I see you, I feel you di samy_97_ (/viewuser.php?uid=43613)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Schede personaggi + Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Schede personaggi + Prologo ***
Allora,
prima di tutto volevo ringraziare chi ha deciso di leggere questa
ficci.
Qui
sotto metterò le schede dei personaggi, con foto e
descrizioni.
Ovviamente
metterò solo le cose fondamentali, non i “segreti”,
per così dire.
Questo
le protagoniste dovranno scoprirlo nel corso della storia.
Visto
che non ho ancora tutto bene in mente, probabilmente più
avanti questa pagina verrà modificata, aggiungendo foto e
personaggi.
Più
sotto ancora ci sarà il prologo.
Ora
vi lascio!
SCHEDE
PERSONAGGI
Nome:
Katherine
Soprannome:
Kathy, Kath
Aspetto
fisico:
Altezza media, capelli castani e occhi marroni. Viso molto dolce ed
espressivo.
Carattere:
Allegra e solare, ma anche razionale e colta. Si arrabbia spesso,
specialmente con la sorella, anche se poi la perdona sempre. Ha
qualche problema a gestire la rabbia e quando scoppia non la ferma
più nessuno.
Vuole molto bene alla sorella,
anche se certe volte non la sopporta.
E' una delle belle della scuola
con Alyssa, ma non per questo è vanitosa. Anzi, aiuta molto
gli altri.
Ha un infallibile sesto senso,
anche se a volte, a detta sua, parte per le vacanze quando ce n'è
più bisogno.
Curiosità:
Per la maggior parte delle volte sarà colei che narrerà
la storia.
Prima viveva in Italia, insieme
alla famiglia, ma si è dovuta trasferire in Virginia per
un'opportunità di lavoro dei genitori.
Contenta del trasferimento, è
pero restia a lasciare i suoi amici.
Nome:
Alyssa
Soprannome:
Aly
Aspetto
fisico: Più alta della sorella, capelli castano scuro
e occhi neri. Viso che dice tutto del suo carattere: come dice spesso
la sorella, è un libro aperto.
Carattere:
Peperina fino al midollo. Allegra e solare con tutti, ha passato un
brutto momento di malinconia alla morte dei genitori. Ha però
ritrovato il sorriso quando è andata a vivere con la famiglia
Evans.
Chiacchierona
e sempre attiva, è però anche molto sensibile e molto
facile al pianto durante i film.
Adora
la sorella e sebbene sappia di essere molto bella, è umile e
gentile con il prossimo.
Curiosità:
E' fidanzata con Alessandro e per questo è molto triste per la
partenza. Sa che però non c'è altra scelta e affronta
tutto con coraggio e determinazione. Sarà colei che conoscerà
per prima Violet, la migliore amica, e poi alleata, delle sorelle
nella nuova città.
Nome:
Violet
Soprannome:
Viò
Aspetto
fisco: Capelli rossi e occhi neri, una spruzzata di
lentiggini sparse su tutto il corpo. Il visetto a cuore è
molto dolce.
Carattere:
E' un ciclone, nel vero senso della parola! Quando parla sembra che
neanche respiri, Alyssa pensa che potrebbe fare il record di più
parole dette in un minuto.
Sebbene
sia in agitazione continua, sa essere molto seria e riflessiva, e
pensa sempre prima di agire.
E'
la prima vera migliore amica delle sorelle Evans, con cui passa tutta
l'estate.
Conosce
un sacco di persone ed è sempre gentile e carina con tutti.
Curiosità:
Abita da quando è nata a Fell's Church. Sua nonna è
convinta di essere una strega, per questo crede che sia pazza.
Non
sa però che questo la porterà a scoprire la sua vera
natura.
Nome:
Stefan
Soprannome:
/
Aspetto
fisico: Alto e muscoloso, capelli scuri e mossi, occhi verde
smeraldo.
Carattere:
E' buono e dolce ha a cuore Elena più di ogni altra cosa e la
ama follemente.
E'
un buon amico, generoso e gentile anche con chi non se lo merita,
specialmente con suo fratello Damon.
Il
suo sorriso ispira fiducia ed è bello da impazzire.
Curiosità:
Dalla sua bellezza Katherine pensava fosse un membro della famiglia
Cullen.
Ha
però, come il resto della sua famiglia un segreto da
nascondere...
Nome:
Elena
Soprannome:
/
Aspetto
fisico: Alta e slanciata, capelli biondi color del grano,
occhi come lapislazzuli. Bellissima, non gliene importa nulla se
tutti le vanno dietro.
Carattere:
E' dolce, disponibile e ha un sorriso contagioso. Sempre allegra, è
innamoratissima di Stefan, tanto che per lui è diventata
quello che è.
Non
sopporta Demon quando fa il cascamorto e glielo fa capire
praticamente una volta al minuto, è per lei comunque un amico
che è degno di essere salvato, sebbenea volte lo odi con tutta
se stessa.
E'
diventata amicissima delle sorelle Evans e di Violet, incontarate
insieme al fidanzato e a Demon il
primo giorno di scuola a Fell's Church.
Curiosità:
Vorrebbe dire la verità alle sue amiche della sua natura, ma
Stefan e Damon glielo impediscono. Per questo motivo è spesso
in conflitto con loro.
Nome:
Damon
Soprannome:
/
Aspetto
fisico: Il più bel ragazzo che si possa mai
incontrare. Alto, slanciato e muscoloso, occhi color ghiaccio e
capelli neri come l'ebano.
Molte
volte ha stampato in faccia un sorrisino strafottente che Katherine
detesta.
Carattere:
Ha un carattere da strafottente e si crede superiore al fratello.
Per
un primo periodo è stato in conflitto con Katherine, ma poi i
due sono diventati “amici”.
E'
lunatico e cambia spesso umore, ma tutto secondo i suoi fini.
Curiosità:
Il suo essere tenebroso e affascinante, però nasconde un
segreto...
Nome:
Alessandro
Soprannome:
Ale
Descrizione:
Alto, biondo e occhi marroni. E' il fidanzato di Alyssa e vive in
Italia. E simpatico ed è uno dei migliori amici di Katherine.
Nome:
Nicola
Soprannome:
Nico
Descrizione:
Biondo e occhi scuri. E' uno dei migliori amici delle sorelle,
specialmente di Katherine. Con lei si diverte a giocare ai vampiri.
Abita in Italia.
Nome:
Jessica
Soprannome:
Jess, Jessy, Je
Descrizione:
Piuttosto bassa, capelli castani e occhi chiari. Andava a scuola con
Alyssa, Katherine, Alessandro e Nicola, in Italia. E' dolce e
allegra, un vero toccasana per la tristezza.
PROLOGO
Era
una giornata nuvolosa.
Ed
io ero in un cimitero.
Con
la mia migliore amica che mi singhiozzava sulla spalla.
Io
non avevo spalle su cui singhiozzare, ma di sicuro ne avevo meno
bisogno di lei.
Dovevo
essere forte.
Ma
perchè sempre io? Non poteva essere qualcun altro forte al
posto mio?
Ma
non erano miei i genitori che non c'erano più.
Quindi
dovevo essere forte. Per lei. Per Alyssa.
I
suoi genitori erano morti cinque giorni prima in un incidente d'auto.
E
l'avevano lasciata sola.
Con
la sua tristezza.
♥ ♥ ♥
Il
funerale era passato tra pianti e singhiozzi. Sia miei che suoi.
Era
passato un mese. Un mese d'inferno.
Io
e la mia famiglia abbiamo cercato di starle vicino. Non so se ci
siamo riusciti pienamente.
E'
stata tantissime volte a casa mia, anche di notte, a piangere.
Giorni
in cui non era venuta a scuola.
Giorni
in cui la trovavo nella camera dei suoi, a casa sua.
Sarebbe
dovuta andare ad abitare con i suoi zii, ma non avevano tempo di
starle dietro, giravano il mondo e lei non ci voleva lasciare. Non mi
voleva lasciare.
E
neanch'io.
Ma
adesso i miei avevano finito i documenti.
E
io avevo una bellissima notizia da darle.
O
almeno da proporle.
-Aly.
Aly? Aly! Alyssa!-
-Si?
Non urlare per favore...-
“Ti
prego, sorridi. Almeno un po'.” pensai rattristata. Ma non lo
dissi. Non era il caso.
-Ho
una notizia da darti, poi sta a te giudicare se è bella o
brutta.-
Feci
una pausa e la guardai. Gli occhi spenti e arrossati. La sua solita
allegria, quella che caratterizzava ogni parte di lei sopratutto i
suoi grandi e dolci occhi verdi non c'era più da un mese a
quella parte.
-I
miei hanno finito con le carte. Da oggi tu... Beh, ecco se ti va
potresti...- alzai gli occhi e fissai i suoi un po' sorpresi. Dovevo
farlo per lei. Dovevo essere Forte.
-Da
oggi sei ufficialmente mia sorella.-
Un
sorriso nacque spontaneo sul suo volto che ormai non risplendeva più.
Il
sorriso si allargò e dai suoi occhi ebbero la forza di cadere
ancora poche e solitarie lacrime. Lacrime di felicità.
Si
alzò e mi abbracciò scossa da una genuina risata.
♥ ♥ ♥
Io
e Alyssa, da brave sorelle, abbiamo sempre diviso la stanza e con i
miei genitori ho cercato di farla sentire a casa e amata.
Beh,
crediamo di esserci riusciti.
Lei
adesso è felice, con momenti di malinconia sempre più
rari.
Ormai
la sua allegria è un dato di fatto in questa casa.
Quando
si nomina la famiglia Evans si intendono automaticamente i miei
genitori, Alyssa e anche me, Katherine.
Si,
lo so, nome infinitamente stupido che si pronuncia in un modo
altrettanto stupido: “Catrin”; perchè, ovviamente
di lettere ce ne sono tante, quindi perchè non prenderne un
paio dall'alfabeto e non metterle anche se inutilmente nel nome?
La
storia che mi appresto a narrarvi inizia dopo cinque anni di assoluta
“sorellanza” tra me e Alyssa, precisamente il 9 Giugno
dei nostri 17 anni.
Destinazione
Fell's Church.
Ho
aggiunto anche il prologo, perchè le schede personaggi da sole
non si possono pubblicare.
Sperò
a tutti che questo capitolo sia piaciuto e ci vediamo al prossimo!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 2 *** 1. ***
Eccomi
qua!
Scusate,
sono imperdonabile, ho ritardato un sacco!
Ma
ero davvero indietro con i compiti, ed essendo in terza media, di
sicuro i prof li controlleranno, per cui ho dovuto finirli!
Beh,
un paio di settimane fa ho modificato il primo chappy aggiungendoci
il prologo visto che le schede personaggi da sole non si possono
pubblicare (Grazie Deny!).
Quindi
in teoria è solo da due settimane che non aggiorno!
Beh,
vi lascio al capitolo, le risposte alle recensioni sono alla fine!
Buona
lettura!
1.
Era
l'ultimo giorno di scuola e l'ultimo giorno di permanenza della mia
famiglia in Italia.
Volevamo
salutare i nostri migliori amici come si deve:
Nicola,
classe nostra, età nostra... cervello un po' meno! Il migliore
amico che due ragazze possano desiderare!
Jessica,
tutta peperina, piena di energie, mai ferma. Lealissima, non tradiva
un segreto neanche sotto tortura.
Alessandro
l'amore di mia sorella, alto biondo con gli occhi marroni. Dolce,
dolcissimo, tanto da farti venire le carie.
L'ultima
giornata di scuola eravamo tutti in fibrillazione per le vacanze
ormai prossime.
Estate,
mare, montagna, lago, pigiama party sarebbero stati all'ordine del
giorno in una situazione normale.
E
trasferirsi in Virginia non
era
una situazione normale. Quindi per noi due niente pacchia.
-Hey
Evans!- sentimmo ad un certo punto.
Qui
non si sentiva praticamente mai il cognome “Evans”,
quindi chi lo pronunciava era sicuro che si riferisse a noi.
Ci
girammo praticamente in contemporanea e ci ritrovammo davanti
Alessandro, in ragazzo di mia sorella.
Lei
gli saltò addosso e gli stampò un bacio sulle labbra
che piano piano si trasformò in un bacio più
passionale.
Mi
girai e andai via prima che mostrassi a tutti cosa avevo mangiato
quella mattina.
Però
mi faceva anche invidia, io il primo bacio manco l'avevo dato...
Bah...
meglio non pensarci e andare alle ultime cinque ore di lezione del
mio ultimo giorno di scuola in quella scuola.
Passò
tutto velocemente.
I
nostri amici ci salutarono con affetto, prima che chiudessero
definitivamente i cancelli della scuola.
Nicola
e Jessica ci regalarono una web cam per tenerci in contatto virtuale,
anche se saremmo state dall'altra parte del mondo.
Jessica
pianse come una fontana e Nicola mi abbracciò a lungo.
Li
adoravo!
Però
ci dovemmo comunque staccare e, prima di andare lasciai Alessandro e
Alyssa un altro po' da soli.
Come
da copione Alyssa pianse un sacco e toccò a me, poi,
consolarla.
L'ultimo
bacio che si diedero era al gusto di lacrime.
Infinitamente
romantico.
Prima
di partire demmo un ultimo sguardo alla nostra cameretta accertandoci
di aver preso tutto.
Ci
scese una lacrima, però dopotutto quello non era un addio, ma
un arrivederci.
♥ ♥
♥
Fell's
Church era una città piccola. Piccolissima.
Casa
nostra invece era grande a due piani, a poca distanza dal bosco.
Mi
era dispiaciuto parecchio trasferirmi, ma alla notizia, per quanta
fosse la tristezza, avevo avuto un buon presentimento. E il mio sesto
senso, avevo imparato, non fallisce mai.
Però
vedendo quella casa e sopratutto quella foresta la mia euforia si
spense immediatamente e una grande angoscia di impadronì di
me.
Come
ho detto, il mio sesto senso non fallisce mai.
Appena
arrivate io e Alyssa abbiamo svuotato gli scatoloni impiegandoci
quasi un pomeriggio intero.
Il
nostro lavoro era interrotto raramente da qualche piantino di mia
sorella per via del suo ragazzo o da nostra madre che ci chiamava per
qualche consiglio.
Al
tramonto avevamo finito e le camere erano molto più
confortevoli di com'erano al nostro arrivo.
La
mia stanza era parecchio grande con i muri azzurri e il soffitto con
le stelline (^^) in plastica gialle. Mi sarebbe piaciuto avere una
finestra per guardare il cielo, ma non era il caso bucare il
soffitto.
Con
una scommessa, poi, ero riuscita ad aggiudicarmi il letto
matrimoniale, mentre Alyssa ce l'aveva a una piazza e mezza.
Armadio,
scrivania e libreria (capiente) erano disposti in ordine nel resto
della camera.
Quella
di Alyssa era simile con le pareti bianco-crema.
Le
nostre due camere erano collegate da un bagno, che quindi era tutto
per noi.
Anche
qui abbiamo sistemato i nostri cosmetici, spazzole e asciugamani alla
meno peggio, poi ci siamo fatte una doccia.
Poi
finalmente, dopo una sostanziosa cena, siamo andate a dormire.
Stesa
sul letto pensavo al nostro trasferimento.
Mi
piangeva in cuore pensare che il mio Nicola e la mia Jessy erano
rimaste a casa, ma contavo sul fatto che li avrei rivisti a Natale.
Poi
non vedevo l'ora di andare a visitare la città, cosa che ero
decisa a fare l'indomani. Dovevo anche passare per la libreria a
ordinare i libri di scuola, al supermercato e se ci fossi riuscita
anche in biblioteca.
I
miei la mattina dopo avevano un colloquio di lavoro (motivo per cui
ci eravamo trasferite) e quindi noi avremmo avuto la mattinata
libera.
L'avrei
usata per fare le commissioni, che Alyssa mi aiutasse o no.
Dovevo
anche chiamare Nicola, glielo avevo promesso.
Sospirai.
Non mi ero dimenticata della strana angoscia che mi aveva assalita
appena messo piede nella proprietà.
Anche
se non ne capivo il motivo, a me le cose nuove piacevano, non mi
mettevano angoscia.
Bah,
probabilmente anche il mio sesto senso era partito. E non sarebbe
tornato tanto presto.
♥ ♥
♥
La
mattina dopo, come prestabilito io e Aly siamo uscite in città
a fare compere dopo un abbondante colazione.
Ci
siamo divise i compiti: io sarei andata alla libreria e lei al
supermercato, poi l'avrei aspettata in biblioteca.
Ovviamente
dopo aver vinto una scommessa.
In
libreria ci misi un attimo. Ci avrei messo anche meno se non che ho
scoperto che qui le persone sono parecchio pettegole.
Finito
con la libraia che non la smetteva più di blaterare mi sono
diretta in biblioteca.
Andai
al reparto “Leggende e miti di Fell's Church” e iniziai a
rovistare tra i libri.
Con
mia grande sorpresa le leggende oltre che dei fondatori, parlavano
dei vampiri.
E
io i vampiri li AMO!
Mostri
con i canini appuntiti che ti succhiano il sangue, pelle diafana e
immensa bellezza!
Uaho!
Mi
immersi per un bel po' tra quelle letture antiche, quando sentì
una voce
-Katherine!-
Era
Alyssa, ma non era sola.
Si
portava dietro una ragazza con i capelli rossi e con il viso
spruzzato di lentiggini che si presentò come Violet McCullough
“Ma-tu-puoi-chiamarmi-Viò”.
Bene,
era assodato che mi era simpatica!
-E
tu sei Katherine, giusto? Alyssa mi ha parlato di te al supermercato!
E mi sei sembrata subito molto simpatica! Spero diventeremo amiche!-
Quella
ragazza era un fulmine a parlare.
E
ovviamente mia sorella non poteva non metterci la bocca.
-L'ho
incontrata al supermercato! E' troppo simpatica Katy! Siamo diventate
subito amiche!-
Aly
mi sembrava entusiasta e lei le amiche sapeva scegliersele bene,
quindi perchè non fare amicizia?
Parlammo
tutto il pomeriggio, la invitammo a casa nostra a prendere il te e
poi ci rintanammo in camera mia.
Era
stupendo chiacchierare con lei: ti coinvolgeva nel discorso in un
modo a dir poco fenomenale e anche l'argomento più stupido lo
rendeva interessante.
Ci
raccontò della sua famiglia e noi della nostra.
La
invitammo il giorno dopo e quello dopo ancora, con lei visitammo
tutta la città sotto il sole tiepido d'estate e nei giorni più
caldi facevamo il bagno al lago, poco dentro la foresta.
-Mia
nonna non vuole che vada nella foresta.-
Iniziò
casualmente un giorno mentre facevamo il bagno nelle acque fresche
del lago.
Era
una giornata di metà Agosto e quindi faceva molto caldo, in
più ci stavamo godendo gli ultimi giorni di vacanza dato che
di li a poco sarebbe iniziata la scuola.
-Perchè?-
chiesi curiosa.
-Boh...
dice che venire nella foresta è pericoloso... Anche se secondo
me è partita via di testa. Pensa che è convinta di
essere una strega, dice che può vedere con chi mi sposerò
e quando morirò!-
-Uaho!-
Alyssa era euforica. E io... beh io anche!
-Perchè
non te lo fai dire?-
-Boh,
dice che non sono ancora pronta.-
Chiudemmo
lì la conversazione e ci dedicammo a cosa più
importanti.
♥ ♥
♥
“E
queste cosa sono?” pensai guardando un'espressione abnorme
piena di x, y e z e di segni matematici non ancora identificati.
Era
quasi Settembre e io e Alyssa dovevamo ancora finire i compiti.
Viò
era partita con i suoi genitori una settimana non-so-dove e noi
eravamo rimaste sole.
Pensai
di chiedere aiuto a mia sorella, ma poi mi ricordai che la matematica
non era il suo punto forte.
E
quindi che dovevo cavarmela da sola.
Ero
bravetta a scuola, da sempre. Nei temi facevo capolavori, storia e
geografia le imparavo a memoria, scienze anche, ma matematica non mi
andava proprio giù.
E
geometria poi! Che gusto c'è a mettere tutti 'sti x, y, z e
poi tutti quei problemi complicati in qui dovevi fare mille
operazioni per trovare uno stupido perimetro...
Morsi
la penna cercando una risposta soddisfacente che potesse aiutarmi a
risolvere quella matassa di numeri, ma mi persi tra i miei pensieri e
iniziai a immaginare come sarebbe stato il mio primo giorno di
scuola, chi avremmo conosciuto,...
Intanto
guardavo i granelli di polvere imprigionati in un raggio di sole che
entrava dalla finestra, andandosi a posare delicatamente sul muro
azzurro.
Ad
un tratto un ombra passò davanti la finestra andando ad
oscurare il piccolo raggio di sole.
Non
me ne curai più di tanto.
Dopo
pochi secondi sentì che Alyssa aveva cacciato un urlo seguito
da un sonoro -Katyyyyy! Vieni qui!-
Mi
alzai pesantemente dalla sedia, alterata per aver dovuto lasciare
perdere il mio passatempo e mi diressi in bagno, per poi aprire la
porta della stanza di mia sorella.
La
vidi seduta sul letto con gli occhi sgranati in direzione della
finestra.
Mi
girai e non vidi nulla.
-Embè?-
le domandai con crescente irritazione.
Quella
lì mi avrebbe fatta impazzire, ne ero certa.
-Katy,
guarda lì fuori!-
Aveva
la voce terrorizzata.
“E'
un cadavere appeso all'albero? E' un matto che sta cercando di
arrampicarsi? E'... un corvo! UN CORVO!”
Ero
decisamente incazzata. E lei mi aveva chiamata lì per uno
stupido animale con le ali, meglio identificato come volatile?
Mi
girai e feci per uscire, cercando di non andare da lei a staccarle la
testa a suon di schiaffoni, ma lei si alzò e mi girò
nuovamente verso l'animale.
-G-Guarda!
Ci fissa!-
-Ma
che cazzo spari?- bene, ero esplosa, peggio per lei.
-E'
uno stupido uccello, stupidamente chiamato corvo, sopra uno stupido
ramo di uno stupido albero. Quindi non c'è alcun motivo di
aver terrore. E ora me ne vado.-
Speravo
di essere stata convincente, ma Alyssa mi tenne ancora per il
braccio.
-Ma
Katy! Ha le ali! E poi, davvero guarda bene, sembra ci fissi! Ho
provato a scacciarlo in tutti i modi: muovendo le braccia o tirando i
libri sulla finestra, ma niente!- disse facendo ampi gesti con il
braccio che non mi stritolava l'arto.
Mi
lasciai sfuggire un sorrisino e feci un sospiro teatrale.
Poi
mi arresi e andai giù, sotto l'albero per tirargli dietro un
sasso.
Presi
la mira e non lo colpii solo perchè si alzò in volo.
Fece
un giro attorno all'albero e poi mi venne addosso.
Si
aggrappò alla mianspalla piantando gli artigli sulla carne.
Cacciai
un urlo e girai lo sguardo per paura che quel maledetto uccellaccio
mi graffiasse anche il viso.
Urlando
cercai di scacciarlo e quando se ne andò ebbi coraggio di
guardare che cosa erano riusciti a farmi i suoi artigli.
Sotto
uno strato di sangue fresco spiccava un graffio che partiva dalla
spalla e continuava, per circa cinque centimetri, verso il gomito.
Guardai
il punto dove era scomparso e a voce alta gli augurai di morire
presto e tra atroci sofferenze.
Quando
Alyssa aveva finito di medicarmi ero ancora intenta a scagliargli
maledizioni in tutte le lingue che conoscevo.
Avrei
odiato i corvi per tutta la vita.
♥ ♥
♥
Violet
tornò il giorno prima della scuola. Passò velocemente a
casa nostra a fare un salutino a noi e ai nostri genitori e ci
promise che l'indomani ci avrebbe raccontato tutto.
Cavoli,
mi sembrava passato un secolo dalla fine della scuola, dall'ultima
volta che avevo visto i miei migliori amici di persona e dalla prima
volta che avevo incontrato Viò, ed ero sicura fosse così
anche per Alyssa.
E
quindi eccoci qui, l'ultima sera di vacanza a guardare le stelle,
nella camera di Alyssa, ricordando la nostra vita passata e
programmando quella futura con l'arrivo dei 18 anni.
-Tu
che farai Katy quando finirai la scuola?-
-Non
lo so... credo che vivrò ancora un po' con mamma e papà,
poi se mi troverò un ragazzo andrò ad abitare con lui.-
-Io
andrò a vivere con Ale!- mi disse con entusiasmo,
-Ma
Katy...?-
-Dimmi
Aly.-
-Secondo
te ci ameremo per sempre? E se non fosse così, lo lascerei
prima io o viceversa? E ne troverei un altro che amerò così
tanto come amo lui? Mi sembra così strano pensare di non amare
Alessandro...-
-Oh
Alyssa, non ne ho idea. Ma se ti può tranquillizzare ora come
ora tu e Ale sembrate fatti l'uno per l'altra.-
-E
tu lo troverai mai il grande amore? Come deve essere per te il
ragazzo ideale?-
Oddio,
Aly, che domande complicate!
Magari
lo sapessi, sai quanto meglio starei? Tu che hai avuto una vita
sentimentale da favola e io che non ho mai dato un bacio, un vero
bacio ad un ragazzo...
-Non
lo so Aly, non lo so.- mi limitai a risponderle con un sospiro.
Me
ne stavo stesa a letto a pensare alla conversazione avuta poco prima
con la mia sorellina.
Se
avrei mai trovato il grande amore? No, non credevo proprio.
Non
avrei mai provato un amore travolgente come quello di Alyssa e
Alessandro, ne ero sicura.
Mai
avrei conosciuto il ragazzo che volevo, perchè sembrava che
nessuno andasse bene per me.
Tutti
si chiedevano come mai non avessi ancora un ragazzo, “Non ho
ancora trovato quello giusto”, ho sempre risposto io.
Certo,
le mie cotte le ho avute, ma mai tanto travolgenti da potersi
chiamare “amore”.
E
sicuramente il mio primo bacio è troppo importante per essere
dato al risultato di una semplice cottarella.
Devo
solo aspettare, come mi dice sempre mia mamma!
Devo
solo aspettare...
♥ ♥
♥
La
mattina dopo sarebbe iniziata la scuola.
Io
e Alyssa fummo svegliate da nostra madre.
Quando
aprii le tende pensai che niente avrebbe potuto rovinarmi la
giornata: era il mio primo giorno di scuola!
Niente
di più sbagliato.
Il
tempo faceva schifo, nuvoloni grigi coprivano il cielo e sembrava
stesse per piovere da un momento all'altro.
Successivamente
mi girai per andare in bagno e inciampai sulla cartella di scuola
cadendo con la faccia a terra.
Ma
ovviamente, visto che le disgrazie non vengono mai da sole, andando a
scuola con a fianco Violet e Alyssa non vidi il marciapiede e caddi
-di nuovo- per terra, sbucciandomi i palmi delle mani.
Non
tirai quattro parolacce perchè niente
e dico niente
avrebbe potuto rovinarmi quella giornata, quindi mi rialzai da terra
con il sorriso in faccia. Sorriso ebete, ma pur sempre un sorriso.
Arrivammo a scuola
con praticamente venti minuti di anticipo e con Violet che salutava
chiunque.
Io e Aly ci
limitavamo a lanciare sorrisi cortesi a destra e a manca, tanto per
fare bella impressione.
Alcuni ragazzi ci
guardavano con interesse, probabilmente d'estate le loro famiglie
erano volute scappare dal quel paesino dimenticato da Dio e quindi
non ci avevano mai viste, altri invece ricambiavano con calore i
nostri sorrisi.
Beh, dopotutto forse
non sarebbe stato così difficile ambientarci.
Prima dell'apertura
dei cancelli Violet si fermò a parlare con una ragazza tutta
lentiggini e un ragazzo moro che la teneva per mano.
Poco dopo scoprimmo
i loro nomi: Alice Bennett e Mike Smith, fidanzati felicemente da 5
anni.
Non me ne poteva
fregar di meno.
La prima cosa che
facemmo appena entrati a scuola fu andare in segreteria a ritirare
gli orari delle lezioni, poi li confrontammo con quelli di Violet: io
avevo lezione con lei la la prima e la seconda ora, quel giorno,
mentre la quinta ce l'avevo con mia sorella.
Per le altre sarei
stata sola soletta.
Prima di iniziare le
lezioni Viò voleva a tutti i costi mostrarci la scuola.
-No,- le abbiamo
detto -ce la mostrerai dopo, tra poco suona la campanella.-
Ma lei niente,
cocciuta come un asino ci volle mostrare, prima di tutto i nostri
armadietti.
La conoscevo da
parecchio per sapere che in quei cinque minuti di tempo ci saremmo
cacciate in un guaio. Sesto senso infallibile.
Come volevasi
dimostrare quella sciocca della mia amica aveva deciso di
intraprendere una gara di corsa con il suo amico immaginario e,
mentre si apprestava a girare un angolo con me dietro, non si sa
come, non si sa perchè, è andata a sbattere addosso a
qualcuno e mi ha trascinata giù con lei.
“Ma che ca...”
Alzai la testa e
guardai i due ragazzi e la ragazza che avevo davanti.
…
…..
…....
S.O.S, ripeto S.O.S.
Serve aiuto nel
cervello di Katherine Evans. Mandate i rinforzi!
…
…..
….....
“...volo”
Conclusi il mio
pensiero fissando i tre diretti interessati che stavo per maledire
insieme a quell'amore della mia amica che ci era andata addosso.
-Oh, scusate tanto.-
Ci disse la ragazza
bionda con gli occhi azzurri, scusandosi come se fosse stata colpa
sua.
Alzai un poco la
testa e incontrai il suo sguardo e mi venne spontaneo sorriderle.
Poi, dopo essermi
alzata squadrai gli altri due: il primo sorridente, alto poco più
della ragazza, capelli scuri, mossi e occhi verdi, l'altro ancora più
alto del primo capelli e occhi azzurro ghiaccio.
B-E-L-L-I-S-S-I-M-I.
Ma bene!
Meglio di così
si muore!
Adesso avrei
incontrato anche Edward Cullen aggirarsi per i corridoi. Ed era
inutile dire che gli sarei saltata addosso.
Mi guardai in giro
per assicurarmi che non fossero tre nuovi membri della celebre
famiglia Cullen.
Forse, e dico forse,
risultavo leggermente stupida, quindi mi rigirai per guardare i
ragazzi davanti a noi.
Pregai tutti i Kami
che non fossero davvero capaci di leggere nella mente perchè
altrimenti mi sarei buttata dalla finestra del bagno di casa mia e
sfoderai il mio sorriso migliore.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto!
Vi
chiedo, in futuro, di portare un po' di pazienza, visto che i
capitoli per i miei standard sono lunghi (6 pagine di Open Office) e
adesso che inizia la scuola ho ancora meno tempo per scrivere.
Comunque
ecco le risposte alle recensioni!
Deny1994:
Ciao!!! Grazie mille per il consiglio, come vedi mi è stato
molto utile! Spero ti sia piaciuto anche il prologo! Con la speranza
che il capitolo sia di tuo gradimento, tanti saluti, °°Sam°°
Vaned1995:
Wiii, grazie mille per i complimenti, mi hai gasata in un modo
pazzesco! Sono felice che il nome della protagonista ti piaccia, ma
per vedere la reazione di Damon ho paura dovrai aspettare il capitolo
2! Spero che questo, comunque, sia di tuo gradimento! °°Sam°°
Infine
ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti:
-
Vaned1995
-SYLPHIDE88
E
tra le seguite:
-
BonnieMora
-
Darkbaby
-
Jekagnegne
-
Vaned1995
Grazie
mille a tutte!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 3 *** 2. ***
Ehm...
non linciatemi, ok?
Voglio
vivere ancora un po' ^^
Chiedo
scusa per il ritardo, causa scuola! Lasciamo perdere le solite
scemate varie che, sebbene siano tutte vere, in questo momento sono
estremamente superflue!
Allora,
che altro dire? Nello scorso chappy avevo lasciato un po' di suspense
che oggi verrà ripagata!
Se
notate, faccio passare parecchio tempo dall'inizio del capitolo alla
fine, ma è perchè, non sapendo che fischio di programma
c'è alle superiori non posso scriverlo!
Ho
comunque tentato di indovinare qualche cosa!
Speriamo
bene!
Ok,
ora la pianto con le chiacchiere e vi lascio al chappy. Le risposte
alle recensioni sono in fondo.
2.
Il
ragazzo con gli occhi verdi iniziò a parlare perchè,
come dire, si era creato un silenzio alquanto imbarazzante e io,
presa com'ero dai miei ragionamenti idioti non ci avevo fatto caso.
-Molto
piacere, io sono Stefan...-
“...Cullen?”
-...Salvatore,
lei è Elena e lui è mio fratello Damon!-
-Piacere!
Scusateci se VI sono venute addosso,- disse Alyssa indicando me e
Violet.
“Fanculo!”
pensai, ed ero sicura che lo avesse pensato anche Viò
-comunque
io sono Alyssa Evans, lei è Violet McCullough e lei è
mia sorella Katherine!-
Stavo
ancora lanciando ad Alyssa le ultime maledizioni del mio abbonamento
mensile, quando mi accorsi degli sguardi strani che mi lanciarono
Stefan, Damon ed Elena.
O
più che strani erano sorpresi, perfino Damon che, avevo
capito, era parecchio lunatico.
“Bene
Katherine, il tuo nome ha colpito ancora! Ma che cazzo si erano fatti
i miei quando mi hanno dato 'sto caspita di coso?”
Serrai
la mandibola per non sparare oscenità di cui poi mi sarei
pentita.
Feci
invece il sorriso più cordiale che avevo nel mio catalogo,
facendo finta di niente.
Volevo
farmeli amici, quei ragazzi, considerando che le uniche due persone
che conoscevo erano Viò e la libraria pettegola.
E
poi sembravano simpatici.
…......
...Ehm.
Forse Stefan ed Elena. Damon un po' meno, ma chissà che non
avesse anche lui una personalità nascosta!
Il
diretto interessato, che mi stava fissando negli occhi mi lanciò
tutto ad un tratto uno sguardo ostile e, senza salutare ne niente si
girò e se ne andò via a passo di marcia.
Lanciai
a Stefan uno sguardo dispiaciuto, non volevo assolutamente farlo
andare via, solo non sapevo come avevo fatto ad offenderlo se non
avevo aperto neanche bocca.
Elena
mi rassicurò.
-Non
devi sentirti in colpa, non hai fatto niente! Damon è un
po'... così! Non vale la pena prendersela, tranquilla!-
Era
così gentile che mi dispiaceva solo farle capire che le sue
parole non avevano avuto l'effetto sperato.
Le
sorrisi.
Mi
sembrava di non fare altro che sorridere, quasi quasi avevo i muscoli
della mascella intorpiditi.
Ad
interrompere i miei pensieri ci pensò con piacere la prima
campanella che avvertiva gli studenti che era ora di far conoscenza
con i professori.
Salutammo
Stefan ed Elena e con uno sbuffo Violet mi trascinò nell'aula
di letteratura borbottando un:-Speriamo di non aver di nuovo il
signor Taller, altrimenti cambio Stato!-.
Alyssa
se ne andò dalla parte opposta alla nostra alla ricerca della
sua aula.
Arrivate
davanti alla classe di letteratura pregai che il prof mi lasciasse
andare al posto senza rendermi ridicola in qualsivoglia modo.
Per
grazia divina il signor Taller non era ancora entrato e i miei
compagni di corso facevano un casino allucinante.
Erano
disposti a gruppetti, generalmente maschi e femmine, alcuni in piedi
altri seduti sui banchi o per terra che chiacchieravano animatamente
sulle vacanze e sul figo dell'ultimo anno che avrebbero voluto
rimorchiare per il ballo di inizio anno.
Io
e Violet avvistammo una coppia di banchi nell'ultima fila vicino alla
finestra e piombammo a sederci.
Mi
lasciai cadere con un sospiro sulla sedia e mi misi a guardare un po'
i ragazzi per farmi un'idea generale.
No...
No!
NO
Ti
prego, Signore, no!
Fai
che quello davanti a noi non sia Damon Salvatore, ti prego, ti pre...
Come
non detto!
Ovviamente,
davanti al nostro banco chi c'era?
Ma
era ovvio, Damon Salvatore!
Certo
che la sfiga sa proprio dove guardare, eh! Si gira e, puff, trova me!
Il
diretto interessato di girò e quando realizzò chi aveva
dietro irrigidì la mascella e mi guardò con fare
omicida.
Ma
che caspita!
Che
avevo fatto io a 'sto qua?
Con
puro odio, ecco come mi guardava.
Miseria,
sembrava che gli avessi investito il gatto... o ucciso la fidanzata,
ma per quanto mi risultava io 'sto tizio non lo avevo mai visto
prima.
Voleva
il gioco duro? Bene, lo avrebbe avuto!
Avrebbe
distolto lui lo sguardo per primo!
Gli
mandai un occhiata di fuoco, e lui per tutta risposta alzò un
sopracciglio.
Vuoi
la guerra, Moro??? E guerra siaaaaaaa!
….
Poi
entrò il signor Taller e fummo costretti ad alzare lo sguardo
per puntarlo sul prof.
Era
vecchio e con i capelli bianchi e sembrava parecchio suonato e
sadico.
La
cosa peggiore che puoi trovare nei prof è la sadicità:
ti guardano, sorridono e tu capisci già che sei morto. Poi
sempre sorridendo ti chiedono chissà quale domanda complicata
che risale allo studio che hai fatto in quinta elementare e tu sudi
freddo sperando che arrivi un suggerimento.
Quando
quello non arriva ti trovi a sperare che ti rapiscano gli alieni, ma
in fretta perchè il tempo sta per scadere.
Ovviamente
gli alieni non arrivano e ti ritrovi con la media abbassata, e saluti
con le lacrime agli occhi quel 7 che ti sei guadagnato con tanta
fatica....
Fai
che non mi chiami, fai che non mi chiami...
Ormai
il problema Damon era messo da parte, e in quel momento pregavo tutti
gli dei dell'Olimpo che questo schifo di prof di letteratura mi
risparmiasse il supplizio.
Ma
il mio sesto senso diceva il contrario...
-Signorina
Evans, si venga a presentare alla classe.-
Appunto.
Mi
alzai titubante dalla sedia e avanzai a passi lenti verso la cattedra
con il professore che mi guardava pieno di contentezza. Avrei giurato
di vederlo dondolare contento sul posto.
Quando
passai davanti al posto del Moretto questo si alzò e mi seguì,
probabilmente doveva presentarsi anche lui.
Beh,
alla fine non fu tanto male, io ne uscì solo con un: -Ciao, mi
chiamo Katherine Evans e vengo dall'Italia. Spero di integrarmi bene
e di fare amicizia con tutti voi.-
Per
il resto parlò solo Damon, e per quanto mi costi ammetterlo,
se la cavò molto meglio di me.
Poi,
tornati al posto, iniziammo il programma dell'anno.
Subito?
Si, subito! Dovreste aver capito che la razza “prof” è
parecchio str...amba!
-Bene,
ragazzi, inizieremo il programma parlando di creature leggendarie.
Per il prossimo mese parleremo di vampiri e minori demoni della
notte.-
Inutile
dire che nella mia mente iniziai a ballare la conga, il valzer e i
balli popolari.
Yeeeeee!!!
Io
quel prof lo amavo!
-...Signorina
Evans, ce ne vuole parlare?-
No,
lo odiavo! Con tutto il mio essere.
Per
la seconda volta nel giro di dieci minuti mi alzai dal mio
confortevole banco per andare vicino alla cattedra.
Solo
che questa volta non feci scena muta, ma....
*Rullo
di tamburi, prego*
Parlai!
Iniziai con un
racconto dettagliato sui vampiri, partendo da quelli risalenti al
medioevo, rinascimento e arrivando fino ad oggi.
