Don't Tell Dad II

di funkia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Miss Independent ***
Capitolo 2: *** 2. Too Lost In You ***
Capitolo 3: *** 3. What goes around... comes around ***
Capitolo 4: *** 4. Life is a flower ***
Capitolo 5: *** 5. Naturally ***
Capitolo 6: *** 6. Not Myself Tonight ***
Capitolo 7: *** 7. The way you love me ***
Capitolo 8: *** 8. Truth hurts ***
Capitolo 9: *** 9. Just so you know ***
Capitolo 10: *** 10. We are ***
Capitolo 11: *** 11. Irresistible ***
Capitolo 12: *** 12. Can't fight the moonlight ***
Capitolo 13: *** 13. Dilemma ***
Capitolo 14: *** 14. Damaged ***
Capitolo 15: *** 15. Big girls don't cry ***
Capitolo 16: *** 16. If I never see your face again ***
Capitolo 17: *** 17. Every rose has its thorn ***
Capitolo 18: *** 18. Who owns my heart ***
Capitolo 19: *** 19. Misery ***
Capitolo 20: *** 20. Stuck ***
Capitolo 21: *** 21. Take Me Or Leave Me ***
Capitolo 22: *** 22. The End ***



Capitolo 1
*** 1. Miss Independent ***


PROLOGO

PROLOGO

 

Non mi sentivo più una bambina.

Mi sentivo una donna in tutto e per tutto, con i problemi che hanno gli adulti, con l’esperienza necessaria per poter dire di aver lasciato l’adolescenza a tutti gli effetti.

Avevo studiato e adesso avevo un lavoro da adulta, con tutte le responsabilità che l’essere adulto comporta.

Ero più posata, più ragionevole. Avevo imparato a plasmarmi a seconda delle situazioni.

Non era rimasto niente della vecchia Rose. Pensavo di averla lasciata per sempre, pensavo di essere cambiata.

Ma soprattutto, pensavo di non amarlo più.

 

 

DON’T TELL DAD II

 

1.   Miss Independent

 

she got her own thing
that’s why I love her
miss independent
ooh the way we shine
miss independent yeah              ( Ne-yo)

 

 

 “Weasley!”

 

Sobbalzai dalla paura ed emisi un piccolo urlo, tanto che la mia penna prendi- appunti scrisse “Miseriaccia!” sulla pergamena che sarebbe servita per il mio pezzo. Ero completamente soprappensiero, era almeno venti minuti che non scrivevo neanche mezza parola e pensavo solo ed esclusivamente ai fatti miei.

 

La voce burbera proveniva dall’ufficio in fondo al corridoio, che poi altri non era che la voce del mio burbero capo Keith Jordan.

 

Il resto dei colleghi si voltò verso di me ed io arrossii appena sugli zigomi facendo un sorrisino di scuse. Mi alzai, cercando la poca dignità che mi rimaneva, e percorsi il ‘corridoio della morte’ fino ad arrivare dritta sulla soglia del capo. La porta era aperta.

 

“Entra.” Borbottò da villano. “O pensi di potermi essere utile sulla porta?”

 

Ci volle tutta la mia buona volontà per non alzare gli occhi al cielo, come facevo sempre quando mia madre mi rimproverava di qualcosa. Andai a sedermi davanti a lui alla sua scrivania di legno massello che odorava di vecchio. Lo vidi grugnire sotto ai suoi baffoni, muovendoli un po’ come uno scopettino.

 

Keith Jordan era il miglior capo che si potesse desiderare, se il tuo sogno era diventare una giornalista di prim’ordine. Era il direttore della ‘Gazzetta del Profeta’ e sapeva come mandare avanti un giornale. Peccato che i suoi modi lasciassero molto a desiderare.

 

“Cos’è questo?”

 

Mi sbattè davanti agli occhi il giornale del giorno precedente. Ovviamente aperto, dato che ero soltanto un’apprendista e non avrei neanche lontanamente potuto sperare di poter scrivere in prima pagina. Allungai un po’ il collo per vedere cosa mi stesse mostrando e presi un respiro facendomi coraggio. “E’ il mio articolo, signore.”

 

Lui alzò le sopracciglia folte e mi fissò coi suoi piccoli occhi scuri. “E’ il tuo articolo? ‘piaceri e dolori dei giocatori di Quidditch’?” Ruggì. “Chi diavolo ti ha commissionato quest’articolo?”

 

Io mi morsi un labbro, insicura se rispondere o meno. “Tim Robbins.”

 

“Tim Robbins!” Saltò su pestando un pugno sul tavolo. “Quel pezzo di idiota! Ricordami di licenziarlo appena lo vedo!”

 

“Lo ha già fatto, signore.” Gli ricordai. “Giusto ieri.”

 

Jordan parve un attimo preso alla sprovvista. Poi sbattè di nuovo il pugno con forza sul tavolo e annuì tra sé. “Bene! Sono felice di sapere di essere una persona coerente. Voglio sperare che tu stia lavorando a qualcosa di decente, Weasley, ne abbiamo già abbastanza di pecore in quest’ufficio.”

 

Io mi schiarii la gola cercando di non dare alcun peso al suo commento. Il che era molto difficile per una persona come me. “Ecco, stavo pensando di scrivere un pezzo sul Ministro della Magia che sembrerebbe coinvolto in un triangolo amoroso. Sembrerebbe esserci una Talpa dentro al Ministero e pensavo…”

 

“Sì, sì, sì, ho capito!” Fece Jordan come se non gli importasse niente. “Cerca di non farlo sembrare lo scandalo del secolo, Weasley, per ora è solo una notizia di seconda pagina.”

 

Non che avessi dubbi a riguardo. “Sì, signore.”

 

Jordan grugnì e si riprese il giornale. “Tim Robbins… vorrei sapere chi diavolo è stato a farlo assumere!” A quanto ne sapevo era stato proprio lui. “Beh, chi vi commissiona gli articoli adesso?”

 

“Penny Rudolf.” Dissi sicura di me.

 

Anche Jordan parve soddisfatto e si lisciò i baffoni scuri. “Penny Rudolf, eh? E’ in gamba, mi piace. Speriamo che non cominci ad aprire le cosce come tutte!” Mi guardò un attimo. “Non avrai intenzione di aprire le cosce, Weasley?”

 

“Le tengo ben accavallate, signore.” Dissi, cercando di non andare sullo scurrile.

 

“Fai bene!” Tuonò. Anche quando diceva cose carine sembrava sempre che brontolasse. E di rado diceva cose carine.

 

Aspettai che dicesse qualsiasi altra cosa ma mi fece solo cenno di andarmene e lasciarlo da solo. Mi alzai dalla mia postazione e lasciai l’ufficio, ripercorrendo tutto il corridoio, e mi sedetti di nuovo alla mia scrivania dove la mia pergamena e la penna prendi- appunti mi aspettavano a mezz’aria. In realtà non avevo la benché minima idea di come scrivere quel pezzo, dato che non avevo nessuna informazione certa. Senza contare che non avevo la benché minima voglia di scrivere un articolo del genere.

 

Betsy, la collega della scrivania accanto, si piegò verso di me. “E’ di pessimo umore.”

 

Io guardai la porta di Jordan con una smorfia. “Da quando sono qui non ricordo di averlo mai visto sorridere. Anzi, a dire il vero non credo proprio che sia possibile.”

 

Betsy sorrise tra sé. “Cerca solo di far filare tutto liscio e di non ridicolizzare il giornale. E ci riesce perfettamente.”

 

Io sbuffai. “Un ‘grazie’ o ‘per favore’ non lo ucciderebbero.” Dissi. “Senza contare che mi ha affidato l’unica rubrica in cui sono praticamente negata. Io odio il gossip! L’ho sempre odiato, fin da ragazzina!”

 

Betsy ridacchiò pacatamente a bocca chiusa. Non si sbilanciava mai, era una di quelle personcine così a modo che sembrava impossibile potessero davvero divertirsi o avere una vita sociale. “Abbiamo fatto tutti un po’ di gavetta, Rose. Devi solo stringere i denti.”

 

Stringere i denti. Era quello che mi sentivo dire da una vita.

 

Un gufo grigio perla planò dalla finestra e venne a posarsi sulla mia scrivania. Betsy lo guardò interessata, nonostante fosse una pesoncina a modo non si faceva mai gli affari suoi. Presi la lettera che il gufo mi porgeva col becco e la aprii anche se sapevo già chi mi scriveva, dato che quel gufo l’avevo visto migliaia di volte.

 

“Chi è?” Chiese subito Betsy.

 

Io alzai un sopracciglio continuando a leggere la mia lettera. “La mia amica Vanessa.” Dissi. “Mi rimprovera perché è già una settimana che non ci vediamo.”

 

Betsy rise sempre con la bocca ben sigillata. “Ci farai l’abitudine, Rose. Neanche io mi vedo mai con le mie amiche, sono sempre troppo impegnata a scrivere articoli. Ma è il piccolo sacrificio che si deve fare se si vuole arrivare in alto.”

 

A dire il vero dubitavo che Betsy avesse davvero delle amiche e non mi sarei stupita di sapere che le aveva perse tutte per via della sua mania di lavorare sempre. E avrei anche potuto capire, se Betsy si fosse occupata delle prime pagine o degli articoli di prim’ordine, ma forse non si rendeva conto che se dopo dieci anni che lavorava alla Gazzetta ancora scriveva delle feste di paese, aveva poca possibilità di sfondare.

 

Questo un po’ mi rincuorava. Non che Betsy fosse una schiappa a scrivere, ma che Jordan mi avesse subito affidato una rubrica tutta mia, per quanto la detestassi. Ero sicura, in qualche modo, che nonostante i modi burberi a Jordan io piacessi.

 

“Ho sempre tempo per gli amici.” Dissi a Betsy scrollando le spalle. “Solo che ultimamente sono stata davvero molto occupata. Tutto qua.”

 

“Posso immaginare, infondo il tuo sogno sta per avverarsi.” Squittì lei.

 

Io sorrisi sforzatamente e tornai a guardare la mia pergamena ancora vuota. Sospirai, non sapevo davvero cosa diavolo scrivere. Avrei potuto scrivere decine di pergamene sulla vita di mamma e papà, dato che dopo anni dalla battaglia, alla gente ancora interessava sapere di loro. Ma Jordan mi aveva categoricamente proibito di farlo. ‘Pensi di poter essere credibile?’ aveva detto.

 

“Rose Weasley?”

 

Alzai gli occhi, una ragazza delicata e dalla pelle diafana mi fissava un po’ timorosa. Era la segretaria di Jordan e non mi stupiva che fosse così tanto timida, Jordan doveva averle urlato addosso così tanto che aveva paura a fare un solo passo. Io annuii e lei sembrò sollevata.

 

“Jordan ti vuole nel suo ufficio.”

 

Di nuovo? Mi voltai verso Betsy con la fronte corrucciata ma lei scrollò le spalle continuando a sorridere. Ma cosa aveva sempre da stare allegra?

 

Mi alzai e seguii la segretaria che mi fece cenno di entrare nell’ufficio di Jordan e scappò via subito dopo. Chi poteva biasimarla. Mi schiarii la gola.

 

“Mi ha fatto chiamare?”

 

Jordan alzò per un secondo gli occhi. “Sì, sì, Weasley.” Fece sbuffando tra delle carte. “Siediti!”

 

Mi sedetti, di nuovo, sulla sedia davanti alla sua scrivania chiedendomi cos’altro potesse volere da me. Gli avevo già assicurato che avrei tenuto le gambe ben strette.

 

Continuò a leggere le sue carte per un altro minuto, in cui io aspettai pazientemente guardando in giro per l’ufficio. Solo quando ebbe finito anche l’ultimo foglio rialzò gli occhi su di me e sembrò quasi sorpreso di trovarmi ancora lì.

 

“Quanto ci tieni alla tua rubrica, Weasley?”

 

Domanda da cento milioni di dollari. Dovevo rispondere sinceramente? “Beh…” Esitai.

 

“Lo so che ti fa schifo, puoi dirlo apertamente.” Disse Jordan aprendo le braccia. “Scrivere di gossip farebbe schifo a chiunque, probabilmente solo Betsy Ramble sarebbe felice di occuparsi di quella maledetta rubrica.”

 

Io mi mossi un po’ a disagio sulla sedia e mi schiarii la gola. “Io odio il gossip.” Dissi. “Ma se questo è il prezzo per diventare una brava giornalista…”

 

“Smettila di blaterare queste cazzate, Weasley.” Fece Jordan grugnendo. “Ho un lavoro per te, sempre che ti vada di accettarlo.”

 

Dio, se mi andava! Mi avrebbe levato dalla rubrica del gossip. “Sì!” Esclamai. “Sì, che mi va!”

 

“Frena l’entusiasmo, Weasley, non ti ho ancora detto tutto.” Si lisciò i baffoni e prese in mano le carte sventolandole. “Mi ha appena scritto il Ministero, hanno bisogno di una giornalista all’interno dei loro uffici. Sarai sempre un’apprendista e alle mie dipendenze, ma lavorerai per loro.”

 

Cercavo di capire il cavillo, ma proprio non ne vedevo. “Mi sembra ottimo, signore.”

 

Jordan alzò le sopracciglia. “Lo prenderò per un sì. Cominci domani mattina. Adesso fuori dai piedi.”

 

Mi alzai in piedi e feci un grosso sorriso. “Con vero piacere, Signore.”

 

Andai a sedermi alla mia scrivania trotterellando e canticchiando una canzone. Betsy mi fissò perplessa e ridacchiò appena.

 

“Che cosa ti ha detto Jordan per metterti così di buon umore?”

 

Io mi voltai verso di lei con le parole al perso. “Oh, solo… gli è piaciuto il mio articolo.”

 

Betsy sorrise sforzatamente e ritornò al suo lavoro senza dire nient’altro. Sospirai e mi voltai dall’altra parte. Se solo le avessi detto che Jordan mi aveva dato una specie di promozione, probabilmente sarebbe venuta di notte fino a casa mia per soffocarmi nel sonno.

 

 

**

 

 

 

 

“Pensavo che questa stoffa ti andasse bene! Insomma, avevamo deciso che si intonava coi tuoi capelli!”

 

“No, Hermione, tu avevi deciso che si intona coi miei capelli!”

 

Non appena entrata a casa alzai gli occhi al cielo, da qualche mese a questa parte non speravo più di tornare a casa e sentire il silenzio. Tutti erano in continua agitazione, sembrava che a tutti quanti mancasse il tempo e cercassero di rincorrerlo.

 

Posai la borsa sul divano ed entrai in cucina, mamma e papà erano immersi tra una decina di stoffe diverse. Rimasi un attimo sulla soglia a godermi lo spettacolo, mentre mamma continuava a prendere pezzetti a destra e manca e provarli accanto ai capelli di papà. Secondo mia madre lo scoglio più grosso nel trovare l’abito perfetto per mio padre era trovare un colore che si intonasse ai capelli fiammanti.

 

“Che ne pensi di questo, Ron?”

 

Papà sospirò e non guardò nemmeno la stoffa che gli stava mostrando mamma. “Nero, Hermione. Nero. Il nero va bene su qualsiasi colore, anche il rosso fiammante.”

 

“Non essere sciocco, Ron, tutti saranno vestiti di nero e tu devi farti riconoscere.” Obbiettò mamma.

 

Papà alzò gli occhi al cielo. “Non devono riconoscere me, non è il mio matrimonio.”

 

Hugo mi sorpassò ed entro in cucina ridendo. “Già e fortunatamente neanche il mio. Mamma, non credi che sia abbastanza per oggi? Da quando siamo tornati a casa non fai altro che farci provare… beh, praticamente qualsiasi cosa.”

 

Mamma si voltò verso di noi con le mani sui fianchi. “Oh scusami tanto se mi preoccupo che sia tutto perfetto  … oh Rose! Finalmente! Sono andata al negozio dove abbiamo prenotato gli abiti e…”

 

Io alzai una mano per fermarla. “Mamma, per favore. Numero uno, sono appena tornata da lavoro. Numero due, il matrimonio è tra due mesi, abbiamo tutto il tempo del mondo. Numero tre, ho tutto sotto controllo.”

 

Papà fece un passo avanti, sfinito, e posò una mano sulla spalla della mamma che aveva assunto un’espressione sconsolata. “Visto, Hermione?” Fece indicandomi. “Questo è lo spirito giusto per affrontare un matrimonio: calma. Pura e semplice calma.”

 

Hugo annuì e si sedette al tavolo da pranzo. “Ti stai stressando troppo, neanche fosse tu che ti sposi!”

 

Mamma ci guardò tutti come se fossimo pazzi. “Lo so! Ma sono sempre la mamma della sposa! Ho tutto il diritto di essere agitata!” Sbottò. “Piuttosto Rose, non capisco come fai ad essere così calma!”

 

Era vero, ero fin troppo calma. Il problema era che stavo per sposarmi e facevo di tutto per non pensarci. Principalmente perché avevo una paura folle che se solo mi fossi fermata a pensare che effettivamente in due mesi sarei diventata la moglie di qualcuno, avrei dato di matto come mia madre. Ma la cosa che temevo ancora di più era che se solo avessi detto a voce alta che stavo per sposarmi, sarebbe svanito tutto nel nulla.

 

Ed io non volevo affatto che svanisse nel nulla, pensando a quanto sacrificio c’era voluto per arrivare a quel punto. Avevamo trovato tanti ostacoli nella nostra, seppur breve, vita di coppia, e questo sembrava essere finalmente il lieto fine. Certo papà era rimasto un attimo perplesso quando gli abbiamo detto che avremmo voluto sposarci, ma non c’era niente che potesse fare, ormai.

 

Scrollai le spalle. “Te l’ho detto, mamma, abbiamo tutto sotto controllo. Inviti mandati, cerimonia fissata, menù scelto, bomboniere fatte, vestiti provati… C’è davvero altro che possiamo fare?”

 

“Trovare il vestito perfetto a papà?” Fece Hugo sarcasticamente.

 

Papà lo ammonì con lo sguardo. “Davvero divertente, Hugo.”

 

 “Oh, ehi! Hai sentito Al?”

 

Io scossi la testa e andai a cercare qualcosa in frigo. “Non di recente, ma Vanessa mi ha mandato una lettera a lavoro oggi.” Feci. “Ma a che ora si cena?”

 

Mamma guardò l’orologio al polso. “Tra un’oretta.” Disse. “Pensavo che Vanessa ed Al ti stessero aiutando coi preparativi.”

 

“Infatti, ma ti ho già detto che abbiamo già fatto tutto quanto.” Avevo trovato una fetta di torta vecchia di due giorni, ma sembrava ancora buona. “Mancano solo i fiori, ma se ne sta occupando Lily.”

 

Papà fece una smorfia. “Pensi che quella torta sia ancora buona?”

 

Mamma mi fissò allibita. “Lily se ne sta occupando? E lasci che faccia tutto da sola? Non credi che qualcuno dovrebbe darle una mano?”

 

Scossi la testa in risposta a mamma, ma guardai papà mangiucchiando la torta. “Non lo so, a me sembra buona.”

 

Papà mi guardò un po’ incerto poi sembrò ripensarci. “Non c’è una fetta anche per me?”

 

“E lascerai che scelga anche il bouquet? Dovrebbe essere una cosa personale, Rose.”

 

“Non credo, il frigo è mezzo vuoto. Ma vi siete ricordati di fare la spesa?” Chiesi controllando dentro al frigo.

 

“L’ho detto a tua madre, ma lei ha insistito perché provassimo la stoffa.”

 

“Ma insomma, mi state ascoltando!” Sbottò la mamma.

 

Io, papà e Hugo ci guardammo in silenzio. Papà si schiarì la gola e appoggiò di nuovo una mano sulla spalla della mamma, questa volta con fare protettivo. “Perché non andiamo un po’ di sopra a riposare, Hermione? Sai cosa, stasera ceniamo fuori, almeno ci svaghiamo un po’. Andiamo di sopra, ci riposiamo, ci rinfreschiamo e quando abbiamo fame usciamo.”

 

Mamma si posò una mano sulla fronte e annuì debolmente. “Sì… sì, forse è meglio.”

 

Papà riuscì a trascinare di sopra la mamma, mentre io rimasi da sola con Hugo in cucina. Finendo di mangiucchiare la torta vecchia di due giorni. Mi sedetti al tavolo con lui, guardando verso il piano di sopra, da dove provenivano le voci dei miei.

 

“E’ decisamente stressata.”

 

Hugo sospirò e chiuse gli occhi. Scosse la testa. “Giuro Rose, non vedo l’ora che ti sposi. In questa casa non si parla d’altro che del tuo matrimonio.”

 

“Solo in questa casa?” Chiesi io alzando un sopracciglio. “E pensare che avrei tanto voluto una cerimonia intima.”

 

Hugo sorrise. “Beh, che cosa ti aspettavi? Sapevi a cosa saresti andata incontro fin dal primo giorno. Senza contare che ci sono due grandi ostacoli alla tua cerimonia intima.”

 

“Sarebbe a dire?”

 

“Numero uno, la nostra famiglia ha come minimo duecento membri.” Fece lui ridendo. “Numero due, probabilmente ci sarà anche la stampa. Insomma è il matrimonio del secolo!”

 

Io sbuffai e mi appoggiai su un gomito. “Lo so. Ho pregato Jordan perché non mandasse nessuno dei suoi giornalisti, ma ho un po’ di potere solo per la ‘gazzetta’ e non verso tutta la stampa. Ci sarà di sicuro qualche imbucato.”

 

Hugo fece una smorfia. “Sinceramente, non m’importa niente di chi verrà o non verrà al matrimonio. M’importa solo che si faccia in fretta, per la salute mentale di tutti.”

 

“A chi lo dici.” Sbuffai io, poi misi un sorrisetto. “Voglio proprio vedere cosa succederà quando sarai tu a sposarti.”

 

Hugo rise e scosse la testa. “Illusa, questo non succederà mai. Programmo di rimanere a casa con mamma e papà fino a quarant’anni e fare il mantenuto.”

 

Io risi di gusto. “Ah, è così? E mamma e papà sanno di questo tuo brillante piano?”

 

“Non ancora.” Fece Hugo sorridendo. “Ma se ne accorgeranno.”

 

Io lo guardai e scossi la testa sospirando. “Dici così perché ancora non hai trovato la persona giusta. Probabilmente, quando avverrà, cambierai tutto il tuo modo di pensare e non vedrai l’ora di uscire da casa di mamma e papà.”

 

Hugo alzò un dito e fece cenno di no. “Forse non mi sono spiegato bene, Rose. Io non mi sposerò mai.”

 

Io alzai gli occhi al cielo e lo assecondai. “D’accordo.”

 

Hugo rise. “E non posso credere che Al ti faccia da testimone!”

 

Se dovevo essere sincera, neanche io. Era stato il meno felice, dopo papà, all’idea di questo matrimonio. “Non credo che abbia avuto molto scelta, sai? Vanessa sa essere un tipo molto persuasivo, quando vuole.”

 

Hugo rise di nuovo. “Povero Al, Vanessa sa davvero come farlo rigare dritto.”

 

Il campanello suonò e i miei occhi si illuminarono. Hugo mi guardò con un sorrisino e scosse la testa.

 

“E’ lo sposo?”

 

Io annuii e corsi ad aprire la porta principale, sistemandomi capelli e vestiti mentre percorrevo l’ingresso. Misi la mano sulla maniglia ma aspettai qualche secondo, mi controllai l’alito e aprii la porta eccitata.

 

“Oh, sei tu.” Feci un po’ delusa.

 

Lily alzò un sopracciglio. “Anche io sono molto felice di vederti, Rose, oh e non ringraziarmi per aver scelto i fiori del tuo matrimonio.”

 

Entrò sorpassandomi in tutta fretta, con in una mano un’agenda, nell’altra dei depliant, e si diresse in cucina. La sentii salutare calorosamente Hugo e mi decisi a sospirare e chiudere la porta per seguirla.

 

“Grazie Lily, non ti sarò mai abbastanza riconoscente.” Dissi entrando in cucina.

 

Lily aveva già steso tutti i depliant di fiori sopra le stoffe di mia madre. Li sistemò uno ad uno fino a che non si rialzò dal suo lavoro e batté le mani insieme. “Bene, Rosie, questi sono i fiori tra cui sono indecisa.”

 

Io sospirai stanca, mentre Hugo cercò di nascondere un risolino. “Lily, ho detto che potevi fare come volevi. Non m’importa dei fiori.”

 

“Lo so!” Fece Lily come se ne soffrisse. “Ma i fiori sono importanti! Avrei voluto usare delle rose, ma le rose non sono da matrimonio. Allora ho pensato ai gigli, ma poi ho pensato che sono troppo ingombranti per decorare e potrebbero sciuparsi, allora…”

 

Hugo alzò un sopracciglio. “Mi chiedo perché tu non abbia pensato ai fiori d’arancio, dato che è il simbolo del matrimonio.”

 

“Mio caro Hugo, sei stato il mio fedele amico per tutta la mia adolescenza e continui ad esserlo ora che sono una donna… ti è mai capitato di vedermi lasciare le cose al caso? Ho pensato ai fiori d’arancio, ma sono così tradizionali e scontati che…”

 

“Sai una cosa?” La interruppi io prima che potesse divagare oltre. “I fiori d’arancio vanno benissimo. Ho bisogno di un po’ di tradizione, dentro a tutto questo trambusto.”

 

Lily spalancò la bocca offesa. “Rose, non dirai sul serio! I fiori d’arancio sono così dozzinali!”

 

Hugo rise. Era l’unico che si poteva permette di ridere in faccia a Lily ed uscirne illeso. “Oh andiamo, lasciala un po’ in pace, Lily. Neanche fosse il tuo matrimonio e poi che t’importa degli stupidi fiori? Sono fiori! Solo fiori!”

 

“Solo fiori? Solo fiori?! Sono l’anima del matrimonio!” Squittì lei offesa. “E quando sarà il tuo matrimonio…”

 

Hugo alzò una mano e la fermò. “Non mi sposerò mai.”

 

Lily scosse la testa affranta. “Ma chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio migliore amico?”

 

Sospirai, Lily aveva l’aria di star per scoppiare in lacrime. “Quali sono gli altri fiori?”

 

Il sorriso di Lily si illuminò di nuovo e si schiarì la gola mostrandomi i vari depliant. “Allora, abbiamo delle orchidee, calle, peonie, giacinti…

 

Diedi una rapida occhiata al materiale sul tavolo, io non mi intendevo affatto di fiori. “Peonie… le peonie andranno benissimo.”

 

“Sono le mie preferite, sai?” Fece Lily entusiasta. “E pensavo di farle in tre colori, bianco, rosato e rosa. Che ne pensi?”

 

Io scrollai le spalle. “Va bene.”

 

“Perfetto.” Sussurrò lei tra sé. “Spero che vadano bene anche allo sposo.”

 

Hugo grugnì. “Come se gli importasse qualcosa dei fiori. Sono sicuro che l’unica cosa a cui starà pensando è la prima notte dopo le nozze.”

 

Lily alzò un sopracciglio, scettica. “Non penserai davvero che abbiano aspettato fino al matrimonio, mio piccolo ed innocente amico?”

 

Hugo fece per aprire la bocca ma io mi misi in mezzo alzando entrambe le mani. Ero ormai rossa come un peperone ma cercai di parlare normalmente. “Perché non passiamo oltre a questo argomento, dato che non interessa a nessuno?”

 

“Oh, a me interessa!” Fece Lily. “E voglio sapere anche i dettagli.”

 

Hugo fece una faccia disgustata. “Ehw, Lily, spero che tu stia scherzando!”

 

“Come se tu non lo facessi.”

 

Io guardai Hugo allibita e Hugo guardò me un po’ imbarazzato. Si schiarì la gola e scrollò le spalle. “Beh, ho ventidue anni, cosa ti aspettavi?”

 

“Mi aspettavo che ti confidassi con me.” Dissi un po’ risentita. “Sono tua sorella.”

 

Hugo scoppiò a ridere. “Sì, certo. Come se tu la prima volta fossi corsa da me a raccontare tutto quanto. Sempre che ci sia stata una prima volta.”

 

Io alzai un sopracciglio. “Ho venticinque anni, cosa ti aspettavi?” Feci imitandolo.

 

Lily tornò a guardare i fiori e sospirò. “Credi che gli piaceranno?”

 

Guardai l’orologio appeso alla parete. “Beh, potrai dirglielo tra poco, Lily. In realtà dovrebbe essere già qui e non capisco proprio…” Il campanello suonò. “Oh, eccolo!”

 

Corsi fuori dalla cucina con Hugo e Lily che ridacchiavano. Mi dicevano sempre che da quando mi ero fidanzata ero diventata completamente matta. Anche se credo che mia madre fosse ammattita più di me. Mi sistemai i capelli e aprii la porta, rivolgendogli un bel sorriso che conservavo solo per lui.

 

“Ciao tesoro.” Mi disse.

 

Gli sorrisi caldamente. “Ciao Jack.”

 

 

**

 

 

Bentrovati!!

 

Spero che abbiate tutti avuto delle splendide vacanze, io personalmente mi sono fatta una mega vacanza e sono tornata più stanca di prima XD meno male che avevo cominciato a scrivere prima di partire.

 

Come promesso ecco il primo capitolo del sequel che parecchi di voi aspettavano ansiosamente! Lo so, alcuni di voi si sono lamentati che avevo detto che avrei postato a settembre e siamo quasi a metà mese, ma credetemi, non sono stata a grattarmi la pancia fino ad adesso. Ho scritto una quindicina di capitoli, più o meno finiti, così da stare tranquilla per il resto della mia vita e non dovermi stressare ad aggiornare XDD

 

Pensavate che avrei lasciato la cara vecchia coppia insieme per farli vivere felici e contenti? Giammai!

La perfidia dell’autrice regna sovrana. E lo so cosa vi state chiedendo… chi diavolo è questo Jack?

Appuntamento al prossimo capitolo: “Too lost in you

 

Hope u like it!

Baci, zia Fufù!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Too Lost In You ***


Jack era unico

                              DON’T TELL DAD II

 

                               2. Too Lost In You

 

 

Baby, I'm too lost in you
Caught in you
Lost in everything about you
So deep, I can't sleep
I can't think
I just think about the things that you do (you do)
I'm too lost in you                                                                    ( Sugababes)

 

 

Jack era unico.

 

L’avevo pensato sin dal primo momento, da quando ci eravamo conosciuti accidentalmente in quel pub sulla via principale di Diagon Alley. Era un venerdì sera e Al e Vanessa mi avevano convinto a passare una serata con loro per festeggiare la loro convivenza. Avevo comprato per l’occasione un vestito nuovo ed ero fiera di sfoggiarlo.

 

Potete immaginare la mia faccia quando sbattendo addosso ad un tipo, aveva rovesciato il suo boccale di burrobirra sul vestito nuovo. Ma di certo non potete immaginare l’espressione che avevo fatto quando alzando la testa per urlargli addosso mi ero resa conto di aver sbattuto contro un giocatore di Quidditch professionista. Si era scusato con me e mi aveva chiesto se avevo voglia di bere qualcosa con lui. Il giorno dopo avevo trovato un vestito nuovo identico a quello macchiato davanti alla soglia di casa.

 

Nonostante Jack guadagnasse in un mese ciò che io riuscivo a malapena a racimolare in un anno, mi aveva sempre trattata come una principessa, come se fosse il più normale dei ragazzi. Come se non andasse a giro con vestiti da 300 galeoni!

 

“In che stato è la casa?” Chiese timoroso sulla soglia.

 

Quello che in realtà cercava di chiedere era ‘tua madre sta ancora dando di matto’? gli feci cenno di entrare e richiusi la porta alle sue spalle ridacchiando.

 

“Sono di sopra.” Dissi. “Papà è riuscito a trascinarla su appena dieci minuti fa. La cucina è ancora invasa di stoffe, se vuoi dare un’occhiata.”

 

Jack rise e scosse la testa. “No, grazie. Ho smesso di preoccuparmi dei preparativi quando abbiamo fissato gli abiti e hai detto che rimanevano solo i fiori.”

 

Io annuii. “Ci sta pensando Lily.” Feci una smorfia. “In questo momento è in cucina con Hugo. Ho scelto le peonie, vanno bene?”

 

Jack scrollò le spalle. “Non ho la più pallida idea di che fiori siano le peonie. Mi va bene se vanno bene a te.”

 

“Oh, fidati Jack, sono i fiori più belli che potesse scegliere!” Fece Lily uscendo dalla cucina.

 

“Ciao Lily.” Fece Jack con un sorriso. “Ehi Hugo.”

 

“Ehi Jack.” Hugo era appena uscito dalla cucina stiracchiandosi un po’. “Come te la passi?”

 

Jack scrollò le spalle. “Beh non mi lamento, sto per sposarmi.”

 

Hugo rise e annuì. “Sì, c’è solo da decidere se sia un bene o un male.”

 

Io lanciai un’occhiata di fuoco a mio fratello. “Che cosa vorresti dire?”

 

“Proprio niente.” Fece innocente Hugo, sorridendo sotto i baffi. “Ma sai come la penso a riguardo, no? Meglio soli che male accompagnati!”

 

Feci per ribattere che nessuno sta meglio da solo, ma mi frenai di botto. Rimasi solo con la bocca aperta per un po’ e mi portai le mani sui fianchi. “Non so a chi spero tu ti stia riferendo!”

 

“Beh, di certo non a Jack, non potevi trovare di meglio sulla piazza. Rise Hugo. “O ti sei dimenticata che stai con un giocatore di Quidditch professionista.

 

Ero pronta a ribattere ma Jack rise e scosse la testa. “No, io… in questa casa sono Jack. Solo Jack.”

 

Lily ridacchiò e sventolò una mano in aria come se stesse scacciando una mosca. “Oh andiamo, non fare il modesto con noi. Sono la figlia di Harry Potter, sono stata al centro dell’attenzione ovunque andassi per più di metà della mia vita senza averne merito. Tu che ne hai, almeno vantati un po’.”

 

Jack ridacchiò un po’ a disagio. Era una stella dello sport, ma era davvero un ragazzo come tanti altri. Come amava definirsi, era ‘un ragazzo con tanta fortuna’. Io mi aggrappai al suo braccio e gli sorrisi.

 

“Per me sei solo Jack, lo sai vero?”

 

“Beh, lo spero.” Disse. “Ehi, domani ho la giornata libera, vuoi pranzare insieme?”

 

“Oh.” Feci delusa. “Cavolo, non posso. Jordan mi ha offerto un nuovo posto di lavoro e ha detto che devo iniziare domattina, ancora non so…”

 

Woah, frena!” Fece Jack sorridendo. “Ti ha offerto un nuovo posto? E’ fantastico!”

 

Perché non ci hai detto niente, Rose?” Fece Lily. “Dovremmo festeggiare!”

 

Io alzai le mani e scrollai le spalle. “No, non è niente e non so ancora bene di cosa si tratta. La cosa importante è che mi abbia tolto da quella stupida rubrica del Gossip.

 

Hugo rise e si lasciò andare sul divano. “Vero. Così magari riuscirò a leggere un tuo pezzo senza sentire la voglia di ridere immaginandomi la tua faccia mentre scrivevi certe cazzate.”

 

Hugo!” Lo riprese Lily.

 

No è vero.” Gli concessi. “Sono cazzate.”

 

Jack scoppiò a ridere ma Lily mi zittì. “Ssshhh, non dire così!”

 

Hugo ruotò la testa per guardare Lily. “Ma da quando sei diventata così schizzinosa per qualunque cosa diciamo?”

 

“Da quando sono diventata una donna.” Disse lei. “Non sta bene usare certe parole.”

 

Io la lasciai perdere e mi voltai verso Jack. “Ehi, vuoi venire a cena con noi? Cerchiamo di portare fuori la mamma, è un po’ troppo stressata.

 

Jack scrollò le spalle. “Okey, pago io.”

 

Cosa? No!” Mi spostai così da essere propriamente davanti a lui, lanciai un’occhiata rapida ad Hugo, che si voltò dall’altra parte come a dire di non volerne sapere. “Non ti ho invitato perché pagassi tu, sei nostro ospite.

 

Lui scrollò le spalle. “Lo so, fa lo stesso. Penso di potermelo permettere.”

 

Io lo guardai male. “Non ero preoccupata per le tue finanze. Non voglio che sia sempre tu a pagare tutto.

 

Ma stasera te lo meriti.” Fece lui sorridendo. “Hai o non hai un nuovo lavoro?”

 

“Hai un nuovo lavoro? Rose, perché non ci hai detto niente!”

 

Mamma e papà stavano scendendo giù per le scale e dovevano aver sentito la nostra conversazione. Io roteai gli occhi e mi voltai verso di loro cercando di sforzare un sorriso.

 

“Non fino a domani.”

 

Mamma venne ad abbracciarmi. “Oh Rose, sono così fiera… non smetti mai di darmi soddisfazioni.

 

Hugo sospirò. “Forse dovrei andare a vivere dai vicini.

 

E lasciarmi qui da solo con tua madre? Non oseresti!” Disse papà. Si voltò verso Jack e gli puntò un dito contro. “E tu non tirerai fuori un centesimo, sono stato chiaro?”

 

Jack si mise diritto un po’ impacciato, dopo anni aveva ancora timore di papà. “Sì, signore. Io volevo solo…”

 

“Essere gentile.” Disse la mamma con un sorriso. “Lo sappiamo Jack.”

 

Mi voltai verso Lily. “Ti unisci a noi?”

 

Lily sembrò riscuotersi da un mondo fantastico. “Mh? Oh no! No, devo portare a casa i campioni e chiamare l’agenzia per ordinare i fiori, devo essere sicura che capiscano esattamente quello che voglio e che sia tutto perfetto.

 

Papà mi lanciò un’occhiata ma io gli feci cenno di lasciar perdere. “Ma mancano due mesi.”

 

Lily annuì. “Lo so, siamo molto in ritardo!”

 

Papà sospirò. “Ed io pensavo che Hermione fosse quella stressata.

 

 

 

**

 

 

Alla fine eravamo riusciti a convincere anche Lily a venire a cena con noi e papà aveva pagato per tutti quanti, dopo aver litigato per una decina di minuti con Jack per chi dovesse tirare fuori il portafoglio. Avevo mangiato una bella bistecca al sangue e si era festeggiato in onore del mio ‘nuovo’ lavoro.

 

Perciò quella mattina quando misi piedi in ufficio, sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori e non vedevo l’ora che Jordan mi portasse sul nuovo posto di lavoro. Non ero mai stata dentro al Ministero, seppure mamma e papà ci lavorassero entrambi.

 

Mi sedetti alla mia scrivania stiracchiando le gambe.

 

“Mi sembri in splendida forma, Rose.” Fece Betsy con un sorriso gentile. “Non ti ho mai vista così di buon umore.”

 

Non le avevo ancora detto che Jordan mi aveva offerto un nuovo lavoro e forse non avrei dovuto farlo. Non sapevo esattamente come l’avrebbe presa. Mi limitai a scrollare le spalle. “Ho solo avuto una bella notizia.”

 

Weasley!”

 

La voce di Jordan risuonò in tutto l’ufficio. Io per tutta risposta mi alzai allegramente e mi diressi verso il suo ufficio canticchiando, sotto lo sguardo perplesso dei colleghi che mi lanciavano sguardi di pura pietà come se non sapessi ciò che mi stava aspettando.

 

Mi affacciai alla porta del capo sbirciando dentro l’ufficio, Jordan stava scribacchiando qualcosa su una pergamena tenendo dei ridicoli occhialetti sulla punta del naso. Alzò appena la testa per lanciarmi un’occhiata e si tolse gli occhiali per guardarmi meglio.

 

Weasley, spero che tu sia pronta. Ce ne andiamo tra cinque minuti.”

 

Io annuii. “Prontissima signore.”

 

“Bene.” Fece Jordan annuendo. “Fammi finire queste ultime scartoffie in santa pace.

 

Obbedii e uscii appena dal suo ufficio aspettando dietro la soglia. Jordan, puntuale come un orologio svizzero, ne venne fuori cinque minuti dopo, vestito della sua giacca. Mi fece cenno di avviarci e salutò la sua segretaria dicendole che sarebbe stato di ritorno prima di pranzo. Entrammo insieme nel camino, Jordan prese della Metropolvere e urlò la nostra destinazione.

 

Il ministero era il posto più affollato e isterico che avessi mai visto. Uscimmo in una stanzone enorme, che sembrava la stazione di King’s Cross. Tutti erano in agitazione, tutti correvano da tutte la parti. Io mi guardai attorno spaesata.

 

Seguimi, Weasley.” Fece Jordan. “Dobbiamo scendere al nono piano.”

 

Papà mi aveva sempre detto che al Ministero i piani andavano sotto terra e non fui per niente perplessa di entrare in ascensore e scendere verso il basso. Mi sentivo solo una piccola formica in mezzo a tutta quella gente che andava e veniva.

 

L’ascensore si fermò al primo e al secondo piano, con gente che entrava e usciva in continuazione. Molti salutarono Jordan, che rispose abbastanza educatamente. Passarono poi il terzo, il quarto e il quinto. Cominciai a chiedermi se saremmo mai arrivati. Infine l’ascensore si fermò al nono piano ed io e Jordan scendemmo  camminando lungo un corridoio poco illuminato. Mi chiesi dove fossimo, dato che non avevo neanche la più pallida idea di quanti reparti fosse composto il Ministero. Dovevano essere molti.

 

“Rose?”

 

Mi voltai sorpresa, Al mi fissava perplesso, vestito in un camice bianco. Mi fermai, lanciando un’occhiata a Jordan che proseguì per la sua strada, e mi voltai di nuovo verso di lui scotendo la testa.

 

“Al, che ci fai qui?”

 

Si avvicinò a me con mezzo sorriso. “Ci lavoro, da quasi tre anni ormai. Sei davvero così occupata da dimenticarti di tutto il resto? Pensavo che ormai avessi finito con i preparativi.

 

Io annuii. “Infatti, ho finito proprio ieri dopo che Lily mi ha costretta a scegliere i fiori. E non sono così impegnata, ho solo avuto da fare ultimamente. Sono sicura che Vanessa sarà infuriata con me.”

 

Al scrollò le spalle. “Non è infuriata, è solo un po’… quand’è stata l’ultima volta che vi siete viste, Rose?” Io feci per parlare ma Al alzò le mani. “Non fraintendermi, lo so che sei stata molto occupata, posso facilmente immaginarmelo.

 

Io sospirai e chiusi gli occhi. “Ho trascurato un po’ tutti quanti in questo periodo, devo essere sincera. E Vanessa è la meno trascurata tra le mie amiche… non vedo Gaby e Sol da almeno due mesi.

 

Stai per sposarti, Rose, è normale.” Fece Al.

 

Io mi massaggiai la testa. “Non dirmelo, ancora non posso crederci. Credevo che i primi a sposarvi sareste stati tu e Vanessa ma…”

 

Al sbiancò. Ecco, questo era il motivo per cui non erano stati i primi a sposarsi. “I-io… oh no. No, c’è ancora tempo, perché tanta fretta? Sono solo pochi anni che conviviamo e non sono sicuro che sia il momento per il passo decisivo.

 

“Certo che no.” Dissi io sarcasticamente. “Sono solo sette anni che state insieme.”

 

Al rimase un attimo zitto. “Sì ma per un periodo ci siamo lasciati.”

 

Io annuii lentamente come se ne fossi rimasta colpita. “Davvero rilevante.” Sospirai. “Ma non ti biasimo, Al. Sposarsi è spossante, te lo posso garantire. Mi sento come se non potessi mai più tornare ad avere una vita sociale.

 

“Avrai tutto il tempo di recuperare, Rose, non preoccuparti. Disse Al con un sorriso gentile, poi mi mostrò delle pratiche che aveva tra le mani. “Scusami, adesso, ma devo portare queste carte nel mio ufficio e sono abbastanza urgenti. Che ci fai qui, comunque?”

 

“Oh!” Feci come se mi fossi ricordata solo allora dove fossi in realtà. “Jordan mi offre un nuovo lavoro, ha bisogno di qualcuno che lavori al Ministero per non so bene chi… e mi ha portata qui anche se non so bene… dove siamo…”

 

Al spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente. “Il tuo nuovo Capo è il Capo dell’Ufficio Misteri?” Chiese allarmato. “Rose, c’è una cosa che dovresti…”

 

Weasley!”

 

Mi voltai di scatto, Jordan era alla fine del corridoio e mi faceva cenno di raggiungerlo. Io mi scusai con Al con un sorriso e cominciai ad andarmene.

 

“Scusa davvero, Al, devo scappare. Me lo dirai un’altra volta, ok?”

 

Al sembrò avere una faccia sconsolata e mi chiesi come mai. Raggiunsi Jordan sul fondo del corridoio, che sospirò e scosse la testa, come se fossi una bambina piccola e avessi appena fatto una marachella.

 

“Mi scusi, signore, era mio cugino Al e…”

 

“Sì, sì.” Fece come per scacciare una mosca. “Tutta la comunità conosce Albus Potter! Per l’amor del cielo Weasley, sembra che a volte non ti renda nemmeno conto del nome che porti.

 

Beh, era vero. Facevo davvero poco caso al cognome che portavo, ma cosa avrei dovuto fare, farmene una malattia? Ero una persona totalmente normale anche se i miei genitori erano stati eroi di guerra.

 

Ho già parlato con il tuo nuovo capo, Weasley, sarà qui a momenti. Spero che tu ricordi la regola fondamentale.

 

Io corrucciai la fronte e lo fissai. “Quale regola?”

 

“Non aprire le cosce.” Disse serio, poi si voltò e si illuminò. “Oh, eccolo che arriva. Weasley, questo è il Presidente del Dipartimento dei Misteri.

 

Fissai allibita l’uomo alto e biondo che era appena uscito da una porta al nostro fianco. Dovevo avere le allucinazioni, probabilmente il caldo, perché non poteva assolutamente essere vero, mi rifiutavo di crederlo.

 

Scorpius Malfoy?!

 

 

**

 

 

Ta-daaaaan XD

 

Bene, penso di essere riuscita a rispondere alle due domande principali: chi è Jack e dove fosse finito Scorpius.

Credetemi, a me personalmente risulta impossibile odiare Jack, ma so che per molti di voi ci vorrà del tempo ad abituarsi. So che per i fan è un elemento di disturbo u.u

 

Come sempre vi devo ringraziare, solo al primo capitolo ho ricevuto più di venti recensioni! Siete fantastici, vi adoro e mi date tantissima soddisfazione!

 

Al prossimo capitoloWhat goes around… comes around

 

Love, Zia funkia

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3. What goes around... comes around ***


Erano passati anni, così tanti anni, da l’ultima volta che l’avevo visto che non ero neanche tanto sicura che fosse lui

DON’T TELL DAD

 

3. What goes around… comes around

 

Is this the way it's really going down?
Is this how we say goodbye?
Should've known better when you came around
That you were gonna make me cry
It's breaking my heart to watch you run around
'Cause I know that you're living a lie
That's okay baby 'cause in time you will find...

What goes around, goes around, goes around
Comes all the way back around                             (Justin Timberlake)

 

 

 

 

Erano passati anni, così tanti anni, da l’ultima volta che l’avevo visto che non ero neanche tanto sicura che fosse lui. Ma c’era qualcosa nel suo aspetto, qualcosa di inequivocabile, che per un attimo mi riportò indietro nel tempo. Per un attimo, in mezzo al corridoio del Dipartimento dei Misteri, mi sentii esattamente come se avessi ancora diciassette anni.

 

“Rose Weasley?” Chiese incredulo, fissandomi con la sua solita smorfia sarcastica. Era indubbiamente lui.

 

“Vi conoscete?” Chiese Jordan

 

Io tesi la mascella e strinsi i pugni. Adesso capii perché Al sembrava così restio a lasciarmi andare. Lo fissai per qualche secondo in silenzio, sentendo tutto l’acido nel mio corpo ribollire come un calderone. “Io non lavorerò mai per lui.”

 

Jordan spostò incerto lo sguardo da me a Malfoy. Jordan non esitava mai, ma probabilmente sentiva nell’aria la mia furia che stava per scatenarsi. Si schiarì la gola cercando di essere diplomatico. “Mi dispiace, Weasley, ma temo che questo non sia possibile. Abbiamo già stipulato un contratto e…”

 

“Allora mi licenzi!” Urlai. “Mi licenzi subito!”

 

“Wow.” Fece Malfoy ridendo. “Cerca di calmarti, Weasley.”

 

Jordan mi fissò sbalordito. “Per la miseria, Weasley, questo tipo deve averti fatto proprio incazzare! Non ti ho mai vista così agguerrita. Per lo meno non dovrò preoccuparmi che tu ricordi la regola fondamentale.”

 

Malfoy rise. “La regola di ‘non aprire le cosce’? Oh, non c’è da preoccuparsi, Keith, è già successo sei anni fa ed io non mi ripeto.”

 

Quello era davvero troppo! Non gli era bastato umiliarmi in passato, adesso doveva pure mettermi in ridicolo davanti al mio capo. Feci una risata amara. “Adesso tieni pure il conto? Dio, quanto devi essere disperato.”

 

Lui alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. “Mai quanto te, Weasley. Fidanzata con Jack Russell… non ti preoccupa sposare qualcuno che si chiama come un cane?”

 

Io scossi la testa continuando a sorridere amara. “Almeno io ho la speranza di essere felice nella mia vita, ed invece della tua cosa resta?”

 

Jordan si intromise prima che potessimo andare oltre. Alzò entrambe le mani, stanco del nostro diverbio e sospirò. “Adesso basta!” disse. “Mi dispiace, ma gli accordi sono accordi e non posso sollevare Weasley da questo incarico. C’è la tua firma sul contratto, Malfoy.”

 

Io lo fissai per niente sorpresa. “Tsè, c’era da aspettarselo. Ma per lo meno leggi quello che firmi?”

 

“Ci pensa la mia segretaria.” Disse serio. “Keith, ti conosco da un po’ ormai e non credo sia il caso…”

 

Jordan lo interruppe e per mia sorpresa venne in mia difesa. “Dovresti ringraziare il cielo, Weasley è una delle giornaliste più promettenti che siano mai passate per il mio ufficio. Deve ancora fare gavetta, ma forse un giorno potrai vantarti di aver lavorato con la più grande scrittrice esistente.”

 

Io arrossii sotto lo sguardo scettico di Malfoy e mi schiarii la gola. “Signore, io non…”

 

Jordan si voltò verso di me, severo. “Mi sembra di essere stato chiaro, Weasley!” disse. “La mia unica regola è…”

 

“Non corriamo nessun rischio.” Dissi io prima che potesse finire la frase. “Non aprirò mai le cosce per lui.”

 

Malfoy roteò gli occhi con mezzo sorriso. “Come se l’ultima volta ti fossi lamentata.”

 

Io lo guardai inespressiva. “Non penserai davvero di essere stato così bravo?”

 

Questa volta a Jordan scappò da ridere ma lo camuffò tossicchiando un po’. Malfoy piegò le labbra in una linea stretta fissandomi con i suoi occhi grigi pieni d’astio. Avevo toccato un tasto dolente, mai colpire un uomo sotto quel punto di vista. Io sorrisi trionfante.

 

Malfoy tese la mascella. “Domattina alle otto. Non accetto ritardi.”

 

Se ne andò senza salutare e sperai che se ne andasse a piangere in un angolo buio dove nessuno poteva vederlo. Non appena Malfoy fu fuori dalla nostra vista, Jordan si voltò verso di me e sospirò. Forse pensava di aver appena fatto un terribile errore. E lo pensavo anche io.

 

“Non farmene pentire, Weasley.”

 

Anche io sospirai e incrociai le braccia al petto. “Qualunque cosa succeda, si ricordi che io le avevo chiesto di licenziarmi.”

 

 

**

 

 

Tamburellai le dita sul tavolo guardandomi continuamente intorno. Ero seduta da Florish e non facevo altro che guardare l’orologio al polso. Avevo mandato un messaggio via gufo a Vanessa e le avevo detto che per l’ora di pranzo avremmo potuto vederci e mangiare qualcosa insieme. Ero pessima, dovevo ammetterlo, non l’avevo sentita per un sacco di tempo e adesso improvvisamente avevo voglia di vederla e sfogarmi con lei.

 

Mi sentivo una stupida.

 

All’improvviso la vidi destreggiarsi tra la folla, cerando dei buchi per passare, con i suoi lunghi capelli al vento e uno stacco di gamba non indifferente. Dio, quanto invidiavo la sua altezza! Vanessa era splendida, una delle donne più belle che avessi mai visto. Si sedette al mio tavolo sbuffando e posando delle buste.

 

“Scusa il ritardo, stavo facendo un po’ di shopping.” Disse, poi mi guardò seria. “Pensavo che non ci saremmo viste fino al tuo matrimonio.”

 

Io roteai gli occhi. “Lo so, mi dispiace. Sono stata molto occupata.”

 

“Siamo tutti impegnati, Rose.” Fece lei allargando le braccia. “Ho tre sfilate questa settimana e non mi stanno dando pace, ma sono comunque qui, seduta con te per mangiare insieme.”

 

“Ho visto Al questa mattina.” Tagliai corto io, non avevo voglia di discutere.

 

Vanessa corrucciò la fronte e chiamò con un cenno della mano il cameriere. “Al? Eri al Ministero?”

 

Io feci cenno di sì con la testa, ma Vanessa si distrasse per via del cameriere e ordinò un’insalata di pollo e un’acqua naturale. Il cameriere si voltò verso di me ma io scossi la testa sorridendo, come per dire che ero a posto. Vanessa alzò un sopracciglio.

 

“Non ti sarai messa a dieta per via del vestito da sposa, vero? Tua madre sta esagerando quando dice…”

 

“No, non ho fame.” Feci io agitata. Cavolo, mi sentivo davvero come se avessi di nuovo diciassette anni. “Ho un nuovo lavoro, al Ministero. Ecco perché ho visto Al.”

 

Vanessa mi guardò sorpresa. “Credevo che stessi finendo l’apprendistato alla Gazzetta.”

 

“Infatti, ma…” Mi morsi un labbro incerta. “Vì, c’è una cosa molto importante che devo dirti.”

 

Vanessa mi fissò presa un po’ alla sprovvista, ma poi sospirò portandosi una mano sul petto. “Non sai quanto mi fa piacere, Rose, perché anche io ho una cosa davvero molto importante da dirti.” Il cameriere portò l’insalata a Vanessa. “Grazie.” Disse guardandolo.

 

Io annuii. “D’accordo, prima tu. Sono sicura che la tua notizia è più importante.”

 

Vanessa si morse un labbro e prese un bel respiro, prima di dire. “Sono incinta.”

 

La saliva mi andò di traverso e cominciai a tossire guardandola con gli occhi spalancati. “Cazzo!” Dissi senza riuscire a trattenermi. “Questa è decisamente una notizia molto più importante della mia! E quando è successo?”

 

Vanessa mi guardò alzando un sopracciglio. “E’ stato un inverno freddo.”

 

La guardai male. “Non intendevo questo.” Dissi. “Pensavo solo che Al non volesse dei bambini adesso.” Vanessa mi fissò in silenzio. “Oddio! Gli verrà un infarto!”

 

Lei sospirò e si passò una mano sulla fronte. “Non so cosa fare, Rose. Non so come dirglielo. Siamo sempre stati così attenti, e lui è così maniacale nelle precauzioni che… io davvero non so come possa essere successo.”

 

“Forse non dovresti dirglielo.” Dissi stupidamente.

 

“Oh certo.” Fece sarcasticamente Vanessa. “Sono sicura che passerò totalmente inosservata quando la mia pancia sembrerà un dirigibile.”

 

Io ci pensai un po’ su. “Dovresti cercare il momento giusto. Non so, quando è seduto sul divano, per esempio.” La guardai meglio, sembrava sempre la solita Vanessa. Era pazzesco pensare che dentro di lei ci fosse una persona. “Da quanto lo sai?”

 

“Da poco.” Disse scotendo la testa. “Ma sono quasi di un mese e mezzo.”

 

Io la guardai scotendo la testa, non potevo ancora crederci. “Dio, Vì… sarai una mamma. Avrai un piccolo Al che ti correrà per casa e farà calcoli numerici sulle tue pareti di casa.”

 

Vanessa fece una smorfia ma non disse niente. Mangiò un po’ della sua insalata in silenzio, poi sembrò ricordarsi. “Oh, scusami Rose, sono stata così presa dal raccontarti di me… cos’è che volevi dirmi?”

 

Io sentii improvvisamente un pugno all’altezza dello stomaco. “Oh.” Dissi. “Niente.”

 

“Sì, ed io sono stupida.” Disse Vanessa sarcasticamente. “Sapevo che non dovevo dirtelo per prima, adesso ti stai riguardando perché pensi che la tua notizia non sia importante quanto la mia.”

 

Io sospirai. “Ho un nuovo capo.”

 

Vanessa mi fissò ingenuamente. “Sì, mi pareva ovvio, con un nuovo lavoro.”

 

“E’ Scorpius Malfoy.” Buttai fuori senza esitare un secondo di più.

 

Vanessa lasciò andare la sua posata e smise di masticare. Mi fissò attonita, come se si aspettasse da un momento all’altro che mi alzassi in piedi e gridassi ‘pesce d’aprile’, ma questo non accadde. “Scorpius Malfoy?! Quel Scorpius Malfoy?”

 

“Oh no, è un omonimo.” Dissi io sarcastica. “Ci sono così tanti Scorpius Malfoy a giro…”

 

“Ma che diavolo, Rose! Devi farti spostare dal suo ufficio!”

 

“Credi che non ci abbia provato?” Feci sospirando. “Ho chiesto… no, ho urlato a Jordan di licenziarmi.”

 

Vanessa mi guardò dritta negli occhi. “Rose, il tuo matrimonio è tra due mesi e lavorare con lui è una pessima, pessima idea.”

 

D’accordo, non ero assolutamente contenta di lavorare con… anzi, per Scorpius Malfoy, ma cosa c’entrava adesso il mio matrimonio con Jack? Corrucciai la fronte scotendo la testa. “Temo di non seguirti. Come può il mio nuovo lavoro influire sul mio matrimonio?”

 

“Assolutamente in nessun modo.” Fece Vanessa. “Era di Malfoy che stavo parlando. Rose, parliamoci chiaro, ti eri presa una sbandata così grossa per lui che…”

 

Alzai una mano per fermarla. “Frena, frena, frena!” Risi dalla disperazione, sicuramente avevo capito male. “Stai insinuando che potrei mandare all’aria il mio matrimonio per una stupida cotta adolescenziale? Pensavo mi conoscessi meglio di così, Vì.”

 

Lei scosse la testa e sospirò. “Nessuna ragazza dimentica mai il suo primo amore, Rose. Ma si va avanti, si volta pagina e si cerca di non pensarci più. Ma quando lavori insieme alla tua vecchia ossessione, diventa un po’ difficile.”

 

“Perfetto.” Dissi io scrollando le spalle. “Stai praticamente dicendo che se Gill Ryan cominciasse a fare il modello, lasceresti Al per lui.”

 

“Non essere stupida, Rose!” Saltò su lei. “Io amo Al! Sto per avere un bambino da lui!”

 

“Giusto.” Annuii. “Tutto quello che devo fare è farmi mettere incinta da Jack. Sarò a posto per il resto della mia vita.”

 

Vanessa mandò fuori un sospiro frustrato. “Dio, Rose, ma perché devi sempre travisare quello che dico? E dimmi una cosa, se pensi che lavorare con Malfoy sia una cosa da niente, perché mi hai mandato un gufo per vedermi e dirmi questa ‘cosa importante’?” Io non risposi. “C’è una piccola parte di te, seppur minima, che ha una paura fottuta di mandare tutto all’aria.”

 

Sbuffai. “No, Vì, è solo… non importa. Hai sentito Gaby e Sol?”

 

Vanessa annuì. “Domani sera andiamo a cena fuori. Vuoi unirti a noi?”

 

“Mi piacerebbe.” Dissi. “Solo noi quattro, come ai vecchi tempi.”

 

Vanessa sorrise e annuì. “Come ai vecchi tempi. Solo che stavolta saremo in cinque.”

 

Io la fissai confusa. “Oh, viene anche Vincent?”

 

Lei scoppiò a ridere e scosse la testa. “No, Rose, mi stavo riferendo… la mia pancia.”

 

“Oh!” La guardai un po’, non avrei mai fatto l’abitudine a pensare che dentro di lei stava crescendo qualcuno. “Non posso ancora crederci, Vì, non mi ci abituerò mai.”

 

“Non la penserai allo stesso modo quando ti sentirai chiamare ‘zia Rosie’.” Fece lei con un bel sorriso.

 

Zia Rose. Se non altro avevo ricevuto una buona notizia.

