I see you, I feel you

di samy_97_
(/viewuser.php?uid=43613)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Schede personaggi + Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Schede personaggi + Prologo ***


Allora, prima di tutto volevo ringraziare chi ha deciso di leggere questa ficci.

Qui sotto metterò le schede dei personaggi, con foto e descrizioni.

Ovviamente metterò solo le cose fondamentali, non i “segreti”, per così dire.

Questo le protagoniste dovranno scoprirlo nel corso della storia.

Visto che non ho ancora tutto bene in mente, probabilmente più avanti questa pagina verrà modificata, aggiungendo foto e personaggi.

Più sotto ancora ci sarà il prologo.

Ora vi lascio!



SCHEDE PERSONAGGI



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Katherine

Soprannome: Kathy, Kath

Aspetto fisico: Altezza media, capelli castani e occhi marroni. Viso molto dolce ed espressivo.

Carattere: Allegra e solare, ma anche razionale e colta. Si arrabbia spesso, specialmente con la sorella, anche se poi la perdona sempre. Ha qualche problema a gestire la rabbia e quando scoppia non la ferma più nessuno.

Vuole molto bene alla sorella, anche se certe volte non la sopporta.

E' una delle belle della scuola con Alyssa, ma non per questo è vanitosa. Anzi, aiuta molto gli altri.

Ha un infallibile sesto senso, anche se a volte, a detta sua, parte per le vacanze quando ce n'è più bisogno.

Curiosità: Per la maggior parte delle volte sarà colei che narrerà la storia.

Prima viveva in Italia, insieme alla famiglia, ma si è dovuta trasferire in Virginia per un'opportunità di lavoro dei genitori.

Contenta del trasferimento, è pero restia a lasciare i suoi amici.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Alyssa

Soprannome: Aly

Aspetto fisico: Più alta della sorella, capelli castano scuro e occhi neri. Viso che dice tutto del suo carattere: come dice spesso la sorella, è un libro aperto.

Carattere: Peperina fino al midollo. Allegra e solare con tutti, ha passato un brutto momento di malinconia alla morte dei genitori. Ha però ritrovato il sorriso quando è andata a vivere con la famiglia Evans.

Chiacchierona e sempre attiva, è però anche molto sensibile e molto facile al pianto durante i film.

Adora la sorella e sebbene sappia di essere molto bella, è umile e gentile con il prossimo.

Curiosità: E' fidanzata con Alessandro e per questo è molto triste per la partenza. Sa che però non c'è altra scelta e affronta tutto con coraggio e determinazione. Sarà colei che conoscerà per prima Violet, la migliore amica, e poi alleata, delle sorelle nella nuova città.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Violet

Soprannome: Viò

Aspetto fisco: Capelli rossi e occhi neri, una spruzzata di lentiggini sparse su tutto il corpo. Il visetto a cuore è molto dolce.

Carattere: E' un ciclone, nel vero senso della parola! Quando parla sembra che neanche respiri, Alyssa pensa che potrebbe fare il record di più parole dette in un minuto.

Sebbene sia in agitazione continua, sa essere molto seria e riflessiva, e pensa sempre prima di agire.

E' la prima vera migliore amica delle sorelle Evans, con cui passa tutta l'estate.

Conosce un sacco di persone ed è sempre gentile e carina con tutti.

Curiosità: Abita da quando è nata a Fell's Church. Sua nonna è convinta di essere una strega, per questo crede che sia pazza.

Non sa però che questo la porterà a scoprire la sua vera natura.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Stefan

Soprannome: /

Aspetto fisico: Alto e muscoloso, capelli scuri e mossi, occhi verde smeraldo.

Carattere: E' buono e dolce ha a cuore Elena più di ogni altra cosa e la ama follemente.

E' un buon amico, generoso e gentile anche con chi non se lo merita, specialmente con suo fratello Damon.

Il suo sorriso ispira fiducia ed è bello da impazzire.

Curiosità: Dalla sua bellezza Katherine pensava fosse un membro della famiglia Cullen.

Ha però, come il resto della sua famiglia un segreto da nascondere...



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Elena

Soprannome: /

Aspetto fisico: Alta e slanciata, capelli biondi color del grano, occhi come lapislazzuli. Bellissima, non gliene importa nulla se tutti le vanno dietro.

Carattere: E' dolce, disponibile e ha un sorriso contagioso. Sempre allegra, è innamoratissima di Stefan, tanto che per lui è diventata quello che è.

Non sopporta Demon quando fa il cascamorto e glielo fa capire praticamente una volta al minuto, è per lei comunque un amico che è degno di essere salvato, sebbenea volte lo odi con tutta se stessa.

E' diventata amicissima delle sorelle Evans e di Violet, incontarate insieme al fidanzato e a Demon il primo giorno di scuola a Fell's Church.

Curiosità: Vorrebbe dire la verità alle sue amiche della sua natura, ma Stefan e Damon glielo impediscono. Per questo motivo è spesso in conflitto con loro.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Damon

Soprannome: /

Aspetto fisico: Il più bel ragazzo che si possa mai incontrare. Alto, slanciato e muscoloso, occhi color ghiaccio e capelli neri come l'ebano.

Molte volte ha stampato in faccia un sorrisino strafottente che Katherine detesta.

Carattere: Ha un carattere da strafottente e si crede superiore al fratello.

Per un primo periodo è stato in conflitto con Katherine, ma poi i due sono diventati “amici”.

E' lunatico e cambia spesso umore, ma tutto secondo i suoi fini.

Curiosità: Il suo essere tenebroso e affascinante, però nasconde un segreto...



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Alessandro

Soprannome: Ale

Descrizione: Alto, biondo e occhi marroni. E' il fidanzato di Alyssa e vive in Italia. E simpatico ed è uno dei migliori amici di Katherine.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Nicola

Soprannome: Nico

Descrizione: Biondo e occhi scuri. E' uno dei migliori amici delle sorelle, specialmente di Katherine. Con lei si diverte a giocare ai vampiri. Abita in Italia.



Image and video hosting by TinyPic


Nome: Jessica

Soprannome: Jess, Jessy, Je

Descrizione: Piuttosto bassa, capelli castani e occhi chiari. Andava a scuola con Alyssa, Katherine, Alessandro e Nicola, in Italia. E' dolce e allegra, un vero toccasana per la tristezza.




PROLOGO


Era una giornata nuvolosa.

Ed io ero in un cimitero.

Con la mia migliore amica che mi singhiozzava sulla spalla.

Io non avevo spalle su cui singhiozzare, ma di sicuro ne avevo meno bisogno di lei.

Dovevo essere forte.

Ma perchè sempre io? Non poteva essere qualcun altro forte al posto mio?

Ma non erano miei i genitori che non c'erano più.

Quindi dovevo essere forte. Per lei. Per Alyssa.

I suoi genitori erano morti cinque giorni prima in un incidente d'auto.

E l'avevano lasciata sola.

Con la sua tristezza.


♥ ♥ ♥


Il funerale era passato tra pianti e singhiozzi. Sia miei che suoi.

Era passato un mese. Un mese d'inferno.

Io e la mia famiglia abbiamo cercato di starle vicino. Non so se ci siamo riusciti pienamente.

E' stata tantissime volte a casa mia, anche di notte, a piangere.

Giorni in cui non era venuta a scuola.

Giorni in cui la trovavo nella camera dei suoi, a casa sua.

Sarebbe dovuta andare ad abitare con i suoi zii, ma non avevano tempo di starle dietro, giravano il mondo e lei non ci voleva lasciare. Non mi voleva lasciare.

E neanch'io.

Ma adesso i miei avevano finito i documenti.

E io avevo una bellissima notizia da darle.

O almeno da proporle.


-Aly. Aly? Aly! Alyssa!-

-Si? Non urlare per favore...-

Ti prego, sorridi. Almeno un po'.” pensai rattristata. Ma non lo dissi. Non era il caso.

-Ho una notizia da darti, poi sta a te giudicare se è bella o brutta.-

Feci una pausa e la guardai. Gli occhi spenti e arrossati. La sua solita allegria, quella che caratterizzava ogni parte di lei sopratutto i suoi grandi e dolci occhi verdi non c'era più da un mese a quella parte.

-I miei hanno finito con le carte. Da oggi tu... Beh, ecco se ti va potresti...- alzai gli occhi e fissai i suoi un po' sorpresi. Dovevo farlo per lei. Dovevo essere Forte.

-Da oggi sei ufficialmente mia sorella.-

Un sorriso nacque spontaneo sul suo volto che ormai non risplendeva più.

Il sorriso si allargò e dai suoi occhi ebbero la forza di cadere ancora poche e solitarie lacrime. Lacrime di felicità.

Si alzò e mi abbracciò scossa da una genuina risata.


♥ ♥ ♥


Io e Alyssa, da brave sorelle, abbiamo sempre diviso la stanza e con i miei genitori ho cercato di farla sentire a casa e amata.

Beh, crediamo di esserci riusciti.

Lei adesso è felice, con momenti di malinconia sempre più rari.

Ormai la sua allegria è un dato di fatto in questa casa.

Quando si nomina la famiglia Evans si intendono automaticamente i miei genitori, Alyssa e anche me, Katherine.

Si, lo so, nome infinitamente stupido che si pronuncia in un modo altrettanto stupido: “Catrin”; perchè, ovviamente di lettere ce ne sono tante, quindi perchè non prenderne un paio dall'alfabeto e non metterle anche se inutilmente nel nome?


La storia che mi appresto a narrarvi inizia dopo cinque anni di assoluta “sorellanza” tra me e Alyssa, precisamente il 9 Giugno dei nostri 17 anni.

Destinazione Fell's Church.


Ho aggiunto anche il prologo, perchè le schede personaggi da sole non si possono pubblicare.

Sperò a tutti che questo capitolo sia piaciuto e ci vediamo al prossimo!

°°Samirina°°








Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. ***


Eccomi qua!

Scusate, sono imperdonabile, ho ritardato un sacco!

Ma ero davvero indietro con i compiti, ed essendo in terza media, di sicuro i prof li controlleranno, per cui ho dovuto finirli!

Beh, un paio di settimane fa ho modificato il primo chappy aggiungendoci il prologo visto che le schede personaggi da sole non si possono pubblicare (Grazie Deny!).

Quindi in teoria è solo da due settimane che non aggiorno!

Beh, vi lascio al capitolo, le risposte alle recensioni sono alla fine!

Buona lettura!




1.

Era l'ultimo giorno di scuola e l'ultimo giorno di permanenza della mia famiglia in Italia.

Volevamo salutare i nostri migliori amici come si deve:

Nicola, classe nostra, età nostra... cervello un po' meno! Il migliore amico che due ragazze possano desiderare!

Jessica, tutta peperina, piena di energie, mai ferma. Lealissima, non tradiva un segreto neanche sotto tortura.

Alessandro l'amore di mia sorella, alto biondo con gli occhi marroni. Dolce, dolcissimo, tanto da farti venire le carie.


L'ultima giornata di scuola eravamo tutti in fibrillazione per le vacanze ormai prossime.

Estate, mare, montagna, lago, pigiama party sarebbero stati all'ordine del giorno in una situazione normale.

E trasferirsi in Virginia non era una situazione normale. Quindi per noi due niente pacchia.

-Hey Evans!- sentimmo ad un certo punto.

Qui non si sentiva praticamente mai il cognome “Evans”, quindi chi lo pronunciava era sicuro che si riferisse a noi.

Ci girammo praticamente in contemporanea e ci ritrovammo davanti Alessandro, in ragazzo di mia sorella.

Lei gli saltò addosso e gli stampò un bacio sulle labbra che piano piano si trasformò in un bacio più passionale.

Mi girai e andai via prima che mostrassi a tutti cosa avevo mangiato quella mattina.

Però mi faceva anche invidia, io il primo bacio manco l'avevo dato...

Bah... meglio non pensarci e andare alle ultime cinque ore di lezione del mio ultimo giorno di scuola in quella scuola.


Passò tutto velocemente.

I nostri amici ci salutarono con affetto, prima che chiudessero definitivamente i cancelli della scuola.

Nicola e Jessica ci regalarono una web cam per tenerci in contatto virtuale, anche se saremmo state dall'altra parte del mondo.

Jessica pianse come una fontana e Nicola mi abbracciò a lungo.

Li adoravo!

Però ci dovemmo comunque staccare e, prima di andare lasciai Alessandro e Alyssa un altro po' da soli.

Come da copione Alyssa pianse un sacco e toccò a me, poi, consolarla.

L'ultimo bacio che si diedero era al gusto di lacrime.

Infinitamente romantico.


Prima di partire demmo un ultimo sguardo alla nostra cameretta accertandoci di aver preso tutto.

Ci scese una lacrima, però dopotutto quello non era un addio, ma un arrivederci.


♥ ♥ ♥


Fell's Church era una città piccola. Piccolissima.

Casa nostra invece era grande a due piani, a poca distanza dal bosco.

Mi era dispiaciuto parecchio trasferirmi, ma alla notizia, per quanta fosse la tristezza, avevo avuto un buon presentimento. E il mio sesto senso, avevo imparato, non fallisce mai.

Però vedendo quella casa e sopratutto quella foresta la mia euforia si spense immediatamente e una grande angoscia di impadronì di me.

Come ho detto, il mio sesto senso non fallisce mai.


Appena arrivate io e Alyssa abbiamo svuotato gli scatoloni impiegandoci quasi un pomeriggio intero.

Il nostro lavoro era interrotto raramente da qualche piantino di mia sorella per via del suo ragazzo o da nostra madre che ci chiamava per qualche consiglio.

Al tramonto avevamo finito e le camere erano molto più confortevoli di com'erano al nostro arrivo.

La mia stanza era parecchio grande con i muri azzurri e il soffitto con le stelline (^^) in plastica gialle. Mi sarebbe piaciuto avere una finestra per guardare il cielo, ma non era il caso bucare il soffitto.

Con una scommessa, poi, ero riuscita ad aggiudicarmi il letto matrimoniale, mentre Alyssa ce l'aveva a una piazza e mezza.

Armadio, scrivania e libreria (capiente) erano disposti in ordine nel resto della camera.

Quella di Alyssa era simile con le pareti bianco-crema.

Le nostre due camere erano collegate da un bagno, che quindi era tutto per noi.

Anche qui abbiamo sistemato i nostri cosmetici, spazzole e asciugamani alla meno peggio, poi ci siamo fatte una doccia.

Poi finalmente, dopo una sostanziosa cena, siamo andate a dormire.


Stesa sul letto pensavo al nostro trasferimento.

Mi piangeva in cuore pensare che il mio Nicola e la mia Jessy erano rimaste a casa, ma contavo sul fatto che li avrei rivisti a Natale.

Poi non vedevo l'ora di andare a visitare la città, cosa che ero decisa a fare l'indomani. Dovevo anche passare per la libreria a ordinare i libri di scuola, al supermercato e se ci fossi riuscita anche in biblioteca.

I miei la mattina dopo avevano un colloquio di lavoro (motivo per cui ci eravamo trasferite) e quindi noi avremmo avuto la mattinata libera.

L'avrei usata per fare le commissioni, che Alyssa mi aiutasse o no.

Dovevo anche chiamare Nicola, glielo avevo promesso.

Sospirai. Non mi ero dimenticata della strana angoscia che mi aveva assalita appena messo piede nella proprietà.

Anche se non ne capivo il motivo, a me le cose nuove piacevano, non mi mettevano angoscia.

Bah, probabilmente anche il mio sesto senso era partito. E non sarebbe tornato tanto presto.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo, come prestabilito io e Aly siamo uscite in città a fare compere dopo un abbondante colazione.

Ci siamo divise i compiti: io sarei andata alla libreria e lei al supermercato, poi l'avrei aspettata in biblioteca.

Ovviamente dopo aver vinto una scommessa.

In libreria ci misi un attimo. Ci avrei messo anche meno se non che ho scoperto che qui le persone sono parecchio pettegole.

Finito con la libraia che non la smetteva più di blaterare mi sono diretta in biblioteca.

Andai al reparto “Leggende e miti di Fell's Church” e iniziai a rovistare tra i libri.

Con mia grande sorpresa le leggende oltre che dei fondatori, parlavano dei vampiri.

E io i vampiri li AMO!

Mostri con i canini appuntiti che ti succhiano il sangue, pelle diafana e immensa bellezza!

Uaho!

Mi immersi per un bel po' tra quelle letture antiche, quando sentì una voce

-Katherine!-

Era Alyssa, ma non era sola.

Si portava dietro una ragazza con i capelli rossi e con il viso spruzzato di lentiggini che si presentò come Violet McCullough “Ma-tu-puoi-chiamarmi-Viò”.

Bene, era assodato che mi era simpatica!

-E tu sei Katherine, giusto? Alyssa mi ha parlato di te al supermercato! E mi sei sembrata subito molto simpatica! Spero diventeremo amiche!-

Quella ragazza era un fulmine a parlare.

E ovviamente mia sorella non poteva non metterci la bocca.

-L'ho incontrata al supermercato! E' troppo simpatica Katy! Siamo diventate subito amiche!-

Aly mi sembrava entusiasta e lei le amiche sapeva scegliersele bene, quindi perchè non fare amicizia?


Parlammo tutto il pomeriggio, la invitammo a casa nostra a prendere il te e poi ci rintanammo in camera mia.

Era stupendo chiacchierare con lei: ti coinvolgeva nel discorso in un modo a dir poco fenomenale e anche l'argomento più stupido lo rendeva interessante.

Ci raccontò della sua famiglia e noi della nostra.

La invitammo il giorno dopo e quello dopo ancora, con lei visitammo tutta la città sotto il sole tiepido d'estate e nei giorni più caldi facevamo il bagno al lago, poco dentro la foresta.

-Mia nonna non vuole che vada nella foresta.-

Iniziò casualmente un giorno mentre facevamo il bagno nelle acque fresche del lago.

Era una giornata di metà Agosto e quindi faceva molto caldo, in più ci stavamo godendo gli ultimi giorni di vacanza dato che di li a poco sarebbe iniziata la scuola.

-Perchè?- chiesi curiosa.

-Boh... dice che venire nella foresta è pericoloso... Anche se secondo me è partita via di testa. Pensa che è convinta di essere una strega, dice che può vedere con chi mi sposerò e quando morirò!-

-Uaho!- Alyssa era euforica. E io... beh io anche!

-Perchè non te lo fai dire?-

-Boh, dice che non sono ancora pronta.-

Chiudemmo lì la conversazione e ci dedicammo a cosa più importanti.


♥ ♥ ♥


E queste cosa sono?” pensai guardando un'espressione abnorme piena di x, y e z e di segni matematici non ancora identificati.

Era quasi Settembre e io e Alyssa dovevamo ancora finire i compiti.

Viò era partita con i suoi genitori una settimana non-so-dove e noi eravamo rimaste sole.

Pensai di chiedere aiuto a mia sorella, ma poi mi ricordai che la matematica non era il suo punto forte.

E quindi che dovevo cavarmela da sola.

Ero bravetta a scuola, da sempre. Nei temi facevo capolavori, storia e geografia le imparavo a memoria, scienze anche, ma matematica non mi andava proprio giù.

E geometria poi! Che gusto c'è a mettere tutti 'sti x, y, z e poi tutti quei problemi complicati in qui dovevi fare mille operazioni per trovare uno stupido perimetro...

Morsi la penna cercando una risposta soddisfacente che potesse aiutarmi a risolvere quella matassa di numeri, ma mi persi tra i miei pensieri e iniziai a immaginare come sarebbe stato il mio primo giorno di scuola, chi avremmo conosciuto,...

Intanto guardavo i granelli di polvere imprigionati in un raggio di sole che entrava dalla finestra, andandosi a posare delicatamente sul muro azzurro.

Ad un tratto un ombra passò davanti la finestra andando ad oscurare il piccolo raggio di sole.

Non me ne curai più di tanto.

Dopo pochi secondi sentì che Alyssa aveva cacciato un urlo seguito da un sonoro -Katyyyyy! Vieni qui!-

Mi alzai pesantemente dalla sedia, alterata per aver dovuto lasciare perdere il mio passatempo e mi diressi in bagno, per poi aprire la porta della stanza di mia sorella.

La vidi seduta sul letto con gli occhi sgranati in direzione della finestra.

Mi girai e non vidi nulla.

-Embè?- le domandai con crescente irritazione.

Quella lì mi avrebbe fatta impazzire, ne ero certa.

-Katy, guarda lì fuori!-

Aveva la voce terrorizzata.

E' un cadavere appeso all'albero? E' un matto che sta cercando di arrampicarsi? E'... un corvo! UN CORVO!”

Ero decisamente incazzata. E lei mi aveva chiamata lì per uno stupido animale con le ali, meglio identificato come volatile?

Mi girai e feci per uscire, cercando di non andare da lei a staccarle la testa a suon di schiaffoni, ma lei si alzò e mi girò nuovamente verso l'animale.

-G-Guarda! Ci fissa!-

-Ma che cazzo spari?- bene, ero esplosa, peggio per lei.

-E' uno stupido uccello, stupidamente chiamato corvo, sopra uno stupido ramo di uno stupido albero. Quindi non c'è alcun motivo di aver terrore. E ora me ne vado.-

Speravo di essere stata convincente, ma Alyssa mi tenne ancora per il braccio.

-Ma Katy! Ha le ali! E poi, davvero guarda bene, sembra ci fissi! Ho provato a scacciarlo in tutti i modi: muovendo le braccia o tirando i libri sulla finestra, ma niente!- disse facendo ampi gesti con il braccio che non mi stritolava l'arto.

Mi lasciai sfuggire un sorrisino e feci un sospiro teatrale.

Poi mi arresi e andai giù, sotto l'albero per tirargli dietro un sasso.

Presi la mira e non lo colpii solo perchè si alzò in volo.

Fece un giro attorno all'albero e poi mi venne addosso.

Si aggrappò alla mianspalla piantando gli artigli sulla carne.

Cacciai un urlo e girai lo sguardo per paura che quel maledetto uccellaccio mi graffiasse anche il viso.

Urlando cercai di scacciarlo e quando se ne andò ebbi coraggio di guardare che cosa erano riusciti a farmi i suoi artigli.

Sotto uno strato di sangue fresco spiccava un graffio che partiva dalla spalla e continuava, per circa cinque centimetri, verso il gomito.

Guardai il punto dove era scomparso e a voce alta gli augurai di morire presto e tra atroci sofferenze.

Quando Alyssa aveva finito di medicarmi ero ancora intenta a scagliargli maledizioni in tutte le lingue che conoscevo.

Avrei odiato i corvi per tutta la vita.


♥ ♥ ♥


Violet tornò il giorno prima della scuola. Passò velocemente a casa nostra a fare un salutino a noi e ai nostri genitori e ci promise che l'indomani ci avrebbe raccontato tutto.

Cavoli, mi sembrava passato un secolo dalla fine della scuola, dall'ultima volta che avevo visto i miei migliori amici di persona e dalla prima volta che avevo incontrato Viò, ed ero sicura fosse così anche per Alyssa.

E quindi eccoci qui, l'ultima sera di vacanza a guardare le stelle, nella camera di Alyssa, ricordando la nostra vita passata e programmando quella futura con l'arrivo dei 18 anni.

-Tu che farai Katy quando finirai la scuola?-

-Non lo so... credo che vivrò ancora un po' con mamma e papà, poi se mi troverò un ragazzo andrò ad abitare con lui.-

-Io andrò a vivere con Ale!- mi disse con entusiasmo,

-Ma Katy...?-

-Dimmi Aly.-

-Secondo te ci ameremo per sempre? E se non fosse così, lo lascerei prima io o viceversa? E ne troverei un altro che amerò così tanto come amo lui? Mi sembra così strano pensare di non amare Alessandro...-

-Oh Alyssa, non ne ho idea. Ma se ti può tranquillizzare ora come ora tu e Ale sembrate fatti l'uno per l'altra.-

-E tu lo troverai mai il grande amore? Come deve essere per te il ragazzo ideale?-

Oddio, Aly, che domande complicate!

Magari lo sapessi, sai quanto meglio starei? Tu che hai avuto una vita sentimentale da favola e io che non ho mai dato un bacio, un vero bacio ad un ragazzo...

-Non lo so Aly, non lo so.- mi limitai a risponderle con un sospiro.


Me ne stavo stesa a letto a pensare alla conversazione avuta poco prima con la mia sorellina.

Se avrei mai trovato il grande amore? No, non credevo proprio.

Non avrei mai provato un amore travolgente come quello di Alyssa e Alessandro, ne ero sicura.

Mai avrei conosciuto il ragazzo che volevo, perchè sembrava che nessuno andasse bene per me.

Tutti si chiedevano come mai non avessi ancora un ragazzo, “Non ho ancora trovato quello giusto”, ho sempre risposto io.

Certo, le mie cotte le ho avute, ma mai tanto travolgenti da potersi chiamare “amore”.

E sicuramente il mio primo bacio è troppo importante per essere dato al risultato di una semplice cottarella.

Devo solo aspettare, come mi dice sempre mia mamma!

Devo solo aspettare...


♥ ♥ ♥


La mattina dopo sarebbe iniziata la scuola.

Io e Alyssa fummo svegliate da nostra madre.

Quando aprii le tende pensai che niente avrebbe potuto rovinarmi la giornata: era il mio primo giorno di scuola!

Niente di più sbagliato.

Il tempo faceva schifo, nuvoloni grigi coprivano il cielo e sembrava stesse per piovere da un momento all'altro.

Successivamente mi girai per andare in bagno e inciampai sulla cartella di scuola cadendo con la faccia a terra.

Ma ovviamente, visto che le disgrazie non vengono mai da sole, andando a scuola con a fianco Violet e Alyssa non vidi il marciapiede e caddi -di nuovo- per terra, sbucciandomi i palmi delle mani.

Non tirai quattro parolacce perchè niente e dico niente avrebbe potuto rovinarmi quella giornata, quindi mi rialzai da terra con il sorriso in faccia. Sorriso ebete, ma pur sempre un sorriso.


Arrivammo a scuola con praticamente venti minuti di anticipo e con Violet che salutava chiunque.

Io e Aly ci limitavamo a lanciare sorrisi cortesi a destra e a manca, tanto per fare bella impressione.

Alcuni ragazzi ci guardavano con interesse, probabilmente d'estate le loro famiglie erano volute scappare dal quel paesino dimenticato da Dio e quindi non ci avevano mai viste, altri invece ricambiavano con calore i nostri sorrisi.

Beh, dopotutto forse non sarebbe stato così difficile ambientarci.

Prima dell'apertura dei cancelli Violet si fermò a parlare con una ragazza tutta lentiggini e un ragazzo moro che la teneva per mano.

Poco dopo scoprimmo i loro nomi: Alice Bennett e Mike Smith, fidanzati felicemente da 5 anni.

Non me ne poteva fregar di meno.

La prima cosa che facemmo appena entrati a scuola fu andare in segreteria a ritirare gli orari delle lezioni, poi li confrontammo con quelli di Violet: io avevo lezione con lei la la prima e la seconda ora, quel giorno, mentre la quinta ce l'avevo con mia sorella.

Per le altre sarei stata sola soletta.


Prima di iniziare le lezioni Viò voleva a tutti i costi mostrarci la scuola.

-No,- le abbiamo detto -ce la mostrerai dopo, tra poco suona la campanella.-

Ma lei niente, cocciuta come un asino ci volle mostrare, prima di tutto i nostri armadietti.

La conoscevo da parecchio per sapere che in quei cinque minuti di tempo ci saremmo cacciate in un guaio. Sesto senso infallibile.

Come volevasi dimostrare quella sciocca della mia amica aveva deciso di intraprendere una gara di corsa con il suo amico immaginario e, mentre si apprestava a girare un angolo con me dietro, non si sa come, non si sa perchè, è andata a sbattere addosso a qualcuno e mi ha trascinata giù con lei.

Ma che ca...”

Alzai la testa e guardai i due ragazzi e la ragazza che avevo davanti.

..

....

S.O.S, ripeto S.O.S.

Serve aiuto nel cervello di Katherine Evans. Mandate i rinforzi!

..

.....

...volo”

Conclusi il mio pensiero fissando i tre diretti interessati che stavo per maledire insieme a quell'amore della mia amica che ci era andata addosso.

-Oh, scusate tanto.-

Ci disse la ragazza bionda con gli occhi azzurri, scusandosi come se fosse stata colpa sua.

Alzai un poco la testa e incontrai il suo sguardo e mi venne spontaneo sorriderle.

Poi, dopo essermi alzata squadrai gli altri due: il primo sorridente, alto poco più della ragazza, capelli scuri, mossi e occhi verdi, l'altro ancora più alto del primo capelli e occhi azzurro ghiaccio.

B-E-L-L-I-S-S-I-M-I.

Ma bene!

Meglio di così si muore!

Adesso avrei incontrato anche Edward Cullen aggirarsi per i corridoi. Ed era inutile dire che gli sarei saltata addosso.

Mi guardai in giro per assicurarmi che non fossero tre nuovi membri della celebre famiglia Cullen.

Forse, e dico forse, risultavo leggermente stupida, quindi mi rigirai per guardare i ragazzi davanti a noi.

Pregai tutti i Kami che non fossero davvero capaci di leggere nella mente perchè altrimenti mi sarei buttata dalla finestra del bagno di casa mia e sfoderai il mio sorriso migliore.



Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Vi chiedo, in futuro, di portare un po' di pazienza, visto che i capitoli per i miei standard sono lunghi (6 pagine di Open Office) e adesso che inizia la scuola ho ancora meno tempo per scrivere.

Comunque ecco le risposte alle recensioni!

Deny1994: Ciao!!! Grazie mille per il consiglio, come vedi mi è stato molto utile! Spero ti sia piaciuto anche il prologo! Con la speranza che il capitolo sia di tuo gradimento, tanti saluti, °°Sam°°


Vaned1995: Wiii, grazie mille per i complimenti, mi hai gasata in un modo pazzesco! Sono felice che il nome della protagonista ti piaccia, ma per vedere la reazione di Damon ho paura dovrai aspettare il capitolo 2! Spero che questo, comunque, sia di tuo gradimento! °°Sam°°


Infine ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti:

- Vaned1995

-SYLPHIDE88

E tra le seguite:

- BonnieMora

- Darkbaby

- Jekagnegne

- Vaned1995


Grazie mille a tutte!

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. ***


Ehm... non linciatemi, ok?

Voglio vivere ancora un po' ^^

Chiedo scusa per il ritardo, causa scuola! Lasciamo perdere le solite scemate varie che, sebbene siano tutte vere, in questo momento sono estremamente superflue!

Allora, che altro dire? Nello scorso chappy avevo lasciato un po' di suspense che oggi verrà ripagata!

Se notate, faccio passare parecchio tempo dall'inizio del capitolo alla fine, ma è perchè, non sapendo che fischio di programma c'è alle superiori non posso scriverlo!

Ho comunque tentato di indovinare qualche cosa!

Speriamo bene!

Ok, ora la pianto con le chiacchiere e vi lascio al chappy. Le risposte alle recensioni sono in fondo.

2.

Il ragazzo con gli occhi verdi iniziò a parlare perchè, come dire, si era creato un silenzio alquanto imbarazzante e io, presa com'ero dai miei ragionamenti idioti non ci avevo fatto caso.

-Molto piacere, io sono Stefan...-

...Cullen?”

-...Salvatore, lei è Elena e lui è mio fratello Damon!-

-Piacere! Scusateci se VI sono venute addosso,- disse Alyssa indicando me e Violet.

Fanculo!” pensai, ed ero sicura che lo avesse pensato anche Viò

-comunque io sono Alyssa Evans, lei è Violet McCullough e lei è mia sorella Katherine!-

Stavo ancora lanciando ad Alyssa le ultime maledizioni del mio abbonamento mensile, quando mi accorsi degli sguardi strani che mi lanciarono Stefan, Damon ed Elena.

O più che strani erano sorpresi, perfino Damon che, avevo capito, era parecchio lunatico.

Bene Katherine, il tuo nome ha colpito ancora! Ma che cazzo si erano fatti i miei quando mi hanno dato 'sto caspita di coso?”

Serrai la mandibola per non sparare oscenità di cui poi mi sarei pentita.

Feci invece il sorriso più cordiale che avevo nel mio catalogo, facendo finta di niente.

Volevo farmeli amici, quei ragazzi, considerando che le uniche due persone che conoscevo erano Viò e la libraria pettegola.

E poi sembravano simpatici.

......

...Ehm. Forse Stefan ed Elena. Damon un po' meno, ma chissà che non avesse anche lui una personalità nascosta!

Il diretto interessato, che mi stava fissando negli occhi mi lanciò tutto ad un tratto uno sguardo ostile e, senza salutare ne niente si girò e se ne andò via a passo di marcia.

Lanciai a Stefan uno sguardo dispiaciuto, non volevo assolutamente farlo andare via, solo non sapevo come avevo fatto ad offenderlo se non avevo aperto neanche bocca.

Elena mi rassicurò.

-Non devi sentirti in colpa, non hai fatto niente! Damon è un po'... così! Non vale la pena prendersela, tranquilla!-

Era così gentile che mi dispiaceva solo farle capire che le sue parole non avevano avuto l'effetto sperato.

Le sorrisi.

Mi sembrava di non fare altro che sorridere, quasi quasi avevo i muscoli della mascella intorpiditi.

Ad interrompere i miei pensieri ci pensò con piacere la prima campanella che avvertiva gli studenti che era ora di far conoscenza con i professori.

Salutammo Stefan ed Elena e con uno sbuffo Violet mi trascinò nell'aula di letteratura borbottando un:-Speriamo di non aver di nuovo il signor Taller, altrimenti cambio Stato!-.

Alyssa se ne andò dalla parte opposta alla nostra alla ricerca della sua aula.


Arrivate davanti alla classe di letteratura pregai che il prof mi lasciasse andare al posto senza rendermi ridicola in qualsivoglia modo.

Per grazia divina il signor Taller non era ancora entrato e i miei compagni di corso facevano un casino allucinante.

Erano disposti a gruppetti, generalmente maschi e femmine, alcuni in piedi altri seduti sui banchi o per terra che chiacchieravano animatamente sulle vacanze e sul figo dell'ultimo anno che avrebbero voluto rimorchiare per il ballo di inizio anno.

Io e Violet avvistammo una coppia di banchi nell'ultima fila vicino alla finestra e piombammo a sederci.

Mi lasciai cadere con un sospiro sulla sedia e mi misi a guardare un po' i ragazzi per farmi un'idea generale.

No...

No!

NO

Ti prego, Signore, no!

Fai che quello davanti a noi non sia Damon Salvatore, ti prego, ti pre...

Come non detto!

Ovviamente, davanti al nostro banco chi c'era?

Ma era ovvio, Damon Salvatore!

Certo che la sfiga sa proprio dove guardare, eh! Si gira e, puff, trova me!

Il diretto interessato di girò e quando realizzò chi aveva dietro irrigidì la mascella e mi guardò con fare omicida.

Ma che caspita!

Che avevo fatto io a 'sto qua?

Con puro odio, ecco come mi guardava.

Miseria, sembrava che gli avessi investito il gatto... o ucciso la fidanzata, ma per quanto mi risultava io 'sto tizio non lo avevo mai visto prima.

Voleva il gioco duro? Bene, lo avrebbe avuto!

Avrebbe distolto lui lo sguardo per primo!

Gli mandai un occhiata di fuoco, e lui per tutta risposta alzò un sopracciglio.

Vuoi la guerra, Moro??? E guerra siaaaaaaa!

.

Poi entrò il signor Taller e fummo costretti ad alzare lo sguardo per puntarlo sul prof.

Era vecchio e con i capelli bianchi e sembrava parecchio suonato e sadico.

La cosa peggiore che puoi trovare nei prof è la sadicità: ti guardano, sorridono e tu capisci già che sei morto. Poi sempre sorridendo ti chiedono chissà quale domanda complicata che risale allo studio che hai fatto in quinta elementare e tu sudi freddo sperando che arrivi un suggerimento.

Quando quello non arriva ti trovi a sperare che ti rapiscano gli alieni, ma in fretta perchè il tempo sta per scadere.

Ovviamente gli alieni non arrivano e ti ritrovi con la media abbassata, e saluti con le lacrime agli occhi quel 7 che ti sei guadagnato con tanta fatica....

Fai che non mi chiami, fai che non mi chiami...

Ormai il problema Damon era messo da parte, e in quel momento pregavo tutti gli dei dell'Olimpo che questo schifo di prof di letteratura mi risparmiasse il supplizio.

Ma il mio sesto senso diceva il contrario...

-Signorina Evans, si venga a presentare alla classe.-

Appunto.

Mi alzai titubante dalla sedia e avanzai a passi lenti verso la cattedra con il professore che mi guardava pieno di contentezza. Avrei giurato di vederlo dondolare contento sul posto.

Quando passai davanti al posto del Moretto questo si alzò e mi seguì, probabilmente doveva presentarsi anche lui.


Beh, alla fine non fu tanto male, io ne uscì solo con un: -Ciao, mi chiamo Katherine Evans e vengo dall'Italia. Spero di integrarmi bene e di fare amicizia con tutti voi.-

Per il resto parlò solo Damon, e per quanto mi costi ammetterlo, se la cavò molto meglio di me.

Poi, tornati al posto, iniziammo il programma dell'anno.

Subito? Si, subito! Dovreste aver capito che la razza “prof” è parecchio str...amba!

-Bene, ragazzi, inizieremo il programma parlando di creature leggendarie. Per il prossimo mese parleremo di vampiri e minori demoni della notte.-

Inutile dire che nella mia mente iniziai a ballare la conga, il valzer e i balli popolari.

Yeeeeee!!!

Io quel prof lo amavo!

-...Signorina Evans, ce ne vuole parlare?-

No, lo odiavo! Con tutto il mio essere.

Per la seconda volta nel giro di dieci minuti mi alzai dal mio confortevole banco per andare vicino alla cattedra.

Solo che questa volta non feci scena muta, ma....

*Rullo di tamburi, prego*

Parlai!

Iniziai con un racconto dettagliato sui vampiri, partendo da quelli risalenti al medioevo, rinascimento e arrivando fino ad oggi.

