Cyberdream - Get Away From All We Know

di Gondolin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esprimere un desiderio ***
Capitolo 2: *** Desiderio avverato ***
Capitolo 3: *** Desiderio svelato ***



Capitolo 1
*** Esprimere un desiderio ***


Kris/Adam [Rabbit Hole inspired nonsense AU @ FanworldCyberdream - Get Away From All We Know

[Psychocyrcus © Kiss]

 

 

#1. Esprimere un desiderio

 

Break out all the mechanical

Step right up to the freaky intangible

Hands uncuffed, take the leash off this animal

If it's getting hyphy hit me with a night-c (yeah)

Slip right into your stripper shoes

Roll the dice, I got snake eyes and deja vu

Poppin off and I'm bouncing with ballyhoo

 

Kris Allen non era tipo da psychocyrcus.

Kris Allen si era sempre annoiato a morte, in quei posti, ed era lì solo per accompagnare il fratello.

Kris Allen pensava che si sarebbe divertito di più in un parco divertimenti del ventesimo secolo piuttosto che in uno di quei trip allucinogeni che a Daniel piacevano tanto. Certo, era tutto legale, non c'erano neurotossine sintetiche né niente di pericoloso, ma tutti se ne andavano in giro con quell'aria da zombie in attesa di salire sulla successiva attrazione che avrebbe dato una scossa ai loro sensi spenti e stanchi. A Kris invece piacevano un sacco di cose della vita quotidiana che la maggior parte della gente considerava piccolezze, e si sarebbe volentieri accontentato di quelle. E poi c'era il suo lavoro: Kris era un architetto di onde sonore. Un musicista, in pratica, ma con specializzazione in nuove tecnologie e, ovviamente, psicologia. Aveva creato alcuni dei più celebri software di musica personalizzabile di tutti gli Stati dell'Unione Nordamericana e si poteva dire che ormai fosse una celebrità. Il suo viso sorridente campeggiava sulle copertine di piastrine musicali in ogni negozio e in un paio delle principali pubblicità della Sonic Entertainment.

Kris Allen non era tipo da psychocyrcus, ma il momento in cui desiderò veramente di trovarsi altrove fu quando un gruppo di cinque ragazzine parve uscire improvvisamente dalla trance per corrergli incontro chiedendogli un'impronta digitale. Che lui naturalmente concesse, sotto lo sguardo fiero e amorevole del fratello. Posò l'indice e il pollice sui touch screen di cinque telefonini, strinse le mani delle ragazze sforzandosi di non arrossire ai complimenti per il suo talento come un dilettante qualunque, infine le salutò e trascinò rapidamente via il fratello.

Non che non gli piacesse il contatto con il pubblico, anzi, Kris non si era mai sottratto nemmeno ai peggiori bagni di folla. Ma si sentiva ancora un ragazzo qualunque, ed essere riconosciuto mentre girava per i fatti suoi, lo metteva ancora parecchio a disagio.

“Entriamo qui”, dichiarò davanti alla prima porta decorata di luci fluorescenti. Non sperava in niente di speciale, ma non voleva restare ancora fuori.

“Ma non volevi le mele caramellate, prima?”, domandò Daniel.

“Ma no, dai, non voglio rovinarmi l'appetito prima di cena”.

Daniel gli scompigliò affettuosamente i capelli. “Sei proprio un bravo ragazzo, fratellone. Katy è fortunata ad averti trovato”.

Kris annuì senza parlare.

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Capitolo 2
*** Desiderio avverato ***


#2. Desiderio avverato

Going down the rabbit hole

Get away from all we know

Come on, follow

Come on and follow me

Going down the rabbit hole

Even hoes and gigolos

Come on, follow

Come on and follow me

 

Quick slow high or low

You're never gonna know for sure

See in stereo

Down the rabbit hole

 

L'interno era buio, solo lucciole artificiali verdi, rosa e bianche indicavano il percorso da seguire lungo il corridoio.

