(500) days of Sakura

di Naruto89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** Special #1 ***
Capitolo 9: *** #8 ***
Capitolo 10: *** #9 ***
Capitolo 11: *** #10 ***
Capitolo 12: *** #11 ***
Capitolo 13: *** #12 ***
Capitolo 14: *** #13 ***
Capitolo 15: *** #14 ***
Capitolo 16: *** Special #2 ***
Capitolo 17: *** #15 ***
Capitolo 18: *** #16 ***
Capitolo 19: *** #17 ***
Capitolo 20: *** #18 ***
Capitolo 21: *** #19 ***
Capitolo 22: *** #20 ***
Capitolo 23: *** #21 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


(500) days of Sakura

#1

Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistiti è puramente casuale.
Soprattutto te, Jenny Beckman.
Troia.

(500) days of Summer – Incipit

(400)

Questa è la storia di un lui e di una lei. Lui è uno studente universitario con il grande sogno di diventare, un giorno, un importante regista e sceneggiatore di fama mondiale. Frequenta la Facoltà di Cinema ad una delle tante università pubbliche di Tokyo. E’ un ragazzo perfettamente nella media, ma eccelle per due cose: la sua ambizione e il suo essere innamorato perso dell’amore.
Lei è una ragazza come tante: né alta, né bassa; né troppo magra, né eccessivamente grassa; piedi grandi, naso piccolino. Ma, malgrado questa sua normalità, ovunque vada riesce sempre ad attirare l’attenzione. Lei non crede nell’amore, ma non disdegna il sesso. E’ una disillusa, e ha tutte le ragioni del mondo per esserlo.
Questa storia inizia quando gli occhi di lui si sono posati su di lei. Questa è la storia di un lui e di una lei. Ma, tanto vale chiarirlo subito, questa non è una storia d’amore.

Seduto davanti al computer, il ragazzo osservò a lungo quel testo. Aveva finalmente deciso di dare una scrollata alla sua monotona esistenza e di fare quello che avrebbe sempre sognato. E, per iniziare, cosa c’era di meglio che una storia abbastanza personale da essere trattata con il dovuto distacco e la dovuta freddezza!?
I suoi occhi scrutavano il monitor tentando di trovare l’ispirazione e, nel frattempo, compiacendosi per il risultato sino ad ora ottenuto. Dopodichè, il giovane decise che era decisamente giunta l’ora di farsi un caffè.

(492)

Lui aveva sempre odiato i matrimoni, le chiese e le musiche che mettevano in occasioni del genere. Inoltre, non poteva evitare di osservare il suo smoking bianco: detestava quel colore, troppo piatto per avere un senso. Il bianco è fatto per essere sporcato, imbrattato, colorato e non per restare così, uniforme, mediocre.
Con una mano, si diede un’aggiustatina a i capelli: non riusciva mai a pettinarseli come voleva e, anche quando si metteva il gel, quelli rimanevano sempre sparati in aria, come volevano loro. Quella tra lui e i suoi capelli era una guerra che durava ormai da ventidue, lunghi, anni.
Mentre era immerso in questi ed altri pensieri, ci fu un particolare che catturò la sua attenzione: era appena cominciata la tipica musica da matrimonio e la sposa aveva finalmente varcato la soglia della chiesa. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, davanti a quella visione.
Era bellissima, ma quello glielo aveva sempre detto e ripetuto. Ma, quel giorno, era ancora più bella: celestiale, splendida, stupenda… le parole, queste stupide ed inutili parole, erano troppo poco per descrivere la sua bellezza. Erano un odioso limite, nulla più.
I capelli ricadevano morbidamente sulle spalle svestite, mentre i suoi occhi profondi erano malamente celati dalla parte anteriore del velo bianco. E, malgrado quel colore così insignificante, il vestito da sposa – e la sposa – formavano un ensemble magnifico.
I lineamenti del suo viso, resi evanescenti dal già citato velo, erano simili a quelli di una dea. Si aveva quasi paura anche solo a guardarla, figuriamoci a toccarle le sue forme al contempo sinuose e morbide che, con discrezione, apparivano sotto il vestito.
Come accecato da quella visione, il ragazzo voltò lo sguardo e, per puro caso o per uno scherzo beffardo del destino, lo incrociò con la persona che negli ultimi mesi aveva odiato più di ogni cosa al mondo. Il suo viso arcigno, il suo fare altezzoso, i suoi occhi che facevano trasparire senza troppa modestia uno sguardo di superiorità.
Era inutile: non lo sopportava. E non era solo per tutto quello che era successo nelle ultime settimane… era lui, i suoi modi, tutto l’insieme ad essere insopportabile. Ricco da far schifo, arrogante come pochi ed intoccabile, per via del padre.
E quel giorno si sarebbe consumato l’ultimo atto della loro eterna lotta.

(1)

Naruto Uzumaki era un ragazzo di vent’anni, come tanti, che frequentava la Facoltà di Cinema a Tokyo. Aveva il grande sogno di diventare sceneggiatore e regista cinematografico e di andare negli Stati Uniti, ad Hollywood. Non aveva mai avuto paura di sognare, e lo aveva dimostrato ogni giorno mettendo tutto l’entusiasmo possibile nello studiare l’unica cosa che lo avesse mai interessato: il cinema.
Era un giovane alto e piuttosto robusto, che amava vestirsi casual. Non gli importava nulla della moda o delle mode: si metteva quello che gli piaceva, ascoltava quello che gli faceva provare emozioni, leggeva quello che voleva e vedeva film. Tanti film. Una marea.
Aveva un viso rotondeggiante, simpatico, con un bel sorriso e due grandi occhi azzurri. Sulle guance aveva degli strani segni che assomigliano ai baffi di un gatto. Ed erano sempre stati lì, sin dalla nascita. Però, come per compensare, non gli era mai cresciuto nemmeno un pelo della barba.
I capelli biondi gli ornavano il volto e aumentavano esponenzialmente la simpatia che riusciva a suscitare soltanto guardandolo. Era un tipo semplice, senza troppi fronzoli o problemi per la testa: prendeva la vita così come veniva, senza preoccuparsi di nulla. Ma aveva un grande, enorme difetto: credeva ciecamente ed incondizionatamente nell’amore.
Per lui l’amore era il principe di tutti i sentimenti, ciò che gli permetteva di alzarsi la mattina dal letto e di affrontare ogni giornata con un sorriso. Lui era, o almeno si considerava, nato per amare: ma non per forza una ragazza. Andava bene anche il cinema, o un libro, o una canzone. Sono tante le cose che si possono amare al mondo, e secondo Naruto Uzumaki non si poteva vivere senza amare qualcosa.
Lui non credeva nel fato, ma era piuttosto portato a pensare che esistessero alcune “coincidenze inevitabili” che modellavano e modificavano a loro piacimento la vita delle persone. Per lui tutti i giorni erano uguali, ugualmente pronti a riservare delle sorprese come a scorrere via senza patemi. Ma ancora non sapeva che quel giorno, quell’8 di settembre, gli avrebbe cambiato la vita…

Come ogni giorno, appena uscito dall’Università, si era precipitato al bar davanti alla Facoltà con i suoi amici: Shikamaru Nara, un ragazzo molto intelligente ma perennemente svogliato; Chouji Akimici, il classico gigante dal cuore d’oro e dagli infiniti problemi sentimentali; e Kiba Inuzuka, rozzo ed impertinente ma, malgrado ciò, un vero playboy.
“Devi capire che, con le ragazze, bisogna saperci fare! Non basta morir loro dietro, ragazzo mio!”
Kiba, come al solito, sembrava divertito dall’ascoltare i problemi d’amore di Chouji, soprattutto quando si trattava di ricordare a tutti il suo incredibile successo con le donne. D’altro canto, Akimichi aveva veramente bisogno di aiuto: erano già al secondo anno di Università e lui era da quando era entrato alla prima ora del primo corso del primo anno che si era innamorato, così, a prima vista della indubbiamente bella Ino Yamanaka. Tuttavia, il ragazzo non aveva esattamente un fisico da palestrato e nemmeno un viso particolarmente attraente.
Questa solfa continuava ormai da due anni e tutte le volte che si sedevano al bar cominciavano sempre parlando di Chouji e dei suoi problemi, ma senza mai venirne ad una.
“Forse dovresti dirglielo. Insomma, che ti piace.”
Naruto aveva proposto questa soluzione così, senza pensarci troppo, e aveva creato il gelo attorno a lui. Al tavolo i suoi amici si erano immediatamente zittiti e si osservavano senza saper cosa dire. Probabilmente, anche se non volevano ammetterlo, il biondo aveva centrato il problema in pieno.
“Shika, tu sono tre anni che stai con quella ragazza di Osaka – com’è che si chiama? Temari? – quindi, dimmi, tra di voi come è iniziata?”
Il moro si portò le mani dietro la testa e, spostandosi il codino, fissò Naruto con i suoi penetranti occhi bruni.
“Le vacanze stavano per finire e non avevo nulla da perdere. Sinceramente, non ci speravo più di tanto siccome nei due mesi che ero stato lì avevamo parlato pochissimo… però le ho chiesto se aveva un ragazzo e se aveva voglia di uscire con me e… beh, ecco qui.”
“Fin troppo ovvio.”
Kiba e Chouji, tuttavia, continuavano a non capire.
“Tutte le storie d’amore cominciano così, dico bene? Quindi non deve essere così difficile, no? Insomma… in fondo, basta solo dirglielo.”
“Ma no!” esclamarono gli altri due, all’unisono.
“Non ci penso nemmeno! Mi darà un due di picche!” disse Akimichi.
“E poi, dico io!, le ragazze bisogna lavorarsele!” concluse Kiba.
“Perché hai paura?” chiese Naruto a Chouji, ignorando completamente Inuzuka
“Voglio dire… ora sei qui a crogiolarti perché ti piace troppo ma non starà mai con te. Quindi, se ti desse un due di picche, cosa cambierebbe?”
“La speranza.”
La risposta del ragazzo arrivò secca e decisa, prendendo quasi in contropiede il biondino.
“Ora come ora, anche se so che non si metterà mai con me, posso continuare a sperare e posso essere contento di essere innamorato. Se perdessi anche la speranza, io… non so cosa farei.”
Naruto sorrise dolcemente e lasciò stare l’argomento. Comprendeva benissimo quello che intendeva dire Chouji: in passato, l’aveva provato anche lui.
“Cosa desiderate?”
Una voce dolcissima si alzò sulle teste dei ragazzi e, quando si voltò, Uzumaki si ritrovò davanti una visione angelica: una ragazza come tante altre, ma che l’aveva immediatamente stregato.
Aveva un fisico abbastanza minuto, era piuttosto magra e non altissima. Aveva i capelli rosa sciolti sulle spalle, che le arrivavano al seno poco sviluppato e due occhi verdi e profondi che sembravano scrutare solo lui. Il naso minuto faceva da ornamento ad un sorriso splendido, dolce ed ammaliante. Naruto, per un momento, si dimenticò di respirare.
Che schianto…

“Sei nuova, vero?” chiese Kiba, dimenticandosi cosa fosse la discrezione.
“Sì, sono arrivata da un paio di giorni in città e ho cominciato a lavorare da oggi.”
“Ah…” continuò il ragazzo dai capelli castani
“e da dove vieni?”
“Sono originaria di Hiroshima, ma ho deciso di trasferirmi qui a Tokyo. Dimenticavo: mi chiamo Sakura. Sakura Haruno.”
Sakura Haruno: questo nome era solo l’inizio dei guai che stavano per abbattersi su Naruto Uzumaki. Perché questa è sì la storia di un lui e di una lei. Ma, badate bene, questa non è una storia d’amore.

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Salve a tutti, io sono l’autore di questa fanfic! Ammetto di essere un po’ emozionato nello scrivere questo primo “Spazio dell’autore” di questa fic: è da due anni che, per via di parecchi imprevisti, non scrivo più e, purtroppo, ho dovuto interrompere un paio di progetti che avevo in sospeso, appunto, dal 2008. Magari qualcuno mi conoscerà già e, vedendo il mio nome, si scoraggerà pensando ad un altro progetto a vuoto: vi chiedo di fidarvi di me ancora una volta, questo progetto non cadrà nel dimenticatoio. Di certo sarà difficile per me aggiornare ogni giorno, ma farò del mio meglio: tra esami ed università sono molto impegnato, ma sono deciso ad andare fino in fondo e, se tutto va bene, a scrivere altri fic dopo questa.
Invece, per i molti che non mi conoscono affatto: buonasera! O buongiorno, dipende quando scrivete! Come avrete notato, vi trovate davanti ad una fic un po’ particolare: qui non si va in ordine cronologico, ma i fatti vengono narrati scombinati e starà a voi, con l’andare avanti dei capitoli, ricomporre il puzzle. Ma, soprattutto, dovete sapere che questa fic… non ha un finale! No, tranquilli, non intendo dire che sia una “Incompiuta”: semplicemente, non ho ancora deciso il finale. La trama a grandi linee (ma essendo tutto spezzettato nel tempo, alcune cose le devo aggiustare, motivo per cui potrei ritardare negli aggiornamenti) ce l’ho già in testa… ma i finali che ho in mente per ora sono molto diversi gli uni dagli altri. Quindi, in un certo senso, ci avvicineremo al finale insieme, con la stessa curiosità nel vedere cosa si inventerà questa mia mente bacata… spero di avervi convinto a seguire la fic e, se volete, a recensire.
Spero di ritrovarvi di nuovo al prossimo “Spazio dell’autore”, che sarà molto più corto di questo, ve lo prometto! Ja ne, bella gente!!

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Capitolo 2
*** #2 ***


#2

Ask me,
I won’t say “no”.
How could I!?

Ask me – The Smiths

(335)

La ragazza correva veloce lungo la via, con i lunghi capelli biondi che le ricadevano sul viso. Aveva ancora il cellulare in mano, da quando aveva ricevuto quel messaggio. Conosceva benissimo il suo ragazzo e, se aveva detto che c’era assoluto bisogno di lei, di certo non stava scherzando. Quando i suoi grandi occhi azzurri videro spuntare il dormitorio degli studenti della Facoltà di Cinema, allungò il passo.
Una volta entrata, fece le scale con il cuore in gola. Come suo solito, non poteva far altro che pensare al peggio possibile: che qualcuno si fosse fatto male? E se, invece, era solo una scusa per parlarle e lasciarla? Quando bussò alla porta, non sapeva più cosa credere.

“Ino! Grazie di essere venuta! Non sapevamo davvero chi chiamare.”
Le aprì la porta proprio lui, il ragazzo di cui era innamorata, Chouji Akimichi. La giovane lo abbracciò all’altezza della sua abbondante vita e lo baciò frettolosamente. Poi, esordì:
“Cosa è successo?”
“Guardalo. E’ da ore che sta così.”
La ragazza entrò a piccoli passi nella stanza e vide Naruto seduto – o meglio, completamente stravaccato – sul divano, con una tazza di ramen precotto in una mano e una bottiglia di birra Asahi nell’altra e il telecomando in mezzo alle gambe. Poi, si avvicinò per osservare meglio.
“Il Grande Fratello, ventiquattro ore su ventiquattro?”
“In diretta dall’Italia” aggiunse Kiba Inuzuka, con gravità.
“Sì, mi aveva detto che adora il cinema italiano… ma questo mi sembra esagerato.”
Poi, con decisione, la ragazza si avvicinò alla televisione e la spense con un movimento secco del pollice. Infine, si mise davanti a Naruto, e provò a scuoterlo:
“Avanti, cucciolone, che ti è successo? Racconta tutto a zia Ino!”
“Gran belle tette. Complimenti.”
La giovane rimase un attimo spaesata, finché Chouji – mentre Kiba era piegato dalle risate e Shikamaru faceva di tutto per non seguire a ruota l’amico – gli fece notare il particolare scatenante:
“La… scollatura, tesoro.”
Accortasi che aveva incautamente sbattuto il primo piano del suo seno in faccia a Naruto, la ragazza si tirò prontamente su la zip della felpa e continuò imperterrita:
“Allora, dicevamo… cosa ti è successo?”

(1)

“Cosa ti porta dalle nostre parti?”
Naruto, che era caduto in una specie di sogno da quando gli era apparsa davanti Sakura, si svegliò sentendo quelle parole. Nel frattempo, lei e Kiba avevano continuato a chiaccherare.
“Vari motivi, ma nulla di serio. Diciamo che avevo bisogno di una svolta: ho vissuto vent’anni nelle campagne di Hiroshima e avevo decisamente bisogno di cambiare. Insomma, sai quando decidi di cambiare te stesso sperando che, poi, ti succeda qualcosa di bello…?”
“Sì.”
Mentre gli altri erano stati tutti zitti, era stato proprio il biondino a rispondere, con tono soave. Sapeva benissimo a cosa si riferisse Sakura: lui proveniva da Okinawa, ma il clima di provincia che si respirava lì gli stava troppo stretto. Ecco perché, al liceo, aveva deciso di cambiare vita.
Lui aveva una zia a Tokyo e, durante i tre anni delle scuole superiori, era andato ad abitare nella pensione gestita da lei, guadagnandosi l’affitto lavorando nelle terme. Da allora, gli erano capitate tante cose belle, che però erano nuovamente mutate con l’Università: nuova delusione, nuovo senso chiusura e nuova voglia di evadere. Così, una volta passato il test di ammissione, aveva fatto domanda – ed era riuscito a farsi accettare – per entrare al dormitorio universitario della sua Facoltà.
E, così, la sua vita era nuovamente cambiata: aveva conosciuto nuove persone, aveva fatto amicizie preziose e aveva potuto sviluppare quanto voleva la sua passione per il cinema. E così, tutte le settimane al cinema, più i film che trasmettevano il giovedì e il venerdì al cinema universitario, più gli spezzoni o interi lungometraggi che gli facevano vedere a lezione. Per lui, era il paradiso.
Ma ancora non sapeva che la sua più grande avventura universitaria sarebbe cominciata proprio quel giorno…

“Ah, sì?” chiese Sakura, curiosa.
“Decisamente. Forse un giorno te ne parlerò, se rimani abbastanza.”
Gli amici del biondo si guardarono, senza saper cosa dire: non avevano mai visto, per quanto gli fosse venuto assolutamente naturale, un Naruto così intraprendente. Insomma, l’aveva praticamente invitata a farsi un’altra chiacchierata insieme… magari, da soli.
Difatti, dopo qualche secondo, pure il ragazzo si rese conto di quello che aveva fatto e del tono deciso che aveva avuto ma, ormai, era troppo tardi.
“Allora ci conto, ok?” disse la rosa, facendogli l’occhiolino
“Ora però dovete dirmi cosa volete, che devo servire gli altri clienti.”
“Quattro caffè” anticipò tutti Kiba, conoscendo a memoria i gusti dei suoi amici.
“E un dolce al cocco” concluse Chouji.
“Ok. Arrivano subito!”
Naruto, guardandola allontanarsi, non poteva non pensare alle sue parole di prima: l’aveva appena conosciuta e si erano già più o meno tacitamente promessi di farsi, un giorno o l’altro, una bella chiacchierata insieme.

“Tu sei un pazzo, fratello!”
Dieci minuti dopo, quando gli arrivarono le ordinazioni al tavolo, i quattro stavano ancora parlando del gesto del biondino. Naruto aveva preso il suo caffé senza dare troppa attenzione al piattino della tazzina: difatti che fu Kiba a fargli notare, prendendoglielo con la velocità di un gatto piuttosto che di un uomo, che c’era un bigliettino per lui.

Sabato, non essendoci corsi all’Università, solitamente c’è poca gente.
Se riesci a venire, potrei riuscire a trovare il tempo per prendere un caffé con te e per farci la famosa chiacchierata.
Ti aspetto!

Sakura

“Oddio, non ci credo! Biondo, ma lo sai di chi sei figlio tu…?”
“Ehi, Inuzuka, non ti azzardare!”
“Beh, chi è che ha un appuntamento con la bella cameriera? Di certo non io!”
I quattro scoppiarono a ridere e, sorseggiando i loro caffé, continuarono a parlare dell’ “appuntamento” di Naruto. Nel frattempo, il biondino era ancora avvolto in una specie di mondo di sogno, in cui si immaginava come sarebbe potuto andare l’incontro con Sakura, quel sabato.

(5)

Quando Naruto arrivò al bar, non c’era nessuno. Il gestore del locale stava uscendo a fumarsi una sigaretta e, dentro, c’era solo Sakura che stava già mettendo su i due caffè.
“Ciao, biondino!”
Era bella come suo solito: i capelli rosa erano più lisci dell’altro giorno e si adagiavano con ancora maggior grazia sulle sue piccole spalle, la polo bianca che indossava le metteva bene in risalto il poco seno che aveva e, al contempo, le mostrava timidamente i fianchi. Se si fosse stirata, le si sarebbe intravisto l’ombelico.
Prese il vassoio con i due caffé e lo portò fino ad uno dei tanti tavoli vuoti: sotto il grembiule con il nome del bar, portava un paio di blue jeans abbastanza attillati da intravedere le forme delle sue belle gambe e del sedere sodo al punto giusto.
“Mi chiamo Naruto. Naruto Uzumaki.”
Il biondino si sedette al tavolo con la rosa e cominciò a sorseggiare il suo caffé. Tuttavia, lui era lì per parlare e questo silenzio non gli piaceva neanche un po’. Quando si accinse ad aprire bocca, Sakura fu più svelta.
“Allora… ti va di parlarmi un po’ di te? Voglio dire… l’altro giorno mi hai interessato dicendo che capivi il mio discorso sul voler evadere alla ricerca di qualcosa di bello. Solitamente, nessuno riesce mai veramente a capire cosa intendo.”
“Io negli ultimi anni ho impostato la mia vita proprio su questa voglia di evadere: prima vivevo ad Okinawa, poi al liceo mi sono voluto trasferire a Tokyo, da mia zia. Infine, ora è da un paio di anni che sto al dormitorio universitario. Insomma, un viaggio continuo!”
“Ah, e per quale motivo ti sei trasferito tutte queste volte?”
“L’amore, principalmente. Ad Okinawa avevo una ragazza che ho frequentato per tutte le medie, Hinata: ci siamo amati tantissimo, ma un giorno ho capito che per me la provincia era troppo poco e ho deciso di andarmene. Dopo due mesi che ero qui a Tokyo, mi ha detto che non poteva sopportare un rapporto a distanza, e mi ha mollato...
Poi, al dormitorio di mia zia ho conosciuto un'altra ragazza con cui sono stato per due anni, al liceo: Suzuka. Vivevamo vicini, frequentavamo lo stesso liceo… insomma, la vita dei sogni. Ma, come si dice, “chi di spada ferisce, di spada perisce”… e lei è tornata a Yokohama. Solo che, per evitare i problemi di una relazione a distanza, ha preferito troncare prima di partire.
E così, eccomi qui…”
In quel momento, Sakura cominciò lentamente a sbottonarsi la polo e a chinarsi in avanti, poggiandosi le mani sotto il seno e mettendolo, di conseguenza, in evidenza. L’occhio di Naruto, per un attimo, non poté fare a meno che cadere proprio lì.
“Ah, che birichino! Che cosa guardi, mascalzone?”
Il biondo arrossì improvvisamente e cominciò a balbettare:
“N-no… cioè… io… n-non volevo…”
Ma Sakura sembrava avere altre idee per la testa: si alzò lentamente e si sedette sulle gambe del ragazzo, cominciando a baciargli lentamente il collo.
“Quindi, per farti rimanere qui, avresti bisogno di un amore che finisca bene… no?”
La ragazza si fece sempre più audace, fino a quando non arrivò all’altezza della bocca. Lì scattò il compimento perfetto di ogni storia d’amore, l’inizio che tutti sognano, quello che rende tutte le storie d’amore uniche ed uguali allo stesso tempo: il primo bacio.

“Scusami, non credevo che potesse essere così, al sabato!”
La voce di Sakura lo svegliò dai suoi pensieri: era seduto al tavolo del bar da due ore e, invece che non esserci quasi nessuno, i clienti continuavano ad arrivare senza sosta e la rosa non aveva un minuto di tempo. Non sapendo più che fare, decise di ordinare il quinto caffé della mattinata…

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Aggiornamento abbastanza veloce, oggi: purtroppo dubito che sarà sempre così, ma in questi due giorni ho avuto tempo e quindi sono riuscito a combinare qualcosa in fretta. Nel frattempo, sto anche continuando a lavorare al finale della storia xD Ma da domani devo tornare a studiare (-.-), quindi finisce la pacchia e avrò molto meno tempo libero.
Passando al capitolo… continuano le citazioni a “(500) giorni insieme” e ad esse se ne unisce un’altra al manga “Suzuka”: se non l’avete letto, fatelo. Per il resto, capitolo che spero sia piaciuto a tutti quelli che hanno deciso di leggere questa fanfic.
A voi, e anche alla persona che l’ha persino messa tra i “Preferiti”, grazie mille!! Sapere che, a dispetto delle zero recensioni, c’è effettivamente qualcuno che legge quello che scrivo mi fa sempre molto piacere! Però, spero sempre di trovare un commento^^”
Noi ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 3
*** #3 ***


#3

On me dit que le destin se moque bien de nous Qu'il ne nous donne rien et qu'il nous promet tout Parais qu'le bonheur est à portée de main, Alors on tend la main et on se retrouve fou

Quelqu’un m’a dit – Carla Bruni

(74)

“Ehi!”
Sakura apparve all’angolo della via, agitando la mano in segno di saluto. Arrivò correndo al luogo dell’appuntamento, essendo come suo solito in ritardo. Si fermò due secondi a prendere il respiro e poi, con uno dei suoi soliti sorrisi che ti fanno passare ogni male, salutò colui che l’aspettava.
“Scusa per il ritardo! Non riesco mai ad arrivare puntuale! Mi spiace tantissimo!”
“Tranquilla, non c’è bisogno che ti scusi così. Sono appena arrivato anche io.”
Naruto abbozzò un sorriso, passandosi una mano nei capelli color grano.
“Allora, mia cara guida turistica, cosa mi proponi oggi?”
Quel giorno i due ragazzi si erano dati appuntamento per visitare insieme la città. Ma, malgrado Tokyo avesse parecchi luoghi simbolici in cui andare, il biondino aveva qualcos’altro in mente.
“Ti porterò dove ho vissuto per tutto il tempo del liceo.”
Naruto non credeva alle gite turistiche e ai luoghi dell’arte e della cultura, non si entusiasmava davanti a freddi monumenti o a dipinti senz’anima. Per quanto potessero essere belli, non avevano il calore dei luoghi vissuti. Le città sono belle solo se le vivi e se vivendole le apprezzi.
Ed ecco che, per cominciare a mostrare Tokyo alla sua amica, aveva deciso di partire dal quartiere che conosceva meglio e che aveva imparato ad amare nei tre anni in cui vi aveva abitato. Le strade poco affollate, le case tradizionali in legno vicino ai grattacieli, le terme gestite da sua zia e i templi che costellavano la zona. Poi, i negozietti in cui si fermava a prendere la merenda con gli amici o i ristoranti in cui andava con Suzuka.
Aveva passato degli anni irripetibili da quelle parti e quando lui e Sakura salirono sul tram che li avrebbe portati fino a destinazione, il giovane era già emozionato. Era sempre stato un tipo emotivo e i luoghi in cui aveva vissuto diventavano per lui delle zone sacre, pregne di ricordi e di momenti importanti.
Quando cominciò a vedere passare, veloci, davanti ai suoi occhi i primi edifici che delimitavano la loro destinazione, sentì il cuore fargli un balzo nel petto. Era come appiccicato al finestrino e a stento tratteneva l’emozione: gli veniva da tremare dalla testa ai piedi. Sakura, vedendolo, sorrise dolcemente e gli poggiò una mano sul braccio.
Il tram si fermò nel punto prestabilito e i due, finalmente, scesero. Attraversando quelle vie così familiari a Naruto venne la pelle d’oca e, mentre cominciava a raccontare alcuni aneddoti della sua giovinezza passata in quei posti, si sentiva nuovamente a casa. Poi, ad un certo punto, si fermò: il vero punto di partenza della loro visita era davanti ai loro occhi.
Il centro termale gestito da sua zia era esattamente come l’aveva lasciato: l’entrata in completo stile classico, risalente all’epoca Sengoku, con lo stesso motivo ricorrente per tutto il primo impianto, quello dei bagni. Poi, dietro, un edificio in stile moderno, dei giorni nostri: quello era il dormitorio in cui aveva vissuto per tre, lunghi, fantastici anni. Inoltre, sulla sinistra, il camino della sauna.
Aveva amato quel posto e ritrovarselo nuovamente davanti era un qualcosa di indescrivibile a parole: tuttavia, in quel momento si chiese come mai non era mai tornato a trovare la zia in tutti questi anni. Certo, ogni tanto le telefonava, però non era più tornato al dormitorio.
“Entriamo?” chiese Sakura, curiosa.
“No. E’ da tanto che non mi faccio vedere, e piombare qui senza nemmeno avvisare mi sembra scortese.”
Con una ragazza appresso, poi… concluse, senza tuttavia esternare questo pensiero.
“Allora… cosa vuoi farmi vedere?”
“Beh…” pensò Naruto, ad alta voce
“vieni con me!”

I due ragazzi attraversarono tutto il quartiere in lungo e in largo, senza nemmeno accorgersi del tempo che passava. Visitarono i negozietti più strani, il biondino raccontò le storie più bizzarre ed astruse e percorsero ogni singola via di quella piccola parte di Tokyo. Era un piccolo spazio sacro che, per la prima volta, Naruto apriva allo sguardo indiscreto di altre persone: ma Sakura era speciale e, in un certo qual modo, se l’era meritato.
Così, quando ormai il sole stava cominciando a tramontare, decise di completare il giro turistico: accompagnò la ragazza all’ingresso di un tempio piuttosto modesto, ma molto carino, con una grande campana in centro. Dopodichè, chiese a Sakura di aspettarlo lì.
La ragazza, mentre il biondo si allontanava, si avvicinò alla campana e decise di esprimere un desiderio. Quale fosse, non ci è dato sapere; ma, quando chiuse gli occhi e congiunse le mani per pregare, una cosa era certa: sorrideva.
Non appena finì il suo rituale, sentì i passi di Naruto correre sulle scale che conducevano a quel tempietto. Quando il ragazzo arrivò, aveva nelle mani due crocchette di patate: una per lui e l’altra per Sakura. Poi, invitò la ragazza a sedersi sulle scalinate e i due si misero a mangiare insieme, nel più completo silenzio.
“E’ molto bello, qui…” fece la rosa.
“Se ero triste o avevo qualcosa che non andava, venivo sempre qui a rifugiarmi. Beh, non un gran rifugio, lo ammetto! Però mi rilassava… e mi faceva dimenticare tutti i miei problemi. Non ci avevo mai portato nessun altro, sai?”
In quel momento, una piacevole sensazione di calore invase il petto di Sakura, fino a solleticarle la bocca dello stomaco.