I loro poteri, quali soggiogazione, trasformazione, velocità e sensi sovrumani, tutti in modo dettagliatissimo.

E Taller fu costretto a darmi il primo 9 dell'anno!

Sono o non sono un mito?

Modestia a parte!

Quando finì la mia ottima prestazione ritornai al posto a testa alta e passando davanti al banco di Damon gli scoccai un'occhiata compiaciuta e me ne andai da Violet a farmi fare i complimenti.


♥ ♥ ♥


-E ti giuro, ho parlato per una buona mezz'ora!-

Stavamo camminando nel giardino della scuola dirette verso casa.

Stavo raccontando a mia sorella come erano andate le lezioni e della faccia del Moretto quando ho finito la mia performace.

-Ma come sta a starti antipatico uno come quello? E' troppo carino! Così misterioso, sensuale, affascinante...-

-Affascinante quello lì? Ma ti rendi conto che stai parlando di Damon Salvatore? E' la persona più lunatica e antipatica che ho conosciuto in tutta la mia vita!-

Dovevo essere stata abbastanza convincente perchè tutte e due le mie amiche erano ammutolite e mi fissavano.

No, spetta non fissavano me bensì dietro le mie spalle...

Oh merda!

Ooooh per tutti i vampiri della Terra, ti prego non lui...

Mi girai già immaginando chi c'era dietro le mi spalle, e ovviamente avevo ragione.

-Stavi dicendo a me?- mi chiese un alquanto scocciato moro.

-Ehm, veramente non parlavo propriamente a te, parlavo di te.-

Sentii una risata dietro le sue spalle e mi sporsi un poco per guardare da chi provenivano.

Stefan ed Elena erano praticamente spiaccicati per terra dal ridere.

Aaah, magia delle fan fiction!

Anche se, devo ammettere, quella mi era venuta particolarmente bene! La più carina degli ultimi tempi.

E poi il caro Moretto sembrava mi volesse incenerire e, mentre si apprestava a dirmene quattro mi squillò il cellulare.

Mi allontanai un poco e risposi al telefono.

-Pronto?-

-E allora? Non si usa più chiamare?-

-Buongiorno anche a te, Nicola.-

-Se se... Cooomunque, quanti ne hai fatti fuori oggi?- adoravo quando parlavamo di quelle cose.

Era un gioco che facevamo sempre da piccoli, uno di noi faceva il vampiro e l'altro doveva fare finta di volerlo uccidere con un paletto di legno.

-Uhm... direi che questa settimana sono arrivata a due.-

-Ma se oggi è lunedì!-

-Appunto!-

-Huhu, ma brava, e anche se non me lo chiedi io uno stamattina alle cinque. Ma non ho più paletti...-

-Ma come?-, dissi scandalizzata, - non li riutilizzi? Devi riciclarli sai? Tanto non credo che ai vampiri faccia tanto schifo essere uccisi con un paletto insanguinato... uno vale l'altro, no?-

Ci mettemmo tutti e due a ridere e iniziai a fare il resoconto dettagliato della mia giornata, Moro incluso, anche se mi premurai di parlare a bassa voce.

-Kathy, ci sarebbe Alessandro al telefono che vorrebbe parlare con Alyssa.-

Mi girai verso mia sorella e dopo aver detto si e no “Aly, c'è Ales...” mi ritrovai senza cellulare in mano.

Sospirai e mi diressi verso il gruppetto.

E Damon mi fissava.

Quanto lo odiavo quel ragazzo? Per fortuna che ero io che dicevo sempre a mia sorella di andare oltre le apparenze. Ma quel ragazzo era davvero come si presentava in apparenza, antipatico scorbutico, menefreghista oltre ad essere terribilmente carino.

Ma questi ovviamente erano dettagli.

-Embè?- gli chiesi quando mi avvicinai

-Tu!- mi sbraitò contro incazzato nero.

Stefan stava per intervenire, ma lo precedetti urlando.

-Tu, razza di cretino, ma chi ti credi di essere? Ti ricordo che ho un nome! Mi chiamo Katherine, capito? K-a-t-h-e-r-i-n-e! E ti pregherei di chiamarmi con il mio nome e non “Tu”!

Ma che cazzo hai contro di me, che ti ho fatto? -

Ero largamente incavolata e quando mi arrabbiavo il mio linguaggio diventava quello di una scaricatrice di porto. E ne andavo fiera, porca miseria.

-Anzi, no, guarda non me ne può fregare di meno- ripresi senza lasciargli il tempo di rispondere. -Basta che io e te per il prossimo anno stiamo a circa dieci metri di distanza e la mia permanenza a Fell's Church sarà fantastica. Ciao.- aggiunsi rivolta a Stefan ed Elena e mi incamminai verso casa. Se le altre volevano seguirmi lo avrebbero fatto anche se non glielo avessi chiesto.


-Ma porca vacca- inveii nelle mia stanza prendendo a pugni un cuscino.

E grazie a Dio che non era mia sorella.

-Dai Katy, dormi che è tardi. E' stata una giornata parecchio pesante e tu hai mandato all'inferno il ragazzo più carino della scuola.-

Le diedi una cuscinata in faccia e scoppiammo a ridere.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo Violet ci venne a prendere più presto del solito.

Aveva detto che voleva prima fare un salto nel bosco, visto che era da tanto che non ci passava.

Mi piaceva andare nel bosco, c'era pace e tranquillità, sebbene ci fossero troppi corvi per i miei gusti.

Non mi ero dimenticata dell'enorme cicatrice che avevo sul braccio, Nossignore.

Cercavo semplicemente di non dargli troppo peso, altrimenti sarei finita a tirare parolacce in giapponese.

E non era il caso.


Quando arrivammo vicino al lago ci sedemmo sulla riva e io chiusi gli occhi per godermi almeno un po' quella pace, prima di tornare al chiasso della città appena svegliata.

E sopratutto prima di rivedere Damon.

Su, su, su , dissi a me stessa, perchè stai sempre a pensarlo? Almeno quando non lo vedi...

Ma non riuscii a finire il pensiero che sentii un gracchiare vicinissimo al mio orecchio e, appena spalancai gli occhi, mi ritrovai uno schifoso corvaccio sopra alle gambe che mi guardava.

Anzi mi fulminava con lo sguardo, sembrava mi volesse azzannare seduta stante.

E visto che io sono una persona particolarmente calma nei momenti di difficoltà, cacciai un urlo degno di Alyssa e chiamai quest'ultima e Violet.

Mia sorella, come previsto si terrorizzò (devo ricordare la sua avversione per i volatili?), mentre Violet che era leggermente più intelligente, cercò di scacciarlo, ma il corvo non si mosse di un millimetro.

Anzi, sembrava che guardasse con sufficienza Violet per i suoi scarsi tentativi.

Lo guardai bene e arrivai a una conclusione: o qui ai corvi gli umani facevano un baffo, o era lo stesso schifoso e maledetto corvo dell'ultima volta.

-Toh, non sei ancora morto?-, mi ritrovai a dire all'animale che mi fissava costantemente.

Eh già, perchè con tutte le maledizioni che gli avevo mandato era un miracolo se non era ancora crepato.

Comunque, per grazia di Dio, non mi aveva ancora piantato gli artigli nel polpaccio.

Insomma, era già un traguardo, no?

-Morto? Ma lo hai già visto?-

Mi chiese Violet, smettendo di dare manate al corvo, avendo capito che non se ne andava.

-Si, credo. E' quello che mi ha graffiata.- cercai di manomettere la parola “cicatrice” visto che mi dava sui nervi pensare che quegli obbrobri di segni non se ne sarebbero mai andati.

-Sai,- continuai imperterrita, -credo che lo chiamerò Damon. Gli assomiglia in modo impressionante, sopratutto gli occhi. E poi fa schifo uguale.- terminai noncurante agitando una mano con fare tranquillo.

Il corvo emise un gracchiare di protesta, ma io lo ignorai bellamente.

Se voleva graffiarmi lo avrebbe potuto fare tranquillamente.

E poi da quando gli animali capiscono il linguaggio umano?

Magari potrei addomesticarlo, così poi lo farei buttare in un fosso...

Sorrisi a quel pensiero.

Quanto mi sarebbe piaciuto vedere la sua carcassa galleggiare in una pozza di sangue...

Uhm, tutti quei libri horror iniziano a farmi un certo effetto.

-Oh cavolo!- esclamò ad un tratto Alyssa.

-Ehm, ragazze? E' tardissimo, tra dieci minuti dobbiamo essere in classe!-

Quello che successe dopo lo ricordo vagamente.

Ricordo che ci alzammo di scatto e iniziammo a correre e in un attimo fummo a scuola.

"Attimo" per modo di dire, visto che ritardammo di circa dieci minuti.

Il signor Taller era intento sulla spiegazione dei demoni nell'opera Dantesca e si limitò a lanciare un'occhiataccia a me e a Violet e a urlarci (sputacchiando saliva) di andare al posto e prendere appunti, borbottando qualcosa sui nuovi alunni che arrivano a che ora vogliono loro.

Non pensai al corvo fino a che non fui seduta sul banco insieme alla mia amica.

Mi chiesi che fine aveva fatto e immaginai che fosse volato via senza, questa volta, farmi uscire sangue da qualsivoglia parte del corpo.


Quando finalmente la campanella suonò il primo pensiero che feci fu che letteratura era rovinata con un prof così. Il secondo che il Moro non aveva partecipato alla lezione quel giorno.

Le altre lezioni mattutine passarono tranquille, tra inglese, matematica e imprecazioni contro i numeri varie.


Quando fu ora di andare in mensa io e mia sorella chiudemmo i libri di algebra, tirammo un sospiro di sollievo e ci dirigemmo nella sala per pranzare, cercando di individuare Violet, Elena e Stefan, visto che avevamo programmato di mangiare tutti insieme.

Ovviamente non mi aspettavo di trovare Damon, visto che a lezione non c'era.

E invece, andando verso la sala, vedi una testa nera che andava nella nostra stessa direzione.

Aguzzai la vista e capii che era veramente Damon. Camminava come un fotomodello, lanciando sorrisi maliziosi a destra e a manca e mostrando i suoi bicipiti a tutte le ragazze che passavano, che puntualmente si fermavano ad adorarlo.

"Ma chi si crede di essere quello lì? Umpf"

Accellerai il passo prendendo Alyssa per una mano e lo superammo senza guardarci indietro.

-E se io l'avessi voluto ammirare ancora un pò?- chiese un pò irritata mia sorella

Non le risposi. Probabilmente per non urlarle tutta la mia irritazione in faccia. Davanti a tutti.

Le nostre due amiche ci aspettavano al tavolo dall'altro capo della mensa e vidi Stefan andare a sedersi vicino ad Elena per poi stamparle un bacio sulle labbra.

Io e Alyssa ci avviammo a passo baldanzoso verso gli altri e ci sedemmo davanti a loro con i nostri vassoi.

Appena appoggiammo il sedere sulle panche Violet attaccò a parlare.

-Ragazzi, sapete che poco fuori Fell's Church hanno aperto un luna park enorme?! Ci sono un sacco di giostre, che ne dite se il prossimo mese ci andiamo tutti insieme?- propose la nostra amica, facendo danzare le sue buffe treccine rosse.

Io ed Alyssa, che avevamo sentito la notizia accettammo subito, e mentre Stefan apriva la bocca, probabilmente per accettare visto il sorriso nelle sue labbra, sentì dietro di me una voce.

-Ma certo fratellino, perchè no? ...Elena?- chiese strafottente marcando sul nome della ragazza.

-Verrai anche tu???- chiese Violet (che aveva appena finito di sbavare) con fare adulatorio -Ma è fantastico!-.

Damon le sorrise dolzie dolzie...

Bleah!!!

-Certo, fantastico...- mormorai io ironica a bassa voce, cercando di non farmi sentire e inficcandomi la bottiglietta della coca in gola per non sbuffare.

Il Moretto, no acc., Damon si girò e aggiunse, al suo solito sorrisetto strafottente, la classica espressione da "non-ho-ben-capito-cosa-intendi-se-hai-coraggio-ripeti".

Alzai le sopracciglia, lo guardai e dopo pochi millesimi di secondo riportai la mia attenzione al pranzo.

...

No, non l'ho fatto perchè in quel momento mi sentivo particolarmente superiore.

E' che, con quella faccia, faceva un tantino paura. Ma solo un pochino, eh!

Lasciammo cadere lì l'argomento e parlammo amichevolmente per il resto del pranzo.



Eccomi di nuovo qui!

Allora, ora rispondo alle recensioni!


Shaky: Grazie mille per la recensione e per i complimenti! E perdonai se ti ho fatta aspettare troppo! Comunque spero che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia soddisfatta! Hai visto come ha reagito Damon? Te lo aspettavi??? Beh, tanti saluti! °°Sam°°

Vaned1995: Ciao! Piaciuto il chappy? Spero proprio di si! Ti ringrazio per il commento positivo! Ci sentiamo presto! °°Sam°°

Deny1994: Ciao! Grazie ancora per il consiglio della scheda personaggi! Ti sono molto grata e sono felicissima che tu abbia recensito! Grazie mille ancora per i complimenti! Mi fanno veramente piacere! Alla prossima, °°Sam°°

Ringrazio chi ha inserito questa fic tra le preferite:

1. Jenny Cullen (anche io amo Twilight ^^)

2. Robbina

3. Shamy

4. SYLPHIDE88

5. Vaned1995

6.YuiChan95


Tra le seguite:

1. BonnieMora

2. Darkbaby

3. Jekagnegne

4. Robbina

5. Shaky

6. Vaned1995

7. _Lisasomerhalder_


E tra le ricordate:

1. Barrowman

2. Robbina


Ringrazio tutti e li invito a lasciare una recensioncina che mi farebbe molto piacere!

Bacioni

°°Samirina°°





Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. ***


Ciao ragazze!

Visto che questa volta ci ho messo un po' meno ad aggiornare? E' già un inizio, no?

Beh, vi lascio alla lettura, le risposte alle recensioni sono a fine capitolo.


3.

Il resto del mese passò abbastanza tranquillo.

Stefan ed Elena si erano rivelati molto simpatici, per niente al contrario di come dimostravano le apparenze.

A biologia ero seduta accanto a Stefan, mentre ad artistica ad Elena, che diciamocelo, aveva una vena artistica molto scarsa. Comunque.

Per il resto delle lezioni che dividevamo stavo in banco con Violet o Alyssa.

Non avevo quasi nessun corso da sola, se togliamo fisica che era in "compagnia" di Damon che non perdeva l'occasione per mostrarmi quanto fosse più bravo di me nello sport.

Io l'avevo mandato qualche volta a farsi fottere, ma probabilmente non aveva capito il concetto.

Se voleva gli avrei dato delle ripetizioni. Pratiche però.

Beh, a parte questo le cose procedevano normalmente.

Le materie erano difficili, Damon faceva l'idiota, L'allegra compagnia (noi, modestia a parte) faceva stragi, che non erano di cuore, Damon faceva l'idiota, avevamo fatto altre amicizie, anche se poche di interessanti, Damon faceva l'idiota...

Niente di interessante, insomma.

E anche la nostra gita al Luna Park era sempre più vicina e io e Violet non stavamo più nella pelle.

E sarebbe venuto anche Damon.

Evvai... come rovinare una giornata altrimenti perfetta.

Vabbè, passiamo a cose più importanti.

Pensai fiondandomi sui compiti di letteratura che erano domande a crocette su Leopardi.

Ma mi chiedo, chissenefrega di Leopardi. A chi interessano vita, morte e miracoli di uno già decrepito?

Insomma, mica era colpa mia se alla lezione dove il professore l'aveva spiegato, Violet non c'era e mi era toccato aver per compagna di banco una bionda ossigenata, o meglio platinata (che secondo me di naturale aveva ben poco) che mi straziava con i suoi pettegolezzi dell'era preistorica.

Per cui io, che non volevo diventare idrofoba od avere una crisi isterica nel bel mezzo di una lezione, pensai di fare cose più interessanti, ovvero:

Ingegnarmi Su Come Avrei Potuto Dar Fuoco All'Individuo Davanti A Me Senza Destare Sospetti.

In poche parole, cercare di incenerire con lo sguardo Mister Salvatore Sono Un Figo Da Paura.

Come conclusione del mio contorto ragionamento mi presi una strigliata da prof perchè non ero attenta e mi dovetti sorbire le lamentele di un'ossigenata che non avevo ascoltato neanche per un secondo.

Alla fine della lezione dovetti anche sentirmi dire: -Ma sei innamorata di (sospiro) Damon che non la smetti di fissarlo?-

La guardai da sotto in su e in quello stesso istante suonò la campanella.

Ignorai la sua domanda.

-Sai come si uccidono i vampiri? BRUCIANDOLI-

Presi i miei libri e me ne andai.

Certo, non avevo detto una perla di saggezza, ma l'importante era crederci e apparire sicuri, no?


Era sera e il giorno dopo sarei finalmente andata al luna park.

Evviva...

Ero sul divano che leggevo per la decima volta "Cime Tempestose" un classico per una come me che amava la letteratura e mi perdevo nelle vicende amorose tra Catherine e Heathcliff.

Magari fossi stata la Catherine della storia e avessi vissuto le sue vicende così amorose e passionali.

"...ma la manina vi s'aggrappava mentre una voce d'infinita malinconia singhiozzando diceva:-Lasciatemi entrare, lasciatemi entrare!-.-Chi...siete...voi?- domandai continuando a lottare per liberarmi. -Catherine Linton,- rispose con un tremito la voce (perchè, pensavo, Linton? Avevo letto Earnshaw venti volte almeno per ogni Linton). -M'ero perduta nella landa, ed ora son tornata!- Mentre la voce così diceva, distinsi, oscuramente, un volto infantile che guardava attraverso la finestra...."

-Katherine.-

"...Il terrore mi rese crudele: vedendo che non mi riusciva di sfuggire alla stretta,..."

-Katherine!-

"...attirai il pugno sul vetro rotto e..."

-Katherine!? KATY!-

-EH?- sibilai irritata perchè mio papà mi aveva appena interrotto mentre leggevo.

Ma poi guardando la sua faccia a dir poco incazzata, pardon, incollerita, trasformai il mio broncio in un sorriso tirato.

-Dimmi papi.-

-C'è un ragazzo al telefono che ti vuole.-

Annuii e mi alzai per afferrare il cordless che mio padre mi porgeva e salendo le scale per avere un pò più di privacy: se papà era arrabbiato voleva dire che chi era al telefono non era nostro conoscente. O per lo meno non suo.

-Pronto?- dissi con un sospiro mettendo il telefono vicino all'orecchio

-Ehilà!- disse una voce al di la della cornetta, facendo capire che era ben felice di aver chiamato. O di rompere le balle.

-No, tu no!- esclamai a voce un po alta, tanto che mi sorella aprì la porta della mia stanza e ficcò dentro la testa per vedere cosa succedeva, alzai le spalle e le feci segno di uscire, poi mi premurai di abbassare la voce.

-Sul serio Damon, che cosa vuoi?.- rincominciai. -Non ho veramente voglia di litigare.-

Lui fece una risatina e mi rispose: -E quando mai noi due abbiamo litigato?-

Non mi presi la briga di rispondere.

-Te lo richiedo e se non mi rispondi ti attacco il telefono in faccia. Cosa vuoi?-

-Niente di che. Elena voleva sapere a che ora dovevamo farci trovare davanti casa vostra.-

-Ah, aspetta che... Alyssa, non origliare!- aggiunsi in direzione della porta. Si sentì uno sbuffo e un tonfo segno che la povera porta era stata sbattuta con violenza.

-Tua sorella stava origliando?-

-No, guarda!- dissi sottovoce, tanto per non rischiare che anche a papà fosse venuta la bella idea di ascoltare la mia conversazione.

Damon scoppiò a ridere in un modo leggermente irritante e mi rinfacciò: -Allora, quand'è che avremmo litigato noi due?-

Sospirai

-Il primo giorno che ci siamo conosciuti, mi pare. Sembrava mi volessi azzannare.-

Lui non rispose e io tentennai, poi mi salì spontanea alle labbra una domanda: -Perchè mi odi?-

Sentii la cornetta fischiare, o forse erano le mie orecchie che protestavano per la stupidata di domanda che avevo appena fatto.

-Ok, come non detto, ciao.-

E gli chiusi il telefono in faccia.

Dopotutto gliel'avevo pormesso, no?

Appoggiai l'apparecchio sul comodino e dopo avere bussato entrai nella stanza di mia sorella.

-Aly...-


♥ ♥ ♥


Correvo...

Correvo, ma sembrava che non mi muovessi di un passo.

Urlavo e chiamavo.

Cercavo di afferrare un mantello color porpora che puntualmente mi scivolava dalle mani.

Correvo più forte che potevo, fino ad avere il fiatone, fino a che tutti i muscoli iniziarono a chiedere pietà.

Ma correvo, correvo continuamente.

E urlavo, chiamavo la persona che, avevo capito, era un ragazzo.

Lo desideravo con tutto il mio cuore, volevo che si voltasse, che si accorgesse di me, che notasse il bel vestito di seta nuovo che mi ero messa apposta per lui.

Volevo che mi abbracciasse e che mi baciasse, perchè solo con lui mi sentivo al sicuro.

Un nome uscì dalle mie labbra.

-Heathcliff!-

Mi fermai sbigottita, notando che il ragazzo si era fermato e che si dirigeva, finalmente, verso di me.

Non vedevo il suo volto, era nascosto dell'ombra degli alberi che fino a quel momento non avevo notato. Il sole illuminava il sontuoso completo da viaggio che indossava così che io potessi ammirare tutta la sua straordinaria bellezza, ma non riuscivo ancora a vederne il volto.

Si fermò all'ombra degli alberi, lasciando il suo viso in ombra.

-Catherine Linton.-, disse e la sua voce mi fece piacevolmente rabbrividire.

Ma... no! No! I mio nome non era Catherine Linton, era Earnshaw, Catherine Earnshaw!

"-Catherine Linton,- rispose con un tremito la voce . Perchè, pensavo, Linton? Avevo letto Earnshaw venti volte almeno per ogni Linton"

Appena pensai a quella semplice, inutile frase, il bel paesaggio iniziò a sfumare e divenne tutto buio.

L'ultima cosa che vidi fu il ragazzo e poi mi svegliai, nella mia camera, tutta sudata e con gli occhi spalancati.

Mi rigirai da un lato, conscia che avevo fatto solo un incubo e ripresi sonno.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo mi svegliai abbastanza irriequieta.

Solo dopo qualche minuto che avevo passato guardando il soffitto mi resi conto che avevo sognato quella notte. Anche se mi riusciva difficile far tornare alla mente tutto il sogno.

Una cosa che, però, sapevo e ricordavo chiaramente era la sensazione di appartenenza e di possesso che provavo per quel ragazzo.

Mi accorgevo che, col passare del tempo, ricordavo sempre più particolari di quello strano sogno che aveva coinvolto, non Katherine Evans, ma Catherine Linton.


All'orario prestabilito Elena, Stefan e, per mia sfortuna, Damon suonarono alla mia porta.

-Ciao Alyssa, Katherine!-, ci accolsero i nostri amici.

Guardai di sottecchi Damon: sembrava felice come Zio Voldy quando il piccolo Harry gli frega tutti i poteri.

-Kate- mi chiamò all'ordine Stefan, -Non hai dormito stanotte?-

-No, ho fatto un incubo. Sognavo di correre dietro a un tizio vestito da riccone dell'800.-

Alzai le spalle e feci intendere che il discorso era chiuso lì.

Partimmo circa dieci minuti dopo, quando arrivò anche Viò.

Avevamo preso due macchine e ci eravamo divise: Io, e Viò nella macchina di Damon, con Damon e Alyssa con Elena e Stefan nella macchina di quest'ultima.

Violet era incredibile. Si era messa nel posto del passeggero affianco a Damon e se lo mangiava con gli occhi.

Mi faceva venire il voltastomaco!

E visto che non volevo sporcare quel gioiello di macchina, mi misi l'IPod sulle orecchie e aprii Cime Tempestose iniziando a leggere da dove mi ero interrotta il giorno prima.

"...Il terrore mi rese crudele: vedendo che non mi riusciva di sfuggire alla stretta, attirai il pugno sul vetro rotto e lo sfregiai sopra di esso, avanti e indietro, finchè il sangue ne spicciò, inzuppando le lenzuola. Ma ancora, ancora la voce gemeva: - Lasciatemi entrare!- e la stretta continuava tenace, rendendomi quasi pazzo di terrore..."

Quando finivano le canzoni sentivo di sottofondo Violet e Damon parlare.

Non me ne curai, continuando a leggere.

"...-Vattene,- urlai. -No, no, non ti lascerò entrare, implorassi tu per vent'anni!-. -Son vent'anni,- si lamentò la voce; -vent'anni. Sono stata derelitta per venti anni.-..."

Che tristezza, povera Catherine, costretta ad abbandonare il suo grande amore per un inutile ostacolo come la morte, che li aveva separati per sempre.

"Guarda te cosa può fare l'egoismo a volte. Cosa possono fare le parole non dette, a cosa può portare un amore non confessato." pensai, e sospirando ripresi il contatto con la realtà, notando che eravamo già arrivati nei pressi del parco.

-Non ci abbiamo messo molto-

Sentì che diceva Violet.

-No, infatti...- e Damon mi guardò dallo specchietto retrovisore. Dovevo avere la faccia estremamente stralunata, perchè lui sorrise a trentadue denti e mi intimò di scendere dall'auto.


Già l'entrata del parco diceva tutto.

Dire che era fantastico era un eufemismo! Le attrazioni brillavano alla luce del sole con i loro colori sgargianti e in lontananza si vedeva la ruota panoramica girare lentamente e fermarsi pochi secondi per poi ripartire lentamente.

Chissà che bella vista ci doveva essere da lassù!

-Beh, che cosa fai lì impalata? Muoviti!- mi urlò mi sorella dalla biglietteria

Mi ripresi e corsi verso Elena e gli altri che nel frattempo avevano già preso i biglietti, quando Violet mi diede il mio notai che era valido solo per mezza giornata: ci sarebbe bastata comunque!


Ci divertimmo un mondo a correre da una giostra all'altra.

Stefan e Damon mi convinsero perfino ad andare nelle montagne russe, e per miracolo non vomitai i pasti del giorno prima. Tutti quei giri della morte non facevano per me e neanche per Elena, da quello che avevo capito.

Ma la cosa più bella in assoluto fu di sicuro lo spettacolo dei delfini. Io e Violet correvamo dai posti a sedere alla balaustra ad osservare l'allenatrice far fare ogni tipo di capovolte.

La ragazza, Elizabeth mi pare, era davvero bravissima: faceva fare ai delfini esercizi complicatissimi, imitando delle figure con il suo corpo sinuoso, mentre la lunga treccia bionda le dondolava dietro la schiena e ogni volta che gli animali le davano soddisfazione si apriva a tutto il pubblico in un sorriso radioso spettacolare.

Così, centinaia di capriole dopo, uscimmo dalla piscina.

Lo spettacolo, nel suo complesso, durò parecchio e fu veramente splendido.

Mi ricordo bene un particolare, che in quel momento mi sembrava stonasse: una donna, sulla trentina che alla fine dello spettacolo parlava animamente con Elizabeth.

Aveva i capelli rossi e lunghi fino al sedere, portava un vestito nero e porpora lungo quasi fino a terra che mostrava le sue curve.

Quando la vidi era girata e la vedevo solo di spalle, ma si girò una frazione di secondo e potei vedere il suo viso.

Sembrava quello di una bambola di porcellana cattiva, aveva un cipiglio malvagio che mi fece rabbrividire.


Il resto della giornata passò tranquillamente.

Ed ero talmente stanca che quando Damon mi aprì la portiera della macchina mi limiti a sorridegli ed a ringraziarlo, cosa che lo stupì parecchio.

Mi appoggiai con la testa al finestrino e, solo in quel momento capì che quella macchina era addirittura meglio di un letto e che io mi stavo per addormentare.

Faticavo a tenere gli occhi aperti e mi dissi che, se dormivo cinque minuti, non mi avrebbe fatto di certo male...


♥ ♥ ♥


Correvo, sempre dietro alla stessa figura che sembrava non avvicinarsi di un passo.

Solo quando sentii i polmoni scoppiare e le gambe cedere ricordai, in un lampo capii che stavo solo sognando.

Mi guardai intorno e scoprii solo in quel momento che una landa mi circondava da ogni parte, senza via di fuga. L'unica cosa positiva, pensai, è che non ci sono alberi, lui non si può nascondere!

Non feci in tempo a pensare tutto ciò che la figura si era fermata.

Ero convinta che avrei potuto vederlo, ma tutto intorno a me si fece buio ed io inciampai sui miei stessi piedi per la sorpresa. Avrei pensato di cadere ed invece due braccia robuste mi afferrarono e bloccarono la mia rovinosa caduta.

-Catherine Linton- disse di nuovo la voce, e di nuovo mi fece rabbrividire di piacere.

Volevo parlare, rispondere al mio Heathcliff, ma sapevo che le parole non sarebbero servite perchè lui mi conosceva meglio di come mi conoscevo io...

No!

Cercai di ragionare e di aprire la bocca per dire a quel ragazzo che io non mi chiamavo Linton, ma ...Earnshaw... Evans... Earnshaw... Evans... Earnshaw... Earnshaw...


♥ ♥ ♥


Mi svegliò la tiepida luce del sole che entrava dalla finestra.

In un primo momento, non sentendo alcun movimento e rammentando del Luna Park, pensai che fossimo arrivati a casa, ma poi avvertendo il materasso sotto di me capii che ero in un letto.

Nel mio letto!

Come cavolo ci ero finita?

Cioè, ero nella macchina di Damon e mi sono addormentata...

Probabilmente Stefan mi ha portata a letto senza svegliarmi e interrompere quello che, secondo lui, era un bel sonno.

Ma dooooooove!?

Già odio correre nella realtà, figurarsi se dovevo farlo anche in sogno!

-Stupido libro.- borbottai stiracchiandomi e iniziando ad uscire dal mio cuccio caldo.

Mentre mi dirigevo in bagno buttai uno sguardo all'orologio e vidi che erano solo le 6.30.

Quindi mia sorella non si è ancora alzata...

....

Wiiiiiiiii!

Ho sempre desiderato farlo!

Corsi in cucina, stando attenta a fare piano e controllando che i miei fossero già usciti, perchè non volevo morti sulla coscienza.

Presi due coperchi di pentole e, con passo da felino andai davanti la camera di mia sorella ed entrai.

Presi un bel respiro e...

-SVEGLIAAAAAA!- urlai sbattendo i coperchi uno addosso all'altro.

Mia sorella si svegliò urlando da perforare i timpani.

Quando capì che non c'era nessun pericolo iniziò ad urlarmi dietro mentre io mi piegavo in due dalle risate.

Faticavo perfino a tenermi in piedi e avevo le lacrime che mi scorrevano copiose sulle guance, fino a cadere a terra.

Ad un tratto sentì un urlo: -Bubuloski, attacca!-, e mi arrivò in faccia il peluche a forma di orsetto lavatore che mi sorella aveva da quando era piccolina.

Mi alzai traballante e scansai per un pelo un cuscino e, addirittura gli stessi coperchi che avevo usato un attimo prima.

Uscì dalla stanza ancora scossa dalle risate.


Quando Violet suonò il campanello io e Alyssa eravamo già pronte da un pezzo.

Prendemmo le cartelle e uscimmo raggiungendo la nostra amica.

Violet, da brava osservatrice qual'era, notò subito che io ero enormemente allegra e che Aly era fin troppo corrucciata.

-Katy, come mai sei così felice? E' per Damon, forse?-

Guardai Violet stralunata.

-Non lo sai? Aly,- chiese rivolta a mia sorella, -non le hai detto niente?-

Lei scosse la testa e borbottò qualcosa che assomigliava pericolosamente a "E' quel che si merita"

-Beh, se Alyssa non ti ha detto niente, te lo dico io: ieri, quando ti sei addormentata in macchina, indovina chi ti ha portata nella tua camera?-

Dicendo ciò si era girata totalmente verso di me e camminava dritta a malapena.

-Stefan?-, tentai sperando che la risposta fosse quella giusta

-Nooooo, l'altra opzione! Ma non sei contenta?- aggiunse la mia amica vedendo che mi ero rabbuiata tutto d'un tratto.

Io scossi la testa e alzai le spalle facendo ben intendere che, no, non me ne fregava niente.

Figurati

Tanto per cambiare discorso, raccontai la bella sveglia che aveva avuto mia sorella e Viò, come immaginavo, scoppiò a ridere di gusto.

-... e poi mi ha aizzato contro Bubuloski!- conclusi il mio resoconto che eravamo quasi arrivate a scuola: vedevo Stefan, Damon e Elena in lontananza.

-Guarda,- ribatté Alyssa, -che il mio Bubuloski può essere molto feroce! Ti avrebbe potuta azzannare se avesse voluto!-

Quello che faceva ridere è che sembrava fermamente convinta di quello che diceva.


Le ore mattutine passarono tranquillamente, anche se la verifica di aritmetica mi sembrava che fosse andata da schifo. Ma vabbè.

Quando suonò la campanella del pranzo (Yeeeee!) mi avviai in mensa.

C'era una cosa che dovevo assolutamente fare: ringraziare Damon.

E si sarebbe rivelato un arduo compito.


Allora, intanto spero che il chappy sia piaciuto!

Poi volevo ringraziare chi ha recensito, tutte nuove! E quelle “vecchie”? Il capitolo non vi è piaciuto? Vabbè, sarà per la prossima volta!


Gaga96: Grazie mille per la recensione! Anche a me piacciono le Donnie, ma secondo me sono belle anche quelle con il nuovo personaggio, e visto che la stavo pensando da tanto ho deciso di scriverla! Comunque apprezzo molto che tu la legga lo stesso sebbene il paring non sia il tuo preferito! Grazie mille! Baci °°Sam°°

YuiChan95: Si, anche io all'inizio odiavo Damon! Poi però ho iniziato ad amarlo, per quello ho deciso di farci una fic! Grazie mille per la recensione! °°Sam°°

Jenny Cullen: Ciao! Anche io adoro Twilight e Damon è il mio personaggio preferito! Non ti dico se ci hai azzeccato o no sulla previsione, ma ti posso dire che la scoperta di Katy e Aly sull'esistenza dei vampiri è ancora abbastanza lontana! Baci °Sam°°

Darkbaby: Sono felice che la fic ti piaccia! E' un grande trionfo per me! Davvero molte grazie! °°Sam°°


Infine ringrazio chi ha messo la fic tra i preferiti, le seguite e le ricordate!

Grazie mille a tutti!

°°Samirina°°

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. ***


Ciao!... Ehm... non ho neanche il coraggio di controllare da quanto tempo non aggiorno, ma mi rendo conto che è davvero tanto. Non ho scuse.

Capisco se avete deciso di smettere di leggere la fic. Ma, da brava studiosa quale sono, mi sono dovuta impegnare non poco con la scuola in questo periodo.

Per fortuna ora ci sono le vacanze e spero di riuscirmi a portare abbastanza avanti con la storia.

Intanto... buona lettura!



4.

Caro diario,

ormai non sono più sicura di niente.

Perfino la mia certezza della stupidità assoluta di Damon è andata a farsi fottere.

Oggi, come ben sai, visto che io sono educata lo sono andata a ringraziare per la gentilezza che mi ha fatto l'altro giorno.

Visto che, tra parentesi, mi sono addormentata in macchina sua senza un motivo apparente.

Stavo uscendo dalla classe di educazione artistica quando me lo sono ritrovato davanti: se dico che ho fatto un infarto stai sicuro che sto minimizzando!

Non potei non notare che era veramente bellissimo. La maglia nera attillata gli stava d'incanto e faceva risaltare gli occhi color del ghiaccio.

All'inizio, lo ammetto caro diario, pensai di ignorarlo, visto che aveva avuto la faccia tosta di farsi trovare davanti la mia classe.

Ma, questa volta mi ha veramente sorpresa: mi ha sorriso e mi ha chiesto (senza nessun fine apparente) se poteva accompagnarmi pranzo.

Ovviamente gli ho risposto di si, anche perchè c'era una ragazzina di un paio di anni più piccola che fissava Damon con la bava alla bocca.

Sembrava Violet ridotta, se non fosse stato che aveva i capelli biondo cenere.

Non cambio discorso, tranquillo!

Dicevo, mentre ci avviavamo in mensa decisi di parlargli, ora o mai più pensai.

Lui guardava davanti a se, senza mostrarmi alcuna intenzione di parlare.

Io lo feci lo stesso, tanto per togliermi un peso dallo stomaco (probabilmente non ci crederai, ma quello era un gran colpo per il mo orgoglio).

-Damon?- lo chiamai, lui si girò e mimò un "si" con le labbra.

Dio quanto era bello?

-Io... ti volevo ringraziare per ieri,- iniziai a tutta velocità, -Violet mi ha detto che... mi hai lasciata dormire e allora...-

Lui, per bloccare il flusso ininterrotto delle mie parole mi ha presa per la spalla e mi ha fatta voltare verso di lui.

Per un attimo mi sono persa nei suoi occhi. Solo un attimo però!

-Io non ti odio- mi ha detto dopo qualche secondo con tono suadente, sempre guardandomi intensamente negli occhi.

Mi sono sentita sciogliere e dentro il mio stomaco sembrava ci stessero passando i bisonti, tanto era il garbuglio che sentivo.

Sinceramente, credo di aver fatto una figura di, lasciamelo dire, merda, visto che non gli ho risposto e sono rimasta lì a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua. E lui se ne è andato senza dire un altra parola.

Quanto sono stupida?

Bah, non capisco più niente,

Katherine


♥ ♥ ♥


Chiusi il mio diario gli misi il lucchetto accertandomi che fosse chiuso, lo riposi con cura in un cassetto e infilai la chiave dentro al ciondolo che avevo al collo.

L'avevo comprato da un antiquario poco prima di iniziare la scuola, e visto che mi piaceva molto lo portavo sempre al collo e poi era un posto molto sicuro per le mie chiavi.

