Un fiore di ciliegio per la salvezza di un demone

di Neko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una storia che vale la pena di essere raccontata ***
Capitolo 2: *** Non rinuncio a lui ***
Capitolo 3: *** liberazione ***
Capitolo 4: *** la sorpresa di scoprire un mondo nuovo ***
Capitolo 5: *** Abbandono ***
Capitolo 6: *** Esplorazione del mondo esterno ***
Capitolo 7: *** nuove conoscenze ***
Capitolo 8: *** La situazione degenera ***
Capitolo 9: *** Non posso perderlo ***
Capitolo 10: *** Nel sottosuolo ***
Capitolo 11: *** nei guai ***
Capitolo 12: *** il prezzo del potere ***
Capitolo 13: *** tutto è terminato? ***
Capitolo 14: *** come un uccello in gabbia ***
Capitolo 15: *** In viaggio ***
Capitolo 16: *** Jiraya combina guai ***
Capitolo 17: *** Ritorno a Konoha ***
Capitolo 18: *** punizioni eliminate ***
Capitolo 19: *** cominciano le indagini ***
Capitolo 20: *** Pazzia ***
Capitolo 21: *** L'ultima follia ***
Capitolo 22: *** Una vita felice ***



Capitolo 1
*** Una storia che vale la pena di essere raccontata ***


Un fiore di ciliegio per la salvezza di un demone

 

Capitolo 1: una storia che vale la pena essere raccontata

 

Voglio raccontarvi una storia.

La mia e quella di una persona a me cara.

Prima di tutto mi presento, tanto per avere una idea di chi sia quella matta, che si è messa a scrivere questo racconto, ma per quanto può valere la mia opinione, questa è una storia che vale la pena di essere raccontata.

Mi chiamo Sakura Haruno. Sono una kunoichi del villaggio della foglia. Di lavoro faccio il medico e molti mi considerano la migliore in tutto il paese del fuoco, dopo la morte della mia maestra. Il quinto hokage Tsunade-sama.

Grazie a lei sono diventata quella che sono, anche se non ne ha tutti i meriti.

Nella mia vita sono molte le persone che hanno avuto una certa influenza su di me…una di questa in particolare e sarà proprio di lui che vi voglio raccontare.

Cominciò dall’inizio. Avevo 15 anni all’epoca. Ero una ninja parecchio inesperta, nonostante fossi al livello chunin. Non amavo molto svolgere missioni, preferivo rimanere a Konoha a curare i pazienti che mi venivano affidati. Non c’è niente di meglio di un sorriso di una persona che ti sorride quando sei riuscito ad alleviargli il dolore del suo male. Per questo adoro il mio lavoro.

Comunque a quell’età ero solo un’apprendista, ma avevo già capito che quella era la mia strada. Ma fra un paziente e l’altro, dovevo svolgere qualche missione con la mia squadra. Di essa ne facevano parte:

 il maestro Kakashi, un tipo alquanto strano e misterioso. nonostante ora sia ormai una donna e di anni ne siano passati, non ho ancora scoperto quale sia il suo vero aspetto.

Sasuke Uchiha: bhe il nome dovrebbe dirvi tutto. Apparteneva…cioè appartiene  a un clan prestigioso, molto temuto e quasi istinto a Konoha. Ha l’abilità innata dello sharingan…sinceramente non ho mai capito bene come funzionasse. Da quello che so mi sembra più un danno per il corpo, che un dono.

Infine Sai: lui è il compagno di squadra con il quale abbia avuto meno affiatamento…era spesso sulle sue e inoltre aveva un sorriso fastidioso sempre dipinto sulle labbra…bhe non è cambiato poi molto in questi anni, ma almeno dimostra di avere più sentimenti, dato che diceva sempre di non sapere provare emozioni.

Sono capitata proprio in una squadra di matti, ma con il tempo mi ci sono affezionata e in un modo o nell’altro diventammo amici. Poi io avevo una cotta smisurata per Sasuke…se adesso ci penso mi viene da ridere, in effetti non è proprio il mio tipo. Troppo cupo…preferisco i tipi solari.

Forse mi sto perdendo un po’ troppo in chiacchiere e dovrei cominciare con raccontare ciò per cui ora sono qui a parlare a voi.

Era una mattina come tutte le altre e anche quel giorno dovetti recarmi da Tsunade per la mia lezione giornaliera. La mia maestra era appena diventata hokage all’ora…da circa un mese. Ciò avvenne dopo un attacco da parte di un paese ostile a Konoha, che ebbe la geniale idea di attaccare il villaggio. molti furono i periti e fra loro ci fu anche il sandaime. Era piuttosto anziano e non era più abbastanza forte da riuscire a sostenere uno scontro…fatto sta che morì.

Il consiglio degli anziani si mobilitò subito a trovare un nuovo hokage e dopo aver chiesto al sannin Jiraya di accettare la carica…dovettero scegliere Tsunade, dato che l’uomo non era interessato.

Non potevano fare una scelta migliore. Il villaggio era in ottime mani.

Quel giorno per mia sorpresa non trovai Tsunade a farmi da insegnante, ma Shizune. L’hokage aveva altre questioni da risolvere; una questione che presto mi avrebbe travolto.

Finita la lezione, feci per tornarmene a casa, ma quando vidi la mia maestra incamminarsi per chissà dove…la seguii. Non ero solita farmi gli affari degli altri, ma quella volta lo feci.

Si stava recando alla prigione di Konoha. Un luogo ai più sconosciuto. L’ingresso era vietato a tutti, solo ad alcuni anbu era permesso entrarci, ma solo coloro che avevano il compito di sorvegliare i prigionieri.

In quel luogo erano rinchiusi i peggiori criminali che konoha avesse potuto avere.

Volevo saperne di più,ma intimorita ritornai sui miei passi.

Anche i giorni precedenti Tsunade si recò in quel luogo. Ero troppo curiosa di conoscere il perché e così alla fine mi decisi. Aspettai impazientemente che l’hokage uscisse da quel luogo per entrarvi io. Dovetti fare parecchia attenzione…c’erano molti anbu, anche se non tanti quanto me ne aspettavo.

Quel luogo era orribile. Sporco, buio e umido. C’erano addirittura topi e scarafaggi, per farvi capire in che condizioni vivevano in quel luogo. Bhe d’altronde se lo meritavano. Avevano compiuto chissà quali crimini e non potevano pretendere chissà quali privilegi.

Però c’era un però.

Tutto questo è ingiusto se a finire là dentro è qualcuno che non ha nessuna colpa.

Girovagai per tutta la prigione. Era enorme e quando decisi che era meglio andarsene da lì, per puro caso mi soffermai a guardare all’interno di una cella.

C’era una figura tutta rannicchiata coperta da un pezzo di stoffa nera, tutta sgualcita. Doveva avere freddo nel modo in cui si era fatto piccolo piccolo, cercando un po’ calore dal proprio corpo. non si vedeva niente a parte un pezzo della testa.

Non riuscii a decifrare il colore dei capelli, avrei detto castani, ma non ne ero sicura. Ad un certo punto però vidi qualcosa che mi spaventò e mi fece scappare via.

Pensai e ripensai più volte a quello che avevo visto. Non riuscivo a trovare una spiegazione. non era umanamente possibile. Quella figura scura che avevo visto, improvvisamente iniziò a fissarmi con il suo sguardo rosso fuoco luminoso. In quel momento sentii un grande senso di odio invadere il mio cuore. Un’esperienza bruttissima.

Passò circa una settimana durante la quale non potei fare a meno di continuare a pensare a ciò che avevo visto e provato. Anche i miei amici e Tsunade si erano accorti di qualcosa di strano in me, ma a ogni domanda che mi porgevano, io rimanevo sul vago, non volendo essere presa per pazza e soprattutto essere punita per aver violato la legge. Avrei potuto finire anch’io in quella prigione e magari nella stessa cella di quella figura.

Comunque non riuscivo a torgliermela dalla testa. Qualcosa o qualcuno mi bisbigliava di tornare in quel luogo, per saperne di più.

 Cercai di mettere a tacere quella voce, ma di fatto non ci riuscì. Ed eccomi lì, nuovamente all’interno della prigione davanti a quella cella.

Quella volta c’era maggiore luce. Dovevano aver aggiunto qualche torcia in più per rendere migliore la visione, anche se ora io ero più visibile.

La figura tutta rannicchiata su se stesso era nella stessa posizione della prima volta. Chissà se si era mosso.

Provai a chiamarlo.

“Ehi!” dissi a bassa voce. Non potevo farmi sentire dagli anbu, ma neanche lui così avrebbe udito la mia voce.

Riprovai, ma non funzionò. Presi allora un piccolo sassolino e lo lanciai vicino a lui, in modo da attirare la sua attenzione.

Si mosse appena.

Forse stava dormendo. Ricompii l’azione e questa volta la figura si tirò su da poter vedere chi era.

Rimasi sorpresa di vedere chi c’era.

Era un ragazzo. Avrà avuto la mia stessa età eppure si trovava in quel luogo orribile. Chissà cosa aveva commesso. Anche se mi veniva difficile pensare che un ragazzo così giovane potesse compiere chissà quali gravità. Inoltre mi sembrava essere li già da un bel po’.

Aveva capelli biondi…mischiato a sporco e alquanto lunghi…segno che non gli venivano tagliati, eppure anche in prigione, se uno ha necessità, ti mandano qualcuno per accorciarti i capelli, ma lui…

Che fosse talmente pericoloso da non far avvicinare nessuno?

Eppure a me non sembrava pericoloso. Una cosa mi colpì subito: i suoi occhi. Erano di un azzurro stupendo, ma erano pieni di dolore, tristezza, solitudine. Erano diversi da quelli che avevo visto la settimana prima. Quelli erano pieni di rabbia, rancore e odio…ma soprattutto rossi.

Che avessi sbagliato cella? Non mi importava…ora ero colpita da lui e volevo saperne di più…conoscerlo.

“ciao!” disse avvicinandomi alle sbarre, ma prima che potessi farlo, il ragazzo mi ringhiò contro facendomi sussultare. Non so se lo fece perché non voleva che mi avvicinassi alla sua prigione o per farmi accorgere del sigillo che era applicato alle sbarre. Quel tipo di chiusura era messo solo a chi aveva compiuto strage di innocenti ed era impossibile da recuperare e inoltre chi toccava le sbarre, ne rimaneva folgorato.

Mi spaventai. Sia perché ci sarebbe mancato poco e io sarei finita all’altro mondo…sia perché il ragazzo che mi aveva tanto colpito era molto pericoloso.

Sentii dei passi. Degli anbu si stavano avvicinando. Dovevo andare, ma prima rivolsi un ultimo sguardo al ragazzo che mi fissava.

Riuscii ad allonatarmi in tempo, ma sentii quello che gli anbu dissero “Tieni mostro, questa è la tua cena, anche se un demone come te, dovrebbe essere lasciato morire di fame!”

Quelle parole mi colpirono. Perché dire quelle cattiverie a un ragazzo.

Il giorno dopo chiesi a Tsunade.

“Maestra?” attirai la sua attenzione “ieri per puro caso sono passata vicino alla prigione e mi chiedevo…chi viene rinchiuso al suo interno? Cioè i criminali della peggior specie, ma cosa hanno fatto di così tremendo da finire li dentro?”

Tsunade si fece pensierosa e sospirò “delle cose terribili. Tradito il loro villaggio, ucciso a sangue freddo persone innocenti. Torturato ostaggi per aver solo qualche soldo…cose del genere…però…” cominciò col dire.

“Però?” dissi incitandola a continuare

“Non tutti sono colpevoli li dentro! A volte le decisioni presi dai superiori sono ingiuste!”

Rimase a pensare…in cuor mio speravo proprio che si riferisse a quel ragazzo.

“Maestra, ma se qualche ragazzo diciamo intorno alla mia età compisse uno di quei crimini da lei prima citati, finirebbe lì dentro?” chiese cercando di non destare sospetto per la mia curiosità

Tsunade alzò il sopracciglio “come mai questo interessamento?”

Alzai le spalle “curiosità…ho visto molti anbu e mi chiedevo cosa o chi potesse esserci li dentro.”

Tsunade cambiò espressione convinta della mia innocenza “dovresti sapere che i minorenni non possono essere mandati lì dentro. È un luogo orribile e finchè si può, si prova a recuperare i ragazzi, ma una volta che vengono spediti li dentro, l’unica cosa a cui possono andare incontro è…la pazzia!”

Inghiottii la saliva che mi si era formata in gola per l’ansia.

Se Tsunade mi riferiva quello, perché quel ragazzo era lì e in quelle condizioni?

L’indomani tornai da lui.

“Ciao! Sono tornata!” gli dissi. Questa volta mi sentì subito e cominciò nuovamente a fissarmi con quello sguardo triste che mi rapivano ogni volta.

“Ieri sono andata via un po’ bruscamente e che…non dovrei essere qui. Nemmeno tu in teoria!” dissi accennandogli a un sorriso.

Non fece una piega. Continuava a fissarmi. Mi sentivo a disagio in quel momento. Cercai comunque di comunicare con lui.

“non mi sono ancora presentata. Io sono Sakura! Tu come ti chiami?” gli chiesi gentilmente.

Quella domanda provocò in lui una reazione. Spalancò gli occhi, successivamente scosse la testa.

Rimasi sorpresa.

“Non lo sai? Hai forse perso la memoria? che ne dici se ti do io un nome, finchè non ricordi il tuo?”

Non mi diede risposta. Cominciai a pensare a un nome.

“Che ne dici di Yaku?”

Di nuovo non disse niente. lasciai perdere per il momento. Poi mi ricordai del cestino che avevo in mano.

“Oh,mi stavo per dimenticare, ce stupida che sono! Tieni! Questo l’ho fatto io! non sono un ottima cuoca però ho fatto del mio meglio. Spero che tu sia affamato!” dissi.

Era una domanda retorica. Anche un bambino sa che in quelle prigione è già tanto se ti danno da mangiare e inoltre il cibo è sempre scadente.

Volevo lasciargli il cibo nel contenitore oppure sopra un fazzoletto, ma avrebbero scoperto che qualcuno gli andava a fare visita. Mi vidi costretta a mettergli il cibo per terra, facendo attenzione a non sfiorare le sbarre.

Quando compii la mia azione, mi allontanai e guardai la scena.

Per qualche minuto il ragazzo continuò a fissarmi, poi cominciò a spostare lo sguardo sul cibo, per poi buttarcisi sopra letteralmente. Lo fece fuori in men che non si dica. Sembrava che non mangiasse da giorni.

Sorrisi. Sembrava aver gradito il pasto che gli avevo portato. Gli promisi che sarei tornata a portargliene altro l’indomani.

Passai un mese così. Andavo da lui praticamente tutti i giorni a portargli del cibo e a parlarci. Non riuscii a fargli dire nemmeno una parola, ma non mi importava. Mi bastava poterlo aiutare in qualche modo. Era sempre lo stesso. Sempre in un angolo a fissarmi insistentemente. Solo un paio di volte capitò che dovetti andarmene. Arrivavo nei momenti sbagliati. Mi era capitato di giungere proprio nell’istante in cui gli anbu gli facevano chissà che cosa. Forse lo picchiavano o comunque gli facevano del male, fatto sta che sentivo le sue urla e quando finalmente potevo avvicinarmi a lui…ecco che quegli occhi iniettati di sangue tornavano a farmi visita. In quei momenti era estremamente aggressivo e una volta provò addirittura ad attaccarmi, ma venne fermato dall’alta tensione  delle sbarre.

Quella volta ebbi davvero paura. Quel voltaggio avrebbe steso anche un elefante, mentre lui era solo svenuto.

Nonostante l’accaduto, non mi arresi e continuai ad andare a fargli visita.

 

 

************

Ho già parecchie fanfic da continuare, ma è più forte di me. quando mi vengono in mente nuove idee devo cominciare a scrivere. Ma piano piano riuscirò a portare a termine anche le altre storie da me intraprese e questa nuova ff, che spero vivamente vi possa piacere.

Aspetto i vostri commenti…fatemi sapere

Ciao

Neko=^^=

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Capitolo 2
*** Non rinuncio a lui ***


Capitolo 2: non rinuncio a lui

 

Pensavo di essere brava a nascondermi e a intrufolarmi nella prigione, ma come tutti gli esseri umani, non sono infallibile. Commisi un errore.

Era pomeriggio, quella mattina ero già andata dal mio nuovo “amico” e ora ero tranquilla a fare qualche medicazione a un genin che aveva esagerato con gli allenamenti. Non potei finire di medicarlo, che Shizune prese il mio posto e mi ordinò di recarmi immediatamente nell’ufficio dell’hokage.

Obbedii.

Temetti subito di essere stata scoperta e le mie paure crebbero quando vidi lo sguardo infuriato di Tsunade.

Entrai nell’ufficio e chiusi piano la porta.

“Siediti!” disse con voce grave.

Era un segnale preoccupante. L’hokage non invitava mai nessuno a sedere. Vuol dire che mi avrebbe trattenuto a lungo.

Si sedette anche lei e tirando fuori dal cassetto una busta, ne estrasse il contenuto e me lo lanciò. Riuscii a prenderlo al volo e subito riconobbi l’oggetto. Era il coperchio del mio cestino da pranzo, lo stesso che avevo portato quella mattina al ragazzo della prigione.

Sbiancai di colpo e a fatica alzai la testa per guardare l’hokage negli occhi.

Non potei nemmeno smentire che quell’oggetto appartenesse a me, dato la presenza di una targhetta con sopra scritto il mio nome.

“che cosa ti è saltato in mente?” mi urlò.

Probabilmente anche dall’altra parte del villaggio l’avevano sentita.

“Sei forse impazzita? Quel luogo è severamente vietato a tutti gli abitanti di Konoha. Cosa ti fa credere di essere speciale! Che cosa diavolo ci facevi questa mattina in quella prigione?” mi chiese

“i-io ecco…veramente…!” cominciai a balbettare e Tsunade mi riprese nuovamente.

“Sakura non fartelo chiede un’altra volta!” disse sbattendo i pugni sulla scrivania.

Mi…mi dispiace è solo che…non lo so, qualcosa mi diceva di entrare in quel luogo e nonostante sappia che è pericoloso, non sono riuscita a non entrare!” le spiegai, poi arrivò la fatidica domanda.

“Quante volte sei già andata li?” mi chiese

“ solo questa mattina!” mentii

Tsunade mi guardò storto. Non mi credette.

“D’accordo! Tutti i giorni da un mese!” dissi non riuscendo a nascondere la verità e da li cominciarono nuove grida e insulti nei miei confronti.

“Cosa ti spinge ad andare li?” mi chiese calmandosi

Yaku!” dissi

Tsunade non capì. Ovviamente il ragazzo non si chiamava così.

“è il ragazzo che si trova al terzo piano, alla cella numero 119, quella che viene chiusa con una sorte di sigillo!” dissi cercando di far capire a Tsunade a chi mi riferissi.

“Ti riferisci a Naruto?” mi disse svelandomi il nome del ragazzo misterioso.

Sorrisi “è quello il suo nome? Non me lo ha saputo dire e allora gli ho dato un nome io!”

Tsunade si sorprese

“Cosa ti spinge ad andare da lui?” mi chiese

“I suoi occhi. Si legge tutto la sofferenza che deve provare li dentro! Non aveva detto che i ragazzi della sua età non vengono rinchiusi li dentro? E poi cosa ha fatto di così grave? non mi sembra cattivo!” dissi in sua difesa.

“la gente non si giudica solo dall’esterno…comunque non ha commesso nessun reato. L’unico sbaglio che ha fatto è stato nascere il giorno peggiore!” mi rispose l’hokage.

Non capii, ma lasciai stare.

“Ma se non ha fatto niente, perché è li dentro?” insistetti. Dovevo assolutamente saperlo.

“è stata una decisione del consiglio degli anziani e a quanto pare il terzo non è riuscito ad opporsi!”

“E lei?” le chiesi…possibile che non potesse fare niente?

“Io sto provando a cercare di liberarlo, ma ora come è ora…potrebbe essere pericoloso per il villaggio!”

Mi alzai “No, non lo è! Io…ne sono sicura! bisogna dargli fiducia! Ci parlerò io!” dissi con uno sguardo determinato.

“Tu non metterai mai più piede li dentro, sono stata chiara?” mi ordinò tassativamente Tsunade.

“Ma perché? Naruto ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino. Non ha idea di come lo trattino li dentro!” le dissi.

“Lo so invece! Perché pensi che stia cercando di trovare un modo per cambiare la sua situazione!”

“Mi faccia parlare con lui, magari le dirà anche lui che non è pericoloso e che non ha intenzione di…” cominciai col dire, ma Tsunade mi fermo, rivelandomi un’altra shoccante verità.

“Sakura, è probabile che non sappia nemmeno parlare!” mi disse.

“Non mi ha dato l’impressione di essere muto!” dissi sincera, ma non centrava il fatto che avesse qualche problema.

“Non è muto infatti!” mi fissò e abbassò la testa, come se si vergognasse “Naruto è sempre vissuto in quella cella. Praticamente da quando ha un anno. Avrà sentito poche volte gli umani parlare!”

Rimasi shoccata. Come potevano aver rinchiuso un bambino di un solo anno in un luogo del genere? E i suoi genitori? Lo permettevano?

“Non ha i genitori, è orfano dalla nascita praticamente. Il padre e la madre hanno dato la vita per lui e per il villaggio, il giorno in cui il demone della volpe a nove code ha attaccato Konoha!”

Avevo sentito, parlare di quella storia. Non sapevo il perché, ma era vietato fare riferimento a quel giorno, eppure doveva essere un fatto che presto sarebbe finito sui libri di storia.

Abbassai la testa “Capisco! Ma ancora non riesco a capacitarmi del perché è stato rinchiuso all’età di un anno! Si divertiva ad uccidere con il cuccio o con il sonaglino?” chiesi

Tsunade alzò un sopracciglio, ma non mi rispose.

Mi rassegnai, non avrei ottenuto risposta da lei.

Finalmente l’hokage mi lasciò andare, ma ora non avrei più potuto vedere Naruto. Mi dispiaceva dover rinunciare a lui.  Era orribile la solitudine che doveva provare li dentro.

Passarono due settimane e non andai più da lui. L’avevo promesso a Tsunade, ma non potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Mi sentivo sporca, perché io ero li tranquilla a vivere la mia vita e lui invece…come era ingiusto il mondo.

Comunque non dovetti aspettare molto, Tsunade mi fece nuovamente chiamare. Sta volta non avevo la più pallida idea del perché. Non avevo fatto nulla.

Lo scoprii presto.

Tsunade era nel suo ufficio con un espressione preoccupata e fissava insistentemente Konoha, come se sperava di trovare la soluzione a un problema tra un abitazione e l’altra.

Mi avvicinai “Maestra, mi avete fatto chiamare?”

Si girò lentamente verso di me e annuì.

“Volevo parlarti di Naruto!”

Niente poteva attirare la mia attenzione più del suo nome.

“è successo qualcosa? Sta bene?” chiesi ansiosa.

“Si sta bene…cioè quanto possa esserlo in quella prigione e che…è diventato molto aggressivo.”

Sussultai. Cosa significava?

“Alcuni anbu sono stati feriti seriamente e se continua così…potrebbe diventare inarrestabile!”

Non capivo come potesse succedere. Che ci fosse qualche relazione con quegli occhi rossi? Glielo chiesi.

Tsunade mi sembrò parecchio sorpresa del fatto che fossi a conoscenza di quella sua caratteristica, ma si accertò che non conoscessi la vera ragione di quel particolare colore di occhi.

“Cosa posso fare io?” le chiesi cercando una spiegazione per la mia convocazione.

Naruto è sempre stato un po’ violento, ma da quello che mi dicono gli anbu, il ragazzo durante il periodo in cui tu sei andata a trovarlo, era più mite e raramente perdeva il controllo.”

“tranne quando lo picchiavano e insultavano!” affermai.

Tsunade abbassò la testa.

“Sakura, sono venuta a chiamarti perché voglio provare una cosa. Non mi importa se infrangeremo le leggi. Sono l’hokage e posso fare qualche strappo alla regola!”

Non capii

“Tu ora vieni con me da quel ragazzo.” Mi disse, fissandomi negli occhi.

Rimasi un attimo ammutolita cercando di capire bene cosa mi aveva chiesto.

Sorrisi.

Non poteva farmi più felice.

Scattai in piedi e determinata dissi “si…andiamo!”

Non potevo crederci, finalmente rimettevo piede in quel luogo tanto temuto da tutti e per di più con il permesso di poterlo fare.

Giungemmo davanti alla cella di Naruto. tre anbu erano di guardia, ma Tsunade diede loro il permesso di allontanarsi. Nessuno di loro sembrava molto volenteroso a rimanere a guardia di quella cella.

Il mistero si infittiva. Chi era quel ragazzo?

Me lo sono chiesto centinaia di volte prima di giungere finalmente alla verità.

Quando rividi Naruto ci rimasi male. Era legato con delle grosse catene, oltre che hai polsi e alle caviglie, anche al collo, così ché non si sarebbe mosso per paura di rompersi l’osso del collo.

“Perché gli hanno fatto questo?” chiesi guardando l’hokage.

“Era pericoloso in questi ultimi tempi” mi ripeté per l’ennesima volta

“Cosa dovrei fare io?” chiesi perplessa continuando a guardare Naruto che aveva la testa china.

“voglio vedere se tu sei colei che riesce a renderlo mansueto!”

Vidi Tsunade togliere il sigillo dalla porta e aprirla. Cominciò ad entrare e mi fece segno di seguirla, anche se mi disse di rimanere a distanza di sicurezza.

In mano aveva delle chiavi. Erano quelle delle catene. Voleva liberarlo almeno da quella morsa crudele.

Quando l’hokage fu abbastanza vicino, Naruto alzò di scatto la testa, mostrando nuovamente quegli occhi rossi che tanto temevo e cominciò ad agitarsi.

Tsunade fece qualche passo indietro. Era troppo pericoloso per lei provare a liberarlo.

Mi avvicinai a lei. Avrei provato io a liberare Naruto. Sentivo di poterlo fare.

Presi le chiavi di mano a Tsunade e mi avvicinai.

Godaime sembrava essersi pentita della scelta di portarmi li, ma allo stesso tempo curiosa.

Naruto sembrava essersi fermato, ma appena senti il rumore metallico delle chiavi che giravano nella serratura, si agitò di nuovo.

La catena del braccio destro era aperta e con esso mi colpì, ferendomi una spalla.

Era come se avesse degli artigli al posto delle unghie.

Tsunade cercò di avvicinarsi a me per vedere le mie condizionI, ma le feci segno di fermarsi.

Non volevo arrendermi.

Rimasi ferma per un po’ a guardare Naruto negli occhi e lo stesso fece lui con me.

In quel momento mi considerava una minaccia, ma lentamente potei notare un cambiamento nelle sue iridi.

Il suo magnifico colore blu, era riapparso.

Tirai un sospiro di sollievo. Interpretai quel cambiamento di colore come un segno di riconoscimento nei miei confronti.

Continuai a liberarlo dalle catene, finchè non fu nuovamente libero. Naruto rimase calmo per tutto il tempo dei mio trafficare con quelle serrature arrugginite.

Una volta finito, esso si sdraiò a terra.

Sembrava esausto.

Gli accarezzai il volto come a volerlo tranquillizzare.

Tsunade rimase molto sorpresa. Nessuno mai era riuscito ad avere un rapporto con lui. eppure era stato così semplice. Bastava mostrarsi amico nei suoi confronti. Fargli capire che non lo odiavi e che non lo consideravi una minaccia.

Godaime mi chiese di andare. Eravamo li da troppo tempo.

Triste, feci per alzarmi, ma sentii qualcosa trattenermi.

Naruto mi aveva afferrato l’abito come a non volermi lasciare andare.

Sorrisi.

Era dolcissimo. Possibile che nessuno riusciva a capirlo?

Alla fine però dovetti andarmene, anche se a malincuore.

 

 

 

Fine capitolo.

Ringrazio chi ha recensito e chi ha messo la ff fra preferite e seguite. Continuate a seguirmi

Ciaooooooo

Neko=^.^=

 

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Capitolo 3
*** liberazione ***


Capitolo 3: liberazione

 

Tsunade si accorse del mio malumore mentre mi accompagnava a casa e cercò di tirarmi su di morale.

“Sakura, sei la prima persona che si affeziona a quel ragazzo e ti prometto che lotteremo per lui!” mi disse.

 La guardai negli occhi “Cosa vuole dire?”

“Non è giusto che stia rinchiuso li dentro e farò di tutto per poterlo liberare, ma finchè non riesco a ottenere il consenso, non andare da sola a trovarlo per favore!”

Annuii tristemente. Speravo che dopo quello che era successo quel giorno, avrei di nuovo avuto il permesso di recarmi da lui e invece…

“maestra? Non possono aver rinchiuso Naruto in quella prigione senza un motivo, voglio sapere la verità!”

Tsunade si fermò e mi fissò a lungo indecisa sul da farsi.

Sospirò “D’accordo!Vieni, sediamoci su quella panchina!” mi disse e obbedii.

“Promettimi che dopo quello che ti dirò, non lo abbandonerai anche tu!”

Scossi immediatamente la testa, non avevo alcuna intenzione di lasciarlo in balia di quel destino avverso.

In tal caso non sarei stata diversa da quelle persone che avevano compiuto quel gesto, rovinandogli la vita.

Tsunade cominciò a raccontarmi della tragedia che 15 anni prima aveva colpito il villaggio.

kyuubi il demone volpe, attaccò e distrusse gran parte di Konoha.

Se non ci fu un totale sterminio del villaggio, lo dovevamo solo a Yondaime, hokage molto amato dagli abitanti. Era considerato un grande eroe da tutti noi.

“Cosa centra questa storia con Naruto?” chiesi, non capendo il nesso.

“In qualche modo Kyuubi deve essere stato fermato, non credi?” Mi fece notare Tsunade.

Era ovvio, ma come era accaduto?

Yondaime per sventare la minaccia che si era scagliata su di noi, ha sigillato il demone volpe nel corpo del proprio figlio!” mi disse.

Spalancai gli occhi…cominciavo a capire

“Si tratta di Na-naruto, vero?” chiesi trattenendo il fiato.

Tsunade annuì.

“Non ci posso credere! Come ha potuto Yondaime fare questo a suo figlio, gli voleva così male? È per questo che l’hanno rinchiuso? Perché è un demone?”

Tsunade mi sgridò. Non voleva assolutamente che pensassi male del quarto hokage.

Yondaime l’ha fatto per il villaggio e inoltre era convinto che suo figlio sarebbe stato in grado di controllare quel demone…avrebbe solo dovuto avere un buon insegnate!”

Tsunade abbassò la testa.

“Io ero presente al momento dell’applicazione del sigillo su Naruto e le ultime parole di Yondaime sono stare di trattare suo figlio come un eroe, che ha sacrificato se stesso per salvare il villaggio. Lui non voleva questa fine per il bambino. Non voleva che venisse visto come un mostro. Sono convinta che Naruto sarebbe stato un bravo ragazzo e se ora si comporta come un animale, è solo per come è cresciuto, non ha causa del Kyuubi

Annuii. Ero convinta anch’io di questo, ma ormai era troppo tardi.

“Chi ha deciso di non dargli la possibilità di vivere una vita serena? “ chiesi.

“L’hokage, ma è stato costretto. Lui voleva far rispettare la volontà del quarto, ma i consiglieri anziani, gli hanno imposto di agire di conseguenza e dato che erano tutti d’accordo, il giudizio dell’hokage, anche se era al di sopra di loro, non ebbe importanza. Ora sono io l’hokage e non mi farò mettere i piedi in testa da quei vecchi bacucchi. Se solo lo avessi saputo prima…” mi disse sconsolata.

Abbassai la testa. Si sarebbe veramente risolta quella situazione? l’unica era avere fiducia in Tsunade.

Passò ancora una settimana, durante la quale non ebbi più notizie di Naruto ed essendo stata messa a fare da assistente all’ospedale, non potevo chiedere informazioni alla mia maestra.

Avevo paura. Paura che non avrei mai più rivisto Naruto; Paura che non sarebbe mai uscito da li; Paura che non avrebbe mai potuto vivere una vita normale.

Poi finalmente una domenica mattina, mia madre mi venne a svegliare dicendomi che l’hokage era nel salotto che mi aspettava.

Non feci alcuna fatica ad alzarmi quel giorno e vestendomi in fretta e furia corsi giù per le scale, rischiando di fare una brutta caduta, e subito comparvi davanti a Tsunade

Non la salutai neanche, ma subito chiesi di lui.

Naruto?”

La guardai.

Mia madre mi sgridò per il mio comportamento.

Chiesi scusa. Tsunade mi sorrise, avrebbe scommesso in una reazione del genere da parte mia.

“Andiamo Sakura, abbiamo una missione da compiere!”

Sgranai gli occhi

“Quale?” chiesi sperando di ricevere subito la risposta e di non sentire la solita frase “Saprai tutto a tempo debito”

Tsunade mi accontentò e mi disse “Rapire Naruto!”

La guardai come un aliena. Cosa significava rapire Naruto?

Poi seppi. Il consiglio degli anziani non voleva saperne di liberarlo e Tsunade decise di arrivare a misure drastiche.

Si sarebbe ribellata. Avrebbe liberato Naruto e con il mio aiuto avrebbe dimostrato, che era perfettamente in grado di integrarsi nel mondo civile…o almeno cosi sperava.

Lo speravamo entrambe.

Facendo finta di niente ci recammo alla prigione. Gli anbu furono sorpresi di vedermi nuovamente in quel posto e fecero resistenza anche quando Tsunade disse che ero con lei.

Dovette faticare per farmi entrare e per allontanare gli anbu dall’entrata in modo tale da non farci scoprire quando avremo tirato fuori il ragazzo.

