Notti senza cuore di Favols (/viewuser.php?uid=76930)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Kioku ha, unmei ga wakachita subete no koto wo fukundeimasu. ***
Capitolo 3: *** Kare no kaori ***
Capitolo 4: *** Watashi wa anata no koto ga wasureraremasen ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Ho fatto un
test una volta, uno di quelli che si trovano sulle agende, e che si
fanno insieme alle amiche.
Era piuttosto insolito.
La diciannovesima domanda era la seguente:
"Hai mai sfiorato la
morte?"
Notti senza cuore.
Prologo.
Mi
lasciai cadere fiaccamente sulla sedia, e
guardai la colazione con disgusto, sapendo che di lì a poco
mi sarei costretta
a mangiare qualcosa.
Pensai di darmi alla fuga prima che fosse troppo tardi, ma non ebbi il
tempo di
alzarmi dalla sedia che mia madre fece capolino in cucina. Con aria
indagatrice
mi scrutò, e quando mi vide sorridere, anche il suo volto si
distese.
-Buongiorno mamma-Sussurrai.
-Buongiorno Kagome.-Mi rispose lei, e spensierata mi
avvicinò il vassoio
contenente verdure sottaceto. -Hai appetito questa mattina?
Scossi la testa e la guardai, sperando di farle un po' di pena.
-Devi mangiare qualcosa. - Disse, dando quel pizzico di
severità al tono di
voce da farmi capire che anche per quella mattina, non l'avrei scampata.
Nell'ultimo periodo della mia vita, mangiare per me era diventata
un'impresa
ardua. Il cinque Ottobre duemilanove sono stata vittima di un incidente
molto
grave, a cui a quanto pare, grazie ad ore passate sotto i ferri, sono
sopravvissuta miracolosamente. Ho ripreso a camminare, mi sono presa
cura di
ogni ferita del mio corpo, ho superato il trauma, ma l'appetito sembra
non
voler tornare.
-Mamma... - Provai a protestare, ma mi fermai, conscia che non sarebbe
valso a
nulla. Sbuffai.
-Almeno gli Onigiri... - Mi disse lei, questa volta addolcendo il tono.
Annuii, rassegnata.
-Tonno e maionese?- Mi chiese allegra, fiera di avermi convinta per
l'ennesima
volta.
-Come sempre!- Esclamai, accogliendo fra le mani la pallina di riso. La
finii
in pochi morsi, lasciando soltanto il nori. Mi alzai e riposi nel
lavandino il
mio vassoio, praticamente pulito, feci scorrere l'acqua e con l'aiuto
di una
spugna, lo resi ancora più pulito.
Ringraziai mia madre per aver cucinato, e mi diressi verso la porta.
-Kagome il bento!- Sentii la voce di mia madre chiamarmi dalla cucina,
ma feci
finta di nulla.
Uscii da casa di buon umore, e come sempre, mi fermai davanti al
Goshinboku per
porgergli i miei saluti, e guadagnarmi un po' buona sorte.
Le radici di questo splendido ed imponente albero secolare sono
piantate sotto
il nostro tempio da centinaia di anni. Protegge me e la mia famiglia
tutti i
giorni, e noi ce ne prendiamo cura. Molta cura.
Sostare sotto le sue fronde mi faceva sentire strana, pensierosa. Come
se
volesse spingermi a farmi domande sulla vita, sulla mia esistenza e su
quello
che non ricordavo del mio passato. Mi rendeva attiva, piena di energie.
Avevo l'impressione che celasse molti segreti fra le rughe della
corteccia.
Mi avvicinai, e ingenuamente allungai il braccio, sino a toccare la
superficie
irregolare con la punta delle dita. Chiusi gli occhi e mi lascia
travolgere
dalle sensazioni positive che riusciva a trasmettermi. Mi sentii
avvolgere da
un forte calore, e per un momento mi sembrò di ricordare di
averlo già provato
in passato, grazie ad un contatto avuto con qualcuno. Mi sforzai di
ricordare,
e poi tornò ancora. Lo vidi apparire
nell'oscurità della mia mente, circondato
di luce intensa, quello sguardo così familiare...
-Kagome?!- Una voce femminile mi allontanò dai miei
pensieri. Sentì una punta
di preoccupazione nel tono di mia madre. Mi voltai e la vidi immobile
qualche
centimetro lontano da me, con il mio bento fra le mani. Mi si
avvicinò e mi
obbligò a prenderlo. -Va' a scuola ora...- Mi sorrise.
-Volevo soltanto salutare il vecchio albero secolare- Mi giustificai,
dandole
ancora le spalle, per guardarlo ancora una volta, e scavarmi dentro,
alla
ricerca di un piccolo, insignificante attimo della mia vita precedente.
Non ci
riuscì. Ogni volta che ci provavo, le tempie mi dolevano
terribilmente,
obbligandomi a smettere. E fu così anche quella volta.
Senza voltarmi salutai mia madre, e corsi veloce, verso la scuola.
Arrivai in anticipo, e questo m’infastidì. Dopo
l'incidente, mi era diventato
difficile instaurare rapporti con gli altri, seppur sia sempre stata
solare e
socievole di carattere. Rimanere sola in mezzo a tanta gente mi
agitava,
rendendomi inquieta.
Inoltre, essere passata finalmente alle scuole superiori, non mi
aiutò per
niente. Persi contatto con quasi tutti i miei amici delle medie, ma
questo
avvenne per colpa della mia salute cagionevole, che a quanto mi hanno
raccontato il nonno e Sota, mio fratello, l'ultimo anno, mi ha
costretta a
letto molto spesso, allontanandomi così dalla scuola, e
dalle persone che
frequentavo. Al mio fianco, purtroppo o per fortuna, sono rimaste due
vecchie
conoscenze; Eri ed Hojo.
Mi faceva piacere la loro compagnia, anche se faticavo a considerarli
dei veri
e propri amici, è brutto da dire, ma è come se
non mi bastassero, come se in
passato avessi avuto di più, e non riuscissi ad accettare il
fatto che quel
"di più" non fosse più mio.
Mi appoggiai alla cancellata verde del cortile, tirai fuori il libro di
Giapponese antico, e cominciai a ripassare un argomento che ormai,
sapevo alla
perfezione.
La passione per la materia in questione, l'avevo sviluppata dopo
l'incidente,
insieme ad un milione di altre cose assurde ed inspiegabili, come
l'amore per i
cani, che non avevo avuto nemmeno in età infantile.
-Ei tu, ragazzina, non l'hai saputo? Oggi la scuola è
chiusa!- Mi urlò
nell'orecchio sinistro un mio sempai. Abbandonai la mia lettura,
riponendo il
pesante libro nella borsa, e gli rivolsi la mia attenzione.
-Perché?- Mi limitai a chiedere.
Sul viso pallido di quello, apparve un largo e sincero sorriso.-Hanno
allagato
un bagno!- Urlò, alzando le mani al cielo chiuse a pugno,
per festeggiare.
Feci spallucce.-Non lo sapevo.-Risposi- Grazie per avermi informata...-
Conclusi, per poi guardarmi intorno alla ricerca di qualche segno che
quel
ragazzo stesse affermando la verità, e vidi una moltitudine
di persone
dirigersi verso l'uscita. E così feci anch’io,
felice di potermene tornare a
casa, ma al contempo amareggiata per aver studiato tanto il giorno
prima, ed
inutilmente.
Sulla strada verso casa, volli fermarmi in una libreria. Era da qualche
giorno
che il titolo di un libro continuava a tormentarmi. Fra le stranezze
post
incidente, vi era anche un maniacale interesse per il 'Giappone antico'
che
mai, e ripeto mai, avrei considerato di poter avere.
Scivolai con gli occhi sulle copertine colorare di decine di libri,
fino ad
incrociare il titolo che stavo cercando:
"I veri Dei del passato: I Demoni".
Lo afferrai e mi diressi alle casse.
Quando rincasai, chiamai a gran voce mia madre, ma non ottenni
risposta. Andai
in cucina e mi feci una tazza di tè, per poi appollaiarmi
pigramente sul divano
e accendere la televisione, alla ricerca di qualsiasi cosa da guardare,
per
farmi compagnia. Nel bel mezzo di un film che avevo trovato, mi venne
in mente
la promessa che mi ero fatta non appena avessi avuto del tempo libero;
Cercare
dei vecchi diari.
Mi stiracchiai e mi trascinai al piano di sopra.
Dopo la mia guarigione, mia madre si era gentilmente occupata di me,
aiutandomi
a ricostruire la mia infanzia grazie all'aiuto di molteplici album di
foto, e
di vari diari personali. Non riuscii però a sapere nulla sui
miei due ultimi
anni, oltre ciò che mia madre, mio fratello e mio nonno,
erano riusciti a
raccontarmi. Però, ovviamente c'erano cose che loro non
potevano sapere di me,
cose che, essendo un'adolescente, non avrei mai svelato a loro.
Entrai nel ripostiglio, e sentì subito una sensazione strana
assalire la mia
mente, ed il mio corpo. Cercai di non farci caso e mi guardai intorno.
In
quella minuscola stanza, vi era gran parte della mia vita, e quella dei
miei
familiari. E' buffo, e quasi deprimente, come si possa sigillare i
propri
ricordi in scatole di cartone. Ne trovai una di legno, piccola e con
dei ricami
incisi sul coperchio. Sentì il cuore aumentare i propri
battiti, e le mani
tremare, diventando a poco a poco gelide. Spinta da un forte frenesia,
lasciai
scivolare il coperchio, e mi sorpresi nel trovare un foglio di carta
ripiegato
in quattro. Sempre più agitata, lo aprì, e mi
costrinsi a calmarmi per leggerne
il contenuto.
-Stupido Inuyasha...-
Lessi a voce alta, riconoscendo la mia scrittura.
-Inuyasha...?- Mi ripetei a voce bassa. -Inuyasha?!-Dissi ancora,
alzando la
voce. Sentii qualcosa muoversi dentro di me, pulsare. Faceva male,
tanto male.