I loro poteri, quali
soggiogazione, trasformazione, velocità e sensi sovrumani,
tutti in modo dettagliatissimo.
E Taller fu
costretto a darmi il primo 9 dell'anno!
Sono o non sono un
mito?
Modestia a parte!
Quando finì
la mia ottima prestazione ritornai al posto a testa alta e passando
davanti al banco di Damon gli scoccai un'occhiata compiaciuta e me ne
andai da Violet a farmi fare i complimenti.
♥ ♥ ♥
-E ti giuro, ho
parlato per una buona mezz'ora!-
Stavamo camminando
nel giardino della scuola dirette verso casa.
Stavo raccontando a
mia sorella come erano andate le lezioni e della faccia del Moretto
quando ho finito la mia performace.
-Ma
come sta a starti antipatico uno come quello? E' troppo
carino! Così misterioso, sensuale, affascinante...-
-Affascinante quello
lì? Ma ti rendi conto che stai parlando di Damon Salvatore? E'
la persona più lunatica e antipatica che ho conosciuto in
tutta la mia vita!-
Dovevo essere stata
abbastanza convincente perchè tutte e due le mie amiche erano
ammutolite e mi fissavano.
No, spetta non
fissavano me bensì dietro le mie spalle...
Oh merda!
Ooooh per tutti i
vampiri della Terra, ti prego non lui...
Mi girai già
immaginando chi c'era dietro le mi spalle, e ovviamente avevo
ragione.
-Stavi dicendo a
me?- mi chiese un alquanto scocciato moro.
-Ehm,
veramente non parlavo propriamente a
te,
parlavo di
te.-
Sentii una risata
dietro le sue spalle e mi sporsi un poco per guardare da chi
provenivano.
Stefan ed Elena
erano praticamente spiaccicati per terra dal ridere.
Aaah, magia delle
fan fiction!
Anche se, devo
ammettere, quella mi era venuta particolarmente bene! La più
carina degli ultimi tempi.
E poi il caro
Moretto sembrava mi volesse incenerire e, mentre si apprestava a
dirmene quattro mi squillò il cellulare.
Mi allontanai un
poco e risposi al telefono.
-Pronto?-
-E allora? Non si
usa più chiamare?-
-Buongiorno anche a
te, Nicola.-
-Se se...
Cooomunque, quanti ne hai fatti fuori oggi?- adoravo quando parlavamo
di quelle cose.
Era un gioco che
facevamo sempre da piccoli, uno di noi faceva il vampiro e l'altro
doveva fare finta di volerlo uccidere con un paletto di legno.
-Uhm... direi che
questa settimana sono arrivata a due.-
-Ma se oggi è
lunedì!-
-Appunto!-
-Huhu, ma brava, e
anche se non me lo chiedi io uno stamattina alle cinque. Ma non ho
più paletti...-
-Ma come?-, dissi
scandalizzata, - non li riutilizzi? Devi riciclarli sai? Tanto non
credo che ai vampiri faccia tanto schifo essere uccisi con un paletto
insanguinato... uno vale l'altro, no?-
Ci mettemmo tutti e
due a ridere e iniziai a fare il resoconto dettagliato della mia
giornata, Moro incluso, anche se mi premurai di parlare a bassa voce.
-Kathy, ci sarebbe
Alessandro al telefono che vorrebbe parlare con Alyssa.-
Mi girai verso mia
sorella e dopo aver detto si e no “Aly, c'è Ales...”
mi ritrovai senza cellulare in mano.
Sospirai e mi
diressi verso il gruppetto.
E Damon mi fissava.
Quanto lo odiavo
quel ragazzo? Per fortuna che ero io che dicevo sempre a mia sorella
di andare oltre le apparenze. Ma quel ragazzo era davvero come si
presentava in apparenza, antipatico scorbutico, menefreghista oltre
ad essere terribilmente carino.
Ma questi ovviamente
erano dettagli.
-Embè?- gli
chiesi quando mi avvicinai
-Tu!- mi sbraitò
contro incazzato nero.
Stefan stava per
intervenire, ma lo precedetti urlando.
-Tu,
razza di cretino, ma chi ti credi di essere? Ti ricordo che ho un
nome! Mi chiamo Katherine, capito? K-a-t-h-e-r-i-n-e! E ti pregherei
di chiamarmi con il mio nome e non “Tu”!
Ma
che cazzo hai contro di me, che ti ho fatto?
-
Ero largamente
incavolata e quando mi arrabbiavo il mio linguaggio diventava quello
di una scaricatrice di porto. E ne andavo fiera, porca miseria.
-Anzi, no, guarda
non me ne può fregare di meno- ripresi senza lasciargli il
tempo di rispondere. -Basta che io e te per il prossimo anno stiamo a
circa dieci metri di distanza e la mia permanenza a Fell's Church
sarà fantastica. Ciao.- aggiunsi rivolta a Stefan ed Elena e
mi incamminai verso casa. Se le altre volevano seguirmi lo avrebbero
fatto anche se non glielo avessi chiesto.
-Ma porca vacca-
inveii nelle mia stanza prendendo a pugni un cuscino.
E grazie a Dio che
non era mia sorella.
-Dai Katy, dormi che
è tardi. E' stata una giornata parecchio pesante e tu hai
mandato all'inferno il ragazzo più carino della scuola.-
Le diedi una
cuscinata in faccia e scoppiammo a ridere.
♥ ♥ ♥
La mattina dopo
Violet ci venne a prendere più presto del solito.
Aveva detto che
voleva prima fare un salto nel bosco, visto che era da tanto che non
ci passava.
Mi piaceva andare
nel bosco, c'era pace e tranquillità, sebbene ci fossero
troppi corvi per i miei gusti.
Non mi ero
dimenticata dell'enorme cicatrice che avevo sul braccio, Nossignore.
Cercavo
semplicemente di non dargli troppo peso, altrimenti sarei finita a
tirare parolacce in giapponese.
E non era il caso.
Quando arrivammo
vicino al lago ci sedemmo sulla riva e io chiusi gli occhi per
godermi almeno un po' quella pace, prima di tornare al chiasso della
città appena svegliata.
E sopratutto prima
di rivedere Damon.
Su,
su, su
, dissi a me stessa, perchè
stai sempre a pensarlo? Almeno quando non lo vedi...
Ma non riuscii a
finire il pensiero che sentii un gracchiare vicinissimo al mio
orecchio e, appena spalancai gli occhi, mi ritrovai uno schifoso
corvaccio sopra alle gambe che mi guardava.
Anzi mi fulminava
con lo sguardo, sembrava mi volesse azzannare seduta stante.
E visto che io sono
una persona particolarmente calma nei momenti di difficoltà,
cacciai un urlo degno di Alyssa e chiamai quest'ultima e Violet.
Mia sorella, come
previsto si terrorizzò (devo ricordare la sua avversione per i
volatili?), mentre Violet che era leggermente più
intelligente, cercò di scacciarlo, ma il corvo non si mosse di
un millimetro.
Anzi, sembrava che
guardasse con sufficienza Violet per i suoi scarsi tentativi.
Lo guardai bene e
arrivai a una conclusione: o qui ai corvi gli umani facevano un
baffo, o era lo stesso schifoso e maledetto corvo dell'ultima volta.
-Toh, non sei ancora
morto?-, mi ritrovai a dire all'animale che mi fissava costantemente.
Eh già,
perchè con tutte le maledizioni che gli avevo mandato era un
miracolo se non era ancora crepato.
Comunque, per grazia
di Dio, non mi aveva ancora piantato gli artigli nel polpaccio.
Insomma, era già
un traguardo, no?
-Morto? Ma lo hai
già visto?-
Mi chiese Violet,
smettendo di dare manate al corvo, avendo capito che non se ne
andava.
-Si, credo. E'
quello che mi ha graffiata.- cercai di manomettere la parola
“cicatrice” visto che mi dava sui nervi pensare che
quegli obbrobri di segni non se ne sarebbero mai andati.
-Sai,- continuai
imperterrita, -credo che lo chiamerò Damon. Gli assomiglia in
modo impressionante, sopratutto gli occhi. E poi fa schifo uguale.-
terminai noncurante agitando una mano con fare tranquillo.
Il corvo emise un
gracchiare di protesta, ma io lo ignorai bellamente.
Se voleva graffiarmi
lo avrebbe potuto fare tranquillamente.
E poi da quando gli
animali capiscono il linguaggio umano?
Magari potrei
addomesticarlo, così poi lo farei buttare in un fosso...
Sorrisi a quel
pensiero.
Quanto mi sarebbe
piaciuto vedere la sua carcassa galleggiare in una pozza di sangue...
Uhm, tutti quei
libri horror iniziano a farmi un certo effetto.
-Oh cavolo!- esclamò
ad un tratto Alyssa.
-Ehm, ragazze? E'
tardissimo, tra dieci minuti dobbiamo essere in classe!-
Quello che successe
dopo lo ricordo vagamente.
Ricordo che ci
alzammo di scatto e iniziammo a correre e in un attimo fummo a
scuola.
"Attimo"
per modo di dire, visto che ritardammo di circa dieci minuti.
Il signor Taller era
intento sulla spiegazione dei demoni nell'opera Dantesca e si limitò
a lanciare un'occhiataccia a me e a Violet e a urlarci (sputacchiando
saliva) di andare al posto e prendere appunti, borbottando qualcosa
sui nuovi alunni che arrivano a che ora vogliono loro.
Non pensai al corvo
fino a che non fui seduta sul banco insieme alla mia amica.
Mi chiesi che fine
aveva fatto e immaginai che fosse volato via senza, questa volta,
farmi uscire sangue da qualsivoglia parte del corpo.
Quando finalmente la
campanella suonò il primo pensiero che feci fu che letteratura
era rovinata con un prof così. Il secondo che il Moro non
aveva partecipato alla lezione quel giorno.
Le altre lezioni
mattutine passarono tranquille, tra inglese, matematica e
imprecazioni contro i numeri varie.
Quando fu ora di
andare in mensa io e mia sorella chiudemmo i libri di algebra,
tirammo un sospiro di sollievo e ci dirigemmo nella sala per
pranzare, cercando di individuare Violet, Elena e Stefan, visto che
avevamo programmato di mangiare tutti insieme.
Ovviamente non mi
aspettavo di trovare Damon, visto che a lezione non c'era.
E invece, andando
verso la sala, vedi una testa nera che andava nella nostra stessa
direzione.
Aguzzai la vista e
capii che era veramente Damon. Camminava come un fotomodello,
lanciando sorrisi maliziosi a destra e a manca e mostrando i suoi
bicipiti a tutte le ragazze che passavano, che puntualmente si
fermavano ad adorarlo.
"Ma chi si
crede di essere quello lì? Umpf"
Accellerai il passo
prendendo Alyssa per una mano e lo superammo senza guardarci
indietro.
-E se io l'avessi
voluto ammirare ancora un pò?- chiese un pò irritata
mia sorella
Non le risposi.
Probabilmente per non urlarle tutta la mia irritazione in faccia.
Davanti a tutti.
Le nostre due amiche
ci aspettavano al tavolo dall'altro capo della mensa e vidi Stefan
andare a sedersi vicino ad Elena per poi stamparle un bacio sulle
labbra.
Io e Alyssa ci
avviammo a passo baldanzoso verso gli altri e ci sedemmo davanti a
loro con i nostri vassoi.
Appena appoggiammo
il sedere sulle panche Violet attaccò a parlare.
-Ragazzi, sapete che
poco fuori Fell's Church hanno aperto un luna park enorme?! Ci sono
un sacco di giostre, che ne dite se il prossimo mese ci andiamo tutti
insieme?- propose la nostra amica, facendo danzare le sue buffe
treccine rosse.
Io ed Alyssa, che
avevamo sentito la notizia accettammo subito, e mentre Stefan apriva
la bocca, probabilmente per accettare visto il sorriso nelle sue
labbra, sentì dietro di me una voce.
-Ma
certo fratellino, perchè no? ...Elena?-
chiese strafottente marcando sul nome della ragazza.
-Verrai anche tu???-
chiese Violet (che aveva appena finito di sbavare) con fare
adulatorio -Ma è fantastico!-.
Damon le sorrise
dolzie dolzie...
Bleah!!!
-Certo,
fantastico...- mormorai io ironica a bassa voce, cercando di non
farmi sentire e inficcandomi la bottiglietta della coca in gola per
non sbuffare.
Il Moretto, no acc.,
Damon si girò e aggiunse, al suo solito sorrisetto
strafottente, la classica espressione da
"non-ho-ben-capito-cosa-intendi-se-hai-coraggio-ripeti".
Alzai le
sopracciglia, lo guardai e dopo pochi millesimi di secondo riportai
la mia attenzione al pranzo.
...
No, non l'ho fatto
perchè in quel momento mi sentivo particolarmente superiore.
E'
che, con quella faccia, faceva un tantino
paura.
Ma solo un pochino, eh!
Lasciammo
cadere lì l'argomento e
parlammo
amichevolmente
per il resto del pranzo.
Eccomi di nuovo
qui!
Allora, ora
rispondo alle recensioni!
Shaky:
Grazie mille per la recensione e per i complimenti! E perdonai se ti
ho fatta aspettare troppo! Comunque spero che il capitolo ti sia
piaciuto e ti abbia soddisfatta! Hai visto come ha reagito Damon? Te
lo aspettavi??? Beh, tanti saluti! °°Sam°°
Vaned1995:
Ciao! Piaciuto il chappy? Spero proprio di si! Ti ringrazio per il
commento positivo! Ci sentiamo presto! °°Sam°°
Deny1994:
Ciao! Grazie ancora per il consiglio della scheda personaggi! Ti sono
molto grata e sono felicissima che tu abbia recensito! Grazie mille
ancora per i complimenti! Mi fanno veramente piacere! Alla prossima,
°°Sam°°
Ringrazio
chi ha inserito questa fic tra le preferite:
1.
Jenny Cullen (anche io amo Twilight ^^)
2.
Robbina
3.
Shamy
4.
SYLPHIDE88
5.
Vaned1995
6.YuiChan95
Tra
le seguite:
1.
BonnieMora
2.
Darkbaby
3.
Jekagnegne
4.
Robbina
5.
Shaky
6.
Vaned1995
7.
_Lisasomerhalder_
E
tra le ricordate:
1.
Barrowman
2.
Robbina
Ringrazio
tutti e li invito a lasciare una recensioncina che mi farebbe molto
piacere!
Bacioni
°°Samirina°°
|
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Capitolo 4 *** 3. ***
Ciao
ragazze!
Visto
che questa volta ci ho messo un po' meno ad aggiornare? E' già
un inizio, no?
Beh,
vi lascio alla lettura, le risposte alle recensioni sono a fine
capitolo.
3.
Il
resto del mese passò abbastanza tranquillo.
Stefan
ed Elena si erano rivelati molto simpatici, per niente al contrario
di come dimostravano le apparenze.
A
biologia ero seduta accanto a Stefan, mentre ad artistica ad Elena,
che diciamocelo, aveva una vena artistica molto scarsa. Comunque.
Per
il resto delle lezioni che dividevamo stavo in banco con Violet o
Alyssa.
Non
avevo quasi nessun corso da sola, se togliamo fisica che era in
"compagnia" di Damon che non perdeva l'occasione per
mostrarmi quanto fosse più bravo di me nello sport.
Io
l'avevo mandato qualche volta a farsi fottere, ma
probabilmente non aveva capito il concetto.
Se
voleva gli avrei dato delle ripetizioni. Pratiche
però.
Beh, a parte questo
le cose procedevano normalmente.
Le materie erano
difficili, Damon faceva l'idiota, L'allegra compagnia (noi, modestia
a parte) faceva stragi, che non erano di cuore, Damon faceva
l'idiota, avevamo fatto altre amicizie, anche se poche di
interessanti, Damon faceva l'idiota...
Niente di
interessante, insomma.
E anche la nostra
gita al Luna Park era sempre più vicina e io e Violet non
stavamo più nella pelle.
E sarebbe venuto
anche Damon.
Evvai... come
rovinare una giornata altrimenti perfetta.
Vabbè,
passiamo a cose più importanti.
Pensai fiondandomi
sui compiti di letteratura che erano domande a crocette su Leopardi.
Ma mi chiedo,
chissenefrega di Leopardi. A chi interessano vita, morte e miracoli
di uno già decrepito?
Insomma, mica era
colpa mia se alla lezione dove il professore l'aveva spiegato, Violet
non c'era e mi era toccato aver per compagna di banco una bionda
ossigenata, o meglio platinata (che secondo me di naturale aveva ben
poco) che mi straziava con i suoi pettegolezzi dell'era preistorica.
Per cui io, che non
volevo diventare idrofoba od avere una crisi isterica nel bel mezzo
di una lezione, pensai di fare cose più interessanti, ovvero:
Ingegnarmi Su Come
Avrei Potuto Dar Fuoco All'Individuo Davanti A Me Senza Destare
Sospetti.
In poche parole,
cercare di incenerire con lo sguardo Mister Salvatore Sono Un Figo Da
Paura.
Come conclusione del
mio contorto ragionamento mi presi una strigliata da prof perchè
non ero attenta e mi dovetti sorbire le lamentele di un'ossigenata
che non avevo ascoltato neanche per un secondo.
Alla fine della
lezione dovetti anche sentirmi dire: -Ma sei innamorata di (sospiro)
Damon che non la smetti di fissarlo?-
La guardai da sotto
in su e in quello stesso istante suonò la campanella.
Ignorai la sua
domanda.
-Sai come si
uccidono i vampiri? BRUCIANDOLI-
Presi i miei libri e
me ne andai.
Certo, non avevo
detto una perla di saggezza, ma l'importante era crederci e apparire
sicuri, no?
Era sera e il giorno
dopo sarei finalmente andata al luna park.
Evviva...
Ero sul divano che
leggevo per la decima volta "Cime Tempestose" un classico
per una come me che amava la letteratura e mi perdevo nelle vicende
amorose tra Catherine e Heathcliff.
Magari fossi stata
la Catherine della storia e avessi vissuto le sue vicende così
amorose e passionali.
"...ma
la manina vi s'aggrappava mentre una voce d'infinita malinconia
singhiozzando diceva:-Lasciatemi entrare, lasciatemi
entrare!-.-Chi...siete...voi?- domandai continuando a lottare per
liberarmi. -Catherine Linton,- rispose con un tremito la voce
(perchè, pensavo, Linton?
Avevo letto Earnshaw
venti
volte almeno per ogni Linton).
-M'ero perduta nella landa, ed ora son tornata!- Mentre la voce così
diceva, distinsi, oscuramente, un volto infantile che guardava
attraverso la finestra...."
-Katherine.-
"...Il
terrore mi rese crudele: vedendo che non mi riusciva di sfuggire alla
stretta,..."
-Katherine!-
"...attirai
il pugno sul vetro rotto e..."
-Katherine!? KATY!-
-EH?- sibilai
irritata perchè mio papà mi aveva appena interrotto
mentre leggevo.
Ma poi guardando la
sua faccia a dir poco incazzata, pardon, incollerita, trasformai il
mio broncio in un sorriso tirato.
-Dimmi papi.-
-C'è un
ragazzo al telefono che ti vuole.-
Annuii e mi alzai
per afferrare il cordless che mio padre mi porgeva e salendo le scale
per avere un pò più di privacy: se papà era
arrabbiato voleva dire che chi era al telefono non era nostro
conoscente. O per lo meno non suo.
-Pronto?- dissi con
un sospiro mettendo il telefono vicino all'orecchio
-Ehilà!-
disse una voce al di la della cornetta, facendo capire che era ben
felice di aver chiamato. O di rompere le balle.
-No, tu no!-
esclamai a voce un po alta, tanto che mi sorella aprì la porta
della mia stanza e ficcò dentro la testa per vedere cosa
succedeva, alzai le spalle e le feci segno di uscire, poi mi premurai
di abbassare la voce.
-Sul serio Damon,
che cosa vuoi?.- rincominciai. -Non ho veramente voglia di litigare.-
Lui fece una
risatina e mi rispose: -E quando mai noi due abbiamo litigato?-
Non mi presi la
briga di rispondere.
-Te lo richiedo e se
non mi rispondi ti attacco il telefono in faccia. Cosa vuoi?-
-Niente di che.
Elena voleva sapere a che ora dovevamo farci trovare davanti casa
vostra.-
-Ah,
aspetta che... Alyssa,
non origliare!- aggiunsi
in direzione della porta. Si sentì uno sbuffo e un tonfo segno
che la povera porta era stata sbattuta con violenza.
-Tua sorella stava
origliando?-
-No, guarda!- dissi
sottovoce, tanto per non rischiare che anche a papà fosse
venuta la bella idea di ascoltare la mia conversazione.
Damon scoppiò
a ridere in un modo leggermente irritante e mi rinfacciò:
-Allora, quand'è che avremmo litigato noi due?-
Sospirai
-Il
primo giorno che ci siamo conosciuti, mi pare. Sembrava mi volessi
azzannare.-
Lui non rispose e io
tentennai, poi mi salì spontanea alle labbra una domanda:
-Perchè mi odi?-
Sentii la cornetta
fischiare, o forse erano le mie orecchie che protestavano per la
stupidata di domanda che avevo appena fatto.
-Ok, come non detto,
ciao.-
E gli chiusi il
telefono in faccia.
Dopotutto
gliel'avevo pormesso, no?
Appoggiai
l'apparecchio sul comodino e dopo avere bussato entrai nella stanza
di mia sorella.
-Aly...-
♥
♥ ♥
Correvo...
Correvo, ma sembrava
che non mi muovessi di un passo.
Urlavo e chiamavo.
Cercavo di afferrare
un mantello color porpora che puntualmente mi scivolava dalle mani.
Correvo più
forte che potevo, fino ad avere il fiatone, fino a che tutti i
muscoli iniziarono a chiedere pietà.
Ma correvo, correvo
continuamente.
E urlavo, chiamavo
la persona che, avevo capito, era un ragazzo.
Lo
desideravo con tutto il mio cuore, volevo che si voltasse, che
si accorgesse di me,
che notasse il bel vestito di seta nuovo che mi ero messa apposta per
lui.
Volevo che mi
abbracciasse e che mi baciasse, perchè solo con lui mi sentivo
al sicuro.
Un nome uscì
dalle mie labbra.
-Heathcliff!-
Mi fermai
sbigottita, notando che il ragazzo si era fermato e che si dirigeva,
finalmente, verso di me.
Non vedevo il suo
volto, era nascosto dell'ombra degli alberi che fino a quel momento
non avevo notato. Il sole illuminava il sontuoso completo da viaggio
che indossava così che io potessi ammirare tutta la sua
straordinaria bellezza, ma non riuscivo ancora a vederne il volto.
Si fermò
all'ombra degli alberi, lasciando il suo viso in ombra.
-Catherine Linton.-,
disse e la sua voce mi fece piacevolmente rabbrividire.
Ma... no! No! I mio
nome non era Catherine Linton, era Earnshaw, Catherine Earnshaw!
"-Catherine
Linton,- rispose con un tremito la voce . Perchè, pensavo,
Linton?
Avevo letto Earnshaw
venti
volte almeno per ogni Linton"
Appena pensai a
quella semplice, inutile frase, il bel paesaggio iniziò a
sfumare e divenne tutto buio.
L'ultima cosa che
vidi fu il ragazzo e poi mi svegliai, nella mia camera, tutta sudata
e con gli occhi spalancati.
Mi rigirai da un
lato, conscia che avevo fatto solo un incubo e ripresi sonno.
♥
♥ ♥
La mattina dopo mi
svegliai abbastanza irriequieta.
Solo dopo qualche
minuto che avevo passato guardando il soffitto mi resi conto che
avevo sognato quella notte. Anche se mi riusciva difficile far
tornare alla mente tutto il sogno.
Una cosa che, però,
sapevo e ricordavo chiaramente era la sensazione di appartenenza e di
possesso che provavo per quel ragazzo.
Mi accorgevo che,
col passare del tempo, ricordavo sempre più particolari di
quello strano sogno che aveva coinvolto, non Katherine Evans, ma
Catherine Linton.
All'orario
prestabilito Elena, Stefan e, per mia sfortuna, Damon suonarono alla
mia porta.
-Ciao Alyssa,
Katherine!-, ci accolsero i nostri amici.
Guardai di sottecchi
Damon: sembrava felice come Zio Voldy quando il piccolo Harry gli
frega tutti i poteri.
-Kate- mi chiamò
all'ordine Stefan, -Non hai dormito stanotte?-
-No, ho fatto un
incubo. Sognavo di correre dietro a un tizio vestito da riccone
dell'800.-
Alzai le spalle e
feci intendere che il discorso era chiuso lì.
Partimmo circa dieci
minuti dopo, quando arrivò anche Viò.
Avevamo preso due
macchine e ci eravamo divise: Io, e Viò nella macchina di
Damon, con Damon e Alyssa con Elena e Stefan nella macchina di
quest'ultima.
Violet era
incredibile. Si era messa nel posto del passeggero affianco a Damon e
se lo mangiava con gli occhi.
Mi faceva venire il
voltastomaco!
E visto che non
volevo sporcare quel gioiello di macchina, mi misi l'IPod sulle
orecchie e aprii Cime Tempestose iniziando a leggere da dove mi ero
interrotta il giorno prima.
"...Il
terrore mi rese crudele: vedendo che non mi riusciva di sfuggire alla
stretta, attirai il pugno sul vetro rotto e lo sfregiai sopra di
esso, avanti e indietro, finchè il sangue ne spicciò,
inzuppando le lenzuola. Ma ancora, ancora la voce gemeva: -
Lasciatemi entrare!- e la stretta continuava tenace, rendendomi quasi
pazzo di terrore..."
Quando finivano le
canzoni sentivo di sottofondo Violet e Damon parlare.
Non me ne curai,
continuando a leggere.
"...-Vattene,-
urlai. -No, no, non ti lascerò entrare, implorassi tu per
vent'anni!-. -Son vent'anni,- si lamentò la voce; -vent'anni.
Sono stata derelitta per venti anni.-..."
Che tristezza,
povera Catherine, costretta ad abbandonare il suo grande amore per un
inutile ostacolo come la morte, che li aveva separati per sempre.
"Guarda
te cosa può fare l'egoismo a volte. Cosa possono fare le
parole non dette, a cosa può portare un amore non confessato."
pensai,
e sospirando ripresi il contatto con la realtà, notando che
eravamo già arrivati nei pressi del parco.
-Non ci abbiamo
messo molto-
Sentì che
diceva Violet.
-No, infatti...- e
Damon mi guardò dallo specchietto retrovisore. Dovevo avere la
faccia estremamente stralunata, perchè lui sorrise a trentadue
denti e mi intimò di scendere dall'auto.
Già l'entrata
del parco diceva tutto.
Dire che era
fantastico era un eufemismo! Le attrazioni brillavano alla luce del
sole con i loro colori sgargianti e in lontananza si vedeva la ruota
panoramica girare lentamente e fermarsi pochi secondi per poi
ripartire lentamente.
Chissà che
bella vista ci doveva essere da lassù!
-Beh, che cosa fai
lì impalata? Muoviti!- mi urlò mi sorella dalla
biglietteria
Mi ripresi e corsi
verso Elena e gli altri che nel frattempo avevano già preso i
biglietti, quando Violet mi diede il mio notai che era valido solo
per mezza giornata: ci sarebbe bastata comunque!
Ci divertimmo un
mondo a correre da una giostra all'altra.
Stefan e Damon mi
convinsero perfino ad andare nelle montagne russe, e per miracolo non
vomitai i pasti del giorno prima. Tutti quei giri della morte non
facevano per me e neanche per Elena, da quello che avevo capito.
Ma la cosa più
bella in assoluto fu di sicuro lo spettacolo dei delfini. Io e Violet
correvamo dai posti a sedere alla balaustra ad osservare
l'allenatrice far fare ogni tipo di capovolte.
La ragazza,
Elizabeth mi pare, era davvero bravissima: faceva fare ai delfini
esercizi complicatissimi, imitando delle figure con il suo corpo
sinuoso, mentre la lunga treccia bionda le dondolava dietro la
schiena e ogni volta che gli animali le davano soddisfazione si
apriva a tutto il pubblico in un sorriso radioso spettacolare.
Così,
centinaia di capriole dopo, uscimmo dalla piscina.
Lo spettacolo, nel
suo complesso, durò parecchio e fu veramente splendido.
Mi ricordo bene un
particolare, che in quel momento mi sembrava stonasse: una donna,
sulla trentina che alla fine dello spettacolo parlava animamente con
Elizabeth.
Aveva i capelli
rossi e lunghi fino al sedere, portava un vestito nero e porpora
lungo quasi fino a terra che mostrava le sue curve.
Quando la vidi era
girata e la vedevo solo di spalle, ma si girò una frazione di
secondo e potei vedere il suo viso.
Sembrava quello di
una bambola di porcellana cattiva, aveva un cipiglio malvagio che mi
fece rabbrividire.
Il resto della
giornata passò tranquillamente.
Ed ero talmente
stanca che quando Damon mi aprì la portiera della macchina mi
limiti a sorridegli ed a ringraziarlo, cosa che lo stupì
parecchio.
Mi appoggiai con la
testa al finestrino e, solo in quel momento capì che quella
macchina era addirittura meglio di un letto e che io mi stavo per
addormentare.
Faticavo a tenere
gli occhi aperti e mi dissi che, se dormivo cinque minuti, non mi
avrebbe fatto di certo male...
♥
♥ ♥
Correvo, sempre
dietro alla stessa figura che sembrava non avvicinarsi di un passo.
Solo quando sentii i
polmoni scoppiare e le gambe cedere ricordai, in un lampo capii che
stavo solo sognando.
Mi
guardai intorno e scoprii solo in quel momento che una landa mi
circondava da ogni parte, senza via di fuga. L'unica
cosa positiva,
pensai,
è
che non ci sono alberi, lui
non
si può nascondere!
Non feci in tempo a
pensare tutto ciò che la figura si era fermata.
Ero convinta che
avrei potuto vederlo, ma tutto intorno a me si fece buio ed io
inciampai sui miei stessi piedi per la sorpresa. Avrei pensato di
cadere ed invece due braccia robuste mi afferrarono e bloccarono la
mia rovinosa caduta.
-Catherine Linton-
disse di nuovo la voce, e di nuovo mi fece rabbrividire di piacere.
Volevo parlare,
rispondere al mio Heathcliff, ma sapevo che le parole non sarebbero
servite perchè lui mi conosceva meglio di come mi conoscevo
io...
No!
Cercai
di ragionare e di aprire la bocca per dire a quel ragazzo che io non
mi chiamavo Linton, ma ...Earnshaw...
Evans... Earnshaw...
Evans... Earnshaw...
Earnshaw...
♥
♥ ♥
Mi svegliò la
tiepida luce del sole che entrava dalla finestra.
In un primo momento,
non sentendo alcun movimento e rammentando del Luna Park, pensai che
fossimo arrivati a casa, ma poi avvertendo il materasso sotto di me
capii che ero in un letto.
Nel
mio
letto!
Come cavolo ci ero
finita?
Cioè, ero
nella macchina di Damon e mi sono addormentata...
Probabilmente Stefan
mi ha portata a letto senza svegliarmi e interrompere quello che,
secondo lui, era un bel sonno.
Ma dooooooove!?
Già odio
correre nella realtà, figurarsi se dovevo farlo anche in
sogno!
-Stupido libro.-
borbottai stiracchiandomi e iniziando ad uscire dal mio cuccio caldo.
Mentre mi dirigevo
in bagno buttai uno sguardo all'orologio e vidi che erano solo le
6.30.
Quindi mia
sorella non si è ancora alzata...
....
Wiiiiiiiii!
Ho sempre
desiderato farlo!
Corsi in cucina,
stando attenta a fare piano e controllando che i miei fossero già
usciti, perchè non volevo morti sulla coscienza.
Presi due coperchi
di pentole e, con passo da felino andai davanti la camera di mia
sorella ed entrai.
Presi un bel respiro
e...
-SVEGLIAAAAAA!-
urlai sbattendo i coperchi uno addosso all'altro.
Mia sorella si
svegliò urlando da perforare i timpani.
Quando capì
che non c'era nessun pericolo iniziò ad urlarmi dietro mentre
io mi piegavo in due dalle risate.
Faticavo perfino a
tenermi in piedi e avevo le lacrime che mi scorrevano copiose sulle
guance, fino a cadere a terra.
Ad un tratto sentì
un urlo: -Bubuloski, attacca!-, e mi arrivò in faccia il
peluche a forma di orsetto lavatore che mi sorella aveva da quando
era piccolina.
Mi alzai traballante
e scansai per un pelo un cuscino e, addirittura gli stessi coperchi
che avevo usato un attimo prima.
Uscì dalla
stanza ancora scossa dalle risate.
Quando Violet suonò
il campanello io e Alyssa eravamo già pronte da un pezzo.
Prendemmo le
cartelle e uscimmo raggiungendo la nostra amica.
Violet, da brava
osservatrice qual'era, notò subito che io ero enormemente
allegra e che Aly era fin troppo corrucciata.
-Katy, come mai sei
così felice? E' per Damon, forse?-
Guardai Violet
stralunata.
-Non lo sai? Aly,-
chiese rivolta a mia sorella, -non le hai detto niente?-
Lei scosse la testa
e borbottò qualcosa che assomigliava pericolosamente a "E'
quel che si merita"
-Beh, se Alyssa non
ti ha detto niente, te lo dico io: ieri, quando ti sei addormentata
in macchina, indovina chi ti ha portata nella tua camera?-
Dicendo ciò
si era girata totalmente verso di me e camminava dritta a malapena.
-Stefan?-, tentai
sperando che la risposta fosse quella giusta
-Nooooo, l'altra
opzione! Ma non sei contenta?- aggiunse la mia amica vedendo che mi
ero rabbuiata tutto d'un tratto.
Io scossi la testa e
alzai le spalle facendo ben intendere che, no, non me ne fregava
niente.
Figurati
Tanto per cambiare
discorso, raccontai la bella sveglia che aveva avuto mia sorella e
Viò, come immaginavo, scoppiò a ridere di gusto.
-... e poi mi ha
aizzato contro Bubuloski!- conclusi il mio resoconto che eravamo
quasi arrivate a scuola: vedevo Stefan, Damon e Elena in lontananza.
-Guarda,- ribatté
Alyssa, -che il mio Bubuloski può essere molto feroce! Ti
avrebbe potuta azzannare se avesse voluto!-
Quello
che faceva ridere è che sembrava fermamente
convinta
di
quello che diceva.
Le ore mattutine
passarono tranquillamente, anche se la verifica di aritmetica mi
sembrava che fosse andata da schifo. Ma vabbè.
Quando suonò
la campanella del pranzo (Yeeeee!) mi avviai in mensa.
C'era una cosa che
dovevo assolutamente fare: ringraziare Damon.
E si sarebbe
rivelato un arduo compito.
Allora, intanto
spero che il chappy sia piaciuto!
Poi volevo
ringraziare chi ha recensito, tutte nuove! E quelle “vecchie”?
Il capitolo non vi è piaciuto? Vabbè, sarà per
la prossima volta!
Gaga96:
Grazie mille per la recensione! Anche a me piacciono le Donnie, ma
secondo me sono belle anche quelle con il nuovo personaggio, e visto
che la stavo pensando da tanto ho deciso di scriverla! Comunque
apprezzo molto che tu la legga lo stesso sebbene il paring non sia il
tuo preferito! Grazie mille! Baci °°Sam°°
YuiChan95:
Si, anche io all'inizio odiavo Damon! Poi però ho iniziato ad
amarlo, per quello ho deciso di farci una fic! Grazie mille per la
recensione! °°Sam°°
Jenny
Cullen: Ciao! Anche io adoro Twilight e Damon è il mio
personaggio preferito! Non ti dico se ci hai azzeccato o no sulla
previsione, ma ti posso dire che la scoperta di Katy e Aly
sull'esistenza dei vampiri è ancora abbastanza lontana! Baci
°Sam°°
Darkbaby:
Sono felice che la fic ti piaccia! E' un grande trionfo per me!
Davvero molte grazie! °°Sam°°
Infine ringrazio
chi ha messo la fic tra i preferiti, le seguite e le ricordate!
Grazie mille a
tutti!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 5 *** 4. ***
Ciao!...
Ehm... non ho neanche il coraggio di controllare da quanto tempo non
aggiorno, ma mi rendo conto che è davvero tanto. Non ho scuse.
Capisco
se avete deciso di smettere di leggere la fic. Ma, da brava studiosa
quale sono, mi sono dovuta impegnare non poco con la scuola in questo
periodo.
Per
fortuna ora ci sono le vacanze e spero di riuscirmi a portare
abbastanza avanti con la storia.
Intanto...
buona lettura!
4.
Caro
diario,
ormai
non sono più sicura di niente.
Perfino
la mia certezza della stupidità assoluta di Damon è
andata a farsi fottere.
Oggi,
come ben sai, visto che io
sono educata lo sono andata a ringraziare per la gentilezza che mi ha
fatto l'altro giorno.
Visto
che, tra parentesi, mi sono addormentata in macchina sua senza un
motivo apparente.
Stavo
uscendo dalla classe di educazione artistica quando me lo sono
ritrovato davanti: se dico che ho fatto un infarto stai sicuro che
sto minimizzando!
Non
potei non notare che era veramente bellissimo. La maglia nera
attillata gli stava d'incanto e faceva risaltare gli occhi color del
ghiaccio.
All'inizio,
lo ammetto caro diario, pensai di ignorarlo, visto che aveva avuto la
faccia tosta di farsi trovare davanti la mia classe.
Ma,
questa volta mi ha veramente sorpresa: mi ha sorriso e mi ha chiesto
(senza nessun fine apparente) se poteva accompagnarmi pranzo.
Ovviamente
gli ho risposto di si, anche perchè c'era una ragazzina di un
paio di anni più piccola che fissava Damon con la bava alla
bocca.
Sembrava
Violet ridotta, se non fosse stato che aveva i capelli biondo cenere.
Non
cambio discorso, tranquillo!
Dicevo,
mentre ci avviavamo in mensa decisi di parlargli, ora o mai più
pensai.
Lui
guardava davanti a se, senza mostrarmi alcuna intenzione di parlare.
Io
lo feci lo stesso, tanto per togliermi un peso dallo stomaco
(probabilmente non ci crederai, ma quello era un gran colpo per il mo
orgoglio).
-Damon?-
lo chiamai, lui si girò e mimò un "si" con le
labbra.
Dio
quanto era bello?
-Io...
ti volevo ringraziare per ieri,- iniziai a tutta velocità,
-Violet mi ha detto che... mi hai lasciata dormire e allora...-
Lui,
per bloccare il flusso ininterrotto delle mie parole mi ha presa per
la spalla e mi ha fatta voltare verso di lui.
Per
un attimo mi sono persa nei suoi occhi. Solo un attimo però!
-Io
non ti odio- mi ha detto dopo qualche secondo con tono suadente,
sempre guardandomi intensamente negli occhi.
Mi
sono sentita sciogliere e dentro il mio stomaco sembrava ci stessero
passando i bisonti, tanto era il garbuglio che sentivo.
Sinceramente,
credo di aver fatto una figura di, lasciamelo dire, merda, visto che
non gli ho risposto e sono rimasta lì a boccheggiare come un
pesce fuor d'acqua. E lui se ne è andato senza dire un altra
parola.
Quanto
sono stupida?
Bah,
non capisco più niente,
Katherine
♥ ♥ ♥
Chiusi il mio diario
gli misi il lucchetto accertandomi che fosse chiuso, lo riposi con
cura in un cassetto e infilai la chiave dentro al ciondolo che avevo
al collo.
L'avevo comprato da
un antiquario poco prima di iniziare la scuola, e visto che mi
piaceva molto lo portavo sempre al collo e poi era un posto molto
sicuro per le mie chiavi.
