The Red Eyed Girl – Crisis Core

di Yunalesca Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - L'Incarico ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Il Generale ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Missione ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Ifrit ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - Il Sogno ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - Il Salvatore ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - Banora ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Il Mistero dello Shampoo ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - La Visita Medica ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Palazzo ShinRa e Midgar sotto assedio ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI - Hollander ed Angeal ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII - Aerith ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII - Assalto sull’Autostrada, Bahamut Fury e Rapimento ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV - Segregazione e la dipartita di Genesis ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV - Modeoheim: Angeal Punizione ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Beach Time ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII - Junon ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII - Hell Firaga ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX - Nibelheim: Pre-Disaster ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX - Nibelheim: Disaster ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI - Nibelheim: Post-Disaster ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII - La Caccia alle Cavie ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII - Assault on the Bridge ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV - Gongaga ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV - Banora Underground ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI - The Last Battle ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVII - Goodbye ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXVIII - Salvation ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Mi chiamo Yunalesca Valentine e quella che vado a raccontarvi è la mia storia…

Della mia infanzia, non ricordo molto, ma ricordo di aver avuto una balia almeno fino ai 6 anni. Il giorno in cui se ne andò, degli uomini in nero vennero e mi portarono via da quell’ edificio in cui ero cresciuta (e forse anche nata). Da quel giorno in poi la mia vita non fu più la stessa.

Gli uomini in nero mi seguivano praticamente in tutto: dalle lezioni di canto a quelle di tiro con l’arco,dalle lezioni di nuoto a quelle di scherma e per finire, anche in bagno (anche se dovevo solo prendere una cosa).

Raggiunti i dieci anni, decisi di fuggire, ma la mia fuga durò pochissimo: il tempo di arrivare nei bassifondi di Midgar (dove pensavo di potermi nascondere), che erano già lì. Quell’uscita mi fu utile per una cosa: scoprii che quei tizi in nero altri non erano che un corpo speciale della ShinRa, famosi ed importanti quanto i SOLDIER. In quell’occasione realizzai che tutta la mia vita era stata sempre nelle mani della ShinRa.

Ora che ho sedici anni, quelli che stanno in alto hanno deciso di trasferirmi nel quartiere addetto ai membri della ShinRa (ovviamente con lo scopo di tenermi ancora di più sotto controllo) visto che i miei “presunti” genitori erano entrambi membri della ShinRa: mio “padre” era un membro dei Turks morto in missione, mentre mia “madre” era una scienziata della ShinRa anche lei ormai defunta.

E da ora sono ufficialmente un membro della ShinRa. Domani riceverò il mio primo incarico e scoprirò in quale “dipartimento” sono stata assegnata…

 

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E' la prima che pubblico qui, quindi siete liberi di linciarmi, lanciarmi i pomodori (o le uova xD) e/o prendermi in giro, non ci sono problemi! ^v^. Accetto Consigli & Critiche, non fatevi problemi a dire la vostra. La storia è sul mio OC e so perfettamente che come inizio è un po' breve...vedrò di rimediare! Il periodo in cui inizia è quello di Crisis Core esattamente prima della scomparsa di Angeal. Final Fantasy è di proprietà della Square Enix, non della sottoscritta.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - L'Incarico ***


L’ INCARICO

 

“Caro diario,

Oggi è il mio primo giorno qui alla ShinRa! Sono un po’ preoccupata per l’incarico che mi daranno…

Ho sentito dire che se non ti trovano idoneo vieni utilizzato come cavia nei laboratori. Spero che tutto vada bene…”

 

Ero stata convocata nell’ufficio del Presidente…le gambe mi tremavano un po’. Contai fino a tre e poi aprii la porta.

Entrai titubante. Il Presidente mi fece cenno di avvicinarmi ed io lo feci. Quando fui al centro della stanza iniziò a parlare: «Valentine Yunalesca, lei oggi è stata convocata qui per ricevere il vostro incarico» mi disse molto lentamente. Si alzò dalla scrivania e quando mi fu di fronte mi consegnò una lettera sigillata.

«Dovete portarla al generale Sephiroth, nel piano SOLDIER. Il resto vi verrà spiegato una volta consegnata» me la consegnò e tornò alla sua scrivania.

Uscii automaticamente senza dire nulla.

Una volta uscita tirai un sospiro di sollievo. Per il momento mi era toccato un compito facile, ma il fatto di incontrare il generale Sephiroth mi agitava e neanche poco…

 ***

Presi l’ascensore e giunsi al piano SOLDIER. Dopo qualche minuto che vagavo per i corridoi mi arresi. Non sapevo dove fosse l’ufficio del generale ed in poco tempo mi persi.

Mentre stavo voltando l’ennesimo angolo, sbattei contro qualcuno. Caddi a terra come un sacco di patate mentre “Mr. Qualcuno” non si era mosso di un millimetro.

«Ti sei fatta male?» mi chiese mentre mi tendeva la mano per aiutarmi ad alzarmi.

«No».

«Menomale! Pensavo che ti fossi fatta male!» emise un sospiro di sollievo «Ah che sbadato! Non mi sono presentato! Mi chiamo Zack Fair» disse. Finalmente conoscevo il nome di “Mr. Qualcuno”.

Dovevo ammettere che era un bel ragazzo ed a prima vista alquanto simpatico. Occhi azzurri, capelli neri tenuti con il gel, sui sedici anni…il principe azzurro versione mora!

«Io mi chiamo Yunalesca Valentine».

«Non ti ho mai vista qui. Sei nuova?».

«Sì. Devo consegnare questa lettera al generale Sephiroth ma mi sono persa» arrossii per la vergogna.

«Per rimediare all’incidente di prima ti ci porto io. Tanto oggi ho il giorno libero» e mi prese la mano.

Mi portò all’ascensore dal quale ero arrivata e quando entrammo pigiò i numeri 5078139 sul tastierino numerico sull’altra parete dell’ascensore. La parete si aprì rivelando un corridoio segreto.

«Ecco perché non lo trovavo! Era in un corridoio segreto!» esclamai stupita.

«Questa zona è accessibile e conosciuta solo dai SOLDIER e dai pezzi grossi, è logico che tu non lo trovassi!» mi disse sorridendo.

 

Non mi ero accorta che tra una chiacchiera e un’altra eravamo arrivati di fronte alla porta dell’ufficio del generale.

«Eccoci arrivati. Resto qui fuori a fare il tifo per te ok Yuna?» mi fece l’occhiolino.

«Si! Allora vado. Grazie per avermi accompagnata Zack» gli sorrisi. Bussai alla porta ed entrai.

 

 

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Penso che adesso si incomici a capire un po' di più la storia...vero? *si rivolge a chiunque passi di lì* Comunque se non si capisce è normale; ciò che io scrivo non si capisce mai all'inizio! Grazie a questa mia "particolare" abilità ho dato del filo da torcere ai miei prof! xD

Ah una cosa: la serie di numeri che compone Zack corrisponde ad una parola... Vediamo se ci riuscite! ^v^

Bye!

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Il Generale ***


IL GENERALE

 

Alla scrivania sedeva un uomo dai lunghi capelli argentati vestito con la divisa da SOLDIER di 1° classe tendente al nero e bianco.

Lì, seduto alla scrivania in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, non mi sembrò per niente quel famoso e blasonato Sephiroth di cui tutte le donne avevano perso la testa…piuttosto mi sembrava un uomo che nella sua vita non ha conosciuto altro che le battaglie e quell’ufficio, ma quando mi avvicinai per consegnare la lettera, lo sguardo che mi lanciò era gelido, talmente gelido che indietreggiai.

«Chi sei?» mi chiese gelidamente.

«S-Sono Y-Yunalesca Valentine».

«Cosa fai qui?» altra domanda gelida.

«Sono stata mandata dal presidente per consegnarvi questa lettera» Mi dimenticai di dirgli che aveva a che fare con il mio incarico…

«Bene. Lasciala sulla mia scrivania» Annuii e la posai dove indicato.

«Puoi andare» disse senza guardarmi prendendola ed aprendola.

 

Uscii subito dalla stanza come se ne dipendesse la mia vita.

Fuori c’era Zack che era rimasto ad aspettarmi.

«Consegnata?» mi chiese tutto allegro.

«Sì…» inspirai. Avevo bisogno di riprendermi dallo spavento di prima.

«Ah capisco. Sai è normale».

«C-cosa?».

«Lo spavento che hai preso. A tutti quelli che entrano la prima volta fa quest’effetto» rise.

«Quindi le volte dopo no?» chiesi.

«Esatto!» Non so perché ma non ne ero molto sicura…

«Non è che ne sei sicuro per il fatto che siete “colleghi”?».

«Ah già! È vero!» si passò una mano dietro la nuca e rise.

«Senti perché non cambiamo un po’ aria?».

«Sì. Ne ho proprio bisogno…» e scoppiammo a ridere entrambi.

 

Proprio quando ci stavamo dirigendo verso l’ascensore double-face Sephiroth uscì da quella  stanza.

«Fair. Cosa fate qui?» domandò con quella sua voce glaciale che mi fece tornare la paura.

«Ho accompagnato qui questa ragazza signore» rispose Zack prontamente.

Non avevo intenzione di voltarmi, ma ci pensò Zack a farmelo fare: mi poggiò le mani sulle spalle e con un po’ di forza mi fece voltare.

Evitai di guardare il generale negli occhi, perché sapevo che se lo avessi guardato quella sensazione di terrore di prima sarebbe tornata e molto probabilmente le mie gambe avrebbero ceduto.

Sephiroth ignorò completamente la risposta di Zack e disse: «Vi voglio entrambi nel mio ufficio. Ora» e se ne tornò nell’ufficio.

Doveva sicuramente avere a che fare con il contenuto della lettera. Qualcosa mi diceva che il mio incarico non sarebbe stato per niente semplice…

 ***

Rientrai in quel maledetto ufficio, ma stavolta insieme a Zack. Mi sentivo un po’ più tranquilla grazie alla sua presenza, ma sapevo perfettamente che era un effetto temporaneo.

Appena vidi Sephiroth con la lettera in mano, la tranquillità di prima se ne andò in un secondo.

«Fair l’ho chiamata qui solo perché è richiesta la presenza di un testimone, altrimenti l’incarico non è valido» Zack fece cenno di aver capito.

«Bene. Ora che questo è stato messo in chiaro, posso procedere con la spiegazione del contenuto».

 

Finalmente stavo per sapere cosa mi era toccato.

«Da quanto scritto qui, la qui presente Yunalesca Valentine mi è stata assegnata come partner». Cosa intendeva per “partner” ?

Per mia fortuna neanche Zack aveva capito, quindi fu lui a domandare per cosa si intendesse partner e la risposta fu: «In poche parole…è la mia compagna di squadra».

Né io né Zack potevamo credere a quello che avevamo appena sentito. Io compagna di squadra di un SOLDIER di prima classe nonché il comandante dei SOLDIER!? Ma stavano scherzando!?

Non dissi nulla ed uscii dall’ufficio. Avevo bisogno di calmarmi e di cambiare aria.

Raggiunsi uno dei terrazzi esterni del piano dei SOLDIER e mi sedetti sulla panchina al centro. Nessuno mi venne a cercare e stetti lì fino a che non fece buio, quindi decisi di tornarmene a casa.

Al piano terra vidi Zack chiacchierare con una ragazza della reception e per non farmi vedere cercai di mimetizzarmi in mezzo al gruppetto di persone che stavano uscendo ma, forse per i miei capelli troppo lunghi o per il fatto che fossi l’unica di quel gruppo ad avere i capelli neri, di fatto sta che mi vide.

«Yuna!» mi chiamò correndo verso di me «Aspetta! Devo dirti una cosa!» smisi di camminare e mi voltai verso di lui.

«Cosa?».

«Tra una settimana devi andare in missione insieme a Sephiroth! Quindi fatti trovare pronta ok?».

«Ok…».

«Ora devo andare» mi mise una mano sulla testa e mi arruffò i capelli «Ciao Yuna!» ed uscì correndo. Chissà dove andava… probabilmente a casa.

 

Tornai a casa e la prima e l’unica cosa che feci fu buttarmi sul letto: ero esausta.

La mia prima giornata alla ShinRa era finalmente finita.

 

 

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Cecilius: Grazie per l'incoraggiamento! ^v^

E ovviamente un grazie anche a tutti quelli che leggono,mi fa piacere che venga letta.

Bye!!!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Missione ***


MISSIONE

 

“Caro diario,

 

è passata esattamente una settimana da quando ho scoperto di essere stata assegnata come ‘partner’ al famoso Sephiroth…e devo dire che non mi piace…avrei preferito fare le pulizie di tutto il palazzo ShinRa piuttosto che questo!

 

Non lo voglio fare ma purtroppo devo…i Turks mi osservano e mi seguono 24 ore su 24, non posso scappare!!

 

Lo sai diario mio che una volta mi sono intrufolata nel server della ShinRa? E sai cosa ho scoperto? Ho scoperto che c’è un’altra ragazza sorvegliata dai Turks esattamente come me! Però da quanto ho trovato, lei è sorvegliata per il fatto che ha dei poteri speciali! Dicono che sia in grado di comunicare con il pianeta! Non so se crederci…però prima di crederci o no, vorrei vedere con i miei occhi. Il suo nome se ricordo bene è Aerith Gainsborough ed ha la mia stessa età, sedici anni!

 

Ciò che mi preme al momento è: se questa Aerith è sorvegliata perché possiede dei poteri speciali, vuol dire che anche io ne posseggo? Non so più cosa pensare…

 

 

 

Oggi andrò in missione insieme a Mister Simpatia per la prima volta…spero che tutto vada bene…”

 

 

 

***

 

Per l’occasione mi erano stati dati degli abiti “speciali”…in poche parole…la divisa dei Turks femminile, solo che la mia era un po’ diversa; invece di essere nera era bianca, non aveva la cravatta, i guanti lasciavano scoperte le dita, la gonna era lunga fino alle ginocchia ed ai lati presentava degli spacchi e per finire, al posto delle semplici scarpe stile “ufficio” avevo degli stivali bianchi.

 

Sephiroth invece indossava lo stesso identico abito dell’altra volta insieme a quella sua “tipica” espressione…per non parlare dello sguardo! Persino ai miei capelli era venuta la pelle d’oca!!


Completati i preparativi, ci inviarono nella foresta vicina ai confini con i territori Wutai per eliminare quelli di Wutai e per ritrovare un SOLDIER di prima classe di nome Genesis.


Appena scesi dall’elicottero, per terra davanti a noi, c’era una sfera arancione che riconobbi subito: era una Materia di Invocazione.

Appena la toccai ne uscì fuori una creatura infuocata che attaccò immediatamente, ma il suo attacco non arrivò mai: Sephiroth l’aveva colpita con la sua katana e l’aveva messa K.O.

La creatura scomparve e ritornò nella Materia.

Stavo per raccoglierla quando Sephiroth gelidamente mi ordinò: «Non toccarla».

Ma io non lo ascoltai e raccolsi la Materia, incurante del fatto che stavo mettendo a dura prova i nervi d’acciaio di Sephiroth e di conseguenza la mia stessa vita.

Ad un tratto la Materia si illuminò, si sciolse ed entrò nella mia pelle. Tutto questo avvenne in breve tempo e sotto lo sguardo imperscrutabile di Sephiroth, il quale disse: «Non abbiamo tempo da perdere. Andiamo» come se non fosse successo niente.


Sulla nostra strada incontrammo vari guerrieri Wutai, ma furono tutti eliminati con un fendente della katana di Sephiroth.

Quando giungemmo all’interno dell’avamposto Wutai venimmo circondati da almeno settecento guerrieri Wutai. Sicuramente Sephiroth aveva affrontato avversari più forti e numerosi di quelli lì, però io no, anzi non avevo mai affrontato ed ucciso nessuno.

Per la prima volta mi sentii impotente, una totale nullità, un peso. La paura mi aveva attanagliata e non ero in grado né di difendermi né di attaccare; Sephiroth invece aveva già sguainato la sua katana e stava per attaccare quando accadde qualcosa di inaspettato.

 

 

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Ed anche questo capitolo è un po' corto...vabbè ho compensato con la lunghezza del quarto *Sghignazza* XD Nel quarto entrerà in scena un personaggio che ha persino un Fan Club...chi sarà mai??? xD

 

the one winged angel: per quanto riguarda il legame con Vincent e Lucrecia non stai dicendo scemenze, anzi ci sei andata vicina. Il perchè è controllata dalla ShinRa verrà fuori, puoi starne certa! Lo so che nel Capitolo 1 ho ripetuto troppe volte la parola"lettera" ma andavo un po' di fretta ^v^". La parola nascosta dietro i numeri digitati da Zack è: SOLDIER (S=5,la O corrisponde allo zero e così via... gli unici che forse non si capiscono sono il numero 8 ed il 9,che sono la D e la R).

Sul fatto che ci sarà da divertirsi hai ragione! Ho già in mente un piccolo episodio che (penso) farà ridere e mostrerà un retroscena sui capelli del nostro caro Sephy! ^v^

 

 

Tico_Sarah:Sorry ma lo zucchero non ce l'ho! XD Non ti preoccupare per il fatto che non l'avevi notata...all'inizio nessuno l'aveva vista...(un po' come me in classe...sono invisibile! XD).

In effetti il nome che le avevo dato era Yuna,poi ho pensato: "Yunalesca sarebbe il nome per intero...quindi opterò per quello!"motivo un po' assurdo ma è così! Il cognome è quello di Vincent...il perchè verrà poi spiegato in seguito...

La descrizione di Sephy (quella che hai citato) penso che lo rispecchi proprio bene...giusto? XD

I consigli sono ben accetti. Comunque hai ragione sul fatto che il mio stile è un po' "acerbo"...questa è la seconda volta che scrivo un testo (la prima è stata l'anno scorso,durante l'ora di geografia sul diario. E tra l'altro l'ho scritta in inglese e (se mi ricordo bene) tutta al passato...ma questa è un'altra storia...

 

 Ciao e alla prossima! bye!!! 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - Ifrit ***


IFRIT

 

Improvvisamente un uomo vestito con un abito simile a quello di Sephiroth ma tendente al rosso ed al nero attaccò  i soldati Wutai e grazie al suo intervento alcuni soldati vennero eliminati ed alcuni se la dettero a gambe, dandoci un leggero vantaggio.

«Devi sempre fare l’entrata teatrale vero Genesis ?» disse Sephiroth.

Era davvero quello l’uomo che dovevamo ritrovare? Ritrovare un corno di Behemoth! Era venuto da solo!

Sentii la rabbia aumentare e contemporaneamente sentii bruciare la pelle fino a quando il mio corpo non fu avvolto dalle fiamme ed al mio fianco comparve la creatura infuocata di prima.

Io sono Ifrit, colui che presiede l’elemento del fuoco. Da ora in poi sono ai vostri ordini mia signora’ disse una voce nella mia testa. Mentre Ifrit mi parlava e le fiamme intorno al mio corpo si intensificavano, non mi ero accorta di essere osservata da tutti i presenti; Sephiroth compreso.

Istintivamente allungai una mano verso Sephiroth e l’altra verso Genesis e le loro lame vennero avvolte dalle fiamme. I due partirono all’attacco e sbaragliarono molti avversari, ma più ne eliminavano e più ne arrivavano; allora decisi di tentare un attacco combinato insieme ad Ifrit.

«Sephiroth! Genesis!« urlai «Allontanatevi, ci penso io!».

I due si allontanarono ed Ifrit mi prese in braccio per poi saltare in alto in modo da avere la visuale completa di tutti i nemici.

Lasciati guidare da me. Andrà tutto bene’ mi assicurò Ifrit.

Mi lasciai guidare da Ifrit, il quale assorbii  le fiamme che mi avvolgevano ed insieme alle sue creò un’ enorme palla di fuoco che scagliò sotto di noi, riducendo tutto in cenere tranne Genesis e Sephiroth.

Dopodiché Ifrit scomparve così come era apparso e quando tornai a terra persi i sensi.

 

*** 

 

Mi ripresi dopo non so quanto e con mia sorpresa (ed anche un po’ di terrore) scoprii di essere portata in braccio da Sephiroth. Accanto a lui c’era Genesis, il quale (per mia fortuna) non si era accorto del fatto che mi fossi ripresa; quindi potevo approfittare della situazione per origliare ciò che avrebbero detto…

«Allora…» iniziò Genesis «lei chi sarebbe? Dalla divisa direi che è una dei Turks…».

«No».

«Allora chi è?».

«Il presidente me l’ha assegnata come compagna di squadra».

«Allora deve essere speciale…». Speciale? Cosa sa Genesis?

«Cosa intendi dire con questo?».

«Hai capito perfettamente Sephiroth…l’episodio a cui hai assistito prima non ti è sufficiente come prova?».

«No».  Come mai la sua risposta non mi sorprese per niente?

«Non ci credo» gli disse Genesis «Non è possibile che ciò che è successo prima non abbia sorpreso anche te…Lo sai perfettamente che normalmente per invocare una creatura racchiusa in una Materia, bisogna avere la rispettiva Materia d’Invocazione in mano; ma lei ha oltrepassato ciò invocando la creatura direttamente, quindi ha qualche abilità nascosta…» disse Genesis con un non so ché di misterioso…

«In realtà lei aveva una Materia d’Invocazione, solo che quando l’ha presa in mano si è sciolta ed è entrata nella sua pelle».

«Stai dicendo che l’ha assorbita?» domandò Genesis

«Esattamente».

«Come avevo previsto…». Cosa intendeva dire con ciò? Che era lui quello che aveva lasciato la Materia lì in terra in modo che io la trovassi?

«Tutto questo è stata opera tua?» smise di camminare.

Sbaglio o il tono di Sephiroth sembrava tendere leggermente verso l’arrabbiato? No…probabilmente era solo una mia impressione…

«Lazard me lo ha chiesto per testare la ragazza».

«Testarla?». Ah stavolta neanche il grande Sephiroth capiva un discorso!

«Sì, per vedere se aveva veramente dei poteri o qualche abilità speciale; ed a quanto pare direi proprio di sì…» Genesis mi passò un dito sulla guancia sinistra, facendomi venire i brividi...il contatto umano non era il mio forte.

«E ora che la conferma c’è stata cosa le succederà?». Non lo facevo un tipo curioso…

«Semplice» disse Genesis «appena torniamo alla ShinRa verrà sottoposta a dei test sia fisici che psichici, e molto probabilmente, in base ai risultati le verranno assegnate delle missioni» disse Genesis tutto convinto.

Perché Genesis sapeva e noi no?

 ***

 

Mentre continuavo a fingermi svenuta, un elicottero era venuto a prenderci, potevo sentire il frastuono delle sue eliche.

Sephiroth salì e mi poggiò sul sedile centrale mettendomi la cintura (incredibile ma vero). Genesis,come mi ero immaginata, si sedette proprio accanto a me ma stando di fronte a Sephiroth (evidentemente anche Genesis nel profondo  ha paura di Sephiroth…).

A forza di fingere di essere svenuta, mi venne sonno dalla stanchezza ed in poco tempo mi addormentai. Quando mi svegliai, notai di essere nel mio letto, ma avevo ancora addosso la mia “divisa”; quindi chiunque mi avesse portata a casa mi aveva lasciata sul letto e se ne era andato subito...

Decisi di alzarmi e di fare un bel bagno con tanto di sapone…ne avevo proprio bisogno visto che ero stata avvolta dalle fiamme e di conseguenza avevo sudato (e non poco…). Il fatto di essere sudata mi fece venire in  mente che ero stata portata in braccio da Sephiroth…e non potei che sentirmi imbarazzata…dopotutto ero sudata e tra le braccia di uno sconosciuto (per quanto Sephiroth poteva essere famoso e bello, io non lo conoscevo per niente).

Scossi la testa per smettere di pensarci e mi immersi nella vasca insieme alla paperella-chocobo galleggiante ed alla mia spugna a forma di moguri.

Uscii dalla vasca dopo due ore e le dita delle mie mani, così come quelle dei piedi, erano talmente raggrinzite che non le riconoscevo più.

Pulii lo specchio dal vapore e mi guardai: ero talmente pallida da sembrare un vampiro, i miei occhi cremisi con tutto il vapore  che c’era nella stanza avevano un bagliore sinistro, e per finire i miei capelli neri lunghi fino al fondo schiena coprivano metà del mio volto facendomi sembrare una di quelle ragazze che vengono possedute nei film horror: complessivamente potevo spacciarmi per un vampiro o al limite per un non-morto.

Guardandomi allo specchio ricordai un episodio della mia infanzia in cui la balia mi diceva che il mio aspetto mi rendeva speciale, ma probabilmente lo diceva a tutti i bambini che accudiva…

Per l’ennesima volta scossi la testa per evitare di impuntarmi su quel discorso e di farmi venire l’emicrania…

Dopo il mio piccolo flash back, pettinai ed asciugai i capelli velocemente, mi feci un’enorme tazza di latte con i cereali a forma di chocobo, i quali galleggiavano nel latte come se fossero vivi, e appena finito mi fiondai a letto addormentandomi subito.

Quella notte però, feci un sogno alquanto strano…

 

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Capitolo 4 Evvai!!! Penso di aver superato me stessa per la lunghezza stavolta! XD

Il 5 non so quando arriverà,visto che ho sempre da fare...però arriverà! (frase molto sensata! XD)

 

the one winged angel : il 3° era un po' affrettato perchè mentre lo scrivevo mi era arrivata l'ispirazione per il 4° e non avevo intenzione di farmela scappare! (visto che ho la memoria a breve termine...-.-")

L'episodio divertente penso che sarà o nel 6° oppure alla fine del 5°,perchè se l'idea che ho in mente rimane così com'è penso che attirerà l' attenzione  del nostro caro Sephy...

 

Per oggi direi che è tutto! Al prossimo Capitolo! ^v^

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V - Il Sogno ***


IL SOGNO

 

Ero in una vasta pianura. Di fronte a me solo il verde dell’erba e l’azzurro del cielo. Ad un tratto una piuma bianca cadde ai miei piedi. Alzai lo sguardo al cielo e la vidi: una pioggia di piume bianche e nere.

Tesi le mani in avanti e nella mia mano sinistra cadde una piuma nera, mentre in quella destra ne cadde una bianca.

Mentre contemplavo quello spettacolo l’intera area era stata completamente coperta dalle piume.

Lasciai cadere quelle che tenevo in mano, ed appena toccarono il suolo, tutte le altre si alzarono lentamente per  poi unirsi,formando due ali: una nera ed una bianca.

Ad un tratto si avvicinarono ed invece di colpirmi  si portarono alle mie spalle. Non potevo muovermi, come se i miei piedi fossero incatenati al terreno ed all’improvviso sentii un dolore acuto pervadermi tutta la schiena.

Mi accasciai in terra dal dolore e dopo un periodo di tempo che mi parve un’ eternità, il dolore scomparve.

Quando mi alzai, scoprii che le due ali mi si erano attaccate e che ero in grado di muoverle. Appena tentai di prendere il volo, la pianura e tutto il resto scomparvero e sentii una voce che diceva: “Noi siamo mostri…non abbiamo né sogni né onore”. Poi mi svegliai.  

 ***

Appena alzata controllai immediatamente la schiena pensando di trovarci le ali, ma con mia sorpresa non ce le trovai. Guardai la sveglia: erano le 7.50!

Essendo troppo presto, mi ributtai sotto le coperte per riaddormentarmi, ma dopo dieci minuti che mi rigiravo nel letto senza concludere nulla decisi di lasciar perdere e mi alzai;ormai non mi sarei più riaddormentata.

Alle 8.30 dopo aver fatto colazione con latte ed i miei soliti cereali-chocobo, indossato un paio di pantaloni di felpa ed una felpa rossa con cappuccio, decisi di uscire:non mi andava di restare a casa a fare niente.

Purtroppo per il fatto che sono “sotto osservazione” non posso neanche tenere un animaletto! Valla a chiamare osservazione…semmai arresti domiciliari!

Raggiunsi la fontana al centro della piazzetta vicino al negozio dedicato a Genesis sperando di godermi un po’ di tranquillità e silenzio in quella città dove esiste solo il dominio della ShinRa ed il lavoro, ma mi sbagliavo di grosso: la tranquillità non esisteva. Infatti poco dopo il mio arrivo, vidi un fiume di ragazze precipitarsi all’interno del negozio; poi capii il perché di quell’assalto di massa: proprio quel giorno e proprio a quell’ ora Genesis avrebbe letto alcuni passi di LOVELESS e firmato autografi.

Purtroppo non mi accorsi della seconda massa di fan che arrivò da dietro e assorbita dalla massa, fui trascinata dentro il negozio.

Appena entrata la folla che mi aveva gentilmente accompagnata si diradò e notai che nel centro della sala, su una sedia in pelle rossa con le zampe di legno nero, sedeva Genesis con LOVELESS in mano.

Dovetti ammettere che non era niente male però qualcosa in lui mi agitava…

Mi nascosi in mezzo alla calca nella zona a mio parere meno luminosa ed aspettai che questa “offerta speciale” finisse…non avevo intenzione di passare tutta la mattina lì ad assorbirmi la lettura di un testo che sapevo a memoria per poi passare il resto della giornata in missione…

Alle 10.30 finì tutto e le fan dopo essersi fatte fare un autografo uscivano a gruppi. Tentai di uscire di lì nascondendomi nel gruppetto vicino a me, ma qualcosa andò storto: una mano guantata mi afferrò per una spalla e mi ritrovai seduta sulla sedia dove fino a pochi istanti prima c’era seduto Genesis.

Mi guardai intorno e scoprii che la mano guantata era di Genesis, il quale mi disse: «Pensavi che non ti avrei vista?». Ma come diavolo aveva fatto a riconoscermi con il cappuccio che mi copriva il viso??

Ormai non aveva più importanza…mi aveva vista. Mi tolsi il cappuccio e tirai fuori i capelli.

Stranamente nessuna delle fan si era accorta che io ero seduta sulla sedia del loro amato Genesis…

Uscito l’ultimo gruppetto di ragazze, Genesis iniziò a parlare: «È vero il fatto che hai assorbito la Materia d’Invocazione?» mi domandò.

«Sì. Te sai qualcosa che io non so vero?» a questa domanda Genesis si irrigidì.

«Sì, so solo che…tu possiedi il Dono della Dea!» e tentò di colpirmi con il suo stocco. Balzai all’indietro ed utilizzai la sedia come scudo. Lo stocco si conficcò nella sedia e quando Genesis mollò la presa, lo stocco cambiò aspetto: la lama da rossa divenne nera come la pece ed al posto della Materia rossa comparve un occhio demoniaco. Anche l’aspetto di Genesis mutò: il suo abito divenne tutto nero e gli sbucarono due enormi ali mostruose.

Quando partì per il secondo attacco, istintivamente portai le braccia al petto ed intorno a me si creò un muro di fuoco contro il quale quell’essere che si spacciava per Genesis si scontrò. L’impatto tra il mio muro di fuoco e lo pseudo Genesis fece espandere le mie fiamme, che iniziarono subito a bruciare tutto, creando una coltre di fumo nero che mi permise di uscire dal locale senza essere vista dallo pseudo Genesis.

Il tempo di uscire che un’ esplosione coinvolse il negozio, radendolo al suolo. Dello pseudo Genesis non era rimasto che un brandello dell’abito.

Se questo non era il vero Genesis vuol dire che quello vero era ancora in giro e che in qualche modo è in grado di creare dei suoi cloni!

 

Mentre facevo i miei calcoli mentali arrivarono alcuni membri dei Turks per indagare seguiti a ruota da Sephiroth ed il direttore di SOLDIER: Lazard Deusericus.  Poco dopo il loro arrivo, arrivò uno Zack tutto agitato e preoccupato che sbraitava come un pazzo chiedendo se c’erano dei feriti che fu prontamente fermato da uno sguardo di Sephiroth.

Lazard mi si avvicinò e mi disse: «Mi dispiace informarti così dopo quel che è successo, ma da adesso fai parte dei SOLDIER come membro speciale» ancora con questa storia dello “speciale”...non ne ptevo più!

«Inoltre» aggiunse «domani mattina dovrai sottoporti ad una visita medica». Perfetto! Dopo tutto questo, domani mi aspettava una visita medica! Sperai che non mi toccasse Hojo come “dottore”, altrimenti non sarebbe stata una visita molto piacevole...

 

Feci cenno di aver capito, salutai Zack con la mano (visto che era troppo occupato a fare la “croce rossina” ed essere allontanato dai Turks...), e feci per andarmene, quando fui fermata da Sephiroth, il quale si era messo di fronte a me sperando che mi fermassi, ma appena gli fui vicina, invece di fermarmi balzai in avanti, mi portai alle sue spalle ed iniziai a correre; non avevo la minima intenzione di parlare con lui, dopo essere stata attaccata da un abominio che si spacciava per Genesis, che lui avrebbe dovuto distinguere da quello vero visto che lavora insieme a Genesis e sono colleghi...

Inoltre un’altra cosa che avrebbe dovuto fargli venire il sospetto che non fosse il vero Genesis, è il fatto che quando è arrivato non ha citato LOVELESS: è vero, io non lo conosco, ma da quanto ho sentito dalle fan lui cita LOVELESS ovunque e dovunque e se lo dicono le sue fan (che lo conoscono meglio di me tra l’altro) deve essere vero...no?

 

***

Correndo non mi ero accorta di aver sbagliato strada e di esser finita in un vicolo dei bassifondi della città. Purtroppo laggiù ci sono stata solo una volta e pertanto non sapevo dove mi trovassi.

Mentre svoltavo l’angolo del vicolo in cui mi trovavo, sbattei contro un energumeno. Quando me ne resi conto era troppo tardi: di fronte a me e dietro di me c’erano degli altri energumeni; mi avevano circondata!

«Guarda guarda cosa abbiamo qui, stasera ragazzi...» disse quello con cui mi ero scontrata.

«Ehi bellezza...ti sei persa?» chiese uno di quelli dietro a me avvicinandosi.

«Sei sola? O stai cercando il tuo ragazzo? Se vuoi ti teniamo compagnia noi...» disse un altro di quei bestioni sorridendo maliziosamente mentre si avvicinava anche lui.

D’istinto estrassi la pistola (che fino a quel momento non avevo mai utilizzato) che mi ero portata dietro più come decoro che come arma; e sparai al bestione dietro di me perforandogli un polmone. Il tizio in questione cadde a terra e prima che esalasse l’ultimo respiro disse: «Dannata...ba...starda...» e morì.

Il resto dei presenti non prese molto bene il mio atto di difesa personale, ed in un attimo mi ritrovai inchiodata al pavimento, la pistola lontana dalla mia presa e le mani alla gola da parte del tizio di prima che disse: «Allora ragazzi...come le facciamo pagare il suo gesto?».

Dal gruppo di uomini si levarono frasi del tipo: «Farle vivere l’Inferno!» oppure «Farle provare il vero dolore!».

Ad ogni proposta che facevano, una più mostruosa dell’altra, sentivo le lacrime salirmi sempre di più. Poi quello sopra di me, che da come si atteggiava doveva essere il capo, disse: «Ora basta con i giochetti...» e con una sola mano, sempre tenendomi la gola con l’altra, mi tolse la felpa, e sempre con una sola mano, aveva iniziato a rimuovermi i pantaloni.

Mi divincolai, scalciai, tentai di mordere le mani di quel bestione, ma fu tutto inutile:ormai era riuscito a togliermi anche i pantaloni. E proprio quando mi davo ormai per spacciata, gli altri uomini del gruppo incominciarono a cadere a terra morti stecchiti come mosche per mano di qualcuno che non riuscii a vedere, ma che eliminò anche quello che mi teneva in pugno. Poi mi chiese: «Stai bene?» ma non riuscii a rispondergli: ero troppo scossa.

Mi voltai verso il mio salvatore e lo riconobbi subito: il mio salvatore era...

 

 

-------------

Ewwai ed anche il Capitolo 5 è finitooo! X3 Vi lascio con questo quesito: Chi è il misterioso salvatore??? Direi che la scelta ricade su un bel gruppetto di persone...chi lo sa...potrebbe essere anche qualcuno che non è ancora comparso...quindi,se avete letto fino in fondo,parte il dibattito sul misterioso salvatore! X3

 

Ed ora l'angolo dedicato a coloro che recensiscono da casa! XD

 

 the one winged angel: Per quanto riguarda la lunghezza ci sto lavorando ^v^. Per le abilità di Yunalesca bisogna aspettare un altro po',visto che (forse) prossimamente scriverò l'episodio "speciale" X3. No,non ho cambiato la storia,ho semplicemente modificato quell'evento lì,ma per il resto seguirò fedelmente la storia originale. I cerali-chocobo mi sono venuti mentre (guarda caso xD) stavo mangiando lo yougurt con i cereali!!(si lo so,non sono messa bene di testa...XD). Si l'aspetto di Yunalesca è identico a quello del nostro carissimo Vincent...quindi penso che sia chiaro il legame che c'è tra di loro...no?

 

_Nishitzu_: Sono contenta che ti piaccia! ^v^ Per l'aspetto delle descrizioni ci sto lavorando,visto che tendo a riassumere...^v^". Sono davvero contenta che Yunalesca ti piaccia!! E' vero Sephiroth non ha un carattere molto facile...forse è per questo che è il miglior antagonista della serie...(anche se a me sorge il dubbio...non vorrei che fosse reputato il migliore per il fatto che è di bell'aspetto...>_>). Vincent è diventato il mio preferito dopo aver visto Advent Childern (visto che Final Fantasy VII non ho mai avuto modo di giocarci...T_T) ed aver ricevuto (se non mi sbaglio) a Natale Dirge of Cerberus! (che non ho il coraggio di finire...). Grazie per il complimento e non ti preoccupare per aver scritto un papiro e per il fatto di disturbare...anzi,mi fa piacere! ^v^ Comunque se hai notato quando rispondo alle recensioni faccio anche io dei papiri! XD

 

Per ora è tutto...alla prossima!!! Ciaooooo!!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo VI - Il Salvatore ***


IL SALVATORE

 

 Il mio salvatore era Sephiroth! Non potevo credere ai miei occhi!

Spalancai gli occhi dalla sorpresa, ed allungai una mano verso la felpa per coprirmi, ma quando notai che non era alla mia portata, emisi un singhiozzo che non sfuggì a Sephiroth, che prontamente la prese e mi coprì.

Dopodiché mi prese in braccio, uscì dal vicolo e dai bassifondi e tornammo nella piazzetta di stamani, ma invece di prendere la via che conduce al quartiere residenziale, prese un’altra strada che non conoscevo. Dove mi stava portando?

Mentre saliva una rampa di scale, la stanchezza si fece sentire e ad ogni gradino che Sephiroth saliva, sentivo i miei occhi diventare sempre più pesanti, fino a quando non arrivò in cima alle scale che li chiusi del tutto e mi addormentai.

 

***

 

Quando mi svegliai, mi ritrovai in un letto sfarzoso ed addosso avevo un accappatoio bianco. Mi guardai intorno e sulla sedia della scrivania vidi gli abiti di Sephiroth e per poco non presi un colpo: che avesse...? No, non poteva essere...Sephiroth non è quel tipo d’ uomo e poi se fosse successo qualcosa me ne accorgerei...no?

Anche se non era successo niente, non potei fare a meno di arrossire.

Appena sentii il rumore di una porta che si apriva, mi ributtai sotto le coperte e finsi di dormire.

La persona che entrò si avvicinò al letto, posò una mano sulla mia fronte e disse: «Non ha la febbre» ebbi dei brividi di paura al tocco di quella mano, ma quando sentii la voce, capii che era quella di Sephiroth e mi tranquillizzai.

Quando tolse la mano e si allontanò, ne approfittai per aprire gli occhi e rimasi ammutolita: Sephiroth era a torso nudo!  

Cercai di non agitarmi, ma più cercavo di stare calma e più mi agitavo, così mi alzai di scatto facendo voltare Sephiroth il quale, appena mi vide scendere dal letto, mi raggiunse e sollevandomi mi ci riportò.

«Puoi stare tranquilla, sei al sicuro» disse guardandomi negli occhi. Evidentemente dovevo avere un’espressione davvero sconvolta, se avevo fatto preoccupare uno come lui...

In effetti aveva ragione...stavo tremando, ma dovetti mettere da parte l’agitazione e la paura; volevo chiedergli delle cose. Inspirai e quando mi fui calmata un po’, gli chiesi: «Mi hai seguita vero?» altrimenti non mi avrebbe trovata...

«Si».

«Per quale motivo?».

«Volevo chiederti di Genesis». Chiedermi di Genesis? Ma se aveva visto anche lui che quello non era il vero, perché venire a chiedermi di lui? Come se io potessi sapere qualcosa che le indagini dei Turks non avessero scoperto...

«Cosa vuoi che ti dica? Quel clone mi ha attaccata dicendo che possiedo questo “dono della Dea” e quando si è scontrato con il mio muro di fuoco, si è generata un’esplosione ed appena sono uscita dal locale, è saltato in aria insieme a quel falso Genesis, del quale è rimasto soltanto un brandello del suo abito, come hai potuto constatare anche te» dissi seccamente.

«Ah sì! Mi sono dimenticata di dire che quando mi ha attaccata, gli sono sbucate due ali mostruose ed il suo stocco è diventato nero con un occhio demoniaco incastonato nella lama, quando l’ha lasciato» dissi riassumendo i fatti.

«Ha mutato aspetto ed ha detto del dono della Dea...» disse Sephiroth assumendo un’espressione pensierosa.

Mentre Sephiroth pensava, guardai l’orologio alla parete: segnava le nove e trentasette, ed in quel momento mi venne in mente che avevo la visita medica. Immediatamente mi diressi verso il bagno, che fortunatamente trovai al primo colpo.

Anche il bagno, così come la stanza di prima, era lussuoso, ma non avevo il tempo per stare ad ammirarne la bellezza; dovevo sbrigarmi, altrimenti avrei fatto tardi.

Feci la doccia il più velocemente possibile, pettinai ed asciugai i capelli in fretta e furia, ma mi ero dimenticata di un particolare: non avevo nessun vestito!

Per mia fortuna nel bagno era presente una capsula di rifornimento della ShinRa! L’aprii e dentro ci trovai, per mia grandissima fortuna, una divisa femminile dei Turks.

La presi e nel giro di cinque minuti ero pronta.

Uscii dal bagno e l’orologio segnava le 10 e 20. Se non mi sbagliavo, la visita era alle 10.30, quindi avevo cinque minuti per rilassarmi prima di andare.

Mi sedetti sul letto e notai che Sephiroth aveva finito di ragionare e che mi stava fissando con un’espressione indecifrabile. Che fosse sorpreso del fatto che avessi trovato degli abiti in bagno? O che si fosse arrabbiato per il fatto che avessi fatto la doccia senza chiedergli il permesso?

«Cosa hai fatto?» mi chiese.

«-H-ho fatto la doccia...p-perché?» gli chiesi titubante.

Si alzò, prese uno specchio e me lo porse. Quando mi vidi allo specchio, per poco non urlavo: i miei capelli erano diventati argentati, ed i miei occhi verdi...praticamente ero diventata una sorta di Sephiroth, ma al femminile.

Posai lo specchi accanto a me e dissi: «Ora sono finita...se mi presento così, mi rinchiuderanno da qualche parte...».

«Cosa hai utilizzato?» mi domandò Sephiroth prendendo in mano una ciocca dei miei capelli e rigirandosela tra le mani.

«Lo shampoo che c’era nel bagno...perché? Pensi che abbia a che fare con quello che mi è successo?».

«Probabile».

«Ma gli occhi come me lo spieghi?». Poi mi ricordai che un po’ di shampoo mi era finito in entrambi gli occhi...

«Anche gli occhi sono venuti a contatto con lo shampoo, ma com’è possibile? È un comunissimo shampoo!».

«Non è proprio comune...viene prodotto con l’aggiunta di Mako, ma non dovrebbe avere effetti collaterali...» disse Sephiroth continuando ad osservare la ciocca di capelli.

«Ed ora come faccio?» mi misi le mani nei capelli «Per il colore dei capelli, posso sempre dire che me li sono tinta, ma per gli occhi non posso dire che ho le lenti a contatto, perché se mi chiedono di toglierle cosa mi invento?!» dissi esasperata.

Ovviamente Sephiroth era entrato nella modalità “ragionamento in corso” e pertanto non mi fu d’aiuto per risolvere il problema.

Se solo potessi annullare la visita, non ci sarebbero problemi, ma credo che sia impossibile, anche se ci venisse affidata una missione urgentissima...

Dopo non so quanto tempo, Sephiroth uscì dalla modalità “ragionamento in corso” e disse: «Dobbiamo far analizzare lo shampoo» stava per continuare, ma lo interruppi «Ma anche no! Se racconterai cosa è successo, mi toccherà essere analizzata e non ci tengo proprio!» dissi incrociando le braccia.

«Allora preferisci fare la visita in queste condizioni?».

«N-no, ma ecco...io...» non riuscii a finire la frase, dopotutto aveva ragione.

All’improvviso squillò il cellulare e Sephiroth lasciò la mia ciocca di capelli e rispose.

«Pronto? No. Si. Subito» e chiuse la telefonata.

«Hai appena ricevuto una missione importante; pertanto la visita è stata rimandata».

Mi ci volle un po’ per realizzare ciò che aveva detto, ma quando mi resi conto che la visita era saltata, non potei fare a meno di esultare.

«Allora sarà meglio che mi dia una mossa! Così finisco la missione presto e torno a casa entro la giornata!» e mi diressi verso l’uscita.

«Non avrai intenzione di uscire così, vero? Sbaglio o non volevi essere analizzata?».

Sephiroth aveva ragione...se uscivo mostrando il mio nuovo “look” avrei avuto dei problemi...

«Dov’è la mia felpa?» gli chiesi.

Sephiroth indicò il cassettone. Andai al cassettone, la presi e me la misi sopra l’uniforme. Lasciai i capelli dentro, mi misi il cappuccio e tornai da Sephiroth.

«Direi che adesso ci siamo, no?» dissi guardandolo negli occhi.

«Aspetta» lo vidi avvicinarsi e chiusi di scatto gli occhi. Quando gli aprii, scoprii che avevo indosso degli occhiali da sole.

«Ora puoi andare».

«Sì! Ma...non vieni anche tu?» dissi mentre mi toglievo gli occhiali per vedere meglio.

«No...non è una missione che fa per me...» disse lui.

«Non ci credo. Secondo me non l’hai accettata perché ha a che fare con Genesis...vero?» dissi guardandolo negli occhi.

Sephiroth fece un sorriso tirato e disse: «Sì...ma non solo perché riguarda lui, ma anche perché riguarda un altro mio amico».

Sephiroth è un amico di Genesis?! Questo non lo sapevo...

«Questo non dovrebbe essere un motivo non per andare, ma per andare! Se sei un suo amico e ci tieni a lui, dovresti andare, non restartene in disparte a guardare da dietro le quinte e basta!» gli gridai.

«Lo so...ma non posso» disse fissandomi negli occhi.

Mi diressi verso la porta e prima di uscire gli dissi: «Non odiarmi, ma comportandoti così» mi rimisi gli occhiali «sei solo un codardo. Ricordatelo» e detto questo, me ne andai e mi diressi verso la ShinRa.

 

***

 

Arrivata alla ShinRa, trovai Zack insieme ad un Turk che non conoscevo, ad aspettarmi.

«Yuna!» gridò Zack correndomi incontro.

«Ciao Zack!».

«Oggi andremo in missione insieme!» disse lui tutto contento. In missione insieme a Zack? Perché nessuno mi diceva mai le cose?

«Ah. Davvero? Non lo sapevo!» dissi.

«Sì! Ah si, insieme a noi verrà» Zack venne interrotto dal Turk che si avvicinò e si presentò: «Mi chiamo Tseng e sarò insieme a voi nella missione a Banora».

«Piacere di conoscervi. Io sono» mi interruppe Tseng «Yunalesca Valentine, si lo so». Ah già, dimenticavo che ero sorvegliata da loro...è logico che sapesse chi fossi, ma come aveva fatto a riconoscermi con il cappuccio e gli occhiali da sole? Ora che ci penso, anche Zack mi aveva riconosciuta...

«Ma come avete fatto a riconoscermi con il cappuccio e gli occhiali addosso?» chiesi ad entrambi.

«Dall’altezza!» rispose Zack mettendomi una mano sulla testa.

«Stessa cosa per me» disse Tseng.

Stavano dicendo che ero bassa?!

«Zack, guarda che sono alta un metro e sessanta e tra te e me ci sono solo dieci centimetri di differenza! E ti vorrei ricordare che non sono un peluche!» sbottai.

«Si lo so, ma non ci posso fare niente se mi sembri un peluche!» disse lui sorridendo a trentadue denti.

«Bene, ora che ci sono tutti, direi che è l’ora di andare» disse Tseng dirigendosi verso l’ascensore.

«Andiamo Yuna!» disse Zack correndo anche lui verso l’ascensore.

Mi sistemai i capelli che Zack mi aveva spettinato ed entrai anch’io nell’ascensore.  

 

***

 

Arrivati sul tetto, trovammo un elicottero pronto al decollo ad aspettarci. Dovetti mettere le mani sulla testa per evitare che il cappuccio venisse via.

Tseng si voltò ed alzando la voce per farsi sentire disse: -Saliamo-

Salimmo sull’elicottero ed il tempo di metterci le cinture, che decollammo in direzione del Villaggio di Banora.

 

 

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Eccomi col settimo capitolo! Lo so che è da un secolo che aggiorno e che vi ho lasciato sulle spine per quanto riguarda l'identità del salvatore di Yunalesca! Ma penso di aver riparato al danno...no? Avete visto cosa è successo a Yunalesca? Colpa dello Shampoo di Sephy! >.<  Chissà perchè le è successo...eheheh *sghignazza perchè sa il motivo*

 

Al Villaggio di Banora succederà un'evento collegato al Sogno di Yunalesca! (SPOILER XD)

 

Ed ora le risposte per coloro che sono rimasti sulle spine:

 

the one winged angel: Ho fatto davvero un miglioramento?? Che bello! ^v^

Anche Sephiroth sbaglia qualche volta, incredibile vero? XD Il sogno giocherà un ruolo importante, ma non dico altro, altrimenti va a finire che dico cose che non dovrei dire! XD Angeal comparirà prossimamente se la cosa ti interessa ^v^

 

 

_Nishitsu_: Con questo capitolo hai scoperto chi è il salvatore di Yunalesca, spero che tu nel frattempo non sia impazzita apettando! XD Questo capitolo come ti sembra?

Riguardo a FFVII...il gioco c'è però non è per PC, ma per la PS3. Crisis Core l'ho finito l'anno scorso mentre Dirge of Cerberus l'ho lasciato in sospeso prima dell' ultima parte. Quando ho affrontato Rosso Cremisi stavo fissa al negozio lì vicino! X3 Era troppo veloce per me, ma alla fine l'ho fatta secca! XD Azul è stato (per me) uno dei più facili! Quello che mi ha fatto finire tutti i proiettili è stato Weiss! L'ho sconfitto a colpi di fucile! (visto che avevo esaurito i colpi della Cerberus -.-") Sia Sephiroth che Genesis sono due Boss con la B maiuscola! Sono tosti! >.<  Lasciamo perdere Hojo...se potessi lo strozzerei con le mie stesse mani!!! 

 

 

Al prossimo capitolo! Bye!!! :)

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Capitolo 8
*** Capitolo VII - Banora ***


BANORA


La missione consisteva nell’ accompagnare Tseng a Banora, il villaggio in cui Genesis è cresciuto, per trovare delle tracce su di lui e su un certo Angeal.

Per tutta l’andata Zack mi assillò sul perché indossassi la felpa con il cappuccio sopra la divisa e sul perché portassi gli occhiali da sole. Per un istante temetti di esser stata scoperta. Quando gli risposi dicendo che mi ero vestita così perché la luce del sole mi dava fastidio agli occhi, lui smise di assillarmi ed il viaggio verso Banora fu tranquillo.

