Solo con te

di sweetPotterina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un piccolo favore ***
Capitolo 3: *** Reazione inaspettata ***
Capitolo 4: *** Mezze verità ***
Capitolo 5: *** Tutta la verità ***
Capitolo 6: *** Il matrimonio ***
Capitolo 7: *** Senza di te ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

PROLOGO


Scegliere di attraversare il mondo in modo inconsapevole,
facendosi ingannare dalle apparenze,
da ciò che non è reale è scegliere di mentire a se stessi per non soffrire,
ma anche per non vivere.
(Marcello Marchesi)



La guerra cambia le persone, alle volte, persino l’intero mondo.
Tutti diventano artefici e allo stesso tempo vittime della propria vita, lasciando che il caos regni sovrano.
Non c’è giustizia e non ci sono regole, se non la sola e unica di sopravvivenza.
Costi quel che costi.
Le catene che a lungo hanno legato gli uomini, costringendoli ad un’esistenza di censure, di violente rinunce e di sottomissione, vengono sciolte, lasciandoli liberi di agire in base ai loro istinti più selvaggi.
Tutto diviene lecito, anche ciò che mai sarebbe consentito in tempo di pace: uccidere, rubare, depredare, stuprare, imprigionare senza processo.
In nome della sopravvivenza, la propria visione del mondo cambia e tutto quello che ti circonda perde di significato.
Principi e valori vengono messi da parte.
I pensieri e le convinzioni, ogni certezza, viene minata dalla paura, le priorità vengono stravolte.
Panico, terrore e ansia per un domani sempre più lontano e meno chiaro, sono gli unici sentimenti che animano i corpi di ognuno dal profondo.
Si è in perenne lotta, all’erta nel guardarsi le spalle dai pericoli e dai nemici, preoccupati per la propria vita e per quella dei propri cari, una vita che sembra stare sul filo di un rasoio, dal quale puoi cadere da un momento all’altro.
È difficile rimanere sempre se stessi, fino in fondo, quando la propria vita si trasforma in un’ incessante battaglia.
Anche quando ogni cosa cessa e torna il silenzio.

***

Erano passati più di tre mesi dallo scontro finale ad Hogwarts contro Lord Voldemort, che aveva visto trionfare il bene.
Era già arrivato l’autunno e il paesaggio aveva preso i colori caldi del marrone e dell’arancione.
Il tempo si era un po’ imbrunito, ma tra una nuvola e l’altra si potevano ancora sentire i raggi del sole scaldare il viso.
Gli alberi si facevano sempre più spogli mentre i prati si riempivano di foglie secche di tutti i colori.
Tutto appariva meraviglioso e unico: la natura fresca e umida di rugiada, il cielo azzurrino e il calore del sole che si infrangeva sulla pelle.
Il canto del mare e degli uccelli e persino i colori vivaci delle ali di una farfalla.
Una carezza, un bacio, ogni cosa che prima era ritenuta scontata, in quel momento, in pace, era divenuta speciale e di immenso valore.
L’armonia regnava negli animi di ognuno, dai bambini agli anziani, felici e pronti a godersi ogni più piccola sensazione o esperienza.
Il tempo era diventato prezioso, soprattutto per coloro che erano stati i protagonisti principali di quella sanguinosa lotta.
Harry Potter aveva preso in mano la sua vita decidendo di trasferirsi a Grimmuald Place, in gran parte rinnovata e resa più accogliente grazie all’aiuto della sua fidanzata.
Passando le sue intere giornate alla Tana, scoprendo quella vita familiare che aveva sempre desiderato.
Questa decisione lo aveva aiutato a mettere fine alla sua travagliata vita amorosa, consolidando con Ginevra Weasley il loro rapporto: se si era perso molto, di quello che poteva voler dire vivere una semplice routine familiare, adesso aveva deciso di recuperare con l’unica donna a cui sembrava esser sempre appartenuto. E se quest’ultima si apprestava a cominciare il suo ultimo anno ad Hogwarts, Harry, in breve, avrebbe iniziato il suo corso di Auror.
Ronald Weasley, invece, aveva deciso di mettersi temporaneamente in carriera con il fratello George ai Tiri Vispi Weasley, incerto su ciò che gli riservava il futuro in ambito lavorativo.
Ma se era ancora confuso su ciò che avrebbe fatto nella vita, non lo era altrettanto sul con chi l’avrebbe vissuta.
Si era finalmente messo il cuore in pace, raccogliendo tutto il proprio coraggio per fare il cosiddetto passo decisivo nei confronti dell’unica ragazza che aveva sempre amato. Non c’era stato ragazzo più felice al mondo quando Hermione Granger aveva accettato con gioia di essere la sua ragazza.
L’unica ad andare controcorrente, però, era proprio Hermione che, nonostante alla fine le cose fossero andate per il meglio, non era riuscita a trovare la felicità.
Dopo aver festeggiato a lungo la caduta di Voldemort e di tutti i suoi mangiamorte, era tornata dai suoi genitori, rimuovendo con immensa gioia l’incantesimo di memoria che aveva loro applicato.
Era rimasta con loro per un intera settimana prima di decidersi a tornare dai suoi amici, ove trascorrere il resto delle vacanze estive: sarebbe dovuta essere una delle estati più felici della sua vita ma, in realtà, non fu proprio così.
Quando la tanto attesa dichiarazione di Ronald Weasley arrivò, ogni parte di lei era esplosa al settimo cielo, incredula e felice come non mai: non riusciva a credere che finalmente tutti i suoi sogni si fossero avverati e che le lunghe attese alla fine avessero portato i loro frutti.
Il suo amore per lui era sbocciato così all’improvviso che ne era stata travolta.
Solo che adesso, inspiegabilmente, quello stesso sentimento sembrava scemare altrettanto rapidamente.
Aveva tutto ciò che desiderava: la sua famiglia sana e salva che l’amava più di prima, degli amici fantastici che le volevano bene così com’era e, persino, una famiglia in più che le era affezionata come se ne facesse parte davvero. Era diventata famosa per le sue azioni e la gente l’ammirava e rispettava come strega, mettendo da parte i pregiudizi sulle sue origini da Mezzosangue.
Aveva persino un fidanzato che l’amava incondizionatamente, quindi, qual’era il problema?

Toc toc.
Hermione era sdraiata sul suo lettino, nella stanza che condivideva con Ginny, la sua migliore amica, alla Tana.
-Avanti- rispose senza voltarsi per guardare chi la fosse venuta a trovare.
-Amore, mia madre ha fatto il thè- la salutò Ron, entrando con un vassoio.
Hermione si voltò, lo guardò attentamente e poi gli sorrise mettendosi a sedere.
Amore. Non sopportava quella parola.
Ron avanzò nella stanza, mettendo il vassoio sul letto per sedersi infine di fronte alla sua ragazza.
Hermione lo aiutò, versando il the nelle due tazzine presenti nel vassoio, porgendone una poi al ragazzo.
-Grazie.
Gli sorrise di nuovo e, con il capo chino, prese a sorseggiare la sua tazza fumante, in silenzio.
-Come ti senti?- si sentì chiedere.
Era preoccupato. Per starsene un po’ da sola aveva finto un mal di testa.
-Meglio- rispose, sfoggiando un sorriso per rassicurarlo.
Non era sua intenzione farlo stare in pena per colpa sua, ma alle volte era fin troppo apprensivo.
-Non dovresti iniziare a studiare così presto, sarai bravissima come sempre. Sei la migliore, lo sai.
Una mano di Ron sulla sua gamba nuda accolse quelle tenere parole e Hermione, addolcita dal suo tentativo di sollevarla, gli sorrise, alzandosi dal suo letto per sedersi accanto a lui.
Era un po’ preoccupata per quell’ultimo anno a Hogwarts che aveva deciso di intraprendere ma, questa, non era la vera ragione della sua ansia.
-Grazie Ron. Ma sai anche tu che ora che siamo diventati famosi – faceva ancora fatica a metterla in quei termini, - tutti si aspettano molto da noi e io non voglio farmi trovare impreparata. Non voglio deludere nessuno- cercò di spiegare per la milionesima volta, accarezzandogli la gote per ricambiare le sue perenni gentilezze.
Ron le prese la mano che aveva sulla sua guancia e gliene baciò il palmo.
-Tu non potresti deludere qualcuno neanche volendo e, soprattutto, non devi dimostrare niente a nessuno. Anzi, secondo me non dovresti tornare neanche a scuola.
E prima che Hermione potesse ribattere come da copione, aggiunse in fretta.
–Lo so, lo so, tu vuoi completare gli studi e se è proprio questo che vuoi per me va bene, sarò comunque qui ad aspettarti-.
Hermione sorrise, sinceramente con il cuore e lo abbracciò.
-Sei un tesoro, Ron.
Il mago la strinse a sé, assaporando il profumo dei suoi ricci. Poi, di colpo, si allontanò da Hermione, iniziando a girare intorno per la stanza irrequieto. Era palesemente nervoso.
-Tutto bene, Ron? Che succede?
Il rosso irrigidito si fermò, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza della ragazza, poi contorcendosi le dita le si avvicinò nuovamente, abbassandosi per terra di fronte a lei.
-Vedi, Hermione, se quest’estate io ho lavorato con George c’è un motivo- iniziò incerto.
–Lo so, me lo hai già spiegato. Non volevi restare con le mani in mano e dare una mano, specie a tuo fratello che era rimasto solo.
-Sì, ma non solo per quello- la riprese Ron imbarazzato. –In verità io l’ho fatto soprattutto per noi due.
-Non capisco. Che vuoi dire?
-Harry ha deciso di diventare Auror e tu che avresti continuato gli studi per poi lavorare al Ministero…- iniziò a spiegare velocemente il mago.
-Ron, senza offesa, non capisco cosa c’entri questo- lo riprese puntigliosa.
Non era la prima volta che affrontavano l’argomento e, Hermione, aveva fin da subito compreso il disagio e la delusione che Ron provava per non aver ancora trovato una strada a lui adatta da seguire, soprattutto dopo che non era riuscito a superare gli esami per il corso di Auror. Più volte aveva cercato di rassicurarlo in proposito, perché sapeva che Ron, a differenza della poca fiducia che nutriva in se stesso, se voleva, aveva le potenzialità per seguire i suoi sogni. Era certa che potesse fare anche l’Auror, come aveva progettato insieme ad Harry fin dall’inizio, con un po’ d’impegno in più.
Ron le prese le mani che teneva in grembo e, poggiandoci sopra le labbra per un piccolo bacio, sbottò.
–Io voglio costruire un futuro con te tesoro, perché ti amo e voglio passare il resto della mia vita insieme a te.
Hermione era stupita e lo guardava con occhi sgranati. La gola improvvisamente secca.
Non era la prima volta, da quando stavano insieme, che gli dedicava parole dolci e romantiche, ma erano sempre poche parole sussurrate di fila in momenti in cui magari c’è lo si aspetta, come durante la buona notte prima di andare a dormire.
Quindi perché quelle parole, adesso?
Ron approfittando del suo silenzio continuò con uno strano colorito sul viso, mordendosi appena il labbro inferiore. Hermione lo vide persino alzare un ginocchio in modo da mettersi nella posizione giusta.
–Ho perso una sacco di tempo con te con i miei errori e non voglio perderne altro, perché ora che ti ho finalmente con me non voglio più perderti.
Hermione sentiva il cuore palpitare e una piccola paura diffondersi nel suo cuore. Il magone improvvisamente apparso al centro del suo stomaco parlava chiaro: non era ancora finita e ciò che sarebbe seguito non gli sarebbe piaciuto.
-Ron…
Provò a dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando lo vide estrarre dalla tasca dei jeans un piccolo anello.
Non può essere!
Poi, prima che il coraggio potesse venirgli meno, pronunciò quelle fatidiche parole che per settimane aveva provato davanti lo specchio del bagno a notte fonda, quando era convinto che nessuno lo sentisse.
-Hermione Granger, vuoi farmi l’onore di sposarmi?- disse Ron tutto d’un fiato, con il miglior sorriso che in quel momento l’agitazione e il nervosismo gli permettevano.
Hermione era pietrificata.
Il cuore le batteva forte e la testa le girava, la lingua sembrava essersi trasformata in un ghiacciolo congelato e, forse, stava pure trattenendo il fiato. Non si era aspettata quella dichiarazione adesso e, a dir la verità, sperava che non avvenisse neanche tra un milione di anni; eppure Ron l’aveva appena fatta e lui era ancora lì, ai suoi piedi con un anello in mano, in sua attesa.
Cosa devo fare?
Che domanda stupida!Devi rispondere, no?
Si, certo, ma cosa?


Negli ultimi tempi, Hermione era cambiata.
Lo erano tutti, chi più o chi meno, ma solo lei sembrava non andare d’accordo con la nuova se stessa.
La gioia per un nuovo futuro, adesso più chiaro e limpido, e la voglia di ricominciare a vivere davvero hanno aiutato a rimarginare le ferite del passato, a chiudere vecchi rancori, a convivere con il dolore che non potrà essere mai cancellato.
La presenza del piccolo Teddy è stata vitale in casa Weasley, dopo la morte di Fred, soprattutto per Molly.
E la compagnia dei componenti della rossa famiglia erano stati un balsamo per Hermione, quanto per Harry.
Di notte, a volte, veniva sorpresa da degli incubi che la facevano urlare e piangere nel sonno, quando persino Harry, grazie alla vicinanza di Ginny, sembrava essersene liberato.
Il suo corpo di donna, inoltre, era finalmente fiorito e con esso strane esigenze e voglie che la coglievano impreparata nei momenti più impensabili.
Si era persino ritrovata impotente di fronte il bel visino di Teddy Lupin, scoprendo un lato materno e più permissivo che non pensava ancora di possedere. A lungo lo aveva vezzeggiato con Ginny, nonostante avesse sempre rimproverato tutti di viziarlo troppo.
Ma non era solo questo a destabilizzarla, aveva sentito qualcos’altro mutare in lei negli ultimi tempi, qualcosa che coinvolgeva i suoi pensieri e i suoi desideri.
E siccome tali cambiamenti portavano tutti all’indirizzo di Ronald Weasley, non aveva voluto prestare loro attenzione.
Non aveva dato ascolto al suo cuore, ignorando i segnali e scartando volontariamente anche solo l’idea di ciò che stava avvenendo perché non voleva o, meglio, non poteva. Nella sua vita si era stabilito un equilibrio che non poteva rompere.
A lungo ci aveva pensato, sfogandosi con i suoi due migliori amici, Harry e Ginny, che inizialmente le avevano dato della pazza.
Forse anche per quello alla fine aveva deciso di ragionare, di scegliere la scelta più logica e più sicura.
Adesso, però, era combattuta.
La mente e il cuore si stavano fronteggiando in una battaglia all’ultimo sangue e, per la tensione, iniziava a sentire caldo.
Sapeva qual’era la risposta giusta, ma sarebbe stata giusta anche per lui?
Mentre guardava il volto del bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri, pieno di speranza, ripercorse con la mente i vari momenti condivisi insieme, le emozioni che avevano fatto battere il suo cuore negli ultimi anni, le decisioni prese e le opportunità perse. Velocemente si ritrovò a calcolare una tabella mentale sui sì e i no, su ciò che sarebbe stato giusto e sbagliato, finché non le rimase che un unica risposta, che giusta o sbagliata, era la sola possibile e sensata.
-Sì.

Ron aveva iniziato a sudare freddo, allargandosi il colletto della camicia a quadri che indossava.
Per un attimo, guardandola negli occhi, gli era sembrato di scorgere una strana scintilla che lo aveva fatto vacillare. Ma poi eccola lì, la parolina che neanche se fosse stata magica, lo aveva fatto vacillare sì, ma per l’emozione.
Con il cuore in festa e le farfalle nello stomaco, si alzò in piedi buttandosi su di lei, troppo contento per poter preoccuparsi di schiacciarla con il suo peso.
La strinse forte e la baciò con tutta la passione che in quel momento gli scorreva nelle vene.
Lo aveva desiderato e ci aveva sperato, ma fino alla fine non era stato sicuro che lei accettasse. La prima settimana trascorsa non più come amici, ma come fidanzati, era stata fantastica, piena di allegria, gioia e amore.
Ma poi le cose erano regredite, anche se non in medo netto: rimanendo pur sempre la stessa, Hermione era divenuta più distante e distaccata. I suoi occhi non brillavano e i suoi sorrisi si erano spenti. Poche volte le aveva sentito confessare i suoi sentimenti per lui, e tutte le volte erano state nei primi giorni della loro nuova vita, nonostante Ron, invece, non avesse mai smesso un giorno di ricordargli i propri sentimenti ad ogni occasione.
Aveva attribuito il suo malessere ai postumi della guerra, allo stress, all’imbarazzo per la nuova situazione, poi all’influenza che gli era venuta ad agosto ed infine ora allo studio.
Non sapeva ancora darsi una spiegazione, ma se fino a quel momento aveva avuto qualche dubbio, adesso era sparito. Lei era sua e, presto, lo sarebbe stata per sempre.

***


La famiglia Weasley era riunita intorno alla tavola per festeggiare la grande notizia, che Ron non aveva tardato a diffondere tra i familiari durante la cena.
Hermione, una volta finito il suo piatto, si era congedata con la scusa di non voler tardare oltre nel comunicare la meravigliosa novità ai suoi genitori. In realtà, adesso, era immersa in un monologo silenzioso, girando in cerchio per la stanza, con gli occhi fissi sul fino cerchio dorato intorno al suo dito, su cui risplendeva una piccola pietra bianca incastonata.
La pergamena per i suoi genitori era finita arrotolata in un cestino, non avendo il coraggio di scrivere alcunché al riguardo.
Era arrabbiata con se stessa, perché se c’era qualcuno a cui dare la colpa per quel pasticcio, quella persona era lei. Aveva fatto tutto da sola. Se fosse stata sincera fin dall’inizio probabilmente non sarebbe ritrovata in quella situazione.
Per Morgana, che ho combinato?

-Che hai combinato?
Non era stata lei a parlare.
Harry era appena entrato a passo svelto nella stanza e sembrava furioso.
–Non ti ci mettere anche tu Harry, non è il momento.
Harry, gettando un occhio alla porta, prese la bacchetta e la sigillò.
-Non è il momento? Lo è eccome. Che ti è saltato in mente oggi, Hermione? Perché cavolo gli hai detto di sì?
Hermione, nervosa, si mise le mani nei capelli, cercando di scacciare via il rimorso che stava pian piano nascendo. Bastava il suo io interiore a fargli la predica.
Piccata, rispose. –Cos’è? Non vuoi che i tuoi due migliori amici si sposino?
Harry la guardò torvo, i pugni serrati e un’espressione chiara in volto: “Hermione, non prendermi per il culo!”
La strega allora cedette, ammettendo a se stessa che non era con lui che doveva prendersela, senza contare che, quella, era una di quelle poche volte in cui Harry Potter aveva ragione.
Scrollandosi le spalle, si precipitò ad abbracciare l’amico, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
-Oh Harry, è… è stato così improvviso e lui, era lì, in ginocchio, con gli occhi pieni di speranza che mi fissavano. Non ho avuto scelta.
Harry sorpreso si rilassò e, accarezzandole la schiena, cercò di rassicurarla.
–Dai non fare così, andrà tutto bene.
Tutto bene.
Proprio per il bene di tutti aveva deciso così. Per dar retta alla ragione, al suo istinto altruista.
Con l’arrivo della pace, di certo non voleva essere lei a creare un’altra guerra, anche se di tutt’altra portata, in una famiglia che l’aveva accolta come una figlia.
Cosa avrebbero pensato tutti di lei? E lei cosa avrebbe fatto a quel punto?
Se avesse detto la verità, oltre a rovinare la vita delle persone a cui voleva bene avrebbe rovinato anche la sua, quindi che senso aveva?
Non era certa di ciò che voleva davvero. Anche se ormai non aveva alcun dubbio sui suoi sentimenti per Ron, c’era una parte di lei, segreta e profonda, che desiderava qualcos’altro o meglio qualcun altro.
Alle volte ne sentiva il bisogno così intensamente che aveva paura di soffocare restandone ancora senza, mentre altre, pareva dimenticarsene, come se non fosse mai esistito.
E, magari, inesistente lo era davvero. Le volte in cui riusciva a scorgerlo distingueva solo due occhi chiari e una voce calda e suadente che chiamava il suo nome.
Era tutto troppo confuso e altalenante per poterci riflettere razionalmente, anche se ormai aveva appurato che il tempo non le sarebbe stato d’aiuto stavolta. Nonostante i giorni si accumulassero, lui tornava sempre, che fosse in un sogno o in un riflesso della sua mente.
Anche se avesse deciso di mandare all’aria la sua vita per inseguire il suo cuore, sarebbe stato impossibile realizzare quella fantasia malata.
Malata, perché che fosse reale o frutto di uno scherzo di cattivo gusto, non aveva senso, era sbagliata, surreale e persino masochista.
Per questo vi aveva rinunciato in partenza, accontentandosi di una vita tranquilla e serena, con il quale avrebbe potuto mantenere l’equilibrio che finalmente aveva raggiunto.
Hermione sciolse l’abbraccio che la teneva ancora legata tra le braccia del suo migliore amico, asciugandosi le lacrime con lo sbavo della manica della propria camicetta.
Aveva deciso e non si sarebbe più tirata indietro, era determinata fino in fondo a seguire la scelta più giusta, se non per lei, per le persone che amava.
Era tutto perfetto.
-Hai ragione Harry, andrà tutto bene.

 



Buon salve a tutti!Alcuni di voi, probabilmente mi conoscono già e mi seguono in altre storie che sto portando avanti in questo periodo, altri, invece, saranno ad un primo incontro. Ad entrambi dò il mio benvenuto e il mio ringraziamento per aver deciso di seguirmi in questa nuova storia. Sarà qualcosa di breve, che non supererà i dieci capitoli, pubblicati una volta alla settimana, ma che tuttavia cercherò di rendere intensi e appassionanti, almeno spero per quel tanto che vi spinga ad andare avanti con la lettura. So che, sicuramente, vi starete chiedendo perchè cavolo sono qui, con una nuova storia, anzichè intenta a completare quelle che ho già in corso, ma... sono stata ispirata, a tal punto che l'ho già scritta tutta sul mio pc. Per cui non dovrete temere che tolga tempo, già breve, a quelle che ho già in corso.
Che dire, spero di avervi incuriosito almeno un po’, anche se comprendo che dal prologo non si capisce granché. Come sempre un vostro pensiero è sempre gradito quindi se vi và fatemi sapere che ne pensate (sono accettati anche i monosillabi). Grazie anche a tutti voi che siete giunti fin qui.
A presto un bacio a tutti.

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Capitolo 2
*** Un piccolo favore ***




CAPITOLO I
UN PICCOLO FAVORE


Qualunque cosa sogni d'intraprendere, cominciala.
L'audacia ha del genio, del potere, della magia.
(Johann Wolfgang von Goethe)



La vita è un ciclo continuo, come una ruota che gira e rigira senza sosta: non importa cosa le attende, quali ostacoli incrocerà nel suo cammino, lei continua imperterrita per la sua strada.

Quando il primo settembre, Ron e Harry accompagnarono le loro fidanzate alla stazione, per salire sull’ultimo treno della loro vita diretto a Hogwarts, Hermione ebbe la sensazione di vivere un’altra vita, diversa da quella che finora aveva vissuto.
Non poteva credere di dover finire quel lungo viaggio da sola, senza i suoi due migliori amici come aveva sempre immaginato.
Quel giorno non ci furono incitamenti per l’essere ancora una volta in ritardo, ma solo imbarazzanti e nostalgici saluti. Non ci furono battibecchi e borbottii per la ricerca di un vagone vuoto, perché di posti liberi c’erano fin troppi.
Non ci furono nemmeno i fastidiosi rumori che emettevano ogni volta Harry e Ron, soprattutto Ron, quando ingurgitavano ogni merendina presente nel carrello.
In quel lungo viaggio niente accompagnò i suoi silenzi, nemmeno le chiacchiere tra Ginny, Neville e Luna, lasciandosi così rapire dal paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino.
In quel momento, pensò che sarebbe stato impossibile colmare quel vuoto sempre più pesante, rendendo terribilmente triste e diverso quel nuovo anno che l’attendeva.
Chi le ricorderà, prendendola in giro, che oltre lo studio c’è altro, molto più divertente, ora che non c’era più Ron?
Da chi andrà quando avrà bisogno di un amico, ora che non poteva più contare su di Harry?
Chi le avrebbe ricordato quanto in realtà lei era importante, anche se in cambio di aiuti nei compiti, in assenza dei suoi due migliori amici?
Avrebbe sentito fin troppo la loro mancanza.

***

Da quel giorno sono passati più di sei mesi e, Hermione Granger, non riusciva ancora a credere come, contro ogni previsione, le sue giornate, volente o nolente, avessero continuato a susseguirsi una dopo l’altra in pieno fermento, mobilitando la sua carriera scolastica e la sua vita sociale.
Al suo ingresso a Hogwarts tutto fu diverso sì, ma non necessariamente in peggio come si era aspettata.
Le lezioni furono interessanti e tranquille e non ebbe alcuna difficoltà a raggiungere il massimo dei voti in tutte le materie, senza neanche sforzarsi troppo, dovette ammettere.
Grazie all’assenza di Ron e Harry, che fino all’anno precedente riempivano i suoi buchi in ripetizioni e in riunioni per preparare un piano contro il problema di turno, aveva addirittura molte ore libere a sua disposizione.
Per ciò che concerne la vita sociale, invece, i primi mesi, aveva rischiato l’esaurimento nervoso. Nonostante ogni cosa rimandasse vecchie immagini del suo passato in compagnia dei suoi migliori amici, facendo così puntualmente riaffiorare una sofferente nostalgia, erano davvero troppo poche, rare addirittura, le volte in cui aveva avuto l’opportunità di soffermarsi a lungo sui quei ricordi.
Non c’era stato mai tempo.
Da semplice secchiona, era diventata la ragazza più popolare della scuola e, ovunque andasse, era sempre seguita, da uno studente o un insegnante.
In classe, in sala grande e persino in sala comune, poteva avvertire tutti gli sguardi su di sé nel controllare ogni sua mossa e ascoltare ogni sua parola, mentre era richiamata per rispondere a qualche domanda sull’ultimo anno passato o, più semplicemente, per essere invitata a feste e festini.
Alla fine, trovare un posto tranquillo in cui leggere era stato impossibile e, nonostante inizialmente si era trovata lusingata e appagata di tante attenzioni, poi aveva iniziato a stufarsi: le mancarono i suoi momenti con se stessa, in completa solitudine che tanto amava.
Oltretutto, odiava stare al centro dell’attenzione.
Stare a spettegolare e parlare ore sui ragazzi o sulle ultime novità della moda non era mai stato il suo forte, specie se si considerava che i suoi due migliori amici fossero proprio dei ragazzi. Quello era più il campo di Ginny, che in quel periodo era stata la sua ancora di salvezza, nonostante lei stessa si divertisse a prenderla in giro nel vederla così disperata.
C’erano stati addirittura dei momenti in cui, incredibile a dirsi, non solo aveva ricevuto decine d’inviti da ragazzi che a malapena conosceva, ma aveva dovuto addirittura rifiutarli.
Ovviamente, e per sua fortuna, Hermione non aveva detto a nessuno delle sue imminenti nozze con Ronald Weasley, per evitare di stare al centro dell’attenzione più di quanto già non fosse, anche se il suo fidanzato si era mostrato contrario alla sua decisone.
La verità è che sapeva che non sarebbe riuscita a sopportare la tortura di dover reggere per un anno intero la commedia della fidanzata felice in un luogo che sapeva avere occhi e orecchie anche nei posti più impensabili. Era già abbastanza frustrante mentire a stessa, minuto dopo minuto, l’idea di essere martoriata di domande da pettegole e curiose le dava la nausea.
Aveva ringraziato mentalmente se stessa per questa decisone quando aveva provato, poco dopo, cosa significava stare tra una folla ed essere la migliore amica di Harry Potter, il bambino-che-è-sopravvissuto/prescelto/salvatore del mondo magico!
Persino Ginny, poiché fidanzata di Harry, ne aveva avuto un assaggio, solo che lei amava questo genere di cose.
E dire che il numero degli studenti quell’anno era minimo se non quasi inesistente rispetto agli anni precedenti.
A volte, anche nelle ore di solito più attive della giornata, vi erano corridoi apparentemente deserti.
Eccetto la casa dei Corvonero che era per lo più intatta, compresi quelli del primo anno, i Tassorosso arrivavano a un centinaio, i Grifondoro a poco più di una cinquantina, mentre i Serpeverde a una decina stentata.
E tra i tanti cambiamenti all’interno della scuola, questi ultimi erano coloro che senza dubbio avevano destato più scalpore.
Silenziosi e tranquilli, inizialmente avevano suscitato un po’ di timore, prima di rivelarsi semplicemente cambiati: niente più scherzi, insulti o frecciatine e smorfie riluttanti, stavano sempre in gruppo. Alle volte si potevano sentire porgere un saluto o scambiare gentilmente qualche parola con qualcuno appartenente a una casa differente.
Hermione stessa aveva avuto un assaggio dei loro cambiamenti, stringendo rapporti con Blaise Zabini e Daphne Greengrass. Un rapporto che si limitava a qualche saluto e a qualche scambio di battute di circostanza.
Ma era sempre meglio degli insulti che si sarebbero serbati fino a qualche tempo prima.
Non che le rivalità, infatti, si fossero assopite, specie tra Serpeverde e Grifondoro, ma semplicemente le acque si erano calmate, rivelando una sana competizione senza nulla di cattivo o antisportivo.

