Red dresses. La meravigliosa vita delle ragazze in rosso.

di ClaudiaSwan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** drammaticamente me ***
Capitolo 2: *** V per vendetta ***
Capitolo 3: *** galeotto fu l'aforisma ***
Capitolo 4: *** Questione di colori ***



Capitolo 1
*** drammaticamente me ***


DRAMMATICAMENTE ME
 1
 Drammaticamente me

 



Ci sono vite che sembrano perfette.
Sono piene di divertimento, di avventura, di colpi di scena… sono vite di persone che hanno sempre una storia da raccontare, che hanno sempre qualche problema che si risolverà per il meglio… magari con un bacio sotto la pioggia dopo una giornata andata storta.
Ci sono vite che sono fatte per essere invidiate.
Come quella di quella ragazza bionda che alza un braccio per fermare un taxi a pochi metri da me.
Il suo elegante trench di burberry le svolazza attorno alle gambe perfette, slanciate ed eleganti, dritte e coperte di pelle d’alabastro su costosi tacchi alti. Anche i capelli sono perfetti, onde color del grano setose e sistemate in un raffinato chignon.
Ha un vestito rosso.
Le bionde con un vestito rosso per me sono sempre state il massimo.
Le ho sempre guardate con ammirazione, come se fossero delle creature soprannaturali che magari nascono da un battito di mani o da una risata… come le fate.
Non camminano. Ondeggiano.
Non ridono. Cantano.
Non sono volgarmente sexy. Sono sensuali.
Sono perfette, aggraziate, educate, con quel velo di cinismo che esalta l’alterigia che sembra un accessorio fatto apposta per andare con i vestiti rossi.
Ci va sfacciataggine per mettere un abito di quel colore. Ci va sicurezza, ci va tanta autostima perché quando indossi un capo carminio sai che sarai notata.
Sai che non potrai confonderti con la moquette del pavimento, perché… solo chi ha altrettanta dose di autostima e sospetto di onnipotenza ha una moquette rossa fuori dalle sale di un cinema.
Sai che avrai gli occhi addosso.
E per indossare anche quegli sguardi come fossero un abito devi piacerti.
Chi si piace ha senza dubbio una vita stupenda.
Chi si piace sa affrontare i problemi per quello che sono senza inveire contro gli dei sospettando un certo accanimento nel loro infierire.
Chi si piace sa come guardare alla vita.
Per questo la vita delle ragazze bionde con i vestiti rossi è perfetta.
Essere bionde già le esonera dal difficile compito di creare un cliché attorno alla loro persona (gli uomini preferisco le bionde, no?). Partono avvantaggiate.
- fammi indovinare. Stai guardando… la biondona con il vestito rosso che sta salendo in taxi-
- No. Non sto guardando la biondona con il vestito rosso. Sto guardando la perfezione che sale su un taxi-
- ancora con questa assurda teoria?-
- non è una teoria assurda -
- si che lo è -
- le mie teorie non sono assurde -
- si che lo sono -
- ehi! Tu sei una mia teoria-
- infatti io sono assurdo. Sono finto!-
- piantala di chiacchierare. È arrivato l’autobus e se salgo rispondendo alle tue frecciate penseranno che sono pazza -
- ma tu sei pazza -
E forse non ha tutti i torti.
Non mi sono ancora presentata. Sono Sam… cioè, Samantha. Samantha Butler. Ma preferisco Sam.
E la deliziosa vocina che mi ha dato della pazza appartiene a… Sam. Sam e basta.
In teoria ora dovrei spiegarvi anche chi è Sam, ma credo che se lo facessi mi dareste della svitata perché… Sam è…
Ecco… Sam… è…
Sam …è… un uomo.
Un uomo… pieno di qualità.
È bellissimo, atletico, simpatico, intelligente… gli piace la musica classica, gli piace andare a teatro, adora il vino rosso e detesta la birra. Ama fare passeggiate a cavallo e viaggi culturali. Ha viaggiato per l’Europa e conosce ben cinque lingue.
Di professione fa… il mantenuto.
E si. Il mantenuto.
In pratica fa la spalla su cui piangere, la fantasia erotica nei momenti di solitudine, la mia coscienza e il mio consulente di moda. Tecnicamente, però, è un mantenuto. Da me.
No, non che sia letteralmente mantenuto, nel senso di…
Però è un mantenuto. Da me. Dalla mia fantasia.
Perché Sam… è finto. Come ha detto lui.
Ecco, Sam è il frutto di un’altra delle mie teorie. Forse la più brillante e la più intelligente che la mia mente abbia mai partorito.
Dopo una serie – molto modesta – di relazioni appena iniziate e subito finite, all’età di ventotto anni ho capito che l’unica relazione stabile, felice e soddisfacente che una donna può avere è solo quella con l’uomo dei suoi sogni.
E Sam è appunto questo: il frutto dei miei sogni.
Infatti è una persona dolce, educata, gentile, sarcastica al punto giusto… quanto basta per risultare simpatico in modo non stereotipato. È sempre chiaro e coerente. Non fa mai niente tanto per fare e soprattutto, cosa che amo tanto in lui, è fedele.
È un sogno. Perché uomini così non esistono.
È una realtà che ormai ho imparato ad accettare e prima lo fanno anche le altre e meglio sarà.
Devono fare una scelta, insomma. Stare assieme a degli ammassi di cellule umanoidi collegate tra loro in un modo che risulterà sempre imperfetto, oppure amare di più sé stesse e stare sole.
A prima vista la seconda possibilità può apparire triste ma…sono certa che prima o poi si ritroverebbero a darmi ragione.
La signorina in rosso, senza alcun dubbio, avrà una serie infinita di amanti – veri – ma avrà anche il buon senso di capire che fuori dal letto gli uomini sono inutili.
Una fonte inesauribile di guai e problemi. Inutili.
Buoni solo a spezzarti il cuore.
E non è che ho basato le mie conclusioni solo sulla mia modesta esperienza. Lo vedo tutti i giorni.
Londra è senza ombra di dubbio una delle città più vive d’Europa. E come tutte le città vive offre una vasta gamma di esempi da studiare, analizzare, capire e afferrare.
Io scrivo.
Passo gran parte del mio tempo seduta alle fermate dell’autobus a osservare la gente. E voi non avete la minima idea delle perle di saggezza che si raccolgono alle fermate degli autobus!
È il posto dove la gente da il meglio di sé, a mio modesto avviso.
Si, perché niente, e dico niente, tira fuori il vero carattere delle persone come il servizio pubblico di trasporti. Niente.
Schiere di persone estranee che diventano improvvisamente parenti, o almeno amici di vecchia data, nel momento in cui si trovano accumunate dal fatto di essere assolutamente indignate per il mal funzionamento delle linee di trasporto pubbliche.
Ragazzi chiusi dietro il rumore dei loro auricolari che si guardano, si osservano da lontano, si amano senza avere il coraggio di parlarsi mai.
Signore anziane che raccontano la loro storia al primo estraneo che le ascolti con interesse mentre le aiuta con le buste della spesa.
Donne esasperate che organizzano come meglio possono la loro giornata tra una chiamata e l’altra.
Uomini in giacca e cravatta che si prendono troppo sul serio per prendere in considerazione l’idea di rivolgere la parola all’emo che gli chiede qualche spicciolo per un caffè.
Storie. Ci  sono tante storie alle fermate degli autobus.
Spesso mi sento molto Kerry di Sex and the city, perché anche io, come lei, curo una rubrica su un giornale.
Solo che io non mi occupo di… sesso, ma di rapporti interpersonali che… contemplano anche la fase prima … quella che, in teoria, dovrebbe precedere il sesso. Anzi, ecco mi occupo soprattutto di quella parte.
Mi occupo di persone. Si… di persone.
Scrivo di persone. Analizzo comportamenti, situazioni… a volte rispondo alle lettere dei miei lettori se presentano qualche spunto interessante per un articolo.
E teoricamente cerco anche di scrivere il best seller che mi spalancherà le porte del successo e dell’immortalità, ma questo è un tasto su cui al momento preferisco stendere un velo pietoso ( e rassegnato).
Il tutto nel mio ufficio personale: il mio monolocale.
Il mio disordinato, caotico e luminoso… monolocale.
Siamo solo io, il mio portatile e le mie teorie assurde. Che però funzionano e mi consentono di fare la spesa tutti i giorni, checché ne dica Sam. E Sam può dire tutto quello che vuole, perché tanto sa di essere un fantasma e di venire “ripescato dalla scatola della pazzia” solo quando ho bisogno di lui.
Si lo so. Sono un’opportunista. Ma a che serve un uomo immaginario se non a esaudire i miei desideri come e quando – soprattutto quando – voglio? Se ne avessi voluto uno che mi stesse sempre tra i piedi me ne sarei trovata uno vero!
Cos’altro dire di me?
Come scrissi su un articolo a proposito degli incontri in rete, la domanda ricorrente che sembra racchiudere il problema esistenziale delle persone è “come sei fisicamente?”
Lo so che non dovrei sorprendermi più di tanto perché ormai si sa che “la bellezza interiore” è… come dire?...
È come rispondere a un’amica che ti chiede se il ragazzo che hai intenzione di presentarle è carino, “ma guarda… è un tipo. Molto simpatico, comunque”
Cioè vale a dire che è brutto, probabilmente grasso e quasi certamente con l’alitosi o qualche strana e incurabile forma di diarrea verbale.
In sintesi, la bellezza interiore è una gran cazzata.
Quindi forza. Conformandomi alla massa e dando alla gente quello che la gente vuole, confesso di essere quello che appunto si dice “un tipo”.
Grassa… diciamo nella norma. Fianchi un po’ morbidi che mi danno sempre problemi. Le felpe larghe e sformate sono le mie migliori alleate nella lotta alle “maniglie dell’amore”, che però io chiamo “maniglioni antipanico” nei momenti di crudele autodisfattismo che di tanto in tanto colgono anche me.
Brutta…
Brutta… diciamo… che ai miei occhi io mi sono sempre vista come almeno “carina”, ma che le cattiverie dei bambini all’asilo, alle elementari e sì… anche alle medie, hanno indotto nella mia persona un certo senso di inadeguatezza. Sicché in confronto alle mie amiche e alla maggior parte del genere femminile, mi sento davvero orrenda e assolutamente incapace di ispirare attrazione in un uomo.
Avere gli occhi chiari a contrasto con i miei capelli castano scuro mi salva relativamente. Il tratto somatico di fondo resta del tutto insoccorribile così come anche i capelli ingestibili.
Per quanto riguarda la diarrea verbale… il mio curriculum parla da sé. Sono una scrittrice, una giornalista. La diarrea verbale fa parte del mio mestiere, praticamente.
Devo anche dirvi del mio carattere? Mi basta una parola: cinica.
E con questo la mia presentazione volge al termine. Mi fermo qui giusto per evitare di aggiungere elementi che starebbero tanto bene in una pagina di annunci personali, che tra parentesi disprezzo.
Vi risparmio la mia teoria sugli annunci personali perché sarebbe una cosa troppo lunga e complessa. La meditazione sui punti fondamentali è stata stancante per me, figuriamoci per voi.
In ogni caso eccomi qui.
E questo che sto per presentarvi, invece – tempo di scendere dall’autobus e prendere le chiavi di casa – è il mio fantastico appartamento.
Un monolocale all’ ultimo piano, senza ascensore. Minuscolo, certo, ma con un tetto che ha una vista fantastica sul Tower Bridge.
Quando scelsi casa, uscita finalmente dal marasma delle feste universitarie che infestavano i corridoi del dormitorio impedendomi di dormire, presi questa qui principalmente per questo tetto.
È qui che vengo a scrivere.
È il mio posto magico.
Il tramonto sul ponte è uno spettacolo che mi toglie il fiato ogni sera di più. E non importa che il cielo sia terso, nuvoloso, tempestoso. È comunque un panorama mozzafiato.
È il mio panorama mozzafiato.
Ho il mio accesso riservato e la corrente elettrica.
Per renderlo un pochino meno impersonale e anonimo ho aggiunto anche dei geranei, ma, sbadata come sono, mi dimentico sempre di innaffiarli, sicchè tutto quello che ne resta è un macabro stelo secco, monumento commemorativo alla mia pigrizia.
Anche se piccolo e a volte scomodo, il mio appartamento mi piace.
Le sue scarse dimensioni lo fanno somigliare molto a una tana, un bugigattolo disordinato, tappezzato di tende colorate che fanno da porte e calzini sparsi qua e là sul pavimento. Ma a me va bene così.
Non lo scambierei per nessun altro appartamento nell’intera Londra, nemmeno per le stanze private della regina Elisabetta a Buckingham Palace.
Ovviamente mi riferisco all’interno del mio appartamento, compreso il tetto. Tutto ciò che sta dietro il mio portoncino blindato blu scuro. A tutto quello che sta dietro quella porta non rinuncerei mai.
Perché se invece dovessi barattare il pianerottolo antistante… un pensierino ce lo farei.
Non che il mio pianerottolo sia chissà quale antro oscuro e terrificante. Il linoleum verde acido del pavimento e le pareti color crema, macchiate qua e là dalle strisciate dei passanti, non sono nulla di così originale nei condomini di Londra.
Ma di certo non tutti i condomini di Londra possono vantare un autentico poltergeist tra le loro mura.
I poltergeist, in tedesco “fantasmi rumorosi”, sono gli spettri più seccanti che esistano poiché il loro diletto è infastidire la gente alle ore più assurde della notte. E farsi ovviamente un baffo del regolamento condominiale che vieta gli schiamazzi, la lordura, l’inciviltà e comportamenti poco consoni al buon costume nelle aree comuni dell’edificio.
Come nella tradizione dei migliori fantasmi, il poltergeist in questione vive in soffitta, ergo è il mio dirimpettaio qui all’ultimo piano.
Ecco lui, lui… è stato il motivo scatenante della nascita di Sam. Osservando lui e il suo habitat naturale ho capito quanto non valga la pena perdere tempo dietro agli uomini.
In questo caso potrei anche dire che William Musterson, così si chiama lo spirito ostile che abita l’appartamento di fronte al mio, abbia la paternità del mio Sam, ma dargli tutto questo merito non avrebbe comunque senso perché sarebbe sprecato almeno quanto dargli credito di essere una brava persona.
Sto appunto infilando le chiavi nella toppa per entrare, che il suddetto interessante soggetto (interessante quanto un caso clinico misterioso, s’intende) fa la sua comparsa trionfale, barcollando e cercando a tentoni l’interruttore della luce.
Non lo degno nemmeno di un’occhiata, sino a che il rumore di quello che mi pare sia una bottiglia rotta mi fa alzare gli occhi al cielo.
- Ops - dice ridacchiando e chinandosi a riprendere la cassa di birra che aveva fatto cadere a terra nel maldestro tentativo di cacciarsi una mano in tasca.
- per fortuna non si è rotto niente- continua mentre sento le sue chiavi sferragliare e la serratura girare per poi aprirsi.
Ignorandolo come mio solito, sto per entrare in casa mia quando il poltergeist manifesta ancora una volta la sua presenza.
- ehi Sam…!-
- Samatha! Mi chiamo Samantha!- ribatto acida, voltandomi giusto per amor di cortesia a sentire cosa mai abbia a che spartire lo spettro con me.
- si, scusa… hai ragione… Samantha - borbotta imbarazzato cercando di afferrare meglio la cassa di birra che ha risollevato da terra.
- che vuoi?-
- io e Dag diamo una festa qua a casa nostra stasera. Ti va di venirci?-
Il mio sopracciglio cinico che svetta verso l’alto è una risposta più che sufficiente. No.
E il mio chiudergli la porta in faccia sta per “mai nella vita”.
Si, si… lo so. Sono l’anticortesia fatta a persona quando mi ci metto, ma non è colpa mia se già solo incrociarlo per le scale mi irrita.
Non che il poltergeist mi abbia mai personalmente offesa in qualche modo. Anche volendo, gli ho dato talmente poche possibilità che non sarebbe comunque riuscito a offendermi più di quanto non abbia mai fatto io.
È quello che rappresenta che mi infastidisce.
Belloccio, aspetto trasandato, con un viavai continuo di ragazze che entrano ed escono dalla porta di casa sua e di quel povero ragazzo che è costretto a spartire l’ossigeno di casa con lui.
La sua professione?
Gestire un sito internet, sul cui contenuto immagino sia meglio sorvolare. Il massimo del fancazzismo.
Lui accorpa in sé tutte le caratteristiche del mio uomo idealmente odiato.
Il classico tipo figo, bello e dannato che fa crollare a terra come pere cotte tutte le donne che incontrano per caso la sua scia.
Lo odio.
O forse non odio lui.
L’idea di lui sicuramente si. Forse perché i pochi ragazzi che ho avuto erano esattamente come lui, o almeno… ambivano ad essere come lui e quindi, nel tentativo di imparare la tecnica, diventavano stronzi e maldestri il doppio dell’originale.
In ogni caso, non lo reggo. E questo mi sembra sia ormai un punto chiaro nella mia vita.
Stare alla larga dai tipi come William Musterson è la promessa che mi sono fatta nel momento in cui ho deciso che l’unico uomo nella mia vita sarebbe stato Sam.
Più precisamente, l’ho giurato a me stessa dopo l’ennesima delusione amorosa della mia vita, intrecciata con tale David che credeva che trattare le donne come una salvietta usa e getta fosse il massimo dell’essere fighi.
David era un potenziale William. Così come lo sono stati Christian, Darren e Connor. Poi c’è stato Mike, che era un William a tutti gli effetti.
Sfogare il mio odio per il paradigma della specie, mi aiuta a incanalare la rabbia e la delusione e, se proprio vogliamo, il mio vicino è anche la conferma della mia teoria, motivo della sopravvivenza di Sam.
Un uomo finto vale cento e una volta un uomo vero.
Chiusa la porta di casa alle mie spalle, come al solito passo i primi cinque minuti ad osservare la desolazione della camera che ho di fronte. Sarebbe davvero ora che mi decidessi a dare una sistemata. O per lo meno… a raccogliere da terra i vestiti sporchi, metterli in un sacco e andare in una lavanderia.
Si, credo che domani lo farò. Andare in lavanderia, intendo.
Per ora tutto quello che ho in mente di fare è togliermi la giacca, andare al telefono, scorrere con l’indice il menu del ristorante cinese dietro l’angolo che ormai ho incollato alla parete, e ordinare la mia cena.
I vantaggi dell’essere single ed abitare da sola sono soprattutto questi due: metti a posto quando ne hai voglia e puoi anche mangiare cinese due sere di fila senza che nessuno abbia niente da dire.
Mentre aspetto che la mia ordinazione arrivi, raccolgo tutta la buona volontà di cui sono in possesso (poca) e raccatto da terra la sfilza di magliette, pantaloni e calzini che sono disseminati per la stanza, facendoli magicamente sparire in un borsone da palestra che lascio cadere vicino alla porta, pronto per il viaggio misterioso che intraprenderà nel fantastico mondo dei detersivi domani mattina.
Giusto per convincermi ancora un po’ di più a trovare la voglia di andare a fare il bucato domani, penso al film “quaranta giorni e quaranta notti”. In una lavanderia è nato un amore, ergo… deve essere senz’altro un magnifico punto d’osservazione e di ispirazione per le mie teorie.
A volerci proprio trovare un lato positivo nel buttare due ore della propria giornata, direi che è l’unico che mi possa convincere ad accettare il sacrificio.
Una ventina di minuti dopo la mia chiamata, ecco che finalmente mi consegnano la mia cena e mentre apro la porta per ricevere la consegna, noto con disgusto che la festa che sta per cominciare a casa dello spiritello rompiscatole è un toga party.
L’essere è lì, in piedi su una sedia vestito di lenzuola ad appendere ghirlande colorate dal lampadario alla porta aperta. Pettorali al vento, corona d’alloro in testa, un vero Marcantonio.
Peccato le ciabatte infradito al posto dei calzari che mi rovinano l’effetto senatore… avrei potuto anche perdonarlo se non avesse avuto ai piedi quelle orrende infradito blu ai piedi.
- Samantha, sicura che non…-
La porta che gli ho nuovamente chiuso in faccia non mi ha permesso di sentire di cosa di preciso dovrei essere sicura, ma posso immaginarlo.
Si, William. Sono sicura di voler stare a casa piuttosto che trovarmi sbronza sul divano di casa tua a osservare gente che si passa una canna e tira da un narghilè. Ma grazie per l’invito, sarà per la prossima volta.
E in più ho di meglio da fare, stasera.
Faccio una doccia veloce e, prendendo al volo il cartone dei miei spaghetti di soia, afferro anche il portatile.
Niente articoli a cui pensare, niente amici con cui uscire, niente mamme da chiamare… spazio per scrivere.
Come ogni volta, apro con venerazione il mio portatile e lo accendo, osservando tra un boccone di spaghetti e l’altro lo schermo che si colora.
La mia mente già inizia a volare, impaziente che tutte le applicazioni si aprano, per poter dar sfogo a tutti i suoi pensieri, che si accumulano veloci come ogni volta. Veloci e tutti insieme.
Trame, personaggi, situazioni, luoghi profumi… tutto nella mia testa.
Apro ansiosa la cartella in cui tengo i miei scritti e recupero il file di quello che dovrebbe essere il mio romanzo.
Ed eccomi di nuovo ferma. Immobile.
Centoventi fogli word. Carattere Times New Roman grandezza 12. Margine tre centimetri.
Come ogni sera, finisco per osservare, leggere e rileggere ancora quello che ho scritto. Ma tutto si blocca qui.
La mia testa è un fiume in piena di idee ma le mie mani… le mie mani sono pesanti sulla tastiera.
È come se le mie dita non riconoscessero più i tasti su cui in genere corrono veloci.
È come se fosse solo la mia mente a voler scrivere quella storia.
Leggo e rileggo, per ritrovare il filo e al massimo riesco ad aggiungere una riga in un’intera ora.
E come tutte le sere, chiudo quel file già titolato e apro una pagina bianca, su cui inizio a battere veloce gli appunti presi mentalmente nella giornata per il mio prossimo articolo.
Forse dovrei iniziare ad accettare il fatto che scrivere storie, se non addirittura romanzi, non è più per me. Che la mia ispirazione sia volata via. Che nonostante nella mia adolescenza io abbia scritto quaderni e quaderni di storie, la mia creatività sia ormai esaurita.
Forse dovrei smetterla di insistere con questa storia del libro e dedicarmi solo ai brevi articoli del settimanale.
Chissà però perché considerare questa strada risulta molto più doloroso dell’accettare che Sam, il mio uomo immaginario, sia l’unica persona che potrà mai rendermi felice.
 