Guardai l'orologio e decisi che era ora di andare a fare la mia ricerca di storia nella biblioteca della scuola.

-Alyssa, vado in biblioteca, vieni?-

-Naaaa, devo proprio? Sto cercando di finire matematica e la biblioteca non aiuta la mia vena artistica: è penosa!-

-Ok, ok, andrò da sola. Sorella degenere.- aggiunsi quando fui fuori dalla sua portata d'udito.


In biblioteca decisi di mettermi in un tavolo appartato e solitario per concentrarmi meglio.

Avevo deciso di lavorare sul Rinascimento, periodo storico che avevo capito relativamente poco e che dovevo approfondire. Sopratutto le credenze popolari.

Presi parecchi tomi, tutti polverosi, e li appoggiai sul tavolo; tirai fuori fogli, penne e il mio adorato portatile, lo accessi e andai su Google.

Iniziai ad aprire i libri e a dividerli per contesti: artistico da una parte, storia del periodo dall'altra e così via.

Poi iniziai la ricerca:

"Il Rinascimento è un periodo artistico e culturale della storia d'Europa, che si sviluppò a partire da Firenze tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna, in un arco di tempo che va all'incirca dalla seconda metà del XIV secolo fino al XVI secolo, con ampie differenze tra disciplina e disciplina e da zona a zona..."


Dopo circa un ora e mezzo avevo finito la parte storica e sociale, quella più pesante e finalmente potevo dedicarmi all'arte, alla moda e alla religione del tempo.

Mi piaceva sapere gli usi della gente del passato, per confrontarli con i nostri, per immaginare cosa potessero provare, come e dove potessero vivere...

-Ti sei persa tra le tue fantasie, gattina?-

Ci misi qualche secondo a capire che la voce era di Damon. Il cuore mi fece una capriola nel petto, ma lo fermai prima che si mettesse a battere furiosamente.

Trassi un profondo sospiro e mi girai per salutarlo.

Rimasi un secondo interdetta: era ancora più bello di quella mattina e i suoi occhi erano ancora più lucenti e... bruciavano?

Non letteralmente, ma sembrava che ardessero, sembravano dotati di vita propria.

-Ciao Damon.- gli dissi con un sorriso.

Una parte nascosta di me era felice di averlo vicino, l'altra parte quella più razionale era irritata perchè non lo odiavo più.

No, infatti non lo odiavo più.

Non sapevo esattamente cosa provavo per lui, ma di sicuro desideravo essergli amica, dopotutto avevo capito che non era così male come si era presentato all'inizio, forse un pò strafottente e troppo sicuro di se si, lo concedo, ma aveva anche un lato gentile.

Almeno con me, visto che sembrava che volesse scannare suo fratello. Anche Elena secondo me, ma solo perchè era fidanzata con lui.

-Cucù, ci sei?- mi chiese Damon sventolandomi una mando davanti al viso.

Oddio, mi ero ripersa nei miei pensieri!

-Sisi, scusa! Stavo pensando a... ehm... come continuare la ricerca.- dissi inventando la prima balla che mi veniva in mente.

Probabilmente non funzionò, visto che mi guardò con fare scettico, ma si sedette ugualmente vicino a me.

-Che ricerca fai?-

-Storia, sul Rinascimento. Anche Stefan dovrebbe farla, visto che è al mio stesso corso.-

-Non mi importa di quello che fa Stefan-

Ora la sua faccia era cambiata, sembrava irritata. Probabilmente perchè avevo iniziato a parlare del fratello. O forse no, boh.

-Ok... e, ehm, qual buon vento ti porta qui?- gli chiesi, tentando di alleggerire la situazione e cambiare discorso.

-Tua sorella mi ha detto che eri qui, e io sono venuto.-

Uaho, tutto questo per me? Pensai ironica, ma stetti bene attenta dal dirlo.

Non volevo che si arrabbiasse per niente.

-Beh, grazie. Ecco- dissi, -io per oggi ho finito, ci andiamo a fare una passeggiata?-

Ammetto di essere stata speranzosa, anche se non credevo che accettasse. Dopotutto fino ad un paio di giorni prima neanche ci guardavamo.

Stupendomi non poco Damon accettò.


Ci avviammo verso la periferia della città parlando del più e del meno, come se ci conoscessimo da sempre.

-E così abitavate anche voi in Italia?- gli chiesi, quando saltò fuori in discorso che lui e suo fratello erano Fiorentini.

-Si, a Firenze. Poi ci siamo trasferiti qui.-

-Ah. Ah. Oooh.- mi ricordai in quel momento di un piccolo particolare. Dovevo chiamare quel demente di Nicola.

Mi aveva detto che altrimenti non si sarebbe fatto più sentire. Evidentemente lo stavo trascurando un pò troppo in questo periodo.

"Mai cambierò la pelle

non c'è vita alcuna

che plachi la mia dolce sete..."

E questa da dove...? Ommiodio è il mio telefono!

Iniziai a cercare freneticamente il mio cellulare nella borsa.

"E' la notte che mi chiama

eclissi tra le dune

le anime che spengo sono mie..."

Quando trovai il telefono tirai un sospiro di sollievo e mi affrettai a rispondere, preparandomi psicologicamente alla sfuriata del mio interlocutore.

-Pronto?-

-Alleluja! Cosa aspettavi a rispondere, la terza guerra mondiale? O magari che qualche meteorite colpisse la terra? O...-

Mi allontanai il ricevitore dall'orecchio perchè non ne potevo veramente più. Nicola urlava come un ossesso e non mi lasciava parlare.

Chiesi scusa a Damon con gli occhi e lui mi sorrise facendo perdere al mio cuore un battito.

Continuai a camminare sul marciapiede evitando i rami troppo bassi degli alberi che erano sul ciglio della strada e che minacciavano di prendermi direttamente in faccia.

Quando mi resi conto che Nicola aveva smesso di farneticare cavolate pensai che, finalmente, avremmo potuto avere una conversazione amichevole.

-Posso parlare io, adesso?- iniziai con un tono ragionevole; sentendo un mugugno dall'altra parte della cornetta continuai. -Dimmi, secondo te ho fatto apposta a non chiamarti?-

-..-

-Sono solo impegnata. In futuro ti pregherei di non urlare in quel modo e di portare un poco di pazienza in più.-

Alla fine, da quella conversazione, scoprì che gli mancavo e che era geloso dei miei nuovi amici.

O, almeno, quello era il succo, visto che era troppo orgoglioso per dirmelo in faccia. Da parte mia ne ero contenta, perchè voleva dire che mi voleva bene e che teneva veramente a me, anche se aveva davvero esagerato. Per di più in presenza di Damon.

Comunque, alla fine della telefonata eravamo praticamente davanti casa mia.

-Scusa Damon, sono stata veramente maleducata a parlare al telefono mentre mi accompagnavi a casa.- gli dissi con gli occhi bassi, alzando poi lo sguardo per incontrare le sue meravigliose iridi azzurro ghiaccio.

-Non fa niente, tranquilla. Comunque per rimediare, domani dopo scuola potresti venire nel bosco a fare una passeggiata.-

Lo guardai interrogativa. -Con te?-

Ehilaaaa? C'è qualche becchino disponibile? Ah si? Sà, vorrei ammazzarmi!

Damon si mise a ridere. -Si, con me!-

Annuii e prima di fare o dire altre cavolate lo salutai ed entrai in fretta a casa.

Sospirai e mi avviai su per le scale per salutare mia sorella, ma la vidi parlare sommessamente al telefono e guardarsi intorno circospetta.

Quando mi vide si mise immediatamente a parlare di cose futili, che sicuramente non giustificavano il comportamento di poco prima.

Strano pensai ma decisi che avrei indagato un altra volta, visto che la mia giornata era stata anche troppo piena.


La sera avevo deciso di andare a dormire presto, anche se non ci riuscivo pienamente perchè mi addormentavo, ma mi svegliavo subito dopo senza essere capace di cadere nell'incoscienza.

Avevo paura, anzi terrore di sognare di nuovo il riccone e le lande desolate.

Bah, al mio inconscio Cime Tempestose piace fin troppo.

Dopo l'ennesima sveglia, mi alzai ed andai a prendere un pò di sonnifero.

A proposito di Alyssa, credo che domani mi debba qualche spiegazione sulla telefonata di questo pomeriggio.

E domani devo anche cercare di finire la ricerca. No, domani esco con Damon, la farò dopodomani la ricerca.

Sospirai e, per addormentarmi, mi feci il mio bel filmino mentale su come sarebbe stato il giorno dopo.

Non sò se mi ero già addormentata e stavo sognando, se ero in dormiveglia, ma ricordo che pensai:

"Che mi stia innamorando di Damon Salvatore?"




Come avrete notato questo capitolo era un po' più corto degli altri, ma dal prossimo tornerà tutto normale.

Questo non sapevo dove spezzarlo se non in questo punto!

Bene, per le recensioni ho risposto con il nuovo metodo!

Non mi resta che ringraziare chi ha inserito la fic tra ricordate, preferite e scelte!

E per ultimo, ma non meno importante...

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO A TUTTI!!!


°°Samirina°°

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5. ***


Eccomi con un altro capitolo!

Sono stata abbastanza veloce questa volta, vero?

Okokok, lo so che non sarebbe giusto, però lasciatemelo dire: in questo chappy Kathy scoprirà il segreto dei Salvatore!!!

Ci ho messo davvero tutto il cuore per scriverlo per cui... buona lettura!


5.

/SBOM/

Era la terza volta che usciva, e proprio non ne voleva sapere di starsene buono!

-Cavolo, Damon questa volta l’ha combinata proprio grossa.- mi sussurrò Violet al mio fianco

-Così, la prossima volta imparate a contestare le mie decisione.- praticamente urlò Taller sputacchiando in giro per la classe.

Damon si era lasciato sfuggire un commento molto poco educato nei confronti del prof, che si era incazzato e l’aveva fatto uscire. Di nuovo.

-“Hai sognato di nuovo il tizio dell’800?"- mi arrivò, scritto in un pezzo di carta, quando il prof riiniziò a spiegare.

-“Si, come tutte le altre notti. Inizio a detestarlo quel cretino di cui non vedo la faccia. Il colmo è che gli corro dietro un sacco prima di rendermi conto che sogno...”-

-E quindi, come voi sapete,...-

Ignorai il prof che continuava a spiegare cose insensate, e prive di significato, almeno per me che non seguivo.

-“Ah... E per la faccenda di Alyssa? Le hai chiesto il perchè del suo strano comportamento?”-

-“No, ma ho visto che parlava con Elena. Sai, “ultime chiamate ricevute” nel telefono! xD”-

-“Ah! Sei sicura che fosse una cosa sospetta?”-

-“Magari sospetta forse no, però sicuramente non voleva farla sapere a me, e se non me lo vuole dire è preoccupante”-

-“Quindi è sospetta.”-

-“...???”-

-Signorina Evans...- alzai di scatto la testa e guardai Taller, mandandolo a quel paese –ci vuole dire qualcosa?-

Ovviamente da me si aspettava una risposta, che ovviamente non tardò ad arrivare.

-Ehm, si. Posso andare al bagno?- qualcuno in classe ridacchiò e il prof, anche se di malavoglia, mi mandò al bagno.

Appena uscì, anche se incoscientemente, cercai con gli occhi Damon, che di sicuro doveva essere da qualche parte.

Lo trovai poco più lontano dalla fine del corridoio e mi affrettai a raggiungerlo.

-Carino il modo in cui sei uscita dalla classe! Molto fantasioso!-

Lo guardai shoccata qualche secondo, guadagnandomi anche un “che c’è?” parecchio sorpreso.

-Ma- iniziai –come hai fatto a sentirmi da qui, che ho parlato dentro l’aula?-

Elaborò una risposta e me la diede anche. Solo che non mi soddisfò molto.

-Ero vicino alla porta prima, ma tu non mi hai visto. Non è colpa mia.-

Alzò le sopracciglia, fino a che scomparvero sotto il ciuffo di capelli che gli cadevano sulla fronte.

Mi sembrava strano che in qualche secondo si fosse spostato così lontano, senza che il professore o i miei compagni lo vedessero.

Mi venne in mente Edward Cullen, quando salva Bella dalla macchina, e poi gli dice che era sempre stata accanto a lei.

Solo che in questo caso Damon non aveva ne bloccato macchine con una mano sola, ne compiuto qualche impresa straordinaria.

Quindi, probabilmente sarei dovuta andare presto da un’oculista. Punto.

Alzai gli occhi al cielo e mi girai, sorrisi sotto i baffi e mi avviai in classe.

Tanto quel pomeriggio saremmo dovuti uscire, avremmo parlato lì.


♥ ♥ ♥

Ma perchè tutte a me?

Proprio io dovevo incontrare gli ipocriti, i bugiardi?

Non vedevo l’ora di uscire con Damon, e invece mi sono ritrovata a casa da sola, con una sorella bugiarda, sola come un cane e queste stupide lacrime che non la smettono di scendere.

Quando è suonata la campanella, e sono uscita dalla classe, non mi sarei mai immaginata di trovarmi davanti mia sorella spiaccicata al muro e con Damon che le era praticamente sopra.

Io non volevo assolutamente scoppiare a piangere davanti a loro, ne scappare come una scema, ma non sono riuscita a trattenermi.

La delusione è stata grande, forse anche troppo.

Non credevo che ad Alyssa potesse piacere Damon.

Quello che mi faceva male non era che non me l’avesse detto, e che avesse tradito Ale. Ma che non avesse capito i miei sentimenti, non aveva capito che lo odiavo e che nello stesso tempo lo amavo.

Si, perchè lui mi piaceva da morire.

Con qualche semplice frase, dolce e amichevole era riuscito a conquistarmi.

Era riuscito a farmi battere forte il cuore, più di come lo avesse mai fatto nessuno.

E adesso mia sorella me lo stava rubando. Lei che è sempre stata la mia migliore amica, lei che era mia sorella, la mia compagna di avventure da sempre.

Non litigavamo mai, ed eravamo nello stesso tempo in disaccordo su tutto. Eravamo complementari.

Ed adesso era come se mi avesse tradita.

Mi buttai sul letto, cercando di fermare le lacrime che non volevano smettere di scendere.

Avevo i capelli scomposti, sul cuscino, alcune ciocche mi ricadevano sulle guance e sulla fronte.

Mi sentivo accaldata e appiccicosa ed avevo una voglia matta di farmi una doccia, però non avevo la forza di alzarmi, ne di reagire. Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi.


Credo di essermi addormentata, perchè aprii gli occhi di soprassalto quando sentii una porta sbattere.

Mi alzai ed andai in bagno. Chiusi la porta dalla parte di Alyssa e dalla mia e iniziai a spogliarmi.

Come immaginavo mia sorella venne subito a bussare e ad urlarmi che poteva spiegarmi, ma io non l’ascoltai.

Mi estraniai completamente e andai sotto la doccia.

Sentii immediatamente i muscoli che si rilassavano, e l’irritazione e la tristezza scivolarmi via, per ricomparire appena riiniziavo a pensarci.

Mi sentivo tradita, delusa e anche stupida per aver creduto che avessi potuto essere felice con lui; creduto che avesse un pò di interessamento per me.

Ma alla fine, pensandoci oggettivamente, perchè lui avrebbe potuto considerarmi più di un amica, perchè con tutte le ragazze che gli correvano dietro avrebbe dovuto guardare proprio me.

Anzi, forse mi avrebbe usata e poi gettata via, facendo come molti ragazzi che avevo conosciuto in Italia.

Uscì dalla doccia e lentamente cominciai a vestirmi, cercando di metterci più tempo possibile, per ritardare il momento dove avrei dovuto parlare con mia sorella.

-Katherine! Apri questa cavolo di porta!-

La aprì e la vidi che si catapultava in bagno, ovviamente perchè era con tutto il suo peso sulla porta.

La superai senza dire una parola.

Forse non gli è mai interessato essere mio amico”

Presi il giubbotto e la borsa con il portatile e i libri.

Forse mi stava solo prendendo in giro”

Mi misi il ciondolo al collo.

-Katherine! Ascoltami, ti prego!-

No. NO.”

Scesi in strada e iniziai a correre verso la biblioteca, senza voltarmi indietro.

Sapevo che mia sorella voleva parlarmi e spiegarmi, ma in quel momento non me la sentivo. E se poi avessi scoperto che avevo ragione? Non ero pronta ad affrontare la verità, era meglio restare nell’ignoranza, almeno per adesso. Faceva troppo male.


Come sempre mi rifugiai in biblioteca, il posto migliore per stare tranquilli.

Mi cercai un angolino deserto e, in solitudine iniziai a cercarmi un libro da leggere.

Dire che quel posto era del tutto privo di letture interessanti era quasi un complimento.

Testarda, cominciai a togliere i libri dagli scaffali, uno a uno.

Dopo un tempo indefinito, di togli e metti, togli e metti (e qualche chiamata al cellulare ignorata), trovai un libro.

Libro” per modo di dire. Era un annuario scolastico di circa cento anni prima; aveva la copertina grigiastra e rovinata, ruvida al tatto e con alcune macchie di umidità negli angoli.

Lo aprii per vedere cosa c’era dentro.

Alla Robert E. Lee non avevo mai visto annuari, e men che meno in Italia, dove gli annuari neanche esistevano.

Le pagine erano giallognolle e fragili al tatto, fine.

Le girai, cercando di trovare qualche nome che già conoscevo.

Abigail Bennett, Alicia Foreberth, Matt Honeycutt, Adrew Callaway, Ashlee Mitchell, Beth Dixson, Bonnie McCullough...

Un attimo, questa ragazza dovrebbe essere un’ava di Violet, visto che avevano lo stesso cognome.

Girai pagina e quello che vidi mi lasciò eserefatta: c’era la foto di Elena Gilbert che sorrideva radiosa.

Chiusi il volume e ricontrollai la data. Si, cento anni prima, non potevo sbagliarmi.

Guardai la data di morte dell’Elena che c’era nell’annuario, aveva circa 17 anni.

-Cosa ci fai qui?-

Sentì una voce che mi fece sobbalzare. Ad un tratto tutto quello che avevo accantonato, tutti i problemi, mi piovvero addosso in un attimo. Al suono di quella voce.

Quella voce tanto agonata.

-Damon-

Non sapevo se avevo la forza di affrontarlo, se ero capace di girarmi senza scoppiare a piangere visto che avevo già gli occhi che pungevano.

Eppure dovevo dimostrarmi forte, specialmente di fronte a lui.

Io dovevo sempre dimostrarmi forte.

-Damon- ripetei girandomi –Non sono assolutamente affari tuoi Damon-

Mi guardò con un’aria interrogativa, ma poi assunse la sua espressione provocatoria.

-Non sono affari miei dici?-, -Esattamente-, -Ma davvero? Non dovevamo uscire, oggi? Non eri a casa.-

Nooo, e chi l’avrebbe mai detto?”

-Uscire è una parola grossa, e poi avevo da fare, non ho più voglia, e tempo.-

Che scusa futileeeeeeeee.

Accidentaccio, qualcos’altro no? Sembravo una bambina capricciosa, offesa.

Ma dopotutto quello ero, no? Pensare che meno di quattro ore prima ero fuori dalla pelle.

Raccolsi la mia roba, senza più guardarlo negli occhi.

Stranamente non aveva replicato, forse mia sorella l’aveva rincitrullito. Chi lo sa.

Feci per andarmene, ma lui mi prese per il polso bloccandomi.

Sorpresa mi girai. Damon mi guardava intensamente, gli occhi azzurri che mandavano lampi.

-Katherine- mi disse serio.

A quel punto non riuscii più trattenermi e lasciai scendere le lacrime, davanti a lui.

E tanti saluti ai miei propositi...

-Sei uno stupido- gli sussurrai tra le lacrime e cercai di strattonare il braccio per liberarmi.

Di sicuro senza il suo diretto contributo non ce l’avrei mai fatta ad andarmene. Quando mi liberai mi girai e corsi via.

Non volevo vederlo, non volevo nemmeno sentirlo; avevo un bisogno corporeo di un suo abbraccio, ogni cellula del mio corpo mi diceva di tornare indietro e di buttarmi tra le sue braccia.

Ero parecchio contraddittoria, in effetti.


Per tutta la serata stetti in camera mia, soffocandomi –oltre che col cuscino- con lo studio, con la lettura, con qualsiasi attività che mi distraesse e che non mi facesse pensare.

Puntualmente Alyssa veniva a bussare alla mia porta, pregandomi di farla entrare o di lasciarle spiegare, ma io le dicevo di no, non volevo.

Ma ovviamente venne il momento in cui dovevo affrontate la realtà, e intendo proprio tutta.

Presi in mano il libro che avevo aperto in biblioteca e tornai sulla pagina di Elena. Si, era proprio lei, non avevo dubbi.

Pensai a qualche ragione plausibile, ma la mia testa tornava sempre su Damon e, che mi cada un fulmine in testa, non riuscivo a togliermelo dalla mente.

Sospirai ed andai avanti a sfogliare l’annuario fino a che non arrivai ad un’altra foto: Stefan Salvatore.

Lì il mondo mi cadde addosso.

Come era possibile che sia Stefan che Elena fossero in un annuario scolastico di quasi cento anni prima?

Che fossero antenati era improbabile visto che loro stessi mi avevano detto che era la prima volta che erano in quella città. E poi dai, siamo razionali, io non sono mica uguale spiccicata alla mia bis-nonna!

Eppure doveva esserci una spiegazione plausibile, o almeno che fosse reale.

Quando sentii un tonfo provenire dalla mia destra sobbalzai.

Per fortuna era solo uno dei tanti libri che era caduto dalla mia libreria. Mi alzai per andare a rimetterlo al suo posto e il mio sguardo si fermò sulla trama:

Quando Isabella Swan decide di lasciare l'assolata Phoenix per la fredda e piovosa cittadina di Forks, dove vive suo padre, non immagina certo che la sua vita da teenager timida e introversa conoscerà presto una svolta improvvisa, eccitante e mortalmente pericolosa… Nella nuova scuola tutti sono incuriositi da lei e la trattano con gentilezza, tutti tranne uno: il misterioso e bellissimo Edward Cullen.

Edward non dà confidenza a nessuno, frequenta soltanto i suoi cugini e fratelli, tutti ugualmente belli, affascinanti, algidi e pallidi.

Ma c'è qualcosa in Bella che costringe Edward dapprima a cercare di stare lontano da lei e quindi ad avvicinarla. Tra i due inizia un'amicizia sospettosa che man mano si trasforma in un'attrazione potente, irresistibile. Fino al giorno in cui Edward rivela a Bella di essere un vampiro…”

Twilight

Mi soffermai alla parola “vampiro”... ma, come può essere?

Cercai di riorganizzare quello che sapevo sui vampiri che tanto amavo.

-Immortalità- dissi e alzai il pollice, -Bellezza, Agilità, Forza, Sensi Sovrumani,-, indice, medio, anulare, mignolo.

Loro avevano tutte queste qualità, se non di più. Non volevo elencarle tutte per paura che la verità mi cadesse addosso come un macigno.

Io sapevo la verità, ma non volevo ammetterla. Mai avrei pensato quelle parole, mai le avrei pronunciate.

Perchè tutto questo, semplicemente, non doveva succedere. Punto.

Presi Twilight, l’annuario e li lanciai dall’altra parte della stanza, ed essi con un tonfo sordo caddero a terra.

Mi spogliai e rimasi in intimo, poi andai sotto alle coperte.

Mi sentii subito tranquilla e un pò più rilassata sotto il tepore del piumino e mi addormentai in un attimo, lasciando tutta la verità fuori dalla mia testa. Scappando dalla realtà ancora una volta.


♥ ♥ ♥


Espiro, inspiro, espiro, inspiro, forza Kathy, non è poi così difficile: espiro, inspiro, espiro, inspiro”

E si, mi ero appena svegliata e già avevo avuto una crisi di panico! Uaho, e quando avrei incontrato il mio primo essere umano della giornata sarei morta stecchita per caso?

Poi il lampo di genio: quel giorno non sarei andata a scuola.

Con un pò di buona volontà avrei convinto i miei... però forse avrei dovuto aspettare ancora un’ora.

Alle 6.07 dubitavo che qualche membro della mia famiglia si fosse svegliato, e visto che io non riuscivo più a dormire decisi i darmi alla ricerca: tanto, prima o poi avrei dovuto farlo, per cui prima era meglio era.

Il pc si accese silenzioso, mentre io cercavo fogli puliti su cui scrivere gli appunti e, mentre aspettavo mi misi a pensare che, dopotutto, che disgrazia poteva mai essere?

Alla fine l’unico problema era che il ragazzo che amavo era immortale. Ed era un vampiro. Che succhiava sangue. Brrr

Però dopotutto non ne ero molto sicura, no?

Sentì bussare alla porta ed entrò Alyssa. Caspiterina, mi ero dimenticata di chiuderla!

Mi arrivò vicino lentamente, come per vedere se le sarei saltata addosso, poi si sedette vicino a me.

Buttò l’occhio sulla mia ricerca al computer e mi rivolse un sorrisetto triste.

-Quindi hai capito tutto, vero?-

...”

-Dei Salvatore intendo.-, cercò di farmi capire con la logica.

Io la fissavo: com’era possibile che anche lei sapesse?

Poi mi ricordai della conversazione che aveva avuto con Elena, quando ero tornata da... l’altro giorno.

-Sono,- mi sentivo maledettamente ridicola ad ammetterlo –vampiri?-

Mia sorella annuii e distolse il suo sguardo dal mio.

-Ma... tutti i Salvatore?- le chiesi e le mostrai l’annuario.

Lei annuii nuovamente e aggiunse: -Non stavo facendo niente con Damon ieri, mi stava solo convincendo a non dirti nulla perchè, testuali parole, saresti scappata a gambe levate. Io te l’avrei voluto dire da quando l’ho scoperto Kathy, giuro, ma loro mi dicevano che avresti potuto scoprirlo da sole e infatti... è successo.

Comunque senza l’annuario, saresti ancora in alto mare,- continuò con un sorriso furbetto, -visto che in questo periodo sei particolarmente distratta!-

E mi fece l’occhiolino.

Quando capii la battuta lei stava già ridendo come una pazza scatenata.

-Alysaaaaaaaaaaaaaaa- le dissi mezzo ridendo anche io, rossa come un peperoncino. O come una che ha mangiato il peperoncino, dipende dai punti di vista.

Quando il nostro eccesso di risatine finì le dissi, senza tanti giri di parole che quel giorno non sarei andata a scuola.

-COSA SIGNIFICA CHE OGGI NON VIENI A SCUOLA?-

-Shhhhhhh-

-Cosa significa che oggi non vieni a scuola?-

-Esattamente questo.- dissi con fare ovvio –Non so se noti, ma non sono nel pieno delle mie facoltà mentali, ora come ora.-

In realtà non ero mai nel pieno delle mie facoltà mentali, ma quello era un dettaglio facilmente trascurabile.


Tre ore dopo ero in salotto distesa sul divano a fissare il soffitto.

Avevo ancora una mattina da passare da sola. In più avevo anche qualche linea di febbre (cosa che aveva contribuito a convincere i miei genitori a lasciarmi a casa), e non sapevo che fare, così presi il mio diario e iniziai a scrivere, liberandomi da tutto il peso che avevo dentro e riordinado le idee.

Caro diario,

Damon, Stefan ed Elena sono vampiri.

No, non vampiri sbrilluccicanti come quelli di Twilight, ma quelli “da leggenda” completi di denti acuminati e paletto nel cuore per farli crepare.

Alyssa, stamane, mi ha raccontato quello che le aveva detto Stefan: lui si sa trasformare in un’aquila, mentre Damon in un corvo e in un lupo (o cane non ho capito bene). Sono velocissimi e fortissimi, sempre in relazione a quanto sono “antichi”, a quanto sangue bevono e di che tipo (umano o animale). Qui non sono voluta entrare nei dettagli.

Per farli morire basta un bel paletto di legno inficcato nel cuore, e marciscono come prugne andate a male.

NB. Se è di frassino è meglio.

Uhm... Stefan e Damon sono fratelli, e sono nati nel Rinascimento (molto utile per la mia ricerca, che finirò stamattina), mentre Elena è diventata vampiro circa 100 anni fa, per amore di Stefan.

Dopo essere, per ordine, diventata vampira, morta per salvare i fratelli Salvatore da una pazza furiosa, rinata sotto forma di spirito bambino, essere ritornata umana ed essere ridiventata vampira, conservando una piccola parte dei suoi poteri angelici, che ha ricevuto dopo essere ritornata sulla terra come angelo (vedi punto 3).

Poi è arrivata l’ora di andare a scuola, ma Alyssa mi ha assicurato che mancava ancora la parte piccante, cioè la causa della trasformazione di Stefan e dell’altro (si nota che sono un pò incazzata, si?). Poi mi ha fatto un sorrisetto malizioso e se ne è andata.

Mi ha anche assicurato che quando ho visto lei e chi-sai-tu in atteggiamenti un pochino sconci, stavano solo discutendo se dirmi tutto o no, e lui era leggermente alterato perchè Aly voleva dirmi la verità.

Poi, quando sono andata via io, Stefan ed Elena hanno mandato a casa Alyssa, dicendole che avrebbero deciso in un futuro prossimo (???) e poi Damon è venuto da me e bla bla bla e io l’ho mandato via dicendogli che è uno stupido.

Strano che non mi abbia ammazzata seduta stante, anche conoscendo l’antipatia che provava per me. Anche se sinceramente non ho ancora capito il motivo.

In conclusione: ho ancora le idee leggermente confuse, ma questo è quello che farò: questo pomeriggio li trascinerò a casa nostra e gli farò spiegare tutto. Eviterò di scappare o di svenire o, ancora peggio, di fare una figura di merda con lui, anche se non avrò il coraggio di guardarlo in faccia.

Farò finta di nulla, anche se sono leggermente terrorizzata, ma dopotutto anche Violet è nella mia stessa barca, per cui almeno non sarò sola.


Finii di scrivere e me ne andai in bagno. Poi vomitai.


♥ ♥ ♥


Quando finii la ricerca era passato parecchio tempo, infatti erano le due passate e alle tre mia sorella e gli altri sarebbero usciti da scuola e poi, come d’accordo, si sarebbero diretti qui.

Non sapevo ancora con certezza come mi sarei comportata, ma avevo incominciato mezz’ora prima a prendere delle camomille.

Svuotai l’ennesima tazza e chiusi la ricerca sospirando.

Non volevo che quel pomeriggio si trasformasse in una litigata in piena regola, e non sapevo nemmeno come si sarebbero comportati i tre vampires in mia presenza.

Ma non volevo sembrare debole. Io dovevo essere forte anche in quell’occasione, come sempre.


Ecco! =3

Uno dei capitoli meglio riusciti! In questo chappy ho cercato di esprimere tutto quello che provava Kathy, tutta la sua tristezza e la sua amarezza.

Anche se dovrete aspettare il prossimo capitolo per sapere cosa succede, spero che questo non vi abbia delusi!

Spero di ricevere qualche recensione!

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 6. ***


Ma ciaoooo! Sono così felice che sia finito il primo quadrimestre!!! Faccio i salti di gioiaaaa =)

E aggiorno, anche! Mi spiace per aver messo quell'avviso, anche io li odio, ma era solo per avvertirvi!

Devo dire che questo capitolo mi piace molto, in particolare il finale! Poi capirete perchè U.U

Beh, spero di aggiornare un po' più in fretta del solito, anche perchèdal prossimo chappy arriverà l'azione! Cosa pensavate, che fosse tutto così palloso? Mannooooo xD

Ok, ammetto che mi sto dilungando per non fare i compiti -.-”””

Beh, vi auguro buona lettura!


6.

Stavo letteralmente sclerando quando la porta di casa mia si aprì con molta fatica da parte di mia sorella. Causa serratura difettosa.

-Certo che mi potevi anche aprire!- mi urlò dietro Alyssa, mentre faceva entrare il corteo.

Io spensi la tv e cercai Violet con lo sguardo.

Era bianca, come se si fosse messa un quintale di cipria, peccato che quello fosse il suo colore naturale.

Dopo di lei entrarono Stefan ed Elena e per ultimo Damon.

Tutti si misero in fila e mi fissarono.

Come un branco di bravi soldatini che guardano il loro generale, pensai in un misto tra timore, ironia ed imbarazzo.

Visto che non sapevo che fare, mi concentrai sulla rossa che in quel momento sembrava stesse per svenire e la invitai a sedersi. Probabilmente apprezzò parecchio quel gesto perchè mi sorrise.

Io e lei ci sedemmo vicine, per darci forza, dopotutto eravamo solo noi due a dover sentire quel “racconto”, quello di una vita durata per secoli e secoli, di cui, magari, non si ricordavano neanche tutti i particolari. Ma quelli più importanti sarebbero giunti alle nostre orecchie di lì a poco, senza interruzioni e sarebbe stato a noi decidere cosa farne. Elena si strinse a Stefan sul divano, mentre Damon si appoggiò al muro, dietro di loro, fissandomi con i suoi penetranti occhi color del ghiaccio.

Mi piaceva il suo sguardo su di me, mi faceva sentire importante e, non guardarlo, era per me una piccola vendetta per fargli provare almeno un decimo di quello che lui aveva fatto provare a me.

Quando vidi Stefan che apriva la bocca, spostai tutta la concentrazione su di lui e mi apprestai ad ascoltarlo attentamente, non volevo perdere neanche un piccolo particolare.

-Kathy, Violet, lo so che siamo stati imperdonabili, tutti e tre... quattro- aggiunse guardando Alyssa, -a nascondervi così a lungo questo segreto, e non abbiamo parole per esprimere il nostro rammarico. Ma volevamo che sentiste le nostre ragioni. Dirvi la verità sulla nostra natura, sul fatto che siamo vampiri, voleva dire farvi entrare in un altro mondo, un mondo pieno di pericoli e di difficoltà, specialmente per voi che siete umane. Noi abbiamo accettato di diventare vostri amici e di mettervi in pericolo solo perchè Elena ci teneva davvero tanto.- e guardò la ragazza al suo fianco con un amore infinito che lei ricambiò. Per un attimo provai una gelosia infinita in quell’occhiata, perchè avevo riconosciuto quelle che si lanciavano Alyssa e Alessandro.

-Ora, prima di raccontarvi la nostra storia, che per quanto avvincente è anche molto lunga, vi proponiamo di fare una scelta: se decidete di accettare questa storia noi continueremo a starvi vicino, e sarà più o meno tutto come sempre. Ma vi capiamo se deciderete di non continuare questa amicizia, in tal caso tutti e tre ce ne andremo dalla vostra vita per sempre.-

Quando finì lo vidi guardarci determinato in attesa di una risposta. Elena, con il passare del tempo, sembrava sempre più sull’orlo delle lacrime. Si vedeva che ci teneva a questa amicizia.

In quanto a me trovavo spaventosa, se non impossibile, l’idea di stare lontana da Damon, anche solo per qualche giorno. Ora che mi ero convinta di amarlo non avrei sopportato la nostra separazione.

Alzai gli occhi e incontrai i suoi che, glaciali, mi fissavano ancora come se mi volessero leggere dentro e prevedere la mia risposta.

Ma io, nei suoi, non ci lessi nulla, solo l’indifferenza più totale.

Capii.

E qualcosa dentro di me si spezzò. Volevo disperatamente che mi amasse come io amavo lui, ma a quanto pare non era così. Quindi anche se fossero andati via non avrebbe fatto differenza.

Mi accasciai sul divano.

Per quella volta avrebbe scelto qualcun altro per me.

-Io non voglio che ve ne andiate- mia sorella era determinata. Bene, quella sarebbe stata anche la mia scelta.

-Sono sicura che saremmo protette qui con voi, e nessuno ci farà del male.-

Poi guardò me e Violet. Quest’ultima, che nel frattempo aveva preso un pò di colore, annuii vigorosamente e lo feci anche io.

Dopo di che vedemmo un tornado biondo saltarci addosso e abbracciarci forte, poi ritornare vicino al fidanzato, e tutto nel giro di pochi secondi.

Sia io che Violet restammo scioccate, mentre Alyssa scoppiò a ridere e Stefan ed Elena ridevano con lei.

Poi, Stefan, iniziò a raccontarci la loro storia.

-Io e Damon siamo nati verso il 1500 a Firenze. Per farla breve, un giorno nella nostra villa venne ospitata una ragazza, di cui sia io e Damon ci innamorammo, solo più tardi scoprimmo che era una vampira. Il suo nome era Katherine.-

Io rimasi basita da quell’affermazione. Ora si collegava tutto: ecco perchè tutti e tre, quando mi avevano conosciuta erano rimasti traumatizzati, ed ecco perchè Damon mi aveva trattata così male. Stafan aveva trovato la sua anima gemella in Elena, ma Damon no e probabilmente il mio nome gli ricordava in suo amore di 500 anni prima.

-Lei era una doppiogiochista: stava con tutti e due dicendo di amarci. Noi, però, le chiedemmo di scegliere un marito tra i due. La sera della scelta, se la memoria non m’inganna, ella scambiò il sangue sia con me che con mio fratello. In quel caso, anche se fossimo morti, invece di smettere di esistere saremmo diventati vampiri, come lei.

E forse è proprio quello che voleva che succedesse quando ci disse di aver scelto tutti e due.

Poi, vedendo che non accettavamo la sua scelta ci fece trovare i suoi vestiti in mezzo a della cenere e al suo anello –che ci serve per non bruciare alla luce del sole- e ci fece credere di essersi voluta suicidare per portare pace tra noi due. Noi, colti dall’ira, ci uccidemmo a vicenda e diventammo così vampiri.

Ci separammo, ma Damon mi promise un’eternità di sofferenza. Così, quando incontrai Elena, e me ne innamorai, ci fu anche lui e, sebbene lei avesse scelto me, beh... diciamo che lui non si arrese e cercò di conquistarla, a volte anche con la forza.-

Il suo sguardo si indurì e sembrò fare un salto nel passato. Credo di aver capito perchè so odiassero così tanto.

Continuò a parlare Elena. La sua voce era contrapposta a quella del suo ragazzo, ma avevano un timbro simile, innamorato, dolce.

