La figlia dello scrivano

di LyraB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***



Capitolo 1
*** Uno ***


La figlia dello scrivano








Villaggio di Nettlestone
- Chi dobbiamo ancora visitare oggi? - Domandò Will, chiudendosi la porta alle spalle.
Robin fissò senza parlare le povere case del villaggio di Nettlestone. Quella gente aspettava il mercoledì a partire dal mercoledì sera, perché era l'unico giorno in cui potevano ricevere, invece di dare.
- Ci manca Dutch, lo scrivano. - Rispose Much.
La banda di fuorilegge attraversò velocemente lo spiazzo tra le case, e raggiunsero l'ultima abitazione ai margini del villaggio. Seduta su una panca vicino alla porta c'era una bellissima ragazza.
Prendeva beatamente il sole accarezzando un micetto nero che teneva in braccio, con i lunghi capelli color ebano sciolti sulle spalle. Quando sentì qualcuno che si avvicinava, alzò gli occhi e osservò distrattamente le persone sulla porta, senza degnarle di un sorriso.
Solo quando posò gli occhi su quello che chiudeva la fila, un giovane alto e snello con gli occhi grigi, sorrise, illuminandosi. Il ragazzo ricambiò il sorriso della bella ragazza, rallentando.
- Allan! Muoviti! - Gridò Much, sulla porta.
Allan si riscosse, e raggiunse gli altri nella casa dello scrivano. Il padrone di casa era un uomo di lettere, alto ma magro, con le guance scavate dalla fame e la barba bianca incolta. Sua moglie Dora, anche lei magra ed esile, si occupava di fiori, e quando Nottingham era la città più felice e fiorente dell'Inghilterra, perfino i matrimoni reali chiedevano il suo aiuto: era senza alcun dubbio la migliore ad intrecciare fiori per gli addobbi nuziali.
- Come va, Dutch? - Chiese Robin, avvicinandosi e porgendogli un sacchetto di pelle colmo di monete.
- Dio vi benedica, Robin Hood. È solo grazie a voi se siamo ancora vivi, e se siamo ancora qui... e se possiamo assicurare ad Alexandra un futuro. - Disse Dutch, sinceramente commosso.
- Non ringraziarci, Dutch, è per le brave persone come voi che noi combattiamo. - Disse Robin con un sorriso.
Much intanto aveva aiutato Dora a sistemare le provviste che gli avevano portato: pane, carne, formaggio e qualche piccolo pesce. Di sicuro molto più che le solite insipide focacce di farro che mangiavano tutti i giorni.
- Mi dispiace non potervi offrire nulla in cambio, ma con questa povertà nessuno può più permettersi di spendere soldi per scrivere lettere... o per farsele leggere. A dir la verità, non ci sono più lettere che circolano. - Ammise Dutch tristemente, sedendosi accanto al fuoco.
- Verranno tempi migliori anche per Nettlestone, non preoccuparti. - Disse Will, battendogli su una spalla e cercando di confortarlo.
- Stiamo tutti lavorando duramente per costruire un futuro per Alexandra... e per... -
Le parole di Dutch furono interrotte da John, che aprì la porta gridando:
- I soldati dello sceriffo! Presto! -
Dora aprì la porta che dava sull'orto e i fuorilegge riuscirono a correre nella foresta senza essere visti. Accucciati nell'erba alta al margine del bosco, osservarono i soldati aggirarsi nelle case alla ricerca di cibo e acqua.
- Chissà da che missione ritornano... - Disse Djaq.
- O chissà dove stanno andando a creare problemi. - Completò Will.
- Ma quanto è bella Alexandra... - Intervenne Allan.
- Allan! - Esclamò Much, dandogli una botta in testa.
- Beh, è bella, no? È innegabile! E sapete che si dice? Che danza come un angelo. Il lord di Chambery ha chiesto la sua mano dopo averla vista danzare! -
- Il lord di Chambery? Ma è ricco sfondato! Sarebbe un matrimonio perfetto! - Esclamò Much.
- Decisamente perfetto. Senza contare che a lei non dispiace il lord. Pare che sia decisamente bravo... -
- Ti prego Allan non scendere nei particolari, non ci interessa! - Esclamò Djaq, alzandosi in piedi per avviarsi al loro rifugio nella foresta.
Mentre tutti si alzavano, Allan rimase per un ultimo istante sdraiato nell'erba, a osservare la figura vestita di azzurro con lunghi capelli neri, che camminava nell'orto con aria assorta.
- Dicano quello che vogliono. Ma Alexandra è davvero bellissima. -



Castello di Nottingham
Marian camminava avanti e indietro per la stanza, irritata. Non sopportava di essere prigioniera, non sopportava di dover sottostare ai ricatti dello sceriffo e soprattutto non sopportava che Guy di Gisbourne le stesse col fiato sul collo. Lei voleva essere libera, accidenti!
Qualcuno bussò alla porta.
- Chi è? - Gridò Marian irritata. Sperava non fosse ancora Guy con qualcuna delle sue assurde pretese di amicizia.
- Sono... sono Lyra, milady, sono venuta a portare altra legna per il fuoco. - Disse una voce di ragazza al di là della porta.
Marian aprì la porta e le sorrise.
- Perdonami, entra pure. Non ce l'avevo con te. - Disse.
La ragazzina che entrò aveva i capelli biondo scuro stretti in due trecce che le arrivavano a metà schiena e un vestito ocra con sopra un logoro grembiule bianco.
Lyra si inginocchiò davanti al camino e iniziò a ravvivare il fuoco.
- Sta bene, milady? Sente troppo freddo? - Domandò quando ebbe finito.
- Sto bene, Lyra. Ma tu non sei la ragazza che si occupa di sparecchiare la tavola? - Disse Marian, riconoscendo i suoi occhi verdi.
- Sì milady, faccio un po' di tutto al castello, cerco di guadagnarmi la paga. Stiamo tutti lavorando duramente, nella mia famiglia. Non c'è poi molto lavoro, in giro. - Disse la ragazza, con gli occhi bassi.
- Hai ragione. Dove abiti, Lyra? Forse Robin Hood potrebbe aiutare la tua famiglia. - Disse Marian.
In quel momento la porta si aprì e Guy di Gisbourne entrò nella stanza, impettito nella sua divisa di rigida pelle nera.
- Marian. - Disse – Mi assenterò per tutta la giornata, vorrei chiederti di rimanere nel castello e di non fare sciocchezze. -
Marian lo fissò alzando i propri occhi azzurri verso quelli di lui, neri e freddi come il granito.
- Ve lo prometto, sir Guy. Non mi muoverò dal castello. -
- Molto bene. E tu che cosa stai guardando? - Disse, notando Lyra che fissava la scena un passo dietro Marian, con i grandi occhi verdi spalancati.
Senza aspettare una minima risposta, un manrovescio fece barcollare la ragazza.
- Sir Guy! - Gridò Marian, afferrandogli la mano.
- Ci stava guardando senza portare rispetto. Ora sparisci. Vai! - Gridò.
Lyra, terrorizzata, uscì correndo dalla stanza di Marian con una mano sulla guancia e il cesto della legna mezzo vuoto sotto il braccio.
- Siete crudele! È solo una bambina! - Esclamò Marian.
- Le donne dovrebbero sapere stare al proprio posto. - Sentenziò lui, senza un sorriso.
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle senza dire altro.
Marian strinse i pugni tra le pieghe della gonna.
Rinchiusa, ricattata, maltrattata e costretta a vedere un uomo che se la prendeva con una ragazzina. Scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli bruni, e si affacciò alla finestra. Più in basso, nel cortile del castello, Guy di Gisbourne stava spronando il suo cavallo.
Lo vide uscire in una nuvola di polvere, seguito da una decina di cavalieri dello sceriffo, alla volta di qualche povero villaggio da terrorizzare e derubare.
In fretta prese il mantello e spalancò la porta, camminando svelta lungo i corridoi del castello.
Rimase per un momento immobile lì dove le scale che portavano alle prigioni si dividevano dalla strada che arrivava alle stalle.
- Perdonatemi per il momento, padre. - Sussurrò tra sé e sé, affrettandosi lungo il passaggio verso le stalle. Dal tetto delle stalle era facile uscire, soprattutto se il garzone che badava ai cavalli era Jamie.
- Buongiorno Jamie. -
- Io non l'ho mai vista, milady. - Disse il ragazzino, rimettendosi a rassettare la paglia con il forcone.
Marian corse lungo le stalle, si arrampicò attraverso la finestrella e scivolò sul tetto.
Da lì era un salto di pochi metri, per raggiungere un cortile del castello dove nessuno passava mai. La porticina usata solo dai servi, era socchiusa e in un momento Marian era fuori.
Sollevò il cappuccio del mantello e prese un gran respiro. Si sentiva già meglio.
Corse in fretta fino alla cinta muraria di Nottingham, dove si mescolò a un gruppo di uomini e donne che uscivano con tutte le loro cose su un carretto.
Altre vittime dello sceriffo, pensò la ragazza, amareggiata.
Nel primo villaggio chiese un cavallo, allungando un piccolo fermaglio d'argento che aveva tra i capelli, e il corpulento oste le assicurò che nessuno l'avrebbe mai cercata lì.
Marian salì a cavallo, e mentre il vento le faceva scivolare via il cappuccio dai capelli, si sentiva veramente bene. E quando il profumo di pini e rugiada che riempiva il bosco la avvolse nel suo abbraccio di muschio e resina, si sentì finalmente libera.
Se solo avesse potuto, avrebbe lasciato tutto per stare lì, tra le braccia del bosco e della persona... Marian scosse vigorosamente la testa.
- Basta con le fantasie, Marian, hai una cosa da fare. - Disse ad alta voce, mentre galoppava veloce verso l'accampamento dei fuorilegge.