ECCOMI QUI, UN'ALTRA VOLTA.
A CHI MI LEGGE PER LA PRIMA VOLTA: BENVENUTI.
A CHI GIA' MI CONOSCE: BENTORNATI!
LO SO CHE AVEVO IN MENTE ALTRI PROGETTI, ANCHE BELLI SOSTANZIOSI, MA PROPRIO MI MANCA L'ISPIRAZIONE PER SCRIVERE QUELLE STORIE.
GUARDANDO COMMEDIE SU COMMEDIE ( E SOPRATTUTTO QUEL GRAN FIGO DI GERARD BUTLER), IN QUESTI GIORNI MI E' VENUTA IN MENTE QUESTA STORIA, CHE NON DOVREBBE ESSERE POI COSì LUNGA.
SUL TEMPO DEL POST DEI CAPITOLI... NON POSSO DIRVI NULLA, CONSIDERANDO ANCHE CHE IL 6 IO PARTO PER DUE SETTIMANE E APPENA TORNO SARO' CON LA TESTA SUI LIBRI DA MANE A SERA... MA PROMETTO DI FARE IL POSSIBILE PER NON FARVI ATTENDERE TROPPO.
SPERO CHE IL PRIMO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE VI ABBIA INTRIGATO QUEL TANTO CHE BASTA PER CONTINUARE A SEGUIRE LA STORIA.
SE INVECE COSì NON è SONO ANCHE DISPOSTA A SOTTOPORMI IN SILENZIO AL LANCIO DI POMODORI, UOVA E QUANT'ALTRO. PROMETTO CHE NON PROTESTERO'.

UN BACIO A TUTTI E GRAZIE, IN OGNI CASO, PER ESSERE PASSATI DI QUA A DARE UNA SBIRCIATINA ALLA MIA STORIA :)

PS: COME AL SOLITO ECCO I LINK PER L'ABBIGLIAMENTO DEI PERSONAGGI.

SAMANTHA

WILLIAM
CASA DI SAMANTHA


 

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Capitolo 2
*** V per vendetta ***


v per vendetta

2

V per vendetta

 

 