Buonasera!, una voce rimbombò nel vuoto, e persino Kris fece fatica a capire se si trattasse di un software o di voce umana elaborata. Optò per la voce umana solo quando udì la risata. Le risate erano le più difficili da ricreare, e di certo uno psychocyrcus non avrebbe speso tanto per voci sintetiche, anche se la loro possibilità di adattarsi al subconscio di ogni visitatore avrebbe certamente aumentato la resa dell'attrazione.

Benvenuti nella mia tana. Attenzione ai bivi...

Una figura scivolò fuori dall'ombra in una nube di fumi. Kris iniziò immediatamente a sentirsi vagamente stordito, e stranamente la cosa non gli dispiacque. Provava uno strano senso di dejà-vu.

“Daniel?"

“Tranquillo, Kris, in caso ci... ehm, ci ritroviamo all'uscita...”, borbottò Daniel allontanandosi di qualche passo, già attirato da uno sciame di lucciole verso uno scenario adatto a lui.

Kris non era preoccupato. La maggior parte delle attrazioni avevano più stanze e corridoi, ma non erano abbastanza grandi perché ci si allontanasse troppo gli uni dagli altri.

In quel fumo vago, comunque, non sarebbe riuscito a preoccuparsi nemmeno se avesse voluto. Ma continuava a non vedere niente, e questo era strano. Nella luce vaga e opalescente, due minuscoli insettini transgenici gialli gli parvero per un istante gli occhi di un serpente. Poi, dietro di loro, ebbe l'impressione di scorgere ancora quella figura chiara e nebbiosa nel buio. Era strano, di solito non c'era personale all'interno. Magari quello era un gioco nuovo.

Conosci Alice nel Paese delle Meraviglie?

“Cosa?”

Kris era stupefatto: quasi nessuno ricordava più quel vecchissimo libro. La figura gli si avvicinò abbastanza da tirarlo per una manica, per poi sparire in un lampo.

Conosci il Paese delle Meraviglie?

“Tu mi ci puoi portare?”, domandò il giovane. Iniziava a vederci meglio al buio, o meglio, i giochi di luce e il suo subconscio iniziavano a collaborare per tirare fuori immagini quasi plausibili di realtà, ed era preparato a credere in quel sogno.

Conosci Alice?, la voce rise, poi prese a canticchiare un ritornello dal suono esotico. Secondo me non la conosci affatto.

“Cosa intendi dire?”

Nosce te ipsum... Eh...

“Che lingua è?”

Latino. Mi segui?

Kris voltò verso quella che gli parve la destra.

Mi segui? Mi segui, vero?

Kris corse in avanti. Inciampò. Cadde. Continuò a cadere.

“Cosa sta succedendo?”, strillò, improvvisamente preso dal panico. Soffi di aria fresca gli schiarirono le idee. “Dov'è il fondo di questa cosa?”

Il fondo? A Kris parve di intravvedere una figura candida cadere accanto a sé. Come sei banale, Kris. Perché questo posto dovrebbe avere un fondo? Perché non potrebbe avere solo dei lati?

“Perché non è possibile!”

Tu credi nell'impossibile, quindi? Di nuovo quella strana risata, poi di nuovo la canzoncina appena mormorata. E se ti dicessi che l'impossibile non esiste? Lo vuoi vedere o no il Paese delle Meraviglie? O preferisci continuare a credere che le meraviglie non esistano, che siano impossibili?

“Va bene, va bene, ci credo!”

La loro caduta si arrestò. Non che avessero toccato un qualche tipo di fondo, semplicemente la figura trascinò Kris verso un lato di quello che avrebbe potuto essere un pozzo, e lo scaraventò in una cunicolo. In fondo si vedeva della luce, luce vera, solare, o che almeno appariva tale.

Questo tunnel porta fuori?”

Cosa intendi per fuori? Cosa è fuori e cosa è dentro? Ci sei dentro fino al collo, ormai.