(5)

“Scusa se ci ho messo tanto, ma i clienti non la finivano più di arrivare.”
Dopo cinque ore di attesa, finalmente il bar si era liberato e Sakura aveva raggiunto Naruto. Aveva il volto imperlato di sudore, il che la rendeva – se possibile – ancora più bella. Era molto stanca, glielo si leggeva negli occhi, leggermente più spenti del solito.
La ragazza poggiò due caffé sul tavolo e si sedette, con il suo solito sorriso sulle labbra.
“Ciao, biondo!”
Il suo viso, quando sorrideva, si illuminava in maniera dolcissima: sulla guancia destra gli si formava una fossetta, mente le sopracciglia le si increspavano leggermente.
“Mi chiamo Naruto, Naruto Uzumaki” precisò il giovane, ricambiando il sorriso.
“Tu… sei mai evaso?”
“Eh?”
L’espressione della ragazza si era fatta improvvisamente seria ed osservava il biondino, come se volesse perlustrargli l’anima.
“Ieri hai detto che capisci cosa significa aver voglia di evadere, sperando che possa succederti qualcosa di bello. Allora… tu l’hai mai fatto?”
“Sì. Beh, dal liceo in poi, è stato un viaggio continuo.”
Naruto fece una piccola pausa, indeciso se andare avanti.
“Continua, continua” lo esortò la rosa.
“Fino a quindici anni, quindi alla fine delle medie, sono rimasto nella mia città natale. Io sono di Okinawa e per un buon periodo mi è sembrato che li ci fosse tutto quello che potessi desiderare. Il problema è che, forse, c’era anche troppo: avevo trovato una ragazza fantastica, si chiamava Hinata – beh, “si chiama Hinata”, è ancora viva!
Dunque, dicevo… avevo questa ragazza, che era il completamento del puzzle: avevo tutto nel giro di pochi chilometri da casa mia. Ed è stato allora che ho capito che… mancava qualcosa: io non conoscevo il mondo, non avevo mai incontrato difficoltà ed ero cresciuto in una campana di vetro. Il problema era che, una volta cresciuto, sarebbe diventata solo una bolla di sapone pronta a scoppiare… ed ecco che decisi di venire qui a Tokyo.
Mia zia ha un centro termale proprio qui nella capitale e ogni tanto da ragazzino ci venivo in vacanza. Ed ecco che, per staccarmi dal mio piccolo mondo, scelsi di venire qui: purtroppo, in un colpo solo, persi sia tutte le mie certezze che la mia ragazza. Per carità, abbiamo provato ad andare avanti a distanza, ma dopo due mesi mi ha detto che non ce la faceva più e… mi ha mollato.
Dopo un anno di liceo, però, qui ho conosciuto un’altra ragazza molto interessante, con cui sono riuscito a mettermi dopo qualche mese: si era appena trasferita in città e, oltre a venire nella mia stessa classe, abitava anche accanto a me, al dormitorio, da mia zia. Insomma, la situazione ideale per due giovani che si amano.
Ma, siccome le cose non vanno mai come uno vorrebbe, anche con lei è finita: questa volta è toccato a lei partire, una volta teminato il liceo. Doveva tornare a casa sua, a Yokohama… e, paradossalmente, fu comunque lei a lasciarmi prima di partire, perché non voleva tentare un rapporto a distanza. E questa è stata la mia storia con Suzuka.
Un altro amore finito e un’altra decisione drastica: volevo inseguire il mio sogno di diventare regista e sceneggiatore cinematografico, ed ecco come mi sono ritrovato a fare il test di ammissione per la Facoltà di Cinema. Ma, siccome entrare all’università non era abbastanza, decisi anche di andarmene dal centro termale di mia zia e riuscii a farmi ammettere al dormitorio universitario.
Ed eccomi qui… e tu, invece, da cosa sei evasa?”

Sakura si inumidì leggermente le labbra, prima di rispondere.
“Alla fine del liceo io non sapevo cosa fare: mi ero trascinata per tre anni, arrangiandomi giusto in modo da passare tranquillamente gli anni scolastici senza essere bocciata. Non avevo nessuna passione, nessun interesse, nulla che volessi fare nella vita. Anzi, diciamo che mi sentivo più morta che altro.
Poi, ad un certo punto, incontrai una persona che mi cambiò completamente: Sasuke Uchiha, un ragazzo molto carino e decisamente interessante. Era il figlio di un pezzo grosso dell’economia, molto intelligente e con tantissime passioni. Fu come una folgorazione per me e prima di accorgermene mi ero innamorata di lui.
I primi mesi insieme sono stati fantastici, ma quando lui cominciò a lavorare nella banca del padre, pian piano diventò sempre più chiuso, freddo e senza interessi. Non aveva quasi più tempo per me e aveva perso tutta quella curiosità e voglia di imparare che mi aveva fatto innamorare di lui. Difatti, un giorno come tanti, capii che quello che avevo inseguito era solo un illusione: per lui c’era solo il lavoro e, siccome io non altro che un peso a cui badare e che gli faceva perdere tempo, mi ha lasciato, così, su due piedi.
Ecco come è scoppiata la mia bolla di sapone ed ecco perché mi ritrovo qui oggi. Ma a questo giro non rischio più di dovermene andare: non credo nell’amore e non ci cascherò mai più.”
“Non credi nell’amore?” chiese, interessato, Naruto.
“Perché? Tu sì?”
“Sì… cioè, no… non si tratta di credere.”
Vedendo la faccia incuriosita della rosa, il ragazzo continuò a parlare:
“Il “credere” presume una fede, ovvero un pensare possibile qualcosa di cui non si hanno le prove, qualcosa non solo di intangibile, ma anche di non conoscibile. Invece io sono stato innamorato, quindi non devo “crederci”. So che esiste, punto.”
“Ma sei stato lasciato entrambe le volte!”
“Beh, di certo non credo all’amore eterno, o all’amore come panacea di tutti i mali. Amare fa male, non lo nego, ma questo non rende il sentimento meno nobile o, comunque, meno vero.”
“Oddio… non ci credo: tu credi nell’amore!”
“E’ davvero così strano?”
“Sì, insomma… non ha senso, no? Credere nell’amore, ma sapere che fa soffrire! Voglio dire… ok, anche io sono stata innamorata, ma dopo aver visto cosa significa, mica decido di ricascarci: anzi, no, io non mi innamorerò mai più!”
Il tono serio e deciso della rosa fece sorridere Naruto.
“E che cosa faresti se, invece, succedesse?”
“Non succederà. O, al massimo, mi basterà ignorare il mio cuore.”
Per un attimo, il biondo si perse a guardare gli occhi smeraldo di Sakura.
“No… se ti innamori, non è possibile far finta di nulla.”
La ragazza si inumidì nuovamente le labbra e fece per rispondere… ma venne interrotta dal gestore del bar.
“Haruno! Vieni subito qui, ci sono i piatti da lavare!”
“Arrivo!”
A quel punto, Sakura sorrise nuovamente a Naruto, si aggiustò il capelli dietro l’orecchio con un gesto dolce della mano e salutò il ragazzo. Lui contraccambiò il saluto ed entrambi si alzarono dal tavolo: mentre la rosa tornava dentro al locale, il biondino si fermò un secondo a guardarla, sorridendo, e poi si voltò e si incamminò verso il dormitorio.

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Buongiorno!! Come avevo purtroppo annunciato, d’ora in poi gli aggiornamenti saranno leggermente più lenti, e quindi ecco che arriva – dopo due giorni – il nuovo capitolo di “(500) days of Sakura”. La prima parte del capitolo è tutta una lunga citazione a “Suzuka”, uno dei miei manga preferiti, mentre la seconda parte… beh, quella è frutto della mia immaginazione, ma nel finale ricalca un pezzo proprio di “(500) giorni insieme”. Ma coloro di voi che hanno visto il film già se ne saranno accorti, immagino!! Ma passiamo ai ringraziamenti:
trinity87: Grazie mille per la recensione e per i complimenti! Beh, ovviamente anche a me il film piace moltissimo e, anzi, trovo che uno dei tratti buoni del film sia proprio il finale non per forza felice per entrambi… ma, nello stesso tempo, non mi sento di dire che finisca male: non si realizza la storia tra Tom e Summer, ma lei si è sposata, e lui ha già incontrato un’altra ragazza. Insomma, è molto più realista di tanti altri film sull’amore… se non si è capito, sono a favore del “non happy ending” nei film romantici xD Li trovo più veritieri così… ma, tuttavia, continuo a non aver deciso come far finire ‘sta fanfic xD Grazie di nuovo, alla prossima!
Happy_Pumpkin: Thank you very much!! Come detto prima, ovviamente anche io sono il primo ad aver adorato il film, che trovo la grande rivelazione di fine 2009 (anno in cui sono usciti parecchi bei film, comunque!). Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e mi fa piacere di essere riuscito a centrare bene il personaggio di Naruto: il manga “Naruto” offre ottimi personaggi su cui mi viene facile costruire delle fanfic, ma riuscire a farli quadrare bene è sempre dura!!
Un grande grazie ed un saluto a tutti quelli che, pur senza recensione, seguono e leggono costantemente la mia fanfic! Grazie mille, alla prossima!!

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Capitolo 4
*** #4 ***


#4

“Quindi tu… sei un vampiro?”
“Sì… hai paura?”
“No.”

Lasciami entrare (Lat der ratte komma in) – John Ajvide Lindqvist

(20)

“Ehi, Sakura-chan…” fece Kiba.
Come praticamente tutti i giorni, Naruto e i suoi amici erano andati al bar davanti all’università. Era una giornata soleggiata, malgrado fosse la prima settimana d’autunno. Le lezioni della mattina erano filate lisce come l’olio e i ragazzi si erano fermati a mangiare al solito posto, aspettando che iniziassero quelle del pomeriggio.
Così, tra un boccone e l’altro, dopo aver preso in giro vari professori e commentato divertiti i film che avevano appena visto, cominciarono a pensare a cosa fare quel sabato, come tutte le settimane. Al cinema, però, non c’era niente di bello e di andare in discoteca non ne avevano più voglia. Così, decisero di tornare alle vecchie abitudini: giro dei locali del quartiere, cercando di evitare a Kiba le solite figuracce date dal troppo alcool.
Naruto, quel giorno, era particolarmente rilassato: andare all’università, scherzare con gli amici e poter vedere Sakura praticamente ogni giorno, anche se solo per poco, per lui era il massimo. Gli piaceva osservarla mentre girava forsennata per i tavoli, servendo le decine di clienti che ogni volta di ritrovavano in quel bar.
Quello che però il biondino non si sarebbe mai immaginato era che avrebbe potuto finalmente vedere la giovane anche fuori dal locale…

“Sì?” rispose Sakura, fermandosi un attimo a parlare con i ragazzi.
“Sabato sera abbiamo in progetto di andare a fare un giro dei pub del quartiere. Sei dei nostri?”
Naruto spalancò gli occhi e guardò incredulo il suo amico: non riusciva a capire che diavolo avesse in mente. Kiba, dal canto suo, si accorse dello sguardo del compagno e gli fece l’occhiolino: aveva programmato tutto. Tutto, per lui.
La ragazza rimase un attimo a pensare, assorta: il biondino osservò con dolcezza come il suo volto si faceva ancora più carino quando era pensierosa. Senza accorgersene, gonfiava leggermente la guancia destra, si posava un dito sul mento e guardava in alto, con quei suoi meravigliosi occhi color smeraldo.
Poi, finalmente, arrivò la risposta tanto desiderata:
“Ma sì, perché no? Quando e dove ci vediamo?”
“Facciamo qui davanti, alle nove e mezza. Va bene a tutti?” chiese Kiba.
“Sì!” fecero, all’unisono, i ragazzi.
“Va bene anche a me!” concluse, sorridendo, Sakura.
Poi la rosa si allontanò salutando tutti con un occhiolino e tornò a servire i clienti, prima che il capo si arrabbiasse con lei. Una volta di più, Naruto non poté non osservarla imbambolato mentre se ne andava: quel sabato sarebbe uscita con lui. Cioè, con loro.

(32)

“E’ finita.”
Mancavano dieci minuti all’inizio delle lezioni e Naruto si era presentato davanti ai suoi amici con questa frase. I ragazzi, ordinatamente seduti tutti nella stessa fila di banchi, si voltarono a guardarlo nello stesso momento, con aria svampita. Poi, dopo qualche secondo, Shikamaru si decise a fargli la domanda cruciale:
“A cosa ti riferisci…?”
Il biondino rimase qualche istante con un’espressione indecifrabile, fra l’assorto e il disperato, e poi sciolse l’enigma:
“A Sakura, no? E’ finita, ormai.”
“Aspetta…!” fece Kiba, sorpreso
“Forse dovresti ragguagliarmi sulle ultime novità! Quando era iniziata, di preciso?”
Naruto si perse nuovamente nell’espressione di prima, poi chiarì:
“Beh, ok, in teoria non era mai iniziata…”
I tre, allora, cominciarono a capire almeno una metà del discorso.
“però avevo delle speranze! Invece, adesso, non ho manco più quelle…”
I suoi amici, rasserenati dal fatto che non stesse impazzendo o che non avesse nascosto loro nulla, cominciarono finalmente ad interessarsi al caso.
“Avanti, dicci, che è successo?” chiese Chouji, quasi divertito. Finalmente toccava a qualcuno che non fosse lui parlare dei suoi problemi d’amore.

“Beh, come al solito mi ero recato al bar in cui lavora e mi ero seduto per fare colazione. Sì, insomma, questa mattina mi sono accorto che avevo finito il caffé e allora ho deciso di cogliere l’occasione per andare a fare una visita a Sakura. Pensavo che fosse un segno del cielo o una cosa del genere…”
“Sì, d’accordo, va avanti!” disse Kiba, smanioso di sapere cosa fosse successo.
“Bene, stavo dicendo… ero seduto al tavolo e lei mi si fa incontro con il suo solito sorriso. Però, quando mi raggiunge, arriva la mazzata…”
A quel punto, il giovane fece una pausa.
“Perché ti sei fermato, scusa?” chiese Shikamaru.
“La suspence!” rispose lui, quasi offeso
“Comunque, come dicevo, a quel punto arrivo la mazzata: mi ha chiesto, con una freddezza che non mi sarei mai immaginato, ‘Ma sei sempre qui, tu?’.”
Di nuovo momento di pausa. Quando capì che il racconto era finito, Kiba si affrettò a chiedere:
“E allora? Tutto qui?”
“Ma come ‘tutto qui’!? E’ orribile!”
L’espressione ebete sul volto dei tre persisteva.
“Voglio dire… nel linguaggio femminile, lei intendeva dire qualcosa del tipo: ‘Guarda che me ne sono accorta che ci stai provando! Perché non la pianti un po’ di cagarmi il cazzo e non sparisci dalla mia vista seduta stante?’.”
In quel momento, gli amici del biondino compresero che si trovavano davanti ad un caso disperato…

(24)

Cinque minuti dopo l’orario dell’appuntamento, i ragazzi videro una figura nota avvicinarsi di corsa: Sakura era finalmente arrivata. I capelli, poggiati come sempre sulle spalle, le odoravano di ciliegio mentre gli occhi venivano messi in risalto da un’ombra di trucco azzurro sulle palpebre.
Quell’inizio di autunno era stato particolarmente caldo, motivo per cui la ragazza indossava una minigonna piuttosto leggera che le scopriva le belle gambe che si ritrovava; una giacchetta di jeans di moda negli anni ’90 e una maglietta bianca che le scopriva la pancia fino all’ombelico, anch’esso bellissimo, leggermente allungato.
Naruto rimase imbambolato qualche secondo a guardarla prima di andarle incontro assieme a tutti gli altri per salutarla. Ancora non gli sembrava possibile che avesse accettato il loro invito. Cioè, l’invito era partito da Kiba, ma in fondo nella compagnia c’era anche lui, quindi proprio antipatico non le stava. O, perlomeno, questi erano i pensieri che affollavano la testa del biondo in quel momento.
“Allora, dove siamo diretti?” chiese la rosa.
“Ovunque!” fece, con espressione di sfida, Inuzuka.
Così inizio il giro di tutti i locali del quartiere, leitmotiv delle serate dei ragazzi, ma qualcosa di completamente nuovo per Sakura. Non c’era nessuna regola scritta per partecipare, però ormai era consuetudine che tutti prendessero qualcosa in ogni bar in cui andavano, volendo facendo il giro anche più volte e fermandosi quando non ne avevano più voglia o erano troppo ubriachi.
Un divertimento malsano che può venire in mente solo a dei ragazzi di vent’anni con tanti sogni nel cassetto, tante aspettative per il futuro ma anche tanta voglia di vivere il presente a pieno e di divertirsi a più non posso. Si conoscevano da poco più di un anno, però era come se avessero passato una vita insieme: facevano la stessa università e ciò riusciva ad amalgamare abbastanza i gusti, anche se alla fine si ritrovavano d’accordo su tutto, come se avessero vissuto fino ad allora solo per incontrarsi.
E, ogni tanto, Naruto ci pensava: ci sono alcune persone che, quando le conosci, ti sembra di aver vissuto solo per arrivare a quel momento, solo per stare con quelle persone e condividere con loro certi periodi della tua vita, se non proprio tutta. In certi momenti, probabilmente, anche la persona più razionale sulla faccia della Terra non troverebbe la forza di negare che – in un modo o nell’altro – esiste un qualcosa molto simile a quello che noi chiamiamo “destino”.
Spesso ci si interroga proprio su questa tematica: esiste il destino, oppure è tutto un caso? Probabilmente, il caso e il destino – a volte – si sovrappongono e, tuttavia, rimangono solo delle occasioni, degli input che sta all’uomo scegliere se cogliere o meno, se sfruttarle o se lasciarle andare.

“Giù! Giù! Giù!!”
Sakura si era ambientata molto velocemente a questo nuovo modo di passare le serate: avevano girato per ore, parlando di tutto e di più, ridendo tutti insieme e accorgendosi di come i loro discorsi, pian piano che mandavano giù alcool, si facevano sempre più scoordinati e senza senso. Erano addirittura arrivati a metà del secondo giro e avevano deciso di fermarsi a riposare un attimo: birra per tutti e posto a sedere. La rosa, ormai a suo agio nei panni di bevitrice, stava tentando di buttare giù tutto il suo boccale da un litro, sostenuta a gran voce dagli amici. Finalmente anche lei riuscì a finire di bere, appoggiando con decisione il bicchiere al tavolo. Applauso generale.
Le loro serate erano sempre piuttosto divertenti e movimentate, ma quella era speciale: una ragazza era uscita con loro e sembrava essere al settimo cielo. Naruto, malgrado avesse perso un po’ di lucidità per colpa dell’alcool, riusciva ancora ad osservarla per interi attimi pesando a quanto fosse bella e a ringraziare infinitamente Kiba per averla invitata.
Per tutta la serata, ognuno aveva pagato per sé, ma quella volta il biondino voleva provare a fare un piccolo gesto di avvicinamento alla ragazza che gli piaceva e offrì la birra alla sua bella. La rosa accettò facendo solo una tenue resistenza, ma non aveva la forza e la lucidità per impedire al suo amico di pagare per lei.
Per chiunque, quello, sarebbe stato un gesto da nulla, quasi una formalità se ti piace una ragazza, ma per Naruto era diverso: lui, in fondo, in amore era sempre stato timido ed impacciato e ogni piccola cosa che gli permettesse di avvicinarsi – a suo modo – a chi gli piaceva gli era sempre costata un’enorme fatica.
La paura di farsi scoprire, di essere troppo invadente, di infastidire, di essere esageratamente insistente o troppo oppressivo: credo che tutti le abbiamo provate, almeno una volta nella vita… ecco, per il biondino quei pensieri erano la normalità. Lui aveva sempre avuto difficoltà a farsi degli amici quando era piccolo e con le ragazze proprio non ci parlava: in lui, la paura di essere odiato era più forte di ogni sentimento.

I cinque uscirono dal locale soddisfatti e decisi a tornare a casa. Ma, essendo quella la prima volta che una ragazza veniva con loro, avevano sottovalutato un aspetto molto importante:
“Ragazzi…” fece Sakura, tentando di parlare in maniera normale
“sono una ragazza e pure un po’ troppo ubriaca… vero che mi accompagnate a casa…?”
In quel momento i giovani realizzarono e si guardarono, terrorizzati. Poi, con la sua solita nonchalance, Kiba risolse il problema a suo modo:
“Guarda, noi dobbiamo proprio andare… ma ci pensa Naruto a te!”
Senza pensare, la rosa si lanciò con le braccia attorno al collo del biondino e con una sola frase e il suo bellissimo sorriso riuscì ad incastrare il povero:
“Grazie mille… ti voglio bene per questo, sai?
Così il ragazzo non riuscì proprio a dire di no e si limitò ad osservare i suoi amici che si allontanavano a piedi e rientravano ciascuno nelle proprie case. I bastardi avevano approfittato di una delle più grandi debolezze del loro amico: lui non sapeva proprio rifiutarsi, qualsiasi cosa gli si chiedesse. E, contando che era della ragazza che gli piaceva che si parlava, erano riusciti a metterlo nel sacco in maniera perfetta.
Naruto sospirò e si preparò a parlare, ma Sakura lo bloccò mettendogli una mano sulla spalla.
“Naru-chan…” fece, sbiancando improvvisamente
“non mi sento molto bene… mi viene da vomitare.”

********************************************************************************

Ed eccoci arrivati alla fine del quarto capitolo! Siamo solo alle battute iniziali, ma riuscire a finire un capitolo (soprattutto adesso che ho poco tempo) è sempre una grande soddisfazione!! Ora rimane solo il problema di trovare il tempo per sviluppare alcuni buchi che ho lasciato nel mio progettare gli avvenimenti (all’incirca 150 giorni di vuoto, che dovrò riempire, più o meno)… ma penso che me ne occuperò dopo il 10 febbraio, così avrò tutto il tempo che voglio.
A questo giro mi sono divertito parecchio a scrivere, anche se la mia unica preoccupazione è che le parti più divertenti/demenziali non siano un po’ pesanti in un racconto del genere. Per questo, mi affido completamente a voi, ma nello stesso tempo prometto che nei momenti importanti le parti comiche saranno molte meno. Ma ora passiamo a voi:
Fallen Star: Ah, bene, pensavo che la scena di Sakura e Naruto invece fosse troppo palese che fosse frutto della mente del biondino… se ha fatto l’effetto sperato, tanto meglio!! E… beh, grazie per i complimenti^^ Sinceramente, spero anche io che possa essere una grande fic xD
tikei_chan: Beh, l’idea di sparpagliare la storia ne viene proprio dal film da cui ho tratto ispirazione (che comunque ti consiglio, è splendido!), quindi purtroppo non è farina del mio sacco^^” Riguardo la fatica… beh, io bene o male – prima di iniziare a scrivere – ho buttato giù alcuni avvenimenti cardine della storia e che pian piano sto rimpolpando con avvenimenti “secondari”, ma che reputo comunque importanti in quanto mi aiutano a descrivere cosa sia una storia d’amore, che è poi il mio obiettivo. Grazie mille, oltre a chi ha recensito, anche a tutti quelli che hanno letto la fanfic e che vorranno continuare a farlo. Tutte le volte che leggo una recensione o che vedo che qualcuno ha messo la storia nei preferiti o comunque l’ha letta, mi viene solo ancora più voglia di scrivere e di mandare avanti questa fanfic. Quindi, grazie mille!
Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 5
*** #5 ***


#5

“Andare e sopravvivere, o restare e morire?”

Romeo – Romeo e Giulietta (William Shakespeare)

(14)

“Ok, vi devo assolutamente confessare una cosa.”
Quel giorno, Naruto aveva riunito tutti i suoi amici nella sua stanza del dormitorio, che già condivideva con Kiba. Inizialmente, la cosa aveva allertato i tre compagni del biondo: solitamente, quando lui convocava delle riunioni di emergenza, c’era davvero qualche problema nell’aria.
Così, con questo timore, Shikamaru si era alzato dal letto prima del solito, quella mattina. Malgrado la sua indole pigra, quella volta era seriamente preoccupato su quale potesse essere l’argomento di cui voleva parlargli il suo amico. Aveva fatto colazione piuttosto velocemente, tentando di non svegliare nessuno in casa, e si era precipitato giù dalle scale: l’appuntamento era per le nove ma lui era già in strada un’ora prima, malgrado vivesse attaccato al dormitorio.
Appena uscito, il ragazzo si accese una sigaretta e si mise a fumare, pensando a quello che lo avrebbe aspettato. Camminava e, nel frattempo, osservava le vetrine dei vari negozi, adocchiando qua e là alcune cose che gli interessavano. Oggi era il suo compleanno, ma l’ “emergenza Naruto” sembrava averlo fatto passare di mente ai suoi amici più cari.
Arrivato, molto prima dell’orario dell’appuntamento, sotto il dormitorio in cui alloggiavano il biondino e Inuzuka, il giovane incontrò finalmente un volto noto: Chouji era già lì, seduto sulle scale dell’università – che si trovava là davanti – intento a farsi fuori un dolce al cocco comprato al bar in cui lavorava Sakura.
Non appena vide Nara, Akimichi si affrettò a finire ciò che stava mangiando e si precipitò incontro all’amico, facendogli gli auguri: finalmente qualcuno che se ne era ricordato. Così, parlando tra di loro, i due cominciarono seriamente a pensare che la riunione fosse solo una scusa per festeggiare il compleanno di Shikamaru. Ma non era così…

"Mi piace Sakura.” disse, frettolosamente, il biondo, che si ricordò poi di puntualizzare
“Quella del bar, non la professoressa di cinema.”
I tre, che si erano penati come dei dannati nel tentare di capire cosa ci fosse che non andava, rimasero di sasso e si dovettero impegnare per evitare di prendere a botte il loro amico. Dopo una mattinata passata a cercare di indovinare cosa frullasse nella testa di Naruto, alla fine la risposta era una cosa così semplice.
“E dunque?” fece Kiba, sperando che ci fosse qualcosa di più.
“Dunque… dovete aiutarmi. Non so come dirglielo. Beh, non so nemmeno se voglio dirglielo, per adesso…”
I ragazzi si guardarono, allibiti.
“Ma come…” continuò Inuzuka
“Non eri tu quelli che diceva che, alle ragazze, ‘basta dirglielo’?”
“Sì, ma… mi sbagliavo.”
Una risata fragorosa rinfrescò l’ambiente e fece andare via tutta la tensione che si era accumulata fino a quel momento. I tre amici avevano le lacrime agli occhi, mentre Uzumaki li guardava senza comprendere. Per loro, invece, la situazione era così paradossale da non essere quasi possibile: proprio lui, proprio Naruto, una volta conosciuta una ragazza che gli piace, non sapeva come comportarsi.
Allora, spinti sia dall’amicizia nei confronti del biondo sia dalla compassione che in quel momento suscitava in loro, promisero di aiutarlo.
“Tranquillo, Naru-chan, ci pensiamo noi a Sakura!”

(115)

“E ora, prendi questo!”
Era finalmente arrivato il giorno di chiusura della prima fiera cittadina e Naruto e Sakura ne avevano approfittato per andarci insieme. Erano due settimane che erano diventati una coppia e quella era una delle loro prime uscite. Entrambi, in fondo, erano dei giocherelloni e così, quando il biondino aveva proposto alla sua ragazza di andare con lui in fiera, lei non ci aveva pensato due volte prima di accettare.
Avevano già ultimato il giro di tutte le bancarelle e avevano comprato l’impossibile: takoyaki, ramen, maki, okonomiyaki… c’era veramente di tutto. Inoltre, Naruto era anche riuscito a rintracciare un banco in cui vendevano braccialetti piuttosto carini e ne aveva regalato uno a Sakura: era rosa, con un cuoricino attaccato ad esso. La giovane, ovviamente, ne era entusiasta. Se l’era messo al polso, con la promessa di non toglierselo mai più.
Quando si sta insieme il tempo sembra non bastare e, nello stesso tempo, non finire mai: “mai più” è un concetto che può venire in mente solo quando si vuole bene ad una persona, perché in quei momenti il mondo e la realtà rimangono fuori dal piccolo paradiso che la gente si crea e non esiste la morte, e nulla ha mai fine.
Sakura, che non credeva nell’amore, non faceva eccezione: per lei stare con Naruto era la cosa più bella che le potesse capitare ed era sicura che niente li avrebbe mai separati. Lei adorava stringersi a lui, baciarlo, farsi abbracciare… amava quelle sensazioni e non le avrebbe scambiate con nulla al mondo. Era felice, e le bastava.
Lui, da parte sua, non era da meno: l’aveva inseguita per dei mesi e adesso, finalmente, era riuscito a farla sua. Quando la vedeva, una strana morsa gli chiudeva lo stomaco; quando la toccava, la abbracciava, la baciava, sentiva che si sarebbe potuto messo a piangere dalla gioia; quando era con lei, toccava il cielo con un dito e, ormai, non gli interessava nemmeno più se quello che provava per lei era amore o qualcosa di diverso. Era felice. Punto.

Era da un quarto d’ora che i due si stavano sfidando sugli autoscontri: prendevano apposta due mezzi diversi, per potersi battere ad ogni manche. Si stavano divertendo un mondo, ma i soldi scarseggiavano e allora decisero di fare un’ultima corsa insieme, sulla stessa auto.
Quando ci si diverte, il tempo passa sempre troppo in fretta e si stava già facendo sera. Allora il giovane prese per mano la sua ragazza e, già che erano nel bel mezzo del più bel parco del quartiere universitario – che Naruto conosceva a memoria -, lui si mise a correre trascinandosi dietro lei e si fermò solo una volta arrivato in cima alla collinetta che dava sulla torre di Tokyo.
I raggi del sole che stava tramontando filtravano attraverso quell’edificio metallico, tutto fatto di tubi, che rispecchiava la Tour Eiffel presente a Parigi. Allora il biondo osservò Sakura: nel vedere quel panorama, il viso le si era illuminato più del solito ed era diventato ancora più bello. Gli occhi le brillavano, aiutati anche dalla luce solare, e il sorriso entusiasta che aveva in volto la rendeva la creatura più bella sulla faccia della Terra. O almeno, così era per Naruto.
L’Uzumaki le appoggiò una mano sul fianco e la baciò candidamente sulla bocca. Allora lei lo abbracciò e ricambiò il gesto. Le loro ombre, unite l’una all’altra, si proiettavano fino alla base della collinetta grazie alla luce del sole che li illuminava da dietro. Era una scena bellissima e, se qualcuno fosse stato lì per filmarla o fotografarla, probabilmente sarebbe entrata nell’immaginario delle generazioni future.
I sentimenti delle persone, i rapporti che si creano tra di esse, non si possono descrivere a parole: solo le immagini, e forse nemmeno quelle, possono riuscire a ricreare almeno parzialmente la magia e l’alchimia a cui solo il cuore e l’anima degli essere umani sono in grado di dare vita, unendosi in modi e maniere che molti di noi non possono nemmeno immaginare.
E così, prendendosi nuovamente per mano, Naruto e Sakura tornarono a casa, con il sorriso sulle labbra.

(24)

“Tu non sai dove abito, vero?”
Sakura uscì dal vicoletto in cui si era rintanata per rimettere l’anima, dopo aver decisamente esagerato con l’alcool. Naruto, da parte sua, si sentiva in colpa: era stato così contento di uscire con lei quella sera che non si era minimamente preoccupato di provare a fermarla, quando aveva continuato a bere malgrado fosse già abbastanza ubriaca. E, inoltre, l’aveva lasciata andare a vomitare da sola, senza provare nemmeno a darle una mano, tenendole la testa o cos’altro. Con i suoi amici lo faceva sempre, ma con una ragazza era diverso.
“No, in effetti non ne ho idea!”
Sorrise debolmente, sperando che la rosa non lo odiasse e non fosse dispiaciuta di rimanere sola con lui, quella sera. Ma, con suo grande stupore, lei ricambiò il sorriso.
“Bene, allora tu pensa solo a seguirmi, bodyguard!”
La ragazza gli fece l’occhiolino e lo prese a braccetto. Il giovane era rimasto veramente scioccato da questo suo comportamento, ma nel profondo era veramente felice. Sakura sembrava stare meglio e riusciva persino a camminare abbastanza dritta.
Naruto, dal canto suo, era rosso in viso e si stava godendo quegli attimi in cui i due erano rimasti da soli, insieme. Anche se inizialmente avrebbe voluto strangolarli, in quel momento si sentiva sinceramente debitore con i suoi amici: l’avevano messo nella situazione più bella che gli fosse capitata da lì a qualche tempo.
La ragazza, nel frattempo, stava camminando a passo spedito e con decisione verso la sua casa, tirandosi dietro la sua personalissima guardia del corpo. Si era ripresa abbastanza bene dalla sbronza e i suoi occhi erano tornati a brillare come sempre. Ogni tanto lanciava qualche fugace occhiata al biondino, sorridendogli dolcemente. Anche se non riusciva a trovare le parole per dirglielo, era veramente grata al suo amico per il servizio che gli stava facendo.
“Sai…” cominciò lei
“nessuno mi aveva mai accompagnato a casa dopo una sbronza. Beh, nemmeno dopo una serata normale, a dire il vero!”
“Ma come? E quel Sasuke di cui mi avevi parlato?”
“No, lui no. Non ne aveva voglia e poi tornava sempre a casa prima degli altri quando eravamo in compagnia. Mi riaccompagnava solo se eravamo solo noi due.”
Naruto sorrise, felice – nel suo piccolo – di questo primato.

