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"Quando
in cielo una luna rossa splenderà
ed una bambina di sangue blu nascerà
il destino della terra si compirà.
Entro la diciassettesima primavera la terra e la luna
unite per sempre saran.
L’unione proibita ostacolare si dovrà
altrimenti una terribile maledizione sul regno di
abbatterà.”
Tre sacerdoti
con lunghe vesti argentate stavano camminando in cerchio attorno al vortice
della conoscenza cosmica. Reggevano in mano i tre bastoni della sapienza e
leggevano il destino dell’universo.
La porta della
stanza delle visioni si aprì di colpo, una figura nera entrò infuriata da
quelle parole enigmatiche che i tre vecchi decrepiti in camicia da notte
ripetevano da sei lunghe, angosciose e interminabili settimane.
I tre
sacerdoti continuavano a camminare borbottando la profezia, ignorando
deliberatamente la figura che era apparsa o, forse, non accorgendosi neppure
della sua presenza... agitando i magici bastoni sopra il vortice, cercavano la
chiave di quella rivelazione.
L’uomo, sui
venticinque anni, era molto alto, i capelli neri e ricciuti fino al collo.
Occhi verdi e profondi osservavano i vecchietti, che sembravano voler ignorare
la sua presenza, anche se era certo che lo avevano sentito entrare.
La sua aura
era molto potente ed era impossibile non avvertirla.
Improvvisamente
una rossa luce abbagliante comparve nella stanza… la figura nera ghignò
nell’ombra… la profezia si stava avverando.
Quello che il
signore oscuro di quel pianeta, il sommo Zoldan aveva atteso pazientemente per
secoli… Ed infine il momento da lui tanto atteso e bramato era finalmente
giunto…
- Nessuno mi
fermerà… L’universo sarà mio…- disse ridendo perfidamente.
Intanto, su un
pianeta azzurro…
- Mio re… è
nata… E’ una bambina bellissima…- disse la levatrice al suo signore, felice ed
imbarazzata.
Il re era un
uomo molto bello, ma incuteva allo stesso tempo molto rispetto.
- Vengo
subito, Alina… - disse l’uomo scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte
con un gesto stanco, congedando la donna che, dopo aver dato un’ultima occhiata
al suo signore si ritirò silenziosamente.
- La luna è
rossa… Ed è nata una femmina… La profezia si avvererà! Cosa facciamo?- chiese
un uomo anziano con una folta barba bianca e gli occhi grigi guardando il
sovrano senza timore.
- Aspettiamo
Chronos… Aspettiamo… - disse il re avviandosi verso le stanze della regina.
- Lothor… Il
tempo stavolta non sarà dalla tua parte… Il destino è già scritto…- disse
Chonos prima di sparire nel nulla.
C’era una volta, in un mondo
fatatolontano lontano... un piccolo regno dove
il re e la regina avevano due bellissimi bambini.
Il principe era molto bello e
ammirato da tutte le ragazze del suo regno. Era forte, coraggioso e pronto a
tutto pur di salvare il suo regno.
Anche la principessa era molto bella e corteggiata dai
principi dei regni vicini, ma lei non amava la vita di corte, si sentiva in
gabbia, intrappolata tra regole e comportamenti ferrei da seguite, tabelle di
marcia frenetiche, non aveva mai tempo per coltivare i suoi sogni o,
semplicemente, per fare una lunga cavalcata nei boschi.
Un giorno la principessa conobbe
un bellissimo soldato di un regno vicino e si innamorarono, l’amore era forte e
i due presto capirono che il loro futuro era restare insieme per sempre.
Quello che nessuno sapeva era
che un principe di un regno lontano e sconosciuto, aveva notato la principessa
durante uno dei suoi viaggi e se n’era innamorato immediatamente, a prima
vista. Quando tornò nel suo regno desolato e tetro, il suo unico desiderio e
pensiero era quello di chiedere la mano a quella bellissima e dolcissima
principessa. Tornò nel regno deciso a dichiararsi ma quando vide che la sua
amata stava per sposare un altro uomo, tutto l’amore che aveva nel cuore si tramutò
in puro odio e decise di vendicarsi di quella donna che gli aveva spezzato il
cuore...
Iniziò così una lunga guerra tra
il bene e il male, il principe non volle sapere di ritirarsi e minacciò di
distruggere l’intero pianeta se la principessa non lo avesse sposato...
La campanella destò i bambini del secondo anno d’asilo da
quel torpore che li aveva avvolti da quando la loro maestra si era seduta sul
tappeto per raccontare una delle sue meravigliose storie.
- Oh com’é tardi. – fece la
maestra alzandosi in piedi – I vostri genitori arriveranno tra qualche minuto,
forza andate a prendere le vostre cose.
Un mormorio generale di
disapprovazione si alzò dai bambini ancora seduti a gambe incrociate con gli
occhietti sognanti.
- Andiamo bambini, riprenderemo la storia un altro
giorno. – sorrise guardandoli con un lieve sorriso.
Sbuffando i piccoli si alzarono
e si diressero ai rispettivi appendiabiti per prendere i cappotti.
Una piccola bambina dai lunghi
capelli castani tirò il grembiule della maestra.
- Maestra Usagi...- disse
timidamente succhiandosi il pollice.
Usagi abbassò lo sguardo e
sorrise, si abbassò all’altezza della bambina e le tolse dolcemente il pollice
dalla bocca.
- Le signorine non si succhiano
il pollice. – le disse accarezzandole la testa – Cosa c’é tesoro?
- La principessa non lo sposa il
principe cattivo vero?
- Tu vuoi che lei sposi il
soldato?
La piccola annuì vigorosamente.
- L’amore trionfa sempre Joey,
ricordalo.
Soddisfatta la bambina corse
verso il suo cappottino rosso sotto lo sguardo divertito di Usagi, ormai grande
e adulta.
La donna guardò ancora per
qualche istante la sua classe, poi si alzò e si guardò la fede che portava al
dito da poco più che un anno.
- Già..- mormorò ricordato tutto
quello che aveva passato fin da quando aveva quattordici anni – l’amore trionfa
sempre.
***
Un giovane medico stava tornando a casa dopo una giornata
di lavoro particolarmente faticosa. Camminava velocemente cercando di arrivare
tra le braccia della sua mogliettina il prima possibile, le era mancata tanto
durante quella giornata, fare il medico era un lavoro duro soprattutto quando
sembrava che l’intero genere umano avesse deciso di morire tutto in solo colpo
e, per di più, durante il suo turno.
Si fermò davanti alla vetrina di
una pasticceria guardando tutti i dolci esposti, i suoi pensieri volarono
immediatamente all’espressione che avrebbe avuto Usagi se li avesse visti.
Sorrise ed entrò deciso a dimenticare quell’interminabile giornata lavorativa.
Entrò nel palazzo visibilmente
contento, i malesseri e i malumori furono dimenticati del tutto, ora sperava
solo in una romantica e rilassante serata con la donna della sua vita.
Entrò in ascensore e premette il
pulsante, mentre le porte si stavano chiudendo Mamoru sentì la voce di una
donna.
- Aspetti!
Velocemente il ragazzo mise una
mano tra le porte facendole riaprine, una donna dai lunghi capelli neri entrò
di corsa.
- Grazie..- ansimò appoggiandosi
alla parete dell’ascensore.
- Piano?- chiese Mamoru
gentilmente.
- Quinto.
Mamoru premette il pulsante e
focalizzò la ragazza, non ricordava che accanto a lui e Usagi ci fosse una
nuova inquilina, poi ricordò che il vecchio proprietario del 5-C era deceduto
da qualche mese e i famigliari avevano venduto l’appartamento. Probabilmente
lei era la nuova vicina.
- Piacere, - fece Mamoru
porgendole la mano – sono Mamoru Chiba.
La ragazza alzò lo sguardo e
fece un sorriso.
- Haruna Ishizaki, piacere mio. – e gli strinse la mano.
Accadde tutto in un attimo,
Mamoru sentì come una scarica di energia pura arrivare da quella lieve stretta,
una strana sensazione si impadronì di lui.
Haruna...
questo nome gli suonava, stranamente, famigliare.
Mamoru la osservò per qualche
secondo, non doveva esser molto più grande di Usagi, anzi probabilmente erano
coetanee, aveva lunghi capelli neri che le arrivavano fino a metà schiena,
anche gli occhi erano azzurri come l’oceano ed altrettanto profondi, la pelle
era chiara e sembrava essere molto liscia, quasi fosse porcellana.
Tutto questo gli sembrava famigliare, aveva la netta
sensazione di conoscere quella ragazza, magari era una sua amica d’infanzia,
un’amica che aveva dimenticato dopo l’incidente con i suoi genitori.
- Ti senti bene?- chiese Haruna
notando il colorito pallido che aveva assunto il volto di Mamoru
all’improvviso.
- Come? Cosa? Sì, va... va tutto
bene scusa. Ho solo la strana sensazione di conoscerti. Non é che ci siamo già
incontrati qualche volta?
La ragazza scosse il capo.
- Impossibile, sono appena arrivata a Tokyo da un paese
molto più lontano e non avevo mai messo piede in questa città. Probabilmente ti
confondi con qualcun altro.
- Già,- sospirò Mamoru non del
tutto convinto – deve esser così.
- Oppure, - scherzò Haruna – ci
siamo già incontrati in una vita precedente!
- Beh non sarebbe la prima volta
che mi capita una cosa del genere. – pensò Mamoru,
senza però dire nulla e limitandosi a fissare le porte lucide dell’ascensore.
Arrivarono al piano e si
incamminarono verso i rispettivi appartamenti.
- Grazie, - rispose Mamoru
prendendo le chiavi di casa – buona serata anche a te.
Appena entrato in casa il rumore
di pentole che cadevano a terra gli fece dimenticare quella ragazza strana
dell’ascensore.
- Oh no!- pensò posando la borsa
sul divano – Usagi sta cucinando!
In un anno di matrimonio Usagi
si era dedicata alla cucina solo per scaldare gli avanzi o per mettere in forno
qualcosa preso dalla rosticceria sotto casa. Solitamente cucinava lui quando
non aveva il turno del pomeriggio, ogni tanto Usagi si impuntava di preparare
qualche piatto “vero”, ce la metteva tutta ma, chissà poi perché, quello che
usciva era immangiabile.
Ecco... ora era in quel momento
di assoluta fiducia nelle sue scarsissime qualità culinarie, sospirò e si
diresse verso la cucina pronto per andare a letto a digiuno.
- Amore mio...- disse con
un’espressione poco allegra – stai cucinando?
- Eccoti a casa!- sorrise Usagi
buttandogli le braccia attorno al collo – Ho preparato un po’ di riso, non ti
preoccupare per il disordine sistemo tutto io dopo cena.
Mamoru sospirò di nuovo
constatando che per pulire quel macello ci sarebbero voluti almeno due giorni.
- Usagi, - sorrise lui
speranzoso di risolvere la situazione e, soprattutto, di mettere qualcosa sotto
i denti – volevo portarti fuori a cena.
- Non dire sciocchezze!- rispose
lei tornando a cucinare – Ho quasi finito e poi so bene che quando torni a casa
a quest’ora sei stanco morto. Vai a farti una bella doccia calda e, quando
tornerai, tutto sarà pronto.
Demoralizzato Mamoru andò verso
il bagno, mentre si spogliava il suo stomaco brontolò richiedendo cibo.
- Amico mio, - sospirò il medico
mettendosi una mano sullo stomaco – mi sa tanto che questa sera ci dobbiamo
accontentare solo dei pasticcini.
Aprì l’acqua e si buttò sotto lo
scroscio, mentre si lavava i capelli sorrise, non importava se non avrebbe
mangiato, era con la donna della sua vita poteva benissimo anche stare solo con
lei senza mai toccare cibo.
Ora che era a casa, al caldo e
con Usagi, tutte le preoccupazioni furono definitivamente archiviate, il lavoro
e l’episodio dell’ascensore non erano mai accadute... c’era solo la sua piccola
famiglia.
- Non è giusto! –
pensò Usagi imbronciata guardando il bigliettino che Mamoru le aveva lasciato
sul suo cuscino insieme ad una rosa rossa - Perché Mamoru deve lavorare anche
di sabato?! Pazienza… lo vedrò più tardi… - si disse annusando estasiata il
dolce profumo del fiore al suo fianco.
Dopo dieci minuti
scese dal letto e si vestì, dopotutto il sabato era l’unico giorno in cui
poteva pulire da cima a fondo la casa.
Spalancò le
finestre, mise il bollitore sul fuoco ed andò in bagno.
Dopo qualche minuto, il sibilo
del bollitore annunciò che l’acqua era pronta per il the, la ragazza uscì con
calma dal bagno e si avviò ai fornelli.
Versò il liquido
nella sua tazza sorridendo dolcemente: la tazza aveva una mezza luna vicino al
manico ed era un regalo della piccola ChibiUsa.
- Quanto mi manca
quella piccola peste! - disse prima di sorseggiare il the.
Terminata la
colazione, iniziarono grandi pulizie.
Se, infatti, Usagi
non era ancora brava a cucinare, era imbattibile in fatto di pulire casa.
Stese le lenzuola sul terrazzo
e notò le finestre dell’appartamento accanto aperte.
- Strano…
quell’appartamento era disabitato… Meglio andare a controllare…- disse
meditabonda la bionda ragazza.
Andò all’ingresso ed aprì la
porta. Dopo aver dato una rapida occhiata in giro si diresse verso
l’appartamento incriminato.
- Ishizaki…- lesse a
voce alta la ragazza.
- Desidera?- chiese
una voce femminile alle sue spalle facendo trasalire Usagi.
- Ah!- urlò
spaventata la ragazza facendo una giravolta su se stessa.
- Mi dispiace… non
volevo spaventarla…- si scusò l’altra sorridendole imbarazzata.
- Mi scusi… Io sono la sua
vicina di casa… Stavo facendo le pulizie e… ho visto le finestre aperte… Non
pensavo che l’appartamento fosse abitato- si giustificò Usagi sentendosi ancora
una ragazzina impacciata.
- Non c’è problema… - rispose
tranquillamente la ragazza tendendo la mano mentre con l’altra reggeva
precariamente il cesto con il bucato - Io sono Haruna.
- Io sono Usagi
Chiba, abito nell’appartamento 5-B con mio marito – rispose l’altra
stringendole la mano.
- Chiba… Mamoru? - chiese
Haruna collegando la ragazza bionda che le stava accanto con il ragazzo dai
capelli corvini conosciuto la sera precedente.
- Sì… - confermò
Usagi mentre il suo sorriso svaniva lentamente.
- Ci siamo conosciuti
ieri… sull’ascensore. – si affrettò a dire Haruna notando la reazione della
ragazza.
- Ah…- mormorò
solamente Usagi studiandola molto attentamente, c’era qualcosa in lei, forse lo
sguardo o quel timido sorriso, che le dava una fastidiosa sensazione di déjà
vu.
E’ molto bella…
chissà perché Mamo-chan si è dimenticato di dirmelo…
- Gradisci una tazza
di the? - domandò Haruna passando al tu, dovevano avere la stessa età.
- Veramente dovrei
terminare le pulizie… - cercò di dire Usagi ricacciando indietro la sua natura
pigra ma, aiutata anche da quell’alone di tristezza che si vedeva nello sguardo
dell’altra ragazza, cambiò idea - ma credo che una pausa non possa far male… -
finì sorridendo.
Non so perché… ma
questa ragazza sembra racchiudere una profonda tristezza in se…
- Mamma! Mamma!-
urlò una bambina di circa quattro anni correndo incontro alla donna appena la
porta fu aperta.
- Tesoro mio… Abbiamo ospiti…
Ti presento la signora Chiba - disse Haruna - Mentre lei è Luce… - terminò con
le presentazioni la padrona di casa.
- Lo sai che hai un nome
bellissimo?- constatò Usagi inginocchiandosi davanti alla bimba.
- Grazie. – rispose
la bambina fissando la ragazza bionda.
Haruna, da brava padrona di
casa, fece accomodare la sua ospite in salotto ed andò a mettere il bollitore
sul fuoco.
- Mi scuso per il
disordine, ma i mobili non mi sono ancora arrivati tutti…- disse poco dopo
sedendosi a sua volta.
- Io e Mamoru prima
di mettere a posto il nostro appartamento abbiamo impiegato mesi…- cercò di
rassicurarla Usagi con un sorriso.
- Siete sposati da
molto?
- Facciamo un anno il 15
aprile…- rispose arrossendo un poco.
- Siete sposi
novelli allora…
- E tu… Sei
sposata?- chiese Usagi.
- Il the è pronto…- scattò in
piedi Haruna pochi secondi dopo aver sentito il fischio del bollitore.
Chissà perché ma ho come
avuto la sensazione che stesse evitando la mia domanda.
Mentre Haruna preparava il the,
Usagi si guardò attorno, effettivamente la casa era un po’ spoglia, i mobili
erano quasi del tutto privi di soprammobili come se quella donna non avesse
portato nulla con se dalla sua vecchia casa. Gli unici segni di vita erano i
giocattoli sparsi sul pavimento e la vocetta allegra di Luce che giocava con
una bambola.
La padrona di casa
tornò dopo poco con due tazze fumanti:
- Ecco qua! - disse
Haruna tornando a sedersi.
- Grazie… Squisito!-
esclamò Usagi dopo averlo sorseggiato.
- Mi dispiace ma non
ho né biscotti né pasticcini…- si scusò l’altra.
- Non fa
niente… e poi tra poco è ora di pranzo- disse Usagi dolcemente.
Sorseggiarono il loro the,
ognuna persa nei propri pensieri.
Che strano... é come se avessi
già preso il the con lei... tutta questa atmosfera mi è in qualche modo
famigliare.
- Ho disturbato troppo… - disse infine la binonda alzandosi in piedi, pronta ad accomiatarsi
e anche sollevata di abbandonare quella situazione che si stava facendo
imbarazzante.
- Figurati, per così
poco…- disse Haruna accompagnandola alla porta.
- Grazie del the…
Scusami per prima e spero di vederti presto… - la salutò inchinandosi leggermente
- Grazie a te della compagnia…
sai… non conosco ancora nessuno in città… E mi ha fatto molto piacere
conoscerti e parlare un po’ con te. - disse Haruna sorridendole gentilmente.
Dopo essersi
salutate, Haruna chiuse la porta e ci si appoggiò contro…
Usagi era tornata
nel suo appartamento e riprese le faccende domestiche da dove le aveva
abbandonate.
- Mi sono
preoccupata per nulla! Finalmente avremo dei vicini giovani - disse la ragazza
a voce alta.
Dopo quasi un’ora
terminò le pulizie.
Si guardò attorno
soddisfatta del risultato e iniziò quindi a preparare il pranzo. Mamoru avrebbe
terminato il suo turno alle due del pomeriggio ed era decisa a cucinare
qualcosa di appetitoso per il suo dolce maritino.
Lo squillo del
cellulare disturbò il silenzio che regnava in casa.
Chissà chi sarà?
- E’ un messaggio di
Rei… Una cena a casa sua con le ragazze… Non vedo l’ora! Speriamo che Mamo-chan
non abbia preso impegni…- sospirò la ragazza meditabonda.
L’inconfondibile
odore di bruciato mise in allarme la donna che corse in cucina: troppo tardi,
un altro cibo, o quello che sembrava tale, era andato in fumo.
- Pazienza… Vediamo cosa rimane
in frigorifero…- fece avvilita aprendo lo sportello bianco - ok, rosticceria…
arrivo!- e, così dicendo, prese la sua borsetta e si avviò alla, ormai nota,
rosticceria sotto casa.
Nel frattempo un
ragazzo procedeva sicuro per le vie di Tokyo, felice finalmente di poter
riabbracciare la sua dolce Usako.
Speriamo che non
voglia cucinare anche oggi.
Inorridì al solo
pensiero dell’ennesima pietanza dall’aspetto orribile e dal sapore disgustoso,
adorava la sua dolce e bella mogliettina, ma non riusciva a spiegarsi come mai
non riuscisse a cucinare neppure un uovo sodo senza fare qualche danno.
E pensare che in
passato è stata la leggendaria Sailor Moon la guerriera Sailor più forte in
assoluto…
Sorrise al pensiero
dei disastri che la forte e leggendaria guerriera Sailor combinava ogni
volta che s’intestardiva a voler cucinare.
***
Intanto
nell’appartamento 5-C…
- Luce… Oggi sono
andata ad iscriverti all’asilo, io devo lavorare, altrimenti rischiamo di non
mangiare… Vedrai, ti divertirai un mondo. Una sola raccomandazione: non dire a
nessuno da dove vieni. - spiegò apprensiva Haruna alla bambina che la guardava
attenta annuendo più volte.
- Te lo prometto
mammina, non dirò niente a nessuno – rispose Luce con la sua vocetta solenne,
desiderosa solo di non far preoccupare sua madre.
- Tuo padre sarebbe
orgoglioso di te…- mormorò la donna abbracciandola, evitando di far vedere alla
bambina le sue lacrime.
Era inevitabile,
assomigliava così tanto al padre, sia nel colore dei capelli, che nei tratti
del viso. Da lei aveva ereditato solo gli occhi azzurri e l’orgoglio...
quell’orgoglio che l’aveva cacciata nei guai.
- Ti voglio bene Luce!
Non dimenticarlo mai…- le sussurrò stringendola in un forte abbraccio.
***
In una dimensione fuori dal
tempo una voce tuonò imperiosa:
- Dovete trovarle!
Non voglio un altro fallimento!- esplose con malcelato disprezzo nei confronti
del subordinato che gli stava di fronte.
- Sarà fatto mio
Signore… Sarà fatto…- tremò ossequioso il ragazzo dalla carnagione verdastra e
dagli occhi rossi. Era alto quasi due metri, con i capelli blu e qualche ciocca
rossa qua e là che scendevano fino alle spalle.
- Cosa fai ancora
qui?!- esplose nuovamente la voce facendo tremare le pareti della sua dimora.
- Vado mio signore…
vado… - disse, infine, la figura prima di sparire nel nulla.
- Quante cose buone!- esultò
Usagi guardando avidamente la tavola stracolma di leccornie, tutte cucinate da
Makoto.
- Abbiamo pensato che Mamoru
fosse stufo di mangiare solo cibi precotti o completamente bruciati!- ghignò
Rei molto divertita.
- Non sei divertente Rei!- urlò
Usagi pestando un piede a terra.
- Cosa c’é Usagi? Ti rode
sapere la verità?
- REI!
Come se avessero ancora sedici
anni, Rei e Usagi iniziarono a farsi le linguacce mentre tutti gli altri le
guardavano visibilmente imbarazzate.
- Ragazze basta. – fece Ami
dopo un lungo sospiro – Andiamo non abbiamo più diciassette anni!
Ma nessuna delle due aveva
intenzione di mollare per prima.
- Ha cominciato lei!- urlarono
all’uniscono puntandosi il dito reciprocamente.
- Andiamo siamo qui per divertirci.
– sorrise Minako – Non ceniamo insieme da molto tempo.
- Già, dovremmo farlo più
spesso. – echeggiò Mamoru annusando il famoso riso ai quattro sapori di Makoto
e pregustandone già il sapore.
- Guarda come contempla
famelico i piatti Mamoru!- continuò Rei – Avevo ragione io! Da quando non
mangia come si deve quel ragazzo?
- Tu pensa a Yuri che a mio
marito ci penso io! – ribatté la biondina sottolineando bene la parola marito.
Il resto del gruppo chinò il
capo con un sospiro addolorato, quelle due non cambiavano mai.
***
Nel frattempo Haruna aveva
appena messo a letto la piccola Luce, si era guardata attorno rendendosi conto
che casa sua doveva sembrare proprio spoglia e vuota agli occhi della gente
esterna. Si ripromise di comprare qualcosa per abbellirla appena possibile.
Aprì la porta finestra e uscì
sul balcone, l’aria era fresca quella sera e subito le venne la pelle d’oca...
Tu sei sposata?
Questa era la domanda che Usagi
le aveva fatto a bruciapelo, non sapeva che aveva appena aperto una ferita che
faceva ancora molto male.
Strinse i pugni arrabbiata per
tutto quello che le stava succedendo di nuovo ma, ora, non c’era solo lei...
c’era anche Luce, e la sua bambina era la priorità.
Le venne in mente una frase che
suo padre le disse molti anni prima
Haruna hai dei doveri...
devi capire che le tue priorità ora non contano più!
Questo le aveva urlato il
giorno in cui aveva distrutto la sua vita... ma lei si era vendicata... aveva
fatto di tutto per sottrarsi al volere della sua famiglia, anche se ad un caro
prezzo.
Alcuni sostenevano che aveva
perso la sua umanità in quel posto dove l’avevano segregata, ma loro non
capivano, lei non aveva perso nulla, aveva avuto una figlia, aveva accanto
l’uomo che amava e, anche se nascosta nell’ombra, lei sapeva che tutti quelli
per cui nutriva un profondo affetto stavano bene...
Alzò lo sguardo verso il cielo
stellato, quel manto blu coperto da tante piccole luci scintillanti, una volta
sua nipote aveva raccontato a Luce come nascono le stelle, la piccola aveva
guardato la cuginetta con occhi sognanti e la bocca spalancata dallo stupore.
Una stella cadente attraversò
il cielo lasciando, per qualche secondo, la sua scia di luce.
Haruna socchiuse gli occhi e
poi sospirò:
- E’ arrivato il momento.
***
Il suo principe gli aveva dato
un compito ben preciso e, se non lo portava a termine, poteva benissimo dire
addio alla sua misera vita.
Si guardò attorno disgustato,
perché il suo padrone ci teneva così tanto a quel dannato pianeta? Gli umani
erano noiosi e prevedibili, la loro vista durava infinitamente meno rispetto
alla sua, avevano un’esistenza mediocre, nessun potere speciale, nessuno scopo
importante da raggiungere, erano solo sperduti in un mondo che maltrattavano,
soli e spauriti davanti all’infinito universo.
Iniziò a camminare per strada,
nascondendosi nel buio, il suo elemento naturale, cercando la sua vittima
ideale... lì abbondava di anime dannate.
Sotto il cono di luce di un
lampione un giovane teppista stava appoggiato al muro squadrandolo dalla testa
ai piedi, indossava un paio di pantaloni di pelle nera, una camicia bianca, una
bandana rossa in testa e teneva tra le mani una grossa catena.
- Bello guarda che carnevale é
finito. –biascicò il bullo con la sigaretta in bocca.
Il cercatore di anime camminò
lentamente fino alla sua inconsapevole vittima.
- Stai parlando con me?
- Sì, buffone. Vedi altri
pagliacci in giro? – rispose gradasso staccandosi dal muro e piazzandosi
davanti al viso verde dello strano tizio.
Albharon sorrise compiaciuto.
- La tua anima é dannata, lo
sai?
- Ma cosa vai blaterando? Ora
ti spacco tutti i denti così vediamo se dici ancora tutte queste palle! – provò
a tirargli un pugno ma il mostro lo schivò facilmente, al secondo tentativo
Albharon gli afferrò la mano e gliela strinse dolorosamente, il ragazzo cadde a
terra urlando.
- La tua anima é nera e
dannata...- ripeté con un sogghigno l’altro, abbassandosi un poco per fissarlo
meglio negl’occhi e continuando ad aumentare la morsa della mano – sai cosa
vuol dire? Che ora é mia!
Con una mossa fulminea
Albhatron posizionò il palmo della mano libera sul cuore dell’uomo sprigionando
un’immensa energia nera.
Il giovane urlò mentre sentiva
il suo corpo irrigidirsi, diventare completamente freddo ed, infine, l’ultima
cosa che sentì fu come se quel tizio gli stesse strappando qualcosa
dall’interno del suo corpo.
Il cercatore guardò la sfera
nera e pulsante che ora aveva in mano, fece cadere il corpo esanime dell’umano
e lasciò libera l’anima dannata ormai in suo potere.
La sfera nera prese la forma
del suo ex proprietario e si inchinò davanti a Albhatron.
- Mio Signore.- mormorò
sgranando gli occhi rossi.
- Trova la principessa. –
ordinò seccamente l’altro.
***
- E’ stata una bella serata,
vero Mamo-Chan?- chiese raggiante Usagi mentre si avviavano verso casa a piedi.
- Una serata veramente
piacevole...- confermò il ragazzo con un sorriso – dovremmo farle più spesso
queste cene.
- Ormai tutti lavoriamo, solo
Ami studia per la specializzazione in cardiologia, Rei dirige il tempio a tempo
pieno, Minako lavora in una stazione radiofonica e Makoto sta per aprire la sua
prima pasticceria... sono tutte molto indaffarate.
- Senza contare che sono
quattro anni che nessuno minaccia il... – ma Usagi gli tappò la bocca con una
mano prima che potesse finire la frase.
- Mamo-Chan, - lo rimproverò
molto seriamente – non dirlo... ogni volta che lo pensiamo arriva un nuovo
nemico, ed é sempre più forte di quelli che abbiamo sconfitto in precedenza.
Il giovane sorrise e le prese
la mano baciandola leggermente:
- Andiamo, mia principessa,
dopo l’ultima battaglia non dovresti più temere un nuovo nemico.
Usagi si rabbuiò:
- Non voglio parlarne... é
stato troppo doloroso.
Mamoru l’abbracciò
amorevolmente.
- E’ passato tanto tempo Usako,
tutto si è sistemato nel migliore dei modi.
- Lo so.
- Allora perché ne stiamo
ancora parlando? – sorrise l’altro prendendola per mano – Torniamo a casa.
- Portami dove vuoi tu, mio
principe. – sussurrò lei felice.
Ma non fecero che pochi passi
quando un urlo squarciò l’aria.
Mamoru e Usagi iniziarono a
correre, non c’era neppure bisogno di chiedere se fosse solo un ladro o un
bullo di quartiere, nel loro cuore sapevano che stava succedendo altro,
qualcosa che solo le guerriere Sailor potevano fermare.
Appena svoltato l’angolo
dovettero bloccarsi, c’era qualcosa in mezzo alla strada, era... era... non si
capiva bene cos’era, semi trasparente e di un vago colore nero stava
volteggiando per la strada, guardandosi attorno, dietro di lui tre donne
giacevano a terra svenute.
- La principessa! – tuonò il
fantasma – Voglio la principessa!
- Ehi tu!- urlò Sailor Moon
accanto a Tuxedo Kamen – Come osi disturbare la nostra pace? Sono la paladina
della legge, una combattente che veste alla marinara. Io sono Sailor Moon! E
sono venuta qui per punirti in nome della Luna!
- Sailor Moon?- chiese il
fantasma osservando bene la ragazza – Vattene sciocca! Tu non puoi fare nulla
contro di me!
- Magari lei no...- ripose
un’altra voce femminile – ma noi sì! Io sono Sailor Mars.
- Sailor Mercury!
- Sailor Jupiter!
- Sailor Venus!
- Ragazze!- sorrise Usagi ma
poi ricordò le parole della sua amica mora – Ehi come sarebbe a dire “magari
lei no..”?
- Da quanto non ti alleni con
noi Sailor Moon?- chiese Sailor Mars avvicinandosi all’amica.
- Ho avuto da fare!- ribatté
prontamente l’altra.
- Sì, ti stavi ingozzando con
le caramelle!
- Antipatica!
- Ragazze.. vi prego...- fece
sconsolata Sailor Venus – potete litigare quando abbiamo finito con questo
demone?
- Scusa. – mormorarono in coro
le due arrossando appena.
- Morite!- urlò il fantasma
lanciando alle combattenti una sfera di energia nera che, prontamente, venne
schivata.
Il primo contrattacco fu quello
di Sailor Jupiter, lo spettro venne colpito in pieno petto e si disintegrò
all’istante.
- Ben fatto Sailor Jupiter! –
esultò felice Sailor Moon.
- Non cantate subito vittoria.
– mormorò Rei concentrata – Sento ancora molta energia negativa nell’aria.
Per dare conferma a quelle
parole, il fantasma si materializzò davanti alle ragazze.
- Il mio attacco non ha
funzionato! – impallidì Sailor Jupiter facendo un passo indietro.
- Questo non é un demone...-
rispose prontamente Sailor Mars – questo é uno spettro.
- Cosa? Uno spettro? – urlò
Usagi terrorizzata.
- E’ un’anima dannata... va
assolutamente purificata Sailor Moon! – urlò Tuxedo Kamen cercando di colpirlo
con le sue rose, ma quest’ultime lo attraversarono come se fosse fatto solo
d’aria, arrivando dall’altra parte morte – Devi utilizzare lo scettro!
Usagi annuì ma non poteva
purificare quell’anima se prima qualcuno non lo immobilizzava.
Ci provarono tutte ma nessuno
riuscì anche solo a indebolirlo, l’energia che lo alimentava era veramente
potente e molto malvagia. Le guerriere Sailor non potevano fare nulla, erano
ferite e indebolite da quella forza inaspettata, erano forti ma non come lui.
Inoltre i loro poteri sembravano non avere alcun effetto su quel essere, che
già da un po’ aveva iniziato a burlarsi delle cinque ragazze che, perdendo più
volte la pazienza, scagliavano i loro colpi quasi alla cieca perdendo pian
piano le loro energie
Il fantasma scoppiò a ridere.
- Nessuno può fermarmi!
In quel preciso istante un
fascio blu lo colpì, congelandolo in pochi attimi.
- Sailor Moon ora!- gridò
Mamoru poggiandosi al muro anche lui ferito.
Con l’aiuto del cristallo
d’argento Usagi purificò l’anima dannata che poté riposare in pace.
Quando il fantasma sparì Usagi
cercò immediatamente chi l’avesse aiutata, non vide nessuno solo un’ombra
fuggevole che scappava.
- Ma cosa...
- Maledette! – urlò in quel
momento un uomo apparendo sopra le loro teste.
- E tu chi sei? – chiese
adirata Sailor Moon.
- Il mio nome é Albharon,
Cercatore e Custode delle anime dannate. E’ un piacere conoscervi guerriere
Sailor.
- Tu ci consoci? – chiese Ami
tirandosi in piedi.
- Io so tutto di voi... ma ora
non ho proprio tempo per continuare questo delizioso discorso. Ci rivedremo presto! – e sparì.
- Albharon...- mormorò Sailor
Venus zoppicando fino Usagi.
- Così questo é il nostro nuovo
nemico. – fece Makoto massaggiandosi una spalla.
Usagi annuì ma non era sicura
che fosse solo lui il nuovo nemico.
Dopo aver sciolto la trasformazione le ragazze si salutarono e tornarono
ognuna alla propria abitazione
Attesero
che le tre donne riprendessero conoscenza e dopo averle viste allontanarsi
uscirono allo scoperto.
Sciolsero
la trasformazione e, dopo essersi salutate, tornarono ognuna alla propria
abitazione.
Tutte
erano più o meno ferite e non era il caso di farsi vedere in giro in quello
stato.
Usagi
e Mamoru ripresero il loro cammino uno accanto all’altra in silenzio: cosa
alquanto inusuale per loro dato che spesso la voce cristallina di Usagi faceva
da sottofondo alle loro passeggiate.
-
Sei preoccupata testolina buffa?- chiese Mamoru apprensivo vedendo la ragazza
assorta nei suoi pensieri.
-
No- si affrettò a dire cercando di non farlo preoccupare più del dovuto -… un
po’ Mamo-chan…- sospirò poco dopo aver notato lo sguardo di suo marito, quello
sguardo che lui le riservava solo quando diceva una bugia - Non mi aspettavo un
attacco nemico a distanza di tempo… Sono già passati quattro anni… e poi i
nostri poteri sembrano non avere effetto su di lui!- continuò avvilita la
ragazza lasciandosi abbracciare dall’uomo che le stava accanto.
-
Vedrai… sconfiggeremo anche questo nemico… - disse Mamoru stringendola a sé.
Era cresciuta in quegli anni, era diventata una donna, ma
era difficile accettare il suo cambiamento: per lui era ancora la sua testolina
buffa… la ragazzina golosa e pasticciona e sempre pronta a piangere ad ogni
minimo pericolo o difficoltà.
Vederla
forte, coraggiosa e determinata… non sembrava la sua Odango Atama… bisognosa
d’aiuto e di protezione. Ora era forte e determinata… Ma forse quella era solo
una patina esteriore… Forse la sua testolina buffa c’era ancora, nascosta in un
angolino… pronta a comparire… proprio come adesso.
- Se
non ci fosse stato quel fascio di luce azzurro… Non so come avremmo fatto!-
disse Usagi restia a separarsi da quell’abbraccio che le infondeva calore,
sicurezza e protezione.
Sorrise
debolmente respirando il dolce profumo di dopobarba del ragazzo.
Quanto
si sta bene tra le braccia del mio Mamo-chan!
-
Meglio andare Usako…- sussurrò il giovane sciogliendo, a malincuore, l’abbraccio
che l’univa alla sua sposa.
-
Possiamo sempre riprendere a casa…- propose maliziosa Usagi, arrossendo subito,
accorgendosi della proposta fatta.