Qualcuno vorrebbe pensare che la grazia divina venga assicurata per l’intera giornata nel momento in cui un misero essere umano decide di compiere la sua buona azione giornaliera.
Se non proprio per l’intera giornata almeno per alcune ore.
Basterebbero anche un paio di minuti. Insomma… una piccola situazione spiacevole che ci viene evitata a seguito di un’azione caritatevole nei confronti del prossimo sarebbe utile a darci un segno dell’esistenza di un qualcosa di superiore, di un’intelligenza più grande nell’universo.
Ma se spero che aver donato dieci sterline alla ricerca tramite un messaggino telefonico dopo una striscia pubblicitaria televisiva possa evitarmi questa scena, mi sbaglio di grosso.
Certamente Dio tiene in gran conto le nostre buone azioni, soprattutto se sono sincere. E prima di aprire la porta di casa questa mattina io non avevo la minima intenzione di assicurarmi un’indulgenza da parte Sua. Volevo solo dare una mano, nel mio piccolo, a risolvere i problemi del mondo.
Ma inciampando in una palla gigantesca di quelle che una volta erano candidi lenzuoli, mentre ora sembrano più il manto di una mucca pezzata rossiccia, ammetto di aver sperato di essermi comprata, almeno per questa breve parentesi di giornata, il favore dell’Altissimo.
E invece no.
La prossima volta donerò venti sterline, promesso.
- mmm…- grugnisce la vacca pezzata ai miei piedi, tutta avvolta nel lenzuolo macchiato di quello che suppongo sia vino, ma non escluderei che possa essere anche qualcos’altro.
Del tutto indifferente al dolore fisico che probabilmente il mio piede gli sta provocando, proseguo con il difficile compito di chiudere la porta di casa, che a quanto pare oggi affaccia su un panorama degno della caduta di Gerusalemme al termine della seconda crociata.
Corpi del tutto privi di sensi vestiti di drappi che una volta erano bianchi, ricoprono il linoleum del pianerottolo, somigliando molto a dei templari caduti in battaglia, non fosse che, anziché abbracciare le proprie spade, i soggetti in questione stringono principalmente bottiglie vuote.
Senza troppa grazia e cortesia scavalco la salma ai miei piedi, impiegando almeno cinque secondi per decidere dove avrei dovuto appoggiare il mio prossimo passo per non finire accusata di vilipendio di cadavere. Insomma… oltre al danno anche la beffa, proprio no!
Con una certa dose di soddisfazione per le mie insperate prodezze atletiche nella camminata ad ostacoli, riesco a raggiungere le scale, che per lo meno sono un po’ più libere nella loro accessibilità.
Questa il poltergeist me l’avrebbe pagata, e anche cara. Lui e i suoi festini non avrebbero avuto lunga vita!
Scendo svelta, e dopo una rapida occhiata alla cassetta della posta (vuota) sono fuori.
Passo per il Whitecross Street Market e supero St Luke’s Church, per fermarmi davanti alla “clean it”. Che nome originale per una lavanderia a gettoni!
Sul serio, non vorrei mai trovarmi nei panni di chi sta per aprire un’attività al momento della scelta del nome dell’insegna. Ore di sonno totalmente perse a cercare di qualcosa di carino, originale, divertente, inconfondibile, non troppo difficile e si spera indimenticabile da far vergare su neon luminosi all’ingresso del negozio che, comunque, tutti conosceranno solo con il nome generico di “il bar”, “la lavanderia”, “la cartoleria”  e via discorrendo.
Credo che chi abbia scelto un nome come “clean it” si sia fatto quattro conti e abbia deciso che certamente la sua fantasia avrebbe avuto un futuro migliore se impiegata in qualcosa di più utile.
Come tutte le lavanderie a gettoni che si rispettino, la “clean it” ha un pavimento fatto di mattonelle bianche e nere e delle pareti stinte giallo ocra, su cui sono appesi qua e là con lo scotch cartelli di avvisi scritti a mano che vietano cose assurde, come “è vietato lavare scarpe, stoviglie, giocattoli e animali nelle macchine” come se a qualcuno potesse mai venire in mente di infilare un barboncino nell’oblò o portarsi i piatti sporchi da casa. Ma se il cartello c’è… la stupidità umana è senza confini.
Senza pormi ulteriori domande, scelgo tre lavatrici a caso e divido bianchi, scuri e colorati lanciando in ogni oblò ben due salviette acchiappacolore, tanto per stare tranquilla. Nel caso non si fosse capito, non sono esattamente una brava massaia.
- tu credi che quelle stronzate funzionino?-
Ok. È più che evidente che la mia donazione mattutina alla ricerca non è stata considerata poi questa gran cosa nell’alto dei cieli. Pecco di superbia se cerco di trarne un merito per salvarmi dalla piaga sociale che ha appena fatto il suo ingresso nel locale tentando di relazionarsi con me?
Evidentemente si. Mister festini a tema ha deciso di perseguitarmi anche qui!
- sul serio… quelle lì non servono a niente. Ecco, prendi queste - dice ancora il poltergeist lanciandomi tre fazzolettini bianchi a una lavatrice di distanza da me.
Lo studio con malcelato disgusto ma comunque lieta che abbia abbandonato stole e infradito, nonché corone d’alloro da dio greco, per tornare a vestire i panni di una persona apparentemente normale.
Sono qui che medito di iniziare la mia filippica sull’articolo sette del regolamento condominiale, ma mi vedo impedita nell’intraprenderla. Rapido e metodico, ha separato la roba bianca da quella scura, ha controllato le tasche dei jeans, ha sistemato la manopola della temperatura e ha chiuso tutto nel cestello assieme a una boccia di detersivo, una salvietta acchiappacolore e dell’ammorbidente.
William Musterson sa fare il bucato.
Meglio di me.
Ok, ci vuole poco, ma io sono una donna… dovrei in ogni caso essere più portata di lui in queste cose. Sarà uno dei suoi superpoteri da poltergeist.
- tranquilla, non permetteranno che le tue adorate felpe e jeans si sciolgano- insiste con un sorrisetto ironico recuperando dai miei cestelli le salviette che avevo già messo e facendole sparire nel
cesto dell’immondizia.
- e come mai sai queste cose?- domando indifferente mettendo i gettoni nelle apposite fessure prima di far partire le macchine.
Chi sono io per interferire con le rare manifestazioni in cui l’essere prova di avere una qualche utilità? Nessuno, quindi pigio i tre bottoni rossi che avrebbero fatto partire il lavaggio e prendo posto una delle tante sedie di plastica rossa che seguono il contorno del muro.
- sono un uomo che vive da solo. Ti basta come risposta?-
Si. E direi che mi basta e avanza anche come conversazione.
Già è incredibile che l’essere mi perseguiti anche in lavanderia, ma  essere costretta a conversarci mi sembra una pretesa discutibile, soprattutto se si tiene conto del fatto che lui, la sua musica assordante e i suoi “amici” alcolizzati hanno insistentemente attentato con successo al “sonno dei giusti” dell’intera palazzina!
Cercando di non contare mentalmente tutte le ore di sonno che mi ha rubato e tentare di ripartirle nelle prossime pennichelle per recuperarle, estraggo dalla borsa la mia agenda prendiappunti e la apro alla prima pagina vuota. Scappuccio la penna, la appoggio sul foglio e aspetto.
“Cosa?”, vi starete chiedendo.
Ebbene aspetto letteralmente un illuminazione.
Aspetto un pensiero che mi folgori e mi spinga a scrivere.
Aspetto di trovare l’ispirazione.
Non so mai cosa scriverò quando prendo in mano la mia agenda. Appoggio la penna sulla carta e attendo facendo vagare lo sguardo su ciò che mi circonda ma senza cercare in realtà nulla.
È così che faccio il mio lavoro: osservando, aspettando, annotando un’impressione.
Un’impressione qualsiasi, anche scollegata da quella precedente… qualsiasi cosa.
Il negozio è praticamente vuoto, fatta eccezione del proprietario che legge silenziosamente il suo giornale seduto su una sedia di plastica appena fuori dalla porta e un ragazzo che, armato di cuffiette bianche, ammazza il tempo dell’attesa armeggiando con il suo Ipod.
E il poltergeist, s’intende.
Lui e la sua maglietta vergognosamente attillata sui pettorali se ne stanno semplicemente seduti, a braccia conserte e con le gambe allungate a guardare girare la sua roba all’interno dell’oblò.
Mi piacerebbe pensare che sia immerso nei suoi pensieri, ma dal giro che fanno i suoi occhi potrei anche affermare che non sta pensando a nulla con una certa dose di sicurezza. Insomma, essere seduta sulla sedia accanto alla sua mi da una visuale pressoché perfetta della direzione del suo sguardo.
Uno sguardo per certi versi intenso, e assolutamente vivo, anche se apparentemente assente.
I suoi occhi azzurri sono fissi su un punto solo e non si spostano.
Sembrano, anzi no, sono stanchi… cisposi, come di uno che si è buttato giù dal letto troppo presto dopo una sbronza. Beh, è andata quasi sicuramente così, ma il modo in cui se li stropiccia di tanto in tanto è particolare.
Non so dire in cosa, fosse nella strana torsione del polso che fa portandosi la mano sul viso…
Sta di fatto che osservarlo così da vicino non è consigliabile. È obbiettivamente davvero bello.
Ma non bello in modo convenzionale…
È un bello… non so dire nemmeno come.
Il taglio della bocca, delle sopracciglia castane…. Qualcosa nel modo in cui corruga la fronte…
È affascinante.
- peccato tu non sia venuta alla festa ieri sera. C’era parecchio da divertirsi- dice con un leggero sorrisetto.
Si è accorto del fatto che lo stavo osservando, ma l’unica forma di vita nel suo cervello che passa metà del suo tempo a chiedere aiuto al mondo esterno e l’altra metà a piangersi addosso per la sua del tutto evidente sciagura, ha saggiamente deciso di non farmelo notare, dato che, nel momento in cui i suoi occhi azzurri mi hanno sorpresa, ho subito distolto lo sguardo imbarazzata, senza riuscire a celare il rossore che mi aveva certamente tinto le gote di un rosso acceso.
- si come no. Immagino che la rievocazione del disastro di Pompei di stamattina sul pianerottolo facesse parte del divertimento. Come salme eravate particolarmente realistici- ribatto acida cercando in qualche modo di regolare i conti con me e la mia vena smielata mattutina.
Trovarlo bello e affascinante… ma per favore!
La mancanza di sonno fa degli scherzi davvero pessimi! A osservarlo meglio ha anche il viso lievemente asimmetrico e sarà certamente così anche quando rilasserà quel ghigno che si è dipinto sulla faccia.
- oh… quello. Beh, sono… come dire? Effetti collaterali non previsti-
- beh, io trovo assurdo non prevedere l’eccidio come effetto collaterale di una serata a base di alcool-
- non ho detto che non ci sarebbero stati dei caduti, solo non immaginavo che avrebbero scelto il pianerottolo come luogo di eterno riposo-
- beh, spero che il loro riposo sia soltanto momentaneo, e che risorgano presto a nuova e più cosciente vita perché non ho intenzione di giocare ogni mattina a prato fiorito per uscire da casa mia-
- tranquilla, non sarai costretta a fare Heidi. Le margheritine hanno già levato le tende-
- bene -
Ok. Il fatto che sia oggettivamente bello non lo esime dall’essere classificato come insopportabile.
Già il fatto che risponda con sarcasmo mi innervosisce, anche se meno del fatto che per qualche secondo io mi sia concessa di trovarlo, se non altro, un piacere per gli occhi.
In più, a fomentare la mia stizza, c’è il fatto che con lui seduto al mio fianco io non riesca a fare quello che di solito faccio.
Guardo la carta immacolata tra le mie mani e il mio cervello mi rimanda un’immagine altrettanto bianca dei miei pensieri.
Oddio! Lo sapevo che era contagioso, lo sapevo!
Mesi di reticenza, chiusura e avversione presi e buttati all’aria per due fazzolettini di carta in una lavatrice.
La mia brillante teoria del silenzio ostile – parla poco e quando lo fai, sii acida. Prima o poi si stuferà di socializzare. È un uomo e non da importanza a chi non gliene da a sufficienza – fatta svanire nel giro di pochi minuti.
Dovrò impegnarmi più seriamente nel metterla in pratica.
- si può sapere cos’hai contro il divertimento?-
A partire da ora.
- si può sapere perché tenti di andare d’accordo con me con tutto questo zelo?-
- i rapporti tra vicini sono importanti. Non sai che il 23% degli omicidi qui a Londra nascono per liti di vicinato?-
- mi domando perché-
- senza contare che vivere in un clima emotivo stressato non fa per niente bene -
- che tu ci creda o no, a stressarmi sono più le tue feste, i tuoi schiamazzi e il rumore della tua lavastoviglie che non il fatto che tu non mi rivolga la parola. Sono certa di poter sopravvivere ad un dirimpettaio asociale-
- a no. Non dare la colpa ai miei elettrodomestici e alle mie feste. Tu sei acida e stressata di tuo. Direi a tratti nevrastenica-
Regola numero uno del manuale di sopravvivenza per imbecilli: quando non si sa più a che santo votarsi, il puntare il dito sui nostri difetti è l’unico modo per uscire se non proprio vincente almeno non sconfitto da una discussione.
Non importa che sia un marito, un compagno, un amico o il tuo dirimpettaio. Lui sarà sempre un essere senza peccato perché… perché tu – in questo caso io – presenti un carattere del tutto incompatibile alla vita comunitaria.
Viva l’originalità.
- come appena detto, a meno che tu non sia sordo, è tutto merito tuo. Io sono acida, stressata e nevrastenica solo con te-
- e non ti dà da pensare il fatto che tu lo sia se io non sono altro che il tuo vicino di casa? Non dovresti darmi tutta questa importanza, potrei anche pensare di piacerti.-
Regola numero due del suddetto manuale: nonostante sia risaputo che le donne non dicono mai quello che pensano e se lo fanno c’è di certo un altro modo in cui verrete ingannati, mettetele alle strette. È chiaro che le donne più sono criptiche e acide più sono attratte da voi. Dovete solo farle uscire allo scoperto!
Giuro, da un lato invidio gli uomini. Hanno scorte immense di autostima, oserei dire infinite! Pare che ne coltivino sempre di più di quella sufficiente all’autoconsumo, forse per regalarla generosamente a un altro individuo maschio che ne abbisogni in quantità maggiori.
Però! Li facevo solo scemi, non anche altruisti!
- tu piacermi? Ma per favore!-
- allora perché impieghi tutte queste energie ad odiarmi se non abbiamo alcun rapporto se non la condivisione di quattro metri quadrati davanti alle nostre rispettive porte?-
- tu non mi piaci-
- bene. È un passo averlo ammesso -
- ammesso cosa? Che non mi piaci? Non te l’ho già detto in più di una metafora in questa illuminante conversazione?-
- no, è un passo aver ammesso che sei una nevrastenica. Se hai detto che non ti piaccio e che quindi non è per me che sei così acida allora vuol dire che la tua è un’autentica patologia e che io sono semplicemente l’oggetto su cui si riversano i tuoi sintomi-
Regola numero tre: se non ammette spontaneamente l’attrazione, l’esasperazione è un espediente infallibile per ottenerla.
- come ti pare. Sta di fatto che se mi fai trovare un’altra volta un percorso a ostacoli davanti alla porta farò in modo che tu possa sperimentare le gioie dell’essere un senza tetto. Ci siamo capiti?-
- e cosa ti fa pensare che riuscirai a sbattermi fuori di casa?-
- oh… so essere molto perfida, se mi metto d’impegno -
- credimi, non fatico a crederlo-
Lo odio.
Davvero.
Lo odio!
Lui e la sua aria flirtereccia. Lui e il suo ghigno soddisfatto stampato sulla faccia. Lo odio!
Odio come mi parla. Odio come mi guarda e odio, odio come sta seduto! Con aria strafottente da cacciatore provetto che sa di avere la preda nel sacco.
Non voglio dire che ci stia provando con me. Sicuramente non è così, ma odio lo stesso il suo modo di rivolgersi a me come se lo stesse facendo!
Per sfogare il mio nervosismo represso, mi alzo dalla sedia come a controllare qualcosa nell’oblò, anche se in realtà tutto ciò che cerco di fare è respirare fuori dalla nube tossica della sua scia adirante. 
- ciao. Scusa… se sono così sfacciato ma potresti darmi una bustina del tuo ammorbidente? Come uno scemo, ho dimenticato a casa il mio-
Alzo lo sguardo e lo incrocio con il ragazzo dalle cuffiette bianche e l’Ipod.
Distrattamente pesco dalla scatola di cartone della confezione e gliene passo due bustine prima di dedicarmi alla raccolta di tutte la cartacce che avevo lasciato sul ripiano della lavatrice quando avevo aperto le salviette.
- emm… grazie…-
- di nulla -
- vieni spesso qui? Non ti ho mai vista da queste parti -
- vengo solo quando ho enormi carichi di roba da lavare, cioè circa una volta ogni due settimane -
- ah… si in effetti, mi sarei ricordato certamente di te -
- mh-mmm-
- beh… grazie ancora…- conclude ingobbendosi sulle spalle magre prima di far ritorno alla sua seduta.
Quando si allontana per tornare a sedersi con la sua musica su una delle sedie rosse dall’altro capo della stanza, lo imito dopo aver amaramente constatato che manca ancora troppo allo stop del lavaggio. E che il poltergeist sembra stare facendo possibile e impossibile per trattenersi dal ridere.
- si può sapere che hai da ridere ora?- sbotto lasciandomi cadere seduta al suo fianco.
- sei davvero nevrotica!-
- mi sembrava di aver già chiarito che la cosa non mi tange-
- beh, sappi che il tuo scarso autocontrollo ha profondamente segnato la vita di quel povero ragazzo, che probabilmente avrà ripercussioni gravissime sulla sua futura vita sociale-
- per aver chiesto dell’ammorbidente?-
- porca miseria, ma davvero non ti sei resa conto? Ci stava provando con te!-
Questa è davvero, davvero buona.
Un tizio, provarci con me, in una lavanderia????
Lancio uno sguardo nella sua direzione e non noto nulla di strano. È esattamente allo stesso posto, nell’identica posizione in cui l’ho visto l’ultima volta.
- e allora? Dovrebbe essere un mio problema perché?- rispondo annoiata sporgendomi a prendere una delle riviste messe a disposizione per ammazzare il tempo. Tanto lavorare con lo spettro accanto è praticamente impossibile.
- non lo vedi? È lì che sta setacciando il pavimento alla ricerca delle sue palle che tu, manco fossi un boia professionista, hai provveduto a recidere!-
- beh, affari suoi -
- sai inizio a credere che tu soffra di una forma particolarmente acuta di misandria -
Non l’ha detto sul serio.
Non può averlo detto sul serio.
E invece si.
I suoi occhi azzurri puntati dritti su di me mi dicono che ha parlato seriamente, anche se non perdono quella luce di sarcasmo che ormai credo sia il suo tratto caratteristico.
- hai finito di analizzarmi?-
- oh, tesoro vorrei poterti dire di sì, ma tu sei affascinante quasi quanto uno di quei casi assurdi che solo Grey’s Anatomy riesce a tirare fuori. Come quella puntata della tipa con due uteri che stava partorendo due figli ognuno con un padre diverso-
Cheeee?
E che centrano i telefilm med e gli uteri adesso?
Gli sembro forse un mistero clinico che deve essere approfondito?
- ok. Senti… se vuoi che ti scorti ai gruppi di sostegno che dovresti frequentare dillo subito. Se ti senti solo e vuoi qualcuno che ti accompagni tanto per non sentirti così pazzo come invece io credo che tu sia hai solo da chiederlo-
- uhhhh! Cos’è? Mi stai invitando?-
- ceeeeeeerto!-
- davvero?-
- no!-
Beato, benedetto silenzio.
Non c’è niente di meglio della pausa d’imbarazzo che segue alla scoperta della falsità di un’illusione volontariamente indotta.
Ecco, quello è il silenzio più puro.
- ti rendi conto che questa è la conversazione più lunga che abbiamo mai fatto da tre anni a questa parte?-
Ok, ora mi ha scocciato sul serio!
- e tu ti rendi conto che se questa è la prima in tre anni un motivo deve pur esserci? Vuoi che ti illumini ancora una volta o decidi di dare ascolto all’unico neurone che dovrebbe orbitare nella tua scatola cranica? Sempre che abbia conservato una minima forma di raziocinio e non stia ancora navigando a vele spiegate nel mare di birra con cui hai tentato di ucciderlo ieri sera!-
- oh si, ti prego. Illuminami. Ti passo a prendere per le otto, che ne dici? Credo di poter afferrare meglio il concetto davanti a un branzino in crosta di sale ed erbe aromatiche. Sai, io e il mio unico neurone mezzo affogato siamo creature semplici. Siamo più disposte alla comprensione a stomaco pieno-
Una parola sola gravita nella mia mente. Una parola che inizia per V.
Una parola da cui ci si deve sempre guardare, di cui bisogna diffidare, di cui bisogna fare uso solo in rare occasioni.
Vendetta.
- ok -
- dici sul serio?-
- si. Offrimi la cena e ti illuminerò meglio di quanto potrebbe fare un falò appiccato da Robinson Crusoe in persona-
Mi guarda a lungo scettico, probabilmente avendo già intuito qualcosa. Stringe gli occhi in due micro fessure prima di aprire di nuovo bocca
e per un attimo sospetto del fatto che abbocchi sul serio al mio piano.
- perché sono convinto del fatto che questo tuo accettare immediato senza una lunga opera di convincimento da parte mia nasconda qualcosa?-
Perspicace il ragazzo, devo ammettere di essere sorpresa da tanta prontezza d’intelletto.
- perché sei un uomo di poca fede, che crede di conoscermi senza sapere niente di me – rispondo civettuola sforzandomi anche di tirare un sorriso che possa apparire sincero e spensierato almeno da lontano.
- ok, touchè. Sarò da te alle otto e prometto di lasciare tutti i pregiudizi che ho su di te sul divano con Dag-
- bene. Sii puntuale -
- credo di riuscire ad essere da te alle otto, non preoccuparti-
- oh, tranquillo. Non mi prendo di certo il disturbo di farlo-
Vendetta.
Vendetta finalmente!!!!
Ahhhhh poltergeist dei miei stivali. Ti farò pentire del tuo invito. Chissà che alla fine della serata tu non ti renda conto del fatto che è importante non sfidarmi!
 