 

Arrivati a destinazione Tseng ci guidò attraverso il frutteto, ma sulla nostra strada apparve un Ragno Guardiano accompagnato da cinque Segugi Guardiani e due G Assassini, quei dannati cloni di Genesis...

Tseng venne circondato dai Segugi Guardiani, Zack partì all’assalto del Ragno Guardiano ed io rimasi da sola contro i due G Assassini.

Non riuscivo a vedere il loro viso a causa dell’elmo che portavano, ma potevo immaginarmi quale fosse la loro espressione, la stessa dell’altra volta...

Allontanai il ricordo di quella  volta ed estrassi le mie doppie lame di mithril e mi preparai per la battaglia: i due G Assassini attaccarono contemporaneamente, li schivai entrambi, mi portai alle spalle di quello alla mia destra e lo colpii al fianco, facendolo accasciare al suolo temporaneamente. Con un G Assassino temporaneamente fermo, mi concentrai su quello rimasto sano che tentò un affondo che parai incrociando le doppie lame. Senza rendermene conto, le mie lame vennero avvolte dalle fiamme e senza pensarci attaccai il G Assassino di fronte a me, trafiggendogli l’addome, mettendolo K.O.

Mentre approfittavo di quei pochi istanti di pausa che avevo prima di affrontare l’altro G Assassino, che si stava rialzando a fatica, guardai a che punto erano gli altri: Tseng aveva eliminato tutti i Segugi Guardiani e stava dando una mano a Zack, che era ancora alle prese con il Ragno Guardiano.

Nel frattempo l’ultimo G Assassino si era rialzato e quando mi voltai, me lo trovai vicino, talmente vicino che non avrei fatto in tempo né a parare né a schivare il colpo, ma lo stesso muro di fiamme dell’altra volta comparve e mi avvolse, liquefacendo la punta dello stocco del G Assassino, che si allontanò balzando all’indietro.

~Questa volta c’è mancato davvero poco!~

~Ifrit sei tu?~

~Certo! Attualmente sono l’unico ad essere con te!~

~Ah...~

~Rimandiamo la nostra conversazione ad un altro momento...il nemico è ancora vivo!!~

~Giusto...~

Appena Ifrit dissolse lo scudo di fuoco, io partii all’attacco, e con le lame ancora avvolte dalle fiamme lo colpii in pieno torace, uccidendolo all’istante. Mi voltai verso Zack e Tseng e li vidi ancora combattere contro quel dannato Ragno Guardiano.

~Ifrit non è che potresti venire e dare una mano ai miei compagni?~

~Ai tuoi ordini!~ ed accanto a me, in una colonna di fuoco, apparve Ifrit.

-Distruggi quel dannato robot, Ifrit!!- gli ordinai.

-Vado!- e saltò in alto creando un globo di fiamme che lanciò sopra il Ragno Guardiano dandogli il colpo di grazia.

~Ce ne sono altri?~

~No, puoi andare~ ed Ifrit scomparve in una fiamma.

Zack e Tseng si erano voltati e mi stavano fissando con un’aria incredula, soprattutto Zack, ed immediatamente mi controllai se avevo ancora gli occhiali ed il cappuccio, ma fortunatamente erano ancora al loro posto, quindi la loro espressione incredula doveva esser dovuta ad Ifrit...

«Sei stata fantastica!! Ma dove hai preso quella materia?» mi chiese Zack. Evidentemente non si erano accorti che la sfera di fuoco fosse arrivata dall’alto...

«Se non fossi intervenuta avremmo perso del tempo prezioso, ti ringrazio. Ma adesso riprendiamo il cammino» disse Tseng riprendendo a camminare.

Per evitare di rispondere a Zack dicendogli una bugia, gli dissi: «Andiamo Zack, dobbiamo trovare Angeal e Genesis!» e seguii Tseng. Poco dopo Zack ci raggiunse correndo: «Aspettatemi!».

Prima di arrivare al villaggio mi permisi di fermarmi un attimo ad osservare il frutteto: oltre ad essere bellissimo, era davvero immenso!

Mentre osservavo con la testa all’insù gli alberi, un frutto cadde e mi centrò in pieno il viso e mugugnai un “Ahio”, facendo accorrere Zack che subito gridò con la spada in mano: -Dove sono i mostri?!-.

«Non c’è nessun mostro Zack, mi è semplicemente caduto sulla faccia un frutto» risposi massaggiandomi la parte colpita.

«Ah dici questo?» disse Zack raccogliendolo da terra.

«Sì, proprio quello».

«Questo frutto ha il nome di “Banora White Apples” o anche “Stupid Apple”» disse Zack rigirandosi la mela tra le mani.

«Ma perché la chiamano “Bianca” se è violacea?».

«Non lo so. Comunque sono molto rinomate, è strano che tu non le conosca».

Non sapevo cosa rispondere a Zack: dirgli che sono cresciuta sotto la sorveglianza della ShinRa e tenuta lontana da tutto ciò che faceva parte del mondo esterno, oppure dirgli una bugia e nascondere la verità?

Fortunatamente Tseng ci chiamò per riprendere il cammino e Zack lasciò perdere la domanda che mi aveva fatto.

 

***

Usciti dal frutteto, ci trovammo davanti ad un’enorme villa, che si trovava sopra la collina che sovrastava il villaggio, e Tseng ci disse mentre ispezionava una tomba sotto un albero: -Perché voi due non andate a cercare la casa di Angeal?-

Io e Zack annuimmo e ci dirigemmo giù dalla collina, verso le case che si vedevano in lontananza.

Arrivati alle prime case, notammo che erano deserte, non c’era alcun segno di presenza umana...

Controllammo tutte le case, e quando ne rimase solo una da controllare, da alcune di quelle già controllate uscirono delle bestie, ma rispetto a quelle affrontate nel frutteto non erano niente, ed in poco tempo ce ne liberammo.

Dopo esserci assicurati di non ricevere altre “visite”, entrammo nell’unica casa rimasta da controllare e ci trovammo una donna.

«Siete degli amici di Angeal?» chiese la donna.

«Sì signora siamo dei suoi amici. Il mio nome è Zack Fair» le rispose Zack.

«Ed io sono Yunalesca Valentine» dissi mostrandomi da dietro la schiena di Zack.

«Io sono la madre di Angel, Gillian. Volete una tazza di tè?» ci chiese.

«Devo rifiutare la sua gentile offerta signora Gillian, al momento non abbiamo tempo per fermarci. Le volevo chiedere se sa dove potrebbe trovarsi Angeal in questo momento».

«Chiamami Gillian. Angeal è da un po’ che non lo vedo, comunque se lo stai cercando non è qui».

«Capisco. Allora ce ne andiamo, arrivederci» Zack uscì ed io lo seguii a ruota dopo aver salutato la madre di Angeal.

Una volta usciti, un gruppo di G Assassini sfondò il cancello sulla destra e ci attaccarono, ma non furono una grossa minaccia, visto che non erano accompagnati da un Ragno Guardiano o altre creature. Fu Zack a dare il colpo di grazia ai nemici: con un unico fendente li mise al tappeto tutti quanti.

Finita la battaglia, Tseng ci chiamò dicendoci di incontrarlo sulla rupe che dava sulla fabbrica vicina; partimmo immediatamente, ma arrivare fin lassù non fu per niente facile: lungo il sentiero dovemmo affrontare dei gruppetti di Segugi Guardiani, ed una volta arrivati in fondo al sentiero, ad aspettarci c’era una biforcazione.

«Quale prendiamo?» chiesi a Zack.

«Non lo so...» disse lui passandosi una mano nei capelli.

«Io direi di andare a destra...» dissi.

«Io direi di andare a sinistra...» disse Zack contemporaneamente a me.

«Io voglio andare a sinistra e tu a destra...cosa facciamo?» disse Zack.

«Non lo so, ma dobbiamo muoverci, altrimenti Tseng manderà un esercito di Turks per trovarci!» risposi.

«Hai ragione! Allora andiamo a destra!» ed iniziò a correre verso il sentiero di destra.

«Zack aspettami! Sei troppo veloce!» gridai cercando di raggiungerlo.

Ovviamente Zack arrivò prima di me e quando arrivai lo sentii dire: «Aspetta, lui...la sua stessa famiglia?». A cosa si stava riferendo?

Mi avvicinai e mi accovacciai come loro.

«Di Angeal nessuna traccia?».

«Non era a casa, ma dammi tempo! Se trovo Angeal e ci parlo, potrei convincerlo, forse anche Genesis tornerà!». Di cosa stavano parlando? Ma soprattutto...perché si comportavano come se non ci fossi?

«Ora capisco perché Sephiroth ti ha scelto» disse Tseng. Scelto? Non ci stavo capendo più nulla!

-Huh?».

«Genesis ed Angeal erano i suoi unici amici. Lui non voleva affrontarli, ecco perché ha rifiutato la missione» disse Tseng. Il motivo per cui Sephiroth aveva rifiutato la missione e che Genesis fosse un suo amico lo sapevo, però non sapevo che questo Angeal fosse l’altro amico di cui Sephiroth parlava!

«Anche Angeal è amico mio!» disse Zack voltandosi dall’altra parte.

«Lui conta su di te per riportarli indietro» disse Tseng guardando Zack dritto negli occhi. Ed io ovviamente, ero invisibile...

Tseng si alzò e disse: «Andiamo».

Sia io che Zack ci alzammo e ci dirigemmo verso la fabbrica, e purtroppo ci toccò entrare dai lucernari...

Zack si lanciò giù come se fosse ad un luna park, sfondando il vetro senza preoccuparsi minimamente dei vetri, ovviamente io e Tseng ci buttammo dopo di lui, evitando così di tagliarci con i vetri.

Entrati dentro Zack esclamò: «Infiltrazione riuscita!». Ma dove trovava tutta quella gioia?

Ovviamente il suo grido di gioia attirò l’attenzione di tre G Assassini, ma lui disse a me e Tseng: «Andate avanti, ci penso io a loro» e si gettò contro i tre G Assassini, mentre io e Tseng scendemmo le scale che portavano alla piattaforma sottostante.

Arrivata alla piattaforma sottostante, mi voltai verso di Zack, il quale aveva eliminato i tre G Assassini e ci stava cercando, allora lo chiamai: «Zack! Da questa parte!» ed alzai le braccia per farmi vedere.

Zack si precipitò verso di noi, ed insieme scendemmo al piano terra, dove ad aspettarci c’era, come party di benvenuto, sette G Assassini accompagnati da quello che doveva essere un Elimitraglia.

Come prima Zack si gettò sui nemici dicendoci di andare avanti, e che lui una volta sistemati ci avrebbe raggiunto.

Io e Tseng andammo avanti, ed entrammo in una stanza che doveva essere un ufficio, visto che c’era un computer ed un mucchio di fogli in terra.

Tseng si precipitò al computer, mentre io mi misi alla porta ad aspettare Zack, visto che ci stava mettendo un po’ di più del solito, ma non ci fu motivo di preoccuparsi, visto che dopo un quarto d’ora arrivò correndo come solo lui sapeva fare; ovvero come un folle...

«Li ho sistemati come si deve!» disse sorridendo. Possibile che lui fosse contento per qualsiasi cosa gli accadesse o che dovesse fare? Capivo l’esser emozionati per il fatto di essere in missione, ma lui forse era un po’ troppo “emozionato”.

«I cloni di Genesis vengono creati qui, andate a controllare il secondo piano, Genesis potrebbe trovarsi lì» disse Tseng senza staccare gli occhi dal computer.

«Andiamo Yuna» e Zack partì a corsa di nuovo, lasciandomi indietro come prima, ma mi andava bene così...finalmente si erano ricordati del fatto che ci fossi anch’io!

 

***

 

 

«“Infinite in mystery is the gift of the goddess. We seek it thus, and take to the sky. Ripples form on the water’s surface. The wandering soul knows no rest.”»

In fondo alla stanza, sotto la finestra più illuminata stava seduto Genesis, con LOVELESS in mano. Appena ci vide smise di leggere e si voltò verso di noi: «Calmati...Zack il cucciolo» ed ovviamente a questa uscita Zack si alterò, ma venne fermato dall’arrivo di  Tseng, che entrato nella stanza si diresse verso la capsula alla nostra sinistra, al cui interno si trovava un clone di Genesis.

«Nella tomba vicino alla casa abbiamo trovato anche i resti dei nostri lì» disse Tseng.

«Non ci è voluto molto per fargli fare dei rapporti falsi, solo un po’ di minacce...» fu la risposta di Genesis.

«Lo avrebbero fatto comunque. Almeno i tuo genitori lo avrebbero fatto» disse Zack. Quindi in quella tomba vicino la villa sulla collina, oltre ad esserci seppelliti alcuni membri della ShinRa, c’erano anche i genitori di Genesis? Ma chi li aveva uccisi? Che...fosse stato Genesis?

Genesis alzandosi disse: «I miei “genitori” mi hanno tradito. Mi hanno sempre tradito, fin dall’inizio. Ma cosa ne sapete voi...cani della ShinRa?!» e lanciò la magia fire, colpendo Tseng, che venne sbattuto contro la capsula in cui si trovava il clone di Genesis. Zack si preparò ad estrarre la spada, ma qualcuno gliela prese e si parò davanti a lui. L’uomo in questione era più alto di Zack e portava un grosso spadone sulla schiena e stava puntando la spada di Zack contro Genesis.

E Genesis disse: «Capisco...hai finalmente preso la tua decisione. Rispetto i tuoi desideri amico mio,però...» e si avvicinò a quell’uomo, mettendosi al suo fianco «Puoi davvero vivere da quel lato?» e se ne andò.

L’uomo con lo spadone abbassò la spada, fece per uscire anche lui, ma Zack cercò di fermarlo gridando “Angeal”, ma venne colpito duramente retrocedendo. Quindi l’amico di Zack e Sephiroth, Angeal, era proprio quell’uomo con lo spadone sulle spalle? Non potevo crederci.

Angeal dopo aver spinto Zack si voltò fece qualche passo in avanti e voltandosi conficcò la spada nel pavimento guardando Zack negli occhi; poi quando si voltò verso di me la sua espressione fredda  lasciò spazio ad una stupita, ma non disse nulla e se ne andò.

Io mi lanciai al suo inseguimento e Zack mi raggiunse dopo aver estratto la spada dal pavimento.

Tornati all’ingresso della fabbrica, il portone si aprì, due bestie entrarono, ma Tseng gli sparò e ci disse: «Non c’è tempo, dobbiamo andare via, adesso».

«Ma non inseguiamo quei due?» domandammo io e Zack all’unisono.

«Tutte le prove di cattiva condotta devono essere cancellate. Queste sono le regole della compagnia. Un attacco aereo neutralizzerà questo villaggio» fu la risposta di Tseng.

«Cosa?!» gridai.

«Avete capito perfettamente, quindi direi di muoversi, o volete rimanere coinvolti?».

«Certo che non voglio essere coinvolta! Neanche Zack, vero?» mi voltai verso di lui.

«Certo!».

«Bene. Zack sei sicuro che non c’è nessuno a casa di Angeal?» gli domandò Tseng, ma Zack non rispose.

«Cosa stai aspettando muoviti!» disse Tseng sparando all’ennesimo gruppetto di bestie che erano arrivate «Anche tu Valentine! Muoviti!» ed uscii anche io seguendo Zack.

Arrivati vicino all’ingresso Zack ricevette una chiamata al cellulare da parte di Tseng e sentii Zack dire: «Che cosa facciamo ora? Cosa!? Devo farlo!» si voltò verso di me dicendo: «Tseng mi ha comunicato che Genesis ed i suoi uomini hanno iniziato a bombardare il villaggio e che l’attacco aereo sta per iniziare, dobbiamo muoverci!».

«Ma come facciamo? Perderemmo del tempo se bloccassimo gli attacchi di Genesis, non ce la faremo mai ad arrivare in tempo alla casa di Angeal!» dissi.

«Infatti mentre io bloccherò gli attacchi da parte di Genesis, tu andrai alla casa di Angeal, ed appena avrò finito ti raggiungerò, così non perdiamo tempo, ma adesso vai!» disse Zack sguainando la sua spada e preparandosi a fermare i bombardamenti da parte di Genesis ed i suoi uomini.

 

Iniziai a correre con tutta me stessa verso quella casa, sperando di arrivare in tempo e di salvare la madre di Angeal prima che iniziassero i bombardamenti da parte della ShinRa.

Nel giro di venti minuti arrivai alla casa, ed entrai tutta trafelata, ma ciò che si parò davanti ai miei occhi non era ciò che mi aspettavo: Gillian, la madre di Angeal, era in terra riversa in una pozza di sangue. Trattenni a stento le lacrime e quando arrivò Zack, dieci minuti dopo, non ce la feci più a trattenerle. Quando mi chiese cosa era successo, mi limitai ad indicare dietro di me.

Zack si rattristò, ed accanto alla porta, con lo spadone sguainato stava Angeal. Zack lo prese per il collo e lo sbatté  violentemente contro il muro gridandogli: «Che diavolo hai fatto Angeal?!» e gli dette un cazzotto, spingendolo fuori dalla casa gridandogli: «È questa...è questa la tua idea di onore!?».

«Mia madre...non poteva continuare a vivere così. E nemmeno suo figlio» disse Angeal.

«Ma di cosa stai parlando Angeal? Cosa sta succedendo?!» gridò esasperato Zack.

E sbucò Genesis che disse: «Lo avevo detto...tu non puoi più vivere da quella parte ormai».

Angeal se ne andò, Zack fece per seguirlo, ma Genesis gli fece lo sgambetto e lui cadde per terra chiamando Angeal ripetutamente.

Genesis citò un pezzo di LOVELESS: «“My friend, do You fly away now? To a world that abhors You and I? All that awaits You  is a somber morrow, no matter where the winds may blow”» e quando Zack si rialzò disse: «Non vedo Sephiroth…mi divertirò con te» ed estrasse una Materia d’Invocazione che utilizzò per invocare un dragone enorme che scagliò contro Zack.

Mentre Zack affrontava la creatura invocata da Genesis, quello entrò dentro la casa rimanendo sulla porta, bloccandomi l’unica via d’uscita.

«Te devi essere quella ragazza che ha smascherato il mio clone a Midgar...».

«E tu devi essere il vero Genesis...» dissi cercando di prendere tempo.

«Stai cercando di prendere tempo?».

«E se anche fosse?» lo guardai negli occhi nonostante avessi gli occhiali da sole.

«Non cambierebbe niente, visto che la creatura che ho invocato è una delle più forti, quindi Zack non ce la farà a sconfiggerla».

«Non penso proprio! Zack la sconfiggerà e ti darà una lezione!» ed estrassi le mie doppie lame di mithril.

«Non per distruggere la tua giovane convinzione, ma Zack non ce la farà e» ma Genesis non riuscì a finire la frase perché Zack lo prese, lo trascinò fuori, e mi lanciò la Materia d’Invocazione, che si liquefò ed entrò dentro di me come fece quella contenente Ifrit.

Zack lasciando la presa su Genesis gli disse: «Le invocazioni non sono fatte per essere usate così! Cos’è accaduto ai tuoi sogni ed al tuo onore?».

Genesis dando le spalle a Zack disse: «Noi siamo...mostri» ed allungò il braccio sinistro verso l’esterno, facendo comparire una grande ala nera sulla spalla sinistra «Non abbiamo né sogni né onore» e si alzò in volo, lasciando dietro di sé una pioggia di piume nere.

Una di quelle mi cadde nella mano sinistra, e mentre osservavo quella pioggia di piume, le altre cadendo lentamente, coprirono la zona davanti ai miei piedi; allora ricordai il sogno ed indietreggiai, lasciando cadere la piuma che tenevo in mano e ciò che successe fu proprio come nel mio sogno: le piume si unirono creando un’ala nera, si avvicinarono, ma invece di colpirmi si portarono alle mie spalle ed io non potei muovermi; poi giunse lo stesso dolore che provai nel sogno, ma stavolta fu reale, troppo reale; infatti mi gettai in terra contorcendomi dal dolore e sentii Zack chiamarmi. Quando il dolore scomparve, aprii gli occhi e mi trovai tra le braccia di uno Zack visibilmente preoccupato.

«Stai bene Yuna?!».

«Sì...» gli riposi con un soffio di voce.

«Ma cos’è successo? Un attimo prima eri lì con la piuma in mano ad osservare il cielo e poi ti sei accasciata in terra in preda al dolore!».

«Non lo so...forse lo stress dovuto alla missione...» mentii. Non potevo dire a Zack che di lì a poco mi sarebbe sbucata un’ala come quella di Genesis a causa di un sogno che avevo fatto!

«Probabile. Adesso dobbiamo andare, altrimenti rimaniamo coinvolti nell’attacco aereo. Non ti preoccupare, ti porto io!» mi sollevò.

«Reggiti forte mi raccomando!» ed incominciò a correre come solo lui sapeva fare, verso una collina fuori dal villaggio.

Il tempo di arrivare lì, che udimmo il suono di esplosioni e quando Zack si voltò, il villaggio era già in preda alle fiamme ed alla distruzione.

Mentre eravamo lì che osservavamo la distruzione del Villaggio di Banora, un elicottero della ShinRa arrivò alle nostre spalle e Tseng si affacciò dal portellone gridandoci di salire. Zack si avvicinò all’elicottero, ma prima di salire, si voltò un’ultima volta verso quello che era stato il Villaggio di Banora, ed io non riuscii a non trattenere una lacrima, che venne sollevata dal vento delle eliche dell’elicottero, che volò in direzione di Banora.

Dato l’addio a Banora, salimmo sull’elicottero che ci portò via da quello che fu il Villaggio di Banora, il villaggio famoso per le Banora White Apples e terra natia di Genesis ed Angeal.

***

 

“Caro diario, la missione a Banora è stata una tragedia...non avrei mai pensato che quelli della ShinRa sarebbero ricorsi a metodi così drastici per ‘’nascondere tutte le prove di cattiva condotta’’ (come ha detto Tseng).

Molto probabilmente quelli della ShinRa copriranno l’accaduto con una menzogna ben congeniata, Genesis ed Angeal verranno dati per “morti in missione” ed il merito della missione verrà dato a Sephiroth come al solito...che società mostruosa. Non è Genesis il mostro, ma la società in cui viviamo...”

 

 

-------------------

Direi che questo è più lungo di tutti i capitoli fatti! Come si può ben notare è tutto centrato sulla missione a Banora, visto che la reputo importante... Il capitolo segue la storia così com'è (ovviamente dal punto di vista di Yunalesca ovvio n_n) e devo dire che mi è toccato andarmela a ripassare, visto che non mi ricordavo molto..-.-"

Nel prossimo capitolo (se non cambio idea) ci sarà una piccola pausa, niente missioni. Ricordiamoci che Yunalesca ha ancora i capelli e gli occhi alla Sephiroth style! XD Secondo voi a cosa è dovuto il mutamento?

 

 

the one winged angel: Non so perchè, ma in ogni tua recensione azzecchi sempre qualcosa! Non è che mi leggi nella mente? No...non dirmelo, Sephiroth ti spiffera le cose! XD In questo capitolo sono riuscita ad arricchirlo di particolari o sono rimasta sullo stesso livello? Ti ringrazio per tutti i consigli che mi dai! ^v^

 

Tico_Sarah: In effetti andandomi a rileggere il capitolo qualche doppio senso ci sta...XD Lo shampoo di Sephy è un mistero che voglio scoprire a tutti i costi, anche se dovessi andare a rubarglielo dal bagno! (anche se so già che 99.99% mi becca -.-"). Trattare con le ragazze non è la materia forte di Tseng...XD

Direi che l'espressione "ragionamento in corso" si adatta perfettamente a Sephy! (mi stai paragonando alla schermata di caricamento dei tuoi videogiochi? -ndSepy Nono, cosa vai a pensare >_>" -ndAutrice)

 

_Nishitsu_: Ho fatto davvero un miglioramento veloce? WoW! Spero che questo capitolo ti abbia incollato allo schermo del pc! XD

Riguardo a Weiss ti dico una cosa: quando Io l'ho affrontato, mi sono ritrovata a doverlo ucciderlo con il fucile da cecchino, visto che avevo finito i colpi della Cerberus -.-" Non so nemmeno come ho fatto a farlo secco! Hojo è un Terminator che non vuole morire, ma tanto ci lascerà, eccome se ci lascerà ehehehe *risata malvagia* Final Fantasy XII l'ho finito, ma rispetto ai giochi precedenti, il protagonista fa un pochino schifo -.-" (almeno io la vedo così. Cioè vogliamo fare il paragone tra Vaan e Tidus? *al sentir nominare il nome di Tidus inizia a sbavare :Q______*) Comunque è bello lo stesso, nonostante il protagonista non sia un granchè, il resto è bellissimo! *.*

 

 

Siccome sono le 2.40 del mattino, direi che per il momento mi fermo qui e vi saluto. Al prossimo capitolo!

P.S. Il nome delle mele di Banora e le frasi di LOVELESS le ho lasciate in inglese perchè secondo la mia logica malata traducendole avrebbero perso la loro bellezza! *entra in scena Vincent che porta via l'Autrice prima che inizi a dare i numeri*

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII - Il Mistero dello Shampoo ***


IL MISTERO DELLO SHAMPOO


Erano passati quattro giorni dalla missione di Banora e se ne sentiva ancora parlare; ovviamente perché così facendo citavano le eroiche gesta del grande e blasonato generale Sephiroth... come se lui avesse fatto tutto, quando in realtà eravamo stati io, Zack e Tseng!

Spensi la televisione facendo chetare il notiziario, ed andai allo specchio: sia i miei capelli che i miei occhi non erano ancora tornati del loro vero colore, nonostante fosse passata una settimana da quando avevano cambiato colore!

Emisi un sospiro e pensai a cosa avrei potuto fare durante la giornata, visto che per uscire avrei dovuto “camuffarmi”, e la cosa non mi andava affatto a genio; perdere quasi un’ora e mezzo per nascondere la mia lunghissima chioma argentata era una procedura lunga e stressante, visto che bastava un attimo di distrazione ed i capelli uscivano dal cappuccio, facendomi innervosire e facendomi perdere del tempo...

Stavo per mettermi davanti al pc, quando squillò il cellulare. Appena vidi che il numero era sconosciuto, mi insospettii un po’; dopotutto gli unici numeri di telefono che avevo erano quelli di Zack, Tseng e della reception della ShinRa, quindi c’erano solo due opzioni: o era qualcuno che aveva sbagliato numero, o qualcuno della ShinRa che voleva ammorbarmi con l’ennesima pubblicità su qualche nuovo prodotto nella speranza che lo provassi.

Dopo qualche minuto d’esitazione, decisi di rispondere...

«Pronto?» risposi con un tono tra il seccato e l’infastidito.

«Noto con piacere che stai bene» la persona che mi aveva chiamata era Sephiroth!

«Proprio bene non direi...» gli risposi.

«Spiegati».

«Le parole “capelli” e “colore” ti dicono nulla?» risposi seccata.

«Sono ancora a quel modo?».

«Si».

«Capisco».

«Come hai fatto ad avere il mio numero?» gli chiesi. Se aveva chiamato c’era sicuramente una ragione, e prima me la diceva, prima sarebbe finita la conversazione.

«Le parole “generale” e “SOLDIER” ti dicono nulla?». Sbaglio o aveva appena detto ciò con una nota di sarcasmo?

«Ho capito. Qual è il motivo per cui il generale dei SOLDIER mi ha chiamata?».

«Ti volevo comunicare che domani hai quella famosa visita che evitasti l’altra volta. Stesso orario dell’altra volta».

«Ed io che speravo che se ne fossero dimenticati...» dissi senza accorgermene.

«Mi dispiace per te, ma non se ne sono dimenticati».

«L’ho notato...ma come farò per quel discorso?!».

«Dovrai colorarti i capelli e metterti delle lenti a contatto, semplice». Per lui era tutto facile eh?

«Ok, mi organizzerò. Grazie per avermi informata generale» e feci per chiudere la telefonata, ma prima che la chiudessi Sephiroth disse: «Vedi di presentarti, altrimenti sarò costretto a portatrici con la forza, capito?».

«Si signore...!» e chiusi la telefonata.

Posai il cellulare sul tavolino davanti al divano e mi fiondai al pc, andando alla pagina dei prodotti di bellezza ShinRa, per trovare il colore nero per i capelli e, se possibile, delle lenti a contatto rosse.

Il colore lo trovai quasi immediatamente, mentre per le lenti a contatto mi ci volle quasi un’ora, visto che quelle rosse, oltre ad avere un prezzo elevato, erano reperibili solo tramite ordinazione online. Non sapevo cosa fare: ordinare la roba tramite la rete, o comprarmi il colore andando al negozio e le lenti tramite la rete?

Per evitare di perdere altro tempo, decisi di ordinare sia il colore che le lenti a contatto tramite la rete. Con tre click di mouse feci tutto e dopo aver spento il pc, mi andai a sedere sul divano, in attesa dei miei acquisti, il cui arrivo era prefissato per le 15.30. Guardai l’orologio sopra la televisione: segnava le 14.00.

Tra un’ora e mezzo esatta, i miei acquisti sarebbero arrivati ed avrei colorato i capelli, riprendendo così, seppur in parte e temporaneamente, il mio aspetto originale.

Accesi la televisione per passare il tempo, ma non essendoci niente di interessante, dopo nemmeno dieci minuti la spensi e guardai di nuovo l’orologio: erano le 14.07.

Allora mi sdraiai sul divano e mi misi a fissare il soffitto; l’attesa mi stava uccidendo. Provai ad ingannare il tempo in diversi modi, passando dal lucidare le mie doppie lame di mithril al rileggermi per l’ennesima volta LOVELESS, ma non ci fu niente da fare: alla fine mi sedetti di nuovo sul divano e mi misi a fissare costantemente l’orologio.

Appena le lancette segnarono le 14.37, mi addormentai sul divano, facendo lo stesso sogno dell’altra volta, ma alla fine, sentii dire: “Allora per cosa dovrebbe combattere un angelo?”.  La voce che sentii era quella di Angeal...

Mi svegliai di soprassalto e guardai immediatamente l’orologio: erano le 15.27.

Andai in bagno a darmi una rinfrescata e quando tornai nel salotto, sentii suonare il campanello: i miei acquisti erano finalmente arrivati.

Andai ad aprire la porta di corsa, firmai quel che dovevo firmare, presi il pacco, lo posai sul tavolo di cucina e lo aprii: tutto ciò che avevo ordinato era lì, sigillato ed integro. Per prima cosa tirai fuori il colore e lessi subito le istruzioni, visto che non lo avevo mai fatto prima d’ora. Dopo aver letto attentamente le istruzioni, andai nel bagno e preparai l’occorrente.

In un’ora i miei capelli da argentati erano tornati al loro colore originario, e guardandomi allo specchio rividi in parte il mio aspetto originario e non potei fare a meno di non esserne felice.

Proprio mentre stavo festeggiando davanti allo specchio del bagno il mio semi-ritorno alle origini, qualcuno suonò il campanello. Lentamente uscii dal bagno e mi portai davanti alla porta, ma prima di aprire guardai dallo spioncino, e per un attimo credetti di essere impazzita quando vidi chi c’era fuori: davanti alla porta di casa mia c’era Sephiroth!

Mi allontanai dalla porta ed andai in cucina a prendere le lenti a contatto, ignorandolo, ma quando sentii suonare il campanello un’altra volta, decisi di andare ad aprire quella dannata porta e di sentire cosa volesse.

Aprii la porta pronta per rispondergli e per mandarlo via, ma quando vidi la sua espressione lasciai perdere il mio piano “Manda via l’intruso” e rimanendo sulla porta, gli chiesi: «C-cosa c’è?».

«Vedo che hai ripreso il tuo colore originale» disse Sephiroth osservando i miei capelli.

«Non sono tornati del loro vero colore, li ho solo colorati come hai detto te per telefono!» dissi leggermente arrabbiata. Ma credeva davvero che fossero tornati del loro vero colore?

«Vedo che gli occhi sono ancora come i miei...» disse stavolta guardandomi negli occhi.

«E vedi bene! Non ho ancora messo le lenti a contatto. Ho intenzione di metterle domani mattina».

«Capisco». Evviva le frasi telegrafiche!

«Se sei venuto fin qua per dirmi qualcosa, dimmela» dissi in modo tale da arrivare subito al motivo della sua “visita”.

«Sono venuto per mostrarti i risultati dell’analisi dello shampoo». Ah, quindi lo aveva portato al laboratorio...

Stavo per aprir bocca, quando mi anticipò: -Se mi stai per chiedere se ho parlato del tuo “incidente”, puoi stare tranquilla, non ne ho parlato- menomale...

Mi scostai dalla porta e lo feci entrare, conducendolo al salotto. Una volta seduti tutti e due, uno di fronte all’altro, Sephiroth tirò fuori un foglio di carta che presentava il logo ShinRa sul retro e disse: «Dalle analisi, è risultato che nello shampoo è presente una sostanza che a contatto con determinate parti del corpo, soprattutto i capelli e gli occhi come nel tuo caso, fa emergere i tratti recessivi del DNA» Sephiroth si interruppe e sollevò lo sguardo dal foglio per poi guardarmi.

P-perché mi sta fissando? N-non ho fatto niente!

~Non ci arrivi da sola? Tra te e quest’individuo c’è un qualche legame~

~Bahamut! Porta rispetto a Lady Yunalesca!~ Ifrit non chiamarmi così! Ti ho detto di darmi del tu!

~Come desiderate~

~Hmph ma quale rispetto...~ Così tu sei quell’invocazione che Genesis ha scagliato contro Zack l’altra volta a Banora...piacere di conoscerti Bahamut! Io sono...

~Si lo so chi sei, non ho bisogno che tu me lo dica!~ Ok...ma cosa hai voluto dire con “legame”?

~Possibile che ti si debba spiegare tutto? In poche parole: te hai qualcosa in comune con quest’uomo...CAPITO?!~Sì, ho capito, ma non ti scaldare Bahamut! Come sei suscettibile...

~Non sono suscettibile! È solo che ritrovarmi rinchiuso qui insieme ad Ifrit, nel corpo dell’unica persona che è in grado di comunicare con noi ed invocarci senza nessun sacrificio, mi dà alquanto fastidio!~

~Yuna ora dovresti dire qualcosa a quell’uomo, visto che è da un po’ che ti sta fissando...~ Hai ragione Ifrit...

Scossi leggermente la testa e prima di parlare inspirai: «Quindi il cambiamento del colore dei miei capelli e dei miei occhi è dovuto alla sostanza contenuta in quello shampoo...giusto?».

«Esatto».

«Ed il colore che i miei capelli ed occhi hanno assunto è dovuto a dei tratti recessivi del mio DNA?».

«Esatto».  Ma sapeva rispondere solo con “Esatto” in una situazione così?!

«Quindi questo vuol dire che...». Molto probabilmente ero imparentata con...Sephiroth? No, non era possibile...ma cosa andavo a pensare!

«Non è detto che sia ciò che pensi».  Quali parole udirono le mie orecchie!

«Allora...?».

«Per verificare se ciò che pensi te sia vero, dovremmo sottoporci al test del DNA, ma non penso che tu voglia mettere piede nel laboratorio...vero?» disse Sephiroth sorridendo lievissimamente.

«Io non ci metterò mai piede lì dentro!» dissi assumendo un’espressione imbronciata ed incrociando le braccia al petto.

Sephiroth sorrise lievissimamente un’altra volta e poi disse: «In questo momento al laboratorio stanno testando lo shampoo sulle cavie, per vedere se ha altri effetti e se l’effetto dei “tratti recessivi” succede solo a determinati individui. Nel caso in cui i test non riportassero niente di tutto ciò, ci toccherà».

«Sì lo so, ci toccherà andare nel laboratorio...» dissi interrompendolo.

Sephiroth prima di alzarsi mi fissò per un istante e poi disse: «Nel caso in cui dai test non emergesse niente di cui ti ho detto, riceverai una telefonata. Se non ricevi la telefonata vuol dire che non dovrai andare nel laboratorio» e si diresse verso la porta.

Aprì la porta, mi mise una mano sulla testa e disse: «Comunque penso che non riceverai la telefonata...» ed uscì chiudendo la porta dietro di sé, lasciandomi senza parole.

 

***

 

“Caro diario,

Ultimamente la mia vita è diventata movimentata...

Ho la sensazione che tra un po’ accadrà qualcosa di negativo, ma forse questa sensazione è dovuta al sogno che ho fatto e dalla visita che mi aspetta domani...meglio che non ci pensi alla visita, altrimenti mi agito ancora di più e dormirò male.

Oggi ho fatto la conoscenza dell’altra creatura che oltre ad Ifrit abita dentro di me, si chiama Bahamut, ma non è molto socievole...

Oggi ho anche scoperto che nello shampoo di Sephiroth c’è una sostanza che fa emergere i tratti recessivi del DNA di certe parti del corpo e che se quelli del laboratorio non riscontreranno nessun effetto collaterale su altri individui, mi toccherà andare al laboratorio e sottopormi ad un test del DNA...NON VOGLIO!

Per oggi è tutto, a domani caro diario."

Yunalesca

 

 

---------------

Dopo tanto tempo, rieccomi qui! Finalmente si sa qualcosa sullo shampoo utilizzato da Sephy...

La nostra Yunalesca dovrà sottoporsi al test del DNA oppure no? Chissà...

 

 

_Nishitsu_: Ho dato una sistemata, ma se non l'ho fatta bene fammelo sapere ok? Comunque ti ringrazio per farmi notare le buche che faccio! ^v^ Questo capitolo rispetto al precedente è più corto vero? XD. Non mi hai né infastidita né offesa, non ti preoccupare! Spero che anche questo capitolo ti tenga attaccata allo schermo XD

Concentra il tuo odio verso di lui quando lo affronti e vedrai che lo batti! XD (almeno io ho fatto così...XD). In effetti Yuna paragonata a Lulu non è nessuno, ma io sto dalla parte di Auron! *.* Lui sì che è un grande! ^v^

 

the one winged angel: Come ho scritto sopra, ho dato una sistemata, ma se non ho corretto a dovere, non farti scrupoli a dirmelo! Sto facendo del mio meglio per migliorare, grazie per il sostegno! ^v^

Ed anche stavolta hai indovinato! X3 Mi sorprendi davvero! Riguardo a LOVELESS condivido ciò che hai detto: in italiano perdono un po' di senso! In inglese è bellissimo! *.*

Sì, a Banora (purtroppo) ci stavano tutti quei nemici... In effetti è un incubo, ma per Zack affrontarli è come bere un bicchier d'acqua! XD 

(Io ce l'ho Crisis Core, ma non ho il coraggio di fare la battaglia finale e di vedere la fine di Zack! T^T Anche se so come finisce, non ce la faccio!! T^T).

 

 

Per ora vi saluto alla prossima...Ciaooo!!!

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Capitolo 10
*** Capitolo IX - La Visita Medica ***


LA VISITA MEDICA

  

La mattina davanti all’entrata dello studio medico

 

Ero davanti alla porta di quel dannato studio medico, che assomigliava di più ad un laboratorio di qualche scienziato pazzo che ad uno studio medico, ed ero tentata di girare i tacchi ed andarmene, ma purtroppo all’ingresso dell’edificio c'erano due Turks grossi come due Behemoth! Inoltre come se non bastasse, era pieno di SOLDIER troppo curiosi, ma per mia fortuna tra questi c’era Zack, che in qualche modo li teneva lontani. Ci mancava soltanto che sbucasse sua Signoria Sephiroth ed ero a posto!

 

Chiusi gli occhi, inspirai, ed entrai.

 

La stanza non era niente di speciale, seguiva perfettamente lo stile ShinRa, così come la persona adibita alla mia visita: camice bianco con logo ShinRa ben in vista, espressione seria, tipica di quelli che si mostrano diligenti solo per arrivare in alto, occhiali, ma soprattutto quel classico tic della penna. Sempre con quella penna in mano, come se il solo fatto di tenerla in mano potesse fare la differenza.

«Valentine Yunalesca, giusto?» mi domandò guardandomi da quei suoi fondi di bottiglia.   

«Esatto».

«Bene. Allora possiamo iniziare» e mi fece cenno di sedermi.

Mi sedetti sulla sedia indicatami e mi chiese: «Soffre di insonnia, o di qualche malattia cronica?». Ma che domanda era? Non ero mica io il medico!

Comunque risposi con un bel no.

«Bene, allora la visita non durerà molto» . Menomale! Stavo già meglio!

In realtà non durò per niente poco: mi pesò e mi misurò, mi controllò gola, orecchie, occhi, tutto, e come ciliegina sulla torta mi volle fare un bel prelievo del sangue, per vedere se “i valori di Mako sono nella norma”. Come se io la mattina, quando mi alzo, mi facessi un’iniezione di Mako...

Dopo aver opposto resistenza per non so quanto tempo, all’improvviso nella stanza entrò Sephiroth, il quale senza dire niente, mi prese il braccio sinistro e tirò su la manica della maglietta, facilitando il prelievo del sangue. Ovviamente opposi resistenza, ma fu del tutto inutile: tentare di opporsi alla presa di Sephiroth era come cercare di spostare un muro di cemento armato.

«NON VOGLIO!» gridai, ma fu inutile: l’ago era stato infilato nel mio braccio. Iniziai subito a sentirmi male ed impallidii. Quando l’ago venne tolto dal braccio mi reggevo a fatica in piedi, e mentalmente maledii e ringraziai allo stesso tempo la presa ferrea di Sephiroth.

«Con questo abbiamo finito. Puoi andare» disse “il medico”.

Al sentir quelle parole stile “La messa è finita andate in pace”, ripresi un po’ di colorito, ma le gambe me le ero giocate: erano diventate di gelatina, se non peggio.

Provai lo stesso a fare un passo, per far vedere che stavo benissimo e che potevo tornarmene tranquillamente a casa senza “accompagnatori”, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu quella di strusciare un piede in avanti, facendo una bella figuretta.

«Ti accompagno io» disse Sephiroth sollevandomi da terra. Dejà vu.

«Nono! Dammi qualche minuto per riprendermi e vedrai che ce la faccio benissimo da sola!» esclamai cercando di tornare con i piedi molli a terra.

Ovviamente le mie parole si scontrarono contro il muro costituito dal mutismo di Sephiroth e di conseguenza fu come se non avessi aperto bocca.

Appena uscimmo dalla “stanza” tutti i SOLDIER che fino a quel momento facevano una baraonda assurda,improvvisamente si chetarono e neanche a fallo a posta, si dileguarono, lasciando libero il corridoio.

Quando il nuvolone di polvere alzato dai SOLDIER in fuga si dileguò notai in terra una figura a me familiare. Strinsi gli occhi per vedere meglio e riconobbi subito chi fosse quella figura che giaceva in terra ricoperta dai segni di scarpe: Zack!

Mi liberai dalla presa di Sephiroth e feci due passi verso Zack, e quando lo vidi alzare e soprattutto quando vidi in che condizioni versava, mi fermai e cercai di trattenere le risate, ma non ci riuscii: era troppo buffo!

Zack sentì la mia risata e corse subito da me: «Come è andata? Tutto bene? Hai visto sono riuscito a tenere lontana quella massa di SOLDIER!» disse tutto allegro, come se non fosse stato schiacciato dalla massa in fuga.

«È andato tutto bene e sto bene, tolto il fatto che le gambe mi sono diventate di gelatina. Sei stato davvero bravo a tenere lontana quella massa di curiosi Zack, ma sei sicuro di stare bene? Sai, dai segni che hai addosso direi che sei stato investito da un branco di Bikorni!» dissi ridendo.

Zack si passò una mano dietro la nuca e stava per dire qualcosa quando un “Ahem” di Sephiroth, il quale fino a quel momento era stato volutamente ignorato sia da me che Zack, interruppe il nostro scambio di battute.

«Salve!» disse Zack alzando una mano e salutando Sephiroth. Mi passai una mano sulla faccia. O Zack era rintronato dalla botta presa prima oppure era proprio rintronato di suo. Aveva appena salutato Sephiroth come se fosse il suo vicino di casa!

«Fair le consiglio di fare una visita anche lei. Andiamo» e mi sollevò di nuovo passando accanto a Zack il quale era rimasto senza parole.

Stavamo per uscire quando lo sentimmo gridare: «Ma io sto benissimo!». Trattenni un’altra risata. Avevo avuto la conferma: la botta di prima aveva semplicemente aggravato una situazione già grave di suo. Povero Zack.

Sephiroth uscì come se non avesse sentito niente e si diresse verso una...limousine?!

Esattamente di fronte all’ingresso dell’edificio c’era una limousine nera con il logo della ShinRa sugli sportelli. Sgranai gli occhi. Probabilmente non stavo bene per niente...avevo le allucinazioni!

«Non hai le allucinazioni» disse Sephiroth continuando a camminare verso la limousine. Ma era possibile che ogni volta riuscisse a “leggermi nel pensiero”?

«Non leggo nel pensiero, lo vedo dalla tua faccia». Ah, svelato il mistero.

Con una mano nascosi gli occhi e pensai: ora voglio proprio vedere se ci riesci!

Sephiroth stavolta non disse nulla, ma poco dopo capii il perché: senza che io me ne accorgessi, era salito sulla limousine.

Non mi accorsi nemmeno che eravamo già partiti per chissà quale destinazione. Decisi di tenermi la mano sopra gli occhi, anzi, ci misi anche l’altra, così nel caso in cui me le volesse togliere, aveva da togliermele tutte e due. Un piano assurdo, ma era l’unica “difesa” che mi restava.

«Dove stiamo andando?» chiesi senza togliere le mani dagli occhi.

«Nel cortile interno della ShinRa per poi andare nell’ufficio di Lazard» mi rispose Sephiroth.

«Ma perché ci stiamo andando in auto? È a due passi da qui il cortile! E per arrivare all’ufficio c’è l’ascensore!». Come mai avevo la sensazione che la risposta che mi avrebbe dato non avrebbe fatto una piega?

«Non sei nelle condizioni per andarci da sola. Se mi stai per chiedere perché non ci si va a piedi il motivo è semplice: attireremmo l’attenzione di tutti, e siccome sono in pochi a sapere che tu sei la mia compagna di squadra, desteremmo delle false voci, e ciò sarebbe un problema». Il problema sarebbe più per me che per lui! A lui basterebbe dire chissà cosa e tutti ci crederebbero, mentre se chiedessero qualcosa a me ed io smentissi tutto, non mi crederebbero. Dice che sarebbe un problema perché verrebbe sommerso di domande! Ecco il perché!

«Siamo arrivati». E rieccoci con il prendermi in braccio. Non poteva semplicemente darmi un braccio a cui aggrapparmi e farmi camminare da sola no eh? Doveva fare per forza la figura del “grande e blasonato” Generale?

Eravamo sulle scale dell’ingresso e tra nemmeno dieci, se non cinque minuti, saremmo arrivati nell’ufficio di Lazard. Avevo la sensazione che ciò di cui avremmo parlato avrebbe avuto a che fare con Genesis ed Angeal...

Eravamo davanti alla porta dell’ufficio di Lazard e Sephiroth mi posò finalmente in terra.

«Nemmeno il direttore sa del mio “incidente” vero?» gli chiesi.

«No. Solo noi due lo sappiamo». Avrei voluto anche vedere!  Sephy era un po’ strano...

Sephiroth aprì la porta e fece per darmi il braccio, ma lo scansai ed entrai con le mie gambe, che si erano miracolosamente riprese.

Dentro la stanza, seduto ad una scrivania semicircolare, stava seduto Lazard Deusericus. Sephiroth andò ad appoggiarsi alla scrivania sulla sinistra, estrasse il cellulare, compose non so quale numero e disse: «Vieni da Lazard» e chiuse la telefonata.

Poco dopo arrivò Zack, che andò di fronte a Lazard, il quale alzò gli occhi dalla scrivania e gli disse: «Congratulazioni. Da questo momento sei promosso a SOLDIER 1st  Class».

Zack rimase immobile ed in silenzio per un po’ e poi disse: «Huh. Pensavo che sarei stato più felice» e si guardò le mani.

Lazard si poggiò allo schienale della poltrona e disse: «È comprensibile. Sono successe tante cose e troppo in fretta. Zack, mi dispiace ma ho bisogno della tua assistenza un’altra volta» ed incrociò le mani poggiando i gomiti sul tavolo.

Zack si voltò leggermente verso Sephiroth e gli disse: «Stai spingendo un altro incarico su di me?».

Sephiroth sospirò e gli disse: «Le mie scuse». Adesso capivo meglio quella conversazione tra Zack e Tseng l’altra volta a Banora! Però non capivo cosa c’entrassi io in tutto questo... Se la missione a Banora era stata già affidata a Zack ed a Tseng, perché “aggiungere” anche me? Pensavano di utilizzarmi come “esca” per attirare Genesis?

Zack si voltò dall’altra parte ed incrociò le braccia al petto, e probabilmente aveva messo su il broncio come fanno i bambini. Nonostante la situazione fosse seria, Zack manteneva il suo carattere.

Uno come lui, secondo me, non era fatto per stare nei SOLDIER...dopotutto nei SOLDIER riuscivi ad essere notato solo se avevi qualcuno dietro alle spalle che ti “sponsorizzava”. Zack lo vedevo meglio da un’altra parte, ma al momento non avevo tempo per mettermi a fantasticare sul dove poterlo “collocare”.

«Ti dico in cosa consiste l’incarico, ma prima di ciò... Vai nella sala esecutiva e prendi l’uniforme di SOLDIER 1st Class. Quando ti sei cambiato torna qui» disse Lazard. Zack annuì ed uscì dall’ufficio.

Siccome fino a quel momento lì ero stata in piedi vicino alla pianta come una scema, decisi di andarmi ad appoggiare alla colonna vicino alla porta, per far riposare un po’ le gambe. Appoggiai la schiena e fissai il pavimento.

Non ci tenevo a guardare né Sephiroth, il quale teneva in mano una cartellina contenente chissà cosa, né Lazard, il quale stava col mento poggiato sulle mani incrociate con un’espressione pensierosa. Se quella stanza fosse stata quella di un ospedale, a quest’ora ci davano per dei malati mentali. Il silenzio che aleggiava poteva prendere forma ed andare in giro.

Per fortuna il silenzio durò poco, perché dopo nemmeno un quarto d’ora tornò Zack con il suo nuovo look: l’unica cosa che era cambiata era la divisa, ma non è che si fosse molta differenza tra quella di SOLDIER 2nd Class e 1st Class...

«La compagnia ha deciso di eliminare Genesis ed i suoi soldati» disse Lazard «Questo include anche Angeal» e si alzò.

«E tu vuoi che sia io a farlo?» disse Zack con un’espressione preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo.

«No, sarà l’Esercito della ShinRa ad occuparsene» disse Lazard girandosi di lato ed incrociando le mani dietro la schiena.

«Ed io?» chiese Zack avvicinandosi di più alla scrivania.

«Non si fidano di te» gli rispose Lazard.

Sephiroth si staccò dalla scrivania dove era stato appoggiato fino a quel momento e mentre faceva qualche passo avanti disse a Zack: «Credono che le tue emozioni possano influire sul tuo giudizio».

Zack poggiò le mani sulla scrivania e la sua espressione mostrò chiaramente che era esasperato e disse: «Certo che sì!».

Sephiroth si voltò verso Zack e gli disse: «Ecco perché vengo anch’io, insieme a Yunalesca». Cosa cosa cosa?! Noi tre in missione? Tra un po’ sarebbe successo qualcosa di non molto piacevole...

Zack si voltò verso di noi e guardò prima Sephiroth poi me; poi disse: «Per ucciderli?».

Sephiroth non gli rispose e fece uno strano sorriso, che non fu visto da Zack e Lazard, ma io lo vidi. Cos’era quel sorriso?