Mamoru
annuì accarezzandole una gota arrossata.
Eccola
qui la mia piccola testolina buffa…
Lentamente,
mano nella mano, ripresero il loro cammino verso casa.
Rientrarono
nel loro condominio. Attesero pazientemente l’ascensore e, una volta arrivato,
entrarono e selezionarono il piano.
-
Sai che abbiamo dei nuovi vicini?- buttò lì Usagi spiando di sottecchi l’uomo
che le stava affianco.
-
Sì… mi pare sia una ragazza…- rispose quasi soprapensiero.
- Si
chiama Haruna Ishizaki…- continuò la moglie sperando di cogliere qualche segno
sospetto.
-
L’hai conosciuta…?- le chiese il marito dolcemente e sorridendo di fronte al
rossore imbarazzato che aveva assunto il suo volto.
No,
la mia Usako non è proprio cambiata.
Sapeva
che Mamoru l’amava, ma non riusciva a non essere gelosa di chiunque
appartenente al suo sesso gli si avvicinasse troppo. Specie se era bella…
-
Sì… E’ molto carina… Anche se… Sembra molto, molto triste…- disse la ragazza
tornando seria.
-
Sì, - ammise il ragazzo – l’ho notato anch’io. Secondo te come mai? - chiese
poi passandosi distrattamente una mano tra i capelli.
Un gesto stupido che
Mamoru faceva solo quando era molto pensieroso, un semplice tic nervoso come lo
definirebbe Ami, un piccolo movimento che le faceva capire quando il suo amato
aveva qualche problema, un gesto che aveva sempre trovato estremamente sensuale
anche se lui non se ne rendeva conto.
Ora,
però, quel segno le aveva scatenato dentro altre emozioni.
-
Scusa? … fallo di nuovo… per favore?- chiese Usagi osservando attentamente il
marito.
-
Cosa dovrei rifare?- domandò Mamoru sorpreso dalla richiesta della ragazza.
- Passati… passati la mano tra i capelli! - quasi gridò
la ragazza al giovane che la guardava sempre più stupito.
Mamoru ripeté il gesto ma,
ormai, quella strana sensazione era sparita.
Usagi
sospirò e si appoggiò alla parete di metallo dell’ascensore.
-
Non so… è come se… come se… scusami, dev’essere la stanchezza e la scoperta dei
nuovi nemici. - disse Usagi chiudendo un attimo gli occhi.
Dov’è
che ho già visto quel gesto? Dove?
Cercò di rammentare dove
quel piccolo, e per alcuni, insignificante gesto lo avesse già visto fare da
qualcuno di differente da Mamoru… ma non ci riuscì, cercò di far rinascere
quella strana sensazione in modo da poterla studiare, capire da dove arrivasse…
ma tutto era sparito con la stessa velocità con cui era arrivata.
Si avvicinò al marito
cingendogli il collo le braccia a dandogli un bacio appassionato.
- Se
questo è l’effetto che ti fa rivedere le tue amiche… beh… dovrete uscire senza
di me…-disse Mamoru ridacchiando
quando le labbra si separarono.
-
Spiritoso…- mormorò Usagi prima di essere contagiata dalla risata calda e
profonda dell’uomo che aveva sposato.
L’apertura
delle porte annunciò ai due sposini l’arrivo al loro piano.
Mamoru
tirò fuori le chiavi dalla tasca dei jeans neri che aveva indossato.
Appena
la serratura scattò, Mamoru si voltò e prese Usagi in braccio.
-
Mia principessa!- disse dopo aver chiuso la porta con un piede iniziò a
volteggiare nella stanza.
-
Mio principe!- rispose Usagi ridendo felice, come qualche ora prima.
-
Sei bellissima Usako.-fece Mamoru guardandola
intensamente negli occhi.
-
Mamo-chan…- disse solo la donna, prima che le morbide labbra di lui si
posassero dolcemente sulle sue.
Fu
un bacio lento e profondo. L’uno assaporò l’altra… lentamente… senza fretta…
come se al mondo non ci fossero che loro due…
Si
staccarono poco dopo. Gli occhi scintillanti come stelle nel cielo vellutato
della notte.
-
Prima tu o prima io in bagno?- chiese Usagi, facendo gli occhioni da cerbiatta.
-Se
insieme non possiamo… prima le signore…- rispose Mamoru guardandosi intorno
alla ricerca delle fantomatiche signore.
- Simpatico…- disse la ragazza mettendo il broncio,
entrando in bagno.
Mamoru decise di uscire sul balcone, dopotutto per essere
novembre non faceva freddo.
Aprì
quindi la porta finestra ed osservò la splendida notte stellata ed il mare
calmo che si scorgeva dal loro terrazzo.
La
luna splendeva alta nel cielo, illuminando tutta la città con la sua luce
leggera ed eterea.
Tokyo
di notte era splendida.
Tante
luci colorate illuminavano ogni strada ed ogni casa. Era uno spettacolo
indescrivibile.
Mamoru
stava contemplando il paesaggio quando si accorse che anche l’inquilina
dell’appartamento 5-B era sul terrazzo. La osservò, quasi incapace di staccare
gli occhi da quella donna.
Lei,
ignara del suo osservatore, fissava la luna nel cielo. Indossava una vestaglia
azzurra, le braccia erano appoggiate sul parapetto ed i capelli sciolti sulle
spalle, mossi dalla leggera brezza che aveva iniziato a soffiare qualche ora
prima..
Ad
un tratto l’immagine della ragazza in vestaglia venne sostituita da un’altra
immagine…
Era
la stessa ragazza… Indossava un abito color azzurro mare, che le scendeva
morbidamente fino a terra. Era notte ed il suo sguardo era fisso verso
l’eburnea luna, che splendeva nel cielo.
Non
era un terrazzo… Era come… Come se fosse su di una finestra antica… magari una
torre…
Il
ragazzo scosse la testa scacciando quell’immagine irreale.
Mamoru
ma cosa vai a pensare.
Ritornò
a guardare Haruna: tutto era tornato normale, il ricordo affiorato poco prima era
scomparso… Ma lui lo ricordava molto bene e soprattutto molto nitidamente.
Osservò
la ragazza e vide una lacrima solcare solitaria la guancia di porcellana.
Perché
non riesco ad allontanarmi? Perché mi si stringe il cuore a vederla piangere?
Io amo Usako!
Era
incapace di muoversi, come se quella ragazza l’avesse incantato, pur senza aver
fatto apparentemente nulla.
Intanto
Haruna continuava a fissare lo spendente disco nel cielo, l’astro notturno che
aveva sempre amato fin da piccola.
Mi
manchi… dove sarai adesso?
E
davvero bella la Terra… quanti ricordi… non tutti felici…
Sembrano
tutte voler rivaleggiare con il bianco astro del cielo… non sanno che la loro è
una battaglia persa fin dall’inizio? Sono illuse… ma continuano con orgoglio a
sperare… Mi assomigliano...
Quanto
mi è mancato questo posto… ma mai quanto sento la tua mancanza amore mio…
-
Mamo-chan?- chiamò a gran voce Usagi dal salotto.
Bastò
quel nome a rompere l’incantesimo del momento.
Haruna
si voltò verso l’appartamento vicino, dal quale proveniva la voceche l’aveva strappata hai suoi ricordi
Vide
Mamoru rientrare in casa.
Socchiuse gli occhi
cercando di capire quanto potesse aver visto quel ragazzo.
Da
quanto tempo era lì?
Decise di non pensarci…
non ora almeno… si accorse il quel momento d’avere le guance umide…
Piangevo…
meglio andare a controllare Luce
Per
quella sera aveva sofferto fin troppo, rientrò in casa senza prima aver
lanciato un’ultima occhiata alle finestre dell’appartamento accanto.
Albharon stava davanti al suo principe, inchinato leggermente in avanti,
stava tremando… il custode e cercatore delle anime da
Albharon stava davanti al suo principe, inchinato
leggermente in avanti, stava tremando… il custode e cercatore delle anime
dannate stava tremando come un vigliacco.
- Albharon…-
mormorò con voce calda la figura nera seduta sul trono con in mano un bicchiere
di vino rosso – hai fallito… nuovamente.
-
Perdonatemi mio signore. – ripose titubante l’altro chinando ancora di più il
capo – Sono arrivate le guerriere Sailor.
Il
cristallo del bicchiere scintillò leggermente sotto la luce fioca della stanza.
- Le
guerriere Sailor? – domandò il sovrano ma nella sua voce non c’era stupore –
Sono arrivate subito… ma non sono loro che hanno distrutto quell’anima vero?
- No,
mi Signore.
-
Bene… la nostra principessa è veramente sulla Terra allora. – sorrise nell’ombra
la figura sorseggiando il vino – Albharon continua a cercarla… ma non fallire
più. Se sei invulnerabile agli attacchi delle guerriere Sailor non lo sei ai
miei… ricordalo bene.
Il
cercatore si inchinò ancora di più e sparì, ricomparendo in una stanza lontana
da quella del principe.
-
Maledizione!- urlò picchiando i pugni su un tavolo di legno pregiato –
Maledette guerriere Sailor.
In
quel momento una risata stridula echeggiò nella piccola stanza del demone.
- Hai
fallito di nuovo vero?- chiese una voce femminile.
-
Fatti gli affari tuoi. – urlò il cacciatore infuriato.
- Tra
poco sarai rimpiazzato Albharon.
- No!
Io non sarò mai rimpiazzato… tanto meno da una come te.
- Tu
sei utile solo per cercare le anime… sono io quella che avrà la missione di trovare
la principessa. Tornatene tra i tuoi assassini Albharon.
-
Vattene! – urlò il demone sbattendosi la porta della stanza alle spalle.
***
Haruna
camminava veloce per le vie della città, la piccola Luce le trotterellava
accanto nel suo nuovo grembiule rosa e con un cerchietto tra i capelli.
-
Vedrai che ti farai tanti amici Luce. – sorrise la donna, era molto elegante
quel giorno, vestita con un tailleur nero, scarpe col tacco alto,
ventiquattrore in mano, capelli raccolti con un fiocco blu e occhiali dalle
lenti scure, che non servivano per ripararsi dal sole ma per nascondere le
occhiaie.
- Lo
so mamma. – sorrise la piccola osservando la scuola che diventava sempre più
grande man a mano che si avvicinavano.
-
Buongiorno,- fece la segretaria appena le due entrarono – desiderate?
- Sì,
ho iscritto mia figlia da poco. Luce Ishizaki.
La
segretaria scorse veloce il dito sulla lunga lista che aveva davanti agli
occhi.
- Ah
sì eccola qui!- fece dopo una pausa – Benissimo, aula 6. Può accompagnarla per
oggi signora Ishizaki.
La
donna annuì ed accompagnò la bimba fino all’aula indicata dalla segretaria.
-
Eccoci qua…- disse dolcemente inginocchiandosi davanti alla piccola e
sistemandole il fiocco del grembiule – allora Luce ricordi tutto?
- Non
devo fare la monella, non devo litigare con gli altri bambini, devo ascoltare
la maestra e non devo dire a nessuno da dove vengo. – rispose la bambina
elencando tutte le raccomandazioni della madre con le piccole dita paffute.
-
Perfetto piccola, quando ti vengo a prendere andiamo a prendere un gelato, va
bene?
- Sì!
– esultò Luce con un grande sorriso.
In
quel momento le porte si aprirono così che Haruna poté incontrare la maestra
della figlia.
- Il mondo è piccolo…- sorrise togliendosi gli occhiali
con le lenti scure – buongiorno Usagi!
-
Haruna! – fece lei sorpresa – Io… ho sentito delle voci e così…
-
Sono io che devo chiederti scusa, sono in ritardo, ma non trovavo la scuola. Ho
iscritto Luce all’asilo e, da quello che vedo, tu sarai la sua maestra.
Usagi
rimase a guardare quello sguardo così sicuro per qualche istante, inizialmente
aveva visto solo malinconia e tristezza nei suoi occhi, ora, invece, era sicuro
e fermo. Per qualche istante Usagi era quasi sicura che quella donna non fosse
la stessa con cui aveva preso il the qualche giorno prima.
-
Perfetto! – fece con un sorriso guardando Luce- Così sei nella mia classe… andiamo a conoscere i tuoi nuovi compagni?
– e le porse la mano.
Luce
guardò riluttate la mano della donna dai buffi codini che aveva davanti, lanciò
uno sguardo alla madre che le annuì e andò con lei.
- Fai
la brava bambina Luce.
- Non
preoccuparti Haruna, sono certa che Luce sarà buonissima.
La
donna sorrise e si incamminò verso l’uscita.
- So
bene che è in buone mani…- mormorò rimettendosi gli occhiali.
***
Mamoru
aveva il giorno libero, stava seduto in cucina con una tazza fumante di caffè
in mano, non riusciva a non pensarci.
Quell’immagine
gli tornava, continuamente, in mente, Haruna… lo sguardo perso verso la luna…
la lacrima che le solcava la guancia.
Strinse
di più la tazza, cosa diavolo gli stava succedendo?
Aveva
la sua donna, il suo lavoro, la sua vita e questi nuovi nemici.. perché perdeva
tempo a pensare a quest’altra!
Non
aveva mai neppure lontanamente pensato ad altre donne da quando stava con
Usagi, perché ora questa Haruna riempiva così i suoi pensieri. Cosa c’era in
quella misteriosa ragazza ad attiralo tanto?
Eppure…
non era l’attrazione fisica a spingerlo verso di lei, era qualcos’altro, un
legame molto profondo ma totalmente diverso da quello che lo univa ad Usagi.
Guardò il denso liquido scuro e sospirò.
Sto diventando matto…
Improvvisamente sentì qualcosa dentro di lui, come se
un’onda lo stesse colpendo stravolgendo tutto, sentiva della musica, c’erano
persone che ballavano, era un castello che conosceva molto bene, il castello
del regno argentato. La folla stava guardando un punto ben preciso, Mamoru si
avvicinò piano, c’era lui che ballava, era nei panni di Endimion ma tra le sue
braccia non c’era Serenity… no, stava volteggiando con un’altra ragazza e
sembrava molto felice di stare con lei.
Fu un attimo e la coppia si voltò così da permettergli di
vedere il suo viso… era Haruna, o qualcuna che le assomigliava moltissimo.
Mamoru si destò da quel sogno ad occhi aperti, poggiò la
tazza sul tavolo e mise la testa tra la mani.
- Cosa diavolo mi sta succedendo?
***
Usagi stava guardando i bambini giocare quando si accorse
che Luce era l’unica a stare da sola, giocava con alcune bambole in un angolo,
stando ben attenta ad evitare tutti gli altri.
- Luce…- mormorò dolcemente lei con un sorriso – perché te
ne stai da sola?
La bambina si guardò attorno intimorita:
- Ho paura…- balbettò tornando a concentrarsi sulle
bambole.
- E di cosa?- chiese curiosa la donna spostandole dietro
l’orecchio una ciocca mora ribelle.
- Le persone sono cattive.
Usagi corrugò la fronte perplessa.
- Tu pensi che io sia cattiva?
Luce scosse vigorosamente la testa pettinando una bambola.
- E, secondo te, la tua mamma è cattiva?
- La mia mamma è la più buona del mondo.
- E i tuoi compagni ti sembrano cattivi?
La piccola posò la sua bambola e lanciò un’occhiata ai
suoi compagni.
- Non sempre le persone cattive si riconoscono subito. –
rispose Luce stupendo la sua maestra con quell’affermazione così profonda per
una bambina della sua età.
Usagi lasciò perdere il discorso e la lasciò giocare da
sola, ovviamente quella bambina aveva qualcosa, le era successo qualcosa di
brutto: nessuna bambina perde la fiducia
nelle persone a soli quattro anni. Decise di studiarla bene, di osservarla per
cercare di capire cosa le fosse successo e, poi, avrebbe parlato anche con la
madre.
Haruna fu l’ultima ad arrivare, di corsa e completamente
senza fiato, appena aprì la porta della classe la bambina le corse incontro,
Luce era l’ultima rimasta.
- Mammina!- urlò la piccola stringendola forte – Perché
sei in ritardo?
- Scusami tesoro mio! – rispose la donna cullandola – Ma
mi hanno trattenuto più del previsto… prometto che non arriverò più in ritardo.
Le era mancata la sua piccolina, non era mai capitato di
stare separate per così tanto tempo e lei doveva proteggere il suo tesoro più
grande.
Usagi le guardò con un tenero sorriso sulle labbra,
desiderava anche lei un figlio dal suo Mamoru, era un desiderio che avrebbero
voluto realizzare molto presto… ma con i nuovi nemici…
- Andiamo a prendere il gelato? – chiese la bambina
sgranando gli occhi – L’avevi promesso.
Haruna guardò l’orologio, non era proprio l’orario adatto
per dare ad una bambina il gelato ma, per quella volta, poteva anche rinunciare
al ruolo della madre severa.
- Va bene. – sorrise accarezzandole la nuca – Vai a
prendere il cappotto.
Usagi approfittò di quel momento per parlare con Haruna.
- Haruna…- disse avvicinandosi piano – posso parlarti un
attimo?
- Certamente.
- Ho osservato molto Luce oggi… è una bambina molto
intelligente.
La donna sorrise, era un sorriso triste e molto
malinconico.
- Lo so… ha preso dal padre.
- Oggi non ha legato con nessuno… lei dice che la gente è
cattiva.
Haruna sospirò addolorata, doveva immaginarlo, ma aveva
sperato che Luce fosse troppo piccola per ricordare c’erte cose.
Si mise a sedere su una piccola sedia e poggiò le braccia
sul tavolino dove i bambini lavoravano con la creta, chiuse gli occhi e disfò
il nastro blu che teneva i suoi capelli legati, distrattamente si passò una
mano tra i capelli.
Fu come se il tempo si fosse fermato per Usagi… quel
gesto… ma poi la debole voce della ragazza la fece sussultare spaventata,
destandola da quella specie di sogno.
- Luce non ha passato un momento felice, - cercò di
spiegare Haruna – credevo che fosse abbastanza piccola per dimenticare tutto
ma, a quanto sembra, mi sono sbagliata. Ho sempre notato che è molto diffidente
con la gente che non conosce ma credevo che fosse solo timidezza.
- Sai Haruna…- iniziò a dire Usagi sperando di fare la
cosa giusta – oggi abbiamo parlato dei genitori, del loro lavoro. Luce non ha
aperto bocca… né su di te, né sul padre.
Haruna sorrise… la sua piccola manteneva sempre le
promesse.
- Beh, io ho iniziato ora a lavorare al museo. E per
quanto riguarda il padre, Luce non lo ricorda, o ricorda solo poche cose, cose
che presto dimenticherà.
Usagi sgranò gli occhi blu mare.
- Haruna… mi stai… mi stai dicendo che il padre di Luce…
- Il padre di Luce è morto Usagi.
***
Nel frattempo in un comune bar della città.
- Un altro. - fece un uomo al barista.
Il barista portò il drink al cliente, non era la prima
volta che lo vedeva, era un ex operaio, licenziato in tronco per colpa della
sua dipendenza dall’alcool, aveva perso il lavoro, la moglie e le due figlie,
l’unico modo che aveva per andare avanti era il borseggio e non era neppure
bravo a farlo.
Ma finché pagava era un cliente come un altro.
Il ladruncolo bevve avidamente il liquore ambrato e posò
con forza il bicchiere sul bancone di legno scuro.
Posò le banconote e uscì barcollando dal locale pronto per
andare al suo squallido appartamento a pochi isolati di distanza.
Non fece che pochi passi, una figura gli si piazzò
davanti, era certo che i fumi dell’alcool gli stessero giocando un brutto
scherzo perché nessuno ha la pelle di quel colore.
- Che vuoi?- urlò estraendo il piccolo coltellino a
serramanico che teneva sempre nella tasca dei pantaloni.
“Mammina… Il gelato…” disse la piccola Luce avvicinandosi alle due
donne, che si fissavano silenziose
- Mammina… Il
gelato…- disse la piccola Luce avvicinandosi alle due donne, che si fissavano
silenziose.
- Subito
tesoro… Ci vediamo Usagi…- disse Haruna voltandosi lentamente e seguendo la
figlia fuori dal edificio.
- E durato un
attimo… ma quanta tristezza in quegl’occhi!- sussurrò la bionda insegnate,
prima di spegnere la luce e prendere il cappotto.
Haruna
e Luce erano arrivate alla gelateria.
-
Salve bella signorina… Cosa ti posso dare?- chiese amichevole il gelataio, un
uomo rubicondo e dal viso simpatico alla bambina, che lo fissava spaventata.
- Un
cono alla fragola…- rispose Haruna vedendo la
piccolina nascondersi dietro le gambe materne.
- Ecco a lei, bella signora… Grazie…- disse l’uomo incassando i
soldi del gelato.
Tornarono a casa. Luce saltellava allegra davanti a lei leccando
il cono e sporcandosi tutte le mani.
Haruna camminava immersa nei suoi ricordi… Ricordi di un tempo
lontano…
Era talmente assorbita dai suoi tristi pensieri da non accorgersi
d’aver superato il condominio dove abitava, solo l’urto improvviso con un
bambino riscosse la donna dai suoi ricordi.
- Luce… Tesoro fermati… Casa nostra è più indietro!-disse Haruna alla figlia.
Tornarono lentamente indietro ed entrarono nel condominio.
Dopo aver chiamato l’ascensore, attesero pazientemente il suo
arrivo.
Erano appena salite quando una voce attirò la loro attenzione:
- Aspetta per favore! – urlò una voce femminile.
Haruna bloccò l’ascensore ed attese:
- Usagi?!- chiese stupita
vedendo la ragazza correre trafelata verso l’ascensore.
- Eh, eh, eh… Già…- ansimò la giovane – Ci incontriamo spesso noi tre...
Haruna sorrise debolmente e accarezzò distrattamente la testa di
Luce.
Usagi le guardò attentamente, Haruna era strana, perché non
sorrideva mai?
- Cosa ne dite tu e Luce di venire a cena da noi? – propose
all’improvviso la biondina dopo essersi ripresa dalle fatiche della corsa.
-
Veramente… non so…- disse Haruna pensierosa… - va bene!- fece sorridendo dopo
aver visto Luce guardarla supplichevole.
-
Benissimo! Vi aspetto per le… 20.30?- domandò la ragazza dopo aver dato
un’occhiata all’orologio.
- Ci
vediamo alle 20.30…- confermò Haruna scendendo dall’ascensore, fermo da un paio
di secondi al loro piano.
- A
dopo…- confermò Usagi entrando nell’appartamento.
-
Mamo-chan? Mamo-chan?!- chiamò la ragazza guardandosi intorno.
-
Usako…- disse solo il giovane, con una voce quasi irriconoscibile.
- Mamo-chan… Cos’è successo?- chiese preoccupata la ragazza
vedendo il marito.
- Ho… ho fatto un sogno… un sogno molto strano… riguardava la nostra
vicina… ne sono sicuro!- disse con foga guardando la moglie che lo fissava
stupito.
- Beh… io ho incontrato Haruna poco fa e l’ho invitata a cena…-
disse Usagi fissando il suo sposo e credendo di aver avuto una pessima idea.
Mamoru sorrise e le accarezzo una guancia.
-
Vuoi… vuoi una mano?- propose, ancora seduto sul divano, fissando la donna
inginocchiata sul morbido tappeto.
-
Non ti preoccupare… Sicuro di stare bene?- chiese preoccupata la ragazza.
-
Tranquilla Odando… Piuttosto… c’è qualcosa di commestibile in frigo? Oppure è
meglio andare in rosticceria?- suggerì poi il ragazzo preparandosi al peggio.
-
Vado io… Certo che una si preoccupa per suo marito e
lui… Vabbè scendo in rosticceria- disse indispettita alzandosi
lentamente e tornando sui suoi passi.
Non riuscì a fare due passi:
le braccia del marito la circondarono affettuosamente
- Signora Chiba… è una mia impressione o lei è ancora
gelosa? - chiese dandole un buffetto sulla guancia.
- E’ una sua impressione…-
rispose cercando di non pensare alle dolci labbra del giovane sul collo:
com’erano arrivate lì? Si chiese poi la donna mantenendo il broncio.
- Dovresti saperlo che dacché
ci siamo rincontrati non ho mai smesso di amarti…- disse lui dopo averla
voltata ed aver incatenato i loro sguardi.
- Però… la nostra vicina… è così bella…- sussurrò la
ragazza senza distogliere lo sguardo.
- E tu lo sei ancor di più… E
comunque nel mio sogno c’eri anche tu…- disse prima di abbracciarla
dolcemente.
- Davvero? Davvero
sono più bella?- chiese timidamente Usagi ignorando il resto della frase.
- Sei bella come la luna… Sei
dolce come il miele… E, fortunatamente, sei mia…- affermò Mamoru prima di
baciare le dolci labbra della consorte.
Il bacio, iniziato lentamente,
diventò appassionato ed esigente… I due, noncuranti di tutto e di tutti, si
concentrarono solo su il loro amore.
-
Kami-sama! Abbiamo ospiti a cena!- urlò Usagi guardando l’ora e cercando
freneticamente i vestiti.
Mamoru
osservava la moglie andare a destra e sinistra alla ricerca dei vestiti tolti
prima.
E’ bellissima… ha la
pelle così morbida e così bianca… I capelli sembrano oro liquido… sono
fortunato… ho realizzato il mio sogno… pensò il giovane fissando la moglie che si rivestiva.
-
Confermo… Sei bellissima…- disse il giovane continuando ad osservare la moglie.
-
Dammi una mano?! Altrimenti la rosticceria chiude!-
urlò la beneficiaria di quei complimenti, rossa d’imbarazzo.
-
Va bene… va bene…- disse Mamoru alzandosi e afferrando i boxer ed i pantaloni.
- Mi spieghi perché tu lanci sempre i miei vestiti da tutte le
parti?- chiese la ragazza con addosso solo
la biancheria intima.
-
Così ti posso ammirare…- rispose il giovane dandole la gonna che cercava.
Mentre
lei l’afferrava, lui la baciò dolcemente.
-
Sei impossibile!- disse prima di scoppiare in un’allegra risata.
- E’
per questo che mi hai sposato…- sussurrò passandole la camicetta.
-
Vieni con me?- chiese Usagi, dopo aver abbottonato con cura la camicetta.
-
Sai che non ti dico mai di no…- e dopo averle afferrato teneramente la mano, i
due uscirono sorridenti.
Rientrarono
poco dopo, con una borsa carica di ogni leccornia possibile.
-
Pollo al curry, sushi, riso pilaf… pensi che un’insalata possa andare come
contorno?- domandò speranzosa la ragazza.
-
Penso proprio di sì Usako, con tutto quello che hai preso…- confermò il giovane
guardando la tavola colma di vaschette.
-
Meglio andare a prepararci…- propose Mamoru.
- La
doccia stavolta… insieme?- buttò lì Usagi maliziosa.
- E’
solo per ottimizzare il tempo…- convenne Mamoru abbracciando la sua adorata
mogliettina, conducendola in bagno.
Vennero
le 20.30 ed i coniugi Chiba erano pronti davanti ad una splendida tavola
imbandita.
Il
suono del campanello annunciò l’arrivo delle loro ospiti.
-
Buonasera.- dissero insieme Haruna e Luce.
-
Buonasera… prego, entrate- disse Usagi da brava padrona di casa.
- Ho
fatto un dolce… Luce mi ha aiutato con le decorazioni… Speriamo vi piaccia…-
disse dolcemente l’ospite guardando amorevolmente la bambina, dopo essere
entrata.
Luce,
dopo essersi velocemente guardata intorno, sorrise felice ai due padroni di
casa e non sembrò affatto spaventata.
Strano… pensò Usagi prendendo il dolce e guardando la
piccola, sembra a suo agio con noi, mentre all’asilo… con i suoi compagni è
distante e sembra aver paura di tutto e di tutti.
-
Penso che possiamo metterci a tavola-disse Mamoru sorridendo alla bambina che lo osservava
rapita.
- Scusatela… Mamoru assomiglia
moltissimo a mio marito…- disse la donna rispondendo ad una domanda non
espressa.
-
Non c’è problema… - disse Mamoru.
-
Mamma guarda…- disse la piccola indicando un disegno raffigurante la coppa
lunare.
- E’ il regalo
di una cuginetta di Usagi…- s’affrettò a dire Mamoru.
- Disegna molto
bene…- disse solo Haruna sfiorando il disegno con un dito.
Mamoru
fissò il dito della loro ospite… ma un’altra immagine si sostituì a quella del
momento.
Una ragazza, vicino ad un bosco, seduta contro un tronco che
dipingeva e poi un ragazzo, simile a Mamoru le si avvicinava… e le dava un bacio
leggero sulla tempia. L’immagine com’era venuta sparì. Lasciando solo una vaga
felicità nel cuore di Mamoru.
Che strano… sono felice… felice d’aver visto quell’uomo baciare la
ragazza… è come se fosse giusto così… ma chi sono? si domandò il giovane osservando il
disegno senza vederlo.
- Mamoru? Mamoru… Tutto bene?- chiese Haruna guardando il ragazzo
immobile vicino al disegno.
-
Tutto bene Haruna… devo aver lavorato troppo…- disse cordiale, accompagnando
gli ospiti in sala da pranzo.
Usagi
attendeva che tutti fossero seduti prima di servire la cena.
Una
volta seduti e con il piatto colmo di delizie, tutti mangiarono con gusto
facendo molti complimenti alla padrona di casa.
-
Davvero buono questo sushi- disse Haruna mangiandone un altro boccone.
-
Grazie… comunque è merito della rosticceria qui sotto, non sono molto brava in
cucina. - disse Usagi.
Strano…
solitamente non dico apertamente che non cucino… perché sento di potermi fidare
di lei? si chiese la ragazzaosservando la sua ospite.
Ma
un’altra immagine prese il suo posto.
Erano
in un ampio giardino… e la ragazza stava sorseggiando il the… Qualcuno
pronunciò il suo nome, perché la ragazza si voltò di scatto e corse ad
abbracciare… Endimion!
- … non è vero Usagi?-chiese Haruna aspettando una risposta.
Fu come se qualcuno le avesse appena gettato addosso un secchio di
acqua ghiacciata per svegliarla da quel sogno...
- Scusami
Haruna… Ero soprapensiero e non ti ho sentita…- disse Usagi arrossendo: non aveva fatto una bella figura e non era la prima volta che
accadeva.
- Stavo raccontando a Mamoru del nostro incontro… l’altro giorno…-
ripeté con un sorriso la ragazza.
Che
stia ricordando? si chiese la ragazza
dai capelli corvini fissando l’altra donna.
-
Ah… sì… di fronte alla tua porta… Se ci penso… mi vergogno ancora…- disse
ridendo la padrona di casa.
No…
non può ricordare… non lo permetterò!
pensò la donna dai capelli corvini.
-
Haruna ha iniziato a lavorare al museo. - disse Usagi cercando di mantenere
viva la conversazione.
- Di
cosa ti occupi?- chiese Mamoru osservando la ragazza.
- Mi
occupo della classificazione dei reperti archeologici- spiegò
Haruna - Mentre voi? Usagi so che fa l’insegnante… Ho iscritto Luce
all’asilo e lei è la sua insegnante…- disse più che altro a Mamoru.
- Io
sono medico, sono un chirurgo. Lavoro all’ospedale civile di Tokyo…- disse il
ragazzo portandosi alla bocca un pezzo di pollo.
Parlarono per
un’altra ora, poi uno sbadiglio di Luce, fece capire ai tre adulti che la
serata poteva dirsi conclusa.
- Vi
ringrazio per l’ottima cena… Vedrò di ricambiare quanto prima…- disse Haruna
tenendo in braccio la bambina pronta a cedere al sonno.
-
Figurati… Grazie a te della splendida serata e soprattutto per la compagnia…
Buonanotte- disse Mamoru abbracciando Usagi.
-
Buonanotte Haruna-disse Usagi.
-
Buonanotte ragazzi e… grazie- disse avviandosi verso il suo appartamento.
Mamoru
chiuse la porta ed osservò Usagi.
-
Cosa c’è Usako? Sei pensierosa…- disse Mamoru scrutando la sua amata moglie.
-
Ho… ho visto una ragazza identica ad Haruna… una ragazza che ti
abbracciava…-disse guardandolo.
- Perché l’abbracciavi? -
chiese di botto la ragazza guardando il marito, come se stentasse a
riconoscerlo.
- Usagi... ripeti
quello che hai detto! - le rispose guardandola stupito e frastornato al tempo
stesso. Non si ricordava d’aver abbracciato nessuna ne oggi ne il giorno
precedente…
- Ho detto, - ripeté lentamente
la donna – che ho visto Haruna, o una che le somigliava parecchio, che ti
abbracciava.
- Quando?
- Non lo so... nel... nel
passato...- balbettò lei in preda al panico – lei abbracciava Endimion.
- Usagi fammi capire bene. –
fece lui sedendosi sul divano – Sei gelosa di un fantasma, che molto
probabilmente non esiste, vecchio di secoli?
La donna si morse un labbro..
beh detto così sembrava una stupidaggine... Mamoru sospirò e l’abbracciò cercando
di confortarla.
- Usako... amo solo te, lo sai.
L’hai sempre saputo.
Usagi annuì eppure quella brutta
sensazione non voleva attenuarsi.
- Mamoru... e se prima di me tu
avessi amato un’altra?
- Come? – domandò lui,
incredulo, quasi urlando.
- Se prima di Serenity ci fosse
stata un’altra donna che amavi?
- No. – disse energicamente lui
ma, in quella piccola e semplice parola, vi era una tale intensità da
far quasi paura a Usagi – Me ne ricorderei.
L’altra annuì ma non era così sicura.
- Usako pensaci bene... é gelosia quella che senti?
Lei chiuse gli occhi, concentrandosi su quell’immagine
fugace che aveva avuto a cena... effettivamente Mamoru aveva ragione, non era
gelosia. Era come se fosse del tutto normale che quella donna abbracciasse così
calorosamente Endimion.
- No. – rispose con un lungo sospiro – Non ci capisco più
nulla Mamo-chan... e, sinceramente, non ho le forze per affrontare anche questa
storia.
- Siamo tutti stanchi Usako. – rispose lui stringendola di
più nel suo abbraccio – Vedrai capiremo se queste visioni sono collegate ad
Haruna o meno.
- Mio signore..- fece il fantasma apparendo dal nulla –
non ho trovato la principessa dove mi avete detto di cercare.
Albharon picchiò un pugno sul bracciolo della poltrona...
maledizione... eppure era certo di aver sentito una forte energia provenire da
quel punto.
La solita risata di scherno risuonò nella stanza.
- Smettila! –urlò il cercatore socchiudendo gli occhi
cercando di individuare l’intruso.
- Povero Albhatron... stai facendo una sana collezione di
fallimenti! Il nostro Padrone é furioso.
- Vattene! – gridò l’altro scattando in piedi.
- Ho intenzione di darti un aiuto. – continuò la voce per
nulla intimorita.
- Non voglio il tuo aiuto!
- Ma io te lo darò lo stesso. – davanti al custode delle
anime si formò una cartina della città fatta d’aria, un punto bel preciso si
illuminò sotto gli occhi rossi del demone – Lì troverai la principessa.
Albharon stinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei
palmi.. non poteva seguire il suo suggerimento... ma, se non la trovava,
rischiava la vita.
Usagi camminava tra i piccoli banchi dove i bambini
stavano facendo un bel disegno, il disegno della loro casa o di un posto che
amavano.
Tutti stavano disegnando la propria casa con la famiglia.
Arrivata a Luce, Usagi dovette bloccarsi.
Era strano come disegno… stava disegnando una città… una
strana città…
- Luce…- mormorò la maestra abbassandosi accanto alla
bambina – cos’è?- le chiese indicando il foglio colorato.
Luce guardò Usagi, poi il disegno e, di nuovo, Usagi.
- La città di Cristallo. – spiegò lei semplicemente.
Usagi si morse un labbro… che sia Crystal City? Che quella
bambina e la sua mamma vengano dal futuro?
- E tu ci sei stata in questa
città?- le chiese dolcemente.
Luce annuì solamente prendendo
il pastello azzurro da mucchio sparso sul tavolo.
- Ci sei stata con la tua
mamma?
Un altro cenno d’assenso.
- Luce… ricordi il tuo papà?
La bambina fece cadere il pastello e si voltò a guardare
Usagi, gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
- La mamma pensa di no… - dice piano la bambina – io… sì
mi ricordo del mio papà. Quando non avevo sonno mi raccontava sempre le favole.
Usagi sorrise… anche Chibiusa diceva sempre che il suo
papà gli raccontava le favole la sera.
- E quali favole ti raccontava?
Gli occhi di Luce si illuminarono:
- Ooh erano tutte bellissime! Mi raccontava di una
principessa… e del suo amore… e poi arrivava il cattivo che voleva separarli ma
lei riusciva a scacciarlo e a sposare il suo principe azzurro.
