Dad Snape

di machi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la fine di una guerra ***
Capitolo 2: *** Mio figlio?!?!? ***
Capitolo 3: *** Adrien Belfort ***
Capitolo 4: *** Nancy Belfort ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***
Capitolo 6: *** La Tormenta ***
Capitolo 7: *** Un giorno...in famiglia? ***



Capitolo 1
*** la fine di una guerra ***


Dad Snape

 

La fine di una guerra

 

Severus Piton odiava profondamente quella stanza del San Mungo e non gli importava minimamente fingere il contrario; dopo quasi un mese lì cominciava ad arrabbiarsi sul serio, e non voleva altro che tornarsene a casa il più presto possibile. Per ottenere ciò, poteva solamente lamentarsi costantemente e insultare qualsiasi essere vivente che osasse anche solo avvicinarsi a meno di due metri da lui, anche se in verità non è che quelli gli dessero molta importanza, anzi…

Se solo avesse avuto la sua bacchetta magica avrebbe potuto lanciare qualche maledizione a qualcheduno di loro, peccato che qualcuno dal grande cuore gliela avesse sottratto quando era caduto ferito durante la battaglia contro Lord Voldermort.

Era già abbastanza orribile dover sopportare tutti quelli che si definivano “infermieri” ma che lui chiamava “assassini di neuroni”, ma dover tollerare anche le visite di persone che affermavano di essere preoccupate per lui, quando in realtà avevano passato molti mesi cercando di ucciderlo,era alquanto schifosamente orripilante!

Maledetta maledizione Cruciatus!fino a quando sarebbero durati tutti quegli effetti secondari di cui non si stancavano di parlare quegli assassini di neuroni? Si supponeva che gli stavano somministrando una pozione effettiva che gli facesse sparire tutti i dolori al corpo eppure si ritrovava ancora lì…sicuramente si sarebbe rimesso in sesto prima se fosse stato lui stesso a prepararsi quella pozione, ma ovviamente nessuno gli avrebbe consegnato tutti gli ingrediente necessari per farlo, questo era una cosa che aveva potuto constare qualche giorno prima…doveva rassegnarsi…

-Qualcuno mi ha detto che anche oggi ti sei svegliato con la luna storta..

Severus girò la testa velocemente fissò i suoi occhi neri sulla porta di ingresso; lì si trovava Albus Silente, sorridendogli con la stessa amabilità di sempre e avvicinandosi al suo letto con tutta la confidenza, come se non gli importasse affatto il brutto carattere del vecchio professore di pozioni della scuola di Howarts, continuò a parlare.

-come ti trovi oggi, Severus?

-mi sento come in paradiso- rispose sarcastico Piton, tentando che si notasse tutto il suo cattivo umore.

-si dice in giro invece che sembri assatanato…- Silente sorrise con malizia e Severus si lasciò sfuggire uno sbuffo di protesta- dovresti cercare di vedere questa situazione da un'altra prospettiva; ho parlato con i tuoi dottori e mi hanno detto che dovrai rimanere ancora per qualche giorno, quindi smettila di spaventare i novizi e comportati come l’uomo maturo che in teoria dovresti essere….

Severus a quella affermazione fece roteare gli occhi e per la sua mente passarono mille risposte maligne che poteva dare, ma siccome era sicuro che nessuna di quelle sarebbe servito per cancellare quel sorrisino ad Albus, si limitò a grugnire.

-andimo, Severus!non demoralizzarti!- Silente gli diede una palmata sulla schiena e Piton sentì un dannato dolore ma non lo diede a vedere- vuoi una caramella al limone?

-no, grazie- Severus scosse la testa e cambiò posizione per provare ad accomodarsi meglio.

-non sai cosa ti perdi- Albus si mise un caramello in bocca – uhm…è squisito!i gabbani sono veramente esperti nel fabbricare i dolci, non credi?

-non mi piacciono i dolci, Albus.

-oh, si nota!- il preside rise di gusto- con quel caratterino acido che ti ritrovi…

-oh ma quanto siamo gentili- il professore sospirò; avrebbe dovuto sentirsi infastidito da quel commento, ma, cosi come Albus Silente era abituato alle sue risposte acide, cosi lui aveva imparato a digerire con diplomazia quei commenti ironici.

-oggi sei particolarmente adirato, Severus- Albus alzò un sopraciglio senza perdere il suo sorriso- ti sei alzato con il piede sbagliato? O forse il problema è che non ti sei proprio alzato…

-non ridere, Albus- Severus si mosse lentamente e riuscì a non farsi male con quel movimento- se fossi tu al mio posto mi capiresti…non resisto più a stare qui rinchiuso!

-purtroppo non hai scelta- disse Silente assaporando ancora la sua caramella- dovresti rassegnarti.

-quindi non hai intenzione di fare qualcosa?- chiese il professore che aveva cominciato a sperare in un suo intervento, che lo potesse scagionare da quella dannata prigione.

-rimarrai qui il tempo necessario- replicò Silente con fermezza- ho bisogno che tu sia nelle migliori condizioni per poter cominciare un nuovo anno scolastico.

-mi stai offrendo il mio vecchio posto?- disse Severus perplesso; non aveva neanche valutato l’idea di ritornare a Howarts, ma doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto poi cosi tanto tornare a insegnare.

-Certo!dubito di poter trovare persona migliore di te in questa disciplina.

-avrei preferito il posto di difesa contro le arti oscure…lo sai quanto ci tengo.

-oh! Ma l’ho già promesso ad un'altra persona- come ogni anno Severus sollecitava quel posto, come se facesse parte di qualche bizzarra tradizione, e ogni anno lui gliel’aveva negato. Ma questa volta Piton non sembrava particolarmente arrabbiato, difatti sembrava quasi indifferente.

-e a chi, se è lecito saperlo?

-be’ il nuovo professore è Remus Lupin..- rispose Silente dopo aver riflettuto se fosse stato necessario rispondere.

-si, be’…in effetti è il più indicato dopo che ha contribuito nella battaglia contro Tu-sai-Chi..-Piton fece una espressione di rassegnazione- credo proprio che mi tocchi tornare in quel buco…

-lo dovrei prendere per un si?- chiese Silente divertito e vedendo che Piton fece un cenno di assenso continuò sorridendo- e ti andrebbe di essere ancora il capo della casa dei Serpeverde?

-sarà un piacere vincere la Coppa della Casa a Minerva- gli occchi oscuri di Severus brillarono con malizia – in questi ultimi anni mi stavano seccando tutte quelle vittorie dei Griffondoro….

-vittorie più che meritate- fece notare Silente.

-almeno ora che Potter e i suoi amichetti non ci sono più, non potrai più dare alla loro casa dei punti all’ultimo momento togliendo la vittoria ai serpeverde, vero?- Albus rise sotto i baffi, facendo che Piton si preoccupasse- non mi dirai che Potter ritornerà ad Howarts?

-vuole essere un auror, Piton- spiegò il preside con diplomazia, cosciente del fatto che stava per dare una brutta notizia all’uomo davanti a lui – e questo significa che dovrà superare l’ultimo corso ad Howarts per poter entrare nell’accademia Noxford

-maledizione!!!...quel ragazzo ha sconfitto il Lord Oscuro!non è sufficiente per ammetterlo in quell’accademia?- si lamentò Severus irritato.

-temo che Harry non voglia trattamenti speciali- chiarì Silente- afferma che vuole essere trattato come tutti gli altri e quindi tu dovrai fargli un altro anno di insegnamento…a lui, alla signorina Granger e il signorino Weasley.

-perfetto! E io che avevo sperato di essermi liberato di lui…

-non fare cosi, Piton. Si tratta solo di qualche mese…

-sono disposto ad approvarlo solo per togliermelo dai piedi.- confermò Piton dando sfogo ai suoi pensieri- sono ancora in tempo per rinunciare al posto, non è vero?

-temo di no, Piton.

 

Questo è solo l’inizio ragazzi! È la mia prima fic su Harry e ho voluto farla su Piton perchè il mio personaggio preferito (nemmeno io so il perchè ma è cosi)…spero che l’idea non sia male e soprattutto vorrei che mi diceste cosa ne pensate di questo chap!

 

 

 

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Capitolo 2
*** Mio figlio?!?!? ***


Dad Snape

 

MIO FIGLIO?!?!?!?!?

 

 

In una macchina alquanto lussuosa, Edwar Burns arricciò il naso alla vista di quel paesaggio: case vecchie situate proprio di fronte a un fiumicello pieno di spazzatura, buttata da chissà chi.

Pensava che quello non fosse proprio il posto adatto per la crescita di un bambino, ma finì con il dirsi che lui non era nessuno per decidere dove dovesse abitare quel bambino, che in quel momento si trovava proprio seduto dietro abbracciato ad un orsetto di peluche.

Il bimbo, che guardava attentamente aldilà del fiume, non aveva più di quattro anni, e sembrava ancora più piccolo per la sua età: bassino e magro, aveva poi i capelli neri molto corti, pettinati con grazia e aveva la carnagione molto chiara.

Quello che più attirava l’attenzione degli altri, erano proprio i suoi occhi, grandi, neri e dallo sguardo penetrante, forse troppo, come se sapesse tutto di tutti.

 

In quel momento sembrava molto spaventato e perso, e chi non lo sarebbe stato?!
Aveva appena perso la madre e l’unica persona che gli era rimasta nel mondo era l’uomo che stavano andando a trovare quella mattina, suo padre, del quale non aveva mai visto neanche l’ombra.
Il bambino, in quel momento, non poteva sentire altro che paura, e chiunque lo guardasse non poteva far altro che provare tenerezza.

Il signor Burns scese dal veicolo e si guardò intorno; non sembrava che in quel posto abitasse molta gente, ma il luogo sembrava tranquillo nonostante sembrasse abbandonato. Aprì la porta posteriore e il bambino lo guardò attentamente, senza mollare il suo orsetto e senza muovere un muscolo, come se aspettasse che il signor Burns gli dicesse cosa fare.

-andiamo Adrien- gli disse porgendole la mano e il bambino si aggrappò a lui come se fosse il suo salvatore –Tuo padre abita in questa casa.-

Adrien Belfort uscì finalmente dalla macchina; con una mano teneva il suo orsacchiotto, l’altra era stretta a quella di Edwar e tremava.

-non essere così nervoso- gli disse Edwar –andrà tutto bene, Adrien.-

-Papà mi vorrà?- domandò Adrien alzando la testolina per vedere meglio Burns; quella era una domanda abbastanza normale data la situazione e l’uomo non aveva una risposta da dare al bambino, dato che lui stesso non conosceva quel tale di Severus Piton.

-Certo che ti vorrà!- disse, con un tono veramente convincente –è tuo padre!- concluse passandogli una mano sulla testa.

Adrien non sembrò molto convinto, ma non disse nulla; si limitò ad abbassare il capo e a lasciarsi portare dal signor Burns dall’altra parte della strada che lo separava da quella casa.

Edwar, nonostante fosse abituato a fare cose del genere, era molto nervoso in quell’occasione; si era affezionato particolarmente ad Adrien in quegli ultimi giorni e desiderava profondamente che le cose gli andassero bene.

Durante il periodo che aveva trascorso nell’orfanotrofio, era solito stare da solo, così triste che nessuno degli altri bambini si era avvicinato a lui per giocare; se qualcuno ci aveva provato, Adrien si era sempre rifiutato… senza ombra di dubbio, la morta di suo madre, l’aveva ferito moltissimo, nonostante Burns era fermamente convinto che un bambino così piccolo non  potesse capire il significato della morte.

Adrien sembrava un ragazzino speciale, dava l’impressione di sapere più cose di quelle che sa un bambino della sua età, e ciò si rifletteva nel suo sguardo.

Il signor Burns rimase in piedi di fronte alla porta d’entrata e guardò un’ultima volta Adrien; lasciò la valigia che conteneva le cose del bambino a un lato, e suonò il campanello.
Notò come Adrien si irrigidì e gli strinse ancora di più la mano: tutto sarebbe andato bene, tutto doveva andare bene…

Severus Piton stava cercando di preparare qualcosa da mangiare quando sentì il suono del campanello; era tornato dall’ospedale il giorno prima e aveva dedicato tutto il tempo a riordinare casa sua.
Quando appunto sentì il suono del campanello, stava giusto facendo cadere la padella piena di olio caldissimo per terra, ma per fortuna non aveva perso i suoi riflessi e non succedette niente; era convinto che fossero i suoi vicini o qualche venditore e stava già pensando alle frasi più sgradevoli da dire per toglierseli di torno, quando aprì la porta…

-è lei il signor Severus Piton?

L’uomo aveva parlato con decisione, guardandolo negli occhi; il bambino che l’accompagnava facevo lo stesso, anche se sembrava spaventato.

-sì…- disse con voce dura, guardando il ragazzino di sottecchi, all’improvviso gli sembrò che quel moccioso assomigliasse a qualcuno di familiare, ma non riusciva a ricordare chi.

-sono Edwar Burns- riprese l’uomo, allungando una mano per stringere quella di Severus –sono un’assistente sociale.

Severus gli diresse uno sguardo indifferente; era un’assistente sociale, ok… e allora?

-potremmo parlare?- domandò il signor Burns facendo capire di voler entrare in casa.

- e di cosa?- chiese bruscamente Severus, incrociando le braccia, deciso a rimanere fuori.

-su Adrien…- rispose Edwar, collocando il bambino davanti a lui. –Adrien Belfort.

-che cos’ha lui?- chiese Severus guardando quel nanerottolo con freddezza, con disprezzo forse anche con un po’ di curiosità…

-guardi…- Edwar mise le mani sopra le spalle del bambino, il quale continuava a stringere il suo orsacchiotto di peluche. –non credo che sia il luogo adatto per parlare di questo argomento, le dispiace se entriamo!?

Severus era molto tentato di rispondere Sì, ma c’era qualcosa negli occhi di quel bambino che gli faceva pensare che forse doveva ascoltare quello che avevano da dire.

Si fece da parte e fece entrare i due intrusi i quali si guardavano attorno incuriositi, per motivi differenti ovviamente.

-non ho niente da offrirvi- disse Severus secco; il volto di quel moccioso gli sembrava sempre più familiare. –di cosa dovremmo parlare esattamente?

-come le ho detto prima- disse Edwar facendo sedere sopra le sue gambe Adrien, -volevo parlargli di Adrien Belfort.

-che cos’ha questo bambino?- domandò Severus per la seconda volta.