 

 

**

 

 

La mattina dopo mi alzai di pessimo umore. Sapere di dover entrare in quell’ufficio e dover rispondere ai comandi di Malfoy mi dava la nausea. Per di più ero sempre un po’ nervosa quando dovevo affrontare qualcosa di nuovo e non volevo fare la figura della scema davanti ad un idiota.

 

Presi un bel respiro ed entrai nel Ministero dirigendomi verso l’ascensore proprio come aveva fatto Jordan il giorno precedente. Sperai solo di non incontrare mamma e papà, che avevano insistito inutilmente per accompagnarmi e fare la strada insieme. Ovviamente non avevo detto loro che Malfoy fosse il mio nuovo capo. Papà sarebbe diventato isterico.

 

L’ascensore si aprì ed io scesi camminando un po’ timorosa lungo il corridoio. Le poche persone che mi passarono accanto, mi guardarono un po’ incuriosite. Io volevo solo arrivare velocemente alla fine della giornata.

 

“Psst!”

 

Sentii sussurrare. Mi voltai in cerca della fonte e vidi Al nascosto dietro un angolo che mi faceva cenno di avvicinarmi. Io camminai incerta verso di lui, guardandomi un po’ intorno.

 

“Che ci fai qui?” Bisbigliai. “E perché ti nascondi?”

 

“Perché dovrei essere al mio lavoro ma volevo vedere come procedeva il tuo.” Al fece una smorfia. “Lo sai, non è vero?”

 

Io incrociai le braccia. “Se so che Scorpius- idiota- Malfoy è il mio capo? Sì, lo so. E avresti anche potuto dirmelo!”

 

“Ci ho provato, ma tu sei scappata via.” Disse scotendo la testa. “Vanessa mi ha raccontato tutto, ieri sera. Mi ha detto che Jordan ti ha praticamente costretta a lavorare per lui. Pensavo che avresti dato le dimissioni.”

 

Io sospirai. “Lo farei, ma probabilmente me ne pentirei.” Guardai l’orologio al polso. “Adesso devo andare, non voglio beccarmi una ramanzina dal ‘capo’ il primo giorno di lavoro. Stasera sono a cena con le ragazze, ma possiamo bere qualcosa insieme uno di questi giorni.”

 

Al annuì e mi sorrise. “Sono sempre qui quando hai bisogno.” Lanciò uno sguardo verso il fondo del corridoio. “Buona fortuna, Rosie.”

 

“Grazie, Al.”

 

Lo lasciai nascosto dietro l’angolo e mi stirai un po’ la blusa riprendendo a camminare fiera verso l’Ufficio dei Misteri. Più mi addentravo nel corridoio, più la luce diventava tetra e triste. L’habitat perfetto per un Malfoy, pensai.

 

Bussai alla porta, una ragazza minutina con dei capelli biondi e due occhi slavati venne ad aprire. Mi fissò.

 

“Tu devi essere Rose Weasley.” Io annuii. “Il capo ti sta aspettando.”

 

Figurarsi, non vedeva l’ora di torturarmi probabilmente. La seguii guardandomi intorno nel Dipartimento, che sembrava ancora più tetro e triste del corridoio. Solo delle fiammelle appese alle pareti rischiaravano appena l’ambiente.

 

La ragazzina aprì una porta e mi fece cenno di entrare, Malfoy era seduto dietro alla scrivania col capo chino su dei fogli. La porta si richiuse alle mie spalle.

 

“Sembra quasi che tu sappia quello che stai facendo.” Dissi arrogante.

 

Malfoy alzò la testa per dire qualcosa, ma si fermò all’istante guardandomi da capo a piedi. Alzò un sopracciglio. “Non penserai di lavorare nel mio ufficio vestita così?”

 

Io mi diedi una rapida occhiata chiedendomi cos’avessi che non andava. Avevo un semplice tailleur che mettevo sempre per andare a lavoro. “Perché?”

 

“Perché hai le gambe in bella mostra.” Disse guardandomi. “E anche… tutto il resto.”

 

Io spalancai la bocca allibita e scossi la testa. “Nessuno si è mai lamentato del mio abbigliamento che non mette in mostra proprio un bel niente. Mi dispiace che tu abbia una mente da maniaco ma…”

 

“Una mente da maniaco?!” Rise scotendo la sua chioma bionda. Dio, se lo detestavo! “Non sono io quello che si è messo una minigonna per sedurre il suo capo.”

 

Okey. Adesso ero io ad essere completamente allibita. “Sedurre te?” Chiesi come se non fosse una cosa possibile. “Io sto per sposarmi!”

 

“Con un cane.”

 

“Ancora con questa storia!” Alzai la voce. Stavo cominciando ad infuriarmi. “Non sono qui per farmi prendere in giro da te, Malfoy! Se vuoi spiegarmi cosa diavolo devo fare in questo ufficio bene, altrimenti andrò a casa a scrivere le mie dimissioni!”

 

Malfoy sembrò indeciso sul da farsi, ma poi sospirò e mi fece cenno di sedermi. Io mi ricomposi un po’, facendo un bel respiro. Malfoy si sporse un po’ sulla sua destra ed aprì un cassetto da un armadietto vicino a lui.

 

“Questo.” Disse indicando i fascicoli che riempivano il cassetto. “E’ il nostro lavoro.”

 

Io fissai il cassetto con un sopracciglio inarcato. “Mi sembra un buon inizio. Se poi volessi sforzarti anche di spiegare qualcosa…”

 

“Tu sei un tramite.” Disse richiudendo il cassetto. “Un filtro. Chiamati come ti pare. Noi riceviamo le notizie in esclusiva e sta a noi decidere se renderle note al mondo o tenerle… un mistero. Per questo si chiama ufficio dei Misteri.”

 

Io annuii. “Già, questo spiega molte cose.” Dissi. “Praticamente voi siete quelli che fermano l’informazione pubblica.”

 

“Praticamente noi siamo quelli che decidiamo se sia il caso di far scoppiare una bomba o meno.” Disse Malfoy serio. “Non hai neanche un’idea del tipo di notizie che passano per questo ufficio.”

 

Alzai un sopracciglio e mi leccai le labbra. “Vediamo se ho capito. Tu esamini le notizie e se decidi che valga la pena di essere pubblicata su un giornale…”

 

“… tu la scrivi.” Disse indicandomi, poi si aprì in un sorrisetto. “Sei più intelligente di quanto ricordassi.”

 

“Peccato che non possa dire la stessa cosa di te.” Dissi con non chalance. “C’è altro?”

 

Malfoy mi fissò. “Dove diavolo hai incontrato uno come Jack Russell?”

 

Io alzai gli occhi al cielo. “C’è altro, inerente al lavoro?”

 

“Con quello che guadagni non trovi un po’ strano che uno come Jack Russell voglia sposare proprio te?”

 

Io sospirai e cercai tutto il mio autocontrollo. “Alcuni sono più fortunati di altri.”

 

Malfoy  fece un ghigno. “Scommetto dieci galeoni che scopa peggio di me.”

 

Io mi abbassai lentamente verso di lui e sussurrai. “Perché non facciamo quindici?”

 

Malfoy tese la mascella e mi sbatté un fascicolo davanti. “Puoi iniziare con questo.”

 

 

 

**

 

 

“E’ insopportabile!” dissi a Vanessa quella stessa sera mentre preparava la cena a casa sua. “E’ arrogante, fastidioso, sarcastico e vuole sempre avere ragione!”

 

Vanessa alzò un sopracciglio continuando a tenere gli occhi sulle zucchine che stava tagliando. “Mi fa piacere sapere che è sempre il solito vecchio caro Malfoy.”

 

Io sospirai. “Dico sul serio, Vì, mi farà impazzire. Non resisterò più di un mese in quell’ufficio.”

 

“E allora licenziati.” Disse come se fosse la cosa più semplice del mondo. Rovesciò le zucchine in una padella e si voltò a guardarmi. “Rose, non so se te ne stai rendendo conto, ma nel giro di due mesi sarai la moglie di Jack Russell. Jack Russell il giocatore di Quidditch. Non avrai problemi di soldi, Jack riuscirà a mantenere entrambi.”

 

Io la fissai incredula, non potevo credere che quelle parole stessero uscendo dalla bocca della mia migliore amica. “Mi prendi in giro, non è vero? Credevo che mi conoscessi e lo sai che io non accetterò mai l’idea di farmi mantenere da qualcun altro.”

 

Vanessa riprese a cucinare e mandò un’occhiata all’orologio. Le gemelle dovevano già essere per strada. “Non ti sto dicendo di prenderla come una soluzione permanente, ma puoi permetterti di rimanere per un po’ senza lavoro. E non appena ne troverai un altro tornerai a lavorare.”

 

“E darla vinta a Malfoy? Mi ucciderei piuttosto.” Il campanello suonò, Vanessa fece per andare verso la porta ma le feci cenno con la mano di fermarsi. “Lascia, vado io.”

 

Non appena aprii la porta entrambe le gemelle mi saltarono al collo urlando. D’accordo, era da un bel po’ di tempo che non mi vedevano, ma era anche vero che erano un po’ troppo eccessive. Io sorrisi imbarazzata, sentendo le punte delle orecchie scaldarsi appena. Sol mi diede una scrollata.

 

“Rosie! Finalmente! Ma quand’è stata l’ultima volta che ci siamo viste? Non chiami mai!”

 

Io feci un sorriso di scuse e chiusi la porta. “Mi dispiace, sono stata impegnata…”

 

Gaby fece come per scacciare una mosca. “Oh non preoccuparti, Rose, lo sappiamo ed è giusto che tu sia stata impegnata nei preparativi. Non dare retta a Sol, nessuno può farti una colpa se cerchi di rendere il tuo giorno un giorno speciale.”

 

“Già.” Dissi con un debole sorriso. “Ehi, Vanessa è in cucina.”

 

Le gemelle corsero in cucina ad abbracciare Vanessa, i loro urli arrivarono fino all’ingresso. Aspettai qualche secondo prima di entrare in cucina, Vanessa era ancora un po’ frastornata mentre le gemelle si erano sedute a tavola e avevano cominciato a parlare a macchinetta. Fortunatamente dopo tanti anni avevano imparato a parlare in inglese.

 

“… ed io e Sol siamo scoppiate a piangere quando abbiamo ricevuto la tua lettera! Oh Rose, Vanessa te l’ha detto?” Fece Gaby guardandomi con gli occhi lucidi.

 

Io annuii. “Sì, io… beh, non riesco ancora a crederci.”

 

Sol ridacchiò. “L’hai già detto ad Albus?”

 

Vanessa scosse la testa con un sorriso e mi lanciò un’occhiata fugace. “No, io non so proprio come dirglielo. Non credo che ne sarà felice.”

 

“Ma certo che ne sarà felice!” Fece Gaby. “Perché non dovrebbe esserlo?”

 

Io feci un piccolo sorriso. “E tu e Vincent quand’è che comincerete ad avere dei bambini?”

 

Gaby scrollò le spalle. “Io vorrei, ma Vincent non si sente ancora pronto.”

 

“E’ troppo presto.” Saltò su Sol.

 

Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo. “Troppo presto?” Chiesi seriamente. “Non tengo neanche più il conto da quant’è che stanno insieme, senza contare che dubito che si lasceranno mai.”

 

Sol non disse niente e Gaby sorrise a mo’ di scusa. “E’ diventata paranoica da quando ha trovato un nuovo ragazzo.”

 

Vanessa, che armeggiava un po’ tra i fornelli, si voltò verso di lei. “Hai un nuovo ragazzo? Perché non hai detto niente?”

 

Sol fece una smorfia e sventolò una mano. “Non c’è niente da dire.”

 

“Fa la modesta, come sempre. E la misteriosa.” Rise Gaby. “Oh, Rose! Vanessa ci ha detto… beh, del tuo nuovo… capo?”

 

Sol stavolta si voltò di scatto verso di me. “Oh giusto! Non potevo crederci, di tutte le persone che ci sono al mondo come è potuto succedere che tu sia finita a lavorare per Scorpius Malfoy?”

 

Io feci una smorfia infelice e mi sedetti. “Sì, me lo chiedo anche io, Sol.”

 

“Come sta andando?” Fece Gaby preoccupata.

 

Vanessa mise la nostra cena a centro tavola. “Esattamente come andava anni fa. Sono totalmente incapaci di collaborare.”

 

Io sospirai frustata. “Sto cercando di fare del mio meglio e di lavorare in santa pace, ma lui non fa altro che farmi chiamare nel suo ufficio per qualsiasi cosa!” Gaby e Sol si scambiarono un’occhiata. “Cosa?” Feci io.

 

“Beh, ecco, Rose sei sicura che lui non stia cercando di…” Gaby si morse un labbro e guardò Sol e Vanessa.

 

“Di?” Feci io cercando di capire.

 

“Non ti sembra solo strano che ti voglia sempre intorno?” Fece Sol mettendo in bocca una forchettata. “Non pensi che provi ancora qualcosa per te?”

 

Io scoppiai a ridere. “Non state dicendo sul serio.” Loro mi fissarono ed io spalancai la bocca. “State dicendo sul serio?”

 

Vanessa scrollò le spalle. “Beh, ci si può aspettare di tutto da un Malfoy.”

 

“Non me la sento di contraddirti, credimi, ma questo è davvero assurdo.” Feci io scotendo la testa. “Cerca solo di fare del suo meglio per darmi fastidio in tutti i modi.”

 

Le ragazze fecero una faccia strana, ma Gaby fece un sorriso, forse un po’ forzato, e alzò un bicchiere in aria. “Beh, uomini a parte. Stasera siamo solo noi e dico di festeggiare.”

 

Io presi il mio bicchiere e lo stesso fecero Sol e Vanessa. “Beh, a noi.” Dissi.

 

“A noi che dopo tanti anni siamo rimaste sempre le stesse.” Fece Gaby con un sorriso sincero.

 

La guardai mentre sbattevamo insieme i calici per brindare. Era davvero così, eravamo davvero rimaste sempre le solite? Avrei scommesso dieci galeoni del contrario.

 

 

**

 

 

Aaah, devo dirvelo ragazzi, adoro questo capitolo XD me li scrivo e me ne compiaccio!

Sono contenta di essere riuscita ad esprimere la scena proprio come me la immaginavo nella testa, questa volta sono proprio fiera di me, mi piace la tensione che c’è tra Rose e Scorpius dopo tanti anni.

 

Anyway, spero che oltre a me sia piaciuto anche a voi e vi ringrazio sempre tanto per le recensioni.

Un bacio ed un abbraccio!

 

Il prossimo capitolo “Life is a flower” prossimamente sui vostri schermi!

 

Love, zia Funkia

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4. Life is a flower ***


Erano passati due giorni

DON’T TELL DAD

 

4. Life Is A Flower

 

We live in a free world
I whistle down the wind
Carry on smiling
And the world will smile with you
Life is a flower
So precious in your hand
Carry on smiling
And the world will smile with you                    (Ace of Base)


 

Erano passati due giorni. Due miseri giorni. Eppure non riuscivo più a sopportare Malfoy. Cercavo di impegnarmi nel mio lavoro, leggevo e rileggevo tutte le notizie che mi passava e cercavo di capire come filtrarle al meglio per farne uscire un degno articolo di giornale. Ma lui pensava bene di farmi chiamare ogni dieci minuti per qualsiasi sciocchezza, non facendo altro che deconcentrarmi dal mio lavoro.

 

Irene, la ragazza bionda con gli occhi slavati, venne da me sospirando. “Rose…”

 

“Fammi indovinare.” Dissi togliendomi gli occhiali da lettura. “Il capo vuole vedermi.”

 

Lei fece un piccolo sorriso di scuse, come per dire che di certo non era colpa sua. Ricambiai il sorriso e senza che lei mi accompagnasse mi diressi nell’ufficio del capo. Avrei preferito cento volte dover percorrere il corridoio della morte per arrivare da Jordan.

 

Aprii la porta senza bussare, Malfoy era in piedi davanti all’armadio appoggiato sulla parete sinistra. Voltò appena la testa per vedere chi fosse.

 

“Oh, eccoti.” Disse. Si voltò completamente con due giacche in mano. “Quale preferisci, grigio o blu?”

 

Io lo fissai incredula. “Mi hai fatto chiamare per questo?!” dissi a bocca aperta. “Mi hai distratto per la centesima volta dal mio lavoro per chiedermi questo?”

 

Malfoy scrollò le spalle e infilò la giacca blu. Si riguardò allo specchio, facendo un giro completo su se stesso. “Ho una serata di gala, stasera. Non voglio fare brutta figura.”

 

Io mi passai una mano sulla tempia e mi appoggiai con l’altra su un fianco. “Io davvero non capisco come abbiano fatto a promuoverti Capo del dipartimento, quando passi metà della giornata a farti completamente gli affari tuoi e ad interrompere la gente che vorrebbe davvero lavorare. Dissi. “E il grigio! Il grigio risalta i tuoi occhi!”

 

Malfoy si voltò improvvisamente verso di me. Io lo guardai. Ci fu un attimo di totale imbarazzo prima che togliesse la giacca blu e mettesse quella grigia. “Grigio.” Disse guardandosi allo specchio. “Grazie.”

 

Per un attimo, un solo piccolo istante, mi sembrò di essere mia madre che cercava di decidere come dovesse andare vestito mio padre. Feci un passo indietro.

 

“Posso… andare, signore?”

 

Si voltò di nuovo verso di me, sorpreso. Non lo chiamavo mai signore, a dire il vero non gli davo mai neanche il più minimo rispetto. Lo trattavo come se fosse sempre il mio compagno di scuola con il quale adoravo bisticciare.

 

Chinò il capo per rassettarsi la giacca. “Come sta andando il lavoro?”

 

“Andrebbe benissimo, se avessi la possibilità di lavorarci per almeno dieci minuti di seguito. Lo punzecchiai.

 

Lo vidi fare un minuscolo sorriso. “Non sei cambiata affatto.”

 

Io rimasi un attimo perplessa a fissarlo a bocca aperta. Dovevo sembrare una scema. “Come?”

 

Si voltò e fece qualche passo verso di me, sistemandosi i polsini. “Quando ho letto sul giornale che ti saresti sposata con Jack Russell mi sono detto ‘ecco, ha preso la palla al balzo e si è sistemata per il resto della sua vita’. Una cosa totalmente non da Rose Weasley, non so se mi spiego. Disse con una risatina. “Ed invece sei qui a lavorare e nonostante tu detesti questo nuovo lavoro, ti fai in quattro. Sia per raggiungere il tuo obbiettivo, sia per darmi fastidio. Ne sono sicuro.”

 

Io alzai un sopracciglio. “E cosa c’è di strano?”

 

“Niente.” Fece lui scotendo la testa. “Niente, infatti. Questo è totalmente da Rose Weasley.”

 

Io buttai fuori una semi risata e distolsi lo sguardo. “Non sono più la solita ragazzina, Malfoy. Non sono più la vecchia Rose Weasley.”

 

Malfoy scrollò le spalle. “Può darsi.” Chiuse gli occhi e inspirò. “Ma profumi sempre di rose.”

 

Un brivido mi percorse la schiena e quando Malfoy riaprì i suoi occhi grigi, sentii una scossa di paura prendermi la bocca dello stomaco. Feci rapidamente due passi indietro, deglutendo a fatica. Era stano come una semplice frase rievocasse tanti ricordi. Tanti ricordi che volevo assolutamente cancellare.

 

“Devo tornare al mio lavoro.” Dissi. “E tu al tuo.”

 

Lui annuì totalmente ignaro di quello che mi aveva appena provocato. “Se avessi qualsiasi tipo di problema, Chandice è a tua completa disposizione. Io uscirò due ore prima oggi.”

 

Io annuii freneticamente e uscii dal suo ufficio richiudendomi rapidamente la porta alle spalle. Mi lasciai andare con la schiena contro alla porta e sospirai. Non ero più la solita Rose, mi ero impegnata per cambiare a fondo, per diventare una persona migliore e per costruirmi una vita migliore.

 

Ma per quanto mi sforzassi di cambiare, avrei per sempre profumato di rose.

 

 

**

 

 

Ehi piccola, tutto bene?”

 

Mi voltai pigramente, Jack mi fissava con un sorriso seduto sul divano del suo appartamento. Jack sorrideva sempre, era uno di quei tipi sempre solari, sempre allegri, sempre sereni. Io mi sforzai di sorridere ma avevo ancora in testa quella stupida chiacchierata con Scorpius Malfoy.

 

“Io profumo?”

 

Jack mi fissò un po’ stranito. “Ma certo che profumi, tesoro, hai fatto la doccia un’ora fa…”

 

“No.” Dissi interrompendolo. Mi avvicinai a lui e mi sedetti al suo fianco sul divano. “Ecco, mi chiedevo se… se ho un odore particolare… che ne so, di fiori per esempio.”

 

Jack si grattò la nuca. “Beh, ecco…” Inspirò col naso. “Sì, forse. Non saprei. Ma perché me lo chiedi?”

 

Io scossi la testa con un sorriso. Ero proprio stupida. “Niente, non importa.” Dissi. “Cosa vuoi fare stasera? Possiamo chiamare Al e Vanessa e uscire un po’ insieme, sempre se ti va. O se vuoi chiamare qualcuno della squadra.

 

“Oh.” Fece Jack.

 

Io lo guardai perplessa. “Oh? Che cosa vuol dire ‘oh’?”

 

Fece una faccia come se fosse in pena e sospirò. “Vuol dire ‘oh, ho dimenticato di dirtelo, non è vero’?”

 

Jack era fantastico. Era unico. Ma non riusciva neanche a ricordare quando fosse il suo compleanno. Perciò non mi stupivo più di tanto quando saltava fuori che aveva dimenticato di dirmi qualcosa. Alzai gli occhi al cielo, cercando di essere paziente.

 

Che cos’è, stavolta?”

 

“Niente di che, una semplice serata.” Disse Jack scrollando le spalle. “Tutto quello che devi fare è indossare un bell’abito elegante e mangiare stuzzichini ridendo alle battute degli altri. Spero solo che non servano il sushi, adesso va così di moda che lo servono ovunque!”

 

Io risi e scossi la testa dandogli un buffetto sulla guancia. “Aaaw, povero amore, quanta è dura la vita della celebrità.

 

Jack si abbassò verso di me ridente. “Dovresti saperlo, dato che anche tu sei una celebrità, Rose Weasley.

 

Io distolsi lo sguardo e sbuffai ridendo. “Non sono affatto una celebrità, sono solo Rose.”

 

“Ed è esattamente quello che cerco di dirti quando dico che sono solo Jack.” Disse lui con un sorriso. Mi prese per mano e i suoi occhi brillarono. “Ti amo, lo sai vero?”

 

Un sorriso ebete si aprì sulla mia faccia. “Sì, mi ero fatta una vaga idea.” Mi sporsi per baciarlo sulle labbra. “Ti amo anche io.”

 

“Buono a sapersi, non stiamo organizzando un matrimonio invano. Scherzò ed io scoppiai a ridere. “Che ne dici adesso di salire di sopra e metterti un bel vestito da vera principessa così possiamo arrivare prima alla festa?”

 

Io feci una smorfia. “Come mai tanta fretta?”

 

Jack scrollò le spalle. “Prima arriviamo, prima ce ne possiamo andare.

 

“Sei malefico, lo sai?” Feci io prendendolo in giro. Mi alzai dal divano e mi incamminai verso le scale. “D’accordo, ma quando scendo voglio che tu sia già pronto. Non mi piace aspettare.”

 

“Consideralo già fatto.” Disse. “Oh, Rose?”

 

“Sì?” dissi già a metà della scalinata.

 

Jack si schiarì la gola e arrossì appena. “Lo so che detesti quando ti compro le cose ma… il tuo vestito è sopra al letto.”

 

Io lo guardai qualche secondo senza dire nulla, poi mi aprì in un ampio sorriso. “Per questa volta sei perdonato.”

 

Jack scoppiò a ridere ed io lo fissai ancora a metà scala. Adoravo sentirlo ridere, era una risata cristallina e sincera. Adoravo che ridesse con me. Non c’era niente di meglio per sentirsi davvero completi, che sapere che un uomo come Jack mi amasse. E in quel momento non aveva proprio nessuna importanza che profumassi di rose o meno.

 

 

**

 

 

“… e dei fiori di arancio pendevano da tutte le parti: le panche, le sedie, i tavoli. Oh, e poi John aveva deciso bene di ingaggiare una band che suonasse tutte le nostre canzoni. Quando eravamo giovani andavamo a tutti i concerti e urlavamo come dei pazzi. E cosa avete pensato di fare per il ricevimento? Ci saranno così tante persone!”

 

La signora Tatchenberg, la moglie del sottosegretario del Ministero, mi stava letteralmente ubriacando con i racconti del suo matrimonio. Io sorrisi educatamente sorseggiando un po’ del mio champagne.

 

“Ecco…” dissi. “A dire il vero speravo di poter fare una cosa intima.

 

“Oh!” fece lei un po’ delusa. “Pensavo che due persone famose come voi adorassero stare al centro dell’attenzione.”

 

Sorrisi imbarazzata. “Direi che non siamo proprio quel tipo di persone.”

 

“Tesoro.” Sentii la voce della salvezza e mi voltai in cerca del mio principe azzurro. Jack era appena dietro di me e mi posò una mano sulla schiena sorridendo gentilmente alla signora Tatchenberg. “Olivia, la trovo bene stasera. Sembra più giovane di dieci anni.”

 

Quella rise pavoneggiandosi. “Oh non essere sciocco, Jack!” continuò a ridacchiare. “Vogliate scusarmi, ho appena visto qualcuno che voglio salutare.

 

Finalmente se ne andò ed io tirai un sospiro di sollievo. Era praticamente una ventina di minuti che mi teneva bloccata nel solito punto. Jack fece un sorriso di scuse.

 

“Ho cercato di venire prima ma il Ministro continuava a chiedermi della partita del prossimo mese.” Disse. “Ha voluto sapere tutto del Matrimonio, non è vero?”

 

Io feci una smorfia. “Più che altro mi ha raccontato tutto del suo. Dobbiamo starcene qui ancora a lungo?”

 

Jack scosse la testa. “Spero proprio di no, non vedo l’ora di tornare a casa. Solo perché sei famoso la gente dà per scontato che ti piaccia questo genere di cose, ma io vorrei tanto potermene stare in ciabatte sul divano.”

 

Alzai un sopracciglio. “E perché siamo venuti, allora?”

 

“Consideralo parte del mio lavoro.” Disse con un sorriso. “Vado a salutare una persona, ci metto solo un secondo, giuro.

 

Mi lasciò il suo bicchiere e se ne andò in mezzo alla folla. Io sospirai, guardandomi intorno. Sperai che non ci fosse un’altra signora Tatchenberg che avesse voglia di parlare con me. O meglio, con la futura moglie di Jack Russell.

 

“Ammetto che queste feste non sono il massimo, ma cercare addirittura di ubriacarsi…”

 

Mi voltai con un sorriso. “Vincent!” dissi. “Non hai idea di quanto mi faccia piacere vederti!”

 

Vincent rise. “Posso immaginare. Ho incontrato Jack dieci minuti fa, mi ha detto che non vedete l’ora di squagliarvela.” Indicò i miei due bicchieri. “Non ti pare di alzare un po’ troppo il gomito.

 

“Uno è di Jack.” Dissi. “E Gaby?”

 

Vincent scrollò le spalle. “E’ rimasta a casa con Sol, non le piacciono molto questo genere di feste. Non che possa biasimarla, ho passato metà della serata a parlare della nostra prossima partita. Jack ne sa qualcosa.”

 

Io annuii. “Spero solo che Jack non sia troppo teso. Sai, si avvicina l’ora X.”

 

Vincent rise. “Non c’è niente che possa fermare Jack in campo, se non avessimo lui in squadra non avremmo neanche potuto sperare di arrivare a metà del campionato.

 

“E tu come sempre sei troppo lusinghiero. La voce di Jack arrivò alle mie spalle. “Ti lascio cinque minuti da sola e ti metti a flirtare col primo che passa?” Scherzò lui.

 

Io scossi la testa. “Oh per favore, conosco Vincent da molto più tempo di te.

 

“Sì, lo so.” Fece Jack con una smorfia, poi si voltò verso Vincent. “Non fa altro che ripetere che tu e Gaby siete la coppia perfetta, il vero amore.”

 

“Beh, è vero.” Dissi io.

 

Vincent sembrò un po’ imbarazzato e si grattò la nuca. “Oh beh, niente è così perfetto come sembra ma…” Si schiarì la gola. “Come procedono i preparativi?”

 

“Abbiamo totalmente smesso di occuparcene. Fece Jack ed io annuii. “Non ne vogliamo sapere più niente fino al giorno fatidico. Che sembra essere sempre più vicino.”

 

Vincent rise. “Non ci starai ripensando?”

 

“Mai.” Disse Jack guardandomi negli occhi.

 

“Sono felice di sentirtelo dire.” Dissi appoggiandogli una mano sul petto. “Ma adesso possiamo andare a casa? Sono davvero molto stanca.”

 

Jack annuì e alzò lo sguardo su Vincent. “Vuoi fare la strada con noi?”

 

Vincent scosse la testa. “No, rimarrò ancora per un po’. Il sushi è ottimo.”

 

Jack fece una faccia disgustata ma salutò Vincent e con un braccio attorno alle mie spalle cominciò a farsi spazio in mezzo alla folla. Continuammo a salutare gente al nostro passaggio, alcuni ci auguravano buona fortuna, altri solo arrivederci. Eravamo quasi alla fine della Sala quando mi fermai di botto e il sorriso scomparve repentinamente dalle mie labbra.

 

Stavo per voltarmi verso Jack, che stava salutando una vecchia coppia, e trascinarlo via quando lui si voltò nella mia direzione ed incrociò il mio sguardo. Rimase un attimo interdetto, guardandomi da capo a piedi. Io mi sentii arrossire.

 

Weasley!” disse infine Malfoy con tono sorpreso. “Non sapevo che frequentassi le serate di gala.

 

Jack nel frattempo si era voltato, richiamato dal mio cognome. Io mi schiarii la gola. “No, infatti, non…” cercai di dire. “Jack, questo è il mio nuovo capo.”

 

“Oh,” fece Jack tendendo la mano gentilmente. “Molto piacere, Jack Russell. Ha davvero una bella giacca, un bel colore.

 

Io chiusi gli occhi imprecando mentalmente. Sperai solo che Malfoy non se ne venisse fuori con qualche frase ambigua sulla sua giacca ed io che l’avevo scelta.

 

Scorpius Malfoy.” Disse semplicemente, stringendo la mano di Jack. Il che fu molto peggio di un miliardo di frasi ambigue.

 

Il sorriso di Jack scomparve lentamente e cominciò a fissare Malfoy scrutandolo per bene. Si voltò verso di me, come per chiedermi se aveva capito bene. Come per chiedermi se stesse realmente stringendo la mano al ragazzo che anni prima mi aveva spezzato il cuore.

 

“Oh, Rose non mi aveva detto che…” ritirò la mano schiarendosi la gola. “Rose, non mi avevi detto che stessi lavorando per Scorpius Malfoy.”

 

Malfoy sembrò un attimo confuso, ma non si scompose. “Il mio nome mi precede?” Chiese.

 

Jack fece del suo meglio per non sembrare scortese, ma ero sicura che se avesse potuto avrebbe preso a pugni Malfoy. “A quanto sembra.”

 

“Già.” Feci io ridacchiando. “Adesso è tardi, Jack, perché non andiamo a casa?”

 

Malfoy mi ignorò. “Non sapevo di essere tanto popolare nel Ministero.”

 

Jack si scurì. “Forse al Ministero no, ma sono sicuro che ad Hogwarts in parecchi abbiano sentito parlare di te.”

 

La confusione di Malfoy svanì in un attimo, non appena fece due più due, e si voltò a guardarmi capendo che avevo raccontato tutto a Jack. “Capisco.” Disse lentamente. “E’ una fortuna che il passato sia passato, allora.”

 

“Indubbiamente.” Fece Jack prendendomi per mano. “Vieni Rose, andiamo a casa.”

 

Jack superò Malfoy senza neanche salutare ed io lo seguii trascinata da lui.

 

Weasley?” Mi voltai verso Malfoy, Jack si fermò con me. “Bel vestito.

 

“Grazie.” Mormorai imbarazzata prima di voltarmi di nuovo e uscire di corsa dalla Sala cercando di stare dietro a Jack. Sapevo che era arrabbiato e sapevo anche che era deluso da me. Si aspettava, come era giusto che fosse, che gli avrei detto per chi stavo lavorando dato che l’uomo per cui lavoravo era Malfoy.

 

“Jack.” Provai a dire.

 

“Se solo ti sfiora con un dito, lo ammazzo. Disse.

 

Io sospirai alzano gli occhi al cielo. “Adesso non fare il tragico. E’ solo lavoro. E ho cercato di farmi licenziare ma Jordan…”

 

Jack si voltò allibito verso di me. “Hai cercato di farti licenziare?” disse. “Ma sei impazzita! Tu adori il tuo lavoro!”

 

“Io adoravo il mio vecchio lavoro.” Dissi con una smorfia. “Ma non è così male adesso. Io e Malfoy praticamente non ci vediamo mai.” Mentii.

 

Jack sospirò guardandosi un po’ attorno. Mi prese per le spalle, accarezzandomi lentamente. “Rose, non è che io non mi fidi te, è solo…”

 

“Lo so.” Dissi io guardandolo negli occhi. “Jack, avevo diciotto anni.”

 

Mi fissò ancora per un po’, poi si aprì in un debole sorriso. “Sono paranoico, non è vero?”

 

Io sorrisi e scrollai le spalle. “Sei solo geloso. E mi piace.”

 

Jack mi circondò con il suo braccio e sembrò un po’ più rincuorato. “Allora, che ne dici, vuoi tornare a casa con me?”

 

Io scoppiai a ridere. “E con chi altri dovrei tornare?”

 

 

**

 

 

Fortunatamente il giorno dopo la serata di gala era sabato, ed io non lavoravo il sabato. Il che significava non dover vedere la brutta faccia di Malfoy per due interi giorni. Era il paradiso. Purtroppo Jack aveva gli allenamenti il sabato mattina ed io ne avevo approfittato per pranzare con Al, dato che era un po’ che non passavamo del tempo insieme.

 

Gli raccontai tutto quello che era successo la sera precedente, per filo e per segno. Come previsto Al scoppiò a ridere e per poco non si strozzò con il suo frullato.

 

Che idiota!” Commentò ridendo a voce alta. “Passano gli anni ma rimane sempre un idiota!”

 

Shhh!” Gli feci cenno di abbassare la voce, le persone che ci passavano accanto ci lanciavano occhiate curiose. Piegai la testa da una parte. “Ammettilo Al, tu ci provi quasi gusto a vedermi lavorare per lui, non è vero?”

 

“Oh scusami, Rose.” Fece posando il suo frullato sul tavolo. “Ma è davvero il re degli idioti ed io mi diverto un mondo a vederlo all’opera. E’ stato fortunato che Jack non gli abbia piantato un pugno sul naso in seduta stante, e lui si mette pure a farti i complimenti per il vestito? E’ un idiota.”

 

Io sospirai ma non dissi niente. Non mi piaceva tutta quella situazione, ma io e Malfoy che ci punzecchiavamo, Vanessa che cercava di disperdere consigli e Al che non voleva altro che Malfoy sprofondasse in una buca profonda, mi sembrò tutto così familiare che sembrava di essere tornata a casa dopo un lungo viaggio.

 

E lo sai che non mi è mai piaciuto.” Disse Al.

 

Io scrollai le spalle appoggiandomi sui gomiti. “Sì, è vero. Ma non ti piace nemmeno Jack.”

 

Al sospirò e fece una smorfia. Giocherellò un po’ con la cannuccia. “Non è che proprio non mi piace, è solo che… Rose, stai per sposarti, non credo che tu voglia sapere davvero quello che penso. Ormai non è più importante.”

 

Ma certo che è importante!” Feci io allibita. “Al, sei il mio migliore amico!”

 

Al sbuffò e sviò lo sguardo da me. “Non penso che sia l’uomo adatto a te.”

 

Oh. Beh, questo sì che mi coglieva di sorpresa. Al non era mai stato un grande fan di Jack e quando avevo annunciato che ci saremmo sposati non l’aveva presa affatto bene, ma non credevo che il motivo fosse questo.

 

Perché non me l’hai mai detto prima?” Chiesi io perplessa. “Sono anni che io e Jack usciamo insieme, ormai.”

 

Lui scosse la testa. “Chi sono io per dirti con chi puoi o non puoi stare? Tu sei felice con Jack ed è tutto quello che conta. Io mi morsi un labbro. “E poi chi lo sa, magari mi sbaglio della grossa. Magari sarete la coppia più felice sulla faccia della terra ed avrete milioni di bambini. Anzi, scommetto che sarai la prima ad avere dei bambini.

 

Io cercai di reprimere una risata. “Ne dubito.”

 

Al scosse la testa sospirando. “Mi dispiace dirlo, ma un po’ mi mancano i tempi in cui insultavamo Malfoy a scuola, sai? Mi manca stare ad Hogwarts con te e Vanessa, mi manca fare a pallate di neve nel parco, mi manca giocare a Quidditch…”

 

Io alzai un sopracciglio. “Se devo essere sincera, a me non manca proprio niente.

 

“Sì, adesso sei totalmente felice con la tua vita. Fece Al sarcastico. “Lo sappiamo. Ce l’hai fatto presente una ventina di volte a settimana negli ultimi sei anni.”

 

Io lo guardai male ma poi scoppiai a ridere. “Non è che Hogwarts non mi manchi, a volte. Dissi ripensando ai vecchi tempi. “E’ solo che mi piace essere indipendente, avere il mio lavoro, costruirmi un futuro.

 

“E hai tutto il tempo di farlo, non devi per forza correre all’altare come se stessi partecipando ad una gara ad ostacoli. Fece Al.

 

“Non sono io che accelero le cose, Al.” Dissi alzando le sopracciglia. “Sei tu che sei lento.”

 

Al incrociò le braccia, quasi offeso. “La calma è la virtù dei forti.”

 

“Già.” Feci io con un sorriso fastidioso. “Ma chi dorme non piglia pesci.”

 

Al sospirò ed alzò gli occhi al cielo. “Adesso capisco perché abbiamo smesso di uscire insieme, io e te.

 

Io scoppiai a ridere e gli posai una mano sulla spalla, amichevolmente. “Non te la prendere. Lo sai che sei sempre il mio cugino preferito!”

 

Al diede un altro sorso al suo frullato. “Comincio a chiedermi se sia un bene o un male…”

 

 

**

 

Ecco qua!

Bene, sono molto contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto. Devo dire che ero molto insicura se inserire o meno una gravidanza anche in questa storia, dato che praticamente le mie storie ne sono piene… ma questa volta volevo affrontarla in maniera diversa, in maniera più materiale e vedremo come andrà avanti.

Anyway, io sono sempre stata una persona molto legata ai ricordi… e a quanto sembra anche Rose e Scorpius. Dopo tutto, a chi i ricordi non fanno riaffiorare anche determinati sentimenti?

 

Grazie a tutti per le recensioni, le letture, i commenti e quant’altro. Vi adoro.

Ci vediamo al prossimo capitolo Naturally

Kisses, Zia funkia

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 5. Naturally ***


Lily ci fece morire di paura tutti quella domenica mattina

DON’T TELL DAD II

 

5. Naturally

 

How you choose to express yourself
Its all your own and I can tell
It comes naturally,
it comes naturally

You follow what you feel inside,
It's intuitive, you don't have to try,
It comes naturally,
It comes naturally                                            (Selena Gomez)

 

 

Lily ci fece morire di paura tutti quella domenica mattina. Arrivò come un fulmine a ciel sereno sbattendo la porta e scaraventandosi in casa mentre stavamo pranzando. Papà rovesciò tutto a terra per la paura mentre io, mamma e Hugo ci limitammo a fissarla terrorizzati. Lei rimase sulla soglia respirando pesantemente.

 

“Non è vero!” disse infine.

 

Noi quattro ci guardammo cercando di capire. Hugo scrollò le spalle. “Cosa non è vero?” disse con la bocca piena di piselli.

 

Mi fissò con uno sguardo di fuoco. “Dimmi che non è vero che stai lavorando per Scorpius Malfoy!”

 

Mamma si voltò allibita verso di me, papà lasciò andare la forchetta che aveva appena recuperato. “Stai lavorando per Malfoy?” Fece subito infuriato. “Per Malfoy? Perché diavolo non ci hai detto niente, Rose!”

 

Io sospirai frustrata. “Grazie mille, Lily.”

 

Lei si portò le mani sui fianchi, agguerrita. “Oh, dovrai ringraziarmi per un bel po’ di tempo e questo tu lo sai! Me lo ricordo come sei stata l’ultima volta, eri uno straccio quando…”

 

Io alzai una mano fermandola. “Va bene, Lily, tutti conosciamo la storia.”

 

Hugo venne in mio soccorso. “Ha già cercato di farsi licenziare. Jordan non gliel’ha permesso.”

 

“Oh.” Fece mia madre posandomi una mano sulla spalla. “Beh, se Jordan non vuole licenziarti è un buon segno, vuol dire che crede davvero in te.”

 

“Consolatorio, mamma.” Feci io fissandola con una smorfia, prima di passare a guardare Lily. “E da chi l’hai saputo, si può sapere?”

 

“Me l’ha detto Al.” disse incrociando le mani al petto. “Ma quello che più mi stupisce è che tu non abbia detto niente a me!”

 

Raccolsi il piatto di papà, che ancora mi fissava corrucciato. “Non c’è proprio un bel niente da dire, ecco perché. Io faccio il mio lavoro come ho sempre fatto finora. Ma che cos’è quest’allarmismo che avete tutti?”

 

Lily mi guardò allibita. “Stai scherzando, non è vero? Stiamo parlando di Scorpius Malfoy!”

 

“No, stiamo parlando del mio lavoro!” Feci io cominciando ad alterarmi. “E tutti siete così dannatamente preoccupati per il mio matrimonio! Beh, sai una cosa, Jack lo sa! Sa che sto lavorando per lui e non è minimamente preoccupato dalla cosa!”

 

Papà cercò di buttare giù un boccone. “Perché non ci hai detto niente?”

 

Hugo alzò un sopracciglio. “E c’è da chiederlo, papà? Guarda quanto sta sbraitando Lily!”

 

“Io non sto sbraitando. Non inutilmente, almeno.” Disse risentita. “Rose, non fare niente di stupido.”

 

“Come cosa, ad esempio?” Feci alzando le braccia. “Rovinare il mio matrimonio e buttarmi tra le braccia di Malfoy?” Lily mi fissò senza dire nulla. “Non puoi pensarlo sul serio!”

 

“Come vuoi.” Fece. “Ma non sarò lì a dirti che te l’avevo detto.”

 

“Perché non ce ne sarà nessun bisogno.”

 

Hugo si alzò e andò verso Lily. “Andiamo, adesso calmati. Hai dimenticato di prendere i tuoi tranquillanti stamattina? Non eri così agitata neanche quando avresti dovuto scegliere i fiori per il matrimonio.”

 

“So solo cosa vuol dire essere una donna.” Disse sventolando i suoi lunghi capelli. “E una donna non dimentica mai il primo amore.”

 

Papà corrucciò la fronte. “Questa è una teoria interessante.” Disse. “Hermione, tu pensi sempre a Viktor Krum?”

 

“No,” fece mamma mangiando tranquillamente. “perché non è stato lui il mio primo amore. Io ho sposato il mio primo amore.”

 

“Visto?” Fece Lily. “Che ti avevo detto?”

 

Io sbuffai. “Loro due non contano.” Dissi. “E tuo padre non ha sposato quella… come si chiamava?” Mi voltai verso papà in cerca d’aiuto.

 

“Cho Chang.” Disse.

 

Hugo si mise finalmente in mezzo e cercò di spingere Lily verso la porta. “Ok, adesso vai a casa e ti fai una bella doccia fredda e quando tornerai ad essere una persona normale potrai venire qui e dirci che stavi solo scherzando e che probabilmente il caldo ti ha dato alla testa.”

 

Lily gli lanciò un’occhiata di fuoco. “Fuori piove e ci sono quindici gradi.”

 

“Allora forse è il freddo che ti dà noia.” Disse Hugo. “Saluta tutti.”

 

Lily salutò e si fece trascinare da Hugo fino alla porta. Hugo era l’unico della famiglia che riusciva a contenerla. Rientrò in cucina qualche minuto dopo sbuffando e mettendosi a sedere.

 

“E’ pazza.” Disse.

 

Mamma si schiarì la gola casualmente. “Allora… questo nuovo lavoro…”

 

Io alzai gli occhi al cielo. “Chiedilo apertamente, mamma.”

 

“D’accordo.” Disse fissandomi dritta negli occhi. “Come stanno le cose tra te e Malfoy? Ti tiranneggia?”

 

“No, sto benissimo.” Dissi. “E’ il solito rompiscatole che cerca di darmi fastidio in ogni modo, ma non interferisce col mio lavoro. Lo sai, sono sempre le solite battute sceme per prendermi in giro.”

 

“Okey.” Disse mia madre. “Okey, se è tutto a posto.”

 

Papà la fissò allibito. “Se è tutto apposto? Sta lavorando per un Malfoy ed è tutto quello che sai dire?”

 

“Che cosa suggerisci, Ron?” fece mamma. “Che si licenzi?”

 

Io mandai uno sguardo a papà, che mandò uno sguardo nella mia direzione. “No, certo che no… è solo che… Rose, sei sicura di poterlo fare?”

 

Io annuii. “Io posso fare tutto nella mia vita. Sei stato tu a dirmelo, ricordi?”

 

“Giusto.” Disse lentamente papà. Ero sicura che stesse imprecando mentalmente. “Magari puoi sentire Jordan se può spostarti in un altro ufficio.”

 

“E tornare a scrivere del gossip? No, grazie, preferisco Malfoy.” Dissi con una smorfia. “Neanche lui può essere peggio del gossip.”

 

 

**

 

 

Irene venne da me anche quella mattina con la solita faccia abbattuta. Io sospirai e guardai l’orologio, era appena dieci minuti che ero arrivata in ufficio. Forse avevo torto, forse Malfoy poteva essere peggio del gossip.

 

“Mi dispiace.” Disse Irene.

 

Io sventolai una mano. “Lascia perdere, non è colpa tua.”

 

Lasciai il mio lavoro appena iniziato e mi diressi verso l’ufficio di Malfoy. Entrai senza bussare, ormai non bussavo più. Mi chiamava così tante volte al giorno che avrei consumato le nocche a forza di bussare. Malfoy stava dietro la sua scrivania.

 

“Weasley.” Disse a mo’ di buongiorno. “Siediti pure.”

 

Mi sedetti alla sua scrivania aspettando che mi dicesse perché questa volta fossi nel suo ufficio. Lo vidi trafficare un po’ tra delle carte che aveva steso sulla scrivania, come se stesse cercando qualcosa.

 

“Bella serata, vero? Spero che vi siate divertiti.”

 

Io sbattei le palpebre un paio di volte prima di realizzare di che cosa stesse parlando. “Oh.” Dissi. “Noi non siamo molto per le serate di gala.”

 

Malfoy fece un piccolo sorriso ed io mi chiesi cosa ci fosse di divertente. “Non sei mai stata una grande fan dei party, se ricordo bene.” Disse continuando a cercare. “Ma almeno anni fa, non avresti mai osato mettere un vestito del genere.”

 

“Anni fa non avevo un ragazzo che poteva permetterseli.” Dissi secca.

 

“Oh beh, questo è tutto da vedere.” Disse alzando finalmente la testa, con le sopracciglia inarcate. Mi diede un fascicolo e diventò improvvisamente serio. “Questo dovrebbe essere il tuo lavoro di oggi. Lo so che di solito sei abituata a scrivere la verità, ma questa volta ho bisogno che tu scriva una notizia falsa.”

 

Io lo fissai con la fronte corrucciata. “Temo di non capire, di che cosa si tratta?”

 

“Di un omicidio.” Disse secco.

 

Io spalancai gli occhi ed aprii di scatto il fascicolo leggendone il contenuto. “Jeremiah Kein? Non è un membro del…”

 

“…Wizengamot.” Finì Malfoy per me, annuendo con un sospiro. “Esattamente. Purtroppo pare sia deceduto in circostanze… misteriose. Non ci sono molti indiziati, ma pare che il primo sulla lista sia un certo Bernard Bay, un nuovo membro del consiglio da appena due settimane.”

 

Scossi la testa cercando di mettere insieme i pezzi. “E cosa c’è di così misterioso?”

 

“Non è stato Bernard Bay.” Disse semplicemente Scorpius. “Stanno cercando di incastrarlo, ne siamo quasi certi. Perché mai un giovane membro che è appena riuscito ad entrare nel consiglio dovrebbe mandare tutto in fumo per una cosa così stupida? Pensaci, Weasley.”

 

Adesso stavo finalmente connettendo tutti i fili. “Così tu vuoi che io scriva un articolo dove si dice che Kein sia stato ucciso da Bay, sperando che il vero assassino si rilassi e faccia una mossa falsa.”

 

“Bingo!” disse Malfoy con un sorriso. “Adoro lavorare con te, Weasley.”

 

Io arrossii appena e feci un piccolo sorriso scotendo la testa. “Tu hai sempre adorato tutto di me.”

 

“Non posso darti torto.” Disse come se stessimo parlando di comprare il latte. “Pensi di poter avere l’articolo pronto per metà mattinata?”

 

“Sempre che tu non continui a farmi chiamare dalla tua segretaria per venire nel tuo ufficio.” Dissi prima di rileggere il mio fascicolo. “Quando è stato ritrovato il corpo?”

 

“Ieri, ma dovevamo esaminare l’intera faccenda prima di pubblicare. E soprattutto, prima di andare avanti con le indagini.”

 

Io annuii. “Chi indagherà? Gli Auror?”

 

Malfoy fece un lungo sospiro. “Troppo rischioso, danno nell’occhio. Per questo esiste l’ufficio dei Misteri. Sarò io ad indagare.”

 

“Tu?” Risi io. “Ne sei capace?”

 

“Perché credi che mi abbiano fatto Presidente, Weasley, perché so leggere delle notizie?” disse ovvio.

 

Io feci una smorfia. “Sarà, ma non credo che tu riesca a fare tutto da solo.” Dissi. “E non hai il fiuto del giornalista. Hai bisogno di una persona scaltra, intelligente e che sappia il fatto suo.”

 

Malfoy alzò gli occhi al cielo continuando a sorridere. “Ti stai per caso proponendo, Weasley?”

 

Io sorrisi. “Bingo!”

 

 

**

 

 

“Stai indagando su un omicidio? Da quando sei diventata Miss Congeniality?”

 

Io alzai gli occhi al cielo, sapevo già che Vanessa non avrebbe affatto approvato. La stavo aiutando a scegliere le foto da inserire nel suo book e quando gliel’avevo detto mi aveva guardata come se fossi pazza.

 

“Non ci saranno duelli o cose del genere, devo solo agire dal punto di vista giornalistico. Interviste e cose del genere, lo sai. E non sarò da sola, lavoreremo in coppia.”

 

Vanessa alzò un sopracciglio. “Beh, se non altro sempre meglio che lavorare da sola. Chi è il tuo partner?”

 

Io mi schiarii la voce, adesso sarebbe arrivata la vera ramanzina. “Malfoy.”

 

Vanessa lasciò perdere del tutto le sue foto e mi fissò a bocca aperta. “E’ una specie di scherzo, non è vero? Tu fai sempre al contrario di ciò che ti viene consigliato, perché ricordo bene di averti detto di stare alla larga da lui il più possibile.”

 

“E’ lavoro.” Dissi. “Solo lavoro. Insomma, stiamo indagando ad un omicidio, non c’è niente di romantico!”

 

“Come ti pare.” Fece Vanessa quasi risentita. “Io non sarò lì a dirti che te l’avevo detto.”

 

“Già.” Feci io roteando gli occhi. “Né tu, né Lily ci sarete.”

 

In quel momento Al rientrò in casa dal camino, spargendo un po’ di cenere sul pavimento. Vanessa alzò gli occhi al cielo, era una maniaca della pulizia. Al tossicchiò un po’ e si stirò prima di togliersi il camice di lavoro.

 

“Uff, sono a pezzi!” Disse prima di alzare lo sguardo. “Oh, ciao Rose.”

 

Io alzai una mano per salutare, Vanessa sospirò. “Sei tornato tardi.”

 

“Lo so, una giornata di fuoco. Mi dispiace.” Se ne andò in cucina, sentii la porta del frigo che si apriva ma passarono solo pochi secondi prima che Al tornasse in salotto con un aria sconvolta e un bicchiere di succo di zucca in mano. “Il frigo è vuoto.”

 

Vanessa si passò una mano sulla tempia. “Sì lo so, non ho avuto il tempo di fare la spesa.” Disse guardandolo mentre beveva. “Stavo provando il vestito da sposa e…”

 

Al per poco non si soffocò con il succo di zucca, se ne versò la metà sulla maglia e ci fissò sconvolto. “Il vestito da sposa?” Chiese allarmato.

 

Vanessa alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Per la sfilata della prossima settimana, Al!”

 

“Oh!” fece Al ridendo. “Cavolo, per poco non mi hai fatto prendere un colpo! Ultimamente ovunque vado non faccio altro che sentir parlare di matrimoni e di figli e di mogli incinte… senza offesa Rose.”

 

Io scossi la testa. “Nessuna offesa.” Dissi lanciando uno sguardo fugace a Vanessa. “Ma ne parli come se fosse una brutta cosa.”

 

Al rise e scrollò le spalle. “Non è una brutta cosa.” Disse cercando di ripulire la maglia. “E’ solo che tutti stanno cercando di convincermi che sposarmi ed avere dei figli sia la cosa giusta da fare adesso che sono giovane, quando io penso solo che siamo troppo giovani.”

 

Io mandai fuori una mezza risatina guardando Vanessa. “Eh… già…”

 

“Siamo realisti, non ho nemmeno venticinque anni, il solo pensiero di dover cambiare un pannolino mi spaventa. Senza mettere in conto che i bambini non ti fanno dormire per più di due ore e hanno bisogno di attenzione costante. Io non so neanche badare a me stesso!”

 

“Ehm, Al.” Feci cenno di farla finita ma lui non mi stava guardando. Vanessa rimase in silenzio.

 

“E Phil. Ha avuto un bambino adesso. Dovreste vederlo è un uomo distrutto! Delle mattine arriva a lavoro e non si rende nemmeno conto di quello che deve fare.” Al rise e scosse la testa. “E poi andiamo, chi vorrebbe un bambino adesso?”

 

Vanessa lo fissò, immobile. “Io sono incinta.”

 

Il sorriso scomparve a poco a poco dalle labbra di Al per lasciare spazio alla pura incredulità. Vanessa e Al si fissarono per un po’, in silenzio, ed io cominciai a sentirmi in serio disagio.

 

“Oh.” Disse alla fine Al.

 

Vanessa si strinse a sé voltando la testa da un’altra parte. Io sospirai guardando dall’uno a l’altro, aspettando una reazione che non arrivò mai.

 

“Beh, è fantastico, no?” dissi cercando di coinvolgerli. “Avrete un bambino!”

 

Al fece una smorfia e guardò Vanessa, serio. “Perché non me lo hai detto subito?”

 

Lei fece una risata amara e scosse la testa. “Certo, la fai facile tu. Trovare il coraggio di dire che sei incinta ad un uomo che non vuole bambini…”

 

“Non ho mai detto di non volere dei bambini!” La rimbeccò Al, che però si frenò subito dopo e si voltò verso di me. Si schiarì la gola. “Rose, scusami, ti dispiacerebbe…”

 

“Oh, no. Certo che no.”

 

Presi la mia giacca al volo e mi catapultai fuori dalla porta senza neanche salutare. Riuscii solo a sentire le loro voci adirate l’uno contro l’altra ma non potei distinguere le parole. Sperai solo che riuscissero a chiarirsi presto ed il loro litigio non fece altro che ricordarmi che ancora dovevo a dire a Jack del mio nuovo lavoro con Malfoy.

 

 

**

 

 

“Assolutamente no!”

 

Io sospirai guardando mio padre e Jack seduti sul divano di casa mia. Avevo deciso, alla fine, di dirlo a tutti nello stesso momento, così mi sarei risparmiata un bel po’ di tempo tra una ramanzina e l’altra. Mia madre e Hugo rimasero in silenzio in un angolo della stanza.

 

“Non vi stavo chiedendo il permesso.” Dissi io incrociando le braccia. “Vi stavo solo informando.”

 

Jack balzò in piedi e mi prese per le spalle. Faceva sempre così quando cercava di farmi ragionare. “No, Rose, no! E’ troppo pericoloso!” Disse. “Tu pensi a questa cosa come se fosse una specie di gioco ma Rose…”

 

Io alzai una mano per fermarlo. “Io non la penso come ad un gioco, la penso per quello che è: un caso giornalistico. E dato che io sono una giornalista, fa parte del mio lavoro.”

 

Papà fece una smorfia. “Ma guarda un po’, io che pensavo che degli omicidi se ne occupassero gli Auror. Che sciocco da parte mia!”

 

Io roteai gli occhi. “Ti ho già spiegato come stanno le cose e questo caso è sotto il Dipartimento dei Misteri.”

 

“Scommetto che è stato Malfoy a farti il lavaggio del cervello, non è vero?” Fece papà con una specie di broncio. Io sospirai, non poteva fare così a cinquant’anni suonati!

 

“No, sono io che mi sono proposta.” Dissi sbuffando. “Lui voleva fare tutto da solo.”

 

“Da solo? E ne è capace?” Fece Jack scettico.

 

“E’ esattamente quello che ho detto io ed è per quello che mi sono proposta.” Mi voltai verso mamma. “Tu che cosa ne pensi?”

 

Mamma mandò un fugace sguardo a papà prima di sospirare e scrollare le spalle. “Io penso che sia grandioso, Rose.”

 

Papà la fissò a bocca aperta. “Chiunque tu sia esci subito dal corpo di mia moglie!”

 

Mamma alzò gli occhi al cielo. “Dico sul serio. Io non me la sento di fare la moralista e dirle che è pericoloso quando io e te a soli undici anni abbiamo cercato di scoprire tutto sulla Pietra Filosofale. Perciò, dato che credo che sia un bel lavoro e Rose sia abbastanza intelligente per farcela, penso che sia grandioso.”

 

Io sorrisi trionfante e mi voltai fiera verso papà e Jack. Jack fece una smorfia. “Non stavo cercando di dire che non ne sei all’altezza.”

 

“Lo so.” Dissi io sorridendo. “Perciò lo farò.”

 

Hugo fece finalmente un passo avanti e batté insieme le mani. “Questa è la cosa più figa che potesse capitarmi! Mia sorella che indaga ad un omicidio!”

 

Papà lo ammonì. “Non è un gioco.”

 

“No, ma è figo lo stesso.” Fece lui facendomi l’occhiolino.

 

Io ridacchiai ed allargai le braccia, mentre papà mi guardava con un aria funerea. “Oh andiamo, sono la figlia di due eroi di guerra, cosa credi che mi possa capitare?”

 

Papà rimase un attimo in silenzio, poi sospirò e se ne andò in cucina. “Fai come ti pare.”

 

Scrollai le spalle e mi voltai verso mamma. “Quando fa così di solito corrisponde ad un ‘okey’, non è vero?”

 

Jack sospirò e si imbronciò sedendosi sul divano. “Possibile che tu debba sempre fare di testa tua? Ma come credi che mi senta io ad immaginarmi te e Malfoy che lavorate a stretto contatto? Credi forse che sia facile per me?”

 

Io lo guardai presa alla sprovvista. “Questo è il tuo problema?” Chiesi incredula. “Credevo che avessi un po’ più fiducia in me!”

 

Si alzò di nuovo in piedi agitandosi come un matto. “Io mi fido di te! Ma forse non ti rendi minimamente conto delle occhiate che ti lancia, sembra che si stia leccando i baffi! E quando ti ha fatto i complimenti per il vestito, credi davvero che stesse guardando il vestito?”

 

Io gli posai due mani sul petto, cercando di calmarlo. “Jack, tu vedi cose che non ci sono.” Dissi pazientemente. “Capisco che tu sia un po’ geloso ma non…”

 

“Non sono geloso e neanche cieco!” Sbottò.

 

Io allargai le braccia. “D’accordo! Ammettiamo che Malfoy ci provi con me… io non sono interessata!”

 

“Oh, questo sì che mi fa stare molto meglio!” Fece sarcastico Jack.

 

Alzai gli occhi al cielo. “Jack, fino all’anno scorso il tuo manager era una donna! Una donna favolosa! O ti sei dimenticato di Fay Hanson? Ti ho mai fatto problemi?”

 

Jack mi fissò incredulo. “Rose, non puoi paragonare le due cose! Fay era il mio manager!”

 

“E Malfoy il mio capo!” dissi. “Cerca di fartene una ragione.”