Usagi sorrise ancora di più… Luce era matura, usava un
linguaggio molto complicato per una bambina della sua età, ma restava pur
sempre una bambina di quatto anni. Una bambina che amava le favole a lieto fine
e che voleva solo stare con la sua mamma.
- Era buono il tuo papà.
Luce tornò immediatamente triste e tornò a guardare il
disegno.
- Poi è cambiato…- mormorò prendendo il pastello giallo.
- E’ diventato cattivo? – voleva saperne di più… voleva
indagare sul passato di quella famiglia, voleva capire cosa rendesse Haruna
così triste.
Ma la bambina non le rispose e continuò il suo disegno
nell’assoluto mutismo.
Usagi gettò la spugna… era ovvio che Luce non le avrebbe
più raccontato nulla, doveva solo aspettare. Si appoggiò alla sedia dove era
seduta la bambina e cercò di alzarsi, sfiorò una piccola spalla della bambina e
sentì come una scossa percorrere il corpo.
Era in un altro tempo… in un altro luogo… c’era sempre
quella ragazza che assomigliava ad Haruna… stava fissando il cielo… no, stava
fissando la Terra. Si trovava nel Regno Argentato, era triste o sembrava
triste, improvvisamente lei si voltò e sorrise leggermente. Un uomo le si
avvicinò, un uomo alto, coi capelli corvini, non lo riconobbe… La ragazza
somigliante ad Haruna lo abbracciò e poi vide chiaramente che il ragazzo scese
sulle sue labbra per darle un bacio.
- … maestra Usagi… maestra Usagi…
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre solo per
ricordare a se stessa che si trovava nella sua aula, abbassò lo sguardo, un
bambino aveva in mano il suo disegno ed un pastello marrone.
- Cosa c’è Colin?- sorrise accarezzandogli i capelli
biondi.
- Non riesco a disegnare il mio cane!- piagnucolò con un
piccolo broncio.
Usagi rise e gli prese una mano:
- Andiamo che ti aiuto.
Usagi stava nella penombra, seduta dietro la cattedra
nell’aula dell’asilo.
Si sentiva strana, come se la sua testa stesse ricordando
fatti di un passato lontano… cercava di ricordare ma c’era qualcosa, o
qualcuno, che glielo impediva. Sapeva bene che la stessa sensazione la provava
anche Mamoru e sapeva altrettanto bene che tutto era iniziato quando erano
apparsi i nuovi mostri.
Continuava a fissare il disegno che Luce aveva fatto qual
giorno, Haruna era venuta a prenderla in orario ma sembrava molto irrequieta,
all’erta, come se qualcuno la stesse cerando, si era dileguata con Luce in
pochi minuti. Non aveva neppure fatto in tempo a parlarle del disegno.
- Usagi…
La donna sussultò spaventata, alla porta c’era Mamoru
sembrava preoccupato, solo allora guardò l’orologio… accidenti erano già le
sette.
- Mamoru…- mormorò lei tristemente – io.. scusa, ho perso
la cognizione del tempo.
- E’ successo qualcosa?- chiese lui avvicinandosi alla
moglie – Non rimani a scuola fino a tardi di solito.
Usagi annuì e allungò il disegno al marito.
Mamoru sgranò gli occhi e si aggrappò alla cattedra, tra
poco sarebbe caduto.
- Chi… chi l’ha fatto questo disegno?
- Luce. – ripose con un esile sussurro – Lei ha detto che
è la città di Cristallo, dice che c’è stata con Haruna.
- E poi?
Con una gran tristezza nel cuore Usagi raccontò al marito
la piccola discussione che aveva avuto con la bambina e la visione che aveva
avuto quando l’aveva solo sfiorata.
- Dobbiamo parlare con loro. – disse deciso Mamoru.
- Aspetta, non puoi esser frettoloso in queste cose. Come
pensi di parlare con lei: “Haruna tu e Luce venite da futuro e, in qualche
modo, conosci Serenity e Endimion?”ti sembra il modo migliore per
affrontare il discorso?
Mamoru scosse la testa, quando aveva delle visioni non era
mai qualcosa di piacevole e sempre, le conseguenze delle sue azioni, ricadevano
sulla donna che amava.
- Mamo-chan…- fece lei prendendo le mani del marito – io..
io non credo che Haruna sia una nostra nemica. Non so spiegartelo ma non sento
in lei il male, l’energia che la circonda non è malvagia. E’ molto simile alla
tua… forse solo un po’ più forte.
Il ragazzo sorrise… la sua amata Usako non aveva mai perso
la sua fiducia nel prossimo anche dopo tutte le dure battaglie che aveva
affrontato.
- Parleremo con lei,- fece dopo un po’ Usagi – ma prima
dobbiamo capire se lei sa chi siamo, se si rende conto di esser legata a noi in
qualche modo.
- Sì, forse hai ragione.
- Andiamo a casetta?- domandò con un sorriso innocente
prima di dargli un delicato bacio.
Mamoru l’abbracciò, Usagi rise come una bambina.
- No, stasera ti porto fuori a mangiare. Andiamo in un
ristorante italiano che ha aperto da poco.
- Buon idea.
Mamoru le prese la mano e uscirono dall’aula desiderosi
solo di stare tranquilli per una sera.
Haruna stava seduta sistemando la cucina, Luce dormiva
tranquilla da un’ora, era molto stanca e, stranamente, taciturna. Non le aveva
detto cosa aveva fatto all’asilo e non si era messa a giocare come al solito.
- E’ successo qualcosa…- disse ad alta voce guardando la
sua immagine riflessa nel vetro della finestra – perché devo sopportare tutto
questo di nuovo? Perché le persone che amo sono sempre in pericolo?
Lasciò perdere la cucina ed
aprì le finestre, era stanca di lottare… di soffrire, aveva appena ricominciato a vivere e tutto
precipitava nuovamente… e, come se non bastasse, tutto questo aveva grosse
ripercussioni su Luce. Quella bambina che aveva tanto desiderato, che aveva
allietato l’unione con suo marito, quella bambina che aveva visto il padre
diventare un mostro davanti ai suoi occhi.
Il vento entrò
nella cucina, soffiando forte contro il viso della donna.
Haruna scattò in
piedi facendo cadere la sedia a terra.
- Oh no…- mormorò con voce
tremante – non… non di nuovo!
- Usako come hai fatto a mangiare tutti gli spaghetti? –
chiese Mamoru mentre tornavano a casa, avevano deciso di allungare il percorso
con una romantica passeggiata nel parco sotto i raggi argentei della luna.
- Erano squisiti! – rispose la donna con un sorriso soddisfatto
– Tu, invece, li hai lasciati a metà... non erano buoni?
- No, erano ottimi ma bastavano per sfamare l’intero
Giappone!
- Mamoru...- fece lei con uno sguardo di fuoco – stai
cercando di dire che sono una mangiona?
- Oh no... – rispose Mamoru sorridendo - oramai tutti
conoscono il tuo formidabile appetito!
- Mamo-Chan!
I due si guardarono in faccia per poi scoppiare a ridere.
Improvvisamente un’ombra nera si parò tra i due.
- Principessa!- urlò un fantasma.
Mamoru si parò davanti ad Usagi, cercando di proteggerla.
- Vattene sciocco mortale!- urlò lo spettro – Lasciami la
principessa!
- Mai!- urlò Mamoru prendendo la rosa sotto la giacca.
- Mars! Flame sniper!
Il fuoco di Sailor Mars lo oltrepassò facendolo
vaporizzare e dando il tempo a Usagi e Mamoru di trasformarsi.
Velocemente lo spettro riprese le sue sembianze, ancora
una volta gli attacchi furono del tutto inutili mentre i suoi erano fin troppo
forti.
Rei provò a lanciare la sua infallibile pergamena per
esorcizzare il fantasma ma questo la deviò facilmente. Sailor Mercury e Sailor
Venus furono messe fuori gioco velocemente, più forti erano Sailor Jupiter e
Sailor Mars, ma, dopo qualche mossa, il fantasma riuscì ad immobilizzare anche
loro. Tuxedo Kamen protesse Sailor Moon in tutti modi che conosceva ma rimase
ferito e incatenato, con un incantesimo molto potente, al suolo. Usagi era sola
e non sapeva come combatterlo, deviò le sfere di energia, cercò di indebolirlo
ma senza nessun risultato.
L’ultimo colpo inferto dallo spettro la colpì alla schiena
facendola cadere a terra, Mamoru cercava in tutti i modi di liberarsi ma con
scarso risultato.
Sailor Moon si trascinava a terra mente vedeva il fantasma
pronto ad infierire su di lei.
- Principessa!- urlò lo spettro – Sei mia!
Usagi chiuse gli occhi pronta al peggio quando sentì un
freddo polare sfiorarle la pelle.
Aprì gli occhi, una cupola di ghiaccio si era formata tra
lei e lo spettro.
Il fantasma si guardò attorno e la stessa cosa fece la
guerriera Sailor.
- Lasciala stare!- fece una voce nell’ombra.
E’ lei… la stessa persona che mi ha aiutato l’altra
volta…
Il fascio di luce blu colpì il fantasma immobilizzandolo
come l’altra volta.
Sailor Moon si alzò ed eliminò il fantasma.
Gli incantesimi si sciolsero lasciando le altre guerriere
Sailor e Mamoru liberi, Usagi si guardò ancora attorno cercando quella strana
figura. L’altra volta era fuggita subito… ora, invece, era ancora là,
nell’ombra ma sempre presente.
- Chi sei?- domandò mentre le sue amiche si avvicinavano –
Perché mi hai salvato?
Non poteva vederle il viso, ma riusciva ad intravedere un
lungo abito turchese… e uno scettro… teneva in mano un lungo scettro, sembrava
fatto di vetro, in cima aveva una gemma che emanava una luce dorata.
Mamoru sentiva uno strano calore nel cuore e continuava a
fissare quel cristallo che sembrava pulsare come un cuore.
- Mi dispiace… - disse solo la figura – non volevo
coinvolgervi… non di nuovo.
- Cosa vuol dire di nuovo?- chiese Mamoru ansioso.
- Guerriere Sailor… questa battaglia non è la vostra,
lasciate perdere. Io sono la sola che può sconfiggere quel demone.
- No!- rispose risoluta Usagi – Noi possiamo aiutarti!
Dobbiamo stare insieme!
- No, non potete… questo demone è troppo forte. Voi tutti
perireste nell’affrontarlo, non combattete più… è un mio compito. – e, detto
questo, sparì nel nulla.
Mamoru socchiuse gli occhi.. perché vuole fare tutto da
sola?
Un bagliore colpì la sua attenzione, si avvicinò al punto
in cui c’era la figura poco prima, a terra c’era una catenina d’argento con un
ciondolo… un ciondolo che assomigliava molto ad un cristallo di ghiaccio. Si
chinò e la raccolse, appena le sue dita sfiorarono la superficie del gioiello
un brivido gli attraversò il corpo.
C’era lui… era il principe Endimion, davanti c’era una
bellissima ragazza, la solita che popolava le sue visioni, stava piangendo.
- Addio…- mormorò la giovane con un debole sorriso – ti
voglio bene.
Lui si avvicinò e le mise al collo lo stesso gioiello che
teneva ora in mano.
- Non ti dimenticherò mai. - mormorò Endimion, anche lui
stava piangendo.
- Invece sì… ti dimenticherai di me… è solo per
proteggerti.
Poi tutto venne avvolto da una fortissima luce d’orata.
Mamoru cadde a terra in ginocchio, stranamente stremato.
- Mamoru!- urlò Usagi correndo verso di lui – Cos’è
successo?
Il ragazzo guardò la collana che teneva ancora in mano,
sentì le lacrime scorrergli lungo le guance.
Strinse il ciondolo nella mano e chiuse gli occhi.
- Sciocca ragazzina…- mormorò senza neppure capire bene il
perché.
Erano trascorsi due giorni dall’ultimo attacco del fantasma…
Erano
trascorsi due giorni dall’ultimo attacco del Fantasma…
Già,
le Sailor avevano battezzato così i nemici… Nemici sui quali i loro poteri non
avevano alcun effetto.
Mamoru
aveva trovato quella strana collana… E quando lei aveva chiesto spiegazioni
riguardo alla frase detta… Beh, non sapeva perché l’avesse pronunciata.
La
faccenda era sempre più misteriosa e ad Usagi non piacevano molto i misteri.
Era
in classe ed osservava i suoi allievi che giocavano: in quei tre anni dacché
aveva iniziato a lavorare presso la scuola materna era riuscita ad instaurare
un rapporto speciale con tutti i bambini.
Già…
tutti, tranne Luce.
Il
suo sguardo si soffermò su quella bambina, tanto graziosa quanto taciturna. Era
riuscita a sapere ben poco di lei e della sua famiglia.
Quando
qualcuno la chiamava, lei lo guardava impaurita, cercando con lo sguardo
qualcuno che potesse aiutarla, ma se a chiamarla era lei, Usagi, oppure la sua
adorata mamma, sembrava trasformarsi.
Era
una ragazzina molto solare ed allegra, ma qualcosa l’aveva spinta ad aver paura
di tutto e di tutti.
Ho
deciso! Stasera inviterò nuovamente Haruna e Luce a cena da noi! decise Usagi in quel mentre.
La
campanella del pranzo suonò e tutti i bambini si misero in fila ordinatamente.
Intanto
nel parco…
Una
nuvola rosa si era formata poco sopra il pontile in legno.
Una
palla con il viso da gatto sbucò dal nulla e rotolò per qualche metro.
Attese
qualche secondo e poi iniziò a volteggiare nell’aria, quasi stesse cercando
qualcuno.
Dopo qualche minuto dalla
nuvola scese, o meglio, cadde una bambina di circa cinque anni con i capelli
rosa legati in due buffi codini.
La
nuvola rosa, così com’era apparsa, sparì.
-
Luna P!-chiamò la piccola guardandosi
intorno.
La
sfera si avvicinò alla bambina che l’abbracciò felice.
- Dove
li trovo?- chiese premendo quello che, a prima vista,
era il naso del gatto.
-Sono al lavoro!- borbottò imbronciata la bambina - Meglio uscire dal parco…- disse
guardandosi attorno, vedendo delle persone avvicinarsi al pontile.
Iniziò
a camminare verso l’uscita del parco.
-
Ehi piccolina… ti sei persa?- chiese una voce alle spalle della bambina.
Questa
si bloccò all’istante: dopotutto questa non era la sua epoca, ma non pensava di
aver fatto nulla di strano.
Si
voltò lentamente, cercando mentalmente una scusa
plausibile.
- Ecco io… Minako? Sei tu!- esclamò la bambina avvicinandosi alla ragazza bionda che l’aveva
chiamata.
-
ChibiUsa? Cosa ci fai qui?- domandò sorpresa la guerriera di Venere.
-
Ecco… sono qui… perché… Ecco… la mamma ed il papà…- cercò di dire la piccola.
-
Ah… Ho capito! I tuoi genitori volevano stare un po’ da soli ed hanno pensato
bene di mandarti nel passato…- disse Minako con l’aria di chi la sa lunga.
-
Eh? Ah! Sì… sì, proprio così… ah, ah…- disse la bambina ridacchiando
nervosamente.
-
Sono proprio furbi i tuoi genitori… magari quando torni… trovi pure un
fratellino od una sorellina-
-
Eh!?-chiese la bambina guardando
Minako quasi fosse un’aliena -Minako… non per deluderti ma… Le appartenenti
alla famiglia reale lunare possono avere solo una bambina…- disse la piccola
con aria da adulta.
-
Eh? Quindi loro non… Ah…- disse soppesando la frase - Vuoi che ti porti da
Usagi…- cambiò argomento la ragazza dopo aver dato un’occhiata all’orologio.
-
Davvero lo faresti?-chiese speranzosa
la piccola.
- Beh… considerando che lavora in un asilo… non vedo dove
sia il problema… e poi io devo scappare al lavoro e tu staresti da sola… Con i
nemici in giro… non è proprio il caso. - disse afferrando la manina della
futura principessa della Terra.
Camminarono
per una decina di minuti, parlando di frivolezze, Minako sapeva infatti che
ChibiUsa non poteva svelare fatti del futuro, avrebbe rischiato di
compromettere il presente ed il futuro stesso.
Giunsero
all’asilo e la bambina si guardò in torno alla ricerca di Usagi.
- A
quest’ora è in classe… Vieni…- disse Minako entrando nell’edificio.
-
Buongiorno, sono Minako Aino… Vorrei parlare con urgenza con la signora
Chiba…-disse alla donna dietro al
banco.
-
D’accordo…- disse prima di lasciare il suo posto per andare a chiamare la
ragazza.
-
Minako… Usagi si è sposata?- chiese ChibiUsa sorpresa.
-
Sì… il quindici aprile se non ricordo male…- rispose pensierosa la ragazza.
-
Mina-chan! Cos’è successo!- chiese trafelata la ragazza bionda avvicinandosi
alla sua amica.
-
Hai visite…- disse spostandosi per permettere all’amica di vedere la bambina
che l’accompagnava.
-
ChibiUsa!- disse abbracciandola.
La
bambina dal canto suo era sorpresa di vedere Usagi così cambiata.
I
capelli erano raccolti in una treccia ed erano stati in parte tagliati. Il viso
era diventato più maturo: assomigliava moltissimo alla Serenity del futuro, ma
non aveva ancora quell’aura di potere e di purezza che trasparivano dalla
regina della Terra del XXX secolo.
-
Come mai sei qui?- chiese guardando ora Minako ora la bimba.
-
Dovresti saperlo… anche nel futuro tu e Mamoru…- ammiccò maliziosa la guerriera
di venere.
-
Cos…- iniziò bloccandosi subito dopo arrossendo come un pomodoro maturo.
-
Più o meno…- affermò sibillina la bambina.
-
Ah…- disse solo Usagi - quanto ti fermi ChibiUsa?- le chiese.
-
Non lo so…- disse la piccola.
- Io
devo scappare… Ci vediamo!- disse Minako uscendo frettolosamente dall’edificio.
-
Ok, Maki? Vorrei iscrivere mia cugina all’asilo…- disse Usagi rivolgendosi alla
donna che era tornata al suo posto.
-
D’accordo Usagi… Quanti anni ha?- chiese la donna guardando la ragazza di
fronte.
-
Cinque…- rispose ChibiUsa.
-
Perfetto… Nome e cognome?- chiese Maki guardando la piccola.
-
ChibiUsa Tsukino- le rispose compita.
-
Sei in classe con Azuka… l’accompagni tu Usagi?- chiese la donna gentilmente.
-
D’accordo… grazie Maki-disse
allontanandosi con la bambina.
-
Pensavo di essere in classe con te…- disse ChibiUsa imbronciata.
- Mi
dispiace… dovevi avere quattro anni…- le rispose arruffandole i capelli.
Bussò
alla porta dell’aula accanto alla sua.
Un
leggero avanti e ChibiUsa poté conoscere la sua nuova insegnate.
Terminate
le presentazioni e, dopo essersi salutate, le lezioni ripresero il loro corso.
Haruna
era nell’ufficio, lo sguardo perso oltre la finestra che dava su una strada
parecchio trafficata.
-
Presto dovrò dir loro la verità… ma sapranno accettarla?- chiese alla stanza
vuota la donna.
Riprese
il lavoro, anche se la mente era altrove… persa in ricordi lontani…
Albharon
era furibondo, quasi quanto il suo signore: o trovava la principessa oppure
poteva salutare il mondo dei vivi.
-
Cerchiamo la prossima anima…- disse furioso - E tu
non t’impicciare!- urlò generando un fascio di luce verso un angolo.
La figura che vi era nascosta
sparì prima di esser colpita.
- Quanto siamo permalosi Alby…-
sussurrò una voce alle spalle del cercatore di anime.
- Piantala Elindhor… Non sei divertente…- le rispose
afferrandole un polso.
-
Mamma che paura…- ribatté lei ghignando.
Come
Albharon, era aliena, ma le assomiglianze terminavano qui.
Elindhor
era alta e flessuosa, la pelle era ambrata con due simboli strani ai lati delle
guance. I capelli, di un incredibile color viola scendevano lunghi e morbidi
fino a metà schiena. Gli occhi erano la sua caratteristica più spaventosa erano
rossi come il sangue ed altrettanto spietati.
Era
la seguace più fedele del loro signore, nonché il suo braccio destro.
Era
un concentrato di odio, perfidia e sadicità: era famosa per le torture che si
divertiva a compiere.
-
Non hai niente di meglio da fare che gironzolare nelle mie stanze… eh!- chiese
furibondo il cercatore di anime.
- Mi
annoio.. non ho nessuno con cui divertirmi… Ma forse… dopo il tuo prossimo
fallimento… potrò divertirmi con te…- sussurrò melliflua.
- Va
all’inferno!- disse prima di sparire.
-
Sciocco…- sussurrò lei imitandolo.
Usagi
aveva appena salutato l’ultimo bambino quando un rumore attirò la sua
attenzione.
-
ChibiUsa! Mi hai spaventato- disse dopo aver visto la bambina venirle incontro.
-
Asuka è simpatica… anche se avrei preferito essere nella tua classe…- disse la
piccola cercando di commuovere la sua futura madre.
- Io
insegno ai bambini di quattro anni… e tu ne hai cinque- spiegò gentilmente
Usagi alla piccola
-
Sai che Mamo-chan è diventato chirurgo?- disse ancora mentre camminavano verso
casa.
- Ha
realizzato il suo sogno allora…- disse la piccola pensierosa.
-
Già… Ti va di mangiare un buon pollo?- propose donna vedendo la piccola persa
nei suoi pensieri.
-
Con le patatine?- chiese ChibiUsa dimostrando interesse.
-
Con le patatine. - confermò soddisfatta Usagi, entrando in rosticceria.
-
Ecco perché papà non è morto di fame fino ad ora…- disse la piccola sorridendo
furbescamente.
-
Guarda che compro il cibo in rosticceria solo per gli ospiti…- le rispose
facendole la linguaccia.
-
Sarai pure cresciuta… ma sei sempre infantile!- le disse correndo verso
l’ascensore.
-
Aspettami!-rlò inseguendola.
-
Testolina buffa… dove corri?-e chiese
una voce alle sue spalle.
-
Mamo-chan!- urlò felice ChibiUsa abbracciando l’uomo dai capelli corvini.
-
ChibiUsa?! Cosa ci fai tu qui?!- le chiese sorpreso.
-
Viaggio di piacere Mamo-chan… piacere dei sovrani…- rispose Usagi per la
piccola.
-
Ah… Beh… saliamo?- propose il giovane.
Intanto
Albharon era alla ricerca del suo alleato…
Si
guardò intorno: bingo.
Un
uomo, sui trent’anni, era appoggiato ad un muro e parlottava con dei suoi
compagni, maneggiava un coltello, sporco ancora di sangue.
- E gli ho detto… dammi tutto o
ti uccido… e lui mi ha dato il portafoglio… dovevate vederlo piangeva come un
vitello… E poi… Che vuoi?- chiese vedendo Albharon lì vicino.
-
Niente di particolare… solo la tua anima… lo sai che è dannata?- chiese al
giovane con un bieco sorriso prima di colpirlo.
I
suoi amici osservarono la scena spaventati a morte e, dopo aver visto il loro
leader cadere, preferirono scappare.
-
Cosa comandate mio padrone?- chiese l’anima nera assumendo la forma del
fantasma.
-
Trova la principessa: non fallire…- disse sparendo.
Dopo
aver messo a letto ChibiUsa, Usagi e Mamoru si sedettero sul divano.
-
Avevo pensato di invitare Haruna a cena, ma l’arrivo di ChibiUsa ha cambiato i
programmi…- disse accoccolandosi più vicina a lui.
-
Sarà per un'altra volta…- disse Mamoru abbracciandola.
Erano
abbracciati da un po’, quando un urlo ruppe il silenzio della notte.
- Un
nuovo mostro…- disse solo Usagi osservando Mamoru.
- Di
sicuro… ChibiUsa è meglio lasciarla riposare…- rifletté il ragazzo a voce alta
preparandosi ad uscire.
Cinque
minuti dopo le Sailor e Tuxedo Kamen erano davanti al fantasma.
-
Cosa facciamo i nostri poteri non funzionano!- disse Sailor Venus cercando di
non farsi colpire.
-
Teniamolo occupato… se è impegnato con noi non potrà far del male ad altre
persone!- disse Sailor Mars schivando un colpo.
-
Voglio la principessa… Non voglio giocare con voi stupide!- ruggì il fantasma
indiavolato.
-
Non ti daremo la principessa!- disse Jupiter mettendosi davanti a Sailor Moon.
-
Principessa!? Sei tu?!- chiese avvicinandosi a Sailor Moon dopo aver scansato
violentemente Sailor Jupiter.
-
Cristallo d’argento… Azione!- disse Sailor Moon cercando di sconfiggere il
fantasma.
- Sì… sei la mia principessa…-
disse cercando di afferrarla.
-
Lasciala!- disse una voce alle spalle del fantasma.
-
Uh?- fece questo voltandosi.
Il
fascio di luce blu lo colpì, facendolo sparire.
- Ve
l’ho già detto… Questa non è la vostra guerra… Lasciate perdere, non voglio
dover essere costretta a proteggere anche voi, oltre a me stessa…- disse la
donna, nascosta dall’ombra.
-
Dicci almeno chi sei!- disse Sailor Moon rivolta alla voce, dato che la ragazza
era nascosta.
- Io
sono la principessa di Illusion…- disse prima di uscire dall’ombra, rivelando
così la sua identità.
La donna era bella da mozzare il fiato, un lungo abito turchese la
avvolgeva fino ai piedi sfiorando appena il terreno, i cape
La donna era bella da mozzare
il fiato, un lungo abito turchese la avvolgeva fino ai piedi sfiorando appena
il terreno, i capelli neri e lucenti scintillavano sotto i riflessi argentei
della luna, il viso luminoso con quella pelle bianca come il latte, gli occhi
profondi e penetranti come due stelle luminose.
Sorrideva ma nel cuore aveva
paura di esser rifiutata, di esser rimproverata ma, soprattutto, quello che la
preoccupava era il pericolo che tutti loro correvano standole così vicino.
Ma non poteva nascondersi non
più, aveva capito fin troppo bene che Usagi e Mamoru stavano iniziando a
ricordare… un tempo non sapeva fare magie potenti.
- Haruna…- mormorò Mamoru
incredulo.
- Sei sorpreso? – domandò lei
avvicinandosi ancora di un passo – Mamoru..
Il ragazzo sgranò gli occhi.
- Tu mi conosci.
Haruna annuì piano, non staccava
gli occhi da lui, era come se lo vedeva la prima volta… la prima volta dopo
tantissimi anni.
Quanto avrebbe voluto
abbracciarlo… ma era ancora presto.
- Perdonatemi se vi ho scombussolato
la vita. – si scusò.
- Aspettate un attimo!- urlò
Sailor Mars diffidente – E tu chi sei?
Haruna spostò lo sguardo sulle
guerriere Sailor… loro non la conoscevano o meglio, la conoscevano poco.
- Mi presento… - fece dopo
averle studiate a lungo – mi chiamo Haruna e sono la principessa di Illusion.
- Questo vuol dire che…
- Sì, Usagi. – annuì lei notando che, finalmente, la
nebbia stava abbandonando i ricordi dei due futuri sovrani – Io sono la sorella
di Endimion.
Mamoru stava quasi per cadere a terra… una sorella… lui
aveva una sorella?
Haruna sentiva benissimo la confusione che provava il
fratello, alzò la mano verso il cielo stellato e chiuse gli occhi, tra le sue
mani si formò il lungo scettro che aveva visto Usagi l’altra volta. Era di cristallo
azzurro, in cima aveva una pietra d’oro che rilasciava una tenue luce.
- E’ ora che voi ricordiate…- disse solennemente
concentrandosi – è arrivato il momento si spezzare l’incantesimo.
Il cristallo d’oro emise una forte luce d’orata, Mamoru e
Usagi si sentivano strani, tutto sembrava più lucido ai loro occhi, ora tutto
aveva un senso. Era come viaggiare nel tempo, indietro di anni, di secoli, solo
per ricordare lei… una delle persone più importanti della loro vita passata…
… Endimion… Serenity… ricordate… ricordate con me…
… torna nel passato Endimion… in quel passato dove tu
eri il diretto erede al trono del regno di Illusion… ripensa alla tua infanzia,
quando io sono nata.
Una dama di corte era venuto a chiamarlo di prima
mattina, aveva solo cinque anni, era molto piccolo eppure molto maturo, sapeva
che quelli erano giorni frenetici. La sua mamma avrebbe dato alla luce la sua
sorellina e lui era ansioso di vederla.
Aveva passato nove mesi ad accarezzare la pancia rigonfia
della madre, sorridendo pensando a quando sarebbe nata, a tutte le cure che le
avrebbe dato, aveva trovato lui il nome da dare alla piccola… Haruna….
E, alla fine, il momento era arrivato, la regina aveva
partorito nella notte.
La sua sorellina era nata e lui poteva, finalmente,
chiamarsi fratello maggiore.
Entrò di corsa nella stanza della madre, suo padre, re
Lothor, stava seduto sulla sponda del letto, aveva gli occhi lucidi, la regina
Anya stava tra le lenzuola, indossava solo una camicia da notte di seta dorata,
i capelli ramati raccolti in una treccia, sul volto esausto c’era solo un dolce
sorriso. Per lui, il piccolo Endimion, per il marito che amava e per quella
nuova vita che stringeva tra le braccia.
Appena entrato il padre aveva messo un dito sulle labbra
sottili, in punta di piedi si era avvicinato al letto dei genitori e si era
alzando in piedi per vederla meglio.
Suo padre l’aveva preso in braccio e avvicinato a quel
piccolo fagottino rosa che dormiva.
Era così piccola, così fragile… già sentiva dentro di lui
un legame speciale con quella creatura, non ne aveva capito il suo significato
perché era troppo piccolo, ma sentiva un immenso calore nel petto.
- Ecco la tua sorellina Endimion. – gli aveva detto la
madre con un sorriso.
- Ciao Haruna. – aveva detto piano per timore di
svegliarla.
- Ora sei il fratello più grande. – fece il re – Dovrai
prenderti sempre cura di lei.
Il piccolo annuì vigorosamente senza mai staccare gli
occhi da lei… sì, lui l’avrebbe protetta, sempre… a qualsiasi costo.
Ricordi com’eri protettivo Endimion? Avevi paura che
il mondo potesse farmi male, mi hai sempre protetto e difeso… sempre… sapevi
che io ero una principessa ribelle.
Serenity ricordi le nostre lunghe chiacchierate nei
giardini di Illusion? I pomeriggi passati a bere il the e scherzare?
Lasciatevi guidare dagli spiriti del passato…
ricordate i balli nel Regno Argentato?
- Non
è giusto! – sbuffò la principessa Haruna mentre guardava gli abiti da sera che
sua madre le aveva messo sul letto – Possibile che mamma non si renda conto che
posso benissimo scegliermi da sola il vestito per un noiosissimo ballo?
-
Perché sa bene che, se fosse per te, potresti benissimo mettere uno dei vestiti
che usi per andare a cavallo Haruna. – echeggiò una voce divertita alle sue
spalle.
- Non è per
nulla divertente Endimion! – urlò furiosa la ragazza voltandosi scarlatta in
volto.
Endimion
era già pronto per il ballo che si svolgeva nel Regno Argentato, era veramente
bello con quella divisa.
-
Come ti sei vestito bene. – constatò lei tornando ad osservare i vestiti che le
aveva preparato la madre – Ti sei fatto tutto bello per la principessa vero?-
ghignò cattiva cercando di farlo cadere nella sua trappola - Tanto lei non ti
vuole!
Endimion
sussultò a quella frase.
-
Serenity ti ha parlato di me? Ti ha detto qualcosa? – disse ansioso di
conoscere i pensieri della sua amata principessa.
Haruna
scoppiò a ridere… era esilarante vedere il suo fratellone sempre così composto
e razionale perdere totalmente il controllo quando si parlava della donna che
amava.
-
Certo che mi ha parlato di te!- fece prendendo due vestiti – Ti ricordo che
siamo molto amiche!
- E
cosa ti ha detto?- chiese lui fingendosi indifferente.
Haruna
era indecisa se lasciarlo ancora un poco sulle spine o raccontargli tutto, ma
lei voleva tanto bene ad Endimion, non ci riusciva ad esser troppo cattiva con
lui.
- E’
diventa una noia da quando ti conosce…- e così dicendo iniziò a saltellare per
tutta la stanza con fare melodrammatico – Oh Endimion dove sei? Endimion mi stai
pensando?
Il
principe, nel frattempo, era scarlatto in volto.
- Uffi! – urlò divertita Haruna pestando un piede a terra
– Ma ti rendi conto che hai monopolizzato le discussioni tra me e Serenity? Non
si fa che parlare di te! E non fingere di non saperlo! – prese due vestiti a
caso e si guardò allo specchio – Invece di fare la bella statuina e
fantasticare sulla tua principessa… dimmi quale mi sta meglio. – continuò
guardando la sua figura snella allo specchio e alternando i due vestiti -
Quello celeste o quello lilla?
Endimion sorrise osservando bene la sorella, Haruna era
pestifera a volte ma il suo cuore era pieno d’amore per tutti, per lui, per i
genitori, per il suo popolo… era una perfetta principessa.
- Metti quello celeste. – disse infine – Fa risaltare il
colore dei tuoi occhi.
La principessa arrossì e guardò il fratello attraverso il
grande specchio con le rifiniture d’argento.
- Ballerai tutta la sera con Serenity?
Endimion scosse lievemente il capo, si staccò dalla parete
e si avvicinò alla sorella.
- Il primo ballo lo riserverò per la mia sorellina
preferita.
Endimion mantenne la promessa, il primo ballo fu solo per
lei, aveva volteggiato per la sala elegantemente decorata e sotto gli sguardi
ammirati di tutti. Finita la musica Haruna si era inchinata davanti a suo
fratello e si era diretta verso i giardini passando prima accanto alla sua
amica Serenity:
- Ora è tutto tuo – le aveva sussurrato dolcemente
facendola arrossire.
Era uscita sul balcone cercano un po’ d’aria fresca,
poteva benissimo sentire la voce di sua madre…
… Haruna sei una principessa! Devi comportanti come
tale e non scomparire nel bel mezzo di un ricevimento.
Beh quello non era il suo ricevimento, non era nel
palazzo della Terra era sulla Luna, nel palazzo d’Argento… no, decisamente in
quel posto poteva esser tutto tranne che la principessa Haruna.
Ero sempre nei guai vi ricordate?
Odiavo le feste e i balli a corte.. avrei fatto
qualsiasi cosa per fuggire via lontano, lontano… ma è, proprio ad un ballo, che
ho conosciuto un uomo diverso dagli altri…
Gli occhi erano tutti puntati su Serenity ed Endimion che
ballavano divinamente senza prestare attenzione al mondo che li circondava.
Haruna li guardava dalla finestra… erano veramente belli
insieme, potevi chiaramente leggere l’amore che provavano l’uno per l’atra.
La invidiava… soprattutto la sua amica della Luna,
conosceva Serenity da anni ormai, avevano passato tanto tempo insieme a
fantasticare sul loro futuro e sul loro principe ideale… lei l’aveva trovato.
Il suo forse non sarebbe mai arrivato… sapeva bene che i
suoi modi di fare un poco ortodossi non attiravano l’attenzione, o meglio
attiravano l’attenzione ma non quella maschile. In tutta Illusion si conosceva
bene la principessa Haruna e la sua vita poco regale, lei amava cavalcare nei
boschi da sola, senza guardie, più di una volta era uscita di nascosto dal
castello per mescolarsi tra la gente normale, solo per qualche ora, giusto un
attimo di libertà, ma riusciva sempre a cacciarsi nei guai, tutti la riconoscevano
e tornava a palazzo scortata da almeno dieci soldati. I suoi genitori non
sapevano più cosa fare con lei e Endimion faceva i salti mortali per coprirla e
non farle passare un guaio.
Un triste sorriso le incurvò le labbra continuando ad
osservare il fratello e la sua amata danzare, scosse il capo cacciando via i
pensieri tristi… quello era un giorno di festa e lei non doveva demoralizzarsi
in quel modo.
Lanciò un’occhiata al parco, quel salone era troppo
affollato e rumoroso, aveva bisogno di stare un po’ da sola.
Cercando di non dare nell’occhio uscì dal salone e si recò
nei giardini del palazzo, era immenso anche se molto triste senza piante o
animali veri, tutto lì era pura illusione o solo magia… Serenity amava molto il
suo pianeta e anche lei lo preferiva alle terre aride della Luna, ma la pace
che si respirava nel Regno Argentato non la si trovava da nessun’altra parte.
Si fermò vicino ad una fontana, l’acqua spruzzava allegra
e fresca dalla statua a forma di angelo, Haruna si sedette sul bordo ignorando
gli spruzzi che le bagnavano lievemente il vestito celeste.