-Non so se lei si ricorda della signorina Nancy Belfort…

Severus fece mente locale; non ci mise molto a ricordare Nancy, una donna che conobbe cinque anni prima, più o meno, e con la quale ebbe una breve flirt… non era molto sicuro sul cognome ma credeva di ricordare che fosse di origini francesi…

-Mi ricordo di lei, sì.

-bene- Edwar sorrise, sembrava sollevato nell’ascoltare quella risposta –dunque… Adrien è figlio di Nancy

-e io che c’entro, scusi…- Severus alzò le spalle senza capire ( o meglio, senza voler capire).

-ebbene, Nancy Belfort assicura che lei sia il padre di suo figlio… cioè, che Adrien è suo figlio signor Severus.

Piton rimase molto serio, cercando di assimilare il significato di quelle parole… un secondo dopo, fece un ghigno… quello era uno scherzo! Quel moccioso suo figlio?! Era impossibile; lui non aveva figli, lui mai sarebbe potuto essere padre di nessun bambino. Era tutto assurdo.

-ma che sta farneticando?!-

Adrien si era stretto tra le braccia del signor Burns senza avere il coraggio di vedere quello che era suo padre.

-Nancy Belfort è deceduta qualche giorno fa signore- spiegò Edwar con tono dispiaciuto –lei e la signorina Belfort avete avuto una relazione qualche anno fa, e il frutto di questa relazione è Adrien. L’ultimo desiderio di sua madre- disse indicando Adrienè che lei si prenda cura del bambino.

-ma… questo è impossibile!- disse Severus ricominciando a ridere –Io non ho figli…

-Abbiamo cercato di localizzarla prima che la signorina Belfort morisse affinché lei potesse spiegarle tutto personalmente, ma non siamo riusciti a trovarla- Edwar cercò nelle sue tasche, fino a trovare una busta perfettamente piegata –mi chiese di darle questa lettera; le parla di Adrien e le spiega i motivi per cui non ha potuto comunicargli prima l’esistenza del bambino.

Severus prese la lettera che Edwar Burns gli porgeva, con le mani un po’ tremanti e l’osservò alcuni secondi con la testa piena di confusione; quando tornò a fissare Adrien finalmente ricordò a chi assomigliasse… aveva i suoi stessi capelli neri, i suoi stessi occhi neri e per di più era piccolo come lo era stato lui alla sua età…

-capisco che per lei tutto ciò possa risultare inaspettato- disse il signor Burns tranquillamente –se ha qualche dubbio potremmo sommettere il bambino ad alcune prove del DNA, ma le assicuro che è suo figlio.

-perchè l’ha portato qui?- domandò Severus con voce debole; la gola aveva improvvisamente cominciato a seccarsi. Ringraziava l’offerta di quell’uomo, ma non aveva bisogno di nessuna prova per rendersi conto che quel bambino era praticamente identico a lui.

-perchè lei è il padre del bambino e perchè, come le ho detto prima, la signorina Belfort desiderava che fosse lei ad occuparsi di Adrien. Il bambino non ha nessun’altro oltre lei.

-ma io non posso…- borbottò Severus indeciso; lui in tutti quegli anni, aveva visto la morte in faccia, ma ora stava cominciando ad avere il primo attacco di nervi di tutta la sua vita. –io non posso occuparmi di lui ora…

-se desidera rinunciare alla tutela del bambino- disse Edwar  con tristezza, percependo il gesto amaro di Adrien, che sembrava sul punto di piangere –potrei occuparmi personalmente di tutti i documenti; noi assistenti sociali ci prenderemo l’impegno di trovargli una buona famiglia.

Severus rimase in silenzio… lui non poteva prendersi cura di un bambino e quell’offerta era molto allettante … lui voleva avere una vita tranquilla, voleva sfruttare la pace che si respirava nel mondo magico dopo la caduta di Voldemort. Guardò Adrien e vide che delle lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhietti da un momento all’altro e, senza capire bene il perchè, si rese conto che non poteva rifiutarlo così, di botto; e si maledisse per questo. Era sul punto di complicarsi la vita.

-anche se lei potrebbe dare un’opportunità ad Adrien- disse Burns suadente, spingendo ancora una volta il bambino davanti a lui, in modo che Piton potesse vederlo in faccia –potrebbe tentare per qualche settimana, e io potrei ritornare per vedere come vanno le cose…

Severus non diceva ancora nulla… tornò a guardare Adrien e, senza rendersene nemmeno conto, annuì con la testa, dando a intendere che voleva provare a tenerlo…

-in questo caso- il signor Burns si alzò dalla sedia in cui era seduto e gli tese la mano –tornerò tra poco signor Severus- si sporse verso Adrien e lo guardò –ti comporterai bene?

Adrien fece cenno di sì con la testa ed Edwar gli diede un bacio sulla fronte.
Dopo Severus l’accompagnò alla porta e rimase sulla soglia di casa, confuso e spaventato, mentre l’uomo si allontanava dalla casa verso la sua macchina…

Un figlio!

Che cosa pazzesca!

Ma, nonostante tutto,nel più profondo del suo cuore, era contento…

Un bambino…

 

Salve gente! Ecco qui il secondo capitolo di quello che si prospetta essere una fic pazzesca (nel vero senso della parola^^) comunque sì, Piton in questa fic nn ha tradito silente né tanto meno l’ha tradito, anzi ha combattuto contro lord Voldemort.

Ringrazio per le recensioni e alla prossima!

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Capitolo 3
*** Adrien Belfort ***


Dad Snape

ADRIEN BELFORT

Adrien trattenne le lacrime quando il signor Burns se ne andò da quella casa; ascoltò il motore della macchina che si allontanava e rimase immobile in quella strana stanza. Abbracciava il suo orsacchiotto di peluche e pensava all’uomo che aveva appena conosciuto: aveva paura di lui.

Adrien non sapeva il perchè; non gli aveva fatto niente di male, non gli aveva nemmeno parlato, ma quando lo aveva guardato aveva sentito una paura atroce, una paura simile a quella che provava quando pioveva. Quella paura che non era in grado di controllare.

Ricordò che sua madre era solita dirgli che non accadeva nulla quando si sentivano i tuoni e i lampi, che era qualcosa di normale, incluso qualcosa di bello; ma Adrien non aveva mai potuto evitare di provare timore e sapeva che nemmeno in quell’occasione poteva farlo.
Il bambino era sicuro che Piton l’avesse preso in antipatica e nella sua mente infantile vi era la possibilità che gli potesse fare del male ora che il signor Burns non c’era più.

Adrien, in quel momento, sentiva la mancanza di sua madre, come non mai. Voleva che sua madre comparisse vicino a lui, che lo abbracciasse e che lo portasse via da quella casa scura. Lontano da quell’uomo tanto strano.

Improvvisamente, Adrien notò che c’era qualcuno alle sue spalle; Severus era tornato in soggiorno e osservava ormai da un minuto il piccolo. Tremava e aveva gli occhi così lucidi che era un miracolo che non fosse ancora scoppiato a piangere… cosa doveva fare con lui? Piton mai aveva trattato con un moccioso della sua età, non sapeva come fare, ma era sicuro che non poteva comportarsi come con gli alunni di Howarts; era nervoso e si sentiva insicuro… cosa cavolo dicevano le persone a un bambino di quattro anni? Di cosa diamine poteva parlare con quel nanerottolo? Che cosa poteva fare, perchè quel bambino smettesse di tremare?

Non era nemmeno in grado di parlare con una voce amabile, non ne aveva mai avuto il bisogno, ma in questo momento doveva parlare con dolcezza, cercando di non spaventare di più il bambino… ma perchè diavolo aveva accettato di tenerlo? Nancy non aveva il diritto di fargli questo; non gli aveva mai detto niente dell’esistenza di questo… figlio, nel corso di quattro anni. Con quale diritto metteva Adrien nella sua vita, così, senza avvisare?

Severus osservò per un momento la busta che il signor Burns gli aveva consegnato; era totalmente bianca senza nessuna scritta e, anche se era molto tentato ad aprirla, decise che quello non era il momento adatto. Prima doveva avvicinarsi al bambino; doveva pensare a qualcosa per riuscire a guadagnarsi la fiducia del bambino se veramente doveva convivere con lui.

Guardò Adrien senza che lui se ne rendesse conto, ma il bambino finì con girare la testa e Severus si rese conto che non assomigliava solo a lui… aveva lo stesso naso di Nancy “per sua fortuna” pensò con un sorriso, e aveva anche la stessa bocca; e quel viso afflitto gli ricordò sua madre Nancy, il giorno in cui si erano lasciati.

Severus si schiarì la voce e fece un passo avanti verso suo figlio, mentre cercava di trovare qualcosa da dire senza nessun risultato; vide che Adrien indietreggiò intimidito e per la prima volta Piton rimpianse di causare quell’effetto alla gente. A Howarts quel “talento” gli era utile per tenere gli alunni in riga, ma in quel momento non serviva a nulla.

Proprio nel momento in cui Piton pensava che le cose non potevano andare peggio, dal camino del salotto vi fu una fiammata verde e comparve un uomo, che si ripuliva la tunica con allegria, senza accorgersi della presenza di Adrien in casa.

-Severus, vengo per vedere come ti senti…

Albus Silente uscì dal camino e guardò direttamente Piton che lo osservava terrorizzato; allora cominciò a guardarsi intorno fino a trovare il visto spaventato di Adrien. Il povero bambino si era appena preso lo spavento più grande della sua vita e si era appoggiato al muro, iniziando a piangere in silenzio stringendo il suo orsacchiotto con più forza.

Silente rimase a bocca aperta e, indicando Adrien, si rivolse a Severus Piton con voce gentile.

-chi è?

Severus strinse i denti, si passò una mano tra i capelli e si lasciò cadere sopra il divano, distrutto, senza avere la più pallida idea di come affrontare quella situazione. Sentiva piangere Adrien e si sentiva male; non sapeva il perchè, ma si sentiva male… molto male, in verità.

-Adrien Belfort- rispose coprendosi gli occhi –è un bambino- aggiunse in maniera abbastanza stupida.

-questo lo vedo- Silente si avvicinò ad Adrien facendo dei gesti con le mani per tranquillizzarlo –che ci fa qui?

-credo sia logico che si trovi qui- Severus sorrise ironicamente e guardò Albus con una espressione quasi implorante –risulta essere…. Mio figlio.

Albus Silente diventò completamente pallido, tossì debolmente e guardò Severus come se fosse diventato completamente pazzo; doveva essere così… certo! Severus diceva quelle cose perchè ancora sotto gli effetti secondari del cruciatus di Voldemort, sì… era impossibile che avesse un figlio… lo conosceva bene e, anche se lo apprezzava, mai lo avrebbe immaginato come padre… che classe di padre poteva essere Piton? Uno terribile, con il caratterino che si ritrovava… sì, doveva essere una pazzia, un brutto scherzo che la mente gli stava giocando.

-come sarebbe a dire che è tuo… figlio?

-come vedi…- Severus rise e guardò Adrien di sottecchi –che bella sorpresina, eh?

-ma… come?!- Silente guardò Severus e il bambino, il bambino e Severus e si rese conto di quanto si assomigliassero –quando?!

-l’avrò pur avuta una vita privata, no?- Severus si strinse nelle spalle.

-ma… perchè non me l’hai detto prima? Dov’è sua madre?

Severus stava per rispondere, ma il forte piagnucolio di Adrien quando sentì menzionare sua madre lo fece rimanere zitto… sua madre… adesso Adrien era veramente spaventato; anche quell’uomo appena uscito dalla ciminiera gli faceva paura anche se gli ispirava più fiducia dell’altro che, secondo il signor Burns, era suo padre.

-l’ho appena saputo- disse Severus dopo un secondo, tentando di evitare che il bambino piangesse di più –uno di quei babbani… un’assistente sociale me lo ha portato qua, e devo rimanere con lui, non c’è rimedio… sua madre…- guardò preoccupato Adrien che aveva le guance bagnate dalle lacrime e gli occhi rossi –è morta e volle che io… oh Albus!- sospirò coprendosi la faccia con le mani –cosa devo fare?

-non so…- Silente guardò Adrien un momento e dopo si avvicinò di più a Severus –ma credo che non sia una buona idea lasciarlo piangere tutto il giorno...

-e cosa suggerisci di fare?- Severus si alzò rapidamente e Adrien si fece piccolo fino a raggomitolarsi –non ci so fare con i bambini…

-potresti…- Silente stava per dirgli di abbracciarlo, ma rimase zitto perchè molto probabilmente Adrien si sarebbe spaventato ancora di più nel vedere che Severus voleva toccarlo. Allora ebbe la splendida idea di rompere il ghiaccio lui stesso, così si avvicinò al bambino sedendosi nella sedia lì vicino –ciao Adrien- disse dolcemente, il piccolo lo guardò cercando di non piangere –sono Albus Silente- Adrien non disse ancora nulla e Silente cercò nelle sue tasche un borsellino dove teneva le caramelle –gradisci?

Adrien si sentì tentato di dire sì, ma ricordò le parole della sua mamma “non accettare mai nulla dagli sconosciuti”, e scosse la testa. Quello strano uomo lo aiutava a tranquillizzarsi, c’era qualcosa in lui che lo faceva sentire bene.

-no?- Albus si portò la caramella in bocca –sono molto buone.

-mia mamma non mi lascia- spiegò Adrien debolmente, parlando per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa.

Un brivido scosse Severus non appena sentì la voce di suo figlio… era una vocina debole, forse perchè era nervoso; una voce che svegliò in lui un istinto strano, anche se non sapeva come spiegarlo né come chiamarlo…

-capisco- Albus sorrise comprensivo e decise di non fare pressione; in ogni caso era una buona abitudine quella di non fidarsi di persone sconosciute –quanti anni hai Adrien?

-questi, signore- disse il bambino e gli mostrò la sua mano mentre cercava di disporre le dita in modo che formassero il numero quattro; Albus rise davanti a quel gesto e Severus non potè evitare di fare lo stesso.

-oh, sei molto grande!- Silente notò compiaciuto che il bambino, poco a poco, cominciava a fidarsi di lui –sai chi è quel signore laggiù?- disse additando Severus.

-sì, signore- Adrien annuì con la testa e guardò Piton con timore –il signor Burns ha detto che è mio padre.