-Loro, o almeno Stefan, era stato colpito da me per via della mia grande somiglianza con Katherine. Il suo cuore, come quello di Damon dopotutto, era ancora spezzato per la sua scomparsa ed erano incuriositi da me. Io mi innamorai di Stefan , ma avevo anche una seria attrazione verso Damon.

Dopo tutti gli avvenimenti che successero nella nostra vita, mi ritrovai ad amare di più Stefan. Con lui mi sentivo meglio, più al sicuro, e lo amo tutt’ora di più, sebbene nutra anche una profonda amicizia e fiducia verso Damon.-

Chiuse qui il suo discorso. Sapevo di che “avvenimenti” parlava: quelli che l’avevano coinvolta, la trasformazione, la rinascita e tutto ciò che mi aveva raccontato quella mattina Alyssa.

Ma come faceva a dire tutte quelle cose davanti Damon? Dopotutto aveva appena detto che gli aveva spezzato il cuore. Di nuovo.

-Elena mi ha fatto innamorare, e non per il suo aspetto, ma anche per il suo coraggio, la sua intraprendenza e il suo amore. Lei ha guarito le mie ferite.- concluse Stefan guardando nuovamente Elena con sguardo innamorato, protettivo e anche un pò possessivo.


<3 <3 <3


Mi strinsi più forte il cappotto sulle spalle e contollai di avere il cappello ben calcato sulla testa. Mi misi una mano sotto la sciarpa e, come facevo da due settimane circa, mi accertai per l’ennesima volta di avere anche quella mattina il ciondolo pieno di verbena.

Stava arrivando il freddo, e agli inizi di novembre non si poteva certo aspirare alle temperature estive.

Ma, accidentaccio, anche con questo gelo bisogna andare a scuola?

Mi ricacciai il ciondolo sotto la sciarpa e chiusi la porta di casa, controllando che Alyssa fosse veramente dietro di me.

Tendevo ad assere un pò troppo maniacale nell’ultimo periodo.

All’incrocio della prima via incontrammo Violet che veniva nella nostra stessa direzione, e poco dopo anche i fratelli Salvatore ed Elena.

Con Elena avevo avuto una recente chiacchierata, di quelle che lei chiamava “da donna a donna”, anche se avrei voluto farle notare che avevo appena 17 anni. Però mi era sembrato scortese.

Tornando alla conversazione, credo che il succo del discorso fosse che si era accorta che mi piaceva Damon, anche se mi aveva assicurato che Stefan “Si interessava poco di quello che riguardava suo fratello” in poche parole non lo sapeva. Poi mi aveva lanciato uno sguardo complice, solo due secondi prima che entrasse nella stanza Damon e se ne era andata.

E sempre, anche in quel momento mentre camminavo diretta a scuola, con il vento che mi sfarzava il viso, ogni volta che guardavo Damon sentivo un brivido dietro la schiena, che finiva per farmi rabbrividire di piacere.

Non era di per se una sensazione fastidiosa, ma piuttosto imprevedibile che mi coglieva sempre impreparata e mi faceva annegare in quegli occhi color del ghiaccio.

Mi girai un secondo verso di lui e lo vidi chiacchierare con Violet. Sembrava rilassato e tranquillo, anche se pensandoci bene l’avevo visto veramente teso solo quando Stefan ci ha parlato dei suoi sentimenti per Elena.

Non capivo perchè per certe persone si vergognavano dei propri sentimenti passati... anche se adesso ci penso bene non ero convinta che avrei mai avuto il coraggio di dire a Damon che mi piaceva.

Oh, santo cielo, mi sono persa di nuovo nei miei pen...

/ SPLAT /

Sentì qualcosa di umidiccio che mi si spiaccicava in faccia.

Solo quando i miei amici e mia sorella scoppiarono a ridere mi resi conto che si trattava di una foglia verde tutta bagnata dal recente acquazzone.

Me la tolsi dalla faccia disgustata e cercai di pulirmi il viso, azione inutile, almeno fino a quando Stefan, da gentil uomo qual era, mi passò un fazzolettino di stoffa.

Poi sentimmo la campanella della scuola suonare in lontananza e ci mettemmo a correre.

Mi resi conto che il profumo di Stefan era mille volte meno buono di quello del fratello.

Caramello e Menta.

E io preferivo di gran lunga la menta.


Guardai l’orario, per nulla interessata alle materie che avrei avuto quella mattina, però mi toccavano, per cui tanto valeva accettarlo e basta.

Per quanto io odiassi con tutto il mio cuore la ginnastica, amavo arte e le due ore passate a fianco ad Elena la settimana prima avevano fatto si che aspettassi con ansia la prossima lezione.

Entrate in classe io ed Elena ci sedemmo al solito posto e tirammo fuori i nostri disegni.

Mentre la professoressa passava a controllare che avessimo svolto i compiti a casa bene, Elena iniziò a bombardarmi di bigliettini.

Lei una volta mi aveva detto che mi avrebbe parlato anche con il pensiero se non avessi indossato la verbena, ma che comunque avrebbe usato i bigliettini. Non mi sarei tolta quella collana neanche dopo morta.

-“Allora, hai pensato a quello che ti ho detto?”- la grafia di Elena era minuta e ordinata e la rispecchiava in un modo quasi assurdo.

-“Cosa?”-

-“Quello che ti ho detto a proposito di Damon”-

-“Cioè?"-

-“Katherine, non fare la finta tonta! Quella parte in cui dicevo che Damon è interessato a te!"-

-“E tu te la ricordi, vero, quella parte in cui ti dicevo che non era per niente vero?”-

Elena non mi rispose per un pò, ma quando mi arrivò un bigliettino, esso era bianco.

Non c’era niente da dire.

Io sapevo cosa ne pensava lei, e sotto sotto lo speravo anche io, ma ero sicura che così non fosse. Io non ero nulla in confronto ai suoi precedenti innamoramenti, e di sicuro mai sarei stata al centro dei suoi pensieri. Non come Elena per lo meno. E nemmeno come la donna che lo aveva trasformato.

Scossi la testa ed Elena mi passò una mano sul braccio per consolarmi, anche se è inutile dire che non era servito a nulla.

Presi un pastello e iniziai a colorare il prato del mio paesaggio: raffigurava un melo, in primo piano, e una bambina che cercava di raccoglierne i frutti per lei troppo alti.

Mi sentivo così anch’io a volte. Mi sembrava sempre di cercare di raggiungere qualcosa ma di non riuscirci mai. Era una bruttissima sensazione.


L'ora dopo mi stavo avviando verso la palestra con una faccia da funerale, mancavano solo i vestiti neri e sarebbe sembrato che fosse morto qualcuno.

Odiavo fermamente fisica, e la cosa non sarebbe mai cambiata. Era la materia più brutta del mondo, anche se Alyssa mi contraddiceva: secondo lei era la materia più brutta dell'universo.

Non che facesse molta differenza in effetti.

Andai negli spogliatoi e mi cambiai lentamente, sperando di perdere più tempo possibile.

E intanto pregavo anche Babbo Natale perchè mi desse una grazia e non mi facesse incontrare Damon.

Infatti da quando avevo saputo che era un vampiro non ci parlavamo più, anche se a dirla tutta ero io che lo evitavo: perchè dovevo farmi del male da sola illudendomi, parlando con lui per essere felice solo qualche ora per poi ricadere in una tristezza di volta in volta più terribile?

Non lo avrei fatto e basta. Il mio amore per lui era un amore che faceva più male che bene, cresciuto lentamente ma inesorabilmente e passando in un attimo dall'odio all'affetto più assoluto.

Mi pizzicarono gli occhi, così li chiusi e presi un respiro profondo e uscì dalla porta.

Mi unii al gruppo che stava correndo senza sosta intorno alla palestra, e dal fiatone credevo anche da parecchio.

Sorrisi ad Anne, una ragazza molto simpatica che avevo anche nel corso di matematica e storia; ci avevo già parlato qualche volta, durante qualche assenza o nella ricreazione e avevo appurato che fosse molto simpatica.

-Ciao- mi salutò subito infatti.

-Ciao.-

Stemmo in silenzio per un pò, tutte e due con il fiatone per la corsa che la gentilissima professoressa non accennava a farci smettere.

Iniziavo veramente a stancarmi: correndo la coda di cavallo che mi ero fatta oscillava a destra e a sinistra solleticandomi il collo in un modo più che fastidioso, sentivo le guance andare a fuoco, e dovetti aprire leggermente la bocca per respirare meglio.

-Ehi, problemi con la corsa bambola?-

Mi girai e incontrai lo sguardo strafottente di Damon.

Accanto a me sentivo che Anne tratteneva il respiro.

Patetico

-Non tutti siamo super dotati come te- gli risposi acida.

-Giusto,- disse ridendo ed esibendosi in un’espressione da “tutte-le-donne-cadono-ai-miei-piedi-sto-già-provvedendo-con-la-tua-nuova-amica” che, tra parentesi, si stava sciogliendo.

Damon non ebbe tempo di parlare oltre perchè la prof ci fermò e ci annunciò che qul giorno ci saremmo allenati con la pallavolo.

Ma vieni! Finalmente qualcosa dove non cado, non rischio di morire, non faccio fiugure di merda e compagnia bella!

Anne mi venne vicino.

-Ti và di stare in coppia con me per fare gli esercizi?-

-Certo...-

-...che no!- le disse Damon, -Lei è con me.-

Mi girai e lo guardai strabuzzando gli occhi.

-Ma sei pazzo? Hai una malattia rara che colpisce solo i vampiri? Deficenza, magari?-

-No, ho solo voglia di fare gli esercizi di pallavolo con te. Mi stai evitando. Ma spero che tu sia abbastanza brava-, riprese poi, -perchè sappi che ti darò del filo da torcere.-

Ghignai e mi tenni pronta a ricevere la sua palla.


-Credevo che fossi bravo solo nel football, come tutto il resto degli uomini in questa scuola.-

Eravamo appena usciti dagli spogliatoi, dopo due estenuanti ore di fisica (non si sa ancora per quale ragione attaccate), ed io ero diretta nell'aula di storia, mentre Damon in quella di biologia.

-Tu non sai tante cose di me, principessa.- e via con un altro degli odiosi epiteti che mi aveva dato.

-Damon?- lo chiamai e mi fermai guardandolo.

-Io ho capito tutto, ma per piacere il mio nome di battesimo è Katherine, e magari mi farebbe piacere se mi chiamassi così altrimenti i miei mi avrebbero dato un altro nome, okay?-

-No. Ti chiamo come voglio io. Se ti volessi chiamare Genoveffa ti chiamerei così e tu non ti potresti opporre.-

-E se io lo facessi?-

-Non ti conviene, credimi.-

Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi. Non sapevo bene perchè, forse perchè la sua frase faceva intendere che non avrebbe avuto problemi a farmi del male, o perchè mi ero resa conto che mi ero lasciata andare un pò troppo.

Lo superai ed entrai in classe lasciandolo fuori, andandomi a sedere a fianco ad Alyssa e stando bene attenta a tenere gli occhi bassi per non farle vedere che li avevo lucidi.

Vidi con la coda dell'occhio Stefan che si sedeva vicino ad Alyssa e ci salutava.

Feci finta di cercare qualcosa nello zaino e aspettai che gli occhi si asciugassero, poi mi girai verso Stefan e lo salutai con un sorriso, dopotutto non era colpa sua se era fratello di Damon.

Quel giorno consegnammo le ricerche.

Sorrisi al pensiero che avevo fatto la stessa ricerca di Stefan, ma che di sicuro avrei preso molto meno di lui considerando che lui ci aveva vissuto nell'epoca che aveva descritto.

Beh, alla fine la giornata passò abbastanza tranquilla e al pomeriggio Stefan ci portò addirittura a bere una deliziosa cioccolata calda al bar.


<3 <3 <3


Alyssa era davanti a me con un’aria furibonda.

-Ok,- dissi buttandomi di peso sul letto, -qual è il problema?-

-Katherine, tu ti rendi conto che ti stai facendo male da sola? No, e non sbuffare. Lo sai che ti fai paranoie incredibili che ti fanno solo soffrire. E, come cavolo te lo devo dire che Damon non ti odia, non ti farebbe mai del male e, sopratutto, ti vuole bene? E te l’ha detto anche Elena che, se permetti, lo conosce da ben più di noi. Ma tu no, con la tua testardaggine cerchi di allontanarlo con delle futili scuse. Perchè hai paura di soffrire? Se non ci provi non saprai mai cosa comporterà la cosa.-

Mi guardò, ma visto che non rispondevo continuò con il suo monologo.

-Perchè lo mandi sempre via, ogni volta che cerca di avvicinarti con delle frecciatine? Se ti feriscono le battutine che fa lui, sai che è fatto così e che scherza...

Oh santo cielo, Katherine, è perchè è un vampiro? O che cos’altro? Mi rispondi?-

-E’ perchè ho paura- sbottai, quando per l’ennesima volta mi chiese di risponderle.

-Ho paura che mi rifiuti e che si rovini quel rapporto poco stabile che si è creato tra di noi. Ho paura che se abbasso la guardia e sto un pò meno attenta, non riuscirò più a rialzarmi se le cose non vanno come vorrei che andassero. E poi si, anche l’immortalità sarebbe un pò un problemino.-

Mia sorella mi si avvicinò e mi abbracciò stringendomi forte.

-E’ che... che ogni volta che lo vedo che parla con Elena, con te o con Violet mi si stringe il cuore in un modo assurdo e mi viene un nodo in gola che sembra mi soffochi, perchè...-

-Perchè tu lo ami.-

-Si, perchè lo amo.-

Dirlo ad alta voce era strano, ma lo faceva sentire anche un pò più mio. Era una strana sensazione.

-Su, scendiamo, credo che la cena sia pronta.-


Dopo aver mangiato ed essermi fatta un bagno rigenerante mi diressi in camera, mi misi in pigiama e, dopo aver salutato mia sorella mi misi finalmente a leggere “Vampiri nella notte” il libro che avevo preso in mano dopo Cime Tempestose.

Era molto bello e lo avevo consigliato molte volte a mia sorella, ma era troppo grosso per i suoi gusti.

Ero decisamente immersa nella lettura quando sentii una folata di vento e alzai di scatto la testa per cercare la fonte. Dapprima mi girai verso la porta, ma vedendo che era chiusa mi girai verso la finestra.

Quest’ultima, invece, era quasi totalmente aperta, e mi sorpresi parecchio visto che ero sicura di averla chiusa prima di farmi il bagno.

Mi alzai di malavoglia da sotto le coperte per chiuderla. Girai la maniglia e tirai meglio le tende.

Quando mi girai, però, trovai Damon dietro di me che mi fissava.

Feci un salto e mi portai la mano al cuore per cercare di farlo calmare.

-Cosa ti è saltato in mente? Mi hai fatto prendere un colpo. Pazzo.-

Lui, come se lo avessi invitato con un sorriso, si buttò sopra il mio letto, facendo cadere il libro a terra.

Si tirò il morbido piumone sulle gambe, coprendosi per bene, e iniziò a sfogliare il libro con fare da esperto.

Quel suo comportamento mi iniziava ad irritare.

-Damon, mi dici almeno che cosa ci fai qui, tralasciando il fatto che sei entrato dalla mia finestra alle dieci di sera senza neanche essere invitato?-

Presi posto nella sedia girevole a fianco alla mia scrivania e mi soffermai a guardarlo. I suoi occhi azzurro ghiaccio mi squadravano con curiosità e risentimento, solo che non riuscivo a capire il motivo di quest’ultimo sentimento.

-Allora...- iniziò sfogliando le pagine del libro che aveva ancora tra le mani, -dimmi, chi è che dovresti amare?-

Lo guardai con gli occhi sgranati. Come faceva a sapere che...

-Lo sai che non si ascoltano le conversazioni altrui, vero?-

Si alzò e iniziò a frugare tra i cassetti con tranquillità fino a che, stizzita, non glieli chiusi davanti alla faccia.

Alzò gli occhi al cielo e mi guardò.

-Non hai ancora risposto.-

-E non lo farò. Non è affar tuo sapere di chi sono innamorata.-

Era palese che non mi credeva, ma diedi la risposta per buona: finche fossi stata abbastanza evasiva non avrebbe mai capito chi mi piaceva effettivamente. Almeno speravo.

-Hai intenzione di stare qui ancora per tanto?-

Si, dimmi di si...

-Come desidera lei, Lady Katherine!-

Lo guardai come se fosse un alieno.

Chi sei tu? Che ne hai fatto di Damon Salvatore?

Ma non lo dissi per non rovinare l’atmosfera.

Mi girai e mi diressi verso il letto per poi fargli spazio una volta distesa. Lui capì il messaggio al volo e si sedette a fianco a me.

Forse dovevo dare un pò più di retta ad Alyssa.

Pensai accoccolandomi addosso a lui. Ai rimorsi avrei pensato più tardi.


Prima di salutarvi, volevo ringraziare chi ha aggiunto questa storia tra preferite, seguite e da ricordare!

E invito i lettori silenziosi ad esprimere il loro parere. Oh, e anche i miei recensitori iniziali, che sono spariti tutti. Ma dove siete finiti??? O.o

Baci! ♥

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 7. ***


7.


Fissavo il mare di capelli rossi a fianco a me.

Ci mancava solo questa.

Ero incredula.

Mi girai per guardare Elena, poi guardai Stefan e Damon, poi mia sorella.

Non ci potevo credere.

Violet mi trascinò in una stanza, probabilmente una ex aula di disegno, e strappò in piccoli pezzi un foglio di carta.

Poi ci mise la mano sopra, a pochi centimetri dalla carta e quest’ultima si sollevò da sola. Violet la fece volteggiare per un pò e poi la lasciò andare;

-Adesso ci credi?-

-Direi proprio di si. Ma che altro sai fare?-

-Per ora niente di che, credimi. Solo qualche cosuccia, come per esempio, chessò, chiudere le porte con il pensiero o sollevare oggettini. Mia nonna non è stata molto specifica al riguardo.-

Annuii pensierosa e stetti attenta a non andare a sbattere sull’estintore appeso al muro.

Mi scansai appena in tempo ma finii addosso a Damon, che se non mi avesse tenuta lui mi avrebbe tenuta il pavimento.

Lo ringraziai e mi infilai in classe dopo Stefan, cercando di arrossire dopo che se ne fu andato.

Stefan, sentendo il mio rossore, mi guardò, ma io girai la testa facendo finta di parlare con un ragazzo, Cedric Smallwood, il figlio del sindaco di Fell’s Church.

Era molto carino, ovviamente molto meno di Damon, ma era dolce ed era piacevole chiacchierare con lui.

Quando sorrideva sentivo il rossore che mi si diffondeva sulle guance e il cuore incominciava a battermi forte.

Quello stesso pomeriggio lo rincontrai uscendo da scuola.

Ero con Elena che se ne stava andando a caccia con Stefan e mi stavo mettendo d’accordo con lei per andare al Grill una di quelle sere.

Una seratina tra amiche a spettegolare di ragazzi qualche volta serve!

Dicevo, quando lo vidi (Cedric, non Damon che era già a fianco a me) stava uscendo dal portone principale con qualche amico, tutti grandi e grossi come armadi a tre ante.

Lo riconobbi dal modo che aveva di passarsi le mani tra i capelli, oltre che dalla voce.

Gli corsi incontro tenendomi stretta la borsa con una mano.

-Ciao Ced!-

-Ciao Katherine! Stai andando a casa?- sorrise guardando i miei amici da dietro le mie spalle.

-Si!- risposi sistemandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Alyssa diceva che era sexy.

-Allora ci... vediamo domani.-

-Certo, ciao Ced!-

Lo salutai con una mano, andando verso casa con i miei amici.


-Ciao Ced!!! Ma ti pare?-

Lo guardai, mani sui fianchi e sguardo scioccato.

-Si. E se non ti va bene, Damon Salvatore, puoi tranquillamente uscire di qui che i popcorn me li finisco da sola. E già che ci sei non farmi il verso che dà sui nervi- lo guardai mettendomi in bocca una manciata di popcorn.

Rotolò giù dal letto e andò vicino alla mia libraria iniziando a curiosare.

-Non mi piace quello lì.- prese in mano uno dei miei libri e lo rigirò, guardandolo. –Cime Tepestose che fine ha fatto?-

-Mi causava incubi e non lo leggo più. E non me ne frega niente di quello che pensi tu, li so segliere da sola i miei amici.-

-Certo, e la prossima volta cosa saranno? Licantropi? O altri vampiri?-

-Non sono comunque affari tuoi. E poi Ced è umano, altrimenti avreste sentito il suo Potere.-

-Non mi piace comunque.-

-Non me ne frega comunque.- appoggiai la ciotola ormai vuota sulla scrivania e mi girai verso Damon che aveva ancora il mio libro in mano.

-Vuoi qualcosa da bere?-

Scoppiai subito a ridere per l’assurdità che avevo detto e, senza attendere una risposta mi diressi in cucina.

Salutai mia madre che era sul divano a leggere, ignara del pseudo-battibecco con un vampiro che avevo avuto appena un secondo prima.

Presi due bicchieri di Coca e li portai in camera.

Quando aprii la porta, vidi Damon alla finestra e il suo viso diventava sempre più preoccupato e serio.

-Cos’è successo?- gli chiesi preoccupata appoggiando i bicchieri di Coca sul comodino e porgendogliene uno.

Fece di no con la testa. –Ho sentito una stilettata di Potere tremendo. Vado a vedere, tu dormi. Ti chiamo domani mattina.-

E saltò fuori dalla finestra. Tanto per precauzione guardai in basso per vedere se si era spiaccicato, ma vidi innalzarsi un grosso corvo nero, che immaginai fosse Damon trasformato.

Poi, non so come mi venne in mente il corvo che mi aveva lasciato quel bel regalino sul braccio e mi resi conto solo in quel momento che quel maledetto corvo assomigliava in modo impressionante al caro Damon.

Moro, tu sei ufficialmente morto.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo, appena alzata, mi sono messa davanti al cellulare, preparandomi il discorso che assomigliava a un: -Damon, se TU mi hai lasciato questa cicatrice, ti inficco un paletto nel cuore e poi ti butto in un fosso.-, anche se non sapevo se avesse sortito l’effetto desiderato.

Però, al massimo, gli avrei fatto dono di un vocabolario. Si.

Mi chiamò circa dopo un’ora che mi ero alzata.

-Katherine?-

-No, la fata turchina. Come è andata ieri? Hai trovato la sorgente del Potere?-

-Si, ma vi devo spiegare di persona. Chiama Alyssa e Violet e venite qui al più presto.-

Chiusi la telefonata e andai a chiamare mia sorella e Violet.

-Caspita, doveva essere proprio preoccupato se ha messo giù così. La chiamo io Violet, ok?-

-Certo...-


Prendemmo la strada più veloce, quella che si dilungava per il bosco, visto che la macchina l’avevano presa i nostri genitori.

Passammo vicino ad un fiume, vicino a Wickery Bridge, e mi ricordai quando Stefan, a biologia mi aveva raccontato che, più i vampiri erano potenti, più facevano fatica ad attraversare i corsi d’acqua, specialmente impetuosi come quello.

Ma non mi soffermai molto su quello, dopotutto Damon aveva detto che era grave.

No era una bugia. Io non vedevo la stramaledetta ora di vedere i suoi occhi, il suo viso... Ok, ok, Katherine, basta.

Superammo i confini del bosco e vedemmo la pensione. Violet era già arrivata, vedevo la sua macchina bianca in lontananza.

Io e Alyssa affrettammo il passo.

Quando Stefan ci aprì, aveva una faccia decisamente preoccupata.

Entrammo nella casa, salimmo due rampe di scale ed entrammo nel piccolo appartamento di Stefan ed Elena, dove ci aspettava anche Damon insieme a Viò.

-Ma brave, un pò più tardi e facevamo i vermi.-

-Oh, ma piantala per una buona volta Damon.- lo riprese Elena.

Lui ritornò serio. -Ieri ho trovato la fonte del Potere che abbiamo sentito, Katherine. E' una vampira di nome Gisèle, che incontrai circa trecento anni fa, durante un viaggio. E' una donna, che avrà circa cento anni in più di me.-

Ed è quindi più forte...

Ci passò una foto, in bianco e nero, in cui c'era questa fantomatica Gisèle: bellissima, con una bocca carnosa, gli occhi penetranti, e i capelli che sparivano dietro le spalle. Aveva i capelli rossi, ci disse Damon.

Più guardavo quella foto, più mi sembrava di averla già vista da qualche parte.

-E tu te la sei portata a letto.-

Violet stava squadrando Damon con una sopracciglia alzata e le braccia conserte, aspettando una risposta.

-Può essere.-. Un uomo che rimaneva sul vago in un discorso del genere non era mai un bel segno.

Sorrise sornione. Quanto ci godeva a vantarsi del suo immenso fascino dovevo ancora capirlo.

Tornai a riconcentrarmi sulla foto di Gisèle, cercando di capire dove l’avessi vista, ma non mi venne in mente niente.

Però dovevo dire che aveva un viso maligno, proprio da vampiro...

Viso maligno... vasca dei delfini...

-Ma certo!- esclamai all’improvviso, -Ecco dove l’avevo già vista!-

Vidi dieci occhi puntati addosso e mi affrettai a spiegare. –Quando siamo andati al Luna Park, quando siamo usciti dalla vasca dei delfini, c’era una donna che parlava con l’addestratrice, e quando si è girata l’ho vista. Ne sono sicura.-

-Molto brava, ma chère-

Ci girammo e ci trovammo davanti la fotocopia vivente della foto che avevo in mano.

I capelli color del fuoco le ricadevano leggeri lungo le spalle e il vestito nero aderente mostrava il suo fisico slanciato. Gisèle si inchinò verso di noi e andò a raggiungere Damon sul divano, senza nemmeno essere invitata e si strinse a lui. Poi si rivolse a me.

-Tu devi essere la piccola Katrinè.- ridacchiò, -Dàmon ti pensa toujours!-

La guardai e alzai un sopracciglio. E sarebbe con questa sottospecie di pagliaccio che Damon si era trovato la notte scorsa?

-Gisèle, per l’ennesima volta: cosa se venuta a fare qui?-

-Per l’ennesima volta, mon amour, sono venuta ici per te.-

E adesso si sarebbe messa a dire Je t’aime? Ma per favore!

Mi girai verso Elena e ci scambiammo uno sguardo complice e per poco non ci mettemmo a ridere.

-Ma ora,- disse rivolgendosi nuovamente a noi, -passiamo alle présentations. Tu devi essere Stèfan e tu Elenà, oui ? Poi Alyssa e Violèt, una strega, giusto? Oui, oui, mi sono documentata! Visto che brava, mon amour?-

Ok, iniziavo a non divertirmi più. Come cavolo si permetteva quella di parlargli così, come se fossero stati fidanzati da sempre?

Odiosa bambolina di porcellana del cavolo.

-Vattene Gisèle. Qui non sei gradita.-

Ooooh, bravo Dam, fagli vedere chi sei!

Il viso di Gisèle si tramutò da zuccheroso ad arrabbiato. Ad una velocità sovrumana, tanto che non riuscì praticamente a vederla, ruppe la gamaba di un tavolino da salotto, e la piantò sullo stomaco di Elena. Si sentì un urlo agghiacciante e Stefan rimase paralizzato per un attimo, ancora incredulo per quello che era successo. Poi si catapultò su di lei e gli tolse il paletto insangiunato.

Solo allora mi resi conto che era di legno, e che quindi doveva averle fatto veramente male.

Gisèle si ergeva in tutta la sua altezza davanti a Damon.

-Ricordati, Dàmon, che sono più forte di tutti voi messi insieme. Posso uccidere tutti i tuoi amici quando voglio. Quindi ti conviene fare quello che ti ho chiesto ieri. Altrimenti la prossima potrebbe essere la cara Katrinè.-

Rise e se ne andò, veloce com’era venuta.


Un ora dopo Violet andò a casa. Avevamo deciso che quella sera sarebbe venuta a dormire da noi, e Damon avrebbe tenuto d’occhio la nostra casa.

Stefan aveva dato ad Elena una sacca di sangue umano e si era ripresa quasi subito.

-Il sangue umano da più energia, e quindi fa guarire più in fretta.- aveva detto.

Guardai Stefan che coccolava Elena, cercando di calmarla e rassicurarla, trasmettendole tutto il suo grande amore.

Senza far rumore sgattaiolai nella stanza di Damon, dove si era rintanato dopo che ci eravamo messi d’accordo sui turni per la nostra sicurezza.

Sembrava che il fatto che Gisèle ci avesse minacciati per causa sua l’avesse ferito più del previsto, e quindi io stavo andando a vedere come stava. Solo quello.

Bussai una volta e aspettai risposta, ma quando quella non venne aprii la porta senza troppi complimenti. Al massimo lo avrei trovato nudo.

Che non sarebbe stata neanche una brutta cosa

Invece, con mio grande disappunto, era perfettamente vestito ed era buttato sul letto. Quando entrai non mi degnò di uno sguardo.

-Non credevo di averti detto che potevi entrare.-

-Beh, tu lo fai sempre, per cui...-

Andai a stendermi a fianco a lui e stetti zitta. Doveva sapere che se avesse voluto parlare io serei stata lì per lui. Dovevo dimostrargli che, per una volta, non era solo e non lo sarebbe stato più.


♥ ♥ ♥


Quella sera mi strinsi al piumino, ben sapendo che fuori dal tepore della mia camera c’era Damon che teneva d’occhio la situazione.

Quindi cercai di addormentarmi, senza avere pensieri per la testa.


Stavo correndo, ancora, dietro ad un ragazzo.

Avevo un vestito lungo e leggero, che mi volteggiava sulle caviglie e correvo cercando di non inciamparci.

Quella volta, però, mi resi subito conto che stavo sognando, ma continuai a correre lo stesso. Le mie gambe sembrava non volessero fermarsi.

Ma mi accorsi che l’uomo che stavo inseguendo era diverso dall’ultima volta. Era più basso e, forse, un pò più minuto.

Aveva un portamento fiero e disinvolto, come di uno che è molto sicuro di sè.

Non lo raggiunsi, ma in confronto alle altre volte, quando si girò vidi il suo volto. Non mi sorpresi quando scoprii che era Damon, dopotutto lui era sempre nei miei pensieri, quindi perchè non anche nei miei sogni?

Pensai di raggiungerlo, e iniziai a muovere qualche passo più veloce verso di lui. Ma non appena mossi il primo passo vidi una donna, Gisèle, che veniva verso di me.

Si avvicinò al mio collo senza che io potessi fare niente e mi morse.


Mi svegliai urlando a squarciagola e, inizialmente, non capii dove mi trovavo.

Poi vidi i muri della mia stanza, la mia scrivania, la mia finestra e mi resi conto che ero nella mia stanza al sicuro.

Sentii dei passi e poco dopo Alyssa si catapultò in camera.

-Cosa c’è? Cosa è successo?- si avvicinò allarmata e mi guardò.

-N-niente, ho fatto un incubo credo-

Sentì un colpo dall’altra parte della stanza e mi girai di colpo.

Era Damon, e anche nella semi oscurità, vidi che aveva una faccia alterata.

-Dannazione Katherine,- disse infatti subito dopo - Non devi urlare per niente, sciocca-

Rimasi basita. Vidi che mia sorella stava per rispondere, ma lui sparì nel buio.

A passi pesanti andò a chiudere la finestra, poi mi prese tra le braccia e potei finalmente scoppiare a piangere.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo avevo due occhiaie da paura.

Quando ci alzammo, Violet mi chiese subito cosa avevo ed io l’aggiornai sui fatti di quella notte.

-Ancora? Oh, santi incubi... io l’ho sempre detto che leggere fa male alla salute-

Io e Alyssa scoppiammo a ridere e andammo a fare colazione.


Finiti il latte e i biscotti decidemmo di andare a fare shopping, chiedendo anche ad Elena se voleva venire, e poi fermarci a mangiare in un bar.

Andammo prima in un negozio di abbigliamento e facemmo il pieno di vestiti.

A me non piaceva fare shopping, almeno non tanto che come a mia sorella, ma con la compagnia giusta riuscivo perfino a divertirmi.

Elena e Violet mi fecero provare tutte le maxi-maglie, camicie, gonne, scalda-cuore, e tutte il genere di cose che si potevano indossare, e che erano della mia taglia.

Inutile dire che alla fine della mattinata eravamo tutte e quattro piene di borse, io e Alyssa più di tutte. Mi venne da piangere a pensare a quanti soldi avevamo speso, ma oramai il nostro guardaroba era pieno.

Andammo a pranzare ad un fast-food e ci mettemmo d’accordo che quella sera avremmo cenato tutti a casa Salvatore, con la presenza dei due fratelli.

Speravo che Damon non rovinasse la serata e non mi trattasse male.

-Cavolo, speriamo che Damon e Stefan non abbiano litigato visto che oggi li ho lasciati da soli.-,

disse Elena mettendosi in bocca una patatina.

Continuai a mangiare il mio panino ascoltando quello che diceva Violet.

-Ma perchè cosa si fanno?-

Elena ridacchiò. –Allora, una volta sono tornata a casa e ho trovato Stefan con un coltello piantato sullo stomaco, una volta li ho visiti darsele di santa ragione, e un’altra Damon se ne è andato e ho dovuto convincere Stefan a chiedergli scusa...-

-Quindi alla fine è Stefan che ci rimette sempre, no?- si intromise mia sorella.

Scoppiai a ridere e guardai le mie amiche, pensando che mancava solo una cosa perchè fossi pienamente felice in quel momento.

E parlavo di Jessica, Nicola e Alessandro, eh!

...Ok, non mentivo neanche a me stessa!

Pagammo velocemente il conto, e andammo a casa, per cambiarci.

-Allooooora,- iniziò mia sorella –considerando che ci vorrà tutto il pomeriggio...- oh, ti prego no... –Elena e Viò staranno qui,- poi si girò a guardarmi –E noi inizieremo la missione...- terminò Violet.

-Q-quale missione?- chiesi, facendomi piccola piccola.

Elena ghignò e mi prese per un braccio, portandomi in bagno e mettendomi davanti uno shampoo alla pesca, un bagnoschiuma, un macello di creme idratanti e mettendomi di forza dentro la vasca da bagno.

Lei e le altre iniziarono a sfregarmi il corpo con il bagnoschiuma e mi lavarono i capelli, come se non fossi capace di farlo da me.

Poi mi asciugarono e in men che non si dica avevo le braccia e le gambe tutte appiccicose per via della crema.

Mi lasciarono li e andarono a vestirsi anche loro.

Quando fui sola in camera mia, con una semplice canottiera e un paio di slip addosso, iniziai a compatire le bambole che dovevano subire tutti i giorni ciò che quelle tre pazze scatenate mi avevano appena fatto.

Presi l’Ipod e lo attaccai alle casse, lo accesi e iniziai a canticchiare una canzone a caso.

I am a woman in love
And I'd do anything
To get you into my world
And hold you within
It's a right I defend
Over and over again
What do I do…”

E immancabilmente i miei pensieri partirono a briglia sciolta e a me non restava altro che seguirli. Quando mi soffermai su Gisèle rabbrividì… faceva veramente sul serio quando diceva che avrebbe fatto del male a tutti noi solo perché Damon non stava con lei, ne ero certa.

Ma non sapevo cosa aveva intenzione di fare Damon. Che avesse lasciato che facessimo tutti la fine di Elena o peggio, o se per ci salvarci sarebbe andato con lei?

Nessuna delle due: la combatteremo!

Sentì distintamente la voce di Elena nella mia testa e mi accorsi di non indossare il bracciale alla verbena, ma non avevo assolutamente voglia di alzarmi dal letto per prenderlo. Ero stanca.

Non fisicamente, ma psicologicamente ero davvero sfinita. Avevo paura di ciò che riservava il futuro, avevo terrore di andare via da sola o di stare a casa senza Stefan, Elena o Damon.

Scossi la testa e aspettai pazientemente che le mie amiche e mia sorella tornassero e mi dessero i vestiti.

La prima che vidi fu Elena, e rimasi di sasso. Era bellissima.

Aveva una maxi-maglia azzurra, con le spalline larghe e sopra uno scalda cuore pesante. La maglia le cadeva larga in vita e irregolare sulle gambe, coperte da un paio di fuseaux neri e attillati che la slanciavano in un modo assurdo.

Il vestito le risaltava gli occhi azzurri, solo di qualche tono più scuri.

Ai piedi portava degli stivaletti bassi, che avevamo comprato quel giorno, neri e con un fiocco su un lato, e quando camminava si sentiva un lieve “toc-toc” dei piccoli tacchi.

Aveva lasciato i capelli sciolti che le ricadevano leggeri sulle spalle e al collo portava una collana nera.

Poi entrò mia sorella, anche lei bellissima.

Aveva un maglioncino che avevamo comprato quella mattina e che, di sicuro, nessuna descrizione poteva risaltarne la bellezza.

Era di varie tonalità di verde ed era un “finto doppio”; sembrava che ci fosse una maglia sottile sotto di cui si intravedevano solo le maniche, mentre la parte più visibile era un po’ più grossetta, con una cintura verde in vita ed era senza una spallina.

Poi indossava dei jeans a sigaretta stretti e ai piedi delle normali all star nere, regalo di mia madre per il suo compleanno. Aveva legato i capelli in una coda alta e aveva messo un po’ di ombretto rosa.

Spostai lo sguardo a Viò.

Aveva un maglioncino stretto a righe orizzontali bianche e nere e un paio di pantaloni neri che le ricadevano con eleganza sulle gambe snelle.

Portava un paio di graziosissime ballerine rosse e aveva lasciato i boccoli rossi liberi sulla schiena.

Sorrisi a tutte e tre e le fissai, chiedendomi perché stessero tutte e due ghignando.

Poi mi accorsi che ero l’unica senza vestiti.

Ohoh, tocca a me!




Eccomi qui con un altro capitolo!

Scusate per questo ritardo, ma piuttosto che scrivere cavolate ho preferito aspettare!