Sherwood
- Alt! - Gridò Will, balzando dai cespugli.
Aveva sentito gli zoccoli da lontano, e si era appostato per vedere chi era. Essendo solo un uomo, aveva pensato che poteva anche affrontarlo da solo... ma quando aveva notato che era Marian, era stato decisamente sollevato.
- Lady Marian! - Esclamò sorridendo.
- Will, cercavo Robin. - Disse lei, scendendo da cavallo. - è importante. -
- Venite. - Disse il ragazzo, guidandola all'accampamento.
- Lady Marian! - Esclamò Much quando la vide.
Marian si guardò intorno, cercando Robin con gli occhi, ma non lo vide da nessuna parte. Sorrise a Djaq, John, Allan e Much, e si rassegnò a parlare con loro senza vedere lui.
- Volevo chiedervi se conoscete la famiglia di Lyra, è una ragazza che lavora al castello. -
- Mai sentita. - Disse Much, scuotendo la testa.
- Non è di Locksley. - Confermò Will.
- Non lo so, ci ho parlato solo oggi, è che mentre era nella mia stanza mi è sembrata davvero molto triste. E ribollivo di rabbia quando Guy l'ha schiaffeggiata senza motivo. Mi sento in dovere di fare qualcosa per lei. -
- Chiederemo in giro, promesso. - Disse Djaq.
- Grazie. Ora devo tornare al castello, prima che gli altri si accorgano della mia assenza. - Disse Marian – Fatemi sapere se avete altre notizie. -
- Ma certo. - Disse Much.
Marian tornò veloce a dove aveva lasciato il cavallo, e in fretta vi salì. Stava per dare di sprone, quando aveva sentito una voce alle sue spalle.
- Vai già via? -
Marian sorrise tra sé, mentre sentiva una piacevole morsa alla bocca dello stomaco. Si costrinse a rendere la sua espressione sorridente ma distaccata, mentre si girava verso di lui.
- Ho fatto quel che dovevo fare. - Disse lei. - Non venivo certo a vedere te. -
Evidentemente si vedeva che stava mentendo, perché Robin non disse niente, ma sorrise.
E come ogni volta che lui sorrideva, Marian sentì le farfalle nello stomaco... e non riuscì ad impedire alle sue labbra di imitarlo.
- Allora vai, ti stanno aspettando. - Disse lui, sempre sorridendo.
- Infatti, sto andando. - Replicò lei, cercando di sembrare fredda.
Per un eterno istante rimase immobile. Avrebbe voluto scendere da cavallo e abbracciarlo stretto stretto, fino a riempirsi il cuore e la mente del buon profumo di libertà che Robin si portava addosso... ma sapeva anche che se l'avesse fatto risalire su quel cavallo e tornare nella sua prigione di pietra sarebbe stato tremendamente difficile, così gli lanciò un'ultima occhiata per imprimersi nella mente il suo meraviglioso sorriso, e poi spronò il cavallo, tornando a Nottingham al galoppo.



Castello di Nottingham
Marian si stava pettinando svogliatamente, quando un sibilo seguito da un rumore sordo attirò la sua attenzione. Si voltò spaventata verso la porta, ma era chiusa, e poi verso la finestra, accostata.
Ma voltandosi aveva visto, piantata contro il legno di uno dei suoi bauli, una freccia dalle piume bianche e nere.
Marian sorrise, mentre sentiva di nuovo le farfalle nello stomaco. Per lo meno nessuno l'avrebbe vista, così si sedette sul pavimento e aprì in fretta il rotolino di carta avvolto attorno al fusto della freccia.
“In giro nessuno sa di chi sia figlia Lyra. Dalla descrizione dicono di averla vista lavorare anche a casa dello scrivano di Nettlestone, ma più di questo non sappiamo. Dutch, Dora e Alexandra sono a Chambery in questi giorni, quando torneranno ci parleremo.”
Robin firmava con un cuore, e Marian strinse il pezzetto di carta macchiato di inchiostro al petto, poi si affrettò a buttarlo nel cuore assieme alla freccia. Non dovevano esserci prove, o la sua parte di brava ragazza sarebbe miseramente saltata.
In quel momento tre sommessi colpi sulla porta annunciarono l'arrivo di qualcuno.
- Sì? -
- Sono Lyra, milady. - Disse la ragazza.
Marian le aprì la porta, e Lyra le sorrise.
- Entra pure, Lyra. -
Stavolta la ragazza portava una bracciata di tende e coperte pulite.
- Sono stata incaricata di occuparmi della vostra stanza, e ne sono felice. Spero non vi dispiaccia. -
- Certo che no, Lyra. - Disse Marian con un sorriso.
Mentre Lyra cambiava le tende e le coperte, Marian rimase ferma allo scrittoio, domandandosi come poteva rompere il silenzio e domandarle da dove venisse. Fu Lyra a parlare per prima.
- Non vi piace proprio, vero? - Domandò.
- Scusami? -
- Ser Guy di Gisbourne. Proprio non vi piace. - Disse Lyra, guardandola con gli occhi che brillavano. All'improvviso però chinò la testa, avvampando. - Oh, perdonatemi, milady, non volevo essere inopportuna. Devo imparare a stare al mio posto, avete ragione. -
- Non ho mai detto niente del genere! - Esclamò Marian, avvicinandosi a lei e sorridendole. - Come fai a dire che proprio non mi piace? È un uomo ricco, importante, coraggioso... -
- Ma a voi non piace. L'ho notato la settimana scorsa, mentre vi parlavate. -
- Troverai che io sia una sciocca. Qualsiasi ragazza al mio posto avrebbe accettato la sua corte spietata. -
- Io trovo la cosa molto romantica. - Disse Lyra, sprimacciando i cuscini e osservando la camera rimessa a nuovo con aria soddisfatta.
- Ro-romantica? - Domandò Marian, senza capire.
- Sì, romantica. Insomma, una ragazza generosa e bella quanto voi, gentile e comprensiva, oggetto delle attenzioni di un uomo ricco e potente, ma che manca di gentilezza e di buone maniere... e che a voi non piace. Probabilmente perché voi siete innamorata di un ragazzo semplice, gentile, coraggioso e con il cuore d'oro... e che magari è anche bello. Beh, tutto questo è davvero molto, molto romantico. - Disse Lyra, a cui mentre parlava si erano accesi gli occhi e le guance.
Marian la guardò per un momento, poi sorrise con tristezza.
- Se solo avessi, ragione, Lyra. Se solo fosse davvero una cosa romantica, e non terribile... - Disse.
Una campana suonò in lontananza nel castello, e Lyra sussultò.
- Mi dispiace, lady Marian, devo correre nelle cucine. Buona giornata, milady. - Disse con una piccola riverenza, uscendo di corsa dalla stanza con i panni sporchi tra le braccia.
Marian rimase immobile sulla porta aperta, fissando la ragazzina con le trecce sparire lungo il corridoio. Come aveva fatto ad avere capito tutto, non lo sapeva.
Tra sé, sorrise.
La sua situazione, una situazione romantica. Non ci aveva proprio mai pensato, ma da fuori doveva proprio sembrare così.


























 Grazie per esservi fermati a leggere questo mio "esperimento".
Amo il personaggio di Robin Hood da quando riesco a ricordare e ho sempre sognato di poter tenere in mano un arco...
e quando ho scoperto il telefilm della BBC, ho trovato il mio Robin Hood ideale!
Adoro tutti i personaggi di quel telefilm, sono tutti molto veri e interessanti....
E come faccio sempre per le cose che amo, ho voluto scriverci una fanfiction.
Spero che i personaggi e le ambientazioni siano calzanti!
Grazie a tutti per aver letto!
Bacibaci!