-è così…- Albus abbozzò un sorriso e, con un gesto, riuscì a far alzare dal pavimento il bambino –si chiama Severus Piton e- si avvicinò ad Adrien per sussurrargli qualcosa all’orecchio –anche se lo vedi così serio, è molto buono sai? Non devi avere paura di lui.

Adrien rimasse in silenzio per un momento, guardava a intervalli i due uomini, quel tale Albus Silente, e quell’altro, suo padre… il più anziano non gli faceva più tanta paura ma l’uomo vestito di nero… oltretutto era successa una cosa molto rara, una cosa che non aveva mai visto.

-lei è uscito dal camino signore- disse fragilmente, senza separarsi dal muro.

-sì…- Silente sia avvicinò un po’ di più e, questa volta, prese per le spalle Adrien; si aspettava un rifiuto, ma il bambino non si mosse anche se non era facile capire se era perchè aveva troppa paura o perchè non ne aveva –sai cos’era quello?- Adrien negò con la testa –magia…

Silente aggiunsè quell’ultima parola con un tocco di mistero e, per la prima volta, Adrien sembrò interessato a quello che stava sentendo: si alzò e strinse di meno il suo orsetto, si asciugò le ultime lacrime che scendevano nelle sue guance, guardando quel anziano con curiosità…

-e lei prende i coniglietti dai cappelli?- domandò con un po’ di timidezza, ricordando un mago che aveva visto nel circo, quando lui e sua madre stavano insieme, prima che lei si ammalasse.

-quello, e altro ancora- Albus tornò ad indicare Severus –e lo sai che anche lui può farlo?

-davvero?-Adrien guardò suo padre e, questa volta, meno spaventato.

-certo!- Silente si alzò –avanti Severus! Fai qualche buon trucco.

-cosa dovrei…?

Severus si interruppe davanti alla freddezza che c’era nello sguardo del direttore di Howarts; guardò Adrien il quale lo osservava in attesa, e pensò di fare qualcosa di spettacolare per potersi guadagnare la fiducia del bambino… ma a lui piacevano le Arti Oscure, dove la trovava una magia che non spaventasse un moccioso di quattro anni?
Si ricordò, all’improvviso, di aver studiato trasfigurazioni e dopo aver constatato che il bambino lo guardasse attentamente estrasse la sua bacchetta e trasformò una sedia in un cavallino di legno dondolante.
Adrien lo osservò totalmente estasiato; evidentemente gli era piaciuto.

-cosa te ne pare?- domandò Silente guardando Severus chiaramente compiaciuto; non era stata una cattiva idea far apparire un giocattolo, quella mossa gli aveva fatto guadagnare punti con Adrien.

-è molto bello- sussurrò il bambino, facendo un passetto avanti con timidezza, senza tentare di avvicinarsi al cavallino, anche se era evidente che voleva farlo.

-perchè non giochi mentre io e tuo padre andiamo a parlare in corridoio un momento?

Adrien acconsentì con la testa, ma non si mosse fino a quando i due uomini non furono fuori dalla stanza; appoggiò il suo orsacchiotto sulla sedia molto delicatamente e montò sul cavallino dondolante. Aveva sempre desiderato averne uno… e anche una bicicletta, forse se lo chiedeva uno dei due uomini gliel’avrebbe fatta comparire, ma lui non pensava di chiederlo, almeno per il momento…

Da parte sua, Silente si era preoccupato di chiudere la porta del salotto con cautela; Piton cominciò a camminare avanti e indietro per il corridoio senza dire una parola, molto più nervoso di quanto non lo fosse mai stato in vita sua. Poco a poco si rendeva conto che non sarebbe stato facile scappare dalla situazione in cui si trovava; si sentiva perso, insicuro e, perchè non ammetterlo, spaventato.

Non aveva la minima idea di cosa doveva fare; inoltre Adrien si trovava meglio con Silente nonostante l’avesse conosciuto da pochi minuti. Non si era mai preso cura di nessuno tranne che di se stesso, non sapeva come occuparsi di Adrien…

Aveva commesso un errore nel decidere di “tenerselo”, lo sapeva, ma allo stesso tempo, sentiva che aveva fatto bene, sentiva che quel bambino poteva portargli solo cose buone e non capiva perchè pensava quelle stupidaggini visto che l’aveva incontrato solo mezz’ora prima.

Quella maledetta confusione! E la cosa più bizzarra era che si era sentito maledettamente bene quando aveva trasformato quella sedia in un pony di legno; che stupidaggine era mai quella? L’aveva fatto senza pensarci, e nonostante ciò, li era uscita con così tanta naturalezza che quasi faceva paura. Possibile che nel più profondo del suo essere ci fosse stato spazio per un po’ di affetto paterno?

Severus non ne era convinto, lui non era il tipo e, ciononostante, era lì, “convertito” in un padre dalla notte al mattino… in ogni caso, convinto che il bambino non era contento di stare con lui, era sicuro che quando il signor Burns sarebbe tornato 15 giorni dopo, Adrien sarebbe corso tra le sue braccia e se ne sarebbe andato da quella casa.

-Severus…-sentì la voce di Silente alle sue spalle, ma non ebbe la forza di girarsi –puoi spiegarmi come mai ti ritrovi con un figlio?-

-te l’ho già detto- Piton sbuffò e gli mostrò la lettera di Nancy che aveva ancora in mano –l’ho appena saputo, un babbano l’ha appena scaricato a casa mia e l’unica cosa che ho è questa- disse alzando la lettera –sto ancora tentando di accettare la notizia, per cui ti sarei grato se non mi sommettessi a uno dei tuoi interrogatori…

-allora… tu non sapevi nulla? La madre non ti ha mai parlato di lui, non ha mai tentato di mettersi in contatto con te…

Severus si rese conto che la sua richiesta era stata completamente ignorata per cui decise di dire chiaramente tutto ciò che sapeva, da come aveva conosciuto la madre di Adrien a quando si erano lasciati.

-Nancy lavorava nell’hotel in cui alloggiavo, abbiamo avuto una conversazione e dalla chiacchierata…. ; insomma alla fine ci siamo lasciati, sono tornato a casa e da allora non ho più saputo niente di lei… era una donna meravigliosa, ma non era pensabile una relazione

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Capitolo 4
*** Nancy Belfort ***


Dad Snape

 

 

 

NANCY BELFORT

 

Severus studiava la busta ormai da quando Silente l’aveva lasciato da solo per intraprendere una conversazione con il piccolo Adrien, e  nuovamente tornò a domandarsi come diavolo avrebbe fatto in futuro ad occuparsi di quel bambino; forse la risposta si trovava all’interno di quella lettera di Nancy

 

Il bambino assomigliava incredibilmente a lei; per quel poco che aveva visto in Adrien non aveva fatto a meno di notare che alcuni gesti gli aveva ereditati direttamente dalla madre. Era strano come i ricordi celati nella sua mente si facevano così nitidi ora.  Ricordò di quell’estate che era iniziata nei peggiori dei modi, ma che era finita come una delle migliori in vita sua, per non dire la migliore in assoluto…

 

FLASHBACK

 

-non ti sei comportato bene, Severus

Albus Silente stava parlando con molta rudezza, una cosa abbastanza strana in lui.

 

Il professore di pozioni di Howarts stava prendendo le sue ultime cose prima di abbandonare la scuola per passare le vacanze nella sua vecchia casa, quando il direttore era entrato alquanto irritato e, stando a tutti gli indizi, con una certa voglia di litigare con lui. Severus sapeva perfettamente cosa c’era di sbagliato nel suo atteggiamento e si limitò a fare un gesto di disdegno; non voleva parlare con Silente quella mattina per ascoltare uno dei suoi discorseti riguardanti la sua poca maturità e di come doveva lasciarsi alle spalle il passato.

 

-Remus ha appena presentato le sue dimissioni-spiegò Silente, avvicinandosi al tavolo per costringerlo a guardarlo in faccia –sei contento?

 

-tu cosa ne pensi?- rispose Severus sorridendo con cinismo –sin dal principio, ho sempre detto che lui non era adatto per insegnare, era questione di tempo… prima o poi Lupin sarebbe stato costretto ad andarsene.

 

-e tu hai anticipato il momento, vero?- Silente socchiuse molto gli occhi e Severus non credette necessario  andare avanti –è necessario che ritorni a ricordarti che non hai più quindici anni Severus?

 

-quello che è successo non ha niente a che vedere con quello che è accaduto quando eravamo a scuola- sussurrò Severus, cosciente del fatto che ciò che diceva era una bugia.

 

-certo che ha qualcosa a che vedere, e lo sai- Silente si accomodò; quella discussione ci sarebbe stata, non c’era dubbio- eri disposto a lasciare che i dissenatori baciassero Sirius Black sapendo che era innocente….

 

-non sono sicuro che lo sia….

 

-quel odio adolescente deve finire. Sapevi che Sirius non avrebbe mai tradito i suoi amici; James e lui erano inseparabili….

 

-io so solo che una delle persone più vicine al circolo dei…Potter- disse quel nome con rabbia- li ha venduti al Signore Oscuro e continuo a pensare che sia stato Black; non avremmo dovuto lasciarlo scappare.

 

-non ho intenzione di discutere sull’argomento con te, Severus- Silente agitò la testa tristemente –ma ho la sensazione che ci saranno tempi difficili e che ho bisogno di fidarmi pienamente di te; non voglio che si ripeta più un episodio del genere, capisci? Ci siamo tutti dentro.

 

-come vuoi...

 

-non so perchè ma non mi sembri affatto convincente- Silente, per la disgrazia di Piton, era andato a sedersi; quella conversazione si sarebbe prolungata più di quanto lui avrebbe desiderato –sei fissato con il tuo passato, nonostante tutti gli anni trascorsi continui ad alimentare il tuo odio contro Sirius, Remus e, incluso, James, e tutto questo deve finire. Non fa bene né a te, né agli altri.

 

-adesso, suppongo, mi parlerai di Harry Potter…- disse Severus con un gesto sprezzante; conversazioni del genere si era susseguite da quando “Il prescelto” era entrato in quella scuola.

 

-dubito che quello che ti dirò servirà per farti cambiare idea su di lui, anche se ciò continua a sembrarmi, tremendamente ingiusto.

 

-bene, allora licenziami- in quella occasione Piton aveva parlato con molta violenza

 

-non voglio discutere di Harry- disse Silente più tranquillo, cercando di evitare un eventuale scoppio di Piton –penso che tu abbia bisogno di un riposo.

 

Severus alzò lo sguardo e guardò Silente come se avesse davanti a lui un individuo fuori di testa. Che cosa stava cercando di dirgli?

 

-è quello che avrei intenzione di  fare durante quest’estate- disse sarcastico –se soltanto mi lasciassi prendere le mie cose, per potermene andare a casa…

 

-non mi riferivo a questo; bensì a un riposo totale- Severus alzò le sopracciglia e aprì la bocca, ma non disse nulla –perchè non parti per una vacanza in un bellissimo posto e ci trascorri qualche settimana? Ti farebbe bene dimenticarti di Howarts, delle lezioni di Pozioni e di tutto quello che è successo quest’anno…

 

-Non ho tempo per queste cose…-mormorò Severus dopo alcuni secondi di sconcerto.

 

-hai tutto il tempo di questo mondo- Albus si strinse nelle spalle –due mesi; hai due mesi esatti. Puoi permetterti quindici giorni di relax assoluto… Severus, fammi caso.

 

Quindici giorni dopo quella conversazione Severus Piton si era prenotato una camera in un lussuoso hotel della Scozia vicino al Lago di Ness; al principio Severus aveva considerato quella proposta come un’autentica stupidaggine, ma dopo averci riflettuto, di pensare in Sirius Black, in Remus Lupin e in tutto quello che era successo in quei ultimi mesi non ne poteva più, ed era arrivato alla conclusione che dopotutto era veramente stressato e aveva realmente bisogno di una vacanza.

 

Aveva scelto di passare quei giorni in una piccola e accogliente città, totalmente fornita per servire i migliaia di turisti babbani che accorrevano ogni anno curiosi di vedere Nessy, il mostro del lago. Severus decise di trascorrere lì tre settimane, dimenticandosi del tutto della magia; dopo sarebbe tornato a casa, ma fino ad allora si sarebbe dimenticato di ogni responsabilità che aveva e avrebbe dedicato più tempo a godersi la vacanza.

 

La portiera, una donna bassa e  magrolina la quale si truccava in un modo molto strano, lo accompagnò nella sua abitazione; era ancora l’alba e gli ultimi occupanti della camera l’avevano abbandonata mezz’ora prima, e cosi, quando la donna aprì la porta, Severus vide per la prima volta Nancy Belfort, che dopo qualche giorno sarebbe diventata la sua amante. Era una donna giovane, di venticinque anni, aveva i capelli castani tenuti in alto da una coda, gli occhi chiari , il naso perfetto; era graziosa ma l’uniforme che indossava non rendeva giustizia alla sua figura gracile e delicata. Non passava inosservata per la sua espressione affabile e Severus rimase a osservarla mentre sentiva nascere in lui un interesse particolare, un interesse che non provava ormai da molto tempo per nessuno…Severus posò gli occhi nella schedina che identificava la cameriera  e il suo nome gli sembrò carino…

 

-ti manca tanto?- domandò la portiera freddamente incrociando le mani e guardando Nancy come se le augurasse le cose più brutte di questo mondo.

 

-ancora dieci minuti- disse l’altra senza fermarsi, guardando Piton di sottecchi e facendo sì che l’altra donna si arrabbiasse di più.

 

-sbrigati- digrignò tra i denti cercando di trattenere la sua rabbia- abbiamo un cliente.

 

-l’ho notato- Nancy si sistemò e rivolse a Piton un sorriso; e lui, come se fosse stato un ragazzino di quindici anni, alzò una mano con timidezza e arrossì leggermente... ma da quando in qua arrosiva? –può aspettare qua, se desidera.

 

La portiera fece una smorfia, sembrava al punto di urlare, ma alla vista di Piton si avvicinò a Nancy con passi lunghi, la prese da un braccio e la trascinò nell’angolo dell’abitazione.

 

-farò in modo che ti licenzino, stupida- disse a denti stretti, anche se Severus poteva sentirla perfettamente, mentre un mezzo sorriso si disegnava sul suo viso.

 

-guarda come tremo…- Nancy mostrò i denti e si liberò dalle grinfie della donna; era evidente che quelle due non andavano per niente d’accordo. –avanti! Perchè non vai a fare l’oca con Steve… forse questa è la volta buona.