 

Jack sospirò e si voltò verso mamma e Hugo. “Non uscirò mai vincitore da questa discussione, non è vero?”

 

Mamma scosse la testa e Hugo alzò un sopracciglio. “Non ci sperare.”

 

Jack sospirò di nuovo voltandosi verso di me. “Promettimi solo che se le cose dovessero diventare troppo pericolose, rinuncerai al caso.”

 

“Non c’è niente di pericoloso.” Dissi di nuovo e lentamente. “Perché non puoi pensare positivo? Se riuscissi a risolvere il caso, pensa a che lavoro potrebbe offrirmi Jordan! E’ la mia grande occasione, senza contare che fare la detective è molto intrigante.”

 

“Allora dovevi diventare un Auror, non una giornalista.” Arrivò la voce di mio padre dalla cucina.

 

Mia madre alzò gli occhi al cielo e venne verso di me posandomi una mano sulla spalla. “Scusami Jack, ma questa volta devo stare dalla parte di mia figlia. Sembra davvero un bel lavoro. Avrei adorato poterlo fare, alla sua età.”

 

Papà rientrò nella stanza con una smorfia. “Ne avevi molti di meno quando ti cacciavi nei guai.”

 

Stavo per ribattere quando sentii la porta di casa che si apriva. Tutti ci voltammo verso l’ingresso, Hugo aveva indossato la giacchetta e stava uscendo. Mamma mandò uno sguardo all’orologio.

 

“Dove stai andando?”

 

Hugo scrollò le spalle. “Dai vicini.” Disse. “Penso che mi trasferirò per un po’.”

 

 

 

**

 

 

Eccoci qua!

Bene, questo è proprio quello che intendevo quando ho detto che volevo affrontare la gravidanza di Vanessa in maniera diversa. Nelle mie storie precedenti tutti erano felici e non aspettavano altro che avere un bambino, mentre adesso l’ho messa un po’ più con i piedi per terra, diciamo. Mi piaceva l’idea, forse anche più realistica, di una gravidanza presa non molto bene…

Giuro che mi impegno a far stare Rose lontana da Scorpius ma non ci riesco proprio, si attraggono come calamite…non pensate anche voi.

Lo so che tutti morite dalla voglia di sapere cosa è successo tra i due anni orsono… ma ancora non ve lo dirò :P

 

Perciò continuate a seguire, al prossimo capitolo “Not myself tonight”

Kisses, funkia.

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Capitolo 6
*** 6. Not Myself Tonight ***


Quella mattina entrai al Ministero come tutte le altre mattine e mi diressi subito verso l’ascensore

DON’T TELL DAD II

 

6. Not Myself Tonight

 

 

I'm out of character
I'm in rare form
And If you really knew me
You'd know its not the norm

Cause I'm doing things that I normally won't do
The old me's gone I feel brand new
And if you don't like it **** you                       (Christina Aguilera)

 

 

Quella mattina entrai al Ministero come tutte le altre mattine e mi diressi subito verso l’ascensore. Avevo imparato a conoscere alcune persone che più o meno avevano i miei stessi orari e salutavo cordialmente tutte le volte che ci incrociavamo. Non avevo neanche la più pallida idea di chi fossero, ma ero sicura che tutti loro avessero capito che ero la figlia di Ron Weasley, l’Auror del quarto piano.

 

Scesi dall’ascensore salutando un uomo distinto, che mi pareva si chiamasse Robert, e mi diressi verso il mio ufficio. Fu solo per una frazione di secondo, che fu sufficiente, e mi resi conto di essermi appena incrociata con Malfoy.

 

Mi voltai di scatto e lui fece lo stesso. Guardai l’orologio al polso, erano appena le otto. “Dove stai andando?” Chiesi perplessa.

 

“Vado al primo piano, al Wizengamot.” Disse.

 

Spalancai gli occhi allibita e mi scappò una risatina. “Stai scherzando, vero?” Scorpius alzò un sopracciglio. “Spero che tu non ci stia andando per indagare, perché se questo è il tuo piano per non destare sospetti…”

“Ne hai uno migliore, Weasley?” Chiese incrociando le braccia al petto.

 

Tornai indietro di qualche passo guardandolo negli occhi. “Oh sì, sì che ce l’ho. Ed è di sicuro mille volte migliore del tuo. Sei il capo del Dipartimento dei Misteri, ti presenti al Wizengamot dopo che un membro ne è stato assassinato e pretendi di non destare sospetti se ti metti a fare domande?”

 

Malfoy fece una smorfia e distolse lo sguardo. “Qual è il tuo piano?”

 

Io sorrisi e gli feci cenno di seguirmi. Salimmo entrambi in ascensore, Malfoy sembrava abbastanza scocciato dalla mia presenza, almeno fino a quando non mi strappai la gonna per procurarci uno spacco più profondo. Mi fissò a bocca aperta ma non disse niente fino a che non sbottonai tre bottoni della camicia e mi sciolsi i capelli.


”Che stai facendo?” Chiese sinceramente allarmato.

 

Io gli sorrisi, furba. “Sto entrando nella mia parte.” Dissi. “Non è che hai dei documenti in quella valigetta?”

 

Malfoy si guardò la mano, rendendosi conto probabilmente solo allora di avere una ventiquattrore in mano. “Sì, perché?”

 

“Mi basterà un fascicolo.” Dissi mentre lui frugava nella borsa. “Hai qualche sospetto su qualcuno in particolare?”

 

“La risposta è pressappoco ovvia: Dustin Haine, segretario del Ministro. Era candidato a diventare un membro del Wizengamot con Bay… ovviamente ha vinto Bay. Questo è ciò che mi spinge a credere che Haine c’entri qualcosa. Disse passandomi un fascicolo.

 

Io annuii mentre la porta dell’ascensore si aprì davanti a noi. “Tu resta indietro, lascia fare a me.”

 

Malfoy fece per obbiettare ma io ero già partita per il mio obbiettivo. Puntai subito la mia preda a metà del corridoio. Abbassai lo sguardo e mi ci puntai dritta contro, col solo risultato che tutti i fogli all’interno del mio fascicolo volarono in aria. Alzai casualmente lo sguardo sull’uomo davanti a me.

 

“Oh cielo! Mi dispiace tanto, sono davvero un’imbranata!”

 

L’uomo si piegò sulle ginocchia raccogliendo un po’ dei miei fogli. “Oh, non si preoccupi, sono cose che capitano. Lo vidi dare una rapida occhiata alle mie gambe prima di rialzarsi e consegnarmi i miei fogli. “Ecco.” Disse.

 

Io sorrisi suadente. “E’ davvero molto gentile, signor…?”

 

O’rourke.” Disse ricambiando il mio sorriso. “Se posso aiutarla in qualche modo…”

 

“In effetti, sì.” Feci io guardando un po’ spaesata attorno. “Stavo cercando l’ufficio del signor Haine, ma temo di non ricordare più dove si trovi.”

 

O’rourke mi fece cenno di seguirlo con un sorriso. Non appena si voltò per farmi strada, io voltai la testa verso Malfoy, che era rimasto in fondo al corridoio, e con un sorriso gli feci l’occhiolino. Seguii O’rourke fino a quasi il fondo del corridoio, svoltammo a destra e poi di nuovo a destra. Bussò ad una porta e quando una voce ci disse di entrare, la aprì per me.

 

Dustin, c’è una signorina che ti cerca.” Disse.

 

Io gli rivolsi un altro sorriso gentile prima che se ne andasse e mi lasciasse da sola con Haine. Era un ragazzo abbastanza giovane, dai capelli castani e non aveva neanche lontanamente l’aria di uno che lavora in ufficio. Mi fissò un po’ perplesso ma chiaramente interessato.

 

“Come posso aiutarla?” disse alzandosi dalla scrivania.

 

Mi feci avanti con un bel sorriso e tesi la mano. “Miss Miller. Sono una delle candidate al suo posto.”

 

Haine mi strinse la mano ma mi guardò confuso. “Mi scusi?”

 

Io alzai gli occhi al cielo e ridacchiai facendo la finta tonta. “Oh mi scusi, piombo così all’improvviso e non mi sono neanche spiegata correttamente. Intendo il suo posto da segretario, dopo che lei ricoprirà la carica di membro effettivo del Wizengamot.

 

“Oh!” Fece lui annuendo, ricambiando infine il mio sorriso. “Ma certo. Non sapevo che avessero già scelto dei candidati al posto di segretario.

 

Sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori. “Alcuni hanno doti che non si posso nascondere.”

 

Haine mandò un’occhiata veloce al mio seno ed annuì tra sé. “Già.” Disse. “Dovrei lasciare il posto il mese prossimo, a quanto mi è stato riferito.

 

Io annuii. “Sì, i classici tempi burocratici. E’ stato davvero un bel colpo di fortuna, per lei… anche se in sgradevoli circostanze.

 

Lui annuì gravemente. “Purtroppo Kein era uno dei membri più competenti che avessimo mai potuto avere all’interno del Wizengamot. E Bay… sembrava un ragazzo così tranquillo, così in gamba…”

 

Sospirai gravemente. “Chissà cosa è saltato in mente a quel povero ragazzo.

 

“Sembrava fosse… disturbato.” Disse Haine con una smorfia. “Alcuni dicono addirittura che fosse sotto Imperio.”

 

Ma non mi dica!” Finsi di essere sorpresa.

 

Haine annuì. “Sì, ma sono solo supposizioni.” Disse con un sorriso. “Dopo tutto tutte le tracce portano a lui.”

 

“Senza dubbio.” Feci io. “E sicuramente lei si merita di stare al Wizengamot molto più di quanto si meritasse Bay.”

 

“Troppo gentile.” Disse con un sorriso. “Lo sa, lei ha una faccia familiare.”

 

Cercai di mascherare la mia improvvisa ansia con una risatina mal riuscita. “Sì, lo so cosa sta pensando. Tutti continuano a dirmi che assomiglio in maniera impressionante a Rose Weasley.” Alzai gli occhi al cielo quasi ne fossi scocciata. “Probabilmente è solo per i capelli rossi.

 

Haine fece un sorriso gentile. “Beh, lo prenda come un complimento. Sia lei che Rose Weasley siete due donne molto affascinanti, da quanto ho potuto vedere dai giornali.”

 

Io arrossii. “La ringrazio.”

 

Haine si schiarì la gola. “Beh, ecco… se volesse sapere qualcosa di più per il lavoro, adesso sono molto occupato ma… che ne dice di giovedì sera, a cena?”

 

“Ne sarei molto onorata.” Dissi con voce bassa e suadente.

 

“Bene. Mi assicurerò che uno dei miei uomini la faccia chiamare. Fece Haine compiaciuto. “Adesso, vuole scusarmi…”

 

Io annuii e lasciai l’ufficio, non prima di aver sventolato i miei capelli ed aver sorriso per l’ultima volta. Quanto era facile prendere in giro gli uomini. Mi diressi a passo deciso verso la fine del corridoio, dove avevo lasciato Malfoy.

 

Malfoy era ancora lì, appoggiato al muro. Non appena mi vide si illuminò e mi venne incontro. “Allora?”

 

Io sorrisi trionfante. “Ho rimediato una cena. Giovedì sera.”

 

“Una cena? Weasley, cosa…” si fermò un attimo e distolse lo sguardo come se stesse male. “Dannazione, vuoi chiudere quella camicia!”

 

Io arrossii e richiusi quei tre bottoni che mostravano un po’ troppo. “Che c’è, non ricordi più come sono fatte?”

 

“Ricordo perfettamente come sono fatte, questo è il problema. Fece Malfoy.

 

Alzai lo sguardo su di lui e ci fissammo in silenzio per un po’. Un leggero imbarazzo aleggiò tra noi, mentre cercavo di cancellare immagini che appartenevano al passato.

 

“Signorina?”

 

Mi voltai, O’rourke era a qualche passo da noi.

 

“Il signor Haine mi ha detto di darle questo. Mi porse un biglietto da visita.

 

Io sorrisi. “Grazie.” Mi voltai verso Malfoy ed alzai un sopracciglio. “Era proprio quello che ci serviva.”

 

 

**

 

 

Malfoy, strano a dirsi, mi lasciò in pace per tutto il resto della giornata. Neanche per una misera volta mi fece chiamare nel suo ufficio, non dopo che avevo raccontato tutto quello che era successo nell’ufficio di Haine ed a cosa stavo mirando. Ed una cena sarebbe stata perfetta.

 

Uscita da lavoro però non pensai più né al caso, né a Malfoy e mi diressi dritta verso la casa di Al e Vanessa. Il giorno prima ero andata via così di furia che non avevo neanche avuto il coraggio di tornarci o mandare un gufo per sapere com’era finita la discussione. Suonai al campanello, avevo paura ad arrivare via camino.

 

Al venne ad aprire alla porta, sembrava molto sbattuto e stanco. Lo fissai allibita e guardai l’orologio al muro.

 

Che ti è successo?” Chiesi entrando. “Come mai non sei a lavoro?”

 

Al sospirò facendomi cenno di entrare in casa e chiudere la porta ed andò a sedersi sul divano. Un cuscino pendeva da un lato. “Non mi sono svegliato in tempo.” Disse.

 

Io alzai un sopracciglio. “Dormi qui adesso?”

 

Al scrollò le spalle. “Avrei potuto tornare dai miei, ma conoscendo mamma avrebbe cominciato a fare mille domande. E non è così scomodo, devo solo farci l’abitudine.

 

“Giusto.” Feci io poco convinta. “Deduco che la conversazione con Vanessa non sia andata affatto bene.”

 

“Hai delle ottime capacità deduttive, Rose. Fece sarcasticamente stendendosi sul divano.

 

Io aprii le braccia. “Beh, vuoi dirmi cosa è successo?”

 

Lui sbuffò. No, chiaramente non ne aveva voglia, ma fece un piccolo sforzo per me. “Puoi immaginarti bene come sia andata. Io mi sono arrabbiato, lei si è arrabbiata, io dormo sul divano. Forse potrei chiedere a James se ha un posto per me, in negozio.

 

Adesso stava cominciando a fare il tragico. Alzai gli occhi al cielo. “Capisco che un figlio non era tra i tuoi progetti più futuri, ma c’è proprio bisogno di arrabbiarsi, Al?”

 

Lui si mise a sedere con uno scatto e mi fissò allibito. “Cosa? Non è per questo che mi sono arrabbiato, Rose! Lei… lei è incinta e non mi ha detto niente! Ha preferito tenermelo nascosto perché non aveva abbastanza fiducia in me.

 

“Non essere stupido, Al.” feci io scotendo la testa. “Non è questione di fiducia.”

 

“Oh, sì che lo è!” Fece infuriato Al. “L’hai sentita anche tu, aveva paura di dirmelo! Paura! Cosa credeva che le dicessi, che non avrei voluto il bambino? O peggio, che l’avrei lasciata? Dannazione, Rose, ma che persona pensate che sia?”

 

Io gli posai una mano sul braccio cercando di calmarlo. “Nessuno ha pensato una cosa del genere, cercava solo il momento giusto per dirtelo.

 

“Beh, non c’è un momento giusto!” Urlò alzandosi in piedi. Sembrava matto, più matto di Luna Lovegood. “Non c’è un dannato momento giusto!”

 

Okey.” Feci io gentilmente facendogli cenno di sedersi di nuovo. “Non c’è un momento giusto. Ma adesso che lo sai, non credi che dovresti calmarti e parlare civilmente con Vanessa per capire cosa dovete fare?”

 

“Me la sto facendo sotto.” Fece Al scotendo la testa tra sé, poi mi fissò. “Rose, me la sto facendo sotto, okey? Io non so neanche cosa dirle. Io non sono pronto.”

 

“E’ una fortuna che tu abbia nove mesi per prepararti, allora.” Feci io con un piccolo sorriso. “Pensa se lo avesse sparato fuori come una palla di cannone.

 

“Probabilmente sarei morto sul colpo.” Fece lui sospirando. “Pensavo di avere tutto il tempo. Tutto il tempo per vivere la mia vita con Vanessa, sposarla e poi cominciare ad avere dei bambini. Adesso mi sento come se fosse tutto in accelerazione, mentre io sono fermo nel solito punto. Come un idiota.”

 

Io gli presi la mano. “Senti, Al, a volte… a volte le cose non vanno come ce le eravamo immaginate. A volte bisogna rivedere i piani. Ma questo non vuol dire che siano peggiori dei primi.”

 

Al sembrò incerto. “Non lo so… non riesco ancora a pensare che avremo un bambino, sono nel panico.

 

Io scrollai le spalle con un sorriso. “Magari non ci hai pensato, ma forse anche Vanessa si sente nel panico. Non credi?”

 

Al alzò lo sguardo su di me, senza dire niente. Io sorrisi incoraggiante, continuando a stringergli la mano. Non potevo fare molto, ma forse con un po’ di supporto morale si sarebbe sentito meglio.

 

“Speriamo che sia un maschio.” Disse alla fine con un sospiro. “Non ci so proprio fare con le femmine.”

 

Io ridacchiai. “Già, di qualsiasi età.” Lo presi in giro. “Andrà tutto bene, Al.”

 

“Me lo prometti?” disse guardandomi negli occhi. “Me lo prometti, Rose?”

 

“Te lo prometto.”

 

 

**

 

 

“Ricordami di nuovo perché sto prendendo parte a questa pagliacciata?”

 

Io alzai lo sguardo su Malfoy, che sembrava molto scocciato, mentre sistemavo le ultime cose appena dietro all’angolo del ristorante dove Haine aveva chiesto di vedermi. Mi diedi un’altra mandata di rossetto e alzai un sopracciglio.

 

“Se non fosse stato per me, staresti ancora cercando una minima traccia dentro quell’ufficio. Dissi.

 

Malfoy sbuffò incrociando le braccia al petto. “Non è che finora tu sia arrivata a molto. Cosa pensi di fare, di andare lì a cena e chiedere ‘scusami tanto Dustin, per caso sei stato tu ad uccidere Kein?’… un piano brillante!”

 

Scossi la testa mandando un’occhiata all’ingresso del locale. Haine era già davanti alla porta. “Per favore, perché credi che Jordan abbia detto che sono la migliore giornalista che sia mai capitata nel tuo ufficio?”

 

Perché le altre erano pessime.” Mormorò tra sé.

 

Io feci finta di non sentire e mi avviai verso Haine con un bel sorriso. Mi sentivo stupida, io non ero il tipo di donna che flirtava, ma non potevo fare altrimenti. Ed oltre che stupida, mi sentivo anche nervosa. Speravo di non buttare tutto all’aria o Malfoy non me l’avrebbe mai perdonata.

 

“Splendida.” Commentò Haine vedendomi arrivare. Mi fece il baciamano ed io sorrisi. “Vogliamo entrare?”

 

Io annuii e lo seguii dentro la Sala, facendo cenno a Malfoy di seguirmi. Potevo sentirlo sospirare a metri di distanza. Ci sedemmo ad un tavolo sul fondo della sala, sembrava un ristorante sofisticato. Il genere di ristorante dove imploravo Jack di non portarmi mai.

 

Un cameriere ci portò subito il menù e del vino, Haine non mi staccava mai gli occhi di dosso.

 

“Sei silenziosa stasera.” Commentò leggendo sì e no sul menù.

 

Io scrollai le spalle con un piccolo sorriso. “Mia nonna dice sempre che il silenzio è d’oro. Dissi. “Ma se vuole fare conversazione…”

 

Haine chiuse il menù. “Signorina Miller, scusi la mia indiscrezione… con tutto quel parlare dell’altro giorno non mi ha neanche detto il suo nome.

 

“Mi perdoni.” Dissi prendendo un sorso di vino. “Vanessa. Vanessa Miller.” Era ufficiale, Vanessa mi avrebbe ucciso se solo lo avesse saputo.

 

“Vanessa, esattamente cosa l’ha spinta a venire fino al mio ufficio? Dubito che sia solo per il lavoro, avrebbe potuto informarsi all’ufficio gare, ma lei si è scomodata tanto da venire fino al primo piano. Disse guardandomi con un sopracciglio inarcato.

 

Io sorrisi e scossi la testa. “Oh, non ci crederebbe se glielo dicessi. Dissi arrossendo un po’. Il che era facile per me, bastava pensare a qualcosa di imbarazzante che le mie guance si tingevano subito.

 

Perché non ci prova?” Il cameriere tornò e Haine diede un’altra veloce occhiata al menù. “Io prendo un filetto in salsa di tartufo.

 

Il cameriere si voltò verso di me. “Oh… lo stesso per me, grazie. Feci un po’ imbarazzata. Haine continuava a fissarmi. “Beh, ecco… in realtà avevo visto tante di quelle foto sui giornali che… ero curiosa di conoscerla di persona. E dato che mi si era presentata l’occasione.

 

Haine sorrise. “Trovo che abbia fatto benissimo.” Disse. “Mai una sorpresa più gradita. Spero solo che adesso non se ne verrà fuori con un fantomatico fidanzato per piantarmi in asso.

 

Pensai a Jack. Non gli avevo neanche detto che sarei uscita per lavoro. Sorrisi sforzatamente. “Nessun fidanzato. Solo l’aria è più libera di me.”

 

Sentii Malfoy cercare di soffocare una risata alle mie spalle. Dio, se avessi potuto strozzarlo!

Il cameriere tornò con le nostre ordinazioni. Haine si diede subito da fare mentre io guardai un po’ titubante il mio piatto.

 

“Spero di non sembrare troppo impertinente, ma sarei onorato se dopo volesse farmi compagnia nella mia suite. Ho dell’ottimo vino francese.” Disse suadente.

 

Alzai gli occhi su di lui con un sorriso. “Oh, sarebbe un piacere ma…” lo fissai per qualche minuto. C’era qualcosa che non andava. Diedi una pedata alla sedia dietro di me e dissi a voce leggermente più alta. “Devo andare un attimo al bagno.”

 

Mi allontanai velocemente da Haine, guardando con la coda dell’occhio Malfoy che mi seguiva lentamente. Aspettai impazientemente nell’atrio del bagno che Malfoy mi raggiungesse, aveva un’aria sempre più scocciata.

 

Cosa c’è adesso?” Chiese sbuffando.

 

“Non è il nostro uomo.”

 

Malfoy mi guardò un po’ stranito. “Che vuol dire non è il nostro uomo?”

 

Io sospirai. “Che non è il nostro uomo. Haine è mancino.”

 

Malfoy mi guardò con occhi vuoti. “E allora?”

 

Alzai gli occhi al cielo. “Vorrei sapere chi ha deciso di promuoverti. I mancini non solo usano la mano sinistra, ma impugnano anche la bacchetta in maniera differente. Il file che mi hai dato diceva chiaramente che i segni riportati sul corpo di Kein provenivano da destra verso sinistra. I mancini tengono la bacchetta al contrario.

 

Okey.” Disse dopo qualche attimo. “Non ti è saltato per la mente che possa aver usato un Imperio su Bay?”

 

Io scossi la testa. “Bay non ha vuoti di memoria. Ricorda esattamente tutto quello che ha fatto durante il giorno dell’omicidio.

 

Malfoy sospirò. “Significa che partiamo di nuovo da zero, non è vero?”

 

Io annuii gravemente. “Temo di sì.”

 

Malfoy si guardò un attimo intorno rimuginando sul da farsi. Mi guardò un attimo da capo a piedi e corrucciò la fronte. “Non ti vestivi mai così quando uscivi con me.”

 

Io sospirai frustata. “Avevo diciassette anni! E ti pare il momento?!

 

“Come pensi di venirne fuori adesso.” Fece Malfoy facendo capolino dal bagno e guardando verso Haine. “Non vorrai davvero passare la serata con lui e finire a bere vino francese per niente, non è vero?”

 

Alzai gli occhi al cielo senza che potesse vedermi. “Certo che no.” Dissi uscendo dal bagno. “Adesso devo andare… tu inventati qualcosa…”

 

Tornai lentamente verso il mio tavolo, cercando velocemente di ricompormi. Mi sedetti di nuovo davanti ad Haine e gli concessi un bel sorriso che lui prontamente ricambiò. Ero così convinta che fosse stato Haine che adesso non avrei proprio saputo da che parte cominciare.

 

“Tutto bene?” Chiese educatamente.

 

Io annuii e ripresi a mangiare. “Scusami tanto, ho sempre la mania convulsiva di rifarmi il trucco perché penso di non essere a posto. dissi. “Dov’eravamo rimasti?”

 

Haine mi mandò un’occhiata. “Una bella donna come te non dovrebbe preoccuparsi del suo aspetto.”

 

Sorrisi sforzatamente. Quest’uomo era davvero fin troppo sdolcinato per i miei gusti. “Troppo gentile.”

 

Haine fece per dire qualcos’altro ma il cameriere si fermò nervosamente accanto al nostro tavolo ed entrambi alzammo gli occhi su di lui. Sembrava davvero imbarazzato dal doverci interrompere e si schiarì un paio di volte la gola prima di parlare.

 

“Signorina, mi scusi tanto… il suo… il suo ex marito è sulla porta e chiede di lei.

 

“Il mio…?” Ci misi qualche secondo a connettere i pezzi insieme, mi voltai di scatto verso la porta, Malfoy mi fece un cenno con la mano. “Oh!”

 

Haine parve sorpreso quanto me. “Ex marito?”

 

Il cameriere sembrò sempre più in imbarazzo. “Dice… dice che il bambino non si sente tanto bene e che… insomma, la sta aspettando…”

 

Io arrossii e mi alzai dal tavolo in pieno imbarazzo. “Oh, io… scusami tanto Dustin ma… sembra che debba proprio andare…”

 

Senza aggiungere altro mi dileguai in fretta e furia fino a che non raggiunsi Malfoy sulla soglia della porta, che lui aprì prontamente per me. Non appena uscimmo dal locale, senza fermarci, mi voltai a guardarlo allibita.

 

“Con tutte le scuse del cavolo che avresti potuto inventare…”

 

Malfoy tenne il passo senza voltarsi o guardarmi. “Credimi è il piano perfetto per fare sì che quel tipo non ti richiami più. Non c’è niente di meglio per spaventare gli uomini che una donna divorziata con un figlio.

 

Io sospirai e finalmente mi fermai, quando fummo abbastanza lontani dal locale perché nessuno potesse sentirci. “Beh, dopo questo buco nell’acqua che si fa? Siamo senza una pista.”

 

Malfoy scrollò le spalle. “Credevo che tu fossi la mente ed io il braccio.

 

“Rose?”

 

Mi voltai di scatto e per poco non mi si mozzò il fiato in gola. Jack mi guardava allibito, circondato da i ragazzi della squadra, come se mi avesse appena colto in flagrante nel mezzo di un misfatto. Guardai tra me e  Malfoy, entrambi vestiti di tutto punto. Era una situazione davvero molto equivoca e imbarazzante.

 

Jack!” Dissi. “Non è come sembra!”

 

“Dicono sempre così.” Mormorò uno della squadra.

 

Vincent, che a fianco di Jack sembrava più imbarazzato di lui, si schiarì la gola e batté insieme le mani. “D’accordo gente, non c’è niente da vedere. Andiamo a cena.” I ragazzi della squadra si mossero verso il ristorante dal quale eravamo appena usciti. Vincent diede una pacca sulla spalla di Jack. “Ti aspettiamo dentro.”

 

Aspettai che i ragazzi della squadra si fossero allontanati un po’ per voltarmi di nuovo verso Jack.

 

“Sto lavorando.”

 

Jack alzò un sopracciglio, scettico. “Oh certo, come ho fatto a non capirlo.”

 

Io sospirai. “Stiamo lavorando al caso. Ero a cena con uno che lavora al Ministero e cercavo…”

 

Jack mi guardò sempre più allibito. “Rose, ma che diavolo…” Si voltò furioso verso Malfoy. “Davvero un’idea stupida, se posso permettermi!”

 

Malfoy scrollò le spalle indifferente. “Oh lo so, l’idea è stata di Rose.”

 

“Grazie a me possiamo escludere uno dei candidati!” dissi a Malfoy. “Se fosse per te staremmo ancora a girovagare per il Ministero sperando che un indizio caschi dal cielo!”

 

Jack sospirò e chiuse gli occhi, frustrato. “Hai un’idea di che razza di figura mi hai fatto fare davanti a tutta la squadra? Adesso penseranno che sei una poco di buono.”

 

“Non mi importa di che cosa pensano. Non li conosco nemmeno.”

 

“Certo che no, ti importa solo dei tuoi amici e del tuo lavoro!”

 

Io rimasi un po’ presa alla sprovvista. Ero così mortificata che non sapevo neanche che cosa dire. Malfoy si mise in mezzo.

 

“Ehi, non stava facendo niente di male. Weasley è la più grande lavoratrice che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita e non si ferma davanti a niente, neanche ai pregiudizi della gente.” Disse minaccioso. “Dovresti saperlo, dato che sta per diventare tua moglie… o forse non la conosci abbastanza?”

 

Jack non disse niente ed io abbassai la testa imbarazzata. Malfoy sembrò abbastanza soddisfatto di sé e fece per andarsene via. Si voltò dopo qualche passo.

 

Andiamo Weasley, ti accompagno a casa.”

 

Io esitai un attimo, mandando uno sguardo a Jack che adesso sembrava essere più mortificato di me. “Mi dispiace, Jack.

 

Mi incamminai con Malfoy lasciandomi Jack alle spalle, al momento non avrei saputo cos’altro dire. Ero offesa, arrabbiata, delusa. Avevo un sacco di sentimenti che si mescolavano insieme proprio al centro del mio stomaco. Per un attimo mi chiesi se Malfoy avesse ragione, se Jack ancora non mi conoscesse abbastanza.

 

“Smettila di pensarci.” Fece Malfoy rompendo il silenzio.

 

Io voltai la testa dall’altra parte nascondendo il viso. “Non ci sto pensando.”

 

“Sì, ed io non sono biondo.” Disse serio. “Domani gli sarà passata.”

 

Camminai ancora per un po’ in silenzio, i miei tacchi riecheggiavano sulla strada. Ripercorsi con la memoria gli ultimi fatti avvenuti. Forse avevo agito con troppa impulsività.

 

“Credi che abbia fatto male?” Chiesi. “Credi che sia stata un’idea stupida?”

 

Malfoy sorrise e scrollò le spalle. “Sì, direi di sì.” Disse divertito. “Ma hai ragione, abbiamo un candidato in meno nella lista.

 

Io risi e scossi la testa. “Perché abbiamo una lista?”

 

“Beh, forse dovremmo averne una.” Fece Malfoy fermandosi. “Perciò ci vediamo domani mattina in ufficio alle otto.

 

Io sorrisi ed annuii prima di smaterializzarmi. “Alle sette meno dieci sarò lì.”

 

 

**

 

 

Devo dire, adoro questo capitolo! Sarà che quando ero piccola per un periodo ho sognato di fare l’investigatrice privata?

Non sono molto brava a scrivere gialli, spero di non rovinare tutta la storia con la mia incapacità… speriamo bene.

Scommetto che dopo questo capitolo non troverete più il perfettissimo Jack molto perfetto, eh? Beh, effettivamente non aveva tutti i torti ma forse non ha trovato il modo più giusto per esprimersi… così fa passare Scorpius in netto vantaggio, che ne pensate?

 

… mah, non so proprio cosa aspettarmi!

 

Al prossimo capitolo con “The way you love me

Kisses, Funkia!

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Capitolo 7
*** 7. The way you love me ***


E alle sette meno dieci ero in ufficio

DON’T TELL DAD II

 

7. The Way You Love Me

 

 

E alle sette meno dieci ero in ufficio. Nell’ufficio di Malfoy, ad essere precisi, per decidere quale sarebbe stata la prossima mossa. Avevo suggerito di parlare col Ministro in persona perché ci fornisse una lista completa delle persone destre che facevano parte del Wizengamot. Non era molto, ma sarebbe stato un inizio.

 

Per il resto avevamo le mani completamente legate ed avevamo solo un indizio: Bay. Perciò tutto quello che per ora potevamo fare era andare fino ad Azkaban e parlare con lui.

 

“Come ti sei procurato il pass?” Chiesi a Malfoy entrando tra le mura tetre della prigione. “Credevo che nessuno potesse entrare.”

 

Malfoy ghignò. “Io ottengo sempre quello che voglio.”

 

Roteai gli occhi e lo seguii lungo l’interminabile corridoio. Faceva freddo e odiavo avere i Dissennatori a poca distanza da me. Era una sensazione orribile. Per fortuna nessuno usava più il bacio del Dissennatore per condannare un carcerato, era fuorilegge da dopo la Grande Guerra. E credo che mamma c’entrasse qualcosa a riguardo.

 

Arrivammo infine alla cella di Bay, l’Auror che ci accompagnava la aprì per noi. Bay, un ragazzo giovane e con l’aria spaventata, ci guardò incuriosito. Io gli rivolsi in fretta un sorriso cercando di rassicurarlo.

 

Bernard, sono Scorpius Malfoy dell’Ufficio Misteri. Spero non ti dispiaccia se io e la mia collega ti facciamo qualche domanda.”

 

Bay ci guardò un attimo e un luccichio di speranza passò attraverso i suoi occhi. “State indagando all’omicidio, è così?”

 

Io annuii e mi sedetti al suo fianco. “Noi sappiamo che non sei stato tu, sappiamo che qualcuno sta cercando di far cadere la colpa su di te. Ma non abbiamo ancora la più pallida idea di chi sia. Forse tu puoi aiutarci.”

 

Bay si passò una mano tra i capelli, esasperato. “Non lo so, io… ho già detto agli Auror tutto quello che so. Non ho la più pallida idea di chi possa essere stato.”

 

Scorpius scrollò le spalle. “Non so, per quel poco che sei stato al Wizengamot non hai notato nessuno che potesse avere qualche conto in sospeso con Kein…”

 

Lui scosse la testa. “No, non lo so… mi sento così confuso…” sospirò. “Pensavo che fosse stato Greyson ma è stato assolto…”

 

Io e Malfoy ci scambiammo uno sguardo. “Chi è Greyson?”

 

Bay sospirò. “Era uno dei candidati ad entrare nel Wizengamot, dopo me e Haine. Ho pensato che se Greyson avesse ucciso Kein e mandato me in prigione, avrebbe lasciato due posti liberi al Wizengamot, e dopo Haine lui sarebbe stato il prossimo.”

 

E perché è stato assolto?” Chiesi pressante.

 

“Perché qualcuno ha cercato di ucciderlo. Disse Bay.

 

Malfoy sospirò e scosse la testa. “La tela si infittisce.”

 

Io mi voltai di nuovo verso Bay. “Perciò c’è una lista di candidati che aspettano di entrare nel Wizengamot. E’ rintracciabile?”

 

Bay ci pensò un attimo su. “Sì, penso che si trovi negli archivi al primo piano.

 

“Beh, è un inizio.” Dissi a Malfoy.

 

Malfoy mi guardò annuendo ma fece una smorfia. “Già… ma anche tu pensi che non sia la strada giusta.

 

Scossi la testa. “Troppo scontato. Se io fossi un assassino, non rischierei mai che il mio nome fosse su una lista. Soprattutto se non al secondo posto. Dovrei uccidere persone su persone prima di ottenere il mio obbiettivo, non avrebbe senso.

 

Bay ci fissò speranzoso. “Troverete il modo di farmi uscire da qui?”

 

Malfoy fece una smorfia. “Lo spero proprio, ne va della mia reputazione.

 

Io sorrisi gentilmente a Bay, doveva essere poco più vecchio di me. “Ce la faremo.

 

L’Auror che ci aveva accompagnato fino alla cella, ci riportò indietro fino all’uscita della tetra prigione. Speravo davvero che avremmo trovato la soluzione all’enigma, perché per adesso tutto quello che avevamo era una lista di nomi.

 

 

**

 

 

Stavo quasi per bussare alla porta della nonna quando un urlo, che apparteneva sicuramente a Lily, mi fece trasalire per poco non cascai indietro dalle scale. Aprii la porta in tutta fretta, seriamente spaventata, e mi precipitai in salotto temendo il peggio.

 

Vanessa ed Al erano in piedi in mezzo ai familiari e sorridevano imbarazzati, Lily saltava come una pazza, nonna Molly aveva le lacrime agli occhi e tutti si congratulavano.

 

Lily fu la prima ad accorgersi della mia presenza. “Oh Rose!” disse correndo verso di me. “Albus e Vanessa avranno un bambino! Riesci a crederci, un bambino!”

 

“Oh…” feci io fingendomi almeno un po’ sorpresa. Mi scambiai uno sguardo corrucciato con Al. “No, non riesco a crederlo.

 

Lily non riusciva proprio a frenare l’entusiasmo. “Pensa che bello! Sarò zia! Zia! Pensavo che questo giorno non sarebbe mai arrivato!” sospirò. “Meno male che c’è Albus, se avessi dovuto aspettare James…”

 

“Ehi!” La rimbeccò subito. “Io sono proprio qui!”

 

Non appena la folla di parenti finì di congratularsi con Al e Vanessa e passò a chiedere agli zii come si sentissero a riguardo, mi avvicinai per fare finalmente le mie congratulazioni. Al mi guardò un po’ in imbarazzo ed io sorrisi alzando le sopracciglia.

 

“Credevo che dormissi ancora sul divano.” Dissi a bassa voce.

 

Al si grattò la nuca e si scambiò uno sguardo con Vanessa. “Sono riuscito a riconquistare la mia parte del letto.

 

“Buon per te.” Dissi, guardando lui e Vanessa. “Buon per voi.”

 

Vanessa annuì mordendosi un labbro. “Siamo entrambi totalmente inconsapevoli di quello che stiamo facendo. Ma pensavamo che la famiglia dovesse saperlo.

 

Al sorrise. “Sarebbe stato un po’ difficile nascondere la pancia.

 

Io risi. “Sì, direi proprio di sì. Col fisico da modella di Vanessa, poi…” il sorriso di Vanessa scomparve ed io mi gelai. “Ho… detto qualcosa che non va?”

 

Vanessa cercò di fare un sorriso e scosse la testa. “No, è solo… sabato avrò la mia ultima sfilata. Non mi permetteranno più di lavorare dopo la gravidanza.

 

“Cosa?” Feci scandalizzata. “Ma non possono farlo! Non puoi rimanere senza lavorare! Come…”

 

Al mi posò una mano sulla spalla. “Ehi, calmati.” Disse prendendo poi la mano di Vanessa. “Guadagno abbastanza per tutti e due, i soldi non ci mancano. E sono sicuro che quando ci saremo stabilizzati anche col bambino, Vanessa troverà un altro lavoro.”

 

Io guardai Vanessa, aveva un’aria un po’ sconsolata. “Mi dispiace tanto, .”

 

“Non rovinare la festa agli altri.” Disse guardandosi attorno un po’ a disagio. “Tutti sembrano essere così felici.”

 

Anche io mi guardai intorno, sembrava che fosse Natale, tutti ridevano e brindavano e si congratulavano con lo zio Harry. Io feci una smorfia. “Voi dovreste essere i primi ad essere felici.

 

Al sospirò. “Rosie, per favore. Per adesso è già una buona cosa se siamo sereni.

 

Io sospirai. “Già, a chi lo dici.”

 

Vanessa ed Al si scambiarono uno sguardo. “Questo non dovrebbe esattamente essere lo spirito di una che sta per sposarsi. Disse Vanessa.

 

Alzai un sopracciglio. “Nemmeno quello di una che sta per diventare mamma.

 

Touché.” Disse Vanessa battendo in ritirata.

 

“Qualcosa non va?” Chiese Al preoccupato. “Fino a ieri sembravi sprizzare positività da tutti i pori.”

 

“Fino a ieri pomeriggio.” Dissi con una smorfia. “Ieri sera ho litigato con Jack e non ci siamo più parlati. Beh, stamattina ero a lavoro ma di solito dopo un litigio manda sempre dei fiori o almeno un biglietto.”

 

Al mi fece cenno di seguirlo e sia io che Vanessa lasciammo la stanza con lui e salimmo su per le scale fino alla stanza della disperazione. Era chiaro che voleva che ne parlassimo in privato senza interruzioni. E stare un po’ lontano dai parenti in festa ci avrebbe fatto bene, non volevamo ubriacarci di risate.

 

Al si sedette sul vecchio letto di papà. “Per cosa avete discusso, esattamente?”

 

Io sospirai e lasciai scorrere la schiena sulla parete fino ad arrivare a sedere in terra. “E’ stato tutto un gran malinteso. Stavo lavorando con Malfoy ed eravamo in un ristorante…”

 

Vanessa mi interruppe subito, alzando le mani. “No, aspetta. Tu e Malfoy lavorate andando a cena fuori?” Chiese scettica.

 

“No.” La guardai male. “Ero sotto copertura ed ero a cena con uno del ministero, il segretario. Pensavamo che lui fosse l’assassino. Malfoy era solo lì per accertarsi che andasse tutto liscio. Ed è andato tutto liscio, fino a che io e Malfoy non siamo usciti insieme dal locale e fuori c’era Jack con tutta la squadra.

 

Ouch!” Al fece una faccia come se lo avessero picchiato. “Non deve averla presa bene.”

 

Cosa te lo fa credere?” Feci io sarcasticamente.

 

Vanessa si appoggiò contro la porta. “Beh, devi avergli spiegato le tue ragioni, no? Avrà capito che stavi lavorando.” Poi aggrottò la fronte. “E non ti sembra un tantino pericoloso uscire fuori a cena con un assassino?”

 

Ignorai il suo ultimo commento. “Mi sono spiegata… e lui ha detto che non faccio altro che pensare al mio lavoro.” Feci ancora infuriata. Al e Vanessa si scambiarono uno sguardo. Il loro sguardo. “Cosa?”

 

“Beh…” Iniziò Al. “Insomma, non è una novità. Voglio dire, tu sei Rose Weasley, sei sempre stata così determinata, anche quando andavi a scuola.

 

“Wow.” Corrucciai la fronte. “E’ esattamente la stessa cosa che ha detto Malfoy.

 

Vanessa mi fissò. “E non trovi un po’ preoccupante che Malfoy ti conosca meglio di Jack? Non vorrei allarmati, Rose, ma stai per sposarlo.”

 

“Lo so benissimo, grazie.” Dissi in uno sbuffo. “Io amo Jack, ma ieri mi ha lasciato totalmente di stucco. Insomma, che si aspettava? Che lo avrei sposato e avrei smesso di lavorare? Dovrebbe sapere che non farei mai una cosa del genere e sembrava davvero contento quando ho cominciato a lavorare alla Gazzetta.”

 

“Già.” Fece Al. “Ma forse lo è un po’ meno adesso che lavori con Malfoy.”

 

“Se io sono riuscita a farmene una ragione, sarà meglio che ci provi anche lui. Dissi esasperata. “E’ già abbastanza stressante avere a che fare con Malfoy tutti i giorni, se poi dovessi cominciare anche a discutere con Jack…”

 

“Hai mai pensato che forse Jack non è l’uomo giusto per te?”

 

Io e Vanessa alzammo entrambe gli occhi al cielo. “Oh ti prego Al, non questa conversazione di nuovo.”

 

Vanessa lo guardò male. “Al sei il suo testimone, dovresti incoraggiarla, non sperare che si lascino!”

 

Al allargò le braccia. “Mi dispiace, io non riesco a mentire. Sai dall’inizio come la penso a riguardo, Rose.

 

Io alzai una mano per frenarlo. “Ammettiamo anche che Jack non sia l’uomo della mia vita ma che io, per qualche strana e oscura ragione, voglia comunque sposarlo… potresti almeno cercare di essere contento per me, Al?”

 

“Lo sono!” Io e Vanessa lo guardammo scettiche. “Dico davvero! Rosie se è quello che vuoi… credo solo che siate andati un po’ troppo in fretta.

 

“No, Al.” dissi. “Sei tu che vai troppo lento.”

 

“Non lento quanto pensavamo dato che sono incinta. Fece Vanessa alzando un sopracciglio. Poi sospirò. “In ogni modo, almeno le indagini procedono bene? Non state rischiando di farvi ammazzare, non è vero?”

 

Scrollai le spalle. “Non abbiamo neanche una pista, procedono da schifo. E’ anche vero che abbiamo appena iniziato, ma senza tracce diventa comunque difficile. Insomma, perché qualcuno dovrebbe voler uccidere un membro del Wizengamot se non può prenderne direttamente il posto?”

 

Qualcuno bussò alla porta, tutti e tre ci voltammo di scatto. James fece capolino un attimo dopo, con il suo sorriso furbastro sulle labbra.

 

“Bene, bene, vi nascondete dalla mischia, eh?”

 

Al alzò gli occhi al cielo. “Entra e chiudi la porta, cretino.”

 

James si portò una mano al cuore, offeso. “E’ questo il modo di rivolgersi ad un fratello? Allo zio di tuo figlio?” Al gli lanciò un cuscino. “Cosa mi sono perso?”

 

Vanessa scosse la testa. “Niente di importante… Al cerca solo di boicottare il matrimonio di Rose.”

 

Al spalancò la bocca offeso. “Io non sto affatto…”

 

“Sei impazzito!” Lo bloccò James. “Rosie sta per sposare Jack Russell! Jack Russell! E tu vuoi boicottare il matrimonio? Ma cosa c’è che non va in te?”

 

“Se ti piace tanto perché non te lo sposi tu?” Fece Al scuro in volto.

 

James rise e scosse la testa. “Mi spiace, sono già impegnato.” Guardò l’orologio al polso. “Anzi sarà meglio che vada o Linda mi farà una sfuriata da paura. Senti, la mamma è ancora di sotto che piange, non credi che dovresti andare a dirle qualcosa?”

 

Al sospirò afflitto e si alzò dal letto. “Come vuoi.” Seguì James fuori dalla stanza e seguimmo i loro passi sulle scale fino a che non arrivarono al piano di sotto.

 

Io mi voltai verso Vanessa. “Tu non la pensi come Al, non è vero?”

 

Vanessa sorrise. “Non ti ho mai visto così felice in tutta la tua vita, Rose. Se Jack ti rende felice, io non posso che approvare.

 

Le sorrisi. “Grazie.” Il mio sorriso svanì. “Mi dispiace davvero tanto per il tuo lavoro, , so quanto ci tenessi.”

 

Vanessa scrollò le spalle e si abbracciò tra sé. “Non è importante, Rose.” Si mandò un’occhiata fugace alla pancia, arrossendo un po’. “Avrò una cosa molto più importante di cui occuparmi.”

 

 

**

 

I parenti avevano dato cenno di voler continuare a festeggiare e a guardare le vecchie foto di tutti noi nipoti per un bel po’, perciò io, Al e Vanessa ce l’eravamo svignata ed eravamo andati insieme a bere qualcosa. Ovviamente Vanessa aveva bevuto del buon succo di zucca, dato che non le era permesso bere alcolici.

 

Jack si era fatto trovare davanti alla porta di casa quella sera, con un bel mazzo di rose rosse e uno sguardo da cucciolo. Gli sorrisi, pur alzando gli occhi al cielo, e mi avvicinai cercando di non guardarlo negli occhi. Ero ancora un po’ scossa dalla discussione della sera precedente, non sapevo ancora che cosa provavo.

 

“Scusa.” Disse. “Sono un idiota.”

 

Io sospirai rigirandomi le mani. “Spero che i tuoi compagni di squadra non pensino male di me.

 

“Non m’importa, Rose.” Disse porgendomi i fiori che presi tra le mie mani. Si passò una mano tra i capelli. “Sono stato troppo impulsivo, lo so. Ma quando ti vedo insieme a lui… il sangue mi va al cervello, Rose! Ti amo e non voglio perderti.”

 

Io annuii annusando i fiori. Era così che profumavo? “Mi dispiace. Mi dispiace di non poter fare altrimenti che lavorare con lui, ma il mio lavoro mi piace. E tu sai quanto io sia veramente fissata col mio lavoro. Lo sai, vero?”

 

Lui fece un piccolo sorriso. “Certo che lo so, sto per sposarti.”

 

“Jack!”

 

Ci voltammo entrambi verso il vialetto, mamma e papà stavano rientrando a casa da allora. Probabilmente avevano passato l’intero pomeriggio a casa della nonna a festeggiare con gli altri, senza neanche accorgersi che Vanessa ed Al erano spariti da un pezzo.

 

Mia madre posò una mano sulla spalla di Jack. “E’ un po’ che non ti vediamo, dovresti passare più spesso.

 

Jack sorrise in imbarazzo. “Mi dispiace, signora Weasley.”

 

Mamma alzò gli occhi al cielo. “Tra qualche settimana sarai mio genero, forse dovresti cominciare a chiamarmi Hermione. Si voltò verso di me. “Quand’è che sei venuta via da casa della nonna?”

 

“Un paio d’ore fa.” Dissi. “Stavate ancora festeggiando?”

 

Papà rise e annuì come un bambino. “Papà ha il miiiglior Wiskey che si possa trovare in tuuutta l’Inghilterra! Abbiamo brindato e brindato e brindato…”

 

Mamma lo prese sottobraccio cercando di sorreggerlo. “Adesso è decisamente l’ora di andare a letto, Ronald.” Ci fece un sorriso di scuse. “Buonanotte.”

 

“Ciao Jack!” Fece papà sorridendo come un beota.

 

Io mi passai una mano sulla faccia mentre rientravano in casa. Jack mi guardò divertito e cercò di trattenere una risata.

 

Che cosa si festeggia? Compleanno? Anniversario?”

 

D’un tratto mi ricordai di non aver ancora detto niente a Jack. “Oh!” dissi. “No, è Al e Vanessa… Vanessa aspetta un bambino.

 

Jack rimase un attimo interdetto. “Ah…” corrucciò la fronte. “Pensavo che non volessero…”

 

Infatti.” Dissi io annuendo e purtroppo ricordando la sfuriata tra i due. “Beh, ci sono sempre dei fuori programma, non credi?”

 

Jack scoppiò a ridere e scosse la testa. “Ah, accidenti! Non so cos’avrei dato per vedere la faccia di Al quando Vanessa gliel’ha detto. Dev’essere rimasto là come un pesce lesso a fissarla per almeno venti minuti.

 

“Sì, è andata più o meno così.” Feci io annuendo. “Purtroppo o per fortuna ero presente.”

 

Jack mi sorrise gentilmente e si infilò le mani nelle tasche. Mi guardò un po’ preoccupato. “Non stai facendo niente di pericoloso per il lavoro, non è vero? Mi giuri che stai usando il massimo della discrezione?”

 

Io lo abbracciai e appoggiai la testa contro la sua spalla. Chiusi gli occhi, mi sembrava un’eternità che non stavamo più così. “Non corro alcun rischio.” Dissi in sussurro. “Ti amo, Jack.”

 

Sentii le sue braccia stringermi forte a sé, come se avesse paura che potessi scivolare via da un momento all’altro. “Mettiti nei miei panni. Non riesco a rilassarmi, sono sempre preoccupato per te. So che te la cavi benissimo da sola, ma è lo stesso.

 

Io sorrisi contro la sua maglia. “Non ti biasimo. Io farei lo stesso.”

 

“Sì beh, un giro della morte sulla scopa non è esattamente come andare a scovare un assassino.

 

Io mi tirai indietro e gli diedi un pugno sul petto. “Ma fa comunque paura!” Scoppiammo a ridere. “Dico sul serio, mi hai fatto una paura tremenda, la prima volta.

 

E’ la tua mossa preferita, ammettilo.” Disse ridendo.

 

Io scrollai le spalle. “Può darsi.”

 

La porta di casa si aprì e ci voltammo per vedere chi fosse. Hugo fece capolino dalla porta con una faccia afflitta e mandò uno sguardo verso il piano di sopra. Sospirò pesantemente.

 

“Mi dispiace disturbare ma credo che papà non si senta tanto bene, Rose, potresti venire a vedere se almeno tu riesci a calmarlo? Non fa altro che chiedere di te e quando anche tu gli darai un nipotino per poter brindare…”

 

Io sospirai stanca e Jack scoppiò a ridere. “Mi dispiace.” Dissi a Jack.

 

Jack scosse la testa. “Vai, ci vediamo domani.”

 

Hugo fece una faccia mortificata. “Scusa Jack, so che dovremmo lasciare queste sorprese fino a dopo il matrimonio…”

 

Jack scoppiò a ridere a allargò le braccia mentre se ne andava giù per il vialetto. “Niente paura, so già cosa mi aspetta.”

 

Io mi voltai verso Hugo con un’espressione esasperata. “Cinquant’anni e ancora non ha capito che non regge un bicchiere d’alcool?”

 

Hugo cercò di reprimere una risata. “Spero che tu abbia ordinato solo analcolici per il tuo matrimonio. Disse. “O qualcosa mi dice che avremo esattamente un’idea del perché nonna Molly l’abbia chiamato Ronald Bilius.”

 

Scoppiai a ridere. “Nessuno può essere peggio dello zio Bilius ai matrimoni.

 

“Vuoi davvero tentare la sorte?”

 

 

 

**

 

 

Lo so, scusate, sono in suuuuper ritardo!!

Sto facendo straordinario a lavoro e vi dico la verità, nel poco tempo libero non avevo proprio voglia di aggiornare...

 

So anche che dato il titolo, questo capitolo non è quello che vi aspettavate, ma non pensavate davvero che avrei accelerato troppo le cose? Naaah, non è nel mio stile.

Spero comunque che vi sia piaciuto e che abbiate un po’ di pazienza se aggiornerò con meno regolarità. Cercherò di fare del mio meglio.

 

Al prossimo capitolo con “Truth Hurts

Vi adoro, Zia funkia.

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Capitolo 8
*** 8. Truth hurts ***


“Sei sicura che abiti qui

DON’T TELL DAD II

 

8. Truth Hurts

 

Tell me the truth now
What cha been doing and who
Ya been doing it with {truth hurts}
Where you been going and
How you been putting ya thing down {truth hurts}
Whatever youz was working I
Hope that it was worth it baby {truth hurts}
I got reason to believe that you been foolin around      (Usher)

 

 

 

“Sei sicura che abiti qui?”

 

Io sbuffai per la centesima volta, dirigendomi dove avrebbe dovuto esserci la casa di Greyson. Stavamo camminando in mezzo alle ville del quartiere nord di Londra ed era almeno mezz’ora che Malfoy continuava a ripetere di non essere tanto sicuro che quella fosse la strada giusta. Non che mi sorprendesse, probabilmente era la prima volta che veniva nella Londra Babbana.

 

“Vuoi rilassarti cinque minuti?” Feci io esasperata.

 

Malfoy si guardò intorno, perplesso. “Perché mai un membro del Wizengamot pieno di soldi dovrebbe vivere nella Londra Babbana?”

 

Io scossi la testa tra me indicandogli la casa che doveva essere di Greyson. “Perché puoi avere tutti i lussi che vuoi senza che nessuno ti disturbi, ecco perché.” Dissi mostrandogli la villa. “Ti pare che si tratti male?”

 

Malfoy non disse niente, mi superò e si avviò su per il vialetto della villa, che era circondata da un immenso giardino con un perfetto prato inglese. Bussammo alla porta, la cameriera venne ad aprirci e ci guardò un po’ sospetta. Non che potessimo biasimarla, avevano quasi ucciso il suo datore di lavoro.

 

“Buongiorno, sono Scorpius Malfoy dell’Ufficio Misteri. Potrei parlare con il signor Greyson?”

 

Quella ci guardò un po’ e se ne andò lasciando la porta aperta. Malfoy si voltò verso di me alzando un sopracciglio.

 

“Beh, io lo prendo come un sì.” Dissi entrando.

 

La casa all’interno era ancora più bella di quanto mi aspettassi, era costellata di quadri antichi, di mobilia ricercata, lussi e sfarzi. Il signor Greyson ci accolse calorosamente scendendo la grande scalinata centrale.

 

“Oh, pensavo non sarebbe mai giunto il giorno ma finalmente posso fare la vostra conoscenza, signor Malfoy.” Disse stringendogli la mano, poi si voltò verso di me e mi fece il baciamano. “E naturalmente Miss Weasley.”

 

Malfoy rimase un attimo interdetto. “Non pensavo di essere tanto celebre.”

 

Greyson fece un sorriso dondolando qua e là i baffetti a spazzacamino. “Ho lavorato a stretto contatto con suo padre per molti anni. O e che dire dei suoi genitori!” disse guardandomi. “Sua madre è una persona squisita!”

 

Io sorrisi sforzatamente. “Signor Greyson, siamo qui per l’omicidio di Jermiah Kein.”

 

“Naturalmente.” Disse Greyson con un sorriso mentre ci conduceva in salotto. “Prego, sedetevi. In cosa esattamente posso essere utile?”

 

Malfoy si schiarì la gola. “Abbiamo una lista dei candidati che aspettano di entrare nel Wizengamot. Il nome che compare dopo il suo è di una certa…” Diede una controllata alla lista. “Layette Bureu. Cosa può dirci di lei?”

 

“Oh, Layette!” disse annuendo. “Una persona squisita! Da quando ha saputo del mio incidente, si è barricata in casa e nessuno l’ha più vista. Potete biasimarla, con un assassino a piede libero?”

 

“Perciò lei non crede affatto che sia stata lei.” Intervenni io.

 

Greyson scoppiò a ridere. “Oh no, certo che no. Non ne sarebbe mai stata capace. Lei non avrebbe neanche mai voluto entrare al Wizengamot, è in lista solo per gli anni e anni di servizio al Ministero. Se avesse potuto ritirarsi, lo avrebbe fatto.”

 

“Ha dei sospetti su qualcuno?” Chiese Malfoy. “Da quanto ho capito, lei conosce il ministero molto bene.”

 

Greyson sospirò e allargò le braccia. “Chi può dirlo, tante persone con tanti motivi diversi. Tante leggi, tanti decreti, tanti divieti. Ci sono tante cose per poter spingere un uomo ad uccidere, al Ministero. Potere, gelosia, gloria… ne ho viste tante, in tutti i miei anni di servizio, non mi sorprendo più di niente.”

 

“Cosa può dirci di Kein?” Chiesi. “Perché crede che lui sia stato il primo?”

 

“Non ne ho idea.” Disse sinceramente inconsapevole. “Lo conoscevo poco, solo una volta siamo andati fuori a cena con la sua famiglia. Una moglie squisita. Ma non ero molto in confidenza. Sono rimasto davvero perplesso quando però hanno messo in prigione quel giovanotto, Bay. Sembrava un ragazzo così intelligente…”

 

Io sorrisi. Di sicuro il signor Greyson aveva una parola buona per tutti. “Non pensiamo che sia stato lui.”

 

“Cielo, certo che no!” scoppiò a ridere Greyson. “Se non se ne rammenta, hanno cercato di uccidermi e Bay era già ad Azkaban.”

 

“Ricorda nulla della sua aggressione?” Chiesi.

 

“Oh sì.” Greyson chiuse gli occhi. “Ricordo questo intenso profumo di incenso e cannella.”

 

“Incenso e cannella?” Chiese Malfoy.

 

Greyson sorrise ed annuì. “Già. Mi spiace, è tutto ciò che ricordo. La mia vista comincia a fare cilecca.”

 

Io sorrisi gentilmente. “Non si preoccupi, ci è stato in qualche modo d’aiuto. Se per caso dovesse ricordare qualsiasi altra cosa…”

 

“Non esiterò a bussare alla porta del vostro ufficio.” Fece Greyson. “Posso offrire del the?”

 

Malfoy si alzò in piedi bruscamente. “No grazie, ce ne andiamo. Vieni Weasley.”

 

Io mi alzai un po’ più educatamente e strinsi la mano al signor Greyson che si alzò per accompagnarci alla porta. “Grazie di tutto, ci è stato davvero utile.”

 

Lui scosse la testa ridendo. “Oh no, io non credo.” Aprì la porta per noi. “Ma tornate pure a trovarmi, mi fa sempre piacere avere compagnia.”

 

Io annuii e seguii Malfoy che si era già incamminato fuori dalla villa. Feci una piccola corsetta per raggiungerlo e mandai un’occhiata alle mie spalle, verso il signor Greyson che salutava da lontano. Sospirai.

 

“Che cosa ne pensi?”

 

Malfoy scosse la testa uscendo in strada. “Penso che non riusciremo mai a risolvere il caso. E che Greyson sia un citrullo.”

 

Io cercai di sopprimere una risata. “Probabilmente è solo un uomo molto solo.” Dissi camminando lungo la strada. “Ci hai mai pensato?”

 

Malfoy scrollò le spalle guardando dritto davanti a sé. “Ma non è la tua amica, quella?”

 

Mi voltai guardando dritto davanti a me, a pochi metri da noi Gaby e Vincent stavano uscendo da una villetta poco lontano da quella di Greyson, avviluppati l’uno a l’altra come una coppia perfetta. Sapevo che Vincent abitava nel quartiere, ma non sapevo che abitasse proprio lì. Quasi tutti i giocatori di Quidditch vivevano nella Londra Babbana per sfuggire ai paparazzi e alla folla di fan.