 

 

Abbigliamento Sam

Abbigliamento Will

 

 

Eccomi qui di nuovo, dopo una lunga attesa.
La pausa vacanziera mi ha imposto di non aggiornare, anche se avevo già scritto il capitolo che aveva cmq bisogno di essere rivisto e corretto.
Purtroppo non so quando arriverà il prossimo post, poiché domattina sono già di nuovo in viaggio anche se questa volta immersa nello studio e non nello splendido mare della Grecia. Ahhhhhhh spiaggia di Santa Barbara quanto mi manchi!!!!
Beh, in attesa che torniate tutti dalle vostre vacanze, permettetemi di prendermela ancora comoda :P
Ricordo ancora l’ultima one shot che ho scritto “per un terzo di bacio” e il blog su cui tenersi aggiornati per sapere spoiler ed eventuali avvisi.
Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra preferiti, seguite e da ricordare, spero di non deludervi!
Un bacio!!!
 
 
Recensioni:  
 

  lagii5  

Ciao Giorgia! Grazie per essere passata a leggere la storia in un periodo, mi sembra chiaro, infausto per la pubblicazione di nuove storie. Le vacanze portano spesso lontano dal pc. Sono davvero felice del fatto che ti sia piaciuto l’inizio e spero di non deluderti continuando.

Il personaggio di William si evolverà con il tempo, poiché questa, a differenza della mia ultima storia pubblicata, sarà in un pov solo. Spero quindi di non fallire nell’impresa e di mantenere la curiosità attorno al suo personaggio (non farlo parlare con la sua bocca è davvero dura!!). nel frattempo mi sfogo con Sam!

Grazie anche per i complimenti sul mio modo di scrivere :)

Un bacio grande e a presto!

  romina75  

Ritardo pazzesco da parte mia a parte (dovuto alle vacanze)… ma ciaoooooooooooooo!!!!!!

Tesoro che bello trovarti anche qui!!!! *____*

Ancora non ti sei stufata delle mie pazzie????

Bah, spero di no!!!!

40 giorni e 40 notti è troppo bello e Gerard…. Beh…. Gerard…. Che dire se non che è un figo che non può far altro che ispirare?????

Spero di risentirti presto!

Un bacio grande a te e uno al tuo piccolo Andrea! Ma quanto è tato?????

  Enris  

Carissima, ben ritrovata!!!! Mi hai seguito anche qui!!! :)

In effetti il personaggio di Sam concede molto spazio di manovra per il suo passato scarsamente menzionato, la sua solitudine e il suo cinismo, ma ormai sappiamo che se i miei personaggi non si fanno almeno un paio di giri mentali e non sono anche solo lievemente paranoici nemmeno mi prendo la briga di inventarli!

Che dire???? Grazie grazie della fiducia e spero che il relax delle vacanze mi porti anche un po’ di ispirazione! :)

Un bacio grande grande!

 

  dindy80  

Ebbene si, tesoro :), Sam è proprio Mandy!!!! E Gerard… irresistibile!!!!!!!

Questa ff sarà corta e leggera… la sto scrivendo per svago perché le altre mi prendono troppe energie e quando ho voglia di scrivere qualche carognata apro questo file… visto che Sam è nostra signora del cinismo mi devo sentire particolarmente in vena :P

Spero che cmq ti piaccia anche questa storia.

Un bacio grande grande

 

  Aching4perfection  

Ciao :) visto che hai già letto plvk bentornata!!!!

Sono felice del fatto che il nuovo personaggio ti intrighi e spero di riuscire a mantenerlo perché da come l’ho ideato è molto particolare nel senso che tende ad andare molto per i fatti suoi.

Per l’analisi… mi trovo assolutamente d’accordo con te, credimi. Anche io trovo sia un piccolo difetto di tanto in tanto, e giuro, cerco di correggermi. In genere quando devo fare una parte di dialogo scrivo prima quello, senza descrizioni in mezzo, ma quando leggo mi sembra sempre di non aver reso bene la scena… non so… voglio sempre che vediate la scena come la vedo io e tendo a descrivere tutto.

Pian piano sto cercando di contenermi però :P anche perché a volte mi vengono due pagine solo di descrizioni e mi rendo conto che non è proprio il caso.

Per quanto riguarda l’uomo immaginario… hai ragione anche qui nel dire che poteva sembrare che stessi riprendendo un po’ il vecchio Matt ma davvero non è così. Anche se ammetto sono molto affascinata da viaggi nel passato e spiriti, in questo caso il Sam maschio è solo strumentale al personaggio di Samantha e non alla storia vera e propria come è stato per l’altra. Non comparirà spesso, anzi… farà qualche comparsata di tanto in tanto ma nulla di più.

Grazie mille per le osservazioni che mi hai fatto, dico sul serio! Aiutano molto di più di una sfilza intera di complimenti che ti fanno sentire un dio della scrittura :)

Spero alla prossima ;) , un bacio

 

  JessikinaCullen  

Ma buonasera!!!! :) che piacere ritrovarti anche qui *____*

Sono davvero davvero contenta del fatto che la storia ti piaccia e si… mi ricordo molto bene la tua citazione di 40 giorni e 40 notti! E come dimenticarla???? Come dimenticare i giorni di festeggiamenti scaduta l’astinenza???? Bellissimi!!!! Sono arrivata a leggere poco dopo quel capitolo, 4 o 5 capitoli dopo se non sbaglio ma devo rileggermelo dall’inizio per ricordarmi bene tutto. Se riprendessi ora mi sa che farei solo casino :P

Le vacanze sono andate benissimo!!! La Grecia è stupenda e andarci con un gruppo di 10 persone una più pazza dell’altra la rende indimenticabile! Purtroppo domani parto di nuovo e starò lontano dal pc per un’altra settimana :(

Grazie per il sostegno e la pazienza che mi mostri ogni volta quando si tratta di attese. Devo preparare due esami e uno è davvero duro ma non mollerò tranquilla! Anzi! Chissà che l’odio verso la materia non mi dia lo slancio di cinismo necessario a fare bene Sam!!!!

Un bacione carissima e a presto ;)

  Angyr88

Tornata oggi dalla Grecia!!!!!! *____*

Mi credi se ti dico che mi veniva da pensarti ogni volta che sentivo un accento barese attorno a me? E fidati… erano tante volte! Volevo spedirti una cartolina ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio spedirtela da qui con un piccolo allegato :P quindi vedi di riscrivermi il tuo indirizzo a breve perché non mi ricordo più che fine ha fatto il foglietto!!!!

Allora… so che avrei dovuto postare prima di partire dato che il cap era praticamente pronto ma il fatto che ho fatto e disfatto le valige un sacco di volte non ha aiutato la concentrazione!!!!!

Addirittura la Kinsella???? So!!!! Ma la kinsella è un genio!!!!! Che ti sei bevuta per paragonarmi a lei!!!! Però sai bene anche che sto gongolando come una matta dalla felicità!

Un bacio grande grande So!!!!! Ci sentiamo presto presto presto!!!!! Ti voglio tanto bene!!!!!

 

 

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Capitolo 3
*** galeotto fu l'aforisma ***


galeotto fu l'aforisma
Per la mia piccola So. Un piccolo pensiero in anticipo per il tuo compleanno…
Ti voglio bene
Tua Ale :P
 
   
3
Galeotto fu l’aforisma

 





"Sapete perché la vendetta è così buona? Perché è dolce e non fa ingrassare!"
Hitchcock ne sa.

