La favola perfetta

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo compagno ***
Capitolo 2: *** Un passato da dimenticare ***
Capitolo 3: *** Ipotesi infondate ***
Capitolo 4: *** L'inseguimento ***
Capitolo 5: *** Io non ti piaccio, no? ***
Capitolo 6: *** Il compito di scenze ***
Capitolo 7: *** I nostri segreti ***
Capitolo 8: *** La gelosia ***
Capitolo 9: *** Una rivale molto agguerrita ***
Capitolo 10: *** Un ritorno inatteso ***
Capitolo 11: *** Sono arrivato tardi ***
Capitolo 12: *** Un cuore ferito fa pazzie ***
Capitolo 13: *** Un pomeriggio da dimenticare ***
Capitolo 14: *** Il viaggio ***
Capitolo 15: *** Cocenti delusioni ***
Capitolo 16: *** Pistaaaaaa! ***
Capitolo 17: *** Ti devo parlare ***
Capitolo 18: *** Il volto della vendetta ***
Capitolo 19: *** Anno nuovo vita nuova ***
Capitolo 20: *** I sogni rinascono ***
Capitolo 21: *** La favola perfetta ***



Capitolo 1
*** Il nuovo compagno ***


Eccomi qui di nuovo

Eccomi qui di nuovo... contente?

Perché dite di no?!?!?!

CATTIVE!!!!!!!!

Allora, come vendetta, vi somministro la mia seconda FF su Sailor Moon. (eh eh eh eh eh)

A differenza di quello che avevo annunciato sull’altra storia (che si intitolava “Una vacanza assurda”... così mi faccio pubblicità ^__^ ) questa non parla di un possibile futuro dopo Galaxia ma é un’altra AU.

Purtroppo con l’altra sono arrivata ad un punto morto... non riesco più ad andare avanti ( T___T sing... capita pure a voi?).

Spero che anche questa vi piaccia!

Buona lettura!

Elena

 

P.S: starei cercando tre/quattro ragazze per scrivere assieme a me una nuova storia. Se vi va, se volete sapere su cosa o se avete qualche idea da propormi, mandate pure un e-mail a ellyson@virgilio.it.

Grazie!

 

Ok ora ho veramente finito!!! Buona lettura!

 

CAP 1: Il nuovo compagno di classe

 

Un urlo fece tremare i vetri di casa Tsukino quella mattina:

- SONO IN RITARDOOOOO!!!!!!

- Anche il primo giorno di scuola deve esser in ritardo. – sospirò il padre di Usagi mentre leggeva il giornale seduto in cucina.

Come un ciclone, la giovane Usagi Tsukino, corse giù per le scale, afferrò due fette tostate al volo, prese la sua cartella, si infilò le scarpe e, urlando dei saluti, uscì di casa.

La madre prese il piccolo fagotto rosa dal tavolo della cucina e aspettò davanti alla porta di casa:

- Tre... due... uno...

- Il pranzo! – urlò Usagi rientrando di corsa.

- Ecco qui tesoro. – rispose con un sorriso Ikuko passandogli il cestino.

- Grazie mamma! Ciao!

Usagi stava correndo come una forsennata lungo quella strada, dopo qualche minuto Makoto la raggiunse, anche lei stava correndo con la differenza che non aveva il fiatone.

- Anche tu in ritardo?- chiese l’altra con un sorriso.

- Già... – ansimò Usagi – ancora... una... volta... la... sveglia... non... ha... suonato.

- O sei tu che non l’hai sentita, neppure il primo giorno di scuola! – ammiccò l’altra con un sorriso sornione.

- Makoto! – urlò Usagi trovando un po’ di fiato nei polmoni.

In quel momento un ragazzo che indossava la divisa della loro scuola, li affiancò e li superò accelerando la corsa già molto veloce.

- Accidenti!- fece la ragazza mora molto colpita. – Quella sì che è una corsa veloce!

Riuscirono ad entrare qualche istante prima che la campanella suonasse, era l’ultimo anno di scuola per Usagi ed era elettrizzata.

Finalmente diventava adulta, avrebbe trovato un lavoro, magari poteva anche continuare a studiare all’università, sperava di incontrare il principe azzurro e di vivere una storia d’amore proprio come nelle favole.

C’era un solo piccolo, trascurabile, minuscolo, insignificante problema: gli esami di fine anno!

Mancano nove mesi agli esami e lei già era terrorizzata.

- Allora Usagi. – fece Minako con un sorriso molto malizioso – Com’é andata la sua vacanza romantica con Jonathan? 

La ragazza sospirò, Jonathan era un ragazzo che aveva conosciuto al mare due anni fa, erano rimasti molto amici e, l’estate dopo, la loro amicizia profonda era diventata qualcosa di molto di più.

- L’ho lasciato. – rispose poggiando la cartella sul banco.

- Tu cosa?- urlò l’amica sconvolta – Era perfetto, bellissimo, intelligente, spiritoso... si può sapere che difetto ci hai trovato?

Usagi si morse un labbro, era vero trovava difetti in tutti i ragazzi che frequentava, ognuno aveva qualcosa che non andava, un piccolo neo nella loro infinita perfezione, oppure era la loro perfezione ad essere un problema.

Lei non era perfetta, goffa, pigra e golosa... insomma cosa potevano vedere quei ragazzi così perfettini in lei?

- Allora?- insistette Minako con uno sguardo omicida – Cosa c’era in lui che non andava?

Ma, per fortuna, il caso di Jonathan era ben diverso dagli altri, il difetto c’era... ed era enorme.

- Vuoi sapere quello che mi ha fatto?- quasi gridò Usagi rossa in volta – Quando sono arrivata al mare l’ho scoperto con un’altra! E poi vengo a sapere che aveva due relazioni, una con me e una con questa della sua città!

Minako era a bocca aperta:

- COSA TI HA FATTO? – urlò scattando in piedi – Io quello lo strozzo!!! Non si può esser così falsi e bugiardi! E tu Usagi come l’hai presa?

La ragazza con i codini fece un triste sorriso e si mise a sedere al suo posto.

- Beh... all’inizio sono stata male... sai Jonathan era il mio primo vero ragazzo ma poi ho capito che era solo un’idiota! –era vero quel ragazzo era stato archiviato nel reparto più buio e desolato della sua mente, un cretino del genere non merita neppure una lacrima.

Minako, invece era furiosa e triste allo stesso tempo:

- Perché non ti sei sfogata con noi Usagi?- chiese titubante – Potevamo starti vicino.

- Volevo affrontarlo da sola questo problema... avevo bisogno di stare un po’ per conto mio e poi, - prese la mano dell’amica e fece un sorrisino sadico – e poi... se chiamavo te e Makoto lo avreste fatto a pezzettini in pochi secondi.

- Come minino!- sorrise a sua volta Minako.

- Prima o poi arriverà quello giusto. – fece Usagi tranquilla rilassandosi sullo schienale della sedia. 

- E se arriva e noi non lo riconosciamo?- chiese Minako ansiosa e preoccupata.

- Io dico che non possiamo non riconoscerlo... – rifletté Usagi alzando gli occhi al cielo - ci verrà come una morsa allo stomaco...

I sogni delle due ragazze bionde furono interrotti dall’entrata del professore di lettere, dietro di lui camminava un ragazzo nuovo. Era alto almeno quanto il professore, aveva i capelli neri e uno sguardo di ghiaccio, Usagi lo riconobbe subito, era il ragazzo che aveva superato lei e Makoto quella mattina.

- Seduti ragazzi, - fece il professore andando in cattedra, il ragazzo rimase in piedi al suo fianco – bene vi presento il vostro nuovo compagno, si chiama Mamoru Chiba.

Il ragazzo moro fece un piccolo inchino.

- Piacere di conoscervi. – lanciò un’occhiata ai suoi nuovi compagni di classe, mentre le ragazze lo guardavano con la bocca spalancata, i ragazzi tremavano di fronte a quei due occhi di ghiaccio.

- Mamoru si é appena trasferito a Tokyo, - spiegò il professore – non conosce nessuno, spero che possiate aiutarlo a farsi nuovi amici. – guardò la classe per individuare un banco vuoto – Puoi sederti laggiù. – disse, infine, indicando il banco dietro Usagi. – E, visto che sei già lì, sveglia la signorina Tsukino quando si addormenterà nella mia lezione. – finì guardando la ragazza in questione al di sopra delle lenti degli occhiali rotondi.

Usagi divenne rossa mentre i suoi compagni sghignazzavano di nascosto e Mamoru camminava veloce fino al banco indicatogli dal professore.

 

 

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Capitolo 2
*** Un passato da dimenticare ***


 

Ormai quella era la quinta scuola che cambiava in due anni.

Era stanco, anzi era esausto... cambiare città, casa, scuola amici... basta non ce la faceva più!

Ogni volta gli diceva che sarebbe stato l’ultimo spostamento e, prontamente cinque mesi dopo, si cambiava vita.

Era passata la frustrazione di non aver voce in quelle scelte, la rabbia per abbandonare ogni volta gli amici, la solitudine che ogni casa vuota gli lasciava in cuore, erano finite le urla e i litigi per quella vita che lui non sopportava.

Non gli restava altro che la rassegnazione.

Una volta sola aveva provato a lamentarsi per l’ennesimo trasloco improvviso, avevano litigato e lui, il povero ragazzo orfano (come amava definirlo quell’uomo), era finito in ospedale con un braccio rotto.

Dopo quell’episodio  si era iscritto in palestra, dove ci andava in ogni momento libero, quando i risultati iniziarono a vedersi sul suo corpo che, fino a qualche mese prima, era solo pelle e ossa, le botte finirono ma i litigi no.

Ancora un anno... si ripeteva questa frase ogni volta che lo guardava tornare a casa ubriaco marcio, era il fratello di suo padre, l’unico parente che gli era rimasto.

Ma avrebbe preferito restare del tutto orfano piuttosto che passare un altro anno nella stessa casa con Shang Chiba.

All’inizio non era così... lo ricordava quando lui aveva dieci anni, lo zio Shang era gentile, un secondo padre... poi... poi tutto era cambiato. Erano arrivati gli amici sbagliati, le donne arrampicatrici sociali attratte solo dal suo cospicuo conto in banca, l’alcool e tutto era precipitato. Quando i soldi finirono suo zio si trovò solo, senza più il lavoro, senza amici falsi, senza donne di poco conto, solo lui.. e la bottiglia.

Aveva quindici anni quando si rese conto che la sua vita stava per cambiare di nuovo, il primo occhio nero gli aveva fatto capire quanto suo zio fosse caduto in basso.

Purtroppo la legge era fin troppo chiara, lui doveva dividere la stessa casa con quell’uomo fino a quando non finiva gli studi.

Ancora un anno…

… gli sembrava un’eternità, ma doveva resistere.

Passava fuori casa il più tempo possibile, studiava nelle biblioteche, nei bar a volte anche per strada, impossibile farsi amici con quei traslochi così frequenti, impossibile trovare una ragazza gentile, solo storie veloci e tanti cuori infranti lasciati alle spalle.

Sapeva che un giorno tutto si sarebbe sistemato, appena finita la scuola avrebbe potuto trovare un lavoro e lasciare per la sua strada quell’uomo che non faceva altro che bere e scappare dai creditori. Avrebbe trovato una casa anche grazie a quel conto che i suoi genitori gli avevano aperto appena nato, fortunatamente gli avevano messo da parte abbastanza risparmi e glieli avevano bloccati fino alla maggiore età, lo zio non sapeva nulla di quei soldi e così doveva restare, altrimenti avrebbe visto andare in fumo anche gli ultimi sforzi dei suoi genitori per assicurargli un futuro sereno.

 

Mamoru si guardò attorno nella nuova classe, i suoi compagni sembravano intimiditi dalla sua mole e da quello sguardo glaciale che sapeva usare fin troppo bene.

- Non posso permettermi di combinare qualcosa. – si diceva sempre ogni volta che cambiava scuola – Voglio studiare e uscire con una buona media, così potrò anche andare all’università un giorno.

Poi il suo sguardo andò alle ragazze, dopotutto aveva diciotto anni e avrebbe voluto conoscere una brava ragazza di cui innamorarsi.

Il professore di matematica scrisse il problema alla lavagna, Mamoru riuscì a scrivere fino ad un certo punto, poi una strana testa bionda con due buffi codini gli impediva di continuare.

- Ma guarda questa che pettinatura che ha. - pensò alzando il collo per veder meglio ma le cose non migliorarono.

Usagi stava scrivendo tranquillamente, le sembrava di aver scritto arabo invece di matematica… non ci capiva assolutamente nulla!

- Ehi testolina buffa, - fece una voce alle sue spalle – abbassati perché non ci vedo.

La mano di Usagi si fermò, sgranò gli occhi riesaminando a mente quelle parole:

- Scusa, come mi hai chiamato?- chiese gentilmente voltandosi verso il suo nuovo compagno.

- Emmmh…- fece Mamoru alzando gli occhi al cielo e picchiettandosi il mento con una matita – testolina buffa mi pare.

La ragazza arrossì.

- Ma come ti permetti?

- Come? – chiese fingendosi sorpreso – Non ti piace?

- No!- quasi urlò lei mordendosi un labbro – Mi chiamo Usagi!

- Va bene,- sorrise di rimando Mamoru – Usagi Testolina Buffa!

- Solo Usagi!- era viola dalla rabbia, sembrava che il fumo dovesse uscirle anche dalle orecchie.

Mamoru trovava quell’espressione molto divertente.

- Allora vuoi abbassare quella testolina?- chiese notando che la sua compagna non accennava a spostarsi – Dovrei scrivere il problema!

- Te la lascio passare solo perché sei nuovo Chiba. – sibilò cercando di sembrare pericolosa, si voltò e abbassò un poco il capo.

Mamoru trattenne un sorriso, era chiaro che quella ragazza avrebbe fatto tutto tranne che fargliela pagare per un soprannome un po’ infantile.

Usagi tornò a concentrarsi sul suo quaderno pensando che, forse, era stata un po’ troppo dura con quel ragazzo nuovo.

- Per favore mi presteresti la gomma?- chiese Mamoru questa volta molto educatamente.

- Ecco. – fece la ragazza passandogliela – Per fortuna ora è gentile. – pensò poi voltandosi di nuovo.

- Grazie testolina buffa! – rispose Mamoru tornado a scrivere.

- Ho parlato troppo presto!- pensò lei alzando gli occhi al cielo.

 

 

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Capitolo 3
*** Ipotesi infondate ***


 

La campanella dell’intervallo suonò, i ragazzi approfittarono della bella giornata ancora calda per mangiare nel giardino della scuola.

Usagi e le sue amiche stavano all’ombra di un albero, il pranzo di Makoto era quello più occhiato da Usagi che faceva di tutto per rifilarle quello di sua madre.

- Usagi no!- urlò infine esasperata la ragazza bruna – Tua madre é una brava cuoca... mangia il suo di pranzo!

- Ma Makoto...- piagnucolò l’altra – il tuo ha un aspetto così appetitoso!

Makoto la fissò qualche istante poi scoppiò a ridere:

- Va bene Usagi, - disse – facciamo a metà.

- EVVIVA! – urlò la biondina felice.

- Allora Usagi e Minako...- fece Ami dopo aver finito di mangiare il suo panino – mi hanno riferito che avete un nuovo compagno di classe.

- E’ vero, - echeggiò Makoto con mezzo gamberetto fritto in bocca – anche nella mia classe si parla di questo nuovo ragazzo! Come si chiama?

- Mamoru Chiba. – rispose Minako.

- Com’é?

Minako socchiuse gli occhi in riflessione.

- Silenzioso... se ne sta sulle sue... ma forse é timido perché é nuovo e non conosce nessuno.

- E... fisicamente? – chiese Ami rossa in volto, far vedere alle sue amiche che si interessava ai ragazzi, oltre che allo studio, la metteva tremendamente in imbarazzo.

- Beh giudica tu. – fece Usagi indicandolo.

Anche Mamoru aveva deciso di mangiare fuori quel giorno, si era seduto sulle gradinate attorno al campo di calcio e mangiava silenzioso, attorno a lui si era formato uno sciame di ragazze, dal primo all’ultimo anno. Tutte parlavano fittamente tra di loro cercando di non far capire che parlavano di lui, volevano chiedergli qualcosa ma Mamoru rispondeva solo a monosillabi, ignorando, o fingendo di ignorare, le ragazze che gli stavano attorno.

- E’ carino. – valutò Ami per poi concentrasi sul libro che si era portata.

- Assomiglia tanto al mio ex fidanzato. – sospirò Makoto sognante.

- Io dico che é una bomba. – echeggiò Minako con gli occhi a forma di cuoricino.

Usagi alzò un sopracciglio perplessa, guardò Mamoru seduto tra la folla di giovani ammiratrici, poi fissò le sue amiche sognanti.

- Ma siete matte?- urlò tutta rossa in volto, destando le altre dai rispettivi sogni – Come fa a piacervi quello lì? Ma non vedete che é la reincarnazione di un iceberg?

- Anche a te piace!- insinuò Minako con fare malizioso – Ho visto come lo guardi in classe.

- Ma come faccio a guardarlo se mi sta dietro?

- Ogni volta che ti chiede la gomma i vostri sguardi si incrociano... e tu diventi tutta rossa!

- Solo perché, ogni volta che mi chiede la gomma, usa quello stupido soprannome che si é inventato. – spiegò completamente paonazza in volto – Mi é antipatico!

- E, dimmi Usagi, non hai notato che stuzzica solo te?

- Cosa?- domandò la ragazza con i codini confusa.

- Non ha parlato con nessun altro... solo con te. 

- Coincidenze.

- Io direi che siamo di fronte ad un tipico caso di colpo di fulmine. Tu cosa ne dici Ami?

La ragazza alzò il capo dal libro che stava leggendo.

- Non ci sono prove scientifiche che spieghino il colpo di fulmine...- rispose come se si fosse mangiata un vocabolario intero o il libro di scienze – ma, posso dire con certezza, che i maschi sono un mondo a parte. Quando stuzzicano una ragazza non vogliono dire “Mi stai antipatica!” ma “Guarda che mi piaci!”.

Usagi era basita, solitamente i ragazzi a cui piaceva non la chiamavano con stupidi nomignoli ma erano dolci e molto gentili. Questo faceva di tutto per farla arrabbiare! E poi a lei non piaceva Mamoru, no?

- Pensate quello che volete ragazze. – disse infine voltando il viso dall’altra parte – A me Mamoru Chiba non piace.

- Cos’hai detto testolina buffa?– domandò una voce maschile alle sue spalle.