Giungemmo alla sua cella e lui era sempre nella solita posizione, rannicchiato in un angolo, come se li si sentisse più al sicuro.

In quel momento un anbu ci raggiunse.

“Era ora Kakashi!” disse l’hokage.

Rimasi sorpresa, cosa ci faceva il mio sensei lì?

“Salve!” mi disse alzando una mano in segno di saluto.

Sensei? cosa ci fai qui?”chiesi ingenuamente.

“Sono qui per aiutarvi! Anch’io non trovo giusto quello che stanno facendo al figlio del mio maestro!”

Solo in quel momento ricordai che Yondaime era stato il maestro di Kakashi. Era una buona notizia, almeno qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe stato dalla nostra parte. Inoltre con lui presente mi sentivo più sollevata.

Avevo la sensazione che tirarlo fuori da li, non sarebbe stato un gioco da ragazzi, sia perché gli anbu ce lo avrebbero impedito, sia perché lui avrebbe fatto parecchia resistenza.

Infondo era normale. Essendo sempre vissuto fra quelle mura, non  aveva idea di come fosse l’esterno, forse nemmeno sapeva che esisteva un qualcos’altro oltre a quella che fino a quel giorno era stata la sua casa.

Tsunade e Kakashi entrarono nella cella insieme a me, ma subito Naruto sembrò non gradire quell’intrusione.

Eravamo in troppi. Chiesi loro di uscire.

Titubanti fecero quello che avevo chiesto e Kakashi mi porse delle manette da mettere ai polsi di Naruto..

Non volevo legarlo, ma lui mi rispose che era solo una precauzione, un sigillo per tenere buona la volpe a nove code. Anche se per poco, avremmo dovuto attraversare il villaggio e chissà come avrebbe reagito Naruto nel vedere così tanta gente.

Mi avvicinai a Naruto e gli sorrisi. Non so il motivo, ma sembrava calmarsi solo quando ero io ad avvicinarmi. Io ero l’unica ad avere questo privilegio e solo io potevo toccarlo.

Feci piano per non spaventarlo e lentamente gli presi la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Non sembrava intenzionato a farlo. Il fatto era che non capiva cosa stava succedendo.

Con calma riprovai “Vieni Naruto, non ti farò del male!” gli dissi gentilmente.

Mi fissò negli occhi e all’ennesimo mio incitamento si alzò.

Non era molto stabile, dovuto al fatto che aveva numerose ferite, sia recenti che vecchie. Non bastava che fosse imprigionato, dovevano pure torturarlo.

Provai a mettergli un braccio intorno alle spalle per poterlo tenere in piedi nel miglior dei modi, ma quel contatto per lui era troppo. Si scostò.

Allora decisi di lasciarlo e di dargli il tempo di capire cosa volevo fare. Fu lui che mi afferrò di nuovo la mano affichè lo portassi via da li. Dovetti però staccarmi da quella presa, dovendogli applicare le manette ai polsi. Non fece alcuna resistenza, si vedeva che era abituato a certi trattamenti.

Finalmente aveva messo per la prima volta un piede fuori da quel luogo. Naruto sembrò spaesato per quel piccolo cambiamento,figuriamoci una volta fuori.

Camminammo il più veloce possibile, ma cercando di non far agitare il ragazzo. Mancava poco e saremmo giunti fuori dall’edificio, ma gli anbu si accorsero di quello che volevamo fare.

Nonostante l’hokage fosse con noi, non fermarono l’attacco nei nostri confronti. Questo era dovuto al fatto che gli anbu incaricati di tenere sotto controllo la cella di Naruto, erano ninja leali alla radice, la quale confabulava piani alle spalle dell’hokage.

Kakashi e Tsunade entrarono subito in azione, mentre io cercai di proteggere Naruto.

Non ci riuscii molto bene. Un anbu con un colpo alla schiena mi fece cadere a terra per il dolore.

Naruto venne nuovamente preso da coloro che ostacolavano la sua liberazione. Lo vedevo agitarsi e ringhiare. I suoi occhi si erano nuovamente tinti di rosso e riusciva con forza strepitosa,nonostante avesse le mani legate, a liberarsi dalla presa di quei ninja.

Naruto sembrava come impazzito. Mi spaventai parecchio a vederlo in quelle condizioni e gli anbu non sembravano volergli dargli tregua.

Per fortuna intervennero Tsunade e Kakashi in nostro aiuto e il mio sensei, con il suo sharingan imprigionò gli anbu nemici in una illusione il tempo necessario per darci il tempo di andarcene via da li, ma ora il problema era fare calmare nuovamente Naruto.

Non voleva dare retta neanche a me. Non mi permetteva di avvicinarmi a lui, ma se la situazione non si fosse calmata, allora tutto quello che avevamo fatto fino ad allora per aiutarlo, sarebbe stato vano.

Senza riuscire a controllarmi, i miei occhi si riempirono di lacrime, le quali cominciarono a bagnarmi dolcemente le guance facendomi il solletico.

Non so esattamente come sia successo, ma Naruto rimase stupito da questa mia reazione e sembrò capire i miei pensieri solo dal mio sguardo.

Tornò a essere buono e mi guardò tristemente.

Gli sorrisi per dirgli che tutto sarebbe andato bene e che non avrebbe mai più rimesso piede in un luogo del genere.

Ci avviammo all’uscita, ma quando arrivammo praticamente fuori dal portone di ingresso Naruto si fermò di colpo e cominciò a lamentarsi e a coprirsi gli occhi con le braccia.

Mi avvicinai a lui e lo chiamai. Non sapevo cosa gli stesse succedendo.

“Deve essere a causa della luce del sole. I suoi occhi non l’hanno mai vista, finchè non si abituerà avrà problemi a vedere!” mi disse Tsunade.

Non avevo pensato a questo. Forse avremmo dovuto portare una benda per coprirgli gli occhi, in modo tale da abituarlo gradualmente alla luce del giorno.

Fortunatamente grazie a questa sua cecità momentanea, attraversammo il villaggio abbastanza tranquilli. Naruto aveva capito di essere in mezzo a molte persone, ma il fatto che non riusciva a inquadrarle, lo rendeva insicuro e quindi cauto. La gente invece si fermava a guardarci straniti. Eravamo al centro dell’attenzione. Forse sarebbe stato più saggio agire di notte, ma quello che importava e che ora era libero.

 

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Fine terzo capitolo, spero sia di vostro gradimento!

A presto

Ciao

Neko =^.^=

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Capitolo 4
*** la sorpresa di scoprire un mondo nuovo ***


Capitolo 4: la sorpresa di scoprire un mondo nuovo.

 

Lo condussi a casa di Kakashi, il quale si era offerto di ospitarlo a casa sua finchè non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo.

Aveva una stanza in più e inoltre viveva da solo…non avrebbe avuto problemi di spazio.

Tsunade tornò al suo lavoro. Non poteva assentarsi tanto dal suo ufficio. Aveva altre questioni di cui occuparsi oltre che di Naruto.

Quando entrammo nel suo appartamento, abbassammo le tapparelle di un poco, in modo tale che la luce non infastidisse troppo la vista di Naruto.

Esso riappropriatosi della vista si guardò in giro sorpreso e anche timoroso.

Tutto intorno a lui era nuovo, anche le cose più banali.

Sembrava un bambino quando vedeva qualcosa per lui di nuovo e di misterioso. Naruto in fondo era quello, un bambino. Aveva 15 anni, ma non aveva fatto tutte le esperienza che un bimbo fa dalla nascita e che lo portano a conoscere il mondo in cui vive.

Le prima cosa che decisi di fare oltre a togliergli le manette, era di dargli una pulita. Sinceramente mi vergognavo a dovermi occupare io della sua pulizia e quindi chiesi a Kakashi di darmi una mano. Fin quando si trattava di lavargli i capelli schiena e petto tutto bene, ma dall’ombelico in giù feci fare al mio maestro.

Naruto non sembrò gradire il trattamento. Sembrava avesse paura del troppo contatto e soprattutto non sembrava fidarsi di Kakashi. Infatti quando il maestro si avvicinava a lui, ringhiava e tirava colpi per allontanarlo, ma con la determinazione del copia-ninja riuscimmo nel nostro intento a dargli un aspetto migliore.

Inoltre non amava l’acqua. Probabilmente lui la conosceva solo come un qualcosa da bere e non per lavarsi. Per fargli una doccia decente praticamente allagammo il bagno e anche noi ci ritrovammo bagnati fradici.

Una volta asciugato, pensammo a vestirlo e anche lì l’impresa fu ardua. Kakashi sapendo della volontà dell’hokage di liberarlo, aveva provveduto a comprargli una tuta arancione che fosse più o meno della sua taglia. Gli calzava a pennello e inoltre quel colore gli si addiceva.

Successivamente fu il turno dei capelli. Dovevano essere tagliati.

Lavati facevano un altro effetto. Erano belli e morbidi, ma comunque troppo lunghi per essere di un ragazzo. Cioè anche i ragazzi potevano portare i capelli lunghi se lo volevano, ma a lui non si addicevano. Cominciai a tagliarglieli. Si poteva fare una parrucca con tutti i capelli che avevo eliminato. Quando ebbi finito rimasi sorpresa io stessa.

Naruto era cambiato tantissimo. Non sembrava nemmeno più lui. Pulito e rimesso a posto era davvero un bellissimo ragazzo e quegli occhi che si ritrovava erano stupendo. Ora l’unica cosa che volevo fare era cancellargli quel dolore che si poteva leggere su di essi.

Lo portai davanti allo specchio per fargli vedere come stava.

Proprio come gli animali non riescono a riconoscere il proprio riflesso in una superficie specchiante, anche lui reagì come loro. Si spaventò e cominciò a ringhiare. Questo suo ultimo vizio, mi preoccupava un po’.

Era buffissimo, ma dopo qualche secondo mi accorsi che spostava la testa da me al mio riflesso. Era stupito di vedere due me. Poi cominciò a capire il meccanismo. Vedeva che se alzava un braccio anche il suo riflesso lo faceva e iniziò a fare altri movimenti per vedere se venivano compiuti anche dall’altro se stesso.

Cercai di spiegargli come funzionava, ma sinceramente non sapevo se mi comprendeva e dal suo sguardo non riuscivo a capirlo visto che era sempre sorpreso a qualsiasi cosa gli dicessi e vedesse.

Kakashi stava in disparte e osservava, non voleva far agitare il ragazzo.

Ad un certo punto mi fece segno di seguirlo e, portando Naruto con me, entrammo in una stanza dove c’era semplicemente un letto, una scrivania con una sedia di legno e un armadio per i vestiti.

“questa sarà la sua stanza!” mi disse Kakashi.

Notai che appesi all’estremità della porta c’erano altri sigilli, come anche in giro per la casa. Servivano a contenere il potere del kyuubi e cominciai a chiedermi cosa diventava se il demone si scatenava. Dubitavo fortemente che si sarebbe soffermato a occhi rossi, artigli e denti aguzzi. No! Sarebbe stato di certo più mostruoso.

“Questa è la tua stanza!” gli dissi.

Naruto mi guardò un po’ stranito. Non sapeva cosa volesse dire la parola stanza e visto che l’unico nome che conosceva per capire  quale era il suo luogo per vivere gli dissi

“Questa è la tua cella Naruto!”

Il ragazzo mi fissò nuovamente. Pensai che non mi avesse capito, ma invece mi sorprese...per la prima volta sentii la sua voce.

Naruto?” mi disse sbattendo le palpebre.

Sia io che Kakashi avemmo  l’istinto di guardarci l’un l’altro sorpresi.

Sorrisi. Se parlava voleva dire che cominciava ad aprirsi.

Naruto è il tuo nome!” gli dissi.

“Nome?” aveva una voce debole e rauca.

Annuii, ma per essere sicuri che mi avesse capito, glielo dissi  alla tarzan.

“Io Sakura, tu Naruto! Io Sakura, tu Naruto!” glielo dissi indicando prima me e poi lui.

Successivamente Naruto mi imitò, indicando prima me e poi lui.

“Sakura! Mostro!” disse.

Era convinto di chiamarsi mostro.

Kakashi e io sussultammo. Era logico che credesse che fosse quello il suo nome, si era sempre sentito chiamare così.

Gli accarezzai il viso e scossi la testa

“No, tu non sei un mostro e il tuo nome è Naruto! Capito?” annuì leggermente, ma abbassò la testa.

Successivamente cominciò a girare per la stanza e quando arrivò al letto, provò a sedersi sopra.

Dovevate vedere la sua faccia. Non capiva perché fosse morbido e cominciò a salterellarci sopra.

Addirittura Kakashi si mise a ridere. In effetti vedere un ragazzo comportarsi in quel modo era buffo, anche se ripensando a quello che c’era dietro…quella situazione era tutto tranne che divertente.

Gli spiegammo diverse cose e ogni volta era sempre più affascinato da quello che gli mostravamo. Spesso si spaventava, soprattutto quando gli facevamo vedere oggetti rumorosi.

In quel caso era un problema calmarlo ed evitammo quel tipo di esplorazione per il momento.

Qualche volta esprimeva anche la sua opinione articolando solo poche parole come: bello, buono, cattivo.

Mi domandavo quanto tempo ci avrebbe messo a imparare correttamente a parlare, anche se era già molto più avanti di quello che credevo.

Giunse la sera e giunse per me l’ora di dover tornare a casa, ma quando Naruto mi vide andare via, cominciò ad agitarsi.

Cercai di calmarlo e spiegargli la situazione, ma non voleva darmi ascolto, voleva che rimanessi li a tutti i costi.

Kakashi mi propose di rimanere li quella notte, ma lui doveva capire che non potevo rimanere con lui 24h su 24. Ci riflettei su, poi dissi

“Per questa notte rimango, ma solo per oggi! Non posso rimanere qui per sempre, ma tornerò a trovarti il giorno dopo, va bene?” parlai lentamente, ma sembro capirmi alla perfezione.

Annuì.

Visto che ottenni anche il permesso da mia madre di restare fuori, decisi di preparare la cena. Per fortuna decisi di prepararne un po’ di più, perché Tsunade tornò a farci visita.

Rimase sorpresa nel vedere il mutamento di aspetto di Naruto. ci volle un po’ prima che capisse che si trattasse di lui.

Il suo arrivo non fu molto gradito dal ragazzo e cominciò a dare segni di nervosismo.

“Avete fatto proprio un buon lavoro! Avete avuto problemi?” chiese Tsunase

Kakashi scosse la testa “Molto di meno di quelli che pensavo. Si è  agitato un paio di volte, ma  non ha mai costituito un pericolo! Ci vorrà del tempo, ma credo che possa benissimo integrarsi nel villaggio!”

Kakashi alle 8 accese la tv per il notiziario dimenticando quale reazione avrebbe potuto comportare nel ragazzo. Naruto si spaventò moltissimo a sentire tutte quelle voci, non vedendo persone attorno a lui. Facemmo molta fatica a fargli capire che non doveva temere e che era tutto frutto di quella scatola appoggiata sopra un comodino.

Ma alla fine come tutti, ne rimase ammaliato e non si staccò dalla televisione per lungo tempo.

Almeno rimase calmo per un po’.

Mentre io mi occupavo degli ultimi ritocchi per la cena e Naruto era distratto dalla sua ultima scoperta, Kakashi e Tsunade dialogarono fra di loro su come comportarsi con Naruto.

Decisero di tenerlo rinchiuso in quella casa per una settimana, dandogli il tempo di conoscere meglio il luogo in cui viveva e tutto ciò che lo circondava in quel piccolo spazio, poi avrebbero pensato a presentargli anche il mondo esterno e soprattutto a fornirgli una istruzione. Se non sapeva parlare bene, non era in grado né di leggere, né di scrivere. Non sapeva fare calcoli. Insomma avrebbe fatto fatica a integrarsi in un mondo dove queste cose, che a noi possono sembrarci naturali, sono essenziali.

Ci mettemmo a tavola. Preparai il ramen quella sera. Un piatto sostanzioso che lo avrebbe nutrito come si doveva.

Era abituato a mangiare con le mani e in mezzo alla sporcizia e soprattutto non fermo su una sedia e su un tavolo. Gli sembrava strana quella situazione e cercò in qualche modo di tornare alle sue abitudini. Prese la sua scodella di ramen e si sedette a terra appoggiato a un muro. Non fece poca fatica a mangiare dato che oltre a cibo solido, c’era anche il brodo, infatti compì un vero macello e sfortunatamente sarebbe toccato a me pulire. Purtroppo ci volle un po’ per fargli capire che si doveva mangiare a tavola. Un altro problema e che si rifiutava di usare le bacchette o almeno le posate. Per quello ci volle ancora più tempo, molto più di una settimana, quindi evitammo per un bel po’ di mangiare fuori davanti allo sguardo curioso della gente.

Quando fu il momento di mettersi a letto, le cose andarono lisce. Naruto si gettò nel letto e si fece rimboccare le coperte tranquillamente. Doveva essere a pezzi. inoltre non mi chiese di rimanere nella sua stessa stanza. Aveva capito che quando si sarebbe svegliato mi avrebbe ritrovato lì.

La mattina seguente mi alzai prima di lui,ma Kakashi mi precedette. Lo raggiunsi in cucina e gli chiesi

Naruto?”

“Sta dormendo!” mi disse semplicemente

Sorrisi, se stava ancora dormendo significava che era tranquillo…ero contenta, ma…

“Vai a vedere come!” aggiunse Kakashi

Sgranai gli occhi. Cosa voleva dire?

Mi recai verso la sua stanza e aprendo silenziosamente la porta, lo vidi steso per terra in un angolo della stanza che dormiva. Non capivo il perché cercava di ripetere gli stessi gesti di quando abitava in quel luogo orribile.

Mi avvicinai a lui e lo svegliai dolcemente.

Aprii lentamente gli occhi e si mise a sedere di scatto e agitato si guardò intorno.

“Calmati, sono io,Sakura! Ricordi dove ti trovi?” gli chiesi.

Naruto mi fissò a lungo poi annuì.

Quello di togliergli il vizio di dormire per terra, fu una missione più ardua. Ci vollero settimane prima che arrivasse la mattina in cui, Kakashi lo ritrovò nel letto, ma anche dopo mesi, capitava che Naruto si mettesse a dormire per terra nell’angolo. Succedeva quando si sentiva agitato e rannicchiarsi in un posto abbastanza protetto, sembrava dargli conforto.

 

 

******

Eccomi tornata!!!

Spero che vi piaccia questo capitolo.

Ringrazio coloro che hanno recensito, non mi aspettavo così tanti commenti….me tanto felice =^_^=

Grazie anche a chi mi segue soltanto… Arigatou!

Ciao

Neko=^.^=

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Capitolo 5
*** Abbandono ***


Capitolo 5: Abbandono

 

Il secondo giorno, come avevo già riferito a Naruto, non rimasi a casa di Kakashi per la notte.

Credevo avesse capito e probabilmente era così, ma sembrava avesse paura di staccarsi da me.

Mi vedeva come una roccia a cui aggrapparsi, l’unica cosa sicura nella sua vita e vedermi andare via, gli faceva credere per l’ennesima volta di essere abbandonato.

Non volevo che pensasse che anche io lo lasciassi al suo destino, ma era anche vero che non potevo stargli appresso l’intera giornata. Avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo e solo allontanandomi almeno per la notte da lui, poteva capire come funzionavano le cose e cioè che le persone a noi care devono lasciarci per vivere la loro vita. Io, oltre alla mia famiglia, avevo anche lo studio e per quanto volessi rimanergli accanto, dovevo per forza assentarmi per delle ore.

Gli allenamenti per ora saltavano, dato che Kakashi si prendeva cura di lui, quindi potevo stargli vicino più di quanto normalmente avrei potuto fare.

Quando la mattina seguente mi recai da Kakashi, dopo il mio turno in ospedale affianco di Shizune, mi pentii di non essere rimasta anche quella notte con Naruto.

Quando entrai vidi che all’interno dell’appartamento c’era il caos.

Mi preoccupai. Cosa era successo? E Naruto stava bene? Perché tutto era all’aria?

Mi recai in cucina dove la situazione sembrava apposto, tranne per il fatto che ci trovai il mio maestro seduto su una sedia con la testa appoggiata al tavolo.

Gli misi una mano sulla spalla e lo chiamai

Kakashi-sensei, tutto bene?cosa è successo qui?”

Al suono della mia voce il sensei alzò la testa. Potei notare una profonda occhiaia nell’unico occhio scoperto. Non aveva dormito per tutta la notte.

Gli chiesi spiegazione.

Venni a sapere che Naruto, dopo la mia partenza, era rimasto calmo solo per poco, dopo di che cominciò ad agitarsi e a rendere il soggiorno un campo di battaglia.

“Sakura, sembra che solo tu riesca a farlo stare calmo. Si fida solo di te!” mi disse “Eppure anche io sono un tipo simpatico!” mi disse “Vero che lo sono?” lo guardai stranita. Una intera notte insonne, non gli faceva bene.

Chiesi di Naruto e l’unica risposta che mi diede Kakashi fu quella di dirmi che era da qualche parte in camera sua. Mi disse che aveva provato più volte ad avvicinarsi, ma a ogni tentativo, il ragazzo andava in escandescenza. Quindi ci rinunciò prima che potesse distruggergli completamente la casa.

Sembrava un’esagerazione, ma da come era ridotta anche camera sua…capì che era veramente capace di farlo.

Era di nuovo li, nell’angolo tutto rannicchiato su se stesso.

Sospirai. Mi si stringeva il cuore vederlo così, non volevo che stesse male.

Mi avvicinai a lui, il quale probabilmente si era già accorto della mia presenza, perché ancora prima di sfiorarlo cominciò a ringhiare.

Mi spaventava quando si comportava così. I cani ringhiano come avvertimento, prima di mordere e avevo paura di cosa potesse fare in quel momento. Inoltre mi aveva già attaccato quando era nervoso.

Non demorsi. Gli misi una mano sulla spalla, ma di scatto si alzò e mi colpì.

Questa volta non mi ferì, se non nell’animo. Quando in passato mi aveva ferito, lo aveva fatto senza rendersi conto che ero io, ma quella volta ne ero certa. Sapeva chi era la persona che gli si era avvicinata. Inoltre anche se a volte si comportava come un animale, non era stupido, di questo ero sicura, quindi aveva di sicuro riconosciuto la mia voce.

Lo richiamai.

Naruto che fino ad allora aveva tenuto lo sguardo basso, lo alzò.

Eccoli là. Di nuovo quegli occhi rossi e sta volta quella rabbia che provava in quel momento era concentrata, non sul mondo, non sulle persone che lo maltrattavano e che non conosceva, ma su di me.

In quel momento odiava me.

Il mio cuore mancò un battito.

Lo guardai con terrore. Avevo paura di quegli occhi e la cosa peggiore e che non riuscivo a nasconderglielo.

Questo non poteva che peggiorare le cose, poteva distruggere quel rapporto che si era creato fra di noi e che in quel momento sembrava appeso a un filo.

Improvvisamente mi ricordai delle parole diTsunade. Mi disse che Naruto il periodo in cui ero andata a trovarlo era calmo, ma durante la mia assenza prolungata, si era agitato parecchio e diventato addirittura pericoloso.

Di sicuro avrà pensato che lo avessi abbandonato, che neanche a me importasse qualcosa di lui. Forse avrà visto in me quel raggio di sole che gli era sempre mancato e che improvvisamente era sparito, lasciando posto nuovamente alle tenebre.

Mi misi una mano davanti alla bocca shoccata quando capii il perché di quel suo comportamento.

Si sentiva abbandonato…per l’ennesima volta e non da una persona qualunque, ma dalla prima persona a cui aveva riposto la sua fiducia.

Non potei trattenere le lacrime e cominciai a singhiozzare rumorosamente.

Naruto mi dispiace, io non volevo abbandonarti…” Provai ad abbracciarlo, ma nuovamente mi colpì facendomi cadere a terra.

Mi rialzai mettendomi seduta sulle gambe. Serrai i pugni sulle ginocchia e abbassai la testa, per nascondere in parte il mio dolore.

“io volevo solo… farti capire che non puoi contare sempre su di me…io, ti prego scusa… ho sbagliato. Ho agito troppo in fretta, quando tu non eri ancora pronto! Io…io…” non riuscii più a continuare a causa dei continui singhiozzi.

Non riuscivo a smettere di piangere, mi sentivo un verme per come mi ero comportata. Come potevo pretendere di staccare un bambino piccolo dalla propria mamma? Perché più o meno era proprio questo quello che avevo fatto.

Dopo l’ennesimo singhiozzo, mi sentii accarezzare il viso. Qualcuno mi stava asciugando le lacrime che copiose si facevano strada per arrivare alla fine del mio volto.

Alzai la testa sorpresa. E lo rividi. Quel bellissimo colore blu del mare che splendeva nei suoi occhi. Non so esprimere esattamente quel che provai in quell’istante. Sorpresa, sollievo, gioia…nonostante quello che aveva provato, mi aveva perdonato e me lo aveva mostrato con il suo gesto e con quei occhi. Nemmeno  mille parole potevano esprimersi meglio di quegli occhi.  

Ricominciai a piangere, sta volta per la felicità e provai l’impulso di abbracciarlo, ma quando vidi Naruto indietreggiare, mi fermai. Mi ricordai che non voleva essere toccato a lungo.

Ritornai sui miei passi e mi asciugai le lacrime.

Successivamente alzai lo sguardo per vedere Naruto.

Mi fissava.

Non sapevo come mai, ma osservando meglio mi sembrava intimorito.

Mi domandavo il perché.

Che avesse paura che lo lasciassi di nuovo? No, sta volta non lo avrei fatto. Sarei rimasta con lui finchè non si sarebbe sentito pronto a essere lasciato solo. Avrei disobbedito anche ai miei genitori per lui.

Non volevo assolutamente che si ripetesse quello che era appena caduto quel giorno.

Non volevo che riprovasse il dolore dell’abbandono.

Ma successivamente capì che non mi guardava così per quel motivo.

Lo vidi esitare, ma piano piano avvicinarsi a me e alzare la braccia.

In quel momento mi sentii confusa. Avevo la mente come annebbiata, oltre che la vista dato la presenza di ancora qualche lacrima.

Poi sentii un stretta. Forte, come se qualcosa mi avesse afferrato in modo tale che non potessi scappare via.

Con mia grande sorpresa Naruto mi aveva abbracciato. Di sua spontanea volontà, affrontando la sua paura del contatto fisico.

Sentivo che era rigido, ma sembrò rilassarsi quando ricambiai.

Fu lui a lasciarmi andare, io non volevo. Volevo tenerlo stretto a me.

Stranamente i ruoli si erano invertiti, ma allentai anch’io la presa.

Naruto mi guardava triste poi disse qualcosa.

“Odi?” disse debolmente

Ci misi un po’ per afferrare quello che mi aveva chiesto, cioè se l’odiavo. Non si riferiva al fatto di essermene andata, ma perché si era comportato in quella maniera.

Non lo avevo rimproverato, ma lui aveva capito che era sbagliato e che avrebbe potuto fare del male.

Mi si strinse nuovamente il cuore a quella domanda.

No…. no Naruto. Non ti odio, non potrei mai farlo! Io ci tengo tantissimo a te! Di questo non devi temere. Ormai sei entrato a far parte della mia vita e niente potrà cambiare questo fatto!”

Non disse niente. continuò solo a fissarmi. Non fece nessun movimento che mi fece capire cosa stava pensando.

“Io faccio più!” mi disse in modo determinato.

Mi promise che non avrebbe più reagito così, ma sapevo che sarebbe stato difficile, ma comunque aveva bisogno che almeno qualcuno ci credesse.

“Bravo!” gli dissi dopo di chè gli proposi di dare una mano a Kakashi a rimettere a posto il soggiorno.

Mi alzai e mi allontanai, ma prima di uscire dalla stanza, mi girai per dirgli di venire con me. Si alzò, ma non mi sfuggi il suo sguardo di paura quando mi vide quasi andare via dalla stanza.

Cominciai a raccogliere le cose da terra e lo stesso fece Kakashi.

Naruto rimase sulla soglia della sua stanza a osservarci.

Sembrava una statua. Incredibile come riuscisse a stare fermo per molto, senza che i suoi arti formicolassero.

Ci volle un po’, ma alla fine venne anche lui ad aiutarci, anche se non sapeva bene come mettere le cose, ma quel che contava era il pensiero…giusto?  Anche Kakashi sembrò gradire.

La sera giunse e l’ora di andare a casa arrivò, ma come mi ero ripromessa, non avrei lasciato Naruto da solo di nuovo.

“Sakura? Se devi andare vai…ci penserò io a lui!” mi propose Kakashi.

Scossi la testa. Non potevo e inoltre anche il maestro aveva bisogno di riposo e se Naruto si fosse comportato nuovamente come la notte passata, non avrebbe chiuso occhio.

Ma qualcosa sorprese entrambi. Naruto si avvicinò a me e mi prese un braccio per farmi alzare.

Lo guardai stranita.

“tu casa! Io buono…dormo!” disse senza però guardarmi in faccia.

Non voleva che andassi via, ma voleva affrontare le sue paure.

Non sapevo cosa fare e Naruto vedendo la mia esitazione, mi spinse verso la porta d’ingresso. Provò anche ad aprirla, ma non aveva ancora capito il meccanismo delle serrature.

Feci io, poi mi rivolsi a lui.

“Sei sicuro! Se non sei pronto, rimango!”

Scosse la testa “casa!” mi disse incitandomi ad andare. Decisi alla fine di provare. Dovevo fidarmi. Questa volta non avrebbe pensato a un abbandono non essendomene andata di mia spontanea volontà.

Ma sempre con il timore nel cuore, varcai quella porta chiudendola delicatamente dietro di me.

 

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Capitolo 6
*** Esplorazione del mondo esterno ***


Capitolo 6: esplorazione del mondo esterno

 

Avevo chiesto a Kakashi-sensei di chiamarmi se Naruto si fosse agitato o dimostrato segni di aggressività. Non importava a che ora della notte lo facesse, ma doveva mettermi al corrente.

Non arrivò nessun messaggio di aiuto. Quindi tecnicamente era andato tutto bene.

Infatti quando andai a trovare Naruto, tutto era al suo posto e Kakashi mi confermò che era rimasto tutto calmo e che il ragazzo si era andato a rintanare in camera sua subito dopo la mia partenza.

Ci usciva solo in mia presenza e dato che non riusciva nemmeno a stare da solo in una stanza con un’altra persona che non ero io, rimandammo la sua uscita nel mondo esterno di un paio di settimane.

Come era in quel momento, una volta fuori sarebbe successo il finimondo.

Passò in totale un intero mese. Le ultime due settimane, Kakashi era riuscito a uscire e a fare qualche commissione e soprattutto a prendere un po’ d’aria. Per una persona non abituata a stare sempre nel medesimo luogo, stare rinchiuso portava alla pazzia.

Eppure Naruto solo così si sentiva al sicuro.

Si vedeva la sua voglia di scoprire nuove cose, ma era terrorizzato. In contemporanea alla possibilità di Kakashi a lasciare Naruto completamente da solo, il ragazzo cominciò ad abituarsi a stare in presenza del maestro e a non stare in continuazione in camera sua, soprattutto in quell’angolo.

Faceva progressi e anche abbastanza veloci, diversamente a come credevo.

In quell’arco di tempo, Naruto sentendoci parlare, aveva appreso anche un vocabolario più esteso,anche se faceva ancora molta fatica ad esprimersi e a volte a capire, ma nessuno di noi si aspettava di un miglioramento così veloce.

Una mattina Tsunade mi esentò dall’andare al lavoro perché quel giorno sarebbe stato quello in cui, Naruto avrebbe davvero messo piede nel mondo.

Eravamo preoccupati per la reazione che potesse avere vicino a molte persone, ma non potevamo rimandare ancora il problema, prima  o poi il grande passo doveva essere compiuto.

“Allora Naruto! Ascolta bene!” dissi attirando la sua attenzione. Cercai di parlare il più piano e chiaro possibile affinchè mi potesse capire al meglio.

“Oggi andiamo fuori!”

Naruto si girò verso la finestra e la indicò “Fuori?”

Annuì

“è tutto diverso da qui!” dissi indicandogli la stanza “Ci sono molte persone, ma non avere paura! Ci siamo noi con te!”

Mi guardò con uno sguardo impaurito e successivamente si alzò a guardare fuori dalla finestra.

“Vuoi?” gli chiesi.

Vedevo la sua tensione e non lo avrei costretto se non avesse voluto.

“Ma si che vuole! Naruto è più forte di quello che vuol far credere! Fino ad ora ha affrontato le sue paure, lo farà anche questa volta!” disse Kakashi come a voler incoraggiare il ragazzo.

“è vero, ma se non se la sente …io non posso mica…” cominciai col dire ma venni interrotta.

“Tu con me?” disse Naruto interrompendomi.

“Si certo!” gli dissi

“Allora fuori!” disse determinato.

 

In circa mezz’ora ci preparammo e poi uscimmo.

Naruto una volta messo fuori piede nel mondo esterno, cominciò da subito a mostrare segni di nervosismo e mi chiesi se fosse stato il caso di continuare.

Si guardava intorno con uno sguardo curioso per le mille nuove cose che vedeva, ma allo stesso tempo intimorito da tutto ciò.

Conoscendolo scommettevo che avrebbe voluto sapere cosa fosse ogni cosa che attirava la sua attenzione, ma non chiese niente, né fece alcuna osservazione.

Si sentiva a disagio a causa degli sguardi straniti della gente che ci incrociava.

Probabilmente si chiedeva del perché quegli sguardi o forse ero principalmente io a chiedermelo. Esteriormente Naruto non aveva niente di strano, sembrava un ragazzo come tutti gli altri, ma allora perché? Per il suo continuo nascondersi dietro di me e Kakashi?

Quest’ultimo, come se avesse captato i miei pensieri rispose involontariamente alla mia domanda.