 

 

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Si lo so, la fine questo capitolo fa schifo... -.-" Ma era da un secolo (se non di più >.<) che non aggiornavo, ed appena sono riuscita a "dare" la fine a questo (schifo) ho deciso di pubblicarlo subito. Spero di recuperare con il decimo...

 

the one winged angelUltimamente mi ero un po' persa, ecco perchè non mi si sentiva più! XD Sono migliorata ancora? Davvero? *commossa* Wow! ^v^ Spero tanto di non esser tornata indietro con questo capitolo....-.-"  Anche stavolta hai azzeccato una cosa (la prima che hai detto :D) Sephiroth parla poco ed è molto serio!! xDD [Per quanto riguarda il gioco ho deciso di ricominciarlo...è troppo bello! Inoltre a questo modo la fine è lontana! XP]

 

_Nishitzu_Anche te hai azzeccato una cosa...Lucrecia è coinvolta (a parte che nel prologo c'è un'accenno ad una donna che stranamente "assomiglia" a lei...). Mi fa davvero piacere sapere che ti tengo incollata (e spalmata XD) allo schermo! ^v^ Ci conto sul tuo sostegno! :D Auron e Vincent sono dei Grandi con la G maiuscola! *.* Un personaggio come Auron...interessante, molto interessante! Hai finito Dirge of Cerberus...COMPLIMENTI! (oddio così mi sembra di essere quella vocetta insulsa che sbuca in alcuni giochi e che ti dice che hai completato il livello....0.0") Final Fantasy X io l'ho finito da un bel po' di anni (fu il secondo gioco per la PS2 che comprai! ^v^). Nemmeno io voglio finire Crisis Core! Infatti lo ricomincio! :D Alla domanda che hai fatto (quella sulle ragazze insulse) non so rispondere nemmeno io! Mmm forse serve per far risaltare meglio le figure maschili (che di solito è il protagonista), ma effettivamente non lo so. >.<

 

E dopo questo capitolo, posso anche finire qui per oggi...

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Capitolo X - Palazzo ShinRa e Midgar sotto assedio ***


Palazzo ShinRa e Midgar sotto assedio

 

 

Ad un tratto sbucarono delle luci rosse dal muro ed iniziò a suonare un allarme, e le finestre vennero sigillate.

Lazard si fiondò al pc e disse: -Un intruso-.

«Dove?» chiese Zack.

«Vicino» rispose freddamente Lazard. Che cambiamento repentino...

Lazard staccò gli occhi dal computer e disse: «Sephiroth, il presidente!» Sephiroth annuì e si diresse verso l’ascensore «Zack, Yunalesca, l’entrata!» e sia io che Zack ci dirigemmo verso l’altro ascensore.

Entrammo di corsa e Zack pigiò subito il tasto del piano terra, ma giunti al quarantanovesimo piano, l’ascensore si bloccò.

«Ma che...? Si è fermato?» disse Zack sorpreso.

«Che facciamo? Aspettiamo che riparta o scendiamo ed andiamo giù “manualmente”?» gli chiesi.

Zack ci pensò un attimo e poi disse: «Lo so che forse non è un’idea eccezionale, ma facciamo così: io scendo con l’ascensore, in modo tale da attirare l’attenzione dell’intruso, mentre te scenderai e farai a piedi, così attaccherai a sorpresa».

«Ok ci sto!» e mi arrampicai su, aprii lo sportello del tetto dell’ascensore ed uscii.

«Ci sei? Posso far ripartire l’ascensore?» mi gridò Zack.

«Si! Vai pure!» gli risposi. Prima che Zack lo facesse ripartire, saltai sulla parete di fronte a me e mi arrampicai su fino alla porta, che trovai aperta. Il tempo di toccare il pavimento, che Zack fece ripartire l’ascensore.

Rimasi un attimo a guardare l’ascensore diventare sempre più piccolo, fino a scomparire dalla mia vista.

Ad un tratto mi ricordai di essere al cinquantesimo piano e che dovevo andare al piano terra. Fui assalita dallo sconforto: dovevo scendere una cinquantina di scale!

Mi avvicinai alle scale, che non erano molto lontane dalla porta dell’ascensore, ed inspirai. Ce la potevo fare.

Iniziai a scendere di corsa le scale, ed ogni volta che finivo una rampa di scale mi ripetevo: “Ce la posso fare!”.

 

***

 

Dopo cinquanta rampe di scale, arrivai finalmente all’entrata, ma ciò che mi si parò davanti agli occhi non era più l’entrata che conoscevo: era un campo di battaglia!

Ovunque guardassi si potevano vedere benissimo i segni di distruzione; dalle scale crollate agli squarci sulle pareti.

«Dannazione sono ovunque!» gridò una voce. Era quella di Zack!

Mi affacciai immediatamente al davanzale semi distrutto e lo vidi: Zack era accerchiato dai robot della ShinRa e da alcune copie di Genesis.

Senza pensarci troppo estrassi le due pistole che mi ero portata dietro e sparai a due G Avenger, eliminandoli.

Vidi Zack voltarsi velocemente verso di me, alzare il pollice della mano sinistra come ringraziamento, e poi stendere al tappeto i robot che arrivarono.

Mentre Zack si occupava dei robot, che continuavano ad arrivare, io mi occupavo a distanza delle copie di Genesis, in modo tale da agevolargli la battaglia.

Proprio quando Zack stava per eliminare l’ultimo robot, qualcuno mi mise una mano sulla bocca e disse: «...Presa...». Dalla voce riconobbi subito che era una copia di Genesis.

Stavo per sparargli quando con un gesto rapido mi disarmò e mi bloccò i polsi. «...Adesso vieni con me...» e cercò di portarmi via, ma opposi resistenza e non riuscì a muovermi.

Stava per riprovarci, quando ad un tratto allentò la sua presa, fino a lasciarmi per poi cadere a terra. Mi voltai e vidi che c’era Sephiroth con la Masamune sguainata e sporca di sangue, mentre la copia di Genesis era in terra con una pozza di sangue.

«Stai bene?» mi chiese rifoderando la Masamune.

«Sì» gli risposi senza guardarlo in faccia. Mi piegai e raccolsi le mie pistole, e le rimisi nelle fondine.

«Andiamo da Zack» gli dissi mentre saltavo giù dal davanzale.

 

Scesa giù, corsi verso Zack e lo trovai intento a fissare una copia di Genesis.

Anche Sephiroth era sceso giù dal davanzale e si avvicinò a Zack.

«Sephiroth!» disse Zack voltandosi «Gli intrusi sono le copie di Genesis».

«Dev’esserci Hollander dietro questo» disse Sephiroth.

«Chi è questo?».

«Non ho mai sentito il suo nome» dissi avvicinandomi anch’io ai due.

«Uno scienziato della ShinRa che è scomparso dopo aver rubato la tecnologia per creare le copie» disse Sephiroth.

«Stai dicendo che questo Hollander e Genesis lavorano insieme?» chiese Zack. Io avevo la sensazione che fosse proprio così...

Sephiroth si girò e dandoci le spalle disse: «Forse».

«Che cos’è che vogliono?» domandò Zack incrociando le braccia al petto ed assumendo un’espressione pensierosa.

«Hollander non ottenne il comando del Dipartimento Scientifico quando ci fu la selezione. È da allora che porta rancore verso la ShinRa. Molto probabilmente il suo obbiettivo è la vendetta». Sbaglio o Sephiroth aveva parlato più del solito? Non credevo alle mie orecchie!

«Questa sì che è bella! Mi stai dicendo che Genesis sta supportando questa stupida causa?» disse Zack sempre nella posizione di prima.

«Preferirei non crederci, ma...» disse Sephiroth. Sbaglio o nella sua voce c’era una nota di esitazione?

«Allora non crederci» disse Zack sorridendo.

Sephiroth si girò e disse: «Molto bene, non ci crederò. Ora Zack, Yunalesca. Le copie di Genesis sono state avvistate anche nel Settore 8» si diresse verso l’uscita e si girò verso di noi «Andiamo».

 

***

 

~Settore 8~

 

 

 Anche lì la situazione era la stessa che c’era al Palazzo ShinRa: distruzione, robot e copie di Genesis ovunque.

 «Anche qui è grave!» disse Zack spalancando gli occhi.

«Dovremmo dividerci» disse Sephiroth da dietro di noi.

 Io e Zack ci voltammo verso di lui ed annuimmo, per poi dirigerci in direzioni diverse: Sephiroth da una parte ed io e Zack dall’altra.

 

 Giunti alla fontana, in un angolo vedemmo una ragazza che stava per essere attaccata da due copie di Genesis.

«Aspetta! Sto arrivando!» gridò Zack iniziando a correre verso la ragazza, sguainando la spada. Ma Zack non arrivò mai dalla ragazza: un Turk dai capelli rossi gli si parò davanti, puntandogli contro un randello metallico.

«Il Settore 8 è sotto la giurisdizione dei Turks» disse il Turk pel di carota.

Senza che ce ne accorgessimo, alla nostra sinistra comparve un altro Turk, più alto di quell’altro, pelato e con gli occhiali da sole. Ma come faceva a vederci se è buio!?

Dietro di noi arrivò Tseng, e Zack disse: «State scherzando vero?» poi si voltò verso Tseng «Tseng fai qualcosa!».

Il Turk pelato disse: «Non c’è bisogno di preoccuparsi». Che voce cupa!

Zack lo guardò con aria confusa e quando vide che la ragazza aveva sistemato le due copie, disse al pel di carota: «Le altre aree?».

«Midgar è piena di schifezze» disse il rosso.

«SOLDIER sta avendo difficoltà» disse il pelato.

«Reno, Rude» li chiamò Tseng.

 I due si voltarono ed il rosso, che se avevo capito bene si chiamava Reno, disse annoiato: «Dillo e basta».

«Andate» disse Tseng.

«Sì signore» disse quello che doveva essere Rude, prima di andarsene insieme a Reno.

Zack si portò le mani dietro la nuca e mentre osservava Reno e Rude andarsene disse: «Allora noi adesso ci siamo appoggiando ai Turks?».

Zack non se ne accorse, ma la ragazza di prima gli passò dietro e disse: «SOLDIER sta perdendo colpi...».

«Non è che sta perdendo colpi, è solo che si sta riorganizzando...Huh?» Zack si voltò e quando vide la ragazza di prima dietro di lui disse: «Anche te sei un Turk?»

«Io sono Cissnei» si presentò la Turk.

«Io sono Zack e lei» mi indicò «è Yunalesca. Piacere di conoscerti!» e le tese la mano.

Tseng si avvicinò e ci disse: «Non eravate in missione?». Ci voltammo entrambi verso di lui e Zack gli disse: «Abbiamo lo stesso obbiettivo. Avete bisogno d’aiuto qui?».

«Apprezzo l’offerta, ma...» iniziò Tseng, ma venne interrotto da Cissnei, la quale disse: «Davvero generoso! Beh Tseng, Zack, Yunalesca, io devo andare» e se ne andò.

«Direi che è giunto il momento di andare anche per noi» dissi a Zack.

«Hai ragione. Noi andiamo, alla prossima Tseng!» e sia io che Zack, ci dirigemmo verso il Quartiere LOVELESS.

 

 

 

~Quartiere LOVELESS~

 

~Viale LOVELESS~

 

 

 Il viale si divideva in tre rami: uno che andava a destra, uno a sinistra ed uno che andava a dritto, il principale.

«Zack qui c’è troppo silenzio...» dissi guardandomi intorno con circospezione.

«L’ho notato...» disse lui, tenendo una mano sull’elsa della spada, pronto per sguainarla nel caso in cui comparisse un nemico.

Ad un tratto sentimmo delle grida provenire dal vicolo di sinistra e da quello di destra.

«Zack tu vai a sinistra! Io vado a destra!» gli gridai, iniziando a correre verso il vicolo di destra.

«Ok! Dopo ritroviamoci qui!» gridò lui, ormai partito da un pezzo.

 

 

 

~Vicolo~

 

 

In fondo al vicolo vidi un robot della ShinRa che stava per attaccare una donna ed una bambina.

Senza nemmeno rendermene conto gli lanciai contro un Fire, distogliendo la sua attenzione dai civili.

«Prenditela con qualcuno armato, ferraglia ambulante!» lo provocai. Le due donne rimasero lì dov’erano, erano troppo terrorizzate per scappare.

Il robot mi scagliò contro un missile, che prontamente schivai, ed approfittando del polverone che si era alzato con l’esplosione, sparai alla ceca, centrando il “cuore” e decretando così la fine dello scontro.

Il robot si cadde a terra e si spense.

Riposi le pistole e mi avvicinai alle due donne, che erano ancora in fondo al vicolo.

«State bene?» chiesi loro.

«Sì» rispose la bambina.

«Si stiamo bene. Grazie per averci salvato» disse la donna, presumibilmente la madre della bambina.

«Bene» sorrisi «Adesso andatevene da qui, è pericoloso».

Le due annuirono ed uscirono dal vicolo di corsa.

Chissà se Zack ha già finito...Già! Avevamo detto di ritrovarci all’incrocio quando avevamo finito!

 

 

 Tornai di corsa all’incrocio e Zack era già lì che mi stava aspettando.

«Ce ne hai messo di tempo!» disse lui ridendo.

«Eh scusami se ci ho messo tempo! Ma sai com’è...con le pistole non puoi mica abbattere velocemente un ammasso di ferraglia!» esclamai.

«Ok, ok hai vinto te. Andiamo avanti?».

«Si, proseguiamo».

Stavamo per riprendere la perlustrazione, quando sentimmo degli spari.

«Zack li hai sentiti anche tu?» gli chiesi.

«Sì. Forza andiamo!» e corremmo verso la direzione dalla quale provenivano gli spari.


La strada si divideva in due rami un’altra volta, ma non ci fu bisogno di sceglierne una: sentimmo degli altri spari e poco dopo vedemmo Cissnei sbucare da sinistra, mentre schivava i proiettili del nemico.

Dopo aver schivato i colpi, Cissnei fece per colpire il nemico con il suo Shuriken, ma il nemico con un colpo le fece perdere la presa sull’arma e la ferì alla spalla.

Finalmente il nemico uscì dalla strada di sinistra e scoprimmo che era una copia di Genesis, solo che questa, a differenza delle altre, era vestita come il vero Genesis e non portava l’elmetto sul capo.

Immediatamente Zack si mise davanti a Cissnei, ed io mi diressi da lei e con una Materia Energiga le curai la ferita.

«Un’altra copia?! Però sembra che questa abbia chiuso con le maschere! Meglio così!» e Zack iniziò a combattere contro la copia.

«Cissnei stai bene?» le chiesi.

«Sì, sto bene. Grazie per avermi aiutata».

«Non c’è bisogno di ringraziare, chiunque lo avrebbe fatto!» le sorrisi.

«Certo che Zack è forte...» disse Cissnei osservando la battaglia.

«Sì, è proprio in gamba!».

 

 In poco tempo Zack aveva steso a terra l’avversario e si fermò ad osservarlo. Ripose la spada e fece per venire verso di noi, ma la copia di Genesis si rialzò e gli sbucò un’ala, identica a quella del vero Genesis.

Zack si voltò e quando la copia fece per volare via, Zack estrasse di nuovo la spada e le dette il colpo di grazia, facendola cadere a terra, insieme ad una cascata di piume nere.

Zack rinfoderò la spada e rimase lì dov’era.

Cissnei si alzò, si avvicinò alla copia di Genesis e si inginocchiò vicino all’ala: «Quando ero piccola, ho sempre voluto avere delle ali. Sai, come un angelo» e si tirò su.

Zack senza voltarsi disse: «Se le persone avessero le ali, sarebbero dei mostri».

Cissnei scosse la testa: «Le ali simbolizzano la libertà per coloro che non ce l’hanno. Non simbolizzano i mostri».

Zack rise e si voltò verso Cissnei, che disse: «Beh io devo andare. Ho un altro compito. Sbaglio o anche voi non ne avevate un altro?».

Io e Zack ci scambiammo un’occhiata come per dire “Davvero?” ed insieme dicemmo: «Ah sì. Vero! Ce ne eravamo dimenticati!» e ridemmo.

Anche Cissnei rise. Dopotutto avevamo appena fatto una gag...

«Sono sicura che ci rivedremo ancora» ci salutò e se ne andò.

 

 Poco dopo che Cissnei se ne era andata, il cellulare di Zack squillò.

«Metti il vivavoce, così sento anch’io. Mi sa tanto che è Sephiroth...» dissi.

 Zack rispose alla chiamata, e la voce che sentimmo era proprio...quella di Sephiroth!

«Appena avete finito con il Settore 8, venite al Reattore Mako 5».

«Hai trovato qualcosa?» gli chiese Zack.

«È stato avvistato Angeal».

«Allora è un “cerca e distruggi” ?» chiese Zack rabbuiandosi in viso.

«L’esercito si sta muovendo, ma c’è ancora tempo. Li troveremo prima di loro e...».

«E COSA?» urlò Zack. Mi tappai le orecchie.

 Ci fu un attimo di silenzio da parte di Sephiroth, probabilmente aveva allontanato il cellulare dall’orecchio.

«...fallire nell’eliminarli».

«Davvero?» disse Zack tutto allegro. Al vedere la sua faccia allegra non potei fare a meno di essere contagiata anch’io dalla sua allegria.

Anche se non conoscevo Genesis ed Angeal quanto Sephiroth e Zack, non mi sembrava giusto ucciderli, quindi in un certo senso la gioia che provavo era la stessa di loro due.

«Si, per davvero» rispose Sephiroth.

«Eccellente! Probabilmente!« e Zack chiuse la telefonata «Andiamo Yuna!».

 

 

 

Reattore Mako 5...Aspettaci!

 

 

 

-------------------------------------------------------

Direi che stavolta il finale è decente...XD

Se ci sono errori, fatemeli notare! OK? ^v^ (anche se spero che stavolta non ci siano...)

 

 

_Nishitsu_ : Stavolta non ti sei mica squagliata vero? Sei ancora tutta intera? xDD 

Povera Lucrecia! XD 

Menomale che non era noioso quello precedente! ^v^ Mi fa piacere sapere che ti stai appassionando al mio stile di scrittura! ^v^

Non vedo l'ora di conoscere il tuo personaggio alla Auron style! ^v^

Vincent è Figo in qualsiasi momento! :Q__ *guarda Vincent* 

Comunque per quanto riguarda le tipe insulse... posso dire sicuramente (almeno penso di essere sicura XD) che hanno quel compito lì! xDD



one winged angel : Il mondo senza Zack...? Sarebbe una noia mortale! XD

Per la lunghezza ormai non ho più problemi! ^v^ *gioisce*

Questa volta non sono giustificata, ma direi che rispetto al precedente, questo sia messo meglio...no?

Eh senza "l'intervento" (forzato XD) del generale, probabilmente l'avrebbero dovuta ricoverare! xDD

Il "sorriso" (che poi non è che sia un Sorriso con la S maiuscola...-.-" Se avesse sorriso per davvero altro che Meteor! 0.0" xDD) che fa c'è veramente. Ovviamente non lo fa riguardo alla missione, bensì ad un qualcosa che fa o dice Zack. (esattamente non mi ricordo il motivo). Spero di aver chiarito questo dubbio! ^v^

P.S. Stavolta ho aggiornato prima!!! =D

 

Ringrazio tutti quelli che recensiscono che leggono e basta e tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.

 

Alla prossima!!! Ciaooo! :D

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Capitolo 12
*** Capitolo XI - Hollander ed Angeal ***


Chiedo scusa se il capitolo è scomparso, colpa mia! Per sbaglio l'ho cancellato! ^^"

 

 

Hollander ed Angeal

 

Dentro il Reattore Mako 5

 

Eravamo finalmente dentro il Reattore Mako, ma di Sephiroth nessuna traccia; evidentemente doveva essere avanti.

«Attenta!» gridò Zack all’improvviso, parandosi di fronte a me con la spada sguainata.

Dal soffitto arrivò uno Sahagin bianco, che non esitò ad attaccare Zack, il quale parò l’attacco e contrattaccò, mettendolo K.O.

Ringraziai Zack ed il mio sguardo cadde sul muso della creatura: c’era il volto di Angeal sopra!

Immediatamente lo feci notare a Zack, e lui si avvicinò al muso per vedere meglio ed esclamò: «Ma questa... Questa è la faccia di Angeal!».

E proprio in quel momento arrivò Sephiroth, che disse: «Sembra che Genesis non sia l’unico che possa essere copiato» fece qualche passo in avanti e si voltò verso di noi «La sala d’allenamento della compagnia...».

Sia io che Zack ci voltammo verso di lui con aria interrogativa. Di cosa stava parlando?

«Ci entravamo di nascosto per divertimento, quando quelli di 2nd CLASS erano fuori... Io, Genesis ed Angeal» continuò Sephiroth, incurante del fatto che lo stessimo ascoltando.

«Eravate piuttosto uniti» disse Zack.

«Humph, immagino...».

Sephiroth iniziò a raccontare di un loro incontro nella sala d’allenamento e di come Genesis rimase ferito alla spalla sinistra. Guarda caso proprio dove ha l’ala...

«Era tutto a posto?» chiese Zack.

«Per quanto riguardava Genesis, sì, ma per quanto riguardava Angeal...».

«Angeal? Cosa successe?» chiese di botto Zack.

«Dopo, ricevetti una delle sue famose lezioni» rispose Sephiroth.

«Su cosa?».

«Sempre lo stesso. Disciplina, Sogni, Onore eccetera...». Il “grande” generale che utilizzava la parola “eccetera” ? Il prelievo di sangue oltre ad aver fatto diventare le mie gambe di gelatina, aveva anche distrutto i miei padiglioni auricolari! Non potevo davvero credere alle mie orecchie!

«Ah, una di quelle, huh?».

Sephiroth si avvicinò allo Sahagin bianco e lo guardò: «Allora è vero...sono in combutta con Hollander».

«Com’è potuto accadere?».

Mi domandai ancora perché anch’io facessi parte della missione... non conoscevo né Genesis né Angeal, e tantomeno loro due conoscevano me, escluso Genesis che mi conosceva di vista. Che il fatto di essere la “partner” di Sephiroth potesse essere il motivo?

Sephiroth andò avanti senza dire niente, mentre Zack incrociò le braccia e disse tra sé e sé ad alta voce: «Angeal... Cosa stai facendo?».

«Zack muovi le gambe non la bocca se vuoi trovare Angeal!» gli dissi scherzosamente, riportandolo alla realtà.

«Eh, andiamo!» disse lui raggiungendo le scale, davanti alle quali stava Sephiroth, che disse: «Il laboratorio segreto di Hollander è giù. Forse possiamo trovarci qualche informazione riguardo Angeal».

«Allora andiamo!» dicemmo io e Zack all’unisono.

 

Ingresso Laboratorio Hollander

 

Scese le scale, seguimmo la strada, fino a che non giungemmo di fronte ad una porta che con molte probabilità conduceva al laboratorio di questo Hollander.

Sephiroth si avvicinò alla porta e disse: «Sembra che non riceva energia. La fonte energetica è...mako» si affacciò dalla ringhiera e guardò giù «Zack, vai ad aprire la valvola al livello inferiore. Dovrebbe far ripartire il flusso di energia».

«Aspettate!» dissi avvicinandomi alla porta.

«Che c’è Yuna?» mi chiese Zack.

«Ci penso io ad aprirla».

«E come?».

«Ora lo vedrai».

Ci poggiai le mani sopra ed raccolsi un po’ di energia da Ifrit, in modo tale da poter utilizzare la magia Firaga. Se la porta non si apriva e dovevamo perdere tempo per andare ad aprire una stupida valvola per attraversarla, perché non liquefarla?

A bassa voce pronunciai “Firaga”, e l’intera porta divenne incandescente, fino a che non si liquefò per l’elevata temperatura.

Tolsi le mani e dissi: «Adesso possiamo procedere senza starci a preoccupare della valvola» ed attraversai quella che fu una porta.

«Non c’è più bisogno di riattivare l’energia» disse Zack.

«A quanto pare...» disse Sephiroth.

Mi voltai e dissi ad entrambi: «Muovetevi!».

 

Laboratorio Segreto di Hollander

 

Entrai nel “laboratorio”, ma non era proprio come me lo ero immaginato: invece di essere come quelli della ShinRa, era uno stanzone pieno di strani macchinari che non avevo mai visto, ed il pavimento era ricoperto di fogli sparsi qua e là.

Sephiroth scese le scalette e si avvicinò alla capsula sulla sinistra: «Una vista alquanto sgradevole...» e si allontanò, prendendo un foglio lì vicino ed incominciandolo a leggere.

Appena Sephiroth si allontanò, anch’io e Zack andammo a vedere il contenuto della capsula: al suo interno c’era uno Sahagin identico a quello di prima.

«C’è un mostro dentro. È qui che fanno le copie?» chiese Zack.

E Sephiroth, senza staccare gli occhi dal foglio che teneva in mano, disse: «Questi sono...documenti altamente confidenziali sulle ricerche che Hollander ha rubato. I documenti rubati trattano di un certo “Progetto G”, “Degradazione” e “Antichi”. Alcuni di essi potrebbero ancora trovarsi qui. Cercate attentamente».

Invece di rispondere alla domanda, ovvia, di Zack, cosa fece? Ci ordinò di cercare degli stupidi fogli! È vero che lui era IL generale, però non poteva muovere le sue gambine e cercare anche lui, no eh?

Zack ed io ci scambiammo un’occhiata rapida come per dire “Non abbiamo altra scelta” e ci mettemmo alla ricerca di questi fogli.

Ne trovai uno sul tavolo poco lontano da Sephiroth. Iniziai a leggerlo:

“Progetto G – Sommario”

“Obbiettivo: Impiantare le cellule di un Antico in un feto umano per permeare il suddetto feto con le abilità degli Antichi.”

 

Impiantare? Feti umani? Ma questi non erano esperimenti, erano...delle aberrazioni!

Detti il foglio a Zack e continuai, seppur con un senso di inquietudine maggiore, la ricerca di questi documenti maledetti.

 

Girovagai per un po’ ed il secondo lo trovai sopra un macchinario vicino ad una capsula in disuso. Lo presi, inspirai e lo lessi:

“Rapporto sul fenomeno di Degradazione dei SOLDIER”

“Le abilità accresciute dei membri di SOLDIER sono mantenute da un delicato equilibrio di vari fattori genetici. Un cambiamento di questo equilibrio potrebbe essere causato solo da una “perdita” di informazioni genetiche, ma questo non è possibile sotto normali circostanze. Questo fenomeno è unico per i SOLDIER di tipo G.”

 

Detti anche questo a Zack il quale sembrava essere ancora più sconvolto mano a mano che li leggeva. Volevo prendere una pausa...

«Ma la ferita di Genesis guarì?» chiesi all’improvviso a Sephiroth, cogliendolo di sorpresa e facendogli, finalmente, staccare gli occhi da quel dannato documento che teneva in mano da una vita.

Sephiroth mi guardò e poi disse: «La ferita era superficiale. Ma per qualche ragione, Genesis non guariva. L’uomo che lo curava era... Hollander. Genesis aveva bisogno di una trasfusione, ma io non potevo essere il donatore. Fu Angeal il donatore. Perché non potei essere io il donatore...?» e riprese a scrutare quel pezzo di carta che teneva in mano.

Questo Hollander mi piaceva sempre di meno...

Con un sospiro, ripresi la ricerca e trovai il terzo, e forse ultimo, documento sopra la lampada vicino alle scalette che avevamo sceso un’ora prima.

A differenza dei primi due era più lungo:

“Progetto sugli Antichi – Abbozzo”

“È un fatto indiscusso che la forma di vita estratta dalla Terra è certamente della razza antica della leggenda. Inoltre la storia narra che questi ‘Antichi’ incanalavano il potere di questo pianeta per strappare la terra a pezzi.

Utilizzando le cellule degli Antichi dissotterrati, abbiamo iniziato la ricerca sulla creazione e sulla produzione di massa di una razza con abilità somiglianti. L’obbiettivo primario di questa ricerca è di ridurre significantemente il costo dell’escavazione di mako.”

 

«Dovreste guardare anche questo» disse Sephiroth.

Sia io che Zack ci avvicinammo e Sephiroth incominciò a parlare: «Il Progetto G ha dato vita all’uomo che conosciamo come Genesis...».

«Progetto G...» mormorò Zack.

«“Progetto Genesis”» si voltò «Contrariamente a questo rapporto, Genesis ha mostrato chiari segni di cambiamento».

«Degradazione?».

«Non solo quella».

Io e Zack ci guardammo ed insieme a Sephiroth ci avvicinammo alla capsula contenete il mostro; poi Zack disse: «Copie...?».

«Abomini...» disse Sephiroth freddamente.

Sentii dei passi provenire dalle scalette di ferro e mi voltai: c’era un uomo basso e grasso, con indosso un camice da scienziato, anche se di scienziato quell’uomo non ne aveva l’aspetto.

«S-Sephiroth!?» disse l’uomo.

«Hollander. Immaginavo di trovarti qui» disse Sephiroth voltandosi verso di lui.

«Il processo di degradazione...solo io posso fermarlo» disse Hollander scendendo le scalette e fermandosi di fronte a Sephiroth.

Posai lo sguardo sul pavimento e vidi una piuma nera. Una sola parola mi venne in mente: Genesis.

Alzai lo sguardo, e lo vidi atterrare di fronte ad Hollander.

«Genesis» disse Sephiroth.

Genesis gli puntò contro la punta del suo stocco e disse: «Non prenderai Hollander» ed Hollander scappò via.

Sephiroth si voltò verso di me e Zack e ci disse: «Zack, Yuna, inseguite Hollander!».

Genesis si scansò per farci passare, ma appena passò Zack, mi bloccò la strada. Automaticamente indietreggiai; non ci tenevo ad essere afferrata ed utilizzata come un possibile “ostaggio”.

Genesis abbassò lo stocco, passò accanto a Sephiroth e disse: «There is no hate, only joy. For you are beloved by the goddess hero of the dawn, Healer of the worlds».

«Ancora “LOVELESS” ? Non cambi mai». Disse Sephiroth.

Piano piano, cercai di avvicinarmi alle scalette, in modo da poter raggiungere Zack ed aiutarlo a prendere Hollander.

E Genesis nel frattempo continuò la sua “recita”: «"Three friends go into battle. One is captured, One flies away, the One that is left becomes a hero”».

Vidi Sephiroth scuotere la testa e dire: «Una storia comune».

Salii sul primo gradino, stando attenta a non fare rumore, in modo da non attirare l’attenzione di Genesis. Chissà per quale motivo non mi aveva fatto passare... ma non aveva importanza, dato che stavo per raggiungere Zack, Genesis permettendo...

«Se dovessimo recitarla, sarei io a recitare la parte dell’eroe, oppure tu?».

Sephiroth si voltò, tese una mano verso Genesis e gli disse: «È tutta tua».

«Certamente» e camminò di fronte a sé fino ad arrivare di fronte alla capsula «Dopotutto, la tua gloria doveva essere mia» disse Genesis fissando la capsula.

«Meschino...» disse Sephiroth. Più parlavano e meno capivo... era giunto il momento di andarsene, ed anche alla svelta!

Salii un altro gradino, ne mancavano soltanto altri otto e sarei potuta uscire da quella stanza e raggiungere Zack.

«Col senno di poi, forse» e Genesis si voltò verso di Sephiroth, il quale gli dava le spalle «Ora, ciò che voglio di più... è il “dono della Dea”» e mi lanciò un’occhiata tendendo un braccio verso l’alto, facendomi venire i brividi dappertutto, oltre ad una sensazione di inquietudine.

Sephiroth si voltò leggermente verso di me e capii che dovevo andare. Allora senza indugio salii i restanti gradini ed attraversai la porta più veloce che potei, lasciando dietro di me Sephiroth e Genesis.

 

Corridoi

 

Era da più di mezz’ora che stavo correndo per i corridoi, che sembrano infiniti. Tra l’altro sulla mia strada non era comparso nessun mostro o robot, tolti quelli morti ai lati dei corridoi, che con molta probabilità, anzi, sicuramente, erano stati eliminati da Zack mentre inseguiva Hollander.

Svoltai in un corridoio ancora più stretto ed incominciai a sentire una leggera corrente d’aria. Che Zack ed Hollander si trovassero in una zona aperta?

Mentre correvo non potei fare a meno di pensare a quando Genesis mi aveva bloccato la strada e quando aveva parlato del “dono della Dea” di LOVELESS e mi aveva guardata. Che cosa c’entravo io con il “dono della Dea” ?

Aumentai la velocità in modo da concentrarmi sul correre e non su una questione a cui non avrei mai trovato risposta.

Ad un tratto sentii proprio il vento gelido proveniente dall’esterno e sopra la porta che trovai in fondo al corridoio trovai scritto: “Piattaforma Interiore – Sezione Esterna”.

Agli angoli della porta c’erano due robottini della sicurezza messi fuori uso: Zack era passato di qui, quindi dietro quella porta c’erano sia lui che Hollander.

Li avevo trovati!

 

Piattaforma Interiore – Sezione Esterna

 

Appena attraversai la porta, un’ondata di vento gelido mi fece venire la pelle d’oca dalla testa ai piedi, ma non potevo fermarmi per il freddo: dovevo aiutare Zack a prendere Hollander!

Scesi di corsa le scale e vidi Hollander fuggire, mentre Zack era impegnato ad affrontare tre robot di medie dimensioni, i cui nomi, se la memoria non mi ingannava, erano: Motosega d’Assalto, quello giallo con due lame che faceva rotare sulle braccia, Mitraglia Blindata, quello blu con due mitragliatrici alle braccia e con tanto di scudi laterali, e Lanciamissili, quello nero armato con due fucili sulle braccia ed un lanciamissili sulla parte superiore. Tutti e tre insieme ti rendono la vita difficile, ma come ne elimini uno, le cose si semplificano; non mi resta che gettarmi nella mischia ed aiutare Zack!

Estrassi le pistole e presi di mira la Motosega d’Assalto, l’unico dei tre a non avere nessun tipo di protezione, e mirai alla batteria, ma la mancai ed attirai la sua attenzione, così come quella degli altri due, che lasciarono perdere Zack e si diressero verso di me.

Schivai un colpo proveniente dalla Motosega d’Assalto rotolando in terra di lato, ma finii proprio accanto alla Mitraglia Blindata, che mi puntò subito le mitragliatrici addosso, ma poco prima che facesse fuoco, e di conseguenza eliminarmi seduta stante, Zack con un colpo da dietro, lo distrusse.

Velocemente mi rialzai e feci giusto in tempo a schivare la lama di quella dannata Motosega d’Assalto che ricevette un fendente da parte di Zack, facendo la stessa fine della Mitraglia Blindata.

Alla fine eravamo rimasti io, Zack ed il Lanciamissili. Quest’ultimo ci scagliò contro due missili che schivammo facilmente.

Zack spiccò un balzo e stava per colpire dall’alto il robot, ma decisi di rendermi utile: scagliai un Firaga, mettendo K.O. il robot prima ancora che Zack riuscisse a sfiorarlo con la spada.

Rinfoderai le pistole ed urlai a Zack: «Andiamo, altrimenti Hollander ci sfugge!».

Appena tornò a terra e rinfoderò la spada, ci dirigemmo verso Hollander, il quale indietreggiò appena ci vide, cadendo a terra.

«Hollander capisci quello che stai facendo?» disse Zack arrabbiato.

Tra noi ed Hollander sbucò la lama di uno spadone: Angeal.

Hollander si alzò e scappò. La prossima volta che mi sarebbe capitato a tiro, un proiettile non glielo avrebbe tolto nessuno! Detestavo quell’uomo quanto Hojo, anzi, detestavo tutti gli scienziati in generale!

«Lavori per Hollander adesso? Cos’è che vuoi?» chiese Zack ad Angeal.

«Dominare il mondo».

«Non è divertente».

«Allora che ne dici di... vendetta?» disse Angeal togliendo la spada.

«Per cosa?».

Angeal camminò in avanti, Zack lo chiamò, e quando ad Angeal spuntarono due ali bianche sulla destra, indietreggiò.

«Sono diventato...un mostro» e si girò verso di noi «L’obbiettivo di un mostro è sempre la dominazione del mondo o la vendetta».

«Scusa se mi intrometto, ma quello che stai dicendo è senza senso! I veri mostri sono quelle aberrazioni che sono nel laboratorio!» dissi quasi gridando.

«Infatti. Angeal ti stai sbagliando. Quelle non sono le ali di un mostro» disse Zack avanzando, anche se di poco, verso Angeal.

«Allora cosa sono?» domandò Angeal.

Zack afferrò una piuma che svolazzava e disse: «Le ali di un angelo».

«Capisco. Allora per cosa dovrebbe combattere un angelo, Zack? Cosa sognano gli angeli?» gridò Angeal spalancando le ali, perdendo qualche piuma, che rimase sospesa nell’aria.

Angeal conficcò la spadona nel pavimento e si avvicinò verso di noi, che ad ogni suo passo, indietreggiavamo.

«Gli angeli sognano solo una cosa...» disse Angeal continuando ad avvicinarsi.

«Ti prego, diccelo» dicemmo sia io che Zack, continuando ad indietreggiare.

Angeal si fermò: «Sognano di essere...umani» e con uno scatto fulmineo, dette un pugno nello stomaco a Zack, spedendolo parecchio lontano e facendolo finire sopra la grata a metà della sala.

Non mi ero nemmeno accorta di quello che era successo!

Mi voltai verso di Zack e lo vidi rialzarsi e mettersi in posizione di difesa, per poi riabbassare le braccia.

«Difenditi!» gli gridò Angeal.

Zack scosse la testa e sorrise.

Angeal dette un pugno in terra, e qualcosa di luminoso si diresse velocemente verso di Zack, ma non ci arrivò mai: mi misi tra Zack e quella cosa luminosa e con l’ala nera parai il colpo. Nonostante non mi fossi ferita, la potenza del colpo la sentii; eccome se la sentii: il dolore che partiva dall’ala si espandeva per tutta la schiena, come se mille spade mi stessero entrando nella pelle, tagliandomi dappertutto.

Strinsi i denti: non ci tenevo a mostrarmi sofferente.

«Yuna...».

«Le domande a dopo Zack. Ok?» dissi tra i denti.

Alzai il viso e guardai Angeal dritto negli occhi.

«E così anche tu sei un mostro...» disse lui.

«Ancora con questa storia dell’essere un mostro?! Senza offesa, ma stai diventando noioso con questa storia! Te lo abbiamo già detto: quelle non sono le ali di un mostro!» sbottai. Ero arrivata al limite della sopportazione.

Angeal non disse nulla, ma l’espressione che aveva sulla faccia mostrava chiaramente che era sorpreso, ma questo non gli impedì di colpire il pavimento con un altro pugno, scagliando contro di noi quella cosa luminosa per l'ennesima volta; ma prontamente la bloccai. Ancora.

Stavolta però il colpo aveva lasciato qualche ferita sull’ala, ma nonostante quello ed il dolore, feci qualche passo in avanti barcollando, e d’impeto, mi gettai contro Angeal, nella speranza di fermarlo. L’avessi mai fatto!

Gettandomi contro di lui, con la mano sinistra sfiorai per un istante le sue ali, ed accadde la stessa cosa che accadde con Genesis, solo che stavolta non ci fu la pioggia di piume e tutto il resto.

Accadde tutto in un istante: sfiorai le ali, due o tre piume si staccarono ed entrarono nel mio fianco destro, nonostante i vestiti ed a causa del dolore mi allontanai da Angeal e balzai all’indietro, riportandomi di fronte a Zack, il quale non si era accorto di nulla, così come Angeal, che sferrò un altro colpo.

Stavolta non ce la feci a pararlo, e quando quella luce ci raggiunse, la grata su cui eravamo si aprì, e sia io che Zack, precipitammo nel vuoto.

 

 

 

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Nel prossimo capitolo entrerà in scena Aerith! :)

Se ci sono errori o altro, fatemelo notare, non ci sono problemi (anche se ormai non c'è bisogno di dirlo che non ho problemi se me li fate notare XD).

Lo dico prima di rispondere alle recensioni, così sono sicura che l'ho detto (visto che potrei dimenticare... -.-"): Il mio povero pc ha qualche problemino, e forse non non ci sarò per un po'. Comunque anche se non sarò al pc cercherò di continuarla! ^v^ (con carta e penna, come facevo all'inizio! X3).

 

_Nishitsu_: Spero che anche io questo capitolo non ci siano errori! ^v^" Ah quella frase che mi hai fatto notare...l'ho corretta! ^v^  Ripetere il nome di Zack è uno sport presente alle Olimpiadi a Midgar! Lo sapevi? XDXD

Sephiroth è ovunque! XD Arriva sempre al momento giusto, come se sapesse dove andare e cosa fare! XD

Prima che finisca ce ne vuole di tempo, ma ho deciso di fare una serie. Questa ff è unicamente su Crisis Core, ed una volta finita, passerò a Final Fantasy VII, poi Advent Children e Dirge of Cerberus (in sequenza temporale, così la storia fila che è una meraviglia XD).

 

the one winged angel: Spero di non esser ricaduta con questo... Comunque la lunghezza ormai è un problema che non ho più! XD

Sephiroth deve fare e mantenere la sua figura da "grande e blasonato Generale dei SOLDIER" XD

In questo capitolo c'è un accenno a cosa Genesis voglia da Yunalesca...ovviamente lo ha espresso sempre attraverso le parole di LOVELESS... XD

Zack che sbraita al telefono...XD Non sai quanto ci ridevo quando l'ho visto! XDXD. Penso che abbia spaccato i timpani a Sephiroth, che era dall'altra parte della cornetta! xDD

 

Per il momento è tutto, spero di poter aggiornare presto! Non mi linciate se ritardo ok? XD

Alla prossima!!!

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Capitolo 13
*** Capitolo XII - Aerith ***


Aerith

 

Quando la grata si aprì ed io e Zack cademmo giù, non mi accorsi nemmeno di avere tutte e due le ali spalancate e che stavo reggendo a fatica Zack.

Nonostante il suo peso, riuscii ad attutire la nostra caduta nel vuoto: raggiungemmo un tetto, ma poco prima di arrivarci, persi la presa, e lui cadde e sfondò il tetto.

Immediatamente volai giù da Zack, e controllai se si fosse ferito, ma quello non riportava nessuna ferita, e tra l’altro stava... dormendo.

Mi passai una mano sulla faccia: come faceva a dormire in una situazione del genere e dopo aver sfondato un tetto?

Davanti a me vidi delle piume bianche e nere: erano le mie.

All’improvviso mi resi conto di avere un problemino: come far “sparire” o “rientrare” le ali?

Non potevo di certo andare in giro con le ali!

Non potevo dire “È per una festa in costume!”. Nessuno se la sarebbe bevuta, Sephiroth in primis...

«Ciao!» sentii dire da una voce femminile.

Alzai lo sguardo e davanti a me vidi una ragazza dagli occhi verdi e dai capelli castani, tenuti legati in una treccia e con due ciuffi leggermente mossi che le ricadevano davanti.

La riconobbi subito: era quella ragazza tenuta sotto controllo dai Turks come me! Aerith!

 

Le ali! Le ali! Le devo far sparire, anche se le ha viste, le devo far sparire comunque! Ifrit, Bahamut, voi potete fare qualcosa?

~Se non ci riesci da sola, noi non possiamo aiutarti~

~Ha ragione Bahamut. Devi trovare te, da sola, il modo per farle sparire. Una volta che lo avrai trovato, noi potremo tenertele dentro e farle uscire quando e come vuoi~

Ho capito. Grazie! Ma non avete nemmeno un consiglio da darmi su come fare?

~No. Ed ora muoviti e datti da fare!~

 

Ricevuto il “consiglio” da Bahamut, chiusi gli occhi e mi concentrai con tutta me stessa. Le ali fremettero per un istante, poi quando smisero, riaprii gli occhi e l’unica cosa che rimase delle ali, furono solo due o tre piume che svolazzavano.

Ce l’ho fatta?

~Sì! Brava Yuna!~

~Ce ne hai messo di tempo...!~

Evviva! Adesso non mi resta che far svegliare Zack... 

 

«Mamma?» mormorò Zack, piegando la testa di lato.

Aprì gli occhi e disse: «Paradiso?».

Evidentemente la botta che aveva preso con la caduta doveva avergli fatto qualche danno al cervello...

Aerith si avvicinò e disse: «Non proprio. Questa è una Chiesa nei bassifondi».

Zack si tirò su: «Un angelo?». 

Ok. Adesso non c’erano più dubbi: lo avevamo perso...

Mi passai una mano sulla faccia ed Aerith rise, poi disse: «No. Sono Aerith!» si girò ed indicò il buco sul soffitto «Voi due siete caduti dal cielo».

Mi alzai anch’io; ci presentammo e ringraziammo Aerith per averci “soccorsi”.

«Devo ripagarti in qualche modo» disse Zack.

«No, non preoccuparti. Non ce n’è bisogno» disse Aerith scuotendo la testa.

Zack camminò in avanti con una mano sotto il mento, pensieroso, poi schioccò le dita, si girò e disse: «Che ne dici di un appuntamento?».

Sia io che Aerith sgranammo gli occhi; poi lei disse: «Cosa?! Non essere sciocco!».

Mi avvicinai a Zack e gli detti un colpo nel fianco; dopodiché gli dissi: «Come puoi chiedere una cosa del genere se non vi conoscete nemmeno?! Piuttosto, perché non le chiedi se ha bisogno di una mano per qualcosa?» e mi passai una mano sulla faccia.

Zack si passò una mano dietro la nuca e si avvicinò ai fiori. Stava per calpestarli, quando Aerith gridò: «Fermo! Non calpestare i fiori!» e lui indietreggiò; poi esclamò: «Sai dovresti venderli! Riempiresti Midgar di fiori ed avrai il portafogli pieno di soldi!».

Gli detti un altro colpo nel fianco.

«Certo che te con le donne ci sai proprio fare eh Zack?». Lui si passò un’altra volta la mano dietro la nuca.

«Non ci avevo mai pensato...!» esclamò Aerith.

«Zack dobbiamo andare...» e mi diressi verso l’uscita.

Salutammo Aerith e facemmo per uscire, ma lei si avvicinò e ci chiese se poteva portarci all’uscita dei bassifondi.

«Aertih facci strada allora!» ed aprii la porta della chiesa, facendo cenno agli altri due di muoversi.

 

Usciti dalla chiesa, il paesaggio era completamente diverso da come mi aspettavo: ferri vecchi e calcinacci ovunque. Solo la chiesa sembrava essere messa meglio; ma anche quella cadeva a pezzi. Come tutto, del resto...

Superato il piccolo shock dovuto al paesaggio, ci dirigemmo verso il centro dei bassifondi, seguendo Aerith, ma all’improvviso comparvero due mostri, esattamente due Boggy, che si misero tra di noi e la porta che conduceva al centro.

Il tempo di comparire, che Aerith si rimpiattò dietro una colonna e Zack con un solo fendente, li eliminò.

«Sei forte» disse Aerith uscendo da dietro la colonna che aveva utilizzato come “protezione”.

Superati i due Boggy, riprendemmo il cammino, ed una volta giunti in centro, Aerith indicò un grande portone blu rugginoso e disse: «Dietro quel portone c’è il mercato. È pieno di bei negozi, e da lì puoi prendere l’autostrada, che porta a Midgar ed al Palazzo ShinRa».

Poco prima di varcare il portone, Zack disse: «Manca qualcosa...».

«Adesso cosa c’è Zack?» gli chiesi. Chissà quale altra cavolata avrebbe detto...

Mi preparai mentalmente per quello che avrei sentito, ma non ce ne fu bisogno: quello che disse fu sensato. In un certo senso.

Zack batté un pugno sul palmo della mano sinistra e disse: «Ma certo! Non potete vedere il cielo!».

Aerith abbassò la testa e disse: «Chi vuole vederlo? Io no di sicuro».

«Perché?» le chiesi.

«Il cielo mi spaventa. Ho l’impressione che mi risucchi».

Zack batté di nuovo il pugno sul palmo della mano ed esclamò: «Ho appena avuto un’idea! Un giorno ti farò vedere un cielo bellissimo, il vero cielo. Non è per niente spaventoso. Lo amerai!» e Aerith sorrise.

Dopo questa piccola “pausa”, andammo finalmente al mercato.

Il tempo di entrare, che un ragazzino si scontrò con Zack, scippandogli il portafogli.

-Zack ti hanno appena rubato il portafogli!- gli dissi.

Lui si controllò e poi gridò: «È vero! Andiamo a cercare quel ragazzino!» e partì alla ricerca del ladro.

«Propongo di dividerci» dissi ad Aerith, la quale annuì e si avviò anche lei, prendendo un’altra direzione.

 

Vagai per i vari vicoletti e chiesi informazioni a tutti quelli che incontrai, fino a che non vidi una piccola ombra correre dietro a degli scatoloni.

Silenziosamente raggiunsi gli scatoloni, e dietro di essi ci trovai il ladruncolo.

«Sei pregato di restituire ciò che hai rubato al suo proprietario» gli dissi comparendogli davanti e bloccandogli ogni via di fuga.

Facendo così mi sembrò di comportarmi come Sephiroth! Spingere l’avversario con le spalle al muro ed averlo in pugno... alla Sephiroth style...!

«No! Non posso!» gridò il ragazzino stringendo la presa sul portafogli di Zack.

«Un mostro ti ha rubato il tuo vero?». Prima avevo visto dei Boggy vicino all’ingresso del mercato, forse uno di loro aveva il portafogli del ragazzino...

Il ragazzino mi guardò: avevo fatto centro.

«Senti, facciamo così: te restituisci questo al suo proprietario, ed io vado a riprendere il tuo. Ci stai?» dissi gentilmente.

Il ragazzino annuì.

«Bene. Te fai quello che devi fare, e quando lo hai fatto, mi troverai qui con il tuo portafogli» e mi spostai, liberando la via al ragazzino, che corse via.

Mi diressi fuori dal mercato, ed a pochi passi dall’ingresso, vidi un gruppetto di Boggy, e guarda caso uno di loro aveva un qualcosa tra le zampe che assomigliava stranamente ad un portafogli...

Estrassi una pistola ed eliminai i Boggy, uno ad uno. Eliminati i mostri, presi il maltolto e tornai di corsa al mercato, agli scatoloni, dove ci trovai il ragazzino, al quale chiesi immediatamente: -Restituito?-.

«Sì. Te l’hai ripreso il mio?».

«Sì. Eccolo qui» e gli detti il portafogli «Ora vedi di non rubare più».

Il ragazzino annuì e se ne andò dicendomi: «Grazie per l’aiuto signora!».

«Ehi! Ti sembro per caso vecchia?! Maleducato!» gli gridai dietro.

 

Risolta la questione del furto, cercai Zack ed Aerith, e quando li trovai, li vidi passeggiare insieme, ridendo.

Per un po’ li seguii, visto che non volevo disturbarli, ma allo stesso tempo mi sembrava di essere la ragazza che spia il suo ex e la sua nuova fidanzata per via della gelosia.

Visto che non ci tenevo ad essere etichettata a quel modo, li seguii fino a che Zack non comprò un fiocco rosa ad Aerith e fino a che non varcarono la porta del mercato, dirigendosi chissà dove.  A quel punto decisi di aspettarli davanti alla porta che conduceva all’autostrada.

Guardai l’ora sul display del cellulare: segnava le 16:00.

Se Zack non fosse arrivato entro le 17:15 lo avrei chiamato: non avevamo tempo da perdere.

Il tempo passò lentamente visto che non avevo niente da fare, ma alle 17:15 esatte, vidi Zack correre verso di me che urlava: «Genesis è al Palazzo ShinRa, dobbiamo andare!».

Senza aspettare altro, attraversai la porta dietro di me, seguita a ruota da Zack.