La Terra, vista dalla Luna, era sempre bellissima, avvolta
da quel luccichio azzurro.
- Chi va la!- urlò una voce profonda facendola sobbalzare
dallo spavento.
Haruna scattò in piedi, sicura di passare un guaio… non
era certa che quei giardini fossero accessibili a tutti, neppure per la
principessa della Terra.
Uno dei soldati della Luna apparve da dietro una colonna
di marmo bianco, Haruna sgranò gli occhi meravigliata da tanta bellezza.
Era un ragazzo giovane, aveva una lunga chioma corvina che
gli arrivava alle spalle, gli occhi di ghiaccio, il fisico muscoloso ed
atletico messo in risalto dalla divisa nera con i ricami d’argento, un lungo
mantello d’argento fissato alla divisa con due fibbie a forma di luna gli
copriva le spalle sfiorando appena il pavimento lucido.
- Questi giardini sono riservati alla principessa
Serenity. – disse solennemente il soldato venendo avanti con passo deciso,
probabilmente non l’aveva riconosciuta – Dovete andarvene Madame. – fece poi
più dolcemente notando che quello che aveva davanti non era un malintenzionato
ma una semplice donna.
Haruna era paralizzata, si sentiva il viso in fiamme… non
aveva mai visto nulla di più bello, il cuore le batteva forte, sapeva che le
stava parlando ma lei era così inebriata dalle strane sensazioni che sentiva
che non riusciva a capire neppure una frase.
- Si sente bene?- chiese il giovane inginocchiandosi
davanti a lei preoccupato da quello sguardo assente.
- Io… io… sì, sto bene.– balbettò la principessa incapace di distogliere lo sguardo da
quegl’occhi da sembrare di ghiaccio ma dove ardevano delle fiamme.
- Non credo di conoscerla, - fece lui con un lieve sorriso
– posso sapere il suo nome?
Stava per rispondere ma qualcuno la precedette:
- Haruna! – Endimion la stava cercando preoccupato dalla
sua improvvisa scomparsa.
Il soldato scattò immediatamente in piedi facendo il
saluto militare al principe della Terra.
- Vostra maestà.
- Riposo soldato…- rispose Endimion continuando a guardare
la ragazza che aveva lo sguardo fisso a terra – vedo che avete trovato mia
sorella. Vi ringrazio… ha la brutta abitudine di cacciarsi nei guai. – finì poi
con un sorriso divertito.
- Endimion!- sibilò lei rossa in volto – Avevo… avevo solo
bisogno di una boccata d’aria. – si scusò dopo andando verso il fratello. – Non
sapevo che fossero i giardini privati di Serenity, perdonatemi. – fece poi
rivolta al soldato – La prossima volta me lo ricorderò.
- Anch’io la prossima volta mi ricorderò di voi…
principessa. – rispose il soldato baciandole una mano.
Haruna era certa che il suo cuore si fosse fermato nel
momento in cui le labbra del giovane soldato sfiorarono appena la sua
mano.
Mentre tornava nel salone Endimion le lanciò un’occhiata
molto divertita:
- Ho, per caso, interrotto qualcosa sorellina?
La ragazza, se possibile, divenne ancora più rossa.
- Ma cosa stai pensando Endimion! Ci siamo incontrati per
caso e comunque non so neppure il suo nome.
Erano tornati nel salone, tutti stavano parlando
allegramente e ballando, Serenity li guardava da lontano con una strana
espressione.
- Marcus. – fece il principe prendendo due bicchieri dal
lungo tavolo del rinfresco.
- Come?
- Ho detto Marcus- ripeté piano Endimion - … quel tipo si
chiama Marcus.
- Tu lo conosci?
- Sì, - annuì il fratello – è il nuovo capitano delle
guardie della Luna.
- Ecco perché non mi ha riconosciuto. – pensò Haruna
prendendo il calice che Endimion le porgeva – E’ molto giovane. – constatò poi.
- Ha la mia età, ma è un ottimo combattente, la Regina
Selene non metterebbe mai un inetto a comandare i soldati che proteggono
Serenity. Suo padre era il vecchio comandate, dopo la sua morte ha affidato i
soldati al figlio. Non molti hanno visto questo passaggio di buon occhio,
soprattutto perché Marcus è molto giovane, ma si è dimostrato all’altezza di
quel compito. Ora tutti sono molto soddisfatti dei suoi risultati.
Haruna lanciò un’occhiata alla finestra… il nuovo
comandante delle guardie della Luna.
Endimion sorrise tornando dalla sua principessa, le
mormorò qualcosa, Serenity annuì con un sorriso poi la fissò.
Haruna alzò gli occhi al cielo... ora il tema della
conversazione non sarebbe stato più Endimion!
Il ricordo finì all’improvviso, la luce dorata li investì
di nuovo facendoli tornare alla realtà, Haruna cadde in ginocchio stremata
dallo sforzo… non usava quel tipo di magia da tanto tempo.
Mamoru e Usagi si guardarono per qualche istante, poi
sorrisero… ora ricordavano.
Il ragazzo sentì l’imminente bisogno di proteggere
Haruna, corse da lei e l’aiutò a sollevarsi.
- Stai bene?- le chiese dolcemente.
Haruna annuì con fare stanco… no, forse non stava bene.
Mamoru le accarezzò il capo e le diede un leggero bacio
sulla guancia.
- Sciocca ragazzina…- mormorò con un debole sorriso – la
tua magia non ha potuto spezzare il legame che ci unisce. Da quando ti ho visto
la prima volta ho subito sentito un profondo affetto per te. Inizialmente mi ha
spaventato ma ora.. Haruna… siamo di nuovo insieme.
Un capogiro costrinse Haruna ad aggrapparsi alla camicia
del fratello, poi divenne tutto buio e svenne.
- Albharon compari! - tuonò la voce imperiosa chiamando il
cacciatore di anime a sé.
Vari
mormorii, uniti a risolini di scherno, serpeggiarono nella stanza,
all’apparenza vuota, mentre l’interpellato compariva al cospetto del suo
signore.
- Albharon… Hai fallito per l’ennesima volta…- affermò la
voce senza emozioni.
- Però… però ho scoperto dove si trova la principessa…- farfugliò
l’alieno cercando di ottenere il perdono del suo padrone.
- Ero stato chiaro: volevo la principessa qui! Non mi interessa sapere dove vive…- rispose la figura seduta sul
trono.
- Ma…
mio Signore… ora che sappiamo dove vive… possiamo coglierla di sorpresa…- provò
a convincerlo il cercatore d’anime.
Il
sovrano si voltò verso un angolo buio della stanza.
- Elindhor! Voglio la principessa… Qui e oggi!- ordinò la figura, alla nuova venuta.
La
donna uscì all’ombra e si inchinò lievemente.
-
Come desiderate…- disse guardando Albharon con
sufficienza.
Si
stava voltando, pronta a scomparire, quando l’ordine successivo la fece
bloccare pregustando il piacere che avrebbe provato di lì a poco.
-
Occupati di Albharon… non lo
voglio vedere…- disse gelida la voce nell’ombra.
-
Ogni vostro ordine è un desiderio…- rispose la ragazza sbirciando la sua
prossima vittima.
Albharon
sapeva di non avere scampo: il suo destino era segnato.
Non poteva
scappare, meritava una tale punizione.
Elindhor
si avvicinò al demone come un serpente che sta per
agguantare la sua preda.
-
Vieni Alby… non costringermi ad essere cattiva…- gli sussurrò
all’orecchio la giovane, strusciandosi contro la sua vittima - Scegli… camera
tua… o camera mia?- gli chiese lei con voce seducente,
toccando il cercatore d’anime come solo un’amante poteva fare.
-
Camera tua… ti piace avere il pavimento intriso del sangue
delle tue vittime… Non è vero Elindhor?-
chiese il cercatore d’anime scomparendo.
- Oh
Alby… Mi divertirò un mondo con te…- mormorò felice
la ragazza, mentre un macabro sorriso compariva sulle sue labbra perfette.
Scomparì
un istante dopo, lasciando la stanza vuota.
Nessun
mormorio, nessun suono… Solo il buio… il buio più
scuro.
Haruna
riprese lentamente i sensi… era su di un letto… ma non
ricordava come ci fosse arrivata…
Aprì
lentamente gli occhi: la stanza era nella penombra.
Cercò
di osservare l’ambiente che la circondava.
Era
una camera matrimoniale, vista l’immensità del letto
sul quale era adagiata. Di fronte a lei doveva esserci un armadio, dato che la
parete era più scura rispetto alle altre. Alla sua sinistra c’era una
cassettiera con sopra una specchiera… mentre alla sua
destra filtrava, da qualche spiraglio, un po’ di luce.
Si
accorse in quel mentre che qualcuno era seduto sulla sedia accanto al letto.
Non
riusciva a distinguere bene chi fosse, ma sembrava non
essersi accorto che lei era sveglia.
L’ombra
non era rilassata, quindi la persona era sveglia…
Si
mosse leggermente cercando di attirare l’attenzione di chi le sedeva accanto,
aveva tutto il corpo indolenzito e un debole gemito le uscì dalle labbra quando si mosse con troppa foga.
- Haruna?- la chiamò una voce… la voce
di Mamoru Chiba.
-
Mamoru…- sussurrò la giovane in risposta.
-
Eravamo preoccupati! Quello svenimento… abbiamo, per un attimo, pensato al
peggio… per fortuna eri solo svenuta… temevo di
perderti… proprio ora che ti ho ritrovato…- disse il giovane continuando ad
osservarla.
-
Beh… non mi hai perso… non mi hai mai perso… io ti ho
sempre osservato… ti ho sempre protetto… era il mio compito…- rispose lei con
voce dolce.
- Haruna io…- iniziò Mamoru ma venne
interrotto da Haruna.
- Dov’è Luce?- chiese la ragazza, mettendosi a sedere sul
letto ignorando le fitte di dolore provenire da tutto il suo corpo.
-
Dove l’hai lasciata… perché?- chiese il giovane stupito.
- Sei sicuro?- domandò lei con angoscia crescente -I
nostri nemici sono subdoli… ti prego controlla, per favore! - implorò la sorella.
-
D’accordo…- acconsentì il giovane, minacciandola
subito dopo - ma tu non ti muovere: hai usato troppa energia ieri, sei debole
ora!- le disse con aria professionale.
- Va
bene…- borbottò Haruna lasciandosi cadere
morbidamente sul letto – grazie fratellone.
Il ragazzo uscì dalla camera e lo sentì chiaramente
parlare con Usagi.
Sentì
i passi allontanarsi, una porta chiudersi e poi silenzio.
Haruna
restò immobile, cercando di sentire il più piccolo rumore, mentre i secondi
passavano lentamente.
-Ora
devo lasciarti Albhy… ma poi ritorno… non preoccuparti…- disse Elindhor osservando il suo nuovo giocattolo.
Albharon, a
torso nudo, aveva le braccia legate al soffitto, i piedi
toccavano a mala pena il pavimento.
La
schiena, imbrattata del suo stesso sangue, era solcata da parecchi graffi,
alcuni profondi, altri un po’ meno. Una pozzanghera di
sangue si era formata ai piedi del cercatore di anime.
Questi,
nonostante i tagli e le varie percosse ricevute, era ancora cosciente. Osservò
con odio la sua carceriera: se uno sguardo avesse potuto uccidere, beh, lo sguardo del cercatore avrebbe disintegrato la donna a pochi
passi da lui.
-
Non guardarmi così Alby… non ha
senso ucciderti subito… mi ha dato carta bianca con te…- sussurrò lei,
ridendo perfidamente prima di scomparire.
Solo
la sua risata riecheggiò nella stanza ormai vuota.
Albharon
sapeva che sarebbe tornata…
Elindhor
comparì nel centro di Tokyo. Si guardò attorno cercando di orientarsi.
Che città assurda Tokyo… Anzi,
tutto il pianeta Terra è assurdo… I terrestri sono
degli sciocchi… Non hanno poteri… Non hanno ambizioni… pensava l’aliena, guardando disgustata il paesaggio che la
circondava.
Non
capiva perché il suo Signore desiderasse tanto il pianeta azzurro… non riusciva
a spiegarselo.
- Alby è stato bravo… davvero bravo…-
sussurrò sorridendo compiaciuta.
Prima,
durante i giochi con Albharon, aveva sottratto al cercatore
di anime i ricordi degli incontri con le Sailor, e tra questi spiccava la casa della principessa.
Avvicinò
a se la mano sinistra e vide la mappa della città.
Un
puntino azzurro luccicò: lì avrebbe trovato la principessa.
Così
com’era apparsa Elindhor scomparve,
comparendo sul terrazzo della casa di Haruna.
Il
cielo notturno stava pian piano lasciando spazio alla splendida giornata di
sole, che sarebbe seguita di lì a poco.
Elindhor si
guardò intorno: il suo padrone era stato chiaro all’inizio di quella missione,
nessun terrestre doveva vederli.
Entrò
in casa dalla porta - finestra. Osservò con curiosità la casa dove viveva Haruna.
-
Spartana per essere la casa di una principessa…- disse osservando
altezzosamente l’arredamento. Curiosò in giro, osservando i
suppellettili ed i giocattoli, sparsi un po’ ovunque.
Il rumore della serratura stupì l’aliena, che decise di
nascondersi, per poter meglio osservare il nuovo venuto.
Una
ragazza bionda con due buffi codini entrò in casa.
Che
sia lei la principessa?si
chiese l’aliena osservandola. No, non è lei… si disse
mentre un sorriso perfido le solcava il viso.
Usagi
aprì la prima porta, ma la stanza era vuota ed il letto non era neppure sfatto.
- Dev’essere la camera di Haruna…-
si disse prima di chiudere la porta e passare alla stanza successiva.
Aprì
lentamente la porta e vide la bambina, rannicchiata in posizione fetale, che
dormiva tranquillamente.
- Meglio portarla da noi…
almeno Haruna sarà più tranquilla…- ragionò la
ragazza, prendendo una coperta dall’armadio ed avvolgendola attorno al corpo
della bambina.
Questa
si rannicchiò meglio e continuò il suo sonno.
-
Quant’è bella…- sussurrò carezzandole il visino.
-
Davvero una scenetta commuovente… Peccato che a me non piacciano… - disse Elindhor comparendo davanti a
Usagi.
-
Chi sei?! Cosa vuoi?- chiese
la bionda ragazza, proteggendo la piccola con il suo corpo.
-
Voglio quella bambina… Dammela con le buone… o potrei
arrabbiarmi…- cercò di convincerla l’aliena.
-
Mai…- le rispose Usagi cercando di afferrare la spilla, senza essere vista
dall’aliena.
- Moon Power, make
Up!-urlò la
giovane.
La
luce invase l’appartamento, mentre Elindhor si
copriva gli occhi, Usagi trovò la porta e uscì velocemente dall’appartamento.
-
Maledetta… Ma non mi scappi!-sibilò furibonda Elindhor guardandosi
intorno.
Richiamò
nuovamente a sé la cartina: la principessa era nell’appartamento di fronte.
Con
la mano destra generò una sfera di energia oscura e,
dopo aver caricato a dovere il colpo disintegrò la parete.
-
Buongiorno…- disse con perfidia osservando i presenti.
Non
appena Haruna aveva sentito la porta d’ingresso
chiudersi violentemente si era alzata, pronta a
correre in aiuto dei suoi cari.
Si
avviò alla porta, era molto debole, ma fece del suo meglio per essere veloce.
Appena
aprì la porta udì lo schianto della parete che cedeva sotto il colpo del
nemico.
Vide
Usagi, con in braccio Luce, e Mamoru pronti a
combattere.
Un’altra
porta si aprì, purtroppo nel momento sbagliato e troppo
vicina ad Elindhor.
-
Usagi… cosa succede?- chiese ChibiUsa ancora
assonnata, sfregandosi gli occhi.
-
Vai dentro ChibiUsa!- gridò Usagi
correndo verso la piccola.
Troppo
tardi. Elindhor ghermì la piccola, osservando con
scherno i presenti.
-
Voglio la principessa!- disse inferocita - e la voglio adesso!- ribadì l’aliena stringendo di più il piccolo corpo di ChibUsa.
- Usagi… ho paura…-piagnucolò ChibiUsa.
-
Datemi la principessa e andrà tutto bene…- flautòElindhor con sguardo rapace.
-
Mamma… Voglio la mia mamma!- urlò la Piccola Lady in preda
al panico.
La
mezza luna sulla sua fronte si illuminò accecando i
presenti.
Tutti
chiusero gli occhi, Elindhor fu
costretta a liberare il suo ostaggio e a coprirsi gli occhi.
Quando la
luce svanì, tutti riaprirono gli occhi e poterono vedere ChibiUsa
libera.
Di Elindhor
nessuna traccia. E neppure di Luce.
-
Luce? Dove Luce!?- chiese Haruna
prossima ad una crisi isterica.
Usagi
e Mamoru si guardarono intorno, ma non la videro.
Elindhor era
riuscita a rapirla.
Mamoru
abbracciò Haruna, che in ginocchio continuava a
piangere disperatamente.
Usagi
si morse un labbro: il nemico era riuscito nel suo intento.
Non
era stata in grado di proteggere le persone che le stavano più a cuore. Forse
non era degna di essere la regina di Crystal City.
La notizia di quell’attacco nell’appartamento di Usagi e Mamoru fece il
giro delle altre guerriere Sailor che accorsero subito
La notizia di quell’attacco
nell’appartamento di Usagi e Mamoru fece il giro delle altre guerriere Sailor
che accorsero subito.
Mamoru e Haruna erano sul
divano, lei piangeva disperata, Usagi tentava di rassicurare ChibiUsa e di
rimetterla a letto.
- La mia bambina...- singhiozzò
Haruna sul petto del fratello – si é preso la mia bambina.
- La troveremo. – tentò di
rassicurarla Mamoru stringendola forte, sentendo il suo immenso dolore – Vedrai
che tutto si sistemerà Haruna. Tutto andrà nel migliore dei modi.
- Zia Haruna...- fece ChibiUsa
avvicinandosi alla donna – scusami.. é colpa mia.
Haruna sorrise tra le lacrime e
accarezzò i capelli scompigliati della piccola principessa.
- Non é colpa tua Piccola Lady.
- Voi
vi conoscete? – chiese Mamoru stupito.
-
Sono dovuta scappare dal mio mondo...- iniziò a spiegare Haruna
asciugandosi le guance – devo aver sbagliato qualcosa e mi sono ritrovata nel
xxx secolo... avevo quasi sperato di poter essere in salvo ma mi hanno trovato
anche lì. Ho preso Luce e sono tornata al presente pregando che il nemico non
potesse viaggiare nello spazio tempo. Mi sono sbagliata ancora una volta.
- E’ stato papà a suggerirmi di
tornare nel passato. – fece ChibiUsa con un sorriso innocente – Voleva esser
certo che zia Haruna fosse al sicuro.
- Come vedi fratellone, anche
dopo quasi mille anni sei sempre molto protettivo nei miei confronti.
Mamoru fece un debole sorriso e
accarezzò una guancia alla sua figlia futura.
- Ora però vai a nanna piccola.
ChibiUsa annuì energicamente e
corse fino alla cameretta che Mamoru e Usagi avevano arredato sapendo che la
loro figlia futura avrebbe fatto loro visita qualche volta.
Haruna fece un profondo respiro
cerando di concentrarsi, era inutile perdere la testa ora, doveva solo pensare
a Luce.
Prima il suo sposo e ora la sua
bambina... la vendetta di quel mostro si stava compiendo in pieno...
- Usagi perché non parli?-
chiese la sorella di Mamoru passandosi una mano tra i lunghi capelli mori.
- Perché so che è solo colpa
mia se hanno preso Luce. – mormorò la ragazza bionda con gli occhi lucidi –
Haruna... perdonami.
Haruna si alzò e abbracciò
l’amica.
- Non é colpa tua Usagi... ora
la cosa più importante é trovare Luce.
In quel momento entrarono le
altre guerriere, dopo un breve resoconto di quello che era successo la riunione
ebbe inizio.
- Dobbiamo prima scoprire chi é
il nostro nemico. – fece Rei.
- Sì, - annuì Haruna – mi
sembra giusto. Mamoru potresti portarmi lo specchio che ho visto nella vostra
camera per favore?
Il ragazzo annuì ma decise di
non chiedere nulla, sapeva che avrebbe visto tra poco a cosa le serviva lo
specchio, andò a prenderlo e lo sistemò sul tavolino davanti al divano del
soggiorno.
Haruna si concentrò, ormai
ignorando completamente i dolori e la debolezza, tra le sue mani si formò il
lungo scettro di cristallo, ora tutti poterono vedere il cristallo d’oro in
cima.
- Haruna ma quello..- fece Ami.
- Sì,- confermò la donna –
quello che vedi è il Goden Crystal.
- Che cosa?- urlarono in coro
le guerriere Sailor.
- Ma io credevo che il Golden
Crystal fosse il cristallo di Mamoru. – disse Minako confusa.
- Il Golden Crystal è il
cristallo del sovrano di Illusion. – iniziò a spiegare Mamoru – Inizialmente i
sovrani della terra avevano solo un figlio. Fu così per generazioni ma poi
nacque Haruna, il Golden Crystal ha un potere molto forte e i nostri genitori
avevano deciso di dividere il cristallo in due parti. Una la diedero a me
mentre una parte entrò nel cuore di mia sorella.
Haruna annuì battendo
leggermente lo scettro sulla superficie riflettente dello specchio. Lentamente
un denso fumo grigio iniziò a materializzarsi, la superficie era come sparita,
si era aperto uno squarcio nello spazio.
- Ora vi narrerò la storia mia
e di mio fratello… - fece Haruna.
Lentamente delle immagini
sfuocate presero vita nello specchio, tutti si avvicinarono per guardare
meglio…
Io ero la principessa di
Illusion, sorella di Endimion e amica fidata della principessa della Luna
Serenity.
Un giorno conobbi il
capitano dei soldati della Luna, Marcus… me ne innamorai subito… quello che non
sapevo era che il mio amore era già stato previsto dai vecchi saggi del sapere
cosmico…
La principessa
di Illusion sedeva all’ombra di un albero secolare nell’immenso giardino del
palazzo, amava quel posto tranquillo e solitario. Cercava in tutti i modi di
allontanarsi dalla vita di corte, lei non era fatta per i balli di gala, le
feste piene di pretendenti, i sontuosi banchetti per qualche strana festa del
regno, lei voleva solo coltivare i suoi sogni... e uno si era avverato proprio
grazie alla sua scarsa voglia di ballare.
Nel cielo limpido si poteva
scorgere la luna pallida, una presenza costante nel cielo della Terra, era un
modo per restare sempre vicini e protetti dai raggi benevoli del Cristallo
d’Argento.
Il volto dell’uomo che le aveva
stregato il cuore le apparve davanti, l’ennesimo sospiro uscì dalle sue labbra.
- Posso farti compagnia? –
chiese una voce calda alle sue spalle.
Haruna sorrise senza però
distogliere lo sguardo dalla figura pallida in cielo.
- E’ bellissima vero Endimion?-
chiese chiudendo gli occhi e ricordando i magici momenti che aveva vissuto in
quel posto.
- Stupenda... –mormorò il
principe alzando anche lui lo sguardo – é perfetta.
La sorella rise debolmente:
- Cos’é perfetta? La Luna o la
sua Principessa?
Endimion arrossì un poco
aumentando l’ilarità di Haruna.
- Non é facile metterti in
imbarazzo fratello, - rise lei – ma quando si nomina Serenity diventi rosso
come un pomodoro.
- Dai smettila di prendermi in
giro!
- Vedrai quando glielo
racconterò!
- Aaaah voi due quando vi
incontrate non fate altro che ridere alle mie spalle... sei ingiusta Haruna! –
sbottò lui fingendosi offeso.
Ormai la principessa aveva le
lacrime agli occhi.
- La smetti di prendermi in
giro?
- No!
- Ah é così?
Con un balzo Endimion raggiunse
la sorella e iniziò a farle il solletico, la risata cristallina di Haruna si
sentiva in tutto il parco mentre lei cercava, invano, di liberarsi da quella
tortura.
- Endimion! Basta ti prego! Non
riesco... a... respirare...
La lotta finì, Haruna aveva il
fiatone, continuando a ridere sommessamente prese la mano che Endimion le
porgeva e si alzò dal terreno.
- Guarda qui...- sbuffò
sistemandosi il vestito sporco – lo sai cosa mi fa mamma se vede il vestito
conciato in questo modo?
- E da quando ti preoccupi
dell’etichetta di principessa? – chiese l’altro scettico – Non sei tu quella
che dice che la vita a palazzo non fa per te?
Haruna gli lanciò una linguaccia
giocosa, poi entrambi si incamminarono verso il castello.
- Allora, principessa Haruna,
hai intenzione di dirmi cos’hai?
Haruna arrossì vistosamente
chinando il capo.
- Cosa ti fa credere che abbia
qualcosa?
- Nessuno sta delle ore da solo
intenta fissare la Luna e sospirando ogni due secondi. – ribatté prontamente il
principe – Andiamo sorellina, ti puoi fidare di me.
- Io non lo so cos’ho
Endimion... – balbettò lei imbarazzata.
- Prova a spiegarmelo.
- In certi momenti sono
felicissima... altre volte sono triste. Mi sento così confusa, i miei pensieri
vanno solo da una parte... mi sento forte e tanto vulnerabile nello stesso
momento, vorrei saltare dalla felicità e piangere a dirotto. – sospirò e si
fermò a fissare uno dei tanti roseti del parco – Vorrei solo capire perché sono
così.
Endimion sorrise e mise le mani
sulle spalle della sorella minore.
- Complimenti Haruna... ti sei
appena innamorata.
La ragazza sgranò gli occhi..
amore... ecco cos’era.... Perché non ci aveva pensato prima, non nutriva solo
un affetto profondo per lui, lei lo amava.
- Amore...- ripeté piano
poggiando una mano sul suo cuore – é questo quello che si prova Endimion?
- Sì...- confermò il principe
rendendosi conto che sua sorella stava crescendo - lui lo conosco?
Haruna annuì piano.
- Proviene dal Regno Argentato
vero?
Un altro cenno d’assenso.
- Marcus lo sa? – domandò
infine con un dolce sorriso.
Haruna si voltò stupida.
- Come...
- Haruna sono tuo fratello, il
legame che ci unisce é molto forte e va ben oltre al sangue che ci scorre nelle
vene.
- Ne sono consapevole.
- Non hai risposto alla mia
domanda però. – insistette lui – Lui é al corrente dei tuoi sentimenti?
Gli occhi di Haruna si
riempirono di tristi lacrime.
- Non credo che mi veda come
una donna... io e Serenity abbiamo la stessa età, proprio come te e Marcus...
io penso che mi veda solo come una sorella minore.
- Io non lo credo. – cercò di
rassicurarla Endimion – Ho visto come ti guardava al ballo e, credimi, non era
lo sguardo di un ragazzo che osserva la sorella minore.
Haruna arrossì ma era felice di
sentire quelle parole... magari c’era una speranza.
- Endimion ne se certo?
- Credi che ti mentirei solo
per farti sentire meglio?
La principessa scosse il capo.
- No, non sarebbe da te.
- Allora fidati di me... Marcus
si farà presto avanti.
Haruna saltò al collo di
Endimion abbracciandolo forte.
- Ti voglio bene fratellone.
- Anch’io sorellina.
Ovviamente dove c’era
Endimion c’era anche Serenity che cercava in tutti i modi di farmi sentire a
disagio… non credo che mio fratello sappia com’è nata veramente la storia tra
me e Marcus.
Serenity e Haruna erano sedute
all’ombra di un gazebo nei giardini del palazzo di Illusion, era pomeriggio
inoltrato e una cameriera aveva appena servito del the con le paste. Rimasero
in silenzio per alcuni minuti dove sia Haruna che Serenity fissavano il
contenuto scuro delle rispettive tazze, la principessa della Terra si chiedeva
per quale motivo la sua amica non le avesse ancora fatto delle domande su
Marcus. Eppure era certa che Endimion ne avesse parlato con lei.
- Abbiamo parlato del tempo, -
fece Serenity alzando lo sguardo sull’amica – abbiamo discusso su come si
comanda un regno, ci siamo raccontate tutti gli ultimi pettegolezzi e abbiamo
preso in giro il povero Endimion. Ora, Haruna, veniamo al nocciolo della
situazione.
Haruna alzò gli occhi al cielo:
- Ci siamo! – pensò diventando
già rossa.
- Allora...- continuò la
principessa della Luna ignorando l’imbarazzo dell’amica – mi é giunta voce che
uno dei miei soldati ti fa palpitare il cuore.
- Almeno é stata delicata. –
pensò Haruna fissando il piattino con i biscotti ma continuando a starsene
zitta.
Un uccellino passò accanto alle
due ragazze, si posò su una piccola fontanella, bevve per qualche secondo e poi
spiccò il volo.
- Vuoi dirmi o no se ti piace
Marcus? – sbottò Serenity infastidita da quel silenzio e dimenticando in un
colpo solo il bon ton che dovrebbe adottare una principessa.
Haruna sorrise... poi scoppiò a
ridere mentre vedeva la faccia della sua amica diventare rossa come un
peperone.
- Scusami...- sghignazzò
asciugandosi le lacrime – é che in questo momento mi ricordi Endimion! – e
tornò a ridere di gusto.
Serenity dovette aspettare
almeno cinque minuti prima di vedere Haruna calmarsi e tornare a comportarsi come
una normale principessa.
- Ci voleva proprio,- sospirò
Haruna bevendo un sorso del the che, ormai, era diventato freddo – sai Serenity
era da tanto che non ridevo così di gusto, grazie.
- Lieta di averti fatto ridere.
– fece l’altra fingendosi offesa.
- Non prendertela... é che in
questi giorni sono un po’ triste.
- Allora confidati con me
Haruna. A cosa servono le amiche se non per confidarsi e chiedere consigli.
La principessa della Terra
annuì e raccontò tutto a Serenity, le disse della festa, del loro primo
incontro, le spiegò tutte le sensazioni che aveva provato e della discussione
avuta con Endimion qualche giorno prima.
- Lui sostiene che Marcus non
mi considera una sorella minore. So che Endimion é sincero... ma io... io
continuo a credere che per lui serva una donna diversa, magari una dolce e
bella come te Serenity.
L’altra scosse il capo:
- Haruna tu sei bellissima e
sei speciale, sei amata da tutti, sei rispetta, adori il tuo regno, hai polso e
serietà potresti diventare una grande regina, sei dolce e tenera, anche se puoi
sembrare troppo fredda a volte sei sempre una ragazza meravigliosa.
Haruna aveva le lacrime
agl’occhi, ma Serenity continuò.
- Endimion ha ragione, Marcus
non ti guardava come una sorella minore. Dopo la festa il capitano si é
avvicinato ad uno dei soldati più anziani, lo so perché ho sentito la
conversazione e ha chiesto di te.
La principessa era
letteralmente senza parole.
- E ti dico anche che l’altro
giorno l’ho visto nei giardini del regno. Pensavo che stesse facendo la solita
ispezione di routine, invece era seduto sul bordo di una fontana e fissava la
Terra.
- Non é possibile... – mormorò
Haruna incredula – magari sono solo coincidenze.
- O magari hai fatto centro nel
suo cuore Haruna! – sorrise Serenity tornando a bere il the.
Serenity ed Endimion
escogitarono un piano molto ingegnoso per lasciarci soli... era primavera
quando confessai i miei sentimenti al mio amato soldato della Luna.
Serenity era giunta sulla Terra
per una semplice visita ad Endimion, solitamente era un soldato semplice a
scortarla ma, quella volta, volle che ad accompagnarla ci fosse Marcus.
Quando Haruna vide il capitano
il suo cuore le scoppiò in petto, da quella volta al ballo, aveva visto il
giovane capitano solo un paio di volte, tutte durante una breve visita nel
Regno Argentato e, in entrambe le occasioni, si erano scambiati solo qualche
frase e lui si era sempre comportato come un soldato. Ormai aveva perso le
speranze, il suo modo di fare freddo le aveva fatto capire che Marcus vedeva in
lei solo la principessa della Terra, si stava mettendo il cuore in pace, quando
quei due intriganti di Serenity ed Endimion fecero di tutto per farli restare
da soli il più possibile.
Con una scusa banale e poco
credibile suo fratello e la sua fidanzata se n’erano
andati urlandole da lontano di far fare a Marcus un giro turistico del palazzo
e del regno. Haruna era arrossita fino alla punta dei capelli ma aveva
accettato, la prima mezz’ora fu tremendamente lunga e silenziosa, lei non riusciva
a spiccicare una sola parola, lo accompagnava per i corridoi del castello
indicando le sale principali e descrivendo qualche statua, aveva
studiato molto la storia di quel castello e del suo popolo. Amava l’arte e
tutte le maniere di esprimersi che usava il genere umano, era affascinata da
molte cose, nessuna delle quali, molto regali.
- Parlate di questi quadri con
una tale intensità che sembra che li abbiate dipinti voi. – disse Marcus con un
sorriso sulle labbra guardando il grande affresco che Haruna gli mostrava.
- Sono certa che mi troverete
noiosa... – si scusò lei arrossendo vistosamente – perdonatemi ma quando vedo
un quadro, una statua o una qualsiasi opera d’arte mi metto a studiarla per
capire cosa può aver spinto l’artista a crearla. E quando inizio a parlarne non
la smetto più.
- Non mi annoiate principessa,
- rispose lui continuando a fissare il muro dipinto – anzi trovo tutto molto
interessante. Non avrei mai creduto che dietro a questi dipinti ci fossero così
tante teorie e storie.
- L’arte é come un libro in
codice... – spiegò la principessa con gli occhi sognanti – bisogna solo trovare
il modo giusto di leggerla. Bene, capitano, vi ho mostrato la parte più noiosa
della mia vita...- disse poi con un sorriso innocente – ora volete vedere cosa
mi piace fare oltre che studiare l’arte?
Marcus guardò la principessa
curioso e annuì.
- Allora ci vediamo davanti
alle scuderie tra dieci minuti, datemi il tempo di cambiarmi d’abito.
Il capitano delle guardie della
Luna stava appoggiato al muro della scuderia, chiedendosi cosa volesse
mostrargli quella principessa particolare, Haruna arrivò esattamente dieci
muniti dopo, aveva indossato un paio di pantaloni neri e una camicetta bianca,
i capelli erano stati legati assieme con un nastro bianco e si era leggermente
truccata, anche vestita normalmente, Marcus la trovava affascinante.
- Se mia madre mi vedesse
vestita così, sono certa che le verrebbe un infarto. – sorrise la principessa
entrando nelle stalle.
L’acre odore del cavallo e
della biada pungeva il naso del capitano ma non ci fece caso, camminò dietro la
ragazza osservando ogni suo movimento.
Haruna si fermò davanti ad un
purosangue nero:
- Si chiama Angel. – disse
accarezzando il muso lungo dell’animale – E’ il mio cavallo.
- E’ un cavallo magnifico
vostra altezza.
- Haruna.
- Come?
- Mi chiamo Haruna, - ripeté
lei fissando il suo cavallo – quando siamo fuori dal palazzo mi piacerebbe
esser chiamata solo con il mio nome.
- Ma ora non siamo fuori da
palazzo. – constatò il capitano.
- Giusta osservazione,
quindi... direi di rimediare subito.
- Cosa state dicendo?
Haruna non rispose, aprì il
cancello del recinto, fece uscire Angel e iniziò a sistemare la sella.
- Puoi prendere quel cavallo
laggiù,- disse indicandogli un altro bel cavallo sale e pepe – sai cavalcare
vero?
- Certo ma non credo che sia
una buona idea uscire dal palazzo principessa.
- Andiamo Marcus, esco di
nascosto almeno tutti i giorni, so bene come muovermi e dove andare. Ho voglia
di mostrarti un posto magico.
Marcus accettò l’invito
pensando che sarebbe stato meno pericoloso per Haruna uscire scorata da un
soldato invece che da sola.
Usando un vecchio cancello
secondario che usavano raramente, riuscirono ad uscire dalle mura del palazzo
senza incontrare nessuno. Iniziarono a cavalcare per i boschi, Marcus non aveva
mai visto quel sorriso così luminoso sul viso della principessa di Illusion,
aveva sentito molte storie su di lei. La sua bellezza era paragonata a quella
della principessa Serenity, era gentile ma anche molto dura con i nemici, aveva
le idee chiare sul suo futuro ed era ben felice che il trono di Illusion fosse
solo del principe Endimion. Si parlava molto sulle sue doti di governare il
regno ma si conosceva anche molto bene, il desiderio di Haruna di condurre una
vita al di fuori delle mura del palazzo.
Lui la trovava perfetta, bella,
grintosa, decisa, molto dolce e sensibile, amava tantissimo il suo mondo, il
suo popolo, la sua famiglia… eppure sembrava anche tanto triste in quel
periodo.