“Ti guardano tutti… eh Naruto? stai già facendo strage di cuori!” disse il maestro scherzando.

Naruto al pronunciare il suo nome si girò verso di lui…ignaro di quanto Kakashi avesse affermato.

“questi sguardi curiosi possono essere solo per tre ragioni: la prima che sei un bel ragazzo; la seconda a causa del tuo colore degli occhi e dei capelli, qui a Konoha c’è solo un clan che ha queste peculiarità e infine la tua somiglianza incredibile con Yondaime…secondo me questa è la più plausibile, sei la sua copia sputata.” Disse Kakashi.

Non avevo fatto in tempo a conoscere il 4° hokage, ma dalle poche foto che avevo visto di lui, dovevo ammettere una certa somiglianza con il padre. Naruto dal canto suo  non aveva capito una parola di quanto Kakashi aveva affermato e si girò a chiedere a me una spiegazione.

Solitamente ero io a fare da traduttrice, quando non capiva qualcosa che usciva dalla bocca del maestro e il più delle volte erano scemenze.

Mi domandava perché il mio maestro di divertiva a rendermi il “compito” più difficile.

Camminammo un po’ e cercai di spiegare al meglio ogni cosa che incontravamo lungo il nostro cammino. Successivamente arrivammo al campo di allenamento dove io e la mia squadra ci allenavamo di solito.

In quel momento al campo non c’era nessuno e Kakashi propose di  fermarci un po’ per far rilassare i nervi a Naruto, ma lui non sembrò intenzionato a volersi riposare, anzì visto che non c’era nessuno si sentiva libero e cominciò a esplorare il giardino con aria curiosa.

In quel momento era spensierato e speravo che lo potesse diventare anche in mezzo alla gente il più presto possibile.

Mi distrassi per un attimo  e bastò quello per farmi perdere le tracce di Naruto.

Quello fu il primo spavento della giornata.

Cominciai a chiamarlo preoccupata…poteva capitargli di tutto, ma Kakashi mi disse di stare tranquilla.

Mi domandavo come potesse tenere la calma in quel modo.

“Sai Sakura…sembri proprio una madre ansiosa, lasciagli fare le sue esperienze” mi disse guardandomi

Solo allora notai che il maestro aveva lo sharingan scoperto. Voleva lasciare libertà a Naruto senza che noi gli stessimo sempre con il fiato sul collo, ma allo stesso tempo tenerlo d’occhio.

“Sta tornando” mi disse “è ha una bella sorpresina per te!” mi vennero i brividi a vedere il suo ghigno…cosa aveva architettato quel ragazzo? E perché a volte avevo la sensazione che quei due spesso confabulassero contro di me? So bene che era solo una sensazione, dato l’incapacità di Naruto a comunicare, ma presto o tardi sarebbe stato così.

“Sakura!” mi chiamò Naruto. Era la prima volta che lo sentivo chiamarmi con così tanto entusiasmo.

Sorrisi…mi fece un immenso piacere.

Corse verso di me, tenendo in mano qualcosa e quando me lo mostrò, ecco arrivarmi il secondo spavento della giornata.

Mi misi ad urlare e mi nascosi dietro a Kakashi, il quale se la rideva.

In mano aveva una “cara” e “dolce” creaturina, della quale ancora mi chiedo il significato della sua esistenza.

Naruto lascialo immediatamente andare…quello è un ragno velenoso!” gli dissi sperando che mi ascoltasse, ma le parole ragno e velenoso, avevano un senso per lui?

Glielo ridissi con parole che conosceva

“Quello è pericoloso, lascialo!”

Sapevo quanto non amasse quella parola, dato che l’aveva sempre sentita per definire lui, ma almeno ero certa che mi avesse capito.

Naruto sgranò gli occhi, scommetto che per un attimo, avesse pensato che mi riferissi a lui, ma dato che mi vedeva fissare l’animale con aria impaurita, capì quello che intendevo e lasciò andare il ragno.

Guardò l’animale allontanarsi e poi disse “Lui no pericoloso, bello! Mia cella tanti!”

Capìì che non gli incutevano timore, perché nella prigione quegli animali erano presenti a bizzeffe, ma definirli carini.

Da li cominciai a pensare che Naruto fosse pazzo….in senso buono naturalmente.

La giornata trascorse così… per lo più girammo per il villaggio e Naruto anche se diffidente, sembrava dare meno peso alle persone che lo guardavano.

Successivamente verso tardo pomeriggio passammo davanti a una gelateria. Molti bambini erano in coda per comprare un gelato e Naruto sembrò incuriosito.

Mi fermai “Vuoi un gelato anche tu?” gli chiesi.

“Gelato?”

Annuì

“è buono! Si mangia!”

Naruto sgranò gli occhi.

“Sakura, sei sicura che sia una buona idea?” mi chiese Kakashi

“Ma si, tanto non deve usare bacchette o forchetta, non credo che farà pasticci!”

Avevo ragione. Naruto mangiò il suo dolce come una persona qualunque, ma c’era più gelato sulla sua faccia, che nel suo stomaco.

Scoppiai a ridere…era buffissimo. Peccato che non avevo la mia macchina fotografica dietro…sarebbe stato un bel ricordo del tempo passato e scommetto che anche lui ora ci riderebbe sopra.

Presi un fazzoletto dalla mia tasca e cominciai a pulirgli il viso.

Lui, dal canto suo cominciò a fissarmi.

Mi domandavo spesso del perché il suo continuo fissarmi. Lo faceva solo con me e Kakashi non faceva altro che prendere in giro.

“continuo a dire che tu gli piaccia! Guarda come ti fissa ogni volta!” disse il mio maestro.

“ancora con questa storia? “

Mi dava fastidio quando Kakashi insinuava certe cose. Naruto mi fissava con uno sguardo stupito, non come se avesse una cotta per me…lui nemmeno sapeva cosa significava e questo Kakashi non lo capiva…o forse si, ma si divertiva a darmi sui nervi…come sempre del resto.

Ancora adesso le cose con lui non sono cambiate.

 

La sera calò e fu il momento di rientrare.

“Bello oggi! Domani fuori!” disse Naruto.

Sorrisi. E perché no? non avevo niente da fare domani, si poteva benissimo uscire nuovamente e per la prima volta saremo stati solo io e Naruto.

Kakashi, né Tsunade sarebbero stati presenti, ma io pensavo di poter gestire la situazione.

 

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Capitolo 7
*** nuove conoscenze ***


Capitolo 7: nuove conoscenze

 

Il giorno dopo, come promesso, portai nuovamente Naruto in giro per il villaggio. Quel giorno gli avrei mostrato un’area diversa rispetto al giorno precedente e ancor un po’ più affollata.

Speravo che fosse pronto.

Naruto era più tranquillo rispetto al giorno precedente.

Ne fui sollevata. Si stava abituando in fretta e questo non poteva che essere positivo.

Ad un tratto mentre camminavo, mi accorsi che il ragazzo non era più al mio fianco.

Mi voltai di scatto e per fortuna mi accorsi che si era fermato solo a pochi metri da me.

La sua attenzione era stata catturata dai fiori di un fioraio.

Conoscevo quel negozio…era quello della mia amica e nemica Ino Yamanaka.

Raggiunsi Naruto.

Naruto! Non ti fermare così di colpo!” gli dissi, ma non mi ascoltava.

“Fronte spaziosa, cosa ci fai qui?” mi disse Ino uscendo fuori dal negozio. Quel giorno era di turno lei.

Non ero molto contenta, dato che in un modo o nell’altro si finiva per litigare per Sasuke o perché ognuna di noi si credeva più bella dell’altra.

“Ciao Ino!” dissi annoiata.

“Ti servono dei fiori?” disse prima di adocchiare Naruto che la stava osservando “Oh…ehm…ciao!”

“Ciao!” rispose Naruto sgranando gli occhi.

Era la prima persona, non contando me, Kakashi e Tsunade, che gli rivolgeva la parola e sembrava molto sorpreso di questo. In prigione chiunque cercava di evitare di avere contatti con lui. Era una esperienza nuova.

“Non ti ho mai visto prima! Sei uno straniero?”chiese la mia amica giocando con i capelli. Non c’era niente da fare…Ino era irrecuperabile, appena vedeva un bel ragazzo, perdeva la testa.

Naruto non rispose alla sua domanda…continuava a tenerla d’occhio e a fare qualche passetto indietro.

Non voleva proprio fidarsi delle persone nuove, il che per certi versi era una cosa positiva…non si sa mai quali sono le intenzioni dei singoli individui.

“Allora?” chiese Ino vedendo l’esitazione di Naruto.

Intervenni.

Ehm…no, cioè…in un certo senso!” dissi non sapendo esattamente cosa dire.

“Eh? Sei strana più del solito, Sakura!” disse tornando poi a rivolgersi al ragazzo. “Comunque io sono Ino del clan Yamanaka, tu come ti chiami?”

Naruto!” disse. Ormai le frasi più comuni le aveva imparate.

Naruto? un nome particolare, ma ti si addice.” Ino cominciò a girargli intorno per guardarlo da capo a piedi “Uhm…sei carino! Un vero peccato che tu perda il tuo tempo con una come Sakura!”

Naruto cominciava a innervosirsi allo strano atteggiamento di Ino. Ma dovevo aspettarmelo da lei.

La presi per un braccio e la trascinai via

Ino per favore, cerca di comportarti in modo più normale per favore!” gli chiesi con aria preoccupata.

La mia amica mi guardò stranita, ovviamente non capiva.

“Cosa è?” disse Naruto prendendo una pianta in mano.

 “è un fiore Naruto! Si dona a una persona che piace!” gli dissi io. 

Ino mi guardava con un’aria sempre più interrogativa… tutti sanno cosa è un fiore!

Poi vidi Naruto spostarsi al banco delle rose e prenderne una.

“Sakura piace a Naruto!” mi disse porgendomi una rosa rossa. Arrossii. Quel gesto poteva sembrare ambiguo, ma sorrisi per la sua ingenuità.

Chissà se conosceva il significato del colore.

“Oh una rosa rossa…è una cosa seria allora!” disse Ino guardandomi di sottecchi.

Smentii, ovviamente non era come credeva lei. Probabilmente aveva scelto il rosso per puro caso.

“Come no? ti ha regalato una rosa…rossa per giunta!” confermò Ino “non sai che significa amore?”

“Si, ma…è una lunga storia!” dissi.

Ino voleva saperne di più e decisi di dirle come stavano le cose. Curiosa come al solito, si unì al nostro tour e ascoltò il racconto di Naruto, anche se avevo tralasciato la parte del demone.

La ragazza non mi credette subito, ma vedendo i strani comportamenti del ragazzo, si dovette ricredere.

“è incredibile!” disse all’ennesima buffoneria compiuta da Naruto “Avevi ragione! Ha vissuto proprio fuori dal mondo per tutto questo tempo!”

“Ora capisci perché ti ho chiesto di comportarti in modo normale prima? Se si agita troppo, può diventare…bhè ecco…” esitai a continuare la frase.

“Pericoloso?” disse Ino dicendo la parola che cercavo di evitare.

Naruto subito si girò verso di lei e la guardò storto. Ebbi i brividi in quel momento, ma per fortuna si limito a dire

“Io no pericoloso!”

Ino sgranò gli occhi a quella reazione, ma non potevo spiegarle il perché di quel comportamento.

Per fortuna Naruto dimenticò tutto subito per tornare a guardarsi intorno.

I problemi cominciarono ad arrivare dopo.

Incontrammo altri nostri amici.

Shikamaru e Chouji furono i primi. Subito si accorsero di qualcosa di strano in Naruto.

Shikamaru sembrò capire subito chi fosse. Suo padre spesso era mandato a sorvegliare la prigione e di certo sapeva della sparizione di Naruto. Doveva essere venuto a conoscenza di lui da suo padre. Chouji invece era all’oscuro, ma come al solito offrì qualcosa da mangiare, sia a noi che a Naruto.

Esso non prese niente, ma fece qualche passo indietro.

Non era mai capitato che in vita mia incontrassi così tanti amici in una volta sola, ma quel giorno a quanto pare si erano messi tutti d’accordo.

Successivamente mentre Shikamaru spiegava la situazione a Chouji su Naruto, aiutato dalla sottoscritta,

un enorme cane bianco si avvicinò a noi con in groppa un ragazzo, erano Kiba e Akamaru. Con loro c’era anche Shino.

Naruto sembrava nervoso…ora cominciava ad esserci troppa gente intorno a lui.

Cominciava ad abituarsi a vedere più persone insieme, ma solitamente queste si facevano i fatti loro, invece i miei compagni venivano verso di noi.

Naruto si nascose dietro di me, ma qualcuno lo seguì. Era Akamaru che si era avvicinato a lui curioso.

Naruto non sembrava spaventato dal cane, anzi fra di loro si instaurò subito un legame di amicizia.

“Cavolo, non ho mai visto Akamaru dare così tanta corda a uno sconosciuto!” disse Kiba.

Ormai ero convinta che Naruto avesse la capacità di capire gli animali e gli animali erano in grado di capire lui.

Kiba si avvicinò a Naruto per poterlo conoscere, ma quest’ultimo interpretò l’avvicinamento, da parte del mio compagno, come una minaccia e cominciò a ringhiare.

Kiba rimase molto sorpreso da quel comportamento, ancora di più quando Akamaru si mise in mezzo abbagliandogli contro.

Akamaru che ti prende?”

Non era un atteggiamento aggressivo. Akamaru non avrebbe mai aggredito il suo padrone, ma era solo una richiesta di stare lontano da Naruto.

Il cane bianco sentiva la paura del ragazzo e in qualche modo cercò di proteggerlo.

Rimasi a bocca aperta a quella scena.

Decisi di raccontare tutto anche agli ultimi arrivati. Pensavo che più persone avessero conosciuto la storia di Naruto, più sarebbe stato di aiuto. Infatti in un modo o nell’altro tutti quanti nel corso degli anni, hanno dato una mano al ragazzo ad integrarsi fra noi.

Tutti tranne Sai e Sasuke, loro fecero ben poco, soprattutto Sai.

Da lui non mi aspettavo nessun aiuto, dato la sua indifferenza da tutto e da tutti…bhè Sasuke non era da meno, ma posso dire che qual cosina l’abbia fatta…di sicuro quando non c’era nessuno nei paraggi. Lui doveva mantenere la sua reputazione di ragazzo freddo a cui importava solo della sua vendetta.

Visto che avevo portato Naruto fuori di mattino, Chouji propose di andare tutti a mangiare al suo ristorante preferito, quello dove si faceva una specie di barbecue.

Esitai ad accettare. Naruto non era ancora in grado di mangiare decentemente, ma i miei compagni dissero che con la presenza di Chouji, che mangiava come un maiale, nessuno avrebbe fatto caso a lui.

Decisi di tentare.

Ci sedemmo tutti insieme. Potete immaginare in quale posto si sia messo Naruto. Attaccato al muro. Si vedeva a occhio nudo quanto fosse a disagio in quel posto.

Sia io che gli altri cercammo di calmarlo, ma non ottenemmo un gran risultato. Comunque non perse nemmeno un gesto da noi compiuto. Di come mettevamo la carne e la verdura sulla griglia, di come disponevamo i piatti, insomma seguì ogni nostro gesto.

L’unico problema che si verificò, fu quando si avvicinò troppo alla griglia per cuocere la carne. Lo avvertii che si sarebbe scottato, ma avrebbe capito solo una volta provato cosa significava bruciarsi.

Per fortuna riuscii a fermarlo prima ancora che potesse farsi parecchio male, riportò una scottatura di secondo grado sul palmo della mano. Non sembrava che la scottatura gli dolesse molto. Se la fece fasciare con calma senza lamentarsi. Probabilmente era abituato molto più di quello che pensassi al dolore fisico.

Comunque dopo il piccolo incidente tutto filò liscio. Naruto vedendo noi tutti mangiare con le bacchette, provò a imitarci. Lo guardai con la coda dell’occhio,come anche i miei compagni, per non dargli fastidio, ma nonostante i vari tentativi, non riuscì mai a portarsi un boccone alla bocca.

Lo sentii sbuffare, dopo di chè tornò alle mani.

Sorrisi, almeno ci aveva provato e sapevo che non avrebbe mollato. Non gli piacevano le sconfitte.

Dopo pranzo decisi che era ora di rientrare. Non volevo far affaticare Naruto. Si era già agitato troppo per quella giornata. Ci separammo dal gruppo, tranne da Shikamaru che volle accompagnarci. Strano data la sua pigrizia, ma sentendo il suo caso dal padre…aveva già preso a cuore la sua situazione e si sa, su Shikamaru si può sempre contare.

Inoltre mi voleva parlare e avvertirmi che la fuga di Naruto avrebbe potuto comportare qualche problema.

Naruto stranamente sembrava tranquillo alla sua presenza e camminava tranquillamente fra me e Nara, come se lo conoscesse da sempre.

Forse avvertiva che era un tipo calmo, al quale non piacciono i guai.

Arrivammo quasi al portone di casa, quando il mio sguardo incrociò quello di qualcun altro.

Erano Sai e Sasuke. Quei due si detestavano eppure, quel giorno erano insieme.

Pura coincidenza? Non l’ho ancora scoperto.

Decisi di fare in fretta, l’ultima cosa che volevo era avere a che fare con loro. Sasuke mi piaceva, ma con lui le cose diventavano sempre complicate e se c’era anche Sai…il finimondo allora diventava una cosa certa.

Cercai di aprire la porta, ma destino volle che la serratura si mettesse a fare i capricci.

“Sakura! È da un po’ che non si ci vede!” disse Sai con il suo solito sorriso falso.

“Ciao!” dissi moscia e quel comportamento, comportò un alzamento di sopracciglio da parte di Sasuke.

“Che ci fate qui? Voi due…Insieme?” chiese Shikamaru, sorpreso quanto me di vederli girovagare come se fossero due perfetti amici.

“Stavo tornando nel mio quartiere, quando questo ha incominciato a seguirmi!” disse Sasuke indicando Sai.

Quest’ultimo aveva la capacità di essere di un’irritazione pazzesca.

“Ho letto questo libro ultimamente e qui dice, che gli amici passano del tempo insieme! Stavo cercando di mettere in pratica quanto scritto qui sopra!” disse mostrando il libro.

Sbuffai.

“Lui chi sarebbe?” chiese Sasuke vedendo una faccia nuova che continuava a fissarlo.

Ehm…bhe ecco…lui …lui…” cominciai a balbettare.

Naruto!” disse Shikamaru scocciato dalla situazione.

Nessuno dei tre salutò.

Dal viso di Naruto capì subito che quei due non gli andavano a genio. Continuava a fissarli con fare sospetto.

“Che hai da guardare così?” disse Sasuke infastidito e guardandolo storto.

In quegli occhi Naruto lesse odio.

Sasuke aveva sempre quello sguardo che faceva capire, quanto poco amasse questo mondo che gli aveva dato un fratello traditore e lo aveva privato dell'amore dei genitori, ma questo Naruto non poteva saperlo.

Probabilmente quegli occhi gli ricordarono tutte le volte che gli anbu l’avevano guardato così e trattato male.

Naruto rimase fermo, ma lo vidi stringere i pugni e lo sentii ringhiare.

Cominciai a preoccuparmi…le cose potevano mettersi parecchio male.

Sai continuava a mantenere il suo solito e irritante sorriso, facendo battute poco carine su Naruto. ringraziai che certe cose non le capisse.

Naruto e Sasuke continuavano a guardarsi storto. Era una lotta di sguardi e non sapevo chi avrebbe potuto vincere. Forse Sasuke dato che quel tipo di sguardo non lo feriva. Di certo Naruto è sempre stato un tipo molto più sensibile dell’Uchiha.

Naruto si stava innervosendo sempre di più, tanto che temetti un principio di trasformazione in Kyuubi.

Per fortuna all’ennesimo tentativo la porta di casa si aprì, ma non feci in tempo a chiedere a Naruto di entrare, che il ragazzo si ritrovò circondato da anbu.

Rimanemmo un  istante tutti spiazzati, compreso  Naruto…cosa stava succedendo? Perché quei ninja erano intervenuti senza che niente fosse accaduto?

 

 

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Capitolo 8
*** La situazione degenera ***


Capitolo 8:  la situazione degenera

 

Ci ritrovammo improvvisamente circondati da  anbu…più esattamente era Naruto che si trovava in trappola.

Come era possibile? non aveva fatto niente. Pensai che fosse giunto il momento che i guardiani delle prigioni, fossero venuti a riprendersi colui che avevamo rapito tempo addietro.

In effetti mi sembrava strano che la cosa fosse finita li, ma da li a poco avremmo capito tutti di chi era la causa di quell’accerchiamento.

Sentii una voce parlare e mi girai per vedere chi fosse.

“prendetelo e badate che non scappi un’altra volta! se vi dovesse sfuggire, sarete voi a pagarne le conseguenze” disse un uomo che si avvicinava. “Sono stato chiaro?”

Era anziano e camminava sorretto da un bastone e inoltre aveva quasi l’intera faccia ricoperta da bende.

Doveva essere rimasto pesantemente mutilato durante qualche battaglia.

Non sapevo chi fosse…l’avevo visto qualche volta litigare con Tsunade-sama, ma per educazione non chiesi informazioni sull’uomo. Sapevo solo che alla mia maestra quel tipo non piaceva molto.

“Fermatevi! perchè lo volete portare via? Non ha fatto niente! Non potete rinchiuderlo di nuovo, è un’ingiustizia!” dissi io intervenendo in difesa di Naruto.

“Non ha fatto niente? e allora chi ha conciato così i miei ninja?” mi disse l’uomo facendomi notare che ormai Naruto aveva perso il controllo e aveva steso i suoi carcerieri.

Ormai quella zona…conosciuta come una delle vie più tranquille di Konoha, era diventato un campo di battaglia.

In giro non si vedeva più nessun civile, i quali,probabilmente pensando ad un attacco nemico, si erano rifugiati nelle proprie abitazioni.

“è stata pura difesa. Non avrebbe attaccato se voi lo aveste lasciato stare!” disse Shikamaru.”e vi conviene lasciarlo andare, prima che anch’io intervenga in sua difesa!”

Mentre il mio compagno diceva la sua…io intanto mi ero affrettata a calmare Naruto.

Mantenei le distanze per sicurezza. Avrebbe anche potuto non riconoscermi e conciarmi male.

Naruto! torna in te! ti prego, peggiorerai la situazione!” gli dissi, ma se di solito ascoltava, capendo poco, ora non sembrava nemmeno fare caso alla mia presenza. Continuava a togliersi di dosso i ninja che gli si scagliavano contro sperando di catturarlo.

Non sapevo cosa fare. Mi sentivo inutile in quel momento.

“Se smettete l’attacco, si calmerà! vi prego! a me da ascolto” dissi cercando nuovamente di intervenire.

“Non sono affari che ti riguardano ragazzina. Ringrazia che non ti punirò per  avermi privato di qualcosa che mi apparteneva! Anche se so che non sei tu la diretta interessata della sua liberazione. Scommetto che c’è lo zampino di Tsunade” mi disse minacciosa l’uomo.

Non risposi

Tsè dovevo immaginarlo…sempre a mettere i bastoni fra le ruote!” disse con cattiveria.

Per un attimo mantenetti il silenzio, ma una cosa nella sua frase mi aveva dato particolarmente fastidio e non potevo starmene zitta senza far valere le mie convinzioni.

“qualcosa che le apparteneva? Naruto non è di nessuno! non è un oggetto, è un essere umano e non è suo. Non è nemmeno un suo parente da poter dire di avere responsabilità su di lui fino alla maggiore età!” dissi io indignata.

L’uomo non fece altro che guardarmi e sogghignare.

Il suo sorriso metteva i brividi. Riuscivo a leggere la sua cattiveria e di quanto poco gli importasse, se faceva del male a una persona.

“ma cosa diavolo sta succedendo?” sentii Sasuke affermare.

“Accidenti!” disse Shikamaru

“Le cose sembrano farsi interessanti” affermò Sai, come al solito indifferente a quello che gli accadeva intorno.

Fui invasa da una bruttissima sensazione.

Mi voltai lentamente avvertendo un chakra molto forte provenire dalla direzione di Naruto.

spalancai gli occhi a quello che vidi.

Non potevo credere a quello a cui stavo assistendo. Avevo già visto Naruto assumere qualche tratto canino, ma non avevo mai visto il suo corpo interamente ricoperto di chakra maligno . inoltre  dietro la sua schiena, scodinzolava una coda.

Più avanti venni a conoscenza che quel chakra che lo ricopriva, veniva chiamto lo strato del demone.

Non sapevo quale influenza avesse la volpe sulla mente di Naruto, ma non avevo mai pensato che essa potesse prendere il controllo del suo corpo, fino a quella volta.

Tutti noi eravamo shoccati a quella visione e nessuno sapeva come comportarsi.

Anche gli anbu avevano cominciato a indietreggiare al sentire tutta quella potenza.

Se a una sola coda poteva incutere quel timore, non osavo immaginare cosa sarebbe potuto accadere se le code fossero aumentate.

Speravo seriamente che non sarebbe accaduto.

Naruto guardava minacciosi tutti…non rimaneva niente del dolce e buffo ragazzo che conoscevo…ora era solo un corpo in balia di un mostro.

Avrei tanto voluto dire a Naruto di tornare in se, di lottare, ma poi mi venne in mente una domanda.

Per cosa avrebbe dovuto lottare? per la sua vita che era sempre stata tremenda? per un villaggio che nemmeno sapeva della sua esistenza? per cosa? per un’esistenza migliore? come poteva se nemmeno io  in quel momento credevo che l’avrebbe avuta?

Cercai di scacciare tutti quei pensieri negativi dalla mia mente e nonostante lo sguardo  terribile che potevo leggere nei suoi occhi, nonostante l’odio che sentivo provenire e che mi soffocava a ogni istante che passava, tentai una mossa disperata.

Corsi incontro a lui urlando il suo nome. Speravo che una parte di se, fosse ancora viva e che avrebbe fermato la volpe che era in lui.

Speravo che il nostro legame lo avrebbe salvato.

Mi avvicinavo sempre di più, ma non cambiava niente. Quel chakra maligno, non sembrava arretrare e io non sentivo nessuna presenza del mio Naruto.

Vidi improvvisamente il ragazzo piegarsi sulle gambe.

Tipico gesto che si compie quando si sta per saltare.

Mi stava per attaccare. In quel momento tutto si fermò.

Il mio cervello non riusciva a capire cosa stava succedendo realmente. La mia mente era come annebbiata.

Se mi avesse attaccato, sarei sopravvissuta? Avrei rivisto quei occhi azzurri di cui mi ero letteralmente innamorata?

Quando  tornai alla realtà, mi accorsi che Naruto era a pochi passi da me, con un braccio alzato pronto a colpire…immobile.

Dopo un primo spavento, mi accorsi che ero salva grazie all’intervento di Shikamaru.

Esso era intervenuto con la tecnica del controllo dell’ombra per impedire  a Naruto di procedere oltre.

Ero fuori pericolo per un pelo, ma Shikamaru non avrebbe retto  ancora a lungo. Si poteva vedere dal suo viso, lo sforzo immane che stava facendo per tenere ferma la volpe e allo stesso tempo si vedevano i vari tentativi di quest’ultima di liberarsi.

Non accadde  niente, ma non si potè dire tutto è bene quel che finisce bene.

Kakashi intervenne.

Con se aveva un sigillo e lo applicò sulla fronte di Naruto,il quale dopo pochi istanti tornò se stesso…esausto e confuso.

Immaginavo che non si fosse reso conto di quanto accaduto.

Tsunade mi si avvicinò per controllare le mie condizioni. Non ero ferita, ero solo molto spaventata.

“Sakura, stai bene?” mi chiese gentilmente.

Annuii appena. Ero troppo concentrata a vedere gli anbu portare via Naruto.

Non volevo, non potevo permetterlo.

Mi alzai immediatamente per cogliergli incontro. Speravo di poter fare ancora qualcosa, ma Tsunade mi afferrò per un braccio e mi impedì di andare da lui.

Mi girai di scatto a guardarla. Il suo sguardo era serio,mentre il mio era confuso.

“Perché mi ha fermata? Porteranno via Naruto!” dissi gridando.

“Calmati! Non possiamo fare niente per lui ora!” mi disse.

Spalancai gli occhi. Non potevo credere a quanto affermava. Se lei che era l’hokage, non poteva fare niente, chi altro avrebbe potuto farlo?

“come non può fare niente! lei è l’hokage!” le ricordai.

Tsunade mi guardò arrabbiata

“ti ho già spiegato che non sono solo io a prendere decisioni per quanto riguarda la sicurezza di Konoha! Sono riuscita a convincere due degli anziani a farmi provare a liberare Naruto, senza che lui potesse lasciare il villaggio, a condizione che non  fosse accaduto niente. Inoltre Danzou il capo degli anziani è stato fuori per diverso tempo. Solo grazie a questo sono riuscita ad avere carta bianca con Naruto

Danzou…era quello il nome dell’uomo che sorrideva alla sofferenza altrui…non dimenticherò mai quel nome.

“Perché lui vorrebbe tenere prigioniero Naruto?” gli chiesi.

La spiegazione potevo anche immaginarmela. Voleva il potere e distruggere l’hokage in carica per costruire il suo regno fondato sulla tirannia.

Konoha se la sarebbe passata male, se fosse diventato il capo villaggio.

Non capivo però Naruto cosa centrava in tutto questo. Voleva il potere, ma di certo non poteva entrare in possesso del kyuubi a meno che non fosse diventato a sua volta una forza portante.

Allora perché tenerlo rinchiuso?

Sasuke, Sai e Shikamaru si avvicinarono a noi.

“Ma chi era quel mostro?” disse Sasuke.

Non resistetti. Mi avventai su di lui e lo picchiai ripetutamente sul petto.

“Perché? Perché non hai fatto niente? perché sei rimasto immobile a guardare? Perché per te è  tutto indifferente. Perché…” mi fermai, ma la mia rabbia non era placata.

“perché tu e Sai non avete mosso un dito? Possibile che voi due siate così egoisti? Potevamo salvarlo, invece…” cominciai a piangere.

“Sakura calmati!” mi disse Shikamaru. Cercava in qualche modo di consolarmi, ma non è mai stato il suo forte consolare la gente.

“Non posso accettare che Naruto rimanga nelle mani di quell’uomo…non voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe fargli!” dissi stringendo i pugni.

Tsunade mi fissò per un attimo “Perché hai portato fuori Naruto senza il mio permesso o quello di Kakashi?”

“io …io pensavo di gestire la situazione, infatti Naruto si è comportato bene prima che…” mi fermò.

“non è questo il punto. Sapevamo che Naruto non avrebbe comportato molti guai, il problema e che sapevamo che oggi Danzou sarebbe tornato e se fosse rimasto nascosto avremo potuto guadagnare tempo!”

Abbassai la testa.

Quindi la sua cattura era colpa mia. L’avevo liberato e fatto conoscere una vita migliore, per poi farlo di nuovo catturare? Questo era molto peggio se non fosse stato mai liberato.

Mi sentivo malissimo. Volevo piangere tutte le mie lacrime…ma solo un paio di gocce uscirono dai miei occhi.

“cosa possiamo fare?” dissi a fatica, non riuscivo più a sopportare quello stress.

“niente!” mi disse solamente Kakashi

In quel momento il mio cuore perse un battito e non potendo più sopportare oltre… perdetti i sensi.

 

******************

 

 

Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito e recensito.

Risposta a

NaruYondaime: non so dirti con precisione, tutto dipende da quando ho tempo di mettermi a scrivere un nuovo capitolo…se mi è possibile cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, ma non so…ciao è grazie

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Capitolo 9
*** Non posso perderlo ***


Capitolo 9: Non posso perderlo

 

Lentamente riaprii gli occhi. Ero confusa e non ricordavo niente di quanto accaduto.

Mi sollevai lentamente e mi portai una mano alla testa.

Essa mi pesava terribilmente.

Solo in quel momento feci caso al luogo dove mi trovavo.

Ero su di un letto…non il mio. Quella non era la mia stanza.

Non ci misi molto a capire dove mi trovavo. Avevo passato la maggior parte delle mie giornate li dentro negli ultimi tempi. 

Mi trovavo da Kakashi…più precisamente nella stanza di Naruto.

Naruto” bisbigliai ritornandomi in mente gli eventi accaduti quella giornata.

Una fitta mi strinse il cuore. Non potevo credere che Naruto non fosse lì nella sua stanza nel solito angolino dove amava stare.

Non mi piaceva che stesse in quel determinato luogo, ma ora avrei dato qualsiasi cosa, perché si trovasse proprio in quel posto.

Mille domande mi invadevano la testa.

Chissà dove lo avevano portato. Nella stessa squallida e lurida cella?

Stava bene?

Lo stavano picchiando?

Si sentiva solo e abbandonato?

Era arrabbiato con noi…con me perché abbiamo permesso la sua cattura?

Mi sedetti sul letto in modo tale che i miei piedi potessero toccare per terra. Cominciai a riflettere. Dovevo e volevo assolutamente liberare quel povero ragazzo.

Non ebbi nessuna idea. La mia mente, solitamente piena di pensieri che mi assillavano, quella volta era vuota…taceva, rendendo il silenzio della stanza, ancora più soffocante.

Solo ad allora mi accorsi di non essere da sola in casa. Due persone nella stanza accanto stavano parlando abbastanza forte da permettermi di origliare.

Le voci appartenevano a Tsunade e a Kakashi. Chi altri se non il proprietario della casa e l’hokage?

 

“questa non ci voleva!” disse Tsunade “ora sarà impossibile riprendere Naruto!”

“se partiamo con questo spirito, questo è poco, ma sicuro” disse Kakashi.