“Ecco, ci siamo.”
Dopo mezz’oretta di cammino, i due si ritrovarono davanti ad una casa in stile tradizionale, di legno, con un giardinetto carinissimo: laghetto con i pesci rossi, veranda che da su di esso e qualche ciuffo d’erba qua e là. Naruto era pronto a salutare l’amica, quando arrivò una proposta che non si sarebbe mai aspettato.
“Ho proprio bisogno di caffé… vuoi entrare, così lo offro anche a te?”
Il biondo rimase completamente scioccato e, senza nemmeno accorgersene, accettò l’invito. La Haruno si era fiondata subito in cucina a preparare il famoso caffé, dopo aver fatto sistemare il suo ospite nella sala da pranzo. Nel frattempo, al ragazzo frullavano in testa pensieri di ogni tipo:
Cavoli… cosa significa tutto questo? Che mi abbia invitato perché gli piaccio? Insomma, non si invita in casa propria chiunque, soprattutto se è un ragazzo! Chissà, forse dovrei finalmente dichiararmi…
Sakura, dieci minuti dopo, arrivò con le due tazzine fumanti e ne offrì una al suo amico. Si misero a bere in completo silenzio, sorseggiando pian piano.
“Allora… come mai hai deciso di riaccompagnarmi a casa? Potevi ribellarti ai tuoi amici, eh!”
“N-no, beh, mi faceva piacere…”
Ok, è chiaro: mi sta dando delle possibilità. Ha capito tutto, però vuole che sia io a dichiararmi. Insomma, se no non mi avrebbe chiesto perché l’ho voluta riaccompagnare io.
“Oh, ma che dolce! Certo che se ne scoprono di cose sugli amici, parlando con loro alle tre di notte…”
“Eh eh…”
E questo, cos’era? Un altro segnale? Ok… devo trovare il coraggio, è il momento. Devo dirle quello che provo. Adesso o mai più… dico bene?
“A te piacciono i gatti?”
“Eh? Ah, i gatti… sì, sì, li adoro!!”
Però, se mi stessi sbagliando e lei dicesse di no… potrei dire addio a questi momenti. Anzi, nel peggiore dei casi, potrei dire addio a lei.
“Ah, che bello, anche io!!”
Mmh… ma al diavolo l’indecisione! Io ci provo!
Naruto, una volta finito di bere, si alzò di scatto e Sakura lo seguì. Lui si avvicinò alla ragazza e si piegò su di lei, dolcemente… baciandole la guancia. La pelle di Sakura era morbida e, fosse stato per lui, non si sarebbe più mosso da quella posizione: l’odore di ciliegio emanato dai capelli di lei lo stava inebriando.
“Ora devo proprio andare. Ci vediamo uno di questi giorni, ok?”
Forse, per me, è ancora un po’ troppo presto. concluse, nella sua testa, Uzumaki.

********************************************************************************

Ed eccoci arrivati alla fine del quinto capitolo!! Mi ero messo in testa di scriverne solo una parte e poi fare una pausa, ma alla fine ho tirato dritto fino in fondo. In questo momento in cui sto scrivendo, è sera tardi, quindi credo che domattina mi rileggerò quello che ho scritto prima di postare. In ogni caso, a questo giro ho messo qua e là parecchie mie riflessione… a questo giro, spero che non siano quelle ad aver appesantito il testo!
Inzialmente mi ero messo a scrivere con altre idee per la testa, soprattutto per la parte finale: pensavo di protrarre molto più a lungo l’indecisione di Naruto, ma alla fine mi è uscito questo, e al momento non saprei come cambiarlo. Non che mi faccia schifo scrivere qualche riga di più, ma non vorrei tirarla troppo per le lunghe, quindi spero che il testo abbiamo comunque sortito l’effetto da me sperato. Anche se, in generale, non sono convintissimo di quello che ho scritto: mi manca una settimana all’esame, quindi onde evitare di scrivere nuovamente testi che non mi convincono, potrei rallentare le uscire in modo da avere il tempo di studiare, senza dover scrivere troppo velocemente. Insomma, se nella prossima settimana non trovate un capitolo ogni due giorni, o – nel peggiore dei casi – non trovate capitoli, non vi spaventate!! Ma ora passiamo alle recensioni:
tikei_chan: Oh, ben ritrovata! Mi fa piacere che la parte comica non abbia appesantito la fic, era il mio più grande timore. Però, d’altro canto, spero che a questo giro non siano le mie riflessione ad aver rovinato il tutto xD Insomma, sto vivendo un momento un po’ di rigetto di quello che scrivo… ma, in compenso, quando mi metto a leggere i miei testi di qualche anno fa, mi accorgo persino io di quanto sia cambiato, sia come stile che come argomenti trattati! Non sembro nemmeno io xD
Happy_Pumpkin: Ben trovata anche a te! Allora, passando subito all’appunto che mi hai fatto: in effetti sono il primo ad accorgersi che stonano, solo che non riesco veramente a trovare altri sinonimi. Se mi è possibile uso il ragazzo/la ragazza o il giovane/la giovane, o a volte anche i cognomi, ma a parte questo non riesco a farmi venire in mente niente. L’unica alternativa, che tra l’altro mi è venuta in mente solo ora xD, è di parafrasare proprio quel “biondo” e “rosa” con “capelli color grano”, o cose del genere xD In ogni caso, grazie per i complimenti! Sono felice che la parte comica sia piaciuta comunque^^
Va beh, un grazie a tutti quelli che recensiscono, leggono e seguono questa fanfic! Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 6
*** #6 ***


#6

Posso paragonarti ad un giorno d’estate?
Tu sei più bella e più calda.
I venti forti scuotono i boccioli di maggio,
e il tempo dell’estate è breve.
A volte il sole splende troppo
e spesso è oscurato dalle nuvole;
e tutto finisce o si declina,
per caso o per il naturale svolgimento delle cose;
ma la tua estate non svanirà
ne tu perderai possesso della tua bellezza,
ne la morte ti potrà intrappolare nella sua ombra
perché tu in questi versi eterni rimarrai sempre bella.
Finché l’uomo respirerà e riuscirà a vedere
Tanto a lungo tu vivrai.

William Shakespeare – Sonetto

(99)

“Usciresti con me?”
La neve cadeva lenta su Tokyo, quel giorno di metà dicembre. Naruto aveva tirato fuori, dopo tantissimo tempo, il suo cappotto capace di sopportare gli inverni più rigidi. Lui, nato ad Okinawa, non era abituato a tutto quel freddo e l’anno prima si era comprato, appunto, questo giubbotto pronto a proteggerlo dal freddo e dalle nevicate.
Quel venerdì era l’ultimo giorno di università, nonché l’ultima occasione che il biondino aveva di vedere Sakura prima delle vacanze: il bar avrebbe chiuso per Natale e i due non si sarebbero più potuti incontrare fino a metà gennaio, mese in cui Uzumaki sarebbe stato impegnato con gli esami. Così, spinto da questi pensieri, il ragazzo si era messo per strada, puntando diritto al locale in cui lavorava lei.
I suoi amici non sarebbero arrivati che due ore dopo, per le lezioni, e in ogni caso aveva lasciato scritto a Kiba un biglietto con le sue intenzioni, ordinandogli di tenere tutti lontani dal bar fino alle dieci di quella mattina. Facendo questo, una volta tornato avrebbe dovuto spiegare ai ragazzi che cosa era andato a fare, qualsiasi fosse il risultato dell’impresa.
Arrivò al bar quando aveva appena aperto e, quando entrò, ancora stavano sistemando gli ultimi tavoli. Sakura lo salutò con il suo solito, meraviglioso sorriso e lo invitò ad accomodarsi. Poi, lo raggiunse.
“Cosa ti porto?”
“Uhm… un caffè… e un dolce al cocco, grazie.”
Poi, mentre la giovane si stava allontanando, il ragazzo dai capelli color grano non riuscì più a resistere, le afferrò il polso con decisione e, prima che lei potesse voltarsi, una frase che non si sarebbe mai immaginato di riuscire a dire con tanta facilità gli uscì dalla bocca.

“Eh?”
Sakura era rimasta interdetta e fissava il giovane con aria stupita mente lui, accortosi di quello che aveva fatto, lasciò prontamente la presa e iniziò a balbettare.
“Ehm… cioè... no…”
Poi, prese un respiro profondo, e si fece nuovamente coraggio.
“Domani volevo festeggiare la fine delle lezioni, ma i miei amici hanno deciso di darmi buca perché hanno varie cose da fare. Quindi, dal momento che anche tu finisci oggi di lavorare, mi chiedevo se ti andasse di uscire con me, domani. Nulla di impegnativo, solo un giro dei locali e, magari, una capatina al karaoke.”
L’Haruno rimase un attimo ferma a pensare, senza mai staccare gli occhi dal suo biondissimo amico. In quel momento, le viscere del povero Naruto si strinsero tanto da sembrare aggrovigliate tra loro: finalmente aveva trovato il coraggio di fare un primo, grande passo e la risposta che attendeva praticamente da quando l’aveva conosciuta era lì, a portata di mano.
Però, al contempo, il fatto che ci stesse pensando gli dava ancora una speranza: si sentiva come se si fosse appena confessato e si fosse sentito dire dalla fortunata che lei ci doveva pensare ancora un po’.
Quando si è in quello stato di incertezza durante il quale si aspetta la risposta ad una propria confessione, malgrado si sia tesi come una corda di violino, in fondo ci si sente bene: nulla è perduto, la partita è ancora tutta da giocare e il sogno che si coltivava – solitamente da qualche mese – potrebbe addirittura realizzarsi.
Quando si aspetta la risposta ad una confessione, la vita sembra girare da verso giusto, finalmente. C’è sicuramente apprensione, ma in fondo ci si sente il cuore più leggero e non si può fare a meno di sorridere. Spesso, all’interno di un rapporto, con il senno di poi, quello è il periodo che si ricorda con maggiore serenità.
“Sì, va bene. Ci vediamo di nuovo qui, alla solita ora?”
“B-beh, io pensavo di vederci un po’ prima… cioè, molto prima. Pensavo ad un uscita pomeridiana, per poi stare i-insieme fino alla sera.”
“Quindi… alle cinque va bene?”
“Benissimo!!” concluse Naruto, sorridendo. Ce l’aveva fatta.

(52)

Naruto, fermo davanti ai cancelli dell’università, osservava il proprio cellulare, imbambolato. Era giovedì e Sakura aveva il giorno libero dal bar, motivo per cui Naruto l’aveva invitata a seguire una lezione di cinema all’università. Inizialmente dovevano esserci tutti, ma alla fine gli altri avevano lasciato perdere, decidendo di marinare il corso per quella volta.
Però, malgrado le ultime novità, la Haruno aveva comunque deciso di andare e aveva appena comunicato al suo amico che – tanto per cambiare – avrebbe tardato cinque minuti. Poi, finalmente, spuntò in fondo alla strada: come suo solito stava agitando il braccio come una forsennata, in segno di saluto. Appena fu davanti al biondino, si piegò sulle ginocchia e cominciò a respirare affannosamente.
“S-scusa… tardi…”
“Fa niente, l’importante è che tu sia venuta.”
Nel dirlo, Naruto aveva cercato di apparire il più naturale possibile. Mentre la sua amica si riprendeva, lui mise via in tasca il cellulare e cominciò a spiegare la situazione.
“Innanzitutto devi scusare gli altri, ma oggi non avevano alcuna voglia di venire a lezione. Ho lasciato Kiba che stava ancora sonnecchiando profondamente, fai te! Poi… beh, grazie di essere venuta. La professoressa di cinema è un’autorità in materia, quindi sono sicuro che saprà interessarti. E’ una patita di cinema italiano, e se non sbaglio oggi dovremmo vedere “La dolce vita” di Federico Fellini. Lo conosci, per caso?”
“No, ma non m’interessa. Sono venuta per divertirmi un po’ con voi – beh, con te! – e per seguire le vostre lezioni, non servono tutti questi preamboli. Avanti, andiamo!”
I due si incamminarono, sorridendo e parlando del più e del meno. Quando entrarono, l’aula adibita alla lezione era gremita: quasi tutti i posti erano occupati e ad assistere ci saranno stati trecento studenti, come minimo.
“Wow…”
Sakura non aveva mai visto tanta gente tutta insieme: era rimasta veramente sbalordita.
“Te l’ho detto che è molto famosa, nell’ambiente!”
I due si sedettero in una delle ultime file e, appena la professoressa entrò, vi fu il silenzio: dopo una piccola introduzione all’argomento del film del giorno e al lavoro in generale del regista, finalmente iniziò la proiezione. Per quasi tre ore non volò una mosca e persino la Haruno, che non era abituata a tutto ciò, era rimasta completamente ammutolita.
“La dolce vita” non è un film facile da capire, ma nonostante tutto aveva sortito l’effetto sperato: appena arrivarono i titoli di coda, Sakura guardò Naruto con ammirazione.
“Tu segui tutti i giorni dei film così?”
“Beh, più o meno sì…”
“Wow! Non so davvero che altro dire… è bello! Cioè, complicato, ma bello! Forse non ci ho capito niente, ma mi è piaciuto.”
“Credimi, è impossibile che un film del genere piaccia, se uno non lo capisce. Anzi, direi proprio che hai molto intuito, ragazzina!”
Il biondino adorava quei momenti: era da solo con Sakura e, come se fossero amici di lunga data, la stuzzicava e scherzava con lei. La ragazza, da parte sua, stava volentieri agli scherzi e non la infastidiva minimamente il comportamento del suo amico. Anzi, tra i quattro che aveva conosciuto, lui era quello che aveva più a cuore, anche se non sapeva per quale motivo.

Quando i due uscirono dall’università, Sakura prese improvvisamente a braccetto Naruto e si appoggiò con la testa alla sua spalla. Il biondino arrossì violentemente, ma preferì non dire nulla. In fondo avrebbe voluto sapere se quel comportamento era sintomo di qualche sentimento che la ragazza dai capelli color ciliegio provava per lui, ma decise di stare zitto.
“Mi accompagni a casa?”
“Certo.”
Probabilmente, chiunque avesse visto passare quei due in quel momento, avrebbe giurato che si trattasse di una coppia di giovani innamorati. Sakura si sentiva a suo agio quando stava con Naruto e in quel momento stava sorridendo nel modo più dolce che gli si fosse visto fare. Il biondo, invece, era completamente rosso in volto, ma nello stesso tempo si sentiva tremendamente felice.
Poi, ad un certo punto, alla rosa si accese una lampadina nella testa:
“Scusa… ma tu come fai ad avere il mio numero di cellulare? Non ricordo di avertelo dato…”
“Sì, a dire il vero l’hai fatto…” disse Naruto, ridendo
“ma eri completamente sbronza, quindi non te lo ricordi!”
“Ah…!”
I due scoppiarono a ridere e si incamminarono verso la casa di lei.

(99)

Quando Naruto rientrò nella sua stanza del dormitorio, vi trovò tutti i suoi amici, che lo guardavano speranzosi.
“Allora…?” fecero all’unisono, sorridendo maliziosi.
“Ok… le ho chiesto di uscire.”
A quel punto, i quattro sembrarono muoversi impercettibilmente in avanti, aspettando la naturale conclusione della frase.
“E lei ha accettato.”
Un urlo collettivo coprì ogni rumore, mentre i ragazzi saltavano addosso al loro amico, che veniva sbattuto in terra senza troppa dolcezza: un abbraccio collettivo piuttosto violento, in cui tutti tentavano di spettinare i capelli al povero biondino, che però non poteva fare a meno di sorridere. Dopo una giornata del genere, ricevere l’affetto dei migliori amici era il completamento perfetto del cerchio.
“Allora… come è andata?” chiese Kiba, risistemandosi sul letto.
“Più normalmente di quanto credessi… io gliel’ho chiesto e lei ha accettato. Tutto qui.”
“Come ti senti?” chiese Chouji, forse quello più attento ai sentimenti di Uzumaki, essendo lui stesso un ragazzo sensibile.
“Al settimo cielo, davvero. Ho un po’ di paura per domani… però ora mi sento benissimo.”
I ragazzi si guardarono, sorridendo. La vigilia di un appuntamento importante è sempre la parte più difficile: da una parte c’è la felicità per l’obiettivo raggiunto, dall’altra c’è il desiderio e la paura di provare a confessarsi, una volta arrivati fino a questo punto. E Naruto era nel bel mezzo di una tempesta emotiva, che però veniva efficacemente placata dall’esuberanza dei suoi compagni.
In fondo, quei quattro si volevano bene e nei momenti di difficoltà sarebbero stati sempre insieme. Ed era con questo spirito, sia di partecipazione che di attesa, che tutti si preparavano al giorno più importante della storia tra Naruto e Sakura.

********************************************************************************

Buongiorno! Tra studio e quant’altro, ammetto di aver portato oggi un capitolo un po’ più corto del solito, ma il tempo scarseggia e volevo riuscire ad aggiornare almeno una volta prima dell’esame, siccome dopo dovrò tornare a casa e rischio di non avere possibilità di farlo fino a lunedì/martedì prossimo. In ogni caso, ho deciso di lasciarvi – almeno – con un capitolo abbastanza esplicativo: siamo a -1 giorni e -1 capitoli dalla fine della prima parte di questa fanfic, il primo giro di boa importante. Quindi, spero di avervi messo la curiosità giusta nell’aspettare l’arrivo del settimo capitolo, che sarà – posso già anticiparvelo – tutto dedicato all’appuntamento tra Naruto e Sakura. Riuscirà il biondino a confessarsi? E la ragazza accetterà i suoi sentimenti? Lei, che non crede nell’amore, sarà in grado di innamorarsi di nuovo?
Ma, ora, passiamo alle recensioni:
tikei_chan: Beh, è vero che li abbiamo visti come coppia, però… un conto è la storia di un lui e di una lei che stanno insieme, un conto è una storia d’amore ;-) Questa cosa sarà…? Boh! Beh, se non altro, almeno adesso IO so cosa sarà: ho deciso il finale della fanfic, finalmente! Resta sempre da riempire quel buco di 150 giorni… xD
Pai: Grazie mille!! Beh, in effetti la reazione che volevo era proprio quella: si fa tante seghe mentali per poi non combinare nulla. Però, da una parte, è una situazione in cui - almeno io – mi sono ritrovato spesso! xD
Ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 7
*** #7 ***


#7

All the small things
True care, truth brings
I'll take one lift
Your ride best trip
Always, I know
You'll be at my show
Watching, waiting, commiserating…

All the small things - Blink-182

(100)

Naruto era giunto sul luogo dell’appuntamento addirittura con un quarto d’ora d’anticipo, malgrado conoscesse la capacità cronica della sua amica di arrivare in ritardo.
“Amica”, già… chissà se con stasera cambierà qualcosa.
Ormai il biondo si era deciso e non vedeva l’ora di arrivare al dunque: voleva confessarsi e niente e nessuno gliel’avrebbe impedito. Non quel giorno, non quella sera. Sapeva di rischiare tre mesi e passa di amicizia nel giro di cinque minuti, ma se non si è disposti a correre qualche rischio, non si sarà mai in grado di andare avanti.
Le viscere gli si contorcevano peggio che al solito e per qualche istante sperò che l’appuntamento saltasse per qualche – qualsiasi – motivo. Aveva paura, la tensione lo stava divorando e sembrava quasi vincerlo, ma il giovane non si voleva tirare indietro. Dopo dieci minuti di pensieri di questo tipo, chiuse gli occhi per darsi una calmata. Proprio in quel momento, una voce conosciuta gli fece fare un soprassalto.
Dietro di lui, stranamente in anticipo, c’era Sakura:
“Ciao! Anche tu sei arrivato prima?”
Il ragazzo impiegò qualche secondo a riprendersi dallo spavento – o dalla sorpresa, che dir si voglia – e a rispondere.
“Sì, non sapevo che fare e allora sono venuto qui con qualche minuto di anticipo. Tu, invece, come mai sei già arrivata? Ero già pronto ad uno dei tuoi soliti ritardi…”
“Dai, cattivo! Non vedevo l’ora di vederti, tutto qui!” fece la rosa, dandogli un colpetto sul braccio.
Naruto rimase un attimo interdetto dalle parole della ragazza, ma poi decide di sorridere e far finta di nulla. Era felice di vederla e, malgrado le seghe mentali che si era fatto nell’ultimo quarto d’ora, non avrebbe scambiato per nulla al mondo quei momenti.
Lei, dal canto suo, lo osservava con il suo solito stupendo sorriso sulle labbra: i suoi occhi color smeraldo si incrociarono un attimo con quelli del biondo, che sentì bruciarsi dentro. Lo sguardo della giovane era penetrante come pochi, ma nello stesso tempo dolce e tenero. Dopodichè, l’attenzione si sposto sulle sue labbra sottili, coperte da appena un velo di lucidalabbra: in quel momento, il suo più grande desiderio era di poterle baciare.
Tuttavia, in nome della pubblica decenza, fece sparire certi pensieri dalla sua testa e si concentrò sulla ragazza, che intanto aveva continuato a parlare.
“Allora, mi hai parlato di un karaoke, giusto?”
“S-sì… ma era solo un’idea. Voglio dire, possiamo fare quello che vuoi…”
“No, no, mi piace cantare! Il karaoke andrà benissimo!”
“Eh eh… scommetto che hai accettato di venire solo perché te l’ho nominato, eh?” fece Naruto, con tono scherzoso, ma tentando veramente di capire se le cose erano effettivamente andate così.
“Chissà, può darsi…”
Il biondo, dopo aver fulminato dolcemente la ragazza con lo sguardo, le fece un segno con la spalla, invitandola a seguirlo.
“Va beh, se le cose stanno così, non ci resta che andare. E’ un posto carino, sono certo che ti divertirai.”
“Se ci sei tu, non ne dubito! Tu canti, Naruto-kun?”
“N-no, direi proprio di no! Anzi, sono piuttosto stonato!”
“Ehi, non vorrai far esibire solo me, spero!”
“Mmh… un duetto?”
“Quello l’avevo già dato per scontato! Ma io voglio sentirti come solista!”
In quel momento, il biondino maledì l’idea del karaoke.

L’edificio in cui erano diretti i due giovani era piuttosto carino: fuori aveva una vivace insegna colorata, in tono con il rosa che ricopriva tutti i muri interni. La reception occupava tutta una sala subito dietro la porta vetrata e aveva una scrivania sulla destra, delle sedie sulla sinistra, alcune piante sparse qua e là e, in centro, il corridoio che portava alle varie stanze per il karaoke.
Quando i due arrivarono, era rimasto solo un posto in fondo a sinistra. I ragazzi percorsero tutto il cammino: oltre ai muri rosa e ad altre porte vetrate che nascondevano tutte le stanze, quel corridoio era piuttosto spoglio. Tuttavia, nella sua semplicità, non era minimamente brutto o poco accogliente.
La cosa più bella lì dentro, però, erano le stanze per il karaoke: un divano lunghissimo – in stoffa grigia - ne percorreva tre lati su quattro, mentre dall’altra parte c’era la porta d’ingresso e il necessario per cantare, compreso lo schermo su cui sarebbero passate le parole delle canzoni. In centro, inoltre, vi era un graziosissimo tavoli di legno, piuttosto essenziale ma molto bello.
Naruto, da vero gentiluomo, aprì la porta e fece passare la sua amica, poi si sistemarono entrambi sul divanetto. Dopo qualche istante, una cameriera molto carina venne da loro gli chiese cosa volevano da bere.
“Io prendo una birra” fece il biondo
“Invece, per la signorina…”
“Una birra anche io, grazie.”
Poi, una volta che la cameriera si fu allontanata:
“Non serve che ordini anche per me. Va bene che siamo solo in due, ma questo è un’uscita tra amici, non c’è bisogno di essere così formali!”
Anche se stava sorridendo, l’Uzumaki sapeva che Sakura pensava veramente quelle cose e allora decise di darsi una regolata: doveva mantenere il comportamento di sempre in modo da non sembrare sospeso prima che giungesse il momento propizio per la dichiarazione.
“Già, scusa!”
I due si sorrisero e, dopo che le birre furono arrivate, la rosa si alzò in piedi.
“Bene, allora comincio io.”
La ragazza era appassionata di rock europeo o americano, quindi finì con lo scegliere una canzone degli Offspring, “Hit that”, che qualche anno prima aveva riscosso un buon successo in Giappone. La voce della ragazza, malgrado la canzone fosse più per voce maschile, era veramente stupenda: non solo era intonata, ma riusciva ad essere – nello stesso tempo – abbastanza grintosa da sostenere il ritmo hardcore punk e abbastanza dolce da rendere la canzone femminile quanto bastava.
Naruto, che nel frattempo aveva anche scoperto che i gusti musicali della sua amica erano molto simili ai suoi, era rimasto completamente estasiato: così tanto, da essersi dimenticato che doveva cantare anche lui. Ma, quando la giovane smise di esibirsi, si ricordò immediatamente che a quel punto era il suo turno.
“Avanti, Naruto-kun, fammi sentire quanto sei bravo!”
“Duetto!” si limitò ad esclamare lui, sperando di non dover subito fare il solista.
“No, mi spiace: il duetto te lo devi meritare. Canterò con te solo dopo averti sentito, chiaro?” rispose lei, facendogli un’impertinente linguaccia.
Così non è giusto… è troppo carina per dirle di no…
Con quel pensiero, il biondo si alzò e prese in mano un microfono. Tanto per rimanere in tema, scelse un’altra canzone dello stesso genere: “All the small things” di uno dei suoi gruppi preferiti, i Blink-182. A quel punto, sapendo di non poter più tornare indietro, si mise svogliatamente a cantare, tentando di imitare – in modo da far ridere per quello e non per il fatto che fosse stonato come una campana – il tono nasale di Tom DeLonge, il cantante del gruppo.
Sakura rise per tutta la durata del pezzo, ma non con cattiveria o per prenderlo in giro, ma solo perché era veramente divertita dalla giornata che stava passando con il suo amico. Il suo splendido sorriso e i suoi denti perfetti facevano sentire Naruto al settimo cielo.
I due, dopo che il giovane ebbe finito, iniziarono finalmente a duettare: l’esperienza fu così divertente che decisero di ripeterla più e più volte, con quattro, cinque, sei canzoni… finché non cominciò a farsi tardi. Ma il tempo insieme sembrava passare sempre troppo in fretta.
Verso le otto, una commessa del karaoke passò nella stanza dei due ragazzi per avvertirli dell’imminente chiusura del locale: a malincuore, i due lasciarono il posto e andarono a pagare il servizio e le consumazioni.
Quando uscirono, una sferzata d’aria fredda investì loro il viso, facendoli rabbrividire. Si strinsero caldi all’interno dei loro cappotti e si misero in marcia senza meta, per le strade di Tokyo. Poi, quasi senza pensarci, alla Haruno venne naturale prendere per mano il suo amico. Facendolo, si voltò verso di lui e lo illuminò con uno dei suoi sorrisi.
“Che facciamo, adesso?” chiese.
“Non lo so. Si è fatta ora di cena, quindi… vuoi andare a mangiare da qualche parte?”
A quel punto, alla rosa venne l’illuminazione.
“Vuoi venire a mangiare da me?”

Senza nemmeno capacitarsi di come fosse successo, Naruto si ritrovò seduto sul divano della casa di Sakura, aspettando che la ragazza si cambiasse e si mettesse a preparare la cena. Lui aveva anche insistito per aiutarla, ma lei era stata inamovibile: avrebbe cucinato lei e lui si sarebbe limitato a fare il bravo ospite. Inutile dire che la situazione, in fondo, non gli spiaceva affatto.
Pian piano, un forte odore di ramen al miso cominciò a spargersi dell’aria. A quel punto, da dietro il muro della cucina, la giovane invitò il suo amico a sedersi a tavola: era pronto. Il ragazzo obbedì all’istante e si mise comodo. Pochi secondi dopo, lei entrò con un vassoio su cui erano posate due tazze da zuppa fumanti.
I due si misero comodamente a mangiare e, ridendo e scherzando, mentre un aneddoto tirava l’altro, cominciarono a raccontarsi, parlando anche di cose di cui non avevano mai fatto parola con nessuno. La serata era incredibilmente piacevole, ma il biondino non riusciva a non pensare che quella era l’occasione buona per mettere in chiaro i suoi sentimenti.
Finita la cena, Sakura tirò fuori dalla borsetta un DVD, con grande sorpresa del suo amico.
“L’ho preso oggi, proprio in attesa di stasera. A dire il vero, speravo proprio di riuscire a farti venire in casa mia, così da poterlo guardare. So che ti piace il cinema, quindi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vedere un film…”
“Di che si tratta…?” fece il biondino allungando la mano ed afferrando la scatoletta di plastica, per esaminarla.
“E’ una commedia romantica americana…”
“Ah, ‘L’amore non va in vacanza’! Sì, ne ho sentito parlare decisamente bene. Beh, allora vediamocela!”
I due si accoccolarono comodamente sul divano e misero su il DVD comprato dalla ragazza. Naruto, nel frattempo, era completamente scioccato: non avrebbe mai pensato di potersi vedere un film d’amore con la ragazza dei suoi sogni. Soprattutto, adesso che non era ancora la sua ragazza…
Per tutte le due ore del film, i due stettero completamente zitti: seguirono ogni particolare della vicenda, restando sicuramente affascinati dalla freschezza della sceneggiatura. O almeno, il biondino non poté fare a meno di notarlo: ormai ogni film che vedeva lo doveva analizzare fin nel profondo, secondo una sorta di deformazione professionale.
Tuttavia, quando il lungometraggio finì, lui capì che era venuta la resa dei conti: avevano cantato insieme, mangiato insieme, visto un film d’amore insieme… ora dovevano solo stare insieme.
“Senti, Sakura…” fece lui, fermando la ragazza, che era andata a ritirare il DVD dal lettore
“devo dirti una cosa.”
“Mamma mia che faccia seria! Cosa è successo? E’ qualcosa di grave?”
“Sì… cioè no, cioè… forse, non so, dipende.”
“Dipende?”
“Da te.”
“Da me?”
La rosa era sempre più confusa.
“Ok, te lo dirò chiaro e tondo, senza troppi preamboli: mi piaci. Tanto. E non solo come amica.”
La giovane rimase qualche secondo senza fiato e per un po’ non riuscì a dire nulla. Quella dichiarazione, alla fin fine, l’aveva completamente spiazzata. Allora, comprendendo la situazione, Naruto tentò di porre rimedio.
“N-non mi devi dare una risposta subito. Pensaci pure con calma, e poi dimmi…”
Ma, continuando a non dire nulla, Sakura si mise ad osservare negli occhi il giovane e, da un momento all’altro, senza alcun preambolo, lo baciò. Sulla bocca. Un bacio vero. Non solo da amici.

********************************************************************************

Ed eccoci arrivati, penando abbastanza per colpa degli esami, al capitolo conclusivo di una ideale “prima parte” della fanfiction. L’esame è stato spostato a domani e quindi sono riuscito, rosicchiando tutti i buchi che mi concedevo dallo studio, a portarvi il capitolo. E quindi, mentre sto ripassando mentalmente tutto quello che ho imparato, vi lascio con la prima svolta cruciale nella nostra storia: adesso Naruto e Sakura stanno insieme. Insomma, il più è fatto. O no? Come noi tutti – o almeno noi tutti che siamo stati fidanzati, almeno una volta – sappiamo, il difficile in una coppia iniziare sempre adesso: quando la coppia effettivamente c’è. Ma passiamo alla recensione:
Pai: Sì, in effetti non deve essere stata un’esperienza bellissima dal punto di vista fisico xD Comunque grazie dei complimenti^^
E con tutti voi lettori e recensori, ci vediamo al prossimo capitolo che – vi anticipo già – sarà uno special su un’altra coppia. Ma quale? Lo scoprirete – spero – presto!! Ja ne!!

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Capitolo 8
*** Special #1 ***


Special #1

I don't want to waste my time
become another casualty of society.
I'll never fall in line
Become another victim of your conformity
And back down.

