L'appuntamento

di Maura85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Ricatto ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


1.

“Tu… stai scherzando.” Leena fece quel suo solito gesto, si portò una mano alle labbra, come ogni volta che rimaneva sconvolta da qualcosa.
Il motivo del suo sconvolgimento era una giovane dalla lunga chioma bionda, corporatura sottile e brillanti occhi di chi sa rendere molto difficile la vita a chiunque le capiti a tiro. Erano amiche praticamente da quando erano nate, eppure Zaria era ancora in grado di sorprenderla; e questa volta l’aveva organizzata davvero grossa.
“Non sto scherzando.” rassicurò, chinandosi su un complicato tema di Pozioni del quale capiva ben poco; ma non le sarebbe stato più chiaro neanche se adattato per un bambino di tre anni. Era terribilmente negata, per lo studio.
Per i guai, invece, era portatissima.
“Dunque, tu hai l’intenzione di fuggire di nascosto a Hogsmead…”
“Sì.”
“… Rischiando l’espulsione…”
“Si spera di evitarla.”
“… Per vedere Severus Piton?” Concluse in do maggiore, forse per dare un maggior tono di tragicità.
“Hai capito l’intero concetto? Brava!” era da circa mezz’ora che rileggeva la frase ‘Il distillato di Grozias è utilissima nelle Pozioni Rimpicciolenti e Gaudizzanti’, senza badare realmente al significato, e si può ipotizzare che fosse prevalentemente ciò a rallentare la stesura del suo compito.
“Non è che… mmh… hai accettato qualche strana pozione da quel ragazzo, ultimamente?” azzardò Leena, seduta in una vecchia, comoda poltrona ed intenta ad accarezzare il suo gatto nero come la notte. Era una vera Serpeverde, Leena, dalla carnagione pallida e capelli dello stesso colore del suo scontroso micio.
“Non mi ha drogata” ribatté stizzita Zaria; finalmente si era decisa a passare alla frase successiva, non meno oscura della prima.
“Allora ti ha pagata.” fu l’ovvia conclusione.
“Se proprio vuoi saperlo, sono stata io a chiedergli di uscire!” sollevò i grandi occhi azzurri, con sfida, chiudendo di scatto il libro di testo (ehi, per quel giorno aveva già letto due frasi! Fin troppo) .
“Ho capito, hai preso un brutto colpo in testa, povera Zaria…”
“Ti sarei grata se la smettessi di dubitare delle mie facoltà mentali...”
“Dubitarne è l’unico modo che ho per cercare di capire come faccia a piacerti quello!” Forse aveva alzato un po’ troppo la voce, visto e considerato che gli occupanti di mezza Sala Comune (compreso qualche quadro) si erano girati, squadrandola.
Leena, timida ragazzina del secondo anno, provò all’improvviso un profondo interesse per una crepa nel pavimento, misto ad un intenso desiderio di sprofondare.
Zaria, anche lei timida ragazzina del secondo anno, fece ciao ciao a tutti.
“Potrei almeno sapere come speri di uscire dalla scuola?” sussurrò Leena, senza interrompere i suoi studi geologici sulla crepa.
“Per quello non c’è problema” rispose, senza smettere di salutare; qualcuno, esitante, la ricambiava “ci penserà mio cugino, no?”
“Ah, lui.”
“Avverto astio nella tua voce.” si voltò di nuovo verso l’amica, che aveva ritrovato il coraggio di guardare ad altezza d’uomo.
“Secondo te perché? Sei imparentata con l’unico studente più odioso di Piton… beh ora si spiega gran parte della tua attrazione: in confronto a tuo cugino, Severus deve sembrare un simpaticone!”
“Sai Leena, a volte provo l’impulso di spiaccicarti questo libro di pozioni sulla faccia: sai forse spiegarmi il perché?”
“Perché io sono l’unica a farti rendere conto che frequenti gente più matta di te?”
“Può essere una motivazione plausibile.” ammise.
“Hai bisogno di aiuto con Pozioni, Zaria? Non vorrei che rimanessi indietro e fossi costretta a saltare gli allenamenti.” Hudson, il (bello e impossibile) Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, di cui la giovane interpellata era l’ottima Cercatrice, si sedette vicino a loro.
Fenomeno abbastanza di routine, che però non mancò di scatenare le solite conseguenze, che andavano da un diffuso quanto preoccupante rossore di Leena, ad allegri ringraziamenti da una Zaria che fingeva di averci provato, ma di non aver capito assolutamente niente dei compiti assegnati, fino alle torve occhiate delle altre fanciulle della Casa, tutte, com’è ovvio, pazzamente innamorate di lui.
Ma quella volta, mentre Zaria e Hudson si chinavano sul libro di testo, con un brivido Leena si accorse che anche un ragazzo, dall’altra parte della stanza, li fissava con insistenza. Severus Piton in persona, con uno sguardo di folle gelosia negli occhi. Inquietante, a dir poco.
“Questa pazzoide ha detto la verità…” balbettò a mezza voce, scuotendo la testa.