Ne sa davvero.
È a questo che penso mentre mi “preparo” per il fatidico appuntamento, per gustare appieno la dolcezza che per la prima volta nella mia vita non si depositerà sui miei fianchi.
Non sono agitata, non sono nervosa. Sono solo impaziente. Si perché chissà che questa non sia la volta buona che William Musterson e tutti quelli come lui imparino che non siamo tutte delle bamboline con la carica a molla che non aspettano altro che un loro giro di chiave per esistere.
Questa sera sarà La sera.
La sera in cui si renderà conto di cosa  vuol dire avere un cervello pensante con cui interagire. A ben vedere, più che una vendetta, gli sto offrendo su un vassoio d’argento la possibilità della sua vita.
Non per peccare di presunzione, ma io sono la sua porta aperta sul mondo.
La mia teoria sul genere femminile mi ha portato a rivisitare in una chiave tutta nuova i concetti base del femminismo ed è alla luce di questi restyling che posso dire di essere il messia personale del poltergeist.
Lo dico con amarezza, sia chiaro, ma il mondo delle donne è diviso in classi.
C’è la classe delle sceme irrimediabili, quella delle romantiche patetiche, quella delle carrieriste, quella delle disilluse e quella delle depresse nichiliste. Poi ci sono io, che credo di fare categoria a parte forse accompagnata da uno sparuto gruppo di anime a me simili sparse in giro per il mondo.
Le donne, quindi, non sono sempre il sesso forte, anzi. Si dimostrano ancora più deboli di quanto in realtà non siano nel momento in cui si mettono a fare del facile femminismo, autoeleggendosi reginette dispotiche, protettrici della sacra collana degli “Harmony” e dei diritti delle loro sorelle, credendo che per avere il potere basti mettere una ramazza e uno straccio per la polvere in mano a un uomo. Ecco quelle sono le femministe patetiche. Patetiche perché, per quanto insulsi essi siano, buttano all’aria i loro principi davanti a un paio d’occhioni e un mazzo di rose.
Quelle sono le donne che pensano per schemi facili ed imposti, con anche la presunzione di essere originali nel loro modo di ragionare.
Sono femministe perché devono pur prendere partito dopo aver abbandonato quello del “diamo una speranza agli uomini”. Quelle donne cambieranno bandiera non appena si presenterà un esemplare Mustersoniano che farà loro gli occhi dolci.
Da una certa soddisfazione pensare che sarò il primo, incrollabile muro contro cui sbatterà il suo grazioso musetto. Perché anche lui sa che esistono le femministe patetiche e io non sono una femminista patetica.
Io sono il suo peggiore incubo.
Mi do un’ultima sistemata allo specchio e si, sono pronta.
Un ghigno malefico mi sorge spontaneo nel rimirare la mia “tenuta sexy”. Non è certo così che ci si veste per un vero appuntamento, ma siccome anche l’occhio vuole la sua parte… perché non iniziare proprio dall’impatto visivo per far capire al poltergeist quali sono le regole del gioco?
Faccio appena a tempo ad aggiungere l’ultimo dettaglio orrido che il campanello suona.
È puntuale.
Ma mi prende in giro??
Infastidita dalla puntualità imprevista, spalanco la porta e mi trovo davanti un’altrettanta tenuta sexy, praticamente copia della mia.
- ciao, raggio di sole!- mi saluta con un ghigno appoggiato con una spalla alla cornice della porta e con le mani volgarmente nelle tasche di una tuta sportiva. Paradossalmente sexy senza alcuna forma di ironia nell’affermazione. Diamine.
- se sei infastidita dalla mia puntualità posso sempre aspettare fuori dalla porta per un altro quarto d’ora e suonare di nuovo il campanello. Sono molto bravo a fingermi affranto per la mia maleducazione - mi canzona senza però menzionare la mia scarsa eleganza, né la sua.
- potrei anche decidere di fartelo fare, Musterson. Non mi sfidare- ribatto inviperita. Questa deve essere la Mia sera per dimostrare a Lui che è il caso che con me metta da parte il primo comandamento del manuale delle giovani Marmotte: regala un sorriso e la tua amicizia a chiunque.
“Specialmente ai vicini”, deve essere il sottotitolo.
- potresti, ma sarebbe un vero peccato. Ci si congelerebbe la cena e… i panini del Mc Donald non sono il massimo quando si raffreddano, soprattutto le patatine -
I panini del Mc? E che centrano?
In risposta alla mia sicuramente visibile faccia a punto interrogativo, si sposta appena dallo specchio della porta, consentendomi di guardare oltre le sue spalle.
Al centro del pianerottolo un tavolo verde in plastica da giardino e due sedie coordinate fanno mostra di sé. Il tavolo è già imbandito di sacchetti marroni con una gigantesca M gialla sopra e svariati cartoni di happy meal. A far luce, due lampade da campeggio che illuminano più del faro di Alessandria d’Egitto, diffondendo ovunque una fredda e intensa luce bianca.
Fa molto “pasto caldo di fortuna per poveri disadattati”, non so se riesco a rendere il concetto.
- non volevo che scambiassi questa cena per un incontro romantico, cara la mia Samantha. Ma noto con piacere che nemmeno tu avevi intenzione di considerarlo tale -
1 a 0… per lui.
Dannazione!
- su, svelta, prendi posto! Non so te, ma io ho una fame nera! Scegli quello che vuoi. Non sapevo se eri tipo da Mc Chicken, da Big Tasty, da Mc Bacon… o da nuggets quindi ho preso praticamente tutto. Io personalmente sono più da Big Mac quindi ti sarei infinitamente grato se lo lasciassi a me -
Ok…
Un bel respiro.
Un altro.
Un altro più grosso.
Ecco… bene. Tu continua a respirare. Respira a fondo e cerca di non diventare viola.
Se vuoi vincere devi agire con discrezione e non fargli capire che ti stia venendo il dubbio che lui abbia acquisito per osmosi quest’immensa dose di sarcasmo soltanto inalando la tua stessa aria.
La prima cosa che farai domani sarà chiamare un’impresa edile per farti isolare meglio le pareti di modo che non respiri più nulla di questa “qualità” e non te la ritorca contro.
Si.
“La calma è la virtù dei forti”, disse qualcuno creando una frase che sarebbe diventato un cult.
Riducendo tutta la mia stizza al solo segno visibile di un’arricciata di labbra, mi siedo sull’altra sedia libera, quella davanti al mio portoncino. Allungo una mano verso i sacchetti che ho di fronte e pesco il Big Mac.
Poi, con studiata lentezza esasperante, apro il cartone che contiene il panino e gli do un morso pieno di soddisfazione.
Finta. Io odio il Big Mac.
- quindi è per questo che la nostra conversazione più lunga di tre anni di vicinato è stata quella di stamattina? Perché sei una stronza?-
Chiamando a raccolta quanto appreso dall’unica lezione di teatro seguita al liceo, inghiottisco il disgustoso boccone e sfodero il più innocente dei sorrisi del mio repertorio.
- una stronza dici? E perché mai?-
- perché è chiaro che hai preso il mio panino per farmi un dispetto. Sai, nella differenziata della carta del nostro cortile, oltre alle scatole del cinese, spesso ci trovo quelle del Mc e tra tutte manca proprio il Big Mac, chiaro segno che non ti piace. Già mi pare assurdo quanti di questi panini ti fai fuori da sola, perché non mi pare che tu abbia amici con cui dividerli, ma quello che trovo più sconcertante è la gratuità del tuo dispetto-
- rovisti nella mia spazzatura adesso? E poi che ne sai che non ho amici?-
- mah… allora…da dove comincio? torni a casa sempre alla stessa ora tutte le sere. Esattamente venti minuti dopo il tuo campanello suona ed è quasi sempre il fattorino del cinese qua di fronte quando non è quello della pizza a portar via della piazza in fondo alla strada. Non ti vedo mai uscire la sera se non per stare a prendere aria sul tuo terrazzo che, sebbene a volte tu sembra dimenticartelo, confina con il mio e lasciatelo dire, non mi piace per niente che tu ti sieda con le gambe a penzoloni fuori dal cornicione. Già è pericoloso che non ci sia una ringhiera, ma tu sfidi proprio la tua buona sorte e anche le regole della gravità!... Non sento mai il tuo telefono squillare a nessuna ora del giorno né della notte…-
- ok, ok, ok! Era meglio fermarmi alla prima domanda! Era meglio pensare che rovistassi nella mia spazzatura perché ti diverti a giocare all’investigatore segreto invece di scoprire che sei uno stalker!-
- perché sei così stronza? La solitudine ti inacidisce? Potresti sempre andare al parco a parlare con gli anziani sulle panchine… o potresti venire da me-
- e perché dovrei venire da te?-
- posso darti tutta una serie di motivi più che validi, a partire dal fatto che disto solo dieci passi dal tuo portone…poi perché faccio feste fantastiche…perchè ho amici fantastici …-
- i tuoi amici fantastici? Ma per favore! La maggior parte delle volte sono solo un gregge di pecore belanti che si dimenticano di essere dei bovidi e cinguettano come canarini stonati fuori dalla tua porta e nel migliore dei casi, come questa mattina, sono innocue salme sonnecchianti davanti alla mia porta, troppo lesi dalla sbronza che si sono presi durante una delle tue “feste fantastiche” per sentire anche solo una parvenza di dolore quando ci inciampo sopra. E tu ti chiedi perché la nostra conversazione più lunga in tre anni è stata davanti a una lavatrice? Bene… te lo spiego subito! Perché io non voglio avere nulla a che fare con te. Non voglio averci nulla a che fare perché sei un casinista irrispettoso, senza un minimo di decenza né pudore, con una scarsa percezione del confine tra tolleranza e molestia. Perché sei un nullafacente fannullone, senza passioni, senza interessi che siano tuoi. Perché sfoggi il tuo sarcasmo come se fosse un’arma irresistibile che in realtà non fa altro che indispettirmi, irritarmi e di conseguenza indispormi e perché sono quasi certa del fatto che, a giudicare dalle persone che frequenti, tu sia un ubriacone a tempo se non pieno almeno part-time!-
L’ho zittito, credo.
Le braccia incrociate sull’ampio petto muscoloso, il viso concentrato, sembra stia chiamando a raccolta tutti i suoi pensieri per trovare qualcosa di adeguato da controbattere.
- beh… sono un sacco di motivi – risponde pacato con un sorriso amaro.
- ne ho altri - 
- Lascia che ti dica una cosa. “Non bisogna giudicare gli uomini dalle loro amicizie:Giuda frequentava persone irreprensibili!”. Sai chi l’ha detto? Hemingway. E sai chi ha detto “La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua."? È stato D'Annunzio. Oppure “Meglio bruciare in un attimo che spegnersi lentamente”? Cobain. E che ne dici di "Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui."? È di Nietzsche-
- e con ciò? Che vorresti dimostrare?-
- che non è vero che sono un… com’era? Ah si… un nullafacente fannullone, senza passioni, senza interessi. Ti sei fatta un’idea completamente errata di me e per di più arrogandoti il lusso di avere un’opinione senza nemmeno prenderti il disturbo di indagare sulla mia persona-
Giochicchia con le patatine che ha versato nella metà di scatola vuota del suo panino, apparentemente interessato più a contare i granelli di sale su una patatina piuttosto che a me.
Forse ho esagerato a rispondergli in modo così sprezzante e deliberatamente offensivo.
Non chiedetevi come sia possibile che il poltergeist sia riuscito a farmi sentire in colpa, ho un cuore anche io sotto tutti questi strati di acidità. Sono la prova vivente della veridicità delle teoria delle cipolle di Shrek.
E sono in difetto.
- vedi… se tu ti fossi presa il disturbo di scambiare quattro chiacchiere con me, di quando in quando, come normali ed educati vicini di casa… sapresti bene che non sono un nullafacente, ma che semplicemente lavoro a casa. Che ho fin troppo pudore, che ho molti interessi e che non devo essere giudicato male solo per essere in grado di gestire anche una vita sociale accanto a quella professionale e a quella privata. Se gentilmente tu mi fossi venuta a dare il benvenuto nel palazzo appena sono arrivato, io ti avrei certamente fatta entrare e ti avrei offerto un caffè e in mezzo a tutti gli scatoloni che avrebbero ingombrato il salotto… ti saresti resa conto che io vivo di passioni. Vivo di libri, vivo di cinema, vivo di musica. Mi diletto di fotografia e di cucina e non disdegno nemmeno lo sport sebbene – e anche questo lo avresti scoperto solo concedendoti di essere un pochino più garbata – non sia un corridore provetto.
Io vivo di passioni, cara Samantha. Tu di cosa vivi? Oltre che del tuo lavoro spesso mediocre, di cosa vivi? Di saggezza, forse? Di… disprezzo per i tuoi consimili? “Le passioni fanno vivere l'uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo.” E anche questa… l’ha detta De Chamfort-
E detto ciò , si allunga oltre il tavolo e afferra disinteressato il Big Mac che ho davanti per poi dargli un morso soddisfatto, tornando a sedere comodo sulla sua sedia da giardino.
2 a 0.
Ancora per lui.
E ben presto segnerà anche il terzo punto perché mi ha lasciata letteralmente senza parole. Senza parole perché le posizioni che avremmo avuto l’uno rispetto all’altro nella mia testa erano perfettamente chiare. Io dovevo sottolineare quanto fosse inutile accollarsi l’onere di fare la mia conoscenza perché tanto io non avrei provato lo stesso interesse nel fare la sua, e lui avrebbe dovuto essere un vegetale, appena in grado di afferrare il filo conduttore del discorso non tralasciando di non capire alcune parole per cui mi avrebbe chiesto il permesso per alzarsi e andarle a cercare su un dizionario.
Mi ha praticamente dato della ridicola, della sgarbata, della cafona e dell’incapace in un modo talmente sottile che a stento era riconoscibile come un insulto diretto piuttosto che come un rimprovero.
Quello che è peggio è che ha centrato perfettamente il segno.
Lo so io, lo sa lui, che ora mangia tranquillo, per niente intenzionato a spezzare il silenzio imbarazzato che si è venuto a creare e che ora mi sta mettendo addosso tutta la vergogna rabbiosa che vorrebbe vedermi correre verso il mio portone e non di certo seduta e taciturna davanti a un bicchiere maxi di coca cola e le buste del Mc.
Dopo un lungo silenzio, e dopo un intero panino, finalmente alza gli occhi su di me. Azzurrissimi e penetranti. Sono letteralmente incatenata a quella sedia da quegli occhi, e anche se avessi voluto alzarmi per rientrare in casa mia ponendo fine a quella strana messinscena, a fermarmi più del suo sguardo è il suo schiarirsi la voce, prima di iniziare a parlare di nuovo.
- Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli  argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. -