Fat lip – Sum 41

(134)

La prima volta che l’aveva vista, il giovane era rimasto di sasso. Era il primo giorno di università e, mentre stava chiacchierando con gli amici aspettando che iniziasse la lezione, lei era entrata dalla porta e si era seduta nella fila davanti alla sua.
L’odore dolce dei suoi capelli lo aveva inebriato tutto il tempo e quando lei lo guardava con quei grandi occhi azzurri, lui si sentiva perso. Era una ragazza bellissima e gli aveva rapito il cuore sin dal primo momento. Ma già lo sapeva, in fondo: era bella, troppo bella per mettersi con uno come lui.
Da quella volta, è impossibile ricordare quanto tempo avesse passato davanti allo specchio osservandosi e sentendosi la persona più brutta e grassa sulla faccia della Terra. Si sarebbe voluto seppellire e tutte le volte che incrociava lo sguardo di quella ragazza, si vergognava a morte. Poi c’era la stata la volta in cui, di notte, aveva sognato di fare sesso con lei: il giorno dopo, osservarla era diventato ancora più ostico, per lui.
Era un ragazzo dal cuore d’oro, sempre gentile con tutti e pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Aveva il suo gruppo di amici e quello lo faceva sentire bene, ma ormai non riusciva più ad essere veramente felice: era come se gli mancasse un pezzo.
Un giorno il suo migliore amico gli aveva ricordato che non doveva farsi troppi problemi: lui era lui ed era stupido che si paragonasse ad altri o che volesse essere differente, poi stava a lei accorgersi della fantastica persona che era, senza badare all’aspetto fisico. Tutte cose giuste, il giovane lo sapeva, ma alla fine non riuscivano comunque a convincerlo: un conto era dirlo, ma poi non era piacevole avere l’assoluta consapevolezza che la ragazza dei tuoi sogni non ti avrebbe mai guardato in quel modo.
Probabilmente il suo amico aveva ragione: era lei quella facile e frivola che non si accorgeva quanto lui avesse da darle, ma questa non era una consolazione sufficiente. Alla fin fine, poteva anche essere nel giusto e lei dalla parte del torto, però a soffrire non era la bella bionda.
“Solo gli stupidi non soffrono mai” aveva sentenziato, in un’altra occasione, il solito amico.
Quando diceva certe frasi, guardandolo dritto negli occhi con il suo sguardo deciso, il ragazzo sapeva che lo faceva solo per lui, per fargli vedere in faccia la realtà, ma anche per sollevargli il morale. Gli altri, invece, tendevano a scherzarci su: non che fossero cattivi, ma si frequentavano da poco tempo e non sapevano come il giovane fosse veramente fatto.
L’altro, invece, lo conosceva da una vita: erano insieme sin dall’asilo ed era sempre stato pronto ad aiutarlo quando aveva qualche ragazzina che gli piaceva. E, finché si trattava di prendere in giro le femmine per togliersele dalla testa, era sempre stato bravo. Insomma, quando erano bambini era la persona ideale per risollevargli il morale e tornare a farlo sorridere. Ma, quella volta, era diverso: lui si era innamorato.

Pian piano, senza nemmeno sapere come avesse fatto, era riuscito a rivolgere la parola più e più volte nel corse dell’anno a quella ragazza: prima si trattava solo di cose riguardanti l’università, poi si poteva dire che fossero diventati veramente amici. Tanto amici che, alla fine, era addirittura lei a venirlo a chiamare e a voler passare del tempo con lui.
A vederli da lontano, sembravano una coppia di fidanzati felici… ma così non era e il giovane lo sapeva benissimo. C’era sempre un muro invisibile che li divideva e, più lui faceva di tutto per sfondarlo, più l’amicizia tra i due cresceva. Amicizia. Non amore.
Un giorno, mentre erano insieme, il giovane si azzardò a chiederle come sarebbe dovuto essere il suo ragazzo ideale. La risposta, ovviamente, non gli piacque affatto.
“Beh, se deve essere il ragazzo ideale, allora innanzitutto bello. Voglio dire… qualcuno con la faccia di Brad Pitt e gli addominali di Gesù Cristo, rendo l’idea? Poi, ovviamente, molto forte e sempre in grado di proteggermi. Vediamo… c’è altro? Ah, sì: deve essere dolce e deve avere sempre voglia di stare con me, anche quando vado a far compere! Sì, uno così andrebbe decisamente bene!”
“Non ti sembra una visione un po’… superficiale?”
“Ma scusa, tu mi hai chiesto il mio ‘ragazzo ideale’, no? Allora non ho alcun motivo per pensarlo eccessivamente profondo: le persone sono profonde, non qualcuno di immaginario e completamente astratto, ti pare?”
Da una parte, quelle parole confortarono il giovane: la ragazza che amava non era frivola come pensava il suo amico e, anzi, si era dimostrata molto più intelligente di quanto non sembrasse da fuori. Ma il tutto aveva anche la sua valenza negativa: più la conosceva e più ne era innamorato. Ormai si sentiva senza speranza.
Probabilmente, in passato, l’aveva eccessivamente idealizzata e adesso che poteva parlarle e conoscerla per come era davvero, si sentiva spiazzato. Era una ragazza solare, giocherellona, molto intelligente e con grandi obiettivi. Le piaceva la musica ed il cinema, motivo per cui voleva diventare compositrice di musiche da film… ma anche, se possibile, creare una propria rock band e dedicarsi pure a quello.
Quando parlava dei suoi progetti, gli occhi le si ingrandivano e si metteva a gesticolare forsennatamente, tentando di descrivere nei minimi particolari quello che si aspettava dalla vita. Non aveva mai conosciuto una persona così entusiasta nel parlare di ciò che le piaceva o di ciò che avrebbe voluto fare, a parte uno dei suoi quattro amici che tendeva ad esaltarsi anche un po’ troppo quando parlava di cinema.
Aveva inseguito una dea senza alcun desiderio e che poteva ottenere tutto solo schioccando le dita e si era ritrovato davanti una ragazza come tante altre, con i suoi sogni e le sue aspirazioni. Ma anche i suoi problemi e la paura di non combinare nulla nella vita. Non una divinità che ha già tutto, ma una persona che come tutti rincorre cose che probabilmente non raggiungerà mai.
Tuttavia, in quel quadro di splendida umanità, c’era un particolare che risaltava su tutti: non parlava mai di ragazzi, soprattutto di quelli che le piacevano. Anzi, sembrava quasi che non la interessasse nessuno e, in effetti, l’unico con cui l’avesse mai vista parlare era proprio lui. Molti le si erano confessati, ma li aveva respinti tutti, come se aspettasse qualcuno. O nessuno, dipende dai casi.
Da una parte, questo lo confortava; ma dall’altra lo spaventava. Era felice di averla – praticamente – solo per sé, ma d’altro canto sapeva che il loro rapporto era molto diverso da quello che avrebbe voluto e mai e poi mai sarebbe potuto cambiare. Erano quel tipo di amici che non potrebbero essere che quello.
O almeno, così credeva lui finché non occorse un grande cambiamento intorno a lui: uno dei suoi amici era riuscito a mettersi con la ragazza dei suoi sogni anche quando le premesse non lasciavano trasparire nulla. Non aveva avuto bisogno di qualche prova, di qualche incentivo: si era buttato, perché gli bastava essere conscio del suoi sentimenti.
Questa, forse, potrebbe sembrare una visione un po’ egoista, siccome una persona innamorata dovrebbe fare caso innanzitutto all’altro e solo dopo a sé stesso e a quello che prova lui. Ma, in fondo, in certi casi non resta che tentare: il rischio di rovinare tutto è alto, ma lo è anche la posta in gioco. Bisogna saper rischiare, come nel gioco, come nella vita.
Ed ecco che il giovane, saputa la notizia dei suoi due amici che si erano messi insieme, aveva trovato una forza e una determinazione che non pensava di avere. Così, un giorno come tanti, invitò la ragazza che amava a fare colazione con lui, insieme, solo loro due.

Quel giorno Chouji si era alzato presto, preso dall’agitazione per l’incontro che lo attendeva da lì a tre ore. Non era riuscito a dormire quasi per niente e si era vestito in fretta e furia, buttandosi per le strade molto presto, in modo da prendere una boccata d’aria e cominciare a realizzare cosa sarebbe successo poco dopo.
Dopo aver fatto per cinque volte il giro dell’isolato, finalmente si presentò al luogo dell’appuntamento con cinque minuti di anticipo. Come al solito, i due si sarebbero incontrati al solito bar, quello davanti all’università. Il “bar di Sakura”, come ormai l’avevano ribattezzato i suoi amici.
Cinque minuti dopo, puntuale come un orologio svizzero, lei arrivò: i liscissimi capelli biondi le ricadevano dolcemente sulle spalle e le finivano poco sotto il seno, sopra il grazioso giubbotto bianco che indossava, insieme ad un paio di jeans grigio scuro. Come al solito, appena scorse il suo amico con quei grandi occhi azzurri, sorrise.
Come sempre, lei era veramente felice quando si incontravano: era molto affezionata a Chouji e considerava preziosissimo il tempo passato con lui. Però, nello stesso tempo, aveva un segreto che non aveva mai confidato a nessuno e che, tutte le volte che era con il ragazzo, aveva paura che sarebbe potuto uscire con violenza: per lei il giovane non era solo un amico, lei era innamorata di lui.
“Ciao Chou!” esordì, abbracciandolo.
“Yo, Ino…” fece lui, sorridendo imbarazzato.
Dopo i soliti convenevoli, i due si sedettero al tavolo e attesero la cameriera per ordinare. Tanto per cambiare, arrivò Sakura: le piaceva accorrere tutte le volte che vedeva qualcuno della compagnia del suo ragazzo, anche se quella volta fece una piccola smorfia, giungendo lì. Quella ragazza, Ino, non le era mai stata simpatica. Non la conosceva, ma a pelle non le dava buone vibrazioni. O almeno, così diceva lei.
“Cosa vi porto?”
“Io solo un caffé, grazie!” fece Ino.
“La seguo a ruota” confermò Chouji.
Allontanatasi la ragazza, i due si misero a parlare del più e del meno. Di come stava andando l’università, di come andava con le rispettive compagnie di amici, dei progetti per il futuro. Se fosse stato possibile, loro due pensavano di andare in vacanza insieme, d’estate.
Poi, dopo che le consumazioni arrivarono e bevvero velocemente i loro caffé, il giovane si fece improvvisamente serio. Prese la mano della ragazza, cominciò ad accarezzarla e poi guardò direttamente Ino negli occhi: aveva uno sguardo deciso, come mai gli si era visto avere.
“Ino…” esordì, senza esitazioni
“tu mi piaci. E’ da quando ti ho conosciuta, da quando sei entrata per la porta dell’università con quel golfino azzurro e i jeans che hai indosso anche ora, che mi piaci. Anzi, con il tempo mi sono innamorato di te. Innamorato sul serio, te lo giuro.”
Ascoltando quelle parole, la bionda non riuscì a trattenere le lacrime e a stringere a sua volta la mano al suo amico. Amico, sì, ancora per poco. Tuttavia, vedendo quella reazione, il ragazzo si era preoccupato parecchio.
“Ehi, tutto bene? Senti, se non ricambi è la stessa cosa, eh! So di non essere abbastanza per una come te, quindi… spero solo che possiamo rimanere amici, sì…”
“Scemo” si limitò a dire lei.
Poi, avvicinandosi lentamente a lui, gli diede un dolcissimo bacio sulla bocca, chiudendo gli occhi ed assaporandosi il momento. Akimichi, dal canto suo, era rimasto completamente esterrefatto: aveva lo sguardo fisso nel vuoto e ancora non riusciva esattamente a realizzare cosa stesse succedendo. Però era felice, immensamente felice.
“Anche io ti amo, Chou.”
Vedendo quella scena, persino Sakura non poté che guardare dolcemente la coppia e augurare loro tutta la felicità del mondo. Perché l’importante non è come le persone sono fatte all’esterno, bensì cosa serbano dentro al cuore.

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Capitolo leggermente più corto del solito questo special, ma ho trovato giusto non allungare eccessivamente il brodo e parlare dei concetti che mi stavano a cuore. Dal prossimo capitolo, che spero di far uscire il prima possibile (anche se il ritmo di uscita ogni 3/4 giorni mi sembra abbastanza accettabile, che ne dite?), comincia l’ideale seconda parte della fanfic. E quindi torneremo su Naruto e Sakura, che finalmente stanno insieme, e sulle difficoltà che affrontano quasi tutte le giovani coppie appena formate. Quindi, tra ritorni improvvisi, tira e molla e tanto altro, continuano le (dis)avventure lunghe 500 giorni. Ma, intanto, fermiamoci pure ad ammirare - almeno per questi giorni che ci separano dal prossimo capitolo – Chouji e Ino e la loro meravigliosa storia, che ho veramente amato scrivere, per diversi motivi (di cui uno è l’amore per questa coppia, ma non solo). Ora passiamo alle recensioni:
Happy_Pumpkin: Beh, grazie mille! Sono felice di essere riuscito a rendere bene i personaggi, perché – per quanto ricalchino abbastanza, o almeno spero, quelli del manga – sono tutti ispirati a persone che conosco, io in primis. Anzi, forse io sono veramente quello che ha messo una parte di sé in ognuno dei personaggi maschili… e anche in qualche pensiero di quelli femminili xD Riguardo le canzoni scelte… beh, io amo quei gruppi, quindi l’ho trovata una scelta obbligata xD Giusto per dimostrare quanto di me ci sia nei personaggi xD Infine, sono felice che la dichiarazione sia venuta bene: avevo paura di farla o troppo melensa o troppo scarna, ma alla fine in effetti mi ero trovato abbastanza soddisfatto (malgrado io sia autocritico in modo patologico xD odio tutto quello che scrivo cinque minuti dopo che l’ho scritto xD) di come era venuta fuori!
Pai: Ed ecco il nuovo capitolo con la piccola parentesi su un’altra coppia. Spero che tu apprezzi anche questa, dal momento che è tra le mie preferite (assieme alla storica NaruSaku, malgrado i tentativi di Kishimoto di farmeli andare per strade diverse XD).
Grazie a tutti voi che avete recensito, ma anche a quelli che hanno solo letto e continuano a seguire la fanfiction! Noi ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 9
*** #8 ***


#8

“Questa è la mia vita, non è una prigione,
perché la mia vita è una grande occasione.
Questa è la mia vita, non è una canzone,
la la la la la, la la la la la”

Non è una canzone – Fabrizio Moro

(334)

“E’ finita. Smettiamola qui.”
Sentendo quelle parole, Naruto rischiò di strozzarsi con il dolce che stava mangiando. Non aveva più visto Sakura da ormai due settimane, quando gli era arrivato un suo messaggio in cui gli chiedeva se potevano vedersi il prima possibile.
Dopo tutto quello che era successo, il biondino era il primo a desiderare la compagnia della sua ragazza, anche in modo di chiarire ogni avvenimento e ricominciare a vedersi. Difatti era andato all’appuntamento con il sorriso sulle labbra e con la convinzione che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Tuttavia, ebbe a malapena il tempo di ordinare e la giovane gli aveva sganciato questa bomba. A dire il vero, ma Naruto se ne accorse solo in quel momento, c’era qualcosa di strano in lei: era profondamente cambiata.
Di solito, quando si vedevano, era sempre sorridente, si vestiva in modo carino, si truccava leggermente in modo da risaltare i suoi splendidi occhi e non vedeva l’ora di abbracciare il suo ragazzo. Quel giorno, invece, era stata molto cupa sin da quando si erano incontrati: non un bacio, non un abbraccio. Solo un gesto della testa, a mo’ di saluto.
Inoltre, le si vedeva in viso una grande stanchezza, come se fosse tormentata da qualcosa e non dormisse da giorni. Aveva due occhiaie profonde e la pelle vicino alla fronte le si era tutta raggrinzita. Aveva gli occhi spenti. Infine, indossava un paio di jeans scuri e una felpa blu di dubbio gusto: sembrava che facesse di tutto per sembrare brutta. Cosa impossibile, tra l’altro.
Naruto, dal canto suo, era così felice di vederla che all’inizio non si era nemmeno accorto di questo suo stato e dopo non voleva rovinare nulla mostrandosi troppo preoccupato. Però, alla fin fine, l’esito di quell’incontro era già stato deciso.
Ora gli occhi del ragazzo guardavano davanti a sé, vuoti, come se non avessero capito le parole uscite dalla bocca della giovane. In un certo senso, sperava ancora che ci fosse un errore: era tutto troppo surreale. Gli indizi c’erano, è vero, ma il biondino non aveva fatto nulla di male e – in cuor suo – sperava che la sua buona fede bastasse a salvare entrambi. Ma, a quanto pare, non era così.

“Perché?”
“Non ci siamo sentiti per due settimane.”
“Ma io ti ho cercata!”
“E io non mi sono fatta trovare.”
“PERCHE’!?”
Sakura sapeva benissimo che, prima o poi, la verità sarebbe dovuta venire a galla. Tuttavia, sapeva anche che avrebbe ferito Naruto nel profondo e lei non voleva. Il suo unico desiderio, in quel momento, era poter proteggere il biondino senza dover rinnegare la scelta fatta in quelle due settimane. In quel momento, una fitta la prese allo stomaco: rimorso, senso di colpa.
Provò ad evitare per un attimo lo sguardo del suo futuro ex-ragazzo, ma appena posò gli occhi sul dolce che aveva appena ordinato, le salì una fortissima nausea. Aveva capito, ormai, che quel giorno non sarebbero potuti tornare tutti a casa con il sorriso. Qualcuno doveva uscirne scottato e, per come si sentiva in quel momento, avrebbe preferito cento volte essere lei la sfortunata.
Tutti questi pensieri le facevano girare la testa e, quando rialzò lo sguardo e lo incrociò con quello del biondino, si sentì mancare per un attimo. Lo stava trattando come carta straccia e se ne rendeva fin troppo bene conto. Voleva fuggire lontano, ma sapeva benissimo di non poterlo fare. Così, con una forza che non credeva di avere, prese il coraggio a due mani e si decise:
“Naru-chan…”
Era la prima volta, quel giorno, che la ragazza mostrava finalmente l’affetto che nutriva per il biondo. Anche se era a conoscenza che comportarsi così non era esattamente una dimostrazione d’amore, lei voleva veramente bene a quel giovane che l’aveva fatta sospirare negli ultimi sette mesi. Ma, semplicemente, ora era finita.
“Si tratta di lui, vero?” fece il ragazzo, tagliando corto.
Quegli occhi blu come il mare la stavano completamente trapassando e, ora che lui era riuscito ad arrivare al punto con una tale schiettezza ed una tale velocità, la ragazza si sentiva completamente disarmata. Così, mettendosi una mano sul ventre per tentare di calmare il suo stomaco ormai in burrasca e stringendo gli occhi per evitare di piangere, dovette ammettere la verità:
“Sì…”

(107)

“Tu credi in qualcosa?”
La domanda di Sakura era venuta fuori completamente dal nulla, ingenuamente, ma metteva in gioco un aspetto molto importante nella vita di ogni persona: la fede. Sino ad ora non avevano ancora parlato di religione, di fede e di credo. Quella era la prima volta.
“No, non proprio. Per carità, non nego a priori l’esistenza di un qualcosa di trascendentale, però io credo solo in ciò di cui vi è prova scientifica. Beh, no, a parte una cosa…”
“Che cosa?”
La rosa, in quel momento, si era rannicchiata ancora di più nelle braccia del ragazzo e aveva cominciato ad accarezzargli il petto un dito, dolcemente.
“La reincarnazione. Secondo me - anzi, ne sono certo! – la reincarnazione esiste.”
“Ne sei certo…?”
“Oh, beh… è un discorso un po’ complicato da far comprendere… vediamo… tu esisti, no?”
“Ovvio.”
“E sai di esistere, esatto?”
“Sì.”
“E sai che gli altri esistono, giusto?”
“Mh.”
“Di conseguenza, sai che – come ora tu stai guardando me – allo stesso tempo io guardo te. E, anche se siamo insieme, probabilmente entrambi vediamo cose completamente diverse… giusto?”
“Più o meno…”
“E, allora, puoi immaginarti qualcosa che non sia l’esistenza? Riesci ad immaginarti il nulla?”
“No, beh…”
“Esatto. Di conseguenza, una persona deve per forza esistere, sempre e comunque. Qualcosa che vada oltre l’esistenza non è concepibile, quindi probabilmente non esiste. Motivo per cui, quando uno cessa di esistere in un corpo di sicuro comincerà una nuova esistenza in un altro. No?”
“Non lo so, Naru, è un po’ complicato…”
“Sì…” fece lui, sorridendo
“sì, è complicato.”
A quel punto, il giovane chiuse gli occhi e abbracciò la sua ragazza più forte possibile, senza tuttavia farle male.
“Tu in cosa credi, invece?”
“Mmh… non lo so. Forse in niente. Non è una questione di dimostrazione scientifica o meno, ma proprio non riesco ad immaginarmi l’esistenza di qualcosa di ‘altro’. Che sia un dio o gli extraterrestri!”
“Ah ah ah! Ma son due cose diverse!”
“E perché?”
“Un dio vivrebbe oltre l’universo, invece gli extraterrestri sarebbero semplicemente molto distanti da noi. Voglio dire… se fossimo soli nell’universo, sarebbe un enorme spreco di spazio… non ti pare?”
“Non mi dirai che credi veramente che UFO stiano per invaderci!”
“Ma no, ma no! Quelle sono ovviamente delle cazzate: non c’è nessun motivo per cui gli extraterrestri debbano essere più evoluti di noi! Probabilmente hanno lo stesso livello di evoluzione e si pongono le stesse domande che ci poniamo noi. O magari sono ancora più primitivi… o forse anche più evoluti, ma potrebbero benissimo non avere la smania di conquista tipica degli esseri umani.”
“E’ bello parlare con te, sai?”
Il biondo sorrise. “Perché?”
“Riesci a dire cose molto interessanti senza essere mai banale e, soprattutto, i tuoi ragionamenti sono completamente tuoi, non si sono mai sentiti in TV o in bocca ad altre persone. Questo vuol dire che ti prendi veramente il tuo tempo per pensare a queste cose e… beh, ti fa onore, sai?”
“Guarda che così mi fai arrossire!!”
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. Poco dopo, si udì la voce di Kiba.
“Naruto! Sakura! Rivestitevi in fretta, per favore! Mi scappa da pisciare in modo assurdo!”
Allora il biondino chiuse gli occhi, chinò la testa e scoppiò in una risata fragorosa, assieme alla sua ragazza.
“Non stavamo facendo quello, cretino!!”
Capendo che il momento magico era passato, i due si arresero ed andarono ad aprire al povero Inuzuka. Dopodichè, si salutarono con un bacio e si diedero appuntamento al giorno dopo. Ormai potevano stare insieme quanto volevano: era l’uno dell’altra e l’altra dell’uno.

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Benritrovati!! Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma ho avuto un lavoro improvviso da fare a Genova e poi è ricominciata l’università, che questo semestre mi sta prendendo veramente parecchio tempo ed energie: ce l’ho quasi dalla mattina alla sera, e ci danno pure i compiti da fare =___=” Ecco perché ho cercato di scrivere un capitolo nei buchi che avevo, anche se alla fine ne usciva sempre una merda: oggi, però, mi sono imposto di postarlo – almeno non credevate che vi avessi abbandonato – e l’ho fatto: non sono molto convinto, ma comunque è molto meglio degli altri. L’unico problema è che, d’ora in poi, le uscite saranno molto meno regolari e molto più distanti: purtroppo nell’unica pausa dall’università che avrò – ovvero ad Aprile – ho già in mente di andare in vacanza (Parigi *___*), quindi avrò sempre meno tempo. Spero che mi sopportiate… anche perché, d’ora in poi, nei momenti di buco dovrò anche buttare giù le idee per i capitoli successivi, cosa che non ho ancora fatto =___=” Mi spiace per voi, ma temo che per un po’ avremo qualche capitolo che lascerà ampio spazio alle mie riflessioni personali piuttosto che alla trama vera e propria, ma visto il tipo di storia, mi sembra ci possa stare ;) Ora passiamo alle recensioni:
Pai: In effetti Ino/Chouji è una coppia abbastanza alternativa, e con un fandom piuttosto ristretto se non vado errato. Però a me piacciono: sono un po’ il simbolo del fatto che ciò che conta è l’affinità e la bellezza interiore! Ovviamente, questo vale per Chouji, non per Ino XD
tikei_chan: Beh, io trovo che Ino potrebbe essere un personaggio altamente positivo, se Kishi non la mostrasse sempre intenta a non fare una beneamata minchia nei combattimenti, e sempre così fottutamente oca quando si parla di ragazzi. Insomma, trovo che Chouji sia un po’ la sua redenzione, colui che riesce a far uscire il meglio da un personaggio che – per quanto di contorno – apprezzo abbastanza.
Noi ci becchiamo al prossimo capitol, ja ne!!

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Capitolo 10
*** #9 ***


#9

«La furia della battaglia provoca una dipendenza fortissima e spesso letale,
perché la guerra è una droga”

The Hurt Locker

(500)

Naruto, quel giorno, si era vestito di tutto punto: giacca, cravatta e pantaloni neri, scarpe eleganti e la migliore camicia bianca che avesse. Gli avvenimenti successi negli ultimi – gli ultimi 500 – giorni lo avevano cambiato non poco, motivo che lo aveva spinto a rialzare la testa. Mentre era nella sala d’aspetto di quella grande casa produttrice giapponese, si era messo a ripensare a tutto quello che gli era successo.
Le poltrone di cuoio marrone, sempre un po’ troppo morbido per i suoi gusti, lo aiutavano in questa sorta di assopimento cosciente. Ogni tanto, però, preferiva concentrarsi su uno dei quadri di gusto atroce che erano stati appesi alle pareti bianchissime. Erano a metà tra l’astratto e il ritratto, come se il pittore avesse voluto deformare apposta il volto della persona per mostrare ciò che provava. Lui, o la persona stessa: non si capiva bene.
Sasuke, Sakura, Kiba, Shikamaru, Chouji, Ino… si era lasciato tutti alle spalle nell’ultimo mese e si era concentrato unicamente su sé stesso e su quello che voleva trasmettere: ne era uscito un film autobiografico, salvo per il finale inventato, e parecchio azzardato. Anche adesso, che mancava poco al suo colloquio con uno dei più importanti produttori del Giappone, non era sicuro che potesse convincere del tutto.
Ormai, però, non si poteva più tornare indietro e – quando due persone vestite di tutto punto, anche se un po’ rigide nei movimenti, lo vennero a chiamare – lui si alzò con uno scatto e, con ritrovato vigore, entrò da quella massiccia porta in legno decorato d’oro.
La grandezza di tutto ciò che era in quel palazzo lo aveva messo in soggezione sin da subito: un edificio altissimo, completamente trasparente, che strizzava più di un occhio alla modernità ma, all’interno, era arredato in gusto classico, feudale, con la ricerca del grande, dell’enorme, del maestoso.
Naruto non sapeva se dietro a tutto quello ci fosse l’idea di mettere in difficoltà colui che veniva a presentare i propri progetti, ma la sensazione che dava era proprio quella. Così, assorto in quei pensieri, aveva finalmente oltrepassato la porta dell’ufficio del produttore. Un respiro profondo, e via.

“Ecco perché, secondo me, il lungometraggio dovrebbe finire così.”
Dopo immani sforzi per riuscire a spiegare nel migliore dei modi ogni passaggio, finalmente il biondo era riuscito a descrivere anche la scena finale e a giustificarne l’apparente assurdità. Lei che si sposa con l’Altro, ma che qualche giorno dopo chiede a Lui di diventare il suo amante, senza – appunto – tuttavia voler lasciare il suo sposo: era sicuramente qualcosa di mai visto e, nello stesso tempo, probabilmente troppo estremo, quasi comico.
Anche Naruto, quando la stava scrivendo, non era per nulla convinto di come si sarebbe dovuto porre davanti a quell’idea: aveva buttato giù tutta la sceneggiatura seguendo passo passo la sua vicenda, ma quando si era trovato davanti al problema di inventarsi un finale, forse aveva lasciato uscire fuori un po’ troppo la sua anima ribelle, che va contro ad ogni meccanismo classico del film. Un autore sicuramente interessante, e parve proprio che anche il produttore ne fosse rimasto da una parte stupito, ma dall’altra anche fermamente convinto.
Il giovane, dopo aver finito di parlare, sospirò profondamente: era finalmente arrivato alla fine di tutta quell’avventura e forse stava per cominciarne un’altra, ancora più stupefacente. Quando si vuole scrivere, si ha bisogno assoluto di fare esperienza: le idee non nascono dal nulla e deve esserci – oltre ad un talento di base – un fatto scatenante che ti metta la voglia di descrivere una certa vicenda.
Così, però, se ne andava anche una parte importante della sua vita, fatta di amicizie ed amori, di scontri, di rivalità, di gelosie: probabilmente non avrebbe più incontrato né Sakura, né Sasuke, si sarebbe concentrato solo sul suo lavoro e sarebbe diventato un regista di fama mondiale. Tuttavia, in quel momento esatto, provò una certa nostalgia per la fine di quella fase.
“Grazie mille. Sono molto soddisfatto del suo lavoro, le farò sapere quanto prima.”
Con questa frase, che sul momento Naruto non capì se fosse solo di congedo o venisse dal cuore, il grande produttore cinematografico congedò il biondino che uscì lentamente da quella sala e, poi, si precipitò giù dalle scale con rinnovato vigore.

(182)

“Uh! Naruto con una ragazza!”
Due giorni prima di quella sera, durante la pausa tra una lezione e l’altra, Naruto aveva ricevuto una telefonata inaspettata: era sua zia Tsunade che lo invitava alla pensioncina per cenare insieme, proponendo al ragazzo di portare anche qualcun altro, se avesse voluto. Il biondo, ovviamente, aveva immediatamente pensato a Sakura, senza immaginare la reazione dei parenti.
Sua zia viveva da sola in un centro termale trasformato in pensione e, solo ogni tanto, sua figlia Shizune la veniva a trovare: la ragazza era di tre anni più grande di Naruto e voleva un mondo di bene a suo cugino, anche se spesso lo torturava nei modi e nelle maniere più astruse. In fondo, erano una famiglia normalissima.
Ed ecco che, quando Shizune aveva annunciato il suo ritorno a casa, Tsunade aveva organizzato questo party di ritrovo a casa sua, sperando di vedersi comparire davanti anche gli amici del nipote, che le stavano tanto simpatici e che era un po’ che non vedeva. Ma, al contrario di tutte le previsioni, il biondo aveva pensato di portare la sua ragazza.
Quella sera, i due avevano preso la stessa metropolitana che li aveva portati nel quartiere in cui era cresciuto Naruto qualche tempo prima. Erano entrambi vestiti abbastanza bene, non troppo eleganti ma nemmeno troppo casual. Insomma, avevano perso tre ore per conciarsi come due persone normali.
Il paesaggio correva davanti ai loro occhi più veloce del vento e l’agitazione per la serata che stava per cominciare era abbastanza palpabile. Il biondo tentava di ostentare una certa calma, ma alla fin fine gli era impossibile essere completamente tranquillo: quando aveva invitato Sakura a venire con lui alla cena era sicurissimo della scelta, ma ora cominciava vagamente a vacillare.
Notando il pallore e il sudore freddo del suo ragazzo, la rosa gli stinse la mano e gli sorrise: anche lei era un po’ agitata all’idea di essere presentata ufficialmente a qualcuno della famiglia di Naruto.
Ma, in fondo, se Naru-chan ne viene da lì, non possono essere cattive persone… pensò lei, più per tranquillizzarsi che altro.
Finalmente la metro si fermò e li lasciò all’inizio della via in cui si trovava la pensione: percorsero quegli ultimi passi mano nella mano, con il sorriso sulle labbra, contenti – alla fin fine – di essere andati da zia Tsunade. Una volta davanti alla porta, Naruto bussò con veemenza, come suo solito. Davanti alla giovane coppia, allora, si parò una ragazza molto carina, di qualche anno più grande, con casco di capelli neri e due occhi penetranti.