 

“Ehi, Gaby!” Urlai. “Vincent!”

 

Entrambi si voltarono allarmati, io aumentai il passo mentre Malfoy rimase indietro. Li raggiunsi in qualche secondo, sorridendo.

 

“Ehi, Rose.” Fece nervosamente Vincent. “Non mi aspettavo di trovarti qui.”

 

“Oh, sto indagando su un caso e…” Guardai la villa di Vincent. “Non sapevo che abitassi proprio qui.”

 

“Già… è da un po’ di tempo… oh, salve Malfoy.” Mi voltai, Malfoy mi aveva raggiunto e aspettava quiete dietro di me. Vincent continuava a guardarsi nervosamente intorno.

 

“Hook.” Disse.

 

Mi voltai verso Gaby che ancora non aveva detto una sola parola, ed era davvero non da lei dato che di solito parlava a macchinetta. La fissai in modo strano, sorridendo. “Ehi, non mi avevi detto che avevi tagliato i capelli come…” Il mio sorriso svanì quando la vidi abbassare gli occhi e ad un tratto mi colpì, come un pugnale nel petto. Come potevo non averlo notato prima? “Sol!” dissi shockata.

 

Nessuno disse niente per un po’, io ero così sconvolta che ancora non volevo crederci. Continuavo a passare lo sguardo da Vincent, che mi guardava mortificato, a Sol, che teneva gli occhi incollati a terra.

 

“Rose…” Iniziò Vincent.

 

Io feci un passo indietro fissando Sol. “Come hai potuto…” dissi a fatica, mi mancava il fiato. “Come hai potuto fare questo a Gaby? Con quale coraggio riesci ancora a guardarla in faccia!”

 

Sol alzò finalmente gli occhi. “Mi dispiace, Rose, ma non posso farci niente.”

 

“Non lo dirai a Gaby, vero?” Chiese subito Vincent. “Rose, non puoi dirglielo… noi…”

 

Io scossi la testa con le lacrime agli occhi. “No, io… io devo andare via.”

 

Li piantai là in mezzo e cominciai a correre per chissà dove, in mezzo alle lacrime. Era già complicato per me correre e respirare normalmente, con il fiato mozzo dal pianto poi dovevo sembrare una specie di canguro malato. Ma non m’importava, volevo andare quanto più lontano possibile da quella scena orribile, da quei due traditori.

 

Mi senti strattonare per il polso ed in un secondo mi ritrovai a piangere sul petto di Malfoy. Lo sentii sospirare pesantemente, il suo petto si alzò e si abbassò sotto il mio orecchio.

 

“Perché diavolo stai piangendo adesso?”

 

Mi tirai indietro, agitata. “Erano il vero amore!” Urlai disperata. “Era grazie a loro che credevo nel vero amore! Gaby e Vincent erano l’incarnazione del vero amore!”

 

Malfoy mi tenne stretta per le braccia e avvicinò il viso al mio. “Guardami, Weasley. Guardami!” Mi ordinò. Alzai la testa, fissandolo negli occhi. “Il vero amore non esiste. Non ci sono amori giusti o amori sbagliati, ci sono solo persone che si innamorano.”

 

Io tirai un po’ su col naso, cercando di far smettere le lacrime e guardai dritto negli occhi di Malfoy. Fissai quelle scaglie azzurre attorno alla pupilla, circondate da tutto quel grigio e ricordai la prima volta che le avevo notate. Lo vidi leccarsi le labbra con la coda dell’occhio.

 

Mi costrinsi a voltare la testa da un’altra parte. “Dovremmo tornare in ufficio. Irene si chiederà dove siamo finiti.”

 

Malfoy lasciò lentamente la presa dalle mie braccia e mi guardò dall’alto, scrutandomi bene. Chiuse gli occhi e sospirò. “Hai il resto della giornata libera, Weasley. Va’ a casa e fatti una doccia.”

 

Io alzai di scatto gli occhi su di lui. “Cosa? No! No, voglio venire in ufficio! Non voglio andare a casa!”

 

“Per favore, non sei in grado di lavorare.” Fece Malfoy. “Non complicare le cose.”

 

Lo guardai un attimo in silenzio poi trovai il coraggio di chiedere quello che non avevo mai chiesto. “Perché non ti sei più fatto vivo?”

 

Malfoy parve seriamente preso alla sprovvista. Voltò la testa da un’altra parte. “Avevo diciotto anni, Weasley.”

 

Io buttai fuori una finta risata. “Non ho mai sentito una scusa più assurda di questa, Malfoy.”

 

“E’ la verità.” Disse. “Avevo diciotto anni e pensavo che dopotutto, finita la scuola, non sarebbe mai durata tra noi. Eravamo troppo diversi.”

 

“Siamo.” Lo corressi dura. “Siamo troppo diversi.”

 

Malfoy inspirò a fondo, come se si stesse costringendo a non aggiungere altro. “Va’ a casa e riposati. Domani ricominceremo con le indagini.”

 

Sorrisi amaramente. “Non abbiamo neanche una pista. Parliamoci chiaro, non risolveremo mai il caso. Ci stiamo solo illudendo di poterci riuscire.”

 

“Saremo anche diversi.” Disse Malfoy serio. “Ma insieme funzioniamo alla grande. Perciò, Weasley, domani mattina ti voglio nel mio ufficio per pensare a come altro possiamo complicarci la vita e rischiare di farci ammazzare sul serio.”

 

Io sbuffai una risata, ma ero ancora troppo sconvolta per ridere sul serio. “D’accordo, capo.”

 

 

**

 

 

Passai il resto della giornata a casa di Vanessa, alla quale raccontai tutto quanto. La notizia della relazione tra Vincent e Sol l’aveva shockata quanto me, ovviamente nessuno di noi poteva solo immaginarsi una cosa del genere. E peggio, pensai che cosa avrebbe fatto Gaby se lo avesse scoperto.

 

“Si infurierà con noi.” Disse Vanessa. “Ci staccherà la testa quando saprà che noi lo sapevamo e non le abbiamo detto niente.”

 

Io mi passai una mano sulla tempia, massaggiandola. “Senti, Vì, io voglio bene a Gaby. Molto bene. Ma non voglio immischiarmi.”

 

Vanessa prese una tazza di the bollente e ne mandò giù un sorso. Stava cercando di evitare il caffè, ma le serviva qualcosa per rilassare i nervi. “Non si tratta di un litigio qualunque, Rose! Se Al mi tradisse con un’altra, tu non me lo diresti?”

 

“E’ totalmente una cosa diversa.” Dissi sedendomi al tavolo con lei. “E poi anche Sol è nostra amica, vuoi davvero tradirla così? Penso che abbia già fatto abbastanza da sola.”

 

“E se non dovesse dirlo a Gaby?” Fece Vanessa preoccupata.

 

Io allargai le braccia. “Beh, prima o poi dovrà farlo, non credi? Di certo non lascerà che Vincent sposi Gaby prima di confessarle tutto. Voglio dire, Sol è una sporca traditrice ma non è stupida.”

 

“Oh, smettila di chiamarla così!” Mi rimproverò Vanessa. Io feci per parlare ma lei mi fermò. “Neanche io sono d’accordo con quello che ha fatto, è chiaro, ma è pur sempre una nostra amica. E non credo che abbia cominciato ad uscire con Vincent solo per un capriccio, è il fidanzato di sua sorella, ci avrà pensato due volte.”

 

“E allora perché?” Chiesi io totalmente ingenua. “Perché diavolo ha cominciato a frequentarlo?”

 

Vanessa cercò di calmarsi e parlare razionalmente. “Si sono innamorati, Rose. E’ ovvio.”

 

Io la guardai con una smorfia. La cinica che era in me stava velocemente risalendo verso l’alto, insidiandosi appena sotto la mia pelle. “Adesso comincerai con le solite stronzate che l’amore giustifica qualunque cosa, non è vero?”

 

“Non ho detto questo.” Disse toccandosi la pancia. “E modera il linguaggio, sei in presenza di un minore.”

 

Io alzai un sopracciglio fissandola come se fosse pazza. “Vanessa… non può ancora sentirti.”

 

“Beh, io credo di sì!” Fece offesa. “Quindi se non ti dispiace…”

 

“Come ti pare.” Dissi in fretta, non avevo voglia di litigare con una donna incinta.

 

Vanessa si morse un labbro. “E’ una storia così assurda, questo da Sol davvero non me lo sarei mai aspettato. E Vincent, sembrava così innamorato di Gaby. Tu pensi che una cosa del genere potrà mai accadere a me e ad Al?”

 

Feci una smorfia. “Perché, avresti il coraggio di andare con James?”

 

Vanessa fece una faccia disgustata. “Dio, no!”

 

Io sospirai e mi lasciai andare sul tavolo. “E’ che adesso mi sento così strana, sai. Insomma, Gaby e Vincent erano un po’ il riferimento di tutte le coppie, erano l’incarnazione del vero amore, dopo anni di vita di coppia sembravano innamorati come il primo giorno… e adesso viene fuori che non era vero proprio un bel niente. Ed io sto per sposarmi e mi sento come in bilico su un filo…”

 

“Mi stai dicendo che non vuoi più sposarti?” Chiese allarmata Vanessa.

 

“No!” Dissi subito. “No, io voglio sposarmi! Ma non posso fare a meno di chiedermi ‘e se un giorno capitasse anche a me e a Jack’?”

 

Vanessa parve pensarci un attimo su, si umettò il labbro e scrollò le spalle. “Beh, Rose, nessuno può dirti con certezza che rimarrete insieme per sempre. Voglio dire, gli imprevisti capitano nella vita. Ma non puoi basare il tuo matrimonio sulla vita di coppia di altre persone.”

 

“Già.” Feci io sconsolata. “E tu ed Al sembrate resistere.”

 

Vanessa mandò fuori una risatina e scosse la testa. “Sì, ma non ci definirei affatto l’incarnazione del vero amore.”

 

“Perché no?” Chiesi mettendomi dritta.

 

“Non facciamo altro che discutere per qualunque cosa. E siamo diversi. Siamo testardi e permalosi e non riusciamo a stare più di due giorni senza creare una bufera da un semplice venticello.” Rise lei.

 

Io la guardai e scrollai le spalle. “Magari è proprio questo il vero amore.”

 

Con un ‘pop’ fragoroso, Al uscì fuori dal camino coperto di fuliggine spaventandoci a morte. “Bianca!” Gridò.

 

Vanessa si voltò verso di me scettica. “Questa è l’espressione del tuo vero amore, Rose?”

 

“Non direi.” Feci con una smorfia. “Al, ti senti bene?”

 

Al si ricompose ed arrossì. “Oh, scusami Rose, non sapevo che fossi a casa.” Evidentemente. Si voltò verso Vanessa, entusiasta. “Bianca! Che ne pensi di Bianca?”

 

“E’ carino.” Disse Vanessa tranquilla. “Ma tesoro, potresti non piombare a casa ogni cinque minuti urlando come un matto? Abbiamo ancora mesi e mesi per pensarci.”

 

“Lo so.” Disse tutto agitato. “Ma è passata in laboratorio questa signora per ritirare dei certificati ed era così simpatica e graziosa e non ho potuto fare a meno di chiederle come si chiamava. Bianca sembra un nome così grazioso per una persona graziosa. Tu vuoi che sia graziosa, vero?”

 

Vanessa posò pazientemente la tazza sul tavolo. “Certo, ma non credo che la personalità dipenda dal nome, Albus.”

 

“Oh.” Fece pensandoci su. “Oh, sì è vero.”

 

“Già… per esempio Sol!” Dissi io irritata. “Sembra il nome di una persona solare e disponibile, ed invece è solo una traditrice!”

 

Vanessa mi posò una mano sul ginocchio. “Adesso basta Rose, datti una calmata.”

 

Al ci fissò a bocca aperta. “Si può sapere che succede?”

 

“Succede che Sol e Vincent escono insieme senza che Gaby sappia niente.” Dissi.

 

“Sol e Vincent…?” Fece Al sempre più allibito. Spostò lo sguardo su Vanessa. “Non è vero! E’ vero?”

 

Vanessa annuì. “Sì, ma Al non puoi dirlo a nessuno. E’ ancora in fase… confidenziale.”

 

Al scosse la testa tra sé. “Dovrò togliere Vincent dalla lista dei nomi.” Disse serio. “Eppure sembrava un ragazzo così per bene, così… accidenti, mi sento un po’ in colpa, in fondo sono stato io a presentare Vincent a Gaby.”

 

“E tutto funzionava finché Sol…” Mi morsi la lingua per non continuare.

 

Vanessa alzò un sopracciglio. “Chi ti dice che sia stata lei a farsi avanti e non lui?”

 

“Nessuno.” Dissi ragionevole. “Anzi, penso proprio che sia stato Vincent.”

 

Al si portò una mano alla testa. “State parlando troppo velocemente per me, non riesco a starvi dietro. Con chi è che ce l’abbiamo e con chi è che dobbiamo schierarci?”

 

Io sospirai. Era una cosa stupida. “Con nessuno.” Dissi arrendevole. “Non posso davvero essere arrabbiata con Sol o Vincent. Sono solo delusa.”

 

Al si sedette con noi e sospirò. “Dopo così tanto tempo nemmeno Vincent e Gaby hanno funzionato… Rose, forse dovresti pensarci due volte prima di sposarti.”

 

Io rotai gli occhi. “Sì… e tu dovevi pensarci due volte prima di mettere incinta Vanessa.”

 

“E’ stato un incidente!” Saltò subito su. “Sono sempre stato attento! Vero che sono stato attento?”

 

Vanessa alzò una mano. “Non credo che Rose voglia essere messa a conoscenza di certe cose, Al.”

 

“Beh, comunque è stato un incidente.” Fece Al come un bambino piccolo. “Cosa che non potrai dire del tuo matrimonio.”

 

“Dio, spero proprio di no!” Dissi portandomi una mano al petto. “E mi sentirei molto più rincuorata se tu la smettessi di portare iella, Al.”

 

Vanessa si alzò e se ne andò in cucina. Al alzò un sopracciglio verso di me. “Io non sto affatto portando iella, sto solo cercando di essere ragionevole. Sei davvero sicura di conoscere Jack così a fondo da poterlo sposare senza alcun dubbio? Pensa a tutti quelli che conosci. Pensa ai tuoi genitori, ci hanno messo quasi dieci anni per sposarsi.”

 

“Questo perché quando si sono conosciuti avevano undici anni!” Feci io esasperata.

 

“Ma è sempre meglio aspettare.” Fece Al. “Prendi me e Vanessa, dopo anni posso dire di essere totalmente sicuro di amarla e di voler spendere il resto della mia vita con lei.”

 

Vanessa venne fuori dalla cucina piangendo. “Oh, Al…” disse singhiozzando.

 

Io e Al la fissammo allibiti. “Cavolo, non pensavo si commovesse tanto.”

 

Vanessa scosse la testa. “Non è per quello che hai detto.” Disse piangendo. “E’ finito lo yogurt alla banana.”

 

Io cercai di camuffare una risata e mi voltai verso Al. “Questi sono gli effetti collaterali del tuo incidente, credo.”

 

Al sospirò stanco. “Una cosa è certa, vita o non vita insieme, avremo un solo bambino.”

 

 

 

**

 

 

Ragazzi, I’m soooooo sorry!!

Lo so che ultimamente sono sempre in ritardo, ma è un brutto periodo e ho la testa completamente fra le nuvole. Fortunatamente c’è qualche raggio di sole anche in tutto questo schifo e ieri sera ero a Torino al concerto di Lady GaGa quindi scusate ma non ho proprio pensato ad aggiornare.

Spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto e fate pure, arrabbiatevi, siate felici, ridete, piangete, l’importante è che leggendo proviate delle emozioni perché solo così saprò di essere riuscita nel mio intento.

 

Vi adoro tutti ragazzi, siete una delle poche cose che mi tiene sempre a galla.

Al prossimo capitolo con “Just so you know”

Love you all, Zia funkia.

 

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Capitolo 9
*** 9. Just so you know ***


La mattina dopo arrivai in ufficio un po’ più tardi, ero così stanca e stravolta che avevo dormito più del necessario

DON’T TELL DAD II

 

9. Just So You Know

 

Just so you know
This feeling's taking control of me
And I can't help it
I won't sit around, I can't let him win now
Thought you should know
I've tried my best to let go of you
But I don't want to
I just gotta say it all
Before I go
Just so you know                                 (Jesse McCartney)

 

 

 

La mattina dopo arrivai in ufficio un po’ più tardi, ero così stanca e stravolta che avevo dormito più del necessario. Irene mi salutò allegramente da dietro la sua scrivania, nonostante la solita aria pallida e sofferente. Lasciai la borsa ed altri effetti personali al mio solito posto e guardai se Malfoy mi avesse recapitato dei nuovi fascicoli da consultare. Come mi aspettavo non c’era niente.

 

Eravamo totalmente concentrati sull’omicidio di Jeremiah Kein e tutte le altre notizie passavano in secondo piano. Mi diressi verso l’ufficio di Malfoy e stavo quasi per aprire la porta quando sentii un’altra voce all’interno della stanza.

 

“Ti stai ammalando, non ti ho mai visto lavorare tanto come ora. Pensavo che con la Weasley che lavora per te, avresti trovato il tempo di svagarti.”

 

Corrucciai la fronte e premetti l’orecchio contro la porta per sentire meglio. Irene mi guardò accigliata ma io le feci cenno che andava tutto bene.

 

“Sta per sposarsi!” Arrivò la voce di Malfoy.

 

“Ma non è ancora sposata.” Arrivò la seconda voce. “Ehi, sei tu che hai detto che avresti voluto liberare la scrivania e…”

 

“Adesso basta, Dylan!” Urlò Malfoy esasperato. “Piantala una buona volta!”

 

Decisi che era il momento di entrare in scena e aprii la porta schiarendomi la voce, in modo da richiamare la loro attenzione. Malfoy e Zabini, non potevo che aspettarmi che fosse lui, mi fissarono allarmati. Io alzai un sopracciglio.

 

“Spero di non disturbare.”

 

Malfoy sembrò totalmente con le parole al perso, mentre Zabini fece un ampio sorriso e salutò con un cenno della testa. “Weasley, un bel po’ che non ci si vede.”

 

Entrai nella stanza chiudendomi la porta alle spalle. “Già, ma il tuo timbro è inconfondibile, Zabini. Dove passi tu non cresce più l’erba.”

 

“Era un complimento?” Chiese ammiccando.

 

Malfoy chiuse gli occhi e sospirò disperato. “Dylan, per favore… ci vediamo dopo il lavoro.”

 

Zabini si ricompose e annuì camminando verso la porta. “Come vuoi, vi lascio al vostro… lavoro. Ma sul serio ragazzi, cercate di divertirvi un po’ di più! Sembrate due cadaveri!” E con quest’ultimo commento se ne andò lasciandoci da soli.

 

Mi voltai verso Malfoy, stava a testa bassa cercando di riordinare dei fogli sulla sua scrivania. O forse faceva solo finta per non dovermi guardare in faccia. “Idiota” Borbottò tra sé probabilmente riferendosi a Zabini. O se stesso. Non avrei saputo dire.

 

“Vedo con piacere che la tua scrivania è ancora occupata e ingombra.” Dissi facendogli capire che avevo sentito la loro conversazione.

 

Malfoy non osò alzare la testa ma diventò improvvisamente teso. “Già.” Fece secco. “C’è un sacco di lavoro.”

 

Io non mollai la presa. “Non pensavo mi immaginassi ancora così.” Dissi impertinente. “Credevo non ti ripetessi.”

 

“Infatti.” Fece alzando finalmente gli occhi, mi guardò serio. “Le mie mani posso fermarle, per non fare niente di male. La mia bocca posso frenarla, per non dire niente di stupido. La mia mente… beh, per quella non posso farci proprio niente.”

 

Io cercai di reprimere un sorrisetto. Dovevo ammetterlo, ero un po’ lusingata ma anche molto divertita. “Non ti è mai stato detto che non si deve desiderare la donna d’altri.”

 

Malfoy continuò a guardare le sue carte. “Sì, sì, spero che tu e il tuo cane siate felici.”

 

“Non è che per caso sei geloso, Malfoy?” Chiesi incrociando le braccia al petto.

 

Lui sospirò e lasciò perdere i fogli. Tornò a guardarmi e scosse la testa. “No, non sono geloso. Penso solo che tu stia facendo il più grande errore della tua vita a sposare Jack Russell, tutto qui.”

 

Io lo fissai a bocca aperta. “Tutto qui? Stai praticamente mettendo in dubbio il mio matrimonio e tu dici tutto qui?”

 

Malfoy alzò un sopracciglio. “Perché, da quando dai peso a quello che dico?”

 

“Non l’ho mai fatto.” Dissi mentendo. “Ma si dà il caso che anche mio padre ed Al dicano esattamente la stessa cosa. Che cos’avete contro Jack, maledizione!”

 

“Non hai mai pensato che forse potremmo anche avere ragione?” Chiese Malfoy. “Forse io potrò non conoscerti così a fondo, ma di certo Potter e tuo padre la sanno lunga.”

 

Io rimasi un attimo presa alla sprovvista. Scossi la testa ridacchiando. “Per favore. Io so cosa è meglio per me.”

 

“Lo spero per te, Weasley.” Disse passandomi un foglio. “La lista dei membri del Wizengamot che usano la mano destra.”

 

La guardai di sfuggita. “Non usciamo ad indagare, oggi?”

 

“Non posso, ho un appuntamento con il Ministro per l’ora di pranzo.” Disse. “Chandice ti troverà qualcosa da fare oggi pomeriggio.”

 

“Oh.” Feci io delusa. Mi morsi un labbro. “Forse posso salire al primo piano e vedere se trovo qualche traccia…”

 

Malfoy mi fissò scettico. “Se non hai niente di meglio da fare.” Disse. “Cerca solo di non cacciarti nei guai.”

 

Io alzai un sopracciglio. “L’ho mai fatto?”

 

 

**

 

 

La mattina passò totalmente a rilento e quasi esultai di gioia quando Malfoy uscì per andare a pranzo con il Ministro. Senza perdere altro tempo salutai Irene e Chandice e mi scaraventai fuori dall’ufficio per prendere l’ascensore per il primo piano. Esattamente come l’ultima volta aprii un po’ i bottoni della camicia e sciolsi i capelli.

 

Quando l’ascensore si aprì di nuovo, al primo piano, mi guardai un attimo intorno cercando di individuare qualcuno.

 

“Signorina Miller?”

 

Mi voltai di scatto spaventata ma mi rilassai quando mi accorsi che era solo O’Rourke che mi sorrideva gentilmente dall’angolo della portineria. Ricambiai il sorriso e mi avvicinai, era in compagnia di una bella donna, distinta ed elegante.

 

“Signor O’Rourke, è un piacere rivederla.”

 

Lui si gonfiò tutto e sorrise gongolando. Poi sembrò ricordarsi della donna. “Oh prego, posso presentarle la vedova Kein?”

 

Io spostai rapidamente lo sguardo sulla donna, che mi fissò con la puzza sotto al naso. “Oh, le mie condoglianze.” Dissi sinceramente dispiaciuta, offrendole la mano.

 

Lei la strinse con riluttanza. “Lei conosceva mio marito?”

 

“Non… personalmente.” Dissi. “Ma chi non lo conosceva, qui al ministero?”

 

“Giusto.” Disse lentamente scrutandomi per bene. “Non posso dire la stessa cosa di lei, signorina… ho già dimenticato il suo nome.” Disse molto scortesemente.

 

“Miller.” Dissi abbozzando un sorriso. “Vanessa Miller.”

 

Mi lanciò un ultimo sguardo e si voltò di nuovo verso O’Rourke. “Dì pure a tua moglie che può passare quando vuole, sto facendo dei nuovi esperimenti e vorrei il suo parere. Lei sì che è un intenditrice.”

 

O’Rourke annuì con un sorriso. “Glielo riferirò senz’altro.”

 

La donna se ne andò senza neanche salutare. Io mi voltai verso O’Rourke con un sopracciglio inarcato e lui sorrise a mo’ di scuse. Aspettò che la vedova fosse salita all’interno dell’ascensore per parlare.

 

“Non è il massimo della gentilezza.” Disse. “Ma è una brava persona.”

 

“Già.” Dissi con una smorfia. “Di che cosa si occupa?”

 

“Oh, lavora al Ministero al quinto piano.” Disse O’Rourke. “Ma ha una totale passione per i fiori. Come mia moglie. Mi farà impazzire con tutte quelle dannate piante!”

 

Io sorrisi e scrollai le spalle. “Non lo dica a me, tutti non fanno altro che dirmi che profumo di rose.”

 

O’Rourke fece un sorrisino di scuse. “Mi spiace, non saprei distinguere il profumo di una rosa da quello del rosmarino.” Ridacchiò. “Posso aiutarla in qualche modo?”

 

“Rose?”

 

Mi ghiacciai sul posto. Conoscevo quella voce, la conoscevo fin troppo bene. Mi voltai lentamente, mia madre mi fissava perplessa dal fondo del corridoio opposto, ovviamente chiedendosi cosa diavolo ci facessi al primo piano. O’Rourke mi fissò allucinato.

 

“Perbacco! E’ riuscita a sentire il tuo profumo dal fondo del corridoio!” Disse esterrefatto.

 

Io sospirai sconsolata mentre mia madre si avvicinava. “Che ci fai qui?” disse.

 

Mandai un rapido sguardo a O’Rourke prima di bisbigliare a mia madre. “Sto indagando. Sono sotto copertura.”

 

Mia madre mi fissò come se fossi pazza. “Stai indagando qui? Al Wizengamot? Neanche agli Auror è permesso entrare senza un mandato!”

 

“Lo so.” Dissi. “Per questo sono sotto copertura. Tu piuttosto, che ci fai qui?”

 

“Stiamo discutendo delle pratiche per una legge che non riesce a passare al Wizengamot e…” mia madre si voltò verso O’Rourke accigliata. “Le dispiace?”

 

“Come? Oh! Oh, scusate.” Si allontanò trotterellando qua e là nel corridoio.

 

Mamma alzò gli occhi al cielo. “Ad ogni modo non dovresti indagare da sola. Pensavo che stessi collaborando con Scorpius. E sarebbe più prudente se chiamassi tuo padre per darti una mano, anche se non è più di loro competenza, è pur sempre un Auror e…”

 

“Mamma, per favore.” Dissi cercando di interromperla. “So quello che faccio. Non c’è niente di cui preoccuparsi, devo solo… Dustin!”

 

Haine era appena comparso alle spalle di mia madre, io sudai freddo. Potevo avere altri inconvenienti? Haine ci guardò un po’ perplesso ma sorrise gentilmente consegnando a mia madre altri fogli.

 

“Vanessa, è un piacere vederla di nuovo.” Si voltò verso mamma. “Non sapevo che vi conosceste.”

 

Mia madre mi mandò un’occhiata veloce. “Oh, spesso e volentieri ci incrociamo per lavoro. Direi che praticamente viviamo insieme.”

 

Io ridacchiai nervosamente. “Già…” cominciai ad arretrare. “Adesso se volete scusarmi ho un sacco di cose da fare e devo proprio tornare al mio lavoro. Spero di incontrarla di nuovo, Dustin. Hermione, noi… ci vediamo più tardi.”

 

Mamma alzò un sopracciglio. “Senza dubbio.”

 

Haine corrucciò la fronte. “Ma non è il suo ex marito, quello?” disse indicando dietro di me.

 

Sì, potevo decisamente avere altri inconvenienti.

 

Mi voltai lentamente, Scorpius era appena sceso dall’ascensore con il Ministro in persona. Si bloccò qualche secondo vedendoci tutti lì, ma fece finta di niente e continuò il suo discorso con il Ministro venendo lentamente verso di noi. Il Ministro fece un sorriso nella nostra direzione e aumentò il passo.

 

“Oh, signora Weasley! Speravo proprio di trovarla, ho bisogno di parlare con lei in privato.” Poi ridacchiò e si voltò verso di me. “Ed è un piacere vederla di nuovo signorina…”

 

“Anche per me.” Tagliai corto prima che potesse dire il mio nome. “Vedo che conosce il mio ex marito. Non mi aveva mai detto di essere in buoni rapporti con lei.”

 

Il Ministro rimase un attimo sconcertato ma non disse niente. Scorpius, al contrario, prese la palla al balzo e tese la mano verso Haine.

 

“Marc Miller.” Disse serio, come se si chiamasse davvero così. “Non credo di conoscerla.”

 

Haine gli strinse la mano un po’ a disagio, mandandomi un’occhiata veloce e cercò di sorridere. “Dustin Haine.” Disse brevemente. “Scusate, ho del lavoro da fare.”

 

Se ne andò via bruscamente senza neanche salutare il Ministro e mamma. Io tirai un sospiro di sollievo e solo quando Haine scomparve dietro al primo angolo, il Ministro si voltò verso di noi tra il confuso e il divertito.

 

“Oh, è così Scorpius è suo marito?”

 

Io feci una smorfia. “Ex marito.” Dissi prontamente. “Non abbiamo mai funzionato come coppia.”

 

Mamma strinse le labbra in una linea, cogliendo la mia frecciatina, mentre Scorpius rimase impassibile al mio fianco. Il Ministro semplicemente scoppiò a ridere.

 

“L’importante è che funzionate sul lavoro.” Disse. “Scorpius mi ha detto che è molto entusiasta di lei, signorina Weasley. E lo sono anche io. Finalmente Jordan ci manda qualcuno di un certo tono, perciò benvenuta a bordo!”

 

Io arrossii. “Grazie signore.”

 

Lui annuì e si voltò verso mamma. “Posso rubarle dieci minuti, signora Weasley?”

 

Mia madre sorrise gentilmente. “Può rubarmi anche tutto il pomeriggio, signor Ministro.” Disse incamminandosi con lui. “Rose, ci vediamo dopo a casa.”

 

Annuii guardandoli andare via, il Ministro continuò a ridere fino a metà del corridoio, evidentemente trovava davvero divertente la nostra finta storia d’amore. Mi voltai verso Scorpius con un sopracciglio inarcato e un fastidiosissimo sorrisino malizioso.

 

“Sei molto entusiasta di me, Malfoy?”

 

Scorpius mi lanciò un’occhiata scontenta. “Oh, chiudi il becco!”

 

 

**

 

 

“Sono semplicemente distrutta!”

 

Dissi buttandomi a pesce sul divano, non appena tornata da lavoro. Hugo ridacchiò, passando là vicino e mangiucchiando del gelato che sicuramente aveva trovato in qualche remota parte del frigo.

 

“Non vorrei demoralizzarti, ma credo che tu stia dimenticando qualcosa di molto importante.” Disse sorridendo divertito.

 

Voltai la testa verso di lui e corrucciai la fronte. Non avevo dimenticato niente, ero andata a lavoro, avevo svolto tutte le mie pratiche, avevo mandato un gufo a Vanessa, risposto ad una lettera di Jack e… Jack! Il vestito!

 

“Oh no! No, no, no, no, no!” Mi lamentai rigirandomi sul divano. “Ho la prova del vestito!”

 

Hugo si sedette sul bracciolo del divano continuando a mangiare il suo gelato. “Non disperare, è l’ultima prova, poi sarai finalmente una donna libera.”

 

Io alzai un sopracciglio. “Veramente credevo di stare per sposarmi.”

 

“In senso figurato, è ovvio.” Disse. “Ultimamente sei così presa dal lavoro che stai dimenticando tutto il resto, non è vero? Anche se, per essere sinceri, Vanessa non manda più lettere a casa lamentandosi con mamma perché non riuscite mai a vedervi.”

 

“Infatti, ho visto Vanessa molto spesso ultimamente.” Scrollai le spalle. “E il mio lavoro mi piace.”

 

Hugo fece una smorfia e smise per un attimo di mangiare. “Senti Rose, io non voglio sempre essere qua a fare il moralista ma… quanto spesso hai visto Jack questa settimana?”

 

Lo fissai al perso. Non ricordavo neanche quando fosse stata l’ultima volta. “Io… siamo stati entrambi molto impegnati e poi adesso che il campionato sta per finire devono impegnarsi molto.”

 

“Rose.” Fece Hugo sospirando. “Il campionato è finito due giorni fa. E scommetto che tu non sei neanche andata allo stadio.”

 

Che razza di persona ero? Affondai la faccia tra le mani. “Dio, mi sono fatta prendere così tanto da questo caso che… Jack mi ucciderà, non c’è dubbio. E Jack di solito mi chiamava sempre perché lo accompagnassi all’ultima di campionato. Andava tutto così bene, da quand’è che le cose hanno cominciato a precipitare così?”

 

Hugo fece una smorfia. “Vuoi davvero saperlo?”

 

Io gli lessi nel pensiero. “Non è per via di Malfoy.” Misi il broncio. “Se non altro adesso papà sarà contento. Jack non gli è mai piaciuto.”

 

“Invece di pensare a quello che pensano gli altri, perché non cerchi di capire se sposare Jack è davvero quello che vuoi.” Fece Hugo.

 

“Ma certo che lo voglio.” Dissi io. “Io lo amo.”

 

“Lo so.” Fece Hugo tristemente. “Ma forse non abbastanza.”

 

 

 

**

 

 

La conversazione con Hugo mi aveva lasciato totalmente sbigottita. Di solito non davo molto peso a quello che mi diceva la gente, soprattutto a mio padre o ad Al che cercavano di convincermi a non sposarmi. Ma Hugo si rivelava avere sempre ragione alla fine. Perciò non potevo fare altro che chiedermi se, arrivata a quel punto, stessi facendo la cosa giusta.

 

E forse già era troppo tardi, dato che ero dentro al mio vestito da sposa e mi stavo fissando allo specchio.

 

“Semplicemente meravigliosa!” Disse commossa la mamma di Jack. “Jack, sarà così fiero!”

 

Io cercai di sorridere e soprattutto di muovermi all’interno di quella specie di bomboniera gigante. Forse era un po’ troppo gonfio, ma era il vestito che la mamma di Jack aveva messo al suo matrimonio ed io non volevo essere scortese.

 

Anche mia madre mi fissò con le lacrime agli occhi. “Oh Rose, sembra solo ieri che partivi per Hogwarts e guardati adesso.”

 

Alzai gli occhi al cielo. “Mamma ti prego.”

 

Hugo e papà facevano del loro meglio per non ammazzarsi dalle risate. Il che veniva loro molto male. Cercai di lanciare un’occhiataccia almeno a papà, in modo che si contenesse davanti ai genitori di Jack. Che razza di figura.

 

“Sei sicura di non stare per esplodere?” Chiese Hugo trattenendosi per due minuti.

 

“Sto benissimo!” Dissi mettendomi le mani sui fianchi. “E adoro questo vestito!”

 

La mamma di Jack congiunse le mani, entusiasta. “Oh Rose, sono così felice di sentirtelo dire. E Jack non poteva davvero sperare di trovare una donna migliore di te. Siamo tutti così contenti di averti presto in famiglia.”

 

Io sorrisi gentilmente. “Grazie signora Russell.”

 

“Oh per favore, chiamami Helen.”

 

“Non vedo l’ora di vedere che faccia farà Jack quando ti vedrà con quel vestito.” Rise mamma.

 

Anche io sorrisi tra me e stavo quasi per voltarmi e andare a cambiarmi quando Jack quasi buttò giù la porta del negozio scaraventandosi dentro, si lasciò andare sulle ginocchia con il fiatone. Tutti restammo allibiti a fissarlo, io mi ero praticamente pietrificata sul posto. Mio padre lo aiutò ad alzarsi.

 

“Che succede, Jack?” Chiese preoccupato.

 

“Non era proprio la faccia che ti aspettavi, eh?” Mormorò Hugo a mamma.

 

Jack ancora non riusciva a parlare per via del fiatone. E doveva aver corso parecchio, dato che era un sportivo e correva tutti i giorni. Sua madre si fece avanti guardandolo male.

 

“Jack, ma insomma! Capisco che avevi voglia di vedere Rose ma porta sfortuna vedere il vestito prima del matrimonio!”

 

Qualcosa mi diceva che Jack non era affatto lì per me. Mi avvicinai a lui preoccupata. “Jack?”

 

“E’ Albus!” Riuscì a dire tra un respiro e l’altro. “Rose… hanno cercato… di ucciderlo!”

 

 

**

 

 

Scusate, lo so che non aggiorno da una vita ma è stato davvero un pessimo periodo. E pessimo è fargli un complimento. Non sono proprio dell’umore né per scrivere né per aggiornare, ma mi dispiace anche lasciare in sospeso questa storia che io stesso adoro.

 

Spero che continuiate comunque a seguire, anche se in pochi, e spero che tutto si rimetta presto a posto.

 

Al prossimo capitolo con “We Are”

Love, Zia funkia!

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Capitolo 10
*** 10. We are ***


C’erano tante cose che persone che mi piacevano

DON’T TELL DAD II

 

10. We Are

 

 

You keep watching from your picket fence
You keep talking but it makes no sense
You say we're not responsible
But we are, we are
You wash your hands and come out clean
Fail to recognise the enemies within
You say we're not responsible
But we are, we are, we are, we are                (Ana Johnsson)

 

 

 

C’erano tante persone che mi piacevano. Troppe persone che invece non sopportavo affatto. Qualche persona che mi rimaneva davvero simpatica. E poi c’era quella piccola cerchia di persone che amavo totalmente e incondizionatamente, per i quali avrei davvero fatto di tutto. Al rientrava nell’ultimo gruppo.

 

Perciò non esitai a presentarmi al San Mungo con il vestito da sposa ancora addosso mentre tutti mi correvano dietro cercando di farmi ragionare. Svoltai corridoi, entrai nei reparti, chiesi a tutti i Medimaghi finché non seppero indicarmi dove diavolo si trovasse Albus Severus Potter.

 

Quando finalmente riuscii a trovare la stanza quasi mi si spezzò il cuore. Al era steso a letto con la faccia più verde di un troll. Vanessa gli teneva la mano, seduta sul letto, mentre Lily, James e gli zii erano tutti in piedi attorno al letto.

 

Al fece un debole sorriso appena mi vide. “Sono lusingato Rose, ma credo di dover declinare la tua proposta di matrimonio.”

 

Mi feci avanti cercando di far entrare tutto il vestito nella stanza. “Per l’amor del cielo, Al, chi diavolo ti ha ridotto così?”

 

Zio Harry si spostò gli occhiali sul naso. “Ci piacerebbe saperlo, Rose, ma non abbiamo ancora nessuna traccia. E’ stato avvelenato.” Fece un sorriso. “Dobbiamo ringraziare Vanessa o adesso Al… non voglio neanche immaginarlo.”

 

Vanessa gli accarezzò gentilmente i capelli senza dire niente. Al cercò di sorridere. “Beh, come si dice, ‘dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande donna’.”

 

Lo guardai seriamente preoccupata. “Come ti senti adesso?”

 

“Sto alla grande.” Disse ma era ancora molto debole. “Mi hanno ordinato di stare a letto tutto il giorno e mangiare. Potevo volere di meglio?”

 

Hugo rise. “E la compagnia sembra ottima.”

 

Zio Harry mi mise una mano sulla spalla. “Vieni, Rose, andiamo fuori.”

 

Uscii dalla stanza insieme a papà e zio Harry, mentre il resto della famiglia e la famiglia di Jack rimasero a far compagnia ad Al. Zio Harry aveva un’espressione preoccupata sul volto, anche se non avevo ancora la più pallida idea di che cosa volesse dirmi. Sospirò profondamente.

 

“Credo che fosse un avvertimento.” Disse.

 

Io corrucciai la fronte. “Non credo di capire.”

 

Zio Harry mandò uno sguardo a papà. “Tuo padre mi ha detto che stai indagando all’omicidio di Jeremiah Kein. Credo che l’assassino voglia che tu smetta di indagare.”

 

Mi voltai verso la porta della stanza di Al. “Pensi che abbiano colpito Al per cercare di colpire me?”

 

“Pensiamo che prima abbiano cercato di colpire Jack, a dire il vero.” Disse papà. “Ma è difficile, è un giocatore di Quidditch ed è sempre sorvegliato. Non sarebbe stato facile. Ma chi avrebbe potuto difendere un semplice mago di laboratorio come Al?”

 

“Hai detto che è stato avvelenato.” Dissi confusa. “Come…”

 

“E’ qualcosa che ha respirato mentre era a lavoro, su questo ne siamo quasi sicuri.” Disse zio Harry. “Qualcosa di tossico che però non ha agito subito. Si è sentito male mentre era a casa.”

 

“Per fortuna.” Disse papà. “E per fortuna Vanessa ha capito subito che si trattava di veleno e gli ha infilato del bezoar in gola.”

 

Io corrucciai la fronte. “Se è successo a lavoro, non può essere semplicemente stato un incidente su delle nuove formule?”

 

“E’ molto probabile.” Disse zio Harry. “Il punto è che tutte le formule nuove gli vengono commissionate da Dipartimenti esterni.”

 

“E non si riesce a risalire al Dipartimento?” Chiesi subito. “Dovrebbe essere abbastanza semplice.”

 

“Rose, conosci Al, lavora come un matto.” Disse zio Harry sorridendo. “Solo stasera ha provato venti formule diverse, di dieci Dipartimenti diversi. Non abbiamo idea di quale formula sia.”

 

“Una cosa è certa, chi l’ha commissionata sapeva esattamente quale sarebbe stato l’effetto.” Fece papà.

 

“Ma non…” Corrucciai la fronte guardando dietro le spalle di zio Harry. “Scorpius?”

 

Anche papà e zio si voltarono verso di lui, che aveva appena svoltato l’angolo vestito di tutto punto. Fece qualche passo avanti, incerto.

 

“Ero ad una serata di gala quando mi è arrivata la notizia. Sono davvero molto dispiaciuto per Albus.” Disse a zio Harry.

 

Lo zio gli sorrise in modo educato. “Grazie, Scorpius.”

 

Annuì e si schiarì la gola. “Mi è sembrato strano che qualcuno avesse deciso di fare un attentato ad Albus e la prima cosa che mi è venuto in mente è che potrebbe essere collegato con il caso Kein. In questo caso…”

 

“… stanno cercando di colpire me.” dissi sospirando. “Zio Harry mi ha già esposto la sua teoria.”

 

Malfoy sospirò. “Mi dispiace Weasley, sei fuori dal caso.”

 

Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena pugnalato al petto. “Cosa? Non puoi farmi questo!”

 

Papà fece un cenno con la testa a zio Harry. “Forse è il caso che noi rientriamo.”

 

Malfoy li guardò andarsene nella stanza di Al e chiudersi la porta alle spalle. Mi fissò serio. “E’ troppo pericoloso, hanno capito chi sei e cercheranno di ammazzare i tuoi familiari uno ad uno. Oggi è toccato ad Al, e domani?”

 

Questo caso era tutta la mia vita, cosa avrei fatto adesso? “Cosa pensi che dovrei fare?” Chiesi quasi con le lacrime agli occhi. “Stare a casa fino a che non avrete preso l’assassino? Vuoi davvero fare questo da solo?”

 

Malfoy fece due passi verso di me e mi prese per le spalle. “Rose, non posso rischiare che ti capiti qualcosa.” Disse. “Avrai tutto il tempo per occuparti del tuo matrimonio.”

 

Io sospirai. “Non sono il tipo di donna che sta a casa.”

 

“Non sei neanche il tipo di donna che mette vestiti del genere.” Fece squadrandomi con una smorfia. “Ma chi diavolo ti ha scelto il vestito?”

 

“Era di mia madre.” Fece Jack alle mie spalle. Mi voltai di scatto, spaventata, come se mi avesse colto sul fatto. “Che ci fai qui, Malfoy?”

 

Malfoy non si fece intimidire, alzò un sopracciglio e si mise dritto. “La stessa cosa che fai tu. Sono qui per vedere Albus.”

 

“Ma davvero? E da quando ti preoccupi dei familiari di Rose?”

 

“Non mi preoccupo.” Disse serio. “Fa solo parte del mio lavoro. Sto indagando.”

 

Jack mi mandò una rapida occhiata e scosse la testa. “Lo sai, Malfoy, non mi piace per niente il vostro modo di indagare.”

 

Io sospirai e posai una mano sul braccio di Jack. “Malfoy indagherà da solo, Jack. Io sono fuori dal caso. Andiamo adesso, torniamo da Al.”

 

Malfoy fece una smorfia. “Se non ti dispiace avrei bisogno di fare qualche domanda ad Albus.”

 

“Oh, a me non dispiace affatto.” Feci io scrollando le spalle. “E’ con Al che devi parlare.”

 

Jack saltò su come una molla. “E’ quasi stato ucciso e tu vieni qui a fare domande!” Disse. “Non credi che forse voglia riposare? Non lo so, che voglia stare in pace per un po’? Ti precipiti da tutti o corri solo quando si tratta di Rose?”

 

Io arrossii, mi stava davvero mettendo in imbarazzo. Cercai di spingere Jack dentro la stanza. “Mi dispiace. Avrai tutte le informazioni che ti servono ma ora non credo proprio che sia il momento giusto.”

 

Malfoy annuì e sospirò. “Fai i miei auguri di pronta guarigione ad Albus.”

 

Io feci mezzo sorriso. “Devo dirgli qualcosa di irritante, non è vero?”

 

Malfoy sorrise tra sé. “Solo che non pensavo che fosse un pappamolle del genere.”

 

Io ridacchiai ed annuii. “Vedrai che lo apprezzerà molto.”

 

 

**

 

 

 

Il giorno dopo non andai in ufficio e Malfoy non mi fece neanche chiamare. Passai tutta la mattina con Al, che sembrava essersi ripreso fin troppo bene dall’attentato del giorno precedente, nonostante la pelle verdastra e il fiato mozzo.

 

“Carino il vestito da sposa.” Disse ridacchiando. “Spero che tu abbia prenotato una chiesa abbastanza grande.”

 

Io alzai gli occhi al cielo. “Divertente. E scusami se mi sono precipitata al tuo capezzale invece che fermarmi per cambiare l’abito.”

 

Al sorrise e affondò la testa nel cuscino. Fissò un punto indefinito davanti a sé. “Mi sono spaventato da morire, Rose. Pensavo davvero che per me sarebbe finita, ho pensato per un attimo che mi sarei fermato lì e avrei perso le cose migliori, che ancora dovevo vedere e provare tante cose.”

 

Gli presi la mano. Ci eravamo spaventati tutti. “Non pensarci adesso, Al. Adesso sei qui.”

 

“Avresti dovuto vedere Vanessa.” Fece sospirando. “Non so chi le abbia dato tanta forza per reagire e salvarmi, ma quando mi sono svegliato ed ero in ospedale aveva un aspetto orribile. Non ha smesso di tremare fino a quando siete arrivati voi.”

 

“Stavi per scivolargli dalle dita, Al.” Dissi in un sussurro. “Credo proprio che sia normale.”

 

“Io… io credo che la sposerò.” Disse infine.

 

Strabuzzai gli occhi. “Tu… cosa?”

 

“Sposerò Vanessa.” Disse convinto. “Pensa se fossi morto e non avessi avuto l’occasione di farlo. Beh, non subito, ma magari dopo il bambino. O bambina. Sai, Rose, comincio a sperare che sia una bambina.”

 

Io sorrisi e scossi la testa. “Cavolo, avrebbero dovuto avvelenarti molto tempo fa.”

 

Al scoppiò a ridere e tossì subito dopo. Io gli sistemai un po’ il cuscino dietro la schiena. “Che fai, ti eserciti a fare la perfetta mogliettina?”

 

Cercai di sorridere, ma probabilmente ne venne fuori solo una smorfia. “Già…”

 

“Oh-ho” fece Al leggendomi nel pensiero. “Ci stai ripensando.”

 

“Non ci sto ripensando, è solo…” Sospirai e scossi la testa facendo un sorriso. “Probabilmente sono solo molto stressata e il fatto che tu sia quasi stato ucciso non mi aiuta. Forse se tornassi ad occuparmi della mia vecchia rubrica…”

 

“La tua vecchia rubrica?” Fece Al allibito. “Rose, tu odi il gossip.”

 

Io annuii tra me. “Sì… sì, lo odio.”

 

Al mi fissò. “Rose, perché non mi dici cos’è che realmente non va?”

 

Mi appoggiai con i gomiti sui ginocchi e alzai un sopracciglio. “Credimi Al, vorrei tanto saperlo.”

 

Qualcuno bussò alla porta, noi ci voltammo entrambi. Gaby sorrise debolmente dalla soglia della porta, aspettando quiete.

 

“Spero di non disturbare.”

 

“Gaby!” dissi con un sorriso. “Vieni, entra!”

 

Fece dei passettini incerti verso di noi e si sedette sulla sedia vicina al letto di Al. Gli fece un sorriso gentile e gli posò una mano sul braccio. “Come ti senti, Al? Vanessa mi ha informato solo stamattina.”

 

“Non volevamo disturbare nessuno.” Disse Al con un sorriso. “Oggi mi sento molto meglio. Sono contento che tu sia passata.”

 

“Nessun disturbo.” Fece lei. Aveva un aspetto orribile a dirla tutta, era pallida e spossata. “Non avevo niente da fare, comunque.”

 

“Sol?” Chiese Al innocentemente.

 

Gaby distolse lo sguardo da noi e lasciò scivolare via la sua mano dal braccio di Al. “Oh, non lo so. Io e Sol non abitiamo più insieme.” Io e Al ci ghiacciammo sul posto e ci lanciammo un veloce sguardo. “Lo so che lo sapete, non importa che facciate finta di niente.”

 

“Oh Gaby, mi dispiace così tanto.” Dissi sinceramente dispiaciuta.

 

Lei cercò di sorridere. Avrei tanto voluto sapere dove trovava la forza di stare così calma. “Sono cose che capitano, la vita è piena di sorprese, dopotutto.”

 

Al la guardò sconcertato. “Sembri così tranquilla.”

 

“Oh.” Fece lei scrollando le spalle con mezzo sorriso. “Temo di aver finito tutta l’ira che avevo in corpo, Albus. E credo che Vincent se ne ricorderà per molto, molto tempo.”

 

Io mi sentii un po’ a disagio. Insomma, cosa si doveva dire in circostanze come quella? “Quindi adesso… cosa farai?”

 

Gaby scrollò le spalle. “Non lo so ancora.” Disse. “Per adesso sono qui a visitare Al. Ho un sacco di tempo libero, posso venire a farti compagnia quando vuoi.”

 

Al le sorrise. “Sei gentile.”

 

Gaby annuì e si voltò verso di me. “Come procedono i preparativi per il matrimonio, Rose? Sei eccitata?”

 

“Io… sì.” Dissi senza risultare troppo convincente. “Abbiamo praticamente finito. Dobbiamo solo andare fino all’altare e dire sì.”

 

Lei sorrise. “Non è una cosa da poco.” Disse. “E Jack, è agitato?”

 

Io ridacchiai ed annuii. “Sicuramente lo è molto più di me. Ha paura di sbagliare qualcosa, ne è praticamente ossessionato, tanto che ha imparato tutto il discorso del pastore a memoria.”

 

Al rise. “Può un giocatore non avere l’ansia da prestazione?”

 

Gaby sorrise tra sé. “Anche Vincent è così, ha sempre paura di sbagliare qualcosa.” Sospirò. “Sarà dura riabituarsi.”

 

Io cercai di sorriderle. “Non abbatterti, prima o poi ci si riesce. Io mi sono riabituata dopo Malfoy.”

 

Gaby mi fissò con pena, come se fossi io ad avere un problema. “E’ davvero così, Rose, o hai solo spostato l’occhio da un’altra parte?”

 

Io rimasi di sasso. Mandai uno sguardo ad Al e sbuffai una risata. “Come?” Dissi credendo di aver capito male.

 

“Non hai spento il fuoco, Rose.” Disse Gaby. “L’hai solo coperto con una pentola e hai fatto finta che non ci fosse più. Ma se lo scopri, lui è ancora lì che brucia.”

 

Deglutii a fatica e ridacchiai nervosamente. “No.” Dissi convinta. “No, si è spento del tutto, credimi. C’è un nuovo focolare adesso.”

 

Gaby sorrise tra sé. “Stai attenta, Rose. A volte un tizzone è tutto quello che serve per riaccendere la fiamma.”

 

Io non riuscii a dire niente, mi limitai a fissarla un po’ impaurita. Al colse il mio disagio e cambiò totalmente argomento, voltandosi verso Gaby.

 

“Così anche tu sapevi che Vanessa era incinta e non hai detto niente, eh?”

 

Gaby ridacchiò appena. “Scusami, Al, ma penso proprio che non fosse il mio compito venirtelo a dire. Dimmi, sei contento?”

 

Al sorrise. “Adesso lo sono. E sono contento di essere vivo.”

 

“Già. E’ un miracolo.” Disse Gaby. “A volte i miracoli accadono per un motivo.”

 

Io risi. “Sì, questa volta era per convincere Al a mettere la testa a posto.”

 

“Chissà allora quanto dovremmo aspettare prima che avvelenino anche te, Rose.”

 

 

 

**

 

 

Il resto della giornata lo passai con mia madre a casa, ad aiutarla a mettere a posto le pratiche per il ministero. Non le guardavo sul serio, leggevo solo il numero di serie e le mettevo tutte in fila senza neanche sapere di cosa si trattasse. Ma se non altro, stavo passando il mio tempo. Mamma mi lanciò un’occhiata a metà del mio lavoro.

 

“Rose,” disse gentilmente. “Forse dovresti uscire un po’. Perché non chiami Jack?”

 

Io scossi la testa. “Ha un allenamento fino alle sei.” Dissi. “Poi una conferenza. E poi una serata di gala.”

 

“Beh, potresti aspettarlo alla conferenza e accompagnarlo alla serata di gala.” Disse ragionevolmente mia madre. “Penso che gli farebbe piacere.”

 

“Sì, io…” Feci una smorfia. “Non ho tanta voglia di andare ad una serata di gala.”

 

Mamma annuì e non disse nient’altro. Sapeva che era inutile cercare di convincermi, ero una testa dura. Esattamente come mio padre, diceva sempre lei.

 

Sbadigliai continuando a mettere a posto decine e decine di fogli. Pensare che di solito mamma si occupava di tutto quel popò di roba da sola. Mi sentivo male per lei.

 

“Rose, hai già passato la legge 723/14?”

 

Abbassai lo sguardo sui fogli e cercai un numero di riferimento. Ero al 743. “Sì. Devo cercartelo?”

 

“Ne avrei davvero bisogno, grazie.” Disse mamma continuando a leggere altri fogli che aveva in mano. Certe volte mi chiedevo che razza di cervello avesse per ricordare tutte quelle leggi e quei numeri.

 

Le presi la pratica e gliela passai. “Di cosa si tratta?”

 

Lei sbuffò e si sedette. “Beh, a dire il vero non è ancora una legge. E’ un decreto che non riesce ad essere approvato dal Wizengamot. Non che mi sorprenda a dire il vero, a me pare una cosa davvero antiquata e ridicola.”

 

Mi sedetti al suo fianco cercando di leggere qualcosa sul foglio. “Sarebbe a dire?”

 

“Alcuni membri del Wizengamot hanno proposto di rendere ereditario il posto di membro attivo.” Disse guardandosi attorno. “Ma dove sono i miei occhiali?”

 

Corrucciai la fronte. “Pensavo che certe cose non esistessero più da almeno cent’anni. Praticamente mi stai dicendo che se tu fossi un membro attivo e arrivata la tua ora decedessi, io passerei subito al tuo posto senza bisogno di una elezione?”

 

“Proprio così.” Ridacchiò mia madre. “Ridicolo, vero? Ma non è una delle cose peggiori che abbia sentito all’interno del Ministero, credimi. Una volta hanno proposto di far entrare un Gigante come membro del Wizengamot.”

 

Qualcosa scattò all’interno della mia testa. “Un momento, ho capito!” le strappai il foglio di mano e lessi per bene in cosa consisteva la legge, quali ne sarebbero state le agevolazioni e le condizioni e tutto si formò nella mia testa come un gigantesco puzzle al quale avevo appena inserito l’ultimo tassello. Sorrisi tra me. “Albus aveva ragione.”

 

Mia madre mi guardò non capendo. “Riguardo a che cosa?”

 

“Dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande donna.” Dissi tra me. “Io so chi è l’assassino.”

 

 

**

 

 

Eccoci qua,

Grazie a tutti per il sostegno morale, fa sempre piacere anche se non è una situazione che si risolve con facilità… ma non pensiamoci e pensiamo alle cose belle.

La cosa bella è che Rose ha capito chi è l’assassino! Dan-da-dan! E voi l’avete capito? Spero di no, vorrebbe dire che sono stata proprio brava ahahah.

 

Spero di postare presto il prossimo capitolo “Irresistible

… e poi tra poco è Natale ragazzi ^^

 

Besos, Zia funkia.

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11. Irresistible ***


“Sei assolutamente sicura di quello che stai facendo

DON’T TELL DAD II

 

11. Irresistible

 

Dont yoy think I'm trying to tell my heart whats right
That I should really say goodnight
But I cant stop myself from falling (falling)
Maybe I'll tell him that i feel the same
that I dont want to play no game (No)
Cuz when I Feel his arms wrapped around me
I know meant to say No (I Meant To Say No...)            (Jessica Simpson)

 

 

“Sei assolutamente sicura di quello che stai facendo?”

 

Malfoy mi fissò ansioso, guardandosi intorno. La mattina dopo la mia grande epifania, avevo praticamente ordinato al mio capo di chiamare il Ministro e far riunire l’intero Wizengamot per l’omicidio di Jermiah Kein. Tutti si guardavano l’un gli altri cercando di capire perché fossero stati chiamati in causa tutti quanti.

 

Oltre ai membri del Wizengamot, qualche esterno riempiva i pochi posti vuoti. C’era mia madre, che curiosa aveva chiesto assolutamente di assistere, la vedova Kein, alcuni Auror che seguivano il caso prima di noi e Bernard Bay.

 

“Buongiorno a tutti.” Iniziò il Ministro zittendo gli altri membri. “Mi scuso per il poco anticipo con cui vi ho informato di questa riunione ma mi è stato espressamente ‘ordinato’…” disse voltandosi sorridendo verso me e Malfoy. “… di indurne una in cui foste tutti presenti. Forse oggi riusciremo davvero a mettere una fine alla triste scomparsa di Jeremiah Kein. Il signor Scorpius Malfoy, presidente dell’ufficio Misteri, pare essere finalmente arrivato alla conclusione. Se vuole illuminarci…”

 

Malfoy si alzò in piedi schiarendosi la gola. “Ecco, vorrei prendermene il pieno merito. Mi creda lo vorrei davvero.” Disse al Ministro. “Ma è stata in realtà Miss Weasley ad avere la vera epifania, perciò vorrei che fosse lei a spiegare alla corte quanto segue.

 

Il ministro annuì e mi guardò. “La prego.”

 

Mi alzai in piedi e mi fissai intorno un po’ imbarazzata, io ero una giornalista, non ero abituata a parlare in pubblico, io scrivevo.

 

“Beh, ecco…” Cominciai incerta. “Per prima cosa né io, né Scorpius abbiamo mai creduto che fosse stato il signor Bernard Bay.

 

Diverse voci si levarono in aula, sconcertate. Il ministro richiamò al silenzio. “Vi prego! Fatela continuare!”

 

Cercai di pensare a quello che dovevo dire senza dar modo al resto dei membri di interrompere. “Quando il signor Malfoy qui presente mi commissionò il caso di Jeremiah Kein, mi consegnò un fascicolo che riportava tutto quello che gli Auror avevano trovato sull’omicidio. Ebbene, il nostro primo indiziato era Dustin Haine. Gli lanciai uno sguardo e lui mi fissò esterrefatto. “Ma il nostro dubbio cadde quasi immediatamente, dato che Haine è mancino e il nostro assassino è destro.”

 

Il ministro corrucciò la fronte. “Come avete potuto dedurre una cosa simile?”

 

“I segni sul corpo di Kein andavano da destra a sinistra. Disse Malfoy guardandomi furbo. “Un mancino avrebbe impugnato la bacchetta dall’altra parte.

 

“Il campo si riduceva notevolmente eppure non avevamo nessuno che avrebbe davvero avuto un buon motivo per uccidere Kein. Dissi. “Bay era appena entrato nel Wizengamot, non avrebbe avuto alcun motivo per ucciderlo. Haine avrebbe preso il posto di Kein, ma sapevamo che neanche lui era l’assassino. Ed il nome successivo era quello di Greyson.

 

Greyson rise e scosse la testa. “Oh, è un bel problema perché neanche io l’ho assassinato.

 

Io gli sorrisi. “Oh lo so bene, signor Greyson. Lei stesso mi ha confermato che qualcuno ha tentato di ucciderla.

 

Lui annuì. “Oh sì.”

 

“Già.” Feci io annuendo tra me. “Perché dopo l’assenza di Bay, lei avrebbe preso il suo posto al Wizengamot. Si ricorda cosa mi disse della sua aggressione, signor Greyson? Qualcosa che l’aveva colpita.”

