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Capitolo 1 *** Una storia che vale la pena di essere raccontata ***
Un fiore di ciliegio per la salvezza di un
demone
Capitolo
1: una storia che vale la pena essere raccontata
Voglio raccontarvi una storia.
La mia e quella di una persona a me cara.
Prima di tutto mi presento, tanto per avere
una idea di chi sia quella matta, che si è messa a scrivere questo racconto, ma
per quanto può valere la mia opinione, questa è una storia che vale la pena di
essere raccontata.
Mi chiamo Sakura Haruno.
Sono una kunoichi del villaggio della foglia. Di
lavoro faccio il medico e molti mi considerano la migliore in tutto il paese
del fuoco, dopo la morte della mia maestra. Il quinto hokageTsunade-sama.
Grazie a lei sono diventata quella che
sono, anche se non ne ha tutti i meriti.
Nella mia vita sono molte le persone che
hanno avuto una certa influenza su di me…una di
questa in particolare e sarà proprio di lui che vi voglio raccontare.
Cominciò dall’inizio. Avevo 15 anni
all’epoca. Ero una ninja parecchio inesperta, nonostante fossi al livello chunin. Non amavo molto svolgere missioni, preferivo
rimanere a Konoha a curare i pazienti che mi venivano
affidati. Non c’è niente di meglio di un sorriso di una persona che ti sorride
quando sei riuscito ad alleviargli il dolore del suo male. Per questo adoro il
mio lavoro.
Comunque a quell’età ero solo
un’apprendista, ma avevo già capito che quella era la mia strada. Ma fra un
paziente e l’altro, dovevo svolgere qualche missione con la mia squadra. Di
essa ne facevano parte:
il
maestro Kakashi, un tipo alquanto strano e
misterioso. nonostante ora sia ormai una donna e di anni ne siano passati, non
ho ancora scoperto quale sia il suo vero aspetto.
SasukeUchiha: bhe il nome dovrebbe dirvi tutto. Apparteneva…cioè
appartienea un clan prestigioso, molto
temuto e quasi istinto a Konoha. Ha l’abilità innata
dello sharingan…sinceramente non ho mai capito bene
come funzionasse. Da quello che so mi sembra più un danno per il corpo, che un
dono.
Infine Sai: lui è il compagno di squadra
con il quale abbia avuto meno affiatamento…era spesso
sulle sue e inoltre aveva un sorriso fastidioso sempre dipinto sulle labbra…bhe non è cambiato poi molto in questi anni, ma
almeno dimostra di avere più sentimenti, dato che diceva sempre di non sapere
provare emozioni.
Sono capitata proprio in una squadra di
matti, ma con il tempo mi ci sono affezionata e in un modo o nell’altro
diventammo amici. Poi io avevo una cotta smisurata per Sasuke…se
adesso ci penso mi viene da ridere, in effetti non è proprio il mio tipo.
Troppo cupo…preferisco i tipi solari.
Forse mi sto perdendo un po’ troppo in
chiacchiere e dovrei cominciare con raccontare ciò per cui ora sono qui a
parlare a voi.
Era una mattina come tutte le altre e
anche quel giorno dovetti recarmi da Tsunade per la
mia lezione giornaliera. La mia maestra era appena diventata hokage all’ora…da circa un mese.
Ciò avvenne dopo un attacco da parte di un paese ostile a Konoha,
che ebbe la geniale idea di attaccare il villaggio. molti furono i periti e fra
loro ci fu anche il sandaime. Era piuttosto anziano e
non era più abbastanza forte da riuscire a sostenere uno scontro…fatto
sta che morì.
Il consiglio degli anziani si mobilitò
subito a trovare un nuovo hokage e dopo aver chiesto
al sanninJiraya di
accettare la carica…dovettero scegliere Tsunade, dato che l’uomo non era interessato.
Non potevano fare una scelta migliore. Il
villaggio era in ottime mani.
Quel giorno per mia sorpresa non trovai Tsunade a farmi da insegnante, ma Shizune.
L’hokage aveva altre questioni da risolvere; una
questione che presto mi avrebbe travolto.
Finita la lezione, feci per tornarmene a
casa, ma quando vidi la mia maestra incamminarsi per chissà dove…la
seguii. Non ero solita farmi gli affari degli altri, ma quella volta lo feci.
Si stava recando alla prigione di Konoha. Un luogo ai più sconosciuto. L’ingresso era vietato
a tutti, solo ad alcuni anbu era permesso entrarci,
ma solo coloro che avevano il compito di sorvegliare i prigionieri.
In quel luogo erano rinchiusi i peggiori
criminali che konoha avesse potuto avere.
Volevo saperne di più,ma intimorita
ritornai sui miei passi.
Anche i giorni precedenti Tsunade si recò in quel luogo. Ero troppo curiosa di
conoscere il perché e così alla fine mi decisi. Aspettai impazientemente che l’hokage uscisse da quel luogo per entrarvi io. Dovetti fare
parecchia attenzione…c’erano molti anbu, anche se non tanti quanto me ne aspettavo.
Quel luogo era orribile. Sporco, buio e
umido. C’erano addirittura topi e scarafaggi, per farvi capire in che
condizioni vivevano in quel luogo. Bhe d’altronde se
lo meritavano. Avevano compiuto chissà quali crimini e non potevano pretendere
chissà quali privilegi.
Però c’era un però.
Tutto questo è ingiusto se a finire là
dentro è qualcuno che non ha nessuna colpa.
Girovagai per tutta la prigione. Era
enorme e quando decisi che era meglio andarsene da lì, per puro caso mi
soffermai a guardare all’interno di una cella.
C’era una figura tutta rannicchiata
coperta da un pezzo di stoffa nera, tutta sgualcita. Doveva avere freddo nel
modo in cui si era fatto piccolo piccolo, cercando un
po’ calore dal proprio corpo. non si vedeva niente a parte un pezzo della
testa.
Non riuscii a decifrare il colore dei
capelli, avrei detto castani, ma non ne ero sicura. Ad un certo punto però vidi
qualcosa che mi spaventò e mi fece scappare via.
Pensai e ripensai più volte a quello che
avevo visto. Non riuscivo a trovare una spiegazione. non era umanamente
possibile. Quella figura scura che avevo visto, improvvisamente iniziò a
fissarmi con il suo sguardo rosso fuoco luminoso. In quel momento sentii un
grande senso di odio invadere il mio cuore. Un’esperienza bruttissima.
Passò circa una settimana durante la
quale non potei fare a meno di continuare a pensare a ciò che avevo visto e
provato. Anche i miei amici e Tsunade si erano
accorti di qualcosa di strano in me, ma a ogni domanda che mi porgevano, io
rimanevo sul vago, non volendo essere presa per pazza e soprattutto essere
punita per aver violato la legge. Avrei potuto finire anch’io in quella
prigione e magari nella stessa cella di quella figura.
Comunque non riuscivo a torgliermela dalla testa. Qualcosa o qualcuno mi
bisbigliava di tornare in quel luogo, per saperne di più.
Cercai di mettere a tacere quella voce, ma di
fatto non ci riuscì. Ed eccomi lì, nuovamente all’interno della prigione
davanti a quella cella.
Quella volta c’era maggiore luce.
Dovevano aver aggiunto qualche torcia in più per rendere migliore la visione,
anche se ora io ero più visibile.
La figura tutta rannicchiata su se stesso
era nella stessa posizione della prima volta. Chissà se si era mosso.
Provai a chiamarlo.
“Ehi!” dissi a bassa voce. Non potevo
farmi sentire dagli anbu, ma neanche lui così avrebbe
udito la mia voce.
Riprovai, ma non funzionò. Presi allora un
piccolo sassolino e lo lanciai vicino a lui, in modo da attirare la sua
attenzione.
Si mosse appena.
Forse stava dormendo. Ricompii l’azione e
questa volta la figura si tirò su da poter vedere chi era.
Rimasi sorpresa di vedere chi c’era.
Era un ragazzo. Avrà avuto la mia stessa
età eppure si trovava in quel luogo orribile. Chissà cosa aveva commesso. Anche
se mi veniva difficile pensare che un ragazzo così giovane potesse compiere
chissà quali gravità. Inoltre mi sembrava essere li già da un bel po’.
Aveva capelli biondi…mischiato
a sporco e alquanto lunghi…segno che non gli venivano
tagliati, eppure anche in prigione, se uno ha necessità, ti mandano qualcuno
per accorciarti i capelli, ma lui…
Che fosse talmente pericoloso da non far
avvicinare nessuno?
Eppure a me non sembrava pericoloso. Una
cosa mi colpì subito: i suoi occhi. Erano di un azzurro stupendo, ma erano
pieni di dolore, tristezza, solitudine. Erano diversi da quelli che avevo visto
la settimana prima. Quelli erano pieni di rabbia, rancore e odio…ma
soprattutto rossi.
Che avessi sbagliato cella? Non mi importava…ora ero colpita da lui e volevo saperne di più…conoscerlo.
“ciao!” disse avvicinandomi alle sbarre,
ma prima che potessi farlo, il ragazzo mi ringhiò contro facendomi sussultare.
Non so se lo fece perché non voleva che mi avvicinassi alla sua prigione o per
farmi accorgere del sigillo che era applicato alle sbarre. Quel tipo di
chiusura era messo solo a chi aveva compiuto strage di innocenti ed era
impossibile da recuperare e inoltre chi toccava le sbarre, ne rimaneva
folgorato.
Mi spaventai. Sia perché ci sarebbe
mancato poco e io sarei finita all’altro mondo…sia
perché il ragazzo che mi aveva tanto colpito era molto pericoloso.
Sentii dei passi. Degli anbu si stavano avvicinando. Dovevo andare, ma prima
rivolsi un ultimo sguardo al ragazzo che mi fissava.
Riuscii ad allonatarmi
in tempo, ma sentii quello che gli anbu dissero
“Tieni mostro, questa è la tua cena, anche se un demone come te, dovrebbe
essere lasciato morire di fame!”
Quelle parole mi colpirono. Perché dire
quelle cattiverie a un ragazzo.
Il giorno dopo chiesi a Tsunade.
“Maestra?” attirai la sua attenzione
“ieri per puro caso sono passata vicino alla prigione e mi chiedevo…chi
viene rinchiuso al suo interno? Cioè i criminali della peggior specie, ma cosa
hanno fatto di così tremendo da finire li dentro?”
Tsunade si fece pensierosa e sospirò “delle cose
terribili. Tradito il loro villaggio, ucciso a sangue freddo persone innocenti.
Torturato ostaggi per aver solo qualche soldo…cose
del genere…però…” cominciò col dire.
“Però?” dissi incitandola a continuare
“Non tutti sono colpevoli li dentro! A
volte le decisioni presi dai superiori sono ingiuste!”
Rimase a pensare…in
cuor mio speravo proprio che si riferisse a quel ragazzo.
“Maestra, ma se qualche ragazzo diciamo
intorno alla mia età compisse uno di quei crimini da lei prima citati,
finirebbe lì dentro?” chiese cercando di non destare sospetto per la mia
curiosità
Tsunade alzò il sopracciglio “come mai questo
interessamento?”
Alzai le spalle “curiosità…ho
visto molti anbu e mi chiedevo cosa o chi potesse
esserci li dentro.”
Tsunade cambiò espressione convinta della mia
innocenza “dovresti sapere che i minorenni non possono essere mandati lì
dentro. È un luogo orribile e finchè si può, si prova
a recuperare i ragazzi, ma una volta che vengono spediti li dentro, l’unica
cosa a cui possono andare incontro è…la pazzia!”
Inghiottii la saliva che mi si era
formata in gola per l’ansia.
Se Tsunade mi
riferiva quello, perché quel ragazzo era lì e in quelle condizioni?
L’indomani tornai da lui.
“Ciao! Sono tornata!” gli dissi. Questa
volta mi sentì subito e cominciò nuovamente a fissarmi con quello sguardo
triste che mi rapivano ogni volta.
“Ieri sono andata via un po’ bruscamente
e che…non dovrei essere qui. Nemmeno tu in teoria!”
dissi accennandogli a un sorriso.
Non fece una piega. Continuava a
fissarmi. Mi sentivo a disagio in quel momento. Cercai comunque di comunicare
con lui.
“non mi sono ancora presentata. Io sono
Sakura! Tu come ti chiami?” gli chiesi gentilmente.
Quella domanda provocò in lui una
reazione. Spalancò gli occhi, successivamente scosse la testa.
Rimasi sorpresa.
“Non lo sai? Hai forse perso la memoria?
che ne dici se ti do io un nome, finchè non ricordi
il tuo?”
Non mi diede risposta. Cominciai a
pensare a un nome.
“Che ne dici di Yaku?”
Di nuovo non disse niente. lasciai
perdere per il momento. Poi mi ricordai del cestino che avevo in mano.
“Oh,mi stavo per dimenticare, ce stupida
che sono! Tieni! Questo l’ho fatto io! non sono un ottima cuoca però ho fatto
del mio meglio. Spero che tu sia affamato!” dissi.
Era una domanda retorica. Anche un
bambino sa che in quelle prigione è già tanto se ti danno da mangiare e inoltre
il cibo è sempre scadente.
Volevo lasciargli il cibo nel contenitore
oppure sopra un fazzoletto, ma avrebbero scoperto che qualcuno gli andava a
fare visita. Mi vidi costretta a mettergli il cibo per terra, facendo
attenzione a non sfiorare le sbarre.
Quando compii la mia azione, mi
allontanai e guardai la scena.
Per qualche minuto il ragazzo continuò a
fissarmi, poi cominciò a spostare lo sguardo sul cibo, per poi buttarcisi sopra
letteralmente. Lo fece fuori in men che non si dica.
Sembrava che non mangiasse da giorni.
Sorrisi. Sembrava aver gradito il pasto
che gli avevo portato. Gli promisi che sarei tornata a portargliene altro
l’indomani.
Passai un mese così. Andavo da lui
praticamente tutti i giorni a portargli del cibo e a parlarci. Non riuscii a fargli
dire nemmeno una parola, ma non mi importava. Mi bastava poterlo aiutare in
qualche modo. Era sempre lo stesso. Sempre in un angolo a fissarmi
insistentemente. Solo un paio di volte capitò che dovetti andarmene. Arrivavo
nei momenti sbagliati. Mi era capitato di giungere proprio nell’istante in cui
gli anbu gli facevano chissà che cosa. Forse lo
picchiavano o comunque gli facevano del male, fatto sta che sentivo le sue urla
e quando finalmente potevo avvicinarmi a lui…ecco che
quegli occhi iniettati di sangue tornavano a farmi visita. In quei momenti era
estremamente aggressivo e una volta provò addirittura ad attaccarmi, ma venne
fermato dall’alta tensionedelle sbarre.
Quella volta ebbi davvero paura. Quel
voltaggio avrebbe steso anche un elefante, mentre lui era solo svenuto.
Nonostante l’accaduto, non mi arresi e
continuai ad andare a fargli visita.
************
Ho già parecchie fanfic da
continuare, ma è più forte di me. quando mi vengono in mente nuove idee devo
cominciare a scrivere. Ma piano piano riuscirò a
portare a termine anche le altre storie da me intraprese e questa nuova ff, che spero vivamente vi possa piacere.
Pensavo di essere brava a
nascondermi e a intrufolarmi nella prigione, ma come tutti gli esseri umani,
non sono infallibile. Commisi un errore.
Era pomeriggio, quella
mattina ero già andata dal mio nuovo “amico” e ora ero tranquilla a fare
qualche medicazione a un genin che aveva esagerato
con gli allenamenti. Non potei finire di medicarlo, che Shizune
prese il mio posto e mi ordinò di recarmi immediatamente nell’ufficio dell’hokage.
Obbedii.
Temetti subito di essere
stata scoperta e le mie paure crebbero quando vidi lo sguardo infuriato di Tsunade.
Entrai nell’ufficio e chiusi
piano la porta.
“Siediti!” disse con voce
grave.
Era un segnale preoccupante.
L’hokage non invitava mai nessuno a sedere. Vuol dire
che mi avrebbe trattenuto a lungo.
Si sedette anche lei e
tirando fuori dal cassetto una busta, ne estrasse il contenuto e me lo lanciò.
Riuscii a prenderlo al volo e subito riconobbi l’oggetto. Era il coperchio del
mio cestino da pranzo, lo stesso che avevo portato quella mattina al ragazzo
della prigione.
Sbiancai di colpo e a fatica
alzai la testa per guardare l’hokage negli occhi.
Non potei nemmeno smentire
che quell’oggetto appartenesse a me, dato la presenza di una targhetta con
sopra scritto il mio nome.
“che cosa ti è saltato in
mente?” mi urlò.
Probabilmente anche
dall’altra parte del villaggio l’avevano sentita.
“Sei forse impazzita? Quel
luogo è severamente vietato a tutti gli abitanti di Konoha.
Cosa ti fa credere di essere speciale! Che cosa diavolo ci facevi questa
mattina in quella prigione?” mi chiese
“i-io ecco…veramente…!”
cominciai a balbettare e Tsunade mi riprese
nuovamente.
“Sakura non fartelo chiede
un’altra volta!” disse sbattendo i pugni sulla scrivania.
“Mi…mi
dispiace è solo che…non lo so, qualcosa mi diceva di
entrare in quel luogo e nonostante sappia che è pericoloso, non sono riuscita a
non entrare!” le spiegai, poi arrivò la fatidica domanda.
“Quante volte sei già andata
li?” mi chiese
“ solo questa mattina!”
mentii
Tsunade mi guardò storto. Non mi credette.
“D’accordo! Tutti i giorni da
un mese!” dissi non riuscendo a nascondere la verità e da li cominciarono nuove
grida e insulti nei miei confronti.
“Cosa ti spinge ad andare
li?” mi chiese calmandosi
“Yaku!”
dissi
Tsunade non capì. Ovviamente il ragazzo non si
chiamava così.
“è il ragazzo che si trova al
terzo piano, alla cella numero 119, quella che viene chiusa con una sorte di
sigillo!” dissi cercando di far capire a Tsunade a
chi mi riferissi.
“Ti riferisci a Naruto?” mi disse svelandomi il nome del ragazzo
misterioso.
Sorrisi “è quello il suo
nome? Non me lo ha saputo dire e allora gli ho dato un nome io!”
Tsunade si sorprese
“Cosa ti spinge ad andare da
lui?” mi chiese
“I suoi occhi. Si legge tutto
la sofferenza che deve provare li dentro! Non aveva detto che i ragazzi della
sua età non vengono rinchiusi li dentro? E poi cosa ha fatto di così grave? non
mi sembra cattivo!” dissi in sua difesa.
“la gente non si giudica solo
dall’esterno…comunque non ha commesso nessun reato.
L’unico sbaglio che ha fatto è stato nascere il giorno peggiore!” mi rispose l’hokage.
Non capii, ma lasciai stare.
“Ma se non ha fatto niente,
perché è li dentro?” insistetti. Dovevo assolutamente saperlo.
“è stata una decisione del
consiglio degli anziani e a quanto pare il terzo non è riuscito ad opporsi!”
“E lei?” le chiesi…possibile che non potesse fare niente?
“Io sto provando a cercare di
liberarlo, ma ora come è ora…potrebbe essere
pericoloso per il villaggio!”
Mi alzai “No, non lo è! Io…ne sono sicura! bisogna dargli fiducia! Ci parlerò io!”
dissi con uno sguardo determinato.
“Tu non metterai mai più
piede li dentro, sono stata chiara?” mi ordinò tassativamente Tsunade.
“Ma perché? Naruto ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino. Non ha idea
di come lo trattino li dentro!” le dissi.
“Lo so invece! Perché pensi
che stia cercando di trovare un modo per cambiare la sua situazione!”
“Mi faccia parlare con lui,
magari le dirà anche lui che non è pericoloso e che non ha intenzione di…” cominciai col dire, ma Tsunade
mi fermo, rivelandomi un’altra shoccante verità.
“Sakura, è probabile che non
sappia nemmeno parlare!” mi disse.
“Non mi ha dato l’impressione
di essere muto!” dissi sincera, ma non centrava il fatto che avesse qualche
problema.
“Non è muto infatti!” mi
fissò e abbassò la testa, come se si vergognasse “Naruto
è sempre vissuto in quella cella. Praticamente da quando ha un anno. Avrà
sentito poche volte gli umani parlare!”
Rimasi shoccata. Come
potevano aver rinchiuso un bambino di un solo anno in un luogo del genere? E i
suoi genitori? Lo permettevano?
“Non ha i genitori, è orfano
dalla nascita praticamente. Il padre e la madre hanno dato la vita per lui e
per il villaggio, il giorno in cui il demone della volpe a nove code ha
attaccato Konoha!”
Avevo sentito, parlare di
quella storia. Non sapevo il perché, ma era vietato fare riferimento a quel
giorno, eppure doveva essere un fatto che presto sarebbe finito sui libri di
storia.
Abbassai la testa “Capisco!
Ma ancora non riesco a capacitarmi del perché è stato rinchiuso all’età di un
anno! Si divertiva ad uccidere con il cuccio o con il sonaglino?” chiesi
Tsunade alzò un sopracciglio, ma non mi rispose.
Mi rassegnai, non avrei
ottenuto risposta da lei.
Finalmente l’hokage mi lasciò andare, ma ora non avrei più potuto vedere
Naruto. Mi dispiaceva dover rinunciare a lui.Era orribile la solitudine che doveva provare
li dentro.
Passarono due settimane e non
andai più da lui. L’avevo promesso a Tsunade, ma non
potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Mi sentivo sporca, perché io ero li
tranquilla a vivere la mia vita e lui invece…come era
ingiusto il mondo.
Comunque non dovetti
aspettare molto, Tsunade mi fece nuovamente chiamare.
Sta volta non avevo la più pallida idea del perché. Non avevo fatto nulla.
Lo scoprii presto.
Tsunade era nel suo ufficio con un espressione
preoccupata e fissava insistentemente Konoha, come se
sperava di trovare la soluzione a un problema tra un abitazione e l’altra.
Mi avvicinai “Maestra, mi
avete fatto chiamare?”
Si girò lentamente verso di
me e annuì.
“Volevo parlarti di Naruto!”
Niente poteva attirare la mia
attenzione più del suo nome.
“è successo qualcosa? Sta
bene?” chiesi ansiosa.
“Si sta bene…cioè
quanto possa esserlo in quella prigione e che…è
diventato molto aggressivo.”
Sussultai. Cosa significava?
“Alcuni anbu
sono stati feriti seriamente e se continua così…potrebbe
diventare inarrestabile!”
Non capivo come potesse
succedere. Che ci fosse qualche relazione con quegli occhi rossi? Glielo
chiesi.
Tsunade mi sembrò parecchio sorpresa del fatto
che fossi a conoscenza di quella sua caratteristica, ma si accertò che non
conoscessi la vera ragione di quel particolare colore di occhi.
“Cosa posso fare io?” le
chiesi cercando una spiegazione per la mia convocazione.
“Naruto
è sempre stato un po’ violento, ma da quello che mi dicono gli anbu, il ragazzo durante il periodo in cui tu sei andata a
trovarlo, era più mite e raramente perdeva il controllo.”
“tranne quando lo picchiavano
e insultavano!” affermai.
Tsunade abbassò la testa.
“Sakura, sono venuta a
chiamarti perché voglio provare una cosa. Non mi importa se infrangeremo le
leggi. Sono l’hokage e posso fare qualche strappo
alla regola!”
Non capii
“Tu ora vieni con me da quel
ragazzo.” Mi disse, fissandomi negli occhi.
Rimasi un attimo ammutolita
cercando di capire bene cosa mi aveva chiesto.
Sorrisi.
Non poteva farmi più felice.
Scattai in piedi e
determinata dissi “si…andiamo!”
Non potevo crederci,
finalmente rimettevo piede in quel luogo tanto temuto da tutti e per di più con
il permesso di poterlo fare.
Giungemmo davanti alla cella
di Naruto. tre anbu erano
di guardia, ma Tsunade diede loro il permesso di allontanarsi.
Nessuno di loro sembrava molto volenteroso a rimanere a guardia di quella
cella.
Il mistero si infittiva. Chi
era quel ragazzo?
Me lo sono chiesto centinaia
di volte prima di giungere finalmente alla verità.
Quando rividi Naruto ci rimasi male. Era legato con delle grosse catene,
oltre che hai polsi e alle caviglie, anche al collo, così ché non si sarebbe
mosso per paura di rompersi l’osso del collo.
“Perché gli hanno fatto
questo?” chiesi guardando l’hokage.
“Era pericoloso in questi
ultimi tempi” mi ripeté per l’ennesima volta
“Cosa dovrei fare io?” chiesi
perplessa continuando a guardare Naruto che aveva la
testa china.
“voglio vedere se tu sei
colei che riesce a renderlo mansueto!”
Vidi Tsunade
togliere il sigillo dalla porta e aprirla. Cominciò ad entrare e mi fece segno
di seguirla, anche se mi disse di rimanere a distanza di sicurezza.
In mano aveva delle chiavi.
Erano quelle delle catene. Voleva liberarlo almeno da quella morsa crudele.
Quando l’hokage
fu abbastanza vicino, Naruto alzò di scatto la testa,
mostrando nuovamente quegli occhi rossi che tanto temevo e cominciò ad
agitarsi.
Tsunade fece qualche passo indietro. Era troppo
pericoloso per lei provare a liberarlo.
Mi avvicinai a lei. Avrei
provato io a liberare Naruto. Sentivo di poterlo
fare.
Presi le chiavi di mano a Tsunade e mi avvicinai.
Godaime sembrava essersi pentita della scelta di
portarmi li, ma allo stesso tempo curiosa.
Naruto sembrava essersi fermato, ma appena
senti il rumore metallico delle chiavi che giravano nella serratura, si agitò
di nuovo.
La catena del braccio destro
era aperta e con esso mi colpì, ferendomi una spalla.
Era come se avesse degli
artigli al posto delle unghie.
Tsunade cercò di avvicinarsi a me per vedere le
mie condizionI, ma le feci segno di fermarsi.
Non volevo arrendermi.
Rimasi ferma per un po’ a
guardare Naruto negli occhi e lo stesso fece lui con
me.
In quel momento mi
considerava una minaccia, ma lentamente potei notare un cambiamento nelle sue
iridi.
Il suo magnifico colore blu,
era riapparso.
Tirai un sospiro di sollievo.
Interpretai quel cambiamento di colore come un segno di riconoscimento nei miei
confronti.
Continuai a liberarlo dalle
catene, finchè non fu nuovamente libero. Naruto rimase calmo per tutto il tempo dei mio trafficare
con quelle serrature arrugginite.
Una volta finito, esso si
sdraiò a terra.
Sembrava esausto.
Gli accarezzai il volto come
a volerlo tranquillizzare.
Tsunade rimase molto sorpresa. Nessuno mai era
riuscito ad avere un rapporto con lui. eppure era stato così semplice. Bastava
mostrarsi amico nei suoi confronti. Fargli capire che non lo odiavi e che non
lo consideravi una minaccia.
Godaime mi chiese di andare. Eravamo li da
troppo tempo.
Triste, feci per alzarmi, ma
sentii qualcosa trattenermi.
Naruto mi aveva afferrato l’abito come a non
volermi lasciare andare.
Sorrisi.
Era dolcissimo. Possibile che
nessuno riusciva a capirlo?
Alla fine però dovetti
andarmene, anche se a malincuore.
Fine capitolo.
Ringrazio chi ha recensito
e chi ha messo la ff fra preferite e seguite. Continuate
a seguirmi
Tsunade si accorse del mio malumore mentre mi
accompagnava a casa e cercò di tirarmi su di morale.
“Sakura, sei la prima persona che si
affeziona a quel ragazzo e ti prometto che lotteremo per lui!” mi disse.
La
guardai negli occhi “Cosa vuole dire?”
“Non è giusto che stia rinchiuso li
dentro e farò di tutto per poterlo liberare, ma finchè
non riesco a ottenere il consenso, non andare da sola a trovarlo per favore!”
Annuii tristemente. Speravo che dopo
quello che era successo quel giorno, avrei di nuovo avuto il permesso di recarmi
da lui e invece…
“maestra? Non possono aver rinchiuso Naruto in quella prigione senza un motivo, voglio sapere la
verità!”
Tsunade si fermò e mi fissò a lungo indecisa sul
da farsi.
Sospirò “D’accordo!Vieni, sediamoci su
quella panchina!” mi disse e obbedii.
“Promettimi che dopo quello che ti dirò,
non lo abbandonerai anche tu!”
Scossi immediatamente la testa, non avevo
alcuna intenzione di lasciarlo in balia di quel destino avverso.
In tal caso non sarei stata diversa da
quelle persone che avevano compiuto quel gesto, rovinandogli la vita.
Tsunade cominciò a raccontarmi della tragedia
che 15 anni prima aveva colpito il villaggio.
kyuubi il demone volpe, attaccò e distrusse
gran parte di Konoha.
Se non ci fu un totale sterminio del
villaggio, lo dovevamo solo a Yondaime, hokage molto amato dagli abitanti. Era considerato un
grande eroe da tutti noi.
“Cosa centra questa storia con Naruto?” chiesi, non capendo il nesso.
“In qualche modo Kyuubi
deve essere stato fermato, non credi?” Mi fece notare Tsunade.
Era ovvio, ma come era accaduto?
“Yondaime per
sventare la minaccia che si era scagliata su di noi, ha sigillato il demone volpe
nel corpo del proprio figlio!” mi disse.
Spalancai gli occhi…cominciavo
a capire
“Si tratta di Na-naruto,
vero?” chiesi trattenendo il fiato.
Tsunade annuì.
“Non ci posso credere! Come ha potuto Yondaime fare questo a suo figlio, gli voleva così male? È
per questo che l’hanno rinchiuso? Perché è un demone?”
Tsunade mi sgridò. Non voleva assolutamente che
pensassi male del quarto hokage.
“Yondaime l’ha
fatto per il villaggio e inoltre era convinto che suo figlio sarebbe stato in
grado di controllare quel demone…avrebbe solo dovuto
avere un buon insegnate!”
Tsunade abbassò la testa.
“Io ero presente al momento
dell’applicazione del sigillo su Naruto e le ultime
parole di Yondaime sono stare di trattare suo figlio
come un eroe, che ha sacrificato se stesso per salvare il villaggio. Lui non
voleva questa fine per il bambino. Non voleva che venisse visto come un mostro.
Sono convinta che Naruto sarebbe stato un bravo
ragazzo e se ora si comporta come un animale, è solo per come è cresciuto, non
ha causa del Kyuubi”
Annuii. Ero convinta anch’io di questo,
ma ormai era troppo tardi.
“Chi ha deciso di non dargli la
possibilità di vivere una vita serena? “ chiesi.
“L’hokage, ma è
stato costretto. Lui voleva far rispettare la volontà del quarto, ma i
consiglieri anziani, gli hanno imposto di agire di conseguenza e dato che erano
tutti d’accordo, il giudizio dell’hokage, anche se era
al di sopra di loro, non ebbe importanza. Ora sono io l’hokage
e non mi farò mettere i piedi in testa da quei vecchi bacucchi. Se solo lo
avessi saputo prima…” mi disse sconsolata.
Abbassai la testa. Si sarebbe veramente
risolta quella situazione? l’unica era avere fiducia in Tsunade.
Passò ancora una settimana, durante la
quale non ebbi più notizie di Naruto ed essendo stata
messa a fare da assistente all’ospedale, non potevo chiedere informazioni alla
mia maestra.
Avevo paura. Paura che non avrei mai più
rivisto Naruto; Paura che non sarebbe mai uscito da
li; Paura che non avrebbe mai potuto vivere una vita normale.
Poi finalmente una domenica mattina, mia
madre mi venne a svegliare dicendomi che l’hokage era
nel salotto che mi aspettava.
Non feci alcuna fatica ad alzarmi quel
giorno e vestendomi in fretta e furia corsi giù per le scale, rischiando di
fare una brutta caduta, e subito comparvi davanti a Tsunade
Non la salutai neanche, ma subito chiesi
di lui.
“Naruto?”
La guardai.
Mia madre mi sgridò per il mio
comportamento.
Chiesi scusa. Tsunade
mi sorrise, avrebbe scommesso in una reazione del genere da parte mia.
“Andiamo Sakura, abbiamo una missione da
compiere!”
Sgranai gli occhi
“Quale?” chiesi sperando di ricevere
subito la risposta e di non sentire la solita frase “Saprai tutto a tempo
debito”
Tsunade mi accontentò e mi disse “Rapire Naruto!”
La guardai come un aliena. Cosa
significava rapire Naruto?
Poi seppi. Il consiglio degli anziani non
voleva saperne di liberarlo e Tsunade decise di
arrivare a misure drastiche.
Si sarebbe ribellata. Avrebbe liberato Naruto e con il mio aiuto avrebbe dimostrato, che era
perfettamente in grado di integrarsi nel mondo civile…o
almeno cosi sperava.
Lo speravamo entrambe.
Facendo finta di niente ci recammo alla
prigione. Gli anbu furono sorpresi di vedermi
nuovamente in quel posto e fecero resistenza anche quando Tsunade
disse che ero con lei.
Dovette faticare per farmi entrare e per
allontanare gli anbu dall’entrata in modo tale da non
farci scoprire quando avremo tirato fuori il ragazzo.
Giungemmo alla sua cella e lui era sempre
nella solita posizione, rannicchiato in un angolo, come se li si sentisse più
al sicuro.
In quel momento un anbu
ci raggiunse.
“Era ora Kakashi!”
disse l’hokage.
Rimasi sorpresa, cosa ci faceva il mio sensei lì?
“Salve!” mi disse alzando una mano in
segno di saluto.
“Sensei? cosa
ci fai qui?”chiesi ingenuamente.
“Sono qui per aiutarvi! Anch’io non trovo
giusto quello che stanno facendo al figlio del mio maestro!”
Solo in quel momento ricordai che Yondaime era stato il maestro di Kakashi.
Era una buona notizia, almeno qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe stato
dalla nostra parte. Inoltre con lui presente mi sentivo più sollevata.
Avevo la sensazione che tirarlo fuori da
li, non sarebbe stato un gioco da ragazzi, sia perché gli anbu
ce lo avrebbero impedito, sia perché lui avrebbe fatto parecchia resistenza.