“S-Shizune-chan!” fece Naruto, abbozzando un sorriso.
“Ciao, cuginetto!” rispose lei, sorridendo in modo poco rassicurante
“Questa bella ragazza chi è?”
“S-si chiama Sakura, è la mia ragazza.”
“Ah, allora sei riuscito a riprenderti dalla depressione post-Suzuka, eh!”
Alle spalle della ragazza mora era spuntata una donnona bionda, con il seno prosperoso e con un ghigno in viso che non prometteva nulla di buono. Tanto per cominciare, aveva già pronunciato l’ultimo nome che il biondino avrebbe voluto sentire in quel momento. Ma i guai non erano finiti: entrando e svoltando l’angolo, Naruto si accorse che non c’erano solo loro in quella stanza.
Una ragazza longilinea, con i capelli neri tagliati molto corti ed un’espressione assorta sedeva al tavolo, pronta per la cena. Dopo qualche secondo, sembrò risvegliarsi da pensieri lontani e si accorse del biondino che la osservava ormai già da un po’.
E’… bellissima pensò Sakura.
“Ah, ciao Naruto!” fece la giovane.
“S-S-S-Suzuka!?!”
Quella serata era cominciata davvero nel peggiore dei modi…

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Buongiorno!! Scusate se ormai riesco a postare i capitoli solo raramente e sé, a questo giro, porto anche un capitolo leggermente più corto del solito… però ho sempre meno tempo, e siccome sono abbastanza soddisfatto di quello che ho scritto, non volevo allungarlo ulteriormente. Purtroppo i tempi saranno sempre questi, d’ora in poi: l’Università di sta portando via sempre più tempo e vi assicuro che sono il primo dispiaciuto per la cosa… cioè. l’Università mi piace, ma ormai ho pochissimo tempo per me =__=” Ma va beh, passiamo alle recensioni:
tikei_chan: Finalmente sono riuscito ad aggiornare, eh! xD Grazie mille dei complimenti… anche se posso solo anticiparti che la loro storia – ovviamente, visto il “giorno” in cui si sono lasciati – è tutt’altro che finita lì e quella è solo un’anticipazione di quello che succederà (come quella che c’è in questo capitolo). Insomma, vado avanti a piccoli passi, mostrando pian piano parti lontane della vicenda… ma ormai ci siete abituati, no? xD
Pai: Beh, come avrai avuto modo di leggere in questo capitolo, Sasuke salterà sicuramente fuori, prima o poi… ma potrebbe tranquillamente non essere lui l’uomo misterioso… dipende se Sakura sarà una nostalgica che torna dal ragazzo appena quello si dimostra un po’ più buono, oppure se avrà trovato ancora qualcun altro che le avrà fatto battere il cuore!
Grazie mille a chi segue questa fanfic, ci sentiamo al prossimo capitolo! Ja ne, bella gente!!

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Capitolo 11
*** #10 ***


#10

“La libertà non è star sopra un’albero,
non è neanche il volo di un moscone.
La libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.”

La libertà – Giorgio Gaber

(40)

“E quello, che è?”
Come quasi ogni giorno da un mesetto a quella parte, Naruto si era recato al bar dove lavorava Sakura abbastanza sul presto. Ormai faceva sempre colazione lì, rimaneva al tavolo due o tre ore e poi andava finalmente a lezione. Da quando aveva conosciuto quella ragazza, la sua vita era notevolmente cambiata, al punto di essersi accorto che persino lui era diventato un abitudinario.
Quando si incontra qualcuno che ci fa palpitare il cuore è logico che si provi a vederlo il più possibile, magari ripetendo passo passo le stesse azioni fatte il giorno del primo incontro. Tuttavia, fino a quel momento, per il biondino questo era qualcosa di inconcepibile: era sempre vissuto a stretto contatto con le ragazze che gli piacevano e non doveva mai andarsele a cercare. In fondo, una era la sua vicina di stanza al dormitorio e l’altra viveva solo due case più in là in un centro abitato così piccolo che tutti conoscevano tutti, ormai.
Naruto, però, da qualche tempo aveva anche cominciato ad avere un’altra abitudine: si portava sempre dietro un blocco note e si metteva a scrivere tutto concentrato, fermandosi solo per parlare con Sakura. Quel posto gli donava una serenità senza paragoni, altro motivo per cui adorava andare lì.
La scrittura era la sua vita, anche se non l’aveva mai confidato a nessuno: quando era piccolo componeva delle poesie sicuramente infantili, ma anche molto belle; a sedici anni, invece, aveva cominciato con le fanfiction, le storie brevi e un accenno a qualche romanzo. Aveva uno stile molto pulito, scorrevole anche se – probabilmente – sarebbe stato difficile definirlo “bello” o “interessante”.
Quello che colpiva dei testi di Uzumaki erano le storie, l’intreccio narrativo: ogni volta, partendo anche da idee banali o stupide, riusciva a tirare fuori racconti che riprendeva tantissimo dalla narrazione in stile manga, ma anche dal racconto fantasy e dalle storie thriller, modellando il tutto e dando vita a trame e sottotrame che facevano impazzire il lettore ma che – alla fine – lo appagavano come poche altre.
Sakura, dal canto suo, ogni giorno si fermava – quando ne aveva il tempo – ad osservarlo: da una parte era curiosissima di sapere cosa stesse scrivendo, ma dall’altra adorava la sua espressione concentrata e lo sguardo intenso con cui il giovane fissava il foglio. Fatto sta che, fino ad ora, non fosse mai riuscita a chiedergli cosa scrivesse… ma ecco che, finalmente, si era decisa.

“Una sceneggiatura.”
Il viso del biondo si era alzato dal foglio e, con sorprendente candore, aveva sciolto l’enigma con una facilità disarmante: la rosa aveva pensato che gli scrittori fossero molto gelosi di quello che facevano finché non lo mandavano in stampa ma, a quanto pare, si era sbagliata.
“Wow! Davvero? E di che parla!?”
Ormai l’entusiasmo si era impadronito di lei.
“A dire il vero, ancora non lo so. Inizialmente volevo parlare di guerra, ma non è che mi riesca granché bene. L’idea era che un giovane generale piuttosto bastardo mandava la sua ragazza come spia nel campo nemico, finendo con lo spingerla tra le braccia del comandante avversario. Nel frattempo, inoltre, avevo pensato ad una figura molto ambigua di una donna innamorata di questo capitano e che voleva riuscire a farlo suo costi quel che costi e che allora si inventava di tutto per mettere zizzania nel già poco stabile rapporto tra lui e la sua ragazza…”
Quando si metteva a parlare delle sue storie, il viso di Naruto si illuminava: spalancava gli occhi e cominciava a gesticolare freneticamente, sorridendo ma anche tentando di concentrarsi per spiegare al meglio i punti più ostici della narrazione. Da una parte sembrava un bambino alla presa con un giocattolo appena comprato, dall’altra aveva il fascino dello scrittore maturo e geniale che tratta anche la storia più incredibile con assoluta nonchalance. Sakura, osservandolo, si mise a sorridere dolcemente: non avrebbe mai pensato di poter conoscere un lato così ingenuo e profondo nel biondino.
“E’… stupenda” fece allora la giovane, senza capire se parlava effettivamente della sceneggiatura o del ragazzo.
“Dici davvero? Sai com’è… non so, non mi convince…”
“Perché? A me sembra molto bella!”
“Vedi… è che forse io vorrei parlare di altro, sai…?”
“Di cosa, ad esempio?”
“Di… amore. Ad esempio.”
“Ma ne parli già, in fondo!”
“Sì, ma… no! Qui è solo un tema che, per quanto portante, non ricopre tutta la narrazione. Voglio dire, sarebbe comunque un film di guerra, non uno d’amore!”
“E da dove ti viene questa voglia disperata di amore…?”
In quel momento, la voce del padrone del bar interruppe i due:
“Haruno, piantala di perdere tempo! Ci sono altri clienti da servire!”
Allora Sakura, dopo aver salutato Uzumaki, si allontanò e riprese a lavorare.
“Da te…”

(182)

“Ah ah ah, ma davvero!?”
“Sì, è stato troppo spassoso! Un amuleto per un felice parto al posto di quello per augurarmi una buona gara!”
Naruto, che ormai aveva sprofondato il viso nelle braccia, non ce la faceva più. Non solo gli era venuta la malsana idea di portare la sua ragazza a conoscere la zia ma, casualmente, quella sera a cena c’era anche Suzuka, la sua ex. E, ovviamente, lei e Sakura avevano subito stretto amicizia, grazie ai divertentissimi aneddoti che la giovane di Yokohama stava raccontando. Inutile dirlo, riguardavano tutti il biondino.
“Ah, Na-chan, come mai hai smesso di correre e ti sei dato al cinema?” chiese lei.
Lui e la ragazza avevano cominciato a conoscersi sulla pista di atletica del liceo: anche se ormai era una fase della sua vita passata da un pezzo, Naruto era un ottimo centometrista ed era anche arrivato terzo ai nazionali. Però, alla fine, si era deciso a smettere quando Suzuka se n’era andata, lasciandolo su due piedi: anche solo muovere un passo all’interno di una pista per la corsa gli provocava il magone.
“C-così, non ne avevo più voglia, ecco.”
“E’ un peccato, eri veramente bravo.”
Il giovane si mise a ridere in maniera quasi isterica: osservare la dolcezza delle espressioni della sua ex gli faceva tornare in mente ricordi tutt’altro che belli e, anche se ormai aveva Sakura, era ancora troppo presto per lasciarsi dietro le spalle un periodo così importante della sua vita senza provare qualche rimpianto.
“Perché non mi hai mai detto che correvi e che eri addirittura arrivato terzo ai nazionali?” fece Sakura.
“Non è mai saltato fuori nelle conversazioni e non ho pensato che fosse importante. Ecco tutto.”
Senza volerlo, il tono del biondino si era fatto improvvisamente freddo. Non aveva alcuna intenzione di trattare male la sua ragazza, ma quella situazione così assurda gli impediva di ragionare ed ecco che si era lasciato andare senza volere.
“Ma mi hai spesso parlato della tua vita prima che ci conoscessimo, eppure questo non me l’hai mai detto.”
“NON MI SEMBRAVA IMPORTANTE, OK!?”
Senza nemmeno accorgersene, il ragazzo aveva appena urlato tutto il suo fastidio per la situazione creatasi contro Sakura, che lo guardava esterrefatta. Nella stanza calò il silenzio e la giovane, senza dire nulla, si alzò e se ne andò, in assoluta calma.
“Sakura!!”
Il grido di Naruto si alzò, quasi implorante, ma sembrò non sortire alcun effetto. Conscio di quello che aveva fatto, il giovane si mise in piedi, sperando di poter porre rimedio a tutto quello che era successo. Quella che doveva essere una normale serata in famiglia si era trasformata in una tragedia.

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Ed eccoci nuovamente qui! Scusatemi veramente tanto per il ritardo nel postare, ma l’università comincia ad essere veramente pressante e non ho quasi più tempo. Inoltre, settimana scorsa sono dovuto tornare a casa mia, quindi ho ritardato l’uscita anche per quel motivo: spero che mi perdoniate e che continuiate a seguire. Inizialmente il pezzo che sto narrando doveva durare poco, doveva essere un intermezzo… ma mi diverto così tanto nello scrivere che mi sono lasciato prendere ed ecco che sembra essere già un punto importante di questa seconda parte. Comunque, se tutto va bene (ovvero, se non mi vengono in mentre altre strane idee), nel prossimo capitolo dovrebbe concludersi il giorno (182) e si dovrebbe andare ulteriormente avanti con la storia, verso la fine della seconda parte (beh, oddio, manca ancora un po’ xD).
Noi ci becchiamo al prossimo capitolo, grazie a tutti quelli che mi leggono!! Ja ne!!

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Capitolo 12
*** #11 ***


#11

“E nonostante sua madre impazzita e suo padre
Malgrado Belgrado, America e Bush
Con una bic profumata
Da attrice bruciata
'La guerra è finita'
Scrisse così.”

La guerra è finita – Baustelle

(182)

“Sakura!!”
Nella stanza, con la fuga della ragazza, si era creato il gelo: sua zia, sua cugina e la sua ex guardavano Naruto con un’aria penosa – ma al contempo di disapprovazione – che faceva ribollire ancora di più il sangue nelle vene al ragazzo. Sapeva benissimo di essere in torno anche se non glielo venivano a dire con quegli sguardi.
Il giovane rimase per qualche secondo immobile, guardando l’uscita della casa: era come se le sue gambe non riuscissero a muoversi, come se il corpo non rispondesse più ai suoi ordini. Dopo quasi tre mesi praticamente perfetti, era scoppiata la crisi: la paura che, una volta uscito di lì, non sarebbe stato più il “lui” della sua “lei” lo tormentava e lo bloccava.
Tuttavia, imprecando a bassa voce, riuscì finalmente ad alzarsi: tentò di mettersi a correre con tutto sé stesso, ma si scontrò con il tavolino sopra sui poco prima stavano cenando e cadde per terra, quasi a significare la sua resa davanti all’ineluttabilità di quella situazione. Il solo pensiero che tutto il tempo passato con Sakura stesse per essere mandato all’aria per un motivo tanto assurdo gli faceva venire voglia di piangere.
Anche se, magari, è la prima volta che si ha una ragazza e, soprattutto, la prima volta che si viene lasciati, quella rimane comunque una sensazione familiare. Ti senti sfuggire inesorabilmente dalle mani quello che eri riuscito a conquistare faticosamente, penando come un cane per trovare anche solo il coraggio di andare da quella persona a parlarle, ridere con lei e finalmente confessare i sentimenti sopiti da sempre troppo tempo.
Alcuni dicono che l’amore sia come una rosa: è pieno di spine e la salita è difficile, ma una volta arrivato in cima il profumo è buonissimo. Parole vere, se non per il fatto che – in amore – la scalata non finisce mai: una volta che finalmente sei riuscito a farti corrispondere dalla persona che ami, inizia la parte più difficile, dominata sia dalla gioia per il risultato ottenuto, sia dalla paura di perdere quanto di buono appena fatto.
Felicità e timore, un binomio indissolubile che ben si sposa con l’usanza umana di non essere mai veramente contenti, soddisfatti. Felici di avere, ma timorosi di perdere: nel momento stesso in cui si possiede qualcosa, è inevitabile avere paura di perderla. E’ l’eterno paradosso, l’infinita lotta tra l’avere e il non-avere.

Naruto, allora, mollò un pugno contro il pavimento per svegliarsi del tutto e, con uno scatto impressionante, si rialzò e si fiondò fuori dalla casa di sua zia, nella strada, chiamando a gran voce la ragazza. La sua ragazza. Non ottenne risposta.
Tuttavia, poco prima che ripartisse con la stessa velocità di prima per cercarla nel quartiere, si accorse che lei era appoggiata alla porta dell’abitazione da cui era appena uscito, che lo aspettava e sorrideva in silenzio.
“Sakura… ma che diavolo…!?”
“Mi è sembrato che fossi piuttosto a disagio, lì dentro.”
“C-certo, sì… e dunque?”
Il biondino aveva sicuramente un grande talento per la scrittura, era una persona molto riflessiva e anche piuttosto intelligente, ma a Sakura piaceva proprio perché – in questi momenti – era più ingenuo di un bambino di pochi anni.
“Ho aspettato il momento perfetto per andarmene senza sembrare scortese, in modo da trascinarti con me. Scusa se ti ho messo addosso tanta pressione, ma ero sicura che prima o poi saresti esploso.”
“Scusami… io non…”
“Mica ti devi scusare, l’ho fatto apposta!”
“Apposta?”
“Ho visto che eri in difficoltà, e allora mi sono inventata qualcosa per farti andare via di lì!”
Il sorriso della sua ragazza fece sciogliere il cuore del biondino, che si abbandono anche lui in un sorriso consolatorio e sollevato: per un attimo aveva temuto il peggio e invece la rosa aveva fatto tutto quanto solo per lui.
Le si avvicinò lentamente, senza smettere di sorridere, e la baciò dolcemente: le poggiò una mano sulla guancia e attaccò avidamente, ma con discrezione, la sua bocca, la sua lingua. Alla fine, i due – sempre con il sorriso in volto – appoggiarono la propria fronte a quella dell’altro e si presero per mano. La giovane si lasciò andare tra le braccia del suo ragazzo e i due ripresero a camminare, mano nella mano, per le strade di Tokyo.

(240)

“Ti amo.”
Erano ormai passati quasi cinque mesi da quando Naruto e Sakura si erano messi insieme e ormai avevano l’abitudine di uscire sempre, di sera. Anche quella volta erano rientrati a casa della rosa dopo una serata passata a bere in qualche pub e poi al cinema, a vedere un film. Se un’attività del genere era normale per quasi ogni coppia, nel loro caso assumeva un significato particolare.
Il biondino non parlava quasi mai di cinema con la sua ragazza: era da tempo che non toccava più le sue sceneggiature e preferiva non sollevare più l’argomento, ormai non gliene fregava più niente. Aveva finalmente trovato qualcosa che, nella vita, lo stava appagando davvero e il resto cominciava inesorabilmente a perdere di importanza.
Tuttavia, quando i due andavano al cinema, la vena di Naruto si riaccendeva e passava ore ad analizzare il film ad alta voce, con la sua compagna che lo osservava divertita e, ogni tanto, provava a dare anche lei qualche opinione. In fondo, quella era la vera passione del ragazzo e lei l’aveva capito benissimo. Lui, purtroppo, tentava ancora di negarlo.
Quella sera, comunque, i due erano rientrati a casa di Sakura e si erano adagiati dolcemente sul divano: il giovane aveva preso la sua ragazza per i fianchi e la stava baciando con passione, mentre le stava accarezzando i capelli: adorava la sua chioma color del grano e le piaceva moltissimo poterla toccare, quando ne aveva la possibilità.
Però, dopo tutto quel tempo che erano stati insieme, il biondo cominciava a non riuscire più a trattenere quello che provava per la rosa e così, mentre le baciava il collo, si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò le due fatidiche parole.

Nel giro di qualche secondo, l’atmosfera si raggelò: la giovane interruppe l’impeto del suo ragazzo e tentò di rialzarsi, rimettendo anche lui a sedere. Dopodichè, lo guardò con un’espressione quasi disperata, implorante.
Lui, dal canto suo, aveva capito immediatamente di aver fatto un vero e proprio casino: lei gli aveva ripetuto mille volte che non voleva niente di serio, che non credeva nell’amore e che comunque non era fatto per lei. Però, malgrado sapesse tutto questo, aveva deciso di agire di testa sua, egoisticamente, e le aveva appena detto l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire.
“Senti, Sakura-chan…” fece lui, tentando di metterci una pezza
“io… non volevo…”
“Non devi scusarti.”
Alla rosa tornò quella fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco che la prendeva sempre quando si sentiva a disagio e dovette sforzarsi per non rimettere la cena di quella sera addosso al biondino. In quella sua frase appena detta c’era una grande verità: Naruto non aveva fatto che esternare quello che provava, quindi non aveva assolutamente nulla di cui scusarsi. Tuttavia, la giovane non riusciva comunque ad accettarlo.
Con una freddezza che non si sarebbe mai aspettata nemmeno lei, la ragazza baciò il biondino: era un bacio distaccato, come se il contatto fra le due labbra la schifasse, anche se ciò non era vero. La nausea, mentre si rendeva conto del suo comportamento, le aumentò e cominciò a sentire anche un dolore fisso alla pancia.
Così, mentre si portava una mano sopra lo stomaco ormai in piena tempesta, aggiunse sempre più fredda:
“Forse è meglio che tu te ne vada. Ci vediamo.”
Il biondino annuì mestamente e, accompagnato dalla sua ragazza, andò alla porta e uscì dall’abitazione. Non appena richiuse il portone dietro di sé, Sakura comprese che non poteva più trattenere la nausea e si fiondò in bagno, con la testa sopra il gabinetto.
L’abbondante cena rimontò acida lungo l’esofago della giovane, che sentì pian piano il dolore allo stomaco scomparire. Tuttavia nemmeno il vomito avrebbe potuto cancellare il rimorso per il suo comportamento e, soprattutto, per il suo non riuscire anche in quel momento ad accettare il fatto di essere amata.
Inoltre, essere piegata in due a rimettere l’anima non fece altro che ricordarle una delle prime volte in cui era rimasta sola con Naruto. Come sarebbe finita tra loro due, ormai, non sapeva dirlo nemmeno lei…

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Ed eccoci arrivati alla fine anche dell’undicesimo (in realtà dodicesimo) capitolo di questa fanfic. Dopo una prima parte piuttosto leggera (quanti di voi mi ammazzerebbero per come ho gestito la situazione dopo il cliffhanger dello scorso capitolo? xD), la mazzata arriva alla fine. E, come al solito, il tutto è condito da miei pensieri e mie considerazioni! Grazie al cielo sono anche riuscito ad aggiornare solo con una settimana di differenza dallo scorso capitolo ^___^ Ma passiamo alla recensione:
Pai: Sì, in effetti qualcosina della prima parte è effettivamente autobiografica… anche se, ovviamente, io non sono così bravo come il Naruto che descrivo qui, anche se mi piacerebbe xD Riguardo l’altro capitolo… sì, il (500) è l’ultimo giorno, però – come ho già fatto con altri giorni – quello che succede in quel giorno non è tutto lì e il finale della fanfic sarà leggermente differente. Starà a voi giudicare se in meglio o in peggio XD Comunque grazie per la recensione e per i complimenti ^___^
Con tutti i lettori ci sentiamo al prossimo capitolo, grazie mille anche a voi! Ja ne!!

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Capitolo 13
*** #12 ***


#12

“Mi spieghi che dietro ogni campo di grano c'è
C'è il Divino
C'è Van Gogh
Invece temo il peggio”

Il nulla – Baustelle

(123)

“Io… la amo.”
Non era passato nemmeno un mese da quando era riuscito a mettersi con Sakura e Naruto era già arrivato a questa conclusione.
“Amo come si sistema i capelli dietro l’orecchio ogni tanto… amo come si inumidisce le labbra prima di parlare… amo i suoi jeans a vita bassa, che mettono in mostra il movimento dei suoi fianchi quando cammina… amo il suono della sua voce, e il silenzio della sua risata… amo tutto di lei.”
Questa confessione, questo dare parola ai suoi sentimenti era costato molto al biondino: sapeva benissimo di essere un illuso e che probabilmente i suoi amici lo avrebbero preso in giro, ma sentiva comunque il bisogno di dirlo, di esternarlo, e poteva farlo solamente con loro. Era come se un onda crescesse forte dentro di lui e ora si dibattesse per uscire. Era come incinto, incinto d’amore.
Lui sapeva, in fondo al suo cuore, che la sua ragazza non provava lo stesso per lui, ma non gli importava. Con lei sarebbe stato zitto, non avrebbe detto nulla, non si sarebbe azzardato. Il rischio di rovinare ogni cosa con sole due parole era enorme e il giovane non era disposto a correrlo. Non ancora, perlomeno.
Tuttavia, quando si ritrovò davanti ai suoi amici ed esplose i suoi sentimenti in faccia ai malcapitati, si sentì incredibilmente stupido. Pensava veramente quello che aveva detto, però sentiva – in cuor suo – che era una cosa quasi sbagliata. Non era sbagliato amare in sé, ma esserne così sicuro e in modo così puro dopo così poco tempo era quantomeno bizzarro. E le cose bizzarre, si sa, spesso e volentieri sono anche molto, molto sbagliate.
Ma lui se ne fregava. Questo era quello che provava e, in un certo senso, in quel momento questo era lui stesso. Senza l’amore per Sakura, lo sapeva, lui non sarebbe riuscito ad andare avanti. Era una forza che lo teneva su, che gli permetteva di cominciare ogni giorno con il sorriso e con un’immensa voglia di vivere.
Infatti, molto spesso, la vera forza dell’amore non viene data dall’amore dell’altro, bensì dall’amore per l’altro. Nel momento stesso in cui ami una persona e le tue speranze non sono ancora state barbaramente frantumate, ti senti completamente diverso. Ridi e scherzi molto di più, ma sei anche più pratico, più attivo, meglio disposto verso gli altri. L’amore migliora le persone, su questo non c’è dubbio.

“Ok, tu sei pazzo.”
Kiba, come suo solito, era stato particolarmente eloquente: non si deve mai amare una ragazza, ma solo stare con lei. Possibilmente, scoparsela e basta sarebbe la soluzione migliore: risolve in un solo colpo la libido comune a tutti i maschi e ti toglie dall’impiccio di ricordarti date, anniversari e di spendere miliardi in regali vari.
Chouji, invece, era entusiasta: sapendo benissimo cosa voleva dire amare una persona, aveva quasi le lacrime agli occhi quando aveva sentito la confessione del suo amico. Amare è una cosa bellissima e lui lo sapeva meglio di chiunque altro. A quel tempo, inoltre, pensava ancora che il suo fosse un amore impossibile, quindi basava tutta questa sua foga proprio sulla “teoria della speranza”, che aveva già citato in precedenza.
Shikamaru, dal canto suo, guardava il suo amico con aria annoiata. Poi, dopo qualche secondo, andò al centro del problema:
“Lei non ti ama e non vuole una cosa seria, lo sai?”
L’atmosfera, dopo quelle parole, si era raggelata: questo è l’effetto che fa un discorso sensato che non gira attorno ai problemi ma ne parla direttamente, senza fronzoli. E Nara, in questo, era decisamente un esperto: la sua intelligenza fuori dal comune gli permetteva di essere tanto bastardo quanto utile nei momenti di bisogno. E questo, era uno di quelli.
“Lo so… ma a me va bene! Sono io che la amo, a lei non chiedo nulla!”
Naruto, dicendo quelle parole, ebbe quasi una voce squillante: era stato punto sul vivo e, anche se non lo voleva ammettere, aveva paura di quello che aveva detto Shikamaru.
“Ma quanto potrai resistere, pensandola così…?”
Il biondino si zittì all’improvviso, con un viso cupo. Non sapeva più cosa dire e il suo amico comprese che per oggi andava bene così e che era giusto non rovinare la festa ad Uzumaki.
“Va beh, dai, sono contento per te!” disse infine, sorridendo, Nara.

(241)

“E’ finita. Gliel’ho detto. Avevi ragione tu, Shikamaru, non sono riuscito a resistere.”
Nara dovette soffermarsi un attimo sulle parole dell’amico per capire a cosa si riferisse e solo dopo qualche secondo si ricordò di una conversazione avuta quattro mesi prima, poco dopo l’inizio della storia di Naruto con Sakura, a proposito del fatto che il biondino la amasse. Appena comprese, gli venne in mente un particolare quasi terrificante.
Ci ha pensato per tutto questo tempo…
Le sue parole erano entrate prepotentemente nella testa del suo amico – in una maniera tale che anche lui ne fu stupito – e l’avevano tormentato fino ad allora. Per un attimo, il moro si sentì quasi in colpa: aveva espresso quel pensiero con troppa facilità, senza dare il giusto peso alle sue parole – peso che alla fine si era accollato Naruto, per ben quattro mesi, fino al punto di rottura.
Per un momento gli balenò in testa l’idea di scusarsi, ma ormai non aveva più senso. E, forse, non ce l’aveva e non ce l’avrebbe mai avuto. Aveva detto ciò che pensava e l’altro l’aveva capito e ci aveva rimuginato su. Era riuscito, come suo solito, a beccare il problema di tutta la situazione e questa sua capacità aveva impigliato il suo amico in una rete da cui era difficilissimo uscire.
Lo aveva messo nei guai, gli aveva fatto perdere buona parte della sua fiducia da lì ai mesi a venire, ma non doveva comunque scusarsi. Loro erano fatti così, era così che funzionava il loro gruppo ed era sicuro che Naruto, in quel momento, non ce l’aveva minimamente con lui. Anzi, forse in cuor suo lo ringraziava per avergli aperto gli occhi, cosicché la reazione di Sakura gli aveva fatto meno male del previsto.

Naruto, Shikamaru, Kiba, Chouji e Ino erano riuniti nella stanza del biondino e di Inuzuka, dopo che lo stesso Uzumaki aveva indetto una riunione d’emergenza. E fu così che raccontò tutto quello che era successo la sera prima, con gli amici che lo ascoltavano e tentavano di ingegnarsi per dargli una mano.
La situazione non era affatto semplice e lo sapevano benissimo anche loro: Sakura aveva sempre detto di non volere una relazione seria e, davanti all’idea che il suo ragazzo fosse innamorato di lei, la paura aveva preso il sopravvento. Paura che, probabilmente, era addirittura portata dal fatto che la rosa contraccambiasse l’amore per il biondino, ma non volesse ammetterlo.
Ino, in uno sfogo d’immaginazione romantica di cui nemmeno Alesa Karamazov sarebbe stato capace, aveva partorito questo pensiero, ma non si azzardava a dirlo. Innanzitutto bisognava risolvere la situazione così com’era e solo dopo ci sarebbe stato spazio per altre insinuazioni. La biondina l’aveva capito e così si decise a stare zitta.
In questi mesi in cui era stata - e continuava a stare - con Chouji, la ragazza si era affezionata moltissimo a Naruto: forse vedeva in lui e in Sakura il riflesso della sua relazione con l’Akimichi, fatto sta che il biondo era diventato il suo migliore amico. I due, in certi momenti, erano così affiatati che – parole sue – persino Chouji ne era lievemente geloso.
“Chiamala.”
Con molta semplicità, Kiba aveva proposto una soluzione tanto semplice quanto illuminante, se non fosse stato per un piccolissimo dettaglio.
“E’ da ieri che la chiamo. Squilla, squilla, ma non risponde.”
“Continua così, continua a chiamarla.”
Era stato Shikamaru a parlare: era in parte colpa sua se si trovavano in quella situazione e ora voleva risolverla. Tuttavia, l’impresa non era delle più semplici: l’unica cosa fare, o almeno così pensava il moro, era soltanto quella.
“Continua a chiamarla, più che puoi. Ora siamo in vacanza e il bar è chiuso, quindi se continua a non rispondere, vai a cercarla a casa. Oppure mandale dei messaggi. Insomma, devi farle capire che tu ti eri confessato solo per un tuo bisogno personale, ma che da lei non vuoi nulla. Ok?”
Naruto annuì, e sorrise. Non era ancora del tutto convinto del discorso dell’amico e, in generale, aveva ancora il morale abbastanza basso, però quelle parole lo avevano risvegliato da un torpore che prima lo stava quasi uccidendo. Finalmente, negli occhi del biondino era tornata il fuoco della determinazione. Probabilmente Maito Gai, il suo insegnante di Arte della Sceneggiatura all’Università, sarebbe stato fiero di lui…

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Eccoci di nuovo qui, dopo due settimane di vuoto: mi spiace per l’ennesimo ritardo, ma ero dovuto tornare al mio paese d’emergenza e sono dovuto rimanere lì fino a ieri, senza un pc a disposizione. Comunque, finalmente tornano i nostri cari 500 giorni (e, nel frattempo, è anche uscito il DVD – ovviamente già comprato – di “(500) giorni insieme”!!) e le disavventure del povero Naruto, in questo capitolo più che mai in preda a crisi esistenziali. La situazione sembra piuttosto disperata, ma arrivati quasi a metà del famoso countdown di 500 giorni, ovviamente la storia non può fermarsi qui! Ma passiamo alle recensioni:
Pai: Sì, Naruto è un grande, anche se lo sto trattando malissimo xD Riguardo la scena finale del (182)… beh, spero tu ti riferisca alla situazione, perché la scena in sé è piuttosto comule LOL Anzi, mi pare di averla presa da una fanart… xD Comunque, grazie di seguire la fic e grazie mille dei complimenti^^
Ci sentiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 14
*** #13 ***


#13

“Sfreccia in cielo un aeroplano,
io ti amo e non ti penso mai.”