Adesso, però, che la routine sembrava aver preso il sopravvento sulle novità di inizio anno, anche se detestava ammetterlo, rimpiangeva quei momenti in cui tutti non le lasciavano un attimo libero, perché non le rimaneva mai tempo per pensare ad altro se non allo studio o a un modo per liberarsi di loro: ora che gli animi di tutti si erano assopiti, specie adesso in vista degli esami, la sua vita scolastica era molto tranquilla, divisa tra le lezioni, lo studio nei buchi tra un orario e l’altro e gli amici durante i pasti in sala grande. Quasi noiosa.
Sarebbe stato tutto perfetto se in testa non avesse avuto lui che sembrava volesse tormentarla.
Aveva cercato persino di rimanere in sala comune con i suoi compagni fino a tarda sera, nella speranza di concentrarsi in qualche loro conversazione, ma l’unico risultato che aveva ottenuto erano state delle strane occhiatacce per essersi estraniata tanto da non sentire nemmeno quando loro la chiamavano.
-Finalmente ti ho trovata!
La voce di Ginny le rimbombò nelle orecchie, mentre questa si affrettava a entrare nella loro stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Brutto segno.
Hermione scattò subito seduta, alzandosi dal letto sul quale si era rilassata.
-Sono sempre stata qui dopo cena, mi ha fatto terribilmente male la testa.
L’aria sbarazzina di Ginny svanì di fronte la sua lagna, mentre si sedeva accanto.
-Ah, capisco- aggiunse quindi, abbassando lo sguardo.
-Perché quella faccia?
Era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava.
-Quale faccia?- chiese fingendo un’aria stupita.
Hermione la guardò scettica e, come a voler fondare i suoi presentimenti, la sentì aggiungere subito dopo.
–Hai voglia di una partita a scacchi?
Era evidente che volesse cambiare discorso.
-Sai cosa mi va davvero, Ginny? Che tu mi racconti ciò che eri venuta dirmi.
-Te l’ho appena detto!
L’aria innocente con qui le aveva risposto la fece indispettire.
-Tu vuoi farmi credere che mi hai cercato per il castello per una partita a scacchi?- chiese scettica.
-Esattamente. Che c’è di strano?
Ginny si martoriava le dita nervosa, sapeva che per quanto brava a mentire con Hermione non l’avrebbe scampata.
-C’è che io non sopporto gli scacchi, sai che non sono tanto brava a questo gioco. Mi batti sempre- costatò semplicemente Hermione con ovvietà.
Ginny sgranò gli occhi, coscia di aver inventato una scusa poco credibile, e provò a ribattere.
-Ma è capitato solo…
-Sempre- finì la frase Hermione, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Era già difficile ammettere che non fosse brava a uno stupidissimo gioco, ribadirlo era troppo per il suo ego.
Scrollandosi le spalle si avvicinò all’amica per provare a farla parlare una volta per tutte.
-Senti Ginny, davvero, ho un mal di testa pazzesco, quindi non ho voglia di torturarti per convincerti a parlare, perciò ti prego fallo e basta senza cambiare argomento, ok?
Ginny le sorrise e, accarezzandole una coscia, cercò di rassicurarla.
–No, Herm, te lo dico un’altra volta, non era importante. Sul serio.
Hermione sbuffò. –Ok, come vuoi.
Prima ancora che la rossa avesse compreso le sue intenzioni, Hermione si tuffò su di lei afferrandola per il bacino e solleticandole i fianchi e i punti a lei più sensibili.
Ginny, già in preda alle risa, cercò di divincolarsi dalla sua presa.
-No, basta, smettila!
La ricca però non sembrava ancora pronta ad accontentarla, non fin quando lei fosse disposta a dirle la verità, così Ginny, capito il messaggio ammise la sua sconfitta.
-D’accordo Herm, d’accordo, te lo dico!
Hermione soddisfatta la lasciò andare, sorridendo di rimando.
-Ma non arrabbiarti, però- la sentì aggiungere subito dopo, mentre cercava di ricomporsi.
Hermione quindi tornò seduta e incrociando le gambe al petto attese la sua spiegazione. Era curiosa.
Ginny la guardò per un lungo istante poi parlò sforzandosi di essere convincente.
–Ecco, tu sai cosa succede tra quattro mesi, no?
La domanda era retorica, eppure la risposta sarcastica e infelice sfuggì con una smorfia dalle labbra di Hermione.
-Come dimenticarlo.
Ginny decise di non lasciarsi affliggere e continuò.
-Appunto, però, pensavo che sarebbe carino organizzare un addio al nubilato per quest’occasione. Solo che presto ci saranno gli esami e non avremo tempo, quindi pensavo di farlo un po’ in anticipo…
Il suo matrimonio.
Se inizialmente aveva pensato che non sarebbe stata poi una gran tragedia sposare Ron, perché in fondo gli voleva bene e dover convivere giorno dopo giorno, per il resto della vita, non sarebbe stato male una volta presa l’abitudine, adesso aveva seri dubbi in proposito.
Da quando aveva rivisto lui tutto ciò che riguardava Ron, il matrimonio e le decisioni prese nell’ultimo anno, erano diventate solo un lontano ricordo: la sua presenza si era fatta strada prepotentemente nella mente e nel cuore di Hermione, a tal punto che adesso non riusciva più a toglierselo dalla testa.
Non aveva dovuto attendere molto per poterlo finalmente incontrare al suo arrivo a Hogwarts: ancora prima di mettere piede in sala grande lo aveva scorto poco lontano nei corridoi. Nonostante, quel giorno, l’avesse degnata appena di un’occhiata, bastò quel solo istante, in cui i loro sguardi s’incrociarono, per far perdere la cognizione del tempo e dello spazio ad Hermione, rimanendo incantata da quella che sembrava una visione.
Nonostante il viso sciupato e privo della sua solita fierezza, era più bello che mai, persino meglio di come lo ricordava!
Nei giorni precedenti del suo arrivo al castello, aveva deciso di affrontarlo, di parlargli, nella speranza di accorgersi che ciò che aveva provato negli ultimi mesi era solo una leggera e stupida cotta, una svista, che sarebbe svanita nel rivederlo.
Che sarebbe sparita nel ricordare chi lui fosse in realtà.
Una speranza vana, schiacciata dalla pesante e surreale realtà.
Lui era cambiato e, adesso, era divenuto persino troppo bello per essere vero.
Se fino a poco tempo prima non sarebbe riuscito a passarle accanto senza sputargli addosso tutto il suo veleno, adesso gli era indifferente, al pari di una qualunque ragazza.
Ne sarebbe stata felice, tempo fa, ma adesso ne era soltanto profondamente angustiata.
Perché lei, non era mai stata una qualunque per lui.
In alcuni momenti passati, si era ritrovata persino ad ammirare quell’aspetto del loro rapporto, ritenendola una magra consolazione, nonostante più volte aveva inveito contro se stessa per l’assurda sensazione di piacere che sentiva nel sentirsi l’unica ragazza che avesse mai odiato con tutte le viscere del suo prezioso sangue.
Ad ogni modo, se aveva creduto di poter rinsavire da quell’assurdo sentimento, ritrovando il solito arrogante, razzista e altezzoso ragazzo con cui aveva dovuto scontrarsi più volte nel corso della sua adolescente, aveva preso una buca. Enorme.
Seppur all’apparenza sembrasse sempre lo stesso, a Hermione non erano sfuggite le sue occhiate di apprezzamento verso altri suoi coetanei, fuori dalla sua casata, privi d’invidia o di astio.
Aveva notato i suoi tentativi, seppur minimi e impercettibili, di dare una mano spontaneamente, alle volte, al compagno vicino in diverse lezioni. Altre, a un collega nei turni di ronda.
Aveva scoperto la sua dedizione e accortezza nello studio, la sua abilità in materie pratiche e manuali.
Infine, lo aveva scovato disponibile con altri ragazzi in delucidazioni e suggerimenti sia nel quidditch che nelle materie in cui eccelleva.
Aveva capito il suo bisogno di distinguersi tra la massa, non più come l’unico erede dei Malfoy, discendente da una delle più nobili stirpe purosangue, ma per ciò che era dentro e ciò che sapeva fare da solo.
Era cambiato e voleva dimostrarlo al mondo.
Hermione, a quella consapevolezza, era rimasta spiazzata.
Come poteva smettere di provare un sentimento tanto positivo per la persona che aveva scoperto essere con molte probabilità, bella non solo fuori, ma anche dentro?
Certo, lui non sarebbe mai diventato uno dei buoni, ma non aveva più alcun dubbio che non fosse ancora uno dei cattivi.
Pur considerando i loro trascorsi, Hermione non lo aveva mai considerato un mangiamorte, a discapito dell’opinione dei suoi amici, e la sua rinuncia nell’omicidio di Silente e la sua finta perplessità l’anno precedente a Malfoy Manor ne era stata una prova, seppur il simbolo sul suo braccio destro esaltasse esattamente il contrario.
L’era capitato, in quei mesi, di ritrovare quell’aria spaventata e tremendamente dolorante sul suo volto, nei rari momenti in cui lo aveva notato da solo, nascosto in un angolo del castello in cui credeva che mai nessuno lo avrebbe trovato.
Alla fine, aveva dovuto rinunciare, imparando a convivere con il pensiero di lui fisso nella sua mente.
Come un magnete, ogni qual volta lasciava la sua mente libera di vagare, questa era rapita dal ricordo del suo viso, del suo corpo, dei suoi occhi: come se non fosse abbastanza doverlo vedere ogni giorno senza potergli rivolgere la parola o poterlo toccare.
Era finita a doverlo evitare come la peste per non cadere in una terribile brutta figura.
Ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano, non poteva fare a meno di arrossire mentre strane fantasie sorvolavano la sua mente, e quando gli era vicino, del tutto casualmente ovviamente, il suo stomaco si contorceva e il suo cuore palpitava forte senza controllo.
Impegnata com’era a cercare un modo per dimenticarlo, era riuscita persino a dimenticare Ron e il loro matrimonio.
Erano rare le volte in cui affrontava quel discorso.
Troppe, per Hermione, invece, erano le volte che Harry e Ron erano venuti a far visita a lei e Ginny, approfittando delle gite a Hogsmeade.
Quelli erano stati i momenti più difficili da affrontare.
Per le vacanze natalizie era riuscita a svignarsela da sua madre con la convincente scusa che sarebbe stato il loro ultimo Natale, prima che lei stessa creasse la sua di famiglia.
Una fortuna giacché non aveva saputo trovare soluzione invece alle visite, che si erano prontamente rivelate una lenta agonia. Mentre il tempo, in quei momenti, pareva fermarsi per farsi beffe di lei, minuto dopo minuto, bacio dopo bacio, bugia dopo bugia, si sentiva morire dentro soffocata.
Riusciva a parlarne solo con Ginny, poiché Harry sembrava essere troppo arrabbiato con lei. Ma alle volte, persino con la sua migliore amica era stato difficile parlarne, perché sapeva quanto per lei fosse difficile quella situazione, divisa tra un fratello di sangue e una sorella affettuosamente acquisita.
Avevano più volte litigato, prima di esplodere in pianti, lei, e in una valanga di scuse, l’altra.
Non capiva come potesse essere successo, come poteva essersi infatuata di un ragazzo che l’aveva sempre odiata e umiliata. Per un ragazzo che vantava il nome di Draco Malfoy.
Come si fa a cambiare così radicalmente i propri sentimenti verso una persona?

-Ginny, è uno scherzo?- sbottò improvvisamente Hermione.
-No- ribatté prontamente l’amica, per nulla sorpresa della sua reazione.
-Allora sei fuori di testa!- concluse alzandosi in piedi, per girare in tondo per la stanza.
Ginny sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Sapeva che sarebbe stata dura convincerla, per questo era preparata a persuaderla con le buone e con le cattive.
-E dai, Herm! Siccome hai deciso di sposarti comunque, sarebbe stupido rinunciare a un addio al nubilato, ti pare?
Per Hermione non era affatto stupido, semmai lo era il contrario.
-Ma sai almeno cos’è? Insomma, non mi pare che nel mondo magico ci siano queste usanze. Come ti è venuta in mente questa brillante idea?
-Da un film babbano. Che mi hai regalato tu, tra l’altro- ammise orgogliosa.
Hermione borbottò qualcosa sul non regalarle mai più oggetti babbani, rimproverando se stessa per averlo fatto fino a quel momento.
Ginny la raggiunse al centro della stanza e insistette.
-Scusa ma che importanza ha da che tradizione arriva? Senza contare che tu stessa sei una nata babbana, giusto? Vedrai che ci divertiremo, sarà un modo per fare qualcosa di diverso e non pensare a niente- finì Ginny, prendendole una mano.
Hermione capì che non avrebbe mollato la presa finché non avesse accettato.
Sbuffando per l’ennesima volta cedette. –Ok, d’accordo.
Come se avesse annunciato l’arrivo di Babbo Natale, gli occhi di Ginny si sgranarono di sorprendente felicità, saltandole completamente addosso per stringerla forte.
-Oh, grazie, grazie.
Hermione ricambiò l’abbraccio e si lasciò andare all’euforia dell’amica.
-In teoria dovrei ringraziarti io, lo sai Gin?
-Bhè, prego.
Passarono i secondi, forse anche troppi, finché Hermione si ritrovò costretta a provare ad allontanare l’amica.
-Ginny, se non mi lasci mi strangoli.
La rossa non rispose, continuando a stringerla forte.
In realtà il peggio doveva ancora venire e non sapeva bene come affrontare la situazione.
-Ginny!
La giovane amica, conscia di non poter rimandare a lungo l’argomento, sciolse l’abbraccio regredendo di qualche passo.
-Scusa.
-Che c’è?
-Niente.
Hermione soffiò sul ciuffo che le copriva gli occhi, iniziando seriamente a innervosirsi.
-Ginny, devo ricominciare? Sputa il rospo. Che altro c’è?
L’amica, sorridendo più per incoraggiamento personale, sbottò.
-Avevo pensato di andare a fare shopping…
Hermione era confusa. Il palese nervosismo di Ginny l’aveva messa allerta, perché anticipava sempre e solo discorsi riguardanti il suo matrimonio.
Eppure lei sapeva che tra loro era ormai un argomento tabù. Se non in casi di necessità, almeno.
-E perché lo dici così? L’abbiamo fatto un milione di volte…
-Per il matrimonio.
Hermione aveva sempre considerato Ginny una delle ragazze più sveglie e intuitive che avesse mai conosciuto, se non la più intelligente in casa Weasley tra gli ultimi tre fratelli, quindi non capiva adesso dove volesse andare a parare: avevano già affrontato quell’argomento.
-Non c’è ne bisogno, te l’ho detto, se ne occupava mia madre di queste cose- chiarì stanca, sprofondando nel letto.
-Lo so, ma Herm… dubito che l’abito di nozze e la biancheria intima tu la possa fare comprare a tua madre- proruppe spazientita.
-Il vestito...- Hermione stava per ribattere che a quello avrebbe pensato finita la scuola, comprando il primo che avrebbe trovato sufficientemente adatto. Era davvero importante l’abito nuziale quando alla fine sposi un uomo che non ami?
Ma non fu quello che catturò l’attimo dopo la sua attenzione.
-Cosa? Che c’entra adesso la biancheria? Ne ho cassetti pieni e… Oh, per Morgana!
Un lampo attraversò la sua mente squarciando il suo cuore.
E se pensava di aver capito male, l’espressione di Ginny confermò il suo timore.
La biancheria intima per la prima notte di nozze. Hermione sentì il cuore fermarsi.
-Hermione…
Il viso improvvisamente pallido dell’amica preoccupò Ginny.
-Ti dispiace se ne riparliamo un’altra volta? Vorrei rimanere da sola adesso.
Il volto chino e quelle parole atone appena sussurrate spinsero Ginny ai suoi piedi.
-Hermione, io…
-Per favore.
Un ordine e una supplica.
Ginny si aspettava rabbia e frustrazione alle sue parole, non un mix di sorpresa e paura. Possibile che non ci avesse mai pensato?
Ad ogni modo decise di rispettare il volere dell’amica e, rialzandosi, si avviò alla porta.
-Mi dispiace, Hermione. Ma non devi farlo per forza, sai come la penso. Seppur dolorosa, c’è sempre un’alternativa.
La riccia però non le rispose e, con un debole sorriso, Ginny si chiuse la porta alle spalle.

No. Non può essere! Come ho fatto a non pensarci prima?
Come ho potuto essere così stupida da non pensare a questo particolarissimo dettaglio?
Stupida, stupida, stupida.

Hermione cadde nel letto, mentre lo stomaco si apriva in una grande voragine pronta a risucchiarla.
In realtà, quando aveva preso la sua decisione, aveva messo in conto che negli anni a venire avrebbe dovuto condividere il letto e quindi anche il suo corpo con Ron.
Il problema adesso era un altro.
Hermione era vergine.
Nonostante i suoi sentimenti per il ragazzo sbagliato, si era rassegnata all’idea di non poterlo vivere liberamente, di non poterlo avere, giorno dopo giorno, alla luce del sole.
Ma questo, la sua prima volta, non voleva sprecarla in nome dell’affetto che la legava a Ron e alla sua famiglia, Non voleva perderla così.
Colpendo le lenzuola con dei deboli pugni, si rigirò più volte pensando a una soluzione, a un modo per salvare l’unica cosa che le era rimasta, che ancora poteva condividere con l’uomo che amava.
Amare.
Hermione sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca, come a voler trattenere quel pensiero nato a tradimento nella sua testa.
Non aveva mai pensato ai suoi sentimenti per Draco Malfoy in questi termini, non aveva voluto farlo nonostante il suo cuore le aveva suggerito più volte quella pericolosa evidenza. Eppure adesso non riusciva a spiegarli diversamente, non sapeva trovare nessun'altra scusa che potesse giustificare i battiti accelerati del suo cuore quando le era vicino, il calore che la invadeva quando incrociava il suo sguardo.
Definirla cotta o infatuazione era troppo poco.
Non voleva amarlo, non poteva, tuttavia, ripensando agli ultimi mesi, era evidente che fosse così. Non poteva più far finta di non essersi innamorata di Malfoy.
Fu quest'ultima consapevolezza a spingerla ad alzarsi come un automa dal letto, per sedersi sulla sedia posta accanto alla scrivania di legno. Spostò su un lato la montagna di libri e strappò un piccolo pezzo di pergamena. Prese la piuma e ne intinse la punta nella boccetta dell’inchiostro. A quel punto scrisse:

Ho bisogno di vederti.
Vediamoci al lago nero sotto la grande quercia.
Ti aspetto lì alle 22 di stasera.

Senza pensarci oltre, prima che la sua audacia e il suo coraggio venissero meno in un attimo di lucidità, piegò il foglietto e lo mandò al destinatario.
Dopo di che, attese.

***

Percorse lentamente il corridoio centrale con la sua solita eleganza, mentre tra le mani teneva ancora stretto il biglietto che prima di cena aveva ricevuto.
Era arrivato inaspettatamente, perché ultimamente non aveva visto nuove ragazze ronzargli intorno, nessuna almeno che non avesse già avuto.
Eppure non era rimasto stupito, era capitato altre volte che ragazze timide che non potevano certo definirsi belle gli chiedevano un appuntamento al buio.
Pensando, infatti, che questo fosse semplicemente l’ennesimo caso disperato, aveva deciso di ignorare la proposta.
In seguito, però, spinto da una forza inspiegabile, era stato tentato di rileggerlo come se contenesse una qualche informazione importante che gli era sfuggita alla prima occhiata e lì, all’ennesima lettura, un lampo aveva attraversato la sua mente.
Ciò che lo aveva incuriosito di quel biglietto era, non solo la sua anonimità, anche l’utilizzo delle parole che vi era impresse.
Nessuna parola dolce o d’amore, nessun complimento alla sua bellezza: non aveva mai ricevuto un biglietto così.
Per quanto improbabile, poteva essere un ragazzo.
Ma in questo caso perché non firmarsi?
Alla fine aveva ceduto alla curiosità e aveva rimandato il suo appuntamento con una ben disposta ragazzina del quarto anno, per incontrare il mittente misterioso del biglietto.
Nonostante fosse in perfetto orario, arrivato a pochi metri del grande albero, notò che non c’era nessuno.
Odio i ritardatari.
Avanzò ancora, comprendendo così di dover correggere la sua prima impressione.
Ai piedi dell’arbusto, scorse un piccolo movimento di piedi che pian piano lo portò ad ammirare due lunghe gambe magre, coperte da una gonnellina a pieghe che arrivava, adesso che era seduta in terra, all’incirca a metà coscia.
Una ragazza.
Ghignando, girò intorno all’albero, in modo da averla di fronte e poterla finalmente vedere in viso. Prima di arrivarci però, si gustò il delizioso corpicino che quei vestiti sembravano a tutti i costi nascondere: nonostante il venticello fresco, la ragazza aveva usato il mantello per sedersi su di esso, stendendolo sull’erba. Poggiata con la schiena al tronco dell’albero, aveva un maglioncino pesante con lo scollo a V, che lasciava intravedere il solco dei seni dalla camicia sbottonata sopra il petto.
Alle spalle, che le accarezzavano il collo, ricadevano dei ribelli ricci castani.
Soddisfatto, stava per ritenere la sua scelta come la migliore che avesse mai preso negli ultimi mesi, prima di alzare però lo sguardo e rendersi conto di chi esattamente aveva di fronte.
In quel momento, il suo pensiero fu decisamente l’opposto.
-Ma che diamine…
-Ciao, Draco- suonò piano la ragazza.
Il serpeverde si bloccò all’istante, più per ciò che le aveva sentito dire, che per il fatto di essere stato interrotto. Cercando di non dar a vedere il suo stupore, la guardò senza alcuna espressione dall’alto della sua posizione, cercando di fare mente locale.
L’aveva chiamato per nome.
Hermione, notando come continuava a fissarla immobile senza dire nulla, decise di prendere nuovamente parola.
–Scusa se ti ho disturbato, suppongo avessi altri impegni per questa sera.
Draco inarcò un sopracciglio, sempre più sospettoso. Gli aveva chiesto scusa.
–Infatti- ammise duro.
-Lo immaginavo- confessò mesta la strega, abbassando gli occhi sul terriccio umido sotto di lei.
Draco iniziava a innervosirsi. Cos’erano tutti quei preamboli?
Notando come Hermione aveva smesso di guardarlo per concentrarsi sul Lago Nero, cercò di trattenere il fumo che sembrava fuoriuscire dalle sue orecchie.
-Granger, che ci facciamo qui?- chiese inquisitorio, cercando di apparire il più calmo possibile.
Hermione rialzò lo sguardo su di lui, incatenando gli occhi ai suoi.
-Ho bisogno di un piccolo favore.
Se non avesse detto ciò che non avrebbe mai pensato di sentire da lei, probabilmente si sarebbe perso nell’intensità del suo sguardo, in quegli occhi color cioccolato.
Nessuno l’aveva mai guardato così: senza paura, desiderio, astio.
Per un attimo, aveva creduto che potesse penetrarlo con la forza del suo sguardo.
Ma poi comprese ciò che aveva appena sentito.
-Che hai detto, Mezzosangue?
Nonostante avesse smesso di distribuire insulti gratuiti a tutti coloro gli capitavano a tiro, con la Granger non riusciva a fare lo stesso. Certe abitudini sembravano dure a morire, specialmente con lei.
-Hai sentito perfettamente.
Adesso Hermione si era alzata in piedi e si era coperta dal collo in giù con il suo mantello.
Draco poteva vedere i suoi pugni serrati, sicuramente non per il freddo. Ma non stava scherzando, era seria, decisa, determinata.
-Com’è che non vai dai tuoi amichetti? Adesso sono troppo impegnati per prestarti attenzione?- chiese scettico e improvvisamente nervoso.
Hermione sorrise, anzi ghignò.
Draco non le aveva mai visto quell’espressione, ma ciò che sentì dopo lo stupì ancora di più.
-Non è questo il punto. Questo favore lo voglio da te.
Era sconcertato.
Cosa mai poteva volere la Mezzosangue da lui? E, soprattutto, cosa mai poteva darle?
-Di cosa si tratta?
Hermione lo guardò per un lungo istante prima di rispondere.
–Io voglio che tu faccia l’amore con me.
Scoprire che lui era figlio di babbani o discendente dell’antica stirpe Grifondoro l’avrebbe sconvolto di meno.
-È uno scherzo, Granger? Perché non ho intenzione di perdere un secondo di più in questo caso.
I pugni stretti nella tasca dei suoi jeans erano l’unico turbamento che lasciava intravedere, perché, adesso, la sua voce era lama tagliente.
-Mai stata più seria in vita mia.
-Tu sai con chi stai parlando? Ti rendi conto a chi stai chiedendo una cosa del genere?
Hermione si avvicinò a lui più di quanto avesse voluto e ringhiò.
-So benissimo chi sei e neanche io sono venuta qua a perdere tempo. Ti ho solo chiesto un favore, non volevo che tu mi riempissi d’inutili domande. Sì o no, questa è la risposta, Malfoy. Ho saputo che da quest’anno ti sei dato senza preferenze quindi pensavo che una Mezzosangue in più ti avrebbe fatto piacere, ma se non sono ancora alla tua altezza… grazie lo stesso.
Una volta sputato tutto l’astio che sembrava aver trattenuto in sua presenza, fece per voltargli le spalle e andarsene.
Hermione, anche se aveva dato per scontato la sua reazione, non era venuta lì per umiliarsi o farsi prendere in giro. Ci aveva provato e il suo orgoglio gli impediva di andare oltre: se si aspettava una dichiarazione o che si mettesse in ginocchio per convincerlo o implorarlo si sbagliava di grosso.
Draco era fin troppo basito, ma evidentemente non abbastanza da lasciare andare la ragazza senza far nulla.
Infatti, ancora prima di volerlo davvero, mentre nella sua mente vorticavano senza un senso le sue parole, la afferrò per un braccio e la bloccò.
Hermione sentì il cuore fermarsi a quel tocco, ma avendo paura di voltarsi, non sapendo cosa aspettarsi, rimase immobile.
Fu l’istante dopo che Draco si rese conto del suo gesto e lo stupore, non più per ciò che aveva sentito da lei, ma per ciò che aveva appena fatto, lo portò a lasciare la presa su di lei, come se ne fosse stato scottato.
Era tutto troppo strano, surreale e sapeva che le sue spiegazioni erano solo parole di circostanza, troppo semplici e facili.
Ma quali erano allora le vere motivazioni? Doveva assolutamente scoprirlo.
-Aspetta- le ordinò quindi, prima che lei potesse approfittarsi di quel momento per sfuggirgli.
-Se non devi dirmi nient’altro gradirei andare.
Furono quelle parole di sufficienza, che sottintendevano un suo coinvolgimento a farlo scattare, tanto da tirarla a sé. Persino troppo forte considerato che la strega perse l'equilibrio sbattendo contro il suo petto. Alzò poi lo sguardo per chiedergli inconsciamente scusa per poi ritrovarsi invece il viso del mago a pochi centimetri dal suo.
-Ad una condizione.
Sembrava che stesse per pronunciare una sentenza di morte, la sua, più che accettare la sua proposta. Tanto che Hermione ci mise un po’ prima di capirlo.
-Lo immaginavo- mormorò, una volta ripresasi dal viaggio che aveva intrapreso la sua mente, dalla vicinanza che ancora sembrava persistere.
Draco ghignò. –Mezzosangue, tutto ha un prezzo.
-Cosa vuoi?- chiese quasi balbettando, cercando di trattenere il tremolio alle gambe che le sue fine labbra arcuate e i suoi denti bianchi gli avevano provocato. Quella vicinanza gli stava causando un tumulto interiore troppo grande da poter reprimere ancora.
-Non lo so ancora, ma te lo farò sapere.
Mordendosi il labbro inferiore, Hermione acconsentì con il capo, incapace di dire altro.
La strega non aveva mai preso in considerazione l’idea che Draco potesse accettare la sua richiesta, nonostante il suo cuore l’avesse ardentemente sperato.
Dunque, adesso, non sapeva che fare. Anche perché, stranamente, nonostante il mago non la stesse minimamente toccando, le mani di Hermione erano ancora poggiate al suo petto e lui, non aveva fatto nulla per scansarsi da quella vicinanza.
-Adesso andiamo- proruppe, infine, Draco prendendole una mano.
Hermione non sapeva se essere confusa per quello che aveva detto o colpita perché lui la stesse tenendo per mano.
-Dove?- chiese alla fine, mentre si lasciava trascinare verso il castello.
-Granger, non hai appena detto che vuoi fare l’amore con me?
La sua voce era sensuale, che quasi la stordì.
Eppure, in un ultimo spruzzo di lucidità capì le sue intenzioni, le sue gambe evidentemente prima di lei perché sembrarono improvvisamente incapaci di muoversi.
-A-adesso?
Era appena inorridita, lo sapeva.
Draco si allargò in un ghigno malizioso.
-Perché rimandare a domani ciò che puoi fare oggi stesso?
Stupenda filosofia di vita. Bellissima risposta.
Hermione era ancora sbalordita da come la situazione si stava evolvendo, che non aveva minimamente preso in considerazione l’idea di farlo subito.
Non pensava nemmeno che lo avrebbero fatto.
-Ma io…
-Hai già cambiato idea per caso?
Draco non sembrava per nulla stupito e questo indispettì Hermione.
Distolse gli occhi dal suo sguardo, troppo spaventata, e si concentrò sulle loro mani unite, strette l’uno con l’altro. Fu allora che realizzò, quando pensò a come sarebbe stato bello poter camminare così, mano nella mano con lui tutti i giorni.
Lei non aveva tutti i giorni, quelli sarebbero stati solo con Ron.
Con Draco aveva solo quel momento.
-No.
Draco la scrutò a lungo, ancora una volta. Poi alla fine, condizionato dal suo sguardo determinato, acconsentì.
-Seguimi.


Solo con te…Pretend it has never been so easy
Seguito del capitolo, a tinte rosse.


Ciao a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo. A fine lettura, come avete visto, trovate il collegamento che vi porta al proseguimento della storia, ovvero alla notte "d'amore" tra i due protagonisti. Per non dover alzare il rating della storia, lasciando libero accesso a tutti i lettori, ho preferito postare questa parte, come un capitolo a sè, che chi è interessato potrà leggere. Avviso, però, che non è importante hai fini della storia.
Detto questo non c’è molto da dire: la parte iniziale del capitolo, per quanto insignificante da un punto di vista di fatti, ho ritenuto opportuno comunque inserirlo per poter spiegare meglio i sentimenti di Hermione. Spero di esserci riuscita perché credo sia la parte che mi è venuta più difficile da scrivere nella storia completa: successivamente spiegherò anche come e quando ha avuto inizio questo cambiamento in Hermione. Adesso vi saluto e ringrazio tanto chi sta seguendo questa storia, o l’ha semplicemente letta per caso, e chi l’ha aggiunta tra le seguite.
RINGRAZIAMENTI:
lilla97: No, pleaseee, non odiarmi. Hai visto che ho tolto il rating rosso? l'ho fatto soprattutto per te così potrai leggere anche tu questa storia e poi non voglio che mi abbandoni!!!comunque innanzitutto grazie sia perché mi segui ovunque puoi , colgo anche l'occasione per ringraziarti della recezione sull'altra mia storia "ti vorrei rivivere". Comunque venendo al capitolo spero ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi...ah e per gli spoiler per le altre storie tranquilla per me va bene. a presto un bacione.
Iyu89: Ciao carissima! no io non voglio che tu diventi pazza per me per carità perciò come vedi sto cercando di essere più puntuale che posso! ad ogni modo si lo so, anche a me ha fatto un pò di pena, ma che posso farci; questa è pur sempre una Draco/Hermione..a proposito di Draco hai visto che non ti ho fatto aspettare? eccolo qui..spero ti sia piaciuto questo capitolo..un bacione a presto.
marziaaa: grazieeeee tesoro, sei carinissima!bhè come vedi non hai dovuto aspettare molto per scoprire che a Ron andrà male in fondo in fondo e devo dire che qui per la prima volta non è il cattivo ma semplicemente una vittima innocente delle circostanze. comunque ancora grazie e spero che questo aggiornamento ti sia piaciuto baciiiii.
barbarak: ciaooooo eccoti qui!che bello trovarti in tutte le mie storie mi riempie di gioia e d'onore anche perché sei una delle mie lettrici più scrupolose. comunque grazie io sinceramente non ci faccio caso anzi più scrivo più ho paura di ripetermi...comunque contentissima che questa storia ti abbia incuriosito perso che questo capitolo sia stato di tuo gradimento...(come puoi vedere il fortunato è subito venuto fuori) un bacione e alla prossima ps:come tu la mia io sono e sarò instancabilmente una tua fedelissima fan!
aquizziana: ciao tesoro, come volevi farmi morire perché?? pleaseee qualunque cosa abbia fatto vedrò di rimediare per farmi perdonare (io che mi metto implorante in ginocchio) comunque si Hermione è un po’ terribilmente confusa anche se sicura dei suoi sentimenti, però sappiamo quanto in fondo sia altruista e diplomatica perciò diciamo che si è trovata un pò vittima della sua alta morale e così via..insomma un sacco di baggianate..ma vedrai presto...ad ogni modo spero il capitolo ti sia piaciuto, mi raccomando fammi sapere che ne pensi. un bacioneeee
HailieJade: gioia mia ciaoooo! sono contenta che tu l'abbia trovata interessante anche perché non ero molto sicura del prologo, comunque credo che il capitolo abbia risposto alla tua risposta da solo: Hermione non ama Ron ma ama Draco, anche se parlare di abbandonare Ron è un po’ prestino...vedrai...non posso dirti nulla purtroppo sorry!Ron qui è un idiota ma non è stronzo, forse lo è Hermione ma visto che è innamorata io le perdono tutto :) comunque spero ti sia piaciuto attendo con ansia di sapere che ne pensi. tanto bacini 

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Capitolo 3
*** Reazione inaspettata ***



CAPITOLO II
REAZIONE INASPETTATA


Le decisioni impetuose e audaci in un primo momento riempiono di entusiasmo,
ma poi sono difficili a seguirsi e disastrose nei risultati.
(Tito Livio)


La mattina successiva, Hermione si svegliò molto presto, quando i primi raggi del sole le diedero il buon giorno accarezzandole il viso.
Si sentiva felice e serena, come non era da tempo, semplicemente grazie a un sogno bellissimo che l’aveva accompagnata durante la notte.
Cercando di accoccolarsi tra le coperte, provò a rigirarsi verso il centro del letto, accorgendosi solo in quel momento di qualcosa che le cingeva la vita, bloccandola.
Confusa, schiuse gli occhi, rimanendo pietrificata l’attimo dopo.
Un braccio muscoloso dalla pelle diafana la stava abbracciando sotto il seno, stringendo il suo corpo nudo.
Sgranò automaticamente gli occhi, sentendo il cuore accelerare, mentre si rendeva conto chi fosse il proprietario di quel braccio. Nonché del torace caldo placidamente abbandonato alle sue spalle.
I suoi pensieri si persero nel silenzio.
Respirando piano, si concentrò su quel lieve battito del cuore che sembrava perforare la sua schiena e la sua anima.
Sorrise impercettibilmente sentendo una sensazione di calore e appagamento avvolgerla.
Cercando di muoversi il meno possibile, per evitare di svegliarlo, si voltò lentamente per incontrare il volto del ragazzo che amava, beatamente addormentato.
Sembrava un angelo.
Sul suo volto, adesso rilassato e sereno, non vi era nessuna ombra, nessun cipiglio arrogante e presuntuoso.
Solo un aura austera che lo rendeva quasi inumano per tanta bellezza.
Fu in quel momento, mentre scrutava ogni suo lineamento, ogni gioco di luce dei suoi fili dorati, che ricordò la notte passata.
Nessun sogno.
Con violenza, represse l’istinto di accarezzarlo un’ultima volta, ricordandosi invece le conseguenze di quell’alba che era sorta sui loro volti.
Doveva andare via, doveva tornare alla realtà, prima che qualcuno potesse accorgersi della sua assenza.
Prima che qualcuno scoprisse i misfatti di quella notte e, soprattutto, prima che Malfoy potesse svegliarsi e dire o fare qualcosa che avrebbe rovinato quello che ormai era un felice e meraviglioso ricordo.
L’ultima cosa che voleva ricordare di quella notte era il suo dolce viso addormentato, che mai avrebbe pensato di poter vedere.
Prendendo con le dita il suo braccio, delicatamente se ne liberò, scivolando piano dal letto e raccogliendo in fretta le sue cose.
Si vestì velocemente, più per proteggersi dal freddo interiore che l’aveva investita una volta fuori dalle lenzuola, lontano dal suo corpo, che per ricoprire la sua nudità.
Con la maniglia in mano, si voltò un’ultima volta verso di lui, verso quella stanza che era stata unica testimone di ciò che avevano condiviso, prima di uscire via correndo verso il suo dormitorio.

***

Era evidente che stesse cercando una via quanto più vicina alla morte, altrimenti perché mai qualcuno stava osando spaccargli i timpani di prima mattina?
Aprì gli occhi controvoglia, furibondo con chi in quel momento lo stava disturbando da un sano e rilassante sonno, riconoscendo senza alcun stupore la figura, seppure al momento sfocata, del suo migliore amico.
-Amico, ma ti vuoi svegliare?- lo sentì dire nervoso, mentre continuava a sbattere qualcosa contro la colonnina del suo letto a baldacchino.
-Blaise! Che diavolo stai facendo?- abbaiò furente, cercando di sotterrarsi sotto un cuscino.
Draco lo sentì tirare un sospiro di sollievo prima di rimettere giù l’aggeggio infernale, che altri non era un grosso libraccio ammuffito.
-Finalmente, pensavo fossi morto!
Draco scrollò le spalle e, conscio che non sarebbe riuscito più ad addormentarsi, si mise a sedere sul letto.
-E credevi di resuscitarmi inquinando le mie orecchie?
-Sono quindici minuti che provo a svegliarti, ma sembra che tu non abbia dormito tutta la notte- cercò di giustificarsi il compagno.
-Infatti, id…
Draco si ammutolì nell’istante in cui la sua mente ripescò i momenti vissuti nell’ultime ore.
Si voltò di scatto verso l’altra parte del letto, che trovò semplicemente vuota, nonostante dalle pieghe delle lenzuola era evidente che qualcuno fosse stato lì a lungo.
La cosa strana era che, non solo non aveva percepito i suoi movimenti quando si era svegliata, nonostante di solito le sue notti fossero molto magre e per questo fosse sempre sensibile a qualsiasi rumore, ma che addirittura fosse crollato, addormentandosi con lei al suo fianco.
Era ancora sconcertato e confuso per quello che era avvenuto la notte precedente, per aver fatto sesso con Hermione Granger. Non riusciva ancora a crederci.
Aver dormito insieme a lei, però, era troppo.
Non riusciva a spiegarsi come si sia potuto lasciare andare, come avesse potuto abbassare la guardia proprio con lei, la sua nemica.
E da quando si va a letto con il proprio nemico?
Si sentì improvvisamente frustrato, impotente di fronte agli eventi che erano accaduti sotto il suo naso e a cui adesso non poteva porre rimedio.
Per lo meno aveva avuto il buon senso di sparire prima che si svegliasse, anche se l’idea di averla ancora nuda e innocente sotto le lenzuola lo stuzzicò improvvisamente.
Merda!