Infondo era normale. Essendo sempre
vissuto fra quelle mura, nonaveva idea
di come fosse l’esterno, forse nemmeno sapeva che esisteva un qualcos’altro
oltre a quella che fino a quel giorno era stata la sua casa.
Tsunade e Kakashi
entrarono nella cella insieme a me, ma subito Naruto
sembrò non gradire quell’intrusione.
Eravamo in troppi. Chiesi loro di uscire.
Titubanti fecero quello che avevo chiesto
e Kakashi mi porse delle manette da mettere ai polsi
di Naruto..
Non volevo legarlo, ma lui mi rispose che
era solo una precauzione, un sigillo per tenere buona la volpe a nove code.
Anche se per poco, avremmo dovuto attraversare il villaggio e chissà come
avrebbe reagito Naruto nel vedere così tanta gente.
Mi avvicinai a Naruto
e gli sorrisi. Non so il motivo, ma sembrava calmarsi solo quando ero io ad
avvicinarmi. Io ero l’unica ad avere questo privilegio e solo io potevo
toccarlo.
Feci piano per non spaventarlo e
lentamente gli presi la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Non sembrava intenzionato a farlo. Il fatto
era che non capiva cosa stava succedendo.
Con calma riprovai “Vieni Naruto, non ti farò del male!” gli dissi gentilmente.
Mi fissò negli occhi e all’ennesimo mio
incitamento si alzò.
Non era molto stabile, dovuto al fatto
che aveva numerose ferite, sia recenti che vecchie. Non bastava che fosse
imprigionato, dovevano pure torturarlo.
Provai a mettergli un braccio intorno
alle spalle per poterlo tenere in piedi nel miglior dei modi, ma quel contatto
per lui era troppo. Si scostò.
Allora decisi di lasciarlo e di dargli il
tempo di capire cosa volevo fare. Fu lui che mi afferrò di nuovo la mano affichè lo portassi via da li. Dovetti però staccarmi da
quella presa, dovendogli applicare le manette ai polsi. Non fece alcuna
resistenza, si vedeva che era abituato a certi trattamenti.
Finalmente aveva messo per la prima volta
un piede fuori da quel luogo. Naruto sembrò spaesato
per quel piccolo cambiamento,figuriamoci una volta fuori.
Camminammo il più veloce possibile, ma
cercando di non far agitare il ragazzo. Mancava poco e saremmo giunti fuori
dall’edificio, ma gli anbu si accorsero di quello che
volevamo fare.
Nonostante l’hokage
fosse con noi, non fermarono l’attacco nei nostri confronti. Questo era dovuto
al fatto che gli anbu incaricati di tenere sotto controllo
la cella di Naruto, erano ninja leali alla radice, la
quale confabulava piani alle spalle dell’hokage.
Kakashi e Tsunade
entrarono subito in azione, mentre io cercai di proteggere Naruto.
Non ci riuscii molto bene. Un anbu con un colpo alla schiena mi fece cadere a terra per
il dolore.
Naruto venne nuovamente preso da coloro che
ostacolavano la sua liberazione. Lo vedevo agitarsi e ringhiare. I suoi occhi
si erano nuovamente tinti di rosso e riusciva con forza strepitosa,nonostante
avesse le mani legate, a liberarsi dalla presa di quei ninja.
Naruto sembrava come impazzito. Mi spaventai
parecchio a vederlo in quelle condizioni e gli anbu
non sembravano volergli dargli tregua.
Per fortuna intervennero Tsunade e Kakashi in nostro aiuto
e il mio sensei, con il suo sharingan
imprigionò gli anbu nemici in una illusione il tempo
necessario per darci il tempo di andarcene via da li, ma ora il problema era
fare calmare nuovamente Naruto.
Non voleva dare retta neanche a me. Non
mi permetteva di avvicinarmi a lui, ma se la situazione non si fosse calmata,
allora tutto quello che avevamo fatto fino ad allora per aiutarlo, sarebbe
stato vano.
Senza riuscire a controllarmi, i miei
occhi si riempirono di lacrime, le quali cominciarono a bagnarmi dolcemente le
guance facendomi il solletico.
Non so esattamente come sia successo, ma Naruto rimase stupito da questa mia reazione e sembrò
capire i miei pensieri solo dal mio sguardo.
Tornò a essere buono e mi guardò
tristemente.
Gli sorrisi per dirgli che tutto sarebbe
andato bene e che non avrebbe mai più rimesso piede in un luogo del genere.
Ci avviammo all’uscita, ma quando
arrivammo praticamente fuori dal portone di ingresso Naruto
si fermò di colpo e cominciò a lamentarsi e a coprirsi gli occhi con le
braccia.
Mi avvicinai a lui e lo chiamai. Non
sapevo cosa gli stesse succedendo.
“Deve essere a causa della luce del sole.
I suoi occhi non l’hanno mai vista, finchè non si
abituerà avrà problemi a vedere!” mi disse Tsunade.
Non avevo pensato a questo. Forse avremmo
dovuto portare una benda per coprirgli gli occhi, in modo tale da abituarlo
gradualmente alla luce del giorno.
Fortunatamente grazie a questa sua cecità
momentanea, attraversammo il villaggio abbastanza tranquilli. Naruto aveva capito di essere in mezzo a molte persone, ma
il fatto che non riusciva a inquadrarle, lo rendeva insicuro e quindi cauto. La
gente invece si fermava a guardarci straniti. Eravamo al centro
dell’attenzione. Forse sarebbe stato più saggio agire di notte, ma quello che
importava e che ora era libero.
************************
Fine terzo capitolo, spero sia di vostro
gradimento!
Capitolo 4 *** la sorpresa di scoprire un mondo nuovo ***
Capitolo
4: la sorpresa di scoprire un mondo nuovo.
Lo condussi a casa di Kakashi,
il quale si era offerto di ospitarlo a casa sua finchè
non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo.
Aveva una stanza in più e inoltre viveva
da solo…non avrebbe avuto problemi di spazio.
Tsunade tornò al suo lavoro. Non poteva
assentarsi tanto dal suo ufficio. Aveva altre questioni di cui occuparsi oltre
che di Naruto.
Quando entrammo nel suo appartamento,
abbassammo le tapparelle di un poco, in modo tale che la luce non infastidisse
troppo la vista di Naruto.
Esso riappropriatosi della vista si
guardò in giro sorpreso e anche timoroso.
Tutto intorno a lui era nuovo, anche le
cose più banali.
Sembrava un bambino quando vedeva
qualcosa per lui di nuovo e di misterioso. Naruto in
fondo era quello, un bambino. Aveva 15 anni, ma non aveva fatto tutte le
esperienza che un bimbo fa dalla nascita e che lo portano a conoscere il mondo
in cui vive.
Le prima cosa che decisi di fare oltre a
togliergli le manette, era di dargli una pulita. Sinceramente mi vergognavo a
dovermi occupare io della sua pulizia e quindi chiesi a Kakashi
di darmi una mano. Fin quando si trattava di lavargli i capelli schiena e petto
tutto bene, ma dall’ombelico in giù feci fare al mio maestro.
Naruto non sembrò gradire il trattamento.
Sembrava avesse paura del troppo contatto e soprattutto non sembrava fidarsi di
Kakashi. Infatti quando il maestro si avvicinava a
lui, ringhiava e tirava colpi per allontanarlo, ma con la determinazione del
copia-ninja riuscimmo nel nostro intento a dargli un aspetto migliore.
Inoltre non amava l’acqua. Probabilmente
lui la conosceva solo come un qualcosa da bere e non per lavarsi. Per fargli
una doccia decente praticamente allagammo il bagno e anche noi ci ritrovammo
bagnati fradici.
Una volta asciugato, pensammo a vestirlo
e anche lì l’impresa fu ardua. Kakashi sapendo della
volontà dell’hokage di liberarlo, aveva provveduto a
comprargli una tuta arancione che fosse più o meno della sua taglia. Gli
calzava a pennello e inoltre quel colore gli si addiceva.
Successivamente fu il turno dei capelli.
Dovevano essere tagliati.
Lavati facevano un altro effetto. Erano
belli e morbidi, ma comunque troppo lunghi per essere di un ragazzo. Cioè anche
i ragazzi potevano portare i capelli lunghi se lo volevano, ma a lui non si
addicevano. Cominciai a tagliarglieli. Si poteva fare una parrucca con tutti i
capelli che avevo eliminato. Quando ebbi finito rimasi sorpresa io stessa.
Naruto era cambiato tantissimo. Non sembrava
nemmeno più lui. Pulito e rimesso a posto era davvero un bellissimo ragazzo e
quegli occhi che si ritrovava erano stupendo. Ora l’unica cosa che volevo fare
era cancellargli quel dolore che si poteva leggere su di essi.
Lo portai davanti allo specchio per
fargli vedere come stava.
Proprio come gli animali non riescono a
riconoscere il proprio riflesso in una superficie specchiante, anche lui reagì
come loro. Si spaventò e cominciò a ringhiare. Questo suo ultimo vizio, mi
preoccupava un po’.
Era buffissimo, ma dopo qualche secondo mi
accorsi che spostava la testa da me al mio riflesso. Era stupito di vedere due
me. Poi cominciò a capire il meccanismo. Vedeva che se alzava un braccio anche
il suo riflesso lo faceva e iniziò a fare altri movimenti per vedere se venivano
compiuti anche dall’altro se stesso.
Cercai di spiegargli come funzionava, ma
sinceramente non sapevo se mi comprendeva e dal suo sguardo non riuscivo a
capirlo visto che era sempre sorpreso a qualsiasi cosa gli dicessi e vedesse.
Kakashi stava in disparte e osservava, non
voleva far agitare il ragazzo.
Ad un certo punto mi fece segno di
seguirlo e, portando Naruto con me, entrammo in una
stanza dove c’era semplicemente un letto, una scrivania con una sedia di legno
e un armadio per i vestiti.
“questa sarà la sua stanza!” mi disse Kakashi.
Notai che appesi all’estremità della
porta c’erano altri sigilli, come anche in giro per la casa. Servivano a
contenere il potere del kyuubi e cominciai a
chiedermi cosa diventava se il demone si scatenava. Dubitavo fortemente che si
sarebbe soffermato a occhi rossi, artigli e denti aguzzi. No! Sarebbe stato di
certo più mostruoso.
“Questa è la tua stanza!” gli dissi.
Naruto mi guardò un po’ stranito. Non sapeva
cosa volesse dire la parola stanza e visto che l’unico nome che conosceva per
capirequale era il suo luogo per vivere
gli dissi
“Questa è la tua cella Naruto!”
Il ragazzo mi fissò nuovamente. Pensai
che non mi avesse capito, ma invece mi sorprese...per la prima volta sentii la
sua voce.
“Naruto?” mi
disse sbattendo le palpebre.
Sia io che Kakashi
avemmol’istinto di guardarci l’un
l’altro sorpresi.
Sorrisi. Se parlava voleva dire che
cominciava ad aprirsi.
“Naruto è il
tuo nome!” gli dissi.
“Nome?” aveva una voce debole e rauca.
Annuii, ma per essere sicuri che mi
avesse capito, glielo dissialla tarzan.
“Io Sakura, tu Naruto!
Io Sakura, tu Naruto!” glielo dissi indicando prima
me e poi lui.
Successivamente Naruto
mi imitò, indicando prima me e poi lui.
“Sakura! Mostro!” disse.
Era convinto di chiamarsi mostro.
Kakashi e io sussultammo. Era logico che
credesse che fosse quello il suo nome, si era sempre sentito chiamare così.
Gli accarezzai il viso e scossi la testa
“No, tu non sei un mostro e il tuo nome è
Naruto! Capito?” annuì leggermente, ma abbassò la
testa.
Successivamente cominciò a girare per la
stanza e quando arrivò al letto, provò a sedersi sopra.
Dovevate vedere la sua faccia. Non capiva
perché fosse morbido e cominciò a salterellarci sopra.
Addirittura Kakashi
si mise a ridere. In effetti vedere un ragazzo comportarsi in quel modo era buffo,
anche se ripensando a quello che c’era dietro…quella
situazione era tutto tranne che divertente.
Gli spiegammo diverse cose e ogni volta
era sempre più affascinato da quello che gli mostravamo. Spesso si spaventava,
soprattutto quando gli facevamo vedere oggetti rumorosi.
In quel caso era un problema calmarlo ed
evitammo quel tipo di esplorazione per il momento.
Qualche volta esprimeva anche la sua
opinione articolando solo poche parole come: bello, buono, cattivo.
Mi domandavo quanto tempo ci avrebbe
messo a imparare correttamente a parlare, anche se era già molto più avanti di
quello che credevo.
Giunse la sera e giunse per me l’ora di
dover tornare a casa, ma quando Naruto mi vide andare
via, cominciò ad agitarsi.
Cercai di calmarlo e spiegargli la
situazione, ma non voleva darmi ascolto, voleva che rimanessi li a tutti i
costi.
Kakashi mi propose di rimanere li quella notte,
ma lui doveva capire che non potevo rimanere con lui 24h su 24. Ci riflettei su,
poi dissi
“Per questa notte rimango, ma solo per
oggi! Non posso rimanere qui per sempre, ma tornerò a trovarti il giorno dopo,
va bene?” parlai lentamente, ma sembro capirmi alla perfezione.
Annuì.
Visto che ottenni anche il permesso da
mia madre di restare fuori, decisi di preparare la cena. Per fortuna decisi di
prepararne un po’ di più, perché Tsunade tornò a
farci visita.
Rimase sorpresa nel vedere il mutamento
di aspetto di Naruto. ci volle un po’ prima che capisse
che si trattasse di lui.
Il suo arrivo non fu molto gradito dal
ragazzo e cominciò a dare segni di nervosismo.
“Avete fatto proprio un buon lavoro!
Avete avuto problemi?” chiese Tsunase
Kakashi scosse la testa “Molto di meno di quelli
che pensavo. Si èagitato un paio di
volte, manon ha mai costituito un
pericolo! Ci vorrà del tempo, ma credo che possa benissimo integrarsi nel
villaggio!”
Kakashi alle 8 accese la tv per il notiziario
dimenticando quale reazione avrebbe potuto comportare nel ragazzo. Naruto si spaventò moltissimo a sentire tutte quelle voci,
non vedendo persone attorno a lui. Facemmo molta fatica a fargli capire che non
doveva temere e che era tutto frutto di quella scatola appoggiata sopra un
comodino.
Ma alla fine come tutti, ne rimase
ammaliato e non si staccò dalla televisione per lungo tempo.
Almeno rimase calmo per un po’.
Mentre io mi occupavo degli ultimi
ritocchi per la cena e Naruto era distratto dalla sua
ultima scoperta, Kakashi e Tsunade
dialogarono fra di loro su come comportarsi con Naruto.
Decisero di tenerlo rinchiuso in quella
casa per una settimana, dandogli il tempo di conoscere meglio il luogo in cui
viveva e tutto ciò che lo circondava in quel piccolo spazio, poi avrebbero pensato
a presentargli anche il mondo esterno e soprattutto a fornirgli una istruzione.
Se non sapeva parlare bene, non era in grado né di leggere, né di scrivere. Non
sapeva fare calcoli. Insomma avrebbe fatto fatica a integrarsi in un mondo dove
queste cose, che a noi possono sembrarci naturali, sono essenziali.
Ci mettemmo a tavola. Preparai il ramen quella sera. Un piatto sostanzioso che lo avrebbe
nutrito come si doveva.
Era abituato a mangiare con le mani e in
mezzo alla sporcizia e soprattutto non fermo su una sedia e su un tavolo. Gli
sembrava strana quella situazione e cercò in qualche modo di tornare alle sue
abitudini. Prese la sua scodella di ramen e si
sedette a terra appoggiato a un muro. Non fece poca fatica a mangiare dato che
oltre a cibo solido, c’era anche il brodo, infatti compì un vero macello e
sfortunatamente sarebbe toccato a me pulire. Purtroppo ci volle un po’ per
fargli capire che si doveva mangiare a tavola. Un altro problema e che si
rifiutava di usare le bacchette o almeno le posate. Per quello ci volle ancora
più tempo, molto più di una settimana, quindi evitammo per un bel po’ di
mangiare fuori davanti allo sguardo curioso della gente.
Quando fu il momento di mettersi a letto,
le cose andarono lisce. Naruto si gettò nel letto e
si fece rimboccare le coperte tranquillamente. Doveva essere a pezzi. inoltre
non mi chiese di rimanere nella sua stessa stanza. Aveva capito che quando si
sarebbe svegliato mi avrebbe ritrovato lì.
La mattina seguente mi alzai prima di
lui,ma Kakashi mi precedette. Lo raggiunsi in cucina
e gli chiesi
“Naruto?”
“Sta dormendo!” mi disse semplicemente
Sorrisi, se stava ancora dormendo
significava che era tranquillo…ero contenta, ma…
“Vai a vedere come!” aggiunse Kakashi
Sgranai gli occhi. Cosa voleva dire?
Mi recai verso la sua stanza e aprendo
silenziosamente la porta, lo vidi steso per terra in un angolo della stanza che
dormiva. Non capivo il perché cercava di ripetere gli stessi gesti di quando
abitava in quel luogo orribile.
Mi avvicinai a lui e lo svegliai
dolcemente.
Aprii lentamente gli occhi e si mise a
sedere di scatto e agitato si guardò intorno.
“Calmati, sono io,Sakura! Ricordi dove ti
trovi?” gli chiesi.
Naruto mi fissò a lungo poi annuì.
Quello di togliergli il vizio di dormire
per terra, fu una missione più ardua. Ci vollero settimane prima che arrivasse
la mattina in cui, Kakashi lo ritrovò nel letto, ma
anche dopo mesi, capitava che Naruto si mettesse a
dormire per terra nell’angolo. Succedeva quando si sentiva agitato e
rannicchiarsi in un posto abbastanza protetto, sembrava dargli conforto.
******
Eccomi
tornata!!!
Spero che vi
piaccia questo capitolo.
Ringrazio
coloro che hanno recensito, non mi aspettavo così tanti commenti….me
tanto felice =^_^=
Il secondo giorno, come avevo già
riferito a Naruto, non rimasi a casa di Kakashi per la notte.
Credevo avesse capito e probabilmente era
così, ma sembrava avesse paura di staccarsi da me.
Mi vedeva come una roccia a cui
aggrapparsi, l’unica cosa sicura nella sua vita e vedermi andare via, gli
faceva credere per l’ennesima volta di essere abbandonato.
Non volevo che pensasse che anche io lo
lasciassi al suo destino, ma era anche vero che non potevo stargli appresso
l’intera giornata. Avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo e solo
allontanandomi almeno per la notte da lui, poteva capire come funzionavano le
cose e cioè che le persone a noi care devono lasciarci per vivere la loro vita.
Io, oltre alla mia famiglia, avevo anche lo studio e per quanto volessi
rimanergli accanto, dovevo per forza assentarmi per delle ore.
Gli allenamenti per ora saltavano, dato
che Kakashi si prendeva cura di lui, quindi potevo
stargli vicino più di quanto normalmente avrei potuto fare.
Quando la mattina seguente mi recai da Kakashi, dopo il mio turno in ospedale affianco di Shizune, mi pentii di non essere rimasta anche quella notte
con Naruto.
Quando entrai vidi che all’interno
dell’appartamento c’era il caos.
Mi preoccupai. Cosa era successo? E Naruto stava bene? Perché tutto era all’aria?
Mi recai in cucina dove la situazione
sembrava apposto, tranne per il fatto che ci trovai il mio maestro seduto su
una sedia con la testa appoggiata al tavolo.
Gli misi una mano sulla spalla e lo
chiamai
“Kakashi-sensei,
tutto bene?cosa è successo qui?”
Al suono della mia voce il sensei alzò la testa. Potei notare una profonda occhiaia
nell’unico occhio scoperto. Non aveva dormito per tutta la notte.
Gli chiesi spiegazione.
Venni a sapere che Naruto,
dopo la mia partenza, era rimasto calmo solo per poco, dopo di che cominciò ad
agitarsi e a rendere il soggiorno un campo di battaglia.
“Sakura, sembra che solo tu riesca a
farlo stare calmo. Si fida solo di te!” mi disse “Eppure anche io sono un tipo
simpatico!” mi disse “Vero che lo sono?” lo guardai stranita. Una intera notte
insonne, non gli faceva bene.
Chiesi di Naruto
e l’unica risposta che mi diede Kakashi fu quella di
dirmi che era da qualche parte in camera sua. Mi disse che aveva provato più
volte ad avvicinarsi, ma a ogni tentativo, il ragazzo andava in escandescenza.
Quindi ci rinunciò prima che potesse distruggergli completamente la casa.
Sembrava un’esagerazione, ma da come era
ridotta anche camera sua…capì che era veramente
capace di farlo.
Era di nuovo li, nell’angolo tutto
rannicchiato su se stesso.
Sospirai. Mi si stringeva il cuore
vederlo così, non volevo che stesse male.
Mi avvicinai a lui, il quale
probabilmente si era già accorto della mia presenza, perché ancora prima di
sfiorarlo cominciò a ringhiare.
Mi spaventava quando si comportava così.
I cani ringhiano come avvertimento, prima di mordere e avevo paura di cosa
potesse fare in quel momento. Inoltre mi aveva già attaccato quando era
nervoso.
Non demorsi. Gli misi una mano sulla
spalla, ma di scatto si alzò e mi colpì.
Questa volta non mi ferì, se non
nell’animo. Quando in passato mi aveva ferito, lo aveva fatto senza rendersi
conto che ero io, ma quella volta ne ero certa. Sapeva chi era la persona che
gli si era avvicinata. Inoltre anche se a volte si comportava come un animale,
non era stupido, di questo ero sicura, quindi aveva di sicuro riconosciuto la
mia voce.
Lo richiamai.
Naruto che fino ad allora aveva tenuto lo
sguardo basso, lo alzò.
Eccoli là. Di nuovo quegli occhi rossi e
sta volta quella rabbia che provava in quel momento era concentrata, non sul
mondo, non sulle persone che lo maltrattavano e che non conosceva, ma su di me.
In quel momento odiava me.
Il mio cuore mancò un battito.
Lo guardai con terrore. Avevo paura di
quegli occhi e la cosa peggiore e che non riuscivo a nasconderglielo.
Questo non poteva che peggiorare le cose,
poteva distruggere quel rapporto che si era creato fra di noi e che in quel
momento sembrava appeso a un filo.
Improvvisamente mi ricordai delle parole diTsunade. Mi disse che Naruto il
periodo in cui ero andata a trovarlo era calmo, ma durante la mia assenza
prolungata, si era agitato parecchio e diventato addirittura pericoloso.
Di sicuro avrà pensato che lo avessi
abbandonato, che neanche a me importasse qualcosa di lui. Forse avrà visto in
me quel raggio di sole che gli era sempre mancato e che improvvisamente era
sparito, lasciando posto nuovamente alle tenebre.
Mi misi una mano davanti alla bocca
shoccata quando capii il perché di quel suo comportamento.
Si sentiva abbandonato…per
l’ennesima volta e non da una persona qualunque, ma dalla prima persona a cui
aveva riposto la sua fiducia.
Non potei trattenere le lacrime e
cominciai a singhiozzare rumorosamente.
“Naruto mi
dispiace, io non volevo abbandonarti…” Provai ad
abbracciarlo, ma nuovamente mi colpì facendomi cadere a terra.
Mi rialzai mettendomi seduta sulle gambe.
Serrai i pugni sulle ginocchia e abbassai la testa, per nascondere in parte il
mio dolore.
“io volevo solo…
farti capire che non puoi contare sempre su di me…io,
ti prego scusa… ho sbagliato. Ho agito troppo in
fretta, quando tu non eri ancora pronto! Io…io…” non
riuscii più a continuare a causa dei continui singhiozzi.
Non riuscivo a smettere di piangere, mi
sentivo un verme per come mi ero comportata. Come potevo pretendere di staccare
un bambino piccolo dalla propria mamma? Perché più o meno era proprio questo
quello che avevo fatto.
Dopo l’ennesimo singhiozzo, mi sentii
accarezzare il viso. Qualcuno mi stava asciugando le lacrime che copiose si
facevano strada per arrivare alla fine del mio volto.
Alzai la testa sorpresa. E lo rividi.
Quel bellissimo colore blu del mare che splendeva nei suoi occhi. Non so
esprimere esattamente quel che provai in quell’istante. Sorpresa, sollievo, gioia…nonostante quello che aveva provato, mi aveva perdonato
e me lo aveva mostrato con il suo gesto e con quei occhi. Nemmenomille parole potevano esprimersi meglio di
quegli occhi.
Ricominciai a piangere, sta volta per la
felicità e provai l’impulso di abbracciarlo, ma quando vidi Naruto
indietreggiare, mi fermai. Mi ricordai che non voleva essere toccato a lungo.
Ritornai sui miei passi e mi asciugai le
lacrime.
Successivamente alzai lo sguardo per
vedere Naruto.
Mi fissava.
Non sapevo come mai, ma osservando meglio
mi sembrava intimorito.
Mi domandavo il perché.
Che avesse paura che lo lasciassi di
nuovo? No, sta volta non lo avrei fatto. Sarei rimasta con lui finchè non si sarebbe sentito pronto a essere lasciato
solo. Avrei disobbedito anche ai miei genitori per lui.
Non volevo assolutamente che si ripetesse
quello che era appena caduto quel giorno.
Non volevo che riprovasse il dolore
dell’abbandono.
Ma successivamente capì che non mi
guardava così per quel motivo.
Lo vidi esitare, ma piano piano avvicinarsi a me e alzare la braccia.
In quel momento mi sentii confusa. Avevo
la mente come annebbiata, oltre che la vista dato la presenza di ancora qualche
lacrima.
Poi sentii un stretta. Forte, come se
qualcosa mi avesse afferrato in modo tale che non potessi scappare via.
Con mia grande sorpresa Naruto mi aveva abbracciato. Di sua spontanea volontà,
affrontando la sua paura del contatto fisico.
Sentivo che era rigido, ma sembrò
rilassarsi quando ricambiai.
Fu lui a lasciarmi andare, io non volevo.
Volevo tenerlo stretto a me.
Stranamente i ruoli si erano invertiti,
ma allentai anch’io la presa.
Naruto mi guardava triste poi disse qualcosa.
“Odi?” disse debolmente
Ci misi un po’ per afferrare quello che
mi aveva chiesto, cioè se l’odiavo. Non si riferiva al fatto di essermene
andata, ma perché si era comportato in quella maniera.
Non lo avevo rimproverato, ma lui aveva
capito che era sbagliato e che avrebbe potuto fare del male.
Mi si strinse nuovamente il cuore a
quella domanda.
“No…. no Naruto. Non ti odio, non potrei mai farlo! Io ci tengo
tantissimo a te! Di questo non devi temere. Ormai sei entrato a far parte della
mia vita e niente potrà cambiare questo fatto!”
Non disse niente. continuò solo a
fissarmi. Non fece nessun movimento che mi fece capire cosa stava pensando.
“Io faccio più!” mi disse in modo
determinato.
Mi promise che non avrebbe più reagito
così, ma sapevo che sarebbe stato difficile, ma comunque aveva bisogno che
almeno qualcuno ci credesse.
“Bravo!” gli dissi dopo di chè gli proposi di dare una mano a Kakashi
a rimettere a posto il soggiorno.
Mi alzai e mi allontanai, ma prima di
uscire dalla stanza, mi girai per dirgli di venire con me. Si alzò, ma non mi
sfuggi il suo sguardo di paura quando mi vide quasi andare via dalla stanza.
Cominciai a raccogliere le cose da terra
e lo stesso fece Kakashi.
Naruto rimase sulla soglia della sua stanza a
osservarci.
Sembrava una statua. Incredibile come
riuscisse a stare fermo per molto, senza che i suoi arti formicolassero.
Ci volle un po’, ma alla fine venne anche
lui ad aiutarci, anche se non sapeva bene come mettere le cose, ma quel che
contava era il pensiero…giusto?Anche Kakashi
sembrò gradire.
La sera giunse e l’ora di andare a casa arrivò,
ma come mi ero ripromessa, non avrei lasciato Naruto
da solo di nuovo.
“Sakura? Se devi andare vai…ci penserò io a lui!” mi propose Kakashi.
Scossi la testa. Non potevo e inoltre
anche il maestro aveva bisogno di riposo e se Naruto
si fosse comportato nuovamente come la notte passata, non avrebbe chiuso
occhio.
Ma qualcosa sorprese entrambi. Naruto si avvicinò a me e mi prese un braccio per farmi
alzare.
Lo guardai stranita.
“tu casa! Io buono…dormo!”
disse senza però guardarmi in faccia.
Non voleva che andassi via, ma voleva
affrontare le sue paure.
Non sapevo cosa fare e Naruto vedendo la mia esitazione, mi spinse verso la porta
d’ingresso. Provò anche ad aprirla, ma non aveva ancora capito il meccanismo
delle serrature.
Feci io, poi mi rivolsi a lui.
“Sei sicuro! Se non sei pronto, rimango!”
Scosse la testa “casa!” mi disse
incitandomi ad andare. Decisi alla fine di provare. Dovevo fidarmi. Questa
volta non avrebbe pensato a un abbandono non essendomene andata di mia
spontanea volontà.
Ma sempre con il timore nel cuore, varcai
quella porta chiudendola delicatamente dietro di me.
Avevo chiesto a Kakashi-sensei
di chiamarmi se Naruto si fosse agitato o dimostrato
segni di aggressività. Non importava a che ora della notte lo facesse, ma
doveva mettermi al corrente.
Non arrivò nessun messaggio di aiuto.
Quindi tecnicamente era andato tutto bene.
Infatti quando andai a trovare Naruto, tutto era al suo posto e Kakashi
mi confermò che era rimasto tutto calmo e che il ragazzo si era andato a
rintanare in camera sua subito dopo la mia partenza.
Ci usciva solo in mia presenza e dato che
non riusciva nemmeno a stare da solo in una stanza con un’altra persona che non
ero io, rimandammo la sua uscita nel mondo esterno di un paio di settimane.
Come era in quel momento, una volta fuori
sarebbe successo il finimondo.
Passò in totale un intero mese. Le ultime
due settimane, Kakashi era riuscito a uscire e a fare
qualche commissione e soprattutto a prendere un po’ d’aria. Per una persona non
abituata a stare sempre nel medesimo luogo, stare rinchiuso portava alla
pazzia.
Eppure Naruto
solo così si sentiva al sicuro.
Si vedeva la sua voglia di scoprire nuove
cose, ma era terrorizzato. In contemporanea alla possibilità di Kakashi a lasciare Naruto
completamente da solo, il ragazzo cominciò ad abituarsi a stare in presenza del
maestro e a non stare in continuazione in camera sua, soprattutto in
quell’angolo.
Faceva progressi e anche abbastanza
veloci, diversamente a come credevo.
In quell’arco di tempo, Naruto sentendoci parlare, aveva appreso anche un
vocabolario più esteso,anche se faceva ancora molta fatica ad esprimersi e a
volte a capire, ma nessuno di noi si aspettava di un miglioramento così veloce.
Una mattina Tsunade
mi esentò dall’andare al lavoro perché quel giorno sarebbe stato quello in cui,
Naruto avrebbe davvero messo piede nel mondo.
Eravamo preoccupati per la reazione che
potesse avere vicino a molte persone, ma non potevamo rimandare ancora il
problema, primao poi il grande passo
doveva essere compiuto.
“Allora Naruto!
Ascolta bene!” dissi attirando la sua attenzione. Cercai di parlare il più
piano e chiaro possibile affinchè mi potesse capire
al meglio.
“Oggi andiamo fuori!”
Naruto si girò verso la finestra e la indicò
“Fuori?”
Annuì
“è tutto diverso da qui!” dissi indicandogli
la stanza “Ci sono molte persone, ma non avere paura! Ci siamo noi con te!”
Mi guardò con uno sguardo impaurito e
successivamente si alzò a guardare fuori dalla finestra.
“Vuoi?” gli chiesi.
Vedevo la sua tensione e non lo avrei
costretto se non avesse voluto.
“Ma si che vuole! Naruto
è più forte di quello che vuol far credere! Fino ad ora ha affrontato le sue
paure, lo farà anche questa volta!” disse Kakashi
come a voler incoraggiare il ragazzo.
“è vero, ma se non se la sente …io non posso mica…” cominciai
col dire ma venni interrotta.
“Tu con me?” disse Naruto
interrompendomi.
“Si certo!” gli dissi
“Allora fuori!” disse determinato.
In circa mezz’ora ci preparammo e poi
uscimmo.
Naruto una volta messo fuori piede nel mondo esterno,
cominciò da subito a mostrare segni di nervosismo e mi chiesi se fosse stato il
caso di continuare.
Si guardava intorno con uno sguardo
curioso per le mille nuove cose che vedeva, ma allo stesso tempo intimorito da
tutto ciò.
Conoscendolo scommettevo che avrebbe
voluto sapere cosa fosse ogni cosa che attirava la sua attenzione, ma non
chiese niente, né fece alcuna osservazione.
Si sentiva a disagio a causa degli
sguardi straniti della gente che ci incrociava.
Probabilmente si chiedeva del perché quegli
sguardi o forse ero principalmente io a chiedermelo. Esteriormente Naruto non aveva niente di strano, sembrava un ragazzo come
tutti gli altri, ma allora perché? Per il suo continuo nascondersi dietro di me
e Kakashi?
Quest’ultimo, come se avesse captato i
miei pensieri rispose involontariamente alla mia domanda.
“Ti guardano tutti…
eh Naruto? stai già facendo strage di cuori!” disse
il maestro scherzando.
Naruto al pronunciare il suo nome si girò verso
di lui…ignaro di quanto Kakashi
avesse affermato.
“questi sguardi curiosi possono essere
solo per tre ragioni: la prima che sei un bel ragazzo; la seconda a causa del
tuo colore degli occhi e dei capelli, qui a Konoha
c’è solo un clan che ha queste peculiarità e infine la tua somiglianza
incredibile con Yondaime…secondo me questa è la più
plausibile, sei la sua copia sputata.” Disse Kakashi.
Non avevo fatto in tempo a conoscere il
4° hokage, ma dalle poche foto che avevo visto di
lui, dovevo ammettere una certa somiglianza con il padre. Naruto
dal canto suonon aveva capito una
parola di quanto Kakashi aveva affermato e si girò a
chiedere a me una spiegazione.