Guardai ancora l'interno della scatola, e lo vidi. Con delicatezza,
quasi per
paura di romperlo, lo tirai su per il laccetto in caucciù,
fino a far arrivare
il ciondolo dorato davanti ai miei occhi. Era un cuore. Nel sfiorarne i
lati,
mi accorsi che era possibile aprirlo, non persi tempo, infilai l'unghia
nell'insenatura e spinsi contro l'alto. Udii un piccolo click, e poi lo
aprii
lentamente.
Sapevo già, nel profondo, o semplicemente lo speravo, che
avrei trovato quegli
splendidi occhi. Erano troppo belli e profondi, e luminosi e... Pieni
di quel
tutto che da mesi ormai mi mancava.
Sorrisi, ma quando lo feci, una lacrima mi scivolò lungo le
gote, sino ad
arrivare all'angolo delle labbra, ed insediarsi li, amara.
Una foto era incollata all'interno del ciondolo, su uno dei due lati.
Avevo
finalmente il volto completo di quello sguardo, che ormai da mesi
appariva
nella mia memoria. Era bello, seppur rovinato dal ghigno infuriato sul
viso. Mi
chiesi perché in passato, non scelsi una foto più
adatta a quel tipo di
oggetto. Perché ero sicura che quella collana fosse mia. Lo
sentivo nel
profondo, sapevo che quello sguardo di miele mi apparteneva in qualche
modo.
Era davvero stato mio?
Ma quella non fu l'unica domanda che invase la mia mente, se ne
affollarono
tante altre.
***
Uscii con un balzo dal pozzo mangia ossa, ritrovandomi finalmente nella
mia
originaria epoca. Trovai Miroku seduto a gambe incrociate sull'erba, ad
occhi
chiusi. Lo guardai per qualche secondo, chiedendomi per quale ragione
avesse
scelto di appostarsi proprio dinanzi al pozzo. Lo vidi sorridere.
-Sei già tornato?- Mi chiese, aprendo gli occhi e fissandomi
indagatore. Feci
finta di non aver sentito la sua voce, e di non averlo visto, e senza
rispondere, lo superai.
-Come sta la divina Kago...-Si interruppe quando mi vide fermarmi.
Respirò a
fondo e continuò.-...Kagome?-
Sentii una morsa al petto.-Ho portato delle provviste e alcune
comodità per il
bambino. Non vedo l'ora di togliermi questi stupidi vestiti, quindi, se
non ti
dispiace, levati di mezzo.- Detto ciò, balzai sul ramo di un
albero, poi su di
un altro, ed un altro ancora, sino ad arrivare alla capanna della
vecchia
Kaede.
Indossavo ancora i vestiti del futuro, e questi m’impedivano
alcuni movimenti
che solitamente mi veniva naturale compiere. Sapevo che non mi sarei
mai
abituato del tutto ad indossarli, ma quello era l'unico modo per
passare
inosservato in quel mondo caotico. Avevo imparato molto degli uomini
del futuro
soltanto osservandoli, studiandone i modi di fare, di reagire e di
comportarsi.
Fu un'attività che mi tenne occupato durante il periodo in
cui Kagome fu
costretta a rimanere in quella che, se non sbaglio, i dottori
chiamavano
terapia intensiva.
Non ho potuto vederla in quel periodo, nemmeno stando nascosto dietro
ad un
muro, come faccio ora. Quella settimana, fu la più dura di
tutte, ed anche
l'unica in cui decisi di ribellarmi. Feci irruzione in ospedale, e
urlai il suo
nome, più e più volte. Desideravo proteggerla,
aiutarla. Sfoderai persino
Tessaiga, terrorizzando lo staff medico ed i pazienti. Ero fuori di me,
non
potevano vietarmi di vederla. Odiavo l'idea di non poter restare al suo
fianco.
Il mio compito era quello di proteggerla, ed avevo miseramente fallito.
Mi
sembrò improvvisamente chiaro che il mio passato, non faceva
altro che
ripetersi all'infinito, trascinandomi via dalle persone a cui tenevo
veramente.
Non ero riuscita a proteggerla, e quella gente mi stava ostacolando
mentre
cercavo di rimediare.
Fu anche la volta in cui fuggì via, e sparii per un po' di
tempo, per dedicarmi
esclusivamente ai miei pensieri, e per esercitarmi a controllare i miei
nervi,
diventando finalmente meno impulsivo e più riflessivo. Ci
riuscii.
Quando tornai da lei, mi appollaiai dietro al vetro della sua finestra,
e la
osservai dormire. Sembrava serena, ma sapevo che in realtà,
non lo era per
nulla. Sul viso pallido, vi erano innumerevoli tagli, alcuni
più profondi e
visibili di altri. Alcuni quasi del tutto rimarginati, pronti a sparire
con il
tempo. Poi c'era il peggiore. Una lunga ed orizzontale cicatrice sulla
fronte.
Aveva uno strano colore rosato. Vi erano serviti svariati punti per
chiuderla,
sapevo che sarebbe rimasta.
Il simbolo doloroso di ciò che era accaduto, di
ciò che io non ero riuscito ad
evitare, risultando ancora una volta un pessimo combattente, incapace
persino
di difendere la propria donna. Sempre che io possa considerarla tale...
-Inuyasha?!-Le urla di Shippo mi trascinarono lontano dai miei soliti
brutti
pensieri. Lo vedi corrermi in contro, sapevo già cosa mi
avrebbe chiesto.
Mi si fermò davanti, ma io non ci badai, e continuai a
camminare. Mi venne
dietro.
Non porse subito la sua domanda, camminò al mio fianco per
svariati metri,
senza dire nulla. Ne capii subito il motivo. Dovevo sembrare scuro in
viso, e
questo poteva solo significare una cosa; Kagome non sarebbe tornata,
non
ancora.
Ma il piccolo kitsune era comunque ancora un bambino, ed impaurito ed
imbronciato, si fece avanti.
-Come sta Kagome?-Mi guardò speranzoso.
Camminai per un paio di metri, lasciandolo indietro. Poi mi fermai, e
senza
voltarmi, gli risposi:
-Sta bene... Ma per ora non può ancora tornare.-Respirai a
fondo-...Ma non
preoccuparti, tornerà- Cercai di consolarlo, seppur con una
bugia. Si allontanò
saltellando, le risate giocose, mi fecero sentire leggermente meglio.
Non sapevo se Kagome sarebbe tornata, però ero a conoscenza
del fatto che stava
affrontando la situazione nel suo mondo, insieme ai suoi familiari, che
le
stavano accanto sempre, e come promesso, non le avevano riferito nulla
del mondo
da questa parte del pozzo, e ciò era giusto.
Il patto non andava assolutamente sciolto.
L'autrice si esprime:
Dunque, non sono per nulla sicura di aver fatto bene a postare questa
FF. Ho un
sacco di dubbi su questo lavoro...
Ho iniziato a scrivere "Notti senza cuore" qualche mese fa, e
stranamente per un lungo periodo è stata l'unica cosa su cui
sono riuscita a
lavorare serenamente. L'ho scritta con leggerezza e naturalezza,
probabilmente
perché è molto diversa da "Burn", l'altra FF su
cui ho lavorato
ultimamente, ed è per questa ragione che ho deciso di
postarla.
Volevo provare a destreggiarmi in un genere diverso, anche se temo
molto un
fallimento.
Della trama per ora non si capisce molto, com’è
tipico nelle mie FF, ma piano
piano si capirà tutto. =)
Vorrei fare un appunto sul titolo." Notti senza cuore", è
una canzone
di Gianna Nannini, di cui però ho preso soltanto il titolo.
L'ispirazione
difatti è arrivata non da quella canzone, ma da alcuni pezzi
di Ludovico
Einaudi. Soprattutto da "Primavera", ovvero
questa:http://www.youtube.com/watch?v=qmxFAT581T4.
Vi consiglio di ascoltarla, è veramente favolosa XQ_.
Mi sembra però doveroso spiegare il motivo per cui ho scelto
proprio
"Notti senza cuore" come titolo... Beh, l'ho trovato adatto, tutto
qui. Non ci sono altre ragioni. Stavo scorrendo i brani sul mio iPod, e
ho
letto il titolo di quella canzone, che da subito mi è
sembrato perfetto.
So che può sembrare un motivo stupido, ma in
realtà ha un suo perché.
Dovrei postare il primo capitolo a giorni, dato che praticamente
è già pronto
xP. In non più di una settimana insomma.
* L'immagine che ho scelto e modificato io, [ Non sono assolutamente
capace di
modificare immagini, sono proprio negata nel campo. Volevo precisarlo
per non
dare l'impressione di essere una che si spaccia per capace. xD ]
è di una
famosa doujinshi di Sakurakan.
Alla prossima.
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Capitolo 2 *** Kioku ha, unmei ga wakachita subete no koto wo fukundeimasu. ***
Notti senza
cuore.
Kioku ha, unmei ga
wakachita subete no koto wo fukundeimasu.
I
ricordi
tengono unito tutto ciò che il destino divide.
Posai
gli
strambi vestiti del futuro per terra, e finalmente libero in ogni mio
movimento, balzai su un ramo del Goshinboku, comodo come solo i miei
abiti mi
facevano sentire. Mi appollaiai fra le fidate braccia dell'albero
secolare, e
attesi con sguardo vigile il passaggio della donna che aspettavo.
Nell'attesa ripensai a Kagome, e a quello che le avevo visto fra le
mani.
Riconobbi il ciondolo a forma di cuore con una sola occhiata, e mi
stupì nel
vederlo poggiato su i suoi palmi tremanti. Ero convinto che fosse
andato perso.
Non andava bene, lei non doveva ricordare...
-Inuyasha?- Mi chiamò una foce femminile, distraendomi dai
miei pensieri.
Abbassai lo sguardo e la vidi. Le balzai davanti, per poi voltarmi e
rientrare
nella capanna. Lei mi seguì.
Sentì il suo sguardo insistente sulla mia schiena, come a
chiedere
disperatamente notizie, anche se non con la forza della voce.
Quell'urlo
silenzioso mi rese inquieto.
-Ho portato qualcosa per Daiki*-Kun.-Le dissi, frugando nello zaino
giallo di
Kagome, ormai abbandonato in quest'epoca.