Flora

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Capitolo 2
*** Due ***








Villaggio di Nettlestone
Robin si avvicinò all'abitazione dello scrivano, e bussò. Da dentro si sentivano singhiozzi sommessi e piccoli rumori, ma nessuno andò ad aprire.
- Sono Robin Hood, aprite! - Esclamò.
Uno spiraglio della porta rivelò il viso stanco e sofferente di Dutch.
- Venite. - Sibilò l'uomo.
Robin diede un'occhiata ai suoi uomini, che stavano ancora distribuendo soldi e provviste, ed entrò.
La casa era sporca, buia e maleodorante. Sembrava che nessuno si occupasse di essa da giorni.
Dora era stesa su un pagliericcio e singhiozzava disperatamente.
- Dov'è... - Disse Robin.
Dora scoppiò in singhiozzi ancora più forti e Dutch sbatté un pugno contro il tavolo.
- Se la sono presa! - Gridò pieno di rabbia.
- Chi se l'è presa? - Domandò Robin.
- Ieri sera, poco prima del tramonto. Gli uomini dello sceriffo sono venuti qui e l'hanno afferrata, caricata su un cavallo e portata via. Hanno detto che il lord di Ecclesall l'aveva comprata. -
- Comprata? Ma Alexandra non è un oggetto! - Esclamò Robin.
- Lo sceriffo ci possiede. Possiede tutti noi, sa che non protesteremo mai. Guy di Gisbourne... - Intervenne Dora, in lacrime.
- C'era anche lui? - Intervenne Robin.
- Dove si posa la mente dello sceriffo, arriva la mano di Gisbourne. - Rispose Dutch, cupo.
- Guy di Gisbourne ha detto che avremo uno sconto sulle tasse... dato che siamo in meno. - Disse, ricominciando a piangere.
- E quel che è peggio è che tra quattro giorni Alexandra doveva sposare il lord di Chambery – Disse Dutch, abbracciando la moglie. - siamo stati al suo castello per accordarci per le nozze. Il lord di Chambery è piuttosto giovane, è buono e proteggerà mia figlia... e le assicurerà un futuro splendido, molto migliore di quanto potremmo mai offrirle noi. - Disse amaramente. - E se lei non andrà all'altare, tutti i suoi sogni su una vita migliore svaniranno... visto che sarà costretta a vivere e danzare per un uomo che non la ama e non la rispetta! -
A Robin salì immediatamente il sangue alla testa. Lui non sopportava gli uomini che non avevano rispetto per le donne. Come Guy di Gisbourne, per esempio, che non aveva rispetto per la sua Marian.
E come sempre quando c'entrava Marian, parlò senza pensare.
- Ascoltatemi, vi riporterò Alexandra, ve lo giuro. Ogni ragazza dovrebbe sposare una persona che la rispetti. -
Negli occhi rossi e gonfi di Dora brillò per un momento una luce di speranza, prima di rimettersi a piangere, ma stavolta senza singhiozzi.
- Saresti disposto a tanto, Robin? - Disse Dutch.
Robin sorrise, mettendo una mano sulla spalla della moglie di Dutch, ancora in lacrime.
- Prepara i tuoi fiori, Dora. Tra quattro giorni tua figlia andrà all'altare. - Disse Robin con un sorriso, prima di uscire.
Raggiunse i suoi nella piazza del villaggio.
- Abbiamo finito. Che si fa? - Domandò Allan.
- Hanno portato via Alexandra, è stata comprata dal lord di Ecclesall. Bisogna andarla a salvare. - Disse Robin, serio, avviandosi spedito verso il loro accampamento nella foresta.
Much rimase immobile al centro, e prima di mettersi in marcia anche lui dietro al resto della banda, esclamò, contrariato:
- Di mangiare non se ne parla? -



Castello di Nottingham
Marian stava tornando dalle segrete, dove aveva visitato suo padre, ed era molto preoccupata: l'aveva visto ancora più debole e malato della sera prima. Strinse le mani una contro l'altra per cercare di fermare il tremito che le agitava, pregando che fosse solo una cosa passeggera... anche se sapeva benissimo che non era così.
Stava passando davanti a una porta socchiusa, e fu trattenuta dalle parole che scivolavano nello spiraglio aperto davanti a lei.
- Il cavaliere però non temeva nulla, e decise di andare a salvare la sua amata. Lady Ginevra era rinchiusa nelle segrete del castello? Allora Artù sarebbe andato a liberarla! Indossò la sua armatura, si agganciò al fianco Excalibur e scese nelle stalle per prendere il suo cavallo. Lo spronò al galoppo nella foresta di Camelot, tra gli alberi e le rocce, circondato dal profumo della resina e dei pini, mentre la notte fredda stendeva le sue braccia attorno a lui, e i lupi ululavano in lontananza... -
Marian si appoggiò al muro accanto alla porta, e continuò a seguire la storia. Era raccontata in modo affascinante, sembrava quasi di vedere davanti a sé il giovane Artù innamorato che correva nella foresta per salvare la sua donna... la voce della ragazza si alzava e si abbassava, e sceglieva le parole, le intonazioni e le pause giuste per ricreare la vicenda attorno a lei. Era ormai totalmente presa nella storia, quando la voce si fermò. Il fascio di luce che filtrava dalla porta si spense, e la porta si aprì silenziosamente. Una ragazza con le trecce uscì e richiuse la porta alle sue spalle, attenta a non fare rumore.
- Lyra! - Esclamò Marian. - Eri tu lì dentro? -
- Io... sì, milady. Io racconto le favole ai bambini del castello per farli addormentare. Mi piacciono le favole. Avete bisogno di qualcosa, milady? - Domandò la ragazza.
- No, affatto... hai molto talento. -
- Sono solo sciocchezze, lady Marian, solo stupide fantasie che mi fanno perdere tempo. Almeno, questo è quello che mi dice mio padre. - Disse Lyra.
- Ma Lyra... -
- È molto tardi, milady, e sono molto stanca. Con permesso. - Disse Lyra, allontanandosi dopo una frettolosa riverenza.
Marian rimase immobile, senza capire cosa avesse detto o fatto per turbare Lyra. Un po' dispiaciuta per quella situazione, si avviò in fretta nella sua stanza.
La mattina dopo, Marian stava sistemando i suoi abiti in uno dei bauli, quando la porta si aprì con un cigolio.
- Sono io, Lady Marian. - Disse Lyra in un sussurro.
- Entra pure, Lyra. - Disse Marian, sorridendole.
La ragazza si inginocchiò accanto al fuoco, ma il cestino le sfuggì di mano e i ciocchi rotolarono sul pavimento, spandendo segatura ovunque.
- M-mi scusi, milady. - Balbettò Lyra, raccogliendo la legna e tentando di riattizzare il fuoco semispento, mentre le mani le tremavano talmente tanto che fuliggine e cenere si sparsero per tutto il caminetto, facendola starnutire.
- Lyra, che succede? - Domandò Marian, inginocchiandosi accanto a lei e prendendole le mani coperte di fuliggine.
Lyra scoppiò in singhiozzi senza ritegno, e Marian la abbracciò istintivamente, nonostante la cenere che la ricopriva.
- Che succede? - Ripetè dolcemente, quando la ragazza ebbe placato i singhiozzi. - È per quello che ti ho chiesto ieri sera? Io non intendevo... -
Lyra scosse la testa, si asciugò gli occhi lasciando una scia nera sulle guance e la guardò terrorizzata.
- Si tratta della mia sorellina, lady Marian. L'hanno portata via, lo sceriffo dice che il lord di Ecclesall l'ha comprata da lui... la vuole sposare. - Spiegò Lyra.
- Tua sorella? -
- Sì, milady. Si chiama Alexandra. Vive a Nettlestone con i miei genitori, Dutch e Dora... io torno da loro quando il mio lavoro qui al castello me lo permette... Vedete, lei è una ballerina stupenda, io e i miei genitori ci ammazziamo di lavoro per poterle permettere di coltivare questa passione. Lei è bellissima, intelligente, aggraziata... io le dicevo sempre che sembrava una principessa. E stava anche per diventarlo, credetemi, il lord di Chambery si era innamorato di lei vedendola danzare, e anche a lei piaceva... ma ora, a casa del lord di Ecclesall... - Lyra nascose il viso tra le mani e tentò di arginare le lacrime.
- Adesso calmati, vedrai che andrà tutto a posto. - Disse Marian.
Si alzò e fissò la ragazza che riponeva la legna nel cestino, pulendo il pavimento con il grembiule, mentre si asciugava le guance bagnate.
Cercò di elaborare un piano più in fretta che poteva, ma non le riusciva di pensare a niente.
Nella sua mente c'era solo una persona, forse l'unica che le poteva aiutare.
- Ascoltami, Lyra. C'è una persona che ci può dare una mano. Per parlarle dobbiamo uscire dal castello, e io non posso farlo. - Disse, risoluta.
Lyra la guardava senza capire. Marian si sedette in fretta allo scrittoio e in un attimo le porse un biglietto.
- Ascoltami: vai nei sotterranei con del cibo, dì alla guardia di darlo a mio padre. Poi torna immediatamente qui. - Disse.
Lyra prese il biglietto e annuì, correndo fuori dalla stanza.
Meno di mezz'ora dopo, Marian stava correndo per le scale del castello, preceduta da Guy di Gisbourne.
- Non gli abbiamo dato niente di speciale. - Disse Guy precipitosamente.
Mentre si avvicinavano ai sotterranei, le grida dell'ex sceriffo riempivano l'aria. Erano atroci.
Edward si contorceva nella sua cella, tenendosi lo stomaco e gridando da far paura.
- Padre! Padre! - Gridò Marian aggrappandosi alle sbarre della cella.
Suo padre gridò ancora, contorcendosi, ma da un guizzo nei suoi occhi Marian capì che aveva letto il biglietto, che stava solo fingendo di stare male, per permetterle di uscire dal castello.
- Devo uscire! Devo chiamare il dottore! - Gridò Marian disperata, cercando di smuovere Guy fingendo di essere sull'orlo delle lacrime.
- Non posso farvi uscire. Ordini dello sceriffo. -
- Ma mio padre sta male! -
- Uscirò io per portarvi un medico. -
- Io non voglio un medico! Voglio il suo medico! E non verrà mai con voi! Nessuno sa dove si trova! E di certo non si farà trovare da voi! - Gridò Marian singhiozzando, voltandosi di nuovo verso il padre che gridava per non far vedere a Gisbourne la totale assenza delle lacrime.
Guy spostò il peso da un piede all'altro, e poi sbottò:
- Non ne posso più di sentire queste grida, e non voglio che tu pianga. Vai nelle stalle e prendi il tuo cavallo. Passa dalla porta nord, nessuno ti vedrà. -
Marian fece finta di asciugarsi gli occhi, si avvicinò a Guy e con la voce più dolce che riuscì a trovare, lo ringraziò guardandolo negli occhi. Come sempre quando lei sbatteva le ciglia, Guy si sciolse come neve al sole, e le sorrise a sua volta.
- Dirò a tutti che sei andata a dormire. Vai e torna presto con il medico di tuo padre. Ti aspetto al decimo rintocco. Non tardare. - Disse lui, accarezzandole una guancia
Marian annuì in fretta e sgusciò dalla sua stretta, correndo verso le stalle dove Lyra già la aspettava. Sapeva che Guy avrebbe abboccato. Un po' la feriva, saperlo così malleabile nelle sue mani mentre in realtà lei pensava solo a Robin.
- Milady! - Esclamò Lyra in un sussurro quando la vide. - Il suo cavallo. -
- Forza, sali con me. - Disse Marian in fretta, aiutandola a salire. - Dovremo correre, quindi tieniti forte! -
Le due ragazze sfrecciarono attraversarono la città addormentata in un momento, e si precipitarono nella foresta nera e argento, tagliata dai raggi della pallida luna piena appena sorta.
Si fermò vicino all'accampamento, e smontò da cavallo, aiutando Lyra a scendere con lei.
- Vieni, per di qua. - Disse Marian in un sussurro, inerpicandosi su per la salita cosparsa di un tappeto di foglie rosso cupo.