 

-vanitosa!- la portiera alzò un po’ il tono di voce –chi ti credi di essere?

 

-oh non mi importa aspettare qui

 

Severus interruppe la conversazione cautamente; la sua profonda voce risuonò nella stanza e le due donne rimasero in silenzio e si voltarono a guardarlo. La portiera sembrò sorpresa e delusa allo stesso tempo, ma Nancy sorrideva con autosufficienza, come se avesse appena vinto una battaglia, la più importante della sua vita.

 

-ma, signore…- disse la portiera, Doris, avvicinandosi a lui per, chiaramente, provarci con lui –posso mandare qualcuno che aiuti la ragazza… intanto, potrebbe prendere qualcosa da bere nel bar, offre la cassa.

 

-qui va più che bene, non si preoccupi- disse Severus testardo, incrociando le braccia.

 

-ma…

 

-preferisco rimanere qui signorina- Piton parlò schietto e, questa volta sì, riuscì a far chiudere il becco a Doris

 

-come vuole lei- disse rassegnata uscendo dalla camera –se desidera qualcosa… qualsiasi cosa, sono a sua completa disposizione.

 

-grazie- Piton abbassò il capo –è un bene saperlo.


Doris, finalmente se ne andò chiudendo la porta dietro di sé, e Nancy sospirò e recuperò lo straccio che usò per spolverare gli oggetti che aveva abbandonato un momento prima a causa di Doris.

 

-vecchia strega!-sbuffò in un sussurro, senza degnare di uno sguardo Pion –“farò in modo che ti licenzino”- imitò la voce di Doris –tsk, patetica arpia arrabbiata…

 

-dice qualcosa?- chiese Severus con innocenza; aveva ascoltato tutte quelle parole, ma gli parse divertente prenderla un po’ in giro.

 

-oh, niente!- Nancy non perse il contegno; sorrise gentilmente e continuò a pulire –non ci impiegherò molto, non si preoccupi; gli ultimi inquilini hanno lasciato questa stanza poco fa e non ho avuto il tempo per sistemarla…

 

-non c’è problema- Piton entrò nella camera e si lasciò cadere nel piccolo sofà che c’era alla sua destra, prese una rivista e finse di leggerla, in realtà non faceva che osservare il corpo di Nancy.

 

-conosce qualcuno che mi possa mostrare la città?- chiese dopo un po’, più per dire qualcosa che per ottenere una risposta; Nancy girò la testa e lo guardò, insondabile; -è la prima volta che vengo da queste parti e sono un po’ perso…

 

-la vecchia Doris mi ucciderà se lo dico…- Nancy si morse le labbra inferiori mentre pensava (o fingeva di farlo, perchè Severus era certo che non le importasse niente di quello che avrebbe potuto dire la portiera) –ma… in fondo è stato lei a chiederlo-

 

-allora conosce qualcuno?

 

- sì, e quel qualcuno ce l’ha davanti- dichiarò Nancy, e fece un giro su stessa allegramente –uno non diventa ricco pulendo le camere di un hotel, per questo ho bisogno di un secondo lavoretto e, curiosamente, faccio la guida turistica.

 

-wow..- Severus sospirò di nascosto –che fortuna, allora.

 

-se promette di non dire nulla- Nancy gli si avvicinò con il pennacchio in mano e si sedette al suo fianco con confidenza –posso portarla nei luoghi più interessante che solo la gente del posto conosce e gli costerebbe molto poco

 

-sembra una proposta alettante- Severus si sentiva strano, parlando in quella maniera così… cordiale?! Con una persona che nemmeno conosceva –quando potremmo iniziare?

 

-ho tutta la settimana libera- Nancy si alzò in piedi e continuò con il suo lavoro –se vuole, possiamo uscire questa sera stessa, dopo che si sarà stabilito, ovviamente… con un pizzico di fortuna… forse vedremmo anche Nessy

 

Piton mostrò i denti, dubitava seriamente di poter vedere il mostro del lago, ma l’idea di andare a cercarlo in compagnia di una donna così strana gli risultò piacevole…

 

E, effettivamente, quella stessa sera Nancy gli dimostrò di conoscere tutta quella zona come il palmo delle sue mani, portandolo per sentieri che non erano molto frequentati e mostrandogli panorami de lago che risultarono essere veramente meravigliosi; inoltre, gli raccontò infantilmente vecchie leggende e gli dimostrò di essere una gran chiacchierona, così tanto che Severus rimase incantato da lei. Così tanto, che dimenticò Sirius Black, Howartw e tutto il resto, proprio come si era proposto di fare.

 

Il giorno dopo fecero un’altra escursione; durante la prima uscita Severus aveva dedicato più tempo ad ascoltarla parlare, ma poco a poco cominciò a fidarsi di quella donna e le raccontò alcuni dettagli della sua vita, come il fatto che fosse un professore, anche se non aveva specificato in quale materia e che viveva in una città industriale del nord, ma che trascorreva molto più tempo nella scuola che a casa.

 

Nancy per prenderlo un po’ in giro gli raccontò dell’ambiente ostile che c’era nei collegi e aggiunse che, quando era bambina, sua madre la volle mandare in un collegio di suore ma che, per il suo atteggiamento, non l’avevano accettata.

 

Riassumendo Severus ogni giorno si sentiva meglio con quella ragazza e aveva cominciato a pensare che poteva aprirsi completamente, un’ opportunità che si presentò il terzo giorno.

 

Nancy l’aveva portato in una caverna vicino al lago; avevano trascorso gran parte del pomeriggio camminando per arrivare fin lì. Era una caverna grande ma non troppo profonda e Nancy si diresse al centro e accese il fuoco; in apparenza, i ragazzi della città erano soliti fare molte feste notturne lì ed era tutto perfettamente organizzato e non mancava nulla. Nancy, che aveva suggerito di portare qualcosa da mangiare, organizzò un autentico pic-nic nella caverna, e i due si sedettero attorno al fuoco. L’ambiente si faceva sempre  più caldo ma non tanto per il fuoco….

 

Quella sera non parlarono; dagli sguardi che si lanciavano era chiaro che i due desiderassero la stessa identica cosa, cosicché Piton decise di prendere l’iniziativa. Avvicinandosi a Nancy, le prese il volto tra le mani e la baciò con delicatezza, aspettando una sua reazione per verificare se dovesse andare avanti oppure no; e Nancy tardò solo pochi secondi nel rispondere a quel bacio con passione, facendolo sempre più profondo e sdraiandosi per terra senza lasciare il collo di Severus e attirandolo con impazienza verso il suo corpo. Si accarezzarono freneticamente e,senza aprire gli occhi, si ritrovarono nudi, facendo l’amore, pensando ciascuno ai propri desideri.

 

Quando finirono, stanchi, Severus si staccò con un filo di freddezza e si vestì senza dedicare a Nancy un solo sguardo; nemmeno lei fece qualcosa per avvicinarsi a lui e, a causa della espressione del suo volto, non era facile capire se dopo quello che era successo avesse bisogno di coccole.

Severus suppose di no, poiché dopotutto, quella specie di relazione non aveva niente a che vedere con l’amore, non c’era spazio per i sentimenti, ma nonostante ciò si avvicinò a Nancy e l’abbracciò con forza; lei rispose con un bacio prima di alzarsi e raccogliere tutte le cose che avevano portato per mangiare. Quando uscirono dalla caverna era notte fonda, e Severus accompagnò la donna a casa sua e poi andò a dormire.

 

Nei giorni a venire gli incontri sessuali si intensificarono; ad ogni uscita al lago finivano facendo l’amore e, una settimana dopo, Piton rimase a dormire a casa di Nancy. Conosceva ormai ogni parte del suo corpo, sapeva ciò che doveva fare perchè lei ardesse di passione. Naturalmente conosceva anche alcuni dettagli della sua vita, sapeva che era una persona forte, indipendente e decisa che viveva la vita a modo suo senza curarsi di quello che potevano dire gli altri. Il loro rapporto era una specie di accordo tacito che si era creato tra di loro senza bisogno di parole; la loro relazione era basata solo sul sesso e poco più, anche se esisteva un certo affetto e complicità.

 

Una notte, la prima che Severus e Nancy trascorsero insieme, mentre rimasero abbracciati sul letto, in silenzio, come sempre, Nany alzò la testa e lo guardò seria; non era semplice capire a cosa pensasse, ma sembrava importante.

 

-Severus- disse a voce bassa- un giorno ti piacerebbe avere dei figli?

 

Severus non capì il perchè di quella domanda, ma ebbe la sensazione che non aveva niente a che fare con loro due; forse era solo un pensiero che Nancy voleva dividere con qualcuno e, se aveva scelto lui, il minimo che poteva fare era rispondere.

 

- non ci ho mai pensato- rispose, fissando il tetto e accarezzando le spalle della sua amante.

 

-non sei mai stato insieme a una donna con la quale avresti voluto avere dei figli?- insistette Nancy, e quella conversazione non solo gli sembrò strana; ma gli mise anche un po’ di paura.

 

-non sono mai arrivato a quel punto con nessuno….

 

-oh- Nancy guardò in silenzio Severus il quale pensò che quella conversazione fosse stata programmata.- quando io ero piccola ero solita sognare di avere una casa grande, con un bel giardino nel quale giocassero i miei cinque figli e il mio cane…- Severus alzò le sopraciglia e fece un verso che non passò inosservata da Nancy, che lasciò andare un sorriso- non mi ascoltare, non so cosa mi prende.

 

Anche se Nancy voleva apparentare che tutta quella situazione non aveva importanza per lei, Severus si rese conto che la donna gli voleva dire qualcosa e non trovava le parole per farlo. Forse dopotutto non gli costava nulla un po’ di sincerità…

 

- io non credo che sarei un buon padre- disse con voce grave- non credo di avere la pazienza per crescere un bambino e…con il carattere che ho….

 

-ti sbagli- Nancy rimase delusa ma diede per chiusa la conversazione cominciando a baciarlo.

 

Passarono cosi due settimane, due settimane durante le quali la coppia dedicava più tempo a parlare, due settimane durante le quali Piton arrivò a pensare che, se la sua vita fosse stata diversa, quella donna sarebbe stata capace di accendere in lui un sentimento più profondo del semplice desiderio…se lui non fosse stato un mago e lei una babbana… se soltanto lui non portasse quel marchio nel braccio sinistro….guardandolo ricordò che quando Nancy vide il Marchio del Signore Oscuro, lo accarezzò con dolcezza, pensando che fosse un tatuaggio; finalmente arrivò il giorno del suo ritorno a casa e i due, almeno cosi sembrava, avevano accettato la loro separazione con molta calma.

 

-se un giorno avessi bisogno di aiuto, non farti problemi e cercami- le disse Piton prima di partire, porgendole un foglio con su scritto la sua direzione.

 

-grazie, Severus- disse Nancy; c’era qualcosa di strano nel suo sguardo, come se quella separazione la ferisse. Forse la stessa cosa la stava sentendo l’uomo che le stava davanti- tornerai la prossima estate?

 

-non lo so…dipende da come andranno le cose…

 

Nancy non disse nient’altro. Severus non aggiunse altro. Si salutarono con un bacio, sperando che un giorno si sarebbero potuti rincontrare dodici mesi dopo…ma Severus non tornò l’estate dopo e neanche quella dopo ancora…Nancy lo aveva aspettato, ma alla fine aveva capito che quei meravigliosi giorni che avevano trascorso insieme facevano parte del passato ormai….nonostante quel passato avesse dato i suoi frutti….

 

FINE FLASHBACK

 

Severus sospirò profondamente e appoggiò la testa nella vecchia inferriata di legno delle scale, osservando nuovamente la busta; era dispiaciuto per non aver potuto rivedere Nancy dopo quell’estate che avevano trascorso insieme. Doveva ammettere che molte volte aveva sentito la  mancanza di quella forza e di quel carattere che appartenevano solo a lei.

 

Finalmente si decise ad aprire la lettera; non aveva mai visto la scrittura di Nancy, ma era evidente che quelle  poche parole erano state scritte da qualcuno che stava attraversando un brutto periodo; le linee erano diffuse, poco decise, ma Severus riconobbe Nancy in ognuna di quelle parole scritte: gli chiedeva perdono per non avergli mai parlato di Adrien. Affermava di averlo fatto non per egoismo ma perchè aveva considerato che lei da sola poteva tirare avanti un bambino, che Adrien era la cosa più preziosa che avesse mai avuto in vita sua. Gli parlava del bambino, di come era da neonato, di come era ora che era cresciuto e di come sarebbe rimasto solo quando lei non ci sarebbe più stata. Gli parlava della malattia che la stava uccidendo poco a poco, gli disse di non aver per lei ma per Adrien…gli chiedeva di prendersi cura di lui; affermava che sarebbe stato capace di dare tutto il necessario ad Adrien, perchè aveva tutte le doti per farlo…lui sarebbe stato un padre perfetto…

 

Severus finì di leggere quella lettera cercando di non piangere ( N.A eh raga, dopotutto è umano, no?); Nancy teneva più ad Adrien che alla sua stessa vita, su questo non c’erano dubbi, voleva il meglio per suo figlio e considerava che il meglio per lui fosse stare vicino a suo padre…e Severus non poteva più respingerlo, non dopo aver letto tutto ciò; qualunque persona con un minimo di cuore si sarebbe commosso e lui….be’, lui era il padre del bambino; Nancy una volta gli aveva chiesto se desiderasse diventare padre e lui le aveva risposto che non sarebbe stato in grado, ma la donna gli aveva detto “ti sbagli”…forse aveva ragione, forse si era davvero sbagliato…

 

-io andavo in una scuola nella città di mamma- Adrien aveva preso cosi tanta confidenza con Silente che si era messo a parlare di tutto mentre il vecchio lo ascoltava con attenzione- la signorina Yessy ci raccontava delle leggende su Nessy….lei crede che Nessy esista veramente?

 

-non lo so- Silente si strinse nelle spalle- tu cosa ne pensi?

 

-io non l’ho mai visto- Adrien giocava dondolando sopra il suo cavallino di legno- però la mamma mi ha detto che un giorno un signore l’ha visto, quando era piccolo come me…

 

-e tu le credi?

 

-non so…- Adrien tirò su col naso e agitò le braccia allegramente- ma deve essere bello…

 

-si..

 

Albus sorrise; quel bambino era veramente un angelo, adesso che non piangeva più. Era da un po’ che continuava a parlare della sua vecchia scuola, dei suoi amici e di sua madre. Si notava che sentiva molto la sua mancanza ed era cosciente che non sarebbe più tornata, mai più. Adrien sembrava comprendere molte cose nonostante la sua età.