Con un balzo, la figura fu vicina all'uscita. Solo allora Kris iniziò a distinguerne i contorni. Aveva un aspetto indubbiamente umano, anche se sembrava decisamente troppo alto. Come il ricordo lontano di una vita precedente, però, emerse la consapevolezza di essere piuttosto basso. Ma rispetto a cosa, poi? Quali punti di riferimento poteva avere in quel momento? Lasciò perdere le riflessioni metafisiche sulla propria altezza per avvicinarsi guardingo alla fine della galleria, e così anche alla misteriosa figura che lo aveva guidato sin dall'inizio.

Nella luce piena appariva come un giovane uomo dalla chioma nerissima pettinata con una bizzarra frangia in avanti, senza nessuna parte di cranio rasata o coi capelli alzati dal gel, come Kris. Per di più indossava un abito bianco dalla foggia davvero bizzarra e antica. Kris ricordò, da una delle poche lezioni di storia del costume che aveva seguito all'Accademia, che si chiamava smoking. In mano teneva un cappello a cilindro molto simile a quelli che andavano di moda in quel periodo ma bianco anch'esso.

Si mise in testa il cappello e gli tese la mano, che Kris strinse titubante. Era calda e reale, e la stretta era forte come acciaio.

“Ciao, io sono il Bianconiglio, ma puoi chiamarmi Adam. Anche se forse Eva sarebbe più appropriato, visto che io di solito le mele proibite le offro più che accettarle”, sogghignò, e Kris riconobbe in lui la voce che lo aveva accompagnato per tutta l'attrazione.

“Ma tu...”

“Sì, la voce lì dentro è la mia. Ovviamente per la gente normale basta e avanza, e di solito non parlo direttamente con nessuno. Ma qui è diverso, qui siamo a casa mia, in un certo senso”.

Gli sorrise e Kris decise che avrebbe continuato a seguirlo.

 

Catnip and honey, teatime and all over town

(all over town, all over town)

houses of candy, build 'em up and then burn 'em down

(burn em down, just burn em down)

it melts in your face and not in your armour

It starts in the bass and it ends in the crystal ball

 

Going down the rabbit hole

Get away from all we know

Come on, follow

Come on and follow me

Going down the rabbit hole

Even hoes and gigolos

Come on, follow

Come on and follow me

 

“E visto che siamo a casa mia sarei un ospite ben poco riguardoso se non ti offrissi qualcosa da bere. Tè?”

“Grazie”, mormorò Kris, e già intorno a loro comparivano tre sedie e una tavola imbandita.

“Prego, siediti. Fra poco arriverà una mia cara amica, spero non ti dispiaccia”.

“Oh, no... certo che no”, rispose Kris, troppo impegnato ad osservare il bizzarro accostamento di quei graziosi mobili da salotto col rigoglioso paesaggio circostante per prestare troppa attenzione alle parole di Adam.

“Tutto questo...”, domandò improvvisamente dopo aver addentato un pasticcino alla ciliegia, “è reale?”

“Reale? Credevo che avessi superato la fase delle definizioni, amico mio”, e il Bianconiglio rise ancora, di quella risata bizzosa e irregolare che poteva essere tanto inquietante quanto allegra.

“Be', ma c'è una certa differenza fra ciò che è reale e ciò che non lo è!”, protestò Kris.

“Ah, sì? E quale, di grazia? Sei forse in grado di percepirla, tu, questa differenza?”, domandò Adam con aria estremamente divertita, sorseggiando il tè.

“No, per questo chiedevo. Sono entrato in un'attrazione dello psychocyrcus, è ovvio che non percepisca... Un momento, se fossi ancora nell'attrazione non dovrei farmi queste domande!”

“Mio caro Kris, mi duole notare quanto poco ti fidi dei tuoi sensi. Eppure dovresti farlo”, si sporse sul tavolo, verso Kris, e lo scrutò con sguardo da faina.

“Adam, Adam, Adam! Non spaventare gli ospiti, sono così rari!”, cantilenò una ragazza, raggiungendoli di corsa. Aveva i capelli rossi lunghi fino a metà schiena e indossava un cappello evidentemente troppo grande per lei e un abito simile a quello di Adam, ma nero e ricoperto di toppe colorate.