Comunque volevo fare una piccola precisazione: come forse avrete notato, nel mio racconto Damon ha gli occhi azzurri, mentre nel libro dovrebbe averli neri.

Ci sono due motivazioni: la prima è che con gli occhi azzurri è più figo. La seconda è che nella foto che ho messo nella "Scheda personaggi" Ian ha gli occhi azzurri, e dovevo rispettare questa piccola differenza!

Poi, un'altra cosa: per il capitolo che sto già scrivendo mi servirebbe il libro numero 4, per una descrizione. Purtroppo questo libro ce l'ha una mia amica e devo aspettare che lo finisca prima di riaverlo indietro. Per cui ci sarà un piccolo ritardo anche per la scrittura del capitolo.

Bene, per ora è tutto.

Comunque al solito ringrazio chi ha messo questa storia tra preferiti, seguite e da ricordare, e naturalmente chi ha recensito!

Baci e alla prossima.

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 8. ***


Eccomiiii! Visto, finalmente sono tornata con il nuovo chappy!

Anche se devo ammettere di averci messo un po' meno del solito, e questo non può che rallegrarmi!!!

Beh, bando alle ciance.

Questo sarà uno dei capitoli decisivi, dove continueranno le sfighe dei nostri amati protagonisti.

Non credo manchi tanto al finale, ma non so se allungarlo mettendo qualche vicenda “fuori” dalla trama reale vera e propria o mettere qualche piccola vicenda extra in un'altra storia, formando così una serie.

Consigliatemi, mie paladine!

Bene, ora vi lascio alla fic!


8.

Ammetto che quando ho visto le tre “pazze” venirmi vicino mi sono seriamente spaventata.

Avevo pensato, in un attimo di follia che se avessi voluto diventare una Barbie vivente avrei potuto almeno farlo per lavoro, prendendo qualche migliaia di euro al mese o giù di lì.

Però devo dire che il lavoro finale era stato fantastico.

Elena aveva pescato dal mio guardaroba una maglietta viola a pipistrello e l’aveva abbinata ad una gonna a pieghe a ad un paio di leggins neri comprati quel giorno.

Poi mi avevano infilato quasi a forza un paio di ballerine bianche e nere.

Mi avevano truccata e acconciata insieme (ero rimasta scioccata). Non avevo gli occhi tanto pesanti, solo un ombretto violetto e un po’ di rimmel e matita e i capelli li avevano arricciati alla base.

Violet lasciò uscire l’aria dai polmoni e, sempre sorridendo, appoggiò la matita sulla mia scrivania.

Elena, poi mi passò il mio bracciale con la verbena e me lo mise al polso destro.

Sentì subito quel tranquillizzante peso che mi era venuto a mancare durante il bagno. Ormai lo consideravo il mio amuleto portafortuna. Anche se di fortuna ne aveva portata ben poca, intendiamoci.

Bene Katherine. Ora calma e sangue freddo. Dopotutto non stai mica andando in guerra, solo ad una cena. Si!

Presi borsa e cappotto e uscì di casa lasciando un biglietto ai miei genitori:


-Siamo fuori, a cenare da Elena.

Se non torniamo/scappiamo/moriamo ve ne renderete conto.

Baci,

Katherine Alyssa-


Salimmo in macchina e in poco tempo fummo dai Salvatore.

Bussammo, ci aprì Stefan e, sorridendo, accolse Elena tra le sue braccia e se la sbaciucchiò lì, sull’uscio.

Guardai mia sorella con sguardo complice e una alla volta superammo la coppia per andare in soggiorno ad appoggiare i cappotti.

Salutammo anche Damon che ci aspettava con un bicchiere di whisky riempito per bene fino all’orlo e quando ci vide ammiccò e sollevò il bicchiere nella nostra direzione.

Fantastico, ci manca pure il vampiro ubriaco e facciamo la rimpatriata

Lascio immaginare la faccia che avevo in quel momento.

Ci sedemmo tutti insieme a tavola.

-Ragazze, siete uno splendore stasera.- ci disse Stefan, dopo che finimmo la prima portata.

Stavamo ringraziando, ma Damon ci interruppe e ci fece capire che condivideva l’idea del fratello.

-Si, proprio bellissime.- Violet arrossì e Damon la guardò sfoderando un sorriso malizioso e compiacendosi.

Ora, chiariamoci, Violet è una delle mie migliore amiche e Damon è, insomma, Damon. Ma quando due persone, o meglio una, si mette in testa di spaccare le cosidette, spacca.

Stavo per dire la mia quando Alyssa si alzò e andò a rispondere al cellulare.

-Ciao mamma!... Si si… No no… Ah-ah… Nicola… Chiamato… Ma lo sappiamo che rompe in un modo assurdo… Ah… Quattro volte… Si si glielo dirò… No non ora, lascia almeno che torniamo a casa e controlliamo il fuso… Si, staccalo pure… NO, mamma non puoi dirgli quello che pensi di lui…-

La guardavo sempre più sconcertata.

-Si si, lo sai che Kathy ci tiene… Siiii, lo avrà pur maledetto tante volte, ma… No mamma, tranquilla non si sposeranno… Ok, ora passami papà, per l’amor della mia sanità mentale.-

Mi chiamò e mi passò il telefono.

-A te il secondo round!-

Per sua sfortuna conclusi la chiamata in due secondi netti. Adoravo mio padre. Con le chiamate ci sapeva proprio fare.

Mi risedetti a tavola e notai che, per tutta la cena, Damon non la piantava di fare gentilezze a Violet. Solo che in genere queste gentilezze erano accompagnate da sguardi maliziosi e doppi sensi.

-Allora ragazze,- disse Stefan rivolgendosi a noi, -A me da umano piacevano da morire le pesche, e quindi ho pensato di prenderle. Sempre se vi vanno bene.-

-Io, sinceramente, preferisco le fragole…- disse Damon non staccando gli occhi dalla mia amica e alludendo, probabilmente, ai suoi capelli.

In quel momento esatto, mi girarono assolutamente le palle.

Quindi mi alzai e uscì dalla stanza dicendo che dovevo chiamare Nicola altrimenti poi scassava.

Composi il numero e attesi.

-Pronto?-

-Ti pare il caso di chiamare quattro volte a casa? Mia mamma la prossima volta che ti vede ti infila un cucchiaio nel cu…ore-

-Sai che me la vedo incazzata con un mestolo in mano che mi minaccia?- sentivo che sorrideva dall’altra parte della cornetta e anche a me il malumore iniziò a passare.

-Si, e ci sarebbero tantissimi motivi per cui potrei darle una mano. Per esempio per quella volta che hai fatto volare una penna e l’inchiostro si è sparso nel soffitto…-

-Oppure quando ti ho rovesciato il caffè sul compito di Storia…-

-O per quando stravedevo per te in terza media e mi hai mandata a fanculo per quella stronzetta della nostra compagna di classe… Sai quanto mi hai fatta star male?-

-Oooh, non rigirare il coltello nella piaga tanto poi se non ricordi male l’ho mollata e ho fatto di tutto per fare pace con te…- sentii uno scricchiolio di passi e sperai fosse Damon, così rincarai la dose.

-…Dopo avermi fatta star male come una matta…-

-Ok, ok, ti chiedo di nuovo scusa! Ma perché dovevamo parlarne proprio stasera?-

-Perché io tì vì bì, e questo è il mio modo di dimostrartelo!-

-Quindi se una volta mi dovessi rompere il braccio o uccidere vorrebbe dire che mi ami pazzamente?-

-Se proprio vuoi vederla così…-

Nicola ridacchiò e cambiammo discorso.

-Sai che Chiara, quella di quarta D si è presa una cotta per me?-

-E tu ne sei orgoglioso… Povera cara…-

-Esagerata! Comunque è molto carina, potrei farci un pensierino.-

-E ti prendi gioco di lei ben sapendo che le piaci?-

-Non mi prendo gioco di lei…-

-Infatti, la illudi finchè non ti sarai stancato e poi la rimpiazzerai.- …Come ha fatto Damon con me.

-Ehi, perché la prendi così seriamente?-

-Era solo una considerazione…-

-Tu non mi hai detto qualcosa… LO SO che non mi hai detto qualcosa… Quindi dimmi quel qualcosa che non mi hai detto!-

-Non c’è proprio… niente… da dire. Adesso devo andare.-

-NO, Katherine, io stavo scherzando. Ma mi fa così male sentirti triste e so che ti ho fatto venire in mente qualcosa di brutto, e vorrei lo condividessi con me.-

-Non c’è niente che ti posso dire in questo momento…-

-D’accordo… se hai bisogno sai che sono qui. Buona notte!-

-Grazie, ciao.-

-Ciao.-

Chiusi il cellulare e mi sorpresi di nuovo di come quel tipo sapesse leggermi nella mente senza bisogno di essere un vampiro.

Però mi aveva fatto ritornare il buon’umore, e speravo che tornando dentro non sfumasse.

Quando tornai in salotto vidi Damon che era quasi sopra a Violet, Stefan e Elena che, vabbè, erano a parte perché non riuscivano a staccare gli occhi l’uno dall’altro, e mia sorella che, poveretta, si sentiva la terza, anzi la quinta, incomoda. E nello stesso tempo mi guardava con colpevolezza.

Afferrai un pesca e la morsi con rabbia, sentendomi il succo scendere per la gola e godendo di questo piacere.

Quando la finii presi le carte e iniziai a giocare con Alyssa a carte e poi si unirono anche Damon e Violet che, chissà come mai, erano seduti vicini.

Forse dovevo dire a Violet che… no, tanto ci perderei lo stesso. Che schifo che fa l’amore.


Dopo qualche ora decidemmo di tornare a casa e chiedemmo a chi toccava a sorvegliare casa nostra.

-Tocca a me, ancora!- disse Damon, con la voce forzatamente annoiata.

Porca miseria

Ero rassegnata, ormai, ma stetti bene attenta a non farlo notare.

Elena mi abbracciò e mi baciò su entrambe le guance, così come Stafan, poi ci salutarono mentre ce ne andavamo con l’auto di Violet.

Lei ci accompagnò a casa e se ne andò sgommando tutta contenta.

Aggrottai le sopracciglia e guardai Alyssa sospirando e cercando di non mostrare che stavo morendo dentro.

Non potevo dare a Violet la colpa per qualcosa che nemmeno sapeva, e più ci pensavo più me ne convincevo… o per lo meno cercavo di convincermene.

Feci l’ennesimo sospiro e cercai di non infilarmi storti i pantaloni del pigiama, poi mi lavai i denti, mi raccolsi i capelli in una coda di cavallo e aspettai mia sorella sul suo letto.

Quando arrivò le feci spazio e appoggiai la testa sulla sua spalla, facendomi cullare dal suo respiro.

Lei mi guardò.

-Si, mi ha irritata parecchio.- risposi alla sua domanda silenziosa.

Non disse nulla, e quel silenzio valeva più di mille parole. Sapevo che non era dalla mia parte, tuttavia non era neanche da quella di Violet. E questo per quanto poco mi tranquillizzava.

Mii fece alzare e sorridendo mi diede la buonanotte.

-E’ un modo carino per dirmi che mi vuoi fuori dalle palle?-

-No, è un modo carino per dirti che c’è qualcuno che ti aspetta in camera.-

Il cuore iniziò subito a battermi forte e mi diressi nella mia stanza dando la buonanotte a mia sorella.

Come immaginavo Damon era seduto sulla sua sedia girevole, mia, tra parentesi e mi guardava.

Avrei voluto rispondergli male, mandarlo via, fargli capire che mi aveva ferita, ma non riuscì a fare niente di tutto questo. Chiusi solo gli occhi per evitare che le lacrime mi soprafacessero e abbassai la testa mortificata.

Sentì una folata d’aria e serrai di più gli occhi.

Poi sentì che mi metteva le mani sulle spalle e non potei fare a meno di trasalire per lo spostamento improvviso.

Mi mise due dita sotto il mento e con delicatezza mi tirò il mento verso l’alto. Aprì gli occhi e, sotto lo strato di lacrime, incontrai le sue pozze ghiacciate, che in quel momento ardevano.

Sembrava di vedere un incendio al Polo Nord, un fuoco nel mare. Ed era spettacolare.

Mi persi in quelle profondità che erano le sue iridi, e il mondo intorno a me cessò di esistere per un instante.

-Perché mi tratti male?- gli chiesi, genuina ma con tanta tristezza.

Lui, inaspettatamente mi abbracciò e, solo per un istante, mi sembrò di sentire un sonoro “crack”. Alzai la testa sorpresa e mi guardai intorno per vedere se qualcosa si era rotto.

Non vedendo niente tornai a concentrarmi su di lui che incominciò a parlare.

-Ascolta. E’ difficile da spiegare, ma io non lo sto facendo di proposito…-

Ascoltai la sua voce e me ne beai: così calma, tranquilla, priva di malizia, così vera.

Ma fummo interrotti da un boato e di colpo la porta di camera mia si aprì con tonfo.

Mi girai spaventata e incontrai gli occhi color tenebra di un vampiro sconosciuto.

Sorrise maligno e scosse i capelli castani prima di avventarsi addosso a noi.

Damon mi spinse via e si preparò a bloccare il nemico, mentre cercava di proteggermi con il suo corpo, cercai di trovare una via d’uscita, ma andare alla porta implicava passare in mezzo ai due vampiri che se la davano di santa ragione.

Pensai farneticamente ad un modo per aiutare Damon, ma non potevo fare altro che stare bloccata a pregare che i miei genitori o Alyssa non si accorgessero, anche se era poco probabile visto che tutti e due i miei genitori la notte portavano i tappi per le orecchie.

Ad un certo punto lo sconosciuto riuscì a buttare Damon fuori dalla finestra ancora aperta e si girò verso di me.

I suoi occhi maligni riflettevano pazzia e io cercavo sulla scrivania qualsiasi cosa in legno che potessi piantargli nel cuore.

Ad un certo punto trovai un righello di legno, che portai velocemente davanti a me non appena il vampiro mi venne addosso.

Riuscì a piantarglielo nella pancia e lui per un momento si bloccò sorpreso, mentre indietreggiavo.

Poi, ripresosi, mi afferrò per il polso e sebbene cercassi di divincolarmi lui non mollava la presa.

-Lei vi aveva avvertiti…- disse prima di avvicinare il mio polso alla bocca e a mordere.

Iniziai ad urlare forte dal dolore, mentre sentivo che i denti laceravano la carne e sentivo che mi veniva succhiato via il sangue sorso dopo sorso.

Elena me ne aveva parlato: sembrava che mi stesse strappando via l’anima e sentivo un dolore sordo che partiva dal polso e si propagava per tutto il braccio.

Era un dolore inimmaginabile e continuavo ad urlare e a strattonare il braccio perché me lo mollasse.

Passarono pochi interminabili secondi fino a che non sentì un gemito e il vampiro mollò la presa accasciandosi a terra.

Tenni gli occhi chiusi e, sentendo che le forze mi iniziavano a mancare lo seguì e scivolai a terra, ma due braccia mi afferrarono e Damon cercò di rimettermi in piedi. Poi vedendo che non ci riusciva mi prese in braccio e mi adagiò sul letto, per poi andare a chiudere la finestra.

Si sedette a fianco a me e, mentre cercavo di frenare le lacrime che cadevano copiose sulle guance, chiesi: -Damon, i miei genitori e mia sorella, vai a vedere come stanno.-

-Prima pensiamo al tuo polso.- e cercò di prenderlo, delicatamente.

Io lo tolsi dalla sua stretta.

-Prima loro!-

Aggrottò le sopracciglia e scomparve. Dopo dieci secondi ricomparse e si sedette a fianco a me.

-Stanno bene, ma sono stati soggiogati e addormentati. Il vampiro ha tolto la collana con la verbena a tua sorella mentre dormiva, probabilmente.-

Poi mi prese il polso e, dopo avergli dato un’occhiata e aver detto che non avevo perso tanto sangue, me lo avvolse in una garza.

Poi mi guardò, indeciso su cosa fare, e alla fine si stese a fianco a me e mi prese tra le braccia stringendomi.

Io nascosi la testa nel suo petto e incominciai a piangere disperata, mentre lui mi carezzava i capelli e mi rassicurava.


Avevo avuto molta paura quella sera, e il giorno dopo, quando lo raccontai a mia sorella si maledii per non essersi svegliata.

Ma alla fine era meglio così, perché quel vampiro avrebbe anche potuto ucciderla e io non l’avrei sopportato.

Damon se ne era andato la mattina presto, ma ero sicura che sarebbe tornato. Quando si condividevano certe cose era raro dimenticarsene, anche per uno freddo e calcolatore come Damon.

-E poi credo sembrasse molto immedesimato nella parte del “salvatore”, di nome e di fatto. Conoscendolo…- aggiunse sottovoce Elena con un’aria maliziosa.

Io arrossii in un modo alquanto vergognoso.

Per i giorni seguenti io e Alyssa, le due più in pericolo secondo Stefan ed Elena, restammo in casa facendoci portare i compiti a casa da Violet.

Quest’ultima era sempre seguita dai due ragazzi ed era tenuta sott’occhio.

Non vidi più Damon in quei giorni, ma scoprii molto presto perché.


Oddio, e adesso cosa succederà???

Damon sarà scappato con Gisèle?

Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo!

Bacioni!

°°Sam°°

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 9. ***


Macciao! Sono così felice di aver aggiornato!

Si, lo so che sono di nuovo in ritardo, ma quest'anno ho gli esami e i prof ci fanno studiare come schiavi... =)

Comunque questo capitolo è un po' di passaggio e dovrei aggiornare presto il prossimo.

Comunque ho tardato un po' anche perchè sto lavorando ad un'altra fic e scriverò la trama sotto, magari vi incuriosisce!

Intanto, come al solito, vi lascio al capitolo!


9.

-Damon è scomparso.- ci disse Stefan esattamente quattro giorni dopo l’aggressione.

Il cuore mi mancò di un battito e dovetti sedermi.

-Cosa significa che Damon è scomparso?-

Alyssa diede subito voce ai miei pensieri ed io cercai di trattenermi e di non mettermi ad urlare prima che Stefan ci spiegasse tutta la situazione.

-Vedete, molto spesso Damon è scomparso, ma mai per più di due, al massimo tre, giorni di fila, e poi ci ha sempre e comunque dato sue notizie se non aveva intenzione di tornare.

Ma sono sicuro che, per quanto sia bastardo e psicopatico, non vi avrebbe mai lasciate in questa situazione, anche sapendo che noi non avremmo potuto proteggervi visto che beviamo per lo più sangue animale.

E di sicuro non è andato via con Gisèle, perché vedo che i suoi scagnozzi girano ancora qui intorno.

Quindi di sicuro è ancora qui in giro. La domanda è: dove?-

Violet si alzò, e per la prima volta parlò.

-Come voi ben sapete, sono una strega, e sebbene non sia molto esperta ho letto di qualche incantesimo. Tra questi c’era quello di localizzazione.

Servono però due ingredienti: il sangue e i capelli della persona da richiamare.-

-SI!- disse Elena interrompendola. –L’incantesimo che ho consigliato a Bonnie per richiamare Stefan quando ancora ero nell’aldilà. Vi ricordate quando vi ho raccontato di Klaus?- tutta eccitata, aspettò che annuissimo per continuare.

-Potremmo trovare così Damon e farci dire dov’è…-

-… E poi andarlo a prendere!- terminò Stefan, prendendo Elena tra le braccia e, sorridendo, la baciò.

-Ma come li troviamo questi ingredienti? Cioè, i capelli possono essere su un pettine, ma il sangue?-

Accidenti, c’era anche quel problema. Ci pensai un attimo, poi sorrisi a mia sorella.

-Deve per forza essersi tagliato quando ha combattuto contro quel tizio quattro giorni fa. Potremmo cercare a casa nostra.-

Guardammo l’ora: erano le 11 di mattina.

-Credete che ce la faremo?- chiese mia sorella.

-Certo, il rito deve essere fatto a mezzanotte. Oltre che al sangue e i capelli ci serviranno anche dell’acqua e delle candele. E un gesso, perché dovrà essere disegnato un cerchio a terra, e qualcosa per accendere un piccolo fuoco…-

Io e gli altri annuimmo.

Così io e Elena prendemmo la macchina di Violet e, stando attenti a non passare per il bosco, andammo in città a prendere delle candele, mentre Stefan, Alyssa e Violet si occupavano dei capelli e del sangue.

Tornai a casa infreddolita ma soddisfatta. Poi dissi a mia mamma che andavamo a dormire da Elena e lei, senza sospettare niente, acconsentì.

Aiutai Alyssa a mettere qualche vestito in una borsa e, dopo essere passate a prendere Violet, ci dirigemmo verso casa Salvatore.

Lì passammo pranzammo e preparammo le cose per quella sera: Violet disegnò un cerchio con il gesso in soggiorno, poi posizionò una ciottola, l’acqua, le candele e gli ingredienti al centro del cerchio.

Il pomeriggio fu snervante, e tutto quello che potemmo fare fu aspettare.

Stefan ci raccontò di Gisèle, che aveva una sacco di vampiri-scagnozzi che la servivano e, si diceva, anche parecchi servi umani.

Pensai che era rivoltante. Poteva bere da loro ogni volta che voleva, e così tutti gli altri vampiri, senza che loro riuscissero a opporsi o ad andarsene.

A metà pomeriggio uscì a fare una passeggiata: non riuscivo a starmene chiusa in casa, sapendo che lui poteva essere chissà dove.

Ma sapevo che c’era anche la remota possibilità che se ne fosse andato di sua spontanea volontà, anche se speravo che non se ne fosse veramente andato lasciandomi sola.

E sapevo che era egoistico da parte mia, ma desideravo così tanto che lui ricambiasse quello che provavo io. Il desiderio era così forte che faceva quasi male.

Era con questi pensieri che, dopo un’ora, ero rientrata a casa.

Accesi la tv per vedere se c’era qualcosa di interessante, ma la richiusi subito dopo restando a guardare lo schermo nero senza pensare a nulla.

Mi alzai e cercai di rendermi utile, poi dopo aver fatto un giro per la casa e vedendo che tutti erano nelle mie stesse condizioni mi ritornai a sedere.

Così presi in mano un libro. Iniziai a leggerlo, ma ben presto vidi che non capivo un accidente di quello che c’era scritto.

Poggiai il libro sul tavolino e mi stesi sul divano, prendendo ben presto sonno.


Quando Stefan mi svegliò dolcemente vidi che erano già le nove e mi rallegrai perché mancavano solo poche ore per il rito.

Cenammo con calma, senza avere realmente fame.

Alle undici ci mettemmo in cerchio e Violet, finalmente iniziò il rito.

Accese un piccolo fuoco dentro la ciotola, poi infilò con estrema cura tre candele e infilò un spillo a metà della candela centrale.

Prese il sangue e l’acqua, precedentemente presi da Stefan, mia sorella e Viò, e li mescolò con cura, ottenendo un chiaro color rosa.

Poi prese i ciuffi di capelli e li gettò nel fuoco insieme a tre gocce d’acqua.

Prese in velocità un tomo antico e iniziò a leggere la formula.

Vieni subito a me,

tre volte invocato dal mio incantesimo,

tre volte tormentato dal mio fuoco.

Vieni a me senza indugio.

Le lesse tre volte, con assoluta calma, come se ci fosse tutto il tempo del mondo, e più volte mi sarebbe venuto da dirle di sbrigarsi.

-E ora?- chiese mia sorella.

-Bisogna aspettare che la candela si consumi fino allo spillo e poi Violet riuscirà a collegarsi mentalmente a Damon.-

-E nel frattempo, Stefan? Non si può fare altro, sei…-

-…sicuro. Si.-

Aspettammo.

Quando Violet riuscì a collegarsi con Damon la vedemmo semplicemente cadere in trance.

All'inizio mi spaventai e cercai di andare da lei per vedere cosa aveva e perchè si era bloccata tutta all'improvviso, ma Stefan mi tenne per il polso e mi fece sedere sul letto accanto a lui, tenendomi una mano sulla spalla.

Stetti con il fiato sospeso, incurante di quello che stava succedendo nella testa di Violet finché Stefan non ci spiegò.

-Damon sentirà una luce che trascinerà la sua mente in una specie di tunnel di collegamento tra la sua e quella di Violet. Il richiamo psichico delle streghe è qualcosa da cui non si può sfuggire.-

Alyssa si muoveva agitata nella sedia dove era seduta e si calmò soltanto quando Violet riaprì gli occhi e, con aria determinata disse: -So dov'è.-


♥ ♥ ♥


-NON SE NE PARLA NEANCHE-

-Ma Stefan...-

-NIENTE "MA" VOI TRE DA QUI NON VI MUOVETE. ANDREMO IO ED ELENA. PUNTO E FINE DELLA CONVERSAZIONE.-

-'Sto cavolo, Stefan! Vogliamo venire anche noi! Potremmo esservi utili.-

-No, potreste solo farvi male. E io non posso permetterlo. Non stiamo andando a salvarlo, stiamo solo facendo un sopralluogo. E poi ci incialtreste e basta.-

-STEFAN!- urlò Violet tenendolo per una manica. -Come faremo a sapere se vi succede qualcosa?-

-Non ci succederà niente.-

-Stefan, zitto un secondo.- disse Elena -Violet, basta che ti metti in contatto con la mente di uno di noi. Sentirai le nostre sensazioni e così sarete aggiornate. Più di così non vi lasceremo fare, siete umane e potreste ferirvi gravemente.-

E uscirono con un balzo nella notte, scomparendo nell'ombra in un batter d'occhio.

Ci guardammo con una luce negli occhi e, come se fossimo un'unica persona, corremmo tutte in direzioni diverse.

Violet in camera di Alyssa a stendere delle coperte per terra, mia sorella a dare la buona notte ai nostri genitori ed io a prendere alcune candele da accendere in camera.

La nostra amica si sedette davanti alle candele accese, che davano un'aria spettrale alla stanza di solito allegra e colorata.

Chiuse gli occhi, e dopo poco vedemmo il suo volto inespressivo e vuoto, e iniziò a parlare.

Era caduta in trance nuovamente nel giro di due giorni.

-Sento il vento sfiorarmi i capelli... sono Elena... Un ramo! No, l'ho schivato, grazie Stefan...-

Io e Alyssa ci guardammo preoccupate, sembrava che Violet credesse di essere Elena. Probabilmente era questo l'effetto della trance, ma noi non eravamo ancora abituate a queste stranezze stregonesche.

-Sto aumentando il passo, anzi la corsa, altrimenti non arriveremmo più e le ragazze si potrebbero preoccupare più del dovuto. Voglio guidare io Stefan: conosco l'Old Wood da quando sono nata e io so dov'è esattamente il vecchio deposito di munizioni della guerra civile. E' stato abbandonato, ma è ancora in piedi.... E' lì che hanno nascosto Damon.

Ecco finalmente lo vedo... anche se ancora in lontananza... ci stiamo avvicinando... ecco la baracca... proviamo ad entrare e non troviamo ostacoli. Qui dentro fa freddo, Stefan mi stringe forte a se... com'è bello!

Ma... qui non c'è nessuno! Stefan dice che c'è una botola che conduce sotto terra... Ecco la vedo anche io!

Ci avviciniamo, ma sentiamo dei rumori. Oddio, la stanno aprendo!

Stefan mi prende per un braccio e mi trascina fuori di corsa. Mi sprona a correre più forte, ma sento una presenza dietro di noi... ecc...!-

-Oddio, Violet!- urlai prendendola prima che sbattesse la testa a terra.

-Poggiamola sul letto, tanto prima di domani non si sveglierà. Forse le abbiamo chiesto troppo.-

-Non l'avrebbe fatto se non se la fosse sentita.-

-Hai ragione... Però avremmo dovuto pensarci un po’ di più, o magari...-

-Ormai è fatto! E poi è inutile piangere sul latte versato.-

Coprimmo Violet e andammo nella mia stanza aprendo la finestra e aspettando che Stefan ed Elena tornassero.

-Vedrai che arriveranno tra pochissimo.-

A mezzanotte sentimmo dei rumori nella notte, e poi sue figure entrarono feline nella nostra stanza.

-Tra pochissimo, eh?- chiesi ironica a mia sorella, ma lei alzò le spalle e corse ad abbracciare Elena.

-Ma siete tutti sporchi di sangue! Cosa è successo? Violet è svenuta quando stavate per uscire dalla baracca e noi non abbiamo saputo più niente!-

-Niente di che.- sospirò Stefan sedendosi a terra. -Il vampiro ci ha trovati e abbiamo dovuto ucciderlo.-

-Ma state bene?-

-Certo! Ci vuole ben altro per metterci al tappeto!- sorrise Elena.

Invitammo i due vampiri a dormire lì, e noi andammo a stenderci vicino a Violet, cadendo nel giro di qualche secondo in un sonno profondo.


Il giorno dopo cercammo di fare un piano ben congegnato.

Dovevamo andare a liberare Damon e, questa volta, saremmo venuti anche Alyssa, Violet ed io.

-Ascoltate, una soluzione ci sarebbe anche.- disse Stefan gravemente dopo ore di fallimenti.

-Ma è pericolosa, e sono molto restio a proporvela. Potreste morire.-

-Non importa Stefan. Dicci.-

-Ok...- si bloccò un attimo e guardò Elena che annuii gravemente dicendo -Non c'è altra soluzione e lo sai bene.-

-Allora d'accordo.- si rigirò verso di noi. -Ci sono delle serve, umane, che Gisèle tiene sempre con se. Servono a lei e ai suoi scagnozzi per nutrirsi tranquillamente senza andare a caccia, e anche per torturare i prigionieri. Vi spiego: se queste ragazze vanno davanti a dei vampiri affamati e di tagliano facendo uscire sangue e quindi attirandoli li torturano. Come se voi non beveste da cinque giorni e io mi mettessi davanti a voi facendo cadere a terra un secchio d'acqua.-

Deve essere terribile

-E quei tipi si divertono così.- concluse Elena.

-Ok, ma non abbiamo ancora capito il piano.-

Stefan ci squadrò una ad una.

-Se riuscissimo a introdurvi in quel posto come se foste delle schiave, potreste arrivare a Damon e liberarlo.-

-Lo farò io.- dissi subito, in un tono che non ammetteva repliche. Se era da fare qualcuno doveva pur proporsi. E poi io amavo Damon, e per lui avrei fatto qualunque cosa.

Stefan ed Elena annuirono solamente, come se se lo fossero aspettato, mentre da mia sorella e Violet si alzarono pretesti che feci tacere con un'occhiataccia.

Era dunque deciso e non avrei ammesso cambiamenti di piano.

Questa volta mi sarei opposta con tutte le mie forze.


Dovevamo andare di sera, perchè eravamo quasi sicuri che Damon non avesse più il suo anello di lapislazzuli, quindi ci accordammo per un paio di giorni dopo: i nostri genitori sarebbero partiti per un paio di giorni e quindi avremmo avuto tutto il tempo.

Anche se questo significava correre il rischio di non vederlo più.


♥ ♥ ♥


La sera prestabilita io, Alyssa e Violet mangiammo molto presto, poi ci preparammo vestendoci comode.

Io mi misi solo un po’ di verbena in tasca, mentre le altre due la mangiarono con della pasta, tanto per precauzione.

Ero consapevole del pericolo a cui andavamo incontro ed ero preoccupata specialmente per me. Sapevo che molto probabilmente avrei dovuto fare bere del sangue a Damon, ma non avrebbe fatto male visto che glielo avrei offerto spontaneamente.

Al tramonto Stefan ed Elena si presentarono davanti a casa nostra e entrammo in macchina, dirigendoci verso il bosco.

Ad un certo punto dovemmo fermarci e lasciammo l'auto in mezzo agli arbusti, continuando a piedi.

Mi sembrava di camminare all'infinito, e solo il pensiero che se fosse andato tutto bene avrei rivisto Damon, mi dava la forza necessaria per camminare spedita.

Tanto tempo dopo arrivammo sulla radura dove svettava in tutta la sua piccolezza la baracca. Anche se chiamarla "baracca" era quasi un complimento, visto che sembrava che a mala pena stesse in piedi, e faticavo a distinguere la porta.

Stefan, a quel punto, si girò verso di me.

-Ora è il tuo momento.- disse buttandomi sulle spalle un mantello provvisto di cappuccio nero.

-Ti calerò giù dalla botola, ma poi dovrai tu cercare la cella di Damon e liberarlo. Noi staremo di guardia, di più non possiamo fare.-

Annuii, sapevo che tra vampiri ci si riconosceva, per cui loro non sarebbero potuti venire, e le ragazze avrebbero rischiato.

Stefan mi prese in braccio e con la super velocità mi portò in dentro la baracca.

Non vidi subito la botola, ma quando Stefan la alzò vidi che si distingueva dal resto della terra battuta.

Sempre con me in braccio scese con un salto nel tunnel sotto terra e mi mise giù.

Poi mi abbracciò forte e mi baciò sulla guancia.

-Grazie per tutto quello che stai facendo. Te ne saremo grati per l'eternità. Sii prudente.-

Lo guardai salire e solo quando chiuse la botola mi sentii veramente sola.

D'ora in avanti avrei dovuto continuare senza sperare in nessun aiuto.


Eccomi qui xD

In questo chappy si capisce che fine ha fatto Damon!

Ho cercato di descrivere l'agitazione di Katherine nel sapere che il suo amato era disperso chissà dove, pensando a quello che avrei fatto io.

Comunque spero che sia tutto abbastanza realistico!

Ora vi metto la trama della mia nuova fic, che pubblicherò, forse, quest'estate.


Meredith è una ragazza di diciassette anni, vive tutta sola in una grande villa e i suoi genitori sono noti avvocati. Ma cosa succederebbe se un giorno, per caso, si svegliasse a casa Gilbert? E se si rendesse conto di essere diventata Elena? Come cambierebbero le sorti del tanto amato telefilm?”


Spero che almeno un po' intrighi xD

Ditemi che cosa ne pensate!!!

Bacioni,

°°Samirina°°



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 10. ***


Ciao =)

Beh, come sempre sono in ritardo, causa esami. E, tra parentesi, è da un mese che non prendo in mano questa storia, ho rifinito solo ora questo capitolo.

E' comunque un poco più lungo del solito e ammetto che era dall'inizio della storia che non vedevo l'ora di scrivere questo chappy =) Beh, buona lettura!


10.

Allora, tanto per ricapitolare.

Stavo camminando in un tunnel semibuio, alla ricerca del ragazzo che amo, che era richiuso in una cella alla mercé di una vampira psicopatica, e probabilmente lo avrei trovato mezzo mummificato.

Quindi evitiamo di prenderci un colpo se assomiglierà a Ramses II, ok Kathy?

Annuii da sola alla mia domanda mentale e continuai a camminare guardandomi convulsamente in giro.

Non ero pentita di quello che avevo fatto, ma avevo veramente paura, anzi ero terrorizzata.

Solo la prospettiva di vedere Damon, di sapere che con lui sarei stata al sicuro mi facevano stare meglio. Per lui avrei sopportato questo e altro.

Mentre camminavo, lentamente, pensavo che avrei finalmente posto fine al tormento che da qualche giorno a quella parte mi immergeva. Non vederlo, non sentirlo parlare, sapere che stava soffrendo non mi faceva dormire la notte. Mi rigiravo nel letto senza trovare pace, e mi addormentavo solo poco prima dell'alba dormendo così fino al pomeriggio.

Mi struggevo, immaginando a quello che...

Oddio, no, non dovevo pensarci

E, cosa che mi faceva a dir poco incazzare, era che Violet avesse potuto per quanto poco parlare con lui, avere solo un minimo contatto, mentre io per una settimana avevo potuto solo rimpiangerlo.

Lei non lo amava come lo amavo io.

Mi montò ad un tratto rabbia che venne subito spazzata via dall'angoscia, quando le lanterne poste sulla parete fecero vedere un'ombra nera che si stagliava verso di me.

Il cuore cominciò a battere furiosamente, e dimenticai completamente la rabbia verso una delle mie più care amiche.

Temevo che fosse un vampiro con un'irrefrenabile sete e che scegliesse me come prossimo pasto.

Tirai un enorme sospiro di sollievo quando vidi che era una ragazza, umana con lo sguardo basso che camminava veloce, come se stesse cercando di scappare da qualcosa.

La guardai passarmi accanto e decisi di imitarla.

Camminai veloce per il tunnel a senso unico, e quasi mi bloccai quando vidi una figura avvicinarsi con passo spedito. Era parecchio vicina, ma a causa del buio non l’avevo vista prima.

O meglio visto. Un vampiro, non potevo sbagliarmi.

Continuai a camminare con lo sguardo basso pregando, pregando, che passasse avanti senza dare segno di essersi accorto di me.

Purtroppo la mia buona stella pareva che si fosse andata a fare una vacanza perché il vampiro mi si parò di fronte, e quando alzai lo sguardo terrorizzata lo vidi che sorrideva felice.

Iniziai a sudare freddo, quando mi prese per un braccio e a velocità vampiresca mi sbatté addosso al muro.

-Ma bene bene, guarda chi abbiamo qui! Non mi sembra di averti mai vista qui. Sei nuova? Hai perso la lingua?- aggiunse divertito quando non risposi.

-Beh, allora direi che potrei “inaugurarti”…-

No, no, no, no, oh ti prego Dio no!

Iniziai a tremare violentemente, anche se cercavo di non darlo a vedere.

Sentii il cuore battere perfino nelle orecchie, mentre continuavo a pregare in tutte le lingue che conoscevo.

Ma dovevo sapere di non avere speranza.

Il vampiro mi prese per i capelli e mi piegò la testa all’indietro, poi affondò i suoi denti nel mio collo.

Un dolore cento, mille volte più forte dell’ultima volta si propagò dal collo in tutte le altre direzioni.

Non urlai a voce alta, facendo solo dei rantolii di dolore, ma nella mia mente stavo gridando come un’ossessa.

Damon, Damon, aiutami, ti prego! Damon, aiuto, ti prego fa male… DAMON! Ti prego Damon, ti prego, basta basta! Per favore Damon, ti prego, ti prego…

Dopo quella che mi parve un’infinità il vampiro si staccò e mi lasciò andare.