Solitamente ero io a fare da traduttrice,
quando non capiva qualcosa che usciva dalla bocca del maestro e il più delle
volte erano scemenze.
Mi domandava perché il mio maestro di
divertiva a rendermi il “compito” più difficile.
Camminammo un po’ e cercai di spiegare al
meglio ogni cosa che incontravamo lungo il nostro cammino. Successivamente
arrivammo al campo di allenamento dove io e la mia squadra ci allenavamo di
solito.
In quel momento al campo non c’era
nessuno e Kakashi propose difermarci un po’ per far rilassare i nervi a Naruto, ma lui non sembrò intenzionato a volersi riposare, anzì visto che non c’era nessuno si sentiva libero e
cominciò a esplorare il giardino con aria curiosa.
In quel momento era spensierato e speravo
che lo potesse diventare anche in mezzo alla gente il più presto possibile.
Mi distrassi per un attimoe bastò quello per farmi perdere le tracce di
Naruto.
Quello fu il primo spavento della
giornata.
Cominciai a chiamarlo preoccupata…poteva
capitargli di tutto, ma Kakashi mi disse di stare
tranquilla.
Mi domandavo come potesse tenere la calma
in quel modo.
“Sai Sakura…sembri
proprio una madre ansiosa, lasciagli fare le sue esperienze” mi disse
guardandomi
Solo allora notai che il maestro aveva lo
sharingan scoperto. Voleva lasciare libertà a Naruto senza che noi gli stessimo sempre con il fiato sul
collo, ma allo stesso tempo tenerlo d’occhio.
“Sta tornando” mi disse “è ha una bella
sorpresina per te!” mi vennero i brividi a vedere il suo ghigno…cosa
aveva architettato quel ragazzo? E perché a volte avevo la sensazione che quei
due spesso confabulassero contro di me? So bene che era solo una sensazione,
dato l’incapacità di Naruto a comunicare, ma presto o
tardi sarebbe stato così.
“Sakura!” mi chiamò Naruto.
Era la prima volta che lo sentivo chiamarmi con così tanto entusiasmo.
Sorrisi…mi fece un immenso piacere.
Corse verso di me, tenendo in mano
qualcosa e quando me lo mostrò, ecco arrivarmi il secondo spavento della
giornata.
Mi misi ad urlare e mi nascosi dietro a Kakashi, il quale se la rideva.
In mano aveva una “cara” e “dolce” creaturina, della quale ancora mi chiedo il significato
della sua esistenza.
“Naruto lascialo
immediatamente andare…quello è un ragno velenoso!”
gli dissi sperando che mi ascoltasse, ma le parole ragno e velenoso, avevano un
senso per lui?
Glielo ridissi con parole che conosceva
“Quello è pericoloso, lascialo!”
Sapevo quanto non amasse quella parola,
dato che l’aveva sempre sentita per definire lui, ma almeno ero certa che mi
avesse capito.
Naruto sgranò gli occhi, scommetto che per un
attimo, avesse pensato che mi riferissi a lui, ma dato che mi vedeva fissare l’animale
con aria impaurita, capì quello che intendevo e lasciò andare il ragno.
Guardò l’animale allontanarsi e poi disse
“Lui no pericoloso, bello! Mia cella tanti!”
Capìì che non gli incutevano timore, perché
nella prigione quegli animali erano presenti a bizzeffe, ma definirli carini.
Da li cominciai a pensare che Naruto fosse pazzo….in senso
buono naturalmente.
La giornata trascorse così…
per lo più girammo per il villaggio e Naruto anche se
diffidente, sembrava dare meno peso alle persone che lo guardavano.
Successivamente verso tardo pomeriggio
passammo davanti a una gelateria. Molti bambini erano in coda per comprare un
gelato e Naruto sembrò incuriosito.
Mi fermai “Vuoi un gelato anche tu?” gli
chiesi.
“Gelato?”
Annuì
“è buono! Si mangia!”
Naruto sgranò gli occhi.
“Sakura, sei sicura che sia una buona
idea?” mi chiese Kakashi
“Ma si, tanto non deve usare bacchette o
forchetta, non credo che farà pasticci!”
Avevo ragione. Naruto
mangiò il suo dolce come una persona qualunque, ma c’era più gelato sulla sua
faccia, che nel suo stomaco.
Scoppiai a ridere…era
buffissimo. Peccato che non avevo la mia macchina fotografica dietro…sarebbe stato un bel ricordo del tempo passato e
scommetto che anche lui ora ci riderebbe sopra.
Presi un fazzoletto dalla mia tasca e
cominciai a pulirgli il viso.
Lui, dal canto suo cominciò a fissarmi.
Mi domandavo spesso del perché il suo
continuo fissarmi. Lo faceva solo con me e Kakashi
non faceva altro che prendere in giro.
“continuo a dire che tu gli piaccia!
Guarda come ti fissa ogni volta!” disse il mio maestro.
“ancora con questa storia? “
Mi dava fastidio quando Kakashi insinuava certe cose. Naruto
mi fissava con uno sguardo stupito, non come se avesse una cotta per me…lui nemmeno sapeva cosa significava e questo Kakashi non lo capiva…o forse si,
ma si divertiva a darmi sui nervi…come sempre del
resto.
Ancora adesso le cose con lui non sono
cambiate.
La sera calò e fu il momento di
rientrare.
“Bello oggi! Domani fuori!” disse Naruto.
Sorrisi. E perché no? non avevo niente da
fare domani, si poteva benissimo uscire nuovamente e per la prima volta saremo
stati solo io e Naruto.
Né Kakashi, né Tsunade sarebbero stati presenti, ma io pensavo di poter
gestire la situazione.
Il
giorno dopo, come promesso, portai nuovamente Naruto
in giro per il villaggio. Quel giorno gli avrei mostrato un’area diversa
rispetto al giorno precedente e ancor un po’ più affollata.
Speravo
che fosse pronto.
Naruto era
più tranquillo rispetto al giorno precedente.
Ne fui
sollevata. Si stava abituando in fretta e questo non poteva che essere positivo.
Ad un
tratto mentre camminavo, mi accorsi che il ragazzo non era più al mio fianco.
Mi
voltai di scatto e per fortuna mi accorsi che si era fermato solo a pochi metri
da me.
La sua
attenzione era stata catturata dai fiori di un fioraio.
Conoscevo
quel negozio…era quello della mia amica e nemica InoYamanaka.
Raggiunsi
Naruto.
“Naruto! Non ti fermare così di colpo!” gli dissi, ma non mi
ascoltava.
“Fronte
spaziosa, cosa ci fai qui?” mi disse Ino uscendo
fuori dal negozio. Quel giorno era di turno lei.
Non ero
molto contenta, dato che in un modo o nell’altro si finiva per litigare per Sasuke o perché ognuna di noi si credeva più bella
dell’altra.
“Ciao Ino!” dissi annoiata.
“Ti
servono dei fiori?” disse prima di adocchiare Naruto
che la stava osservando “Oh…ehm…ciao!”
“Ciao!”
rispose Naruto sgranando gli occhi.
Era la
prima persona, non contando me, Kakashi e Tsunade, che gli rivolgeva la parola e sembrava molto
sorpreso di questo. In prigione chiunque cercava di evitare di avere contatti
con lui. Era una esperienza nuova.
“Non ti
ho mai visto prima! Sei uno straniero?”chiese la mia amica giocando con i
capelli. Non c’era niente da fare…Ino era
irrecuperabile, appena vedeva un bel ragazzo, perdeva la testa.
Naruto non
rispose alla sua domanda…continuava a tenerla
d’occhio e a fare qualche passetto indietro.
Non
voleva proprio fidarsi delle persone nuove, il che per certi versi era una cosa
positiva…non si sa mai quali sono le intenzioni dei
singoli individui.
“Allora?”
chiese Ino vedendo l’esitazione di Naruto.
Intervenni.
“Ehm…no, cioè…in un certo senso!”
dissi non sapendo esattamente cosa dire.
“Eh? Sei
strana più del solito, Sakura!” disse tornando poi a rivolgersi al ragazzo. “Comunque
io sono Ino del clan Yamanaka,
tu come ti chiami?”
“Naruto!” disse. Ormai le frasi più comuni le aveva
imparate.
“Naruto? un nome particolare, ma ti si addice.” Ino cominciò a girargli intorno per guardarlo da capo a
piedi “Uhm…sei carino! Un vero peccato che tu perda
il tuo tempo con una come Sakura!”
Naruto
cominciava a innervosirsi allo strano atteggiamento di Ino.
Ma dovevo aspettarmelo da lei.
La
presi per un braccio e la trascinai via
“Ino per favore, cerca di comportarti in modo più normale
per favore!” gli chiesi con aria preoccupata.
La mia
amica mi guardò stranita, ovviamente non capiva.
“Cosa
è?” disse Naruto prendendo una pianta in mano.
“è un fiore Naruto!
Si dona a una persona che piace!” gli dissi io.
Ino mi
guardava con un’aria sempre più interrogativa… tutti
sanno cosa è un fiore!
Poi
vidi Naruto spostarsi al banco delle rose e prenderne
una.
“Sakura
piace a Naruto!” mi disse porgendomi una rosa rossa.
Arrossii. Quel gesto poteva sembrare ambiguo, ma sorrisi per la sua ingenuità.
Chissà
se conosceva il significato del colore.
“Oh una
rosa rossa…è una cosa seria allora!” disse Ino guardandomi di sottecchi.
Smentii,
ovviamente non era come credeva lei. Probabilmente aveva scelto il rosso per
puro caso.
“Come
no? ti ha regalato una rosa…rossa per giunta!”
confermò Ino “non sai che significa amore?”
“Si, ma…è una lunga storia!” dissi.
Ino voleva
saperne di più e decisi di dirle come stavano le cose. Curiosa come al solito,
si unì al nostro tour e ascoltò il racconto di Naruto,
anche se avevo tralasciato la parte del demone.
La
ragazza non mi credette subito, ma vedendo i strani
comportamenti del ragazzo, si dovette ricredere.
“è
incredibile!” disse all’ennesima buffoneria compiuta da Naruto
“Avevi ragione! Ha vissuto proprio fuori dal mondo per tutto questo tempo!”
“Ora
capisci perché ti ho chiesto di comportarti in modo normale prima? Se si agita
troppo, può diventare…bhèecco…”
esitai a continuare la frase.
“Pericoloso?”
disse Ino dicendo la parola che cercavo di evitare.
Naruto subito
si girò verso di lei e la guardò storto. Ebbi i brividi in quel momento, ma per
fortuna si limito a dire
“Io no
pericoloso!”
Ino sgranò
gli occhi a quella reazione, ma non potevo spiegarle il perché di quel
comportamento.
Per
fortuna Naruto dimenticò tutto subito per tornare a
guardarsi intorno.
I
problemi cominciarono ad arrivare dopo.
Incontrammo
altri nostri amici.
Shikamaru e Chouji furono i primi. Subito si accorsero di qualcosa di
strano in Naruto.
Shikamaru sembrò
capire subito chi fosse. Suo padre spesso era mandato a sorvegliare la prigione
e di certo sapeva della sparizione di Naruto. Doveva
essere venuto a conoscenza di lui da suo padre. Chouji
invece era all’oscuro, ma come al solito offrì qualcosa da mangiare, sia a noi
che a Naruto.
Esso non
prese niente, ma fece qualche passo indietro.
Non era
mai capitato che in vita mia incontrassi così tanti amici in una volta sola, ma
quel giorno a quanto pare si erano messi tutti d’accordo.
Successivamente
mentre Shikamaru spiegava la situazione a Chouji su Naruto, aiutato dalla
sottoscritta,
un
enorme cane bianco si avvicinò a noi con in groppa un ragazzo, erano Kiba e Akamaru. Con loro c’era
anche Shino.
Naruto
sembrava nervoso…ora cominciava ad esserci troppa
gente intorno a lui.
Cominciava
ad abituarsi a vedere più persone insieme, ma solitamente queste si facevano i
fatti loro, invece i miei compagni venivano verso di noi.
Naruto si
nascose dietro di me, ma qualcuno lo seguì. Era Akamaru
che si era avvicinato a lui curioso.
Naruto non
sembrava spaventato dal cane, anzi fra di loro si instaurò subito un legame di
amicizia.
“Cavolo,
non ho mai visto Akamaru dare così tanta corda a uno
sconosciuto!” disse Kiba.
Ormai
ero convinta che Naruto avesse la capacità di capire
gli animali e gli animali erano in grado di capire lui.
Kiba si
avvicinò a Naruto per poterlo conoscere, ma
quest’ultimo interpretò l’avvicinamento, da parte del mio compagno, come una
minaccia e cominciò a ringhiare.
Kiba rimase
molto sorpreso da quel comportamento, ancora di più quando Akamaru
si mise in mezzo abbagliandogli contro.
“Akamaru che ti prende?”
Non era
un atteggiamento aggressivo. Akamaru non avrebbe mai
aggredito il suo padrone, ma era solo una richiesta di stare lontano da Naruto.
Il cane
bianco sentiva la paura del ragazzo e in qualche modo cercò di proteggerlo.
Rimasi
a bocca aperta a quella scena.
Decisi
di raccontare tutto anche agli ultimi arrivati. Pensavo che più persone
avessero conosciuto la storia di Naruto, più sarebbe
stato di aiuto. Infatti in un modo o nell’altro tutti quanti nel corso degli
anni, hanno dato una mano al ragazzo ad integrarsi fra noi.
Tutti
tranne Sai e Sasuke, loro fecero ben poco,
soprattutto Sai.
Da lui
non mi aspettavo nessun aiuto, dato la sua indifferenza da tutto e da tutti…bhèSasuke non era da meno,
ma posso dire che qual cosina l’abbia fatta…di sicuro
quando non c’era nessuno nei paraggi. Lui doveva mantenere la sua reputazione
di ragazzo freddo a cui importava solo della sua vendetta.
Visto
che avevo portato Naruto fuori di mattino, Chouji propose di andare tutti a mangiare al suo ristorante
preferito, quello dove si faceva una specie di barbecue.
Esitai
ad accettare. Naruto non era ancora in grado di
mangiare decentemente, ma i miei compagni dissero che con la presenza di Chouji, che mangiava come un maiale, nessuno avrebbe fatto
caso a lui.
Decisi
di tentare.
Ci
sedemmo tutti insieme. Potete immaginare in quale posto si sia messo Naruto. Attaccato al muro. Si vedeva a occhio nudo quanto
fosse a disagio in quel posto.
Sia io
che gli altri cercammo di calmarlo, ma non ottenemmo un gran risultato.
Comunque non perse nemmeno un gesto da noi compiuto. Di come mettevamo la carne
e la verdura sulla griglia, di come disponevamo i piatti, insomma seguì ogni
nostro gesto.
L’unico
problema che si verificò, fu quando si avvicinò troppo alla griglia per cuocere
la carne. Lo avvertii che si sarebbe scottato, ma avrebbe capito solo una volta
provato cosa significava bruciarsi.
Per
fortuna riuscii a fermarlo prima ancora che potesse farsi parecchio male,
riportò una scottatura di secondo grado sul palmo della mano. Non sembrava che
la scottatura gli dolesse molto. Se la fece fasciare con calma senza
lamentarsi. Probabilmente era abituato molto più di quello che pensassi al
dolore fisico.
Comunque
dopo il piccolo incidente tutto filò liscio. Naruto
vedendo noi tutti mangiare con le bacchette, provò a imitarci. Lo guardai con
la coda dell’occhio,come anche i miei compagni, per non dargli fastidio, ma
nonostante i vari tentativi, non riuscì mai a portarsi un boccone alla bocca.
Lo
sentii sbuffare, dopo di chè tornò alle mani.
Sorrisi,
almeno ci aveva provato e sapevo che non avrebbe mollato. Non gli piacevano le
sconfitte.
Dopo
pranzo decisi che era ora di rientrare. Non volevo far affaticare Naruto. Si era già agitato troppo per quella giornata. Ci
separammo dal gruppo, tranne da Shikamaru che volle
accompagnarci. Strano data la sua pigrizia, ma sentendo il suo caso dal padre…aveva già preso a cuore la sua situazione e si sa, su
Shikamaru si può sempre contare.
Inoltre
mi voleva parlare e avvertirmi che la fuga di Naruto avrebbe
potuto comportare qualche problema.
Naruto
stranamente sembrava tranquillo alla sua presenza e camminava tranquillamente
fra me e Nara, come se lo conoscesse da sempre.
Forse
avvertiva che era un tipo calmo, al quale non piacciono i guai.
Arrivammo
quasi al portone di casa, quando il mio sguardo incrociò quello di qualcun
altro.
Erano
Sai e Sasuke. Quei due si detestavano eppure, quel
giorno erano insieme.
Pura
coincidenza? Non l’ho ancora scoperto.
Decisi
di fare in fretta, l’ultima cosa che volevo era avere a che fare con loro. Sasuke mi piaceva, ma con lui le cose diventavano sempre
complicate e se c’era anche Sai…il finimondo allora
diventava una cosa certa.
Cercai
di aprire la porta, ma destino volle che la serratura si mettesse a fare i
capricci.
“Sakura!
È da un po’ che non si ci vede!” disse Sai con il suo solito sorriso falso.
“Ciao!”
dissi moscia e quel comportamento, comportò un alzamento
di sopracciglio da parte di Sasuke.
“Che ci
fate qui? Voi due…Insieme?” chiese Shikamaru, sorpreso quanto me di vederli girovagare come se
fossero due perfetti amici.
“Stavo
tornando nel mio quartiere, quando questo ha incominciato a seguirmi!” disse Sasuke indicando Sai.
Quest’ultimo
aveva la capacità di essere di un’irritazione pazzesca.
“Ho
letto questo libro ultimamente e qui dice, che gli amici passano del tempo
insieme! Stavo cercando di mettere in pratica quanto scritto qui sopra!” disse
mostrando il libro.
Sbuffai.
“Lui
chi sarebbe?” chiese Sasuke vedendo una faccia nuova
che continuava a fissarlo.
“Ehm…bheecco…lui…lui…” cominciai a balbettare.
“Naruto!” disse Shikamaru
scocciato dalla situazione.
Nessuno
dei tre salutò.
Dal
viso di Naruto capì subito che quei due non gli
andavano a genio. Continuava a fissarli con fare sospetto.
“Che
hai da guardare così?” disse Sasuke infastidito e
guardandolo storto.
In
quegli occhi Naruto lesse odio.
Sasuke aveva
sempre quello sguardo che faceva capire, quanto poco amasse questo mondo che
gli aveva dato un fratello traditore e lo aveva privato dell'amore dei genitori,
ma questo Naruto non poteva saperlo.
Probabilmente
quegli occhi gli ricordarono tutte le volte che gli anbu
l’avevano guardato così e trattato male.
Naruto rimase
fermo, ma lo vidi stringere i pugni e lo sentii ringhiare.
Cominciai
a preoccuparmi…le cose potevano mettersi parecchio
male.
Sai
continuava a mantenere il suo solito e irritante sorriso, facendo battute poco
carine su Naruto. ringraziai che certe cose non le
capisse.
Naruto e Sasuke continuavano a guardarsi storto. Era una lotta di
sguardi e non sapevo chi avrebbe potuto vincere. Forse Sasuke
dato che quel tipo di sguardo non lo feriva. Di certo Naruto
è sempre stato un tipo molto più sensibile dell’Uchiha.
Naruto si
stava innervosendo sempre di più, tanto che temetti un principio di trasformazione
in Kyuubi.
Per
fortuna all’ennesimo tentativo la porta di casa si aprì, ma non feci in tempo a
chiedere a Naruto di entrare, che il ragazzo si
ritrovò circondato da anbu.
Rimanemmo
unistante tutti spiazzati,
compresoNaruto…cosa
stava succedendo? Perché quei ninja erano intervenuti senza che niente fosse
accaduto?
Ci ritrovammo improvvisamente circondati
daanbu…più
esattamente era Naruto che si trovava in trappola.
Come era possibile? non aveva fatto niente.
Pensai che fosse giunto il momento che i guardiani delle prigioni, fossero
venuti a riprendersi colui che avevamo rapito tempo addietro.
In effetti mi sembrava strano che la cosa
fosse finita li, ma da li a poco avremmo capito tutti di chi era la causa di
quell’accerchiamento.
Sentii una voce parlare e mi girai per
vedere chi fosse.
“prendetelo e badate che non scappi
un’altra volta! se vi dovesse sfuggire, sarete voi a pagarne le conseguenze”
disse un uomo che si avvicinava. “Sono stato chiaro?”
Era anziano e camminava sorretto da un
bastone e inoltre aveva quasi l’intera faccia ricoperta da bende.
Doveva essere rimasto pesantemente
mutilato durante qualche battaglia.
Non sapevo chi fosse…l’avevo
visto qualche volta litigare con Tsunade-sama, ma per
educazione non chiesi informazioni sull’uomo. Sapevo solo che alla mia maestra
quel tipo non piaceva molto.
“Fermatevi! perchè
lo volete portare via? Non ha fatto niente! Non potete rinchiuderlo di nuovo, è
un’ingiustizia!” dissi io intervenendo in difesa di Naruto.
“Non ha fatto niente? e allora chi ha
conciato così i miei ninja?” mi disse l’uomo facendomi notare che ormai Naruto aveva perso il controllo e aveva steso i suoi
carcerieri.
Ormai quella zona…conosciuta
come una delle vie più tranquille di Konoha, era
diventato un campo di battaglia.
In giro non si vedeva più nessun civile,
i quali,probabilmente pensando ad un attacco nemico, si erano rifugiati nelle
proprie abitazioni.
“è stata pura difesa. Non avrebbe
attaccato se voi lo aveste lasciato stare!” disse Shikamaru.”e
vi conviene lasciarlo andare, prima che anch’io intervenga in sua difesa!”
Mentre il mio compagno diceva la sua…io intanto mi ero affrettata a calmare Naruto.
Mantenei le distanze per sicurezza. Avrebbe
anche potuto non riconoscermi e conciarmi male.
“Naruto! torna
in te! ti prego, peggiorerai la situazione!” gli dissi, ma se di solito
ascoltava, capendo poco, ora non sembrava nemmeno fare caso alla mia presenza. Continuava
a togliersi di dosso i ninja che gli si scagliavano contro sperando di
catturarlo.
Non sapevo cosa fare. Mi sentivo inutile
in quel momento.
“Se smettete l’attacco, si calmerà! vi
prego! a me da ascolto” dissi cercando nuovamente di intervenire.
“Non sono affari che ti riguardano
ragazzina. Ringrazia che non ti punirò peravermi privato di qualcosa che mi apparteneva! Anche se so che non sei
tu la diretta interessata della sua liberazione. Scommetto che c’è lo zampino
di Tsunade” mi disse minacciosa l’uomo.
Non risposi
“Tsè dovevo immaginarlo…sempre a mettere i bastoni fra le ruote!” disse
con cattiveria.
Per un attimo mantenetti il silenzio, ma
una cosa nella sua frase mi aveva dato particolarmente fastidio e non potevo
starmene zitta senza far valere le mie convinzioni.
“qualcosa che le apparteneva? Naruto non è di nessuno! non è un oggetto, è un essere
umano e non è suo. Non è nemmeno un suo parente da poter dire di avere
responsabilità su di lui fino alla maggiore età!” dissi io indignata.
L’uomo non fece altro che guardarmi e
sogghignare.
Il suo sorriso metteva i brividi. Riuscivo
a leggere la sua cattiveria e di quanto poco gli importasse, se faceva del male
a una persona.
“ma cosa diavolo sta succedendo?” sentii Sasuke affermare.
“Accidenti!” disse Shikamaru
“Le cose sembrano farsi interessanti”
affermò Sai, come al solito indifferente a quello che gli accadeva intorno.
Fui invasa da una bruttissima sensazione.
Mi voltai lentamente avvertendo un chakra molto forte provenire dalla direzione di Naruto.
spalancai gli occhi a quello che vidi.
Non potevo credere a quello a cui stavo
assistendo. Avevo già visto Naruto assumere qualche
tratto canino, ma non avevo mai visto il suo corpo interamente ricoperto di chakra maligno . inoltredietro la sua schiena, scodinzolava una coda.
Più avanti venni a conoscenza che quel chakra che lo ricopriva, veniva chiamto
lo strato del demone.
Non sapevo quale influenza avesse la
volpe sulla mente di Naruto, ma non avevo mai pensato
che essa potesse prendere il controllo del suo corpo, fino a quella volta.
Tutti noi eravamo shoccati a quella
visione e nessuno sapeva come comportarsi.
Anche gli anbu
avevano cominciato a indietreggiare al sentire tutta quella potenza.
Se a una sola coda poteva incutere quel
timore, non osavo immaginare cosa sarebbe potuto accadere se le code fossero aumentate.
Speravo seriamente che non sarebbe
accaduto.
Naruto guardava minacciosi tutti…non
rimaneva niente del dolce e buffo ragazzo che conoscevo…ora
era solo un corpo in balia di un mostro.
Avrei tanto voluto dire a Naruto di tornare in se, di lottare, ma poi mi venne in
mente una domanda.
Per cosa avrebbe dovuto lottare? per la
sua vita che era sempre stata tremenda? per un villaggio che nemmeno sapeva
della sua esistenza? per cosa? per un’esistenza migliore? come poteva se
nemmeno ioin quel momento credevo che
l’avrebbe avuta?
Cercai di scacciare tutti quei pensieri
negativi dalla mia mente e nonostante lo sguardoterribile che potevo leggere nei suoi occhi,
nonostante l’odio che sentivo provenire e che mi soffocava a ogni istante che
passava, tentai una mossa disperata.
Corsi incontro a lui urlando il suo nome.
Speravo che una parte di se, fosse ancora viva e che avrebbe fermato la volpe
che era in lui.
Speravo che il nostro legame lo avrebbe
salvato.
Mi avvicinavo sempre di più, ma non
cambiava niente. Quel chakra maligno, non sembrava
arretrare e io non sentivo nessuna presenza del mio Naruto.
Vidi improvvisamente il ragazzo piegarsi
sulle gambe.
Tipico gesto che si compie quando si sta
per saltare.
Mi stava per attaccare. In quel momento
tutto si fermò.
Il mio cervello non riusciva a capire
cosa stava succedendo realmente. La mia mente era come annebbiata.
Se mi avesse attaccato, sarei
sopravvissuta? Avrei rivisto quei occhi azzurri di cui mi ero letteralmente
innamorata?
Quandotornai alla realtà, mi accorsi che Naruto era
a pochi passi da me, con un braccio alzato pronto a colpire…immobile.
Dopo un primo spavento, mi accorsi che
ero salva grazie all’intervento di Shikamaru.
Esso era intervenuto con la tecnica del
controllo dell’ombra per impedirea Naruto di procedere oltre.
Ero fuori pericolo per un pelo, ma Shikamaru non avrebbe rettoancora a lungo. Si poteva vedere dal suo viso, lo sforzo immane che
stava facendo per tenere ferma la volpe e allo stesso tempo si vedevano i vari
tentativi di quest’ultima di liberarsi.
Non accaddeniente, ma non si potè
dire tutto è bene quel che finisce bene.
Kakashi intervenne.
Con se aveva un sigillo e lo applicò
sulla fronte di Naruto,il quale dopo pochi istanti
tornò se stesso…esausto e confuso.
Immaginavo che non si fosse reso conto di
quanto accaduto.
Tsunade mi si avvicinò per controllare le mie
condizioni. Non ero ferita, ero solo molto spaventata.
“Sakura, stai bene?” mi chiese
gentilmente.
Annuii appena. Ero troppo concentrata a
vedere gli anbu portare via Naruto.
Non volevo, non potevo permetterlo.
Mi alzai immediatamente per cogliergli
incontro. Speravo di poter fare ancora qualcosa, ma Tsunade
mi afferrò per un braccio e mi impedì di andare da lui.
Mi girai di scatto a guardarla. Il suo
sguardo era serio,mentre il mio era confuso.
“Perché mi ha fermata? Porteranno via Naruto!” dissi gridando.
“Calmati! Non possiamo fare niente per
lui ora!” mi disse.
Spalancai gli occhi. Non potevo credere a
quanto affermava. Se lei che era l’hokage, non poteva
fare niente, chi altro avrebbe potuto farlo?
“come non può fare niente! lei è l’hokage!” le ricordai.
Tsunade mi guardò arrabbiata
“ti ho già spiegato che non sono solo io
a prendere decisioni per quanto riguarda la sicurezza di Konoha!
Sono riuscita a convincere due degli anziani a farmi provare a liberare Naruto, senza che lui potesse lasciare il villaggio, a
condizione che nonfosse accaduto
niente. Inoltre Danzou il capo degli anziani è stato
fuori per diverso tempo. Solo grazie a questo sono riuscita ad avere carta
bianca con Naruto”
Danzou…era quello il nome dell’uomo che sorrideva
alla sofferenza altrui…non dimenticherò mai quel
nome.
“Perché lui vorrebbe tenere prigioniero Naruto?” gli chiesi.
La spiegazione potevo anche
immaginarmela. Voleva il potere e distruggere l’hokage
in carica per costruire il suo regno fondato sulla tirannia.
Konoha se la sarebbe passata male, se fosse
diventato il capo villaggio.
Non capivo però Naruto
cosa centrava in tutto questo. Voleva il potere, ma di certo non poteva entrare
in possesso del kyuubi a meno che non fosse diventato
a sua volta una forza portante.
Allora perché tenerlo rinchiuso?
Sasuke, Sai e Shikamaru
si avvicinarono a noi.
“Ma chi era quel mostro?” disse Sasuke.
Non resistetti. Mi avventai su di lui e lo
picchiai ripetutamente sul petto.
“Perché? Perché non hai fatto niente?
perché sei rimasto immobile a guardare? Perché per te ètutto indifferente. Perché…”
mi fermai, ma la mia rabbia non era placata.
“perché tu e Sai non avete mosso un dito?
Possibile che voi due siate così egoisti? Potevamo salvarlo, invece…” cominciai a piangere.
“Sakura calmati!” mi disse Shikamaru. Cercava in qualche modo di consolarmi, ma non è
mai stato il suo forte consolare la gente.
“Non posso accettare che Naruto rimanga nelle mani di quell’uomo…non
voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe fargli!” dissi stringendo i pugni.
Tsunade mi fissò per un attimo “Perché hai
portato fuori Naruto senza il mio permesso o quello
di Kakashi?”
“io …io pensavo
di gestire la situazione, infatti Naruto si è
comportato bene prima che…” mi fermò.
“non è questo il punto. Sapevamo che Naruto non avrebbe comportato molti guai, il problema e che
sapevamo che oggi Danzou sarebbe tornato e se fosse
rimasto nascosto avremo potuto guadagnare tempo!”
Abbassai la testa.
Quindi la sua cattura era colpa mia.
L’avevo liberato e fatto conoscere una vita migliore, per poi farlo di nuovo
catturare? Questo era molto peggio se non fosse stato mai liberato.
Mi sentivo malissimo. Volevo piangere
tutte le mie lacrime…ma solo un paio di gocce
uscirono dai miei occhi.
“cosa possiamo fare?” dissi a fatica, non
riuscivo più a sopportare quello stress.
“niente!” mi disse solamente Kakashi
In quel momento il mio cuore perse un
battito e non potendo più sopportare oltre… perdetti i
sensi.
******************
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito e recensito.
Risposta a
NaruYondaime: non so dirti con precisione, tutto
dipende da quando ho tempo di mettermi a scrivere un nuovo capitolo…se
mi è possibile cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, ma non so…ciao è grazie
Lentamente riaprii gli occhi. Ero confusa
e non ricordavo niente di quanto accaduto.
Mi sollevai lentamente e mi portai una
mano alla testa.
Essa mi pesava terribilmente.
Solo in quel momento feci caso al luogo dove
mi trovavo.
Ero su di un letto…non
il mio. Quella non era la mia stanza.
Non ci misi molto a capire dove mi
trovavo. Avevo passato la maggior parte delle mie giornate li dentro negli
ultimi tempi.
Mi trovavo da Kakashi…più
precisamente nella stanza di Naruto.
“Naruto”
bisbigliai ritornandomi in mente gli eventi accaduti quella giornata.
Una fitta mi strinse il cuore. Non potevo
credere che Naruto non fosse lì nella sua stanza nel
solito angolino dove amava stare.
Non mi piaceva che stesse in quel
determinato luogo, ma ora avrei dato qualsiasi cosa, perché si trovasse proprio
in quel posto.
Mille domande mi invadevano la testa.
Chissà dove lo avevano portato. Nella
stessa squallida e lurida cella?
Stava bene?
Lo stavano picchiando?
Si sentiva solo e abbandonato?
Era arrabbiato con noi…con
me perché abbiamo permesso la sua cattura?
Mi sedetti sul letto in modo tale che i
miei piedi potessero toccare per terra. Cominciai a riflettere. Dovevo e volevo
assolutamente liberare quel povero ragazzo.
Non ebbi nessuna idea. La mia mente,
solitamente piena di pensieri che mi assillavano, quella volta era vuota…taceva, rendendo il silenzio della stanza, ancora più
soffocante.
Solo ad allora mi accorsi di non essere
da sola in casa. Due persone nella stanza accanto stavano parlando abbastanza
forte da permettermi di origliare.
Le voci appartenevano a Tsunade e a Kakashi. Chi altri se
non il proprietario della casa e l’hokage?
“questa non ci voleva!” disse Tsunade “ora sarà impossibile riprendere Naruto!”
“se partiamo con questo spirito, questo è
poco, ma sicuro” disse Kakashi.
“Sai bene che Danzou
complotta alle spalle dell’hokage dal tempo del
terzo. Ha creato una numerosa schiera di seguaci, che prendono ordini
tassativamente da lui. Capo del villaggio o meno, quei ninja non ascolteranno
mai i miei ordini…e se sono loro a tenere d’occhio Naruto…la vedo difficile.”
“già! odio ammetterlo, ma Danzou ha a sua disposizione, alcuni dei migliori ninja di Konoha!” intervenne Kakashi.
“Esatto e io non posso impiegare i miei
ninja per questa causa. Oltre al fatto che mi servono per svolgere le missioni…”
“…LiberareNaruto, potrebbe risultare pericoloso per Konoha!” terminò Kakashi.
“Purtroppo essendo cresciuto come un
animale in cattività, agisce d’istinto e il fatto che la volpe risieda proprio
nel suo corpo…è un problema. Basta un niente che si
scatena!”
