Frammenti

di Daymy91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1- Sunshine ***
Capitolo 2: *** 2# Un licenziamento è per sempre… o forse no. ***
Capitolo 3: *** #3 Ricordi nascosti ***
Capitolo 4: *** #4 Whisky, Poker e… Biliardo! ***
Capitolo 5: *** #5 Vendetta ***
Capitolo 6: *** #6 Dolore ***



Capitolo 1
*** #1- Sunshine ***


Salve a tutti gente!!! :D
Ed ecco che ricomincio a scrivere su efp... eh... quanto mi mancava farlo!!!

L'altro giorno, facendo pulizia tra vecchi file, mi son ritrovata a leggere delle piccole drabble che scrivevo tempo addietro per il concorso settimanale del forum Huddy... così mi son detta: perchè non pubblicarle su efp? dato che il mio tempo attuale per continuare tutte le fanfic su House non c'è, ne approfitto almeno per rimanere a postare qualcosa quì su efp :)

In tutto sono 8 drabbles, ma non è detto che a queste non se ne aggiungeranno altre! ;) Sono per lo più drabble con un massimo di 360/365 parole (ma penso posterò anche qualche one-shot), spero possano piacervi!! 

Per chi già mi conosce, sa che il tema è sempre uno: Huddy! XD 

Quindi... enjoy them! E fatemi sapere ;)

Miky91

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Sunshine

6 Novembre 1986

Detesto scrivere diari.
Le persone che lo fanno dimostrano solamente un’insana voglia di spifferare al mondo ogni loro singola emozione apparentemente “Segreta”, per poi arrivare a pensare al suicidio come rimedio del fatto che, per puro caso, qualcuno ha avuto tra le mani quella così profonda lettura.
Non è cosa. Almeno, non per me.
Eppure… eccomi a scrivere.
Jimmy dice che nonostante tutto, funziona per liberare la mente.
Si che sapere che lui scrive diari segreti, ha chiarito molte cose... hahaha.
Ma, scommessa persa, diario da scrivere. Funziona così.
“Butta giù ogni tuo pensiero, non importa se stupido o meno. Ti aiuterà, vedrai.” Mi ha detto.
Mh... ogni mio pensiero…
Ci sarebbe da scrivere un manuale pornografico, altro che un diario!

 

 L’unica cosa che mi vien da scrivere è che… oggi mi ha sorriso.
Lisa Cuddy intendo. Signorina So-tutto-io-va-a-fare-l’idiota-da-un’altra-parte.
Era nella prima fila, come al solito del resto, scriveva appunti sulla lezione, buttando di tanto in tanto lo sguardo alle mani gesticolanti del prof.
Io mi intrufolai nella sala, sgattaiolando velocemente all’interno.
In quel momento le cadde la penna a terra e si chinò a prenderla, vedendomi gattonare sul pavimento.
“Sssh!!” le bisbigliai con una smorfia, portandomi un dito sulle labbra.
Il suo sguardo divenne attonito, ammutolito direi.
Ci guardammo per qualche istante, poi, improvvisamente, la vidi sorridere divertita, cercando visibilmente di trattenersi dal fare rumore. Scosse il capo, tornando ad attenzionare il professore che, tralaltro, ancora non si era accorto del mio ritardo.
Pensavo fosse infuriata con me, dopo averle mandato all’aria la sua festa di compleanno con qualche petardo annesso a fuochi d’artificio fatti in casa.
Non l’avevo mai vista sorridere, pensavo fosse semplicemente una secchiona snob che dedicava la sua vita a rompere le scatole alla gente e a prendermi a parole per il rumore della pallina che lanciavo contro la parete del muro che divideva le nostre camere mentre lei studiava.
Eppure quel sorriso mi abbagliò, come un raggio di sole abbaglia quando si leva l’alba. 

Son curioso, è mio carattere esserlo dopo tutto.
Voglio continuare a stuzzicarla… voglio farla divertire, impazzire, infuriare.
Solamente per vedere le sue reazioni.
Solamente per vedere fin dove riesce a spingersi.
Solamente per vederla sorridermi un’altra volta ancora.

 

Gregory House-Università del Michigan

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Capitolo 2
*** 2# Un licenziamento è per sempre… o forse no. ***


grazie infinite per le recensione alla precedente fic! :D
Ecco un altro piccolo lavoretto, spero possa piaere anche questo... let me know (_ _)

Miky91

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Un licenziamento è per sempre… o forse no.

