Luca, per aver avuto la pazienza di spiegarmi come diavolo creare una pagina Facebook e che presto renderò co-amministratore perché non ci capisco niente, grazie a Laura, per aver acceso in me il fuoco della passione per Harry Potter (che ancora non si è spento e che non si spegnerà facilmente), e grazie a Caterina, per le sue uscite imprevedibili, per le sue recensioni via sms da svenimento e per gli infiniti discorsi che teniamo via cellulare. Infine, grazie a Lady Annette, per un’infinità di buoni motivi: perché per prima ha creduto in me, perché ha condiviso con me le gioie e i dolori di una storia sofferta e bruscamente interrotta, perché ha provato a sopportarmi nell’ideazione di una storia mai andata in porto, perché mi ha sbattuto in faccia il mondo delle Fanfiction, perché per prima ha letto tutto ciò che ho scritto, trovando gli errori, analizzando le frasi e annotando particolari, perché ha fondato il Drew Kennan Fan Club, pretendendo di ricevere il professore in carne ed ossa (e in accappatoio), perché ha combattuto, astutamente e di nascosto, per la coppia Daphne e Blaise, perché un po’ ha cominciato a sopportare Draco, perché alla fine ha sempre accettato ogni mia scelta (qualche volta dandomi ragione, ma solo dopo molto tempo), perché ha accettato la mia follia, perché sta catalogando le mie molteplici personalità, perché sopporta la mia paranoia e, infine, perché non ha mai capito come comportarsi con me e di cosa ho veramente bisogno.

Ve l’avevo detto, no, che sarei stato prolisso?

Passiamo, finalmente, a tutti i ringraziamenti di Jerry.

I primi due sono piuttosto controversi, ma ritengo sia il caso di metterli, visto che sono stati la causa della prima lettera della prima parola scritta in questo universo alternativo.

Grazie a Lady Thepesh, prima vera autrice di cui abbia mai letto una fanfiction. Non posso negarlo, sono stato decisamente fortunato. Riporto le parole (anche se le ho prese da due mail diverse per renderle più chiare) che mi scrisse, tempo fa, parlandomi di questo sito “… Efp è un po’ un campo da ginnastica per me … Perché non pubblichi qualcosa su Efp? Potrebbe essere un buon allenamento, credimi …”. Devo dirlo? Si, Lady, ti ho creduto e non posso che dirti grazie per questo consiglio. Messaggio personale politicamente scorretto: ogni buon servo continua a portare a termine i propri incarichi e doveri anche in assenza della propria Padrona, fino a quando questa non lo pregherà di congedarsi definitivamente. Non voglio litigare con nessuno, né richiedere aggiornamenti, ma spero che la Nostra Signora si ricordi ancora che qui, nella dimora che lei ha costruito per noi, molti la aspettano ancora. Intanto, chino il capo e torno a spolverare la porcellana per il tè e a lucidare l’argenteria.

Il secondo grazie, va ad un vero e proprio mostro sacro, Savannah/Virginia de Winter. Mai, prima delle Sue storie, avevo osato immaginare Draco ed Hermione assieme e, proprio leggendo Lei, è spuntata nel mio cervellino bacato la voglia di dire la mia, di esprimermi. Quindi, Savannah, grazie perché tu, almeno quanto la Rowling, hai dato nuovo impulso al mondo dei libri, avvicinando giovani e adulti alla scrittura, e perché continui ad essere per me quel obbiettivo prefissato che mai raggiungerò. Il “tendere a” sarà sempre per me una piacevole forma d’apprendere. Messaggio promozionale: sosteniamo i buoni libri e le grandi penne, andiamo tutti in libreria e compriamo i libri della serie di Black Friars (andiamo, quante copie ha venduto Moccia? La Domina Virginia ne merita almeno il quadruplo!!!).

Approfitto del momento per ringraziare le altre grandi fanwriter di Dramioni, a cui guardo con una certa invidia, ma, soprattutto, con grande stima: Mirya (grazie anche per aver riacceso in me la speranza di trovare una prof di italiano che scriva fanfiction e per il grande coraggio, sinonimo di una grande donna, con cui affronti tutte le rogne che questo destino ingiusto ti appioppa), Lhoss e poison spring.

Infine (per davvero stavolta), grazie a tutte le persone che hanno letto questa storia, che l’hanno messa tra le ricordate, seguite e preferite (e che mi hanno messo tra gli autori preferiti). Grazie a chi ha messo mi piace sui capitoli e sulla mia pagina Facebook. Grazie a chi ha recensito, di cuore.

Grazie a tutte le mie coetanee con cui ho potuto avere spesso un confronto (SweetTaiga, detta “il Mignolo”, e libera_di_sognare, in particolare) e a tutte le ragazze/signore leggermente più “navigate” che hanno saputo trovare per me le parole più dolci e gentili, le quali non smetterò mai di ringraziare per la loro bontà. Perché non lo nego, sono un bambinone e qui, su Efp, ho trovato l’affetto di molte “mamme”.

Grazie a chi mi segue dal primo capitolo, a chi ha recensito ogni capitolo, a chi ha sopportato i miei aggiornamenti sregolati, a chi ha trovato da poco questa storia e l’ha letta tutta in poco tempo e a chi vorrà lasciare un commento a quest’ultimo capitolo.

Ma soprattutto, grazie alla mitica J.K. Rowling, senza la quale tutto questo non sarebbe mai esistito e a cui appartengono tutti questi personaggi (ovviamente esclusi quelli inventati da me, che appartengono ... a me). You and Me, infatti, è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Detto ciò, che mi spettava di dovere, mi ritiro.
Come al solito, spero a presto,

Vostro, Jerry

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