“già! Prima ha addirittura evocato la
volpe fino ad assumere parte del suo aspetto!” disse Kakashi
“ se non fossimo arrivati in tempo, anche Sakura probabilmente sarebbe stata ferita…se non peggio!”
“in un modo o nell’altro…è
uscita ferita da questo scontro.” Disse Tsunade…non
sapeva quanto avesse ragione.
“Dunque cosa facciamo? Non tentare di
liberarlo, sarebbe comunque rischioso. Da Danzou si
ci può aspettare di tutto” disse Kakashi
“lo so, accidenti!”
“Inoltre lo abbiamo abbandonato a se
stesso per tutto questo tempo, non esaudendo la richiesta di Yondaime…non possiamo continuare a farlo. Direi di rischiare…in un modo o nell’altro costituirebbe comunque un
pericolo per il villaggio!”propose Kakashi.
Sentii Tsunade
tacere. Non potevo credere che stesse realmente prendendo in considerazione
l’idea di abbandonare Naruto al suo destino.
Mi recai nell’altra stanza e aprii la
porta violentemente.
“Noi dobbiamo aiutarlo! Gli ho promesso
che non lo avrei mai abbandonato e non ho intenzione di rimangiarmi la parola”
dissi urlando.
“Sakura!” disse Tsunade
sorpresa di vedermi.
“mi dica che non abbandonerà Naruto…la prego!” la implorai.
“Sakura…capisco
che tu ti possa essere affezionata a quel ragazzo e anch’io provo un grande
affetto nei suoi confronti, ma quando si è hokage,
oltre ai propri sentimenti, si hanno altre cose di cui tenere conto” mi disse.
Non volevo ascoltarla.
“Dove l’hanno portato? Nuovamente alla
prigione?” chiesi a testa bassa.
“No! non sono stata informata del luogo a
cui è stato destinato. Ora è nelle mani degli anziani e loro hanno tutto il
diritto di mantenere il silenzio!”mi informò la maestra.
“Non importa in qualche modo lo
troveremo!” dissi convinta.
Si, ne ero sicura. Se lui era ancora a Konoha, da qualche parte doveva pur essere nascosto.
“Sakura ascoltami bene, se proviamo a liberarlo…scoppierà sicuramente una guerra fra noi e quelli
della radice, con il rischio di causare chissà quante vittime e non solo fra
noi ninja, ma anche fra i civili. Nessuno di noi vuole questo e nemmeno tu!
Vero?”
Non risposi…non
sapevo cosa dire. “
“Per quanto anche io voglia liberare Naruto…una sola vita conta poco rispetto a quella di molti”
Strinsi i pugni, Tsunade
aveva ragione su quel punto di vista, ma non riuscivo ad accettarlo. Senza dire
niente mi voltai e me ne andai.
Avevo fatto una promessa e l’avrei
mantenuta. Lei e Kakashi non mi volevano aiutare?
Bene, avrei fatto da sola…e avevo qualcuno di cui fidarmi
a cui chiedere aiuto.
Chiesi ai miei compagni di trovarci tutti
al giardinetto, dove eravamo soliti andare a giocare da bambini.
Lo chiesi solo a coloro che avevano
conosciuto Naruto e chi, più o chi meno, avevano
fatto amicizia con lui. Lasciai fuori dall’elenco Sai e Sasuke.
Non avevano mosso un dito prima…perché avrebbero
voluto aiutarlo in quel momento?.
Per mia sorpresa all’appuntamento delle
17.00 non si presentarono solo Shikamaru, Chouji, Ino, Kiba
e Shino. Il team 8 aveva messo al corrente della
situazione la loro compagna Hinata ed essa aveva
detto tutto al cugino Neji. I possessori di un arte
oculare come il byakugan, potevano tornare utili in
caso di necessità e anche se non conoscevano il ragazzo che dovevano aiutare,
si mostrarono disponibili a mostrare tutto il loro aiuto.
“Sapete tutti perché vi ho chiamato,
vero?”
Tutti annuirono.
“Naruto è stato
catturato dagli ambu e ora tu vuoi andare a
liberarlo!” disse Ino guardandomi di sottecchi.
Come dovevo aspettarmi, si stava già
facendo strane idee.
“Esatto! Kakashi
e l’hokage non sembrano intenzionati a volerci
aiutare e quindi faremo tutto da soli. Faremo tutto ciò che è in nostro potere
per aiutare un coetaneo, che se non fosse stato destinato a un destino tanto
avverso, sarebbe diventato un nostro compagno di squadra!” dissi.
“Io non so chi sia…ma
potete contare su di me, solo che…si sa qualcosa su
chi dobbiamo affrontare? O dove dobbiamo andare?” chiese Neji.
Scossi la testa.
“p-potremo r-rintracciare questa
p-persona con il byakugan!” propose Hinata.
Era esattamente quello che avevo in
mente.
“Sarebbe una buona idea Hinata, ma non conosciamo la persona in questione. Non
possiamo rintracciarlo facilmente se non conosciamo il suo chakra!”
gli disse Neji.
La hyuuga
abbassò la testa.
“bhe andate per
esclusione. Quando vedete un chakra che non conoscete…magari è lui” disse Ino
“Magari? Ino
dobbiamo essere sicuri” disse Shikamaru.
“Inoltre da come ha detto Sakura, il
villaggio è pieno di anbu e nemmeno loro siamo in
grado di identificare, dovendo mantenere una loro segretezza. Quindi sarebbe
impossibile anche fare come dici tu!” rispose Neji
Ino incrociò le braccia “e allora come
facciamo? Come avete detto voi non possiamo andare a caso”
Si sentii una risatina. Tutti ci girammo
verso Kiba.
“Lo dico spesso che io e te veniamo
spesso sottovalutati Shino!” disse l’inuzuka
“Avete dimenticato che con il mio fiuto e
gli insetti di Shino, siamo in grado di trovare
qualunque cosa? inoltre sia io che Akamaru conosciamo
l’odore di Naruto!”
“è vero! Non ci avevo pensato!” ammisi
sincera.
In quel momento intervenne Shikamaru. “si Kiba e Shino possono tornarci utili per scovare Naruto, ma anche Neji e Hinata possono collaborare con il byakuugan!”
Guardai Shikamaru
con un punto interrogativo sulla faccia…e non ero
l’unica. Avevamo appena smesso di spiegare le motivazioni per cui non potessero
aiutarci.
“Basta che cercano un chakra
rosso!” spiegò annoiato.
In quel momento sussultai. Non mi ero
dimenticata di quella parte, semplicemente l’avevo omessa per paura di una
reazione negativa dei presenti.
“Chakra rosso?
Non ho mai visto niente del genere!”
“n-neanche i-io!” dissero gli Hyuuga.
“Shikamaru,
loro non sanno niente di…” il ragazzo mi fermò.
“Ho detto loro solo di cercare un chakra rosso, non avevo alcuna intenzione di dire niente su
quell’aspetto di Naruto!” mi disse
“Quale aspetto?” chiese Chouji.
“niente di importante! Bene come ci
muoviamo?” chiesi loro cercando di cambiare argomento.
“io direi di muoverci già domani. Voi
comportatevi come al solito per non destare sospetti…io
e Shino andremo in giro per il villaggio in cerca di
qualche traccia!” disse Kiba, accompagnato da un
abbaio di Akamaru.
“Si, a-anche n-noi ci daremo da fare!”
disse Hinata.
Inizialmente ero spaventata, ma avere al mio
fianco degli amici su cui contare, mi faceva sentire più tranquilla e inoltre…
“Anch’io parteciperò a questa spedizione”
Tutti ci girammo per accertarci di aver
abbinato la voce alla persona giusta e quando ci accorgemmo di avere ragione,
tutti rimanemmo a bocca aperta.
“Sasuke-kun…davvero
lo faresti?” dissi io felice.
“Non credere che lo faccia per te o per
quel pivello…voglio solo allenarmi e questa sembra
essere l’occasione giusta per testare il mio livello” disse Sasuke
Qualunque fossero le sue ragioni, ero
contenta che anche lui ci desse una mano. La speranza di rivedere Naruto libero, continuava a crescere...ma una domanda mi
ronzava in testa.
L’indomani, come progettato, cominciammo
a muoverci.
Come stabilito, chi dinoi non poteva fare nulla per rintracciare Naruto, avrebbe continuato la propria vita.
Era facile a dirsi, ma non a farsi….ero troppo in ansia per poter lavorare in modo
adeguato.
Ero talmente distratta che senza accorgermi,
avevo reso una mummia umana, un mio paziente bisognoso solo di un cambio di
bende per il braccio destro fasciato.
Anche le cose più semplici in quel
momento mi sembravano le più complicate.
Passarono in tutto 3 giorni. Tre
lunghissimi e interminabili giorni senza notizie positive su Naruto.
Di lui nessuna traccia.
Kiba, Shino e gli Hyuuga perlustrarono in lungo e in largo. Avevano cercato
inutilmente nella parte sud, est e ovest del villaggio senza alcun risultato.
Ora mancava solo la zona nord da
perlustrare e quella volta volli partecipare anche io.
“non c’è niente nemmeno qui!” disse Neji, quando finimmo il nostro giro.
“m-ma non può
e-essere!” disse Hinata “abbiamo g-guadato ovunque!”
“questo vuol dire che l’hanno portato
fuori dal villaggio!” disse Shino.
Strinsi i pugni più che potevo, fino a
farmi male “no, non è così! Vorrebbe dire che non possiamo fare niente…non voglio crederci!”
Poi accadde qualcosa.
“cosa sta succedendo?” disse Shino sorpreso.
Alzai lo sguardo verso di lui e vidi i
suoi insetti volare qua e là senza un motivo apparente.
“Shino, metti il guinzaglio a questi
insetti una volta tanto!” disse Kiba.
Akamaru cominciò ad abbagliare insistentemente.
Tutti ci guardammo straniti. Non era
normale che gli insetti di Shino e Akamaru si comportassero in quel modo.
“sta per succedere qualcosa!” disse Shino guardandosi intorno sospettoso.
Ognuno di noi si aspettava una attacco o
qualcosa del genere, nel caso qualcuno fosse venuto a conoscenza del nostro
piano, ma nessuna delle persone vicino a noi sembrava minacciosa.
Poi finalmente capimmo cosa provocasse
quello strano comportamento negli animali.
Un terremoto ci sorprese. Non era una
novitàche la terra tremasse nel nostro
villaggio. Non da meno Konoha si trova nel paese del
fuoco, chiamato così per la notevole quantità di manga che ribolliva sotto
terra e che spesso fuori usciva dai vulcani circostanti il villaggio, arrivando
a causare scossoni di piccola intensità.
La
cosa strana fu un’altra. Solitamente in questi casi non accadeva niente, solo
un piccolo spavento per poi tornare tutto alla normalità e invece quella volta
non fu così.
Ci voltammo alla nostra destra euna grossa coltre di polvere attirò la nostra
attenzione.
Corremmo sul luogo per vedere cosa stesse
accadendo e fummo messi al corrente del crollo di una palazzina…per
fortuna ancora di costruzione.
Ma la cosa sorprendente e che non doveva
accadere … la scossa non era così forte da provocare quel danno.
“Ragazzi!”
Tutti ci girammo verso Kiba, il quale sembrava aver fiutato qualcosa.
“Cosa c’è?” chiesi ansiosa.
“Sento il suo odore! Naruto
dovrebbe essere qui nei dintorni!” disse Kiba
“Bau!” Akamaru
confermò i pensieri del padrone e anche gli insetti di Shino
sembravano aver percepito qualcosa.
“Davvero? Dov’è? Dove si trova?” chiesi
impaziente di sapere dove si trovasse…l’ansia mi
stava divorando. Cominciai a guardarmi intorno nella speranza di adocchiarlo.
“Non lo so! Sento il suo odore, ma non
riesco a localizzare la direzione da cui proviene!”
Abbassai la testa…non
era ancora giunto il momento di rallegrasi.
“c’è …uno
strano movimento qui sotto!” disse Hinata che per
puro caso guardò per terra con la sua arte oculare attivata.
Neji attivò il byakugan
e guardò oltre l’asfalto sotto i nostri piedi. “Confermo! “ disse prima di
paralizzarsi.
“AAAH” urlò Hinata.
“Cosa hai visto? Chiese Shikamaru vedendo entrambi gli Hyuuga
irrigidirsi.
“Un chakra
mostruoso provenire da sotto i nostri piedi!” disse Neji
“Non ho mai visto niente del genere!...inoltre è rosso!”
“Bingo! Direi che abbiamo trovato il
nostro amico!” disse Shikamaru.
“Cosa? quella cosa non può essere il
vostro amico…mette i brividi! È un mostro…è…è…” cominciò col dire Neji.
Strinsi i pugni. Non sopportavol’idea che qualcuno definisse mostro Naruto senza nemmeno conoscerlo.
“Non è un mostro! E prova a dire di nuovo
questo di Naruto e non rispondo più di me stessa!”
dissi alterata. Tutti mi guardarono sorpresa. Erano rare le volte che mi
arrabbiavo in quel modo, inoltre loro non sapevano niente…e
non sapevano di parlar male di Naruto dicendo che
quel chakra apparteneva a un mostro.
Cercai di riprendere un po’ la calma.
“Come facciamo a scendere? Se veramente
si trova sotto di noi…dobbiamo scavare?” disse Ino.
“Non serve…i
tombinipossono bastare per il nostro
scopo!” Propose Shikamaru.
Ino fece la faccia schifata…ovviamente
dove stavamo per andare, non era tutto rose e fiori.
Ci addentrammo per le vie interminabili
delle fogne di Konoha…e potete scommettere che si
trova di tutto li sotto.
Non so nemmeno per quanto camminammo. Non
mi sembrava di essermi tanto allontanata tanto dal luogo del crollo, eppure…
Dopo l’ennesimo veicolo cieco che
incontrammo, giungemmo in uno spiazzo enorme e nessuno di noi potè credere a quello che appariva dinnanzi ai nostri
occhi.
Una città. O meglio le rovine di una
città.
Era Konoha…secoli
orsono. Si vedevano ancora delle costruzioni intatte. Da quello che vedevamo,
il nostro villaggio non sembrava essere cambiato, tranne per il fatto che ora
disponevamo di corrente elettrica e di strumenti che ci miglioravano la vita. Ma
le case erano fatte dello stesso materiale con cui venivano fabbricate ai
giorni nostri e anche la disposizioni delle strutture era simile.
Solitamente nei film fanno vedere che
nelle rovine delle vecchie città…c’è un tesoro
nascosto o qualcosa di spaventoso. Bhe alla fine era
così anche per noi. Cercavamo qualcuno che io consideravo un tesoro e che poteva
trasformarsi in qualcosa di pericoloso, se si sentiva minacciato.
Ma la Konoha di
un tempo non nascondeva solo rovine.
Centinaia di scheletri erano sparsi un
po’ ovunque e data lamia conoscenza
medica, potevo affermare che alcuni erano piuttosto recenti…addirittura
di pochi mesi.
Infatti l’aria era abbastanza
irrespirabile.
“che luogo raccapricciante e disgustoso!”
disse Ino.
“Già!” disse Chouji
ficcandosi un’altra patatina in bocca. Mi chiedevo come non gli venisse voglia
di vomitarea quello scenario.
“Ragazzi…siete
sicuri che il vostro amico sia qui?” chiese Hinata.
Si vedeva lontano un miglio che quel posto non le piaceva…era
assolutamente normale.
“Dimmelo tu!” le risposi. D'altronde era
stata lei a identificare un chakra sospetto nelle
fognature del villaggio.
“Byakugan!...
Ho visto qualcosa muoversi da quella parte!...è sempre il solito chakra!”
“Shikamaru? Sai
dirci dove ci troviamo momentaneamente?” chiesi.
“Sopra di noi si trova l’accademia
ninja!” mi rispose
“Questo significa che un paio di isolati
più in giù, si trova la casa crollata!” disse Sasuke
intervenendo per la prima volta.
Anche in quella situazione non si
scompose. Ma come faceva a rimanere impassibile a tutto?
“Ed è proprio li che si trova quel chakra rosso!” affermò Neji.
Non aspettai oltre, mi misi a correre
verso quella direzione, non fermandomi nemmeno per i lividi che mi procuravo,
quando cadevo a causa del terreno troppo regolare.
Tutti mi urlavano di fermarmi, ma non
diedi loro retta.
Ad un tratto mi fermai. Tecnicamente ero
arrivata al luogo che mi interessava e dove Naruto doveva
trovarsi.
C’era ancora parecchia polvere che
volava, il che mi confermava l’esattezza del luogo.
“Sakura, ma sei impazzita a correre via
così? Potevi perderti!” mi sgridò Ino dopo avermi
raggiunta.
“Si…scusa!”
dissi, mentre cercavo di riprendere fiato.
Mi guardavo intorno, ma non vidi niente. La
speranza di trovare tracce di Naruto si era rilevata
vana.
“Non è sicuro rimanere qui sotto…potrebbero esserci ancora dei cedimenti!” disse Shikamaru.
Tutti lo ignorammo.
“Ma cosa parlo a fare? Che seccatura!”
disse.
“Kiba…senti
ancora il suo odore?” chiesi.
“Si, ma si sta muovendo…molto
velocemente anche!”
Ad un tratto sentimmo dei forti rumori,
come se qualcuno stesse sbattendo violentemente contro qualcosa.
“Pensate che sia Naruto
a creare questo rumore?”
“No! vedo chiaramente colui che possiede
quel chakra spaventoso, sbattere violentemente contro
un muro…sbriciolandolo!” disse HInata.
“Un umano resterebbe a terra t-tramortito al primo colpo!”
“Deve essere causa sua il crollo! Questo villaggio,
compone le fondamenta sul quale ora Konoha si regge
in piedi e se viene danneggiata qualche struttura che funge da trave…ecco che causa cedimenti! È andata bene che la
palazzina fosse in costruzione, ma se si continua così il prossimo crollo,
potrebbe interessare qualche abitazione abitata!” ci informò Neji.
“Quindi non ci resta che fermare Naruto! non vorrei mai che danneggiasse il mio quartiere!”
disse Sasuke.
“Non è Naruto!
nessun umano possiede un chakra del genere!” ripetèNeji.
Vidi Sasuke
alzare gli occhi al cielo “Ti dico che è lui! quel pivello…ha
poco di umano!”
Tutti, tranne me e Shikamaru,
guardarono stupiti Sasuke.
“Non parli mai e proprio quando devi
tacere, decidi di far sentire la tua fastidiosa voce?” disse Shikamaru.
“è vero quello che Sasuke-kun
ha detto, Sakura?” mi chiese Ino.
Guardai tutti dispiaciuta…non
sapevo se dire loro la verità o no, ma in fondo se lo meritavano. Poteva accadere
qualcosa di male se si fossero trovati la volpe davanti, senza sapere di
correre questo rischio.
Annuii e spiegai loro tutto quello che c’è
da sapere.
“Ora se non volete più aiutarmi…potete anche andarvene!” dissi non guardando in
faccia nessuno.
Rimase il silenzio per un po’.
“So bene che non sei intelligente e bella
come me, ma…so che non daresti la tua fiducia a
coloro che non se la meritano…io sono con te!” disse Ino.
La guardai stupita.
“Anch’io mi fido di Sakura-san!”
disse Hinata.
Sorrisi.
“Sono curioso di vedere in faccia questo
misterioso Naruto!” disse Neji.
“Uffa…un
topolino, mi ha rubato l’ultima patatina…se portiamo Naruto via di qui…come minimo mi
deve offrire la cena!” disse Chouji provocando una
risata in tutti noi.
Ma la risata durò poco.
“Che diavolo ci fanno dei mocciosi come
voi qui?”
Tutti ci girammo verso una figura misteriosa…era un Anbu con una
maschera da gatto.
“è pericoloso, dovete andarvene
immediatamente da qui, se non volete finire male!” disse il ninja
“Non
dirò niente al mio capo che siete venuti a cercare quel ragazzo qui, ma
muovetevi ad andare prima che qualche altro ninja vi trovi.”
Ci disse. Rimanemmo sorpresi che volesse
lasciarci andare senza dire niente ai suoi superiori.
Alla fine era un brav’uomo, ma la stessa
cosa non valeva per i suoi compagni.
“Che fretta c’è?” disse un nuovo ambu con la maschera da corvo “Sono appena arrivati, perché
impedire loro di fare un viaggio turistico?”
“Andiamo, sono solo dei ragazzi. Lasciamoli
andare!” disse il “gatto”
“Hai sentito gli ordini? Se qualche
amichetto del mostro, fosse venuto a liberarlo…avremmo
dovuto sistemarli!” disse un ambu con la maschera da
cane.
“Si lo so, ma…”
“Vuoi disubbidire agli ordini?” chiese
conferma il “corvo”
Silenzio.
“non hai niente da dire? Bene…allora farai loro compagnia!” disse infine il “cane”
con un tono minaccioso e divertito.
Non pensavamo che li sotto ci potesse
essere qualcun altro oltre a Naruto.
Avevamo abbassato la guardia, grande
errore per dei ninja al nostro livello. Non eravamo più dei genin
appena usciti dall’accademia e una mancanza simile non doveva minimamente
essere compiuta.
Tre ambu si
erano accorti della nostra presenza e ci avevano accerchiato.
Uno di loro era disposto a lasciarci
andare, se avessimo promesso di non intralciare più i piani del loro capo
Danzo. A parte il fatto che non avremmo mai mantenuto una promessa del genere,
purtroppo per noi, non avemmo possibilità di scelta.
I due compagni dell’ ambu
con la maschera da gatto, non erano dello stesso suo parere. Anzi vedendo l’insistenza
da parte sua a lasciarci andare, cominciarono a considerarlo un traditore, un
qualcuno che si stava opponendo agli ordini del loro capo.
Eravamo in trappola, ma non saremmo stati
da soli.
Cercammo di difenderci, in fondo eravamo
in maggioranza, ma presto altri ambu vennero a dare
man forte ai loro compagni.
Riuscirono a catturarci ed ad
imprigionarci.
Non ci rinchiusero in una prigione, la
sotto non ce n’erano. Ci legarono con delle catene di ferro a delle tubature. Anche
l’ambu con la maschera da gatto fece la nostra stessa
fine.
Essi non vedevano la necessità di imprigionarci
dentro a una gabbia, erano convinti che da li a pochi minuti, qualcun altro
sarebbe venuto a darci una lezione.
Prima di andarsene ci dissero “Mi
raccomando fate attenzione. Non vorremmo mai che il Kyuubi
venga a sbranarvi!” avevano un odioso sorriso sulle labbra.
Erano davvero quelle le loro intenzioni? Farci
uccidere così selvaggiamente? Mi chiedevo su che razza di ninja Konoha faceva affidamento.
Tsunade di sicuro non doveva saperne niente, se
no quegli esseri spregevoli, non si troverebbero più al villaggio.
Quando eravamo liberi dalla sorveglianza
degli ambu, i quali erano andati via con una certa
fretta, Kiba provo a liberarsi dalle catene cercando
di rompere qualche tubatura per poter sfilare via quegli arnesi che ci
impedivano i movimenti.
“Fermo!” disse l’ambu
in nostra compagnia “In questi tubi scorre il gas che va a finire in ogni casa
di Konoha. Se ne rompi una…primo
moriremmo soffocati e secondo con il chakra bollente
che il Kyuubi emana, l’intero villaggio salterebbe in
aria.
Kiba sbiancò di colpo e non solo lui.
Ino cominciò ad agitarsi.” Io non voglio
finire le mie giornate qui! Dobbiamo fare qualcosa e subito!”
“Un modo lo troveremo” disse Shino cercando di tranquillizzare un po’ tutti.
Aveva un’espressione calma, mi chiedevo
come facesse.
Anch’io avevo paura di morire, ma quello
che mi spaventava di più, era il fatto che sarebbe stato Naruto
a sporcarsi le mani del nostro sangue. Quegli ambu
erano troppo codardi per ucciderci loro stessi.
“Shino, come fai a essere così calmo?”
chiese Kiba.
“Agitarsi non serve a niente, fifone!”
disse Sasuke con la sua solita freddezza.
Ogni momento che passavo con lui, mi
rendevo conto di essere stata una stupida a innamorarmi di lui. era un
bellissimo ragazzo, su questo nessuno poteva dire niente, ma non è solo la
bellezza che conta, ma anche l’aspetto interiore…dico
bene?
Non
era cattivo, di questo ne ero convinta. Sapevo che il suo atteggiamento era
solo dovuto all’odio che provava verso il fratello, ma così facendo rischiava
di rimanere, oltre che senza famiglia, senza amici. Ci volle molto tempo prima
che riuscissi a fargli capire che con questo suo atteggiamento, non avrebbe di
certo migliorato le cose.
“Bau bau!”Akamaru
abbagliò, facendoci girare verso di lui.
Solo ad allora ci accorgemmo che lui non
era stato legato. Il cane bianco quando capì che non avevamo scampo, si era
nascosto, per fornirci aiuto in un momento successivo.
“Akamaru sei
grande!” disse Kiba tutto felice, quando vide che in
bocca al cane c’era una specie di piccola sega, non più in buone condizioni. Probabilmente
era appartenuta a qualche artigiano del passato, e ora serviva a noi per
rompere le catene.
Il primo a liberarsi ovviamente fu Kiba, il quale provvide successivamente a liberare tutti
noi.
Mentre trafficavamo con le catene,
diversi tremori della terra, ci avvertivano dell’avvicinamento di Naruto.
Mancava solo l’ambu,
quando Ino attirò la nostra attenzione.
“Ragazzi! Io credo che siamo nei guai!”
Un Kyuubi con
tre code era davanti a noi.
Potevamo sentire il calore del suo chakra. In quello spazio chiuso quel caldo ci faceva
soffocare. Era come se ci fosse stato un incendio. L’ossigeno sembrava quasi
essere bruciato dalle fiamme.
Naruto era messo a 4 zampe e ringhiava. I suoi
lineamenti si erano fatti più canini. Denti e unghie erano cresciuti in modo
innaturale per un umano e gli occhi sembravano ancora più intrisi di rosso delle
altre volte.
Ci guardava con uno sguardo assassino…no, non è esatto, Kyuubi
ci guardava come un predatore guarda la sua preda.
“Q-quello è Naruto?”Chiese Ino.
“Esatto! Solo che ora non è nella sua
forma migliore!” disse Shikamaru.
“Presto ragazzi, dobbiamo andarcene da
qui!” disse l’ambu spaventato.
“No! siamo venuti fin qui con uno scopo…e non ce ne andremo senza Naruto!”
dissi decisa mettendomi davanti agli altri.
“Sakura, ti devo ricordare cosa è
successo a chi ha affrontato Kyuubi 16 anni fa? Come pensi
di riuscire a fermarlo?” chiese Ino.
Scossi la testa. Non ne avevo la più
pallida idea.
Speravo da una parte che mi riconoscesse,
ma avevo intuito che maggiormente Naruto era sotto il
controllo della volpe e più diminuiva la sua capacità di intendere e di volere.
“Ha u-unchakra spaventoso! Non saremmo mai in grado di affrontarlo!”disse
Hinata spaventata.
Naruto lanciò una palla di chakra
verso di noi.
Neji si posizionò davanti a tutti e disse “Non
ti devi arrendere ancor prima di aver tentato. Rotazione suprema!” esclamò
cominciando a girare su se stesso ad una velocità sorprendente, per rendere
nulla la tecnica usata dal demone.
Neji era riuscito a bloccare la sfera di chakra, ma essa era riuscita comunquea scalfirlo, lasciandogli delle lievi
bruciature, soprattutto sulle mani.
Ino provvide subito a curarlo.
“è troppo potente. Non resisteremo a
lungo!” disse Kiba “ ma non mi arrendo, Akamaru!”
Il mio compagno richiamò il suo fedele
amico per andare all’attacco insieme. Praticarono la tecnica delle zanne
perforatrici, ma Naruto con un semplice ruggito,
riuscì a rispedire i due indietro.
“Naruto
fermati!” gli urlai. “Sono io, Sakura! Non mi riconosci?”
Lo chiamai diverse volte, ma lui non
sembrava sentirmi. Anzi aveva ingaggiato una dura lotta con tutti i miei
compagni e uno alla volta, li aveva messi al tappeto, anche Sasuke,
Neji e Shikamaru che erano
i migliori tra noi.
Troppo grande era la sua potenza e la sua
rabbia, dopo l’ennesima volta che veniva trattato come un mostro.
Si preparava a sferrare un ultimo colpo. Un
attacco ben più grosso di tutti gli altri.
Potevamo avvertire la sua potenza sulla
pelle. Se non si fosse fermato, non solo noi avremmo fatto una brutta fine,
anche Konoha sarebbe stata in serio pericolo.
Le fondamenta sulle quali il villaggio
sorgeva, sarebbero state spazzate via, creando così un distruzione, se non
totale, di gran parte del paese.
Dovevo fermarlo…a
tutti i costi.
Non lo chiamai più. Sapevo che era
inutile.
Mi misi a pochi metri distante da lui con
le braccia aperte e uno sguardo determinato. Non avevo nessuna intenzione di
tirarmi indietro e soprattutto di abbassare lo sguardo.
Quella si sarebbe rivelata una lotta
mentale.
Avevo paura di non riuscire a superarla.
Il mio timore di quegli occhi pieni di odio era troppo grande.
Non demorsi e la mia determinazione fu
premiata.
Vidi Naruto
abbassare il colpo che stava preparando e fissarmi a lungo.
Piano, piano si avvicinò a me.
Ebbi l’istinto di fare qualche passo indietro,
ma per fortuna le mie gambe non obbedirono.
L’ultima cosa che Naruto
doveva vedere era il mio timore verso i suoi confronti.
Poi lo sentii. Era un suono debole, ma
chiaro.
Naruto mi stava chiamando.
“S-sakura!”
Il mio cuore si fermò, come anche il mio
respiro. Mi aveva riconosciuta.
Sperai che quei momenti di terrore
fossero finiti, ma Naruto era ancora sotto controllo
della volpe e quell’attimo di lucidità non era bastato per far tornare il
ragazzo in se stesso.
Si mise a ringhiare. Era un ringhio
possente che fece tremare le mura.
Quel poco che avevo visto del ragazzo era
svanito. Ora Kyuubi era nuovamente davanti ai miei
occhi e questa volta non si sarebbe fermata.
Era la fine, per me, per i miei compagni…per tutti.
Chiusi gli occhi aspettando che la morte
sopraggiungesse, ma non successe niente.
Quando alzai le palpebre, vidi davanti a
me le spalle di Kakashi, Tsunade
e di un ambu. Per un attimo pensai che l’ambu in questione fosse lo stesso che aveva tentato disalvarci, ma dopo uno sguardo più attento, mi
resi conto che la maschera era diversa.
Dopo il primo stupore, spostai il mio
sguardo verso Naruto, che stava lottando con dei cani
fatti di legno, che gli si buttarono addosso.
Successivamente venni a sapere che quell’ambu di nome Yamato, aveva il
potere di sopprimere il chakra della volpe a nove
code.
I cani riuscirono a imprigionare kyuubim la quale lentamente si ritirò, lasciando un Naruto esausto, ma cosciente.
Mi avvicinai subito a lui per vedere le
sue condizioni, mentre Tsunade si occupava degli
altri.
Solo quando tutti ricevemmo le cure di
cui avevamo bisogno, l’hokage e Kakashi
fecero a tutti quanti noi una bella lavata di capo.
Non erano contenti che avessimo…che io avessi disubbidito agli ordini dell’hokage e soprattutto che avevo fatto rischiare la vita a
tutti i miei compagni.
“Spero che questo vi serva da lezione! Potevate
morire, ve ne rendete conto? “ disse furiosa Tsunade
passando il suo sguardo su ognuno di noi “siete fortunati che Shino, sia riuscito a mandare un messaggio a suo padre,
tramite i suoi insetti e che esso sia venuto ad avvertirci!”
Tutti ci girammo verso Shino.
Se non avessimo fatto partecipare anche
lui a quella spedizione, non so come avremmo fatto a salvarci da quella
situazione.
“Ora sarà meglio andare, prima che altri ambu vengano a infastidirci” disse l’ambu
con la maschera da gatto. Solo allora capimmo il motivo per cui non ci volesse
morti anch’egli. Non era un ambu della radice, ma si
spacciava per uno di loro per poi informare l’hokage
dei loro piani. In poche parole era una spia dalla nostra parte.
Tutti ci rialzammo da terra, per uscire
finalmente da quel luogo orribile, ma facemmo solo pochi passi prima di
ritrovarci davanti un numero spropositato di ambu.
“cavoli, ma quanti sono?” chiese Shikamaru “Che seccatura!”
Ci mettemmo in posizione di difesa,
quando ci accorgemmo che fra gli ambu qualcuno si
muoveva nella nostra direzione.
“Mi avevano avvertito che degli intrusi
avevano cercato di rubarmi nuovamente Kyuubi, ma non
pensavo che tu fossi così stupida Tsunade! Non melo
aspettavo date…cioè non così direttamente.” disse l’uomo
“Danzou!” disse
L’hokage guardando l’uomo con disprezzo.
“Spiacente Tsunade,
ma non posso permettere che tu e i tuoi mocciosi, mi impediate di realizzare il
mio sogno!” disse sorridendo “Oh non ti preoccupare per Konoha…presto
avrà un nuovo Hokage e una nuova politica!” disse
prima di dare l’ordine ai suoi uomini di attaccare.
Speravo davvero che quell’incubo fosse
finito e che avrei di nuovo avuto Naruto.
Qualche volta mi sentivo così egoista.
Consideravo Naruto
come qualcosa che mi appartenesse, ma il fatto e che ero talmente affezionata a
lui…che non accettavo che qualcuno lo portasse via da
me, soprattutto per fargli compiere atti spregevoli.
Tutti noi ci mettemmo davanti a Naruto, come se avessimo avuto la possibilità di rendere
più difficile la sua cattura.
Avevo piena fiducia nell’hokage e in Kakashi e anche i due
ambu nostri alleati sembravano piuttosto potenti, ma
davanti a uno schieramento di ninja del genere…anche
loro potevano poco.
In men che non
si dica, ci ritrovammo tutti imprigionati. Ognuno di noi era stato preso in
ostaggio da un ambu diverso.