Estrassi delle confezioni di cibo per lattanti ed un pacchetto di
quelli che
nel futuro, chiamavano pannolini. Mi voltai, ed incrociando il dolce
sguardo
della donna, allungai le braccia, sino a porgerle i doni del futuro.
Lei li
accettò, ed abbozzò un sorriso.
-Grazie. -Si limitò a rispondere, infilando le
comodità in un sacco di stoffa
colorato. -Notizie su Kagome-chan?- Osò chiedermi, con tono
insicuro ma al
contempo desideroso di risposte.
-Le ferite sembrano essere guarite, ma la memoria non accenna a
tornare. Non
ricorda ancora nulla, almeno dei suoi ultimi due anni, non ricorda
ancora
nulla. - Sussurrai stringendo i pugni, desiderando intensamente di non
dover
rispondere più a nessun'altra domanda che la riguardasse.
La vidi chinare il capo, e questo semplice gesto mi riempì
di tristezza.
Abbandonai la capanna, lasciandola indietro.
Balzai nuovamente sul mio ramo, intenzionato a recuperare qualche ora
di sonno,
ma fui interrotto nuovamente da una voce femminile, la stessa di poca
prima.
-Non potresti riportarla qui?- Mi domandò, con un pizzico di
stizza nella voce.
-Sono sicura che rivedendoci, ricorderebbe di nuovo tutto!-
Esclamò, sicura
della propria idea, stirando sempre di più le braccia lungo
il corpo.
A dire il vero, ci avevo pensato spesso a quell'eventualità,
l'avevo presa in
considerazione nei momenti di profonda debolezza, quando la distanza da
lei mi
diventava insopportabile, ma poi, il senso di responsabilità
che non avevo
avuto in passato, proteggendola, si faceva vivo in me, convincendomi
che la
decisione di tenerla all'oscuro di tutto, era sicuramente la
più saggia.
Provai ad ignorare l'assurda richiesta della donna, ma poco dopo
arrivò suo marito
a darle manforte, incitandomi a rispondere alla domanda.
Irato abbandonai ancora una volta la mia comoda posizione, e mi lasciai
cadere
davanti a loro.
-Se la riportassi qui, per lei sarebbe uno choc, non credi?-Ringhiai,
esasperato. -Nelle sue condizioni una cosa simile potrebbe essere
d’intralcio
alla sua memoria, ha già subito un forte trauma, certamente
non le farebbe bene
affrontarne un altro.- Specificai, sempre più irritato da
quell'insistenza.
Miroku cinse la vita della propria sposa, e l'avvicinò al
suo corpo, donandole
conforto. -Tranquilla Sango, la divina Kagome tornerà quando
la sua memoria le
permetterà di ricordare... - La tranquillizzò,
fulminandomi con gli occhi.
-Ora andiamo, il piccolo Daiki si è svegliato. -Le disse con
dolcezza, portandola
via.
Sbuffai, incamminandomi verso il pozzo, conscio di non poter
sopportare
ancora a lungo le loro lagne. Lo attraversai, senza però
cambiarmi d'abito,
sperando di poter trovare un po' di pace in un’epoca dove
nessuno mi avrebbe
chiesto nulla, e dove avrei potuto vederla, anche se solo da lontano.
Insomma, che volevano da me?
Non potevo certo ammettere che non sarebbe mai più tornata,
no?
***
Indossai la divisa con estrema calma, osservandomi allo specchio,
esercitando
la mia mente come ogni mattina, provando ad immaginare le persone al
mio
fianco, sperando di riuscire a vedere anche lui...
Non ci riuscii.
Sconsolata afferrai la spazzola e districai i miei, fin troppo lunghi,
capelli
neri. Lo sguardo mi cadde sul collo, o meglio sul laccetto di
caucciù che
scivolava fra la scollatura, lasciando che il ciondolo a forma di
cuore,
affiancasse il mio di cuore.
Gli occhi dorati di Inuyasha mi tornarono alla mente, ma il viso a
contornarli,
era ancora molto sbiadito.
-Ti rincontrerò mai?- Sussurrai, posando la mano sul petto.
-Kagome?- La voce di mia madre mi fece sobbalzare. Afferrai la pashmina
nera,
l'indossai e corsi sino al piano inferiore, entrai in cucina e mi misi
a
sedere. Sota, mio fratello.
-Buongiorno sorellona!-Esclamò, più allegro del
solito. -Domani verrai con noi
a guardare i fiori, vero?- Mi chiese speranzoso.
Quell'invito mi fece rendere conto di quanto il tempo fosse passato in
fretta
dal mio incidente, sentì un brivido attraversarmi la
schiena, ed uno strano
senso di responsabilità verso qualcun altro, come se stessi
facendo attendere
qualcuno.
Scossi la testa e cercai di non pensarci.
-Beh sì, credo proprio che passerò l'Hanami** con
voi. - Gli risposi,
sorridendo sinceramente felice di trascorrere un così lieto
evento insieme ai
miei familiari, soprattutto perché non vi era nessun altro
con cui avrei
preferito andarci.
Mia madre mi si avvicinò, e con il suo solito fare gentile
appoggiò sul tavolo
un piatto fondo contenente della zuppa di Miso. Stranamente mi ritrovai
ad
avere più appetito del solito, quindi non protestai, e
mangia la mia porzione
in silenzio, pur mettendoci fin troppo tempo.
Una volta terminato, mi alzai e lavai le mie stoviglie senza proferir
parola.
Era strano per me non parlare con mia madre, tuttavia mi sentivo ancora
profondamente offesa per aver scoperto che, per un motivo
apparentemente
ignoto, mi aveva tenuta all'oscuro dell'esistenza di Inuyasha.
Uscii da casa salutandola appena, evitando di prendere il bento.
Attraversai di
tutta fretta il cortile di casa mia, mi fermai davanti al Goshinboku,
unii le
mani in preghiera e m’inchinai.
Non mi concessi più di due minuti per il saluto all'albero
sacro, attraversai
il Torii e scesi le scale correndo. Ai piedi della scalinata c'era Eri
ad
attendermi, e questa cosa mi stupì.
- Buongiorno Eri-chan!-La salutai, sorridendo. -Come mai sei passata a
prendermi?- Le chiesi poi, affiancandola.
-'Giorno Kagome-chan!- Ricambiò il saluto. Incominciammo a
camminare verso la
scuola. -Ero in anticipo, e così ho pensato di passare. Ho
scoperto una strada
alternativa per la scuola.- Mi informò lei, spingendomi a
girare dalla parte
opposta, rispetto alla via che di solito prendevo. Non protestai.
Se c'era una cosa che di Eri ormai mi era chiara, era la sua maniacale,
quanto
corretta, puntualità. Quindi, non avevo nulla di cui
preoccuparmi.
Attraversammo un viale accostato da alberi di ciliegio appena fioriti,
e poi ci
ritrovammo davanti ad un Torii.
-Un tempio?- Domandai, confusa. Lei mi annuì sorridente,
tirandomi per un braccio.
Salimmo le scale in completo silenzio, e poco dopo ci ritrovammo a
percorrere
un ennesimo viale in fiore, che a differenza del precedente,
attirò la mia
attenzione. Fui pervasa da un gelo impossibile da descrivere, se non
definendolo devastante. Mi sentii pesante, e con estrema fatica
afferrai
l'avambraccio di Eri, che mi guardò di sbieco.
Le gambe mi tremarono per qualche secondo, per poi tornare stabile, a
reggere
il mio peso.
Mi guardai intorno spaesata, e desiderai sedermi.
-Ka-chan?!- Sentii la voce squillante e preoccupata della mia amica
rimbombarmi
in testa, spiacevole sensazione che mi spinse a tenermi il capo, sempre
più
confusa.
Boccheggiai e socchiusi gli occhi, mordendomi il labbro quando le mie
ginocchia
nude, posarono violentemente sulla ghiaia. Ero spaventata, tanto che mi
sembrò
di sentire l'ansia strisciarmi sulla pelle, dalle gambe al ventre,
provocandomi
una forte nausea.
Il terrore uscì dalle mie labbra, insieme alle parole
insensate, che come
vomito strisciarono fuori dal mio corpo.
-No, Naraku non deve...-Sussurrai stringendo i pugni. -...Non deve
avere la
meglio- Continuai, sempre più agitata. In quei secondi,
persi completamente la
ragione, e non mi resi conto di aver attirato l'attenzione della Miko
del
tempio, che corse verso di noi, in mio aiuto.
-Inuyasha...Ti prego non morire!- Urlai infine, prima che le mani
delicate
della sacerdotessa mi sfiorarono, accogliendomi poi fra le braccia, in
un
disperato tentativo di calmarmi.
Eri era ormai terrorizzata, ma le mie labbra continuarono a gemere.
Riuscii ad incrociare gli occhi della donna, e questo
peggiorò le cose.
Spalancai le palpebre e serrai le labbra, con tutta la forza che
possedevo,
comincia a dimenarmi, scalciando e tagliando l'aria con i palmi aperti.
La pazzia sembrò avere la meglio su di me.
-Non toccarmi Kikyou!- Urlai in preda agli spasmi.-Non fermarmi!-
Strillai
prima di riuscire a liberarmi dalla presa. Non appena quelle mani
abbandonarono
i miei arti, scattai sulle gambe, ed indietreggiai.
Il viso pallido di Eri mi riportò di colpo alla
realtà. Tossii violentemente,
per poi alzare la testa e abbandonarmi ad un anomala stanchezza.
-Che mi è successo?-Annaspai, ormai quasi priva di voce.
Le due ragazze sembrarono incapaci di esprimersi, e questo mi fece
rendere conto
di aver fatto qualcosa d’insolito, di maledettamente strano.
Feci un passo
avanti, intenzionata a raggiungerle, ma entrambe indietreggiarono,
insicure.
Stesi il braccio alla ricerca d'aiuto, e dopo svariati ed infiniti
attimi
d'esitazione, ad avvicinarsi a me non fu la mia cara amica,
bensì la
sacerdotessa che, cingendomi le spalle mi chiese senza troppi scrupoli:
-Chi è Kikyou?-
L'autrice
Gongola , si esprime:
Sapete
quanto siete meravigliosi?