 

Lasciati i Bassifondi del Settore 5 raggiungemmo l’autostrada: era deserta. E questo non presagiva nulla di buono...

 

 

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Sono tornata! Il pc va che è una meraviglia! °U° (<---faccina orribile...-.-")

Spero che anche questo capitolo sia migliore! (anche se pessimista come sono, per me non è migliore affatto -.-")

 

Per il prossimo capitolo ci sarà da aspettare un po', però vi lascio il titolo!

 

~Assalto sull’Autostrada, Bahamut Fury e Rapimento~

 

 

the one winged angel: Purtroppo sul dono della dea (come lo intende Genesis ovvio XD) non posso dire nulla, altrimenti faccio lo spoiler dei futuri capitoli! >.<

Che Yuna nasconda qualcosa, direi che adesso sia proprio palese! XD

L'idea originale era di far rivivere Crisis Core dal punto di vista di un personaggio estraneo a tutto ciò, solo che poi ho creato il mio personaggio e l'idea è mutata! XD (Sì, lo so... sono strana! .-.)

 

_Nishitzu_: Le due materie d'invocazione non c'entrano nulla con il discorso delle ali...Però devo dire che come idea non sarebbe stata male! Perchè non c'ho pensato prima? *si passa una mano sulla faccia*.

Prima che finisca ce ne vuole di tempo! Con il prossimo capitolo, dovremmo essere....più o meno...a metà della storia di Crisis Core *prende la guida*. Mmm direi di sì...C'è il prossimo capitolo, poi gli eventi a Modeoheim, l'episodio di Zack in spiaggia (dove combatte con l'ombrellone XD), Nibelheim, la fuga da Nibelheim, Gongaga e poi...la fine (che non ho ancora deciso come fare .-.).

E si scoprì che Aerith sniffava °O°"

L'ala nera è venuta fuori con il raggiungimento della forma "completa" (nel senso che adesso ce le ha tutte e due). Mentre per la mutazione...ha ancora le lenti ed i capelli colorati! XD (povera, la bistratto! xDD).

Non so se hai notato, ma noi due, ogni volta che facciamo qualcosa, facciamo dei listoni...xDD

 

Con questo vi saluto e ci si rivede al prossimo capitolo! ;D

 

P.S. Per quanto riguarda gli errori...se volete, potete farmi notare proprio il pezzo dov'è. Non ci sono problemi! :)

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII - Assalto sull’Autostrada, Bahamut Fury e Rapimento ***


Assalto sull’Autostrada, Bahamut Fury e Rapimento

 

Nascosta a Zack la mia inquietudine, procedemmo lungo la strada. Passato l’incrocio, ad aspettarci, trovammo quattro gruppi composti da copie di Genesis ed altre creature, che non esitarono ad attaccarci.

Il primo gruppo era composto da tre G Assalitori, che mi presero subito di mira, ma grazie a ciò, Zack li potè attaccare alle spalle, e buttarli di sotto dalla strada.

Il secondo gruppo non era composto da copie di Genesis, ma da due Sfregiatori, un tipo di robot; ma anche quelli durarono poco: un colpo ciascuno da parte nostra, e divennero da rottamare.

Il penultimo gruppo era, purtroppo, composto nuovamente da copie di Genesis: sei G Assalitori.

Come quelli prima di loro, anch’essi mi presero di mira, e sempre come prima, Zack li attaccò alle spalle e li eliminò.

Sbaglio o l’unico momento in cui avevo combattuto era stato contro i due Sfregiatori?

E le copie di Genesis... Sbaglio o non avevano fatto altro che cercare di catturarmi? Chissà cosa sarebbe potuto succedere se fossi stata da sola...

 

L’ultimo gruppo, era sempre composto da una copia di Genesis, ma stavolta c’era qualcosa di diverso: le sue sembianze erano più mostruose che umane...

La battaglia si svolse esattamente come le precedenti: il G Guerriero tentò con ogni mezzo di prendermi, Zack approfittò della sua “distrazione” e lo eliminò.

Alla fine aveva fatto tutto Zack. Io non avevo fatto praticamente nulla, a parte correre qua e là cercando di non esser catturata dalle copie di Genesis...

 

Superato il “blocco” riprendemmo la nostra corsa verso il Palazzo ShinRa. Superato il cartello che diceva “Compagnia ShinRa 1.5 Km”, di fronte a noi apparve Angeal.

«Ho bisogno del vostro aiuto». Come?! Dovevo aver capito male...Angeal che chiedeva il nostro aiuto?

«Davvero? Onestamente, cosa stai pensando Angeal?» gli chiese Zack.

«Non ne sono sicuro nemmeno io. Ma Zack, devo proteggere il mio onore, qualsiasi cosa accada. Finché impugnerò la Buster Sword. Unisciti nella mia battaglia. Il nostro nemico è tutto quello che crea sofferenze».

La risposta di Zack fu: «E va bene...Ti aiuterò».

Nemmeno il tempo di farlo finire di parlare, che Angeal lo afferrò da dietro e si alzò in volo. Per fortuna me ne accorsi in tempo!

«Ehi aspettate! Ci sono anch’io!» e con un balzo riuscii a afferrare un piede di Zack.

Non tirai fuori le ali, perché avrei avuto problemi con Zack, il quale sembrava non ricordare il nostro incontro con Angeal prima di cadere nei Bassifondi...per mia fortuna. Evidentemente la caduta gli aveva fatto scordare quel particolare lì. Meglio così.

 

Per tutto il nostro “volo” mi tenni saldamente aggrappata ai piedi di Zack, il quale ogni tanto diceva ad Angeal di non andare forte. Che avesse paura dell’aria?

 

In breve tempo raggiungemmo il Palazzo ShinRa, ed Angeal entrò attraverso una finestra rotta dei piani alti.

Il tempo di arrivare e scendere dal “bus”, che arrivò Sephiroth: «Siete in ritardo». Ecco. Bel modo di iniziare una conversazione! Ah già! Dimenticavo che lui era il Generale dalle poche parole!

«Sephiroth hai perso perso?» gli chiese Angeal. Oh che domanda era quella? Ah, ma forse era una battuta! Ma dove ce l’avevo la testa?

Mi passai una mano sulla faccia per la mia stupidità e nel frattempo Sephiroth borbottò un “Hmph”, mentre Angeal disse: «Passiamo a cose serie. È certo il fatto che Hollander abbia ordinato a Genesis di eliminare Hojo».

«Hojo il Direttore del Dipartimento Scientifico?» chiese Zack. Cioè, lui che si trovava qui da più tempo nei SOLDIER ed alla ShinRa, non conosceva Hojo? Ora, non chiedevo che lo conoscesse personalmente, ma almeno il nome! Che anche questo fosse dovuto alla botta ricevuta quando era caduto?

«Sì. Lui crede che Hojo lo abbia privato della sua posizione» continuò Angeal.

«Dimenticatevi di Hojo» e Sephiroth se ne andò. A quanto pare anche Sephiroth detestava Hojo...bello a sapersi!

«Noto con piacere che Sephiroth è nel suo solito umore. Sephiroth ha preso i piani sottostanti. Io mi occuperò delle cose fuori. Voi due» si voltò verso me e Zack «andate su. Hojo sarà sotto la vostra responsabilità» ed Angeal volò fuori la finestra.

Senza perdere altro tempo, ci dirigemmo su: attraversammo velocemente la “Camera di Stoccaggio dei Campioni”e prendemmo l’ascensore, che ci portò in una stanza piena di strani macchinari in fase di collaudo.

Di fronte ad una di esse, c’era Hojo con un fascicolo in mano, il quale non ci degnò di uno sguardo, nemmeno quando Zack gli disse: «Ah! Siete salvo».

Quello non alzò gli occhi dal fascicolo, e tra l’altro ci disse: «Shh! Fate silenzio...!». Se fossi stata da sola, niente mi avrebbe impedito di mettergli le mani alla gola e soffocarlo! Che maleducato! Alla faccia che era il capo del Dipartimento Scientifico!

«Noi siamo stati incaricati di proteggervi» disse educatamente Zack. Io non sapevo proprio come faceva a rispondere così pacatamente ad uno, che in quel momento, si meritava solo un bel calcio nel culo!

Hojo, finalmente, si voltò verso di noi e disse: «E voi due sareste la mia protezione?».

«Sì, e dobbiamo evacuare» gli disse Zack.

«I mostri in decadimento non sono niente di cui aver paura» disse ritornando nella stessa identica posizione di prima.

«State parlando di Genesis?» gli chiese Zack.

«Esattamente. Un ricordo di un'epoca non illuminata, quando gli uomini ritenevano una qualsiasi forma di vita non classificata, un Ancient». Ma era uno scienziato od un poeta questo qui? Mah, in ogni caso, secondo me avrebbe fatto meglio a darsi alla poesia invece che alla Scienza!

«Forma di vita non classificata?». Zack non aveva capito a cosa si riferisse Hojo, e nemmeno io.

«Jenova, la calamità che cadde dal cielo. Pensare non rientra nel compito di SOLDIER. I suoi membri devono proteggere quelli come me, che pensano per loro» disse Hojo con una nota di superiorità.

Stavo per andare lì e dargli un bel calcio nel culo ma Zack mi prese per un braccio e scosse la testa, come per dire: “Lascia perdere”.

Per far sbollire la mia rabbia, mi avvicinai alla capsula in fondo al corridoio accanto a quell'essere viscido, seguita ovviamente da Zack.

La osservai per un po’, poi sentii dei passi alle mie spalle e mi voltai: era quello schifo di essere umano; Hojo.

«Se fossi in voi controllerei l’interno...potrebbe esserci qualcosa...» disse sghignazzando leggermente. Mi vennero i brividi; quell’uomo tramava qualcosa...ma cosa...?

Zack, sentito quel che disse l'essere viscido, si fiondò immediatamente dentro l’enorme capsula, e siccome non potevo lasciarlo andare da solo, e tra l’altro non volevo rimanere vicina a quello schifo d’uomo, lo seguii. L’avessimo mai fatto!

Il tempo di entrare tutti e due, che la porta della capsula si chiuse, ed Hojo incominciò a ridere sinistramente.

Quel dannato! Appena uscivo di qui, nemmeno Zack sarebbe stato in grado di fermarmi dall’eliminarlo! Mi dispiaceva togliere il lavoro a Genesis, ma quell'essere non meritava di continuare a vivere! Come si permetteva di rinchiuderci lì dentro?! Non eravamo mica cavie!

«Adesso vi farò tre domande, e voi dovrete rispondermi».

«E se non lo facessimo?» dissi incrociando le braccia al petto.

«Eheh...è molto semplice: rimarrete lì dentro fino a che non risponderete, o se volete, per sempre» rispose Hojo. Qui dentro? Per sempre? No grazie! Passerei volentieri questa sorte a te, scienziato da quattro soldi che non sei altro!

«Allora...incominciamo. Domanda numero uno: Chi ammiri di più? Un SOLDIER come Sephiroth od uno come Angeal?». Ah ci dava pure le risposte... ma che carino!

«Uno come Angeal!» esclamò Zack sorridendo. Si vedeva proprio la sua stima nei confronti di Angeal...

Ma la risposta data non piacque ad Hojo, in quanto fece una smorfia. Che essere ripugnante...in tutti i sensi!

Ora toccava a me rispondere...cosa avrei detto?!

Allora...farò così: dirò quello che Hojo vuole sentirsi dire, così a rigor di logica questa specie di esperimento finisce e noi possiamo andarcene di qui ed adempiere al nostro compito!

«Un SOLDIER come Sephiroth» dissi atona.

Sul suo muso si formò una sorta di ghigno, che presumibilmente doveva essere un...sorriso compiaciuto...?

«Domanda numero due: Di cosa pensi abbia bisogno la ShinRa ora? Molti SOLDIER potenti o Della scienza e delle tecnologie più avanzate?».

«Molti SOLDIER potenti» fu la risposta di Zack; mentre la mia fu l’altra: «Della scienza e delle tecnologie più avanzate».

«Domanda numero tre: Chi pensi sia più adatto nel ruolo di SOLDIER? Una persona in grado di dare tutto alla ShinRa oppure Una persona che non teme di sfidare la ShinRa?».

Stavolta risposi io per prima: «Una persona che non teme di sfidare la ShinRa».

Prima di rispondere Zack mi guardò per un attimo, perplesso; poi rispose anche lui: «Una persona in grado di dare tutto alla ShinRa».

Hojo ghignò un’altra volta e disse: «Abbiamo finito» e ci dette le spalle.

«Facci uscire di qui!» gridai, battendo le mani sul vetro.

Lo vidi sistemarsi gli occhiali e dopo premere un pulsante sul macchinario al quale stava di fronte quando siamo arrivati.

Dopodiché all’interno della capsula si formò una nebbiolina, che ci avvolse. Non so cosa successe dopo, dato che svenni.

Quando mi ripresi, eravamo ancora dentro quella dannatissima capsula, solo che appena ci alzammo entrambi, la porta si aprì.

Uscii tenendomi appoggiata al vetro delle pareti, ed una volta uscita, mi aggrappai alla ringhiera lì vicino; mi sentivo scombussolata. Ma cosa era successo lì dentro?

Purtroppo non ebbi il tempo di chiederglielo, visto che vidi una piuma nera passarmi davanti agli occhi: Genesis.

«Bene bene, guarda chi c’è qui» disse Hojo, mentre Genesis gli apparve dietro, puntandogli contro lo stocco.

«Ti ha mandato Hollander, corretto? Pensi che se gli obbedisci, lui fermerà il tuo corpo dalla degradazione? Penoso... semplicemente penoso, direi» e si sistemò gli occhiali.

«Genesis» e Zack puntò la sua spada contro di lui, così come feci io con le pistole.

«Uno scienziato di seconda categoria come Hollander, non è in grado di curare nemmeno un semplice raffreddore!» esclamò Hojo, ridendo. Ok, adesso avevo avuto la conferma che era da manicomio.

In quel momento arrivò Angeal che disse a Genesis di fermarsi, ed appena Hojo lo vide disse: «Ah, cosa abbiamo qui?».

E Genesis, incurante dello sclero di quell'altro, disse: «My friend, the fates are cruel. There are no dreams, no honor remains. The arrow has left the bow of the goddess».

Ed Hojo continuò il suo monologo: «L’intero cast dello spettacolo di Hollander è qui!».

«“LOVELESS” Atto IV» disse Genesis.

«Dove i due amici si scontrano in un duello» ci voltammo tutti verso Hojo, il quale continuò: «Un’antica epopea. L’ho letta pensando che mi avrebbe potuto aiutare con la mia ricerca, ma...pure sciocchezze» finì scuotendo la testa e sistemandosi gli occhiali nuovamente. A quanto pare aveva la fissa di sistemarsi quei dannati occhiali...che seccatura...

«Come finisce il duello?» gli chiese Angeal.

«Non si sa. L’ultimo atto è mancante, e deve essere ancora scoperto».

«Ci sono varie teorie» disse Genesis dirigendosi verso la capsula dove eravamo stati rinchiusi io e Zack precedentemente. Arrivato lì di fronte, si voltò, caricò un Fire e distrusse la capsula, aprendo un enorme buco nella parete.

«The mysterious gift of the goddess. What is the meaning behind it?» e volò fuori attraverso il buco fatto da lui, inseguito a ruota da Angeal e Zack.

E come prima, dovetti aggrapparmi alle caviglie di Zack per evitare di non esser lasciata indietro.

 

~Eliporto sul Tetto~

 

Seguimmo Genesis, il quale ci portò sul tetto di un palazzo non definito, e si posò su un pilastro: «My soul, corrupted by vegeance. Hath endured torment, to find the end of the journey in my own salvation. And your eternal slumber» ed alzò un braccio verso il cielo, tenendo in mano una Materia d’Invocazione.

«Sta invocando ancora una volta!» esclamò Zack, prima di essere scaricato, insieme a me, da Angeal sul pavimento.

~Yuna stai in guardia! La creatura che sta invocando è un parente di Bahamut!~

~Modera i termini Ifrit! Quello non ha niente a che fare con me! Ha solo il nome, in parte, uguale al mio! Per il resto...è un ignorante...~

Ignorante? Cosa intendi dire Bahamut?

~Intendo dire che quello è tutta forza, ma niente cervello. È una Bestia con la B maiuscola~

Ah... spero tanto che la Materia non mi finisca tra le mani dopo...non ce lo vorrei “dentro” di me...

~Ecco. Cerca di evitarlo ok?~

 

La creatura invocata da Genesis era identica a Bahamut, tolto il fatto che era dorata, più grossa e più...aggressiva.

~Il suo nome è Bahamut Fury. Stai in guardia!~

Ifrit non c’è bisogno che tu me lo dica, lo vedo benissimo da sola che devo stare in guardia! Questo qui, non so perché, mi spaventa...

~Forse perché È spaventoso?~

Bahamut la prossima volta non mi venire a dire cose ovvie, prima di una battaglia. Ma anche mentre o dopo; è uguale: non me le venire a dire; altrimenti mi agito ancora di più!

 

«Voi pensate alla situazione qui. Io penso a Genesis» disse Angeal prima di andarsene.

«Zack, prepariamoci, perché sconfiggere questa creatura non sarà una passeggiata» ed estrassi le pistole. Se solo avessi con me le mie doppie lame di mithril, potrei essere di maggiore aiuto...

Peccato che non ebbi mai modo di utilizzarle: l’arrivo di Bahamut Fury aveva alzato un polverone, e per un po’ non ci vidi, e ad un tratto mi sentii qualcosa sulla spalla. Mi voltai ed ebbi soltanto il tempo di vedere che era Genesis. Feci per sparargli, ma quello si spostò, e mi arrivò alle spalle un’altra volta, e mi sollevò.

«ZACK!» gridai. Ma fu tutto inutile: Zack non mi sentì, ed anche se mi aveva sentita, non poteva trovarmi, in quanto la visuale era oscurata dal polverone che si era alzato.

«Te ora vieni con me» disse Genesis prima di alzarsi in volo.

Provai di nuovo a sparargli, ma mi bloccò, e tra l’altro mi fece perdere la presa sulle pistole, che caddero giù, dove si trovava Zack, il quale era ormai diventato un puntino nero vicino ad uno più grosso dorato.

Come mai non c'era Angeal? Aveva detto che si sarebbe occupato di Genesis! Che Genesis fosse riuscito, in qualche modo, a levarselo di torno? Oppure aveva fatto credere ad Angeal di andare in una direzione quando in realtà era rimasto qui? Argh non lo sapevo! Sapevo solo che ero nelle mani di Genesis, e che Zack non se n’era accorto!

 

Vani furono tutti gli altri miei tentativi: a mani nude non è che sapessi fare molto; inoltre Genesis parava tutti i miei colpi con estrema facilità. Troppa direi.

Alla fine Genesis si stancò, e decise di porre fine ai “giochi”: «Ora però, devi dormire...» e non so cosa mi fece; ma di fatto sta che persi i sensi.

 

 

 

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Ed eccomi con un altro capitolo! XD Con il prossimo, in un certo senso, raggiungiamo la metà della storia; sia questa che quella di Crisis Core in generale. Ah beh, ho "aggiunto" il rapimento. Dopotutto in Crisis Core non c'è! XD

Chissà cosa ha in mente Genesis...*si cuce la bocca in quanto ha iniziato il capitolo da poco ed ha mille idee nel capo*


_Nishitzu_: Penso che in questo capitolo Zack non sia stato ripetuto fino alla medaglia d'oro...no? XD Ah ho messo "spalancate" come avevi detto! x3 Chissà...forse anche in questo non mi è scappato il morto...>_> XD

A forza di sniffare vedrai...>_> Vabbè che Zack perde qualche colpo ogni tanto, si sapeva...no? XD Ah per l'ombrellone dovrai aspettare un altro po'... Se i miei "calcoli" (se si possono definire tali -.-") sono corretti, c'è solo il prossimo capitolo a separare Zack dagli ombrelloni XD

In effetti ha piovuto dopo la tua recensione...lo sai? XD *scherzo*



the one winged angel: Yuna non cerca Zack per restituirgli il portafogli, ma per ritrovarlo ed andare via (tornare alla ShinRa per sapere le prossime "mosse"), in quanto ha incaricato il ladruncolo di ridarglielo. Infatti quando Yuna trova Zack ed Aerith il ragazzino ha già ridato il portafogli a quell'altro. (Zack ogni tanto perde qualche colpo! XD).

Nel videogame fanno tutto Aerith e Zack insieme (ovviamente fai più te, giocatore, che Aerith. Ovvio XD); quindi ho un po' distorto i fatti di Crisis Core.

Per il fatto di Aerith e le ali, ci tornerò su nei prossimi capitoli, quando Aerith e Yuna (ed anche Zack, ovvio XD) si rivedranno.

 Due capitoli fa (che modo di dire strano .-.) c'era più azione; forse è per questo che ti è piaciuto di più rispetto a quello su Aerith. (dove di azione non è che ce ne sia stata tanta...>_>).

Penso che qui di ripetizioni non ce ne siano...XD Eh lo so, ripetere il nome di Zack (sia a voce che scritto) è una mia fissa! xDD



ANon ho nient'altro da dire...strano .-.

Vabbè, al prossimo capitolo! 


P.S. Per il prossimo spero tanto di aggiornare presto, in quanto l'ho appena iniziato e sono a corto di idee... (colpa di Genesis che non fa altro che ripetermi LOVELESS all'Infinito! >.<)

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV - Segregazione e la dipartita di Genesis ***


Segregazione e la dipartita di Genesis

 

 

Mhm…dove sono? Che è successo...? Ma che...!? Perché sono legata ad una sedia!?

«Mhm!». Dannazione sono anche imbavagliata! Ma cosa sta succedendo!? Accidenti! Se solo ricordassi cosa è successo prima di finire qui...

Alzai la testa e guardai intorno: la stanza in cui mi trovavo era spoglia; praticamente era composta da una semplice porta in legno, dei muri mezzi sverniciati, un pavimento mezzo spaccato più io e la sedia sulla quale ero legata.

Ad un tratto sentii un cigolio, ed istintivamente portai lo sguardo sulla porta, la quale si aprì lentamente ed entrò qualcuno.

Purtroppo la luce illuminava soltanto me, che evidentemente dovevo essere al centro della stanza; quindi non fui in grado di vedere l’identità della persona che era entrata.

«Vedo che ti sei svegliata...» disse lo sconosciuto.

Aggrottai la fronte: chi diavolo era?

«Non mi riconosci?» e venne avanti, sotto la luce.

Genesis!

Allora mi ricordai tutto: Bahamut Fury, il polverone, Zack che combatteva, Angeal che era andato chissà dove lasciandoci lì sul tetto e Genesis che mi rapiva.

«Non ti preoccupare, non ti farò del male...» e si avvicinò ancora di più.

“Non ti farò del male”, sì come no! Allora per cosa mi aveva rapita? Per fare due chiacchiere? O per prendere il the con i biscotti leggendo LOVELESS?

Istintivamente chiusi gli occhi, in attesa di chissà cosa, ma poi quando mi accorsi che Genesis mi aveva tolto il bavaglio, riaprii gli occhi.

«Sai perché sei qui?» mi chiese.

«Secondo te?» gli risposi guardandolo male. Si stava prendendo gioco di me oppure gli mancava qualche rotella a causa della continua lettura di LOVELESS?

Genesis sorrise.

«Non ci arrivi?».

Inspirai cercando di allentare la presa che avevo sullo stomaco e gli dissi: «Se sorridi invece di parlare vedrai...».

Infatti, sorrise un’altra volta, ma poi parlò: «Ti ho portata qui perché...» si interruppe un attimo per mettere una mano nei miei capelli «...te hai una cosa che è da tanto tempo che cerco e che desidero...» concluse.

«S-spiegati». Ma perché balbetavo!? Che mi avesse drogata...?

«Tu hai il DNA Jenova o cellule Jenova, se preferisci». DNA Jenova? Ma di cosa stava parlando? E come faceva a dire che io lo “possiedevo”...?

«Dalla tua espressione deduco che non sai cosa sia vero? Non importa, non è importante che tu lo sappia...» e la sua mano, dai capelli, era passata sulla guancia sinistra. Non mi piaceva. Non mi piaceva la piega che la “conversazione” stava prendendo...

Girai la testa di lato nella vana speranza che levasse la mano, ma invece di toglierla, mise anche l’altra e mi immobilizzò. La sua presa era salda, ma allo stesso tempo gentile...?

Deglutii a fatica e poi gli chiesi: «Ma... per cosa ti serve questo “DNA Jenova”?».

«Semplice: per fermare la mia degradazione».

In effetti, guardandolo meglio, Genesis aveva i capelli un po’ bianchi...

«Come fai ad essere sicuro del fatto che io abbia quello che tu vuoi?».

«Ho preso i risultati delle tue analisi. Ma te non li hai mai visti vero? Quando quelli li hanno visti, li hanno prontamente nascosti, in quanto avevano a che fare con del “materiale strettamente confidenziale”. Nemmeno Sephiroth sa di averlo anche lui...». Cosa!? Anche Sephiroth aveva questo fantomatico “DNA”?

Dall’incredulità sgranai gli occhi, e Genesis se ne accorse, ma non disse nulla e tolte le mani dalla mia faccia, mi slegò e mi sollevò per poi uscire dalla stanza.

Chiusa la porta dietro di noi, seguimmo il corridoio, ed una volta arrivati in fondo, Genesis aprì la porta sulla sinistra ed entrò.

La stanza era tale e quale a quella precedente, solo che come arredamento aveva un letto al posto della sedia.

Genesis mi posò sul letto e ne approfittai per chiedergli dove mi trovassi.

«Siamo in un Impianto di Estrazione di Mako, nella gola di Modeo, vicino a Modeoheim» mi rispose.

«...Ho capito...». No, in realtà non avevo capito per niente! Avevo capito solo che ero molto lontana da Midgar!

Iniziai a fissare il soffitto, ignorando completamente Genesis, il quale prese ed uscì dalla stanza. Finalmente ero sola; ma per quanto?

Probabilmente era questione di minuti, o forse di ore, prima che Genesis tornasse, ma non avevo intenzione di aspettare che accadesse qualcosa: me ne sarei andata di lì, a qualsiasi costo.

A fatica mi alzai dal letto, e tenendomi appoggiata alle pareti, raggiunsi la porta, che stranamente era aperta invece di essere chiusa a chiave come mi aspettavo.

Senza troppi indugi la varcai, e mi ritrovai nel corridoio percorso in precedenza: ora quel che potevo fare era o cercare un’uscita o cercare un posto dove nascondermi da Genesis.

“Non so cosa ha intenzione di fare con me, ma io non ho intenzione di scoprirlo; quindi Yuna vedi di darti una mossa e vedi di andartene di qui!” mi dissi mentalmente.

Tenendomi appoggiata alla parete, percorsi tutto il corridoio fino a che arrivata in fondo, sulla destra non vidi un enorme portone rosso rugginoso. A fatica, lo spalancai e vidi cosa c’era dietro: un enorme terrazzo che aveva ai lati due rampe di scale; una che conduceva verso l’alto ed una verso il basso.

Feci qualche passo avanti ma qualcuno mi afferrò da dietro e mi mise una mano sulla bocca.

«Dove pensavi di andare...?».

Di nuovo Genesis. Ma come aveva fatto a trovarmi?

Mi divincolai per liberarmi dalla sua presa, ma fu del tutto inutile.

Ad un tratto sentii dei passi provenire da una delle due rampe di scale, e quando i passi si fermarono, di fronte a noi, nel mezzo del terrazzo, c’era Hollander.

Che diavolo ci faceva lì? E perché la sua espressione era stranita?

«Genesis!».

Genesis sbuffò leggermente e senza dire nulla, richiuse il portone rugginoso, separandoci da Hollander, il quale, nonostante fosse “chiuso” fuori, continuò a chiamarlo ripetutamente.

«Ora non ci interromperà più nessuno...» disse Genesis spingendomi contro la parete ed appoggiando una mano proprio accanto alla mia testa.

Che cosa aveva intenzione di fare?

 

Lentamente, senza dire niente, si avvicinò al mio viso, e quando vidi che tra le mie e le sue labbra c’erano pochissimi centimetri di distanza, istintivamente feci per allontanarlo, ma lui mi prese entrambi i polsi con l’altra mano e mi bloccò, inchiodandomi le braccia alla parete.

Non avevo più nessun mezzo per ribellarmi. Lui aveva vinto ed io avevo perso.

 

Chiusi gli occhi nella vana speranza che non succedesse nulla, ma dovetti ricredermi, quando sentii premere le sue labbra sulle mie.

Non sapendo cosa fare, andai immediatamente nel panico, e così facendo, non feci altro che dare maggiore “presa di potere” a Genesis, che intensificò il bacio, rendendolo più...passionale...?

Fortunatamente per me, non passò molto tempo prima che Genesis si staccò per riprendere fiato; era l’occasione giusta per cercare di liberarsi dalla sua presa e fuggire!

Purtroppo proprio quando stavo per mettere in atto il mio “piano”, Genesis mi prese in braccio ed aprì nuovamente il portone rosso, prendendo in pieno Hollander che, dopo aver ricevuto un’anta del portone in faccia, indietreggiò.

«Qual è il significato di tutto ciò? Tu hai bisogno di me, Genesis, ricordatelo».

Genesis fece qualche passo in avanti, mi posò in terra ed estrasse il suo stocco, puntandolo contro Hollander, che indietreggiò ancora e disse: «Se ti liberi di me, chi fermerà la degradazione?».

«Le cellule Jenova» fu la risposta di Genesis.

In quel momento sentii un rumore simile a quello prodotto da un ascensore, e mi voltai nella sua direzione; ed infatti vidi un ascensore.

Strano che non lo avessi notato prima...

Quando si aprì, ne uscì Zack insieme ad un ragazzo biondo, che avrà avuto, forse, la mia età.

Immediatamente Zack incrociò la sua spada con lo stocco di Genesis, ed Hollander ne approfittò per tentare la fuga, ma il biondo gli si gettò contro di lui, bloccandolo.

«Bel lavoro Cloud!» esclamò Zack voltandosi velocemente verso il biondo prima di ritornare a fissare Genesis.

Purtroppo il biondo, Cloud, non ce la fece a trattenere Hollander, il quale con uno strattone riuscì a liberarsi dalla sua presa, facendolo cadere a terra; ed in contemporanea, Genesis respinse Zack, facendolo indietreggiare un bel po’.

«Ma...nessuno sa dove le cellule Jenova siano tenute! Nemmeno Hojo lo sa. Non le troverai mai!» esclamò Hollander.

«Invece le ho trovate; ma accetterò il mio fato. Ma il mondo verrà con me!» disse Genesis dopo avermi lanciato una rapida occhiata.

L’ex scienziato della ShinRa, al sentire le parole di Genesis, non ci pensò due volte a battere in ritirata, e Zack, accortosene, gridò a Cloud di inseguirlo; infatti il biondo si gettò all’inseguimento di Hollander.

 

Poco dopo che Hollander e Cloud erano usciti dalla “stanza” in cui eravamo, Zack ingaggiò una battaglia senza esclusione di colpi, contro Genesis. Ed io come sempre facevo da spettatrice...

Genesis era più veloce di Zack; infatti, il moro non riusciva a parare i suoi fendenti, e quelle poche volte che ci riusciva, abbassava la guardia e veniva colpito da un Fire.

Nonostante la difficoltà nello schivare i colpi, Zack non si arrendeva, e si rialzava ogni volta, incurante del fatto che era ricoperto di tagli e, in qualche zona, anche da bruciature; Genesis ci andava pesante, molto.

Lo scontro tra i due andò avanti più o meno nello stesso modo per una bella manciata di minuti, ma non so come, ad un tratto Zack, dopo essersi rialzato per l’ennesima volta, impugnò la spada con entrambe le mani e serrò la presa sull’elsa; dopodiché caricò Genesis, riuscendo a causargli un bel taglio profondo nel fianco sinistro.

Genesis si inginocchiò in terra, ed insieme a lui anche la sua ala nera; dopodiché disse: «”Dreams of the morrow hath the shattered soul. Pride is lost. Wings stripped away, the end is night”» e fece per alzarsi, ma cadde in avanti ed allora si limitò ad alzare il viso e dire: «Questo è...il fato di un mostro».

Le sue parole mi fecero stringere lo stomaco...perchè?

«Non siamo mostri, capito? Siamo SOLDIER! Dov’è il tuo Onore?» disse Zack alzando la voce.

Genesis, a fatica e lentamente, si alzò ed indietreggiando, disse: «”Even if the morrow is barren of promises, Nothing shall forestall my return”» era arrivato fino alla balaustra «Se questo mondo vede la mia distruzione...» saltò e si posò sopra la balaustra «...anch’esso verrà con me» e si gettò di sotto.

Sia io che Zack ci affacciammo di corsa dalla balaustra, solo per vedere Genesis che veniva inghiottito dal buio che c’era lì sotto.

Mi si strinse lo stomaco un’altra volta: cosa voleva dire?

 

***

 

Dopo la dipartita di Genesis, io e Zack uscimmo dall’edificio e lui mi consegnò le mie pistole, che erano rimaste sul “campo di battaglia” dell’altra volta.

Dopodiché ci dirigemmo verso la grotta ad est dell’edificio, che ci avrebbe condotti a Modeoheim, il luogo che Zack doveva raggiungere.

Stranamente non mi chiese nulla di quello che era successo mentre ero nelle “grinfie” di Genesis...ma fu meglio così: non mi andava né di raccontare né di ripensare a quello che era successo.

 

 

 

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Per la vostra gioia rieccomi! x3

Allora che dire...? Penso che nessuno di voi si aspettasse una cosa del genere da parte di Genesis eh? XD Esattamente non so nemmeno io come mi sia venuta fuori quella parte lì su Genesis e Yunalesca... .-.

Vi dico subito che non so quando sarà pronto il prossimo, comunque vi lascio il titolo come spoiler (che misera consolazione eh? XD)

 

Modeoheim: Angeal Punizione

 

 

 

the one winged angel: Questo capitolo (almeno per me) mi sembra diverso dagli altri...o è solo una mia impressione? o.o

Riguardo ai pensieri di Yuna ho cambiato "stile"...x3  Direi che Genesis abbia svelato le sue carte, anche se poi è "uscito" di scena... 

Beh, che Hojo era matto, si sapeva tutti no? XD Comunque nel gioco quel pezzo delle domande non accade veramente; cioè mi spiego meglio: è un evento che puoi decidere te, se farlo accadere o no. (praticamente nel gioco se ti avvicini a quella capsula e pigi la X parte tutto quel discorso delle domande. Se non ti avvicini e parli direttamente con Hojo la seconda volta, vai avanti con la storia e basta).

Lasciamo perdere la risposta alla prima domanda và...XD Ricorda che...nominare Zack di continuo è uno sport nazionale! xDDD

 

_Nishitzu_: Penso che questo capitolo ti abbia fatto integrare direttamente con lo schermo...no? XD

Faccio errori perchè c'è Genesis che mentre scrivo mi cita LOVELESS di continuo! xDDD

Chissà perchè ho ripetuto di più il nome di Hojo che quello di Zack...mah...MISTHERO o.o"

Altro che pugno in faccia ad Hojo...PEGGIO!!! Ahahahah *risata sadica*. Ahem! *ritorna normale* lasciamo perdere lo schifo ambulante e parliamo d'altro và che è meglio...XD

Tanto Aerith (per la tua IMMENSA gioia) la fanno secca! Dovrai solo aspettare fino a che non finirò questa e non mi metterò a fare quella su Final Fantasy VII! x3

 

 

P.S. Penso che dal titolo del prossimo capitolo abbiate capito più o meno cosa succederà...vero?

P.S.S. Io trovo che utilizzare il font "Georgia" renda il testo ancora più leggibile del "Book Antiqua"...lo pensate anche voi, o sono io che, talpa qual sono, ci vedo meglio per una sorta di "effetto ottico"?

 

Alla prossima! *si allontana piano piano* 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV - Modeoheim: Angeal Punizione ***


D'ora in poi risponderò attraverso il sistema di posta elettronica interno di EFP; quindi se non vedete la risposta alla vostra recensione in cima od in fondo al testo, come al solito, non preoccupatevi: vi ho risposto lo stesso ma non all'interno del capitolo! ;)

 

Modeoheim: Angeal Punizione

 

Giunti a Modeoheim trovammo solo neve e desolazione, desolazione e neve. Non c’era altro.

«Dobbiamo trovare Tseng e Cloud» disse Zack mentre affondava un piede nella neve cercando di avanzare.

Avanzammo a rilento e senza nessun indizio su dove potessero trovarsi Tseng ed il biondo fino a che non trovammo delle impronte di scarpe: sicuramente qualcuno era passato di qui, e se non era un abitante della cittadella, era sicuramente Tseng o Cloud.

Seguimmo le impronte e ci ritrovammo di fronte all’ingresso dei bagni pubblici.

Lì per lì rimasi un attimo stupita: possibile che Tseng e l’altro avessero bisogno del bagno in missione?

Scossi la testa a quel pensiero e senza aspettare che Zack dicesse nulla, entrai; dopotutto faceva freddo. Troppo.

Appena varcai la soglia mi sentii meglio: anche se c’erano degli spiragli e c’era un po’ di corrente, tutto sommato c’era caldo, e si stava bene. Era piacevole.

Purtroppo non eravamo lì per riscaldarci ma per compiere una missione; quindi niente riposo.

Peccato che all’interno dell’edificio non ci fossero le orme ad indicarci la strada!

Girovagammo per non so quanto fino a che non giungemmo in una sala con una vasca ovale vicino alla vetrata ed una scaletta che conduceva a quello che doveva essere una sorta di secondo piano.

Ci guardammo intorno per un po’, ma quando ci voltammo per tornare indietro un R-Griffon si parò sulla nostra strada.

La battaglia non durò molto, in quanto con un fendente di Zack ed un mio proiettile, mettemmo a nanna il bestione.

«Un altro mostro con la faccia di Angeal...» mormorò Zack guardando la bestia «Che anche il vero Angeal sia qui?» chiese mentre si metteva le mani sui fianchi e si guardava intorno.

Ero troppo presa da altro ed invece di rispondergli, salii su per le scale e quello che vidi mi lasciò scioccata: per terra di fronte a me, c’era il ragazzino biondo svenuto, mentre un po’ più avanti rispetto a lui, appoggiato con la schiena contro il muro vicino alla porta c’era Tseng, ferito.

«Zack...vieni qui...».

«Hm? Che c’è?».

«Vieni e basta».

Anche Zack salì le scale e quando vide la scena che si parava di fronte a noi, corse immediatamente dal ragazzo: «Hey! Cloud parlami!».

Cloud si alzò lentamente e tossì, per poi dire: «Stiamo bene...».

Zack alzò lo sguardo e quando vide Tseng lasciò Cloud a me per dirigersi immediatamente verso di lui e richiamarlo varie volte fino a che quello non aprì gli occhi e si voltò verso di lui: «Giù da quella parte...devi prendere Hollander. Angeal...ti sta aspettando».

Vidi Zack annuire ed alzarsi lentamente per poi dirmi senza voltarsi: «Yuna...andiamo».

«Ma non possiamo lasciarli qui così! In queste condizioni!» gridai.

Lui scosse la testa: «Dobbiamo andare».

Come mai Zack era così dannatamente serio? Cosa ci aspettava più avanti da farlo comportare così?

 

 E così procedemmo, lasciandoci dietro i due feriti, per due rampe di scale semidistrutte ed arrivammo a quello che, tempo prima, era stato il secondo piano dell’edificio. Seguimmo il corridoio fino a che, una volta arrivati in fondo, non trovammo una porta, semidistrutta anche quella, ma ancora attaccata ai cardini.

Zack mise la mano sulla maniglia e per un istante esitò, ed io con lui: avevo la sensazione che dietro quella porta sarebbe successo qualcosa che non ci sarebbe piaciuto per niente. Qualcosa che, molto probabilmente, ci avrebbe sconvolti o segnati a vita.

Superato il momento di esitazione, entrammo.

Al centro della stanza, anch’essa mezza distrutta così come il resto della struttura, c’era Angeal, il quale si voltò verso di noi: «Dovevo essere io...Io avrei dovuto sistemare Genesis» disse con la voce spenta, così come l’espressione che aveva dipinta sulla faccia.

Zack mise le mani sui fianchi e si diresse verso di lui: «Yeah...Allora perché hai mandato me?».

«Per prepararti...per al tua prossima battaglia» ed Angeal gli puntò contro la Buster Sword.

«Ma sei impazzito?».

Il tempo di farlo finire di parlare, che Angeal incominciò ad attaccarlo, ed a lui non restò altro che schivare i colpi.

«Qualcuno ti sta aspettando, no?».

«...Non farlo...» disse Zack estraendo la spada e parando un fendente di Angeal.

I due continuarono così, scambiandosi fendenti, fino a che non entrò in scena Hollander: «Molto bene Angeal! È giunto il tempo di vendicarsi per la tutte le sofferenze che la nostra famiglia ha dovuto sopportare!».

«Famiglia?» sia io che Zack dicemmo.

«No! Mio padre è morto!» gridò Angeal.

«Bene. Allora fallo per tua madre» disse Hollander facendo le spallucce.

«È stata la vergogna di mia madre a farle togliere al vita».

«Vergogna? Tua madre doveva essere fiera...fiera di essere l’omonimo del nostro esperimento “Progetto G”, o dovrei dire, “Progetto Gillian”» disse Hollander con un ghigno stampato sulla faccia.

Alla fin fine tutti gli scienziati avevano un qualcosa che li rendeva pazzi, così come Hojo, anche Hollander. Ma non c’era da stupirsi poi così tanto: due folli restavano folli indipendentemente da quello che succedeva loro intorno, ed Hollander non faceva eccezione.

Angeal prese il vecchio per la collottola: «Non dire il suo nome!».

Ma quello continuò, sprezzante del pericolo e della faccia ad incazzato che aveva Angeal, a parlare: «Gillian, la donna impiantata con delle cellule Jenova. Genesis, quello che i suoi geni mappati dentro di lui durante lo stadio fetale. Sì, Genesis è stato un fallimento, lo ammetto. Ma tu Angeal...Tu sei stato direttamente cresciuto dentro il corpo di Gillian» ed alzò il viso verso l’alto «Tu...Tu sei la perfezione».

Perché quando aveva detto che Genesis era stato un fallimento avevo sentito la rabbia salirmi come non mai?

Per evitare di mettermi nel mezzo e di causare ancora più caos, strinsi i pugni, conficcandomi le unghie nella pelle, in modo tale da concentrarmi sul dolore che sulle parole di quel folle.

Angeal spinse Hollander contro la parete e gli dette le spalle: «Zack, io sono perfetto. Un perfetto...mostro. Le mie cellule possono assorbire i tratti genetici e passarli ad altri».

Il folle si alzò, dopo esser caduto a causa della spinta di Angeal, e continuò a parlare, come se niente fosse: «Un condotto a due vie...Il potere di Jenova è passato completamente a te».

Angeal si voltò verso Hollander e lo guardò di sbieco, per poi dire: «Zack, ti ricordi quello che avevo detto? Riguardo al nostro nemico che creava tutte le sofferenze?».

«Yeah...ma tu non sei uno di quelli».

«Ma io ho creato la mia stessa sofferenza. Zack, permettimi di mostrartela».

Intorno ad Angeal arrivarono tutte quelle creature che avevano la sua faccia e lui le assorbì dentro il suo corpo. Vano fu il grido di Hollander: «Fermati! Non sai cosa stai facendo!».

Un intenso bagliore provenne da Angeal e sia io che Zack ci tappammo gli occhi, in quanto il bagliore era troppo intenso, e mentre noi due eravamo impegnati a tapparci gli occhi, con la coda dell’occhio vidi un lembo del camice di Hollander svolazzare: quel dannato se la stava dando a gambe!

Purtroppo non potemmo inseguirlo, in quanto il bagliore si dissolse ed al posto di Angeal comparve una creatura...mostruosa: ma era davvero Angeal? Non potevo credere ai miei occhi!

La creatura si issò sulle sue quattro zampe, e con la lancia che aveva nella mano destra fece un taglio sulla guancia sinistra di Zack, dal quale incominciò a colare un po’ di sangue.

«Angeal cosa è successo al tuo onore!?» gridò Zack prima di impugnare la spada e mettersi in posizione d’attacco.

Feci per affiancarmi a lui, ma mi gridò: «Yuna stanne fuori!» ed indietreggiai, fino ad arrivare con le spalle alla parete vicino alla porta.

La battaglia tra Zack ed il “nuovo” Angeal stava per iniziare: si poteva percepire nell’aria la tensione.

Zack serrò la presa sulla spada e, come fece contro Genesis, caricò Angeal, ma lui con lo scudo che aveva sul braccio sinistro, parò l’assalto, per poi approfittare del fatto che Zack avesse abbassato la guardia per un istante, colpendolo di striscio ad un fianco, in quanto era stato schivato all’ultimo secondo.

I colpi di Angeal erano forti ma lenti, e se Zack sfruttava ciò a suo vantaggio ce l’avrebbe fatta senza tanti problemi, ma lui continuava con questa tattica del “affondo ed abbassa la guardia”.

Quando Angeal lo caricò, fui tentata di andare ad aiutarlo, ma una parte di me, forse quella razionale, mi diceva di non intromettermi, in quanto era una questione che riguardava Zack ed Angeal: l’allievo ed il mentore.

Serrai nuovamente i pugni e mi morsi il labbro, in quanto non potevo fare assolutamente niente; solo guardare, come durante lo scontro tra Zack e Genesis. Anche la situazione era uguale, solo che Angeal non stava combattendo utilizzando le sue abilità, ma questa specie di power up mostruoso.

Ed ancora una volta mi dovetti limitare a guardare Zack combattere.

I due ci davano pesante, ma ad un tratto Zack cambiò “strategia”: fece per caricare Angeal come faceva fin dall’inizio della battaglia, ma poco prima di arrivare nel raggio d’azione della lancia dell’altro scartò di lato, per poi andare alle spalle di Angeal e colpirlo lì con un fendente. Il colpo inferto lo sentì benissimo Angeal, in quanto si piegò in avanti, forse dal dolore oppure dalla potenza del colpo; di fatto sta che il colpo di Zack aveva girato le cose a suo favore: forse la battaglia non sarebbe durata ancora per molto.

Se per me era un’agonia vederli combattere, figuriamoci per loro due! E mentre combattevano mi tornarono in mente le parole di quell’imbecille di Hollander...ma anche lui, non sapeva proprio cosa fare!? Ma perché invece di darsi alla carriera scientifica e di rovinare la vita ad un sacco di persone, Genesis ed Angeal in primis, non si era dato alle scommesse? Alla faccia che alla ShinRa veniva assunto solo il Top del Top! Tutte stronzate!

Essendo troppo immersa nei pieni “traffici mentali” non mi accorsi che la battaglia stava per volgersi al termine: Angeal alzò la lancia ed un fulmine cadde dall’alto, ma Zack saltò di lato e lo schivò giusto in tempo; poi serrò la presa sulla spada e come prima, fece per caricare Angeal, ma stavolta invece di andare alle sue spalle, spiccò un balzo e lo colpì dall’alto, proprio dove c’era il suo volto; l’unica cosa che gli era rimasto di più umano.

Angeal lasciò cadere la lancia e lo scudo e si accasciò a terra, venendo avvolto dallo stesso bagliore di prima, e quando la luce scomparve, Angeal giaceva in terra, con la Buster Sword in mano ed con delle piume bianche intorno.

Piano piano mi avvicinai e mi fermai accanto a Zack, e notai che anche Angeal adesso aveva i segni della degradazione; inoltre i suoi occhi...erano vuoti. Stava per lasciarci...

«Zack...hai la mia gratitudine» disse Angeal debolmente.

Sia io che Zack ci inginocchiammo accanto a lui, che sollevò la Buster Sword e disse: «Questa...è per te».

Zack rimase per un attimo fermo, immobile a fissare Angeal come se ciò che avesse detto era in una lingua astrusa; dopodiché, con molta riluttanza, prese la Buster Sword dalle sue mani.

«Proteggi il tuo onore sempre...» fu l’ultima frase di Angeal.

Vidi Zack poggiare le ginocchia in terra ed emettere quello che mi parve un singhiozzo strozzato per poi rialzarsi e mettersi davanti la spadona e dire: «Abbraccia i tuoi sogni. Se vuoi essere un eroe devi avere dei sogni...ed onore» ed abbassò la spadona.

Il tempo in cui Zack finì quella specie di preghiera, che iniziò a piovere: non mi ero nemmeno accorta che nella stanza in cui ci trovavamo il soffitto era praticamente assente.

Lui alzò il viso verso l’alto, e potrei scommette che stesse piangendo anche lui.

Mi alzai e lentamente mi diressi verso la porta, per poi appoggiarmi alla parete con la fronte: non mi piaceva farmi vedere mentre piangevo.

Prima Genesis ed adesso Angeal...cosa stava succedendo? Perché la situazione era crollata così velocemente? Non ci stavo capendo più nulla...

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI - Beach Time ***


BEACH TIME

 

“Caro diario, ne sono successe di cose. Troppe direi.

Non so più cosa pensare...in questo momento vorrei andarmene lontano da tutti e tutto, ma non posso lasciare Zack da solo. Anche se ha Aerith e Cloud, se me ne andassi pure io, non farei altro che farlo stare peggio; e poi ultimamente i Turks non mi stanno più col fiato sul collo!

Che sia l’inizio della mia Libertà?”

 

Quella mattina, stranamente, non c’era quella presenza inquietante ed invisibile composta dai Turks “da guardia”, e ciò non fece altro che rendermi più allegra del solito. Finalmente potevo andare dove mi pareva e piaceva senza alcuna restrizione!

Mi vestii di corsa e mi fiondai fuori dalla porta. La mia voglia di girare liberamente per le strade mi chiamava!

Girellai un po’ nella piazzetta davanti all’ingresso del Quartiere LOVELESS, poi un negozietto attirò la mia attenzione: in vetrina erano esposte una miriade di peluche!

Lentamente e con circospezione, mi avvicinai alla vetrina, spalancando gli occhi esattamente come facevano tutti i bambini che ci passavano davanti e come tutti quelli che si appiccicavano al vetro, nella vana speranza di poterlo attraversare e prendere il peluche tanto agognato.

La mia gioia era dovuta al fatto che potevo averne finalmente uno, visto che durante quella che doveva essere la mia infanzia, non ne avevo mai avuto manco uno. “Sono cose inutili che distraggono” mi dicevano. Fortunatamente quello che mi dicevano, nella maggior parte dei casi, mi entrava in un orecchio ed usciva dall’altro.

Indugiai un attimo prima di entrare: era normale che una ragazza di sedici anni entrasse in un negozio del genere per comprarsi un peluche?

Mentalmente mi ripetei che non c’era niente di male nell’entrare e dare un’occhiata; dopotutto non mi avrebbero mica mangiata!

Dopo il mio diverbio mentale, mi apprestai ad entrare nel negozio.

Varcata la soglia, venni investita dall’incredibile bagliore emesso dai pupazzi. Erano troppo carini!

Il mio sguardo venne immediatamente catturato da due peluche in particolare: uno sembrava la versione mini di Ifrit, mentre l’altro la versione, sempre mini, di Bahamut! C’era anche quello di Bahamut Fury, ma lo ignorai completamente: il Bahamut originale era più bello!

Li osservai per un po’; poi mi decisi: li avrei presi. A qualsiasi costo.

Mi guardai intorno ed una volta scorto il bancone, mi diressi lì, e chiesi tutto d’un fiato: «Quanto costano i pupazzi a forma di Ifrit e Bahamut?».

La commessa si voltò verso di me e sorridendo mi disse: «35 gil ciascuno».

«Ok. Allora li prendo entrambi!».