Guardai l'orologio e
decisi che era ora di andare a fare la mia ricerca di storia nella
biblioteca della scuola.
-Alyssa, vado in
biblioteca, vieni?-
-Naaaa, devo
proprio? Sto cercando di finire matematica e la biblioteca non aiuta
la mia vena artistica: è penosa!-
-Ok, ok, andrò
da sola. Sorella degenere.- aggiunsi quando fui fuori dalla sua
portata d'udito.
In biblioteca decisi
di mettermi in un tavolo appartato e solitario per concentrarmi
meglio.
Avevo deciso di
lavorare sul Rinascimento, periodo storico che avevo capito
relativamente poco e che dovevo approfondire. Sopratutto le credenze
popolari.
Presi parecchi tomi,
tutti polverosi, e li appoggiai sul tavolo; tirai fuori fogli, penne
e il mio adorato portatile, lo accessi e andai su Google.
Iniziai ad aprire i
libri e a dividerli per contesti: artistico da una parte, storia del
periodo dall'altra e così via.
Poi iniziai la
ricerca:
"Il
Rinascimento è un periodo artistico e culturale della storia
d'Europa, che si sviluppò a partire da Firenze tra la fine del
Medioevo e l'inizio dell'età moderna, in un arco di tempo che
va all'incirca dalla seconda metà del XIV secolo fino al XVI
secolo, con ampie differenze tra disciplina e disciplina e da zona a
zona..."
Dopo circa un ora e
mezzo avevo finito la parte storica e sociale, quella più
pesante e finalmente potevo dedicarmi all'arte, alla moda e alla
religione del tempo.
Mi piaceva sapere
gli usi della gente del passato, per confrontarli con i nostri, per
immaginare cosa potessero provare, come e dove potessero vivere...
-Ti sei persa tra le
tue fantasie, gattina?-
Ci misi qualche
secondo a capire che la voce era di Damon. Il cuore mi fece una
capriola nel petto, ma lo fermai prima che si mettesse a battere
furiosamente.
Trassi un profondo
sospiro e mi girai per salutarlo.
Rimasi un secondo
interdetta: era ancora più bello di quella mattina e i suoi
occhi erano ancora più lucenti e... bruciavano?
Non letteralmente,
ma sembrava che ardessero, sembravano dotati di vita propria.
-Ciao Damon.- gli
dissi con un sorriso.
Una parte nascosta
di me era felice di averlo vicino, l'altra parte quella più
razionale era irritata perchè non lo odiavo più.
No, infatti non lo
odiavo più.
Non sapevo
esattamente cosa provavo per lui, ma di sicuro desideravo essergli
amica, dopotutto avevo capito che non era così male come si
era presentato all'inizio, forse un pò strafottente e troppo
sicuro di se si, lo concedo, ma aveva anche un lato gentile.
Almeno con me, visto
che sembrava che volesse scannare suo fratello. Anche Elena secondo
me, ma solo perchè era fidanzata con lui.
-Cucù, ci
sei?- mi chiese Damon sventolandomi una mando davanti al viso.
Oddio, mi ero
ripersa nei miei pensieri!
-Sisi, scusa! Stavo
pensando a... ehm... come continuare la ricerca.- dissi inventando la
prima balla che mi veniva in mente.
Probabilmente non
funzionò, visto che mi guardò con fare scettico, ma si
sedette ugualmente vicino a me.
-Che ricerca fai?-
-Storia, sul
Rinascimento. Anche Stefan dovrebbe farla, visto che è al mio
stesso corso.-
-Non mi importa di
quello che fa Stefan-
Ora la sua faccia
era cambiata, sembrava irritata. Probabilmente perchè avevo
iniziato a parlare del fratello. O forse no, boh.
-Ok... e, ehm, qual
buon vento ti porta qui?- gli chiesi, tentando di alleggerire la
situazione e cambiare discorso.
-Tua sorella mi ha
detto che eri qui, e io sono venuto.-
Uaho,
tutto questo per me? Pensai
ironica, ma stetti bene attenta dal dirlo.
Non volevo che si
arrabbiasse per niente.
-Beh, grazie. Ecco-
dissi, -io per oggi ho finito, ci andiamo a fare una passeggiata?-
Ammetto di essere
stata speranzosa, anche se non credevo che accettasse. Dopotutto fino
ad un paio di giorni prima neanche ci guardavamo.
Stupendomi non poco
Damon accettò.
Ci avviammo verso la
periferia della città parlando del più e del meno, come
se ci conoscessimo da sempre.
-E così
abitavate anche voi in Italia?- gli chiesi, quando saltò fuori
in discorso che lui e suo fratello erano Fiorentini.
-Si, a Firenze. Poi
ci siamo trasferiti qui.-
-Ah. Ah. Oooh.- mi
ricordai in quel momento di un piccolo particolare. Dovevo chiamare
quel demente di Nicola.
Mi aveva detto che
altrimenti non si sarebbe fatto più sentire. Evidentemente lo
stavo trascurando un pò troppo in questo periodo.
"Mai
cambierò la pelle
non c'è
vita alcuna
che
plachi la mia dolce sete..."
E questa da
dove...? Ommiodio è il mio telefono!
Iniziai a cercare
freneticamente il mio cellulare nella borsa.
"E'
la notte che mi chiama
eclissi tra le
dune
le
anime che spengo sono mie..."
Quando trovai il
telefono tirai un sospiro di sollievo e mi affrettai a rispondere,
preparandomi psicologicamente alla sfuriata del mio interlocutore.
-Pronto?-
-Alleluja! Cosa
aspettavi a rispondere, la terza guerra mondiale? O magari che
qualche meteorite colpisse la terra? O...-
Mi allontanai il
ricevitore dall'orecchio perchè non ne potevo veramente più.
Nicola urlava come un ossesso e non mi lasciava parlare.
Chiesi scusa a Damon
con gli occhi e lui mi sorrise facendo perdere al mio cuore un
battito.
Continuai a
camminare sul marciapiede evitando i rami troppo bassi degli alberi
che erano sul ciglio della strada e che minacciavano di prendermi
direttamente in faccia.
Quando mi resi conto
che Nicola aveva smesso di farneticare cavolate pensai che,
finalmente, avremmo potuto avere una conversazione amichevole.
-Posso parlare io,
adesso?- iniziai con un tono ragionevole; sentendo un mugugno
dall'altra parte della cornetta continuai. -Dimmi, secondo te ho
fatto apposta a non chiamarti?-
-..-
-Sono solo
impegnata. In futuro ti pregherei di non urlare in quel modo e di
portare un poco di pazienza in più.-
Alla fine, da quella
conversazione, scoprì che gli mancavo e che era geloso dei
miei nuovi amici.
O,
almeno, quello era il succo, visto che era troppo
orgoglioso
per dirmelo in faccia. Da parte mia ne ero contenta, perchè
voleva dire che mi voleva bene e che teneva veramente a me, anche se
aveva davvero esagerato. Per di più in presenza di Damon.
Comunque, alla fine
della telefonata eravamo praticamente davanti casa mia.
-Scusa Damon, sono
stata veramente maleducata a parlare al telefono mentre mi
accompagnavi a casa.- gli dissi con gli occhi bassi, alzando poi lo
sguardo per incontrare le sue meravigliose iridi azzurro ghiaccio.
-Non fa niente,
tranquilla. Comunque per rimediare, domani dopo scuola potresti
venire nel bosco a fare una passeggiata.-
Lo guardai
interrogativa. -Con te?-
Ehilaaaa? C'è
qualche becchino disponibile? Ah si? Sà, vorrei ammazzarmi!
Damon si mise a
ridere. -Si, con me!-
Annuii e prima di
fare o dire altre cavolate lo salutai ed entrai in fretta a casa.
Sospirai e mi avviai
su per le scale per salutare mia sorella, ma la vidi parlare
sommessamente al telefono e guardarsi intorno circospetta.
Quando mi vide si
mise immediatamente a parlare di cose futili, che sicuramente non
giustificavano il comportamento di poco prima.
Strano
pensai
ma decisi che avrei indagato un altra volta, visto che la mia
giornata era stata anche troppo piena.
La sera avevo deciso
di andare a dormire presto, anche se non ci riuscivo pienamente
perchè mi addormentavo, ma mi svegliavo subito dopo senza
essere capace di cadere nell'incoscienza.
Avevo paura, anzi
terrore di sognare di nuovo il riccone e le lande desolate.
Bah, al mio
inconscio Cime Tempestose piace fin troppo.
Dopo l'ennesima
sveglia, mi alzai ed andai a prendere un pò di sonnifero.
A proposito di
Alyssa, credo che domani mi debba qualche spiegazione sulla
telefonata di questo pomeriggio.
E domani devo
anche cercare di finire la ricerca. No, domani esco con Damon, la
farò dopodomani la ricerca.
Sospirai e, per
addormentarmi, mi feci il mio bel filmino mentale su come sarebbe
stato il giorno dopo.
Non sò se mi
ero già addormentata e stavo sognando, se ero in dormiveglia,
ma ricordo che pensai:
"Che mi stia
innamorando di Damon Salvatore?"
Come avrete
notato questo capitolo era un po' più corto degli altri, ma
dal prossimo tornerà tutto normale.
Questo non sapevo
dove spezzarlo se non in questo punto!
Bene, per le
recensioni ho risposto con il nuovo metodo!
Non mi resta che
ringraziare chi ha inserito la fic tra ricordate, preferite e scelte!
E per ultimo, ma
non meno importante...
BUON
NATALE E FELICE ANNO NUOVO A TUTTI!!!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 6 *** 5. ***
Eccomi con un
altro capitolo!
Sono stata
abbastanza veloce questa volta, vero?
Okokok, lo so che
non sarebbe giusto, però lasciatemelo dire: in questo chappy
Kathy scoprirà il segreto dei Salvatore!!!
Ci ho messo
davvero tutto il cuore per scriverlo per cui... buona lettura!
5.
/SBOM/
Era
la terza volta che usciva, e proprio non ne voleva sapere di starsene
buono!
-Cavolo,
Damon questa volta l’ha combinata proprio grossa.- mi sussurrò
Violet al mio fianco
-Così,
la prossima volta imparate a contestare le mie decisione.-
praticamente urlò Taller sputacchiando in giro per la classe.
Damon
si era lasciato sfuggire un commento molto poco educato nei confronti
del prof, che si era incazzato e l’aveva fatto uscire. Di
nuovo.
-“Hai
sognato di nuovo il tizio dell’800?"-
mi
arrivò, scritto in un pezzo di carta, quando il prof riiniziò
a spiegare.
-“Si,
come tutte le altre notti. Inizio a detestarlo quel cretino di cui
non vedo la faccia. Il colmo è che gli corro dietro un sacco
prima di rendermi conto che sogno...”-
-E
quindi, come voi sapete,...-
Ignorai
il prof che continuava a spiegare cose insensate, e prive di
significato, almeno per me che non seguivo.
-“Ah...
E per la faccenda di Alyssa? Le hai chiesto il perchè del suo
strano comportamento?”-
-“No,
ma ho visto che parlava con Elena. Sai, “ultime chiamate
ricevute” nel telefono! xD”-
-“Ah!
Sei sicura che fosse una cosa sospetta?”-
-“Magari
sospetta forse no, però sicuramente non voleva farla sapere a
me, e se non me lo vuole dire è preoccupante”-
-“Quindi
è sospetta.”-
-“...???”-
-Signorina
Evans...- alzai di scatto la testa e guardai Taller, mandandolo a
quel paese –ci vuole dire qualcosa?-
Ovviamente
da me si aspettava una risposta, che ovviamente non tardò ad
arrivare.
-Ehm,
si. Posso andare al bagno?- qualcuno in classe ridacchiò e il
prof, anche se di malavoglia, mi mandò al bagno.
Appena
uscì, anche se incoscientemente, cercai con gli occhi Damon,
che di sicuro doveva essere da qualche parte.
Lo
trovai poco più lontano dalla fine del corridoio e mi
affrettai a raggiungerlo.
-Carino
il modo in cui sei uscita dalla classe! Molto fantasioso!-
Lo
guardai shoccata qualche secondo, guadagnandomi anche un “che
c’è?” parecchio sorpreso.
-Ma-
iniziai –come hai fatto a sentirmi da qui, che ho parlato
dentro l’aula?-
Elaborò
una risposta e me la diede anche. Solo che non mi soddisfò
molto.
-Ero
vicino alla porta prima, ma tu non mi hai visto. Non è colpa
mia.-
Alzò
le sopracciglia, fino a che scomparvero sotto il ciuffo di capelli
che gli cadevano sulla fronte.
Mi
sembrava strano che in qualche secondo si fosse spostato così
lontano, senza che il professore o i miei compagni lo vedessero.
Mi
venne in mente Edward Cullen, quando salva Bella dalla macchina, e
poi gli dice che era sempre stata accanto a lei.
Solo
che in questo caso Damon non aveva ne bloccato macchine con una mano
sola, ne compiuto qualche impresa straordinaria.
Quindi,
probabilmente sarei dovuta andare presto da un’oculista. Punto.
Alzai
gli occhi al cielo e mi girai, sorrisi sotto i baffi e mi avviai in
classe.
Tanto
quel pomeriggio saremmo dovuti uscire, avremmo parlato lì.
♥
♥ ♥
Ma
perchè tutte a me?
Proprio
io dovevo incontrare gli ipocriti, i bugiardi?
Non
vedevo l’ora di uscire con Damon, e invece mi sono ritrovata a
casa da sola, con una sorella bugiarda, sola come un cane e queste
stupide lacrime che non la smettono di scendere.
Quando
è suonata la campanella, e sono uscita dalla classe, non mi
sarei mai immaginata di trovarmi davanti mia sorella spiaccicata al
muro e con Damon che le era praticamente sopra.
Io
non volevo assolutamente scoppiare a piangere davanti a loro, ne
scappare come una scema, ma non sono riuscita a trattenermi.
La
delusione è stata grande, forse anche troppo.
Non
credevo che ad Alyssa potesse piacere Damon.
Quello
che mi faceva male non era che non me l’avesse detto, e che
avesse tradito Ale. Ma che non avesse capito i miei sentimenti, non
aveva capito che lo odiavo e che nello stesso tempo lo amavo.
Si,
perchè lui mi piaceva da morire.
Con
qualche semplice frase, dolce e amichevole era riuscito a
conquistarmi.
Era
riuscito a farmi battere forte il cuore, più di come lo avesse
mai fatto nessuno.
E
adesso mia sorella me lo stava rubando. Lei che è sempre stata
la mia migliore amica, lei che era mia sorella, la mia compagna di
avventure da sempre.
Non
litigavamo mai, ed eravamo nello stesso tempo in disaccordo su tutto.
Eravamo complementari.
Ed
adesso era come se mi avesse tradita.
Mi
buttai sul letto, cercando di fermare le lacrime che non volevano
smettere di scendere.
Avevo
i capelli scomposti, sul cuscino, alcune ciocche mi ricadevano sulle
guance e sulla fronte.
Mi
sentivo accaldata e appiccicosa ed avevo una voglia matta di farmi
una doccia, però non avevo la forza di alzarmi, ne di reagire.
Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi.
Credo
di essermi addormentata, perchè aprii gli occhi di soprassalto
quando sentii una porta sbattere.
Mi
alzai ed andai in bagno. Chiusi la porta dalla parte di Alyssa e
dalla mia e iniziai a spogliarmi.
Come
immaginavo mia sorella venne subito a bussare e ad urlarmi che poteva
spiegarmi, ma io non l’ascoltai.
Mi
estraniai completamente e andai sotto la doccia.
Sentii
immediatamente i muscoli che si rilassavano, e l’irritazione e
la tristezza scivolarmi via, per ricomparire appena riiniziavo a
pensarci.
Mi
sentivo tradita, delusa e anche stupida per aver creduto che avessi
potuto essere felice con lui; creduto che avesse un pò di
interessamento per me.
Ma
alla fine, pensandoci oggettivamente, perchè lui avrebbe
potuto considerarmi più di un amica, perchè con tutte
le ragazze che gli correvano dietro avrebbe dovuto guardare proprio
me.
Anzi,
forse mi avrebbe usata e poi gettata via, facendo come molti ragazzi
che avevo conosciuto in Italia.
Uscì
dalla doccia e lentamente cominciai a vestirmi, cercando di metterci
più tempo possibile, per ritardare il momento dove avrei
dovuto parlare con mia sorella.
-Katherine!
Apri questa cavolo di porta!-
La
aprì e la vidi che si catapultava in bagno, ovviamente perchè
era con tutto il suo peso sulla porta.
La
superai senza dire una parola.
“Forse
non gli è mai interessato essere mio amico”
Presi
il giubbotto e la borsa con il portatile e i libri.
“Forse
mi stava solo prendendo in giro”
Mi
misi il ciondolo al collo.
-Katherine!
Ascoltami, ti prego!-
“No.
NO.”
Scesi
in strada e iniziai a correre verso la biblioteca, senza voltarmi
indietro.
Sapevo
che mia sorella voleva parlarmi e spiegarmi, ma in quel momento non
me la sentivo. E se poi avessi scoperto che avevo ragione? Non ero
pronta ad affrontare la verità, era meglio restare
nell’ignoranza, almeno per adesso. Faceva troppo male.
Come
sempre mi rifugiai in biblioteca, il posto migliore per stare
tranquilli.
Mi
cercai un angolino deserto e, in solitudine iniziai a cercarmi un
libro da leggere.
Dire
che quel posto era del tutto privo di letture interessanti era quasi
un complimento.
Testarda,
cominciai a togliere i libri dagli scaffali, uno a uno.
Dopo
un tempo indefinito, di togli e metti, togli e metti (e qualche
chiamata al cellulare ignorata), trovai un libro.
“Libro”
per modo di dire. Era un annuario scolastico di circa cento anni
prima; aveva la copertina grigiastra e rovinata, ruvida al tatto e
con alcune macchie di umidità negli angoli.
Lo
aprii per vedere cosa c’era dentro.
Alla
Robert E. Lee non avevo mai visto annuari, e men che meno in Italia,
dove gli annuari neanche esistevano.
Le
pagine erano giallognolle e fragili al tatto, fine.
Le
girai, cercando di trovare qualche nome che già conoscevo.
Abigail
Bennett, Alicia Foreberth, Matt Honeycutt, Adrew Callaway, Ashlee
Mitchell, Beth Dixson, Bonnie McCullough...
Un
attimo, questa ragazza dovrebbe essere un’ava di Violet, visto
che avevano lo stesso cognome.
Girai
pagina e quello che vidi mi lasciò eserefatta: c’era la
foto di Elena Gilbert che sorrideva radiosa.
Chiusi
il volume e ricontrollai la data. Si, cento anni prima, non potevo
sbagliarmi.
Guardai
la data di morte dell’Elena che c’era nell’annuario,
aveva circa 17 anni.
-Cosa
ci fai qui?-
Sentì
una voce che mi fece sobbalzare. Ad un tratto tutto quello che avevo
accantonato, tutti i problemi, mi piovvero addosso in un attimo. Al
suono di quella voce.
Quella
voce tanto agonata.
-Damon-
Non
sapevo se avevo la forza di affrontarlo, se ero capace di girarmi
senza scoppiare a piangere visto che avevo già gli occhi che
pungevano.
Eppure
dovevo dimostrarmi forte, specialmente di fronte a lui.
Io
dovevo sempre dimostrarmi forte.
-Damon-
ripetei girandomi –Non sono assolutamente affari tuoi Damon-
Mi
guardò con un’aria interrogativa, ma poi assunse la sua
espressione provocatoria.
-Non
sono affari miei dici?-, -Esattamente-, -Ma davvero? Non dovevamo
uscire, oggi? Non eri a casa.-
“Nooo,
e chi l’avrebbe mai detto?”
-Uscire
è una parola grossa, e poi avevo da fare, non ho più
voglia, e tempo.-
Che
scusa futileeeeeeeee.
Accidentaccio,
qualcos’altro no? Sembravo una bambina capricciosa, offesa.
Ma
dopotutto quello ero, no? Pensare che meno di quattro ore prima ero
fuori dalla pelle.
Raccolsi
la mia roba, senza più guardarlo negli occhi.
Stranamente
non aveva replicato, forse mia sorella l’aveva rincitrullito.
Chi lo sa.
Feci
per andarmene, ma lui mi prese per il polso bloccandomi.
Sorpresa
mi girai. Damon mi guardava intensamente, gli occhi azzurri che
mandavano lampi.
-Katherine-
mi disse serio.
A
quel punto non riuscii più trattenermi e lasciai scendere le
lacrime, davanti a lui.
E
tanti saluti ai miei propositi...
-Sei
uno stupido- gli sussurrai tra le lacrime e cercai di strattonare il
braccio per liberarmi.
Di
sicuro senza il suo diretto contributo non ce l’avrei mai fatta
ad andarmene. Quando mi liberai mi girai e corsi via.
Non
volevo vederlo, non volevo nemmeno sentirlo; avevo un bisogno
corporeo di un suo abbraccio, ogni cellula del mio corpo mi diceva di
tornare indietro e di buttarmi tra le sue braccia.
Ero
parecchio contraddittoria, in effetti.
Per
tutta la serata stetti in camera mia, soffocandomi –oltre che
col cuscino- con lo studio, con la lettura, con qualsiasi attività
che mi distraesse e che non mi facesse pensare.
Puntualmente
Alyssa veniva a bussare alla mia porta, pregandomi di farla entrare o
di lasciarle spiegare, ma io le dicevo di no, non volevo.
Ma
ovviamente venne il momento in cui dovevo affrontate la realtà,
e intendo proprio tutta.
Presi
in mano il libro che avevo aperto in biblioteca e tornai sulla pagina
di Elena. Si, era proprio lei, non avevo dubbi.
Pensai
a qualche ragione plausibile, ma la mia testa tornava sempre su Damon
e, che mi cada un fulmine in testa, non riuscivo a togliermelo dalla
mente.
Sospirai
ed andai avanti a sfogliare l’annuario fino a che non arrivai
ad un’altra foto: Stefan Salvatore.
Lì
il mondo mi cadde addosso.
Come
era possibile che sia Stefan che Elena fossero in un annuario
scolastico di quasi cento anni prima?
Che
fossero antenati era improbabile visto che loro stessi mi avevano
detto che era la prima volta che erano in quella città. E poi
dai, siamo razionali, io non sono mica uguale spiccicata alla mia
bis-nonna!
Eppure
doveva esserci una spiegazione plausibile, o almeno che fosse reale.
Quando
sentii un tonfo provenire dalla mia destra sobbalzai.
Per
fortuna era solo uno dei tanti libri che era caduto dalla mia
libreria. Mi alzai per andare a rimetterlo al suo posto e il mio
sguardo si fermò sulla trama:
“Quando
Isabella Swan decide di lasciare l'assolata Phoenix per la fredda e
piovosa cittadina di Forks, dove vive suo padre, non immagina certo
che la sua vita da teenager timida e introversa conoscerà
presto una svolta improvvisa, eccitante e mortalmente pericolosa…
Nella nuova scuola tutti sono incuriositi da lei e la trattano con
gentilezza, tutti tranne uno: il misterioso e bellissimo Edward
Cullen.
Edward
non dà confidenza a nessuno, frequenta soltanto i suoi cugini
e fratelli, tutti ugualmente belli, affascinanti, algidi e pallidi.
Ma
c'è qualcosa in Bella che costringe Edward dapprima a cercare
di stare lontano da lei e quindi ad avvicinarla. Tra i due inizia
un'amicizia sospettosa che man mano si trasforma in un'attrazione
potente, irresistibile. Fino al giorno in cui Edward rivela a Bella
di essere un vampiro…”
Twilight
Mi
soffermai alla parola “vampiro”... ma, come può
essere?
Cercai
di riorganizzare quello che sapevo sui vampiri che tanto amavo.
-Immortalità-
dissi e alzai il pollice, -Bellezza, Agilità, Forza, Sensi
Sovrumani,-, indice, medio, anulare, mignolo.
Loro
avevano tutte queste qualità, se non di più. Non volevo
elencarle tutte per paura che la verità mi cadesse addosso
come un macigno.
Io
sapevo
la
verità, ma non volevo
ammetterla. Mai avrei pensato quelle parole, mai le avrei
pronunciate.
Perchè
tutto questo, semplicemente, non doveva succedere. Punto.
Presi
Twilight, l’annuario e li lanciai dall’altra parte della
stanza, ed essi con un tonfo sordo caddero a terra.
Mi
spogliai e rimasi in intimo, poi andai sotto alle coperte.
Mi
sentii subito tranquilla e un pò più rilassata sotto il
tepore del piumino e mi addormentai in un attimo, lasciando tutta la
verità fuori dalla mia testa. Scappando dalla realtà
ancora una volta.
♥
♥ ♥
“Espiro,
inspiro, espiro, inspiro, forza Kathy, non è poi così
difficile: espiro, inspiro, espiro, inspiro”
E
si, mi ero appena svegliata e già avevo avuto una crisi di
panico! Uaho, e quando avrei incontrato il mio primo essere umano
della giornata sarei morta stecchita per caso?
Poi
il lampo di genio: quel giorno non sarei andata a scuola.
Con
un pò di buona volontà avrei convinto i miei... però
forse avrei dovuto aspettare ancora un’ora.
Alle
6.07 dubitavo che qualche membro della mia famiglia si fosse
svegliato, e visto che io non riuscivo più a dormire decisi i
darmi alla ricerca: tanto, prima o poi avrei dovuto farlo, per cui
prima era meglio era.
Il
pc si accese silenzioso, mentre io cercavo fogli puliti su cui
scrivere gli appunti e, mentre aspettavo mi misi a pensare che,
dopotutto, che disgrazia poteva mai essere?
Alla
fine l’unico problema era che il ragazzo che amavo era
immortale. Ed era un vampiro. Che succhiava sangue. Brrr
Però
dopotutto non ne ero molto sicura, no?
Sentì
bussare alla porta ed entrò Alyssa. Caspiterina, mi ero
dimenticata di chiuderla!
Mi
arrivò vicino lentamente, come per vedere se le sarei saltata
addosso, poi si sedette vicino a me.
Buttò
l’occhio sulla mia ricerca al computer e mi rivolse un
sorrisetto triste.
-Quindi
hai capito tutto, vero?-
“...”
-Dei
Salvatore intendo.-, cercò di farmi capire con la logica.
Io
la fissavo: com’era possibile che anche lei sapesse?
Poi
mi ricordai della conversazione che aveva avuto con Elena, quando ero
tornata da... l’altro giorno.
-Sono,-
mi sentivo maledettamente ridicola ad ammetterlo –vampiri?-
Mia
sorella annuii e distolse il suo sguardo dal mio.
-Ma...
tutti i Salvatore?- le chiesi e le mostrai l’annuario.
Lei
annuii nuovamente e aggiunse: -Non stavo facendo niente con Damon
ieri, mi stava solo convincendo a non dirti nulla perchè,
testuali parole, saresti scappata a gambe levate. Io te l’avrei
voluto dire da quando l’ho scoperto Kathy, giuro, ma loro mi
dicevano che avresti potuto scoprirlo da sole e infatti... è
successo.
Comunque
senza l’annuario, saresti ancora in alto mare,- continuò
con un sorriso furbetto, -visto che in questo periodo sei
particolarmente distratta!-
E
mi fece l’occhiolino.
Quando
capii la battuta lei stava già ridendo come una pazza
scatenata.
-Alysaaaaaaaaaaaaaaa-
le dissi mezzo ridendo anche io, rossa come un peperoncino. O come
una che ha mangiato il peperoncino, dipende dai punti di vista.
Quando
il nostro eccesso di risatine finì le dissi, senza tanti giri
di parole che quel giorno non sarei andata a scuola.
-COSA
SIGNIFICA CHE OGGI NON VIENI A SCUOLA?-
-Shhhhhhh-
-Cosa
significa che oggi non vieni a scuola?-
-Esattamente
questo.- dissi con fare ovvio –Non so se noti, ma non sono nel
pieno delle mie facoltà mentali, ora come ora.-
In
realtà non ero mai nel pieno delle mie facoltà mentali,
ma quello era un dettaglio facilmente trascurabile.
Tre
ore dopo ero in salotto distesa sul divano a fissare il soffitto.
Avevo
ancora una mattina da passare da sola. In più avevo anche
qualche linea di febbre (cosa che aveva contribuito a convincere i
miei genitori a lasciarmi a casa), e non sapevo che fare, così
presi il mio diario e iniziai a scrivere, liberandomi da tutto il
peso che avevo dentro e riordinado le idee.
“Caro
diario,
Damon,
Stefan ed Elena sono vampiri.
No,
non vampiri sbrilluccicanti come quelli di Twilight, ma quelli “da
leggenda” completi di denti acuminati e paletto nel cuore per
farli crepare.
Alyssa,
stamane, mi ha raccontato quello che le aveva detto Stefan: lui si sa
trasformare in un’aquila, mentre Damon in un corvo e in un lupo
(o cane non ho capito bene). Sono velocissimi e fortissimi, sempre in
relazione a quanto sono “antichi”, a quanto sangue bevono
e di che tipo (umano o animale). Qui non sono voluta entrare nei
dettagli.
Per
farli morire basta un bel paletto di legno inficcato nel cuore, e
marciscono come prugne andate a male.
NB.
Se è di frassino è meglio.
Uhm...
Stefan e Damon sono fratelli, e sono nati nel Rinascimento (molto
utile per la mia ricerca, che finirò stamattina), mentre Elena
è diventata vampiro circa 100 anni fa, per amore di Stefan.
Dopo
essere, per ordine, diventata vampira, morta per salvare i fratelli
Salvatore da una pazza furiosa, rinata sotto forma di spirito
bambino, essere ritornata umana ed essere ridiventata vampira,
conservando una piccola parte dei suoi poteri angelici, che ha
ricevuto dopo essere ritornata sulla terra come angelo (vedi punto
3).
Poi
è arrivata l’ora di andare a scuola, ma Alyssa mi ha
assicurato che mancava ancora la parte piccante, cioè la causa
della trasformazione di Stefan e dell’altro (si nota che sono
un pò incazzata, si?). Poi mi ha fatto un sorrisetto malizioso
e se ne è andata.
Mi
ha anche assicurato che quando ho visto lei e chi-sai-tu in
atteggiamenti un pochino sconci, stavano solo discutendo se dirmi
tutto o no, e lui era leggermente alterato perchè Aly voleva
dirmi la verità.
Poi,
quando sono andata via io, Stefan ed Elena hanno mandato a casa
Alyssa, dicendole che avrebbero deciso in un futuro prossimo (???) e
poi Damon è venuto da me e bla bla bla e io l’ho mandato
via dicendogli che è uno stupido.
Strano
che non mi abbia ammazzata seduta stante, anche conoscendo
l’antipatia che provava per me. Anche se sinceramente non ho
ancora capito il motivo.
In
conclusione: ho ancora le idee leggermente confuse, ma questo è
quello che farò: questo pomeriggio li trascinerò a casa
nostra e gli farò spiegare tutto. Eviterò di scappare o
di svenire o, ancora peggio, di fare una figura di merda con lui,
anche se non avrò il coraggio di guardarlo in faccia.
Farò
finta di nulla, anche se sono leggermente terrorizzata, ma dopotutto
anche Violet è nella mia stessa barca, per cui almeno non sarò
sola.
Finii
di scrivere e me ne andai in bagno. Poi vomitai.
♥
♥ ♥
Quando
finii la ricerca era passato parecchio tempo, infatti erano le due
passate e alle tre mia sorella e gli altri sarebbero usciti da scuola
e poi, come d’accordo, si sarebbero diretti qui.
Non
sapevo ancora con certezza come mi sarei comportata, ma avevo
incominciato mezz’ora prima a prendere delle camomille.
Svuotai
l’ennesima tazza e chiusi la ricerca sospirando.
Non
volevo che quel pomeriggio si trasformasse in una litigata in piena
regola, e non sapevo nemmeno come si sarebbero comportati i tre
vampires
in mia presenza.
Ma
non volevo sembrare debole. Io dovevo essere forte anche in
quell’occasione, come sempre.
Ecco!
=3
Uno
dei capitoli meglio riusciti! In questo chappy ho cercato di
esprimere tutto quello che provava Kathy, tutta la sua tristezza e la
sua amarezza.
Anche
se dovrete aspettare il prossimo capitolo per sapere cosa succede,
spero che questo non vi abbia delusi!
Spero
di ricevere qualche recensione!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 7 *** 6. ***
Ma
ciaoooo! Sono così felice che sia finito il primo
quadrimestre!!! Faccio i salti di gioiaaaa =)
E
aggiorno, anche! Mi spiace per aver messo quell'avviso, anche io li
odio, ma era solo per avvertirvi!
Devo
dire che questo capitolo mi piace molto, in particolare il finale!
Poi capirete perchè U.U
Beh,
spero di aggiornare un po' più in fretta del solito, anche
perchèdal prossimo chappy arriverà l'azione! Cosa
pensavate, che fosse tutto così palloso? Mannooooo xD
Ok,
ammetto che mi sto dilungando per non fare i compiti -.-”””
Beh,
vi auguro buona lettura!
6.
Stavo
letteralmente sclerando quando la porta di casa mia si aprì
con molta fatica da parte di mia sorella. Causa serratura difettosa.
-Certo
che mi potevi anche aprire!- mi urlò dietro Alyssa, mentre
faceva entrare il corteo.
Io
spensi la tv e cercai Violet con lo sguardo.
Era
bianca,
come se si fosse messa un quintale di cipria, peccato che quello
fosse il suo colore naturale.
Dopo
di lei entrarono Stefan ed Elena e per ultimo Damon.
Tutti
si misero in fila e mi fissarono.
Come
un branco di bravi soldatini che guardano il loro generale,
pensai in un misto tra timore, ironia ed imbarazzo.
Visto
che non sapevo che fare, mi concentrai sulla rossa che in quel
momento sembrava stesse per svenire e la invitai a sedersi.
Probabilmente apprezzò parecchio quel gesto perchè mi
sorrise.
Io
e lei ci sedemmo vicine, per darci forza, dopotutto eravamo solo noi
due a dover sentire quel “racconto”, quello di una vita
durata per secoli e secoli, di cui, magari, non si ricordavano
neanche tutti i particolari. Ma quelli più importanti
sarebbero giunti alle nostre orecchie di lì a poco, senza
interruzioni e sarebbe stato a noi decidere cosa farne. Elena si
strinse a Stefan sul divano, mentre Damon si appoggiò al muro,
dietro di loro, fissandomi con i suoi penetranti occhi color del
ghiaccio.
Mi
piaceva il suo sguardo su di me, mi faceva sentire importante e, non
guardarlo, era per me una piccola vendetta per fargli provare almeno
un decimo di quello che lui aveva fatto provare a me.
Quando
vidi Stefan che apriva la bocca, spostai tutta la concentrazione su
di lui e mi apprestai ad ascoltarlo attentamente, non volevo perdere
neanche un piccolo particolare.
-Kathy,
Violet, lo so che siamo stati imperdonabili, tutti e tre... quattro-
aggiunse guardando Alyssa, -a nascondervi così a lungo questo
segreto, e non abbiamo parole per esprimere il nostro rammarico. Ma
volevamo che sentiste le nostre ragioni. Dirvi la verità sulla
nostra natura, sul fatto che siamo vampiri, voleva dire farvi entrare
in un altro mondo, un mondo pieno di pericoli e di difficoltà,
specialmente per voi che siete umane. Noi abbiamo accettato di
diventare vostri amici e di mettervi in pericolo solo perchè
Elena ci teneva davvero tanto.- e guardò la ragazza al suo
fianco con un amore infinito che lei ricambiò. Per un attimo
provai una gelosia infinita in quell’occhiata, perchè
avevo riconosciuto quelle che si lanciavano Alyssa e Alessandro.
-Ora,
prima di raccontarvi la nostra storia, che per quanto avvincente è
anche molto lunga, vi proponiamo di fare una scelta: se decidete di
accettare questa storia noi continueremo a starvi vicino, e sarà
più o meno tutto come sempre. Ma vi capiamo se deciderete di
non continuare questa amicizia, in tal caso tutti e tre ce ne
andremo dalla vostra vita per sempre.-
Quando
finì lo vidi guardarci determinato in attesa di una risposta.
Elena, con il passare del tempo, sembrava sempre più sull’orlo
delle lacrime. Si vedeva che ci teneva a questa amicizia.
In
quanto a me trovavo spaventosa, se non impossibile, l’idea di
stare lontana da Damon, anche solo per qualche giorno. Ora che mi ero
convinta di amarlo non avrei sopportato la nostra separazione.
Alzai
gli occhi e incontrai i suoi che, glaciali, mi fissavano ancora come
se mi volessero leggere dentro e prevedere la mia risposta.
Ma
io, nei suoi, non ci lessi nulla, solo l’indifferenza più
totale.
Capii.
E
qualcosa dentro di me si spezzò. Volevo disperatamente che mi
amasse come io amavo lui, ma a quanto pare non era così.
Quindi anche se fossero andati via non avrebbe fatto differenza.
Mi
accasciai sul divano.
Per
quella volta avrebbe scelto qualcun altro per me.
-Io
non voglio che ve ne andiate- mia sorella era determinata. Bene,
quella sarebbe stata anche la mia scelta.
-Sono
sicura che saremmo protette qui con voi, e nessuno ci farà del
male.-
Poi
guardò me e Violet. Quest’ultima, che nel frattempo
aveva preso un pò di colore, annuii vigorosamente e lo feci
anche io.
Dopo
di che vedemmo un tornado biondo saltarci addosso e abbracciarci
forte, poi ritornare vicino al fidanzato, e tutto nel giro di pochi
secondi.
Sia
io che Violet restammo scioccate, mentre Alyssa scoppiò a
ridere e Stefan ed Elena ridevano con lei.
Poi,
Stefan, iniziò a raccontarci la loro storia.
-Io
e Damon siamo nati verso il 1500 a Firenze. Per farla breve, un
giorno nella nostra villa venne ospitata una ragazza, di cui sia io e
Damon ci innamorammo, solo più tardi scoprimmo che era una
vampira. Il suo nome era Katherine.-
Io
rimasi basita da quell’affermazione. Ora si collegava tutto:
ecco perchè tutti e tre, quando mi avevano conosciuta erano
rimasti traumatizzati, ed ecco perchè Damon mi aveva trattata
così male. Stafan aveva trovato la sua anima gemella in Elena,
ma Damon no e probabilmente il mio nome gli ricordava in suo amore di
500 anni prima.
-Lei
era una doppiogiochista: stava con tutti e due dicendo di amarci.
Noi, però, le chiedemmo di scegliere un marito tra i due. La
sera della scelta, se la memoria non m’inganna, ella scambiò
il sangue sia con me che con mio fratello. In quel caso, anche se
fossimo morti, invece di smettere di esistere saremmo diventati
vampiri, come lei.
E
forse è proprio quello che voleva che succedesse quando ci
disse di aver scelto tutti e due.
Poi,
vedendo che non accettavamo la sua scelta ci fece trovare i suoi
vestiti in mezzo a della cenere e al suo anello –che ci serve
per non bruciare alla luce del sole- e ci fece credere di essersi
voluta suicidare per portare pace tra noi due. Noi, colti dall’ira,
ci uccidemmo a vicenda e diventammo così vampiri.
Ci
separammo, ma Damon mi promise un’eternità di
sofferenza. Così, quando incontrai Elena, e me ne innamorai,
ci fu anche lui e, sebbene lei avesse scelto me, beh... diciamo che
lui non si arrese e cercò di conquistarla, a volte anche con
la forza.-
Il
suo sguardo si indurì e sembrò fare un salto nel
passato. Credo di aver capito perchè so odiassero così
tanto.