“Sai bene che Danzou complotta alle spalle dell’hokage dal tempo del terzo. Ha creato una numerosa schiera di seguaci, che prendono ordini tassativamente da lui. Capo del villaggio o meno, quei ninja non ascolteranno mai i miei ordini…e se sono loro a tenere d’occhio Naruto…la vedo difficile.”

“già! odio ammetterlo, ma Danzou ha a sua disposizione, alcuni dei migliori ninja di Konoha!” intervenne Kakashi.

“Esatto e io non posso impiegare i miei ninja per questa causa. Oltre al fatto che mi servono per svolgere le missioni…

…Liberare Naruto, potrebbe risultare pericoloso per Konoha!” terminò Kakashi.

“Purtroppo essendo cresciuto come un animale in cattività, agisce d’istinto e il fatto che la volpe risieda proprio nel suo corpo…è un problema. Basta un niente che si scatena!”

“già! Prima ha addirittura evocato la volpe fino ad assumere parte del suo aspetto!” disse Kakashi “ se non fossimo arrivati in tempo, anche Sakura probabilmente sarebbe stata ferita…se non peggio!”

“in un modo o nell’altro…è uscita ferita da questo scontro.” Disse Tsunade…non sapeva quanto avesse ragione.

“Dunque cosa facciamo? Non tentare di liberarlo, sarebbe comunque rischioso. Da Danzou si ci può aspettare di tutto” disse Kakashi

“lo so, accidenti!”

“Inoltre lo abbiamo abbandonato a se stesso per tutto questo tempo, non esaudendo la richiesta di Yondaime…non possiamo continuare a farlo. Direi di rischiare…in un modo o nell’altro costituirebbe comunque un pericolo per il villaggio!”  propose Kakashi.

Sentii Tsunade tacere. Non potevo credere che stesse realmente prendendo in considerazione l’idea di abbandonare Naruto al suo destino.

Mi recai nell’altra stanza e aprii la porta violentemente.

“Noi dobbiamo aiutarlo! Gli ho promesso che non lo avrei mai abbandonato e non ho intenzione di rimangiarmi la parola” dissi urlando.

“Sakura!” disse Tsunade sorpresa di vedermi.

“mi dica che non abbandonerà Naruto…la prego!” la implorai.

Sakura…capisco che tu ti possa essere affezionata a quel ragazzo e anch’io provo un grande affetto nei suoi confronti, ma quando si è hokage, oltre ai propri sentimenti, si hanno altre cose di cui tenere conto” mi disse.

Non volevo ascoltarla.

“Dove l’hanno portato? Nuovamente alla prigione?” chiesi a testa bassa.

“No! non sono stata informata del luogo a cui è stato destinato. Ora è nelle mani degli anziani e loro hanno tutto il diritto di mantenere il silenzio!”mi informò la maestra.

“Non importa in qualche modo lo troveremo!” dissi convinta.

Si, ne ero sicura. Se lui era ancora a Konoha, da qualche parte doveva pur essere nascosto.

“Sakura ascoltami bene, se proviamo a liberarlo…scoppierà sicuramente una guerra fra noi e quelli della radice, con il rischio di causare chissà quante vittime e non solo fra noi ninja, ma anche fra i civili. Nessuno di noi vuole questo e nemmeno tu! Vero?”

Non risposi…non sapevo cosa dire. “

“Per quanto anche io voglia liberare Naruto…una sola vita conta poco rispetto a quella di molti”

Strinsi i pugni, Tsunade aveva ragione su quel punto di vista, ma non riuscivo ad accettarlo. Senza dire niente mi voltai e me ne andai.

Avevo fatto una promessa e l’avrei mantenuta. Lei e Kakashi non mi volevano aiutare? Bene, avrei fatto da sola…e avevo qualcuno di cui fidarmi a cui chiedere aiuto.

 

Chiesi ai miei compagni di trovarci tutti al giardinetto, dove eravamo soliti andare a giocare da bambini.

Lo chiesi solo a coloro che avevano conosciuto Naruto e chi, più o chi meno, avevano fatto amicizia con lui. Lasciai fuori dall’elenco Sai e Sasuke. Non avevano mosso un dito prima…perché avrebbero voluto aiutarlo in quel momento?.

Per mia sorpresa all’appuntamento delle 17.00 non si presentarono solo Shikamaru, Chouji, Ino, Kiba e Shino. Il team 8 aveva messo al corrente della situazione la loro compagna Hinata ed essa aveva detto tutto al cugino Neji. I possessori di un arte oculare come il byakugan, potevano tornare utili in caso di necessità e anche se non conoscevano il ragazzo che dovevano aiutare, si mostrarono disponibili a mostrare tutto il loro aiuto.

“Sapete tutti perché vi ho chiamato, vero?”

Tutti annuirono.

Naruto è stato catturato dagli ambu e ora tu vuoi andare a liberarlo!” disse Ino guardandomi di sottecchi.

Come dovevo aspettarmi, si stava già facendo strane idee.

“Esatto! Kakashi e l’hokage non sembrano intenzionati a volerci aiutare e quindi faremo tutto da soli. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per aiutare un coetaneo, che se non fosse stato destinato a un destino tanto avverso, sarebbe diventato un nostro compagno di squadra!” dissi.

“Io non so chi sia…ma potete contare su di me, solo che…si sa qualcosa su chi dobbiamo affrontare? O dove dobbiamo andare?” chiese Neji.

Scossi la testa.

“p-potremo r-rintracciare questa p-persona con il byakugan!” propose Hinata.

Era esattamente quello che avevo in mente.

“Sarebbe una buona idea Hinata, ma non conosciamo la persona in questione. Non possiamo rintracciarlo facilmente se non conosciamo il suo chakra!” gli disse Neji.

La hyuuga abbassò la testa.

bhe andate per esclusione. Quando vedete un chakra che non conoscete…magari è lui” disse Ino

“Magari? Ino dobbiamo essere sicuri” disse Shikamaru.

“Inoltre da come ha detto Sakura, il villaggio è pieno di anbu e nemmeno loro siamo in grado di identificare, dovendo mantenere una loro segretezza. Quindi sarebbe impossibile anche fare come dici tu!” rispose Neji

Ino incrociò le braccia “e allora come facciamo? Come avete detto voi non possiamo andare a caso”

Si sentii una risatina. Tutti ci girammo verso Kiba.

“Lo dico spesso che io e te veniamo spesso sottovalutati Shino!” disse l’inuzuka

“Avete dimenticato che con il mio fiuto e gli insetti di Shino, siamo in grado di trovare qualunque cosa? inoltre sia io che Akamaru conosciamo l’odore di Naruto!”

“è vero! Non ci avevo pensato!” ammisi sincera.

In quel momento intervenne Shikamaru. “si Kiba e Shino possono tornarci utili per scovare Naruto, ma anche Neji e Hinata possono collaborare con il byakuugan!”

Guardai Shikamaru con un punto interrogativo sulla faccia…e non ero l’unica. Avevamo appena smesso di spiegare le motivazioni per cui non potessero aiutarci.

“Basta che cercano un chakra rosso!” spiegò annoiato.

In quel momento sussultai. Non mi ero dimenticata di quella parte, semplicemente l’avevo omessa per paura di una reazione negativa dei presenti.

Chakra rosso? Non ho mai visto niente del genere!”

“n-neanche i-io!” dissero gli Hyuuga.

Shikamaru, loro non sanno niente di…” il ragazzo mi fermò.

“Ho detto loro solo di cercare un chakra rosso, non avevo alcuna intenzione di dire niente su quell’aspetto di Naruto!” mi disse

“Quale aspetto?” chiese Chouji.

“niente di importante! Bene come ci muoviamo?” chiesi loro cercando di cambiare argomento.

“io direi di muoverci già domani. Voi comportatevi come al solito per non destare sospetti…io e Shino andremo in giro per il villaggio in cerca di qualche traccia!” disse Kiba, accompagnato da un abbaio di Akamaru.

“Si, a-anche n-noi ci daremo da fare!” disse Hinata.

Inizialmente ero spaventata, ma avere al mio fianco degli amici su cui contare, mi faceva sentire più tranquilla e inoltre…

“Anch’io parteciperò a questa spedizione”

Tutti ci girammo per accertarci di aver abbinato la voce alla persona giusta e quando ci accorgemmo di avere ragione, tutti rimanemmo a bocca aperta.

Sasuke-kun…davvero lo faresti?” dissi io felice.

“Non credere che lo faccia per te o per quel pivello…voglio solo allenarmi e questa sembra essere l’occasione giusta per testare il mio livello” disse Sasuke

Qualunque fossero le sue ragioni, ero contenta che anche lui ci desse una mano. La speranza di rivedere Naruto libero, continuava a crescere...ma una domanda mi ronzava in testa.

Saremo davvero riusciti nel nostro intento?

 

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Capitolo 10
*** Nel sottosuolo ***


Capitolo 10: Nel sottosuolo

 

L’indomani, come progettato, cominciammo a muoverci.

Come stabilito, chi di  noi non poteva fare nulla per rintracciare Naruto, avrebbe continuato la propria vita.

Era facile a dirsi, ma non a farsi….ero troppo in ansia per poter lavorare in modo adeguato.

Ero talmente distratta che senza accorgermi, avevo reso una mummia umana, un mio paziente bisognoso solo di un cambio di bende per il braccio destro fasciato.

Anche le cose più semplici in quel momento mi sembravano le più complicate.

 

Passarono in tutto 3 giorni. Tre lunghissimi e interminabili giorni senza notizie positive su Naruto.

Di lui nessuna traccia.

Kiba, Shino e gli Hyuuga perlustrarono in lungo e in largo. Avevano cercato inutilmente nella parte sud, est e ovest del villaggio senza alcun risultato.

Ora mancava solo la zona nord da perlustrare e quella volta volli partecipare anche io.

“non c’è niente nemmeno qui!” disse Neji, quando finimmo il nostro giro.

m-ma non può e-essere!” disse Hinata “abbiamo g-guadato ovunque!”

“questo vuol dire che l’hanno portato fuori dal villaggio!” disse Shino.

Strinsi i pugni più che potevo, fino a farmi male “no, non è così! Vorrebbe dire che non possiamo fare niente…non voglio crederci!”

Poi  accadde qualcosa.

“cosa sta succedendo?” disse Shino sorpreso.

Alzai lo sguardo verso di lui e vidi i suoi insetti volare qua e là senza un motivo apparente.

“Shino, metti il guinzaglio a questi insetti una volta tanto!” disse Kiba.

Akamaru cominciò ad abbagliare insistentemente.

Tutti ci guardammo straniti. Non era normale che gli insetti di Shino e Akamaru si comportassero in quel modo.

“sta per succedere qualcosa!” disse Shino guardandosi intorno sospettoso.

Ognuno di noi si aspettava una attacco o qualcosa del genere, nel caso qualcuno fosse venuto a conoscenza del nostro piano, ma nessuna delle persone vicino a noi sembrava minacciosa.

Poi finalmente capimmo cosa provocasse quello strano comportamento negli animali.

Un terremoto ci sorprese. Non era una novità  che la terra tremasse nel nostro villaggio. Non da meno Konoha si trova nel paese del fuoco, chiamato così per la notevole quantità di manga che ribolliva sotto terra e che spesso fuori usciva dai vulcani circostanti il villaggio, arrivando a causare scossoni di piccola intensità.

 La cosa strana fu un’altra. Solitamente in questi casi non accadeva niente, solo un piccolo spavento per poi tornare tutto alla normalità e invece quella volta non fu così.

Ci voltammo alla nostra destra e  una grossa coltre di polvere attirò la nostra attenzione.

Corremmo sul luogo per vedere cosa stesse accadendo e fummo messi al corrente del crollo di una palazzina…per fortuna ancora di costruzione.

Ma la cosa sorprendente e che non doveva accadere … la scossa non era così forte da provocare quel danno.

 

“Ragazzi!”

Tutti ci girammo verso Kiba, il quale sembrava aver fiutato qualcosa.

“Cosa c’è?” chiesi ansiosa.

“Sento il suo odore! Naruto dovrebbe essere qui nei dintorni!” disse Kiba

“Bau!” Akamaru confermò i pensieri del padrone e anche gli insetti di Shino sembravano aver percepito qualcosa.

“Davvero? Dov’è? Dove si trova?” chiesi impaziente di sapere dove si trovasse…l’ansia mi stava divorando. Cominciai a guardarmi intorno nella speranza di adocchiarlo.

“Non lo so! Sento il suo odore, ma non riesco a localizzare la direzione da cui proviene!”

Abbassai la testa…non era ancora giunto il momento di rallegrasi.

“c’è …uno strano movimento qui sotto!” disse Hinata che per puro caso guardò per terra con la sua arte oculare attivata.

Neji attivò il byakugan e guardò oltre l’asfalto sotto i nostri piedi. “Confermo! “ disse prima di paralizzarsi.

“AAAH” urlò Hinata.

“Cosa hai visto? Chiese Shikamaru vedendo entrambi gli Hyuuga irrigidirsi.

“Un chakra mostruoso provenire da sotto i nostri piedi!” disse Neji “Non ho mai visto niente del genere!...inoltre è rosso!”

“Bingo! Direi che abbiamo trovato il nostro amico!” disse Shikamaru.

“Cosa? quella cosa non può essere il vostro amico…mette i brividi! È un mostro…è …è…” cominciò col dire Neji.

Strinsi i pugni. Non sopportavo  l’idea che qualcuno definisse mostro Naruto senza nemmeno conoscerlo.

“Non è un mostro! E prova a dire di nuovo questo di Naruto e non rispondo più di me stessa!” dissi alterata. Tutti mi guardarono sorpresa. Erano rare le volte che mi arrabbiavo in quel modo, inoltre loro non sapevano niente…e non sapevano di parlar male di Naruto dicendo che quel chakra apparteneva a un mostro.

Cercai di riprendere un po’ la calma.

“Come facciamo a scendere? Se veramente si trova sotto di noi…dobbiamo scavare?” disse Ino.

“Non serve…i tombini  possono bastare per il nostro scopo!” Propose Shikamaru.

Ino fece la faccia schifata…ovviamente dove stavamo per andare, non era tutto rose e fiori.

Ci addentrammo per le vie interminabili delle fogne di Konoha…e potete scommettere che si trova di tutto li sotto.

Non so nemmeno per quanto camminammo. Non mi sembrava di essermi tanto allontanata tanto dal luogo del crollo, eppure…

Dopo l’ennesimo veicolo cieco che incontrammo, giungemmo in uno spiazzo enorme e nessuno di noi potè credere a quello che appariva dinnanzi ai nostri occhi.

Una città. O meglio le rovine di una città.

Era Konoha…secoli orsono. Si vedevano ancora delle costruzioni intatte. Da quello che vedevamo, il nostro villaggio non sembrava essere cambiato, tranne per il fatto che ora disponevamo di corrente elettrica e di strumenti che ci miglioravano la vita. Ma le case erano fatte dello stesso materiale con cui venivano fabbricate ai giorni nostri e anche la disposizioni delle strutture era simile.

Solitamente nei film fanno vedere che nelle rovine delle vecchie città…c’è un tesoro nascosto o qualcosa di spaventoso. Bhe alla fine era così anche per noi. Cercavamo qualcuno che io consideravo un tesoro e che poteva trasformarsi in qualcosa di pericoloso, se si sentiva minacciato.

Ma la Konoha di un tempo non nascondeva solo rovine.

Centinaia di scheletri erano sparsi un po’ ovunque e data la  mia conoscenza medica, potevo affermare che alcuni erano piuttosto recenti…addirittura di pochi mesi.

Infatti l’aria era abbastanza irrespirabile.

“che luogo raccapricciante e disgustoso!” disse Ino.

“Già!” disse Chouji ficcandosi un’altra patatina in bocca. Mi chiedevo come non gli venisse voglia di vomitare  a quello scenario.

Ragazzi…siete sicuri che il vostro amico sia qui?” chiese Hinata. Si vedeva lontano un miglio che quel posto non le piaceva…era assolutamente normale.

“Dimmelo tu!” le risposi. D'altronde era stata lei a identificare un chakra sospetto nelle fognature del villaggio.

Byakugan!... Ho visto qualcosa muoversi da quella parte!...è sempre il solito chakra!”

Shikamaru? Sai dirci dove ci troviamo momentaneamente?” chiesi.

“Sopra di noi si trova l’accademia ninja!” mi rispose

“Questo significa che un paio di isolati più in giù, si trova la casa crollata!” disse Sasuke intervenendo per la prima volta.

Anche in quella situazione non si scompose. Ma come faceva a rimanere impassibile a tutto?

“Ed è proprio li che si trova quel chakra rosso!” affermò Neji.

Non aspettai oltre, mi misi a correre verso quella direzione, non fermandomi nemmeno per i lividi che mi procuravo, quando cadevo a causa del terreno troppo regolare.

Tutti mi urlavano di fermarmi, ma non diedi loro retta.

Ad un tratto mi fermai. Tecnicamente ero arrivata al luogo che mi interessava e dove Naruto doveva trovarsi.

C’era ancora parecchia polvere che volava, il che mi confermava l’esattezza del luogo.

“Sakura, ma sei impazzita a correre via così? Potevi perderti!” mi sgridò Ino dopo avermi raggiunta.

Si…scusa!” dissi, mentre cercavo di riprendere fiato.

Mi guardavo intorno, ma non vidi niente. La speranza di trovare tracce di Naruto si era rilevata vana.

“Non è sicuro rimanere qui sotto…potrebbero esserci ancora dei cedimenti!” disse Shikamaru.

Tutti lo ignorammo.

“Ma cosa parlo a fare? Che seccatura!” disse.

Kiba…senti ancora il suo odore?” chiesi.

“Si, ma si sta muovendo…molto velocemente anche!”

Ad un tratto sentimmo dei forti rumori, come se qualcuno stesse sbattendo violentemente contro qualcosa.

“Pensate che sia Naruto a creare questo rumore?”

“No! vedo chiaramente colui che possiede quel chakra spaventoso, sbattere violentemente contro un muro…sbriciolandolo!” disse HInata. “Un umano resterebbe a terra t-tramortito al primo colpo!”

“Deve essere causa sua il crollo! Questo villaggio, compone le fondamenta sul quale ora Konoha si regge in piedi e se viene danneggiata qualche struttura che funge da trave…ecco che causa cedimenti! È andata bene che la palazzina fosse in costruzione, ma se si continua così il prossimo crollo, potrebbe interessare qualche abitazione abitata!” ci informò Neji.

“Quindi non ci resta che fermare Naruto! non vorrei mai che danneggiasse il mio quartiere!” disse Sasuke.

“Non è Naruto! nessun umano possiede un chakra del genere!” ripetè Neji.

Vidi Sasuke alzare gli occhi al cielo “Ti dico che è lui! quel pivello…ha poco di umano!”

Tutti, tranne me e Shikamaru, guardarono stupiti Sasuke.

“Non parli mai e proprio quando devi tacere, decidi di far sentire la tua fastidiosa voce?” disse Shikamaru.

“è vero quello che Sasuke-kun ha detto, Sakura?” mi chiese Ino.

Guardai tutti dispiaciuta…non sapevo se dire loro la verità o no, ma in fondo se lo meritavano. Poteva accadere qualcosa di male se si fossero trovati la volpe davanti, senza sapere di correre questo rischio.

Annuii e spiegai loro tutto quello che c’è da sapere.

“Ora se non volete più aiutarmi…potete anche andarvene!” dissi non guardando in faccia nessuno.

Rimase il silenzio per un po’.

“So bene che non sei intelligente e bella come me, ma…so che non daresti la tua fiducia a coloro che non se la meritano…io sono con te!” disse Ino.

La guardai stupita.

“Anch’io mi fido di Sakura-san!” disse Hinata.

Sorrisi.

“Sono curioso di vedere in faccia questo misterioso Naruto!” disse Neji.

Uffa…un topolino, mi ha rubato l’ultima patatina…se portiamo Naruto via di qui…come minimo mi deve offrire la cena!” disse Chouji provocando una risata in tutti noi.

Ma la risata durò poco.

“Che diavolo ci fanno dei mocciosi come voi qui?”

Tutti ci girammo verso una figura misteriosa…era un Anbu con una maschera da gatto.

“è pericoloso, dovete andarvene immediatamente da qui, se non volete finire male!” disse il ninja

 “Non dirò niente al mio capo che siete venuti a cercare quel ragazzo qui, ma muovetevi ad andare prima che qualche altro ninja vi trovi.”

Ci disse. Rimanemmo sorpresi che volesse lasciarci andare senza dire niente ai suoi superiori.

Alla fine era un brav’uomo, ma la stessa cosa non valeva per i suoi compagni.

“Che fretta c’è?” disse un nuovo ambu con la maschera da corvo “Sono appena arrivati, perché impedire loro di fare un viaggio turistico?”

“Andiamo, sono solo dei ragazzi. Lasciamoli andare!” disse il “gatto”

“Hai sentito gli ordini? Se qualche amichetto del mostro, fosse venuto a liberarlo…avremmo dovuto sistemarli!” disse un ambu con la maschera da cane.

“Si lo so, ma…

“Vuoi disubbidire agli ordini?” chiese conferma il “corvo”

Silenzio.

“non hai niente da dire? Bene…allora farai loro compagnia!” disse infine il “cane” con un tono minaccioso e divertito.

 

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Capitolo 11
*** nei guai ***


Capitolo 11: Nei guai!

 

Per nostra sfortuna fummo scoperti.

Non pensavamo che li sotto ci potesse essere qualcun altro oltre a Naruto.

Avevamo abbassato la guardia, grande errore per dei ninja al nostro livello. Non eravamo più dei genin appena usciti dall’accademia e una mancanza simile non doveva minimamente essere compiuta.  

Tre ambu si erano accorti della nostra presenza e ci avevano accerchiato.

Uno di loro era disposto a lasciarci andare, se avessimo promesso di non intralciare più i piani del loro capo Danzo. A parte il fatto che non avremmo mai mantenuto una promessa del genere, purtroppo per noi, non avemmo possibilità di scelta.

I due compagni dell’ ambu con la maschera da gatto, non erano dello stesso suo parere. Anzi vedendo l’insistenza da parte sua a lasciarci andare, cominciarono a considerarlo un traditore, un qualcuno che si stava opponendo agli ordini del loro capo.

Eravamo in trappola, ma non saremmo stati da soli.

Cercammo di difenderci, in fondo eravamo in maggioranza, ma presto altri ambu vennero a dare man forte ai loro compagni.

Riuscirono a catturarci ed ad imprigionarci.

Non ci rinchiusero in una prigione, la sotto non ce n’erano. Ci legarono con delle catene di ferro a delle tubature. Anche l’ambu con la maschera da gatto fece la nostra stessa fine.

Essi non vedevano la necessità di imprigionarci dentro a una gabbia, erano convinti che da li a pochi minuti, qualcun altro sarebbe venuto a darci una lezione.

Prima di andarsene ci dissero “Mi raccomando fate attenzione. Non vorremmo mai che il Kyuubi venga a sbranarvi!” avevano un odioso sorriso sulle labbra.

Erano davvero quelle le loro intenzioni? Farci uccidere così selvaggiamente? Mi chiedevo su che razza di ninja Konoha faceva affidamento.

Tsunade di sicuro non doveva saperne niente, se no quegli esseri spregevoli, non si troverebbero più al villaggio.

Quando eravamo liberi dalla sorveglianza degli ambu, i quali erano andati via con una certa fretta, Kiba provo a liberarsi dalle catene cercando di rompere qualche tubatura per poter sfilare via quegli arnesi che ci impedivano i movimenti.

“Fermo!” disse l’ambu in nostra compagnia “In questi tubi scorre il gas che va a finire in ogni casa di Konoha. Se ne rompi una…primo moriremmo soffocati e secondo con il chakra bollente che il Kyuubi emana, l’intero villaggio salterebbe in aria.

Kiba sbiancò di colpo e non solo lui.

Ino cominciò ad agitarsi.” Io non voglio finire le mie giornate qui! Dobbiamo fare qualcosa e subito!”

“Un modo lo troveremo” disse Shino cercando di tranquillizzare un po’ tutti.

Aveva un’espressione calma, mi chiedevo come facesse.

Anch’io avevo paura di morire, ma quello che mi spaventava di più, era il fatto che sarebbe stato Naruto a sporcarsi le mani del nostro sangue. Quegli ambu erano troppo codardi per ucciderci loro stessi.

“Shino, come fai a essere così calmo?” chiese Kiba.

“Agitarsi non serve a niente, fifone!” disse Sasuke con la sua solita freddezza.

Ogni momento che passavo con lui, mi rendevo conto di essere stata una stupida a innamorarmi di lui. era un bellissimo ragazzo, su questo nessuno poteva dire niente, ma non è solo la bellezza che conta, ma anche l’aspetto interiore…dico bene?

 Non era cattivo, di questo ne ero convinta. Sapevo che il suo atteggiamento era solo dovuto all’odio che provava verso il fratello, ma così facendo rischiava di rimanere, oltre che senza famiglia, senza amici. Ci volle molto tempo prima che riuscissi a fargli capire che con questo suo atteggiamento, non avrebbe di certo migliorato le cose.

“Bau bau!”Akamaru abbagliò, facendoci girare verso di lui.

Solo ad allora ci accorgemmo che lui non era stato legato. Il cane bianco quando capì che non avevamo scampo, si era nascosto, per fornirci aiuto in un momento successivo.

Akamaru sei grande!” disse Kiba tutto felice, quando vide che in bocca al cane c’era una specie di piccola sega, non più in buone condizioni. Probabilmente era appartenuta a qualche artigiano del passato, e ora serviva a noi per rompere le catene.

Il primo a liberarsi ovviamente fu Kiba, il quale provvide successivamente a liberare tutti noi.

Mentre trafficavamo con le catene, diversi tremori della terra, ci avvertivano dell’avvicinamento di Naruto.

Mancava solo l’ambu, quando Ino attirò la nostra attenzione.

“Ragazzi! Io credo che siamo nei guai!”

Un Kyuubi con tre code era davanti a noi.

Potevamo sentire il calore del suo chakra. In quello spazio chiuso quel caldo ci faceva soffocare. Era come se ci fosse stato un incendio. L’ossigeno sembrava quasi essere bruciato dalle fiamme.

Naruto era messo a 4 zampe e ringhiava. I suoi lineamenti si erano fatti più canini. Denti e unghie erano cresciuti in modo innaturale per un umano e gli occhi sembravano ancora più intrisi di rosso delle altre volte.

Ci guardava con uno sguardo assassino…no, non è esatto, Kyuubi ci guardava come un predatore guarda la sua preda.

Q-quello è Naruto?”Chiese Ino.

“Esatto! Solo che ora non è nella sua forma migliore!” disse Shikamaru.

“Presto ragazzi, dobbiamo andarcene da qui!” disse l’ambu spaventato.

“No! siamo venuti fin qui con uno scopo…e non ce ne andremo senza Naruto!” dissi decisa mettendomi davanti agli altri.

“Sakura, ti devo ricordare cosa è successo a chi ha affrontato Kyuubi 16 anni fa? Come pensi di riuscire a fermarlo?” chiese Ino.

Scossi la testa. Non ne avevo la più pallida idea.

Speravo da una parte che mi riconoscesse, ma avevo intuito che maggiormente Naruto era sotto il controllo della volpe e più diminuiva la sua capacità di intendere e di volere.

“Ha u-un chakra spaventoso! Non saremmo mai in grado di affrontarlo!”disse Hinata spaventata.

Naruto lanciò una palla di chakra verso di noi.

Neji si posizionò davanti a tutti e disse “Non ti devi arrendere ancor prima di aver tentato. Rotazione suprema!” esclamò cominciando a girare su se stesso ad una velocità sorprendente, per rendere nulla la tecnica usata dal demone.

Neji era riuscito a bloccare la sfera di chakra, ma essa era riuscita comunque  a scalfirlo, lasciandogli delle lievi bruciature, soprattutto sulle mani.

Ino provvide subito a curarlo.

“è troppo potente. Non resisteremo a lungo!” disse Kiba “ ma non mi arrendo, Akamaru!”

Il mio compagno richiamò il suo fedele amico per andare all’attacco insieme. Praticarono la tecnica delle zanne perforatrici, ma Naruto con un semplice ruggito, riuscì a rispedire i due indietro.

Naruto fermati!” gli urlai. “Sono io, Sakura! Non mi riconosci?”

Lo chiamai diverse volte, ma lui non sembrava sentirmi. Anzi aveva ingaggiato una dura lotta con tutti i miei compagni e uno alla volta, li aveva messi al tappeto, anche Sasuke, Neji e Shikamaru che erano i migliori tra noi.

Troppo grande era la sua potenza e la sua rabbia, dopo l’ennesima volta che veniva trattato come un mostro.

Si preparava a sferrare un ultimo colpo. Un attacco ben più grosso di tutti gli altri.

Potevamo avvertire la sua potenza sulla pelle. Se non si fosse fermato, non solo noi avremmo fatto una brutta fine, anche Konoha sarebbe stata in serio pericolo.

Le fondamenta sulle quali il villaggio sorgeva, sarebbero state spazzate via, creando così un distruzione, se non totale, di gran parte del paese.

Dovevo fermarlo…a tutti i costi.

Non lo chiamai più. Sapevo che era inutile.

Mi misi a pochi metri distante da lui con le braccia aperte e uno sguardo determinato. Non avevo nessuna intenzione di tirarmi indietro e soprattutto di abbassare lo sguardo.

Quella si sarebbe rivelata una lotta mentale.

Avevo paura di non riuscire a superarla. Il mio timore di quegli occhi pieni di odio era troppo grande.

Non demorsi e la mia determinazione fu premiata.

Vidi Naruto abbassare il colpo che stava preparando e fissarmi a lungo.

Piano, piano si avvicinò a me.

Ebbi l’istinto di fare qualche passo indietro, ma per fortuna le mie gambe non obbedirono.

L’ultima cosa che Naruto doveva vedere era il mio timore verso i suoi confronti.

Poi lo sentii. Era un suono debole, ma chiaro.

Naruto mi stava chiamando.

S-sakura!”

Il mio cuore si fermò, come anche il mio respiro. Mi aveva riconosciuta.

Sperai che quei momenti di terrore fossero finiti, ma Naruto era ancora sotto controllo della volpe e quell’attimo di lucidità non era bastato per far tornare il ragazzo in se stesso.

Si mise a ringhiare. Era un ringhio possente che fece tremare le mura.

Quel poco che avevo visto del ragazzo era svanito. Ora Kyuubi era nuovamente davanti ai miei occhi e questa volta non si sarebbe fermata.

Era la fine, per me, per i miei compagni…per tutti.

Chiusi gli occhi aspettando che la morte sopraggiungesse, ma non successe niente.

Quando alzai le palpebre, vidi davanti a me le spalle di Kakashi, Tsunade e di un ambu. Per un attimo pensai che l’ambu in questione fosse lo stesso che aveva tentato di  salvarci, ma dopo uno sguardo più attento, mi resi conto che la maschera era diversa.

Dopo il primo stupore, spostai il mio sguardo verso Naruto, che stava lottando con dei cani fatti di legno, che gli si buttarono addosso.

Successivamente venni a sapere che quell’ambu di nome Yamato, aveva il potere di sopprimere il chakra della volpe a nove code.

I cani riuscirono a imprigionare kyuubim la quale lentamente si ritirò, lasciando un Naruto esausto, ma cosciente.

Mi avvicinai subito a lui per vedere le sue condizioni, mentre Tsunade si occupava degli altri.

Solo quando tutti ricevemmo le cure di cui avevamo bisogno, l’hokage e Kakashi fecero a tutti quanti noi una bella lavata di capo.

Non erano contenti che avessimo…che io avessi disubbidito agli ordini dell’hokage e soprattutto che avevo fatto rischiare la vita a tutti i miei compagni.

“Spero che questo vi serva da lezione! Potevate morire, ve ne rendete conto? “ disse furiosa Tsunade passando il suo sguardo su ognuno di noi “siete fortunati che Shino, sia riuscito a mandare un messaggio a suo padre, tramite i suoi insetti e che esso sia venuto ad avvertirci!”

Tutti ci girammo verso Shino.

Se non avessimo fatto partecipare anche lui a quella spedizione, non so come avremmo fatto a salvarci da quella situazione.

“Ora sarà meglio andare, prima che altri ambu vengano a infastidirci” disse l’ambu con la maschera da gatto. Solo allora capimmo il motivo per cui non ci volesse morti anch’egli. Non era un ambu della radice, ma si spacciava per uno di loro per poi informare l’hokage dei loro piani. In poche parole era una spia dalla nostra parte.

Tutti ci rialzammo da terra, per uscire finalmente da quel luogo orribile, ma facemmo solo pochi passi prima di ritrovarci davanti un numero spropositato di ambu.

“cavoli, ma quanti sono?” chiese Shikamaru “Che seccatura!”

Ci mettemmo in posizione di difesa, quando ci accorgemmo che fra gli ambu qualcuno si muoveva nella nostra direzione.

“Mi avevano avvertito che degli intrusi avevano cercato di rubarmi nuovamente Kyuubi, ma non pensavo che tu fossi così stupida Tsunade! Non melo aspettavo date…cioè non così direttamente.” disse l’uomo

Danzou!” disse L’hokage guardando l’uomo con disprezzo.

“Spiacente Tsunade, ma non posso permettere che tu e i tuoi mocciosi, mi impediate di realizzare il mio sogno!” disse sorridendo “Oh non ti preoccupare per Konoha…presto avrà un nuovo Hokage e una nuova politica!” disse prima di dare l’ordine ai suoi uomini di attaccare.

 

 

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Capitolo 12
*** il prezzo del potere ***


Capitolo 12: il prezzo del potere

 

Speravo davvero che quell’incubo fosse finito e che avrei di nuovo avuto Naruto.

Qualche volta mi sentivo così egoista.

Consideravo Naruto come qualcosa che mi appartenesse, ma il fatto e che ero talmente affezionata a lui…che non accettavo che qualcuno lo portasse via da me, soprattutto per fargli compiere atti spregevoli.