La ragazza scese dallo sgabello su cui si trovava, prese i due pupazzi dallo scaffale e li mise in una busta colorata; dopodiché tirai fuori i 70 gil che dovevo dare e, presa la busta, me ne uscii tutta contenta.

Nonostante fossero soltanto le dieci del mattino, decisi di tornarmene a casa per godermi i miei acquisti.

 

***

 

Tornata a casa, tirai fuori dalla busta i due pupazzi: sembravano la versione pelosa e carina di Ifrit e Bahamut!

Mentre ero lì che mi divertivo a “strizzarli”, sulla testa di Ifrit comparve una fiammella, mentre su quella di Bahamut una sfera brillante, ma per pochi istanti.

Quando scomparvero, rimasi perplessa: cos’era esattamente successo?

Lasciai un attimo i pupazzi sul letto per andare a leggere il messaggio che mi era arrivato, in quel momento, sul cellulare: “Ci hanno concesso una vacanza a Junon! Portati il costume, che laggiù c’è il mare!”. Era da parte di Zack.

Una vacanza? In questo momento, con tutto il subbuglio che c’era, proprio mandarci in vacanza eh? Strano, molto strano.  

Con la coda dell’occhio vidi una zampetta del peluche di Ifrit muoversi. Lì per lì rimasi ferma dov’ero e decisi di ignorare quella che, secondo me, doveva essere stata un’illusione ottica. Ma dovetti ricredermi quando la rividi muovere e quando vidi anche quella del peluche di Bahamut.

Che i due pupazzi avessero preso vita? No, non era possibile.

 

Quando mi voltai, li trovai immobili, nella stessa posizione in cui li avevo lasciati qualche minuto prima. Mi avvicinai e li scrutai attentamente, qualche volta che facendo così, sarebbe successo qualcosa.

Ad un tratto vidi uno strano bagliore negli occhi di Ifrit e mi spaventai un po’, allontanandomi di botto dai due peluche, che poco dopo iniziarono a camminare su e giù per il letto di fronte ai miei occhi.

Cosa stava succedendo? Che io fossi impazzita!?

«Perché ci guardi così? Non ci riconosci?» mi chiese Ifrit.

Sgranai gli occhi e ne ebbi la conferma: ero veramente impazzita. E come se mi leggesse nel pensiero, il pupazzo disse: «No, non sei impazzita Yuna. Puoi stare tranquilla. Bahamut forse dovremmo spiegarle un po’ le cose...».

«Hmph stai per caso dicendo che dovrei farlo io?».

«Secondo te?».

«Ho capito» e si avvicinò verso di me, per poi fermarsi sul bordo del letto «Io ed Ifrit ci siamo “trasferiti” dentro questi peluche, così da renderti più libera e per rendere anche noi stessi più liberi. Ma ricorda bene: le Materie d’Invocazione sono dentro il tuo corpo, quindi nel caso in cui tu dovessi morire, noi perderemmo l’utilizzo di questi fantocci e ritorneremmo dentro le Materie, le quali verranno rimosse dal tuo corpo».

Rimasi a bocca aperta per non so quanto poi, quando riuscii a connettere il mio cervello al resto del corpo, dissi: «Quindi voi due» indicando prima Ifrit e poi Bahamut «adesso vi trovate dentro i pupazzi e siete in grado di muovervi, parlare ed utilizzare i vostri poteri?».

«Esattamente!» mi rispose Ifrit.

Sospirai e poi dissi: «Ma adesso come faccio? Non posso mica portarvi con me ogni volta che vado in missione! Che dirò a quelli che saranno con me? Non posso mica dire: “Questi pupazzi fungeranno da esca per il nemico” oppure “Sono in grado di combattere facendo muovere a mio piacimento questi due pupazzi!”».

«Invece sì che puoi! Muovi le mani come se tu avessi dei fili per muoverci e noi ci muoviamo di conseguenza ed attacchiamo i nemici!» esclamò Ifrit con una nota di allegria.

«Ok, sentite: oggi pomeriggio devo partire per Junon, visto che ci hanno dato, stranamente, le “ferie”; quindi con la situazione che si è venuta a creare, non so più cosa fare! Capite!?».

Ci fu un attimo di silenzio da parte delle due invocazioni, poi Bahamut prese la parola: «Portaci con te. Tanto sei in vacanza, quindi non ci sono problemi se ti porti dei peluche dietro no?».

«No, non ho problemi, ma...è imbarazzante!».

«No! Cosa dici? Non è imbarazzante!» esclamò Ifrit agitando le zampette.

«Certo che lo è! Se vi portassi in spiaggia, cosa penserebbe la gente!?» esclamai.

Ifrit e Bahamut mi fissarono, con quegli occhietti simili a dei bottoni che si ritrovavano e, per rompere quel silenzio che si era creato, dissi: «Scusate, ma adesso devo preparare la valigia. Voi, mi raccomando, restate qui. Non andate in giro per la casa» e tirai fuori da sotto il letto una valigia di medie dimensioni nera con dei ghirigori rossi e bianchi; i miei colori preferiti.

 

Misi a soqquadro l’intera casa, durante la ricerca delle varie cose da portarmi dietro, e quando ritenni di aver preso tutto, mi buttai sul divano, addormentandomi all’istante.

Purtroppo il mio pisolino fu interrotto dallo squillare del cellulare...

«...Pronto?» biascicai mezza addormentata.

«Yuna!».

«Zack...?».

«Muoviti, altrimenti rimani qui! Se ti sbrighi ce la fai a raggiungerci in tempo! Forza!» e la telefonata si concluse con il grido di Zack nelle mie orecchie.

Rimasi un po’ intontita, sia dal fatto che mi fossi svegliata da poco sia per il fatto che Zack mi avesse appena urlato nelle orecchie; quando compresi che era tardi, molto tardi, mi sistemai velocemente i capelli e, presa la valigia, uscii di casa all’istante dirigendomi veloce come un Thunder verso la piazza.

 

Una volta arrivata, trovai Zack ed un Soldato Semplice ad aspettarmi.

«Sapevo che ce l’avresti fatta!» esclamò Zack dopo essersi avvicinato.

«Visto? Ah...ma adesso...ho bisogno di...riprendere fiato» dissi mentre cercavo di recuperare l’aria.

«Bene, direi che adesso ci siamo tutti. Possiamo andare!».

«Aspetta Zack...!» esclamai; ma come sempre se n’era andato correndo, come al suo solito...

 

***

 

~Junon Inferiore~

 

Appena arrivata, lasciai la valigia nella camera che mi avevano dato; dopodiché la aprii per prendere il costume ed andare in spiaggia, ma quello che ci trovai al suo interno mi lasciò alquanto irritata: insieme a tutta quella marea di cose che avevo infilato nella valigia, c’erano anche Ifrit e Bahamut.

Sospirai e mi passai una mano sulla faccia, in modo tale da poter affrontare la situazione nel miglior modo possibile: presi i due e li tirai fuori, scuotendoli sgarbatamente.

«Hm? Ma cos...?» mormorò Ifrit.

«...Cosa...c’è?» borbottò Bahamut.

«Sbaglio o avevo detto che non vi avrei portato con me e che tantomeno vi ci volevo?» dissi tra i denti cercando di non perdere la pazienza.

«Sì, lo avevi detto ma...» iniziò Ifrit.

«Ma era necessario che noi venissimo con te, in quanto non hai portato nessun arma con te» concluse Bahamut.

«Perché voi due» dissi indicandoli «dovreste farmi da “armi” o da guardie del corpo per caso?».

I due, con un cenno del loro capo peloso, annuirono.

Adesso stavo stringendo i denti, ma non per evitare di perdere la pazienza ma per evitare di ridergli in faccia.

«Ma scusate...da chi o cosa dovreste proteggermi huh?».

«Non pensare che quell’uomo sia morto veramente» fu la risposta del Re Drago.

«Quale uomo? Angeal o Genesis?».

«Quello che ti aveva rapita».

Genesis ancora vivo? Ma cosa stava dicendo? L’avevo visto gettarsi nel vuoto con i miei stessi occhi!

«Senti, non mi parlare più di lui ok? È morto, ed onestamente non mi piace pensare a lui» dissi seccata, alzandomi.

«Dove vai adesso?» mi chiese Ifrit.

«In spiaggia. Dove sennò? A fare una scampagnata in riva al mare con due peluche?» ed andai a mettermi il costume.

Una volta cambiata, uscii ignorando completamente le due invocazioni.

 

***

 

Raggiunta la spiaggia, vi trovai Zack che stava facendo le flessioni: senza maglietta, con i pettorali in bella mostra, era davvero troppo per me!

Arrossii di botto, e quando lui si voltò verso di me, probabilmente lo notò, e di fatto sta che si avvicinò e mi disse, guardandomi negli occhi: «Sei arrivata da poco e sei già rossa per il sole?».

«No Zack, non è per quello...lascia perdere» gli risposi sospirando.

Stavo per andarmi a sedere sulla sedia a sdraio, quando sentii una voce a me familiare: «Riscaldamento prima del bagno?». Bell’entrata ad effetto che aveva fatto Cissnei...

«No. Mi sto annoiando...adesso li chiamo» disse Zack riferendosi a quelli della ShinRa e smettendo di fare le flessioni.

«Il Direttore Lazard non c’è. È scomparso da un po’. Ah, era Lazard a finanziare le ricerche di Hollander. Utilizzando i soldi della Compagnia» disse Cissnei scendendo dalle scalette.

«Davvero?».

Mi avvicinai anch’io per sentire meglio la conversazione: dalla posizione in cui mi trovavo mi era un po’ difficile capire quel che dicevano...

«Stiamo interrogando Hollander, quindi dovremmo saperne molto di più a breve» continuò Cissnei incrociando le braccia al petto e volgendo il suo sguardo verso il mare.

«...Cos’hanno?» mormorò Zack.

«Hm?» Cissnei si voltò di nuovo.

«A chi o cosa ti riferisci Zack?» gli chiesi.

«Alle persone. Ma cosa stanno pensando?».

«La verità si nasconde in ciascuna persona. Ma anche la verità sembra falsa non appena esce dalla loro bocca» disse seria la Turk.

«Non per fare la pignola, ma direi che non è il momento adatto per tirar fuori le frasi filosofiche» dissi sospirando.

«Cissnei vai a fare qualcosa; divertiti» disse Zack prendendo il cellulare.

«Chiami Aerith per caso?» disse lei con una leggera punta di quella che doveva essere gelosia.

Mi voltai verso Zack, il quale si girò di scatto verso la Turk e disse: «Come fai a saperlo?! Sono spiato!?».

«No, è lei quella ad essere “spiata”. Quella ragazza è un Ancient. L’ultimo rimasto in questo mondo. Non lo sapevi?» gli rispose la Turk.

«Lei...non ha mai detto nulla. L’ultimo rimasto a questo mondo huh...».

«Inoltre» continuò Cissnei «c’è un’altra persona ad essere “spiata”, ma penso che tu non te ne sia nemmeno accorto...».

Si stava riferendo di sicuro a me...chi altri sennò?

 

E mentre tra noi tre era calato il silenzio, ad un tratto venne rotto con l’arrivo di Tseng che stava correndo verso di noi.

«Attenzione! Le copie di Genesis!» esclamò indicando il mare, da dove uscirono delle copie di Genesis con la tuta da sub e con tanto di arpioni.

Istintivamente indietreggiai: mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, a quando io e Zack ci stavamo dirigendo verso il Palazzo ShinRa e fummo assaliti da quei gruppi di mostri e copie.

Vidi Zack afferrare l’ombrellone che era accanto a lui e gettarsi contro quei G Sub, incominciando a dargliele di santa ragione.

Ma come cavolo faceva a combattere utilizzando un ombrellone?! Ero perplessa.

Cissnei e Tseng non ebbero nemmeno il tempo di estrarre le loro armi, dato che quando lo raggiunsero, lui aveva già sistemato quel gruppo di G Sub che era arrivato dall’acqua.

Passato il mio momento di “flashback-terrore” raggiunsi gli altri, che stavano osservando una copia avvolta da una sorta di venticello verde.

«Questi tipi sono ancora in giro? Ma Genesis...» disse Zack prima di interrompersi non appena mi vide.

«...Forse anche Genesis è ancora in giro» disse Tseng con il suo solito tono freddo e distaccato.

Sia io che Zack ci voltammo verso di lui con gli occhi spalancati.

«Quando l’anima lascia il corpo, quella ritorna nel Lifestream» continuò il Turk.

«Sì, e...?» disse Zack incrociando le braccia al petto ed inclinando leggermente la testa di lato, come faceva ogni volta che qualcosa non gli era molto chiaro.

In effetti, non capivo nemmeno io a cosa volesse arrivare Tseng con ciò...

«Il fiume di anime che circonda il nostro pianeta. Forse l’anima di Genesis sta...».

«Controllando le copie dal flusso vitale? È questo ciò che ci stai dicendo?» disse serio Zack.

«Ma una cosa del genere è possibile?» chiesi. Finalmente ero riuscita a prendere la parola!

Tseng incrociò le braccia al petto e disse: «Era solo una semplice supposizione. In ogni caso, la vostra vacanza» guardando sia me che Zack «è finita».

Sia io che lui sospirammo; dopotutto era, forse, l’unica volta che avremmo potuto rilassarci, ma a quanto pare qualcuno aveva deciso diversamente per noi.

Tseng dirigendosi verso le scalette che conducevano all’albergo disse: «Junon è sottoattacco da una forza sconosciuta. Voi verrete con me per indagare».

E così la nostra vacanza finì prima ancora di incominciare.

 

 

Se vi interessa, ho pubblicato una storia su Final Fantasy X, sugli Intercessori... Song of Prayer - Hymn of the Fayth

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII - Junon ***


JUNON

 

Arrivati a Junon, la situazione era piuttosto drammatica: la gente fuggiva in preda al panico, e c’erano segni di devastazione ovunque.

Com’era possibile che tutto questo fosse successo in così poco tempo? Ma soprattutto, come avevamo fatto a non accorgercene? Tra la spiaggia e la città non c’era così tanta distanza!

«È terribile!» disse Zack, guardandosi intorno preoccupato.

Il tempo di fargli finire quella frase che arrivarono alcune copie di Genesis, vestite con la stessa uniforme dei soldati semplici della ShinRa; solo che la loro era rossa invece che blu.

Si stavano avvicinando ed io, da brava furba qual’ero, ero disarmata! Dannazione!

Per mia fortuna ci pensò Zack a sistemarle: il tempo di impugnare la Spada Potens, che gli avversari erano già stesi in terra. Fulmineo il ragazzo!

«Sono anche qui!» esclamò Zack, mentre stendeva gli ultimi due arrivati.

Ad un tratto sentii una presenza alle mie spalle, ed incominciai a sudar freddo: che fossero delle altre copie?

Strinsi i pugni e, solo quando conficcai le unghie nella pelle, mi voltai, trovando ai miei piedi Ifrit e Bahamut. Che diavolo ci facevano qui?

Con la coda dell’occhio vidi Zack, Tseng e Cissnei avvicinarsi, ed immediatamente sferrai un calcio ai due, spedendoli lontano, quel tanto che serviva a non far destare sospetti.

Dopodiché mi diressi verso gli altri, giusto in tempo per sentire Tseng dire: «Hollander è attualmente qui a Junon» e lo vidi inginocchiarsi davanti ad una copia di Genesis «la sua presenza qui e questo attacco non possono non essere collegati».

«Non è finita, vero?» chiese Zack, mettendosi le mani sui fianchi.

Tseng si rialzò: «Incominceremo con il far evacuare i residenti. Zack, Yunalesca, trovate Hollander ed accertatevi che sia tenuto al sicuro».

«Ci stai dicendo di fare da baby-sitter a Hollander?» chiesi, attirando l’attenzione di tutti su di me ed attivando Zack, il quale ne approfittò per dire la sua: «Non pensi che io sarei più utile sul campo di battaglia?» ed incrociò le braccia al petto.

Tseng ci guardò con la sua solita “espressività” facciale e, incrociate le braccia al petto anche lui, disse: «Hollander ha accesso a delle informazioni top-secret. Il Presidente insiste sul fatto che la sua sicurezza abbia la priorità. Dopo l’improvvisa scomparsa del Direttore Lazard, SOLDIER è nel caos. Questo attacco è un tentativo per approfittare di questa debolezza. Voi due dovete proteggere Hollander».

Aveva fatto tutto un discorsone per poi ribadire il fatto che ci toccasse “assistere” Hollander...pazzesco.

Cissnei si avvicinò e ci disse: «Hollander è attualmente rinchiuso in un centro di detenzione nell’ottavo livello nella Junon Superiore. Per raggiungerlo potete usare l’ascensore di emergenza che è alla fine di questa via. Contiamo su di voi».

«Hollander è ancora sotto interrogazione. Non può finire nelle mani nemiche».

«Ho capito. Andiamo Yuna».

 

Lasciati i due Turks alle spalle, ci dirigemmo di corsa verso l’ascensore indicatoci da Cissnei ma, arrivati a metà strada, una quindicina di copie di Genesis sbucarono dal nulla, ostacolandoci.

Zack estrasse ed impugnò rapidamente la Spada Potens ma contro quindici avversari contemporaneamente non ce l’avrebbe mai fatta, nonostante la sua forza e le sue abilità; allora decisi di prepararmi per combattere anch’io, solo che quando mi ritrovai di fronte a tre copie di Genesis, mi ricordai di non avere niente con cui attaccare o difendere.

Istintivamente indietreggiai, ma finii col cadere e quelli ne approfittarono per accerchiarmi. Evidentemente non era il mio giorno fortunato...

Proprio quando stavano per attaccarmi, delle fiamme mi avvolsero, costringendoli ad arretrare.

Senza aspettare altro, mi alzai ed al mio fianco vi trovai Ifrit.

«Ma non ti avevo spedito sulla Luna?» gli chiesi, riferendomi al calcio che gli avevo dato prima.

«Pensavi davvero di liberarti di noi così facilmente?» mi chiese una voce alle mie spalle: Bahamut.

«Possiamo rimandare la tua sfuriata a dopo? Quei tizi si stanno riavvicinando!» esclamò Ifrit, interrompendo quella che stava per essere una sfuriata coi fiocchi e facendo spostare la mia attenzione sulle copie di Genesis.

Sospirai e dissi: «Bene. Adesso sistemiamo questi qui e diamo una mano a Zack, ma una volta finito dobbiamo fare una bella chiacchierata...» ed afferrai Ifrit, lanciandolo contro il trio nemico, che si ritrovò avvolto dalle fiamme.

Stavo per scagliare anche Bahamut quando mi resi conto che non era necessario: le fiamme non avevano lasciato scampo a quei tre e, tra l’altro, Zack era riuscito a sistemare tutti gli altri.

Allora lasciai cadere a terra Bahamut, il quale emise un lamento di protesta per esser stato “posato” a terra e raccolsi Ifrit, che nel frattempo mi aveva raggiunta.

Una volta preso in braccio Ifrit e messo Bahamut sulla spalla sinistra, raggiunsi Zack, il quale mi guardò perplesso non appena notò i due peluche.

«Questi due non sono per decorazione ma sono due armi, ok?» gli dissi, prima ancora che potesse aprire la bocca per chiedermi qualcosa al riguardo.

«Ok...allora andiamo!» fu la sua risposta, nonostante sulla sua faccia c’era ancora dipinta quell’espressione stupita e confusa allo stesso tempo.

E così riprendemmo il nostro “cammino” senza incontrare altri “ostacoli”, riuscendo a raggiungere l’ascensore ed arrivando nella Junon Superiore.

 

***

 

Lo scenario dinnanzi a noi era completamente diverso: se prima erano presenti i segni di distruzione e c’era la gente in preda al panico che fuggiva, adesso erano presenti solo una ventina, se non di più, di SOLDIER di terza e seconda classe, la cui maggioranza, probabilmente, era ferita gravemente; era impossibile che fossero tutti morti.

C’era silenzio, nonostante non molto distante da lì c’erano degli scontri; poi, ad un tratto, il silenzio innaturale che c’era venne rotto dal rumore di una motosega.

Ci voltammo verso la direzione da cui proveniva il rumore e, con nostra sorpresa, vi trovammo una copia di Genesis armata con l’oggetto che creava tale rumore: una motosega.

«Ma non finiscono mai!» esclamai, stringendo Ifrit, pronta a scagliarlo contro la copia.

Ero talmente concentrata nell’osservare il nemico, che non mi accorsi del fatto che Bahamut fosse ai piedi della copia.

Cosa diavolo faceva? Con un semplice calcio sarebbe decollato!

A tirarmi fuori da quella strana situazione ci pensò Zack il quale, senza nemmeno accorgersene, aveva travolto Bahamut, allontanandolo dalla copia.

Visto che Zack aveva iniziato il combattimento, ne approfittai per andare a recuperare Bahamut ma, purtroppo, una volta giunta a pochi passi da lui, vidi la motosega del nemico prenderlo in pieno, aprendolo quasi in due e sparpagliando tutta la peluria in giro.

Presi l’arma e la buttai di lato, ignorando completamente Zack e la copia di Genesis.

«Accidenti! Mi vuoi dire cosa cavolo volevi fare ai piedi di quello lì!?» chiesi a Bahamut.

«Combattere. Cosa pensi che volessi fare?» mi rispose.

«Lasciamo perdere. Come stai?».

«Hmph, sto bene. Ti vorrei ricordare che questo non è il mio vero corpo...Inoltre, anche se venisse distrutto non subirei alcun danno o ferita...».

Sospirai e tirai fuori dalla tasca un nastro di stoffa arancione, utilizzandolo per rattoppare un po’ Bahamut. Una volta finito il nostro “business” lo avrei ricucito, ma ora avevo, purtroppo, altro di cui occuparmi.

Zack aveva eliminato quella copia ed ora stava parlando con un SOLDIER di terza classe. Li raggiunsi giusto in tempo per sentire cosa era successo: Hollander, in qualche modo, era scappato.

La situazione ci stava sfuggendo di mano...ed anche piuttosto velocemente! Dovevamo fare qualcosa, ed anche alla svelta!

Zack scambiò altre due parole con quel SOLDIER per poi dirmi: «Forza, raggiungiamo Hollander!».

E così iniziò l’ennesima corsa per le strade di Junon e le ennesime battaglie contro quei dannati cloni di Genesis, che sembravano non finire mai; sbucavano da ogni angolo! Possibile che non si “esaurissero” mai!?

 

***

 

Superati i vari ostacoli, a pochi metri dal portone vedemmo Hollander.

«Hollander! Fermo dove sei!» gridò Zack, rendendo nota la nostra presenza al vecchio, il quale scappò.

«Complimenti Zack, davvero. Hai mandato a farsi benedire l’effetto sorpresa» gli dissi, sospirando.

Lui si passò una mano dietro alla nuca come al suo solito e poi, vedendo che Hollander stava varcando il portone, gridò: «Non mi scapperai!» e partì al suo inseguimento.

Purtroppo l’inseguimento venne interrotto da una copia di Genesis, che lanciò una granata, che noi schivammo prontamente.

Quando il polverone alzatosi a causa dell’esplosione si diradò, scoprimmo di essere accerchiati da altre copie. Quei dannati volevano farci perdere tempo a tutti i costi!

Zack impugnò la Spada Potens, mentre io mi preparai per lanciare Ifrit; ormai era diventato quello il mio “stile” di combattimento, ma era solo temporaneo...prima o poi avrei ripreso ad utilizzare le mie doppie lame di mithril. Era solo una questione di tempo...

«Zack, tu occupati di quelle che bloccano la via. Penso io alle altre».

«Non dovremmo fare al contrario?».

«No, perché tra noi due tu sei quello più veloce: quindi, non appena ti liberi la strada, vai avanti. Insegui Hollander e fermalo. Io ti raggiungerò non appena avrò finito qui».

«Ok. Allora vado!» e detto questo partì all’assalto dei cloni di Genesis di fronte a lui, sbarazzandosene senza alcuna fatica ed attraversando il portone.

 

Adesso ero rimasta sola con gli altri cloni: cinque contro uno.

Ora che ci pensavo non avevano cercato di catturarmi come le altre volte...strano. Ma, forse, stavolta erano troppo presi dal portar via quello scienziato da quattro soldi...meglio così!

Detti un’occhiata veloce alla loro posizione e lanciai Ifrit contro i primi due più vicini, facendoli diventare delle torce umane.

Peccato che mentre facevo ciò avevo completamente ignorato gli altri due che, nel frattempo, si erano avvicinati. Quando mi resi conto che Ifrit, con quelle cavolo di zampette corte e morbide di peluche che si ritrovava, non sarebbe tornato indietro abbastanza velocemente per poter usare il suo muro di fiamme, decisi di scagliare Bahamut, nonostante non fosse il caso, visto le condizioni in cui versava.

Lo lanciai contro quello più vicino a me e mi gettai contro Ifrit, prendendolo e lanciandolo immediatamente contro l’altra copia che era a pochi passi da me.

Pensavo che fosse finita, ma mi sbagliavo di grosso: mi ero dimenticata del fatto che fossero in cinque!

Infatti, come c’era da aspettarsi, mi ritrovai puntata alla schiena la spada della quinta copia.

Era finita. Le due invocazioni erano troppo lontane, io non ero armata e la copia di Genesis faceva sul serio. Accidenti a me ed a quando avevo deciso di non portarmi dietro le pistole!

Ritenevo di essere spacciata, ma un globo luminoso colpì in pieno la copia, atterrandola e mettendo fine allo “scontro”.

Realizzato il fatto che l’avevo scampata per un pelo, sospirai e mi rilassai.

«E pensare che non volevi nemmeno che venissimo con te...» disse un Bahamut che cadeva a pezzi.

«Oh, scusami se ho un modo tutto mio di pensare allora!» gli dissi con una leggera nota di ironia.

«Comunque pretendo le tue scuse e dei ringraziamenti».

«Eh, solo perché mi hai salvata...Vedi di non montarti troppo la testa per questo» e lo presi in braccio, per poi alzarmi, prendere Ifrit e dirigermi verso il punto dove, forse, Zack mi stava aspettando.

 

***

 

Una volta arrivata a destinazione, trovai Zack intento a parlare con Tseng, mentre alcuni SOLDIER di terza classe spostavano dei pezzi di un qualche macchinario, probabilmente un robot.

Il tempo di raggiungerli, che Zack mi venne in contro: «Dobbiamo muoverci, altrimenti non riusciremo a raggiungere Hollander!».

E fu così che ricominciò l’ennesima corsa per Junon. Se avessi saputo in anticipo che la città era tutta un “portone-strada-ascensore”, mi sarei portata dietro i pattini! Almeno avrei potuto correre più velocemente...

 

Arrivati, finalmente, in fondo alla strada, vicino al portone successivo vedemmo nuovamente quella “caricatura d’uomo”.

«Quella strada porta...all’aeroporto! Che stia pensando di fuggire via cielo?».

«Zack hai appena detto una cosa ovvia, lo sai? Comunque non è il momento adatto per porsi delle domande...».

Hollander si voltò verso di noi e disse, con un tono di superiorità: «Siete davvero sicuri che sia io quello di cui dovete preoccuparvi?».

Lo guardammo confusi, non capendo se il suo era un tentativo per confonderci o se stava dicendo la verità; ma quando alle nostre spalle comparvero dei robot, campimmo che non stava cercando di confonderci.

«Se non li fermate, cosa ne sarà di Junon?» e, detto questo, Hollander se ne andò.

«Dannazione! Di questo passo non riusciremo mai a fermarlo!» esclamò Zack, visibilmente irritato.

In effetti, tutti i torti non li aveva...

 

Analizzai rapidamente la situazione: Hollander stava scappando e stava aumentando la distanza tra lui e noi, i robot stavano per mettere a soqquadro la città ed io e Zack eravamo nel bel mezzo di tutto ciò. Uno di noi due doveva pensare ai robot e l’altro a Hollander; non c’erano altre soluzioni.

«Zack tu insegui Hollander...ci penso io a sistemare le cose qui» gli dissi, mentre afferravo un’asta metallica arrugginita.

«Ma...» iniziò lui.

Mi voltai di scatto e gli urlai: «Insegui quell’imbecille e fermalo a tutti i costi, porco chocobo!».

Lui rimase con la bocca leggermente spalancata, ed allora esclamai: «Forza! Muoviti! Cosa stai aspettando!? Che il chocobo salti la Luna!?».

E, senza dire niente, si avviò verso il portone e lo attraversò senza voltarsi indietro.

«Ed ora diamo inizio alla pulizia!» esclamai, prima di scagliarmi contro quella dannata ferraglia ambulante.

Grazie ad Ifrit, creai un muro di fiamme che impedì alla ferraglia di raggiungere e distruggere l’altro portone, dietro al quale si trovavano Tseng ed alcuni civili.

E mentre alcuni di quei rottami finivano liquefatti dalle fiamme, gli altri finivano distrutti dalla “mia” asta di ferro e dagli attacchi di Bahamut.

Peccato che non finissero mai!

Il tempo di eliminare un gruppetto, che ne arrivava subito un altro; insomma...era un ciclo continuo!

Fortunatamente non ci voleva tanto per eliminarli, ma la loro inferiorità “fisica” era compensata dalla loro quantità industriale!

Ma, nonostante questo, riuscii ad eliminarli tutti, dal primo all’ultimo...

 

«Evvai! Adesso non mi resta che raggiungere Zack!» esclamai, allegra.

Ma non appena vidi la strada che avrei dovuto percorrere, l’allegria se ne andò così come era venuta: in un istante.

 

***

 

«Fermo dove sei! Non fare un altro passo! Sei andato fin troppo oltre!».

La persona che aveva appena gridato era...Zack!

Mi precipitai verso il luogo da cui avevo sentito provenire la sua voce, e vidi che di fronte a lui c’era il nostro “obbiettivo”: Hollander.

Peccato che il soggetto in questione fosse a pochi passi dal bordo della piattaforma e che avesse dato una rapida occhiata verso il basso. Il suo strano comportamento non prometteva nulla di buono...ne ero certa.

«Davvero? Ne sei sicuro?».

E, dopo quella battuta, il vecchio si gettò di sotto, lasciando sia me che Zack alquanto perplessi: che fosse impazzito del tutto da buttarsi di sotto così?

No, non era possibile...ci doveva essere per forza sotto qualcosa; era troppo facile così...

 

«Hey! Ma cosa...?» farfugliò Zack, dirigendosi a corsa verso il bordo.

Immediatamente lo raggiunsi, e dissi: «Non è possibile che si sia buttato di sotto così... Secondo me, c’è il trucco dietro».

Infatti, pochi attimi dopo potemmo vedere, con nostra immensa “gioia”, Hollander che veniva portato via da due copie di Genesis alate.

«Tch! Me lo dovevo aspettare...» disse tra i denti Zack.

Stavo per dirgli qualcosa, quando arrivarono Tseng e Cissnei di corsa, che, senza degnarci di uno sguardo, ci superarono. E subito dopo la loro “entrata in scena”, arrivò una persona che era da un bel po’ che non sentivo e vedevo, la quale disse: «Missione fallita. Questo andrà sul vostro curriculum personale».

«Sephiroth! Quanto tempo!» gli disse Zack, allegro ma serio allo stesso tempo.

Per fortuna avevo lasciato Ifrit e Bahamut dentro uno scatolone che avevo trovato lì vicino poco prima, altrimenti chissà cosa sarebbe potuto succedere se Sephiroth li avesse visti...

«Lasciate che siano i Turks ad occuparsi del resto. Ero sulla strada per Modeoheim, quando ho sentito che eravate nell’area».

«Che fortuna» dissi all’unisono con Zack, incrociando le braccia al petto e piegando la testa di lato, mentre lui le posava sui fianchi.

«La situazione non si è risolta. Le copie di Genesis sono state avvistate ovunque».

«Non può essere! Le abbiamo spazzate via» esclamò Zack.

«Ma Genesis è morto veramente?».

Ecco. Lo sapevo che Sephiroth se ne sarebbe uscito con una qualche frase enigmatica!

«Uh...».

«Sono state avvistate anche a Midgar».

«Capisco» replicò Zack, serio in volto.

«Anche nei Bassifondi».

Colpo basso per Zack! Sephiroth aveva appena toccato un suo tasto un po’ “dolente”, in un certo senso...

I due si guardarono per un attimo, dopodiché Sephiroth disse: «Permesso per rientrare...concesso».

«Uh, yeah...» fu la risposta da parte mia e di Zack. Alla faccia dell’entusiasmo del tornare a casa!

«Fate attenzione».

«Anche te» e ci voltammo, avviandoci verso l’uscita; solo che, arrivati nemmeno a metà strada, Zack si voltò e chiese a Sephiroth: «Cosa sta succedendo a Modeoheim?».

Il Generale si voltò e disse: «Il dispositivo che Hollander usava è stato rubato».

«...Genesis?».

«Probabilmente».

Il silenzio calò tra noi tre: com’era possibile che Genesis fosse ancora vivo? Ma soprattutto...come faceva Sephiroth a dire che probabilmente lo era? Non mi piaceva affatto la situazione che si era venuta a creare...troppi misteri e troppe domande che non avrebbero mai trovato risposta ed anche nel caso in cui le avessero trovate, sarebbero state vaghe o, quasi certamente, delle menzogne per coprire la Verità...

 

«Ci rivedremo presto» disse Sephiroth.

Ok; ora la cosa era ancora più strana di prima.

Senza aspettare oltre, presi e mi rivoltai, dirigendomi verso l’uscita, mentre Zack, indietreggiando, disse a Sephiroth, indicandolo con un dito: «Ci conto».

 

***

 

E così la nostra missione a Junon era fallita miseramente a causa di quelle dannate copie di Genesis, il quale, da quanto si diceva, era ancora vivo.

A quanto pare Bahamut ed Ifrit tutti i torti non ce li avevano, ed a confermare il presunto fatto che Genesis fosse ancora vivo, ci pensò una specie di visione che ebbi sul mezzo che mi stava riportando a Midgar.

Nella “visione” c’era Genesis che diceva: “My friend, your desire is the bringer of life, the gift of the goddess” e tendeva una mela di Banora verso il crepuscolo per poi concludere il suo monologo con “Legend shall speak of sacrifice at world’s end. The wind sails over the water’s surface. Quietly, but surely”.

LOVELESS, Atto II. Il pezzo che veniva citato nella mia “visione” era tratto da lì, ed un brivido mi percorse lungo la schiena.

 

Che Genesis fosse veramente ancora vivo?

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII - Hell Firaga ***


Hell Firaga

 

Dopo la missione a Junon incominciai a vedere nei miei sogni, durante la notte, due scenari: nel primo, che era lo stesso che ebbi poco dopo la missione, compariva Genesis che citava una parte dell’Atto II di LOVELESS e tendeva la mela di Banora verso il cielo; nel secondo vedevo una villa in penombra, ed alquanto inquietante, che sembrava essere disabitata da anni.

In entrambi i sogni o visioni, come li definivo io, non sapevo in che possibili “luoghi” fossero ambientati.

Sicuramente la villa era, con molte probabilità, reale; evidentemente dovevo aver visto un’immagine che la ritraeva ed ora la sognavo. Di fatto stava che ogni notte le stesse scene si ripetevano e non mi permettevano di dormire decentemente; infatti, quando mi svegliavo, mi sentivo più stanca di prima, come se le mie forze venissero assorbite da quelle visioni.

Ne parlai con Ifrit e Bahamut, ovviamente omettendo il fatto riguardante la comparsa di Genesis, ma non furono di grande aiuto.

Evidentemente, l’aver sentito che forse Genesis era ancora vivo, mi aveva, in qualche modo, “scombussolata”.

 

Per distrarmi dal dilemma, che ormai era diventato un mio chiodo fisso, decisi di uscire; allora presi le mie doppie lame di mithril e le due pistole.

Una volta chiusa la porta a chiave e messa il suddetto oggetto nella borsa a tracolla, mi diressi a passo spedito verso la stazione, con l’intenzione di andare nei Bassifondi a salutare Aerith, che era da un po’ che non vedevo: l’ultima volta che l’avevo vista era stata quando io e Zack avevamo sfondato il tetto della Chiesa in cui si trovava, facendo una figura talmente tremenda, che rinchiudersi in una bara e non uscirne più, era la soluzione migliore!  

 

Giunta nei pressi della Chiesa, mi accorsi che c’era troppo silenzio; di solito si sentivano i bambini che giocavano, ed altre volte... beh, le altre volte si poteva sentire Zack!

Ogni volta che aveva un po’ di tempo libero, lo potevi trovare qui, nei Bassifondi, ed orami era diventato “famoso” anche in questa zona: non c’era nessuno che non lo conoscesse e salutasse!

Ma questo silenzio innaturale non mi piaceva...

Salite le scalette della Chiesa, scoprii che la porta era aperta e che un robot, probabilmente un nuovo modello prodotto dalla ShinRa, aveva preso di mira Zack, Aerith ed un cane... alato?

Purtroppo non era il momento per rimanere perplessi o porsi domande; era il momento di agire!

Estrai una delle due pistole e feci fuoco, mirando alla batteria della creatura meccanica, causando il suo spegnimento e, pochi attimi dopo, la sua esplosione, causata da un cortocircuito.

Quello strano cane si mise in posa, come per celebrare l’abbattimento del nemico, ma poco dopo si accasciò in terra. Che strana creatura...

Sia io che gli altri due ci avvicinammo, e Zack disse: «Si sta degradando».

Aerith assunse un’espressione addolorata e disse: «Poverino...».

«Che questo significhi che... anche Angeal sia là fuori?».

Lo strano quadrupede alato si alzò a fatica e, spalancate le ali, si alzò in volo, per poi andare a mettersi sopra una delle travi del soffitto.

«Rimani lì dove sei, ok?» gli disse Zack, indicandolo con un dito.

Lentamente mi avvicinai e, dopo averli salutati, chiesi loro: «Ma il nostro amico alato qui... da dove arriva?».

«Era già qui, quando sono arrivato» mi rispose Zack.

«È entrato dal tetto» disse Aerith, indicando il famoso buco creato tempo addietro da me e Zack.

«Capisco. Beh, ero solo passata per salutare Aerith, e devo dire che la trovo bene; così come te, Zack» e risi, visto che il ragazzo in questione non aveva affatto afferrato il mio “sarcasmo”.

«Che ne dite di fare un carro per i fiori?» disse, ad un tratto, Aerith.

«Ottima idea! Così potrai riempire di fiori Midgar!» esclamò Zack, sorridendo a trentadue denti.

«Bellissima idea, ma io...» sospirai «ho un po’ da fare; però fatemi sapere quando lo finirete, che ci tengo ad assistere all’inaugurazione!» e li salutai, uscendo e chiudendo dietro di me la porta della Chiesa.

 

Il tempo di scendere quei pochi gradini che separavano il suolo dalla porta, che di fronte a me si pararono altri tre robot identici a quello di prima.

«Ma oggi è la giornata della ferraglia ambulante?» commentai ironica, estraendo entrambe le pistole, pronta a fare fuoco ed a schivare, se necessario, i loro attacchi.

Mentre stavo scrutando quegli ammassi di latta e bulloni, con gli occhi ridotti a due fessure, sentii una voce gridare il mio nome: «Yuna!».

Pochi attimi dopo, vidi cadere, ed atterrare con un “pof”, un pupazzo rosso a me familiare...

«E tu cosa ci fai qui?» lo guardai perplessa «Ma soprattutto...come diamine hai fatto a venire fin qua? Volando, per caso?».

Ifrit fece leva su quelle zampette morbide che si ritrovava e si alzò, venendomi in contro.

«Guarda che quei tre “cosi” laggiù» indicando i miei “amichetti” ferrosi «non stanno aspettando la fine dei nostri comodi!».

E quello continuò ad avanzare, come se non mi avesse sentita; oppure mi aveva bellamente ignorata.

Una volta arrivato ai miei piedi, alzò la sua testolina pelosa e mi guardò, per poi dire: «Potresti ripetere l’ultima parte di quello che hai detto, che non ti ho sentita molto bene e non ho capito?».

Ora, cosa avrei dovuto fargli?

Afferrarlo, scaraventarlo contro i tre robot, sfogandomi ed allo stesso tempo eliminare la ferraglia oppure afferrarlo e scaraventarlo lontano, sfogandomi ma senza eliminare la ferraglia?

«Yuna non ti arrabbiare, altrimenti la magia Fire potrebbe subire dei cambiamenti!».

«Cambiamenti? Ma cosa stai dicendo? Qui se c’è qualcosa che cambia, è solo quella ferraglia ambulante!» esclamai, afferrandolo e lanciandolo con foga contro il robot in prima fila.

Immediatamente la “vittima” ed i suoi compari vennero avvolti dalle fiamme; ma questa volta erano diverse dal solito: mantenevano il classico rossore, ma c’era anche del nero. Nero pece.

Che fosse questo il “cambiamento” che Ifrit aveva accennato?

Le suddette fiamme nero-rosse consumarono i robot, e quando si diradarono non era rimasta nemmeno la minima traccia di quelli che, fino a pochi istanti prima, erano tre creature meccaniche.

«Te l’avevo detto che, se ti fossi arrabbiata, la magia si sarebbe alterata; ed, infatti, è successo» disse Ifrit, una volta arrivato di fronte a me.

Stavo per replicare, quando qualcuno, alle mie spalle, esclamò: «Cos’è successo?».

«Niente che ti rig—Zack!?» esclamai, non appena mi voltai.

«Avevo sentito delle voci, e cono venuto a vedere. Ma cos’è successo qui?».

«Niente di particolare: ho solo eliminato degli amichetti del robot di prima».

«Ah... Ma cosa sono, esattamente?» chiese lui, dopo essersi passato una mano dietro alla nuca come al suo solito.

«Una nuova arma automatizzata. Individuano ed attaccano i mostri automaticamente. Il settore dello Sviluppo delle Armi le ha sviluppate come armi contro le copie di Genesis. Questi nuovi modelli sono stati capaci di eliminare la maggior parte delle copie dentro Midgar, apparentemente» disse un Turk di nostra conoscenza: Tseng.

 

Ma eravamo davvero sicuri che non fosse un ninja, invece che un Turk? Perché, a giudicare dalla sua abilità nello sbucare all’improvviso, avrei detto che era un ninja...

 

«Impressionante... Ma perché mai avrebbero dovuto attaccarci? Non sono in grado di distinguere dei SOLDIER da dei mostri?».

«Attualmente no» rispose il Turk, incrociando le braccia al petto.

Zack, abbassata la testa, disse: «È una seccatura...».

«Concordo» dissi, stringendo Ifrit, che avevo raccolto mentre Tseng parlava.

«Lo sistemeranno, eventualmente» fu la risposta di Tseng, con la quale il discorso venne chiuso.

Dopodiché, Zack, dando le spalle a Tseng, gli chiese: «Stavi spiando nuovamente Aerith, vero?».

Tutto quel che ricevette, come risposta, da parte del Turk fu il silenzio. Il suddetto Turk, oltre a rimanere in silenzio, gli dette le spalle e fece per andarsene.

«Ancora con il trattamento silenzioso?» disse Zack, chiudendo una mano a pugno.

Tseng si fermò e, sempre di spalle, disse: «Se vuoi giocare con Aerith, sei libero di farlo. Io sto semplicemente compiendo i miei doveri di Turk».

«Hey! Non sto “giocando” con Aerith! Sto compiendo i miei doveri di SOLDIER per protegger--» gridò Zack, successivamente interrotto dall’arrivo di un bambino, che gli disse: «Oh Signor SOLDIER! Ho sentito che farete un carrello per i fiori!».

Mi dispiaceva ammetterlo, ma... Zack era stato appena “smascherato” e con poco stile, a mio parere.

 

Il nostro caro SOLDIER di Prima Classe spalancò gli occhi ed iniziò ad agitare le mani di fronte a sé, dicendo al bambino: «No, no! Non è quello che pensi! Questo è per protegger...» ma si interruppe, non appena vide Tseng allontanarsi «H-hey, Tseng!» lo chiamò, nel vano tentativo di fermarlo; ma ormai il Turk si era dileguato...

 

***

 

Lasciato Zack a gestire le sue grane ed i suoi affari personali, me ne tornai a casa.

Aperta la porta, di fronte a me, esattamente ai piedi, vi trovai un Ifrit scodinzolante e non potei fare a meno di sorridere, vista la somiglianza che c’era tra lui ed un qualsiasi cucciolo.

«Bentornata!» mi disse tutto allegro.

Adesso ne avevo avuto la conferma: era proprio come un cucciolo.

 

Un altro sorriso si fece largo sul mio viso, e stavolta Ifrit se ne accorse; infatti, mi chiese: «Perché sorridi?».

«Niente, niente» gli risposi, scuotendo leggermente la testa e continuando a sorridere «Vieni, andiamo in salotto» dissi, dopo aver chiuso la porta.

Raggiunto il salotto, vi trovai Bahamut intento ad armeggiare con il telecomando della televisione.

«Mi spieghi cosa stai facendo con il telecomando?» gli chiesi, mettendomi le mani sui fianchi.

Il soggetto chiamato in questione si voltò, interrompendo quello che stava facendo: «Stavo analizzando questa strana arma» disse, indicando con una zampetta pelosa la suddetta “arma”.

«Guarda» iniziai «che quella non è un’arma; è tutt’altra cosa».

«Non mi fido» disse Bahamut, guardando di traverso il telecomando.

Allora lo sollevai e lo portai all’altezza dei miei occhi, in modo tale da essere faccia a faccia, e gli dissi: «Non è un’arma. Capito?» e lo rimisi dove era, per poi sedermi sul divano.

Sospirai e piegai la testa all’indietro: nonostante non mi fossi mossa un granché durante la giornata, mi sentivo stanca lo stesso.

Certo, avevo affrontato quei quattro robot della ShinRa, ma “affrontato” era una parola un po’ troppo grossa, visto che gli scontri non erano durati molto.

Che la mia stanchezza fosse dovuta a quei sogni-incubi che avevo ogni notte?

 

«Yuna».

 

No, non era possibile che quelli ne fossero la causa...doveva essere per forza qualcos’altro. Non c’erano altre soluzioni.

 

«Yuna».

 

Però, questo mio “declino” era iniziato dall’esatto momento in cui Sephiroth aveva detto che Genesis, forse, era ancora vivo. Già, parlando di Genesis...

 

«Yuna!».

 

Chiunque mi avesse chiamata, aveva appena interrotto il filo dei miei pensieri.

 

«Hm? Chi mi chiama?» dissi, alzando la testa e guardandomi intorno un po’ confusa.

«Io!» esclamò la stessa voce di prima, che si scoprì appartenere ad Ifrit.

«Ah, Ifrit sei tu... Cosa c’è?».

«C’è un qualcosa che sta emettendo degli strani versi!» esclamò, agitando le sue zampette pelose come un forsennato.

Non appena la mia mente uscì dal torpore in cui era finita, mi accorsi che il cellulare stava squillando. Immediatamente mi alzai e lo presi, rispondendo senza guardare minimamente chi fosse: «Pronto?».

«Ci sono dei nuovi sviluppi. Quartier Generale. Ora».

E la chiamata si concluse così come era iniziata: in un istante.

«Bene. Perfetto» fu tutto quel che riuscii a dire, attirando l’attenzione delle due Invocazioni, che si avvicinarono.

«Cos’è successo?» mi chiese Ifrit, mentre Bahamut mi chiese: «Chi era?».

Mi voltai verso di loro: «Non è successo niente di ché; solo che devo andare al Quartier Generale e non ho tutta questa grande voglia di vedere il Generale» dissi atona.

«Non andarci allora!» esclamò Ifrit.

«Sarei tentata, ma... Non posso. Se non mi facessi vedere, non so a quali “problemi” potrei andare in contro; ed onestamente non ci tengo a scoprirli...» replicai, sospirando lievemente.

«Quindi andrai?».

«Sì, esatto. Quindi, adesso, se mi lasciate un attimo in pace, mi preparo rapidamente e vado. Non posso fare tardi; altrimenti finirei con il far innervosire il Generale e non è il caso...» e, detto questo, incominciai a prepararmi.

 

Nel giro di poco tempo fui pronta, ma prima di uscire, dissi ai due peluches sul divano: «Vedete di non mettere a soqquadro l’intero appartamento con la scusa “Ci sono armi e pericoli ovunque”, che non appena torno vi arrostisco nel forno!».

Detto ciò, uscii e chiusi a chiave la porta, nella speranza che, al mio ritorno, avrei trovato tutto com’era.

 

ShinRa Q.G.


Una volta giunta nella sala designata per l’incontro, vi trovai sia Zack che Sephiroth; e quest’ultimo aveva le braccia conserte al petto: probabilmente, il fatto di aver aspettato un pochino lo aveva fatto un po’...arrabbiare?

«Bene. Ora che siamo tutti, procedo con il mettervi al corrente della situazione: legioni di mostri si sono insidiate vicino ad un Reattore Mako regionale. Tutti i lavoratori sono scomparsi, ed anche i SOLDIER locali. La compagnia sta inviando dei membri operativi aggiuntivi per investigare la questione» breve pausa «Noi, per l’esattezza» concluse Sephiroth.

E, come al solito, dietro la scusa della convocazione per informarci sulla situazione, c’era il tranello: una nuova missione. Ma, dopotutto, era normale... Me l’aspettavo.

Zack, incrociando le braccia al petto e con un’aria leggermente infastidita, disse: «Ricevuto...».

«Qualcosa non va?» gli chiese Sephiroth, accortosi dello strano comportamento.

«Sai... Avevo pensato che tu avessi trovato qualcosa riguardo a...quell’altro problema».

«I membri operativi scomparsi erano sulle tracce di Lazard. Inoltre, avevano scoperto uno strano macchinario nell’area».

«È quello di...Hollander...?».

«Probabilmente è lo stesso che è stato rubato a Modeoheim» replicò Sephiroth.

«Quindi...» disse Zack, iniziando a ricomporre i pezzi del puzzle.

«Lazard, Hollander...» iniziò Sephiroth.

«...e Genesis?» dissi, citando l’incognita della questione.

«Li incontreremo, forse».

«Mmm...Andiamo» disse Zack.

«Prima andate al piano SOLDIER. Partiremo non appena voi ed il resto degli uomini sarete pronti» ci disse Sephiroth, ricevendo in risposta da parte nostra un “Ricevuto”.

Zack, come al suo solito, partì a corsa, mentre io mi limitai ad andare a passo d’uomo, ma, prima che raggiungessimo l’uscita, Sephiroth disse: «Il nostro compito è quello di investigare nel reattore» ci fermammo di botto «Non hanno menzionato nulla riguardo a...vecchi amici» continuò Sephiroth, per poi fare una breve pausa e dire, con una serietà mai vista «In base a ciò che accadrà, potrei abbandonare la ShinRa. Ma fino a quel momento, rimarrò fedele a SOLDIER».

Né io né Zack fummo in grado di replicare; perciò, senza dimenticare quello che Sephiroth aveva appena detto, ci dirigemmo al piano SOLDIER.

 

Piano SOLDIER: Livello 49


Eravamo da non so quanto lì ad aspettare, quando Zack disse: «Visto che la cosa andrà per le lunghe, vado a salutare Aerith».

«Ok, vai pure. Ma vedi di tornare in tempo, altrimenti ne pagherai le conseguenze!» gli dissi, ma ormai era già andato...

Rimasta da sola e senza niente da fare se non aspettare, mi sedetti su una delle poltroncine rosse vicino alla finestra; almeno, in questo modo, non sarei rimasta in piedi ad aspettare come una scema.

Zack era andato a salutare Aerith e nessuno del gruppo che doveva venire con noi si era ancora fatto vedere. In una sola parola?

Noia.

Se avessi saputo in anticipo che avrei dovuto aspettare e che mi sarei annoiata, avrei portato, oltre alle pistole ed alle doppie lame di mithril, anche Ifrit e Bahamut... almeno avrei avuto qualcuno con cui parlare!