“Lei è Allison, che non ha ancora imparato abbastanza buona educazione da presentarsi per prima”, disse Adam.

“Scusami”, sussurrò la ragazza con voce appena udibile, tendendo una mano a Kris, “Mi chiamo Allison e nella vita faccio cappelli. E tu sei...?”

“Kris Allen, e nella vita creo software musicali”, rispose lui alzandosi per stringere quella manina delicata che sembrava inadatta a qualsivoglia lavoro pratico.

“Musica? Che bello! Perché non cantate un po' insieme, eh, Adam?”, la voce della rossa si fece di nuovo squillante nel rivolgersi all'amico, “Potete? Eh, per piacere? Sarebbe bello bello bello!”

“Non credo che il nostro amico conosca le canzoni di queste parti, Allison”.

“Però mi piacerebbe ascoltarle”, intervenne Kris, incuriosito. Ricordava il motivetto strano che aveva udito appena nei corridoi bui di quella che sembrava ormai quasi un'altra vita.

“Se lo desideri”, accettò Adam. Si alzò e gli rivolse un profondo inchino.

Mentre Kris intingeva nel tè un biscotto alle mandorle e Allison si serviva un'abbondante dose di scorzette d'arancia candite e ricoperte di cioccolato fondente, di fronte a loro comparvero un piccolo palco, un microfono -Kris non ne aveva mai visto uno fuori da un museo- e una palla di cristallo dalle mille facce, che, appesa sopra il palco, filtrava la luce del sole in mille sottili strisce colorate che disegnavano fantasie ipnotiche sull'abito candido di Adam.

Un battito potente li avvolse, e la ragazza che fabbricava cappelli iniziò a tenere il ritmo battendo i piedi scalzi sull'erba. Dal quell'apparente trambusto si levò anche una melodia. Non c'erano collegamenti di sorta, nessuna piastrina musicale, nessun chip. Era proprio musica come ne facevano un tempo, molto prima che Kris nascesse, e lui ne fu stupito e affascinato. Gli piaceva anche se nessun neurotrasmettitore sintonizzava le note ai suoi desideri. La voce del Bianconiglio poi era davvero... una meraviglia. Kris non avrebbe saputo come altro definirla. Sensuale, mobile, sembrava avere una vita propria. Era come essere preso e portato nel sogno di qualcun altro, e sentirsi scorrere intorno la sua vita fino ad avere i brividi. Kris si accorse di star muovendo il capo a ritmo solo quando la canzone era già arrivata al termine. Bizzarro, era durata davvero poco.

Allison batté le mani con foga e si alzò in piedi, le labbra macchiate di cioccolata distese in un sorrisone gioioso. “Bravissimo, Adam, sei bravisssimo! È vero che è bravissimo, eh Kris, è vero?”

Al che il ragazzo annuì e prese anche lui ad applaudire.

Adam eseguì un inchino elegante, poi saltò giù dal palco, che scomparve in una nube di coriandoli. Con un sorriso quasi timido, si rivolse a Kris: “Sono lieto che ti piaccia. So che è molto diverso dalla tua musica, ma...”

“E' stato davvero stupendo”.

Il sorriso di Adam si allargò, abbagliante. Allison gli diede una gomitata nelle costole. “Fai concorrenza al Gatto del Cheshire. Capisco che il nostro amico ti piaccia, ma sparirai dietro il tuo sorriso se continui così”.

Kris arrossì, più per lo sguardo malizioso che la Cappellaia riservò a lui e Adam che per le parole in sé.

“Perdonala”, fece il Bianconiglio prendendolo sotto braccio e conducendolo a qualche passo dalla rossa, “Le piace cercare di mettermi in imbarazzo”, spiegò in tono perfettamente udibile e voltandosi anche per lanciare un'occhiataccia alla ragazza, “Ma non ci riesce mai!”, sogghignò infine, guardando Kris negli occhi. Erano tanto vicini da percepire il calore dei rispettivi corpi, dannatamente solidi e concreti in tutta quella situazione surreale. Kris inclinò leggermente il capo, sentendosi nuovamente stordito, ma stavolta non dai fumi di un'attrazione. Adam ne approfittò per lasciargli un bacio su una guancia, prima di tirarsi indietro di qualche passo, bruscamente.