- Neruda - soffio con il fiato mozzo, gli occhi ancora sgrananti dalla meraviglia di sentire da una voce nemica le parole del mio poeta preferito.
La sua voce calda e leggermente arrochita hanno dato una musicalità tutta nuova a quelle parole che lette dalla mia di voce mi erano sempre sembrate atone… aride.
- Neruda - conferma con un sorriso tenendo sempre gli occhi fissi su di me.
- Dubium sapientiae initium! Prima di giudicare così rapidamente avresti almeno potuto concedermi il beneficio del dubbio! Ora…Hai intenzione di scusarti con me prima o poi o devo aspettarmi un’invasione aliena prima che tu possa abbassarti a tale forma di umana cortesia?- continua riprendendo il suo solito tono canzonatorio.
In un’altra circostanza probabilmente avrei saputo metterlo al suo posto con una rispostaccia che gli facesse capire di non tirare troppo la corda con me. Che il fatto di avermi rimbrottata con tale serietà e forza di convincimento non gli da il diritto di prendersi così tanta confidenza. Eppure l’unica cosa che riesco a fare è sorridergli e infilare una mano in un sacchetto di carta per tirare fuori un panino e iniziare a mangiare dicendogli di stare zitto.
Dubium sapientiae initium. Il dubbio è l’inizio della sapienza. Lo disse Cartesio.
Forse avrei davvero dovuto concedergli il beneficio del dubbio di essere un ragazzo diverso dagli altri. Non che non sospetti ancora che, sotto sotto, sia davvero un bastardo egocentrico spezzacuori…ma se non altro potevo concedergli di non apparire così zotico e stupido ai miei occhi cinici.
Avrei dovuto concedergli la possibilità di vantare una forma di vita attiva all’interno di quella testa che si ostina a portare sul collo nonostante io gliel’avessi falciata più e più volte con la forza del pensiero.
Scoprire che è un possibile bastardo egocentrico spezzacuori con un cervello funzionante è una dura botta. Insomma… chi è scemo per natura almeno è giustificato!
E invece no. Lui è un poltergeist raziocinante.
E lo sta dimostrando ampiamente, sciorinando uno per uno tutti i suoi aforismi preferiti, che sembra avvezzo infilare in ogni frase come a darle una giustificazione oggettiva, come a dire “non sono io che lo dico, uomo umile tra gli umili. È un saggio a dirlo!”. Poco importa che il saggio in questione fosse quasi sempre Kurt Cobain.
Gesticola molto mentre parla, e parla tanto. Tanto che a stento ha tempo di cacciare in bocca un morso di panino ormai freddo. Stranamente la cosa non mi infastidisce, anzi quasi mi diverte.
Ok… senza quasi.
Mi diverte osservare la carica emozionale che investe nella spiegazione delle sue teorie balzane, che anche se per lui sono perfettamente logiche, per me non hanno né capo né coda. Mi piace il modo in cui le sue lunghe dita si intrecciano tra loro prima che lui le porti dietro la testa, ascoltandomi parlare altrettanto divertito.
Mi piace quasi come ragazzo.
Che è ancora peggio.
- "Accade talvolta che una donna nasconda a un uomo tutta la passione che prova per lui”- declama a conclusione del suo discorso sulle donne prima di bere un lungo sorso dal suo bicchiere.
- già… “e lui, dal canto suo, finge per lei tutta la passione che non sente."- termino amaramente io, arrivati forse al punto della questione.
Dovrei dirgli del vero motivo per cui lo odio tanto? Sarebbe saggio espormi così tanto a lui tutta in una sola volta? Con la mia voce, intendo. 
A quanto pare è anche un buon osservatore, con una mente pronta e acuta, attenta ai minimi dettagli rivelatori. L’ipotesi che un semplice poltergeist sia anche un veggente mi spaventa quasi di più della notizia di eventuali attacchi terroristici fuori dalla mia porta.
- “Le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato". Il vecchio Balzac.-
- già… e voi uomini non vi prendete nemmeno la decenza di imputare a voi la colpa della nostra passione spenta- commento ridacchiando, come se prendere l’argomento alla leggera potesse farlo passare quasi inosservato.
- "Errare è umano. Dar la colpa ad un altro lo è ancora di più."-
- hai finito di parlare per aforismi?-
- scusa… non ce la faccio più a fermarmi!-
Scoppia a ridere, gettando indietro la testa e portandosi le mani sullo stomaco. È così affascinante quando ride…
Samantha! Non permetterti di trovarlo affascinante! Già è grave che tu lo stia considerando interessante, non peggiorare la situazione!
- certo, devi recuperare il tempo in cui non sei riuscito a mettere in bella mostra tutta la tua sconfinata cultura letteraria. Mi sembra giusto riscattare in modo tanto onorevole la tua fino ad oggi presunta stupidità- commento acida, scacciando con parole dure e un insulto velato la debolezza di averlo osservato sotto un altro aspetto.
Non posso espormi con lui, non posso. Mai mostrare il fianco all’avversario, potrebbe ferirti.
- si, ho una cultura sconfinata. Mi piace farne un vanto- risponde ignorando la provocazione e portando il discorso lontano da quello che già iniziava a centrare con il motivo della mia reticenza nei suoi confronti.
- Sono bello, intelligente, colto, simpatico…-
- modesto, umile… non vedo così tanto amore in una stanza da quando Narciso ha scoperto sé stesso- lo canzono felice di essere ritornata su un terreno a me congeniale.
- perché? Tu c’eri?-
Ok… non è affascinante. È irritante! Irritante e basta.
Estremamente… irritante.
E inizia a piacermi.
Più di quanto sia lecito.
Dannazione! Sono una femminista patetica!

 
SAM
WILL
 
 
 
Bene, bene, bene… bene. Arrivati a questo punto devo ammettere che mi servirà del tempo per condurre la storia sui binari giusti. Ho ancora un’idea vaga della sua forma e inoltre ho un piccolo progetto che è balenato improvvisamente tra i miei pensieri e che mi sta assorbendo quasi totalmente. L’altra metà di me è stata risucchiata dagli esami all’uni e spero mi risputi fuori la settimana prossima possibilmente vincente e illesa.
Per chi non se ne fosse accorto qualche giorno fa ho pubblicato l’ultima rossa di PLVK, “I love you too” e il progetto che ho in mente ora riguarda ancora una volta il Pattinson ma fuori dalla serie “Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”… a breve scoprirete di che si tratta. Un microscopico spoiler… un’armatura, una spada e un cavallo per il nostro vampiro. E non dico di più!
 
Ricordo come sempre il blog!
 
 
  alice_cassedy
Ciao!!!! :) tranquilla, non devi scusarti! Le vacanze stravolgono tutti quanti! :)
Immagino che tu abbia pensato subito a “tienimi”… ma ancora non è ora per quello. Avevo in mente di iniziarlo ma… per come sto in questo momento, vesto molto più comodamente i panni di Samantha che quelli di Rob e Ale.
Ora come ora vesto ancora meglio quelli di Rob in un altro racconto totalmente slegato che a breve arriverà… quindi… non ho idea del ritmo che avranno i miei post e quali storie salteranno fuori.
Spero cmq che questa storia continui a piacerti e che lo stesso effetto ti faccia quella nuova che sto scrivendo.
Un bacio grande!
  dindy80  
Dindy!!! *___* sono davvero felice che ti piaccia! Sto scatenando tutto il mio estro stupido per questa ff, nel senso che non ho intenzione di impegnarmici davvero più di tanto, e questo fa si che sia una trama semplice e leggera. Ogni tanto ci va!!!
Un bacio grandissimoooooooooooooooo
  JessikinaCullen  
Ma ciau!!!!! *__*
Si, il secondo capitolo è stato più leggero del precedente… ma credo che quello di essere pesante sia un po’ la sorte di tutti i primi capitoli. Bisogna introdurre un personaggio di cui i lettori non sanno niente mentre tu sai tutto e cercare di farglielo vedere spesso comporta essere prolissi.
La lavanderia… non so se potrò utilizzarla con un secondo fine da parte di Will più avanti… l’ho messa così. Più che altro Will, dopo essersi visto la porta chiusa in faccia per ben due volte di seguito con scortesia, nella mia testa ha approfittato della casualità che li ha fatti incontrare.
e dopo questo capitolo… che forse la V di vendetta sia stata sua???? XD
a proposito tu… tu A) mi devi dire come hai fatto a fare quella grafica fantastica per il tuo blog, e B) preparati! Dopo il 14 ho ben due settimane di vacanza prima dell’inizio delle lezioni ed ho tutta l’intenzione di leggere “Travolgimi”! ho visto il trailer sul blog e…. è fantastico!!!!!!!
*____*
Baci grandi!
Claudia.
 
  leti10  
“Sam penso che incarni quell'ideale di stronzaggine e acidità a cui tutte noi donnine aspiriamo”
Si, è vero! XD
L’ironia di cui le ho fatto dono (caspita, mi sento quasi una dea che parla dei suoi figli! XD) è frutto di anni anni e anni di delusioni amorose. Mie.
Non mi sforzo molto, solo che… credo che il cinismo sia un passo praticamente naturale in questo genere di cose dopo tante delusioni. Ma almeno io non perdo la speranza di disfarmene prima o poi XD!!! Lei invece ne va orgogliosa!
Sono felice del fatto che ti piaccia!
 
Per quanto riguarda i link all’abbigliamento… beh. È vero che i personaggi di una storia diventano più una cosa tua quando puoi immaginarli quasi come vuoi seguendo solo le dritte dell’autore, hai perfettamente ragione a considerarlo quasi un segreto.
Il mio archivio del pc è pieno zeppo di storie e qualcuna ho iniziato a pubblicarla qui nell’altra serie. Li non ci sono link a Polyvore e ora ti spiego perché.
Io non scrivo perché mi sforzo di trovare un qualcosa da scrivere che sia abbastanza interessante. Scrivo perché c’è qualcosa che mi spinge a farlo. In questo caso è stato il Gerard Butler di “ps I love you”. Quindi un’immagine ben precisa di lui che mi ha ispirata. Averlo sempre sotto gli occhi mi aiuta a visualizzarlo meglio nella mia testa. Poi io metto il link per chi ha piacere di vederlo come lo vedo io.
Le altre storie non hanno collegamenti, ma non perché siano personaggi senza volto o con cui non mi piacerebbe giocare alle bambole. Semplicemente non sono nati da un qualcosa che ho visto.
Tutto dipende da questo :)
A presto Leti!
 
  Foolfetta  
:) ciao! Sono felice del fatto che il capitolo ti sia piaciuto! :)
Sam acida e Will un pò pieno di sé… come tutti gli uomini. Sono anche io del parere che averlo come vicino di casa può essere interessante, soprattutto per una cosa.
In questa fase Sam è molto simile a me, anzi… togliamo questa fase. Paradossalmente noi acide ci troviamo ad andare molto più d’accordo con gli uomini anche se nella maggior parte dei casi preferiremmo vederli appesi per i gingilli in qualche cantina. Possiamo andare d’accordo con una ragazza soltanto se questa è simile a noi… compatibile minimo al 59 %
Questo i tipi come Will quasi sempre lo sanno e ahimè ci giocano su.
Ed è esattamente quello che ha fatto lui. :) non è davvero pieno di sé. È solo curioso.
Spero che la vendetta…. Che poi è stata di Will ti sia piaciuta!
un bacio, a presto!!!

  Angyr88  
mmmm…. Se ho fatto tutti i gesti di Sam??? No… ma mi conosci… ne sarei stata capace, So!!!!!  XD
in una lavanderia di queste ci sono stata ma a parte il proprietario non c’era nessuno :(
e purtroppo casa mia non ha possibilità di dirimpettai… ma confido nel futuro!
Sono fierissima di te e della tua tempra morale nel non aprire la busta! Complimenti!!!!!!
Per premiarti ecco il tuo regalino in anticipo !!!!! :P
Ti voglio un mondo di bene!!!!!!!
  Aching4perfection
Ciao!
XD ammetto che la V di vaffanculo è passata per la testa anche a me… ma sai com’è… dovevo scegliere un titolo e mi sembrava poco…. Mmm… poco… educativo???? Per le giovani minorenni che leggono! Se le parolacce si confondono con il testo si notano di meno no??? XD
Il capitolo si è fatto attendere è vero! Ma spero che anche questa versione di Will abbia incontrato i tuoi gusti!
Un bacio grande!!!!!!
  Gixi  
:) ciao. Sono davvero felice che la storia ti abbia preso così tanto già dal secondo capitolo! :)
Purtroppo non ti posso dare risposta sulla sua lunghezza, semplicemente perche non ho ancora la più pallida idea di cosa verrà fuori. Tanto per farti capire… ho bisogno di una lunga fase meditativa per decidere cosa far accadere nel prossimo capitolo… sicchè…
L’unica cosa davvero chiara è l’ultimo capitolo e l’epilogo…. Un bel problema in fondo…. Ma cercherò di ovviare :)
Un bacio grande e a presto!
 

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Capitolo 4
*** Questione di colori ***


capitolo 4
Per Stefano
 
4
 
Questione di colori

 
 