 

Ma certamente.” Disse senza battere ciglio. “Un odore distinto di cannella. E incenso.”

 

“Incenso e cannella.” Annuii io. “Due piante.”

 

Il Ministro mi interruppe. “Non vorrei farle perdere il filo, ma cosa c’entra questo con l’assassino?”

 

“Mi dia solo un minuto Ministro.” Dissi sorridendo. “Lei sa che mio cugino Albus è stato avvelenato?”

 

“No, ma…”

 

Io alzai una mano per fermarlo. “In quanto mago da laboratorio, Albus Potter si occupa di produrre nuove formule che gli vengono commissionate da dipartimenti interni al ministero. Facendo delle ricerche sono riuscita a risalire alla formula che l’ha quasi ucciso e ho scoperto che è stata una reazione tra un anemone e del ciclamino. Due piante.”

 

Il Ministro mi interruppe di nuovo. “Io temo di non seguirla.”

 

Io sorrisi e continuai il mio monologo. “Avevo cominciato a perdere le speranze, non avevamo un nome, né una traccia quando improvvisamente la risposta mi è caduta dal cielo. Penso che ognuno di voi sappia a cosa mi riferisco se dico decreto numero 723/14.

 

Ci fu un brusio generale, molti cominciarono a parlottare tra loro. Io sorrisi trionfante.

 

“Il decreto 723/14 dichiara espressamente che qualora sopraggiunga la morte per uno dei membri del Wizengamot, verrà immediatamente sostituito dal più prossimo degli eredi, senza elezione. Ma Jeremiah Kein non aveva figli, non è vero vedova Kein?”

 

Mi voltai finalmente verso di lei, che era rimasta impassibile per tutta l’udienza. Si spostò per sistemare le gambe e mi fissò. “Temo di no.”

 

Perciò cosa sarebbe successo se la legge fosse passata e suo marito fosse morto?” Chiesi retoricamente. “Lei sarebbe passata in carica. Ma il suo piano era andato storto, non è vero?”

 

“Non so proprio di cosa stia parlando.” Disse insofferente.

 

“Glielo spiego subito. Il decreto è stato esposto per la prima volta il 2 maggio, lo stesso giorno in cui è morto suo marito. Lei ancora non sapeva che fosse stato respinto, perciò pensava che tutto sarebbe filato secondo i suoi piani. Avrebbe ucciso suo marito e fatto ricadere le tracce su Bay e poi lei sarebbe salita in carica.

 

“Tutto questo è ridicolo.” Fece lei.

 

Io continuai. “Ma essendo il decreto stato respinto, Haine avrebbe preso il posto di suo marito e Greyson quello di Bay. Perciò lei ha cercato di ucciderlo, fallendo. Dissi. “Stava prendendo tempo, sperando che il decreto sarebbe finalmente stato approvato, ma il suo piano era andato di nuovo storto.

 

Il Ministro parve sconvolto. “Signorina Weasley, sta facendo delle dichiarazioni molto gravi.

 

E non ho ancora finito.” Dissi. “Non avrei mai sospettato di lei, signora Kein. Il suo lavoro era stato molto pulito. Ma una cosa l’ha tradita. Lei aveva capito quello che stavo facendo, che stavo indagando per cercare l’assassino ed ha cercato di fare fuori la persona più prossima a me.”

 

“Sta parlando di suo cugino Albus?” Chiese il Ministro scettico. “Albus Potter è la persona più prossima a lei? Mi pare un po’ forzato, signorina Weasley.

 

“Oh non lo è affatto, perché la signora Kein non mi ha conosciuto come signorina Weasley.” Parecchi membri della corte parvero seriamente shockati, Dustin Haine invece sorrise capendo il mio gioco. “Mi sono presentata come Vanessa Miller.”

 

“Queste non sono prove, sono supposizioni. Disse indignata la vedova.

 

Ma tutto torna perfettamente, temo.” Dissi io. “Solo tre persone mi avevano conosciuto come Vanessa Miller: lei, O’Rourke e Haine. Haine era già fuori dalla nostra lista di indiziati, perciò mi rimanevano due nomi. Vanessa Miller è una mia amica babbana di nascita e l’unica persona più prossima a lei nel mondo dei maghi e il suo fidanzato: Albus Potter.

 

Greyson scattò in piedi. “Perbacco! Priscilla, hai cercato di uccidermi?”

 

Il Ministro batté il suo martelletto. “La prego, si sieda!”

 

“Avevo due nomi.” Dissi di nuovo. “Lei e O’Rourke. La legge 723/14 mi aveva già convinta abbastanza, ma una cosa mi è stata da prova schiacciante. Le piante. O’rourke mi aveva confidato di non sapere neanche riconoscere una rosa da del rosmarino, mentre lei, signora Kein, vuole dirci di cosa si occupa nel suo tempo libero?”

 

Per la prima volta la vedova non rispose e si morse il labbro capendo di essere stata sconfitta.

 

“Giardinaggio, o mi sbaglio?”

 

“Sono fiori e piante, non semplice giardinaggio!” Saltò su lei offesa. “Ed è vero, io ho ucciso mio marito! Sono stata io! Dopo anni e anni di supporto e di aiuti, non ho mai ricevuto un riconoscimento! Era merito mio se era stato capace di arrivare al Wizengamot, solo mio! Io mi sono diplomata a pieni voti! Io ho investito tempo ed energia nella sua campagna elettorale! Io e sempre io!”

 

Il Ministro la fissò allibito. “Signora Kein, non posso crederci!” disse spaesato guardandosi un po’ attorno. “Io… io temo di doverla arrestare.”

 

La vedova Kein mi sorrise mentre due Auror le confiscavano la bacchetta e la scortavano fuori. Si fermò appena prima della soglia della porta e si voltò a guardarmi. “Devo farle i miei complimenti, signorina Weasley. Ma dopotutto, nessuno può eguagliare le donne in quanto ad astuzia. Peccato che nessuno qua dentro se ne sia ancora reso conto.

 

Gli Auror la trascinarono via e liberarono finalmente Bay. Il Ministro si guardò intorno un po’ sbigottito. “Beh… credo che… credo che Bernard Bay debba riprendere il suo posto. Mi spiace Greyson.”

 

Greyson sorrise. “Oh non importa. Almeno sono vivo.” Si frugò nella giacca e ne estrasse due bustine. “Qualcuno gradisce del the?”

 

 

**

 

 

Ci volle più di una mezz’ora prima che io e Malfoy riuscissimo ad uscire dal Wizengamot. Tutti vennero a complimentarsi con me e con Malfoy. Mia madre era entusiasta e fiera di me, continuava e presentarmi a tutti come un gioiello di famiglia. Il Ministro era esterrefatto e mi promise che avrebbe riferito tutto a Jordan e si sarebbe assicurato di farmi avere una promozione e Greyson ci chiese di passare a trovarlo. Forse era davvero un po’ matto.

 

“Grazie davvero, non so come sdebitarmi.” Disse Bay per la centesima volta stringendomi la mano.

 

Io gli sorrisi. “Non devi, eri innocente. Ho fatto solo il mio lavoro.”

 

“Un ottimo lavoro.” Intervenne Malfoy al mio fianco.

 

Bay sorrise. “Se mai vi servirà qualcosa dal Wizengamot, non esitate a chiedere! Ci penserò io! Grazie ancora, davvero mille grazie!”

 

Salutammo di nuovo Bay, che continuava a ringraziare come un ossesso, ed entrammo in ascensore. Malfoy sospirò, stanco. Io cacciai un urlo e gli saltai al collo, sbilanciandolo un po’, finalmente lasciando libera la mia adrenalina e la gioia di aver risolto finalmente il caso.

 

Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abb…”

 

Malfoy mi zittì con un bacio. Con un bacio con la B maiuscola, mandandomi a sbattere con la schiena contro la parete dell’ascensore, in modo irruente e famelico. E la cosa peggiore non era che Malfoy mi stesse baciando, era che io non lo stavo fermando, non prima che fossero passati due interi minuti in cui avrei avuto tutto il tempo di spingerlo indietro e mandarlo al diavolo.

 

Che poi fu quello che successe subito dopo.

 

Ma che diavolo…” Dissi dopo averlo spinto indietro con forza.

 

Ci fissammo in silenzio, senza avere il coraggio di dire assolutamente niente. C’era un silenzio così rumoroso da sfondare i timpani. La voce dell’ascensore ci fece trasalire entrambi e quando le porte si aprirono ci voltammo come due idioti imbambolati. Mio padre stava proprio dall’altra parte della porta, aspettando di salire in ascensore.

 

“Oh, ehi ragazzi!” disse salutando allegramente. “Rose, tua madre mi ha appena detto del tuo grande successo! Sei stata eccezionale, davvero, siamo tutti così fieri!”

 

“Sì… grazie…” Riuscii a farfugliare, la mia mente totalmente focalizzata su quel bacio. Scesi dall’ascensore. “Adesso devo andare.”

 

“Te ne vai?” Chiese papà guardando l’orologio al polso. “Non è neanche l’ora di pranzo. Non devi lavorare?”

 

Malfoy si schiarì la gola. “Ha il resto della giornata libera. Se la merita.”

 

Papà annuì. “Oh, naturalmente!” sorrise. “Ci vediamo dopo da Al, va bene Rose?”

 

Da Al…” Dissi distrattamente. “Sì, va bene.”

 

Le porte dell’ascensore si richiusero lentamente, mentre mio padre mi salutava con un sorriso e Scorpius mi fissava da dietro con uno sguardo intenso.

 

Avevo appena detto Scorpius invece che Malfoy?

 

Quello, ero sicura, era l’inizio della fine.

 

 

**

 

 

“…che cosa ne pensi, Rose?”

 

Mi riscossi e mi resi conto che stavo fissando nel vuoto nello stesso punto da almeno dieci minuti. “Come?” dissi cadendo dalle nuvole.

 

Al, Vanessa e Lily mi fissarono come se fossi matta. Lily alzò un sopracciglio e incrociò le braccia, guardandomi criticamente.

 

“E’ ufficiale, dopo aver risolto il suo primo caso, Rose è andata in tilt.”

 

Ero andata in tilt, ma stavo pensando a tutto meno che al caso che avevo risolto quella mattina. Continuavo a pensare a Malfoy e, dannata me, non riuscivo a togliermelo due secondi dalla testa. Avrei tanto voluto non poterci pensare più e godermi finalmente un po’ di riposo e ridere con Al e Vanessa, ma mi pareva di sentire ancora le labbra di Malfoy marchiate a fuoco sopra le mie.

 

“Sono contento di essere fuori pericolo.” Disse Al. “Ma Rose, con tutti i nomi che potevi usare…”

 

Vanessa mi fissò scura. “Te lo giuro, Rose, se ci fai un altro scherzo del genere sarò io ad uccidere te! Ti rendi conto che per colpa di una stupida copertura per poco Al non viene ammazzato? Cosa ti è saltato nel cervello?”

 

Io mi feci piccola piccola. “E’ il primo nome che mi è venuto in mente.

 

Al rise. “Non ti scaldare, Vanessa. Sto bene e Rose ha risolto il caso. Non c’è più niente di cui preoccuparsi.”

 

Vanessa mise il broncio. “Avrebbe potuto andare diversamente. Non oso neanche pensarci.”

 

Io sospirai e mi passai una mano sugli occhi. “Scusate, mi dispiace da morire. Se devo dirla tutta non mi sento neanche troppo in forma oggi. Forse troppa stanchezza accumulata o forse…” O forse era il bacio di Scorpius Malfoy.

 

Al alzò un sopracciglio. “Non hanno avvelenato anche te, vero?”

 

Io scossi la testa. “Spero proprio di no, anche se si spiegherebbero un sacco di cose strane che sto provando in questo momento.

 

Lily si sedette sul bracciolo della mia sedia. “Vai a casa e riposati un po’, Rose. Non hai fatto altro che lavorare per settimane e settimane. Ti sposi tra una settimana, non vorrai arrivare schizzata al matrimonio?”

 

“Una settimana?” Saltai su io improvvisamente agitata. “Come può mancare solo una settimana? Mancavano due mesi l’ultima volta che ho controllato!”

 

Lily, Vanessa ed Al si scambiarono uno sguardo. Vanessa si schiarì la gola e cercò di parlare gentilmente, nonostante fosse ancora arrabbiata. “Rose, devi decisamente andare a riposare un po’. Chiedi un permesso a lavoro e non uscire di casa per una settimana.”

 

Io scossi la testa disperata. “Sono davvero stata così fuori dal mondo?” Mi morsi un labbro presa dai rimorsi. “Non mi sorprende che Jack fosse furioso, non ci sono stata mai in questo periodo.”

 

“Dai, non pensarci!” Fece Al cercando di tirarmi su. “Adesso hai tutto il tempo di sistemarti un po’ ed arrivare pronta. Sia mentalmente che materialmente.”

 

Fissai Al e mi resi conto, per la prima volta, che il mio testimone era su un letto d’ospedale. “Oh mio dio! Ti dimetteranno in tempo per il matrimonio, non è vero? Al, non posso sposarmi senza di te, ho bisogno assolutamente che tu ci sia!”

 

Al scoppiò a ridere. “Non ti agitare, mi mandano a casa domani.

 

Vanessa mi guardò seriamente preoccupata. “Rose, vuoi che ti accompagni a casa?”

 

Io scossi la testa. “Non c’è alcun bisogno.”

 

“Come hai risolto poi la faccenda di Gaby e Sol?” Chiese Al.

 

Io lo guardai perplessa, cercando di capire a cosa si stesse riferendo. “La faccenda di Gaby e Sol? Non sapevo che fosse un problema mio.”

 

Vanessa sospirò. “Credo che Al si stia riferendo al tavolo al matrimonio. Disse. “Non vorrai farle sedere insieme, magari con Vincent in mezzo.

 

Oh… “Merda!” Esclamai allarmata. “Io… io li ho messi tutti e tre vicini! Non sapevo che sarebbe successa una cosa del genere! Dovrò ricontrollare tutti i tavoli e spostarli in modo da far quadrare tutto… cavolo, Jack ha la pianta dei tavoli… devo chiamarlo e spiegargli…”

 

“Rose, calmati!” Fece Lily afferrandomi una spalla. “Ci ho già pensato io.”

 

Io la fissai allucinata. “Ci hai pensato tu?”

 

Lily annuì. “Ho spostato Vincent al tavolo con la squadra di Jack e Gaby e Sol sono in due tavoli diversi. Stai tranquilla, abbiamo tutto sotto controllo.

 

Io sospirai. “Non lo so, pensavo di avere così tanto tempo e invece adesso mi sembra di avere così tante cose da fare.”

 

“Rose, per la centesima volta, va’ a casa e riposati. Domani sarà tutto a posto.” fece Al con un sorriso. “Te lo prometto.”

 

“Me lo prometti?”

 

Al annuì. “Te lo prometto.”

 

Sospirai di nuovo ma annuii. Mi alzai dalla sedia e diedi un bacio sulla fronte ad Al, poi salutai Vanessa e Lily e mi avviai lungo il corridoio del San Mungo. Forse dovevo davvero solo andare a casa e riposarmi, ma ero ancora totalmente sbigottita e soprattutto c’era davvero una sola cosa che mi occupava il cervello.

 

Scesi in strada e feci per materializzarmi dentro al salotto di casa mia quando mi venne in mente la cosa più folle che potessi fare al momento. E quando una cosa folle mi entrava in testa non c’era proprio niente che potessi fare per fermarmi.

 

 

**

 

 

Non ero nuova a Diagon Alley, ci ero stata migliaia di volte prima di andare a scuola o semplicemente quando andavo a piedi fino all’Ufficio della Gazzetta, ma non ci ero mai andata per scopi personali. Nessuno dei miei conoscenti abitava lì. Eravamo gente di campagna, e ci piaceva abitare in campagna.

 

Fissai l’indirizzo che avevo in mano, lo avevo preso per precauzione e non pensavo che lo avrei mai usato. Mi ritrovai ai piedi di una palazzina in fondo alla strada principale. Salii velocemente fino al terzo piano e quando finalmente trovai l’appartamento che stavo cercando, bussai alla porta un po’ incerta.

 

Malfoy venne ad aprire qualche secondo dopo. Mi fissò perplesso, ovviamente non aspettandosi una visita da parte mia. Neanche io mi aspettavo di essere lì.

 

Weasley? Che ci fai qui a quest’o…”

 

Stavolta fui io a zittirlo con un bacio. Un bacio che trasudava passione proprio come il bacio in ascensore. Lo spinsi dentro casa senza staccarmi da lui. Mollai la presa dalle sue labbra solo per un secondo, il tempo di respirare.

 

“Non dire una parola.” Sussurrai minacciosa.

 

Malfoy mi fissò con i suoi occhi plumbei. “Non mi sto lamentando.”

 

E chiuse la porta.

 

 

 

**

 

 

 

Heeeeeeeeello!!

Ah, che bello, finalmente siamo arrivati ad una svolta significativa della storia sotto diversi punti di vista. Congratulazioni a chi aveva scommesso sulla vedova, avevate proprio ragione! Eeeh, le donne ne sanno sempre una più del diavolo!

Ma scommetto che la cosa che più vi interessa sia la svolta tra Rose e Scorpius… chissà come andrà a finire… al prossimo capitolo con Can’t fight the moonlight

 

Grazie a tutti per la vostra pazienza e comprensione, il periodo di cacca c’è ancora ma cerco di dare una svolta e rimettermi in sesto.

Besos e spero che stiate passando un felice periodo natalizio.

Zia funkia!

 

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Capitolo 12
*** 12. Can't fight the moonlight ***


Ero ancora intorpidita dal sonno

DON’T TELL DAD II

 

12. Can’t fight the moonlight

 

You can try to resist
Try to hide from my kiss
but you know, but you know
That you, can't fight the moonlight
Deep in the dark, you'll surrender your heart
But you know, but you know that you
Can't fight the moonlight..No
You can't fight it...
It's gonna get to your heart                                  (LeAnn Ryhmes)

 

 

Bussai freneticamente alla porta, imprecando sottovoce tra me e me. Quanto diavolo poteva metterci una persona normale ad aprire una porta? Bussai di nuovo, era la terza volta che bussavo. Avevo bisogno di entrare in quella dannata casa perché al momento era l’unico posto in cui avevo il coraggio di mostrare la mia faccia.

 

Quando la porta finalmente si aprì, mandai un’occhiataccia a Vanessa. “Come mai ci hai messo tanto?”

 

Vanessa mi fissò allibita, ancora spettinata ed in pigiama. Alzò un sopracciglio. “Perché stavo dormendo.” Disse ovvia. “Che diavolo ci fai qui alle sette di mattina di sabato?”

 

“Fammi entrare.” Dissi urgentemente, ero agitata più che mai. “Ti prego, , fammi entrare.”

 

Vanessa si scansò dalla porta ed io mi fiondai in casa, cominciando a fare su e giù per il salotto. Vanessa camminò lentamente, ancora molto assonnata, fino al cucinotto e sbadigliò un paio di volte mandandomi un’occhiata perplessa.

 

“Ti faccio della camomilla, Rose, ne hai decisamente bisogno.”

 

Io non mi trattenni più e scoppiai come una pentola a pressione. “Sono andata a letto con Malfoy!”

 

Vanessa mi fissò basita, improvvisamente sveglia, la pentola del the gli scivolò dalle dita. Fece due passi verso di me a bocca aperta, io chiusi gli occhi e mi maledissi mentalmente. “Sei… che cosa? Rose, che cosa?! Ma che diavolo ti è saltato nel cervello!”

 

Io cercai di respirare regolarmente, ma non capivo neanche più che cosa stessi facendo. “Mi ha baciata. Ieri, dopo l’udienza, in ascensore. Mi ha baciata ed io non ho capito più niente!”

 

“No, no, no, no.” Fece Vanessa alzando entrambe le mani. “Non ti sto seguendo… hai fatto sesso con Malfoy in ascensore?!

 

Io sospirai frustrata. “No.” Mi sedetti sul divano ma continuai a muovere una gamba nervosamente. “Lui mi ha baciata ed io sono scappata via. Poi sono venuta a trovare Al.”

 

Lei rimase a bocca aperta. “E per questo che eri così strana ieri?”

 

Io annuii distrattamente. “Poi tu mi hai detto di andare a casa. Ed io ci sono andata. Solo che non sono andata a casa mia.” Dissi mordendomi un labbro e alzando appena gli occhi su Vanessa. “, io davvero non so che diavolo mi è preso.

 

Vanessa cercò di pensare razionalmente, come faceva sempre. “Okey, perciò sei andata a casa di Malfoy e ci sei andata a letto. Disse. “E’ stato uno sbaglio, uno sbaglio che può capitare e che non ripeterai mai più ed io, tu e Malfoy faremo finta di niente.”

 

Io la guardai come se fossi in pena. Mi vergognavo quasi a dirlo ma… “Non è stato uno sbaglio.”

 

Lei si schiarì la gola. “Rose, quante volte…” Io abbassai lo sguardo e lei si arrese. “Va bene, non voglio saperlo.”

 

Mi alzai di nuovo in piedi e feci su e giù per la stanza un’altra volta. “Che diavolo devo fare? Mi sposo tra una settimana! Per la miseria, una fottuta settimana! Ed io ho la brillante idea di andare a letto con un altro! Si può sapere che diavolo c’è che non va in me? Devo avere qualcosa di sbagliato!”

 

Vanessa fece una smorfia. “Rose, non è per rigirare il dito nella piaga, ma io ti avevo detto che sarebbe finita così, con Malfoy.”

 

Io mi passai una mano sugli occhi e sospirai. “Sì, sì, tu e Lily siete dei geni, va bene!”

 

“Rose, devi calmarti adesso.” Fece Vanessa. “Tutto quello che devi fare d’ora in avanti e non pensare più a quello che è successo ieri notte, come se non fosse mai accaduto.”

 

“Vanessa,” Iniziai parlando lentamente e scandendo bene ogni parola. “Vorrei tanto, credimi, ma è stato decisamente il miglior sesso che abbia fatto in tutta la mia vita. Non penso che riuscirò a dimenticarlo tanto facilmente.

 

Vanessa si sventolò con una faccia disgustata. “Oddio, ringrazio che Al sia ancora in ospedale.”

 

Mi sedetti di nuovo sul divano scotendo la testa. “Sono davvero una stupida, ci sono cascata di nuovo.

 

Vanessa ci mise qualche secondo a registrare le mie parole. “Di nuovo?” disse guardandomi bene. “Rose, hai detto di nuovo?”

 

Io arrossii ed imprecai di nuovo mentalmente. Mi schiarii la gola, cercando di risultare casuale. “L’ho detto?”

 

Lei mi mandò un’occhiataccia. “Sì, Rose, l’hai detto.” Fece irritata. “Lo sapevo che non avresti mai dovuto iniziare a lavorare con Malfoy, è stata la tua rovina! Era tutto perfettamente a posto prima che quell’idiota si immischiasse!”

 

Io mi guardai in giro cercando di fare finta di niente. “Già…”

 

Vanessa non se la bevve. Alzò un sopracciglio ed incrociò le braccia. “Rose, che cos’è che non mi stai dicendo?”

 

“Niente.” Dissi troppo in fretta. “Anzi, mi pare di aver già detto abbastanza.

 

“Oh, senza dubbio.” Fece Vanessa guardandomi bene in faccia. “Ma qualcosa mi dice che stai omettendo una parte fondamentale della storia.”

 

Sospirai e mi morsi un labbro. Tanto valeva dirgliela tutta. “Jack non è stato il primo.”

 

Vidi della confusione sulla faccia di Vanessa ed aspettai qualche secondo, così che riuscisse a fare due più due. Sbarrò gli occhi e mi fissò allibita. “Malfoy è stato il primo? Malfoy? Ma quando diavolo è successo? E perché diavolo non mi hai mai detto niente?”

 

Continuai a mordermi il labbro voltandomi dall’altra parte. “Eravamo ancora ad Hogwarts… beh, a dire il vero era l’ultimo giorno ad Hogwarts… non l’ho mai detto a nessuno.”

 

Vanessa era sempre più shockata. “Hai fatto sesso per la prima volta con Scorpius Malfoy il giorno del diploma nel castello di Hogwarts?” Si lasciò andare sul divano. “Ho bisogno di sedermi.”

 

“Non lo dirai ad Albus, non è vero?” Chiesi io preoccupata.

 

“Ma certo che non lo dirò ad Al, non voglio che rischi di nuovo la vita!” Fece Vanessa. “Rose ma perché non mi hai mai detto niente?”

 

Aveva un’espressione delusa. Io ripensai a quella volta di tanti anni prima e scrollai le spalle. “Non è che non volessi dirtelo, . Anzi, avevo pensato che avrei preso il treno ed una volta a casa, quando saresti venuta alla Tana, ti avrei confidato tutto. Sospirai pesantemente. “Ma poi sai com’è andata, lui sparì ed io mi vergognavo da morire.

 

Il viso di Vanessa si addolcì. Mi posò gentilmente una mano sul ginocchio. “Rose, perché mai avresti dovuto vergognarti?”

 

Perché ero stata un’idiota.” Dissi io, sentendomi tutt’ora una vera idiota. “Si era preso quello che più gli interessava e poi se n’era andato, mentre io mi ero fatta mille illusioni. Mi sentivo stupida e mi vergognavo.”

 

“Lo sai che non ti avrei mai giudicato.” Disse lei gentilmente. “Forse Al sì, ma io no.”

 

“Al mi avrebbe uccisa.” Feci io sbuffando.

 

“No, Al avrebbe ucciso Malfoy ed io probabilmente l’avrei lasciato fare.” Disse Vanessa. “Si preoccupa solo per te.”

 

“Cercando di mandare a monte il mio matrimonio?” Feci io sarcastica.

 

Vanessa scrollò le spalle. “Beh, a quanto pare ci stai riuscendo da sola.” Bussarono alla porta d’ingresso. “Aspettami qui, vado ad aprire.”

 

Io annuii e la seguii con lo sguardo mentre andava ad aprire la porta. Mi guardai un po’ attorno, cercando di ammazzare il tempo.

 

“Sorpresa!” Sentii la voce di Al, urlare.

 

Mi voltai di scatto, Al era tornato più in forma che mai dato che non aveva dato a Vanessa neanche la possibilità di dire niente, l’aveva alzata di peso e l’aveva baciata come se fossero stati separati per anni. Io mi schiarii la gola cercando di rendere nota la mia presenza prima che la cosa degenerasse.

 

“Oh!” Fece Al staccandosi improvvisamente da Vanessa. “Rose! Non sapevo che fossi qui!”

 

“Sono sempre qui quando posso dar fastidio.” Mi alzai dal divano infilando le mani in tasca. “Vedo che ti sei rimesso bene.” Ridacchiai.

 

Al arrossì e Vanessa rise scotendo la testa. “Perché non hai usato la Metropolvere? E non sapevo che ti avrebbero mandato a casa così presto!”

 

Lui scrollò le spalle. “Volevo fare una sorpresa.” Disse eccitato. “Beh, che mi sono perso?”

 

Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo veloce. “Niente.” Urlammo.

 

Al alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. “Va bene, sono cose da donne. Non voglio saperlo. Ehi, Rose, come ti senti oggi? Ieri eri così strana, non sembravi neanche tu.

 

“Già, probabilmente ero sotto Imperius.” Dissi. “Sarebbe l’unica spiegazione razionale.”

 

“Sarebbe la soluzione ai tuoi problemi.” Fece Vanessa sottovoce.

 

 

**

 

 

“Rose, tutto ok?”

 

Rigirai la forchetta nel piatto un paio di volte e feci una smorfia. Mia madre mi guardò preoccupata, era sempre preoccupata quando non mi ingozzavo come Hugo e papà. Scrollai le spalle.

 

“Non ho molta fame.” Dissi.

 

Mamma corrucciò la fronte. “Non hai fame?” Chiese. “Rose, capisco che tu sia nervosa per via del matrimonio, ma dovrai pur mangiare qualcosa.

 

Papà alzò la testa dal suo piatto e mi mandò un’occhiata veloce. “Oh andiamo Hermione, lasciala in pace. Non sembra per niente deperita, se proprio lo vuoi sapere.

 

Infatti sto benissimo.” Dissi io sbuffando. “E non sono nervosa per via del matrimonio.

 

Hugo rise. “Ormai questa storia del matrimonio sta diventando una noia mortale.

 

Hugo!” Lo riprese mia madre. “Voglio proprio vedere come la prenderai tu quando sarà il tuo matrimonio e…”

 

“Io non mi sposerò mai.” La interruppe Hugo riprendendo a mangiare. Io cercai di nascondere un sorriso mangiucchiando appena dal mio piatto. Mia madre sembrò scandalizzata ma papà non si scompose e continuò a mangiare.

 

“Non pensare che ti manterrò a vita.” Disse papà calmissimo. “Piuttosto ti compro una casa, ma prima o poi ti voglio fuori dai piedi.”

 

Ron!” Fece mamma sempre più scandalizzata. “Ma insomma, ti sembrano discorsi da fare!”

 

Io e Hugo ci scambiammo uno sguardo cercando di non scoppiare a ridere. Papà scrollò le spalle. “Se vuoi mantenere tuo figlio fino a quando non saremo sotto sei spanne di terra, accomodati.”

 

Mamma scosse la testa e si voltò verso Hugo. “Tesoro, sicuramente parli ancora così perché non hai incontrato la ragazza giusta, ma vedrai che arriverà anche il tuo momento. Non demoralizzarti così, c’è ancora tempo.

 

Hugo scosse la testa completamente rilassato. “Oh ma io non sono demoralizzato, anzi. Voglio seguire il mito di zio Charlie. Dannazione, ma l’avete visto quanto è felice e rilassato? Scommetto che si sco…”

 

Hugo!” Urlò mia madre, io e papà scoppiammo a ridere.

 

“…che esce con una ragazza diversa alla settimana.” Si riprese Hugo. Poi fece il suo solito irresistibile sorriso. “Che c’è di male?”

 

“Niente.” Fece papà. “A patto che ti paghi le tue donne con i tuoi soldi.

 

Mia madre lasciò perdere la cena e prese due piatti alzandosi in piedi. “Io… comincio a rigovernare, è meglio!”

 

Papà, Hugo ed io ridacchiammo sommessamente per non farci sentire dalla mamma. Non appena la mamma svoltò l’angolo, papà si voltò verso di me ancora mezzo ridente. Hugo era ancora praticamente sdraiato sul tavolo.

 

“Va tutto bene, non è vero, Rose?” Fece papà. “Non voglio fare il genitore apprensivo, voglio solo sapere se stai bene, se hai bisogno di qualcosa.

 

Io scrollai le spalle con un sorriso. “Mi sento solo in una terribile confusione. Ma sto bene.”

 

“Sposarsi è un po’ stressante.” Fece papà con una smorfia. “Ma manca poco, questa settimana volerà e prima che tu te ne accorga sarà tutto finito.”

 

Io sorrisi e annuii. “Sai, è solo l’idea di aver dimenticato qualcosa. Con tutte le stupide tradizioni che ci sono. Solo ieri Lily se n’è venuta fuori che per sposarmi mi manca qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu. Tu sapevi che ci fosse una tradizione del genere?”

 

Papà scosse la testa mangiando. “Io mi sono solo presentato all’altare, al resto ha pensato tua madre.

 

“Beh, potrei prestarti un po’ di buonsenso e magari cambieresti idea sul matrimonio. Fece Hugo ridacchiando.

 

Io lo guardai male. “Ah-ah, divertente.”

 

Mamma rientrò nella stanza. “Perché mai Rose dovrebbe cambiare idea sul matrimonio?”

 

Io sospirai sconfitta. “Lascia perdere mamma, è una cosa a cui ormai combatto da mesi.” E che stavo rovinando espressamente con le mie mani. “Ehi, non c’è una fetta di torta?”

 

“La torta!” Saltò su mia madre lasciando andare un piatto che si frantumò in mille pezzi. “Oddio Ron! Ho dimenticato di fissare la torta per il matrimonio!”

 

Papà rimise insieme il piatto con un semplice ‘Reparo’ e scrollò le spalle. “Okey, domani andremo a commissionarla.” Fece calmo. “E’ una torta, quanto credi che ci vorrà per realizzarla?”

 

Mamma mi fissò agitata. “Non abbiamo neanche deciso come la vogliamo… ci vuoi scritto qualcosa sopra, Rose?”

 

‘Scusa Jack, sono una traditrice’. “No.” Dissi scrollando le spalle. “No, è meglio di no.”

 

Hugo mi fissò alzando un sopracciglio. “Sei sicura di stare bene, Rose, e di non aver preso la sindrome di Lily? Sembri più matta del solito.”

 

“Penso che andrò a dormire.” Dissi io sbadigliando. “Sono solo stanca.”

 

Mia madre annuì. “Oh sì, devi riposare Rose. Va’ avanti, vengo a sistemarti le coperte.

 

“Mamma, non ho cinque anni.” Dissi.

 

Hugo si voltò verso papà. “E’ sempre stata così dannatamente maniacale?”

 

Papà sospirò pesantemente. “No.” Disse. “Adesso è molto migliorata.”

 

 

**

 

 

Il fine settimana passò in fretta, decisamente troppo in fretta per me. Il solo pensiero di dover mettere piede in ufficio, e quindi confrontarmi con Malfoy, mi faceva rabbrividire. Non avevo ancora seriamente ripensato a quello che era successo, era come se la mia mente facesse di tutto per cancellare quel ricordo e mi costringessi a pensare solo al matrimonio e alla mia felicità con Jack.

 

Feci un respiro profondo ed entrai in ufficio, Irene mi salutò cordialmente mentre posavo le mie cose sulla scrivania.

 

“Rose, so che sei appena arrivata, ma il capo vuole vederti.

 

Io annuii mandando un’occhiata alla porta di Scorpius. Di Malfoy. Di Scorpius Malfoy. Mi feci coraggio, cercando la poca dignità che mi rimaneva, ed entrai nell’ufficio. Malfoy era in piedi accanto alla scrivania, rileggendo alcune carte tra migliaia di fogli che occupavano il tavolo. Mi schiarii la gola annunciando la mia presenza.

 

“Oh.” Fece Malfoy voltandosi sorpreso. “Ho alcuni fascicoli per te.”

 

Deglutii e andai verso di lui, che mi porgeva i fascicoli. Li presi e feci finta di leggere, pur di non guardarlo in faccia. “Niente di importante come un omicidio, spero.”

 

Malfoy scosse la testa, fissando altri fogli. “No, sono solo robette. Spero che tu riesca a finirli entro la settimana.

 

Io alzai improvvisamente gli occhi su di lui. “Perché entro la settimana?”

 

Malfoy corrucciò la fronte e si schiarì la gola chiaramente a disagio. “Beh, ti sposi sabato.” Disse quasi sottovoce. “E poi Jordan mi ha detto che hai preso un mese per la luna di miele e tutto il resto…”

 

“Oh!” Feci come se mi fossi ricordata solo allora che avevo organizzato una luna di miele. “Oh! Sì, io mi sposo.” Dissi stupidamente.

 

“Già…” Fece Malfoy schiarendosi di nuovo la gola. “Senti, se vuoi un fascicolo solo…”

 

Fece per prendere uno dei miei fascicoli dalle mie mani, ma quando le nostre mani si sfiorarono entrambi sobbalzammo ed alzammo la testa di scatto, guardandoci negli occhi. Io arrossii e distolsi lo sguardo.

 

“Avresti anche potuto aspettare che mi svegliassi. Disse dopo un momento di silenzio.

 

Io mi morsi un labbro e sfogliai di nuovo il fascicolo. “Ero di fretta, avevo un appuntamento.”

 

“Con Jack?”

 

Trovai il coraggio di alzare finalmente gli occhi su di lui, il grigio delle sue iridi era talmente profondo che mi parve di guardare dentro ad un pozzo senza fondo. Spostai il peso sull’altra gamba, un po’ a disagio e abbassai di nuovo la testa.

 

“No.”

 

Lo sentii sospirare e si appoggiò alla scrivania. “Perché sei venuta a cercarmi?”

 

Scrollai le spalle rialzando la testa. “Io non lo so.”

 

“Io penso di sì.” Disse lui serio sorprendendomi. “Penso che tu sappia esattamente perché e se tu avessi un minimo di decenza nei tuoi confronti, annulleresti il tuo fasullo matrimonio.

 

Io lo fissai shockata, ebbi bisogno di qualche secondo di più per riscuotermi e ribattere. “Il mio matrimonio non è fasullo!” Cominciai ad alzare la voce. “Ed è tutta colpa tua, sei stato tu a baciarmi in ascensore! Cosa diavolo ti è saltato in mente? Finalmente quando qualcosa va bene nella mia vita, arrivi tu a distruggere tutto!”

 

Malfoy scosse la testa e sbuffò una risata. “Eccola lì, la vecchia Rose Weasley.”

 

Corrucciai la fronte. “Come?”

 

“Sai benissimo di avere torto eppure continui a litigare cercando di far ricadere la colpa su di me. disse in una smorfia. “Tipico.”

 

Io battei un piede a terra. “Questo non è… tipico… è una cosa razionale! Fino a che non sei piombato di nuovo nella mia vita andava tutto a meraviglia.

 

Lui allargò le braccia allucinato. “Perché, io non potrei dire lo stesso della mia?” Scosse la testa. “E prova a chiederti come mai stai per sposare Jack Russell e vieni a letto con me.

 

Sentivo la rabbia pulsarmi nelle vene. “E’ stato un incidente.” Dissi a denti stretti.

 

“Per tre volte?” Chiese lui incredulo. “Mi pare un po’ strano che gli incidenti si ripetano a distanza di qualche ora, non trovi?”

 

“Io sposerò Jack sabato mattina.” Dissi ferma. “Prova a fartene una ragione.”

 

Malfoy mi guardò per qualche secondo, poi sospirò e tornò a sedersi dietro la scrivania. “Fai come ti pare, Weasley.”

 

Alzai un sopracciglio. “Posso andare?”

 

“Accomodati pure.” Disse sarcastico.

 

Esitai un attimo, un solo attimo, prima di dargli le spalle e camminare a gran passo per uscire dal suo ufficio. Chiusi la porta con forza alle mie spalle. Irene alzò un sopracciglio fissandomi perplessa, io la guardai con sufficienza cercando di trattenere la mia rabbia.

 

“Io mi sposo sabato!” Dissi con forza.

 

Lei mi guardò un po’ spaesata. “Sì... lo so.”

 

“Bene!”

 

 

 

**

 

 

Vi lascio brevemente con questo capitolo augurandovi un Buon Natale e Felice anno nuovo (sperando che sia veramente felice) con la speranza come sempre che questo capitolo sia di vostro gradimento!

 

Al prossimo capitolo con “Dilemma”

 

Ancora buone feste e tanti baci da Zia funkia!

 

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Capitolo 13
*** 13. Dilemma ***


“Ci siamo davvero

DON’T TELL DAD

 

13. Dilemma

 

No matter what I do
All I think about is you
Even when I’m with my Boo
Boy, you know I’m crazy over you


No matter what I do
All I think about is you
Even when I’m with my Boo
You know I’m crazy over you                   (Nelly feat Kelly Rowland)

 

 

 

“Ci siamo davvero...”

 

Sussurrai guardandomi allo specchio. Il vestito bianco che avevo addosso sembrava risplendere di luce propria, mi sentivo una specie di fata. Non avevo neanche avuto il tempo di rendermi conto come fossi finita dentro a quel magnifico abito, mi ero svegliata quella mattina e tutti sembravano letteralmente impazziti e in un batter d’occhio mi ero ritrovata bella e acconciata.

 

Ed era andato tutto secondo i piani. Avevo il mio bel vestito addosso, i capelli sistemati, le scarpe col tacco, il bouquet tra le mani che altri non era che l’orgoglio di Lily.

 

Ero già in chiesa, rinchiusa in una piccola stanza aspettando di fare l’entrata trionfale. Ero sicura che Jack fosse già pronto sull’altare, in attesa, con la sua solita aria nervosa che aveva sempre prima delle partite.

 

Vanessa mi sistemò il velo. Aveva una faccia da funerale. “Già, ci siamo.”

 

Sospirai e lanciai un’occhiata fugace a Lily ed Al, che erano impegnati a chiacchierare in un angolo. “Lo so che sei totalmente contraria a quello che sto per fare.” Dissi in un sussurro. “Ma potresti almeno fingere?”

 

Vanessa abbozzò un sorriso poco convinto. “Non è che non voglio che ti sposi con Jack… sono stata io a dirti di fare finta di niente.” Disse. “Solo che mi sento così in colpa. Avresti fatto meglio a tenerti tutto per te.”

 

“Non è successo niente!” Feci io decisa, cercando di convincere più me stessa che Vanessa. “Io non ho idea di cosa tu stia parlando.”

 

“Rose…”

 

“Non ho idea di cosa tu stia parlando.” Ribattei con forza, tra i denti.

 

Lei sospirò e non aggiunse altro. Lily si voltò verso di me, raggiante. Aveva un bel vestito rosso sangue e le labbra piene di sorrisi. Si portò una mano al petto commossa.

 

“Rose, sei magnifica!” disse quasi con le lacrime agli occhi. “Jack sarà così fiero.”

 

Al roteò gli occhi al suo fianco e tirò su col naso. “L’hai già detto, Lily. Otto volte.” Mi sorrise scrollando le spalle. “Pensi di essere pronta?”

 

Sospirai pesantemente ma un po’ con difficoltà, dato il corpetto stretto attorno al mio corpo. Annuii. “Sì, penso di sì. Ma anche con questo bel vestito mi sento sempre la solita goffa Rose. Spero solo di non cadere lungo il corridoio, morirei dalla vergogna.”

 

“Mi assicurerò che non accada.”

 

Mi voltai con un sorriso, papà faceva capolino dalla porta. Lo guardai senza muovere un muscolo, avevo paura di distruggere tutto quel lavoro perfetto.

 

“Papà.” Dissi. “Giura di non mollarmi!”

 

Papà rise genuinamente ed annuì. “Tesoro, se fosse per me non ti mollerei neanche all’altare. Ma temo di lasciarti andare o tua madre non me la perdonerà mai.” Disse scrollando le spalle. “Quando te la senti, Rose, dovremmo andare.”

 

“Oh!” Mandai uno sguardo verso l’orologio appeso alla parete. Era già ora? “Va bene, solo qualche altro minuto.”

 

Papà annuì. “Quando vuoi, Rose. Ti aspetto qua fuori.”

 

Non appena papà chiuse la porta io mi ritrovai a rilasciare un lungo sospiro. Ero davvero agitata, più di quanto immaginassi. Morivo dalla paura di rovinare tutto.

 

Al cercò di trattenere una risatina, dovevo sembrare davvero stupida. “Lo sai, Rose, puoi anche respirare. Non penso che un po’ d’aria manderà in rovina il tuo vestito. Sembra che ti abbiano ingessato.”

 

Io lo guardai male. “Beh, non sono abituata a mettere questo tipo di vestiti.”

 

Al ridacchiò tra sé e guardo l’ora al polso. “Credo di dover andare a prendere il mio posto.” disse. “Ci vediamo all’altare, Rose, va bene?”

 

Io cercai di sorridere, ma ne uscì solo una smorfia nervosa. “Arrivo in un minuto.”

 

Feci un altro sospiro mentre Al lasciava la stanza. Mi voltai verso Vanessa. “Potresti…”

 

Vanessa mi capì al volo e con l’aiuto di Lily afferrò il fondo del mio vestito e mi aiutò ad uscire dalla stanza. Era praticamente impossibile camminare con quella bomboniera addosso. Papà era appena fuori dalla porta e mi sorrise incoraggiante non appena mi vide arrivare. Mi offrì il braccio ed io lo strinsi forte.

 

“Mamma e Hugo sono già seduti in prima fila.” Disse. “Ma ti mandano un bacio.”

 

Io annuii distrattamente cercando di respirare normalmente. “C’è tanta gente?”

 

Papà fece del suo meglio per non ridere. “Quelli che avete invitato, suppongo.”

 

“Giusto.” Dissi. “Papà non mi mollare.”

 

Mi strinse forte il braccio ed incrociò le dita della mia mano con la sua. Ci scambiammo un sorriso d’intesa prima che la grande porta si aprisse davanti a noi. Jack era in piedi all’altare rigido come una statua. Io mi sentivo praticamente pietrificata e ringraziai mentalmente papà quando mi diede una spinta per cominciare a camminare.

 

Cominciai a percorrere il corridoio lentamente, tutti si voltarono verso di me al sincrono. Non ricordavo neanche di aver invitato tanta gente. Tutti sorridevano, sentii alcuni commentare il mio vestito, i parenti più stretti cercavano di trattenere le lacrime. Hugo era praticamente l’unico che più che trattenere le lacrime cercava di trattenere le risate.

 

Alzai lo sguardo, dritto davanti a me Jack mi aspettava con il suo solito sorriso nervoso. Quando infine lo raggiunsi, papà mi lasciò andare. Gli feci un gran sorriso, di quelli che di solito serbavo solo per lui, cercando anche di calmarmi e di tranquillizzarlo.

 

“Mi fa piacere vederti qui.” Dissi sottovoce scherzando.

 

Jack cercò di camuffare una risata e annuì. “A chi lo dici.”

 

Il pastore si schiarì la gola ed in chiesa ci fu improvvisamente il silenzio. Io presi le mani di Jack e le strinsi forte nelle mie. “Siamo qui riuniti oggi per unire questa coppia nel sacro vincolo del matrimonio.” Fece una piccola pausa. “Il matrimonio non è solo una cerimonia, è un’unione sacra che lega due persone spiritualmente…”

 

Io smisi di ascoltare quello che il pastore diceva e mi concentrai completamente su Jack, che continuava a sorridermi. Era sempre bello e perfetto, che non sembrava essere vero. Mi piegai verso di lui.

 

“Sei nervoso?” Sussurrai.

 

Jack fece cenno di sì con la testa. “Neanche all’ultima di campionato ero così nervoso.”

 

Io sorrisi e cercai di ricordare quanto fosse stato teso all’ultima di campionato. Ma poi ricordai tristemente che io quel giorno non ero andata allo stadio perché ero stata troppo impegnata a risolvere il caso di Jeremiah Kein. Mi sentii così in colpa.

 

Mi voltai verso Al, che sorrise incoraggiante, e mi chiesi se per caso non avesse ragione. Stavo facendo la cosa giusta?

 

“… perciò se qualcuno conosce qualche ragione per cui non dovrei unire questa coppia nel sacro vincolo del matrimonio lo dica ora o taccia per sempre.”

 

Cominciavo a pensare di avere un bel po’ di ragioni ma sarebbe stato un po’ strano se proprio io mi fossi azzardata a dire qualcosa. Ci pensai ancora un po’ su e quando stavo per aprire bocca, qualcuno si schiarì la gola al centro della chiesa. Io e Jack ci voltammo sorpresi.

 

Mi mancò letteralmente il respiro quando vidi la mano alzata di Scoprius Malfoy, che sedeva sull’estremità della panca in mezzo a tutti gli altri invitati.

 

Mi voltai velocemente cercando Vanessa con lo sguardo, seduta sulla prima panca davanti all’altare. Si passò una mano sulla faccia. Entrambe sapevamo cosa sarebbe venuto subito dopo.

 

Il pastore lo guardò un po’ interdetto. “Oh… oh beh… c’è qualcosa… c’è qualcosa che vuole dire?”

 

Malfoy si alzò in piedi, lentamente, e si spostò al centro del corridoio in modo che tutti potessero vederlo. “Io ho una ragione per cui lei non dovrebbe sposare questa coppia.”

 

Tutti lo guardarono in attesa. Il pastore si guardò attorno. “E quale… quale sarebbe?”

 

“Rose è venuta a letto con me la settimana scorsa.”

 

Ci fu un improvviso silenzio. Io mi sentii gelare, sapevo che sarebbe successo, ma non pensavo che sarebbe stato così diretto. Jack si voltò lentamente verso di me, la bocca semiaperta dallo stupore.

 

“Rose…” fu tutto quello che riuscì a sussurrare.

 

Tutti aspettavano una mia reazione ma io ero talmente gelata che non osavo neanche respirare. Solo dopo diversi minuti riuscii a voltarmi verso Jack che mi fissava ancora con stupore, in attesa che dicessi qualcosa.

 

Io scossi la testa. “Mi dispiace, Jack.”

 

Scesi di corsa dall’altare, sentivo già le lacrime pungermi gli occhi. Non sapevo se ero più triste o arrabbiata, e probabilmente se si potesse realmente morire di vergogna mi sarei accasciata al suolo. La mia più grande paura si era realizzata, avevo rovinato tutto. Avevo rovinato tutto ed era tutta colpa mia. Mia e di Malfoy.

 

Mi fermai di botto, ero arrivata quasi in fondo al corridoio. Mi voltai indietro e vidi Malfoy ancora al centro del corridoio. Tornai sui miei passi e mi fermai davanti a lui, tutti trattennero il fiato.

 

Senza dire niente gli scaraventai addosso il bouquet colpendolo con rabbia e forza fino a quando i fiori non si sfaldarono del tutto.

 

Lo lasciai lì in mezzo ricoperto di petali e scappai via, a rinchiudermi nella prima stanza che avrei trovato.

 

 

**

 

 

“Si può?”

 

Mi voltai verso la porta, Al faceva capolino con un timido sorriso. Mi ero andata a rifugiare nella stanza accanto alla chiesa, dove avevo passato gli ultimi minuti prima del matrimonio. Era almeno una mezz’ora che continuavo a sentire del chiacchiericcio davanti alla mia porta e davvero mi chiedevo quanti invitati ci fossero.

 

“Vanessa mi ha raccontato tutto quello che è successo la settimana scorsa.”  Disse chiudendosi la porta alle spalle.

 

Io sospirai guardando fuori dalla finestra. Non avevo voglia di parlare, avevo solo voglia di piangere e di disperarmi. Non potevo fare a meno di chiedermi quando e come avevo deciso di buttare tutto all’aria quando potevo essere felicemente sposata con Jack Russell.

 

Al sembrò capirmi e non disse nient’altro. Rimase in silenzio a farmi compagnia, perché sapeva bene che al momento era l’unica cosa di cui avevo bisogno. Gli mandai un’occhiata veloce.

 

“Grazie.” Mormorai prima di voltarmi di nuovo.

 

Bussarono alla porta ed io chiusi gli occhi sospirando pesantemente. Al andò ad aprire. Sentii dei passi ma nessuno disse nulla, non so se avessero più paura che potessi scoppiare in lacrime o sfogare in una crisi isterica dando completamente di matto. Qualcuno mi raggiunse, sentii una presenza alla mie spalle prima che una mano mi accarezzasse i capelli. Era l’odore di papà.

 

Mi voltai appena, Vanessa era seduta accanto ad Al nel mezzo nella stanza. Hugo e la mamma stavano in piedi vicino alla porta e Lily vicino a loro con la schiena appoggiata al muro.

 

“Sarebbe stato cento volte meglio inciampare nel mezzo del corridoio.” Cercai inutilmente di scherzare, ma l’amaro in bocca era troppo forte.

 

Papà sospirò ed annuì. “Per quello almeno avrei potuto fare qualcosa.”

 

Chiusi di nuovo gli occhi cercando di cancellare quegli ultimi momenti dalla mia testa. Guardai fuori dalla finestra, all’orizzonte. “C’era la stampa, non è vero?”

 

Sentii il silenzio perforarmi le orecchie e senza volerlo mi avevano già dato la risposta che cercavo.

 

La voce della mamma mi riscosse. “Rose, dovresti andare a casa, cambiarti e fare una doccia. Se vuoi mangiare qualcosa posso…”

 

“Grazie.” Dissi debolmente voltandomi verso di lei. “Ma penso che per ora…”

 

Mi bloccai all’istante, qualcuno era appena apparso sulla soglia della porta. Tutti gli altri si voltarono a guardare. Scorpius Malfoy teneva ancora la maniglia con a seguito il suo fidato Dylan Zabini. Tutta la debolezza e la spossatezza che sentivo svanì in un istante. Sentii il sangue ribollire improvvisamente nelle vene e gli puntai un dito contro camminando furiosa verso di lui.

 

“Tu! Tu che diavolo ci fai ancora qui?” Urlai. “Non ti è bastato mandare all’aria il mio matrimonio? Non ti è bastato rovinare tutto quanto? Sei ancora qui?”

 

Malfoy non si scompose neanche un po’. Dio se lo odiavo. Fece un passo dentro la stanza senza guardarsi troppo intorno nonostante tutti lo stessero fissando in attesa di una reazione.

 

“Non ho rovinato il tuo matrimonio.” Disse senza troppo pathos. “Ti ho salvata, Weasley.”

 

Io feci un passo indietro corrucciando la fronte. “Di cosa diavolo… di cosa diavolo stai parlando?”

 

“Di tutto quanto questo. Jack non è il tuo uomo, questa non è la tua chiesa e quello decisamente non è il tuo vestito. Questa…” Disse indicandomi da capo a piedi. “… non è Rose Weasley.”

 

Io deglutii a fatica, nessuno osò interrompere quella spiacevole conversazione. Potei immaginare le loro facce ma non mi voltai neanche mezzo secondo, tenni lo sguardo dritto negli occhi di Malfoy. “Io amo Jack. Questo vestito è di sua madre e…”

 

“Già, di sua madre.” Interruppe con un risolino amaro. “E chi ha scelto la chiesa? Non tu immagino.”

 

Spostai lo sguardo, a disagio. Era vero, non avevo scelto neanche la chiesa ma quello… “… non significa niente!”

 

Malfoy mi fissò esterrefatto. “Non significa niente? C’è una sola cosa che tu abbia scelto per il tuo matrimonio?”

 

“Sposo a parte.” Fece Zabini ancora sulla soglia della porta. Si guardò intorno puntando poi gli occhi su Lily che stava proprio al suo fianco. “Bel vestito, Potter.”

 

Lily lo fulminò con lo sguardo incrociando le braccia al petto. “Non ci starai provando, spero.”

 

Zabini le rivolse un sorriso. “Non lo so, funziona?”

 

Lily fece una faccia disgustata. “Sparisci…”

 

Malfoy sospirò esasperato “Dylan!” Tornò a guardarmi serio. “Guarda in faccia alla realtà, Weasley, tu non sei mai stata innamorata di Jack. Tu eri innamorata dell’idea di essere innamorata di Jack Russell. Tanto da dimenticare tutto il resto e non opporti a niente. La Rose Weasley che conosco io non avrebbe mai messo uno stupido vestito gonfio di tulle per celebrare il suo matrimonio in una chiesa!”

 

“Adesso basta!” Urlai al limite, cercando come potevo di trattenere le lacrime. “Vattene immediatamente da qui! Non voglio vederti mai più!”

 

Malfoy non disse niente, mi fissò quiete qualche secondo ancora prima di voltarsi e fare un gesto a Zabini, lasciando definitivamente la stanza.

 

Non appena fui sicuro che fosse abbastanza lontano mi accasciai in terra e cominciai a piangere, papà e mamma corsero subito al mio fianco. Sentii la mano forte di papà accarezzarmi i capelli, cercando di calmarmi.

 

“Tesoro, non c’è bisogno di piangere. Non devi dar retta a Malfoy.”

 

“Ma ha ragione!” Urlai io tra le lacrime. “Io lo odio questo vestito!”

 

Mamma e papà mi fissarono allucinati. Mamma parlò sottovoce, quasi avesse paura di disturbare la mia ira. “Credevo… siamo stati mesi a preparare tutto e credevo… Rose se non ti piaceva potevi semplicemente dirlo.”

 

Io scossi la testa tra me, sentivo le lacrime scendermi copiose sulle guance. Mi sentivo stanca, spossata, avrei solo voluto stendermi in un letto e dormire per giorni. “Ha ragione su tutto.” Dissi infine con fatica. “Questa…” Mi indicai. “Questa non è Rose Weasley.”

 

“Non essere troppo dura con te stessa, Rose.” Fece papà continuando ad accarezzarmi. “Vedrai che sistemerà tutto e…”

 

Alzai una mano per fermarlo. “Voglio solo andare a casa.”

 

 

**

 

 

I’m sooooooooo sorry!!!

Lo so che vi ho abbandonati per mesi e mesi e nessuno aveva mie notizie e mi avete dato per dispersa… e ora sto facendo la melodrammatica! XD

Ad ogni modo mi dispiace, ma in questo periodo ho veramente pensato a tutto meno che a scrivere, dato che la mia vita è andata un po’ come quella di Rose… in pezzi!

Spero comunque che anche se in ritardo clamoroso vi sia piaciuto questo capitolo, capitolo saliente tra l’altro, e sono sicura che molti di voi ringrazieranno che Jack se ne sia finalmente uscito di scena XD poor Jack!

 

Vi lascio con i miei ossequi e spero di tornare presto con il nuovo capitolo “Damaged

Vi amo!

Zia funkia!

 

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Capitolo 14
*** 14. Damaged ***


Era caldo, fuori doveva esserci un bel sole ma io non potevo saperlo perché le tapparelle della mia camera erano perennemente abbassate

DON’T TELL DAD

 

14. Damaged

 

Damaged, Damaged
I thought that I should let you know
That my heart is Damaged
So Damaged
And you can blame the one before              (Danity Kane)

 

 

Era caldo, fuori doveva esserci un bel sole ma io non potevo saperlo perché le tapparelle della mia camera erano perennemente abbassate. Non sapevo neanche da quanto tempo ero rinchiusa là dentro, dopo il fallimento del mio matrimonio uscivo dalla camera solo per mangiare e fare una doccia. Non sapevo da quanto tempo era che non parlavo davvero con qualcuno. Non sapevo cosa era successo intorno a me nel tempo che ero stata rinchiusa in camera e non mi importava.

 

L’unica cosa di cui ero assolutamente certa era che nel giro di qualche secondo ero riuscita a buttare al vento gli sforzi di una vita. Di una vita pianificata con Jack Russell. Ero stupida, non trovavo altra scusante.

 

“Non può continuare a stare là dentro!” Sentii la voce di Vanessa nel corridoio. Vanessa veniva a casa quasi ogni giorno. La sentivo urlare attraverso le mura, ma nessuno entrava mai nella mia camera.

 

“Sto cercando di farla ragionare.” Disse la voce della mamma. “Ma non vuole saperne di uscire.”

 

“Beh, forse qualcuno dovrebbe buttare giù la porta a calci!”

 

Io sospirai e tornai a fissare la finestra, solo pochi raggi riuscivano a filtrare attraverso i buchi delle tapparelle. Sentii bussare freneticamente alla porta ma non diedi segno di aver sentito, nonostante Vanessa si stesse sgolando dall’altra parte della parete.

 

Per cosa avrei dovuto rispondere? Per passare una giornata d’inferno? Non osavo neanche immaginare cosa sarebbe successo se avessi messo un piede fuori di casa. I giornalisti erano stati appostati sotto la mia finestra per settimane. Poi si erano stufati. O forse papà li aveva presi a calci, non saprei dire.

 

“Ti prego, Rose, apri questa maledetta porta!” Implorò Vanessa.

 

La camera puzzava di chiuso. Io stessa probabilmente puzzavo di chiuso. Ero diventata un po’ come la vecchia signora dei gatti che abitava sul fondo della strada, solo che io non avevo nessun gatto.

 

“Perché non usiamo semplicemente un Alhomora e la trasciniamo fuori?” Era la voce di Hugo, cercava di parlare sottovoce ma potevo sentirlo chiaramente dato il silenzio penetrante della stanza.

 

“Ha solo bisogno di tempo.” Rispose mia madre.

 

“Tempo? Sono mesi che sta chiusa là dentro!” Si impuntò Vanessa. “Come pensa che possa rifarsi una vita se non si decide neanche ad uscire da quella camera?”

 

Ero stanca. Mi avvicinai a letto e mi stesi. Non volevo più sentirli parlare.

 

Perché non torni domani, Vanessa?”

 

Solo qualche passo e poi ci fu il silenzio. Ero di nuovo immersa nella pace. Chiusi gli occhi e mi addormentai, nella mia piccola stanza che sapeva di chiuso.

 

 

**

 

 

Quasi tutti i miei parenti erano passati a trovarmi. Se ne stavano dall’altra parte della porta e mi raccontavano delle storie e chiacchieravano con me come se stare in piedi e parlare ad una porta chiusa fosse una cosa normale.

 

James mi aveva raccontato che nonostante avesse sempre avuto molti problemi a tenersi una ragazza, la sua storia con Linda continuava senza problemi. Zia Ginny preparava torte tutti i giorni in caso decidessi di uscire dalla mia stanza e Al mi raccontava dei suoi problemi a lavoro. Ma se non altro nessuno aveva più provato a avvelenarlo.