Blaise, sempre più preoccupato, cercò di spezzare il silenzio creatosi, facendo luce su una chiara evidenza.
–Sei stravolto.
-Più che altro ancora sconvolto- rispose di rimando il biondo, scendendo dal letto.
-E dire che non sembrava questo granché a prima vista…- costatò Blaise, passandosi una mano sul mento pensieroso.
-Per niente- precisò, mentre, portando indietro i capelli, raccoglieva la sua bacchetta.
Blaise, incurante della nudità dell’amico a cui era abituato, notò a quel punto il caos nella camera: tutto era ribaltato, i cuscini erano strappati, vi erano bicchieri rotti, non sembrava neanche la stanza del suo migliore amico.
-…E neanche così violenta. Avete raso al suolo la stanza!- esclamò, infine, ammirato.
Draco, sempre più confuso, si guardò intorno, rimanendo sbalordito dalla confusione che vi regnava.
Mai, nemmeno nelle notti di baldoria con i suoi compagni di casa, la sua perfetta ed elegantissima stanza era stata ridotta a quel modo.
Come diavolo ho fatto?
La prima immagine che la sua mente ripescò, fu quella di Hermione nuda con i suoi seni rosei, ricoperta da qualche piuma qua e là, di un qualche cuscino.
Sentì lo stomaco contrarsi.
Con un incanto, più per scacciare il ricordo, rimise tutto in perfetto ordine.
Blaise lo raggiunse raggiante, dandogli una pacca sulla spalla.
-Bhè, complimenti amico, sono contento che ci siamo sbagliati.
Draco rimase immobile, lo sguardo che vagava assente per la stanza.
-Già, enormemente aggiungerei.
-Quindi sarà la tua nuova prediletta?
Draco scosse la testa, scacciando via altri ricordi fin troppo erotici per essere ancora solo le otto di mattina.
-Vado a farmi una doccia- deviò la domanda, chiudendosi in bagno per fuggire da quella stanza fin troppo soffocante.
Blaise, colpito, provò a fermarlo. –Cosa? Ho fame, in questo modo finiremo per non trovare nulla.
-Vai pure avanti, ci vediamo lì- lo cacciò via, aprendo l’acqua della doccia per troncare sul nascere altre proteste.
Lo sentì sbuffare e scalciare contro qualcosa, prima di uscire via dalla sua stanza chiudendosi la porta alle spalle. Solo in quel momento si concesse un sospiro profondo e si immerse nelle purificanti e tiepide acque della sua doccia.
La sua prediletta.
Era già strano che la salvatrice del mondo magico fosse venuta da lui, da un ex mangiamorte, a chiedergli un favore che altri non è quello di fare l’amore.
Figurarsi se Hermione Granger accettasse di diventare l’amante fissa di Draco Malfoy.
Sarebbe anormale, sbagliato, surreale.
Lei non avrebbe mai accettato, nonostante fosse all’oscuro del motivo che l’aveva spinta da lui la scorsa notte.
Era maledettamente curioso di scoprire cosa c’era sotto.
Draco si lasciò travolgere dal getto forte dell’acqua calda e dai suoi pensieri.
Accettare? Che lei lo voglia o meno, sono io che non ho più intenzione di avere niente a che fare con lei e il suo magnifico corpo.
Quella costosa ammissione sfuggì dal suo controllo, troppo evidente per poterla nascondere a se stesso.
Perché Hermione Granger aveva davvero un bel corpo: la pelle bianca, delicata e morbida, le sue gambe lunghe e seducenti, il suo ventre piatto, i suoi seni pieni e deliziosi, le sue natiche sode, la sua bocca…
Frena.
Mentre l’acqua scorreva velocemente lungo il suo corpo, questo aveva iniziato a reagire fuori controllo.
Non gli era mai capitato che al solo pensiero di una donna nuda si eccitasse tanto: in fondo, ne aveva viste parecchie.
Sarà anche bella, ma a letto fa schifo.
Bugiardo.

Era incredibile come fosse davvero brava in tutto, la piccola so-tutto-io.
Quella notte Draco lo aveva capito appieno.
Rabbioso, con il suo corpo e la sua mente che sembravano sfuggire al suo controllo, uscì dalla doccia, rientrando in camera con l’asciugamano intorno alla vita.
Si preparò in fretta e, spedito, uscì dall’inferno che sembrava essere divenuta la sua stanza.
Hermione Granger poteva improvvisamente diventare bellissima e allo stesso tempo bravissima a letto, ma Draco Malfoy l’aveva già avuta.
Era stata sua per un’intera notte.
Non aveva, dunque, più a che spartire con lei, se non una lauta ricompensa.
Percorse velocemente i sotterranei, mentre nervosamente cercava di sistemarsi il nodo alla cravatta, finché si ritrovò a rallentare il passo, nel varco in sala grande, in vista di una familiare testolina dai ricci castani, che pian piano gli veniva incontro.
Ghignò, prima di rendersi conto che lei non stava venendo da lui, ma stava semplicemente incrociando del tutto casualmente il suo cammino.
Il senso di potere e compiacimento cedette il posto alla stupidità.
In quel preciso istante fu grato alla sua natura impassibile, fredda e distaccata persino nei momenti più sorprendenti, che gli permisero di nascondere a lei e al resto degli studenti di Hogwarts il turbamento che lo aveva ancora una volta sconvolto quella mattina.
In compagnia della femmina Weasley, Hermione Granger gli passò accanto, sfiorando appena le sue spalle e lasciandosi dietro il dolce profumo della sua pelle che per tutta la notte lo aveva cullato.
Nemmeno si accorse del saluto impercettibile che gli rivolse.
-Malfoy.
Per lo meno erano tornati ai soliti toni.
-Granger- sussurrò alle sue spalle, troppo tardi probabilmente per farsi sentire.
Dopodiché non perse altro tempo e, con passo svelto, furioso con se stesso, raggiunse il suo migliore amico al tavolo.
-Era ora, tra poco non sarebbe rimasto più niente.
Draco borbottò qualcosa sul non avere comunque fame.
L’appetito era svanito nel momento in qui la Granger lo aveva superato dandogli le spalle.
Non solo lei, diversamente da tutte le altre, non gli era saltata addosso o l’aveva guardato colma di aspettative dopo la notte passata insieme, ma addirittura l’aveva proprio ignorato.
Il suo saluto non aveva rivelato nessuna emozione, così come la sua espressione.
Era come se non fosse mai accaduto nulla.
Peggio, era come se Draco Malfoy fosse stato usato.
-Allora, ci hai pensato?- chiese Blaise, riscuotendolo dai suoi pensieri.
-A cosa?
-Se te la vuoi tenere?
Draco lo aveva a malapena ascoltato, troppo preso nei suoi pensieri. Non riusciva proprio a capire a cosa si riferisse.
-Blaise, potresti essere più chiaro?
Il compagno sbuffò scocciato. -Sto parlando della ragazza, Draco. Sai, mi sono un po’ stancato delle sciacquette di Corvonero e mi sembra un bel modo di cambiare spassandomela con la tua nuova conquista.
Draco inizialmente non capì, increspando confuso la fronte. Poi, il viso malizioso dell’amico e lo sguardo disgustato di Daphne, che stava di fronte a loro e aveva dunque seguito la loro conversazione, lo scosse dai suoi pensieri, tanto da farlo arrabbiare.
Era loro abitudine passarsi le ragazze dopo averle avute, un gioco divertente e alle volte perverso quel tanto che bastava a renderlo eccitante.
Erano però rare quelle che potevano vantare di aver condiviso con loro più di una notte.
Inspiegabilmente, il solo pensiero che qualcun altro potesse condividere quell’intimità con la Mezzosangue lo irritò, tanto da sentire il necessario bisogno di tracciare il suo territorio, come un animale selvatico nel cuore della foresta che stabilisce i propri confini.
Non avrebbe mai immaginato, però, che Hermione Granger ne avrebbe fatto parte al suo interno.
-Blaise, mi dispiace, ma credo di non aver finito ancora con lei. Come hai visto tu stesso, è molto impetuosa- giustificò le sue rimostranze all’amico, alzandosi subito dopo dal tavolo.
-Ma dove vai adesso?- si sentì richiamare.
-Devo sbrigare una questione, ci vediamo direttamente a lezione.
Senza alcuna meta, uscì a passo spedito dalla sala grande, con l’intenzione di schiarirsi le idee e cercare di neutralizzare dalla sua mente la strega che sembrava volesse farlo impazzire. Non riusciva ancora a comprendere il motivo che l’aveva spinto a prendere quella decisione con Blaise.
Che mi importa se qualcun altro si scopa la Granger?
Incomprensibilmente, solo all’idea sentiva il fuoco divampare nel suo petto.

***

Merlino! Ma capitano tutte a me, oggi?
Hermione era appena tornata nel suo dormitorio per prendere il libro di Trasfigurazione che aveva dimenticato in camera sua.
Quella mattina, tutto sembrava andarle storto: sbadatamente aveva indossato il maglioncino al contrario, causando diverse risa tra i suoi compagni, una volta che era passata dalla sala comune.
In sala grande, a colazione, aveva rovesciato un bicchiere di succo di zucca addosso a Ginny, che per ricambiarla le aveva comunicato, senza la dovuta preparazione mentale, la bella notizia che nel pomeriggio i loro fidanzati, Ron e Harry, li aspettavano ai Tre Manici di Scopa per incontrarle.
Aveva persino scoperto di aver scambiato il libro di Rune Antiche con quello di Trasfigurazione a meno di cinque minuti dall’inizio della lezione, portandola a correre in corridoio e a farla sbattere, poco dopo, contro Michael Corner, finendo per scivolare su una matita che gli era caduta nello scontro.
Tutto questo, solo perché non riusciva a togliersi dalla testa lui.
Come se prima non lo pensasse abbastanza!
Per nulla pentita della notte passata, aveva sperato di placare in parte la sua ossessione per lui, ora che era riuscita a viverlo anche se poche ore, tuttavia molto intense.
Aveva sperato, soprattutto, di poter ricominciare a vivere più serenamente.
Non aveva previsto che, invece, tutto sarebbe stato peggio.
Non riusciva a smettere di pensare a lui, la sua mente rievocava costantemente la sua immagine alle volte poco casta che senza preavviso la faceva arrossire.
Con Ginny aveva più volte equivocato le sue parole, credendo che le chiedesse della sua notte precedente; il suo succo le aveva rimandato il riflesso degli occhi di lui e il suo piatto per colazione a un certo punto aveva preso le sembianze di una qualche posizione assurda, che sempre lui, le aveva fatto sperimentare.
Concentrasi, parlare o pensare a qualcosa che non riguardasse Draco Malfoy e la notte appena passata era diventato impossibile.
In realtà, quando aveva trovato il coraggio di chiedergli quel favore, lo aveva fatto in previsione di una semplice notte d’amore, di quelle che si vedono nei film che tanto amava.
Invece, ciò che era successo, era andato Oltre Ogni Previsione.
Le parole non erano sufficienti per descrivere le sensazioni e le emozioni che aveva provato.
A suo parere, probabilmente non esistevano neanche.
Poteva apparire presuntuoso da parte sua, ma aveva la sensazione che quello che avevano condiviso non era stato, per entrambi, solo del sesso, e non solo per come e quante volte lo avevano fatto, scoprendo e imparando tanti e diversi modi di poter amare una persona, ma perché in lui aveva riconosciuto qualcosa di diverso.
Nonostante tra loro non c’era stato nulla di romantico, era stato dolcissimo nella sua attenzione e nella sua delicatezza, trattandola con gentilezza, come se fosse stata una bambola di porcellana.
In quegli attimi, il suo astio e il suo disprezzo erano scomparsi, lasciando libero spazio alla sua vera natura.
Per la prima volta non si era sentita schernita o presa in giro, ma si era sentita sua pari, come degna di stare al suo fianco.
Non una volta lui le aveva sottolineato la sua incompetenza, la sua inesperienza, mostrandosi paziente nonostante nei suoi occhi aveva visto il bisogno di avere di più.
Proprio i suoi occhi le avevano rivelato molto più dei suoi gesti e delle sue parole.
Erano stati limpidi e sinceri: aveva scorto il desiderio, la brama, il godimento, la lussuria, ma anche la dolcezza e un velo di malinconia per qualcosa che non sapeva motivarsi.
Aveva abbassato la guardia, la sua maschera di freddezza e si era occupato di lei, cercando di farla sentire al suo agio, di darle piacere, a lei prima che a lui stesso: per la prima volta lui aveva prestato attenzione a lei come donna, facendola sentire una donna.
Le aveva mostrato ciò che sentiva davvero, solo a lei e con lei.
Hermione uscì dal ritratto della Signora Grassa e si avviò per le scale, asciugandosi una lacrima traditrice.
Per quanto favoloso e magico potesse essere stato tra loro, ora doveva accontentarsi di ciò che aveva avuto la fortuna di avere, continuando la sua strada e dimenticandosi di lui per sempre.
Aveva appena poggiato il piede sull’ultimo scalino quando sentì qualcuno prenderla per un braccio.
-Che succede?
-Dobbiamo parlare- gli risposero le spalle di Malfoy, trascinandola in una buia aula vuota.
Trattenendola ancora per il gomito, Draco accese con un semplice incanto delle candele, illuminando fiocamente lo spazio intorno a loro.
I tratti del suo viso erano duri, rimandando uno stato d’animo che sfiorava il furioso.
-Non abbiamo nulla da dirci, Malfoy- disse Hermione, cercando di scrollarsi dalla sua presa, invano.
Lo vide voltarsi verso di lei, fissarla dall’alto della sua altezza, aumentando la pressione sul suo braccio affinché non le sfuggisse.
-Non sono d’accordo- lo sentì proferire improvvisamente calmo. Fin troppo in confronto alla foga con cui l’aveva trascinata lì.
Hermione, per nulla intimorita, lo rimproverò agguerrita.
-Malfoy, sono in ritardo per la lezione e lo sei anche tu.
Quando l’aveva visto in sala grande, per un istante, aveva sentito le gambe cedere ripensando a lui completamente nudo che la stringeva tra le sue braccia.
Era troppo presto per affrontarlo, anche se, a dir la verità, avrebbe preferito evitarlo per il resto dei suoi giorni.
-Non mi interessa.
I suoi occhi sembravano rimproverarla tacitamente, la sua espressione che volesse farle del male.
-Non vorrai far notare che ci siamo assentati casualmente entrambi nello stesso momento, no?- provò a dissuaderlo, continuando a dimenarsi.
Lo sentì improvvisamente rilassarsi e sfoggiare il migliore dei suoi ghigni.
-Voglio eccome.
Non aveva nulla di seducente quello sguardo familiare, più che altro pareva voler presagire il peggio.
Hermione aggrottò lo fronte sorpresa, approfittando di quel momento per sfuggire dalla sua presa.
-Come?
Iniziava ad avere un brutto presentimento, perché non c’era nulla di sensato in quello che aveva appena sentito.
Se c’era una cosa risaputa nel mondo magico, è che i Purosangue tengono alla loro reputazione forse più del denaro e non poteva credere che, Draco Malfoy, volesse accostarsi di proposito ad una Mezzosangue. A lei.
Lo vide avvicinarsi, lentamente, e sfiorare con le dita la sua fronte.
-Hai capito benissimo. Io voglio che tu sia associata a me, che tutti sappiano che tu sei stata mia e finché lo deciderò io, continuerai ad esserlo.
Qualcuna, nel castello, avrebbe fatto i salti di gioia per quella sua dichiarazione ma, Hermione, a quelle parole sentì solo un brivido freddo attraversarle la nuca.
Quelle parole avevano più l’aria di una pericolosa minaccia.
Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe istintivamente, così vicine a quelle nere di lui. Pensò di essere finita in un mondo parallelo, perché il suo cervello non riusciva a elaborare una sola motivazione plausibile per quello che aveva appena sentito.
Lui la odiava e, anche se così più non fosse, non aveva mai mostrato nessun interesse nei suoi confronti, se non per insultarla e umiliarla. Improvvisamente l’impressione che l’dea fosse proprio questa la illuminò, con poca sorpresa in fin dei conti.
Assieme a questa consapevolezza, la paura si impadronì di lei.
Strinse i pugni lungo i fianchi e, rialzando lo sguardo per affrontarlo, a denti stretti lo accusò.
-Tu vuoi screditarmi? È questo ciò che stai cercando di dirmi? Andando in giro per la scuola a raccontare della notte scorsa per rovinare la mia reputazione…
Non aveva pensato a questa eventualità, Hermione, certa che mai lui si sarebbe vantato di questa conquista. Non poteva permetterlo, nonostante ignorasse il problema ben più grave che era la reazione di Ron, una volta che questa faccenda sarebbe arrivata alle sue orecchie.
Le dita di Draco scesero sulla sua guancia, ripescando un suo ciuffo per attorcigliarlo tra le sue dita affusolate. Le sue labbra si erano ammorbidite, schiudendosi per canzonarla con ilarità.
-Ti sembro per caso una vecchia pettegola?
Il cuore di Hermione batteva, forte come quello di un cavallo in corsa, per quella brutale vicinanza. Con il fiato corto, che aveva cercato di trattenere come per paura che si mischiasse con il suo, provò a chiedere.
-Allora perché?
Draco quindi si avvicinò ancora, annientando ogni minimo distacco, chinandosi su di lei e sfiorandole le orecchie con le sue calde labbra.
-È semplice. Ho intenzione di averti ancora.
Hermione indietreggiò, trattenendo il respiro a quella confessione.
Perché le stava dicendo queste cose? Non gli era bastata la scorsa notte?
Hermione aveva ancora le gambe intorpidite, eppure anche questa volta tremarono.
Stargli lontano era già abbastanza difficile, farlo con la consapevolezza che lui potesse ricambiare il suo interesse sarebbe stata un’ardua battaglia.
Eppure c’era qualcosa che stonava in quel ragionamento.
Draco Malfoy non aveva mai provato coinvolgimento per lei, glielo ricordò la sua parte razionale, quei pochi neuroni su cui poteva ancora contare. Quindi, perché d’un tratto era divenuta così interessante?
Alzò un sopracciglio, determinata a scoprire quali fossero le sue intenzioni.
-Non mi risulta che ogni ragazza che tu hai voluto portarti a letto sia stata oggetto di tutte queste attenzioni, anzi so che è esattamente il contrario.
Se non fosse che ognuna di loro il mattino dopo non facesse che vantarsi della meravigliosa notte passata in sua compagnia, nessuno saprebbe un bel niente dei suoi rapporti sessuali. Represse con tutte le sue forze quel lieve prurito che sapeva di gelosia.
Non poteva permettersi di provare questi sentimenti per lui, non ne aveva alcun diritto.
Ancora una volta Draco l’aveva raggiunta, sul viso un’espressione indecifrabile.
In quel momento però le parve di notare una piccola smorfia di disgusto mentre accompagnava le sue parole.
-Ma nessuna di loro è la ragazza più popolare della scuola.
Di certo non era invidioso della sua nuova posizione, ma era evidente che non ne fosse particolarmente entusiasta.
-Che c’entra questo, adesso?
Vide il mago massaggiarsi la nuca, come se fosse stanco di dare troppe ovvie spiegazioni.
La sovrastò in altezza, ancora una volta, infrangendo i suoi respiri sulla sua pelle che istintivamente reagivano con lunghe scosse senza fine.
-C’entra che se io voglio una cosa, la voglio solo ed esclusivamente per me. Di certo non lascio che qualcuno gli si avvicini per avere l’opportunità di portarmela via - le chiarì allora, alzando con le dita il suo mento, per obbligarla a guardarlo negli occhi.
Come se incrociare il suo sguardo potesse far luce sui misteri che non poteva e non voleva svelare.
Hermione distolse lo sguardo, concentrandosi sulla fiamma di una singola candela poco distante. Era difficile mentire, anche e soprattutto con lui.
Troppo vicina al suo viso, aveva paura di perdersi nelle sfumature che la scarsa illuminazione produceva sul suo volto marmoreo.
Troppo vicina ai suoi occhi, aveva paura di perdersi in quell’oceano in tempesta, capace di smuovere ogni singola parte del suo cuore.
Troppo vicina alle sue labbra, aveva paura di non resistere alla tentazione di assaporarle, così come aveva fatto tutta la notte.
Una notte che era finita troppo presto.
Sorrise amara tra sé e cercò di chiarire quello che sembrava chiederle tra le righe, come se dirlo ad alta voce lo avrebbe reso meno assurdo.
-Stai cercando di dirmi che adesso vuoi che tutti sappiano che siamo stati insieme solo perché capiscano che sono diventata intoccabile, perché tua?
La sua voce rassegnata illuminò Malfoy, come se presagisse la sua resa.
-Strabiliante, sei davvero la ragazza più intelligente della scuola!
Irritata dalla sua poca serietà lo spinse via, improvvisamente arrabbiata con lui, che stava cercando di approfittarsi di quella nuova e strana situazione, e arrabbiata con se stessa, per essersi permessa di essere debole, seppur per un’indimenticabile e fantastico momento.
-È una follia. Stammi bene a sentire, Malfoy: io non sono un oggetto che puoi reclamare come tua esclusiva proprietà. Io non ti appartengo.
Per quanto desiderasse che non fosse così, spuntò ogni singola parola con rancore e frustrazione, allontanandosi da lui per alleviare il senso di soffocamento che la invadeva quando le era troppo vicino.
Lo vide ghignare ancora una volta, mettendosi le mani in tasca con aria strafottente, come se tutto ciò che gli aveva detto non lo toccasse nemmeno.
-È qui che ti sbagli, mia cara Mezzosangue.
Rideva e la osservava con brama.
Hermione, in quel momento, sentì un brivido rizzarle lungo la colonna vertebrale. In quel momento, ebbe paura di lui.
-Io non sono una puttana, Malfoy- sottolineò con stizza. Il fiato corto come se stesse correndo da ore.
La sola idea che lui potesse considerarla tale la feriva, la faceva stare male dentro, nonostante avesse sempre saputo non nutrisse un alta considerazione di lei.
Draco, per nulla colpito, fece spallucce, rispondendo noncurante.
-Puttana, Mezzosangue… Suvvia, Granger, credi davvero che mi importi? Io voglio soltanto il tuo corpo.
Hermione, in quel momento, ebbe la sensazione che tutto si fosse fermato. Il tempo, ogni suono, ogni respiro. Davanti a lei vedeva soltanto i suoi occhi freddi scrutarla attentamente, nonostante all’apparenza sembravano non mostrare il minimo interessamento.
Poi la verità la colpì in faccia come uno schiaffò violento.
Per lui era solo un oggetto. Nulla.
Il mondo allora esplose, i suoni tornarono, il suo cuore riprese a battere, così come l’aria riempì il suo petto, portandola verso di lui, mentre respingeva le prepotenti lacrime.
Lo schiaffò arrivò dritto sul volto pallido di Malfoy, con uno schiocco sordo che sembrò tagliare l’aria, lanciato senza la minima esitazione.
Le parole, ancora più taglienti, arrivarono subito dopo.
-Non osare mai più parlarmi in questo modo. Sei solo un porco viscido e schifoso. Non so che idea tu ti sia fatto, ma non sai un bel niente di me.
Quel gesto le costò una fatica immane, consumando ogni sua energia. Per questo adesso si ritrovava a pochi passi da lui, con il respiro affannato.
Il mago, però, non fece una mossa. Rimase immobile, lo sguardo indecifrabile.
Per un attimo, Hermione provò l’istinto di impugnare la sua bacchetta, ma la voce melliflua di lui la fermò.
Vide Draco massaggiarsi la guancia rossa, che parve dare finalmente colorito al suo viso, mentre iniziava a girarle intorno come un cacciatore si aggira tra i cespugli puntando la preda.
-Povera Mezzosangue. Così fiera e determinata, continui ad essere una sorpresa.
Prima che potesse voltarsi per affrontarlo ancora, ora che le era di spalle, Hermione si sentì afferrare per i fianchi. Malfoy la spinse contro il suo petto, spostando i suoi ricci su una sua spalla, per immergere il viso sul suo collo bianco, ora scoperto.
Hermione si ritrovò improvvisamente in fiamme, quando le sue labbra si infransero sulla riva della sua pelle, succhiandole appena l’incavo sulla sua scapola.
E lì, ogni parte del suo cervello si spense, accendendo ogni suo nervo, sensibile alle sue carezze.
Provò a voltarsi, ma le mani di lui, adesso sul suo ventre non glielo permisero.
I vestiti prudevano sotto le sue mani e la sola cosa che riuscì a fare per fermarlo fu balbettare una poca convincente richiesta.
-Smettila.
-Ho appena iniziato.
La sua voce era roca e annaspava quelle parole sul suo orecchio sensualmente.
Le gambe di Hermione sarebbero potute cedere da un momento all’altro, eppure era irresistibile la voglia di cadere sì, tra le sue braccia.
-Perché? Perché mi stai facendo questo?
Hermione si crogiolava nell’impotenza. Hermione si eccitava nella sua impotenza.
Stare lì, il suo corpo così vicino al suo e allo stesso tempo così lontano dalle sue mani, le sue labbra sulla sua pelle nuda, ma distanti dalla sua bocca che bramava anche solo di sfiorare.
Non aveva mia provato nulla del genere.
-Perché ti voglio.
Come a voler dimostrate la sua confessione, Draco la spinse ancora contro di sé, facendo aderire i loro corpi. La fece voltare con violenza, non dandole nemmeno il tempo di respirare prima di rapire le sue labbra in una morsa tanto passionale quanto brutale.
La sua lingua la cercò, le sue labbra la marchiarono, la sua bocca la divorò.
Eppure Hermione non avrebbe potuto sentirsi meglio.
Si aggrappò alle sue spalle e ricambiò senza esitazione il suo bacio, issandosi in punta di piedi per stringerlo, per averlo sempre più vicino. Sentiva il bisogno di toccarlo, il bisogno di ricambiarlo; sentiva il bisogno di lui con ogni cellula del suo corpo.
Sentì l’eccitazione di lui premere sulla sua coscia eccitandola, nel riconoscere la sua stessa reazione in lui.
Avvampò sotto il suo corpo che la sovrasta e sorrise felice, mentre le farfalle svolazzarono libere nel suo stomaco e ogni razionalità si sciolse come neve al sole.
Perché lui la voleva.
Ma non voleva Hermione Granger. No. Voleva soltanto il suo corpo.
E allora, di fronte quella cruda verità, Hermione sgranò gli occhi, si riscosse e lo respinse.
Non avrebbe rifatto lo stesso errore.
-Ma io no- sussurrò decisa, cercando di apparire sicura.
Le sue labbra però bruciarono come fuoco, ora più che mai per quell’ovvia menzogna.
Malfoy non si fece incantare, nemmeno per un secondo, perché poteva non sapere tante cose, ma non era stupido. Sapeva quando una donna era attratta da lui.
-Bugiarda. Ricordi? Sei stata tu a venire da me la scorsa notte, perché Granger?- le chiese placido, nonostante ogni senso si era risvegliato, all’erta nel scorgere ogni suo segreto.
Hermione rimase in silenzio.
Non rispose, cercando di allontanarsi con il busto da lui, senza alcun risultato.
Sentiva il suo sguardo su di sé, ma non riusciva a sostenerlo. La paura di non riuscire a mentirgli era troppa.
Sentiva ancora la testa girare per quel bacio che le aveva scosso il cuore; ricordare la notte passata le fece male, più di quanto volesse ammettere.
Se solo mi amassi.
Probabilmente, in quell’impossibile caso, non sarebbe riuscita a respingerlo, sin dal primo istante. Forse, di fronte questa consapevolezza, era un bene che lui non ricambiasse i suoi sentimenti.
-Non rispondi?- lo sentì ghignare, spezzando il silenzio, tirandola poi a sé nuovamente.
Sentì la sua mano un'altra volta sul suo viso, ora sui suoi capelli. Sentì il suo profumo, proprio come lui sentiva quello di Hermione.
–Va bene, c’è tempo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.
Sarebbe una bella cosa, pensò la strega, ma sapeva che non era la verità.
Il tempo era proprio quello che le mancava.
-No- mormorò. Lo sguardo ancora basso, sulle loro scarpe che adesso si sfiorano appena.
-No?
Malfoy era sorpreso, ma sorrise ancora, alle sue spalle, mentre raccoglieva una sua mano e la costringeva ad accarezzargli una guancia.
Si stava prendendo gioco di lei.
Continuava a farlo, nell’oscurità di quella stanza che li avvolgeva.
Con una smorfia Hermione incrociò finalmente i suoi occhi e, triste, lo mise al corrente della verità, una verità che lui non avrebbe comunque potuto capire.
-No, Malfoy. Non abbiamo tempo. E non abbiamo nulla da dirci.
Il viso di Malfoy si contrasse, colpito dalla serietà della ragazza. Stavolta non c’era traccia di incertezza, era sicura. E quella sicurezza lo spiazzò, tanto da lasciarla andare.
Cosa stai cercando di dirmi?
-Questo lascialo decidere a me. O crederai sul serio che io mi lasci usare senza far nulla?
Non gli piaceva camminare in territori sconosciuti. L’ignoto lo disturbava.
Hermione rimase stupita, non si aspettava che lui potesse arrivare ad una conclusione del genere.
-Io non ti ho usato.
Malfoy alzò un sopracciglio, scrutandola nel profondo, analizzando il tremolio delle sue gambe, i pugni serrati, la sua espressione sempre cangiante.
A volte era la sicurezza fatta persona, altre sembrava poter sprofondare nella malinconia.
E lui ne rimaneva confuso.
Non poteva crederle, ma non poteva nemmeno accettare di essere stato raggirato.
-Forse. Ma non farò finta che la ragazza che mi odia con tutto il suo cuore la notte scorsa mi abbia chiesto di fare l’amore con lei. So che c’è qualcosa sotto e, per Salazar, io lo scoprirò.
-Tutto questo è ridicolo. Non so di cosa tu stia parlando.
Adesso entrambi ruggivano. Lei per frustrazione, lui per rabbia.
Giravano intorno, osservandosi da lontano. Malfoy fu il primo a fermarsi, fingendo di trattenere delle risa.
-Granger, non ti ha detto nessuno che non sai dire le bugie?
La sua aria da sbruffone, il suo ghigno che già decanta vittoria, la irritarono.
Hermione Granger non poteva essere sconfitta.
E allora urlò, stanca di dover mentire, stanca di sentirsi sempre braccata.
Era colpa sua quell’assurda situazione e, saperlo, la faceva sentire una stupida.
-Basta, Malfoy. Basta.
Hermione gli si avvicinò, un dito sul suo petto come se potesse sul serio minacciarlo.
-È sul serio questo che vuoi? Che diventi la tua amante, in cambio del favore che ti ho chiesto?
Malfoy, soddisfatto, la strattonò verso di sé, afferrando quel piccolo dito e portandoselo sulle labbra. Lo leccò, gliene baciò la punta.
Poi, avvicinando i loro visi, per essere chiaro, confermò le sue conclusioni. –Sì.
Hermione represse la scossa lungo la schiena, esplodendo e spingendolo via, reagendo infine d’impulso come una macchina impazzita. Il suo orgoglio ruggiva.
-No! Mi dispiace, non posso accettare. Non posso farlo.
Possibile che non riuscisse a capire? Ogni no, era una pugnalata al cuore, a quell’organo che aveva preso a sanguinare di fronte la consapevolezza di avere una possibilità con lui.
Una possibilità che però implicava la distruzione di ogni suo principio, della sua dignità.
Sebbene quell’unica speranza apparisse sempre più irresistibile, come una consolazione amara per quell’amore sbagliato, non poteva accettare.
Non così.
Lo amava e desiderava viverlo, ma non come la sua amante. Non come un giocattolo di cui presto si sarebbe stancato.
Perché era sbagliato, perché lo doveva a Ron e alle persone che amava, perché non poteva farlo a se stessa.
-Ma tu devi farlo, non hai scelta. Questi sono i patti e non puoi tirarti più indietro.
L’espressione di Malfoy adesso era cambiata, perché la sensazione di una vittoria facile era svanita in ogni rifiuto pronunciato sulle labbra che tanto desiderava.
Aveva osato tanto fin ora, la Mezzosangue, più di quanto avesse mai concesso a qualunque altro essere umano, ma non poteva accettare di venire rifiutato, non da lei.
-Ma non è equo- provò a rispondere Hermione, esausta di dover giustificare la sua negazione.
-Equo? Granger, la vita non è mai giusta.
Quella risposta amara la colpì. Aveva un retrogusto triste, aspro anche sulle corde più limpide del Purosangue.
Vide i suoi occhi per un attimo velarsi di una strana sensazione che le provocò un moto al cuore. Sentì il bisogno di rassicurarlo.
-Sì che lo è.
Malfoy notò l’espressione sul volto di Hermione. Un espressione che indicava compassione, pietà. Furioso, per non essere riuscito a trattenere per sé quel sentimento nato senza il minimo preavviso, inveì arrabbiato.
Le carte in tavola erano cambiate, e non aveva intenzione di lascarle in mano a lei.
-Nel tuo mondo forse, ma non dalle mie parti. E qui adesso si fa a modo mio.
-Ci deve essere un’alternativa, qualcos’altro che possa darti in cambio.
-Non c’è.
Hermione si sentiva in trappola, non solo perché lui continuava ad avanzare verso di lei, costringendola al muro, ma anche perché non sapeva come scampare dalla situazione in cui si era cacciata. Si era aspettata molto dalla sua richiesta, ma non che arrivasse fino a questo punto.
-Non puoi costringermi.
Sapeva che la durezza che aveva cercato di incidere su quelle parole era scemata in una supplica di fronte il suo viso perfetto.
-Oh, si che posso.
Ormai con le spalle al muro, cercò di farsi piccola.
Ma non avrebbe ceduto senza lottare, perché poteva anche amarlo, ma non gli avrebbe mai permesso di macchiare il suo sentimento con un atto tanto barbaro. Si sentiva ribollire dentro al solo pensiero.
-Saresti disposto a scendere così in basso pur di avere una donna nel tuo letto?
L’accusa implicita in quelle parole, punse Malfoy sul vivo. Eppure non si fece trarre in inganno, chinandosi su di lei e, bloccando ogni sua via d’accesso, poggiando le mani sul muro accanto i suoi ricci.
Si inebriò del suo profumo naturale, sfiorò con il naso una sua guancia, poi le sue labbra.
La sentiva tremare, ma non gli importava, perché lei ormai gli apparteneva.
E sapeva che ne era consapevole anche lei.
Per questo non si stupì quando lei provò a parlare, seppur non cercando minimamente di allontanarlo. Ma era stanco di tutte quelle chiacchiere, le avrebbe dimostrato quanto aveva ragione con i fatti.
Così, prima che gli potesse dire altro, si approfittò di quell’attimo per baciarla ancora.
Fu un bacio casto, leggero, che non aveva niente a che spartire con quello dato in precedenza.
Eppure fu ugualmente bello.
Quando la sentì sporgersi per ricambiare il suo bacio, però, si ritrasse, ghignando soddisfatto.
-Non essere sciocca, Mezzosangue. Specie quando è evidente che non debba fare nulla di tutto questo per averti.
Hermione aveva chiuso gli occhi, per lasciarsi rapire da quella calda atmosfera.
Quando però le sue parole raggiunsero le sue orecchie sgranò gli occhi, sorpresa e ferita.
Lui aveva giocato con lei e aveva vinto.
Il ghigno di vittoria che vide aleggiare sul suo volto fu peggio di un pugno allo stomaco, perché confermò i suoi sospetti. Non respingendolo, sporgendosi a ricambiare il suo bacio, aveva rivelato la sua debolezza, gli aveva confessato tacitamente quanto potere avesse su di lei.
Era certa che da quel momento non avrebbe esitato ad usarlo.
Lo spinse via, ringhiando nella sua direzione. Lui la lasciò fare, allontanandosi con un sorriso divertito sulle labbra. A quel punto capì che non avrebbe potuto dire nulla per riscattare la sua posizione, così fuggì via, lontano dal suo angelo nero a cui, a dispetto di tutto, non riusciva a resistere.
Mentre correva, Hermione sapeva di avere ancora il suo sguardo sulle spalle. Gli parve persino di sentirlo proferire in lontananza una velata minaccia.
-Non potrai sfuggirmi per sempre, Mezzosangue.