L’aeroplano – Baustelle

(147)

“Vuoi entrare?”
Era un giorno come un altro e, come tante altre coppie, Naruto e Sakura avevano deciso di uscire insieme, farsi un giretto in centro e andare a mangiare qualcosa al sushi kaiten più economico dell’isolato. Insomma, la solita uscita tra fidanzatini, pieni di voglia di divertirsi e di staccare un po’ dalla monotonia della vita.
La giornata, inoltre, era andata piuttosto bene: Sakura aveva ottenuto più mance del solito, mentre il biondino aveva strappato un altro ottimo voto alla docente di Cinema Giapponese, all’università. Quindi, con la gioia nel cuore, si erano incontrati come al solito verso le cinque e mezzo davanti al bar, ormai diventato loro ritrovo personale.
L’appuntamento, poi, era continuato quasi come se fosse un clichè: avevano aperto una nuova sala giochi e il ragazzo era riuscito ad acchiappare un paio di peluche per la sua donna, a quel giochino molto popolare in cui bisogna afferrare ogni sorta di oggetto con un gancio e portarselo fino all’uscita, per poterlo avere.
Le prime due ore, tra videogames e giochi tradizionali, erano passate in un lampo: i due si erano divertiti fino al midollo e ora si trascinavano soddisfatti e mano nella mano lungo la galleria in cui era stata aperta quella nuova sala, con l’intento di raggiungere presto il kaiten sushi e finire così in bellezza la serata.
A questo punto, solitamente, le cose non possono che peggiorare: la perfezione non è di questo mondo e di conseguenza non dovrebbero esserlo nemmeno gli “appuntamenti perfetti”. I guai possibili sono tanti: il ristorante è chiuso, il pesce è scaduto e si finisce all’ospedale con un’intossicazione alimentare, uno dei due fa qualche casino e la serata si trasforma in tragedia… e invece, niente.
Anche la cena era passata nel migliore dei modi, come se fosse un appuntamento assolutamente perfetto. Il cibo era buonissimo, Naruto non aveva smesso un attimo di comportarsi da perfetto cavaliere, Sakura era la dama dei sogni di ogni bambino e anche il prezzo era veramente ottimo - del sushi, non di Sakura. Insomma, un capolavoro, nulla era andato storto.
Mancava solo l’ultima parte: accompagnare a casa la ragazza. Qualcuno che si prende una storta o che viene investito, l’appartamento completamente allagato, le strade chiuse: anche qui, sono molte le cose che potrebbero finalmente rovinare la serata ai due. E invece, niente. Di nuovo, niente.
Tutto era andato alla perfezione: strada pulita, mezzi pubblici puntuali, aria fresca ma piacevole e camminata ottima per digerire il pasto appena consumato. Insomma, un idillio. Arrivarono davanti alla porta di lei con il sorriso sulle labbra, si baciarono e il biondino si voltò per tornare a casa sua, bello soddisfatto di come erano andate le cose.
Ma la serata non era finita: Sakura, sicura della buona sorte che li accompagnava quel giorno, disse finalmente le parole che ogni ragazzo vorrebbe sentire, almeno una volta nella vita. Naruto, infatti, inizialmente pensò di essersi sbagliato e, quando comprese di aver capito bene, si irrigidì e cominciò a tornare verso la sua ragazza con passo incerto.

Non era la prima volta che il biondino entrava in casa della rosa, però quella sera c’era qualcosa di diverso nell’aria: il tono che aveva utilizzato quando lo aveva invitato ad entrare, la parvenza di perfezione che sembrava avere quel fortunato appuntamento, o semplicemente lui che si sentiva più sicuro del solito.
Non appena dentro, una volta toltosi la giacca leggera che portava, chiese di andare in bagno: aveva bisogno di una rinfrescata per schiarirsi le idee e calmarsi. Una volta indicatigli i servizi, il giovane non poté non notare – prima di entrarvi – che erano situati proprio accanto alla camera della ragazza, con letto matrimoniale.
Deglutì lentamente ed entrò nel bagno: si bagnò le mani e cominciò ad inumidirsi il viso e i capelli, parlando da solo con lo specchio.
“Ok, ora calmati: è solo una ragazza. Ti ha invitato ad entrare, come ha già fatto altre volte, e il tono con cui l’ha detto le è uscito del tutto involontariamente. E poi, dai!, mica è la prima volta! Sai come si fa, qualora fosse il caso… che comunque non è, capito!”
Così, con rinnovato vigore, uscì dal gabinetto e, prima che potesse fare altro, si accorse che la sua ragazza si era già messa a letto, nuda, e lo osservava con sguardo malizioso. Così, dimenticandosi completamente cosa aveva appena pensato, si gettò su di lei con la dovuta dolcezza.
Immediatamente, gli tornò in mente una scena di un film parodico americano, “Le riserve”:
E Uzumaki segna! E segna! Segna! Segna!

(248)

“Posso entrare?”
Era passata ormai una settimana dall’ultima volta che Naruto e Sakura si erano parlati: il biondino era sempre più disperato e non sapeva come comportarsi. Era andato ogni giorno al bar, ma lì gli avevano detto che la ragazza era assente per malattia. Pare avesse fatto una brutta indigestione, la sera in cui avevano litigato, e da allora non si fosse ancora ripresa del tutto.
Tutte le volte che ripensava alle parole del padrone del locale, il ragazzo si ricordava della prima volta che era rimasto solo con la ragazza, poi gli veniva in mente la sua bellissima pancia, il suo ombelico sudato quella volta che avevano fatto l’amore… e, a quel punto, abbandonava la testa fra le mani e scoppiava a piangere.
Era stato un egoista e lo sapeva, ma non poteva andare avanti così: doveva assolutamente parlarle, chiederle scusa e farle capire che si era reso conto di ciò che aveva fatto e che non lo avrebbe fatto mai più. Più volte aveva provato a chiamarla, ma anche il cellulare era sempre staccato, oppure occupato, oppure suonava a vuoto. Insomma, era irreperibile.
Finché Kiba non gli diede l’idea che lo sbloccò.
“Perché non la vai a trovare a casa?”
Questo gli aveva anche ricordato il consiglio di Shikamaru di una settimana prima – che, nel frattempo, gli era completamente uscito di mente appena era riuscito a parlare con il gestore del bar, dopo i tre giorni di vacanza della Golden Week. Allora, finalmente, si decise: uscì dal dormitorio e prese la strada che conosceva ormai a memoria.
Dopo un’oretta di camminata a passo spedito, finalmente si ritrovò davanti alla porta della casa della sua ragazza. Era fermo lì, davanti a quei pochi centimetri di legno che lo separavano dalla persona che più amava al mondo, incapace di bussare e tentare finalmente il tutto per tutto. Poi, con molta calma, trovò il coraggio e suonò il campanello.
La ragazza che si ritrovò davanti non era la Sakura che conosceva: aveva due occhiaie profonde, i capelli arruffati, era in pigiama ed era terribilmente pallida. Ma, anche in questo stato, agli occhi del biondo lei era la persona più bella dell’universo. Così, con molto coraggio, le chiese se poteva entrare.

“C-come va…?”
“Insomma. Non sono stata molto bene, ma domani dovrei tornare a lavorare.”
“Ah, sì, me l’ha detto il gestore del bar che stavi male.”
"Mi hai cercata?"
"Sì..."
Un silenzio di tomba calò nella stanza e i due giovani si osservarono per qualche minuto buono, senza dire pressocché nulla. Sakura osservava il biondino di sottecchi, tenedosi con una mano l'altro braccio, come a volersi difendere. Lui, invece, la guardava dritto negli occhi, tentando di trovare un varco, una brecca, un'apertura. Doveva assolutamente dirle quello che provava e scusarsi per come si era comportato.
Il cuore gli batteva all'impazzata e avrebbe voluto vuotare il sacco, dirle tutto e mettere fine a questa storia che, per lui, era durata anche troppo a lungo. Era stanco di pensarla quando poteva averla e glielo voleva assolutamente far sapere. Ora era lì, davanti a lui: era la sua occasione per chiarire tutto, per farle capire che non pretendeva nulla da lei e che gli bastava averla al suo fianco.
Timidamente, senza sapere nemmeno lui cosa dire, tentò un approccio: "Senti, Sakura..."
La rosa non rispose.
"Mi spiace!" esplose, finalmente, lui
"So che non dovevo dirti certe cose! So che tu non vuoi nulla di serio! A me va bene così, te lo giuro! Questi sono i miei sentimenti e - va beh - ormai li conosci! Ma, per me, l'importante sei tu!! Io voglio stare con te, non mi importa se mi ami o no! Io... tu sei tutto per me."
Per un momento non ci fu risposta, e allora il biondino ricominciò:
"Vedi, io ci tengo a t..."
Ma, prima che potesse finire la frase, la ragazza gli era saltata addosso e l'aveva baciato con passione.
"E sta un po' zitto..."
Tutto si era sistemato, tutto era andato a posto, nel migliore dei modi. L'ostacolo più grande, finalmente, era stato superato. Forse.

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Buongiorno, e scusate il ritardo nell'aggiornare! Purtroppo ultimamente mi sono messo in testa di scrivere un libro e, insieme ad altri tantissimi progetti che ho per le mani al momento, ci si è messo anche questo mio capriccio a rallentare le uscire. Spero che mi sopportiate, perché ho sempre meno tempo e non so se, come o quando riuscirò a tornare su ritmi più o meno regolari. Per il momento, vi posso solo assicurare che arriverò senza dubbio alla fine della storia, dovessi metterci un anno (ma, se tutto va bene, ci metto di meno xD). Scusate di nuovo, ma per me scrivere questo libro e gestire gli altri progetti che ho in ballo è veramente molto importante, e scrivere fanfic voglio che rimanga un hobby che mi diverte e non un obbligo a cui dedicarmi poco e male nei ritagli di tempo. Ma ora, passiamo alle recensioni:
cyberprincess: Buongiorno! Beh, la tecnica della narrazione frammentata l'ho ripresa, appunto, dal film a cui mi ispiro per questa storia, quindi non è farina del mio sacco (purtroppo!). Riguardo cosa abbia Sakura... potrebbe essere una semplice indigestione, oppure qualcosa di più... lo scoprirete solo vivendo =P
Pai: Beh, pian piano sarà sempre più chiaro il quadro generale, dal momento che avremo sempre più pezzi di questo enorme puzzle! Anzi, a breve dovrei finire questa seconda parte della storia (non ho deciso ancora tra quanti capitoli esatti, però xD può essere il prossimo, come tra cinque/sei xD) e gli avvenimenti dovrebbero farsi tutti più chiari!!
Grazie a tutti i lettori e a coloro che recensiscono, alla prossima! Ja ne!!

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Capitolo 15
*** #14 ***


#14

“Non insegnate ai bambini
la vostra morale.
E’ così stanca e malata,
potrebbe far male.”

Non insegnate ai bambini – Giorgio Gaber

(302)

“Ehi, Sakura!”
Quello era un giorno come gli altri e, come sempre, non sembrava nascondere le insidie e le novità che invece avrebbe portato. Infatti, anche quel giorno – come molti altri – Naruto e Sakura erano usciti insieme, innocentemente, con l’unico scopo di farsi un giro tra le strade affollate di Tokyo, la città che li aveva fatti incontrare.
Erano passati davanti all’università di lui, ma senza entrare. Erano sfrecciati davanti al bar di lei, ma non si erano fermati. Avevano raggiunto le bancarelle che sempre sostavano poco dopo la via che aveva sancito il loro incontro e lì, finalmente, avevano arrestato la loro marcia. Alla Haruno piacevano tantissimo i braccialetti che vendevano lì e ogni occasione era buona per comprarne un paio.
Quel giorno, ne aveva preso uno di colore azzurro: era quello che preferiva, dopo il rosa richiamato alla mente sia dal suo nome, che dai suoi capelli. Il biondino, da bravo cavaliere, aveva pagato i pochi Yen del costo e l’aveva messo lui stesso al polso dell’amata. Amata, sì, ma con il patto che non gliel’avrebbe detto mai più.
Quando avevano ripreso la camminata, lei non riusciva a distogliere lo sguardo dall’acquisto appena fatto: non vi era un motivo particolare, ma quel bracciale le piaceva particolarmente. Forse era semplicemente di buon umore, o forse aveva apprezzato il modo in cui Naruto gliel’aveva infilato al polso.
Il ragazzo, dal canto suo, adorava osservare la giovane mentre era assorta in qualcosa, soprattutto se l’oggetto in questione la faceva sorridere: erano i momenti in cui il volto di lei assumeva l’espressione più carina e rilassata che lui le avesse mai visto. Persino quando dormiva, in alcuni casi, le si formava una piccola ruga tra le sopracciglia. Ma in quei momenti, no.
Tuttavia, quando si sta eccessivamente bene, le cose non possono peggiorare: il biondino l’aveva già imparato in precedenza, ma quella volta non poté farci nulla, perché non era colpa sua. Però, come se fosse destino, il tutto prese improvvisamente una piega inaspettata, una delle peggiori possibili. Forse.
Così, mentre i due passeggiavano amorevolmente mano nella mano, arrivò un elemento disturbatore che avrebbe cambiato le loro vite una volta per tutte. Una voce lontana ma possente, assolutamente sconosciuta all’Uzumaki, stava chiamando proprio Sakura. La rosa, dal canto suo, sembrava essere notevolmente impallidita.

“Io lo amo.”
I due si voltarono e videro chi era a chiamare Sakura a quel modo: un ragazzo alto e piuttosto robusto, vestito con un completo blu scuro, una cravatta dello stesso colore, una camicia bianca ed un paio di costose scarpe nere e firmate. A giudicare dagli abiti che indossava, doveva essere o un pezzo grosso di qualche ditta importante, o un fottuto figlio di papà. Purtroppo per Naruto, era decisamente la seconda.
Il giovane aveva gli occhi a mandorla, parecchio appuntiti anche per un giapponese, e i capelli color dell’ebano, con dei riflessi bluastri che ne aumentavano il mistero. Il suo viso era piuttosto allungato e scavato, era molto magro e superava il biondino di qualche centimetro, in altezza. La Haruno non gliel’aveva mai descritto, ma il ragazzo comprese subito chi si trovava davanti.
“S-Sasuke-kun…” fece lei, con voce tremante.
La ragazza era spaventatissima: aveva il viso pallido e bianco come un cencio e faceva degli sforzi incredibili per non tremare. Probabilmente le erano tornati subito in mente tutti i ricordi del suo precedente amore, sia quelli belli che quelli brutti. E, nella situazione in cui si trovava, era difficile giudicare quali fossero quelli che la spaventavano di più.
“E questo sgorbio, chi è?”
Tono secco, voce irritante e una boria tale da far venire voglia di prenderlo a pugni: questi era il figlio del direttore di una delle banche più importanti del Giappone. Ecco a voi Sasuke Uchiha.
“Ehi, ma come ti permett…”
Naruto tentò una reazione, ma la sua ragazza lo fermò in tempo e si mise a spiegare tutto, con relativa calma.
“Lui è Naruto Uzumaki, il mio ragazzo.”
Lo sguardo che lei e Sasuke si scambiarono era terrorizzante: sembravano due pugili prima dell’incontro per la cintura mondiale dei pesi massimi. Aspettavano calmi la mossa dell’altro, pronti a controbattere. Tuttavia, vista la situazione, stranamente ad essere in vantaggio e con il coltello dalla parte del manico, era proprio Sakura.
“Capisco…” biascicò lentamente l’Uchiha
“va beh, poco importa. Sono venuto qui per riprenderti con me. Ho deciso di mettere la testa a posto e ho lasciato il lavoro. Adesso condurrò anche io una vita da universitario, da ragazzo normale insomma… quindi, ritorneresti con me a Hiroshima?”
Malgrado le parole, il tono utilizzato da quel tipo era tutt’altro che accondiscendente o di supplica: sembrava piuttosto che le stesse dando un ordine, che le intimasse qualcosa. Evidentemente, era abituato ad avere tutto e subito e raramente si era sentito rifiutare ciò che chiedeva.
“No.”
La risposta di Sakura, infatti, lo fece trasalire: non sapeva come comportarsi quando qualcuno gli negava ciò che desiderava. Per un attimo, sembrò che stesse per andare su tutte le furie. Però, frenando con grande sforzo l’istinto di prenderla e portarsela via di peso, alla fine riuscì a ritrovare la sua compostezza.
“Per quale motivo? Io sono ricco e posso darti tutto ciò che vuoi. Sono decisamente meglio dello sgorbio che ti porti appresso, non trovi?”
“Già, peccato che io sia innamorata di questo sgorbio, se permetti.”
Quello più stupito dalle parole della ragazza dai capelli rosa, probabilmente, fu proprio lo sgorbio in questione: mai e poi mai Naruto avrebbe immaginato di essere amato da Sakura, dopo tutto quello che era successo. E invece, anche se lei aveva sempre cercato di negarlo, era proprio così. Il biondino era al settimo cielo, Uchiha un po’ meno.
“C-che hai detto…?” chiese, irritato.

“Te la farò pagare cara!!”
Quella sera, Naruto rientrò nella sua stanza del dormitorio e non trovò nessuno: probabilmente Kiba era di nuovo uscito a caccia di ragazze. Comunque, quella solitudine gli fece bene: erano successe troppe cose quel giorno per non ripensarci attentamente.
Innanzitutto, Sakura gli aveva detto che lo amava: era stato un vero e proprio tonfo al cuore. Un tonfo piacevole, ovviamente, ma comunque una grande sorpresa. Come gli aveva spiegato più tardi, proprio per colpa di Sasuke, lei aveva smesso di credere nell’amore e non voleva accettare di esserci ricascata con tutte le scarpe. L’espressione, in quel momento, fece sorridere il biondino. Però, rimaneva sempre l’altro problema…
Uchiha, proprio lui, era finalmente tornato alla ribalta: era apparso nel bel mezzo di Tokyo e aveva cercato di portarsela via, prima con le buone e poi accennando ad una reazione violenta, anche se il tutto si era risolto con la sfuriata della Haruno, sotto gli occhi esterrefatti del povero Uzumaki, che non sapeva come reagire.
Però, era comunque preoccupato: prima di andarsene, Sasuke aveva gridato ad entrambi che non era finita lì e che sarebbe senza dubbio ritornato, più e più volte, finché non fosse riuscito a riprendersi la “sua” Sakura. Vista l’espressione che aveva in quel momento – ovvero calmissima, malgrado il tono alterato della voce – doveva avere senza dubbio qualche idea in mente.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. Il biondino si alzò e andò ad aprire: era proprio Sasuke Uchiha, ancora vestito di tutto punto con il suo irritante completo da ricchissimo figlio di papà, genere di persona che Naruto proprio non sopportava.
“Che vuoi?” fischiò lui, tra i denti.
“Sono venuto semplicemente ad avvertirti: io mi riprenderò Sakura, costi quel che costi. D’ora in poi dovrai stare attento notte e giorno, perché non me ne andrò più da qui. Mi sono iscritto proprio oggi ad economia alla Todai, l’università più prestigiosa di Tokyo. Ti conviene stare attento, pivello, perché io te la farò pagare cara!!”

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Ed eccoci ritrovati con la promessa fine di questa seconda parte della narrazione: il prossimo capitolo sarà il solito special divisore, e poi ci ritufferemo nelle avventure di Naruto e Sakura, con l’arrivo di un terzo personaggio che cambierà decisamente le carte in tavola: Sasuke. Mentre lo descrivevo, a momenti mi venivano i conati i vomito dall’odio che mi provocava: spero che sia lo stesso per voi, conati di vomito a parte xD Personaggio che odio dal profondo del cuore, ho cercato di renderlo il più antipatico possibile (e già mi immaginavo una scena alla O.C., con Naruto che lo prendeva a pugni dicendo: “Sai cosa mi piace dei figli di papà? Niente!” XD). Ma passiamo alle recensioni, adesso:
Pai: Grazie mille sia per i complimenti che per gli auguri! Purtroppo il libro mi sta rallentando nella scrittura della fanfic, ma tanto al momento sono in un punto ostico della narrazione del romanzo e quindi, per staccare un po’, sono riuscito a postare un altro capitolo =P
tikei_chan: Grazie mille! Beh, molto spesso nei capitoli utilizzo abbastanza la tecnica dello stream of consciousness: mi siedo davanti al pc con solo una frase che mi riassume quello che succede nel capitolo e per il resto vado ad ispirazione momentanea, scrivendo quello che mi viene in mente xD Mi fa piacere che siano cose interessanti!!
Un grazie anche a tutti i lettori che non recensiscono e soprattutto a quelli che hanno messo la mia storia nelle preferite/da ricordare/eccetera, eccetera, eccetera. Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, ja ne!!

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Capitolo 16
*** Special #2 ***


Special #2

“Nel 2046 corre una rete che collega ogni punto della terra. E c'è un treno misterioso che parte regolarmente verso il 2046. Tutti quelli che vanno al 2046, hanno un solo pensiero in mente: ritrovare i ricordi perduti. Perché si dice che niente cambia mai nel 2046. Ma nessuno sa se quel punto esiste veramente, perché nessuno è mai tornato.”

Chow – 2046

(349)

“Ci vediamo, allora!”
Una volta al mese, puntuale come un orologio svizzero, Shikamaru prendeva lo shinkansen per andare ad Osaka, ad incontrare la sua ragazza. Erano ormai tre anni che mandavano avanti questa relazione a distanza e – malgrado i momenti di crisi che ogni tanto sopraggiungevano – le cose tra di loro andavano a gonfie vele.
Quella mattina tutta la compagnia aveva espresso il desiderio di accompagnare l’amico in stazione: il ragazzo era rimasto in silenzio per tutta la durata del viaggio, immerso nei suoi pensieri. Stava ripercorrendo mentalmente tutte le tappe della sua storia con Temari: dal loro incontro sotto la torre di Tokyo fino all’ultima volta che si erano visti.
La giovane era in gita con la scuola superiore e, andando a visitare la famosissima torre di ferro, era andata a sbattere proprio contro Shika, che l’aveva apostrofata in malo modo. Purtroppo, a quei tempi ancora non conosceva il carattere irascibile della ragazza e, da quel suo comportamento, ne ricavò lui stesso una bella lavata di capo da parte della bella bionda. La ragazza, inoltre, l’aveva obbligato a offrirle un gelato.
I due, così, erano stati insieme tutto il pomeriggio: dopo una pausa al bar, avevano girato la capitale il più possibile e avevano cominciato a conoscersi. Quella volta erano stati veramente bene insieme, motivo per cui si erano scambiati numeri e, quando fu la volta di lui di andare in gita ad Osaka, loro due si rividero. Fu proprio in quell’occasione, inoltre, che si scambiarono il primo bacio.
Shikamaru – che sotto la scorza da ragazzo calmo ed imperturbabile nascondeva un carattere piuttosto anticonformista – era “evaso” dall’albergo dove sostava la sua classe e si era recato in piena notte in casa di Temari, che già l’aveva avvertito che quella sera non vi sarebbero stati i suoi genitori.
Dopo aver passato tutta la notte a ridere e scherzare, alla mattina la ragazza decise di premiare il suo nuovo amico nell’unico modo che le era venuto in mente in quel momento: lo baciò sulla bocca, dolcemente. Lui rimase immobile per qualche secondo, tentando di capire cosa fosse successo, poi divenne tutto rosso e salutò la ragazza con un altro bacio, prima di tornare all’hotel.
Da quel giorno era stato un continuo scambiarsi di messaggi di ogni tipo, ma anche di serate passate attaccati al telefono a raccontarsi le ultime novità e a dirsi l’un l’altro quanto si volevano bene. Portare avanti una relazione a distanza non era affatto semplice, però a loro riusciva quasi naturale. Poi, con l’università e i primi lavoretti del giovane, tutto divenne più semplice.
Il moro prese l’abitudine di utilizzare i risparmi che riusciva a mettere su in un mese di lavoro per andare a trovare la sua ragazza ad Osaka. Ormai era diventata una prassi, interrotta solo un paio di volte da lei, che con qualche mancia extra fatta su al bar in cui lavorava, era riuscita a permettersi il biglietto per Tokyo ed era finalmente andata a trovare il suo “lui”.
Tuttavia, in un’occasione avevano litigato pensantemente: Shikamaru, non potendola vedere ogni giorno, in un periodo in cui si erano sentiti leggermente meno del solito per impegni di lei, era diventato particolarmente geloso e suscettibile. Così, quando aveva visto delle foto che la ragazza aveva messo su Facebook in cui apparivano altri ragazzi, le aveva fatto una scenata completamente senza senso, motivo per cui lei gli aveva riattaccato il telefono in faccia. Però, dopo un paio di giorni senza parlarsi, i due avevano capito quanto tenessero l’uno all’altra e avevano fatto la pace.
“Oh, è arrivato!”
Le parole di Kiba, finalmente, destarono il moro dai suoi pensieri nostalgici: lo shinkansen era apparso in lontananza e, sfrecciando veloce, si stava avvicinando alla stazione. Finalmente, dopo attimi che sembravano ore, si fermò davanti ai ragazzi. Shika, allora, si voltò verso i suoi amici e li ringraziò per averlo accompagnato. Dopo gli ultimi saluti di rito, salì finalmente sul convoglio tanto atteso e si andò a sedere.
I ragazzi, dal canto loro, gli sorrisero e gli dettero appuntamento al giorno dopo, quando sarebbe tornato. Dopo tutto quello che era successo nelle ultime settimane, quella pausa di qualche ora dai pensieri quotidiani aveva dato una nuova forza a Naruto, che era finalmente riuscito a ridere e scherzare con gli amici come faceva un tempo, prima di conoscere Sakura…

“Ciao, amore!”
Il treno cominciò pian piano a lasciare la stazione di Tokyo, in direzione Osaka. Il moro si era appoggiato stancamente al suo posto a sedere e aveva spiaccicato il viso contro il vetro del finestrino: immagini fugaci gli passavano davanti a tutta velocità, confondendosi in una massa grigia e verde. Tanto la sua mente era, una volta di più, lontana.
Tutte le volte che partiva per andare a trovare la sua amata, una strana sensazione lo prendeva allo stomaco: da una parte, era eccitazione ed ansia nell’attesa di rivedere il suo viso, di odorare nuovamente il suo profumo, di prenderla ai fianchi e di ficcare il naso dentro ai suoi capelli; ma, dall’altra, era anche preoccupazione.
Era preoccupato, come tutti coloro che si amano a distanza, che lei fosse cambiata: basta un giorno, uno qualsiasi, per incontrare qualcun altro, innamorarsene e farsi cambiare completamente la vita. In fondo, anche loro si erano conosciuti per una pura coincidenza. E se lui non fosse andato alla torre di Tokyo, quel giorno? E se lei non fosse andata in gita, quella volta?
In fondo, stava andando tutto troppo bene: aveva visto lasciarsi troppe coppie che mandavano avanti una relazione a distanza e gli sembrava impossibile che, dopo ben tre anni, la sua funzionasse ancora. Ogni volta che prendeva il treno, era sicuro di trovare dall’altra parte una persona completamente cambiata, una sconosciuta.
O, forse, addirittura nessuno. Il giorno prima l’aveva avvertita con un messaggio, le aveva persino detto l’ora in cui sarebbe arrivato e che treno avrebbe preso, ma lei non aveva risposto. Probabilmente, aveva pensato in un primo momento, era rimasta senza soldi e, comunque, anche lui non aveva avuto il tempo di chiamarla per accertarsene, quindi andava tutto bene. Ma se, per caso, non fosse così?
I dubbi di un cuore innamorato sono, forse, i più terribili e i più angosciosi da sciogliere: in quei momenti si è così sensibili che ogni risposta positiva sembra impossibile, frutto di ragionamenti senza alcun senso logico, quando spesso le più illogiche sono proprio le paure che ci si fanno venire. Quando si è lontani, poi, l’effetto viene moltiplicato all’infinito.
Il treno stava andando velocissimo ed Osaka era sempre più vicina, ma Nara sembrava non accorgersene: per lui, ogni secondo di più passato lontano dalla sua amata era come una pugnalata al cuore, il nascere di nuovi dubbi di cui poi si sarebbe vergognato e l’allontanarsi di ogni entusiasmo e di ogni felicità.
La paura di perdere ciò che di più prezioso si ha al mondo è comune a tutti gli esseri umani e Shikamaru la stava provando: più passava il tempo e più era certo che Temari non sarebbe venuta, che ormai si era trovata qualcun altro con cui stare e che si era completamente dimenticata di lui. L’unica cosa che gli evitò di scoppiare a piangere al pensiero fu ciò che vide: in lontananza, finalmente, era spuntata la stazione d’arrivo.
Passarono solo pochi minuti e, finalmente, il convoglio arrivò a destinazione: grazie al sistema di magneti che gli permetteva di viaggiare quasi sospeso nell’aria, la frenata risultò essere molto dolce e il paesaggio che prima sfrecciava veloce cominciò pian piano a rallentare, fino a fermarsi. Il giovane, nel frattempo, si era alzato e si era diretto verso le porte d’uscita automatiche. “Alta velocità ed alta tecnologia per il più umano dei fenomeni: il viaggio.” La campagna pubblicitaria per il lancio di questi nuovi treni era stata a dir poco geniale. Ed azzeccata.
Una volta uscito, il moro si guardò intorno: dopo un primo momento di delusione, provò ad aguzzare la vista. Appena toccato terra tutte le paure erano magicamente scomparse ma, in quei pochi secondi in cui il suo sguardo non riusciva a trovare la sua amata, erano tornate prepotentemente all’attacco. Poi, ad un certo punto, una figura nota gli venne incontro correndo.
Aveva una maglietta bianca e dei jeans blu, una giacca leggera marrone chiaro ed una sciarpa azzurra che, mentre correva, teneva con entrambe le mani. Poi, finalmente, ne alzò una per salutare Nara: era lei, Temari. Avrebbe riconosciuto tra mille il suo modo così ondeggiante di correre e quel sorriso che, tutte le volte che si vedevano, gli si apriva davanti e gli illuminava la giornata.
Poi, una volta insieme, un bacio lungo ed appassionato scacciò una volta per tutte ogni problema ed ogni paura. Almeno fino al prossimo viaggio…

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Anf, anf, anf… finalmente, ce l’ho fatta!! Scusate per questa pausona tra gli aggiornamenti, ma ho avuto due esami lunedì e ho passato due settimane piene a ripassare solo per quello. Poi, ieri mi sono messo a scrivere, ma non riuscivo a tirare fuori nulla di buono e anche oggi non è che sia granché più ottimista. Però almeno ho scritto qualcosina e, anche se non è un grande special, lo trovo comunque abbastanza carino. Tutto incentrato, come avete visto, sul tema dell’amore a distanza. Nel frattempo, inoltre, mi sono venute delle belle idee per la fic che – se tutto va bene – dovrebbe seguire questa! Ma bando alle ciance (da quant’è che non lo sento dire!? *___*), e passiamo alle recensioni:
Pai: Eh sì, Sakura si è innamorata… speriamo! xD Grazie mille per i complimenti!
cyberprincess: Grazie per avermi fatto notare l’errore, ho corretto immediatamente! ^___^ Comunque sì, Sasuke è un personaggio che in generale non sopporto, quindi tento sempre di farlo piuttosto antipatico. O almeno, in una storia del genere, trovo che un ruolo così poteva averlo soltanto lui. Mi spiace solo, a questo punto, non utilizzare Itachi… insomma, nella psicologia del personaggio vi sarebbe un conflitto con il fratello e un rapporto di inferiorità da parte di Sasuke… ma verrebbe troppo lungo spostare la narrazione ad Hiroshima per mostrarlo. Chissà, magari in un futuro spin-off… XD
tikei_chan: Non c’è storia senza guastafeste, soprattutto se romance!! XD Per il resto… beh, facendo un confronto sembra veramente impossibile che Sakura lasci Naruto per Sasuke, però… vedremo quanto e in che maniera avranno peso i vecchi sentimenti che la rosa ancora potrebbe provare per il moro!!
Grazie a tutti quelli che hanno letto e, ovviamente, a chi ha commentato. Ci sentiamo al prossimo capitolo – l’inizio dell’ultima parte della fanfic! Ja ne!!

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Capitolo 17
*** #15 ***


#15

“Io non ti sposerò
per credere all'idea
che quando lo farò
sarai per sempre mia.”