Usagi sgranò gli occhi e si voltò lentamente, non si era accorta che il suo nuovo compagno si era allontanato degli spalti e stava per rientrare nell’edificio scolastico e che, per farlo, doveva passare proprio davanti a loro.

- Oddio... che figuraccia...- pensò lei mentre lo fissava in quegl’occhi apparentemente gelidi.

- Allora? – insistette l’altro con un sorriso divertito – Non ho capito molto bene.

Dietro Mamoru c’erano almeno dieci ragazze che la stavano letteralmente fulminando con lo sguardo.

Usagi si alzò in piedi, si spolverò la gonna blu della divisa e si piazzò proprio davanti a Mamoru.

- Ho detto...- ripeté lentamente e fissandolo intensamente – che non mi piaci Mamoru Chiba.

- Ah...- fece Mamoru prendendo una mela ed addentandola – ho capito bene allora. Beh neppure tu mi piaci! – dichiarò sicuro di sé prima di voltarsi per tornare nell’edificio – Ci vediamo in classe Faccia di Luna!

Usagi pestò un piede a terra... e ora da dove veniva quel soprannome?

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Capitolo 4
*** L'inseguimento ***


 

Il Sabato mattina era la parte della giornata che Usagi preferiva, dormiva almeno fino alle nove, faceva un’abbondante colazione e usciva per le dieci. Si incontrava con le sue amiche in centro e andavano a fare spese... beh immaginavano di fare spese. Tutte e cinque non avevano molti yen da spendere quindi si finiva sempre per guardare le vetrine, pensando a tutto quello che avrebbero voluto comprare.

- Guardate quella gonna!- gridò entusiasta Minako indicando una vetrina – Non starebbe d’incanto con la mia camicia rossa?

- Si, Minako...- rispose Rei avvicinandosi all’amica – ti starebbe proprio bene. Peccato che costi un occhio della testa e non puoi comprarla.

La ragazza sospirò tristemente e tornò sulla strada dove c’erano anche le altre.

- Mi dite perché veniamo qui ogni Sabato mattina se poi non compriamo mai nulla?- sospirò Makoto osservando con molta attenzione un maglione verde.

- Per rammendare a noi stesse che, finita la scuola, potremmo trovare un lavoro e, di conseguenza, potremmo comprare qualcosa quando verremo qui di Sabato mattina. – rispose Ami meccanicamente.

Makoto la guardò in modo strano:

- Ami.. era una domanda retorica.

 

Usagi stava tornando a casa con un bel sorriso, era stata proprio una bella mattina e il pomeriggio si presentava ancora meglio, il programma era semplice: una coppa di gelato, tv e maga. Semplicemente perfetto!

Stava per svoltare l’angolo quando si accorse che, proprio davanti a lei, c’era una figura molto famigliare. Era un ragazzo molto alto, con i capelli neri... Usagi non fece fatica a riconoscerlo: era Mamoru Chiba il suo compagno odioso.

Beh, a dir la verità, solo lei lo trovava odioso, metà corpo studentesco femminile aveva già una cotta per lui, mentre l’altra metà si stava organizzando in fretta, una classe di terza aveva perfino fondato un Fan Club ribattezzato FCC (Fan Club Chiba).

Ovviamente Mamoru apprezzava tutta quell’attenzione, anche se non lo dava a vedere esplicitamente, gli piaceva esser osservato tutti i giorni da un fiume di ragazze... gli uomini! Un mondo proprio a parte come sostiene Ami!

Usagi lo seguì a qualche metro di distanza, a parte le sue conquiste a scuola di quel ragazzo nessuno sapeva molto e lei, che di curiosità ne aveva in sovrabbondanza, voleva proprio scoprire qualche scheletro nell’armadio del glaciale e perfezionista Mamoru.

Lo seguì per un paio d’ore, facendo ben attenzione a non farsi scoprire, Mamoru era entrato in vari negozi ed era sempre uscito a mani vuote, inizialmente Usagi pensò che, anche lui, stesse facendo una sorta di shopping immaginario ma poi notò che ogni negozio in cui entrava aveva il cartello “Cercaci aiutante”. 

Quindi Mamoru cercava lavoro...

Usagi aveva usato tutti i trucchi che conosceva per non farsi scoprire... ovvero quelli che aveva imparato guardano i film gialli che tanto piacevano a sua madre.

Si era nascosta dietro varie piante, aveva perfino comprato un giornale ci aveva fatto due buchi all’altezza degli occhi e seguiva Mamoru con il giornale in faccia per non farsi riconoscere.

Verso l’una la ragazza aveva i crampi allo stomaco per la fame... sua madre stava, sicuramente, pensando che avrebbe mangiato fuori con le sue amiche e non si sarebbe preoccupata più di tanto.

Poteva benissimo lasciar perdere Mamoru Chiba e dirigersi a casa... ma lei no!

Doveva scoprire cosa facesse quel ragazzo in giro per Tokyo tutta la mattina.

Quando ci si metteva era proprio cocciuta...

Dopo un’altra ora abbondante, Usagi stava per svenire... doveva trovare cibo o avrebbe addentato il primo essere umano che incrociava per strada.

Continuava a fissare Mamoru dai due buchi del giornale senza rendersi conto che ormai il centro era stato superato da un pezzo.

Quando il ragazzo entrò nei giardini pubblici di un quartiere, Usagi abbassò la sua copertura e lo seguì riparandosi dietro i cespugli e gli alberi.

Ma, ben presto perse le sue tracce.

- Ma dove diavolo si é cacciato?- pensò lei mentre usciva allo scoperto – Accidenti che mi abbia visto?

Improvvisamente due braccia forti l’afferrarono da dietro le spalle, stava per urlare quando una mano le tappò la bocca. Si sentì trascinare all’indietro e, quando il suo strano aggressore la vece voltare, quasi le venne un infarto.

- TU!- urlò rossa in volto – Ma cosa ti é saltato in mente? Pensavo che volessi aggredirmi!

- Dimmi prima perché mi hai seguito tutto il giorno! – ribatté prontamente Mamoru arrabbiato.

Usagi sgranò gli occhi...

- Come... come mi hai scoperto?

Il ragazzo alzò la testa assumendo l’aria di uno che sta riflettendo su un indovinello particolarmente difficile.

- Vediamo...- disse in tono meditativo picchiettandosi il dito sul mento – non capita tutti i giorni di esser pedinati da un giornale con le gambe e due strani codini biondi.

Usagi sbuffò sconsolata... diamine e lei che pensava di esser un ottimo detective!

- Scusa...- disse dopo un po’ – volevo solo...

- ... farti gli affari miei. – finì Mamoru scocciato.

- No... cioè sì... ero solo curiosa. – Usagi pestò un piede a terra, era chiaramente in difficoltà - Scusami.

Mamoru incrociò le braccia sul petto... sembrava veramente arrabbiato, ma, dopo quelli che le parvero secoli, fece un piccolo sorriso.

- Andiamo Faccia di Luna...

- Andiamo dove? – chiese Usagi talmente confusa da non rendersi conto che Mamoru l’aveva appena chiamata Faccia di Luna.

- A magiare, - rispose il ragazzo – o non hai fame?

- No! – si affrettò a rispondere – Ho una fame da lupo!

- Ah ecco! – rise debolmente l’altro – Mi sembrava strano che avessi perso l’appetito!

Usagi gli fece una linguaccia ma lo seguì più che volentieri.

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Capitolo 5
*** Io non ti piaccio, no? ***


 

Il locale era molto carino, non particolarmente rumoroso o affollato, tutti gentili e sorridenti e Mamoru sembrava conoscere proprio bene quel posto.

- E’ carino. – constatò Usagi guardandosi attorno.

- E si mangia molto bene. – confermò il ragazzo sedendosi ad un tavolo.

- Ci veni spesso?

- Almeno una volta a settimana. – sospirò lui – Quando non faccio in tempo a fare la spesa vengo qui.

Usagi era molto sorpresa... quel ragazzo faceva tutto da solo...

- Ma scusa, non vivi con qualcuno?

Mamoru abbassò subito il capo imbarazzato.

- Ecco... vedi... io...

La ragazza capì immediatamente di aver toccato un tasto dolente, cercando di cambiare discorso prese il menù e lo aprì.

- Wow! – sbottò con gli occhi scintillanti – Fanno le bistecche!

Mamoru la guardò grato per aver cambiato argomento, aveva capito che non gli piaceva parlare della sua situazione famigliare e aveva rispettato la sua scelta.

Ordinarono e iniziarono a magiare tranquillamente parando di rado, Usagi lo guardava di tanto in tanto... era precisino perfino nel mangiare. Non sporcava neppure... lei, invece, si stava praticamente ingozzando come se non mangiasse da decenni!

Si sentì improvvisamente stupida e molto in imbarazzo, le signorine non si comportano così! Riprese il controllo delle sue azioni e riprese a mangiare con più dignità.

Mamoru si accorse benissimo che Usagi stava facendo uno sforzo enorme per non divorare tutto quello che aveva davanti, era molto divertente vedere la cura che metteva nel cercare di esser perfetta, sorrise e appoggiò la sua ciotola di riso.

- Usagi... guarda che puoi pure magiare velocemente!

- Ce la faccio benissimo anche così! – rispose la ragazza diventando rossa – La gente penserà che hai portato un porcellino e non una tua compagna di classe.

Mamoru scoppiò a ridere.

- Ora cosa c’é di così divertente? – chiese l’altra con il broncio.

- Guarda che ci siamo solo noi. – rispose il ragazzo asciugandosi le lacrime.

Usagi si guardò attorno... erano veramente rimasti da soli.. accidenti... allora perché voleva tanto fare la sofisticata?

Sbuffò e riprese a mangiare come aveva sempre fatto.

- Ecco...- mormorò Mamoru riprendendo a mangiare anche lui– così mi piaci di più.

Usagi arrossì ma fece finta di non sentirlo, molto probabilmente Mamoru si era sbagliato.

Al momento di pagare il conto Usagi bloccò il braccio del ragazzo.

- Pago io. – disse sicura prendendo il borsellino.

- Sei mia ospite. – insistette lui.

- Solo perché ti ho seguito come una stupida. Quindi pago io e così siamo pari.

- Pari?- chiese Mamoru confuso – Scusa pari in cosa? Tu mi hai seguito per mezza Tokyo.

- E tu mi chiami Faccia di Luna!- ribatté la ragazza rossa in volto.

- E, visto dal modo in cui mangi, é già tanto se non sembri tutta una luna piena. – rispose con quel suo modo di fare gelido.

Il suo non voleva essere un insulto al suo modo, poco aggraziato, di stare a tavola ma Usagi lo incassò come uno schiaffo in pieno viso.

- Sei odioso... egoista... e narcisista. – sibilò uscendo dal ristorante.

- Wow Usagi sai cosa vuol dire narcisista? – sbottò lui adirato per gli insulti che gli stava affibbiando senza un motivo apparente.

La ragazza tremò dalla rabbia.

 - Mi stai dicendo che non ti piace quando tutte le ragazze della scuola ti sbavano dietro.. manco fossi l’ultimo ragazzo rimasto sulla terra!

- Non tutte mi sbavano dietro.. come dici tu.

- No?

- No, - rispose Mamoru incrociando le braccia sul petto – io non ti piaccio no?

Usagi trasalì:

- Infatti! – urlò – TU NON MI PIACI!

- Appunto... quindi la tua affermazione di poco fa era inesatta. Non tutte le ragazze mi sbavano dietro.

- Io sono l’unica che ti vede per quello che sei!

- Ne sei così sicura?

- Certo! E se tutte ti vedessero come ti vedo io puoi star certo che chiuderebbero immediatamente quello stupido Fan Club!

- Usagi Tsukino...- sorrise Mamoru – sei per caso gelosa?

Usagi si mise a tracollo la borsa, girò i tacchi e si avviò verso casa.

 

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Capitolo 6
*** Il compito di scenze ***


 

Mamoru provò a parlare con lei per tutta la settimana successiva con scarsi risultati. Era arrabbiata, non capiva neppure lei il vero motivo... all’inizio pensava che fosse solo per il suo modo, poco gentile, di rinfacciarle il suo modo di mangiare, poi iniziò a pensare di aver ferito il suo orgoglio maschile pagando il conto, poi vedeva i sorrisi che lanciava a quelle oche giulive della sua scuola e avrebbe voluto pestare prima loro e poi anche lui!

Argh gli uomini!!!

Non voleva più averci nulla a che fare con Mamoru Chiba!

Quella mattina il professore di scienze entrò in classe con qualcosa in mano, sembrava una scatola di cartone, molto grossa, coperta da un drappo viola.

Tutti lo guardarono come se fosse un marziano... quel professore era noto per le sue stranezze.

- Allora ragazzi,- disse l’uomo mentre poggiava quella strana cosa sulla cattedra – oggi inizieremo un nuovo esperimento. – e, detto questo, tolse il velo viola.

Dentro scatola di cartone c’erano una decina di bambole.

I ragazzi si scambiarono un’occhiata stralunata. 

- Su non fate quelle facce...- continuò il professore guardandoli bene – questo é un esperimento di comportamento umano. Vi dividerete a coppie, un maschio e una femmina, per due settimane sarete una famiglia, avrete un lavoro, i conti da pagare, un salario, gli acquisti per la vostra vita in casa e, ovviamente, un bambino.

I ragazzi fecero un mormorio di disapprovazione.

- Suvvia vedrete che sarà divertente e molto istruttivo, l’anno prossimo sarete nel mondo del lavoro e dovrete affrontare queste difficoltà. Vedetela come una prova per il vostro futuro.

Usagi alzò gli occhi al cielo... questo professore era pazzo!

- Bene, - continuò lui ignorando gli sguardi omicidi dei suoi allievi – ora dirò le coppie, venite qui in cattedra vi darò il piano base della vostra famiglia e il vostro bambino.

Una per una le coppie si fecero avanti, prendevano le proprio cose e si sedevano in disparte per sistemare i punti iniziali del programma.

- Chiba. – chiamò il professore, tutte le ragazze rimaste si ammutolirono come pesci pregando di esser chiamate.

- Scommettiamo che ora chiama te?- mormorò Minako alla sua amica.

- Sarebbe il massimo come punizione. – rispose Usagi con un brivido.

- Bene Chiba... tua moglie per le prossime due settimane sarà...- ormai la tensione si poteva benissimo tagliare con un coltello – Tsukino!

Usagi sbuffò lanciando un’occhiata alla sua amica.

- Se sapessi che é una cosa impossibile...- iniziò a dire con uno sguardo molto cattivo rivolto alla sua compagna – potrei giurare che c’é il tuo zampino dietro tutto questo Minako!

- Io dico che si chiama destino!- sorrise l’altra.

- Io l’avrei chiamata sfiga! – ribatté Usagi.

- Andiamo Usagi...- mormorò Mamoru divertito – non esser così antipatica con il tuo maritino.

Minako iniziò a sghignazzare.

- Ti diverti Minako?

- Da matti!- rispose lei tenendosi la pancia con le mani.

- Nostro figlio ci aspetta...- continuò Mamoru allargando ancora di più il sorriso.

- Potrebbe esser nostra figlia, invece, Mamoru. – rispose la ragazza avvicinandosi alla cattedra.

- Allora...- fece il professore prendendo il quaderno azzurro – il Signore e la Signora Chiba.

- Siamo proprio noi! – fece allegro Mamoru.

Usagi, invece, alzò gli occhi al cielo per nulla entusiasta come lui.

L’insegnate scrisse il loro nome sul quaderno e lo consegnò a Mamoru mentre a Usagi diede la bambola.

- Dentro il quaderno avrete tutte le informazioni sulla vostra famiglia e su vostro figlio. Mi raccomando siate molto attenti, questo compito influenzerà molto sulla valutazione finale!

- Fantastico! – pensò Usagi tornando al suo posto.

Voltò il proprio banco verso quello di Mamoru, mentre lui leggeva il quaderno lei teneva in braccio il bambolotto.

- Interessante... – mormorò Mamoru leggendo la prima pagina.

- Beh cosa c’é scritto?

- Che siamo sposati da cinque anni...- spiegò il ragazzo – io sono un medico, specializzato in neurochirurgia.

- Ottimo...- disse Usagi – e io?

Mamoru soffocò una risatina.

- Beh? Cosa c’è di così divertente?

- Dice che tu sei una casalinga.

- Cosa?- urlò la ragazza strappandogli il quaderno di mano – Non è giusto! Io voglio realizzarmi nella vita!

- Ti realizzerai facendo la mammina a tempo pieno. – sorrise Mamoru.

- Uffi…- sospirò la ragazza – non voglio fare la fine di mia madre.

- Andiamo…- fece il ragazzo riprendendo il quaderno – se ti sentisse tua madre non sarebbe del tutto contenta.

Usagi sbuffò e lanciò un’occhiata al bambolotto che teneva ancora in grembo.

- E cosa dice del bambino?

- Che siamo diventati genitori da poco… ed abbiamo una bella bambina.

- Almeno qualcosa di positivo. – disse lei guardandola bene – Ha già un nome?

Mamoru voltò un paio di pagine alla ricerca di qualche informazione.

- No.

- Che ne dici di Yoe?

Il ragazzo storse il naso.

- Ginny?

- Assolutamente no.

- Allora dalla tu un’idea visto che è anche tua figlia!- sbottò Usagi contrariata.

Mamoru socchiuse gli occhi riflettendo sul nome adatto.

- Chibiusa ti piace?

Usagi si morse un labbro.

- Chibiusa…- ripeté piano assaporando il nome – Chibiusa Chiba… perfetto.

Mamoru sorrise compiaciuto.

- Bene, - disse tornando a leggere – le istruzioni della bambola dicono che è programmata per comportasi proprio come un bambino vero. Piange ad orari ben definiti per la pappa, va cambiata e potrebbe anche ammalarsi se non la curiamo bene. Se proviamo a porgliele le batterie prendiamo un brutto voto, se, invece, saremo dei bravi genitori, entro due settimane dovrebbe iniziare a dire un paio di parole. La bambola compirà un anno a fine settimana.

Usagi guardò la piccola bambola e sorrise… in fondo le era sempre piaciuto giocare a fare la mamma non doveva esser così difficile.

- Dovremmo incontraci ogni pomeriggio dopo la scuola. – fece Mamoru – Dobbiamo parlare di molte cose, i costi, la casa, gli acquisti per la bambina, dobbiamo far quadrare i conti e il professore vuole che scriviamo un diario con le nostre sensazioni e le nostre opinioni.

Usagi annuì.

- Sei silenziosa testolina buffa…- valutò il ragazzo – come mai?