 

-se ne deve andare, signore?- domandò Adrien dopo alcuni minuti, fermando la sua “passeggiata a cavallo”.

 

-devo andarmene, si.

 

-e…io rimango qui, con mio padre?

 

Era evidente che Adrien avesse ancora paura di Severus, qualcosa di comprensibile per un certo verso ma che doveva finire il prima possibile.

 

-tuo padre è buono e sono sicuro che ti divertirai molto con lui- Albus si domandò dove fosse finito Severus- sembra un po’serio ma non devi avere paura; ti troverai bene.

 

-e lui…mi vuole bene?

 

Quella era una delle cose che lo preoccupavano di più; non era certo che lo volesse in casa. Lo guardava come se fosse un insetto che doveva essere immediatamente schiacciato e questo lo preoccupava talmente tanto che pensava che sarebbe stato rimandato indietro da quel signore, Severus Piton. Se aveva fatto quella domanda a Silente era perchè si fidava di lui e perchè sapeva che non gli avrebbe mentito.

 

-ti vorrà molto bene- disse Silente convincentemente, passandogli una mano tra i capelli- vedrai, devi solo dargli una opportunità.

 

Adrien annuì con la testa; era curioso che fosse il bambino a dare una opportunità al padre…un padre che in quel momento ritornò nella stanza, con la lettera in tasca e una espressione che non era dura ma che non esprimeva neanche un sentimento concreto. Albus Silente si alzò immediatamente dalla poltrona e andò diritto verso il camino; era arrivato il momento che Severus si facesse carico della situazione.

 

-sarà meglio che vada- disse, guardando padre e figlio sorridente- ti piacerebbe che venissi domani a giocare con te Adrien? Potrai raccontarmi più cose su Nessy…

 

-si, signore- Adrien sorrise apertamente; Severus vide che aveva le tasche dei pantaloni cosi piene di caramelle che in pratica gli cadevano. Finalmente aveva accettato l’invito.

 

-a domani allora- gli sorrise amabilmente e guardò Severus- se hai bisogno di qualcosa…

 

-non ti preoccupare Albus, me ne occupo io.

 

-come vuoi tu…- Albus si collocò nel camino, pronunciò il nome della scuola di Howarts e scomparve lasciando delle brillanti fiamme verdi mentre Adrien spalancava gli occhi, emozionato in quella occasione.

 

Dopo l’uscita di Silente, ci fu un silenzio imbarazzato; Adrien era ancora seduto sul suo cavallo, anche se immobile, e assaporava con molto interesse una caramella, mentre Severus si avvicinava a lui lentamente, cercando qualcosa da dirgli…

 

-hai fame?- chiese dolcemente; il bambino lo guardò e non sembrò tanto spaventato come prima, anche se era evidente che ancora non si fidava.

 

-un poco, signore- disse dopo alcuni secondi di riflessione, abbassando la testolina.

 

-non devi chiamarmi signore- disse Severus, e si interruppe subito dopo…doveva obbligare quel bambino a chiamarlo Papà? non era nemmeno sicuro di volerlo- puoi chiamarmi…Severus, se vuoi.

 

-si, Severus- Adrien scese con difficoltà dal cavallo; la situazione non era comoda per nessuno dei due, ma cercavano di andare avanti come potevano.

 

-vieni in cucina? Vedo se c’è qualcosa da mangiare.

 

Adrien alzò un poco il braccio per prendere la mano di Severu, ma quest’ultimo non se ne accorse e si girò brusco, guidando i passi del bambino ma senza toccarlo. Ad Adrien la casa gli sembrava troppo oscura e tetra e gli faceva un po’ di paura, ma in un certo senso aveva capito che se fosse stato con Severus non poteva succedergli nulla di male, cosi lo seguì fino alla cucina, una camera che era sicuramente pulita ma che non assomigliava per niente quella di sua mamma, dove c’era sempre una torta ad aspettarlo sopra il tavolo….

 

-cosa vuoi?- domandò Severus, aprendo il frigo e scoprendo che aveva solo il latte, uova, burro e un pezzo di carne, ma niente che servisse per preparare del cibo per il bambino, qualsiasi cosa mangiassero i bambini…

 

Adrien diede un occhiata al frigo e fece una piccola smorfia…Severus si riconobbe in quel gesto e sorrise; quello era suo, non c’erano dubbi, come non c’era dubbio che quel bambino non gradisse niente di tutto quello che stava vedendo.

 

-ti piace la pizza, Adrien?- il piccolo fece cenno di sì con la testa- credo che ne ordineremo una, cosa te ne pare?

 

-molto bene, signore…Severus

 

-e dopo ti cercheremo una stanza dove potrai dormire questa notte.

 

Adrien affermò nuovamente con la testa che era d’accordo, ma la prospettiva di dover dormire in quella casa, in una stanza solo per lui non gli piaceva per niente.

 

Scusate per il tremendo ritardo per aggiornare ma se devo essere sincera avevo intenzione di non continuarla e devo ringraziare Urania per avermi incitata a continuarla.

Spero che questo chap vi abbia chiarito le idee sulla relazione di Piton, perchè devo ammettere che è stato difficile immaginarlo insieme a una donna…detto questo vi saluto!

 

 

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Capitolo 5
*** AVVISO ***


AVVISO: IN ARRIVO IL CAPITOLO 5,,, DOMANI!

SCUSATE L’ENOOOORME RITARDO,,, (GIUSTO 3 ANNI), MA CI VOLEVA LA GIUSTA ISPIRAZIONE. =)

PASSATA LA MATURITA’ HO COSì TANTO TEMPO LIBERO!!!

A PRESTO!

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Capitolo 6
*** La Tormenta ***


DAD SNAPE

 

 

Capitolo 5: La Tormenta

 

Adrien non riusciva a dormire; era rannicchiato nel suo letto e stringeva tra le sue piccole braccia il suo orsacchiotto con così tanta forza che sembrava fosse sul punto di romperlo.  Aveva paura non solo perché si trovava in una casa fredda e tetra che non gli inspirava fiducia, ma anche perché in quel momento si trovava da solo in una stanza cupa e perché quella notte era una delle più scure che riusciva a ricordare e perché fuori era appena scoppiato un temporale e il piccolo era sempre stato spaventato dalle tempeste…

 

La stanza si illuminò per un breve istante, un secondo e il fortissimo tuono fece tremare le pareti della vecchia casa; Adrien strinse gli occhi più che potè per non vedere le ombre minacciose che sembravano alzarsi intorno a lui, si coprì la testa con un cuscino nella speranza di non sentire più nulla; invano cercava di pensare in qualcosa che non fosse la tormenta.

 

Ricordò gli avvenimenti della giornata che gli era sembrata eterna; ricordò il signore Burns che lo portava via dall’orfanotrofio per portarlo da quello che, diceva, fosse suo padre, il momento in cui vide per la prima volta Severus Piton; Albus Silente che aveva cercato di tranquillizzarlo con parole che gli erano sembrate convincenti.
Ricordò di aver mangiato per la prima volta con suo padre, che dopo avevano cercato per tutta la casa una stanza carina e che Severus gli aveva proibito categoricamente di salire in soffitta, non gli aveva dato nessun valido motivo per non farlo ma Adrien aveva capito che doveva c’entrare qualcosa con quella strana capacità di suo padre di trasformare vecchie sedie quasi rotte in cavallini di legno, cosicché non domandò nulla.

Ricordò che la prima sensazione che aveva avuto quando aveva visto la stanza nella quale si trovava era stata di disgusto e ricordò che Severus gli aveva detto che quando lui era piccolo era solito dormire lì… ma non gli era sembrato convincente…

Per questo, quando si era fatto buio, Adrien avrebbe preferito rimanere con quell’uomo piuttosto che salire in quella stanza dove ora si trovava; durante la sera non aveva fatto praticamente niente.

Piton aveva detto che sarebbero dovuti andare a fare compere il giorno dopo e poco altro; si notava che non era abituato alla presenza di Adrien e ciò non sfuggiva di certo ad Adrien, che non sapeva cosa dire…Piton aveva spostato il cavallino  a dondolo nel giardino poco curato dietro casa, e gli aveva detto che ci poteva giocare se voleva, ma Adrien non ne aveva voglia… non sapeva precisamente cosa volesse fare, però giocare non era la sua priorità.

 

Nonostante la freddezza con cui suo padre l’aveva trattataodurante tutto il giorno, Adrien cercò di temporeggiare il più possibile per non andare a letto; moriva dal sonno seduto in cucina mentre Severus metteva a posto , ma cercava di rimanere sveglio per paura di rimanere da solo in un angolino di quella orribile casa; ovviamente la notte rendeva tutto più tenebroso e dopo era pure arrivata la tormenta  a fare in modo che il bambino non riuscisse a chiudere occhio… ogni volta che un lampo illuminava la stanza, al bambino sembrava di vedere i mostri minacciosi e, nonostante sapesse che non erano reali e nonostante sua madre gli avesse sempre detto che i temporali non erano pericolosi, a lui sembrava che fossero lì per lui; si coprì con la coperta fino al collo; era per quello che non la smetteva di stringere il suo orsacchiotto di peluche e di tanto in tanto si copriva la testolina per tentare di tranquillizzarsi un po’.

 

Però quel tuono era stato il peggiore di tutti; all’inizio Adrien si era nascosto sotto le coperte e aveva tentato di chiudere gli occhi, il rumore della pioggia riuscì a tranquillizzarlo per qualche secondo e riuscì a raccogliere il coraggio sufficiente per guardarsi intorno un’altra volta… Un momento dopo comprovò che era stato un grande errore…quando si produsse un nuovo lampo, Adrien distinse chiaramente la figura di un uomo, dai capelli lunghi e dagli occhi brillanti…Adrien soffocò un urlo e volle chiudere gli occhi, ma era cosi terrorizzato che non ci riuscì…

 

La stanza rimase nuovamente buia e si poteva sentire solo il fruscio dell’acqua che cadeva con fierezza e la respirazione anormale del bambino, che in quel momento si era messo a piangere quasi senza rendersene conto…

 

Il lampo che seguì servì a far capire ad Adrien che quella figura non era un prodotto della sua immaginazione; l’uomo continuava a stare lì, in piedi vicino alla finestra, guardandolo fisso e, guidato da un istinto di sopravvivenza che fino a quel giorno mai aveva provato, il bambino veloce come un fulmine si alzò dal letto e uscì correndo dalla stanza, senza guardarsi indietro nemmeno una volta, e cercando la stanza di suo padre.

 

Severus gli aveva detto che lui avrebbe dormito nella stanza affianco, nel caso gli fosse servito qualcosa durante la notte, e Adrien entrò lì senza pensare alle conseguenze; probabilmente suo padre si sarebbe arrabbiato con lui, ma preferiva affrontare l’ira di Severus piuttosto che lo sguardo brillante di quel uomo nella sua stanza….

 

Da parte sua, nemmeno Severus riusciva a dormire, ma non perché il temporale lo preoccupasse troppo; difatti non si era nemmeno accorto della brutalità con cui la pioggia cadeva dato che i suoi pensieri erano concentrati su Adrien…credeva che in quel momento il bambino stesse dormendo; aveva notato che la casa gli incuteva timore ma durante la cena gli era sembrato abbastanza stanco da cadere in un profondo sonno non appena si fosse messo a letto.

 

Severus si sentiva alquanto strano sapendo che un bambino dormiva a pochi passi da lui e pensava a come guadagnarsi la sua fiducia; si era reso conto che durante la giornata Adrien aveva cercato un paio di volte di prendergli la mano, forse come era solito fare con sua madre, quando lei era ancora viva, ma l’uomo aveva rifiutato qualsiasi forma di contatto fisico col bimbo. Non che sentisse ribrezzo verso il bambino ma non si sentiva ancora pronto per quello. Ignorava come si sarebbe sentito se Adrien lo toccava o se tentava di dargli un abbraccio, però sapeva  che sarebbe stato qualcosa di tremendamente diverso da qualsiasi cosa avesse sentito fino a quel momento: se ascoltare quella sua vocina infantile lo emozionava cosi tanto da sentire una curiosa pressione nel petto, se solo il fatto di vederlo destava dentro di lui un istinto di protezione che gli era completamente sconosciuto…  cosa avrebbe sentito se lo avesse toccato per la prima volta? Aveva paura… era mai possibile che il suo istinto paterno si stesse risvegliando lentamente in lui, durante le ore che aveva trascorso con Adrien? Piton cercava di mentire a se stesso, lui non era quel tipo di uomo che si lasciava prendere dai sentimenti (alcune volte dubitava perfino di essere capace di sentire qualcosa), ma con quel bambino tutto gli sembrava così diverzo, iniziava a credersi capace di fare cose che fino ad allora non aveva mai pensato.

 

Quando la porta della sua stanza si aprì repentinamente, Severus si ricompose sul letto, e in modo istintivo, allungò la mano verso la sua bacchetta, che giaceva sopra il comodino, ed illuminò magicamente la stanza. Erano stati davvero troppi gli anni in cui era vissuto da solo, troppi gli anni con la preoccupazione di essere attaccato improvvisamente; troppi i nemici per sentirsi al sicuro e, nonostante ciò, quando puntò la bacchetta contro la porta mentre si alzava dal letto prontamente con uno sguardo minaccioso, tutto ciò che vide fu un bambino di quattro anni con i capelli arruffati che singhiozzava afferrando il suo orsacchiotto e che correva verso di lui come se fosse inseguito dallo stesso diavolo…  Severus fece per dire qualcosa, ma si ritrovò con Adrien che si aggrappava alle sue gambe e rimase muto, paralizzato e con la mente in bianco… abbassò la bacchetta e cercò di trovare una spiegazione a quello che stava accadendo, senza alcun risultato, ovvio, dopodiché si risedette sul letto e tentò di scollarsi di dosso Adrien dalle sue gambe, ma il bambino sembrava essere incollato a esse e non c’era modo di staccarlo…Severus, solo allora, capì che il bimbo era terrorizzato e, senza sapere né il perché né come, gli passo una mano sulla sua testolina, con timidezza ma “sapendo” che ciò era la cosa corretta da fare in quel momento; dopo si inclinò un po’ in avanti e pose le sue mani sulle spalle del bambino… Adrien era così piccolo, così fragile, che Severus sentì uno strano nodo alla gola; così come aveva temuto,  il primo contatto con il bimbo lo turbò, lo spaventò e lo emozionò. Così come temeva, non aveva mai sentito niente di simile a tutto ciò e, sebbene in un primo momento avesse cercato una spiegazione capì presto che era inutile farlo. Erano sentimenti, e i sentimenti non sempre possono essere spiegati.