Sospirai e volsi il mio sguardo verso la finestra, guardando il cielo grigio ed iniziando a battere il piede destro sul pavimento.

Ma a forza di fissare uno scenario immutabile e spento, incominciai ad avere sonno: un effetto collaterale della noia.

Sbadigliai e mi voltai dall’altra parte, giusto in tempo per vedere Cloud che mi fissava. Stava per dire qualcosa quando, alle sue spalle, comparve Zack, che gli chiese: «Ehi Cloud, tutto ok?».

Il biondo si voltò e, puntando lo sguardo verso il basso, disse: «Uhm... direi di sì, ma ho qualche problema a far riunire il gruppo...».

«Siamo di fretta, muoviamoci!» esclamò Zack, allungando un piede in avanti, pronto per partire a corsa come al suo solito.

«Sì, Signore!» esclamò Cloud, raddrizzandosi e portando rapidamente e rigidamente alla fronte la mano destra.

«Cos--Cloud? Di nuovo insieme, eh?» disse entusiasta Zack, dopo il suo piccolo momento di perplessità.

Cloud sorrise: «Sì. Aspetta qui, che vado a trovare gli altri» e corse via, sparendo dietro l’angolo del corridoio.

 

***

 

Nel giro di un quarto d’ora eravamo tutti; mancava solo Sephiroth, stranamente.

E mentre aspettavamo l’arrivo del tanto blasonato Generale, Zack stava scrutando quei giovani fanti, escluso, ovviamente Cloud, che era l’unico dei tre ad essere rilassato.

«Zack Fair siete pregato di non mettere in soggezione questi poveri ragazzi; a quello, purtroppo, ci pensa già voi sapete chi» gli dissi, dandogli del voi scherzosamente.

Il SOLDIER dai capelli neri si voltò verso di me e, sorridendo, disse: «Ma non li sto mettendo in soggezione! Vero, ragazzi?».

I tre fanti annuirono, rilassandosi: avevano capito che Zack stava semplicemente scherzando.

Il tempo di farli rilassare, che si irrigidirono di nuovo, chiaro segno che l’ultimo componente del gruppo era arrivato; infatti, Sephiroth si fermò di fronte ad essi, dandogli una rapida occhiata, per poi dire: «Bene, ci siamo tutti. Possiamo partire».

«A proposito...» iniziò Zack «Dove dobbiamo andare, esattamente?».

Mentalmente ringraziai Zack per aver fatto quella domanda; avrei voluto essere io a farla, ma mi era difficile rivolgere la parola a Sephiroth...

 

Sephiroth, dopo essersi voltato verso di noi, disse: «A Nibelheim».

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX - Nibelheim: Pre-Disaster ***


Nibelheim: Pre-Disaster

 

La differenza tra Midgar e Nibelheim? Enorme!

Se a Midgar per farti una “passeggiata” dovevi far attenzione a non finire schiacciato dalla gente, qui, a Nibelheim, era tutt’altra cosa!

Peccato che non avessi il tempo materiale per godermi un po’ quell’atmosfera tranquilla... dopotutto non ero lì per fare una scampagnata...

 

Poco prima di arrivare nella piazzola, Sephiroth si fermò e disse, rivolgendosi, probabilmente, a Cloud: «Come ti senti ora, che sei di nuovo a casa dopo tutto questo tempo? Io non ho una città natale. Non so cosa si prova».

«Uh... riguardo alla famiglia, invece?» si intromise Zack.

Sephiroth si voltò: «Il nome di mia madre era Jenova. È morta poco dopo la mia nascita. Mio padre...» rise, e si portò una mano alla fronte «Perché ne sto a parlare?» e si voltò nuovamente, dandoci le spalle «Forza, andiamo» fece, riprendendo a camminare, seguito a ruota dai fanti, mentre io e Zack rimanemmo un attimo indietro.

«Il nome della madre di Sephiroth era Jenova?» disse Zack, leggermente assorto nei suoi pensieri.

«Forza, vuoi rimanere lì tutta la giornata a pensare?» gli dissi, risvegliandolo.

 

Una volta raggiunti gli altri, poco prima di entrare nell’albergo in cui avremmo alloggiato, una ragazza si avvicinò e chiese: «Siete voi quei tizi di SOLDIER venuti ad indagare?».

Sia io, che Sephiroth e Zack, ci voltammo, e fu proprio quest’ultimo a parlare: «Yeah, il mio nome è Zack e sono un SOLDIER di prima classe, ricordati: prima classe!».

Ecco, lo sapevo che sarebbe andata così. Mi passai una mano sulla faccia ed emisi un sospiro.

«Huh» fu la risposta che della ragazza che, a guardarla meglio, era vestita stile cowboy.

«Cosa vuoi dire con “Huh”?» le chiese Zack, leggermente confuso.

 «Ci sono molti SOLDIER di prima classe?» continuò lei, ignorando la domanda che il nostro caro SOLDIER di prima classe le aveva fatto.

«No, siamo solo un piccolo gruppo di elite».

«Ne hanno mandati solo due?».

«Yeah, io e Sephiroth» disse Zack, voltandosi verso l’altra persona da lui chiamata in causa.

«E lei?» chiese, indicandomi.

Oh cavoli... ed ora cosa le dicevo? Che ero anch’io un SOLDIER, sparando così una grossa cavolata, oppure che ero un membro di riserva, passando per quella che viene trascinata a destra e manca per puro sfizio?

Ma, come al solito, ci pensò qualcun altro a tirarmi fuori dai guai: «Lei, dici? Non fa parte di SOLDIER ma è la compagna di Sephiroth!» esclamò Zack, guadagnandosi un’occhiata di sbieco da parte del Generale ed una di ringraziamento da parte mia.

«Uh-huh...» fu la risposta della ragazza, prima di andarsene.

«Che ragazza strana...» commentammo sia io che Zack, prima di dirigerci verso l’entrata dell’albergo, venendo fermati da Sephiroth, il quale disse: «Partiremo alla volta del Reattore all’alba. Vedete di riposarvi il più possibile» e fece per entrare, ma si fermò e si voltò verso Cloud, che era vicino a noi «Ah, giusto... tu hai il permesso per andare a visitare la tua famiglia ed i tuoi amici, se lo desideri» dopodiché aprì la porta e sparì dietro di essa, per poi essere seguito a ruota da me e Zack.

Il tempo di varcare la porta, che era già sparito. Cavoli quant’era rapido!

 

Senza perdere altro tempo, ci dirigemmo al piano di sopra, dove lo trovammo intento a guardare il paesaggio circostante attraverso la finestra.

«Cosa stai guardando?» gli chiese Zack.

«Questo paesaggio... Posso giurare di averlo già visto...».

Aspetta! Stava dicendo che qui non c’era mai venuto, ma che il paesaggio gli era famigliare? Povero Sephiroth... l’aria pulita di Nibelheim gli aveva fatto male... Lo dicevo io, che tra Midgar e Nibelheim c’era differenza!

 

***

 

La sveglia, come aveva detto Sephiroth, fu proprio all’alba. Ma con “alba” non intendo alle prime luci, niente affatto! Intendo prima dell’alba!

Più addormentati che svegli, ci dirigemmo verso la Shinra Manor, dove avremmo incontrato la guida che ci avrebbe condotti al Reattore Mako. Ma con tutti i posti che c’erano, perché - e dico perché - proprio lì, che era piuttosto lontano? Non poteva, tipo, incontrarci nella piazzetta davanti alla locanda?

 

Ad aspettarci c’erano due persone: un tizio con una macchina fotografica al collo - evidentemente un fotografo, a meno che non fosse un turista - e la stessa ragazza vestita alla cowboy. Che fosse lei la nostra guida?

«Ma tu sei...!» esclamò Zack, indicando la ragazza. Quella si tolse il cappello e fece una sorta di inchino, dicendo: «Al vostro servizio. Mi chiamo Tifa». Era davvero lei la guida! Ci avevo azzeccato!

Quello che per me era un turista fece: «Potreste raggrupparvi un attimo?». E fu così che noi quattro - i due fanti se ne stettero in disparte; evidentemente non amavano le foto - ci radunammo davanti al cancello della Mansion; Zack a destra, con Tifa; ed io accanto a Tifa e con Sephiroth alla mia sinistra.

«Okay... sorridete!» esclamò quello, prima di scattare la foto con tanto di flash. Dio quanto odiavo il flash!

 

E dopo il momento “foto ricordo”, partimmo alla volta di quel dannato Reattore. Era tutta colpa di codesto dannato edificio, se ero stata svegliata prima che il Sole sorgesse e se ero stata abbagliata da un maledetto flash di una stramaledetta macchina fotografica; ed era sempre colpa sua se adesso mi toccava camminare per un sentiero ripido e pieno di rocce, con tanto di mostri a fare da decorazione vivente. Alla faccia dell’indagare il Reattore!

In più, come se non bastasse, quel tizio con la macchina fotografica - di cui il nome era sconosciuto, tra l’altro - ci seguiva come un segugio, scattandoci foto ogni tre per due: e quando Tifa si fermò di fronte ad una buca luminescente di mako; e quando ci toccò metterci in fila indiana per proseguire; e quando Zack volle mettersi in mostra abbattendo un uccello che aveva preso di mira Cloud; e quando c’era il cadavere di una di quelle bestie in terra ed i due fanti lo osservavano con tanto d’occhi. Ma chi aveva assoldato il tizio “armato” di macchina fotografica? Era una dannata seccatura, lui e quel suo dannato flash!

Ma finalmente eravamo giunti a destinazione, e pertanto stavamo per salutare flashman. E questo mi riempiva di gioia dalla testa ai piedi.

«Voglio entrare e vedere anch’io!» esclamò Tifa, dirigendosi verso le scale che conducevano all’ingresso del Reattore; ma venne fermata dal Generale, che disse: «Questo è un impianto top-secret. Membri non-ShinRa non sono ammessi all’interno». E come sempre fu diretto e conciso, quasi... terrificante.

«Ma...!» fece Tifa, in un tentativo di replicare ed averla vinta. Ma con Sephiroth era impossibile averla vinta... la vinceva sempre lui.

«Controllate che nessuno entri» disse Sephiroth, rivolgendosi ai due fanti ed avviandosi su per le scale, seguito dalla sottoscritta e da Zack.

 

Reattore Mako

 

Se all’esterno poteva apparire brutto e piuttosto minaccioso, all’interno, il Reattore, sembrava il laboratorio di un qualche scienziato pazzo. Ai lati della scala centrale - l’unica, tra l’altro - vi erano delle strane... capsule; con un piccolo oblò da cui usciva una luce azzurrina: luce dovuta sicuramente alla presenza di mako.

Salimmo le scale ed arrivammo di fronte ad una porta, sopra la quale vi era, scritto a caratteri cubitali, “JENOVA”. Cosa ci faceva il nome della madre di Sephiroth sopra una targa di un Reattore di Mako in un luogo così... lontano? Mah, probabilmente era una coincidenza... evidentemente il nome Jenova era piuttosto comune...

«JENOVA... interessante» fece Zack, osservando la scritta. «E la porta è... chiusa, ovviamente» continuò, spostando il suo sguardo sulla porta. Fece per tornare sui suoi passi, quando un pensiero gli attraversò la mente: «Jenova...?» mormorò tra sé e sé ad alta voce, tornando indietro.

Si era accorto solo adesso della strana coincidenza... Buongiorno Zack!

 

Entrambi scendemmo e raggiungemmo Sephiroth, il quale era di fronte ad una di quelle strane “capsule”.

«Questa è la causa del malfunzionamento. Questa sezione è rotta. Zack, vai a chiudere la valvola» disse Sephiroth, tornando a guardare la capsula, dicendo: «Perché si è rotta?».

Dopo che la valvola fu chiusa, Sephiroth, dopo aver dato un’ultima occhiata alla capsula, si spostò, dando modo a me ed a Zack di vedere cosa vi fosse al suo interno: una creatura mostruosa!

«Che cos’è...?» fece Zack, sorpreso da tale vista.

«I membri comuni di SOLDIER sono esseri umani infusi con mako. Siete potenziati, ma siete ancora umani. Ma allora, cosa sono queste cose?» fece Sephiroth, tornando a guardare quell’essere. «Il loro livello di energia mako è esponenzialmente più alto».

«Sono... mostri?» chiese Zack.

Sephiroth si spostò, portandosi davanti alla rampa di scale, seguito da me e Zack; poi disse: «Sì. Hojo, uno scienziato della Shinra, è stato lui a crearli». Si voltò verso di noi: «Abomini generati dall’energia mako... Ecco cosa sono i mostri» disse, pronunciando l’ardua sentenza.

«Hai detto membri “comuni”. Ma te?» gli chiese Zack. Tale domanda non doveva farla. Non doveva.

Infatti, non appena Zack chiuse la bocca, Sephiroth si portò le mani alle tempie, e si piegò quasi in due. Immediatamente Zack gli fu accanto, mettendogli una mano sulla spalla e chiamandolo; ma Sephiroth si liberò della sua mano, spintonandolo, ed avanzando di qualche passo davanti a sé.

«Potrebbe essere che... che Io...? Che io sia stato creato allo stesso modo? Sono uguale a quei mostri?» si domandò Sephiroth, in uno stato rasente lo shock. Accidenti a Zack ed a quando aveva avuto la grande idea di fare quella dannata domanda!

Ci fu un attimo di silenzio, che parve essere lungo un’eternità; dopodiché Sephiroth riprese quella sua specie di monologo: «Sin da quando ero bambino sapevo... Sapevo che non ero come gli altri. Sapevo che la mia esistenza era speciale. Ma questo... questo non era ciò che intendevo» disse, per poi guardasi le mani, che tremavano. «Sono... un essere umano?» si chiese, ricevendo la risposta da parte di qualcuno che credevano morto e sepolto: «No, sfortunatamente. Sei un mostro». Una sola parola, anzi, un solo nome: Genesis.

Nel giro di un istante, vidi Zack scaraventato a terra da un Fire, mentre Sephiroth parò l’attacco indirizzato a lui, semplicemente allungando una mano di fronte a sé. Ed io cosa feci? Mi buttai a terra, semplice; e schivando, per poco, il Fire indirizzato a me.

Genesis si posò sulle scale: «Sephiroth... tu sei il mostro più grande che venne creato dal Progetto Jenova».

«Genesis... Allora eri vivo!» esclamò Zack, nonostante fosse a terra e fosse stato preso in pieno dall’attacco. Genesis si voltò verso di lui, dicendogli: «Suppongo di sì, se questo lo puoi chiamare vivere».

Ora che ci facevo caso, Genesis mostrava i segni di degrado...

«Cos’è il Progetto Jenova?» gli chiese Sephiroth.

«Il Progetto Jenova... era il termine usato per indicare tutti quegli esperimenti... relativi all’uso delle cellule di Jenova».

«Le cellule di... mia madre?».

Genesis allargò le braccia, dicendo: «Povero piccolo Sephiroth... Non hai mai realmente incontrato tua madre. Ti è stato detto solo il nome, no? Non so che immagini ti sei fatto nella tua mente, ma...».

Zack, ancora steso a terra, gridò: «Genesis, no!». Ma quello, sordo al suo grido, continuò: «Jenova venne rinvenuta in uno strato di roccia antico di duemila anni. È un mostro».

Sephiroth indietreggiò, in un evidente stato di shock; ed anche se non era in tale stato, l’espressione che aveva dipinta sul volto indicava il contrario. Ma di questo a Genesis importava assai... Infatti, continuò a parlare come se niente fosse: «Sephiroth... Ho bisogno del tuo aiuto. Il mio corpo continua a degradarsi». Visto che l’“amico” non aveva fiatato, decise di richiamarlo: «Sephiroth, SOLDIER di Prima Classe!». E Sephiroth sussultò, come se fosse stato appena scosso.

Ora che aveva finalmente riavuto l’attenzione, Genesis continuò il suo grande discorso: «Il Progetto Jenova G diede alla luce Angeal... e mostri come il sottoscritto. Il Progetto Jenova S...» si interruppe un attimo, prima di proseguire «...usò i resti di innumerevoli esperimenti falliti per creare dei mostri perfetti». Perché aveva parlato al plurale, se si riferiva solo a Sephiroth? Che ce ne fossero altri di questi suddetti “mostri”?

Sephiroth scosse leggermente la testa: «Cosa vuoi da me?».

«I tuoi tratti non possono essere copiati ed i tuoi geni non possono essere diffusi. Pertanto, il tuo corpo non può deteriorarsi. Condividi le tue cellule con me. My friend, your desire Is the bringer of life, the gift of the goddess» e tese una mano verso di lui, nella quale stringeva una mela di Banora. Com’era possibile che avesse quella mela? Banora era andata distrutta! La cosa qui si stava facendo fin troppo misteriosa per i miei gusti...

«Che le tue parole siano menzogne nate solo per ingannarmi... o la verità, che ho cercato tutta la mia vita... non fa differenza» fece Sephiroth, colpendo la mano di Genesis, facendo cadere la mela. «Tu marcirai». E se ne andò.

«Capisco... un mostro veramente perfetto. When the war of the beasts brings about the world’s end The goddess descends from the sky. Wings of light and dark spread afar. She guides us to bliss… her gift everlasting» . Ed anche anche lui fece per andarsene, ma poi si fermò, e si voltò leggermente verso di me: «La prossima volta sarà il tuo turno». E se ne andò veramente, stavolta.

«No, fermo!» gridò Zack che, fino a quel momento - così come me -, era rimasto in silenzio. Si alzò a fatica ed uscì anche lui; lasciandomi, così, sola.

Mi guardai attorno, spaesata, come se quel luogo era diventato ad un tratto estraneo; ed istintivamente mi diressi verso le scale, dove vi trovai la mela di Banora. E prim’ancora che me ne rendessi conto, l’avevo in mano, e con essa la mia decisione: Genesis aveva detto che sarei stata la prossima? Bene, non mi sarei fatta trovare impreparata.

Con la mela stretta saldamente nella mia mano destra, uscii.

 

Fuori dal Reattore Mako

 

All’esterno, vidi Zack intento in uno scontro a tre, esattamente contro - come al solito - tre copie di Genesis. E non molto distante da lui, vi era Tifa chinata su uno dei fanti che era con noi. Immediatamente pensai a Cloud, e mi precipitai verso di loro, seguita, poco dopo, anche da Zack.

«Lui... ha cercato di proteggermi...» piagnucolò Tifa.

«Lo so. Tifa, stai vicino a me» le disse Zack.

Quando la vidi che cercava di tirar su il soldato semplice - che era Cloud -, decisi di soccorrerla, aiutando Cloud a tirarsi su e mettendomi un suo braccio sulle spalle e facendo altrettanto con lui, sorreggendolo e seguendo Zack. Tifa non ce la faceva, ma non perché non ne avesse la forza - quella non le mancava affatto -, ma perché era sotto shock anche lei. Gli unici a non esser sconvolti, eravamo solo io e Zack... Direi che la situazione non fosse proprio una delle più rosee...

 

 

Arrivati a Nibelheim, Zack si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa... o di qualcuno: Sephiroth.

Purtroppo doveva arrangiarsi, visto che Cloud aveva bisogno d’una mano; pertanto mi diressi verso la locanda, lasciando a Zack e Tifa il compito di trovare info su dove si trovasse Sephiroth. Dannato Genesis... perché non era morto, invece di sopravvivere ed andare in giro a raccontare menzogne - se lo erano veramente - e causare tutto questo putiferio? Che fosse il suo modo per divertirsi? Be’, in quel caso, dovevo dire che si divertiva male. Ed anche tanto.

Avevo appena posato Cloud sul primo letto che avevo trovato - ovviamente nella stanza di Zack -, quando arrivò Zack, che poggiò la Buster Sword alla parete vicino alla porta e si sedette sul letto di fronte a quello sul quale si trovava Cloud.

«Dovrebbe riprendersi a momenti. Sta bene, non ha riportato ferite... Se avete bisogno di qualcosa, io sono nella stanza accanto» dissi, dirigendomi verso la porta ed aprendola. «Non esitare a chiamarmi, ok, Zack?» aggiunsi, prima di uscire e chiudere la porta dietro di me.

Entrata nella mia stanza, la prima - ma anche l’ultima - cosa che feci, fu quello di sdraiarmi sopra il letto, addormentandomi immediatamente; e cadendo in un sonno privo di sogni.

 

***

 

La mattina dopo la nostra “indagine” - per modo di dire, visti i risultati -, Tifa arrivò correndo nell’atrio della locanda, dicendo: «Sephiroth è, apparentemente, nella Villa».

«Quella grande, non molto lontano da qui, dici?» le chiese Zack.

«Sì».

Ringraziammo Tifa per il suo prezioso aiuto, e ci dirigemmo alla velocità della luce alla fantomatica Villa. Insieme a noi, venne anche Cloud, anche se faticava nello stare al passo con me e Zack che, stranamente, eravamo caricati a molla.

Senza tante cerimonie e quant’altro, entrammo e ci dirigemmo verso il secondo piano che, da quanto da Cloud poco prima di partire, era lì che si trovava Sephiroth.

Alla fine, arrivammo nella stanza designata, ma non c’era nessuna traccia del Generale. Ci mettemmo a cercare un qualsiasi indizio che ci potesse dire dove si trovava, quando mi appoggiai alla parete, e sentii il muro dietro di me spostarsi. Risultato? Avevamo scoperto un passaggio segreto, ma io ero finita a gambe all’aria!

Con Cloud rimasto di guardia, io e Zack scendemmo, ritrovandoci nelle fondamenta della Villa. Era un luogo piuttosto buio ed anche freddo, pieno di vari passaggi e cunicoli vari. In un attimo di distrazione, persi Zack, rimanendo sola e procedendo alla rinfusa.

Infatti, finii con l’andare in una stanza nella quale vi erano tre bare. Un luogo molto allegro, davvero. Il silenzio che vi regnava faceva invidia a quello dei cimiteri, anche se... Anche se c’era uno strano rumore, che ogni tanto si poteva udire. E non era di sicuro il mio respiro: era ben altro.

Visto che ormai c’ero, tanto valeva fare “non c’è due, senza tre”; pertanto mi avvicinai alle bare, poggiando l’orecchio su ognuna di esse, fino a che non trovai quella “canterina”: l’ultima, quella sulla destra.

Deglutii a vuoto e, dopo un bel respiro - ma di quelli profondi profondi -, aprii la suddetta bara, rimanendo di sasso: al suo interno vi era un uomo!

Pallido come un cadavere - com’era giusto che fosse. Oppure no? -, con i lunghi capelli neri che gli incorniciavano il viso, se ne stava lì, tranquillo tranquillo; peccato che... russasse! La cosa era piuttosto strana: da quando in qua, i cadaveri russavano?

Mi grattai il capo, non riuscendo a trovare la risposta a questo mistero, ed una malsana idea mi passò per la mente: toccare l’uomo.

Allungai una mano tremolante - sì, il pensiero di toccare un morto, non è che mi rendesse tanto felice, direi più disgustata, che felice -, e con un dito toccai la punta del naso. Non accadde nulla. Allontanai il dito e tutto il resto del braccio dal corpo ed emisi un sospiro di sollievo: evidentemente il russare me l’ero immaginato...

Decisi di dargli un’ultima occhiata prima di andarmene, e riprendere la ricerca di Sephiroth: l’avessi mai fatto!

Nello stesso istante in cui posai il mio sguardo sull’uomo, lo vidi con gli occhi cremisi - come i miei! - spalancati, che mi fissavano. Cacciai un urlo e mi alzai di scatto, uscendo di corsa dalla stanza e senza guardare indietro. Aveva aperto gli occhi, aveva aperto gli occhi!

Nella mia disperata fuga da quell’essere, andai a sbattere contro Zack, che disse, lapidario: «Ho trovato Sephiroth, ma vuole stare da solo. È meglio fare come dice, ma almeno l’abbiamo trovato». Ed incominciò a tornare sui suoi passi, verso l’uscita. Per evitare di rimanere sola di nuovo - e fare brutti incontri, come quello di poco prima -, cercai di stare al passo con Zack, anche se lo spavento che avevo preso mi aveva lasciata... priva di forze, ecco.

 

Dopo la nostra “visita” alla Villa, Sephiroth non si fece vedere più per sei giorni di fila. Da quanto mi raccontò Zack, era immerso nella lettura dei vari documenti presenti nelle fondamenta della Villa, alla ricerca di non si sa cosa.

Ma la mattina del settimo giorno, qualcosa avvenne...

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Capitolo 21
*** Capitolo XX - Nibelheim: Disaster ***


Nibelheim: Disaster

 

Lo scenario che si presentò la mattina del settimo giorno, non era affatto lo stesso dei precedenti: Nibelheim era completamente avvolta dalle fiamme.

Fortunatamente gli abitanti erano stati abbastanza svegli da uscire dalle proprie abitazioni, così come avevamo fatto io e Zack. Il tempo di guardarmi intorno - una manciata di secondi, non di più -, e Zack si era già buttato anima e corpo nell’aiutare a destra ed a sinistra. Gran bella mossa, ma... chi diavolo sarebbe andato a cercare ed avvertire Sephiroth? Di certo, da solo non avrebbe saputo nulla.

Visto che Fair era troppo occupato, e di conseguenza se avessi urlato non mi avrebbe sentita, presi e corsi in direzione della Villa; trovando, davanti alle scale, proprio la persona che stavo cercando: Sephiroth.

Feci per dire qualcosa, ma lui si voltò e scomparve tra le fiamme. Se non fosse stato per l’espressione che aveva, e per il fatto che Nibelheim stesse andando a fuoco, avrei creduto di essere su un set cinematografico. Peccato che non fosse così!

Presi la rincorsa ed attraversai le fiamme, uscendone senza alcuna bruciatura. Però, per un attimo, avevo veramente temuto di uscirne cotta, come i polli.

 

Non so cosa mi spinse a dirigermi verso il Reattore Mako, ma di fatto stava che è là, che mi diressi. La Villa...? Non l’avevo presa minimamente in considerazione, anche se, in un primo momento, avevo pensato che Sephiroth si fosse diretto lì.

Mentre percorrevo il sentiero tortuoso, analizzavo la situazione: ero sola, senza le due invocazioni ma con le doppie lame di mithril e le due pistole; Zack era ancora giù in paese ad aiutare i civili, così come Cloud; Sephiroth, per qualche strano ed oscuro motivo, sembrava esser uscito di senno; e con molta probabilità, Genesis era da qualche parte acquattato nell’ombra, in attesa di fare la sua prossima mossa.

Che cosa avrei concluso, una volta trovato e raggiunto Sephiroth?

Questa era la domanda che mi posi, una volta trovatami di fronte all’entrata del Reattore. Tornare indietro? Non se ne parlava nemmeno: avevo fatto troppa strada, per poterlo fare. Aspettare l’arrivo di Zack? Avrei potuto anche farlo, ma qualcosa mi diceva di entrare, invece che aspettare lì e perdere tempo. Inoltre, se avessi aspettato fuori, sarei stata un bersaglio piuttosto facile per Genesis, nel caso in cui si facesse vivo, ovviamente.

Alla fine scelsi di fare l’unica cosa che chiunque avrebbe fatto: entrare.

 

Mi guardai intorno rapidamente, e notai in terra, riversa su un fianco, Tifa. Mi precipitai verso di lei, scoprendo che non era ferita gravemente; ma non appena le misi una mano sulla spalla, lei gridò che detestava tutti, la Shinra, i SOLDIER. Credo che l’incontro con la versione fuori di testa del Generale l’avesse profondamente scossa.

Vista la reazione di Tifa, decisi che era meglio lasciarla stare ed andare a “salutare” il Generale, che si trovava nell’altra sala, quella che la volta precedente era chiusa. Salii le scalette e solo dopo aver varcato la soglia, lo vidi: Sephiroth era di fronte ad una strana armatura dalle sembianze femminili.

«Madre... riprendiamoci il Pianeta... insieme. Andiamo nella Terra Promessa... Madre...» disse Sephiroth, rivolto a quella strana armatura. Nei sotterranei della Villa era sicuramente successo qualcosa... qualcosa di mostruoso, date le condizioni mentali in cui si trovava il SOLDIER; e non c’era bisogno di essere uno psicologo od uno scienziato per capire ciò.

Dopo il suo breve monologo insensato, afferrò l’armatura da entrambi i fianchi e la stacò, gettandola di sotto: «Finalmente ci incontriamo, Madre».

Stavo cercando di capire cosa vi fosse in quella grande capsula contenente liquido blu trasparente, quando arrivò di corsa Zack, puntando la Buster Sword vicino al collo di Sephiroth, chiedendogli se era impazzito. E come sempre Zack aveva vinto il titolo di battute ovvie. Era logico che fosse impazzito, no? Insomma... aveva appiccato fuoco a Nibelheim e pochi minuti prima che Fair arrivasse, stava parlando con quell’essere dentro la capsula!

Senza che me ne accorgessi, Sephiroth attaccò Zack, il quale parò il colpo; ma a causa dell’onda d’urto che si era creata, venne allontanato: quello di Sephiroth non era un attacco mirato a ferire... ma ad allontanare. Che in una remotissima parte della sua mente fosse rimasta un po’ di lucidità?

Zack si riprese velocemente e spiccò un balzo, sferrando così un attacco dall’alto; ma come c’era da aspettarsi, venne parato, e Zack venne scaraventato da Sephiroth di sotto. No, non sul pavimento, proprio sotto il pavimento!

La sala ai lati non aveva il pavimento: era stata costruita così. Probabilmente al di sotto si trovavano alcune valvole del Reattore, quelle più importanti, probabilmente; ecco perché era stata costruita a quel modo la sala. Mi affacciai per vedere che fine avessero fatto i due, ma quei dannati tubi coprivano la visuale, anche se vidi una scia argentata: i capelli di Sephiroth.

Visto che andare giù equivaleva ad un suicidio, visto che probabilmente i due SOLDIER se le stavano dando di sicuro a meno che non stessero prendendo una cioccolata calda, ne approfittai per osservare meglio e più da vicino quell’essere che Sephiroth aveva chiamato, pochi istanti prima, “Madre”. Salendo sulla tubatura rossa che univa la porzione di pavimento su cui mi trovavo a quella dove si trovava la creatura, e cercando di non cadere di sotto, raggiunsi la capsula in cui si trovava.

Quell’essere intorno aveva degli ammassi marroni di non so che cosa; il corpo di una donna, ma con la pelle bluastra ed alcune strane chiazze grigie, ed un tubo inserito nel bel mezzo dell’addome; i capelli di media lunghezza argentati; ed uno strano copricapo sul quale vi era scritto “JENOVA” ed alcuni numeri, resi illeggibili dalle loro ridotte dimensioni. E per completare il quadro, non potevano mancare gli occhi di un rosso chiaro, uno dei quali era coperto dai capelli.

Chi... no... Cosa era quella creatura? Possibile che tali mostri potessero esistere? Più la guardavo, e meno me ne capacitavo. Era semplicemente... assurdo!

Ad un tratto una forte emicrania, giunta all’improvviso, mi costrinse a portarmi le mani alla testa e ad indietreggiare dal dolore: cosa stava succedendo?

«Ugh...» mormorai, continuando a tenermi la testa fra le mani. Per evitare di cadere di sotto mi accucciai, ed allora realizzai una cosa: il mio improvviso mal di testa era arrivato poco dopo aver incrociato il mio sguardo con quello di Jenova. Non era possibile che quell’essere potesse entrarmi nella testa, se era intubato e con molta probabilità tenuto in uno stato di incoscienza. Poteva anche essere deceduto ed era lì semplicemente come fonte di energia; fatto quasi sicuro, vista la sua posizione all’interno del Reattore.

Per un istante l’emicrania se ne andò, permettendo di riprendermi. Senza aspettare il ritorno di un’altra fitta, tornai dall’altra parte della sala, vicino all’uscita; quando venne un’altra fitta, che mi costrinse ad appoggiarmi contro la parete con la schiena, per poi scivolare fino a terra, finendo seduta e con la testa tra le mani. Di nuovo.

Mentre ero lì a combattere il dolore che mi attanagliava il cervello, sentì un rumore sordo, e poco dopo, dolore permettendo, riuscii a vedere Zack che volava per aria, finendo fuori dalla sala ed atterrando sulle scale.

Non appena il rumore che Zack aveva fatto atterrando sui gradini si spense, la Buster Sword si conficcò ad un metro da me; e Sephiroth tornò su, senza degnarmi d’uno sguardo e tornando a confabulare con Jenova. Il Reattore Mako era appena diventato pieno zeppo di fenomeni da baraccone; ed io ero finita nel bel mezzo di questo spettacolo, iniziato, guarda caso, da Genesis e la sua maledetta boccaccia.

 

Non so quanto tempo rimasi agonizzante vicino alla porta, con la testa tra le mani, a sperare che quel dolore che mi stava attanagliando se ne andasse così com’era venuto. Ma un piccolo particolare distolse i miei pensieri dal dolore: Cloud, con l’elmetto in testa, afferrò la Buster Sword e la estrasse dal pavimento. Peccato che non avesse calcolato il peso della spada!

Infatti, non appena lo vidi barcollare per la perdita dell’equilibrio, mi alzai e misi le mani sopra le sue per rendere più salda la sua presa sull’impugnatura. Mi voltai, e vidi che mancavano solo due o tre passi alle scale: se non fossi intervenuta, il ragazzo avrebbe fatto un bel volo di sola andata giù per le scale; e ci mancava poco che ce lo facesse anche la sottoscritta, vista la situazione.

«Cloud... cosa hai intenzione di fare...?» sussurrai.

«Abbattere quell’uomo» mi rispose.

Sospirai: «Lo sai che è nettamente più forte di noi due, vero? Anche se questa è la spada di Zack, non vuol dire nulla, visto che la nostra forza non è paragonabile alla sua; e poi la spada non è magica. Sei ancora intenzionato a buttarti in questo atto suicida?».

«Sì».

«Ed allora andiamo».

«C-cosa?» chiese lui, leggermente sorpreso.

«Cosa c’è? Pensavi di fare questa “missione” in solo, per caso? Lo sai, vero, che non appena io lascerò l’impugnatura, tu te ne andrai dritto dritto giù per le scale? Lo sai, vero?».

Il fatto che Cloud si voltò per vedere quanta distanza ci fosse tra lui e le scale, mi fece capire che aveva afferrato il concetto. «Forza, andiamo».

Strinsi la presa sull’impugnatura, ed assieme a Cloud, caricammo Sephiroth, centrandolo in pieno addome, perforando persino il vetro del contenitore di Jenova, causando una crepa, dalla quale prese ad uscire quella falsa acqua.

Sephiroth poggiò le mani sul vetro, e noi estraemmo la spada da lui, per poi indietreggiare, mentre lui scivolava in terra. Senza preoccuparci delle condizioni in cui versava, tornammo all’ingresso, dove Cloud si precipitò da una Tifa oramai priva di sensi; togliendosi l’elmetto e prendendola delicatamente tra le braccia. Se la situazione non fosse stata com’era, e se fossimo stati tutti quanti in riva al mare o su un bel prato fiorito in mezzo ad un bosco, li avrei fatto una foto. Peccato che non fosse il momento adatto; e poi... non avevo la macchina fotografica!

 

Mentre Cloud era intento ad occuparsi di Tifa, la sottoscritta stava cercando di far riprendere i sensi a Zack, il quale, dopo l’atterraggio sulle scale, non si era più mosso. Morto non era di sicuro, visto che respirare, respirava; ma la botta che doveva aver preso, era stata sicuramente piuttosto forte.

Stavo scuotendo Zack, quando udii dei passi. Alzai lo sguardo e vidi, in cima alle scale, Sephiroth, con la sua katana in una mano, e la testa di Jenova nell’altra.

«Come hai osato...!» esclamò non appena vide Cloud. Lo sapevo che non doveva togliersi l’elmo, dannazione!

«Finiscilo...» mormorò Zack.

Cloud si alzò, e stavolta riuscì a sollevare la Buster Sword senza barcollare; spiccò un balzo con il chiaro intento di attaccare dall’alto, ma Sephiroth parò il colpo senza la minima fatica e Cloud venne scaraventato nella stanza di Jenova.

Sephiroth lo raggiunse, e lo infilzò con la katana, sollevandolo: «Non... testarmi!».

Dalla posizione in cui ero, potei vedere la smorfia di dolore che si dipinse sul volto di Cloud, mentre cercava di togliere la lama dal petto. Dopo un immane sforzo, costatogli il peggioramento della ferita subita, il ragazzo riuscì a combinare qualcosa: sollevò Sephiroth.

«No...! Impossibile!» esclamò il non più Generale, dopo esser stato sollevato.

“Cloud chiudi la partita” pensai. E, infatti, Cloud la chiuse la partita: con un ultimo sforzo, riuscì a scaraventare Sephiroth contro la parete alla sua sinistra, liberandosi così sia dalla katana che di Sephiroth, il quale cadde di sotto, nella parte inferiore del Reattore Mako. Ed ecco che uno degli ultimi SOLDIER di Prima Classe se ne andò. Prima Angeal, ora Sephiroth... il prossimo chi sarebbe stato? Zack, per caso? Oppure quella volpe di Genesis?

In quel momento desiderai con tutta me stessa che a cadere fosse Genesis. Se lo sarebbe meritato, eccome!

 

Cloud, una volta tornato coi piedi per terra, si trascinò nuovamente verso l’ingresso; ma lo fermai prima che potesse cadere sulle scale: misi un suo braccio sopra le mie spalle e gli misi un braccio intorno alla vita, in modo da sorreggerlo. Era arrivato al suo limite. Povero Cloud...

Stavamo scendendo il primo gradino, quando lui svenne, afflosciandosi di botto, facendomi perdere la stabilità. Finimmo col cadere entrambi lungo le scale. Per evitare che sbattesse la testa, rapidamente lo attirai a me il più possibile.

Non appena la nostra “corsa” finì, scoprii di esser riuscita ad evitare che sbattesse la testa, ma non si poteva dire lo stesso della sottoscritta: avevo sentito ogni gradino. Dal primo all’ultimo; e mi sembrava che la testa stesse per esplodere.

Dietro di me potevo avvertire la presenza di Zack: evidentemente ci eravamo fermati nel suo stesso punto, solo che lui era in senso opposto al nostro; ma questo era un misero dettaglio che, effettivamente, scompariva nel mezzo della situazione in cui ci trovavamo.

I miei occhi si stavano facendo pesanti, e la testa sembrava che stesse per scoppiare da un momento all’altro. Sapevo perfettamente che stavo scivolando verso l’incoscienza. E questo mi preoccupava e spaventava allo stesso tempo.

 

Prima che i miei occhi si chiudessero ed il buio annebbiasse la mia mente, sperai con tutta me stessa che tutto ciò che era successo, in realtà, fosse stato il prodotto di un qualche allucinogeno.

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI - Nibelheim: Post-Disaster ***


Capitolo XXI

Nibelheim: Post-Disaster

 

Follia, rabbia, vendetta, disperazione, confusione... questo e quant’altro era ciò che aveva mosso i fili nella giornata in cui Nibelheim divenne un cumulo di cenere, e Sephiroth scomparve. Il senso di impotenza che avvertii quando vidi Zack affrontare Sephiroth... non l’avrei mai scordato. Probabilmente qualcun altro, se fosse stato al mio posto, sarebbe stato contento di non esser lì a combattere; ma io... No. Certo, sapevo perfettamente che contro Sephiroth non sarei durata nemmeno cinque minuti, ma un tentativo l’avrei fatto, pur di non sentirmi così... inutile ed impotente.

Quando avevo visto Cloud che cercava di impugnare la Buster Sword, non avevo potuto fare a meno di non andare ad aiutarlo; e poi, se avesse tentato di attaccare Sephiroth da solo, non ce l’avrebbe fatta, anche se dopo si rivelò più forte di quanto apparisse.

Di quello che era successo dopo il nostro scontro con Sephiroth ne avevo un vago ricordo: io e Cloud che cadevamo dalle scale, atterrando vicino ad uno Zack privo di sensi, e poi il buio. Però dovetti aver ripreso conoscenza per un breve lasso di tempo, se avevo sentito qualcuno parlare sopra di me; la sua voce mi era familiare... sembrava quella di quel pazzoide di Hojo!

Se era veramente lui, c’era poco da stare tranquilli...

 

*

 

Sentivo freddo, e bagnato come se fossi immersa interamente in una vasca. Non era possibile che stessi sognando!

Un rumore di vetri rotti ovattato mi arrivò alle orecchie, e fu proprio quello a costringermi ad aprire gli occhi, anche se con grande fatica.

Stranamente vedevo tutto sfocato e leggermente tendente al verde. Per caso vi era un qualche vetro davanti ai miei occhi? E, come se non bastasse, una strana massa nera si aggiunse al verde sfocato; strizzai gli occhi per vedere meglio, senza risultato però.

«Ma che diav--» feci per dire, ma qualcosa di freddo e liquido mi entrò nella gola, facendomi quasi soffocare. Dove diavolo mi trovavo? Non nel Reattore Mako, questo era poco ma sicuro.

Quando ciò che mi avvolgeva - probabilmente acqua - incominciò a scendere verso il basso, assorbito da un qualche scarico, la sagoma nera che era di fronte a me divenne nitida: era Zack!

Puntai il mio sguardo verso il basso, per vedere il liquido nel quale ero stata per chissà quanto, e mi resi conto che era Mako liquido! Svelato il mistero del verde! Zack si era allontanato, e, poco dopo, quella sorta di “piscina” in cui ero rinchiusa - che si scoprì essere l’ennesima capsula - si aprì, permettendomi di uscire e respirare dell’aria, e non del Mako. Inspirai ed espirai varie volte, fino a che non iniziò a girarmi leggermente la testa; ma mi sentii decisamente meglio!

Finito il piccolo momento “sentiamoci vivi”, portai la mia attenzione ad un qualcosa di un po’ più importante: Zack che scuoteva leggermente Cloud. Ma che diavolo stava facendo?

Mi avvicinai ai due ed osservai Cloud: sembrava in trance.

«Ma che gli è successo?» chiesi a Zack, che smise di scuoterlo.

«Intossicazione da Mako» mi rispose serio. «Dobbiamo andarcene di qui, e dobbiamo anche cercare qualcosa con cui sostituire i nostri abiti, che sono impregnati di Mako, soprattutto quelli di Cloud».

Fece per sollevare il biondo, ma gli feci cenno di lasciarlo a me: stava arrivando qualcuno. Infatti, l’unica porta della stanza si aprì, ed un ragazzo con un camice bianco indosso - probabilmente uno scienziato, a meno che non fosse un assistente - entrò, mettendo su un’espressione spaventata e sorpresa, non appena ci vide; immediatamente Zack gli fu addosso, atterrandolo senza alcuna fatica, e prendendo le chiavi che gli erano cadute durante la breve colluttazione.

«Andiamo» disse, mentre raccoglieva la Buster Sword, poggiata al tavolino nel centro, e spalancando di più la porta, in modo da permettere il passaggio mio e di Cloud, che non accennava a volersi riprendere. Prima di seguirlo fuori dalla porta e sollevare Cloud, raccolsi le mie armi, di cui mi ero dimenticata l’esistenza. Stavo cadendo in basso, e non me ne stavo accorgendo...

Fuori da quel laboratorio in miniatura, vi era un paesaggio a me familiare: dei cunicoli sotterranei e delle porte mezze arrugginite ai lati, messe nel terreno scavato. Dopo un momento di sorpresa per la strana familiarità, mi resi conto che ci trovavamo nei sotterranei della Villa Shinra, la stessa dove avevo avuto l’incontro ravvicinato con il morto che respirava!

Un brivido di paura, dovuto al ricordo di quella volta, mi scese lungo la spina dorsale.

Ma quello, purtroppo, non era il momento per lasciarsi prendere dal terrore e dai brividi: dovevamo uscire di lì, ed anche alla svelta.

Mentre Zack eliminava i vari ostacoli che si paravano sulla nostra strada, - in particolar modo quegli enormi insetti che sbucavano da ogni angolo - io portavo con me Cloud, facendo attenzione a non perdere la presa su di lui. Menomale che eravamo alti uguali, altrimenti avrei avuto qualche problema!

Emisi un sospiro sia di sollievo che di tristezza, attirando l’attenzione di Zack, che mi chiese: «Sei stanca? Se vuoi facciamo a cambio».

Scossi la testa in segno di negazione, e gli dissi: «No, no, ce la faccio benissimo. Non preoccuparti. E poi, anche se facessimo a cambio, non sarei in grado di eliminare quei bestioni che sembrano non finire mai!». E, guarda caso, ne stava arrivando proprio uno, sbucando da dietro una delle colonne di terra che reggevano quello che doveva essere il “soffitto” di quel corridoio sotterraneo. Se sopra non ci fosse stata una Villa, avrei detto che eravamo finiti nell’anticamera dell’inferno.

 

Insetto dopo insetto, finalmente giungemmo alla fine di quel corridoio infernale, ed attraversammo la porta di fronte a noi, trovandoci in una stanza del secondo piano della Villa.

«Andiamo in un’altra stanza: qui potrebbero trovarci facilmente» proferì Zack, andando, come aveva fatto fino a quel momento, avanti per primo, per liberare la strada, nel caso in cui ci fossero possibili nemici; ma fortunatamente non c’era anima viva.

Ci trasferimmo in una delle prime stanze che trovammo nell’altra ala della Villa, scoprendo che era una camera da letto: che fortuna! Posai Cloud su uno dei due letti, sedendomi sull’altro, rilassandomi; Zack, invece, si era messo a frugare negli armadi, alla ricerca di possibili abiti di ricambio: i nostri erano talmente impregnati di Mako, che se avessero avuto un odore, l’avrebbero sentito fino a Midgar, come minimo.

Alla fin fine Zack riuscì a trovare quello che voleva, e non perse tempo a non esultare: aveva trovato ben altre due divise da SOLDIER di Prima Classe - mistero sul come e sul perché si trovassero lì - ed anche una divisa maschile dei Turks. Alla vista di quel magnifico paio di pantaloni neri mi si illuminarono gli occhi!

Senza aspettare che Zack mi lanciasse il tutto, mi fiondai verso di lui e presi la divisa, per poi dire: «Visto che dovrai cambiare Cloud, e dovrai cambiarti pure tu, io vado nella camera accanto. Sai com’è...».

Non detti nemmeno il tempo a Zack di aprire bocca, che subito ero fuori di lì e stavo aprendo la porta della camera accanto. Non mi sarei potuta cambiare nell’altra, anche con Zack fuori: Cloud era pur sempre presente, anche se più fisicamente che mentalmente; e l’idea di cambiarmi di fronte a lui mi creava non pochi problemi...

Una volta chiusa la porta dietro di me e posati i nuovi “acquisti”, tirai tutte le tende, coprendo le finestre, qualche volta c’erano degli occhi indiscreti...

Per prima cosa, mi tolsi gli stivali, liberando i piedi e facendo sgranchire un po’ le dita; successivamente fu il turno della gonna bianca che, una volta rimossa, la lanciai sul letto, con il chiaro intento di lasciarla a marcire lì; dopodiché rimase solo la camicia bianca, che fece la stessa fine della gonna, anche se non m’importava granché se fosse rimasta lì a marcire. Rimasta in mutande e reggiseno, gli unici indumenti che non potevano essere cambiati, afferrai i pantaloni blu scuro, indossandoli nel giro di qualche secondo; e così feci con il resto degli abiti: dalla camicia a maniche lunghe e la giacca anch’essa a maniche lunghe e blu come i pantaloni, alle scarpe nere senza tacco, con tanto di stringhe. L’unico indumento che rimase fuori fu la cravatta, che, mi imbarazzava ammetterlo persino a me stessa, non sapevo come si metteva.

Ora che ci pensavo e che mi guardavo meglio, ciò che indossavo era praticamente uguale a quello che indossavo fino a qualche attimo prima, solo che, oltre ad essere la versione maschile, era tendente al blu scuro, invece che al nero come la divisa che indossava Tseng; a quanto pare doveva essere un po’ vecchiotta...

E come a voler confermare la mia ipotesi, ci pensò una piccola tessera che trovai all’interno della tasca interna della giacca; la tirai fuori, guardandola stupita: non mi sarei mai aspettata di trovare qualcosa!

La rigirai per un po’ tra le dita, prima di guardarla meglio: l’immagine che ritraeva il suo proprietario, un certo Vincent, era consumata, e riuscii solo a vedere che l’uomo in questione, o ragazzo a giudicare da quei pochi tratti giovanili visibili, aveva i capelli neri e gli occhi leggermente tendenti al rosso; il cognome era illeggibile, visto che l’inchiostro rosso usato per scrivere era sbiadito, così come per il resto dei dettagli, anche se l’età era ancora leggibile: ventisette.

Stetti a fissare l’immagine di quel Vincent per non so quanto, immaginandomi chi fosse, cosa facesse, dove vivesse... Insomma, la sua vita! Dopotutto la divisa che indossavo era appartenuta a lui...

Poi, ad un tratto, un’idea stramba mi saltò per la testa: perché non prendere il suo aspetto, in modo da confondere i nostri futuri inseguitori? Se mi avessero vista vestita da Turk, in particolar modo da uomo, con un look diverso, sicuramente non mi avrebbero riconosciuta; avrei potuto anche spacciarmi per un membro operativo dei Turks e dire che stavo scortando Zack e Cloud in un altro posto, sotto l’ordine del “Dottor Hojo”. Che idea geniale!

Purtroppo, la mia grande idea richiedeva un piccolo sacrificio: i miei lunghi capelli. Allora, a malincuore, con una lama di mithril li tagliai, fino ad accorciarli fino alle spalle; erano diventati un po’ più lunghi di quelli di Vincent, i cui ciuffi più lunghi arrivavano fino al mento, ma come scusa avrei potuto rifilare un classico “la foto sul tesserino è di qualche anno fa”. Tagliarsi i capelli con una spada non è che fosse molto pratico, ma, quando non si hanno gli strumenti adatti, bisogna saper arrangiarsi, no?

Leggermente abbattuta per la mia stessa scelta, tornai nell’altra camera, da Zack e Cloud, bussando prima di entrare ovviamente; e non appena Zack mi vide, rimase fermo dov’era, immobile: per un attimo credetti che si fosse paralizzato e che non si sarebbe più mosso da lì.

«Yuna...?» riuscì a dire, rimanendo, però, ancora immobile dov’era. A quanto pare lo avevo sconvolto un po’ troppo...

«Sì, Zack, sono io. Il mio nuovo look è dovuto ad una “grande” idea che ho avuto poco fa. Se riesci a riprenderti, te la spiego» gli dissi, chiudendo la porta, che avevo dimenticato aperta.

Lui annuì e si sedette sull’altro letto, mentre io mi sedetti su quello dove si trovava Cloud, in fondo però; e gli illustrai il mio “piano”.

«Ho capito, ma...» iniziò lui.

«Ma...?».

«Ma sei davvero sicura di quello che hai intenzione di fare? I Turks sanno sempre tutto di tut--».

«Di tutti. Lo so, Zack, lo so. E per esperienza personale» completai la sua frase, interrompendolo.

«Esperienza personale...?» ripeté, non capendo a cosa mi riferissi.

Stava per chiedermi qualcosa a questa mia “Esperienza personale”, quando lo bloccai cambiando discorso: «Comunque non abbiamo molte altre opzioni, no? Con Cloud in questo stato e con, molto probabilmente, mezza Shinra, se non di più, alle calcagna, non è che ci sia molto da fare, non credi?».

Zack lasciò cadere l’altro “argomento” del tutto, fortunatamente; poi disse: «In effetti, abbiamo sicuramente mezza Shinra alle calcagna, dopo tutto quel polverone che si è alzato. Dobbiamo andarcene da Nibelheim. Ripartiremo domani mattina, ora non ce la facciamo: abbiamo bisogno di riposarci, e Cloud è ancora intossicato».