***

Inconsapevole dell’enorme ritardo a cui era andata incontro, si fiondò a lezione spalancando la porta.
-Oh, Granger, Malfoy, ben arrivati. Pensavo aveste saltato la lezione- li rimproverò con garbo la professoressa McGranitt.
Hermione non si era accorta di essere stata seguita, perciò si stupì non poco di ritrovarselo a fianco. Decisa ad ignorarlo, stava per scusarsi, quando lo sentì parlare per primo.
-Ci scusi professoressa, ma io e la signorina Granger abbiamo avuto dei problemi con alcuni del primo anno e, come caposcuola, siamo stati trattenuti.
Hermione lo guardò sorpresa, scioccata nel costatare come riuscisse a rimanere calmo nonostante avesse appena inventato una bugia colossale.
Sul volto della professoressa McGranitt aleggiava lo stesso stupore, eppure decise in quel momento, dopo aver squadrato entrambi, di lasciar correre.
-Bene, ma adesso sedetevi così che possiamo riprendere la lezione. Fate comunque in modo che non ricapiti più.
-Certo professoressa, ci scusi ancora.
Hermione non poté che chinare il capo in segno di scuse e dirigersi verso il suo posto, accanto alla sua migliore amica che la guardava sospettosa e sorpresa.
Sapeva che Ginny non stava nella pelle per infilzarla di domande.
Tuttavia, prima ancora che la raggiungesse, Malfoy, si sedette su una fila di posti vuoti, richiamando subito dopo la giovane.
-Hermione, siediti qui con me.
Nell’aula calò improvvisamente il silenzio, mentre tutti, compresa la professoressa, alternavano lo sguardo prima su uno e poi sull’altro. Draco Malfoy non aveva mai aperto bocca alle lezioni, se non quando era espressamente richiesto, soprattutto a Trasfigurazione.
Eppure, Hermione, che era rimasta ferma e allibita, sapeva per certo che la stanza era sprofondata nel silenzio per altri ovvi motivi.
La prima che si riprese, fu la professoressa, che si ripromise di indagare presto sulla questione.
-Su, Granger, prendi posto accanto al signor Malfoy. Non possiamo di certo perdere tutta la giornata.
Hermione avrebbe voluto urlare.
-Sì, professoressa, mi scusi ancora- rispose con un sorriso tirato, prima di prendere posto accanto a Malfoy, che frattanto ghignava spudoratamente.
-Ti odio Malfoy.

***

Qualche ora più tardi, controvoglia, Draco fu costretto ad accompagnare Blaise a Hogsmeade, per compare dei nuovi guanti da quidditch per la prossima partita.
Sapeva che gli stava prestando poca attenzione, ma non riusciva a fare a meno di pensare a come era stata scombussolata la sua vita nelle ultime ventiquattro ore.
Quando era uscito dalla sala grande, con la sola intenzione di dimenticare, era incappato nella ragazzina del quarto anno, con la quale aveva dovuto disdire l’appuntamento la sera prima. Era evidente che quello non fosse un incontro casuale tanto che, Draco, non si era perso in chiacchiere per riparare l’evento perso. Voleva cancellare i ricordi della notte precedente, voleva depennare dalla sua mente ogni suo gemito, ogni suo profumo, ogni dannatissima immagine.
Tuttavia, qualcosa era andato storto. Non seppe spiegarsi il perché, né esattamente come avvenne, ma improvvisamente i capelli biondi della ragazza erano diventati degli indomabili ricci castani e i suoi occhi azzurri dei profondi occhi nocciola.
La stupida Tassorosso si era trasformata in un’indomabile Grifondoro.
Alla fine, aveva dovuto lasciar perdere, ignorando le lamentele della ragazzina, andandosene via più frustrato di prima.
Eppure lei sembrava non lasciarlo, ma inseguirlo ovunque andasse.
Fu certamente una coincidenza quando la scorse poco dopo, eppure ebbe la sensazione che qualcuno gli stesse giocando qualche brutto scherzo.
La vide intrattenersi con Micheal Corner, con il quale si era sbadatamente scontrata.
Una patetica scena che aveva avuto il potere di incendiargli il sangue nelle vene quando il Corvonero tentò di approfittare di quella vicinanza.
Non gli era mai stato granché simpatico negli anni passati, e ripromise a se stesso di rammentare la prossima volta tale astio quando lo avrebbe nuovamente incrociato, magari per dargli una bella lezione, seppur del tutto casuale.
Non riusciva a spiegarsi tanto coinvolgimento, raramente ricordava il mattino dopo il volto delle ragazze con cui aveva fatto del sesso. Anche se con tutte non aveva passato ciò che aveva condiviso invece con lei.
Era dura ammetterlo a se stesso, ma nelle ore passate insieme parecchie cose erano state diverse.
Delle cose che però non sapeva definire.
Ma se di questa sensazione non voleva saperne più del dovuto, non era così sugli altri quesiti che adombravano i fatti avvenuti la sera precedente, su cui voleva a tutti i costi far luce.
Oltretutto era ormai impossibile negare quel misterioso filo che sembrava irrimediabilmente legarlo a Hermione Granger. Se ne sentiva attratto e, persino quando qualche ora prima l’aveva vista arrabbiata, frustrata, irritata con lui, con quel vivido fuoco negli occhi, l’aveva trovata più bella che mai. Una fiera e coraggiosa leonessa, che non può che apparire maledettamente sensuale ai suoi occhi.
In quell’istante aveva capito che ignorarla non sarebbe servito a niente.
E non potendo dimenticarla, l’alternativa era averla al suo fianco.
Non avrebbe accettato vie di mezzo, non quando aveva la scusa perfetta per poterla pretendere a se.
Gli doveva qualcosa, in fondo.
Se il suo corpo la desiderava, avrebbe consumato la sua passione con lei fino ad averne la nausea.
E se la sua ragione pretendeva spiegazioni, l’avrebbe anche incatenata e torturata fino a quando le sue morbide labbra avrebbero saziato la sua sete di sapere.
Non era di certo lui che aveva creato quell’assurda situazione.
Era stata lei a farsi scoprire da lui come donna ed era sempre lei che lo aveva immischiato in quell’intrigato mistero di cui, per quanto non sapesse come, faceva inesorabilmente parte.
Qualunque cosa gli avesse fatto quella notte l’avrebbe superata, sarebbe guarito, e qualunque cosa lei gli stesse nascondendo l’avrebbe scoperta.
Solo allora, forse, l’avrebbe lasciata andare.

-Ehi, Draco, mi ascolti? Secondo te come sono questi?- chiese Blaise, sventolando dei guanti in pelle nere davanti il suo viso.
-Credo che possano andar bene, Blaise- rispose distratto.
Dallo sguardo di Blaise, capì di essere stato beccato.
-Mi dispiace Blaise, ma non riesco a respirare in questo negozio. Ti aspetto fuori.
Blaise, deluso, scrollò le spalle. –Si, certo.
-Mi dispiace- gli sussurrò Draco alle sue spalle, prima di fuggire via.
Si accese una sigaretta, per lasciarsi riempire da quella tossica sostanza che aveva il potere di rilassarlo. Tirò una sola volta prima di venire nuovamente distratto dall’oggetto del suo desiderio.
Hermione Granger stava passeggiando con la sua amica Weasley, in direzione dei Tre Manici di Scopa, con molta fretta constatò subito dopo.
Ghignando, Draco gettò a terra la sigaretta con l’unico intento di raggiungerla, quando notò la Weasley salutare eccitata con la mano qualcuno in lontananza.
Non dovette sforzarsi molto per capire a chi era rivolto quel saluto, ancora meno per comprendere che la loro meta erano proprio due ragazzi che portavano il nome dei due salvatori del mondo magico. Rimase a osservarli da lontano, in attesa di ciò che sarebbe avvenuto, ma poco dopo si pentì di quella scelta perché ciò che vide lo lasciò inorridito.
Un forte senso di nausea si diffuse intorno al suo petto nel vedere la Granger baciare con fin troppo entusiasmo Ronald Wealsey.
E dire, che aveva sempre saputo che quei due un giorno sarebbero divenuti una coppia.
La consapevolezza di essere stato preso in giro esplose, l’attimo dopo, come una miccia in un lago di benzina.
C’erano ancora molte cose poco chiare in quella storia, ma una cosa adesso era certa.
Hermione Granger era fidanzata.
Rimase immobile, continuando a spiare da lontano i quattro ragazzi, finché dopo qualche momento di patetiche effusioni, entrarono insieme nel locale, sparendo dalla sua vista.
Draco sputò per terra il groppo amaro e, schiacciando con foga la sigaretta ancora accesa sul suolo, si diresse verso il castello.
Che i giochi abbiano inizio, mia cara Mezzosangue.


Ciao a tutti! Vado un po’ di fretta quindi, sperando che il capitolo vi sia piaciuto e che sia riuscita a spiegare ed esprimere bene i diversi stati d’animo dei personaggi, vi saluto con un immenso grazie a voi che mi seguite, che avete aggiunto la mia storia tra i preferiti, le seguite e quelle da ricordare. Colgo anche l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno letto e gradito la storia sul capitolo rosso collegata al capitolo precedente. A presto un bacio.
RINGRAZIAMENTI:
aquizziana: ciao carissima, eccomi qui!scusa il ritardo ma sono mancata per un po’ di gironi da casa e sono stata impossibilita ad aggiornare. Comunque vedrò di rimediare tra oggi e domani; intanto eccoti questo capitolo: sono contenta che questa Hermione ti piaccia, effettivamente è molto diversa da quelle delle mie altre storie, semplicemente perché qui lei è già innamorata e per amore, come per amicizia è molto determinata e forte. Ti ringrazio anche per il commento del capitolo rosso, sono molto contenta che ti sia piaciuto. Adesso ti lascio che corro dalle altre storie, ma attendo di sapere che ne pensi di questo che come vedi è un po’ particolare. Bacione.
barbarak: bhè dai per Draco non era poi questo gran sacrificio quindi possiamo anche chiamarlo un piccolo favore, no?:) comunque sono contenta che ti piaccia e spero che anche questo cap non sia stato da meno, che come vedi che le cose prendono una piega un po’ problematica. Ron qui è un personaggio un po’ marginale, quindi tra lei e Ron per ora almeno non ci sarà nessun confronto, anche perché Hermione come avrai capito dovrà occuparsi di altro. Un bacio a presto
ps: ti ringrazio per i complimenti del capitolo rosso, sono contenta che ti sia piaciuta, io a dir la verità non ne ero così convinta, quindi grazie, mi ha fatto piacere!
HailieJade: ciao tesoro!bhè sono contenta che la scelta ti sia piaciuta, ma credo ormai fosse scontata che fosse Draco e poi on potevo tardare molto il suo ingresso in scena visto anche che la storia ha pochi capitoli. Comunque per quanto riguarda il momento in cui Hermione si è innamorata di Draco ne parlerò nel prossimo capitolo quindi tranquilla che questa cosa verrà presto chiarita è un po’ anche complicato a spiegarlo così in due parole visto che non è un singolo momento preciso;Ad ogni modo spero ti sia piaciuto questo capitolo, dove le cose si smuovono un po’ in peggio..per Hermione, anche se dipende dai punti di vista..anzi spero non vorrai uccidermi. Baci baci e aggiorna presto mi raccomando che ti aspetto
Iyu89: ciao cara,grazie intanto per i compimenti sul capitolo rosso, sono contenta che ti sia piaciuto, spero che anche questo non sia stato da meno, anche se le cose si fanno più complicate! Comunque no il confronto con Ron non ci sarà, almeno per il momento, anche perché credo che Hermione abbia già abbastanza problemi; infondo c’è anche da dire che una piccola bugia di Hermione in più a questo punto non cambi, e poi Draco stesso non è mica Lavanda che fa certe scenate, no? Fammi sapere che ne pensi di questo un bacio grande
mm91: ciaoooo che piacere trovarti anche qui!grazie per i complimenti, e sono contenta che ti piaccia la storia, di questo cap che ne pensi? Comunque si lo so, la grammatica non è il mio forte, e specie quando sono di fretta commetto tanti errori, credo che ne troverai anche qui, quando avrò tempo mi riprometto di ricorreggere tutto, intanto mi scuso sinceramente. Un bacione
marziaaa:sono contenta che la sorpresa sia stata di tuo gradimento, Ron si qui fa un po’ pena, diversamente dalle altre mie storie è lui la vittima; ad ogni modo spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto..fammi sapere che ci conto eh un bacino a presto

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Capitolo 4
*** Mezze verità ***




CAPITOLO III
MEZZE VERITÀ


L'amore ha diritto di essere disonesto e bugiardo. Se è sincero.
(Marcello Marchesi)



-Hai saputo l’ultima novità su Malfoy e la Granger?
-Parli delle loro sparizioni durante i turni da caposcuola?
-No, quella è roba vecchia ormai. Pare che stamattina abbiano litigato un’altra volta perché lei è rimasta incinta!
-Ma ne sei sicura?
-Sì, l’ho sentito con le mie orecchie. Alcuni, persino pensano che lo abbia fatto apposta per farsi sposare da lui dopo i M.A.G.O..
-Incredibile, da lei non me lo sarei mai aspettato.
Hermione Granger era stanca.
Nascosta dietro una grossa statua, erano ormai ore che ascoltava le voci che Malfoy aveva messo in giro su di loro.
Ovviamente tutte false.
Andava avanti così da una settimana ormai. Inizialmente, si era limitato a mostrare una certa confidenza tra loro, rivolgendole la parola durante le lezioni, accompagnandola in biblioteca e avvicinandosi durante i pasti in sala grande. Tuttavia, di fronte la sua indifferenza e la sua freddezza presto aveva cambiato strategia, esagerando con i pettegolezzi.
-Ehi voi due, non avete niente di meglio da fare? Dovreste vergognarvi. Dieci punti in meno a entrambe.
Hermione prese un lungo respiro e fuoriuscì dal suo nascondiglio, puntando l’indice verso le due pettegole che adesso la osservano spaventate.
Era evidente che avesse sentito tutto, come sempre del resto.
-Ma, non puoi…- provò a ribattere, con la voce tremula, una delle due ragazze.
Hermione si mise le mani, strette in forti pugni, sui fianchi e con aria di sfida proruppe.
-Sono Caposcuola. Posso eccome. Mi riterrei anzi fortunata, la prossima volta vi mando direttamente dalla Preside, mi sono spiegata?
Le ragazze chinarono il capo e, nonostante poteva vedere la loro rabbia dalla stretta adesso più forte sui loro libri, le vide annuire per poi darle le spalle e scomparire per un altro corridoio.
Hermione a volte lasciava correre, facendo orecchie da mercante, ignorando gli sguardi malevoli e le parole di disprezzo che tutti sembravano rivolgerle ovunque andasse.
Ogni studente sembrava essersi accaparrato il diritto di giudicarla. E l’esito, puntualmente, non poteva che essere negativo.
A volte non riusciva proprio a contenere la rabbia, specie quando doveva sentire certe assurdità.
Dal giorno in cui aveva rifiutato il ricatto di Malfoy era passata una settimana, in cui la sua vita si era trasformata in un vero inferno.
Non si erano più parlati, non privatamente almeno: lui approfittava di ogni situazione e di ogni momento per starle addosso, e non per insultarla o schernirla, come era suo solito fare, ma per lodarla e riempirla di complimenti indesiderati.
Sapeva che il suo rifiuto avrebbe portato delle conseguenze per lei, ma contro tutte le sue aspettative, non solo lui aveva osato più di quanto avesse mai immaginato, ma il suo folle piano stava pure funzionando: con o senza la sua approvazione, lui era riuscito a fare di lei una sua proprietà, almeno per l’opinione comune, così che tutte le persone di sesso maschile presenti ad Hogwarts le stavano lontano evitandola, neanche avesse la peste.
Non che le dispiacesse, anzi non gliene importava poi molto, ma l’idea che lui stesse prendendo controllo della sua vita la irritava da morire.
Le era sempre accanto: a lezione, nei corridoi e, a volte, persino in sala grande, prima che ognuno prendesse posto al proprio tavolo.
Il peggio era che, quando sapeva di essere osservato, cioè sempre, approfittava dei suoi momenti di distrazione per avvicinarsi a lei, al punto che chi si voltava verso di loro aveva l’impressione che si fossero appena baciati o abbracciati.
Alle lezioni, in cui inspiegabilmente riusciva sempre a sedersi accanto a lei, le metteva il braccio dietro la schiena o lungo il bordo della sedia.
In sala grande la fissava ininterrottamente senza abbassare un secondo lo sguardo, facendo parlare e straparlare tutti i commensali.
Nei corridoi, infine, le camminava dietro, neanche fosse una guardia del corpo, e quando sapeva di essere visto o sentito si avvicinava per chiederle di portarle i libri, di accompagnarla a lezione o peggio, le chiedeva conferma di appuntamenti inesistenti.
Parlava ininterrottamente con doppi sensi e aveva modificato tutti i suoi turni da caposcuola cosicché lui fosse sempre con lei: era come un ombra, o peggio una zecca insopportabile.
Le lanciava mille provocazioni e frecciatine allusive, a volte facendola arrossire.
Un applauso rimbombò nel corridoio deserto, ma prima ancora di potersi voltare Hermione sentì delle dita accarezzare una ciocca del suoi capelli.
-Molto brava. Crudele, ma per lo più sleale. Usare la propria autorità in questo modo…
Poteva immaginare il suo ghigno soddisfatto curvare le sottili labbra di Malfoy, e sapeva che sarebbe bastato un solo passo indietro per far combaciare il forte torace di lui con le sue spalle.
-Cosa vuoi, Malfoy? Non c’è nessuno qui per dare spettacolo.
-Non sono qui per questo, lo sai.
Hermione aveva più volte cercato di parlargli, in modo da cercare insieme una soluzione ragionevole, ma lui gli era sempre sfuggito, evitandola: era chiaro che non volesse discutere ma solo farla impazzire.
-E sai anche del profondo e viscerale odio che nutro per te?
-Certamente- rispose semplicemente, accarezzandole il collo.
Hermione si voltò di scatto furiosa, ma prima che lei potesse estrarre la sua bacchetta lui le fu subito addosso.
Questi erano i momenti che temeva di più.
Se da un lato aveva dovuto abbandonare la biblioteca, luogo in cui, in sua presenza, il silenzio era ormai solo un lontano ricordo, dall’altro aveva dovuto persino evitare il suo dormitorio, che frequentava solo nelle ore notturne giusto per dormire, perché anche chiusa nella sua stanza poteva vedere le ombre sotto la porta e i mormorii dei suoi compagni, sicuramente con le orecchie appiccicate alla porta.
Si sentiva soffocare, in trappola, e come un topolino in una grande gabbia aveva dovuto trovarsi degli angolini bui ove trascorrere i suoi momenti di libertà, che tuttavia venivano inspiegabilmente interrotti.
Per quanto non scegliesse mai lo stesso posto, non sapeva ancora come, lui riusciva sempre a trovarla, e se inizialmente aveva gradito la cosa giusto con l’intenzione di parlagli e chiarire, aveva scoperto a sue spese che lui non aveva affatto simili interessi.
I suoi agguati erano solo e semplicemente degli attimi di intimità che con prepotenza lui gli rubava e, ad Hermione, non era sfuggito il perché.
Nonostante lui fosse riuscito ugualmente a fare di lei la sua ragazza, rendendola così intoccabile ad ogni essere di sesso maschile presente tra le mura del castello, agli occhi della gente, non era ancora riuscito ancora a ottenere ciò che ambiva di più, ovvero il suo corpo.
Draco le prese la vita, strattonandola su di sé, mentre con l’altra libera le afferrò i suoi capelli per spingere il viso di lei al suo, in modo da rapirle le labbra in un bacio impaziente.
Indietreggiò, trascinandola con sé, in un angolo sempre più buio aumentando l’intensità del bacio.
Hermione per quanto si ostinava a resistergli, puntualmente allo scoccare dei dieci secondi, finiva per cedere e schiudere le labbra per accogliere così la sua lingua dentro di sé.
Doveva ammettere che era un ottimo baciatore: riusciva a stuzzicarla, giocando con le sue labbra e la sua lingua, facendole ogni volta perdere la cognizione del tempo e dello spazio. In quei momenti, non aveva più un singolo pensiero, ogni neurone si assopiva, lasciandola solo in prenda ai sensi.
Si convinse che non era colpa sua, che semplicemente era l’amore a moltiplicare le sue emozioni con così poco.
Dopo un tempo che sembrò durare un eternità sciolsero quel bacio in modo da permettere ad entrambi di tornare a respirare.
Hermione ne approfittò e mise le mani sul suo petto, mettendo una certa distanza tra loro; rimase a scrutarlo attentamente, cercando di non perdersi in quell’oceano invernale che erano i suoi occhi.
Draco non distolse lo sguardo, lo sostenne con un espressione neutra seppur languida. Poi, muovendo semplicemente le labbra, Draco sussurrò rocamente.
-Tu sei mia.
Hermione come se si fosse appena svegliata sotto un forte suono di trombe, proferì contrita.
-No, non è vero.
-Forse, non completamente, ma lo sarai presto- rispose affabile, accarezzandole una guancia con il dorso della mano.
Ad Hermione ricordare la verità faceva troppo male, così con disperazione, che Draco male interpretò, scandì. -Ma lo vuoi capire? Questo non accadrà mai, io non sarò mai più tua.
Draco sbuffo, per nulla scalfito da quelle parole. -Perché adesso stai con Weasley?
Hermione rimase di sasso, sgranando gli occhi immobile. Il cuore aveva perso un battito e, tutto, intorno le sembrava immobile e fin troppo silenzioso, se non per quel piccolo fruscio del vento che sembrava stridere sulle grandi vetrate. Non sapeva se essere spaventata o sollevata della scoperta, specie perché non riusciva a capire le sue intenzioni e i suoi pensieri a riguardo.
-Oh, non fare quella faccia. Credevi davvero che io non lo venissi a sapere?
-Tu… Da quando lo sai?
Non sembrava per nulla arrabbiato.
Draco, infatti, si stava gustando il suo momento di vittoria.
Quando aveva scoperto di loro aveva ponderato l’idea di rivelare al suo fidanzato ciò che era successo tra loro. Ma questo non sarebbe stato nel suo stile, senza contare che sarebbe potuto apparire geloso, sentimento che non lo sfiorava affatto. Forse.
Torturarla per un intera settimana, invece, era stato un puro divertimento per tutti i suoi sensi e il suo orgoglio, per non parlare di quei momenti rubati per vendicarsi ancora una volta del trio e per soddisfare in parte le sue voglie.
E poi far uscire fuori la verità non gli avrebbe giovato a molto, mentre in questo modo poteva averla in pugno totalmente.
Adesso, però, era venuto il momenti di mettere le carte in tavola e, se è possibile, averla finalmente ancora.
-Non ha alcuna importanza.
Hermione, che aveva ancora le mani di lui intono alla vita, se lo scrollò facendo qualche passo indietro. Era ovvio, dal suo sguardo, che c’era dell’altro e che questa sua omissione non sarebbe passata liscia, così indagò dubbiosa. -Perché non l’hai spifferato a tutti, allora?
Draco poggiò un piede sulla parete a cui era appoggiato e, mettendosi le mani in tasca, spiegò come se niente fosse.
-E perché mai avrei dovuto? Se si sapesse in giro, qualcuno potrebbe dirgli di noi e non mi va di perdere tempo con la donnola.
-Non esiste nessun noi, Malfoy.
Avrebbe voluto gridargli quella realtà con rabbia, ma dalla sua voce fuoriuscì solo amarezza.
Draco la guardò per un istante trionfo, poi staccandosi dalla parete alle sue spalle, si avvicinò di nuovo a lei.
-Ma questo lo sappiamo solo tu ed io, gli altri la pensano diversamente .
-Grazie a te - rispose sprezzante.
-Esattamente, sono bravo in queste cose eh?
-Sei solo una viscida e schifosa serpe - sputò con l’intento di ferirlo, inutilmente.
Draco si passo una mano tra i capelli e vanitosamente rispose. -Grazie, me l’hanno già detto.
-Anche se credo che tu lo sia molto più di me- aggiunse, accompagnando le ultime parole con uno sguardo molto eloquente che disturbò la giovane.
-Che vorresti insinuare?
-Non ci arrivi da sola? Non è esattamente da Grifondoro tradire il proprio fidanzato, tra l’altro con il ragazzo che avete sempre odiato. Senza contare le miriadi di bugie che hai raccontato sia alla donnola che al resto di Hogwarts dall’inizio dell’anno scolastico. Mi sa che ti devo i miei complimenti, ti avevo sottovalutata.
La strega si ammutolì all’istante, guardandolo truce, con odio colpevole. Non le era mai piaciuto mentire, le costava sempre un immensa fatica, che terminava con una lunga ora di pianto disperato in compagnia di Mirtilla Malcontenta, nell’unico luogo in cui sapeva di poter star da sola, indisturbata. Tuttavia, lui aveva detto la verità, aveva maledettamente ragione e ora che tutte le sue paure avevano preso voce dalla sua bocca si sentì un mostro senza cuore. E dire che tutto era iniziato con le migliori intenzioni.
-Risparmiateli.
Draco però aveva appena iniziato la sua lenta ed inesorabile tortura sull’animo della giovane Grifondoro.
-A proposito, non te l’ho mai chiesto. Com’è che hai scelto proprio me?
Dirglielo saprebbe stato un suicidio. Quello era un segreto che avrebbe preferito portarsi nella tomba.
Ad ogni modo, Hermione non aveva intenzione di lasciarlo inferire ancora. Per quanto sentisse di meritare tanto male, non avrebbe permesso che proprio lui continuasse a farsi beffe di lei.
Oltretutto, era tutta colpa sua: non era riuscita a mantenere il patto che aveva stipulato con se stessa, che richiedeva la sua fedeltà a Ron.
Era andata a letto con Malfoy, e per quanto non riuscisse proprio a pentirsene, sapeva che così si era auto-inflitta la sua condanna, a cui lei sola poteva porre rimedio.
Cercare di rimandare l’inevitabile poteva divenire rischioso e lui aveva osato anche troppo.
-Sai che ti dico, Malfoy? Hai vinto- disse, alzando lo sguardo sul suo viso e incontrando solo stupore.
-Sul serio, Granger?- chiese d’un tratto scettico, alzando un sopracciglio.
Hermione era decisa a rimediare ai propri errori e non avrebbe permesso al suo orgoglio o ai suoi numerosi scrupoli di mettersi in mezzo stavolta. Draco Malfoy era diventato troppo pericoloso e doveva sbarazzarsene, subito.
-Sì. Se per porre fine a tutto questo devo venire a letto con te lo farò. Immagino vorrai cominciare subito, no?- chiese determinata, prendendogli una mano per tirarselo dietro.
Draco però era ancora troppo incredulo per il suo così facile cambio d’idea che non poté fidarsi. Piantò i piedi per terra e lasciò la mano della strega.
-Aspetta un attimo, Sanguesporco. Com’è che hai cambiato idea adesso?
-È semplice: mi hai scoperta, quindi a meno che non ti uccida non ho altra scelta che fare ciò che mi chiedi per farla finita una volta per tutte.
-Ricordi le mie condizioni?
-Sì, sei stato chiaro l’ultima volta- continuò Hermione, indignata e allo stesso tempo nervosa.
Draco la scrutava attentamente in cerca di una falla, ma non vedeva incertezze nei suoi occhi.
-Potrebbe passare molto tempo.
Hermione inaspettatamente ghignò.
-Non credo che tu voglia sul serio dire al mondo intero che stiamo insieme, perché tutti penseranno questo se una volta finita la scuola continueremo a frequentarci.
In realtà, non aveva intenzione di arrivare fino alla fine dell’anno, anche perché non credeva che lui potesse volerla a tal punto.
Draco non si lasciò trarre in inganno da quella provocazione: era ovvio che non aveva sul serio intenzione di fare coppia fissa con lei, quello che c’era adesso era solo un gioco, un gioco nato per divertimento e perché no, per vendicarsi. Tuttavia le sue parole non lo convincevano affatto.
-Allora, andiamo?- chiese spazientita la ragazza, ticchettando il tacco della scarpa sul pavimento.
Rimasero in silenzio, scrutandosi attentamente l’un con l’altro, finché Draco incrociò le braccia al petto e spezzò il silenzio inquietante tra loro. –No.
Hermione stava nascondendo qualcosa, lo sapeva, e non avrebbe permesso di prenderlo in giro ancora.
Hermione era sbalordita, ma nascose la sua sorpresa. -Hai altro da fare adesso?
-Ho cambiato idea- disse semplicemente il mago, avvicinandosi serio.
-Che vuoi dire?
Ad Hermione non piacque quello sguardo: era sicura di farlo contento e invece sembrava arrabbiato più di prima.
-Non ti voglio più.
-E cos’è che vuoi adesso?
Hermione sentì un filo di paura trapassarla da parte a parte, ad ogni passo del ragazzo. Era curiosa e allo stesso tempo intimidita, certa che la sua nuova proposta non potesse essere qualcosa di meglio.
Draco la raggiunse e, chinandosi, avvicinò il suo viso a quello della strega tanto da poterlo sfiorare con la punta del naso.
-La verità.
Hermione boccheggiò. È impazzito!
Cercò di non dar a vedere il tuffo al cuore che aveva sentito, così sorreggendo il suo sguardo disse timida. -Non capisco.
Draco non si era mosso dalla sua posizione, come Hermione non aveva osato fare un passo indietro per mettere le distanze.
-Voglio ventiquattro ore di sincerità. Qualsiasi cosa ti chiederò, ovunque te la chiederò.
I suoi occhi sembravano scrutarle l’anima, leggerla profondamente, e stanarla come un coniglio nella sua tana. In quel momento ebbe paura e si sentì persa.
-E, poi, mi lascerai in pace? Niente più scherzi, allusioni, imboscate…
Draco ghignò, soddisfatto del rossore delle sue guance.
-Esattamente. Ognuno riprenderà i suoi ruoli di sempre.
Era meglio il sesso.
Per quanto la proposta fosse allettante, era troppo rischiosa per lei e per il suo cuore. Una volta scoperto i suoi sentimenti, sarebbe stata alla sua più totale mercé, senza contare che la sua reazione, che poteva già immaginare, l’avrebbe ferita immensamente.
-Non credo…
Fece per ribattere, ma Draco prese parola bruscamente. –È la mia decisione definitiva e non accetto un no come risposta, stavolta. A meno che non vuoi che io dica a tutti il tuo piccolo segreto, ti consiglio di fare ciò che ti chiedo. Intesi?
-Non puoi. L’hai detto tu stesso, succederebbe il finimondo- cercò di farlo ragionare, alzando di un ottava il tono della sua voce.
Draco indietreggiò e, facendo spallucce, rispose indifferente.
–Forse. Ma non sarò io quello incasinato fino al collo a quel punto. Per una volta, Weasley credo vorrà vedere qualcun altro morto al posto mio.
Era in trappola, non aveva scelta. -Perché proprio la verità?
Draco le aveva voltato le spalle ma, nonostante non poteva vedere il suo volto, il tono con cui le rispose lasciò intendere che quella domanda lo aveva turbato.
-Mi piace avere sempre qualcosa che gli altri non hanno. In fin dei conti, io ti ho già avuta.
-Ma…
Draco la ignorò e si avviò dalla parte opposta del corridoio.
-Le ventiquattro ore partiranno dalle sette di stasera. Preparati.

***

Sono nella merda! Sono nella merda più totale e puzzolente che si sia mai vista.
Hermione era ancora una volta rinchiusa nel bagno delle ragazze, seduta sotto il lavandino con le ginocchia al petto.
Anche se non aveva acconsentito esplicitamente, Draco era stato di parola e alle sette in punto aveva cominciato con le prime domande che, contrariamente a quanto si era aspettata, si erano rivelate dei semplici mezzi per metterla in imbarazzo di fronte tutta la scuola.
Durante la cena, più volte le si era avvicinato facendole così ammettere che riteneva il professore Ruf noioso e poco propenso ad insegnare, perché non capace di stimolare i suoi studenti. Che Ron era rozzo tanto quanto Harry era imbranato.
Era riuscito a farla litigare piuttosto furiosamente con una ragazza di tasso rosso, concordando con lui sul fatto che fosse troppo frivola.
Per non parlare della discussione con un ragazzo di Corvonero, quando aveva dichiarato che era più intelligente lei che era a Grifondoro.
Infine, come ciliegina sulla torta le aveva fatto confessare che lui, Draco Malfoy era il ragazzo più bello e irresistibile di tutta Hogwarts e che quindi lo trovava sexy.
Il problema, in realtà, era che lui fosse riuscito a scorgere in lei tutto ciò che pensava: non una volta l’aveva provocata con una domanda priva di fondamenti: per sincerità, si era trovata a concordare con ogni sua affermazione.
Era uscita dalla sala grande rossa in viso e tremendamente imbarazzata solo quando tutti ebbero finito i loro pasti, non gli aveva permesso di fuggire un attimo prima, bloccandola sull’ingresso centrale.
Adesso aveva paura di uscire, perché sapeva che una volta messo piede fuori dal bagno delle ragazze avrebbe trovato lui fuori ad aspettarla.
-Finalmente! Credevo che fossi sparita!
Hermione sussultò e Ginny, spaventata dalle lacrime dell’amica, si calmò andando ai suoi piedi.
-Per Morgana! Allora, è vero. Sei incinta!
Hermione sgranò gli occhi.
-Cosa? No. No, non sono incinta Ginny. Come ti salta in mente?- sbraitò indignata.
-È un giorno che tutti ne parlano, praticamente non si fa altro- rispose agitata la giovane rossa, cercando di spiegarsi.
Lo sguardo di Hermione, però, le fece capire tutto ciò che c’era da sapere. Dispiaciuta sbuffò, sentendosi impotente di fronte il putiferio che aveva risucchiato la sua migliore amica.
-Insomma, Herm, che sta succedendo? Malfoy ultimamente sta proprio esagerando.
Ginny sospirò e le si sedette accanto, sul freddo pavimento. Hermione piegò la testa sulla sua spalla, cercando conforto.
-È colpa mia. Ho fatto un pasticcio e non so più come uscirne.
Ginny sorrise con amarezza tra sé, accarezzando i ricci ribelli di Hermione sulla testa.
-Temevo che prima o poi sarebbe successo. Ma sei un essere umano Hermione, capita di sbagliare- la giustificò.
Ma per Hermione non esisteva un perdono per tutto ciò che aveva fatto alle persone che amava e a se stessa.
-Si ma io l’ho davvero fatta grossa, Gin.
-Vedrai che presto troverai una soluzione. Lo fai sempre.
-Stavolta è diverso- proferì decisa, scostandosi e alzando lo sguardo su Ginny.
Quest’ultima l’attirò a sé, per un caldo abbraccio, nella speranza che potesse anche un po’ confortare la giovare ragazza.
-Andrà tutto bene, ne sono sicura- mormorò sui suoi capelli.
-Sei fortunata tu, Gin. Hai Harry che ricambia tutto il tuo amore- disse poi, dando sfogo a quella punta di gelosia che la pizzicava quando osservava i suoi due migliori amici felici insieme.
-Lo so. Ma un giorno, anche tu sarai felice con la persona che ami- disse, con saggezza Ginny, accarezzandole la schiena.
Rimasero dopodiché in silenzio, ognuno persa tra i propri pensieri. Hermione pianse e si lasciò cullare dalle braccia dell’amica, che in quei momenti somigliava tanto alla padrona di casa Weasley.
–Perché mi cercavi?- chiese, poi, improvvisamente Hermione.
-Oh, me n’ero dimenticata. È arrivato questo per te- disse Ginny, portandosi una mano sulla fronte e l’altra sulla tasca dei jeans. Ne estrasse un biglietto.
Hermione alzò lo sguardo, vedendo così planare tra le sue mani un piccolo foglio di pergamena ripiegato. Curiosa, lo prese e lo lesse.