Continuò
a parlare Elena. La sua voce era contrapposta a quella del suo
ragazzo, ma avevano un timbro simile, innamorato, dolce.
-Loro,
o almeno Stefan, era stato colpito da me per via della mia grande
somiglianza con Katherine. Il suo cuore, come quello di Damon
dopotutto, era ancora spezzato per la sua scomparsa ed erano
incuriositi da me. Io mi innamorai di Stefan , ma avevo anche una
seria attrazione verso Damon.
Dopo
tutti gli avvenimenti che successero nella nostra vita, mi ritrovai
ad amare di più Stefan. Con lui mi sentivo meglio, più
al sicuro, e lo amo tutt’ora di più, sebbene nutra anche
una profonda amicizia e fiducia verso Damon.-
Chiuse
qui il suo discorso. Sapevo di che “avvenimenti” parlava:
quelli che l’avevano coinvolta, la trasformazione, la rinascita
e tutto ciò che mi aveva raccontato quella mattina Alyssa.
Ma
come faceva a dire tutte quelle cose davanti Damon? Dopotutto aveva
appena detto che gli aveva spezzato il cuore. Di nuovo.
-Elena
mi ha fatto innamorare, e non per il suo aspetto, ma anche per il suo
coraggio, la sua intraprendenza e il suo amore. Lei ha guarito le mie
ferite.- concluse Stefan guardando nuovamente Elena con sguardo
innamorato, protettivo e anche un pò possessivo.
<3
<3 <3
Mi
strinsi più forte il cappotto sulle spalle e contollai di
avere il cappello ben calcato sulla testa. Mi misi una mano sotto la
sciarpa e, come facevo da due settimane circa, mi accertai per
l’ennesima volta di avere anche quella mattina il ciondolo
pieno di verbena.
Stava
arrivando il freddo, e agli inizi di novembre non si poteva certo
aspirare alle temperature estive.
Ma,
accidentaccio, anche con questo gelo bisogna andare a scuola?
Mi
ricacciai il ciondolo sotto la sciarpa e chiusi la porta di casa,
controllando che Alyssa fosse veramente dietro di me.
Tendevo
ad assere un pò troppo maniacale nell’ultimo periodo.
All’incrocio
della prima via incontrammo Violet che veniva nella nostra stessa
direzione, e poco dopo anche i fratelli Salvatore ed Elena.
Con
Elena avevo avuto una recente chiacchierata, di quelle che lei
chiamava “da donna a donna”, anche se avrei voluto farle
notare che avevo appena 17 anni. Però mi era sembrato
scortese.
Tornando
alla conversazione, credo che il succo del discorso fosse che si era
accorta che mi piaceva Damon, anche se mi aveva assicurato che Stefan
“Si interessava poco di quello che riguardava suo fratello”
in poche parole non lo sapeva. Poi mi aveva lanciato uno sguardo
complice, solo due secondi prima che entrasse nella stanza Damon e se
ne era andata.
E
sempre, anche in quel momento mentre camminavo diretta a scuola, con
il vento che mi sfarzava il viso, ogni volta che guardavo Damon
sentivo un brivido dietro la schiena, che finiva per farmi
rabbrividire di piacere.
Non
era di per se una sensazione fastidiosa, ma piuttosto imprevedibile
che mi coglieva sempre impreparata e mi faceva annegare in quegli
occhi color del ghiaccio.
Mi
girai un secondo verso di lui e lo vidi chiacchierare con Violet.
Sembrava rilassato e tranquillo, anche se pensandoci bene l’avevo
visto veramente teso solo quando Stefan ci ha parlato dei suoi
sentimenti per Elena.
Non
capivo perchè per certe persone si vergognavano dei propri
sentimenti passati... anche se adesso ci penso bene non ero convinta
che avrei mai avuto il coraggio di dire a Damon che mi piaceva.
Oh,
santo cielo, mi sono persa di nuovo nei miei pen...
/
SPLAT /
Sentì
qualcosa di umidiccio che mi si spiaccicava in faccia.
Solo
quando i miei amici e mia sorella scoppiarono a ridere mi resi conto
che si trattava di una foglia verde tutta bagnata dal recente
acquazzone.
Me
la tolsi dalla faccia disgustata e cercai di pulirmi il viso, azione
inutile, almeno fino a quando Stefan, da gentil uomo qual era, mi
passò un fazzolettino di stoffa.
Poi
sentimmo la campanella della scuola suonare in lontananza e ci
mettemmo a correre.
Mi
resi conto che il profumo di Stefan era mille volte meno buono di
quello del fratello.
Caramello
e Menta.
E
io preferivo di gran lunga la menta.
Guardai
l’orario, per nulla interessata alle materie che avrei avuto
quella mattina, però mi toccavano, per cui tanto valeva
accettarlo e basta.
Per
quanto io odiassi con tutto il mio cuore la ginnastica, amavo arte e
le due ore passate a fianco ad Elena la settimana prima avevano fatto
si che aspettassi con ansia la prossima lezione.
Entrate
in classe io ed Elena ci sedemmo al solito posto e tirammo fuori i
nostri disegni.
Mentre
la professoressa passava a controllare che avessimo svolto i compiti
a casa bene, Elena iniziò a bombardarmi di bigliettini.
Lei
una volta mi aveva detto che mi avrebbe parlato anche con il pensiero
se non avessi indossato la verbena, ma che comunque avrebbe usato i
bigliettini. Non mi sarei tolta quella collana neanche dopo morta.
-“Allora,
hai pensato a quello che ti ho detto?”-
la grafia di Elena era minuta e ordinata e la rispecchiava in un modo
quasi assurdo.
-“Cosa?”-
-“Quello
che ti ho detto a proposito di Damon”-
-“Cioè?"-
-“Katherine,
non fare la finta tonta! Quella parte in cui dicevo che Damon è
interessato a te!"-
-“E
tu te la ricordi, vero, quella parte in cui ti dicevo che non era per
niente vero?”-
Elena
non mi rispose per un pò, ma quando mi arrivò un
bigliettino, esso era bianco.
Non
c’era niente da dire.
Io
sapevo cosa ne pensava lei, e sotto sotto lo speravo anche io, ma ero
sicura che così non fosse. Io non ero nulla in confronto ai
suoi precedenti innamoramenti, e di sicuro mai sarei stata al centro
dei suoi pensieri. Non come Elena per lo meno. E nemmeno come la
donna che lo aveva trasformato.
Scossi
la testa ed Elena mi passò una mano sul braccio per
consolarmi, anche se è inutile dire che non era servito a
nulla.
Presi
un pastello e iniziai a colorare il prato del mio paesaggio:
raffigurava un melo, in primo piano, e una bambina che cercava di
raccoglierne i frutti per lei troppo alti.
Mi
sentivo così anch’io a volte. Mi sembrava sempre di
cercare di raggiungere qualcosa ma di non riuscirci mai. Era una
bruttissima sensazione.
L'ora
dopo mi stavo avviando verso la palestra con una faccia da funerale,
mancavano solo i vestiti neri e sarebbe sembrato che fosse morto
qualcuno.
Odiavo
fermamente fisica, e la cosa non sarebbe mai cambiata. Era la materia
più brutta del mondo, anche se Alyssa mi contraddiceva:
secondo lei era la materia più brutta dell'universo.
Non
che facesse molta differenza in effetti.
Andai
negli spogliatoi e mi cambiai lentamente, sperando di perdere più
tempo possibile.
E
intanto pregavo anche Babbo Natale perchè mi desse una grazia
e non mi facesse incontrare Damon.
Infatti
da quando avevo saputo che era un vampiro non ci parlavamo più,
anche se a dirla tutta ero io che lo evitavo: perchè dovevo
farmi del male da sola illudendomi, parlando con lui per essere
felice solo qualche ora per poi ricadere in una tristezza di volta in
volta più terribile?
Non
lo avrei fatto e basta. Il mio amore per lui era un amore che faceva
più male che bene, cresciuto lentamente ma inesorabilmente e
passando in un attimo dall'odio all'affetto più assoluto.
Mi
pizzicarono gli occhi, così li chiusi e presi un respiro
profondo e uscì dalla porta.
Mi
unii al gruppo che stava correndo senza sosta intorno alla palestra,
e dal fiatone credevo anche da parecchio.
Sorrisi
ad Anne, una ragazza molto simpatica che avevo anche nel corso di
matematica e storia; ci avevo già parlato qualche volta,
durante qualche assenza o nella ricreazione e avevo appurato che
fosse molto simpatica.
-Ciao-
mi salutò subito infatti.
-Ciao.-
Stemmo
in silenzio per un pò, tutte e due con il fiatone per la corsa
che la gentilissima
professoressa non accennava a farci smettere.
Iniziavo
veramente a stancarmi: correndo la coda di cavallo che mi ero fatta
oscillava a destra e a sinistra solleticandomi il collo in un modo
più che fastidioso, sentivo le guance andare a fuoco, e
dovetti aprire leggermente la bocca per respirare meglio.
-Ehi,
problemi con la corsa bambola?-
Mi
girai e incontrai lo sguardo strafottente di Damon.
Accanto
a me sentivo che Anne tratteneva il respiro.
Patetico
-Non
tutti siamo super dotati come te- gli risposi acida.
-Giusto,-
disse ridendo ed esibendosi in un’espressione da
“tutte-le-donne-cadono-ai-miei-piedi-sto-già-provvedendo-con-la-tua-nuova-amica”
che, tra parentesi, si stava sciogliendo.
Damon
non ebbe tempo di parlare oltre perchè la prof ci fermò
e ci annunciò che qul giorno ci saremmo allenati con la
pallavolo.
Ma
vieni! Finalmente qualcosa dove non cado, non rischio di morire, non
faccio fiugure di merda e compagnia bella!
Anne
mi venne vicino.
-Ti
và di stare in coppia con me per fare gli esercizi?-
-Certo...-
-...che
no!- le disse Damon, -Lei è con me.-
Mi
girai e lo guardai strabuzzando gli occhi.
-Ma
sei pazzo? Hai una malattia rara che colpisce solo i vampiri?
Deficenza, magari?-
-No,
ho solo voglia di fare gli esercizi di pallavolo con te. Mi stai
evitando. Ma spero che tu sia abbastanza brava-, riprese poi, -perchè
sappi che ti darò del filo da torcere.-
Ghignai
e mi tenni pronta a ricevere la sua palla.
-Credevo
che fossi bravo solo nel football, come tutto il resto degli uomini
in questa scuola.-
Eravamo
appena usciti dagli spogliatoi, dopo due estenuanti ore di fisica
(non si sa ancora per quale ragione attaccate), ed io ero diretta
nell'aula di storia, mentre Damon in quella di biologia.
-Tu
non sai tante cose di me, principessa.- e via con un altro degli
odiosi epiteti che mi aveva dato.
-Damon?-
lo chiamai e mi fermai guardandolo.
-Io
ho capito tutto, ma per piacere il mio nome di battesimo è
Katherine, e magari mi farebbe piacere se mi chiamassi così
altrimenti i miei mi avrebbero dato un altro nome, okay?-
-No.
Ti chiamo come voglio io. Se ti volessi chiamare Genoveffa ti
chiamerei così e tu non ti potresti opporre.-
-E
se io lo facessi?-
-Non
ti conviene, credimi.-
Sentii
le lacrime pizzicarmi gli occhi. Non sapevo bene perchè, forse
perchè la sua frase faceva intendere che non avrebbe avuto
problemi a farmi del male, o perchè mi ero resa conto che mi
ero lasciata andare un pò troppo.
Lo
superai ed entrai in classe lasciandolo fuori, andandomi a sedere a
fianco ad Alyssa e stando bene attenta a tenere gli occhi bassi per
non farle vedere che li avevo lucidi.
Vidi
con la coda dell'occhio Stefan che si sedeva vicino ad Alyssa e ci
salutava.
Feci
finta di cercare qualcosa nello zaino e aspettai che gli occhi si
asciugassero, poi mi girai verso Stefan e lo salutai con un sorriso,
dopotutto non era colpa sua se era fratello di Damon.
Quel
giorno consegnammo le ricerche.
Sorrisi
al pensiero che avevo fatto la stessa ricerca di Stefan, ma che di
sicuro avrei preso molto meno di lui considerando che lui ci aveva
vissuto nell'epoca che aveva descritto.
Beh,
alla fine la giornata passò abbastanza tranquilla e al
pomeriggio Stefan ci portò addirittura a bere una deliziosa
cioccolata calda al bar.
<3
<3 <3
Alyssa
era davanti a me con un’aria furibonda.
-Ok,-
dissi buttandomi di peso sul letto, -qual è il problema?-
-Katherine,
tu ti rendi conto che ti stai facendo male da sola? No, e non
sbuffare. Lo sai che ti fai paranoie incredibili che ti fanno solo
soffrire. E, come cavolo te lo devo dire che Damon non ti odia, non
ti farebbe mai del male e, sopratutto, ti vuole bene? E te l’ha
detto anche Elena che, se permetti, lo conosce da ben più di
noi. Ma tu no, con la tua testardaggine cerchi di allontanarlo con
delle futili scuse. Perchè hai paura di soffrire? Se non ci
provi non saprai mai cosa comporterà la cosa.-
Mi
guardò, ma visto che non rispondevo continuò con il suo
monologo.
-Perchè
lo mandi sempre via, ogni volta che cerca di avvicinarti con delle
frecciatine? Se ti feriscono le battutine che fa lui, sai che è
fatto così e che scherza...
Oh
santo cielo, Katherine, è perchè è un vampiro? O
che cos’altro? Mi rispondi?-
-E’
perchè ho paura- sbottai, quando per l’ennesima volta mi
chiese di risponderle.
-Ho
paura che mi rifiuti e che si rovini quel rapporto poco stabile che
si è creato tra di noi. Ho paura che se abbasso la guardia e
sto un pò meno attenta, non riuscirò più a
rialzarmi se le cose non vanno come vorrei che andassero. E poi si,
anche l’immortalità sarebbe un pò un problemino.-
Mia
sorella mi si avvicinò e mi abbracciò stringendomi
forte.
-E’
che... che ogni volta che lo vedo che parla con Elena, con te o con
Violet mi si stringe il cuore in un modo assurdo e mi viene un nodo
in gola che sembra mi soffochi, perchè...-
-Perchè
tu lo ami.-
-Si,
perchè lo amo.-
Dirlo
ad alta voce era strano, ma lo faceva sentire anche un pò più
mio. Era una strana sensazione.
-Su,
scendiamo, credo che la cena sia pronta.-
Dopo
aver mangiato ed essermi fatta un bagno rigenerante mi diressi in
camera, mi misi in pigiama e, dopo aver salutato mia sorella mi misi
finalmente a leggere “Vampiri
nella notte”
il libro che avevo preso in mano dopo Cime Tempestose.
Era
molto bello e lo avevo consigliato molte volte a mia sorella, ma era
troppo grosso per i suoi gusti.
Ero
decisamente immersa nella lettura quando sentii una folata di vento e
alzai di scatto la testa per cercare la fonte. Dapprima mi girai
verso la porta, ma vedendo che era chiusa mi girai verso la finestra.
Quest’ultima,
invece, era quasi totalmente aperta, e mi sorpresi parecchio visto
che ero sicura di averla chiusa prima di farmi il bagno.
Mi
alzai di malavoglia da sotto le coperte per chiuderla. Girai la
maniglia e tirai meglio le tende.
Quando
mi girai, però, trovai Damon dietro di me che mi fissava.
Feci
un salto e mi portai la mano al cuore per cercare di farlo calmare.
-Cosa
ti è saltato in mente? Mi hai fatto prendere un colpo. Pazzo.-
Lui,
come se lo avessi invitato con un sorriso, si buttò sopra il
mio letto, facendo cadere il libro a terra.
Si
tirò il morbido piumone sulle gambe, coprendosi per bene, e
iniziò a sfogliare il libro con fare da esperto.
Quel
suo comportamento mi iniziava ad irritare.
-Damon,
mi dici almeno che cosa ci fai qui, tralasciando il fatto che sei
entrato dalla mia finestra alle dieci di sera senza neanche essere
invitato?-
Presi
posto nella sedia girevole a fianco alla mia scrivania e mi soffermai
a guardarlo. I suoi occhi azzurro ghiaccio mi squadravano con
curiosità e risentimento, solo che non riuscivo a capire il
motivo di quest’ultimo sentimento.
-Allora...-
iniziò sfogliando le pagine del libro che aveva ancora tra le
mani, -dimmi, chi è che dovresti amare?-
Lo
guardai con gli occhi sgranati. Come faceva a sapere che...
-Lo
sai che non si ascoltano le conversazioni altrui, vero?-
Si
alzò e iniziò a frugare tra i cassetti con tranquillità
fino a che, stizzita, non glieli chiusi davanti alla faccia.
Alzò
gli occhi al cielo e mi guardò.
-Non
hai ancora risposto.-
-E
non lo farò. Non è affar tuo sapere di chi sono
innamorata.-
Era
palese che non mi credeva, ma diedi la risposta per buona: finche
fossi stata abbastanza evasiva non avrebbe mai capito chi mi piaceva
effettivamente. Almeno speravo.
-Hai
intenzione di stare qui ancora per tanto?-
Si,
dimmi di si...
-Come
desidera lei, Lady Katherine!-
Lo
guardai come se fosse un alieno.
Chi
sei tu? Che ne hai fatto di Damon Salvatore?
Ma
non lo dissi per non rovinare l’atmosfera.
Mi
girai e mi diressi verso il letto per poi fargli spazio una volta
distesa. Lui capì il messaggio al volo e si sedette a fianco a
me.
Forse
dovevo dare un pò più di retta ad Alyssa.
Pensai
accoccolandomi addosso a lui. Ai rimorsi avrei pensato più
tardi.
Prima
di salutarvi, volevo ringraziare chi ha aggiunto questa storia tra
preferite, seguite e da ricordare!
E
invito i lettori silenziosi ad esprimere il loro parere. Oh, e anche
i miei recensitori iniziali, che sono spariti tutti. Ma dove siete
finiti??? O.o
Baci!
♥
°°Samirina°°
|
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Capitolo 8 *** 7. ***
7.
Fissavo
il mare di capelli rossi a fianco a me.
Ci
mancava solo questa.
Ero incredula.
Mi girai per
guardare Elena, poi guardai Stefan e Damon, poi mia sorella.
Non ci potevo
credere.
Violet mi trascinò
in una stanza, probabilmente una ex aula di disegno, e strappò
in piccoli pezzi un foglio di carta.
Poi ci mise la mano
sopra, a pochi centimetri dalla carta e quest’ultima si sollevò
da sola. Violet la fece volteggiare per un pò e poi la lasciò
andare;
-Adesso ci credi?-
-Direi proprio di
si. Ma che altro sai fare?-
-Per ora niente di
che, credimi. Solo qualche cosuccia, come per esempio, chessò,
chiudere le porte con il pensiero o sollevare oggettini. Mia nonna
non è stata molto specifica al riguardo.-
Annuii pensierosa e
stetti attenta a non andare a sbattere sull’estintore appeso al
muro.
Mi scansai appena in
tempo ma finii addosso a Damon, che se non mi avesse tenuta lui mi
avrebbe tenuta il pavimento.
Lo ringraziai e mi
infilai in classe dopo Stefan, cercando di arrossire dopo che se ne
fu andato.
Stefan, sentendo il
mio rossore, mi guardò, ma io girai la testa facendo finta di
parlare con un ragazzo, Cedric Smallwood, il figlio del sindaco di
Fell’s Church.
Era molto carino,
ovviamente molto meno di Damon, ma era dolce ed era piacevole
chiacchierare con lui.
Quando sorrideva
sentivo il rossore che mi si diffondeva sulle guance e il cuore
incominciava a battermi forte.
Quello stesso
pomeriggio lo rincontrai uscendo da scuola.
Ero con Elena che se
ne stava andando a caccia con Stefan e mi stavo mettendo d’accordo
con lei per andare al Grill una di quelle sere.
Una seratina tra
amiche a spettegolare di ragazzi qualche volta serve!
Dicevo, quando lo
vidi (Cedric, non Damon che era già a fianco a me) stava
uscendo dal portone principale con qualche amico, tutti grandi e
grossi come armadi a tre ante.
Lo riconobbi dal
modo che aveva di passarsi le mani tra i capelli, oltre che dalla
voce.
Gli corsi incontro
tenendomi stretta la borsa con una mano.
-Ciao Ced!-
-Ciao Katherine!
Stai andando a casa?- sorrise guardando i miei amici da dietro le mie
spalle.
-Si!- risposi
sistemandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Alyssa
diceva che era sexy.
-Allora ci...
vediamo domani.-
-Certo, ciao Ced!-
Lo salutai con una
mano, andando verso casa con i miei amici.
-Ciao
Ced!!!
Ma ti pare?-
Lo guardai, mani sui
fianchi e sguardo scioccato.
-Si. E se non ti va
bene, Damon Salvatore, puoi tranquillamente uscire di qui che i
popcorn me li finisco da sola. E già che ci sei non farmi il
verso che dà sui nervi- lo guardai mettendomi in bocca una
manciata di popcorn.
Rotolò giù
dal letto e andò vicino alla mia libraria iniziando a
curiosare.
-Non mi piace quello
lì.- prese in mano uno dei miei libri e lo rigirò,
guardandolo. –Cime Tepestose che fine ha fatto?-
-Mi causava incubi e
non lo leggo più. E non me ne frega niente di quello che pensi
tu, li so segliere da sola i miei amici.-
-Certo, e la
prossima volta cosa saranno? Licantropi? O altri vampiri?-
-Non sono comunque
affari tuoi. E poi Ced è umano, altrimenti avreste sentito il
suo Potere.-
-Non mi piace
comunque.-
-Non me ne frega
comunque.- appoggiai la ciotola ormai vuota sulla scrivania e mi
girai verso Damon che aveva ancora il mio libro in mano.
-Vuoi qualcosa da
bere?-
Scoppiai subito a
ridere per l’assurdità che avevo detto e, senza
attendere una risposta mi diressi in cucina.
Salutai mia madre
che era sul divano a leggere, ignara del pseudo-battibecco con un
vampiro che avevo avuto appena un secondo prima.
Presi due bicchieri
di Coca e li portai in camera.
Quando aprii la
porta, vidi Damon alla finestra e il suo viso diventava sempre più
preoccupato e serio.
-Cos’è
successo?- gli chiesi preoccupata appoggiando i bicchieri di Coca sul
comodino e porgendogliene uno.
Fece di no con la
testa. –Ho sentito una stilettata di Potere tremendo. Vado a
vedere, tu dormi. Ti chiamo domani mattina.-
E saltò fuori
dalla finestra. Tanto per precauzione guardai in basso per vedere se
si era spiaccicato, ma vidi innalzarsi un grosso corvo nero, che
immaginai fosse Damon trasformato.
Poi, non so come mi
venne in mente il corvo che mi aveva lasciato quel bel regalino sul
braccio e mi resi conto solo in quel momento che quel maledetto corvo
assomigliava in modo impressionante al caro Damon.
Moro,
tu sei ufficialmente morto.
♥ ♥ ♥
La mattina dopo,
appena alzata, mi sono messa davanti al cellulare, preparandomi il
discorso che assomigliava a un: -Damon, se TU mi hai lasciato questa
cicatrice, ti inficco un paletto nel cuore e poi ti butto in un
fosso.-, anche se non sapevo se avesse sortito l’effetto
desiderato.
Però, al
massimo, gli avrei fatto dono di un vocabolario. Si.
Mi chiamò
circa dopo un’ora che mi ero alzata.
-Katherine?-
-No, la fata
turchina. Come è andata ieri? Hai trovato la sorgente del
Potere?-
-Si, ma vi devo
spiegare di persona. Chiama Alyssa e Violet e venite qui al più
presto.-
Chiusi la telefonata
e andai a chiamare mia sorella e Violet.
-Caspita, doveva
essere proprio preoccupato se ha messo giù così. La
chiamo io Violet, ok?-
-Certo...-
Prendemmo la strada
più veloce, quella che si dilungava per il bosco, visto che la
macchina l’avevano presa i nostri genitori.
Passammo vicino ad
un fiume, vicino a Wickery Bridge, e mi ricordai quando Stefan, a
biologia mi aveva raccontato che, più i vampiri erano potenti,
più facevano fatica ad attraversare i corsi d’acqua,
specialmente impetuosi come quello.
Ma non mi soffermai
molto su quello, dopotutto Damon aveva detto che era grave.
No era una bugia. Io
non vedevo la stramaledetta ora di vedere i suoi occhi, il suo
viso... Ok, ok, Katherine, basta.
Superammo i confini
del bosco e vedemmo la pensione. Violet era già arrivata,
vedevo la sua macchina bianca in lontananza.
Io e Alyssa
affrettammo il passo.
Quando Stefan ci
aprì, aveva una faccia decisamente preoccupata.
Entrammo nella casa,
salimmo due rampe di scale ed entrammo nel piccolo appartamento di
Stefan ed Elena, dove ci aspettava anche Damon insieme a Viò.
-Ma brave, un pò
più tardi e facevamo i vermi.-
-Oh, ma piantala per
una buona volta Damon.- lo riprese Elena.
Lui ritornò
serio. -Ieri ho trovato la fonte del Potere che abbiamo sentito,
Katherine. E' una vampira di nome Gisèle, che incontrai circa
trecento anni fa, durante un viaggio. E' una donna, che avrà
circa cento anni in più di me.-
Ed
è quindi più forte...
Ci passò una
foto, in bianco e nero, in cui c'era questa fantomatica Gisèle:
bellissima, con una bocca carnosa, gli occhi penetranti, e i capelli
che sparivano dietro le spalle. Aveva i capelli rossi, ci disse
Damon.
Più guardavo
quella foto, più mi sembrava di averla già vista da
qualche parte.
-E tu te la sei
portata a letto.-
Violet stava
squadrando Damon con una sopracciglia alzata e le braccia conserte,
aspettando una risposta.
-Può
essere.-. Un uomo che rimaneva sul vago in un discorso del genere non
era mai un bel segno.
Sorrise sornione.
Quanto ci godeva a vantarsi del suo immenso fascino dovevo ancora
capirlo.
Tornai a
riconcentrarmi sulla foto di Gisèle, cercando di capire dove
l’avessi vista, ma non mi venne in mente niente.
Però dovevo
dire che aveva un viso maligno, proprio da vampiro...
Viso maligno...
vasca dei delfini...
-Ma certo!- esclamai
all’improvviso, -Ecco dove l’avevo già vista!-
Vidi dieci occhi
puntati addosso e mi affrettai a spiegare. –Quando siamo andati
al Luna Park, quando siamo usciti dalla vasca dei delfini, c’era
una donna che parlava con l’addestratrice, e quando si è
girata l’ho vista. Ne sono sicura.-
-Molto
brava, ma chère-
Ci girammo e ci
trovammo davanti la fotocopia vivente della foto che avevo in mano.
I capelli color del
fuoco le ricadevano leggeri lungo le spalle e il vestito nero
aderente mostrava il suo fisico slanciato. Gisèle si inchinò
verso di noi e andò a raggiungere Damon sul divano, senza
nemmeno essere invitata e si strinse a lui. Poi si rivolse a me.
-Tu
devi essere la piccola Katrinè.-
ridacchiò, -Dàmon
ti pensa toujours!-
La guardai e alzai
un sopracciglio. E sarebbe con questa sottospecie di pagliaccio che
Damon si era trovato la notte scorsa?
-Gisèle, per
l’ennesima volta: cosa se venuta a fare qui?-
-Per
l’ennesima volta, mon
amour,
sono venuta ici
per
te.-
E
adesso si sarebbe messa a dire Je
t’aime?
Ma per favore!
Mi girai verso Elena
e ci scambiammo uno sguardo complice e per poco non ci mettemmo a
ridere.
-Ma
ora,- disse rivolgendosi nuovamente a noi, -passiamo alle
présentations.
Tu
devi essere Stèfan
e
tu Elenà,
oui ? Poi
Alyssa e Violèt,
una strega, giusto? Oui,
oui, mi
sono documentata! Visto che brava, mon
amour?-
Ok,
iniziavo a non divertirmi più. Come cavolo si permetteva
quella di parlargli così, come se fossero stati fidanzati da
sempre?
Odiosa
bambolina di porcellana del cavolo.
-Vattene
Gisèle. Qui non sei gradita.-
Ooooh,
bravo Dam, fagli vedere chi sei!
Il
viso di Gisèle si tramutò da zuccheroso ad arrabbiato.
Ad una velocità sovrumana, tanto che non riuscì
praticamente a vederla, ruppe la gamaba di un tavolino da salotto, e
la piantò sullo stomaco di Elena. Si sentì un urlo
agghiacciante e Stefan rimase paralizzato per un attimo, ancora
incredulo per quello che era successo. Poi si catapultò su di
lei e gli tolse il paletto insangiunato.
Solo
allora mi resi conto che era di legno, e che quindi
doveva
averle fatto veramente male.
Gisèle
si ergeva in tutta la sua altezza davanti a Damon.
-Ricordati,
Dàmon,
che
sono più forte di tutti voi messi insieme. Posso uccidere
tutti i tuoi amici quando voglio. Quindi ti conviene fare quello che
ti ho chiesto ieri. Altrimenti la prossima potrebbe essere la cara
Katrinè.-
Rise
e se ne andò, veloce com’era venuta.
Un
ora dopo Violet andò a casa. Avevamo deciso che quella sera
sarebbe venuta a dormire da noi, e Damon avrebbe tenuto d’occhio
la nostra casa.
Stefan
aveva dato ad Elena una sacca di sangue umano e si era ripresa quasi
subito.
-Il
sangue umano da più energia, e quindi fa guarire più in
fretta.- aveva detto.
Guardai
Stefan che coccolava Elena, cercando di calmarla e rassicurarla,
trasmettendole tutto il suo grande amore.
Senza
far rumore sgattaiolai nella stanza di Damon, dove si era rintanato
dopo che ci eravamo messi d’accordo sui turni per la nostra
sicurezza.
Sembrava
che il fatto che Gisèle ci avesse minacciati per causa sua
l’avesse ferito più del previsto, e quindi io stavo
andando a vedere come stava. Solo quello.
Bussai
una volta e aspettai risposta, ma quando quella non venne aprii la
porta senza troppi complimenti. Al massimo lo avrei trovato nudo.
Che
non sarebbe stata neanche una brutta cosa
Invece,
con mio grande disappunto, era perfettamente vestito ed era buttato
sul letto. Quando entrai non mi degnò di uno sguardo.
-Non
credevo di averti detto che potevi entrare.-
-Beh,
tu lo fai sempre, per cui...-
Andai
a stendermi a fianco a lui e stetti zitta. Doveva sapere che se
avesse voluto parlare io serei stata lì per lui. Dovevo
dimostrargli che, per una volta, non era solo e non lo sarebbe stato
più.
♥ ♥ ♥
Quella
sera mi strinsi al piumino, ben sapendo che fuori dal tepore della
mia camera c’era Damon che teneva d’occhio la situazione.
Quindi
cercai di addormentarmi, senza avere pensieri per la testa.
Stavo
correndo, ancora, dietro ad un ragazzo.
Avevo
un vestito lungo e leggero, che mi volteggiava sulle caviglie e
correvo cercando di non inciamparci.
Quella
volta, però, mi resi subito conto che stavo sognando, ma
continuai a correre lo stesso. Le mie gambe sembrava non volessero
fermarsi.
Ma
mi accorsi che l’uomo che stavo inseguendo era diverso
dall’ultima volta. Era più basso e, forse, un pò
più minuto.
Aveva
un portamento fiero e disinvolto, come di uno che è molto
sicuro di sè.
Non
lo raggiunsi, ma in confronto alle altre volte, quando si girò
vidi il suo volto. Non mi sorpresi quando scoprii che era Damon,
dopotutto lui era sempre nei miei pensieri, quindi perchè non
anche nei miei sogni?
Pensai
di raggiungerlo, e iniziai a muovere qualche passo più veloce
verso di lui. Ma non appena mossi il primo passo vidi una donna,
Gisèle, che veniva verso di me.
Si
avvicinò al mio collo senza che io potessi fare niente e mi
morse.
Mi
svegliai urlando a squarciagola e, inizialmente, non capii dove mi
trovavo.
Poi
vidi i muri della mia stanza, la mia scrivania, la mia finestra e mi
resi conto che ero nella mia stanza al sicuro.
Sentii
dei passi e poco dopo Alyssa si catapultò in camera.
-Cosa
c’è? Cosa è successo?- si avvicinò
allarmata e mi guardò.
-N-niente,
ho fatto un incubo credo-
Sentì
un colpo dall’altra parte della stanza e mi girai di colpo.
Era
Damon, e anche nella semi oscurità, vidi che aveva una faccia
alterata.
-Dannazione
Katherine,- disse infatti subito dopo - Non devi urlare per niente,
sciocca-
Rimasi
basita. Vidi che mia sorella stava per rispondere, ma lui sparì
nel buio.
A
passi pesanti andò a chiudere la finestra, poi mi prese tra le
braccia e potei finalmente scoppiare a piangere.
♥ ♥ ♥
La
mattina dopo avevo due occhiaie da paura.
Quando
ci alzammo, Violet mi chiese subito cosa avevo ed io l’aggiornai
sui fatti di quella notte.
-Ancora?
Oh, santi incubi... io l’ho sempre detto che leggere fa male
alla salute-
Io
e Alyssa scoppiammo a ridere e andammo a fare colazione.
Finiti
il latte e i biscotti decidemmo di andare a fare shopping, chiedendo
anche ad Elena se voleva venire, e poi fermarci a mangiare in un bar.
Andammo
prima in un negozio di abbigliamento e facemmo il pieno di vestiti.
A
me non piaceva fare shopping, almeno non tanto che come a mia
sorella, ma con la compagnia giusta riuscivo perfino a divertirmi.
Elena
e Violet mi fecero provare tutte le maxi-maglie, camicie, gonne,
scalda-cuore, e tutte il genere di cose che si potevano indossare, e
che erano della mia taglia.
Inutile
dire che alla fine della mattinata eravamo tutte e quattro piene di
borse, io e Alyssa più di tutte. Mi venne da piangere a
pensare a quanti soldi avevamo speso, ma oramai il nostro guardaroba
era pieno.
Andammo
a pranzare ad un fast-food e ci mettemmo d’accordo che quella
sera avremmo cenato tutti a casa Salvatore, con la presenza dei due
fratelli.
Speravo
che Damon non rovinasse la serata e non mi trattasse male.
-Cavolo,
speriamo che Damon e Stefan non abbiano litigato visto che oggi li ho
lasciati da soli.-,
disse
Elena mettendosi in bocca una patatina.
Continuai
a mangiare il mio panino ascoltando quello che diceva Violet.
-Ma
perchè cosa si fanno?-
Elena
ridacchiò. –Allora, una volta sono tornata a casa e ho
trovato Stefan con un coltello piantato sullo stomaco, una volta li
ho visiti darsele di santa ragione, e un’altra Damon se ne è
andato e ho dovuto convincere Stefan a chiedergli scusa...-
-Quindi
alla fine è Stefan che ci rimette sempre, no?- si intromise
mia sorella.
Scoppiai
a ridere e guardai le mie amiche, pensando che mancava solo una cosa
perchè fossi pienamente felice in quel momento.
E
parlavo di Jessica, Nicola e Alessandro, eh!
...Ok,
non mentivo neanche a me stessa!
Pagammo
velocemente il conto, e andammo a casa, per cambiarci.
-Allooooora,-
iniziò mia sorella –considerando che ci vorrà
tutto il pomeriggio...- oh,
ti prego no...
–Elena e Viò staranno qui,- poi si girò a
guardarmi –E noi inizieremo la missione...- terminò
Violet.
-Q-quale
missione?- chiesi, facendomi piccola piccola.
Elena
ghignò e mi prese per un braccio, portandomi in bagno e
mettendomi davanti uno shampoo alla pesca, un bagnoschiuma, un
macello di creme idratanti e mettendomi di forza dentro la vasca da
bagno.
Lei
e le altre iniziarono a sfregarmi il corpo con il bagnoschiuma e mi
lavarono i capelli, come se non fossi capace di farlo da me.
Poi
mi asciugarono e in men che non si dica avevo le braccia e le gambe
tutte appiccicose per via della crema.
Mi
lasciarono li e andarono a vestirsi anche loro.
Quando
fui sola in camera mia, con una semplice canottiera e un paio di slip
addosso, iniziai a compatire le bambole che dovevano subire tutti i
giorni ciò che quelle tre pazze scatenate mi avevano appena
fatto.
Presi
l’Ipod e lo attaccai alle casse, lo accesi e iniziai a
canticchiare una canzone a caso.
“I
am a woman in love And I'd do anything To get you into my
world And hold you within It's a right I defend Over and
over again What do I do…”
E
immancabilmente i miei pensieri partirono a briglia sciolta e a me
non restava altro che seguirli. Quando mi soffermai su Gisèle
rabbrividì… faceva veramente sul serio quando diceva
che avrebbe fatto del male a tutti noi solo perché Damon non
stava con lei, ne ero certa.
Ma
non sapevo cosa aveva intenzione di fare Damon. Che avesse lasciato
che facessimo tutti la fine di Elena o peggio, o se per ci salvarci
sarebbe andato con lei?
Nessuna
delle due: la combatteremo!
Sentì
distintamente la voce di Elena nella mia testa e mi accorsi di non
indossare il bracciale alla verbena, ma non avevo assolutamente
voglia di alzarmi dal letto per prenderlo. Ero stanca.
Non
fisicamente, ma psicologicamente ero davvero sfinita. Avevo paura di
ciò che riservava il futuro, avevo terrore di andare via da
sola o di stare a casa senza Stefan, Elena o Damon.
Scossi
la testa e aspettai pazientemente che le mie amiche e mia sorella
tornassero e mi dessero i vestiti.
La
prima che vidi fu Elena, e rimasi di sasso. Era bellissima.
Aveva
una maxi-maglia azzurra, con le spalline larghe e sopra uno scalda
cuore pesante. La maglia le cadeva larga in vita e irregolare sulle
gambe, coperte da un paio di fuseaux neri e attillati che la
slanciavano in un modo assurdo.
Il
vestito le risaltava gli occhi azzurri, solo di qualche tono più
scuri.
Ai
piedi portava degli stivaletti bassi, che avevamo comprato quel
giorno, neri e con un fiocco su un lato, e quando camminava si
sentiva un lieve “toc-toc” dei piccoli tacchi.
Aveva
lasciato i capelli sciolti che le ricadevano leggeri sulle spalle e
al collo portava una collana nera.
Poi
entrò mia sorella, anche lei bellissima.
Aveva
un maglioncino che avevamo comprato quella mattina e che, di sicuro,
nessuna descrizione poteva risaltarne la bellezza.
Era
di varie tonalità di verde ed era un “finto doppio”;
sembrava che ci fosse una maglia sottile sotto di cui si
intravedevano solo le maniche, mentre la parte più visibile
era un po’ più grossetta, con una cintura verde in vita
ed era senza una spallina.
Poi
indossava dei jeans a sigaretta stretti e ai piedi delle normali all
star nere, regalo di mia madre per il suo compleanno. Aveva legato i
capelli in una coda alta e aveva messo un po’ di ombretto rosa.
Spostai
lo sguardo a Viò.
Aveva
un maglioncino stretto a righe orizzontali bianche e nere e un paio
di pantaloni neri che le ricadevano con eleganza sulle gambe snelle.
Portava
un paio di graziosissime ballerine rosse e aveva lasciato i boccoli
rossi liberi sulla schiena.
Sorrisi
a tutte e tre e le fissai, chiedendomi perché stessero tutte e
due ghignando.
Poi
mi accorsi che ero l’unica senza vestiti.
Ohoh,
tocca a me!
Eccomi
qui con un altro capitolo!
Scusate
per questo ritardo, ma piuttosto che scrivere cavolate ho preferito
aspettare!