Accampamento dei fuorilegge
- Arriva qualcuno! - Sibilò Allan, alzandosi in piedi.
Much stava sonnecchiando accanto al fuoco, Will e Djaq dormivano uno accanto all'altra e Robin stava  preparando altre frecce, comodamente seduto sul suo giaciglio.
John si avvicinò ad Allan e scrutò la strada. Due figure si avvicinavano: una portava un lungo mantello con il cappuccio, l'altra aveva l'aria di una ragazzina di campagna.
Robin alzò gli occhi verso le due ombre e sorrise, posando le frecce sul suo giaciglio. Rimase seduto a guardare Allan e John che accompagnavano le due ragazze nell'accampamento.
- Sei gelata, ragazzina. Much, c'è qualcosa da mangiare per questa povera bambina? - Disse John, con un braccio attorno alle spalle di Lyra.
Much si svegliò alzandosi di soprassalto e infilò la testa nel posto dove tenevano le provviste, mettendosi a spignattare senza dire niente... ma facendo così tanto rumore da svegliare anche Will e Djaq.
- Cosa vi porta qui? - Disse Robin con calma, guardando Marian negli occhi.
- Abbiamo un favore da chiedervi. - Rispose lei.
- Spiacente, siamo già impegnati. - Disse Allan in fretta. - Dobbiamo andare a salvare una fanciulla. -
Marian guardò Robin senza degnare Allan di uno sguardo.
Robin le sorrise a sua volta, in quel modo luminoso e sincero che era sua esclusiva, scendendo dal giaciglio e avvicinandosi alla ragazza.
- Si tratta della sorellina di Lyra, Robin. È la figlia dello scrivano di Nettlestone... - Iniziò Marian, cercando di dominare il suo cuore che batteva terribilmente veloce.
- Alexandra? - Esclamò Much voltandosi stupito.
Lyra annuì, addentando il pane abbrustolito che Djaq le aveva passato assieme alla carne bollita.
- Quindi tu sei la figlia maggiore di Dutch e Dora. E come mai non sapevamo che tu fossi figlia loro? - Disse Allan, sedendosi davanti a loro, con un'evidente espressione incredula dipinta sul viso.
- Io... io ho due anni più di Alexandra, però non vivo a casa. Lavoro al castello da molti anni ormai, da quando mia sorella ha iniziato a ballare. Lei era bravissima, io non sapevo fare nulla più che lavorare, quindi ho capito qual era il mio posto. Ma ora che l'hanno portata via, lei non avrà il futuro che merita, e ai miei genitori si spezzerà il cuore... Potete aiutarmi? - Disse lei, con la voce rotta.
- Ma certo. - Disse Djaq, mettendole una mano sulla spalla.
- Beh, a quanto pare la nostra missione è anche la vostra. - Disse Allan, allungandosi vicino al fuoco e continuando a fissare Lyra.
- Avanti allora, prepariamo un piano. - Disse John, serio, sedendosi con il bastone accanto e preparandosi a pensare.
La sera era scesa in fretta, e la notte era fredda e silenziosa nella foresta. Lyra si era addormentata acciambellata vicino al fuoco quasi spento, accanto a Djaq che si era appisolata con la testa poggiata sulla spalla di Will, anche lui addormentato. Much, Allan e John  avevano pianificato con Robin come salvare Alexandra senza correre troppi rischi, e ora parlottavano a bassa voce vicino all'accampamento, preoccupati ma determinati.
- Adesso devo andare. - Disse Marian in un sussurro, avviandosi lungo la strada coperta dalle foglie.
- Aspetta. E Lyra? - Mormorò Robin, rincorrendola per qualche metro e prendendola per un braccio.
- Lei può rimanere con voi, dopotutto. Io devo essere al castello, se Guy entra in camera mia e non mi trova... -
- E perché dovrebbe entrare in camera tua a quest'ora di notte? - disse Robin accigliato.
- Oh, Robin, avanti, sai benissimo cosa intendo. - Disse Marian, alzando irritata gli occhi al cielo.
Quando faceva il ragazzino geloso proprio non lo sopportava.
Per un istante ci fu silenzio, rotto solo dal frusciare della sera di Sherwood. Poi Robin alzò gli occhi, e quando la ragazza si ritrovò a fissare quelle iridi verdeazzurre che scintillavano anche nel buio che li circondava, si sentì suo malgrado avvampare. Adesso era lei che faceva la ragazzina.
- E io? -
- Io cosa? - Domando lei, ancora imbarazzata.
- Puoi lasciare Lyra da sola... e io? Anche io devo stare qui da solo? - Disse, cercando di trattenere il sorriso che gli luccicava negli occhi.
- Oh, Robin. - Rispose Marian, sorridendo.
Robin chinò il capo e le posò un bacio sulle labbra.
Il tempo di un attimo, un solo, minuscolo, eterno attimo.
- Sogni d'oro. - Le sussurrò.
Robin  vide Marian correre tra gli alberi, raggiungere il cavallo e spronarlo, scivolando silenziosa e bellissima come una delle ombre che popolavano la foresta in quella notte.
Tornò al suo giaciglio e si sdraiò, fissando il cielo freddo e stellato al di là dell'intreccio dei rami dell'accampamento. Gettò uno sguardo alla ragazzina – che poi doveva avere quasi vent'anni, se davvero era più grande di Alexandra – che dormiva vicino al fuoco e chiuse gli occhi.
Dormire con il ricordo del bacio di Marian sarebbe stato di certo più facile.