È inutile che ti nascondi, non puoi sfuggirmi.
Ti aspetto alle 22 nel mio dormitorio, puntuale.
Veritas filia temporis.


Non serviva alcuna firma per capirne il destinatario. Un brivido le corse lungo la schiena, mentre lo stomaco venne stretto da brutti presentimenti. Impresse nella sua mente la parola d’ordine e strappò il foglio in mille pezzi.
-È lui, non è vero?
Hermione la guardò con uno sguardo interrogativo.
-Malfoy.
Hermione chinò il capo, ma Ginny capì.
-Un giorno mi racconterai mai come hai fatto a innamorarti di lui?
Hermione sgranò gli occhi ancora. Non sapeva come aveva fatto a scoprirlo. -Come…
La giovane strega sorrise, affrettandosi a spiegare quanto per lei era ovvio.
-Hermione, è evidente. Tra voi qualcosa è cambiato, e non perché quella serpe non perde occasione per sbandierarlo ai quattro venti. Con lui non sei la stessa e il tuo sguardo si illumina anche quando nonostante tutto vorresti schiantarlo.
Hermione abbassò lo sguardo, sussurrando appena. -E non sei arrabbiata?
-Sì- le rispose con fermezza l’amica.
-Mi dispiace, Gin. So che lui è una serpe, una viscida e schifosa serpe, ma…
-Sciocca. Non sono arrabbiata per questo. Non so perché improvvisamente i tuoi sentimenti per lui siano cambiati, ma avresti potuto dirmelo, avrei potuto aiutarti.
Ginny le prese una mano e la strinse tra le sue, trasmettendole tutto il suo affetto.
Hermione sorrise lievemente, scrollando il capo abbattuta.
-Non credo. Sono così confusa e lui, adesso, non mi lascia un attimo di respiro.
-Già. Ma stai attenta, Herm. Lui potrà essere in parte cambiato. Tutti hanno visto i loro cambiamenti dopo la guerra. Ma rimane Draco Malfoy e a meno che anche lui abbia preso un colpo in testa e si sia innamorato del suo nemico, bhè continuerà a farti soffrire.
-Lo sta già facendo- ammise la riccia con tristezza.
-Lo so, amica mia, mi dispiace- la consolò Ginny, accarezzandole una guancia, delicatamente.
-Adesso è meglio che vada. Credo che Lavanda e Calì meritino una bella fattura orco volante- aggiunse infine, rialzandosi e avanzando verso la porta con un sorriso luminoso.
Voleva farla ridere, ma Hermione si limitò a sorriderle ancora una volta.
-Grazie Gin, sei una vera amica- la ringraziò, prima di vederla uscire dal bagno.
Dopodiché, attese: mancava solo un ora all’appuntamento.

***

Draco si sentiva stranamente nervoso.
Non era una sensazione che sentiva da moltissimo tempo e lo disturbava.
Si versò del whisky incendiario, accomodandosi sulla poltroncina di fronte il piccolo caminetto personale che aveva fatto istallare nella sua camera, grazie a suo padre, e si immerse nei suoi pensieri contemplando le fiamme che scoppiettavano allegre.
Non sentì aprire la porta, quindi quando la sentì chiudersi venne colto di sorpresa. Si voltò e trovò Hermione Granger sulla soglia della porta, con indosso ancora la sua divisa scolastica spiegazzata; si torturava le mani in segno di grande disagio e, nonostante il suo volto mostrava preoccupazione, i suoi occhi riflettevano le fiamme del fuoco che fin’ora aveva osservato, in segno di determinazione.
Sorrise ricordando che era pur sempre una Grifondoro.
Hermione sentiva le gambe tremare e il cuore battere forte, e non solo per la paura di ciò che gli avrebbe fatto presto confessare, ma perché quella stanza racchiudeva uno scrigno segreto di ricordi indimenticabili che le faceva male ricordare.
Senza contare che era nel dormitorio della sua casa nemica. Ad ogni modo decise di farsi forza.
-Accio bacchetta.
Draco si era appena alzato dalla sua poltroncina e, prima che potesse dire altro, le aveva confiscato la sua bacchetta: adesso era indifesa anche fisicamente.
Hermione guardò stupita la sua bacchetta volare dal suo mantello nelle mani della serpe che adesso ghignava soddisfatto. Non gli avrebbe fatto vedere quanto ciò l’aveva ulteriormente intimidita.
Con il petto gonfio chiese piccata. –Era proprio necessario?
-No, ma mi piace saperti completamente in mio potere- rispose beffardo Draco, con un ghigno sulle labbra.
-Capisco- rispose semplicemente la strega, interessandosi d’un tratto alle proprie scarpe.
-Perché sei ancora in divisa?
Hermione alzò lo sguardo, non capendo, poi disse semplicemente. –Non sono tornata nella mia stanza.
Draco aveva ingurgitato un altro sorso di whisky incendiario, svuotando così completamente il bicchiere, posandolo infine su un tavolino.
Hermione lo aveva osservato e aveva notato una piccola boccetta bianca su quello stesso tavolo.
-Sei stata tutto questo tempo in bagno?- chiese Draco avvicinandosi.
Hermione assottigliò lo sguardo verso quella piccola ampolla trasparente, rispondendo al ragazzo distrattamente. –Sì.
-Perché?- chiese serio il mago, accorciando sempre più le distanze e ignorando la disattenzione della compagna.
–Che ti importa?
-Granger, sono io che faccio le domande. Tu rispondi e basta. Sinceramente.
Hermione al momento aveva tutt’altri pensieri. –Hai intenzione di farmi bere il Veritaserum, oggi?
Draco non si scompose per essere stato scoperto e, incurante, rispose. –Dipende.
-Da cosa?
-Ancora domande Granger, non ci siamo. Ma se proprio vuoi saperlo dipende da te, se insomma sarà necessario.
Ormai Draco gli stava davanti, fissandola intensamente. S’impose di rimanere calma, respingendo la rabbia e stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Non lo sarà.
-Vedremo. Allora, perché sei rimasta tutto questo tempo in bagno, e non sei tornata nella tua camera?
-Non volevo incontrare nessuno, volevo stare da sola- poi, prima che tornasse a chiedere il perché, aggiunse. –Volevo pensare un po’ a questa situazione.
Draco fece un cenno con la testa. –Comprensibile.
Le prese una ciocca di capelli e se la portò al viso per annusarla, poi, lasciandola ricadere, le girò intorno per ritrovarsi alle sue spalle. Hermione non capiva cosa avesse intenzione di fare, benché avesse resistito all'impulso di voltarsi per seguire i suoi movimenti.
Ad un tratto vide le braccia di lui intorno al suo collo e l'istante dopo il mantello scivolare a terra.
Prima ancora che avesse il tempo di replicare lo sentì pronunciare un secco ordine. -Sediamoci.
Hermione lo seguì senza fare storie. A che sarebbe servito?
Si accomodarono su un piccolo divanetto a due posti, ognuno ai due estremi, mettendo le distanze per quanto possibile. Draco era rilassato e, poggiando un gomito sul bracciolo, stava rivolto verso di lei, accavallando una gamba.
-Allora da quando stai con Weasley?- le chiese, massaggiandosi il mento.
Hermione si era seduta come una piccola bambolina, stando sulla punta del divanetto con le mani nelle ginocchia e lo sguardo fisso sul fuocherello.
-Da giugno per l’esattezza, poco dopo la fine della guerra.
-E come mai non avete mai fatto sesso… pardon!, l’amore, in tutto questo tempo?
Hermione rimase immobile. -Ho preferito così.
Draco rimase colpito. -Tu? Perché?
-Non mi sentivo pronta.
Le risposte di Hermione erano incolore: aveva lo sguardo incantato sulle sfumature del camino e la sua posizione rigida conferiva un certo nervosismo. Ma Draco non aveva intenzione di demordere.
Era una risposta più che ammissibile, però…
-Una settimana fa però lo sei stata. Perché non sei andata da lui?
-Perché in realtà non lo ero ancora.
Hermione si strinse forte le ginocchia: era vero, o almeno lo era stato prima di scoprire che non lo amava.
Draco non poteva crederci: come faceva a dire che non era pronta quando poi era venuta di sua spontanea volontà da lui?
-Granger…- la richiamò con una punta ammonitrice.
Hermione prese un lungo respiro e, per la prima volta, si voltò per incontrare i suoi occhi.
-Non ero pronta per farlo con lui.
Draco stavolta non mascherò il suo stupore: questa proprio non se l’aspettava. -
Perché?- continuò a insistere, portandosi indietro i proprio capelli.
Hermione abbassò lo sguardo sulle cuciture del divano. -Non volevo.
Draco si sentiva un piccolo bambino che continua a fare un sacco di domande stupide al padre. Iniziava ad innervosirsi.
-Ma perché?
La sua voce assunse una tonalità disperata.
Hermione sperò che lui capisse le parole non dette, così riallacciò i loro sguardi per rispondere decisa. -Perché era la mia prima volta.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti.
Hermione non riabbassò lo sguardo, lo tenne alto sui suoi occhi che la ricambiavano confusi.
Draco era stupito, perché quella era in realtà una domanda stessa. La sua.
Proprio perché era la sua prima volta non riusciva a capire perché non fosse andata da Weasley.
Che diamine significa?
Poi un ricordo s’insidiò nella sua mente, così fievole che senza la dovuta attenzione sarebbe potuto sfuggirgli.

-Com’è che non vai dai tuoi amichetti? Adesso sono troppo impegnati per prestarti attenzione?
-Non è questo il punto. Questo favore lo voglio da te.


Lei aveva voluto di proposito condividere quel momento con lui.
Non con il suo fidanzato, non con un ragazzo qualsiasi, ma con Draco Malfoy.
-Perché proprio con me?
Una domanda che aveva voluto farle un milione di volte e che finalmente adesso poteva trovare risposta.
Era questo il quesito fondamentale, il dilemma, a cui Hermione aveva paura di rispondere, perché la risposta racchiudeva tutto.
Sapeva che sarebbe arrivata, che era questione di poco, eppure non voleva proprio rispondere.
L’idea che però lui le avrebbe in quel caso propinato il Veritaserum non contribuiva affatto.
Fin ora era riuscita a gestire la cosa, rispondendo con sincerità, seppur velata, ma adesso…
Poi un’idea. Era folle, ma ormai cos’aveva da perdere?
-Perché so che sei molto bravo a letto- disse sicura, costringendo la sua gamba a smettere di tremare.
Che bugiarda.
Draco rimase per un attimo interdetto. Per quanto in quelle parole non ci fosse altro che verità, sarebbe stato un pazzo a crederle.
-E lo sono?- chiese ghignando, poggiando un gomito sulla spalliera del divano e avvicinandosi.
Hermione aveva trattenuto fino a quel momento il respiro, con la folle paura che lui avesse scoperto la sua bugia e si infuriasse come un diavolo. Invece, incredibilmente, aveva abboccato.
Sorridendo sollevata, si voltò anche lei verso di lui e, saccente, rispose.
-Non lo so, l’ho fatto solo con te. Come posso saperlo? Ma sono sicura di avere imparato molto.
Draco era ammirato per il coraggio che andava a dimostrare quell’affascinante creatura: con un po’ dei suoi insegnamenti, sarebbe stata una degna Serpeverde, lo doveva ammettere.
Ad ogni modo, stava sul serio superando ogni limite. Sparito in un batter d’occhio il suo solito ghigno, le rivolse un’occhiataccia.
-Mi prendi per il culo?
Hermione, presa di contro piede, sussultò e fece per allontanarsi di nuovo. –No.
Draco ricoprì le distanze e, ferreo, la riprese.
-Anche se è ovvio che io sia particolarmente dotato a letto, hai pensato sul serio di rabbonirmi con una scusa del genere? Noi ci odiamo, Granger, e come se non bastasse quella era la tua prima volta!
Hermione non sapeva che dire. Mentre cercava di non mostrare alcun timore, setacciava la sua mente nella speranza di trovare un idea geniale.
–Ma, cosa vai pensando. Sei impazzito?
Draco stava per strozzarla, facendole inghiottire prima tutto il Veritaserum con l’intera boccetta.
Come poteva dare a lui del pazzo, se quella folle e illusa era proprio lei?
Hermione cercò di sedersi più comoda, poi, raccogliendo tutto il suo coraggio, sforzandosi di sorridere, iniziò a raccontare la più grossa bugia che avesse mai inventato.
-La verità è che mi vergognavo terribilmente di farlo con lui- sbottò tutto d’un fiato.
Diede un’occhiata al biondo da sotto le ciglia e, quando notò che aveva di nuovo tutta la sua attenzione, proseguì.
-Sai benissimo che io ho una certa reputazione, qui. Tutti sanno che eccello in ogni materia, non c’è niente in cui vada male; almeno non se mi documento un po’ prima. Tuttavia, credo che sappia anche tu che leggere sul sesso non mi sarebbe stato granché utile una volta arrivata al dunque. Non potevo farlo con Ron e fare una figuraccia.
Hermione adesso era in piedi e parlava gesticolando, tracciando cerchi concentrici sul tappeto, sotto lo sguardo indagatore di Malfoy.
Non lo aveva guardato, aveva fissato le sue mani e il pavimento, gettandogli solo un occhiata di tanto in tanto per verificare se la stesse seguendo o meno. In realtà, aveva cercato di convincere più se stessa che lui, mettendo enfasi in ogni parola.
Non ci era riuscita, ovviamente.
Ma decise di concludere comunque e incrociare le dita.
–Tutta Hogwarts non fa che elogiare le tue doti sessuali, quindi a chi chiedere una mano, se non al migliore?
Terminò la sua arringa che aveva il fiatone, orgogliosa comunque di se stessa per quel complimento finale che gli aveva rivolto, con il solo scopo di ammorbidirlo gonfiando ulteriormente il suo ego.
Intanto i secondi scorrevano e, Hermione, rimaneva davanti a lui, timida e incerta, in attesa della sua reazione.
Draco sentiva di stare per scoppiare.
Lo stomaco si contorceva con mille fitte sempre più forti: stava morendo dal ridere.
Quella piccola strega, ipocrita e bugiarda! Era tosta, doveva riconoscerlo: era maledettamente tosta.
Qualcun altro si sarebbe già messo in ginocchio, in lacrime, a pregarlo con l’assoluta verità. Lei continuava, invece, ad affrontarlo imperterrita.
Non capiva come poteva credere davvero di fregarlo con una balla talmente assurda, ma decise di stare al suo gioco, per approfittarne.
Rimase a fissarla impassibile, per un infinito istante, poi si alzò per avvicinarsi a lei. le andò alle spalle e, intrufolandosi tra i suoi ricci, soffiò a pochi centimetri dalla sua gote rosata.
-E non ti importa che così sia stato io a scoprire della tua totale mancanza in materia?
Hermione boccheggiò.
–Pe-perché dovrebbe?
A Draco quella risposta non piacque affatto, anche se aveva dannatamente ragione. In fondo, se quella fosse stata la verità, non avrebbe dovuto importare neanche a lui che, quella notte, Hermione Granger fosse stata inesperta nel suo letto; ma quella risposta, nascondeva implicitamente anche un profondo disinteresse nei suoi confronti.
-Mi sento usato, Granger. Mi piace fare sesso, ma non quando questo va a beneficio altrui.
Hermione fece per indietreggiare, arrossendo alla malizia dei suoi occhi; ma perse l’equilibrio, finendo così tra le braccia di Draco, che eroicamente la salvò prendendola tra le braccia. Guardò per un istante alle sue spalle, per vedere l’asta di ferro sul quale sarebbe andata a sbattere altrimenti, e si voltò nuovamente su di lui. Il suo silenzio la fece sentire in dovere di rispondere.
–Non dovresti. Ogni ragazza è per te un passatempo che, una volta uscita di qui, finirà sempre, presto o tardi, nel letto di qualcun altro.
-Con ogni ragazza non ho passato ciò che ho condiviso con te, però- ammise lui spontaneamente, incredulo di se stesso.
Hermione sgranò gli occhi. Le era sempre piaciuto pensare che anche lui quella notte avesse fatto l’amore con lei la prima volta e le sue parole sembravano … confermarglielo. Possibile?
-Dici sul serio?
Draco, notando il sorriso velare le sue labbra, si irrigidì dandosi dello stupido. –Te l’ho detto. Per quanto incredibile il tuo corpo mi ha lasciato ancora insoddisfatto.
Il sorriso di Hermione si spense.
Il suo corpo, era solo questo che aveva sempre voluto, e nient’altro.
Stava per spingerlo ed allontanarlo, ma lui la trattenne.
–Perché mi hai rifiutato il giorno dopo?
Hermione pensava che le domande fossero finite, ma evidentemente si sbagliava.
–Come ho detto, credo di aver imparato più che a sufficienza quella notte, quindi non ho ritenuto opportuno ripetere. E, poi, ricordati che sono sempre fidanzata.
Aveva parlato come se stesse spiegando una lezione di pozioni, cercando di non dar a vedere il tumulto che le stavano costando tutte quelle menzogne.
Draco sorrise all’ennesima bugia.
Sapeva che era stato stupido fargli questa domanda, ma le piaceva vederla storcere il naso e aggrottare la fronte mentre spremeva quel suo cervellone, alla ricerca della prossima frottola.
Stranamente, invece di irritarsi, si sentì divertito.
Magari gli avrebbe propinato il Veritaserum dopo, aveva tutto il tempo dopotutto.
–Dunque, adesso ti senti pronta per Weasley?
Quella domanda la colpì come un pugno gelato sulla schiena. Era l’ultima cosa che si aspettava, da lui.
Ad ogni modo, la risposta, in quanto fidanzata di Ron, non poteva che essere una sola. –Sì.
Draco fece una smorfia, corrugando la fronte: sapere che presto sarebbe stata tra le sue braccia lo inorridiva.
Lei era sua. Poco importava quello che potevano dire gli altri, quello che lei voleva: era sua e basta e, quella notte, glielo avrebbe dimostrato.
-Sai che penso?
Hermione scosse la testa.
-Che tu sia giunta a una conclusione un po’ affrettata- le disse con voce roca, facendo scivolare una mano tra i suoi capelli.
-Che vuoi dire?
-È un po’ presuntuoso pensare di aver già imparato ciò che ti serve in una sola notte. Inoltre, anch’io ho una reputazione da difendere e non lascerò che tu porti in giro il mio marchio senza che prima abbia imparato davvero tutto.
Draco non le diede neanche il tempo di realizzare quanto detto che l’attirò a sé, stringendola forte e catturandole le labbra.
Draco era impaziente, aveva atteso quel momento da troppo e fremeva di averla di nuovo nuda sotto di sé.
Hermione, dal canto suo, aveva lo stomaco in subbuglio: per ogni bugia detta aveva sentito una fitta allo stomaco come risposta; senza contare che il suo respiro su di sé, il suo sguardo penetrante ed eccitato, le sue mani calde e forti, il suo profumo intenso che le infiammava le narici… sentiva gli occhi pizzicare per le troppe emozioni.
Per quanto volesse bene ai suoi amici, a Ron, sentiva di non riuscire più a portare ancor avanti quella facciata: stava diventando una vera tortura.
Con lui al suo fianco riusciva a pensare solo a quello che si sarebbe gettata alle spalle una volta sposata, a quello che avrebbe perso, che le sarebbe mancato: perché sì, Draco Malfoy le sarebbe mancato come l’aria in un ascensore bloccato.
Se aveva pensato che sarebbe stato facile tenerlo lontano, rifiutarlo ancora e ancora, adesso sentiva che non poteva più farlo. Quando dischiuse le labbra, lui la baciò con un trasporto tale che sentì tutto intono svanire.
Era inutile lottare, almeno per quella notte il suo cuore aveva vinto.

Passarono ore, molte probabilmente, in cui non riuscirono a pensare ad altro che non fosse darsi piacere.
Adesso, stremati ed esausti, erano nudi, raggomitolati tra un lungo lenzuolo, sdraiati per terra e coperti solo dai loro bollenti corpi.
Hermione stava sopra di lui, il viso poggiato sul suo petto e i capelli sparsi qua e là, che solleticano il mento del ragazzo che stancamente respirava sotto di lui.
Sentiva il cuore di lui battere forte quanto il suo.
Tuttavia, come accadde la prima volta, la felicità che l’aveva accompagnata in quei lunghi momenti svanì come una folata di vento passeggera.
Era finita, stavolta, per sempre.
Alzò il viso, poggiando il mento sul suo torace, e prese ad osservarlo in ogni suo particolare.
Draco la sentì e abbassò lo sguardo per incontrare i suoi occhi nocciola, tristi.
Non saprebbe dire perché, ma sentì un calda sensazione attraversargli lo stomaco sprofondandone poi al centro.
Poi, come se fosse caduto in una vasca fredda, la vide alzarsi.
Hermione sentiva occhi pizzicare così, cercando di coprirsi nel miglior modo possibile, fece per alzarsi. Venne fermata.
-Dove vai, piccola bugiarda?
Hermione rimase come paralizzata da quelle parole, ma decise di ignorarle.
–È tardi, devo andare.
–Non poi così tanto, dopotutto. E noi, qui, non abbiamo ancora finito.
La riccia si voltò verso di lui scocciata. –Cosa vuoi ancora?
-La verità.
-Te l’ho già detta.
-Ah, quella. Sì, devo dire che quella storiella era piuttosto originale. Anzi, era davvero la cazzata più sensazionale che avessi mai sentito. Ma dimentichi chi hai di fronte, Granger: so riconoscere una balla da chilometri.
-Perché hai finto di crederci, allora?
-Così. Mi piaceva vederti crogiolare sulle tue bugie.
-Sei proprio un bastardo - disse scrollandoselo definitivamente di dosso e alzandosi.
Draco tirò il lenzuolo verso di sé, lasciandola completamente nuda. Hermione spalancò la bocca indignata e fece per coprirsi ma, sentendo la risata sincera di Draco come sottofondo, avvampò e, con l’ultimo briciolo di dignità rimastole, alzò il mento e iniziò a raccattare le sue cose.
Draco ammirò ancora una volta le delicate fattezze della ragazza e rimase a fissarla divertito, finché la vide indossare l’intimo. A quel punto si alzò per fare lo stesso.
Hermione continuava a borbottare tra sé mentre, rivestendosi, cercava di ricacciare le lacrime indietro e si concentrava sulla rabbia che sentiva dentro di sé.
Draco la ignorò e, indossati i boxer, andò verso il tavolino per prendere la boccetta di Veritaserum. Dopodiché raggiunse Hermione alle spalle, che nervosamente cercava di abbottonarsi la camicetta.
-Allora, Granger. Me lo dici con le buone o con le cattive, perché hai scelto proprio me per la tua prima volta?
Hermione si spaventò quando sentì i suoi capelli tirare sulla nuca e la voce roca di Draco accarezzare le sue orecchie. Improvvisamente, come se qualcuno avesse acceso contro il suo volere l’interruttore, il suo viso si rigò di lacrime salate, la cui vista sorprese Draco, portandolo a lasciarla andare.
Hermione, approfittando del fatto che Draco aveva alleggerito la presa su di sé, lo spinse via, lasciando perdere i bottoni della sua camicia che non avevano voluto saperne di chiudersi.
Indietreggiando, vide Draco di sbieco prendere la bacchetta e puntarla verso di lei.
Quello fu troppo per il suo cuore, che urlò straziato.
–Perché mi sono innamorata di te, stupido idiota!
Draco rimase come pietrificato, mentre la boccetta scivolava dalle sue mani e precipitava sul pavimento. Per un attimo credette che Hermione si fosse ripresa la bacchetta, lanciandogli un Pietrificus Totalus battendolo sul tempo; ma sapeva che non l’aveva fatto, che la bacchetta della strega era ancora nel suo cassetto.
Ma allora, perché il mio cuore si è fermato? Perché questo pugno allo stomaco?
Non era di certo la prima volta che qualcuno gli confessava i suoi sentimenti e, ogni volta, aveva avuto sempre la stessa reazione: indifferenza. Ogni volta tranne questa.
Mentre sapeva di avere gli occhi più aperti del solito, in segno di evidente sorpresa, la vide prendere di fretta il suo maglioncino e dirigersi alla porta, fermandosi sulla soglia.
-Credo che possiamo finirla qui. Hai saputo ciò che volevi, quindi adesso devi mantenere la tua promessa: devi lasciarmi in pace.
Hermione con il cuore che batteva forte, ancora incredula per ciò che gli aveva appena confessato, tirò su il naso asciugandosi malamente il viso bagnato.
Rimase a fissarlo in attesa di una risposta che non arrivò, dopodiché abbassò lo sguardo e aprì la porta, uscendo definitivamente da quella stanza e dalla vita di Draco Malfoy.


Attimi rubati
Missing moment antecedente al capitolo, pov Draco.

Solo con te...Only possessive
Intermezzo del capitolo, a tinte rosse.



Ciao a tutti!!! Nonostante oggi non sia stata a casa, come vedete sono riuscita ad essere (me ne stupisco ancora) puntuale, almeno qui. Il capitolo è molto lungo, quindi spero di non avervi annoiato, ma di avervi fatto anzi un regalino perchè come avrete notato succedono un bel po’ di cose, quindi era impossibile fare altrimenti.
A fine lettura, come avrete notato, ho aggiunto due link che vi portano a due capitoli collegati a questa storia, in particolare a questo preciso capitolo.
Il primo, "Attimi rubati", è un pov Darco che fa luce sui pensieri, sui sentimenti che hanno animato il serpeverde nei giorni successivi al loro ultimo scontro/incontro (terzo capitolo) e che lo hanno portato a determinate decisioni. Presenta rating verde, per cui è accessibile a tutti: ho dovuto pubblicarlo come capitolo a sè, semplicemente perchè partecipante ad un contest in cui mi sono iscritta. 
Riguardo il secondo link, "Only possessive", è la scena rossa che viene accennata in questo capitolo, scritta per gli amanti delle scene hot. Ovviamente, non toglie nulla alla trama, per cui è possibile tralasciarla. 
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento: come vedete, alla fine, Hermione gli ha confessato i suoi sentimenti, e Draco è rimasto particolarmente scioccato. Non sono riuscita forse a spiegarlo molto bene ma la mia immagine di Hermione in questo capitolo è molto isterica. Draco la fa sul serio impazzire visto che dovendo continuare a mentire non solo alle persone a cui vuole bene ma anche a se stessa, sui suoi sentimenti e sulle sue volontà, costringendosi a resistere quando l’oggetto del tuo cuore è sempre vicino a te, non è esattamente una situazione facile da gestire. Insomma, diciamo che non è semplice quando vuoi condividere qualcosa con l’uomo che ami ma non puoi per mille altri motivi. Infine un ultimo appunto che vorrei chiarire è che spero di aver reso l’idea sulla settimana che Hermione ha dovuto passare grazie a Draco, anche se non ho inserito flashback o raccontato scene in particolare; spero di avervi un po’ divertito riuscendo a farvela un po’ immaginare. Ora, prima che inizio a dar di matto io vi saluto, ringraziando tutti voi che mi seguite e che avete aggiunto la storia tra i seguiti, le preferite e quelle da ricordare.
Un bacione a tutti ciaoooo
RINGRAZIAMENTI:
HailieJade: ecco il nuovo capitolo, ti ho sorpresa con la mia puntualità eh? Non mi dire sono ancora scioccata anch’io figurati. Ma veniamo al sodo: succede un po’ di casino e anche se l’hai definita un po’ “di facili costumi” per così dire direi che in fondo è un po’ giustificata, l’amore a volte ti fa fare delle pazzie, credo tu possa capirmi, no? (e poi mica mi sono fatta tutta Hogwarts eh? by Hermione Granger)! Vabbè fammi sapere che ne pensi che sono curiosa. a prestissimo nella speranza che ti sia piaciuto un baciotto
barbarak: adesso non solo sono puntuale ma è il capitolo è di nuovo lungo, più di quello precedente, quindi che dici mi perdoni per gli altri ritardi? (labbro tremulo)comunque si Draco era proprio furioso anche se come vedi nella durante la settimana si è in parte vendicato, adesso che dici un po’ di rimorso c’è l’ha? Le spiegazioni alla fine da parte di Herm non sono state poi chiare ma credo che confessandogli il suo amore con due parole sia riuscita a dire molto di più. Spero ti sia piaciuto un bacione a presto
mm91:non ringraziarmi cara, ho detto solo quello che pensavo, niente di più. Venendo al capitolo, bhè si Herm in questa mia storia è molto diversa, più determinata e risoluta e anche Draco si è accorto di quanto speciale sia, anche se qui Herm a volte era molto intimorita, Draco l’ha minacciata per benino, e poi i suoi modi come dire sono molto affascinanti, no? Vabbè dai spero che alla fine ti sia piaciuto, un salutone e un bacio a presto
rityvampire: ciao cara benvenuta! Grazie mille per i complimenti, sono contenta che ti piaccia e sia riuscita a far sembrare i protagonisti verosimili; eccoti qui il nuovo capitolo spero ti sia piaciuto,l’aggiornamento sarà ogni giovedì ma sono rimasti solo altri tre capitoli. A presto, e se ti và continua a farmi sapere che ne pensi bacioni
aquizziana: ciao carissima!innanzitutto buon nuovo anno in questa nuova esperienza che è l’università, dove ti sei iscritta? Venendo al capitolo allora Ron non è uno sciocco e nel penultimo capitolo scoprirai che è stato solo innamorato; Ginny la vedrai nel prossimo capitolo invece quindi al momento è presto per parlarne, mentre per Draco ed Herm bhè spero di non averti deluso, ma ho cercato di fare qualcosa di diverso di un solito Draco che per vendicarsi se la porta semplicemente a letto; oltretutto è una storia con pochi capitoli quindi non potevo dilungarmi troppo infatti la settimana l’ho raccontata brevemente ma spero di aver reso l’idea. Bè che dire spero ti sia piaciuto..un bacio grande a prestissimo
ELVE89: ciao carissima!!!come stai? Bhè prima di risponderti mi sembra doveroso augurarti una buona permanenza ovunque tu sia adesso, spero a divertirti per una bella vacanza magari. Venendo al capitolo devo iniziare con dei super e pazzeschi grazieeeee perché sei troppo gentile, troppo davvero: ripeto sono onorata nel poter leggere i tuoi commenti tra le mie storie, sono davvero contenta (quindi ovviamente tranquilla che ti aspetterò, per tutto il tempo che vorrai contaci). Come vedi in questo capitolo ho trattato diverse cose: la vendetta lenta e stuzzicante di Draco, i sentimenti sempre più turbolenti di Hermione, la confessione ormai doverosa, e la reazione di entrambi a tutto questo seppur accennata la troverai nel prossimo capitolo. Ron lo vedremo sono nel penultimo capitolo, e con lui arriverà anche una impensabile sorpresa; mentre nel prossimo si scoprirà come Hermione sia finita ad amare Draco.Il motivo epr cui ha accettato di sposare Ron è semplice, l’ho spiegato nel prologo credo ed è perché non solo lasciandolo sarebbe stato una pugnalata a lui e a tutta la famiglia Weasley che da parte sua non meritavano proprio ma anche perché una volta dichiarato l’amore per Draco, credendolo impossibile, sarebbe rimasta sola, visto che non l’avrebbe di certo ricambiata, e invece così può almeno accontentarsi dell’affetto dei suoi cari. Spero di essere stata chiara seppur breve. Ora ti saluto e con un ulteriore grazie ti saluto un bacino
Iyu89: ciao tesoro. Sono contenta che lo abbia apprezzato, immaginandomi nei panni di Herm non avrei potuto fare altrimenti; il Draco geloso piace anche a me, ha un certo fascino visto che si crede superiore a tutto e tutti, comunque tranquilla che Hermione non è un oggetto se ne accorgerà nel prossimo capitolo. Spero allora che ti sia piaciuto anche questo baci baci a prestissimo

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Capitolo 5
*** Tutta la verità ***


 

 

SI AVVISA CHE IL SEGUENTE CAPITOLO 
PRESENTA CONTENUTO LIEVEMENTE EROTICO,
MA LE DESCRIZIONI E I TERMINI USATI 
NON SONO TUTTAVIA TROPPO ESPLICITI.