 

Vanessa veniva tutti i giorni. Ed era sempre arrabbiata. Ma di solito si limitava ad arrabbiarsi dall’altra parte del muro fino a che un giorno non buttò letteralmente giù la porta.

 

“Ora mi sono proprio stufata!”

 

Era seguito un botto e la porta era crollata a terra. Io non battei ciglio. Mia madre si portò le mani nei capelli.

 

“Hai buttato giù la porta!” Urlò.

 

“Era necessario.” Fece Vanessa. Marciò fino alla finestra e la spalancò, lasciando entrare un enorme fascio di luce che quasi mi accecò. Non ero abituata alla luce, mi bruciarono gli occhi. “Adesso basta, Rose! Il tempo è scaduto!”

 

Io la guardai con sufficienza. Era cambiata, ingrassata, la sua pancia era diventata enorme. Alzai un sopracciglio confusa e cercai la mia voce che ne uscì solo roca.

 

Che ti è successo?” Chiesi.

 

Vanessa sospirò. “Sono incinta.” Disse. “E il tempo passa mentre continui a stare qui dentro. Sono passati due mesi, Rose. Adesso è veramente arrivato il momento di farla finita.

 

Rimasi un attimo shockata, mi voltai verso la porta dove mia madre stava appoggiata. “Due mesi?” Dissi allucinata. “Sono stata quassù per due mesi?”

 

Mia madre annuì debolmente e Vanessa incrociò le braccia al petto. “Senti Rose, nessuno dice che tu non abbia avuto il diritto di startene un po’ per conto tuo a sbollire la situazione… ma adesso sta diventando eccessivo! Devi riprendere il tuo lavoro, la tua vita, andare avanti…”

 

Ci pensai un attimo su e poi chiesi l’unica cosa a cui potevo pensare al momento. “Jack?”

 

Vidi Vanessa scambiarsi uno sguardo preoccupato con la mamma. “Credo che sia… ancora in vacanza…”

 

Avevo un certo fiuto per le bugie. E conoscevo Jack. Scossi la testa. “Jack non andrebbe mai in vacanza con una situazione del genere alle spalle. Posso avere la verità?”

 

Mamma intervenne entrando dentro la stanza. “Tesoro,” cominciò cercando le parole. “La stampa ha scritto delle cose orribili su voi due, Jack sta cercando di… di riprendersi la sua carriera e…”

 

Io chiusi gli occhi lentamente. Era tutta colpa mia.

 

“Ha chiamato Jordan un paio di settimane fa. Disse Vanessa cambiando totalmente discorso. Io riaprii gli occhi. “Puoi riavere il tuo vecchio lavoro, quando te la senti di tornarci.

 

“Oh.” Dissi quiete.

 

Mamma si sedette di fianco a me e mi posò una mano sul ginocchio. “Non c’è bisogno che pensi a queste cose adesso, Rose. Adesso vestiti e mettiti un po’ in ordine, esci un po’ con Vanessa, fate un po’ di shopping.

 

Io sospirai. “Sono proprio una stronza.”

 

“Rose!” Mi riprese subito mia madre.

 

Vanessa alzò un sopracciglio. “Sì sei proprio una stronza. Però puoi essere stronza sia fuori che dentro casa. Hai bisogno di uscire e di vedere finalmente la luce del sole. Non sei un lupo mannaro, per la miseria!”

 

Io alzai lo sguardo su Vanessa. “Ho bisogno di andare in un posto.”

 

Lei mi fissò sorpresa e alzò un sopracciglio. “Okey…” disse cauta. “Non ti caccerai in altri pasticci, non è vero?”

 

Io scossi la testa. “Niente del genere.” Dissi. “Ma ho veramente bisogno di vedere una persona.

 

 

 

 

**

 

 

Vanessa mi fissò ancora più allucinata lanciando un’occhiata alla porta che avevamo di fronte. “Sei stata chiusa in camera tua per due mesi e poi ti svegli e ti viene in mente di venire proprio qui?”

 

Io non la stetti neanche ad ascoltare. Sapevo che era quello che dovevo fare e bussai alla porta senza esitazione. Ci volle qualche attimo, ma alla fine vennero ad aprire.

 

Sol ci fissò curiosa sulla soglia di casa, ovviamente non aspettandosi una visita da parte nostra. Dopo un momento iniziale di sorpresa, ci fece un sorriso gentile. Il suo solito sorriso gentile.

 

“Rose,” Mi disse. “Mi fa piacere vederti di nuovo.”

 

Io annuii colpevole. “Possiamo entrare?”

 

Sol sorrise di nuovo e si scansò dalla porta lasciandoci il passaggio. Era tanto tempo che non entravo più in casa di Sol e Gaby. Anche se adesso Gaby non abitava più lì. Sol ci fece cenno di andare verso il salotto. Mi sedetti sul divano e guardai Vanessa che invece rimase in piedi.

 

“Non ti siedi?” Chiesi con un sopracciglio inarcato.

 

Vanessa si portò una mano sulla pancia guardando con diffidenza il divano. “Lo farei volentieri, ma rischio di rimanere incastrata lì fino a che non partorisco.

 

Sol ridacchiò e le portò una sedia. “Non è molto comoda, ma almeno è più alta del divano. Disse. “Vuoi una mano?”

 

Vanessa scosse la testa e divaricò bene le gambe mettendosi lentamente a sedere. Io mi voltai verso Sol, continuava a sorridere ma sembrava avere un’aria molto triste. Esattamente come me.

 

“Mi dispiace.” Dissi semplicemente.

 

Sol scosse la testa. “Non è colpa tua, Rose, di cosa devi dispiacerti?”

 

Mi morsi un labbro. “Sono stata arrabbiata con te. No, infuriata. Ero così sconvolta, non potevo credere che tu avessi potuto fare una cosa del genere a Gaby. Ti ho considerato una persona orribile.” Feci una pausa e presi un respiro. “Ma poi, ho fatto la stessa identica cosa a Jack. E mi sono sentita un’ipocrita, oltre che ad una traditrice.

 

Sol mi ascoltò senza dire niente. Solo quando finii il mio discorso, mi posò gentilmente una mano sulla spalla. “Rose, io posso scusarti, ma non posso redimerti.”

 

“Lo so,” dissi. “Ma essere qui mi fa stare un po’ meglio.

 

Sol annuì e sospirò. “Vedi Rose, io non sono felice di quello che ho fatto. Io amo Vincent, ma amo anche Gaby. Qualunque cosa avessi fatto, avrei ferito inevitabilmente qualcuno e avrei sofferto comunque. Vincent non ama più Gaby da molto tempo ormai.

 

Ma io non capisco.” Dissi scotendo la testa. “Io amo Jack.”

 

Sol sorrise appena. “Evidentemente non abbastanza.”

 

Io sospirai. “Comincio a pensare che Malfoy avesse ragione su tutto. Dissi. “Ma è così triste pensare che Vincent e Gaby… sembravano il vero amore.”

 

“Lo so.” Fece Sol. “Ma spesso le cose non sono come sembrano, Rose. Spesso quello che ti viene mostrato non è la realtà e cose che ci sembrano trasparenti si rivelano essere più torbide di quanto si potesse mai pensare.”

 

Mi sentivo un po’ persa. “E’ come se avessero portato via una parte importante di me. Mi sento come se mi avessero detto che Babbo Natale non esiste. Come posso ancora credere nel vero amore?”

 

Sol scrollò le spalle con un bel sorriso. “Al e Vanessa. Loro sono davvero il vero amore.”

 

Vanessa fece una smorfia. “Come no, l’idillio familiare.”

 

“Non occorre che le cose siano perfette.” Fece saggiamente Sol voltata verso Vanessa. “Basta che funzionino.”

 

Guardai Vanessa e ripensai a tutta la sua storia con Al. Era stata un casino completo fin dall’inizio. Eppure dopo tanti anni erano ancora insieme e ancora innamorati. Sorrisi e mi sentii come se fossero anni che non sorridevo più. “Adesso… adesso non so neanche da che parte devo ricominciare.

 

“Dall’inizio, Rose.” Fece Vanessa. “Siamo qui per questo. Riprenderai il tuo lavoro alla Rubrica del gossip e cercherai di fare carriera, questa volta senza farti mettere nell’ufficio di un imbecille con cui sei stata fidanzata tanti anni prima.

 

Io feci spallucce. “Ormai non corro più rischi, .” Sospirai. “Non credo che Jack lascerà il Quidditch per mettersi a lavorare al Ministero.

 

Vanessa scrollò le spalle. “La prudenza non è mai troppa.”

 

Mi voltai verso Sol. “E Gaby? Pensi che un giorno tornerete a parlarvi?”

 

Sol fece un profondo respiro. “Non lo so, Rose. Spero tanto di sì, è sempre mia sorella. Spero che un giorno capisca che non l’ho fatto per ferirla. Credo che ci vorrà ancora del tempo prima che i tasselli tornino tutti al loro posto.”

 

E Vincent?” Chiese Vanessa.

 

“Noi stiamo bene.” Disse Sol. “Stiamo pensando che forse potrei trasferirmi da lui, ma è ancora troppo presto. Non vogliamo altri scandali. Lo sapete come funziona, con i giocatori di Quidditch.

 

Io feci una smorfia. “Sì, lo sappiamo.”

 

Vanessa sospirò. “Qualcosa mi dice che quest’anno il campionato sarà pessimo.”

 

Sol rise appena e scrollò le spalle. “Mai dire mai. Infondo abbiamo delle prove schiaccianti che i risultati possono cambiare fino all’ultimo secondo. Mi mandò uno sguardo gentile. “Non farti abbattere da nessuno, Rose. E’ della tua vita che stiamo parlando e la Rose che conosco io non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.

 

“Tanto meno si fa trasportare dagli eventi. Disse Vanessa annuendo. “Ti rimetterai in piedi, vedrai.”

 

Io sospirai guardando in un punto indefinito. “Beh, sono già in ginocchio. E’ un passo avanti.” Dissi tra me. “Sarà così difficile riabituarsi.

 

Sol scosse la testa. “Non devi riabituarti. Devi andare avanti.”

 

La guardai seriamente. “Tu come hai fatto? Come hai fatto a superare tutta questa situazione e venirne fuori così forte?”

 

“Non l’ho fatto.” Mi rispose lei semplicemente. “Ma non ho tempo per stare a piangermi addosso. Disperarmi non cambierà le cose. Reagire, forse sì.”

 

Io mi morsi un labbro. “Vorrei che le cose fossero semplici…”

 

Vanessa storse il naso accarezzandosi la pancia. “Naaah, non lo vorresti. Ti annoieresti dopo un minuto.”

 

Io la guardai alzando un sopracciglio. “Mi piacerebbe provare la noia, per una volta tanto. Non fanno altro che capitare bombe a mano, ultimamente.

 

Lei annuì. “Guarda che io ti capisco.” Si indicò. “Tanto per dirne una, sono incinta.”

 

“Preferiresti essere incinta o avere un matrimonio fallito?” Chiesi io.

 

Lei mi guardò un po’ prima di rispondere. “Non sono sicura che tu voglia sapere la risposta.

 

Sol scosse la testa guardandoci. “I tempi della scuola erano acqua fresca.

 

 

**

 

 

Avevo seguito il consiglio di Vanessa di ricominciare esattamente dal principio. Perciò la mattina dopo mi ero ritrovata nell’ufficio di Jordan, con in mano la scatola con tutte le cose che avevo lasciato nell’ufficio al nono piano (che avevo ovviamente fatto riprendere da terzi), un’aria abbattuta ma con la sensazione di essere tornata a casa.

 

“Beh, Weasley.” Fece Jordan muovendo i baffetti un po’ a disagio. “La tua vecchia scrivania è ancora sgombra.

 

Io alzai gli occhi al cielo. “Non vedo l’ora di andare a caccia di gossip.

 

Jordan allargò le braccia alzando entrambe le sopracciglia. “Beh, io te l’avevo detto di tenere le cosce chiuse.

 

“Già, e io le avevo detto che avrebbe fatto meglio a licenziarmi.” Dissi senza humor. “Spero si sia divertito al matrimonio. Mi hanno detto che il buffet era ottimo.”

 

Jordan tossicchiò e abbassò lo sguardo facendo finta di trafficare tra qualche foglio. “Non saprei, ero troppo impegnato a prendere a pugni un paio di reporter che cercavano di scattare delle foto alla sposa fantasma.

 

Rialzò gli occhi e io gli sorrisi riconoscente. “Grazie, signore.” Mandai uno sguardo dentro l’ufficio. “La scrivania accanto alla mia è sempre occupata da Betsy Ramble?”

 

“Diamine, sì! Dove credi che possa andare quella?” Fece scortesemente, ma per qualche strano motivo io scoppiai a ridere. Lui mi fissò come se fossi pazza. “Che hai da ridere adesso, Weasley?”

 

Io scossi la testa ancora ridendo tra me. “Niente. E’ solo bello essere di nuovo a casa.”

 

Jordan si concesse un minuscolo sorriso, nascosto prudentemente dai suoi baffi. “Prenditela con comodo, Weasley. Per questa settimana ti concedo anche di poter scrivere un articolo da schifo, basta che torni in carreggiata al cento per cento quando sarà il momento.”

 

Io alzai un sopracciglio. “Mi scusi, sta parlando con la persona che ha risolto il caso Kein. Io sono sempre al cento percento.”

 

“Sì, sì, non c’è bisogno di fare i saputelli. Fece Jordan sventolando una mano qua e là. “E non posso darti una promozione, Weasley.

 

Io scrollai le spalle, sospirando. “Penso di essermela giocata, signore. E’ per via dello scandalo, non è vero? E’ per questo che non può darmi una promozione?”

 

“Darebbe troppo nell’occhio.” Disse annuendo. “Ma ti prometto che appena mi si presenterà occasione, farò in modo di farti fare carriera, Weasley. Te lo meriti. E non farmi pentire di essere diventato un sentimentale da quattro soldi, dovrai continuare a lavorare sodo.

 

Io sbuffai una risata. “Come se questo fosse un problema.”

 

Presi un bel respiro e lasciai l’ufficio di Jordan percorrendo al contrario il corridoio della morte. Anche se cominciavo a pensare che la morte fosse andare incontro ai colleghi, piuttosto che verso il capo. Mi sedetti alla mia vecchia scrivania, tutti stavano guardando curiosi. Cominciai a rimettere a posto la mia roba, come se niente fosse.

 

“Oh Rose,” Fece Betsy piegandosi verso di me. “Mi dispiace tanto per il tuo matrimonio, ho letto tutto quello che è successo sui giornali. Ma seriamente, andare a letto con un altro…”

 

Mi voltai verso di lei con un sopracciglio inarcato. “Vaffanculo Betsy.”

 

Betsy mi guardò indignata, ma la voce del capo risuonò nell’ufficio prima che potesse ribattere.

 

“Ben detto, Weasley!”

 

Io sorrisi tra me. Infondo io adoravo Jordan esattamente quanto lui adorava me.

 

 

**

 

 

La nostra piccola Rose ce l’ha fatta a rialzarsi anche dopo questo mega incidente di percorso. Spero che non sia stato un capitolo troppo noioso, è stato strano scrivere un capitolo così… statico. Non è da me.

 

Lo so che non aggiorno poi tanto in fretta come prima, ma davvero non riesco più a tenere il ritmo per diversi problemi personali, cerco di fare il mio meglio ma una cosa è certa…non abbandonerò mai questa storia! Non mi darò pace fino a che non ci metterò la parola fine!

Al prossimo capitolo con “Big girls don’t cry

 

Vi adoro,

zia funkia <3

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** 15. Big girls don't cry ***


Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un tempo

DON’T TELL DAD

 

15. Big girls don’t cry

 

I hope you know, I hope you know
That this has nothing to do with you
It's personal, Myself and I
We've got some straightenin' out to do
And I'm gonna miss you like a child misses their blanket
But Ive got to get a move on with my life
Its time to be a big girl now
And big girls don't cry                                           (Fergie)

 

 

 

Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un tempo. Più o meno. Lavoravo alla rubrica del gossip, che odiavo con tutta me stessa, accompagnavo Vanessa a fare shopping, pranzavo con Al e alternavo serate tra Gaby e Sol in modo che non si incontrassero mai. Una delle cose che non facevo più era andare allo stadio. Solo a passarci davanti mi si chiudeva lo stomaco.

 

Passavo un sacco di tempo a lavoro, molto di più di quanto già non facessi, ero diventata una perfezionista. Non c’era da aggiungere che Jordan era entusiasta del mio lavoro. E Betsy Ramble non riusciva proprio a buttarla giù, tanto che era diventata molto più acida nei miei confronti. E più cafona.

 

“Dì un po’, Rose, adesso vai a letto pure con Jordan?”

 

Aveva detto un giorno al limite della pazienza. Io mi ero limitata a fissarla inespressiva. Non si era neanche accorta che Jordan era proprio dietro di lei.

 

“Non ne avrei neanche la forza, Ramble.” Disse ridacchiando tra sé sotto i baffi. “Weasley, nel mio ufficio tra due minuti!”

 

Io feci del mio meglio per non scoppiare a ridere in faccia a Betsy, che era evidentemente sbiancata nonostante cercasse di darsi un contegno e tornare al suo lavoro. Mi alzai dalla mia scrivania e mi diressi verso l’ufficio di Jordan premendomi una mano sulle labbra. Lo trovai già seduto dietro alla scrivania e non appena mi vide si passò una mano sulla faccia.

 

“Siediti!” disse burbero. Ma che diavolo avevo combinato? “Lo sai anche tu Weasley che io sono un tipo scorbutico e non faccio complimenti a nessuno.

 

Io feci spallucce. “Beh, sì. Lo sanno tutti.”

 

Jordan mi guardò un po’ male ma continuò. “Ma con te ho sprecato parole d’elogio. E nonostante tutto, nonostante il tuo eccellente lavoro, ancora non riesci a capire che ti trovi alla rubrica del gossip!”

 

Io alzai entrambe le sopracciglia. “Nonostante il mio intelletto superiore alla media, temo proprio di non seguirla.

 

Batté un pugno sulla scrivania e sospirò. “Per Merlino, Weasley, tu sapevi che Vincent Hook e Gabriella Gomez non sono più una coppia! Questo è gossip! E noi potevamo avere l’anteprima!”

 

Io sentii un pugno all’altezza dello stomaco. “Beh, sì, lo sapevo ma…”

 

“Hai un’idea di quanto sarebbe costata una notizia del genere? Un giocatore di Quidditch che molla la fidanzata per la sorella gemella? Questo è il genere di storie che piace alla gente! Avere un’anteprima del genere è una miniera d’oro!”

 

“Non potevo fare questo ai miei amici.” Dissi seria. “Non potevo venderli!”

 

“Posso capire che tu sia preoccupata per Gabriella ma…”

 

“Gaby.” Lo interruppi io. “Tutti noi la chiamiamo Gaby.”

 

Jordan fece una pausa e mosse i suoi baffetti come faceva sempre quando qualcosa lo infastidiva. “Fatto sta, Weasley, che non hai fatto il tuo lavoro. E non voglio sentire piagnistei sull’amicizia e altre cazzate del genere, il lavoro è lavoro!”

 

Io alzai un sopracciglio. “Ma quando è toccato a me, lei ha impedito che la stampa pubblicasse le foto del mio matrimonio.” Mi piegai verso di lui. “Ma il lavoro è lavoro.”

 

Lui sbuffò. “Come ti pare, Weasley, ma io sono il capo e io decido!”

 

Io incrociai le braccia al petto. “Beh, allora è colpa sua se non riesce a trovarmi un lavoro che io possa fare in tutta tranquillità!” Sbottai. “Seriamente, prima l’Ufficio Misteri, adesso questo…”

 

“Pensavo ti fossi trovata bene all’Ufficio Misteri. Hai risolto il caso!” Fece Jordan.

 

“Oh sì!” Feci sbattendomi una mano sulla fronte. “Me n’ero proprio dimenticata! E pensare che il mio matrimonio è andato in fumo proprio per quello!”

 

Jordan alzò le mani. “Mi arrendo, Weasley. Puoi prenderti la rubrica di Betsy Ramble. Vedrai che ti piaceranno le feste di paese.

 

Gli lanciai un’occhiataccia. Era un colpo basso. “Oh, io ti odio!”

 

Jordan ridacchiò mentre mi alzavo per uscire dal suo ufficio. “Oh no, Weasley, tu mi adori!”

 

 

**

 

 

Tornai a casa un’ora più tardi quella sera e mi stravaccai sul divano gettando la borsa sul pavimento. Hugo venne fuori dalla cucina mangiucchiando patatine, mi guardò con un sopracciglio inarcato.

 

“Giornata pesante?”

 

Io sbuffai e gli lanciai un’occhiata. “A te cosa sembra?” feci una smorfia. “Perché mangi delle patatine adesso? E’ ora di cena.”

 

Hugo si sedette sul bracciolo della poltrona. “Ho fame.” Disse con una logica lampante. “E siamo a cena dagli zii, stasera. Pensavo che mamma ti avesse mandato un gufo a lavoro per avvertirti.

 

Effettivamente mamma aveva mandato un gufo a lavoro. Ma io con tutto il lavoro che avevo da fare avevo dimenticato di leggerlo. Sbuffai di nuovo, avrei solo voluto andare a farmi un bagno caldo e infilarmi a letto. “Quali zii?”

 

“Zia Ginny.” Disse Hugo. “Ha strillato con papà tutto il pomeriggio e credo che adesso cerchi di riconciliarsi. Come ci si può scusare meglio con papà se non con del cibo?”

 

Io mi sedetti e lo fissai curiosa. “Hanno litigato? E per cosa?”

 

Hugo si irrigidì e masticò lentamente. “Beh…”

 

Aspettai che continuasse ma non lo fece. Alzai un sopracciglio. “Hugo?”

 

Sospirò e si rigirò tra le dita una patatina. “Papà aveva ancora dei biglietti per la tribuna d’onore… zia Ginny cercava di farlo ragionare…”

 

Il mio pensiero si catapultò immediatamente su Jack. Jack ci aveva dato quei biglietti, ma dal matrimonio nessuno li aveva più usati.

 

“Credo che volesse andare a vedere le Harpies.” Cercò di sviare il discorso Hugo. “Sono sicuro che ha parlato delle Harpies.”

 

Io annuii. “Sì, sono sicura di sì.”

 

Hugo mi fissò per un lungo momento e smise di masticare. Mise da parte il suo sacchetto di patatine e mi guardò serio. “Rose, lo so che ancora non ti sei ripresa del tutto ed è inutile che fai finta con me, io non me la bevo. Disse. “Ma forse dovresti cominciare a pensare che sia un bene che sia finita così.”

 

Io feci una smorfia. “Anche tu pensi che non fosse l’uomo giusto per me, non è vero?”

 

Hugo scrollò le spalle. “No, a me Jack piaceva molto.” Disse. “Ma pensaci, Rose, non hai fatto altro che preoccuparti di quello che pensavano gli altri, senza mai chiederti cosa davvero provassi per lui.

 

Sospirai e voltai la testa. “Non ho davvero voglia di parlarne, Hugo.

 

Lui riprese il suo pacchetto di patatine alzando gli occhi al cielo. “Oh certo, continuiamo a tenerci le nostre parole taboo, è divertente stare attenti a tutto quello che si dice. Ma soprattutto, facciamo finta che niente sia successo, Rose. Molto maturo da parte tua.”

 

Io gli lanciai un’occhiata pessima. “Che razza di comportamento è questo?”

 

Hugo mi lanciò un’occhiata di sfida. Il che era strano perché Hugo era sempre sereno. “Che razza di comportamento è il tuo? Solo perché tutti ti trattano come se fossi sotto una campana di vetro, non significa che debba farlo anche io. E ho voglia di poter dire la parola “stadio”, “Quidditch” e “matrimonio” a voce alta!”

 

“Nessuno ti ha mai proibito di farlo!” Lo rimbeccai io. “E non ho chiesto io di essere trattata come una bambina di cinque anni, non è colpa mia se mamma è diventata così apprensiva da non lasciarmi respirare!”

 

Hugo allargò le braccia. “Cosa pretendi, ti sei rinchiusa in camera tua per due mesi!”

 

Cominciai a sentire le lacrime pungermi gli occhi dalla rabbia. “Beh, scusa tanto se ho avuto bisogno di tempo per riprendermi dopo quello che è successo, Hugo! Scusami se tutti i giorni che passano mi sento sempre di più una stronza, una traditrice ed un’infame! E adesso scusa se cerco di rimettere insieme i pezzi di una vita che ho distrutto con le mie mani, ma questo tu non puoi saperlo perché non sei mai stato innamorato e non ti sposerai mai!”

 

Feci tutto quello che era in mio potere per trattenermi, ma un singhiozzo mi scappò dalle labbra. Hugo si rese conto di aver esagerato e mi guardò in pena.

 

“Scusa, Rose, io…”

 

“Tu non lo sai, non è vero?” Dissi io ancora tremante. “Non lo sai cosa vuol dire andare a lavorare tutti i giorni e dover trovare il coraggio di camminare a testa alta quando tutti ti hanno etichettato come una che va a letto col capo. Pensi che sia divertente stare in vetrina tutto il giorno? O forse non ricordi il tuo primo giorno ad Hogwarts, quando tutti hanno saputo chi erano i tuoi genitori?”

 

Hugo mise su una faccia scocciata. “Ho afferrato il concetto, grazie.” Disse. “Ho chiesto scusa.”

 

Io mi calmai e cercai di deglutire. “Non è colpa tua.” Dissi quiete, scrollando le spalle. “E’ mia.”

 

Hugo arricciò il naso mettendosi in bocca una patatina. “Tutti facciamo degli errori.”

 

Io sospirai e affondai la faccia tra le mani. “Ti è mai capitato di andare erroneamente a letto con qualcuno?”

 

Hugo smise di masticare per un secondo e mi lanciò un breve sguardo. “Devo davvero rispondere?”

 

Io lo fissai shockata. “Hugo!”

 

Lui mise frettolosamente le mani avanti. “Ehi, non ho nessuna intenzione di raccontare questa storia. E non era il mio capo.”

 

Sorrisi malefica. “Lo chiederò più tardi a Lily.”

 

Hugo scrollò le spalle guardando sul fondo del sacchetto di patatine. “Come ti pare, tanto non l’ho raccontato neanche a Lily. Sta diventando un po’ troppo pettegola ultimamente, ho come l’impressione che la mia vita privata sia in pericolo.”

 

Se Lily lo sapesse.” Dissi. “Se la prenderebbe terribilmente.”

 

“Non ho intenzione di dirle un bel niente, infatti. E neanche lei si confida più di tanto con me, ultimamente. I nostri giorni di gloria sono finiti.”

 

Io sorrisi dolcemente. “Magari potresti cominciare a confidarti con me.

 

Hugo fece una smorfia. “Sicuro, perché parlare di sesso con te non sarebbe per niente imbarazzante. Disse. “Perché non cominci tu, muoio dalla curiosità di sapere tutto sulla tua vita privata.

 

Io feci una smorfia quasi identica alla sua. “Magari non è proprio una grande idea.”

 

Sentimmo chiudersi la porta di casa, mamma era appena rientrata da lavoro. Ci voltammo entrambi verso di lei che ci sorrise.

 

“Ehi, ragazzi!” Disse posando un fascicolo alto trenta centimetri sul tavolino del salotto. “Non siete ancora pronti? Dov’è papà?”

 

Io scrollai le spalle e guardai verso Hugo che scosse la testa. “Non lo vedo da ore.”

 

Mamma sospirò e alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa tra sé.  “Non c’è da preoccuparsi.” Disse poi a voce alta. “Quando si tratta di mangiare si fa sempre vivo. Hugo, non dovresti mangiare quelle schifezze prima di cena!”

 

Mio fratello fece del suo meglio per non sbuffare e roteare gli occhi, richiuse il pacchetto e lo abbandonò sul tavolo di salotto. “Come vuoi, mammina.”

 

“Ti rovina l’appetito.” Aggiunse mamma.

 

Io scoppiai a ridere. “Sì, come se fosse una cosa possibile.”

 

 

**

 

 

“Qualcuno vuole ancora del polpettone?” Chiese zia Ginny.

 

Hugo alzò una mano, non riuscendo a rispondere con la bocca ancora piena. Mamma lo ammonì con lo sguardo quando zia Ginny si allungò per riempirgli il piatto.

 

“E’ la quarta volta, Hugo!” Disse irritata. “Adesso basta!”

 

Hugo si voltò verso di lei con la forchetta in aria e la fece roteare un paio di volte. “Non ho mica cinque anni. E ho ancora fame.”

 

Zia ginny sorrise. “Oh, lascialo fare, Hermione. Per una volta che qualcuno apprezza la mia cucina!” Disse lanciando occhiatacce ai membri della sua famiglia che cercarono di fare finta di niente. “Solo Vanessa mi fa i complimenti!”

 

James sbuffò annoiato. “Non è che non apprezziamo la tua cucina. La rimbeccò. “E’ che abbiamo fretta! Non potevi avvertire che avremmo avuto gente per cena?”

 

“La gente di cui parli sono i tuoi parenti, James!” Fece la zia sedendosi compostamente. “E ti ho detto che sarebbero venuti stasera per cena oggi pomeriggio. Avevi tutto il tempo per rivedere i tuoi programmi.

 

“Certo… come no…” Fece James roteando gli occhi.

 

“Beh, tuo fratello l’ha fatto.” Fece zio Harry indicando Al  con la testa. “Vanessa è qui.”

 

James alzò un sopracciglio. “Beh, non è che lei possa andare molto lontano. E’ incinta. Al l’ha praticamente fregata!”

 

James!” Saltò su zia Ginny.

 

Al gli mandò un’occhiata delle sue. “Scusami, potresti smetterla di parlare come se io non ci fossi? Io sono proprio qui!”

 

“Sì, lo so, me lo fanno notare da quando sei venuto al mondo.” Fece James annoiato. “Conosciamo tutti a memoria il sermone di ‘Al, il buon samaritano’.”

 

Al alzò un sopracciglio. “Ma qual è il tuo problema?”

 

“Ragazzi! Adesso basta!” Cercò di placarli zio Harry.

 

Con la coda dell’occhio vidi papà piegarsi lentamente sull’orecchio di mamma e sussurrare: “Wow… Rose e Hugo sono praticamente perfetti”. Mamma gli diede una gomitata nelle costole senza farsi vedere dagli zii.

 

“Beh, se tutti abbiamo finito, io andrei…” Provò a dire James alzandosi da tavola.

 

Zia Ginny si mise una mano su un fianco. Pessimo. Alzò un sopracciglio e fulminò James con lo sguardo. “C’è ancora il dolce. Siediti.”

 

“Il dolce?! Mamma, pensavo avremmo finito per le otto!”

 

James, riesco già a tollerare a malapena che tu ti alzi sempre prima di tutti da tavola quando ceniamo tra noi, ma è davvero troppo che tu ti comporti così anche quando abbiamo ospiti!” La voce della zia si stava alzando ed aveva una vena nervosa. “Non sei l’unico che ha da fare, ma tutti stanno aspettando che la cena sia finita!”

 

“Non sono l’unico che ha da fare?” James sbuffò una risata. “Stai scherzando, vero? Io ho un appuntamento con Linda! Chi altri può dire altrettanto? Insomma, Lily è single, Al è già incastrato, Hugo ha appuntamento solo con il dolce e Rose…” Si frenò in tempo schiarendosi la gola.

 

“Io non sono incastrato!” Fece Al, prendendo la mano di Vanessa.

 

Ed io non sono single!” Si lamentò Lily.

 

James alzò un sopracciglio verso i suoi fratelli. “Tu sei decisamente incastrato.” Disse ad Al, poi si voltò verso Lily. “E tu sei decisamente single. Tutte le volte che ti trovi un ragazzo costruisci una specie di altarino con le sue fotografie e non ne vedo uno da almeno sei mesi!”

 

“Sette.” Sottolineò Al.

 

“Va bene, basta.” Disse zio Harry prima che scoppiasse un altro diverbio. Si voltò verso Lily. “Non ci avevi detto di questo nuovo ragazzo.

 

James rise di nuovo. “Perché non esiste. Se l’è inventato.”

 

“Sei un cretino.” Commentò Lily.

 

E allora come si chiama?” La punzecchiò James. Lei esitò. “Che vi avevo detto, non esiste!”

 

Lily scoppiò dalla rabbia. “Si chiama Dylan, idiota!”

 

Stavo ancora ridacchiando per la loro lite con la forchetta a mezz’aria quando mi sentii gelare dentro. Un campanello d’allarme si era appena acceso dentro la mia testa. Alzai improvvisamente gli occhi su di lei e interruppi il loro battibecco. “Dylan?” dissi a mezza voce. “Dove l’hai conosciuto?”

 

Lily smise improvvisamente di prendersi con James e si voltò verso di me. Rimase con la bocca semiaperta senza dire niente.

 

Io scossi la testa fissandola allucinata. “Non lui, Lily!” dissi cominciando ad arrabbiarmi. “Non quel Dylan!”

 

Il resto dei familiari ci guardò in uno stato confusionale, non riuscendo a capire bene di che cosa stessi parlando.

 

“Chi diavolo è questo Dylan?” Disse Hugo masticando ancora il polpettone.

 

Zio Harry si voltò verso Lily aggrottando la fronte. “E’ qualcuno che conosciamo?”

 

Dylan Zabini!” Dissi senza riuscire a trattenere la mia rabbia. “Con tutte le persone che avresti potuto scegliere a questo mondo, Dylan Zabini? Non posso credere che tu esca con il migliore amico della persona che ha mandato a pezzi la mia vita!”

 

“Oh no. No.” Fece lei alzandosi. “Non provare a far ricadere la colpa su Dylan, adesso! Tu sei la persona che ha mandato a pezzi la tua vita! Tu sei andata a letto con Malfoy! Sei tu che hai tradito Jack e mandato all’aria il tuo matrimonio!”

 

Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena accoltellato. Mi alzai lentamente, cercando di non piangere davanti a tutti come una mocciosa, e fissai Lily negli occhi. “Sei proprio una stronza.” Dissi glaciale.

 

Tutti trattennero il fiato. Mia madre si portò una mano alla bocca. “Rose!”

 

Io non spostai lo sguardo neanche per un secondo da Lily. “Ma cosa credi, che vada fiera di quello che ho fatto? Che sia felice?” Sbuffai una risata amara. “Ma tu me l’avevi detto, non è vero? Mi avevi avvertita. Brava Lily, sei una persona alla gran lunga migliore di me.

 

Lily mi guardò con sguardo perso. “No, Rose, io non…”

 

“Già, anche io non.” Dissi. “Ma ormai è tardi.”

 

Andai verso l’ingresso avvolta dal silenzio e mi infilai il cappotto. Zia Ginny si alzò in piedi cercando di rimediare.

 

“Oh per favore, Rose, non andartene. C’è ancora il dolce.”

 

Io scossi la testa. “No, grazie. Ho già avuto il mio dessert.”

 

James saltò su speranzoso. “Posso andarmene anche io, allora?”

 

“Non l’ho fatto per ferirti!” Fece Lily quando ero già sulla porta con una mano sulla maniglia. Io mi voltai, era in piedi e sembrava che stesse per mettersi a piangere.

 

Cosa, uscire con Zabini o rinfacciarmi tutto quanto?” Chiesi. “Lo sai, Lily, mi sarei aspettata di essere giudicata da chiunque. Ma non da te.”

 

Uscii dalla casa degli zii e percorsi il vialetto di corsa. Non sapevo neanche perché diavolo avevo messo il cappotto dato che faceva caldo. Lo tolsi stizzita, come se il mio cappotto fosse la causa di tutti i miei problemi.

 

“Stupido cappotto!”

 

“Ehi!”

 

Mi voltai, era Vanessa. La guardai un po’, lasciando perdere il mio cappotto. “Ehi.” Dissi.

 

Lei mi sorrise e abbassò lo sguardo. “Adesso puoi piangere, Rose.”

 

Per un attimo non riuscii a capire perché l’avesse detto, ma poi scoppiai a piangere senza neanche che me ne rendessi conto. Affogai il viso tra le mani, scossa dai singhiozzi. Era una sensazione orribile ma allo stesso tempo liberatoria.

 

“Non volevo piangere di fronte a tutti.” Dissi tra un respiro e l’altro.

 

Vanessa mi appoggiò una mano sulla spalla. “Lo so.” Disse. “Ma adesso piangi quanto vuoi. Non lo dirò a nessuno.”

 

“Grazie.”

 

 

**

 

 

What’s up guys?

Vi devo dire la verità, so che per voi aspettare un nuovo capitolo è snervante ma per noi autori è bello tornare dopo un po’ di tempo che si è stati via… è come tornare di nuovo a casa dopo un viaggio…

 

Good news for everybody, sperando di essere coerente con me stessa, ho già programmato la prossima fanfiction, che in realtà avevo cominciato a scrivere tempo fa ma che avevo miseramente abbandonata a se stessa… anyway, stasera vedrò di riprenderne un po’ il filo e spero possa uscirci qualcosa di buono!

 

Per quanto riguarda questa ff… che ne pensate, Lily l’ha combinata grossa con Zabini, eh?

Al prossimo capitolo con “If I never see your face again

Love, Zia funkia!

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Capitolo 16
*** 16. If I never see your face again ***


Il giorno dopo ero più nera che mai e non riuscivo a concentrarmi sul lavoro

DON’T TELL DAD

 

16. If I never see your face again

 

 

you've gone somewhere else
Far away
I don't know if I will find you (Now find you, find you)
But you feel my breath
On your neck
Can't believe I'm right behind you (right behind you)
'Cause you keep me coming back for more
And I feel a little better than I did before
And if I never see your face again
I don't mind
'Cause we gone much further than I thought we'd get tonight

 

 

 

Il giorno dopo la cena disastrosa a casa degli zii ero a dir poco furiosa. Non riuscivo assolutamente a concentrarmi sul lavoro ed era tutta la mattina che fissavo nel solito punto senza neanche sapere cosa stesse succedendo attorno a me. Erano arrivati due gufi per me, ma non mi ero neanche preoccupata di leggere la posta dato che sapevo perfettamente che provenivano da Lily.

 

“I tuoi pezzi non si scriveranno da soli, Rose.” Aveva detto Betsy ridacchiando come al suo solito con la bocca chiusa.

 

Io mi ero voltata annoiata. “Ma tu non te li fai mai gli affari tuoi, mh?”

 

Si era voltata stizzita ed era tornata, fortunatamente, al suo lavoro. Io avevo ripreso la mia attività di fissare un buco sul muro, come se fosse la cosa più interessante dell’intero universo. Sarebbe stata una giornata decisamente lunga.

 

“Aspetti! Ho detto aspetti!”

 

La segretaria di Jordan urlò dal fondo del corridoio e mi fece quasi venire un infarto. Mi riscossi e mi voltai insieme a tutti i miei colleghi d’ufficio, per capire cosa stesse succedendo. La segretaria non si vedeva ancora ma diavolo se potevamo sentire la sua voce.

 

“Ho detto che non può entrare, ma insomma! Jordan riceve solo sotto appuntamento! Deve andarsene!”

 

“Non è per Jordan che sono qui.”

 

Quella voce mi mozzò il fiato. Erano mesi che non la sentivo, ma avrei potuto distinguerla anche in mezzo ad una piazza affollata. Rimasi immobile, con gli occhi spalancati, mentre Malfoy entrò nel mio orizzonte visivo tallonato dalla segretaria di Jordan che cercava di farlo ragionare. Marciò lungo tutto il corridoio fino alla mia scrivania, mi prese per un polso stringendo forte e mi trascinò dietro di lui costringendomi a seguirlo.

 

“Ma sei impazzito?!” Urlai arrossendo sotto allo sguardo incredulo di tutti. “Che diavolo stai facendo? Lasciami subito andare!”

 

Malfoy non disse neanche mezza parola e, nonostante io cercassi di divincolarmi in tutti i modi, tenne stretta la sua mano attorno al mio polso, marciando fiero per tutto il corridoio della morte fino ad arrivare all’ufficio di Jordan. Non si fece troppi problemi neanche davanti alla porta, semplicemente la aprì senza bussare e mi ci scaraventò dentro.

 

Non appena si assicurò che ormai fossi in trappola e non potessi andare da nessuna parte, lasciò andare la presa sul mio polso che io lo massaggiai stando quiete in un angolo. Jordan alzò un sopracciglio, aldilà della scrivania, e ci fissò un po’ interdetto.

 

“Devi ridarmi la Weasley, il mio ufficio ha bisogno di lei!”

 

Jordan rimase un attimo in silenzio e mi mandò un breve sguardo. Unì le mani. “E’ il tuo ufficio o sei tu che hai bisogno di lei?”

 

Malfoy sembrò preso alla sprovvista e con le parole al perso, ma dopo una confusione iniziale si schiarì la gola. “Entrambi.” Disse sicuro. Io sentii il cuore martellare nel petto.

 

Jordan allargò le braccia. “Beh, se il problema è per il tuo ufficio, posso vedere di fare qualcosa per aiutarti, ma temo proprio che la Weasley debba essere d’accordo a riprendere il posto.” disse. “Per il resto, credo che dovrai cavartela da solo.”

 

Sia Malfoy che Jordan si voltarono verso di me, in attesa di una risposta. Io arrossii e scossi la testa abbassando gli occhi. “Io rimango alla mia Rubrica del Gossip.”

 

Malfoy mi fissò quasi scandalizzato. “Cosa? Tu odi il Gossip!”

 

Jordan venne in mio soccorso. “Mi dispiace, Malfoy, ma la signorina Weasley ha espresso chiaramente il suo desiderio di rimanere in questo ufficio.”

 

Malfoy mi guardò quasi pregandomi. “Non puoi dire sul serio, tu adoravi lavorare con me!”

 

Io guardai dovunque tranne che verso di lui. Non ero mai stata così a disagio. “Io adoravo lavorare all’Ufficio Misteri.” Lo corressi. “Ma tornare a lavorare per lei non sarebbe più professionale e occorre una certa etica.”

 

“Adesso mi dai del lei?” Chiese Malfoy come se lo stessi prendendo in giro. Si voltò supplichevole verso il mio capo. “Keith…”

 

Jordan scrollò le spalle scotendo la testa. “Mi dispiace, ho le mani legate.”

 

“Cazzate…” sussurrò Malfoy. “Da quando ti preoccupi di quello che pensano i tuoi dipendenti?”

 

“Mi dispiace.” Disse di nuovo Jordan.

 

Malfoy fece per ribattere di nuovo, ma si fermò. Si leccò le labbra e annuì tra sé, riconoscendo la sconfitta. “Va bene. Torno nel mio Dipartimento, ho troppe cose da sbrigare e poco tempo da perdere. Mi serve comunque qualcuno, Jordan.”

 

Il mio capo annuì. “Vedrò di mandarti qualcuno non appena possibile.”

 

Malfoy annuì e mi mandò un’ultima occhiata prima di uscire dall’ufficio di Jordan. Io non dissi niente fino a che non se ne andò. Sospirai profondamente e mi voltai verso Jordan che non sembrava essere neanche un po’ scomposto dalla situazione.

 

“Grazie.” Dissi prima di incamminarmi per il mio ufficio.

 

“Weasley.” Mi richiamò indietro. Io mi voltai. “Nessuno del Ministero si è mai scomodato di venire fin qui per richiedere qualcuno. Lavorare all’Ufficio Misteri è una grande opportunità. Qualunque siano le ragioni della sua richiesta, fossi in te ci penserei su.”

 

Io mi morsi un labbro, poi sospirai. “Come posso tornare a lavorare per lui?” Dissi come stessi parlando con mio padre. “Nessuno mi prenderebbe più sul serio.”

 

Jordan mi fissò. “Da quando ti importa di quello che pensa la gente?”

 

Scossi la testa. “Non lo so. So solo che non mi piace stare al centro dell’attenzione e tornare in quell’ufficio non è proprio il modo migliore per passare inosservata.”

 

“Il tempo passa e la gente dimentica, Weasley.” Disse Jordan. “Ma le opportunità non tornano indietro.”

 

 

**

 

 

“E’ veramente un’idiota!”

 

Al scosse la testa dopo che gli avevo raccontato quello che era successo quella mattina. Io feci una smorfia guardandolo. “Non ti stancherai mai di ripeterlo, vero?”

 

“Oh, no di certo!” disse. “Non se ci riferiamo a Malfoy.”

 

Io accennai un piccolo sorriso ma ero ancora un po’ scossa. Non lo vedevo da mesi e non mi aspettavo di rivederlo, in tutta sincerità. Insomma, ci eravamo evitati per anni. Cercai di cambiare discorso per non pensarci più.

 

“Vanessa?”

 

“Sta dormendo.” Fece Al lanciando un’occhiata verso la camera da letto. “E’ sempre stanca per via della gravidanza, deve riposare il più possibile. Ma non preoccuparti di far rumore, non la sveglierebbe neanche un concerto rock.”

 

Io ridacchiai. “Ancora qualche mese e poi sarai tu a voler dormire dovunque.” Al diventò verde. “Andiamo, sto scherzando!”

 

“Beh, non è divertente!” disse offeso.

 

Io scrollai le spalle. “Cominciavo a pensare che ormai ti fossi abituato all’idea. Non avevi detto di voler sposare Vanessa? Spero per te che tu non ci stia ripensando, Al, perché non ho per niente voglia di vederti di nuovo su un letto d’ospedale prima che tu ti decida a…”

 

“Non ho cambiato idea.” Disse Al guardandomi male. “Ma ogni cosa a suo tempo.”

 

“Certo…” Feci io scocciata. “Aspetta ancora un po’, così magari Vanessa incontrerà di nuovo Gill Ryan e chi può dire cosa succederà.”

 

Al scoppiò a ridere e scosse la testa. “Mi sembra un po’ improbabile, dopo tutti questi anni.”

 

“Sì, è quello che pensavo di Malfoy.”

 

Al si rabbuiò e mi fissò per un po’ prima di rispondere. “Dì un po’, ma sei venuta fin qua a fare la iettatrice?”

 

Io sbuffai e scossi la testa, lasciandomi andare contro la spalliera del divano. “Ma no, Al. Stai tranquillo, te e Vanessa siete a prova di bomba. E’ solo che anche io avevo tutto quello che avevo sempre desiderato e in un secondo mi si è sbriciolato tra le dita… e ho la paura maniacale che possa succedere a tutti quelli che mi circondano.”

 

“Guarda che ti sbagli.” Fece Al.

 

Io alzai un sopracciglio. “Beh, lo spero.”

 

“No…” Disse Al scotendo la testa. “Quello che voglio dire è che non è vero che avevi tutto quello che avevi sempre desiderato.”

 

Lo fissai allibita. “Cosa?”

 

“Rose, tu non hai mai voluto un uomo pieno di soldi che potesse mantenerti così che tu potessi stare a casa con i tuoi figli. Non hai mai voluto un uomo calmo e posato che ti dà ragione su tutto. Non hai mai voluto rimanere alla tua rubrica del gossip accontentandoti del tuo lavoro. Il fatto che ti piacesse una vita del genere, non vuole dire che fosse quello che volevi.”

 

Ero rimasta a bocca aperta. “Al, ma cosa… come puoi dire una cosa del genere?”

 

Al mi guardò negli occhi. “Perché io ti conosco, Rose. Ti ho vista crescere. Maturare. E per quanto mi dolga ammetterlo, non ti ho mai visto una scintilla negli occhi se non quando parlavi di Malfoy.”

 

Io sbuffai una risata. “Al… avevo diciassette anni ed ero stupida.”

 

“Non sei mai stata stupida, Rose.” Disse Al serio. “E hai sempre saputo quello che volevi.”

 

Io lo fissai seria, non sapevo più che cosa dire. Ero totalmente ammaliata e anche un po’ sorpresa dalle parole di Al. Lui tirò su col naso e scrollò le spalle distogliendo lo sguardo.

 

“Insomma, tu hai bisogno di un uomo che ti lasci vivere la tua vita come una donna indipendente, un uomo che ti faccia dannare e che ti stimoli con le discussioni, un uomo a cui non importa se lavori fino a tardi.” Si schiarì la gola. “Beh, Rose, ti serve uno come… come…”

 

Scossi la testa incredula. “Non lo stai suggerendo davvero!”

 

“Come Malfoy.” Disse infine sospirando.

 

“Tu hai ancora del veleno in circolo.” Dissi io annuendo tra me. “Perché non puoi essere cosciente e dire una cosa del genere.”

 

“Senti Rose, lui non mi piace.” Fece Al sospirando di nuovo. “Voglio dire, io credo davvero che sia un idiota. Ma per qualche strano motivo quando siete insieme tirate fuori il meglio di voi. E per qualche strano motivo preferisco lui a Jack.”

 

Alzai un sopracciglio. “Ma Jack non ti ha mai portato a prenderti a pugni a causa mia.”

 

Al fece una smorfia. “Sì… beh… questo non riguarda me, non credi?”

 

Sospirai. “Sono ancora troppo arrabbiata. Sia con me stessa che con lui. Non ho voglia di rivederlo.”

 

“E Lily?”

 

Io mi voltai verso Al. Ero sicuramente furiosa con Lily, ma la conoscevo bene e sapevo che non avrebbe mollato la presa fino a quando non le avrei dato ascolto. I gufi a lavoro erano solo l’inizio di una lunga serie.

 

“Non lo so.” Dissi scrollando le spalle. “Sono arrabbiata anche con lei. Insomma, siamo seri, Zabini?”

 

Al fece una smorfia. “Sì, neanche io ne sono troppo felice… sembra che tutte le donne della mia vita si schierino col nemico…”

 

Alzai un sopracciglio. “Ma non hai appena detto che dovrei stare con Malfoy?”

 

“Sì. Ma è e rimarrà pur sempre un Serpeverde!” Sospirò. “Dovresti parlare anche con Lily. Sono sicuro che ha le sue ragioni. Ragioni che non voglio neanche lontanamente immaginare, ma sono sicuro che le ha.”

 

“Pensi che mi darà scelta?”

 

“Conoscendo Lily?” Fece Al con una smorfia. “No, non credo proprio.”

 

 

**

 

 

“Sono a casa!”

 

Urlai abbassando la testa per entrare nel mio salotto dal camino. In casa c’era un silenzio innaturale, il che significava che né papà né mamma erano ancora tornati da lavoro. Lasciai la mia roba sul divano e me ne andai di sopra per sdraiarmi sul mio letto. Magari avrei fatto un pisolino, ne avevo davvero bisogno.

 

“Ehi!”

 

Sobbalzai e mi voltai di scatto portandomi una mano sul cuore. “Hugo, ma sei diventato matto!”

 

Lui scrollò le spalle. “Scusa.” Mi porse una lettera. “L’ha mandata Lily.”

 

Io alzai gli occhi al cielo. “Non mi interessa, non voglio leggerla.”

 

“Ne ha mandate una ventina. Ed è stata qui tre volte oggi, nonostante le abbia ripetuto che non saresti tornata da lavoro molto presto.”

 

Io feci una smorfia. “E’ stata qui con il suo fidanzato?”

 

Hugo scoppiò a ridere. “Chi? Zabini? Per favore, come se gli avrei permesso di entrare. Non ho niente contro di lui, personalmente, ma sono pur sempre tuo fratello.”

 

Io gli sorrisi riconoscente e gli feci cenno di entrare nella mia camera. Io mi stesi sul letto, gonfiando il cuscino con una mano, e Hugo si sedette cavalcioni sulla sedia alla mia scrivania. Era proprio uguale a papà quando era giovane, in quel momento capii cosa voleva dire la mamma quando diceva che papà emanava positività.

 

“Grazie.” Dissi. “Parlare con te mi fa sempre sentire meglio.”

 

Lui ridacchiò e si grattò la nuca. “Beh, riconosco che Lily questa volta ha esagerato, per quanto poi possa davvero essersi innamorata di Zabini. Ma non avrebbe neanche dovuto iniziare ad uscirci. Per rispetto nei tuoi confronti. E non è stato per niente carino quello che ha detto ieri, una cena orribile… anche se il polpettone era delizioso.”

 

“E’ la prima volta che non ti sento appoggiare Lily.” Dissi.

 

Hugo sorrise. “Riconosco solo quello che è giusto o meno. Non ti meritavi quelle parole, Rose.”

 

“James è riuscito ad andare da Linda?”

 

Hugo scoppiò a ridere e scosse la testa. “Oh, neanche per idea! Zia Ginny era così arrabbiata che ha preteso che tutti stessero incollati alla propria sedia per il dolce ed il caffè. Non ha neanche permesso a zio Harry di alzarsi per andare in bagno!”

 

Io risi insieme a Hugo. “Adoro zia Ginny!”

 

La porta della mia stanza si aprì e la testa fulva di papà fece capolino, sottolineata dal suo bel sorriso e i suoi occhi color cielo.

 

“Oh, siete tutti qui!” Esclamò. “Che mi sono perso?”

 

“Chiacchiere tra fratelli.” Feci io ridente. “Vuoi partecipare?”

 

Fece una smorfia. “Mi piacerebbe tanto, tesoro, ma mamma mi ha mandato un gufo a lavoro dicendomi che farà tardi e devo andare di sotto a preparare la cena.”

 

“Tu?” Fece Hugo scettico. “Da quando sai cucinare?”

 

“Non so cucinare.” Fece papà allegro. “Andrò da nonna Molly a farmi dare qualcosa, faccio sempre così quando la mamma non c’è. Ma non diteglielo!”

 

Io e Hugo scoppiammo a ridere. “Non credi che prima o poi si renderà conto che non sai cucinare?” Chiesi io.

 

Papà scrollò le spalle. “Questa balla regge da almeno vent’anni, credo che potrò andare avanti per un altro po’.” Disse. “Qualche preferenza?”

 

“Polpettone!” Fece subito Hugo.

 

Papà aggrottò le fronte. “Ma non ne hai già mangiati cinque piatti ieri?”

 

“Il polpettone non è mai abbastanza.”

 

“Sante parole.” Fece papà annuendo. “Rosie?”

 

“Va bene qualunque cosa, papà.” Dissi.

 

“Ok.” Fece un gran sorriso e fece per chiudere la porta poi ci ripensò. “Oh, Rosie, tutto bene?”

 

Io annuii facendo un piccolo sospiro. “Me la cavo.”

 

Anche papà annuì. “Bene.”

 

Quando papà chiuse la porta e si sentirono i suoi passi lungo il corridoio, Hugo si voltò verso di me con una smorfia divertita.

 

“Lo sapevo che mentiva, le sue crocchette di patate erano troppo buone per essere opera sua!”

 

 

 

 

**

 

Ragazzi!!!

 

Uff, so che è veramente un secolo e mezzo che non posto ma è stato un periodo totalmente da cancellare, se non mi hanno rinchiuso alla neuro finora posso stare tranquilla per il resto della mia vita!

Ogni volta che prometto di postare presto finisce che faccio sempre super ritardi, perciò non prometterò più niente!

Ad ogni modo, le cose sembrano essersi sistemate per il meglio (sembra!) e dato che da domani per una settimana mi assenterò completamente dal pc e dalla tecnologia in generale per motivi personali, mi è sembrato giusto postare questo capitolo che in realtà era già finito da un sacco di tempo…

 

Al prossimo capitolo con “Every rose has its thorn”!

Zia funkia <3

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Capitolo 17
*** 17. Every rose has its thorn ***


Niente al mondo riusciva a rilassarmi come lo shopping

DON’T TELL DAD II

 

17. Every rose has its thorn

 

 

Every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
Every rose has its thorn
Yeah it does                                                     (Poison)

 

 

Niente al mondo riusciva a rilassarmi come lo shopping. Era ufficiale, ero diventata una donna. Se Vanessa mi avesse proposto di andare per negozi quando eravamo a scuola, avrei dato di matto e mi sarei rinchiusa in Biblioteca, ma adesso era la cosa migliore che potesse capitarmi nella giornata. E fortunatamente capitava molto spesso perché la pancia di Vanessa continuava ad aumentare e aveva sempre bisogno di nuovi vestiti.

 

“Ma non ne hai comprato uno uguale due mesi fa?” Chiesi con un sopracciglio inarcato mentre Vanessa si provava un vestito blu roteando su se stessa davanti allo specchio.

 

“Sì, ma era bianco. Ora il bianco mi fa sembrare una balena.” Disse mirandosi. “Il blu mi snellisce.”

 

Cominciavo a pensare che quella fosse tutta una scusa per comprare nuovi vestiti. Ma contando che io avevo già cinque buste tra le mani, non era proprio il caso di criticare.

 

“Al mi ha detto di Malfoy.”

 

Mi riscossi e tornai a fissarla, mi stava guardando preoccupata attraverso il riflesso nello specchio. Io rimasi un attimo interdetta su quello che avrei dovuto dire. Scrollai le spalle e cercai di fare un piccolo sorriso. “Sono stata proprio brava con il caso Kein.”

 

Vanessa alzò gli occhi al cielo. “Sì, certo. E’ proprio per quello che è venuto a cercarti.”

 

“Non è venuto a cercare me.” Dissi. “Era lì per Jordan.”

 

“Beh, di certo non poteva presentarsi a casa tua, non credi? Contando che non fai entrare neanche Lily.”

 

Al cominciava ad avere la bocca un po’ troppo larga. “Non ci riesco. Tutte le volte che sento la sua voce vorrei solo prenderla a schiaffi.”

 

Vanessa entrò in camerino. “Non ti biasimo.” Arrivò la sua voce da dietro la tenda. “Anche io avrei reagito come te. Ma forse dovresti lasciarle la possibilità di spiegare. Insomma, siete parenti, non potrai evitarla per sempre.”

 

Io arricciai il naso. “Io non la evito.”

 

Vanessa scostò la tenda del camerino tanto per potermi vedere. Alzò un sopracciglio. “Oh sì, sì che lo fai. Tu sei fatta così. Quando non hai voglia di confrontarti con i tuoi problemi, li eviti.”

 

“Cosa?” Mandai fuori una risata. “Questo… questo non è affatto vero!”

 

“E allora perché non parli con Lily?” Chiese lei. “O con Malfoy? O Jack?”

 

Sentii improvvisamente un groppo alla gola. “Cosa diavolo c’entrano Malfoy e Jack adesso?”

 

Vanessa uscì dal camerino e si diresse verso la cassa. “Senti, non ti sto criticando. Ti ho già detto che avrei reagito esattamente come te. E non ti sto certo dicendo di parlare con Jack o con Malfoy. Ma credo che dovresti davvero parlare con Lily.”

 

“Dopo tutto quello che mi ha detto?”

 

Vanessa fece un piccolo sorriso. “Tutti commettiamo errori.”

 

Io arricciai il naso. “Beh, non tutti. Tu non commetti errori.”

 

Lei posò tutta la sua roba sulla cassa e mi fissò come se fossi pazza. “Rose… sono incinta.”

 

“Mia zia ti prenderebbe a schiaffi se ti sentisse definire suo nipote un errore.” Mi morsi un labbro pensando a Lily. “Dovrei andare a cercarla?”

 

Vanessa scrollò le spalle. “Non dovrai faticare molto. Scommetto che in questo momento è a casa tua che ti aspetta impaziente. Non hai ricevuto nessun gufo, oggi?”

 

“Una decina.” Sospirai. “E’ tanto difficile stare tranquilla per una giornata intera?”

 

“Fanno ottanta galeoni e sette falci.” Fece la commessa senza battere ciglio.

 

Vanessa si voltò lentamente verso di me. “Qualunque cosa succeda, se Al ti chiede il prezzo di questi vestiti, menti! Menti spudoratamente!”

 

Io scoppiai a ridere. “Non potresti semplicemente farne a meno? Sono un sacco di soldi.”

 

Vanessa sorrise aprendo il portafogli. “E’ vero.” Mi strizzò l’occhiolino. “Ma tutti commettiamo errori.”

 

 

**

 

 

Rincasai subito dopo aver aiutato Vanessa a tornare a casa con tutte le sue buste. Vanessa aveva avuto ragione, come sempre. Non appena aprii la porta vidi Lily. Era seduta sul divano in compagnia di Hugo e qualche salatino sul centrotavola. Mi guardò speranzosa, senza però alzarsi o fare gesti avventati.

 

“Ciao.” Dissi semplicemente.

 

“Ciao Rose.” Fece Hugo. “Lily è passata a trovarti.”

 

Mi avvicinai lasciando le buste per l’ingresso e la guardai un po’ diffidente ma al contempo con la voglia di risolvere la situazione. Mi schiarii la gola e mi sedetti sul divano.

 

“Bene.” Dissi. “Ci sono novità?”

 

Lily sembrò seriamente mortificata. “Rose, mi dispiace così tanto. Non avrei mai voluto dire quello che ho detto, ero solo arrabbiata e un po’ presa alla sprovvista. Non ero ancora pronta per dire a papà di… beh, di Dylan… come non ero pronta a dirlo a te.”