Mi accasci a terra, conscia solo in quel momento che calde lacrime mi correvano giù per le guance.

Il vampiro si asciugò gli ultimi rivoli di sangue e sorrise ancora di più.

-Adesso vai sempre dritta per il corridoio e troverai una porta chiusa. La apri e entri nelle prigioni. Nella seconda cella a destra c’è Damon Salvatore, un prigioniero molto speciale. Voglio che tu vada davanti alla sua cella e gli mostri il collo insanguinato. Devi far si che si stagli sulle sbarre, ma che non abbia neanche una goccia del tuo delizioso sangue. Sono stato chiaro.-

Annuii e lo guardai allontanarsi.

Ancora tremante mi alzai e provai a muovere qualche passo ma ricaddi rovinosamente a terra.

Aspettai qualche secondo seduta e mi provai a tamponare il sangue con il mantello combinando un macello.

Così, dopo molti tentativi, mi alzai e ripresi a camminare, da una parte felice per aver saputo dove era Damon.

Andai sempre dritta per un bel pezzo e poi trovai una porta massiccia in legno.

Ignorando i giramenti di testa cercai di aprire quella porta. Era molto pesante, e di sicuro la perdita di sangue non aiutava per niente.

Tirai la maniglia più forte che potevo puntandomi con i piedi e quella, con un po’ di sforzo si aprì.

Ci scivolai dentro e la lasciai chiudere dentro di me con un tonfo.

E ora cosa avrei detto?

Ehilà, Damon, sono venuta qui per liberarti! E tranquillo per il sangue, è che un vampiro tanto simpatico aveva una leggera sete, ma tanto tu puoi tapparti il naso e venire via, no?

Se quel bastardo mi aveva mandata li c’era pur un motivo, no? Povero Damon, chissà quante ne aveva dovute sopportare.

Senza perdere altro tempo prezioso e pregando, per la terza volta nel giro di poco, che stesse decentemente, cercai la seconda porta a destra.

Non ho mai pregato così tanto in vita mia pensai distrattamente controllando che nella cella ci fosse veramente Damon.

-Vattene, mocciosa. Se ti avvicini di più ti uccido. E dì a quegli schifosi bastardi dei tuoi padroni che se proprio vogliono vedermi morto mi devono infilare un paletto nel cuore.-

Non lo stetti ad ascoltare, e non provai nemmeno a farmi riconoscere. Cercavo qualcosa con cui aprire la serratura: dovevo entrare lì.

Non so come, ma vidi un mazzo di chiavi poco distanti. Corsi a prenderle e incominciai velocemente a provarle tutte finché non trovai quella giusta.

La girai nella serratura e con un sonoro schiocco la porta si aprì. Entrai velocemente e la chiusi dietro di me, ma non feci in tempo a rigirarmi che mi ritrovai inchiodata al muro con la mano di Damon che mi stringeva il collo.

Per un attimo trattenetti il respiro, troppo felice di vederlo. Notai subito che era pallido come un cadavere e che aveva le guance incavate. Stava malissimo e faceva fatica a reggersi in piedi.

Ma mi guardava con un’aria minacciosa che mai gli avevo visto nel suo bellissimo volto, se non quando aveva attaccato quel vampiro nella mia stanza, quello che mi sembrava un sacco di tempo prima.

Un’eternità senza di lui.

Ritornai alla realtà quando sentii un dolore allucinante alla parte destra del collo, dove quel vampiro mi aveva morsa poco prima, e quando mi accorsi di non riuscire più a respirare.

Quando cercai di proferire parola vidi il volto del ragazzo davanti a me cambiare, trasformarsi in una smorfia di pura minaccia. Cambiarono i suoi occhi e i canini si allungarono e lo vidi puntare lo sguardo al mio collo.

Poi parlò: -Sprovveduta, adesso sarò costretto ad ucciderti, e a prosciugarti di tutto quel delizioso sangue…-

-Damon, fermo… sono Katherine! E non riesco a respi…rare…-

Lo vidi sgranare gli occhi e allentare la presa, così potei prendere una bella boccata d’aria e cercare di calmare il dolore al collo.

Damon si guardò la mano insanguinata e chiuse gli occhi, pulendosela nei pantaloni logori, poi ripuntò gli occhi su di me e sembrò indeciso su quale domanda farmi per prima.

Ma non fece in tempo a farne nessuna perché le sue gambe cedettero e mi cadde addosso. Nel tentativo di tenerlo in piedi caddi anch’io, così mi ritrovai seduta con le spalle al muro e Damon accovacciato malamente addosso a me, con la tesa poggiata accanto alla ferita sanguinante.

Cercò di trattenersi, anche se sapevo che stava morendo di sete, così gli spostai la testa dall’altra parte, sperando di alleviare un po’ la sua sofferenza e lo sentii rilassarsi impercettibilmente, ma sentivo che era ancora affamato.

Era strano, ma lo sentivo come se lui fosse parte di me. Una volta Elena mi aveva parlato di aure. Non sapevo se fosse quello e in quel momento non me ne importava.

Cominciai ad accarezzargli i capelli, volevo lenire quel dolore anche se sapevo che in parte era la mia presenza a causarlo. Mi odiai per questo.

-Cosa… cosa fai qui?- chiese e la sua voce era molto diversa da prima. Era stanca e sofferente.

-Io e gli altri siamo venuti a prenderti.- evitai tutti gli altri particolari per non preoccuparlo troppo.

-Cosa hai sul collo?-

-Un vampiro, mentre venivo qui, ha pensato che fossi una delle schiavette di Gisèle e si è sentito libero di mordermi.- dissi con disgusto, ma sempre con voce bassa.

-Brutto… brutto bastardo schifoso, giuro che lo ammazzo.-

Lo strinsi di più a me. Aveva bisogno di sangue, e lo spostai dall’altra parte, nuovamente.

-Che fai?-

-Devi… nutrirti. Adesso. E non obiettare.-

-No.- disse fermo, mentre girava la testa dall’altra parte.

-Damon, ti prego, ne hai bisogno. E poi non farà male. Elena mi ha detto che se offri il sangue, quella che senti è una sensazione bellissima. E poi starai meglio, così potremmo uscire di qui, e poi andremo a casa a dormire e domani mattina a scuola e…- mi bloccai perché ero scossa dai singhiozzi.

-Damon, ti scongiuro. Non devi morire.- dissi pregandolo nuovamente tra le lacrime.

Lo sentì sciogliersi e sapevo che si era arreso.

Si sedette un po’ meglio e mi circondò i fianchi con le braccia.

Inutile dire che arrossii e il cuore iniziò a galoppare in un modo alquanto vergognoso, considerando che lui poteva sentirlo benissimo.

Sorrise, non lo vidi ma ero certa che lo stesse facendo, e mi baciò il lembo di pelle, poi mi morse.

Subito mi sentii catapultata in paradiso.

Non c’era stato dolore e adesso, avvolta da quel piacere che faceva mozzare il fiato, sentivo che era valsa la pena andare fino a là, stare male, soffrire, tutto per quel singolo momento.

Sentivo quello che provava lui, e non era possibile descriverlo a parole. Sentivo che il mio sangue lo dissetava e percepivo, come se fosse mio, l’enorme piacere che provava a bere il mio sangue, dolce nettare che lo rigenerava.

Avevo ragione: quando si staccò da me, con grande dispiacere da parte mia, era più roseo e i suoi occhi avevano preso vitalità.

Mi si riempiva il cuore di gioia nel vederlo così, quasi come prima che sparisse, quasi come il Damon che conoscevo io.

Ma sapevo che non era così. Dopo giorni e giorni di astinenza, per fino io me ne rendevo conto, serviva molto più di un po’ di sangue per rigenerarsi, e lui, ovviamente, aveva evitato di dissanguarmi.

Tornai alla realtà, e ci misi un po’ per capire esattamente dov’ero. Mi sembrava di essermi appena ripresa da una bellissima sbronza.

Constatai, subito, che Elena aveva perfettamente ragione: scambiare il sangue con la persona che amavi era la cosa più paradisiaca che si possa immaginare.

Damon mi fissò negli occhi, scrutandomi per vedere la mia reazione.

-Cazzo!- sbottò un attimo dopo. Sussultai per il rumore improvviso e gli chiesi con lo sguardo cosa fosse successo.

-Damon?- pigolai quando non mi rispose.

-Sei pallidissima. Non avrei dovuto prendere così tanto sangue, non ho preso in considerazione… l’altro.-

Gli posai la mano nella guancia e piegai leggermente la testa da un lato.

-Fa niente, sto benissimo, vedi?-

-No! Ma non ti senti? Cazzo…-

Scossi la testa. In effetti mi sentivo debole, ma credo che non mi importasse. Insomma… lui era lì! Con me! Nient’altro importava.

Ad un certo punto lo vidi che prendeva un pezzo di metallo da terra e che si tagliava la base del collo.

Trattenni il fiato, finché non capì dove volesse arrivare, ma anche in quel momento esitai.

-Due vampiri, o coppia vampiro/umano, si scambiano il sangue solo quando si amano.-

Mi tornarono in mente le parole di Elena. Quindi voleva dire che…?

No, non dovevo illudermi per niente. Il sangue di vampiro mi avrebbe fatta stare meglio e se non volevo svenire dovevo bere. Non che mi facesse schifo, eh…

Poggiai le labbra sul taglio e cominciai a bere come aveva fatto lui.

Sentii che sospirava estasiato e che mi stringeva di più a lui. Dio, quanto l’amavo.

Nuovamente le nostre emozioni e le nostre sensazioni si mischiarono, e nessuno dei due capiva quali fossero le proprie.

Sentivo che era così perfetto, così giusto che fossimo uniti in quel momento che quasi non mi sembrava vero.

Quando mi staccai vidi che il vampiro davanti a me mi scrutava soddisfatto e non potei fare a meno di arrossire, causandogli un risolino.

Poi, senza togliere il braccio dalla mia vita, si avvicinò al mio viso posandomi un leggero bacio sulla guancia. Poi, sfiorandomi la pelle, arrivò sulle mie labbra e lì premette un po’ di più, stando fermo per qualche secondo. Il mio cuore perse qualche battito, ma stetti ferma a godermi quelle nuove emozioni che la sua presenza e il suo gesto mi stavano causando.

Poi mi ritrovai a viaggiare in un verde bosco, che assomigliava a quello di Fell’s Church, ma prima ancora di chiedermi dove fossi il paesaggio cambiò e ebbi la sensazione di essere dentro ad una scatola nera, tanto era buio.

Non mi accorsi subito di una cosa, però: il mio corpo risplendeva di luce propria facendomi assomigliare a una stella.

Mi guardai intorno, spaventandomi e aprendo la bocca per gridare, ma dalle mie labbra non uscì neppure un suono. Poi sentii un pianto in lontananza e, senza pensarci mi diressi verso di esso.

Mi saltò subito all’occhio l’enorme macigno nero come la pece che c’era dentro quel mondo altrettanto nero.

Al macigno era legato con delle catene un bambino, era raggomitolato su se stesso, ma riuscivo a vedere la sua chioma nera, che spuntava dalle magre braccine.

Mi avvicinai un po’, chiamandolo con la voce della mente.

-Ciao.-

-Vai via!- Mi stupii non poco del tono di quel bimbo.

-Ma io voglio solo aiutarti. Dimmi chi sei.-

-No! Poi mi lascerai qui, come l'ultima, e te ne andrai per sempre. E lui allora mi legherà ancora di più, e non mi lascerà più entrare nella radura...-

Non sapevo che cosa dire. Ma pensai che, forse, la strada migliore era fargli capire che non gli avrei fatto del male. O fatto in modo che gliene facessero.

Mi avvicinai un po’ di più, e mi inginocchiai alla sua altezza, togliendo le braccine dalle gambe e facendogli alzare la testa. Rabbrividii quando sentii il gelo della sua pelle.

-Ma io non sono l'altra persona. Guardami: sono diversa, e non farò quello che ha fatto lei. Però perché riesca ad aiutarti ti devi fidare di me.-

Il bambino mi guardò e, arresosi, caldi lacrimoni scesero dai suoi occhi azzurri come il mare.

Corsi ad abbracciarlo cercando di scaldarlo.

-Chi è che ti fa del male?-

-Lui... Damon!-

Damon!?! Come poteva lui fare del male ad un bambino innocente? Ma sopratutto... Dove accidenti eravamo?

-Come fa a farti del male? Dove siamo? Chi sei?-

-Io sono Damon! E siamo nella sua anima. Lui mi lega, e chiude sempre di più quel macigno, legandomi fuori e non facendomi entrare. Lei era riuscita ad aprirlo, ma poi è finito tutto ed è andata con suo fratello e lui ha messo un altro strato a quello... alla sua anima.-

Ma cosa... Lei?

Elena! Certo, lei!

Riuscì a collegare tutti i pezzi, ma mi sentì trascinare via dal bambino.

-Tornerò!- urlai prima di ritrovarmi, nuovamente, nella cella del covo di Gisèle. Con Damon.

Mi guardai intorno, spaesata, aspettandomi di trovare il grosso macigno e il bambino.

Ma non c’era niente di tutto questo, solo le luride mura delle celle e, grazie a Dio, Damon, davanti a me che mi fissava con uno sguardo impenetrabile.

Si doveva essere reso conto di quello che aveva fatto. Dentro di me sospirai amareggiata, ma cosa mi aspettavo?

Decisi che non era il momento per seghe mentali e, scacciando l’imbarazzo, feci come se non fosse successo nulla e guardai Damon, con il pensiero martellante di quel bambino in testa.

-Quindi adesso che facciamo?-

-Usciamo di qui, è ovvio. Hai ancora le chiavi?-

Gli posi il mazzo di chiavi, indicandogli quella della cella.

-E con Gisèle?-

-E andata a Parigi per qualche settimana, quindi se eliminiamo i suoi scagnozzi possiamo uscire. Del resto ci occuperemo più tardi.-

-Ma sei sicuro di stare bene?-

Non ottenni risposta.

Grazie per la considerazione, eh…

Damon aprì la porta della cella e dopo essersi guardato intorno e mi prese per mano, trascinandomi fuori. Quando lo toccai sentì una piccola scossa e probabilmente doveva essersene accorto anche lui, perché mi fissò per qualche secondo.

-Pronta?- mi chiese

-Per cosa?-

Alzò un sopracciglio e mi guardò stralunato.

-Spero tu non pensa che ce ne andremo di qui camminando, vero?-

-Oh…-

Scosse la testa e mi squadrò un secondo. Poi senza chiedere nulla mi prese in braccio.

Rabbrividii quando fui tra le sue braccia calde e quando partì mi strinsi di più a lui e nascosi il viso tra il suo collo e la spalla.

Quando arrivammo sotto la botola mi lasciai mettere giù. Vidi subito che Damon stava crollando dalla stanchezza e dubitavo che sarebbe riuscito ad inviare un richiamo mentale.

Presi il ramoscello di verbena che avevo in tasca e lo buttai a terra, poi iniziai a chiamarlo.

Stefan? Stefaaan?... Stefan??? STEFAN!

Si si, ci sono. Dove sei?

Siamo sotto la botola, ma non credo che Damon riesca ad arrivare fino a su, sta malissimo.

Ok, arriviamo subito.

Ce la posso fare anche da solo!

Zitto, Damon! Dicemmo io e Stafan nello stesso momento.

Sorrisi un poco e andai vicino a lui, prendendogli il braccio per evitare che cadesse a terra.

Finchè aspettavamo i nostri due amici, cercai di far chiaro nella mia testa.

Insomma, Damon si era comportato molto dolcemente con me, e di sicuro non avrebbe bevuto il mio sangue se non l’avessi costretto io, e quindi sarebbe allegramente morto, o rinsecchito, che dir si voglia.

Bah…

Buona sera, signore e signori, rieccoci a una nuova puntata di Mistero, oggi parleremo di Ramses II, famosissima mummia mummificata dell’epoca egiziana…

Sentì una risata sopra di me e un attimo dopo vidi Stefan che, con un salto, scendeva nel tunnel, guardandomi con occhi pieni di ilarità.

Se leggi ancora i miei pensieri ti mastico.

Alzò le mani in segno di resa ridendo ancora più forte e andò ad abbracciare suo fratello, il quale, stranamente, ricambiò lasciandosi sorreggere.

Stefan, con un salto portò su Damon e poi scese a prendere anche me.

Dopo dieci minuti di protesta su chi dovesse andare a casa a piedi (Damon insisteva a causa dell’orgoglio) Elena saltò fuori con un: -E porca miseria! Ci stiamo tutti, tranquilli! E al massimo ci mettiamo nel bagagliaio, d’accordo?-

Noi annuimmo e ci nascondemmo in macchina, stringendoci più che potevamo.

Alla fine mi trovai spiaccicata al finestrino, a guardare la Luna che si distingueva a mala pena tra gli alberi e, come immaginato, mi misi a pensare.

Pensai a tutto quello che era successo quella sera, poi mi ricordai che non avevo la verbena.

Così mi misi a canticchiare come una cretina.


"I don't wanna hear, I don't wanna know

Please don't say you're sorry

I've heard it all before

And I can take care of myself

I don't wanna hear, I don't wanna know

Please don't say 'Forgive me'

I've seen it all before

And I can't take it anymore"


Buon Dio, adesso potevano tranquillamente mandarmi al manicomio. Mi sentivo veramente cretina e Stefan tutto allegro se la rideva.
Ah-ah-ah Stefan, sto morendo dal ridere. Ci dai un taglio? Veramente Salvatore, Vàccagare!
Dissi in italiano quando vidi che non smetteva di ridere.

-Kathy, tutto bene?-

Mi chiede Alyssa, non sapendo delle mie scemate mentali. In quei momenti ringraziavo che fosse solo una comune mortale.

-Uh? Si, tranquilla. Sono solo stanca.- cercai di convincerla. Cercavo di non pensare a niente, perché cavolo non avevo dato a mia sorella un rametto di verbena in più?

Mi sarei volentieri presa a morsi. Poggiai la testa sul finestrino e chiusi gli occhi.

Ad un tratto Stefan si girò e mi guardò fisso. Poi lo vidi che arrossiva senza motivo e sorrideva sornione.

Quando provai a chiedergli cosa aveva lui iniziò a ridere e a singhiozzare.

-Allooooora Katherine, coooosa fai lììì tuuuuutta sola??? Hic...- spalancai gli occhi terrorizzata.

Oh, ma 'sto qua è ubriaco?

Con un sussulto aprii gli occhi e mi guardai attorno, scoprendo che Stefan era perfettamente sobrio. Mi ero addormentata.

Sospirai mentalmente e vidi Stefan lanciarmi un'occhiataccia e gli sorrisi di rimando.

-Stai facendo tutto da solo, sai?- dissi in italiano.

Violet mi guardò stranita, cercando di capire cosa stavo dicendo, ma non le spiegai niente. E non per ripicca, eh!

-Non dovresti prendertela con lei, non è colpa sua.-

-Certo che no...- borbottai. Sapevo che aveva ragione...

E poi io avevo avuto molto di più di lei...


"Do you ever feel like breaking down?

Do you ever feel out of place?

Like somehow you just don’t belong

And no one understands youuuuuuuuu ♪"


Continuai così fino al nostro arrivo alla pensione, cambiando canzone quando non ricordavo più le parole.

Quando arrivammo alla pensione ci fiondammo dentro e Stefan portò Damon in camera. Con la luce elettrica sembrava ancora più spettrale e mi faceva male guardarlo in quel modo.

Elena fece un paio di giri con delle sacche di sangue, ma mi parve di capire che non bastavano. Dissi che se ne avevano bisogno io avrei potuto dissanguarmi un altro po’, ma mi guardarono male e mi spinsero a farmi la doccia.

Ammetto che quella doccia fu rigenerante, e mi lavai via tutto il sangue che mi era rimasto sul corpo. Poi mi misi una camicia da notte blu che Elena ci aveva prestato e accompagnai Violet e Alyssa nella loro camera da letto provvisoria. Io non avevo mai notato quanto il divano in soggiorno fosse comodo.

Sorrisi alle due e le baciai sulla guancia augurando loro la buona notte. Erano molto provate, e preferii non pressarle. Anche perché avevano combattuto anche loro con qualche allegro vampiro.

Personalmente tutto il sonno che mi aveva colta in auto era scivolato nello scarico insieme all’acqua sporca.

Andai da Elena e pensai di parlarle del bambino, ma lei mi mise in mano una bottiglia contenente un liquido rossastro - nero prima che potessi aprire bocca.

-E’ vino Black Magic, l’unico che bevono i vampiri. Portalo a Damon, allevia la sete.-

Presi la bottiglia e, frenando i battiti del mio cuore, andai nella camera di Damon e bussai piano.


Spero vi sia piaciuto!

Comq sempre ringrazio chi ha messo tra preferiti, seguite e ricordate e chi ha recensito =)

Un grazie infinite a tutti =)

°°Samirina°°

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 11. ***


Ciao =)

Finalmente gli esami sono finiti e, per festeggiare, ecco a voi un nuovo capitolo!

Ho già iniziato a scrivere il prossimo, anche se mi si è bloccata l'ispirazione. In compenso questo che vi propongo è stato molto semplice da scrivere, ed è molto ricco di avvenimenti.

Comunque vi lascio al chappy!


11.

Quando mi lasciò entrare in camera sua, non avrei mai pensato che Damon si fosse ripreso così bene.

Era tutto diverso da come era quando l’avevo trovato qualche ora prima e la cosa poteva solo farmi saltare qualche battito in più, oltre che a farmi tremendamente piacere.

Ramses II è tornato al suo antico splendore…

Damon mi guardò interrogativo e mormorò un “Grazie” ironico.

Diventai rossa come un peperone e gli porsi la bottiglia di Black Magic senza nemmeno guardarlo, poi mi girai per andarmene.

Cosa accidenti avrei potuto dirgli?

Ma, con mia somma sorpresa, lui mi prese per il polso e mi fermò.

Lo guardai negli occhi, perdendomi in quegli spicchi di cielo e aspettai che parlasse.

-Grazie.- disse e mi guardò sorpreso, come se non si capacitasse che quella parola fosse uscita dalla sue labbra. E che labbra.

-Sai che senza di te sarei morto, vero?-

Annuii.

-Sono in debito con te.-

Oh, se questo è il problema mi basterebbero solo un paio di cosucce…

-Cioè?- disse alzando un sopracciglio e sorridendo malizioso.

Merda, la verbena. Ma si può essere più cretini?

Il ragazzo davanti a me ridacchiò e mi sorrise. Piegai la testa da un lato.

-C’è qualcosa che non và?-

-No. Sei sicura di voler dormire sul divano stanotte?-

-Si, non ci sono altre stanze…- continuavo a non capire dove voleva arrivare.

Dormi con me!

Mi sussurrò nella mente girandosi. Un sorriso nacque spontaneo dalle mie labbra, felice che volesse stare ancora con me.

Certo che lo voglio.

Disse, come se quello che avevo pensato fosse un’assurdità.

Mi stesi nel letto e mi accoccolai a lui. Stavo così bene in quel momento, con Damon che mi accarezzava lentamente la schiena e che si premurava che stessi al caldo, che pensai di andarmi a prendere un caffè e di stare sveglia qualche altra ora.

Ma il sonno mi colse all'improvviso e non potei fare altro che lasciarmi andare serenamente tra le braccia di Morfeo.


♥ ♥ ♥


La mattina dopo mi svegliai con un ronzio.

Aprii gli occhi, cercando di captare da dove provenisse il rumore.

-Spegnilo...- sussurrò Damon ancora mezzo addormentato. Solo in quel momento notai che eravamo abbracciati stretti e che la mia testa era posata sul suo petto.

Arrossii, e con gli occhi cercai la fonte del ronzio che non accennava a smettere.

Solo dopo l'ennesimo mugugno del vampiro accanto a me notai che si trattava del mio cellulare così mi allungai per prenderlo.

Ovviamente, anche senza vedere lo schermo sapevo che osava chiamare a quell'ora.

-Apri e chiudi.-

-Direi di no... è più pericoloso di te se vuole, Damon. E poi ci tengo ai timpani e anche ai nervi.-

Ascoltai la sua flebile risata e mi girai facendo in modo di essere abbracciata da dietro. Poi risposi.

-Pronto?-

-Ommioddio, hai risposto! Chiamate l'emittente televisiva! Tgcom! Buondì Kathy!-

-Ciao...-

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?-

-No, ma tra poco lo farà a te se non la pianti. Sono le 6 e mezzo di mattina e io ieri sera mi sarò addormentata all'una, disgrazia ambulante.-

Lui ignorò la mia ultima affermazione -Allora ci voleva proprio il principe azzurro che ti svegliasse. Per il bacio, però, dovrai aspettare quando ci vedremo.-

Damon accanto a me ringhiò piano, e mi venne l'impulso di girarmi e baciarlo, ma mi trattenni. Così mi limitai ad accoccolarmi di più a lui.

-Dai, cosa vuoi? Vorrei tornare a dormire.-

-Non te lo dico!-

Restai allibita. -E allora perché cazz...pitolina mi hai svegliata, decerebrato?-

-Perché volevo metterti la pulce nell'orecchio!-

-Ma allora è vero che sei decerebrato. Buona notte.- dissi chiudendogli il telefono in faccia.

-Sapeva che prima o poi sarebbe successo.- dissi parlando tra me e me e scossi le spalle, lanciando il telefonino sul comodino.

Poi mi rigirai verso Damon che nel frattempo si era svegliato del tutto e che mi guardava con la fronte aggrottata.

Alzai le spalle e distolsi lo sguardo, notando con una certa soddisfazione che le sue braccia mi stavano ancora stringendo.

-Credo tu ti debba preparare, sono quasi le sette.-

-Tu non vieni?-

-No. Devo andare a nutrirmi, altrimenti rischio di fare del male a qualcuno.-

E hai dormito tutta la notte con me???

Non rispose alla mia domanda involontaria e continuò a fissarmi. Poi sciolse la stretta e io capii che dovevo andare.

Così mi alzai di malavoglia dal letto e andai in bagno a vestirmi, prendendo anche quella volta dei vestiti che gentilmente Elena mi aveva prestato, mettendo anche una carinissima sciarpa celeste per nascondere i segni dei morsi.

Scesi in cucina per fare colazione e notai che Violet e Alyssa mi stavano già preparando la colazione. Le ringraziai con un sorriso e mangiai in fretta. Mentre bevevo il latte sentì Elena che esclamava

-Damon!- ed esso mi andò di traverso, così iniziai a tossire come una stupida e smisi solo quando mia sorella mi diede una pacca sulla schiena.

Respirai forte, e cercai di mandare giù la saliva senza rischiare un altro attacco di tosse. Cercai di non ascoltare la conversazione di Damon ed Elena mentre finivo il latte.

-Katherine, il tuo bracciale.- disse Alyssa mentre mi legava al polso il braccialetto alla verbena.

Ero più sollevata ora che i miei pensieri erano di nuovo al sicuro, e iniziai a pensare a raffica su quello che era successo solo quella mattina.

Dio, non mi ero mai resa conto quanto bello fosse pensare senza che qualcuno ti entrasse in testa ogni volta. Capivo cosa provavano i membri della famiglia Cullen… chissà che nervi.

Uscimmo di casa in fretta e furia e ci imbucammo tutti nella macchina di Stefan, partendo sgommando.

Non so che cosa facemmo di buono per arrivare in tempo. Solo in quei momenti ringraziavo la guida di Stefan.

Per farla breve, mi addormentai per ben due volte in classe, e il tempo rimanente lo passai a fissare Stefan che cercava di farmi stare sveglia in tutti i modi.

A pranzo ero distrutta.

-Stefan, e se mi soggiogassi ordinandomi di stare sveglia?-

-Non so quanto funzionerebbe sinceramente. Non credo di essere al massimo delle mie forze. E poi dubito che senza una buona dormita ti passi- disse ridendo.

Mentre ci incamminavamo per la mensa presi un attimo Elena e la portai in bagno.

-Elena, c’è un problema, credo.-

-Dio, che è successo? Stai Cambiando?-

-No, non è per questo, è per… Damon. Mentre eravamo nella prigione è successa una cosa strana.-

Elena si poggiò sul lavandino. –Dimmi tutto.- disse seria.

Iniziai a raccontarle di come, dopo che ci eravamo scambiati il sangue mi avesse “baciata” e di come fossi entrata nella sua anima.

-E c’era un bambino, Elena, che diceva di chiamarsi Damon, e tremava ed era freddo. Aveva paura che lo lasciassi, suppongo, e continuava a piangere nominando “un’altra” che gli aveva promesso di aiutarlo e che poi lo aveva lasciato. Io ho cercato di stare lì con lui, ma poi Damon ha rotto il contatto e sono stata catapultata via. Non so cosa pensare.-

-Ascoltami bene, Katherine. Questa è la prova che Damon è innamorato di te. Quando lo era di me e ci baciavamo mi faceva entrare nella sua anima, e anch’io ho visto quel bambino. L’ho aiutato, ho cercato di distruggere quella gabbia in cui era rinchiusa la sua anima, ma quando è tornato Stefan non ho fatto più niente. Io amavo Damon, ma è Stefan, è sempre stato Stefan e così sarà per sempre. Mi sento tanto in colpa, ma siamo riusciti solo a dargli il calore di una famiglia. Ora tocca a te Katherine, rendilo felice.- disse prendendomi per le spalle.

-Ma come devo fare?- chiesi spaventata.

-Amalo, amalo con tutta te stessa. Come hai fatto fino ad ora e sempre di più, non illuderlo come ho fatto io. Ci fidiamo di te, sia io che Stefan.-

Annuii sincera e glielo promisi.

Presi il pranzo e spiluccai qualcosa senza mangiare seriamente, lasciando tutto il resto nel piatto. Non sapevo perché, ma avevo come una morsa nello stomaco, come se avessi dovuto fare qualcosa che non avevo fatto.

E questa morsa rimase per tutto il pomeriggio, anche quando tornai a casa per studiare.

Continuavo a pensare a quello che mi aveva detto Elena. Certo che lo amavo, così tanto intensamente che diventava struggente il desiderio di averlo a fianco a me, ed Elena diceva che era anche il contrario.

Iniziavo a crederci. Capivo che Damon era stato talmente tanto rifiutato e illuso che aveva creato come una barriera attorno a se, non facendo più entrare i sentimenti positivi. Ora quella barriera si stava sgretolando, ma lui si opponeva ancora e questo non era un bene. Volevo provare a convincerlo che non fosse un male.


Mai cambierò la pelle

non c'è vita alcuna

che plachi la mia dolce sete

E' la notte che mi chiama

Eclissi tra le dune

Le anime che spengo sono mie...


E poi, era così bello solo il pensiero che provasse qualcosa per me, che mi riscaldava il cuore di una felicità immensa.


Seguimi o uccidimi

Mille anni senza amore

Siamo un viaggio

Ombre senza sole

Seguimi o uccidimi

Siamo logica immortale

Siamo amore...


Sobbalzai quando sentii che il cellulare era il mio.

Dio, devo cambiarla questa suoneria, non posso morire ogni volta.

Guardai lo schermo del cellulare: Nicola.

-Pronto?- risposi con un sospiro.

-Kathy, non ce la faccio più, devo dirtelo!-

-Spero sia una cosa breve, perchè mi hai interrotta dai miei intelligentissimi ragionamenti.- dissi sbadigliando sonoramente.

-Hai dormito poco stanotte?-

-Si, ieri sera non sono mica stata spaparanzata sul divano a riposarmi. Ho avuto parecchio da fare.-

-...-

-Ehm...?-

-Lo sai che la tua frase si può fraintendere, vero?-

Arrossii, pensando con chi ero in compagnia la sera prima –Sei tu che trovi sempre i doppi sensi a tutto! Allora, cosa accidenti vuoi?-

-Tra meno di una settimana io e gli altri verremo da voi! Sai che ogni anno, per le vacanze di Natale la scuola dà dei fondi per un viaggio? Noi abbiamo chiesto di cambiare meta e, visto che il budget è minore hanno accettato! Ehi, ci sei?-

Io non avevo ascoltato nulla di quello che aveva detto, mi ero bloccata alla prima frase, anzi diciamo che mi ero letteralmente gelata sul posto.

Non mi accorsi neanche subito che c’era un picchiettare alla mia finestra di un corvo che annunciava la sua presenza. Lascio immaginare chi fosse, e quanto altro fosse il mio stato di shock tanto che non me ne ero nemmeno accorta.

-Katherine? Sei morta?-

-Tu... Voi... Ma siete tutti matti! Gli ultimi neuroni dei vostri cervelli si sono tutti suicidati in allegria? E Jessica, speravo che almeno lei avesse un pò di sale in zucca!- iniziai a passarmi agitata le mani nei capelli, mentre il corvo si trasformava in un bellissimo ragazzo con i capelli corvini e gli occhi azzurri, che piegò la testa di lato e mi guardò stupefatto.

Loro non capivano. Fell’s Church era un posto pericoloso, c’erano vampiri ad ogni angolo, in ogni strada, non era un posto sicuro.

E poi di sicuro Gisèle non sarebbe rimasta tranquilla per tanto, loro non sapevano a quali pericoli sarebbero andati incontro a braccia aperte.

E infatti non lo sapevano.

-Cioè, Fell’s Church è un posto perso nel nulla... in confronto a Londra, Parigi, Sofia, Praga, Berlino, Stoccolma,-

-Si, le so le città del mondo. Ma ormai abbiamo deciso così e non potremmo comunque cambiare idea. Ti dispiace tanto rivederci?-

-NO! E’ che... rinuncereste a una vera vacanza per noi?-

-Alessandro e Jessica si, e anche io. Ti voglio più bene di quanto credi, razza di stupida.-

Mi presi i capelli e incominciai a strattonarli alla radice dal nervoso. Come potevo fare a far cambiare loro idea?

-Ma...-

Sentì un braccio che mi circondava la vita da dietro e una mano che prese la mia tra i capelli e li salvò dalla mia stretta mortale.

Damon... pensai in un moto d’affetto. Amore.

-Scusa, mia madre mi vuole. Comunque vi richiamiamo. Ciao.-

Chiusi il telefono e lo gettai da qualche parte, per poi girarmi e buttare le braccia intorno al collo di Damon, stringendolo forte a me.

Seppellì la testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla e inspirai a pieni polmoni il suo profumo di menta.

Sentì che mi stringeva con delicatezza.

Era lì, con me, salvo, che mi stava abbracciando, tutto il resto passava in secondo piano.

Pensai che volevo sentire anche la sua voce. -Damon?- lo chiamai.

-Dimmi.-

Ma io stetti zitta, beandomi della sua voce che, vellutata, mi entrava fino al cuore.

Poi lui mi prese per le spalle e mi staccò da lui con delicatezza, e mi guardò negli occhi, attentamente, e ancora una volta mi diede la sensazione che mi stesse leggendo fino all’anima.

Quasi non mi accorsi delle sue labbra che arrivarono alle mie fino a sfiorarle. I nostri respiri si fusero e, in un battito di ciglia, le nostre labbra erano unite.

Lui iniziò a muoverle sulle mie, ma io rimasi un attimo scioccata da quello che stava succedendo. Poi chiusi gli occhi e ricambiai con passione il bacio.

Sentii le sue mani che mi stringevano con fare possessivo e io cercai di far avvicinare ancora più i nostri corpi.

Quando ci staccammo leggermente per riprendere fiato, una cosa mi sorse spontanea.

-Ti amo.- sussurrai e subito sentì quel nodo che mi aveva accompagnata per tutta la giornata sciogliersi.

Spalancai subito gli occhi, non credendo a quello che avevo appena fatto e mi specchiai nei suoi, anch’essi spalancati e sorpresi.

Lo guardai per un momento che mi parve interminabile poi vedendo che non rispondeva chinai la testa con le lacrime che premevano per uscire.

Ero felice di aver estraniato i miei sentimenti che tenevo dentro da tanto, ma se Elena si fosse sbagliata? Se adesso lui se ne sarebbe andato, sarei morta dentro.

Ma lui non se ne andò, mi prese il mento tra le dita e, dopo avermi guardata, mi ribaciò. Il mio cuore rincominciò a battere forte, come a ricordarmi che effetto mi faceva stare vicino a lui e mi sembrò che le gambe non mi reggessero più in piedi.

Damon incrociò le braccia dietro alla mia schiena, cercando di far avvicinate ulteriormente i nostri visi e le nostre bocche, poi mi distese sul letto e si stese accanto a me continuando a baciarmi con impeto e passione.

Poi io gli offrii il collo, come se fosse una cosa che mi veniva del tutto naturale e lui ci poggiò le labbra, baciandomi come aveva fatto nella cella, ma con meno urgenza.

Pensai che mi stesse per mordere, ma lui alzò la testa e mi guardò negli occhi.

-Ne sei sicura? Questa volta non sono in fin di vita, mi sono nutrito prima.-

Lo guardai stupefatta. Non capivo perchè avesse cambiato idea all’improvviso.

Probabilmente interpretò male il mio silenzio, perchè assunse un’aria afflitta e si alzò dal letto dirigendosi verso la finestra.

-Damon no!- urlai io e feci per alzarmi, ma non mi ero accorta di essere attorcigliata tra le coperte così caddi a terra e sbattei violentemente il ginocchio emettendo un rantolo di dolore.

Cercai di rialzarmi ma prima che potessi fare un solo movimento due forti braccia mi sollevarono e mi depositarono nuovamente sul letto.

Prima che provasse a riandarsene strinsi forte tra le dita un lembo della sua camicia nera e lo portai più vicino a me.

-Tutto bene?-

-No,- gli risposi con le lacrime agli occhi –resta qui ti prego.-

Ma non era quello che volevo. –Mordimi- gli sussurrai continuando a stringere la sua camicia.

-Perchè?-

-Perchè ti amo, Damon.-

Avvicinò le sue labbra alle mie.

-Sono pericoloso Katherine.-

-Non è vero, altrimenti non ti saresti neanche posto il problema.-

Il suo viso si trasformò, come nella cella, e divenne minaccioso, cercando di incutermi paura.

Io glielo presi, così deformato, e lo portai sul mio collo premendolo. Poi sospirai, sperando che cedesse.