CAPITOLO IV
TUTTA LA VERITÀ

 

La verità è tanto più difficile da sentire
quanto più a lungo la si è taciuta.
( Anne Frank)

 


Era appena passata un’ora, eppure non ne poteva già più.
Quella mattina aveva raccolto tutta la buona volontà che era riuscita a racimolare, per scendere dal suo caldo letto e affrontare la dura giornata, che con insistenza sua madre aveva organizzato con tanto entusiasmo.
Aveva sperato tanto che quel giorno non arrivasse mai, ma alla fine il tempo l’aveva vinta.
Ed ora eccola lì, armata del sorriso più smagliante che era riuscita a creare sulle sue labbra, fingendosi felice e nervosa come solo una sposa poteva esserlo.
-Tesoro, allora, hai fatto?- la richiamò sua madre.
-Sì- rispose sbuffando Hermione, uscendo dalla cabina con l’ennesimo abito da sposa indosso.
Quando era entrata nella piccola boutique babbana, la proprietaria e le relative commesse l’avevano accolta come se la stessero aspettando da mesi.
Dopo quel lieve imbarazzo, una ragazza minuta dall’aria allegra l’aveva fatta accomodare su una piccola saletta, dall’arredamento molto sobrio ed elegante, sul quale al centro spiccava un piccolo piedistallo.
In quell’istante aveva assaporato l’idea della ritirata, ma la spinta sulla schiena che le aveva dato scherzosamente sua madre gliel’aveva impedito.
Subito dopo l’anziana donna, nonché proprietaria e amica d’infanzia di sua madre, aveva fatto portare uno stand di infiniti abiti, che svariavano dall’eccessiva eccentricità alla più banale semplicità. Aveva riso isterica per essere poi ripresa dalla sua esaltata madre che, come una bambina, le aveva chiesto da quale abito volesse cominciare.
Inutile dire che, per quanto quella boutique sembrasse piccola, conteneva fin troppi vestiti da sposa, almeno per quello che lei era disposta a sopportare: mezzora dopo aver iniziato, aveva addirittura avuto il sospetto infondato che fosse magica.
Ad ogni modo, il nervosismo che minacciava di esplodere non era dovuto solo dalla quantità di scelte che le venivano offerte, ma dal fatto che questi erano uno più bello dell’altro.
Sarebbe stata una meravigliosa indecisione poterne scegliere uno, se non fosse che Hermione si era fermamente impuntata di comperare il primo vestito abbastanza semplice e adatto che le avrebbero presentato.
Era un inutile perdita di tempo e denaro la ricerca del vestito perfetto, se si pensa che il giorno che avrebbe dovuto indossarlo di perfetto non aveva nulla!
Sentiva gli occhi inumidirsi se pensava un istante in più a quello che presto stava per prendere da una parte, e lasciare dall’altra.
-Sei bellissima, figlia mia- si complimentò la signora Granger.
-Sì, questo abito risalta notevolmente la figura di Hermione. E poi è fattura italiana, non c’è niente di meglio- convenne l’anziana donna, che stanca si stava asciugando la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto.
Hermione rimase in silenzio: l’abito era stupendo ma lei sentiva di non meritarsi tanto. Sapeva che, nonostante i sorrisi e i complimenti di sua madre, lei e l’amica ormai erano stufe di starle dietro nella ricerca del vestito.
-Allora, che te ne pare di questo?- chiese con occhi speranzosi sua madre, alzandosi dal divanetto.
-È bello- disse semplicemente Hermione, fissando l’orlo di seta dell’abito bianco.
La proprietaria, riconoscendo l’antifona, ricadde sfinita su una poltroncina, mentre sua madre le venne in contro sbuffando.
-Tesoro, non fai che ripetere altro per ogni vestito che provi. Non c’è né uno che ti piace in particolare?
Hermione alzò lo sguardo su quello della madre, con un finto sorriso che non ingannò la signora Granger.
–Sono tutti bellissimi. Potremmo prendere questo, per me va bene.
Sua madre si indispettì e, con uno sguardo di rimprovero, la riprese.
–Hermione Granger. Ti proibisco categoricamente di dedicarti all’arte dell’compiacere. Non sei qui per accontentarti, ma per ambire al meglio, per avere tutto ciò che desideri: non puoi scegliere questo abito come se stessi comperando una qualsiasi t-shirt, mi rifiuto di acconsentire! È il tuo abito da sposa e deve piacerti, deve colpirti, e se qui non c’è né uno che lo abbia fatto possiamo sempre andare da un’altra parte.
Hermione sgranò gli occhi e si affrettò a rispondere.
-No! Davvero mamma, questo va bene, mi piace- disse infine, cercando di apparire convincente.
Non aveva né la voglia né la forza di andare in giro per altri negozi, sentiva di aver fatto già un grande sforzo di volontà ad essere lì, anziché nel suo letto come avrebbe voluto, lasciando anche questo compito a sua madre.
La signora Granger la ammonì severa, delusa che sua figlia volesse a tutti costi mentirle.
Da quando l’aveva vista varcare la soglia di casa due giorni prima aveva subito notato come in lei ci fosse qualcosa di diverso, ma aveva attribuito inizialmente il suo stato emotivo alle sue imminenti nozze.
A questo punto, però, ne dubitava fortemente. Sapeva come la vicinanza alla data delle nozze potesse in qualche modo scombussolare la sposa o lo sposo, ma conosceva sua figlia e il suo comportamento nascondeva ben altro.
-Puoi dire tutto quello che vuoi tesoro, ma non puoi convincere me di una cosa di cui tu stessa non ne sei certa.
Hermione, leggendo la delusione negli occhi di sua madre, sentì una stretta al cuore. Non le piaceva mentire, ma nell’ultimo periodo sembrava che non potesse fare altro. I suoi amici e adesso sua madre non meritavano di essere trattati così da lei.
Hermione si mise le mani nei capelli, come a volersi tenere la testa che sembrava poter scoppiare da un momento all’altro; infine, ignorando tutti, rientrò nel camino e, sfilando la bacchetta dalla sua borsa, velocemente indossò nuovamente i suoi abiti comuni, per infilare in una gruccia l’ultimo vestito che aveva provato. Poi, con questo in mano, uscì furiosa dal camerino a passo spedito, porgendo l’abito alla proprietaria, che sbigottita, assistendo a tutta la scena in disparte, adesso non riusciva a capire come potesse essersi cambiata così in fretta.
-Prendo questo- disse a denti stretti.
Era stufa di stare in quella stanza, era stufa di provare abiti che per lei non avevano nessuna importanza, ed era stufa di vedere le facce di sua madre e delle commesse che la guardavano scioccate, perché sicuramente era l’unica sposa al mondo che non mostrava nessuno interesse per il suo matrimonio.
Senza aggiungere nient’altro, uscì definitivamente dalla boutique. Aveva appena fatto pochi passi quando si sentì fermare da una mano sulla sua spalla.
-Hermione, aspetta.
Era sua madre.
-Si può sapere cosa ti succede?
Hermione si voltò e, cercando di rassicurarla, mormorò.
-Niente, sono solo stanca. Voglio tornare a casa.
-È successo qualcosa con Ron? Avete litigato? O lui…
Sarebbe stato tutto più semplice se così fosse stato ma, invece, il problema era semplicemente lei.
-No mamma, Ron non ha fatto nulla.
-Guarda che l’ho capito che c’è qualcosa che non va. Se è per il matrimonio possiamo sempre annullarlo. Sei ancora in tempo.
La signora Granger era disposta a tutto pur di non vedere la figlia in quello stato, era poca cosa un matrimonio se di mezzo c’era la sua felicità.
-No, non è per questo, io voglio sposarmi- le confermò, nella speranza di riuscire a convincerla.
-E allora, cosa c’è che non và? Se è davvero questo quello che vuoi, perché sei così triste bimba mia? Sai che puoi dirmi tutto.
Certo che lo sapeva, ma cosa avrebbe detto se avesse saputo che amava un altro, tra l’altro senza una vera motivazione? Cosa avrebbe detto se le avesse raccontato che per questo aveva dato la sua verginità ad un ragazzo che non la ricambiava? Cosa avrebbe pensato se avesse saputo la verità? Non poteva dirglielo, per quanto era fortunata ad avere una madre splendida e comprensiva, questo sarebbe stato troppo anche per lei.
-Lo so, ma è complicato. E poi… sarebbe inutile, non cambierebbe niente.
Senza volerlo, il suo viso si era rigato di lacrime.
La signora Granger, preoccupata per il tormento interiore che sembrava vivere la figlia e che poteva benissimo leggerle in volto, a quelle lacrime istintivamente l’abbracciò, incurante della folla che intorno a loro rallentava il loro passaggio, per osservarli curiosi.
-Oh, Hermione. Guarda che il matrimonio è una cosa importante e, se non ti senti pronta, non devi sentirti obbligata, ci penso io a disdire tutto, non dovrai preoccuparti di nulla.
Hermione si lasciò cullare dalle sue braccia, che la fecero piangere ancora di più; poi, sciogliendo l’abbraccio, si asciugò il viso con una manica della maglietta e scosse la testa.
-No, mamma, sul serio: non c’è bisogno. Va tutto bene, adesso però devo andare.
Aveva fatto la sua scelta, ora doveva solo andare fino in fondo.
La signora Granger, riconoscendo la determinazione della figlia, decise di posticipare il loro discorso una volta a casa, perché di certo non avrebbe mollato. Se sarebbe stato necessario si sarebbe opposta al matrimonio al posto della figlia, se avesse capito che questo era il bene migliore per Hermione.
-Mi dirai un giorno cosa succede?- le sorrise in segno di rassicurazione, togliendo via un’ultima lacrima sul viso della figlia, quando questa sgorgò dai suoi occhi rossi.
Hermione si allontanò definitivamente dalla madre per riuscire solo a dire –Un giorno.
Forse.

***

La sua mano che accarezzava la schiena. Noia.
La sua lingua che gli lecca il lobo dell’orecchio. Fastidio.
Il suo seno piccolo sul petto. Seccatura.
Il suo bacino che struscia sulla propria virilità. Nausea.
Un altro bacio. Nulla.
Era passata quasi mezzora da quando aveva richiamato la sua vecchia amante nel suo letto, in cerca di un passatempo, eppure ancora non era riuscito a provare niente. Nemmeno la sua mascolinità sembrava reagire minimamente di fronte alla nudità, alle movenze, al tocco della ragazza che per lungo tempo era sempre riuscita, nonostante tutto, a farlo divertire per qualche ora.
Frustrato e irritato con se stesso e con la causa di tanto cambiamento, prese per i capelli la moretta che aveva fatto scivolare la sua mano sulla sua mascolinità, accarezzandola, e con una forte spinta la fece ricadere sul letto, per poi buttarcisi sopra. Con violenza esplorò quel piccolo corpo che ormai conosceva come le sue tasche, esplorando e lambendo i suoi seni, mentre con le dita frugava rude la sua femminilità.
La ragazza, che inizialmente era stata piacevolmente sorpresa per quei piccoli preliminari che tanto aveva agognato di condividere con lui, ma che non aveva mai avuto il coraggio di poter chiedere, adesso fremeva sotto di lui, dimenandosi per la tortura e per il dolore.
Quando la ragazza strinse le dita attorno ai suoi capelli, Draco chiuse gli occhi istintivamente, più per reprimere il disturbo che quel contatto gli aveva causato, che per una qualche mera soddisfazione.
Riaprendoli, però, venne investito dalla luce di due occhi color nocciola che lo guardavano con libidine e smania.
Hermione.
Sorrise istintivamente e, come se ne fosse stato attirato, si tuffò sulle sue labbra rosse e morbide per un dolce bacio che tanto aveva desiderato. Venne solleticato dal profumo di vaniglia che nel cuore delle notti passate lo avevano sempre svegliato, così lasciò un suo seno per immergere le sue dita in quei ricci ribelli che erano i suoi capelli, adesso sparsi sul suo cuscino.
Era bellissima come l’ultima volta!
Improvvisamente, l’eccitazione si accese nelle sue vene, mentre poteva sentire le dita di lei carezzargli l’addome e scendere giù fin verso la sua eccitazione. Ormai in preda alla foga, aprì le sue cosce, posizionandosi poi al centro, solleticandole il punto sensibile con la propria punta.
Quando sentì le unghie di lei graffiarle i suoi bicipiti, con un colpo secco affondò in lei, inarcando la schiena e socchiudendo gli occhi per potersi appieno riempire del calore che solo lei sembrava diffondergli dentro.
Poi accadde tutto in un attimo. Un grido, un sibilo nuovo, o semplicemente diverso.
Come un trillo stridulo e fin troppo acuto per appartenere alla piccola e fragile ragazza dei suoi sogni.
Scosso, riaprì istintivamente gli occhi per accorgersi solo in quell’istante che sotto di lui, a reagire alle sue carezze, non c’era la ragazza che anelava più di tutte, ma bensì un’altra. Furibondo con se stesso, si lasciò trasportare da quei pensieri che ormai annebbiavano la sua mente: lei lo aveva rifiutato, lei si era presa gioco di lui, lei gli era sfuggita, e adesso continuava nonostante tutto a straziarlo.
-Draco, fermati.
Si sentì montare dalla rabbia più ceca e, preda dagli scherzi della sua mente, si mosse sempre più velocemente, sempre più forte.
-Draco, mi fai male.
Cercando di sgonfiare la collera che ormai gli incendiava il sangue, prese a spingere sempre più in fondo, con maggior violenza, finché non si rese conto dei piccoli pugni che lo colpivano al petto e delle urla.
-Basta, smettila!
Si fermò pietrificato quando realizzo ciò che stava facendo. Aveva la fronte imperlata di sudore e le mani gli tremavano, eppure non riusciva a togliere lo sguardo dagli occhi della sua compagna di casa che, sotto di lui, lo guardavano spaventati e allo stesso tempo irati.
Lei aveva la frangetta ormai appiccicata sulla fronte per il sudore e il fiato corto; riconobbe quel lucido velo nei suoi occhi, che solo poche volte le aveva visto riflesso.
Ciò che, tuttavia, lo stupì maggiormente furono dei cerchietti farsi violacei su entrambe le braccia e i polsi della ragazza, e delle macchiette rosse e viola intorno al suo seno.
Sono stato io. Come ho fatto?
La rabbia che non si era consumata, ma solo assopita, tornò più forte di prima ora che realizzava come per degli stupidi pensieri, per una maledetta strega, si era ridotto a quel modo. Non riusciva a credere di essere arrivato fino a quel punto, di essersi fatto trascinare alla deriva da lei.
Sia allontanò dalla ragazza scendendo dal letto e, ignorando i propri abiti, prese i vestiti della compagna, lanciandogli addosso.
Imponendosi di rimanere calmo, la richiamò duramente.
-Vattene .
Pansy Parkinson rimase tuttavia immobile sul grande letto, scrutando attentamente quello che era ormai da tanti anni il suo amante, nonché il ragazzo che non riusciva a smettere di amare.
-Pansy, va via. Adesso.
La ragazza scese dal letto e, infilandosi velocemente la camicetta e la gonnellina, si diresse all’uscita. Draco nel frattempo si era lasciato andare su un divanetto accanto al fuoco, con i gomiti sui ginocchi e le mani tra i capelli, affranto.
-Pensi ancora a lei, non è vero?
Costantemente. Incessantemente.
-Non so di cosa tu stia parlando- disse semplicemente dopo una lunga pausa, continuando a guardare il tappeto sul pavimento.
In un primo momento, aveva avuto la sensazione che in qualche modo i suoi compagni avessero scoperto tutto; poi, dandosi dello stupido, aveva compreso che Pansy poteva semplicemente riferirsi a una ragazza, sì, ma senza sapere chi fosse in realtà.
In fondo, nessuno sapeva, nemmeno Blaise.
-Cos’ha lei che io non ho?
Tutto.
La sua voce arrivò carica di odio, risentimento e gelosia.
Si costrinse a voltarsi verso di lei, che ancora stava di fronte la porta in legno scuro, con una mano sul pomello, come se fosse in lotta con se stessa tra l’uscire o rimanere.
-Pansy, non ho voglia di una delle tue scenate, quindi lasciami in pace. Anzi, credo che sia giunto il momento di chiudere definitivamente tra noi, una volta per tutte. È finita.
Era inutile portare avanti quella storia, se così poteva essere definita. Ormai erano due mesi che non la chiamava più nella sua stanza, che rifiutava ogni suo invito o tentativo di sedurlo. Quel giorno aveva fatto semplicemente un’eccezione, un esperimento, che purtroppo non era andato a buon fine.
-Sei stato tu a volermi qui, Draco. Alla fine continui a tornare sempre da me, quindi non fingere che tra noi ci sia stato solo del sesso .
Pansy stava per piangere, si poteva sentire dalla sua voce rotta.
Tuttavia, di certo non si sarebbe fatto per questo impietosire.
Draco si alzò e recuperò i suoi boxer, indossandoli, voltandosi poi ancora verso di lei e chiarire freddamente, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
-Ti assicuro che questa, mia cara Pansy, è stata l’ultima volta. E mi dispiace dover spezzare questa tua frivola fantasia, ma tra noi è stato sempre e solo sesso, niente di più. Vedi di mettertelo in testa, credo di averti sopportato già abbastanza.
Pansy non trattenne una lacrima che rigò il suo viso, trasfigurato dal dolore di quelle taglienti parole.
-Draco…
-Maledizione, Parkinson, vuoi andartene?
Draco aveva ben altro a cui pensare e la presenza di Pansy aumentava solo la sua irritazione; oltretutto si sentiva in colpa per quello che le aveva fatto poc’anzi.
Le avrebbe anche chiesto scusa per come si era lasciato andare prima, seppur con grande sforzo, ma adesso ogni buona volontà era svanita.
Pansy, raccogliendo l’ultimo briciolo di orgoglio rimasto, lo guardò truce per poi sparire dietro la porta, lasciandolo finalmente solo.

Era appena uscito dalla doccia con solo l’asciugamano intono alla vita, e stava per buttarsi a letto per una breve dormita, quando inciampò cadendo poco elegantemente sul pavimento. Facendo pressione sulle braccia si voltò per mettersi quantomeno seduto e vedere la causa della sua caduta.
Si stupì non poco quando capì che aveva inciampato sulle caviglie del suo migliore amico.
Da sotto il suo letto spuntavano dei calzini e delle calze nere, espressamente italiane, che ad altri non potevano appartenere che a Blaise Zabini.
-Blaise. Che diamine stai facendo sotto il mio letto?
Dopo un leggero botto e un piccolo lamento –molto probabilmente aveva sbattuto la testa sul letto- vide sbucare il moretto che adesso lo guardava con aria colpevole.
-Mi era caduto un galeone- si giustificò, sventolando la moneta d’oro.
Draco gli rivolse un’occhiata in tralice.
Non avrebbe mai creduto che Blaise Zabini si sarebbe messo a quattro zampe solo per prendere una maledettissima moneta.
Si alzò, aiutato dall’amico, e si sdraiò sul letto.
-Tutto bene?
-Come sempre.
Non gli aveva mai mentito, ma non avrebbe mai confessato di aver perso la testa per una maledetta Mezzosangue.
-Mmm…
Blaise sapeva che Draco mentiva, erano settimane ormai che vagava per i corridoi come se fosse uno zombi, non dormendo la notte e rimanendo assente durante la giornata. Tuttavia, in quel momento, non poteva tormentarlo con un’altra ramanzina perché era lui ad essere nei casini fino al collo.
-Ho fatto una cazzata- iniziò, sedendosi sul bordo del letto.
Draco non si scompose, non era la prima volta.
–Chi ti sei portato a letto, stavolta? La Bulstrode?
I due respinsero un moto di nausea solo al pensiero.
–Divertente. Comunque no, è peggio.
Cosa poteva esserci peggio della Bulstrode?
Confuso, Draco si alzò sui gomiti, interrompendo la sua perlustrazione del soffitto per guardare curioso l’amico.
–Chi?
Blaise si alzò: non era nervoso né tanto meno impaurito, perlomeno, non per quello che Draco gli avrebbe presto fatto.
Aveva paura di incrinare la loro amicizia: loro due contavano l’uno sull’altro da anni ormai, ma dopo la guerra che aveva distrutto le loro rispettive famiglie, si era formato un legame profondo, che andava al dì della semplice amicizia.
Sangue o meno, per entrambi erano come due fratelli.
Tuttavia, stavolta, Blaise non si era comportato da tale, e ad essere precisi, nemmeno da amico.
Troppo in collera con se stesso e con l’amico, era stato un vigliacco e si era comportato come la subdola serpe che tutti pensavano che fosse. Aveva commesso un terribile errore, l’unico errore che tra loro non doveva mai succedere.
-Sono stato con la tua ragazza.
Era inutile tergiversare, anche perché se era lì in quel momento era proprio per evitare che venisse a saperlo da qualcun altro.
Draco sapeva che quando diceva la tua ragazza non intendeva il termine comune di fidanzata, ma semplicemente la preferita del momento. E in quel momento solo un nome balenò nella sua mente, prima che questa venisse associata ad immagini raccapriccianti: Hermione Granger.
-Tu cosa?- quella domanda uscì dalla sua bocca violentemente, incredulo che una cosa simile potesse essere sul serio accaduta.
–Senti, mi dispiace, ma è successo- tentò di spiegare, ma Draco si era già alzato per sferrargli un pugno.
-Ti avevo detto chiaramente che dovevi starle alla larga, che era mia!- sputò, trattenendolo per il colletto.
Blaise non era affatto intimidito dalla sua reazione, tuttavia cercò di spiegare.
-Lo so, ed è quello che ho fatto, ma lei continuava a puntarmi, insomma sono un uomo anch’io, Draco.
Se c’era una cosa vera sul loro conto, oltre il fatto che potevano vantasi di poter avere qualsiasi ragazza, era proprio quella che non dovevano proprio far nulla per averle.
Ma questo, voleva dire una cosa che, però, sfiorava l’inverosimile: Hermione non punta.
L’idea che Hermione potesse in qualche modo civettare o provocare un ragazzo era inconcepibile nella sua mente, oltre che fortemente respinta, tuttavia non poteva ignorare le parole di Blaise.
-Lei non farebbe mai una cosa del genere, Blaise! – scandì a denti stretti.
Blaise cerò di indietreggiare giusto per mettere le distanze e parlare più serenamente, ma la presa su di sé che non accennava a demordere, non glielo permise.
-Oh, sì, invece. E non immagineresti neanche…
Draco non aveva voglia proprio di immaginare un bel niente.
Stringendo per bene il colletto, Draco spinse Blaise all’indietro, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Poi, prima che potesse difendersi, sferzò nuovamente un pugno al suo volto, seguito da un duro colpo all’addome del giovane.
Blaise non reagì, semplicemente indietreggiò istintivamente, massaggiandosi la guancia colpita e piegandosi in due per il colpo allo stomaco.
-Bugiardo- sibilò glaciale Draco.
Ne sei sicuro?
Sì.
… No.

Una vocina fastidiosa si insinuò nella sua mente.
Hermione Granger non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non era il tipo.
Lei… lo aveva puntato di nascosto, aveva chiesto e aveva ricevuto, per poi rifiutarlo. Lo aveva usato.

–Perché mi sono innamorata di te, stupido idiota!

Quella voce rimbombò nelle sue orecchie come un eco lontano, troppo difficile da ignorare.
Ma non poteva crederle, perché era una bugia. L’ennesima, stupida bugia.
Draco credette di impazzire e, come se la furia si fosse di nuovo impadronita di lui, si gettò su
Blaise quando lo sentì di nuovo parlare.
-So che non avrei dovuto…
-Infatti, Blaise. Stavolta avresti dovuto tenere il cazzo nelle mutande.
Un nuovo colpo sul naso fece perdere l’equilibrio a Blaise, facendolo ricadere terra, subito raggiunto da Draco, ormai di nuovo addosso.
Non si opponeva nemmeno, sentendosi colpevole: si difendeva soltanto quando poteva, ma più per istinto di sopravvivenza.
Poi una ginocchiata agli stinchi lo fece gridare e, più per abitudine che per la voglia di infierire, lo colpì di rimando a suo modo.
-Guarda che se è venuta da me avrà i suoi motivi.
Draco lo avrebbe volentieri strozzato.
-Bastardo. Di la verità, sei stato tu a provarci, non è vero?
-No, è stata lei, sul serio. Mi è venuta addosso…- cercò ancora una volta di difendersi nei limiti del difendibile.
Non c’erano dubbi sul fatto che avesse sbagliato, ma era vero in fondo quando diceva che lui non aveva fatto nulla, inizialmente.
-Come no, magari si è anche spogliata- rispose con sarcasmo.
-Non esattamente- rispose a fatica, cercando di scansare un altro pugno.
Quelle parole risuonarono strane alle orecchie di Draco, perché se poteva anche credere che
Hermione lo avesse attirato sé, non poteva credere che per farlo si fosse spogliata in un luogo pubblico.
Frenò la mano e, sollevando nuovamente per il colletto il suo ex-amico, chiese curioso.
-Che vuol dire, non esattamente?
Blaise approfittò di quel momento di tregua inaspettato e si affrettò a spiegare.
-Che non si è proprio spogliata. Quando lei mi è venuta addosso, ha lasciato ricadere i libri per terra –sì lasciati ricadere, non gli sono caduti per caso – e, quando si è abbassata per riprenderseli, aveva la camicetta sbottonata e mi ha lasciato vedere i suoi…
Draco lo interruppe per incitarlo a proseguire, evitando possibilmente particolari davvero non graditi.
-Continua.
-La stavo aiutando a recuperare i libri e, quando si è rialzata, mi ha sbattuto in faccia qui suoi capelli lunghissimi, avvicinandosi per baciarmi…
Draco per nulla sollevato che l’amico si fosse fatto abbindolare solo per un paio di tette, stava per colpirlo ancora una volta, ma quello che gli sentì dopo lo fermò sul colpo.
-Draco la stavo fermando, credimi, ma poi i suoi occhi azzurri mi hanno accecato, non ci avevo fatto caso inizialmente, quindi…
Occhi azzurri?
-Azzurri?- chiese quindi, inarcando un sopracciglio.
Blaise fece una smorfia, rassegnata.
-Sì, non dirmi che in tutte le volte che te la sei portata a letto non ci hai fatto caso!
Draco corrugò la fronte, dubbioso del fatto che lo stesse prendendo in giro.
-Lei non ha gli occhi azzurri!
Seppur non fosse in una bella posizione, Blaise ribatté, pronto a contraddirlo.
–Ti dico di sì.
Un dubbio. Un solo e piccolissimo dubbio a quel punto si insinuò nella sua mente, che inaspettatamente desiderò con tutte le sue forze fosse fondato.
-Di chi diamine stai parlando, Blaise?
-No, tu di chi cavolo parli?
La speranza di Blaise, di uscire sano e salvo dalla diatriba con l’amico, stava prendendo una piega alquanto insolita e ambigua.
-Io parlo di Hermione!- esclamò Draco impulsivamente, rendendosi conto soltanto in quel momento che, non solo aveva confessato chi fosse la ragazza che in quel periodo albergava nella sua mente, aveva pronunciato addirittura il suo nome.
-Chi?
Fortunatamente Blaise parve non farci caso. Approfittò di quel momento per fare la domanda decisiva.
-Blaise, stammi a sentire, come si chiama la ragazza che ti sei appena portato a letto?
-Sabrina, la Tassorosso. Chi altri?
Blaise aveva corrugato la fronte, deformando il suo viso perfetto, già sporcato da macchie di sangue e lividi violacei che erano ormai visibili sul suo viso. Aveva proprio esagerato.
Un’esclamazione di puro sollievo uscì dal suo petto, facendolo ridere a crepapelle improvvisamente per tanta stupidità.
Blaise non ci stava capendo nulla.
-Perché non fai ridere anche a me?- chiese perplesso e offeso di essere appena stato messo in disparte.
L’unica cosa che però Draco riuscì a dire fu –Chi diamine è questa Tassorosso?
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso già colmo di Blaise. –Che cavolo vuol dire chi è?
Draco cercò di tornare serio.
–Che non ho la più pallida idea di chi sia questa Sabrina.
Blaise, anche se alquanto sbigottito, si sentì parecchio sollevato, perché questo voleva solo dire una cosa: la loro amicizia era salva.
-Draco, che ne dici di scendere da qui e spiegarmi?
Iniziava a fargli male dappertutto e il peso di Draco non lo aiutava di certo.
-Uhm?
-Spero non ti sia dato all’astinenza perché ti sei innamorato di me- lo schernì Blaise, riferendosi alla strana posizione che adesso, senza pugni e calci, poteva essere fraintesa.
Draco, realizzando la situazione, tossì cercando di ricomporsi, inveendo contro se stesso per aver perso ancora una volta la testa in quel modo. Si alzò, tendendo la mano all’amico che a quanto pare aveva conciato davvero male.
-Blaise…
-Tranquillo, lo so- rispose il moro, interrompendo le sue scuse e avvicinandosi a lui.
Gli sferrò un pugno sullo zigomo destro.
-Ma che…- imprecò Draco, massaggiandosi il mento che adesso pulsava forte.
Blaise ghignò, facendo spallucce indifferente. -Adesso siamo pari.

***

Draco era di nuovo sdraiato sul suo letto quando sentì la voce di Blaise raggiungerlo dal bagno, ove era scomparso da più di quaranta minuti per darsi una ripulita.
-Quando hai detto Hermione, ti riferivi alla Granger, vero?
Blaise alle volte aveva troppa buona memoria.
-Mmm- ammise, sbuffando e rigirandosi nel letto.
Per settimane Blaise lo aveva torturato con rimproveri, ramanzine e miriadi di domande, senza riuscire a cavargli un ragno dal buco.
Ma a questo punto era inutile mentire, Blaise era un tipo troppo sveglio.
Il ragazzo uscì soddisfatto dal bagno per raggiungere poi Draco sul letto.
Durante gli ultimi mesi aveva osservato l’amico attentamente e non gli erano sfuggiti i suoi atteggiamenti di riguardo nei confronti dell’unica ragazza che aveva sempre odiato; non gli erano sfuggiti proprio perché incredibilmente opposti.
Niente insulti, niente liti, solo occhiate furtive e rabbia, tristezza e gelosia velata nei suoi occhi. Non lo aveva mai visto così combattuto e logorato dentro, neanche dopo la guerra.
Aveva fatto le sue deduzioni, ma le aveva tenute per se, visto il grande sforzo con cui cercava di nascondere tutto.
Adesso che però ne aveva la certezza, era deciso a mettere le carte in tavola e sistemare una volta per tutte quella faccenda, prima che fosse troppo tardi.
–Dunque, devo riempirti di domande inutili o inizi a raccontarmi tutto? Senza offesa ma stai proprio uno schifo e non mi importerebbe più di tanto se non fosse che allontani tutte le ragazze nei corridoi con quegli sguardi glaciali. Mi rovini la piazza amico.
Draco sapeva che voleva solo prenderlo in giro e smorzare la tensione creatosi.
–Non mi è sembrato affatto- disse lanciandogli un’occhiata maliziosa.
-Ho capito, d’accordo. Avanti, dimmi qual è il problema con la Granger? Avete litigato perché non le hai dichiarato amore eterno?
Sarebbe stata la deduzione più logica. Era palese che per quanto cercasse di evitarlo, la giovane grifondoro era perdutamente innamorata di lui.
Draco gli tirò un cuscino.
–Spiritoso.
-Io non capisco quale sia il problema: lei è pazza di te e tu, a quanto pare, anche!
Draco si mise a sedere sul letto per poter osservare meglio l’amico. Ma mi prende in giro?
-Io non sono pazzo di nessuno, né tanto meno della Granger. E per essere precisi, neanche lei.
-Balle. Ho notato come vi guardavate appena pensate di non essere visti, come vi cercate sempre, senza contare che tu incenerisci con lo sguardo ogni ragazzo che le si avvicina. E poi, come spieghi allora quello che mi hai fatto e le voci che hai messo in giro sul vostro conto?
Regola o no, non avrebbe mai reagito in quel modo per una qualunque ragazzina.
-E va bene. Mi piace, d’accordo?- confessò, infine.
-Ti piace? Mi piace si dice quando ti interessi ad una ragazza e la trovi semplicemente carina, o quando te la vuoi portare a letto. Tu invece non fai altro che pensare a lei, tanto che non ti riesce neanche una scopata da due mesi. Due mesi!
Draco sgranò gli occhi, basito su come lui fosse venuto a conoscenza del suo terribile segreto che lo tormentava da mesi.
Era vero. Da quando lei aveva rinchiuso la porta alle sue palle, scomparendo dalla sua camera, lui non era riuscito a non pensarla.
Da quella notte non si erano più parlati, anzi avevano completato freddato i loro rapporti ignorandosi completamente, fingendo l’inesistenza dell’altro. O almeno così poteva sembrare.
In realtà, quella strega aveva popolato le sue giornate ininterrottamente, affiorando nella sua mente anche nei momenti più impensabili.
La notte non faceva altro che sognare i momenti caldi passati insieme che terminavano tutti con quella maledetta frase sussurrata con voce spezzata, in cui gli confidava i suoi sentimenti.
Durante le giornate, tra un corridoio e una lezione, non tratteneva l’istinto di voltarsi a cercare la sua chioma tra le tante teste intono a lui.
Aveva provato a dimenticarla concentrandosi nel quidditch, nello studio… con altre ragazze, ma non era servito a niente.
Pansy era stata la sua ultima speranza, l’ultima spiaggia per tentare di fuggire da quella persecuzione: era l’unica da cui sempre tornava perché la sola a riuscire a scaldarlo abbastanza per una notte piacevole, senza poi troppe pretese, o almeno pretese gestibili.
Questa volta, tuttavia, nemmeno lei era riuscita a risvegliarlo, aveva persino avuto un’allucinazione.
Draco inizialmente aveva provato più volte ad avvicinarla, ma a ogni tentativo si era sentito uno stupido, non trovando la ragione per giustificare un simile pensiero, fino ad allora inaudito, considerato che l’aveva avuta e da lei non poteva di certo cercare qualcos’altro!
Col tempo, però, aveva scoperto quanto si sbagliasse: la desiderava, la voleva di nuovo tra le sue braccia e non poteva sopportare anche solo l’idea di lei con un altro.
Oltretutto, le sue ultime parole erano rimaste fisse nella sua mente, colpendolo più di quanto avesse mai immaginato. Per quanto si ostinasse di convincere se stesso che quella era stata solo la sua ennesima bugia, lui le credeva e ne era felice.
Anche se incontrandola per il castello non traspariva, lui sentiva che Hermione lo amava e dentro di sé gioiva all’idea, perché significava che era sua, volente o nolente.
Quando si concentrava, riusciva a sentire ancora il suo profumo, i suoi seni caldi sbocciare sotto le sue mani, le sue labbra pronunciare il suo nome…
Per tutti i maghi e le streghe, mi sono innamorato!
Blaise, fraintendendo il suo sguardo allucinato, si affrettò a chiarire.
-Ehi, non guardarmi così. Ho incontrato Pansy e mi ha raccontato tutto prima di venire qui. A proposito, se provi di nuovo a ferirla dovrai vedertela con la mia bacchetta, intesi?
Quella velata minaccia, non l’avrebbe nemmeno sfiorato se negli occhi di Blaise non vi fosse stata una triste determinazione.
–E da quando…
Blaise però non lo ascoltò minimamente, intento a non lasciargli cambiare discorso.
-Com’è che stai ancora qui a perdere tempo? Insomma, abbiamo appurato che ti sei preso, non capisco ancora come, una cotta per la Granger, quindi perché non hai alzato ancora quel tuo regale culo per andarla a prendere?
Draco sbuffò, gettandosi di nuovo in dietro sul letto: questa era stata la ciliegina sulla torta sul suo inferno personale.
-Non so dove sia finita.
Il moro inarcò un sopracciglio incredulo. -Ma se lo sanno tutti.
Draco si alzò sui gomiti, mentre un piccolo allarme risuonava sul suo cervello allarmandolo.
-Che vuoi dire?
Blaise gli si avvicinò, ingrato con la vita per avergli affibbiato un simile compito.
-Domani si sposa, per questo ha avuto un permesso speciale per lasciare la scuola per qualche giorno.
Hermione si sposa.
Queste, furono le sole parole che la sua mente registrò.
Tre parole, tre lancette di una bomba ad orologeria.