- Sai Mamoru, - fece l’altra con uno sguardo poco amichevole – se continui a chiamarmi in quel modo chiedo il divorzio!

- Allora ti chiamerò tesoro. – rispose l’altro con gli occhi lucidi.

La ragazza sbuffò contrariata.

- Meglio testolina buffa!

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Capitolo 7
*** I nostri segreti ***


- Chi tiene la bambina oggi?- fece Minako molto divertita, erano già passati tre giorni da quando il loro professore gli aveva dato quel compito assurdo. Tre giorni dove Minako aveva, in tutti i modi possibile, cercato di far dire qualcosa di compromettente a Usasi, per compromettente Minako intendeva qualcosa che le facesse capire che, alla sua amica, il bel Mamoru piaceva molto. Ovviamente i suoi tentativi furono vani, Usagi non diceva nulla su quello che lei e Mamoru facevano nei pomeriggi dopo la scuola, non che ci fosse molto da dire... non facevano proprio nulla a parte litigare ogni tanto ma a lei piaceva vedere gli sforzi che la sua amica faceva per farla parlare.

- Ti ricordo che anche tu hai questo esperimento. – fece lei cercando mettere Minako al centro del discorso.

- Oh sì è vero... ma io sono una giornalista e lavoro molto, mio marito, invece, é un inventore e lavora nel laboratorio sotto casa. Quindi può tenere il bambino molto più di me.

- Tu Usagi che lavoro fai? – chiese Makoto curiosa.

La ragazza sospirò.

- La casalinga... Mamoru é un chirurgo. Oggi tiene lui Chibiusa... io devo parlare con mia madre, sul quaderno c’é scritto che dobbiamo intervistare qualcuno che faccia il nostro lavoro giusto per capire com’é la vita che svolgiamo.

- E scusa, - chiese Ami curiosa – coma ha fatto Mamoru a trovare un neurochirurgo?

- Lo zio di un suo amico é dottore... – spiegò Usagi con un’alzata di spalle – lo fa passare per chirurgo e porrà a lui le sue domande.

- Praticamente imbroglia.

- No, il professore gli ha dato il permesso dicendo che non avrebbe mai potuto sperare in un’intervista con un vero neurochirurgo solo per uno stupido esperimento.

- Capisco?- fece Ami colpita –Certo che é strano questo compito.

- Beh non sarebbe la prima volta che il professore ci assegna qualche progetto strano. - valutò Makoto – Un anno ha voluto che addestrassimo un topo a superare un labirinto.

Usagi tremò solo al ricordo... il suo topo era uscito dalla scatola durante la notte e se l’era ritrovato nel letto. Le urla si erano sentite per mezza città.

Stavano andando verso la gelateria, erano esauste tutte e tre e volevano bere un frappè prima di tornare a casa a fare i compiti. Usagi non doveva vedersi con Mamoru quel pomeriggio visto che aveva la sua intervista da fare alla mamma.

Appena entrarono nella gelateria il pianto di un neonato le raggiunse, si guardarono attorno constatando che Mamoru era seduto ad un tavolo, i quaderni sparsi un po’ ovunque e gli altri clienti lo guardavano in malo modo chiedendosi come mai un ragazzo sui diciotto anni dovesse portarsi dietro una bambola.

- Cos’é successo?- chiese Usagi avvicinandosi al ragazzo e lanciando occhiate alla bambola che, naturalmente, non si muoveva ma il pianto registrato era molto realistico.

- Perché non me lo dici tu! – urlò il ragazzo ormai esasperato – E’ da quando sono arrivato che tua figlia piange!

- Ah ora é solo mia figlia! – fece indignata Usagi, in quel momento si sentiva proprio come una mamma e una moglie.

In quel momento una cameriera si avvicinò ai due:

- Scusate ma state disturbando gli altri clienti, devo chiedervi di...- sembrava piuttosto imbarazzata e indicò la bambola che Mamoru teneva in braccio – di spegnere quella bambola.

I due ragazzi divennero rossi per l’imbarazzo.

- Non possiamo...- rispose Mamoru mortificato – é il compito di scienze.

- Allora devo chiedervi di andare fuori con quella. – rispose l’altra con gentilezza anche se si vedeva chiaramente che non vedeva l’ora di sbatterli fuori dal locale.

Mamoru raccolse le sue cose mentre Usagi salutava le amiche e uscirono dalla gelateria, camminarono veloci ignorando le occhiatacce che lanciavano i passanti quando li incrociavano.

- Ti prego..- fece Mamoru con un sospiro – cerca di capire cos’ha... non posso portarla a casa in questo stato!

- Allora vediamo...- fece dolcemente sedendosi su un muricciolo di mattoni – cos’ha la mia bambina?

Iniziò a cullarla e farla giocare ma la bambola continuava a piangere, controllò il pannolino e poi le venne in mente:

- Ha mangiato?

- Sì, mezz’ora fa... ha fatto anche il ruttino!

Usagi sorrise e mise la bambina sulla spalla iniziando a darle dei colpetti sulla schiena. Quello che avvenne dopo fu molto esilarante, la bambola digerì nel vero senso della parola… lasciando pure un ricordino sulla spalla di Usagi.

- Ma siamo sicuri che siano bambole e non bambini veri?- fece Mamoru con una smorfia di disgusto.

Usagi iniziò a ridere:

- A quanto sembra non aveva digerito del tutto e devo dire che sono fatte molto bene.

- Come mai sai prenderti cura così bene dei bambini? – chiese Mamoru molto curioso.

- Ho un fratello più piccolo e ricordo che guardavo sempre mia mamma quando si prendeva cura di lui e poi, forse, credo di aver molto istinto materno.

- Dovrebbe esser una cosa innata per voi ragazze.

- No, non credo... guarda Minako... farebbe di tutto per non prendersi cura della sua bambola. La sua ambizione più grande non é diventare madre.

Mamoru annuì comprendendo quello che stava cercando di spiegargli la ragazza.

- E tu cosa vorresti fare quando avrai finito la scuola?

Usagi si morse un labbro e guardò la bambola.

- Io.. io... ti metterai a ridere se te lo dico...

- Prometto che non mi metterò a ridere, - fece Mamoru avvicinandosi di più, proprio come se Usagi dovesse rivelargli un segreto importantissimo – puoi fidarti di me Usagi.

La ragazza gli lanciò uno sguardo poco convinto... questo era un segreto che nessuno conosceva, neppure le sue migliori amiche.

- Se te lo dico prometti che non riderai, che non farei battute stupide, che non mi prenderai in giro e, soprattutto, che non lo dirai a nessuno?

Mamoru alzò una mano mentre l’altra la metteva sul cuore.

- Lo prometto!- disse solennemente strappando un lieve sorriso dalle labbra di Usagi.

- Mi piace scrivere...- disse con un soffio appena udibile e diventando rossa – quando sono sola in cameretta scrivo tutto quello che mi passa per la testa. Per lo più sono favole fantastiche, sai quelle con principesse intrappolate da maghi crudeli e principi innamorati.

Aveva parlato prendendo a mala pena fiato, era la prima volta che diceva quelle cose ad alta voce, fino a quel momento si era limitata solo a sognare ad occhi aperti, ora qualcuno conosceva il suo segreto. Non sì pentì di averlo condiviso con lui ma si sentiva in imbarazzo, era convinta che presto Mamoru scoppiasse a ridere come un matto.

Ma Mamoru non scoppiò a ridere anzi, rimase molto serio e continuava a guardare Usagi che si ostinava a fissarsi le scarpe nere.

- Non potrei mai ridere di questo tuo sogno. – fece lui dolcemente – E’ una bellissima aspirazione... scrivere per dare dei sogni alle persone. Ho sempre pensato che chi scrivesse avesse così tanti sogni nella testa che si trova costretto ad imprimerli sulla carta altrimenti scoppierebbe. Uno scrittore é generoso e sai perché Usagi?

La ragazza scosse il capo continuando a fissare l’asfalto.

- Perché condivide i suoi sogni con altri, perché fa in modo che le persone che leggano quelle pagine possano prendere quel sogno e farlo proprio anche se, inizialmente, era di un altro. Capisci quello che dico?

- Io... io credo di sì... – balbettò lei non credendo possibile tutta questa comprensione da parte di un ragazzo che la conosceva appena.

- E poi, - continuò il ragazzo – gli scrittori sono molto sensibili altrimenti non riuscirebbero a far emozionare i loro lettori.

- Io.. io non credo si esser così brava... mi piace solo raccontare i miei sogni...

Mamoru fissò la testa bionda di Usagi qualche minuto poi si avvicinò al suo orecchio:

- Potrei leggere qualcosa?- chiese sperando di non ottenere uno schiaffo come una risposta.

Usagi si morse un labbro... poteva fidarsi di Mamoru? E se poi l’avesse presa in giro davanti a tutta la scuola? E se trovava brutto quello che scriveva e le avesse detto che non aveva nessun tipo di talento?

- Non lo so Mamoru... mi vergogno tantissimo...- mormorò veramente imbarazzata, sentiva gli occhi di Mamoru che la esaminavano, avrebbe voluto trovarsi ovunque tranne che lì.

- Mi prometti che ci penserai? – chiese il ragazzo speranzoso.

- Perché ci tieni così tanto?

- Perché sono curioso.

Usagi si morse ancora di più il labbro indecisa su cosa fare.

- Va bene...- disse infine dopo un lungo contrasto interiore – ci penserò Mamoru.

Restarono a lungo in silenzio, Usagi non sapeva cosa dire e Mamoru era perso nella contemplazione della ragazza...

- Posso chiederti io, adesso, quale siano i tuoi sogni?- chiese infine la ragazza che non ne poteva più di quel silenzio imbarazzante.

Mamoru parve svegliarsi da un lungo sogno... non aveva per nulla sentito la domanda di Usagi continuava a fissarle i capelli biondi.

- Sai che hai dei capelli bellissimi?- mormorò senza neppure rendersene conto.

Usagi arrossì vistosamente seguita poco dopo da Mamoru che aveva, solo in quel momento, capito quello che le aveva detto.

- Gr..grazie...- balbettò la ragazza senza osare alzare il volto – sei molto gentile.

- Cosa mi stavi chiedendo prima?

- Ti ho chiesto quali fossero i tuoi sogni...

- Ooh. - sospirò Mamoru guardandosi attorno un po’ in imbarazzo per quell’argomento che lui non voleva toccare, ma Usagi si era confidato con lui no? – Diciamo che la mia priorità, ora, é andarmene di casa... poi chissà!

Usagi corrugò la fronte perplessa e, finalmente, alzò lo sguardo sul ragazzo che le sedeva accanto.

- Mamoru...- mormorò debolmente non sapendo se era la cosa giusta da fare – temo... temo di non capire.

Il ragazzo fece un profondo respiro e iniziò a raccontare la sua storia, dalla morte dei genitori al primo litigio, fino all’arrivo a Tokyo. Usagi non aveva mai staccato gli occhi dai suoi mentre parlava, aveva visto chiaramente un’ombra impossessarsi di quello sguardo sempre solare e allegro ma non aveva mai visto la compassione che, solitamente, tutti gli offrivano dopo aver sentito il suo racconto.

- Dev’essere stata dura. – fece infine la ragazza con debole sorriso comprensivo – Hai sofferto molto, mi dispiace.

Mamoru annuì colpito dalla sua sensibilità, quando qualcuno scopriva la sua storia era solito fingere compassione, offrire senza voglia aiuto, lui non voleva esser aiutato e di compassione ne aveva rivenuta fin troppa. Voleva solo continuare ad andare avanti e Usagi aveva capito.

- Ora le cose come vanno? – chiese lei senza distogliere lo sguardo.

- Beh… posso dire bene… beve meno e credo che stia cercando un lavoro. Ma l’ho visto fare così milioni di volte senza mai cavarne un ragno dal buco. Non ci spero più ormai… settimana prossima partirà, ha accennato ad un lavoro in un paese qui vicino, dovrebbe stare via due o tre settimane… ovviamente se non perde il lavoro prima. Cosa che potrebbe succede anche dopo due ore. Il nostro non è più un rapporto ormai, io non invado i suoi spazi e lui raramente mi chiede qualcosa… quindi, per ora, le cose vanno bene. Quando inizierà a collezionare debiti come francobolli allora sì che inizieranno i guai. Ma spero che, per quel momento, io sia già maggiorenne, così potrà partire da solo.

- Sì, - fece Usagi annuendo piano – lo spero anch’io. – fece Usagi diventando rossa ma non distogliendo lo sguardo dal ragazzo - Il tuo segreto è al sicuro con me Mamoru, non lo dirò a nessuno. – disse tranquillamente cercando di far capire al ragazzo che poteva esser una buona amica.

Lui sorrise:

- Lo so… per questo te l’ho raccontato.

 

 

 

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Capitolo 8
*** La gelosia ***


 

Fortunatamente l’esperimento di scienze era finito e, visto i risultati pessimi che alcuni  studenti avevano raggiunto, il professore aveva deciso di non valutarlo con grande rammarico di Usagi e Mamoru che, con la loro piccola Chibiusa, avevano fatto veramente grandi progressi.

Dopo quella discussione i due non avevano più avuto molte occasioni per parlarsi così apertamente, Mamoru era continuamente circondato da uno sciame di ragazze che cresceva a vista d’occhio, Usagi era letteralmente infuriata con qualunque essere femminile della sua scuola e non capiva perché... o meglio lo capiva ma evitava di pensarci.

Stava sdraiata sul letto, le braccia incrociate dietro la nuca e lo sguardo fisso sul soffitto... ripensava a Mamoru, alla chiacchierata che avevano fatto e alla sua infanzia. Ora capiva tante cose, i suoi modi di fare poco gentili, le sue occhiate fredde, la ricerca di un lavoro e capiva anche le sue battute stupide. Non che lo giustificasse, lei non doveva esser la sua valvola si sfogo, ma poteva capirlo se, a volte, era insopportabile.

- Soprattutto quando fa il cretino con quelle oche che gli ronzano attorno! – sbottò mettendosi a sedere sul letto di scatto – Oh no! Ecco… ci penso di nuovo! – fece poi con un profondo sospiro – Sono fritta!

Tornò a sdraiarsi sul letto provando vergogna per se stessa... fino a qualche settimana fa urlava a pieni polmoni che Mamoru Chiba non era il suo tipo, ora sperava di trovarsi sola con lui.

Poteva benissimo sentire la voce squillante di Minako “Ah! Te l’avevo detto! Lo sapevo che prima o poi anche tu saresti caduta ai suoi piedi!”.

La ragazza fece un altro profondo sospiro... era proprio fregata!

 

Quel Sabato era uno dei momenti che Usagi amava di più dell’anno, quella sera per le vie di Tokyo si sarebbe festeggiato l’arrivo dell’inverno. Le strade erano già agghindate con i festoni colorati, le bancarelle si stavano sistemando nel centro e nel parco, tutto era pronto per quella festa che salutava il vento frizzante, ma ancora caldo, dell’autunno e dava in benvenuto alla morsa gelida dell’inverno. 

Usagi era elettrizzata, aspettava quella serata da una settimana organizzando tutto con le sue amiche, il Venerdì sembrava non passare più, guardava fuori dalla finestra della classe pensando al suo kimono appeso nell’armadio e a tutte le leccornie ce avrebbe mangiato.

Durante l’intervallo non si parlava d’altro, le ragazze discutevano sul loro abbigliamento e sul trucco mentre i ragazzi cercavano di invitare le proprie compagne a qualche festa particolare.

- Ho sentito, - sussurrò piano Minako alla sua amica – che Aruka ha invitato Mamoru alla sua festa.

Usagi sgranò gli occhi blu, Aruka era la ragazza più ricca e ammirata dell’istituto, tanto crudele quanto bella, voleva tutto per sé, era convinta di avere in pugno tutti i ragazzi del mondo, andava in giro vantandosi che se voleva una cosa l’otteneva sempre e non le importava il prezzo da pagare.

A quella notizia Usagi sentì il suo stomaco contrarsi in una morsa:

- Lui cos’ha risposto?

Come risposta entrò Mamoru con la bella Aruka sotto braccio, entrambi ridevano di gusto. Si misero a sedere proprio dietro di lei e iniziarono a parlottare sommessamente. Ogni tanto sentiva la parola festa o vedrai che bello ma niente di più.

Ciò infastidiva non poco Usagi.

- Ci saranno i fuochi d’artificio alle undici. – fece la ragazza avvicinandosi di più al viso di Mamoru – Dal balcone di casa mia si vedono meravigliosamente.

- Bene. – sorrise Mamoru apparentemente contento.

Quando la campanella suonò di nuovo Aruka salutò Mamoru dandogli un bacio sulla guancia.

Usagi spezzò in due la matita che aveva in mano.

Il ragazzo si allungò sul banco verso la schiena di Usagi.

- Testolina buffa... tu cosa fai domani sera?

- Non sono affari tuoi!- gli rispose distaccata senza neppure voltarsi.

Il ragazzo sussultò nel sentire quel tono così freddo... non l’aveva mai usato neppure durante le loro prime litigate. 

- Ehi tutto bene?

- Splendidamente. – rispose sempre dandogli le spalle.

Mamoru nono riuscì a capire quello strano atteggiamento di Usagi, era da un po’ di giorni che era diversa... più distratta e molto più irascibile. Aveva dato per scontato che fosse sottopressione per via di quello stupido esperimento ma, ora che era finito, il suo malumore era peggiorato.

 

- Usagi!- urlò il ragazzo correndole dietro all’uscita della scuola – Ehi Usagi!

Ma lei non aveva nessuna intenzione di fermarsi né, tanto meno, di parlare con lui.

Mamoru difficilmente si lasciava intimorire da un piccolo ostacolo, si parò davanti alla sua compagna bloccandole il passaggio.

- Spostati. – fece freddamente cercando di passargli accanto.

- Prima mi dici cos’hai.

- Non ho nulla.

- Usagi…-disse piano il ragazzo sfiorandole un braccio – stai tremando.

Era vero stava tremando… perché? Perché si comportava così?

- Lasciami stare. – disse con voce strozzata… tra poco sarebbe scoppiata a piangere.

- Testolina buffa…- mormorò più dolcemente cercando di farla sorridere ottenendo, invece, solo l’ira furiosa di Usagi.

- Mi chiamo Usagi!- urlò lei rossa in volto e con le lacrime pronte a scendere – Smettila di chiamarmi in quel modo stupido! Perché non prendi in giro la tua nuova amica Aruka!

Mamoru sgranò gli occhi sempre più confuso…

Usagi approfittò di quel momento per passare accanto a lui e correre via in lacrime.