Erano stati velocissimi, tanto che solo Kakashi e Sasuke, grazie al loro sharingan erano riusciti a prevedere l’attacco.
Non erano però riusciti ad avvertirci in
tempo. Provarono a fare resistenza, soprattutto Sasuke
che non prestava ascolto agli ordini dell’hokage, ma
alla fine anche loro dovettero soccombere.
Per di più loro due vennero poste delle
bende sugli occhi, in modo da evitare che facessero scherzi con la loro arte
oculare.
Avevano pensato proprio a tutto, come se
sapessero chi sarebbe andato a salvare Naruto.
Probabilmente gli ambu
che ci avevano precedentemente catturato, avevano avvertito Danzou
e preso provvedimenti per ognuno di noi.
Ad Akamaru
venne messa una museruola, mentre a Shino era stato
preso da un ambu che si era cosparso il corpo di non
so di che tipo di sostanza. Si può definire una specie di insetticida che mise
i poveri insetti e Shino compreso, fuori
combattimento.
A Chouji
vennero messi dei guanti di ferro in modo tale che non potesse ricorrere
all’espansione del pugno.
Neji e Hinata,
furono legati pesantemente, in modo da non poter usare i loro colpi in grado di
causare danni al sistema circolatorio del chakra.
Per Shikamaru,
me, Ino, Tsunade, Kiba, Yamato e l’altro ambu, non vennero prese particolari provvedimenti, dato che
non avevamo abilità speciali come i nostri compagni.
Cioè anche noi potevamo essere
pericolosi, ma con le mani legate, non potevamo attuare chissà quale tecnica,
dato che dovevamo comporre dei sigilli.
Eravamo in guai seri…ma
va? Direte voi.
Cosa volete che vi dica? Ho una dote
particolare per cacciarmi nei guai. Il problema è che coinvolgevo gente
innocente ad affondare con me.
Naruto, a differenza di tutti noi, non venne
nemmeno sfiorato, come se avesse avuto la lebbra.
In realtà per lui i piani erano diversi.
Il ragazzo non venne considerato al
momento pericoloso, dato che aveva appena ripreso la sua forma normale, dopo
aver sottoposto il suo corpo a una quantità estrema di chakra.
che era provato si vedeva da un miglio di distanza.
Naruto osservava tutto con uno sguardo carico
di rabbia, ma con occhi sempre azzurri.
Sembrava che stesse aspettando una mossa
dal nemico.
“Kyuubi,
lasceremo andare i tuoi amichetti, solo se farai quello che ti dico io!” disse Danzou con un ghigno sulle labbra.
Cercai di liberarmi dalla presa dell’ambu strattonandolo e urlai “Si chiama Naruto!”
Danzoi non sembrò nemmeno notarmi.
“Cosa ne dici? Accetti o…” cominciò col dire facendo poi cenno a un suo sottoposto
di portagli li vicino il primo ostaggio.
Il primo a essere preso di mira fu Shikamaru.
Danzou bisbigliò qualcosa all’ambu che teneva prigioniero ilmio compagno e divertito assistette alla
scena che si susseguì subito dopo.
Un potente calcio venne scagliato nello
stomaco del Nara, il quale si ritrovò piegato in due.
“Questo è quello che accadrà se non mi
darai retta!” disse minacciandolo.
Naruto sgranò gli occhi e ci guardò uno ad uno.
“Naruto non
farlo!” gli urlai.
L’ambu mi mise
una mano sulla bocca per mettermi a tacere. Come reazione lo morsi e per
vendicarsi il ninja mi prese per i capelli impedendomi di muovermi.
Quel trattamento nei miei confronti fece
agitare non poco Naruto, il quale si mise a mordersi
le labbra fino a farsi del male.
Non disse né fece niente. rimaneva
immobile ad osservare.
Gli sorrisi, ignorando il dolore, per
rassicurarlo che stava agendo bene e che non doveva cedere ai suoi ricatti.
“Vedo che sei difficile da convincere!”
disse Danzou facendosi portare una seconda vittima.
“Non sai quanto desideravo vederti
strisciare ai miei piedi, Tsunade!” disse Danzou dopo aver fatto colpire più volte Tsunade.
La mia maestra era a terra e tossiva.
Volevo tanto aiutarla e se in quel
momento fossi stata io la forza portante di Kyuubi,
sarei esplosa e avrei fatto a brandelli quell’essere schifoso.
I nemici eranoin tanti …ma mi
chiedevo come avevano fatto a prenderci così facilmente.
Non mi sembrava molto strano che io e i
miei compagni non avessimo avuto speranza contro ninja del livello del nostro
nemico, ma Kakashi, Yamato,
Tsunade…erano pienamente al livello loro, se non di
più, eppure non avevano posto molta resistenza. Solo Kakashi
all’inizio, ma dopo un ordine di Tsunade si fece
prendere senza battere ciglio.
Non capivo il perché di quell’ordine, poi
ad un tratto un’illuminazione.
Se avessimo posto resistenza , sarebbe
scoppiata una piccola guerra e oltre a causare danni alle fondamenta del
villaggio, Naruto, molto suscettibile alla violenza,
si sarebbe nuovamente scatenato e difficilmente saremmo riusciti a fermarlo
nuovamente.
La situazione era critica. Sia in un modo
che nell’altro pensavo che non saremmo più riusciti a uscire da quel posto
vivi.
Dopo Tsunade fu
il turno di Sasuke. Il mio compagno non accettò di
farsi picchiare senza reagire, ma questo gli costò solo più colpi.
Dopo Sasuke è
toccato a Neji.
Mi chiedevo del perché non prendesse me.
Doveva aver capito che ero io la persona che faceva scattare qualcosa nel
ragazzo.
Sono stata solo una stupida a farmi
quella domanda. Era ovvio heDanzou
voleva solo divertirsi con noi e vedere come ci prostravamo a lui.
Quando fu il turno di Ino,
Naruto reagì.
“No!” disse con tutto il fiato che aveva
in gola.
Ino lo guardò shoccata.
“Ino mia amica!
No male!” disse facendo sorprendere tutti.
Con Ino non
aveva allacciato un vero rapporto. Le aveva parlato solo una volta, ma lui
considerava amici anche solo le persone che gli avevano rivolto la parola.
“Oh lei è tua amica. Ti dispiace se le
faccio del male!” disse Danzou prendendo la palla al balzo.
“Se mi obbedirai e ti farai applicare questo dispositivo, la lascerò andare!”
disse mostrando un dispositivo di controllo del chakra.
“prima libera!” disse Naruto
facendo intendere che avrebbe accettato solo una volta che Ino
fosse lasciata andare.
Nonostante non avesse vissuto molto nel
nostro mondo, aveva già capito come funzionava e cioè non cedere hai ricatti
senza prima aver combattuto.
Però Naruto era
leale e dopo che Ino venne messa in salvo, si fece
applicare quel dispositivo di controllo del chakra
senza dare “noie”.
Quell’aggeggio gli venne applicato in
pancia e subito da esso uscirono delle scariche elettriche che fecero urlare Naruto dal dolore.
Danzou si mise a ridere “quel dispositivo si
attiva ogni volta che il chakra della volpe non è attivo
e non smetterà finchè non richiamerai a te il potere
del Kyuubi!”
Naruto che aveva stretto gli occhi per il
dolore, ne aprì leggermente uno per guardare con odio quell’uomo.
Danzou sembrava compiaciuto da quello sguardo
carico di odio e rosso. Sembrava che volesse proprio quello.
Il ragazzo continuava a urlare e come per
proteggersi da quelle scariche elettriche richiamò nuovamente il potere del bijuu, che gli diede l’aspetto simile a una volpe, e subito
mise a tacere il dispositivo.
“Bene, molto bene!” disse Danzou. Vedo che hai capito come funziona il nostro gioco!”
Naruto ringhiò. Era in posizione seduta, come
un cane, e guardava con astio l’uomo.
Successivamente fummo condotti tutti
all’esterno, compreso Naruto ancora avvolto da chakra del demone con una prima coda che sventolava.
Gli abitanti del villaggio vedendolo e
sentendo il suo chakra, riconobbero il Kyuubi cheaveva
sterminato il villaggio negli anni passati e si diede alla fuga.
Danzou non poteva essere più entusiasta.
“Fonderò il mio regno sul terrore e tutti
obbediranno ciecamente ai miei ordini!” disse alzando il braccio sano in aria
come per proclamarsi autonomamente il nuovo capo del villaggio.
Noi tutti guardavamo orripilanti la
scena.
Questa volta però non rimanemmo fermi a
guardare, ma uno per volta ci ribellammo. Ormai Naruto
avrebbe perso di sicuro nuovamente la ragione. Non c’era più motivo per
rimanere fermi a subire per non scatenare la volpe a nove code. Il dado era
stato tratto e ora toccava a noi giocare.
Scoppiò una guerra fra di noi e la
radice. Altri ninja dalla nostra parte vennero a darci man forte, ma più ne
arrivavano e più comparivano anbu nemici.
Era una lotta che si sarebbe conclusa con
un solo vincitore sicuramente, ma con la perdita di molti uomini.
Tutto quello che Tsunade
voleva evitare…si era avverato…solo
per colpa mia.
Non avevo voluto dar retta all’ordine
della mia maestra e ora mi trovavo in una situazione senza via di uscita.
L’unica cosa che potevo fare era dare il meglio di me stessa, per evitare danni
irrimediabili.
Mentre tutti combattevamo, Danzou ordinò a Naruto “Ora
aumenta la quantità di chakra ed elimina tutti coloro
che si voglio opporre al mio regno!”
Naruto non obbedì. Era ancora lucido e in grado
di capire che quanto gli veniva chiesto era una cattiva azione.
Nel periodo che era rimasto libero, gli
avevo spiegato la differenza tra bene e male e fatto capire come riconoscere
una cosa dall’altra. Cosa doveva evitare per non essere considerato un mostro.
A quanto pare la lezione era stata bene assimilata,
ma quando Danzou aumentò il voltaggio delle scariche
elettriche in modo tale che le potesse sentire anche in quelle condizioni, Naruto, non tanto per sua volontà, aumentò il suo potere
giungendo nuovamente a tre code.
Naruto ormai avendo perso il lume della
ragione, fece quello che il nemico gli aveva chiesto, ma esso non era ancora
soddisfatto. Voleva sentire le urla e sentire la gente implorarlo di smettere
quella carneficina.
Naruto infatti, anzì
no, Kyuubi infatti aveva già fatto fuori parecchie
persone innocenti. Il ragazzo che conoscevo io non l’avrebbe mai fatto.
Danzou voleva di più e continuò ad aumentare il
voltaggio.
Come dice il proverbio se giochi con il
fuoco, rischi di scottarti.
La pelle cominciò a staccarsi da varie parti
del corpo di Naruto, lasciando intravvedere un colore
misto fra nero e rosso, che lo copriva ovunque.
Poi una palla nera lo avvolse
completamente per esplodere successivamente e lasciare spazio a un piccolo bijuu in miniatura con ben 4 code.
Ora Naruto era
davvero fuori controllo e niente avrebbe potuto fermalo.
Cominciò a lanciare sfere di chakra, lasciando al suo passaggio solo macerie.
Danzou rideva, ma presto cominciò a tremare
quando la volpe si girò verso di lui.
“Tu! Stupido essere, come osi trattarmi
come se fossi il tuo animaletto domestico, me la pagherai!” disse la volpe a
nove code avvicinandosi minacciosamente verso colui che si considerava il suo
padrone.
“Tu non puoi farmi niente. ora sei sotto
il mio controllo, o preferisci che continui ad aumentare il voltaggio delle
scariche elettriche?” disse
La volpe sorrise. Quel lurido verme
attuòla sua minaccia, ma non successe
niente.
“povero illuso. Credevi davvero che
quell’aggeggio avrebbe resistito al contatto con tutto il mio bollente chakra? ora non esisterà nemmeno più e ciò sai che
significa a parte il fatto che sei morto? Che sono libera!”
La volpe subito dopo si scagliò contro Danzou e di lui non ne rimase traccia. Forse il chakra bollente aveva sciolto anche lui come il suo
dispositivo di cui andava tanto fiero.
Una fine orribile, ma se l’era cercata.
Mai stuzzicare la volpe che dorme.
Ora la minaccia di Danzou
era terminata e la radice, morto il suo capo, smise di combattere e si fece
catturare dai ninja contro cui combatteva. Se tutto fosse finito bene,
sarebbero stati condannati alle prigioni di Konoha
per il loro tradimento.
Ma ora il problema maggiore era li
davanti ai nostri occhi: Kyuubi dalle 4 code.
Finalmente
dopo quasi un mese, aggiorno!!! Perdonatemi se vi faccio attendere tanto. Il
fatto e che mi vengono in mente altre ff da scrivere
e quindi trascuro quelle che ho già iniziato a pubblicare.
Ma
ieri sera mi sono imposta di continuare questa.
Spero
che il capitolo vi piaccia, anche seforse è sempre un po’ ripetitiva sta faccenda della minaccia del Kyuubi, ma credo che sta fanfic
sarà concentrata soprattutto su questo, poi non so veramente cosa ne uscirà
fuori.
Ringrazio
coloro che recensiscono e che mi seguono.
Risolto un problema, eccone spuntare
fuori un altro.
Kyuubi, il demone dalle nove code, era li
davanti a noi e sfoggiava tutta la sua immensa potenza.
Niente sembrava fermarla ne spaventarla,
tutto ciò che le capitava a tiro, distruggeva.
Poco gli importava se erano cose, animali
o persone.
Se si continuava così, presto Konoha sarebbe scomparsa dalle cartine geografiche di tutto
il mondo…sperando che si sarebbe fermato al nostro
piccolo villaggio. Ma qualcosa mi diceva, che se non riuscivamo a fermarla,
avrebbe continuato imperterrita la sua distruzione in tutto il paese del fuoco.
Era mostruosa, tanto che per un attimo mi
dimenticai che dentro a quel bijuu in miniatura, si
trovava una persona importante per me.
Ebbi nuovamente l’istinto di chiamarlo e
parlargli per farlo ragionare, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Se con tre
code non mi aveva udito, quante possibilità aveva adesso di captare la mia
voce?
Siamo realistici…meno
di zero.
No, sta volta dovevo agire, più
precisamente tutti quanti noi avremo dovuto fare qualcosa e, anche se mi era
difficile anche solo pensarlo, dovevamo considerarlo un nemico e non avere
paura di fargli male.
Qui non c’era in gioco solo la sua vita,
ma quella di tutti.
Ora mi rendevo conto di cosa Tsunade mi aveva detto il giorno prima a casa di Kakashi.
Non si può tentare di salvare una sola
persona, se c’è in gioco di più…in questo caso il
villaggio.
Avevo ignorato questo avvertimento e ora
eravamo arrivati a questo punto.
Non potevo sorvolare nuovamente sulla
questione, anche se speravo con tutta me stessa che anche sta volta la
situazione si sarebbe risolta nel migliori dei modi.
Eravamo tutti contro uno, ma credetemi se
vi dico, che quell’uno era molto più potente di tutti noi messi insieme.
Usammo ripetuti attacchi contro la volpe
per fermare la sua follia distruttrice.
Fu tutto inutile.
L’imprigionamento dell’ombra di Shikamaru, gli insetti di Shino,
le zanne perforanti di Kiba, il pugno gentile di Hinata, la tecnica delle 64 chiusure di Neji,
lo scambio dell’anima di Ino, la tecnica dell’espansione
di Chouji, il raikiri di Kakashi e il chidori di Sasuke furono completante inutili contro un avversario del
genere. La volpe era stata in grado di debellare tutti i nostri attacchi con
una sola zampa.
Incredibile quanto poteva contenere un
solo essere.
Come faceva Naruto
a sopportare tutto quello?
Fra noi solo Yamato
riuscì a imprigionare Kyuubi, anche se solo per pochi
attimi.
Usando la sua tecnica del legno, creò una
gabbia forte e resistente per i nostri occhi,ma un semplice insieme di bastoncini per il potente chakra
della volpe.
Con un semplice ruggito fece tremare l’intera
struttura e infine la distrusse.
Ora era di nuovo libera a creare
scompiglio al mio villaggio natio.
Eravamo tutti a terra. Esausti. Non sapevamo
più cosa tentare.
Improvvisamente però, sotto i nostri
occhi increduli, accadde qualcosa.
Il mondo circostante attorno cambiò. Non ci
trovavamo più a Konoha. Ci guardammo tutti spaesati.
Era una tecnica di Kyuubi?
No, lei sembrava più sorpresa di noi.
“Cosa sta succedendo?” sentii Ino chiedere.
Ci trovavamo in un lungo corridoio
rossastro senza uscite. Le pareti e il pavimento erano uguali…morbide
e appiccicose.
A che era dovuto quel cambio di
paesaggio? E soprattutto ci trovavamo ancora a Konoha?
Fu una voce a farci capire cosa stava
accadendo.
“Serve una mano?”
Sorpresi, ci girammo tutti verso il
possessore di quella voce.
Era un uomo sulla cinquantina, altro, con
capelli lunghi e bianchi legati in una coda. Sulla fronte portava un copri
fronte con sopra scritto eremita.
Non sapevo chi fosse, ma Tsunade sembrava conoscere quel tizio.
“Jiraya? Tu che
ci fai qui?”
“Le spiegazioni a più tardi Tsunade, qui mi sembra che abbiate qualche problemino!”
disse
“Ma no! tu dici?” disse la mia maestra.
Sembrava che quei due si sarebbero messi
a bisticciare, peccato che non era il momento più adatto.
Tutti noi guardavamo quei due stralunati,
ma un tremore della terra ci riportò al presente.
Kyuubi stava cercando invano di uscire da quel
luogo.
Incredibile pensare che i suoi attacchi
non riuscissero a scalfire quel luogo, ma se nemmeno lei ci riusciva, noi come
saremo usciti?
“Cosa accidenti è questo posto” chiese Shikamaru.
“ Ci troviamo all’interno dello stomaco
di un rospo! Tranquilli, è una mia tecnica speciale, nessuno è stato divorato!”
si rivolse al demone “Ehi tu volpina! Puoi provare tutti gli attacchi che
volete, ma non riuscirai a scalfire questo stomaco!” disse sicuro di se.
“Ne sei proprio certo?” chiese Kakashi.
“Ehm…no, ma per
ora resiste funziona!”
Che bello, le nostre vite erano in mano a
uno svitato, che poi scoprii essere un ninja leggendario.
Me lo immaginavo più…serio
e composto un tipo con una carica così importante sulle spalle.
Kyuubi si innervosì. Credo che chiamarlo
volpina non era un buon appellativo con cui rivolgersi a lui.
Ci puntò e cominciò a caricare un colpo
da scagliare verso di noi.
“Presto uscite!” ci ordinò Jiraya, creando un buco nello stomaco del rospo e uscendone
lui stesso.
Il varco che ci permise di tornare per le
strade di Konoha si richiuse alle spalle del sennin. Kyuubi era intrappolata.
“Bene e ora vediamo di farla finita!” lo
sentii dire mentre componeva dei sigilli.
Lo strano stomaco sembrava rimpicciolirsi
sempre più.
“Cosa ha intenzione di fare?” gli chiesi
preoccupata per le sorti di Naruto.
“Di stringere lo stomaco fino a soffocare…”
Non gli permisi di terminare la frase che
gli urlai contro.
“Non può farlo. non può uccidere il bijuu. Lui in realtà è…”
“è un ragazzo! Lo so, tranquilla
ragazzina. Ho solo intenzione di soffocare il chakra
della volpe fino a ridare a Naruto il pieno possesso
del suo corpo!! Mi disse.
Lo guardai stupita.
Lo avevo giudicato male, quanto invece da
vero ninja aveva pensato a tutto. Aveva calcolato cosa fare per salvaguardare Konoha e la vita di Naruto.
Si meritava l’appellativo di sennin.
All’interno dello stomaco si vedevano i
vari tentativi di kyuubi di liberarsi, fino a quando
tutto cesso.
Ci fu un lungo silenzio carico d’ansia.
Cosa ne era stato di Naruto?
Jiraya posò la mano per terra e fece scomparire
in una coltre di fumo la sua tecnica, facendo intravvedere un Naruto pieno di ferite e privo di sensi.
Corsi immediatamente da lui per
controllare le sue condizioni.
Era ustionato dalla testa ai piedi.
Cosa cavolo aveva dovuto subire il suo
corpo durante la durata della trasformazione?
Tsunade si avvicinò a me e mi aiutò a metterlo
un po’ in sesto e successivamente avremo pensato al suo trasferimento in
ospedale.
Esso però non fu necessario. Guarite le
scottature più gravi, Naruto si svegliò e sembro che
niente gli fosse successo.
Si guardò a torno spaesato e vedendo
tutto a torno a se distrutto disse
“scusa! Colpa mia!” abbassò la testa.
Mi sorpresi. Si ricordava tutto. Eppure una
volta mi disse che non si ricordava niente di quello che faceva quando tutti
gli dicevano che si era comportato male.
Lo portammo a casa di Kakashi
per permettergli di riposare, ma le domande non furono evitate.
“Naruto, ti
ricordi quello che è successo?” chiese Tsunade.
Scosse la testa.
Sentii Tsunade
sospirare “Naruto, ascoltami bene, tu sai che sei il
portatore di un demone molto potente?”
Il ragazzo non capì e mi guardò in cerca
di un aiuto a comprendere.
Mi aiutai con i gesti.
“tu sai che in te c’è un mostro?”
Lo vidi abbassare la testa “Si!”
Per un attimo pensai che avesse capito
che lui era un mostro, ma…
“Kyuubi, nome
mostro! Volpe nove code”
Sussultammo. Come faceva a sapere tutto
ciò.
“Lui parla me! tante volte!”
Anche quella rivelazione ci lasciò
shoccate.
“Io mostro, causa sua! Io no cattivo, lui
si!”
Era incredibile come sapesse della sua
situazione.
“Io no…uhm…forte.
Lui vince su me!”
Anche se a fatica cercava di spiegarci
come il demone riusciva a prendere il possesso su di se. Naruto
aveva nel cuore molto risentimento ed il demone giocava su quel sentimento
negativo.
Nonostante fosse sempre cresciuto in una
prigione e non avesse conosciuto una vita migliore di quella, lui sapeva che c’era
qualcosa di meglio al di fuori di quelle mura che lo tenevano prigioniero.
La volpe gli aveva descritto come era il
mondo esteriore e di come le persone vivevano tranquille, mentre lui era in
quel luogo orribile a soffrire.
Spesso esso non capiva le cose che gli
riferiva, non avendole mai viste, ma sapeva che c’era qualcosa di sbagliato
nella vita che lui conduceva e tutto quell’odio che sentiva verso i suoi
confronti gli davano la conferma, anche perché fra di loro gli ambu che lo sorvegliavano, parlavano amichevolmente tra
loro e non si trattavano come loro trattavano lui.
Tsunade ascolto tutto con molta attenzione e
continuava a porgere domande che io alla fine dovevo tradurre, ma una in
particolare me l’ero fatta anche io.
Naruto ci aveva detto di parlare con Kyuubi. Quest’ultimo parlava la nostra lingua, come mai
allora il ragazzo non aveva appreso il linguaggio?
“lei no parla me con parole, ma con chakra!”
Non capimmo.
“no capace di dire meglio, ma anche chakra parla!”
Praticamente ci stava dicendo che le persone
possono comunicare attraverso loro con il chakra.
Mi fece un esempio.
Quando io e Tsunade
lo stavamo curando, inconsciamente gli comunicammo il nostro desiderio che si
riprendesse e che tornasse con noi.
Il chakra è lo
specchio dell’anima e riflette i nostri pensieri.
Naruto era in grado di capire le persone solo
leggendolo. Aveva un’abilità speciale, che insieme al kyuubi,
lo rendeva speciale.
Successivamente lasciammo il ragazzo
nella sua stanza e Tsunade mi chiese di andare con
lei nel suo ufficio.
Mi voleva parlare.
Sapevo già quale era l’argomento. Mi avrebbe
sgridato per la mia incoscienza e per quello che avevo rischiato di fare.
Konoha sarebbe stata attaccata comunque, anche
senza il mio intervento, ma quello che non poteva perdonarmi era il fatto di aver
disubbidito a lei e al fatto di aver messo in pericolo molti miei compagni,
nonostante conoscessi i pericoli che comportava il mio comportamento.
Mi fece una lunga ramanzina, ma alla fine
mi perdonò. Mi confessò che se non fosse stata l’hokage
e non avesse dei doveri nei confronti di Konoha,
avrebbe fatto lo stesso, perché lei alla mia età era cento volte più impulsiva
di me.
Mi sentii leggera. Avevo paura che mi
avrebbe tenuto il muso per sempre, ma non potei dire che tutto si era risolto
nei migliori dei modi, perché qualche istante dopo, due persone anziane, i
consiglieri dell’hokage, entrarono nella stanza.
“Abbiamo sentito tutto Tsunade e abbiamo visto in che stato è Konoha.
è una fortuna che tutto si sia risolto per il meglio, ma l’avevamo avvertita. Se
Konoha sarebbe stata in pericolo Naruto
sarebbe tornato nella prigione!”
Tsunade sbatté violentemente i pugni sul tavolo “non
ve lo permetterò!”
“Fammi finire!” disse l’anziano “ma dato
che la colpa è di questa ragazzina, sarà lei a essere punita.”
Spalancai gli occhi
“Lei non centra con questo casino. È tutta
colpa di Danzou!” disse Tsunade
intervenendo in mia difesa.
“Danzou era un
uomo rispettabile che voleva proteggere Konoha, non
posso pensare che ci sia lui dietro quanto accaduto. Ora rispondi ragazzina!
Sei stata tu ad andare a cercare Naruto quando era
disperso, nonostante ti fosse vietato. Giusto?” mi chiese un anziano.
“Io…io!”
iniziai a balbettare
“Sei tu che hai voluto a tutti i costi
liberare quel mostro per permettergli di vivere una vita!”
Annuii.
“E guarda cosa ha comportato l’incoscienza
del tuo gesto! Se non ti fossi immischiata in cose che non ti riguardavano, Konoha non sarebbe in questo stato, molti ninja e Danzou sarebbero ancora vivi!”
Abbassai la testa
“Aspettate un momento. Sono io che vi ho
chiesto la liberazione di Naruto!”
“E vero, ma tu sapevi i rischi ed eri
indecisa sul da farsi. Non sei stata tu a dirci, che Naruto
affidato a una tua allieva non era pericoloso? e che potevamo contare su questa
ragazza? Abbiamo messo la nostra fiducia nelle sue mani ed è successo quello
che è successo. Ora ne pagherà le conseguenze!” disse l’anziana signora guardandomi
in modo severo.
“Sakura Haruno,
sarai rinchiusa nelle prigioni di Konoha!”
Quelle parole mi paralizzarono.
Su tutte le punizioni che credevo
avessero potuto darmi, non avrei mai pensato a niente del genere.
È vero che chi mette a rischio la
sicurezza di Konoha finisce in prigione, ma io non ne
avevo nessuna intenzione…volevo solo aiutare un
amico.
A niente valsero i miei tentativi di
spiegazione.
Dalla mia bocca non usciva niente di
sensato, dato l’agitazione che mi si era creata addosso.
Tsunade cercò di impedire che avvenisse la mia
reclusione, ma hokage o no…era
messa alle strette se gli anziani decidevano una cosa.
Mi vidi circondare da tre ambu.
Mi immobilizzai in quell’istante. Mi
stavano trattando come una criminale.
A momenti non riuscivo nemmeno a capire
dove mi trovavo, il perché e nemmeno chi fossi talmente, il mio cervello stava
andando in tilt.
Poteva davvero capitarmi tutto ciò?
A quanto pare si, ma di cosa mi
sorprendevo poi? Avevano imprigionato un bimbo di un solo anno, sai quanto
poteva importare loro, se a finire in quel luogo orribile era una ragazza come
me.
“conducete questa ragazza nelle prigioni
ed evitate che qualcuno la possa venire a salvare!” ordinò nuovamente l’anziana
che mi aveva condannata.
Mi sentii spingere verso l’uscita
dell’ufficio. Non furono per niente delicati, per loro ero solo una che meritava
di marcire in quel luogo.
“Non c’è bisogno che la trattiate così,
vi seguirà senza fare troppe storie!” cercò di difendermi Tsunade,
ma a poco servì. Quegli ambu continuavano a
spingermi, come se fossi un cane o avessero fretta di rinchiudermi per andare a
fare chissà che cosa.
Lentamente vidi l’edificio imponente
diventare sempre più grande, fin quando fui costretta ad alzare la testa per
riuscire a scorgere la fine dellacostruzione.
Mi domandavano dove mi avrebbero messa,
se nei sotterranei o in una cella abbastanza in alto da poter vedere ancora il
sole.
Avevo paura di non poter più vedere quel
disco che rallegrava le nostre giornate.
Non sapevo per quanto sarei rimasta li
dentro.
Avrei anche potuto finire i miei giorni
in quella cella squallida.
“Finalmente” arrivammo a destinazione. Le
porte della mia prigione si aprirono, per essere rinchiuse subito dopo alle mie
spalle.
Mi guardai in giro. Era leggermente più
decente rispetto alla cella in cui Naruto aveva
vissuto per anni. Almeno c’era un letto dove dormire…anche
se è meglio sorvolare sulle condizioni in cui era, e c’era anche un piccolo
gabinetto. Qui la privacy non si sapeva proprio cos’era, dato che uno doveva
andare in bagno sotto gli occhi di tutti.
Mi veniva da piangere, ma trattenni le
lacrime. Non volevo dare soddisfazione a nessuno.
Feci l’unica cosa che mi era possibile,
mi andai a sedere sul letto, nell’unico angolino dove arrivava un po’ di sole,
in attesa di qualcosa che mi avrebbe tirato fuori di li.
Sempre se qualcosa sarebbe arrivato.
La sera arrivò e con lei anche il
buio.La cella era a malapena illuminata
dalle fiaccole sparse nella prigione.
Avevo paura.
Lo so, non si addiceva a una kunoichi come me, ma era così e non mi vergogno nel dirlo.
I ninja devono essere in grado di
nascondere i propri sentimenti.
Al diavolo quella stupida legge, anche i
ninja sono esseri umani, non delle macchine fredde che non sanno cosa vuol dire
avere emozioni.
Se ninja significava essere quello,
allora la prima cosa che avrei fatto una volta uscita da quel buco…sarebbe stato riconsegnare il mio copri fronte.
Mi venne portata la cena, ma non la
toccai nemmeno. Non perché l’aspetto era orribile, ma perché in quel momento il
mio stomaco era chiuso come…come…insomma non avevo
fame e la notte non fu tanto diversa. Non chiusi occhio, rendendo così la mia
situazione più orribile di quella che era.
Come aveva fatto Naruto
a viverci per 15 anni? Io dopo nemmeno un giorno ero esasperata.
Passai la mia più brutta settimana di
vita li dentro.
Tsunade e Kakashi, gli
unici a sapere cosa mi era accaduto, vennero a trovarmi per infondermi un po’
di coraggio. Mi portarono anche delle cose, per rendere il mio soggiorno meno
mostruoso, come una coperta per il freddo, dei libri da leggere e qualcosa di
decente da mangiare. La mia disperazione era tanta, da arrivare a leggere i
tanto amati libri di Kakashi.
Non vi sto nemmeno ad accennare cosa ci
sia scritto l’ha dentro.
Tsunade mi avvertì di aver detto ai miei
genitori, che mi aveva affidato urgentemente una missione, per la quale non ero
riuscita ad avvertirli, ma quanto poteva reggere quella scusa? Non mi era mai
stata affidata una missione tanto lunga prima d’ora.
Inoltre mi informò che non era ancora
riuscita a convincere gli anziani a farmi alleviare la pena.
Non volevano sentire ragioni. Io ero nel
posto che meritavo.
Nonostante quello mi promise che avrebbe
continuato a lottare.
Chiesi anche di Naruto
e loro mi dissero che stava bene, ma che non gli avevano detto la verità, per
non agitarlo. Per il momento passava del tempo con i miei amici e qualche volta
stava con Jiraya, il quale aveva insistito per
conoscerlo un po’.
Esattamente la notte dell’ottavo giorno
della mia permanenza in prigione, mi sentii chiamare.
“Sakura, Sakura!”
Ero girata sul mio letto con la faccia
rivolta verso il muro e non udii subito il mio nome.
“Sakura!”
Mi voltai per vedere chi c’era.
Non c’era molta luce e per quel motivo
non riconobbi subito la persona che era giunta fino a lì, ma la sua siloutte era riconoscibile anche ad occhi chiusi.
Solo una persona aveva quei capelli
ribelli.
“Naruto, cosa
ci fai qui!”
“libero te!” mi disse.
Sussultai.
Tsunade mi aveva detto di non aver detto lui
niente. Come sapeva che mi trovavo li?
“Tsunade e Kakashi detto me che tu via per missione! Io creduto prima,
poi capito bugia!” mi disse
“con occhi di Kyuubi
letto loro chakra. loro detto me no vero!”
“E hai letto che io mi trovavo qui?”
Naruto scosse la testa.
“ho cercato! Io sento tuo odore e seguito
fino qui. Come fanno cani!”
Mi sorpresi. Possibile che grazie alla
volpe a nove code, avesse un olfatto più sviluppato di un essere umano
normale?Ovviamente si e in quel momento
fui contentissima di quella sua abilità.
D’un tratto vidi i suoi occhi diventare
rossi.
Mi spaventai, non capivo il motivo di
quella apparizione.
“Tu triste qui! Io libero te!”
Lo vidi infilare un dito nella serratura
della porta e aprirla agilmente con un artiglio.
“Naruto, come
sai fare queste cose?” gli chiesi sorpresa.
“Kyuubi dice
me. cosa non buona liberare prigioniero…lui contento
che io faccia male e lui aiuta me!”
Le sorprese quella sera non sembravano
voler finire e anche se non dovevo essere grata per una cosa del genere, perché
come aveva detto Naruto certe cose non si fanno, in
quel momento avrei baciato la volpe.
“Naruto, se gli
ambu ci vedono, rinchiuderanno anche te!”
“Messo a nanna tutti nemici! Cattivo, ma…ehm...”
“…Necessario
per aiutarmi! Ma come hai...aspetta, Kyuubi!”