Ciao a tutti ragazzi! Scusate il ritardo ma non riuscivo a trovare la penna su cui avevo salvato la storia, il trasloco gioca brutti scherzi che ci volete fare. Comunque eccovi un nuovo capitolo. Come vedete ho dato molto spazio a Draco, anzi praticamente ho parlato solo di lui. Come avete letto sono passati due mesi dal giorno in cui si sono lasciati bruscamente e da allora Draco non ha più trovato pace. So che magari qualcuno di voi si aspettava un chiarimento o qualcosa del genere tra i due piccioncini, ma no, ho ritenuto più giusto farla passare così, spero di non avervi deluso. Non voglio aggiungere nient’altro, lasciò detto tutto a voi, quindi mi raccomando che attendo curiosa di sapere che ne pensate. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo, a parte l’epilogo, e arriverà puntuale, adesso che mi sono sistemata, la prossima settimana. Vi saluto e vi ringrazio tutti: voi che mi seguite, che mi ricordate e mi preferite. Vi ringrazio tutti…

Colgo l’occasione anche per un annuncio: Donate a questa povera ragazza (me) madre di tre storie ancora in crescita, una piccola recensione che contribuirà a sfamare la sua flebile speranza e la sua volontà nel perseguire i suoi lavori. Basta solo scendere più giù con il mouse e regalare l'1% del vostro tempo in qualche preziosa parolina digitata con le vostre onerevoli dita. Grazie per l’attenzione.
(No non sono pazza, non completamente, è l’ora più che altro!)

RINGRAZIAMENTI:
HailieJade: Ciao carissima!come stai? Questo capitolo è centrato su Draco che come vedi non ha smesso di essere tardivo nel concepimento dei concetti, ma che ci vuoi fare, meno male che c’è Blaise che risolve tutto…non so come farei senza di lui in queste occasioni! Spero ti sia piaciuto quindi..un bacione a presto
barbarak: come vedi ha riflettuto parecchio sulla frase di Hermione tanto che lo ha scombussolato non poco. Bhè carissima che dire…stavolta non ho fatto nessun passo indietro e ho deciso di spiegare i mesi passati dei protagonisti direttamente con il presente, e quello di Draco come vedi non è dei migliori, anche se Hermione non scherza nemmeno. Spero di essere riuscita comunque a rendere l’idea dell’inferno che sta passando Draco. Prima che mi dilunghi ti saluto, con la speranza che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio
aquizziana: ciao tesoro. Sto bene grazie, magari un po’ stanza, tu? come và l’uni? Comunque tranquilla per gli aggiornamenti io ti aspetterò anche se ritardassi di un mese, al massimo mi vedi sbucare, non so come a casa tu, per costringerti a scrivere. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e che la pubblicità fatta nell’altro capitolo sia servita. Ho deciso di parlare della tua storia lì perché lì mi seguono molte più persone per questo. Comunque non vedo l’ora di sapere che ne pensi visto che adesso che Draco sa tutto insomma…chissà che farà. Un bacino a presto
mm91: ma ciao cara, come stai? Grazie per i complimenti. Forse questo capitolo non è come lo immaginavi, ma questa storia nasce da una shot che ho deciso di allungare, e se non saltavo questi due mesi che comunque erano pressoché vuoti di sostanza penso mi sarei persa. Quindi spero ti sia piaciuto questo capitolo…attendo di sapere che ne pensi con ansia. Un bacio grande
ELVE89: oh ma tesoro ciao! come và? sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, come sempre grazie per i complimenti! Spero con questo di non aver creato un casino e di averti deluso visto che Draco ed Hermione neanche si incontrano, ma vedrai che molto probabilmente lo faranno molto presto no? Anch’io avrei voluto spingere Draco la scorsa volta su Hermione per fermarla prima che uscisse dalla sua vita ma l’ho trovato giusto così, altrimenti sarebbe stato poco credibile come serpeverde. Vabbè spero questo capitolo ti sia piaciuto non vedo l’ora di sapere che ne pensi. Tanti baciii
Iyu89: ciao cara…come stai?mi dispiace un mondo che sei così impegnata, lo vedo come sei sempre di fretta ma tranquilla a me fa comune piacere poterti sentire ancora ogni qual volta che puoi. Non so se hai visto ma ho aggiornato Ritrovare se stessi e Posso mai io amare finalmente, lo dico tanto per avvisarti, non per altro, quindi se non ti trovo capirò il perché, anch’io sono piena di casini fin sopra la testa perciò ti capisco perfettamente..Venendo al capitolo ha perfettamente ragione, Herm ha avuto fegato, cosa che è mancata al nostro amato serpeverde, ma chissà potrebbe armarsi di coraggio adesso no? Staremo  a vedere. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo anche se non ci sono avvicinamenti con Herm..un bacio grande a presto  

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Capitolo 6
*** Il matrimonio ***


Dedico questo capito a tutti voi che con infinita pazienza mi seguite e mi sostenete con le vostre bellissime parole.
Non smetterei mai di ringraziarvi, vi adoro davvero.

Buon Anno!



CAPITOLO V
IL MATRIMONIO

L'amore è un bellissimo fiore,
ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull'orlo di un precipizio.
(Stendhal)


Un respiro profondo e poi un altro ancora.
Alzò lo sguardo sul grande specchio di fronte a lei e si scrutò attentamente: niente in ciò che vedeva rifletteva l’immagine di una sposa felice.
Non le si avvicinava nemmeno lontanamente.
Si passò una mano sulla solita ciocca ribelle, ricacciandola dietro l’orecchio, accarezzando poi distrattamente il lungo velo attaccato con una complicata, ma elegante acconciatura sulla sua testa.
La testa, le faceva male e sembrava scoppiarle terribilmente.
Tese le braccia dritte lungo il fianco per il nervoso, impedendosi di strapparsi l’abito bianco che indossava, e trattenne le lacrime che minuto dopo minuto rischiavano di sgorgare dai suoi occhi, evitando di rovinare così tutto il trucco che con molta fatica Ginny aveva applicato sul suo viso.
In realtà le erano serviti pochi minuti per acconciarla e truccarla, le era servito molto di più convincerla a parlare.
Erano dodici ore che ormai si era gettata sull’assoluto mutismo.
Da quando la sera prima era andata a dormire nella cameretta della sua infanzia, aveva passato tutta la notte a singhiozzare, finché all’alba, ricomponendosi, aveva deciso di reagire nell’unica maniera possibile.
Con il silenzio, l’unico suo vero amico.
Fingere era insopportabile, come una spina nel fianco troppo profonda.
Ogni bugia rimbombava poi nella sua mente facendola sentire sporca e indegna delle persone che le stavano intorno.
Parlare semplicemente era difficile, come quando si cerca di esprimersi in una lingua che non si conosce. Niente di ciò che poteva dire si avvicinava alla realtà, alle vere parole che dentro di lei spingevano a forza per uscire.
Ascoltare persino era divenuto pesante, come un grande sacco che pian piano si colma dall’interno.
Le preghiere di sua madre e della sua migliore amica, di sfogarsi o di spiegarsi, non facevano altro che ricordarle ciò aveva vissuto fino a pochi mesi prima.
Alla fine, le sue espressioni si erano quindi ridotte a dei brevi cenni di assenso e diniego, sorridendo con grande sforzo solo per tranquillizzare i suoi cari.

Lisciò per l’ennesima volta il lungo abito, tirandolo malamente da dietro quando si accorse che ne era rimasto impigliato un lembo su un vecchio chiodo.
Fortunatamente adesso, a meno di un ora dalla celebrazione, tutti si erano decisi a lasciarla in pace, occupandosi degli invitati e degli ultimi preparativi.
Sola, in quella piccola stanza, aveva fatto su e giù senza tregua consumando la suola delle sue scarpe nuove, provando inoltre tutte le posizioni possibili, da una piccola sedia in legno al pavimento, senza darsi pace.
Le gambe le tremavano, le mani le sudavano e lo stomaco era una nuvola nera che si contorceva minacciando una tempesta.
Alla fine non aveva trovato altra scelta che concentrarsi sul suo aspetto che ormai da molti giorni non si rischiava a guardare, impaurita dall’immagine che lo specchio le avrebbe rimandato.
Ignorando nuovamente il suo volto, si concentrò su ciò che stava sotto il suo mento e trattenne un respiro nel costatare che in fondo era bella, un incanto nel suo abito nuziale.
Un piccolo corpetto, ricamato sui bordi da brillantini rosa pallido, stringeva il suo petto lasciando scoperte le spalle e le magre braccia.
Un piccolo nastro, dello stesso colore dei brillantini, avvolgeva la sua vita con un elegante fiocco dietro la schiena, creando un effetto voluminoso sulla gonna, gonfiandola quel tantino che le conferiva un aspetto fiabesco.
Quell’abito era perfetto, esattamente come aveva sempre sognato.
Alla fine sua madre non aveva comprato il vestito che aveva scelto, ma un altro più semplice e in qualche modo più bello: era stato uno dei primi che in quella stessa boutique aveva indossato prima di scartarlo, perché troppo perfetto per indossarlo ad un matrimonio privo d’amore, sebbene quel matrimonio fosse il suo.
Infastidita da quel nuovo pensiero distolse lo sguardo dall’abito, concentrandosi così nuovamente sul suo volto deformato dai lunghi pianti che ormai accompagnavano le sue notti negli ultimi mesi.
Infatti, a dispetto del trucco che aveva evidenziato i suoi occhi profondi e le sue morbide labbra, non c’era traccia della sua solita aria fiera e determinata, sicurezza e serenità erano un lontano ricordo.
Chi era quella donna di fronte a lei non lo sapeva.
Era bella, bellissima e le somigliava. Ma non era lei.
Sentì le urla della signora Weasley e dei passi avvicinarsi, così velocemente coprì lo specchio con il vecchio telo e si mise ritta al centro della stanza in attesa, con le mani giunte dietro la schiena. Immobile.
I passi si fermarono e sentì bussare alla porta. Non disse nulla e poco dopo riconobbe suo padre varcare la soglia.
-Tesoro, sei pronta? È ora.
Hermione fece un lieve cenno col capo fingendo ancora una volta un sorriso tirato.
Suo padre le venne in contro prendendole la mano.
–Sei bellissima, Hermione. Non so come farò senza di te d’ora in poi.
Ecco perché aveva preferito rimanere da sola. Se non era per chiederle come stesse, la gente le si avvicinava per farle complimenti e ricordargli quanto il passato stava divenendo troppo in fretta un lontano ricordo.
Lontanissimo.
Strinse le dita della mano libera in un piccolo pugno e con l’altra raccolse la mano di suo padre, lasciandosi baciare la fronte prima che questo le calasse giù il velo fine e trasparente. Sorrise ancora una volta, lieta che almeno lui non avesse il minimo sospetto del suo attuale stato interiore.
A discapito dei suoi due migliori amici e di sua madre.
E doveva ringraziare proprio lei, sua madre, per questo. Doveva ringraziarla anche per aver organizzato il matrimonio al posto suo senza minimamente coinvolgerla, così come aveva espressamente richiesto, ma adesso non era del tutto convinta. In fondo, la stava aiutando in un matrimonio che non voleva assolutamente celebrare, anche se questa era una notizia a lei sconosciuta.
-Non essere nervosa Hermione, è tutto pronto, ci stanno aspettando- la rassicurò suo padre quando la sentì tremare, invitandola poi ad uscire dalla stanza.
Hermione ignorò le sue parole e, stringendosi nelle spalle, varcò la soglia.
È tutto pronto e va tutto bene, pensò, prima di ricordarsi di respirare ancora e ancora.

Un passo, poi ancora un altro.
Lentamente, troppo, stava percorrendo la navata della piccola chiesa e non riusciva a credere ai suoi occhi. Era meravigliosa.
L’aveva visto soltanto una volta in precedenza, lo stesso pomeriggio in cui era andata via da
Hogwarts per trasferirsi dai suoi genitori; sua madre l’aveva trascinata lì una volta sbucata dal camino del loro salotto.
Era una chiesa abbandonata e diroccata che poteva contare probabilmente gli stessi anni delle mura di Hogwarts e, nonostante per la sua storia l’aveva trovata affascinante, non si era minimamente interessata a quelle quattro mura. L’avevano scelta i signori Weasley apposta, perché lontana sia dal mondo magico, che non vedeva l’ora di poter assistere al matrimonio dell’anno, che dagli occhi indiscreti dei comuni babbani.
Era protetta con migliaia di incantesimi anti babbani e non, fin oltre i due ettari di terra che la circondavano.
Quella mattina, quando era arrivata, aveva ammirato stupita le decorazioni all’esterno delle mura della chiesa e i fiori e le luci tutt’intorno, persino sugli alberi. Tuttavia non aveva idea che anche l’interno sarebbe stato ristrutturato, non aveva idea che sarebbe divenuto così bello.
Gli affreschi sul soffitto erano tornati vividi e chiari, le statue lucide e intatte, le panchine ordinate una dietro l’altra erano ornate da raffinati fiocchi e cesti di fiori, mentre il corridoio centrale era ricoperto da un lungo tappeto rosso adesso ricoperto da petali rosa, lasciati ricadere dalla piccola Victorie che li precedeva.
Il vestito, il luogo, la chiesa. Era tutto perfetto, a parte…
La stretta sul braccio di suo padre la ridestò dai suoi pensieri, lasciando così ricadere il suo sguardo sull’uomo alto e forte che l’aspettava all’altare trepidante.
Ronald Weasley era infatti nervoso e impaziente, con le mani tremanti e torturate dietro la schiena. Aveva un sorriso sul volto che avrebbe potuto illuminare il mondo intero nel caso il sole avesse deciso di prendersi una vacanza.
Istintivamente Hermione gli sorrise e vide le guance di lui imporporarsi di un lieve rossore. Come sempre, quando lei gli sorrideva.
Nel suo elegante abito da cerimonia nero, raffinato e adatto, come non lo era stato anni fa al Ballo del Ceppo, Ronald era un uomo che aveva abbandonato i suoi tratti da adolescente sottolineando quelli appena visibili della neo maturità.
Il vestito evidenziava la sua nuova corporatura, più massiccia e forte che poteva rassicurare qualsiasi donna si sarebbe trovata tra le sue braccia.
I suoi capelli pettinati gli conferivano un aria più seria e adulta, così come il mento mascolino e il pomo d’Adamo che saliva e scendeva lungo la sua gola ansiosa e sicuramente adesso secca.
Tuttavia, erano le sue espressioni e i suoi occhi azzurri sempre limpidi e sinceri che la rassicurarono, seppur soltanto per un istante.
Quello era il suo Ron, il ragazzo di cui si era innamorata anni prima, che l’aveva fatta piangere e sentire inadeguata nel suo corpo da ragazza, che le aveva anche fatto scalpitare il cuore quando la sfiorava e le parlava di loro balbettando.
Il ragazzo che aveva sentito più vicino al cuore tanto da spingerla a buttarsi tra le sue braccia per baciarlo, colui che riusciva a farla ridere con pochi gesti così come farla infuriare con poche parole. Quello era il suo migliore amico, il ragazzo a cui non avrebbe mai potuto fare del male e con cui sicuramente sarebbe stata felice, in un modo o nell’altro.

Era giunta alla fine della traversata e la mano tesa di Ron adesso l’attendeva. Suo padre le aveva baciato un’altra volta la fronte prima di farle di nuovo gli auguri e accomodarsi sulla panchina in prima fila riservata ai familiari più stretti. Sentiva lo sguardo preoccupato di sua madre sulla sua schiena, con la quale fino a poche ore prima aveva litigato, e gli sguardi rassegnati e sconsolati di Ginny e Harry, suoi testimoni.
Li aveva notati fin dal suo arrivo in chiesa, ignorandoli però con prepotenza.
Sapeva che non erano d’accordo con la sua scelta, ma cosa avrebbe potuto fare?
Annullare questo matrimonio avrebbe deluso e ferito molte persone e lei non voleva creare niente di tutto questo, non ora che tutti sembrano finalmente aver trovato un equilibrio e un po’ di pace.
Oltretutto, se davvero avesse rinunciato a sposare Ron, a lei non sarebbe rimasto più nulla: i Weasley l’avrebbero ripudiata, così come tutti i suoi amici se avessero scoperto chi lei amava davvero, senza contare che avrebbe messo in difficoltà Harry e Ginny perché Ron sicuramente l’avrebbe odiata.
Avere una vita diversa da quella che desideri è sempre meglio che non averla.
Fu questo ultimo pensiero a darle il coraggio di prendere finalmente la mano tremante del suo fidanzato, avanzando così al suo fianco, dando inizio alla cerimonia.
Il bonario pastore sorrise loro innalzando le mani al cielo prima di cominciare a parlare.
Aveva fatto una scelta e non si sarebbe tirata indietro. Poteva persino considerarsi fortunata dati gli eventi, perché stava sposando un uomo che l’amava incondizionatamente e a cui lei voleva un bene infinito.
Sorrise tra sé e strinse la mano di Ron, mentre una lacrima traditrice, nascosta dal bianco velo, solcava il suo volto, simbolo di un segreto addio.
Sarebbe andato tutto bene, doveva essere per forza così.

***

Un respiro profondo e poi un altro ancora.
Il pomeriggio precedente, troppo sconvolto dalla notizia di Blaise, era schizzato in fretta e furia dalla sua camera in cerca della femmina Weasley, l’unica ragazza che sapeva essere più vicino ad Hermione. Ci volle qualche ora per scoprire che anche lei era partita in anticipo in quanto sua damigella d’onore.
Senza perdere altro tempo era rimasto allora di guardia, in agguato sulla torre dei Grifondoro, in attesa di qualche studente ancora in giro dopo la cena in Sala Grande.
Tuttavia, quel giorno sembrava che tutti avessero deciso di seguire egregiamente le regole, ritirandosi nei propri dormitori subito dopo i pasti. Non incontrò così nessuno nelle ore successive, rimanendo invece solo con la Signora Grassa che non si era trattenuta dal tempestarlo di domande sciocche e irritanti.
L’aveva ricambiata di insulti e minacce quando ad una certa ora tarda della notte si era ritrovato senza via d’uscita, ma questa imperterrita non lo aveva fatto entrare. Si era persino rifiutata di chiamare per lui qualche studente.
All’una e quarantacinque della notte, affranto e dubbioso, era perciò ricorso al Piano B: la Preside.
L’averla svegliata nel cuore della notte non aveva giovato a suo vantaggio, ma d’altronde non aveva mai nutrito una certa simpatia nei suoi confronti e aspettare altro tempo ancora poteva essere rischioso. Se ci fosse stato suo padre, probabilmente sarebbe stato già fuori da un pezzo, ma ormai non poteva contare sull’aiuto di nessuno.
Inutilmente aveva chiesto e richiesto all’anziana donna un permesso speciale che gli consentisse di poter anche lui partecipare al matrimonio.
Un permesso che la McGranitt tuttavia gli aveva fermamente rifiutato, in quanto lui non aveva ricevuto alcuno invito, com’era comprensibile.
Senza tra l’altro alcuna informazione utile, era stato cacciato quindi dal suo ufficio, in balia del piano C, l’ultima sua risorsa.
All’alba, stanco e affamato, era saltato dalla Torre di Astronomia in sella alla sua amata scopa, con l’intento di scappare dal castello. Una pessima idea visto che per un pelo aveva rischiato di ferirsi, scontrandosi contro la barriera magica intorno alle alte mura.
Disperato e senza la minima idea su come fermare la catastrofe prima che fosse troppo tardi, si trovava abbattuto sul tavolo della sua casa in Sala Grande.
Hermione.
Non riusciva a ripetere altro nella sua mente da qualche ora, come se richiamarla inconsciamente avesse il potere di farla apparire davvero al suo fianco. Al sicuro.
Stupido.
Un epiteto che ad alternanza spezzava quella litania nei meandri della sua mente.
Era stranito dal suo comportamento nelle ultime dodici ore, che lo aveva allontanato da ogni possibilità di rifocillarsi e riposare.
Da quando Blaise gli aveva confidato delle imminenti nozze della Grifondoro, qualcosa dentro di lui era scattato, agitandolo e spingendolo da una parte all’altra come una piccola trottola impazzita che cerca un po’ di pace.
Certo, in quel momento era da poco giunto alla conclusione che si fosse innamorato della strega, ma poteva mai essere vero? Non aveva avuto tempo per pensarci.
Anche se non poteva negare un forte interesse nei suoi confronti, così come un certo coinvolgimento carnale, non si poteva certo ignorare che i sentimenti, figurarsi l’amore, fossero stati sempre un qualcosa di incompatibile con il suo stesso essere.
Adesso, a mente lucida, convenne con se stesso che non era certo una questione di sentimento ad animarlo, ma bensì di possesso.
Quante volte aveva ripetuto che Hermione Granger era sua?
Tante, troppe volte.
E benché fosse a conoscenza del suo legame con il più piccolo dei Wealsey già da tempo, ciò che lo aveva scombussolato era semplicemente l’idea di perdere una sua proprietà definitivamente.
Una proprietà di cui non si era ancora stancato.
Considerando inoltre che importunare e violare il corpo di una donna sposata era ben diverso dal farlo con una ragazza fidanzata, Draco non aveva assolutamente voglia di perdere ogni suo diritto su di lei.
Lei, infine, aveva ancora troppi conti in sospeso con lui e, quell’oggi, non si sentiva di certo magnanimo per lasciar correre.
Bugiardo.
Non era un altro epiteto che di tanto in tanto affiorava nella sua mente, ma una sensazione. Quando, tra sé, giustificava il suo interesse per la Grifondoro con dichiarazioni materialistiche, la sensazione di mentire in modo eclatante si faceva largo nel suo stomaco.
Per l’ennesima volta si sentiva raggirato, perché durante le giornate o i singoli momenti spesi con lei, era stato cieco di fronte a quella verità che così tante volte gli era passata sotto il naso. Si era impuntato per scoprire la verità, ma in realtà non l’aveva mai cercata davvero.
Se lo avesse fatto probabilmente non sarebbe mai arrivato a questo punto, lei non sarebbe stata lontana mille miglia da lui, a sposarsi con un altro.
E lei glielo aveva detto mille volte.

-… mettitelo bene in testa, Malfoy: io non sarò mai più tua!

Scioccamente aveva male interpretato le sue parole, egoisticamente aveva solo pensato a se stesso, credendo che dicesse così per il disprezzo che lei nutriva nei suoi confronti, ignorando il vero significato nascosto dietro quella piccola frase che negli ultimi mesi era stata fonte di furia e frustrazione.
Sentimento o possesso, in quel momento avrebbe voluto piangere per la disperazione, gridare così forte da raggiungerla e fermarla.
Non riuscì a fare nulla di tutto ciò.
Il sangue pulsava forte nelle sue vene ma le sue braccia erano ormai stanche, così come le sue gambe che cedevano molle, prive di speranza. Lo stomaco era un groviglio di emozioni che ricacciava in dietro persino la fame più nera: provava un’estrema rabbia nei propri confronti e verso quella creatura che gli aveva tenuto così testardamente nascosto un simile segreto.
Alla fine, inspiegabilmente, lei aveva scelto un’altro, era andata in contro volontariamente ad un destino che escludeva il suo, lasciandolo fuori dal suo mondo per sempre.
Perché, Mezzosangue?
Privo di forze, così come di idee e fiducia, si appisolò sul grande tavolo Serpeverde della Sala Grande, ancora deserta. Il silenzio che regnava attorno a lui era sovrastato dalla dolce melodia della sua sirena che riecheggiava nella sua mente, preda di dolci ricordi.
Nemmeno si accorse dei fiocchi di neve che lentamente cadevano sulla sua testa.

-Draco.
Un brusio fu ciò che lo accolse quando venne rilasciato dalle braccia di Morfeo. Schiuse piano gli occhi cercando di schiarire le immagini appannate che la vista gli rimandava, mentre qualcuno sembrava chiamarlo con insistenza, scuotendolo sulla spalla.
-Draco, ehi, tutto bene?
-Blaise, che succede?- rispose assonnato, riconoscendo il suo migliore amico.
-Non lo so, dimmelo tu. Che diamine ci fai ancora qui?
Un secondo e tutto ciò che era successo nelle ultime ventiquattro ore tornò vivido nella sua mente.
Si alzò repentinamente dalla sua sedia, incredulo di come fosse riuscito a dormire in un momento talmente delicato.
–Che ore sono?
Blaise, stupito da così improvviso cambiamento, indietreggiò prima di rassicurare il biondo con un sorriso.
-Calmati, sono solo le otto.
-Le otto? Solo?
Draco lasciò il moro e si mise le mani nei capelli stremato, cadendo nuovamente sulla panca di legno. Era tardi e lui non sapeva ancora come fare per raggiungerla e fermarla.
-Draco- lo chiamò Blaise.
-Non ora Bla, sono nella merda e non so come uscirne al momento.
-Draco - lo richiamò di nuovo Blaise, stavolta con insistenza, affinché lui la smettesse di dargli le spalle e riemergere dal tavolo su cui sembrava sprofondato.
-Blaise. Non. Ora- abbaiò, richiamando così tutta l’attenzione dei suoi compagni che si apprestavano a prendere posto per la colazione, guardando curiosi la scena.
Blaise sbuffò e gettò le mani in aria prima di dirigersi verso l’uscita.
–Come vuoi, vorrà dire che il biglietto lo leggerò da solo.
Draco si voltò di scatto, curioso e sorpreso.
–Quale biglietto?
Blaise arrestò il passo e, senza voltarsi, svolazzò tra le dita un piccolo foglio di pergamena.
Il biondo lo raggiunse in un batter d’occhio, strappandogli il biglietto dalle mani; il suo cuore batteva di nuovo, forte e vivo.

Dietro la statua della Strega Orba c’è un passaggio segreto che porta a Mielandia.
Se l’ami, fai in fretta.
Dissendio.

Fissò sorpreso quel biglietto per interi istanti, incredulo della speranza offertagli. Non aveva idea di chi fosse il mittente né del motivo che lo avesse spinto ad aiutarlo, ma sembrava sapere molte cose.
Troppe.
Fu Blaise a riscuoterlo.
–Allora, novità interessanti?
Il biondo alzò lo sguardo su quello dell’amico non riuscendo a dire nulla. Sorrise e basta.
Blaise lo osservò preoccupato prima di fermarlo, quando lo vide allontanarsi in fretta.
-Draco, tu sai quello che stai facendo, vero?
Il biondo inarcò un sopracciglio curioso. –Che significa?
-Se tu vai lì e fermi quel matrimonio scatenerai una guerra, e non è esattamente quello che ti serve al momento, nella tua situazione.
-Blaise, sei stato proprio tu a dirmi di andare da lei prima che sia troppo tardi e adesso vorresti fermarmi?
Anche se inizialmente lo aveva incoraggiato, successivamente Blaise aveva avuto paura che l’amico potesse mettersi nei guai per una stupida cotta o infatuazione. Sapeva quanto Draco, con le donne, potesse essere molto testardo e impulsivo, preda dei suoi soli istinti.
Si mise le mani in tasca, avvicinandosi a Draco e ignorando una testolina scura che in fretta si allontanava dal loro tavolo furente.
-No, voglio solo che tu sia conscio di ciò che stai facendo prima che sia troppo tardi. Tu, ami davvero la Granger? Perché se non è così sono costretto a caricarti sulle spalle e rinchiuderti nella tua stanza fin quando tutto questo sarà finito.
Aveva ignorato volontariamente quella condizione nel biglietto e le parole preoccupate del compagno lo colpirono. Comprendeva i suoi dubbi, ma lui al momento non ne possedeva. Anche se, riguardo i suoi propositi era ancora incerto, sentiva che la cosa giusta da fare fosse andare da lei e fermarla; ogni nervo e cellula nel suo corpo lo gridava ferocemente.
Prese un lungo respiro e quindi, per la prima volta, parlò con il cuore a voce alta.
-Io non lo so, Blaise. So solo che se lei si sposa la perdo per sempre e non posso permetterlo perché senza di lei mi sento solo.
Eccola l’unica, certa verità che faticava tanto ad ammettere. Quale fosse il suo nome, l’unica cosa di cui era sicuro era che ciò vedeva attorno a sé in assenza di Hermione era in nulla.
Con lei, la sua vita in bianco e nero aveva assunto i colori più sgargianti dell’arcobaleno e la sua anima era stata toccata nel profondo.
Mai nessuno, prima di lei, gli aveva mostrato un sentimento sincero così grande, che non fosse l’odio.
Chi mai vorrebbe tornare nelle stalle, quando ha, anche solo per poco, sfiorato le stelle?
Forse era egoistico da parte sua, ma non gli importava.
Blaise sorrise commosso e, con un ultima pacca sulla schiena, lo spinse fuori dalla Sala. Ormai tutti avevano lo sguardo puntato sui due amici, cercando di comprendere la loro fitta conversazione.
–Bhè, che stai aspettando allora? Non mi va di averti tra i piedi per l’eternità.
Prima di rendersene conto, Blaise aveva trasfigurato la sua divisa in un elegante abito da cerimonia. Grato, Draco si ripromise di ringraziarlo una buona volta come si deve e, senza perdere altro tempo, corse con quanta adrenalina in corpo verso la sua meta.
Sto arrivando, Granger.

Un passo, poi ancora un altro.
Era in ritardo, non lo sapeva davvero ma ne era sicuro.
Riusciva a intravedere in lontananza una piccola baita in legno e poco distante una grande chiesa elegantemente addobbata.
Non ti azzardare a sposarti Mezzosangue. Non ti azzardare.
Se lo ripeteva ormai da minuti, da quando uscito dal castello si era ritrovato come previsto a Mielandia. Da lì, la smaterializzazione al luogo della cerimonia era stata automatica e in un batter d’ali, grazie ad una anziana donna, vestita in modo succinto ed elegante, in ritardo come lui al matrimonio.
Semmai avesse scoperto chi gli avesse mandato il biglietto, lo avrebbe sicuramente avvertito di fare più attenzione la prossima volta, visto che senza quella coincidenza sarebbe stato al punto di partenza.
Dopo aver superato un Auror di guardia, con l’aiuto della donna con la quale aveva astutamente simpatizzato, l’aveva lasciata indietro per correre a per di fiato lungo la distesa verde, poiché la smaterializzazione all’interno sembrava essere stata bloccata per motivi di sicurezza.
Non sapeva ancora che fare, se irrompere durante la celebrazione e convincerla a non sposarsi o semplicemente prenderla sulle spalle e portarla più in fretta possibile lontano di lì. In entrambi i casi c’erano degli intoppi che non sarebbero stati facili da superare, ma ci avrebbe pensato sul momento: adesso la preoccupazione maggiore era arrivare in tempo.
Aveva paura, lo sentiva dal magone al centro dello stomaco e dal cuore che non smetteva di palpitare con violenza al centro del suo petto.
Perderla adesso, a pochi metri da lei era la cosa che più temeva.
A tradimento l’immagine del suo viso affiorò nella sua mente, dolce, gentile, bellissimo. Le sorrideva, lo guardava semplicemente con amore. Quell’amore che a lungo aveva rifiutato, ignorato nei suoi occhi.
Come aveva potuto?

Un passo, poi ancora un altro.
Senza rendersene conto era arrivato. Raccogliendo le ultime forze, salì quei pochi gradini della chiesa poggiando poi i palmi aperti delle sue mani sulla grande e immane porta di legno antico.
Tastò attentamente la superficie ruvida e, dopo aver tratto un lungo e profondo respiro, spinse forte spalancando l’ingresso. Estrasse immediatamente la bacchetta, pronto a combattere se c’è ne fosse stato bisogno, ma alzando lo sguardo in fondo alla navata si accorse finalmente del surreale silenzio.
Non c’era nessuno.
L’interno era elegantemente addobbato, il lungo tappeto rosso era cosparso di rose, segno che la sposa aveva fatto il suo ingresso.
Il grande libro del pastore era chiuso, ancora sull’altare, e le panche di legno non erano più allineate ma oblique come se fossero balzati e corsi fuori per festeggiare l’unione degli sposi.
Il matrimonio era finito.
Le gambe improvvisamente gli cedettero e il petto venne invaso da una strana sensazione, dal vuoto.
Il cuore aveva smesso di battere e la sua mente si era svuotata di qualsiasi pensiero, solo il suo inconscio sembrava aver capito che era arrivato troppo tardi, che era finita.
La bacchetta scivolò dalla sua presa e, con le mani nei capelli, si lasciò finalmente andare a quelle lacrime che mai aveva avuto il coraggio di emettere, in lunghi anni di sofferenza.
Suo padre, sua madre e adesso Hermione.
Lo avevano abbandonato tutti e lui era rimasto solo. Come se fosse stato buttato in un pozzo senza fondo, si sentì perso in un limbo in cui non c’era né vita né morte, solo un corpo che si muove senza più un’anima.
Lei era stata la sua ultima speranza.
Una speranza perduta per sempre.

Passarono pochi minuti, forse di più, quando si accorse di un ombra familiare che lo sovrastava.
I suoi capelli li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Hermione.
Si asciugò le guance umide e tirò su con il naso alzandosi poi in piedi. Voltandosi verso la figura alle sue spalle, però, si accorse che non era chi aveva immaginato, ma una donna sicuramente con molti più anni della sua Mezzosangue, ma non per questo meno bella. Non ci volle molto per comprendere che era sua madre.
La signora Granger, osservava curiosa e comprensiva il ragazzo, gli occhi chiari e preoccupati.
–Va tutto bene?
Draco si stupì di tanta gentilezza nei suoi confronti. Non lo conosceva nemmeno eppure il suo sorriso era ricoperto di assoluta dolcezza.
Ricomponendosi, rispose. –Sì, grazie.
Concesse un tirato sorriso alla donna prima di voltarsi e andare via. Le somigliava troppo ed era sin troppo felice.
-Aspetta- lo richiamò la signora Granger. –Tu sei Draco, non è vero?
Il mago sgranò gli occhi e, alzando un sopracciglio, rispose incerto.
–Come conosce il mio nome?
Non poteva credere che persino una babbana lo potesse riconoscere a tal punto.
La signora Granger lo scrutò attentamente, da testa a piedi, poi soddisfatta sorrise rincuorata e gli si avvicinò. Eccetto lei, nessuno sapeva, nemmeno la sua stessa figlia, che nelle notti più cupe richiamava ripetutamente il suo nome.
–Perché solo lui potrebbe dimostrare una sofferenza così simile a quella della mia bambina, in questo momento.
Draco non sapeva cosa pensare, era sorpreso e non riusciva a interpretare le parole della donna.
Tuttavia, essersi mostrato debole, per giunta di fronte a una babbana, era un fatto imperdonabile.
Assumendo un tono grave e distaccato, le rispose duro.
-Non capisco di cosa stia parlando. Ad ogni modo credo che si sia sbagliata: sua figlia si è appena sposata e non credo che la sofferenza sia ciò che sta passando- rispose con amarezza, serrando i pugni.
Voleva andarsene, voleva sparire il prima possibile.
Ciò nonostante vide la fronte della donna corrugarsi in un espressione confusa mentre il sopracciglio veniva alzato in un’azione così simile alla sua Mezzosangue. Poi la vide improvvisamente sorridere e alzare un dito in un punto indistinto alle sue spalle.
-Hai carattere, Draco, e non mi stupisce che Hermione si sia interessata a te, anche se per esserti presentato in ritardo sei abbastanza presuntuoso. Ma non perdere altro tempo, a meno che tu voglia farla aspettare ancora.
Il suo orgoglio, risentito dalle accuse della donna, avrebbe sicuramente ruggito di protesta in quel momento, se non fosse che un battito prepotente si scagliò sul suo petto e le sue mani vibrarono di felicità.
Mi sta aspettando.
-Ma…
-Qualsiasi domanda sono certa troverà risposta seguendo il piccolo sentiero alle tue spalle, fino al lago. Arrivederci.
Draco sorrise inavvertitamente e, mentre la donna le dava le spalle, non aspettò oltre dirigendosi verso il punto indicato.