Comunque
volevo fare una piccola precisazione: come forse avrete notato, nel
mio racconto Damon ha gli occhi azzurri, mentre nel libro dovrebbe
averli neri.
Ci
sono due motivazioni: la prima è che con gli occhi azzurri è
più figo. La seconda è che nella foto che ho messo
nella "Scheda personaggi" Ian ha gli occhi azzurri, e
dovevo rispettare questa piccola differenza!
Poi,
un'altra cosa: per il capitolo che sto già scrivendo mi
servirebbe il libro numero 4, per una descrizione. Purtroppo questo
libro ce l'ha una mia amica e devo aspettare che lo finisca prima di
riaverlo indietro. Per cui ci sarà un piccolo ritardo anche
per la scrittura del capitolo.
Bene,
per ora è tutto.
Comunque
al solito ringrazio chi ha messo questa storia tra preferiti, seguite
e da ricordare, e naturalmente chi ha recensito!
Baci
e alla prossima.
°°Samirina°°
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Capitolo 9 *** 8. ***
Eccomiiii!
Visto, finalmente sono tornata con il nuovo chappy!
Anche
se devo ammettere di averci messo un po' meno del solito, e questo
non può che rallegrarmi!!!
Beh,
bando alle ciance.
Questo
sarà uno dei capitoli decisivi, dove continueranno le sfighe
dei nostri amati protagonisti.
Non
credo manchi tanto al finale, ma non so se allungarlo mettendo
qualche vicenda “fuori” dalla trama reale vera e propria
o mettere qualche piccola vicenda extra in un'altra storia, formando
così una serie.
Consigliatemi,
mie paladine!
Bene,
ora vi lascio alla fic!
8.
Ammetto
che quando ho visto le tre “pazze” venirmi vicino mi sono
seriamente spaventata.
Avevo
pensato, in un attimo di follia che se avessi voluto diventare una
Barbie vivente avrei potuto almeno farlo per lavoro, prendendo
qualche migliaia di euro al mese o giù di lì.
Però
devo dire che il lavoro finale era stato fantastico.
Elena
aveva pescato dal mio guardaroba una maglietta viola a pipistrello e
l’aveva abbinata ad una gonna a pieghe a ad un paio di leggins
neri comprati quel giorno.
Poi
mi avevano infilato quasi a forza un paio di ballerine bianche e
nere.
Mi
avevano truccata e acconciata insieme (ero rimasta scioccata). Non
avevo gli occhi tanto pesanti, solo un ombretto violetto e un po’
di rimmel e matita e i capelli li avevano arricciati alla base.
Violet
lasciò uscire l’aria dai polmoni e, sempre sorridendo,
appoggiò la matita sulla mia scrivania.
Elena,
poi mi passò il mio bracciale con la verbena e me lo mise al
polso destro.
Sentì
subito quel tranquillizzante peso che mi era venuto a mancare durante
il bagno. Ormai lo consideravo il mio amuleto portafortuna. Anche se
di fortuna ne aveva portata ben poca, intendiamoci.
Bene
Katherine. Ora calma e sangue freddo. Dopotutto non stai mica andando
in guerra, solo ad una cena. Si!
Presi
borsa e cappotto e uscì di casa lasciando un biglietto ai miei
genitori:
-Siamo
fuori, a cenare da Elena.
Se
non torniamo/scappiamo/moriamo ve ne renderete conto.
Baci,
Katherine
Alyssa-
Salimmo
in macchina e in poco tempo fummo dai Salvatore.
Bussammo,
ci aprì Stefan e, sorridendo, accolse Elena tra le sue braccia
e se la sbaciucchiò lì, sull’uscio.
Guardai
mia sorella con sguardo complice e una alla volta superammo la coppia
per andare in soggiorno ad appoggiare i cappotti.
Salutammo
anche Damon che ci aspettava con un bicchiere di whisky riempito per
bene fino all’orlo e quando ci vide ammiccò e sollevò
il bicchiere nella nostra direzione.
Fantastico,
ci manca pure il vampiro ubriaco e facciamo la rimpatriata
Lascio
immaginare la faccia che avevo in quel momento.
Ci
sedemmo tutti insieme a tavola.
-Ragazze,
siete uno splendore stasera.- ci disse Stefan, dopo che finimmo la
prima portata.
Stavamo
ringraziando, ma Damon ci interruppe e ci fece capire che condivideva
l’idea del fratello.
-Si,
proprio bellissime.- Violet arrossì e Damon la guardò
sfoderando un sorriso malizioso e compiacendosi.
Ora,
chiariamoci, Violet è una delle mie migliore amiche e Damon è,
insomma, Damon. Ma quando due persone, o meglio una, si mette in
testa di spaccare le cosidette, spacca.
Stavo
per dire la mia quando Alyssa si alzò e andò a
rispondere al cellulare.
-Ciao
mamma!... Si si… No no… Ah-ah… Nicola…
Chiamato… Ma lo sappiamo che rompe in un modo assurdo…
Ah… Quattro volte… Si si glielo dirò… No
non ora, lascia almeno che torniamo a casa e controlliamo il fuso…
Si, staccalo pure… NO, mamma non puoi dirgli quello che pensi
di lui…-
La
guardavo sempre più sconcertata.
-Si
si, lo sai che Kathy ci tiene… Siiii, lo avrà pur
maledetto tante volte, ma… No mamma, tranquilla non si
sposeranno… Ok, ora passami papà, per l’amor
della mia sanità mentale.-
Mi
chiamò e mi passò il telefono.
-A
te il secondo round!-
Per
sua sfortuna conclusi la chiamata in due secondi netti. Adoravo mio
padre. Con le chiamate ci sapeva proprio fare.
Mi
risedetti a tavola e notai che, per tutta la cena, Damon non la
piantava di fare gentilezze
a Violet. Solo che in genere queste gentilezze
erano
accompagnate da sguardi maliziosi e doppi sensi.
-Allora
ragazze,- disse Stefan rivolgendosi a noi, -A me da umano piacevano
da morire le pesche, e quindi ho pensato di prenderle. Sempre se vi
vanno bene.-
-Io,
sinceramente, preferisco le fragole…- disse Damon non
staccando gli occhi dalla mia amica e alludendo, probabilmente, ai
suoi capelli.
In
quel momento esatto, mi girarono assolutamente le palle.
Quindi
mi alzai e uscì dalla stanza dicendo che dovevo chiamare
Nicola altrimenti poi scassava.
Composi
il numero e attesi.
-Pronto?-
-Ti
pare il caso di chiamare quattro volte a casa? Mia mamma la prossima
volta che ti vede ti infila un cucchiaio nel cu…ore-
-Sai
che me la vedo incazzata con un mestolo in mano che mi minaccia?-
sentivo che sorrideva dall’altra parte della cornetta e anche a
me il malumore iniziò a passare.
-Si,
e ci sarebbero tantissimi motivi per cui potrei darle una mano. Per
esempio per quella volta che hai fatto volare una penna e
l’inchiostro si è sparso nel soffitto…-
-Oppure
quando ti ho rovesciato il caffè sul compito di Storia…-
-O
per quando stravedevo per te in terza media e mi hai mandata a
fanculo per quella stronzetta della nostra compagna di classe…
Sai quanto mi hai fatta star male?-
-Oooh,
non rigirare il coltello nella piaga tanto poi se non ricordi male
l’ho mollata e ho fatto di tutto per fare pace con te…-
sentii uno scricchiolio di passi e sperai fosse Damon, così
rincarai la dose.
-…Dopo
avermi fatta star male come una matta…-
-Ok,
ok, ti chiedo di nuovo scusa! Ma perché dovevamo parlarne
proprio stasera?-
-Perché
io tì vì bì, e questo è il mio modo di
dimostrartelo!-
-Quindi
se una volta mi dovessi rompere il braccio o uccidere vorrebbe dire
che mi ami pazzamente?-
-Se
proprio vuoi vederla così…-
Nicola
ridacchiò e cambiammo discorso.
-Sai
che Chiara, quella di quarta D si è presa una cotta per me?-
-E
tu ne sei orgoglioso… Povera cara…-
-Esagerata!
Comunque è molto carina, potrei farci un pensierino.-
-E
ti prendi gioco di lei ben sapendo che le piaci?-
-Non
mi prendo gioco di lei…-
-Infatti,
la illudi finchè non ti sarai stancato e poi la rimpiazzerai.-
…Come
ha fatto Damon con me.
-Ehi,
perché la prendi così seriamente?-
-Era
solo una considerazione…-
-Tu
non mi hai detto qualcosa… LO SO che non mi hai detto
qualcosa… Quindi dimmi quel qualcosa che non mi hai detto!-
-Non
c’è proprio… niente… da dire. Adesso devo
andare.-
-NO,
Katherine, io stavo scherzando. Ma mi fa così male sentirti
triste e so che ti ho fatto venire in mente qualcosa di brutto, e
vorrei lo condividessi con me.-
-Non
c’è niente che ti posso dire in questo momento…-
-D’accordo…
se hai bisogno sai che sono qui. Buona notte!-
-Grazie,
ciao.-
-Ciao.-
Chiusi
il cellulare e mi sorpresi di nuovo di come quel tipo sapesse
leggermi nella mente senza bisogno di essere un vampiro.
Però
mi aveva fatto ritornare il buon’umore, e speravo che tornando
dentro non sfumasse.
Quando
tornai in salotto vidi Damon che era quasi sopra a Violet, Stefan e
Elena che, vabbè, erano a parte perché non riuscivano a
staccare gli occhi l’uno dall’altro, e mia sorella che,
poveretta, si sentiva la terza, anzi la quinta, incomoda. E nello
stesso tempo mi guardava con colpevolezza.
Afferrai
un pesca e la morsi con rabbia, sentendomi il succo scendere per la
gola e godendo di questo piacere.
Quando
la finii presi le carte e iniziai a giocare con Alyssa a carte e poi
si unirono anche Damon e Violet che, chissà come mai, erano
seduti vicini.
Forse
dovevo dire a Violet che… no, tanto ci perderei lo stesso. Che
schifo che fa l’amore.
Dopo
qualche ora decidemmo di tornare a casa e chiedemmo a chi toccava a
sorvegliare casa nostra.
-Tocca
a me, ancora!- disse Damon, con la voce forzatamente annoiata.
Porca
miseria
Ero
rassegnata, ormai, ma stetti bene attenta a non farlo notare.
Elena
mi abbracciò e mi baciò su entrambe le guance, così
come Stafan, poi ci salutarono mentre ce ne andavamo con l’auto
di Violet.
Lei
ci accompagnò a casa e se ne andò sgommando tutta
contenta.
Aggrottai
le sopracciglia e guardai Alyssa sospirando e cercando di non
mostrare che stavo morendo dentro.
Non
potevo dare a Violet la colpa per qualcosa che nemmeno sapeva, e più
ci pensavo più me ne convincevo… o per lo meno cercavo
di convincermene.
Feci
l’ennesimo sospiro e cercai di non infilarmi storti i pantaloni
del pigiama, poi mi lavai i denti, mi raccolsi i capelli in una coda
di cavallo e aspettai mia sorella sul suo letto.
Quando
arrivò le feci spazio e appoggiai la testa sulla sua spalla,
facendomi cullare dal suo respiro.
Lei
mi guardò.
-Si,
mi ha irritata parecchio.- risposi alla sua domanda silenziosa.
Non
disse nulla, e quel silenzio valeva più di mille parole.
Sapevo che non era dalla mia parte, tuttavia non era neanche da
quella di Violet. E questo per quanto poco mi tranquillizzava.
Mii
fece alzare e sorridendo mi diede la buonanotte.
-E’
un modo carino per dirmi che mi vuoi fuori dalle palle?-
-No,
è un modo carino per dirti che c’è qualcuno che
ti aspetta in camera.-
Il
cuore iniziò subito a battermi forte e mi diressi nella mia
stanza dando la buonanotte a mia sorella.
Come
immaginavo Damon era seduto sulla sua sedia girevole, mia, tra
parentesi e mi guardava.
Avrei
voluto rispondergli male, mandarlo via, fargli capire che mi aveva
ferita, ma non riuscì a fare niente di tutto questo. Chiusi
solo gli occhi per evitare che le lacrime mi soprafacessero e
abbassai la testa mortificata.
Sentì
una folata d’aria e serrai di più gli occhi.
Poi
sentì che mi metteva le mani sulle spalle e non potei fare a
meno di trasalire per lo spostamento improvviso.
Mi
mise due dita sotto il mento e con delicatezza mi tirò il
mento verso l’alto. Aprì gli occhi e, sotto lo strato di
lacrime, incontrai le sue pozze ghiacciate, che in quel momento
ardevano.
Sembrava
di vedere un incendio al Polo Nord, un fuoco nel mare. Ed era
spettacolare.
Mi
persi in quelle profondità che erano le sue iridi, e il mondo
intorno a me cessò di esistere per un instante.
-Perché
mi tratti male?- gli chiesi, genuina ma con tanta tristezza.
Lui,
inaspettatamente mi abbracciò e, solo per un istante, mi
sembrò di sentire un sonoro “crack”. Alzai la
testa sorpresa e mi guardai intorno per vedere se qualcosa si era
rotto.
Non
vedendo niente tornai a concentrarmi su di lui che incominciò
a parlare.
-Ascolta.
E’ difficile da spiegare, ma io non lo sto facendo di
proposito…-
Ascoltai
la sua voce e me ne beai: così calma, tranquilla, priva di
malizia, così vera.
Ma
fummo interrotti da un boato e di colpo la porta di camera mia si
aprì con tonfo.
Mi
girai spaventata e incontrai gli occhi color tenebra di un vampiro
sconosciuto.
Sorrise
maligno e scosse i capelli castani prima di avventarsi addosso a noi.
Damon
mi spinse via e si preparò a bloccare il nemico, mentre
cercava di proteggermi con il suo corpo, cercai di trovare una via
d’uscita, ma andare alla porta implicava passare in mezzo ai
due vampiri che se la davano di santa ragione.
Pensai
farneticamente ad un modo per aiutare Damon, ma non potevo fare altro
che stare bloccata a pregare che i miei genitori o Alyssa non si
accorgessero, anche se era poco probabile visto che tutti e due i
miei genitori la notte portavano i tappi per le orecchie.
Ad
un certo punto lo sconosciuto riuscì a buttare Damon fuori
dalla finestra ancora aperta e si girò verso di me.
I
suoi occhi maligni riflettevano pazzia e io cercavo sulla scrivania
qualsiasi cosa in legno che potessi piantargli nel cuore.
Ad
un certo punto trovai un righello di legno, che portai velocemente
davanti a me non appena il vampiro mi venne addosso.
Riuscì
a piantarglielo nella pancia e lui per un momento si bloccò
sorpreso, mentre indietreggiavo.
Poi,
ripresosi, mi afferrò per il polso e sebbene cercassi di
divincolarmi lui non mollava la presa.
-Lei
vi aveva avvertiti…- disse prima di avvicinare il mio polso
alla bocca e a mordere.
Iniziai
ad urlare forte dal dolore, mentre sentivo che i denti laceravano la
carne e sentivo che mi veniva succhiato via il sangue sorso dopo
sorso.
Elena
me ne aveva parlato: sembrava che mi stesse strappando via l’anima
e sentivo un dolore sordo che partiva dal polso e si propagava per
tutto il braccio.
Era
un dolore inimmaginabile e continuavo ad urlare e a strattonare il
braccio perché me lo mollasse.
Passarono
pochi interminabili secondi fino a che non sentì un gemito e
il vampiro mollò la presa accasciandosi a terra.
Tenni
gli occhi chiusi e, sentendo che le forze mi iniziavano a mancare lo
seguì e scivolai a terra, ma due braccia mi afferrarono e
Damon cercò di rimettermi in piedi. Poi vedendo che non ci
riusciva mi prese in braccio e mi adagiò sul letto, per poi
andare a chiudere la finestra.
Si
sedette a fianco a me e, mentre cercavo di frenare le lacrime che
cadevano copiose sulle guance, chiesi: -Damon, i miei genitori e mia
sorella, vai a vedere come stanno.-
-Prima
pensiamo al tuo polso.- e cercò di prenderlo, delicatamente.
Io
lo tolsi dalla sua stretta.
-Prima
loro!-
Aggrottò
le sopracciglia e scomparve. Dopo dieci secondi ricomparse e si
sedette a fianco a me.
-Stanno
bene, ma sono stati soggiogati e addormentati. Il vampiro ha tolto la
collana con la verbena a tua sorella mentre dormiva, probabilmente.-
Poi
mi prese il polso e, dopo avergli dato un’occhiata e aver detto
che non avevo perso tanto sangue, me lo avvolse in una garza.
Poi
mi guardò, indeciso su cosa fare, e alla fine si stese a
fianco a me e mi prese tra le braccia stringendomi.
Io
nascosi la testa nel suo petto e incominciai a piangere disperata,
mentre lui mi carezzava i capelli e mi rassicurava.
Avevo
avuto molta paura quella sera, e il giorno dopo, quando lo raccontai
a mia sorella si maledii per non essersi svegliata.
Ma
alla fine era meglio così, perché quel vampiro avrebbe
anche potuto ucciderla e io non l’avrei sopportato.
Damon
se ne era andato la mattina presto, ma ero sicura che sarebbe
tornato. Quando si condividevano certe cose era raro dimenticarsene,
anche per uno freddo e calcolatore come Damon.
-E
poi credo sembrasse molto immedesimato nella parte del “salvatore”,
di nome e di fatto. Conoscendolo…- aggiunse sottovoce Elena
con un’aria maliziosa.
Io
arrossii in un modo alquanto vergognoso.
Per
i giorni seguenti io e Alyssa, le due più in pericolo secondo
Stefan ed Elena, restammo in casa facendoci portare i compiti a casa
da Violet.
Quest’ultima
era sempre seguita dai due ragazzi ed era tenuta sott’occhio.
Non
vidi più Damon in quei giorni, ma scoprii molto presto perché.
Oddio,
e adesso cosa succederà???
Damon
sarà scappato con Gisèle?
Non
vi resta che aspettare il prossimo capitolo!
Bacioni!
°°Sam°°
|
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Capitolo 10 *** 9. ***
Macciao!
Sono così felice di aver aggiornato!
Si,
lo so che sono di nuovo in ritardo, ma quest'anno ho gli esami e i
prof ci fanno studiare come schiavi... =)
Comunque
questo capitolo è un po' di passaggio e dovrei aggiornare
presto il prossimo.
Comunque
ho tardato un po' anche perchè sto lavorando ad un'altra fic e
scriverò la trama sotto, magari vi incuriosisce!
Intanto,
come al solito, vi lascio al capitolo!
9.
-Damon
è scomparso.- ci disse Stefan esattamente quattro giorni dopo
l’aggressione.
Il
cuore mi mancò di un battito e dovetti sedermi.
-Cosa
significa che Damon è scomparso?-
Alyssa
diede subito voce ai miei pensieri ed io cercai di trattenermi e di
non mettermi ad urlare prima che Stefan ci spiegasse tutta la
situazione.
-Vedete,
molto spesso Damon è scomparso, ma mai per più di due,
al massimo tre, giorni di fila, e poi ci ha sempre e comunque dato
sue notizie se non aveva intenzione di tornare.
Ma
sono sicuro che, per quanto sia bastardo e psicopatico, non vi
avrebbe mai lasciate in questa situazione, anche sapendo che noi non
avremmo potuto proteggervi visto che beviamo per lo più sangue
animale.
E
di sicuro non è andato via con Gisèle, perché
vedo che i suoi scagnozzi girano ancora qui intorno.
Quindi
di sicuro è ancora qui in giro. La domanda è: dove?-
Violet
si alzò, e per la prima volta parlò.
-Come
voi ben sapete, sono una strega, e sebbene non sia molto esperta ho
letto di qualche incantesimo. Tra questi c’era quello di
localizzazione.
Servono
però due ingredienti: il sangue e i capelli della persona da
richiamare.-
-SI!-
disse Elena interrompendola. –L’incantesimo che ho
consigliato a Bonnie per richiamare Stefan quando ancora ero
nell’aldilà. Vi ricordate quando vi ho raccontato di
Klaus?- tutta eccitata, aspettò che annuissimo per continuare.
-Potremmo
trovare così Damon e farci dire dov’è…-
-…
E poi andarlo a prendere!- terminò Stefan, prendendo Elena tra
le braccia e, sorridendo, la baciò.
-Ma
come li troviamo questi ingredienti? Cioè, i capelli possono
essere su un pettine, ma il sangue?-
Accidenti,
c’era anche quel problema. Ci pensai un attimo, poi sorrisi a
mia sorella.
-Deve
per forza essersi tagliato quando ha combattuto contro quel tizio
quattro giorni fa. Potremmo cercare a casa nostra.-
Guardammo
l’ora: erano le 11 di mattina.
-Credete
che ce la faremo?- chiese mia sorella.
-Certo,
il rito deve essere fatto a mezzanotte. Oltre che al sangue e i
capelli ci serviranno anche dell’acqua e delle candele. E un
gesso, perché dovrà essere disegnato un cerchio a
terra, e qualcosa per accendere un piccolo fuoco…-
Io
e gli altri annuimmo.
Così
io e Elena prendemmo la macchina di Violet e, stando attenti a non
passare per il bosco, andammo in città a prendere delle
candele, mentre Stefan, Alyssa e Violet si occupavano dei capelli e
del sangue.
Tornai
a casa infreddolita ma soddisfatta. Poi dissi a mia mamma che
andavamo a dormire da Elena e lei, senza sospettare niente,
acconsentì.
Aiutai
Alyssa a mettere qualche vestito in una borsa e, dopo essere passate
a prendere Violet, ci dirigemmo verso casa Salvatore.
Lì
passammo pranzammo e preparammo le cose per quella sera: Violet
disegnò un cerchio con il gesso in soggiorno, poi posizionò
una ciottola, l’acqua, le candele e gli ingredienti al centro
del cerchio.
Il
pomeriggio fu snervante, e tutto quello che potemmo fare fu
aspettare.
Stefan
ci raccontò di Gisèle, che aveva una sacco di
vampiri-scagnozzi che la servivano e, si diceva, anche parecchi servi
umani.
Pensai
che era rivoltante. Poteva bere da loro ogni volta che voleva, e così
tutti gli altri vampiri, senza che loro riuscissero a opporsi o ad
andarsene.
A
metà pomeriggio uscì a fare una passeggiata: non
riuscivo a starmene chiusa in casa, sapendo che lui
poteva essere chissà dove.
Ma
sapevo che c’era anche la remota possibilità che se ne
fosse andato di sua spontanea volontà, anche se speravo che
non se ne fosse veramente andato lasciandomi sola.
E
sapevo
che era egoistico da parte mia, ma desideravo
così tanto che lui ricambiasse quello che provavo io. Il
desiderio era così forte che faceva quasi male.
Era
con questi pensieri che, dopo un’ora, ero rientrata a casa.
Accesi
la tv per vedere se c’era qualcosa di interessante, ma la
richiusi subito dopo restando a guardare lo schermo nero senza
pensare a nulla.
Mi
alzai e cercai di rendermi utile, poi dopo aver fatto un giro per la
casa e vedendo che tutti erano nelle mie stesse condizioni mi
ritornai a sedere.
Così
presi in mano un libro. Iniziai a leggerlo, ma ben presto vidi che
non capivo un accidente di quello che c’era scritto.
Poggiai
il libro sul tavolino e mi stesi sul divano, prendendo ben presto
sonno.
Quando
Stefan mi svegliò dolcemente vidi che erano già le nove
e mi rallegrai perché mancavano solo poche ore per il rito.
Cenammo
con calma, senza avere realmente fame.
Alle
undici ci mettemmo in cerchio e Violet, finalmente iniziò il
rito.
Accese
un piccolo fuoco dentro la ciotola, poi infilò con estrema
cura tre candele e infilò un spillo a metà della
candela centrale.
Prese
il sangue e l’acqua, precedentemente presi da Stefan, mia
sorella e Viò, e li mescolò con cura, ottenendo un
chiaro color rosa.
Poi
prese i ciuffi di capelli e li gettò nel fuoco insieme a tre
gocce d’acqua.
Prese
in velocità un tomo antico e iniziò a leggere la
formula.
Vieni
subito a me,
tre
volte invocato dal mio incantesimo,
tre
volte tormentato dal mio fuoco.
Vieni
a me senza indugio.
Le
lesse tre volte, con assoluta calma, come se ci fosse tutto il tempo
del mondo, e più volte mi sarebbe venuto da dirle di
sbrigarsi.
-E
ora?- chiese mia sorella.
-Bisogna
aspettare che la candela si consumi fino allo spillo e poi Violet
riuscirà a collegarsi mentalmente a Damon.-
-E
nel frattempo, Stefan? Non si può fare altro, sei…-
-…sicuro.
Si.-
Aspettammo.
Quando
Violet riuscì a collegarsi con Damon la vedemmo semplicemente
cadere in trance.
All'inizio
mi spaventai e cercai di andare da lei per vedere cosa aveva e perchè
si era bloccata tutta all'improvviso, ma Stefan mi tenne per il polso
e mi fece sedere sul letto accanto a lui, tenendomi una mano sulla
spalla.
Stetti
con il fiato sospeso, incurante di quello che stava succedendo nella
testa di Violet finché Stefan non ci spiegò.
-Damon
sentirà una luce che trascinerà la sua mente in una
specie di tunnel di collegamento tra la sua e quella di Violet. Il
richiamo psichico delle streghe è qualcosa da cui non si può
sfuggire.-
Alyssa
si muoveva agitata nella sedia dove era seduta e si calmò
soltanto quando Violet riaprì gli occhi e, con aria
determinata disse: -So dov'è.-
♥ ♥ ♥
-NON
SE NE PARLA NEANCHE-
-Ma
Stefan...-
-NIENTE
"MA" VOI TRE DA QUI NON VI MUOVETE. ANDREMO IO ED ELENA.
PUNTO E FINE DELLA CONVERSAZIONE.-
-'Sto
cavolo, Stefan! Vogliamo venire anche noi! Potremmo esservi utili.-
-No,
potreste solo farvi male. E io non posso permetterlo. Non stiamo
andando a salvarlo, stiamo solo facendo un sopralluogo. E poi ci
incialtreste e basta.-
-STEFAN!-
urlò Violet tenendolo per una manica. -Come faremo a sapere se
vi succede qualcosa?-
-Non
ci succederà niente.-
-Stefan,
zitto un secondo.- disse Elena -Violet, basta che ti metti in
contatto con la mente di uno di noi. Sentirai le nostre sensazioni e
così sarete aggiornate. Più di così non vi
lasceremo fare, siete umane e potreste ferirvi gravemente.-
E
uscirono con un balzo nella notte, scomparendo nell'ombra in un
batter d'occhio.
Ci
guardammo con una luce negli occhi e, come se fossimo un'unica
persona, corremmo tutte in direzioni diverse.
Violet
in camera di Alyssa a stendere delle coperte per terra, mia sorella a
dare la buona notte ai nostri genitori ed io a prendere alcune
candele da accendere in camera.
La
nostra amica si sedette davanti alle candele accese, che davano
un'aria spettrale alla stanza di solito allegra e colorata.
Chiuse
gli occhi, e dopo poco vedemmo il suo volto inespressivo e vuoto, e
iniziò a parlare.
Era
caduta in trance nuovamente nel giro di due giorni.
-Sento
il vento sfiorarmi i capelli... sono Elena... Un ramo! No, l'ho
schivato, grazie Stefan...-
Io
e Alyssa ci guardammo preoccupate, sembrava che Violet credesse di
essere Elena. Probabilmente era questo l'effetto della trance, ma noi
non eravamo ancora abituate a queste stranezze stregonesche.
-Sto
aumentando il passo, anzi la corsa, altrimenti non arriveremmo più
e le ragazze si potrebbero preoccupare più del dovuto. Voglio
guidare io Stefan: conosco l'Old Wood da quando sono nata e io so
dov'è esattamente il vecchio deposito di munizioni della
guerra civile. E' stato abbandonato, ma è ancora in piedi....
E' lì che hanno nascosto Damon.
Ecco
finalmente lo vedo... anche se ancora in lontananza... ci stiamo
avvicinando... ecco la baracca... proviamo ad entrare e non troviamo
ostacoli. Qui dentro fa freddo, Stefan mi stringe forte a se... com'è
bello!
Ma...
qui non c'è nessuno! Stefan dice che c'è una botola che
conduce sotto terra... Ecco la vedo anche io!
Ci
avviciniamo, ma sentiamo dei rumori. Oddio, la stanno aprendo!
Stefan
mi prende per un braccio e mi trascina fuori di corsa. Mi sprona a
correre più forte, ma sento una presenza dietro di noi...
ecc...!-
-Oddio,
Violet!- urlai prendendola prima che sbattesse la testa a terra.
-Poggiamola
sul letto, tanto prima di domani non si sveglierà. Forse le
abbiamo chiesto troppo.-
-Non
l'avrebbe fatto se non se la fosse sentita.-
-Hai
ragione... Però avremmo dovuto pensarci un po’ di più,
o magari...-
-Ormai
è fatto! E poi è inutile piangere sul latte versato.-
Coprimmo
Violet e andammo nella mia stanza aprendo la finestra e aspettando
che Stefan ed Elena tornassero.
-Vedrai
che arriveranno tra pochissimo.-
A
mezzanotte sentimmo dei rumori nella notte, e poi sue figure
entrarono feline nella nostra stanza.
-Tra
pochissimo, eh?- chiesi ironica a mia sorella, ma lei alzò le
spalle e corse ad abbracciare Elena.
-Ma
siete tutti sporchi di sangue! Cosa è successo? Violet è
svenuta quando stavate per uscire dalla baracca e noi non abbiamo
saputo più niente!-
-Niente
di che.- sospirò Stefan sedendosi a terra. -Il vampiro ci ha
trovati e abbiamo dovuto ucciderlo.-
-Ma
state bene?-
-Certo!
Ci vuole ben altro per metterci al tappeto!- sorrise Elena.
Invitammo
i due vampiri a dormire lì, e noi andammo a stenderci vicino a
Violet, cadendo nel giro di qualche secondo in un sonno profondo.
Il
giorno dopo cercammo di fare un piano ben congegnato.
Dovevamo
andare a liberare Damon e, questa volta, saremmo venuti anche Alyssa,
Violet ed io.
-Ascoltate,
una soluzione ci sarebbe anche.- disse Stefan gravemente dopo ore di
fallimenti.
-Ma
è pericolosa, e sono molto restio a proporvela. Potreste
morire.-
-Non
importa Stefan. Dicci.-
-Ok...-
si bloccò un attimo e guardò Elena che annuii
gravemente dicendo -Non c'è altra soluzione e lo sai bene.-
-Allora
d'accordo.- si rigirò verso di noi. -Ci sono delle serve,
umane, che Gisèle tiene sempre con se. Servono a lei e ai suoi
scagnozzi per nutrirsi tranquillamente senza andare a caccia, e anche
per torturare i prigionieri. Vi spiego: se queste ragazze vanno
davanti a dei vampiri affamati e di tagliano facendo uscire sangue e
quindi attirandoli li torturano. Come se voi non beveste da cinque
giorni e io mi mettessi davanti a voi facendo cadere a terra un
secchio d'acqua.-
Deve
essere terribile
-E
quei tipi si divertono così.- concluse Elena.
-Ok,
ma non abbiamo ancora capito il piano.-
Stefan
ci squadrò una ad una.
-Se
riuscissimo a introdurvi in quel posto come se foste delle schiave,
potreste arrivare a Damon e liberarlo.-
-Lo
farò io.- dissi subito, in un tono che non ammetteva repliche.
Se era da fare qualcuno doveva pur proporsi. E poi io amavo Damon, e
per lui avrei fatto qualunque cosa.
Stefan
ed Elena annuirono solamente, come se se lo fossero aspettato, mentre
da mia sorella e Violet si alzarono pretesti che feci tacere con
un'occhiataccia.
Era
dunque deciso e non avrei ammesso cambiamenti di piano.
Questa
volta mi sarei opposta con tutte le mie forze.
Dovevamo
andare di sera, perchè eravamo quasi sicuri che Damon non
avesse più il suo anello di lapislazzuli, quindi ci accordammo
per un paio di giorni dopo: i nostri genitori sarebbero partiti per
un paio di giorni e quindi avremmo avuto tutto il tempo.
Anche
se questo significava correre il rischio di non vederlo più.
♥ ♥ ♥
La
sera prestabilita io, Alyssa e Violet mangiammo molto presto, poi ci
preparammo vestendoci comode.
Io
mi misi solo un po’ di verbena in tasca, mentre le altre due la
mangiarono con della pasta, tanto per precauzione.
Ero
consapevole del pericolo a cui andavamo incontro ed ero preoccupata
specialmente per me. Sapevo che molto probabilmente avrei dovuto fare
bere del sangue a Damon, ma non avrebbe fatto male visto che glielo
avrei offerto spontaneamente.
Al
tramonto Stefan ed Elena si presentarono davanti a casa nostra e
entrammo in macchina, dirigendoci verso il bosco.
Ad
un certo punto dovemmo fermarci e lasciammo l'auto in mezzo agli
arbusti, continuando a piedi.
Mi
sembrava di camminare all'infinito, e solo il pensiero che se fosse
andato tutto bene avrei rivisto Damon, mi dava la forza necessaria
per camminare spedita.
Tanto
tempo dopo arrivammo sulla radura dove svettava in tutta la sua
piccolezza la baracca. Anche se chiamarla "baracca" era
quasi un complimento, visto che sembrava che a mala pena stesse in
piedi, e faticavo a distinguere la porta.
Stefan,
a quel punto, si girò verso di me.
-Ora
è il tuo momento.- disse buttandomi sulle spalle un mantello
provvisto di cappuccio nero.
-Ti
calerò giù dalla botola, ma poi dovrai tu cercare la
cella di Damon e liberarlo. Noi staremo di guardia, di più non
possiamo fare.-
Annuii,
sapevo che tra vampiri ci si riconosceva, per cui loro non sarebbero
potuti venire, e le ragazze avrebbero rischiato.
Stefan
mi prese in braccio e con la super velocità mi portò in
dentro la baracca.
Non
vidi subito la botola, ma quando Stefan la alzò vidi che si
distingueva dal resto della terra battuta.
Sempre
con me in braccio scese con un salto nel tunnel sotto terra e mi mise
giù.
Poi
mi abbracciò forte e mi baciò sulla guancia.
-Grazie
per tutto quello che stai facendo. Te ne saremo grati per l'eternità.
Sii prudente.-
Lo
guardai salire e solo quando chiuse la botola mi sentii veramente
sola.
D'ora
in avanti avrei dovuto continuare senza sperare in nessun aiuto.
Eccomi
qui xD
In
questo chappy si capisce che fine ha fatto Damon!
Ho
cercato di descrivere l'agitazione di Katherine nel sapere che il suo
amato era disperso chissà dove, pensando a quello che avrei
fatto io.
Comunque
spero che sia tutto abbastanza realistico!
Ora
vi metto la trama della mia nuova fic, che pubblicherò, forse,
quest'estate.
“Meredith
è una ragazza di diciassette anni, vive tutta sola in una
grande villa e i suoi genitori sono noti avvocati. Ma cosa
succederebbe se un giorno, per caso, si svegliasse a casa Gilbert? E
se si rendesse conto di essere diventata Elena? Come cambierebbero le
sorti del tanto amato telefilm?”
Spero
che almeno un po' intrighi xD
Ditemi
che cosa ne pensate!!!
Bacioni,
°°Samirina°°
|
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Capitolo 11 *** 10. ***
Ciao
=)
Beh,
come sempre sono in ritardo, causa esami. E, tra parentesi, è
da un mese che non prendo in mano questa storia, ho rifinito solo ora
questo capitolo.
E'
comunque un poco più lungo del solito e ammetto che era
dall'inizio della storia che non vedevo l'ora di scrivere questo
chappy =) Beh, buona lettura!
10.
Allora,
tanto per ricapitolare.
Stavo
camminando in un tunnel semibuio, alla ricerca del ragazzo che amo,
che era richiuso in una cella alla mercé di una vampira
psicopatica, e probabilmente lo avrei trovato mezzo mummificato.
Quindi
evitiamo di prenderci un colpo se assomiglierà a Ramses II, ok
Kathy?
Annuii
da sola alla mia domanda mentale e continuai a camminare guardandomi
convulsamente in giro.
Non
ero pentita di quello che avevo fatto, ma avevo veramente paura, anzi
ero terrorizzata.
Solo
la prospettiva di vedere Damon, di sapere che con lui sarei stata al
sicuro mi facevano stare meglio. Per lui avrei sopportato questo e
altro.
Mentre
camminavo, lentamente, pensavo che avrei finalmente posto fine al
tormento che da qualche giorno a quella parte mi immergeva. Non
vederlo, non sentirlo parlare, sapere che stava soffrendo
non
mi faceva dormire la notte. Mi rigiravo nel letto senza trovare pace,
e mi addormentavo solo poco prima dell'alba dormendo così fino
al pomeriggio.
Mi
struggevo, immaginando a quello che...
Oddio,
no, non dovevo pensarci
E,
cosa che mi faceva a dir poco incazzare, era che Violet avesse potuto
per quanto poco parlare con lui, avere solo un minimo contatto,
mentre io per una settimana avevo potuto solo rimpiangerlo.
Lei
non lo amava come lo amavo io.
Mi
montò ad un tratto rabbia che venne subito spazzata via
dall'angoscia, quando le lanterne poste sulla parete fecero vedere
un'ombra nera che si stagliava verso di me.
Il
cuore cominciò a battere furiosamente, e dimenticai
completamente la rabbia verso una delle mie più care amiche.
Temevo
che fosse un vampiro con un'irrefrenabile sete e che scegliesse me
come prossimo pasto.
Tirai
un enorme sospiro di sollievo quando vidi che era una ragazza, umana
con lo sguardo basso che camminava veloce, come se stesse cercando di
scappare da qualcosa.
La
guardai passarmi accanto e decisi di imitarla.
Camminai
veloce per il tunnel a senso unico, e quasi mi bloccai quando vidi
una figura avvicinarsi con passo spedito. Era parecchio vicina, ma a
causa del buio non l’avevo vista prima.
O
meglio visto.
Un vampiro, non potevo sbagliarmi.
Continuai
a camminare con lo sguardo basso pregando, pregando,
che passasse avanti senza dare segno di essersi accorto di me.
Purtroppo
la mia buona stella pareva che si fosse andata a fare una vacanza
perché il vampiro mi si parò di fronte, e quando alzai
lo sguardo terrorizzata lo vidi che sorrideva felice.
Iniziai
a sudare freddo, quando mi prese per un braccio e a velocità
vampiresca mi sbatté addosso al muro.
-Ma
bene bene, guarda chi abbiamo qui! Non mi sembra di averti mai vista
qui. Sei nuova? Hai perso la lingua?- aggiunse divertito quando non
risposi.
-Beh,
allora direi che potrei “inaugurarti”…-
No,
no, no, no, oh ti prego Dio no!
Iniziai
a tremare violentemente, anche se cercavo di non darlo a vedere.
Sentii
il cuore battere perfino nelle orecchie, mentre continuavo a pregare
in tutte le lingue che conoscevo.
Ma
dovevo sapere di non avere speranza.
Il
vampiro mi prese per i capelli e mi piegò la testa
all’indietro, poi affondò i suoi denti nel mio collo.
Un
dolore cento, mille volte più forte dell’ultima volta si
propagò dal collo in tutte le altre direzioni.
Non
urlai a voce alta, facendo solo dei rantolii di dolore, ma nella mia
mente stavo gridando come un’ossessa.
Damon,
Damon, aiutami, ti prego! Damon, aiuto, ti prego fa male…
DAMON! Ti prego Damon, ti prego, basta basta! Per favore Damon, ti
prego, ti prego…
Dopo
quella che mi parve un’infinità il vampiro si staccò
e mi lasciò andare.