Naruto mi sorrise e prendendomi per mano mi
condusse fuori dalla prigione e ci andammo a nascondere nella foresta che
circondava la struttura.
Ansimavo per la corsa.
Ero finalmente libera, ma per quanto? Una
volta scoperto che ero fuggita, mi avrebbero cercata, catturata e poi buttato
la chiave della mia cella per sempre.
“Ora torni a casa?” mi chiese ingenuamente
Naruto.
“I-io vorrei,ma…se mi trovano…” cominciai col
dire, ma una voce ci sorprese alle spalle.
Naruto non sembrò spaventarsi, come se si fosse
accorto della presenza di qualcuno già da un po’.
Mi chiesi come mai non mi aveva detto
niente, ma quando scoprii chi era, capì che non l’aveva fatto perché non
considerava l’uomo una minaccia.
“Eccoti dov’eri Naruto!
Sai che non dovevi farlo?” disse l’uomo seriamente.
“Jiraya! Io no
sbagliato, lei buona. no posto giusto per lei quello!” disse Naruto in mia difesa.
“Sono pienamente d’accordo con te, ma se
si venisse a sapere del tuo gesto, bhe non so cosa ti
farebbero” disse l’uomo.
“prigione anche io. no importa. Va bene
prigione per me, ma Sakura no! io no vedere lei soffrire!” disse Naruto facendomi commuovere. Non potei fare a meno di
abbracciarlo e scoppiare a piangere.
Naruto non capì il perché del mio atteggiamento
e mi guardò confuso.
“Detto qualcosa di male?”
Scossi la testa “No, no…assolutamente,
ma vedi…io non posso permettere che tu finisca in
prigione per causa mia. Io devo starci per qualche tempo, tu invece…probabilmente non ti farebbero più uscire!” dissi
alzandomi e allontanandomi un po’ e andando ad “ammirare” la prigione.
“è giusto che io ritorni li e non ti crei
altri problemi, Naruto!”
Gli dissi sorridendo leggermente. Lui mi
guardò con uno sguardo triste.
“ci rivedremo presto, te lo prometto!”
dissi avviandomi e senza voltarmi indietro. Non volevo vedere il suo sguardo.
Non potei fare molti passi che mi sentii
chiamare nuovamente.
“Ehi ragazzina!” mi disse Jiraya
Mi voltai a guardare il sennin stupita.
“Sakura, giusto? Dimmi vuoi davvero
tornare li dentro?”
Sgranai gli occhi, mi sembrava una
domanda talmente stupida.
“Io devo partire per un viaggio che
durerà qualche annetto, volevo portarci Naruto, dato
che ho sentito che gli anziani non sono molto d’accordo a lasciarlo a piede libero…non so mi chiedevo se…poteva
interessarti e venire con noi!”
“D-d’avvero?”
dissi incredula a quella proposta.
“Si,il tempo necessario per far sbollire
la situazione qui, che ne dici?” mi chiese
“Ma l’hokage…e-e
i miei genitori?”
“Tu vai a casa e racconta tutta la verità
ai tuoi, se poi hai dei problemi, verrò a parlarci io, nel frattempo andrò a
fare qualche chiacchiera con Tsunade, sperando che
sia tanto ubriaca per dirmi di si!”
Non mi lasciai sfuggire l’occasione.
Avevo la possibilità di non tornare più in prigione, di stare conNaruto e di girare
il mondo e apprendere un sacco di cose nuove…cosa
chiedere di più?
Andai a casa e anche se con fatica,
spiegai l’intera situazione a mia madre e mio padre.
La prima scoppiò a piangere al solo
pensiero di non rivedermi per anni, mentre il secondo cercava soluzioni
alternative per farmi uscire da quel casino.
Non si arrivò a capo di niente, ma
continuava a rifiutarsi di volermi lasciare andare.
Per fortuna l’intervento di Jiraya fece si, che mio padre si arrese e augurandomi buona
fortuna mi diede il consenso di partire.
Alla fine l’unico vero problema era stata
Tsunade.
Non che lei volesse lasciarmi a marcire
in galera, ma se scappavo da Konoha sarei potuta
essere considerata una munkerin, anche se la mia
testa non aveva la minima idea di tradire il villaggio.
Dopo aver menato per un po’ Jiraya, per la sua assurda idea, anche la donna non mi
ostacolò e disse che si sarebbe occupata lei di risolvere la situazione, li a Konoha, già abbastanza compromessa.
Io, Jiraya e Naruto partimmo per una meta ignota…o
almeno lo era per me e il mio amico.
Mi domandavo cosa avrei fatto e imparato
in quell’arco di tempo.
Nonostante sapessi che avrei sentito la
mancanza di Konoha, ero emozionata.
Mi dispiaceva però dover abbandonare gli
studi di medicina.
È vero, potevo continuarli una volta
rientrata, ma mi infastidiva pensare che Ino mi
avrebbe superata.
Forse questo avvenne anche, ma io imparai
molte altri modi di curare, senza usare necessariamente jutsu
medici e questo mi metteva un gradino sopra di lei ed è anche il motivo per cui
vengo considerata migliore di Tsunade.
Naruto però era ancora più entusiasta di me. Si
guardava in giro e rincorreva qualsiasi animale gli capitasse di vedere.
Soprattutto conigli e cervi, i quali, dopo
un attimo di paura, si facevano prendere e accarezzare dal mio compagno.
Una domanda che mi sono sempre posta è…come fanno gli animali a capire quando si trovano in
pericolo o no. Era lo stesso atteggiamento che aveva Naruto,
ma esso non lo veniva a sapere per istinto, ma, come ci aveva spiegato, grazie
al chakra…ma gli animali invece?
Mah…non l’ho ancora capito.
“è bravo Naruto,
saresti un cacciatore perfetto” disse Jiraya vedendo
il ragazzo prendere un altro coniglietto bianco con qualche chiazza nera.
Naruto lo portò da me per farmelo vedere e
questa volta riuscii anche ad accarezzare l’animale senza che esso scappasse.
“Cosa è un cacciatore?” chiese guardando Jiraya.
“Un umano che uccide alcuni tipi di
animale, per permettere alle persona di mangiare! A proposito, non lasciare
andare anche quella bestia…fra poco sarà ora di
mangiare!”
Naruto strinse il coniglio e lo guardò storto”
tu non mangiare lui! ancora piccolo!” disse lasciando andare l’animale.
“e ora cosa mangeremo?” disse Jiraya incrociando le mani.
“bhe…abbiamo
ancora qualche avanzo di stamattina!” dissi io per cercare di calmare l’uomo.
Alla fine ci trovammo davanti a un falò
con sopra un coniglietto sopra ad arrostire.
Naruto non aveva ceduto alle richieste di Jiraya. Sapeva che alcuni animale si mangiavano, ma non era
d’accordo nell’uccidere animali giovani, quando in giro ce n’erano di vecchi,
ai quali ormai restava loro poco da vivere.
Se tutti gli uomini avessero la metà del
suo atteggiamente, il paese del fuoco e anche gli
altri vivrebbero decisamente in modo migliore.
Il giorno dopo arrivammo in un villaggio
dove abitammo per qualche mese.
Io, mentre Jiraya
andava in giro a…spiare le donne, mi occupavo dell’istruzione
di Naruto.
Gli avevo insegnato a scrivere qualcosina e leggere. Faceva ancora molta fatica, ma faceva
passi da giganti. Con quelle lezioni aveva migliorato anche il suo modo di
parlare, anche se ovviamente non era perfetto, ma almeno comprensibile a tutti.
“Naruto, mi
sono sempre chiesta una cosa! come mai all’inizio ti fidavi sempre e solo di
me?”
Naruto mi guardò e sorrise “Perché tu volevi
aiutare me. non fare me del male!”
“Ma anche Kakashi
e Tsunade!” gli feci notare.
Naruto si fermò a pensare “Vero, ma loro pensavano
che io sono pericoloso e non sicuri che aiutare me cosa buona! Io non mi fidavo”
“JIraya? Ti è
piaciuto subito però!”
Naruto si fece triste “si, lui no crede me
pericoloso e quindi mi è simpatico però…”
Lo incitai a continuare quando si fece
silenzioso.
“però lui ha forte senso di colpa verso
me!”
Sgranai gli occhi. Non sapevo spiegarmi perché
il sennin dovesse sentirsi in colpa. Che fosse in
parte sua la colpa di ciò che era accaduto a Naruto.
Nemmeno lui lo sapeva.
Quando tornò nell’albergo in cui
soggiornavamo, Naruto volle chiarire quella
situazione.
“Jiraya, posso
parlare te?”
“Non ora Naruto,
sono stanco!” disse buttandosi su di una poltroncina.
Naruto ignorò la richiesta del sennin e continuò a parlare “perché sei in colpa verso di
me!”
Jiraya sussultò e fissò Naruto.
“t-tu come fai a-a saperlo?”
Intervenni io in quel momento, spiegando lui
la capacità di Naruto di leggere il chakra.
“oh…abilità che
torna alquanto utile!”
“Allora? Perché?” insistette il mio
compagno.
Jiraya sospirò e disse a Naruto
di sedersi per terra, dove si trovava un Kunai, che
il ragazzo cominciò a maneggiare stando attento a non farsi male.
“mi sento responsabile per quello che ti
è accaduto Naruto?”
Sia io che lui alzammo un sopracciglio.
In che senso si sentiva responsabile?
“quando sei nato e tuo padre ti ha
sigillato dentro la volpe a nove code, lasciandoti orfano, c’erano tre possibilità:
ucciderti, rinchiuderti da qualche parte affinchè la
volpe non ferisse più nessuno fino al momento della tua morte e…che qualcuno di affidabile si occupasse di te.”
Fece un attimo di pausa.
“ovviamente nessuno voleva crescere il
bambino che custodiva il demone che distrusse il nostro villaggio 16 anni fa e
così si rivolsero a me. Io per diritto ero l’unico che poteva richiedere la tua
adozione, ma…” venne interrotto da Naruto
“ma nessuno detto te di me? venuto a
sapere adesso e ora tu portato me con te?”
Vidi Jiraya
scuotere la testa .
“No, Naruto. io
sapevo della tua nascita e della tua situazione!”
“cosa è successo?” chiesi a bassa voce.
“Non ti ho voluto!” disse Jiraya guardando il ragazzo tristemente.
Sgranai gli occhi e mi girai verso Naruto, il quale scattò immediatamente in piedi e lanciò il
kunai che aveva in mano a Jiraya.
L’uomo riuscì a schivarlo, anche se un
rivolo di sangue cominciò a uscirgli dalla guancia.
“Naruto!” lo
sgridai.
“non hai voluto me perché sono un mostro
vero?” disse arrabbiato.
Jiraya, stupito per il gesto di Naruto, scosse la testa.
“assolutamente no! non mi interessa se in
te c’è o no kyuubi. Non ho voluto occuparmi di te perché
mi ricordavi tuo padre e inoltre…perché mi sentivo
responsabile della sua morte. Era mio allievo, avrei dovuto proteggerlo e non mandarlo
a morire. Dovevo difenderlo, soprattutto essendo a conoscenza che era appena
diventato padre. Sapevo che sarebbe morto usando il sigillo del diavolo, ma non
ho fatto niente.” disse a testa china.
Vidi gli occhi di Naruto
diventare rossi. Successivamente li chiuse e si mise nuovamente a sedere. Ormai
avevo capito che quando aveva gli occhi rossi, leggeva il chakra
delle persone.
“Dici la verità. Scusa se reagito male.
Odio persone che evitano me perché mostro!”
“Naruto!” dissi
piano.
“si, ti capisco, ma non ti biasimo se ce
l’hai con me!”
“Ora perché tu portato con te?”
“Per farmi perdonare e per evitarti la
prigione. Inoltre è giunto il momento che mi prenda le mie responsabilità, se
davvero non voglio deludere tuo padre!”
“Padre? Cos’è un padre?”chiese curioso.
Sussultai. Avevo dato per scontato che sapesse
cosa fossero un padre e una madre.
Jiraya era sorpreso quanto me “hai presente le
due persone con cui ha parlato Sakura prima di partire? L’uomo era il padre di
Sakura!”
“Anche tu uomo, quindi sei padre?” chiese
ingenuamente Naruto.
Jiraya si mise a ridere “no, no e forse è
meglio così! Non so come sarebbero venuti su i miei figli, ma se ti avessi
cresciuto io Naruto, diciamo che potevo considerarmi
una sorta di padre!”
Intervenni io “tutte le persone hanno un
padre e una madre, che insieme vengono chiamati genitori. Quando due persone si
amano, danno vita a un nuovo essere umano e questo viene chiamato figlio! La donna
e l’uomo che hai incontrato prima della mia partenza erano mia madre e mio
padre e io sono la loro figlia e se sono nata perché loro si amano!”
Vidi Naruto
sgranare gli occhi “si, ma…come fanno a dare vita a nuovo
essere umano?”
Sussultai. Ora come glielo spiegavo. Diventai
bordeaux.
“gli vuoi spiegare della cicogna e dei
cavoli o la vuoi fare più semplice?” mi chiese Jiraya.
Lo guardai sospettosa…cosa
voleva dire? Come si poteva rendere più semplice quella situazione?
Vidi Jiraya
tirare fuori dal suo zaino un libro e darlo a Naruto.
lo riconobbi subito.
“Leggilo e imparerai tutto quello che
devi sapere…anche più!” disse sorridendo.
Il ragazzo prese il volumetto e iniziò a
sfogliarlo, ma non fece in tempo a leggere nemmeno la prima riga che glielo
strappai di mano.
“Naruto ti
vieto categoricamente di leggere questo libro e qualsiasi libro che Jiraya-sama ti possa dare!” dissi rossa in volto.
Non avevo letto quei libri, ma sapevo l’argomento
in questione e per il momento preferivo che Naruto
rimanesse ignaro di certe cose.
Naruto mi guardò in modo strano, mentre jiraya se la rideva sotto i baffi per quella scena. Per fortuna
il mio compagno dimenticò subito l’accaduto e si dimenticò di fare altre
domande sull’argomento e continuò quello precedente.
“Quindi visto che anche io uomo, ho dei
genitori?” disse Naruto.
Jiraya annuì “si chiamavano Minato Namikaze e KushinaUzumaki, dalla quale hai preso il cognome. Erano brave
persone, devi essere orgoglioso di essere loro figlio!”
Naruto sorrise “Kyuubi
dice che mio padre è hokage. Importante come Tsunade a Konoha! Ma perché kyuubi odia tanto lui?”
Jiraya gli raccontò bene cosa era accaduto
quella notte di 16 anni fa e cosa consisteva la tecnica del sigillo del
diavolo.
“Per questo motivo tu hai dentro di te il
demone. Ma non devi odiare tuo padre. Se sapesse che avessi vissuto così, non
ti avrebbe mai condannato a un’esistenza simile!”
Naruto era tremendamente serio “Come posso non
odiare lui? io soffro causa sua!”
“l’ha fatto perché come ti ho detto era l’unico
modo per salvare il villaggio! Se dovessi scegliere di salvare cento persone o
Sakura, chi sceglieresti?”
Naruto non ci pensò nemmeno un attimo “Sakura!”
Sorrisi e scossi la testa “è sbagliato
questo modo di pensare Naruto!”
Mi guardò confuso.
“Perché salvare persone non conosciute e
no quella che voglio bene?”
“Perché cento vite sono più importanti di
una sola. Per questo sono finita in prigione. Per aiutare te, ho messo in
pericolo tutti gli abitanti del villaggio. Salvare solo le persona a cui si
vuole bene è comprensibile, ma allo stesso tempo egoistico”
“Quindi io dovevo rimanere chiuso in
prigione?”
Abbassai la testa, per paura che Naruto se la prendesse con me “si! questa volta è andata
bene. siamo riusciti a liberarti e anche se ci sono stati molti danni, nessuno
è morto, escludendo i ninja nemici, ma se la volpe si fosse liberata…saremo
morti tutti!”
Naruto abbassò la testa.
Jiraya si alzò e andò a dare una pacca sulla
spalla al ragazzo “vedrai, piano, piano capirai quello che stiamo cercarti di
dirti!”
Naruto annuì.
“Senti un po’! ho visto che hai una mira
molto buona. Potresti diventare un ninja niente male, che ne dici?”
Naruto sgranò gli occhi “io? ninja? Devo imparare
a combattere? Non voglio fare male. Già faccio quando volpe prende mio corpo!”
“essere ninja non significa fare del male
alle persone, ma significa proteggere ciò a cui si tiene! Il villaggio e le
persone che ci vivono!” gli spiegai pazientemente.
“Proteggere Konoha,
tu Tsunade e altri amici?” mi chiese.
Annuii e subito dopo Naruto
fu di nuovo in piedi con uno sguardo determinato.
“d’accordo! Cosa devo fare?”
“Con calma ragazzo, prima dobbiamo fare
delle compere. Non ho abbastanza strumenti per insegnarti le basi, dato che non
hai fatto l’accademia ninja, dobbiamo partire da zero e…ci
servono alcune cose! Sakura, procuri tu i libri adatti?”
Era una domanda, ma sapevo che era un
ordine e l’indomani andai in giro per le bancarelle per il villaggio con Naruto per comprare quanto necessario.
Oltre a compare quanto ordinato da Jiraya, comprai anche il materiale per preparare qualche
crema medicinale. Naruto allenandosi per diventare un
ninja si sarebbe fatto male più volte e io, come medico della squadra, dovevo
tenermi pronta a tutte le evenienze.
“Sakura, cosa fanno quei due?”
Mi girai verso il luogo indicatomi da Naruto. C’erano due ragazzi, probabilmente fidanzati che si
baciavano.
“Ehm…si stanno
baciando! Lo si fa per esprimere quello che si prova verso la persona amata, Naruto!”
Esso mi guardò confuso.
“Quindi io devo baciare te, Jiraya, Kakashi e altri per dire
che voglio bene?”
Sorrisi.
“No Naruto,
esistono vari tipi di bacio. Un bacio sulla mano, anche se non è più usato,
vuol dire rispetto, sulla guancia, che vuoi bene a una persona oppure può
essere considerato un semplice saluto e quello che stai vedendo, cioè sulla
bocca, è quello che si scambiano solo gli innamorati. L’amore è un sentimento
diverso dal volere bene a una persona, è più forte…molto!”
“come si capisce che ami o vuoi bene a
una persona!”chiese Naruto.
“è difficile, a volta si pensa di amare
qualcuno quando invece si è solo molto legati a lui!”
“Indovino…per
capire anche questo ci vuole tempo?” mi chiese Naruto.
Vidi in quel momento Jiraya
scappare da una folla di donne che lo inseguiva.
Sospirai.
“No, con Jiraya
come maestro imparerai tutto velocemente…anche
troppo!” dissi rassegnata all’idea che presto Naruto
sarebbe probabilmente diventato come il vecchio pervertito.
Tutto dipendeva da me per evitare che ciò
avvenisse.
Passarono altri due mesi e in quell’arco
ditempo cambiammo spesso villaggio.
In uno in particolare ci fermammo, un
paese conosciuto per le sue piante curative.
Scoprii solo più tardi che Jiraya ci aveva condotto in quel luogo, apposta per farmi
studiare un po’ di medicina.
A quanto pare Tsunade,
prima di partire, gli aveva chiesto di fare un salto in quel villaggio, per
farmi continuare gli studi.
In più Jiraya
conosceva una persona specializzato in medicina e mi affidò ai suoi
insegnamenti.
Mentre io riprendevo a studiare, Jiraya cominciò un estenuante allenamento, per insegnare a Naruto le basi per essere un buon ninja.
Esso era molto portato al combattimento
corpo a corpo e al lancio delle armi, mentre era più scarso nel controllo del chakra.
Infatti per imparare a camminare sull’acqua
ci mise parecchio, rispetto alla sottoscritta… e
pensare che ha una fonte inesauribile di chakra
grazie al Kyuubi.
Purtroppo, dovendo studiare, non potevo
rimanere vicino ai miei compagni a controllarli e capitava spesso che i due ne
combinassero di tutti i colori.
Un giorno, quando rincasai nel piccolo
appartamento che avevamo affittato, sentii dei connotati di vomito provenire
dal bagno.
Mi precipitai nella stanza e vidi Jiraya inginocchiato, dare delle pacche sulle spalle a un Naruto piegato sul gabinetto.
Allarmata mi avvicinai a loro e chiesi
delle condizioni del ragazzo.
“Cosa è successo? Sta male?”
Naruto sentendo la mia voce alzò la testa.
Aveva un aspetto orribile, il volto
pallido e due profonde occhiaie.
Pensai avesse l’influenza, ma non era
niente di tutto ciò.
“il ragazzino non regge l’alcool!” mi
disse Jiraya.
Mi girai a guardarlo come se davanti
avessi un alieno. Possibile che alcuni adulti fossero così irresponsabili?
Il ragazzo aveva bevuto solo acqua in
vita sua, al massimo qualche succo di frutta, ma non sapeva cosa fosse l’alcool
e che esso potesse fare male.
Di certo non era stata un’idea del mio
compagno di mettersi a bere chissà quale porcheria.
“L’ha fatto bere? Ma è completamente
impazzito? Ha solo 16 anni” gli dissi furibonda.
“Siamo andati in un delizioso bar all’angolo
e dato che c’era sakè in offerta ne ho approfittato!” disse cercando di
difendersi.
“Ma come le è saltato in mente di fare
bere pure lui?”
“Andiamo, volevo solo farlo svagare un po’?”
“Le sembra che in questo momento si stia
svagando? Quanto l’ha fatto bere?”
Jiraya sembrò rifletterci “Più o meno quanto ho
bevuto io…qualche bicchierino!”
Non mi trattenni…gli
diedi un pugno in testa e, subito dopo, cercai di portare Naruto
a letto.
Era talmente ubriaco che non riusciva
nemmeno a reggersi in piedi.
Era il momento di mettere in pratica
quanto imparato. Gli preparai un infuso di erbe adatte a combattere la sbronza
e a calmare il mal di testa che si sarebbe susseguito.
Per fortuna Naruto
si riprendeva in fretta e il giorno dopo, era più voglioso di allenarsi del solito.
Ma non finì là.
Jiraya adorava ficcarsi nei guai e chi ci
rimetteva se non Naruto?
Un altro giorno dovetti curare un
bernoccolo al mio compagno. Da cosa gli era stato procurato?
Da un gruppo di ragazze furiose che gli
lanciarono addosso tutto ciò che gli capitava a tiro.
Il vecchio pervertito l’aveva portato
alle terme e l’aveva spinto a spiare le ragazze dicendogli che era un
allenamento ed esso senza pensare di far male obbedì.
“Sei troppo lento ragazzo mio! Devi essere
più rapido se non voi farti prendere la prossima volta!”
Lanciai uno dei suoi adorati libri in
faccia all’uomo e girandomi verso Naruto, dissi lui
con tono severo
“Non ci sarà nessuna prossima volta,
capito?”
Il ragazzo annuì, ma vidi Jiraya sogghignare. Quello era un cattivo segno…quel vecchio non era intenzionato a comportarsi in
maniera decente.
Una domanda mi fece dimenticare il
prurito che avevo le mani. Avrei tanto voluto conciarlo per le feste.
“Jiraya, perché
spia donne?” chiese Naruto, non capendo il perché di
certi comportamenti.
“Come perché? Davvero mi stai porgendo
questa domanda?” chiese sbattendo le palpebre per la sorpresa.
Ma povero, cosa vuole che ne sappia lui
di certe cose? Era libero da solo pochi mesi.
“non hai notato niente oggi alle terme
quando hai guardato dallo spioncino creato da me?”
Il ragazzo ci pensò sopra.
“Uhm…visto
corpo diverso da mio, ma perché uomo e donna diversi, ma…perché
deve essere bello guardare?” chiese continuando non capire.
Avrei tanto voluto che rimanesse
ignorante su questo punto.
“Dovresti imparare da lui!” dissi a Jiraya.
“cosa? ma…ma
qualcuno dovrà pure insegnargli queste cose della vita!” si giustificò il
vecchio
“vuol dire insegnargli a essere un
pervertito come lei? Penso che ne possa fare a meno!” gli dissi imbronciata.
“sei peggio di Tsunade…mi
togli tutto il divertimento! Comunque…Naruto cosa hai
guardato in Sakura per prima cosa quando l’hai conosciuta?” gli chiese.
Sussultai, ma che razza di domande
faceva?
“Occhi!” dissepensieroso
“Nient’altro?” insistette Jiraya
“chakra?”
“Poi?”
“Capelli!”
“Poi?”
“bocca?”
“Ma ti sei soffermato al viso?” disse
esasperato “Comunue…” tossì per ricomporsi e
portandosi le mani al petto “Qui non l’hai mai guardata?”
Naruto si girò a guardarmi e per istinto mi
portai le braccia al petto per coprirmi il seno.
“Bhe si, ho
visto anche la maglia, ma cosa…”
Jiraya si portò una mano in faccia sconsolato,
mentre io ero piegata in due dal ridere.
Naruto dal canto suo ci guardava, non avendo
capito niente.
“Ci sarà molto da lavorare con te,
ragazzo!”
Sospirai.
Naruto mi piaceva così com’era, senza
pregiudizi e strane idee per la testa, ma mi rassegna all’idea che presto anche
lui sarebbe diventato una copia di Jiraya. L’unica
cosa che potevo fare io, era fare in modo che non apprendesse tutte quelle stupidaggini
che il vecchio gli insegnava.
Presto giunse il giorno di ripartire.
Dopo circa una settimana passata nei
boschi, intravvedemmo una cittadina.
Conoscevo quel posto, ne avevo sentito
parlare molto bene.
Era un paese famoso per le grandiosi
feste che creava in onore della fioritura di alcune piante speciali che
sbocciavano solo d’inverno.
Era tradizione festeggiare perché la
fioritura indicava un anno prosperoso e pace per il mondo, mentre in caso contrario,
se i fiori non avessero dato segno di voler fiorire…qualcosa
di spaventoso sarebbe accaduto.
In un volantino lessi che solo tre volte
il fenomeno della fioritura invernale non avvenne e ogni volta, poco più tardi
era scoppiata una guerra ninja e guarda caso le grandi guerre ninja erano state
proprio tre.
Giungemmo al villaggio proprio il giorno
della tanto attesa festa.
Coincidenza?
In giro c’erano un sacco di belle
ragazze, alle quali Jiraya cominciò subito a correre
dietro.
No…era stato tutto calcolato.
Lasciai perdere quel pervertito, ma Naruto questa volta lo portai con me.
C’era un mercatino con un sacco di
bancarelle interessanti.
Peccato che non avevo abbastanza soldi
per prendere qualche ricordino.
Quella giornata fu divertente, anche se
non senza problemi.
Qualche ragazza aveva addirittura provato
ad attaccare bottone con Naruto e ovviamente lui
parlava tranquillamente con coloro che gli rivolgeva la parola, ma non sapeva
cosa significasse fare il filo a una persona.
Nonostante sapessi dell’ingenuità di Naruto e che quindi non c’era niente di cui preoccuparsi,
il mio stomaco si contorceva ogni volta che qualcuno lo fermava con qualche
scusa banale.
Solitamente Naruto
veniva accerchiato quando mi allontanavo un po’ da lui, ma arrivavo sempre io a
rovinare la festa a quelle ragazze.
Lo chiamavo con nomignoli affettuosi e
gli prendevo la mano, tanto per far capire che Naruto
non era disponibile.
Non lasciai la mano del mio compagno per
tutta la serata. La tattica funzionò, nessuno gli si era avvicinato ancora, ma
io mi sentivo estremamente in imbarazzo, per fortuna lui non capiva.
La sera fu il momento più bello.
Erano in programma i fuochi d’artificio. Si
sarebbero tenuti vicino a un lago del posto.
Il luogo era pieno di persone, tanto che
mi sentivo soffocare.
Lo spettacolo iniziò.
La gente urlava, fischiava, era molto
rumorosa. Era di un fastidio tremendo.
Naruto, forse capendo i miei pensieri, mi prese
la mano e mi trascinò fuori da quel casino.
Mi portò sopra una piccola collinetta,
dove si trovavano solo alcune coppiette.
Ci sedemmo in cima per vedere lo
spettacolo, che finì più o meno verso l’una.
Il viaggio prima di arrivare al villaggio
era stato estenuante e io non durai così a lungo.
Mi appoggiai alla spalla del mio compagno
e mi addormentai.
Il mattino dopo mi risvegliai in un
letto, confusa e non ricordando di esserci mai arrivata.
Fu Jiraya a
raccontarmi tutto, quando Naruto uscì a fare una
passeggiata.
Dopo essermi addormentata il mio compagno
mi aveva riportato a casa in braccio. Era stato delicatissimo dato che non mi
ero accorta di niente.
“Sai? È rimasto diversi minuti a
guardarti dormire!”
Mi disse facendomi arrossire.
“Secondo me gli piaci e parecchio! E anche
a te piace lui. Mi ha raccontato della passeggiata al mercato, che cercavi di
allontanare in tutti i modi le ragazze da lui. Ho dovuto spiegargli io del perché
di certi comportamenti, dato che non capiva!”
Mi colse impreparata. Chissà cosa poteva
avergli raccontato quel pervertito.
“Come dice lei Naruto
non capisce certe cose e quindi è impossibile che io gli piaccia in modo
diverso da un’amica!”
“Non capirà, ma anche l’uomo ha un suo
istinto. Per la maggior parte è addormentato, ma dato che lui ha vissuto come
un animale per tutto questo tempo, il suo istinto sarà ancora forte e forse
esso lo guida a cercarsi una compagna! Comunque che è molto legato a te e che
ti vuole bene lo si vede lontano un miglio!”
Arrossii “si, lo so!”
“Sono tornato!” disse Naruto
con una busta in mano.
“Finalmente si fa colazione!” disse Jiraya prendendo un croissant dal pacchetto, per poi
addentarlo.
“Ma sono alla crema, lo sai che non mi
piacciono!” si lamentò il vecchio.
“Ma a Sakura si! Ieri mangiato croissant
come piace te, oggi tocca Sakura!”
Arrossii, era davvero dolcissimo.
“Brutto ingrato, fino a prova contraria
sono io che ti insegno a diventare ninja!”
“Si, ma è sempre lei che mette me nei
guai. Poi Sakura sgrida me, perché dato retta a te!” gli disse facendogli una
linguaccia.
Quei due erano buffissimi. Erano soliti
punzecchiarsi per ogni minima cosa.
Ero felice, voleva dire che ognuno di
loro teneva all’altro.
“Sakura? Ho incontrato una ragazza di
ieri e mi ha chiesto che fine avevi fatto tu e se eri la mia fidanzata!”
Sgranai gli occhi.
“e tu?”
“Bhe non
sapendo cos’è una fidanzata ho detto che sei mia amica, ma lei ha detto che l’atteggiamento
che avevamo ieri era da fidanzati, ma esattamente cosa significa?”
Jiraya gli mise un braccio intorno al collo.
“Bhe ragazzo
mio, significa che tu e Sakura non siete semplici amici, ma qualcosa di più.
Una coppia,mi capisci? Abbiamo fatto questo discorso qualche giorno fa”
Naruto annuì “Si, più o meno! Ma io e Sakura no
fidanzati!”
“Oh suvvia ragazzo, si capisce che questa
ragazza ti piace e la gelosia che lei ha mostrato ieri nei tuoi confronti è un
segno che hai fatto centro nel suo cuore!”
Disse Jiraya
spingendo il ragazzo e facendolo cadere a terra vicino a me.
Mi guardò e non potei fare a meno di
arrossire e di girarmi dall’altra parte.
“Vedi? È pure arrossita. Forza datevi un
bacino!”
In quel momento non ci vidi più e
alzandomi come una pazza dal letto, tirai in faccia a Jiraya
una scarpae dopo essermi cambiata uscii
per levarmi di dosso quell’imbarazzo che mi si era creato addosso.
Con Naruto
ormai capitava spesso, sia perché mi piacevae quindi mi imbarazzavo facilmente quando mi guardava e sia perché spesso
faceva domande, anche se lecite, che Jiraya rigirava
sempre a piacere suo.
E già…la vita
con quei due non sarebbe stata facile.
A parte i guai che mi facevano passare
quei due pazzi, mi sono divertita da morire.
Bhe si, ci sono stati anche parecchi
problemi, come brutti incontri con dei ninja non tanto volenterosi di fare
amicizia, ma tutto si risolse sempre per il meglio.
Naruto adorava quando un nemico ci si
presentava davanti. Voleva sempre mettersi alla prova e migliorarsi quando
notava qualche cedimento nel suo modo di combattere.
Era migliorato tantissimo se si pensa che
a 16 anni non sapeva nemmeno cosa fosse un Kunai e
ora esso era diventata la sua arma preferita.
Devo ammetterlo, per quanto pervertito
sia Jiraya, si è rivelato proprio un bravo insegnate.
Non solo a insegnato le basi a Naruto, ma ha voluto insegnargli anche qualche tecnica del
padre e la manipolazione della natura del chakra.
Naruto era affine all’elemento vento. Infatti a
volte sembrava parlare con esso, come se il vento gli sussurrasse cose.
Sinceramente non ho ancora capito se
davvero sente il vento parlare o se è tutto frutto della sua immaginazione.
Però Jiraya non
si limitò ad allenare solo il mio compagno…anche io
infondo ero una sua allieva. Insegno anche a me la manipolazione della natura.
L’elemento con cui sono affine è la
terra.
Non amo molto usare quel tipo di
tecniche, mi trovo meglio a usare i miei soliti pugni e usare jutsu medici,ma in
caso di necessita, il doton si può rivelare molto
utile.
Era ormai giunto il momento di rientrare
a Konoha.
Ero felice di tornare, ma anche
malinconica.
Il viaggio in giro per il mondo era
terminato.
Una cosa mi inquietava maggiormente…una volta tornati che fine avremmo fatto io e Naruto?
I consiglieri dell’hokage
erano ancora intenzionati a metterci in prigione?
“Sakura? Cosa c’è? Sembri preoccupata!”
mi disse Naruto.
Ah dimenticavo…ormai
il ragazzo aveva imparato a parlare perfettamente…si,
gli capitava di fare qualche errore ogni tanto, ma cosa importa? Anche chi
parla da tutta una vita capita di dire cose assurde, quindi lui era
giustificato.
Un ultima cosa prima di raccontarvi cosa
è accaduto al villaggio.