 

“Le 4:20… Il Dr. House lascia la baracca.”
“Le 4:20… Il Dr. House sta per iniziare le visite”
“è quello che credi tu.”
“è quello che farai!”  esclamò Cuddy, indossando una camicia color panna.
House le sorrise mentre, con fare lento e meticoloso, si abbottonava i bottoni della propria. “Siamo dentro uno sgabuzzino Cuddy… mica in un ospedale!”
“Si dia il caso che siamo dentro lo sgabuzzino dell’ospedale e che tu adesso debba farti i tuoi turni!” borbottò lei con leggero imbarazzo, puntandogli un dito contro mentre lo sguardo, deciso, veniva un po’ attenuato dai capelli arruffati.
“E se ti dicessi di no?”
“E se ti licenziassi?”
“E se questa sera ci organizzassimo a casa mia?”
Cuddy sospirò “House!
Per una buona volta nella tua vita, renditi conto che io sono il tuo capo. Volente o nolente… devi obbedirmi!
“Ok.” House le si avvicinò lentamente, il sorriso stampato sulle labbra.
“Ok.. cosa?” Cuddy era praticamente a pochi centimetri dal suo volto, tentando di stabilire una lucidità che sino ad allora non era stata in grado di avere.
Il diagnosta le portò un braccio dietro la schiena, attirandola a se, accarezzandole i capelli ed avvolgendola in un ennesimo ed avido bacio.
Cuddy venne messa con le spalle al muro, mentre, ormai coinvolta in quel bacio, andava ad accarezzare il viso di House.
“Sono innamorato di te contro il mio volere. Non approfittartene..” le bisbigliò House ad un orecchio mentre, prima che Cuddy se ne potesse rendere conto, aprì la porta e, con un movimento deciso, sgattaiolò fuori.
Cuddy sorrise.
“E adesso dove vai!?”
“A casa.”
“….sei licenziato!” esclamò Cuddy, sicura che questo lo avrebbe fermato.
“Perfetto. Giusto in tempo per andare a comprarti quel bel babydoll di cui ti avevo parlato…”  Sogghignò House, conscio della non validità della minaccia ma, finalmente, libero da quel dannatissimo ambulatorio.

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Capitolo 3
*** #3 Ricordi nascosti ***


Ancora grazie infinite per le recensioni! :)

Ecco un altro piccolo lavoretto, spero possa piacervi!

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Ricordi nascosti

 

“Cos’è… ti sei messo in pensione?”
“Già. Effettivamente mi son reso conto di zoppicare.”
Wilson ti guarda con un’aria tra l’incerto e il curioso.
“Solitamente… se litighi con Cuddy ne approfitti per renderle la vita un inferno. – riflette – Ora no. La eviti e basta. Cos’è cambiato?”
 “Nulla.”
La tua risposta sembra non soddisfarlo.
“Sei venuto in anticipo e ti sei intanato in ambulatorio; Hai fatto tutte le visite e, anche se hai fatto tardi, al posto di andare a mangiare alla mensa… sei qui.”
Lo guardi torvo per un istante, cercando di dare un filo logico al suo ragionamento “Non vado a mangiare e di conseguenza qualcosa non va con Cuddy?... mi sa che mi son perso qualche passaggio.”
“Sai benissimo che in quest’istante Cuddy sta pranzando alla mensa!” ti punta il dito contro, lo sguardo convinto.
“Davvero? Strano... pensavo mangiasse nello sgabuzzino.”
“House. – questa volta il tono di Wilson è pacato, convinto – è il suo compleanno. Per una volta nella tua vita… comportati da persona matura e va da lei a farle almeno gli auguri.”
“Non è nel mio temperamento.” bisbigli con ovvietà.
L’oncologo ti sorride, divertito “Io glieli ho fatti questa mattina… non mi ha preso per un maniaco, te lo poso assicurare.”
Lo guardi divertito “Non ci metterei la mano sul fuoco.”
“Oh, piantala di fare l’imbecille!”
Sbuffi seccato, alzandoti dal divanetto “Wilson, ormai quello tra me e Cuddy è un accordo tacito di migliaia di anni. – gli spieghi – Non puoi arrivare e impormi di romperlo.”
“Cos’è… le hai per caso ucciso il cane il giorno del suo compleanno e per questo non vi rivolgete la parola in questo giorno dell’anno?!” ti schernisce incuriosito.
“Hm… ammetto che l’avrei fatto volentieri.” Vai per mettere la mano sulla maniglia della porta, senti il tocco freddo del metallo sotto i polpastrelli ma, improvvisamente, senti anche il forte bisogno di dire a Wilson ciò che quel giorno in realtà cela.
Sospiri, aspettando qualche secondo.
“20 anni fa, ai tempi dell’università, la sera del compleanno della Cuddy… - inizi improvvisamente, rimanendo immobile con il viso rivolto verso la porta – Siamo andati a letto insieme.”
Wilson ti guarda allibito, colto di sorpresa, ne sei sicuro, anche se in quell’istante non stai effettivamente guardando il suo volto.
Poi lo senti esclamare:
“Cosa!? Tu e Cuddy… wow!- si ferma un istante, giusto il tempo di mettere insieme i pensieri – Non pensavo amasse anche lei tracannare alcol ai tempi dell’università.”
Apri la porta, volgendo finalmente lo sguardo verso Wilson, mentre sul tuo volto un piccolo sorriso si fa spazio tra la ruvida barba.
“Non eravamo ubriachi.” esclami, uscendo e allontanandoti da quell’ufficio, conscio che anche per quel giorno, come tutti gli anni precedenti, saresti stato in grado di evitare lo sguardo di Cuddy per molto, molto poco ancora.