 

Poco a poco la respirazione del bambino rallentò; Piton non gli aveva detto niente, non gli aveva chiesto che cosa era successo, ma Adrien si sentì molto più tranquillo e protetto. Sentì che l’uomo della sua stanza, se era reale, non avrebbe potuto fargli del male finchè suo padre gli fosse stato vicino. Dopo qualche istante, mentre l’intensità della tormenta diminuiva ed Adrien smetteva di piangere, Severus riuscì a staccare il bambino dalle sue gambe, e con le mani su quelle spalline lo guardò intensamente, senza nascondere la tenerezza che sentiva in quel momento.

 

- Che ti succede, Adrien?- gli chiese con dolcezza, sebbene in realtà si fosse fatto un’idea; anche lui, quando aveva avuto quattro anni, aveva temuto le tormente… lui non aveva avuto altra scelta se non quella di abituarsi, ma per Adrien poteva essere diverso…

 

- C’è un uomo nel… nella… mia stanza – rispose Adrien guardandosi indietro, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano  -non… non voglio tornare lì… di nuovo…- singhiozzò di nuovo e Piton temette un nuovo pianto.

 

- Io non credo che ci sia qualcuno nella tua stanza. – disse, accarezzandogli il viso e fissando la porta del dormitorio –Ma, se c’è un uomo…- si alzò in piedi e con una voce profonda, senza però perdere la dolcezza , per rasserenare Adrien aggiunse – me ne occuperò io-

Piton infatti pensò che Adrien aveva avuto un incubo e che quindi quell’uomo era reale solo nella mente del bimbo

 

- Vieni con me?-

 

Adrien guardò la mano che suo padre gli porgeva quasi sorridente; sembrava così sicuro che non sarebbe successo niente… ma lui aveva visto quell’uomo, non lo aveva immaginato; lo aveva visto vicino alla finestra, che lo osservava, lui non si era spaventato per un frutto della sua immaginazione, ma per qualcosa di reale. Quell’uomo voleva fargli del male, Adrien lo sapeva… ma forse suo padre sapeva ciò che faceva e forse era in grado di liberarsi di lui per sempre, per cui gli prese la mano e notò come Piton gliela stringesse con forza, come se volesse rassicurarlo e calmare la sua paura.

 

- Andiamo allora – disse Piton, assicurandosi però di avere la sua bacchetta in mano, nel caso Adrien avesse avuto ragione e qualche ladro fosse entrato credendo che la casa fosse inabitata; non sarebbe stata la prima volta…

 

Piton condusse il bimbo lungo il corridoio, e questa volta accese le luci affinché Adrien non provasse paura; la verità è che, quando la casa era illuminata sembrava meno lugubre, ma era ben lontana dall’essere bella… quando giunsero davanti alla porta della stanza di Adrien, che era rimasta socchiusa dopo la precipitata fuga di Adrien, Severus si pose alle spalle del bimbo e illuminò la stanza con la bacchetta.

 

Non c’era nessuno; il letto era lì, con le coperte ingarbugliate a causa dei continui giri di Adrien che aveva cercato invano di frenare il suo panico e, vicino alla finestra, vi era infine un vecchio appendiabiti dal quale pendeva un lungo abito. Severus sorrise, lasciò la mano del bimbo e si avvicinò all’”uomo” che tanto aveva spaventato Adrien. Ovviamente era stata tutta immaginazione di un bambino di quattro anni  spaventato dalla pioggia. Niente di cui doversi preoccupare.  

 

- Era solo l’appendiabiti – disse con calma Piton, facendo gesto ad Adrien di tornare a letto -non hai niente di cui avere paura; la tempesta sta per finire e qui non c’è nessuno, vedi?-

 

- Ma…- Adrien indicò la finestra, poco convinto della spiegazione appena ricevuto. – Era lì… mi guardava… gli brillavano gli occhi…-

 

- Dev’essere stata la tempesta, Adrien – disse Piton, avvicinandolo al letto con attenzione,    -cerca di dormire, va bene?-

-

- Ma… - Adrien si rannicchiò di nuovo sul letto e si guardò intorno, timoroso; strinse di nuovo il suo orsacchiotto fortemente –io… non...-

 

- Hai paura?- lo interruppe Piton, sedendosi al suo fianco e aggrottando le sopracciglia; sapeva ciò che tentava di dirgli Adrien, sebbene non osasse, forse era una buona occasione per guadagnarsi la sua fiducia  -vuoi dormire con me stanotte?-

 

Adrien non ebbe bisogno di sentire altro, si alzò di botto, convinto ad andarsene via da quella stanza il prima possibile. Piton sorrise, gli arruffò i capelli di nuovo e gli tese la sua mano, che il piccolo afferrò con piacere. Anche se aveva visto che non c’era nessuno nella sua stanza, Adrien temeva lo stesso che quel uomo potesse tornare perché, e lui ne era certo, lui non aveva visto un appendiabiti, ma un uomo in piedi, capace di fargli del male in qualsiasi momento.

 

Di ritorno alla sua stanza, Piton chiuse la porta tranquillamente e, senza che Adrien si accorgesse di niente, fece un incantesimo affinché nessuno, né maghi né gabbani, potesse entrare nella stanza quella notte. Non poteva perdere quell’abitudine che aveva ormai da molti anni e che gli aveva permesso di essere ancora vivo; non sapeva perché ma quando Adrien gli aveva parlato di quegli occhi brillanti, aveva capito che un appendiabiti non poteva aver creato quell’effetto, sebbene fosse indotto a pensare che tutto ciò era stato un semplice incubo.

 

Adrien  si precipitò sotto le coperte del letto con il suo orsacchiotto, che non era disposto a lasciare da solo per nessun motivo al mondo. Si rannicchiò a un estremo del letto, e osservò minaccioso la finestra. La tempesta stava per finire, ma Adrien era convinto che se non l’avesse vigilata essa sarebbe ricominciata più forte di prima… Piton lo guardò mentre si sistemava nel letto… spense la luce e si sdraiò a pancia in su; Adrien si rigirava inquietamente da una parte e dall’altra, e poco a poco si avvicinava a suo padre, finchè la sua spalla toccò il braccio dell’uomo; solo allora appoggiò la sua faccina sul suo orsetto e chiuse gli occhi per dormire, del tutto tranquillo, sentendosi protetto, al sicuro.

 

Fu allora che per Severus divenne difficile prendere sonno; senza cambiare la sua posizione, girò la testa per vedere Adrien. Notò che la sua respirazione era rallentata in pochi secondi e che si era addormentato quasi subito. Piton sospirò, si girò e allungò il braccio lungo le spalle del bimbo, senza sapere perché lo faceva. Semplicemente aveva bisogno di farlo… Adrien girò il suo corpo fino ad avere il suo viso di fronte a quello di Piton che per la prima volta nella sua vita si addormentò osservando i lineamenti del volto sereno di quel bambino di quattro anni che era giunto inaspettatamente nella sua vita per complicargliela e al quale sentiva di voler bene, per quanto gli costasse ammetterlo…

 

- Dunque hai dormito con lui…- commentò Silente mentre sorseggiava la sua tazza di caffè - e come è stato?-

 

- Strano… - borbottò Severus –troppo raro direi…-

 

Silente era giunto a casa del professore di pozioni molto presto; durante tutto il giorno precedente non aveva fatto altro che pensare a quella nuova situazione che stava attraversando Severus Snape e non potè rimandare oltre la sua visita per assicurarsi che Piton avesse tutto sotto controllo; aveva notato perfettamente che Adrien non aveva voluto rimanere da solo con il padre il giorno prima, aveva notato il suo timore e lo preoccupava. Sapeva che Severus non gli avrebbe mai fatto del male (un vero male ovviamente perché molte volte il suo comportamento con i suoi alunni non era mai stato dolce), ma era logico pensare che il giorno prima non fosse stato uno dei migliori per Adrien e, se Albus poteva fare in modo di far sentire il bambino meglio con la sua sola presenza, a lui non costava nulla presentarsi in casa di Severus alle prime ore del mattino.

 

Sapeva che Severus era solito svegliarsi alle prime luci dell’alba e quel giorno non fu un’eccezione; quando apparve nel camino del suo soggiorno Severus era già in piedi e andava in giro per la casa nonostante sembrasse più un animale in gabbia che il solito uomo freddo e distante che era sempre stato; era divertente comprovare i nervi che gli provocava la presenza di un piccolo bimbo.

 

-quindi, dopotutto- disse Albus con sarcasmo- c’è un cuoricino nascosto lì dentro- e segnalò il petto di Severus.

 

-il mostriciattolo era terrorizzato- ribattè Severus negando l’insinuazione di Dumbledore- cosa altro potevo fare?lasciarlo solo perché non chiuda occhio tutta la notte?-

 

-certo, certo, non avevi proprio altra scelta- disse invece Dumbledore con un tono di voce che poco piaceva al professore e con un sorriso che lo molestava ancora di più.

 

-sta ancora dormendo?-

 

-credo…se fosse sveglio sarebbe già sceso; a quanto pare la casa gli provoca una paura atroce..-

 

-non mi meraviglia- Albus si guardò attorno- quando è stata l’ultima volta che hai cambiato il colore della casa?

 

-non cominciare Albus…la casa va bene cosi; a me piace cosi…

 

-oh certo!tu adori trascorrere gli inverni in una capanna oscura e fredda; questa casa è un paradiso di colori in confronto a quello…

 

-ho capito Albus- Severus sbuffò e si sedette di fronte a lui- quando è la prossima riunione dell’Ordine?

 

-non cambiare argomento…ti stavo giusto per raccomandare un maestro in questo genere di cose che non è poi neanche tanto caro…

 

-Albus!!

 

-va bene, va bene!certo che non hai proprio il senso dell’umorismo…

 

-rispondimi- insistette Severus con fermezza- mentre ero al San Mungo non hai voluto parlarmi sui progetti che avevi, però adesso è arrivato il momento…

 

-davvero?- Albus alzò le sopracciglia- sinceramente, Severus, non credo che questo sia il momento adeguato perché tu ricominci la caccia dei mangiamorte, soprattutto tenendo in contro che hai un bambino di quattro anni dormendo nella tua stanza di cui sei l’unico responsabile…

 

-Albus…

 

-parlo sul serio…perché non ti prendi una pausa? Goditi ciò che rimane di questa estate, conosci tuo figlio e, quando cominceranno le classi, ne riparleremo.

 

-ma non posso mica rimanere con le mani in mano mentre voi fate tutto…voglio collaborare…

 

- hai già fatto abbastanza, credimi- Albus finì la sua tazza di caffè e dopo aver lasciato la tazza sul tavolo aggiunse- e se vuoi davvero esserci d’aiuto lo farai stando fermo, capito?

 

-non mi dirai proprio nulla?- sussurrò Piton dopo un paio di secondi, chiaramente infastidito.

 

-ho paura, Severus, che oggi ho un tema molto più interessante di cui parlare…-Albus si risedette allegramente sulla sedia.

 

In quel momento “il tema più interessante” irruppe in cucina coi capelli cosi scompigliati che Severus si chiese se sarebbe stato possibile sistemarli, ancora in pigiama e con gli occhi semichiusi, abbracciato al suo orsacchiotto, come sempre. Dopo quella notte era logico pensare che il bimbo non appena sveglio si sarebbe precipitato in cucina spaventato in cerca di qualcuno che lo proteggesse, ma al contrario Adrien entrò in cucina con dei piccoli saltelli allegri, emanando una vitalità che fino a quel momento era rimasta nascosta. Quando entrò, guardò i due uomini che parlavano in cucina e si avvicinò ad Albus sorridendo e sfregandosi un po’gli occhi.

 

-Buongiorno Signore- disse con voce roca, alzano una delle sue piccole mani in segno di saluto.

 

-Buongiorno Adrien- Albus gli sorrise e gli passò una mano tra i capelli; il bimbo corrugò un po’ le narici. Non capiva perché tutti avessero l’abitudine di spettinarlo (anche se quella mattina lo era già di suo)-come hai dormito?-

 

-molto bene, signore- Adrien non smetteva di sorridere; guardò timidamente suo padre, come se non sapesse cosa pensare di lui dopo tutto ciò che era successo il giorno prima.

 

-ho sentito dire che le tormente ti fanno paura…

 

-si, signore- Adrien abbassò un momento lo sguardo; dopo si avvicinò a Dumbledore  e gli fece cenno con la sua piccola mano di avvicinarsi a lui per parlargli di qualcosa di molto riservato. Albus allora lo prese con dolcezza e lo fece sedere sulle sue ginocchia- mio padre non mi crede, ma questa notte c’era un uomo nella mia camera….

 

-un uomo?

 

-aveva i capelli lunghi e portava una di queste cose- e indicò la tunica di Dumbledore- e mi guardava come se mi volesse fare qualcosa…

 

Adrien aveva bisogno di raccontare la sua esperienza a qualcuno; sapeva che suo padre credeva che l’uomo di quella notte non era reale e, siccome non conosceva nessun altro se non quel signore che aveva davanti, pensò che Albus Dumbledore fosse l’uomo perfetto per lui. Con un po’ di fortuna forse gli avrebbe anche creduto e, forse, avrebbe fatto qualcosa per scoprire chi fosse quell’uomo che era entrato nella sua stanza e aveva voluto fargli del male.

 

-Adrien- la voce di Severus interruppe quella conversazione; il bambino girò la testa e lo guardò. Non c’era più paura nei suoi occhi ma solo diffidenza.- tua mamma ti ha insegnato a vestirti da solo?

 

-si..

 

-allora perché non sali e ti sistemi?dopo ti pettinerò, farai colazione e andremo a fare compere.

 

Adrien non disse nulla. Fece un piccolo salto per scendere a terra dalla gambe di Silente e sparì dalla cucina in un batter d’occhio. Silente lo osservò attentamente, pensando nelle parole che aveva appena ascoltato.

 

-cos’è questa storia dell’uomo nella sua stanza?