E infatti sentì una stilettata di dolore e poi tutto divenne meraviglioso. Le mie emozioni si fusero con le sue e sentì una valanga di sentimenti non miei che si riversavano sul mio corpo. Cercai di identificarli: gratitudine, sollievo, addirittura paura e...amore?

Quando feci questo pensiero il cuore, se possibile, aumentò ancora di più il suo ritmo forsennato. Si staccò da me, con il suo vero viso e mi guardò carezzandomi una guancia, come se fossi il più prezioso dei cristalli.

Poggiò la sua fronte sulla mia.

-Come fai ad amare un mostro come me?-

Io non risposi e mi limitai a poggiargli una mano sulla sua guancia e lui si strusciò contro, così iniziai ad accarezzarlo dolcemente, sospirando.

-Oh Damon.-

Avvicinai il suo viso al mio, lo baciai di nuovo e lui ricambiò il mio bacio. Sorrisi nelle le sue labbra stringendolo sempre più a me.

Poi lui si tagliò il collo e io iniziai a succhiare il suo sangue. Appena poggiai le labbra sul taglio sentii che gemeva estasiato e sorrisi pensando a che effetto riuscivo a fargli.

Cercai di trasmettergli in tutti i modi il mio amore e lui dovette staccarmi da se, altrimenti l’avrei dissanguato letteralmente.

Sentivo uno strano calore sullo stomaco, ma era piacevole e sapevo che era lui che me lo procurava.

Restammo a baciarci per un tempo indefinito, stesi sul letto, finchè mia sorella mi chiamò per la cena. Mi sorpresi non poco quando notai che le ore, in sua compagnia, erano passate velocemente, così mi alzai di mala voglia, e quando mi staccai da Damon sentì un dolore fisico, come se mi avessero staccato un arto, così lo ribaciai.

-Ehi, non ci vedremo solo per mezz’ora. Credi di riuscire a resistere?-

Mugugnai e uscì dalla stanza dirigendomi verso la cucina e riconoscendo che, si, avevo veramente fame. Sorrisi quando dalle scale sentii odore di pizza e mi venne l’acquolina in bocca.

Aiutai mia sorella a preparare la tavola, mettendo le pizze e la coca, poi ci sedemmo e accendemmo la tv scovando subito un film che ci piaceva molto.

Mentre mangiavo la pizza margherita, la mia preferita, mi toccavo spesso i due piccoli forellini che in teoria avrei dovuto nascondere, ma che adoravo sentire perchè erano il simbolo dell’amore di Damon. Alyssa si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, così si alzò e mi guardò il collo. Quando notò i due fori aperti di recente le si illuminarono gli occhi e mi mimò un “Damon?” con le labbra e quando risposi affermativamente mi abbracciò forte.

Era felice per me, e pure io.

Finii con calma di mangiare, l’aiutai a spreparare e poi tornai in camera mia.

Sorpresa, notai che nel frattempo Damon si era cambiato: in quel momento indossava una specie di pigiama, color blu scuro, che gli stava d’incanto.

Mi bloccai qualche secondo ad osservarlo, restando ferma sulla porta e arrossendo.

Lui ghignò e, ironicamente, mi invitò ad entrare. Come se ce ne fosse stato bisogno. Sorrisi imbarazzata e mi chiusi in bagno, mettendomi un pigiama color indaco e legandomi i capelli in una coda alta. Poi mi lavai i denti e tornai in camera da Damon.

-Che fai?- gli chiesi alzando la voce quando vidi che stava accatastando tutti i miei libri nella scrivania, formando una torre molto instabile.

-Cerco una lettura interessante, ma a quanto pare...- disse continuando a togliere i libri dalla libreria.

-Ma li hai letti proprio tutti? In diciassette anni di vita?-

-Certo che si.- gli risposi togliendoli di mano Twilight e rimettendolo al suo posto.

-Ma che lettrice accanita...- disse malizioso mettendomi le mani sui fianchi e dandomi un leggero bacio sulla guancia, per poi staccarsi e andare ad accendere il mio IPod scorrendo le canzoni.

Il mio cuore perse un battito e lui mi si avvicinò con l’apparecchio in mano, mostrandomi lo schermo.

-Questa mi piace.- disse mostrandomi il titolo: Time of my life –Sai ballare?-

Spalancai gli occhi –No, assolutamente no-

Lui allora mi mise una cuffia sull’orecchio e l’altra se la mise lui, poi mi fece salire sui suoi piedi e fece partire la musica.


Now I've had the time of my life

No I never felt this way before

Yes I swear it's the truth

And I owe it all to you

'Cause I've had the time of my life

And I owe it all to you”


Poi Damon incominciò a muoversi a ritmo di musica, facendomi volteggiare con lui e, neanche per un attimo, i nostri occhi si separarono gli uni dagli altri.

Mi persi nei suoi occhi azzurri e per un attimo persi anche il contatto con la realtà.

Infatti mi ritrovai in una radura, con soffice erbetta e fiori di ogni tipo che avevano uno splendido odore.

Mi guardai intorno affascinata, finchè una vocina allegra non mi distolse dai miei pensieri.

Una chioma scura mi venne addosso ridente facendomi cadere a terra, poi due occhi azzurri mi guardarono e io capii dove mi trovavo.

Il piccolo Damon mi sorrise e mi passò una mano calda sulla guancia.

-Grazie!- disse felice –Grazie! Oh, come sono felice ora! Come è felice lui!-

Ridevamo tutti e due stesi sull’erba, e quando quella forza misteriosa mi staccò da lui non mi dispiacque: ora era felice e stava bene.

Tornai dolcemente alla realtà e misi a fuoco il viso del mio Damon che mi guardava con intensità.

Mi buttai subito al suo collo e lo baciai impetuosa, fino a che non mi mancò il respiro poi mi staccai e mi ritrovai sopra di lui, distesa sul letto.

Sentivo le sue mani che percorrevano tutta la mia schiena e i miei fianchi e quando si insinuarono sotto la maglia rabbrividii, intanto la bocca di Damon ricopriva sempre la mia senza lasciarmi un attimo di respiro.

Il mio cuore batteva all’impazzata e non vidi dove Damon aveva mollato il mio povero Ipod.

Dopo un po si staccò ansimante, così come me, e io lo guardai dispiaciuta che non avessimo “finito”.

-Per stasera basta così.- disse con la voce roca.

Aggrottai le sopracciglia e lui rise per la mia espressione buffa. -Dormiamo?- chiesi

-Beh, se vuoi restare sveglia tutta la notte fa pure, ma così non credo le quelle occhiaie spariranno tanto presto.-

Sbattei gli occhi e poi mi imbronciai, stendendomi di fianco a lui e dandogli le spalle.

Lui si mise a ridacchiare e mi passò un braccio attorno alla vita, facendomi arrossire.

-Lo so che non sei arrabbiata. Lo sento che effetto ti faccio... So sempre quando sei imbarazzata o il tuo cuore batte più forte. L'ho sempre saputo.-

Arrossi ancora di più -Sempre sempre?-

-Ah-ah.- rispose ancora ridendo. -Anche quando non hai voluto dirmi di chi eri innamorata. Io lo sapevo.-

-Lo sapevi o lo speravi?- gli chiesi girandomi.

-Un po tutte e due.- disse sorridendo. –Ma non ne sono stato sicuro fino a che non me l’hai detto.-

Arrossii di nuovo e nascosi la testa sul suo petto, mentre lui mi stringeva ancora di più.

-A proposito... Corvaccio malefico, sai che mi hai lasciato la cicatrice?-

Damon scoppiò a ridere di gusto e non smise per un bel po.

-Scusa, Katherine, volevo sentire che gusto aveva il tuo sangue e non ho trovato altro modo.-

Non mi dispiaceva, era, boh, come un marchio. Io ero sua e lui mio.

Ci addormentammo così, senza quasi accorgercene e io non passai mai notte più bella, se non quella, insieme al mio personale Heathcliff che mi stringeva a sè.


Bene, spero che vi sia piaciuto =)

In questo capitolo sono successe mooolte cose xD

Comunque, come sempre, ringrazio chi ha messo questa storia tra preferiti, seguiti e da ricordare.

E sopratutto ringrazio Jessalex (che purtroppo è l'unica che mi lascia una recensione =() e invito tutti gli altri a lasciare un commentino, che mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.

Bacioni,

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 12. ***


Ed ecco a voi che, con sommo piacere (e ritardo) vi presento un nuovo capitolo di questa fic fresco fresco di scrittura U.U

Prima che cominciate a leggere voglio annunciare che questo capitolo è dedicato alla mia cara amica Jessypuzz che, finalmente, si è iscritta a questo sito che, tra parentesi, le piace da impazzire u.u

E ora... buona lettura =)


12.

Entrai in casa sbattendo furiosamente la porta.

Dio, quanto desideravo che Damon quel giorno fosse venuto a scuola con noi. Mi sarebbe andata anche bene non aver avuto tempo prolungato.

Sbuffai frustrata entrando in cucina e buttando la cartella dall’altra parte della stanza con un tonfo.

Mia sorella e mia madre alzarono gli occhi dalle loro tazze di cioccolata calda e mi guardarono sorprese io non gli feci caso e presi la mia razione.

Afferrai un biscotto e lo buttati dentro la tazza iniziando a maciullarlo con il cucchiaino.

-Ok, vuoi spiegarci per quale motivo stai uccidendo in modo così atroce un povero biscottino innocente?- chiese mia madre.

-Quel... quel... bastardo di Cedric Smallwood.-

-Che ha fatto?-

Iniziai a borbottare insulti sottovoce infilandomi un cucchiaio di cioccolata in bocca.

-E allora?-

-E allora? E allora mi ha baciata quello schifo!-

Le due davanti a me spalancarono gli occhi e mia madre disse –Oh, mio Dio amore, il tuo primo bacio.-

-Ma anche no!- dissi schifata all’idea.

-Come anche no?-

Guardai mia madre e mi resi conto di aver detto una grandissima cavolata. Nello stesso momento un tonfo che arrivava dal piano di sopra mi fece sobbalzare.

Utilizzai la scusa di andare a vedere che era successo per scomparire nei meandri della mia camera.

Appena chiusi la porta vidi Damon di schiena che emetteva un ringhio dal profondo del suo petto. Inizialmente mi spaventai, poi mi avvicinai e lo aggirai fino a che non me lo trovai davanti. Aveva gli occhi rossi e i canini parzialmente estesi e continuava a ringhiare. Notai che aveva le mani strette a pugno, così appoggiai le mie sulle sue e cercai di incontrare il suo sguardo. L’azzurro che tanto amavo era più opaco e quasi del tutto oscurato dal rosso.

Avevo capito qual era il problema.

-Damon... Baciami.- gli dissi senza giri di parole.

Lui a velocità vampiresca mi prese le spalle e mi schiacciò contro il muro facendomi sbattere violentemente la testa, poi mi baciò ben poco delicatamente graffiandomi con i denti e procurandomi dei tagli sulle labbra.

Strinsi forte gli occhi, aspettando che smettesse, che calmasse la rabbia, e cercavo di respirare col naso sperando di non morire soffocata.

Quando si staccò mi guardò con occhi spaesati, cercando di rendersi conto che cosa aveva appena fatto e doveva essere qualcosa di molto brutto perchè spalancò le iridi e il suo viso si trasformò in una maschera d’orrore, poi si girò ed uscì dalla finestra.

Dopo qualche secondo lasciai che finalmente le lacrime scendessero sulle guance e andai in bagno a guardarmi allo specchio. Mi spaventai pure io per la visione raccapricciante che mi si presentò di fronte: avevo le gote rosse e del sangue che mi colava dalla bocca sul mento, i capelli erano scompigliati e tastandomi dietro la testa sentii il bernoccolo che si stava gonfiando.

Decisi di non perdere tempo e di andare direttamente sotto la doccia, ancora incapace di pensare alcunchè.

Mi rivestii come un’autonoma, senza sapere realmente cosa avrei fatto di lì a poco.

Solo quando tornai nella mia stanza mi resi conto di quello che era successo e ci mancava poco che mi rimettessi a piangere di nuovo.

Non volevo raccontare nulla ad Alyssa, così presi direttamente sciarpa, guanti e giubotto e mi apprestai ad uscire di nuovo di casa per cercare Damon.

Aveva iniziato a tirare vento, così cercai di coprirmi di più, e superai la cucina senza fare rumore, cosicchè nè mia madre nè Alyssa mi vedessero.

Andò tutto bene fino a che non uscii di casa. Sfiga volle che mi scontrai con Cedric, che stava per l’appunto per suonare il campanello.

-Katherine...-

-Che ci fai qui?-

-Sono venuto per scusarmi. Quella di oggi non è stata proprio una grande mossa.-

-Il mio schiaffo non era abbastanza chiaro?-

-Si direi di si.-

-Bene, allora addio.-

Lo superai infuriata, ma lui mi prese per il polso facendomi voltare.

-Tu mi piaci Katherine. E pensavo di piacerti anche io per quello ti ho baciata.-

-No, Cedric, non mi piaci. Ti consideravo solo un amico. E comunque sono innamorata di un’altra persona, ma anche se non ne eri al corrente niente ti dava il diritto di baciarmi senza il mio consenso.-

Lui abbassò la testa e io mi voltai uscendo dal vialetto di casa e incamminandomi verso il bosco, alla ricerca del ragazzo che amavo.

Superai le prime file di alberi, addentrandomi sempre di più nella boscaglia, guardando ovunque perchè sentivo che era quello il posto dove avrei trovato Damon.

Dopo qualche minuto arrivai ad una radura e mi bloccai al centro di essa, guardandomi intorno e alzando gli occhi per vedere se Damon era sul ramo di qualche albero.

Quando vidi che non era così attraversai il piccolo spiazzo di erba gelata e poggiai una mano sulla corteccia di un albero sospirando e abbassando la testa, quando sentii dei passi alle mie spalle.

Mi girai lentamente e mi paralizzai davanti all’enorme lupo nero che, lentamente, si avvicinava a me. Le pulsazioni del mio cuore accelerarono e mi guardai intorno per cercare una via di fuga, ma la forma davanti a me cambiò e si trasformò in colui che tanto stavo cercando.

Rimasi immobile a fissare i suoi occhi azzurri che mi guardavano a loro volta tristi e sconsolati.

Restai ferma, aspettando che mi venisse lui incontro. Quando lo fece non riuscii a non reprimere un sorriso.

Lo accolsi tra le mie braccia e poggiai la testa sulla sua spalla. Sentii che, ad un tratto, il suo addome si alzava e si abbassava affannato, così alzai la testa e gli alzai il mento guardandolo negli occhi.

Mi sorpresi quando vidi calde lacrime che gli scorrevano sulle guance.

-Damon... stai piangendo.- sussurrai posandogli una mano sulla guancia a avvicinando le mie labbra alle sue. Volevo disperatamente baciarlo e anche lui non voleva, ma era ostinato, non voleva farmi ancora del male, così quando poggiai le mie labbra sulle sue dovetti aspettare un pò prima che mi ricambiasse titubante.

Continuai a baciarlo, finchè non si lasciò andare del tutto, smise di piangere e mi strinse tra le sue braccia.

Quando mi resi conto che i nostri corpi erano intrecciati teneramente e che le sue braccia mi avvolgevano mi sentii in pace con me stessa.

Poi alzai gli occhi al cielo. Aguzzai lo sguardo e mi staccai da Damon per rivolgere il viso al cielo: nevicava!

-Damon!- esclamai felice, -guarda, nevica!-

Damon alzò gli occhi al cielo e guardò i candidi fiocchi che iniziavano a cadere leggeri verso di noi, posandosi sui nostri visi protesi verso l’altro.

-Scusa.- mi disse Damon ad un tratto baciandomi sulla guancia.

-Non ti preoccupare. Se fossi arrabbiata adesso non sarei qui.-

-Lo so, ma ti chiedo scusa comunque.- annuii e mi strinsi a lui, rabbrividendo nel mio giubbotto.

-Forse è meglio che rientriamo. Anche perchè non riesco ad abbracciarti bene con tutti questi strati che hai addosso.-

Arricciai il naso offesa. –Mica colpa mia se tu non senti il freddo, sai?-

Lui ridacchiò e mi prese in braccio portandomi vicino a casa mia, poi mi mise giù.

Lo salutai con la mano e girai le chiavi nella toppa.

-Dove sei stata?- chiese subito mia mamma, senza darmi il tempo di spogliarmi del giubbotto.

Mi girai a rallentatore e la guardai confusa. –Con Damon.- dissi optando per la verità.

Lei alzò tutte e due le sopracciglia e la comprensione si fece strada nel suo volto facendola sorridere.

-Quindi è lui che ti piace?-

Annuii arrossendo e posando di fretta la giacca per poi dileguarmi su per le scale, verso la mia camera.

Come speravo, quando aprii la porta trovai Damon seduto nel letto che mi sorrideva.

-Ehi, perchè non lo inviti a prendere un the?-

Spalancai gli occhi e guardai Damon che ricambiò lo sguardo incerto.

Mi girai ed andai alla porta, aprendola e urlando a mia mamma –Ma sei matta? Vuoi che muoia prematuramente?-

Lei ridacchio e se ne andò, senza rispondermi.


Durante la cena parlammo del più e del meno, fino a che mio papà ci ricordò che quel week end sarebbero venuti da noi i nostri amici dell’Italia.

-Oh, cavolo è vero!- dissi battendomi una mano sulla fronte.

-Beh,- disse mamma –noi saremo via per lavoro in un paesino qui vicino, quindi potranno tranquillamente dormire qui. E poi avrai tutto il tempo per presentargli il tuo ragazzo.-

Mio papà a quelle parole alzò la testa di scatto e mi guardò in cagnesco.

-Chi. È.?- disse già alterato, scandendo bene le parole.

-Non è proprio il mio ragazzo. Ci piaciamo tutto qui.-

-Tutto qui?- sbraitò.

Alzai le spalle e non risposi più. Insomma, con mia sorella non aveva fatto tutte queste storie. O si?

-Cosa avete intenzione di fare?- chiese nostra madre riferendosi a Nicola, Alessandro e Jessica.

-Beh, a me non lo dovete neppure domandare.- disse ovvia mia sorella, e riprese a mangiare.

Mia madre mi guardò e io alzai nuovamente le spalle, ancora nervosa per la reazione di mio padre di poco prima, e tornai a concentrarmi sul piatto ancora mezzo pieno.


Dieci minuti dopo mi trovavo distesa sul letto col “mio ragazzo” che mi carezzava pazientemente i capelli e che ridacchiava di tanto in tanto.

-.. e non mi pare che con mia sorella abbia fatto tutte queste storie, cioè non è stato molto felice, ma non si è neanche messo ad urlare!-

Damon mi prese una mano e cominciò a giocherellare con le mie dita –Magari ci vuole un pò di tempo, ancora. I genitori di quest’epoca sono terribilmente possessivi nei confronti dei figli. Non fanno mai fare un pò di esperienza.- disse ghignando.

-Oh oh, sentitelo l’esperto!-

- Certo, ne dubiti?- mi misi a ridere e gli diedi uno spintone, ritrovandomelo sopra dopo un secondo.

Lo guardai ridere con me e poi mi baciò.

Sospirai, pensando che nel giro di due giorni ero diventata un’esperta di baci. Non che mi dispiacesse, eh.

Anche quella notte dormimmo insieme, e fu un’altra delle notti che mai avrei dimenticato.


♥ ♥ ♥


Tre giorni dopo eravamo in aeroporto che aspettavamo i nostri tre amici dall’Italia.

Mi stringevo nel mio cappotto cercando di trovare un pò di riparo dall’aria gelida che soffiava fuori dall’aeroporto.

Perchè accidenti non possiamo aspettarli dentro?

Mi chiesi maledicendo i miei amici che mi avevano costretta ad aspettare fuori.

-Ehi, hai freddo?- mi chiese Damon stringendomi a sè dopo che avevo annuito.

Alla fine sia Stefan che Elena avevano preso bene il nostro fidanzamento, Alyssa era felicissima per me e addirittura Violet ci aveva fatto le congratulazioni: le ero molto grata per non aver fatto storie.

Mi girai e la guardai, sorridendole quando ricambiò lo sguardo.

Lei non sapeva una parola di italiano ed era molto emozionata di conoscere questi nostri amici. In compenso i miei amici non sapevano una parola di inglese, quindi avremmo fatto da traduttori. Per la nostra allegria e felicità.

-Uffa.- sentì protestare mia sorella –Ma tra quanto arrivano?-

-Non essere impaziente Alyssa. Tra poco saranno qui, vedrai.- dissi, cercando di convincermene pure io. Cavolo, erano in ritardo da mezz’ora e noi eravamo al freddo da un’ora. In barba alla puntualità.

Ad un tratto sentii mia sorella emettere un gridolino e la vidi lanciarsi tra la folla ed allora capii che aveva visto Alessandro.

Guardai anche io nella sua direzione e la vidi buttarsi di slancio addosso a un ragazzo. Poco più in la c’erano Jessica e, che dio mi perdoni, quel rompiscatole di Nicola.

Mi si illuminarono gli occhi e, mollando la mano di Damon corsi anche io verso di loro.

La prima che abbracciai fu Jessica. Mi era mancato da morire la sensazione del suo corpo abbracciato al mio, mi era mancato il suo odore e mi era mancata la sua voce.

Strinsi ancora di più la mia piccola amica a me, fino a che non protestò dicendo che la strozzavo.

Risi e porta la mia attenzione sugli altri. Alyssa e Alessandro si stavano baciando appassionatamente e Nicola era voltato verso di noi palesemente imbarazzato.

Lo chiamai, lui alzò lo sguardo e si avvicinò titubante, poi mi gettai tra le sue braccia con le lacrime agli occhi.

Nicola mi strinse forte a sè e stemmo così finchè non venne il turno anche di Alessandro di essere abbracciato.

Per un attimo mi dimenticai di dove fossi, risentendo sulla pelle l’aria Italiana e ricordando i giorni in cui c’eravamo solo Alyssa, io, Nicola, Alessandro e Jessica. Per un attimo fu come se non fosse successo null’altro.

Poi qualcuno mi toccò la spalla e io mi girai incrociando due occhi azzurri e allora mi dissi che ringraziavo Dio per avermelo fatto incontrare.

Lo presi per mano e iniziai a fare le presentazioni, traducendo e rispondendo a tutte le domande che mi venivano poste.

-Ehi, Katherine, ho un regalo per te.- mi disse ad un tratto Nicola –E’ per farmi perdonare.-

Lo guardai curiosa chiedendomi quale razza di regalo potava mai avermi fatto, ma, a giudicare dalle facce di Jessica e Alessandro, non doveva essere niente di molto intelligente.

-Ok,- gli dissi alzando una sopracciglia –devo iniziare a spaventarmi?-

Lui scosse la testa ghignando e mi porse la borsa.

-Stai ghignando- gli feci subito notare e lui scosse la testa, ironico.

Non era un buon segno. Tirai titubante fuori dal sacchetto l’oggetto e, quanto ce lo ebbi in mano, spalancai la bocca sorpresa, seguita a ruota dalla risata di Nicola.

Tra le mani avevo un bastone, non molto lungo appuntito per bene. Un paletto per vampiri.

-Tu non hai idea…- disse il mio amico tra le risate –quanto ci abbiamo messo per convincere a farlo entrare in aereo…-

Mi girai e guardai il ragazzo dietro di me che, strano ma vero, aveva una faccia sconcertata.

Guardai anche Elena e Stefan, che erano serissimi.

Portai di nuovo lo sguardo al paletto che avevo in mano e poi a Nicola.

-Hai un senso dell’umorismo patetico.- sospirai.

-In ricordo dei vecchi tempi, Kathy- disse ancora scosso dalle risate. Mi trattenni dal lanciargli addosso il paletto e lo fissai.

-Ehi,- disse ad un tratto Jessica –Noi due ci tiriamo fuori.- indicò lei e Alessandro che annuii deciso, sempre stringendo Alyssa.

-Vabbè, ho capito che il mio regalo non è gradito.- sospirò il mio amico.

Era ironico, mi dissi.

Un paletto per vampiri e io ci stavo, con un vampiro. Che regalo buffo. Che situazione buffa.

Mi misi a ridacchiare piano, per poi scoppiare in una vera e propria risata. Mi piegai in due con le lacrime agli occhi e Damon mi dovette tenere su, sennò sarei caduta a terra.

-Beh, un po’ in ritardo, ma comunque efficace.-

-Ma zitto idiota.- gli disse Jessica, a bassa voce.

Lui alzò le spalle, e io mi raddrizzai ancora scossa dalle risate e lasciai che Damon mi passasse un braccio sulla vita.

Nicola ci guardò, ma ebbe l’accortezza di starsene zitto, una volta tanto.

Li guidammo alle auto e caricammo i bagagli. Io salii con Damon, Stefan ed Elena e partimmo subito verso casa nostra.

Mi accoccolai a Damon, che non stava guidando, buttando il regalo a fianco a me.

-Non era per niente divertente, sai?- mi disse serio.

-Ma dai, non mi ha mai fatto un regalo più azzeccato.- gli risposi ancora ridacchiando e posandogli un bacio sulla guancia.

-In effetti è stato piuttosto buffo- disse Elena, dando voce ai miei pensieri di poco prima.

Risi, guardandola e mi strinsi di più a Damon.

Arrivammo a casa e la mostrammo ai nostri amici, sistemandoli nelle loro camere e lasciando che si riposassero dopo il lungo viaggio.

Decidemmo che il giorno dopo l’avremmo dedicato ad una gita guidata della città. Non ci avremmo messo tanto, anche perché Fell’s Church era minuscola. Decisamente minuscola.

-Noi dobbiamo fare una ricerca sulla città, storia, passato e simili.- disse Jessica, mentre l’aiutavo a togliere i vestiti dalle valigie e a riporli nell’armadio.

Annuii sorridendo –Beh, avrete molto da scrivere. Sono sicura che farete un’ottima relazione!-

Dopotutto nel passato di questa città c’è molta storia.


♥ ♥ ♥


Come previsto, per girare tutta la città ci mettemmo solo mezza giornata.

A pranzo ci fermammo a mangiare in un Pub poco frequentato e chiacchierammo per un’oretta buona, prima di avviarci verso la biblioteca: era il posto migliore per iniziare a fare la relazione.

Avremmo preso in prestito alcuni libri e poi li avremmo portati a casa nostra, tenendoli fino alla fine del soggiorno dei nostri amici.

-Buongiorno, signora Olsen.- salutai amichevolmente la proprietaria e guidai i miei amici verso il “mio tavolo”, quello più isolato e vicino ad una grande finestra che dava sulla città.

-Perché Elena e Stefan sono potuti stare a casa e io sono dovuto venire?- mi chiese Damon prendendomi per un braccio e tirandomi verso di lui.

Io risi e gli passai un braccio intorno alla vita.

-Perché loro dovevano andare a cacciare. E poi a me fa tanto-tanto piacere che tu sia qui.- dissi con voce da cucciolo e lui alzò gli occhi al cielo, ma mi seguì docile.

Sorrisi per quella mia piccola, ennesima vittoria e mi strinsi di più a lui. Arrivammo al tavolo e poggiammo le nostre cose, poi ci dividemmo per cercare i libri giusti.

Tutti tranne Damon, ovviamente, che si appoggiò al muro e iniziò a guardare tutti annoiato.

-Ma il tuo amico non ci può aiutare, invece di stare lì a guardare?- mi sussurrò Nicola dopo un po’.

Stavo per rispondergli, ma Damon mi precedette –No, a quanto pare no.- disse strafottente, in italiano e non muovendo un muscolo dalla sua posizione iniziale.

Nicola mi guardò interrogativa e io alzai le spalle –E’ di origine italiana.- dissi a mo’ di spiegazione.

Lui ci guardò e poi si girò andando verso un’altra mensola. Io mi avvicinai, capendo che si era offeso e gli sorrisi indicandogli un libro che aveva saltato.

-Questo è molto bello. Io l’ho letto.-

Lui lo prese –Certo che si, Hermione Granger.- gli feci la linguaccia e continuai anche io a cercare.

Se rideva e scherzava non era più arrabbiato, per fortuna. Ma dovevo comunque parlargli.


Alla fine portammo a casa una quindicina di libri.

Quando li poggiammo sul tavolo della cucina, restammo a guardarli per un po’.

-Beh,- disse ad un certo punto Alessandro –Avremmo un bel po’ di lavoro da fare. Propongo di iniziare questa sera dopo cena.-

Gli altri annuirono. Dopotutto avevano poco meno di una settimana, e si sarebbero dovuti dare da fare. Ero felicissima di non essere al loro posto.

Per il resto del pomeriggio guardammo la tv, giocammo a carte e parlammo.

Ad un certo punto arrivarono anche Elena e Stefan, e ridemmo tanto quando Violet provò a parlare in italiano con scarsi risultati.

Nicola promise di darle lezioni di italiano. –Ma se tu lo sai a mala pena l’inglese!- esclamò mia sorella suscitando l’ilarità generale.

Lui, a quel punto, alzò le spalle. –Sono dettagli!-

Era bello stare lì, insieme a tutti i migliori amici che avessi mai avuto.

Alyssa e Alessandro erano costantemente stretti in un abbraccio, per non perdere neanche un attimo del tempo che era a loro disposizione, mentre io a volte mi giravo e fissavo Damon, scoprendolo e guardarmi intensamente con i suoi occhi di ghiaccio.

Allora mi alzavo e andavo a sedermi a fianco a lui, sul divano, prendendogli la mano che lui mi stringeva sempre.

Mi sentivo così in pace con me stessa, in quel momento, e sentivo le ondate di affetto delle persone che avevo intorno che mi si infrangevano addosso.

Cenammo in allegria ordinando una pizza che dividemmo tutti insieme. Vidi che Damon guardava con sospetto la sua fettina così gli dissi –Ehi, guarda che è buona!-

Lui mi fissò con una sopracciglia alzata –Non ne sono molto sicuro.- poi trattenne il fiato e la mangiò.

Io scoppiai a ridere pensando che, se aveva fame, di certo non era quello il cibo che voleva.

Arrossi quando mi venne in mente la notte in cui avevamo condiviso il sangue e pensai che ormai dovevo averlo già smaltito da un pezzo.

Finii di mangiare e mi rivolsi a Nicola.

-Ehi, ti và di andare a fare una passeggiata?-

Lui annuii e andammo a prendere i cappotti. Non badai allo sguardo interrogativo di Damon, gli avrei spiegato tutto quella sera.

Uscimmo all’aria fredda e iniziammo a camminare sopra il grande strato di neve che si era formato in quei giorni.

-Beh, passeremo proprio un Bianco Natale.- commentò Nicola.

-Eggià! Vieni, andiamo un po’ più dentro il bosco.- dissi prendendolo per una mano e trascinandolo –Sul serio, sono felicissima di passare il Natale con voi. E poi manca pochissimo!-

Lui annuii sorridendo raggiante.

-Allora… adesso puoi farmi tutte le domande che vuoi.- gli dissi quando ci fummo allontanati abbastanza dalla pensione.

Lui sorrise sghembo, e mi accontentò –Tu e quel… Damon. State insieme, no?-

Io annuii, sorridendo. –Si.-

-E ti piace davvero.- disse, non era una domanda.

-Si- dissi di nuovo.

Lui annuii pensieroso –Lo ami. Si vede da come lo guardi. E anche lui ama te.- arrossii quando lo disse e nascosi il viso nella sciarpa.

-Bene. Mi fa piacere.- mi disse sorridendo, poi mi abbracciò.

Io ricambiai felice e stemmo per qualche secondo così. Poi un movimento sfuocato attirò la mia attenzione.

All’inizio pensai che fosse Damon, che ci stesse spiando, ma decisi comunque di avvicinarmi un po’ di più a casa.

-Andiamo?- chiesi iniziando ad avviarmi fuori dal bosco. Lui mi seguì e anche l’ombra.

Continuavo a vederla con la coda dell’occhio e mi convinsi che, no, non era Damon.

-Kathy? Penso che ci sia qualcosa che ci sta seguendo.- mi disse all’orecchio Nicola.

-Zitto e cammina.- lui annuii e accelerammo il passo, ma la casa sembrava lontana e irraggiungibile e iniziavo a sentire sempre più chiara la presenza di un vampiro sconosciuto.

Ad un certo punto fui strappata dal fianco di Nicola e gettata parecchi metri più in là, sulla neve fredda.

Mi alzai velocemente e vidi il vampiro alle spalle del mio amico, che non si era accorto di nulla.

-Katherine, ma che…?- iniziò a dire, ma non gli lasciai il tempo di continuare.

-Dietro di te!- gli urlai e lui si girò di scatto, poi si abbassò e iniziò a correre, evitando per un pelo il vampiro.

Io corsi a prendere un bastone e lo ruppi, rendendolo in qualche modo appuntito. Me lo aveva insegnato Stefan, nel caso mi fossi trovata senza armi.

-Ehi, tu, tipo!- gli urlai, e gli feci distogliere l’attenzione dal mio amico.

Lui ringhiò e si avventò su di me. Io aspettai che si avvicinasse abbastanza e poi cercai di piantargli il paletto in qualunque parte del corpo.

Dopo qualche colpo a vuoto riuscì a beccarlo sulle costole. Lui si piegò in due e io non persi tempo iniziando a scappare e portando Nicola con me.

-Corri, corri,- gli intimavo tirandolo. Ad un certo punto sentii che il vampiro ci stava rincorrendo, ma non con tutto il suo Potere: lui stava giocando con noi. Giocava al gatto e al topo. Al predatore e alla preda.

-Chi diavolo era?- mi urlo Nicola.

-Non ha importanza.- gli dissi, poi cercai di staccarmi in bracciale alla verbena, ma quel maledetto gancetto non ne voleva proprio sapere.

Iniziai ad andare seriamente nel panico –Chiamalo!- urlai a Nicola, col fiato che mi veniva meno –Chiama Damon!-

-Cosa, come faccio?!?- mi urlò lui di rimando.

-Con la forza della mente. Urlalo con tutta la forza che puoi. Fidati di me.- dissi mentre cercavo, ancora correndo, di staccarmi il bracciale.

Poi il vampiro atterrò davanti di noi, la ferita rimarginata e tanta tanta sete negli occhi. Estese i canini, mentre io lanciavo un urlo pieno di orrore e mi stringevo a Nicola, terrorizzato e bloccato sul posto.

Ma , purtroppo per lui, il vampiro cadde a terra ancora prima di aver fatto un altro passo verso di noi. Un paletto gli spuntava dal cuore e lui si afflosciò nella neve. Dietro di lui comparve Damon.

Mi buttai a capofitto tra le sue braccia, facendomi stringere per un momento, poi mi girai verso Nicola che guardava terrorizzato il cadavere ai suoi piedi.

-Grazie- dissi a Damon, guardandolo. Il suo viso era pieno di odio e mi stringeva forte, controllando che non mi fossi fatta niente.

-Perché non mi hai chiamato tu?- disse contrariato.

Spostai lo sguardo a terra –Non si staccava il braccialetto.- dissi per scusarmi.

-Scusate?!?- disse Nicola irritato. –Spiegate anche a me, per favore?-

-A casa- gli dissi, cercando di calmare il cuore.

Loro non avrebbero assolutamente dovuto sapere dell’esistenza dei vampiri, ma ormai il danno era fatto e non vedevo altra soluzione che raccontargli la verità.

Altrimenti potevo optare per un –Non so di cosa stai parlando-, ma dubitavo che qualcuno con l’intelligenza dei miei amici ci avrebbe solo creduto per un nanosecondo.

I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo del resto del gruppo e dall’urlo soffocato di Jessica quando vide il cadavere.

Al contrario, Violet, che rimase fredda e impassibile, si avvicinò al vampiro e lo fissò intensamente. Quello iniziò a prendere subito fuoco, sebbene fosse fradicio. A quella visione persino io mi lasciai sfuggire un gemito sorpreso, figuriamoci Jessica, Nicola e Alessandro che non avevano idea che Violet fosse una strega.

-A-avete ucciso un uomo?- domandò terrorizzata Jessica, il viso pallido e le mani tremanti sotto ai guanti.

Damon sbuffò scontroso. –Si.- disse, indicandoci –Prima che lui uccidesse loro.-

Jessica emise un respiro tremolante che uscì dalle sue labbra condensandosi in una nuvoletta bianca. Mi girai e guardai Alyssa sussurrare qualcosa ad Alessandro che annuii e abbassò lo sguardo.

-Ora, se non vi dispiace, possiamo tornarcene a casa?- disse Damon ironico, iniziando a camminare.

Io lo seguii e dopo di me anche Violet, Alyssa e gli altri. Procedemmo seguendo le impronte a ritroso e notai che la casa sembrava molto meno distante di quando stavo scappando dal vampiro.

Entrammo in casa che c’era ancora un silenzio di tomba, con calma ci spogliammo e io andai direttamente in cucina a preparare una bevanda calda, senza guardare le facce stralunate dei miei tre amici.

-Allora?- sentii che disse Nicola dall’altra stanza –Avete intenzione di dirci cosa accidenti succede?-

Damon ringhiò –Datti una calmata, biondino.-

-No, Damon, ha ragione.- disse mia sorella –Hanno tutti ragione.- disse sussurrando, tanto che faticai a sentirla.

Stavo versando la camomilla nelle tazze, quando mia sorella parlò nuovamente.

-Dobbiamo dir loro la verità.-


Ok, prima di salutarvi vorrei dire solo una cosa: la prossima settimana, finalmente, la passerò in montagna, senza computer o altro quindi purtroppo non potrò andare avanti.

Cercherò comunque di farmi venire qualche buona idea.

Ringrazio chi ha messo questa storia tra preferite, ricordate e seguite e invito tutti, come al solito, a lasciarmi un piccolo parere.

Infine ringrazio Jessalex per la sua magnifica recensione!

Bacioni e buone vacanze =)

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 13. ***


Ecco finalmente il nuovo capitolo. Come ho scritto nell'avviso, purtroppo, il pc è tornato solo ieri dalla sua lunga convalescenza (lasciatemi dire che quelli dell'assistenza sono degli incapaci!) e appena ho potuto ho pubblicato.