Mi
accasci a terra, conscia solo in quel momento che calde lacrime mi
correvano giù per le guance.
Il
vampiro si asciugò gli ultimi rivoli di sangue e sorrise
ancora di più.
-Adesso
vai sempre dritta per il corridoio e troverai una porta chiusa. La
apri e entri nelle prigioni. Nella seconda cella a destra c’è
Damon Salvatore, un prigioniero molto speciale. Voglio che tu vada
davanti alla sua cella e gli mostri il collo insanguinato. Devi far
si che si stagli sulle sbarre, ma che non abbia neanche una goccia
del tuo delizioso sangue. Sono stato chiaro.-
Annuii
e lo guardai allontanarsi.
Ancora
tremante mi alzai e provai a muovere qualche passo ma ricaddi
rovinosamente a terra.
Aspettai
qualche secondo seduta e mi provai a tamponare il sangue con il
mantello combinando un macello.
Così,
dopo molti tentativi, mi alzai e ripresi a camminare, da una parte
felice per aver saputo dove era Damon.
Andai
sempre dritta per un bel pezzo e poi trovai una porta massiccia in
legno.
Ignorando
i giramenti di testa cercai di aprire quella porta. Era molto
pesante, e di sicuro la perdita di sangue non aiutava per niente.
Tirai
la maniglia più forte che potevo puntandomi con i piedi e
quella, con un po’ di sforzo si aprì.
Ci
scivolai dentro e la lasciai chiudere dentro di me con un tonfo.
E
ora cosa avrei detto?
Ehilà,
Damon, sono venuta qui per liberarti! E tranquillo per il sangue, è
che un vampiro tanto simpatico aveva una leggera sete, ma tanto tu
puoi tapparti il naso e venire via, no?
Se
quel bastardo
mi aveva mandata li c’era pur un motivo, no? Povero Damon,
chissà quante ne aveva dovute sopportare.
Senza
perdere altro tempo prezioso e pregando, per la terza volta nel giro
di poco, che stesse decentemente, cercai la seconda porta a destra.
Non
ho mai pregato così tanto in vita mia
pensai distrattamente controllando che nella cella ci fosse veramente
Damon.
-Vattene,
mocciosa. Se ti avvicini di più ti uccido. E dì a
quegli schifosi bastardi dei tuoi padroni che se proprio vogliono
vedermi morto mi devono infilare un paletto nel cuore.-
Non
lo stetti ad ascoltare, e non provai nemmeno a farmi riconoscere.
Cercavo qualcosa con cui aprire la serratura: dovevo
entrare lì.
Non
so come, ma vidi un mazzo di chiavi poco distanti. Corsi a prenderle
e incominciai velocemente a provarle tutte finché non trovai
quella giusta.
La
girai nella serratura e con un sonoro schiocco la porta si aprì.
Entrai velocemente e la chiusi dietro di me, ma non feci in tempo a
rigirarmi che mi ritrovai inchiodata al muro con la mano di Damon che
mi stringeva il collo.
Per
un attimo trattenetti il respiro, troppo felice di vederlo. Notai
subito che era pallido come un cadavere
e che aveva le guance incavate. Stava malissimo e faceva fatica a
reggersi in piedi.
Ma
mi guardava con un’aria minacciosa che mai gli avevo visto nel
suo bellissimo volto, se non quando aveva attaccato quel vampiro
nella mia stanza, quello che mi sembrava un sacco di tempo prima.
Un’eternità
senza di lui.
Ritornai
alla realtà quando sentii un dolore allucinante alla parte
destra del collo, dove quel vampiro mi aveva morsa poco prima, e
quando mi accorsi di non riuscire più a respirare.
Quando
cercai di proferire parola vidi il volto del ragazzo davanti a me
cambiare, trasformarsi in una smorfia di pura minaccia. Cambiarono i
suoi occhi e i canini si allungarono e lo vidi puntare lo sguardo al
mio collo.
Poi
parlò: -Sprovveduta, adesso sarò costretto ad
ucciderti, e a prosciugarti di tutto quel delizioso sangue…-
-Damon,
fermo… sono Katherine! E non riesco a respi…rare…-
Lo
vidi sgranare gli occhi e allentare la presa, così potei
prendere una bella boccata d’aria e cercare di calmare il
dolore al collo.
Damon
si guardò la mano insanguinata e chiuse gli occhi, pulendosela
nei pantaloni logori, poi ripuntò gli occhi su di me e sembrò
indeciso su quale domanda farmi per prima.
Ma
non fece in tempo a farne nessuna perché le sue gambe
cedettero e mi cadde addosso. Nel tentativo di tenerlo in piedi caddi
anch’io, così mi ritrovai seduta con le spalle al muro e
Damon accovacciato malamente addosso a me, con la tesa poggiata
accanto alla ferita sanguinante.
Cercò
di trattenersi, anche se sapevo che stava morendo di sete, così
gli spostai la testa dall’altra parte, sperando di alleviare un
po’ la sua sofferenza e lo sentii rilassarsi
impercettibilmente, ma sentivo che era ancora affamato.
Era
strano, ma lo sentivo come se lui fosse parte
di
me. Una volta Elena mi aveva parlato di aure. Non sapevo se fosse
quello e in quel momento non me ne importava.
Cominciai
ad accarezzargli i capelli, volevo lenire quel dolore anche se sapevo
che in parte era la mia presenza a causarlo. Mi odiai per questo.
-Cosa…
cosa fai qui?- chiese e la sua voce era molto diversa da prima. Era
stanca e sofferente.
-Io
e gli altri siamo venuti a prenderti.- evitai tutti gli altri
particolari per non preoccuparlo troppo.
-Cosa
hai sul collo?-
-Un
vampiro, mentre venivo qui, ha pensato che fossi una delle schiavette
di Gisèle e si è sentito libero di mordermi.- dissi con
disgusto, ma sempre con voce bassa.
-Brutto…
brutto bastardo schifoso, giuro che lo ammazzo.-
Lo
strinsi di più a me. Aveva bisogno di sangue, e lo spostai
dall’altra parte, nuovamente.
-Che
fai?-
-Devi…
nutrirti. Adesso. E non obiettare.-
-No.-
disse fermo, mentre girava la testa dall’altra parte.
-Damon,
ti prego, ne hai bisogno. E poi non farà male. Elena mi ha
detto che se offri il sangue, quella che senti è una
sensazione bellissima. E poi starai meglio, così potremmo
uscire di qui, e poi andremo a casa a dormire e domani mattina a
scuola e…- mi bloccai perché ero scossa dai singhiozzi.
-Damon,
ti scongiuro. Non devi morire.- dissi pregandolo nuovamente tra le
lacrime.
Lo
sentì sciogliersi e sapevo che si era arreso.
Si
sedette un po’ meglio e mi circondò i fianchi con le
braccia.
Inutile
dire che arrossii e il cuore iniziò a galoppare in un modo
alquanto vergognoso, considerando che lui poteva sentirlo benissimo.
Sorrise,
non lo vidi ma ero certa che lo stesse facendo, e mi baciò il
lembo di pelle, poi mi morse.
Subito
mi sentii catapultata in paradiso.
Non
c’era stato dolore e adesso, avvolta da quel piacere che faceva
mozzare il fiato, sentivo che era valsa la pena andare fino a là,
stare male, soffrire, tutto per quel singolo momento.
Sentivo
quello che provava lui, e non era possibile descriverlo a parole.
Sentivo che il mio sangue lo dissetava e percepivo, come se fosse
mio, l’enorme piacere che provava a bere il mio sangue, dolce
nettare che lo rigenerava.
Avevo
ragione: quando si staccò da me, con grande dispiacere da
parte mia, era più roseo e i suoi occhi avevano preso
vitalità.
Mi
si riempiva il cuore di gioia nel vederlo così, quasi come
prima che sparisse, quasi come il Damon che conoscevo io.
Ma
sapevo che non era così. Dopo giorni e giorni di astinenza,
per fino io me ne rendevo conto, serviva molto più di un po’
di sangue per rigenerarsi, e lui, ovviamente, aveva evitato di
dissanguarmi.
Tornai
alla realtà, e ci misi un po’ per capire esattamente
dov’ero. Mi sembrava di essermi appena ripresa da una
bellissima sbronza.
Constatai,
subito, che Elena aveva perfettamente ragione: scambiare il sangue
con la persona che amavi era la cosa più paradisiaca che si
possa immaginare.
Damon
mi fissò negli occhi, scrutandomi per vedere la mia reazione.
-Cazzo!-
sbottò un attimo dopo. Sussultai per il rumore improvviso e
gli chiesi con lo sguardo cosa fosse successo.
-Damon?-
pigolai quando non mi rispose.
-Sei
pallidissima. Non avrei dovuto prendere così tanto sangue, non
ho preso in considerazione… l’altro.-
Gli
posai la mano nella guancia e piegai leggermente la testa da un lato.
-Fa
niente, sto benissimo, vedi?-
-No!
Ma non ti senti? Cazzo…-
Scossi
la testa. In effetti mi sentivo debole, ma credo che non mi
importasse. Insomma… lui
era lì! Con me! Nient’altro importava.
Ad
un certo punto lo vidi che prendeva un pezzo di metallo da terra e
che si tagliava la base del collo.
Trattenni
il fiato, finché non capì dove volesse arrivare, ma
anche in quel momento esitai.
-Due
vampiri, o coppia vampiro/umano, si scambiano il sangue solo quando
si amano.-
Mi
tornarono in mente le parole di Elena. Quindi voleva dire che…?
No,
non dovevo illudermi per niente. Il sangue di vampiro mi avrebbe
fatta stare meglio e se non volevo svenire dovevo bere. Non che mi
facesse schifo, eh…
Poggiai
le labbra sul taglio e cominciai a bere come aveva fatto lui.
Sentii
che sospirava estasiato e che mi stringeva di più a lui. Dio,
quanto l’amavo.
Nuovamente
le nostre emozioni e le nostre sensazioni si mischiarono, e nessuno
dei due capiva quali fossero le proprie.
Sentivo
che era così perfetto, così giusto che fossimo uniti in
quel momento che quasi non mi sembrava vero.
Quando
mi staccai vidi che il vampiro davanti a me mi scrutava soddisfatto e
non potei fare a meno di arrossire, causandogli un risolino.
Poi,
senza togliere il braccio dalla mia vita, si avvicinò al mio
viso posandomi un leggero bacio sulla guancia. Poi, sfiorandomi la
pelle, arrivò sulle mie labbra e lì premette un po’
di più, stando fermo per qualche secondo. Il mio cuore perse
qualche battito, ma stetti ferma a godermi quelle nuove emozioni che
la sua presenza e il suo gesto mi stavano causando.
Poi
mi ritrovai a viaggiare in un verde bosco, che assomigliava a quello
di Fell’s Church, ma prima ancora di chiedermi dove fossi il
paesaggio cambiò e ebbi la sensazione di essere dentro ad una
scatola nera, tanto era buio.
Non
mi accorsi subito di una cosa, però: il mio corpo risplendeva
di luce propria facendomi assomigliare a una stella.
Mi
guardai intorno, spaventandomi e aprendo la bocca per gridare, ma
dalle mie labbra non uscì neppure un suono. Poi sentii un
pianto in lontananza e, senza pensarci mi diressi verso di esso.
Mi
saltò subito all’occhio l’enorme macigno nero come
la pece che c’era dentro quel mondo altrettanto nero.
Al
macigno era legato con delle catene un bambino, era raggomitolato su
se stesso, ma riuscivo a vedere la sua chioma nera, che spuntava
dalle magre braccine.
Mi
avvicinai un po’, chiamandolo con la voce della mente.
-Ciao.-
-Vai
via!- Mi
stupii non poco del tono di quel bimbo.
-Ma
io voglio solo aiutarti. Dimmi chi sei.-
-No!
Poi mi lascerai qui, come l'ultima, e te ne andrai per sempre. E lui
allora mi legherà ancora di più, e non mi lascerà
più entrare nella radura...-
Non
sapevo che cosa dire. Ma pensai che, forse, la strada migliore era
fargli capire che non gli avrei fatto del male. O fatto in modo che
gliene facessero.
Mi
avvicinai un po’ di più, e mi inginocchiai alla sua
altezza, togliendo le braccine dalle gambe e facendogli alzare la
testa. Rabbrividii quando sentii il gelo della sua pelle.
-Ma
io non sono l'altra persona. Guardami: sono diversa, e non farò
quello che ha fatto lei. Però perché riesca ad aiutarti
ti devi fidare di me.-
Il
bambino mi guardò e, arresosi, caldi lacrimoni scesero dai
suoi occhi azzurri come il mare.
Corsi
ad abbracciarlo cercando di scaldarlo.
-Chi
è che ti fa del male?-
-Lui...
Damon!-
Damon!?!
Come poteva lui fare del male ad un bambino innocente? Ma
sopratutto... Dove accidenti eravamo?
-Come
fa a farti del male? Dove siamo? Chi sei?-
-Io
sono Damon! E siamo nella sua
anima. Lui
mi lega, e chiude sempre di più quel macigno, legandomi fuori
e non facendomi entrare. Lei
era
riuscita ad aprirlo, ma poi è finito tutto ed è andata
con suo
fratello
e lui
ha messo un altro strato a quello... alla sua anima.-
Ma
cosa... Lei?
Elena!
Certo, lei!
Riuscì
a collegare tutti i pezzi, ma mi sentì trascinare via dal
bambino.
-Tornerò!-
urlai
prima di ritrovarmi, nuovamente, nella cella del covo di Gisèle.
Con Damon.
Mi
guardai intorno, spaesata, aspettandomi di trovare il grosso macigno
e il bambino.
Ma
non c’era niente di tutto questo, solo le luride mura delle
celle e, grazie a Dio, Damon, davanti a me che mi fissava con uno
sguardo impenetrabile.
Si
doveva essere reso conto di quello che aveva fatto. Dentro di me
sospirai amareggiata, ma cosa mi aspettavo?
Decisi
che non era il momento per seghe mentali e, scacciando l’imbarazzo,
feci come se non fosse successo nulla e guardai Damon, con il
pensiero martellante di quel bambino in testa.
-Quindi
adesso che facciamo?-
-Usciamo
di qui, è ovvio. Hai ancora le chiavi?-
Gli
posi il mazzo di chiavi, indicandogli quella della cella.
-E
con Gisèle?-
-E
andata a Parigi per qualche settimana, quindi se eliminiamo i suoi
scagnozzi possiamo uscire. Del resto ci occuperemo più tardi.-
-Ma
sei sicuro di stare bene?-
Non
ottenni risposta.
Grazie
per la considerazione, eh…
Damon
aprì la porta della cella e dopo essersi guardato intorno e mi
prese per mano, trascinandomi fuori. Quando lo toccai sentì
una piccola scossa e probabilmente doveva essersene accorto anche
lui, perché mi fissò per qualche secondo.
-Pronta?-
mi chiese
-Per
cosa?-
Alzò
un sopracciglio e mi guardò stralunato.
-Spero
tu non pensa che ce ne andremo di qui camminando, vero?-
-Oh…-
Scosse
la testa e mi squadrò un secondo. Poi senza chiedere nulla mi
prese in braccio.
Rabbrividii
quando fui tra le sue braccia calde e quando partì mi strinsi
di più a lui e nascosi il viso tra il suo collo e la spalla.
Quando
arrivammo sotto la botola mi lasciai mettere giù. Vidi subito
che Damon stava crollando dalla stanchezza e dubitavo che sarebbe
riuscito ad inviare un richiamo mentale.
Presi
il ramoscello di verbena che avevo in tasca e lo buttai a terra, poi
iniziai a chiamarlo.
Stefan?
Stefaaan?... Stefan??? STEFAN!
Si
si, ci sono. Dove sei?
Siamo
sotto la botola, ma non credo che Damon riesca ad arrivare fino a su,
sta malissimo.
Ok,
arriviamo subito.
Ce
la posso fare anche da solo!
Zitto,
Damon! Dicemmo
io e Stafan nello stesso momento.
Sorrisi
un poco e andai vicino a lui, prendendogli il braccio per evitare che
cadesse a terra.
Finchè
aspettavamo i nostri due amici, cercai di far chiaro nella mia testa.
Insomma,
Damon si era comportato molto dolcemente con me, e di sicuro non
avrebbe bevuto il mio sangue se non l’avessi costretto io, e
quindi sarebbe allegramente morto, o rinsecchito, che dir si voglia.
Bah…
Buona
sera, signore e signori, rieccoci a una nuova puntata di Mistero,
oggi parleremo di Ramses II, famosissima mummia mummificata
dell’epoca egiziana…
Sentì
una risata sopra di me e un attimo dopo vidi Stefan che, con un
salto, scendeva nel tunnel, guardandomi con occhi pieni di ilarità.
Se
leggi ancora i miei pensieri ti mastico.
Alzò
le mani in segno di resa ridendo ancora più forte e andò
ad abbracciare suo fratello, il quale, stranamente, ricambiò
lasciandosi sorreggere.
Stefan,
con un salto portò su Damon e poi scese a prendere anche me.
Dopo
dieci minuti di protesta su chi dovesse andare a casa a piedi (Damon
insisteva a causa dell’orgoglio) Elena saltò fuori con
un: -E porca miseria! Ci stiamo tutti, tranquilli! E al massimo ci
mettiamo nel bagagliaio, d’accordo?-
Noi
annuimmo e ci nascondemmo in macchina, stringendoci più che
potevamo.
Alla
fine mi trovai spiaccicata al finestrino, a guardare la Luna che si
distingueva a mala pena tra gli alberi e, come immaginato, mi misi a
pensare.
Pensai
a tutto quello che era successo quella sera, poi mi ricordai che non
avevo la verbena.
Così
mi misi a canticchiare come una cretina.
"I
don't wanna hear, I don't wanna know
Please
don't say you're sorry
I've
heard it all before
And
I can take care of myself
I
don't wanna hear, I don't wanna know
Please
don't say 'Forgive me'
I've
seen it all before
And
I can't take it anymore"
Buon
Dio, adesso potevano tranquillamente mandarmi al manicomio. Mi
sentivo veramente cretina e Stefan tutto allegro se la
rideva. Ah-ah-ah
Stefan, sto morendo dal ridere. Ci dai un taglio? Veramente
Salvatore, Vàccagare! Dissi
in italiano quando vidi che non smetteva di ridere.
-Kathy,
tutto bene?-
Mi
chiede Alyssa, non sapendo delle mie scemate mentali. In quei momenti
ringraziavo che fosse solo una comune mortale.
-Uh?
Si, tranquilla. Sono solo stanca.- cercai di convincerla. Cercavo di
non pensare a niente, perché cavolo non avevo dato a mia
sorella un rametto di verbena in più?
Mi
sarei volentieri presa a morsi. Poggiai la testa sul finestrino e
chiusi gli occhi.
Ad
un tratto Stefan si girò e mi guardò fisso. Poi lo vidi
che arrossiva senza motivo e sorrideva sornione.
Quando
provai a chiedergli cosa aveva lui iniziò a ridere e a
singhiozzare.
-Allooooora
Katherine, coooosa fai lììì tuuuuutta sola???
Hic...- spalancai gli occhi terrorizzata.
Oh,
ma 'sto qua è ubriaco?
Con
un sussulto aprii gli occhi e mi guardai attorno, scoprendo che
Stefan era perfettamente sobrio. Mi ero addormentata.
Sospirai
mentalmente e vidi Stefan lanciarmi un'occhiataccia e gli sorrisi di
rimando.
-Stai
facendo tutto da solo, sai?- dissi in italiano.
Violet
mi guardò stranita, cercando di capire cosa stavo dicendo, ma
non le spiegai niente. E non per ripicca, eh!
-Non
dovresti prendertela con lei, non è colpa sua.-
-Certo
che no...- borbottai. Sapevo che aveva ragione...
E
poi io avevo avuto molto di più di lei...
"Do
you ever feel like breaking down?
Do
you ever feel out of place?
Like
somehow you just don’t belong
And
no one understands youuuuuuuuu
♪"
Continuai
così fino al nostro arrivo alla pensione, cambiando canzone
quando non ricordavo più le parole.
Quando
arrivammo alla pensione ci fiondammo dentro e Stefan portò
Damon in camera. Con la luce elettrica sembrava ancora più
spettrale e mi faceva male guardarlo in quel modo.
Elena
fece un paio di giri con delle sacche di sangue, ma mi parve di
capire che non bastavano. Dissi che se ne avevano bisogno io avrei
potuto dissanguarmi un altro po’, ma mi guardarono male e mi
spinsero a farmi la doccia.
Ammetto
che quella doccia fu rigenerante, e mi lavai via tutto il sangue che
mi era rimasto sul corpo. Poi mi misi una camicia da notte blu che
Elena ci aveva prestato e accompagnai Violet e Alyssa nella loro
camera da letto provvisoria. Io non avevo mai notato quanto il divano
in soggiorno fosse comodo.
Sorrisi
alle due e le baciai sulla guancia augurando loro la buona notte.
Erano molto provate, e preferii non pressarle. Anche perché
avevano combattuto anche loro con qualche allegro vampiro.
Personalmente
tutto il sonno che mi aveva colta in auto era scivolato nello scarico
insieme all’acqua sporca.
Andai
da Elena e pensai di parlarle del bambino, ma lei mi mise in mano una
bottiglia contenente un liquido rossastro - nero prima che potessi
aprire bocca.
-E’
vino Black Magic, l’unico che bevono i vampiri. Portalo a
Damon, allevia la sete.-
Presi
la bottiglia e, frenando i battiti del mio cuore, andai nella camera
di Damon e bussai piano.
Spero vi sia
piaciuto!
Comq sempre
ringrazio chi ha messo tra preferiti, seguite e ricordate e chi ha
recensito =)
Un
grazie infinite a tutti =)
°°Samirina°°
|
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Capitolo 12 *** 11. ***
Ciao =)
Finalmente gli
esami sono finiti e, per festeggiare, ecco a voi un nuovo capitolo!
Ho già
iniziato a scrivere il prossimo, anche se mi si è bloccata
l'ispirazione. In compenso questo che vi propongo è stato
molto semplice da scrivere, ed è molto ricco di avvenimenti.
Comunque vi
lascio al chappy!
11.
Quando
mi lasciò entrare in camera sua, non avrei mai pensato che
Damon si fosse ripreso così bene.
Era
tutto diverso da come era quando l’avevo trovato qualche ora
prima e la cosa poteva solo farmi saltare qualche battito in più,
oltre che a farmi tremendamente piacere.
Ramses
II è tornato al suo antico splendore…
Damon mi guardò
interrogativo e mormorò un “Grazie” ironico.
Diventai rossa come
un peperone e gli porsi la bottiglia di Black Magic senza nemmeno
guardarlo, poi mi girai per andarmene.
Cosa accidenti avrei
potuto dirgli?
Ma, con mia somma
sorpresa, lui mi prese per il polso e mi fermò.
Lo guardai negli
occhi, perdendomi in quegli spicchi di cielo e aspettai che parlasse.
-Grazie.- disse e mi
guardò sorpreso, come se non si capacitasse che quella parola
fosse uscita dalla sue labbra. E che labbra.
-Sai che senza di te
sarei morto, vero?-
Annuii.
-Sono in debito con
te.-
Oh,
se questo è il problema mi basterebbero solo un paio di
cosucce…
-Cioè?- disse
alzando un sopracciglio e sorridendo malizioso.
Merda, la verbena.
Ma si può essere più cretini?
Il ragazzo davanti a
me ridacchiò e mi sorrise. Piegai la testa da un lato.
-C’è
qualcosa che non và?-
-No. Sei sicura di
voler dormire sul divano stanotte?-
-Si, non ci sono
altre stanze…- continuavo a non capire dove voleva arrivare.
Dormi
con me!
Mi sussurrò
nella mente girandosi. Un sorriso nacque spontaneo dalle mie labbra,
felice che volesse stare ancora con me.
Certo
che lo voglio.
Disse, come se
quello che avevo pensato fosse un’assurdità.
Mi stesi nel letto e
mi accoccolai a lui. Stavo così bene in quel momento, con
Damon che mi accarezzava lentamente la schiena e che si premurava che
stessi al caldo, che pensai di andarmi a prendere un caffè e
di stare sveglia qualche altra ora.
Ma il sonno mi colse
all'improvviso e non potei fare altro che lasciarmi andare
serenamente tra le braccia di Morfeo.
♥ ♥ ♥
La mattina dopo mi
svegliai con un ronzio.
Aprii gli occhi,
cercando di captare da dove provenisse il rumore.
-Spegnilo...-
sussurrò Damon ancora mezzo addormentato. Solo in quel momento
notai che eravamo abbracciati stretti e che la mia testa era posata
sul suo petto.
Arrossii, e con gli
occhi cercai la fonte del ronzio che non accennava a smettere.
Solo dopo l'ennesimo
mugugno del vampiro accanto a me notai che si trattava del mio
cellulare così mi allungai per prenderlo.
Ovviamente, anche
senza vedere lo schermo sapevo che osava chiamare a quell'ora.
-Apri e chiudi.-
-Direi di no... è
più pericoloso di te se vuole, Damon. E poi ci tengo ai
timpani e anche ai nervi.-
Ascoltai la sua
flebile risata e mi girai facendo in modo di essere abbracciata da
dietro. Poi risposi.
-Pronto?-
-Ommioddio, hai
risposto! Chiamate l'emittente televisiva! Tgcom! Buondì
Kathy!-
-Ciao...-
-Il gatto ti ha
mangiato la lingua?-
-No, ma tra poco lo
farà a te se non la pianti. Sono le 6 e mezzo di mattina e io
ieri sera mi sarò addormentata all'una, disgrazia ambulante.-
Lui ignorò la
mia ultima affermazione -Allora ci voleva proprio il principe azzurro
che ti svegliasse. Per il bacio, però, dovrai aspettare quando
ci vedremo.-
Damon accanto a me
ringhiò piano, e mi venne l'impulso di girarmi e baciarlo, ma
mi trattenni. Così mi limitai ad accoccolarmi di più a
lui.
-Dai, cosa vuoi?
Vorrei tornare a dormire.-
-Non te lo dico!-
Restai allibita. -E
allora perché cazz...pitolina mi hai svegliata, decerebrato?-
-Perché
volevo metterti la pulce nell'orecchio!-
-Ma allora è
vero che sei decerebrato. Buona notte.- dissi chiudendogli il
telefono in faccia.
-Sapeva che prima o
poi sarebbe successo.- dissi parlando tra me e me e scossi le spalle,
lanciando il telefonino sul comodino.
Poi mi rigirai verso
Damon che nel frattempo si era svegliato del tutto e che mi guardava
con la fronte aggrottata.
Alzai le spalle e
distolsi lo sguardo, notando con una certa soddisfazione che le sue
braccia mi stavano ancora stringendo.
-Credo tu ti debba
preparare, sono quasi le sette.-
-Tu non vieni?-
-No. Devo andare a
nutrirmi, altrimenti rischio di fare del male a qualcuno.-
E
hai dormito tutta la notte con me???
Non rispose alla mia
domanda involontaria e continuò a fissarmi. Poi sciolse la
stretta e io capii che dovevo andare.
Così mi alzai
di malavoglia dal letto e andai in bagno a vestirmi, prendendo anche
quella volta dei vestiti che gentilmente Elena mi aveva prestato,
mettendo anche una carinissima sciarpa celeste per nascondere i segni
dei morsi.
Scesi in cucina per
fare colazione e notai che Violet e Alyssa mi stavano già
preparando la colazione. Le ringraziai con un sorriso e mangiai in
fretta. Mentre bevevo il latte sentì Elena che esclamava
-Damon!- ed esso mi
andò di traverso, così iniziai a tossire come una
stupida e smisi solo quando mia sorella mi diede una pacca sulla
schiena.
Respirai forte, e
cercai di mandare giù la saliva senza rischiare un altro
attacco di tosse. Cercai di non ascoltare la conversazione di Damon
ed Elena mentre finivo il latte.
-Katherine, il tuo
bracciale.- disse Alyssa mentre mi legava al polso il braccialetto
alla verbena.
Ero più
sollevata ora che i miei pensieri erano di nuovo al sicuro, e iniziai
a pensare a raffica su quello che era successo solo quella mattina.
Dio, non mi ero mai
resa conto quanto bello fosse pensare senza che qualcuno ti entrasse
in testa ogni volta. Capivo cosa provavano i membri della famiglia
Cullen… chissà che nervi.
Uscimmo di casa in
fretta e furia e ci imbucammo tutti nella macchina di Stefan,
partendo sgommando.
Non so che cosa
facemmo di buono per arrivare in tempo. Solo in quei momenti
ringraziavo la guida di Stefan.
Per farla breve, mi
addormentai per ben due volte in classe, e il tempo rimanente lo
passai a fissare Stefan che cercava di farmi stare sveglia in tutti i
modi.
A pranzo ero
distrutta.
-Stefan, e se mi
soggiogassi ordinandomi di stare sveglia?-
-Non so quanto
funzionerebbe sinceramente. Non credo di essere al massimo delle mie
forze. E poi dubito che senza una buona dormita ti passi- disse
ridendo.
Mentre ci
incamminavamo per la mensa presi un attimo Elena e la portai in
bagno.
-Elena, c’è
un problema, credo.-
-Dio, che è
successo? Stai Cambiando?-
-No, non è
per questo, è per… Damon. Mentre eravamo nella prigione
è successa una cosa strana.-
Elena si poggiò
sul lavandino. –Dimmi tutto.- disse seria.
Iniziai a
raccontarle di come, dopo che ci eravamo scambiati il sangue mi
avesse “baciata” e di come fossi entrata nella sua anima.
-E c’era un
bambino, Elena, che diceva di chiamarsi Damon, e tremava ed era
freddo. Aveva paura che lo lasciassi, suppongo, e continuava a
piangere nominando “un’altra” che gli aveva
promesso di aiutarlo e che poi lo aveva lasciato. Io ho cercato di
stare lì con lui, ma poi Damon ha rotto il contatto e sono
stata catapultata via. Non so cosa pensare.-
-Ascoltami bene,
Katherine. Questa è la prova che Damon è innamorato di
te. Quando lo era di me e ci baciavamo mi faceva entrare nella sua
anima, e anch’io ho visto quel bambino. L’ho aiutato, ho
cercato di distruggere quella gabbia in cui era rinchiusa la sua
anima, ma quando è tornato Stefan non ho fatto più
niente. Io amavo Damon, ma è Stefan, è sempre stato
Stefan e così sarà per sempre. Mi sento tanto in colpa,
ma siamo riusciti solo a dargli il calore di una famiglia. Ora tocca
a te Katherine, rendilo felice.- disse prendendomi per le spalle.
-Ma come devo fare?-
chiesi spaventata.
-Amalo, amalo con
tutta te stessa. Come hai fatto fino ad ora e sempre di più,
non illuderlo come ho fatto io. Ci fidiamo di te, sia io che Stefan.-
Annuii sincera e
glielo promisi.
Presi il pranzo e
spiluccai qualcosa senza mangiare seriamente, lasciando tutto il
resto nel piatto. Non sapevo perché, ma avevo come una morsa
nello stomaco, come se avessi dovuto fare qualcosa che non avevo
fatto.
E questa morsa
rimase per tutto il pomeriggio, anche quando tornai a casa per
studiare.
Continuavo a pensare
a quello che mi aveva detto Elena. Certo che lo amavo, così
tanto intensamente che diventava struggente il desiderio di averlo a
fianco a me, ed Elena diceva che era anche il contrario.
Iniziavo a crederci.
Capivo che Damon era stato talmente tanto rifiutato e illuso che
aveva creato come una barriera attorno a se, non facendo più
entrare i sentimenti positivi. Ora quella barriera si stava
sgretolando, ma lui si opponeva ancora e questo non era un bene.
Volevo provare a convincerlo che non fosse un male.
“Mai
cambierò la pelle
non
c'è vita alcuna
che
plachi la mia dolce sete
E'
la notte che mi chiama
Eclissi
tra le dune
Le
anime che spengo sono mie...”
E poi, era così
bello solo il pensiero che provasse qualcosa per me, che mi
riscaldava il cuore di una felicità immensa.
“Seguimi
o uccidimi
Mille
anni senza amore
Siamo
un viaggio
Ombre
senza sole
Seguimi
o uccidimi
Siamo
logica immortale
Siamo
amore...”
Sobbalzai quando
sentii che il cellulare era il mio.
Dio,
devo cambiarla questa suoneria, non posso morire ogni volta.
Guardai lo schermo
del cellulare: Nicola.
-Pronto?- risposi
con un sospiro.
-Kathy, non ce la
faccio più, devo dirtelo!-
-Spero sia una cosa
breve, perchè mi hai interrotta dai miei intelligentissimi
ragionamenti.- dissi sbadigliando sonoramente.
-Hai dormito poco
stanotte?-
-Si, ieri sera non
sono mica stata spaparanzata sul divano a riposarmi. Ho avuto
parecchio da fare.-
-...-
-Ehm...?-
-Lo sai che la tua
frase si può fraintendere, vero?-
Arrossii, pensando
con chi ero in compagnia la sera prima –Sei tu che trovi sempre
i doppi sensi a tutto! Allora, cosa accidenti vuoi?-
-Tra meno di una
settimana io e gli altri verremo da voi! Sai che ogni anno, per le
vacanze di Natale la scuola dà dei fondi per un viaggio? Noi
abbiamo chiesto di cambiare meta e, visto che il budget è
minore hanno accettato! Ehi, ci sei?-
Io non avevo
ascoltato nulla di quello che aveva detto, mi ero bloccata alla prima
frase, anzi diciamo che mi ero letteralmente gelata sul posto.
Non mi accorsi
neanche subito che c’era un picchiettare alla mia finestra di
un corvo che annunciava la sua presenza. Lascio immaginare chi fosse,
e quanto altro fosse il mio stato di shock tanto che non me ne ero
nemmeno accorta.
-Katherine? Sei
morta?-
-Tu... Voi... Ma
siete tutti matti! Gli ultimi neuroni dei vostri cervelli si sono
tutti suicidati in allegria? E Jessica, speravo che almeno lei avesse
un pò di sale in zucca!- iniziai a passarmi agitata le mani
nei capelli, mentre il corvo si trasformava in un bellissimo ragazzo
con i capelli corvini e gli occhi azzurri, che piegò la testa
di lato e mi guardò stupefatto.
Loro non capivano.
Fell’s Church era un posto pericoloso, c’erano vampiri ad
ogni angolo, in ogni strada, non era un posto sicuro.
E
poi di sicuro Gisèle non sarebbe rimasta tranquilla per tanto,
loro non sapevano
a quali pericoli sarebbero andati incontro a braccia aperte.
E infatti non lo
sapevano.
-Cioè, Fell’s
Church è un posto perso nel nulla... in confronto a Londra,
Parigi, Sofia, Praga, Berlino, Stoccolma,-
-Si, le so le città
del mondo. Ma ormai abbiamo deciso così e non potremmo
comunque cambiare idea. Ti dispiace tanto rivederci?-
-NO! E’ che...
rinuncereste a una vera vacanza per noi?-
-Alessandro e
Jessica si, e anche io. Ti voglio più bene di quanto credi,
razza di stupida.-
Mi presi i capelli e
incominciai a strattonarli alla radice dal nervoso. Come potevo fare
a far cambiare loro idea?
-Ma...-
Sentì un
braccio che mi circondava la vita da dietro e una mano che prese la
mia tra i capelli e li salvò dalla mia stretta mortale.
Damon...
pensai in un moto d’affetto. Amore.
-Scusa, mia madre mi
vuole. Comunque vi richiamiamo. Ciao.-
Chiusi il telefono e
lo gettai da qualche parte, per poi girarmi e buttare le braccia
intorno al collo di Damon, stringendolo forte a me.
Seppellì la
testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla e inspirai a
pieni polmoni il suo profumo di menta.
Sentì che mi
stringeva con delicatezza.
Era lì, con
me, salvo, che mi stava abbracciando, tutto il resto passava in
secondo piano.
Pensai che volevo
sentire anche la sua voce. -Damon?- lo chiamai.
-Dimmi.-
Ma io stetti zitta,
beandomi della sua voce che, vellutata, mi entrava fino al cuore.
Poi lui mi prese per
le spalle e mi staccò da lui con delicatezza, e mi guardò
negli occhi, attentamente, e ancora una volta mi diede la sensazione
che mi stesse leggendo fino all’anima.
Quasi non mi accorsi
delle sue labbra che arrivarono alle mie fino a sfiorarle. I nostri
respiri si fusero e, in un battito di ciglia, le nostre labbra erano
unite.
Lui iniziò a
muoverle sulle mie, ma io rimasi un attimo scioccata da quello che
stava succedendo. Poi chiusi gli occhi e ricambiai con passione il
bacio.
Sentii le sue mani
che mi stringevano con fare possessivo e io cercai di far avvicinare
ancora più i nostri corpi.
Quando ci staccammo
leggermente per riprendere fiato, una cosa mi sorse spontanea.
-Ti amo.- sussurrai
e subito sentì quel nodo che mi aveva accompagnata per tutta
la giornata sciogliersi.
Spalancai subito gli
occhi, non credendo a quello che avevo appena fatto e mi specchiai
nei suoi, anch’essi spalancati e sorpresi.
Lo guardai per un
momento che mi parve interminabile poi vedendo che non rispondeva
chinai la testa con le lacrime che premevano per uscire.
Ero felice di aver
estraniato i miei sentimenti che tenevo dentro da tanto, ma se Elena
si fosse sbagliata? Se adesso lui se ne sarebbe andato, sarei morta
dentro.
Ma lui non se ne
andò, mi prese il mento tra le dita e, dopo avermi guardata,
mi ribaciò. Il mio cuore rincominciò a battere forte,
come a ricordarmi che effetto mi faceva stare vicino a lui e mi
sembrò che le gambe non mi reggessero più in piedi.
Damon incrociò
le braccia dietro alla mia schiena, cercando di far avvicinate
ulteriormente i nostri visi e le nostre bocche, poi mi distese sul
letto e si stese accanto a me continuando a baciarmi con impeto e
passione.
Poi io gli offrii il
collo, come se fosse una cosa che mi veniva del tutto naturale e lui
ci poggiò le labbra, baciandomi come aveva fatto nella cella,
ma con meno urgenza.
Pensai che mi stesse
per mordere, ma lui alzò la testa e mi guardò negli
occhi.
-Ne sei sicura?
Questa volta non sono in fin di vita, mi sono nutrito prima.-
Lo guardai
stupefatta. Non capivo perchè avesse cambiato idea
all’improvviso.
Probabilmente
interpretò male il mio silenzio, perchè assunse un’aria
afflitta e si alzò dal letto dirigendosi verso la finestra.
-Damon no!- urlai io
e feci per alzarmi, ma non mi ero accorta di essere attorcigliata tra
le coperte così caddi a terra e sbattei violentemente il
ginocchio emettendo un rantolo di dolore.
Cercai di rialzarmi
ma prima che potessi fare un solo movimento due forti braccia mi
sollevarono e mi depositarono nuovamente sul letto.
Prima che provasse a
riandarsene strinsi forte tra le dita un lembo della sua camicia nera
e lo portai più vicino a me.
-Tutto bene?-
-No,- gli risposi
con le lacrime agli occhi –resta qui ti prego.-
Ma non era quello
che volevo. –Mordimi- gli sussurrai continuando a stringere la
sua camicia.
-Perchè?-
-Perchè ti
amo, Damon.-
Avvicinò le
sue labbra alle mie.
-Sono pericoloso
Katherine.-
-Non è vero,
altrimenti non ti saresti neanche posto il problema.-
Il suo viso si
trasformò, come nella cella, e divenne minaccioso, cercando di
incutermi paura.