C’è sempre il giorno in cui decidi che è il caso di ripescare dalla scatola i ricordi. O semplicemente non lo decidi. Ci sei solo costretta.
I luoghi…
Gli odori…
I suoni…
Ci sono giorni in cui è più facile lasciare che ti riportino indietro in tempi lontani. Ne faresti volentieri a meno, perché spesso a venire a galla sono i fallimenti della tua vita e non proprio quelli che tu stessa hai definito “successi”.
A saltare a più riprese nella tua giornata non sono i premi e i riconoscimenti, i momenti felici passati con le amiche… sono sempre le angosce.
È a questo che penso sdraiata sulla moquette a fissare il telefono che non squilla.
Riconosco perfettamente il crampo allo stomaco dell’ansia, il battito strozzato della delusione e le lacrime pungenti del rammarico.
Le ho patite per anni.
Ogni volta mi riprometto di non patirle mai più.
Eppure sono ancora una volta qui. Ad attendere un messaggio che non arriva. Una telefonata che non accenna a partire. Una vibrazione che non ha alcuna intenzione di vibrare.
Ma cosa potevo aspettarmi?
Sinceramente… uno dovrebbe averci fatto il callo no? Dovrebbe imparare!
Perché ho permesso di nuovo ad un mammifero maschio di entrare nella mia vita?
Perché ho lasciato che la musichetta, non proprio della marcia nuziale ma almeno di una canzone scrausa alla Dawson’s creek, si facesse largo nella mia testa immaginando momenti romantici?
Perché ho tirato fuori le lenti rosa dell’amore dal cassetto degli occhiali da sole dopo aver giurato a me stessa di portare solo ed esclusivamente wayfarer neri?
Perché sono una patetica sentimentalista, ecco perché.
Perché la prima e più importante delle mie teorie è andata a farsi friggere davanti ai suoi occhi azzurri, ecco perché.
Perché non ho accettato il mio destino di diventare una zitella acida circondata da gatti con addosso calze contenitive e un senalino sporco di sugo, ecco perché.
Perché sono una smidollata, ecco perché.
Perché il mio telefono non suona, ecco perché.
Maledetta me. Sul serio, maledetta me e la mia genetica romantica.
- toc, toc-
Maledetta me e il mio vizio di non chiudere la porta di casa con il catenaccio.
- uh che bello! Una scena alla CSI! Entro in casa e trovo un morto sul pavimento!-
Maledettissima me.
- hai intenzione di alzarti prima o poi, o mediti di morire soffocata dalla polvere che inalerai a startene lì sdraiata sul pavimento?-
- oppure mummificata. Sai che se non aprissi la mia porta di continuo, la temperatura qua dentro sarebbe costante e asciutta e io mi mummificherei meglio di Tutankhamon?-
- spiacente. Sono un amante dei film splatter, e venire a controllare lo stato del tuo corpo in decomposizione è un’occasione che non mi puoi togliere-
- Will, potresti solo… sparire? Lasciarmi sola con il mio dolore e il mio telefono muto? Pensi di farcela?-
- no. Anche il mistero degli zombie mi ha sempre affascinato-
- per favore…-
Contro ogni aspettativa e lungi in ogni caso dall’essere richiesto, Will, spostati un paio di jeans e una maglietta dal pavimento, si sdraia supino al mio fianco e inizia a fissarmi. Tra noi solo il mio telefono. Che ancora non squilla. E non ha nemmeno l’aria di essere intenzionato a farlo nelle prossime ore.
- ok… sei quasi gentile, sei su un pavimento, hai lo sguardo vacuo… che succede?- dice con voce tenera, allungando una mano per accarezzarmi il viso con il suo indice.
- cos’ho che non va Will?- singhiozzo senza ritegno, conscia del fatto che davanti a lui posso farlo.
- come scusa?-
- devi dirmi cos’ho che non va, perché… è impossibile, matematicamente impossibile che su un campione di uomini abbastanza alto nessuno riesca ad alzare la cornetta per chiamarmi nel giro di una settimana. Presumo sia statisticamente impossibile che tutti abbiano una lesione del tunnel carpale che gli impedisca di far uso dei pollici opponibili, sicchè la domanda mi sorge spontanea… cos’ho che non va?-
- non ti ha chiamata?-
- non mi ha chiamata, non mi ha scritto… mi ha tirato pacco e non mi ha chiamata-
- e tu stai così perché un idiota non è capace di usare un telefono?-
- sto così perché tutti gli uomini con cui ho a che fare non sono in grado di usare un telefono-
- e non ti sembra di esagerare un pochino?-
- no. Il mio pavimento è l’unico che può capire. Calpestato, ricalpestato e ricalpestato ancora. Solo il mio pavimento può capire-
- mmm… ti va di raccontarmi bene tutto?-
Allungo la mano e accetto il fazzoletto che mi sta porgendo. Non mi ero nemmeno resa conto di stare piangendo.
- ti ricordi quel tipo carino che abbiamo incontrato alla festa di sabato scorso?-
- quello un po’ bassino che non ti ha tolto gli occhi di dosso tutta la sera?-
- per i tuoi standard sono tutti un po’ bassini-
- beh… non ci posso fare niente se ho un posto in prima fila per guardare tutti letteralmente dall’alto in basso-
- comunque… lui-
- mmm. Mi era sembrato carino-
- anche a me. Anche il suo modo di farsi avanti lo è stato-
- si, mi hai raccontato. E poi che è successo?-
- la sera dopo mi ha chiesto di vederci e io… beh ci sono andata. Quando sono tornata a casa, dopo solo un’ora che siam stati in giro, mi ha scritto che gli era dispiaciuto non poter stare di più con me quella sera ma che l’impressione che gli avevo dato di brava ragazza era corretta-
- mm-mmm-
- poi per qualche giorno ci siamo messaggiati ancora. Mi ha chiesto di uscire e poi se n’è dimenticato. Abbiamo messaggiato ancora per qualche giorno e poi è sparito. Un classico-
- e tu ora stai su un pavimento a respirare polvere per una sua chiamata? Uno strano modo il tuo di protestare, non credi?-
Continua ad accarezzarmi, incurante del fatto di aver la mano umida per via delle mie lacrime. Mi sorride dolce, e con la stessa dolcezza mi parla. Non lo avrei mai creduto possibile fino a un mese fa.
- Will tu mi trovi un po’ bella?- balbetto imbarazzata.
- ma che domande sono, Sam?-
- tu…usciresti con me?- insisto, cercando di fargli capire il cuore del problema.
- Sam, cosa centra? Perché mai non dovresti essere bella?-
- beh alla festa… le luci erano soffuse e… e avevo un vestito e dei tacchi e…-
- e quando sei uscita?-
- beh… ci avevo comunque messo impegno a prepararmi quindi…-
- quindi pensi che con le luci soffuse e il vestito tu gli sia sembrata più bella di quando ti ha visto la seconda volta sotto una luce normale ed è per questo che non ti ha richiamata, giusto?-
Annuisco. Un nuovo singhiozzo mi si è fermato in gola, rendendomi impossibile parlare, ma del resto non l’avrei fatto comunque. Un “si” detto a voce alta mi avrebbe fatta sentire ancora più stupida di così.
- Sam, piccola…-
- cos’ho che non va?-
- cucciola, non hai niente che non va-
- e allora perché finisce sempre così?-
- è finita così una volta sola, tesoro. Capita-
- non è una volta sola-
Piango senza ritegno.
So di essere patetica. Piangere perché un uomo non richiama è sempre stato uno dei comportamenti ai primi posti della mia lista delle cose da non fare mai. Ma non ce la faccio. Oggi non riesco a smettere.
Oggi sono patetica. Oggi mi disprezzo profondamente. Ma non riesco a smettere. E guardare gli occhi azzurri di Will carichi di tenerezza mi fa solo voglia di piangere ancora di più e più forte.
- ne vuoi parlare? Magari davanti a una tazza di cioccolata calda… sul mio fantastico divano… con quella coperta patchwork che ti piace tanto buttata sulle spalle…?-
- detto così suona patetico-
- forse si, ma se serve a farti stare meglio perché no? Sarei patetico assieme a te-
Non aspetta nemmeno una risposta che, già in piedi, mi aiuta ad alzarmi e spegne il mio cellulare. Senza alcuna cautela, lo lancia da qualche parte nella stanza e, prendendomi per mano, imbocca la via del portoncino per andare a casa sua.
Un mese esatto è passato dal nostro appuntamento su quel pianerottolo, ed è stato il mese più intenso della mia vita.
Penso ancora che sia un narciso e irritante poltergeist, ma è diventato il mio narciso e irritante poltergeist. Passando del tempo con lui ho avuto il tempo di accorgermi di quanto io mi fossi sbagliata sul suo conto. Oltre che oggettivamente bello è anche molto simpatico, intelligente, brillante… premuroso. Si, premuroso.
Non so come mi consideri, forse un caso patologico, o forse per lui sono al pari di uno di quei cuccioletti che trovi abbandonati in uno scatolone vicino all’immondizia, sta di fatto che da quella sera non fa che prendersi cura di me. Si preoccupa del fatto che io non mangi troppe schifezze ma anche della verdura, che consegni i miei articoli in tempo e che non passi tutto il giorno seduta alle fermate degli autobus ma che viva effettivamente in mezzo alla gente.
Quella sera mi disse che il mio lavoro era mediocre. Aveva ragione. Rileggendo ora i miei articoli, mi rendo conto di quanto essi fossero effettivamente mediocri e tutti tendenti al nero più che al bianco, o per lo meno al grigio. Siccome curo una rubrica che parla di persone, ha pensato bene che le caffetterie, le palestre, i cinema fossero i luoghi migliori per attingere idee per i miei articoli, che prima di essere spediti al giornale devono tutti quanti passare il suo vaglio.
Fortunatamente ho smesso di trovarmi i suoi “amici” distesi davanti al portone di casa la mattina, e sono io che dormo direttamente sul suo divano, pestandoli subito tutti quanti nello sforzo di raggiungere casa mia, reduce dalla sue feste.
Grazie a lui sono riuscita a elaborare altre brillanti teorie sulla conoscenza uomo-donna, come quella sugli incontri amorosi che subiscono un’impennata quanto più l’alcool sia presente all’interno dei loro corpi. Triste e desolante. Questa brillante intuizione ha dato vita a uno degli articoli meglio riusciti della mia carriera giornalistica, dal titolo “ principe azzurro? No grazie, un absolut” dove descrivevo dettagliatamente il passaggio dal mito di Cenerentola e il suo principe alla triste verità delle sveltine nei bagni alle feste con sconosciuti. Le lettere dei lettori al giornale, cariche di esperienze personali, opinioni e complimenti fioccano nella mia casella mail, e il mio capo-redattore non è mai stato più felice di dare un aumento a qualcuno.
A Will piace prendersi il merito di tutto questo mentre la sera leggiamo insieme le lettere, sorseggiando tisane depurative, mannaggia a lui e a quando me ne ha fatta assaggiare una. Sul suo fantastico divano, avvolti nella coperta patchwork che le nonne Musterson amano tramandare ai piccoli della famiglia, leggiamo, lavoriamo, guardiamo film, ascoltiamo musica. Ci conosciamo.
Io sono la vena cinica che lo tiene aggrappato alla realtà, lui la mia fonte ispiratrice sognatrice che mi aiuta a lasciarmi andare di tanto in tanto. Una squadra. Una famiglia.
Ci vogliamo bene. Siamo amici. E mentre lo guardo rimestare con un cucchiaio di legno in un pentolino la nostra cioccolata calda mi sento invadere dallo strano morso allo stomaco che mi colpisce sempre mentre lo osservo prendersi cura di me.
Sono fatta di carne e sangue. Sono dannatamente, tristemente, irrimediabilmente umana. E come tutti gli esseri umani scopro di essere incompleta. E sola.
Si, perché nemmeno William riesce a tirarmi fuori da questo baratro che mi ha sempre tenuto prigioniera.
William ha una ragazza a Seattle. Stanno insieme da diversi anni e lei è andata fin laggiù a fare un master in comunicazioni che la terrà lontana per un anno intero. William la adora e da come ne parla l’adorerei anche io. Ma non ci riesco ad adorarla perché la realtà è che la invidio troppo per trovarla anche solo vagamente simpatica.
William si è rivelato un ragazzo fantastico sotto tanti di quegli aspetti che mi rende estremamente triste saperlo legato sentimentalmente a un’altra persona che non sia io. Detesto pensare che tutto quello che fa per me come se fosse una sorta di fratello maggiore possa farlo anche per qualcun altro.
Ho smesso di avere amici nel momento in cui questi si sono fidanzati tutti. Poco per volta li ho lasciati andare alle loro vite a suon di rifiuti agli inviti ad uscire, a parlare e quant’altro. Ero felice, sono felice per loro ma la verità è che mi rende troppo triste uscire e sentire quel piccolo schiocco di baci alle mie spalle quando pensano che non me ne accorga. Quello scambio di sguardi complici… era tutto così dannatamente insopportabile.
Specie dopo Mike.
Mike…
Credevo di conoscerlo. Pieno di difetti che avevo imparato ad accettare come parte di lui. Ero disposta ad accettare la sua indecisione, facendomi bastare i brevi momenti che mi concedeva negli spazi tra una crisi e l’altra con la sua ragazza.
Lui è stata una delle mie delusioni più grandi. Quella che mi ha fatto dire basta ai rapporti con l’altro sesso. Forse ho aspettato troppo tempo prima di metterlo da parte e trattarlo con la considerazione che meritava, ma dopo giorni e giorni passati a cercare di giustificarlo ho capito che mi stavo distruggendo.
Quando venni a sapere la verità sulla vita che il mio ex storico stava conducendo, invece, il mondo mi è crollato completamente addosso. Sentirsi dire “ti sto lasciando perché non ti vedo felice. Tu meriti tutto e se quel tutto non riesco a dartelo allora è il caso che tu lo cerchi altrove” e poi scoprire che due settimane dopo ha portato a casa un’altra ragazza mi ha fatto perdere completamente fiducia nel genere maschile.
Poi è arrivato Will.
Mi ha impiantato il germe del dubbio.
Germe che è fiorito ed ha ricominciato ad essere sistematicamente reciso.
E io sono ripiombata nella depressione.
In questi momenti mi pare impossibile che qualcuno possa mai amarmi. Che qualcuno possa mai regalarmi almeno la metà delle sensazioni che mi danno gli uomini di carta, protagonisti indiscussi dei miei sogni. Più leggo e più mi rendo conto di quanto io mi allontani dalla realtà, trovandola troppo deludente per essere ancora presa in considerazione.
E William è fidanzato.
Con Nora. Una bionda super-sexy, laureata in veterinaria e appassionata di sushi.
- la cioccolata è pronta, la coperta è sul divano… ora ti tocca sputare il rospo- dice Will, passandomi una tazza di cioccolata fumante su cui ha spruzzato una generosa quantità di panna.
Come al solito ci sediamo sul divano, ci avvolgiamo nella coperta patchwork e mentre la sua spalla mi fa da cuscino, io inizio a parlare.
E come sempre sono sincera.
Gli racconto tutto. Di quanto soffrissi nel mio corpo cicciottello nell’adolescenza, quando venivo sempre presa in giro dai miei compagni di scuola. Non ero realmente grassa, ma i ragazzi spesso sono cattivi. Mi hanno sempre fatta sentire non all’altezza di essere presa nemmeno in considerazione quando, da idioti quali erano, stilavano la famosa classifica delle compagne di classe dalla più carina alla più brutta. Gli ultimi posti erano sempre i miei.
Gli racconto degli anni di liceo passati in una classe di sole femmine ad ascoltare le confidenze delle mie compagne che raccontavano di come fosse stato bello uscire con Jack, di ballare la loro canzone preferita con Kellan o di essere andate al cinema con Justin, mentre io non facevo che innamorarmi da sola di ragazzi che non sapevano nemmeno che esistessi.
Gli racconto di quando scoprii il mondo della chat. Di quando il virtuale mi permetteva di avere come ragazzo un’anima disperata quanto me che stava dall’altro capo del paese il cui unico contatto era rappresentato dai messaggi telefonici. Una volta mi ero realmente innamorata di uno di loro. Si chiamava Michael e dalla foto che ancora conservo di lui era stupendo. Mi imbarazza ammetterlo, ma le timide effusioni che ci siamo scambiati via telefono per notti e notti sono state le più belle che io abbia mai vissuto. Durò un mese e poi troncai la storia. Faceva troppo male.
Gli racconto del ragazzo che mi ha lasciata sola il giorno dei miei diciotto anni. L’ho aspettato per ore e lui non è mai arrivato.
Gli racconto di David, di come l’ho conosciuto, di come dopo sette mesi io mi sia resa conto di non essere realmente innamorata di lui ma di aver tirato avanti per ben quattro anni, dicendomi che fosse del tutto normale un affievolimento della passione con l’andar del tempo. Ci siamo lasciati di comune accordo, ma scoprirlo con un’altra poche settimane dopo mi ha fatta sentire come se non potessi più fidarmi di nessuno, dicendomi che se un ragazzo che aveva passato con me quattro anni della sua esistenza era riuscito a prendersi gioco di me, tutti gli altri non avrebbero avuto il minimo scrupolo a fare anche di peggio.
E così è.
Da quando William mi ha riportato nel mondo ho provato a dare un’altra chance agli uomini, ma dopo ben due volte passate a osservare il telefono che non suona ho smesso di pensare che da qualche parte esista davvero qualcuno che sia disposto a dimostrarmi che mi vuole. Qualcuno che mi stia dietro e mi corteggi. Che mi faccia sentire desiderata prima ancora che amata.
Quando termino il mio racconto è già notte fonda, e se non conoscessi bene William dal suo respiro lento e regolare potrei dire che si sia addormentato. In realtà mi sta solo abbracciando e lisciando i miei capelli, ascoltando senza mai interrompermi.
Lo sforzo di rovesciare per la prima volta tutto fuori mi costa la gola, ormai secca e riarsa.
- ecco qua. Questo è tutto- concludo accettando il bicchiere d’acqua che mi sta porgendo.
- beh… è una storia triste Sam, ma… capitano a tutti le delusioni- dice cauto tornando a sprofondare sul divano e trascinandomi con sé non appena poso il bicchiere sul tavolino.
- bella novità, Musterson. Quello che mi fa rabbia è che una dovrebbe imparare! Mentre invece ci ricasco sempre-
- non puoi imparare ad essere quella che non sei, Sam. Nessuno può-
- e allora a che serve sbagliare?-
- non è detto che tu abbia necessariamente sbagliato-
- se sono qui con te su questo divano, Will… mi sa che ho davvero sbagliato tutto-
- innanzi tutto grazie per la considerazione. Davvero. Ma quello che voglio dire è che tu non puoi essere diversa da te. Puoi smettere di fare la superdonna, non sei obbligata a farlo-
- se non lo faccio soffrirò ancora-
- perché da stronza cinica hai ottenuto qualcosa?-
- ho accettato la realtà, Will-
- quale realtà?-
- che per me non c’è nessuno la fuori-
- tu puoi avere chiunque se ti decidi a levarti questo scheletro dall’armadio che nascondi con tanta diligenza-
- si, come no-
- è così. Mi hai chiesto se ti trovo bella. Io ti trovo bella, Sam. E molto. E tu? Tu ti vedi bella?-
I suoi occhi sono fissi su di me, il suo busto teso in avanti. Sembra seriamente preoccupato e partecipe, il che mi fa sentire una stupida. Mi sono sempre sentita una stupida a trattare l’argomento, conscia del fatto che esistono cose più importanti.
- mi vedo insignificante- borbotto abbassando lo sguardo.
- e come pretendi che qualcuno ti trovi bella se tu per prima non ti vedi per come sei?-
- io mi vedo per come sono, Will. Sono una stupida che ricade sempre negli stessi errori, ecco come sono. Un’illusa-
- tu ti ostini a parlare di errori, Sam. Ma gli errori non esistono. Tutto quello che hai fatto è solo una serie di avvenimenti. Di eventi. Di fatti accaduti. Sei tu che vuoi dare loro un significato, ma in realtà non dicono niente. Non puoi imparare niente dal tuo passato perché il passato è muto. Non può insegnare. Sei come tutti gli altri Sam, un essere in continua evoluzione che non riesce a comprendersi e quindi ad accettarsi. Se tu vedessi quanto sei bella, sia fuori che dentro. Se tu accettassi che sei un animo irrimediabilmente romantico e pieno di vita, se accettassi la tua ipersensibilità e la tua più che giusta speranza di essere amata, allora attenderesti con più serenità l’arrivo di quel qualcuno che è stato creato apposta per combaciare con te. Sei tu per prima che non vuoi vederti in un certo modo, Sam -
- e gli altri? Gli altri si sono tutti accettati?-
- chi si e chi no. Molti portano una maschera, ci hai mai pensato?-
- io penso solo che vorrei tanto essere una ragazza con un vestito rosso-
- un’altra delle tue teorie?-
- chiamala così, per me è solo la verità-
- e… cosa direbbe la verità?-
- che se porti un vestito rosso sei davvero sicura di te stessa. I vestiti rossi attirano l’attenzione e chi riuscirebbe a sopportarla se non qualcuno felice e sicuro di sé?-
- ci sono tanti altri colori, Sam-
- sarà. Ma io mi vedo bene solo con il nero-
- e allora io farò in modo che tu possa arrivare almeno fino al giallo-
Dubito che ci riuscirà, ma conoscendolo nulla gli impedirà di provarci.
 