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Capitolo 9
*** Una rivale molto agguerrita ***


 

Mamoru si guardò allo specchio cercano di convincersi che aveva indossato gli abiti giusti per quella serata. Non era sicuro del suo abbigliamento anche perché non aveva mai partecipato a quel tipo di feste ma ritenne che, tutto sommato, non aveva fatto un pessimo lavoro.

Lo zio era già uscito da un paio d’ore… sicuramente sarà stato in qualche bar a bere… ma non era un problema, non ora almeno.

Si sistemò meglio il colletto della camicia e guardò l’ora, beh era ancora presto.

Uscì sul piccolo balcone e guardò la città dall’alto, il crepuscolo di avvicinava velocemente, i lampioni si accendevano uno dopo l’altro, si sentiva una musica in lontananza segno che da qualche parte qualcuno aveva già iniziato i festeggiamenti.

Improvvisamente i suoi pensieri andarono a Usagi, si era proprio comportata in maniera strana e, chissà poi perché, si sentiva in colpa.

Possibile che avesse fatto qualcosa a quella ragazza senza rendersene conto?

Aveva deciso di non pensarci, di sperare in un cambiamento Lunedì mattina e, se le cose non fossero migliorate, avrebbe fatto qualcosa solo allora.

Ma ora, solo in quella quiete, i suoi pensieri volarono subito alla ragazza con i buffi codini.

- Usagi... Usagi...- mormorò mentre osservava la luna pallida in cielo – possibile che mi stia innamorato di te?

 

Usagi si guardava anche lei allo specchio, il kimono che stava indossando era di sua madre che ormai era troppo grande per metterselo, era blu con i ricami in argento, aveva raccolto i due codini e si era truccata leggermente, non stava male… anzi poteva dire che era proprio carina.

- Usagi sono arrivate le tue amiche! – urlò Ikuko dal salotto.

La ragazza scese di corsa rischiando seriamente di cadere dalle scale e rompersi l’osso del collo, anche le sue amiche erano molto belle.

Minako aveva un kimono arancione, Makoto sui toni del verde, quello di Ami era verde acqua e Rei ne aveva indossato uno rosso e nero. Tutte sembravo molto più grandi rispetto alla loro vera età.

- Wow ragazze! – esultò con gli occhi scintillanti – Siete bellissime!

- Anche tu sei molto bella. – sorrise Rei.

- E’ il kimono di mia madre. – spiegò lei facendo una giravolta – Veramente mi sta bene?

- Sì!- rispose sicura Minako con un sorriso malizioso – Su chi devi fare colpo Usagi? Sul bel Mamoru Chiba?

Usagi fece una smorfia disgustata e trascinò l’amica nelle stradine già affollate.

- Lo sai che Mamoru non mi piace. – fece sembrando disinteressata – E poi stasera andrà alla festa di quella smorfiosa di Aruka… figurati se li troveremo in giro.

- Già, - echeggiò Makoto osservando una bancarella – una come lei non si mischia alla gente comune, rimane nella sua villa alla sua megafesta. 

- Io mi diverto di più qui. – valutò Ami guardano dei bambini giocare per strada.

- Basta pensare a queste cose! – gioì Usagi felice – Divertiamoci!

E tutte le sue amiche non ebbero nulla da obbiettare a quel suggerimento.

 

La serata fu molto divertente, Usagi provò a vincere un paio di pesci rossi, Ami e Rei avevano adocchiato una bancherella di oggetti in legno fatti a mano, Makoto assaggiava ogni piatto che attirava la sua curiosità solo per capire le ricette e Minako si guardava attorno cercando l’uomo della sua vita.

Usagi lasciò perdere i pesci rossi e si guardò attorno alla ricerca delle sue amiche ma non riusciva a vederle tra la folla.

Iniziò a camminare guardando nei dintorni e chiamandole, di certo non voleva perdersi proprio quella sera!

- Ragazze! Ami? Rei? Matoki? Minako?

- Faccia di Luna hai bisogno di una mano?

Usagi rimase pietrificata… quella voce…

Una risata acuta e fastidiosa, quanto un gatto che si arrampica sulla lavagna con le unghie, scoppiò pochi secondi dopo.

E quella risata stridula…

Si voltò lentamente, Mamoru stava dietro di lei, era veramente bello con quei vestiti eleganti, sotto braccio teneva Aruka avvolta in un kimono bellissimo di seta color oro con ricamate delle pietre che sembravano quasi veri diamanti, un notevole modo per mostrare le sue ricchezze, i capelli neri erano rimasti sciolti sulle spalle mentre quei due occhi di ghiaccio e pieni di perfidia puntarono Usagi nel suo modesto vestito.

- Non potevi trovare soprannome migliore Mamoru, caro.  – strillò la ragazza – Usagi ha proprio una faccia da Luna!

La ragazza iniziò a tremare di rabbia, come aveva potuto chiamarla in quel modo davanti a quella smorfiosa?

E poi caro... caro?

- No, ce la faccio benissimo da sola grazie Mamoru. – rispose serrando le mani in due pugni così stretti quasi da conficcarsi le unghie nei palmi.

- Sei sicura? – insistette il ragazzo dolcemente, tanto dolcemente che la sua compagna gli lanciò un’occhiata maligna.

- Mamoru caro, - squittì Aruka con un sorriso – se dice che ce la fa da sola... perché continui ad insistere?

- Già, - echeggiò Usagi che avrebbe sol voluto prendere le gemme di quel vestito e cacciargliele in gola – perché insisti? E poi non dovevi esser alla sua festa?

Aruka rise di nuovo.

- Morivo dalla voglia di vedere come si festeggia per strada... e Mamoru é stato così gentile ad accompagnarmi.

- Per me poteva anche accompagnarti all’inferno! – pensò Usagi lanciando un’occhiata di fuoco a Mamoru, occhiata che non passò inosservata, anzi il povero ragazzo si trovava tra due fuochi senza neppure capire molto bene il perché.

- Usagi!- urlò in quel momento Ami cercando di farsi vedere dall’amica – Siamo qui!

- Vai Usagi...- disse falsamente gentile Aruka – non preoccuparti per Mamoru... ci sono io a fargli compagnia.

Mamoru giurò di aver visto le fiamme negl’occhi della sua compagna di classe, si chiedeva come Aruka non fosse spaventata da quello sguardo.

- Ci vediamo in classe Chiba. – sibilò velenosa Usagi prima di voltarsi e correre verso le sue amiche.

- Chiba?- pensò Mamoru disorientato – Da quando ha ripreso a chiamarmi Chiba?

 

Usagi non volle palare con nessuno di quell’incontro... era una cosa che doveva risolvere da sola.

Stava sul tetto della scuola, era l’intervallo e fissava il cielo azzurro cercando conforto nelle nuvole bianche a paffute, un conforto che non arrivava.

Da quella sera Aruka stava attaccata a Mamoru peggio di una mosca sulla carta moschicida, voci di corridoio assicuravano che stavano insieme, lei non lo credeva vero o, forse, non voleva crederci.

- Tsukino. – fece una voce fredda alla soglia.

Usagi si voltò lievemente spaventata... nessuno sapeva che era lì... nessuno tranne Aruka.

- Che cosa vuoi?- chiese distaccata tornando a guardare il cielo.

- Solo metterti in guardia.

- Riguardo a cosa?

- Mamoru. – fu la semplice risposta dell’altra.

Usagi fece un debole sorriso e tornò a guardare la sua rivale.

- Lo sapevo che prima o poi ci avresti provato Aruka. 

- Non ci metto nulla a schiacciarti come un moscerino Tsukino, so che quel ragazzo ti piace... ma lui é mio. – tagliò corto l’altra seria.

- Non mi sembra di averci visto il tuo nome tatuato da qualche parte, - rispose lei agguerrita, quella non le faceva paura – non mi fai paura.

- Invece dovresti aver paura. – disse calma ma molto crudelmente Aruka – Sono io che comando qui.

- Io non prendo ordini da nessuno, specialmente da una viziata snob come te.

Aruka socchiuse gli occhi.

- Vedremo Tsukino chi avrà ragione.

- Non vedo l’ora...- sibilò l’altra duramente.

Aruka se ne andò lasciando Usagi, di nuovo, sola sul tetto, la biondina guardò per qualche secondo la porta poi tornò a fissare il cielo. 

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Capitolo 10
*** Un ritorno inatteso ***


 

Mamoru stava nascosto dietro la porta dell’aula cercando di sottrarsi dalla vista di Aruka. Quella ragazza stava diventando insopportabile e troppo invadente per i suoi gusti.

Senza contare che da quando quella frequentava assiduamente la sua classe durante l’intervallo, Usagi non gli rivolgeva più la parola.

Ma era ottimista... le vacanze di natale iniziavano domani, avrebbe avuto meno occasioni per vedere Aruka e poteva benissimo andare a casa di Usagi a chiedere spiegazioni sul suo strano comportamento.

Quando si assicurò che non ci fosse Aruka nel raggio di dieci metri uscì dall’aula e si recò, il più velocemente possibile, verso l’uscita.

Quella situazione stava diventando insopportabile, aveva provato a far capire ad Aruka che non era il suo tipo ma lei non gli aveva neppure prestato attenzione.

Mentre usciva dalla scuola vide Usagi sola che si dirigeva verso casa.

- Usagi!- urlò sperando che fosse la sua occasione per far pace con la ragazza.

- Che vuoi? – chiese sgarbatamente l’altra quando la raggiunse.

- Parlare. – rispose semplicemente Mamoru – Non parliamo più da tanto tempo.

- Mi sembravi troppo impegnato per parlare con me. – sentenziò la ragazza allungando il passo.

- Andiamo Usagi... non fare così...- mormorò lui allungando il passo a sua volta – Dimmi perché sei così arrabbiata con me.

- Non sono arrabbiata con te. – rispose lei calmandosi un attimo.

Mamoru sorrise compiaciuto.

- Mi stanno antipatiche quelle oche che frequenti... – continuò la ragazza voltando il viso dall’altra parte.

- Tipo Aruka?- chiese con un sorriso sornione il ragazzo.

- Esatto... vedo che capisci al volo. Visto che sei così intelligente spiegami cosa ci trovi in una come lei!

Mamoru non era sicuro di capire fino in fondo il ragionamento della ragazza.

- Cosa ci trovo? Usagi é solo un’amica!

- A chi vuoi darla a bere Mamoru? Si vede lontano un miglio che ti piace. – si sentiva crudele ma non c’era nulla di peggio di una donna ferita e gelosa.

- Ma...

- Usa? – i due si fermarono all’istante.

Davanti a loro c’era un ragazzo sui vent’anni alto almeno quanto Mamoru, aveva i capelli biondi, gli occhi verdi e luminosi, i tratti erano dolci anche se molto mascolini, era proprio un bel ragazzo.

La cartella di Usagi cadde a terra:

- Janothan... – mormorò con un filo di voce.

- Ciao Usagi. - sussurrò il giovane con un sorriso seducente, ignorando completamente il ragazzo moro che stava camminando con lei.

- Tu cosa ci fai qui? – chiese lei dimenticando per un attimo quello che le aveva fatto

- Ti volevo parlare.

Usagi aveva il cuore che batteva fortissimo... tutto d’un tratto si rese conto che Jonathan non era proprio archiviato nell’angolo buio e remoto del suo cervello, come aveva fatto credere alle sue amiche e come credeva lei stessa.

- Eccoti qui Mamoru caro!- urlò Aruka saltando al collo del ragazzo – Perché non mi hai aspettato all’uscita come tutti i giorni?

Improvvisamente Usagi non capiva più nulla... da una parte aveva il suo ex fidanzato che l’aveva tradita ma che le faceva ancora battere il cuore, dall’altra parte c’era Mamoru Chiba che le piaceva da impazzire ma che la faceva ingelosire.

- Allora mi accompagni a casa? – cinguettò Aruka con un finto sorriso innocente.

Mamoru, nel frattempo, non si era neppure reso conto dell’assalto di Aruka, stava contemplando i due che aveva davanti, non avevano smesso neppure per un secondo di guardasi negl’occhi.

- Mamoru?!?!- fece la ragazza sventolandogli la mano davanti agli occhi – Ci sei?

- Cosa?... Oh.. Aruka... io... beh stavo accompagnando Usagi...

- L’accompagno io. – fece Jonathan prendendo la cartella della ragazza.

Senza un motivo apparente Mamoru si trovò ad odiare quel tipo.

- Perfetto!- esultò Aruka – Andiamo Mamoru?

Usagi guardò Aruka mentre si avvinghiava al collo di Mamoru lanciando prima sorrisi seducenti e a lui e poi sguardi assassini verso di lei.

- Sì, va pure! – urlò rossa in volto la ragazza – So trovare la strada da sola! – e, detto questo, prese sotto braccio Jonathan e si avviò verso casa.

- Perfetto!- urlò Mamoru adirato perché l’aveva lasciato nelle grinfie di quella pazza psicopatica – Mi chiedo perché perdo ancora tempo con te Faccia di Luna!

Usagi poteva ancora sentire la risata stridula di Aruka anche dopo aver svoltato l’angolo.

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Capitolo 11
*** Sono arrivato tardi ***


 

Mamoru camminava soprapensiero, era così immerso nei suoi discorsi che non si era neppure accorto che Aruka gli aveva preso la mano.

Perché Usagi era così strana? Perché non voleva parlargli? E chi diavolo era quel damerino biondo che si permetteva di chiamarla Usa? Usa?!?

- Non vedo l’ora che si metta a nevicare. – cinguettò Aruka accanto a lui – Non trovi che la neve sia romantica Mamoru?

- Eh? – fu la semplice risposta del ragazzo che proprio non le prestava attenzione, perché doveva starsene con una snob come Aruka quando Usagi era semplice, ingenua, bellissima... insomma perfetta!

- Mamoru mi sembri distratto. – riprese seccata la ragazza fermandosi di colpo – Non starai pensando a Usagi vero?

- Come? – chiese fingendosi scandalizzato, non voleva che tutti scoprissero questa sua incredibile cotta per la testolina buffa che amava prendere in giro ma, tuttavia voleva sapere chi fosse quel tipo strano – Beh veramente... mi chiedevo chi fosse quel ragazzo biondo.

La risata stridula e fastidiosa di Aruka perforò l’orecchio destro del ragazzo.

- Ah io lo so!

Mamoru era sul punto di cacciarla via in malo modo, ma la sua curiosità, mista alla gelosia, aveva preso il sopravvento.

- E chi sarebbe?

- Si chiama Jonathan,- ripose prontamente Aruka alzando la testa in riflessione cercando di ricordare il cognome – beh Jonathan qualcosa... ha vent’anni ed é l’ex fidanzato di Usagi.

- Quello é l’ex fidanzato di Usagi?- urlò Mamoru bloccandosi di colpo.

- E’ bello vero? Non si sanno i motivi che spinsero Usagi a lasciarlo... lui si diceva così innamorato...

Mamoru ebbe un tuffo al cuore... l’ex fidanzato di Usagi... non ricordava che lei gli avesse accennato ad un ex ragazzo.

- A dire il vero..- ghignò l’altra con una luce maligna negl’occhi di ghiaccio, abbassando ancora di più la voce per non farsi sentire da tutti– io so il motivo per cui Usagi ha rotto con lui.

- E quale sarebbe?

- Da fonte sicura so che quel ragazzo l’ha tradita. Usagi, quando l’ha scoperto, é andata su tutte le furie e l’ha mollato.

- Beh mi sembra giusto!- disse Mamoru che, in quel preciso istante, avrebbe solo voluto prendere a pugni quel cretino che aveva fatto soffrire la sua Usagi.

- Sì.. ma vedi quel Jonathan é il primo Vero amore di Usagi. Anche se lei si é arrabbiata é possibile che lo ami ancora e che voglia tornare con lui.

Lo stomaco del ragazzo si contrasse quasi fino a fargli venire la nausea.

- Credi che sia possibile?- domandò Mamoru e nella sua voce potevi sentire il panico.

- Beh sì, se il sentimento é forte e lui si dice pentito magari gli da un’altra possibilità.

Mamoru si fermò... no, Usagi non era così ingenua da ricascarci con un tipo del genere... ma, forse, Aruka aveva ragione.

Doveva controllare.

Si voltò e si mise a correre il più velocemente possibile verso casa Tsukino.

- Ehi Mamoru!- urlò sconcertata Aruka alla figura indistinta che correva – Ma dove credi di andare?

- Ci vediamo in questi giorni! – urlò lui poco convinto – Scusa ma mi sono ricordato di un impegno importante!

Aruka pestò un piede a terra indignata, un impegno importante? Aveva capito fin troppo bene di che impegno stesse parlando... ma era inutile correre ora da Usagi Tsukino.

 

Usagi e Jonathan stavano camminando lentamente e in silenzio.

Lui si vergognava per quello che le aveva fatto.

Lei pensava solo a Mamoru e a quella smorfiosa che gli stava attaccata.

- Sei silenziosa. – fece il ragazzo con un sospiro.

- Come?- chiese disorientata lei strappata improvvisamente dai suoi sogni ad occhi aperti.

- Dicevo Usagi, - ripeté più piano l’altro – che sei silenziosa... o forse sono io che non dovrei essere qui.

La ragazza annuì mordendosi un labbro.

- Perché sei venuto?

- Perché volevo chiederti scusa, non avrei mai dovuto comportarmi in quel modo stupido. Ti ho trattato male... e tu meriti rispetto.

Usagi arrossì appena, Jonathan non si era mai scusato per quello che le aveva fatto.

- Mi hai fatto molto male... – precisò con un filo di voce – non credo di aver meritato quello che mi hai fatto.

- No, non lo meritavi... ma l’ho capito solo dopo aver visto le tue lacrime. Sono stato un idiota.

- Sì, sei stato un idiota.

Rimasero ancora in silenzio, la situazione era imbarazzante.

- Usa io... – Jonathan abbassò il capo imbarazzato – io ti amo ancora.

Usagi si bloccò... come? Cosa? Non poteva essere vero! Insomma lui l’aveva tradita con un’altra... non l’aveva mai amata veramente!

- Se mi amavi non mi avresti tradito. – disse acida pronta a non cedere così facilmente alle sue moine.

- Non era nulla per me! Usagi... credimi é stata lei a dire che eravamo fidanzati invece si é trattato solo di una notte! Mi vergogno tantissimo per quello che ho fatto, non ho giustificazioni e, credimi, per decidere di venire mi ci sono voluti mesi... ma alla fine l’ho fatto. Sono qui Usagi, ti chiedo una seconda possibilità per dimostrarti quanto ti amo e che non ti farò mai più soffrire.