 

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Capitolo 4
*** #4 Whisky, Poker e… Biliardo! ***


Ecco un altro lavoretto... semplice devo dire ma, se si riesce a cogliere il finale, piuttosto efficace ;)
Grazie infinite ancora a tutti coloro che continuano a recensire! è sempre bello vedere che le tue storie, anche se piccole (e alle volte pure un pò stupide XD), piacciano. :)
fatemi sapere per questo chap!!

Miky91

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Whisky, Poker e… Biliardo!

 

 “Prego”
Questa volta è lei che ti stupisce. Ti fissa orgogliosa, porgendoti una stecca da biliardo; davanti a te il tavolo già preparato.
“Cos’è una delle tue solite prese di potere?” le dici disinvolto, afferrando la stecca.
“Un modo come un altro per divertirsi…”
“Ci son ben altri modi per divertirsi Cuddy!” esclami malizioso, gettando un’occhiata al sempre più aperto decolté della dottoressa.
Lei ti ignora ed alza il triangolo per dare inizio al gioco.
“Allora… - ma tu non ti arrendi, non lo faresti per nulla al mondo – Cosa c’è in ballo questa sera? Sesso nel mio ufficio o nel tuo? Certo nel tuo sarebbe esaltante, ma personalmente preferirei il mio… sai, le infermiere hanno iniziato a seccarmi con tutte quelle lamentele di ordine burocratico!”
“Se vinco io, indosserai per un mese il camice ed obbedirai a tutto quello che ti dirò!” continua ad ignorarti, ma dal tono di voce riesci a sentire benissimo quanto si diverta a contraddirti.
“Donna! Tu mi deludi!”
“Perché, tu cosa scommetteresti?” si china sul tavolo, ti guarda dritto negli occhi e fa partire il gioco. Con un semplice tocco d’asta manda in buca quattro bocce colorate a tinta unica.
Sul tuo viso si stampa un sorriso malizioso, intrigato dalla sfida che ti sta volutamente ed esplicitamente lanciando.
“Vada per il mio ufficio.” esclami, mandando in buca sei bocce con un sol colpo.
Cuddy sorride involontariamente, si china, colpisce… entra in buca solo una boccia.

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Capitolo 5
*** #5 Vendetta ***


Vendetta

 

La mensa era abbastanza affollata, come ogni sabato d’altronde. Finalmente il fine settimana ti avrebbe portato a rilassarti e a fare quel famoso invito che tanto Wilson ti rinfacciava di non riuscire a fare.
Sorridi, contento giusto quanto basta per far capire alla donna in fondo alla stanza che ti avrebbe sicuramente rovinato la giornata.
Sorride anche lei, orgogliosa, avvicinandosi a passi svelti.
“Dottoressa Cuddy!” la accogli con una calorosa ironia.
Lei ignora il tuo saluto e ti prende per un braccio, trascinandoti fuori dalla mensa.
“Stavo giusto per invitarla a cena da me questa sera – continui ironico, facendo una smorfia di dolore per la stretta al braccio – ma se continua così andrà a finire che da qui a questa sera vado in cancrena.”
“Smetti di fare l’imbecille per una volta!- Cuddy molla la presa, sbattendoti sul petto due cartellette rosse con dei nominativi sopra – Sandy Lewis, è qui sotto dalle otto di questa mattina!”
“Ho avuto una brutta nottata.”
“Anne Breston, sono tre giorni di fila che viene per farsi visitare da te!”
“Una brutta settimana in realtà.”
“Tutte le tue cartelle le ho dovute suddividere alle varie infermiere per riuscire a compilarle entro la fine dell’anno!”
“Quindi, per questa sera lo prendo come un si?”
“Ed ho passato l’intera mattinata inventando balle per cercare di non far credere a una tua paziente che ogni volta che prendi il vicodin devi andare a fare una trasfusione per far coagulare il sangue! – sbotta, alzando le mani in aria e gesticolando. Cielo, quando adori farla infuriare in quel modo! – Solo per non dire che sei un tossicodipendente drogato da far paura!”
“Si può sempre rimediare a questo…”
“Ok...adesso basta.” annuisce Cuddy innervosita.
Sul tuo volto si stampa un sorriso di soddisfazione. Si è arresa.
“Passo a prenderti alle otto”
 Lei ti guarda seccata, chinando il capo lateralmente e fissandoti con una strana intensità.
“Ok House- si avvicina di un passo, con insolita dolcezza, e un brivido ti percorre improvvisamente la schiena. È a pochi centimetri da te adesso, la sua mano è sul tuo petto – Verrò a cena con te.”
Quella frase è un sussurro, ma già ti rimbomba nella mente.
Cuddy si alza sulle punte dei suoi tacchi e vedi le sue labbra avvicinarsi alle tue, e già immagini il loro sapore. Qualcosa di intenso, qualcosa di morbido, dolce, tenace, qualcosa…
Apri gli occhi ormai assopiti, la vedi sorridere beffarda mentre si ferma a pochi millimetri dalle tue labbra, sbattendoti nuovamente le cartelle sul petto “Verrò a cena con te il giorno in cui ti rifarai di tutte le ore perse in ambulatorio!” proclama, lasciandoti immobile mentre si allontana per dirigersi chissà dove.
Sospiri, buttando uno sguardo alle cartelle. 