Vi ricordate il ragazzo ingenuo e puro
che faceva sempre domande imbarazzanti perché non sapeva come andava il mondo? Bhe anche lì Jiraya è stato un
“buon” maestro. Per fortuna però Naruto non era
cambiato poi molto…non si era fatto trascinare dal
maestro alla sua corsa dietro le donne…no, su quello
non potevo lamentarmi. Aveva occhi solo per me e a dir la verità, la cosa non
mi dispiaceva per niente.
Non avvertimmo nessuno del nostro arrivo.
Volevamo fare una sorpresa ai nostri amici.
Però avremmo potuto incontrarli solo una
volta esser andati dall’hokage.
Tsunade non era cambiata di una virgola, ma la
cosa non mi sorprendeva. Ancora un po’ e presto io sarei sembrata più vecchia
di lei.
“Avanti!” disse una voce nervosa quando sentì
bussare alla porta.
E si Tsunade
era sempre la stessa, possibile che fosse già innervosita senza nemmeno sapere
chi era?
Ma il suo tono cambio quando ci vide.
“S-sakura, N-naruto!” ci guardava come se fosse stata la prima volta.
Bhe d’altronde dovevamo essere cambiati
parecchio.
Naruto era alto quasi un metro e ottanta,
facendomi sentire bassa. Era più muscoloso rispetto alla prima volta che l’avevo
visto, il volto più maturo e i capelli leggermente lunghi che a volte
raccoglieva in una piccola coda, assomigliando un po’ a Jiraya.
Io com’ero? Bhe
non mi sembrava di essere cambiata molto.Di altezza ero cresciuta solo qualche centimetro. I miei capelli invece si
che si erano dati da fare. Erano lunghi fino alla schiena.
A volte avevo la tentazione di tagliarli,
ma a Naruto piaceva tanto accarezzarli…quindi
lasciavo perdere quell’idea.
“era ora che tornaste! Ma guardatevi,
siete cresciuti tantissimo!”
Arrossii leggermente mentre Naruto si limito a sorridere.
“Comunque ci sono anche io Tsunade!” disse Jiraya con il
broncio.
Tsunade ridacchiò “Scusa Jiraya!
Ti avevo visto, ma…bhe volevo salutare i due ragazzi
e poi tu sei sempre lo stesso!”
Jiraya si ritrovò in un angolino a disegnare
cerchi per terra.
Era sconsolato per quel trattamento.
Naruto gli si avvicinò e gli diede qualche
pacca sulla spalla.
“Su, su! Maestro, ha sempre detto che Tsunade era un vecchia zitella senza un filo di sex appeal,
maschiaccio e violenta. Inoltre ha sempre affermato che ci sono milioni di
donne migliori di lei e ora se la prende perché è stato ignorato? Sa che non la
capisco?”
Mi trattenni dal ridere. eh si, un po’
della sua ingenuità l’aveva mantenuta.
Improvvisamente sentii un brivido nella
schiena e istintivamente mi girai a guardare Tsunade.
Aveva il fumo che le usciva dalle
orecchie e accorgendosi di un pericolo imminente Jiraya
si pietrificò.
“Ah è cosi che mi descrivi ai tuoi
allievi!” disse Tsunade caricando un colpo.
Jiraya cercò di giustificarsi, ma presto venne
scagliato contro il muro.
“N-Naruto,
q-questa me la paghi!” disse dolorante il povero pervertito.
Naruto mi guardò interrogativamente “Colpa mia?”
Non gli risposi e mi limitai a sorridergli.
Dopo aver menato Jiraya,
l’hokage tornò a rivolgersi a noi. Volle sapere cosa
avevamo fatto e cosa avevamo appreso.
Tsunade era particolarmente curiosa di sapere
cosa avevo imparato io per quanto riguardava l’arte medica, mi informò inoltre
che avrei ripreso gli studi sotto sua sorveglianza.
Ne fui estremamente felice.
Fu invece molto sorpresa nel venire a
conoscenza che Naruto si era allenato per diventare
un ninja e volle conoscere le sue capacità.
Naruto avrebbe dovuto affrontare il maestro Kakashi per dimostrare le sue abilità e in caso di un buon
risultato, Tsunade gli avrebbe consegnato il suo
primo copri fronte.
Quando Naruto
si ritrovò faccia a faccia con il copia-ninja, scoprii che anche io avrei
dovuto partecipare allo scontro, dato che la mia vecchia squadra era nuovamente
composta da tre elementi.
Mi domandai da chi venni sostituita.
L’incontro con Kakashi
andò benissimo. Ci propose nuovamente l’esame dei campanellini.
Sapevo già cosa avrei dovuto aspettarmi
da lui, mentre ero un po’ preoccupata per Naruto.
Il maestro era solito fare degli stupidi
giochetti per far cadere il “nemico” in trappola, ma il mio compagno non cadde
in certi tranelli.
Kakashi sembrò rimanerci un po’ male, ma non ne
rimase poi stupito, infondo era pur sempre allievo diun sennin.
Alla fine riuscimmo a entrare in possesso
dei tanti desiderati campanellini.
Ci riuscimmo solo grazie all’unione della
nostre abilità.
“Fuuton, vortice
imprigionante” disse Naruto dopo aver composto dei
sigilli.
Da sotto Kakashi
si cominciò a scaturire un vento che girava in circolo fino a creare una tromba
d’aria che lo imprigionò.
Kakashi era abile a schivare gli attacchi
nemici, ma non aspettandosi niente del genere da Naruto,
rimase incastrato nella tecnica senza possibilità di uscirne.
Quella tecnica aveva solo la capacità di
immobilizzare in nemico, senza ferirlo. Lo scopo originario di quella tecnica
era anche di provocare danni al nemico, infatti il vento era in grado di
tagliare, ma Naruto non era mai riuscito a completare
la tecnica, ma in quel momento anche incompleta si dimostrava alquanto utile.
Poi fu il mio turno.
Essendomi allenata con Naruto per tre anni, conoscevo bene il mio compagno e
conoscevo anche le sue tecniche.
Sapevo che quella appena attuata non era
pericolosa e sapevo qual’era l’andamento del vento e quindi mi avvicinai al
vortice, stando attenta a non finirci intrappolata anche io.
Cercai di vedere i campanellini e appena
ciò avvenne, allungai il braccio per afferrarli.
Non si rivelò un impresa facile. Il vento
era forte e il mio braccio non riusciva ad afferrare i due oggetti rumorosi, ma
cercava di seguire l’andamento dell’aria.
Naruto capendo la mia difficoltà cominciò a
sciogliere la tecnica calmando il vento, tanto Kakashi
si sarebbe liberato una volta che il jutsu si fosse
fermato completamente.
La vittoria fu nostra e Kakashi si complimentò con noi per le nostre capacità.
“bhe è stato
merito di Jiraya, senza i suoi insegnamenti non
saprei fare molto!” disse Naruto imbarazzato.
Io lo corressi “Non è solo merito di Jiraya, ma anche sua. ha dimostrato una grande voglia di
apprendere e forza di volontà. La tecnica di prima anche se non è completa, l’ha
inventata lui e non è la sola!”
“Sarei proprio curioso di vederle!”
rispose Kakashi
“Bhe veramente
anche quelle non sono complete!” disse un po’ sconsolato.
Ma io ero sicura che prima o poi avrebbe
terminato tutte i jutsu rendendoli potentissimi.
“I miei complimenti! Tu e Naruto siete molto affiatati!” ci disse Tsunade
“e per questo vi metto in squadra insieme. Farete parte del team Kakashi!”
Naruto sgranò gli occhi “Questo vuol dire che
sono un ninja di Konoha?”
Tsunade annui e gli diede il copri fronte, ma mi
occupai personalmente di metterglielo in testa.
Quel copri fronte gli donava.
“Scusi Tsunade-sama,
ma chi sarà il terzo componente?”
Al momento non erano disponibili altri
ninja e quindi saremo stati solo io e Naruto e il
maestro Kakashi. In caso di necessità ci sarebbe
stato affidato un ninja di altre squadre.
Finito la prova finalmente potemmo andare
a incontrare i nostri amici.
A quanto pare qualcuno li aveva già messi
al corrente del nostro ritorno, perché ci vennero in contro appena uscimmo dal
campo di allenamento.
“Sakura!” sentii qualcuno che mi chiamava.
Era Ino.
Ci abbracciammo, eravamo spesso nemiche,
ma in realtà ci volevamo bene.
“Finalmente sei tornata! Ce ne hai messo
di tempo!” mi disse.
“Ehilà Naruto!”disse Shikamaru
salutandolo.
Naruto ricambiò il saluto, ma credo che non si
ricordasse bene i nomi dei nostri amici. Infondo li aveva incontrati una volta
sola..
Quella sera decidemmo di mangiare tutti
insieme per festeggiare il nostro incontro.
Alcuni miei compagni ordinarono anche da
bere, ma Naruto ricordandosi la sua brutta esperienza
con l’alcool, rifiutò qualsiasi offerta.
Con noi c’erano anche Sasuke,
Sai e la loro compagna.
Era una ragazza dai capelli rossi
scalati. Era molto bella e si vedeva lontano un miglio che era innamorata di Sasuke.
Si chiamava Karin e anche lei non era indifferente al moro.
Mi stupii di questo fatto. io, Ino e tutte le altre ragazze che le facevano il filo, non
gli erano mai minimamente interessate.
Bhe ero felice per lui.
Nonostante i non pochi commentini sul fascino di Naruto
da parte di Ino, venni a sapere che la mia amica si
era fidanzata con Sai.
Rimasi a bocca aperta.
Come aveva potuto mettersi con lui?
Ma col passare del tempo mi resi conto
che anche lui era cambiato parecchio. Non aveva più tanto quel sorriso falso…cioè più esattamente non ce l’aveva con Ino.
Diceva sempre quello che gli passava per
la testa, sia che fosse una cosa carina o spiacevole da dire.
Solo
con la Yamanaka diventava un’altra persona.
Ovviamente dopo tutti questi svelamenti, Ino volle sapere qualcosa su di me.
“Allora?”
“Allora cosa?” gli chiesi facendo finta
di niente.
“Ho notato le occhiatine che vi mandate
tu e Naruto! C’è qualcosa che bolle in pentola dico
bene?”
Diventai rossa come un peperone.
“ho indovinato!” mi disse guardandomi di
sottecchi.
Annuii.
Infatti io è Naruto
stavamo insieme da quasi un anno, presto sarebbe stato il nostro anniversario,
anche se non mi aspettavo niente da lui per quel giorno. D'altronde dubitavo
che lui sapesse qualcosa su quell’argomento. Io non gli avevo mai parlato dell’usanza
di festeggiare gli anni che si passano insieme con la propria anima gemella.
“E vi siete mai baciati?” mi chiese
curiosa.
Arrossi nuovamente. Era troppo
imbarazzante, ma dopo un anno che si stava insiemequalche bacio secondo lei non ci era
sfuggito?
E già, lo ricordo ancora il nostro primo
bacio.
È stato qualcosa di specialissimo e così
spontaneo.
Naruto si era lasciato guidare dal cuore quella
sera.
Gli avevo parlato dei diversi tipi di
baci, ma parlarne è una cosa, metterli in pratica era un altra.
Inoltre Naruto
era un romanticone. Forse non se ne rendeva nemmeno
conto.
Era la notte di San Lorenzo.
Naruto si era precipitato a chiamarmi per farmi
vedere una cosa.
Mi portò sopra il tetto e mi indicò il
cielo.
Era pieno di stelle cadenti. Un vero
spettacolo.
Ci sedemmo vicini una accanto all’altro e
mi appoggiai sulla spalla di lui.
Guardammo il cielo per diversi minuti.
Sapevo che per Naruto
era una cosa nuova e gli spiegai la tradizione di esprimere un desiderio al
vedere quella pioggia di stelle.
Naruto sembrò affascinato e di sicuro esprimette qualcosa.
Successivamente si girò verso di me e mi
fissò negli occhi.
Mi sentii il viso diventare rosso. Quello
sguardo mi metteva sempre in imbarazzo.
Successivamente lo vidi avvicinarsi
sempre di più a me. fino a sfiorarmi le labbra.
Dopo un attimo di smarrimento mi lasciai trasportare.
“Il mio desiderio si è già avverato!” mi
disse infine circondandomi le spalle con un braccio.
Ancora adesso quando mi ricordo di quel
momento, mi sembra di riprovare le stesse emozioni di quel giorno.
Certo, ci baciammo anche più avanti, ma
il primo fu davvero qualcosa di magico.
Eravamo giunti al villaggio solo da un
giorno ed ecco che cominciavano i problemi.
Purtroppo la notizia del nostro arrivo
non fu ignorata, ma arrivò addirittura a chi stava ai vertici del potere.
Eh già proprio così, anche i consiglieri
lo sapevano e l’indomani ci convocarono al palazzo dell’hokage.
Io ero terribilmente nervosa mentre Naruto mi sembrava tranquillissimo e cercava di
tranquillizzarmi dicendomi, che qualunque cosa volessero, tutto sarebbe andato
per il meglio.
Giungemmo davanti alla porta, dietro la
quale ci attendevano i nostri “carnefici”, ma non ebbi il coraggio di entrare.
Naruto mi pose una mano sulla spalla.
Alzai lo sguardo e loosservai.
Aveva un sorriso sulle labbra e mi disse qualcusa del tipo…fatti coraggio
o qualcosa del genere, ero troppo intenta a osservare il suo sorriso per capire
bene cosa mi avesse detto.
Quel sorriso non era come al solito, non
era riuscito a tranquillizzarmi.
Era teso e solo allora capii che anche lui
doveva essere nervoso per quella convocazione.
Mi diedi della stupida da sola.
Sapevo che Naruto
era bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma dovevo anche immaginare che fra i
due, quello che doveva temere di più e che rischiava maggiormente era lui.
“Scusami Naruto!”
gli bisbigliai.
Naruto sgranò gli occhi “Di cosa?”
Abbassai la testa “Io sono qui a tremare
come una foglia, ignorando che anche tu sei nella mia stessa situazione! sono
una stupida!”
Naruto scosse la testa “No, è normale che tu
abbia paura per te stessa e poi sinceramente preferisco così!”
Non capii.
“Non voglio che tu ti preoccupi per me!
vada come deve andare, ma io sono abbastanza fiducioso e non dimentichiamoci
che abbiamo Jiraya e Tsunade
dalla nostra parte!”
Annuii.
Naruto aveva ragione.
Feci per bussare, ma la porta si aprì
ancor prima che il mio pugno potesse colpire il legno.
“Avete finito di parlare voi due?” ci
disse seriamente Tsunade.
Era già nervosa…non
era un buon segno.
Quando mi ritrovai davanti al consiglio,
salutai educatamente facendo l’inchino e Naruto
imitandomi fece lo stesso.
“Bene! oggi si metterà in chiaro la
vostra situazione e cosa ne sarà di voi!” disse un consigliere.
“Si, signore!” disse con voce tremante.
Un’anziana si schiarì la voce e cominciò
a dire:
“Sakura Haruno, sei accusata di aver messo in
pericolo il villaggio tre anni fa e dimostrato di non aver accettato la tua
condanna, scappando dal villaggio e non facendone ritorno per tre anni!”
Abbassai la testa anche se avrei tanto
voluto difendermi.
Sapevo che ogni parola poteva
compromettere la mia situazione.
La donna passò la parola all’anziano
seduto accanto a lei:
“NarutoUzumaki, non sei accusato di nessuna colpa voluta da parte
tua, nonostante ciò, tu sei il possessore del demone dalle volpe a nove code e
come taledei considerato pericoloso per
l’intero villaggio. Lo hai dimostrato tre anni fa scatenando il suo potere e
danneggiando non poco Konoha!”
Lanciai un’occhiata preoccupata a Naruto. Si vedeva che era parecchio teso e avevo paura che
sarebbe saltato in piedi a dirne quattro a quei due consiglieri.
Era parecchio impulsivo delle volte, ma
fortunatamente avendo ancora il vizio di imitare le persone che gli stanno
accanto, vedendo metacere, fece anche
lui lo stesso.
Jiraya e Tsunade,
seduti al fianco dei consiglieri, guardavano la scena con grande
preoccupazione.
Ci fu un attimo di silenzio.
Sembrarono ore e la tensione già forte,
sembrò aumentare.
La donna prese un respiro profondo e
cominciò nuovamente a parlare.
“La nostra decisione sarebbe quella di fa
finire di scontare a te Sakura la tua pena di un mese in prigione, mentre a te Naruto per la sicurezza del villaggio, la segregazione a
vita nel sotterraneo della prigione sarebbe l’unica soluzione…”
Tsunade e Jiraya si
alzarono di scatto interrompendo il consigliere.
“Ma come? Lenostre spiegazioni vi sono entrate da un
orecchio e uscite dall’altro? Non vi importa che sono solo dei ragazzi e che
abbiano agito, uno per come è stato costretto dagli eventi e l’altra per
compiere un azione che riteneva giusta?” disse Tsunade.
“Sakura tornerà comunque a vivere una
vita normale, ma non pensate agli effetti che tale punizione possa avere sulla
ragazza? e Naruto? Lui è stato scelto 19 anni fa da
suo padre per imprigionare il demone e per salvare il villaggio. Voi che dite
di rispettare Yondaime, vi ricordate quale è stato il
suo ultimo desiderio no? quello di trattare suo figlio come un eroe e voi
volete mantenere viva la sua volontà in questo modo?” sbraitò Jiraya.
Il consigliere uomo cercò di mettere a
tacere i due sennin.
“La mia collega non aveva ancora finito
di parlare e se ora ci fate cortesemente finire di illustrare le nostre
disposizioni, vi saremo molto grati!” disse con un tono tranquillo. “Prego!”
disse infine dando il permesso alla compagna di continuare.
“Quanto detto prima erano le nostre
decisioni, ma venendo a conoscenza delle vostre motivazioni…”
disse questa frase rivolgendosi ai sennin.” Il mio
collega qui presente e io abbiamo cambiato idea.”
“Sakura Haruno!”
mi chiamò con voce alta e ferma.
Mi misi sull’attenti e risposi “Si!”
“Abbiamo appurato che il tuo
comportamento, anche se sconsiderato perché non ha tenuto conto di mettere in
pericolo Konoha, è stato perdonato. Tutti siamo stati
ragazzi e come tali si compiono molti errori, spetta a noi decidere di imparare
dai propri sbagli. Sei libera di andare!”
Mi sentii in parte sollevata “La
ringrazio!”
Ora era il turno di Naruto.
“NarutoUzumaki!”
Naruto rispose sorprendendo i consiglieri, i quali,
nonostante fossero stati messi al corrente che ormai esso non era più un
“animale” rimasero sorpresi.
“Come detto prima, in quanto jinchuuriki, dovresti essere rinchiuso, ma Jiraya-sama ci ha raccontato di questi tre anni e dei
miglioramenti che hai ottenuto. Sei voluto diventare un ninja, anche se mi ha
rivelato che lo sei diventato per proteggere solo chi ami e non il villaggio!”
“Ma lui ancora non capisce che…” cominciai col dire, ma venni interrotta.
“Lo sappiamo Haruno.
Capiamo perfettamente la situazione. Nello stato in cui era 3 anni fa è già
sorprendente che riesca a stare a contatto con la gente e a comunicare con
loro. Il fatto che è diventato un ninja e che abbia addirittura messo in
difficoltà Kakashi, ci ha stupiti. Abbiamo deciso
quindi di darti un periodo di prova. Sarai un comune ninja di Konoha e ti verranno affidate delle missioni con la tua
squadra per dimostrare il tuo valore”
Fece una piccola pausa di riflessione.
Penso che ancora temesse per l’incolumità di tutti lasciando il mio compagno
libero.
“Come ha detto prima Jiraya-sama,
Yondaime non avrebbe voluto che trattassimo il
proprio figlio come abbiamo fatto fino ad ora. Ci dispiace, ma comprenderai che
se la volpe si dovesse liberare nessuno è in grado di fermarla e per questo motivo
abbiamo preso delle precauzioni!”
“Si, credo di capire!” disse Naruto serio.
“ti diamo la nostra fiducia Naruto. cerca solo di non deluderci o sai cosa potrebbe
accederti!” disse infine il collega della donna.
Naruto annuì e sorrise.
Da allora passarono due mesi.
Naruto non aveva dato nessun pretesto ai
consiglieri di imprigionarlo, anzi aveva svolto tutto ciò che gli era stato
impartito da Tsunade e portò a termine tutte le
missioni.
Bhe si non è solo merito suo, ma dell’intera
squadra e del compagno che ci veniva affiancato in più, ma lui si era veramente
comportato bene.
Solo una volta aveva rischiato di perdere
il controllo, ma nessuno di noi se lo fece scappare…nemmeno
davanti all’hokage e anche Kakashi
resse il gioco.
Inoltre in quell’arco di tempo, si era
allenato insistentemente con il copia ninja, per terminare il lavoro cominciato
con Jiraya e cioè trasformare il rasengan
in qualcosa di più.
Ci riuscì.
Rasenshuriken: una tecnica davvero devastante e
pericolosa e se non eseguita con accuratezza, poteva essere dannosa per colui
che la utilizzava.
Per questo motivo Kakashi
si raccomandòdi non farne utilizzo
troppo spesso.
Per quanto riguardava me, mi stavo dando
da fare per raggiungere Ino, la quale spesso si
vantava di essere migliore di me.
Mi dava sui nervi e le avrei fatto vedere
io chi sarebbe stata la migliore.
“Allora, Naruto
si è ricordato del vostro anniversario?” mi chiese Ino
Sgranai gli occhi e sorrisi tristemente
“Come ti ho detto quando sono arrivata, Naruto non sa
dell’usanza di festeggiare l’anniversario!”
“Potevi dirglielo no?” mi disse.
Da una parte aveva ragione, ma
sinceramente non è che mi interessasse poi molto o forse era quello di cui mi
ero convinta dato che sapevo di non dovermi aspettare niente da lui.
Ormai il mio turno era finito e stavo per
recarmi a casa, quando fuori dal cancello dell’ospedale c’era Naruto ad aspettarmi.
Lo chiamai… mi
sembrava triste.
“Naruto!”
Sollevò lo sguardo e mi sorrise dolcemente
e quando ero abbastanza vicino a lui, mi porse un mazzolino di fiori da campo.
Sembrava un po’ imbarazzato nel
consegnarmeli.
“Scusa!” mi disse
Sgranai gli occhi.
“Ecco…io non
sapevo che fosse il nostro anniversario e quindi non ho potuto farti un regalo
più bello!” mi disse a testa china. “Mi dispiace tanto!”
Gli accarezzai il viso dolcemente e gli
chiesi chi era stato a dirgli che giorno era oggi.
Ero sicura che fosse stata Ino, con la sua capacità di immischiarsi sempre negli
affari altrui, ma invece scoprii da Naruto, che
l’argomento anniversario era venuto fuori per puro caso durante l’allenamento.
“Sai Kakashisensei? se ricordo bene la data, oggi è un anno che io e
Sakura stiamo insieme!” disse Naruto.
“Buon per voi! Cosa le regalerai?” gli
chiese kakashi curioso.
“Regalerai?” chiese il ragazzo sgranando
gli occhi.
“Bhe l’hai
detto tu che oggi è il vostro anniversario e solitamente si fa qualcosa insieme
o si regala qualcosa alla propria ragazza!”
Ebbene si, Naruto
lo aveva scoperto così e anche se ormai la giornata stava quasi per finire,
aveva cercato un modo per rimediare.
“Lo so che è un piccolo regalo, trovato
anche per strada, ma…con poco tempo non ho potuto
fare di meglio!” mi disse ancora scusandosi.
Era ora di un altro insegnamento.
Lo guardai dolcemente nei suo occhi blu
cielo, per rassicurarlo e gli dissi
“Naruto, quello
che conta davvero, non è il regalo in se, ma il pensiero e io apprezzo davvero
tantissimo questi fiorellini profumati!” gli dissi dandogli un bacio a fior di
labbra.
“Ora però tocca a me!”gli dissi
togliendogli il suo coprifronte e gliene misi un
altro che si abbinava maggiormente col suo abbigliamento.
“Non è niente di che, ho solo cambiato il
colore della fascia, ma…”
“Quello che conta è il pensiero?” disse
terminando la frase.
Gli sorrisi, aveva già capito tutto “Oh
che stupida, mi stavo dimenticando una cosa! Torno subito!”
Mi precipitai dentro l’edificio prendendo
la mia giacca.
Tirava un po’ di venticello fuori e non
avevo alcuna intenzione di prendere freddo, ma se avessi conosciuto gli eventi
che si sarebbero susseguiti dopo, avrei volentieri lasciato quell’abito li
dov’era.
Infatti prima ancora che potessi sfiorare
il tessuto, sentii una forte esplosione.
Qualcuno aveva lanciato una bomba. Essa
era diretta verso il palazzo dell’hokage, ma un
errore di calcolo la fece cadere sull’ospedalee proprio nella mia zona. L’impatto fu devastante, tanto che rischiai di
cadere per il tremore dell’edificio.
Si cominciarono a sentire urla. La gente
che scappava di qua e di la in cerca di salvezza.
Inoltre un incendio sembrava divampare in
tutta l’ala dell’ospedale.
Cercai di aiutare più gente possibile, ma
il panico si era diffuso e presto la folle mi investii e venni scaraventata a
terra, perdendo i sensi.
Subito venne dato l’allarme di quanto
accaduto e l’edificio venne fatto evacuare il più veloce possibile.
Anche Naruto si
precipitò a dare una mano.
Quando quasi tutto l’edificio fu sgombro,
ancora poche persone mancavano all’appello e fra queste c’ero io.
Ripresi i sensi dopo un po’.
Venni svegliata a causa del fumo che mi
impediva di respirare e del calore sprigionato dalle fiamme.
Nonostante fossi molto scombussolata, mi
misi in piedi, in cerca di una via di salvezza.
Non c’era più nessuno e l’ansia di non
uscire viva da quel luogo cresceva.
Tutto intorno a me era arso dalla fiamme
e pezzi di intonaco cominciavano a cedere e a cadere giù.
Non sapevo ancora per quanto quella
struttura avrebbe retto.
Raggiunsi le scale, ma purtroppo mi
accorsi che esse erano crollate.
Dato che solitamente saltavo da un albero
ad un altro, saltare dal primo piano al piano terra non doveva essere
complicato, ma questo diventava un’impresa impossibile, se si pensa che non
c’era luogo dove atterrare senza essere successivamente arrostita dalle fiamme.
L’unica speranza che avevo era dirigermi
alla più vicina finestra e buttarmi giù, ma nonostante essa non fosse poi così
lontana, non sarei mai riuscita ad arrivare in tempo.
Mi sentivo i polmoni bruciare e la tosse
non mi dava tregua, avevo bisogno di aria.
I miei sensi cominciavano nuovamente a
venire meno.
Mi appoggiai a una parete aspettando la
fine.
Improvvisamente sentii delle forti
braccia afferrarmi e una voce preoccupata chiamarmi.
“Naruto!”
sussurrai.
“Sakura, resta sveglia!” mi disse la voce.
Quel timbro di voce, quel suono…non apparteneva al mio Naruto.
Aprii leggermente gli occhi e vidi il mio
maestro.
Kakashisensei era
venuto a salvarmi e porgendomi un fazzoletto da mettere sul volto per respirare
meno fumo possibile, mi portò fuori da
quel forno.
Non ricordo esattamente cosa è successo
dopo, solo di essermi svegliata sdraiata per terra su di un lenzuolo bianco,
con una mascherina dell’ossigeno sul volto.
Il mondo era ancora piuttosto appannato.
Sentivo la mia mano destra stretta da
qualcuno.
“Sakura? Sakura mi senti?”
Mi girai verso la persona seduto accanto
a me, che mi guardava preoccupato.
Stavolta era davvero lui.
“Na-Naruto! S-sto bene!” dissi abbozzando un sorriso.
Mi abbracciò forte.
“Per fortuna, ho avuto paura di poterti
perdere!”
Con non poca fatica mi misi a sedere e mi
tolsi quella fastidiosa mascherina dal volto.
Vidi che anche Kakashi
e Tsunade erano li vicino.
“Dovresti stare giù Sakura!” mi disse
preoccupata l’hokage.
“No, sto bene ora! Grazie a lei Kakashi-sensei, le devo la vita!”
Kakashi scosse la testa, come se non avesse
fatto niente di chè.
Per me aveva fatto tantissimo e anche per
Naruto dato il modo in cui lo ringraziava.
Solo allora, osservando bene il mio
compagno, mi accorsi di qualcosa di strano.
Era sporco e ricoperto da bende e i suoi
vestiti erano bruciacchiati.
Sembrava quasi che anche lui fosse stato
dentro all’ospedale al momento dell’esplosione, ma ne ero sicura, lui mi stava
aspettando fuori.
“Naruto, cosa
ti è successo?”gli chiesi.
“Bheecco…io…non potevo rimanere fermo a guardare mentre tu eri
l’ha dentro in quell’inferno. Anche se non sono riuscito a raggiungerti. “
abbassò la testa “Per fortuna c’era Kakashi che ti ha
soccorso!” disse,
si sentiva in colpa per non essere
riuscito a salvarmi.
Kakashi gli mise una mano sulla spalla.
“Suvvia Naruto,
tu hai fatto quello che hai potuto e se lo vuoi sapere ti sei comportato bene,
facendo la scelta giusta!”
Non capivo a cosa si riferisse e spostai
lo sguardo confusa da Naruto a Kakashi.
Quest’ultimo doveva aver notato la mia
espressione confusa, perché sorridendomi mi indicò un punto da guardare.
“vedi quei tre bambini laggiù?”
Poco lontano da me, tre bambini venivano
visitati da altri medici per controllare le loro condizioni.
“Sono stati salvati da Naruto. Inizialmente era entrato acercare te, ma ha trovato loro lungo la
strada e non ha potuto lasciarli al loro destino!”
Continuò a raccontarmi Kakashi.
Guardai Naruto
sorpresa. Era insolito da parte sua un certo comportamento. Aveva sempre detto
che in qualsiasi situazione avrebbe prima di tutto salvato le persone cui
teneva maggiormente.
“Sai? Ho ripensato a quello che mi hai
detto quando siamo partiti con Jiraya. Hai detto che
il mio modo di pensare era egoistico. Non si deve salvare la persona a cui si
tiene di più se in gioco c’è il destino del villaggio! Quando ho visto quei
bambini, mi sono tornate in mente quelle parole. Una vita non è più importante
rispetto a quelle di tante persone e anche se quei bambini non rappresentano il
villaggio intero, sono tre…la loro vita tecnicamente
è più importante della tua sola vita!”
Mi disse a volto abbassato. Si vedeva che
faceva fatica ad affermare questa cosa, praticamente mi aveva condannato a
morte se non ci fosse stato Kakashi, maaveva agito in modo giusto.
“Volevo salvare sia loro che te, ma…non ci sono riuscito.”
Gli presi il volto fra le mani e lo
costrinsi a guardarmi.
I suoi occhi erano tristi e cercai di
allontanare quel sentimento, sorridendogli.
“Naruto, hai
fatto la cosa giusta. È vero quello che hai detto. Una vita sola non vale se
c’è in gioco la vita di più persone. A volte la vita ci pone davanti a delle
scelte difficili e bisogna optare per quella meno dannosa!”
Naruto mi abbracciò.
“Scelta giusta o no, sono contento che
non ti sia accaduto nulla!”
Ricambiai la stretta. In quel momento
avevo bisogno di stringermi forte a lui.
Cercavo di non darlo a vedere, ma mi ero
spaventata moltissimo.
Avevo davvero creduto di morire quella
volta.
Non so quanto tempo rimanemmo fermi così,
ma dopo un po’ mi sentii sollevare nuovamente sollevare da terra.
Stava diventando un vizio?
“Dato che non hai intenzione di staccarti
da me, ti porto in braccio fino a casa tua, dove potrai riposare!”mi disse
dolcemente Naruto.
“Ma che fai? Riesco a camminare da sola
ormai!” mi lamentai, anche se non mi dispiacevano tutte quelle attenzioni
“No, non è vero!Sei stanca e devi riposare! E poi non sei
pesante, se ti perdessi per strada non me ne accorgerei neanche!”
Arrossì.
Naruto era imbattibile quando voleva
compiacerti.
“Ehi Naruto,
non dovresti portarla in braccio così, se no il giorno del vostro matrimonio
come la porterai sull’uscio di casa vostra?” disse Kakashi.
Quell’affermazione mi fece arrossire
ancora di più.
Matrimonio? Avevamo solo 19 anni.
Ok, al villaggio molte coppie si
sposavano presto, ma…calma, io dovevo ancora finire i
miei studi e…no, non ero pronta per un passo del
genere.
Invece Naruto
era tranquillo e sorridendo disse “Vorrà dire che per quel giorno, mi inventerò
qualcosa di nuovo!”
Mi fu concesso una settimana per
riprendermi.
Durante quel periodo vennero compiute
diverse indagini su chi potesse essere il colpevole dell’attentato contro l’hokage.
È vero che la sua azione non era andata a
buon fine, ma beccando l’ospedale aveva forse causato maggiori danni.
Venne incaricato il clan Inuzuka per seguire alcune tracce oltre a delle squadre
speciali ambu, che si muovevano con estrema
segretezza.
Stando a quanto dicevano gli Inuzuka, c’era odore di polvere da sparo nell’aria.
Kiba era in giro con il suo Akamaru in cerca di qualche indizio.
“Ciao Kiba! Che
stai facendo?” chiese Naruto vedendolo avvicinarsi.
“il suo clan è incaricato di scoprire
qualcosa sull’attentato dell’altro giorno” gli spiegai.
“Oh posso darti una mano?”
Kiba lo guardò dubbioso “E come potresti
aiutarmi? Non disponi mica di un olfatto sviluppato, come fai a seguire le
tracce di polvere da sparo?”
“Non sottovalutarmi! In fin dei conti
anche le volpi hanno un olfatto sviluppato!”
Guardai sorpresa Naruto.
Sapevo che a volte usava i poteri della
volpe quando potevano tornargli utile.
Infatti sapevo che era in grado di
sentire cose agli esseri umani impercettibili e anche di vedere attraverso le
persone per leggerne il chakra, ma che avesse pure un
olfatto sensibile…bhe sinceramente non mi sorprendeva
più di tanto, ma ogni giorno quel ragazzo era una sorpresa.