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Capitolo 2
*** Ricatto ***


Grazie mille a colore che mi hanno commentata! Sono lieta che la storia vi piaccia... spero di continuare ad emozionarvi!




2.

“Cosa? Hogsmead?” suo cugino, un tipo del settimo anno, rise. Con lui risero anche quei tre idioti dei suoi migliori amici.
“C’è qualcosa che non va, cuginetto?” ringhiò Zaria, fulminandoli con uno sguardo; ed effettivamente due dei quattro persero immediatamente ogni forma d’ilarità, tossicchiando imbarazzati.
Dato che facevano parte di due Case diverse, si erano incontrati vicino al Lago, che ora, essendo metà dicembre, era completamente ghiacciato. Su di esso volteggiavano studenti pattinatori, intenti a danzare, giocare, ridere.
“Non c’è proprio niente che non va: se la mia cara Zaria mi chiede un favore, io eseguo!” si aggiustò leggermente la frangia fluente (cosa che aveva fatto già venti volte in soli cinque minuti), provocandole un qual certo moto di disgusto; ma dei familiari bisogna saper accettare pregi e difetti, no?
Il pregio di suo cugino era quello di essere un gran casinista. Il difetto, che era un’idiota totale. Tutto sommato sarebbe potuto andarle peggio.
“Devo dedurre che conosci un passaggio segreto?” incrociò le braccia nascoste sotto strati e strati di mantello; magra com’era, aveva sempre un freddo cane.
“Solo uno? Tu ci sottovaluti!”
“Io vi sopravvaluto ipotizzando che sappiate la tabellina del sette!”
“Uhm, stare con i Serpeverde non ti fa mica bene.”
“Che coincidenza, i Serpeverde sono convinti che mi faccia male stare con voi Grifondoro…”
“Spiritosa.” James Potter affondò le mani nelle tasche dei pantaloni; finché poteva evitarlo, non indossava mantelli, neanche a sette gradi sotto zero: faceva poco fico. “Potrei almeno sapere per quale motivo ti vuoi avventurare al di fuori di queste calde, sicure ed accoglienti mura?” rivolse alla scuola uno sguardo sprezzante, come a dire: ‘meno male che quest’anno me ne vado!’ Non poteva immaginare fino a che punto la cugina, sua spietata rivale al Quidditch, condividesse tale sentimento.
“Beh, Spirito di Avventura, Voglia di Conoscenza…” enumerò lei.
“Ciò è traducibile con ‘appuntamento’?” la interruppe Lupin, quello con l’aria più malaticcia dei quattro; non certo quello con l’aria più da sfigato. Oh, no. Per quella speciale sezione la Palma D’Oro spettava senz’ombra di dubbio al piccolo e disgustoso Peter Minus.
“Hai un appuntamento?” sbottò Sirius, quasi cascando da una pietra su cui si era accomodato poco prima con fare very cool. Il motivo di tale sbigottimento era dovuto al fatto che LUI le aveva già chiesto di uscire un bel po’ di volte, beccandosi una lunga serie di due di picche. “E con chi?” Sirius era un tipo dal fisico scolpito e la faccia da attore hollywoodiano. Il più bel ragazzo della scuola, secondo il parere di alcune Autorevoli Voci (o almeno così le definiva Leena, la quale non mancava di picchiettarla sulla crapa ogniqualvolta lei lo rifiutava).