Nel 2056… ti riscatterai nel 2056!! 

“A lavoro…” Sbotti, sempre più convinto di quanto quella donna sia capace di manovrarti a suo piacimento.

 

 

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Capitolo 6
*** #6 Dolore ***


Grazie mille a tutti coloro che continuano e continueranno a commentare questa pccola raccolta. 
Tornata dal mio viaggetto, eccomi a postare un altra piccola drabbe. Questa l'ho voluta realizzare con uno spunto un pò più romantico, basandola sul tema del dolore alla gamba di House, purtroppo temo di aver sfociato un pò nell'OC... ma ormai quel che è fatto è fatto. Sta a voi stabilirlo daltronde ù.ù 

Buona lettura!! E se vi va, lasciate anche un commentino :D

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Dolore

 

I tasti del pianoforte erano freddi al tatto, ma la musica era l’unica cosa che riusciva a riscaldarlo.
Riempiva la mente, scacciava via i pensieri, portava con se il dolore.
Tutto il dolore...
“House!”
Le mani cessarono di suonare facendo cadere la melodia in un tonfo.
“So che ci sei! Apri!”
L’uomo sbuffò, odiando il giorno in cui aveva dato a Lisa Cuddy il suo indirizzo di casa.
“Mi dispiace, ha sbagliato indirizzo- commentò, aprendo la porta e scrutandola per un breve attimo – Il club di spogliarelliste è al prossimo isolato.”
“è quello che hai rifilato anche a Wilson?” lo ignorò Cuddy entrando in casa.
“No, con lui è stato più facile effettivamente – borbottò House richiudendo la porta – Che ci fai qui?”
“Non vieni a lavoro da due giorni!”
“Davvero?- House si sedette su una sedia, iniziando a massaggiarsi la gamba -…Perché sei qui!?!?”
“Ma, sai… non avendo nulla da fare in ospedale ho deciso di venirti a rompere le scatole.”
House inclinò leggermente il capo, fissandola intrigato “Lo sapevo che non potevi vivere senza di me!”
“Vivrei volentieri senza tutti problemi che mi causi.” Commentò acida la dottoressa.
“Allora perché sei qui?”
“Ti diverti?”
“Affatto… penso solo che per sgridarmi ti possa bastare un telefono mammina.”
“Che tu non ti sprecheresti ad utilizzare.”
“Beh su questo potresti ricrederti…” rispose lui con un filo di malizia.
“House! Io ti pago per lavorare non per assecondare i tuoi capricci!”
“Io sto male!!” la interruppe il diagnosta improvvisamente, alzandosi e ponendosi di fronte a lei.
Lei lo guardò in viso, gli occhi pieni di dolore.
Sapeva benissimo che il fardello di House era ben più di un capriccio… ma non per questo doveva chiudersi in se stesso ed abbandonare tutto.
“Lo so. -  sussurrò Cuddy, abbassando lo sguardo -E non pretendo che tu..”
“Allora lasciami stare.” Il tono della sua voce era duro, stanco.
Lei non rispose, si limitò ad annuire e, lentamente, si diresse verso la porta.
Si fermò, voltandosi un momento. Poi decise.
Tornò indietro e, con un po’ di imbarazzo, gli baciò la guancia.
“Volevo solo assicurarmi che stessi bene.”

 

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