Usagi guardava fisso l’asfalto del marciapiede, Jonathan era sincero? O la stava prendendo in giro di nuovo? E Mamoru? Cosa doveva fare? Chi doveva amare?

- Sai Usa...- iniziò il ragazzo afferrandola per le spalle e facendola voltare verso di lui- se non credi a me... credi a questo. – e la baciò.

Un bacio delicato, un tenero sfiorarsi le labbra, Usagi era così sorpresa e così confusa che non seppe far altro che rispondere a quel bacio incoraggiando il suo ex ragazzo ad aumentare l’intensità facendo scivolare lentamente la lingua tra le sue labbra dischiuse.

Usagi chiuse gli occhi dimenticando tutto... era tanto che qualcuno non la baciava in quel modo...

Ma all’improvviso non c’era più Jonathan davanti a lei...

Mamoru...

Aprì gli occhi di scatto e si ritrasse.. no, non era giusto... lei non amava Jonathan... non più almeno.

- Jonathan io...- ma si bloccò quando vide dietro le spalle del suo ex la figura di Mamoru – Mamoru...

Mamoru ansimava per la corsa, volva vedere cosa stessero facendo quei due... e l’aveva visto... quindi... tutto era perduto ormai.

Era arrivato troppo tardi.

- Scusami...- mormorò lui serrando le mani in due pugni – io... io... – ma non finì la frase, si voltò e corse via.

 

 

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Capitolo 12
*** Un cuore ferito fa pazzie ***


 

Stava correndo... da quanto ormai? Non lo sapeva ma la sua forma fisica gli permetteva di correre per parecchio senza rendersene conto, voleva allontanarsi, scappare il più lontano possibile da lei... da lui... da tutti.

- Stupido... imbecille... cretino... – continuava ad insultarsi da diversi minuti.

Come aveva potuto non capire che Usagi era ancora innamorata del suo ex?

Perché non gli aveva mai parlato di quel Jonathan?

Perché voleva ancora stare con lui dopo quello che le aveva fatto?

E perché stava così male per lei?

Perché non le aveva raccontato prima dei sentimenti che stavano nascendo nel suo cuore?

Perché doveva prenderla in giro quando avrebbe solo voluto stringerla forte a se?

Troppe domande... nessuna risposta... e questo aumentava il suo dolore.

Quando anche quel poco di fiato che gli era rimasto finì Mamoru si fermò in un punto imprecisato della città, non sapeva dove fosse ma non era importante, non in quel momento almeno. Si mise a sedere sulla prima panchina libra che trovò e chiuse gli occhi cercando di ordinare al suo cuore di smettere di battere così forte, o gli sarebbe scoppiato in petto.

Era arrabbiato, triste, frustrato, geloso e un altro milione di sensazioni mischiate insieme, a volte gli sembravano chiare, altre erano così mescolate e contorte tra loro da fargli venire solo un forte mal di testa.

Rimase su quella panchina per tutto il pomeriggio, lo sguardo fisso sui passanti che neppure si accorgevano della sua presenza, quando anche il sole iniziava a tramontare si alzò e si mise a correre di nuovo.

Ma, questa volta, sapeva bene dove andare.

 

Usagi guardava fuori dalla finestra della sua camera... i sui pensieri vagavano dal bacio di Jonathan alla fuga di Mamoru.

Perché era fuggito?

Possibile che si fosse arrabbiato per averla vista mentre baciava il suo ex?

E poi perché avrebbe dovuto arrabbiarsi? A lui piaceva Aruka!

Sbuffò sdraiandosi sul letto... perché questi problemi dovevano capitare proprio a Natale, il periodo più felice e spensierato dell’anno.

Qualcuno bussò alla porta della sua camera.

- Usagi c’é una telefonata per te. – fece Ikuko dall’altra parte.

- Chi é? – chiese lei sperando, pregando che fosse Mamoru.

- Jonathan.

Usagi sbuffò e tornò a fissare il soffitto.

- Mamma non voglio parlarci.

- Ma Usagi... cosa gli dico?

- Digli di andare al diavolo!

Sua madre non sapeva quello che era successo con Jonathan e non doveva saperlo... ma, comunque, aveva altro per la testa e non voleva parlare con lui per sentire altre scuse stupide e promesse fasulle.

Sentì sua madre riferire al ragazzo che non poteva rispondere e tornò a contemplare quella macchiolina nera sul soffitto bianco.

- Ora cosa devo fare?- parlò ad alta voce – Come mi devo comportare con Mamoru?

 

Aruka aprì la porta curiosa di sapere chi venisse a casa sua a quell’ora.

Ma quello che si trovò davanti era uno spettacolo inaspettato.

Mamoru ansimava per la corsa, era sudato, i capelli gli si appiccicavano al viso e aveva uno strano sguardo.

- Mamoru va tutto bene?

Ma lui non rispose, prese la ragazza e la baciò.

 

 

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Capitolo 13
*** Un pomeriggio da dimenticare ***


 

Usagi era seduta alla sua scrivania in camera, davanti a lei c’era un quaderno aperto… bianco.

Non riusciva a scrivere, non riusciva neppure a mettere insieme tre parole, la sua mente era completamente vuota, si sentiva sola… terribilmente sola.

Aveva preso il telefono in mano tante volte cercando di chiamare Mamoru, aveva sempre composto metà numero per poi posare di nuovo la cornetta, troppo codarda per spiegargli quello che aveva visto.

- Usagi al telefono!- fece sua madre – E non è Jonathan!- si affrettò a dire in modo da far uscire la figlia da quella maledetta stanza.

La ragazza scese in soggiorno e prese il telefono, sua madre aveva ragione non era Jonathan ma era Minako.

- Non immagini quello che ho scoperto!- urlò immediatamente la sua amica poco dopo ave appoggiato l’orecchio al ricevitore.

Usagi allontanò la cornetta del telefono per qualche istante, la voce di Minako era veramente forte…

- Non sono sorda. – mormorò lei con un piccola smorfia – Cos’è successo Minako? Di solito non urli per telefono.

- Usagi tieniti forte…- fece l’altra agitata – ma ho sentito Makoto, che l’ha chiamata Ami, che ha sentito Rei, che ha parlato con una sua compagna di scuola, che conosce…

- Minako vieni al punto! – urlò esasperata l’altra che si era già persa a metà del discorso – Cosa sai?

- Si tratta di Mamoru…

Usagi si sentiva svenire.

- … l’hanno visto che girava per il centro con Aruka. – continuò l’altra.

- Beh…non.. non è una novità. – balbettò lei con gli occhi lucidi.

- Si sono baciati!

- Cosa?- e questa volta toccò a Minako staccare l’orecchio dall’apparecchio per non diventare sorda.

- Sì, li hanno visti al parco! Ora è certo… quei due hanno una storia!

Usagi si sentì improvvisamente molto debole, avrebbe voluto urlare, piangere, picchiare qualcuno o distruggere qualcosa, ma si limitò a fissare il muro davanti a lei senza proferire parole.

- Usagi… Usagi tutto bene?- chiese Minako dall’altra parte, preoccupata per quell’improvviso silenzio – Usagi hai sentito?

- Io… io… sì Minako ho sentito. – balbettò lei con un filo appena udibile di voce – Ora scusami… ma devo aiutare mia madre…- e, senza aspettare una risposta, riagganciò la cornetta e corse in camera.

Chiuse la porta e vi si appoggiò con la schiena scivolando lentamente verso il pavimento.

Non poteva crederci…

Usagi é solo un’amica!

Questo le aveva detto quel giorno… solo un’amica?

E lei che si sentiva tanto in colpa per quello che era successo con Jonathan!

La tristezza si tramutò istantaneamente in rabbia, rabbia verso di lui che l’aveva presa in giro, per i suoi modi di fare stupidi, per il modo in cui la prendeva sempre in giro, per le sue bugie… c’era stato un momento in cui aveva creduto di piacergli ma ora…

Si alzò decisa e andò alla sua scrivania… Mamoru aveva sorpassato il limite… ora basta…

 

Jonathan guardava curioso il display del suo telefonino, premette il pulsante e rispose.

- Cosa posso fare per te?- chiese subito con un sorriso.

- Ho bisogno di svagarmi un po’. – spiegò l’altra persona al telefono.

- E hai chiamato me invece delle tue inseparabili amiche? – domandò senza nascondere una punta di ironia nella parola inseparabili.

- Le mie amiche mi farebbero delle domande…- rispose piano l’altra dopo una lunga pausa – domande a cui, ora, non voglio rispondere.

Jonathan fece un sorriso vittorioso.

- Dove vuoi andare?

 

Aruka ascoltava attentamente al telefono, annuiva più volte mentre arrotolava con le dita il filo della cornetta.

- Ve bene…- rispose con un luccichio negl’occhi – iniziamo tra un’ora… sai bene quello che devi fare?

L’altra persona rispose sicura e decisa.

- Lo sapevo che avevo fatto bene a parlare con te. – fece soddisfatta la ragazza prima di riagganciare.

Si guardò un attimo allo specchio e ghignò:

- Sì, - mormorò guardando il suo riflesso perfetto – ho fatto proprio bene. – alzò di nuovo la cornetta e compose un altro numero.

Rimase qualche secondo in attesa, finalmente il suo ragazzo rispose al telefono.

- Mamoru sono Aruka… ti va di andare al cinema?

 

Mamoru non aveva mai amato il cinema, troppi rumori e non sopportava l’idea di stare in un posto affollato nel buio più totale. Ma Aruka era stata insistente, voleva vedere l’ultimo film romantico che era uscito…

Odiava anche i film d’amore… ma come si fa a dire di no alla propria ragazza?

Dopo lo stupore iniziale, Aruka si era comportata come qualsiasi ragazza normale, aveva chiamato le sue amiche dicendo a tutte che Mamoru Chiba era il suo nuovo ragazzo. Non credeva che in una città grande come Tokyo le notizie potessero girare così velocemente, probabilmente Aruka sapeva bene con chi parlare.

Darle quel bacio era stato un errore, un enorme errore… l’aveva dato solo spinto dalla gelosia e dalla tristezza, si era approfittato dei sentimenti di Aruka e ora voleva solo rompere.

Ma era più facile dirlo che farlo.

Aruka si era dimostrata molto coinvolta nella loro storia e lui non voleva ferirla più di quello che già stava facendo. Cercava in tutti i modi di intraprendere il discorso ma lei non capiva o fingeva di non capire.

Doveva assolutamente trovare una soluzione al problema.

Arrivò davanti al cinema in perfetto orario come suo solito, Aruka lo stava già aspettando, strano… solitamente era in ritardo di almeno cinque minuti.

Si bloccò… Aruka non solo era perfettamente puntuale ma stava parlando con un ragazzo che conosceva.

Il damerino biondo Jonathan!

Prima gli portava via Usagi e ora Aruka?

- E’ tanto che mi aspetti?- chiese lui interrompendoli.

- Mamoru caro! – esultò la ragazza buttandogli le braccia attorno al collo – No, sono appena arrivata. Hai visto chi ho incontrato?

- Il mondo è piccolo. – sibilò lui crudelmente fulminandolo con lo sguardo – Vieni al cinema tutto solo? Un po’ patetico non trovi?

- E chi ti dice che sono solo?- rispose Jonathan ricambiando quello sguardo di fuoco – La mia ragazza sta arrivando… ma, come al solito, è in ritardo.

La sua ragazza?

No, non poteva esser vero!

- Scusa il ritardo!- fece in quel momento Usagi alle spalle di Jonathan.

- Non c’è problema…- sorrise il ragazzo– hai deciso il film?

In quel momento Usagi notò Mamoru e Aruka.

- E loro cosa ci fanno qui?

- Questo è un paese libero. – fece stizzita l’altra ragazza- Sono qui per vedere un film con il mio amato Mamoru.

Usagi stava per urlare.

Ma riuscì a trattenersi, prese per mano Jonathan e lo trascinò verso la biglietteria.

 

Era geloso… dio se era geloso… avrebbe solo voluto prendere quel cretino e riempirlo di pugni.

Era gelosa… dio se era gelosa… avrebbe solo voluto prendere quella stupida oca starnazzante e riempirla di calci.

 

Se entrambi avessero saputo dei sentimenti che l’altro provava, sicuramente quella patetica sceneggiata non avrebbe mai avuto luogo.

Invece tutti e due erano troppo orgogliosi e arrabbiati per andare oltre le apparenze, Usagi e Jonathan si sistemarono due file davanti a Mamoru e Aruka.

- Perché lo fai?- chiese Jonathan con un dolce sorriso.

- Fare cosa?- chiese la ragazza fingendosi sorpresa da quella domanda.

- Usa… ti conosco come le mie tasche… tu sei gelosa di quel ragazzo e vuoi fargliela pagare facendoti vedere con me.

- Non è vero. – si affrettò a dire lei arrossendo appena – Io.. volevo solo svagarmi un po’, se sapevo che quei due volevano vedere lo stesso film non sarei mai venuta qui stasera.

- Ne sei sicura? – continuò l’altro per nulla convinto.

- Sicurissima.

- Senti… hai ripensato a quello che ti ho detto l’altra sera?

Usagi si mosse leggermente sulla poltrona imbarazzata.

- Sì. 

- E cos’hai deciso?

Usagi lanciò un’occhiata alle sue spalle, Aruka faceva di tutto per tenere Mamoru occupato….

Sentì il sangue ribollirle nelle vene.

- Forse è il caso di vedere come si evolve la situazione. – rispose piano distogliendo lo sguardo dai due piccioncini avvinghiati.

Lo sguardo di Jonathan si illuminò:

- Non potevo sperare in una risposta migliore. – fece lui cingendola con un braccio.

Usagi fece un mezzo sorriso e poggiò la testa sulla sua spalla.

Quel gesto non sfuggì a Mamoru che, come risposta, prese la mano della ragazza che gli sedeva accanto e la strinse.

- Mamoru tutto bene?- fece Aruka lanciando un’occhiata alla coppia davanti – Non è che ti da fastidio vedere Usagi con quel tipo?

- Figurati…- rispose lui accarezzandole una gota – sono felice di stare qui con te. – e le diede un lungo bacio per confermare questa sua teoria.

 

Non ti darò la soddisfazione di vedermi soffrire Usagi…

Non ti darò la soddisfazione di vedermi soffrire Mamoru…

 

Il film ebbe inizio, non che Mamoru e Usagi prestassero attenzione allo schermo.

Lui aveva gli occhi incollati alle due ombre davanti, cercando di capire cosa stessero facendo.

Lei ogni tanto si voltava cercando di capire cosa stessero facendo i due là dietro.

Per qualsiasi spettatore esterno sembrava quasi la scena di un film comico… o drammatico.

All’intervallo Usagi andò in bagno.

Appena fuori trovò Aruka appoggiata al lavello con le braccia incrociate e un sorriso di scherno sulle labbra.

- Ti avevo detto che Mamoru era mio. – sibilò con uno scintillio di vittoria negl’occhi.

- E chi lo vuole? – rispose lei andando a lavarsi le mani – Guarda che Mamoru non mi piace… come puoi vedere ho trovato qualcun altro.

- Devi proprio esser disperata se ti ributti tra le braccia di un ragazzo che ti ha tradito.

Usagi sgranò gli occhi dalla sorpresa.

- Come lo sai?

- Io so tutto Tsukino, - sorrise l’altra maligna – e so anche che tu a quel Jonathan non ci presti neppure attenzione… ho visto il modo in cui guardi il mio Mamoru.

- Se dice ancora una volta il mio Mamoru la uccido!- pensò Usagi continuando a guardare l’acqua che portava via il sapone dalle sue mani – Sai Aruka… io non darei tutto per scontato.  – disse asciugandosi le mani – Mamoru non mi sembrava molto partecipe alla vostra relazione, non è che ha la mente altrove? Ma, ovvio, se poi ti accontenti solo di un corpo che ti porta in giro… questi sono affari tuoi.

Aruka divenne rossa, Usagi sorrise soddisfatta.

- Ho colto nel segno vero?- fece sorpassandola – Se fossi in te controllerei meglio quello che tu chiami fidanzato!

Completamente soddisfatta per aver vinto quello scontro verbale Usagi tornò al suo posto con un bel sorriso, forse il pomeriggio non era totalmente da buttare.

- Sei bellissima quando sorridi. – disse Jonathan teneramente – Anzi, ora che ci penso, sei bellissima in qualsiasi occasione. 

Usagi arrossì un poco e gli accarezzò una guancia.

- Cerchi di far colpo su di me Jonathan?

- Un po’ sì.. – sorrise il ragazzo avvicinando il viso a quello di lei.

Usagi si morse un labbro… le intenzioni di Jonathan erano fin troppo chiare ma… lanciò un’occhiata alla coppietta dietro di lei.

Aruka stava imboccando Mamoru con i pop corn.

 

Al diavolo Mamoru!

 

Usagi strinse i pugni e ricambiò il bacio.

In quel preciso momento Mamoru sentì il suo cuore scoppiagli nel petto, avrebbe potuto benissimo polverizzare quel cascamorto a suon di pugni in faccia. Ma non lo fece, anzi si mise anche lui a baciare Aruka.

Fortunatamente il film finì, le due coppie uscirono dal cinema insieme, Aruka era mano nella mano con Mamoru, Jonathan teneva un braccio sulle spalle di Usagi.

- Un film bellissimo vero Mamoru?

- Come? – chiese lui soprapensiero, non aveva visto nulla del film era troppo impegnato a fissare Usagi – Ah… sì molto romantico.

- A te è piaciuto Usagi?

- Sì, Jonathan…- rispose vaga la ragazza – ma sono stanca ora vorrei andare a casa.

- Ti accompagno io piccola.

- Aspettate un attimo!- disse Aruka con un sorriso – Avete da fare per capodanno?

Jonathan e Usagi si guardarono in faccia.

- Penso.. penso di no. – rispose Usagi poco convinta da quel suo modo di fare gentile.

- I miei hanno una piccola casa in montagna e volevo festeggiare lì con Mamoru… ma i miei non ci lasceranno mai andare da soli. Ma se vede che ci sono altri amici con noi…

- E tu vuoi me?- chiese Usagi confusa.

- Le mie amiche non farebbero che sghignazzare di fronte a me e Mamoru invece a te non interessa, vero Usagi?

La ragazza divenne lievemente rossa.

- E’ ovvio che non mi interessa!- rispose risoluta voltando il capo dall’altra parte – Ma magari Jonathan ha altri impegni.

- Veramente…- fece il ragazzo biondo- io dovrei restare in città fino Gennaio… quindi sarei libero. E poi, Usagi, potremmo usare questa opportunità per sistemare i nostri problemi.