*-* Si, siete la mia fortuna! Io... io davvero
ç.ç... Dieci recensioni, e
ripeto dieci! Per una FF di cui non ero nemmeno sicura, io sono davvero
felicissima! Non potete capire la mia gioia, io vorrei riempirvi di
baci! Fra
l'altro mi avete lasciato commenti bellissimi, e vogliamo parlare delle
persone
che hanno inserito fra le preferite\seguite\ricordate ?! Io... io... <3
Davvero non so come ringraziare, per me il vostro giudizio
è davvero
importante, essendo un'autrice con l'autostima defunta da milioni di
anni, le
vostre recensioni mi riempiono di allegria, anche se la dannata
autostima
rimase sempre morta e sepolta xD
Che dire, questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo,
ma per necessità ho
dovuto tagliarlo qui. Volevo incuriosirvi un po', ecco
>.<.
Avrei un sacco di cose da dire su questo capitolo, ma ho deciso che
scriverò
soltanto le note più importanti, per evitarvi la noia di
leggere :P
*Daiki: Ho scelto questo nome perché significa "Grande
bagliore". Non
lo trovate meraviglioso? *-* Poi credo sia molto adatto per il figlio
di Sango
e Miroku. A proposito, vi ho fatti spaventare eh? Pensavate che fossi
il figlio
di Inuyasha U_U. E invece no! :P
**Hanami: E' una festa Giapponese, e consiste nel guardare i ciliegi in
fiore
in compagnia. Solitamente si svolgie i primi giorni di Aprile.
***Torii: E' il tradizionale ingresso del tempio. Passarci sotto
purifica
l'anima, o comunque è uno dei tanti riti puriticatrici.
Ora però passiamo ai ringraziamenti!
Kiccha:
Oh, Kikka-chan *-*. Sono molto felice di leggere un tuo
commento ^^. Per
fortuna l'inizio di questa storia ti è piaciuto! Spero che
il velo di
mistero rimanga ancora per un po', così non ti stufi di
leggere. [ O almeno
spero ] xD
P.S: Ora l'immagine dovresti vederla!
ryanforever:
Se devo essere sincera, il tuo commento un po' mi ha
convinta. ^^ Ora con
questo non voglio dire che ne sono del tutto convinta, l'incertezza
c'è sempre,
ma grazie alla tua meravigliosa recensione, un po' si è
attenuata.
In primis devo ringraziarti per aver letto e commentato anche questa
mia ff, mi
rende molto felice il fatto che tu continua a seguirmi, davvero!
In secundis ho molto apprezzato il fatto che ti sei fatta una tua idea
sul
titolo, questo mi fa percepire il tuo coinvolgimento *ò*.
Grazie, davvero
grazie mille!
Spero che questo capitolo sia stato di tuo grandimento, un bacione!
fmi89:
Ciao! Eh si, sono apparsa con una nuova storia [Poveri voi!
xD]. Spero che
questo nuovo capitolo ti sia piaciuto. Ti ringrazio davvero molto per
il
commento! Chu.
luca blight:
Emmh, piccolo orsetto sperduto, forse tu non hai capito quanto io sia
dipendente da lost xD Non può esistere una dipendenza come
la mia, soprattutto
da parte di qualcuno verso la mia storia. Sarebbe assurdo O_O.
Però sei stato
carinissimo a scrivermelo, ogni tanto sai essere anche carino, LOL! xD
Scherzo. :P Grazie mielle comunque!
kirarachan:
Awwh *w* la Vale che commenta XQ__ La Vale che torna su EFP
XQ____ La Vale
così scema da chiedermi scusa per essere sparita
è_é. Non devi assolutamente
preoccuparti, come ti ho già detto, ognuno ha i suoi
periodi... Insomma questo
sito è un luogo dove ci si diverte, no? E' un piacere, no?
Quindi non servono
assolutamente scuse, mica è il tuo lavoro non sparire da EFP
xP.
Sono strafelice che tu abbia commentato, anche perché il tuo
parere era uno di
quelli che più avevo a cuore... Quindi grazie!
Davvero davvero. Chu<3.
sandy23:
Affezionata lettrice *Sbav Sbav*. Quanti complimenti tutti
insieme, vado in
cortocircuito! Grazie... io davvero, non sono come ringraziarti! Spero
davvero
che questa FF possa coinvolgerti. Al prossimo capitolo, nella speranza
di non
distruggere le tue aspettative. <3
lucia lair:
Uhhh, sono felice che ti piaccia! Eccoti qui l'aggiornamento!
Mille grazie,
kiss kiss.
sesshy_91:
Ok, non dirò mai più che potrebbe essere un
fallimento! XD Svelato il mistero
del bambino, che poi alla fine è la soluzione più
banale xD Però è stato
divertente far pensare di tutto e di più alle lettrici! Asd,
sono malvagia.
Grazie mille per il commento XQ_____. Alla prossima!
P.S: Ora l'immagine dovresti vederla!
ReikoeAkiko:
Grazie mille *-* Veramente molto gentile! Spero che anche
questo capitolo
ti sia piaciuto! Alla prossima =)
pillo:
In colpa? Ma per cosa? Sta' tranquilla, non è mica
la fine del mondo se hai
commentato due giorni in ritardo! Come hai detto tu su msn, le sviste
capitano
a chiunque, quindi non rimproverarti!
Sono rimasta molto colpita dal tuo commento, non pensavo che una
storiella così
potesse piacerti, insomma sono molto onorata di averti fra le lettrici
anche in
questa storia. Mi fai gongolare troppo xP.
Insomma, grazie >\\\<. Spero possa continuare a piacerti
questa FF. Un
bacione <3
Ora, non meno importanti, ringrazio le seguenti persone:
1 - icetta_tigrotta8
2 - luna argentata95
3 - miru_chan
4 - pillo
5 - sandy23
6 - sesshy_91
Per le preferite.
1 - Kiccha
2 - Nicole221095
Per le ricordate.
1 - ale_giusy
2 - Dolce Nina
3 - elie84
4 - lucia lair
5 - ryanforever
Per le seguite.
Favole.
Colei che gongola.
|
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Capitolo 3 *** Kare no kaori ***
Notti
senza cuore.
Kare no
kaori.
Il
tuo profumo.
Affondai gli artigli
nella superficie irregolare della corteccia di uno dei tanti alberi di
ciliegio, e tremai di rabbia. L'osservai accartocciarsi su se stessa, e
le mani cominciarono a fremere terribilmente. La sua voce spezzata
dalla paura, mi affondò dentro il petto, provocandomi
dolore. Volevo aiutarla, ma non potevo. Mi sentii quasi impazzire
quando riuscii a distinguere le sue parole, ma rimasi immobile. Ignorai
il pulsare insistente di Tessaiga, accarezzandone il fodero la implorai
in silenzio.
Ormai era troppo tardi per prendermene cura, non potevo più
proteggerla.
Sarei potuto scappare via, lontano da quel posto e dalla disperazione
di Kagome, ma non lo feci. A bloccarmi fu la domanda della
sacerdotessa, fin troppo interessata alle urla insensate di una
semplice studentessa estranea. La scrutai con sospetto, e ne annusai
profondamente l'odore, cercando di impregnarlo nella memoria, in modo
da potermene ricordare in futuro.
Mi sorpresi quando vidi Eri lasciare il tempio senza di lei, e mi
sentii profondamente turbato nel vederla chiacchierare con la
sacerdotessa. Senza dare nell'occhio mi spostai, cercando di
avvicinarmi il più possibile alle due, per poterne sentire
meglio i discorsi.
Si misero a sedere.
-Quindi hai perso la memoria...-Sussurrò la sacerdotessa,
posando le mani sulle ginocchia.
-Si...-Rispose Kagome, guardandosi intorno.
-Come è successo?- Le domandò l'altra, chinando
il capo. Kagome sembrò in difficoltà, si morse il
labbro e provò a cominciare il discorso balbettando qualcosa
che non riuscii a distinguere, ma ogni volta che le sue labbra si
facevano sfuggire una sillaba, lei si fermava, incerta su quello che
voleva dire.
Vederla così impacciata mi irritò profondamente,
quella donna non la conosceva, e già si permetteva di
informarsi su una cosa così privata. Feh, non riuscii a
sopportare una tale impertinenza.
Balzai sul ramo dell'albero, facendolo oscillare. Una pioggia di fiori
bianchi ondeggiò sino a raggiungere il suolo, uno si
depositò sulla spalla di Kagome. Per un attimo temetti
d'essere scoperto, che le due femmine alzassero lo sguardo e
scrutassero la mia figura semi-nascosta. Per fortuna non fu
così.
-Mi spiace, ti ho messa in difficoltà- Si scusò
finalmente la Miko, alzandosi in piedi. -Desideri qualcosa da bere?- Le
chiese, assumendo finalmente l'aria gentile che ogni sacerdotessa
dovrebbe avere.
-Si, mi farebbe piacere una tazza di tè.- Le rispose,
sorridendo.
Osservai le loro esili figure allontanarsi, ma non le seguì.
Avevo rischiato fin troppe volte d'essere visto in quei giorni, e la
mia presenza stava cominciando ad essere nociva per Kagome. I ricordi
stavano tornando, ed era tutta colpa mia.
Corsi per le strade di Tokyo con velocità, scegliendo
accuratamente quelle meno popolate. Stavo cominciando a riconoscere ed
a distinguere i luoghi di quel gran villaggio, pur trovandolo
inutilmente caotico.
Avevo fretta di raggiungere la casa di Kagome per i miei abiti, che il
giorno prima nella foga di tornare al futuro, non avevo cambiato.
Riuscii a raggiungere la mia destinazione senza troppi intralci.
Guardai il cortile del tempio e respirai profondamente. L'aura positiva
del Dio albero mi avvolse, donandomi un attimo di pace. Mi avvicinai, e
con un balzo superai il recinto che mi divideva dal tronco imponente.
Sfiorai la corteccia e trovai il foro della freccia di Kikyou. Chiusi
si occhi, e mi resi conto dell'assurdità di quel gesto.