Io glielo presi,
così deformato, e lo portai sul mio collo premendolo. Poi
sospirai, sperando che cedesse.
E infatti sentì
una stilettata di dolore e poi tutto divenne meraviglioso. Le mie
emozioni si fusero con le sue e sentì una valanga di
sentimenti non miei che si riversavano sul mio corpo. Cercai di
identificarli: gratitudine, sollievo, addirittura paura e...amore?
Quando feci questo
pensiero il cuore, se possibile, aumentò ancora di più
il suo ritmo forsennato. Si staccò da me, con il suo vero viso
e mi guardò carezzandomi una guancia, come se fossi il più
prezioso dei cristalli.
Poggiò la sua
fronte sulla mia.
-Come fai ad amare
un mostro come me?-
Io non risposi e mi
limitai a poggiargli una mano sulla sua guancia e lui si strusciò
contro, così iniziai ad accarezzarlo dolcemente, sospirando.
-Oh Damon.-
Avvicinai il suo
viso al mio, lo baciai di nuovo e lui ricambiò il mio bacio.
Sorrisi nelle le sue labbra stringendolo sempre più a me.
Poi lui si tagliò
il collo e io iniziai a succhiare il suo sangue. Appena poggiai le
labbra sul taglio sentii che gemeva estasiato e sorrisi pensando a
che effetto riuscivo a fargli.
Cercai di
trasmettergli in tutti i modi il mio amore e lui dovette staccarmi da
se, altrimenti l’avrei dissanguato letteralmente.
Sentivo uno strano
calore sullo stomaco, ma era piacevole e sapevo che era lui che me lo
procurava.
Restammo a baciarci
per un tempo indefinito, stesi sul letto, finchè mia sorella
mi chiamò per la cena. Mi sorpresi non poco quando notai che
le ore, in sua compagnia, erano passate velocemente, così mi
alzai di mala voglia, e quando mi staccai da Damon sentì un
dolore fisico, come se mi avessero staccato un arto, così lo
ribaciai.
-Ehi, non ci vedremo
solo per mezz’ora. Credi di riuscire a resistere?-
Mugugnai e uscì
dalla stanza dirigendomi verso la cucina e riconoscendo che, si,
avevo veramente fame. Sorrisi quando dalle scale sentii odore di
pizza e mi venne l’acquolina in bocca.
Aiutai mia sorella a
preparare la tavola, mettendo le pizze e la coca, poi ci sedemmo e
accendemmo la tv scovando subito un film che ci piaceva molto.
Mentre mangiavo la
pizza margherita, la mia preferita, mi toccavo spesso i due piccoli
forellini che in teoria avrei dovuto nascondere, ma che adoravo
sentire perchè erano il simbolo dell’amore di Damon.
Alyssa si accorse subito che c’era qualcosa che non andava,
così si alzò e mi guardò il collo. Quando notò
i due fori aperti di recente le si illuminarono gli occhi e mi mimò
un “Damon?” con le labbra e quando risposi
affermativamente mi abbracciò forte.
Era felice per me, e
pure io.
Finii con calma di
mangiare, l’aiutai a spreparare e poi tornai in camera mia.
Sorpresa, notai che
nel frattempo Damon si era cambiato: in quel momento indossava una
specie di pigiama, color blu scuro, che gli stava d’incanto.
Mi bloccai qualche
secondo ad osservarlo, restando ferma sulla porta e arrossendo.
Lui ghignò e,
ironicamente, mi invitò ad entrare. Come se ce ne fosse stato
bisogno. Sorrisi imbarazzata e mi chiusi in bagno, mettendomi un
pigiama color indaco e legandomi i capelli in una coda alta. Poi mi
lavai i denti e tornai in camera da Damon.
-Che fai?- gli
chiesi alzando la voce quando vidi che stava accatastando tutti i
miei libri nella scrivania, formando una torre molto instabile.
-Cerco una lettura
interessante, ma a quanto pare...- disse continuando a togliere i
libri dalla libreria.
-Ma li hai letti
proprio tutti? In diciassette anni di vita?-
-Certo
che si.- gli risposi togliendoli di mano Twilight
e rimettendolo al suo posto.
-Ma che lettrice
accanita...- disse malizioso mettendomi le mani sui fianchi e dandomi
un leggero bacio sulla guancia, per poi staccarsi e andare ad
accendere il mio IPod scorrendo le canzoni.
Il mio cuore perse
un battito e lui mi si avvicinò con l’apparecchio in
mano, mostrandomi lo schermo.
-Questa
mi piace.- disse mostrandomi il titolo: Time
of my life
–Sai ballare?-
Spalancai gli occhi
–No, assolutamente no-
Lui allora mi mise
una cuffia sull’orecchio e l’altra se la mise lui, poi mi
fece salire sui suoi piedi e fece partire la musica.
“Now
I've had the time of my life
No
I never felt this way before
Yes
I swear it's the truth
And
I owe it all to you
'Cause
I've had the time of my life
And
I owe it all to you”
Poi Damon incominciò
a muoversi a ritmo di musica, facendomi volteggiare con lui e,
neanche per un attimo, i nostri occhi si separarono gli uni dagli
altri.
Mi persi nei suoi
occhi azzurri e per un attimo persi anche il contatto con la realtà.
Infatti mi ritrovai
in una radura, con soffice erbetta e fiori di ogni tipo che avevano
uno splendido odore.
Mi guardai intorno
affascinata, finchè una vocina allegra non mi distolse dai
miei pensieri.
Una chioma scura mi
venne addosso ridente facendomi cadere a terra, poi due occhi azzurri
mi guardarono e io capii dove mi trovavo.
Il piccolo Damon mi
sorrise e mi passò una mano calda sulla guancia.
-Grazie!- disse
felice –Grazie! Oh, come sono felice ora! Come è felice
lui!-
Ridevamo tutti e due
stesi sull’erba, e quando quella forza misteriosa mi staccò
da lui non mi dispiacque: ora era felice e stava bene.
Tornai dolcemente
alla realtà e misi a fuoco il viso del mio Damon che mi
guardava con intensità.
Mi buttai subito al
suo collo e lo baciai impetuosa, fino a che non mi mancò il
respiro poi mi staccai e mi ritrovai sopra di lui, distesa sul letto.
Sentivo le sue mani
che percorrevano tutta la mia schiena e i miei fianchi e quando si
insinuarono sotto la maglia rabbrividii, intanto la bocca di Damon
ricopriva sempre la mia senza lasciarmi un attimo di respiro.
Il mio cuore batteva
all’impazzata e non vidi dove Damon aveva mollato il mio povero
Ipod.
Dopo un po si staccò
ansimante, così come me, e io lo guardai dispiaciuta che non
avessimo “finito”.
-Per stasera basta
così.- disse con la voce roca.
Aggrottai le
sopracciglia e lui rise per la mia espressione buffa. -Dormiamo?-
chiesi
-Beh, se vuoi
restare sveglia tutta la notte fa pure, ma così non credo le
quelle occhiaie spariranno tanto presto.-
Sbattei gli occhi e
poi mi imbronciai, stendendomi di fianco a lui e dandogli le spalle.
Lui si mise a
ridacchiare e mi passò un braccio attorno alla vita, facendomi
arrossire.
-Lo so che non sei
arrabbiata. Lo sento che effetto ti faccio... So sempre quando sei
imbarazzata o il tuo cuore batte più forte. L'ho sempre
saputo.-
Arrossi ancora di
più -Sempre sempre?-
-Ah-ah.- rispose
ancora ridendo. -Anche quando non hai voluto dirmi di chi eri
innamorata. Io lo sapevo.-
-Lo sapevi o lo
speravi?- gli chiesi girandomi.
-Un po tutte e due.-
disse sorridendo. –Ma non ne sono stato sicuro fino a che non
me l’hai detto.-
Arrossii di nuovo e
nascosi la testa sul suo petto, mentre lui mi stringeva ancora di
più.
-A proposito...
Corvaccio malefico, sai che mi hai lasciato la cicatrice?-
Damon scoppiò
a ridere di gusto e non smise per un bel po.
-Scusa, Katherine,
volevo sentire che gusto aveva il tuo sangue e non ho trovato altro
modo.-
Non mi dispiaceva,
era, boh, come un marchio. Io ero sua e lui mio.
Ci addormentammo
così, senza quasi accorgercene e io non passai mai notte più
bella, se non quella, insieme al mio personale Heathcliff che mi
stringeva a sè.
Bene,
spero che vi sia piaciuto =)
In
questo capitolo sono successe mooolte cose xD
Comunque,
come sempre, ringrazio chi ha messo questa storia tra preferiti,
seguiti e da ricordare.
E
sopratutto ringrazio Jessalex (che purtroppo è l'unica che mi
lascia una recensione =() e invito tutti gli altri a lasciare un
commentino, che mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.
Bacioni,
°°Samirina°°
|
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Capitolo 13 *** 12. ***
Ed
ecco a voi che, con sommo piacere (e ritardo) vi presento un nuovo
capitolo di questa fic fresco fresco di scrittura U.U
Prima
che cominciate a leggere voglio annunciare che questo capitolo è
dedicato alla mia cara amica Jessypuzz che, finalmente, si è
iscritta a questo sito che, tra parentesi, le piace da impazzire u.u
E
ora... buona lettura =)
12.
Entrai
in casa sbattendo furiosamente la porta.
Dio,
quanto desideravo che Damon quel giorno fosse venuto a scuola con
noi. Mi sarebbe andata anche bene non aver avuto tempo prolungato.
Sbuffai
frustrata entrando in cucina e buttando la cartella dall’altra
parte della stanza con un tonfo.
Mia
sorella e mia madre alzarono gli occhi dalle loro tazze di cioccolata
calda e mi guardarono sorprese io non gli feci caso e presi la mia
razione.
Afferrai
un biscotto e lo buttati dentro la tazza iniziando a maciullarlo con
il cucchiaino.
-Ok,
vuoi spiegarci per quale motivo stai uccidendo in modo così
atroce un povero biscottino innocente?- chiese mia madre.
-Quel...
quel... bastardo di Cedric Smallwood.-
-Che
ha fatto?-
Iniziai
a borbottare insulti sottovoce infilandomi un cucchiaio di cioccolata
in bocca.
-E
allora?-
-E
allora? E allora mi ha baciata quello schifo!-
Le
due davanti a me spalancarono gli occhi e mia madre disse –Oh,
mio Dio amore, il tuo primo bacio.-
-Ma
anche no!- dissi schifata all’idea.
-Come
anche no?-
Guardai
mia madre e mi resi conto di aver detto una grandissima cavolata.
Nello stesso momento un tonfo che arrivava dal piano di sopra mi fece
sobbalzare.
Utilizzai
la scusa di andare a vedere che era successo per scomparire nei
meandri della mia camera.
Appena
chiusi la porta vidi Damon di schiena che emetteva un ringhio dal
profondo del suo petto. Inizialmente mi spaventai, poi mi avvicinai e
lo aggirai fino a che non me lo trovai davanti. Aveva gli occhi rossi
e i canini parzialmente estesi e continuava a ringhiare. Notai che
aveva le mani strette a pugno, così appoggiai le mie sulle sue
e cercai di incontrare il suo sguardo. L’azzurro che tanto
amavo era più opaco e quasi del tutto oscurato dal rosso.
Avevo
capito qual era il problema.
-Damon...
Baciami.- gli dissi senza giri di parole.
Lui
a velocità vampiresca mi prese le spalle e mi schiacciò
contro il muro facendomi sbattere violentemente la testa, poi mi
baciò ben poco delicatamente graffiandomi con i denti e
procurandomi dei tagli sulle labbra.
Strinsi
forte gli occhi, aspettando che smettesse, che calmasse la rabbia, e
cercavo di respirare col naso sperando di non morire soffocata.
Quando
si staccò mi guardò con occhi spaesati, cercando di
rendersi conto che cosa aveva appena fatto e doveva essere qualcosa
di molto brutto perchè spalancò le iridi e il suo viso
si trasformò in una maschera d’orrore, poi si girò
ed uscì dalla finestra.
Dopo
qualche secondo lasciai che finalmente le lacrime scendessero sulle
guance e andai in bagno a guardarmi allo specchio. Mi spaventai pure
io per la visione raccapricciante che mi si presentò di
fronte: avevo le gote rosse e del sangue che mi colava dalla bocca
sul mento, i capelli erano scompigliati e tastandomi dietro la testa
sentii il bernoccolo che si stava gonfiando.
Decisi
di non perdere tempo e di andare direttamente sotto la doccia, ancora
incapace di pensare alcunchè.
Mi
rivestii come un’autonoma, senza sapere realmente cosa avrei
fatto di lì a poco.
Solo
quando tornai nella mia stanza mi resi conto di quello che era
successo e ci mancava poco che mi rimettessi a piangere di nuovo.
Non
volevo raccontare nulla ad Alyssa, così presi direttamente
sciarpa, guanti e giubotto e mi apprestai ad uscire di nuovo di casa
per cercare Damon.
Aveva
iniziato a tirare vento, così cercai di coprirmi di più,
e superai la cucina senza fare rumore, cosicchè nè mia
madre nè Alyssa mi vedessero.
Andò
tutto bene fino a che non uscii di casa. Sfiga volle che mi scontrai
con Cedric, che stava per l’appunto per suonare il campanello.
-Katherine...-
-Che
ci fai qui?-
-Sono
venuto per scusarmi. Quella di oggi non è stata proprio una
grande mossa.-
-Il
mio schiaffo non era abbastanza chiaro?-
-Si
direi di si.-
-Bene,
allora addio.-
Lo
superai infuriata, ma lui mi prese per il polso facendomi voltare.
-Tu
mi piaci Katherine. E pensavo di piacerti anche io per quello ti ho
baciata.-
-No,
Cedric, non mi piaci. Ti consideravo solo un amico. E comunque sono
innamorata di un’altra persona, ma anche se non ne eri al
corrente niente ti dava il diritto di baciarmi senza il mio
consenso.-
Lui
abbassò la testa e io mi voltai uscendo dal vialetto di casa e
incamminandomi verso il bosco, alla ricerca del ragazzo che amavo.
Superai
le prime file di alberi, addentrandomi sempre di più nella
boscaglia, guardando ovunque perchè sentivo che era quello il
posto dove avrei trovato Damon.
Dopo
qualche minuto arrivai ad una radura e mi bloccai al centro di essa,
guardandomi intorno e alzando gli occhi per vedere se Damon era sul
ramo di qualche albero.
Quando
vidi che non era così attraversai il piccolo spiazzo di erba
gelata e poggiai una mano sulla corteccia di un albero sospirando e
abbassando la testa, quando sentii dei passi alle mie spalle.
Mi
girai lentamente e mi paralizzai davanti all’enorme lupo nero
che, lentamente, si avvicinava a me. Le pulsazioni del mio cuore
accelerarono e mi guardai intorno per cercare una via di fuga, ma la
forma davanti a me cambiò e si trasformò in colui che
tanto stavo cercando.
Rimasi
immobile a fissare i suoi occhi azzurri che mi guardavano a loro
volta tristi e sconsolati.
Restai
ferma, aspettando che mi venisse lui incontro. Quando lo fece non
riuscii a non reprimere un sorriso.
Lo
accolsi tra le mie braccia e poggiai la testa sulla sua spalla.
Sentii che, ad un tratto, il suo addome si alzava e si abbassava
affannato, così alzai la testa e gli alzai il mento
guardandolo negli occhi.
Mi
sorpresi quando vidi calde lacrime che gli scorrevano sulle guance.
-Damon...
stai piangendo.- sussurrai posandogli una mano sulla guancia a
avvicinando le mie labbra alle sue. Volevo disperatamente baciarlo e
anche lui non voleva, ma era ostinato, non voleva farmi ancora del
male, così quando poggiai le mie labbra sulle sue dovetti
aspettare un pò prima che mi ricambiasse titubante.
Continuai
a baciarlo, finchè non si lasciò andare del tutto,
smise di piangere e mi strinse tra le sue braccia.
Quando
mi resi conto che i nostri corpi erano intrecciati teneramente e che
le sue braccia mi avvolgevano mi sentii in pace con me stessa.
Poi
alzai gli occhi al cielo. Aguzzai lo sguardo e mi staccai da Damon
per rivolgere il viso al cielo: nevicava!
-Damon!-
esclamai felice, -guarda, nevica!-
Damon
alzò gli occhi al cielo e guardò i candidi fiocchi che
iniziavano a cadere leggeri verso di noi, posandosi sui nostri visi
protesi verso l’altro.
-Scusa.-
mi disse Damon ad un tratto baciandomi sulla guancia.
-Non
ti preoccupare. Se fossi arrabbiata adesso non sarei qui.-
-Lo
so, ma ti chiedo scusa comunque.- annuii e mi strinsi a lui,
rabbrividendo nel mio giubbotto.
-Forse
è meglio che rientriamo. Anche perchè non riesco ad
abbracciarti bene con tutti questi strati che hai addosso.-
Arricciai
il naso offesa. –Mica colpa mia se tu non senti il freddo,
sai?-
Lui
ridacchiò e mi prese in braccio portandomi vicino a casa mia,
poi mi mise giù.
Lo
salutai con la mano e girai le chiavi nella toppa.
-Dove
sei stata?- chiese subito mia mamma, senza darmi il tempo di
spogliarmi del giubbotto.
Mi
girai a rallentatore e la guardai confusa. –Con Damon.- dissi
optando per la verità.
Lei
alzò tutte e due le sopracciglia e la comprensione si fece
strada nel suo volto facendola sorridere.
-Quindi
è lui che ti piace?-
Annuii
arrossendo e posando di fretta la giacca per poi dileguarmi su per le
scale, verso la mia camera.
Come
speravo, quando aprii la porta trovai Damon seduto nel letto che mi
sorrideva.
-Ehi,
perchè non lo inviti a prendere un the?-
Spalancai
gli occhi e guardai Damon che ricambiò lo sguardo incerto.
Mi
girai ed andai alla porta, aprendola e urlando a mia mamma –Ma
sei matta? Vuoi che muoia prematuramente?-
Lei
ridacchio e se ne andò, senza rispondermi.
Durante
la cena parlammo del più e del meno, fino a che mio papà
ci ricordò che quel week end sarebbero venuti da noi i nostri
amici dell’Italia.
-Oh,
cavolo è vero!- dissi battendomi una mano sulla fronte.
-Beh,-
disse mamma –noi saremo via per lavoro in un paesino qui
vicino, quindi potranno tranquillamente dormire qui. E poi avrai
tutto il tempo per presentargli il tuo ragazzo.-
Mio
papà a quelle parole alzò la testa di scatto e mi
guardò in cagnesco.
-Chi.
È.?- disse già alterato, scandendo bene le parole.
-Non
è proprio il mio ragazzo. Ci piaciamo tutto qui.-
-Tutto
qui?- sbraitò.
Alzai
le spalle e non risposi più. Insomma, con mia sorella non
aveva fatto tutte queste storie. O si?
-Cosa
avete intenzione di fare?- chiese nostra madre riferendosi a Nicola,
Alessandro e Jessica.
-Beh,
a me non lo dovete neppure domandare.- disse ovvia mia sorella, e
riprese a mangiare.
Mia
madre mi guardò e io alzai nuovamente le spalle, ancora
nervosa per la reazione di mio padre di poco prima, e tornai a
concentrarmi sul piatto ancora mezzo pieno.
Dieci
minuti dopo mi trovavo distesa sul letto col “mio ragazzo”
che mi carezzava pazientemente i capelli e che ridacchiava di tanto
in tanto.
-..
e non mi pare che con mia sorella abbia fatto tutte queste storie,
cioè non è stato molto felice, ma non si è
neanche messo ad urlare!-
Damon
mi prese una mano e cominciò a giocherellare con le mie dita
–Magari ci vuole un pò di tempo, ancora. I genitori di
quest’epoca sono terribilmente possessivi nei confronti dei
figli. Non fanno mai fare un pò di esperienza.- disse
ghignando.
-Oh
oh, sentitelo l’esperto!-
-
Certo, ne dubiti?- mi misi a ridere e gli diedi uno spintone,
ritrovandomelo sopra dopo un secondo.
Lo
guardai ridere con me e poi mi baciò.
Sospirai,
pensando che nel giro di due giorni ero diventata un’esperta di
baci. Non che mi dispiacesse, eh.
Anche
quella notte dormimmo insieme, e fu un’altra delle notti che
mai avrei dimenticato.
♥
♥ ♥
Tre
giorni dopo eravamo in aeroporto che aspettavamo i nostri tre amici
dall’Italia.
Mi
stringevo nel mio cappotto cercando di trovare un pò di riparo
dall’aria gelida che soffiava fuori dall’aeroporto.
Perchè
accidenti non possiamo aspettarli dentro?
Mi
chiesi maledicendo i miei amici che mi avevano costretta ad aspettare
fuori.
-Ehi,
hai freddo?- mi chiese Damon stringendomi a sè dopo che avevo
annuito.
Alla
fine sia Stefan che Elena avevano preso bene il nostro fidanzamento,
Alyssa era felicissima per me e addirittura Violet ci aveva fatto le
congratulazioni: le ero molto grata per non aver fatto storie.
Mi
girai e la guardai, sorridendole quando ricambiò lo sguardo.
Lei
non sapeva una parola di italiano ed era molto emozionata di
conoscere questi nostri amici. In compenso i miei amici non sapevano
una parola di inglese, quindi avremmo fatto da traduttori. Per la
nostra allegria e felicità.
-Uffa.-
sentì protestare mia sorella –Ma tra quanto arrivano?-
-Non
essere impaziente Alyssa. Tra poco saranno qui, vedrai.- dissi,
cercando di convincermene pure io. Cavolo, erano in ritardo da
mezz’ora e noi eravamo al freddo da un’ora. In barba alla
puntualità.
Ad
un tratto sentii mia sorella emettere un gridolino e la vidi
lanciarsi tra la folla ed allora capii che aveva visto Alessandro.
Guardai
anche io nella sua direzione e la vidi buttarsi di slancio addosso a
un ragazzo. Poco più in la c’erano Jessica e, che dio mi
perdoni, quel rompiscatole di Nicola.
Mi
si illuminarono gli occhi e, mollando la mano di Damon corsi anche io
verso di loro.
La
prima che abbracciai fu Jessica. Mi era mancato da morire la
sensazione del suo corpo abbracciato al mio, mi era mancato il suo
odore e mi era mancata la sua voce.
Strinsi
ancora di più la mia piccola amica a me, fino a che non
protestò dicendo che la strozzavo.
Risi
e porta la mia attenzione sugli altri. Alyssa e Alessandro si stavano
baciando appassionatamente e Nicola era voltato verso di noi
palesemente imbarazzato.
Lo
chiamai, lui alzò lo sguardo e si avvicinò titubante,
poi mi gettai tra le sue braccia con le lacrime agli occhi.
Nicola
mi strinse forte a sè e stemmo così finchè non
venne il turno anche di Alessandro di essere abbracciato.
Per
un attimo mi dimenticai di dove fossi, risentendo sulla pelle l’aria
Italiana e ricordando i giorni in cui c’eravamo solo Alyssa,
io, Nicola, Alessandro e Jessica. Per un attimo fu come se non fosse
successo null’altro.
Poi
qualcuno mi toccò la spalla e io mi girai incrociando due
occhi azzurri e allora mi dissi che ringraziavo Dio per avermelo
fatto incontrare.
Lo
presi per mano e iniziai a fare le presentazioni, traducendo e
rispondendo a tutte le domande che mi venivano poste.
-Ehi,
Katherine, ho un regalo per te.- mi disse ad un tratto Nicola –E’
per farmi perdonare.-
Lo
guardai curiosa chiedendomi quale razza di regalo potava mai avermi
fatto, ma, a giudicare dalle facce di Jessica e Alessandro, non
doveva essere niente di molto intelligente.
-Ok,-
gli dissi alzando una sopracciglia –devo iniziare a
spaventarmi?-
Lui
scosse la testa ghignando e mi porse la borsa.
-Stai
ghignando- gli feci subito notare e lui scosse la testa, ironico.
Non
era un buon segno. Tirai titubante fuori dal sacchetto l’oggetto
e, quanto ce lo ebbi in mano, spalancai la bocca sorpresa, seguita a
ruota dalla risata di Nicola.
Tra
le mani avevo un bastone, non molto lungo appuntito per bene. Un
paletto per vampiri.
-Tu
non hai idea…- disse il mio amico tra le risate –quanto
ci abbiamo messo per convincere a farlo entrare in aereo…-
Mi
girai e guardai il ragazzo dietro di me che, strano ma vero, aveva
una faccia sconcertata.
Guardai
anche Elena e Stefan, che erano serissimi.
Portai
di nuovo lo sguardo al paletto che avevo in mano e poi a Nicola.
-Hai
un senso dell’umorismo patetico.- sospirai.
-In
ricordo dei vecchi tempi, Kathy- disse ancora scosso dalle risate. Mi
trattenni dal lanciargli addosso il paletto e lo fissai.
-Ehi,-
disse ad un tratto Jessica –Noi due ci tiriamo fuori.- indicò
lei e Alessandro che annuii deciso, sempre stringendo Alyssa.
-Vabbè,
ho capito che il mio regalo non è gradito.- sospirò il
mio amico.
Era
ironico, mi dissi.
Un
paletto per vampiri
e
io ci stavo, con un vampiro.
Che regalo buffo. Che situazione buffa.
Mi
misi a ridacchiare piano, per poi scoppiare in una vera e propria
risata. Mi piegai in due con le lacrime agli occhi e Damon mi dovette
tenere su, sennò sarei caduta a terra.
-Beh,
un po’ in ritardo, ma comunque efficace.-
-Ma
zitto idiota.- gli disse Jessica, a bassa voce.
Lui
alzò le spalle, e io mi raddrizzai ancora scossa dalle risate
e lasciai che Damon mi passasse un braccio sulla vita.
Nicola
ci guardò, ma ebbe l’accortezza di starsene zitto, una
volta tanto.
Li
guidammo alle auto e caricammo i bagagli. Io salii con Damon, Stefan
ed Elena e partimmo subito verso casa nostra.
Mi
accoccolai a Damon, che non stava guidando, buttando il regalo a
fianco a me.
-Non
era per niente divertente, sai?- mi disse serio.
-Ma
dai, non mi ha mai fatto un regalo più azzeccato.- gli risposi
ancora ridacchiando e posandogli un bacio sulla guancia.
-In
effetti è stato piuttosto buffo-
disse Elena, dando voce ai miei pensieri di poco prima.
Risi,
guardandola e mi strinsi di più a Damon.
Arrivammo
a casa e la mostrammo ai nostri amici, sistemandoli nelle loro camere
e lasciando che si riposassero dopo il lungo viaggio.
Decidemmo
che il giorno dopo l’avremmo dedicato ad una gita guidata della
città. Non ci avremmo messo tanto, anche perché Fell’s
Church era minuscola. Decisamente minuscola.
-Noi
dobbiamo fare una ricerca sulla città, storia, passato e
simili.- disse Jessica, mentre l’aiutavo a togliere i vestiti
dalle valigie e a riporli nell’armadio.
Annuii
sorridendo –Beh, avrete molto da scrivere. Sono sicura che
farete un’ottima relazione!-
Dopotutto
nel passato di questa città c’è molta storia.
♥ ♥ ♥
Come
previsto, per girare tutta la città ci mettemmo solo mezza
giornata.
A
pranzo ci fermammo a mangiare in un Pub poco frequentato e
chiacchierammo per un’oretta buona, prima di avviarci verso la
biblioteca: era il posto migliore per iniziare a fare la relazione.
Avremmo
preso in prestito alcuni libri e poi li avremmo portati a casa
nostra, tenendoli fino alla fine del soggiorno dei nostri amici.
-Buongiorno,
signora Olsen.- salutai amichevolmente la proprietaria e guidai i
miei amici verso il “mio tavolo”, quello più
isolato e vicino ad una grande finestra che dava sulla città.
-Perché
Elena e Stefan sono potuti stare a casa e io sono dovuto venire?- mi
chiese Damon prendendomi per un braccio e tirandomi verso di lui.
Io
risi e gli passai un braccio intorno alla vita.
-Perché
loro dovevano andare a cacciare. E poi a me fa tanto-tanto piacere
che tu sia qui.- dissi con voce da cucciolo e lui alzò gli
occhi al cielo, ma mi seguì docile.
Sorrisi
per quella mia piccola, ennesima vittoria e mi strinsi di più
a lui. Arrivammo al tavolo e poggiammo le nostre cose, poi ci
dividemmo per cercare i libri giusti.
Tutti
tranne Damon, ovviamente, che si appoggiò al muro e iniziò
a guardare tutti annoiato.
-Ma
il tuo amico non ci può aiutare, invece di stare lì a
guardare?- mi sussurrò Nicola dopo un po’.
Stavo
per rispondergli, ma Damon mi precedette –No, a quanto pare
no.- disse strafottente, in italiano e non muovendo un muscolo dalla
sua posizione iniziale.
Nicola
mi guardò interrogativa e io alzai le spalle –E’
di origine italiana.- dissi a mo’ di spiegazione.
Lui
ci guardò e poi si girò andando verso un’altra
mensola. Io mi avvicinai, capendo che si era offeso e gli sorrisi
indicandogli un libro che aveva saltato.
-Questo
è molto bello. Io l’ho letto.-
Lui
lo prese –Certo che si, Hermione Granger.- gli feci la
linguaccia e continuai anche io a cercare.
Se
rideva e scherzava non era più arrabbiato, per fortuna. Ma
dovevo comunque parlargli.
Alla
fine portammo a casa una quindicina di libri.
Quando
li poggiammo sul tavolo della cucina, restammo a guardarli per un
po’.
-Beh,-
disse ad un certo punto Alessandro –Avremmo un bel po’ di
lavoro da fare. Propongo di iniziare questa sera dopo cena.-
Gli
altri annuirono. Dopotutto avevano poco meno di una settimana, e si
sarebbero dovuti dare da fare. Ero felicissima di non essere al loro
posto.
Per
il resto del pomeriggio guardammo la tv, giocammo a carte e parlammo.
Ad
un certo punto arrivarono anche Elena e Stefan, e ridemmo tanto
quando Violet provò a parlare in italiano con scarsi
risultati.
Nicola
promise di darle lezioni di italiano. –Ma se tu lo sai a mala
pena l’inglese!- esclamò mia sorella suscitando
l’ilarità generale.
Lui,
a quel punto, alzò le spalle. –Sono dettagli!-
Era
bello stare lì, insieme a tutti i migliori amici che avessi
mai avuto.
Alyssa
e Alessandro erano costantemente stretti in un abbraccio, per non
perdere neanche un attimo del tempo che era a loro disposizione,
mentre io a volte mi giravo e fissavo Damon, scoprendolo e guardarmi
intensamente con i suoi occhi di ghiaccio.
Allora
mi alzavo e andavo a sedermi a fianco a lui, sul divano, prendendogli
la mano che lui mi stringeva sempre.
Mi
sentivo così in pace con me stessa, in quel momento, e sentivo
le ondate di affetto delle persone che avevo intorno che mi si
infrangevano addosso.
Cenammo
in allegria ordinando una pizza che dividemmo tutti insieme. Vidi che
Damon guardava con sospetto la sua fettina così gli dissi
–Ehi, guarda che è buona!-
Lui
mi fissò con una sopracciglia alzata –Non ne sono molto
sicuro.- poi trattenne il fiato e la mangiò.
Io
scoppiai a ridere pensando che, se aveva fame, di certo non era
quello il cibo che voleva.
Arrossi
quando mi venne in mente la notte in cui avevamo condiviso il sangue
e pensai che ormai dovevo averlo già smaltito da un pezzo.
Finii
di mangiare e mi rivolsi a Nicola.
-Ehi,
ti và di andare a fare una passeggiata?-
Lui
annuii e andammo a prendere i cappotti. Non badai allo sguardo
interrogativo di Damon, gli avrei spiegato tutto quella sera.
Uscimmo
all’aria fredda e iniziammo a camminare sopra il grande strato
di neve che si era formato in quei giorni.
-Beh,
passeremo proprio un Bianco Natale.- commentò Nicola.
-Eggià!
Vieni, andiamo un po’ più dentro il bosco.- dissi
prendendolo per una mano e trascinandolo –Sul serio, sono
felicissima di passare il Natale con voi. E poi manca pochissimo!-
Lui
annuii sorridendo raggiante.
-Allora…
adesso puoi farmi tutte le domande che vuoi.- gli dissi quando ci
fummo allontanati abbastanza dalla pensione.
Lui
sorrise sghembo, e mi accontentò –Tu e quel…
Damon. State insieme, no?-
Io
annuii, sorridendo. –Si.-
-E
ti piace davvero.- disse, non era una domanda.
-Si-
dissi di nuovo.
Lui
annuii pensieroso –Lo ami. Si vede da come lo guardi. E anche
lui ama te.- arrossii quando lo disse e nascosi il viso nella
sciarpa.
-Bene.
Mi fa piacere.- mi disse sorridendo, poi mi abbracciò.
Io
ricambiai felice e stemmo per qualche secondo così. Poi un
movimento sfuocato attirò la mia attenzione.
All’inizio
pensai che fosse Damon, che ci stesse spiando, ma decisi comunque di
avvicinarmi un po’ di più a casa.
-Andiamo?-
chiesi iniziando ad avviarmi fuori dal bosco. Lui mi seguì e
anche l’ombra.
Continuavo
a vederla con la coda dell’occhio e mi convinsi che, no, non
era Damon.
-Kathy?
Penso che ci sia qualcosa che ci sta seguendo.- mi disse all’orecchio
Nicola.
-Zitto
e cammina.- lui annuii e accelerammo il passo, ma la casa sembrava
lontana e irraggiungibile e iniziavo a sentire sempre più
chiara la presenza di un vampiro sconosciuto.
Ad
un certo punto fui strappata dal fianco di Nicola e gettata parecchi
metri più in là, sulla neve fredda.
Mi
alzai velocemente e vidi il vampiro alle spalle del mio amico, che
non si era accorto di nulla.
-Katherine,
ma che…?- iniziò a dire, ma non gli lasciai il tempo di
continuare.
-Dietro
di te!- gli urlai e lui si girò di scatto, poi si abbassò
e iniziò a correre, evitando per un pelo il vampiro.
Io
corsi a prendere un bastone e lo ruppi, rendendolo in qualche modo
appuntito. Me lo aveva insegnato Stefan, nel caso mi fossi trovata
senza armi.
-Ehi,
tu, tipo!- gli urlai, e gli feci distogliere l’attenzione dal
mio amico.
Lui
ringhiò e si avventò su di me. Io aspettai che si
avvicinasse abbastanza e poi cercai di piantargli il paletto in
qualunque parte del corpo.
Dopo
qualche colpo a vuoto riuscì a beccarlo sulle costole. Lui si
piegò in due e io non persi tempo iniziando a scappare e
portando Nicola con me.
-Corri,
corri,- gli intimavo tirandolo. Ad un certo punto sentii che il
vampiro ci stava rincorrendo, ma non con tutto il suo Potere: lui
stava giocando con noi. Giocava al gatto e al topo. Al predatore e
alla preda.
-Chi
diavolo era?- mi urlo Nicola.
-Non
ha importanza.- gli dissi, poi cercai di staccarmi in bracciale alla
verbena, ma quel maledetto gancetto non ne voleva proprio sapere.
Iniziai
ad andare seriamente nel panico –Chiamalo!- urlai a Nicola, col
fiato che mi veniva meno –Chiama Damon!-
-Cosa,
come faccio?!?- mi urlò lui di rimando.
-Con
la forza della mente. Urlalo con tutta la forza che puoi. Fidati di
me.- dissi mentre cercavo, ancora correndo, di staccarmi il
bracciale.
Poi
il vampiro atterrò davanti di noi, la ferita rimarginata e
tanta tanta sete negli occhi. Estese i canini, mentre io lanciavo un
urlo pieno di orrore e mi stringevo a Nicola, terrorizzato e bloccato
sul posto.
Ma
, purtroppo per lui, il vampiro cadde a terra ancora prima di aver
fatto un altro passo verso di noi. Un paletto gli spuntava dal cuore
e lui si afflosciò nella neve. Dietro di lui comparve Damon.
Mi
buttai a capofitto tra le sue braccia, facendomi stringere per un
momento, poi mi girai verso Nicola che guardava terrorizzato il
cadavere ai suoi piedi.
-Grazie-
dissi a Damon, guardandolo. Il suo viso era pieno di odio e mi
stringeva forte, controllando che non mi fossi fatta niente.
-Perché
non mi hai chiamato tu?- disse contrariato.
Spostai
lo sguardo a terra –Non si staccava il braccialetto.- dissi per
scusarmi.
-Scusate?!?-
disse Nicola irritato. –Spiegate anche a me, per favore?-
-A
casa- gli dissi, cercando di calmare il cuore.
Loro
non
avrebbero assolutamente dovuto sapere dell’esistenza dei
vampiri, ma ormai il danno era fatto e non vedevo altra soluzione che
raccontargli la verità.
Altrimenti
potevo optare per un –Non so di cosa stai parlando-, ma
dubitavo che qualcuno con l’intelligenza dei miei amici ci
avrebbe solo creduto per un nanosecondo.
I
miei pensieri furono interrotti dall’arrivo del resto del
gruppo e dall’urlo soffocato di Jessica quando vide il
cadavere.
Al
contrario, Violet, che rimase fredda e impassibile, si avvicinò
al vampiro e lo fissò intensamente. Quello iniziò a
prendere subito fuoco, sebbene fosse fradicio. A quella visione
persino io mi lasciai sfuggire un gemito sorpreso, figuriamoci
Jessica, Nicola e Alessandro che non avevano idea che Violet fosse
una strega.
-A-avete
ucciso un uomo?- domandò terrorizzata Jessica, il viso pallido
e le mani tremanti sotto ai guanti.
Damon
sbuffò scontroso. –Si.- disse, indicandoci –Prima
che lui uccidesse loro.-
Jessica
emise un respiro tremolante che uscì dalle sue labbra
condensandosi in una nuvoletta bianca. Mi girai e guardai Alyssa
sussurrare qualcosa ad Alessandro che annuii e abbassò lo
sguardo.
-Ora,
se non vi dispiace, possiamo tornarcene a casa?- disse Damon ironico,
iniziando a camminare.
Io
lo seguii e dopo di me anche Violet, Alyssa e gli altri. Procedemmo
seguendo le impronte a ritroso e notai che la casa sembrava molto
meno distante di quando stavo scappando dal vampiro.
Entrammo
in casa che c’era ancora un silenzio di tomba, con calma ci
spogliammo e io andai direttamente in cucina a preparare una bevanda
calda, senza guardare le facce stralunate dei miei tre amici.
-Allora?-
sentii che disse Nicola dall’altra stanza –Avete
intenzione di dirci cosa accidenti succede?-
Damon
ringhiò –Datti una calmata, biondino.-
-No,
Damon, ha ragione.- disse mia sorella –Hanno tutti ragione.-
disse sussurrando, tanto che faticai a sentirla.
Stavo
versando la camomilla nelle tazze, quando mia sorella parlò
nuovamente.
-Dobbiamo
dir loro la verità.-
Ok,
prima di salutarvi vorrei dire solo una cosa: la prossima settimana,
finalmente, la passerò in montagna, senza computer o altro
quindi purtroppo non potrò andare avanti.
Cercherò
comunque di farmi venire qualche buona idea.
Ringrazio
chi ha messo questa storia tra preferite, ricordate e seguite e
invito tutti, come al solito, a lasciarmi un piccolo parere.
Infine
ringrazio Jessalex per la sua magnifica recensione!
Bacioni
e buone vacanze =)
°°Samirina°°
|
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Capitolo 14 *** 13. ***
Ecco
finalmente il nuovo capitolo. Come ho scritto nell'avviso, purtroppo,
il pc è tornato solo ieri dalla sua lunga convalescenza
(lasciatemi dire che quelli dell'assistenza sono degli incapaci!) e
appena ho potuto ho pubblicato.