Maniero di Ecclesall
La pioggia battente impediva di vedere a un metro dal naso, e i fuorilegge della foresta imprecarono, quando si resero conto che la visibilità sarebbe stata pessima.
- Nemmeno tu riusciresti a centrare le guardie, con questa pioggia. - Disse Allan a Robin, amaramente – Dobbiamo cambiare piano. -
Robin scosse la testa, cercando di vedere il più lontano possibile, ma Allan aveva ragione. C'era veramente troppa pioggia per continuare il loro progetto di fingersi guardie.
- D'accordo, allora cosa facciamo? Si aspettano proposte. -
- Io ne avrei una. - Disse Lyra, in un sussurro.
- E lei cosa ci fa qui? - Sbottò Robin, guardando Much.
- Io... io... - Iniziò il giovane, senza capire. L'aveva lasciata addormentata all'accampamento solo qualche ora prima, e adesso la ragazza con le trecce era lì con loro.
- Fa niente, ormai. Hai detto che hai un'idea? -
- Sono la sorella di Alexandra, no? Lei sarà di sicuro smarrita e terrorizzata, se fingo di andare da lei per aiutarla, di certo mi accoglierà. Posso parlarle, e possiamo trovare un modo per farvi entrare. - Disse Lyra.
- Non credo che ti faranno entrare, dopotutto l'hanno presa con l'inganno! Lei era destinata al lord di Chambery, di sicuro crederanno che tu la voglia far scappare e ti ammazzeranno senza pensarci due volte. - Disse Robin.
- Io non credo. Nessuno ha detto al lord di Ecclesall che Alexandra era già impegnata. Di certo lo sceriffo non glielo avrà detto, come avrebbe potuto giustificarlo? Io penso che non lo sappia nessuno. - Disse Lyra, decisa.
Robin rimase in silenzio a pensare. Poteva lasciare una ragazzina in balia delle guardie del castello? Se l'avessero scoperta di certo l'avrebbero uccisa, e non voleva avere la morte di una ragazza innocente sulla coscienza. Scosse la testa, confuso, mentre la pioggia continuava a scivolargli sul cappuccio. Guardò uno ad uno tutti i suoi compagni, e poi fissò Lyra negli occhi.
- Te la senti? -
- Lexie è mia sorella, Robin. Farei qualunque cosa per salvarla. - Disse lei, decisa.
Robin sospirò. In fondo, il piano di Lyra era la cosa migliore da fare, in quel momento.
- D'accordo. Trova una scusa qualunque per uscire prima del tramonto, noi ci mettiamo sotto quella tettoia laggiù. - Disse Robin.
Il gruppetto si mosse lentamente verso la tettoia di paglia, e Lyra sollevò il cappuccio del mantello.
- Fai attenzione. - Disse Robin in un sussurro, mentre la ragazza si allontanava.
Lei gli sorrise da sotto il cappuccio e si avviò nella pioggia.
- Avremo fatto bene a lasciarla andare da sola? - Domandò John, un po' preoccupato.
- Se la caverà. E comunque non sarei riuscito a dirle di no. - Rispose Robin. - E adesso aspettiamo. -
Si sedettero sotto la tettoia, con la pioggia che sgocciolava piano tra le assi, e si prepararono ad attendere il tramonto.
Quando il buio era quasi calato sulla città, si sentirono dei passi frettolosi nel fango della strada, e Robin strinse l'arco nella mano, pronto a difendersi. I passi erano sempre più vicini, sembrava che chi si stava avvicinando avesse davvero molta fretta. John si alzò in piedi, stringendo il bastone, e Much imbracciò lo scudo.
All'improvviso, Lyra apparì davanti a loro. Aveva i capelli spettinati, le guance rosse e il fiato grosso.
- Accidenti, ci hai fatto spaventare! Che succede? - Domandò Much.
- La sposa! Stasera stessa! - Esclamò Lyra, senza fiato.
- La sposa? - Ripetè Allan senza capire.
- Lewis di Ecclesall sposa mia sorella stasera! Dobbiamo fare presto! - Ripetè Lyra.
- D'accordo, come facciamo ad entrare? - domandò Robin.
Lyra riprese fiato, appoggiandosi al palo di sostegno della tettoia.
- C'è una porta, a nord, accanto alle cucine. Io sono passata da lì per uscire, è aperta. Io rientro immediatamente, e vi apro da dentro. Mia sorella è nella torre centrale, è disperata, piange, e dice che non vuole stare con un uomo che ha il triplo dei suoi anni! Dobbiamo aiutarla! - Disse Lyra, agitata.
- La aiuteremo, ma adesso calmati. Hai detto che c'è una porta, a nord? - Disse Robin, mettendole una mano sulla spalla.
Lyra annuì.
- Andiamo. - Disse Robin.
I fuorilegge si mossero silenziosi e veloci lungo il margine del villaggio di Ecclesall, diretti alla porta a nord.





























 E così la nostra storia prosegue!
Allora, cosa ne pensate di Lyra e di Alexandra?
Trovate che i personaggi siano aderenti alla realtà? Ci tengo moltissimo...
Ringrazio di cuore Lady Riddle per la sua recensione
 Il mio sogno è quello di diventare scrittrice o sceneggiatrice per i telefilm,
quindi non riesco a scrivere una storia che non abbia un minimo di azione dentro... anche se non sempre mi riesce facile!
Spero che la storia sia rimasta interessante come prometteva, io ci ho messo il cuore a scriverla, e spero che si veda ^^
Un abbraccio anche a te!
Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per avere letto! A presto!
Bacibaci!

Flora

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Capitolo 3
*** Tre ***








Maniero di Ecclesall
Robin si acquattò contro la parete, facendo cenno agli altri di nascondersi.
Due guardie in alta uniforme, rossa e azzurra, marciavano verso di loro.
- Sembra un assedio, più che un matrimonio. - Disse una.
- Lord Lewis è convinto che la ballerina non lo voglia sposare. - Rispose l'altra, superandoli senza vederli.
Robin riprese a respirare, e fece cenno ai suoi di dividersi. John, Will e Djaq sarebbero andati all'alloggio di Alexandra, mentre lui, Allan e Much sarebbero andati verso la sala dove si sarebbe tenuto il matrimonio.
Lyra era entrata qualche minuto prima di loro, e aveva spiegato la strada per raggiungere entrambe le stanze.
- Io devo andare nella sala del trono, devo essere lì immediatamente o si insospettiranno. Appena vedrò uno di voi avvertirò mia sorella e lei fingerà di svenire. Io chiederò di portarla fuori per farle prendere un po' d'aria, e potremo scappare. - Aveva detto la ragazza, prima di salutarli.
- Con tutte queste guardie sarà difficile portarla via. - Sentenziò Much, sentendo altre guardie arrivare alle loro spalle. Robin si infilò in una porta laterale, chiudendola alle sue spalle.
Davanti a loro, mentre le guardie superavano la porta ignare di tutto, c'era un intero arsenale di spade, daghe, sciabole, stiletti e pugnali. Oltre a decine di armature complete di elmi, cotte di maglia e tutto il resto.
- Potremmo tornare al piano A, non trovate? - Disse Robin sorridendo.
Much e Allan si scambiarono uno sguardo complice, e le tre figure che cinque minuti dopo si stavano dirigendo alla sala del trono erano impettite e composte, con gli elmi calati sul naso e le divise rosse e azzurre. Appena fuori dalla sala principale del maniero, c'era Alexandra.
Aveva i lunghi capelli color ebano tutti riccioli, intrecciati a perle e nastri d'oro. D'oro era anche il vestito che portava, di seta e di broccato, e le scivolava in eleganti onde sul pavimento.
Lyra, con il suo abito dimesso, sembrava la sua cameriera, più che la sua sorella maggiore.
Allan si avvicinò alle due ragazze e, accertandosi di non essere visto, sollevò la celata dell'elmo.
I suoi occhi grigi incrociarono quelli castani di Alexandra e la ragazza sussultò, mentre un po' di colore tornò sulle sue guance.
- Allan, forza, dobbiamo andare! - Sibilò Much.
Allan si riabbassò la celata ed entrò nella sala con Robin e Much.
- Non eravamo già al completo? Voi tre da dove saltate fuori? - chiese bruscamente un uomo vestito da paggio.
- Siamo in ritardo, ci dispiace. - Disse Robin.
- Muovetevi, allora, non fateci aspettare ancora, pelandroni! - Disse, dando un violento colpo sull'elmo di Much, che si avviò barcollando al suo posto nella fila delle guardie.
- Sull'attenti! - Gridò un paggio dalla parte opposta della sala.
Tutti si misero in piedi, sull'attenti, e dalla porta di fondo entrò un uomo alto, con i capelli ormai bianchi e il viso cadente. Guardava ovunque come se pensasse di essere incredibilmente bello, giovane e interessante. Robin pensò che il lord di Ecclesall aveva l'aria di chi non si era accorto che dalla giovinezza erano passati almeno trent'anni.
- Fatela entrare. - Disse con aria soddisfatta, sedendosi con il suo lussuoso completo dorato sull'ampio scranno con l'alto sedile di legno.
La porta della sala si aprì, e la bellissima Alexandra entrò, bianca e oro, con i lunghi capelli inanellati sulle spalle, e con la sorella che le reggeva lo strascico. Quando passò accanto a Robin, Lyra gli sorrise senza farsi notare.
- Quella ragazza ha del talento. - Sussurrò Much.
Robin gli lanciò un'occhiata complice: Much aveva ragione. Non era affatto male.
Il prete, nervosissimo, teneva il breviario con mani tremanti, e guardò terrorizzato la guardia alle sue spalle prima di aprire il libro e iniziare a declamare la formula del matrimonio.
Il lord lanciava occhiate soddisfatte alla giovane donna accanto a lui, e ascoltava solo distrattamente il prete che parlava. Sembrava tranquillo e sereno, felice che fosse finalmente riuscito a sposare una ragazza tanto bella. La cerimonia intanto andava avanti, e a tratti Alexandra barcollava. Era davvero brava a recitare, pensò Robin, mentre la vedeva portarsi la mano alla fronte durante un lieve capogiro.
Proprio in quel momento, Alexandra crollò a terra.
Lyra gridò, e il lord, accigliato, si alzò in piedi.
- Che diavolo succede? - Sbottò.
- Lady Alexandra è svenuta, mio signore. - Disse Lyra. - Forse ha bisogno di un po' di aria... qui è molto soffocante. -
- Molto bene. - Disse il signore di Ecclesall. - Tu e tu, spalancate le finestre. Poi uscite. Tutti! -
Due guardie spalancarono le finestre, e poi si avviarono alla porta. Robin guardò preoccupato Lyra, che non sapeva cosa fare, e iniziò a camminare lentamente, molto lentamente, vero l'uscita.
Aveva bisogno di tempo per riflettere.
Vide Lyra chinarsi sulla sorella, scostarle i capelli dal viso e posare il capo di Alexandra sulle proprie ginocchia. All'improvviso, Alexandra iniziò a respirare affannosamente.
- Mio signore, non basta! Sentite? Non respira! Dobbiamo portarla fuori! - Gridò Lyra.
Robin sorrise tra sé. E brava Lyra.
Lord Lewis sbuffò.
- Portatela fuori. Con delicatezza! - Gridò.
I due paggi presero la ragazza tra le braccia e la portarono fuori, nell'ampio spiazzo davanti al maniero.
Robin seguì i paggi con Alexandra, il lord di Ecclesall e Lyra fuori dalla porta.
Gli occhi verdi di Lyra luccicarono, quando incrociarono quelli verdeazzurri di Robin, che sorrise a sua volta, stringendole con dolcezza un braccio.
Alexandra fu stesa su un lettino improvvisato sotto le stelle, e iniziò a respirare normalmente.
Robin alzò gli occhi, e vide un'ombra muoversi dalla parte opposta del cortile.
Era alta, robusta, con lunghi capelli scarmigliati e con un lungo bastone in mano.
Ora o mai più, pensò.
Vide il lord e tutte le guardie attorno alla ragazza stesa. Fece un cenno a Much e Allan, che risposero con un movimento del capo, e poi si sfilò l'elmo.
- Ora! - Gridò.
In un momento, il tranquillo cortile era colmo dei suoni della battaglia.
Djaq, Will e John si erano lanciati gridando nella folla di guardie, e tutti combattevano ferocemente.
Robin aveva preso l'arco e le frecce, nascoste sotto il mantello della divisa rossa e azzurra, e aveva iniziato a colpire le guardie alle braccia e alle gambe, in modo da impedire loro di combattere, ma senza ucciderli.
- Lyra! Porta via tua sorella! - Gridò Robin.
- E voi? - Replicò lei.
- Noi ce la caveremo! - Rispose ancora Robin, atterrando una guardia che quasi l'aveva pugnalato.
Lyra prese Alexandra per mano, che sollevò il lungo vestito da sposa e si mise a correre verso la porta del maniero.
- Chiudete quella porta! - Gridò Lewis, difeso da quattro guardie.
Robin atterrò la guardia che si era precipitata al cancello, e impedì a  tutte le altre che ci provarono di  portare a termine il loro compito, mentre Allan e Much si preoccupavano di difendere lui. Quando le due ragazze furono fuori dalle mura del maniero, Robin gridò la ritirata.
- Andiamocene! - Gridò.
In meno di un minuto, la banda di fuorilegge era nascosta sotto la vecchia tettoia di legno, dove Alexandra e Lyra stavano riprendendo fiato.
- State bene? - Disse Robin, preoccupato.
- Bene, grazie. Se non ci avessi aiutate... - Iniziò Lyra.
Alexandra gettò le braccia al collo di Allan e lo abbracciò forte. Allan ricambiò l'abbraccio, mentre gli altri lo fissavano stupiti. Perché abbracciava Allan, se avevano tutti combattuto per lei, Robin per primo? Ma Robin si strinse nelle spalle, sorridendo. Poi si rivolse a Lyra:
- Sei stata grande. -
- Ho solo usato un po' di fantasia. - Disse lei con sincera umiltà.
- Torniamo a casa? - Disse Alexandra, sciogliendo Allan dall'abbraccio.
- C'è una cosa che dobbiamo fare, prima. John, Will, andate a Nettlestone e portate nella foresta Dutch e Dora. Prima che Ecclesall vada a chiedere spiegazioni allo sceriffo di certo passerà a torchiare loro. - Disse Robin.
John e Will annuirono e obbedirono, mentre il resto della banda si avviava a Sherwood con le due figlie dello scrivano.