Quella che una volta era la mia prigione, ora mi stava dando pace.
Sorrisi amaramente, ricordando che ora, la mia prigione consisteva in
altro.
-Sei tornato, Inuyasha.-La voce della madre di Kagome attirò
la mia attenzione. Mi voltai e la guardai, imbarazzato per essere stato
visto in un attimo di debolezza.
-Sono tornato per sistemare alcune cose.-Le risposi con tono
graffiante, cercando di cancellare dalla sua mente il mio imbarazzo di
poco prima. -Kagome sta ricordando troppe cose.-
Chinò il capo e unì le mani, rimase in silenzio
per qualche secondo. -Povera bambina mia.- La sentii sussurrare. Notai
che il suo viso non era rilassato, e questo mi spiazzò.
L'immagine che avevo sempre avuto della mamma di Kagome, era quella di
una donna costantemente sorridente, dolce e premurosa. In quell'attimo
le mie convinzioni volarono via.
Sembrò volersi concedere un momento di esitazione,
lasciandosi inondare dalla tristezza, ed io la lascia fare.
Sembrò perdersi in un mare di dubbi. Sorrise amaramente,
scostando un ciuffo ribelle dalla fronte.
Mancava così poco a quel confine che infondo ero sicuro non
avrebbe mai oltrepassato, e così fu, trattenne le lacrime e
si morse il labbro inferiore per auto controllarsi. Il tempo a sua
disposizione terminò in quel momento.
-Ha ricordato il tuo nome?- Mi chiese, c’entrando la
questione in pieno. Pronunciando quelle parole fece una gran fatica a
trattenersi nuovamente. Era doloroso anche per lei mentire a Kagome,
privandola di una vita che tempo prima la rendeva, nonostante tutto,
felice. Ed io la capivo, ma non potevo in alcun modo cambiare la mia
decisione.
-Si, ha ricordato il mio nome grazie ad un ciondolo a forma di cuore.
Non so ancora in che modo abbia collegata la mia immagine al mio nome,
ma sono sicuro che quell’oggetto abbia innescato una
pericolosa reazione a catena.- Esclamai reggendo lo sguardo della donna.
-Reazione a catena?- Mi domandò lei.
-Sì. Questa mattina l’ho seguita, ha percorso una
strada diversa dal solito per andare a scuola, ed arrivata ad un tempio
ha cominciato ad urlare nomi e avvenimenti accaduti nella mia epoca.
Sono convinto che abbia iniziato a ricordare a causa di quel ciondolo.-
Voltò il capo verso il Dio albero, e sembrò
assorta in ricordi lontani.
-Temo che la colpa sia principalmente del Goshinboku.-
Sussurrò. – Protegge la nostra famiglia da secoli,
e mi è difficile affermare una cosa del genere, accusarlo
crudelmente in questo modo, ma sono sicura di aver ragione.-
Terminò.
Posai anch’io lo sguardo sul Goshinboku, e provai a
riflettere sulle parole della donna. Quello che diceva aveva
perfettamente senso, dato che il grande albero secolare viveva sia
nella mia epoca, sia in quella di Kagome.-
-Perché pensi una cosa simile?- Le chiesi comunque.
-Ogni mattina prima di andare a scuola, Kagome si ferma sotto le sue
fronde per porgerli i proprio saluti, ma quello che mi ha fatto pensare
che c’entri qualcosa, è l’espressione
persa che ormai mia figlia assume ogni volta che entra in contatto con
il Dio albero. –Parlò velocemente, evitando di
guardarmi in faccia. Quando si fermò per prendere fiato, mi
sembrò quasi di perdere la testa. Dovevo sapere.
Attesi con smania che finisse di spiegarmi, ma proprio mentre le sue
labbra stavano per dischiudersi, un’altra voce
arrivò alle mie finissime orecchie, quella di Kagome.
Incrociai lo sguardo atterrito di sua madre, e scorsi lo stesso terrore
che in quel momento scorreva nelle mie vene. Senza pensarci due volte
balzai verso la capanna di legno* contenente il pozzo mangia ossa, e mi
ci fiondai all’interno. I battiti del mio cuore accelerarono,
stavo mandando tutto in fumo, ogni piccola cosa.
Come mai non avevo sentito il suo odore? Ringhiai, prendendomela con me
stesso.
Lei avrebbe potuto vedermi. Rabbrividii. Lei mi aveva visto?
Fui distratto dai miei pensieri quando il terreno lurido del fondo del
pozzo mi sfiorò i palmi, persi l’equilibrio e
sbattei la fronte contro la roccia.
-Dannazione!- Urlai, pentendomene subito dopo. Alzai lo sguardo, e fui
sorpreso nel constatare che non vi era luce sopra di me,
bensì un buio profondo.
Ero ancora nel futuro.
Mi sfiorai la fronte, e con un repentino gesto mi misi in piedi.
-Perché non ha funzionato?- Sussurrai, guardando nuovamente
in alto. –Che diamine faccio ora?-
***
-E così ti chiami Reiko- Sorrisi, portandomi la tazza di
tè alle labbra, assaporandone l’ottimo sapore a
piccoli sorsi, per poi poggiarla con delicatezza sul tavolo.
–E’ un bel nome.-
Incrocia lo sguardo della sacerdotessa, e per la prima volta ne
osservai il colore. Mi chiesi come fosse possibile che non
l’avessi ancora notato, ma il coloro delle sue iridi era di
un blu intenso, così attraente da rapirmi.
-Sì, è un bel nome, ma lo trovo così
tanto inappropriato per me.- Disse lei, spostando lo sguardo altrove,
privandomi della sua bellezza. Mi sembrò un gesto vigliacco,
come se stesse evitando di svelarmi qualcosa.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, permettendoci così
di finire ognuna la propria tazza di tè.
Durante quei primi momenti passati con Reiko, mi sentii inquieta per la
maggior parte del tempo. Ancora oggi mi è difficile spiegare
ciò che provai in sua presenza.
Fui la prima a terminare la bevanda, e quando notai che anche la sua
tazzina era vuota, mi alzai in piedi.
-Ora è meglio che torni a casa, la scuola
chiamerà sicuramente a casa, e non voglio che mia madre si
preoccupi- Mentii spudoratamente. Durante i minuti di silenzio, pensai
con impegno ad una scusa da usare, ma i risultati erano stati pessimi,
così decisi di utilizzare quella meno credibile.
Lei, dal canto suo non mi trattenne, mi congedò con un
sorriso, si raccomandò di stare attenta alla mia salute e di
tornare a salutarla, poi mi accompagnò sotto il torii.
-Ci vediamo Higurashi-San- Mi disse, facendo un lieve inchino, che
ovviamente ricambiai.
Avevo già cominciato a scendere le scale quando la sua voce
mi raggiunse, chiedendomi per la seconda volta la stessa cosa.
-La prossima volta mi racconterai di questa Kikyou,
d’accordo?- Sul suo viso apparve un sorriso particolare, non
vorrei definirlo cattivo, ma la sensazione che provai vedendolo, mi
riempii di tristezza.
-Mamma sono a casa!- Urlai non appena finii di salire le scale,
scorgendola a pochi metri da me, immobile. –Che stai
facendo?- Le domandai con il fiato corto per la fatica. Notai subito
che c’era qualcosa che non andava nel suo sguardo, sembrava
assorto, perso chissà dove.
A dimostrare la mia teoria, fu il fatto che mi rispose appena,
accennando un sorriso quasi inesistente. Rientrò in casa
senza domandarmi come mai stessi saltando la scuola, e si
rifugiò in cucina, decisi di non badarci. Salii in camera
mia, e quando richiusi la porta alle mie spalle sentii ogni centimetro
del mio corpo fremere terribilmente. Sedetti sul soffice materasso del
mio letto, e finalmente riacquistai un po’ di
tranquillità. Avevo bisogno di riflettere su ciò
che mi era accaduto, riordinare i ricordi e cercare anche il
più assurdo significato.
-Naraku…- Dissi ad alta voce, tenendo gli occhi chiusi.
–Naraku…- Ripetei, senza però riuscire
a vedere nulla. In compenso, qualcosa dentro di me aveva cominciato a
muoversi. Provai a pronunciare ancora una volta quel nome, ma non
riuscii a farlo. Mi morsi le labbra e con fatica, riprovai ancora e
ancora, senza ottenere risultati.
Sentii bussare alla porta e cessai la mia instancabile ricerca fra i
ricordi. La voce di mia madre arrivò dolce alle mie
orecchie, sorprendendomi. Ricordai il suo strano comportamento di poco
prima, e mi sentii rincuorata nel ritrovare nuovamente quel calore nel
suo tono di voce. La lasciai entrare, e non fu uno sbaglio. Aveva con
se una tazza di tè, che stranamente avevo ancora voglia di
bere.
Afferrai la tazza, e bevvi avidamente.
-Grazie mamma.- Mi limitai a dire, facendola sorridere.
Seppur quell'ennesima tazza di tè della giornata mi avesse
fatto bene, non mi sentivo ancora pronta per interagire con mia madre,
per cui la congedai con più gentilezza possibile, e
guardandola abbandonare la mia stanza, mi sentii sollevata.
Ritornai al mio allenamento mentale, senza però ottenere
risultati. Mi sarei sorpresa del contrario.
Dato che i tentativi continuavano a risultare inutili, mi arresi, e mi
lasciai cadere fiaccamente all’indietro, crollando sul
cuscino e chiudendo gli occhi, mi abbandonai al sonno.
Quando riaprii le palpebre un forte calore mi pervase.
Capii immediatamente che c'era qualcosa che non andava, che mi
opprimeva e mi spingeva a stare premuta contro il materasso, come
pressata da qualcosa. Sentivo ogni mio arto pesante, avevo la gola
secca e mi mancava il respiro. Mi ero addormentata, dopo aver cercato
di ricordare qualcosa su Naraku, mi ero concessa un po' di riposo.
Naraku... Una violenta fitta alla testa mi obbligò ad
abbassare nuovamente le palpebre, stordendomi.
Provai a sollevarmi sulle braccia, e con parecchia fatica, ci riuscii.