“Non sono affari vostri; non sono affari tuoi, soprattutto.” piegò la testa di lato, rassegnata all’inevitabile scenata.
“Perché no?” Con Sirius non sarebbe mai uscita, neanche sotto minaccia di morte; ma egli presentava notevoli deficit mentali, se ancora non aveva afferrato il messaggio. Ed evidente non lo aveva afferrato, dato che stava gonfiando il petto come un tacchino nutrito a steroidi.
“Perché non lo sono.” spiegò nuovamente, senza una reale speranza che lui capisse. Osservò con pena quella scena tragicomica. “E perché vorrei evitare al poveretto una tua stupida fattura!”
James scosse il capo con aria lugubre: “Non ti riconosco più, Zaria. Prima te ne vai in giro per la Foresta Proibita con quell’idiota di Piton…”
“Come fai a saperlo?” Zaria arrossì come non mai. Evento raro. Dannatamente raro.
Presupponendo senza possibilità di errore che la tonalità di lei non fosse dovuta al nome che era stato pronunciato, ma alla situazione in cui era stata beccata, James si esibì in quel suo sorriso da idiota integrale sicuro di sé, pensando di averla ormai in pugno.
“Ho le mie fonti.” si vantò, omettendo di aver partecipato all’intera scena in prima persona, solo che sotto forma di cervo. “Cuginetta, devi capire che non posso aiutarti ad evadere, se non ho la sicurezza che il tuo accompagnatore sia una persona onesta, affidabile e…”
“Oh sì che puoi.” Zaria lo prese a braccetto, e lui intuì che stava arrivando. Il Ricatto. “Certo che puoi.”
“Senti, io…”
“O preferisci che mandi quella famosa lettera a tua madre? Quella con le foto di te che t’infratti nello sgabuzzino delle scope con Lily? L’ho tenuta dall’ultima volta, sai?”
“Quale volta?” s’incuriosì Minus.
“Parla di quando mi ha costretto a mettere una Pozione SpuntArti nelle pietanze dei docenti.” rispose a denti stretti James. Era successo verso la fine dell’anno precedente, e sempre grazie a quella stupida foto! Per evitare gli esami, lei lo aveva costretto a quello scherzetto; James ancora non si era scordato la punizione che si era beccato. Per non parlare della solita minaccia di espulsione. Ma chi poteva espellere un sì bel gagliardo fanciullo?
“Gran bel colpo, quella volta!” annuì soddisfatto Sirius.
“Dovreste vergognarvi.” Lupin li guardò con severità ma come al solito nessuno la considerò.
“Allora? Posso contare sul tuo aiuto, o devo andare a cercare un gufo? E’ da un po’ che non scrivo alla zia…” la zia era per l’appunto la genitrice di James.
“No! No. Fatti trovare sabato mattina dal portone!” detto questo, si voltò e, borbottando il suo schifo per gli stramaledetti Serpeverde, se ne tornò al castello.
“Scoprirò chi è, prima o poi; non pretendere di tenerlo nascosto per sempre, sai?” detta questa grandiosa frase ad affetto, Sirius fece per seguire il suo grande amico, ma inciampò sul piccolo Peter, cascando con il mento nella neve.
Ignorando il primo che cercava di strozzare il secondo, anche Lupin si avviò verso la scuola, predicando che non era prudente e corretto aiutare una del secondo anno ad andare a Hogsmead, ma anche questa volta nessuno si diede la pena di dargli retta.