Usagi si morse un labbro… non voleva passare una settimana con Aruka e Mamoru che si sbaciucchiavano sotto il suo naso ma, dall’altra parte, se rifiutava con un secco no era come ammettere di provare qualcosa per Mamoru.

E lei non poteva… non voleva dargliela vinta a quella smorfiosa.

- Va bene Aruka. – disse infine con un sorriso – Ci sto, passeremo il capodanno assieme. 

Mamoru rimase in silenzio per tutto il tempo, aveva sperato vivamente che Usagi rifiutasse… non voleva vedersi quei due avvinghiati in ogni angolo della casa invece si era trovato immischiato in questa storia.

 

Benissimo Usagi… avrò una settimana di tempo per dimostrarti che quel pallone gonfiato di Jonathan non ti ama.

Perfetto Mamoru… una settimana per farti capire quanto stupida sia Aruka.

 

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Capitolo 14
*** Il viaggio ***


 

Il Natale passò veloce, Usagi aveva scartato i regali con le sue amiche il giorno della vigilia e poi aveva festeggiato con i suoi genitori.

Il giorno della partenza si avvicinava e solo lei sapeva quando avesse voglia di scappare… non voleva vedere Mamoru amoreggiare con lei, era troppo doloroso.

Oppure era la cosa giusta da fare… magari così si sarebbe messa il cuore in pace.

Jonathan si era offerto di guidare lui fino allo chalet in montagna di Aruka,          così la mattina del 30 Dicembre si presentò sotto casa di Usagi assieme a Mamoru e Aruka.

- Dovete scusarla…- fece Ikuko servendo della limonata in salotto – ma mia figlia non sa cosa significhi la puntualità.

- Siamo abituati signora. – fece gentilmente Jonathan prendendo il suo bicchiere – Ma non doveva disturbarsi… potevamo aspettare Usagi in macchina.

- Non poteva lasciarvi fuori con questo freddo. – rispose con un sorriso la donna.

- E poi..- echeggiò il padre di Usagi alle sue spalle- volevo proprio vedere con chi andava in vacanza mia figlia.

Jonathan deglutì a vuoto un paio di volte, si era già trovato davanti alla gelosia del signor Tsukino e non era mai stato un incontro piacevole.

- Andiamo caro, - intervenne a suo favore la madre di Usagi – Jonathan lo conosciamo bene.

Mamoru, nel frattempo si face molto più attento, era chiaro che i genitori di Usagi non conoscessero tutte le vicissitudini amorose della figlia altrimenti quel Jonathan non avrebbe le simpatie della signora Tsukino.

In compenso si divertiva come un matto vedendo le occhiatacce che il padre di Usagi gli lanciava. 

- Sì, ma io non mi fido!- ringhiò sospettoso l’uomo.

- Eccomi! – urlò in quel momento Usagi dalle scale mentre portava giù la sua valigia.

- Ti aiuto io Usa. – si affrettò a dire Jonathan cercando di sottrarsi dallo sguardo inceneritore di Kenji.

- Grazie Jonathan. – sorrise lei prendendo la borsa.

- Accidenti Usa, cosa ci hai messo dentro? Un elefante?- sbottò il ragazzo prendo la valigia.

- Lo stretto indispensabile!- fece lei pestando un piede a terra – Se non mi vuoi con te in vacanza basta dirlo!

- Come siamo permalose oggi!- sorrise l’altro uscendo di casa e sistemando l’ultimo bagaglio.

Salutarono i genitori di Usagi e si misero in marcia sotto le direttive di Aruko.

- E’ molto lontano questo paesino Aruka?- domandò Mamoru guardando fuori dal finestrino.

- Tre ore di macchina... neve permettendo ovviamente.

Usagi stava in silenzio, aveva lo sguardo fisso sulla strada che sfrecciava davanti a lei. Poteva sentire i borbottii di Aruka alle sue spalle e i baci che dava sul viso di Mamoru... dio se avesse potuto lanciarla giù dalla macchina in corsa.

Nello stesso momento Mamoru stava cercando di far capire ad Aruka che non era educato sbaciucchiarsi nella macchina di altri e fissava Jonathan e Usagi, entrambi silenziosi e con lo sguardo davanti a loro. Quando cambiava le marce il ragazzo sfiorava delicatamente il ginocchio di lei... quanto avrebbe voluto staccargli la mano e darla da mangiare ad un cane randagio.

Verso metà viaggio Aruka iniziò a sentirsi male, dovettero fermarsi a lato dell’autostrada per farle prendere una boccata d’aria fresca.

- Aruka tutto a posto?- chiese Mamoru preoccupato.

- Sì, ma é la macchina... soffro il mal d’auto. – spiegò con gli occhi chiusi e prendendo lunghe boccate d’aria.

- E non potevi dirlo subito! – sbuffò Usagi incrociando le braccia sul petto.

- Così tu ti facevi li viaggio con Mamoru vero Usagi? – rispose acida l’altra.

- Si vede che stai male... stai farneticando! – rispose la ragazza voltando il viso dall’altra parte.

- Avete intenzione di litigare per tutta la vacanza?- chiese abbastanza infastidito Mamoru.

Entrambe arrossirono imbarazzate.

- Hai fatto arrabbiare il mio fidanzato.

Usagi alzò gli occhi al cielo, pregando un qualsiasi Dio di darle abbastanza forza per non strozzarla e lasciare il suo corpo esanime in mezzo all’autostrada trafficata. Fortunatamente quel Dio non aveva nulla da fare e esaudì il desiderio della ragazza.

- Beh ma Usagi non ha tutti i torti. – intervenne Jonathan – Se stai male non puoi di certo viaggiare dietro... scambiatevi i posti voi due.

- Cosa?- urlarono in coro le due ragazze.

- Andiamo non possiamo stare tutto il giorno in autostrada per decidere chi sta davanti e chi no. – fece Mamoru esasperato – Aruka se stai male in macchina devi stare davanti e non mi sembra il caso di tenere Usagi in braccio.

Con riluttanza Usagi e Aruka si scambiarono i posti e si rimisero in marcia.

Usagi stava appoggiata alla portiera di destra, evitando volontariamente di guardare Mamoru che, proprio come lei, guardava ovunque anziché alla sua destra.

Il silenzio era diventato fastidioso, Jonathan e Aruka si lanciavano qualche occhiata e poi controllavano i posti dietro per controllare che quei de fossero ancora vivi, sembrava quasi che non respirassero.

 

Santo cielo Usagi... sento il tuo profumo anche da qui... vorrei solo stringerti forte a me... invece lo fa quel cretino ossigenato!

Mamoru.. perché non riusciamo più a parlarci come un tempo? Cos’é successo tra di noi... stavamo costruendo qualcosa e poi é arrivata quella a distruggere i nostri piani.

 

Senza una ragione apparente Usagi aprì la sua borsa e prese un piccolo quadernetto verde, Mamoru l’osservava attraverso il vetro del finestrino.

Ricordava benissimo quando quella testolina buffa gli aveva confidato il suo segreto più grande e ricordava, altrettanto bene, il suo desiderio di poter leggere quello che lei scriveva.

Ma poi tutto era finito, il bel sogno che stavano vivendo si era trasformato in quell’incubo spaventoso.

La fissò per parecchi minuti, Usagi fissava la pagina bianca bel quaderno, con la penna in mano ma non scriveva nulla.

Con un sospiro, carico di sconforto, rimise a posto il quaderno e tornò a guardare fuori dal finestrino.

- Usa tutto bene?- chiese Jonathan guardando la ragazza dallo specchietto retrovisore, quel sospiro non era da lei.

- Sì. – mentì con gli occhi chiusi e la fronte appoggiata al vetro freddo.

 

Non va tutto bene... il mio sogno... l’unica cosa che mi faceva sentire viva é come scomparso.

Non riesco più a mettere giù neppure una parola o una frase... non sono più capace di sognare...

 

Ricacciò indietro le lacrime, quella sua segreta ambizione di diventare scrittrice era tutta la sua vita e ora era come sparita... proprio come l’amicizia con Mamoru.

- Mamoru caro guarda il lago!- esplose in quel momento Aruka.

Stavano attraversando un ponte, sotto di loro il lago risplendeva come se fosse una lastra di vetro e le montagne attorno erano tutte ricoperte di neve.

Senza rendersi conto di quello che stava facendo, Usagi si buttò sul lato sinistro della macchina per vedere meglio il panorama.

Praticamente era finita in braccio a Mamoru.

- E’ bellissimo! – disse con un sorriso e gli occhi lucidi.

Mamoru, da parte sua, non osava neppure sfiorarla o dirle di togliersi di torno... era così leggera, sembrava così fragile ed indifesa in confronto al suo corpo muscoloso, il suo viso era illuminato da quel bellissimo sorriso... era da tanto che non la vedeva sorridere.

 

Sei bellissima Usagi... potrei anche morire ora... sarebbe la morte più dolce e serena del mondo.

 

Usagi si sentì osservata, voltò il capo trovandosi il viso di Mamoru a qualche centimetro dal suo... non si era resa conto che stava tra le braccia del ragazzo.

 

Mi devo allontanare... sì... so che devo farlo.... Ma é così bello, mi sento così protetta e al sicuro. I suoi occhi sono così scuri e luminosi, come due stelle che brillano, il suo profumo é così penetrante ma non mi da fastidio anzi... é dolce proprio come lui.

 

- Usagi ti vuoi levare dal mio fidanzato?- chiese seccata Aruka voltandosi verso di loro.

I due arrossirono vistosamente.

- Mi... mi dispiace...- balbettò lei tornando al suo posto.

- Non importa. – fece lui poggiando la nuca sul sedile e chiudendo gli occhi.

 

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Capitolo 15
*** Cocenti delusioni ***


 

Lo chalet in montagna era proprio bello, completamente di legno scuro con il tetto in pietra, l’arredamento era semplice ma molto pregiato, c’era già un bel calduccio dentro e il camino era stato acceso segno che i domestici di Aruka erano già al lavoro.

- Bene, - fece la ragazza mora poggiando la sua valigia costosa in salotto – la vostra camera é al secondo piano, la terza porta a desta. Invece la nostra Mamoru é la prima a sinistra, possiamo disfare i bagagli e poi possiamo decidere cosa fare in questi giorni che ve ne pare?

- Aspetta... – rispose Usagi – mi stai dicendo che io e Jonathan dobbiamo dormire nella stessa stanza?

Aruka fece un sorriso innocente.

- E che problema c’é Usagi?

Usagi strinse i pugni, stava per rispondere a tono quando Jonathan, la prese per un braccio e iniziò a trascinarla in camera.

- La camera andrà benissimo Aruka. – urlò lui dalle scale – Ci vediamo giù tra un’oretta.

 

Quando la porta della stanza fu chiusa Jonathan lasciò il braccio di Usagi.

- Ma sei matto?- urlò lei rossa in volto – Io non ci dormo qui con te!

- E perché no?- domandò l’altro irritato – Non mi sembra la prima volta che dormiamo assieme.

- Era diverso... io...

- Senti non é scritto da nessuna parte che dobbiamo fare qualcosa qua dentro. – disse lui più dolcemente sedendosi sul letto. 

- Jonathan... – mormorò Usagi poggiando la schiena contro il muro – io sono... confusa.

- Ho visto Usa... ma siamo anche venuti qui per vedere se possiamo ricominciare, giusto?

Usagi annuì sicura di non voler ricominciare nulla con lui.

 

Mi dispiace Jonathan... quando torneremo a casa sistemerò tutto... ora vorrei solo dormire e risvegliarmi quando questa assurda vacanza sarà finita. Perché mi lascio trasportare dalla mia impulsività? Non potevo starmene zitta e subire le battute di Aruka tranquilla?

 

- Usagi... so bene che non posso riacquistare la tua fiducia e so altrettanto bene che non cambierà nulla tra di noi. Ma io voglio provarci lo stesso... perché se non ci provo lo rimpiangerò per tutta la vita. – fece improvvisamente Jonathan chiudendo gli occhi.

La ragazza sorrise di fronte alla dolcezza del suo ex fidanzato, aveva sempre apprezzato in lui questa qualità, era questo a renderlo così attraente.

Si inginocchiò sul letto e gli accarezzò la nuca... sembrava un cucciolo che chiedeva solo un po’ di attenzione.

- Sai...- sussurrò lei – anche se tra di noi non succede nulla... ogni tanto un abbraccio posso anche dartelo.

Jonathan si voltò cercando le sue labbra.

 

Mamoru guardava la sua, anzi la camera sua e di Aruka, lievemente in imbarazzo.

Si era cacciato proprio in un bel guaio... Aruka cosa aveva in mente di preciso?

- Non ti piace?- domandò la ragazza notando il suo sguardo assente.

- No, é molto accogliente solo...

- Solo?

- Aruka cos’hai in mente di fare qua dentro?- domandò tutt’un fiato.

La ragazza arrossì notevolmente, voltandosi verso la porta finestra che dava sul terrazzo.

- Beh... mi piaci veramente tanto... ti voglio bene... pensavo che magari potremmo...

Mamoru aveva compreso bene le speranze della ragazza, peccato che lui non aveva nessuna voglia di fare sesso... non con lei almeno.

- Aruka... sei una ragazza molto carina... e credimi un tempo non mi sarei mai fatto scappare un’occasione del genere.

Aruka non era sicura di comprendere bene... la stava rifiutando?

- Mamoru ma cosa...- iniziò lei e si vedeva chiaramente che non l’aveva presa bene.

- Quello che sto cercando di dirti, - la interruppe lui prima di peggiorare la situazione – é che non voglio affrettare i tempi. Quello che vuoi fare é una cosa importante per una coppia, completarsi fisicamente richiede un sentimento molto forte. Noi due siamo insieme da poco tempo. – sperava che con questo discorso riuscisse a calmare la ragazza e farle capire che, se doveva succedere, doveva succedere solo per amore e non per divertimento.

Aruka si morse un labbro.

- Effettivamente non possiamo parlare d’amore ora. Ma siamo grandi, responsabili e se non ci divertiamo ora quando lo facciamo a quarant’anni?

- Aruka... tu l’hai mai fatto?

- Certo per chi diavolo mi hai preso? Se una ragazza insignificante come Usagi è riuscita a portarsi a letto uno come Jonathan, vuoi che io non abbia già avuto dei rapporti?

Mamoru si mise a sedere sul letto sconvolto.

- E...- fece cercando di sembrare il meno interessato possibile – e tu come fai a conoscere la vita sessuale di Usagi?

- Quando lei dice che Jonathan é stato il suo primo Vero ragazzo, cosa credi che intenda dire? – Aruka era furiosa... nessuno l’aveva mai rifiutata.

Mamoru si morse un labbro... veramente lui non sapeva neppure che Usagi avesse avuto un ragazzo fino a qualche settimana fa.

- E comunque non stiamo parlando della vita sessuale di Usagi... che, sicuramente, sarà molto più intensa della nostra questa settimana. – continuò Aruka scontrosa.

Intenta com’era a sbraitare contro Mamoru non si era neppure accorta che il suo ragazzo era impallidito quando aveva parlato di sesso tra Usagi e Jonathan.

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Capitolo 16
*** Pistaaaaaa! ***


 

I quattro ragazzi stavano seduti sul divano organizzando la settimana.

Jonathan teneva un braccio dietro la testa di Usagi, Aruka era praticamente imbraccio al suo fidanzato.

Usagi accarezzava distrattamente un ginocchio del ragazzo ascoltando poco quello che Aruka diceva.

Anche Mamoru non prestava attenzione a quel discorso, accarezzava i capelli della sua ragazza ma i suoi pensieri erano fermi sulla relazione tra Usagi e Jonathan.

 

Non ci credo che la mia Usagi possa ancora cedere alle lusinghe di quel traditore... non può esser così ingenua.

Non posso credere che Mamoru voglia bene ad Aruka... quella stupida gallina!

 

- Possiamo andare a sciare nel pomeriggio. – suggerì Aruka con un sorriso – Che ne dite?

- Penso che sia un’ottima idea. – valutò Jonathan – Usa tu che dici?

- Dico che mi spaccherò una gamba. – chiarì lei sconsolata – Sono talmente goffa che cadrò non appena avrò indossato gli scarponi.

Aruka rise.

Usagi strinse i pugni cercando di non buttarla nel camino come fecero Hansel e Gratel con la strega cattiva.

- Ti insegno io. – le sussurrò dolcemente Jonathan nell’orecchio.

Usagi arrossì e sorrise un poco.

Mamoru sapeva bene dove avrebbe voluto infilare gli sci nel corpo di Jonathan!

- Va bene allora...- disse infine la ragazza bionda con un sospiro – tenterò di non combinare pasticci.

- E poi domani c’é una festa giù in paese... – continuò Aruka – possiamo andare a vedere le danze e i chioschi.

- Fantastico! – esultò Usagi che adorava quelle fiere.

 

La neve era candida e soffice, le piste erano molto affollate per le vacanze invernali, Usagi stava nella sua tuta blu cercando di capire come si infilavano gli sci.

- Allora questo... va dentro qua... ecco chiudo qui... e fatto!

Jonathan si voltò per controllare e scoppiò a ridere.

- Usagi li hai messi al contrario!

La ragazza si guardò i piedi demoralizzata.

- Non ci capirò mai nulla!- piagnucolò buttandosi a terra – Non sono adatta per lo sci!

- Aspetta piccola te li aggiusto io. – disse teneramente Jonathan chinandosi per aiutarla – Ecco... visto che era semplice?

Lei annuì poco convinta, si alzò e si aggrappò alla giacca del suo ex.

- Come diamine si fa a stare in equilibrio?

Pazientemente e con molta dolcezza Jonathan spiegava ad Usagi come sciare mentre Aruka a Mamoru salivano sulla seggiovia per arrivare in cima alla pista.

- Ti piace sciare Mamoru caro?- chiese Aruka poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.

- Sì, -rispose meccanicamente lui, non aveva neppure ascoltato la domanda fissava, dall’alto della seggiovia, Jonathan che insegnava a Usagi come sciare.

Il ragazzo le cingeva la vita con un braccio mentre con l’altra mano le spiegava come muoversi, erano molto vicini... troppo vicini.

Mamoru vedeva verde dalla rabbia.

Lui le sussurrava le mosse nell’orecchio, a volte le baciava il collo e Usagi sorrideva compiaciuta... no era troppo!

Appena arrivati sulla pista Mamoru si sistemò gli occhiali e si buttò a tutta velocità, sperando scendere il prima possibile.