Kiba decise di metterlo alla prova e subito Naruto tirò fuori un particolare che potè
tornarci utile.
“Primo ho visto una donna che odorava
molto di polvere da sparo e…”
“Cosa? e perché non l’hai detto subito?”
gli chiesi.
“Perché dovevo?” chiese sorpreso
“Come perché? Potrebbe essere la persona
che stiamo cercando!” disse Kiba.
“Ma non solo lei puzza di quella roba e
se sei una specie di cane dovresti saperlo!” gli disse Naruto
di rimando.
“Ovvio che non è l’unica, siamo in un
villaggio ninja e molti adoperano quella roba in battaglia!” si giustificò Kiba.
“Ecco perché non ho tenuto conto che
potesse essere una probabile indiziata…” disse Naruto interrompendosi improvvisamente per guardare oltre Kiba.
Lo osservammo non capendo cosa gli stesse
prendendo.
“Credo che tu, Kiba,
abbia ragione! Quella donna centra qualcosa!”
“Cosa te lo fa pensare?” gli chiesi.
Indicò davanti a lui.
“Ho appena visto quella donna passare e
guardarsi intorno come se volesse accertarsi di non essere seguita! Nel film
polizieschi che ho visto in questi anni, le persone che hanno qualcosa da
nascondere si comportano così, dico bene?”
“Ehm si…ma ora
muoviamoci, Akamaru!” disse Kiba
cominciando a correre in direzione della donna per poi fermarsi di colpo e
girandosi verso Naruto imbarazzato.
“Qual è l’odore della donna?”
Sospirai
“Seguimi!”
disse contento di tornare utile.
Senza farci scoprire seguimmo la donna
fino alla sua destinazione finale.
Si era diretta verso le carceri e notammo
che si era fermata a parlare con un prigioniero e gli porse, attraverso le
sbarre, un sacchetto.
Probabilmente esso conteneva del
materiale per costruire altre bombe.
“Ehi! La chiamò Naruto,
facendo sfumare il nostro intento di coglierla di sorpresa, ma il suo tentativo
di fuga fu del tutto inutile, perché io e i miei compagni riuscimmo a fermarla.
La donna non oppose resistenza.
Non era una ninja e quindi non avrebbe
potuto scappare.
Ma qualcosa venne in suo soccorso, un’esplosione
proveniente propriodalla cella dove si
trovava l’uomo a cui la donna aveva consegnato la merce.
Cosa stava succedendo?
Perché quelle continue esplosioni stavano
disturbando la quiete di Konoha?
Ci volle del tempo prima che il fumo
dell’esplosione potesse diradarsi completamente. Solo quando esso scomparve ci
accorgemmo che qualcosa era cambiato.
La donna, che avevamo imprigionato, era
scomparsa e ora eranelle grinfie del prigioniero
che aveva fatto saltare in aria la parete della sua cella.
Il mio primo pensiero fu che avesse preso
la donna in ostaggio per non essere nuovamente catturato e per poter scappare
indisturbato.
Non fui solo io a fare questo
ragionamento. Kiba e Naruto
ebbero l’istinto di andare a liberare la donna, ma qualcosa glielo impedì.
Qualcosa non tornava.
Quella donna aveva aiutato quell’uomo a
fuggire, quindi doveva essere per forza una sua complice, senza un abilità
innata che controlla la mente altrui, difficilmente il prigioniero avrebbe
potuto manipolare la donna come gli pareva.
Infatti la donna era tra le braccia
dell’uomo, ma non era trattenuta a forza. Era essa che abbracciava l’evasore e
quest’ultimo ricambiava. I due dovevano conoscersi ed erano ben contenti di
potersi nuovamente stringere l’un l’altro.
Era una scena commovente, ma quell’essere
era un fuggitivo e aveva sulle sue spalle un grosso nuovo reato,oltre a quello
per cui era finito in prigione: il lancio di arnesi esplosivi su abitazioni
popolate.
Non potevamo rimanere li a far finta di niente…dovevamo agire.
“Ehi voi due…è
stata vostra l’opera di bombardare l’ospedale?” chiese Kiba.
L’uomo sorrise malignamente e non sembrò
smentire la domanda di Kiba. Sembrava piuttosto
compiaciuto del suo gesto, nonostante il suo vero obbiettivo fosse l’hokege.
Ma se vuoi vendicarti su qualcuno cosa
c’è di meglio che colpire le cose a cui essi tengono maggiormente?
Tsunade era un medico ed era affezionata al suo
lavoro e ai suoi pazienti. Se poi si metteva in conto che era il capo del
villaggio ed essa non era riuscita a prevedere una tale tragedia contro il
proprio paese…il colpo inflitto era maggiorese paragonato alla bomba che avrebbe colpito
solo lei.
“non so perché tu ce l’abbia tanto con Tsunade, ma non ti permetterò di fare altre stupidaggini
come quella dell’ospedale” disse Naruto arrabbiato.
Il prigioniero fissò il ragazzo e rimase
sorpreso.
“Ma tu sei…il
bambino volpe! Allora è vero la voce che si era sparsa in prigione, ti hanno
liberato. Eppure mi sembrava una cosa alquanto impossibile!”
Naruto lo guardò in modo strano “Come fai a
sapere chi sono? Ci conosciamo?”
“è logico che tu non ti ricorda di me.
Avevi all’incirca due anni quando sono stato rinchiuso nella cella accanto la
tua. Ti offrivo il mio cibo quando quegli schifosi ambu
non ti davano niente, perché non ti ritenevano degno di avere anche quel
servizio. Per loro era già tanto se non ti uccidevano. Eri solo un mostro ai
loro occhi, solo io ti vedevo per quello che eri. Un bambino….un
bambino piccolo abbandonato a se stesso e messo in prigione nonostante fosse
innocente!”
Naruto sbatté le palpebre.
“In fin dei conti, non siamo tanto
diversi! Entrambi siamo messi in un luogo squallido senza una vera e propria
colpa!” disse l’uomo stringendo i pugni.
“Cosa vorresti dire? Che l’hokage ti ha rinchiuso in prigione nonostante non avessi
compiuto nessun crimine?” chiesi disgustata.
Non poteva essere vero quello che diceva,
l’hokage non lo avrebbe mai fatto.
Inoltre scoprimmo che non era stata Tsunade a farlo rinchiudere,ma Sandaime.
Quindi si voleva vendicare su qualcuno
che non aveva colpa?
“Non credere che sia tanto innocente. Più
volte ho supplicato l’hokage di rivedere il mio caso.
Le ho spiegato tutto per filo e per segno. Non sono stato io a uccidere i miei
genitori. Il colpevole è mio fratello, ma essendo un membro della radice, è
sempre stato protetto dai suoi superiori e sono stato incastrato io. Mi hanno
impedito di vivere una vita normale. Desideravo una famiglia, ma mi è stato impedito.
Ora mi sono stancato, avrò la mia vendetta!”
“è orribile il tuo comportamento. Già la
vendetta è un sentimento oscuro di suo, ma scaricata addosso a chi non ha colpa…è una cosa deplorevole!” disse Kiba
indignato.
“Che differenza fa? È la stessa cosa che
è successa a me. anche io non avevo colpa. Compierò ciò che mi sono prefissato
e scatenerò la mia vendetta e su tutti coloro che proveranno a ostacolarmi!”
disse l’uomo in modo arrogante.
“Allora dovrai cominciare con noi!” disse
Naruto.
“D’accordo! Sinceramente mi dispiace, non
volevo prendermela con te! Mi sei sempre stato simpatico! Peccato, visto che
anche tu hai provato la mia stessa ingiustizia, potevi unirti a me!”
“Non mi interessa! Meglio lasciarsi il
passato alle spalle piuttosto che aggravare la propria situazione. Mi hanno
dato un’opportunità di essere libero e non la sprecherò per la tua pazzia,
Anzi, ti fermerò con le mie stesse mani, per far vedere che il villaggio può
contare su di me!”
Ero orgogliosa di Naruto,
non mi aspettavo una risposta diversa.
“Come vuoi!” l’uomo compose dei sigilli,
dopo di chè ci furono altri innumerevoli esplosioni
per tutta la prigione.
Il prigioniero aveva pensato a tutto.
Sapeva che da solo non sarebbe riuscito a fare niente e mettendosi d’accordo
con i suoi compagni di prigione, prepararono un piano di fuga.
Ora la maggior parte dei criminali era
libera.
Molti ambu
erano impegnati a fermare i fuggitivi.
Era il caos.
Presto altri ninja di qualunque rango
giunsero sul luogo e con loro anche Tsunade.
La mia maestra rimase sorpresa nel
conoscere la situazione e si girò verso l’artefice di tutto ciò con uno sguardo
indignato.
“Salve Hokage,
piaciuto lo scherzetto in ospedale?” disse l’uomo divertito.
“Kuroi, cosa ti
è saltato in mente? Sei forse impazzito?” disse Tsunade
urlando.
“Può darsi. Mai provato a stare anni
rinchiuso in quel buco? No non credo! Tu hai vissuto sempre nel lusso,
infischiandotene delle mie richieste e quelle di mia moglie!”
Tsunade sospirò “Sei un povero illuso se pensi
che io possa liberare chiunque con un semplice gesto. Stavo lavorando sul tuo
caso. Ora che Danzou è morto stavo indagando sulla
colpevolezza di tuo fratello. E indovina un po’? tuo fratello ha confessato e
ora giace rinchiuso nelle prigioni del palazzo dell’hokage
in attesa di trasferimento in queste prigioni. Mi mancava solo la firma dei
consiglio per farti scarcerare!” disse L’hokage
afferrando i documenti che avrebbero portato l’uomo alla liberazione. Li mostrò
all’uomo e successivamente li stracciò “Ora puoi scordarti la libertà a vita!
Hai messo in pericolo l’intero villaggio, sei fortunato se non ti sarà
assegnata anche la pena capitale!”
“Bene allora direi che non ho niente da
perdere!” disse l’uomo facendo allontanare la moglie in modo tale che non
venisse travolta dalla battaglia.
Si sentirono altre numerose esplosioni in
varie parti del villaggio.
L’uomo rise di gusto “Vedremo chi avrà la
meglio. Un solo passo e farò saltare in aria l’intero villaggio!”
Qui c’era in gioco veramente molto, ma le
esplosioni all’interno del villaggio non potevano essere solo causa di Kuroi, ma anche sua moglie d e piazzare ordigni esplosivi
indisturbata.
Che pazzia. Volevano tanto la libertà di
avere una vita felice e ora non solo l’uomo sarebbe marcito in galera per il
resto della vita, ma anche la donna essendo complice di un crimine.
Rivolsi il mio sguardo verso la donna.
Leggevo nei suoi occhi tristezza, come se non volesse che ciò non fosse vero.
Non era una persona cattiva, semplicemente aveva fatto la sua scelta. Il bene
del villaggio o la sua felicità?
Aveva scelto la seconda opzione e cosa
aveva ottenuto? Il marito sarebbe stato presto liberato e avrebbero potuto
vivere felici…invece ora avevano perso tutto,
felicità e libertà.
Fumo nero di altre nuove esplosioni
cominciò ad alzarsi alto nel cielo.
“Kiba, tu e Akamaru cercate con il vostro fiuto e con l’aiuto di un byakugan, le altre bombe e disinnescatele. Sakur,a Tsunade, andate a curare
i feriti, a lui ci penso io!” disse Naruto.
Con un po’ di incertezza, seguimmo i suoi
ordini. Sapevamo di poterci fidare di Naruto e in
quel momento era necessario che ognuno eseguisse il compito che meglio sapeva
fare.
E quello che meglio si addiceva a Naruto, oltre il combattere era il parlare.
Io e Tsunade ci prendevamo cura dei ninja che rimanevano feriti
nelle esplosioni o a causa dei criminali che erano scappati.
L’allarme
era stato dato a tutto il villaggio e ogni persona dotata di un’abilità, in
grado di scovare le bombe sparse per il villaggio, si era messa all’opera.
Nel giro
di mezz’ora erano state già cento gli ordigni esplosivi, che gli abitanti di Konoha erano riusciti a disinnescare…purtroppo
però non erano finiti li.
Per aver
architettato una cosa del genere e per essere in grado di liberare tutti i
prigionieri in una volta sola, Kuroi e sua moglie dovevano
aver pensato al piano per diverso tempo e pianificato tutto in modo perfetto.
Non
sapevo cosa provare per loro, se disprezzo o pena.
Disprezzo:
per quello che stavano facendo, perché non solo ninja, ma anche molti innocenti
potevano rimetterci la vita in tutto quel casino.
Pena: perché
era un gesto compiuto dalla disperazione. Un gesto fatto a causa della
privazione del loro diritto di vivere una vita normale a causa di ingiustizie e
per pagare una colpa commessa da qualcun altro.
E
quando il vero colpevole era a piede libero a vivere la vita, che avrebbe
dovuto vivere la persona incolpata…bhe probabilmente
anche io avrei perso la testa e Naruto ne sapeva
qualcosa.
Medicavo
i feriti, ma non lo perdevo mai di vista.
Volevo essere
pronta ad aiutarlo in caso di necessità e al momento sembrava quasi che ne
avesse.
Era da
diverso tempo che il mio compagno aveva ingaggiato una lotta con Kuroi, ma la cosa che mi sorprese e che si teneva sulla
difensiva.
Parava o
schivava i continui colpi che quell’uomo continuava a sferrargli.
Esso
era parecchio abile e mi chiedevo perché Naruto
rischiasse tanto.
Bastava
una piccola distrazione e prima o poi avrebbe anche potuto essere colpito.
Vidi alcuni
miei compagni affiancare il ragazzo.
Erano Neji e Shikamaru.
Il
primo aveva il byakugan attivato e si era messo in
posizione di attacco, il secondo invece era con la sua solita postura tranquilla,
aria annoiata e mani in tasca.
“Ti
serve una mano amico? Mi sembri in difficoltà!” affermò il Nara.
Naruto li
guardò uno ad uno, poi tornando concentrato sulla battaglia rispose.
“Voglio
fare da solo!” disse deciso.
Neji si
stupì della sua richiesta, mentre Shikamaru
fissandolo per un po’, si girò e incamminandosi disse
“Neji, facciamo come dice!”
“Ma…”
“Dobbiamo
avere fiducia in lui. Credo sia la persona migliore per calmare quel pazzo!”
disse infine il Nara prima di colpire un criminale
che stava per attaccare alle spalle Kakashi, il quale
si era unito da poco alla battaglia. Infatti alle nostre spalle si stava
scatenando il finimondo. Centinaia di ninja di Konoha
erano impegnati a lottare ed ad arrestare i prigionieri fuggiti.
Continuai
a guardare preoccupata Naruto.
Lui e Kuroi erano immobili a fissarsi come se stessero
affrontando una battaglia psicologica.
Accadde
in un attimo, l’uomo si mosse con una tale rapidità, che Naruto
non vide quasi arrivare il kunai, con una carta
bomba, che gli si pianto a terra vicino al suo piede destra.
Poi l’esplosione
“Naruto!” gridai alzandomiin piedi e avvicinandomi alla coltre di fumo che si era venutaa creare.
Non si
vedeva niente e non capivo cosa ne era stato del mio ragazzo.
Lo richiamai
più volte, quando lo vidi uscire con un salto dal fumo.
Mi
sentii sollevata. Avevo davvero temuto di averlo perso per sempre.
Era stato
così esposto all’esplosione che non riesco a spiegarmi di come abbia potuto
salvarsi.
Si
inginocchiò a terra e dolorante si teneva il braccio destro, il quale si era
ustionato nell’esplosione.
Mi avvicinai
a lui per prestargli un primo soccorso, ma senza nemmeno girandosi a guardare,
mi disse di rimanere ferma dov’ero.
Non
capivo quali erano le sue intenzioni.
Non
sembrava voler reagire.
“Naruto, perché te ne stai immobile? perché stai fermo a
subire i suoi colpi!” gli chiesi confusa.
Il
ragazzo mi guardò e accennò a un sorriso. “Non si può risolvere sempre tutto
con la violenza!”
L’uomo
si mise a ridere “A no? e cosa vuoi fare? Convincermi a parole? Ti ricordo che
fino ad ora parlare non è servito a niente…sono
dovuto arrivare a usare le maniere forti per farsi che qualcuno si ricordasse
di me!”
“è
questo il ricordo che vuoi dare di te al villaggio? essere un mostro che per la
sua sola felicità ha giocato sulla felicità degli altri?” disse Naruto serio.
“Gli
altri lo hanno fatto con me. Mio fratello e i capi della radice che lo hanno
protetto fino ad ora, hanno vissuto una vita che ho sempre desiderato,
fregandosene di quello che passavamo io e mia moglie!”
La
moglie che si era allontanata, si avvicinò al marito “Noi volevamo solo una
vita semplice, non mi sembra di chiedere troppo!”
“Posso
capire quello che provate, ci sono passato anche io! Io non ho mai desiderato conoscere
la felicità, non sapevo nemmeno cosa fosse. Speravo solamente che ci fosse un
modo migliore di vivere oltre a quello della prigione. Non sapevo se questa
esistesse o no, ma difficilmente un’altra vita poteva essere peggio di quella
che già conducevo. E cosa ho fatto? Ho distrutto il villaggio pur di ottenere
quella vita che tanto speravo mi aspettasse fuori? Ti garantisco che il potere
per farlo ce l’avevo, ma non ho voluto. Ho aspettato…aspettato
per anni che una luce mi portasse via da quelle tenebre che erano praticamente
la mia casa…efinalemente
tre anni fa è arrivata!” disse guardandomi con dolcezza.
“Al
contrario di me, tu sapevi cosa ti aspettava qua fuori e probabilmente e stato
più difficile accettare la tua prigionia, ma tu, a differenza del sottoscritto,
avevi una fonte di luce sicura che ti aspettava e che ti avrebbe accolto a
braccia aperte…e quella luce ora è accanto a te. Si
vede lontano un miglio che tua moglie ti ama e che farebbe di tutto pur di
stare con te…è diventata addirittura una criminale.
Dovresti
già solo felice per avere una donna straordinaria al tuo fiancoe se avessi avuto un po’ di fiducia e pazienza…probabilmente avresti potuto starle accanto tutto
il resto della tua vita!” disse seriamente.
L’uomo
sembrava essere colpito da quelle parole…sapeva che Naruto aveva ragione.
“Ti sei
voluto vendicare, ma cosa hai ottenuto? La felicità? I morti che volevi? Le tue
vittime erano l’hokage e tuo fratello vero?. bhe io vedo Tsunade ancora viva e
tuo fratello probabilmente sarà da qualche parte che riderà di te per questa
stupidaggine che hai fatto. Dimmi ti ritieni soddisfatto?”
L’uomo
abbassò la testa.
“Sono
in grado di leggere il tuo chakra e quello di tua
moglie e posso vedere che non siete gente cattiva e che in realtà non avreste
voluto tutto questo. Siete andati contro al villaggio, ma soprattutto contro
voi stessi, perché sapevate che così facendo, vi sareste giocati l’ultima
vostra possibilità di essere felici!”
L’uomo
si getto a terra e strinse i pugni fino a farsi del male.
Mi
avvicinai a loro e dissi “Forse non tutto è finito, fermatevi prima che sia
troppo tardi, fate smettere le esplosioni che state scatenando nel villaggio,
aiutateci a trovare le altre bombe che non sono ancora brillate e magari…il consiglio degli anziani sarà magnanimo con voi!”
dissi io.
Erano
riusciti a capire Naruto, anche se a fatica, ero
convinta che avrebbero dato loro una seconda possibilità.
“Non sarà
così. In tutte le esplosioni che ci sono state, molte persone possono averci
rimesso la vita. Persone che forse io conoscevo e anche voi. Ho liberato tutti
i criminali della prigione che non ci andranno leggeri contro le persone che
incontreranno per la loro strada. Come posso chiedere il perdono dopo tutto
questo?” disse l’uomo portandosi le mani alla testa “Perché? Perché sono stato
così stupido?”
Il mio
ottimismo sul loro perdono era andato in frantumi…aveva
perfettamente ragione. Non potevamo ancora stabilire i danni che c’erano stati
in totale e sulla base di questi, i due innamorati sarebbero stati giudicati e
anche nel caso nessuno fosse rimasto vittima, sarebbero stati accusati di tradimento.
Quest’ultimo viene da sempre considerato un reato gravissimo a volte punito con
la morte.
Tsunade si
avvicinò a noi.
Aveva seguito
tutta la situazione.
“Kuroi, alzati!” gli ordinò.
L’uomo
obbedii, ma non ebbe il coraggio di guardarla in faccia.
“Hai commesso
un grave errore e per questo sarai punito. Mi rendo conto che come spesso
avviene la colpa è in primo luogo uno sbaglio di chi sta ai vertici del potere.
Sei stato giudicato colpevole nonostante la tua innocenza. Mi dispiace di non
esserti stata di aiuto prima di arrivare a un tale gesto e…non
ti posso promettere nulla, ma posso provare a lottare per voi due!” disse Tsunade a Kuroi e alla sua donna.
“Come
può? Come può perdonarci?” chiese la donna “Le nostra mani si sono macchiate di
sangue!”
“Vi
perdono perché mi sento in parte responsabile! Ho agito troppo lentamente sia
per voi, che per Naruto! Se mi fossi fatta valere di
più, forse Naruto sarebbe libero già da molti anni e
voi avreste avuto una vostra famiglia! Mi dispiace!”
Naruto aveva
sgranato gli occhi a quella confessione e si cominciò a chiedere cosa ne
sarebbe di lui in se si fosse unito a noi molto prima.
Forse
non sarebbe stato il magnifico ragazzo che era ora. Avrebbe potuto affrontare
questa situazione con la forza senza arrivare al punto in cui eravamo arrivati.
Di
sicuro non lo sapremo mai.
La
moglie di Kuroi si mise a piangere e strinse il
marito. “Ci commuove il vostro perdono, ma non possiamo continuare a sperare in
un perdono anche dalla gente del villaggio dopo tutto questo. Come possiamo
convivere con il rimorso di aver ucciso molte persone e a vivere a stretto
contatto con i loro parenti? Vi siamo grati, ma non potremmo mai essere felici
in questo mondo!”
Naruto, io e Tsunade sgranammo gli occhi a quella frase.
Kuroi la
strinse maggiormente a se disse “Estingueremo le nostre colpe e vi libereremo
per sempre di due criminali. Grazie!” disse infine rivolgendosi a tutti noi.
“Cosa
voi dire? Non vorrete…” cominciò a dire Tsunade spaventata per quello che avrebbero potuto fare.
In quel
momento Sasuke che aveva appena atterrato un
criminale, si voltò un istante verso di noi e subito dopo gridò a tutti “Allontanatevi
immediatamente da qui!”
Naruto si
girò verso l’Uchiha e lo stessi faci anch’io
guardando preoccupata il mio ex compagno di squadra, il quale ci riferì
“Sono
carici di carte bombe sotto i vestiti e fra qualche istante salteranno in aria
e con loro tutto ciò che sta intorno nel giro di 10 metri! Allontanatevi!”
Naruto si
girò a guardare nuovamente i due…il suo sguardo era
indecifrabile.
Kuroi gli
accennò a un sorriso “Non possiamo essere felici in questo mondo, ma lo potremo
essere nell’aldilà” disse stringendo le mani della moglie “Nessuno potrà più
dividerci!”
Chiedo scusa
per la lunga attesa, ma ho avuto un periodo di black
out, dal quale non credo di essere ancora uscita, ma oggi rileggendo un po’ la
storia mi sono decisa a continuarla.
Sinceramente
non sono molto soddisfatta però…lascio a giudicare
voi.
Se tutto
procede secondo i pieni, il prossimo capitolo dovrebbe essere l’ultimo, ma non
garantisco niente.
Kuroi e la
moglie sembravano davvero dispiaciuti per quanto commesso.
Avevano
capito la stupidaggine che avevano fatto,ma non si rendevano conto di starne per compiere un’altra.
Togliersi
la vita, non era un buon modo per risolvere la situazione.
È vero,
avrebbero avuto una vita difficile ora, dopo il casino commesso, ma al mondo
non bisogna mai farsi prendere dalla disperazione. Bisogna avere speranza, fino
all’ultimo secondo di vita e mai farsi sopraffare dagli avvenimenti, altrimenti
si rischierebbe semplicemente di essere degli uomini in balia di un mondo, che
fa vivere solo i più forti.
Questo Naruto sembrava averlo capito ed ad ogni difficoltà che gli
si presentava davanti, dava il meglio di se stesso per affrontarla.
Era questa
la lezione che cercava di insegnare alla coppia.
Ogni
ninja si era allontanando dopo essere stato messo all’erta da Sasuke.
Questa sarebbe
stata l’ultima esplosione, ma non la meno devastante.
Per la
coppia non ci sarebbe stato niente da fare, ma si cercava di mettere in salvo,
almeno il maggior numero di persone possibili.
Naruto era
rimasto immobile a qualche metro di distanza dai due e li fissava con sguardo
severo e determinato.
Kuroi era
pronto invece ad accendere una delle numerose carte bombe che aveva addosso.
Urlò
per l’ultima volta a Naruto di allontanarsi, ma il
mio ragazzo non sembrava voler ascoltare.
Nemmeno
i miei richiami lo mossero di un solo millimetro.
Senza pensarci
corsi verso di lui, per trascinarlo via con me, ma Kakashi
si mise tra me e Naruto e sbarrandomi la strada mi
impedì di proseguire.
“Kakashi-sensei, mi lasci passare. Io devo…non
vede che…” non riuscivo nemmeno a parlare talmente
era l’ansia. Mi inginocchiai a terra e stringendo l’erba con le mani cominciai
a piangere.
Kakashi
guardava la scena da distanza di sicurezza e con calma mi disse “Credo che Naruto abbia un piano in mente, non rischierebbe
altrimenti. Fino ad ora ha fatto un lavoro impeccabile.”
“è
troppo pericoloso. non sopravvivrà mai all’esplosione!” dissi con voce
tremante.
Kakashi
continuò a mantenere la calma “Sakura, hai fiducia in Naruto?”
mi domandò.
Sgranai
gli occhi “C-certo che ce l’ho, ma…”
“Allora
lascialo fare!” mi disse infine Tsunade sorridendomi.
Anch’essa era tesa, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che tutto sarebbe
andato bene.
Rivolsi
il mio sguardo a Naruto. I suoi occhi erano
determinati e leggevo in loro una certa sicurezza. Naruto
sapeva come affrontare la cosa e mi ritrovai a sperare, oltre che per la vita
del mio ragazzo, anche per l’incolumità di Kuroi e la
moglie, che mi stavano facendo pensare.
Vidi Naruto comporre dei sigilli e poggiare la mano a terra.
Riconobbi subito la tecnica che stava per utilizzare.
“Arte
del vento, vortice imprigionante!”urlò.
Era la
stessa tecnica incompiuta che aveva usato contro Kakashi
per afferrargli i campanelli, ma non capivo come essa sarebbe potuta tornare
utile.
Solo poco
dopo capii.
Il vento,
che aveva imprigionato i due senzadar
loro la possibilità di sfuggire, non avrebbe permesso a Kuroi
di accendere il fuoco per accendere nemmeno una delle bombe. Inoltre esso era
stato in grado di aprire la giacca che l’uomo aveva riempito di carte bombe e
di far volare via queste ultime, verso l’alto del vortice, dove accadeva
qualcosa di insolito.
Oltre al
vento che roteava, in alto si potevano vedere dei bagliori azzurri
sottilissimi. Erano come lame.
Non so
come avesse fatto, ma in quel momento, forse per il desiderio di salvare i due,
Naruto era riuscito a completare la tecnica.
Le carte
bombe ad una ad una, venivano lanciate in alto e appena entravano in contatto
con le lame del vento saltavano in aria.
Saltando
una alla volta non provocavano grandi esplosioni, oltre al fatto che la colonna
di vento riusciva anche a contenerle.
Ci vollero
diversi minuti, quando Neji, controllando con il byakugan, urlò a Naruto che le
carte bombe erano finite e che non c’era più il rischio che i due facessero un passo
falso.
Naruto si
inginocchiò a terra, sciogliendo la tecnica, a causa del parecchio chakra che aveva utilizzato.
Corsi
da lui e lo abbracciai per la felicità di vederlo sano e salvo.
“Ahi,
Sakura, fai piano. Il braccio mi fa male!”
Mi scusai.
Mi ero dimenticato che il suo braccio era stato ustionato da una precedente
esplosione. Glielo curai all’istante e rimasi sorpresa nel vedere in che
condizioni era. Non so come era riuscito a muoverlo per salvare i due.
La forza
di volontà può fare davvero grandi cose.
Tsunade si
avvicinò a Kuroi e alla sua donna con le mani sui
fianchi e li guardò severamente.
L’uomo,
abbassando la testa, alzò le mani e disse “Avanti, imprigionateci e fatela
finita!”
Io e Naruto guardammo lo svolgere degli eventi.
Un ambu si avvicinò loro con due paia di catene, ma l’hokage gli fece cenno con la mano destra di fermarsi.
“Non vi
imprigionerò semplicemente. Vi darò una punizione maggiore, ma che forse a voi
non dispiacerà più di tanto!” disse l’hokage
facendoci sussultare.
“condanno
voi e i vostri figli all’esilio. Non potrete più mettere piede all’interno del
paese del fuoco. Se verrete scoperti a farlo o anche i vostri figli, la pena
sarà la morte. Questa è la punizione e non saremo clementi nemmeno con dei
bambini. Quindi se deciderete di mettere su famiglia, vedete di mettere bene in
chiaro le cose ai vostri figli.”
Kuroi e la
donna sgranarono gli occhi. Punizione o meno, loro la vedevano solo come una
nuova occasione di costruirsi una vita felice.
I due
vennero scortati da una squadra specialee scortati fino ai confini del paese del fuoco.
“Tsunade, ma davvero se i figli dovessero mettere piede nel
paese del fuoco, pagherebbero per una colpa non commessa? E come se quanto
accaduto non fosse servito a niente. Alla fine qualcuno ci rimette nonostante
sia innocente!” disse Naruto avvicinandosi
preoccupato la donna.
“se
prendevo la decisione dell’esilio, davanti agli anziani, mi avrebbero gridato
contro. Loro avrebbero anche potuto condannarli a morte o metterli nelle
segrete più oscure della prigione. Quello che hanno compiuto è molto grave,
anche se è stato creato dalle ingiustizie che hanno subito! L’esilio è una
punizione pesante, ma a loro non credo dispiacerà e poi se per caso vedessi
qualche membro della loro famiglia aggirarsi per il paese del fuoco…diciamo che mi girerò dall’altra parte!” disse Tsunade fare l’occhiolino.
“Tutta
via, la pena non sarà cancellata quando non sarò più l’hokage
e non garantisco che il mio successore faccia lo stesso!”
“Oh
anch’io farò finta di niente!” disse Naruto
sorridendo.
Gli
diedi una gomitata “E chi ti dice che sarai tu il prossimo hokage?”
gli chiesi divertita.
“Perché
è il mio sogno e farò di tutto pur di realizzarlo, no?”
Scossi
la testa. Era troppo ottimista, ma anch’io ero convita che ci sarebbe riuscito.
Il
consiglio degli anziani, dopo che Naruto aveva
salvato il villaggio, aveva messo fine ai suoi giorni di prova.
Ora
poteva stare tranquillo, non sarebbe più finito in prigione…bhè
se non avesse perso la testa e compiuto qualche sciocchezza.
La
prigione danneggiata dalle numerose esplosioni, era stata ricostruita e tutti i
prigionieri rimessi in cella.
Passarono
diversi anni.
Il mio
rapporto con Naruto andava alla grande.
Nonostante
imparasse sempre di più di questa vita, rimaneva il solito scemotto…o
a volte lo faceva, solo perché sapeva che mi piaceva.
Tsunade decise
all’improvviso di essersi stufata di stare dietro a una scrivania e aveva
deciso di ritirarsi.
Aveva
dato la notizia a Naruto davanti a una ciotola di ramen preparata dalla sottoscritta e per poco non si
strozzò, quando la donna gli riferì che avrebbe scelto lui come prossimo hokage.
Due mesi
dopo la sua candidatura, Naruto mi invitò fuori a
cena.
Il
locale era stranamente vuoto, il che mi sembrò alquanto strano. Mi sedetti al
tavolo, dopo che Naruto mi aveva spostato la sedia
per farmi accomodare e notai che, sul mio piatto, c’era un tovagliolo a forma di cigno.
Quando arrivò
la prima porzione, per istinto presi il tovagliolo e lo disfai, facendo cadere
una cosa che era al suo interno.
Sulle mie
gambe cadde un piccolo cofanetto verde e sorpresa alzai lo sguardo verso Naruto che sorrideva imbarazzato.
Si alzò
e prendendo il cofanetto e inginocchiandosi, lo aprì.
All’interno
c’era un bellissimo anello, che ancora adesso sta pagando.
“Sakura,
mi faresti il piacere di diventare mia moglie?”
Le
parole mi morirono in gola e gli occhi si riempirono di lacrime.
Lo
guardai per qualche istante, per poi saltargli al collo facendolo cadere a
terra.
“Si,
certo che lo voglio!”
In quel
momento sentii numerose bottiglie che si stappavano e vidi i nostri amici
sbucare fuori e congratularsi con noi.
Il matrimonio
non fu fatto in grande. Vennero invitati pochi amici intimi, che poi si sono
dimostrati più di quanti pensassimo, un rinfresco semplice, senza grosse
abbuffate. Il mio buchè era bellissimo, aveva
provveduto Ino a farmelo e proprio lei fu quella che
lo prese quando lo lanciai. Di fatto fu la mia amica a sposarsi con Sai poco
dopo.
Insomma
la nostra vita procedeva a gonfie vele e per Naruto
era proprio un passo da gigante vedendo come era iniziata la sua vita.
Qual è il
bello?
Che ancora
adesso, ogni giorno si dimostra sempre più speciale dell’altro grazie al mio
amore e ai figli che mi ha donato.
Fine
*****
Siamo giunti alla fine di questa fanfic,
dopo tanto tempo.
Dite la verità non ci speravate più.
Bhe oggi non avevo niente da fare
e mi sono imposta di completarla.
Spero che vi sia piaciuta.
Ringrazio tutti per avermi seguita, siete fantastici.