Non si erano accorti che, da lontano, qualcuno li spiava; e quel qualcuno era decisamente furioso.



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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Ecco che finalmente aggiorno ^^
Ho idea che questa storia stia uscendo ancora più folle delle altre, e chiedo perdono se esporto troppa pazzia... non dipende da me, è che ho il neurone in Lapponia, e mi devo arrangiare XD
Beh, ecco il cap. A brevissimo seguiranno gli altri ^^



3.

Volteggiava come un angelo.
Ci sono persone che si sentono inutili, pesanti, ingombranti. Persone che non sentono d’aver il minimo controllo neppure sul bollitore del the, che inciampano in un qualsiasi spuntone, che rotolano per tre piani di scale, e si sentono sempre più idioti. E poi magari, quasi sempre per caso, scoprono un campo, lo scoprono forse per gioco, dove sono così bravi, ma così bravi, da poter essere considerati regnanti incontrastati.
Come forse s’è già detto, anche per Zaria era stato così. E anche ora, a cavallo di quella scopa, con l’aria che le riempiva la bocca, i capelli, fata volteggiante in uno spazio di sua esclusiva proprietà, non ricordava minimamente la goffa creatura bionda che, solo due ore prima, aveva fatto esplodere ben tre preziose palme della serra numero tre.
Beh, non era certo colpa sua, se nessuno l’aveva avvertita che per le Palme Allergiche All’acqua non è esattamente salutare essere avvicinate da un bell’innaffiatoio pieno sino all’orlo! Insomma, certe cose bisogna precisarle sull’etichetta. E che scus era ‘Ma sull’etichetta c’era il nome!’? Come si poteva capire una cosa del genere dal nome?
Bah, misteri delle menti dei professori. L’insegnante di erbologia era infine fuggito in lacrime, in preda a chissà quale crisi depressiva.
Ma come sempre, la sua posizione di Cercatrice l’aveva protetta. Ed ora, quasi per offrire sentiti ringraziamenti, si impegnava come non mai nei faticosi giri di riscaldamento.
“Ok Zaria: ora ti lancio un bolide. Evitalo!”
“Sì, capitano!” Lo chiamava sempre così, sul campo. Era segno di rispetto.
Salì di quota, e quasi distrattamente abbassò uno sguardo verso il basso.
Quasi nessuno si disturbava ad assistere agli allenamenti della squadra della propria Casa. Era divertente presenziare alle partite, questo sì. Ma affrontare il freddo e le intemperie per vedere sette scemi passarsi e ripassarsi delle palle… no, grazie.
Così, gli spalti erano sempre vuoti, deserti. E quel giorno, il ragazzo dai capelli scuri, anche se seduto in disparte, le saltò all’occhio come un puntino nero in uno spazio bianco. Severus Piton, in persona. Imbronciato come sempre, e seduto a gambe accavallate, il naso puntato verso il cielo e il solito sguardo di fuoco verso chiunque.
“Ehi, Severus!” Lei si sbracciò, salutandolo allegramente. Lui rispose con un freddo cenno del capo.
“Zaria, il Bolide!” Uh, era la voce del Capitano che la chiamava! Cosa voleva? Va beh, se ne sarebbe occupata dopo…
“Hai visto?” Proseguì, trionfante. “Qui su non sembro un’imbecill…”
“Zaria, il…!”
E quindi si risvegliò. Dolorante, a terra, circondata da tutti, ma si risvegliò.
“Come stai? Tutto bene?” Lamida, una Cacciatrice, la sorresse gentilmente, aiutandola a sedersi.
“Eh… come potrebbe andar meglio…?” Balbettò la poveretta, cercando di mettere meglio a fuoco il mondo intero.
“Zaria! Ma sei scema, o la fai?” Sbraitò la voce del capitano.
“La prima, suppongo…” Rispose freddamente quella di Severus; dagli spalti, doveva essere accorso, per sfotterla più da vicino. Ma che carino…
“Ehi, pipistrello, che accidenti ci fai qui?” Non v’erano dubbi circa a chi si riferisse il capitano. “Porti rogna, non vedi?”
“Capitano!” Zaria si riprese in un istante, lanciandogli uno sguardo di fuoco, che lo fece ragionevolmente ritrarre. Anche perché lei aveva istintivamente estratto la bacchetta, e ogni buon saggio sapeva che era matematicamente impossibile prevedere cosa potesse uscire da un simile strumento in mano a quella. “Cerchiamo di non trarre conclusioni da idioti, che ne dice?” Sibilò.
“Da che pulpito giunge il saggio consiglio…” Piton alzò gli occhi al cielo.
“Vedi di stare zitto!” Ma, per evitare brutte conseguenze, il capitano evitò di inserire altri epiteti offensivi nei suoi confronti. “Renditi utile, piuttosto: accompagnala in infermeria. Noi dobbiamo proseguire l’allenamento!”
Mentre la squadra, non proprio tranquilla per le mani ove era stata affidata la Cercatrice, risaliva in groppa alle scope, Severus, sbuffando, l’aiutò a rimettersi in piedi.
“Sto bene, davvero…” Tentò di protestare. Zampettava decisamente incerta, e lui fu costretta a sorreggerla.
“Vieni, Miss Intelligenza. In infermeria.”
Arrendevole, si lasciò condurre. In effetti, capitava proprio a fagiolo. Da giorni voleva parlargli, ma lui sembrava quasi volesse evitarla. Ma probabilmente era una sua impressione.
“Allora, per l’appuntamento?” Volle sapere, e non badò alla stretta di lui che s’irrigidì. “Dove ci vediamo?”
Piton non rispose. Gli occhi si riempirono di strane ombre, e le labbra si serrarono in preda alla rabbia. Ma Zaria aveva appena ricevuto un Bolide nello stomaco, e si era goduta una bella caduta dall’alto, quindi non era esattamente nelle condizioni di badare a certi particolari.
“Davanti alla Stamberga Strillante.” Rispose infine, con voce atona, quando entrarono nel castello. “Vedi di essere puntuale. Ho idea che sarà una giornata… sorprendente.”
“Lo credo anche io.” Annuì con un sorriso, e peccato che nessuno potesse leggere nella testa dell’altro.