Ma arrivò tardi, quando giunse alla fine della discesa, i due si erano già incamminati verso gli impianti di risalita. Come un forsennato riprese a sciare cercano di raggiungerli, li trovò poco più avanti e lì seguì cercando di non farsi vedere. Si sistemò sul seggiolino dietro e li osservò per tutta la salita. Jonathan stava, fastidiosamente, accarezzando la nuca a Usagi, Mamoru pensava di esser impazzito.

 

Un pugno... solo un pugno... cosa vuoi che sia? Gli spacco tutti i denti così mi tolgo una bella soddisfazione.

 

Scesi dalla seggiovia Mamoru si avvicinò a loro.

- Testolina buffa... hai capito come si mette un piede davanti l’altro? – scherzò lui.

- Mamoru sei odioso quando fai così. – rispose seccata Usagi facendogli una linguaccia.

- Allora sei pronta Usa?- chiese Jonathan sistemando i guanti e il cappello.

Usagi guardò giù e le venne immediatamente un capogiro... dio perché si era lasciata convincere?

- Io... io...- balbettò lei tremante – non lo so...

- Andiamo hai capito i movimenti. – la rassicurò il ragazzo – Questa é la pista dei bambini.

La biondina lanciò un’altra occhiata alla pista e iniziò a tremare più forte.

- Jonathan vai prima tu. – fece con un sorriso sforzato – Se vedo che é semplice poi mi passa...

Il ragazzo annuì poco convinto e iniziò la discesa, Usagi fissò Mamoru che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

- Usagi stai tremando. – fece il ragazzo accarezzandole un braccio – Scendiamo insieme ti va?

Gli occhi della ragazza si illuminarono, sorrise e annuì vigorosamente mentre cercava di non scoppiare a piangere.

- Andiamo giù piano piano... così non avrai paura.

 

Oh Mamoru... sei così dolce con me...

 

Lentamente, cercando di non cadere, Usagi iniziò la sua discesa, andava così lenta che perfino i bambini alle prime armi la superavano, Mamoru era molto divertito.

- Puoi anche scendere da solo se vuoi... io vi raggiungo! – fece lei indispettita da quel sorriso scemo che Mamoru aveva stampato sul volto.

- Tranquilla. – rispose lui – E’ bellissimo vederti mentre sei concentrata sui movimenti.

Usagi voltò il viso dall’altra parte cercando di non mostrare il rossore che l’aveva colpita. 

Purtroppo però non si rese conto che la pendenza aumentava e si ritrovò a scendere molto più veloce di quanto volesse.

- Oh mamma!- urlò presa dal panico – Mamoru aiutooooo!

Mamoru iniziò a rincorrerla urlando quello che doveva fare.

- Frena dannazione!

Ma Usagi non l’aveva neppure sentito, continuava a guardare avanti cercando di avvertire le persone.

- Fate largo! Spostatevi! Pistaaaaaaa!

- Usagi avvicina le punte degli sci! – urlò Mamoru dietro di lei.

La ragazza chiuse gli occhi e fece quello che le era stato suggerito conficcando nello stesso istante le bacchette nella neve, si bloccò di colpo, Mamoru non riuscì a frenare in tempo colto alla sorpresa da quella frenata così brusca e le andò addosso. Iniziarono a cadere come una valanga, rotolando sulla neve e finendo fuori pista.

Quando si fermarono Usagi aprì gli occhi, le faceva male tutto e sentiva qualcosa che le premeva lo sterno, si accorse immediatamente che quel qualcosa non era altro che il corpo caldo di Mamoru.

- Mamoru... Mamoru tutto bene?- domandò cercando di muoverlo con il braccio che non era immobilizzato sotto il corpo del ragazzo – Mamoru mi senti? Mamoru!

Ma lui non si muoveva, aveva il viso appoggiato alla sua spalla, gli occhi chiusi, sembrava quasi che non respirasse.

- Mamoru! – continuò lei iniziando a piangere – Non farmi questo stupido scherzo! Mamoru ti prego apri gli occhi!

- Diamine faccia di luna...- mormorò il ragazzo aprendo gli occhi– non urlarmi nell’orecchio... dio che botta!

Usagi lo abbracciò con il braccio libero scoppiando a piangere più forte.

- Mi hai fatto paura...- mormorò tra un singhiozzo e l’altro – mi sono spaventata tanto.

- Basta Usagi... – fece lui con un sorriso ricambiando l’abbraccio – sto bene... non mi sono fatto nulla.

Mamoru la fissò intensamente, era bellissima.. il viso arrossato, gli occhi luminosi, i capelli tutti in disordine, il suo fragile corpo premuto sotto il suo più muscoloso, sentiva ogni fibra del suo essere urlargli di baciarla, di dirle quello che provava. Il suo cuore batteva fortissimo, si chiese come faceva Usagi a non sentirlo.

Da parte sua Usagi non muoveva neppure un muscolo, anche Jonathan l’aveva abbracciata in quel modo ma non aveva mai provato quelle sensazioni, si sentiva protetta, al sicuro da ogni pericolo e non aveva neppure freddo.

I loro visi erano vicinissimi, i respiri si condensavano davanti ai loro occhi ma nessuno dei due toglieva lo sguardo da quello dell’altra... le labbra ormai si sfioravano.

- Mamoru io...

- Usagi...

- Ehi voi due vi siete fatti male? – urlò un istruttore venendo in loro aiuto.

Immediatamente Mamoru si alzò e offrì una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi. Usagi aveva preso a tremare, la lontananza dal quel corpo così caldo era stata troppo brusca.

 

Cosa non farei per tornare tra quelle braccia.

 

- Andiamo, - fece Mamoru prendendo i bastoni caduti a terra – Aruka e Jonathan ci staranno preoccupando.

Usagi si morse un labbro, stava quasi per urlargli che non le importava nulla di quei due ma, forse, Mamoru non voleva far insospettire la sua ragazza. Annuì piano e lo seguì in silenzio.

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Capitolo 17
*** Ti devo parlare ***


 

Poteva ancora sentire il suo sapore... le loro labbra si erano solo sfiorate, eppure poteva benissimo sentire il loro sapore dolce. Oppure il suo corpo che tremava, quel corpo così dolce e grazioso racchiuso nella tuta blu, avrebbe dato chissà cosa per poter ancora stringere quel corpo perfetto.

Mamoru stava sotto la doccia da almeno dieci minuti, le mani appoggiate alle piastrelle verdi del bagno, la testa china e il getto dell’acqua calda che picchiettava alla base del collo. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il viso di Usagi, così graziosa, sentiva il suo profumo... era una tortura. Se non fosse arrivato quell’istruttore l’avrebbe baciata... ne era certo... era così dannatamente seducente con quell’aria da bambina spaurita, così dannatamente eccitante mentre tremava sotto di lui.

Alzò il viso incontrando il getto dell’acqua.

 

Devo parlare con lei... l’ho visto riflesso anche nei suoi occhi, lo stesso sentimento che provo io. Allora perché sta ancora con quel tipo? Perché fa di tutto per farmi stare così male?

 

Era certo di quello che aveva visto in quei due mari blu che Usagi aveva al posto degli occhi, amore... semplice, puro, incondizionato amore e risplendeva solo per lui.

 

Cosa frena Usagi? Perché non mi dice quello che prova? Possibile che non abbia capito che Aruka é solo un capriccio, un modo stupido ed infantile per vendicarmi di quel bacio che ha dato a Jonathan?

 

Spense l’acqua e prese l’asciugamano... non sapeva cosa fare, o meglio lo sapeva esattamente, ma non voleva rovinare la vacanza a tutti.

 

Usagi stava sdraiata sul letto, i capelli sciolti, le braccia incrociate sotto la nuca e gli occhi chiusi. Fingeva di dormire, se Jonathan avesse visto che era sveglia avrebbe voluto coccolarla e lei non voleva esser coccolata... non da lui.

Quella vacanza era stata una stupidaggine, lo sapeva fin dall’inizio ma ora ne aveva l’assoluta certezza.

 

Ma non me ne posso andare se prima non parlo con Mamoru, devo sapere... devo capire se quello che stava per succedere era solo una reazione del momento o se lui prova qualcosa di più.

 

Aveva visto in quei due occhi neri come le profondità marine una fiamma ardere, una luce scintillante, un calore che le aveva perforato l’anima.

Mamoru provava qualcosa per lei... qualcosa che andava oltre la semplice attrazione... allora perché stava con Aruka?

 

Cos’ha lei che io non posso offrirti Mamoru?

Perché lei può abbracciarti e io no?

 

Poteva ancora sentire i suoi muscoli tesi contro il suo corpo, il suo respiro regolare e il battito del suo cuore così veloce.... Quanto si era preoccupata per lui quando aveva visto che non rispondeva, aveva pianto perché, solo per un attimo, aveva creduto di averlo perso e lei non poteva perderlo se prima non gli diceva quello che sentiva nel cuore.

 

Era così bello stare a contatto con lui, stavo così bene, mi sentivo così serena... non voglio rinunciare a tutto questo, non voglio che una gallina stupida come Aruka abbia quello che dovrei avere io.

Basta... ci stiamo comportando come due bambini vendicatici e viziati... devo dirgli quello che provo e accettare tutte le conseguenze.

 

Decisa e pronta per raccontare la verità Usagi uscì dalla stanza, nello stesso istante in cui Mamoru usciva dal bagno avvolto nell’accappatoio. Si guardarono per qualche istante poi Usagi si tappò gli occhi con le mani diventando rossa.

- Dannazione Mamoru copriti!- urlò stringendo ancora di più le palpebre.

- Usagi sono coperto dall’accappatoio!- rispose lui diventando rosso a sua volta.

La ragazza gli diede le spalle ma non se ne andò:

- Mamoru... io... vorrei parlarti... – balbettò insicura.

- Anch’io Usagi... ma forse é il caso di parlarne quando torniamo dalla fiera e, magari, quando Aruka e Jonathan dormono.

Usagi annuì, Mamoru aveva capito che voleva parlargli di quel quasi bacio che si erano dati sulla neve.

- Mamoru?

- Dimmi.

 

Mi fa impazzire...

 

- Nulla... – sospirò tristemente - te lo dirò dopo...

Sentì i passi del ragazzo avvicinarsi a lei, poteva sentire il calore della sua pelle e il suo profumo mescolato a quello del sapone.

- Non vedo l’ora di poter stare un poco da solo con te. – le disse all’orecchio con un dolce sussurro.

Usagi sentì dei brividi di piacere lungo tutta la spina dorsale, la sensazione che le trasmetteva quel ragazzo era fantastica.

Sentì la porta della sua camera chiudersi e aprì finalmente gli occhi, si sentiva il viso andare in fiamme e il respiro le mancava nei polmoni.

Fece un profondo sospiro e... sorrise.. poteva ancora sentire il suo profumo. 

 

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Capitolo 18
*** Il volto della vendetta ***


 

La fiera era molto bella e molto affollata, i bambini giocavano allegri in attesa dei fuochi d’artificio mentre i genitori parlavano e ridevano, c’erano danze e musiche ovunque. Solitamente Usagi andava matta per quelle feste dove ti divertiti e mangiavi a volontà ma quella sera era molto silenziosa e pensierosa, aspettava con impazienza il momento in cui avrebbe parlato a cuore aperto con Mamoru... eppure non sapeva come intraprendere il discorso.

 

Potrei esser diretta e digli che mi piace tanto... ma poi potrebbe pensare che sono troppo agguerrita.

Potrei fare la timida... ma così potrei non riuscire a dirglielo mai.

Potrei girarci in torno... ma così si potrebbe stufare e se ne andrebbe via.

 

- Uffi! Perché dev’essere così difficile?

- Cosa Usa é difficile?- chiese Jonathan voltandosi a guardarla.

La ragazza arrossì accorgendosi di aver parlato ad alta voce.

- Nulla... Jonathan... nulla... – di scusò cercando di apparire normale ma con scarsi risultati.

- Usagi sei distratta oggi. – constatò il ragazzo con uno sguardo strano – E’ successo qualcosa?

La ragazza scosse il capo.

 

No, Jonathan non é successo nulla... ma sta per succedere.

 

- Sai Mamoru anche tu mi sembri distratto. – sentenziò acida Aruka – Hai altri pensieri per la testa.

- Non mi sento tanto bene Aruka. – cercò di giustificarsi il ragazzo – Scusami se ti sembro assente.

Aruka poteva sembrare un’oca svampita ma non era stupida... guardò il suo ragazzo poi Usagi... quei due non gliela raccontavano giusta. Doveva fare qualcosa ma prima doveva assolutamente parlare con qualcuno di importante.

- Devo assentarmi un attimo..- fece Aruka con un finto sorriso – ho dimenticato di fare una commissione.

- Vuoi che venga con te?- chiese gentilmente Mamoru ma si vedeva che non ne aveva assolutamente voglia.

- Oh no... stai pure con loro. – rispose la ragazza – Ci metterò una decina di minuti.

Intanto Jonathan stava guardando l’orologio.

- Accidenti. – mormorò scocciato.

- Cosa c’é?- chiese Usagi.

- Avevo promesso ai miei che avrei chiamato per l’ultimo. – prese il cellulare e imprecò sotto voce – Questo aggeggio infernale non prende. Vado a cercare una cabina... ci vediamo a casa tra mezz’ora!

Usagi annuì con una strana espressione... sembrava quasi che quei due volessero lasciali soli per coglierli in flagrante.

- Mamoru a te sembra normale tutto questo?- chiese sospettosa.

- No. – rispose il ragazzo con uno sguardo di fuoco – Vieni. – le disse poi prendendole una mano – Andiamo a vedere cosa doveva fare di così urgente Aruka.

Non sapeva dove poteva trovarsi quella vipera ma era certo che non aveva nessuna commissione urgente da fare, Aruka doveva incontrarsi con qualcuno, non era geloso, anzi se la beccava con un altro era l’occasione giusta per mollarla, ma conoscendola non avrebbe mai lasciato il suo ragazzo da solo con Usagi Tsukino senza una ragione ben precisa. Aveva immaginato che se doveva palare con qualcuno senza farsi vedere doveva andare in un posto meno affollato, così si diresse verso i parchi pubblici.

- Mamoru cos’hai in mente? – chiese Usagi che gli camminava dietro continuando a tenerlo per mano.

- Aspetta e vedrai.

Camminarono nascosti dietro gli alberi fino a quando Mamoru non la vide, era seduta su un’altalena che guardava il cielo. Silenziosamente i due si nascosero dietro i cespugli che crescevano vicino alla giostra e attesero.

Non fu un’attesa lunga... dopo pochi minuti arrivò Jonathan.

Usagi non capiva come mai quei due si incontravano di nascosto.

- Aruka credo che il tuo piano per separare Usagi e Mamoru sia fallito. – iniziò a dire il ragazzo prendendo una sigaretta e infilandosela tra le labbra – Quei due si lanciano occhiate di fuoco.

- Beh sei tu che non ti impegni abbastanza!- urlò furiosa la ragazza mora – Mi avevi assicurato che quando ti avrebbe visto sarebbe caduta ai tuoi piedi.

- Ti avevo anche detto che l’avevo combinata grossa con lei… Usagi non perdona tutto… è già tanto se sono riuscito a strapparle qualche bacio.

Jonathan fece una lunga boccata e buttò fuori il fumo grigio.

Mamoru sentì Usagi stringerli di più la mano, le lanciò uno sguardo, era inferocita.

- Neppure tutte le informazioni che ho dato a Mamoru sono servite a qualcosa… anzi… lui non fa che pensare a lei. – Aruka strinse le catene dell’altalena – Io che credevo di fargli un favore dicendogli quanto stupida fosse quella ragazzina.

- Usagi non è stupida. – rispose lievemente adirato l’altro – E’ troppo buona e si fida del prossimo… due caratteristiche che non vanno bene nelle ragazze carine come lei.

- Beh il piano per separarli non finisce di certo qui…- disse la ragazza alzandosi in piedi – andremo fino in fondo, vedrai che Mamoru sarà totalmente mio.

- Io non ci conterei. – disse poco convinto l’altro schiacciando a terra il mozzicone della sigaretta.

- Non mi sembravi così pappamolle quando ti ho visto nell’ufficio di mio padre. – sibilò velenosa la ragazza- Eppure mi avevano detto che eri una vera carogna.

- Se al lavoro sono lo stronzo numero uno non significa che lo sono anche nel privato.

Aruka sorrise maligna.

- Ne sei ancora innamorato…- scosse il capo e si guardò attorno – non posso crederci, prima dici che non la vuoi vedere nelle mani di un altro e ora sei disposto ad abbandonare al primo ostacolo.

 

- Sai Aruko…- fece lui avvicinandosi alla ragazza e mettendogli un dito sotto il mento – sei molto bella… meriteresti molto di più di quello straccio di Chiba. In fondo lui si è messo con te perché ha visto Usagi baciarmi e lei si fa vedere in giro con il sottoscritto solo per far ingelosire lui. Un circolo vizioso che può stufare con l’andare del tempo.

Jonathan si avvicinò alle labbra della ragazza dandogli un bacio famelico, quasi violento.

- Non rinuncio mai al mio divertimento. – mormorò lei quando le labbra si separarono. 

Mamoru aveva sentito e visto abbastanza, facendo ancora meno rumore portò via Usagi e tornarono alla villetta di Aruka.

- Non posso crederci!- urlò Usagi imbestialita appena varcata la soglia – Hanno fatto tutta questa sceneggiata solo per poterci separare.

Mamoru era arrabbiato tanto quando lei, non con Aruka... ma con Jonathan.

 

Non si può prendere in giro la mia Usagi!

 

La ragazza serrò i pugni e chiuse gli occhi.

- Sai... – mormorò con un filo di voce - c’ero cascata in pieno... c’é stato un attimo in cui ho creduto che Jonathan fosse cambiato veramente. Che sciocca vero?

Mamoru si avvicinò a lei e l’abbracciò.

- Tranquilla, quello é solo un idiota. Tu meriti di meglio.

Usagi poggiò la fronte sulla sua spalla.

- Mi dispiace per quello che ha detto di te quel demente. 

- Non mi interessa. – rispose l’altro sinceramente – E, comunque, quello che ha detto é vero.

Usagi alzò la testa curiosa.

- Vale a dire?

- Che mi sono messo con Aruko solo perché ero geloso... perché credevo che quel Jonathan ti aveva portato via da me.

Usagi sorrise e scosse il capo.

- Anche su di me aveva ragione... io davo retta a quel cretino solo perché vedevo te e Aruko perennemente appiccicati. Non volevo darti la soddisfazione di vedermi soffrire.