Castello di Nottingham
- Come sta tuo padre? - Disse Guy, apparendo sulla porta.
Marian si portò una mano al petto.
- Guy, mi avete spaventata. -
- Non era mia intenzione, Marian. Dicevo, come sta tuo padre? -
- Bene. - Fu la risposta.
Guy si sedette sul letto accanto a lei, e Marian si alzò, fingendo di avere bisogno di qualcosa dallo scrittoio. Guy si alzò e le si avvicinò di nuovo, sfiorandole i capelli con la mano guantata.
- Guy... - Tentò di protestare Marian, ritraendosi.
Guy non le piaceva affatto, proprio come aveva notato  Lyra: era completamente sottomesso allo sceriffo, aveva la barba che pungeva e anche un cattivo odore. Non sapeva di vento e libertà... sapeva di pietra, di sudore e di bugie.
Marian fece un altro passo indietro, andando a sbattere contro lo scrittoio.
- Ho una lettera per te. Da parte del lord di Chambery. - Disse Guy, avvicinandosi ancora e allungandole una busta.
Marian la aprì in fretta, mentre sentiva gli occhi di Guy addosso a lei.
- È un invito... al suo matrimonio. - Disse in un sussurro. - Domani. -
- Marian, io mi chiedevo... se ti andava... se volevi... ti potevo accompagnare. - Disse Guy, con voce suadente.
- Non credo sia necessario, sir Guy. Andrò direttamente al castello del lord senza fermarmi per strada... se avrete la gentilezza di concedermi una carrozza. -
La porta si aprì lentamente, e Lyra entrò senza fare rumore. Incrociò gli occhi di Marian e vide la busta tra le sue mani; sorridendo, si mise a rassettare il letto senza farsi notare.
- Marian, davvero. Per me sarebbe un piacere venire con te. E poi non è bene che una giovane donna viaggi da sola. - Disse ancora lui, insistendo.
- Guy, siete molto gentile, ma... no. E poi non andrò da sola: Lyra potrebbe venire con me. - Disse Marian.
La giovane serva alzò gli occhi, illuminandosi, e disse:
- Davvero, lady Marian? Davvero mi portereste con voi? -
- Tu sta' zitta! - Gridò Guy, girandosi verso Lyra.
Lyra abbassò in fretta gli occhi e tornò ad occuparsi del letto, temendo un nuovo manrovescio.
- Guy, non vi permetto di trattare in questo modo una ragazza! E poi ho già deciso, viaggerò con lei. Anche perché se io mi assento per un giorno, potrò sapere che mio padre è al sicuro qui... con voi... - Disse, addolcendo la voce.
Guy la guardò per un momento negli occhi, cercando disperatamente di farle cambiare idea, ma ben presto decise che non c'era modo di convincerla. Con gli occhi bassi e un'espressione sinceramente dispiaciuta sul viso si avvicinò alla pota, ma prima di uscire si voltò dicendo:
- Chiederò allo sceriffo il lasciapassare per te e la tua serva, ma dovrete rientrare al tramonto.  E stai tranquilla per lord Edward, Marian. Ci penserò io a lui. -
Guy uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, e Marian tirò un sospiro di sollievo.
- Davvero potrò andare al matrimonio di mia sorella? Temevo di non riuscire a trovare un modo per liberarmi dai miei impegni qui al castello... - Disse Lyra, con gli occhi pieni di gratitudine.
Marian sorrise, annuendo.
- Che meraviglia! Vi aiuterò a vestirvi, lady Marian, e acconcerò i vostri splendidi capelli! Sapeste quante volte ho acconciato i capelli di mia sorella, prima delle sue esibizioni di danza... - Disse Lyra.