«Già... Però, dove andremo, una volta lasciata Nibelheim? Midgar è da escludere a priori!» esclamai, preoccupata per la nostra meta.

«Andremo a Gongaga, a casa mia!» esordì Zack tutto allegro e fiero della sua pensata.

«Ma quanto ci vuole ad arrivare a questa “Gongaga”, da qui? Ti ricordo che Nibelheim è un paesino sperduto vicino ad un Reattore Mako! E tra l’altro siamo a piedi...» sospirai.

Vidi la sicurezza di Zack vacillare un attimo, prima di tornare, ed ancora più salda: «Non importa quanto ci metteremo! L’importante è andare via da qua!».

«Beh, visto che sei così sicuro, andremo a Gongaga, allora!» esclamai, cercando di sorridere, anche se non mi riuscì molto bene: i ricordi degli eventi avvenuti al Reattore Mako erano ancora vividi. Forse anche fin troppo.

Zack si alzò, e disse: «Visto che ci sono solo due letti, dormirò con Cloud, lasciando a te l’altro letto. Ti va bene?».

Annuii con un semplice cenno del capo, e lui sorrise; a quel punto mi chiesi dove trovava la forza per farlo: sicuramente anche lui aveva i suoi pensieri fissi su quanto accaduto, ma, nonostante ciò, riusciva a sorridere lo stesso. Quanto avrei voluto esser capace di sorridere come faceva lui, col cuore, nonostante le difficoltà.

Non appena mi sdraiai sul letto, crollai senza nemmeno accorgermene, scivolando in un sonno privo di sogni.

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII - La Caccia alle Cavie ***


Capitolo XXII

La Caccia alle Cavie

 

 

La mattina, non appena sia io che Zack fummo svegli e capaci di stare in piedi, non perdemmo tempo: ci fiondammo fuori dalla Villa ed arrivammo nel “centro” di Nibelheim in pochissimo tempo.

Posai Cloud a terra, con le spalle contro un muro di una casa, giusto giusto per riposarmi un attimo: seguire il “passo” di Zack non era stato facile, vista la grande collaborazione da parte di Cloud. Ma a quel punto qualcosa non mi tornò. Sbaglio, oppure avevo appena posato Cloud vicino ad una casa?!

Mi guardai intorno, scoprendo con mia sorpresa, ma anche orrore, che Nibelheim era in piedi, come se l’incendio da parte di Sephiroth non fosse mai avvenuto.

«Ma cosa...?» farfugliai, osservando i dintorni con gli occhi sgranati. E non molto distante da me, c’era uno Zack stralunato: anche lui si era reso conto di questa stranezza.

«Ma Nibelheim era stata rasa al suolo dall’incendio!» esclamò, girando su sé stesso per guardare quanto la ricostruzione fosse identica e reale.

Noi due eravamo talmente presi dall’osservare quegli edifici riapparsi misteriosamente, che non ci accorgemmo, se non all’ultimo, che un soldato della Shinra stava portando via Cloud, seppur con un po’ di fatica: il ragazzo, dopotutto, aveva un suo peso!

Mi lanciai contro quell’uomo, che, non appena mi vide, lasciò la presa su Cloud, dandosela a gambe levate; dalle strade che portavano fuori dal paese sbucarono i suoi compagni. Non potevano mancare, no?

Mi portai velocemente dietro di Cloud e lo afferrai per i fianchi, tirandolo su, in modo che si reggesse sulle gambe, poi lo riportai vicino al muro dove si trovava prima: lì, se ci avessero attaccati, mi sarebbe stato più facile rispondere agli attacchi ed allo stesso tempo proteggerlo.

Una volta estratte le pistole, mi resi conto che Zack era già in assetto da battaglia, con la Buster Sword sguainata di fronte a sé; i soldati si raggrupparono intorno a quelli che dovevano essere dei comandanti, che gridarono: «Non fate scappare le cavie del Professor Hojo! Usate qualsiasi mezzo, se necessario!». 

“Cavie”? Avevo sentito bene?

Ed a confermare il mio buon udito ci pensò Zack che, leggermente confuso, ripeté la parola, per poi scuotere la testa e portare la sua attenzione ai soldati, che, tra non molto, ci sarebbero stati addosso. E lo stesso feci io: le domande dopo ed i fatti prima.

Puntando un braccio in avanti e gridando un «Prendeteli», uno dei comandanti, che per l’esattezza erano tre, diede l’ordine di attaccarci, o meglio: venirci a prendere.

Zack si buttò nella mischia solo come lui sapeva fare, - ormai quello era il suo marchio di riconoscimento - mentre la sottoscritta, - casomai “il sottoscritto”, visto il mio nuovo aspetto - si preparò per fare fuoco su chiunque si fosse avvicinato: se prendevano Cloud era finita; ci avrebbero messo con le spalle al muro.

Però era strano che non mi avessero riconosciuta come “membro” dei Turks... che non fossero mai stati al Quartier Generale a Midgar? Riconosciuta o no, di fatto stava che attaccarono anche me, con il chiaro intento di mettermi K.O. e di portarmi via assieme a Cloud, ma non glielo avrei mai permesso.

Mentre Zack si occupava di quelli che arrivavano dall’ingresso principale di Nibelheim, io mi occupavo di quelli che arrivavano dalle altre stradine, quelle seminascoste dalle ombre delle case; sembravano non finire mai, nonostante riuscissi ad eliminare quelli nel mio raggio visivo.

Perché? Perché stava accadendo tutto ciò?

 

Alla fine mi trovai inginocchiata a terra, con le pistole ancora in mano ed almeno una quindicina di soldati della Shinra davanti a me. Tutti morti.

Lo stesso scenario si poteva applicare anche a Zack, che si trovava appoggiato alla sua spada con almeno una ventina di soldati morti, i tre generali compresi. Eravamo a corto di fiato, nonostante i nostri avversari non erano così forti da farci venire il fiatone. Qualcosa qui, oltre alla misteriosa “risurrezione” di Nibelheim, non quadrava. E nemmeno poco.

«Zack...!» chiamai. «Cosa... facciamo?» gli chiesi, tra un’inspirazione e l’altra.

Lo vidi tirarsi su aggrappandosi all’impugnatura della spada e venire verso di me: «Dobbiamo... tornare... alla Villa» fu quello che mi disse.

A quel punto sgranai gli occhi: io, in quel dannato edificio, non ci sarei mai più tornata, nemmeno morta! Rimanendo in ginocchio, riposi le pistole e posai le mani a terra, facendo forza su di esse per tirarmi su; per poco un lieve giramento di testa non mi fece andare di faccia nel terreno.

«Senti» iniziai. «Se torniamo... là... quelli ci troveranno... e senza... alcuna... fatica». Presi fiato fino a che non fui capace di articolare un’altra frase: «Quindi... propongo di... andare via. Ci riposeremo... in seguito».

Zack sembrò riflettere attentamente su ciò che avevo appena detto, poi disse: «Sai, credo che tu... abbia ragione. Perciò andiamo via».

Ritorno alla Villa inquietante ed infestata: evitato.

Zack si avvicinò maggiormente con l’intenzione di portare Cloud, ma lo anticipai, pensandoci io: avevamo bisogno di lui sul campo di battaglia e, anche se quello che facevo non mi piaceva, lo stavo usando come scudo. Lui combatteva, io proteggevo Cloud nascondendomi dietro di lui. Come i parassiti. Sì, ecco cos’ero in quel momento: un parassita, che si faceva proteggere e trasportare da un ignaro ospite che, senza volerlo, si stava comportando come il parassita voleva e desiderava. La mia caduta verso il basso continuava...

 

Con non poca fatica, anche se cercai il più possibile di non mostrarmi affaticata, sollevai Cloud e misi un suo braccio sopra le mie spalle, in modo da agevolarmi il suo trasporto e sostegno: era capace di camminare con le sue gambe, nonostante la sua intossicazione e la sua assenza celebrale.

Zack era davanti a noi, a pochi metri di distanza, ed il suo passo era lento, o meglio: andava a passo d’uomo, cosa inaudita, visto che lui era solito andare veloce anche quando camminava. Purtroppo non avevamo alcun mezzo, se non i piedi, ma fortunatamente il sentiero che portava nel boschetto fuori Nibelheim non era in pendenza, anzi, era in leggera discesa; il trasportare Cloud era facilitato, grazie a ciò.

Il sentiero era costeggiato da una sbilenca staccionata di legno divorata probabilmente dagli insetti, che sicuramente si erano nutriti o vi avevano messo su casa; intorno solo qualche alberello ed un po’ di verde, interrotto ogni tanto dal marrone della terra. Ed a completare questo paesaggio, non poteva non mancare il buio della notte. Eh sì, per arrivare dove eravamo, avevamo impiegato tanto - ed il motivo si sapeva - e senza che ce ne accorgessimo il sole era calato.

Terminato di percorrere la curva del sentiero, Zack deviò la sua direzione, andando verso un gruppetto di alberi. Se lui andava in quella direzione, mi dissi, un motivo c’era; e lo seguii senza pormi né problemi né domande. Quando si fermò, si voltò verso di me e Cloud, e disse: «Restate qui un attimo. Vado a dare un’occhiata un po’ più avanti, giusto per vedere se è sicuro».

«Ok. Però vedi di non metterci tanto, ok?» gli dissi in risposta, dirigendomi verso l’unico masso presente e facendo sedere a terra, con le spalle contro di esso, Cloud, dando un po’ di libertà alle mie povere spalle: il fatto che Cloud non collaborasse molto e che fosse capace solo di trascinare le sue gambe rendeva tutto difficile e... stancante.

Rimasi in piedi fino a che non vidi Zack sparire in mezzo agli alberi, prima di sedermi accanto a Cloud, con la schiena poggiata contro il masso, dando al mio corpo quel lieve riposo che gli avrebbe ridato un po’ di forze. Tirai verso di me la gamba destra, appoggiandovi sopra l’avambraccio ed alzando la testa verso il cielo stellato. Per quanto saremmo riusciti ad andare avanti così? Di sicuro non molto, se avevano sguinzagliato i Turks: a loro non si sfuggiva. Era semplicemente... impossibile. Forse, mi dissi, se avessimo trovato rifugio sottoterra, un po’ come quell’uomo dentro la bara nella Villa, allora in quel caso, forse, avremmo trovato un modo per sfuggirgli. Ma il mio pensiero era solo una vana speranza, più che un’idea fattibile.  

«Ehi, Cloud» dissi. «Anche se non puoi rispondermi, voglio chiederti scusa. Scusa per esser finito in questo macello e per... sì, insomma... per esser stato vittima di un esperimento di quel pazzo e per esser ridotto in quello stato. Ah, probabilmente mi prenderai per una fuori di testa, e probabilmente lo sono, ma ci tenevo a dirtelo. Tutto qui» conclusi, chiudendo gli occhi e piegando la testa all’indietro; ebbi un leggero brivido, quando toccai la superficie del masso, ma non mi creò problemi: era un segno che dimostrava che fossi ancora viva, ancora umana.

Per quello che mi sembrò un’eternità, quando in realtà era solo un minuto, mi isolai da tutto, staccai la spina, ritrovandomi senza preoccupazioni, ricordi soffocanti, dolori... Poi tutto ritornò al suo stato, sbattendomi addosso la dura realtà dei fatti: qualcosa di terribile ci era stato fatto nelle fondamenta della Villa da parte di Hojo, ed ora la Shinra si era mobilitata per cercare i soggett-- No, si era mobilitata per cercare le nuove cavie viventi di Hojo, le nuove vittime sacrificali per le sue maledette ricerche e per i suoi dannati esperimenti; ora tutto questo faceva sempre parte dell’esperimento: vedere come i tre soggetti si muovevano per l’ambiente, dando o non dando sfoggia della loro mutazione, braccati per essere riportati a casa dal loro creatore e padrone...

In quel momento, preferii essermi rinchiusa in una bara all’interno della Villa, dove di sicuro non mi avrebbero mai trovata, piuttosto che finire in questo gioco infernale, nel quale mi ero ritrovata all’improvviso, e senza alcuna via d’uscita. Probabilmente, quando sarebbe giunta la fine, o ci avrebbero catturati e riportati da quell’essere viscido e mostruoso, oppure saremmo morti tutti e tre, ed i nostri corpi sarebbero stati usati per altri esperimenti; dopotutto si potevano sempre ricavare dei componenti dai giocattoli rotti, no?     

«Yuna» mi chiamò Zack che, a quanto pareva, era appena tornato dalla sua esplorazione.

«Dimmi» dissi voltandomi verso di lui.

Stava per dire qualcosa, quando la sua attenzione venne attirata dall’arrivo di una persona, che venne chiamata per nome dal diretto interessato: «Cissnei...».

Mi alzai di scatto portandomi davanti a Cloud, nel caso in cui la Turk avrebbe osato attaccarci, ma nulla di quel che mi aspettavo accadde: non attaccò, anzi, ci aiutò.

«Ma lui è...» disse Cissnei, piegandosi di lato e sporgendosi in avanti, vedendo Cloud. «Lui è l’altro soggetto dell’esperimento! Cosa gli è successo? Non sembra stare tanto bene...».

Sembrò preoccupata, ma non mi fidai molto della sua reazione: poteva essere una finta per farci credere di essere amichevole. Ormai non mi fidavo più di nessuno, se non di Zack e Cloud...

«Intossicazione di Mako. Piuttosto grave» fu la risposta seria di Zack.

«...Capisco. E lui chi è? Il suo viso mi è familiare, ma non credo di conoscerlo...» aggiunse Cissnei, puntando il suo sguardo su di me.

Wow, non mi aveva riconosciuta! Alla fin fine, la mia idea malsana si era rivelata utile, seppur in minima parte, e, tra l’altro, mi aveva scambiata per un ragazzo!

«Ah... Le-- Lui è...» farfugliò Zack, rischiando quasi di farmi scoprire.

«Sono Vincent Valentine» mi presentai, prendendo in prestito il nome del tesserino che, per la cronaca, era ancora nella tasca; dopotutto assomigliavo anche un po’ al suo proprietario, un motivo in più per spacciarmi per lui.

«Sei un Turk? Perché ciò che indossi assomiglia molto alla nostra vecchia divisa...» chiese di nuovo Cissnei, non contenta della mia singola presentazione.

Ma ora cosa le avrei detto? Ebbi un attimo di panico.

Esitai svariate volte, ma alla fine le risposi: «Sì, sono un Turk, e, come hai detto, la mia divisa è quella vecchia: sono più vecchio di quanto tu possa credere e di quanto io appaia».

Lei sembrò bersi completamente ciò che avevo detto, ma le domande non erano ancora finite, purtroppo: «Nonostante la tua età, senza offesa, sei ancora in servizio? Se mi avessero detto che c’era già un altro dei nostri sul posto, sarei andata a cercare nell’altra area. Tseng dovrà darmi spiegazioni, poi».

«Mi dispiace che non ti abbiano informata. Comunque, loro due non sono gli obiettivi della missione: sono sempre stati con il sottoscritto fin dall’inizio di questa caccia alle cavie» replicai con tutta la compostezza che avevo, sparando, ovviamente, una grande menzogna, nella speranza che si bevesse anche quella.

La Turk parve soppesare ogni singola parola che avevo pronunciato, e temetti seriamente di venir scoperta di lì a poco, ma non andò così: Cissnei credette nuovamente a quello che le avevo detto, anche se, questa volta, aveva analizzato tutte le “informazioni”, prima di credermi. In ogni caso, ero salva.

«Zack, ma tu mi avevi detto una versione diversa dalla sua...».

L’ormai Ex-SOLDIER parve essere in difficoltà, ed a quel punto decisi di intervenire nuovamente, sperando di non distruggere tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento: «Credo che non abbia capito, quando gli ho spiegato i fatti» pronunciai, completando il tutto con un bel sospiro. 

Zack si passò una mano dietro alla nuca come al suo solito, chiaro segno che stava al gioco, mentre Cissnei ci guardò con un’espressione che sembrava volersi aprire in una risata; dopotutto non è che avessimo fatto una bellissima figura, ma l’importante era, e restava, il togliersela al più presto dalle scatole, in modo da poter continuare la nostra fuga prima che si accorgesse dell’inganno.

La Turk dai capelli rossi tirò fuori da una tasca un cellulare e compose un numero, attendendo che rispondessero dall’altra parte; quando risposero, comunicò che il bersaglio, o target, come avevano detto loro, non era nell’area e che sarebbe andata ad investigare un’altra, dicendo le coordinate. A fine telefonata, dopo aver messo via il cellulare, disse: «Visto che gli obiettivi non sono qui, vado a controllare un’altra area. Credo che queste vi serviranno, se siete in direzione di Midgar».

Un mazzo di chiavi volò in direzione di Zack, che prontamente lo afferrò, guardandolo sia curioso che confuso, così come la sottoscritta. Cosa ce ne facevamo di un paio di chiavi?

Dopo il suddetto lancio, si voltò e fece per andarsene, quando, giunta a metà strada, Zack non la chiamò, per poi dirle un semplice grazie.

Quando se ne fu andata gli dissi: «Ma cosa la ringrazi a fare? Non per mettere il dito nella piaga, ma lei è una di quelle che è sulle nostre tracce, anche se siamo riusciti a mandarla fuoripista. E... so anche che era una nostra amica. Però, ora, nulla è più come prima, e tu lo sai meglio di me: chi prima era un amico, ora è un nemico. Dobbiamo farcene una ragione».

Non stetti ad aspettare la sua risposta, che, probabilmente, sarebbe stata carica di ottimismo come sempre, ma mi caricai di nuovo il braccio ed il peso di Cloud sulle spalle, pronta per l’ennesima marcia.

Lo vidi chinare il capo, stringere la mano nella quale teneva il mazzo di chiavi, e dire a bassa voce: «Lo so che non è più come prima. Lo so».

Senza aggiungere altro, percorremmo la stessa strada che aveva fatto Cissnei prima, uscendo da quel boschetto e trovando, all’uscita, una moto a due posti della Shinra. Mi era stranamente familiare...

Con l’aiuto di Zack, misi Cloud sopra il sedile laterale, quello che si trovava sopra una specie di blocco con le ruote; poi mi ricordai dove avevo già visto quel mezzo: ve n’era uno identico al pianoterra della Shinra, nella sezione “Veicoli Storici”; ma questo era leggermente diverso: che fosse un modello simile?

Quando vidi Zack mettersi in sella, non potei non fare a meno di chiedergli una cosa di vitale importanza: «Sai come si guida?».

Lui, per tutta risposta, si voltò, ed allegro come al suo solito, mi rispose così: «Certo, e con questa andremo fino a Gongaga!».

Beh, visto che aveva detto di saper guidare, smisi di preoccuparmi; ma un’altra preoccupazione si fece largo non appena mi sedetti dietro di lui.

«Non andare forte, ok?».

Non lo avevo detto esplicitamente, ma avevo un po’ paura della strada, anche se, ovviamente, ora come ora, a parte noi, non c’era nessuno.

«Ok, lascia fare a me. Andiamo!» esclamò Zack, mettendo in moto e dando gas, dirigendosi alla volta di questa tanto citata Gongaga che non avevo mai visto.

 

 

- - -

Sapete, stavo pensado a quanti capitoli mancassero dalla fine, e, facendo due calcoli, seppur approssimati, direi che ne mancano... mmm... circa quattro. E se vogliamo arrotondare, qualche volta che allungo un po' la storia mettendoci qualche altra scena che per ora non ho in mente, possiamo arrotondare a cinque, massimo sei. Comunque, indipendentemente dal numero, ci stiamo avvicinando alla fine. 

Chissà se riuscirò a pubblicare l'ultimo capitolo entro il 30 Luglio... Sarebbe fantastico! *-* (Il 30/07 questa fic compirà un anno! xD).

Vabbè, ignorate questa mia stranezza nell'essere contenta di pubblicare il capitolo finale lo stesso giorno in cui pubblicai il primo: non sono molto rifinita. >_>"

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII - Assault on the Bridge ***


Capitolo XXIII

Assault on the Bridge

 

 

A viaggiare insieme a noi, silenziosamente, c’era il vento. Avevamo distanziato Nibelheim da un bel pezzo ormai, e non eravamo più su delle stradine semi erbose, ma su strade vere e proprie, fatte col classico cemento, tipico delle zone industrializzate, come Midgar.

Fino a quel momento non avevamo incontrato né soldati della Shinra né Turks; cosa alquanto strana, visto che eravamo ricercati da entrambi, ma era meglio percorrere più strada possibile, prima che si facessero vedere.

Gongaga: quella era la nostra meta.

Ritornando con la mente sulla terra, mi accorsi che non c’era solo il vento ad accompagnarci, ma anche il rumore prodotto dal motore della moto. Dovevo esser veramente immersa nei pensieri, se non me ne ero accorta.

Altra cosa insolita era la silenziosità di Zack; un evento piuttosto raro, data la sua loquacità. Ma in un qualche modo era comprensibile: tutto quel che era stato il suo mondo fino ad allora, nel giro di soli sette giorni, era crollato. Lo stesso si poteva dire di me, anche se non è che fossi così attaccata a SOLDIER... dopotutto le mie radici erano state spezzate fin dalla mia nascita... almeno lui l’aveva avuta - e l’aveva tutt’ora - una famiglia.

Per non parlare di Cloud... lui non doveva nemmeno essere coinvolto in tutto questo; lui che, a differenza di noi due, poteva avere ancora un futuro davanti a sé, indipendentemente da SOLDIER, Shinra o chi altro. Mi dispiaceva anche solo pensarlo, visto che era il paese di Cloud, ma Nibelheim era maledetta; se solo non fossimo andati là, a quest’ora era tutto diverso. Tutto.

L’aria gelida della sera mi richiamò alla realtà, facendomi tornare quel malessere nato da questa fuga disperata ma carica di speranza, e dai ricordi di quanto accaduto; il passato non si poteva cancellare, al massimo si poteva solo confinarlo in una parte remota della mente, sottoforma di ricordi, nella speranza che il tempo li offuscasse. Ma ora era troppo presto: il tempo non avrebbe potuto offuscarli, anzi, li rendeva ancora più vividi, in qualche modo.

Alzai lo sguardo verso il cielo: era privo di nuvole, d’un blu scuro e senza né stelle né Luna. Uno sfondo piuttosto adatto, per la nostra situazione. Veramente.

E se ci fosse stata anche un po’ di pioggia, sarebbe stato veramente il massimo. Triste e deprimente al punto giusto, avrei detto.

A distogliere il mio sguardo dal cielo ci pensò un cartello stradale verde che riportava scritto: “Midgar 16 km”. Le altre indicazioni erano sbiadite, e sembrava fatto apposta, in modo che uno - caso mai un gruppo di fuggitivi - andasse solo ed esclusivamente a Midgar. Ma Zack non lo prese minimamente in considerazione e continuò ad andare avanti: evidentemente conosceva bene la strada da percorrere.

Avevamo superato da poco il cartello, quando due copie di Genesis si pararono di fronte a noi, bloccandoci la strada; Zack inchiodò di botto e sterzò, osservando i due. Mi voltai indietro e vidi che ce n’erano altre due: ci avevano accerchiati. Non era possibile che fossero venute qui da sole, a meno che qualcuno non glielo avesse ordinato. Nella peggiore delle ipotesi, quelle quattro copie non erano venute da sole, ma con la loro versione originale.  Ed infatti fu proprio così.

Ad annunciare l’arrivo dell’Originale fu proprio il suo nuovo, se non classico, tratto caratteristico, ovvero le piume nere, che incominciarono a cadere dall’alto. Non ebbi nemmeno il bisogno di alzare la testa per vederlo: una volta a terra, si posizionò proprio vicino alla moto, ma solo dopo che Zack si era alzato e diretto verso le due copie che sbarravano la strada, e solo dopo averlo colpito alle spalle con un calcio, in modo che le due copie potessero afferrarlo.

Una posizione ed una mossa strategica, non c’era che dire.

Le copie tenevano fermo Zack sia per le braccia che per i capelli, e quest’ultimo si stava lamentando del fatto che glieli stessero tirando; Genesis, invece, prese a camminare lentamente e, con una mela di Banora in mano, prese a citare, come sempre, un pezzo di LOVELESS: «When the war of the beasts brings about the world’s end, The goddess descends from the sky. Wings of light and dark spread afar. She guides us to bliss, her gift everlasting».

La copia alla sinistra di Zack tese una mano in avanti, mostrando una ciocca di capelli neri.

«Ma quelli sono i miei capelli!» esclamò Zack, guardando prima la mano e poi Genesis.

«Sei stato soggetto al nuovo esperimento di Hojo. Una versione modificata del potere di Jenova scorre dentro di te» spiegò Genesis con nonchalance.

Ecco dove voleva andare a parare, mi dissi, sempre alla ricerca di queste cellule! Ma non gli era bastata la risposta secca di Sephiroth e tutto il polverone che a Nibelheim aveva alzato? No, eh?

«Cosa? Sul serio?» replicò Zack piuttosto sorpreso, e forse anche sconvolto, da questa rivelazione.

Genesis fece uno strano gesto con la mano e la copia alla sinistra di Zack, quella con la ciocca di capelli in mano, ingerì i suddetti capelli, lasciando sia me che Zack sbigottiti.

«Le tue cellule saranno il mio “gift of the goddess”... La degradazione si fermerà».

Zack si liberò dalla presa delle due copie e disse a Genesis: «Tu sei... malato».

Ma quelle furono parole date al vento, visto che Genesis gli dette le spalle e prese a camminare nella mia direzione, citando, nuovamente, LOVELESS: «Legend shall speak of sacrifice at world's end. The wind sails over the water's surface quietly, but surely».

Finita la frase, si alzò in volo, seguito dalla copia che non aveva ingerito i capelli, mentre l’altra rimase dov’era; Zack si voltò e la vide tenersi le mani alla gola, come se stesse soffocando, poi si accasciò a terra e venne investita da uno strano bagliore arancio, che, quando si dissolse, rivelò una creatura che di umano non aveva più nulla: la copia di Genesis aveva mutato forma!

“Altro che gift of the goddess” pensai. “Questo è ben altro!”.

Zack impugnò la Buster Sword, preparandosi all’imminente scontro contro quella creatura infernale, che non tardò ad arrivare: con gli artigli che si ritrovava provò ad agguantare Zack, non riuscendovi e ricevendo un contrattacco che le lasciò un bel taglio profondo nel suddetto arto. Provò di nuovo, usando l’altro artiglio, ma trovò la Buster Sword a bloccarle la strada, per poi ricevere un altro fendente che le causò un altro taglio: adesso le sarebbe stato difficile usare entrambi gli arti, dati i due tagli profondi.

Mentre osservavo il combattimento avevo voglia di andare ad aiutare Zack, da fargli da supporto, ma per qualche strano motivo non mi reggevo sulle gambe: tremavo.

Mi appoggiai alla moto, usandola come sostegno, mentre facevo l’unica cosa che potevo fare e che avevo quasi sempre fatto: guardare.

 

Lo sconto, a differenza di tutti gli altri, durò di più, ma Zack ne uscì vincitore lo stesso. Ripose la Buster Sword, guardò il corpo della creatura avvolto dal flusso vitale, alzò lo sguardo al cielo e mormorò qualcosa che non riuscii a sentire, data la lontananza; poi lanciò un ultimo sguardo al mostro e tornò alla moto.

«Ripartiamo» disse una volta tornato in sella e riacceso il motore.

Superammo il punto dove, fino a qualche istante prima, si trovava la creatura e procedemmo oltre, sempre in direzione di Gongaga. Lanciai un’occhiata a Cloud, e lo vidi ancora con la testa ciondolante e lo sguardo perso nel vuoto: l’intossicazione era ancora forte.

Sospirai e volsi il mio sguardo al cielo, notando che le stelle e la luna stavano cedendo il loro posto al sole e ad una pallida luce, segno che si stava avvicinando l’alba di un nuovo giorno. Un nuovo giorno di fuga e corsa contro il tempo.

 

*

 

Dovevo essermi addormentata, visto che sopra di noi c’era il sole e c’era la sua luce ad illuminarci la strada, anziché quella dei lampioni. Sbattei più volte le palpebre e strizzai gli occhi, dopodiché mi guardai intorno e vidi che anche il paesaggio era cambiato: niente più cemento, ma tanta terra sabbiosa e qualche sporadico cespuglio accompagnato da un po’ di erba gialla qua e là.

Dove eravamo finiti?

Zack fermò la moto, scese e si guardò intorno leggermente confuso; avanzò in avanti di qualche passo, osservò il paesaggio di fronte a lui ed esclamò: «Questa è la mia città natale! Questa è Gongaga!».

«Allora... siamo arrivati» dissi più per convincermi, che per affermare il vero.

«Esatto! Non è bellissima?» esclamò entusiasta Zack, quasi con il fare che avevano le guide turistiche. Non che ci mancasse molto, per farlo passare per una guida turistica.

Data un’ultima occhiata all’ormai vicina Gongaga, riaccese il motore e percorremmo quella poca distanza che ci separava dalla nostra meta. Facemmo un giro leggermente più lungo, in modo da non passare davanti alla strada principale, dove di sicuro ci attendevano o i Turks o i soldati della Shinra. Oppure entrambi.

Seguimmo la strada sterrata che conduceva verso il basso, in quella che era stata un’ampia valle, ora ricoperta, se non sommersa, dai resti di un reattore mako; si vedeva persino il logo della Shinra su alcune lamiere. Eravamo sempre a Gongaga, ma in una zona leggermente al di fuori, una zona ormai inabitata, salvo qualche animale selvatico e qualche mostro di passaggio.

Ci fermammo in uno di quei pochi posti non ricoperti dalle lamiere e con il terreno ancora visibile; Zack scese e si guardò intorno, poi incrociò le braccia al petto e disse: «Non posso andare a casa... probabilmente finirei in un’imboscata».

Più che dire, lui stava pensando a voce alta!

«Non è che probabilmente ci finiresti, sicuramente ci finiresti!» gli dissi.

Lui si passò una mano dietro alla nuca e si limitò a rispondere con un: «Già...».

Non ci voleva molto a capire che voleva andare a vedere la sua famiglia... ma, dopotutto, era comprensibile: ricercato sia dai Turks che dalla Shinra, sottoposto ad un esperimento riguardante le cellule di Jenova, le probabilità che rivedesse la sua famiglia erano ridotte a zero; questa era la sua unica ed ultima possibilità. Chiunque l’avrebbe colta al volo.

«Facciamo così» iniziai. «Tu vai a vedere i tuoi familiari, mentre io resto qui con Cloud».

Lui annuì e si avviò, ma prima disse: «Se ci metto più di trenta minuti, prendi Cloud ed allontanati».

«E dove vado? Supponendo che riescano a mettere le mani su di te, non vuoi che dopo non diano la caccia anche a noi due? Dopotutto, e lo hai visto anche tu, le cellule di Jenova nel tuo corpo sono mutate, quindi Hojo ti classificherà subito come esperimento fallito e verrai messo da parte; e daranno la caccia a noi due» dissi quasi tutto d’un fiato, prima che Zack se ne andasse.

«Andate il più lontano possibile, non importa dove: allontanatevi il più che potete».

Dopodiché avanzò di qualche passo verso la strada da cui eravamo venuti ed iniziò a correre, dirigendosi verso la parte abitata.

 

Il conto alla rovescia era partito: trenta minuti per tornare, o per... non tornare.

 

 

- - -

Quando Zack esclama "Questa è Gongaga!", ho pensato (battuta scema in arrivo): "No, questa non è Gongaga... QUESTA È SPARTA!" x°D

Ok, ignorate la mia battuta squallida... >__>" Al prossimo capitolo, che è meglio ^^" *si dilegua, sperando che la sua orrida battuta non venga presa in considerazione*

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV - Gongaga ***


Capitolo XXIV

Gongaga

 

 

I trenta minuti pattuiti stavano per scadere, e di Zack ancora nessun segno. Forse aveva incontrato degli ostacoli? Oppure voleva rimanere fino all’ultimo con la sua famiglia per poi correre come al suo solito pur di non arrivare tardi? La seconda era la più probabile, data la sua velocità; la prima era solo una probabilità che era meglio non prendere in considerazione.

Da parte di Cloud, invece, nessun miglioramento: era ancora catatonico. Ma, dopotutto, era comprensibile la sua intossicazione: a differenza di me e Zack, lui non era mai stato sottoposto a dei trattamenti con la mako, e, come se non bastasse, la prima dose con cui era entrato in contatto era decisamente maggiore per i suoi standard, ed infatti era finito in quello stato comatoso. Non ero affatto né una scienziata, né una ricercatrice e nemmeno un’esperta, se dovevo essere sincera, ma bastava analizzare un po’ la situazione, per capire il perché il ragazzo si trovasse in quelle condizioni.

La nostra fuga era ben lontana dal finire, dato che Gongaga sicuramente era nella lista dei luoghi in cui cercarci, dato che ci viveva la famiglia di Zack; era impossibile che non prendessero in considerazione il posto, a meno che non l’avessero già visitato prima del nostro arrivo, ma su questo avevo dei dubbi...

E così l’area in cui mi trovavo era un ex reattore mako... non sapevo se ritenere la cosa inquietante o no; dopotutto i reattori, dopo quell’evento funesto che non avrei mai dimenticato, ormai per me simboleggiavano solo tragedia.

Scesi dalla moto e mi piegai sulle ginocchia due o tre volte, costatando che le gambe erano tornate al loro stato originale, senza alcun tipo di tremolio: evidentemente, la visione di quella copia di Genesis, che mutava in quell’essere veramente infernale, doveva avermi spaventata un po’; se non era quello il motivo, sicuramente era legato a qualcosa che, al momento, non avrei mai potuto né individuare né capire. Ma sicuramente era per via di quell’episodio della copia, quindi lasciai cadere la questione, dato che le mie gambe erano tornate a posto.

Doveva esser bello avere una famiglia, pensai, peccato che la mia non fosse mai esistita, anzi, era esistita, ma non l’avevo mai conosciuta. Se mai avevo avuto una famiglia, era composta solo da quella donna che mi aveva cresciuta, di cui conservavo solo qualche vago e sporadico ricordo. Ora che ci pensavo, anche Cloud aveva una famiglia, ma non sapevo se fosse sopravvissuta all’incendio di Nibelheim... povero ragazzo.

Feci qualche altro piegamento, tanto per verificare che le gambe non avessero avuto un altro cedimento, poi vidi qualcosa di bianco muoversi alla mia destra, prima di esser spintonata da qualcuno e di rotolare in terra, ricoprendomi di polvere. Alzando lo sguardo vidi che Hollander si stava avvicinando con le braccia protese verso Cloud, e con uno sguardo a dir poco raccapricciante. Che intenzioni aveva?

Mi alzai di scatto ed estrassi le due pistole, i cui colpi, molto presto, sarebbero finiti, e presi la mira su Hollander, facendo fuoco immediatamente ed arrestando la sua avanzata verso l’inerme Cloud.

Cosa voleva da lui? E perché presentava i segni della degradazione? Che anche lui fosse stato coinvolto in qualche modo nel progetto G?

Distogliendo un attimo la mia attenzione da Hollander, che attualmente si stava preoccupando per le ferite da armi da fuoco da me causate, mi accorsi che dietro di lui c’erano due mostri, leggermente somiglianti a quello che avevamo affrontato sul ponte, che continuavano a ripetere due parole, come una cantilena: «Cellule S».

Stavo per far fuoco anche su di loro, quando mi accorsi che se ne stavano fermi dov’erano, continuando a ripetere quelle due parole dal significato funesto, in quanto avevano un collegamento sia con Sephiroth che con Jenova, se la mia supposizione era esatta; allora spostai il mio mirino nuovamente su Hollander, che aveva ripreso ad avanzare verso di Cloud, e feci fuoco di nuovo, esaurendo così i due ultimi proiettili a me rimasti, ed arrestando nuovamente l’avanzata di quel vecchio, ormai completamente sfigurato dalla degradazione.

Visto e considerato che le due pistole, ormai prive dei proiettili, erano diventate completamente inutili, decisi di lanciarle in testa allo scienziato degradato, facendolo indietreggiare; fortunatamente il suo obiettivo rimaneva Cloud, quindi il pericolo di essere presa di mira non esisteva, anche se avrei preferito che fosse stato così, in modo da non dovermi preoccupare dell’incolumità del biondo.

Purtroppo mi resi conto troppo tardi che avevo lasciato le doppie lame di mithril accanto alla moto, e che tra Hollander e Cloud la distanza si era rapidamente accorciata. Proprio quando pensavo che avessi fallito, nonostante mi fossi gettata verso la moto per recuperare le due lame e per affrontare il vecchio, qualcuno, volando, si scontrò contro le due copie di Genesis alterate, attirando la loro attenzione e schivando i loro colpi, ma aveva attirato anche l’attenzione di Hollander, che lo aveva attaccato, mentre quest’uomo alato, vagamente somigliante ad Angeal, era intento a tener testa alle due copie mostruose.

E per completare il quadretto, qualche secondo dopo arrivò anche Zack, fermandosi solo per la sorpresa nel trovarsi davanti qualcuno che assomigliava ad Angeal.

Hollander, non appena vide quest’ultimo, lasciò perdere completamente Cloud e se la diede a gambe, inseguito prontamente da Zack. Dovetti ammettere che il vecchio riusciva a correre piuttosto velocemente, nonostante le quattro ferite da arma da fuoco che gli avevo procurato precedentemente.

Raccolsi velocemente le mie lame di mithril e rimasi di guardia vicino alla moto, in modo da proteggere Cloud nel caso in cui le due copie di Genesis, attualmente alle prese con quello che doveva essere Angeal, non decidessero di prenderlo di mira. Ogni tanto capitava che una delle due si avvicinasse a me, entrando nel mio raggio d’attacco, quindi non perdevo l’occasione ed attaccavo subito, procurando qualche ferita ed agevolando il combattimento ad Angeal.

Una cosa che mi aveva lasciata perplessa di quest’ultimo, era il fatto che fosse vestito diversamente: non indossava l’uniforme SOLDIER, bensì giacca e cravatta, un po’ come l’ex direttore Lazard.

Nonostante la mia attenzione fosse maggiormente concentrata sullo scontro vicino a me, ogni tanto davo un’occhiata alla battaglia tra Zack e Hollander, che era molto più animata di quella contro le due copie di Genesis: il vecchio ogni tanto chiamava a sé dei vermi grossi quanto un cane e dalla bocca esalava una strana nube ocra, probabilmente velenosa, a giudicare da come Zack la evitava. Ma il ragazzo gli teneva testa, ed affettava i vermi come se fossero fatti di burro, mentre schivava la nube tossica ed attaccava il vecchio, che riusciva a malapena a schivare i suoi colpi.

Un tonfo, proveniente alla mia destra, attirò la mia attenzione, lasciando perdere Zack e Hollander per un attimo: una copia era appena stata eliminata definitivamente. Visto che il vecchio era impegnato, quindi non costituiva una minaccia, e visto che una copia se n’era andata, decisi di lasciare la mia postazione difensiva e di andare ad aiutare Angeal.

Strinsi l’impugnatura delle due lame e mi gettai contro la copia mostruosa, che non si accorse del mio arrivo, dato che era troppo concentrata sul suo avversario attuale, che stava incominciando a dare i primi segni di fatica; con la lama di destra procurai uno squarcio che partiva dalla sua spalla destra ed arrivava fino al fianco sinistro, e con la lama di sinistra feci lo stesso, formando una x sulla schiena dell’avversario, che si appoggiò alla sua arma, ovvero una falce.

Angeal, approfittando del momento di debolezza della copia, con un colpo secco le tolse la falce, che roteò nell’aria e cadde nel bel mezzo del mucchio di lamiere alla nostra sinistra; dato che ora l’avversario era disarmato, ne approfittai per assestargli un ultimo colpo, sperando che fosse quello che avrebbe decretato la sua fine: conficcai entrambe le lame di mithril nel centro della croce che avevo formato con i due fendenti precedenti, trapassando completamente il corpo.

Quando estrassi le lame, la copia cadde sulle ginocchia, per poi cadere in avanti con un tonfo, lo stesso che anche l’altra aveva emesso quando era stata eliminata.

«E fuori due! Ora resta il vecchio!» esclamai, mentre rinfoderavo le doppie lame e mi voltavo verso la zona dello scontro tra Zack ed Hollander.   

Vidi Zack fermo, con la Buster Sword di fronte a sé, in posa d’attacco, con Hollander che avanzava verso di lui a fatica, trascinando i piedi; nell’esatto momento in cui tese una mano verso di Zack, con una smorfia in faccia, il suo corpo venne avvolto dal flusso vitale, segno che se ne stava andando verso l’altro mondo. Infine si accasciò a terra, completamente avvolto da quell’aura verde, e poi scomparve senza lasciare alcuna traccia.

Zack rinfoderò la spada, si voltò e corse verso di noi; Angeal, seduto a terra, non appena lo vide, disse: «Quanto tempo, Zack...».

«Cos’è successo? Non erano molto forti» disse Zack, riferendosi alle difficoltà che Angeal aveva avuto contro le due copie di Genesis.

«Non posso e non so combattere come uno di Prima Classe. Sono solo una copia di Angeal» proferì l’uomo chinando la testa.

«Una... copia?» dicemmo insieme io e Zack, confusi.

L’uomo, il cui nome non era affatto Angeal, si alzò e disse: «Sono Lazard».

Quella rivelazione ci aveva sia sorpresi che sconvolti: Lazard, l’ormai ex-direttore di SOLDIER, dato prima scomparso e poi morto, era tornato, ed ora era diventato una copia di Angeal; e questo significava solo una cosa: aveva avuto dei contatti con Hollander e con il Progetto G.

«Quindi, c’eri tu dietro alla liberazione ed alla fuga di Hollander a Junon, giusto?» gli chiesi.

«Ma perché lo facesti?» aggiunse Zack.

«Sì, c’ero io dietro a tutto. Il motivo per cui lo feci era per ottenere vendetta; e per ottenerla, avevo bisogno di Hollander».

«Avevi scelto la persona sbagliata però, giusto?» disse Zack.

«Esatto. Non mi sarei mai aspettato di diventare una copia di Angeal».

«Nemmeno noi» dissi.

«Tu sei...?» mi chiese Lazard guardandomi.

«Yunalesca Valentine».

«Valentine... ma certo. Il membro speciale di SOLDIER. Ma cosa ti è successo?».

«Ho cambiato un po’ il look, il vestiario, la compagnia... Tante cose sono successe, molte delle quali si sono rivelate essere delle tragedie» risposi con una leggera nota d’ironia, anche se non mi riuscì molto.

«Credo di essermi perso un bel po’ di avvenimenti...».

«Dopo la vostra scomparsa, ne sono successe tante, e non solo a Midgar, nella Shinra, nei SOLDIER... ovunque».

«Angeal è morto, Sephiroth è morto, e noi...» iniziò Zack.

«E noi siamo diventati delle cavie di Hojo, il quale si è divertito a sperimentare su di noi chissà cosa, ed ora siamo braccati sia dalla fanteria della Shinra, sia dai Turks» completai per lui, visto che sembrava in grosse difficoltà nell’andare avanti col discorso.

«Mi sono perso veramente tanti fatti» constatò Lazard; poi cambiò discorso, e fu meglio così, dato che ricordare quel che era successo non era piacevole: «Genesis sta cercando di ottenere il “dono della dea”, o “gift of the goddess”, se dobbiamo usare la citazione di LOVELESS, ma cos’è esattamente?». Tacque per un istante. «No, va fermato in ogni caso, indipendentemente da cosa o chi sia questo “dono”».

«Non riesco a capire di cosa lui stia parlando» disse Zack, riferendosi a Genesis. «Cosa dovremmo fare?».

«Trovare Genesis».

«Se il trovarlo non ci spedirà dritti dritti nelle mani della Shinra o dei Turks, allora per me va benissimo. Vorrei ricordarti» mi volsi verso Zack. «che siamo braccati da due gruppi che hanno occhi ed orecchie ovunque, ma penso e credo che tu lo sappia meglio di me, no?».

«Già...» rispose lui, giocherellando nervosamente con una mela che aveva in mano.

Osservando la mela che andava su e giù nella mano di Zack, mi accorsi che era una di quelle di Banora; a quel punto gli chiesi: «Zack, dove l’hai presa quella?».

«Questa?» indicò il suddetto frutto violaceo. «Me l’ha data Genesis quando l’ho incontrato prima».

«Prima... quando?».

«Dopo aver visitato i miei genitori».

Stavo per dirgli qualcos’altro, quando Lazard prese la parola: «Abbiamo appena trovato il luogo in cui si è rifugiato Genesis».

Dato che Lazard guardava la mela, sia io che Zack portammo il nostro sguardo sulla suddetta, e fu allora che capimmo: Genesis si trovava a Banora!

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV - Banora Underground ***


Capitolo XXV

Banora Underground

 

 
Dopo aver realizzato che Genesis si trovava a Banora, anche se era più corretto dire “quello  che ne restava”, non perdemmo altro tempo e partimmo immediatamente, io, Zack e Cloud sulla moto, e Lazard in volo, sopra di noi. Stranamente il viaggio durò veramente poco rispetto ai precedenti, e, cosa più strana, non incontrammo né Shinra né Turks.

Giunti a Banora, il Sole era già tramontato. Zack fermò la moto e disse: «Genesis porta sempre con sé una di quelle mele». Scese dalla moto. «Me ne sarei dovuto accorgere prima...».

Spense il motore, camminò in avanti e, guardando ciò che restava di Banora, disse: «È così diversa ora...».

Lo raggiunsi e guardai il paesaggio: Banora non aveva più l’aspetto di un insediamento umano, bensì quello di un terreno pieno di avvallamenti luminescenti; causati sicuramente dalla mako che fuoriusciva dal sottosuolo: le bombe della Shinra erano veramente potenti.

Mentre eravamo lì che guardavamo stupiti la nuova Banora, Lazard arrivò, e planò poco più avanti della moto, piegandosi sulle ginocchia per la fatica: il degrado lo stava sfiancando.

«Potresti guardare Cloud per me?» gli chiese Zack.

«Certamente» rispose lui.

La scelta di Zack nell’affidare Cloud a Lazard non mi piaceva molto, dato che Lazard, prima che capitasse tutta la storia del degrado, stava dalla parte di Hollander, dunque avrebbe potuto tentare qualche sotterfugio, ma, viste e considerate le sue condizioni, quel pericolo non esisteva; ma, dopotutto, era stata una scelta anche piuttosto logica, dato che io sarei andata insieme a Zack ad affrontare Genesis, e quindi non avrei potuto vegliare su di Cloud.

«Cos’è quello?» chiese Zack, guardando verso nord-est.

Nella direzione in cui lui guardava c’era una specie di colonna di luce, più luminosa rispetto agli altri bagliori emessi dalla mako del terreno.

«Andiamo a vedere» disse prima di incamminarsi verso il sentiero sulla destra, che era leggermente in pendenza.

Durante il breve tragitto, ne approfittai per imprimermi nella mente più dettagli, colori, odori possibili in modo da non pensare ad altro, come se in realtà noi non avessimo avuto l’acqua alla gola ed il tempo disponibile vicino alla fine. Posai una mano sulla parete rocciosa alla mia destra, toccando le varie pietre che sporgevano ed i fili d’erba che crescevano lì.

 

Arrivati alla fine del sentiero, davanti a noi c’erano dei resti di un edificio, e, quasi al centro della zona, c’era l’apertura dalla quale usciva la colonna di luce: Genesis si trovava sicuramente là sotto.

«Probabilmente, se andiamo laggiù, non potremo tornare indietro» disse Zack, guardando verso il basso.

«È quello che stavo pensando anch’io».

Attimi di silenzio precedettero la nostra decisione di scendere e di affrontare quello che sarebbe venuto.

Per scendere utilizzammo come sostegno alcune travi che spuntavano dal terreno, e senza molti intoppi riuscimmo a toccare il suolo di quella crepa, trovandoci di fronte l’ingresso per un tunnel sotterraneo, stranamente illuminato da delle lampade attaccate al soffitto, segno che, probabilmente, o quel passaggio esisteva di già, o che Genesis vi aveva messo mano; ma su quest’ultima supposizione mancavano altri dettagli che l’avrebbero potuta sostenere. Intorno a noi vi erano i calcinacci dell’edificio che, evidentemente, copriva la crepa ed il passaggio presente in essa, ed alcuni incominciavano già ad avere il muschio sopra; dopotutto era da un po’ di tempo che Banora era stata rasa al suolo.

«Ma c’era questo, prima...? Dove porterà mai?» chiese Zack, più a sé stesso che a me.

«Meglio non sapere se c’era di già... Andiamo» dissi prima di avviarmi verso l’ingresso di quel tunnel sotterraneo illuminato, seguita a ruota da Zack.

Il passaggio era completamente scavato nel terreno e, grazie a ciò, l’umidità si sentiva benissimo, così come il silenzio che vi echeggiava, interrotto soltanto dal rumore dei passi miei e di Zack. Ad un tratto si divise in due ramificazioni, una che andava verso destra, e l’altra verso sinistra e leggermente verso il basso. Anche questa volta sia io che Zack andammo in due direzioni opposte, esattamente come quella volta in cui dovevamo stanare il luogo in cui Genesis creava le sue copie.

«Uhm... Zack, andiamo di qua».

«Non andiamo a sinistra?».

«No, andiamo prima a destra; tanto una delle due strade è sicuramente un vicolo cieco, quindi dovremmo tornare indietro lo stesso, che si vada a sinistra od a destra» gli risposi mentre continuavo a seguire la strada che avevo scelto.

E nemmeno a farlo apposta, la strada di destra si rivelò essere il vicolo cieco della situazione. Che coincidenza carina!

«Sembra che abbiamo trovato il vicolo cieco di cui parlavi» disse Zack ridendo.

«Direi di sì...».

A render ancora più evidente il fatto che la strada non andasse oltre il punto in cui eravamo, ci pensarono una poltrona, una scrivania ed il piccolo mobiletto sopra di essa, con tanto di riquadro dove vi erano delle foto un po’ sbiadite; sopra di essa c’era una rivista dalla copertina grigia-azzurra e dalle scritte bianche, che Zack prese e sfogliò. Mentre lui si dava alla lettura, notai che sulle mensole del mobiletto c’erano ben tre trofei e che ai piedi di esso, sopra la scrivania, c’erano tre barattoli con una mela di Banora disegnata sopra.

«Wow!» esclamò Zack, attirando la mia attenzione.

«Cosa c’è?» gli chiesi.

«Genesis, da ragazzo, vinse un trofeo per aver creato il succo con le mele di Banora».

«La sua passione per quei frutti era già presente allora, a quanto pare» esclamai.

«Già!».

Ad un tratto, un verso disumano riecheggiò in tutto il tunnel, facendoci sobbalzare dalla sorpresa.

«Genesis...» disse Zack, mettendo la rivista dov’era e voltandosi verso la strada da cui eravamo venuti. «C’è qualcosa che possiamo fare per salvarlo...?».

«Se restiamo qui faremo ben poco» dissi, prima di ritornare sui miei passi e di prendere l’altra strada, quella che inizialmente Zack voleva prendere.

 

Se quella di destra ci aveva condotti in un vicolo cieco, quella di sinistra ci aveva condotti direttamente sottoterra, in un’enorme grotta composta solo ed esclusivamente da rocce, cristalli luminescenti, probabilmente composti da mako, e tanta acqua. Com’era possibile che un posto del genere si trovasse sottoterra? Non riuscivo a capacitarmene.

Attraversammo l’enorme roccia sulla quale ci trovavamo e scendemmo sulla sabbia che stranamente si trovava lì. Come sempre i nostri passi echeggiavano nella caverna, e si sentivano anche meglio, dato l’eco, ma non era l’unico suono che si poteva udire: c’era anche quello dell’acqua che scorreva sulle pareti rocciose e di quella che gocciolava dal soffitto naturale.