 

Io cercai tutta la mia calma interiore, nonostante dovessi fare un grandissimo sforzo fisico. Non ero una persona quiete come Hugo, ero impulsiva. “Cosa diavolo…” mi schiarii subito la gola e ricominciai. “Voglio dire, cosa ci hai trovato in Zabini?” Mi uscì una smorfia. “Cioè… è Zabini!”

 

Lei scrollò le spalle. “Pensavo che avessi un buon rapporto con lui. A scuola sembravi abbastanza in confidenza, non sapevo fossi tanto ostile nei suoi confronti.”

 

Lily aveva ragione, quando a scuola avevo cominciato a frequentare Malfoy, Zabini era diventato quasi un amico. Era simpatico e abbastanza gentile per essere un Serpeverde. Ma dopo la scuola il rapporto si era troncato di netto. “Non ho niente contro di lui. La sua unica colpa è di essere amico di quel viscido schifoso di Malfoy. Lily, è stato un brutto colpo per me!”

 

“Lo so.” Fece lei annuendo. “Ma lui mi piace, Rose.”

 

Io sospirai e vagai con lo sguardo nella stanza. Incrociai lo sguardo con Hugo e lui scrollò un po’ le spalle con una piccola smorfia. “Non è così male. Sembra simpatico.”

 

Io alzai un sopracciglio. “Perché, quando ci hai parlato?”

 

Lily e Hugo si scambiarono uno sguardo colpevole. Io cominciai a sentirmi gelare lentamente. Avevo visto quello sguardo miliardi di volte, e non era mai di buon auspicio. Lily si morse un labbro abbassando lo sguardo.

 

“Rose, c’è qualcosa che dovresti sapere…”

 

“Ancora?” Chiesi incredula. “Pensavo di aver esaurito le sorprese…”

 

Hugo si schiarì la gola e si grattò la nuca. “Lily non è venuta da sola.”

 

Avevo avuto appena il tempo per aprire la bocca, per chiedere che cosa diavolo volesse dire, ma non avevo avuto il tempo di emettere alcun suono. Zabini uscì dalla cucina con un bel sorriso allegro, come aveva sempre, Malfoy subito dopo di lui.

 

Balzai in piedi dalla sorpresa e cominciai a sentire il cuore martellare nel petto all’impazzata. Mi mancava il fiato. Cercai qualcosa da dire, ma qualunque cosa mi venisse in mente sembrava veramente stupida.

 

“Ehi Rose!” Fece Zabini come se fossimo amiconi da una vita. “E’ un po’ che non ci si vede! Come va?”

 

“… bene.” Mi uscì un sussurro. Che non era la mia voce, di solito avevo una voce bella ferma e potente.

 

Lily e Hugo si alzarono in piedi. “Forse dovremmo… andare di sopra.” Fece Lily. “Dylan?”

 

Zabini non se lo fece ripetere due volte, mi sorpassò facendomi l’occhiolino e se ne andò su per le scale con mio fratello e Lily. Io ero rimasta impietrita a fissare Malfoy, che sembrava essere rimasto altrettanto di ghiaccio. Ma per lui era una postura del tutto naturale.

 

Ci fissammo per un po’, senza avere niente da dire. Non sapevo cosa sentire, se essere arrabbiata, stupita, felice, serena. Mi sembrava di essere dentro ad una bolla di sapone, con suoni ovattati e movimenti lenti.

 

“Che diavolo ci fai qui?”

 

Malfoy fece una smorfia e scosse la testa. “Sei sempre carina, Weasley. Ho la faccia tosta di venire fin qui e questo è tutto quello che hai da dire?”

 

Io recuperai in fretta la mia spavalderia. Scrollai una spalla e arricciai il naso. “Dovresti ringraziare il cielo che non mi sia scaraventata contro di te come una furia assassina chiedendoti come diavolo ti sia saltato in mente di mandare a monte il mio matrimonio. A proposito, parliamo di questo: come diavolo ti è venuto in mente di mandare a monte il mio matrimonio?”

 

“Era la cosa giusta da fare.” Fece caparbio come sempre. Azzardò qualche passo verso di me. “Mi dispiace che tu abbia reagito così male da chiuderti in casa tua per mesi, ma…”

 

“E tu come lo sai?” Feci basita.

 

Malfoy sospirò pesantemente. “Sei una Weasley! Era il matrimonio del secolo! E’ normale che la gente ne parli!”

 

Gli puntai un dito contro. “Ehi, abbassa il tono con me! Sei in casa mia e potrei decidere di buttarti fuori a calci in culo da un momento all’altro.”

 

Ridacchiò. “Mi piacerebbe vederti.” Feci un passo avanti e lui alzò le mani. “In ogni modo… starai meglio senza Jack Russell, credimi.”

 

Incrociai le braccia al petto al limite della disperazione. “Cosa ne vuoi sapere tu di cosa è meglio o non è meglio per me! Sei sparito per anni! Sono cambiate tante cose, io sono cambiata!”

 

Un sorrisino spuntò sulle sue labbra. Quel solito fastidioso sorrisino alla Malfoy. “No, non è vero.” Fece lui. “Non sei cambiata affatto. Sei sempre la solita vecchia Rose Weasley.”

 

Alzai gli occhi al cielo scocciata. “Che cosa avrei ancora della vecchia Rose?”

 

Malfoy azzardò un altro passo avanti. “Per prima cosa, hai ancora una cotta per me.”

 

Io scoppiai a ridere. “Per favore. Io non ho affatto una cotta per te.”

 

“Per questo sei venuta a letto con me una settimana prima del tuo matrimonio?” Chiese fastidiosamente. “Perché non hai una cotta per me?”

 

Avrei voluto dargli un pugno. Uno bello forte, proprio sul naso. “Andando avanti…”

 

Malfoy fece un altro sorriso tra sé e sé. “Ti adoravo, sai? Non eri particolarmente bella o attraente, Weasley, ma avevi un modo di fare che mi stimolava sotto tutti i punti di vista. Eri testarda, determinata, irritante e senza peli sulla lingua. E io adoro le sfide. C’era qualcosa in te che mi affascinava da matti, era come se nascondessi un grande mistero e io dovessi risolverlo.”

 

Alzai un sopracciglio. “Beh, senza dubbio ti fai attirare dal Mistero, signor direttore dell’ufficio misteri. La tua deve essere una sottospecie di malattia.”

 

Non diede neanche cenno di avermi sentito. “E devo ammettere che è stato bello, dopo tutti questi anni, scoprire che non sei cambiata affatto. Ma soprattutto…”

 

Fece una lunga pausa. Io lo fissai. “Soprattutto cosa?”

 

Lui sorrise. “Profumi sempre di rose.”

 

C’era qualcosa di estremamente sbagliato in me e nel mio sistema nervoso, perché ogni santissima volta che sentivo Malfoy pronunciare quelle parole, il mio stomaco si contraeva involontariamente e il cuore mi martellava nel petto. Non sapevo se fosse paura, paura di rimanere per sempre solo Rose Weasley, la vecchia mangialibri Rose Weasley o se fosse eccitazione.

 

“Io… io… non profumo di rose.” Dissi barcollando.

 

Malfoy sorrise tra sé. “Ma sei stata proprio tu a farmelo notare. Tu mi hai detto che profumi di rose, ricordi? Ti stai dando della bugiarda?”

 

“Io non sono affatto una bugiarda!” Lo rimbeccai. “Non sono come te! Non faccio promesse che poi non riesco a mantenere!”

 

“Di che diavolo stai parlando?” Fece confuso, poi si riscosse e sospirò. “Ancora con questa storia? Avevo diciotto anni! Avrei voluto scrivere o venire a trovarti… ma tornato a casa non sembrava poi una grande idea. Insomma, la nostra era una storia… strana.”

 

“Se è strana perché diavolo sei qui?” Urlai con le lacrime agli occhi. “Mi hai spezzato il cuore tanti anni fa. Ero a pezzi. Ma sono andata avanti e mi sono costruita una vita, di cui tu fortunatamente non facevi parte! E adesso eccoti di nuovo qui a rovinare tutto!”

 

Malfoy si leccò le labbra e abbassò la testa. “Weasley, puoi impegnarti quanto vuoi… ma tu non puoi vivere senza di me.” Lo fissai shockata. “Io l’ho accettato. Perché tu non puoi?”

 

Tirai su col naso e feci un lungo sospiro. “Sei una maledizione, Malfoy!”

 

Abbassò il capo e fece un lungo sospiro annuendo tra sé. “Perché non torni a chiamarmi Scorpius?”

 

Ci fissammo per un po’, in silenzio. Dio, avrei voluto essere ovunque meno che lì. Avrei voluto essere con chiunque ma non con lui. Faceva così dannatamente male starsene uno di fronte all’altra e essere consapevole di avergli donato l’anima tanti anni prima.

 

“Vattene…” Sussurrai stanca, quasi esasperata. “Vattene, non ho più niente da discutere con te.”

 

Malfoy fece per ribattere ma poi richiuse la bocca e lasciò perdere. Fece solo una smorfia e se ne andò verso la porta. Posò la mano attorno al pomello e si voltò verso di me ancora una volta.

 

“Dì a Dylan che sono andato via, lui sa dove trovarmi.” Esitò un altro po’. “E la proposta per il mio ufficio è sempre valida.”

 

Lo guardai andare via mordendomi il labbro. Passarono solo alcuni secondi prima che mio fratello, Lily e Zabini scendessero dalle scale, il che mi fece presupporre che avessero ascoltato tutta la conversazione. Mi voltai verso di loro, Lily e Hugo sembravano mortificati.

 

“Allora…” Fece Zabini per rompere il ghiaccio. “… è andato via?”

 

Io scossi la testa e sospirai chiudendo gli occhi. “Oh per favore, non fate finta di non aver ascoltato!”

 

Hugo fece un piccolo sorriso. “Beh, non è andata così male. Non è volato neanche uno schiantesimo.”

 

Io mi passai una mano sulla tempia. “Scusate, ma ho veramente bisogno di riposare adesso.”

 

Nessuno osò dire un’altra parola ed io salii le scale continuando a massaggiarmi la tempia, raggiunsi la mia camera, mi ci chiusi dentro e mi lasciai andare sul letto. Quando avrei potuto ricominciare a fare una vita normale?

 

 

**

 

 

C’era qualcosa che picchiettava. Un rumore lontano. Aprii un occhio e mi resi conto di essermi addormentata e che in realtà quel picchiettio non era altro che qualcuno che bussava alla mia porta. Mi tirai su e mi stropicciai gli occhi sbadigliando.

 

“Avanti…” Biascicai.

 

Al fece capolino da dietro la porta con un sorriso genuino ma non troppo allegro. “Ehi.” Fece piano. “Disturbo?”

 

“No.” Dissi io sinceramente. “Ma che ore sono?”

 

“Le nove.” Fece dando un’occhiata veloce al suo orologio al polso. “Gli zii erano un po’ preoccupati perché non sei scesa per cena, ma Hugo ha detto di non disturbarti. Ero passato solo per un saluto. Stai bene?”

 

Io scrollai le spalle. “Per dirti la verità, stavo dormendo.”

 

Al sorrise. “Niente di grave, allora.”

 

Io corrucciai la fronte. “Perché diavolo dovrebbe essere successo qualcosa di grave?” Al non rispose ed io roteai gli occhi. “Bene, vedo che hai parlato con Lily.”

 

Al sospirò. “Ero solo venuto a fare un saluto.”

 

“Certo.” Feci io scocciata. “E a controllare che non mi stessi sciogliendo di lacrime.”

 

“Ci preoccupiamo solo per te.” Disse Al. “Non è stato un bel periodo e…”

 

“Sto benissimo!” Lo interruppi. Stavo cominciando ad innervosirmi davvero e non era per niente quello che mi ci voleva appena sveglia. Avevo bisogno di calma e tranquillità. “Seriamente, sono adulta! So cavarmela da sola e non ho intenzione di continuare a fare la cretina piangendomi addosso!”

 

Al alzò le mani. “Calma.”

 

Io sospirai e incrociai le braccia al petto. “Mi trattate tutti come se avessi cinque anni.”

 

“Io ti tratto come la persona intelligente che sei, Rose. E lo sai che quando hai bisogno di me, io sono sempre qui. A costo di sentirmi urlare contro, ma ho bisogno di sapere come stai. E dato che ti conosco troppo bene, so anche che adesso non te ne starai ferma a guardare le cose che ti passano accanto. Cos’hai intenzione di fare?”

 

Io ci pensai su un attimo. Non ci avevo neanche seriamente rimuginato, ero salita in camera e mi ero schiantata a letto. Ma Al aveva ragione. “Non lo so. Ma devo fare qualcosa.”

 

“Lo so.” Fece Al.

 

“Insomma, in questi mesi non sono stata io.” Dissi. “Ho bisogno di riprendere le redini.”

 

Al fece un sorriso enorme. “Era proprio quello che volevo sentirmi dire.” Sembrava entusiasta. “Mi manca la mia cara vecchia Rose.”

 

“Già… Al, il problema è che non so neanche da che parte devo cominciare.”

 

Lui sorrise genuinamente e piegò la testa da un lato. “Io un’idea ce l’ho. E sono sicuro che ti piacerà.”

 

Lo fissai per un po’ e poi scoppiai a ridere. “Lo sai che detto in questo modo suonava tanto una minaccia? Spara, cos’hai in mente?”

 

Al scrollò le spalle. “Niente di particolare. Ma so esattamente di cosa hai bisogno per tornare in carreggiata.”

 

 

 

**

 

 

Sono sempre viva, lo giuro! Ragazzi miei, lo so che è passato un secolo dall’ultima volta che ho postato ma sono successe così tante cose che ho dovuto un po’ mettermi a posto. Ho ripreso a lavorare (un hurray a me!) e sono molto contenta perché ne avevo bisogno.

Dato che sapevo che avrei cominciato a lavorare, sono anche andata in vacanza, quindi è praticamente da metà maggio che non sto scrivendo niente… chiedo perdono!

 

Non mi sento di promettere niente perché tutte le volte che prometto di postare presto finisce che passano dei mesi… Perciò con certezza vi dico solo che il prossimo capitolo si intitolerà “Who owns my heart” … per il resto dovete solo essere pazienti ^^

 

Baci, zia Funkia

 

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Capitolo 18
*** 18. Who owns my heart ***


“Rivoglio indietro il mio posto

DON’T TELL DAD II

 

18. Who owns my heart

 

Who owns my heart?
Is it love,
Or is it art?
You now I wanna believe,
That we're a masterpiece.
But sometimes it's hard
to tell in the dark
Who owns my heart                                           Miley Cyrus

 

 

 

 

“Rivoglio indietro il mio posto!”

 

Jordan mi alzò un sopracciglio scettico, fissandomi come se fossi completamente uscita di senno. Posò la testata del giornale della mattina e scosse un po’ i baffetti a spolverino sotto al naso.

 

“Vuoi indietro il tuo posto?” Chiese.

 

“Voglio indietro il mio posto all’Ufficio Misteri.” Dissi decisa. “E non accetterò un no.”

 

Jordan esitò un po’. “Come mai ho la strana sensazione che tu non rivoglia indietro solo il tuo lavoro, Weasley?”

 

Io sospirai e mi sedetti alla sedia della scrivania di Jordan. “Senta, quello è stato il miglior posto in cui abbia potuto lavorare. Mi piace. E’ il mio lavoro. Insomma, non voglio essere una semplice giornalista, voglio essere di più. Mi affascina il mistero.”

 

“E non solo.” Disse lentamente Jordan. “Dimmi la verità, Weasley, hai visto di nuovo Malfoy in questi giorni.”

 

Toccata su un tasto dolente. “Beh, sì… ma…” Vacillai. Mai vacillare con Jordan. “Non è per lui che rivoglio indietro il mio lavoro.”

 

Jordan sospirò pesantemente e assunse un tono che aveva sempre mio padre quando doveva consigliarmi. “Senti, Weasley, non ho nessun motivo per dirti di no. Sei brillante, intelligente, determinata ma soprattutto testarda.” Mi guardò male e io arrossii. “E sono tutte doti che servono ad una buona giornalista. E non ho mai visto l’Ufficio Misteri andare così bene come quando te ne occupavi tu… ma…”

 

“Odio i ma.” Feci io scocciata.

 

Jordan allargò le braccia. “Beh, io odio che il Direttore dell’Ufficio Misteri si scopi le mie giornaliste, ma purtroppo succede abbastanza spesso.”

 

Io cercai di rimanere impassibile, ma mi sentii come se stessi ingoiando un missile a reazione. “D’accordo, mi sono fottuta il lavoro…”

 

“E non solo…” Commentò Jordan sottovoce.

 

“E so che lei non dà seconde occasioni.” Feci guardandolo negli occhi. “Ma io ho veramente bisogno di una seconda occasione.”

 

Jordan mi fissò per un po’ poi sbatté un pugno contro la scrivania e cominciò a sbraitare. “Per la miseria, Weasley, esci da questo cazzo di ufficio prima che ci ripensi! Cominci domattina! E non tornare più con quello sguardo da cane bastonato o ti faccio licenziare!”

 

Io balzai in piedi lasciandomi scappare un urletto. “Grazie! Grazie, grazie, grazie!”

 

“Sparisci!” Brontolò ancora Jordan. “Non voglio vederti per il resto della giornata!”

 

“Aww, andiamo…” Feci io ridendo. “Lo ammetta, lei ha un debole per me.”

 

Jordan accennò ad un minuscolo sorriso sotto ai suoi burberi baffoni. Scosse la testa. “Weasley, mi farai diventare matto. Ma voglio che tu mi prometta una cosa.”

 

Io vacillai e mi schiarii la gola. “Spero non si tratti delle cosce chiuse, perché ho scoperto di avere un po’ di problemi riguardo a quella regola…”

 

“No, no, per l’amor del cielo, basta con questa storia!”

 

Io scoppiai a ridere. “Va bene, signore. Di cosa si tratta allora?”

 

Jordan mi guardò. Mi guardò con gli occhi di un padre e non di un capo. “Torna a trovarci, ogni tanto.”

 

Io sfoderai un sorriso enorme. “Tornerò così spesso che pregherà Merlino perché la liberi dalla mia presenza.”

 

 

**

 

 

Mi sentivo così potente. Camminavo lungo quel corridoio come se tutto il Dipartimento fosse mio e sapevo di avere tutti gli sguardi puntati contro, ma non mi importava niente. Avevano cominciato a fissarmi fin da quando ero entrata al Ministero. Niente mi toccava, anzi, dovevo impegnarmi per non sorridere così tanto e sembrare una persona seria.

 

Arrivai finalmente davanti alla porta del mio nuovo ufficio e presi un grande respiro. Aprii lentamente e feci capolino dentro. Irene era seduta alla sua scrivania col suo solito pallore spettrale. Mi schiarii appena la gola.

 

“Mi spiace non si può…” Irene si voltò annoiata verso di me, ma non appena mi vide balzò sulla sedia e corse ad abbracciarmi. “Rose! Non posso crederci, Rose! Sei tornata!”

 

Io ridacchiai e mi sciolsi dall’abbraccio. “Ciao Irene, come te la passi?”

 

Lei mi fissò stralunata. “Come me la passo? Da quando te ne sei andata in questo ufficio siamo in alto mare. Sono venute altre tre persone. Il signor Malfoy le ha mandate via dopo neanche ventiquattrore.”

 

Io le sorrisi e le diedi una pacca sulla spalla. “D’accordo, ora ci penso io.” Guardai la porta dell’Ufficio di Malfoy. “E’ occupato.”

 

Irene annuì. “Sì.” Fece un sorrisino. “Ma credo che per te troverà il tempo.”

 

Io annui e mi feci avanti. Non sapevo neanche cosa avrei potuto dirgli data la conversazione di qualche giorno prima. Non sapevo neanche cosa mi avesse spinto a riprendermi il mio lavoro all’Ufficio Misteri.

 

Aprii discretamente la porta. Lui era lì, ricurvo su una pila indefinibile di scartoffie, concentrato, con la penna tra le dita. Per un attimo mi sembrò di rivederlo tra i banchi di scuola, impegnato sui temi di Storia della Magia, che finiva per copiare dal primo che gli capitava a tiro. Mi sentii scaldare dentro.

 

“E’ proprio vero che i tempi non cambiano allora.” Mi annunciai a voce alta, lui sobbalzò e alzò la testa su di me. “Da chi copierai questa volta?”

 

Rimase a fissarmi di sasso. E solo poche volte avevo avuto l’onore di gustarmi quella faccia da pesce lesso. E una di quelle volte avevo appena confessato di essermi innamorata di lui.

 

“Che ci fai qui?” Chiese alla fine.

 

Io feci la vaga e scrollai le spalle. “Ho saputo che siete pieni di lavoro. Pensavo di poter dare una mano.”

 

“Stai dicendo sul serio?” Io non risposi e rimasi a fissarlo con un sorriso sulle labbra. Malfoy si alzò dalla sua scrivania e mi raggiunse, titubante, fermandosi appena ad un passo da me. “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

 

Io abbassai la testa e scrollai le spalle. “Questo lavoro mi piace.” Sussurrai.

 

Lo vidi aprire la bocca per parlare, ma sembrò ripensarci. Tornò sui suoi passi e si passò una mano tra i capelli albini. “Sono felice che tu ci abbia ripensato, sono sommerso di lavoro e Jordan non riesce a trovarmi una giornalista decente. Irene e Charice stanno aiutando molto ma…”

 

Io annuii. “Ci penso io.” Dissi porgendo le mani. “Dammi pure.”

 

Scorpius alzò un risma di fogli incredibile e camminò lento verso di me forse per paura di farli cadere. Me li posò sulle mani che tenevo aperte, riuscivo appena a vedere al di sopra dell’ultimo foglio. Sorrisi, anche se il mio sorriso era nascosto dal pacco di fogli.

 

“Tutto qua?” Feci sarcastica.

 

Lui sbuffò e chiuse gli occhi. “Non criticare, sto lavorando anche di notte per riuscire a stare al passo, ma sembra impossibile. Solo cianfrusaglie, ma vanno sbrigate.”

 

“Cianfrusaglie, eh?” Feci io alzando un sopracciglio. “Dammi due ore di tempo.”

 

Malfoy scoppiò a ridere. “Due ore?” Mi sbeffeggiò. “Senza offesa, Weasley, ci lavoro da una settimana.”

 

“Va bene.” Feci calma. “Dammi due ore.”

 

Malfoy rimase fermo a fissarmi, anche se probabilmente riusciva a vedere solo i miei occhi. Io non cedetti neanche per un secondo. Fissò la pila di fogli che avevo tra le mani e tornò a guardarmi negli occhi. “… se lo dici tu.”

 

“Lo dico io.” Feci convinta. Posai i fogli a terra e li feci lievitare con un incantesimo, poi tornai a guardare Malfoy. “Infondo avevi ragione, sono sempre la solita Rose Weasley ed oltre a profumare di rose, sono sempre la solita secchiona.”

 

Si concesse un sorrisetto. “Riesci sempre a stupirmi.”

 

“Peccato non si possa dire la stessa cosa di te.” Feci io punzecchiandolo.

 

Malfoy fece una smorfia. “Weasley, sei sicura che ti convenga giocare col fuoco? Lo sai che adesso sono di nuovo il tuo capo?”

 

Io alzai un sopracciglio, scettica. “Sì, signore.” Ci guardammo per un po’ poi mi riscossi. “Beh, questo lavoro non si sbrigherà da solo.”

 

Lui annuì. “Se hai bisogno di me, sono qua in ufficio.”

 

Aprii la porta e mi voltai un’ultima volta prima di uscire. “Bisogno di te?” Feci con mezzo sorriso. “Non temere, Malfoy, penso proprio di potermela cavare da sola. Sempre che tu non decida di interrompermi come al tuo solito ogni cinque minuti per qualche stupidata.”

 

Malfoy si schiarì la gola, punto sul vivo. “Me ne starò buono qui.”

 

“Voglio sperare.”

 

 

**

 

 

Dopo un’ora avevo già dimezzato il lavoro da fare e Charice, che cercava di darmi una mano, non sapeva neanche da che parte cominciare. Andavo troppo veloce per lei. Per non farla sentire inutile, avevo deciso che avrebbe ricontrollato le mie bozze, anche se sapevo che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno.

 

Irene aveva passato tutto il tempo a ringraziarmi di essere tornata. Sembrava quasi aver ripreso un po’ di colore.

 

Io, però, ero troppo indaffarata col mio lavoro per poter stare a chiacchierare con loro. Solo quando il plico di fogli si sfoltì parecchio, rallentai il mio ritmo e riuscii a scambiare qualche parola con Irene e Charice.

 

“Non è venuto neanche un secondo a vedere come stava andando.” Disse Charice guardando la porta di Malfoy. “Non lo trovi strano?”

 

Alzai lo sguardo sull’orologio al muro. Ancora dieci minuti e le mie due ore sarebbero finite. Sorrisi tra me. “Sono sicura che sta morendo dalla voglia di venire di qua.” Dissi. “Ma non è ancora il momento.”

 

Charice corrucciò la fronte ma non osò chiedere niente. Spillò un paio di fogli insieme e sospirò. “Non so davvero come avremmo fatto senza di te, Rose! Ancora un paio di giorni e mi avrebbero ricoverata al San Mungo… e credo che Irene stesse per avere un attacco di nervi.”

 

“Va così male?” Chiesi io sinceramente perplessa.

 

Charice annuì. “Questa settimana abbiamo lavorato tutti fino a tardi. Non sono mai rientrata a casa prima di mezzanotte. E il Capo era sempre di pessimo umore.”

 

Potevo immaginare per quale motivo. “Non c’è da preoccuparsi.” Feci io incoraggiante mettendo giù l’ultimo foglio. “Abbiamo finito.”

 

“Per adesso.” Fece lei sospirando. “Vado a prendere le altre pratiche.”

 

“No.” La ripresi per un braccio trattenendola. “Charice, abbiamo finito.”

 

Lei mi fissò shockata. “Hai finito tutto il lavoro nel giro di due ore? Ma come diavolo hai fatto?”

 

“E’ Rose Weasley.” Arrivò la voce di Malfoy da dietro di lei.

 

Charice si mise a sedere lentamente fissandomi allibita, come se fossi una specie aliena. Malfoy. Invece, si fece avanti verso la mia scrivania e guardò compiaciuto le cartelline completamente ripulite, i fogli spillati, le cartacce nel cestino e le bozze in ordine cronologico. Scosse la testa tra sé.

 

“Non dirmi che sei sorpreso.”

 

Lui scosse la testa. “Non so come ho fatto a starmene chiuso in ufficio per due ore senza sapere cosa succedesse di qua. Ma sapevo che avresti finito tutto in due ore.”

 

Guardai l’orologio. “Un’ora e cinquantaquattro minuti.”

 

“Sì, sì, abbiamo capito, Weasley. Sei brava.” Fece Malfoy annoiato.

 

Io sorrisi beffarda. “Sono la migliore.”

 

Malfoy roteò gli occhi. “Sì, certo.” Si voltò verso Charice. “Beh, Charice, puoi andare a casa.”

 

Lei lo fissò per qualche secondo, come se non avesse sentito una sola parola. “Davvero?”

 

Malfoy sorrise e annuì. “Hai fatto troppi straordinari ultimamente. Va’ pure a casa. E prenditi la giornata libera domani.”

 

Gli occhi di Charice si illuminarono. Saltò al collo di Malfoy. “Lei è il miglior capo che si possa desiderare!”

 

Malfoy non ebbe il tempo di dire nient’altro perché Charice si carico borsa in spalla, diede un veloce saluto a Irene e si scaraventò nel corridoio chiudendosi fragorosamente la porta alle spalle. Io scoppiai a ridere e Malfoy alzò un sopracciglio, tornando lentamente a guardare me. Si schiarì la gola gonfiando il petto.

 

“Beh, allora? Sono il miglior capo che si possa avere?”

 

Io feci una smorfia. “Spiacente, nessuno è meglio di Jordan.”

 

Sbuffò una risata. “Sei la prima persona al mondo a definirlo il capo dell’anno, lo sai?”

 

Io scrollai le spalle puntellandomi sui gomiti. “Lo so.” Dissi ridacchiando. “Ma credo proprio che abbia una cotta per me.”

 

“Non è il solo.”

 

Arrossii. Malfoy mi stava fissando con uno sguardo che di professionale non aveva proprio niente. E avevo visto quello sguardo altre volte. I suoi occhi erano gli stessi di sempre, gli stessi che mi ero riscoperta a fissare quel giorno di tanti anni prima, quando tutto era iniziato.

 

Io, al contrario, distolsi lo sguardo imbarazzata. “Sono qui per lavorare.” Gli rammentai.

 

Lui allargò le braccia. “Beh, hai finito tutto il lavoro. Che c’è, non possiamo neanche più parlare?”

 

Io alzai un sopracciglio, scettica. “Non abbiamo mai avuto grandi conversazioni, io e te.”

 

“Non parlo molto con nessuno.” Fece Malfoy scrollando le spalle.

 

Io feci una smorfia. “Ma davvero? Dimmi qualcosa che non so.”

 

“Credo che sia impossibile, Miss Enciclopedia.” Fece prendendomi in giro. “Come mai Jordan ha deciso di rispedirti quaggiù?”

 

Io mi schiarii la gola ma abbassai lo sguardo. “Beh, sapeva che eri nei guai fino al collo ed ha dovuto mandare qualcuno all’altezza della situazione.”

 

Malfoy mi fissò per un paio di secondi. Poi tirò fuori il suo solito sorrisino malizioso. Lo odiavo. “L’hai supplicato, non è vero?” Io non risposi e lui scoppiò a ridere. “Oh avanti, dimmi la verità! Hai supplicato di tornare qua da me!”

 

“Non da te!” Sottolineai infervorata. “In questo ufficio!”

 

Malfoy fece di nuovo quel fastidioso sorrisino. “Come ti pare…”

 

Io mi morsi un labbro diventando improvvisamente più seria del dovuto. Lo guardai negli occhi. Sapevo che la mia vita era ancora un casino al momento. “Seriamente, Scorpius… non sono qui per te. Non posso essere qui per te.”

 

Lui sospirò pesantemente. “Che cosa devo fare?”

 

Aggrottai la fronte. “Come?”

 

“Cosa devo fare?” Disse di nuovo serio, come poche volte lo avevo visto. “Ci dev’essere un modo per farti capire che noi… oh, ti prego, non farmelo dire, Weasley!”

 

“Non c’è nessun noi.” Dissi io incrociando le braccia al petto. “Smetti di sognare.”

 

“Sognare?” Fece lui quasi offeso. “Tu hai mandato a monte il tuo matrimonio per me! E adesso ti comporti come se niente fosse!”

 

“No, tu hai mandato a monte il mio matrimonio!” Stavo cominciando ad arrabbiarmi. “Non cercare di far ricadere la colpa su di me!”

 

“Non sono stato io a presentarmi alla tua porta richiedendo… affetto!” Fece Malfoy quasi risentito. “Dovresti ringraziarmi, ti saresti svegliata tra dieci anni accanto ad uomo che si chiama come un cane solo per accorgerti di aver sbagliato tutto quanto!”

 

Stavolta balzai in piedi. “Sei stato tu a cominciare! Tu mi hai baciata in ascensore!”

 

Dietro le spalle di Malfoy qualcuno diede un colpettino di tosse. Ci voltammo entrambi, Irene era seduta impettita alla sua scrivania, completamente arrossita e chiaramente a disagio. “Non… non vorrei interrompere ma io sono ancora qui… e questa conversazione sta diventando imbarazzante…”

 

Malfoy alzò la testa al cielo, prese un sospiro. “Ho del lavoro da fare.” Disse dandomi le spalle e entrando nel suo ufficio chiudendosi la porta dietro le spalle.

 

Io rimasi ferma in piedi, come un’idiota. Mi scambiai uno sguardo imbarazzato con Irene.

 

“Beh, secondo me non ha tutti i torti.” Fece lei timidamente.

 

Io la guardai male. “Oh, chiudi il becco!”

 

 

**

 

 

“E’ un idiota!”

 

Al e Vanessa si scambiarono uno sguardo e sospirarono. Al fece una smorfia. “Perché mi sembra di rivivere un deja vu ogni volta che vieni a trovarci?”

 

Vanessa si portò una mano sulla panciona e scrollò le spalle. “Andiamo Rose, perché non puoi ammettere che ti piace e farla finita con questa storia.”

 

Io sentii la rabbia ribollirmi nelle vene. Non l’avrei mai ammesso, mai e poi mai, anche se una remotissima parte di me avrebbe voluto urlarlo al mondo. Ma lui era troppo un idiota perché io potessi ammettere quello che provavo!

 

“Io lo odio!”

 

“Tu non lo odi.” Fece stanco Al. “E ti piace da matti che ti faccia arrabbiare.”

 

Battei un piede a terra. “Oh ma insomma, che diavolo vi è successo?” Feci esasperata. “Ora siete tutti amici di Malfoy? Prima Lily e adesso voi due…”

 

Al fece mezzo sorriso e scosse la testa. “Ma non vedi, Rose? Sei di nuovo te stessa. Duole ammetterlo, ma Malfoy ti fa bene, nonostante ti faccia saltare i nervi. Ed hai di nuovo un lavoro che ti piace. E adesso non hai più niente da poter mandare a monte.”

 

Io lo guardai male. “Quindi anche tu pensi che sia stata io a mandare a monte il mio matrimonio?”

 

“Beh… di certo non sono stato io.” Fece obbiettivamente Al.

 

Vanessa si umettò un labbro. “Non pensiamoci più, Rose, quello che è passato è passato. Adesso concentriamoci sul futuro, mh?”

 

Io la guardai e sospirai pesantemente cercando di calmarmi e pensare come una persona normale. Picchiettai le dita contro il mobile più vicino, lo facevo sempre quando ero davvero molto nervosa o molto confusa o entrambe le cose.

 

“Cosa dovrei fare?”

 

Al e Vanessa si scambiarono uno sguardo. Cominciavano ad andare troppo d’accordo quei due, mi davano i brividi.

 

“Non pensavo sarebbe mai arrivato il giorno in cui Rose Weasley si sarebbe trovata senza una risposta.” Scherzò Al.

 

“Non è divertente.” Lo ripresi io.

 

Vanessa si alzò un po’ affatica, tenendosi il pancione con le mani. “Rose, la tua storia con Scorpius è stata bellissima. E’ stata bellissima perché siete strani entrambi, perché vi irritate a vicenda, perché litigate sempre, perché nessuno ci avrebbe mai scommesso un soldo, perché è complicata e buffa e divertente.” Disse. “E anche noi ci siamo divertiti a vedervi andare avanti.”

 

Io alzai un sopracciglio. “Da matti.”

 

Vanessa scosse la testa e mi guardò quasi con pena. “Ma non siamo più ai tempi della scuola, Rose.” Sospirò. “Devi smetterla di giocare, devi cominciare a comportarti da adulta.”

 

Perché mi suonava tanto come un’offesa? “Io mi comporto come un’adulta. Ma con Malfoy è tutto così difficile! Perché diavolo dovrei comportarmi bene con lui?”

 

“Non vuoi essere felice, Rose?” Vanessa mi guardò seria e io rimasi presa alla sprovvista. “Non vuoi vivere il resto della tua vita con un sorriso sulle labbra? Svegliarti la mattina ed avere accanto una persona che ami, che ti rende felice e ti faccia sentire speciale. Una famiglia.” Disse accarezzandosi il pancione. “Non sei ancora stanca di fare giochetti come a scuola? Non c’è più nessuna coppa delle case da vincere.”

 

Io sentii un rospo in gola e mi voltai verso Al che sedeva ancora sul divano. Aveva lo sguardo basso e sembrava mortificato.

 

“Guardia in faccia alla realtà, Rose.” Continuò Vanessa. “Tu non odi, Scorpius. Tu lo ami ed hai solo paura di affrontare la cosa.”

 

Io feci una risata nervosa. “Io non lo… che stai dicendo, Vanessa!”

 

Al alzò finalmente la testa e mi fissò serio. “Tu lo ami, Rose. Non perdere il tuo tempo. Non aspettare di trovarti in punto di morte per capire cosa vuoi davvero. Non è piacevole, te lo assicuro.”

 

“Io…” Ero sempre più confusa. Ero lì solo per lamentarmi e mi stavo prendendo una lezione di vita. Come era successo?

 

Vanessa si avvicinò a me e mi posò una mano sulla spalla. “Lo so che hai paura, Rose, ti conosciamo più di chiunque altro. Hai paura di perdere la parte divertente della storia. Ma tu sarai sempre Rose Weasley e Scorpius sarà sempre Scorpius.”

 

Io abbassai lo sguardo. Ero stata così concentrata a cambiare la mia vita per anni, per cambiare quella ragazza che ero a scuola, solo per rendermi conto in quel preciso istante che avrei voluto rimanere la stessa per sempre. E’ che non sentivo di esserlo più da molto tempo.

 

“E se le cose dovessero cambiare?” Chiesi timorosa.

 

“Non lo faranno.” Fece Al con un sorriso. “E sai perché?”

 

Io scossi la testa. “No, perché?”

 

Vanessa sorrise caldamente e rafforzò la presa sulla mia spalla. “Perché profumerai per sempre di rose, Rose Weasley.”

 

 

**

 

 

 

Gesù, è stato come un parto trigemino!! Mi dispiace così tanto di aver tardato l’aggiornamento alla storia, che poi è una storia che io amo con tutta me stessa ma sono stata così tanto impegnata che non faccio altro che andare a lavoro e dormire e tutto il resto è passato in secondo piano.

Avevo anche cercato di scrivere una shot per il concorso dell’estate ma ovviamente non ho finito in tempo e ho sforato i tempi di consegna… sono un disastro!!

Ditemi almeno che il capitolo vi è piaciuto! Ho bisogno di questa consolazione!

Forse il finale è un po’ troppo smielato, ma ultimamente sto guardando One Tree Hill e mi sento tutta piena di consigli da grande donna e di grandi monologhi da telefilm… bah… mi passerà!

 

Per una volta non ho ancora la più pallida idea di come si chiamerà il prossimo capitolo! Ne avevo scritto uno ma mi faceva schifo ed è finito nel cestino…

 

 

Per ora vi saluto con affetto!

Zia funkia… vostra per sempre!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** 19. Misery ***


Aprii la porta e mi sentii morire dentro

DON’T TELL DAD II

 

19. Misery

 

 

 

So scared of breaking it that you won't let it bend
And I wrote two hundred letters I will never send
Sometimes these cuts are so much deeper then they seem
You'd rather cover up, I'd rather let them be                           (Maroon5)

 

 

 

Ero tesa come una corda di violino il che voleva dire solo una cosa: ero nervosa. Ed era una cosa che mi faceva perdere le staffe perché non ero mai nervosa, ero nervosa solo quando non sapevo come affrontare qualcosa e in genere io ero sempre preparata. Non ero stata così nervosa neanche il primo giorno di scuola, avevo già deciso che avrei detto al cappello parlante di voler essere smistata in Grifondoro.

 

Tutto ad un tratto mi resi conto che ero arrivata al fondo del corridoio senza neanche sapere come ci fossi arrivata. Non ricordavo neanche di essere uscita da casa. Entrai in ufficio, il posto di Irene era vuoto. Alzai gli occhi sulla porta dell’ufficio di Malfoy, era socchiusa ma non c’era nessuno che parlasse all’interno. Presi un bel respiro e mi avvicinai sbirciando dalla fessura.

 

Malfoy era in piedi davanti allo specchio con addosso una giacca nera molto elegante che lo faceva sembrare uno snob. Si stava sistemando i gemelli ai polsi. Alle sue spalle un’altra giacca appesa all’anta dell’armadio.

 

“Il grigio.” Feci io facendomi coraggio. “Il grigio risalta i tuoi occhi.”

 

Malfoy alzò lo sguardo sullo specchio, preso alla sprovvista, e mi fissò tramite il riflesso. Guardò l’orologio al polso e fece una smorfia. “Weasley, che ci fai qui? Sei in anticipo.”

 

Io avanzai un passo nella stanza ancora un po’ timorosa. “Serata importante?” Chiesi.

 

Malfoy cominciò a sbottonarsi la giacca e scrollò un po’ le spalle. “Il solito. Devo solo essere presente e cercare di non bere troppo.”

 

“Oh.” Annuii io vagamente. “E ci vai da solo?”

 

Lui alzò di nuovo gli occhi su di me e si fermò per qualche minuto, esaminandomi per bene. Si voltò prestandomi tutta la sua attenzione ed io ebbi solo voglia di scappare via e non presentarmi mai più. Alzò un sopracciglio nel suo tipico cipiglio strafottente. “Sei sotto Imperius o sei solo particolarmente idiota stamattina?”

 

“Cercavo solo di fare conversazione.” Feci io scrollando le spalle.

 

Malfoy scoppiò a ridere. “Fare conversazione? Da quando tu conversi con me?” Scosse la testa e si passò una mano sugli occhi. “Dio, speravo di sbagliarmi ma davvero non smetti mai di stupirmi.”

 

Io allargai le braccia partendo subito sulla difensiva. “Che cosa c’è di così strano?”

 

“Non lo so, dimmelo tu!” Fece puntandomi un dito contro. “Ieri volevi staccarmi la testa e oggi fai conversazione! Sei la persona più incoerente che conosca!”

 

“Non sono incoerente, sono solo confusa!” Urlai io.

 

“Confusa su cosa?” Urlò lui in risposta.

 

“Su noi due!”

 

Improvvisamente calò un gran silenzio e Malfoy sembrò ancora più frustrato di prima. Si leccò le labbra un paio di volte prima di rispondere.

 

“Pensavo avessi già deciso.” Fece a voce bassa, quasi avesse paura di parlarne, adesso.

 

“Io non ho deciso un bel niente!” Feci due passi dentro la stanza per avvicinarmi di più a lui. “Io ho solo… io non so…”

 

Lui sospirò alzando gli occhi al cielo. “Ti prego, risparmiami il monologo su te stessa che devi trovare il tuo io interiore e capire chi sei prima di buttarti in una relazione. Ne ho già sentiti a migliaia e sono stanco.”

 

“Io non so come comportarmi.” Dissi sinceramente.

 

Malfoy mi guardò interessato e aggrottò la fronte. “Che cosa vuol dire questo?”

 

Io sospirai e mi avvicinai ancora un po’, indicandoci. “Io e te… noi… voglio dire, era tutto molto facile quando eravamo a scuola, non credi? Bastava bisticciare un po’, pomiciare in un angolo buio e poi darci sui nervi di nuovo. Era semplice e gli ormoni facevano gran parte del lavoro. Ma adesso…”

 

Lui mi guardò serio ed annuì. “Sì, adesso le azioni hanno delle conseguenze. Si chiama essere adulti, Weasley.”

 

Mi stavo irritando. Mi stavo irritando parecchio. Malfoy aveva davvero il coraggio di darmi delle lezioni di vita? Sospirai profondamente cercando di non rimbeccarlo. “E’ Rose.”

 

Malfoy alzò un sopracciglio. “Cosa?”

 

“Il mio nome è Rose.” Feci di nuovo io.

 

“Lo so qual è il tuo nome.” Disse posando la giacca nera sulla scrivania. “Mi hai preso per un idiota?”

 

“Le persone adulte con una certa confidenza si chiamano per nome, Scorpius.” rimarcai bene le parole per sottolineare il concetto. “E sì, forse ti ritengo un po’ idiota.”

 

Lui sbuffò una risata sarcastica. “Oh certo, questo invece è un comportamento totalmente da adulta.”

 

“Io sono adulta!” Feci pestando un piede a terra. “Sei tu che mi irriti talmente tanto…”

 

Malfoy scosse la testa. “Adesso non dare la colpa a me, Weasley.”

 

Basta. Non riuscii a trattenermi un minuto di più. Mi aveva davvero fatto arrivare al limite, ero su di giri e non potevo più tornare indietro. Camminai fiera verso di lui e in uno slancio mi buttai tra le sue braccia. Lo baciai. Lo baciai con tutta la foga che avevo e mi sentii scaldare dentro quando lo sentii ricambiare con la stessa passione.

 

Mi sentivo agguerrita, ma allo stesso tempo avevo raggiunto un certo livello di pace interiore. Era così naturale starsene lì con le labbra incollate alle sue. Era semplice. Probabilmente perché entrambi avevamo la bocca troppo impegnata per poterci urlare contro.

 

Lo sentii cercare di allontanarmi, mormorando. “Rose…” disse tra i miei baci. “… Rose, non è il momento…”

 

Ma io pensai che fosse esattamente il momento. Era il nostro momento e non avevo nessuna intenzione di tornare indietro.

 

“Weasley!”

 

Solo in quel momento mi resi conto che cosa intendesse dire Scorpius con ‘non è il momento’. Mi voltai di scatto, presa alla sprovvista, Jordan mi fissava torvo dallo stipite della porta. Sentii Scorpius sospirare pesantemente alle mie spalle.

 

“Ho un appuntamento con Jordan.” Disse. “Non è il momento.”

 

Eccola là, un’altra scena da aggiungere alla mia ‘walk of shame’ che mi sarebbe rimasta stampata nella mente da lì all’eternità. Ero così rossa che per un attimo pensai davvero di poter andare a fuoco per autocombustione.

 

Jordan mosse i suoi baffetti minaccioso, era irritato e sicuramente molto deluso da me. “Weasley, se non ti dispiace vorrei avere una parola con il signor Malfoy. Da solo.”

 

Io riuscii solo ad annuire e precipitarmi fuori dalla porta. Sarei mai riuscita a combinarne una giusta?

 

 

**

 

 

Al scoppiò fragorosamente a ridere e io lo guardai male. Cercò di asciugarsi le lacrime dagli occhi ma le sue dita incontrarono la plastica dei suoi occhiali protettivi. Lasciò perdere e continuò a concentrarsi sul suo lavoro, dando una rapida lettura a quello che avrebbe dovuto fare. Senza smettere di ridere, ovviamente.

 

“Non c’è niente da ridere, Al!” Feci io offesa.

 

Al rise più forte. “Scusa, Rosie. Ma si potrebbe scrivere un libro su di te. E venderesti migliaia di copie.”

 

Io sbuffai dondolando i piedi nel vuoto. Ero seduta sulla scrivania del suo collega, che per il momento non era in ufficio. Giocai senza attenzione con una pianta vicino a me.

 

“E’ stato davvero imbarazzante. Jordan mi ucciderà!”

 

Al mi guardò da sopra la sua spalla. “Non toccare troppo quell’affare, Rose.”

 

Io mi fermai all’istante guardando l’innocua piantina. “Perché?”

 

Al scrollò le spalle. “E’ la ragione per cui Patrik non è a lavoro oggi.”

 

Mi allontanai subito dalla pianta come scottata. Decisi anche di scendere dalla scrivania, non si poteva mai sapere. Quel posto era una trappola ed in fondo Al ci aveva quasi rimesso la pelle, una volta. Beh, era stato avvelenato di proposito, ma non era quello il punto.

 

Sospirai pesantemente e mi avvicinai ad Al. “E poi Malfoy che ha un appuntamento con Jordan? Di cosa diavolo dovranno mai parlare? Non hanno praticamente niente in comune.” Al mi lanciò un’occhiata di sbieco. “Cosa?” Dissi io.

 

“Beh…” Iniziò lui cauto. “Una cosa in comune ce l’hanno.”

 

Guardai per un po’ Al, persa nell’oblio. Poi, come un fulmine a ciel sereno, un’idea si infiltrò nella mia testa. “Oh no.”

 

Al mi guardò allarmato. “Rose, sono sicuro che non c’è niente di cui preoccuparsi. E’ solo una chiacchierata.”

 

“Oh no.” Ripetei io guardando nel vuoto. “Oh no. Stanno parlando di me. Non ne uscirà niente di buono.”

 

Al alzò le mani ricoperte dai guanti cercando di calmarmi, ma si mantenne a distanza cercando di tenere sotto controllo quello che stava facendo. Qualunque cosa fosse.

 

“Rose, non agitarti.” Fece seriamente allarmato. “Ti prego, non agitarti.”

 

Era già troppo tardi. “Devo andare, Al.”

 

“Rose!”

 

Sentii la voce di Al che mi richiamava ma ormai ero già uscita dal suo laboratorio del piccolo chimico e stavo correndo lungo il corridoio verso l’ascensore. Non feci neanche in tempo a frenare, ci andai a sbattere contro e come una pazza cominciai a schiacciare il bottone per chiamarlo, a ripetizione, senza fermarmi un solo secondo.

 

Un vecchio mago, che attendeva l’ascensore in tutta compostezza, mi fissò un po’ sorpreso. “Per la miseria, se tutti quanti avessero la stessa fretta di lavorare, qua dentro!”

 

L’ascensore finalmente si aprì davanti ai miei occhi e mi ci precipitai dentro, sperando che il vecchio mago seguisse il mio esempio. Non appena le porte si richiusero, il mago mi chiese cordialmente.

 

“Dove deve andare, signorina?”

 

“Ufficio Misteri.” Blaterai in un fascio di nervi.

 

Sentii l’ascensore cominciare a scendere. “Oh beh.” Ridacchiò il vecchio mago. “Se avessi a che fare con Malfoy probabilmente correrei anche io. Da quello che si dice ha un brutto carattere. Proprio come suo padre.”

 

Io feci una smorfia e mi voltai verso di lui. “Tutto vero.”

 

Il mago rise di nuovo. “Sai, mi ricordi tanto una mia cara collega. Hermione Weasley. E’ abbastanza famosa.”

 

“Ne ho sentito parlare.” Feci vagamente.

 

Ringraziai Merlino appena le porte si aprirono di nuovo, al mio piano, e non risposi neanche al saluto del vecchio mago strampalato. Corsi fino alla fine del corridoio e aprii violentemente la porta dell’ufficio.

 

Stavolta Irene era lì, al suo solito posto, e mi guardò con un sopracciglio inarcato mentre cercavo di riprendere fiato poggiandomi con le mani sulle ginocchia.

 

“Rose, buongiorno.” Disse semplicemente. “Non c’era bisogno di correre, non sei per niente in ritardo.”

 

Io scossi la testa cercando di respirare. “No… io… sono ancora là dentro?”

 

Irene corrucciò la fronte. “Il signor Jordan e il signor Malfoy sono in riunione.” Irene si alzò in piedi e si mise davanti alla porta, intuendo le mie intenzioni. “Non vogliono essere disturbati.”

 

“Irene,” Iniziai io respirando a fondo. “Devo davvero entrare là dentro.”

 

Lei scosse la testa spaventata. “Il signor Malfoy si è raccomandato che per nessun motivo…”

 

“Weasley!” La voce tonante di Jordan arrivò dall’altra parte della porta. “Smettila di fare tutto questo casino ed entra!”

 

Irene sospirò rassegnata ed io sorrisi trionfante. Mi rassettai un po’, sistemai i capelli e presi il fiato che ancora mi mancava. Aprii la porta e feci appena un passo all’interno della stanza. Jordan era seduto nella sedia degli ospiti mentre Malfoy era in piedi vicino alla sua scrivania. Aveva una faccia che non riuscii a leggere.

 

“Mi ha fatto chiamare, signore.” Feci beffarda verso Jordan.

 

Lui roteò gli occhi e mi fece cenno di entrare. “Smettila di comportarti come un’idiota ed entra. Merlino se mi farai diventare matto! Mi toccherà andare in pensione a causa tua!” Lanciò uno sguardo a Malfoy. “Voi due mi farete diventare matto!”

 

“Beh?” Feci io come se stessi parlando con mio fratello. “Si può sapere che succede?”

 

Jordan si alzò in piedi. “Succede che torni a lavorare per me. Nel mio ufficio. Alla mia rubrica del gossip.” Disse alzando la voce.

 

Io sentii un colpo al cuore ma non dovevo cedere. Non con Jordan. Mandai un veloce sguardo a Malfoy, che abbassò la testa colpevole, ed incrociai le braccia al petto. “Ma davvero? E per quale motivo?”

 

Jordan spalancò gli occhi e diventò tutto rosso. Per un attimo pensai che gli fosse partito un embolo. “Perché lo dico io!” Urlò. “Ecco perché! Hai voluto la tua seconda occasione, Weasley! Non te ne darò una terza!”

 

Mi portai le mani sui fianchi, minacciosa. “E sono ancora nella mia seconda occasione!” Ritorsi. “Non ho fatto proprio niente di male! Io sono la migliore e lei lo sa! Ho finito il lavoro di una settimana in meno di due ore! E se se la deve prendere tanto perché… perché…” Mi vergognavo un po’ a dirlo. “Perché stavo pomiciando con Malfoy…”

 

“Non è per questo.” Mi interruppe Jordan.

 

Io sospirai frustrata. “E allora cosa diavolo è?”

 

“E’ stato Scorpius a chiamarmi.” Fece serio Jordan. “Mi ha chiamato ieri sera dicendomi che ne aveva abbastanza, che sei irrispettosa nei suoi confronti, non sei collaborativa ed era stanco di litigare con te tutto il tempo.”

 

Stavolta rimasi davvero senza parole. Lasciai andare le braccia lungo i fianchi e alzai lo sguardo su Malfoy, che stava ancora a testa bassa senza dire una parola. “Davvero?” Feci io amara. “Questo invece è il tuo essere adulto, Scorpius? Davvero mi faresti questo?”

 

Lui sospirò profondamente senza accennare a guardarmi. “Ieri è stata davvero una brutta litigata e non avevo certamente idea che stamattina…” Si interruppe bruscamente e si schiarì la gola. “Non credo che riusciremo mai a lavorare insieme.”

 

Volevo prenderlo a schiaffi. Volevo seriamente e maledettamente prenderlo a schiaffi. Mi stava portando via il mio lavoro.

 

Jordan lesse l’amarezza sul mio viso. “Sei una persona brillante, Weasley, tornerai nel mio ufficio e vedrai…”

 

“Cosa?” Lo interruppi io con una risata amara. “Tornerò qui quando ci sarà troppo lavoro da smaltire e poi di nuovo alla rubrica del gossip e ancora e ancora? Mi sono stancata di essere trattata come una pallina da ping pong. Io non torno nel suo ufficio.”

 

Jordan e Malfoy si mandarono uno sguardo. “Weasley, non puoi rimanere qui senza la nostra autorizzazione, sarebbe…”

 

“Oh no, non ha capito.” Feci io alzando una mano per interromperlo. “Io mi licenzio.”

 

Feci per andarmene, infuriata col mondo, la voce di Jordan mi bloccò sulla soglia. “Weasley, seriamente?”

 

Mi voltai verso di loro. Mandai uno sguardo a Malfoy e poi a Jordan. “Le farò avere le mie dimissioni domani mattina.”

 

 

**

 

 

“Ti sei licenziata?!” Fece mamma scandalizzata. “Tesoro, avevi lavorato così duro.”

 

Io scrollai le spalle trascinando la forchetta sul piatto, senza voglia di mangiare. “Non ne valeva la pena. Sono sicura che troverò presto qualcosa. Posso sempre scrivere qualche pezzo per una rivista minore, fino a che non trovo un lavoro fisso. Me la caverò.”

 

Papà mi puntò la forchetta contro. “Hai fatto bene!” Disse biascicando la sua carne. “Non devi farti mettere i piedi in testa da nessuno!”

 

“Ron!” Fece subito la mamma. “Non si tratta di farsi mettere i piedi in testa. Il lavoro è lavoro e bisogna avere una certa professionalità. Posso capire che diventi davvero molto difficile lavorare insieme alla persona che ami e…”

 

“Ehi!” Saltai subito su io. “Io non amo Scorpius!”

 

Papà fece un sorrisino verso la mamma. “E’ per questo che ti rifiuti di lavorare con me ogni volta che avete bisogno di un Auror?”

 

Mamma arrossì violentemente e prese a tagliare la sua fetta di carne con vigore. “Non essere sciocco, Ron.”

 

“Ammettilo, non puoi resistermi!” Sghignazzò papà.

 

Hugo ed io alzammo gli occhi al cielo. Era irritante quando si mettevano a fare i ragazzini. Hugo mi rivolse un sorriso. “Mi dispiace molto per il lavoro, Rose.”

 

“No, va bene.” Feci io con un sorriso incoraggiante. “E’ quello che volevo. Davvero.”

 

Hugo fece una smorfia ma non infierì. “Potresti sentire zia Luna se ha bisogno di qualcuno per il Cavillo.”

 

Stavolta fui io a fare una smorfia. “Non credo di essere capace di scrivere quel certo tipo di articoli.”

 

“Certo che no, bisogna essere fuori di testa per quello.” Fece papà

 

“Ron!”

 

“Oh andiamo, Hermione, è la verità!” Si lagnò. “Luna è sempre stata strana. E’ quel Rolf è ancora più strano di lei!”

 

“Oh e voi non avete mai avuto a che fare con Lorcan e Lysander.” Fece Hugo rabbrividendo. “Sono terrificanti!”

 

Papà scoppiò a ridere guardandomi. “Non sei uscita con Lysander quando eri a scuola? Esilarante! Ricordo ancora quando me lo disse George!”

 

Io lo guardai male. “Non è divertente! E’ stata la cosa più imbarazzante che mi sia successa!”

 

“Adesso basta parlare male di zia Luna e della sua famiglia!” Fece la mamma offesa. “Pensate a come sarebbe brutto se parlassero così di noi! Come se fossimo… strani!”

 

“Ma noi siamo strani, mamma.” Rimarcò Hugo.

 

Mamma lo guardò risentita. “Beh, io non viaggio il mondo alla ricerca di cose che non esistono!”

 

Papà le puntò il dito contro. “Ah-ha! Allora lo ammetti che sono strambi!”

 

Io e Hugo scoppiammo a ridere, mentre la mamma mise una specie di broncio senza rispondere a papà. Il campanello suonò. Mandai uno sguardo ad Hugo, che non aveva nessuna voglia di andare ad aprire, e sospirai.

 

“Vado io.” Mi offrii.

 

Andai ad aprire la porta ancora pensando alla conversazione di papà e a quanto fossero strani zia Luna e la sua famiglia. Ovviamente non potei che spalancare gli occhi dallo stupore quando aprendo la porta mi ritrovai a faccia a faccia con Zabini. Mi sarei aspettata di tutto, ma lui proprio no.

 

“Dylan…” Iniziai io un po’ incerta, inarcando un sopracciglio. “Posso aiutarti?”

 

Zabini sospirò profondamente e fece un passo avanti, appoggiandosi sulla soglia in una strana rigida postazione. “Scusami, mi ha costretto a farlo. In nome dell’amicizia non potevo dire di no.”

 

Corrucciai la fronte. “Ma di cosa diavolo stai…” parlando? Stava parlando di Malfoy che era appena comparso dietro di lui. Cercai di sbattergli la porta in faccia, ma Zabini ostruiva il passaggio. Alzai gli occhi al cielo. “Davvero? Portare Zabini come ferma porta?”

 

Sentii la sua voce arrivare da dietro la porta semichiusa. “Sapevo che avresti cercato di sbattermela in faccia.”

 

Riaprii la porta di slancio. “Ti meravigli?” Feci aggressiva. “Che ci fai qui, non avevi una serata di gala?”

 

Si passò una mano tra i capelli. “Quella può aspettare.” Disse. “Non dare le dimissioni, Rose, sono sicuro che possiamo risolvere la cosa.”

 

Lo fissai basita. “Prima chiami Jordan per farmi spostare dal tuo ufficio e adesso mi rivuoi indietro?”

 

“No, non voglio che torni all’ufficio misteri. Non credo che riusciremmo mai a lavorare insieme. Voglio solo che tu continui a lavorare per Jordan, non è giusto che lasci il tuo lavoro per una stupida discussione. Jordan può farti arrivare in alto.”

 

Incrociai le braccia al petto, furiosa. “Lo sai cosa non è giusto, che sia tu a decidere per me! Prima di tutto io non lavoravo con te, io lavoravo per te. Proprio tu parli dell’essere adulti e non sai neanche stare nello stesso ufficio con me senza perdere la testa? Secondo, non ho intenzione di tornare da Jordan e farmi guardare con pena dagli altri colleghi di nuovo! Ho una dignità anche io! E terzo, le mie dimissioni saranno già sulla scrivania di Jordan a quest’ora. Fattene una ragione.”

 

“Le hai già spedite?” Fece sorpreso.

 

“Certo che le ho spedite, cosa credevi, che stessi scherzando?” Avrebbe dovuto sapere che non scherzavo su questo genere di cose. “Adesso hai tutto quello che volevi… Jordan ti troverà presto una sostituta.”

 

“Non ho tutto quello che volevo, Rose.” Aveva davvero usato il mio nome di battesimo? Era una prima! “Io voglio te!”

 

Ok. Quelle erano dichiarazioni forti. E per un secondo barcollai. Lo guardai negli occhi, dentro a quelle iridi grigiastre dove tanto tempo prima avevo trovato delle scaglie azzurre. Erano ancora lì, limpide come sempre.