 

-penso sia stato a causa della tempesta…- Piton strinse le spalle, alzandosi e cercando qualcosa da preparare ad Adrien, forse un po’ di latte con delle fette biscottate… -c’è un appendiabiti nella stanza; sicuramente a causa dei lampi gli sarà sembrato di vedere qualcuno, ma io mi sono assicurato che non ci fosse nessuno.

 

-hai pensato ai mangiamorte che sono rimasti liberi…?

 

-no, non può essere –Severus negò con la testa; sì, c’aveva pensato e tutta quella vicenda lo preoccupava  -sarebbero degli stupidi se venissero a cercarmi, sarebbe come entrare nella tana del lupo.

 

-sono irritati e non hanno niente da perdere. Non penso che a loro interessi di essere nella tana del lupo, pur di vendicarsi dell’uomo che li ha traditi

 

-So proteggermi da solo – Piton si stava atteggiando in modo cocciuto, anche se sapeva che Silente aveva ragione –provino ad attaccarmi e…!

 

-E se provassero ad attaccare Adrien? – quel commento fece sì che Piton rimanesse zitto con le mascelle rigide –tu sapresti difenderti, non ne ho dubbi, ma lui? È un bambino e, anche se non c’hai pensato, ti rende vulnerabile.

 

Severus rimase zitto; sapeva che Silente aveva ragione e, anche se Adrien si trovava in quella casa da poco, l’idea che potesse capitargli qualcosa lo preoccupava… era possibile, dopotutto, e doveva tenere gli occhi molto aperti

 

-Forse potresti fare qualche incantesimo per proteggerlo…- borbottò, nonostante ciò gli costasse molto, dato che odiava chiedere favori, soprattutto ad Albus Silente.

-Certamente – Albus sorrise, soddisfatto, e decise di cambiare tema nel caso Adrien ascoltasse qualcosa e facesse domande inappropriate –hai detto che andate a fare delle compere?

 

-Non ho niente di decente da fargli mangiare –Piton si strinse nelle spalle –Inoltre non ci sono giocattoli, e lui ha solo quell’orsacchiotto e il cavallo a dondolo di ieri…

 

-Ma non mi dire!- esclamò Silente con ironia –Un padre affettuoso! Chi l’avrebbe mai detto?

 

Severus volle protestare, ma le risate di Albus Silente furono così forti che niente e nessuno avrebbe potuto fermarle; così Piton si dovette limitare ad aspettare che quelle risate finissero. Dopo, quando Adrien ritornò in cucina, vestito con un pantaloncino corto color rosso, una camicetta bianca e con le scarpe del giorno precedente, Piton propose a Dumbledore di accompagnarli al centro commerciale, ma Albus affermò che aveva tante cose da fare e li lasciò da soli. Piton, nonostante la conversazione avuto con Silente riguardo i mangiamorte, era comunque disposto a trascorrere una bella giornata con Adrien.

 

Il suo primo vero giorno insieme ad Adrien Belfort.

 

Spazio autrice

 

E finalmente eccoci qui! Quinto chap dopo tre anni! Evvai! Penso sia un record ^^

Grazie per tutte le recensioni avute fin’ora!

JuliaSnape: mi fa piacere che ti piaccia la mia fic! Spero di non deluderti!

Ladyhawke25: spero che ti sia piaciuto l’attenggiamento di Piton! Hehe in effetti è difficile rendere il suo personaggio come papà!

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Un giorno...in famiglia? ***


Dad Snape

 

 

Dad Snape

 

Capitolo sei: un giorno in…. Famiglia?

Mentre prendeva la mano di Adrien per aiutarlo a scendere dall’autobus dei babbani, che avevano usato per giungere al centro della città, Severus Piton cercava di ricordare da quanto tempo non utilizzava un mezzo pubblico di quel tipo… forse da quando era un bambino, prima di iniziare a studiare a Howarts… si sentì un po’ strano nel viaggiare insieme ad Adrien, doveva ammetterlo; il bambino era rimasto in silenzio, ma non sembrava spaventato come il giorno precedente; Piton pensò che fosse normale che Adrien si mostrasse timido, soprattutto perché lui stesso non aveva una minima idea di come iniziare una conversazione con lui. Gli sarebbe piaciuto poter dire qualcosa, tuttavia si limitò ad osservarlo e a pensare a tutte le cose che doveva comprare… sicuramente avrebbe riempito il frigorifero, non solo per Adrien, ma anche per lui, infatti non poteva continuare a mangiare i cibi precotti; dopo sarebbe andato in qualche negozio per  comprare dei vestiti al bambino, aveva notato che aveva solo qualche paio di pantaloni e delle camicette, e lui supponeva che Adrien avesse bisogno di più cose… e, senza dubbio, avrebbe comprato dei giocattoli… Questo era qualcosa su cui aveva pensato a lungo… che tipo di giocattoli avrebbe dovuto comprare ad Adrien? Era logico pensare che Adrien potesse essere un mago e allora avrebbe potuto comprargli giocattoli per stimolare le sue capacità magiche, ma era anche possibile che fosse un semplice bambino e che quindi non avesse bisogno di tali giocattoli… in ogni caso, Piton era certo che il bimbo non aveva la benché minima idea che esistesse un mondo magico; era sicuramente abituato a vivere come i babbani e quindi era logico pensare che gli piacessero i giocattoli dei babbani, dunque era quella la cosa migliore da fare, almeno per il momento…

Quando scesero dall’autobus Piton lasciò la mano del bimbo, anche se si assicurò del fatto che gli camminasse di fianco; non gli piaceva la sensazione che provava quando Adrien lo toccava. Era come essere indifesi, come se si indebolisse, e Severus non era abituato a sentirsi vulnerabile; si rese conto che Adrien lo aveva guardato stranito quando gli aveva lasciato la mano. Il piccolo era abituato a stringere la mano di sua madre quando uscivano… soprattutto se andavano in luoghi affollati, e normalmente sua mamma lo sgridava quando lui cercava di liberare la sua piccola mano per un qualsiasi motivo.
Invece suo padre si limitava ad osservarlo, senza toccarlo, e Adrien non sapeva se ciò era dovuto a un rifiuto, sempre un rifiuto… ciò era quello che Adrien temeva di più, nonostante suo padre lo avesse aiutato la notte precedente, e sebbene avesse dormito con lui per proteggerlo, Adrien aveva paura di essere rifiutato, temeva di rimanere da solo di nuovo e di non sapere dove lo avrebbero portato se suo padre non lo avesse voluto con se’… ricordava che il signor Burns gli aveva detto che, se Severus Snape avesse rinunciato alla tutela, ci sarebbero state tante altre persone desiderose di prendersi cura di lui, ma Adrien temeva tutto ciò; non gli piaceva stare da solo…

Severus prese uno di quei carrelli che si trovano sempre nei centri commerciali babbani e non si sentì proprio a suo agio; fare le compere come i muggle non gli si addiceva molto…aveva imparato da piccolo a usare le monete dei non maghi grazie all’impegno di sua madre, e a usare le carte di credito ma non gli piaceva affrontare i negozianti i quali lo guardavano sempre con una faccia strana quando lui si sbagliava e dava loro molto più denaro di quello che doveva.

 

Adrien, dal canto suo, guardò il carrello con curiosità. Di solito quando lui andava a fare spese con sua mamma lo faceva salire dentro perché non si stancasse camminando, ma non era sicuro che suo padre avrebbe fatto lo stesso. In ogni caso il fanciullino aveva deciso che era arrivato il momento di alcune richieste e, con molta timidezza, tirò la punta della giacca che portava Severus, pensando che doveva avere molto caldo cosi imbottito e domandandosi perché non usasse dei vestiti un po’ più freschi…suo padre lo guardo attentamente, non aspettandosi quel gesto da parte del bambino, cercò di scoprire il motivo per il quale Adrien richiamava la sua attenzione.

 

-posso salirci?- domandò con voce debole, abbassando lo sguardo e aspettando una risposta negativa.

-cosa..?-Severus inizialmente non capì cosa esattamente Adrien gli stesse chiedendo per cui dopo, indicando l’interno del carrello, domandò-dentro?-

Adrien affermò con la testolina guardandosi le punte dei piedi, aspettandosi un “no”che ancora non arrivava.

-certo- Severus sorrise, lo alzò in aria con attenzione e lo lasciò delicatamente sul carrello- se vuoi scendere devi solo dirmelo, intesi?

-si, Severus.

Adrien si pose nella parte anteriore, appoggiato sulle sue ginocchia e con le mani che si tenevano con forza alla sbarre di ferro di quel carrello. Suo padre iniziò una rapida corsa verso i grandi negozi e, un po’ smarrito, si diresse verso il secondo piano, dove si trovavano tutti gli articoli di svago, per cosi dire…era un centro commerciale per fortuna non tanto grande: due piani, nel primo c’era un grande supermercato, nel secondo tutti gli altri prodotti, c’era anche un cinema, una sala ricreativa, vari fast food e infiniti negozi di abbigliamento di ogni genere. Severus pensò che sarebbe stato conveniente prima andare a prendere dei vestiti per Adrien, non c’era molta gente e forse qualche commessa avrebbe potuto dargli una mano perché, Severus non mentiva a sé stesso…cosa voleva saperne lui di abiti per bambini? Assolutamente niente; a volte dubitava persino di sapere qualcosa riguardo gli abiti per adulti, era sufficiente dare un’occhiata al suo armadio: era tutto nero, tuniche, pantaloni, camicie…non era un abbigliamento tra i più allegri, ciò era chiaro e Adrien era troppo piccolo per vestirsi da vampiro; inoltre, a giudicare dai vestiti che gli aveva visto il giorno prima e quelli di quella mattina, senza dubbio comprati da Nancy, all’ometto piacevano i colori allegri, e lui…bhe, lui non ne sapeva niente di colori allegri…

Effettivamente, quando entrarono nel primo negozio di abbigliamento, incontrarono solo pochi altri clienti, un bambino che aveva più o meno l’età di Adrien, biondo, dai capelli arruffati e dai grandi occhi azzurri, e una donna che doveva essere sua madre a giudicare dalla somiglianza fisica che vi era tra i due; forse sulla trentina e Piton dovette riconoscere che abbastanza carina, non era magrissima, ma aveva una certa grazia innata nei movimenti che risultava essere gradevole.

Una giovane commessa, di diciassette o diciotto anni, mostrava le camicie al bambino che erano sistematicamente rifiutate dal moccioso con una smorfia; in effetti il bambino sembrava avere una attitudine abbastanza aggressiva che sua madre cercava di controllare attraverso le ramanzine; Severus li osservò per un momento, chiedendosi se Adrien si sarebbe comportato cosi con il passare del tempo…a lui non piacevano i bambini capricciosi e viziati…

-posso aiutarla in qualcosa?

Una donna di mezza età e sorridente lo distolse dai suoi pensieri; aveva una espressione gentile e, quando vide Adrien, il bambino le regalò un sorriso incantevole, sicuramente perché la donna le aveva fatto una buona impressione. Piton agitò un momento la testa e guardò la dipendente che aspettava la sua risposta.

-a dire il vero, si- disse mentre fece scendere Adrien dal carrello come se fosse di cristallo- il fatto è che vorrei comprare qualcosa al bambino, ma non so…

-oh gli uomini!- la donna guardò Severus con indulgenza e dopo si chinò un po’per vedere meglio Adrien negli occhi- ciao piccolo, come ti chiami?

-Adrien, signora

-oh che bel nome!e quanti anni hai?

-questi, signora- e, come aveva già fatto il giorno prima, le mostrò la sua età con le dita della sua piccola mano, strappando ancora un sorriso a Severus.

-oh, ma quanto siamo grandi!- la donna si ricompose, prese Adrien per mano e lo condusse nella parte più interna del negozio- dovremmo dei vestiti da vero uomo che sei…cosa ne pensi?

-mi piacciono i vestiti da veri uomini- disse Adrien con voce acuta…quell’idea gli piaceva proprio!

Severus seguiva Adrien e la commessa meravigliato dalla facilità con la quale la donna era riuscita a guadagnarsi la fiducia di suo figlio.

-uhm…vediamo!- allungò la mano per prendere uno di quei pantaloni che sembravano fatti di lino con delle tasche davvero graziose- ti piacciono questi?

-sì, signora-Adrien fece un salto dall’emozione.

-cosa gliene pare?- la donna si girò per vedere Severus, che si limitava a osservare con calma quanto avveniva.

-eh…bene…se piacciono a lui…-fu tutto ciò che riuscì a dire.

-e qual è la sua taglia?

Severus rimase in silenzio; quella era una bella domanda…che taglia portava suo figlio? La verità è che non ne aveva la più che ben minima idea, l’unica cosa di cui era sicuro è che non doveva essere una taglia molto grande dato che Adrien era un piccoletto tanto piccolo quanto magrolino…non seppe cosa rispondere e se ne vergognò un po’, e non solo per quanto riguardava la taglia; probabilmente molti genitori non sapevano tutti quei dettagli, ma il fatto è che lui non sapeva nemmeno quando era il compleanno di Adrien e si sentì scomodo…la donna capì e si rivolse di nuovo al bambino e sedendosi vicino a lui lo esaminò.

-bene, credo proprio che dovremmo cavarcela solo noi due, Adrien- disse la donna che era già abituata a cose di questo genere-vedrai che troveremo molte cose che ti piaceranno…-poi guardando Severus aggiunse- perché non si siede e si rilassa? Mi occupo io del piccolo, non si preoccupi.

-ne è sicura?

-sicura- e guardò Severus come a voler dire:”non vorrei che il bambino vesta come lei…”

Severus seguì il consiglio e si sistemò su un piccolo divanetto per bambini di un colore rosso e con un gran Topolino disegnato nella parte posteriore del divano. Si sentiva decisamente ridicolo, totalmente fuori luogo, come un pesce fuor d’acqua, ma pensò che ne valeva la pena mentre osservava Adrien, che rideva continuamente mentre la donna gli mostrava gli abiti di mezzo negozio; in verità a Severus era piaciuto tutto ciò che Adrien si era provato e, dopo un ora, aveva speso più soldi del dovuto in pantaloni, magliettine, camicie e scarpette; gli prese persino un paio di capellini, che tra l’altro gli stavano molto bene e infine alcune cinture per i pantaloni.

Severus uscì dal negozio pregando affinché tutto quello spreco di soldi fosse valso la pena. Erano tanti anni ormai che non spendeva cosi tanti soldi in una sola volta e quella giornata non era che iniziata.