Ricordava le volte in cui
l’aveva appena vista durante le sue brevi visite nel
Regno Argentato, una volta rideva con Serenity, ora era sempre triste, lo
sguardo velato dalle lacrime, il sorriso spento e lui si chiedeva chi
potesse esser così crudele da far soffrire così una principessa come lei.
Perso in questi pensieri non si
accorse neppure che Haruna lo stava chiamando.
- Marcus… Marcus…
- Come? – chiese guardandosi
attorno disorientato – Come avete detto principessa?
- Siamo arrivati…- rispose lei
con un sorriso scendendo da cavallo – e, ti ripeto, di chiamarmi Haruna!
- Come volete principe… Haruna.
– si corresse subito dopo aver visto lo sguardo minaccioso della ragazza.
Scese da cavallo e si avvicinò
alla principessa.
- Dove siamo?
- In uno dei tanti boschi di
Illusion, adoro cavalcare per questi sentieri, c’è sempre molta pace e posso
pensare a tutto quello che voglio senza troppi scocciatori. Ed è un perfetto
nascondiglio quando scappo da mia madre e dalle sue lezioni noiose di bon ton.
Marcus cercò di non scoppiare a
ridere ma fu inutile, quella ragazza lo metteva di buon umore.Haruna lo guardò storto per qualche istante
poi scoppiò a ridere a sua volta, risero fino alle lacrime lasciandoli
piacevolmente di buon umore.
- Scusami. – fece lui
sghignazzando ancora – Non rido di te… ma sei proprio quello che definiscono un
tipo ribelle. Perché non ti piace la vita di corte? Ci sono moltissime ragazze
che vorrebbero esser al tuo posto.
- Potrei cederglielo volentieri
il mio posto, - sospirò Haruna poggiandosi sul tronco di un albero – Io non
sono adatta a fare la principessa, guarda Serenity… l’ho sempre invidiata per
la sua grazia, la sua bontà, la sua sicurezza.
- Parlano molto bene anche di
te.
- Oh sì…- sorrise lei chiudendo
gli occhi – so bene cosa si dice in giro. Haruna e le sue “fughe”, la verità è
che esser una principessa a volte mi terrorizza. Avere la responsabilità di
tutte queste persone è dura, per questo a volte scappo, solo per respirare
qualche ora di libertà, solo per non scoppiare. I miei genitori hanno il
terrore che un giorno possa non tornare, che decida di abbandonare tutto.
- E non ci hai mai pensato?
Haruna aprì gli occhi e guardò
il capitano arrossendo appena.
- Una volta sì… avrei voluto
mollare tutto, scappare per non fare più ritorno. Ma poi sono torta ad Illusion
come ho sempre fatto.
- Perché?
- Per Endimion, per i miei
genitori, per Illusion… anche se dico che non voglio esser una principessa sono
molto legata alla mia vita. Dico che vorrei cambiarla ma in realtà non potrei
mai vivere diversamente. Non so fare nient’altro, solo la principessa ribelle.
Forse è per questo che non trovo il ragazzo giusto.
Marcus era incantato dalla sua
figura, così snella ed esile contro il tronco… avrebbe voluto abbracciarla.
Haruna sorrise e gli prese una
mano:
- Vieni.. ti faccio vedere un
posto… - lo trascinò fino ad un laghetto proprio nel centro del bosco,
risplendeva i raggi del sole come uno specchio, alcuni animali si stavano
abbeverando, la natura era rigogliosa e profumata.
- E’ meraviglioso. – esclamò il
soldato estasiato da tanta bellezza.
- Quando mi sento triste vengo
sempre qui. – spiegò Haruna sedendosi a terra – Qui è calmo e tranquillo…
diciamo che è come una seconda casa.
- Posso comprendere la magia
che ti ha incantato. – fece Marcus sedendosi accanto alla ragazza – E’ un posto
magico.
- Sì,- sospirò la
principessa sdraiandosi sull’erba fresca e verde – qui sono chiunque voglio
essere.
Marcus socchiuse gli occhi e si
voltò verso di lei.
- E chi vorresti essere?
Haruna corrugò la fronte alla
ricerca di una risposta.
- In questo momento vorrei
esser solo una ragazza normale.
- E perché?
- Perché così potrei confessare
i miei sentimenti al ragazzo che amo.
Lo stomaco di Marcus si
contrasse con uno spasmo.
- E perché non lo puoi fare?
Sul viso di Haruna passò come
una nuvola scura, si rimise a sedere e incrociò le gambe al petto.
- E’ un uomo normale.. o meglio
non proprio normale... insomma non è un principe. E non credo che i miei
genitori apprezzino la mia scelta.
Marcus la
fissò a lungo, era strana la sua principessa… era triste… era molto triste,
tutto per un amore non corrisposto? Chi poteva non amare quella ragazza
stupenda? Un nome… gli bastava un nome e l’avrebbe fatto a pezzi con le sue
stesse mani…
Mosso
più dall’istinto che dalla ragione le scostò un ciuffo moro che le era ricaduto
sul viso.
- E
lui credi che non ti ami?
Haruna posò la guancia sul
ginocchio girandosi per fissarlo.
- Non lo so… non lo credo..
- Perché non dovrebbe amarti?
- Dimmelo tu.
Marcus strabuzzò gli occhi sorpreso.
-
Come?
-
Dimmi perché non mi ami Marcus...- ripeté lentamente Haruna che non credeva
neppure lei alle sue orecchie, mentre un soffuso rossore le imporporava le
guance – non mi trovi bella?
Il soldato aprì la bocca per
risponderle che era bellissima e che non avrebbe mai trovato una ragazza
perfetta quanto lei, ma Haruna era una principessa... e lui un comune soldato.
No, non poteva neppure per un secondo seguire il suo cuore, non era giusto...
anche se faceva soffrire. Doveva guardare in faccia
la realtà: lui non sarebbe stato in grado di renderla felice.
- Ho capito. – fece Haruna
senza attendere la risposta del ragazzo – E’ ovvio che la principessa ribelle
non possa destare l’attenzione di un soldato della Luna, sicuramente Serenity é
migliore di me in molte cose... magari é lei che ha stregato il tuo cuore. –
poggiò la fronte sulle ginocchia solo per celare le lacrime che le rigavano il
volto – Che sciocca che sono... scusami. Non avrei dovuto dirti quello che provo
é solo che ci speravo un po’.
Marcus mandò al diavolo la sua
razionalità e diede retta solo a quello che il suo cuore gli urlava
disperatamente di fare. Allungò una mano verso la nuca della principessa, le
fece alzare il viso così da poter vedere la sua pelle bagnata dalle lacrime e i
suoi occhi lucidi.
Era bellissima.
Fece un lieve sorriso e si
avvicinò di più a lei:
- Non hai nulla da invidiare
alla principessa della Luna. – le mormorò asciugandole le guance con un pollice
– Sei perfetta così come sei. – avvicinò la sua fronte fino a toccare quella
della ragazza – E solo un pazzo potrebbe non innamorarsi di te Haruna.
Tutto accadde in pochi attimi,
Marcus unì le labbra a quelle della principessa per un lungo bacio.
Ma la nostra felicità non
era destinata a durare a lungo...
Un mese dopo il mio compleanno, io e Marcus ci frequentavamo
liberamente, mio padre mi fece chiamare
Un mese dopo il mio compleanno, io e Marcus ci
frequentavamo liberamente,mio padre mi
fece chiamare.
Haruna camminava lentamente
lungo i corridoi del castello. Sentiva nell’aria che qualcosa di poco felice
sarebbe accaduto di lì a poco, ma non sapeva esattamente di cosa si trattava.
Spalancò le ampie porte dorate
ed entrò nella stanza del trono.
Fece qualche passo avanti e
vide i suoi genitori seduti sui rispettivi troni, suo fratello Endimion era
alle spalle di sua madre mentre il primo consigliere, Chronos, era alla destra
del re.
Haruna cercò di ignorare il
brivido freddo che le serpeggiò lungo la schiena, presagio di cattive notizie,
cercò gli occhi del fratello e gli chiese, con poche mosse, cosa stesse
succedendo, l’unica risposta fu una piccola, e quasi impercettibile, alzata di
spalle.
- Figlia mia, - fece il re con
fare maestoso – hai superato diciassette anni e, ormai, sei pronta.
Haruna corrugò la fronte
pensierosa... pronta a fare cosa? Non ricordava che Endimion a diciassette anni
avesse superato qualche prova o cose del genere.
- Pronta a cosa padre? – e la
sua voce era solo un esile sussurro a confronto con quella del re.
- La tua nascita era già
prevista nelle stelle. – prese la parola Chonos senza neppure lanciare
un’occhiata al sovrano – La luna rossa... tinta di sangue che preannuncia
sventure e catastrofi.
Haruna era, se possibile,
ancora più confusa di prima.
- Temo... temo di non
capire...- disse sinceramente iniziando a spaventarsi.
- Quando sei nata una profezia
é stata pronunciata dagli antichi sacerdoti della conoscenza.
- E chi sono?
- Coloro che sanno tutto e
tutto prevedono...- spiegò il sacerdote – la tua nascita era già stata prevista
molti anni prima, con l’annuncio del tuo arrivo i sacerdoti si sono come
svegliati da un lungo sonno, sono usciti da loro stato di trance perenne e
hanno rivelato la profezia.
- Quale... quale profezia? –
chiese Endimion pallido in volto.
Con un gesto Chonos fece
apparire davanti alla principessa un ologramma, i tre sacerdoti camminavano in
cerchio attorno ad un vortice biancastro, vi guardavano dentro agitandoci sopra
tre bastoni.
"Quando in cielo una luna rossa
splenderà
ed una bambina di sangue blu nascerà
il destino della terra si compirà.
Entro la diciassettesima primavera la terra e la luna
unite per sempre saran.
L’unione proibita ostacolare si dovrà
altrimenti una terribile maledizione sul regno si
abbatterà.”
Quando il silenzio tornò a
regnare sovrano nella stanza del trono Haruna si accorse di tremare, un altro
gesto e l’ologramma sparì.
- Ecco, principessa. – fece
Chonos – I sacerdoti hanno previsto calamità e sofferenze su Illusion con la
tua nascita.
Haruna continuava a guardare il
punto dove poco prima c’erano i tre sacerdoti.
- Perché sono nata allora...-
chiese con voce tremante dalla rabbia- potevate uccidermi appena ero venuta al
mondo.
- Non dire sciocchezze!- disse
la madre sdegnata – Sei nostra figlia, ti amiamo e non potevamo rinunciare a te
é solo che...
- Che cosa madre?- chiese la
principessa alzando lo sguardo Endimion non aveva mai visto quello sguardo
inferocito sul viso della sorella.
- Sono arrivate le calamità
Haruna. – rispose Chonos – Avrai sentito della siccità in alcuni punti, di
animali che muoiono senza una ragione apparente, dell’odio che inizia ad
aumentare tra le persone. E tutto questo da quando l’amore lega voi e quel
comandante.
- Non mi sembra possibile
collegare questo momento negativo al rapporto tra Haruna e Marcus. – intervenne
Endimion.
- Sì, invece, le profezie dei
tre sacerdoti non sbagliano mai.
- Cosa possiamo fare per
scongiurare queste catastrofi Chonos?
- Vostra sorella dovrà sposare
il principe che i vostri genitori hanno disegnato come erede ideale per
Illusion, questa unione proibita tra Marcus e Haruna deve finire
immediatamente.
- Cosa?- urlarono all’unisono
Endimion e Haruna.
- Con questo matrimonio la
maledizione potrà esser fermata, solo se sposi questo principe.
Haruna era paralizzata, lei non
voleva sposare nessuno all’infuori diMarcus! I
suoi genitori non potevano farle questo, sapevano quanto amasse quel ragazzo,
non aveva mai mentito sui suoi sentimenti e c’era stato un momento in cui suo
padre aveva accettato il loro amore anche se Marcus non era un principe. Ma ora
si rendeva conto che la stavano solo assecondando, sapevano fin dall’inizio
quello che sarebbe successo, l’hanno fatta sognare e innamorare solo per aver
il piacere di distruggere la sua vita quando meno se l’aspettava.
- Ci deve esser un altro modo!
– urlò Endimion infuriato – Non possiamo far sposare Haruna con uno
sconosciuto.
- Purtroppo non c’è altra
soluzione. – mormorò il re chinando il capo – La data é già stata fissata.
Quella frase fu l’ennesima
pugnalata al cuore, Haruna scoppiò a piangere mentre pensava ai suoi sogni
distrutti, al suo amore perduto, ai suoi genitori che credeva l’amassero invece
erano pronti a sacrificarla.
- Non posso...- mormorò tra le
lacrime, coprendosi il viso con le mani tremanti – io non voglio sposare uno
qualsiasi... io amo Marcus. Non posso fargli questo.
- Non é una decisione facile
neppure per noi Haruna,- fece Lothor angosciato – abbiamo sempre sperato di
poter evitare questo punto ma... dobbiamo convincerci che la profezia é vera e
dobbiamo farlo per il nostro popolo.
- Non mi interessa niente del
popolo.
- Come?- urlò il re balzando in
piedi – Tu hai delle responsabilità! Hai cercato in tutti i modi di scappare
dalla tua vita Haruna e noi te lo abbiamo anche permesso ma ora devi capire che
le tue priorità non valgono nulla!
La principessa strinse i pugni
rabbiosa.
- Io non mi sposerò!- urlò
talmente forte che l’eco si sentì per tutto il palazzo – Non mi interessa,
troveremo una soluzione alternativa.
- Non c’é soluzione alternativa
principessa. – fece il sacerdote facendo un passo in avanti.
- Tu stai zitto uccellaccio del
malaugurio, -sibilò crudelmente lei – e se non sarete voi a trovare una
soluzione, la troverò io.
- Ti sposerai tra due
settimane, é già deciso. – fece il padre solennemente – E resterai chiusa in
camera tua fino a quel momento.
- No.
- Haruna... non costringermi a
rinchiuderti nella torre.
- Avanti fatelo padre... non ho
paura della torre e non ho paura neppure di morire.
Lothor lo vide per la prima
volta... quel brillio nei suoi occhi che la rendeva così decisa, così piena di
coraggio, per un attimo davanti a lui non c’era una figlia disperata ma una
donna pronta a lottare per il suo amore.
Improvvisamente Haruna si sentì
molto più potente del solito, sapeva bene di aver ricevuto poteri speciali dal
suo cristallo, poteri che anche suo fratello aveva ma non li aveva mai usati,
non ne aveva mai avuto necessità. Ma ora, mentre tutti cercavano di prendere in
mano le redini della sua vita, i suoi pensieri andarono all’unica persona che
poteva aiutarla, Marcus... e la sua amica Serenity. Una luce dorata l’avvolse,
sotto gli occhi sgranati dei genitori e dello stesso Endimion che sentiva nel
petto un forte calore provenire dall’altra metà del Golden Crystal.
- Non é possibile!- esclamò
meravigliato Chonos di fronte a quella manifestazione di forza – Non dovrebbe
saper usare i poteri del cristallo. – cercando di farla smettere, il sacerdote
allungò una mano lanciando uno dei suoi sortilegi, ma Haruna era più forte,
deviò facilmente quel colpo e inviò un’onda di energia verso l’altro fino a
farlo sbalzare contro la dura parete della sala.
- Non osare metterti contro di
me vecchio!- urlò Haruna ormai completamente fuori controllo.
Endimion continuò a guardarla
anche quando la luce dorata diventò accecante, Haruna stava piangendo ed era
certo di averla sentita chiamare Marcus ma non con le orecchie ma con il cuore.
Ci fu un’esplosione di luce,
quando i presenti in sala riaprirono gli occhi, Haruna, la principessa di
Illusion, era sparita.
Mi
rifugiai nel posto più sicuro… almeno così credevo… ma mi sbagliavo…
Marcus non sapeva cosa fosse successo, la sua amata
principessa era comparsa all’improvviso avvolta da una luce dorata. Cadde a
terra svenuta, completamente priva di energie, si era spaventato e l’aveva
presa tra le braccia chiamando immediatamente la principessa Serenity.
Aveva adagiato la principessa di
Illusion nella camera che solitamente occupava quando veniva a trovare la sua
amica, non l’aveva lasciata un attimo spaventato da quel colorito pallido e
dalle parole senza senso che farfugliava durante quel sonno agitato.
Lentamente Haruna si mosse tra
le lenzuola di seta bianca prossima al risveglio:
- Marcus...- mormorò quasi
sofferente.
Il capitano le prese una mano e
si mise a sedere a lato del letto.
- Sono qui amore mio. – le
sussurrò chinandosi a baciarle la fronte.
Appena la principessa aprì gli
occhi incrociò lo sguardo con quello dell’uomo che amava, allungò una mano solo
per accertarsi che fosse veramente lui e non un’allucinazione.
- Ci sono riuscita. – mormorò
esausta con un filo di voce.
- Come sei arrivata qui? –
chiese Serenity entrando nel suo campo visivo.
- Il Golden Crystal, ho usato il
suo potere.
- E’ pericoloso usare un potere
forte come quello quando non si hanno le conoscenze necessarie per maneggiarlo.
– la rimproverò l’amica.
- Dovevo andarmene da Illusion.
– sussurrò lei – Io... dovevo scappare...
- E’ successo qualcosa?- domandò
ansioso Marcus.
- Sì, é successo qualcosa. –
rispose una voce maschile.
Nel centro della stanza si formò
una nuvola dorata, la figura di Endimion uscì dalla nuvola e subito andò a
vedere la sorella distesa nel letto.
- Stai bene?
- Sono solo debole.
- Hai sprecato molte energie.
- Mi dispiace... io... volevo
solo venire qui.
- Cos’é successo Endimion?-
chiese preoccupata la principessa della Luna – Cosa può aver scatenato in
Haruna tanta rabbia da liberare il potere del Golden Crystal?
Il principe raccontò quello che
era accaduto nei minimi particolari. Quando ebbe finito Serenity aveva le
lacrime agli occhi, Haruna aveva ripreso a piangere stringendosi a Marcus che
non voleva lasciarla.
- E’ stato questo a scatenare la
sua rabbia... Haruna credeva che venendo qui fosse al sicuro.
- E si sbagliava. – le porte
della stanza si spalancarono, il sovrano della Terra e lo stregone suo amico,
seguiti da una decina di guardie, stavano entrando. Lothor lanciò un’occhiata
alla figlia – Non puoi sottrarti Haruna, mi dispiace ma devo pensare al mio
popolo.
- Padre no!- urlò Endimion
parandosi tra i due – Non posso permetterti di distruggere la vita di Haruna,
non é giusto!
- Endimion almeno tu cerca di
capire, - fece esasperato l’altro – tua madre già mi incolpa delle mie scelte
da quando tua sorella é nata, non ti ci mettere anche tu! Stanne fuori! – lo
spinse di lato in malo modo ma c’era Marcus a proteggere la sua donna.
- Vostra maestà, - disse il
capitano serio – non posso permettere che ciò accada... io voglio sposare sua
figlia.
- Non dire sciocchezze Marcus. –
ripose il re- Non è neppure pensabile una cosa del genere… non ora almeno.
Ma il ragazzo non ascoltò le
parole del re e sguainò la spada:
- Non costringetemi ad
usarla Sire. – disse con voce sicura e decisa.
- Non oseresti. – ribatté il re
socchiudendo gli occhi.
- Se é per Haruna farei questo
ed altro.
- Il tuo coraggio é notevole te
ne do atto ma Haruna deve fare quello che é giusto per il suo popolo.
- No, - mormorò Marcus – Haruna
deve pensare al suo futuro.. il nostro futuro.
- Tu non capisci… non ci sarà
nessun futuro se…
- E’ solo una questione di punti
di vista vostra maestà,- lo interruppe il capitano - io solo posso stare con
sua figlia!
- Adesso basta!- urlò
Chonos parandosi tra il sovrano e il soldato, con un gesto della mano lanciò
Marcus contro la parete, un altro gesto e Serenity si trovò investita da un
vento freddo e fu subito protetta da Endimion, Chonos si avvicinò ad Haruna che
cercava di divincolarsi ma con la poca energia che aveva in corpo non riusciva
neppure a muoversi.
- Lasciami..- mormorò con
un filo di voce – non voglio…
- Non puoi tirati
indietro. Zoldan aspetta la sua sposa.– fece lo stregone chinandosi su di lei.
- Lasciala bastardo! –
urlò Marcus ancora immobilizzato contro la parete.
- Chonos ti prego! – fece
Endimion coprendo Serenity con il mantello – Lasciala stare.
- Endimion tuo padre ti
ha già detto di restarne fuori!- rispose furioso l’altro, poi si voltò verso la
principessa, con due dita le chiuse gli occhi – Ora dormi Haruna.
Inizialmente Haruna cercò
di contrastare il potere del mago ma con scarsi risultati… lentamente il sonno
prese il sopravvento, era già debole e non poteva lottare per molto tempo.
Mi risvegliai qualche tempo dopo nella camera della
torre… Sola…prossima alle nozze con un
uomo che neppure conoscevo. Tentare una fuga era impensabile, Chronos aveva
lanciato chissà quali incantesimi per bloccarle la fuga…
Quello stesso pomeriggio i sovrani di Illusion
accoglievano il giovane principe che avrebbe salvato il loro mondo.
Zoldan guardava quel pianeta con avidità, il suo regno era
povero e tetro ma ora, grazie a quel portentoso cristallo, tutto si sarebbe
sistemato nel migliore dei modi... ovviamente c’era la possibilità che la sua
fresca sposa non ne uscisse viva ma era pronto a compiere questo sacrificio per
la sua insaziabile sete di potere.
- Benvenuto a Illusion, principe Zoldan. – lo accolse
gentilmente il Lothor – Le presento la mia consorte, la regina Anya.
- Vostra altezza,- fece gentilmente il principe baciandole
una mano – é un onore conoscerla... ora vedo chiaramente da chi vostra figlia abbia
ereditato tutta la sua bellezza.
- E questo é mio figlio Endimion. – continuò il re
indicando il primogenito.
- Principe Endimion, ho sentito grandi cose su di voi.
- Mi piacerebbe poter dire altrettanto. – sibilò
crudelmente l’altro con sguardo di fuoco – Principe Zoldan... da che regno
avete detto di provenire?
- Il mio é un regno molto piccolo Endimion, non vorrei
annoiarvi con le sue storie provinciali.
- Al contrario, sono molto curioso. Come, del resto, sono
curioso di conoscere il motivo per cui vi interessate a mia sorella.
- Endimion ti prego...- sospirò Lothor esasperato –
scusatelo principe Zoldan, mio figlio diventa molto protettivo quando si parla
della sorella.
- Oh non si preoccupi maestà, - rispose l’altro con un
lieve sorriso – posso ben comprendere le motivazioni del principe. Ma é giusto
che sappia come sono andate le cose, ho notato la principessa Haruna durante
uno dei miei viaggi, la sua bellezza mi ha folgorato... e, così, ho chiesto la
sua mano.
- Lei sapeva che Haruna é già sentimentalmente impegnata?
- Endimion! – quasi urlò il re ma entrambi i principi non
stavano neppure a guardarlo, Zoldan rispondeva alle occhiate di Endimion con
altrettanta rabbia.
- Sì, ne sono a conoscenza... ma vedrà principe Endimion,
Haruna cambierà presto idea sul suo bel soldato.
Endimion socchiuse gli occhi rabbioso, quel principe gli
piaceva proprio poco.
Chonos era apparso nella sua prigione, le aveva annunciato
l’arrivo del principe Zoldan suo sposo, dicendole di comportarsi bene e di non
fare nulla che possa innervosirlo visto che da lui dipendeva la salvezza della
Terra. Contrariata per il modo brusco con cui quel vecchio le aveva parlato,
Haruna si cambiò d’abito e iniziò a prepararsi per l’incontro, o forse era
meglio definirlo scontro, con quel principe.
Quando lo vide la prima volta dovette ammettere a se
stessa che era veramente bello, gli occhi verdi erano penetranti sembrava che
le stessero leggendo l’anima, i capelli ricci gli sfioravano appena le spalle,
più grande del fratello di almeno tre anni, era molto alto e la sua mole
metteva molta suggestione.
Ma, dopo la prima impressione, quello che restò fu solo un
principe arrogante che cercava di distruggere i suoi sogni.
- Siete bellissima principessa. – mormorò con voce calda e
velluta Zoldan accingendosi a baciarle una mano, ma Haruna la ritrasse
indignata.
- Lasciate perdere il corteggiamento principe, - disse
immediatamente lei con voce ferma e decisa – questo matrimonio non si farà.
- Voi ne siete convinta?
- Ne sono certa... il mio cuore appartiene ad un altro
uomo.
Una risata fredda e diabolica riempì la piccola stanza
nella torre.
Haruna sentì la sua pelle accapponarsi e il suo cuore
accelerare il normale battito.
- E cosa le fa credere, principessa, che a me interessi il
vostro cuore?- ghignò lui facendo un passo avanti – Voi siete potente Haruna...
la vera forza di Illusion... voi e vostro fratello, potreste distruggere
l’universo solo con cenno di mano.
La principessa indietreggiò di fronte a quello sguardo
folle, sentiva e vedeva chiaramente la sua aurea nera aumentare, era
malvagio... perché i suoi genitori si fidavano di lui?
- Voi non avrete mai il mio potere...- sussurrò cercando
nel suo cuore quell’orgoglio e quel coraggio di cui andava tanto fiera.
Sfortunatamente si trovò con le spalle al muro, Zoldan le
si avvicinò fino a sfiorarla, le mise un dito sotto il mento costringendola a
guardarlo, Haruna tremò sotto quel tocco freddo.
- Siete ancora pura mia principessa, - le sussurrò sulle
labbra – un bocciolo di rosa che deve ancora fiorire. E sarò io il primo a
cogliere questo casto fiore, nel momento in cui sarete completamente mia...
anche il vostro potere sarà nelle mie mani.
- Quando tutti lo sapranno... – iniziò a dire lei ma la
bocca del principe le proibì di continuare a parlare, il suo bacio era vorace,
quasi doloroso, non rispecchiava amore o sentimenti ma solo dominazione e
terrore. Lo spinse via e strofinò le labbra con il dorso della mano.
- Nessuno lo saprà Haruna. – fece Zoldan – I tuoi genitori
tremano di fronte alla profezia...
Gli occhi della principessa si ingrandirono.
- Voi... la conoscete...
- I sacerdoti hanno puntato il dito su di me... io sono
stato designato come vostro sposo e futuro sovrano di questo pianeta.
- Mai!- urlò l’altra – Non avrete mai il mio regno Zordan!
Preferisco morire piuttosto che concedermi a voi!
- Ma tu non morirai... tieni troppo al tuo amato
fratellino... non ti farai del male, non ti ribellerai e sarei una sposa
perfetta. Devota e amorevole con il tuo re.
Haruna sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.. ma non
poteva... non poteva mostrarle a lui...
- Voi... voi non potete farlo...- mormorò con voce
tremante chinando il capo per non far vedere le lacrime che, involontariamente,
stavano scendendo lungo le sue guance pallide.
- Non siete voi che mi fermerete. – rispose vittorioso il
principe prima di sparire.
Tutto era già stato organizzato… La data del matrimonio
si avvicinava inesorabilmente.
Poi un giorno…
Haruna camminava nervosa in quella piccola stanza, quel
Zoldan andava fermato... assolutamente.
Si chiese come fosse possibile
che i genitori non si rendessero conto dell’aura nera che avvolgeva quel
principe, perché non capivano che lui non voleva salvare Illusion ma solo
dominarla?
Endimion, l’unica sua soluzione
era il fratello...
Improvvisamente un cerchio di
luce si illuminò sul pavimento ed Endimion apparve, come se fosse appena stato
convocato.
La sola cosa che Haruna riuscì a
fare fu saltargli tra le braccia e stringerlo forte.
- Fratellone... –mormorò
ricacciando indietro le lacrime.
- Tranquilla Haruna, - fece
dolcemente il fratello accarezzandole i lunghi capelli neri – sistemeremo
tutto.
- Zoldan vuole solo il potere
del Golden Crystal, non vuole sposarmi perché mi ama.
- Sì, l’avevo capito...- ammise
lui – ho provato a parlarne con i nostri genitori ma sono terrorizzati dalla
profezia, non vogliono sentire ragioni.
- Non voglio farlo Endimion...
non posso farlo!
- Non resterò a guardare
sorellina, ti proteggerò, farò di tutto per annullare questo matrimonio!
- Grazie. – mormorò Haruna con
un impercettibile sorriso.
Endimion le asciugò le guance
bagnate poi poggiò la sua fronte su quella della sorella.
- Ora basta piangere... – le
disse lentamente – non vorrai che ti veda in questo stato vero?
Haruna corrugò la fronte
perplessa.
- Di chi stai parlando Endimion?
Il pavimento si illuminò di
nuovo ma, questa volta, fu Marcus ad entrare nella stanza della torre.
Tutto il resto sparì... non
contò più nulla... Haruna corse verso il soldato stringendolo forte e
scoppiando a piangere, era certa che non lo avrebbe mai rivisto.
- Haruna..- mormorò Marcus
ricambiando l’abbraccio – ci sono io ora.
- Come hai fatto a farlo
passare?- chiese Haruna al fratello.
- Ehi mi sottovaluti!- sbottò l’altro fingendosi offeso –
Gli ordini del principe valgono molto di più di quelli del vecchio Chonos e,
per quanto riguarda il tuo ragazzo, mi é bastato sostituire l’armatura della
Luna con una delle nostre, nessuno si é accorto della somiglianza. – Endimion
sorrise e incrociò le braccia sul petto – Vi lascio soli, piccioncini... io
starò giù di guardia. Marcus ricordi il segnale?
Il capitano annuì silenzioso.
- Bene... odio dirlo ma non puoi stare qui molto...
- Lo so.
Il principe salutò con un cenno del capo e sparì
lasciandoli soli.
Marcus tornò a stringere la sua principessa.
- Haruna... mia amata Haruna... troveremo una soluzione.
- Ho paura Marcus...- mormorò lei angosciata – per la
prima volta in vita mia ho veramente paura. Quel Zoldan vuole solo il potere,
non voglio che sia lui...- la frase le restò in gola, fu allora che capì cosa
doveva fare per evitare quel matrimonio.
... nel momento in cui sarete completamente mia...
anche il vostro potere sarà nelle mie mani...
Era così semplice in fondo, aveva sempre saputo che il suo
primo uomo sarebbe stato Marcus, come sapeva, altrettanto bene, che il suo
amato capitano lo desiderava con la stessa intensità. Non erano mai andati
oltre i baci perché erano certi che ci sarebbe stato tutto il tempo per il
resto... ora non avevano più tempo.
- Haruna...- mormorò il soldato notando lo sguardo assente
e il lieve rossore che aveva imporporato le sue guance.
- Ti amo tanto Marcus. – mormorò lei con un dolcissimo
sorriso.
Marcus le accarezzò le guance umide, non era certo la
prima volta che glielo diceva, ma ogni volta era bellissimo, un’emozione unica
ed irripetibile.
- Ti amo tanto anch’io Haruna. – le sussurrò prima di
scendere sulle labbra per un bacio passionale e carico di promesse d’amore.
Timidamente ma certa di fare la cosa giusta, Haruna
accarezzò il torace del ragazzo soffermandosi per qualche istante all’altezza
del suo cuore.. batteva fortissimo.. come il suo d’altronde.Continuò a salire raggiungendo le fibbie
d’oro del suo mantello, con un gesto deciso le aprì entrambe facendo scivolare
il manto ai piedi di Marcus.
Lui non si fermò, lo sapeva che
quello poteva benissimo essere l’ultima volta che si vedevano, che si baciavano
e abbracciavano, Haruna non voleva esser di nessun altro e Marcus non avrebbe
mai sopportato l’idea di un altro uomo che facesse sua la donna che amava. Le
accarezzò la schiena fino a raggiungere la cerniera che, lentamente, fece
scendere fino alla fine scoprendo al pelle bianca e vellutata, con il cuore che
batteva all’impazzata e la mente offuscata, Marcus iniziò ad accarezzarle
quella parte del suo corpo esposta per la prima volta sotto le sue mani, le
fece scorrere fino alle spalle mentre lei gli aveva slacciato del tutto la
giacca e la camicia bianca.
Si erano sdraiati sul letto con nient’altro che la loro
pelle, ma non erano imbarazzati o intimoriti... sapevo che stavano facendo la
cosa giusta.
Haruna si stupì quando Marcus
non le fece alcun male, la sensazione che stava provando era indescrivibile.
Erano una cosa sola, uniti per l’eternità, non erano più Haruna e Marcus...
no... un’unica essenza, una sola persona, un solo cuore e un solo corpo, la principessa si sentì completa per la prima volta
in vita sua... sì, non stava sbagliando.
-
Vostre altezze, - fece il ciambellano – la Regina Selene chiede un’udienza con
Voi.
Anya
e Lothor si scambiarono un’occhiata preoccupata.
-
Falla entrare. – fece Anya con tono duro continuando a fissare il marito.
-
Lothor... Anya... –disse Selene visibilmente indispettita – non c’é bisogno di
spiegare il motivo di tutta questa fretta.
-
Devi perdonare il comportamento di mio marito Selene, - fece la regina
stancamente – ha fatto irruzione con i soldati nel tuo palazzo senza chiedere
il permesso, un comportamento deplorevole che non ho apprezzato neppure
io.
- Non
sono qui per questo Anya... Serenity mi ha raccontato di Lothor e devo mettervi
in guardia. E’ molto crudele e, di certo, non mira ad Haruna per amore.
- Mi
é già stata data questa informazione Selene. – rispose il re voltandosi verso
la finestra, l’espressione stanca, lo sguardo velato dalla tristezza – Ma sono
fiducioso nel cuore puro di mia figlia... lei saprà cosa fare.
In
quel preciso istante si sentì un boato e un’intensa luce dorata uscì dalle
finestre della stanza di Haruna, la stessa luce che si era sprigionata quando
la ragazza era scappata sulla Luna.
- Non
di nuovo!- urlò il re guardando la torre e la luce che, lentamente, di ritirava
– Cosa starà combinando ancora?
Marcus fece un sorriso mentre si rivestiva, Haruna lo guardava ancora
sdraiata a letto, stanca ma immensamente felice
Marcus fece un sorriso mentre si rivestiva, Haruna lo
guardava ancora sdraiata a letto, stanca ma immensamente felice. Era ancora
nuda e il leggero lenzuolo bianco la copriva fino ai seni, non avrebbe mai
voluto alzarsi da quel caldo e comodo giaciglio ma doveva proprio vestirsi.
- Haruna...- mormorò Marcus sedendosi accanto alla
principessa – non vorrei mai dirtelo ma, forse, é il caso che tu ti rivesta.
Credo che tutto il regno abbia visto quel fascio di luce... si staranno
chiedendo cosa combini e verranno qui a controllore.
- Hai paura che qualcuno mi possa vedere in questo stato?
– sorrise lei accarezzandogli una guancia.
- Beh... non mi dispiacerebbe esser il solo a godere di
tale spettacolo. – sorrise lui prima di scendere sulle sue labbra.
Mentre si baciavano un fischio acuto tagliò l’aria.
- Maledizione! – sbottò Marcus prendendo i vestiti di
Haruna da terra – E’ il segnale di Endimion! Stanno arrivando... Haruna
vestiti!
Velocemente la ragazza riuscì a sistemarsi pochi attimi
prima che il padre, il fratello e quell’odioso di Chonos entrassero nella sua
prigione.
- Principessa,- tuonò il saggio – cos’era quella luce?
- Nulla di cui tu debba preoccuparti Chonos. – disse
Haruna seria.
Marcus ed Endimion si scambiarono un’occhiata veloce,
Haruna sembrava molto più grande e matura in quel momento.
- Hai usato ancora il Golden Crystal, Haruna? – chiese il
padre ansioso.
- Padre mio…- mormorò le con gli occhi lucidi – io so che
siete spaventato e che vi costa molto obbligarmi a sposare quel mostro. So
anche che Zoldan vuole solo il potere di Illusion e sono state proprio le sue
parole che mi hanno fatto trovare la soluzione a questo spinoso problema.
Lothor sgranò gli occhi.
- Che soluzione?
- Lui mi disse che solo quando sarei stata completamente
sua avrebbe potuto usare il potere del Golden Crystal… beh io non sarò mai
completamente sua. Io ho già donato una parte di me all’uomo che amo.
Tutti gli occhi si puntarono su Marcus che riuscì a non
arrossire ed a mantenere il controllo delle sue emozioni.
- Sì… ho donato me stessa all’unico uomo che lo meritava.
Ora Zoldan potrà anche sposarmi… man non potrà usare il potere del Golden
Crystal.
Un fulmine squarciò il cielo di Illusion mentre un urlo di
rabbia risuonavanell’aria.