“Sta arrivando”.

“Cosa?”, domandò Kris ancora un po' confuso.

“Chi, piuttosto”, ribatté Allison con tono scontento.

“La Regina”.

“La Regina Rossa, già. La Regina di Cuori. Ahah! Ma i nostri, di cuori, non li ha. Che si accontenti di quelli sulle carte da gioco! Che bel gioco, poi! Non sarebbero meglio gli scacchi? Allora sarebbe la regina di cervelli, non la regina di cuori”.

“Allison, lascia perdere e corri! Cervelli o cuori, quella vuole tagliarci la testa. Faresti bene a muoverti anche tu, Kris!”, lo strattonò affinché lo seguisse.

I tre corsero attraverso il prato sempre uguale, tanto che Kris non poté capire se avessero girato in tondo o cosa. Ma infine giunsero ad un bosco fitto ed oscuro. Si fermarono all'ombra dei primi alberi.

“Di qui potrai uscire, guarda”, il Bianconiglio gli indicò una porta di luce azzurrina fra due alberi poco lontani, poi rovesciò il cappello a cilindro e con gesti affrettati ne trasse una piuma candida. “Quando tornerai alla luce, cioè fuori, assumerà tutti i colori che vorrai. Così ti ricorderai di noi... di me”, spiegò prima di dargli le spalle e fuggendo, seguito da Allison, che si voltò un'ultima volta per agitare una mano nella sua direzione.

Un attimo dopo Kris udì rumori di passi pesanti che marciavano rapidi. Esitò un istante prima di dirigersi alla porta. Le figure di Adam e Allison erano ancora visibili in lontananza. Ma i passi si facevano sempre più minacciosi, accompagnati ora da urla stridule. Kris ripensò a casa e si gettò a capofitto nel bosco.

Tornò in un baleno ai corridoi bui ed uscì barcollando, sbattendo le palpebre nella tiepida luce della sera. Era finito tutto in fretta come un sogno. Si accorse di non aver mai sognato negli ultimi cinque anni. Si sentiva stordito.

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Capitolo 3
*** Desiderio svelato ***


#3. Desiderio Svelato

 

Disco rodeo

In my kaleidoscope

Cleopatra knows

What's down the rabbit hole

 

“Lui fa musica in una maniera... selvaggia. Io... non riesco a spiegare”.

Daniel rise senza capire. “Certo che per essere uno che odiava quel genere di divertimenti ti sei appassionato davvero tanto. “Se vuoi ci torniamo. Potresti portare anche Katy stavolta”.

Kris ebbe una fitta di gelosia all'idea di condividere quel mondo segreto con Katy. Le voleva bene, un bene immenso e se aveva trovato la forza di non cedere subito alle lusinghe del mondo in fondo al pozzo, di non restare lì in mezzo ai pericoli, era stato per lei. Ma mostrarlo no, non sarebbe stato possibile. Anzi, probabilmente lei non avrebbe visto nulla, si sarebbe persa in una fantasia sua come era successo a Daniel, che pure era suo fratello. In ogni caso, portarla lì, dove c'era Adam, gli sembrava oltremodo sbagliato, sbagliatissimo, e in un certo qual modo imbarazzante, come invitare un'amante a un matrimonio.