Villaggio di Chambery
- Tranquillo, troverà un modo e arriverà. - Disse Much.
Robin lo guardò accigliato, appoggiato a uno dei pilastri di legno della grande sala del maniero di Chambery, dove a momenti si sarebbe celebrato il matrimonio.
- Non sto aspettando proprio nessuno. - Disse Robin.
- Ma certo... infatti non stai guardando ininterrottamente la porta da mezz'ora a questa parte. - Disse Allan, con un sorrisetto.
- Sto solo aspettando di vedere la sposa. - Si giustificò Robin.
La porta si aprì cigolando, e come sempre nell'ultima mezz'ora, Robin alzò gli occhi speranzoso.
La stanza era già affollata di gente, e sarebbe stato difficile per chiunque riconoscere la ragazza che era appena entrata: indossava un abito verde cupo con i risvolti rossi, e aveva i riccioli bruni raccolti sulla nuca. Accanto a lei c'era una ragazza con i capelli dorati sciolti sulle spalle e un abito rosa.
Gli occhi di Robin si illuminarono.
- Io lo sapevo che sarebbe arrivata. - Disse Much, con la sua solita sicurezza a posteriori.
Ma Robin non lo stava nemmeno ascoltando. Raggiunse la ragazza con gli occhi azzurri e le sorrise.
- Da quando i fuorilegge presenziano ai matrimoni dei nobili? - Disse lei, ricambiando il sorriso.
- Anche io sono felice di vederti. Sei bellissima. - Disse Robin.
- Non cambiare discorso. - Sentenziò Marian.
- Silenzio, sta entrando la sposa! - Esclamò Allan, indicando la porta.
Marian si mise al fianco di Robin e fece cenno a Lyra di andare avanti, di avvicinarsi, in modo che sua sorella potesse notare che c'era anche lei.
Dora e Dutch erano in prima fila, entrambi con le lacrime agli occhi per la commozione.
Alexandra, bellissima in un abito bianco di seta lungo fino ai piedi, con i capelli intrecciati, avanzava piano lungo il corridoio che si era creato tra la folla.
Il lord di Chambery, un aitante giovane dai lunghi capelli neri, la aspettava davanti al prete con gli occhi che brillavano. Di sicuro quei due si piacevano molto. Alexandra sembrava felice di aver trovato un uomo con cui passare la propria vita.
- Non ti piacerebbe sposarti, Marian? - Sussurrò Robin.
- Per avere un uomo che mi dice cosa fare, dove andare e cosa pensare? No grazie. - Replicò lei.
Poi alzò gli occhi, e incontrò quelli di Robin. I suoi occhi dicevano una cosa totalmente diversa.
Robin le sorrise, con uno di quei suoi sorrisi che le facevano letteralmente sciogliere il cuore, e Marian si costrinse a riportare la sua attenzione sulla cerimonia, mentre il suo stomaco si riempiva di farfalle per l'ennesima volta.
- Io prendo te, Phil, lord di Chambery, come mio sposo.  E prometto di amarti e onorarti in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte, per tutti i giorni della mia vita. - Disse Alexandra, infilando l'anello al dito del lord di Chambery.
- Io prendo te, Alexandra di Nettlestone, come mia sposa. E prometto di amarti e onorarti in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte, per tutti i giorni della mia vita. -
Rispose il lord, infilando anche lui l'anello al dito della sua sposa.
- Io vi dichiaro marito e moglie. Potete baciare la sposa. - Disse il prete, chiudendo il breviario.
In una cascata di applausi, Phil posò un bacio sulle labbra di Alexandra.
Dopo una serie infinita di abbracci e baci per i genitori, gli amici e i parenti, Alexandra raggiunse la sorella, la abbracciò, e poi notò i fuorilegge dietro di lei.
- Rimanete per i festeggiamenti? Sarebbe bellissimo, dopotutto è solo grazie a voi se siamo qui. - Disse Alexandra, rivolta a tutti ma guardando Allan.
Allan rispose con un sorriso. Gli piaceva sentirsi ammirato.
- Non so se... - Iniziò Robin.
- Oh, avanti, Robin, che ci costa restare? Ce la meritiamo una bella festa! - Esclamò Allan.
- Sareste i benvenuti. - Intervenne il lord di Chambery, avvicinandosi. - Alexandra mi ha raccontato tutta la storia e penso che entrambi vi dobbiamo molto. -
Robin guardò la sua squadra e poi annuì.
- D'accordo. - Disse.
Tutta la folla si precipitò sulla piazza principale del villaggio, dove era stato approntato un grande banchetto, della musica e uno spazio per ballare, e lasciando la grande sala del maniero completamente vuota. Allan aveva chiuso la fila e si era fermato a guardare la grande sala.
Si chiese se un giorno avesse mai potuto avere anche lui una bella casa, una moglie affettuosa e la prospettiva di una vecchiaia tranquilla.
In quel momento si sentì trascinare dietro la porta, e quando si trovò davanti gli occhi castani della sposa sussultò.
- Che stai facendo? - Esclamò lui.
Alexandra gli chiuse la bocca con un bacio.
- Era da un pezzo che volevo farlo -
- Ma sei impazzita? Sei la nuova lady Chambery! - Esclamò Allan.
- Questo non vuol dire che io debba baciare solo lui. Tu mi piaci un sacco, non ne ho mai fatto un mistero. E poi ad una sposa serve sempre una spalla su cui piangere... per quando litiga col marito. - Rispose Alexandra ammiccante, tornando tra gli invitati e lasciando Allan incredulo nell'angolo della sala.





























 Ed eccomi tornata dalle vacanze! Sono molto felice di essere a casa, devo ammetterlo!
Spero che siate felici che ho aggiornato... non abbandonerei mai una mia storia a metà, statene pur certi!
@ Lady Riddle = Grazie infinite per i complimenti!
Spero che tu riesca a realizzare il tuo sogno di diventare scrittrice e se metterai su EFP la tua fanficiton su Robin Hood di certo verrò a recensire!
Spero che tu abbia trovato carina la parte di "azione" della storia... anche perchè ormai siamo alla fine.
Non pensavo che sarebbe stata tanto corta, messa su EFP, ma tant'è.
Sono molto felice di averne un'altra in serbo.. chissà, magari pubblicherò anche quella! Aspetto un tuo parere! Tanti baci!
Grazie a tutti quelli che si fermano su questa storia! Sapere che qualcuno legge è importante per me!
Grazie ancora!
Bacibaci

Flora

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Capitolo 4
*** Quattro ***








Castello di Nottingham
- Il lord di Ecclesall vi vuole vedere, mio signore. - Annunciò Guy di Gisbourne, entrando nella sala.
Lo sceriffo si voltò accigliato.
- Cosa può volere? -
- Penso si tratti della ballerina, ha borbottato qualcosa a proposito di rivolere il denaro. -
- Fallo entrare. - Ordinò lo sceriffo, sedendosi sul suo scranno.
Il lord di Ecclesall entrò a passo di marcia, e afferrò lo sceriffo per il collo della camicia.
- Rivoglio i miei soldi! - Ringhiò.
- Caro amico, parliamone con calma! Cosa intendete per rivolere i vostri soldi? -
- Quelli con cui ho comprato la ballerina! Non ho la ragazza, rivoglio i miei soldi! -
- Come non avete la ragazza? -
- Ieri sera Robin Hood e la sua banda me l'hanno portata via! - Gridò il lord di Ecclesall, scuotendo lo sceriffo.
- Robin Hood? -
- Già, e finché io non riavrò la ragazza, voi non riavrete il denaro! Lo rivoglio! Tutto! E subito! - Lord Lewis tirò fuori un pugnale e lo puntò alla gola dello sceriffo.
- Va bene, va bene! Gisbourne, portagli il suo denaro! -
- Fino all'ultimo scellino! - Ringhiò il lord.
- Sì, sì... fino all'ultimo scellino! Ora per carità mettetemi giù! - Gridò lo sceriffo.
Gisbourne si affrettò a portare nella sala la cassa colma di monete, e quando il lord di Ecclesall fu sicuro che non mancava niente, lo sceriffo tirò un sospiro di sollievo, vedendo allontanarsi la punta del pugnale del lord dalla propria gola.
- Trovate quella ragazza. - Disse lo sceriffo. - La rivoglio. Voglio rivenderla a quel Lord vanitoso... rivoglio il mio denaro! -
- Temo sia impossibile. - Rispose Guy, a bassa voce.
- Impossibile? - Domandò lo sceriffo, irritato.
- Sì, mio signore. Oggi la ragazza è andata in sposa... al lord di Chambery. E voi sapete bene quanto lord Chambery sia potente. È meglio non irritarlo, anche perché lui controlla buona parte dei confini a nord... - Iniziò Guy.
- Lo so benissimo perché non possiamo fare arrabbiare Phil di Chambery, dannazione! Robin Hood ce l'ha fatta di nuovo sotto il naso, accidenti! Ma ce la pagherà! - Gridò lo sceriffo, dando un pugno al bracciolo dello scranno. - Eccome se ce la pagherà! Gisbourne, abbiamo dei prigionieri nelle segrete? -
- Due ladri, signore. -
- Bene. Falli impiccare. Ho bisogno di distrazioni. -
- Come volete, sceriffo. - Disse Gisbourne, scendendo nelle segrete per portare l'ordine del suo signore.
- Me la pagherai, Robin Hood, eccome se me la pagherai... è solo questione di tempo! - Gridò lo sceriffo, agitando in aria il pugno per sfogare la frustrazione.