Mi guardai intorno, e provai uno strano senso di smarrimento.
"Che ore sono?"
Pensai, cercando risposta dalla luce che speravo di vedere filtrare
dalla finestra. Nulla, solo buio. Era notte, ed ero riuscita a metterlo
a fuoco soltanto in quel momento.
"Ma quanto ho dormito?"
Afferrai la sveglia e controllai l'ora. Era notte fonda. Incredula mi
alzai e spalancai le persiane della finestra, una folata d'aria mi
accarezzò la pelle del viso madida di sudore, fu un sollievo
indescrivibile.
Spontaneamente portai la mano all'altezza del petto, alla ricerca del
ciondolo. Lo cercai per qualche secondo, e non trovandolo abbassai lo
sguardo.
Non c'era più.
Fui scossa da una rabbia travolgente.
Corsi fuori dalla mia stanza come una furia, discesi le scale e
arrivata all'ingresso mi infilai le scarpe. Avevo bisogno di pace, e
sapevo dove trovarla.
Mi fiondai verso il Dio albero, tenendo lo sguardo fisso verso il
basso. Le lacrime stavano cominciando a sfuggire al mio controllo,
scivolando sulle guance rosse di rabbia.
Il vento mi graffiò, soffiando più forte.
Scompigliò i miei capelli e mi portò un profumo
conosciuto.
Profumo.
Ricordo.
Profumo.
Alzai gli occhi ed incontrai lo sguardo scuro di un ragazzo, per un
istante lo scambiai per quello di Inuyasha. Stupidamente...
L’autrice blatera:
Salve miei amatissimi lettori *-*. Io vorrei fare irruzione nelle
vostre case, e riempirvi di doni… Manco Babbo Natale XD.
Davvero, io… io. Cavolo, siete adorabili!
Non riesco nemmeno ad esprimere quanto vorrei spupazzolarvi
ù.ù
Se non si fosse capitolo, sono contenta per i commenti :P
Ci sono un paio di note importanti che devo fare.
La prima, che avrei dovuto inserire nel primo capitolo, ma che
ovviamente mi sono dimenticata di fare, è che i titoli di
questa ff sono stati scelti in un sito di traduzione giapponese.
Dunque, funziona così: Si sceglie una parola chiave, e il
sito da una serie di possibilità. Ovviamente sono scritte in
giapponese romanji e in kanji, con la traduzione italiana.
Avrei dovuto scriverlo prima, ma mi è passato davvero per la
testa. Scusatemi davvero per questa grave mancanza.
Il sito è questo:
http://rose.ruru.ne.jp/multiplication/index_i.html
Seconda nota importante:
Ho scelto il nome Reiko per due ragioni.
La prima è legata ad un personaggio di "Norwegian Wood-
Tokyo blues" che mi ha colpito molto, e la seconda è per il
suo significato.
Reiko infatti significa "Figlia amorevole o Bambina amorevole". Forse
con l'andare del tempo, conoscendo il personaggio lo troverete
inadeguato, ma io lo trovo bellissimo.
Inoltre vorrei scusarmi per il ritardo. Dovevo aggiornare due settimane
fa -.-". Ma il mio pc portatile ha dato i numeri, continuava a
spegnarsi senza motivo, ed il capitolo lo avevo qui. Una tragedia!
Prima che perda il lume della ragione, passiamo ai ringraziamenti, che
è meglio!
goldenfish: Ciao! Sono veramente felice che la storia ti
abbia entusiasmato così tanto. Mi scuso per questo piccolo
ritardo, ma come ho scritto sopra, il mio pc ha fatto tanti capricci.
Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento ^^
Kiccha: Kikka-chan *__* Ma quanto sei dolce ad assalirmi xD
Sono strafelice che questa storia ti abbia presa, e mi scuso per non
aver aggiornato un po’ prima.
Davvero il titolo ti è piaciuto così tanto? ^-^
Sono contenta di averlo scelto bene allora =).
La tua diffidenza verso la sacerdotessa era fondata, infatti come si
è intravisto da questo capitolo, c’è
qualcosa di strano in lei.
Beh, spero che questa storia continui ad interessarti, e ti ringrazio
davvero tanto per aver recensito anche questo capitolo.
Chu <3
Dolce Nina: Ciao =) Davvero ti sembra originale? Pensa che
quando ho cominciato a scriverla, pensavo fosse banale proprio per il
fatto che Kagome ha perso la memoria. Ho letto un sacco di storie dove
lei non ricorda più nulla, per questo ero alquanto
spaventata quando ho deciso di pubblicarla xD Comunque non credo di
essere molto brava nel creare situazioni misteriose, infatti non mi
sembra che questa storia sia così coinvolgente,
però ti ringrazio da morire per il complimento
>.<.
Al prossimo capitolo!
ryanforever: Cara, giuro che se riesci a far tornare in vita la mia
autostima, mi metto al lavoro per scolpirti una statua! Comunque stanne
certa, i tuoi commenti fanno sempre bene =)
Mi spiace di aver interrotto il capitolo sul più bello,
però era necessario per non dividere questo. Spero mi
perdonerai >.<
Le tue congetture non sono completamente sbagliate, qual cosina
l’hai azzeccata. [ E’ adorabile il fatto che tu
faccia congetture, non so perché, ma mi fa sentire seguita
al massimo xD]
Un enorme grazie.
<3
Ellena: Cara Ellena, ci credi che il tuo commento mi ha
spiazzata? Le tue parole mi hanno colpita…
Io presto sempre molta attenzione ai commenti che mi vengono lasciati,
hanno sempre un importante valore per me, ma il tuo non so, mi ha dato
qualcosa di più. Forse proprio per il fatto che hai tirato
fuori qualcosa di tuo, e non devi assolutamente scusarti per questo.
Non vorrei sembrare presuntuosa, ma ho l’impressione che
questa storia ti abbia davvero raggiunta. Ecco, forse scrivendo una
cosa del genere, ora penserai che sono una stupida, magari non
è nemmeno così, forse per te è stata
una lettura normale, ma dalle tue parole ho percepito qualcosa.
Ora vorrei scusarmi se mi sono sbagliata, e spero di non averti
infastidita con questa supposizione, se così fosse, mi
dispiace davvero.
Anche a me piace l’idea che Kagome ricordi solo il viso di
Inuyasha, è proprio da questa idea che è nato il
tutto.
Posso dirti che questa storia, è nata per avere un lieto
fine, ma siccome non ho ancora finito la stesura, non ti prometto nulla.
Ti ringrazio ancora per lo splendido commento.
Un bacio.
luca blight: Amore mio, mi è sempre più
difficile ringraziarti… Mi sembra di ripetermi
all’infinito. La gioia che provo nel leggere i tuoi commenti
la conosci già, per cui mi limito a scriverti grazie.
<3
pillo: P-chan ** [Posso chiamarti così? *___* Non
è per paragonarti ad un maialino eh, >___<
però è così kawaii come nome] xD.
Dunque, prima di avere lo svarione stavo dicendo? Mmh, ah si, ero in
procinto di strozzarti abbracciandoti. Soooooono strafelice che tutto
ciò che stai leggendo di mio ti piaccia, tutto
ciò mi fa gongolare parecchio, e siccome tu mi hai
assicurato di poter gongolare, io gongolo senza fare complimenti.
Non posso proprio farcela a risponderti in maniera adeguata, scusa ._. .
Mi spiace di non averti beccata su msn, ultimamente mi sto connettendo
un po’ meno. La prossima volta che ti vedo, ti scrivo.
Promesso =)
Davvero trovi che Sango sia IC *_* Che felicità!
In effetti Reiko ha parecchie cose da nascondere, ma credo che la
curiosità ti resterà ancora per un po’.
Beh, grazie ancora per il commento, e scusa per la mia eccessiva dose
di cavolate… E’ che i commenti pucciosi come i
tuoi, mi fanno gongolare talmente tanto che il cervello mi si spappola.
Chuuuu <3
PazzaXinu: Ciao! Ed ecco qui il continuo ^^. Grazie mille per
averla letta, commentata ed inserita fra le preferite. Sei stata
davvero molto gentile.
lucia lair: Sera :P Beh, le ci vorrà ancora un po’
di tempo per ricordare! Grazie mille per il commento =)
sandy23: Grazie mille *-* Spero davvero di meritarmeli i tuoi
complimenti! Eccoti l’aggiornamento, spero che ti sia
piaciuto, anche se non è ancora molto chiaro quello che
è successo. Un bacione.
fmi89: Ciao. Dai, forse solo la minore fra le disgrazie XD La reazione
di Kagome è strana si, lo devo ammettere. Il luogo dove
è accaduto questo violento ricordo, non è stato
affatto scelto a caso, ma questo si scoprirà più
avanti.
Spero di averti soddisfatta con questo capitolo, un bacio *w*.
Luca_sto: Meeeeenta. Ma ciao, ciao… CIAO *_* Ok,
basta xD Grazie mille per aver commentato tutte e due i capitoli, non
c’era davvero bisogno, però mi hai fatto felice il
doppio. Beh che dire, questa ff per te sarà un po’
difficile da seguire perché appunto non conosci bene il
manga, ma se hai bisogno di una qualsiasi spiegazione, chiedi pure!
P.S: Parlando di cibo, ora sto divorando un pezzo di torta al
cioccolato. Invidiami xD
KaDe: Ciao:). Non immagini neanche quanto mi ha fatto piacere il tuo
commento. A dire il vero, quando l’ho visto mi sono
spaventata… L’ho letto con timore, ma giunta alla
fine, mi sono sentita contenta. Sono contenta che la storia ti piaccia
almeno un pochino, e sono ancora più contenta per aver letto
i consigli! Fa sempre bene essere corretti. =)
Ho già dato una rilettura e correzione veloce, in questi
giorni mi occuperò anche della punteggiatura.
Sei stata gentilissima, davvero grazie mille!
|
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Capitolo 4 *** Watashi wa anata no koto ga wasureraremasen ***
Notti
senza cuore.
Watashi
wa anata no koto ga wasureraremasen
Non mi posso dimenticare di te.