 



Sam e Will
 



 
Cari lettori, salve. Se siete ancora qui dopo aver atteso il capitolo tanto a lungo, grazie. Mi spiace di averci messo molto ma c’è un perché. C’è molto di autobiografico in questa storia che è l’ultimo dei miei sogni. Ciò comporta che io viva determinate cose perché le possa scrivere perché è ciò che mi accade tutti i giorni a dettare l’andazzo di questa ff.
In più ho concluso il secondo capitolo di un’altra ff su Robert Pattinson dal titolo “L’ultimo cavaliere” (trailer nel link) che è in fase betaggio e di cui attendo di avere pronti un bel po’ di capitoli prima di pubblicare. Sono già sotto a studiare per esami ed esoneri per l’uni. Questo è l’anno più duro perché è l’ultimo e bisogna correre, per cui vi chiedo di portare pazienza per  i miei sporadici aggiornamenti.
 
Questo capitolo lo dedico a una persona molto importante della mia vita: Stefano.
È una specie di fratello per me. Il ragazzo della mia migliore amica, compagno instancabile di risate e perfetto compagno di disgrazie all’università. Quantificare il mio affetto per lui è impossibile. È grazie a Stefano se è nato questo capitolo. In questi giorni sono stata come Samantha e lui, come Will, mi è stato vicino assieme alla sua ragazza e mia migliore amica. Il discorso finale di Will sono parole sue, miste a quelle di uno strampalato prof di filosofia che ci ha aperto un mondo. Giuste o sbagliate che siano, hanno avuto il potere di farmi stare meglio e già per questo gli dico grazie.
Grazie Ste. Grazie per essere venuto con Fra a prendermi di peso e farmi uscire e parlare anche quando vi avrei volentieri ucciso per avermi strappato via dal fazzoletto e dalla coperta. Grazie. Prima o poi smetterò di fare la superdonna e sarò solo io, o almeno ci proverò, te lo prometto :)
 
Detto ciò mi auguro che la storia continui a piacervi e a tenervi incollati quel tanto che basti a decidere di non abbandonarla.
Oggi vi metto anche il link della canzone ispiratrice del capitolo “il peso della valigia” di Ligabue. Ascoltatela e forse riuscirete a capire ancora meglio Sam e il suo rapporto con Will.
 
 
  alice_cassedy
Ciao carissima!!! Deve essere telepatia, perché anche oggi aggiorno a pochi giorni dalla tua ultima recensione! Cmq, l’importante è che arrivi, giusto???
Sono contenta che Will ti piaccia! La faccenda della spazzatura purtroppo è una cosa che ormai per me è diventata una fissa. Non so da te come funzioni, ma qua nella provincia di Torino siamo obbligati alla differenziata e ogni condominio ha i suoi bidoni. In quello della carta non si possono buttare sacchetti, sicchè è praticamente impossibile non sapere cosa butti via un altro per quanto riguarda il cartaceo. XD
È stupido, lo so… però mi è venuto spontaneo pensare a Will che sappia tutti i panini che mangia Sam osservando le scatole di cartone del Mc!
Molto carino il blu della rec!!!!  In effetti così è meglio!
Un bacio grande!
 
  Foolfetta  
:) ciao Fetta! Il capitolo precedente è stato una sorpresa anche per me a dire il vero. Il personaggio di Will se ne va per gli affari suoi, tranne che il caso oggi perché dietro di lui c’è una persona reale, come ho detto sopra.
In genere anche io  odio chi parla per aforismi, ma stavolta ho pensato che potessero tornare utili alla sua causa di autopromozione quindi… ho chiuso un occhio ;)
Scusa per averti fatto attendere tanto, spero che i tempi di attesa man mano si riducano :)
Un bacio grande!
  dindy80  
Ciao Dindy :).
Come avrai capito, questo capitolo è una risposta esauriente alla recensione della one shot che ho pubblicato un po’ di giorni fa. Mi ha fatto davvero commuovere il tuo interessamento! Grazie mille! Ogni tanto mi prendono un pò questi attacchi di tristezza e delusione ma poi passano.
Tornando alla storia, si Will ha conquistato Samantha. Ma non nel modo romantico che i primi capitoli facevano intuire giusto?
Ma sai che sono un’amante dei lieti fini, quindi ovviamente prima o poi accadrà :)
Grazie ancora per l’appoggio e l’affetto :) ho apprezzato tanto! Un abbraccio forte forte!
  Enris  
Ciao Enris :)
Contro tutte le tue preoccupazioni la recensione ti era riuscita bene e ho capito perfettamente cosa volevi dire :) quindi tranquilla! Nonostante la stanchezza sei stata efficacissima!
Will è saltato fuori come una personalità forte e credo che in questo capitolo si sia dimostrato anche empatico e saggio.
cito da te: “Sam, invece, è più particolare come personaggio, oserei dire complesso. Insomma è la classica persona misantropa -o quasi- piena di pregiudizi, scontrosa ed egocentrica. Sì, in questo capitolo mi ha dato questa impressione, considerando che la sua presunzione nel svergognare Will si è rivelata sbagliata, eccome! Alla fine non è riuscita nel suo intento, tutto il contrario, però non è detto che non possa trarre dei vantaggi anche dalla consapevolezza di non avere sempre ragione. Per esempio, Sam ha sbagliato impressione riguardo l'enigmatico vicino di casa, ma ora si presenta l'occasione per conoscerlo meglio e soprattutto per aprirsi sul mondo. Chiudersi così a riccio rappresenta soltanto un male, e oggi Sam è stata 'schiaffeggiata' abbastanza dalla realtà”

Hai fatto centro. Sam sono io. Non starò a negarlo e tranquilla non ho preso la recensione come una critica personale perché so bene di essere effettivamente così. Spero solo che questo capitolo abbia permesso di entrare nel suo/mio mondo e capire di più il perché del suo/mio bisogno di svergognare Will nel capitolo precedente.
Come ho fatto dire a Will in questo chap, le delusioni capitano a tutti certo. Ma sono delusioni e ferite che ci portano a proteggerci da ciò che ci fa male, no? Sam preferisce l’attacco alla difesa ormai ed è completamente sfiduciata perché vede le sue speranze e i suoi sogni andare in pezzi ragazzo dopo ragazzo. Ora non le resta che risalire :)
Un bacio grande, carissima!
  Gixi  
Addirittura un film???? Cavolo!!!! Gixi!
Dici che troverei qualcuno abbastanza pazzo da stendere un copione per questa storia??? :)
Mah, concediamo il beneficio del dubbio!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto che tu lo abbia trovato in qualche modo originale :)
Sam è proprio Mandy Moore :)
Dopo averla vista in “perché te lo dice mamma” mi sono convinta che solo lei potesse essere la mia Sam!
Un bacio!
  romina75
Romy tu vuoi farmi piangere. Ammettilo. Non c’è niente di male, ma cavolo ammettilo!!!!
Tu. Mi. Vuoi. Far. Piangere!
*____*
“il bello di te è che crei personaggi che stanno quasi antipatici, perché sono tutto fuorchè perfetti, ma sanno redimersi e conquistarti.
è stato così con Ale, in certi momenti volevo ucciderla in altri avrei voluto abbracciarla e ho idea che Sam sia così e che metterà alla prova la nostra pazienza è un amore odio, forse perché in lei c'è un po' di tutte noi che non vorremmo mai ammettere”

Cioè capisci???? Per me è come se mi avessi dato il premio pulitzer!!!!! Davvero! In ogni libro che leggo c’è sempre il momento in cui odio i personaggi prima di tornare ad amarli profondamente! Bella ne è un esempio perfetto! Poi i libri di Lara Adrian! Gabrielle e Tess le ho prese a schiaffi mentalmente un sacco di volte! Se mi dici questo, mi fai essere davvero orgogliosa del mio lavoro :)
Scommetto che l’amicizia tra i due era l’ultima cosa che ti aspettavi vero??
Magari una storia che nasceva piano piano, fatta di punzecchiate e simil cose… e invece no! Sai che il lieto fine c’è, mi conosci ormai ma arriverà con comodo… Will dovrà lavorare parecchio per darle fiducia in sé stessa e lei dovrà imparare a viversi diversamente.
Cavolo mi sembra di fare la lista propositi per l’anno nuovo attraverso Sam, ma non importa. Spero che tu sia riuscita a capirla un po’ di più adesso :)
Un bacio grande per te e uno enorme per il tuo cucciolo. Ma quanto è bello????? *_____*
Da grande diventerà un figaccione, me lo sento!
  JessikinaCullen  
Allora… innanzitutto… sai che sei un’assassina???? Creare personaggi come Alex è un attentato alla vita!
Si cara! Ho iniziato travolgimi! A piccole dosi perché il mio povero cuoricino spezzato non riesce a reggere troppo amore tutto insieme, ma sto andando avanti e… Wow!!!! Davvero Wow!
Cioè…. Wow! Ok la pianto… ho idea che appena arriverò a mettermi al passo coi capitoli ti troverai una recensione infinita che faràà perdere il conto dei punti persio ad Erika, ma pazienza, spero la sopporterai XD
 
Tornando alla sede della storia… immagino di aver spiazzato un po’. Amici e non soggetti che si guardano con mire di tutt’altro genere forse non è proprio ciò che tutti si aspettavano, ma la verità è che non vedevo Sam a dare confidenza a uno sconosciuto che pensava di farle la corte dopo tutto quello che ha passato. Ho pensato avesse bisogno di qualcuno che la capisse prima ancora che l’amasse. Io ho vissuto sulla mia pelle quanto avere un punto di vista maschile sui propri problemi di cuore sia essenziale. Loro sanno sempre dirti dove sbagli. Forse è l’unica cosa che sanno fare gli uomini quando sono amici veri.
E va beh… vedremo un po’ come andranno le cose.
Un bacio enorme!!!! *____* e se trovi Alex per favore… dagli il mio indirizzo! Serve!!!!
  Angyr88  
Eccomi qua. Abbiamo attaccato da poco il telefono ed eccomi di nuovo a rompere, lo so. So, sopportami.
“mi piace perchè sei tu che parli tramite lei,io lo so e basta. e quindi quando mi ritrovo i suoi pensieri è come se ti stessi ascoltando al telefono mentre mi racconti tutti i tuoi fatti e mi fa anche sorridere,la sam,come succede nella realtà”
Sai anche quello che ho scritto stasera. Anche se non l’ho forse mai detto esplicitamente so che sai anche questo di me. Come hai detto tu, lo sai e basta. A volte ho come l’impressione che le mie paure siano anche le tue. Forse non tutte ma alcune di esse si. Lo so e basta.
Ti voglio bene piccola So!!!!!!!
E vedi di farmi venire un’idea geniale e altamente stupida per il prossimo capitolo intesi?????? Questo era troppo serio!!!!!!!
Un bacio gigantesco!!!!!!!!!!!
 

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