 

Scossi la testa e mandai fuori una risata amara. “Lo credevo anche io. Evidentemente non siamo adulti abbastanza. Non riusciremo mai a lavorare insieme.”

 

Malfoy sospirò arrendevole. “Ho combinato un gran casino in tutti questi anni, ma se tornassi indietro sono certo di una cosa, Rose.” Alzai lo sguardo su di lui. “Non ti lascerei mai andare.”

 

“Eravate una gran bella coppia a scuola!” Convenne Zabini.

 

Io e Malfoy gli lanciammo un’occhiataccia e lui si zittì di nuovo. Io sbuffai e mi passai una mano tra i capelli.

 

“Sono successe troppe cose, è passato del tempo e continuiamo a fare stupidaggini. Non credo ci sia più niente che tu possa dire per farmi cambiare idea, Scorpius.”

 

Malfoy fece un passo verso di me e mi fissò serio.

 

“Io ti amo.”

 

 

 

**

 

 

Dan-dan-dan-daaaaaaan

Stavolta cari i miei amatissimi lettori non avete proprio niente di cui lamentarvi. Ho aggiornato abbastanza in fretta… si vede che ho di nuovo perso il lavoro? Ho un sacco di tempo libero adesso, gioiamone almeno per queste piccole cose!

Ma soprattutto Malfoy si è finalmente sbilanciato… che è strano anche per me, ma sembrava proprio il momento giusto. Ultimamente mi sento come se non fossi io a scrivere la storia ma è la storia che si fa scrivere da me, quindi qualunque cosa sia successa, rifatevela con i personaggi!

 

Spero di aggiornare altrettanto presto il mio prossimo capitolo “Stuck

Vi amo tutti! <3

 

Zia funkia

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Capitolo 20
*** 20. Stuck ***


“Spingi, Vanessa, spingi

DON’T TELL DAD II

 

 

20. Stuck

 

 

 

There are so many things
That I never ever get to say
'Cause I'm always tongue-tied
With my words getting in the way

If you could read my mind
Then all your doubts would be left behind
And every little thing
Would be falling into place                                       (big time rush)

 

 

 

 

“Spingi, Vanessa, spingi!”

 

Vanessa fece tanti piccoli respiri ravvicinati come le avevano insegnato a fare alla scuola preparto. Mi tenne stretta la mano e la guardai mentre si impegnava con tutta se stessa, stesa a terra con le gambe divaricate. Non potevo credere che la stavo veramente aiutando a fare una cosa simile. E lei non poteva credere di star facendo una cosa simile.

 

“Basta così, Rose. Mi sembra di essere un’idiota.” Disse mettendosi seduta. Faceva ridere, sembrava che avesse un grosso cocomero nascosto sotto la maglietta. “Perché mai dovrei esercitarmi a partorire? Non dovrebbe essere una cosa naturale?”

 

“Non lo so.” Dissi io scotendo la testa. “Non sono incinta.”

 

La aiutai ad alzarsi, facendo leva sulla sua schiena. Diavolo se era diventata pesante! Era enorme, ma mai in un miliardo di anni mi sarei sognata di farglielo presente. Eppure era sempre bellissima, aveva un viso solare e pulito. Non era mai stata così bella.

 

“Capisco che tu abbia un sacco di tempo libero adesso, Rosie, ma non importa che tu venga qui a esercitarti per queste scemenze.”

 

“Beh, sembrano proprio scemenze.” Feci io annuendo tra me. “Ma dovrai almeno sapere cosa fare, non credi? Non vorrai mica sparare fuori il bambino come una palla di cannone!”

 

Vanessa sospirò. “Sarebbe molto più facile.”

 

Per un attimo l’immagine di Vanessa stesa su un lettino d’ospedale che sparava fuori il bambino e Al che lo prendeva al volo trionfante mi attraversò la mente. “Già.” Dissi. “Avete già deciso il nome?”

 

“Non proprio.” Fece Vanessa sedendosi sul divano. “All’inizio volevamo chiamarlo come qualcuno di importante, ma erano tutti nomi terribili! Peggio di Albus Severus!”

 

Io ridacchiai. “Sì, ad Al non è andata proprio bene.”

 

“Poi avevamo pensato di fare una lista e sceglierne uno. Ma non siamo d’accordo su niente.”

 

“Quindi avete intenzione di lasciarlo anonimo?” Feci io inarcando un sopracciglio. “Anonimo sembra un bel nome.”

 

Vanessa scrollò le spalle. “No, abbiamo solo pensato che quando uscirà da lì e lo vedremo, sapremo che nome dargli.”

 

“Sembra funzionare.” Dissi io incoraggiante. “Potreste sempre chiamarlo Ross. Zia Rose e il nipotino Ross.”

 

Vanessa fece una smorfia. “Certo.” Non le piaceva, ovviamente. “Hai più sentito Malfoy?”

 

Sentii il mio sorriso scivolare via dalla mia faccia. Sospirai profondamente scotendo la testa. “Non dopo che mi ha detto che mi ama e avergli chiuso la porta in faccia.”

 

Vanessa scoppiò a ridere. Rideva ogni volta che glielo raccontavo. “Non deve aver gradito la tua risposta.”

 

“Non quanto Zabini.” Feci io colpevole. “Gli ho rotto il naso sbattendogli la porta addosso.”

 

Vanessa rise più forte. “Esilarante. Avrei voluto esserci! Ma seriamente, Rose, sbattere la porta in faccia ad uno che ti ha appena detto che ti ama?”

 

“Sono andata nel panico!” Mi giustificai io. “Non ricordavo neanche più che Zabini fosse lì, altrimenti non gli avrei mai lanciato la porta addosso! Lily era così arrabbiata! Senza contare che per la botta ha urlato così forte che i miei si sono spaventati e sono venuti a vedere cosa stesse succedendo. Hugo si sta ancora rotolando per terra dalle risate.”

 

“I miei giorni sarebbero così noiosi senza di te, Rose.” Fece Vanessa sorridendo.

 

Io sbuffai tristemente. “Ce ne saranno molti a venire, Vì. Fino a che non mi trovo un altro lavoro, almeno.”

 

Vanessa mi guardò con un sorriso amaro e annuì. “Sì, lo so, Rose. E’ davvero spiacevole rimanere senza lavoro, soprattutto se era una cosa che adoravi fare. Ci sono passata.”

 

Solo in quel momento ricordai che la carriera di modella di Vanessa era finita quando i suoi capi avevano saputo che era rimasta incinta. “Sì beh, i tuoi capi sono degli idioti!”

 

Vanessa alzò un sopracciglio. “Abbiamo più cose in comune di quante credessi, Rose.”

 

Scossi la testa. “No, quello che voglio dire…” La guardai. “Sei sempre bellissima. E meriteresti di poter tornare a sfilare.”

 

Vanessa scrollò le spalle. “Non è così male stare a casa. Ho avuto i miei giorni di gloria.”

 

“Potresti lanciare una nuova campagna.” Feci io all’improvviso. “Ti aiuterei a pubblicizzarla! La chiameremo ‘come tornare in forma dopo la gravidanza’! E’ geniale!”

 

Vanessa scoppiò a ridere. “Rose, non sappiamo ancora se tornerò in forma. Al momento sto lievitando come un panettone!”

 

“Un bellissimo panettone ripieno.” Fece Al ridendo mentre entrava nella stanza. “Ehi Rose, come te la passi?”

 

Io scrollai le spalle e lo seguii con lo sguardo, si avvicinò a Vanessa e le diede un bacio prima di lasciarsi andare sul divano. “Il solito.” Feci io con una smorfia. “Torni da lavoro.”

 

Al annuì stanco e si passò due dita sopra le palpebre. “Vorrei tanto lamentarmi, ma mi sembra un po’ indelicato vista la situazione. Ultimamente mi sento così fortunato ad avere ancora il mio lavoro.”

 

Vanessa gli sorrise. “Non è colpa tua se i tuoi capi sono persone intelligenti, Al.”

 

“Lo so.” Fece lui ricambiando il sorriso. “Ma trovo davvero ingiusta questa situazione. Insomma, tu e Rose avete lavorato entrambe così duramente!”

 

“Staremo bene, Al” Intervenni io. “L’importante è la salute. E la famiglia.”

 

Vanessa si accarezzò il pancione. “Giusto. Non vedo l’ora di vederlo e di vedere a chi assomiglia. Manca così poco che non resisto più.”

 

“Io non mi preoccuperei più di tanto.” Feci io ridendo. “E’ praticamente impossibile che venga brutto o stupido. Vedrai che sarà un bellissimo genio e farà strage di cuori.”

 

Al scosse la testa. “E’ una femmina.” Disse convinto.

 

Io guardai Vanessa ma anche lei sembrava perplessa quanto me. “Come lo sai?”

 

Al fece un sorriso e scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Lo so è basta. E’ una femmina.”

 

Fissai per un po’ la pancia di Vanessa. “Dieci galeoni che è un maschio!”

 

Al alzò gli occhi su di me e si illuminò. “Ci sto! Anzi, facciamo quindici!”

 

“Cosa?” Fece Vanessa. “No! No, no, no! Non scommetterete su questo bambino!”

 

Io scoppiai a ridere e allungai la mano verso Al che la strinse in accordo. “Mi spiace, Vì, ma sembra proprio che la partita sia aperta. Mi raccomando non deludermi.”

 

 

**

 

 

Tornai a casa che stavo ancora ridacchiando. Vanessa si era proprio infuriata e ci aveva fatto una ramanzina su come non si scommettesse su certe cose, poi era scoppiata a piangere e si era rifugiata in camera. Io ed Al non ci preoccupavamo più quando piangeva, non era per egoismo, ma avevamo imparato a convivere con gli ormoni di una donna incinta.

 

Hugo era in salotto, seduto sul divano a mangiare biscotti. Mi rivolse un sorriso caldo. “Ehi, che c’è da ridere?”

 

Io buttai fuori un’ultima risatina e scossi la testa, lanciando la borsa sulla poltrona. “Niente, sono stata da Al e Vanessa. Le solite discussioni da donna incinta. Io ho scommesso che è un maschio, tu che ne dici?”

 

Hugo ci pensò un po’ su e poi annuì. “Sì, andrò per il maschio. E dovrebbero chiamarlo Hugh.”

 

“Veramente originale, Hugo.” Ridacchiò papà entrando nella stanza. “Non vedo l’ora di avere nipoti per sentire che nomi avete in serbo per loro.”

 

“Spiacente, non ne avrai mai da me. Dovrai affidarti a Rose.” Fece Hugo senza battere ciglio, continuando a mangiucchiare i suoi biscotti.

 

Papà mi fissò come se si aspettasse una risposta. Io scrollai le spalle. “Beh, io ho suggerito Ross ma non è piaciuto.”

 

Papà alzò un sopracciglio divertito. “Davvero, ragazzi? Ross e Hugh? Spero che Vanessa abbia dei nomi migliori.”

 

“Non preoccuparti, hanno questo grande piano per dare il nome al bambino. Aspetteranno fino a che non sbuca fuori per vedere che faccia ha, e decideranno quando lo vedranno.” Feci io enfatizzando la cosa. “Così se per caso non le verrà in mente nulla, Vanessa sarà costretta a chiamare il suo bambino l’Innominato.”

 

Papà scoppiò a ridere. “Non essere sciocca, Rose. Io e mamma abbiamo fatto lo stesso con te ed ha funzionato perfettamente.”

 

“Come?” feci io sorpresa.

 

“Ma sì.” Papà alzò gli occhi al cielo con la sua solita aria sognante quando ricordava qualcosa di bello. “Profumavi di rose. Per questo ti abbiamo chiamata Rose. Avevi davvero questo forte odore di rose.”

 

Qualcosa si fermò dentro di me. Non seppi dire perché, forse perché in quel momento realizzai seriamente che avevo sempre profumato di rose e nessuno avrebbe potuto cambiarlo.

 

“Beh, speriamo che il bambino di Vanessa non profumi di caccabomba. Sarebbe davvero un casino.” Fece Hugo.

 

“Mi avete chiamato così perché profumo di rose?” Continuai il mio discorso con papà.

 

Lui mi fissò un po’ strano poi sorrise. “Certo. Non dirmi che non te l’ha mai detto nessuno. Profumi sempre come allora.”

 

“No… io…” sospirai. “C’è una persona che sente le rose nell’amortentia e da allora…”

 

“E’ una buona cosa, Rose.” Interruppe papà. “Mamma sentiva il mio odore nell’amortentia e siamo felicemente sposati.”

 

Io lo guardai male. “E’ Malfoy, papà.” Feci secca. “Malfoy sente le rose nell’amortentia. Beh, le sentiva, almeno, quando andavamo a scuola. E’ Vanessa ha tirato fuori questa storia che io profumo di rose. Perché non mi sono mai resa conto di profumare di rose?”

 

Papà rimase un attimo interdetto. Perfino Hugo si voltò verso di lui, distraendosi per la prima volta dai suoi biscotti. “Malfoy non mi dispiace poi così tanto.” Fece alla fine papà sorridendo.

 

Lo fissai a bocca aperta. “Seriamente, cosa ne hai fatto di mio padre? Dimmi dov’è, sporco impostore bevitore di pozione polisucco!”

 

Lui scrollò le spalle. “Lo trovo… divertente.”

 

“Divertente?!” Feci io allucinata. “Divertente? Papà, ha rovinato la mia vita! E’ colpa sua se il mio matrimonio con Jack è andato a monte!”

 

“Sì, beh… Jack era noioso.” Fece lui come se non fosse niente di che.

 

Hugo fece una smorfia temendo una mia reazione ma alzò la mano facendosi piccolo piccolo. “Se può valere qualcosa, anche io penso che Jack sia noioso. Ma Scorpius… dannazione, ne trova sempre una per farci morire dalle risate!”

 

Io spalancai la bocca offesa. “State davvero suggerendo quello che penso stiate suggerendo? Papà, proprio tu! Non ti ricordi quanto ti sei arrabbiato quando andavo a scuola!”

 

Papà ridacchiò tra sé. “Lo so, ma penso di essermi affezionato a quel ragazzo. In un modo o nell’altro è sempre tra i piedi.”

 

“E poi lui ti piace.” Fece Hugo. “Non ha mai smesso di piacerti.”

 

“E’ solo un idiota!” Feci io arrabbiata.

 

Hugo alzò le mani. “Beh, i tuoi gusti in fatto di uomini sono effettivamente molto discutibili.”

 

“Dovresti dargli un’occasione, Rose.” Fece papà sorridendo. “Tua madre me l’ha data e…”

 

“… e me ne pento tutti giorni da allora!” Arrivò la voce di mamma dal piano di sopra.

 

Io e Hugo ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere. Papà rimase con la bocca aperta per qualche secondo, poi si riscosse e cominciò a salire le scale a due a due. “Ehi!” Fece salendo di corsa. “Che cosa vorresti dire? Hermione!”

 

Hugo rise ancora e scosse la testa. “Mi mancherà ridere con te quando ti sposerai con Malfoy e te ne andrai di casa.”

 

Io smisi subito di ridere. “Io non mi sposerò con Malfoy!”

 

“Certo…” Fece Hugo continuando a mangiare i suoi biscotti. “E Vanessa è incinta di un cocomero.”

 

 

**

 

 

Mi sentivo veramente una stupida ma decisi di bussare lo stesso alla porta. Era una giornata ventosa e mi chiusi dentro al mio cappotto aspettando che qualcuno si decidesse ad aprire. Ancora non ero proprio sicura di che cosa ci facessi lì. beh, prima di tutto mi sarei scusata. Sembrava un buon inizio.

 

Finalmente vennero ad aprire. Zio Harry mi fissò un po’ incerto sull’altro lato della soglia. “Rose.” Fece sorpreso. “E’ bello vederti. Insolito, ma bello.”

 

“Già.” Sforzai un sorriso e mi schiarii la gola. “Lily è in casa?”

 

Lo zio mi fece cenno di entrare e non me lo feci ripetere due volte. Odiavo il vento, mi scompigliava i capelli e dovevo sembrare uno spaventapasseri. “Credo sia di sopra.” Disse. “Vado a chiamarla.”

 

“C’è anche Dylan?” Lo fermai prima che se ne andasse.

 

Lo zio parve un po’ sorpreso dalla mia domanda. “Sì… di sopra… se vuoi…”

 

“Vado da sola.” Annuii. “Grazie.”

 

Cominciai lentamente a salire le scale sentendomi a disagio sotto lo sguardo dello zio. Sarebbe stato troppo strano spiegare perché cercavo Zabini. Arrivai al piano di sopra e puntai dritta fino all’ultima camera sul fondo del corridoio. La camera di Lily.

 

Bussai. “Lily?” Chiamai. “Sono Rose. Posso entrare?”

 

Sentii bisbigliare qualcosa, Lily sembrava avere un tono scocciato, ma venne comunque ad aprire. “Rose.” Fece ostile. “Sei passata a rompere qualche altro naso?”

 

Io sospirai. Lo sapevo che l’avrebbe presa sul personale. “Andiamo, Lily, è stato un incidente!”

 

Lily mi fissò arrabbiata. “Beh, c’è qualcosa che posso fare per te?”

 

Presi un bel respiro. “Veramente vorrei parlare con Dylan.” Dissi. “Da sola.”

 

Lily sembrò un po’ presa alla sprovvista ma poi tornò all’attacco. “Perché diavolo avresti bisogno di parlare con lui? E poi lui non è qui. E’… altrove. In un altro posto con altra gente.”

 

Stavo quasi per dirle che lo zio Harry mi aveva detto che Zabini era in casa ma la sua voce mi precedette. “Lily, falla entrare.” Fece un po’ annoiato. “Il mio naso sta bene e sono sicuro che non cercherà di aggredirmi.”

 

Lily sembrò pensarci su per qualche minuto, fino a che io non alzai un sopracciglio in modo molto eloquente. “Oh, va bene!” Si lamentò. “Ti do cinque minuti.”

 

“Facciamo dieci.” Dissi io.

 

“Dieci!” Fece andandosene arrabbiata. “Non di più!”

 

Aspettai che Lily avesse sceso l’ultimo gradino ed aprii la porta accostata. Zabini era seduto sul letto, mi rivolse il suo solito sorriso accentuato da un bel livido viola attorno al suo naso. Feci qualche passo all’interno della stanza, un po’ imbarazzata. Conoscevo Zabini da anni ma non eravamo mai stati proprio amici.

 

“Come va, Rose?” Fece allegro.

 

“Bene.” Gli concessi. Mi schiarii la gola fissando il suo naso. “Fa ancora male?”

 

Zabini si portò una mano sul naso, d’istinto, ma scosse la testa. “Oh no, sembra molto peggio di quanto sia. Me l’hanno aggiustato con un incantesimo, ma ci vorrà ancora qualche giorno per mandare via il livido. E’ stata una bella botta.” Fece ridendo.

 

Io non ci trovai niente da ridere. Anzi, mi sentii maledettamente in colpa. “Mi dispiace così tanto. Sono stata presa alla sprovvista.”

 

Lui scrollò le spalle. “Beh, se ne è valsa  la pena… “ Mi guardò ma io non battei ciglio. “Ouch. Scorpius non sarà per niente di buonumore.”

 

Io sospirai frustrata. “Già. Vorrei solo sapere come fare a rimettere le cose a posto. Insomma, tu conosci Scorpius meglio di chiunque altro e speravo potessi darmi qualche… consiglio? Non so, qualcosa del genere…”

 

Zabini alzò un sopracciglio. “Forse avresti potuto rispondere ‘anche io’ e sarebbe stato tutto molto più facile, non credi?”

 

“Ero nel panico!” Alzai la voce. “Mi aveva appena fatta licenziare e poi si presenta a casa per… ero infuriata! E nel panico!”

 

Zabini sospirò e sembrò pensarci su un attimo. Mi mandò un’occhiata veloce, quasi si vergognasse di quello che stava pensando. Io cominciavo a temere il peggio. “Beh, ci sarebbe una cosa che possiamo fare…” disse. “… ma non ti piacerà.”

 

Io chiusi gli occhi e sospirai profondamente. “Odio ammetterlo, ma credo di essere pronta a tutto.”

 

 

**

 

 

Ebbene sì, sono ancora viva. A stenti, ma sono ancora viva. Sarò breve, siamo agli sgoccioli e prevedo che dopo questa storia mi prenderò una luuuuuunga pausa dove sarò purtroppo molto poco produttiva. Troppi progetti e troppo poco tempo, devo riordinare le idee e pensare a quello che voglio fare.

Vi lascio in compagnia di questo nuovo capitolo, per i pochi santi che ancora mi seguono nonostante le mie lunghe assenze, e in attesa del prossimo “Take me or leave me”

Vi amo tutti come il primo giorno!

Zia Funkia <3

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Capitolo 21
*** 21. Take Me Or Leave Me ***


Take me or leave me - rent

DON’T TELL DAD II

 

 

20. Take Me Or Leave me

 

take me for what i am
who i was ment to be
and if you give a damn
take me baby
or leave me

 

                                                   (Rent)

 

 

 

“Come diavolo ho fatto a farmi convincere?”

 

“Perché sei disperata.” Fece Zabini lanciandomi un’occhiata da capo a piedi. “Non essere nervosa, stai abbastanza bene.”

 

“Abbastanza?” Feci io con un tic nervoso all’occhio.

 

Ok, ero disperata ed era vero che avevo giurato di essere pronta a tutto. Ma questo era prima di sapere l’idea diabolica di Dylan. Non avrei mai minimamente pensato che il suo piano consistesse nell’indossare un lungo ed elegante vestito da sera e fargli da accompagnatrice per il gran ballo che i Malfoy avevano organizzato nel loro maniero.

 

Sospirai cercando di sistemare il vestito. “Questa idea è veramente stupida.”

 

“Beh, se ne hai una migliore.” Fece Zabini divertito. Mi porse il braccio ed io lo afferrai con forza, un po’ arrabbiata. Camminammo insieme lungo il vialetto che dal cancello portava all’ingresso principale. Attorno a noi, coppie di maghi vestiti di tutto punto si materializzavano dal nulla e proseguivano verso la villa. Sperai con tutta me stessa di non incontrare nessuno di mia conoscenza.

 

Davanti all’ingresso un signore con un lungo mantello nero apriva la porta per gli ospiti. Doveva essere una specie di maggiordomo. Non c’era da stupirsi che Malfoy fosse così viziato.

 

“I signori?” Chiese.

 

“Zabini.” Rispose Dylan. Poi fece un cenno con la testa verso di me. “Più uno.”

 

Ero il ‘più uno’ di Zabini. Dovevo essermi bevuta il cervello. Già era difficile pensare di essere stata il ‘più uno’ di Malfoy. Il mago ci fece cenno di entrare e ci ritrovammo dentro ad un salone pieno di gente vestita da gran galà. Mi avvicinai all’orecchio di Zabini, curiosa.

 

“Lily come l’ha presa che porti me ad un Gran Ballo e non lei?”

 

Zabini ridacchiò e si grattò la nuca nervosamente. “Beh… prometti di non dirglielo e andrà tutto bene.”

 

Io alzai gli occhi al cielo, disperata. “Oddio, mi ammazzerà!”

 

“Andrà tutto benissimo.” Disse ancora Zabini con un sorriso mentre mi stringeva la mano che tenevo attorno al suo braccio. Era rassicurante. Presi un bel respiro ed entrammo nel vivo della festa.

 

C’erano diverse persone importanti, riconobbi da lontano il Ministro della Magia, qualche Auror che lavorava con papà, Dustin Haine che mi sorrise da lontano e qualche altro volto che avevo visto nei giornali di gossip. Ero nervosa e mi aggrappai saldamente al braccio di Zabini, guardandomi intorno in ansia. Doveva essere lì da qualche parte.

 

Allungai il collo per guardare meglio attraverso la sala, ma la vista mi fu oscurata da un’avvenente signora che si piazzò proprio nella mia visuale.

 

“Dylan!” Disse la signora con un bel sorriso, spostando su una spalla i lunghi capelli neri. “Sono felice che tu sia venuto.”

 

Zabini sorrise di rimando. “Signora Malfoy.” Il sangue mi si gelò nelle vene e le prestai tutta la mia attenzione. “Posso presentarle Rose? Una mia cara amica.”

 

La guardai per bene, era davvero una bella donna distinta e ricordavo di averla vista su qualche rivista. La signora sembrò stupita ma allungò la mano e io la strinsi con una specie di smorfia che doveva essere un sorriso. “Rose? Rose Weasley? Ho sentito molto parlare di te.”

 

Io arrossii cercando di sorridere. “Beh, si possono leggere tante cose dai giornali…”

 

“Oh, non saprei, non leggo il gossip.” Fece la signora. “Ma Scorpius parla spesso di te.”

 

Questa era una piacevole sorpresa. “Oh.” Feci un po’ sbigottita. “Sono… lusingata.”

 

“Pensavo foste amici.” Disse la signora Malfoy con fare quasi indagatorio.

 

“Suppongo che si possa dire di sì.”

 

La signora Malfoy si concesse in un piccolo e contenuto sorriso prima di tornare a parlare con Zabini. Io la fissai un po’ rapita. Scorpius assomigliava senza dubbio molto a suo padre, ma c’era qualcosa della signora Malfoy, l’atteggiamento, l’espressione fiera e un po’ severa, che me lo ricordava tanto.

 

Zabini e la madre di Scorpius parlarono ancora per qualche minuto prima che cortesemente si congedasse augurandoci una buona serata. Io sorrisi debolmente ma ero sempre più agitata. Zabini se ne accorse e prese al volo un bicchiere di champagne dal primo cameriere che ci passò a fianco.

 

“Tieni.” Disse porgendomelo. “Sembri averne bisogno.”

 

Gli mandai un’occhiata di sbieco, fissando il bicchiere. “Sembro così disperata?”

 

“Perché, non lo sei?”

 

Non ebbi altro da replicare e afferrai il bicchiere continuando a seguirlo mentre si aggirava per la sala. Io mi guardavo intorno come una pazza, non riuscivo a rilassarmi. Avrei combinato un casino. Mi fermai un attimo e presi un respiro profondo, cercando di calmarmi e comportarmi come una persona in possesso delle sue facoltà mentali.

 

Zabini era già impegnato in un’altra conversazione con un signore che non avevo mai visto. Si voltò verso di me e mi fece cenno di venire avanti.

 

“… Lily sfortunatamente ha avuto un contrattempo. Posso presentarle sua cugina Rose? Rose, questo è il signor Behr, un amico di famiglia.”

 

L’uomo distinto posò lo sguardo su di me, mi prese la mano e la baciò senza posare le labbra. Un vero gentiluomo che sapeva il fatto suo, senza dubbio. Fece un sorriso gentile tornando a guardarmi. “Vedo che la bellezza scorre tra i geni della sua famiglia, Miss Weasley.”

 

Sorrisi un po’ imbarazzata e mi guardai attorno cercando di interrompere il contatto visivo. Odiavo quando qualcuno mi fissava negli occhi, non volevo che mi si leggesse dentro. Ma proprio cercando di interrompere quel contatto con il facoltoso signore che mi stava davanti, incrociai un paio di occhi color ghiaccio che mi fissavano stupiti.

 

Scorpius se ne stava a pochi passi da me, circondato da tre uomini in smoking che ridacchiavano tra loro. Mi fissò a bocca aperta ancora qualche secondo, poi lo vidi fare un sorriso di circostanza agli uomini che ridevano con lui e scusarsi prima di dirigersi verso di me.

 

Pensai bene di buttare giù tutto il contenuto del mio bicchiere prima che mi raggiungesse.

 

“Che cosa…” Si guardò intorno imbarazzato e abbassò la voce. “Che cosa ci fai qui?”

 

Io indicai subito Zabini, alle mie spalle, che continuava a chiacchierare. “Dylan mi ha invitata.”

 

Scorpius alzò un sopracciglio. “Dylan ti ha invitata? Ma davvero?”

 

Scrollai le spalle cercando di risultare naturale. “Lily ha l’influenza e non voleva venirci da solo.” Dissi. “Vedo che finalmente mi dai ascolto.” Feci alludendo alla sua giacca grigia.

 

Scorpius si guardò un attimo e fece per dire qualcosa poi scosse la testa. “Sì, non è questo il punto.”

 

“E qual è il punto?”

 

“Il punto è che non puoi stare qui.” Fece frustrato. “Dopo tutto quello che è successo ti presenti così in casa mia e ti aspetti…”

 

“E’ solo una serata di gala.” Interruppi io prima che cominciasse a fare una scenata.

 

Scorpius mi fissò ancora più scettico. “E vuoi farmi credere che tu sia qui solo per la serata di gala?” Io non risposi. “Ammettiamo che sia vero che Dylan ti abbia invitata… tu gli avresti fatto questo grande favore, venendo ad una serata di gala, che per altro odi, in casa mia dopo tutto quello che è successo? Per favore, Weasley, a chi vuoi darla a bere?”

 

“Weasley?” Feci io irritata alzando la voce di un’ottava. “Siamo tornati ai convenevoli?”

 

“Allora gente!” Fece allegro Zabini interrompendo il nostro scontro. “Una bella serata, vero?”

 

Io scossi la testa. “E’ stata una pessima idea venire fin qui.”

 

Girai i tacchi e feci per andarmene ma una mano si avvolse attorno al mio polso. E non era quella di Malfoy, la sua avrei potuto riconoscerla tra mille. Mi voltai sorpresa, Zabini mi teneva stretta e mi fissava serio. Così serio come non l’avevo mai visto in vita mia. Anche Scorpius sembrava abbastanza sorpreso dal comportamento del suo amico.

 

Mi voltai del tutto, tornando faccia a faccia con loro, confusa, e Zabini finalmente mi lasciò andare.

 

“Non scappare, Rose.” Disse calmo. “Non scappare più.”

 

Io sentii un groppo alla gola e abbassai la testa dalla vergogna, fissandomi i piedi come se fossi tornata a quando avevo quindici anni. Vidi i piedi di Zabini scomparire dal mio orizzonte visivo, ma quelli di Scorpius rimasero fermi davanti a me.

 

“Rose…”

 

Lo sentii sussurrare. Rialzai piano la testa, avevo gli occhi quasi sull’orlo delle lacrime. Mi morsi un labbro e respirai profondamente.

 

“Dylan mi ha invitata ma… ma sono qui per te.” Dissi a fatica. Scorpius mi ascoltò in silenzio. “Sono andata a chiedere il suo aiuto. Non sapevo cos’altro fare. Ho sprecato così tante occasioni. Pensavo di non averne più.”

 

“Non smetterai mai di averne.”

 

Io lo fissai un po’ sorpresa. “Io… credevo…”

 

Scorpius sospirò profondamente e mi posò una mano sulla schiena, guidandomi fino alla fine della Sala, lontano dalla folla. Mi guardò negli occhi per qualche lungo attimo ed io ricambiai lo sguardo senza pronunciare parola. Per la prima volta da anni, forse, ce ne stemmo in silenzio a guardarci senza rovinare niente.

 

“E’ difficile tra noi. Lo è sempre stato.” Disse infine lui.

 

Io annuì tristemente. “Lo so.”

 

“Ma non mi rimangio niente di quello che ho detto prima che tu sbattessi la porta in faccia a Dylan.” Disse serio. “Weasley… Rose, forse avere a che fare con te è la cosa più difficile che mi sia mai capitata nella vita e diventerò matto a lungo andare, mi fai perdere le staffe come nessuno, non siamo d’accordo praticamente su niente e non riusciremo a stare senza litigare per più di due ore. Ma a questo punto la mia vita non avrebbe senso senza di te.”

 

Io continuai a stare in silenzio.

 

“A questo punto dovresti dire qualcosa.”

 

Io sorrisi. “Ti amo anch’io. Malfoy.”

 

Scorpius mi guardò ancora per qualche minuto, rigido e emozionato. Poi fece qualche passo avanti e mi abbracciò. Mi abbracciò stretto a sé ed io, compiaciuta, mi lasciai cullare appoggiata al suo petto e ritrovando tutto quello che c’era di familiare.

 

**

 

 

 

Ammesso che ancora ci sia qualcuno dei miei vecchi lettori, credo che mi odieranno tutti per avervi lasciato così tanto tempo senza aggiornare ed essermi fatta viva in nessun modo. Sono ancora molto scettica sul mio ritorno, mi sento come se ormai non avessi più un briciolo di ispirazione per scrivere. Ma mi ero ripromessa di finire tutte le mie fanfiction ed ho intenzione di mantenere la mia parola. Perciò anche se non è un granché questo è il nuovo capitolo e il penultimo di questa storia che finalmente giungerà al termine J

 

Saluti a tutti, Zia Funkia

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** 22. The End ***


DON’T TELL DAD II

 

 

22. The End

 

 

 

 

 

 

“… e poi c’erano fiori di arancio ovunque! Sulle sedie, sui tavoli, attorno all’altare. E mio marito aveva ingaggiato una band perché suonasse tutte le nostre canzoni! Quando eravamo giovani ci piaceva tanto andare ai concerti e scatenarci.”

 

Sorrisi sforzatamente ascoltando per la centesima volta la storia della signora Tatchenberg e del suo matrimonio. Buttai giù un bicchiere di champagne sperando che quella serata finisse presto. O di ubriacarmi. Non avrebbe fatto differenza, l’unica cosa che contava era riuscire ad andarsene in un modo o nell’altro. Con tutti i cambiamenti che avevo fatto nella mia vita non ero comunque riuscita ad evitarmi le maledette serate di Gala organizzate dal Ministero.

 

“Dev’essere stato un matrimonio fantastico.” Disse Scorpius al mio fianco.

 

“Oh, non potevo desiderare di meglio!” disse la signora. “Ma ditemi di voi, quando avete intenzione di sposarvi?”

 

“Sarebbe più probabile che Voldemort tornasse al potere.” Fece Scorpius tranquillamente prima di prendere un sorso di champagne. 

 

“Come prego?”

 

Io sorrisi educatamente cercando di rimediare al poco tatto di Scorpius. “Quello che Scorpius intende è che non abbiamo in programma nessun matrimonio. Non ne abbiamo neanche parlato, ecco.”

 

“Oh, ne abbiamo parlato eccome.” Intervenne Scorpius. “E abbiamo deciso che ci sposeremo quando i draghi cominceranno a sputare ghiaccio.”

 

La signora Tatchenberg sembrò parecchio confusa. “Io… temo di non seguirvi.”

 

“Lei ha mai visto un drago sputare ghiaccio?” Fece irriverente Scorpius.

 

“Beh, no.”

 

“Neanche io. Mi faccia sapere se le capitasse per caso di vederne uno.”

 

La signora Tatchenberg fece una faccia molto delusa. “Oh.” Commentò improvvisamente cogliendo il succo di tutto il discorso. “Beh, io… scusate devo salutare qualcuno…”

 

Se ne andò più in fretta del Nottetempo con una faccia così afflitta e sconvolta, come se qualcuno le avesse appena detto che le era morto il gatto. Io mi voltai torva verso Scorpius che se la rideva sotto i baffi continuando a sorseggiare il suo calice di champagne.

 

“Era proprio necessario?” Chiesi.

 

Scorpius alzò un sopracciglio. “Oh andiamo, queste serate sono di una noia mortale, cercavo solo di divertirmi un po’.”

 

Io scossi la testa. “Pensavo di essere l’unica ad odiare questo genere di feste.”

 

Scorpius ridacchiò e mi passò un braccio attorno alle spalle. “Scherzi? Queste serate non piacciono a nessuno. Beh, forse solo alla signora Tatchenberg. Ma solo fino a che c’è qualcuno che si sposa. Adesso saremo per sempre sulla sua lista nera.”

 

“Beh, non per sempre. Solo fino a quando i draghi non sputeranno ghiaccio.” Feci io con mezzo sorriso.

 

“Divertente.” Disse Scorpius prendendo il mio bicchiere “Ne vuoi ancora?”

 

Io annuii e Scorpius si allontanò per andare a prendere da bere. Di nuovo. Avevo ormai perso il conto di quanti bicchieri avevo già mandato giù, non ero neanche abituata all’alcool. Mi guardai un po’ intorno annoiata, avevo già salutato tutti i colleghi di mamma e papà, qualche conoscenza del Ministero, la signora Tatchenberg, mio zio Percy (che era l’unico della famiglia a tenere a questo genere di cose) e naturalmente il mio ex capo Keith Jordan.

 

Jordan era sempre il solito Jordan. L’uomo burbero col cuore tenero che stravedeva per me. E che mi aveva chiesto se avevo imparato a tenere le gambe chiuse. Scorpius gli aveva risposto con una bella risata in faccia e tutta la mia credibilità era andata in pezzi.

 

“Ehi straniera.”

 

Mi voltai sorpresa. Vincent mi salutò con un caldo sorriso e lo stesso fece Sol, aggrappata al suo braccio.

 

“E’ la prima volta che ti trovo ad una festa del Ministero senza un bicchiere in mano.” Notò Vincent.

 

Io indicai alle mie spalle. “Oh non preoccuparti, Scorpius è andato a fare rifornimento.” Dissi. “Sol, ti sei fatta trascinare anche tu?”

 

Sol scrollò le spalle. “Non è così male, mi hanno detto che il sushi è ottimo.”

 

Io scossi la testa ridendo. “Sì, è anche originale. E Gaby, come sta?”

 

Vincent e Sol si scambiarono uno sguardo un po’ a disagio. Dopo tanto tempo non pensavo che fosse ancora un tasto dolente. Sol cercò di sorridere. “Sta bene, credo. I miei genitori hanno detto che sta bene.”

 

Cercai di fare una faccia confortante. “Si rimetterà tutto a posto, vedrai.”

 

Vincent annuì gravemente. “Noi lo speriamo tanto. Noi…” Si voltò verso Sol.

 

Sol mi sorrise. “Aspettiamo un bambino.”

 

“Oh!” dissi sorpresa. Probabilmente si aspettavano una reazione migliore di quella, ma ero seriamente troppo sorpresa per fare qualsiasi altra cosa. Mi ci volle qualche secondo ancora per riprendermi. “Ma è… è meraviglioso!”

 

“Grazie, Rose.” Fece Sol con aria un po’ triste.

 

Vincent cercò di sorriderle prima di voltarsi verso di me. “Sarà meglio che andiamo adesso, è stata una lunga serata. Ciao Rose, salutaci tanto Scorpius.”

 

Io annuii e li guardai andar via. Scorpius tornò dopo qualche minuto con un calice di champagne tutto per me. Gli raccontai di Sol e Vincent, di come ancora non si fossero riappacificati con Gaby e che Sol aspettava un bambino. Alla parola bambino Scorpius storse il naso e bevve dal suo calice.

 

“Ma che diavolo è questa mania di fare bambini?”

 

Io cercai di trattenere un sorriso. “E’ il corso della vita.”

 

“Della vita degli altri forse.” Disse scuro in volto. “Noi non siamo tipi da bambini. Non lo siamo, vero?”

 

Io sospirai e alzai gli occhi al cielo. Avevamo avuto quella conversazione almeno un miliardo di volte, soprattutto da quando eravamo stati a pranzo dai suoi genitori e sua madre aveva espresso la sua volontà di diventare presto nonna.

 

“Per l’ultima volta, non sono incinta.”

 

“Bene.” Disse. “Controllavo soltanto.”

 

“Certo.” Dissi camuffando un sorriso. “Adesso possiamo andarcene?”

 

Scorpius annuì e mi passò un braccio attorno alla vita. Finii tutto d’un fiato il mio ultimo bicchiere di champagne e mi lasciai condurre da Scorpius lungo la sala, verso il guardaroba per prendere i nostri cappotti. Barcollavo un po’ e, lo ammetto, ero un po’ brilla. Continuai a ridacchiare con Scorpius non ricordo neanche bene di cosa, sicuramente di qualche sciocchezza del momento, fino a quando urtai contro qualcuno.

 

“Oh, chiedo scusa io…”

 

Io mi ghiacciai sul posto. E improvvisamente fui di nuovo sobria, come se avessero aspirato via tutto l’alcol che avevo bevuto dal mio corpo. Mi misi un po’ più dritta sul mio posto e lo fissai. E lui mi guardò con altrettanto stupore.

 

Jack.

 

Ci fissammo per un momento che sembrò eterno, come se il resto della sala stesse andando al rallentatore. Era così tanto che non lo vedevo. Non lo vedevo del giorno del nostro matrimonio, quando l’avevo lasciato come un idiota all’altare. Sembrava passato un secolo, ormai.

 

Jack era sempre bello e prestante come lo ricordavo. Ma i suoi occhi, i suoi occhi erano spenti e tristi. Nonostante tutto sembrò trovare la forza di fare un sorriso.

 

“Rose.” Mi disse piano. “Non pensavo di trovarti qui.”

 

“Jack.” Dissi io quasi in un sussurro.

 

Ero talmente scossa che mi trovai a corto di parole. Ed era strano, perché io di solito parlavo un sacco. Anche più del necessario.

 

Scorpius sembrò accorgersi del mio disagio e tese la mano a Jack. “Russell, complimenti per la partita di ieri, quella finta Swonky è stata eccezionale.”

 

Per un attimo temetti che Jack avrebbe dato un pugno in faccia a Scorpius, ma non fece niente del genere. Si limitò a stringergli la mano di rimando con un piccolo sorriso di cortesia. “Niente come risolvere un caso di omicidio. Faccio solo del mio meglio, speriamo di vincere il campionato quest’anno.”

 

“Come state andando?” Ebbi finalmente il coraggio di dire.

 

“Siamo terzi in classifica, abbiamo buone possibilità.” Mi sorrise Jack alzando un sopracciglio. “Che c’è, non guardi più le partite?”

 

Io distolsi lo sguardo un po’ imbarazzata. “Io… no. Non più.”

 

“Colpa mia.” Intervenne di nuovo Scorpius con un sorriso. “Lavoriamo troppo. Vado a prendere i cappotti, ci metto soltanto un attimo. E’ stato un piacere rivederti, Russell.”

 

Jack annuì. “Anche per me, Malfoy.”

 

Conoscevo quel tono di voce. Era finto come le doti divinatorie della Cooman. Scorpius non ne sembrò toccato, si allontanò per prendere i cappotti lasciando me e Jack da soli. Ci guardammo un po’ imbarazzati, insomma cosa c’era veramente da dire? Alla fine presi un po’ di coraggio e un bel respiro profondo prima di affrontare tutti i taboo.

 

“Non è veramente colpa sua, lo sai.” Dissi guardandolo negli occhi.

 

Jack corrucciò la fronte. “Non è colpa sua se non guardi le partite?”

 

“No, quello che intendevo…” mi morsi un labbro e abbassai lo sguardo. Merlino, se mi vergognavo. “Non è colpa sua per… quello che è successo tra noi… è colpa mia. Solo mia.”

 

“Ne sei proprio sicura?” Chiese lui e io alzai improvvisamente gli occhi. “Sei proprio sicura che sia solo colpa tua, Rose? Avevamo tutto, avremmo avuto un bel matrimonio, una bella famiglia, una bella vita insieme.”

 

“Mi dispiace.”

 

“Non sono arrabbiato, Rose.” Lo guardai e non lo era. Era solo deluso. “Voglio solo sapere se davvero credi che sia solo colpa tua. Se davvero pensi che anche se Malfoy non ci avesse messo lo zampino, sarebbe finita lo stesso.”

 

“Non saremmo mai stati felici.” Dissi guardandolo con amarezza. “Forse all’inizio, ma alla lunga… io non ero più me stessa.”

 

Jack scosse la testa. “Bene. Così ho vissuto tutta una bugia.”

 

Mi avvicinai di un passo e lo guardai negli occhi. “Io ti amavo, Jack. Ti amavo davvero.” Dissi. “Ma non abbastanza.”

 

“Vorrei proprio sapere che cos’ha Malfoy che io non ho.” Disse sospirando. “Cosa può darti più di me?”

 

Io scossi la testa. “Niente.” Dissi. “Lui è solo… è Scorpius.”

 

Jack sospirò e spostò lo sguardo altrove. Per un attimo mi sentii come se gli avessi appena piantato un pugnale nel petto. Di nuovo.

 

“Ti rimetterai in piedi.” Dissi. “Ci rimetteremo in piedi. Lentamente.”

 

Jack accennò un sorriso amaro. “Sei già in piedi, Rose. E cammini.”

 

“Jack, non è stato facile nemmeno per me, contrariamente a quanto si pensi. Anche se ho sbagliato, anche se ho mandato tutto a monte, il giorno dopo al matrimonio non sono esattamente uscita a festeggiare.”

 

“Lo so.” Fece lui. “Ho letto i giornali.”

 

Giusto. I maledetti giornali. “Non avrei mai voluto ferirti. Ho vissuto una bella favola, per un po’, mi sono sentita come Cenerentola con il suo principe. Ma poi è scoccata la mezzanotte e sono tornata ad essere una zucca.”

 

Jack soffiò appena una risata. “Non finiva proprio così.”

 

Io sorrisi e Scorpius ritornò con il mio cappotto e mi aiutò ad infilarlo. “Spero di non aver interrotto niente.” Disse Scorpius guardando cauto tra me e Jack.

 

“A parte il nostro matrimonio.” Fece Jack con un sorriso.

 

Scorpius si irrigidì e si voltò verso Jack. Si guardarono per qualche attimo, poi Scorpius scoppiò a ridere e io lo fissai come se fosse pazzo.

 

“Questa era bella davvero!”

 

“Scorpius!” Lo ripresi io arrossendo, mandando uno sguardo allarmato a Jack. Ma anche Jack sembrò rallegrato dalla risata di Scorpius. Si ficcò le mani in tasca e scosse la testa con un sorriso sulle labbra.

 

“Goditi la vita, Malfoy.” Disse a mo’ di saluto, facendo per andarsene.

 

“Oh no.” Disse Scorpius richiamandolo indietro. “Tu sei single, sei tu quello che deve godersi la vita.”

 

Jack sembrò pensarci un po’ su poi sorrise ed annuì. “Ci proverò.” Ci scambiammo uno sguardo. “Prenditi cura di te, Rose.”

 

Gli sorrisi caldamente. “Anche tu.”

 

Lo guardai andare via sentendomi un po’ più leggera. Non speravo davvero che una conversazione del genere si sarebbe risolta senza Scorpius e Jack si prendessero a cazzotti. Figuriamoci farsi una bella risata insieme.

 

Mi voltai verso Scorpius. “Adesso siete diventati amici?”

 

Scorpius alzò le mani in segno di resa. “Ha cominciato lui.”

 

Io scossi la testa. “Questa conversazione è stata surreale!” dissi. “Non è successo davvero, dammi un pizzicotto!”

 

Scorpius si chinò verso il mio orecchio. “Se sarai paziente, quando arriveremo a casa ti darò tutti i pizzicotti che vorrai.”

 

“Rose! ROSE!”

 

Scorpius alzò gli occhi al cielo. “Dio, questa serata non finirà più!”

 

Ma io mi voltai allarmata perché conoscevo troppo bene quella voce. Cercai dei capelli rossi tra la folla, fino a che non vidi la figura slanciata di mio padre farsi largo tra gli invitati. Era tutto spettinato e indossava i pantaloni del pigiama e le ciabatte.

 

Gli andai incontro spaventata. “Papà!” dissi. “Oddio papà, che succede?”

 

Lui sospirò riprendendo fiato. “Meno male che ti ho trovata, Rose. Non ero sicura di trovarti tra tutta questa gente… tua madre mi ha mandato di corsa, lei e Hugo sono andati ad avvertire gli altri. Devo ancora andare da mamma. Harry ce lo ha appena detto.”

 

Io scossi la testa cercando di capire. “Papà, cosa sta succedendo?”

 

“Oh giusto!” fece lui stralunato. “E’ Vanessa.”

 

Io sorrisi. “Vanessa?”

 

Papà annuì. “Ha avuto il bambino.”

 

 

**

 

Io e Scorpius ci scapicollammo all’ospedale. Arrivammo trafelati al front desk e ansimando riuscimmo a chiedere in che stanza si trovasse Vanessa Miller. La curatrice di turno ci disse che dovevamo aspettare ancora qualche minuto prima di poterla raggiungere, si trovava ancora in Sala Parto e doveva ancora essere sistemata per poter rientrare nella sua stanza.

 

Andammo a sederci nella sala d’aspetto vicino alla reception, le altre persone in attesa ci guardavano un po’ perplessi e io pensai che in fondo avremmo anche potuto passare a casa a cambiarci invece che presentarci in ospedale con dei vestiti da cerimonia. Ero così in ansia, non vedevo l’ora di poter abbracciare Vanessa, Al e il nuovo arrivato.

 

Scorpius posò una mano sulla mia. “Ci vorrà solo qualche minuto.”

 

Io annuii e rimasi in silenzio ad aspettare. Dopo qualche lungo attimo la faccia allegra di Albus fece capolino nella Sala d’attesa ed io balzai in piedi come scottata. Gli andai in contro in fretta e gli saltai al collo, ridendo. Al rise con me e fece un passo indietro per guardarmi da capo a piedi.

 

“Non c’era bisogno di tutta questa eleganza.”

 

Io gli tirai un pugnetto sul petto con le lacrime agli occhi. “Non essere stupido, eravamo fuori.”

 

Scorpius si avvicinò e mi guardò con le sopracciglia inarcate. “E perché stai piangendo, adesso?”

 

Io scossi la testa asciugandomi le lacrime. “Scusate, mi sono emozionata.”

 

Al rise ancora e ci fece cenno di seguirlo. Scorpius mi mise un braccio intorno alle spalle e insieme seguimmo mio cugino. Dovemmo salire due rampe di scale e svoltare per due corridoi prima di arrivare alla stanza di Vanessa.

 

Quando entrammo, Vanessa era seduta a letto con un fagottino tra le braccia. Era pallida e sembrava davvero molto stanca, ma aveva un sorriso così grande e luminoso che non le avevo mai visto prima, neanche quando le avevo detto che non avremmo mai più festeggiato Halloween. Al andò a sedersi sul bordo del letto e le baciò la fronte.

 

“Oh Rosie!” Fece Vanessa alzando gli occhi su di me, era così emozionata. “Sei qui!”

 

Io annuii e feci un passo avanti per guardare dentro al fagottino e, come se mi avesse letto nel pensiero, Vanessa me lo porse. Io la fissai cauta e un po’ incerta, ma lo presi tra le braccia. Mi ritrovai faccia a faccia con un visino così piccolo e così delicato, le manine chiuse a pugno, gli occhietti chiusi. Sorrisi. Era così caldo, era una sensazione bellissima.

 

D’improvviso, tenendo ancora i suoi piccoli occhi chiusi, mi sorrise. Fece davvero un bel gran sorriso mostrando le gengive, lasciandomi letteralmente di stucco.

 

Alzai di scatto gli occhi su Al e Vanessa ma loro si stavano già scambiando uno sguardo come se sapessero. “E’ da quando è venuta al mondo che continua a farlo.” Disse Al fiero. “Sorride a tutti.”

 

“E’ una bambina.” Dissi io emozionata e un po’ a corto di fiato.

 

Scorpius fece un passo avanti e la guardò da sopra la mia spalla. “Come l’avete chiamata?”

 

“Sunny.” Fece Vanessa.

 

Io risi e annuì. “Sì, è proprio appropriato.” Dissi mentre Sunny tra le mie braccia continuava a sorridere come se fosse così felice di essere venuta al mondo.

 

Noi sicuramente lo eravamo, felici.

 

Mi guardai intorno realizzando improvvisamente che c’eravamo solo noi. “Dove sono tutti quanti?”

 

“Staranno arrivando.” Fece Al. “Vanessa non ha fatto in tempo a dire di avere le doglie che l’ha sparata fuori come una palla di cannone. E fortuna che dicono che il primo figlio si prende il suo tempo a venir fuori.”

 

Vanessa sorrise stanca. “Fortunatamente per me non ha voluto attendere oltre. Veloce e… beh, non così indolore.”

 

“Scorpius, vuoi prenderla in braccio?” Chiese Al.

 

Scorpius sembrò davvero preso alla sprovvista. Si mise dritto e si guardò un po’ intorno, guardando prima me poi Al e infine Vanessa, quasi volesse chiedere conferma. Vanessa continuò a sorridergli e prendendolo per un sì, gli porsi Sunny avvolta tra le lenzuola.

 

La prese in braccio delicatamente, quasi come se avesse paura di romperla e la tenne su in maniera un po’ goffa. La guardò un po’ stranito, poi lievemente, quasi impercettibile, vidi un’ombra di un sorriso comparire sulle sue labbra.

 

Al alzò un sopracciglio, consapevole. “Non è arrivata l’ora di averne uno tuo?”

 

“Oh no, noi non siamo tipi da bambini.” Dissi voltandomi verso Scorpius con mezzo sorriso. “Non lo siamo, vero?”

 

Scorpius continuò a guardare verso Sunny, come ipnotizzato, non sapevo se fosse perché avesse paura anche solo di perderla d’occhio un secondo o perché in fondo gli piaceva. “No, non lo siamo” rispose lui lentamente. “Ma credo… credo che siamo tipi da nipoti.”

 

Io risi e guardai Vanessa. “Oh questa è una bella notizia, il lavoro tocca tutto a te!”

 

Vanessa mi guardò allucinata. “Io?” disse quasi spaventata. “Perché non può pensarci Hugo?!”

 

Al scoppiò in una risata. “Se la vita sulla terra dipendesse da Hugo ci estingueremmo tutti.”

 

Dopo qualche minuto la stanza si riempì di parenti. Scorpius si ritrovò circondato da zia Ginny, mamma, Lily e la mamma di Vanessa, tutte ansiose di vedere la nuova arrivata. C’erano anche Hugo, il papà di Vanessa e mio padre, ancora con le ciabatte e i pantaloni del pigiama, e naturalmente zio Harry, James e i nonni.

 

Al mi fece un cenno con la testa verso la porta e io colsi al volo lasciando Scorpius nelle grinfie dei parenti. Andammo a sederci su una panca nel corridoio, appena fuori dalla stanza d’ospedale di Vanessa. Ci appoggiammo con la testa al muro e guardai Al con la coda dell’occhio, aprendomi in un piccolo sorriso.

 

“Come ti senti?” Chiesi.

 

Al sorrise ad occhi chiusi. “Stanco.” Ammise. “Ma non sono mai stato così euforico. Neanche quando ho preso il boccino alla faccia di quel pallone gonfiato di Gill Ryan.”

 

Scoppiai a ridere. “Beh, questo vale un milione di boccini. E dovresti sbattergli in faccia anche questo, probabilmente.”

 

“Nah, non lo farei mai.” Disse Al aprendo gli occhi, che brillavano di furbizia. “Ma non mancherò di mandargli l’invito al matrimonio. Nel caso volesse venire.”

 

“Certo, non si sa mai.” Dissi io sorridendo. “Così eccoti qua, Al Potter. Papà e presto marito.”

 

Lui annuì e si appoggiò di nuovo al muro. “E dimmi di te, Rosie. Niente bambini? E’ davvero questo quello che avete programmato?”

 

Io scrollai le spalle pensando a Scorpius. “Niente matrimonio. Niente bambini. Solo io e lui.”

 

“Dio, è così bello sentirtelo dire.” Fece Al.

 

Io mi voltai sorpresa corrucciando la fronte. “Come?”

 

Al si voltò verso di me e mi fece un bel sorriso, poi mi prese per mano e disse una cosa che non dimenticherò mai. “Questo è proprio da Rose Weasley. Bentornata, era un po’ che ti aspettavo.”

 

Sorrisi e in quel momento Scorpius uscì dalla stanza con aria stravolta. Venne a sedersi accanto a me e sospirò appoggiandosi con la testa contro al muro.

 

“La tua famiglia è troppo stressante.” Disse.

 

Al rise. “Ci farai l’abitudine.”

 

Scorpius fece una smorfia ma non disse niente. Rimanemmo seduti in silenzio ad ascoltare le urla di gioia che provenivano dalla stanza di Vanessa. Chiusi gli occhi e sospirai e sorrisi. Sorrisi perché sentivo per la prima volta dopo tanto tempo di meritarmi davvero la felicità che mi ero guadagnata in quel momento. Al aveva ragione, Rose Weasley era tornata.

 

Non avrei neanche saputo dire quand’è che me ne ero andata, quando mi ero persa per strada. Forse era stato quel giorno, tanti anni prima, in cui Scorpius Malfoy si era preso una parte di me e se l’era portata via senza lasciare traccia. E non intendo letteralmente, anche se qualcosa di me se l’era preso davvero, come gli piaceva ricordare.

 

Noi eravamo fatti per stare insieme. E basta. Senza troppe scene melense o dichiarazioni d’amore eterno. Non ero neanche sicura che ci amassimo come due persone normali si dovrebbero amare, ma noi eravamo fatti per stare insieme e non sarebbe potuta andare in nessuna altra maniera. Che ci piacesse o meno. E fortunatamente, ci piaceva.

 

“Rose?” Chiese Al. “A che stai pensando?”

 

Scrollai le spalle. “Solo… solo a noi. A quei ragazzini che giravano per il castello di Hogwarts pensando di sapere tutto.”

 

“Beh, tu sapevi tutto.” Fece Scorpius con una smorfia.

 

Era vero, sapevo tutto. Se ci pensavo avevo saputo tutto fin dall’inizio. Ripensando ai miei giorni passati con Al a ridere nel cortile del castello, o a quando avevo conosciuto Vanessa sul treno per Hogwarts, alla nostra amicizia e infine a Scorpius Malfoy, il bello e dannato della situazione che aveva finito per conquistarmi con la sua ironia pungente. Non avevo saputo tutto fin dal principio? Era così dannatamente prevedibile.

 

Scoppiai a ridere e scossi la testa. “Dio, come siamo banali!”

 

Al e Scorpius mi guardarono con un sopracciglio inarcato prima di scambiarsi uno sguardo preoccupato. “Rosie, sei sicura di sentirti bene?”

 

“Io lo sapevo che era scema, ma non pensavo fino a questo punto.” Fece Scorpius.

 

Io scossi la testa. “No, seriamente. Insomma, io che faccio amicizia con Vanessa così che noi tre ce ne andiamo a giro sempre insieme e pensa un po’ che sorpresa… tu e lei finite con l’innamorarvi e avere una bambina… ti ricorda niente?”

 

Al mi fissò stupidito per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. “Rosie, tu non sei Harry Potter. Smettila con queste cazzate.”

 

Scorpius sospirò. “Adesso è partita del tutto…”

 

Io sorrisi un po’ e scossi di nuovo la testa. “Era tutto così semplice e banale.”

 

Al si appoggiò di nuovo al muro e mi guardò sorridendo. “Beh, viva la banalità allora. Io sono felice.”

 

Io annuii. “Anche io sono felice.” Mi voltai verso Scorpius. “E tu?”

 

Scorpius fece un sorrisetto malizioso. “Profumi sempre di rose?”

 

Sì.

Sì, avrei sempre profumato di rose. E sì, da quel momento in poi, saremmo sempre stati felici.

O almeno ci avremmo provato. Eravamo sempre Rose e Scorpius, dopotutto.

 

 

 

**

 

Scrivere questo capitolo è stato peggio che avere un parto trigemino! Questo succede ad autori furbi come me che si immaginano la storia e la finiscono di scrivere un anno dopo, così che quando vanno a scrivere il finale che si erano immaginati non si ricordano più come doveva essere… complimenti a me stessa che ho riscritto il capitolo dieci volte e nonostante tutto non sono soddisfatta XD

La verità è anche che non so più scrivere, sono giunta a questa conclusione… si dice che con l’età si dovrebbe maturare, ma a me sembra di scrivere sempre peggio. E’ anche vero che quando ho iniziato a scrivere fanfiction non c’era ancora tutta questa attenzione per i social network e invece che stare su facebook 10 ore al giorno preferivo stare su una pagina bianca di Word… si stava meglio quando si stava peggio, come si dice.

 

In ogni caso spero di non aver deluso troppo chi voleva vedere il finale di questa storia, che può non essere ben scritto, ma questa è la sostanza di quello che immaginavo quando ho iniziato a scrivere questa seconda parte di Don’t tell dad.

 

Non voglio fare promesse, dato che i miei aggiornamenti sono stati molto radi e non so se scriverò ancora qualcosa su questo sito. Avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma è rimasto un po’ in cantiere e non so se lo porterò a termine. Vorrei dedicarmi a qualcosa di più serio, come cercare di scrivere un libro che ho in mente da anni, ma è quando si arriva alla pratica che ci si rende conto che in effetti scrivere parole dal nulla non è facile come ci se lo aspettava. Scrivere fanfiction è tutta un’altra storia. Vedremo.

 

Vorrei comunque ringraziare di cuore chi ha letto, recensito e amato le mie storie in tutti questi anni, mi avete fatto sentire capace e mi avete fatto sognare di poter forse un giorno diventare scrittrice. In ogni caso io mi sono sempre molto divertita a scrivere, insieme a voi, è questa è forse la cosa principale.

 

Con affetto e spero di risentirci presto, Zia fufù.

 

 

 

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