Non poteva essere, quasi non
credevo a
ciò che stava accadendo. Lei… Quanto tempo era
passato dall’ultima volta che
l’avevo avuta così vicina? Troppo, tanto
da essere crudele. Per un attimo mi dimenticai di tutto quanto,
c’erano
soltanto i suoi occhi. Potei sentire nuovamente il suo profumo, non il
suo
odore. Anche se non sembra, è differente. Riconoscere il suo
odore da lontano
significa trovarla ovunque, sentirlo da vicino, è riuscire a
distinguere la
fragranza del fiore che posa sulla sua pelle, e dargli un nome; Iris.
Riuscivo
a percepirlo da essere umano, e non più da segugio attento.
I
suoi occhi scuri erano dentro ai miei,
ancora più profondi e terrificanti. Realizzai lentamente, e
fui pervaso dal
terrore.
Stavo
infrangendo la promessa, ma ogni
singolo muscolo del mio corpo, sembrava essersi arreso al desiderio di
parlarle,
di poterla tenere al mio fianco. Così vicina,
così vicina…
Mi
sentii colpevole, lo giuro, ma ogni senso di giustizia sfugge dalle
mani, quando si ha la gioia di rivedere qualcuno perso da tempo.
Con
lentezza, lasciai scivolare lo sguardo
sulle labbra rosee, e fui pervaso da un brivido quando le vidi
dischiudersi.
Voleva parlare, e questo mi riportò violentemente alla
realtà. Sembrò
titubante, disposta ad esprimersi soltanto dopo un mio gesto
d’assenso. Ne
approfittai, feci un paio di passi indietro e distolsi lo sguardo dal
suo viso.
Avevo
parecchie vie di fuga intorno a me, ma
il mio corpo umano mi avrebbe permesso di allontanarmi lentamente,
oltre tutto
sarei sicuramente risultato bizzarro.
Trasalii.
Bizzarro?
Mi
guardai i vestiti, e mi accorsi che
qualsiasi tentativo di fuga sarebbe stato inutile, mi avrebbe
riconosciuto fra
mille. Quant’ero stato idiota a non cambiarmi
d’abito.
Cominciai
a sudare freddo.
- Kannushi*-Sama,
posso aiutarla?- La sua voce svolazzò
intorno al mio corpo, stordendomi. Non riuscii a credere a
ciò che aveva appena
detto. Non solo non mi aveva riconosciuto, mi aveva scambiato per un
monaco.
-Kagome…-
Mi lasciai sfuggire, pentendomene
subito dopo. Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa.
Si
sentii in imbarazzo, le sue guance presero
colore ed il suo sguardo sfuggì svelto al mio, catturato dal
terreno asciutto.
Sapevo che chiamandola per nome, oltre ad aver innescato un forte
disagio,
avevo provocato la sua ira. Non mi conosceva, o almeno, così
credeva. Chiamarla
per nome, era stato l’ennesimo errore della giornata. Non era
rispettoso, non
lo era affatto.
Quando
tornò a guardarmi, dall’iridi castane
riuscii a leggere un’altra emozione: Aveva paura.
Era
comprensibile. Incontrare un uomo ad
un’ora tanto tarda, e scoprire che questo suddetto individuo
è a conoscenza del
vostro nome, non è per nulla rassicurante.
-Come
conosce il mio nome?- Mi chiese
corrugando le sopracciglia, sforzandosi di sembrare sicura di se. Io
colsi
immediatamente la sua insicurezza, e ne apprezzai il coraggio. Se
avessi potuto
farlo, mi sarei abbandonato ad un sorriso.
Quella
forza d’animo mi ricordò il primo
scontro con Sesshomaru, nella tomba di nostro padre. Aveva avuto fegato
quella
volta.
-Higurashi-San…-
Mi corressi, nella speranza
di rimediare all’offesa di poco prima.
Il
suo volto tuttavia, non si distese.
-Come
sai il mio nome?- Mi chiese nuovamente,
abbandonando ogni formalità e fulminandomi con lo sguardo.
–Parla!- Esclamò,
sempre più arrabbiata.
Io
in tutta risposta, permasi nel mio
silenzio. In fin dei conti che avrei potuto fare, spiegarle la
situazione?
No,
sarebbe stato quanto meno folle. Avevo
già commesso troppi errori, per potermene permette altri.
Sorrisi
sghembo, e con una notevole forza
d’animo presi a correre verso il torii, ignorando la sua voce
chiamarmi, lo
attraversai e scesi le scale velocemente.
Sentii
il vento passarmi fra i capelli, e il
suo profumo disperdersi nell’aria. Il cuore mi fece male, non
era facile
andarsene sapendo che, molto probabilmente non mi sarebbe mai
più capitato di
starle così vicino.
Una
volta giunto alla fine della scalinata,
mi voltai, spinto da uno strano sesto senso, e la rividi. Era immobile,
presenziava sotto il torii, con lo sguardo fisso su di me, un vigliacco
votato
alla fuga.
Quando
fui abbastanza lontano da non sentire
più la sua presenza, mi fermai per prendere fiato. La fatica
mi aveva spossato
a tal punto da costringermi a sedermi, mi lasciai scivolare per terra,
e senza
pensarci troppo appoggiai il capo sull’erba.
Il
cuore mi batteva all’impazzata, sia per
l’adrenalina scatenata durante la fuga, sia per essergli
potuto stare accanto
per qualche manciata di minuti.
Poggiai
il braccio sul viso, comprendoni gli
occhi, e respirai profondamente.
-Dannazione…-
Imprecai ripensando a ciò che
avevo fatto. –Avrei dovuto starle alla larga…
Dannazione.- Alzai il braccio
lentamente, ed osservai la mia mano, umana,
tremare.
Affondai
le dita fra i capelli scuri e mi
torturai la cute, cercando di calmare quell’inquietudine
insopportabile.
Intorno a me, il silenzio era quasi spaventoso. Per quanto mi fu
difficile
crederlo, ero riuscito a raggiungere un posto silenzioso in quella
città piena
di caos.
Fu
soprattutto per l’assenza di suoni che mi
accorsi di quell’unico, improvviso quanto impercettibile
rumore alle mi spalle.
Mi voltai, e scattante balzai in piedi, pronto a difendermi.
Spalancai
le palpebre quando i miei occhi
misero a fuoco quella figura, snella e velata da una strana malinconia.
-Ancora
tu…- Ringhiai, risultando tuttavia
poco minaccioso. Lei rimase immobile, concentrando il suo sguardo sul
mio corpo
mutato, soprattutto sui capelli lunghi e non più argentei.
-Abbiamo
già avuto occasione?- Mi domandò,
vagamente confusa. Sbuffai e lasciai ricadere lo sguardo di lato,
tornando ad
imprecare contro la mia stupidità. Due errori in un giorno.
Seguire
Kagome era diventato così abituale
che a volte, i suoi incontri li sentivo miei.
-Tsè,
sei quella miko del tempio, no?- Le
diedi le spalle, per nulla preoccupato. Infondo avevo capito che le
sacerdotesse
dell’epoca di Kagome non avevano alcun potere spirituale, non
c’era nulla da
temere.
-Si.-
Rispose pacata. –Tu invece sei
Inuyasha… Non mi sbaglio, vero?-
Cominciai
a sentirmi disturbato dalla sua
presenza, e mi pentii per aver abbassato la guardia. Come faceva quella
dannata
a conoscere il mio nome?
Ringhiai,
minacciandola con lo sguardo.
Dovevo mostrarmi forte, far trasparire la mia debolezza da essere umano
sarebbe
stato troppo pericoloso.
-Come…
come sai il mio nome?- Le domandai,
impaziente.
Lei
sorrise, e per un lungo istante venni
travolto da una malinconia pungente, come se il suo viso tentasse di
richiamare
alla mia memoria qualcuno, in modo violento e quasi fastidioso.
Distolsi lo
sguardo, affaticato da quell’immagine.
-Dovresti
smetterla di seguire Kagome, non è saggio.-
Si fece più seria, e il suo tono parve più un
rimprovero che un consiglio, mi
irritò particolarmente.
-Come
fai a saperlo? Chi diavolo sei?- Alzai
il tono di voce tanto da farla sussultare, tuttavia non si mosse.
Sorrise
ancora, questa volta in modo apatico. La guardai negli occhi, e ci vidi
il
nulla.
C’era
qualcosa in lei che non mi convinceva,
ma i miei sensi umani non riuscivano a soddisfare le domande che
velocemente si
stavano affollando nella mia mente.
Quando
Kagome era stata male, il mattino
precedente, avevo percepito qualcosa di strano nell’odore di
quella donna, ma
non ci badai molto. Grosso errore.
-In
questa vita sono Tanaka Reiko, eppure
sono convinta che non sia questo il nome che tu, mezzo
demone, desideri sapere.- Rispose sprezzante. Quel suo
sottolineare la mia natura, mi rese irrequieto. Sentii il sangue
ribollire, per
l’offesa recatami, ma quello non era né il luogo,
né il momento per pensare all’orgoglio.
Grugnii e la scrutai da cima a fondo, alla ricerca di un qualsiasi
punto
debole.
Non
riuscivo a comprendere quale fosse la sua
posizione, e questo m’irritava.
-Di
cosa diavolo blateri, stupida miko?-
Strinsi i pugni, cercando di trattenere la rabbia che ormai si era
impossessata
quasi del tutto di me.
Inaspettatamente,
Reiko mi diede le spalle, e
con una tranquillità e leggerezza che nemmeno a Kikyou avevo
visto possedere, s’incammino
sino a un albero di ciliegio, per poi sedersi sul prato.
Appoggiò la schiena al
tronco largo e rugoso, e m’invitò ad avvicinarmi.
Come
sempre, in un primo istante mi mostrai
diffidente, in seguito, però, spinto dalla
curiosità, mi accucciai di fronte a
lei, mantenendo comunque una certa distanza.
-Ho
dei ricordi su di voi, si manifestano di
tanto in tanto, da nulla. Ho visto dei volti, tanti volti, e fra questi
ci
siete tu e Kagome.- Parlò lentamente, a voce bassa, come se
ci fosse qualcuno
pronto ad ascoltare le sue parole. Istintivamente mi guardai intorno,
ma non
vidi nessuno.