Comunque, oltre a questo capitolo, mancano il 14 e infine l'epilogo. Il 14 è già pronto, quindi pubblicherò prima di un mese, almeno spero!

Spero che seguiate ancora la mia storia!

Buona lettura!


13.

-Cioè, in pratica, voi ci state dicendo che questi tre sarebbero vampiri? Cioè, in pratica, succhiano sangue e uccidono persone?-

-Non mi sembrava che avessi tutta questa paura dei vampiri, prima.- disse Alyssa gelida. Io le lanciai un’occhiataccia e le chiesi di occuparsi del suo fidanzato che sembrava stesse per andare in iperventilazione.

-Non c’entra! Era un gioco, uno stupido gioco!-

Presi la mia tazza di camomilla e la portai alle labbra bevendola a piccoli sorsi e cercando di calmare il cuore.

-Perché non me l’hai detto?-

Lo guardai –Mi avresti creduto?-

Lui annuii, sicuro –Certo che si!- ma io ne dubitavo sinceramente.

Sarei stata io la prima a non crederci, figuriamoci Nicola.

Mi accomodai meglio sul divano, aspettando la prossima reazione del mio migliore amico.

-Comunque- sbottò alzandosi dal divano –Io da qui me ne vado.-

Mi alzai anche io di scatto e mi parai davanti di lui ancora con la tazza in mano.

-Ma sei matto? A quest’ora? Potresti incontrare altri vampiri come quello di prima e questa volta potresti non riuscire a scappare!-

-Ma per favore. Quanti vampiri vuoi che ci siano in una cittadina così piccola?-

-Vedi perché dico che era meglio che rimaneste allo scuro di tutto?- iniziai ad urlare. –Reagisci in modo stupido e sconsiderato, inizi a sragionare e ti metti in pericolo.-

-Non mi succederà niente, come non mi è mai successo niente in questi 18 anni.-

Aprii la bocca per urlargli qualcosa ma Damon mi mise una mano sulla spalla e mi fece risedere a fianco a lui.

-Aspetta almeno domani mattina, quando non farà più buio.- disse Elena –Poi andrete dovunque vorrete.-

Lui annuii.

-Ma io non me ne voglio andare. Insomma, se aveste voluto farci del male in questo momento non saremmo ancora qui.- disse Jessica

Stefan annuii e mia sorella si strinse di più ad Alessandro.

Sorrisi pensando che era lo stesso pensiero che avevo fatto io mesi prima.

Dopo un po’ andai in camera mia, lasciando gli altri giù a discutere. Entrai in bagno e mi feci una doccia lunga e calda e cercai di rilassarmi sotto il getto regolare dell’acqua.

Lo sapevo che Nicola non doveva sapere niente, lo sapevo. Magari gli piaceva giocare ai vampiri, ma tra giocare e sapere che esistevano veramente ne passava di acqua sotto i ponti.

Scossi la testa triste pensando che avevo perso il mio migliore amico e mi vennero le lacrime agli occhi. Il giorno dopo sarebbe partito e dieci anni di amicizia sarebbero andati a puttane e non sapevo se fossi riuscita a sopportarlo.

Insomma, lui è sempre stato il mio migliore amico c’è sempre stato in tutti questi anni, è sempre stato una presenza costante nella mia vita perfino quando ci sono stati chilometri e chilometri a dividerci. E ora stava per finire tutto, solo per una stupidata.

I vampiri c’erano sempre stati solo che lui non lo sapeva.

Uscii dalla doccia, mi asciugai e mi misi il pigiama, il tutto cercando di trattenere le lacrime.

Stavo per uscire quando sentii bussare alla porta del bagno. Pensai che fosse mia sorella, ma quando aprii la porta e mi trovai davanti Damon mi buttai tra le sue braccia e cominciai a singhiozzare.

Lui mi portò verso il letto e mi carezzò i capelli lentamente, sussurrandomi di calmarmi.

Non lo ascoltai e continuai a piangere, afferrando la camicia nera di Damon tra le dita e stringendola, mentre le lacrime continuavano a scendere dai miei occhi.

Quando mi calmai notai che Damon aveva smesso di accarezzarmi i capelli. In quel momento aveva tutte e due le braccia sui miei fianchi e la testa posata sulla mia.

Dio, quanto l’amavo. Anche in quel momento di assoluta disperazione mi misi a pensare a quanto ero innamorata di quel vampiro. A volte mi faceva anche paura. Se lo avessi perso sarei impazzita, sarei andata fuori di testa.

Non riuscivo a immaginare il mio futuro senza vederlo accanto a me. Futuro.

Ma lui era un vampiro e io prima o poi sarei cresciuta e poi morta. Anzi no, prima della morte sarei diventata una vecchietta rachitica e con il morbo di Parkinson.

Rabbrividii a questo pensiero e mi strinsi di più a lui, poi alzai la testa.

-Và meglio?- mi chiese accarezzandomi il viso impiastricciato di lacrime.

Io scossi la testa e lo guardai nei suoi occhi azzurri.

-Trasformami.- gli chiesi in un sussurro appena udibile.

Lui mi guardò scioccato, con gli occhi spalancati. -Quando ti è venuta quest'idea stupida?-

-Non è stupida!- protestai subito. -Io invecchierò e tu rimarrai sempre uguale a come sei ora.-

-Ora come ora non è il momento di pensarci. Un attimo fa non eri sconvolta per la partenza di quel tipo?-

Sorvolai sul fatto che non aveva usato il suo nome -Si, ma non ci posso fare niente. Chi sono io per decidere quello che deve o non deve fare? Mi dispiace certo...- dissi parlando più a me stessa che a lui.

Lui scuote la testa e tace.

Dopo qualche minuto di silenzio dissi: -Guarda che non mi sono arresa, sai? Prima o poi mi trasformerai.-

Avvicinai il mio viso al suo e lo baciai.

Ci baciammo per parecchio tempo e ci staccammo solo per riprendere fiato.

Le labbra di Damon scesero sulla mia guancia e poi sul mio collo, facendomi venire mille brividi per tutto il corpo.

Mi stese sul letto e io lo strinsi di più per dargli il consenso.

Sentii, come le altre volte, i denti che mi perforavano la pelle del collo e poi tutto divenne magnifico.

Era ogni volta migliore, ogni volta più meraviglioso.

Era come se mi stessi fondendo con Damon, sentivo tutte le sue emozioni, tutti i suoi sentimenti. Era come essere in paradiso.

Si staccò dopo molto, ma a me sembrò sempre troppo poco. Aprii gli occhi, ma dovetti richiuderli subito perchè la luce accecante del lampadario mi dava un fastidio tremendo.

Sentii Damon che si alzava e si metteva seduto e lo stesso feci io, aprendo gli occhi e alzandomi allo stesso tempo. Sbaglio terribile.

Barcollai e mi dovetti sorreggere a Damon per non ricadere distesa sul materasso.

-Ne ho preso un pò troppo.- disse il vampiro accanto a me prendendo dal comodino un coltellino multiuso e tagliandosi la base del collo.

Guardai i suoi occhi accesi di passione come, probabilmente, erano i miei e mi avvicinai alla ferita che si stava già rimarginando.

Bevvi avidamente e sentii che, a mano a mano, le forze ritornavano.

Quando finii mi stesi sotto le coperte e Damon si stese accanto a me, stringendomi con un braccio attorno alla vita.

Dopo qualche minuto di silenzio capii che non avevo per nulla voglia di dormire, così aprii gli occhi e sciogliendomi dalla stretta di Damon mi misi seduta.

Lui alzò gli occhi la cielo e posò la testa su un braccio, guardandomi.

-Tutte le persone normali dopo quello che è successo oggi si metterebbero subito a dormire.-

-Non ho sonno.- dissi alzando le spalle e sorridendo.

-Ovviamente.- disse scuotendo la testa.

-Ehi!- gli dissi indignandomi –Vuoi dire che non sono normale?-

-Stai con un vampiro.- mi rispose solamente. E quello diceva tutto.

Iniziai a ridacchiare, poi mi venne in mente una cosa che volevo chiedergli da tempo.

-Oltre che in un corvo puoi trasformarti in qualcos’altro?-

Lui sorrise –Questo dimostra che stai dormendo in piedi!-

Io lo guardai stupita e, sotto i miei occhi, la sua figura iniziò a tremolare fino a che non divenne un lupo con il pelo nero con i riflessi dell’arcobaleno.

-Oh, giusto.- sussurrai incantata dall’animale che avevo davanti.

La sua figura trasmetteva eleganza e maestosità.

Alzai titubante una mano e la diressi verso il muso che iniziai ad accarezzare piano. Il lupo-Damon mi fissò e poi si avvicinò fino a che non fummo a pochi centimetri di distanza, poi di mise seduto con il muso sulle mie gambe.

-Oh, ma come sei carino!- esclamai continuando ad accarezzarlo.

Ma a quanto pareva non gli piaceva essere definito “carino” visto che si mise a ringhiare piano, cosicché io alzai le mani verso l’alto dicendo –Oltre che terribilmente spaventoso, ovviamente!-

Lui smise di ringhiare e si riacquattò sulle mie gambe e io continuai ad accarezzare il suo pelo fulvo per un po’, finchè non decise di ritornare ad avere un aspetto umano e io mi ritrovai a passere le dita tra i suoi capelli corvini.

Damon fece forza sulle braccia muscolose e raggiunse la mia altezza, così fummo occhi contro occhi. Dopodiché mi baciò. Fu un bacio profondo e terribilmente lungo, tanto che quando ci staccammo mi ritrovai ad ansimare.

Lui mi carezzò dolcemente una guancia e poi mi prese tra le braccia e tornammo a stringerci sotto le coperte.

Non mi addormentai facilmente, quella sera, perché sentivo che nell’aria c’era odore di cambiamento, ma non sapevo se era per la partenza di Nicola o per qualche altro avvenimento.

Riuscii a dormire solo seguendo il ritmo dei respiri calmi e lenti di Damon.


♥ ♥ ♥


Il mattino dopo mi svegliai all’alba perché sentii Damon svegliarsi e alzarsi di scatto. Alzai il busto dal letto, ancora assonnata e lo guardai aprire le finestre e guardare fuori con attenzione.

-Che succede?- gli chiesi piano.

-Niente, torna a dormire.- mi disse senza girarsi verso di me. Non facendo come mi aveva consigliato, mi alzai e lo affiancai, ma non potevo pretendere di vedere qualcosa che non vedeva nemmeno lui con la super-vista.

Dopo qualche minuto chiuse la finestra, tirò le tende e scosse la testa, girandosi e augurandomi il buongiorno.

Io gli sorrisi e andai in bagno a farmi la doccia e a vestirmi decentemente.

Scesi a far colazione stando attenta a non fare rumore e a non svegliare gli altri che dormivano nelle camere vicino alla mia, anche Stefan ed Elena.

Trovai Damon in salotto seduto su una sedia della cucina che mi aspettava sorridendo.

-Wow,- dissi appena lo vidi –Mi hai preparato la colazione! Ma che carino!- risi pensando alla scena della sera prima.

Il suo sorriso sparì e sollevò le sopracciglia. Io scoppiai a ridere e andai a dargli un bacetto sussurrandogli –Scherzavo- sulle labbra, per poi sedermi a tavola e iniziare a mangiare con avidità tutto quello che c’era in tavola.

Quando finii diedi una sciacquata alla tazzina e la misi nella lavastoviglie che c’era appena sotto il lavabo, poi mi andai a sedere sul divano insieme a Damon, dove passai le seguenti due ore a prepararmi psicologicamente per quello che sarebbe successo nella mattinata.

Verso le sette e mezza scesero tutti, Nicola compreso. Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, ma cercai con lo sguardo le valigie pronte che non vidi.

Fecero tutti colazione in perfetto silenzio fino a che non sentimmo un botto provenire dal bosco.

Damon scattò in piedi e si avvicinò alla porta principale senza però superarla e tutti noi lo accerchiammo cercando di vedere qualcosa al di fuori degli alberi e della neve che, ormai, ricopriva ogni cosa.

Guardai il mio ragazzo in viso: aveva i lineamenti induriti e gli occhi ridotti a due fessure. Nello stesso momento Elena gemette guardando qualcosa dalla finestra che noi comuni mortali non potevamo neanche immaginare.

Ma dopo pochi secondi anche noi potemmo vedere ciò che terrorizzava Elena.

La rossa Gisèle arrivava dal bosco accompagnata da una mezza dozzina di vampiri tutti affamati e con i canini allungati. Gisèle stava proprio nel mezzo e, a mano a mano che procedeva, iniziammo a sentire i ringhi affamati dei vampiri attorno a lei. Uno si provò a buttare verso la porta, ma lo scudo che proteggeva la casa era invalicabile, a meno che non fossero stati invitati. E statene certi: nessuno di noi aveva intenzione di invitarli ad entrare.

Alessandro strinse di riflesso mia sorella a sé e lei nascose la testa nel suo petto.

-Mi sa che non andrai a casa quest’oggi.- disse Jessica con gli occhi sgranati a Nicola.

-Oh, se ti può far stare tranquilla non avevo intenzione di farlo.- rispose lui non distogliendo lo sguardo dall’armata di vampiri che procedeva nel nostro giardino.

Alle parole del mio amico mi concessi solo un piccolo sospiro di sollievo, ma non feci altro se non guardare Gisèle che si metteva esattamente davanti a Damon e allungava una mano fino a poggiarla nello scudo.

-Ti trovo très bien, Dàmon.- disse con la sua vocetta ammaliante.

-Cosa sei venuta a fare qui con tutti questi vampiri affamati, Gisèle?- chiese lui, non rispondendo alla sua affermazione.

-Beh, potrei dire che sono venuta qui per fare a pezzi i tuoi amichetti- e nel dirlo guardò me –visto che i miei cari petits amici sono molto affamati. Ma ti propongo una cosa Dàmon.- disse guardandosi le unghie smaltate di rosso rubino.

-Voglio una lotta all’ultimo sangue. Solo tu e io.- gemetti –Se vinco, beh, i miei amici avranno il pranzo assicurato per un bel po’ di tempo, ma se vinci tu loro se ne andranno per sempre.-

-E cosa ci fanno qui, se posso permettermi, visto che vuoi che lottiamo solo tu e io?-

Lei sorrise malandrina e agitò una mano –Un incentivo a non scappare.- disse minimizzando.

-Allora ci stai?-

-Assolutamente no!- urlò Stefan mettendosi a fianco di suo fratello.

In quel momento ripresi a respirare. Pensare a Damon lì da solo a combattere contro quella pazza mi mandava in panico, ma se c’era Stefan al suo fianco era tutta un’altra cosa.

-Accetto.- disse, invece, lui non curandosi delle parole del fratello. Ritrattenni il respiro, mentre Stefan si girava.

-Noi siamo una squadra.-

-Anche loro.- rispose il mio Damon semplicemente.

-Ha ragione, Stefan.- iniziò Violet andandogli vicino –Siamo solo umani e tre vampiri non nel pieno delle forze contro sette non è equo. Damon ce la potrebbe fare se non lo intralciamo.-

A quel punto iniziarono a fischiarmi le orecchie e la vista mi si annebbiò.

-NO!- urlai e corsi verso Damon –Non puoi! Non lì fuori da solo!-

Lui mi mise i palmi delle mani sulle guancie e mi fissò negli occhi –Se non lo faccio morirete tutti, Katherine. Sopravvivrò, te lo prometto, e a quel punto giuro che ti farò diventare come me, così passeremo tutta l’eternità insieme.- poi mi baciò dolcemente e a lungo.

Si staccò e uscì dalla porta e il mio cuore perse un battito.


Spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto!

Chissà cosa succederà a Damon... vivrà o morirà???

Eheh, solo io lo so xD

Alla prossima!

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 14. ***


Si, lo so, mi faccio schifo da sola.

Mi spiace immensamente per quest'ennesimo ritardo: purtroppo la scuola ( e in particolar modo il latino) mi hanno tenuta molto impegnata. Aggiorno ora perchè sono a casa semi-malata. Ad ogni modo questo è l'ultimo capitolo senza contare l'epilogo! Spero vi piaccia =)


14.

Quando Damon Salvatore si metteva in testa di fare una cosa era praticamente impossibile fargli cambiare idea: Stefan ed Elena ne erano assolutamente convinti.

Poi aveva poca importanza che si trattasse di una cosa positiva o negativa; una volta presa la fatale decisione, il vampiro non usciva dalla sua rotta neanche se fosse finito il mondo.

Stefan dice che era così anche da piccolo, io non ne ho idea, ma la missione suicida che aveva intrapreso quella mattina mi era bastata per capire veramente di che pasta era fatto.

Damon non era solo malizia, arroganza e passione. Damon era coraggio e sacrificio verso le persone che amava.

E io lo scoprii a mie spese quel giorno.


Era da tipo un quarto d’ora che guardavo quei due vampiri darsele di santa ragione.

In quell’esatto momento, dal piccolo quadrato della finestra, vidi Damon che cercava di dare un pugno a Gisèle e lei, a velocità vampiresca, gli prese il braccio e lo scaraventò addosso ad un albero che era proprio all’inizio del bosco.

Damon non si spiaccicò all’albero come avevo pensato, ma fece una capriola su se stesso e usò il tronco di legno come un trampolino e, dandosi lo slancio con le gambe, piombò addosso alla vampira rossa facendola finire a terra.

Non vidi molto bene cosa successe nei pochi attimi seguenti, perché i due lottatori divennero invisibili ai miei occhi, trasformandosi in delle figure indistinte dove riuscivo solo a distinguere il rosso e il nero delle loro chiome.

Ad un tratto la figura rossa, Gisèle, venne fatta sbalzare via e, nello stesso istante, quella di Damon scattò dalla parte opposta.

Quando si fermarono potei vedere che le piccole ferite che entrambi avevano sul volto si rimarginavano alla velocità della luce, facendo tornare la pelle omogenea come se non fosse stata mai ferita.

Grazie a Dio che ieri sera Damon si è nutrito…

Pensai in un moto di sollievo. Almeno quello, caspiterina!

Quando di laceri ci furono solo i vestiti, i due vampiri si gettarono di nuovo uno addosso all’altro e iniziarono a tempestarsi di pugni e graffi.

Nessuno dei due sembrava avere la meglio.

-Dobbiamo fare qualcosa!- sbottò Stefan ad un tratto, non riuscendo più a trattenersi –Io vado là fuori!-

Violet ed Elena furono le prime ad opporsi, prendendolo per un braccio.

-Ma siamo matti?- urlò Violet. –Vogliamo parlare dei sei vampiri che aspettano solo di farti fuori? Non ce la farai mai.- disse sincera e coincisa come solo lei sapeva essere.

-Ha ragione.- disse Alyssa più calma. Strinse la mano di Alessandro e lui disse: -Forse dobbiamo trovare un modo per farli fuori.-

Jessica alzò gli occhi al cielo –E come, se permetti, sono sei contro due vampiri, cinque umani e una strega. E noi non è che possiamo fare molto.-

Nicola scosse la testa e iniziò a guardare fuori, pensando.

-Beh…- disse dopo un po’ tornando a rivolgersi a noi. –Non è detto che dobbiamo combatterli tutti insieme…-

Lui e Alessandro si guardarono, complici.

-Certo,- rispose il fidanzato di mia sorella –Uno o due alla volta ce la possiamo fare. E comunque non mi sembra siano tanto all’erta in questo momento.-

Spostai lo guardo sui sei vampiri che in quel momento di trovavano ai margini del bosco.

In effetti erano uno spettacolo piuttosto patetico: ridacchiavano, saltellavano da un piede all’altro come se dovessero andare in bagno e si davano gomitate, il tutto guardando svogliatamente il combattimento tra Damon e Gisèle.

Mi girai verso Stefan e vidi che annuiva. –Si potrebbe fare. Sono affamati e questo li farebbe puntare solo al sangue e inizierebbero a ragionare con l’istinto anziché con la testa. Se siamo abbastanza furbi possiamo farcela.-

Io annuii, felice di poter finalmente essere utile a Damon.

-Ascoltate, mi è venuta un’idea!- dissi sussurrando.


Pochi minuti dopo eravamo sul lato ovest della casa, in un punto dove potevamo vedere bene i sei vampiri ma non i due combattenti.

Vidi con piacere che uno dei sei vampiri si era staccato leggermente dal gruppo, guardando con scarso interesse la lotta.

A causa della fame? Nervosismo? … Un colpo di culo?

Molto probabile.

Andai alla finestra, una delle più grandi della cucina (la stanza che era, appunto, nella parte ovest della casa) aspettai che Elena e Stefan si preparassero.

Il piano consisteva nel fare entrare il vampiro in casa, distrarlo, e permettere così a Stefan ed Elena (entrambi con un paletto di legno in mano) di colpirlo al cuore.

Quando i miei due amici si furono appostati, spalancai la finestra e uscii, lentamente, solo con la testa e cercai con gli occhi il vampiro che, fortunatamente, era ancora lontano dagli altri.

Non sapendo come attirare la sua attenzione, optai per un leggero “Pss!”, prima piano e poi un po’ più forte, fino a che lui non si girò.

Mi misi il dito davanti al naso, in un gesto universalmente noto come “Silenzio”, e gli feci cenno di avvicinarsi.

Si guardò indietro e arrivò in un lampo, non destando sospetti negli altri che facevano ancora i finti ubriachi.

Nell’esatto momento in cui arrivò e cercò di arpionarmi la testa con una mano, mi ritirai dentro e mi allontanai di parecchio dal vampiro, sorridendo maliziosamente.

Dopo di che sibilai un –Entra- che lo fece scattare in avanti, senza più l’impiccio della barriera.

Come da piano, Elena e Stefan scattarono, a loro volta, sul vampiro sconosciuto e, prima che mi potesse toccare con un solo dito, era a terra con un paletto infilato nel cuore.

Tirai un sospiro di sollievo, anche se non era ancora il momento per adagiarsi sugli allori: ce ne erano altri cinque da fare fuori.

-Adesso il cadavere e il paletto insanguinato non me li lasciate in cucina, vero?- chiesi retorica ai due vampiri che sghignazzarono in risposta.

Poi, con mia somma gioia, presero il cadavere mezzo mummificato e lo portarono via. Io non li seguii, visto che la cosa non mi interessava minimamente.

Piuttosto, mi riunii in salotto con gli altri a discutere degli altri piani d’attacco.

-Beh- stava dicendo Alessandro –E’ ovvio che cinque insieme non li possiamo sconfiggere. Dobbiamo aspettare che si allontanino dal gruppo, come abbiamo fatto ora.-

-Se solo riuscissimo a farne fuori altri due,- intervenne Violet –io con i miei poteri potrei tenerne a bada uno per un po’ e Stefan ed Elena potrebbero pensare ai due rimasti.-

-Si, ma come li togliamo di mezzo gli altri due?- chiese Nicola, iniziando a pensare ad un piano.

-Basta prenderli per tempo.- sospirò Stefan –Tutti i vampiri affamati sono violenti, oltre che terribilmente stupidi. Manca poco perché inizi una rissa.-

E infatti Stefan aveva ragione. Non dovemmo aspettare molto perché due di loro iniziassero a darsele di santa ragione.

Quando successe ero io alla finestra per controllare come andava il combattimento tra Damon e Gisèle. Dovevamo tenere una copertura: se la vampira si fosse girata a controllare doveva vedere almeno la metà di noi, altrimenti si sarebbe insospettita.

Avrei voluto andare anche io con Stefan, Elena e Violet, anche solo per stare al fianco della mia amica, visto che quello che si apprestava a fare era una cosa di gran lunga superiore alle sue attuali capacità.

Elena e Stefan furono silenziosi tanto che noi, dal salotto, non sentimmo nulla, se non la fine delle urla che emettevano i due vampiri che lottavano.

Poi si dovevano essere occupati degli altri tre. Aspettavamo con ansia di vederli tornare, ma i minuti passavano e dei tre neanche l’ombra.

Poi ad un tratto Violet ci chiamò –Ragazzi! Dovete venire!-

Io mi staccai dalla finestra, lasciando a malincuore Damon, e corsi in cucina.

Strabuzzai gli occhi: Stefan era alle prese con un vampiro che assomigliava ad un armadio a tre ante, mentre Elena con uno più piccolo che le dava comunque filo da torcere.

Violet cercava con tutta la forza e la concentrazione che aveva, di bloccare a terra il terzo vampiro, ma egli era troppo forte per lei e delle volte riusciva a sfuggire al suo controllo.

Senza esitare, Alessandro e Nicola si gettarono fuori dalla finestra e corsero ad aiutare i due vampiri.

Alyssa gemette nel vedere il suo amato combattere contro degli esseri del genere e io non potei fare a meno di essere in pena per loro e pensare a quanto erano stati stupidi ad uscire.

Stefan era ancora messo alle strette dall’armadio ed Elena era in difficoltà con due vampiri che la attaccavano da entrambe le parti.

Per fortuna Violet, a quel punto, riuscì, non si sa come, a metterne al tappeto uno dei due, giusto in tempo per permettere ad Alessandro di ucciderlo. Dopo di che crollò a terra, stanca e incapace di fare altro. Io e mia sorella la prendemmo di peso e la portammo sul divano, posandogli una pezza bagnata sulla fronte madida di sudore.

Tornammo in cucina giusto in tempo per vedere Stefan impalettare l’ultimo vampiro e, dopo aver preso Elena per mano, rientrarono seguiti dai nostri due amici che si erano fatti valere: lo dimostravano le ferite su tutto il corpo che avevano l’aria di fare molto male.

Alyssa abbracciò forte il suo ragazzo e lo accompagno a disinfettarsi, ed io feci lo stesso con Nicola. Per qualche istante avevo avuto veramente paura che ci rimettessero tutti la pelle.

Salii le scale con Nicola al mio fianco e lo portai in camera dei miei genitori.

Dopo aver frugato sui loro armadietti, tirai fuori del cotone e un barattolo di disinfettante che versai in un batuffolo, dopo di che iniziai a tamponare piano le ferite sul viso del mio amico.

Stemmo zitti per qualche minuto, poi, dopo che ebbi applicato un cerotto su una ferita che continuava a sanguinare, Nicola mi disse: -Non avevo intenzione di andarmene.-

Io mi bloccai e, sospirando, mi sedetti di fianco a lui nel bordo della vasca da bagno, gli presi una mano e iniziai a parlare, giocherellando con le sue dita.

-Ti capisco. E avrei anche capito se non avessi voluto più stare qui. Anche io quando ho scoperto l’esistenza dei vampiri ero piuttosto scioccata ma io, a differenza di te, avevo qualcuno che mi teneva legata a questo posto e a lui.- dissi facendo un chiaro riferimento a Damon.

Era vero: se non ci fosse stato lui, se io non mi fossi innamorata di lui, non avrei esitato un solo secondo ad andarmene, ma essendo che lo amavo già con tutto il cuore, quella rivelazione non aveva fatto altro che aumentare il mio amore.

-Per cui ti sono molto grata per essere stato qui al mio fianco a combattere e a soffrire per una lotta che non è tua.-

Lui mi abbracciò. –E’ così che fanno i veri amici, no?-

A quella domanda scoppiai a piangere, grata per tutto l’aiuto e l’amicizia che Nicola mi stava dimostrando specialmente in quel momento di difficoltà.

Mi strinsi a lui e lui mi avvolse le braccia intono alla vita.

Quando mi calmai mi asciugai gli occhi e diedi un bacetto sulla guancia al mio migliore amico.

Dopo di che scendemmo insieme e trovammo tutti stipati davanti alle finestre e alla porta, intente a guardare fuori con attenzione e preoccupazione.

Lasciai Nicola indietro e corsi anche io alla porta, cercando di vedere cosa succedeva fuori.

Damon e Gisèle si erano trasformati in animali e, ora, il lupo nero e la volpe dal pelo liscio e lucente stavano camminando in cerchio, diverse ferite che sanguinavano abbondantemente in entrambi.

Mi misi una mano davanti alla bocca e i due avversari, nello stesso momento, si saltarono addosso, iniziando a rotolare a terra.

Combattevano a forza di zampate, morsi, graffi e ondate di Potere immense.

Ad un tratto si sbalzarono uno lontano dall’altra e ripresero la loro forma umana.

Gisèle era riversa sul prato, sanguinante e apparentemente priva di conoscenza, mentre Damon era poggiato con la schiena all’albero ed ansimava pesantemente mentre si teneva la mano premuta in una ferita gigantesca sul petto.

Prima che gli altri facessero qualsivoglia cosa, io mi fiondai verso di lui.

Corsi, senza dar retta a Stefan, a mia sorella e ai miei amici che mi urlavano di fermarmi: correvo verso un solo punto, ovvero verso l’albero dove Damon era appoggiato.

Più mi avvicinavo più sentivo l’odore nauseante e metallico del sangue e pregai che si trattasse di quello di Gisèle.

Quando il mio ragazzo mi vide (mi aveva ancora strano pensare a quell’aggettivo riferito a Damon) sgranò gli occhi e sul suo volto si dipinse una maschera di puro terrore.

Mai e poi mai avrei creduto di vedere sul viso di Damon un’espressione del genere, tanto che per un attimo mi chiesi se non dovessi tornare indietro; scacciai con forza quel pensiero e mi gettai tra le sue braccia, causandogli un gemito di dolore.

-Scusa.- sussurrai staccandomi da lui.

-Sei impazzita? Torna dentro!- mi dice afferrandomi per le spalle e scuotendomi un poco.

Mi accorsi comunque del suo tremito e del fatto che non riuscisse a tenersi in piedi da solo, quindi mi appoggiai con la schiena all’albero per agevolargli la situazione.

Ci riuscii in parte e lo aiutai a tenersi in piedi, poi ci guardammo negli occhi.

Con gli occhi Damon riusciva a dirmi cose che con la voce non mi avrebbe mai detto: lui aveva paura, paura di non farcela e paura per noi, per la sua famiglia.

E anch’io avevo paura, oh così tanta paura!

Persi un attimo il contatto con ciò che ci circondava e mi persi nei suoi occhi azzurri.

Quando distolsi lo sguardo ormai era troppo tardi anche per parlare. Gisèle si avvicinava velocemente, con un paletto appuntito in mano, puntando al cuore di Damon.

Io non ero una strega, non potevo bloccare un vampiro con il solo sguardo e non ero nemmeno un vampiro quindi non potevo difendere Damon con nessuna dote soprannaturale; ero solo una piccola e inutile umana, ma c’era ancora una cosa che potevo fare.

Non mi chiesi come mai Stefan non intervenisse, e mi girai di scatto, invertendo le posizioni, così Damon si trovò con la schiena contro l’albero, mentre la mia era alla mercé di Gisèle.

Non chiusi gli occhi, perché l’ultima cosa che volevo vedere prima di morire era lui.

Mezzo secondo dopo sentii un dolore lancinante al petto e mi si spezzò il respiro.

Damon urlò e intorno a me ci fu solo il buio più totale.


Vi saluto e come sempre ringrazio tutti coloro che hanno recensito e aggiunto questa storia tra le preferite, le seguite e quelle da ricordare e anche, ovviamente, i lettori silenziosi!

Grazie di tutto, sono onorata che seguiate la mia storia!

Un bacio immenso e arrivederci all'epilogo!

°°Samirina°°


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo. ***


Ehi!

Che dire? Questa fic è finita.

Non so veramente che cosa dire, non so se essere felice o meno! Questa fic mi ha dato tanto, e tutte le belle recensioni mi hanno aiutata molto.

Grazie di tutto tesori miei!

Spero che questo ultimo capitolo piaccia e, chissà, se in un futuro aggiungerò magari qualche shot!

Buona lettura=)


EPILOGO.

Non sapevo dov'ero, mi rendevo solo conto che stavo vagando nel buio più totale.

Mi sembrava di essere in un budino gigante, e soffrivo per quello stato intermedio. Dovevo andarmene, dovevo arrivare alla luce, ma c'era qualcosa che mi tratteneva, qualcosa che, sapevo, mi avrebbe riportata da dov'ero venuta.

Ma da dov'è che venivo?

Non avevo nessun ricordo del prima e del dopo. Sapevo solo che c'era un prima e che desideravo assolutamente andare nel dopo, ma non ci riuscivo.

Iniziai a ragionare: prima cosa c'era stato? E dopo? Dopo c'era... il Paradiso.

Ma per andare in Paradiso bisognava essere morti, e per morire bisognava... vivere.

Ero mai stata viva?

E se si... perchè ero morta? Mi sembrava di essere sempre stata un'anima solitaria che cercava di arrivare alla Luce.

Però, perchè ero morta?

Un incidente, una malattia...?

Lasciati andare, non pensare, lasciati andare alla luce...

Ma io dovevo sapere!

Dovevo sapere perchè avevo lasciato quell'altra vita, com'era l'altra vita.

Dovevo sapere se chi amavo ora stava piangendo per me...

Dovevo...

Ad un tratto mi balenò alla mente, se mente si poteva chiamare, il volto di un ragazzo. Era giovane, la pelle candida, gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli corvini e lucidi come le penne di un corvo.

Quel pensiero mi fece tremolare tutta e sentii un calore scuotermi ed un desiderio assurdo di ritornare da quel ragazzo.

Chi era lui per me?

Un fratello, magari o un amico... o forse era la persona che mi amava e che io amavo.

Chissà com'era avere un'altra persona, oltre a Lui, che teneva a te sopra ogni altra cosa.

Sentii il desiderio di ritornare dal ragazzo farsi più forte e, nello stesso tempo, la Luce si allontanava.

Allora mi saltò alla mente un nome: Damon.

E poi... Alyssa, Nicola, Violet, Stefan, Elena, Jessica e Alessandro.

Tutte le persone a cui tenevo e che avevo lasciato! No! Dovevo tornare da loro, dovevo tornare da Damon, assolutamente!

Non potevo andare alla Luce, dovevo tornare a casa. E la mia casa era dove c'era Damon.

Non l'avevo salvato per separarmi da lui.

Brava, mia cara, hai superato la prova e ora puoi tornare indietro. Sii prudente, figlia mia. Non ci rivedremo ancora per molto, molto tempo.


♥ ♥ ♥



Ripresi il contatto con la realtà poco a poco, non riuscendo a comprendere lo spazio e il tempo in cui mi trovavo.

Prima di tutto arrivò la consapevolezza di respirare e poi quella di possedere un corpo.

Poco a poco iniziai a sentire il tessuto sotto di me che doveva appartenere ad un letto, e poi iniziai a sentire vari odori: legno, soprattutto, ma anche terra e quell’odore tipico delle giornate di pioggia.

Poi sentì odore di bruciato, ma proveniva da lontano e, quando mi svegliai del tutto, riuscii anche a percepire una brezza che mi accarezzava la pelle.

L’udito arrivò tutto ad un colpo e mi martoriò il cervello: c’erano voci dappertutto, bisbigli più o meno acuti e il male alla testa mi fece spalancare gli occhi.

Li richiusi subito, perché l’abbagliante luce del tramonto mi aveva accecata.

Li riaprii più lentamente, abituandomi a poco a poco alla luce, finachè non riuscii a aprirli del tutto.

Solo allora iniziai a sentire che le urla erano vicine alla stanza in cui mi trovavo più di quello che pensavo.

-No, ho detto no, Stefan! NO!- disse una voce e sbattè la porta così forte da farmi tremare i timpani.

Mi girai leggermente e, con immensa gioia, vidi Damon –il mio Damon- che tirava un pugno al muro tanto forte da far cadere dei calcinacci.

Iniziai seriamente a preoccuparmi quando egli si girò verso di me.

Ci guardammo per qualche istante e dopo mezzo secondo mi ritrovai tra le su braccia, che mi stringevano possessivamente.

-Ti sei svegliata, Katherine, ti sei svegliata!-

Restai zitta tra le braccia di Damon, mentre mi lasciavo stritolare.

Quando finii di stringermi mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi. Come ogni volta mi persi nell’azzurro del suo sguardo.

Quando mi baciò tutto intorno a me sparì: c’erano solo i suoi occhi che non si staccavano mai dai miei, c’erano solo le sue labbra posate sulle mie che stavano facendo galoppare il mio cuore, c’erano solo le sue mani sulla mia schiena che mi stringevano e poi i nostri respiri di nuovo uniti.

-Damon…- gli dissi ad un certo punto, dopo che ci fummo staccati. –Ho tanta, tanta fame.-

Damon abbassò la testa. –Lo so. Mi dispiace tanto Katherine.- sussurrò prima di abbracciarmi.

Gli dispiaceva che avessi fame? Ma cosa…?

Poggiai la testa sulla sua spalla e mi dissi che, alla fine, non mi importava di niente. La cosa importante è che in quel momento fossi lì con lui.

-Katherine…- mi chiamò Damon.

Io alzai la testa e gli sorrisi, ma lui non ricambiò.

-Cosa c’è? Non sei contenta che sia viva?-

-Non sei viva, Katherine, sei in transizione!-

Io lo guardai con gli occhi spalancati, aspettando che continuasse.

-Dovrai nutrirti di sangue umano per completare la trasformazione, altrimenti morirai.-

Spalancai gli occhi, capendo solo in quel momento di cosa stesse parlando: stavo diventando un vampiro!

Certo, pensai, dopotutto Gisèle mi aveva uccisa e la sera prima io e Damon ci eravamo scambiati il sangue. Tutto tornava.

-Che fine ha fatto Gisèle?- gli chiesi con un po' di paura nella voce.

Lui alzò le spalle noncurante -L'ho uccisa.-

-L-l'hai uccisa?-

Lui annuii e io mi rilassai solo dopo aver saputo che stavano tutti bene.

-E-e adesso?- gli chiesi titubante.

Lui mi guardò negli occhi e allora seppi subito quale era la mia risposta.

La mia risposta era e sempre sarebbe stata Damon. Per tutta l'eternità.


FINE


Ringrazio tutti nuovamente: chi ha aggiunto questa storia ai preferiti, alle ricordate e alle seguite, ringrazio chi ha commentato e anche chi ha letto “silenziosamente”!

Grazie a tutti!

PS. Vi Auguro un Buonissimo Natale e un Felice Anno Nuovo!

°°Samirina°°

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=547966