Io non ti sposerò – Marco Masini

(488)

“Tienila, e grazie. E’ solo per merito tuo se sono riuscito a scriverla.”
Erano ormai passati tre mesi da quando si erano visti l’ultima volta: l’incontro non era stato dei più piacevoli e, anche se quei ricordi erano ormai distanti, la sua decisione bruciava ancora il cuore del biondino. Tuttavia, se ora era lì, era proprio per via di ciò che successe ben 103 giorni prima: sotto il braccio, in una busta di carta, Naruto aveva il frutto di tutto ciò che gli era capitato nell’ultimo anno e mezzo.
Ciò che il giovane portava con sé era una sceneggiatura: il suo sogno era lavorare nel cinema e le esperienze appena vissute lo avevano fatto maturare abbastanza da potersi mettere davanti ad un computer e convertire in immagini e dialoghi gli ultimi anni della sua esistenza. Il più delle volte lo aveva fatto con le lacrime agli occhi, però – almeno – ci era riuscito.
Una volta davanti alla casa della ragazza, suonò un paio di volte: all’interno si udì un affrettato rumore di passi femminili, e basta. Buon segno, in fondo: con ottime probabilità, in quel momento era sola. Infatti, quando aprì la porta, il biondino non vide nessuna figura minacciosa alle sue spalle: c’era solo lei, la donna che aveva amato di più in quei suoi primi ventun’anni di vita.
“N-Naruto! Che ci fai qui!?”
La rosa sembrava completamente scioccata: ormai si era abituata all’assenza del biondo e vederselo apparire davanti l’aveva messa in apprensione. Tuttavia, il ragazzo ci tenne particolarmente a precisare subito che non aveva cattive intenzioni:
“Tranquilla, non voglio farti nulla. Sono solo venuto a portarti una cosa.”
“Che cosa…?”
Mentre Sakura si era fatta improvvisamente curiosa, il giovane aveva tirato fuori il famoso plico con dentro la bellezza di centoventi fogli di carta scritti in maniera piuttosto fitta, ma con una rigorosa impostazione all’americana. Poi, dopo aver messo la busta nelle mani della sua – ahilui! – amata, fece per andare via.
“Che cos’è…?” chiese candidamente la rosa, forse per sincera curiosità, forse per trattenerlo ancora un po’.
“Una sceneggiatura.”
Vi fu una lunga pausa, in cui i due si guardarono negli occhi: bastò quello, alla giovane, per intendere molte cose. Poi, quasi con freddezza, il biondino disse le parole che si teneva dentro dall’inizio della serata e – dopo aver finito – girò i tacchi e se ne andò. Lei, nel frattempo, si portò al petto quel pacchetto e lo guardò allontanarsi, con lo sguardo ormai completamente perso.

(385)

“Io sposerò Sasuke, Naruto!! Ho deciso, ormai!!”
Naruto si recò verso casa di Sakura piuttosto presto, quella sera. Il giorno prima avevano accordato di vedersi, siccome entrambi si dovevano parlare. Tutto quello che stava succedendo in quel periodo aveva travolto il biondino in malo modo, ma lui non aveva ancora rinunciato a dire la sua: non poteva lasciare che l’amore gli scivolasse via dalle mani in quel modo. Avrebbe combattuto pure contro il destino, a patto di riprendersi ciò che aveva di più caro al mondo.
La ragazza, che già lo aspettava sulla porta, era vestita particolarmente bene: dopo tanto tempo, aveva ricominciato ad indossare la maglietta rosa che gli metteva in mostra l’ombelico perfetto che si ritrovava, insieme alla minigonna azzurra che risaltava il più possibile le sue bellissime gambe. Naruto, ovviamente, non riuscì a non farle i complimenti, appena la vide.
“Avanti…” fece lei, sorridendo, ma tentando anche di tenere un certo contegno
“di cosa volevi parlarmi?”
Il biondino fece un respiro piuttosto profondo e, una volta trovato il coraggio, cominciò:
“Dammi un’altra possibilità, ti prego!”
La ragazza, anche se in fondo al cuore se l’aspettava, rimase spiazzata.
“Non so cosa ho sbagliato, ma sono sicuro di non volerti perdere… quindi, ti prego…”
“N-Naruto…”
La giovane non riusciva a non guardarlo con gli occhi dolci, provando un profondo senso di sconforto per come si stava comportando. Conoscendo come si comportava il suo stomaco quando provava rimorso, si immaginava già un’altra sera piegata sul gabinetto.
“non sei tu, davvero. Tu non hai sbagliato nulla e sei fantastico, ma… vedi, non si può scegliere chi amare.”
Il biondino sorrise, di un riso amaro.
“Proprio tu che all’amore non ci credevi, vero…?”
“Ma io mi ero innamorata di te, te l’ho anche detto.”
“Sì, qualche giorno prima di scaricarmi per quell’altro.”
Non avrebbe voluto parlare così, ma l’astio che covava per Sasuke Uchiha e per la situazione che era andato a creare lo stava completamente divorando e così, da un momento all’altro, si era fatto improvvisamente acido.
“Ho sbagliato, lo so… ho sbagliato tutto, come sempre.”
“Allora rimedia, e rimettiti con me.”
Tanto per cambiare, una fitta prese Sakura allo stomaco. Dolore che peggiorò immediatamente, quando Naruto – vedendo la sua smorfia – si avvicinò a lei, preoccupato.
“Stai male, Sakura-chan? Hai bisogno di aiuto?”
Ebbene sì, la rosa stava sempre peggio, ma lui non avrebbe mai potuto farci nulla: era tutta colpa dei rimorsi che provava per le decisioni che aveva preso nell’ultimo periodo, conscia di essersi comportata malissimo nei confronti di colui che le aveva fatto tornare il sorriso.
Poi, però, la giovane decise di farsi forza e riprese la sua naturale tranquillità: guardò il biondino negli occhi e prese una decisione abbastanza dolorosa. Doveva assolutamente rivelargli la verità, dirgli ciò che aveva appena fatto e che avrebbe cambiato per sempre la vita di entrambi. Per un attimo, si sentì quasi colpevole di quel gesto.
Però, pur di far tacere Naruto che continuava ad assillarla con le sue domande e le sue preghiere, pur di far smettere questa sua sofferenza e togliere ogni speranza alla testardaggine del ragazzo - che non se no non si sarebbe mai arreso - si lasciò definitivamente andare, urlando ai quattro venti l’ultima cosa che Uzumaki si sarebbe voluto sentir dire: la terrificante verità che gli toglieva improvvisamente la terra da sotto i piedi.

(315)

Erano passate ormai due settimane da quando Sasuke era apparso nelle loro vite, ma Naruto e Sakura continuavano ad uscire regolarmente, senza che il moro fosse più tornato a mettere becco tra i due. Anzi, dopo la dichiarazione d’amore che la rosa aveva fatto al biondino proprio quindici giorni prima, le cose sembravano andare di bene in meglio.
Ormai, finalmente, i due potevano dirsi che si amavano senza incorrere in un’altra crisi: in fondo, sono proprio i momenti peggiori che rivelano la vera forza di una coppia, e loro sembravano decisamente robusti. Infatti, anche quella volta erano usciti insieme e passeggiavano mano nella mano nella solita via, davanti all’università.
I due ragazzi sembravano nuovamente le persone più felici del mondo e nulla pareva poter compromettere la loro serenità. Però, purtroppo, quell’ombra oscura rappresentata da Sasuke ancora non si era dileguata del tutto e proprio quel giorno decise di rifarsi presente. Quando Sakura prese il cellulare e lo aprì per leggere il messaggio che le era appena arrivato, non avrebbe mai pensato a ciò che sarebbe successo da lì in avanti.

Sono al bar dove lavori di solito. Tu, dove sei?
Ti prego di raggiungermi immediatamente,ti devo assolutamente parlare.
Grazie.

Sasuke

Appena anche il biondo lesse il messaggio, si girò verso la sua ragazza e la osservò con i suoi bellissimi occhi azzurri, che sembravano chiederle: E ora? Cosa intendi fare?
Già: e ora?

********************************************************************************

Ed eccoci tornati alla storia principale!! Capitolo in cui ammetto di non aver scritto molto, ma come sempre i primi capitoli delle varie parti servono più che altro a buttare in mezzo più argomenti di discussione e aprire più strade che poi, pian piano, verranno chiuse e riposizionate cronologicamente al loro posto. E, questa volta, potete stare certi che verrà chiusa ogni via e sottovia: siamo nell’ultima parte della fanfic che – è ufficiale – posso annunciarvi che durerà 21 capitoli! Quindi, come le altre, anche questa parte sarà composta da sette capitoli che andranno a chiudere la narrazione, per cui ho già buttato giù gli appunti. Se non fosse per gli esami, punterei a chiuderla abbastanza in fretta, ma visto che ho da studiare non so quanto ci metterò. Spero di finire prima della fine di luglio, quando andrò dieci giorni in vacanza a Parigi con i miei compagni di università!! Ah, un’ultima cosa: ho già in mente la fanfic che seguirà questa, e pure quella sarà ispirata da un’opera già esistente, anche se ne prenderà solo alcune caratteristiche, un po’ come in questo caso: insomma, sapete ormai bene in che modo mi faccio ispirare e in che modo invece creo di mio, no? A quale opera mi attaccherò questa volta? Beh, se vi dico che è un manga e che la fanfic si intitolerà “Sakura 100%” (o “100% Sakura”), vi fischiano le orecchie. Ma ora passiamo all’unica recensione:
Pai: Grazie mille!! Come sempre molto gentile!!
Un grazie anche a tutti coloro che leggono, ci becchiamo al prossimo capitolo! Ja ne!!

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Capitolo 18
*** #16 ***


#16

“E' vero che non so niente sui genitori o sui fratelli, ma...
quando ero con il maestro Iruka ,io pensavo di stare con mio padre...
e quando io sono con te...
per me è stare con il propio fratello.”

Naruto – Naruto

(315)

“Ok, vado.”
Il messaggio appena ricevuto da Sakura aveva messo in grande apprensione i due poveri innamorati: Sasuke era sparito per qualche tempo ma, come prevedibile, aveva tutta l’intenzione di tornare all’attacco. Naruto in cuor suo avrebbe voluto impedire alla sua ragazza di andare nuovamente da lui, ma sapeva anche che non ne aveva davvero il potere: probabilmente, anzi, sarebbe stato meglio se lei fosse andata e avesse provato a chiudere la faccenda una volta per tutte, finalmente.
Lei, però, si limitò ad osservare lui: non voleva fare nemmeno una mossa, corretta o sbagliata che fosse, senza l’approvazione del suo ragazzo. Era da troppo tempo che non si sentiva così bene con una persona dell’altro sesso per rischiare di compromettere tutto con una decisione affrettata e non condivisa dall’altro.
Il biondino, allora, le sorrise con una certa dolcezza: innanzitutto, voleva rassicurarla e farle capire che lui ci sarebbe sempre stato. Poi, con una fermezza nuova per un tipo come lui, le chiese senza giri di parole:
“Tu che vuoi fare?”
La giovane ricambiò il sorriso, ma abbassò improvvisamente lo sguardo: non lo sapeva nemmeno lei. Forse, in fondo al cuore, sarebbe voluta andare dal moro e sentire cosa le voleva dire. Però, purtroppo, aveva anche paura che quella voglia le venisse da una cotta ancora non troppo superata per l’Uchiha.
Naruto probabilmente l’aveva capito, ma non voleva forzare la situazione in alcun modo. Si limitava a sorridere e ad aspettare la risposta della ragazza, che finalmente si decise a parlare:
“Senti… forse è meglio se vado, così chiudo la questione una volta per tutte… no?”
“Va bene.”
“P-però… stai tranquillo, tu! Tornerò sicuramente da te, non ho alcuna intenzione di tradirti o di farmi abbindolare, va bene?”
La giovane, mentre diceva quelle cose, tremava come una foglia.
“Va bene.”
Così, dopo un attimo di esitazione, la ragazza salutò il suo fidanzato e si allontanò lungo la via.

(384)

Naruto, quella sera, era giunto al limite della sopportazione: ormai la situazione con Sakura gli stava prosciugando completamente le energie e, così, aveva deciso che era giunto il momento di chiudere i conti. Così come Sasuke gliel’aveva portata via invitandola ad uscire con un messaggio, lo stesso avrebbe fatto lui.
Così, scrivendo velocemente sulla tastiera del suo telefono cellulare l’invito – mascherato ovviamente come occasione per parlare e per mettere fine a tutto quello – che sperava riuscisse a diventare abbastanza galeotto. Poi, aspettò una mezz’oretta: malgrado la risoluzione che aveva accompagnato quella decisione, adesso non riusciva proprio ad inviarlo.
Tuttavia, comprendendo benissimo che non poteva continuare così, si decise e – chiudendo gli occhi – premette il pulsante di invio. Dopodichè, si mise comodo ad aspettare la risposta. Però, malgrado le sue aspettative fossero decisamente diverse, essa tardava ad arrivare e lui, esausto dopo giorni e giorni di pensieri inutili, si addormentò con il cellulare ancora in mano…

(334)

“E’ finita. Smettiamola qui."
Sentendo quelle parole, Naruto rischiò di strozzarsi con il dolce che stava mangiando. Non aveva più visto Sakura da ormai due settimane, quando gli era arrivato un suo messaggio in cui gli chiedeva se potevano vedersi il prima possibile.
Dopo tutto quello che era successo, il biondino era il primo a desiderare la compagnia della sua ragazza, anche in modo di chiarire ogni avvenimento e ricominciare a vedersi. Difatti, era andato all’appuntamento con il sorriso sulle labbra e con la convinzione che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Tuttavia, ebbe a malapena il tempo di ordinare e la giovane gli aveva sganciato questa bomba. A dire il vero, ma Naruto se ne accorse solo in quel momento, c’era qualcosa di strano in lei: era profondamente cambiata.
Di solito, quando si vedevano, era sempre sorridente, si vestiva in modo carino, si truccava leggermente in modo da risaltare i suoi splendidi occhi e non vedeva l’ora di abbracciare il suo ragazzo. Quel giorno, invece, era stata molto cupa sin da quando si erano incontrati: non un bacio, non un abbraccio. Solo un gesto della testa, a mo’ di saluto.
Inoltre, le si vedeva in viso una grande stanchezza, come se fosse tormentata da qualcosa e non dormisse da giorni. Aveva due occhiaie profonde e la pelle vicino alla fronte le si era tutta raggrinzita. Aveva gli occhi spenti. Infine, indossava un paio di jeans scuri e una felpa blu di dubbio gusto: sembrava che facesse di tutto per sembrare brutta. Cosa impossibile, tra l’altro.
Naruto, dal canto suo, era così felice di vederla che all’inizio non si era nemmeno accorto di questo suo stato, e dopo non voleva rovinare nulla mostrandosi troppo preoccupato. Però, alla fin fine, l’esito di quell’incontro era già stato deciso.
Ora gli occhi del ragazzo guardavano davanti a sé, vuoti, come se non avessero capito le parole uscite dalla bocca della giovane. In un certo senso, speravano ancora che ci fosse un errore: era tutto troppo surreale. Gli indizi c’erano, è vero, ma il biondino non aveva fatto nulla di male e – in cuor suo – sperava che la sua buona fede bastasse a salvare entrambi. Ma, a quanto pare, non era così.

“Perché?”
“Non ci siamo sentiti per due settimane.”
“Ma io ti ho cercata!”
“E io non mi sono fatta trovare.”
“PERCHE’!?”
Sakura sapeva benissimo che, prima o poi, la verità sarebbe dovuta venire a galla. Tuttavia, sapeva anche che avrebbe ferito Naruto nel profondo e lei non voleva. Il suo unico desiderio, in quel momento, era poter proteggere il biondino senza dover rinnegare la scelta fatta in quelle due settimane. In quel momento, una fitta la prese allo stomaco: rimorso, senso di colpa.
Provò ad evitare per un attimo lo sguardo del suo futuro ex-ragazzo, ma appena posò gli occhi sul dolce che aveva appena ordinato, le salì una fortissima nausea. Aveva capito, ormai, che quel giorno non sarebbero potuti tornare tutti a casa con il sorriso. Qualcuno doveva uscirne scottato e, per come si sentiva in quel momento, avrebbe preferito cento volte essere lei la sfortunata.
Tutti questi pensieri le facevano girare la testa e, quando rialzò lo sguardo e lo incrociò con quello del biondino, si sentì mancare per un attimo. Lo stava trattando come carta straccia e se ne rendeva fin troppo bene conto. Voleva fuggire lontano, ma sapeva benissimo di non poterlo fare. Così, con una forza che non credeva di avere, prese il coraggio a due mani e si decise:
“Naru-chan…”
Era la prima volta, quel giorno, che la ragazza mostrava finalmente l’affetto che nutriva per il biondo. Anche se era a conoscenza che comportarsi così non era esattamente una dimostrazione d’amore, lei voleva veramente bene a quel giovane che l’aveva fatta sospirare negli ultimi sette mesi. Ma, semplicemente, ora era finita.
“Si tratta di lui, vero?” fece il ragazzo, tagliando corto.
Quegli occhi blu come il mare la stavano completamente trapassando e, ora che lui era riuscito ad arrivare al punto con una tale schiettezza ed una tale velocità, la ragazza si sentiva completamente disarmata. Così, mettendosi una mano sul ventre per tentare di calmare il suo stomaco ormai in burrasca e stringendo gli occhi per evitare di piangere, dovette ammettere la verità:
“Sì…”

“Sasuke…”
“Mi dispiace…”
La ragazza, finalmente, riuscì a lasciarsi andare una volta per tutte in un pianto liberatorio: sapeva benissimo di essersi comportata nel modo peggiore possibile, però finalmente il ragazzo che aveva sempre amato le aveva detto che sarebbe stato con lei e avrebbe lasciato perdere suo padre e il lavoro: sarebbero ritornati la coppia libera da ogni limitazione dei primi tempi.
Naruto, dal canto suo, malgrado l’amasse tantissimo, non riuscì proprio a digerire quello che era successo: così, malgrado stesse piangendo come una fontana e fosse bianca come un cencio, si allontanò senza dire una parola, con lo sguardo fisso davanti a lui, senza più alcuna pietà ad inumidirgli il cuore.
Con la coda dell’occhio, però, vide la sua ex ragazza correre verso i bagni del bar: davanti a quella scena, il biondo sorrise dolcemente. Sakura aveva sempre avuto lo stomaco molto debole e, tutte le volte che si sentiva in agitazione, le veniva da vomitare. Così, si ricordò anche di quando gli confessò questa sua debolezza: l’aveva beccata, una volta, con la testa dentro al cesso subito prima di un colloquio di lavoro. Per calmarlo, siccome la prima cosa che aveva pensato era che fosse incinta, la giovane le aveva spiegato tutto.
Così, con un sorriso sempre più amaro sul volto, Naruto tornò mestamente a casa…

********************************************************************************

Buongiorno e benritrovati!! Oggi capitolo leggermente più lungo, anche perché buona parte l’ho ripresa da un capitolo già scritto in precedenza: ormai, con tutti i nodi che devono venire al pettine, cominceranno ad esserci un po’ di situazioni di questo tipo con capitoli leggermente diversi dal solito, con parti riprese da altri o spezzettati in tanti piccoli giorni. Insomma, un gran casino per arrivare al gran finale! Ormai manca veramente poco, quindi cercate di non perdervi proprio adesso: non vorrete mica perdervi la fine della storia tra Naruto e Sakura, nonché il motivo per cui – film da cui è presa a parte – questa “non è una storia d’amore”!! Ma passiamo alla recensione…:
Pai: Grazie mille! Beh, le cose sul finale si devono complicare, perché poi devono ben essere risolte xD Riguardo la nuova fanfic… ottimo, mi fa piacere sapere di avere già una lettrice xD Tanto per cambiare, anche quella sarà una fic a sfondo romantico… ma solo di sfondo, eh! XD
Grazie mille anche a tutti quelli che han letto il capitolo e che seguono la fanfic! Alla prossima, ja ne!!

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Capitolo 19
*** #17 ***


#17

“Se rimani fermo ad aspettare non cambierà mai niente.
Ma, se fai un passo avanti, sento che qualche cosa potrebbe cambiare…
e potrebbe accadere qualcosa di bello.”

Yamato – Suzuka

(384)

Poco prima di mezzanotte, malgrado dormisse profondamente già da un paio d’ore, lo squillo del proprio cellulare fece sussultare il biondino, che cadde pesantemente giù dal letto. Poi, tentando di capire cosa stesse succedendo, il giovane si mise a sedere sul pavimento contro cui aveva sbattuto qualche attimo prima.
Scosse violentemente la testa per riprendersi del tutto e, finalmente, si accorse di avere il telefono cellulare in mano. Con poca voglia, ancora stordito dalla caduta, notò che gli era arrivato un messaggio: con un movimento secco del pollice lo aprì e, socchiudendo gli occhi per vedere meglio nel buio completo della stanza che condivideva con Kiba, lesse attentamente cosa vi era scritto sopra:

Va bene. Facciamo domani sera a casa mia.
Vieni verso le sette.

Sakura

Il ragazzo, allora si alzò si scatto e a momenti non prendeva una testata contro la proprio scrivania, evitata di qualche millimetro. Poi, con il sorriso sulle labbra, cominciò eccitatissimo a fare il giro della stanza pensando a cosa sarebbe potuto succede, ora che aveva accettato di vederlo ancora una volta.
L’immaginazione corse veloce a nuovi giorni felici in cui si sarebbero finalmente tenuti nuovamente per mano, avrebbero mangiato insieme fino a scoppiare e, tra un bacio ed una carezza, avrebbero fatto ancora una volta l’amore, come solo loro sapevano fare, con tutte quelle sensazione che solamente lei avrebbe potuto regalargli.
In origine la sua intenzione era di chiudere la faccenda una volta per tutte, ma in fondo in fondo – anzi, ormai anche piuttosto apertamente – sperava ancora che la sua storia con Sakura potesse nuovamente funzionare. Così, con queste aspettative in mente, si lanciò sul letto e si rimise a dormire, mentre il suo compagno grugniva infastidito per tutto il casino che aveva fatto saltando qua e là per tutta la camera.

(385)

“Io sposerò Sasuke, Naruto!! Ho deciso, ormai!!”
Naruto si recò verso casa di Sakura piuttosto presto, quella sera. Il giorno prima avevano accordato di vedersi, siccome entrambi si dovevano parlare. Tutto quello che stava succedendo in quel periodo aveva travolto il biondino in malo modo, ma lui non aveva ancora rinunciato a dire la sua: non poteva lasciare che l’amore gli scivolasse via dalle mani in quel modo. Avrebbe combattuto pure contro il destino, a patto di riprendersi ciò che aveva di più caro al mondo.
La ragazza, che già lo aspettava sulla porta, era vestita particolarmente bene: dopo tanto tempo, aveva ricominciato ad indossare la maglietta rosa che gli metteva in mostra l’ombelico perfetto che si ritrovava, insieme alla minigonna azzurra che risaltava il più possibile le sue bellissime gambe. Naruto, ovviamente, non riuscì a non farle i complimenti, appena la vide.
“Avanti…” fece lei, sorridendo, ma tentando anche di tenere un certo contegno
“di cosa volevi parlarmi?”
Il biondino fece un respiro piuttosto profondo e, una volta trovato il coraggio, cominciò:
“Dammi un’altra possibilità, ti prego!”
La ragazza, anche se in fondo al cuore se l’aspettava, rimase spiazzata.
“Non so cosa ho sbagliato, ma sono sicuro di non volerti perdere… quindi, ti prego…”
“N-Naruto…”
La giovane non riusciva a non guardarlo con gli occhi dolci, provando un profondo senso di sconforto per come si stava comportando. Conoscendo come si comportava il suo stomaco quando provava rimorso, si immaginava già un’altra sera piegata sul gabinetto.
“non sei tu, davvero. Tu non hai sbagliato nulla e sei fantastico, ma… vedi, non si può scegliere chi amare.”
Il biondino sorrise, di un riso amaro.
“Proprio tu che all’amore non ci credevi, vero…?”
“Ma io mi ero innamorata di te, te l’ho anche detto.”
“Sì, qualche giorno prima di scaricarmi per quell’altro.”
Non avrebbe voluto parlare così, ma l’astio che covava per Sasuke Uchiha e per la situazione che era andato a creare lo stava completamente divorando e così, da un momento all’altro, si era fatto improvvisamente acido.
“Ho sbagliato, lo so… ho sbagliato tutto, come sempre.”
“Allora rimedia, e rimettiti con me.”
Tanto per cambiare, una fitta prese Sakura allo stomaco. Dolore che peggiorò immediatamente, quando Naruto – vedendo la sua smorfia – si avvicinò a lei, preoccupato.
“Stai male, Sakura-chan? Hai bisogno di aiuto?”
Ebbene sì, la rosa stava sempre peggio, ma lui non avrebbe mai potuto farci nulla: era tutta colpa dei rimorsi che provava per le decisioni che aveva preso nell’ultimo periodo, conscia di essersi comportata malissimo nei confronti di colui che le aveva fatto tornare il sorriso.
Poi, però, la giovane decise di farsi forza e riprese la sua naturale tranquillità: guardò il biondino negli occhi e prese una decisione abbastanza dolorosa. Doveva assolutamente rivelargli la verità, dirgli ciò che aveva appena fatto e che avrebbe cambiato per sempre la vita di entrambi. Per un attimo, si sentì quasi colpevole di quel gesto.

Sakura, che fino a quel momento, aveva tenuto il suo ospite sull’entrata, finalmente fece entrare Naruto. Dalle facce, era difficile dire chi dei sue stesse peggio: la rosa era completamente pallida, mentre il biondo sembrava entrato in uno stato di trance in cui non capiva più nulla. O, forse, stava tentando di capire se vi era ancora qualche speranza per salvare il suo amore che ormai sembrava perduto.
“Allora…” fece, da un momento all’altro, mentre i due si sedevano sul divano
“lo ami proprio, eh?”
“Sì…” rispose l’altra, con tono sempre più flebile
“però, credimi, amavo anche te.”
“Il passato, in certi casi, non conta più. Dico bene?”
Ancora una volta, il biondino si accorse di essere decisamente più acido di quanto non volesse apparire. Tuttavia, era ampiamente giustificato: una notizia di questo tipo era stata veramente un pugno nello stomaco, una coltellata nella schiena, un calcio negli stinchi e una testata dritta dritta nello sterno.
In quel momento, era certo di provare addirittura dolore fisico per colpa di ciò che aveva appena scoperto: la sua ex-ragazza e il suo peggior nemico si sarebbero sposati, alla faccia sua e di tutti gli sforzi che aveva fatto per conquistare Sakura. I suoi giorni con lei, a quanto pare, sembravano essere giunti al termine.
E dire che, alla fin fine, pure lui ci era caduto con tutte le scarpe: credeva ciecamente nell’amore – e nulla gli avrebbe fatto cambiare questa sua opinione – però adesso vedeva l’abbattersi della Grande Illusione che, ogni giorno, i media propongono: serial tv con coppie eternamente felici e in cui l’Amore vince su tutto, telegiornali che parlano per giorni di San Valentino e del significato del cioccolato, tutti i vari bigliettini di auguri pieni di cuoricini… tutta un’immensa truffa.
E lui, sognatore incallito incapace di rinunciare a ciò a cui teneva, era stato uno dei più grandi promotori di tutto ciò: sempre si era illuso che la forza di volontà potesse sovrastare ogni legge dell’universo, convinto che prima o poi tutti i suoi sogni si sarebbero realizzati solamente con il sudore della fronte.
Ma uno, il più importante per cui aveva lottato con tutto sé stesso, già gli stava voltando le spalle: essendo in casa proprio di colei che lo stava lentamente uccidendo, non voleva sembrare pietoso e così tentò di fermare le lacrime che volevano scendere calde e dolenti. Tuttavia, appena riuscì a sbrogliarsi da quella situazione e ad uscire da lì, loro ritornarono prepotenti e lo sovrastarono con tutta la loro forza: appena mise un piede fuori dal giardinetto dell’abitazione della ragazza, i suoi singhiozzi cominciarono a spargersi nell’aria…

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Buona giornata e ben ritrovati su queste pagine (elettroniche xD)!! Innanzitutto passo a darvi una notizia esterna alla fic: ho deciso di ripubblicare in edizione riveduta e corretta una mia vecchia storia originale – “Start Line” – in attesa di, se l’ispirazione dovesse aiutarmi, farne un seguito. Anche quella sarà una storia, tra sport e passati tragici, d’amore, anche se siamo ben lontani dai toni di questa fan fiction! Quindi, se vi va, vi esorterei con molta gentilezza a leggerla e a darmi il vostro parere!! Passando al capitolo, invece… ormai siamo, se non ho contato male, a quattro capitoli (escluso questo) dalla fine: Naruto viene a sapere – come ci era già stato detto in un’anticipazione di qualche capitolo fa – che Sasuke e Sakura si sposeranno e, come prevedibile, non la prende eccessivamente bene… ma a cosa porterà tutto questo? Siamo solo al giorno (385), e ne mancano ancora un po’ per arrivare al traguardo dei (500): cosa succederà nel frattempo? Quale sarà il finale di questa fic? E quale sarebbe – invece – il vostro “finale perfetto”? Mentre tentate di rispondere (ma anche no!) a queste domande, passiamo alle recensioni:
Pai: Beh, Naruto è il povero eroe romantico ottimo per una fic di questo tipo. Sempre allegro e vitale ma, se viene colpito al cuore, gli rimane molto difficile rialzarsi. Come reagirà a questo ennesimo colpo?
tikei_chan: Me lo chiedo anche io, malgrado sia stata una mia decisione xD Beh, la mia risposta è che spesso si confonde l’ossessione con l’Amore, e probabilmente Sakura è ancora ossessionata dalla figura del Sasuke dolce, caro e rivoluzionario che aveva conosciuto anni prima nella sua Hiroshima, e non vuole capacitarsi che – forse forse – quello che le si è presentato davanti non è ancora quello di un tempo, bensì è il bastardo confomato che aveva lasciato quando era scappata dalla sua città natale.
Comunque, grazie mille a tutti coloro che seguono e che – se avranno voglia – seguiranno anche “Start Line”! Noi ci becchiamo al prossimo capitolo! Ja ne!!

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Capitolo 20
*** #18 ***


#18

“Basta oltrepassare la porta con la catena ‘accesso vietato’,
salire gli ultimi diciotto gradini della scala…
e aprire la porta che si trova in cima…
per scoprire…
il panorama più bello della città.”

Manaka – 100% Fragola (Ichigo 100%)

(386)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(387)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(388)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(390)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(393)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(397)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Lui, invece, si limitò a tirare dritto e a tornare in camera: passò il pomeriggio davanti alla televisione, facendo zapping o concentrandosi su qualche reality show in diretta da paesi stranieri, senza mai togliere la mano destra dal pacchetto di patatine o dalla birra che aveva posizionato in mezzo alle gambe. Poi, verso le cinque di mattina, tornava a letto per provare a dormire.

(400)

Quel giorno, quando si alzò, Naruto non aveva voglia di fare nulla: il ricordo della conversazione con Sakura – in cui lei gli faceva sapere che si sarebbe sposata con l’Uchiha – era ancora vivido nella sua mente ed il ragazzo aveva perso la voglia di vivere. Per tutta la mattina rimase a letto, mentre Kiba era uscito presto per andare in biblioteca a studiare – così diceva lui, ma probabilmente aveva un appuntamento con qualche bella ragazza.
Poi, verso mezzogiorno, uscì dalla stanza ancora in pigiama e si recò alle macchinette: lì fece andare soldi su soldi per comprare le peggio porcherie, con l’intento di mangiarsele tutte durante il pomeriggio. Le persone che lo videro sembravano davanti ad un fantasma: erano quasi spaventate dalle occhiaie e dall’aspetto terribile del biondino.
Tornando in stanza, però, notò un particolare interessante: sul sacchetto adibito alla consegna e raccolta delle lettere vi erano due cartoline identiche, tutte rosa, indirizzate una a lui e l’altra a Kiba. Il giovane, allora, prese in mano quella con il suo nome e la ispezionò: erano Sakura e Sasuke che lo invitavano al loro matrimonio.
Lì per lì Naruto pensò di buttarla nel cestino e non pensarci più, ma improvvisamente una strana luce gli attraversò gli occhi. Entrò in camera come una furia, pulì tutta la sporcizia che aveva fatto in quei giorni – carte di caramelle, sacchetti vuoti di patatine, lattine di birra… - e si gettò sotto la doccia – cosa che non faceva da un paio di settimane – con grande impeto.
Poi, una volta uscito, accese per la prima volta dopo giorni e giorni il suo amato computer: non solo gli era tornata prepotente la voglia di vivere, ma un’idea geniale gli era appena balenata in mente. Con un sorriso finalmente di nuovo sulla sua bella bocca, cominciò a scrivere in tutta calma: Naruto Uzumaki era tornato!!