- Sgualdrina!- gridò Zoldan apparendo dal nulla nel cielo
che si faceva sempre più nero e minaccioso – Come hai potuto farlo!
Haruna si aggrappò a Endimion.
- Portami fuori. – gli sussurrò chiudendo gli occhi.
Il fratello annuì e la condusse fuori dalla torre.
- Haruna sciocca, stupida ed ingenua ragazzina!- riprese
il principe – Aver donato il tuo corpo a quel soldato non mi fermerà. Se non
potrò avere il potere del tuo cristallo facendoti mia sarò costretto a
prenderlo con la forza.
La principessa serrò i pugni, non aveva paura… no, lei
poteva affrontarlo, magari sarebbe perita ma non sarebbe mai stata sua.
- Non ho paura di voi Zoldan. – urlò Haruna con sguardo infuocato
– Se volete combattere io sono pronta!
- Haruna!- urlò Endimion – Cosa voi fare?
La ragazza si voltò sorridendo al fratello.
- Proteggo il mio regno fratello mio… tu sei il futuro
sovrano di Illusion, il legittimo erede al trono. Non puoi sacrificare la tua
vita… io sì invece.
- No non puoi!- gridò il ragazzo correndo verso di lei –
Io non posso permetterti di farlo Haruna!
Haruna allungò una mano verso il fratello e lo
immobilizzò.
- Ti voglio bene…
- Haruna!
Ma, ormai, lei aveva preso la sua decisione, la luce
dorata del Golden Crystal si sprigionò dal suo corpo, il cristallo si formò tra
le sue mani.
- Vuoi batterti Hatuna? – urlò Zoldan facendo apparire un
cristallo nero – Lo vedi questo? E’ il cristallo fantasma… tu non puoi fare
nulla contro di lui. La natura buona dei vostri cristalli non possono neppure
scalfirlo!
Haruna stava concentrando tutta la sua potenza sul
cristallo, non si era mai sentita così forte ed invincibile, tuttavia…
tuttavia… sapeva bene che il potere di quel cristallo fantasma era superiore al
suo.
In quel istante Selene e gli altri arrivarono nei
giardini.
- Haruna!- urlò Marcus cercando di avvicinarsi ma lei
bloccò anche il suo uomo.
I vostri poteri mi scorrono nelle vene… Endimion…
Marcus… papà… mamma…lo sconfiggerò!
Decisa a porre fine a quella pazzia Haruna scagliò il suo
potere sul principe che rispose immediatamente all’attacco con altrettanta
forza.
Haruna cercava in tutti i modi di non crollare, lui era
forte… era troppo forte… ma lei era determinata… voleva sconfiggerlo.
Golden Crystal… ti prego, dammi la forza di
sconfiggerlo, aiutami a salvare la terra… Golden Crystal dammi il potere!
Endimion stava piangendo… non era capace di evitarlo,
quella sciocca stava correndo un grave rischio e lui non poteva neppure
muoversi per aiutarla… perché quella ragazza doveva esser così testarda?
Selene decise in fretta, prese il Cristallo d’Argento
sistemandolo sullo scettro lunare.
- Potere del Cristallo d’Argento… entra in azione!
Al potere del Golden Crystal si aggiunse quello del
Cristallo d’Argento.
Ci fu un’enorme esplosione di luce e un urlo di dolore.
- Avete vinto la battaglia principessa Haruna!- tuonò
Zoldan gravemente ferito – Ma vi prometto che vi porterò via tutto quello che
avete di più caro… e inizierò proprio dal vostro amato soldato! – e, detto
questo, sparì nell’ombra.
Haruna cadde a terra stremata… era debole… era molto
debole… ma era viva.
Endimion e Marcus corsero verso di lei.
- Haruna…- mormorarono i due – come ti senti?
- Mi sento debole. – sussurrò lei cercando di sorridere –
Ma sto bene.
Marcus la
strinse forte:
- Grazie al cielo.
Tutto andava per il meglio, finalmente nessuno sembrava
più ostacolare l’amore che legava me e Marcus. Due settimane dopo io e Marcus
ci sposammo. Fu una cerimonia molto semplice. Purtroppo per noi i problemi non
erano finiti.
- Haruna, Marcus… Non potete restare ad Illusion. Abbiamo
catturato un seguace di Zoldan… è questione di tempo, ma vi troverà… Non
possiamo mettere in pericolo Illusion - disse Lothor guardando tristemente la
figlia.
- So cosa mi stai chiedendo padre… lo farò, non voglio
cagionarti altri dolori. Sarò felice con Marcus e con la nuova creatura che
cresce in me… - rispose la giovane accarezzandosi il ventre ancora piatto.
- Andrete su Mirror… E’ un pianeta dietro al sole… nessuno
vi troverà la… nessuno saprà niente di voi - disse il re con una stretta al
cuore.
- Cancellerai la memoria anche ad Endimion? - chiese la
ragazza, mentre una profonda tristezza si impadroniva nel cuore.
- Siamo costretti… un unico ricordo potrebbe esservi
fatale… - le rispose avvilito il re.
- D’accordo… - quell’unica parola pose termine al
colloquio.
Venne il giorno della partenza per Mirror. Endimion non
aveva accettato di buon grado l’idea, ma sapevo che entro breve non avrebbe
ricordato nulla ne di me, ne di Marcus, ne di Zoldan… Nulla.
- Addio sorellina… non ti dimenticherò mai! - disse il
giovane con gli occhi lucidi.
- Lo farai… non vorrai… ma lo farai… - gli rispose la
ragazza toccandogli lievemente la guancia.
- Tieni… - disse il fratello
dandole una scatolina - affinché tu non ti possa dimenticare di me e della tua
vera casa. – terminò.
- E’ bellissima… - disse Haruna
dopo aver aperto la scatola ed aver preso in mano la collana con il pendente
a forma di cristallo di neve - la porterò sempre con me – promise la ragazza
abbracciandolo.
- Addio… - disse avvicinandosi a Marcus. Dopo un ultimo
saluto, in un fascio di luce dorata sparirono.
Un anno dopo tu moristi per mano di Beryl… Serenity si
uccise… Io da sola non potevo controllare il cristallo d’oro, così feci un
incantesimo su tutti gli abitanti di Mirror… Avremo dormito fino a quando tu
Endimion non ti fossi rinato… Quel giorno arrivò… e fu l’inizio dell’incubo…
La
principessa di Illusion aprì lentamente gli occhi… Le sembrava di aver dormito
per poche ore, tanto erano pesanti le sue palpebre.
Si guardò attorno spaesata, poi i ricordi riaffiorarono
alla mente… la nebbia che l’avvolgeva stava pian piano diradandosi.
Si
alzò a fatica dal letto dove aveva riposato: chissà quant’è passato? si
chiese frastornata.
- Buongiorno Principessa…- mormorò una voce.
La
ragazza osservò l’uomo appoggiato mollemente sullo stipite della porta.
-
Marcus… Sei già sveglio?- chiese alquanto stupita la ragazza, correndogli
incontro ed abbracciandolo con trasporto.
Era strano… Sapeva che il primo a svegliarsi era sempre
colui che lanciava l’incantesimo, in questo caso era lei stessa, invece Marcus
si era svegliato per primo…
Sulle
prime la ragazza non ci fece caso, troppo felice di poter abbracciare suo
marito.
- Luce è già sveglia?- domandò osservando il marito.
Lo
osservò spaventata: le era sembrato d’aver visto un’ombra nera in quegl’occhi azzurri
che tanto amava.
- Sì… è in giardino a giocare…- le rispose lui
sorridendole dolcemente.
Mi
sono sbagliata… non c’è altra soluzione… si
rincuorò Haruna, stringendosi al marito.
Solo
qualche tempo dopo avrebbe capito che non si era sbagliata, ma allora non lo
sapeva ancora…
Il tempo passava tranquillo, ma
Marcus diventava sempre più irascibile… non lo riconoscevo quasi più. Ignorava
Luce, a volte la maltrattava pure…
-
Luce! Dannazione quante volte ti ho detto di non giocare nel mio studio!- tuonò
la voce imperiosa dell’uomo. La voce era talmente alta che Haruna, uscita in
giardino a controllare i suoi fiori, riuscì a sentirlo chiaramente.
Corse
nello studio del marito e vide questo scuotere violentemente la piccola Luce
che, in lacrime, chiedeva scusa in continuazione.
-
Marcus! Ha solo tre anni! Non puoi aspettarti che si comporti come
un’adulta!-protestò Haruna.
-
Deve capire che non può comportarsi così! Ma che diventi una mocciosa viziata a
te non interessa vero?- chiese lui scoccandole un’occhiata irata.
-
Non avrà fatto nulla di male… Non esagerare Marcus…- cercò di mediare Haruna
abbracciando la bambina che singhiozzava violentemente.
- Un
po’ di lacrime non hanno mai ucciso nessuno…- disse l’uomo uscendo.
Una
volta avresti consolato tua figlia… ora la tratti come un’estranea… cos’è
successo Marcus? si chiese Haruna
cercando di calmare la figlia.
Arrivò il giorno dei
chiarimenti… ma furono chiarimenti ben poco piacevoli… almeno per me…
-
Marcus?- chiamò Haruna dopo aver messo a letto la bambina - Perché te la sei
presa con Luce questo pomeriggio? C’é rimasta male che tu non sia andato a
leggerle la favola…- chiese desiderosa di sapere cos’angustiava il marito.
-
Non posso perdermi dietro a tua figlia… ho degli impegni da sbrigare… E poi io
non le ho fatto nulla… E’ lei che è viziata. Fa di tutto per mettersi fra noi…
Non lo vedi? E’ capricciosa, pesta i piedi… Dovevi vederla prima che tu
arrivassi… era una furia…- disse disgustato l’uomo.
- Sarà come dici… però io ho sentito te urlare a squarcia
gola…- rimarcò Haruna guardandolo negli occhi.
- Ma
certo… è sempre colpa mia… quella bambina fa qualche danno e la colpa di chi
è?! Mia…- sbuffò irritato.
-
Quella bambina è anche tua figlia!- ribatté Haruna sconvolta dall’ennesima
frase del marito.
- Lo
so…- le rispose con disprezzo malcelato.
-
Marcus… io non ti riconosco più… mi spaventi…- balbettò arretrando la donna,
spaventata dallo sguardo pieno di bramosia del marito.
Solo in un’altra occasione aveva visto simili occhi…
Occhi che non avrebbe mai scordato…
- Eppure una volta ti piacevo…- sibilò mellifluo lui,
avvicinandosi lentamente a lei – Ti sei concessa a me perché mi amavi o solo
per salvare il tuo regno?
- Ma
ti senti?- quasi urlò la principessa – Io ho fatto dei sacrifici per te! Ho
dovuto abbandonare la Terra, lasciare la mia famiglia solo per crearne una con
te! E credi che non sia amore questo? Sei strano... sei diverso...
- Ho solo compreso che per farmi apprezzare da te dovevo
assumere un certo comportamento... - ormai aveva le spalle al muro, lui era
troppo vicino… e lei sentiva la paura impossessarsi del suo corpo.
- Te l’avevo detto Haruna… dovevi scegliere me… non
quell’inetto!- sbottò, il volto era deformato dalla rabbia a stento trattenuta.
-
Cos…- iniziò lei, ma non concluse la frase. Le labbra di Marcus scesero rapaci
su di lei, strappandole un bacio violento e senza passione né amore.
_
Zoldan?!- urlò quasi sputando quel nome che non le lasciava nient’altro che
l’amaro in bocca.
-
Esatto principessa…- confermò lui ridendo sinistramente.
Haruna
era incredula. Zoldan era riuscito ad impossessarsi del corpo del marito. Ora
si spiegava le sue stranezze… i suoi scatti d’ira… il suo odio nei confronti di
Luce.
-
T’invoco Cristallo d’Oro… Risplendi…- gridò mentre una luce dorata illuminava
la sala.
Marcus urlò: sembrava che il cristallo lo stesse ferendo.
Haruna
non perse tempo: approfittò del diversivo per andare nella camera da letto di
Luce. Afferrò la bambina ed una coperta con cui avvolgerla.
-
Cristallo d’Oro… Da Endimion… subito!- disse sparendo un attimo prima che
Marcus comparisse sulla porta. Chiara le giunse la minaccia lanciata dall’uomo.
-
Scappa quanto e dove vuoi Haruna… Ma ti troverò!- urlò minaccioso.
Arrivammo a Crystal City
all’alba… fui sorpresa nel vedere per la prima volta la città. Non pensavo che
la Terra avesse subito simili sconvolgimenti dacchè me ne ero andata.
-
Chi è!-chiese una voce femminile alle
sue spalle.
-
Sono Haruna… vorrei parlare con Endimion…- chiese la ragazza cercando di stare
in piedi.
- Non conosco nessuna Haruna… Ehi! Cosa ti succede?-
chiese la voce misteriosa sostenendo Haruna.
Non
più abituata all’uso del Cristallo d’Oro, Haruna era svenuta.
Sailor Mars osservò la ragazza e la bambina:
-
Irradiano l’energia del Cristallo d’Oro…- disse meditabonda - Meglio svegliare
i sovrani…- finì poi chiamando alcuni soldati affinché l’aiutassero con
l’ospite inattesa.
-
Haruna… mi senti?- chiese una voce maschile misteriosa.
-
Endimion… non ti può sentire… deve aver usato troppa energia… E’ debole, sono
spasmi…- disse una voce femminile dolce.
-
Mercury ha ragione…- confermò una seconda voce, molto più dolce mastavolta più familiare…
-
Serenity…- sussurrò appena Haruna.
-
Sono qui Haruna…- rispose l’interpellata stringendole affettuosamente la mano.
A
fatica aprì gli occhi… Occhi azzurri come l’oceano osservarono i presenti,
cercando di metterli a fuoco.
Un
uomo con una maschera color lavanda era ai piedi del letto. Due donne erano
alla sua destra. Una aveva un corto abito azzurro come i suoi capelli, la
seconda indossava un abito bianco ed i capelli, color oro, erano legati in due
buffi codini.
-
Serenity…- chiamò nuovamente.
-
Sono qui Haruna…- le rispose la donna bionda osservandola apprensiva.
-
Luce… dov’è Luce?- domandò improvvisamente presa dal panico.
- E’
nella stanza accanto alla tua… Sta riposando. - le rispose ancora Serenity
sorridendole.
- Non… non vi ricordate di me?- chiese Haruna con voce
flebile.
-
Purtroppo no…- le confermò Serenity.
-
Sono… sono la sorella di Endimion…- sussurrò la ragazza cercando di alzarsi.
-
Meglio che non lo faccia…- la bloccò Mercury - è troppo debole…- spiegò alle
tre paia d’occhi che l’osservavano.
-
Parleremo dopo…- disse risoluto Endimion.
Haruna
conosceva quello sguardo... la stava analizzando.
-
Cerca di riposare…- le consigliò Serenity prima di uscire dalla camera con il
marito.
-
Tornerò tra due ore a controllare…- l’avvisò Mercury seguendo i sovrani.
Quella
stessa sera, dopo che Mercury era stata due volte a controllarla, Endimion e
Serenity tornarono nella sua camera con Luce.
La
bambina appena vide sua madre seduta le corse incontro.
- Mammina! Ero preoccupata! Ma la zia mi ha fatto
compagnia…- disse felice tra le braccia di Haruna.
- Luce? Cosa ne dici di andare a giocare con Usagi?-
propose invitante Serenity.
-
Posso mammina?- chiese la piccola incerta.
- Certo tesoro!- disse sorridendole amorevolmente.
Aveva
appena dato il suo consenso che la piccola era già sparita.
-
Vorrete dei chiarimenti…- disse Haruna appena la porta della sua stanza si chiuse.
-
Noi non sappiamo nulla di te…- disse Endimion con un sorriso triste – sostieni
di esser mia sorella... io non ho mai avuto una sorella.
-
Penso sia giunto il momento di farvi riacquistare la memoria…- disse
concentrandosi intensamente. Il Cristallo d’Oro comparve ed illuminò la stanza
- Ricordi…- alitò Haruna.
La
luce sparì com’era iniziata.
I
presenti la osservarono: i loro occhi erano lucidi.
-
Haruna! Amica mia! Come ho potuto dimenticarmi di te?- chiese Serenity
abbracciando l’amica ritrovata.
-
Haruna…- sussurrò Endimion abbracciando le due donne più importanti della sua
vita.
Passarono
la notte a raccontare quanto era loro accaduto fino a quel giorno. Haruna
spiegò loro tutto, soprattutto del cambiamento avvenuto in Marcus per opera di
Zoldan.
Iniziavo a stare sempre meglio e
Luce aveva trovato in Usagi una vera amica, cosa che le era sempre mancata su
Mirror. Ma il destino aveva già deciso che Crystal City non era la dimora per
me… Zoldan mi trovò…
Crystal City si era svegliata con un cielo plumbeo, dove
grossi e minacciosi nuvoloni, promettevano solo pioggia.
-
Strano… solitamente è bella stagione in questo periodo dell’anno…- disse Sailor
Venus osservando, dalla finestra, il cielo insolitamente coperto.
-
Sta arrivando…-disse Haruna scrutando
il cielo - Mi ha trovato e si sta divertendo a farmelo capire… Non posso
permettere che vi faccia del male…-concluse Haruna triste.
- Potresti andare nel XX secolo… Non penso che Zoldan
possa viaggiare attraverso il tempo e lo spazio…- propose Endimion ma dalla sua
espressione si poteva benissimo capire che non era molto contento di staccarsi
di nuovo dalla sorella.
- Endimion ha ragione… Sailor Pluto… Compari!- chiamò
Serenity.
Dal nulla apparve la Custode delle Porte del Tempo e
dello Spazio.
- Mi
avete chiamata Maestà?- chiese inginocchiandosi in segno di rispetto.
-
Porta Haruna e Luce nel XX secolo… Non permettere a nessuno di compiere viaggi
temporali… La saranno al sicuro…- disse Serenity decisa.
-
Come desiderate Maestà…- rispose rialzandosi.
- Mi dispiace di causarvi sempre problemi…- disse Haruna,
mentre una lacrima le solcava la guancia lattea – la principessa ribelle si fa
sempre riconoscere. – finì con un sorriso sarcastico.
- Non preoccuparti… Il compito di un fratello maggiore è
quello di proteggere… Lo faccio con Serenity… Lo faccio volentieri anche con
te… - le rispose Endimion abbracciandola – Cerca Mamoru e Usagi quando
arriverai nel XX secolo... loro ti aiuteranno, anche se non ricorderanno chi
sei. – le sussurrò in un orecchio aumentando, per qualche secondo, la sua
stretta.
-
Adesso vai…- le disse Serenity abbracciandola a sua volta – e, mi raccomando,
non fare sempre di testa tua!
-
Grazie… grazie a tutti...- disse prendendo per mano Luce e seguendo la Custode.
Quando le immagini sparirono dallo specchio tutte avevo
gli occhi lucidi.
Le guerriere erano attonite… Non credevano che il loro
nemico potesse essere tanto subdolo e meschino.
- Ora è riuscito nel suo intento… Ha preso Luce! Prima
mio marito… poi mia figlia…-disse scoppiando in lacrime.
-
Troveremo Luce e salveremo Marcus. Te lo prometto!- la consolò Mamoru
stringendole dolcemente la mano.
Intanto
alla base nemica…
-
Elindhor!- tuonò la voce, mentre il corpo prendeva posto sul trono.
Vari
mormorii e risolini di scherno serpeggiarono nella sala vuota.
-
Dica mio Signore…- rispose l’aliena prostrandosi ai piedi del suo padrone.
-
Non ho sostituito Albharon con te affinché tu rimediassi altri insuccessi…
Oppure sbaglio?- chiese la voce alquanto seccata.
-
Avete ragione mio Signore… non avevo previsto la presenza delle guerriere
Sailor… mi dia un’altra possibilità…- cercò di convincerlo la ragazza.
-
Avrai la tua possibilità…- disse la voce, mentre strani rampicanti si
attorcigliavano alle gambe della guerriera.
-
Mio Signore cos… Ah!- urlò disperata.
- E’
il fiore d’ombra… tu hai fallito… ma al mio cristallo serve nutrimento… tu
andrai benissimo…- disse iniziando a ridere sinistramente.
L’aliena
stava pian piano sbiadendo lentamente, mentre i mormorii s’infittivano sempre
di più…
Cadde
a terra senza più forze osservando con occhi vacui la stanza vuota.
Il
suo Signore aveva altri impegni, più importanti di lei…
Nella
camera di Elindhor, intanto, Albharon fissava la porta della stanzastanco di aspettare il suo carnefice.
- Quell’aliena mi ha stancato!- sibilò dando uno
strattone alle catene che lo tenevano imprigionato.
Queste
si spezzarono improvvisamente, lasciandolo rovinare a terra.
-
Libero?- si domandò stupito guardando prima le catene spezzate e poi il
muro-Elindhor dev’essere nei guai… Se
lì è cercati sicuramente… meglio scappare finché sono in tempo…-
Tirò
i brandelli delle catene che ancora penzolavano dalle braccia e fu
completamente libero.
-
Terra aspettami… Sto arrivando…- disse prima di scomparire dalla stanza.
Un
urlo attirò l’attenzione delle Sailor.
- Il
nemico!- disse Rei balzando in piedi come una molla.
-
Zoldan....!- mormorò Haruna uscendo di corsa da casa Chiba.
-
Haruna!- la chiamò Mamoru balzando in piedi.
- Andiamo! - disse Usagi -
Moon Power Make Up!-
- Mercury Power Make Up!
- Mars
Power Make Up!
- Venus
Power Make Up!
-
Jupiter Power Make Up!- le fecero eco le sue compagne.
Seguirono
Haruna, che aveva già indossato il suo abito da principessa.
- Il
nemico è in piazza…- disse Sailor Mercury, dopo aver consultato il googles.
Dopo
qualche minuto di corsa giunsero nella piazza e, finalmente, videro il nemico.
L’uomo
dai capelli castanile osservò attentamente,
poi con disprezzo disse:
-
Sei venuta con la cavalleria?-
Le
Sailor rimasero un attimo spiazzate nel vedere il ragazzo affascinante che le
stava osservando con malignità.
-
Dov’è Luce?!- chiese Haruna indignata.
-
Hai perso tua figlia?- le rispose lui deridendola apertamente – Te l’avevo
detto che quella marmocchia era una furia.
- E’ anche tua figlia!- rispose Sailor Moon osservando
Marcus.
-
Non ti sbagliare Serenity… Ho solo il corpo del Lunare… io sono Zoldan, Signore
di Duster - Si presentò.
- Ridammi mia figlia. – disse Haruna scandendo bene ogni
parola, usando un tono così duro e minaccioso che stupì perfino Mamoru.
- Io non ho preso la tua adorata bambina. – rispose Zoldan
facendo un passo avanti – Credi veramente che possa
interessarmi ad una marmocchia?
- I tuoi uomini cercavano la principessa! – urlò Tuxedo
Kamen stringendo di più il suo bastone pronto a combattere.
- E’ vero… I miei uomini cercavano la principessa… ma non
hanno mai capito a chi io mi riferissi… Hanno sempre
cercato la persona sbagliata. – rispose il demone puntando lo sguardo su
Mamoru, poi ghignò – Endimion… ma che piacere rivederti… vedo
che non hai perso il vizio di proteggere tua sorella. Ma,
come vedi, Haruna sa badare molto bene a se stessa.
- Lo so benissimo. – soffiò Mamoru socchiudendo gli occhi
– Ma il mio compito è prendermi cura di lei. Ho
giurato… quando nacque… che io l’avrei protetta. Ed è quello che farò… fino alla mia morte. – con una mossa
fulminea lanciò contro Zoldan le sue rose.
Ma Zoldan non si fece intimorire
tanto facilmente, scomparve e riapparve immediatamente dietro Mamoru, in mano
teneva una spada, la cui lama era nera.
- Vediamo se posso accontentarti… Muori Endimion! - urlò
Zoldan abbassando la spada sul corpo dell’uomo che si era accorto troppo tardi
del nemico alle sue spalle.
- Mamoru!- urlò Usagi sgranando gli occhi.
Tuxedo Kamen si preparò a sentire il dolore della ferita
ma, invece, sentì il rumore di qualcosa che bloccava la lama.
Aprì gli occhi: Haruna si messa
tra di loro, aveva fermato la spada di Zoldan con il suo scettro di cristallo.
Per quando fragile sembrasse, doveva esser molto
resistente perché non si scalfì nemmeno e Haruna sembrava non fare fatica ad
usarlo per respingere il demone.
- Prenditela con me. – disse solamente la principessa con
sguardo di fuoco – Mi hai portato via tutto… ora
prenditela solo con me.
Zoldan ghignò… quanto amava la grinta di quella donna,
forse poteva divertirsi con lei, non usarla come catalizzatore per il Golden
Cystal, magari Haruna poteva rivelarsi molto più utile del previsto.
- Haruna...- fece il demone con un tono quasi dolce –
vieni via con me. Insieme governeremo l’universo intero.
Haruna strinse di più le mani attorno al suo scettro...
perché tutto doveva esser così difficile? Sapeva che quello era Zoldan
eppure... eppure, a tratti, le sembrava di aver davanti ancora il suo amato
Marcus. Aveva sperato di trovare un modo per salvare la sua vita.. ma non aveva trovato nulla, non sapeva neppure se l’anima
del suo cavaliere era ancora intatta. Le bastava un segno... solo un piccolo,
minuscolo segno per farle capire che c’era ancora una speranza. Che non tutta la sua vita era distrutta.
- Preferisco morire. – rispose decisa a rischiare tutto
per salvare quello che restava della sua famiglia.
- Ti accontento principessa. – rispose Zoldan scagliandosi
sulla donna con ferocia – Quando avrò preso il Golden Crystal non mi servirai più... prendere il corpo del tuo uomo mi é stato
molto utile.
A quella frase Haruna lanciò un fascio di luce blu che venne facilmente schivato.
- Le tue magie non posso farmi
nulla e poi tu non vorrai distruggere l’uomo che ami vero?
- Non possiamo lasciarla sola. – urlò
Sailor Moon brandendo lo scettro lunare – Aiutiamola!
Zoldan allungò una mano verso Haruna lanciandole un fascio
di energia nera che la paralizzò, con l’altra mano
prese il cristallo e lo fece cadere a terra.
- Esercito fantasma...- urlò con voce possente – il tuo
Signore ti ordina di apparire!
Il cristallo nero si conficcò nel terreno, ci fu un’immediata
scossa di terremoto e la terra si spaccò in due.
Dalle fessure uscì un denso fumo nero che avvolse le
guerriere Sailor, poco a poco il fumo prendeva forma.
- Non é possibile...- mormorò Sailor Mercury mentre faceva
scivolare velocemente le dita sul suo computer – sono...
- Fantasmi. – finì la frase Sailor Mars – Un esercito di
spettri... e molti non sono terrestri.
- Cosa? – urlarono in coro Sailor
Jupiter e Venus.
- Vengono da altri mondi... altre
galassie...- spiegò Rei con gli occhi chiusi e concentrata sui nemici che le
stavano circondando – Sailor Moon... sono tutte anime dannate. Vanno
purificate.
Usagi strinse lo scettro in mano e annuì guardando tutti
gli spettri che le circondavano.
Mamoru, nel frattempo, osservava la sorella.
Haruna era ancora immobilizzata... da dove venivano tutti
quegli spettri?
- Sorpresa?- chiese Zoldan strisciando verso di lei – Sai
ho viaggiato molto dopo il nostro ultimo incontro su Illusion. Mi avevi ferito
Haruna... il mio corpo é morto, ma non la mia anima nera. Ho vagato per
millenni nell’oscurità dell’universo accrescendo i miei poteri, trovando
seguaci, fedeli servitori. E il mio solo scopo era
quello di prenderti tutto quello che più amavi. Puoi immaginare la mia
delusione quando ho scoperto che qualcuno aveva già ucciso il tuo amato
fratello al mio posto.
Intanto le guerriere Sailor avevano già iniziato a
combattere... e lei non poteva aiutarle questa volta.
Zoldan rise e si avvicinò ad un orecchio della
principessa.
- Non hai visto Endimion morire la prima volta vero
Haruna? Hai solo sentito il vostro legame spezzarsi... ora
potrai sentire le sue urla... tutta la sua rabbia. La stessa rabbia che
aveva Marcus quando ho preso il suo corpo... si é ribellato ma io sono più
forte.
Haruna si morse un labbro prossima
al pianto.
- Lui voleva solo proteggere le due donne più importanti
della sua vita: sua moglie e sua figlia... ma le sue qualità sono
ben poca cosa rispetto ai miei straordinari poteri. – continuò con voce
vellutata Zoldan usando la sua perfidia per farla crollare.
Ma la principessa non stava
crollando... la sua frustrazione divenne rabbia, improvvisamente la luce dorata
del Gold Crisyal l’avvolse.
Zoldan fece un passo indietro urlando dal dolore, mentre
il suo esercito si bloccò vittima di un sortilegio della principessa.
- Ora basta Zoldan!- urlò Haruna con voce roca totalmente
in simbiosi con il suo cristallo – E’ giunto il momento di farla finita per
sempre!
Accadde tutto in pochi secondi, mentre Sailor Moon
utilizzava lo scettro per purificare quelle anime, Haruna stava per scagliare
il potere del Golden Crystal sul Zoldan che cerava,
inutilmente, di difendersi.
Mamoru si portò una mano al petto...
quel calore... lo stesso dell’altra volta... Haruna stava rischiando di
nuovo la sua vita.
- Non farlo!- urlò Tuxedo Kamen – Haruna ferma!
La sorella si voltò un attimo mostrando una maschera ferma
e decisa.
- Ho preso la mia decisione Endimion. – mormorò
– Lasciami andare.
- No!
Haruna portò l’energia positiva
della Terra nelle sue mani e guardò Zoldan.
- Sei il male...- sussurrò desiderosa solo di vendetta – e
io ti ucciderò una volta per tutte.
Lo guardò intensamente negl’occhi...
e accadde qualcosa di inaspettato...
Il velo malvagio che nascondeva gli occhi color del
ghiaccio del suo Marcus cadde, fu un attimo e Haruna
rivide lo sguardo dolce e pieno d’amore del suo sposo.
- Haruna...- mormorò Marcus implorante – amore mio...
- Marcus...- fece lei mentre il potere del Golden Crystal
perdeva la sua forza tra le sue mani.
Quell’attimo magico si ruppe
immediatamente, Zoldan riprese il controllo della situazione e, accortosi dello
stupore della donna, gli lanciò un fascio di luce nero.
Haruna era così sconvolta che non provò nemmeno a
scansarsi ma fu salvata da un tempestivo intervento di Mamoru che la spinse a
terra.
- Non posso colpirlo... – disse
Haruna con un filo di voce tremante – Marcus é ancora vivo.
- Haruna ma cosa dici?- chiese Mamoru confuso.
- Ora morirete entrambi!- urlò Zoldan alzando una mano per
il colpo finale.
Tuxedo Kamen strinse di più la sorella cercando di
proteggerla.
Ma il demone si fermò... come se qualcuno gli impedisse di
lanciare il suo incantesimo..
- Non tu!- urlò furioso.
- Fulmine... Azione! – sbraitò
Sailor Jupiter cercando di colpire il nemico in quel momento di debolezza.
- No!- urlò Haruna scattando in piedi e parando il colpo
con il suo corpo.
- Haruna!- gridarono Usagi e Mamoru andando verso di lei,
ora a terra e ferita.
- Perché l’ha fatto?- chiese
Makoto visibilmente turbata.
Nel frattempo Zoldan emise un gemito
soffocato, tutti voltarono a guardarlo... era in ginocchio a terra, le
mani affondate nei capelli castani e un’espressione di puro dolore sul viso.
Con il sudore che gli imperlava la
fronte e il fiato corto alzò lo sguardo verso la principessa e le guerriere
Sailor.
- Non finisce qui...- mormorò con un filo di voce prima di
sparire nel nulla.
Nel momento in cui sparì la voragine a
terra si richiuse e Tokyo tornò silenziosa.
Haruna fissò il punto dove Zoldan era sparito e sorrise.
- C’é ancora speranza.
***
Il posto dove Zoldan riapparve poteva definirsi la sua
camera da letto.
Non che lui avesse veramente
bisogno di dormire o altro... era un demone.. non mangiava, non dormiva... non
ne aveva bisogno… Il vino, che spesso sorseggiava, era un’abitudine della vita
precedente…
Si aggrappò ad una delle colonne di
pietra ansimante... cosa diavolo gli stava succedendo?
Una risata denigratoria, esplose nel silenzio della
stanza.
- Chi sei?- urlò guardando il
buio che lo circondava – Come osi ridere di me?
- Sei solo un fallito...- echeggiò la voce – pensi sul
serio su poter battere Haruna?
- Fatti vedere!
- Non mi sto nascondendo… sono
qui…
- Dove?
- Dietro di te..
Il demone si voltò di scatto, dietro di lui non c’era nessuno
se non la sua immagine riflessa nel grande specchio che occupava più di metà
parete.
Si avvicinò alla sua immagine... fissò bene quel corpo che
poco conosceva... lui Zoldan, il Signore di un pianeta forte come il suo,
costretto a vivere nel corpo insignificante di un Lunare.
Poggiò una mano sulla superficie fredda dello specchio e
si guardò... cosa ci vedeva Haruna in questo corpo...
- ... l’amore...- rispose la sua immagine in un soffio.
Zoldan fece qualche passo indietro.
- Marcus?
- Credevi che non mi sarei mai svegliato vero Zoldan?-
fece il soldato dallo specchio- Tu sei dentro di me... é stato difficile
all’inizio, ma ora io sto prendendo il sopravvento.
“Andiamo a casa Haruna…” disse Mamoru dopo aver sciolto la
trasformazione
Haruna era rimasta immobile: fissava il punto in cui Zoldan era
sparito, gli occhi erano lucidi.
-
Andiamo a casa Haruna…- disse Mamoru dopo aver sciolto la trasformazione,
avvicinandosi alla sorella.
- Marcus non è morto! Lo possiamo ancora salvare! - disse Haruna
felice osservando il fratello con occhi splendenti di gioia. Sembrava essersi
riscossa dal torpore che l’aveva colta subito dopo la fuga del demone.
-Hai ragione… ma ora è
meglio andare a casa…- suggerì il ragazzo prendendo sotto braccio la donna.
- Pensi che sia possibile? - sussurrò Makoto a Rei che, in questo
genere di cose, era la più esperta.
- Può essere… Dopotutto Zoldan ha preso possesso del corpo di
Marcus, non necessariamente della sua mente…- rispose meditabonda la miko.
- E per questo che gli ha fatto da scudo con il suo corpo?- chiese
Minako sconcertata da un tale gesto.
- Considera che Mamoru l’ha sempre fatto per Usagi… E persino tu
l’hai fatto per Yaten…- rispose Ami guardando la guerriera di Venere che era
arrossita al sentir nominare il ragazzo che ancor oggi le faceva palpitare il
cuore.
- Ci sentiamo domani ragazze…- si congedò Usagi.
Dopo i saluti di rito, le quattro ragazze tornarono alle loro
case.
Il trio procedeva sicuro per le strade di Tokyo e, dopo breve,
giunsero al condominio dove abitavano.
Presero l’ascensore e salirono al loro piano.
Arrivarono davanti alla loro porta, ma la luce ancora accesa e dei
risolini divertiti fecero preoccupare i coniugi Chiba.
Mamoru aprì la porta deciso e rimase sbalordito vedendo chi c’era
nel salotto.
- Mamo-chan? Vai avanti su…- borbottò Usagi spingendo il marito
all’interno della stanza - Endimion!?-chiese questa vedendo il sovrano di Cristal City giocare allegramente
con ChibiUsa.
- Usagi… Mamoru… Ci sei anche tu Haruna?- chiese Endimion
osservando i presenti.
- Endimion…- disse solo Haruna
abbracciando il fratello, scoppiando in un pianto a dirotto - Luce… lei… il
nemico…- singhiozzò la donna incapace di smettere.
- Luce sta bene, non preoccuparti…- la rassicurò il sovrano con
voce dolce, cercando come meglio poteva di rincuorare un po’ la sorella.
- No… tu non capisci… Zoldan ce l’ha fatta… l’ha rapita! - riuscì
a dire a fatica, il corpo squassato dai singhiozzi.
- Luce sta bene… - ripeté Endimion constatando che la sua mata sorella
non aveva perso la sua grinta e la sua famosa testardaggine.
- Tu non mi ascolti…- disse guardando il fratello.
Lo
vide sorridere.
-
Come fai ad esserne sicuro?- chiese poi Haruna
osservandolo di sottecchi.
- Serenity ed io avevamo intuito che presto o tardi
avrebbero cercato di rapire la piccola…- spiegò paziente il sovrano - dal
futuro vi osservavamo… pronti ad intervenire se ce ne fosse stato il bisogno… E
stamattina siamo intervenuti… Tua figlia riposa in camera di ChibiUsa… Serenity
l’ha strapazzata non poco…- terminò Endimion scuotendo la testa divertito da
chissà quali ricordi.