A partire da quel momento, Adrien era così agitato che non volle più tornare dentro al carrello; camminava con Severus girandogli intorno e indicando senza alcun pudore tutte le cose che gli piacevano. Quando passarono vicino ad un negozio di animali, si avvicinò di corsa e si attaccò il naso alla vetrina per guardare dei cagnolini marroni che piagnucolavano come se richiamassero la gente per essere comprati; rimase così tanto tempo a guardarli che Severus non ebbe altra scelta se non quella di avvicinarsi a lui per continuare con le compere… per un momento aveva pensato che Adrien gli avrebbe chiesto un cagnolino, e, be’!, lui non voleva comprarne uno per niente al mondo; non gli piacevano quegli animali, gli ricordavano troppo Sirius Black…e perché diavolo si ricordava di Sirius Black in quel momento? Per tornare a sentire quel rancore nel petto che riuscì a incupirlo? Perché Adrien lo notasse quando alzò lo sguardo e il suo viso perda un poco il sorriso?no, doveva dimenticarsi di lui; ormai lui era morto, doveva smettere di odiarlo…ma anche James Potter era morto da molti anni e lui continuava ad odiarlo, come tutto oggi odiava suo figlio e tutti coloro che avessero avuto a che fare con lui…

Severus agitò la testa per lasciare a un lato tutti quei pensieri e addolcì la sua espressione quando richiamò la attenzione di Adrien; il bambino non aveva nessuna colpa per le cose che gli erano successe in passato e doveva rimanere estraneo a tutto ciò, era troppo piccolo per capire e si trovava con lui da troppo poco tempo per rivelargli tutto ciò che era successo con quei uomini…inoltre, era sicuro che ciò era quello che meno interessava ad Adrien in un momento come quello…la sua attenzione era tutta riposta su quei cagnolini come se fossero la sua vita.

-andiamo a vedere i giocattoli?- domandò Piton con dolcezza, tentato a poggiare una mano sulla spalla del bimbo, ma senza farlo- ti comprerò un paio di cose; quello che vuoi.

-quello che voglio?-Adrien si voltò rapidamente; anche se era piccolo aveva capito che suo padre non pensava di comprargli quel cagnolino che tanto gli piaceva, ma invece di abbattersi per quello pensò nei giocattoli che voleva comprare…i vestiti gli piacevano davvero tanto, e aveva passato un bel momento con quella signora tanto simpatica, ma i giocattoli…

-quello che vuoi.

-una bicicletta e una macchina telecomandata?- suggerì Adrien, rendendosi conto che quelli erano dei giocattoli molto cari.

-se è quello che vuoi…

Severus disse ciò senza sapere che gli sarebbero costati un occhio della faccia…ma che cosa ne sapeva lui di giocattoli?esattamente quello che sapeva riguardo agli abiti…quando uscirono da un negozio di giocattoli, con una splendida bici rossa e una macchina telecomandata verde e bianca, non era più tanto di buon umore come prima; il denaro che gli rimaneva gli sarebbe bastato appena per il cibo essenziale e, beh, lui era andato in quel supermercato basicamente per il cibo, quindi aveva fallito nel suo obbiettivo…si rendeva conto ora che aveva cominciato a viziare Adrien solo dopo alcune ore dopo averlo conosciuto e questo non gli piaceva molto; se continuava cosi, se il bambino rimaneva con lui, sarebbe diventato capriccioso, e pensare che il bimbo non gli aveva chiesto nulla, tutto ciò che aveva fatto lo aveva fatto di sua volontà, a suo rischio e pericolo…

Dopo aver comprato gli alimenti che Severus ritenne necessari andarono a mangiare ad uno di quei fast food all’interno del centro commerciale. Era l’orario di punta, e se quando erano arrivati il luogo era pressoché vuoto, a quell’ora il locale era inondato di bambini scandalosi che correvano ovunque e che non smettevano di strillare e picchiarsi; a Piton no piacque per nulla quel panorama che gli si ergeva davanti ma si sedette lo stesso vicino ad Adrien in un angolo da dove poteva controllare tutto, e mentre mangiavano riconobbe due volti; quello della donna e del bambino biondo che avevano incontrato nel negozio di abiti. Il bimbo era ancora arrabbiato e anche sua madre lo era dato che gli passava il suo vassoio senza nemmeno guardarlo. Severus sorrise e guardò Adrien che aveva ancora gli occhi fissi nelle tasche del padre.

Dieci minuti prima erano entrati in un bagno con tutte le cose che avevano comprato quel giorno e Severus, dopo essersi assicurato che non ci fosse stato nessuno, rimpicciolì tutte le sue compere fino a quando tutto quanto entrò perfettamente nella sua tasca,mentre Adrien lo guardava a bocca aperta e senza parole, come se temesse che qualsiasi parola in quel momento potesse rovinare quella occasione; Severus non sapeva se fosse giusto o meno usare la magia davanti a suo figlio. Era possibile che il bambino si spaventasse ma fino ad allora tutti quei “trucchi”che aveva usato gli erano piaciuti e, forse, il bambino non aveva ancora l’età per mettersi a pensare se ciò che vedeva fosse oppure no qualcosa di raro; gli piaceva e basta…

In realtà Adrien era uno di quei bambini che era credevano nella magia, forse non in quel tipo di magia, ma sua mamma molte volte gli aveva raccontato antiche leggende, come quella di Nessy, il mostro del lago, e a lui sembravano fattibili, gli piaceva credere che tutto ciò potesse avverarsi…Severus gli aveva detto di non parlare mai a nessuno riguardo alla magia e Adrien aveva promesso obbedire senza fare domande; si vedeva che era un bambino obbediente ma un giorno avrebbe avuto una grande curiosità, questo era inevitabile. Nel frattempo però mentre si limitava ad ubbidire Severus sarebbe stato felice e tranquillo…

Mentre Severus si beveva il suo caffè, Adrien gli chiese il permesso di poter andare a giocare nel piccolo parco infantile che quel fast food aveva installato. Il bambino, che aveva mangiato come se non lo avesse fatto da settimane, se ne andò con tutte le intenzioni di divertirsi. Poco a poco gli era tornata la voglia di giocare da quando sua mamma era morta e lui aveva trascorso un periodo molto triste…quel giorno ad esempio si stava divertendo cosi tanto che gli venne voglia di salire sullo scivolo un paio di volte, ma quando fece per salire le scale, qualcuno lo spinse: era il bambino biondo che aveva visto quella mattina dentro il negozio e continuava ad avere la stessa espressione poco amichevole; nonostante questo Adrien non era di certo uno di quei bambini che si lasciavano spingere senza reagire. Aveva imparato a difendersi da quando era molto più piccolo e si ostinò a impedire al suo rivale di salire la scalinata: se non sarebbe salito lui per primo, non sarebbe salito nessuno…ma il biondino non era da meno e lo spinse nuovamente, ma questa volta rischiando seriamente di far cadere Adrien il quale si infuriò…

-c’ero prima io!- urlò, spintonando il biondino e impadronendosi della scalinata.

-ma adesso no!- insistette l’altro, spingendo Adrien nuovamente.

-tocca a me!- e Adrien spinse il “nemico”

-togliti di mezzo, idiota!- e il biondo spinse Adrien.

E, senza rendersi conto, i due si erano fatti protagonisti di una violento scontro in cui non mancarono pugni, calci, graffi, strattoni, e persino qualche morso. I due sembravano voler marcare il proprio territorio con tutte le loro forze ed erano decisi a non cedere, mentre tutti gli altri bambini si erano avvicinati per guardare: alcuni, i più piccoli, piangevano spaventati, e altri, i più grandicelli, sostenevano i contendenti con un gran tifo.

Adrien era riuscito a collocarsi sopra il biondo e tentava d’immobilizzarlo a terra per poter salire sullo scivolo e finire cosi tutta quella faccenda; il suo rivale era sul punto di arrendersi e Adrien era pronto a cantare vittoria, ma a quel punto notò come due mani forti lo prendevano e lo alzavano in aria con molta facilità…prima di girarsi per vedere  il volto infuriato di suo padre, vide la donna bionda avvicinarsi al suo nemico, prenderlo in braccio e metterlo in piedi pronta a sgridarlo…Adrien notò che suo padre lo lasciava di fianco all’altro bambino e i due si videro uno di fronte all’altro, insieme ai loro genitori, senza più tanta voglia di combattere…si erano cacciati in un bel guaio…

-Matt Brown…-disse la donna con voce acuta, e il bambino abbassò la testa; sua madre era davvero arrabbiata-si puo’sapere cosa stavi facendo?

-ha cominciato lui.- quel Matt indicò Adrien accusandolo- non mi lasciava salire sullo scivolo…

-c’ero prima io!-disse Adrien, che aveva ricevuto un pugno sul labbro inferiore e aveva un graffio sul collo; le condizioni dell’altro erano però simili alle sue- lui mi ha spinto!!-e guardò Severus per vedere se gli aveva creduto.

-quante volte ti ho detto che non voglio vederti fare a botte?- disse la donna riuscendo a fare in modo che suo figlio smettesse di segnalare Adrien. –chiedigli scusa!

-mamma!

-chiedigli scusa!

Matt non sembrava molto convinto, ma sapeva che quello non era il momento per contraddire sua mamma, per cui si rivolse verso Adrien, lo guardò con profondo odio e si mise le mani in tasca.

-mi dispiace- biascicò tra i denti.

-non ho sentito, Matt Brown!!- disse la madre inflessibile.

-mi dispiace- Matt parlò un po’ più ad alta voce e Adrien sorrise soddisfatto credendo di aver vinto…ma Severus non gli aveva ancora detto nulla, e nemmeno a lui piacevano molto le risse…anche se non voleva sgridare Adrien cosi presto, doveva cominciare ad educarlo se voleva che diventasse una persona matura.

-credo che anche tu, Adrien, abbia qualcosa da dire- disse con serietà; il bambino guardò suo padre sorpreso…a giudicare dagli occhi del padre era meglio non replicare e, dopotutto, anche lui aveva dato un po’ di botte al biondino, per cui

-mi dispiace- disse, con voce debole, ma perfettamente udibile.

-cosi va meglio- Severus incrociò le braccia.

-ora andate a giocare- disse la donna, facendo movimenti frenetici con le mani; ai bambini non rimase niente da fare se non andarsene e, curiosamente, si misero a giocare insieme…i mocciosi non lasciavano di stupire Severus…-sono davvero mortificata per Matt…alcune volte mi riesce difficile controllarlo e gli piace picchiare gli altri bambini…se suo figlio si è fatto male...

-credo sia stata una battagli equa- Severus sorrise e guardò Adrien, che in quel momento saliva sullo scivolo, seguito da Matt, che era imbronciato come se non volesse divertirsi- e poi è normale che i bambini litighino- almeno cosi credeva Severus

La donna lo guardò di sottecchi e sorrise porgendogli una mano con cordialità.

-Caroline Brown- disse con amabilità, presentandosi.

-Severus Snape.- disse lui stringendole la mano.

-Matt ed io ci siamo appena trasferiti in città- disse Caroline, guardando suo figlio- lei è di qui?

-si, sono cresciuto qui…

-è una bella città…- Caroline guardò il suo orologio e sembrò spaventata- oh!devo andare!Matt, tesoro, andiamo!!- il bambino la guardò per poi sbuffare- è stato un piacere.

-anche per me

-forse ci rivedremo…Matt sbrigati!

Il bambino arrivò di corsa da sua madre e, in qualche secondo, entrambi sparirono dalla vista di Piton. Snape lasciò che Adrien giocasse ancora un po’, ma il piccolo non sembrava divertirsi tanto giocando da solo, per cui dopo una mezza ora i due si accingevano a prendere l’autobus per tornare a casa.

-perché ti stavi azzuffando con quel bambino?- domandò Severus, mentre lui ed Adrien viaggiavano seduti in fondo all’autobus.

-perché lui mi aveva spinto- disse Adrien, abbassando lo sguardo, leggermente in imbarazzo- mia mamma mi aveva detto che non dovevo lasciare che nessuno mi picchiasse…

Severus sorrise; sua mamma aveva fatto bene a dirgli quello, però ora Adrien sembrava un po’pentito per averlo fatto, per cui gli diede un leggerlo colpo sulla gamba per rianimarlo.

-non è niente, Adrien- gli disse senza perdere il sorriso- fai bene a difenderti, non sono arrabbiato, ma non voglio che cominci a prendertela con bambini che non ti hanno fatto nulla, intesi?

-io non lo faccio mai- rispose Adrien velocemente, come se avesse fretta di chiarire quel dettaglio.

-lo so…tranquillo…ma mi sembra che alla fine Matt ti sia piaciuto…

simpatico…ma picchia come una bambina…

-e quel labbro ne è la conferma, vero?- Severus rise davanti alla constatazione di Adrien- a casa sistemeremo anche quello.

Dopo quel discorso, a malapena parlarono , ma Adrien continuava a sentirsi felice; era stata una bellissima giornata, gli aveva comprato vestiti, giocattoli, si era fatto un nuovo amico (o nemico), ma soprattutto si era reso conto che anche suo padre era capace di ridere e non gli faceva più paura…né diffidenza.

Era stata una bella giornata per entrambi… un po’ meno per il conto corrente di Severus Snape, ma ne era valsa la pena….

Note autrice:

ciao!!!allora vi sono mancata?spero proprio di si, ma spero anche che il capitolo sia stato gradevole e non troppo pesante!

Ringrazio davvero tanto tutti coloro che avranno la pazienza di lasciarmi un loro commentino.

Nihal93-grazie mille per le tue parole!!!credimi mi fanno davvero piacere!!!e non aver paura che il prox chappy lo posterò il prima possibile sia per soddisfare te che gli altri lettori!intanto dimmi cosa ne pensi di questo chappy che non mi sembra proprio corto ecco.

Ladyhawke-ciao!probabilmente suonerò ripetitiva ma ringrazio anche te per la tua recensione che esprimono l’impazienza di voler leggere il seguito della storia e questo mi sprona ad andare avanti!comunque presto vedrai Adrien ad Howarts…puoi immaginare quante sorprese!

Juliasnape:hey spero che tu non mi abbia abbandonata a neanche metà storia. Ti ringrazio per sostenere questa idea malsana di far diventare Snape papà e spero che mi dica cosa ne pensi di questo chappy!

 

Detto questo invito tutti a recensire e a dirmi le loro opinioni e sensazioni. Non siete obbligati ma mi fate davvero un gran favore a farmi sapere le vostre impressioni!

Alla prossima!!!

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