«Sarà un’impresa trovare Genesis in questo labirinto naturale» dichiarai, osservando i vari passaggi che si intravedevano tra i vari blocchi di pietra.

«Ma dobbiamo trovarlo a tutti i costi» disse Zack avviandosi per primo.

E così iniziammo a girovagare per quell’enorme ambiente naturale sotterraneo alla ricerca del luogo dove si era rifugiato Genesis per chiudere la questione con lui una volta per tutte. L’unico vantaggio in tutto ciò era il non essere visibili ai Turks ed alla Shinra, in quanto ci trovavamo a diversi metri sottoterra e con della roccia sulla testa al posto del cielo.

Lungo il nostro percorso trovammo varie Materie simili tra di loro, che sembravano esser state lasciate lì di proposito, come se il solo trovarle era un evento già deciso ed organizzato in precedenza; ma le raccogliemmo lo stesso, qualche volta che ci sarebbero tornate utili più avanti.

L’esplorazione continuò per un bel po’, ed attraversammo almeno altre due grotte naturali, una più piena d’acqua dell’altra; nell’ultima incontrata l’acqua arrivava alle caviglie, da quanta ne sgorgava dalle pareti. E fu proprio in quest’ultima, che trovammo un passaggio che conduceva, così come quello da cui eravamo arrivati prima, nuovamente verso il basso, solo che non portava affatto in un’altra grotta con rocce, acqua e cristalli di mako, bensì in una zona erbosa. Ovviamente eravamo scesi in profondità di qualche metro, sicuramente.

Nel centro della zona vi era uno strano congegno con sette incavi dalla forma sferica e, di fronte ad esso, un cancello. Qualcosa mi diceva che dietro di esso c’era il nostro obiettivo. Una volta di fronte al congegno-piedistallo, Zack vi posò le mani sopra, chiedendo: «A cosa servirà questo?».

«Sicuramente ad aprire quel cancello lì» dissi indicando con un dito la suddetta struttura di fronte a noi.

«Oh... certo, non me n’ero accorto» rispose lui passandosi una mano dietro alla nuca.

«L’avevo notato» sorrisi.

Dopo tanto tempo, finalmente sembravamo esser tornati quelli d’una volta, così come la scena a cui avevamo dato vita; peccato che si trattasse solo di un qualcosa di temporaneo, che venne assorbito rapidamente dalla realtà e dal compito che dovevamo portare a termine. Non c’era più spazio per i sorrisi e le risate.

«Ci sono degli incavi, qui... a cosa serviranno? E cosa vi andrà mai inserito?».

A rispondere alle sue domande ci pensò una voce misteriosa, che parlò all’improvviso e dal tono neutro, quindi impossibile da identificare, se era qualcuno che conoscevamo, ovvio.

«Inserite la Materia della Dea. La via si aprirà».

Superato l’attimo di spavento dovuto all’aiuto da parte della voce misteriosa, Zack puntò il suo sguardo su quelle sette incavature che, guarda caso, corrispondevano al numero di Materie che avevamo raccolto. Coincidenza? No, era stato programmato tutto quanto fin dall’inizio. Ormai ne avevo la certezza.

«Quindi, se metto questa “Materia della Dea”, il cancello si aprirà» rifletté ad alta voce Zack.

Facemmo come la voce ci aveva detto, e mettemmo le sette materie raccolte dentro le incavature, ed il piedistallo si illuminò, così come alcune condutture dietro di esso; il cancello, come era stato detto, si aprì, rivelando, oltre alla strada dietro di esso, anche una copia di Genesis che, stranamente, assomigliava molto a quella che Zack aveva affrontato sul ponte per la strada verso Gongaga, solo che quest’ultima, a differenza di quell’altra, invece di avere una colorazione delle ali e degli artigli tendente al rosso, l’aveva sul blu.

Questo nuovo tipo di copia, che sicuramente era più potente di quello affrontato sul ponte, spiccò un balzo e si portò dietro di noi, emettendo un verso a dir poco mostruoso, tipico della sua natura di mostro.

Zack impugnò immediatamente la Buster Sword, pronto a fronteggiare la creatura, ma, prima di gettarsi contro di essa, mi disse: «Genesis sta aspettando poco più avanti. Ne sono sicuro. Appena finirò qui, ti raggiungerò; tu avviati, intanto, e cerca di fermarlo».

Questa scena del “vai avanti, poi ti raggiungerò” mi era alquanto familiare, ma non riuscivo a richiamare alla memoria l’occasione in cui era già avvenuto un episodio simile.

«...Va bene. Allora vado io per prima. Però, Zack, vedi di non metterci troppo e di non arrivare tardi, ok?».

«Ok, non ci metterò troppo. Fidati».

«Guarda che ci conto!» esclamai.

Dopodiché, seppur con riluttanza, mi diressi verso l’ormai aperto cancello e percorsi quei pochi metri che mi separavano dal luogo in cui Genesis, la fonte di quasi tutti i nostri problemi, si trovava.


- - -

Altri due capitoli, credo, e questa storia si concluderà! Sul finale, in particolar modo un certo evento, ho in mente qualcosa, ma non ne sono sicura e, sopratutto, spero di non cambiare idea! >.<

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVI - The Last Battle ***


Capitolo XXVI

The Last Battle

 

 

La luce accecante, proveniente dall’altra parte, mi impedì di vedere bene, fino a che non mi ritrovai completamente nell’enorme e vasta grotta nella quale si trovava Genesis. Inizialmente non lo vidi, data la vastità della grotta e data l’imponente struttura con quella che presumibilmente era un’enorme Materia – la più enorme che avessi mai visto -, ma, quando portai il mio sguardo alla base della struttura con la Materia, dove era situata una statua raffigurante una donna, probabilmente una qualche dea, allora lo vidi: capelli completamente bianchi, segno che la degradazione era ormai al suo ultimo stadio; l’ala nera sulla sinistra in bella mostra e lo stocco in mano.

Non avrei voluto avvicinarmi, ma dovevo. Zack, conoscendolo, sarebbe arrivato nel giro di poco, data la sua velocità, ma era meglio se mi preparavo al peggio: con Genesis non si sapeva mai cosa poteva succedere.

Feci un passo e notai che il rumore che producevo si propagava in tutta l’area, e sperai che Genesis non si fosse accorto della mia presenza, altrimenti avrei potuto dire addio all’effetto sorpresa. Non che avessi l’intenzione di attaccarlo, ma era meglio mettere le mani in avanti, piuttosto che ritrovarsi con una lama puntata alla gola, o… con le spalle contro la roccia del pavimento.

Mano a mano che la distanza tra me e Genesis si riduceva, e più sentivo la voglia di andare a nascondermi o di ritornare sui miei passi ed aspettare l’arrivo di Zack, ma mi dissi che non dovevo fuggire, e che eravamo giunti lì per sistemare le cose, o per… porre una fine. Ovviamente preferivo ed avrei preferito che le cose si sistemassero, piuttosto che finissero; troppe persone erano morte, e noi avevamo sopportato di tutto e di più fino al limite dell’insopportabilità, per non parlare della Shinra e dei Turks che ci stavano dando la caccia per riportarci da Hojo, quel maledetto scienziato che aveva abusato di noi nel Maniero Shinra a Nibelheim.

Ormai tra me e Genesis c’erano solo tre metri, e lui era intento a citare, come al suo solito, un pezzo di LOVELESS: «My soul, corrupted by vengeance. Hath endured torment, to find the end of the journey in my own salvation».

Se pensavo che non si fosse accorto di me, mi sbagliavo di grosso, in quanto si voltò verso di me e disse: «Siete arrivati alla fine, seppur in ritardo».

A quel punto m’innervosii, dato che né io né Zack eravamo alle sue dipendenze, ed allora gli dissi: «Non è colpa nostra se abbiamo mezza Shinra e svariati Turks alle calcagna, e di certo non dobbiamo ringraziare nessuno, te in particolare, per esser riusciti ad andarcene dal laboratorio dove ci avevano rinchiusi. Non puoi sapere quello che abbiamo passato, né tantomeno immaginarlo, Genesis».

«Non potrò né saperlo né immaginarlo, ma so per certo che a te non è stato fatto nulla».

«Cosa intendi dire? Spiegati» gli dissi aggrottando la fronte. Non avevo capito, non capivo e non avrei mai capito Genesis: parlava sempre per enigmi. Per non parlare del fatto che certe cose le esprimeva tramite le parole di LOVELESS…

«Dentro di te porti delle cellule di Jenova fin dalla nascita, in quanto parte del Progetto S… lo stesso che ha dato vita all’uomo che conosci con nome di Sephiroth. Sei la sorellastra di quel mostro perfetto».

«Stai mentendo» dissi automaticamente, come autodifesa dalla sua “verità”. Perché mai avrei dovuto credergli, mi chiesi. Non aveva senso!

«Non mi credi? Non importa: la verità, se cerchi dentro di te, la troverai di sicuro, ed allora crederai alle mie parole» mi disse mentre camminava avanti ed indietro di fronte alla statua.

La verità? Dentro di me? Perché non arrivava dritto al sodo, invece che girarci intorno con i suoi enigmi? Poi, come un fulmine a ciel sereno, mi venne in mente la presenza costante dei Turk intorno a me, seppur invisibili, e quella volta in cui i miei capelli ed i miei occhi avevano cambiato colore grazie ad un comunissimo shampoo; segnali della mia diversità. Perché non me n’ero resa conto prima? Mi maledii da sola. Avevo sempre avuto tutto davanti agli occhi, ma inconsciamente avevo rifiutato di vedere, fuggendo dalla verità, quella stessa verità che ora Genesis mi aveva sbattuto in faccia, che io, prontamente, avevo rifiutato, dicendo che stava mentendo.

«Ci sei arrivata, adesso?» mi chiese Genesis, spalancando la sua ala e richiudendola.

Posai il mio sguardo a terra, rifiutandomi di rispondergli: non gli avrei mai dato il piacere di dargliela vinta perché aveva avuto ragione ed io torto. Mai.

«Non c’è bisogno che tu me lo dica; lo leggo sulla tua faccia» continuò lui, senza che io aprissi bocca. «Adesso che Sephiroth non c’è più, l’unica che si avvicina di più al suo patrimonio genetico sei tu, Yunalesca. È logico che, oltre ad inseguire Zack, stiano inseguendo anche te, non ti pare?».

Non gli risposi, sapendo che anche questa volta lui aveva ragione, ma non ebbi bisogno di dire altro, per prendere tempo, dato che dei passi echeggiarono all’interno della grotta. E non erano quelli di Genesis.

«Sei in ritardo, Zack» proferì Genesis, ed una volta che fu alla stessa distanza che c’era tra me e lui, aggiunse: «I tre amici si sono finalmente riuniti, e LOVELESS può essere messo in atto».

«No, apri gli occhi, Genesis!» esclamò Zack.

Genesis non sentì affatto, oppure ignorò, quel che disse Zack, e prese a camminare verso la sua sinistra, citando di nuovo LOVELESS: «When the war of the beasts brings about the world’s end…».

«Io… Io sono venuto per aiutarti, Genesis» disse Zack.

«…The goddess descends from the sky. Wings of light and dark spread afar, She guides us to bliss, her gift everlasting».

L’enorme Mako che si trovava sopra di noi si illuminò, emettendo un bagliore quasi accecante.

«Cos’è quello?» chiese Zack, volgendo il suo sguardo all’insù.

«Il Dono della Dea…» rispose Genesis. «Un dono celeste che si trova solo a Banora».

«Pensavo che le cellule fossero il dono!» esclamò Zack.

«A quanto pare lo erano fino ad un certo punto» dissi, continuando a guardare Genesis, in attesa che sulla sua faccia comparisse un’altra espressione che non mostrava sicurezza. Era fin troppo sicuro… che avesse in mente già un suo piano studiato nei minimi dettagli in modo da…? In modo da ottenere cosa, poi? Il dono della dea? Le cellule? Annullare la degradazione? Cosa?

«Ci sono molte interpretazioni» gli disse Genesis, prima di portarsi di fronte alla statua, esattamente sotto l’enorme Materia che continuava a brillare. «Tutti noi ci uniremo… al Lifestream…». Si voltò verso di noi e disse: «E voi… non fate eccezione».

Mentre alzava il braccio con cui impugnava il suo stocco, il destro, disse: «Il pianeta... è diventato il mio guardiano».

Qualcosa mi diceva che tra poco sarebbe successo qualcosa che avrebbe preannunciato una battaglia un po’ diversa dalle solite. E ciò non mi piaceva affatto.

Portò lo stocco di fronte a sé, e la pietra incastonata nell’elsa si illuminò esattamente come la Materia sopra di lui; poi alzò il braccio verso l’alto ed il bagliore divenne d’un bianco accencante, impedendo sia a me che a Zack di vedere, ma per pochi attimi. Quando fummo nuovamente in grado di vedere, Genesis era avvolto da una colonna di quello che doveva essere Lifestream. Il mio presentimento riguardo alla battaglia, alla fin fine, aveva un fondo di verità.

«Dannazione!» gridò Zack, mentre con la Buster Sword in mano si dirigeva verso Genesis.

Il suo tentativo di caricarlo, però, non andò a buon fine, in quanto venne sbalzato via. «Zack!» lo chiamai, mentre il pavimento veniva avvolto dal Lifestream e la colonna che avvolgeva Genesis stava scomparendo, lasciando il posto ad un essere che aveva ben poco a che fare con lui, salvo il suo stocco versione gigantesca.

Intenta com’ero a pensare a Zack e su dove fosse finito, abbassai la guardia e venni sbalzata via anch’io, andando indietro di qualche metro. Quando mi alzai, scoprii l’aspetto del nostro avversario: un’enorme corazza dello stesso rosso della lama dello stocco, con un’ala enorme sulla spalla sinistra, esattamente come il vero Genesis.

Rimasi impalata dov’ero, mentre Zack partiva nuovamente alla carica, brandendo la Buster Sword, incurante, almeno all’apparenza, dell’aspetto che avesse assunto Genesis. Com’era possibile, mi chiesi, che avesse assunto quell’aspetto? Che fosse stato grazie a quella grande Materia? Probabile, molto. Ma l’unica cosa che potevamo fare al momento era, purtroppo, combattere. Le domande sul come Genesis avesse assunto quell’aspetto e quant’altro avrebbero atteso fino alla fine della battaglia.

Impugnai le mie doppie lame di mithril e corsi per raggiungere Zack, il quale stava schivando i vari attacchi di quella specie di avatar di Genesis, che faceva di tutto pur di non fargli toccare la sua lama, in particolar modo la Materia gigante che si trovava incastonata nell’elsa. Quello doveva essere il suo punto debole, dato che la proteggeva e faceva in modo che nessuno la scalfisse o la… distruggesse.

Proprio quando solo uno o due metri mi separavano da Zack, l’avatar di Genesis calò la sua spada, ma invocò alcune copie in modo da distrurbare Zack ed impedirgli di attaccare la Materia.

«Zack!» lo chiamai urlando. «Pensa a colpire la Materia incastonata nella spada! Lascia perdere il resto e concentrati su quella! Alle copie ci penso io!».

«Ok!».

E così, mentre Zack concentrava la sua attenzione e le sue forze sulla Materia, mi diressi in direzione delle due copie, che erano molto diverse da quelle che avevamo affrontato fino ad ora: armate con una falce, indossavano lo stesso abito di Genesis, e la loro ala, seppur nella stessa posizione di quella di Genesis, assomigliava vagamente a quella di un drago, così come l’elmo che indossavano e che copriva interamente il volto.

Le due copie stavano per dirigersi verso Zack, con l’intenzione di attaccarlo alle spalle, quando mi parai di fronte a loro; attirata la loro attenzione, mi spostai, in modo da ridurre la possibilità di essere colpita dagli attacchi dell’avatar, almeno quelli fisici: se avesse usato una qualsiasi magia, la probabilità di essere colpita sarebbe stata elevata.

I miei due avversari erano ostici solo per il fatto che potessero schivare i miei attacchi volando, ma cambiai tattica e li attaccai con la magia Hell Firaga, causando loro dei danni piuttosto ingenti: gli attacchi magici erano il loro punto debole, a quanto pareva.

Con un altro Hell Firaga a testa, posi fine alla loro entrata in scena, ma, purtroppo, per me c’era altro di cui occuparmi: altre copie erano state invocate. Come feci per le altre due, mi parai di fronte alle nuove arrivate, attirai la loro attenzione, feci in modo che mi seguissero lontano dallo scontro tra Zack e l’avatar, ed iniziai lo scontro, usando principalmente la magia Hell Firaga che gli attacchi fisici con le mie due lame di mithril.

Ripetei quel procedimento svariate volte durante la battaglia, ma, proprio quando dovevamo esser giunti alle battute finali, l’avatar calò la sua spada e con l’altra mano mi afferrò, stringendomi fino a farmi mozzare il fiato. Strinsi i denti e feci di tutto pur di non perdere la presa sulle due spade, ma dovevo aver fatto un’espressione veramente carica di dolore, vista la faccia che aveva Zack in quel momento: esprimeva preoccupazione.

“Dannazione, non distrarti!” avrei voluto dirgli, ma la morsa in cui mi trovavo mi rendeva difficile persino parlare, e la mancanza di afflusso di ossigeno nei polmoni non mi aiutava un granchè. Zack doveva pensare – e sbrigarsi – ad eliminare l’avatar, invece che distrarsi e preoccuparsi per me. Certo, era normale ed umano preoccuparsi, ma, se non si dava una mossa, sarei rimasta in pugno all’avatar di Genesis per chissà quanto! Forse fino a che non mi avrebbe uccisa per asfissia…

Mentre Zack, menomale, aveva ripreso ad attaccare la Materia che tanto stava a cuore all’avatar, con quelle poche forze che mi erano rimaste, conficcai le lame di mithril nella corazza della mano che mi teneva, ma senza recare alcun danno ingente, purtroppo: il punto debole era, e rimaneva, quella dannata Materia incastonata nella spada, e solo Zack avrebbe potuto porre fine allo scontro.

Nell’esatto momento in cui Zack sferrò un colpo ben assestato alla Materia, l’avatar di Genesis strinse ancora di più la mano con cui mi teneva, impedendomi del tutto di respirare, in quanto aveva compresso i miei polmoni; non potei non farmi sfuggire un lamento di dolore, che, grazie all’eco della grotta, riecheggiò. Vidi Zack fermarsi, guardare nella mia direzione e venire circondato da alcune copie che erano state invocate; se fosse riuscito ad eliminarle, avrebbe potuto riprendere lo scontro con il vero nemico della situazione. E mentre lui si liberava degli ostacoli, sentii il mio stomaco accartocciarsi per la mancanza d’ossigeno; allora con le mani mi aggrappai alla mano dell’avatar, e strinsi con tutte le mie forze, più per disperazione e paura di morire asfissiata, che per altro. Se proprio dovevo morire, avrei preferito farlo con un proiettile dritto al cuore, piuttosto che a quel modo.

Stavo perdendo i sensi, quando Zack sferrò il colpo finale e la morsa in cui mi trovavo se ne andò così come era venuta, in un istante, ritrovandomi, non sapevo come, sulla roccia del pavimento con le mie lame di mithril accanto e Zack che mi guardava preoccupato.

«Sto… bene» gli dissi prim’ancora che me lo chiedesse.

Mi aiutò a tirarmi su e vidi Genesis, senza alcun segno della degradazione, che camminava incespicando e citando, per l’ennesima volta, LOVELESS: «My soul, corrupted by vengeance. Hath endured torment, to find the end of the journey in my own salvation. And your eternal slumber».

«C’è… qualcosa… che non mi quadra» dissi guardando Genesis, nonostante non avessi ancora ripreso fiato.

«I segni del degrado sono scomparsi,  è ritornato com’era prima» proferì Zack, prima di avvicinarsi di poco a Genesis e chiedergli: «Tu sapevi… sapevi tutto fin dall’inizio, vero?».

Possibile che Genesis avesse programmato tutto? E se sì, perché mai aspettare così tanto? Ma… soprattutto, perché avevamo dovuto affrontarlo? Non riuscivo a capire, anche se una cosa l’avevo capita: Genesis era guarito dalla degradazione ed aveva ripreso il suo aspetto giovanile.

Stavo per avvicinarmi a Zack, quando vidi Genesis puntare il suo stocco contro di lui e tentare un affondo, venendo schivato. Nonostante il suo attacco fosse andato a male, si voltò e disse: «Combatti, SOLDIER di Prima Classe, Zack!».

Zack sospirò e, prima di impugnare di nuovo la Buster Sword, disse: «Perché tutti mi impongono sempre qualcosa…?».

Feci per andare a raccogliere le mie lame, che avevo lasciato indietro, quando i due incominciarono il loro duello, il cui esito era già segnato: avrebbe vinto Zack. Mi fermai a guardarli per qualche istante, poi raccolsi le lame di mithril e le rimisi nei loro foderi, che tenevo ai fianchi; poi ripresi a guardare lo scontro, che, secondo me, non sarebbe durato ancora molto, date le condizioni di Genesis. Sì, certo, la degradazione ormai era giù un ricordo, divorato dal passato, ma non poteva prendendere di recuperare le forze così, in un istante… Perché mai battersi, se si è a conoscenza delle proprie condizioni infelici? Che fosse per onore…? Qui ci sarebbe servito Angeal, dato che conosceva Genesis meglio e da più tempo…

 

Alla fine, lo scontro si concluse come mi aspettavo. Zack aveva sconfitto Genesis, il quale, attualmente, stava volando per aria, assieme al suo stocco; e la statua raffigurante la dea si frantumò, per poi cadere, mentre lo stocco si conficcò a qualche centimetro dalla testa di Genesis, che ormai si trovava steso a terra.

Zack a passo lento si avvicinò a lui, poi lo sollevò e se lo caricò in spalla, mentre io raccolsi il suo stocco. Guardammo verso l’alto, da dove proveniva della luce, e ci dirigemmo dietro l’ex-statua, trovando un passaggio che ci avrebbe condotto verso la superficie. 

 

 

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Piccolo cambio di programma: c'è un capitolo in più. Avevo pensato di condensare tutto in questo qui ed il prossimo, ma mi sono ritrovata meglio a fare una piccola aggiunta, visto che la fine di questo capitolo stava benissimo da sola, senza altri pezzi dopo. Quindi, ci sono ancora altri due capitoli, il prossimo, che avrà un suo titolo, e l'ultimo, l'Epilogo.

Ah, non lo dico spesso perchè non voglio sembrare ripetitiva e noiosa, ma... grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono, che l'hanno messa tra le preferite, le seguite e le ricordate! :D
Ma i ringraziamenti con la R maiuscola li farò alla fine, all'ultimo capitolo!

Detto questo, ci risentiamo al prossimo capitolo!

 

Yunalesca Valentine 

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVII - Goodbye ***


Capitolo XXVII

Goodbye

 

 

Il sole era sorto da poco, quando riaffiorammo in superficie. Una luce debole, ma potente, illuminava un nuovo giorno.

Tornati dove avevamo lasciato Cloud e Lazard, trovammo il primo seduto su una sedia, con la testa ancora ciondolante, segno che non si era ancora ripreso, mentre il secondo era seduto in terra alla sua sinistra. Zack posò Genesis in terra, seduto alla destra di Cloud, con la schiena poggiata contro la sedia, mentre io conficcai lo stocco accanto a lui, nel terreno; poi, sia io che lui, ci recammo da Lazard.

«La Shinra ci ha attaccato» disse con la voce stanca Lazard.

«Risparmia le tue forze» gli disse Zack, inginocchiandosi di fronte a lui.

«Ho ricevuto… dell’aiuto…» continuò l’altro, indicando dietro di Zack. «… da parte sua. È laggiù».

Ci voltammo e ci recammo al punto che Lazard indicava, trovando, con nostra sopresa, la copia canina di Angeal, quel quadrupede alato che si era fatto vedere per la prima volta nella Chiesa dei Bassifondi, dove si trovava Aerith. La povera creatura era sdraiata e sembrava non respirare. Guardandola meglio, si capiva: era morta.

Zack sussultò e disse: «Sei tu…». Emise un singhiozzo e si portò la mano sulla bocca, disperato.

Al solo vederlo così, non ce la feci più e cedetti pure io: iniziai a piangere. Ma non mi sarei fatta sentire; il mio pianto sarebbe stato silenzioso. Però, vedere Zack ridotto così, mi faceva stare male, ed allora feci la cosa più naturale che mi venne in mente: lo abbracciai da dietro.

Avrei voluto dirgli che non doveva fare così, che, a questo modo, oltre a stare male lui, faceva stare male anche me; ma non gli dissi nulla, era giusto che anche lui potesse sfogarsi. Aveva retto fino ad ora, supportando me e Cloud, mantenendo sempre la sua allegria ed il suo sorriso.

Un tonfo sordo attirò la mia attenzione, e mi staccai da Zack, voltandomi. La mano di Lazard era caduta sull’erba, mentre lui sembrava dormire, a giudicare dall’espressione serena che aveva sul volto; ma sapevo che non era affatto così, e che lui, in realtà, se n’era andato, così come il quadrupede alato.

Zack, poco dopo, si voltò e corse al capezzale di Lazard, inginocchiandosi. «Direttore!» esclamò, chiamandolo. Ma quando si rese conto che se n’era andato, emise un lamento di dolore e battè un pugno in terra, dopodiché emise un singhiozzo e si alzò, dicendo, rivolto a Lazard: «Grazie».

Mi voltai a guardare il sole, in modo da nascondere, seppur in parte, il mio viso rigato dalle lacrime che continuavano a cadermi dagli occhi, rigandomi il viso. Stavamo perdendo tutte quelle poche persone a noi care; la perdita era iniziata con la morte di Angeal, seguito da Sephiroth, Genesis ed ora le ultime due persone che avevano un collegamento con Angeal. E tutto questo per colpa della Shinra. No, non stavo diventando paranoica nei confronti della Shinra, ma i fatti stavano così, e nulla li avrebbe cambiati, così come non avrebbe riportato in vita tutti coloro che ci avevano lasciati per sempre.

Ormai il sole illuminava completamente la zona, probabilmente erano le dieci del mattino; la luce non era quella tipica del mezzogiorno, ma poco importava: un altro po’ di tempo, e poi ce ne saremmo dovuti andare, altrimenti la Shinra avrebbe impiegato poco per trovarci.

Zack era troppo immerso nel suo dolore e con lo sguardo puntato sull’erba, per accorgersi che sia Lazard che il cane alato stavano venendo avvolti dal Lifestream. Se ne stavano andando definitivamente, e niente e nessuno avrebbe potuti riportarli indietro. Stavo guardando il cane mentre stava lentamente sparendo, e, dopo che se ne fu andato completamente, per terra trovai un bigliettino, che raccolsi subito. Non lo aprii, ma, in conpenso, afferrai Zack per un braccio e lo tirai leggermente, in modo da attirare la sua attenzione.

«Hm?».

«Tieni» dissi afferrandogli la mano ed aprendogliela, porgendogli il biglietto.

«Cos’è?» mi chiese guardandolo.

«Un biglietto, o forse una lettera un po’ piegata. Aprila» gli risposi.

Zack aprì il foglietto e si mise a leggere il suo contenuto. Una volta che ebbe finito, esclamò: «Quattro anni?!».

«…Cosa? A cosa ti riferisci?» gli chiesi confusa, dopo esser tornata coi piedi per terra. Mi ero distratta un attimo.

«La lettera… è da parte di Aerith» iniziò lui, cupo.

«…Quindi?» lo guardai confusa. Se era da parte di Aerith, perché doveva essere così cupo^ non doveva essere felice, piuttosto? «Non dovresti essere felice…?» gli chiesi inclinando il capo di lato, mentre le lacrime che avevo pianto si stavano seccando ai lati degli occhi.

«Sì, sono felice, ma…».

«Ma…?».

Il temporeggiare di Zack mi stava facendo preoccupare, e nemmeno poco.

«Questa è l’ottantanovesima lettera che mi scrive. Dice che è da quattro anni che non ha più mie notizie» disse ancora più cupo.

Quattro anni…? Per caso, mi stava dicendo che…

«Mi stai dicendo che noi siamo rimasti rinchiusi nel laboratorio a Nibelheim per quattro anni?!» esclamai, terrorizzata dal sentirmi dire sì come risposta.

Vidi Zack chinare il capo e stringere la lettera che teneva in mano, prima di dire solamente: «Sì».

Quel sì mi lasciò sconvolta. Praticamente, noi eravamo stati quattro anni rinchiusi nel laboratorio, nelle mani di Hojo a Nibelheim, lontano da tutti e da tutto. Questa scoperta, paragonata a quella della mia parentela con Sephiroth ed il mio collegamento con il Progetto S, era decisamente ancora più sconvolgente.

Al solo pensiero di quello che Hojo aveva potuto farci, od aveva fatto, mi sentii male, anche peggio di quando l’avatar di Genesis mi stava stritolando; dovetti aggrapparmi al braccio di Zack, per evitare di ritrovarmi a terra.

«Stai bene?!» mi chiese preoccupato lui.

«Fisicamente sì, ma interiormente no» gli risposi, mentre lasciavo la presa sul suo braccio e tornavo a stare dritta sui miei piedi.

«Forse era meglio se non ti dicevo nulla…?» chiese più a sé stesso che a me.

Scossi la testa e gli dissi: «No, hai fatto bene a dirlo. Era giusto che lo sapessi anch’io, così come Cloud non appena si riprenderà».

Rimanemmo in silenzio fino a che non ripresi nuovamente la parola: «Dunque, se abbiamo passato quattro anni , e tre ne erano passati dalla morte di Angeal… Adesso, noi dovremmo avere ventuno anni, mentre Cloud venti!».

«Quattro anni…» mormorò Zack.

«Già…».

Ventuno anni… peccato che il mio corpo fosse rimasto tale e quale a quando avevo sedici anni... Gli unici ad essere cambiati, a differenza mia, erano proprio Zack e Cloud; certo, erano due ragazzi, ma noi, per quattro anni, eravamo rimasti “congelati” nella mako…

I miei pensieri vennero interrotti da Zack, il quale aveva appena preso e messo in spalla un Cloud ancora assente mentalmente, portandolo alla moto e mettendolo al suo solito posto; poi prese la Buster Sword, che aveva piantato nel terreno a pochi passi da lui, e disse: «Andiamo a Midgar».

A quella sua affermazione, spalancai gli occhi e gli chiesi: «Perché? Andare laggiù è come scriversi sulla fronte “Obiettivo: prendeteci oppure eliminateci”! Praticamente è come auto consegnarsi alla Shinra!».

«Lo so, ma… voglio rivedere Aerith… almeno un’ultima volta».

«Ah… ho capito».

Nonostante avessi detto così, le mie gambe non volevano proprio sentirne di muoversi. Era normale, era umano, che Zack volesse andare a vedere, almeno per l’ultima volta, la persona che amava, ma… a me e Cloud non ci pensava? Il biondo era ancora nel suo stato comatoso dovuto all’intossicamento da mako, e da solo non poteva fare nulla; era già tanto se riusciva a muovere le gambe, se aiutato! Riguardo a me, non è che dovesse preoccuparsi di molto, dato che le mie condizioni non necessitavano un monitoraggio fisso da parte sua, però, così facendo, ovvero andando a Midgar, stava firmando la nostra cattura – o condanna a morte, nel peggiore dei casi.

Quando sentii Zack accendere il motore della moto e chiamarmi, automaticamente mi diressi verso di lui, come se le mie gambe non fossero mai state bloccate; ed il motivo era alquanto semplice: non volevo perdere tempo e darne alla Shinra per individuarci e venire a prenderci.

Mentre ci allontanavamo da Banora, in direzione di Midgar, non potei fare a meno di pensare che, forse, era meglio se fossi rimasta in quella serie di cunicoli sotterranei dove avevamo affrontato Genesis… almeno lì, di sicuro, non mi avrebbero mai trovata, dato che a Banora, purtroppo, non vi era più anima viva, quindi, con molte difficoltà la Shinra ed i Turks mi avrebbero trovata… Ma il mio pensiero era piuttosto stupido, oltre che da vigliacca: se Zack e Cloud, anche se ques’ultimo un po’ inconsciamente, affrontavano quello che sarebbe arrivato, allora l’avrei dovuto fare anch’io, per non essere da meno.

 

*

 

Banora ormai era solo un ricordo, data la distanza, ma anche la moto: aveva esaurito il carburante. Prima o poi sarebbe successo, c’era da aspettarselo, ma che ci lasciasse a qualche kilometro da Midgar… proprio no. Adesso sì, che eravamo veramente a rischio Shinra!

La strada sterrata dove eravamo finiti sembrava non essere molto trafficata, e, mentre sorreggevo Cloud, Zack si stava ingegnando sul da farsi, camminando avanti-indietro con un’espressione pensierosa. Se non avessi avuto l’angoscia di essere catturata, mi sarei seduta a terra ed avrei dormito un pochino, giusto per recuperare un po’ di sonno. Non avevo dormito granché, dopo la battaglia contro Genesis…

Mi si stavano chiudendo gli occhi, nonostante fossi in piedi, quando Zack fece fermare un camion d’un giallo slavato, chiedendo un passaggio e prendendo Cloud, caricandolo sopra il veicolo.

«Yuna, andiamo» mi fece, mentre mi tendeva una mano per aiutarmi a salire.

Risvegliatami dal mio stato semi catatonico, afferrai la mano che mi porgeva e salii sopra, sedendomi nell’angolo a sinistra, con la testa vicina allo specchietto del camion, di fronte a Zack.

Non appena il veicolo si mise in moto sobbalzando e con il motore che scoppiettava – evidentemente doveva essere un po’ malandato –, notai che Cloud era vicino alla parte da dove eravamo saliti, a dir poco pericolosa per lui.

«Zack, forse Cloud non dovrebbe stare lì vicino… se il camion prende una buca, Cloud spicca il volo!» feci notare.  Ma Zack era troppo intento a blaterare su cosa avrebbe fatto nel futuro, per sentire quello che avevo detto….

Visto che lui era intento ad altro, ma pur sempre attivo e vigile, decisi di chiudere per due minuti gli occhi, ma solo quelli: non mi sarei addormentata! Ed invece… crollai di botto, come se non avessi dormito da anni, anche se, in effetti, un po’ la situazione era a quel modo.

 

Mi svegliai di soprassalto, grazie al camion che, come prima o poi sarebbe successo, aveva preso una buca. Sbattendo gli occhi più volte, guardai subito se Cloud non fosse volato via, ma lo trovai seduto lì dov’era, mentre Zack si stava preparando a sollevarlo di nuovo: tra poco saremmo scesi; ma perché?

«Dobbiamo scendere?» chiesi a Zack, mentre con il dorso della mano mi stropicciavo l’occhio destro.

«Sì» fu la sua risposta.

Nell’esatto momento in cui il veicolo si fermò, saltammo giù, con Zack che sorreggeva Cloud; lo seguii dietro ad un masso piuttosto alto e largo, e, una volta che posò a terra Cloud, gli chiesi: «Perché siamo scesi?».

«Non possiamo entrare a Midgar a quel modo: ci scoprirebbero subito».

Non ci avevo minimamente pensato, ma c’era qualcosa che non mi convinceva… secondo me, Zack non mi stava dicendo tutto.

«In effetti…» mi limitai a dire.

Lo vidi mettere una mano sulla testa di Cloud, scompigliandogli un po’ i capelli, prima di mettere una mano sulla testa anche a me.

«Dove hai intenzione di andare?» gli chiesi.

«Devo fare una cosa, ma torno subito» disse togliendo la mano dalla mia testa. «Pensaci tu a Cloud, ok?».

Una strana sensazione di inquietudine mi attanagliò lo stomaco, e mi voltai verso Cloud, vedendolo tendere una mano in direzione di Zack, il quale si stava allontanando.

«Zack!» lo chiamai, ma non mi sentì. «Accidenti… ed ora cosa faccio…?».

Mi morsi un labbro e mi inginocchiai di fronte a Cloud, guardandolo negli occhi: «Anche se non puoi ancora muoverti né parlare, sappi che io ora vado a vedere cosa ha in mente quell’altro, che mi preoccupa un po’… ok? Se ti dovessi riprendere, aspettaci qui».

Avevo una brutta sensazione…

 

 

- - -

Bene, questo è il penultimo capitolo; il prossimo sarà quello finale, e lo pubblicherò il 30/07 tassativamente, quindi, nel caso in cui finissi di scriverlo prima, lo pubblicherei in ogni caso il 30/07. Lo so che è una cosa unpo' stupida, voler pubblicare l'ultimo capitolo in una data precisa, però... voglio che sia pubblicato nello stesso giorno in cui pubblicai il primo - e diedi inizio alla mia "carriera" di scrittrice. XD

Detto questo, spero che questi ultimi due capitoli siano... come dire... struggenti, ma non finti. Oook, probabilmente ho detto qualcosa di nonsense, quindi mi cheto, che è meglio, e me ne vado.

Ci si risente il 30 Luglio, con l'ultimo "episodio" xD

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Capitolo 29
*** Capitolo XXVIII - Salvation ***


Vi consiglio di leggere il capitolo con questa [OST] (Official Soundtrack) di sottofondo – riascoltandola anche più volte, se serve! –, visto che mi ha accompagnata durante la stesura; credo che sia adatta per l'atmosfera! Detto questo, vi lascio alla lettura...



Capitolo XXVIII

Salvation

 

 

Lasciato Cloud nascosto dietro quel masso enorme, percorsi la strada che avevo visto prendere da Zack; peccato che, arrivata alla fine del tratto che mi ricordavo, non seppi più dove andare. Oltre alla preoccupazione che si era fatta strada prima, adesso dovevo fare i conti anche con il panico.

Mi guardai intorno alla ricerca di un qualsiasi segno del passaggio di Zack, in modo da trovarlo – mi sarebbero andate bene anche le orme –, ma senza trovare nulla. Presa dal panico com’ero, continuai a guardarmi intorno ripetutamente, avanzando, di tanto in tanto, di qualche passo, ma senza allontanarmi troppo dal punto in cui ero.

Da quanto ero agitata, lo stomaco mi si contorceva, mi faceva male; continuai la mia ricerca di indizi, quando sentii un urlo: «SOLDIER!».

Immediatamente cercai la direzione da cui provenne, e, anche se non ero affatto sicura che avessi preso quella giusta, mi recai a nord, nascondendomi dietro ad un masso quando sentii il rumore di alcuni spari.

Spari? Chi c’era qui con delle armi da fuoco? Possibile che…

Mi affacciai da dietro il mio nascondiglio roccioso, e quello che vidi fece aumentare a dismisura la mia preoccupazione e la mia agitazione, oltre al panico: Zack, con la Buster Sword alla mano, che affrontava una miriade di soldati della Shinra armati con fucili.

Guardai lo scontro con orrore, dato che, mente Zack falciava i soldati di fronte a sé, quelli ai suoi fianchi lo riempivano di proiettili; ma lui non faceva una piega, nonostante fosse ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, e continuava a combattere, combattere e combattere. Improvvisamente mi sembrò di essere tornata ai primi tempi in cui impugnavo una qualsiasi arma, quando la paura veniva a visitarmi ogni giorno.

Tornai a nascondermi e mi morsi un labbro fino a farlo sanguinare. Dovevo fare qualcosa, e subito, se non volevo che Zack morisse. Poteva essere più forte di quei miseri soldati, ma lui era solo, mentre gli altri erano molti di più.

Uno contro tutti.

Non ce l’avrebbe mai fatta, anche se aveva sconfitto Genesis ed affrontato nemici che quei soldati non avrebbero mai affrontato in tutta la loro vita. Ma cosa avrei potuto fare? Se mi fossi gettata nel bel mezzo della battaglia con l’intento di aiutarlo, avrei solo peggiorato le cose, dato che sarei stata riempita di proiettili anch’io, impedendo a Zack di concentrarsi, anche se avrei potuto, per un po’, distogliere l’attenzione dei soldati da lui; se fossi rimasta qua dietro a pensare, però, sarebbe stato come se io mi fossi gettata in battaglia, quindi non avrei concluso nulla lo stesso.

Dovevo pensare a qualcosa che potesse far uscire vivo di lì Zack, ma alla svelta! Sbattei la testa contro la roccia, in modo da concentrarmi sul dolore e non sul panico e la paura che mi stavano divorando. Qualcosa avrei trovato, mi dissi, potevo scommetterci.

Analizzai tutte le mie possibilità: gettarmi nella mischia con le doppie lame di mithril non se ne parlava proprio; le due pistole le avevo usate come oggetti contundenti scagliandole contro Hollander a Gongaga, quindi non avrei potuto usarle nemmeno se avessi voluto; usare magie non pareva il caso, visto che avrei potuto coinvolgere anche Zack nell’attacco; Ifrit e Bahamut non erano presenti al momento, quindi non avrei potuto invocarli

Al pensiero delle due invocazioni, ricevetti l’illuminazione: avrei invocato loro! Dopotutto le loro Materie d’invocazione erano dentro di me, quindi non avevo bisogno che loro fossero presenti fisicamente!

Un’ondata di gioia mi pervase dalla testa ai piedi, ma venne spazzata via non appena mi voltai per vedere la situazione di Zack: le ferite erano aumentate di numero, così come la quantità di sangue che gli imbrattava la divisa da ormai ex SOLDIER, mentre i soldati erano rimasti in tre, più un elicottero sopra di loro, che lo illuminava; il cielo si era fatto scuro, le nuvole avevano oscurato il sole, segno di un imminente acquazzone. Non avevo più tempo, dovevo agire. Subito.

Mi alzai in piedi, rimanendo nascosta, chiusi gli occhi e mi concentrai affinché potessi richiamare a me le due Invocazioni. A causa della fretta, dovetti ricominciare da capo almeno un’altra volta, ma, al secondo tentativo, riuscii nel mio intento, con mio immenso sollievo: di fronte a me comparirono sia Ifrit che Bahamut.

Nonostante fisicamente non avessi fatto alcuno sforzo, mi sentivo stanca; ma non stetti a dire “Oh, quanto sono stanca!”, bensì feci cenno alle due Invocazioni di seguirmi, ed uscii allo scoperto, mettendomi di fronte a Zack assieme ad Ifrit e Bahamut, e facendo mettere sulla difensiva i tre soldati, che alzarono i loro fucili e li puntarono contro di me.

«Yuna…?» mi chiamò a fatica Zack, che doveva essere sorpreso, a giudicare dal suo tono.

«Vattene, vai da Cloud. Non sei nelle condizioni di poter continuare a combattere. Ci penso io, a loro» mi limitai a dirgli, prima di concentrare tutte le mie attenzioni a quei tre soldati della Shinra. «Bahamut, occupati dell’elicottero: abbattilo. Ifrit, porta via Zack e poi, quando ha fatto, torna qui e dammi una mano».

Mentre le due invocazioni eseguivano quello che avevo chiesto loro, impugnai le due lame di mithril ed attesi che i soldati facessero un qualsiasi movimento, così mi sarei potuta scagliare contro di loro. Sapevo perfettamente che avrei ricevuto qualche proiettile, ma, se Ifrit fosse tornato in tempo, non ne avrei ricevuto nemmeno uno, dato che con le sue fiamme avrebbe potuto creare un muro di fiamme.

Nel frattempo, sopra di me, Bahamut stava distruggendo l’elicottero, colpendolo senza sosta. Come ciliegina sulla torta, lo afferrò per le fiancate e lo scagliò contro le rocce acuminate lontane da noi, e dell’elicottero rimasero soltanto dei rottami ed una grande fiammata, accompagnata da una cortina di fumo. Perché Bahamut aveva dovuto dare sfoggio della sua potenza incontrastata? Perché? Sperai che le fiamme ed il fumo non venissero viste da lontano, ma non dovetti preoccuparmi oltre: iniziò a piovere a dirotto.

La pioggia stava inzuppando i miei capelli ed i miei vestiti, ma la cosa non mi preoccupava affatto, visto che l’importante, adesso, era l’eliminazione degli ultimi tre emissari della Shinra.

Serrai la mia presa sull’impugnatura delle due lame e mi misi in posizione d’attacco, pronta a scagliarmi contro i soldati, i quali erano ancora più tesi che mai, dato che il loro supporto – l’elicottero – era appena stato eliminato. Sorrisi curvando l’angolo sinistro della bocca, e, con o senza Ifrit, mi gettai contro i tre; alcuni proiettili mi sfiorarono il viso, le gambe e le braccia, causandomi dei taglietti, ma non smisi di correre verso di loro.

Una volta vicina a sufficienza, frenai di botto e balzai a sinistra, conficcando le lame nel fianco destro del primo soldato, facendogli perdere la presa sul fucile e facendolo cadere a terra con un sonoro tonfo, leggermente coperto dal suono della pioggia che cadeva e dai fucili degli altri due soldati, che non esitarono a fare fuoco ancora, nonostante avessero visto la fine che aveva fatto il loro compagno.

Altri due proiettili mi sfiorarono il viso. Un po’ di paura dovevano averla quei due, se mi avevano mancata. Roteai le lame insanguinate ed avanzai verso di loro, e vidi un leggero tremolio intorno ai loro fucili. Che fosse il mio sguardo ad incutere paura? Dopotutto, a differenza dell’azzurro di Zack, i miei erano rossi come quelli di un demone, o di… un mostro.

Stavo per calare le mie lame su entrambi i soldati, quando una fiammata bluastra li prese in pieno, riducendo i loro corpi a degli ammassi di cenere. Guardai in alto, e vidi Bahamut. Ifrit dove cavolo era finito?

«Devi sempre fare l’altezzoso, vero?» chiesi a Bahamut, mentre rinfoderavo le lame, ormai non più insanguinate, grazie alla pioggia. «Andiamo da Ifrit».

 

Mentre la pioggia continuava a cadere incessante, tornai a corsa dove avevo lasciato Cloud, trovandovi Ifrit che teneva fra le braccia un agonizzante Zack.

«Dobbiamo fare immediatamente qualcosa!» esclamai gettandomi quasi addosso ad Ifrit, venendo fermata da una mano che mi afferrò per la caviglia. Guardai in basso e vidi Cloud, sdraiato a terra, che con una mano teneva la mia caviglia.

Mi piegai sulle ginocchia e lo tirai su, poggiandolo nuovamente contro la parte rocciosa dietro di lui, la stessa a cui lo aveva appoggiato prima Zack. «Non ti preoccupare, vedrai che Zack ce la farà. Tu intanto vedi di riprenderti, ok?» gli dissi prima di tornare a rivolgere la mia attenzione a Zack.

«Cosa possiamo fare?» mi rivolsi ad Ifrit ed anche a Bahamut, il quale si era appollaiato su una roccia sopra di noi. «Io… io non conosco nessuna magia curativa, e non ho nemmeno una misera pozione con me. Cosa posso fare?! Ditemelo! Se c’è un modo, vi prego, ditemelo!» urlai.

Non dovevo permettere che la situazione mi sfuggisse di mano, altrimenti, tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento sarebbe andato sprecato, buttato via al vento, così come quei quattro anni che avevamo perso grazie ad Hojo.

Una soluzione doveva esserci… non mi sarebbe importato il prezzo da pagare per ottenerla… avrei fatto di tutto. Non avrei permesso che Zack morisse. Non dopo tutto quello che avevamo affrontato. Meritava di vivere, non di morire!

“Una soluzione ci sarebbe” mi disse Bahamut.

«Dilla, allora!».

“Dovrai rinunciare alla tua abilità di comunicare con noi, di assorbire le Materie d’Invocazione… e l’uso stesso delle Invocazioni e delle Materie, indipendentemente dal loro tipo. Pensaci bene, perché una volta che avrai deciso, non si torna più indietro: o lui o noi”.

Dunque, le mie opzioni erano: primo, salvare Zack, ma rinunciare a tutto ciò che riguardava le Invocazioni e le Materie; secondo, mantenere la mia abilità legata alle Materie ed alle Invocazioni, ma non salvare Zack. Una scelta ardua, ma il tempo stringeva, ed ogni minuto che perdevo ragionando, faceva avvicinare sempre di più la morte di Zack.

Chiusi le mani a pugno e dissi: «Ho deciso».

“Qual è la tua decisione, dunque?” mi chiesero Ifrit e Bahamut insieme.

«Rinuncio alla mia abilità. Salvate Zack, vi prego».

I due mi guardarono, poi vennero avvolti dal Lifestream e scomparvero, mentre il Lifestream che li aveva avvolti passava attraverso di me, ed infine si posò su Zack, avvolgendolo completamente, rendendolo d’un verde luminoso.

Mi accasciai a terra, esausta, mentre la luce verde si diradava, scoprendo un Zack addormentato e dal respiro regolare, seppur ancora ricoperto dal sangue che i suoi abiti avevano assorbito. Guardai Cloud, che ormai si era ristabilito e che si trovava accanto a Zack, il quale teneva ancora la sua mano serrata sull’impugnatura della Buster Sword.

«Ehi… Cloud» lo chiamai. «Te l’avevo detto di aspettarci qui… Hai visto? Siamo… tornati» sorrisi.

«Zack… lui sta bene?» mi chiese.

«Certo, ma ora andiamocene di qui, ok?» dissi appoggiandomi alla roccia alla mia destra e tirandomi su, mentre Cloud sollevava Zack, il quale non mollò la presa sulla spada.

«Ma come fa?» chiese Cloud, riferendosi al perché l’altro non mollasse la spada.

Sorrisi. «Quello è il suo Onore, Cloud, e lo proteggerà sempre». Alzai il viso verso il cielo, e vidi che aveva smesso di piovere. «Andiamo, dobbiamo trovare un luogo dove rifugiarci».

Mentre un raggio di sole faceva capolino da dietro le nuvole, seppi che quel che avevo fatto quel giorno non era stato affatto un sacrificio.

 

Avevamo ottenuto la Libertà. Avevamo ottenuto la Vita. Avevamo ottenuto l’Onore. Come Zack avrebbe detto poi in seguito: «Siamo degli Eroi».



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E con questo si conclude questa storia durata per ben un anno. Beh, se teniamo conto che gli eventi di Crisis Core avvengono in un arco di sette anni, sarete d'accordo con me, se dico che io li ho narrati in un minor tempo. XD

Ok, forse il capitolo non è lunghissimo... anzi, diciamo così: è diversamente lungo. Parlando d'altro, come ho detto all'inizio, prima del capitolo, durante la stesura ascoltavo la OST intitolata "The Price of Freedom", che, oltre a creare l'atmosfera giusta mentre scrivevo, è uno dei brani che si sentono alla fine del gioco, ma non ne sono molto sicura visto che è da un po' che non metto mano sul gioco... Comunque, tralasciando tutte queste chiacchiere, anche se questo è il capitolo che segna la fine, spero che non sia insulso, visto che le ultime battute finali, per quanto io le ritenga belle e coerenti, è probabile che stonino un po'.

Ringrazio tutti coloro che l'hanno letta e seguita in silenzio e tutti coloro che l'hanno messa tra le preferite: DarkTsukiFlyGirl 92quinto LivelloTico_Sarah_AnnaWhite_; coloro che l'hanno messa tra le ricordate: ChihiroLoveless_; ed infine, coloro che l'hanno messa tra le seguite: fenicex8fortiXJackki_Chan EchelonStorm Leonhartthe one winged angel_Nishitzu_. Un ringraziamento particolare va alle ultime due citate, che, indipendentemente dal fatto che ci si conosca dal vivo o no, mi sopportano da un anno intero, recensioni o no. Comunque, grazie a tutti in ogni caso! ;)

Bene, concludo qui questo rotolino regina mettendo il link ad una pagina del mio blog, dove dico altro che qui non posso mettere, onde evitare di scrivere un commento più lungo del capitolo: [Link].

Ancora un grazie a tutti quanti!

Yunalesca Valentine.


P.S. Se tornerò con il seguito, basterà cercare una fic che come titolo avrà: "The Red Eyed Girl – Final Fantasy VII" ;)

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