Tranquillizzato
da quella solitudine, mi lasciai
andare ai pensieri.
In
tutto il periodo in cui avevo seguito
Kagome, ero stato sempre in guardia, attento a non farmi vedere
né da lei, né
da altri, per cui era impossibile che mi avesse visto in quel lasso di
tempo.
Le cose non tornavano.
Avevo
spesso sentito parlare di cose di
questo genere, di esseri umani in grado di comunicare con persone di
altre
epoche, ma non ci avevo mai creduto.
-Non
riesco a capire, che intendi con ricordi?-
Le chiesi, sempre più infastidito da quel non
sapere.
-E’
difficile da credere, ne sono
consapevole. Io stessa più volte ho creduto
d’essere pazza, ma dal momento in
cui Kagome mi si è presentata in carne e ossa, ho cominciato
a credere in ciò
che vedo. - Sorrise amaramente, torturandosi gli abiti con le mani. Mi
sembrò
sincera, per questo rimasi silente, lasciandole il tempo di continuare.
-Ci
sono dei momenti in cui la mia mente si
assopisce, per dare spazio a questi strani ricordi.
Sono io a viverli, per questa ragione non conosco il mio aspetto in
quell’altra
vita, tuttavia c’è una sensazione sgradevole che
mi fa sentire chiaramente
diversa, è come se dentro di me non ci fosse nulla. Ogni
volta che mi succede,
mi sento presa dall’ansia, come se fossi rinchiusa in una
stanza buia. - Sussurrò.
Osservai
la sua mano destra affondare fra i
fili d’erba, tremante. Se fossi stato nelle mie solite
condizioni, avrei potuto
fiutare l’agitazione fuoriuscire dai ogni poro del suo corpo.
-Che
ruolo abbiamo noi, nei tuoi confronti,
in questi ricordi? -Le chiesi quieto, facendole alzare lo sguardo. In
un primo
momento sembrò incerta, non era sicura di volermi rivelare
tutto, eppure in
fine scelse di parlare.
-Siete
nemici. Siete alleati. -
Una
volta saltato l’ultimo scalino della
rampa di scale, si voltò a guardarmi. Non riuscii a vedere
il suo sguardo per
via della lontananza, ma qualcosa dentro di me aveva cominciato a
cambiare, e
nel profondo sapevo a cosa era dovuto. Io sapevo che
quell’incontro era stato
importante.
Rimasi
immobile per qualche secondo, poi in
silenzio mi voltai, e simile a un fantasma rientrai in casa.
Non
avevo sonno.
Scivolai
in cucina e mi misi a sedere su una
delle quattro sedie, l’orologio mi rivelò
l’ora. Era troppo tardi per tornare a
dormire, tuttavia persino troppo presto per rimanere sveglia. Tirai un
sospiro
profondo, e unendo le braccia, feci da cuscino alla testa, per poi
abbandonarmi
a me stessa.
Continuai
a pensare a quel ragazzo a lungo,
ma per quanto sia difficile da credere, i miei pensieri non erano
quelli di una
persona turbata, tutt’altro, il cuore non smetteva di battere
veloce, e le
gambe continuavano a tremarmi. Ero emozionata. Provai a pensare e a
ripensare a
una motivazione valida che mi spingesse a sentirmi così,
agitata fra la
malinconia e l’eccitazione, e l’unica ragione che
riuscii a trovare, fu quella
strana somiglianza fra quel misterioso monaco e Inuyasha. Avevo scorto
qualcosa
in lui, qualcosa di stranamente familiare.
Sbuffai,
e con grande sorpresa sentii la
pancia gorgogliare per la fame. Ne rimasi stupita.
Abbandonai
quel fastidioso stato vegetativo,
e mi misi alla ricerca di cibo. Frugai ovunque, ma non riuscii a
trovare nulla
che facesse a caso mio. Avevo voglia di qualcosa di dolce, qualcosa al
cioccolato o alla crema per esempio, ma in casa mia delizie del genere
erano davvero
difficili da trovare.
Sbuffai
ancora, e poggiando le mani sui
fianchi, provai pensare a una qualsiasi soluzione.
-Cosa
potrei mangiare a quest’ora di notte?-
-Se
hai appetito, posso prepararti io
qualcosa- La voce pacata di mia madre mi fece voltare.
-Sono
stata io a svegliarti?-Le domandai,
sentendomi tremendamente in colpa.
-Niente
affatto!- Esclamò lei con la sua
solita allegria, facendomi sentire leggermente più
tranquilla. Le sorrisi.
La
rabbia che il giorno prima aveva
avvelenato la mia mente, stava lentamente scemando, lasciando spazio
all’affetto
incondizionato che provavo per mia madre.
-Nel
pomeriggio andremo a guardare i fiori,
che ne dici di preparare i bento? Intanto mangiucchiamo qualcosa. - Il
sorriso
dolce di mia madre mi disarmò, non avrei mai potuto
reclinare quella proposta.
Le risposi con un sorriso, e dopo essermi rimboccata le maniche,
scivolai in
dispensa a prendere le confezioni di alga nori. Passai attraverso il
corridoio
poco illuminato, e per poco non andai a sbattere contro un mobile. Per
evitarlo
sbandai contro il muro, e mi ritrovai con lo sguardo fisso sulla sala
da
pranzo.
Fu
grazie al buio, o meglio grazie a quell’ostacolo
che riuscii a scoprire la verità. Sconcertata feci irruzione
nella stanza, e
osservai il vassoio con cui poche ore prima la mamma mi aveva portato
il tè,
afferrai la scatola di cartone e lessi a voce bassa, sperando con tutto
il
cuore di sbagliarmi, ma così non fu.
-Sonniferi.-
Il
mondo mi crollò addosso.
Sentii
tutto il mio corpo tremare,
soprattutto le gambe, ormai incapaci di sorreggere il mio peso. Lasciai
cadere
la scatola di sonniferi, e mi appoggiai alla sedia per evitare di
cadere. Non era vero, non poteva essere vero.
Mia
madre non mi avrebbe mai drogato, non ne avrei mai avuto motivo
infondo.
Sicuramente avevo frainteso tutto, sì, doveva per forza
essere così.
Infondo
avrebbe potuto prenderli lei quei
sonniferi, per poi scordarsi di rimetterli al loro posto, sarebbe stato
più
sensato e meno doloroso. Il mio cuore era sicuro che si trattasse di un
equivoco, eppure la mia mente parlava chiaro.
Quel
pomeriggio l’avevo passato dormendo,
come d’altronde anche la sera e gran parte della notte, non
c’erano altre
spiegazioni. Il mio corpo non avrebbe mai richiesto così
tante ore di sonno,
mai.
Incapace
di pensare, mi precipitai in cucina
come una furia, desiderosa di spiegazioni e di poter strillare quanto
questa
cosa fosse assurda. Percorsi il corridoio al contrario, e una volta
giunta a
destinazione misi le mani in bella vista, come a evidenziare la
mancanza dell’alga.
Sul
mio volto, ne sono assolutamente certa,
la rabbia era dipinta con colori chiari, sono sempre stata un libro
aperto in
fin dei conti. Fulminai la mia genitrice con lo sguardo, e con respiri
silenziosi pretesi spiegazioni.
Notai
l’espressione del suo viso cambiare, incupirsi
tutto un tratto, ed ebbi la certezza che non avrei mai voluto avere.
-Kagome-chan…-
Disse, mordendosi le labbra.
Nel sentire la sua voce ebbi un sussulto, e automaticamente feci un
passo
indietro, scuotendo il capo.
-L’ho
fatto per il tuo bene, tesoro Mi si
avvicinò, porgendo la mano verso la mia guancia, a volerla
accarezzare. Rimasi
pietrificata, e strizzai gli occhi al suo tocco, che per la prima volta
mi
sembrò gelido. –Devi credermi, dovevo impedire che
lo incontrassi piccola mia…
Devi lasciarti il passato alle spalle, o finirai con
l’impazzire. - Sembrò
implorarmi.
Mi
sottrassi alla sua carezza, e
indietreggiai sino a ritrovarmi con le spalle al muro, mi strofinai gli
occhi,
ormai pieni di lacrime, e la intimai a starmi lontana. Non volevo il
suo aiuto,
la sua stupida protezione non aveva fatto che ferirmi.
La
testa cominciò a dolermi terribilmente, mi
lasciai andare, scivolando lentamente sul pavimento.
-Non
ho alcuna intenzione di dimenticarmi di
Inuyasha, lui è come una luce inestinguibile. -
L’autrice
si esprime:
Buona
sera lettori ^^
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto più
dell’altro, poiché ho notato un notevole calo
“d’ascolti”. Beh, non perdo tempo
e passo alle note.
*Monaco.
Kagome
scambia Inuyasha per monaco per i suoi
abiti, che assomigliano molto a quelli da festa dei monaci Shintoisti.
Durante
il dialogo Kagome si arrabbia con
Inuyasha perché lui si è preso la confidenza di
chiamarla per nome, cosa molto
intima per i giapponesi.
Credo
che non ci sia altro da dire, le cose
procedono in modo ambiguo, ma lentamente vanno a risolversi.
Sono
quasi sicura che questa ff non sarà
molto lunga, anche perché ho già tutta la storia
in mente, e buona parte già
scritta, per cui non mi dilungherò come di mio solito.
Per
questa volta non vi ringrazierò uno a uno
ma sappiate che adoro sempre ogni commento che mi lasciate, se non
fosse per le
belle parole che mi scrivete, avrei chiuso bottega da tempo, data la
mia scarsa
autostima.
Ringrazio
molto anche le sante persone che
hanno aggiunto “Notti senza cuore” fra le
preferite\seguite\ricordate, e Luca
Blight per aver segnalato questa ff per le scelte, anche se credo non
verrà
scelta né ora né mai.
Beh,
ora posto che sono già in ritardo di un
paio di giorni! Un bacio ^^
P.S:
L'immagine è sempre di Sakurakan, il discorso è
sempre lo stesso, non sono capace di graficare, però mi
diverto troppo xD.
Favole.
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