Tutti noi ci mettemmo davanti a Naruto, come se avessimo avuto la possibilità di rendere più difficile la sua cattura.

Avevo piena fiducia nell’hokage e in Kakashi e anche i due ambu nostri alleati sembravano piuttosto potenti, ma davanti a uno schieramento di ninja del genere…anche loro potevano poco.

In men che non si dica, ci ritrovammo tutti imprigionati. Ognuno di noi era stato preso in ostaggio da un ambu diverso.

Erano stati velocissimi, tanto che solo Kakashi e Sasuke, grazie al loro sharingan erano riusciti a prevedere l’attacco.

Non erano però riusciti ad avvertirci in tempo. Provarono a fare resistenza, soprattutto Sasuke che non prestava ascolto agli ordini dell’hokage, ma alla fine anche loro dovettero soccombere.

Per di più loro due vennero poste delle bende sugli occhi, in modo da evitare che facessero scherzi con la loro arte oculare.

Avevano pensato proprio a tutto, come se sapessero chi sarebbe andato a salvare Naruto.

Probabilmente gli ambu che ci avevano precedentemente catturato, avevano avvertito Danzou e preso provvedimenti per ognuno di noi.

Ad Akamaru venne messa una museruola, mentre a Shino era stato preso da un ambu che si era cosparso il corpo di non so di che tipo di sostanza. Si può definire una specie di insetticida che mise i poveri insetti e Shino compreso, fuori combattimento.

A Chouji vennero messi dei guanti di ferro in modo tale che non potesse ricorrere all’espansione del pugno.

Neji e Hinata, furono legati pesantemente, in modo da non poter usare i loro colpi in grado di causare danni al sistema circolatorio del chakra.

Per Shikamaru, me, Ino, Tsunade, Kiba, Yamato e l’altro ambu, non vennero prese particolari provvedimenti, dato che non avevamo abilità speciali come i nostri compagni.

Cioè anche noi potevamo essere pericolosi, ma con le mani legate, non potevamo attuare chissà quale tecnica, dato che dovevamo comporre dei sigilli.

Eravamo in guai seri…ma va? Direte voi.

Cosa volete che vi dica? Ho una dote particolare per cacciarmi nei guai. Il problema è che coinvolgevo gente innocente ad affondare con me.

Naruto, a differenza di tutti noi, non venne nemmeno sfiorato, come se avesse avuto la lebbra.

In realtà per lui i piani erano diversi.

Il ragazzo non venne considerato al momento pericoloso, dato che aveva appena ripreso la sua forma normale, dopo aver sottoposto il suo corpo a una quantità estrema di chakra. che era provato si vedeva da un miglio di distanza.

Naruto osservava tutto con uno sguardo carico di rabbia, ma con occhi sempre azzurri.

Sembrava che stesse aspettando una mossa dal nemico.

Kyuubi, lasceremo andare i tuoi amichetti, solo se farai quello che ti dico io!” disse Danzou con un ghigno sulle labbra.

Cercai di liberarmi dalla presa dell’ambu strattonandolo e urlai “Si chiama Naruto!”

Danzoi non sembrò nemmeno notarmi.

“Cosa ne dici? Accetti o…” cominciò col dire facendo poi cenno a un suo sottoposto di portagli li vicino il primo ostaggio.

Il primo a essere preso di mira fu Shikamaru.

Danzou bisbigliò qualcosa all’ambu che teneva prigioniero il  mio compagno e divertito assistette alla scena che si susseguì subito dopo.

Un potente calcio venne scagliato nello stomaco del Nara, il quale si ritrovò piegato in due.

“Questo è quello che accadrà se non mi darai retta!” disse minacciandolo.

Naruto sgranò gli occhi e ci guardò uno ad uno.

Naruto non farlo!” gli urlai.

L’ambu mi mise una mano sulla bocca per mettermi a tacere. Come reazione lo morsi e per vendicarsi il ninja mi prese per i capelli impedendomi di muovermi.

Quel trattamento nei miei confronti fece agitare non poco Naruto, il quale si mise a mordersi le labbra fino a farsi del male.

Non disse né fece niente. rimaneva immobile ad osservare.

Gli sorrisi, ignorando il dolore, per rassicurarlo che stava agendo bene e che non doveva cedere ai suoi ricatti.

“Vedo che sei difficile da convincere!” disse Danzou facendosi portare una seconda vittima.

“Non sai quanto desideravo vederti strisciare ai miei piedi, Tsunade!” disse Danzou dopo aver fatto colpire più volte Tsunade. 

La mia maestra era a terra e tossiva.

Volevo tanto aiutarla e se in quel momento fossi stata io la forza portante di Kyuubi, sarei esplosa e avrei fatto a brandelli quell’essere schifoso.

I nemici erano  in tanti …ma mi chiedevo come avevano fatto a prenderci così facilmente.

Non mi sembrava molto strano che io e i miei compagni non avessimo avuto speranza contro ninja del livello del nostro nemico, ma Kakashi, Yamato, Tsunade…erano pienamente al livello loro, se non di più, eppure non avevano posto molta resistenza. Solo Kakashi all’inizio, ma dopo un ordine di Tsunade si fece prendere senza battere ciglio.

Non capivo il perché di quell’ordine, poi ad un tratto un’illuminazione.

Se avessimo posto resistenza , sarebbe scoppiata una piccola guerra e oltre a causare danni alle fondamenta del villaggio, Naruto, molto suscettibile alla violenza, si sarebbe nuovamente scatenato e difficilmente saremmo riusciti a fermarlo nuovamente.

La situazione era critica. Sia in un modo che nell’altro pensavo che non saremmo più riusciti a uscire da quel posto vivi.

Dopo Tsunade fu il turno di Sasuke. Il mio compagno non accettò di farsi picchiare senza reagire, ma questo gli costò solo più colpi.

Dopo Sasuke è toccato a Neji.

Mi chiedevo del perché non prendesse me. Doveva aver capito che ero io la persona che faceva scattare qualcosa nel ragazzo.

Sono stata solo una stupida a farmi quella domanda. Era ovvio he Danzou voleva solo divertirsi con noi e vedere come ci prostravamo a lui.

Quando fu il turno di Ino, Naruto reagì.

“No!” disse con tutto il fiato che aveva in gola.

Ino lo guardò shoccata.

Ino mia amica! No male!” disse facendo sorprendere tutti.

Con Ino non aveva allacciato un vero rapporto. Le aveva parlato solo una volta, ma lui considerava amici anche solo le persone che gli avevano rivolto la parola.

“Oh lei è tua amica. Ti dispiace se le faccio del male!” disse Danzou prendendo la palla al balzo. “Se mi obbedirai e ti farai applicare questo dispositivo, la lascerò andare!” disse mostrando un dispositivo di controllo del chakra.

“prima libera!” disse Naruto facendo intendere che avrebbe accettato solo una volta che Ino fosse lasciata andare.

Nonostante non avesse vissuto molto nel nostro mondo, aveva già capito come funzionava e cioè non cedere hai ricatti senza prima aver combattuto.

Però Naruto era leale e dopo che Ino venne messa in salvo, si fece applicare quel dispositivo di controllo del chakra senza dare “noie”.

Quell’aggeggio gli venne applicato in pancia e subito da esso uscirono delle scariche elettriche che fecero urlare Naruto dal dolore.

Danzou si mise a ridere “quel dispositivo si attiva ogni volta che il chakra della volpe non è attivo e non smetterà finchè non richiamerai a te il potere del Kyuubi!”

Naruto che aveva stretto gli occhi per il dolore, ne aprì leggermente uno per guardare con odio quell’uomo.

Danzou sembrava compiaciuto da quello sguardo carico di odio e rosso. Sembrava che volesse proprio quello.

Il ragazzo continuava a urlare e come per proteggersi da quelle scariche elettriche richiamò nuovamente il potere del bijuu, che gli diede l’aspetto simile a una volpe, e subito mise a tacere il dispositivo.

“Bene, molto bene!” disse Danzou. Vedo che hai capito come funziona il nostro gioco!”

Naruto ringhiò. Era in posizione seduta, come un cane, e guardava con astio l’uomo.

Successivamente fummo condotti tutti all’esterno, compreso Naruto ancora avvolto da chakra del demone con una prima coda che sventolava.

Gli abitanti del villaggio vedendolo e sentendo il suo chakra, riconobbero il Kyuubi che  aveva sterminato il villaggio negli anni passati e si diede alla fuga.

Danzou non poteva essere più entusiasta.

“Fonderò il mio regno sul terrore e tutti obbediranno ciecamente ai miei ordini!” disse alzando il braccio sano in aria come per proclamarsi autonomamente il nuovo capo del villaggio.

Noi tutti guardavamo orripilanti la scena.

Questa volta però non rimanemmo fermi a guardare, ma uno per volta ci ribellammo. Ormai Naruto avrebbe perso di sicuro nuovamente la ragione. Non c’era più motivo per rimanere fermi a subire per non scatenare la volpe a nove code. Il dado era stato tratto e ora toccava a noi giocare.

Scoppiò una guerra fra di noi e la radice. Altri ninja dalla nostra parte vennero a darci man forte, ma più ne arrivavano e più comparivano anbu nemici.

Era una lotta che si sarebbe conclusa con un solo vincitore sicuramente, ma con la perdita di molti uomini.

Tutto quello che Tsunade voleva evitare…si era avverato…solo per colpa mia.

Non avevo voluto dar retta all’ordine della mia maestra e ora mi trovavo in una situazione senza via di uscita. L’unica cosa che potevo fare era dare il meglio di me stessa, per evitare danni irrimediabili.

Mentre tutti combattevamo, Danzou ordinò a Naruto “Ora aumenta la quantità di chakra ed elimina tutti coloro che si voglio opporre al mio regno!”

Naruto non obbedì. Era ancora lucido e in grado di capire che quanto gli veniva chiesto era una cattiva azione.

Nel periodo che era rimasto libero, gli avevo spiegato la differenza tra bene e male e fatto capire come riconoscere una cosa dall’altra. Cosa doveva evitare per non essere considerato un mostro.

A quanto pare la lezione era stata bene assimilata, ma quando Danzou aumentò il voltaggio delle scariche elettriche in modo tale che le potesse sentire anche in quelle condizioni, Naruto, non tanto per sua volontà, aumentò il suo potere giungendo nuovamente a tre code.

Naruto ormai avendo perso il lume della ragione, fece quello che il nemico gli aveva chiesto, ma esso non era ancora soddisfatto. Voleva sentire le urla e sentire la gente implorarlo di smettere quella carneficina.

Naruto infatti, anzì no, Kyuubi infatti aveva già fatto fuori parecchie persone innocenti. Il ragazzo che conoscevo io non l’avrebbe mai fatto.

Danzou voleva di più e continuò ad aumentare il voltaggio.

Come dice il proverbio se giochi con il fuoco, rischi di scottarti.

La pelle cominciò a staccarsi da varie parti del corpo di Naruto, lasciando intravvedere un colore misto fra nero e rosso, che lo copriva ovunque.

Poi una palla nera lo avvolse completamente per esplodere successivamente e lasciare spazio a un piccolo bijuu in miniatura con ben 4 code.

Ora Naruto era davvero fuori controllo e niente avrebbe potuto fermalo.

Cominciò a lanciare sfere di chakra, lasciando al suo passaggio solo macerie.

Danzou rideva, ma presto cominciò a tremare quando la volpe si girò verso di lui.

“Tu! Stupido essere, come osi trattarmi come se fossi il tuo animaletto domestico, me la pagherai!” disse la volpe a nove code avvicinandosi minacciosamente verso colui che si considerava il suo padrone.

“Tu non puoi farmi niente. ora sei sotto il mio controllo, o preferisci che continui ad aumentare il voltaggio delle scariche elettriche?” disse

La volpe sorrise. Quel lurido verme attuò  la sua minaccia, ma non successe niente.

“povero illuso. Credevi davvero che quell’aggeggio avrebbe resistito al contatto con tutto il mio bollente chakra? ora non esisterà nemmeno più e ciò sai che significa a parte il fatto che sei morto? Che sono libera!”

La volpe subito dopo si scagliò contro Danzou e di lui non ne rimase traccia. Forse il chakra bollente aveva sciolto anche lui come il suo dispositivo di cui andava tanto fiero.

Una fine orribile, ma se l’era cercata. Mai stuzzicare la volpe che dorme.

Ora la minaccia di Danzou era terminata e la radice, morto il suo capo, smise di combattere e si fece catturare dai ninja contro cui combatteva. Se tutto fosse finito bene, sarebbero stati condannati alle prigioni di Konoha per il loro tradimento.

Ma ora il problema maggiore era li davanti ai nostri occhi: Kyuubi dalle 4 code.

 

 

 

 

Finalmente dopo quasi un mese, aggiorno!!! Perdonatemi se vi faccio attendere tanto. Il fatto e che mi vengono in mente altre ff da scrivere e quindi trascuro quelle che ho già iniziato a pubblicare.

Ma ieri sera mi sono imposta di continuare questa.

Spero che il capitolo vi piaccia, anche se  forse è sempre un po’ ripetitiva sta faccenda della minaccia del Kyuubi, ma credo che sta fanfic sarà concentrata soprattutto su questo, poi non so veramente cosa ne uscirà fuori.

Ringrazio coloro che recensiscono e che mi seguono.

Grazie di cuore e come ultima cosa RECENSITE!!!

Ciaoooooo

Neko =^.^=

 

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Capitolo 13
*** tutto è terminato? ***


Capitolo 13: tutto è terminato?

 

Risolto un problema, eccone spuntare fuori un altro.

Kyuubi, il demone dalle nove code, era li davanti a noi e sfoggiava tutta la sua immensa potenza.

Niente sembrava fermarla ne spaventarla, tutto ciò che le capitava a tiro, distruggeva.

Poco gli importava se erano cose, animali o persone.

Se si continuava così, presto Konoha sarebbe scomparsa dalle cartine geografiche di tutto il mondo…sperando che si sarebbe fermato al nostro piccolo villaggio. Ma qualcosa mi diceva, che se non riuscivamo a fermarla, avrebbe continuato imperterrita la sua distruzione in tutto il paese del fuoco.

Era mostruosa, tanto che per un attimo mi dimenticai che dentro a quel bijuu in miniatura, si trovava una persona importante per me.

Ebbi nuovamente l’istinto di chiamarlo e parlargli per farlo ragionare, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Se con tre code non mi aveva udito, quante possibilità aveva adesso di captare la mia voce?

Siamo realistici…meno di zero.

No, sta volta dovevo agire, più precisamente tutti quanti noi avremo dovuto fare qualcosa e, anche se mi era difficile anche solo pensarlo, dovevamo considerarlo un nemico e non avere paura di fargli male.

Qui non c’era in gioco solo la sua vita, ma quella di tutti.

Ora mi rendevo conto di cosa Tsunade mi aveva detto il giorno prima a casa di Kakashi.

Non si può tentare di salvare una sola persona, se c’è in gioco di più…in questo caso il villaggio.

Avevo ignorato questo avvertimento e ora eravamo arrivati a questo punto.

Non potevo sorvolare nuovamente sulla questione, anche se speravo con tutta me stessa che anche sta volta la situazione si sarebbe risolta nel migliori dei modi.

Eravamo tutti contro uno, ma credetemi se vi dico, che quell’uno era molto più potente di tutti noi messi insieme.

Usammo ripetuti attacchi contro la volpe per fermare la sua follia distruttrice.

Fu tutto inutile.

L’imprigionamento dell’ombra di Shikamaru, gli insetti di Shino, le zanne perforanti di Kiba, il pugno gentile di Hinata, la tecnica delle 64 chiusure di Neji, lo scambio dell’anima di Ino, la tecnica dell’espansione di Chouji, il raikiri di Kakashi e il chidori di Sasuke furono completante inutili contro un avversario del genere. La volpe era stata in grado di debellare tutti i nostri attacchi con una sola zampa.

Incredibile quanto poteva contenere un solo essere.

Come faceva Naruto a sopportare tutto quello?

Fra noi solo Yamato riuscì a imprigionare Kyuubi, anche se solo per pochi attimi.

Usando la sua tecnica del legno, creò una gabbia forte e resistente per i nostri occhi,  ma un semplice insieme di bastoncini per il potente chakra della volpe.

Con un semplice ruggito fece tremare l’intera struttura e infine la distrusse.

Ora era di nuovo libera a creare scompiglio al mio villaggio natio.

Eravamo tutti a terra. Esausti. Non sapevamo più cosa tentare.

Improvvisamente però, sotto i nostri occhi increduli, accadde qualcosa.

Il mondo circostante attorno cambiò. Non ci trovavamo più a Konoha. Ci guardammo tutti spaesati.

Era una tecnica di Kyuubi?

No, lei sembrava più sorpresa di noi.

“Cosa sta succedendo?” sentii Ino chiedere.

Ci trovavamo in un lungo corridoio rossastro senza uscite. Le pareti e il pavimento erano uguali…morbide e appiccicose.

A che era dovuto quel cambio di paesaggio? E soprattutto ci trovavamo ancora a Konoha?

Fu una voce a farci capire cosa stava accadendo.

“Serve una mano?”

Sorpresi, ci girammo tutti verso il possessore di quella voce.

Era un uomo sulla cinquantina, altro, con capelli lunghi e bianchi legati in una coda. Sulla fronte portava un copri fronte con sopra scritto eremita.

Non sapevo chi fosse, ma Tsunade sembrava conoscere quel tizio.

Jiraya? Tu che ci fai qui?”

“Le spiegazioni a più tardi Tsunade, qui mi sembra che abbiate qualche problemino!” disse

“Ma no! tu dici?” disse la mia maestra.

Sembrava che quei due si sarebbero messi a bisticciare, peccato che non era il momento più adatto.

Tutti noi guardavamo quei due stralunati, ma un tremore della terra ci riportò al presente.

Kyuubi stava cercando invano di uscire da quel luogo.

Incredibile pensare che i suoi attacchi non riuscissero a scalfire quel luogo, ma se nemmeno lei ci riusciva, noi come saremo usciti?

“Cosa accidenti è questo posto” chiese Shikamaru.

“ Ci troviamo all’interno dello stomaco di un rospo! Tranquilli, è una mia tecnica speciale, nessuno è stato divorato!” si rivolse al demone “Ehi tu volpina! Puoi provare tutti gli attacchi che volete, ma non riuscirai a scalfire questo stomaco!” disse sicuro di se.

“Ne sei proprio certo?” chiese Kakashi.

Ehm…no, ma per ora resiste funziona!”

Che bello, le nostre vite erano in mano a uno svitato, che poi scoprii essere un ninja leggendario.

Me lo immaginavo più…serio e composto un tipo con una carica così importante sulle spalle.

Kyuubi si innervosì. Credo che chiamarlo volpina non era un buon appellativo con cui rivolgersi a lui.

Ci puntò e cominciò a caricare un colpo da scagliare verso di noi.

“Presto uscite!” ci ordinò Jiraya, creando un buco nello stomaco del rospo e uscendone lui stesso.

Il varco che ci permise di tornare per le strade di Konoha si richiuse alle spalle del sennin. Kyuubi era intrappolata.

“Bene e ora vediamo di farla finita!” lo sentii dire mentre componeva dei sigilli.

Lo strano stomaco sembrava rimpicciolirsi sempre più.

“Cosa ha intenzione di fare?” gli chiesi preoccupata per le sorti di Naruto.

“Di stringere lo stomaco fino a soffocare…

Non gli permisi di terminare la frase che gli urlai contro.

“Non può farlo. non può uccidere il bijuu. Lui in realtà è…

“è un ragazzo! Lo so, tranquilla ragazzina. Ho solo intenzione di soffocare il chakra della volpe fino a ridare a Naruto il pieno possesso del suo corpo!! Mi disse.

Lo guardai stupita.

Lo avevo giudicato male, quanto invece da vero ninja aveva pensato a tutto. Aveva calcolato cosa fare per salvaguardare Konoha e la vita di Naruto.

Si meritava l’appellativo di sennin.

All’interno dello stomaco si vedevano i vari tentativi di kyuubi di liberarsi, fino a quando tutto cesso.

Ci fu un lungo silenzio carico d’ansia.

Cosa ne era stato di Naruto?

Jiraya posò la mano per terra e fece scomparire in una coltre di fumo la sua tecnica, facendo intravvedere un Naruto pieno di ferite e privo di sensi.

Corsi immediatamente da lui per controllare le sue condizioni.

Era ustionato dalla testa ai piedi.

Cosa cavolo aveva dovuto subire il suo corpo durante la durata della trasformazione?

Tsunade si avvicinò a me e mi aiutò a metterlo un po’ in sesto e successivamente avremo pensato al suo trasferimento in ospedale.

Esso però non fu necessario. Guarite le scottature più gravi, Naruto si svegliò e sembro che niente gli fosse successo.

Si guardò a torno spaesato e vedendo tutto a torno a se distrutto disse

“scusa! Colpa mia!” abbassò la testa.

Mi sorpresi. Si ricordava tutto. Eppure una volta mi disse che non si ricordava niente di quello che faceva quando tutti gli dicevano che si era comportato male.

Lo portammo a casa di Kakashi per permettergli di riposare, ma le domande non furono evitate.

Naruto, ti ricordi quello che è successo?” chiese Tsunade.

Scosse la testa.

Sentii Tsunade sospirare “Naruto, ascoltami bene, tu sai che sei il portatore di un demone molto potente?”

Il ragazzo non capì e mi guardò in cerca di un aiuto a comprendere.

Mi aiutai con i gesti.

“tu sai che in te c’è un mostro?”

Lo vidi abbassare la testa “Si!”

Per un attimo pensai che avesse capito che lui era un mostro, ma…

Kyuubi, nome mostro! Volpe nove code”

Sussultammo. Come faceva a sapere tutto ciò.

“Lui parla me! tante volte!”

Anche quella rivelazione ci lasciò shoccate.

“Io mostro, causa sua! Io no cattivo, lui si!”

Era incredibile come sapesse della sua situazione.

“Io no…uhm…forte. Lui vince su me!”

Anche se a fatica cercava di spiegarci come il demone riusciva a prendere il possesso su di se. Naruto aveva nel cuore molto risentimento ed il demone giocava su quel sentimento negativo.

Nonostante fosse sempre cresciuto in una prigione e non avesse conosciuto una vita migliore di quella, lui sapeva che c’era qualcosa di meglio al di fuori di quelle mura che lo tenevano prigioniero.

La volpe gli aveva descritto come era il mondo esteriore e di come le persone vivevano tranquille, mentre lui era in quel luogo orribile a soffrire.

Spesso esso non capiva le cose che gli riferiva, non avendole mai viste, ma sapeva che c’era qualcosa di sbagliato nella vita che lui conduceva e tutto quell’odio che sentiva verso i suoi confronti gli davano la conferma, anche perché fra di loro gli ambu che lo sorvegliavano, parlavano amichevolmente tra loro e non si trattavano come loro trattavano lui.

Tsunade ascolto tutto con molta attenzione e continuava a porgere domande che io alla fine dovevo tradurre, ma una in particolare me l’ero fatta anche io.

Naruto ci aveva detto di parlare con Kyuubi. Quest’ultimo parlava la nostra lingua, come mai allora il ragazzo non aveva appreso il linguaggio?

“lei no parla me con parole, ma con chakra!”

Non capimmo.

“no capace di dire meglio, ma anche chakra parla!”

Praticamente ci stava dicendo che le persone possono comunicare attraverso loro con il chakra.

Mi fece un esempio.

Quando io e Tsunade lo stavamo curando, inconsciamente gli comunicammo il nostro desiderio che si riprendesse e che tornasse con noi.

Il chakra è lo specchio dell’anima e riflette i nostri pensieri.

Naruto era in grado di capire le persone solo leggendolo. Aveva un’abilità speciale, che insieme al kyuubi, lo rendeva speciale.

Successivamente lasciammo il ragazzo nella sua stanza e Tsunade mi chiese di andare con lei nel suo ufficio.

Mi voleva parlare.

Sapevo già quale era l’argomento. Mi avrebbe sgridato per la mia incoscienza e per quello che avevo rischiato di fare.

Konoha sarebbe stata attaccata comunque, anche senza il mio intervento, ma quello che non poteva perdonarmi era il fatto di aver disubbidito a lei e al fatto di aver messo in pericolo molti miei compagni, nonostante conoscessi i pericoli che comportava il mio comportamento.

Mi fece una lunga ramanzina, ma alla fine mi perdonò. Mi confessò che se non fosse stata l’hokage e non avesse dei doveri nei confronti di Konoha, avrebbe fatto lo stesso, perché lei alla mia età era cento volte più impulsiva di me.

Mi sentii leggera. Avevo paura che mi avrebbe tenuto il muso per sempre, ma non potei dire che tutto si era risolto nei migliori dei modi, perché qualche istante dopo, due persone anziane, i consiglieri dell’hokage, entrarono nella stanza.

“Abbiamo sentito tutto Tsunade e abbiamo visto in che stato è Konoha. è una fortuna che tutto si sia risolto per il meglio, ma l’avevamo avvertita. Se Konoha sarebbe stata in pericolo Naruto sarebbe tornato nella prigione!”

Tsunade sbatté violentemente i pugni sul tavolo “non ve lo permetterò!”

“Fammi finire!” disse l’anziano “ma dato che la colpa è di questa ragazzina, sarà lei a essere punita.”

Spalancai gli occhi

“Lei non centra con questo casino. È tutta colpa di Danzou!” disse Tsunade intervenendo in mia difesa.

Danzou era un uomo rispettabile che voleva proteggere Konoha, non posso pensare che ci sia lui dietro quanto accaduto. Ora rispondi ragazzina! Sei stata tu ad andare a cercare Naruto quando era disperso, nonostante ti fosse vietato. Giusto?” mi chiese un anziano.

Io…io!” iniziai a balbettare

“Sei tu che hai voluto a tutti i costi liberare quel mostro per permettergli di vivere una vita!”

Annuii.

“E guarda cosa ha comportato l’incoscienza del tuo gesto! Se non ti fossi immischiata in cose che non ti riguardavano, Konoha non sarebbe in questo stato, molti ninja e Danzou sarebbero ancora vivi!”

Abbassai la testa

“Aspettate un momento. Sono io che vi ho chiesto la liberazione di Naruto!”

“E vero, ma tu sapevi i rischi ed eri indecisa sul da farsi. Non sei stata tu a dirci, che Naruto affidato a una tua allieva non era pericoloso? e che potevamo contare su questa ragazza? Abbiamo messo la nostra fiducia nelle sue mani ed è successo quello che è successo. Ora ne pagherà le conseguenze!” disse l’anziana signora guardandomi in modo severo.

“Sarai rinchiusa nelle prigioni di Konoha!”.

 

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Capitolo 14
*** come un uccello in gabbia ***


Capitolo 14: come un uccello in gabbia.

 

“Sakura Haruno, sarai rinchiusa nelle prigioni di Konoha!”

Quelle parole mi paralizzarono.

Su tutte le punizioni che credevo avessero potuto darmi, non avrei mai pensato a niente del genere.

È vero che chi mette a rischio la sicurezza di Konoha finisce in prigione, ma io non ne avevo nessuna intenzione…volevo solo aiutare un amico.

A niente valsero i miei tentativi di spiegazione.

Dalla mia bocca non usciva niente di sensato, dato l’agitazione che mi si era creata addosso.

Tsunade cercò di impedire che avvenisse la mia reclusione, ma hokage o no…era messa alle strette se gli anziani decidevano una cosa.

Mi vidi circondare da tre ambu.

Mi immobilizzai in quell’istante. Mi stavano trattando come una criminale.

A momenti non riuscivo nemmeno a capire dove mi trovavo, il perché e nemmeno chi fossi talmente, il mio cervello stava andando in tilt.

Poteva davvero capitarmi tutto ciò?

A quanto pare si, ma di cosa mi sorprendevo poi? Avevano imprigionato un bimbo di un solo anno, sai quanto poteva importare loro, se a finire in quel luogo orribile era una ragazza come me.

“conducete questa ragazza nelle prigioni ed evitate che qualcuno la possa venire a salvare!” ordinò nuovamente l’anziana che mi aveva condannata.

Mi sentii spingere verso l’uscita dell’ufficio. Non furono per niente delicati, per loro ero solo una che meritava di marcire in quel luogo.

“Non c’è bisogno che la trattiate così, vi seguirà senza fare troppe storie!” cercò di difendermi Tsunade, ma a poco servì. Quegli ambu continuavano a spingermi, come se fossi un cane o avessero fretta di rinchiudermi per andare a fare chissà che cosa.

Lentamente vidi l’edificio imponente diventare sempre più grande, fin quando fui costretta ad alzare la testa per riuscire a scorgere la fine della  costruzione.

Mi domandavano dove mi avrebbero messa, se nei sotterranei o in una cella abbastanza in alto da poter vedere ancora il sole.

Avevo paura di non poter più vedere quel disco che rallegrava le nostre giornate.

Non sapevo per quanto sarei rimasta li dentro.

Avrei anche potuto finire i miei giorni in quella cella squallida.

“Finalmente” arrivammo a destinazione. Le porte della mia prigione si aprirono, per essere rinchiuse subito dopo alle mie spalle.

Mi guardai in giro. Era leggermente più decente rispetto alla cella in cui Naruto aveva vissuto per anni. Almeno c’era un letto dove dormire…anche se è meglio sorvolare sulle condizioni in cui era, e c’era anche un piccolo gabinetto. Qui la privacy non si sapeva proprio cos’era, dato che uno doveva andare in bagno sotto gli occhi di tutti.

Mi veniva da piangere, ma trattenni le lacrime. Non volevo dare soddisfazione a nessuno.

Feci l’unica cosa che mi era possibile, mi andai a sedere sul letto, nell’unico angolino dove arrivava un po’ di sole, in attesa di qualcosa che mi avrebbe tirato fuori di li.

Sempre se qualcosa sarebbe arrivato.

La sera arrivò e con lei anche il buio.  La cella era a malapena illuminata dalle fiaccole sparse nella prigione.

Avevo paura.

Lo so, non si addiceva a una kunoichi come me, ma era così e non mi vergogno nel dirlo.

I ninja devono essere in grado di nascondere i propri sentimenti.

Al diavolo quella stupida legge, anche i ninja sono esseri umani, non delle macchine fredde che non sanno cosa vuol dire avere emozioni.

Se ninja significava essere quello, allora la prima cosa che avrei fatto una volta uscita da quel buco…sarebbe stato riconsegnare il mio copri fronte.

Mi venne portata la cena, ma non la toccai nemmeno. Non perché l’aspetto era orribile, ma perché in quel momento il mio stomaco era chiuso come…come…insomma non avevo fame e la notte non fu tanto diversa. Non chiusi occhio, rendendo così la mia situazione più orribile di quella che era.

Come aveva fatto Naruto a viverci per 15 anni? Io dopo nemmeno un giorno ero esasperata.

Passai la mia più brutta settimana di vita li dentro.

Tsunade e Kakashi, gli unici a sapere cosa mi era accaduto, vennero a trovarmi per infondermi un po’ di coraggio. Mi portarono anche delle cose, per rendere il mio soggiorno meno mostruoso, come una coperta per il freddo, dei libri da leggere e qualcosa di decente da mangiare. La mia disperazione era tanta, da arrivare a leggere i tanto amati libri di Kakashi.

Non vi sto nemmeno ad accennare cosa ci sia scritto l’ha dentro.

Tsunade mi avvertì di aver detto ai miei genitori, che mi aveva affidato urgentemente una missione, per la quale non ero riuscita ad avvertirli, ma quanto poteva reggere quella scusa? Non mi era mai stata affidata una missione tanto lunga prima d’ora.

Inoltre mi informò che non era ancora riuscita a convincere gli anziani a farmi alleviare la pena.

Non volevano sentire ragioni. Io ero nel posto che meritavo.

Nonostante quello mi promise che avrebbe continuato a lottare.

Chiesi anche di Naruto e loro mi dissero che stava bene, ma che non gli avevano detto la verità, per non agitarlo. Per il momento passava del tempo con i miei amici e qualche volta stava con Jiraya, il quale aveva insistito per conoscerlo un po’.

 

Esattamente la notte dell’ottavo giorno della mia permanenza in prigione, mi sentii chiamare.

“Sakura, Sakura!”

Ero girata sul mio letto con la faccia rivolta verso il muro e non udii subito il mio nome.

“Sakura!”

Mi voltai per vedere chi c’era.

Non c’era molta luce e per quel motivo non riconobbi subito la persona che era giunta fino a lì, ma la sua siloutte era riconoscibile anche ad occhi chiusi.

Solo una persona aveva quei capelli ribelli.

Naruto, cosa ci fai qui!”

“libero te!” mi disse.

Sussultai.

Tsunade mi aveva detto di non aver detto lui niente. Come sapeva che mi trovavo li?

Tsunade e Kakashi detto me che tu via per missione! Io creduto prima, poi capito bugia!” mi disse

“con occhi di Kyuubi letto loro chakra. loro detto me no vero!”

“E hai letto che io mi trovavo qui?”

Naruto scosse la testa.

“ho cercato! Io sento tuo odore e seguito fino qui. Come fanno cani!”

Mi sorpresi. Possibile che grazie alla volpe a nove code, avesse un olfatto più sviluppato di un essere umano normale?  Ovviamente si e in quel momento fui contentissima di quella sua abilità.

D’un tratto vidi i suoi occhi diventare rossi.

Mi spaventai, non capivo il motivo di quella apparizione.

“Tu triste qui! Io libero te!”

Lo vidi infilare un dito nella serratura della porta e aprirla agilmente con un artiglio.

Naruto, come sai fare queste cose?” gli chiesi sorpresa.

Kyuubi dice me. cosa non buona liberare prigioniero…lui contento che io faccia male e lui aiuta me!”