E venne il gran giorno. E lei indossò qualcosa di carino, subito nascosto sotto strati di vestiti per il gran freddo. Però lasciò i capelli sciolti, che l'avvolsero come una specie di aurea.
E quindi si diresse verso...
“Ci vediamo lungo il corridoio…” Zaria scimmiottò la voce frizzantina di James, percorrendo un vecchio, abbandonato corridoio dell’ala ovest. “Come accidenti si fa a mandare un gufo con un appuntamento lungo un corridoio?” Sbraitò, verso il nulla. “Un corridoio così lungo, poi! Ma perché ho dei parenti tanto idioti?” Scosse il capo, demoralizzata.
Va bene, stava parlando da sola. Non era certo la prima volta che le capitava, e non sarebbe stata l’ultima.
E poi, era agiata: stava per evadere dal castello, fuggire in un villaggio di maghi… e avere un appuntamento con Severus. Delle tre, non riuscì a stabilire quale fosse l’impresa più rischiosa.
Borbottando maledizioni in direzione del cugino, proseguì nel cammino; da ormai venti minuti si faceva delle vasche su e giù per quei freddi muri ricoperti di muschio, senza trovare alcun indizio che le indicasse dove trovare quell’idiota di Potter.
Lui non aveva voluto spiegarle niente di più del modo in cui l’avrebbero condotta a Hogsmeade. Voleva fare il Misterioso, lui, il Tenebroso Condottiero o chissà che accidenti d’altro! E intanto, lei prendeva del freddo in uno stupido, vuoto e inutile corridoi…
“UAAAH!” Non poté fare a meno di urlare, quando le braccia fuoriuscirono direttamente dal muro, trascinandola verso una cavità nei mattoni. A cieco, sparò verso le sue spalle due pugni, che non mancarono il bersaglio.
“Ahia! Ma sei tutta scema?” James la lasciò andare, portandosi le mani al naso offeso dai ripetuti colpi di Zaria. “Cosa hai fumato, code di rospo?”
“IO ho fumato code di rospo?” Urlò lei, ansimante, appiattita contro il muro e non ancora ripresasi dallo choc. “Tu, pezzo di scemo, che mi salti alle spalle e… Ehi!” Solo allora si guardò attorno. Il cugino, con la sua somma e aulica delicatezza, l’aveva trascinata in una specie di cunicolo, la cui apertura era situata proprio in quel famoso corridoio dove aveva passeggiato per quasi mezz’ora. “Ma questo è un passaggio segreto!” Esclamò, elettrizzata.
“Davvero? Mi credevo fosse il Louvre…” Borbottò lui con voce nasale.
“Spiritoso! Allora, lo devo percorrere, e mi ritroverò a…”
“Lo percorreremo, e ci ritroveremo a…”
“Com’è che metti il plurale?” Lo guardò storto.
“No, com’è che tu metti il singolare!” Lui la fissò ancora peggio.
“Non vorrai presentarti al mio appuntamento!” Strillò, più minacciosa che mai.
“Beh, dovrò pur controllare che sia un tipo affidabile…”
“E poi ti converrà affidarti al miglior stregomago della zona…” Ringhiò, facendo scroccare le dita.
James parve soffermarsi attentamente sulla questione.
“Ti accompagno, e poi ti lascio sola.”
“Lo vedi che sei intelligente, quando vuoi?”
Il cugino annuì, e si avviò prima di lei per il passaggio; in realtà, come sempre, aveva un geniale asso nella manica! Zaria era troppo concentrata sulla fuga per rendersene conto, ma all’appello mancavano tutti i Malandrini…


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