Ma Haruna già non l’ascoltava più. Saputo dov’era la sua
bambina era letteralmente volata nella camera dov’era certa di trovarla e così
fu.
Rimase
ad osservarla, incantata, assicurandosi visivamente che stesse bene. L’indomani
avrebbe controllato.
Si
fidava di Serenity e di Endimion, ma quella mattina aveva davvero pensato che
Zoldan fosse riuscito nel suo intento, portandole via la persona che, oltre con
il marito, amava di più.
In
salotto Mamoru ed Endimion stavano parlando di Zoldan. Usagi, dopo aver messo a
letto ChibiUsa, tornò in salotto.
Mamoru
stava aggiornando Endimion su quanto era avvenuto quella sera.
-…
quindi Marcus non sarebbe morto… C’è ancora una speranza…- disse meditabondo il
sovrano.
- Così sembra… se consideri che ha impedito a Zoldan di
scagliare il suo colpo…- precisò Usagi appena sopraggiunta.
- Bisogna tenere d’occhio
Haruna. – fece Mamoru pensieroso – Farà qualsiasi cosa per riprendersi Marcus.
Un trillo attirò l’attenzione dei
tre che si guardarono intorno.
-
Dev’essere Serenity…- rispose Endimion sorridendo - Abbiamo ideato un modo per
chiamarci quando siamo l’uno lontano dall’altra…- spiegò il giovane alzandosi.
-
ChibiUsa ve la lascio un altro po’… Ha tanto insistito… e a quella bambina non
riesco a dire no…- chiarì a voce alta - assomiglia troppo a sua madre…-
sussurrò a Mamoru ridacchiando.
- E’
vero…- convenne quasi soprapensiero.
-
Non manca molto…- si lasciò volutamente scappare il sovrano, prima di
scomparire in una luce dorata.
-
Non manca molto a cosa?- chiese Usagi osservando il marito dolcemente.
- A
niente…- sussurrò lui baciandole la tempia ed accarezzando il ventre piatto
della moglie.
Usagi appoggiò la testa sul torace di Mamoru mentre un sorriso le
increspava le dolci labbra.
- Non hai idea di quanto ha ragione…- sussurrò lei con voce
debolissima.
- Endimion… potevi dirmelo però!- sbuffò scocciata Haruna tornando
in salotto - Scusate! - disse bloccandosi alla dolce scena che vide – Non avete
perso il vizio vero?- continuò sentendosi una ragazzina di sedici anni – Sempre
ad amoreggiare appena avete un attimo di tempo.
I due si guardarono arrossendo un poco.
Haruna sorrise divertita.
- Ah...- sospirò – non siete proprio cambiai. Basta poco per farvi
arrossire come pomodori.
Usagi e Mamoru, se possibile, arrossirono ancora di più.
- Come hai vecchi tempi...-
mormorò l’uomo scuotendo il capo ma stava sorridendo vedendo in Haruna la sua
sorellina spensierata e pestifera, la visione di Marcus aveva riacceso quella
fiamma che sembrava assopita, quasi spenta, in lei.
- Meglio andare a dormire… Ti
fermi?- fece Usagi gentilmente cercando di cambiare discorso.
-
No, grazie, porto Luce nel suo letto, così tutto torna alla normalità…- disse
alzando una mano per prevenire eventuali obiezioni da parte del fratello.
Andò
in camera e prese Luce tra le braccia. La piccola non si svegliò, anzi si mise
più comoda ed alitò un dolcissimo - Mamma…- impastato dal sonno.
-
Buonanotte ragazzi…- sussurrò Haruna andando nel suo appartamento.
- Buonanotte…- risposero i coniugi Chiba.
Haruna
entrò nel suo appartamento.
Si
avviò verso la camera di Luce e, dopo averla adagiata delicatamente nel suo
lettino ed averle rimboccato le coperte, la osservò con amore.
Quante
cose erano accadute in un sol giorno…
Ora
però la speranza era più forte… Era certa di riuscire a salvare Marcus dalle
grinfie di Zoldan.
- Il tuo papà tornerà quello di un tempo…- sussurrò Haruna
osservando la bambina – Torneremo ad essere una famiglia bambina mia.
Intanto
nella Tokyo addormentata, una figura gironzolava alla ricerca di qualcosa, o
meglio… di qualcuno…
-
Eppure ero sicuro che fosse qui!- sibilò inviperito Albharon guardandosi
attorno confuso - Accidenti! Questa città è tutta uguale!- protestò
vivacemente, scrutando i vari condomini alla ricerca di quello della
principessa.
-
Ehi amico… cerchi compagnia?- chiese melliflua una voce alla sua sinistra.
-
Eh?- chiese il cacciatore osservando colei che aveva parlato.
Era
una ragazza di circa ventiquattr’anni, con folti capelli castani che scendevano
liberi fino alle spalle e meravigliosi occhi castani.
Indossava
un top aderente ed una minigonna vertiginosa.
Albharon deglutì a fatica: non capitava ogni giorno di
vedere una simile bellezza.
-
Allora?- insisté la giovane avvicinandosi di più.
- Ma sei tutto solo…- flautò lei. Ora erano vicini.
Albharon la osservò e la vide…
- La tua anima è dannata…- constatò il cacciatore osservando la
ragazza che le stava di fronte.
Ci fu un momento dove il suo
istinto, forse la sua natura ci cacciatore, presero il sopravvento, tirò
indietro la mano pronto a sottrarre l’anima a quella giovane ma poi... un
brillio bianco, quasi del tutto impercettibile e terribilmente debole, attirò
la sua attenzione, gli umani, per quante azioni malvagie facessero, non
perdevano mai del tutto la speranza. Nella loro anima avrebbe sempre brillato
una stella, piccola e sfuocata in molti casi, ma ci sarebbe sempre stata.
- La mia anima è dannata dacché ho quindici anni bello…- rispose
lei con un triste sorriso - Allora vuoi compagnia sì o no?- chiese lei
osservando meglio l’uomo di fronte a lei.
Il braccio tornò disteso lungo
il corpo dell’alieno.
-
Non dannare la tua anima… Puoi ancora redimerti…- le
mormorò passandole accanto, ignorando la stretta al cuore all’idea di
lasciarla sola.
- Ma…- disse lei osservandolo sparire nella notte.
-
Perché non le ho preso l’anima… Mi sto rammollendo!- sbraitò nella notte
silenziosa - Eppure sembrava così fragile. - borbottò poco dopo il cacciatore
di anime girovagando senza meta per la città.
Si fermò osservando i palazzi intorno a lui: erano
familiari.
Li
guardò attentamente… - Quella rosticceria… l’ho già vista…- bisbigliò piano -
E’ lei!- esultò felice.
Con
un balzo giunse fin sulla terrazza. Con cautela entrò dalla porta-finestra.
Tutto
era buio e silenzioso. La principessa sicuramente stava dormendo…
Camminò
lentamente, cercando di non fare danni.
- Chi
sei?- chiese una vocina infantile alle sue spalle.
Albharon
si voltò di scatto, sorpreso di non aver sentito i passi alle sue spalle.
-
Sono qui…- ripetè la vocina.
Albharon
era frastornato: non la vedeva. I suoi occhi gli permettevano di vedere tutto come
se fosse giorno. Ma non riusciva a vedere quella
bambina.
- Non… non ti vedo…- sibilò scrutando nel buio, vagamente
spaventato.
- Andiamo da Usagi…- disse la vocetta, mentre gli
afferrava la mano e lo conduceva in una stanza buia.
-
Chi è Usagi?- chiese Albharon stupito dalla piega che avevano preso gli eventi.
Appena
era fuggito da Elindhor, aveva pensato che, se portava la principessa dal suo
Signore, sarebbe potuto tornare nelle sue grazie.
Solo
dopo un’ ora di cammino, aveva capito che il suo signore non lo avrebbe
perdonato… era stato molto chiaro in proposito fin dall’inizio.
- lo
scoprirai tra un po’… Usagi? Usagi dai svegliati… Hai ospiti…- disse la vocetta
insistendo.
-
ChibiUsa? Sono le quattro di mattina…?- borbottò una voce assonnata, mettendosi
lentamente a sedere.
Una
luce si accese ed Usagi osservò con sgomento l’ospite che ancora teneva la mano
in quella della bambina.
Albharon
dal canto suo aveva riconosciuto la donna bionda che lo fissava ed ora riusciva
a vedere anche la bambina.
Aveva
cinque o sei anni. I capelli erano lunghi e di uno stranissimo color rosa. Gli
occhi erano grandi e color rubino. Erano pieni di dolcezza e comprensione.
- Tu
sei…- iniziò Usagi.
-
Non è come sembra!- protestò ChibiUsa abbracciandolo.
-
ChibiUsa… lascialo…- disse Mamoru, svegliato dai rumori.
- Vengo in pace…- tentò Albharon guardando i due giovani
ancora a letto.
- Perché sei venuto?- chiese Usagi osservando l’alieno.
- Sono scappato… a quest’ora dovrei essere morto… non voglio farvi
del male…- cercò di rassicurarli il giovane sbirciando i due e non credendo lui
stesso alle sue parole.
- Mi stai dicendo che sei dalla nostra parte ora?- chiese Usagi
sospettosa ma fiduciosa in una risposta positiva.
- Io... io...- Albharon si guardò attorno confuso.
Da che parte era ora? Chi era? Un fantasma senza padrone, senza
più uno scopo... non aveva anima, non aveva sogni, non aveva speranza... forse
Sailor Moon poteva aiutarlo.
Ma come?
- Sì..- mormorò infine dopo un lungo conflitto interiore – sì...
credo di poter affermare di esser dalla vostra parte ora. Volete fermare Zoldan
giusto? Io posso darvi utili informazioni.
- Chi ci assicura che non si tratta di una trappola? – chiese
Mamoru scendendo dal letto.
- Avete solo la mia parola. – rispose deciso l’alieno.
- Potresti provare a purificarlo…- suggerì Mamoru osservando
l’alieno – Da umano non potrà fare danni.
- Potresti avere una seconda possibilità...- gli disse la donna
con gli occhi luminosi – Potrei ricominciare a vivere...
- Vivere...- momorò Albharon con un sorriso gustando quella parola
a lui sconosciuta fino a quel momento.
Era sembrato ad entrambi molto sincero, i due si scambiarono
un’occhiata e annuirono, Usagi prese la spilla e chiamò a sé il cristallo
- D’accordo… Cristallo
d’Argento… Purifica…- disse la ragazza, mentre in tutta la stanza una luce
argentata avvolgeva tutto e tutti.
- Sìì…- disse Albharon, mentre la luce lo avvolgeva.
Mente sentiva il calore del suo
corpo.
Mentre il suo cuore tornava a battere.
Mentre la sua stella tornava a splendere.
La
luce si dissolse pian piano.
-
Grazie.- disse un giovane totalmente diverso da Albharon.
-
Chi sei?- chiese Usagi guardandosi intorno alla ricerca dell’alieno.
Al
suo posto era comparso un giovane dalla pelle bianca ed i capelli celesti. Il
suo viso era dolcissimo e gli occhi erano azzurri come il mare.
-
Sono Albharon…- disse il giovane osservando i coniugi.
Il the era caldo e scivolava giù nella gola di Albharon come se fosse il
nettare più pregiato e squisito che avesse mai bevuto
Il the era caldo e scivolava
giù nella gola di Albharon
come se fosse il nettare più pregiato e squisito che avesse mai bevuto in vita
sua.
Era bello vivere. Era bello
tornare a vivere… Già, da quando era entrato nelle
schiere di Zoldan, la sua non era stata più vita…
Era strana la sensazione che
stava provando… non riusciva a definirla…
Fin da quando era nato, nessuno
gli aveva mai dato amore… nessuno l’aveva mai voluto… lui era niente… Anzi, meno ancora… Solo Zoldan
era riuscito a fare breccia nel suo animo… Era riuscito a convincerlo che solo
con la crudeltà e la forza si poteva essere rispettati… si poteva godere di
quel rispetto supremo… Già così lo chiamava… Ma non era rispetto… era paura… il
rispetto è ben altra cosa… Ma Zoldan non l’avrebbe
mai capito. Sorseggiò lentamente il the guardandosi attorno con curiosità.
Mamoru
e Usagi lo guardavano con un tenero sorriso sulle labbra
mentre la piccola ChibiUsa lo fissava con
occhi sognanti.
- Io ti conosco...- fece la
bambina dondolando i piedini – la mamma mi ha parlato di te.
- Sul serio?- fece Usagi
sorpresa – E cosa ti ha detto?
ChibiUsa scosse
vigorosamente la testa.
- Non posso
dirlo... è un segreto!
Mamoru, nel frattempo, continuava a fissare l’uomo,
doveva chiamare Haruna era giusto che fosse presente
anche lei, doveva sapere...
Già... ma come dirle che Albharon
si é ravveduto? Quella donna poteva anche non ascoltare le sue parole e fare
quello che voleva, non sarebbe stata la prima volta in
effetti.
- Dovrei parlarvi di Zoldan. – fece l’altro posando la tazza ormai vuota – Ma, forse, dovrete chiamare la principessa.
- Vai tu. – fece Mamoru
osservando sua moglie – So già che non mi ascolterà,
magari con te riesce a stare più calma.
La donna annuì e si diresse
all’appartamento di fronte.
Mamoru sentì i passi nel
corridoio e il campanello suonare nell’appartamento accanto, la porta di Haruna si aprì qualche momento dopo, sentì un brusio e poi
i passi veloci di qualcuno che correva in corridoio.
La porta del suo appartamento si
spalancò e Haruna entrò come una furia, indossava una
lunga vestaglia turchese, i capelli scompigliati e gli occhi lucidi, Mamoru
capì subito che aveva pianto parecchio, gli si strinse il cuore, non voleva
vedere Haruna soffrire.
- Tu!- ghignò la donna con
sguardo infuocato – Cosa vuoi?
Albharon non si
mosse dalla sua posizione, lo sguardo inferocito di Haruna
avrebbe messo in soggezione chiunque ma lui sembrava
tranquillo, come se non si aspettasse altro.
- Sono qui per aiutare. –
rispose pacato l’ex alieno.
- Credi che con qualche azione
buona tutto il male che hai fatto si possa cancellare? – urlò
rabbiosa l’altra – Beh non sì può! Hai ucciso persone innocenti.
- Non erano innocenti!- rispose
l’altro scocciato da quel tono rabbioso che usava quella
donna – Erano assassini, ladri e stupratori... la feccia peggiore della
società. Credimi... nessuno sentirà la loro mancanza.
Potrei quasi dire d’aver fatto un favore a molti… Ma
non sono qui per parlare di questo. So benissimo che i miei peccati non
potranno mai esser perdonati ma sono qui per sistemare
un po’ le cose. Ma forse ho sbagliato… Magari a te non
interessa… Volevo aiutarvi, ma se la cosa non v’interessa… - disse Albharon alzandosi lentamente dalla sedia.
- Haruna,- fece Mamoru alzandosi – ascoltalo. Ormai é umano... non
potrebbe farci nulla di male.
Haruna guardò
il fratello, poi Albharon e, infine, Usagi che si era
seduta sul divano e la guardava con uno sguardo implorante... sbuffò
contrariata e si sedette accanto all’amica.
- Cinque minuti. – sibilò incrociando le braccia al petto – Ti do solo cinque
minuti.
- Saranno più che sufficienti. –
fece Albharon con un debole sorriso vittorioso,
sedendosi nuovamente – Quello che sono venuto a dirvi
è che conosco il modo per sconfiggere Zoldan. Io ero
solo un alieno che vagava per l’universo anni e anni fa, non sapevo
nulla sul pianeta Terra, volevo solo trovare un posto da poter chiamare casa.
Incontrai Zoldan… o meglio il suo spettro… per caso
durante uno dei miei lunghi viaggi, parlammo a lungo, lui era bravo con le
parole e mi convinse ad accettare il suo potere. Così divenni il cacciatore di Anime dannate. Lentamente il potere del cristallo
fantasma aumentava e la sete di vendetta di Zoldan
non trovava pace. Quando accumulò abbastanza potere e sudditi iniziò a marciare verso la Terra per trovare la donna che l’aveva ridotto in
quello stato.
Usagi e Mamoru si scambiarono un’occhiata, Haruna fissava Albharon con uno
sguardo indecifrabile, uno sguardo che Mamoru aveva
visto rare volte sul suo volto.
- Quando siamo arrivati in prossimità della Terra,- continuò Albharon ignorando lo
sguardo truce dell’altra – Zoldan si rese conto che
era passato molto più tempo di quanto immaginasse. L’era di Silver Millenium e di Illusion
era terminata, Endimion e la principessa Serenity erano morti e Haruna era
stata mandata in esilio su un altro pianeta. Nessuno conosceva l’ubicazione
esatta. Si vociferava che l’erede di Illusion fosse su Mirror, ma non
avevamo le prove… Inoltre nessuno ricordava di una principessa Haruna. Ma il potere del cristallo fantasma era molto forte
e Zoldan riuscì, comunque, a
trovarvi sul vostro piccolo pianeta. Appena giunti su Mirror
ci siamo resi conto che la popolazione dormiva,
vittima di un incantesimo, Zoldan non ha perso tempo
e ha preso possesso del corpo del vostro sposo addormentato, inizialmente Marcus si é ribellato ma era debole e perse quella
battaglia. Con un incantesimo Zoldan risvegliò tutti
e ci fece nascondere nelle profondità del pianeta in
attesa di uscire allo scoperto, al momento più opportuno, cogliendovi di
sorpresa.
- Cosa n’é stato del mio
popolo?- chiese ansiosa Haruna, realizzando in quel
mentre d’aver lasciato il suo popolo in balia di un mostro assetato di vendetta
– Erano persone innocenti, gente comune, solo una piccola colonia di terrestri.
Cosa gli avete fatto?
Albharon sospirò:
- Zoldan era inferocito
quando siete scappata con la piccola Luce. Si é vendicato su tutti.. Ha sterminato prima tutti… ha iniziato dai bambini… poi è
passato alle donne ed infine agli uomini… Voleva sapere se qualcuno ti aveva
aiutato… Ma non avendo le risposte che desiderava si è infuriato ancora di più…
ha distrutto l’intero pianeta… Mirror ora è solo un
ricordo… Mi dispiace… - si scusò Albharon, chinando
il capo: si sentiva colpevole, ma purtroppo non sapeva come porre rimedio a
quel danno.
Poteva solo sperare di salvare Marcus, forse solo allora parte del rimorso per il male
fatto si sarebbe attenuato.
Haruna si coprì il volto con le
mani, mentre i ricordi del tempo trascorso con il suo popolo l’assalivano.
La festa del loro arrivo… La festa per la nascita
dell’erede al trono… La festa di primavera… Quella d’inizio inverno… I vari
anniversari celebrati con gioia ed entusiasmo, ogni anno maggiore... Già,
nonostante i timori di Haruna, tutto il suo popolo
l’amava e si fidava ciecamente di lei, l’avevano sempre considerata una regina
saggia e giusta, attenta ai desideri del suo popolo, ma non succube d’esso.
- Li ho condannati a morte...- mormorò con un filo di
voce, gli occhi vacui e carichi di lacrime – io..
io... ho pensato solo a salvare la vita di mia figlia. Non ho pensato a quella
povera gente.
- Non é colpa tua. – fece Usagi
abbracciandola – Io avrei fatto la stessa identica cosa... mia figlia ha
la precedenza su tutto e su tutti.
Haruna sorrise debolmente e si
voltò a guardare Mamoru che annuì piano, segno che anche lui era d’accordo con
la moglie.
- Hai detto che c’é un modo per
sconfiggere Zoldan vero?- fece Usagi seria – Come?
- Zoldan
ha sottovalutato il sentimento che lega Haruna e Marcus, credeva di poter tenere
sotto controllo l’anima del soldato della Luna. Ma si é sbagliato, Marcus desidera ardentemente salvare Haruna
e Luce e farebbe qualsiasi cosa per salvarle, non so come abbia fatto a
spezzare l’incantesimo ma sembrerebbe che Marcus si stia ribellando. Zoldan
non riesce più a comandarlo come faceva prima…
- Questo é un bene. – valutò
Mamoru.
- Ma é
anche un male. – precisò Albharon – Se Zoldan decide che il corpo di Marcus
non va più bene per i suoi scopi potrebbe decidere di
togliersi la vita per poter liberare la sua anima e prendere un altro corpo…
magari più malleabile dell’attuale… - precisò a malincuore ex-cercatore
d’anime.
- Fantastico. – mormorò Haruna sarcastica – Insomma qualsiasi cosa faccia chi ci rimette sempre é Marcus.
- Ci sarebbe un modo... anche se non é sicuro. – fece Albharon, dopo quella che ai
presenti sembrò un’eternità.
Haruna lo guardò speranzosa.
- L’unione dei due Golden Crystal
ed il potere del cristallo d’argento possono
distruggere un’anima nera come Zoldan e salvare Marcus.
- Ma potremmo morire noi tre. – chiarì Haruna – Mi stai chiedendo
di scegliere tra la vita di mio marito e quella di mio fratello e della mia
migliore amica?
- Io ti sto solo indicando la strada...- rispose pacato l’altro – sta a te scegliere se seguirla o meno.
- E portare Mamoru e Usagi a
morte?- urlò Haruna scattando in piedi – Mai! Dipende
il futuro da loro due... e mio fratello ha già patito
a sufficienza per colpa del mio egoismo.
- Haruna... – mormorò Mamoru cercando di farla ragionare – potrebbe essere
l’unica soluzione.
- E poi non è detto che finisca
male… la volta precedente non è accaduto nulla… ed il cristallo d’oro era solo
il tuo… Dobbiamo provare… - cercò di convincerla Usagi.
- Usagi ha ragione… è possibile
che sia la soluzione migliore per liberare Marcus
- E’ una soluzione suicida! No! Io non lo permetterò...
userò il mio di Golden Crystal ma tu Mamoru, stanne fuori.
- Vuoi bloccarmi come secoli fa?- ora anche Mamoru
gridava arrabbiato con quella stupida bambina viziata – Vuoi che rimanga fermo
a guardare mentre muori? Mi dispiace, ma non posso
farlo… Tengo troppo a te per vederti morire senza poter fare nulla… Smettila di
voler fare sempre di testa tua! Io ed Usakoabbiamo affrontato
innumerevoli battaglie fino ad oggi… Ed ogni volta ne siamo usciti vincitori…
Questa non sarà diversa!- continuò afferrandole le spalle e scuotendola.
Haruna lo guardò
per qualche secondo, poi le lacrime iniziarono a scendere lente sulle
sue guance.
- Io ti ho visto morire Mamoru... ho
sentito la vita di mio fratello spezzarsi in pochi secondi. Non voglio più sentire tutto quel dolore, io non posso
permetterti di farlo... non costringermi ad usare il mio potere su di voi
Mamoru. E’ la mia battaglia. Come vi ho già detto… forse ho sbagliato fin
dall’inizio a coinvolgervi, arrivando sul vostro pianeta e sconvolgendo le vostre vite ormai serene… questa battaglia non è vostra…
Gli occhi di Mamoru si riempirono di lacrime.
- E... e se tu muori...-
balbettò mentre non riusciva più a trattenerle – io cosa faccio?
Haruna gli asciugò le lacrime e
poggiò la fronte su quella di lui:
- Prenditi cura della mia bambina. – mormorò piano con un
dolcissimo, ma altrettanto triste, sorriso prima di liberarsi dalla stretta di lui ed uscire dall’appartamento.
Albharon chiuse gli occhi,
cercando invano un’altra possibile alternativa… ma
purtroppo non ce n’erano.
***
- Il tuo esercito é pronto mio Signore. – fece uno
spettro inchinandosi davanti a Zoldan, seduto sul
trono di pietra nera.
I bisbigli erano cessati appena Zoldan
aveva preso posto sul trono. Lo spettro sbirciava di sottecchi il suo padrone.
Aveva visto i suoi predecessori ed aveva visto la fine
che avevano fatto: nonostante fosse un semplice fantasma temeva l’ira di Zoldan e non voleva scatenarla.
- Perfetto. – rispose il sovrano, con un ghigno perfido
sul bel volto, pregustando l’imminente vittoria – Haruna
e il suo potere saranno in mano mia. Puoi iniziare con
l’attacco.
Il fantasma si inchinò ancora di
più e sparì.
- Non sarà così facile. – echeggiò la voce di Marcus, nel silenzio della sala vuota.
- Zitto tu!- urlò Zoldan
pestando un pugno sul bracciolo del trono – Quando mi
sarò liberato di tua moglie mi libererò anche di te.
Erano ancora tutti in casa, sconvolti da quanto appreso qualche attimo
prima
Erano ancora tutti
in casa, sconvolti da quanto appreso qualche attimo prima. Nessuno osava
parlare, quasi che il silenzio che si era venuto a creare poco dopo l’uscita di
Haruna fosse stato imposto, magari con qualche incantesimo ai più sconosciuto.
- Zoldan sta per
attaccare…- sussurrò Albharon con occhi vacui, spezzando così quel silenzio.
- Cosa?!- chiesero
in coro i coniugi Chiba osservandolo stralunati.
- Zoldan sta per
attaccare…- ripetè l’ex-cacciatore di anime dannate – anche da umano certe cose
non cambiano mai. – sospirò poi tristemente.
- Adesso?!- gridò
Usagi incredula.
- Temo proprio di
sì…- si scusò il ragazzo che le stava di fronte.
- Dobbiamo avvisare
le ragazze ed Haruna!- disse deciso Mamoru, uscendo precipitosamente
dall’appartamento.
- Hanno entrambi un
bel caratterino…- si lasciò sfuggire Albharon osservando Usagi, l’unica restata
all’interno dell’appartamento.
- Eh già…- convenne
Usagi, mentre un dolce sorriso le illuminava il viso delicato.
- E tu come lo sai?-
domandò lei alquanto stupita.
- E’ evidente…- si
lasciò scappare il ragazzo, arrossendo leggermente - forse è per questo che
Haruna non vuole che tu usi il Cristallo d’Argento… teme per la vita di
entrambi.- ragionò distogliendo lo sguardo, quegl’occhi erano così puri e
buoni… impossibile non restarne abbagliati.
-
Nessuno lo sa… oltre a te e, ora, inizio anche a pensare che perfino Haruna lo
sappia… E comunque… questa bambina nascerà… I calcoli sono chiari…- rispose
decisa Usagi osservando l’ex-cacciatore.
- Come fai ad
esserne sicura?- domandò lui con curiosità.
- Il mio destino è
già scritto… partorirò una bambina che nascerà il giorno del mio compleanno. -
affermò sicura – La stessa bambina che prima ti stringeva con affetto. – finì
poi con un tenero sorriso.
- Ma a voi umani è
precluso sapere il vostro futuro! - s’inalberò Albharon, seccato da quanto
detto dalla ragazza che gli stava accanto.
- Io non sono
totalmente umana… ma te lo spiegherò al termine di questa battaglia… Sappi solo
che conosco il mio futuro dacché ho quindici anni… E ho fatto di tutto affinché
divenisse realtà… - sussurrò convinta, afferrando il Sailorofono e chiamando le
Sailor.
Albharon la osservò
più attentamente: era una donna veramente molto bella. Occhi azzurri come il
cielo più terso. Capelli color oro, lunghi e lucidi, tanto da sembrare il
prezioso metallo che molti cercavano fino a dannarsi l’anima. Lineamenti
delicati e pelle di porcellana. Mamoru doveva essere molto orgoglioso di lei:
era bellissima… Ma in lei c’era qualcosa… Quel qualcosa in più che solo un
osservatore attento avrebbe notato… Ma lui non aveva fretta… Non più.
Avrebbe atteso con
ansia la fine di quella battaglia, per sapere la storia di quella fanciulla
bellissima. Aveva la certezza che i buoni avrebbero trionfato… perché i buoni
trionfano sempre, anche a costo di grandi sacrifici…
Nello stesso
momento, Mamoru suonò alla porta dell’appartamento accanto al loro, la porta si
aprì subito quasi come se Haruna fosse proprio lì dietro ad aspettarlo.
- Se sei venuto per
farmi cambiare idea ti sbagli di grosso!- lo accolse la sorella con sguardo
truce ed incrociando le braccia sul petto.
- Alzo bandiera
bianca…- iniziò Mamoru entrando in casa - Zoldan sta per attaccare… almeno così
ha detto Albharon….- s'affrettò a precisare.
- La resa dei conti
è finalmente giunta…- sussurrò Haruna appoggiandosi alla parete e chiudendo
stancamente gli occhi.
- Ti senti bene?- le
chiese lui dolcemente, accarezzandole una guancia. Era palesemente preoccupato
per la ragazza, che appariva fragile ed indifesa. Nessuno avrebbe mai
immaginato che potesse scatenare l’intero potere del Cristallo d’Oro.
- Sì, sono solo
stanca di combattere. Restate in casa… e non uscite per nessuna ragione al
mondo… Chiaro?- domandò Haruna decisa, osservando il fratello. Non avrebbe
accettato risposte negative e non avrebbe permesso al fratello ed alla cognata
di sacrificarsi al suo posto.
Era ritornata la principessa
ribelle e decisa di Illusion, colei che non si faceva intimidire da niente e da
nessuno. Colei che aveva cambiato il proprio destino. Colei che era andata
contro tutti ed aveva pagato il fio della sua colpa con l’esilio e con la
cancellazione dai libri di storia.
- Tu non...- iniziò
a dire cercando di farla ragionare ma davanti a quello sguardo di fuoco non
poté far altro che desistere da ogni sforzo e sospirare tristemente -
D’accordo…- acconsentì il giovane a malincuore, ignorando non senza fatica la
stretta al cuore che l’aveva colto dacché aveva risposto.
- Ricordati la
promessa che mi hai fatto… Proteggi Luce… E se non dovessi tornare… Crescila
come fosse tua figlia… - strinse i pugni cercando di non pensare a
quell’eventualità - Ti voglio bene Endimion... anzi Mamoru... non riuscirò mai a
ricordarlo. - disse abbracciandolo con trasporto, mentre una lacrima solitaria
scendeva a rigarle il viso di porcellana.
Non permetterò a
Zoldan di portarti via da me… non adesso che ti ho ritrovata… pensò Mamoru abbracciando la sorella.
- Devo andare ora…-
sussurrò mentre, senza guardarlo, usciva silenziosamente dalla porta.
- Forse Mamoru ed
Usagi rimarranno a casa… Ma non Sailor Moon e Tuxedo Kamen!- affermò risoluto,
uscendo a sua volta dall’appartamento e tornando a casa propria.
- Qui dovrebbe andare
bene… sì…- disse lo spettro comparendo in un vicolo buio e malfamato di Tokyo e
guardandosi attorno con aria furtiva: non era ancora giunto il momento che i
terrestri lo vedessero.
Sogghignò e conficcò
con forza una lama nera per terra: questa entrò nella terra quasi fosse di
fuoco e la strada del semplice burro.
Il cielo iniziò pian
piano ad incupirsi, mentre il sorriso del fantasma si allargava sempre di più:
- Il mio signore
sarà fiero di me…- sibilò con orgoglio crescente.
Il sole sparì sotto
la coltre di nubi minacciose che si andavano addensandosi sempre di più,
qualche lampo e tuono qua e là, fecero presagire solo un acquazzone, insolito
per quel periodo, ma pur sempre un semplice e banalissimo temporale.
- Cos’hai fatto?!-
tuonò una voce alle spalle del fantasma.
- Ah… siete voi… mi
ero spaventato…- ammise lo spettro, inchinandosi in segno di rispetto.
- Ti ho fatto una
domanda!- ribatté aspro il nuovo venuto.
- Ho attuato il
piano…?- rispose incerto, osservandolo impaurito.
- Ed hai sbagliato…-
disse la voce disintegrando il subordinato che gli stava di fronte.
- Non posso fare
altro… purtroppo non sono riuscito ad evitare il peggio… Devo rientrare! Ma
prima voglio fare un’ultima cosa... - sibilò prima di svanire nel nulla,
com’era venuto.
La stanza era buia e
silenziosa, Luce si mosse nel sonno facendo cadere a terra le coperte che la
scaldavano e restando solo con il pigiamino azzurro con gli orsetti.
Lentamente un’ombra
uscì dall’angolo in cui si era rifugiata, in religioso silenzio coprì la piccola
e le rimboccò le coperte. Il suo tempo stava per scadere... lo sentiva... ma
non riusciva ad andarsene, non poteva abbandonarla di nuovo.
Con una mano
tremante le scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso paffuto e
sorrise nel vedere quando fosse somigliante alla madre.
Sentendo quel tocco
leggero sul viso, la piccola Luce aprì pigramente gli occhi trovandosi davanti
un viso a lei noto. Restò ferma qualche istante intenta ad esaminarlo, quando
capì chi aveva di fronte scattò a sedere sul letto abbracciandolo forte.
- Papà! – gioì
felice.
- La mia bambina. –
mormorò Marcus stringendola forte.
- Dove sei stato
papino? – chiese la piccola con il broncio e le lacrime agli occhi – Perché
c’era quell’uomo cattivo che ti somigliava tanto?
Marcus le accarezzò
il viso e le baciò la fronte.
- Ti prometto che io
e la mamma lo cacceremo via quell’uomo cattivo. Ma tu devi promettermi che
farai la brava e che sarai sempre forte.
Luce annuì
vigorosamente.
- Ora devo andare ma
ti do la mia parola che tornerò presto. Ti voglio bene Luce, ti voglio tanto
bene.
- Anch’io ti voglio
bene papà. – fece prima che l’uomo sparisse davanti ai suoi occhi.
La porta della sua
camera si aprì poco dopo e Luce vide entrare un uomo che non aveva mai visto.
- Tu chi sei? –
chiese curiosa stringendo a se un orsacchiotto di pezza.
- Il mio nome é Albharon
principessina.
- E cosa vuoi da me?
L’ex cacciatore sorrise e
allungò una mano verso la bambina.
- Vieni con me... andiamo dal
tuo papà.
Una ragazza correva
verso il punto di ritrovo, dove si era data appuntamento qualche minuto prima
con le sue amiche.
Rei fissò il cielo
plumbeo…
- Non promette
niente di buono… devo sbrigarmi!- disse aumentando il ritmo della corsa.
- Rei aspettaci!- la
chiamò Makoto raggiungendola.
- Mako-chan! Non ti ho visto!-
disse la miko fermandosi - Minako non è con te?- chiese stupita la giovane
guardandosi attorno.
- Sì… sarà rimasta
indietro…- ammise sconsolata la ragazza con la coda, riprendendo fiato.
- C’era
d’aspettarselo…- convenne Rei scuotendo la testa avvilita. Come al solito per
l’interpellata la puntualità era un mero optional.
- Non… è anf…
gentile… anf… parlare… alle anf… spalle… anf… Ci… sono… anf… anch’io!- annaspò
Minako comparendo in quel mentre alle spalle delle due.
- Possiamo andare
adesso?!- chiese la miko con finto rimprovero.
- Aspettatemi!-
chiamò una voce.
Tutte e tre
guardarono nella direzione in cui proveniva la voce.
- Ami?!- chiesero
sorprese osservando la nuova venuta.
- E’ colpa di Usagi…
mi ha chiamato per ultima!- si difese la guerriera di Mercurio.
- Meglio andare…
quei nuvoloni non promettono nulla di buono…- disse Rei scrutando il cielo.
- Cielo carico di
nuvoloni… violenti acquazzoni…- citò Minako.
- Veramente il
proverbio è: cielo a pecorelle pioggia a catinelle…- la corresse Ami con aria
avvilita.
- Ed io cos’ho detto?!- si
offese la guerriera di Venere.
- Meglio andare…-
tagliò corto Makoto riprendendo la corsa.
- Ma io sono appena
arrivata!- protestò la ragazza mettendo il broncio.
- Cos’è successo?!
Perché non ricordo nulla?!- protestò osservandosi allo specchio incollerito.
- Stai
invecchiando?- lo derise la ormai nota voce.
- Piantala… tanto
tra un po’ andrai a far compagnia a tua moglie…- sibilò velenoso.
- Non è detto… Ho
fiducia in Haruna…- rincarò la voce.
- Non esserne tanto
sicuro… Distruggerò la Terra e mi vendicherò! Non avrò pietà per nessuno!-
minacciò Zoldan.
- Le ho portato il
vino… mio Signore…- disse uno spettro comparendo in quel mentre e guardandosi
attorno.
Vide la stanza vuota
ed osservò il suo padrone: chissà con chi stava parlando, in quella stanza non
c’era nessuno.
- Appoggialo lì…-
rispose seccato Zoldan, evitando lo specchio - Sparisci!- esplose, vedendo lo
spettro ancora lì.
- Hai perso il tuo
autocontrollo?- si burlò nuovamente la voce, mentre Zoldan afferrava il calice
di vino rosso.