“No”, si disse, “no, Kris vecchio mio qui c'è qualcosa di sbagliato. Come un'amante a un matrimonio? Ma da dove ti vengono certe frasi? Lei è tua moglie, non un'amante!”, tentò di redarguirsi severamente, ma tutto quello che ne ottenne fu un misero perdersi nel ricordo di Adam. Quel maledetto, l'aveva stregato! Aveva detto bene, avrebbe dovuto chiamarsi Eva, e... “Ma chi voglio prendere in giro? Sono stato io lo sciocco a cadere laggiù. Ed ora? Ora non riesco a non ripensarci. Come farò a restare in questo mondo tutta la vita? È così che succede a tutti quelli che poi iniziano a drogarsi o a farsi fare collegamenti illegali, biochip e storie varie? Vedono un posto troppo bello per essere vero e poi vogliono tornarci? Ma a me non interessava poi così tanto il posto. Posso permettermi un viaggio in campagna, se voglio. E allora...? Kris Allen, sei un emerito cretino, ecco cosa. Sei un emerito cretino, e se ti sei innamorato di quell'Adam lo sei ancora di più”.

Si morse il labbro inferiore per non scoppiare a piangere di fronte a suo fratello. “Io vado”.

“Ma... Kris, tutto bene? Stavamo parlando, poi ti sei perso nel tuo mondo, e...”

“Sì, sì, sto bene. Ciao”.

Non poteva essersi innamorato di nessuno. Non poteva perché aveva già Katy, la sua piccola, dolce e meravigliosa Katy. Meravigliosa. Quell'aggettivo gli ricordò Alice nel Paese delle Meraviglie, e gli sfuggì un sorriso amaro. E soprattutto non poteva essersi innamorato di uno che non sapeva nemmeno se era reale o frutto delle luci di un carrozzone, un'allucinazione da psychocyrcus.

 

(Who are you?)

(Who are you?)

(Who are you?)

Who, Who, who are you?

(Who are you?)

Who, Who, who, who are you?

(Who are you?)

(Who are you?)

 

Il pensiero di Katy gli aveva messo una fretta improvvisa. Uscì e si lasciò cadere nell'auto, digitando in fretta le coordinate di casa: non aveva nessuna voglia di guidare, anche se di solito gli piaceva, lo aiutava a distendere i nervi. Si addormentò immediatamente, risvegliandosi dopo un'eternità -o almeno così gli parve a causa del sonno agitato e dei sogni confusi- sulla soglia di casa con gli occhi impastati di sonno che faticavano a mettere a fuoco.

Era piuttosto tardi e quasi sicuramente Katy stava dormendo, ma Kris sentiva l'assoluto bisogno di vederla, ti sfiorarla, di aggrapparsi a lei, la sua realtà. Entrò trafelato nella loro camera da letto quasi sbattendo la porta per l'agitazione.

Katy però non si accorse di nulla. Non si mosse nel sonno, non dette alcun segno di vita, e Kris le si avvicinò piano, il cuore che gli martellava contro la gola, nelle orecchie, nei polsi. Ma fu con gesti calmi, dolci, che le sistemò il lenzuolo sulle spalle nude e le sfiorò la fronte fresca. Era bella, Katy, ma gli parve immensamente, irraggiungibilmente lontana nella pace del sonno. Sarebbe mai riuscito a dormire di nuovo così, con lei, accanto a lei, in quella pace? Non ora, di cero.

Infilò una mano nella tasca del giubbotto e ne trasse la piuma. Come aveva detto Adam, ora risplendeva di un'infinità di colori. Era come osservare gocce di vernice sciogliersi in un'acqua brillante, come guardare il sole senza lenti, come affondare un dito in uno dei vecchi schermi a cristalli liquidi e vedere le immagini distorcersi intorno all'avvallamento. Kris si sentì stringere il cuore alla vista di quella bellezza. Così bizzarra, così pericolosa. Non poteva rinunciarvi. Non subito, almeno.

Decise: sarebbe tornato allo psychocyrcus un'ultima volta. Solo per rivedere la magia, per riascoltare il canto del Bianconiglio e la risata della Cappellaia. Avrebbe fatto poi la sua scelta. Forse poi sarebbe tornato al suo mondo quieto, si disse senza crederci davvero.

Posò la piuma sul comodino, come un dono o un messaggio. Certo, Katy non poteva sapere da dove venisse, ma Kris pensò che fosse giusto, in qualche strano modo, che lei la tenesse. Le baciò una mano, abbandonata sul cuscino accanto al volto, e le sorrise.

Poi uscì di casa.

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