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Buongiorno a tutti! Come promesso, sto provando ad accelerare i tempi di pubblicazione: ecco il capitolo numero 18, quindi siamo a tre dalla fine (questo escluso). E’ – come vi aveva accennato – un capitolo piuttosto strano, ma mi serviva farlo così per il bene della storia e per l’impressione che volevo dare in chi leggeva. Poco da dire, spero di esserci riuscito! Come l’altra volta, ricordo anche oggi che ho iniziato a pubblicare una nuova versione di una mia vecchia storia originale – “Start Line” – e spero che la leggiate, se ne avete voglia!
Dal momento che non ci sono recensioni per questo capitolo, io chiudo qui e ringrazio tutti quelli che puntualmente mi seguono! Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

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Capitolo 21
*** #19 ***


#19

“So lately, been wondering
Who will be there to take my place
When I'm gone you'll need love to light the shadows on your face
If a great wave shall fall and fall upon us all
Then between the sand and stone, could you make it on your own
If I could, then I would,
I'll go wherever you will go
Way up high or down low, I'll go wherever you will go”

Wherever you will go – The calling

(400)

Questa è la storia di un lui e di una lei. Lui è uno studente universitario con il grande sogno di diventare, un giorno, un importante regista e sceneggiatore di fama mondiale. Frequenta la Facoltà di Cinema ad una delle tante università pubbliche di Tokyo. E’ un ragazzo perfettamente nella media, ma eccelle per due cose: la sua ambizione e il suo essere innamorato perso dell’amore.
Lei è una ragazza come tante: né alta, né bassa; né troppo magra, né eccessivamente grassa; piedi grandi, naso piccolino. Ma, malgrado questa sua normalità, ovunque vada riesce sempre ad attirare l’attenzione. Lei non crede nell’amore, ma non disdegna il sesso. E’ una disillusa, e ha tutte le ragioni del mondo per esserlo.
Questa storia inizia quando gli occhi di lui si sono posati su di lei. Questa è la storia di un lui e di una lei. Ma, tanto vale chiarirlo subito, questa non è una storia d’amore.

Seduto davanti al computer, il ragazzo osservò a lungo quel testo. Aveva finalmente deciso di dare una scrollata alla sua monotona esistenza e di fare quello che avrebbe sempre sognato. E, per iniziare, cosa c’era di meglio che una storia abbastanza personale da essere trattata con il dovuto distacco e la dovuta freddezza!?
I suoi occhi scrutavano il monitor tentando di trovare l’ispirazione e, nel frattempo, compiacendosi per il risultato sino ad ora ottenuto. Dopodichè, il giovane decise che era decisamente giunta l’ora di farsi un caffè.

(422)

“Interno soggiorno di Lei, notte. L’appartamento è finemente arredato, con tappeti e poster di ogni tipo per coprire completamente pavimento e muri. Poi, in mezzo al soggiorno, vi è un grande divano coperto da una fine stoffa blu e, davanti ad esso, sopra un mobiletto di legno vi è una tv con sotto di essa un videoregistratore.
Lei fa entrare lui e lo fa accomodare sul divano. Poi, dopo aver preso un DVD dalla sua collezione, si siede davanti al giovane.

[…]
LUI: Senti… devo dirti una cosa.
LEI: Mamma mia che faccia seria! Cosa è successo? E’ qualcosa di grave?
LUI: Sì… cioè no, cioè… forse, non so, dipende.
LEI: Dipende?
LUI: Da te.
LEI: Da me?
LUI: Ok, te lo dirò chiaro e tondo, senza troppi preamboli: mi piaci. Tanto. E non solo come amica.”

Naruto, dopo aver finito di scrivere quella scena, si fermò per un istante: si ricordava mossa per mossa, parola per parola tutto quello che era successo quella sera. Ormai era tutto finito e il giovane sapeva benissimo che ripensarci non sarebbe servito a nulla: lui doveva solo pensare a sé stesso, a quello che stava scrivendo e a finirlo in tempo per il matrimonio. Era la sua personalissima sfida.
Così, per schiarirsi nuovamente le idee, si spogliò completamente e si infilò sotto la doccia: l’acqua calda lo ricopriva con suo dolce tepore, scacciando tutto i pensieri negativi. La schiuma lo accarezzava e lo distraeva dalla cattiveria che vi era nel mondo. Era come una dimensione completamente a parte, la sola in cui era possibile sentirsi sicuri.
Poi, una volta uscito e rivestitosi, notò con disappunto che il caffè stava per finire: mise l’ultima dose nella caffettiera e accese la piastra elettrica che lui e Kiba usavano come fornello. Nel giro di poco il dolce aroma del nuovo nettare degli dei invase la stanza e gli fece tornare la voglia e le motivazioni giuste per lavorare: soddisfatto, finalmente, si risedette davanti al computer.

(445)

“Interno camera da letto di Lei, notte. Stanza piuttosto piccola, con una finestra con delle tende blu sul fondo, un grande letto matrimoniale con delle lenzuola blu sulla sinistra e qualche quadro appeso alle pareti. Lei è stesa sul letto.
[…]
Interno camera da letto di Lei, notte. Lui entra nella camera da letto, lei intanto si è spogliata. Il ragazzo, dopo un attimo di esitazione, comincia anche lui a togliersi i vestiti e poi si avventa con dolcezza su Lei. I due cominciano a baciarsi.”

“Stai scrivendo un porno, Naru-chan?”
Il biondino, che non si era accorto della presenza del suo coinquilino alle sue spalle, fece un salto sulla sedia, tanto da arrivare quasi a toccare il soffitto.
“Kiba! Mi hai fatto prendere un infarto!”
“Sei tu che scrivi porcate e poi hai la coda di paglia…!”
Naruto sospirò, sorridendo.
“No, no, non è quello che pensi. Sto scrivendo una storia d’amore, un film. E’ tutto basato su…”
“Su te e Sakura?”
Quelli erano i momenti in cui lui odiava la schiettezza del suo compagno: da una parte gli aveva tolto il peso di doverlo dire lui stesso, ma dall’altra sembrava obbligarlo a parlarne. Dopo aver chiuso gli occhi e sospirato per l’ennesima volta, il biondino si alzò di scatto: per affrontare un discorso del genere ci voleva proprio una bella tazza di caffè.

(469)

“Interno bar, giorno. E’ un locale piuttosto piccolo, con un lungo bancone e qualche tavolo in legno sulla destra. Lui e Lei sono seduti ad uno di quei tavoli, con dei dolci davanti.
LEI: E’ finita, smettiamola qui.
LUI: Perché?
LEI: Non ci siamo sentiti per due settimane.
LUI: Ma io ti ho cercata!
LEI: E io non mi sono fatta trovare.
LUI: PERCHE’!?”

Naruto salvò il documento e spense il computer: erano ormai le due di notte e cominciava a sentirsi stanco, dopo aver scritto tutto il giorno. La sceneggiatura era finalmente a buon punto, gli mancava solo l’entrata in scena di Sasuke e il finale. Sulla prima non vi sarebbero stati problemi, se la ricordava anche troppo bene. Il secondo, invece, era ancora un'incognita.
Lei e l’Altro si devono sposare, ma a questo punto il giovane non sapeva più che ruolo avrebbe avuto Lui all’interno della vicenda. Il suo protagonista rischiava di essere messo in disparte, ma non sarebbe stata una fine accettabile. Capendo immediatamente che avrebbe perso la notte cercando di trovare un finale adatto, il giovane andò a mettere sul fuoco il suo amato caffè.

(488)

Erano solo le nove di mattina, ma la stampante era già bella che accesa: la sera prima Naruto era finalmente riuscito a dare un finale al suo film e adesso lo stava stampando, in modo da portarlo a qualche casa di produzione. Ma, prima di tutto, c’era un’altra persona che doveva assolutamente leggerlo: Sakura.
Lui non sapeva se questa mossa potesse cambiare qualcosa, però doveva quantomeno fargli sapere i suoi veri pensieri su tutto quello che era successo, come aveva vissuto la sua storia con lei: e tutto questo era proprio nella sceneggiatura che stava stampando. Gli mancavano ancora una cinquantina di pagine e poi sarebbe stato a tiro.
Il giovane, nel frattempo, si stava preparando a ficcarsi nella doccia per darsi una lavata dopo tutti quei giorni passati a scrivere ininterrottamente. Ma, prima, aveva assoluto bisogno di qualcosa che lo svegliasse definitivamente: il suo quarto caffè della mattinata. Avvicinandosi alla caffettiera, inoltre, non riuscì a non lasciarsi scappare un ultimo pensiero:
Ora vedremo chi avrà la meglio, Sasuke.

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Buongiornooooo!! Eccoci arrivati – mi sembra quasi impossibile – alla fine del terzultimo capitolo: ne mancano solo due, ormai! E posso anticiparvi sin da ora che saranno rispettivamente il matrimonio e il giorno numero (500). Di entrambi avete già letto e io ho già scritto una parte, ma ovviamente il meglio deve ancora arrivare: non solo adesso avrete la possibilità di rileggerli con il senno di poi, ma vedrete anche la conclusione di questa storia iniziata addirittura a febbraio. Nel frattempo, già che ci sono, sto già postando una mia storia originale – “Start Line”, come già anticipato l’altra volta – che, rinnovo l’invito, mi piacerebbe se la leggeste, sempre che non lo stiate già facendo. Poi mi metterò finalmente al lavoro su una nuova fanfic, la già citata “Sakura 100%”, e deciderò poi se cominciare a postarla già in questi giorni o solo dopo le vacanze… in ogni caso, se vi capita di visitare ogni tanto il mio profilo di certo lo noterete!
Ultimo appunto: dopo aver parlato d'amore per venti capitoli, qui ho finalmente fatto la mia dichiarazione al compagno di una vita, colui capace di tenermi sveglio durante la notte, di scaldarmi se ho freddo, di darmi la forza di continuare anche quando non ne ho più voglia. Lui, il mio amato caffé! Ma ora passiamo alla recensione:
Pai: Sì, sì, è normale che i giorni siano tutti uguali a parte l’ultimo: ho ripreso la scena dal film a cui mi ispiro per la fanfic, solo che per immagini è molto più facile mostrare la monotonia di quei giorni. Per metterla su testo, l’unica idea che mi è venuta è stata proprio di ripetere sempre le stesse parole, per rendere l’idea. Spero di esserci riuscito!
Grazie a tutti coloro che leggono la fanfic e quelli che l’hanno messa tra i preferiti/storie da seguire. Ci si becca al prossimo, penultimo, capitolo! Ja ne!!

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Capitolo 22
*** #20 ***


#20

“Mi dici che…
ti emoziona il tramonto…
e io ti chiedo se…
ce l’hai, per caso, in tasca un chewing-gum.”

Baustelle – Il Nulla

(492)

Lui aveva sempre odiato i matrimoni, le chiese e le musiche che mettevano in occasioni del genere. Inoltre, non poteva evitare di osservare il suo smoking bianco: detestava quel colore, troppo piatto per avere un senso. Il bianco è fatto per essere sporcato, imbrattato, colorato e non per restare così, uniforme, mediocre.
Con una mano, si diede un’aggiustatina a i capelli: non riusciva mai a pettinarseli come voleva e, anche quando si metteva il gel, quelli rimanevano sempre sparati in aria, come volevano loro. Quella tra lui e i suoi capelli era una guerra che durava ormai da ventidue, lunghi, anni.
Mentre era immerso in questi ed altri pensieri, ci fu un particolare che catturò la sua attenzione: era appena cominciata la tipica musica da matrimonio e la sposa aveva finalmente varcato la soglia della chiesa. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, davanti a quella visione.
Era bellissima, ma quello glielo aveva sempre detto e ripetuto. Ma, quel giorno, era ancora più bella: celestiale, splendida, stupenda… le parole, queste stupide ed inutili parole, erano troppo poco per descrivere la sua bellezza. Erano un odioso limite, nulla più.
I capelli ricadevano morbidamente sulle spalle svestite, mentre i suoi occhi profondi erano malamente celati dalla parte anteriore del velo bianco. E, malgrado quel colore così insignificante, il vestito da sposa – e la sposa – formavano un ensemble magnifico.
I lineamenti del suo viso, resi evanescenti dal già citato velo, erano simili a quelli di una dea. Si aveva quasi paura anche solo a guardarla, figuriamoci a toccarle le sue forme al contempo sinuose e morbide che, con discrezione, apparivano sotto il vestito.
Come accecato da quella visione, il ragazzo voltò lo sguardo e, per puro caso o per uno scherzo beffardo del destino, lo incrociò con la persona che negli ultimi mesi aveva odiato più di ogni cosa al mondo. Il suo viso arcigno, il suo fare altezzoso, i suoi occhi che facevano trasparire senza troppa modestia uno sguardo di superiorità.
Era inutile: non lo sopportava. E non era solo per tutto quello che era successo nelle ultime settimane… era lui, i suoi modi, tutto l’insieme ad essere insopportabile. Ricco da far schifo, arrogante come pochi ed intoccabile, per via del padre.
E quel giorno si sarebbe consumato l’ultimo atto della loro eterna lotta.

La musica nuziale era partita qualche minuto prima del previsto, come se ci fosse voglia di chiudere tutta quella faccenda il prima possibile: Sakura aveva il capo leggermente chino, mentre Sasuke non abbandonava nemmeno in un momento così importante la sua aria di rivalsa contro tutto e tutti, da figlio di papà viziato e abituato ad ottenere ogni cosa desideri. E, purtroppo, anche in quel caso aveva avuto ragione lui.
Il biondino fissò il suo rivale dritto negli occhi, che ricambiò quello scontro non verbale con la sua tipica strafottenza: da una parte vi era la rabbia dello sconfitto, ma anche la purezza di un cuore che sapeva di aver dato tutto per proteggere ciò che aveva di più caro al mondo e che, però, non ci era riuscito.
Dall’altra, invece, la sicurezza del vincitore, sicuro di sé e del suo potere su tutto ciò che incrocia il suo sguardo. Quella volta, però, vi era un particolare che gli stava rovinando la festa: Naruto non sembrava minimamente domo o sottomesso e la cosa lo preoccupava – non tanto per il timore di perdere Sakura –, perché non riusciva a sentirsi veramente vincente se il suo avversario non strisciava ai suoi piedi, colpito a morte.
Gli costò un grandissimo sforzo dover lasciare quel contatto visivo per cominciare la cerimonia: mentre il pubblico ufficiale pronunciava le formule di rito, il moro sembrava quasi annoiarsi. Lui, che andava sempre di fretta e non si preoccupava minimamente del prossimo, sembrava quasi sofferente davanti a tutta quella lentezza.
Ormai la ragazza dai capelli rosa era sua e nessuno gliel’avrebbe più portata via, però voleva essere certo anche di una sua sorta di proprietà su di essa, tramite il matrimonio. Insomma, non vi era amore in quell’uomo, ma un semplice sentimento di sfida datogli dalla tracotanza con cui portava e mostrava in giro il suo status sociale decisamente elevato.
Lei, invece, era quasi indecifrabile: quello doveva essere il giorno più bello della sua vita, eppure un sorriso spento ornava i suoi occhi stanchi. Sembrava quasi che non dormisse da giorni e che fosse lì controvoglia, spinta più dall’ossessione per chi si trovava vicino che non per un vero sentimento di rispetto e di amore verso il ragazzo che aveva frequentato per tantissimo tempo e che – malgrado il modo in cui l’aveva trattata – non era mai riuscita a togliersi dalla testa.
Per tutto il tempo aveva volutamente evitato lo sguardo di Naruto, ma non era chiaro se questo comportamento era dovuto alla vergogna che provava per come si era comportata con lui, o se invece – sotto sotto – aveva paura di riscoprirsi innamorata non di colui che stava per sposare, ma del povero sfigatello che però l’aveva fatta sentire così bene nell’ultimo anno e mezzo. Tuttavia, ormai, non era più tempo per pensieri di questo tipo: dopo qualche incertezza, entrambi gli sposi pronunciarono le parole che sancirono definitivamente il loro vincolo:
“Lo voglio.”

“Sì, sapete, una volta mi è capitato di entrare in camera e di trovarmelo che stava…”
Naruto, con una mossa piuttosto agile, prese Kiba per le spalle e lo portò via dalle due graziose signorine con cui stava conversando, tentando di abbordarle raccontando le disavventure proprio del biondino.
“Dai, Naru-chan, guarda che erano molto interessate! Quella di destra, con i capelli più scuri – aspetta, com’è che si chiama… Tenten, forse – stava persino dalla tua parte. La rossa, Karin… beh, quella sembrava più che altro concentrata sul sottoscritto, però…”
Lo sguardo di ghiaccio del ragazzo dai capelli color del grano azzittì immediatamente i discorsi deliranti dell’amico.
“Ok, ok, non ti preoccupare. Ora la pianto.”
“Ecco, bravo.”
Poi, prima che potesse accorgersene – e, di conseguenza, dileguarsi in tempo –, sentì una voce nota subito dietro di lui.
“Allora sei venuto, Naruto-kun!”
Era Sakura, la sposa: la sua intenzione era di andarsene senza scambiare una parola né con lei, né con Sasuke, e invece erano entrambi lì, davanti a lui.
“Shikamaru non c’è?” chiese lei, poi.
“No, è ad Osaka con Temari. Dovrebbe tornare tra qualche giorno, penso… hanno casa libera e allora vogliono spassarsela un po’ insieme.”
Una volta finita la frase, si maledisse: aveva messo troppa enfasi su “spassarsela” e già si immaginava le risatine che i due sposini si sarebbero fatti, credendolo un pervertito poco fortunato che vorrebbe “spassarsela”, ma non può. O forse, questo, era solo un inutile trip mentale del biondo, ormai frequenti nell’ultimo periodo.
“Sentite, io dovrei andare che ho un paio di colloqui di lavoro nei prossimi giorni. Spero non vi dispiaccia, eh!”
“No, dai, resta!”
L’atteggiamento della ragazza dai capelli rosa era a dir poco indecifrabile: non era una stronza capace di mettere il dito nella piaga, eppure non sembrava voler lasciare andare il biondin, malgrado immaginasse sicuramente quando stesse soffrendo lui in quel momento, vedendo lei e Sasuke novelli sposi.
“No, guarda. Ti ringrazio, ma devo proprio levare le tende.”
Poi strinse la mano al moro e lo salutò con tutto il garbo che gli era possibile in quella situazione, sorridendo in maniera piuttosto forzata, mentre l’altro faceva esattamente lo stesso. Con la sua ex, invece, non riuscì a non essere più dolce: la baciò sulla guancia e la salutò sorridendo, poi girò le spalle e si incamminò fuori dal giardino in cui si trovavano.
In quel momento, però, una fitta la prese al cuore: ora, ormai troppo tardi, comprese finalmente che la persona che amava non era quella che aveva scelto come suo compagno di vita pochi minuti fa, bensì quel povero cane bastonato che si allontanava mogio e che, probabilmente, non avrebbe più rivisto. La loro storia era ormai giunta quasi alla fine, ma un ennesimo colpo di scena si celava nel cuore della rosa.

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Buongiorno a tutti e scusate il ritardo!! Purtroppo ho avuto dei problemi con il pc e non sono riuscito più ad aggiornare prima della vacanza a Parigi (che, tra parentesi, è andata benissimo!)! Ma ora eccoci tornati con il penultimo capitolo, giusto per ricordarvi che non sono scomparso: si consuma quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo atto della sfida tra Naruto e Sasuke – il matrimonio (tra Sasuke e Sakura, non tra Naruto e Sasuke… XD) – e che, invece, sembra aprire una nuova speranza per il biondino: nel prossimo, ultimo, capitolo verremo finalmente a conoscenza del finale di questa storia, della decisione di Sakura, del futuro di Naruto, di come finiranno questi (500) giorni e del perché questa NON è una storia d’amore. Ma, per il momento, passiamo alle recensioni:
Pai: Poco male, anche io sono arrivato in ritardo per colpa delle vacanze! In compenso, per quanto riguarda il film, me lo sono rivisto tipo cinque volte negli ultimi due giorni: mi è tornato un amore enorme per “(500) giorni insieme” e lo sto spremendo come un limone! xD
Un grazie a tutti quelli che continuano a leggere e seguire questa storia: ci becchiamo al prossimo, ultimo, capitolo! Ja ne!!

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Capitolo 23
*** #21 ***


#21

“If it’s not love, then is the bomb that will bring us together.”

Ask – The Smiths

(500)

Naruto, quel giorno, si era vestito di tutto punto: giacca, cravatta e pantaloni neri, scarpe eleganti e la migliore camicia bianca che avesse. Gli avvenimenti successi negli ultimi – gli ultimi 500 – giorni lo avevano cambiato non poco, motivo che lo aveva spinto a rialzare la testa. Mentre era nella sala d’aspetto di quella grande casa produttrice giapponese, si era messo a ripensare a tutto quello che gli era successo.
Le poltrone di cuoio marrone, sempre un po’ troppo morbido per i suoi gusti, lo aiutavano in questa sorta di assopimento cosciente. Ogni tanto, però, preferiva concentrarsi su uno dei quadri di gusto atroce che erano stati appesi alle pareti bianchissime. Erano a metà tra l’astratto e il ritratto, come se il pittore avesse voluto deformare apposta il volto della persona per mostrare ciò che provava. Lui, o la persona stessa: non si capiva bene.
Sasuke, Sakura, Kiba, Shikamaru, Chouji, Ino… si era lasciato tutti alle spalle nell’ultimo mese e si era concentrato unicamente su sé stesso e su quello che voleva trasmettere: ne era uscito un film autobiografico, salvo per il finale inventato, e parecchio azzardato. Anche adesso, che mancava poco al suo colloquio con uno dei più importanti produttori del Giappone, non era sicuro che potesse convincere del tutto.
Ormai, però, non si poteva più tornare indietro e – quando due persone vestite di tutto punto, anche se un po’ rigide nei movimenti, lo vennero a chiamare – lui si alzò con uno scatto e, con ritrovato vigore, entrò da quella massiccia porta in legno decorato d’oro.
La grandezza di tutto ciò che era in quel palazzo lo aveva messo in soggezione sin da subito: un edificio altissimo, completamente trasparente, che strizzava più di un occhio alla modernità ma, all’interno, era arredato in gusto classico, feudale, con la ricerca del grande, dell’enorme, del maestoso.
Naruto non sapeva se dietro a tutto quello ci fosse l’idea di mettere in difficoltà colui che veniva a presentare i propri progetti, ma la sensazione che dava era proprio quella. Così, assorto in quei pensieri, aveva finalmente oltrepassato la porta dell’ufficio del produttore. Un respiro profondo, e via.

“Ecco perché, secondo me, il lungometraggio dovrebbe finire così.”
Dopo immani sforzi per riuscire a spiegare nel migliore dei modi ogni passaggio, finalmente il biondo era riuscito a descrivere anche la scena finale e a giustificarne l’apparente assurdità. Lei che si sposa con l’Altro, ma che qualche giorno dopo chiede a Lui di diventare il suo amante, senza – appunto – tuttavia voler lasciare il suo sposo: era sicuramente qualcosa di mai visto e, nello stesso tempo, probabilmente troppo estremo, quasi comico.
Anche Naruto, quando la stava scrivendo, non era per nulla convinto di come si sarebbe dovuto porre davanti a quell’idea: aveva buttato giù tutta la sceneggiatura seguendo passo passo la sua vicenda, ma quando si era trovato davanti al problema di inventarsi un finale, forse aveva lasciato uscire fuori un po’ troppo la sua anima ribelle, che va contro ad ogni meccanismo classico del film. Un autore sicuramente interessante, e parve proprio che anche il produttore ne fosse rimasto da una parte stupito, ma dall’altra anche fermamente convinto.
Il giovane, dopo aver finito di parlare, sospirò profondamente: era finalmente arrivato alla fine di tutta quell’avventura e forse stava per cominciarne un’altra, ancora più stupefacente. Quando si vuole scrivere, si ha bisogno assoluto di fare esperienza: le idee non nascono dal nulla e deve esserci – oltre ad un talento di base – un fatto scatenante che ti metta la voglia di descrivere una certa vicenda.
Così, però, se ne andava anche una parte importante della sua vita, fatta di amicizie ed amori, di scontri, di rivalità, di gelosie: probabilmente non avrebbe più incontrato né Sakura, né Sasuke, si sarebbe concentrato solo sul suo lavoro e sarebbe diventato un regista di fama mondiale. Tuttavia, in quel momento esatto, provò una certa nostalgia per la fine di quella fase.
“Grazie mille. Sono molto soddisfatto del suo lavoro, le farò sapere quanto prima.”
Con questa frase, che sul momento Naruto non capì se fosse solo di congedo o venisse dal cuore, il grande produttore cinematografico congedò il biondino che uscì lentamente da quella sala e, poi, si precipitò giù dalle scale con rinnovato vigore.

Quando l’aria fresca della primavera gli sferzò il viso, il ragazzo respirò a pieni polmoni: dopo tanto, tantissimo tempo poteva finalmente assaporare un sentimento, una sensazione che gli era stata negata troppo a lungo. Finalmente, qualsiasi cosa fosse successa, era libero: libero da una storia che lo aveva trascinato a fondo troppe volte, libero da due persone incapaci di decidersi e che gli avevano rovinato gli ultimi due anni.
Ormai aveva smesso di illudersi, lui non credeva più nell’amore: non è che non fosse un sentimento meraviglioso, la questione non era più se facesse o meno soffrire. Semplicemente, dannatamente più semplicemente, non esisteva. In quei momenti, sorridendo, non riusciva a non pensare a Sakura: negli ultimi tempi, in alcuni casi, era arrivata ad odiarla. E invece, alla fine dei conti, lei aveva sempre avuto ragione. L’amore non esiste, è inutile aggrapparvisi.
Con questa certezza ben piantata in testa, il giovane si diresse a passo spedito verso un lungo viale alberato con i ciliegi in fiore in duplice filare: i petali rosa, grazie al debole vento che tirava quella mattina, si muovevano vorticosamente in aria per poi ricadere, con una lentezza ed una dolcezza disarmanti, a terra.
Lo sai a che velocità cadono i petali di ciliegio? Cinque centimetri al secondo. Naruto, osservando quel meraviglioso spettacolo offertogli da Madre Natura, non poté non pensare a questa frase: l’aveva sentita in un film d’animazione che apprezzava parecchio: 5 cm al secondo – appunto – di Makoto Shinkai. Era ciò che la ragazza del protagonista gli diceva un giorno in cui si erano fermati ad osservare i ciliegi in fiore.
Però, mentre veniva trasportato lontano dai suoi pensieri e dalle sue fantasie, un’immagine improvvisa lo trascinò nuovamente con i piedi per terra: con i capelli che – anch’essi mossi leggermente dal venticello – si confondevano con il turbinio di petali, in mezzo alla strada c’era Sakura.
Il ragazzo tirò avanti senza darle troppo peso, ma appena gli fu arrivato quasi davanti, lei cominciò timidamente a parlare: aveva la voce rotta e persino lei sapeva quanto potesse essere difficile prendere sul serio le sue parole, visto quello che stava per dire.
“Naruto… io ti amo.”
Il biondino, pur stupito e confuso da tutto ciò, decise che non si sarebbe dovuto fermare per alcun motivo. La ragazza, quindi, continuò.
“Me ne sono accorta al matrimonio, quando ho sposato Sasuke: vederti andare via dopo la festa mi ha aperto una ferita insanabile. Io ho bisogno di te, rimani insieme a me: ti prego!”
Nessuna risposta.
“So che mi prenderai per pazza per quello che sto per dirti, ma… ormai è troppo tardi e non posso più lasciare Sasuke, quindi… vuoi diventare il mio amante?”
Silenzio.
“Io ti amo, Naruto” ripeté lei.
In quel momento, la testa del biondo era immersa nella confusione più totale. Le parole di Sakura, anche se stava facendo finta di nulla, lo avevano colpito: per quanto ancora il poco equilibrio – sia psichico che sociale – che affligge lei e Sasuke dovrà tormentarlo? Oppure accettare quell’offerta è la cosa migliore da fare?
Il giovane, dentro di sé, sospettava di amare ancora la ragazza dai capelli rosa, ma semplicemente non voleva ammetterlo: aveva deciso che non avrebbe più creduto nell’amore, quindi non poteva proprio fare una cosa del genere. Poi, però, gli venne una mezza illuminazione: mentre passava vicino a Sakura, le si avvicinò e – senza fermarsi – le bisbigliò in un orecchio.
“Ti farò sapere.”
Poi, dopo averla superata di una ventina di metri, prese in mano il cellulare e, sorridendo, digitò alcune frasi: un messaggio per lei.

Ci sto.

Naruto

Tuttavia, non ebbe alcuna intenzione di fermarsi: tirò dritto per la sua strada e, premendo il pulsante di invio, non riuscì a non sorridere dolcemente. Finalmente, aveva capito tutto: non aveva bisogno di amarla, per stare con lei. E nemmeno di credere nell’amore. Perché questa non è una storia d’amore: è una storia di due amanti. Una storia di sesso e carezze, potremmo dire.

FINE

********************************************************************************

Ed è con una delle più belle frasi degli Smiths – come citazione iniziale, intendo! – che si conclude la nostra avventura: “se non sarà l’amore, allora sarà la bomba a tenerci insieme”. Ed è un po’ come è andata qui, tra Naruto e Sakura: ecco a voi il finale che avevo progettato da mesi. Molti di voi mi ucciderebbero, lo so. E i restanti, pure. Ma, mi spiace, non sono fatto per i finali scontati, per il romanticismo alla Moccia e per le storie d’amore viste con gli occhiali rosa: io ho una fede illimitata nel sentimento chiamato “Amore”, ma questo non mi impedisce di vederlo a mio modo, forse persin troppo cinico. Chiudendo, non posso far altro che ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito, tutti coloro che si sono voluti innamorare dell’Amore insieme a me, tutti quelli che si sono divertiti insieme a Naruto e compagnia bella: è a voi che ho pensato quando, scrivendo il numero (500) all’inizio del capitolo, ho provato una forte emozione. Ed ora, per l’ultima volta in questa fic, lo spazio delle recensioni:
LaGrenouille: Oddio, il tuo nick mi ricorda il mio amato N.C.I.S.!! xD Passando alle cose serie: sono felice di avere un’altra lettrice (però, stavo notando… le storie d’amore attraggono solo lettrici e non lettori? xD), che tra l’altro mi fa una recensione così completa. Innanzitutto, grazie: sia per i complimenti (ci tengo molto a fare un buon lavoro con i personaggi, e ti posso assicurare che Sasuke è stato scelto così: avevo bisogno, vista la storia, di qualcuno che incarnasse lo stereotipo del ragazzo ricco e bastardo capace solo di portare via la ragazza a quello sfigato ma buono. Stereotipo, lo so, ma a volte servono – o sempre, come dice Propp!!), sia per le critiche. Infatti ieri mi sono andato a rileggere la fanfic e ho notato quello che mi dicevi: sui tempi verbali, mi stavo mangiando le mani da solo. Un vero schifo, non so come sia stato possibile dal momento che – di solito – ci sto molto attento; sul secondo punto, invece, anche lì ho notato tutti gli errori e mi sarei nuovamente mangiato le mani (salvo che, dopo il punto uno, non le avevo più): solitamente sto attentissimo a certi particolari, soprattutto perché sono il primo a cui danno fastidio errori del genere! Sul terzo punto, invece, grazie infinite: non sapevo che per i cognomi maschili non si potesse mettere l’articolo davanti (la mia prof ha sempre detto che suonava male, ma non che non si poteva fare =_= Benedetti insegnanti che non sanno manco correggere gli errori degli alunni =_=).
Rinnovo il mio grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno seguito! Intanto – se ne avete voglia – potete divertirvi con la storia originale che sto postando (“Start Line”), poi forse mi ritroverete con una nuova fanfic, sempre su Naruto (ho scritto un capitolo, ma preferisco avere il tempo di scriverne almeno alcuni altri prima di iniziare!). Ciao a tutti!!!

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