- Smettila!- urlò,
scagliando il calice contro lo specchio. Il calice si frantumò, mentre lo
specchio s’incrinò soltanto.
- E’ il momento
della resa dei conti…- sibilò Zoldan, prima di sparire, raggiungendo i suoi
seguaci.
- Zoldan sta
preparando un attacco in grande stile…- affermò Ami digitando alcuni dati sul
suo mini computer.
- La presenza di
energie negative è palpabile…- ammise la miko premendosi le mani sulle tempie.
- Haruna non ci
vuole in questa battaglia. - precisò Usagi con tristezza.
- Errore… Haruna non
vuole Mamoru ed Usagi… Non ha detto di non volere Tuxedo Kamen e Sailor Moon…-
disse il giovane.
- Allora siamo a
posto. - rispose convinta la donna abbracciando il marito.
- Usagi non è
gentile da parte tua…- le fece notare Minako osservandola con una punta
d’invidia.
- Scusate!- disse
liberando il marito dalla sua presa.
- Meglio
trasformarci!- propose Ami chiudendo il computer ed osservando le sue compagne.
- Ok!- dissero
tutti, trasformandosi in quel mentre.
Uscirono poco dopo,
diretti verso la battaglia.
Haruna era già
arrivata ed indossava il vestito da principessa. Lo scettro brillava ad
intermittenza. Entrambi erano guardinghi, in attesa che il nemico facesse la
sua prima mossa.
Vari spettri
volavano sulle strade di Tokyo ora deserte, facendo scappare i pochi temerari
che non erano ancora arrivati al sicuro nelle loro case. Haruna osservava
tutto, ma rimaneva immobile, non poteva perdere la concentrazione ora, ogni
errore le sarebbe stato fatale.
- Sei arrivata. – constatò
una voce ad Haruna.
- Zoldan…- sibilò
lei con disgusto, cercando la figura ben nota.
- Esatto… ora il tuo
maritino è sotto controllo… non intralcerà più i miei piani… Accetta di darmi
il tuo potere… Divieni la mia regina… Hai solo da guadagnare…- propose Zoldan
invitante.
- Mai…- rispose pronta la donna
- Marcus… lo so che puoi sentirmi… ribellati… ti prego… Cristallo d’Oro…
Azione!- invocò la giovane, indirizzando il colpo verso Zoldan.
- Cristallo
fantasma… Scudo oscuro, azione!- le fece eco Zolda.
Il colpo di Haruna
si fermò sulla barriera generata dal demone, ben lontano da quest’ultimo.
- Cosa pensavi di
fare, eh?- la derise lui con cattiveria - sei sola… l’ultima volta con te c’era
la Regina Selene… ma ora è morta…- sghignazzò lui perfido.
- Ci sono io!- disse
una voce alle sue spalle.
- Serenity?- chiese
lui sbalordito. Sapeva che era morta per mano di Beryl. Non era plausibile
vederla ora in carne ed ossa lì davanti a lui
- E non è sola!-
dissero in coro le Sailor dietro alla loro leader.
- Arrenditi Zoldan.
- disse Tuxedo Kamen, avvicinandosi a Serenity.
- Come vedi Zoldan…
Haruna non è più sola… e non c’è solo il Cristallo d’Oro, ma anche quello
d’Argento…- disse Serenity calma.
- Ora posso
rispondere alla tua domanda: voglio sconfiggerti! E riprendermi mio marito!-
urlò Haruna con gli occhi lucidi.
- Marcus è morto… ma
potresti sempre raggiungerlo…- fece lui invitante, ignorando i nuovi venuti.
- Il mio papà non è
morto!- disse una vocetta alle spalle di Haruna.
Questa si voltò
sconvolta:
- Luce cosa ci fai
qui?!- chiese preoccupata la ragazza, osservando il visino in lacrime della
figlia.
- Luce? – fecero stupefatti Mamoru e Usagi guardando la
bambina che lentamente si avvicinava alla madre.
- Vattene Luce!- urlò Haruna disperata – E’ pericoloso per
te stare qui! Potresti farti male!
- Ho promesso di esser coraggiosa… io voglio salvare il
mio papà!- fece lei osservando Zoldan.
- Ciao piccola peste. – fece il demone – Sono io il tuo
papà!
- Non è vero! – urlò la piccola – Il mio papà è buono… tu
sei solo la sua brutta copia.
Zoldan ghignò malefico.
- Brutta maleducata… ora ti insegno io prenderti gioco dei
grandi…– aprì una mano e scagliò un raggio di luce nero verso Luce.
- NO! – urlò Haruna cercando di deviare il colpo ma
Albharon la anticipò lanciandosi per proteggere la bambina con il suo corpo.
La magia lo colpì in pieno facendolo urlare dal dolore...
una volta ne sarebbe uscito solo con qualche graffio ma ora... quel colpo gli
era fatale.
- Albharon! – urlarono Sailor Moon e Tuxedo Kamen correndo
verso l’uomo riverso a terra.
Haruna guardò Zoldan con occhi di fuoco.
- Raggio di ghiaccio...- urlò scandendo bene le parole –
azione!
Lo scudo del demone si ruppe sotto quel colpo
particolarmente forte, Zoldan fu colpito solo ad un braccio, nulla di serio o
grave ma abbastanza per permettere alla donna di controllare le condizioni della
sua bambina.
Intanto Mamoru e Usagi stavano inginocchiati vicino ad
Albharon.
- E così finisce la vita di un giovane uomo pentito del
suo passato. – mormorò l’ex cacciatore con un filo di voce mentre la vista
diventava sfuocata - Luce sta bene? – chiese con gli occhi chiusi: era
superfluo tenere aperti gl’occhi, non riusciva a mettere a fuoco le persone ed
in più bruciavano. La fine era vicina…
- Luce sta bene… Non ti preoccupare… Tu cerca solo di non
affaticarti inutilmente,- fece Usagi controllando le ferite – Albharon tutto si
sistemerà... ti cureremo noi.
- Non importa, - tentò di sorridere alzando una mano verso
Sailor Moon – ora la vedo sai?... la tua stella che brilla... la speranza che
hai nel cuore.
Usagi strinse la mano dell’uomo mentre le lacrime le
rigavano le guance pallide.
- Non sforzarti. – lo pregò – Dobbiamo fare la nostra
chiacchierata ricordi? - cercò di tentarlo lei.
- Non credo che ne avremo il tempo...- mormorò l’altro un
debole sorriso – anche se é durata poco la mia vita umana... sono contento.
La mano la stringeva Usagi scivolò a terra mentre Albharon
chiudeva gli occhi e spirando con un sorriso quasi angelico.
- Non é giusto... – singhiozzò Usagi abbracciandolo – non
é giusto...
- Perché ha portato qui Luce?- chiese Mamoru osservando la
sorella che correva dalla bambina – Perché mettere a rischio la sua vita?
- Non lo so...- fece Usagi seguendo lo sguardo del marito.
Intento Haruna aveva scordato tutto, la battaglia, il
dolore, Zoldan, perfino Mamoru... ora contava solo Luce.
- Luce, - mormorò preoccupata abbracciandola – cosa ci fai
qui?
- Papà é venuto a trovarmi nella mia cameretta. – disse
innocentemente la bambina – Ha detto che devo esser forte e che tu sconfiggerai
quel cattivone. – continuò puntando il dito verso Zoldan che, nel frattempo, si
stava rialzando con un braccio lievemente congelato.
- Il papà é venuto a trovarti?- ripeté Haruna sconvolta –
Marcus ha recuperato gran parte del suo potere.
- Due al prezzo di uno...- sibilò crudelmente Zoldan –
così la mia vendetta sarà perfetta! Cristallo fantasma... raggio nero...
azione!
Haruna sentì l’attacco di Zoldan ma non ebbe il tempo
necessario per proteggersi con il Golden Crystal, l’unica cosa che fece fu
quella di abbracciare Luce e proteggerla con il suo corpo, sentì un forte
dolore, le urla di suo fratello: i suoi ultimi pensieri volarono a Marcus...
poi solo buio e silenzio.
Marcus si guardava attorno in quel vuoto che lo
circondava, rinchiuso in un angolo della sua stessa mente, non poteva fuggire,
era troppo debole, aveva perso molte energie quando era riuscito a parlare con
Luce.
Già la sua piccola bambina... quell’angelo che era
riuscita a distinguere lui da quel mostro di Zoldan. Quando l’aveva abbracciata
aveva sentito la sua forza, il suo immenso potere... il potere della madre.
Anche Haruna gli mancava da morire, avrebbe voluto
abbracciala anche solo per un secondo, un veloce minuto, le avrebbe sussurrato
dolcemente quando l’amasse e poi avrebbe anche potuto porre fine alla sua vita.
Aveva fiducia in Haruna... e sapeva che ce l’avrebbe
fatta, ma aveva anche il terrore che il prezzo da pagare per salvarlo fosse
troppo alto.
Una debole luce dorata perforò le tenebre che lo
avvolgevano.
Si guardò attorno sospettoso mentre la luce si intensificava
leggermente e lo avvolgeva come un caldo abbraccio.
- Marcus...- lo chiamò una voce dolce.
Il soldato fece un giro su se stesso cercando la persona
che lo stava chiamando. Non c’era nessuno - Devo aver consumato troppa energia…
sto avendo le allucinazioni - si disse scotendo la testa.
- Marcus...- la voce di prima lo chiamò nuovamente:
sembrava che lo stessero cercando.
- Chi sei?- urlò l’altro – Fatti vedere! - temeva che
fosse un trucco di Zoldan, quel demone era capace di tutto.
- Sono qui.
Marcus mise a fuoco le due figure bianche che gli stavano
venendo incontro, quando le riconobbe sgranò gli occhi sorpreso.
- Haruna.... Luce...
La bambina corse verso il padre, Marcus la prese in
braccio facendola volteggiare dolcemente.
Haruna si avvicinò al marito con un debole sorriso,
accarezzo il volto del soldato con le lacrime agli occhi e poi gli sfiorò le
labbra con un delicato e tenero bacio.
- Amore mio...- mormorò la donna abbracciandolo – quanto
mi sei mancato. Siamo, di nuovo, tutti insieme.
- Come siete arrivate qui?- chiese lui entrando
improvvisamente nel panico – Non sarete mica... morte?
Haruna scosse piano il capo.
- Non siamo morte... il Golden Crystal ci ha solo portato
qui... devi ribellarti Marcus, altrimenti non posso salvarti. Devi indebolire
Zoldan, confondilo ed io potrò strappare la sua anima dal tuo corpo.
- Sono debole Haruna. – sospirò l’uomo abbracciando la
moglie e la figlia insieme – Ho sprecato molte energie prima... non credo di
riuscire ad indebolirlo.
- Basta solo un istante di debolezza amore mio...- gli
sussurrò Haruna con decisione ma anche con tanta dolcezza – un solo istante e
io potrò salvarti.
- Aiutatemi voi a trovare la forza. – mormorò con un filo
di voce Marcus chiudendo gli occhi.
Luce baciò il padre sulla guancia mentre Haruna tornava ad
unire le sue labbra con quelle del suo sposo.
Marcus si sentì immediatamente rigenerato.
Quando riaprì gli occhi Haruna e Luce erano spariti ma
quella sensazione no, si sentiva in forze, pronto per combattere contro qualsiasi
demone.
- Zoldan! – urlò serrando i pugni – Ora combatti contro di
me!
- HARUNA! – urlò Mamoru cercando la sorella con lo sguardo
oltre la nube nera che si era alzata nel momento il cui il raggio colpì la
donna, ma di lei nessuna traccia.
Ci fu un improvviso boato e la luce dorata del Golden
Crystal diradò le tenebre, Mamoru scorse Haruna in piedi, tra le mani brillava
e pulsava il Golden Crystal.
Con un gesto del capo Haruna disse a Luce di correre verso
le guerriere Sailor, quando si assicurò che fosse al sicuro e ben protetta, si
concentrò solo sul demone che le aveva distrutto la vita.
- Come diavolo hai fatto?- urlò Zoldan stupito da tutta la
forza che aveva quella piccola donna – Dovresti esser morta!
Tuxedo Kamen osservò bene la sorella, Haruna era ferita,
era affaticata e molto debole eppure continuava a lottare per salvare le
persone che amava, proprio come faceva la sua Usako.
Avrebbe dovuto aiutarla ma sapeva che lei non glielo
avrebbe mai permesso.
- Ora te lo dirò un’ultima volta...- fece lentamente
Haruna con gli occhi chiusi e concentrando la poca energia che le era rimasta
nel cristallo – libera Marcus e lascia il pianeta. Ti do la possibilità di
continuare l’esistenza vagando nell’universo ma non osare mai più entrare nella
mia vita.
La risata grottesca di Zoldan echeggiò nella città
deserta.
- Sono io che ti avviso un’ultima volta, sposami o
ucciderò te, tuo marito, tua figlia e tutte le guerriere Sailor.
In quel preciso istante l’esercito fantasma di Zoldan uscì
dalla voragine che si era creata dove il suo servo aveva conficcato la spada.
Le guerriere Sailor presero a combattere contro gli spettri mentre Mamoru
portava in salvo la nipote.
- Luce...- fece piano accarezzandole i capelli neri – devi
restare qui, non devi muoverti per nessuna ragione al mondo. Intesi?
La bambina annuì piano, poi posò una manina paffuta sul
suo petto all’altezza del cuore.
- Aiuta la mia mamma, per favore.
Mamoru sgranò gli occhi e prese la mano della piccola.
- Tenterò. – le ripose scompigliandole i capelli – Tu
resta qui.
- Mi sono stancata di giocare Zoldan!- urlò Haruna
sollevando il Golden Crystal – Siamo giunti alla fine.
- Sono d’accordo. – annuì il demone – Noi...- ma si bloccò
portandosi una mano al petto, Marcus... si stava ribellando...
Haruna sorrise e chiuse gli occhi... doveva solo
concentrarsi...
Golden Crystal... dammi la forza... aiutami a
sconfiggere il male... aiutami a salvare le persone che amo...
- Golden Crystal dammi il potere!
Il fascio dorato di luce partì dalle mani della donna, per
quando Marcus stesse indebolendo le sue difese, Zoldan era ancora in grado di
difendersi e contrattaccare e, purtroppo per Haruna, era ancora troppo forte
per lei.
Ti prego Golden Crystal... non abbandonarmi ora... non
voglio che la Terra venga distrutta da Zoldan. Non voglio che le persone che
amo finiscano nei guai.
Mamoru si portò una mano al cuore... il suo Golden Crystal
pulsava, sentiva lo sforzo di Haruna, sentiva le sue deboli energie contro
quelle più forti di Zoldan, sola non ce l’avrebbe mai fatta.
- No...- mormorò mentre due lacrime solitarie scendevano
lungo le sue guance- non posso permetterlo.
Una sola volta era apparso il suo Golden Crystal, ai tempi
di Helios, quando voleva aiutare Usagi e Chibiusa a sconfiggere Nehellenia, ora
sapeva che il suo posto era accanto alla sorella, non importava se era
rischioso, lui aveva fiducia in lei e sapeva che non poteva succedergli niente.
- Appari Golden Crystal...- mormorò concentrandosi, tra le
sue mani apparve il cristallo, ora si sentiva molto più potente, quasi
invincibile.
- Mamo- Chan...- fece in quel momento Usagi venendogli
vicino, aveva lo sguardo fisso sul suo Golden Crystal – cosa vuoi fare?
Mamoru si morse un labbro e accarezzò il volto di Usagi.
- Devo aiutarla...- mormorò piano – andrà tutto bene.
Usagi annuì ma la pena che le attanagliava il cuore era
visibile.
- Ti prego... stai attento...
Annuì e si voltò verso Zoldan e Haruna che continuavano a
combattere.
Haruna sentì il calore dell’altra metà del cristallo, aveva
capito le intenzioni di Mamoru ma lei non poteva permetterlo, non doveva
rischiare per lei... aveva la sua vita davanti. Si voltò cercando di fermarlo,
di rassicuralo che poteva farcela benissimo, ben sapendo che era un’enorme
bugia. Si sentiva debole e presto, molto presto, le sue difese sarebbero cadute
lasciando Zoldan libero.
- Ti aiuto io. – fece Mamoru ormai al suo fianco, i suoi
abiti erano quelli del principe Edimion – Non ti lascio sola questa volta.
- Ti prego Endimion...- sussurrò lei con uno sforzo –
vattene... é rischioso.
- Te lo ripeto Haruna. – disse lui allungando la mano e
mostrando il suo cristallo – Io non ti lascio sola… Non questa volta...
Lentamente i due cristalli si fusero assieme formando il
vero Golden Crystal, il cristallo del terzo pianeta dal Sole.
- Non é possibile!- urlò Zoldan portandosi le mani alla
testa.
- Zoldan!- urlò
Haruna.
- I sovrani di Illusion ti danno l’ordine di lasciare quel
corpo e allontanarti dalla terra per non fare mai più ritorno! – fece Endimion.
- MAI!- gridò il demone cercando ancora di contrastare
quel potere enorme.
- Allora non ci resta che una soluzione. – fece la
principessa.
- Golden Crystal... sprigiona il tuo potere! – gridarono
in coro sprigionando il vero potere del cristallo.
Zoldan gridò dal dolore, ma l’anima nera non sembrava
voler lasciare il corpo di Marcus.
- Devo fare qualcosa… Non ce la possono fare da soli… -
disse Sailor Moon osservando quella lotta disperata.
Fu in quell’attimo che decise: la sua vita non avrebbe
avuto senso senza di lui.
- Cristallo d’Argento… Compari! – invocò la donna.
I suoi abiti mutarono e diventò Serenity.
- Perché il bene trionfi… Per le persone che amo…
Cristallo d’Argento… Azione! - disse Serenity, mentre la luce argentatagenerata dal cristallo andava ad aggiungersi
a quella sprigionata dal Golden Cristal.
Endimion ed Haruna videro la luce, ma sapevano di non
poter commettere errori, soprattutto ora che Serenity li stava aiutando.
Un urlò disumano squarciò il momentaneo silenzio che era
calato sulla città: l’anima nera era stata sradicata dal corpo del lunare e
polverizzata dall’enorme potere dei due cristalli.
L’esercito fantasma sparì in una nuvola di fumo nero e
Marcus tornò in possesso del proprio corpo. Quando tutto sembrò tornare alla
normalità, i tre cristalli tornarono ai rispettivi posti.
Mamoru era debole, sentiva le forse venirgli meno ma era
ancora vivo, Haruna, invece, si accasciò a terra del tutto priva di forze.
Serenity cadde silenziosamente a terra, troppo provata per reggersi in piedi.
-
Mamoru? Contavi di avvisarci?- chiese una ragazza bionda fulminando il ragazzo
che camminava nervosamente su e giù per la sala d’attesa, da quando loro erano
arrivate.
- Forse voleva aspettare… Magari non era sicuro…- rincarò
una seconda ragazza dai capelli castani legati in un’alta coda.
- Se
non fosse stato per Haruna…- le fece eco una terza ragazza dai capelli neri
lunghi fino oltre la schiena.
-
Hanno ragione…- diede manforte una quarta ragazza dai capelli azzurri.
-
Non l’ha fatto apposta!- cercò di difenderlo l’interpellata.
- Se
considerate che è partito a razzo e si è dimenticato Usagi a casa… Sì, non l’ha
fatto decisamente di proposito…- convenne un giovane ridacchiando divertito.
Tutti
si unirono alla risata di quest’ultimo: solo Mamoru rimaneva serio, guardando
male quel gruppetto.
-
Accidenti! Quando mi ha detto che le si erano rotte le acque… beh… ho perso la
testa… Ma voi non potete capire…- disse il giovane sedendosi avvilito.
- Ah io sì...- sospirò
Marucus con un sorrisetto divertito – quando Haruna ha iniziato il travaglio ho
camminato così tanto che si era formato il solco dietro la porta della sua
stanza.
-
Non prendertela fratellone… in questi mesi ne sono successe di cose…- ammise
gentile la ragazza dai capelli corvini, sedendosi accanto a Mamoru.
Già…
Erano passati sette mesi, dacché avevano sconfitto Zoldan… Sette mesi in cui
erano cambiate moltissime cose.
Ma…
meglio andare con ordine…
Zoldan
era stato sconfitto. Le sailor osservarono con occhi sgranati la cittàimprovvisamente silenziosa. Il cielo era
tornato terso, tutto sembrava essere tornato come al solito.
Rei
si alzò a fatica. Guardò in giro e vide Mamoru ed Haruna svenuti, poco lontano
da loro il corpo di Marcus. Si avvicinò al capitano lunare ed il movimento
delle palpebre la rassicurò.
Cercò
di correre, anche se era esausta fisicamente e spiritualmente.
-
Mamoru? Dai svegliati!- lo chiamò terrorizzata alla sola idea del peggio.
-
Haruna…- sussurrò lui in risposta. Una flebile risposta, certo, ma pur sempre
una risposta.
-
Haruna? Haruna?- gridò preoccupata, non ricevendo risposta.
Era immobile, fredda,
pallida e sembrava che non respirasse.
- Il
polso è debole… molto debole…- ammise Ami sopraggiungendo in quel mentre - ha
usato troppa energia…- diagnosticò la ragazza.
-
Durante la battaglia Mamoru ha preso Luce ed Usagi e le ha portate al sicuro…
ma dove?- si domandò Rei osservando nuovamente la piazza.
- Un
tetto…- disse Ami - è in assoluto il posto più sicuro!- ammise con risolutezza.
Un
palazzo lì accanto attirò l’attenzione delle quattro.
-
Minako? Vai su quel tetto e verifica!- disse Ami caricandosi sulla schiena
Haruna.
Rei
e Makoto fecero lo stesso con i due ragazzi a terra.
-
Sempre a me…- borbottò Minako salendo i cinque piani dell’edificio.
Giunse
sul tetto e vide Luce inginocchiata vicino ad Usagi.
- Oh
mamma! Usagi!- urlò allarmata - L’ho trovata!- gridò, ricordandosi che le sue
amiche sotto aspettavano conferma.
-
Non si sveglia…- spiegò la vocetta di Luce, prossima ad un pianto.
-
Usagi ha il sonno pesante… Andiamo dalla tua mamma e dal tuo papà…- cercò di
confortarla, ben sapendo che la sua amica non stava dormendo.
Scesero
le scale e si unirono alle altre ragazze.
- E’
viva… ma anche lei ha il polso debolissimo…- decretò Ami rilasciando il polso
della sua amica.
-
Andiamo a casa… La potranno riposarsi…- propose Rei.
S’incamminarono
e dopo mezz’ora di marcia giunsero al condominio dove abitava la coppia.
Salirono
con l’ascensore: nessuna delle quattro sarebbe riuscita a fare un solo gradino
in più.
Giunsero
all’appartamento e trovarono una piacevole sorpresa ad attenderli, appena
varcarono la soglia di casa Chiba.
-
Neoqueen Serenity! King Endimion! - sbottarono tutte insieme.
-
Che bel coretto!- rispose felice ChibiUsa osservando le Inners appena comparse.
- Lo
sapevo che ce l’avreste fatta!- rispose Serenity osservandole poi si voltò
verso la sua nipotina – Luce stai bene?
-
Sì... ma la mamma... – e gli occhioni le si riempirono nuovamente di lacrime.
- Ora la facciamo guarire
noi. – le sorrise dolcemente passandole una mano tra i capelli corvini.
-
Serenity? Meglio lasciarle passare… Non so quanto resisteranno ancora…- disse
il sovrano vedendo il volto provato delle ragazze che gli stavano di fronte.
-
Grazie Maestà!- ammise Rei stendendo Marcus sul divano. Makoto portò Mamoru
nella camera matrimoniale e lo stesso fece Minako con Usagi.
Ami
entrò nella camera degli ospiti e depose gentilmente Haruna.
-
Meglio farli rinvenire…- suggerì Serenity avvicinandosi a Marcus - Rigenera…-
sussurrò la regina del XXX secolo.
Le
ferite si rimarginarono come per incanto.
- Ne mancano tre…- disse andando nella camera degli
ospiti.
Endimion guardò la sorella
con apprensione, la sua energia era debolissima... non era mai stata così
vicino alla morte come in quel momento.
Stupida
ragazzina testarda... pensò scuotendo
gravemente il capo... quando ti deciderai a non fare tutto di testa tua?
-
Rigenera…- alitò poco dopo, anticipando la sovrana.
-
Solo perché sei tu…- scherzò dolcemente lei, sapeva che Endimion aveva il
dovere di proteggere la sorella, l’aveva sempre fatto, nel passato, nel
presente e anche nel futuro. Haruna ed Endimion avevano sempre avuto un forte e
saldo legame e, ne era certa, dopo aver unito i due Golden Crystal questo
legame sarebbe stato ancora più forte.
Proseguirono
verso la camera matrimoniale.
- Usagi… cosa mi combini?- domandò alla stanza vuota -
nel tuo stato poi…- la regina scosse la testa, accarezzandole una guancia
mentre un dolce sorriso le illuminava i lineamenti - Rigenera… et fortifica…-
disse poco dopo, mentre una calda luce inondava la stanza.
-
Nel suo stato?- chiese curioso il marito abbracciando la donna.
- Eh
già…- ammise sicura lei.
-
Non avevo sbagliato allora…- sussurrò lui.
-
Meglio andare… abbiamo già fatto troppo…- spiegò lei a malincuore.
Tornarono
in soggiorno, chiudendo la porta alle loro spalle.
-
Mammina? Posso fermarmi ancora un po’?- domandò la piccola con voce
supplichevole.
- Mi
dispiace piccola mia… Non è più possibile. Tutto deve tornare alla normalità…-
ammise a malincuore la donna con gli occhi lucidi.
- Ma
papino…!- provò ancora la bambina, facendo gli occhioni: sapeva che suo padre
non poteva negarle nulla quando aveva quello sguardo.
-
Tua madre ha detto di no…- le confermò con suo sommo stupore.
-
Arrivederci ragazze…- ammise triste la piccina.
-
Non essere triste… Ci rivedremo…- disse Minako sorridendole gentile.
-
Allora ci rivedremo sicuramente!- rispose felice la piccola principessa.
Una luce dorata avvolse la famiglia reale del XXX secolo
che sparì appena la luce si dissolse.
-
Usagi ci deve il pranzo…- protestò Minako sedendosi su una sedia.
-
Minako ha ragione!- le dette manforte Makoto, sedendosi a sua volta.
- Ci
ha fatto alzare prestissimo…- concordò Rei.
- La
maggioranza vince…- acconsentì Ami imitando le sue amiche.
- E
ora cosa faccio io?- fece Luce spaesata.
Le
ragazze sorrisero alla piccola e Rei la prese in braccio.
- Ti
va se facciamo un gioco nell’attesa che il tuo papà e la sua mamma si sveglino?
-
Sì!
Il
primo a svegliarsi fu Mamoru.
Si
mise a sedere di scatto sul letto, guardandosi attorno spaesato.
-
Zoldan? La battaglia? Dove sono?!- sussurrò lui non riuscendo a focalizzare la
stanza.
-
Sei in camera nostra Mamo-chan…- le rispose Usagi in un sussurro.
- E
il nemico?- chiese lui osservandola con infinito amore.
-
Sconfitto… come sempre…- disse dolce - Mamo-chan? Dovrei dirti una cosa…-
ammise lei arrossendo lievemente.
-
Dimmi Usako…- rispose lui tornando a stendersi sul letto, rilassato.
-
Non staremo ancora per molto soli…- disse lei osservandolo con attenzione.
-
Cioè?- chiese lui. Non riusciva a capire.
-
ChibiUsa?- tentò nuovamente lei.
-
ChibiUsa si ferma da noi?- domandò sorpreso.
Usagi
quella mattina parlava per enigmi.
-
Ok…- disse solo, afferrando la mano di lui e posandosela sul ventre ancora
piatto - Capito ora?- sussurrò lei.
-
Vuoi dire che…- iniziò lui - avremo un bambino?- concluse lui commosso.
-
Magari…- rispose lei chiudendo gli occhi.
-
Non capisco…- ammise Mamoru sconcertato.
-
Avremo ChibiUsa…- disse lei sorridendo felice.
-
Sei incredibile… Ma ti amo… Dio solo sa quanto…- disse baciandola dolcemente.
Haruna
si svegliò di scatto, ed il suo primo pensiero volò a Marcus.
Si
guardò attorno spaesata. Poi si ricordò della battaglia appena passata.
Lentamente
si alzò dal letto e camminò incerta verso la porta. L’aprì e fu accecata dalla
luce del sole che inondava la stanza.
Quando
riuscì ad abituare gli occhi alla luce si guardò intorno. Quattro ragazze erano
sedute attorno al tavolo di casa Chiba. Parlottavano, ridacchiando di tanto in
tanto. Non si erano ancora accorte di lei.
Decise
di annunciasi, ma Luce fu più veloce.
-
Mammina! Sei sveglia!- gridò la piccola correndo incontro alla donna appoggiata
allo stipite della porta.
-
Haruna!- dissero le quattro voltandosi verso la donna.
-
Haruna…- disse una voce maschile roca ed alquanto stanca.
La principessa si voltò
lentamente e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
-
Marcus…- sussurrò lei vedendo il marito sedersi a fatica sul divano.
Gli
andò incontro, i suoi passi erano dapprima incerti, ma poi acquisirono la
sicurezza di sempre. Abbracciò Luce e si avvicinò al marito che non vedeva da
quasi un anno.
Era
durata troppo quella battaglia ed aveva coinvolto molte persone innocenti.
-
Haruna… Tesoro mio…- sussurrò lui abbracciandola con tutto l’amore che provava.
-
Marcus…- bisbigliò lei, prima di scoppiare a piangere.
-
Meglio togliere il disturbo…- disse Ami a voce bassa.
- Un
attimo Ami… sono così dolci…- le rispose Minako osservando i due abbracciarsi.
-
Minako ha ragione…- le fecero eco Rei e Makoto.
-
Beh… sì, sono davvero molto teneri…- dovette ammettere la guerriera di Mercurio
osservando i due baciarsi dolcemente.
Verso
mezzogiorno, Usagi e Mamoru uscirono dalla loro camera.
- Ci
stavamo preoccupando…- disse Rei appena i due entrarono nella sala.
- La
solita simpatica…- disse facendole la linguaccia.
-
State bene?- chiese Mamoru rivolto ad Haruna e Marcus.
-
Sì… Grazie Mamoru… E grazie anche a te Usagi…- disse Haruna abbracciando prima
il fratello e poi la cognata – Ma tu non dovevi… potevi far male alla piccola-
sussurròpoi preoccupata.
-
Quella piccola peste farebbe di tutto pur di nascere… e poi non potevo star li
senza far nulla… Non me lo sarei mai perdonata!- disse con trasporto Usagi.
-
Scusa, tu lo sapevi? – chiese Mamoru sgranando gli occhi.
- Certo!- rispose Haruna
riacquistando in pochi attimi tutta la sua grinta – Credo che tu sia l’unico
che non l’abbia capito subito. Ma dove vivi?
- E perché non me l’hai
detto? – chiese indispettito l’altro.
- Perché mi piaceva l’idea
di conoscere un segreto alle spalle del mio fratellone impiccione! – e gli fece
una linguaccia giocosa.
- Brutta insolente io..-
iniziò a dire Mamoru ma Usagi lo bloccò appena in tempo.
- Scusate.... Quale
piccola?- chiese Minako, che aveva capito qualcosa.
- Io
ed Usagi avremo un bambino…- rivelò Mamoru dopo aver abbracciato la moglie.
Le
quattro corsero ad abbracciare la futura mamma, sommergendola di baci, abbracci
e domande.
-
Sono sempre così?- chiese Haruna rivolta al fratello.
- A
volte anche peggio…- bisbigliò in risposta.
- E
voi cosa contate di fare? Vi fermate nel XX secolo? Ormai Mirror è distrutto…-
chiese gentilmente Mamoru.
-
Non so… io…- disse lei guardando il marito.
- Se
Haruna e Luce sono d’accordo… Ho sempre amato la Terra…- disse l’uomo
sorridendo.
-
D’accordo allora… Ci fermeremo qui…- confermò Haruna avvicinandosi al marito.
- Ti
amo Haruna… Grazie per aver creduto in me…- disse lui
- Ti
amo Marcus… E ti amerò per sempre…- rispose lei.
I
mesi passarono e Marcus aveva trovato lavoro presso la polizia del quartiere.
Tutto
procedeva per il meglio, salvo le voglie che coglievano Usagi nei momenti meno
opportuni e costringevano il povero Mamoru ad uscire a tutte le ore.
Casa
Chiba - 29.06.XXX ore 23.30
-
Cosa c’è Usako? Stai poco bene?- chiese Mamoru vedendo la moglie tornare a
letto.
-
Mamo-chan? Credo che sarebbe meglio andare all’ospedale…- ammise la ragazza,
cercando di restare calma.
-
Perché?- chiese lui osservando la donna che amava.
- Mi
si sono rotte le acque…- sussurrò imbarazzata.
- O
cavoli!- disse lui balzando in piedi. Si vestì a tempo di record e prese la
valigia che la moglie aveva preparato un mese prima.
Afferrò
le chiavi dell’auto ed uscì di corsa.
Usagi
si avvicinò all’armadio e mise l’abito premaman rosa e si avviò alla porta.
Il
rumore dell’auto di Mamoru la fece andare alla terrazza.
-
Mamo-chan!- urlò lei, accorgendosi in quel mentre che il marito stava andando
all’ospedale senza di lei.
Rassegnata,
tornò in casa e suonò il campanello all’appartamento accanto.
Marcus
comparve sulla porta e la osservò stralunato.
-
Mamoru mi ha dimenticata a casa… mi puoi accompagnare in ospedale?- chiese in
un sussurro.
-
Certo! Prendo le chiavi ed avviso Haruna! - disse lui entrando in casa e
recuperando le chiavi - Sta per nascere la bambina!- urlò Marcus.
-
Possiamo andare...- disse Marcus, dopo aver chiamato l’ascensore.
Dopo
dieci minuti d’auto giunsero in ospedale. Mamoru stava spiegando ad
un’infermiera inflessibile che sua moglie era stata rapita.
-
Mamo-chan?- lo chiamò Usagi avvicinandosi.
-
Usako!- disse lui abbracciandola.
- E’ suo marito?- chiese l’infermiera non del tutto
convinta.
-
Sì… Mi si sono rotte le acque…- spiegò Usagi, mentre l’infermiera la caricava
su una sedia a rotelle.
-
Avvisa le ragazze!- gridò Usagi prima d’esser portata via.
-
Mamoru? Hai avvisato le ragazze…?- domandò Haruna dopo un’ora.
-
Cosa?- chiese Mamoru tornando al presente.
-
Meglio che lo faccia io… povero il mio fratellone... in poche ore gli si é
annacquato il cervello! - disse la sorella prendendo il cellulare.
Ospedale
Civile di Tokyo - 30.06.XXX ore 05.47
Un’infermiera
entrò nella sala d’attesa e si guardò attorno stupita.
- Il
Signor Chiba?- domandò osservando gli unici due uomini.
-
Io!- quasi gridò Mamoru.
- Ha
avuto una splendida bambina… E’ lunga 51 centimetri e pesa 3,650 chili… Sua
moglie ha chiesto di lei…- disse la donna sorridendo - Ehi!- sibilò subito dopo
vedendo il ragazzo correre via - Non gli ho detto il numero della stanza… Siete
con lui?- domandò la donna vedendo le sei persone che l’ascoltavano attente.
-
Sì… Ci può dire il numero di stanza?- chiese Ami parlando per tutte.
-
Stanza numero 12…- disse sospirando avvilita.
-
Grazie…- risposero andando verso la stanza indicata.
Usagi
era distesa sul letto e tra le braccia teneva un fagottino rosa, con pochi
capelli rosa confetto.
-
Mamoru?!- domandarono sorprese le ragazze appena entrarono.
-
Già… Pensavate che non sapessi dov’era mia moglie? - chiese lui soddisfatto.
-
Hai aperto tutte le porte fino a che non mi hai trovato…- borbottò la donna
aprendo gli occhi.
-
Dettagli…- rispose - Non è un amore?- chiese rivolto a tutti.
-
Diverrà una bellissima principessa…- disse Haruna stringendosi a Marcus.
- E
tu? Quando conti di ammetterlo?- sussurrò lui accarezzandole il ventre
leggermente arrotondato.
-
Ammettere cosa?- bisbigliò lei sbirciandolo.
-
Che Luce avrà presto un fratellino…- rispose lui.
-
Oppure una sorellina…- ritorse lei.
- Ti amo Haruna…- disse lui baciandole la tempia.
- Ti
amo anch’io Marcus…- rispose lei offrendogli le labbra.
Finalmente
sarebbero stati tutti e quattro insieme…
Nessuno
avrebbe diviso quell’amore che aveva unito quelle due coppie…
Nessuna
profezia avrebbe mai più minacciato nessun amore…