- Anche noi siamo stati due idioti. – mormorò dolcemente Mamoru poggiando la fronte su quella di Usagi.

- Già, hai proprio ragione. 

Rimasero in silenzio per un po’, poi Usagi scoppiò a ridere.

- Cosa c’é di divertente?

- Hanno fatto di tutto per dividerci ma alla fine siamo più uniti di prima.

Mamoru annuì e le prese una mano.

- Usagi?

- Dimmi Mamoru.

- Torniamocene a casa.

 

Quando i due tornarono indietro alla villetta si trovarono davanti Mamoru e Usagi in salotto con le valigie già fatte.

- Cosa succede Mamoru?- urlò Aruka sorpresa.

- Succede...- rispose piano il ragazzo avvicinandosi a lei – che io non sono qui per il tuo divertimento.

Aruka impallidì... l’avevano scoperta.

- Mamoru è arrivato il taxi. – fece Usagi guardando fuori dalla finestra.

Il ragazzo annuì e prese le valigie.

- Usa io…

- Risparmia il fiato Jonathan,- tagliò corto lei – risparmialo per la prossima ingenua ragazza che si fida del prossimo.

Uscirono dalla porta quando Mamoru poggiò le valigie sulla piccola veranda e tornò indietro.

- Scusa un secondo Usagi.

Come un fulmine il pugno di Mamoru colpì in pieno il viso di Jonathan spaccandogli il naso, il ragazzo biondo cadde a terra e subito fu soccorso da Aruka.

- Era da quando ti ho visto la prima volta che sognavo di farlo. – sorrise Mamoru prima di chiudersi la porta alle spalle.

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Capitolo 19
*** Anno nuovo vita nuova ***


 

- Ecco qui la stazione. – fece il tassista – Ma temo che non ci siano treni fino a domani mattina.

- Troveremo una soluzione. – rispose Mamoru sbrigativo pagandolo – Usagi vieni.

La ragazza annuì e scese dal taxi.

- Mamoru… dove…

- Lascia fare a me principessa. – disse lui facendola arrossire.

La stazione era deserta e silenziosa, gli sportelli erano chiusi, l’unica presenza vivente era un barbone che dormiva sulle panchine nella sala d’aspetto.

- Mamoru...- mormorò Usagi tremando – non credo che sia il posto ideale dove passare la notte.

- Voglio solo controllare i treni Usagi. – chiarì l’altro controllando il tabellone appeso – Vediamo...- mormorò a bassa voce leggendo gli orari – abbiamo un treno domani mattina alle nove.

- E fino a quell’ora dove stiamo?

- Ho visto un albergo poco distante da qui, non é il Grand Hotel ma penso che dovremmo accontentarci per questa notte.

Usagi si morse un labbro imbarazzata:

- Mamoru io... non ho molti soldi con me.

- Non é un problema, - sorrise il ragazzo – pagherò io.

- Ma non é giusto. – si ribellò lei – Non posso gravare così sulle tue finanze.

Mamoru le mise un dito sulle labbra.

- Tranquilla Usagi... non mi da fastidio... e poi é solo per una notte.

 

Vorrei che questo istante non finisse mai... il suo tocco é così delicato, la sua pelle ha un profumo così buono.

 

- Andiamo testolina buffa. – sorrise Mamoru prendendole una mano.

Usagi annuì seguendolo fino all’albergo, dovettero accontentarsi dell’unica stanza disponibile... una camera matrimoniale.

Appena entrati in stanza, Usagi si mise a sedere sul letto e guardò Mamoru.

- Secondo te cosa staranno facendo quei due?

- Probabilmente Aruko sta curando amorevolmente il naso di Jonathan. – rispose lui sedendosi accanto alla ragazza.

Usagi rise debolmente e poggiò la nuca sulla spalla di Mamoru.

- Solitamente non amo la violenza... ma quel pugno ci voleva proprio.

Mamoru iniziò ad accarezzarle i capelli biondi respirando il suo profumo fruttato.

- Nessuno può prendersi gioco della mia ragazza. – le sussurrò all’orecchio con voce vellutata.

Lei sentì il cuore mancargli un battito... la sua ragazza?

- Mamoru... cosa..

- Tu vuoi esser la mia ragazza? – chiese lui con un filo di voce, come se temesse in una risposta negativa.

Usagi gli buttò le braccia attorno al collo con un gridolino di gioia.

 

Sono così felice che non riesco neppure a parlare... sto solo piangendo come una stupida bambina.

Usagi... sei così tenera e dolce... perché piangi angelo mio?

 

- Piccola... – le mormorò all’orecchio continuando ad accarezzarle la nuca – piccola mia... sei così disgustata dall’idea di esser la mia ragazza che ti metti a piangere? – scherzò cercando di farla sorridere.

Usagi si strinse ancora di più al suo collo, non voleva farlo andare via.

- E’ da quando abbiamo fatto quello stupido esperimento in scienze che desidero esser...- ma non finì la frase, Mamoru aveva poggiato le labbra sulle sue per un lungo bacio.

Le emozioni che colsero Usagi furono sorprendenti, quel bacio era così passionale e carico d’amore da inebriarla, sentiva tutto il suo corpo tremare tra le forti braccia di quel ragazzo meraviglioso. La testa le girava, sentiva freddo.. poi un caldo tremendo, lo stomaco si stava accartocciando come la carta di una caramella, aveva il cuore che batteva fortissimo, sentiva ogni parte del suo corpo urlare il nome di quel ragazzo stupendo che la stava abbracciando e baciando con trasporto.

Dimenticò tutto, Jonathan, Aruka, le loro litigate, la situazione in cui si trovavano... non contava più nulla... c’erano solo loro in quella stanza con tutto il loro amore.

Mamoru le accarezzava dolcemente la schiena mentre lei affondava le mani in quei capelli neri lisci come la seta più pregiata... ormai stavano finendo l’ossigeno ma non potevano privarsi quel contatto così a lungo sognato.

 

La luce rossa del primo fuoco d’artificio esplose pochi metri dal loro albergo, illuminando la stanza e i due teneramente abbracciati sotto le lenzuola.

Usagi era voltata sul fianco a guardare fuori dalla finestra, la mezzanotte era scoccata da un paio di minuti e sulle strade era tutta una festa con danze e brindisi. Sentiva perfino qualcuno che brindava nel corridoio, ma a non era questo l’importante... non ora. Si avvicinò al corpo perfetto della sua ragazza stringendolo forte, era così caldo e morbido... l’avrebbe stretto a sé per l’eternità.

Un altro fuoco scoppiò, questa volta la luce era verde.

Non c’erano state parole... sapevano che non ce n’era veramente bisogno, quel momento era perfetto... quel momento era amore... solo quello... solo il loro amore.

Aumentò la sua stretta come per assicurarsi che lei fosse vera, che non fosse uno stupido sogno che lei era lì, con lui, che avevano appena dimostrato l’uno all’altra quanto si amavano.

Ora la stanza era illuminata dalla luce arancione.

Lentamente le baciò la schiena nuda mentre una mano, sfuggita al suo controllo, risaliva lungo una delle gambe per poi indugiare sulla pelle morbida e sensibile del ventre.

Usagi chiuse gli occhi e fece un leggero sorriso mentre si schiacciava ancora di più contro il corpo muscoloso di Mamoru.

Un altro fuoco argentato esplose poco dopo.

Lentamente le labbra del ragazzo raggiunsero il collo iniziando a mordicchiarlo con infinita dolcezza.

- Mamoru mi fai il solletico. – ridacchiò lei con un filo di voce.

- E tu mi fai impazzire Usagi. – le sussurrò prima di mordicchiarle un lobo.

Usagi si voltò tra le braccia del ragazzo.

Un altro fuoco rosso illuminò le strade.

- Buon anno Mamoru.

- Buon anno anche a te Usagi.

 

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Capitolo 20
*** I sogni rinascono ***


 

Mamoru si girò tra le lenzuola cercando con una mano la dolce Usagi Tsukino che aveva stretto a se tutta la notte.

Ma il letto era vuoto...

 

Non può esser stato un sogno... non potrei sopportarlo...

 

Si mise a sedere di scatto cercandola nella piccola stanza, Usagi si era seduta su una piccola poltrona viola, indossava solo il suo maglione verde, i lunghi capelli biondi erano sciolti sulle spalle, Mamoru rimase a bocca aperta mentre il suo sguardo saliva lungo le lunghe gambe, indugiava un attimo sugli slip neri che si intravedevano poco sotto l’orlo del maglione, poi immaginava quel suo corpo stupendo sotto la lana, la pelle morbida, i suoi seni che si intravedevano appena sotto il maglione, più grande di almeno due taglie, e risaliva lungo il collo, fissò i suoi occhi blu e da quel momento capì che non poteva più stare senza di lei.

- Buongiorno angelo mio. – mormorò con un dolce sorriso.

Usagi alzò la testa incontrando immediatamente lo sguardo pieno d’amore di Mamoru. Il sorriso che gli fece era così luminoso e carico d’amore che Mamoru poté chiaramente sentire il suo calore, saltò giù dalla sedia e si buttò sul letto.

- Buongiorno Mamoru caro!

Il ragazzo fece una strana espressione.

- Ti prendi gioco di me?

Usagi rise debolmente e lo abbracciò:

- Un pochetto…- ammise poggiando la testa sul suo torace – questa notte é stata magica... vero?

- Sì... é stata una notte incantata.

Rimasero in silenzio ripensando ancora a quei momenti intesi, Usagi sentiva i battiti del cuore di Mamoru e respirava il profumo della sua pelle mentre lui le accarezzava i capelli e la schiena.

- Temo che sia ora di avviarci verso la stazione Usagi. – disse lui anche se il suo tono era quello di un bambino che non vuole privarsi del suo giocattolo preferito, se fosse stato per lui avrebbe strascorso il resto delle vacanze in quella stanza vivendo solo di baci e abbracci.

La ragazza annuì ma continuò a restare tra le braccia del suo amore.

- Usagi.. tutto bene?- domandò preoccupato da quel silenzio.

- Mamoru... – iniziò l’altra con un filo di voce appena udibile-  mi prometti che ci saranno altri momenti come questo quando torneremo a casa?

Il ragazzo sorrise, le prese il viso con una mano e la costrinse a guardarlo.

- Usagi... ti prometto che ci saranno moltissimi momenti come questo d’ora in avanti. Ti sei insediata nel mio cuore più di quanto avessi mai immaginato... e come se tu fossi una parte di me.

Usagi aveva gli occhi lucidi ma riuscì a trattenere le lacrime, sorrise e avvicinò le labbra a quelle di lui.

 

I miei sogni sono rinati... questa mattina mi sono svegliata con la testa piena di idee... erano settimane che non scrivevo più.

 

- Ho fatto i biglietti. – la interruppe Mamoru sedendosi accanto a lei, poi allungò il collo verso il quaderno che Usagi teneva in mano – Cosa fai?

- Oh... nulla...- rispose vaga chiudendo di scatto il quaderno – nulla di importante.

- Andiamo hai segreti con me? – domandò lui mettendo un broncio adorabile.

Usagi scoppiò a ridere e gli accarezzò il viso:

- Te lo dirò solo quando avrò finito... va bene?

Il viaggio fu tranquillo, Usagi teneva la testa appoggiata alla spalla di Mamoru, aveva dormito per un paio d’ore poi aveva fissato il panorama fuori dal finestrino.

Era felice, ora capiva il motivo per cui non riusciva a scrivere, si sentiva vuota senza Mamoru e, di conseguenza, anche le pagine dei suoi quaderni erano vuote, ma ora lui era nella sua vita, si sentiva così allegra e piena d’amore da scoppiare. Aveva in testa così tante storie, era così ispirata che poteva scrivere pagine e pagine senza neppure rendersene conto.

Arrivati in città tornarono nelle rispettive case con la promessa di vedersi per il pomeriggio, Usagi aveva disfatto i bagagli in fretta e furia, si era buttata sotto il letto e aveva preso la scatola che nascondeva così gelosamente.

Iniziò a rovistarci dentro cercando il quaderno adatto. 

 

Mamoru era fermo davanti alla gelateria da dieci minuti, aveva posato gli occhi sull’orologio ogni due minuti sperando che la sua adorata testolina buffa arrivasse in orario... ma Usagi era, molto probabilmente, l’unica persona sulla terra a possedere il gene del ritardo.

- Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa... – fu la prima cosa che disse quando lo raggiunse – ma avevo da finire una cosa.

- Posso chiederti cosa o anche questo é un segreto?

Lievemente rossa in volto Usagi consegnò al suo ragazzo un pacchetto.

- Avrei voluto dartelo a Natale... ma con Aruka tra i piedi non ne avevo il coraggio... Buon Natale, Mamoru.

Il ragazzo arrossì colto alla sprovvista e prese il regalo, con mani tremanti stracciò la carta e osservò il quaderno rosso.

- La principessa e il suo cavaliere...- lesse sulla prima pagina- di Usagi Tsukino.

- Mi avevi detto che eri curioso di leggere qualcosa di mio e così ho pensato che fosse arrivato il momento giusto.

Mamoru sorrise e l’abbracciò forte:

- Grazie é il regalo più bello che potessi farmi Usagi.

- Quella é la mia preferita, rispecchia i miei sentimenti, i miei sogni... la principessa di quella storia non é un personaggio inventato, sono proprio io. E il cavaliere é il mio principe azzurro, non aveva mai avuto un volto, era solo un’ombra nella mia mente. Ora, invece, ha un volto e un nome... sei tu Mamoru Chiba.

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Capitolo 21
*** La favola perfetta ***


 

La casa fu presa d’assalto nel giro di un paio di giorni, Usagi non seppe mai chi li aveva scoperti ma poteva giurare che Aruka avesse fatto qualche telefonata alle sue amiche pettegole appena tornata dalla montagna.

- Allora...- fece Minako picchiettando un piede a terra – é vero quello che si dice in giro Usagi?

- Perché che cosa si dice in giro?- chiese lei fingendosi innocente.

- Usagi, - rispose Minako stringendo i pugni – perché non ci hai detto la verità.

- Verità su cosa?

- Smettila di fare la finta tonta! – urlò Rei – Ti hanno visto passeggiare per il parco mano nella mano con Mamoru!

Usagi sapeva bene che le sue amiche non era arrabbiate per quella faccenda, forse volevano solo esser informate prima.

- Mi dispiace. – disse chinando il capo – Ma... ma... ero così presa da questa storia che non ne ho parlato con nessuno.

- Bene, - fece allora Makoto con un sorriso – visto che siamo tutte qui ora ci racconti tutto!

 

Le vacanze finirono presto e la vita tornò alla normalità.

- SONO IN RITARDOOOOOOOO!!!!!!! – Usagi corse giù per le scale, afferrò la cartella, il pranzo, un muffin ai mirtilli e corse fuori dalla porta.

Correva come una forsennata ricordando a se tessa, come tutte le altre mattine, di mettere indietro quella maledetta sveglia di almeno mezz’ora appena tornata a casa.

Makoto la affiancò, poco dopo si aggiunse anche Minako e tutte e tre entrarono a scuola pochi attimi prima che la campanella suonasse.

- Appena in tempo. – sospirò sedendosi dietro il banco.

- Testolina buffa non potresti svegliarti prima?

Usagi si voltò rossa in volto.

- Mamoru... anche se sei il mio ragazzo gradirei che non mi chiamassi più in quel modo.

- Ma se ti calza a pennello! – rise lui.

- Sai dove te lo infilo il pennello? – sibilò adirata voltandosi.

Non gli rivolse la parola per tutta la mattina, l’intervallo lo passò in giardino, al freddo, mentre lui era in classe a ripassare.

- Uffi non ci riesco a tenergli il broncio...- mormorò sconsolata mentre tornava in classe per scusarsi.  

Ma Mamoru non era uscito.

- Probabilmente é in bagno. – pensò tornando il suo posto, prese il libro di storia e lo aprì cercando di ripassare per il compito della prossima ora.

Arrivata alla pagina giusta trovò un bigliettino, curiosa lo aprì riconoscendo subito la calligrafia del suo amato Mamoru.

Quando ti arrabbi sei semplicemente adorabile... ti voglio un mondo di bene.

Mamoru.

Arrossì avvicinando quel pezzo di carta al cuore.

 

Il mio Mamoru...

 

- Ti metti a sognare il tuo fidanzatino anche quando va in bagno ora?- disse Minako lanciandole un’occhiataccia ma visibilmente divertita.

- Sei solo gelosa! – le rispose con una linguaccia giocosa Usagi – Io ho trovato il ragazzo perfetto e tu no!

- Ti ricordo che fino a qualche mese fa pensavi fosse un’idiota! E prendevi in giro me e le altre perché pensavamo che fosse carino!

- Beh mi sbagliavo!

Minako scoppiò a ridere.

- Io l’avevo detto che eravate perfetti! Usagi se mi davi retta fin da subito ora eri fidanzata con Mamoru da molto più tempo. Comunque sono molto contenta per te amica mia.

Usagi l’abbracciò, era bello avere le tue amiche sempre vicine.

 

Mamoru era seduto al suo posto mentre osservava la ragazza davanti a lui che sistemava i libri in cartella. 

- Allora testoli... cioé Usagi...- si corresse subito – hai finito? O vuoi restare a dormire qui? Così saresti puntuale per un giorno!

Usagi si voltò con uno sguardo di fuoco... Mamoru ebbe la netta sensazione che tra poco l’avrebbe vista brutta.

La ragazza si avvicinò lentamente al suo viso fino a quando le due fronti non si toccarono.

Mamoru era incantato da quegl’occhi... non riusciva a distogliere lo sguardo.

- Puoi chiamarmi Testolina buffa...- disse Usagi con un sospiro – ti voglio talmente bene che posso anche accettare quello stupido nomignolo.

Lui sorrise e le prese una mano.

- Ti accompagno a casa... e, ti ricordo, che dobbiamo iniziare a studiare per gli esami.

- Accidenti...- sbuffò lei – riesci a dire la parola esami in maniera così seducente da farli sembrare un divertimento invece che una tortura medioevale.

Mamoru arrossì lievemente e le mise un braccio attorno alla vita.

 

Usagi... sei il mio sole che risplende di giorno e la mia luna che rischiara la notte scura. Senza ti te sono perso... siamo una cosa sola.

Ti amo tanto mia piccola Usagi.

 

Mamoru sei la mia vita.. ogni giorno le nostre anime sono sempre più legate. Il nostro amore é forte e meraviglioso. Ne ho scritte tante di storie d’amore... ma mai nessuna é perfetta come la nostra.

Ti amo tanto mio dolce Mamoru.

 

FINE

 

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