Comunque,
oltre a questo capitolo, mancano il 14 e infine l'epilogo. Il 14 è
già pronto, quindi pubblicherò prima di un mese, almeno
spero!
Spero
che seguiate ancora la mia storia!
Buona
lettura!
13.
-Cioè,
in pratica, voi ci state dicendo che questi tre sarebbero vampiri?
Cioè, in pratica, succhiano sangue e uccidono persone?-
-Non mi sembrava che
avessi tutta questa paura dei vampiri, prima.- disse Alyssa gelida.
Io le lanciai un’occhiataccia e le chiesi di occuparsi del suo
fidanzato che sembrava stesse per andare in iperventilazione.
-Non c’entra! Era
un gioco, uno stupido gioco!-
Presi la mia tazza di
camomilla e la portai alle labbra bevendola a piccoli sorsi e
cercando di calmare il cuore.
-Perché non me
l’hai detto?-
Lo guardai –Mi
avresti creduto?-
Lui annuii, sicuro –Certo
che si!- ma io ne dubitavo sinceramente.
Sarei stata io la prima a
non crederci, figuriamoci Nicola.
Mi accomodai meglio sul
divano, aspettando la prossima reazione del mio migliore amico.
-Comunque- sbottò
alzandosi dal divano –Io da qui me ne vado.-
Mi alzai anche io di
scatto e mi parai davanti di lui ancora con la tazza in mano.
-Ma sei matto? A
quest’ora? Potresti incontrare altri vampiri come quello di
prima e questa volta potresti non riuscire a scappare!-
-Ma per favore. Quanti
vampiri vuoi che ci siano in una cittadina così piccola?-
-Vedi perché dico
che era meglio che rimaneste allo scuro di tutto?- iniziai ad urlare.
–Reagisci in modo stupido e sconsiderato, inizi a sragionare e
ti metti in pericolo.-
-Non mi succederà
niente, come non mi è mai successo niente in questi 18 anni.-
Aprii la bocca per
urlargli qualcosa ma Damon mi mise una mano sulla spalla e mi fece
risedere a fianco a lui.
-Aspetta almeno domani
mattina, quando non farà più buio.- disse Elena –Poi
andrete dovunque vorrete.-
Lui annuii.
-Ma io non me ne voglio
andare. Insomma, se aveste voluto farci del male in questo momento
non saremmo ancora qui.- disse Jessica
Stefan annuii e mia
sorella si strinse di più ad Alessandro.
Sorrisi pensando che era
lo stesso pensiero che avevo fatto io mesi prima.
Dopo un po’ andai
in camera mia, lasciando gli altri giù a discutere. Entrai in
bagno e mi feci una doccia lunga e calda e cercai di rilassarmi sotto
il getto regolare dell’acqua.
Lo sapevo che Nicola non
doveva sapere niente, lo sapevo. Magari gli piaceva giocare ai
vampiri, ma tra giocare e sapere che esistevano veramente ne passava
di acqua sotto i ponti.
Scossi la testa triste
pensando che avevo perso il mio migliore amico e mi vennero le
lacrime agli occhi. Il giorno dopo sarebbe partito e dieci anni di
amicizia sarebbero andati a puttane e non sapevo se fossi riuscita a
sopportarlo.
Insomma, lui è
sempre stato il mio migliore amico c’è sempre stato in
tutti questi anni, è sempre stato una presenza costante nella
mia vita perfino quando ci sono stati chilometri e chilometri a
dividerci. E ora stava per finire tutto, solo per una stupidata.
I vampiri c’erano
sempre stati solo che lui non lo sapeva.
Uscii dalla doccia, mi
asciugai e mi misi il pigiama, il tutto cercando di trattenere le
lacrime.
Stavo per uscire quando
sentii bussare alla porta del bagno. Pensai che fosse mia sorella, ma
quando aprii la porta e mi trovai davanti Damon mi buttai tra le sue
braccia e cominciai a singhiozzare.
Lui mi portò verso
il letto e mi carezzò i capelli lentamente, sussurrandomi di
calmarmi.
Non lo ascoltai e
continuai a piangere, afferrando la camicia nera di Damon tra le dita
e stringendola, mentre le lacrime continuavano a scendere dai miei
occhi.
Quando mi calmai notai
che Damon aveva smesso di accarezzarmi i capelli. In quel momento
aveva tutte e due le braccia sui miei fianchi e la testa posata sulla
mia.
Dio, quanto l’amavo.
Anche in quel momento di assoluta disperazione mi misi a pensare a
quanto ero innamorata di quel vampiro. A volte mi faceva anche paura.
Se lo avessi perso sarei impazzita, sarei andata fuori di testa.
Non riuscivo a immaginare
il mio futuro senza vederlo accanto a me. Futuro.
Ma lui era un vampiro e
io prima o poi sarei cresciuta e poi morta. Anzi no, prima della
morte sarei diventata una vecchietta rachitica e con il morbo di
Parkinson.
Rabbrividii a questo
pensiero e mi strinsi di più a lui, poi alzai la testa.
-Và meglio?- mi
chiese accarezzandomi il viso impiastricciato di lacrime.
Io scossi la testa e lo
guardai nei suoi occhi azzurri.
-Trasformami.- gli chiesi
in un sussurro appena udibile.
Lui mi guardò
scioccato, con gli occhi spalancati. -Quando ti è venuta
quest'idea stupida?-
-Non è stupida!-
protestai subito. -Io invecchierò e tu rimarrai sempre uguale
a come sei ora.-
-Ora come ora non è
il momento di pensarci. Un attimo fa non eri sconvolta per la
partenza di quel tipo?-
Sorvolai sul fatto che
non aveva usato il suo nome -Si, ma non ci posso fare niente. Chi
sono io per decidere quello che deve o non deve fare? Mi dispiace
certo...- dissi parlando più a me stessa che a lui.
Lui scuote la testa e
tace.
Dopo qualche minuto di
silenzio dissi: -Guarda che non mi sono arresa, sai? Prima o poi mi
trasformerai.-
Avvicinai il mio viso al
suo e lo baciai.
Ci baciammo per parecchio
tempo e ci staccammo solo per riprendere fiato.
Le labbra di Damon
scesero sulla mia guancia e poi sul mio collo, facendomi venire mille
brividi per tutto il corpo.
Mi stese sul letto e io
lo strinsi di più per dargli il consenso.
Sentii, come le altre
volte, i denti che mi perforavano la pelle del collo e poi tutto
divenne magnifico.
Era ogni volta migliore,
ogni volta più meraviglioso.
Era come se mi stessi
fondendo con Damon, sentivo tutte le sue emozioni, tutti i suoi
sentimenti. Era come essere in paradiso.
Si staccò dopo
molto, ma a me sembrò sempre troppo poco. Aprii gli occhi, ma
dovetti richiuderli subito perchè la luce accecante del
lampadario mi dava un fastidio tremendo.
Sentii Damon che si
alzava e si metteva seduto e lo stesso feci io, aprendo gli occhi e
alzandomi allo stesso tempo. Sbaglio terribile.
Barcollai e mi dovetti
sorreggere a Damon per non ricadere distesa sul materasso.
-Ne ho preso un pò
troppo.- disse il vampiro accanto a me prendendo dal comodino un
coltellino multiuso e tagliandosi la base del collo.
Guardai i suoi occhi
accesi di passione come, probabilmente, erano i miei e mi avvicinai
alla ferita che si stava già rimarginando.
Bevvi avidamente e sentii
che, a mano a mano, le forze ritornavano.
Quando finii mi stesi
sotto le coperte e Damon si stese accanto a me, stringendomi con un
braccio attorno alla vita.
Dopo qualche minuto di
silenzio capii che non avevo per nulla voglia di dormire, così
aprii gli occhi e sciogliendomi dalla stretta di Damon mi misi
seduta.
Lui alzò gli occhi
la cielo e posò la testa su un braccio, guardandomi.
-Tutte le persone normali
dopo quello che è successo oggi si metterebbero subito a
dormire.-
-Non ho sonno.- dissi
alzando le spalle e sorridendo.
-Ovviamente.- disse
scuotendo la testa.
-Ehi!- gli dissi
indignandomi –Vuoi dire che non sono normale?-
-Stai con un vampiro.- mi
rispose solamente. E quello diceva tutto.
Iniziai a ridacchiare,
poi mi venne in mente una cosa che volevo chiedergli da tempo.
-Oltre che in un corvo
puoi trasformarti in qualcos’altro?-
Lui sorrise –Questo
dimostra che stai dormendo in piedi!-
Io lo guardai stupita e,
sotto i miei occhi, la sua figura iniziò a tremolare fino a
che non divenne un lupo con il pelo nero con i riflessi
dell’arcobaleno.
-Oh, giusto.- sussurrai
incantata dall’animale che avevo davanti.
La sua figura trasmetteva
eleganza e maestosità.
Alzai titubante una mano
e la diressi verso il muso che iniziai ad accarezzare piano. Il
lupo-Damon mi fissò e poi si avvicinò fino a che non
fummo a pochi centimetri di distanza, poi di mise seduto con il muso
sulle mie gambe.
-Oh, ma come sei carino!-
esclamai continuando ad accarezzarlo.
Ma a quanto pareva non
gli piaceva essere definito “carino” visto che si mise a
ringhiare piano, cosicché io alzai le mani verso l’alto
dicendo –Oltre che terribilmente spaventoso, ovviamente!-
Lui smise di ringhiare e
si riacquattò sulle mie gambe e io continuai ad accarezzare il
suo pelo fulvo per un po’, finchè non decise di
ritornare ad avere un aspetto umano e io mi ritrovai a passere le
dita tra i suoi capelli corvini.
Damon fece forza sulle
braccia muscolose e raggiunse la mia altezza, così fummo occhi
contro occhi. Dopodiché mi baciò. Fu un bacio profondo
e terribilmente lungo, tanto che quando ci staccammo mi ritrovai ad
ansimare.
Lui mi carezzò
dolcemente una guancia e poi mi prese tra le braccia e tornammo a
stringerci sotto le coperte.
Non mi addormentai
facilmente, quella sera, perché sentivo che nell’aria
c’era odore di cambiamento, ma non sapevo se era per la
partenza di Nicola o per qualche altro avvenimento.
Riuscii a dormire solo
seguendo il ritmo dei respiri calmi e lenti di Damon.
♥ ♥ ♥
Il mattino dopo mi
svegliai all’alba perché sentii Damon svegliarsi e
alzarsi di scatto. Alzai il busto dal letto, ancora assonnata e lo
guardai aprire le finestre e guardare fuori con attenzione.
-Che succede?- gli chiesi
piano.
-Niente, torna a
dormire.- mi disse senza girarsi verso di me. Non facendo come mi
aveva consigliato, mi alzai e lo affiancai, ma non potevo pretendere
di vedere qualcosa che non vedeva nemmeno lui con la super-vista.
Dopo qualche minuto
chiuse la finestra, tirò le tende e scosse la testa, girandosi
e augurandomi il buongiorno.
Io gli sorrisi e andai in
bagno a farmi la doccia e a vestirmi decentemente.
Scesi a far colazione
stando attenta a non fare rumore e a non svegliare gli altri che
dormivano nelle camere vicino alla mia, anche Stefan ed Elena.
Trovai Damon in salotto
seduto su una sedia della cucina che mi aspettava sorridendo.
-Wow,- dissi appena lo
vidi –Mi hai preparato la colazione! Ma che carino!- risi
pensando alla scena della sera prima.
Il suo sorriso sparì
e sollevò le sopracciglia. Io scoppiai a ridere e andai a
dargli un bacetto sussurrandogli –Scherzavo- sulle labbra, per
poi sedermi a tavola e iniziare a mangiare con avidità tutto
quello che c’era in tavola.
Quando finii diedi una
sciacquata alla tazzina e la misi nella lavastoviglie che c’era
appena sotto il lavabo, poi mi andai a sedere sul divano insieme a
Damon, dove passai le seguenti due ore a prepararmi psicologicamente
per quello che sarebbe successo nella mattinata.
Verso le sette e mezza
scesero tutti, Nicola compreso. Non ebbi il coraggio di guardarlo
negli occhi, ma cercai con lo sguardo le valigie pronte che non vidi.
Fecero tutti colazione in
perfetto silenzio fino a che non sentimmo un botto provenire dal
bosco.
Damon scattò in
piedi e si avvicinò alla porta principale senza però
superarla e tutti noi lo accerchiammo cercando di vedere qualcosa al
di fuori degli alberi e della neve che, ormai, ricopriva ogni cosa.
Guardai il mio ragazzo in
viso: aveva i lineamenti induriti e gli occhi ridotti a due fessure.
Nello stesso momento Elena gemette guardando qualcosa dalla finestra
che noi comuni mortali non potevamo neanche immaginare.
Ma dopo pochi secondi
anche noi potemmo vedere ciò che terrorizzava Elena.
La rossa Gisèle
arrivava dal bosco accompagnata da una mezza dozzina di vampiri tutti
affamati e con i canini allungati. Gisèle stava proprio nel
mezzo e, a mano a mano che procedeva, iniziammo a sentire i ringhi
affamati dei vampiri attorno a lei. Uno si provò a buttare
verso la porta, ma lo scudo che proteggeva la casa era invalicabile,
a meno che non fossero stati invitati. E statene certi: nessuno di
noi aveva intenzione di invitarli ad entrare.
Alessandro strinse di
riflesso mia sorella a sé e lei nascose la testa nel suo
petto.
-Mi sa che non andrai a
casa quest’oggi.- disse Jessica con gli occhi sgranati a
Nicola.
-Oh, se ti può far
stare tranquilla non avevo intenzione di farlo.- rispose lui non
distogliendo lo sguardo dall’armata di vampiri che procedeva
nel nostro giardino.
Alle parole del mio amico
mi concessi solo un piccolo sospiro di sollievo, ma non feci altro se
non guardare Gisèle che si metteva esattamente davanti a Damon
e allungava una mano fino a poggiarla nello scudo.
-Ti
trovo très
bien, Dàmon.-
disse con la sua vocetta ammaliante.
-Cosa sei venuta a fare
qui con tutti questi vampiri affamati, Gisèle?- chiese lui,
non rispondendo alla sua affermazione.
-Beh,
potrei dire che sono venuta qui per fare a pezzi i tuoi amichetti- e
nel dirlo guardò me –visto che i miei cari petits
amici
sono molto affamati. Ma ti propongo una cosa Dàmon.-
disse guardandosi le unghie smaltate di rosso rubino.
-Voglio una lotta
all’ultimo sangue. Solo tu e io.- gemetti –Se vinco, beh,
i miei amici avranno il pranzo assicurato per un bel po’ di
tempo, ma se vinci tu loro se ne andranno per sempre.-
-E cosa ci fanno qui, se
posso permettermi, visto che vuoi che lottiamo solo tu e io?-
Lei sorrise malandrina e
agitò una mano –Un incentivo a non scappare.- disse
minimizzando.
-Allora ci stai?-
-Assolutamente no!- urlò
Stefan mettendosi a fianco di suo fratello.
In quel momento ripresi a
respirare. Pensare a Damon lì da solo a combattere contro
quella pazza mi mandava in panico, ma se c’era Stefan al suo
fianco era tutta un’altra cosa.
-Accetto.- disse, invece,
lui non curandosi delle parole del fratello. Ritrattenni il respiro,
mentre Stefan si girava.
-Noi siamo una squadra.-
-Anche
loro.- rispose il mio
Damon
semplicemente.
-Ha ragione, Stefan.-
iniziò Violet andandogli vicino –Siamo solo umani e tre
vampiri non nel pieno delle forze contro sette non è equo.
Damon ce la potrebbe fare se non lo intralciamo.-
A quel punto iniziarono a
fischiarmi le orecchie e la vista mi si annebbiò.
-NO!- urlai e corsi verso
Damon –Non puoi! Non lì fuori da solo!-
Lui mi mise i palmi delle
mani sulle guancie e mi fissò negli occhi –Se non lo
faccio morirete tutti, Katherine. Sopravvivrò, te lo prometto,
e a quel punto giuro che ti farò diventare come me, così
passeremo tutta l’eternità insieme.- poi mi baciò
dolcemente e a lungo.
Si staccò e uscì
dalla porta e il mio cuore perse un battito.
Spero,
come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto!
Chissà
cosa succederà a Damon... vivrà o morirà???
Eheh,
solo io lo so xD
Alla
prossima!
°°Samirina°°
|
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Capitolo 15 *** 14. ***
Si,
lo so, mi faccio schifo da sola.
Mi
spiace immensamente per quest'ennesimo ritardo: purtroppo la scuola (
e in particolar modo il latino) mi hanno tenuta molto impegnata.
Aggiorno ora perchè sono a casa semi-malata. Ad ogni modo
questo è l'ultimo capitolo senza contare l'epilogo! Spero vi
piaccia =)
14.
Quando
Damon Salvatore si metteva in testa di fare una cosa era praticamente
impossibile fargli cambiare idea: Stefan ed Elena ne erano
assolutamente convinti.
Poi
aveva poca importanza che si trattasse di una cosa positiva o
negativa; una volta presa la fatale decisione, il vampiro non usciva
dalla sua rotta neanche se fosse finito il mondo.
Stefan
dice che era così anche da piccolo, io non ne ho idea, ma la
missione suicida che aveva intrapreso quella mattina mi era bastata
per capire veramente
di
che pasta era fatto.
Damon non era solo
malizia, arroganza e passione. Damon era coraggio e sacrificio verso
le persone che amava.
E io lo scoprii a
mie spese quel giorno.
Era da tipo un
quarto d’ora che guardavo quei due vampiri darsele di santa
ragione.
In quell’esatto
momento, dal piccolo quadrato della finestra, vidi Damon che cercava
di dare un pugno a Gisèle e lei, a velocità vampiresca,
gli prese il braccio e lo scaraventò addosso ad un albero che
era proprio all’inizio del bosco.
Damon non si
spiaccicò all’albero come avevo pensato, ma fece una
capriola su se stesso e usò il tronco di legno come un
trampolino e, dandosi lo slancio con le gambe, piombò addosso
alla vampira rossa facendola finire a terra.
Non vidi molto bene
cosa successe nei pochi attimi seguenti, perché i due
lottatori divennero invisibili ai miei occhi, trasformandosi in delle
figure indistinte dove riuscivo solo a distinguere il rosso e il nero
delle loro chiome.
Ad un tratto la
figura rossa, Gisèle, venne fatta sbalzare via e, nello stesso
istante, quella di Damon scattò dalla parte opposta.
Quando si fermarono
potei vedere che le piccole ferite che entrambi avevano sul volto si
rimarginavano alla velocità della luce, facendo tornare la
pelle omogenea come se non fosse stata mai ferita.
Grazie
a Dio che ieri sera Damon si è nutrito…
Pensai in un moto di
sollievo. Almeno quello, caspiterina!
Quando di laceri ci
furono solo i vestiti, i due vampiri si gettarono di nuovo uno
addosso all’altro e iniziarono a tempestarsi di pugni e graffi.
Nessuno dei due
sembrava avere la meglio.
-Dobbiamo fare
qualcosa!- sbottò Stefan ad un tratto, non riuscendo più
a trattenersi –Io vado là fuori!-
Violet ed Elena
furono le prime ad opporsi, prendendolo per un braccio.
-Ma siamo matti?-
urlò Violet. –Vogliamo parlare dei sei vampiri che
aspettano solo di farti fuori? Non ce la farai mai.- disse sincera e
coincisa come solo lei sapeva essere.
-Ha ragione.- disse
Alyssa più calma. Strinse la mano di Alessandro e lui disse:
-Forse dobbiamo trovare un modo per farli fuori.-
Jessica alzò
gli occhi al cielo –E come, se permetti, sono sei contro due
vampiri, cinque umani e una strega. E noi non è che possiamo
fare molto.-
Nicola scosse la
testa e iniziò a guardare fuori, pensando.
-Beh…- disse
dopo un po’ tornando a rivolgersi a noi. –Non è
detto che dobbiamo combatterli tutti insieme…-
Lui e Alessandro si
guardarono, complici.
-Certo,- rispose il
fidanzato di mia sorella –Uno o due alla volta ce la possiamo
fare. E comunque non mi sembra siano tanto all’erta in questo
momento.-
Spostai lo guardo
sui sei vampiri che in quel momento di trovavano ai margini del
bosco.
In effetti erano uno
spettacolo piuttosto patetico: ridacchiavano, saltellavano da un
piede all’altro come se dovessero andare in bagno e si davano
gomitate, il tutto guardando svogliatamente il combattimento tra
Damon e Gisèle.
Mi girai verso
Stefan e vidi che annuiva. –Si potrebbe fare. Sono affamati e
questo li farebbe puntare solo al sangue e inizierebbero a ragionare
con l’istinto anziché con la testa. Se siamo abbastanza
furbi possiamo farcela.-
Io annuii, felice di
poter finalmente essere utile a Damon.
-Ascoltate, mi è
venuta un’idea!- dissi sussurrando.
Pochi minuti dopo
eravamo sul lato ovest della casa, in un punto dove potevamo vedere
bene i sei vampiri ma non i due combattenti.
Vidi con piacere che
uno dei sei vampiri si era staccato leggermente dal gruppo, guardando
con scarso interesse la lotta.
A causa della fame?
Nervosismo? … Un colpo di culo?
Molto probabile.
Andai alla finestra,
una delle più grandi della cucina (la stanza che era, appunto,
nella parte ovest della casa) aspettai che Elena e Stefan si
preparassero.
Il piano consisteva
nel fare entrare il vampiro in casa, distrarlo, e permettere così
a Stefan ed Elena (entrambi con un paletto di legno in mano) di
colpirlo al cuore.
Quando i miei due
amici si furono appostati, spalancai la finestra e uscii, lentamente,
solo con la testa e cercai con gli occhi il vampiro che,
fortunatamente, era ancora lontano dagli altri.
Non sapendo come
attirare la sua attenzione, optai per un leggero “Pss!”,
prima piano e poi un po’ più forte, fino a che lui non
si girò.
Mi misi il dito
davanti al naso, in un gesto universalmente noto come “Silenzio”,
e gli feci cenno di avvicinarsi.
Si guardò
indietro e arrivò in un lampo, non destando sospetti negli
altri che facevano ancora i finti ubriachi.
Nell’esatto
momento in cui arrivò e cercò di arpionarmi la testa
con una mano, mi ritirai dentro e mi allontanai di parecchio dal
vampiro, sorridendo maliziosamente.
Dopo di che sibilai
un –Entra- che lo fece scattare in avanti, senza più
l’impiccio della barriera.
Come da piano, Elena
e Stefan scattarono, a loro volta, sul vampiro sconosciuto e, prima
che mi potesse toccare con un solo dito, era a terra con un paletto
infilato nel cuore.
Tirai un sospiro di
sollievo, anche se non era ancora il momento per adagiarsi sugli
allori: ce ne erano altri cinque da fare fuori.
-Adesso il cadavere
e il paletto insanguinato non me li lasciate in cucina, vero?- chiesi
retorica ai due vampiri che sghignazzarono in risposta.
Poi, con mia somma
gioia, presero il cadavere mezzo mummificato e lo portarono via. Io
non li seguii, visto che la cosa non mi interessava minimamente.
Piuttosto, mi riunii
in salotto con gli altri a discutere degli altri piani d’attacco.
-Beh- stava dicendo
Alessandro –E’ ovvio che cinque insieme non li possiamo
sconfiggere. Dobbiamo aspettare che si allontanino dal gruppo, come
abbiamo fatto ora.-
-Se solo riuscissimo
a farne fuori altri due,- intervenne Violet –io con i miei
poteri potrei tenerne a bada uno per un po’ e Stefan ed Elena
potrebbero pensare ai due rimasti.-
-Si, ma come li
togliamo di mezzo gli altri due?- chiese Nicola, iniziando a pensare
ad un piano.
-Basta prenderli per
tempo.- sospirò Stefan –Tutti i vampiri affamati sono
violenti, oltre che terribilmente stupidi. Manca poco perché
inizi una rissa.-
E infatti Stefan
aveva ragione. Non dovemmo aspettare molto perché due di loro
iniziassero a darsele di santa ragione.
Quando successe ero
io alla finestra per controllare come andava il combattimento tra
Damon e Gisèle. Dovevamo tenere una copertura: se la vampira
si fosse girata a controllare doveva vedere almeno la metà di
noi, altrimenti si sarebbe insospettita.
Avrei voluto andare
anche io con Stefan, Elena e Violet, anche solo per stare al fianco
della mia amica, visto che quello che si apprestava a fare era una
cosa di gran lunga superiore alle sue attuali capacità.
Elena e Stefan
furono silenziosi tanto che noi, dal salotto, non sentimmo nulla, se
non la fine delle urla che emettevano i due vampiri che lottavano.
Poi si dovevano
essere occupati degli altri tre. Aspettavamo con ansia di vederli
tornare, ma i minuti passavano e dei tre neanche l’ombra.
Poi ad un tratto
Violet ci chiamò –Ragazzi! Dovete venire!-
Io mi staccai dalla
finestra, lasciando a malincuore Damon, e corsi in cucina.
Strabuzzai gli
occhi: Stefan era alle prese con un vampiro che assomigliava ad un
armadio a tre ante, mentre Elena con uno più piccolo che le
dava comunque filo da torcere.
Violet cercava con
tutta la forza e la concentrazione che aveva, di bloccare a terra il
terzo vampiro, ma egli era troppo forte per lei e delle volte
riusciva a sfuggire al suo controllo.
Senza esitare,
Alessandro e Nicola si gettarono fuori dalla finestra e corsero ad
aiutare i due vampiri.
Alyssa gemette nel
vedere il suo amato combattere contro degli esseri del genere e io
non potei fare a meno di essere in pena per loro e pensare a quanto
erano stati stupidi ad uscire.
Stefan era ancora
messo alle strette dall’armadio ed Elena era in difficoltà
con due vampiri che la attaccavano da entrambe le parti.
Per fortuna Violet,
a quel punto, riuscì, non si sa come, a metterne al tappeto
uno dei due, giusto in tempo per permettere ad Alessandro di
ucciderlo. Dopo di che crollò a terra, stanca e incapace di
fare altro. Io e mia sorella la prendemmo di peso e la portammo sul
divano, posandogli una pezza bagnata sulla fronte madida di sudore.
Tornammo in cucina
giusto in tempo per vedere Stefan impalettare l’ultimo vampiro
e, dopo aver preso Elena per mano, rientrarono seguiti dai nostri due
amici che si erano fatti valere: lo dimostravano le ferite su tutto
il corpo che avevano l’aria di fare molto male.
Alyssa abbracciò
forte il suo ragazzo e lo accompagno a disinfettarsi, ed io feci lo
stesso con Nicola. Per qualche istante avevo avuto veramente paura
che ci rimettessero tutti la pelle.
Salii le scale con
Nicola al mio fianco e lo portai in camera dei miei genitori.
Dopo aver frugato
sui loro armadietti, tirai fuori del cotone e un barattolo di
disinfettante che versai in un batuffolo, dopo di che iniziai a
tamponare piano le ferite sul viso del mio amico.
Stemmo zitti per
qualche minuto, poi, dopo che ebbi applicato un cerotto su una ferita
che continuava a sanguinare, Nicola mi disse: -Non avevo intenzione
di andarmene.-
Io mi bloccai e,
sospirando, mi sedetti di fianco a lui nel bordo della vasca da
bagno, gli presi una mano e iniziai a parlare, giocherellando con le
sue dita.
-Ti capisco. E avrei
anche capito se non avessi voluto più stare qui. Anche io
quando ho scoperto l’esistenza dei vampiri ero piuttosto
scioccata ma io, a differenza di te, avevo qualcuno che mi teneva
legata a questo posto e a lui.- dissi facendo un chiaro riferimento a
Damon.
Era vero: se non ci
fosse stato lui, se io non mi fossi innamorata di lui, non avrei
esitato un solo secondo ad andarmene, ma essendo che lo amavo già
con tutto il cuore, quella rivelazione non aveva fatto altro che
aumentare il mio amore.
-Per cui ti sono
molto grata per essere stato qui al mio fianco a combattere e a
soffrire per una lotta che non è tua.-
Lui mi abbracciò.
–E’ così che fanno i veri amici, no?-
A quella domanda
scoppiai a piangere, grata per tutto l’aiuto e l’amicizia
che Nicola mi stava dimostrando specialmente in quel momento di
difficoltà.
Mi strinsi a lui e
lui mi avvolse le braccia intono alla vita.
Quando mi calmai mi
asciugai gli occhi e diedi un bacetto sulla guancia al mio migliore
amico.
Dopo di che
scendemmo insieme e trovammo tutti stipati davanti alle finestre e
alla porta, intente a guardare fuori con attenzione e preoccupazione.
Lasciai Nicola
indietro e corsi anche io alla porta, cercando di vedere cosa
succedeva fuori.
Damon e Gisèle
si erano trasformati in animali e, ora, il lupo nero e la volpe dal
pelo liscio e lucente stavano camminando in cerchio, diverse ferite
che sanguinavano abbondantemente in entrambi.
Mi misi una mano
davanti alla bocca e i due avversari, nello stesso momento, si
saltarono addosso, iniziando a rotolare a terra.
Combattevano a forza
di zampate, morsi, graffi e ondate di Potere immense.
Ad un tratto si
sbalzarono uno lontano dall’altra e ripresero la loro forma
umana.
Gisèle era
riversa sul prato, sanguinante e apparentemente priva di conoscenza,
mentre Damon era poggiato con la schiena all’albero ed ansimava
pesantemente mentre si teneva la mano premuta in una ferita
gigantesca sul petto.
Prima che gli altri
facessero qualsivoglia cosa, io mi fiondai verso di lui.
Corsi, senza dar
retta a Stefan, a mia sorella e ai miei amici che mi urlavano di
fermarmi: correvo verso un solo punto, ovvero verso l’albero
dove Damon era appoggiato.
Più mi
avvicinavo più sentivo l’odore nauseante e metallico del
sangue e pregai che si trattasse di quello di Gisèle.
Quando il mio
ragazzo mi vide (mi aveva ancora strano pensare a quell’aggettivo
riferito a Damon) sgranò gli occhi e sul suo volto si dipinse
una maschera di puro terrore.
Mai e poi mai avrei
creduto di vedere sul viso di Damon un’espressione del genere,
tanto che per un attimo mi chiesi se non dovessi tornare indietro;
scacciai con forza quel pensiero e mi gettai tra le sue braccia,
causandogli un gemito di dolore.
-Scusa.- sussurrai
staccandomi da lui.
-Sei impazzita?
Torna dentro!- mi dice afferrandomi per le spalle e scuotendomi un
poco.
Mi accorsi comunque
del suo tremito e del fatto che non riuscisse a tenersi in piedi da
solo, quindi mi appoggiai con la schiena all’albero per
agevolargli la situazione.
Ci riuscii in parte
e lo aiutai a tenersi in piedi, poi ci guardammo negli occhi.
Con gli occhi Damon
riusciva a dirmi cose che con la voce non mi avrebbe mai detto: lui
aveva paura, paura di non farcela e paura per noi, per la sua
famiglia.
E anch’io
avevo paura, oh così tanta paura!
Persi un attimo il
contatto con ciò che ci circondava e mi persi nei suoi occhi
azzurri.
Quando distolsi lo
sguardo ormai era troppo tardi anche per parlare. Gisèle si
avvicinava velocemente, con un paletto appuntito in mano, puntando al
cuore di Damon.
Io non ero una
strega, non potevo bloccare un vampiro con il solo sguardo e non ero
nemmeno un vampiro quindi non potevo difendere Damon con nessuna dote
soprannaturale; ero solo una piccola e inutile umana, ma c’era
ancora una cosa che potevo fare.
Non mi chiesi come
mai Stefan non intervenisse, e mi girai di scatto, invertendo le
posizioni, così Damon si trovò con la schiena contro
l’albero, mentre la mia era alla mercé di Gisèle.
Non chiusi gli
occhi, perché l’ultima cosa che volevo vedere prima di
morire era lui.
Mezzo secondo dopo
sentii un dolore lancinante al petto e mi si spezzò il
respiro.
Damon urlò e
intorno a me ci fu solo il buio più totale.
Vi
saluto e come sempre ringrazio tutti coloro che hanno recensito e
aggiunto questa storia tra le preferite, le seguite e quelle da
ricordare e anche, ovviamente, i lettori silenziosi!
Grazie
di tutto, sono onorata che seguiate la mia storia!
Un
bacio immenso e arrivederci all'epilogo!
°°Samirina°°
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Capitolo 16 *** Epilogo. ***
Ehi!
Che
dire? Questa fic è finita.
Non
so veramente che cosa dire, non so se essere felice o meno! Questa
fic mi ha dato tanto, e tutte le belle recensioni mi hanno aiutata
molto.
Grazie
di tutto tesori miei!
Spero
che questo ultimo capitolo piaccia e, chissà, se in un futuro
aggiungerò magari qualche shot!
Buona
lettura=)
EPILOGO.
Non
sapevo dov'ero, mi rendevo solo conto che stavo vagando nel buio più
totale.
Mi
sembrava di essere in un budino gigante, e soffrivo per quello stato
intermedio. Dovevo andarmene, dovevo arrivare alla luce, ma c'era
qualcosa che mi tratteneva, qualcosa
che,
sapevo, mi avrebbe riportata da dov'ero venuta.
Ma da dov'è
che venivo?
Non avevo nessun
ricordo del prima e del dopo. Sapevo solo che c'era un prima e che
desideravo assolutamente andare nel dopo, ma non ci riuscivo.
Iniziai a ragionare:
prima cosa c'era stato? E dopo? Dopo c'era... il Paradiso.
Ma
per andare in Paradiso bisognava essere morti, e per morire
bisognava... vivere.
Ero mai stata viva?
E se si... perchè
ero morta? Mi sembrava di essere sempre stata un'anima solitaria che
cercava di arrivare alla Luce.
Però, perchè
ero morta?
Un incidente, una
malattia...?
Lasciati andare,
non pensare, lasciati andare alla luce...
Ma
io dovevo
sapere!
Dovevo sapere perchè
avevo lasciato quell'altra vita, com'era l'altra vita.
Dovevo sapere se chi
amavo ora stava piangendo per me...
Dovevo...
Ad un tratto mi
balenò alla mente, se mente si poteva chiamare, il volto di un
ragazzo. Era giovane, la pelle candida, gli occhi azzurro ghiaccio e
i capelli corvini e lucidi come le penne di un corvo.
Quel pensiero mi
fece tremolare tutta e sentii un calore scuotermi ed un desiderio
assurdo di ritornare da quel ragazzo.
Chi era lui per me?
Un fratello, magari
o un amico... o forse era la persona che mi amava e che io amavo.
Chissà
com'era avere un'altra persona, oltre a Lui,
che
teneva a te sopra ogni altra cosa.
Sentii il desiderio
di ritornare dal ragazzo farsi più forte e, nello stesso
tempo, la Luce si allontanava.
Allora mi saltò
alla mente un nome: Damon.
E poi... Alyssa,
Nicola, Violet, Stefan, Elena, Jessica e Alessandro.
Tutte le persone a
cui tenevo e che avevo lasciato! No! Dovevo tornare da loro, dovevo
tornare da Damon, assolutamente!
Non potevo andare
alla Luce, dovevo tornare a casa. E la mia casa era dove c'era Damon.
Non l'avevo salvato
per separarmi da lui.
Brava, mia cara,
hai superato la prova e ora puoi tornare indietro. Sii prudente,
figlia mia. Non ci rivedremo ancora per molto, molto tempo.
♥ ♥ ♥
Ripresi il contatto
con la realtà poco a poco, non riuscendo a comprendere lo
spazio e il tempo in cui mi trovavo.
Prima di tutto
arrivò la consapevolezza di respirare e poi quella di
possedere un corpo.
Poco a poco iniziai
a sentire il tessuto sotto di me che doveva appartenere ad un letto,
e poi iniziai a sentire vari odori: legno, soprattutto, ma anche
terra e quell’odore tipico delle giornate di pioggia.
Poi sentì
odore di bruciato, ma proveniva da lontano e, quando mi svegliai del
tutto, riuscii anche a percepire una brezza che mi accarezzava la
pelle.
L’udito arrivò
tutto ad un colpo e mi martoriò il cervello: c’erano
voci dappertutto, bisbigli più o meno acuti e il male alla
testa mi fece spalancare gli occhi.
Li richiusi subito,
perché l’abbagliante luce del tramonto mi aveva
accecata.
Li riaprii più
lentamente, abituandomi a poco a poco alla luce, finachè non
riuscii a aprirli del tutto.
Solo allora iniziai
a sentire che le urla erano vicine alla stanza in cui mi trovavo più
di quello che pensavo.
-No, ho detto no,
Stefan! NO!- disse una voce e sbattè la porta così
forte da farmi tremare i timpani.
Mi
girai leggermente e, con immensa gioia, vidi Damon –il mio
Damon-
che tirava un pugno al muro tanto forte da far cadere dei calcinacci.
Iniziai seriamente a
preoccuparmi quando egli si girò verso di me.
Ci guardammo per
qualche istante e dopo mezzo secondo mi ritrovai tra le su braccia,
che mi stringevano possessivamente.
-Ti sei svegliata,
Katherine, ti sei svegliata!-
Restai zitta tra le
braccia di Damon, mentre mi lasciavo stritolare.
Quando finii di
stringermi mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi.
Come ogni volta mi persi nell’azzurro del suo sguardo.
Quando mi baciò
tutto intorno a me sparì: c’erano solo i suoi occhi che
non si staccavano mai dai miei, c’erano solo le sue labbra
posate sulle mie che stavano facendo galoppare il mio cuore, c’erano
solo le sue mani sulla mia schiena che mi stringevano e poi i nostri
respiri di nuovo uniti.
-Damon…- gli
dissi ad un certo punto, dopo che ci fummo staccati. –Ho tanta,
tanta fame.-
Damon abbassò
la testa. –Lo so. Mi dispiace tanto Katherine.- sussurrò
prima di abbracciarmi.
Gli dispiaceva che
avessi fame? Ma cosa…?
Poggiai la testa
sulla sua spalla e mi dissi che, alla fine, non mi importava di
niente. La cosa importante è che in quel momento fossi lì
con lui.
-Katherine…-
mi chiamò Damon.
Io alzai la testa e
gli sorrisi, ma lui non ricambiò.
-Cosa c’è?
Non sei contenta che sia viva?-
-Non sei viva,
Katherine, sei in transizione!-
Io lo guardai con
gli occhi spalancati, aspettando che continuasse.
-Dovrai nutrirti di
sangue umano per completare la trasformazione, altrimenti morirai.-
Spalancai gli occhi,
capendo solo in quel momento di cosa stesse parlando: stavo
diventando un vampiro!
Certo, pensai,
dopotutto Gisèle mi aveva uccisa e la sera prima io e Damon ci
eravamo scambiati il sangue. Tutto tornava.
-Che fine ha fatto
Gisèle?- gli chiesi con un po' di paura nella voce.
Lui alzò le
spalle noncurante -L'ho uccisa.-
-L-l'hai uccisa?-
Lui annuii e io mi
rilassai solo dopo aver saputo che stavano tutti bene.
-E-e adesso?- gli
chiesi titubante.
Lui mi guardò
negli occhi e allora seppi subito quale era la mia risposta.
La mia risposta era
e sempre sarebbe stata Damon. Per tutta l'eternità.
FINE
Ringrazio
tutti nuovamente: chi ha aggiunto questa storia ai preferiti, alle
ricordate e alle seguite, ringrazio chi ha commentato e anche chi ha
letto “silenziosamente”!
Grazie
a tutti!
PS.
Vi Auguro un Buonissimo Natale e un Felice Anno Nuovo!
°°Samirina°°
|
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