Le sorprese quella sera non sembravano voler finire e anche se non dovevo essere grata per una cosa del genere, perché come aveva detto Naruto certe cose non si fanno, in quel momento avrei baciato la volpe.

Naruto, se gli ambu ci vedono, rinchiuderanno anche te!”

“Messo a nanna tutti nemici! Cattivo, ma…ehm...”

…Necessario per aiutarmi! Ma come hai...aspetta, Kyuubi!”

Naruto mi sorrise e prendendomi per mano mi condusse fuori dalla prigione e ci andammo a nascondere nella foresta che circondava la struttura.

Ansimavo per la corsa.

Ero finalmente libera, ma per quanto? Una volta scoperto che ero fuggita, mi avrebbero cercata, catturata e poi buttato la chiave della mia cella per sempre.

“Ora torni a casa?” mi chiese ingenuamente Naruto.

I-io vorrei,ma…se mi trovano…” cominciai col dire, ma una voce ci sorprese alle spalle.

Naruto non sembrò spaventarsi, come se si fosse accorto della presenza di qualcuno già da un po’.

Mi chiesi come mai non mi aveva detto niente, ma quando scoprii chi era, capì che non l’aveva fatto perché non considerava l’uomo una minaccia.

“Eccoti dov’eri Naruto! Sai che non dovevi farlo?” disse l’uomo seriamente.

Jiraya! Io no sbagliato, lei buona. no posto giusto per lei quello!” disse Naruto in mia difesa.

“Sono pienamente d’accordo con te, ma se si venisse a sapere del tuo gesto, bhe non so cosa ti farebbero” disse l’uomo.

“prigione anche io. no importa. Va bene prigione per me, ma Sakura no! io no vedere lei soffrire!” disse Naruto facendomi commuovere. Non potei fare a meno di abbracciarlo e scoppiare a piangere.

Naruto non capì il perché del mio atteggiamento e mi guardò confuso.

“Detto qualcosa di male?”

Scossi la testa “No, no…assolutamente, ma vedi…io non posso permettere che tu finisca in prigione per causa mia. Io devo starci per qualche tempo, tu invece…probabilmente non ti farebbero più uscire!” dissi alzandomi e allontanandomi un po’ e andando ad “ammirare” la prigione.

“è giusto che io ritorni li e non ti crei altri problemi, Naruto!”

Gli dissi sorridendo leggermente. Lui mi guardò con uno sguardo triste.

“ci rivedremo presto, te lo prometto!” dissi avviandomi e senza voltarmi indietro. Non volevo vedere il suo sguardo.

Non potei fare molti passi che mi sentii chiamare nuovamente.

“Ehi ragazzina!” mi disse Jiraya

Mi voltai a guardare il sennin stupita.

“Sakura, giusto? Dimmi vuoi davvero tornare li dentro?”

Sgranai gli occhi, mi sembrava una domanda talmente stupida.

“Io devo partire per un viaggio che durerà qualche annetto, volevo portarci Naruto, dato che ho sentito che gli anziani non sono molto d’accordo a lasciarlo a piede libero…non so mi chiedevo se…poteva interessarti e venire con noi!”

D-d’avvero?” dissi incredula a quella proposta.

“Si,il tempo necessario per far sbollire la situazione qui, che ne dici?” mi chiese

“Ma l’hokage…e-e i miei genitori?”

“Tu vai a casa e racconta tutta la verità ai tuoi, se poi hai dei problemi, verrò a parlarci io, nel frattempo andrò a fare qualche chiacchiera con Tsunade, sperando che sia tanto ubriaca per dirmi di si!”

 

Non mi lasciai sfuggire l’occasione. Avevo la possibilità di non tornare più in prigione, di stare con  Naruto e di girare il mondo e apprendere un sacco di cose nuove…cosa chiedere di più?

Andai a casa e anche se con fatica, spiegai l’intera situazione a mia madre e mio padre.

La prima scoppiò a piangere al solo pensiero di non rivedermi per anni, mentre il secondo cercava soluzioni alternative per farmi uscire da quel casino.

Non si arrivò a capo di niente, ma continuava a rifiutarsi di volermi lasciare andare.

Per fortuna l’intervento di Jiraya fece si, che mio padre si arrese e augurandomi buona fortuna mi diede il consenso di partire.

Alla fine l’unico vero problema era stata Tsunade.

Non che lei volesse lasciarmi a marcire in galera, ma se scappavo da Konoha sarei potuta essere considerata una munkerin, anche se la mia testa non aveva la minima idea di tradire il villaggio.

Dopo aver menato per un po’ Jiraya, per la sua assurda idea, anche la donna non mi ostacolò e disse che si sarebbe occupata lei di risolvere la situazione, li a Konoha, già abbastanza compromessa.

 

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Capitolo 15
*** In viaggio ***


Capitolo 15: in viaggio

 

Io, Jiraya e Naruto partimmo per una meta ignota…o almeno lo era per me e il mio amico.

Mi domandavo cosa avrei fatto e imparato in quell’arco di tempo.

Nonostante sapessi che avrei sentito la mancanza di Konoha, ero emozionata.

Mi dispiaceva però dover abbandonare gli studi di medicina.

È vero, potevo continuarli una volta rientrata, ma mi infastidiva pensare che Ino mi avrebbe superata.

Forse questo avvenne anche, ma io imparai molte altri modi di curare, senza usare necessariamente jutsu medici e questo mi metteva un gradino sopra di lei ed è anche il motivo per cui vengo considerata migliore di Tsunade.

Naruto però era ancora più entusiasta di me. Si guardava in giro e rincorreva qualsiasi animale gli capitasse di vedere.

Soprattutto conigli e cervi, i quali, dopo un attimo di paura, si facevano prendere e accarezzare dal mio compagno.

Una domanda che mi sono sempre posta è…come fanno gli animali a capire quando si trovano in pericolo o no. Era lo stesso atteggiamento che aveva Naruto, ma esso non lo veniva a sapere per istinto, ma, come ci aveva spiegato, grazie al chakra…ma gli animali invece?

Mah…non l’ho ancora capito.

“è bravo Naruto, saresti un cacciatore perfetto” disse Jiraya vedendo il ragazzo prendere un altro coniglietto bianco con qualche chiazza nera.

Naruto lo portò da me per farmelo vedere e questa volta riuscii anche ad accarezzare l’animale senza che esso scappasse.

“Cosa è un cacciatore?” chiese guardando Jiraya.

“Un umano che uccide alcuni tipi di animale, per permettere alle persona di mangiare! A proposito, non lasciare andare anche quella bestia…fra poco sarà ora di mangiare!”

Naruto strinse il coniglio e lo guardò storto” tu non mangiare lui! ancora piccolo!” disse lasciando andare l’animale.

“e ora cosa mangeremo?” disse Jiraya incrociando le mani.

bhe…abbiamo ancora qualche avanzo di stamattina!” dissi io per cercare di calmare l’uomo.

Alla fine ci trovammo davanti a un falò con sopra un coniglietto sopra ad arrostire.

Naruto non aveva ceduto alle richieste di Jiraya. Sapeva che alcuni animale si mangiavano, ma non era d’accordo nell’uccidere animali giovani, quando in giro ce n’erano di vecchi, ai quali ormai restava loro poco da vivere.

Se tutti gli uomini avessero la metà del suo atteggiamente, il paese del fuoco e anche gli altri vivrebbero decisamente in modo migliore.

Il giorno dopo arrivammo in un villaggio dove abitammo per qualche mese.

Io, mentre Jiraya andava in giro a…spiare le donne, mi occupavo dell’istruzione di Naruto.

Gli avevo insegnato a scrivere qualcosina e leggere. Faceva ancora molta fatica, ma faceva passi da giganti. Con quelle lezioni aveva migliorato anche il suo modo di parlare, anche se ovviamente non era perfetto, ma almeno comprensibile a tutti.

 

Naruto, mi sono sempre chiesta una cosa! come mai all’inizio ti fidavi sempre e solo di me?”

Naruto mi guardò e sorrise “Perché tu volevi aiutare me. non fare me del male!”

“Ma anche Kakashi e Tsunade!” gli feci notare.

Naruto si fermò a pensare “Vero, ma loro pensavano che io sono pericoloso e non sicuri che aiutare me cosa buona! Io non mi fidavo”

JIraya? Ti è piaciuto subito però!”

Naruto si fece triste “si, lui no crede me pericoloso e quindi mi è simpatico però…

Lo incitai a continuare quando si fece silenzioso.

“però lui ha forte senso di colpa verso me!”

Sgranai gli occhi. Non sapevo spiegarmi perché il sennin dovesse sentirsi in colpa. Che fosse in parte sua la colpa di ciò che era accaduto a Naruto.

Nemmeno lui lo sapeva.

 

Quando tornò nell’albergo in cui soggiornavamo, Naruto volle chiarire quella situazione.

Jiraya, posso parlare te?”

“Non ora Naruto, sono stanco!” disse buttandosi su di una poltroncina.

Naruto ignorò la richiesta del sennin e continuò a parlare “perché sei in colpa verso di me!”

Jiraya sussultò e fissò Naruto.

“t-tu come fai a-a saperlo?”

Intervenni io in quel momento, spiegando lui la capacità di Naruto di leggere il chakra.

oh…abilità che torna alquanto utile!”

“Allora? Perché?” insistette il mio compagno.

Jiraya sospirò e disse a Naruto di sedersi per terra, dove si trovava un Kunai, che il ragazzo cominciò a maneggiare stando attento a non farsi male.

“mi sento responsabile per quello che ti è accaduto Naruto?”

Sia io che lui alzammo un sopracciglio.

In che senso si sentiva responsabile?

“quando sei nato e tuo padre ti ha sigillato dentro la volpe a nove code, lasciandoti orfano, c’erano tre possibilità: ucciderti, rinchiuderti da qualche parte affinchè la volpe non ferisse più nessuno fino al momento della tua morte e…che qualcuno di affidabile si occupasse di te.”

Fece un attimo di pausa.

“ovviamente nessuno voleva crescere il bambino che custodiva il demone che distrusse il nostro villaggio 16 anni fa e così si rivolsero a me. Io per diritto ero l’unico che poteva richiedere la tua adozione, ma…” venne interrotto da Naruto

“ma nessuno detto te di me? venuto a sapere adesso e ora tu portato me con te?”

Vidi Jiraya scuotere la testa .

“No, Naruto. io sapevo della tua nascita e della tua situazione!”

“cosa è successo?” chiesi a bassa voce.

“Non ti ho voluto!” disse Jiraya guardando il ragazzo tristemente.

Sgranai gli occhi e mi girai verso Naruto, il quale scattò immediatamente in piedi e lanciò il kunai che aveva in mano a Jiraya.

L’uomo riuscì a schivarlo, anche se un rivolo di sangue cominciò a uscirgli dalla guancia.

Naruto!” lo sgridai.

“non hai voluto me perché sono un mostro vero?” disse arrabbiato.

Jiraya, stupito per il gesto di Naruto, scosse la testa.

“assolutamente no! non mi interessa se in te c’è o no kyuubi. Non ho voluto occuparmi di te perché mi ricordavi tuo padre e inoltre…perché mi sentivo responsabile della sua morte. Era mio allievo, avrei dovuto proteggerlo e non mandarlo a morire. Dovevo difenderlo, soprattutto essendo a conoscenza che era appena diventato padre. Sapevo che sarebbe morto usando il sigillo del diavolo, ma non ho fatto niente.” disse a testa china.

Vidi gli occhi di Naruto diventare rossi. Successivamente li chiuse e si mise nuovamente a sedere. Ormai avevo capito che quando aveva gli occhi rossi, leggeva il chakra delle persone.

“Dici la verità. Scusa se reagito male. Odio persone che evitano me perché mostro!”

Naruto!” dissi piano.

“si, ti capisco, ma non ti biasimo se ce l’hai con me!”

“Ora perché tu portato con te?”

“Per farmi perdonare e per evitarti la prigione. Inoltre è giunto il momento che mi prenda le mie responsabilità, se davvero non voglio deludere tuo padre!”

“Padre? Cos’è un padre?”chiese curioso.

Sussultai. Avevo dato per scontato che sapesse cosa fossero un padre e una madre.

Jiraya era sorpreso quanto me “hai presente le due persone con cui ha parlato Sakura prima di partire? L’uomo era il padre di Sakura!”

“Anche tu uomo, quindi sei padre?” chiese ingenuamente Naruto.

Jiraya si mise a ridere “no, no e forse è meglio così! Non so come sarebbero venuti su i miei figli, ma se ti avessi cresciuto io Naruto, diciamo che potevo considerarmi una sorta di padre!”

Intervenni io “tutte le persone hanno un padre e una madre, che insieme vengono chiamati genitori. Quando due persone si amano, danno vita a un nuovo essere umano e questo viene chiamato figlio! La donna e l’uomo che hai incontrato prima della mia partenza erano mia madre e mio padre e io sono la loro figlia e se sono nata perché loro si amano!”

Vidi Naruto sgranare gli occhi “si, ma…come fanno a dare vita a nuovo essere umano?”

Sussultai. Ora come glielo spiegavo. Diventai bordeaux.

“gli vuoi spiegare della cicogna e dei cavoli o la vuoi fare più semplice?” mi chiese Jiraya.

Lo guardai sospettosa…cosa voleva dire? Come si poteva rendere più semplice quella situazione?

Vidi Jiraya tirare fuori dal suo zaino un libro e darlo a Naruto. lo riconobbi subito.

“Leggilo e imparerai tutto quello che devi sapere…anche più!” disse sorridendo.

Il ragazzo prese il volumetto e iniziò a sfogliarlo, ma non fece in tempo a leggere nemmeno la prima riga che glielo strappai di mano.

Naruto ti vieto categoricamente di leggere questo libro e qualsiasi libro che Jiraya-sama ti possa dare!” dissi rossa in volto.

Non avevo letto quei libri, ma sapevo l’argomento in questione e per il momento preferivo che Naruto rimanesse ignaro di certe cose.

Naruto mi guardò in modo strano, mentre jiraya se la rideva sotto i baffi per quella scena. Per fortuna il mio compagno dimenticò subito l’accaduto e si dimenticò di fare altre domande sull’argomento e continuò quello precedente.

“Quindi visto che anche io uomo, ho dei genitori?” disse Naruto.

Jiraya annuì “si chiamavano Minato Namikaze e Kushina Uzumaki, dalla quale hai preso il cognome. Erano brave persone, devi essere orgoglioso di essere loro figlio!”

Naruto sorrise “Kyuubi dice che mio padre è hokage. Importante come Tsunade a Konoha! Ma perché kyuubi odia tanto lui?”

Jiraya gli raccontò bene cosa era accaduto quella notte di 16 anni fa e cosa consisteva la tecnica del sigillo del diavolo.

“Per questo motivo tu hai dentro di te il demone. Ma non devi odiare tuo padre. Se sapesse che avessi vissuto così, non ti avrebbe mai condannato a un’esistenza simile!”

Naruto era tremendamente serio “Come posso non odiare lui? io soffro causa sua!”

“l’ha fatto perché come ti ho detto era l’unico modo per salvare il villaggio! Se dovessi scegliere di salvare cento persone o Sakura, chi sceglieresti?”

Naruto non ci pensò nemmeno un attimo “Sakura!”

Sorrisi e scossi la testa “è sbagliato questo modo di pensare Naruto!”

Mi guardò confuso.

“Perché salvare persone non conosciute e no quella che voglio bene?”

“Perché cento vite sono più importanti di una sola. Per questo sono finita in prigione. Per aiutare te, ho messo in pericolo tutti gli abitanti del villaggio. Salvare solo le persona a cui si vuole bene è comprensibile, ma allo stesso tempo egoistico”

“Quindi io dovevo rimanere chiuso in prigione?”

Abbassai la testa, per paura che Naruto se la prendesse con me “si! questa volta è andata bene. siamo riusciti a liberarti e anche se ci sono stati molti danni, nessuno è morto, escludendo i ninja nemici, ma se la volpe si fosse liberata…saremo morti tutti!”

Naruto abbassò la testa.

Jiraya si alzò e andò a dare una pacca sulla spalla al ragazzo “vedrai, piano, piano capirai quello che stiamo cercarti di dirti!”

Naruto annuì.

“Senti un po’! ho visto che hai una mira molto buona. Potresti diventare un ninja niente male, che ne dici?”

Naruto sgranò gli occhi “io? ninja? Devo imparare a combattere? Non voglio fare male. Già faccio quando volpe prende mio corpo!”

“essere ninja non significa fare del male alle persone, ma significa proteggere ciò a cui si tiene! Il villaggio e le persone che ci vivono!” gli spiegai pazientemente.

“Proteggere Konoha, tu Tsunade e altri amici?” mi chiese.

Annuii e subito dopo Naruto fu di nuovo in piedi con uno sguardo determinato.

“d’accordo! Cosa devo fare?”

“Con calma ragazzo, prima dobbiamo fare delle compere. Non ho abbastanza strumenti per insegnarti le basi, dato che non hai fatto l’accademia ninja, dobbiamo partire da zero e…ci servono alcune cose! Sakura, procuri tu i libri adatti?”

Era una domanda, ma sapevo che era un ordine e l’indomani andai in giro per le bancarelle per il villaggio con Naruto per comprare quanto necessario.

Oltre a compare quanto ordinato da Jiraya, comprai anche il materiale per preparare qualche crema medicinale. Naruto allenandosi per diventare un ninja si sarebbe fatto male più volte e io, come medico della squadra, dovevo tenermi pronta a tutte le evenienze.

“Sakura, cosa fanno quei due?”

Mi girai verso il luogo indicatomi da Naruto. C’erano due ragazzi, probabilmente fidanzati che si baciavano.

Ehm…si stanno baciando! Lo si fa per esprimere quello che si prova verso la persona amata, Naruto!”

Esso mi guardò confuso.

“Quindi io devo baciare te, Jiraya, Kakashi e altri per dire che voglio bene?”

Sorrisi.

“No Naruto, esistono vari tipi di bacio. Un bacio sulla mano, anche se non è più usato, vuol dire rispetto, sulla guancia, che vuoi bene a una persona oppure può essere considerato un semplice saluto e quello che stai vedendo, cioè sulla bocca, è quello che si scambiano solo gli innamorati. L’amore è un sentimento diverso dal volere bene a una persona, è più forte…molto!”

“come si capisce che ami o vuoi bene a una persona!”chiese Naruto.

“è difficile, a volta si pensa di amare qualcuno quando invece si è solo molto legati a lui!”

Indovino…per capire anche questo ci vuole tempo?” mi chiese Naruto.

Vidi in quel momento Jiraya scappare da una folla di donne che lo inseguiva.

Sospirai.

“No, con Jiraya come maestro imparerai tutto velocemente…anche troppo!” dissi rassegnata all’idea che presto Naruto sarebbe probabilmente diventato come il vecchio pervertito.

Tutto dipendeva da me per evitare che ciò avvenisse.

 

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Capitolo 16
*** Jiraya combina guai ***


Capitolo 16: Jiraya combina guai

 

Passarono altri due mesi e in quell’arco di  tempo cambiammo spesso villaggio.

In uno in particolare ci fermammo, un paese conosciuto per le sue piante curative.

Scoprii solo più tardi che Jiraya ci aveva condotto in quel luogo, apposta per farmi studiare un po’ di medicina.

A quanto pare Tsunade, prima di partire, gli aveva chiesto di fare un salto in quel villaggio, per farmi continuare gli studi.

In più Jiraya conosceva una persona specializzato in medicina e mi affidò ai suoi insegnamenti.

Mentre io riprendevo a studiare, Jiraya cominciò un estenuante allenamento, per insegnare a Naruto le basi per essere un buon ninja.

Esso era molto portato al combattimento corpo a corpo e al lancio delle armi, mentre era più scarso nel controllo del chakra.

Infatti per imparare a camminare sull’acqua ci mise parecchio, rispetto alla sottoscritta… e pensare che ha una fonte inesauribile di chakra grazie al Kyuubi.

Purtroppo, dovendo studiare, non potevo rimanere vicino ai miei compagni a controllarli e capitava spesso che i due ne combinassero di tutti i colori.

Un giorno, quando rincasai nel piccolo appartamento che avevamo affittato, sentii dei connotati di vomito provenire dal bagno.

Mi precipitai nella stanza e vidi Jiraya inginocchiato, dare delle pacche sulle spalle a un Naruto piegato sul gabinetto.

Allarmata mi avvicinai a loro e chiesi delle condizioni del ragazzo.

“Cosa è successo? Sta male?”

Naruto sentendo la mia voce alzò la testa.

Aveva un aspetto orribile, il volto pallido e due profonde occhiaie.

Pensai avesse l’influenza, ma non era niente di tutto ciò.

“il ragazzino non regge l’alcool!” mi disse Jiraya.

Mi girai a guardarlo come se davanti avessi un alieno. Possibile che alcuni adulti fossero così irresponsabili?

Il ragazzo aveva bevuto solo acqua in vita sua, al massimo qualche succo di frutta, ma non sapeva cosa fosse l’alcool e che esso potesse fare male.

Di certo non era stata un’idea del mio compagno di mettersi a bere chissà quale porcheria.

“L’ha fatto bere? Ma è completamente impazzito? Ha solo 16 anni” gli dissi furibonda.

“Siamo andati in un delizioso bar all’angolo e dato che c’era sakè in offerta ne ho approfittato!” disse cercando di difendersi.

“Ma come le è saltato in mente di fare bere pure lui?”

“Andiamo, volevo solo farlo svagare un po’?”

“Le sembra che in questo momento si stia svagando? Quanto l’ha fatto bere?”

Jiraya sembrò rifletterci “Più o meno quanto ho bevuto io…qualche bicchierino!”

Non mi trattenni…gli diedi un pugno in testa e, subito dopo, cercai di portare Naruto a letto.

Era talmente ubriaco che non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.

Era il momento di mettere in pratica quanto imparato. Gli preparai un infuso di erbe adatte a combattere la sbronza e a calmare il mal di testa che si sarebbe susseguito.

Per fortuna Naruto si riprendeva in fretta e il giorno dopo, era più voglioso di allenarsi del solito.

Ma non finì là.

Jiraya adorava ficcarsi nei guai e chi ci rimetteva se non Naruto?

Un altro giorno dovetti curare un bernoccolo al mio compagno. Da cosa gli era stato procurato?

Da un gruppo di ragazze furiose che gli lanciarono addosso tutto ciò che gli capitava a tiro.

Il vecchio pervertito l’aveva portato alle terme e l’aveva spinto a spiare le ragazze dicendogli che era un allenamento ed esso senza pensare di far male obbedì.

“Sei troppo lento ragazzo mio! Devi essere più rapido se non voi farti prendere la prossima volta!”

Lanciai uno dei suoi adorati libri in faccia all’uomo e girandomi verso Naruto, dissi lui con tono severo

“Non ci sarà nessuna prossima volta, capito?”

Il ragazzo annuì, ma vidi Jiraya sogghignare. Quello era un cattivo segno…quel vecchio non era intenzionato a comportarsi in maniera decente.

Una domanda mi fece dimenticare il prurito che avevo le mani. Avrei tanto voluto conciarlo per le feste.

Jiraya, perché spia donne?” chiese Naruto, non capendo il perché di certi comportamenti.

“Come perché? Davvero mi stai porgendo questa domanda?” chiese sbattendo le palpebre per la sorpresa.

Ma povero, cosa vuole che ne sappia lui di certe cose? Era libero da solo pochi mesi.

“non hai notato niente oggi alle terme quando hai guardato dallo spioncino creato da me?”

Il ragazzo ci pensò sopra.

Uhm…visto corpo diverso da mio, ma perché uomo e donna diversi, ma…perché deve essere bello guardare?” chiese continuando non capire.

Avrei tanto voluto che rimanesse ignorante su questo punto.

“Dovresti imparare da lui!” dissi a Jiraya.

“cosa? ma…ma qualcuno dovrà pure insegnargli queste cose della vita!” si giustificò il vecchio

“vuol dire insegnargli a essere un pervertito come lei? Penso che ne possa fare a meno!” gli dissi imbronciata.

“sei peggio di Tsunade…mi togli tutto il divertimento! Comunque…Naruto cosa hai guardato in Sakura per prima cosa quando l’hai conosciuta?” gli chiese.

Sussultai, ma che razza di domande faceva?

“Occhi!” disse  pensieroso

“Nient’altro?” insistette Jiraya

chakra?”

“Poi?”

“Capelli!”

“Poi?”

“bocca?”

“Ma ti sei soffermato al viso?” disse esasperato “Comunue…” tossì per ricomporsi e portandosi le mani al petto “Qui non l’hai mai guardata?”

Naruto si girò a guardarmi e per istinto mi portai le braccia al petto per coprirmi il seno.

Bhe si, ho visto anche la maglia, ma cosa…

Jiraya si portò una mano in faccia sconsolato, mentre io ero piegata in due dal ridere.

Naruto dal canto suo ci guardava, non avendo capito niente.

“Ci sarà molto da lavorare con te, ragazzo!”

Sospirai.

Naruto mi piaceva così com’era, senza pregiudizi e strane idee per la testa, ma mi rassegna all’idea che presto anche lui sarebbe diventato una copia di Jiraya. L’unica cosa che potevo fare io, era fare in modo che non apprendesse tutte quelle stupidaggini che il vecchio gli insegnava.

 

Presto giunse il giorno di ripartire.

Dopo circa una settimana passata nei boschi, intravvedemmo una cittadina.

Conoscevo quel posto, ne avevo sentito parlare molto bene.

Era un paese famoso per le grandiosi feste che creava in onore della fioritura di alcune piante speciali che sbocciavano solo d’inverno.

Era tradizione festeggiare perché la fioritura indicava un anno prosperoso e  pace per il mondo, mentre in caso contrario, se i fiori non avessero dato segno di voler fiorire…qualcosa di spaventoso sarebbe accaduto.

In un volantino lessi che solo tre volte il fenomeno della fioritura invernale non avvenne e ogni volta, poco più tardi era scoppiata una guerra ninja e guarda caso le grandi guerre ninja erano state proprio tre.

Giungemmo al villaggio proprio il giorno della tanto attesa festa.

Coincidenza?

In giro c’erano un sacco di belle ragazze, alle quali Jiraya cominciò subito a correre dietro.

No…era stato tutto calcolato.

Lasciai perdere quel pervertito, ma Naruto questa volta lo portai con me.

C’era un mercatino con un sacco di bancarelle interessanti.

Peccato che non avevo abbastanza soldi per prendere qualche ricordino.

Quella giornata fu divertente, anche se non senza problemi.

Qualche ragazza aveva addirittura provato ad attaccare bottone con Naruto e ovviamente lui parlava tranquillamente con coloro che gli rivolgeva la parola, ma non sapeva cosa significasse fare il filo a una persona.

Nonostante sapessi dell’ingenuità di Naruto e che quindi non c’era niente di cui preoccuparsi, il mio stomaco si contorceva ogni volta che qualcuno lo fermava con qualche scusa banale.

Solitamente Naruto veniva accerchiato quando mi allontanavo un po’ da lui, ma arrivavo sempre io a rovinare la festa a quelle ragazze.

Lo chiamavo con nomignoli affettuosi e gli prendevo la mano, tanto per far capire che Naruto non era disponibile.

Non lasciai la mano del mio compagno per tutta la serata. La tattica funzionò, nessuno gli si era avvicinato ancora, ma io mi sentivo estremamente in imbarazzo, per fortuna lui non capiva.

La sera fu il momento più bello.

Erano in programma i fuochi d’artificio. Si sarebbero tenuti vicino a un lago del posto.

Il luogo era pieno di persone, tanto che mi sentivo soffocare.

Lo spettacolo iniziò.

La gente urlava, fischiava, era molto rumorosa. Era di un fastidio tremendo.

Naruto, forse capendo i miei pensieri, mi prese la mano e mi trascinò fuori da quel casino.

Mi portò sopra una piccola collinetta, dove si trovavano solo alcune coppiette.

Ci sedemmo in cima per vedere lo spettacolo, che finì più o meno verso l’una.

Il viaggio prima di arrivare al villaggio era stato estenuante e io non durai così a lungo.

Mi appoggiai alla spalla del mio compagno e mi addormentai.

Il mattino dopo mi risvegliai in un letto, confusa e non ricordando di esserci mai arrivata.

Fu Jiraya a raccontarmi tutto, quando Naruto uscì a fare una passeggiata.

Dopo essermi addormentata il mio compagno mi aveva riportato a casa in braccio. Era stato delicatissimo dato che non mi ero accorta di niente.

“Sai? È rimasto diversi minuti a guardarti dormire!”

Mi disse facendomi arrossire.

“Secondo me gli piaci e parecchio! E anche a te piace lui. Mi ha raccontato della passeggiata al mercato, che cercavi di allontanare in tutti i modi le ragazze da lui. Ho dovuto spiegargli io del perché di certi comportamenti, dato che non capiva!”

Mi colse impreparata. Chissà cosa poteva avergli raccontato quel pervertito.

“Come dice lei Naruto non capisce certe cose e quindi è impossibile che io gli piaccia in modo diverso da un’amica!”

“Non capirà, ma anche l’uomo ha un suo istinto. Per la maggior parte è addormentato, ma dato che lui ha vissuto come un animale per tutto questo tempo, il suo istinto sarà ancora forte e forse esso lo guida a cercarsi una compagna! Comunque che è molto legato a te e che ti vuole bene lo si vede lontano un miglio!”

Arrossii “si, lo so!”

 

“Sono tornato!” disse Naruto con una busta in mano.

“Finalmente si fa colazione!” disse Jiraya prendendo un croissant dal pacchetto, per poi addentarlo.

“Ma sono alla crema, lo sai che non mi piacciono!” si lamentò il vecchio.

“Ma a Sakura si! Ieri mangiato croissant come piace te, oggi tocca Sakura!”

Arrossii, era davvero dolcissimo.

“Brutto ingrato, fino a prova contraria sono io che ti insegno a diventare ninja!”

“Si, ma è sempre lei che mette me nei guai. Poi Sakura sgrida me, perché dato retta a te!” gli disse facendogli una linguaccia.

Quei due erano buffissimi. Erano soliti punzecchiarsi per ogni minima cosa.

Ero felice, voleva dire che ognuno di loro teneva all’altro.

“Sakura? Ho incontrato una ragazza di ieri e mi ha chiesto che fine avevi fatto tu e se eri la mia fidanzata!”

Sgranai gli occhi.

“e tu?”

Bhe non sapendo cos’è una fidanzata ho detto che sei mia amica, ma lei ha detto che l’atteggiamento che avevamo ieri era da fidanzati, ma esattamente cosa significa?”

Jiraya gli mise un braccio intorno al collo.

Bhe ragazzo mio, significa che tu e Sakura non siete semplici amici, ma qualcosa di più. Una coppia,mi capisci? Abbiamo fatto questo discorso qualche giorno fa”

Naruto annuì “Si, più o meno! Ma io e Sakura no fidanzati!”

“Oh suvvia ragazzo, si capisce che questa ragazza ti piace e la gelosia che lei ha mostrato ieri nei tuoi confronti è un segno che hai fatto centro nel suo cuore!”

Disse Jiraya spingendo il ragazzo e facendolo cadere a terra vicino a me.

Mi guardò e non potei fare a meno di arrossire e di girarmi dall’altra parte.

“Vedi? È pure arrossita. Forza datevi un bacino!”

In quel momento non ci vidi più e alzandomi come una pazza dal letto, tirai in faccia a Jiraya una scarpa  e dopo essermi cambiata uscii per levarmi di dosso quell’imbarazzo che mi si era creato addosso.

Con Naruto ormai capitava spesso, sia perché mi piaceva  e quindi mi imbarazzavo facilmente quando mi guardava e sia perché spesso faceva domande, anche se lecite, che Jiraya rigirava sempre a piacere suo.

E già…la vita con quei due non sarebbe stata facile.

 

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Capitolo 17
*** Ritorno a Konoha ***


Capitolo 17: Ritorno a Konoha

 

Erano ormai trascorsi tre anni.

Tre anni fantastici a mio parere.

A parte i guai che mi facevano passare quei due pazzi, mi sono divertita da morire.

Bhe si, ci sono stati anche parecchi problemi, come brutti incontri con dei ninja non tanto volenterosi di fare amicizia, ma tutto si risolse sempre per il meglio.

Naruto adorava quando un nemico ci si presentava davanti. Voleva sempre mettersi alla prova e migliorarsi quando notava qualche cedimento nel suo modo di combattere.

Era migliorato tantissimo se si pensa che a 16 anni non sapeva nemmeno cosa fosse un Kunai e ora esso era diventata la sua arma preferita.

Devo ammetterlo, per quanto pervertito sia Jiraya, si è rivelato proprio un bravo insegnate.

Non solo a insegnato le basi a Naruto, ma ha voluto insegnargli anche qualche tecnica del padre e la manipolazione della natura del chakra.

Naruto era affine all’elemento vento. Infatti a volte sembrava parlare con esso, come se il vento gli sussurrasse cose.

Sinceramente non ho ancora capito se davvero sente il vento parlare o se è tutto frutto della sua immaginazione.

Però Jiraya non si limitò ad allenare solo il mio compagno…anche io infondo ero una sua allieva. Insegno anche a me la manipolazione della natura.

L’elemento con cui sono affine è la terra.

Non amo molto usare quel tipo di tecniche, mi trovo meglio a usare i miei soliti pugni e usare jutsu medici,  ma in caso di necessita, il doton si può rivelare molto utile.

 

Era ormai giunto il momento di rientrare a Konoha.

Ero felice di tornare, ma anche malinconica.

Il viaggio in giro per il mondo era terminato.

Una cosa mi inquietava maggiormente…una volta tornati che fine avremmo fatto io e Naruto?

I consiglieri dell’hokage erano ancora intenzionati a metterci in prigione?

“Sakura? Cosa c’è? Sembri preoccupata!” mi disse Naruto.