Villaggio di Chambery
- Non ballate, lady Marian? - Disse Lyra, avvicinandosi alla ragazza.
- No, Lyra. Non sono capace di ballare. - Replicò Marian, con un sorriso velato di tristezza.
Ogni tanto il fatto di essere un tipo poco femminile le dispiaceva.
- Vi state annoiando? Volete tornare a Nottingham? - Domandò Lyra, preoccupata.
- Niente affatto! Questa festa è stupenda, e Nottingham è una vera prigione per me. - Disse Marian.
Lyra si sedette sulla panca accanto a lei, e Marian la vide guardare sua sorella con l'espressione di chi si è reso conto che non avrà mai quello che desidera.
- Cosa vorresti fare nella tua vita, Lyra? Non penso che tra i tuoi sogni ci sia quello di lavorare per sempre al castello. - Disse Marian.
Lyra abbassò gli occhi, arrossendo.
- Avanti, non fare la timida. Che c'è? -
- Io... io vorrei scrivere racconti. Adoro raccontare favole e storie, e vorrei scrivere per tutta la mia vita. Purtroppo non è un lavoro che paga, quindi lo potrò fare solo nel tempo libero, e dovrò comunque lavorare al castello per mantenermi. E poi vorrei... vorrei sposarmi, milady. - Disse Lyra – Vorrei trovare un ragazzo gentile e generoso, un tipo che mi faccia sentire felice, protetta e amata. Vorrei vivere una delle storie che amo raccontare, anche se so che non è possibile... -
Marian aprì la bocca per dire qualcosa, ma Lyra la interruppe, tornando solare come al solito.
- E comunque avevo ragione, non è vero, lady Marian? Sir Guy è quello che vi fa la corte, ma voi siete innamorata di un ragazzo coraggioso, generoso e forte. E anche bello. - Disse Lyra, accennando con la testa a Robin, seduto vicino ai suonatori, che teneva il tempo con un piede.
Il sole strappava riflessi dorati ai suoi capelli chiari, e sorrideva in quel modo adorabile che solo lui riusciva ad avere. Marian posò il suo sguardo su di lui, e Robin alzò gli occhi verso di lei, facendole un occhiolino. Marian abbassò gli occhi arrossendo.
- Non essere sciocca, Lyra. - Disse poi.
- Probabilmente avete ragione, forse sono sciocca. O forse vedo le cose come stanno... e magari un pochino meglio della gente normale. - Disse Lyra. - E, per quello che vale, nelle mie storie l'amore vince sempre. -
Marian le sorrise, mentre Lyra si allontanava, diretta verso i suoi genitori.
Rimasta sola sulla panca, Marian si sorprese a pensare a Lyra.
Era una ragazza in gamba, gentile e intelligente, eppure nessuno l'aveva mai valutata per quanto valeva. A prima vista era solo una serva, una delle tante sguattere che pulivano i pavimenti del castello. Ma in realtà era una persona viva e luminosa, con tanti sogni e speranze.
Sorrise tra sé: sentiva di assomigliare molto a quella ragazza con le trecce e il viso innocente.
Robin interruppe le sue riflessioni, sedendosi accanto a lei sulla panca, dalla parte opposta rispetto a quella che aveva occupato Lyra.
- Non balli? - Domandò.
- Non sono capace. - Ammise lei.
- Ma come, a una signorina di buona famiglia come te non è stata insegnata l'arte della danza? -
- Ti ricordo che so cavalcare, usare la spada e tirare con l'arco come e meglio di te. Non sono esattamente la signorina di buona famiglia che tutti si immaginano. - Replicò Marian.
- Che tu sappia fare queste cose meglio di me è tutto da vedere. -
- Sei il solito presuntuoso. - Disse lei, sorridendo.
- E tu la solita attaccabrighe. - Rispose Robin, toccandole affettuosamente la punta del naso.
Si guardarono negli occhi per un eterno istante.
- Lady Alexandra, ballate per noi! - Esclamò uno degli ospiti all'improvviso, attirando la loro attenzione verso il centro dello spiazzo dove la gente del villaggio ballava.
Alexandra baciò suo marito, poi prese un lembo dell'abito e iniziò a volteggiare al centro del cortile, con l'abito bianco che le ondeggiava attorno, sotto gli occhi innamorati e fieri del suo sposo... e di Allan, pochi metri più in là.
Marian fissava la scena senza parlare.
- Non sembri esattamente una che non sogna il matrimonio. - Disse Robin, serio.
- Non voglio sposarmi per trovarmi in prigione. Io vivo già la mia vita tra quattro pareti di pietra, sotto i comandi di un uomo che mi dice cosa fare, dire e pensare... e non è esattamente il futuro che sogno. - Disse Marian.
- Non penso che il matrimonio sia questo. - Disse Robin. - Penso che due sposi siano come due mani. Sono mosse da un unico cuore e un'unica anima, ma agiscono da sole. Possono stringersi per dimostrarsi amore, possono allontanarsi per aiutare e accogliere altre persone che hanno bisogno... sono unite e separate... ma sanno perfettamente che se una delle due mancasse non potrebbero fare più così bene quello che facevano insieme. -
Marian si voltò a guardare Robin.
- Da quando sei così poetico? - Disse, con la voce che tradiva la commozione che le riempiva gli occhi.
Robin non rispose, continuando a guardarla negli occhi. Poi abbassò gli occhi e rise.
- Non sono parole mie. Sono cose che mi ha detto Lyra. -
- Lo sapevo che non era farina del tuo sacco. - Replicò Marian.
- Non ho molto talento con le parole. -
- Non serve che me lo dici. -
- Non preoccuparti di essere gentile! -
- Infatti. Le signorine di buona famiglia non devono essere gentili con i fuorilegge. -
Robin rise, e Marian fece lo stesso.
In quel momento i suonatori attaccarono una musica vivace, e un sacco di coppie si precipitarono in pista, assieme a moltissimi bambini.
- Forza, vieni a ballare. - Esclamò Robin, alzandosi.
- Ti ho detto che non sono capace! - Esclamò Marian.
Ma prima che potesse dire qualunque altra cosa, si ritrovò in mezzo alla folla, a ballare senza uno schema preciso, trascinata solo dalle note dei flauti e dei tamburelli e dalle risate divertite di Robin, che la teneva abbracciata e la faceva piroettare guardandola negli occhi con quel suo irresistibile sorriso sincero.
La sera scese fin troppo presto, e quando il tramonto iniziò a colorare di oro e amaranto il cielo, Marian si costrinse a sedersi per riprendere contatto con la realtà.
- Ricordami di non ballare mai più con te, Robin di Locksley. - Disse sorridendo, cercando di raccogliere di nuovo i capelli sulla nuca. - Guarda come sono conciata ora. -
Robin le scostò le mani dai capelli e i riccioli bruni tornarono a incorniciarle il viso. Gli occhi azzurri le splendevano più che mai.
- Sei bellissima. - Sussurrò lui.
A Marian ci volle qualche minuto per trovare le parole per rispondergli.
- E tu sei un pessimo ballerino. - Disse.
Robin rise allegramente, e Marian si lasciò sfuggire un sorriso.
Rimasero seduti in silenzio ancora per qualche minuto, mentre la gente ballava e mangiava.
- Dutch e Dora rimarranno qui a Chambery per stare vicino ad Alexandra. Lord Chambery prenderebbe volentieri anche Lyra sotto la sua protezione, se lei glielo chiedesse. - Disse Robin a un certo punto.
- Non penso che Lyra voglia trasferirsi qui. - Disse Marian.
- Come mai? -
- Non penso che si senta molto amata dalla sua famiglia. Non trovi che sia strano che una ragazza come lei fosse praticamente una sconosciuta nel villaggio dove abitano i suoi genitori? Ha sempre vissuto all'ombra della sorella minore... Credo che preferirà tornare a Nottingham con me. -
- Perché invece non venite nella foresta, tutte e due? Lyra è in gamba, possiamo insegnarle a tirare con l'arco, e tu... -
- Lo sai che non abbandonerei mai mio padre nelle segrete di Nottingham. E al castello ti posso essere utile. -
- Non mi interessa sapere che succede lì dentro se ti so in pericolo! E poi vorrei poterti avere vicino in ogni momento! - Esclamò Robin.
Marian posò una mano tra quelle di lui, stringendole forte.
Se solo avesse avuto il coraggio di dirgli che anche lei avrebbe voluto stargli vicino in ogni momento... come erano vicini in quell'istante, con semplicità, seduti uno accanto all'altra nella piazza di un villaggio in festa.
Quando la festa terminò, Lyra aspettava Marian accanto alla carrozza. Lei si avvicinò assieme a Robin.
- Torni a Nottingham? - Chiese Robin a Lyra.
- Torno al mio lavoro. E poi da lì potrò esservi utile. - Disse Lyra.
- Questa storia l'ho già sentita. - Disse Robin, ammiccando a Marian.
Marian sorrise, tentando di fare l'indifferente.
- A proposito di storie: voglio scriverne che parla di una ragazza leale e coraggiosa, che subisce la corte di un uomo ricco e potente ma arrogante e presuntuoso. Lei non lo ama, perché è innamorata di un giovane semplice e coraggioso, che combatte per la giustizia. Voglio che sia una storia con il lieto fine, e ho già in mente l'inizio: “Nel cuore dell'Inghilterra vive una leggenda”. -  Disse Lyra.
Marian alzò gli occhi e vide che Robin sorrideva tra sé. Era troppo modesto per far capire di aver intuito l'allusione a lui, ma evidentemente l'aveva colta.
- A presto, Lyra. - Disse Robin. - Abbi cura di te. -
- Lo farò. Grazie di tutto. - Disse Lyra.
La ragazza salì sulla carrozza, e Marian stava per fare lo stesso, quando all'improvviso si voltò e gettò le braccia al collo di Robin, stampandogli un bacio sulle labbra.
- Questo è perché mi onori e mi proteggi tutti i giorni della mia vita. - Disse lei in sussurro.
Robin sorrise, e Marian lo sciolse dall'abbraccio sentendo come sempre le farfalle nello stomaco.
Salì in fretta sulla carrozza e sparì nella foresta che divideva Chambery da Nottingham mentre il cuore le batteva forte nel petto, così tanto che per un attimo la ragazza temette che tutti potessero sentire quanto amava il suo fuorilegge di Sherwood.
Robin rimase immobile al margine del villaggio, pensando che, per quanto due mani possano allontanarsi, in fin dei conti rimangono sempre unite.
Sorrise tra sé e si voltò per tornare dalla sua banda... mentre sentiva le farfalle nello stomaco.
Come succedeva sempre quando Marian gli sorrideva.





























 E con questo la nostra storia si conclude!
Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità e di avervi divertito...
io personalmente mi sono divertita moltissimo a scriverla!
Spero di non essere andata troppo OOC in questo finale,
ma nella seconda serie i nostri Robin e Marian si lasciano andare a scenette adorabili,
quindi non penso di essere andata troppo fuori... almeno spero!
Grazie a chi ha letto, recensito (LadyRiddle), chi ce l'ha tra le preferite (dreamviolet) e tra le seguite (debby95): grazie, grazie di cuore!!!
E alla fine di questo mio esperimento cosa posso dire se non.... we are Robin Hood!
Bacibaci!

Flora

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