Ah dimenticavo…ormai il ragazzo aveva imparato a parlare perfettamente…si, gli capitava di fare qualche errore ogni tanto, ma cosa importa? Anche chi parla da tutta una vita capita di dire cose assurde, quindi lui era giustificato.

Un ultima cosa prima di raccontarvi cosa è accaduto al villaggio.

Vi ricordate il ragazzo ingenuo e puro che faceva sempre domande imbarazzanti perché non sapeva come andava il mondo? Bhe anche lì Jiraya è stato un “buon” maestro. Per fortuna però Naruto non era cambiato poi molto…non si era fatto trascinare dal maestro alla sua corsa dietro le donne…no, su quello non potevo lamentarmi. Aveva occhi solo per me e a dir la verità, la cosa non mi dispiaceva per niente.

 

Non avvertimmo nessuno del nostro arrivo. Volevamo fare una sorpresa ai nostri amici.

Però avremmo potuto incontrarli solo una volta esser andati dall’hokage.

Tsunade non era cambiata di una virgola, ma la cosa non mi sorprendeva. Ancora un po’ e presto io sarei sembrata più vecchia di lei.

“Avanti!” disse una voce nervosa quando sentì bussare alla porta.

E si Tsunade era sempre la stessa, possibile che fosse già innervosita senza nemmeno sapere chi era?

Ma il suo tono cambio quando ci vide.

S-sakura, N-naruto!” ci guardava come se fosse stata la prima volta.

Bhe d’altronde dovevamo essere cambiati parecchio.

Naruto era alto quasi un metro e ottanta, facendomi sentire bassa. Era più muscoloso rispetto alla prima volta che l’avevo visto, il volto più maturo e i capelli leggermente lunghi che a volte raccoglieva in una piccola coda, assomigliando un po’ a Jiraya.

Io com’ero? Bhe non mi sembrava di essere cambiata molto.  Di altezza ero cresciuta solo qualche centimetro. I miei capelli invece si che si erano dati da fare. Erano lunghi fino alla schiena.

A volte avevo la tentazione di tagliarli, ma a Naruto piaceva tanto accarezzarli…quindi lasciavo perdere quell’idea.

“era ora che tornaste! Ma guardatevi, siete cresciuti tantissimo!”

Arrossii leggermente mentre Naruto si limito a sorridere.

“Comunque ci sono anche io Tsunade!” disse Jiraya con il broncio.

Tsunade ridacchiò “Scusa Jiraya! Ti avevo visto, ma…bhe volevo salutare i due ragazzi e poi tu sei sempre lo stesso!”

Jiraya si ritrovò in un angolino a disegnare cerchi per terra.

Era sconsolato per quel trattamento.

Naruto gli si avvicinò e gli diede qualche pacca sulla spalla.

“Su, su! Maestro, ha sempre detto che Tsunade era un vecchia zitella senza un filo di sex appeal, maschiaccio e violenta. Inoltre ha sempre affermato che ci sono milioni di donne migliori di lei e ora se la prende perché è stato ignorato? Sa che non la capisco?”

Mi trattenni dal ridere. eh si, un po’ della sua ingenuità l’aveva mantenuta.

Improvvisamente sentii un brivido nella schiena e istintivamente mi girai a guardare Tsunade.

Aveva il fumo che le usciva dalle orecchie e accorgendosi di un pericolo imminente Jiraya si pietrificò.

“Ah è cosi che mi descrivi ai tuoi allievi!” disse Tsunade caricando un colpo.

Jiraya cercò di giustificarsi, ma presto venne scagliato contro il muro.

N-Naruto, q-questa me la paghi!” disse dolorante il povero pervertito.

Naruto mi guardò interrogativamente “Colpa mia?”

Non gli risposi e mi limitai a sorridergli.

Dopo aver menato Jiraya, l’hokage tornò a rivolgersi a noi. Volle sapere cosa avevamo fatto e cosa avevamo appreso.

Tsunade era particolarmente curiosa di sapere cosa avevo imparato io per quanto riguardava l’arte medica, mi informò inoltre che avrei ripreso gli studi sotto sua sorveglianza.

Ne fui estremamente felice.

Fu invece molto sorpresa nel venire a conoscenza che Naruto si era allenato per diventare un ninja e volle conoscere le sue capacità.

Naruto avrebbe dovuto affrontare il maestro Kakashi per dimostrare le sue abilità e in caso di un buon risultato, Tsunade gli avrebbe consegnato il suo primo copri fronte.

Quando Naruto si ritrovò faccia a faccia con il copia-ninja, scoprii che anche io avrei dovuto partecipare allo scontro, dato che la mia vecchia squadra era nuovamente composta da tre elementi.

Mi domandai da chi venni sostituita.

L’incontro con Kakashi andò benissimo. Ci propose nuovamente l’esame dei campanellini.

Sapevo già cosa avrei dovuto aspettarmi da lui, mentre ero un po’ preoccupata per Naruto.

Il maestro era solito fare degli stupidi giochetti per far cadere il “nemico” in trappola, ma il mio compagno non cadde in certi tranelli.

Kakashi sembrò rimanerci un po’ male, ma non ne rimase poi stupito, infondo era pur sempre allievo di  un sennin.

Alla fine riuscimmo a entrare in possesso dei tanti desiderati campanellini.

Ci riuscimmo solo grazie all’unione della nostre abilità.

Fuuton, vortice imprigionante” disse Naruto dopo aver composto dei sigilli.

Da sotto Kakashi si cominciò a scaturire un vento che girava in circolo fino a creare una tromba d’aria che lo imprigionò.

Kakashi era abile a schivare gli attacchi nemici, ma non aspettandosi niente del genere da Naruto, rimase incastrato nella tecnica senza possibilità di uscirne.

Quella tecnica aveva solo la capacità di immobilizzare in nemico, senza ferirlo. Lo scopo originario di quella tecnica era anche di provocare danni al nemico, infatti il vento era in grado di tagliare, ma Naruto non era mai riuscito a completare la tecnica, ma in quel momento anche incompleta si dimostrava alquanto utile.

Poi fu il mio turno. 

Essendomi allenata con Naruto per tre anni, conoscevo bene il mio compagno e conoscevo anche le sue tecniche.

Sapevo che quella appena attuata non era pericolosa e sapevo qual’era l’andamento del vento e quindi mi avvicinai al vortice, stando attenta a non finirci intrappolata anche io.

Cercai di vedere i campanellini e appena ciò avvenne, allungai il braccio per afferrarli.

Non si rivelò un impresa facile. Il vento era forte e il mio braccio non riusciva ad afferrare i due oggetti rumorosi, ma cercava di seguire l’andamento dell’aria.

Naruto capendo la mia difficoltà cominciò a sciogliere la tecnica calmando il vento, tanto Kakashi si sarebbe liberato una volta che il jutsu si fosse fermato completamente.

La vittoria fu nostra e Kakashi si complimentò con noi per le nostre capacità.

bhe è stato merito di Jiraya, senza i suoi insegnamenti non saprei fare molto!” disse Naruto imbarazzato.

Io lo corressi “Non è solo merito di Jiraya, ma anche sua. ha dimostrato una grande voglia di apprendere e forza di volontà. La tecnica di prima anche se non è completa, l’ha inventata lui e non è la sola!”

“Sarei proprio curioso di vederle!” rispose Kakashi

Bhe veramente anche quelle non sono complete!” disse un po’ sconsolato.

Ma io ero sicura che prima o poi avrebbe terminato tutte i jutsu rendendoli potentissimi.

“I miei complimenti! Tu e Naruto siete molto affiatati!” ci disse Tsunade “e per questo vi metto in squadra insieme. Farete parte del team Kakashi!”

Naruto sgranò gli occhi “Questo vuol dire che sono un ninja di Konoha?”

Tsunade annui e gli diede il copri fronte, ma mi occupai personalmente di metterglielo in testa.

Quel copri fronte gli donava.

“Scusi Tsunade-sama, ma chi sarà il terzo componente?”

Al momento non erano disponibili altri ninja e quindi saremo stati solo io e Naruto e il maestro Kakashi. In caso di necessità ci sarebbe stato affidato un ninja di altre squadre.

 

Finito la prova finalmente potemmo andare a incontrare i nostri amici.

A quanto pare qualcuno li aveva già messi al corrente del nostro ritorno, perché ci vennero in contro appena uscimmo dal campo di allenamento.

“Sakura!” sentii qualcuno che mi chiamava. Era Ino.

Ci abbracciammo, eravamo spesso nemiche, ma in realtà ci volevamo bene.

“Finalmente sei tornata! Ce ne hai messo di tempo!” mi disse.

“Ehilà Naruto!”  disse Shikamaru salutandolo.

Naruto ricambiò il saluto, ma credo che non si ricordasse bene i nomi dei nostri amici. Infondo li aveva incontrati una volta sola..

Quella sera decidemmo di mangiare tutti insieme per festeggiare il nostro incontro.

Alcuni miei compagni ordinarono anche da bere, ma Naruto ricordandosi la sua brutta esperienza con l’alcool, rifiutò qualsiasi offerta.

Con noi c’erano anche Sasuke, Sai e la loro compagna.

Era una ragazza dai capelli rossi scalati. Era molto bella e si vedeva lontano un miglio che era innamorata di Sasuke.

Si chiamava Karin e  anche lei non era indifferente al moro.

Mi stupii di questo fatto. io, Ino e tutte le altre ragazze che le facevano il filo, non gli erano mai minimamente interessate.

Bhe ero felice per lui.

Nonostante i non pochi commentini sul fascino di Naruto da parte di Ino, venni a sapere che la mia amica si era fidanzata con Sai.

Rimasi a bocca aperta.

Come aveva potuto mettersi con lui?

Ma col passare del tempo mi resi conto che anche lui era cambiato parecchio. Non aveva più tanto quel sorriso falso…cioè più esattamente non ce l’aveva con Ino.

Diceva sempre quello che gli passava per la testa, sia che fosse una cosa carina o spiacevole da dire.

 Solo con la Yamanaka diventava un’altra persona.

Ovviamente dopo tutti questi svelamenti, Ino volle sapere qualcosa su di me.

“Allora?”

“Allora cosa?” gli chiesi facendo finta di niente.

“Ho notato le occhiatine che vi mandate tu e Naruto! C’è qualcosa che bolle in pentola dico bene?”

Diventai rossa come un peperone.

“ho indovinato!” mi disse guardandomi di sottecchi.

Annuii.

Infatti io è Naruto stavamo insieme da quasi un anno, presto sarebbe stato il nostro anniversario, anche se non mi aspettavo niente da lui per quel giorno. D'altronde dubitavo che lui sapesse qualcosa su quell’argomento. Io non gli avevo mai parlato dell’usanza di festeggiare gli anni che si passano insieme con la propria anima gemella.

“E vi siete mai baciati?” mi chiese curiosa.

Arrossi nuovamente. Era troppo imbarazzante, ma dopo un anno che si stava insieme  qualche bacio secondo lei non ci era sfuggito?

E già, lo ricordo ancora il nostro primo bacio.

È stato qualcosa di specialissimo e così spontaneo.

Naruto si era lasciato guidare dal cuore quella sera.

Gli avevo parlato dei diversi tipi di baci, ma parlarne è una cosa, metterli in pratica era un altra.

Inoltre Naruto era un romanticone. Forse non se ne rendeva nemmeno conto.

Era la notte di San Lorenzo.

Naruto si era precipitato a chiamarmi per farmi vedere una cosa.

Mi portò sopra il tetto e mi indicò il cielo.

Era pieno di stelle cadenti. Un vero spettacolo.

Ci sedemmo vicini una accanto all’altro e mi appoggiai sulla spalla di lui.

Guardammo il cielo per diversi minuti.

Sapevo che per Naruto era una cosa nuova e gli spiegai la tradizione di esprimere un desiderio al vedere quella pioggia di stelle.

Naruto sembrò affascinato e di sicuro esprimette qualcosa.

Successivamente si girò verso di me e mi fissò negli occhi.

Mi sentii il viso diventare rosso. Quello sguardo mi metteva sempre in imbarazzo.

Successivamente lo vidi avvicinarsi sempre di più a me. fino a sfiorarmi le labbra.

Dopo un attimo di smarrimento mi lasciai trasportare.

“Il mio desiderio si è già avverato!” mi disse infine circondandomi le spalle con un braccio.

Ancora adesso quando mi ricordo di quel momento, mi sembra di riprovare le stesse emozioni di quel giorno.

Certo, ci baciammo anche più avanti, ma il primo fu davvero qualcosa di magico.

 

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Capitolo 18
*** punizioni eliminate ***


Capitolo 18: punizioni eliminate

 

Eravamo giunti al villaggio solo da un giorno ed ecco che cominciavano i problemi.

Purtroppo la notizia del nostro arrivo non fu ignorata, ma arrivò addirittura a chi stava ai vertici del potere.

Eh già proprio così, anche i consiglieri lo sapevano e l’indomani ci convocarono al palazzo dell’hokage.

 

Io ero terribilmente nervosa mentre Naruto mi sembrava tranquillissimo e cercava di tranquillizzarmi dicendomi, che qualunque cosa volessero, tutto sarebbe andato per il meglio.

Giungemmo davanti alla porta, dietro la quale ci attendevano i nostri “carnefici”, ma non ebbi il coraggio di entrare.

Naruto mi pose una mano sulla spalla.

Alzai lo sguardo e lo  osservai.

Aveva un sorriso sulle labbra e mi disse qualcusa del tipo…fatti coraggio o qualcosa del genere, ero troppo intenta a osservare il suo sorriso per capire bene cosa mi avesse detto.

Quel sorriso non era come al solito, non era riuscito a tranquillizzarmi.

Era teso e solo allora capii che anche lui doveva essere nervoso per quella convocazione.

Mi diedi della stupida da sola.

Sapevo che Naruto era bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma dovevo anche immaginare che fra i due, quello che doveva temere di più e che rischiava maggiormente era lui.

“Scusami Naruto!” gli bisbigliai.

Naruto sgranò gli occhi “Di cosa?”

Abbassai la testa “Io sono qui a tremare come una foglia, ignorando che anche tu sei nella mia stessa situazione! sono una stupida!”

Naruto scosse la testa “No, è normale che tu abbia paura per te stessa e poi sinceramente preferisco così!”

Non capii.

“Non voglio che tu ti preoccupi per me! vada come deve andare, ma io sono abbastanza fiducioso e non dimentichiamoci che abbiamo Jiraya e Tsunade dalla nostra parte!”

Annuii.

Naruto aveva ragione.

Feci per bussare, ma la porta si aprì ancor prima che il mio pugno potesse colpire il legno.

“Avete finito di parlare voi due?” ci disse seriamente Tsunade.

Era già nervosa…non era un buon segno.

 

Quando mi ritrovai davanti al consiglio, salutai educatamente facendo l’inchino e Naruto imitandomi fece lo stesso.

“Bene! oggi si metterà in chiaro la vostra situazione e cosa ne sarà di voi!” disse un consigliere.

“Si, signore!” disse con voce tremante.

Un’anziana si schiarì la voce e cominciò a dire:


“Sakura Haruno, sei accusata di aver messo in pericolo il villaggio tre anni fa e dimostrato di non aver accettato la tua condanna, scappando dal villaggio e non facendone ritorno per tre anni!”

Abbassai la testa anche se avrei tanto voluto difendermi.

Sapevo che ogni parola poteva compromettere la mia situazione.

La donna passò la parola all’anziano seduto accanto a lei:

 

Naruto Uzumaki, non sei accusato di nessuna colpa voluta da parte tua, nonostante ciò, tu sei il possessore del demone dalle volpe a nove code e come tale  dei considerato pericoloso per l’intero villaggio. Lo hai dimostrato tre anni fa scatenando il suo potere e danneggiando non poco Konoha!”

 

Lanciai un’occhiata preoccupata a Naruto. Si vedeva che era parecchio teso e avevo paura che sarebbe saltato in piedi a dirne quattro a quei due consiglieri.

Era parecchio impulsivo delle volte, ma fortunatamente avendo ancora il vizio di imitare le persone che gli stanno accanto, vedendo me  tacere, fece anche lui lo stesso.

Jiraya e Tsunade, seduti al fianco dei consiglieri, guardavano la scena con grande preoccupazione.

Ci fu un attimo di silenzio.

Sembrarono ore e la tensione già forte, sembrò aumentare.

La donna prese un respiro profondo e cominciò nuovamente a parlare.

“La nostra decisione sarebbe quella di fa finire di scontare a te Sakura la tua pena di un mese in prigione, mentre a te Naruto per la sicurezza del villaggio, la segregazione a vita nel sotterraneo della prigione sarebbe l’unica soluzione…

Tsunade e Jiraya si alzarono di scatto interrompendo il consigliere.

“Ma come? Le  nostre spiegazioni vi sono entrate da un orecchio e uscite dall’altro? Non vi importa che sono solo dei ragazzi e che abbiano agito, uno per come è stato costretto dagli eventi e l’altra per compiere un azione che riteneva giusta?” disse Tsunade.

“Sakura tornerà comunque a vivere una vita normale, ma non pensate agli effetti che tale punizione possa avere sulla ragazza? e Naruto? Lui è stato scelto 19 anni fa da suo padre per imprigionare il demone e per salvare il villaggio. Voi che dite di rispettare Yondaime, vi ricordate quale è stato il suo ultimo desiderio no? quello di trattare suo figlio come un eroe e voi volete mantenere viva la sua volontà in questo modo?” sbraitò Jiraya.

Il consigliere uomo cercò di mettere a tacere i due sennin.

“La mia collega non aveva ancora finito di parlare e se ora ci fate cortesemente finire di illustrare le nostre disposizioni, vi saremo molto grati!” disse con un tono tranquillo. “Prego!” disse infine dando il permesso alla compagna di continuare.

“Quanto detto prima erano le nostre decisioni, ma venendo a conoscenza delle vostre motivazioni…” disse questa frase rivolgendosi ai sennin.” Il mio collega qui presente e io abbiamo cambiato idea.”

“Sakura Haruno!” mi chiamò con voce alta e ferma.

Mi misi sull’attenti e risposi “Si!”

“Abbiamo appurato che il tuo comportamento, anche se sconsiderato perché non ha tenuto conto di mettere in pericolo Konoha, è stato perdonato. Tutti siamo stati ragazzi e come tali si compiono molti errori, spetta a noi decidere di imparare dai propri sbagli. Sei libera di andare!”

Mi sentii in parte sollevata “La ringrazio!”

Ora era il turno di Naruto.

Naruto Uzumaki!”

Naruto rispose sorprendendo i consiglieri, i quali, nonostante fossero stati messi al corrente che ormai esso non era più un “animale” rimasero sorpresi.

“Come detto prima, in quanto jinchuuriki, dovresti essere rinchiuso, ma Jiraya-sama ci ha raccontato di questi tre anni e dei miglioramenti che hai ottenuto. Sei voluto diventare un ninja, anche se mi ha rivelato che lo sei diventato per proteggere solo chi ami e non il villaggio!”

“Ma lui ancora non capisce che…” cominciai col dire, ma venni interrotta.

“Lo sappiamo Haruno. Capiamo perfettamente la situazione. Nello stato in cui era 3 anni fa è già sorprendente che riesca a stare a contatto con la gente e a comunicare con loro. Il fatto che è diventato un ninja e che abbia addirittura messo in difficoltà Kakashi, ci ha stupiti. Abbiamo deciso quindi di darti un periodo di prova. Sarai un comune ninja di Konoha e ti verranno affidate delle missioni con la tua squadra per dimostrare il tuo valore”

Fece una piccola pausa di riflessione. Penso che ancora temesse per l’incolumità di tutti lasciando il mio compagno libero.

“Come ha detto prima Jiraya-sama, Yondaime non avrebbe voluto che trattassimo il proprio figlio come abbiamo fatto fino ad ora. Ci dispiace, ma comprenderai che se la volpe si dovesse liberare nessuno è in grado di fermarla e per questo motivo abbiamo preso delle precauzioni!”

“Si, credo di capire!” disse Naruto serio.

“ti diamo la nostra fiducia Naruto. cerca solo di non deluderci o sai cosa potrebbe accederti!” disse infine il collega della donna.

Naruto annuì e sorrise.

 

Da allora passarono due mesi.

Naruto non aveva dato nessun pretesto ai consiglieri di imprigionarlo, anzi aveva svolto tutto ciò che gli era stato impartito da Tsunade e portò a termine tutte le missioni.

Bhe si non è solo merito suo, ma dell’intera squadra e del compagno che ci veniva affiancato in più, ma lui si era veramente comportato bene.

Solo una volta aveva rischiato di perdere il controllo, ma nessuno di noi se lo fece scappare…nemmeno davanti all’hokage e anche Kakashi resse il gioco.

Inoltre in quell’arco di tempo, si era allenato insistentemente con il copia ninja, per terminare il lavoro cominciato con Jiraya e cioè trasformare il rasengan in qualcosa di più.

Ci riuscì.

Rasenshuriken: una tecnica davvero devastante e pericolosa e se non eseguita con accuratezza, poteva essere dannosa per colui che la utilizzava.

Per questo motivo Kakashi si raccomandò  di non farne utilizzo troppo spesso.

Per quanto riguardava me, mi stavo dando da fare per raggiungere Ino, la quale spesso si vantava di essere migliore di me.

Mi dava sui nervi e le avrei fatto vedere io chi sarebbe stata la migliore.

 

“Allora, Naruto si è ricordato del vostro anniversario?” mi chiese Ino

Sgranai gli occhi e sorrisi tristemente “Come ti ho detto quando sono arrivata, Naruto non sa dell’usanza di festeggiare l’anniversario!”

“Potevi dirglielo no?” mi disse.

Da una parte aveva ragione, ma sinceramente non è che mi interessasse poi molto o forse era quello di cui mi ero convinta dato che sapevo di non dovermi aspettare niente da lui.

 

Ormai il mio turno era finito e stavo per recarmi a casa, quando fuori dal cancello dell’ospedale c’era Naruto ad aspettarmi.

Lo chiamai… mi sembrava triste.

Naruto!”

Sollevò lo sguardo e mi sorrise dolcemente e quando ero abbastanza vicino a lui, mi porse un mazzolino di fiori da campo.

Sembrava un po’ imbarazzato nel consegnarmeli.

“Scusa!” mi disse

Sgranai gli occhi.

Ecco…io non sapevo che fosse il nostro anniversario e quindi non ho potuto farti un regalo più bello!” mi disse a testa china. “Mi dispiace tanto!”

Gli accarezzai il viso dolcemente e gli chiesi chi era stato a dirgli che giorno era oggi.

Ero sicura che fosse stata Ino, con la sua capacità di immischiarsi sempre negli affari altrui, ma invece scoprii da Naruto, che l’argomento anniversario era venuto fuori per puro caso durante l’allenamento.

 

“Sai Kakashi sensei? se ricordo bene la data, oggi è un anno che io e Sakura stiamo insieme!” disse Naruto.

“Buon per voi! Cosa le regalerai?” gli chiese kakashi curioso.

“Regalerai?” chiese il ragazzo sgranando gli occhi.

Bhe l’hai detto tu che oggi è il vostro anniversario e solitamente si fa qualcosa insieme o si regala qualcosa alla propria ragazza!”

Ebbene si, Naruto lo aveva scoperto così e anche se ormai la giornata stava quasi per finire, aveva cercato un modo per rimediare.

“Lo so che è un piccolo regalo, trovato anche per strada, ma…con poco tempo non ho potuto fare di meglio!” mi disse ancora scusandosi.

Era ora di un altro insegnamento.

Lo guardai dolcemente nei suo occhi blu cielo, per rassicurarlo e gli dissi

Naruto, quello che conta davvero, non è il regalo in se, ma il pensiero e io apprezzo davvero tantissimo questi fiorellini profumati!” gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra.

“Ora però tocca a me!”gli dissi togliendogli il suo coprifronte e gliene misi un altro che si abbinava maggiormente col suo abbigliamento.

“Non è niente di che, ho solo cambiato il colore della fascia, ma…

“Quello che conta è il pensiero?” disse terminando la frase.

Gli sorrisi, aveva già capito tutto “Oh che stupida, mi stavo dimenticando una cosa! Torno subito!”

 

Mi precipitai dentro l’edificio prendendo la mia giacca.

Tirava un po’ di venticello fuori e non avevo alcuna intenzione di prendere freddo, ma se avessi conosciuto gli eventi che si sarebbero susseguiti dopo, avrei volentieri lasciato quell’abito li dov’era.

Infatti prima ancora che potessi sfiorare il tessuto, sentii una forte esplosione.

Qualcuno aveva lanciato una bomba. Essa era diretta verso il palazzo dell’hokage, ma un errore di calcolo la fece cadere sull’ospedale  e proprio nella mia zona. L’impatto fu devastante, tanto che rischiai di cadere per il tremore dell’edificio.

Si cominciarono a sentire urla. La gente che scappava di qua e di la in cerca di salvezza.

Inoltre un incendio sembrava divampare in tutta l’ala dell’ospedale.

Cercai di aiutare più gente possibile, ma il panico si era diffuso e presto la folle mi investii e venni scaraventata a terra, perdendo i sensi.

 

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Capitolo 19
*** cominciano le indagini ***


Capitolo 19: Iniziano le indagini

 

Subito venne dato l’allarme di quanto accaduto e l’edificio venne fatto evacuare il più veloce possibile.

Anche Naruto si precipitò a dare una mano.

Quando quasi tutto l’edificio fu sgombro, ancora poche persone mancavano all’appello e fra queste c’ero io.

Ripresi i sensi dopo un po’.

Venni svegliata a causa del fumo che mi impediva di respirare e del calore sprigionato dalle fiamme.

Nonostante fossi molto scombussolata, mi misi in piedi, in cerca di una via di salvezza.

Non c’era più nessuno e l’ansia di non uscire viva da quel luogo cresceva.

Tutto intorno a me era arso dalla fiamme e pezzi di intonaco cominciavano a cedere e a cadere giù.

Non sapevo ancora per quanto quella struttura avrebbe retto.

Raggiunsi le scale, ma purtroppo mi accorsi che esse erano crollate.

Dato che solitamente saltavo da un albero ad un altro, saltare dal primo piano al piano terra non doveva essere complicato, ma questo diventava un’impresa impossibile, se si pensa che non c’era luogo dove atterrare senza essere successivamente arrostita dalle fiamme.

L’unica speranza che avevo era dirigermi alla più vicina finestra e buttarmi giù, ma nonostante essa non fosse poi così lontana, non sarei mai riuscita ad arrivare in tempo.

Mi sentivo i polmoni bruciare e la tosse non mi dava tregua, avevo bisogno di aria.

I miei sensi cominciavano nuovamente a venire meno.

Mi appoggiai a una parete aspettando la fine.

Improvvisamente sentii delle forti braccia afferrarmi e una voce preoccupata chiamarmi.

Naruto!” sussurrai.

“Sakura, resta sveglia!” mi disse la voce.

Quel timbro di voce, quel suono…non apparteneva al mio Naruto.

Aprii leggermente gli occhi e vidi il mio maestro.

Kakashi sensei era venuto a salvarmi e porgendomi un fazzoletto da mettere sul volto per respirare meno fumo possibile,  mi portò fuori da quel forno.

Non ricordo esattamente cosa è successo dopo, solo di essermi svegliata sdraiata per terra su di un lenzuolo bianco, con una mascherina dell’ossigeno sul volto.

Il mondo era ancora piuttosto appannato.

Sentivo la mia mano destra stretta da qualcuno.

“Sakura? Sakura mi senti?”

Mi girai verso la persona seduto accanto a me, che mi guardava preoccupato.

Stavolta era davvero lui.

Na-Naruto! S-sto bene!” dissi abbozzando un sorriso.

Mi abbracciò forte.

“Per fortuna, ho avuto paura di poterti perdere!”

Con non poca fatica mi misi a sedere e mi tolsi quella fastidiosa mascherina dal volto.

Vidi che anche Kakashi e Tsunade erano li vicino.

“Dovresti stare giù Sakura!” mi disse preoccupata l’hokage.

“No, sto bene ora! Grazie a lei Kakashi-sensei, le devo la vita!”

Kakashi scosse la testa, come se non avesse fatto niente di chè.

Per me aveva fatto tantissimo e anche per Naruto dato il modo in cui lo ringraziava.

Solo allora, osservando bene il mio compagno, mi accorsi di qualcosa di strano.

Era sporco e ricoperto da bende e i suoi vestiti erano bruciacchiati.

Sembrava quasi che anche lui fosse stato dentro all’ospedale al momento dell’esplosione, ma ne ero sicura, lui mi stava aspettando fuori.

Naruto, cosa ti è successo?”  gli chiesi.

Bhe ecco…io…non potevo rimanere fermo a guardare mentre tu eri l’ha dentro in quell’inferno. Anche se non sono riuscito a raggiungerti. “ abbassò la testa “Per fortuna c’era Kakashi che ti ha soccorso!” disse,

si sentiva in colpa per non essere riuscito a salvarmi.

Kakashi gli mise una mano sulla spalla.

“Suvvia Naruto, tu hai fatto quello che hai potuto e se lo vuoi sapere ti sei comportato bene, facendo la scelta giusta!”

Non capivo a cosa si riferisse e spostai lo sguardo confusa da Naruto a Kakashi.

Quest’ultimo doveva aver notato la mia espressione confusa, perché sorridendomi mi indicò un punto da guardare.

“vedi quei tre bambini laggiù?”

Poco lontano da me, tre bambini venivano visitati da altri medici per controllare le loro condizioni.

“Sono stati salvati da Naruto. Inizialmente era entrato a  cercare te, ma ha trovato loro lungo la strada e non ha potuto lasciarli al loro destino!”

Continuò a raccontarmi Kakashi.

Guardai Naruto sorpresa. Era insolito da parte sua un certo comportamento. Aveva sempre detto che in qualsiasi situazione avrebbe prima di tutto salvato le persone cui teneva maggiormente.

“Sai? Ho ripensato a quello che mi hai detto quando siamo partiti con Jiraya. Hai detto che il mio modo di pensare era egoistico. Non si deve salvare la persona a cui si tiene di più se in gioco c’è il destino del villaggio! Quando ho visto quei bambini, mi sono tornate in mente quelle parole. Una vita non è più importante rispetto a quelle di tante persone e anche se quei bambini non rappresentano il villaggio intero, sono tre…la loro vita tecnicamente è più importante della tua sola vita!”

Mi disse a volto abbassato. Si vedeva che faceva fatica ad affermare questa cosa, praticamente mi aveva condannato a morte se non ci fosse stato Kakashi, ma  aveva agito in modo giusto.

“Volevo salvare sia loro che te, ma…non ci sono riuscito.”

Gli presi il volto fra le mani e lo costrinsi a guardarmi.

I suoi occhi erano tristi e cercai di allontanare quel sentimento, sorridendogli.

Naruto, hai fatto la cosa giusta. È vero quello che hai detto. Una vita sola non vale se c’è in gioco la vita di più persone. A volte la vita ci pone davanti a delle scelte difficili e bisogna optare per quella meno dannosa!”

Naruto mi abbracciò.

“Scelta giusta o no, sono contento che non ti sia accaduto nulla!”

Ricambiai la stretta. In quel momento avevo bisogno di stringermi forte a lui.

Cercavo di non darlo a vedere, ma mi ero spaventata moltissimo.

Avevo davvero creduto di morire quella volta.

Non so quanto tempo rimanemmo fermi così, ma dopo un po’ mi sentii sollevare nuovamente sollevare da terra.

Stava diventando un vizio?

“Dato che non hai intenzione di staccarti da me, ti porto in braccio fino a casa tua, dove potrai riposare!”mi disse dolcemente Naruto.

“Ma che fai? Riesco a camminare da sola ormai!” mi lamentai, anche se non mi dispiacevano tutte quelle attenzioni

“No, non è vero!  Sei stanca e devi riposare! E poi non sei pesante, se ti perdessi per strada non me ne accorgerei neanche!”

Arrossì.

Naruto era imbattibile quando voleva compiacerti.

“Ehi Naruto, non dovresti portarla in braccio così, se no il giorno del vostro matrimonio come la porterai sull’uscio di casa vostra?” disse Kakashi.

Quell’affermazione mi fece arrossire ancora di più.

Matrimonio? Avevamo solo 19 anni.

Ok, al villaggio molte coppie si sposavano presto, ma…calma, io dovevo ancora finire i miei studi e…no, non ero pronta per un passo del genere.

Invece Naruto era tranquillo e sorridendo disse “Vorrà dire che per quel giorno, mi inventerò qualcosa di nuovo!”

 

Mi fu concesso una settimana per riprendermi.

Durante quel periodo vennero compiute diverse indagini su chi potesse essere il colpevole dell’attentato contro l’hokage.

È vero che la sua azione non era andata a buon fine, ma beccando l’ospedale aveva forse causato maggiori danni.

Venne incaricato il clan Inuzuka per seguire alcune tracce oltre a delle squadre speciali ambu, che si muovevano con estrema segretezza.

Stando a quanto dicevano gli Inuzuka, c’era odore di polvere da sparo nell’aria.

Kiba era in giro con il suo Akamaru in cerca di qualche indizio.

“Ciao Kiba! Che stai facendo?” chiese Naruto vedendolo avvicinarsi.

“il suo clan è incaricato di scoprire qualcosa sull’attentato dell’altro giorno” gli spiegai.

“Oh posso darti una mano?”

Kiba lo guardò dubbioso “E come potresti aiutarmi? Non disponi mica di un olfatto sviluppato, come fai a seguire le tracce di polvere da sparo?”

“Non sottovalutarmi! In fin dei conti anche le volpi hanno un olfatto sviluppato!”

Guardai sorpresa Naruto.

Sapevo che a volte usava i poteri della volpe quando potevano tornargli utile.

Infatti sapevo che era in grado di sentire cose agli esseri umani impercettibili e anche di vedere attraverso le persone per leggerne il chakra, ma che avesse pure un olfatto sensibile…bhe sinceramente non mi sorprendeva più di tanto, ma ogni giorno quel ragazzo era una sorpresa.

Kiba decise di metterlo alla prova e subito Naruto tirò fuori un particolare che potè tornarci utile.

“Primo ho visto una donna che odorava molto di polvere da sparo e…

“Cosa? e perché non l’hai detto subito?” gli chiesi.

“Perché dovevo?” chiese sorpreso

“Come perché? Potrebbe essere la persona che stiamo cercando!” disse Kiba.

“Ma non solo lei puzza di quella roba e se sei una specie di cane dovresti saperlo!” gli disse Naruto di rimando.

“Ovvio che non è l’unica, siamo in un villaggio ninja e molti adoperano quella roba in battaglia!” si giustificò Kiba.

“Ecco perché non ho tenuto conto che potesse essere una probabile indiziata…” disse Naruto interrompendosi improvvisamente per guardare oltre Kiba.

Lo osservammo non capendo cosa gli stesse prendendo.

“Credo che tu, Kiba, abbia ragione! Quella donna centra qualcosa!”

“Cosa te lo fa pensare?” gli chiesi.

Indicò davanti a lui.

“Ho appena visto quella donna passare e guardarsi intorno come se volesse accertarsi di non essere seguita! Nel film polizieschi che ho visto in questi anni, le persone che hanno qualcosa da nascondere si comportano così, dico bene?”

“Ehm si…ma ora muoviamoci, Akamaru!” disse Kiba cominciando a correre in direzione della donna per poi fermarsi di colpo e girandosi verso Naruto imbarazzato.

“Qual è l’odore della donna?”

Sospirai

Seguimi!” disse contento di tornare utile.

 

Senza farci scoprire seguimmo la donna fino alla sua destinazione finale.

Si era diretta verso le carceri e notammo che si era fermata a parlare con un prigioniero e gli porse, attraverso le sbarre, un sacchetto.

Probabilmente esso conteneva del materiale per costruire altre bombe.

“Ehi! La chiamò Naruto, facendo sfumare il nostro intento di coglierla di sorpresa, ma il suo tentativo di fuga fu del tutto inutile, perché io e i miei compagni riuscimmo a fermarla.

La donna non oppose resistenza.

Non era una ninja e quindi non avrebbe potuto scappare.

Ma qualcosa venne in suo soccorso, un’esplosione proveniente proprio  dalla cella dove si trovava l’uomo a cui la donna aveva consegnato la merce.

Cosa stava succedendo?

Perché quelle continue esplosioni stavano disturbando la quiete di Konoha?

 

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Capitolo 20
*** Pazzia ***


Capitolo 20: Pazzia

 

Ci volle del tempo prima che il fumo dell’esplosione potesse diradarsi completamente. Solo quando esso scomparve ci accorgemmo che qualcosa era cambiato.

La donna, che avevamo imprigionato, era scomparsa e ora era  nelle grinfie del prigioniero che aveva fatto saltare in aria la parete della sua cella.

Il mio primo pensiero fu che avesse preso la donna in ostaggio per non essere nuovamente catturato e per poter scappare indisturbato.

Non fui solo io a fare questo ragionamento. Kiba e Naruto ebbero l’istinto di andare a liberare la donna, ma qualcosa glielo impedì.

Qualcosa non tornava.

Quella donna aveva aiutato quell’uomo a fuggire, quindi doveva essere per forza una sua complice, senza un abilità innata che controlla la mente altrui, difficilmente il prigioniero avrebbe potuto manipolare la donna come gli pareva.

Infatti la donna era tra le braccia dell’uomo, ma non era trattenuta a forza. Era essa che abbracciava l’evasore e quest’ultimo ricambiava. I due dovevano conoscersi ed erano ben contenti di potersi nuovamente stringere l’un l’altro.

Era una scena commovente, ma quell’essere era un fuggitivo e aveva sulle sue spalle un grosso nuovo reato,oltre a quello per cui era finito in prigione: il lancio di arnesi esplosivi su abitazioni popolate.

Non potevamo rimanere li a far finta di niente…dovevamo agire.

“Ehi voi due…è stata vostra l’opera di bombardare l’ospedale?” chiese Kiba.

L’uomo sorrise malignamente e non sembrò smentire la domanda di Kiba. Sembrava piuttosto compiaciuto del suo gesto, nonostante il suo vero obbiettivo fosse l’hokege.

Ma se vuoi vendicarti su qualcuno cosa c’è di meglio che colpire le cose a cui essi tengono maggiormente?

Tsunade era un medico ed era affezionata al suo lavoro e ai suoi pazienti. Se poi si metteva in conto che era il capo del villaggio ed essa non era riuscita a prevedere una tale tragedia contro il proprio paese…il colpo inflitto era maggiore  se paragonato alla bomba che avrebbe colpito solo lei.

“non so perché tu ce l’abbia tanto con Tsunade, ma non ti permetterò di fare altre stupidaggini come quella dell’ospedale” disse Naruto arrabbiato.

Il prigioniero fissò il ragazzo e rimase sorpreso.

“Ma tu sei…il bambino volpe! Allora è vero la voce che si era sparsa in prigione, ti hanno liberato. Eppure mi sembrava una cosa alquanto impossibile!”

Naruto lo guardò in modo strano “Come fai a sapere chi sono? Ci conosciamo?”

“è logico che tu non ti ricorda di me. Avevi all’incirca due anni quando sono stato rinchiuso nella cella accanto la tua. Ti offrivo il mio cibo quando quegli schifosi ambu non ti davano niente, perché non ti ritenevano degno di avere anche quel servizio. Per loro era già tanto se non ti uccidevano. Eri solo un mostro ai loro occhi, solo io ti vedevo per quello che eri. Un bambino….un bambino piccolo abbandonato a se stesso e messo in prigione nonostante fosse innocente!”

Naruto sbatté le palpebre.

“In fin dei conti, non siamo tanto diversi! Entrambi siamo messi in un luogo squallido senza una vera e propria colpa!” disse l’uomo stringendo i pugni.

“Cosa vorresti dire? Che l’hokage ti ha rinchiuso in prigione nonostante non avessi compiuto nessun crimine?” chiesi disgustata.

Non poteva essere vero quello che diceva, l’hokage non lo avrebbe mai fatto.

Inoltre scoprimmo che non era stata Tsunade a farlo rinchiudere,  ma Sandaime.

Quindi si voleva vendicare su qualcuno che non aveva colpa?

“Non credere che sia tanto innocente. Più volte ho supplicato l’hokage di rivedere il mio caso. Le ho spiegato tutto per filo e per segno. Non sono stato io a uccidere i miei genitori. Il colpevole è mio fratello, ma essendo un membro della radice, è sempre stato protetto dai suoi superiori e sono stato incastrato io. Mi hanno impedito di vivere una vita normale. Desideravo una famiglia, ma mi è stato impedito. Ora mi sono stancato, avrò la mia vendetta!”

“è orribile il tuo comportamento. Già la vendetta è un sentimento oscuro di suo, ma scaricata addosso a chi non ha colpa…è una cosa deplorevole!” disse Kiba indignato.

“Che differenza fa? È la stessa cosa che è successa a me. anche io non avevo colpa. Compierò ciò che mi sono prefissato e scatenerò la mia vendetta e su tutti coloro che proveranno a ostacolarmi!” disse l’uomo in modo arrogante.

“Allora dovrai cominciare con noi!” disse Naruto.

“D’accordo! Sinceramente mi dispiace, non volevo prendermela con te! Mi sei sempre stato simpatico! Peccato, visto che anche tu hai provato la mia stessa ingiustizia, potevi unirti a me!”

“Non mi interessa! Meglio lasciarsi il passato alle spalle piuttosto che aggravare la propria situazione. Mi hanno dato un’opportunità di essere libero e non la sprecherò per la tua pazzia, Anzi, ti fermerò con le mie stesse mani, per far vedere che il villaggio può contare su di me!”

Ero orgogliosa di Naruto, non mi aspettavo una risposta diversa.

“Come vuoi!” l’uomo compose dei sigilli, dopo di chè ci furono altri innumerevoli esplosioni per tutta la prigione.

Il prigioniero aveva pensato a tutto. Sapeva che da solo non sarebbe riuscito a fare niente e mettendosi d’accordo con i suoi compagni di prigione, prepararono un piano di fuga.

Ora la maggior parte dei criminali era libera.

Molti ambu erano impegnati a fermare i fuggitivi.

Era il caos.

Presto altri ninja di qualunque rango giunsero sul luogo e con loro anche Tsunade.

La mia maestra rimase sorpresa nel conoscere la situazione e si girò verso l’artefice di tutto ciò con uno sguardo indignato.

“Salve Hokage, piaciuto lo scherzetto in ospedale?” disse l’uomo divertito.

Kuroi, cosa ti è saltato in mente? Sei forse impazzito?” disse Tsunade urlando.

“Può darsi. Mai provato a stare anni rinchiuso in quel buco? No non credo! Tu hai vissuto sempre nel lusso, infischiandotene delle mie richieste e quelle di mia moglie!”

Tsunade sospirò “Sei un povero illuso se pensi che io possa liberare chiunque con un semplice gesto. Stavo lavorando sul tuo caso. Ora che Danzou è morto stavo indagando sulla colpevolezza di tuo fratello. E indovina un po’? tuo fratello ha confessato e ora giace rinchiuso nelle prigioni del palazzo dell’hokage in attesa di trasferimento in queste prigioni. Mi mancava solo la firma dei consiglio per farti scarcerare!” disse L’hokage afferrando i documenti che avrebbero portato l’uomo alla liberazione. Li mostrò all’uomo e successivamente li stracciò “Ora puoi scordarti la libertà a vita! Hai messo in pericolo l’intero villaggio, sei fortunato se non ti sarà assegnata anche la pena capitale!”

“Bene allora direi che non ho niente da perdere!” disse l’uomo facendo allontanare la moglie in modo tale che non venisse travolta dalla battaglia.

Si sentirono altre numerose esplosioni in varie parti del villaggio.

L’uomo rise di gusto “Vedremo chi avrà la meglio. Un solo passo e farò saltare in aria l’intero villaggio!”

Qui c’era in gioco veramente molto, ma le esplosioni all’interno del villaggio non potevano essere solo causa di Kuroi, ma anche sua moglie d e piazzare ordigni esplosivi indisturbata.

Che pazzia. Volevano tanto la libertà di avere una vita felice e ora non solo l’uomo sarebbe marcito in galera per il resto della vita, ma anche la donna essendo complice di un crimine.

Rivolsi il mio sguardo verso la donna. Leggevo nei suoi occhi tristezza, come se non volesse che ciò non fosse vero. Non era una persona cattiva, semplicemente aveva fatto la sua scelta. Il bene del villaggio o la sua felicità?

Aveva scelto la seconda opzione e cosa aveva ottenuto? Il marito sarebbe stato presto liberato e avrebbero potuto vivere felici…invece ora avevano perso tutto, felicità e libertà.

Fumo nero di altre nuove esplosioni cominciò ad alzarsi alto nel cielo.

Kiba, tu e Akamaru cercate con il vostro fiuto e con l’aiuto di un byakugan, le altre bombe e disinnescatele. Sakur,a Tsunade, andate a curare i feriti, a lui ci penso io!” disse Naruto.

Con un po’ di incertezza, seguimmo i suoi ordini. Sapevamo di poterci fidare di Naruto e in quel momento era necessario che ognuno eseguisse il compito che meglio sapeva fare.

E quello che meglio si addiceva a Naruto, oltre il combattere era il parlare.

 

 

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Capitolo 21
*** L'ultima follia ***


Capitolo 21: L’ultima follia

 

Io e Tsunade ci prendevamo cura dei ninja che rimanevano feriti nelle esplosioni o a causa dei criminali che erano scappati.

L’allarme era stato dato a tutto il villaggio e ogni persona dotata di un’abilità, in grado di scovare le bombe sparse per il villaggio, si era messa all’opera.

Nel giro di mezz’ora erano state già cento gli ordigni esplosivi, che gli abitanti di Konoha erano riusciti a disinnescare…purtroppo però non erano finiti li.

Per aver architettato una cosa del genere e per essere in grado di liberare tutti i prigionieri in una volta sola, Kuroi e sua moglie dovevano aver pensato al piano per diverso tempo e pianificato tutto in modo perfetto.

Non sapevo cosa provare per loro, se disprezzo o pena.

Disprezzo: per quello che stavano facendo, perché non solo ninja, ma anche molti innocenti potevano rimetterci la vita in tutto quel casino.

Pena: perché era un gesto compiuto dalla disperazione. Un gesto fatto a causa della privazione del loro diritto di vivere una vita normale a causa di ingiustizie e per pagare una colpa commessa da qualcun altro.

E quando il vero colpevole era a piede libero a vivere la vita, che avrebbe dovuto vivere la persona incolpata…bhe probabilmente anche io avrei perso la testa e Naruto ne sapeva qualcosa.

Medicavo i feriti, ma non lo perdevo mai di vista.

Volevo essere pronta ad aiutarlo in caso di necessità e al momento sembrava quasi che ne avesse.

Era da diverso tempo che il mio compagno aveva ingaggiato una lotta con Kuroi, ma la cosa che mi sorprese e che si teneva sulla difensiva.

Parava o schivava i continui colpi che quell’uomo continuava a sferrargli.

Esso era parecchio abile e mi chiedevo perché Naruto rischiasse tanto.

Bastava una piccola distrazione e prima o poi avrebbe anche potuto essere colpito.

Vidi alcuni miei compagni affiancare il ragazzo.

Erano Neji e Shikamaru.

Il primo aveva il byakugan attivato e si era messo in posizione di attacco, il secondo invece era con la sua solita postura tranquilla, aria annoiata e mani in tasca.

“Ti serve una mano amico? Mi sembri in difficoltà!” affermò il Nara.

Naruto li guardò uno ad uno, poi tornando concentrato sulla battaglia rispose.

“Voglio fare da solo!” disse deciso.

Neji si stupì della sua richiesta, mentre Shikamaru fissandolo per un po’, si girò e incamminandosi disse

Neji, facciamo come dice!”

Ma…

“Dobbiamo avere fiducia in lui. Credo sia la persona migliore per calmare quel pazzo!” disse infine il Nara prima di colpire un criminale che stava per attaccare alle spalle Kakashi, il quale si era unito da poco alla battaglia. Infatti alle nostre spalle si stava scatenando il finimondo. Centinaia di ninja di Konoha erano impegnati a lottare ed ad arrestare i prigionieri fuggiti.

Continuai a guardare preoccupata Naruto.

Lui e Kuroi erano immobili a fissarsi come se stessero affrontando una battaglia psicologica.

Accadde in un attimo, l’uomo si mosse con una tale rapidità, che Naruto non vide quasi arrivare il kunai, con una carta bomba, che gli si pianto a terra vicino al suo piede destra.

Poi l’esplosione

Naruto!” gridai alzandomi  in piedi e avvicinandomi alla coltre di fumo che si era venuta  a creare.

Non si vedeva niente e non capivo cosa ne era stato del mio ragazzo.

Lo richiamai più volte, quando lo vidi uscire con un salto dal fumo.

Mi sentii sollevata. Avevo davvero temuto di averlo perso per sempre.

Era stato così esposto all’esplosione che non riesco a spiegarmi di come abbia potuto salvarsi.

Si inginocchiò a terra e dolorante si teneva il braccio destro, il quale si era ustionato nell’esplosione.

Mi avvicinai a lui per prestargli un primo soccorso, ma senza nemmeno girandosi a guardare, mi disse di rimanere ferma dov’ero.

Non capivo quali erano le sue intenzioni.

Non sembrava voler reagire.

Naruto, perché te ne stai immobile? perché stai fermo a subire i suoi colpi!” gli chiesi confusa.

Il ragazzo mi guardò e accennò a un sorriso. “Non si può risolvere sempre tutto con la violenza!”

L’uomo si mise a ridere “A no? e cosa vuoi fare? Convincermi a parole? Ti ricordo che fino ad ora parlare non è servito a niente…sono dovuto arrivare a usare le maniere forti per farsi che qualcuno si ricordasse di me!”

“è questo il ricordo che vuoi dare di te al villaggio? essere un mostro che per la sua sola felicità ha giocato sulla felicità degli altri?” disse Naruto serio.

“Gli altri lo hanno fatto con me. Mio fratello e i capi della radice che lo hanno protetto fino ad ora, hanno vissuto una vita che ho sempre desiderato, fregandosene di quello che passavamo io e mia moglie!”

La moglie che si era allontanata, si avvicinò al marito “Noi volevamo solo una vita semplice, non mi sembra di chiedere troppo!”

“Posso capire quello che provate, ci sono passato anche io! Io non ho mai desiderato conoscere la felicità, non sapevo nemmeno cosa fosse. Speravo solamente che ci fosse un modo migliore di vivere oltre a quello della prigione. Non sapevo se questa esistesse o no, ma difficilmente un’altra vita poteva essere peggio di quella che già conducevo. E cosa ho fatto? Ho distrutto il villaggio pur di ottenere quella vita che tanto speravo mi aspettasse fuori? Ti garantisco che il potere per farlo ce l’avevo, ma non ho voluto. Ho aspettato…aspettato per anni che una luce mi portasse via da quelle tenebre che erano praticamente la mia casa…e finalemente tre anni fa è arrivata!” disse guardandomi con dolcezza.

“Al contrario di me, tu sapevi cosa ti aspettava qua fuori e probabilmente e stato più difficile accettare la tua prigionia, ma tu, a differenza del sottoscritto, avevi una fonte di luce sicura che ti aspettava e che ti avrebbe accolto a braccia aperte…e quella luce ora è accanto a te. Si vede lontano un miglio che tua moglie ti ama e che farebbe di tutto pur di stare con te…è diventata addirittura una criminale.

Dovresti già solo felice per avere una donna straordinaria al tuo fianco  e se avessi avuto un po’ di fiducia e pazienza…probabilmente avresti potuto starle accanto tutto il resto della tua vita!” disse seriamente.

L’uomo sembrava essere colpito da quelle parole…sapeva che Naruto aveva ragione.

“Ti sei voluto vendicare, ma cosa hai ottenuto? La felicità? I morti che volevi? Le tue vittime erano l’hokage e tuo fratello vero?. bhe io vedo Tsunade ancora viva e tuo fratello probabilmente sarà da qualche parte che riderà di te per questa stupidaggine che hai fatto. Dimmi ti ritieni soddisfatto?”

L’uomo abbassò la testa.

“Sono in grado di leggere il tuo chakra e quello di tua moglie e posso vedere che non siete gente cattiva e che in realtà non avreste voluto tutto questo. Siete andati contro al villaggio, ma soprattutto contro voi stessi, perché sapevate che così facendo, vi sareste giocati l’ultima vostra possibilità di essere felici!”

L’uomo si getto a terra e strinse i pugni fino a farsi del male.

Mi avvicinai a loro e dissi “Forse non tutto è finito, fermatevi prima che sia troppo tardi, fate smettere le esplosioni che state scatenando nel villaggio, aiutateci a trovare le altre bombe che non sono ancora brillate e magari…il consiglio degli anziani sarà magnanimo con voi!” dissi io.

Erano riusciti a capire Naruto, anche se a fatica, ero convinta che avrebbero dato loro una seconda possibilità.

“Non sarà così. In tutte le esplosioni che ci sono state, molte persone possono averci rimesso la vita. Persone che forse io conoscevo e anche voi. Ho liberato tutti i criminali della prigione che non ci andranno leggeri contro le persone che incontreranno per la loro strada. Come posso chiedere il perdono dopo tutto questo?” disse l’uomo portandosi le mani alla testa “Perché? Perché sono stato così stupido?”

Il mio ottimismo sul loro perdono era andato in frantumi…aveva perfettamente ragione. Non potevamo ancora stabilire i danni che c’erano stati in totale e sulla base di questi, i due innamorati sarebbero stati giudicati e anche nel caso nessuno fosse rimasto vittima, sarebbero stati accusati di tradimento. Quest’ultimo viene da sempre considerato un reato gravissimo a volte punito con la morte.

Tsunade si avvicinò a noi.

Aveva seguito tutta la situazione.

Kuroi, alzati!” gli ordinò.

L’uomo obbedii, ma non ebbe il coraggio di guardarla in faccia.

“Hai commesso un grave errore e per questo sarai punito. Mi rendo conto che come spesso avviene la colpa è in primo luogo uno sbaglio di chi sta ai vertici del potere. Sei stato giudicato colpevole nonostante la tua innocenza. Mi dispiace di non esserti stata di aiuto prima di arrivare a un tale gesto e…non ti posso promettere nulla, ma posso provare a lottare per voi due!” disse Tsunade a Kuroi e alla sua donna.

“Come può? Come può perdonarci?” chiese la donna “Le nostra mani si sono macchiate di sangue!”

“Vi perdono perché mi sento in parte responsabile! Ho agito troppo lentamente sia per voi, che per Naruto! Se mi fossi fatta valere di più, forse Naruto sarebbe libero già da molti anni e voi avreste avuto una vostra famiglia! Mi dispiace!”

Naruto aveva sgranato gli occhi a quella confessione e si cominciò a chiedere cosa ne sarebbe di lui in se si fosse unito a noi molto prima.

Forse non sarebbe stato il magnifico ragazzo che era ora. Avrebbe potuto affrontare questa situazione con la forza senza arrivare al punto in cui eravamo arrivati.

Di sicuro non lo sapremo mai.

La moglie di Kuroi si mise a piangere e strinse il marito. “Ci commuove il vostro perdono, ma non possiamo continuare a sperare in un perdono anche dalla gente del villaggio dopo tutto questo. Come possiamo convivere con il rimorso di aver ucciso molte persone e a vivere a stretto contatto con i loro parenti? Vi siamo grati, ma non potremmo mai essere felici in questo mondo!”

Naruto, io e Tsunade sgranammo gli occhi a quella frase.

Kuroi la strinse maggiormente a se disse “Estingueremo le nostre colpe e vi libereremo per sempre di due criminali. Grazie!” disse infine rivolgendosi a tutti noi.

“Cosa voi dire? Non vorrete…” cominciò a dire Tsunade spaventata per quello che avrebbero potuto fare.

In quel momento Sasuke che aveva appena atterrato un criminale, si voltò un istante verso di noi e subito dopo gridò a tutti “Allontanatevi immediatamente da qui!”

Naruto si girò verso l’Uchiha e lo stessi faci anch’io guardando preoccupata il mio ex compagno di squadra, il quale ci riferì

“Sono carici di carte bombe sotto i vestiti e fra qualche istante salteranno in aria e con loro tutto ciò che sta intorno nel giro di 10 metri! Allontanatevi!”

Naruto si girò a guardare nuovamente i due…il suo sguardo era indecifrabile.

Kuroi gli accennò a un sorriso “Non possiamo essere felici in questo mondo, ma lo potremo essere nell’aldilà” disse stringendo le mani della moglie “Nessuno potrà più dividerci!”

 

 

 

Chiedo scusa per la lunga attesa, ma ho avuto un periodo di black out, dal quale non credo di essere ancora uscita, ma oggi rileggendo un po’ la storia mi sono decisa a continuarla.

Sinceramente non sono molto soddisfatta però…lascio a giudicare voi.

Se tutto procede secondo i pieni, il prossimo capitolo dovrebbe essere l’ultimo, ma non garantisco niente.

Nel frattempo…recensite e buon anno a tutti.

Neko =^.^=

 

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Capitolo 22
*** Una vita felice ***


Capitolo 22:  una vita felice.

 

Kuroi e la moglie sembravano davvero dispiaciuti per quanto commesso.

Avevano capito la stupidaggine che avevano fatto,  ma non si rendevano conto di starne per compiere un’altra.

Togliersi la vita, non era un buon modo per risolvere la situazione.

È vero, avrebbero avuto una vita difficile ora, dopo il casino commesso, ma al mondo non bisogna mai farsi prendere dalla disperazione. Bisogna avere speranza, fino all’ultimo secondo di vita e mai farsi sopraffare dagli avvenimenti, altrimenti si rischierebbe semplicemente di essere degli uomini in balia di un mondo, che fa vivere solo i più forti.

Questo Naruto sembrava averlo capito ed ad ogni difficoltà che gli si presentava davanti, dava il meglio di se stesso per affrontarla.

Era questa la lezione che cercava di insegnare alla coppia.

Ogni ninja si era allontanando dopo essere stato messo all’erta da Sasuke.

Questa sarebbe stata l’ultima esplosione, ma non la meno devastante.

Per la coppia non ci sarebbe stato niente da fare, ma si cercava di mettere in salvo, almeno il maggior numero di persone possibili.

Naruto era rimasto immobile a qualche metro di distanza dai due e li fissava con sguardo severo e determinato.

Kuroi era pronto invece ad accendere una delle numerose carte bombe che aveva addosso.

Urlò per l’ultima volta a Naruto di allontanarsi, ma il mio ragazzo non sembrava voler ascoltare.

Nemmeno i miei richiami lo mossero di un solo millimetro.

Senza pensarci corsi verso di lui, per trascinarlo via con me, ma Kakashi si mise tra me e Naruto e sbarrandomi la strada mi impedì di proseguire.

Kakashi-sensei, mi lasci passare. Io devo…non vede che…” non riuscivo nemmeno a parlare talmente era l’ansia. Mi inginocchiai a terra e stringendo l’erba con le mani cominciai a piangere.

Kakashi guardava la scena da distanza di sicurezza e con calma mi disse “Credo che Naruto abbia un piano in mente, non rischierebbe altrimenti. Fino ad ora ha fatto un lavoro impeccabile.”

“è troppo pericoloso. non sopravvivrà mai all’esplosione!” dissi con voce tremante.

Kakashi continuò a mantenere la calma “Sakura, hai fiducia in Naruto?” mi domandò.

Sgranai gli occhi “C-certo che ce l’ho, ma…

“Allora lascialo fare!” mi disse infine Tsunade sorridendomi. Anch’essa era tesa, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che tutto sarebbe andato bene.

Rivolsi il mio sguardo a Naruto. I suoi occhi erano determinati e leggevo in loro una certa sicurezza. Naruto sapeva come affrontare la cosa e mi ritrovai a sperare, oltre che per la vita del mio ragazzo, anche per l’incolumità di Kuroi e la moglie, che mi stavano facendo pensare.

Vidi Naruto comporre dei sigilli e poggiare la mano a terra. Riconobbi subito la tecnica che stava per utilizzare.

“Arte del vento, vortice imprigionante!”urlò.

Era la stessa tecnica incompiuta che aveva usato contro Kakashi per afferrargli i campanelli, ma non capivo come essa sarebbe potuta tornare utile.

Solo poco dopo capii.

Il vento, che aveva imprigionato i due senza  dar loro la possibilità di sfuggire, non avrebbe permesso a Kuroi di accendere il fuoco per accendere nemmeno una delle bombe. Inoltre esso era stato in grado di aprire la giacca che l’uomo aveva riempito di carte bombe e di far volare via queste ultime, verso l’alto del vortice, dove accadeva qualcosa di insolito.

Oltre al vento che roteava, in alto si potevano vedere dei bagliori azzurri sottilissimi. Erano come lame.

Non so come avesse fatto, ma in quel momento, forse per il desiderio di salvare i due, Naruto era riuscito a completare la tecnica.

Le carte bombe ad una ad una, venivano lanciate in alto e appena entravano in contatto con le lame del vento saltavano in aria.

Saltando una alla volta non provocavano grandi esplosioni, oltre al fatto che la colonna di vento riusciva anche a contenerle.

Ci vollero diversi minuti, quando Neji, controllando con il byakugan, urlò a Naruto che le carte bombe erano finite e che non c’era più il rischio che i due facessero un passo falso.

Naruto si inginocchiò a terra, sciogliendo la tecnica, a causa del parecchio chakra che aveva utilizzato.

Corsi da lui e lo abbracciai per la felicità di vederlo sano e salvo.

“Ahi, Sakura, fai piano. Il braccio mi fa male!”

Mi scusai. Mi ero dimenticato che il suo braccio era stato ustionato da una precedente esplosione. Glielo curai all’istante e rimasi sorpresa nel vedere in che condizioni era. Non so come era riuscito a muoverlo per salvare i due.

La forza di volontà può fare davvero grandi cose.

Tsunade si avvicinò a Kuroi e alla sua donna con le mani sui fianchi e li guardò severamente.

L’uomo, abbassando la testa, alzò le mani e disse “Avanti, imprigionateci e fatela finita!”

Io e Naruto guardammo lo svolgere degli eventi.

Un ambu si avvicinò loro con due paia di catene, ma l’hokage gli fece cenno con la mano destra di fermarsi.

“Non vi imprigionerò semplicemente. Vi darò una punizione maggiore, ma che forse a voi non dispiacerà più di tanto!” disse l’hokage facendoci sussultare.

“condanno voi e i vostri figli all’esilio. Non potrete più mettere piede all’interno del paese del fuoco. Se verrete scoperti a farlo o anche i vostri figli, la pena sarà la morte. Questa è la punizione e non saremo clementi nemmeno con dei bambini. Quindi se deciderete di mettere su famiglia, vedete di mettere bene in chiaro le cose ai vostri figli.”

Kuroi e la donna sgranarono gli occhi. Punizione o meno, loro la vedevano solo come una nuova occasione di costruirsi una vita felice.

I due vennero scortati da una squadra speciale  e scortati fino ai confini del paese del fuoco.

Tsunade, ma davvero se i figli dovessero mettere piede nel paese del fuoco, pagherebbero per una colpa non commessa? E come se quanto accaduto non fosse servito a niente. Alla fine qualcuno ci rimette nonostante sia innocente!” disse Naruto avvicinandosi preoccupato la donna.

“se prendevo la decisione dell’esilio, davanti agli anziani, mi avrebbero gridato contro. Loro avrebbero anche potuto condannarli a morte o metterli nelle segrete più oscure della prigione. Quello che hanno compiuto è molto grave, anche se è stato creato dalle ingiustizie che hanno subito! L’esilio è una punizione pesante, ma a loro non credo dispiacerà e poi se per caso vedessi qualche membro della loro famiglia aggirarsi per il paese del fuoco…diciamo che mi girerò dall’altra parte!” disse Tsunade fare l’occhiolino.

“Tutta via, la pena non sarà cancellata quando non sarò più l’hokage e non garantisco che il mio successore faccia lo stesso!”

“Oh anch’io farò finta di niente!” disse Naruto sorridendo.

Gli diedi una gomitata “E chi ti dice che sarai tu il prossimo hokage?” gli chiesi divertita.

“Perché è il mio sogno e farò di tutto pur di realizzarlo, no?”

Scossi la testa. Era troppo ottimista, ma anch’io ero convita che ci sarebbe riuscito.

Il consiglio degli anziani, dopo che Naruto aveva salvato il villaggio, aveva messo fine ai suoi giorni di prova.

Ora poteva stare tranquillo, non sarebbe più finito in prigione…bhè se non avesse perso la testa e compiuto qualche sciocchezza.

La prigione danneggiata dalle numerose esplosioni, era stata ricostruita e tutti i prigionieri rimessi in cella.

 

Passarono diversi anni.

Il mio rapporto con Naruto andava alla grande.

Nonostante imparasse sempre di più di questa vita, rimaneva il solito scemotto…o a volte lo faceva, solo perché sapeva che mi piaceva.

Tsunade decise all’improvviso di essersi stufata di stare dietro a una scrivania e aveva deciso di ritirarsi.

Aveva dato la notizia a Naruto davanti a una ciotola di ramen preparata dalla sottoscritta e per poco non si strozzò, quando la donna gli riferì che avrebbe scelto lui come prossimo hokage.

Due mesi dopo la sua candidatura, Naruto mi invitò fuori a cena.

Il locale era stranamente vuoto, il che mi sembrò alquanto strano. Mi sedetti al tavolo, dopo che Naruto mi aveva spostato la sedia per farmi accomodare e notai che, sul mio piatto,  c’era un tovagliolo a forma di cigno.

Quando arrivò la prima porzione, per istinto presi il tovagliolo e lo disfai, facendo cadere una cosa che era al suo interno.

Sulle mie gambe cadde un piccolo cofanetto verde e sorpresa alzai lo sguardo verso Naruto che sorrideva imbarazzato.

Si alzò e prendendo il cofanetto e inginocchiandosi, lo aprì.

All’interno c’era un bellissimo anello, che ancora adesso sta pagando.

“Sakura, mi faresti il piacere di diventare mia moglie?”

Le parole mi morirono in gola e gli occhi si riempirono di lacrime.

Lo guardai per qualche istante, per poi saltargli al collo facendolo cadere a terra.

“Si, certo che lo voglio!”

In quel momento sentii numerose bottiglie che si stappavano e vidi i nostri amici sbucare fuori e congratularsi con noi.

Il matrimonio non fu fatto in grande. Vennero invitati pochi amici intimi, che poi si sono dimostrati più di quanti pensassimo, un rinfresco semplice, senza grosse abbuffate. Il mio buchè era bellissimo, aveva provveduto Ino a farmelo e proprio lei fu quella che lo prese quando lo lanciai. Di fatto fu la mia amica a sposarsi con Sai poco dopo.

Insomma la nostra vita procedeva a gonfie vele e per Naruto era proprio un passo da gigante vedendo come era iniziata la sua vita.

Qual è il bello?

Che ancora adesso, ogni giorno si dimostra sempre più speciale dell’altro grazie al mio amore e ai figli che mi ha donato.

 

Fine

 

*****

Siamo giunti alla fine di questa fanfic, dopo tanto tempo.

Dite la verità non ci speravate più.

Bhe oggi non avevo niente da fare e mi sono imposta di completarla.

Spero che vi sia piaciuta.

Ringrazio tutti per avermi seguita, siete fantastici.

A presto

Neko =^_^=

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