***

Hermione piangeva, ancora.
Era tutto finito e, anche se ancora non ne era del tutto convinta, sapeva in cuor suo di aver fatto la scelta giusta, forse non la migliore, ma sicuramente quella più giusta. Qualcuno continuava a non essere d’accordo con lei, ma col tempo avrebbero capito anche loro.
Al diavolo tutti!
Era sotto un grande albero, ricco e verde che la riparava dai raggi caldi del sole, in riva ad un piccolo lago dall’acqua limpida e cristallina.
Dei piccoli fiori galleggiavano su di esso e una rana gracchiava una triste canzone cullando il suo animo inquieto. Con le unghie martoriava la terra sottostante, sporcando il bianco abito così come tempo fa aveva annerito il suo puro cuore.
Stupida. Stupida. Stupida.
Ecco cos’era, una sciocca ragazzina, illusa e ipocrita.
Aveva agognato e desiderato con violenza quell’amore che non le apparteneva, che la vita non le aveva destinato, e ciò che ci aveva guadagno era semplicemente un’innocenza perduta e un cuore sbriciolato in infinti pezzi talmente invisibili da non poter essere più ricongiunti.
Aveva stravolto la sua vita con bugie e segreti, divenendo così una persona talmente diversa da sentirsi un’estranea dentro il suo stesso corpo.
Gettando una pietra sul piccolo lago, non si accorse subito di come questa non avesse prodotto nessun tonfo nell’acqua. Fu quando riapparve magicamente nelle sue mani che, sgranando gli occhi, si guardò intorno confusa.
L’accarezzò tra le dita, notando delle lettere incise comparire su di essa.

Illusa.

Inarcò un sopracciglio sorpresa, certa però che intorno a lei non ci fosse nessuno.
Durante la celebrazione aveva alternato infiniti sguardi sul grande portone della chiesa, sognando ad occhi aperti scioccamente la comparsa del ragazzo che mai sarebbe arrivato per salvarla da se stessa.
Alla fine aveva agito nella maniera più giusta, dileguandosi poi a conti fatti per sfogare tutta la tensione cui era stata vittima durante quella mattina, prima di ricominciare una nuova vita.
Arrabbiata con la sua mente che sembrava giocarle brutti scherzi, rigettò nell’acqua il piccolo sassolino.
Era stata un’illusa, è vero, ma a proprie spese si era scontrata con la realtà ferendosi irrimediabilmente.

Stupida.

Il sassolino, dopo pochi istanti, riapparve di nuovo tra le sue mani, stavolta con un messaggio diverso.
Stupida era un complimento se ricordava tutti i suoi errori nell’ultimo anno.
E dire che Hermione Granger, fino all’anno precedente, non sapeva nemmeno cosa fosse un errore.
Il primo, origine della grande catastrofe che aveva travolto lentamente la sua vita, fu una semplice parolina: Sì.
Sì al suo fidanzamento con Ronald Weasley.
Il secondo errore, fu quell’incosciente e avventata proposta al ragazzo che più la odiava al mondo.
Terzo, confessare il suo amore al ragazzo che più la odiava al mondo.
Come se si fosse scottata lasciò cadere di nuovo nel lago il sassolino, alzandosi spaventata da terra per guardarsi meglio intorno.
-Chi c’è?
Non c’era nessuno.
La pietra, magicamente riapparsa ai suoi piedi, rispose.

Ipocrita.

Quest’era era l’accusa che più la feriva, perché la più grave che lei avesse commesso, andando contro ogni suo principio.
Arrabbiata, urlò ancora, indietreggiando con le spalle sul grande albero.
-Adesso basta, fatti avanti.
Era disarmata, spaventata, e quando udì un piccolo fruscio poco distante sentì il cuore mancarle.
-Paura, Mezzosangue?
Quella voce non aveva bisogno di presentazioni e con il cuore in gola, non più per la paura, si voltò verso l’oggetto della sua perdizione.
-D-Draco!
-Salve, Granger. Non essere sorpresa, anche se non è stato per niente carino da parte tua non invitarmi. Davvero scortese.
La sua apparizione tra dei piccoli ma folti cespugli, era meglio di quanto nelle ultime ore avesse sognato.
Il suo lento avanzare nella verde natura lo trasformava in un piccolo dio sceso sulla terra ferma.
Anche se dai suoi occhi, due pozze argentee vuote senza alcun fondo che le fecero venire la pelle d’oca, non sembrava, era evidente che fosse stremato; la giacca sulla sua spalla destra e la camicia aperta che lasciava spazio al suo petto scolpito e sudato, lo testimoniavano.
Ad ogni modo la sua fantasia venne interrotta dai suoi zigomi tirati, dalle labbra strette e la sua espressione dura che caricarono una forte tensione nell’aria, come se vi fosse in atto una battaglia in cui lei era l’avversaria.
Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia ma si ricompose e, incrociando le braccia al petto, come un forte scudo con il quale proteggersi, rispose piano mettendo molta cura nelle sue parole.
Essere schernita e umiliata da lui era l’ultima cosa che in quel momento desiderava.
-Non credevo che il matrimonio di un traditore del proprio sangue e di una lurida Mezzosangue potesse interessarti.
Le parve, forse, di scorgere una sorta di fastidio lungo le sue membra alle proprie parole, ma non gli diede peso.
L’unica cosa che le premeva scoprire era come e perché lui era lì, davanti a lei.
Se non fosse che l’aria stessa che la circondava sembrava essersi raffreddata con il suo arrivo, avrebbe potuto benissimo pensare di vedere un miraggio.
-Infatti non mi interessa- rispose il biondo, uscendo dagli alti cespugli.
Hermione avrebbe voluto prenderlo a schiaffi e baciarlo con passione.
Non fece tuttavia nulla di tutto ciò, serrando i pugni, ferita dal suo apparente disinteresse.
Draco si avvicinò, lentamente.
Come un felino che ha adocchiato la sua preda e attende il momento giusto per catturarla, azzannando la sua giugulare.
Aveva voluto spaventarla e sapere di esserci riuscito lo soddisfò pienamente, nonostante avesse appena cominciato.
Una volta lasciata la piccola chiesa alle sue spalle, aveva corso con quanto fiato in gola per raggiungerla e quando finalmente l’aveva trovata, in riva al lago sotto il grande albero verde, era rimasto folgorato da tanta bellezza: immersa nella natura, candida ed eterea appariva nel suo elegante abito nuziale, che fasciava il suo corpo come un telo di seta dorato avvolgerebbe una dea.
Tuttavia, subito dopo, la gelosia lo aveva stuzzicato per il malsano rimpianto di non essere stato lui l’uomo all’altare ad aspettarla e farla sua per sempre.
La rabbia, era arrivata quindi subito dopo come una naturale conseguenza, animando adesso ogni sua azione, seppur con temperamento.
Era lì per raccogliere la speranza di riaverla, semmai questa ci fosse stata, ma per questo, non si sarebbe fatto abbindolare di nuovo da lei. Stavolta, toccava a lui dirigere i giochi.
Deciso, la scrutò quindi attentamente prima di rispondere piccato.
–Tuttavia, non posso far finta di nulla quando qualcosa mi viene rubato. Qualcosa a cui io tengo moltissimo.
Hermione non riusciva a interpretare le sue parole.
Sembrava infastidito, peggio, arrabbiato, ma allo stesso tempo divertito. L’unica cosa che seppe per certo fu la direzione che prese il suo sguardo: sulla sua mano sinistra.
Istintivamente nascose le mani dietro la schiena, indietreggiando ancora. Ormai lui l’aveva raggiunta e, di fronte a lei, la sovrastava in altezza.
-Non capisco di cosa stai parlando, Malfoy.
-Vorrà dire che mi tocca rinfrescarti la memoria.
Aprì la bocca per replicare, ma questa venne catturata dalle labbra di lui che l’ammutolirono con un bacio. Il tempo sembrò fermarsi e ogni cosa spegnersi riducendosi al silenzio, interrotto solo dal battito dei loro cuori.
Draco non si mosse, rimase fermo con le labbra sulle sue, inalando il dolce profumo di pesca e assaporando impercettibilmente la bocca di rosa della strega, che con gli occhi sgranati sembrava essersi pietrificata.
Hermione, appunto, aveva le gambe che le tremavano e le mani che le prudevano per l’immane sforzo di tenerle lontano dal corpo del mago così vicino al suo.
Un respiro profondo e probabilmente avrebbe potuto sfiorarlo visto che una mano del biondo era poggiata sopra la sua nuca, sul grande arbusto, mentre l’altra sorreggeva ancora la giacca sulla sua spalla.
Indecisa se cedere ai desideri del suo cuore o alle minacce della sua mente, rimase ferma finché il canto roco di un uccello sorvolò le loro teste rompendo quel graffiante silenzio.
La ragione prevalse agendo per lei d’impulso.
Draco indietreggiò stupito, portandosi una mano sul labbro adesso sanguinante.
-Come hai osato?- sputò, puntando i suoi occhi in quelli irati della riccia.
L’immagine che adesso rimandava l’algido principe era quella di un irresistibile e seducente dannato.
Maledizione a lui.
-Che sei venuto a fare qui?- abbaiò stanca e piccata, dal suo tentativo di sottometterla con il suo, ormai ovvio, ascendente.
Draco si leccò il labbro, ripulendolo dal liquido amaro e, ricacciando in dietro il tentativo di prenderla a schiaffi per punirla del suo gesto, si ricompose.
Si passò una mano tra i capelli e, lasciando scivolare via la giacca, ghignò.
-Mi riprendo ciò che è mio, Mezzosangue.
Una sola falcata e Draco aveva ricoperto di nuovo le distanze, afferrando Hermione per i fianchi e facendo combaciare così i loro bacini.
Poi, prima che la strega potesse protestare o rifiutarlo, la imprigionò in un forte abbraccio, e chinandosi su di lei lasciò scorrere una sua mano dalla sua spalla fin sopra la nuca. Adesso che la teneva stretta tra le sue braccia, chiedendo ripetutamente accesso alla sua bocca, stringendosi sul petto per respingere i suoi sempre più deboli pugni, si rese conto di quanto le era mancata.
-Sei stata un’illusa a credere che sul serio ti avrei lasciata andare così- soffiò sulle sue labbra, approfittando del momento in cui Hermione provò a rispondere per far scivolare la propria lingua nella sua bocca.
Le carezzò il palato, rincorrendo la sua lingua lascivamente, sfuggendo in tempo alla sua morsa quando lei cercò ancora di morderlo. Ma Draco ormai percepiva il suo cedimento, dalle sue mani poggiate adesso sul suo petto e dalle sue labbra che ormai avevano smesso di lottare con foga, ormai tramutata in passione.
Hermione, infatti, seppur ancora dubbiosa delle vere intenzioni del mago, lasciò perdere pian piano ogni remora, per farsi riscaldare dalle braccia e dalla dolce bocca del suo amato. Negli ultimi mesi aveva più volte rivissuto nella sua mente e nei suoi sogni quei momenti con lui, con sofferente nostalgia.
Draco lambì con cura e dedizione le sue labbra, mordicchiando il suo labbro superiore, e si lasciò travolgere dal piacere che gli procurava ogni volta la vicinanza del corpo di lei schiacciato sul proprio.
Il suoi seni sfregavano sul suo petto ad ogni respiro e le gambe tra loro incrociate lasciavano la possibilità ad Hermione di sentire l’eccitazione del biondo sul suo basso ventre.
Draco lasciò scivolare una mano lungo il suo fianco, continuando a baciarla, ora sul mento ora dietro il collo.
-Solo una stupida avrebbe speso così tanto tempo prezioso ad allontanarmi, sai?- mormorò, prima di stuzzicare il lobo del suo orecchio destro.
Il corpo di Hermione si era acceso, e adesso, avido di piacere, richiedeva le attenzioni delle mani del mago che invece continuavano a scivolare dal suo collo fin sopra la sua scollatura.
-Cosa stai cercando di dimostrare?- chiese, invece, trattenendo il respiro.
Draco ghignò e scese a succhiare una parte sensibile del suo collo, facendola fremere.
–Niente che tu non sappia già, Mezzosangue.
Hermione, risentita dalla sua vaga risposta, cercò di allontanarlo puntando le mani sul suo petto, nel vano tentativo di spingerlo via.
–Basta, Draco. Sono stanca dei tuoi continui giochetti.
Draco si incupì e, mutando la carezza sul suo collo in una morsa ferrea, la ridusse al silenzio.
Giochetti?
Hermione, improvvisamente spaventata, sgranò gli occhi.
-Chi è che ha dato inizio a questa caccia al topo? Che è venuta da me prendendosi ciò che voleva, scappando subito dopo? Sei tu quella che ha preso in giro tutti qui, Mezzosangue.
-Come puoi dire così? Io sono…
-Una persona onesta? È questo che volevi dire?- la interruppe sarcastico.
Hermione deglutì, mentre poteva sentire benissimo la fronte imperlarsi di sudore, quant’era agitata.
Draco continuò, con un sorriso vittorioso sulle labbra.
–Non mi sembravi onesta quando sei venuta da me a chiedermi di fare l’amore con te, tradendo così il tuo fidanzato.
-Questo non è giusto, Malfoy. Io…
-Giusto? Tu vieni da me a parlarmi di cos’è giusto? Piccola ipocrita, secondo te è stato giusto ingannarmi per usarmi? È stato giusto per te mentirmi continuamente sulle vere motivazioni che ti hanno spinta sul mio letto? È stato giusto tacermi che ti sposavi?
Draco ribolliva dalla rabbia, minuto dopo minuto, e il sangue pulsava forte nelle sue vene, fin sopra la sua testa che sembrava volergli scoppiare.
Ogni accusa l’aveva sputata con rancore e disprezzo per ripagarla della tortura che aveva subito in quelle settimane fino a farlo impazzire.
Non era stato lui a chiedere tutto questo, Hermione Granger non era stata mai niente per lui e così sarebbe sempre stato se lei non si fosse insinuata nella sua vita.
Pensava che avrebbe avuto almeno il coraggio di chiedergli scusa, di giustificarsi, ma invece continuava a difendersi con stupide ragioni che lui continuava a non capire.
Hermione dal canto suo tremava e piangeva, se non per il dolore alla gola, per le sue dure parole.
Ogni accusa aveva tuonato nella sua mente trafiggendola come una pugnalata al cuore.
Una volta, due volte, infinte volte, eppure non era ancora finita, lo leggeva negli occhi rosso fuoco del Serpeverde, iniettati dalla furia che sembrava aver preso il sopravvento sul suo autocontrollo.
–Ma non finisce qui, perché tu hai fatto tutto questo perché mi ami, non è vero? Eppure hai continuato a rifiutarmi, a insultarmi e a scappare via lontano da me per sposarti con un altro. Che razza di amore è mai questo, eh, Granger?
Hermione riusciva a sentire il respiro di lui sul suo petto, le sue dite premere con forza sulla sua gola ormai prosciugata e che le consentiva ormai di respirare a fatica, scossa dai singhiozzi.
-Tu non sai niente di quello che io ho dovuto passare. Tu non sai proprio nulla- fu l’unica cosa che riuscì a dire, ormai anche lei arrabbiata.
Teneva le proprie mani su quella di Draco, nella speranza di poterlo allontanare.
E così fu. La mano di Draco lasciò il suo collo con un ultima carezza, come per scusarsi, indietreggiando di un passo.
Non voleva farle del male, vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime lo feriva sempre aspramente, ma la rabbia accumulata nei giorni passati aveva prevalso: voleva che capisse quanto per lui questi giorni fossero stati duri senza di lei, all’oscuro di una verità che alla fine lo aveva ferito.
-No, hai ragione, non so proprio nulla di te. Ma non ho intenzione di sprecare altro tempo.
Hermione pensò di aver frainteso ciò che aveva appena sentito, ma il suo tono adesso dolce la riscosse. Un brivido la percorse quando la mano fredda di lui sfiorò le sue dita, portandola ad alzare lo sguardo su quelli grigi del mago.
-Sempre se tu mi voglia ancora, ovviamente.
Sarebbe potuta svenire se non fosse che il desiderio di un piccolo barlume di speranza la risvegliò.
-Cosa… cosa vuoi dire?- rispose, tirando su con il naso.
-Che ho bisogno che tu mi faccia un piccolo favore.
Draco sorrise e ad Hermione bastò per poter sentire di nuovo le farfalle svolazzare al centro del suo stomaco.
Quelle parole non erano state scelte a caso, ma rimandavano a un giorno lontano, da cui tutto era iniziato.
-Di cosa si tratta?- chiese timida, accennando un sorriso.
Draco si avvicinò e le porse una mano, che subito Hermione, seppur titubante, raccolse.
Il mago la tirò quindi a sé, portando entrambe le mani della strega sulle sue labbra per un delicato bacio.
Uno, sull’anulare sinistro, libero.
-Voglio che tu sia mia, Hermione.
Aveva sentito quelle parole troppe volte, tanto da sognarle ormai ogni notte, e anche se stavolta furono pronunciate con assoluta dolcezza non poté ignorare chi era in realtà il ragazzo che le stava di fronte.
Indietreggiando, si scostò da lui per recriminare delusa, abbassando lo sguardo per nascondere la sua disillusione.
-Non posso credere che tu continui con questa storia Malfoy, che tu ti ostini tanto solo per… scoparmi.
Il disprezzo sputato con astio dalle sue parole ferì Draco, più dell’evidente rifiuto.
Scopare, oltretutto, non era il termine che mai avrebbe usato per descrivere una sua notte con Hermione. Era stata proprio lei d'altronde a insegnargli le diverse sfumature di quel rapporto.
-Cosa ti fa credere che sia solo per questo? E poi da quando definisci scopata ciò che abbiamo condiviso? Che io ben ricordi, noi, abbiamo fatto l’amore. Non sei stata tu a insistere che fosse chiamata in questo modo?
Hermione rimase colpita dal suo furente tono di voce , indispettita dal suo tentativo di ribaltare le carte in tavola. Era ovvio che per lei non fosse stata una qualunque notte di sesso, era stato lui il primo a definirla tale durante quei mesi. Prima di allora Hermione non si sarebbe mai sognata di pronunciare un simile vocabolo, per lei sconosciuto.
-Perché mai dovrei pensare il contrario, semmai? O, forse, stavolta sei qui per vendicarti? E poi, appunto, io ho sempre parlato d’amore, non tu.
Draco non poteva del resto darle tutti i torti.
Ogni giorno, negli ultimi mesi, aveva con lei giustificato il suo interesse nei suoi confronti con il solo desiderio sessuale. Alle volte, per la sua voglia di rivalsa.
-Smettila di ragionare così cinicamente. Non lo hai ancora capito? Se avessi voluto davvero vendicarmi di te, ne avrei approfittato tempo prima.
-E allora perché?- chiese stanca, alzando gli occhi al cielo.
Stanca di illudersi, di aspettare che lui la ricambiasse, invano.
Draco respirò a fondo, portando indietro i capelli fiaccamente.
Era stanco di inseguirla, di riflettere sui come e i perché a lui indecifrabili. Voleva solo viverla, adesso.
-Tu dici di amarmi, e ammetto che ne sono ancora incredulo, ma è possibile che non ti sfiori nemmeno l’idea che io sia interessato a te? Semplicemente.
-Semplicemente - ripeté Hermione improvvisamente inebetita.
Draco sorrise e confermò annuendo.
-Ma perché?
Era necessario che sapesse la verità.
Draco allungò un passo nella sua direzione e, alzando gli occhi verso il cielo limpido, rispose piano, pensieroso.
-Perché? È una bella domanda.
Hermione seguì il suo sguardo, osservando una piccola nuvola che veloce camminava verso l’ovest. Era leggera e avrebbe voluto esserlo anche lei.
Poi, la mano di Draco sulla sua la fece sussultare. La sua domanda, quasi cadere.
-Perché non ti sei sposata?
Draco si era avvicinato ancora e, con la mano sinistra della ragazza nella la sua, indicando l’assenza della fede, la incoraggiò.
-È il momento di essere sinceri, Granger.
Hermione abbassò lo sguardo, ancora in colpa per aver lasciato Ron all’altare nel fatidico sì.
Era il momento di gettare le armi e scoprire le carte, nascondere ciò che era ormai più che evidente sarebbe stato sciocco, e non aveva più le forze per mentire ancora.
-Perché ho deciso di fare la scelta giusta, per me. Il mio cuore non appartiene a Ron, ma a te soltanto .
Draco era curioso e affascinato.
Non aveva mai visto nessuno mostrare così tanto amore e dedizione.
Ma soprattutto, non aveva mai incontrato nessuno talmente coraggioso da perseguire ciò in cui credere a costo di perdere tutto.
Sapere che aveva fatto tutto questo per lui, infine, non faceva altro che riempire il suo petto di uno strano calore, indomabile e immenso, ma piacevole a tal punto da essere irresistibile.
Cosa aveva mai fatto per meritarsi tanto?
-E dimmi, Granger, com’è possibile ciò?
Sembrava che quella domanda la stesse ponendo più a se stesso.
Hermione sorrise, felice di non essere stata derisa, ma ascoltata con sincero interesse. Non si era mai sfogata con nessuno e farlo con lui non si stata rivelando poi così male.
Forse, il tempo degli errori era finito.
-Io, non lo so. So solo che da poco più di un anno qualcosa è cambiato, tu per me sei cambiato stravolgendo ogni cosa che mi circonda, vivendo costantemente nei miei pensieri. Ho creduto di essere impazzita, che la guerra mi avesse tolto qualche rotella, com’era possibile che d’un tratto non ti odiassi più?
Me lo chiedo anch’io, pensò Draco, sempre più meravigliato dalla piccola creatura nelle sue mani.
Hermione alzò lo sguardo sui suoi occhi chiari, dolci e gentili, e sorrise prima di continuare stringendo forte le sue mani.
-Ma poi, quando ti ho rivisto a scuola, tutto è stato chiaro, indiscutibile.
Questa piccola confessione, non destò Draco stavolta.
Non avvertì nessun fastidio o shock, solo un senso di pace e serenità, come se finalmente avesse trovato la via di casa dopo un lungo viaggio.
Aveva finalmente trovato il suo porto sicuro.
Accarezzò la guancia bagnata di Hermione, adesso certo di cosa fosse giusto fare.
-Anche il mio mondo è cambiato e l’unica mia certezza è che voglio vivere in un mondo a colori. Ma ho scoperto che senza di te, il mio mondo ne è privo.
Hermione aprì gli occhi ancora, commossa dalle sue inaspettate parole. Sentiva il cuore battere veloce e lo stomaco fare le capriole; i suoi occhi cioccolato brillavano dello stesso riflesso che ora animava quelli azzurri di Draco.
-Cosa stai cercando di dirmi?- chiese dubbia, aggrappandosi alle braccia del ragazzo.
Aveva paura. Aveva buttato all’aria la sua vita quella mattina e illudersi di avere ancora qualcosa di così stupendo tra le mani, che fino ad allora le sembrava irraggiungibile, era un sogno troppo grande in cui poter sperare senza venirne scottata.
Draco la sentì tremare, riconoscendo il velo di paura nei suoi occhi, che col tempo aveva imparato a interpretare. Si chinò quindi su di lei, prendendo il suo viso tra le sue mani per posare un piccolo bacio sul suo naso, rassicurandola.
-Ti và di ricominciare con me?
Finalmente la leggerezza che aveva poc’anzi sperato arrivò, sollevandola pochi centimetri dal terreno per la felicità.
Le parve di sognare e, come se per la prima volta avesse paura di non sbagliarsi, si gettò tra le sue braccia, alzandosi in punta di piedi per far combaciare le sue labbra con quelle del bellissimo principe, che ancora stringeva il suo volto in attesa di una risposta.
-Sì- rispose a fior di labbra, prima che Draco la prendesse in braccio ricambiando il suo bacio.
Hermione sentiva di volare tra le sue braccia, come quando da bambina suo padre la issava per farla svolazzare nella sua cameretta; come quando da bambina si sentiva al sicuro, senza il minimo pensiero.
Draco era febbricitante, sentiva di poter esplodere per quella piccola bomba di emozioni travolgenti che si era innescata nel suo cuore. Con Hermione tra le braccia si sentiva semplicemente bene.
Bene come forse non lo era mai stato.
Nessun pensiero o dubbio aleggiava tra i suoi pensieri, lasciandolo libero e leggero. La testa, nonostante le giravolte, non gli girava, semplicemente era incantata dal volto angelico della sua strega che, con i capelli adesso liberi dalla rigida acconciatura, le incorniciavano il viso, lievemente oscurato dalla piccola aureola sulla sua testa creata dal piccolo sole sopra di loro.
Hermione per la prima volta dopo tanto tempo pianse, di felicità.
Adesso non aveva più nessun dubbio, aveva fatto la scelta giusta.


Il tempo si fermò e la natura cullò l’amore delle due anime che a lungo continuarono a ridere e girare su se stessi senza stancarsi mai, preda dei loro soli sentimenti.
Ogni cosa, in quel piccolo paradiso, parve al posto giusto.
Loro erano finalmente al posto giusto, insieme.
Fu forse la loro immaginazione, quando pensarono di percepire addirittura le loro anime, finalmente ritrovate, volteggiare insieme a loro in un antica danza, come la prima volta.
Una cosa fu certa: nessuno dei due si accorse di stare volando sul serio.

 




Ciao a tutti ragazzi! Finalmente eccovi il penultimo capitolo di questa storia. Chiedo umilmente perdono per questo immenso ritardo, ma non ho potuto fare altrimenti per i diversi ed imprevisti impegni che mi hanno colto in quest'ultimo mese. La stesura di questo capitolo mi ha poi preso tantissimo, credo di non aver impiegato mai così tanto per scriverne uno, perchè è stato davvero difficile, quasi impossibile, non riuscivo mai a descrivere ciò che realmente volevo. Non ne sono convinta nemmeno adesso ma non ho potuto farvi aspettare oltre, in tal caso tornerò per apportare delle piccole modifiche. Spero di non avervi deluso ragazzi! Ho cercato di descrivere, e spero trasmettere, i vari stati in cui versavano i due protagonisti e spero per questo, sopratutto nella fine, di non essere caduta troppo nell'OOC. La fine, per Salazaar e Merlino e tutti i maghi è stata la parte più difficile, l'avrò riscritta almeno 7 volte, e spero di aver scelto infine quella più giusta e appropriata.
Fatemi perciò sapere cosa ne pensate, a meno che non volete farmi morire di infarto per calo a cui è soggetta la mia già precaria autostima. Mi scuso per gli eventuali errori e semmai qualcuno riscontrasse delle discordanze lungo la storia vi prego di farmelo notare così che io possa provvedere.
Vorrei far presente per chi non avesse letto l'avviso precedente che ho postato una piccola shot con pov Draco che si ambienta tra il 3 e il 4 capitolo di questa storia. Per chi fosse interessato la potete trovare qui: Attimi rubati, spero vi piaccia. 
Avviso che potrei inoltre aggiungere prossimamente altri capitoli tra quelli passati, oltre l'epilogo, perchè mi sono accorta che vi sono effettivamente dei buchi nella storia che non è giusto lascare vuoti e in sospeso.
Un chiarimento infine che vorrei fare riguardo questo capito è circa la neve che cade quando Draco è sul suo tavolo in Sala Grande prima di addormentarsi e il fatto che Draco ed Herm poi "volino" alla fine. Mi sono ispirata ad una parte di Harry Potter e il principe mezzosangue, in cui Ron fa nevicare quando nota Lavanda fissarlo dal suo tavolo parecchio arrabbiata. Ecco Draco, allo stesso modo, fa nevicare incosciamente perchè si ritrova distrutto non fisicamente ma nell'animo per il matrimonio di Hermione a cui sembra non poter far nulla. Mentre alla fine i due prendono a volare perchè sono effettivamente felici e leggeri, liberi da ogni pensiero, interiormente quando fisicamente. Anche se alla fine non volano esattamente ma semplicemente rimangono sospesi a qualche centimentro da terra. Spero che vi sia piaciuta come idea e che non sia stata invece una cavolata colossale.
Adesso vi saluto, pian piano risponderò alle vostre recensioni con il nuovo metodo introdotto da EFP. Grazieeeee di cuore a tutti voi, che mi seguite e mi preferite, che mi ricordate e VOI, miei amatissimi, che mi recensite.

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Capitolo 7
*** Senza di te ***




CAPITOLO VI
SENZA DI TE

E' sincero il dolore di chi piange in segreto.
(Marziale)

 


Un respiro profondo e poi un altro ancora.
Alzò il proprio sguardo sul grande specchio di fronte a lui e si scrutò attentamente: niente in ciò che vedeva rifletteva l’immagine di uno sposo felice.
Non gli si avvicinava nemmeno lontanamente.
Ma del resto, quando mai un uomo, a pochi minuti dalla celebrazione del suo matrimonio, era felice?
Nervoso forse, teso probabilmente, dubbioso sicuramente.
Si passò una mano sulla folta chioma rossa, lisciata per l’occasione per ordine di sua madre, provando a farla tornare al suo aspetto originale che senz’altro più apprezzava.
Tuttavia, tutti quei prodotti che erano stati spruzzati sulla sua testa, sembravano aver reso i suoi capelli come la pietra, impossibili da modellare a suo piacere.
La testa, intanto, gli faceva male e sembrava scoppiargli terribilmente, come una piccola trottola che acquista sempre maggiore velocità, rischiando così di schiantarsi e finire in mille pezzi.
Stava per sposare Hermione Granger, la sola donna che aveva sempre amato, e non solo non lo credeva davvero possibile, ma non era nemmeno del tutto sicuro di volerlo.
Non così.
Tese le braccia dritte lungo il fianco per il nervoso, impedendosi di allentare il nodo alla cravatta che con tanta eccitazione suo fratello Bill gli aveva sistemato.
Come tutto il resto della sua famiglia, era felicissimo del suo grande passo, diversamente da lui.
Da quando la sera prima era andato a dormire per l’ultima volta nella sua camera alla Tana, testimone di diverse avventure, aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto, insonne, vittima di ricordi incancellabili e di segreti impossibili da ignorare.
All’alba, ricomponendosi, aveva deciso per l’ennesima volta di buttarsi ogni remora alle spalle, fiducioso che per la nuova vita che lo attendeva ne sarebbe valsa la pena.
Adesso, tuttavia, non ne era poi così sicuro.
Fingere era insopportabile, come una spina nel fianco troppo profonda.
Ogni falsità rimbombava poi nella sua mente, sgretolando ogni sua certezza, ferendolo lentamente.
Ascoltare era divenuto pesante, come un grande sacco che pian piano si colma dall’interno.
Le bugie che ormai erano divenute il suo pane quotidiano, si erano mischiate con la realtà, facendogli perdere ogni cognizione e ogni punto di riferimento.
Sarebbe stato così per sempre?
Se lo chiedeva ormai ogni secondo, scandito dalle lancette dell’orologio, che sembravano marcare attimo dopo attimo la sua condanna.
La sua testa emetteva l’unica risposta che non voleva sentire e il suo cuore implorava ancora la speranza di un futuro diverso di quello che gli si prospettava.
Non era questo quello che lui aveva desiderato, per cui aveva tanto lottato.

Lisciò per l’ennesima volta il risvolto della giacca, tastando attentamente il tessuto liscio e setoso sotto i suoi polpastrelli: il vestito nuovo di zecca che indossava, gli era stato donato da suo fratello Charlie con i suoi migliori auguri.
A meno di un'ora dalla celebrazione, solo in quella piccola stanza, continuava a far su e giù senza tregua, consumando la suola delle sue scarpe anch’esse nuove e provando inoltre tutte le posizioni possibili, da una piccola sedia in legno, al pavimento, senza darsi pace.
Le gambe gli tremavano, le mani gli sudavano e lo stomaco era una nuvola nera che si contorceva minacciando una tempesta.
Alla fine non aveva trovato scelta che concentrarsi sul suo aspetto che ormai da molti giorni non si rischiava a guardare, impaurito dalla verità che avrebbe trovato riflessa.
Ignorando nuovamente il suo volto, si concentrò su ciò che stava sotto il suo mento e trattenne un respiro nel costatare che in fondo, per la prima volta nella sua vita, era perfetto.
Nessun fronzolo fuori posto, nessun colore sgargiante e appariscente, nessun taglio strambo o inappropriato: il suo vestito nero cadeva sul suo corpo come se gli fosse stato cucito addosso, risaltando la sua corporatura e i suoi occhi azzurri, rendendo persino meno appariscenti i suoi capelli rossi.
Incoraggiato, alzò lo sguardo sul suo viso, per poi rimanere scioccato da ciò che questo gli rimandava: nessuna gioia o adrenalina solcavano il suo volto sempre rilassato e sorridente, ma solo paura.
Una fottuta paura di commettere il più grosso errore della sua vita.
Sentì le urla di sua madre e dei passi avvicinarsi, così velocemente coprì lo specchio con il vecchio telo, mettendosi al centro della stanza in attesa, con le mani giunte dietro la schiena. Immobile.
I passi si fermarono e sentì bussare alla porta. Non disse nulla e poco dopo riconobbe sua madre varcare la soglia.
-Tesoro, sei pronto? È ora.
Ron fece un lieve cenno col capo fingendo ancora una volta un sorriso tirato.
Sua madre le venne in contro prendendogli la mano.
–Oh, Ron, sei perfetto. Siamo tutti così fieri di te!
Il viso della signora Weasley si adombrò di un sottile velo di commozione nel riconoscere in suo figlio l’uomo che era diventato, nonostante per lei sarebbe stato sempre e solo il suo piccolo bambino.
Ron strinse le dita della mano libera in un piccolo pugno e con l’altra abbracciò forte sua madre, per poi porgerle il braccio con un nuovo sorriso.
-Andiamo?
Non vedeva l’ora che tutto finisse.
Sua madre però non si mosse, mostrando improvvisamente uno sguardo serio.
Aveva sperato ingenuamente, fino all’ultimo, che lei non si fosse accorta del suo vero stato interiore, ma adesso si sentiva davvero uno stupido per aver solo pensato che questo potesse essere possibile. Niente sfuggiva a Molly Weasley, lo sapeva da sempre.
-Qualcosa non và?- chiese tentennante.
-Ron, tu sai cosa c’è che non và. Vi ho osservati nell’ultimo anno e so che tra voi qualcosa è cambiato. Potrai dirmi quanto ti pare che è soltanto nervosismo prematrimoniale, ma io so che c’è dell’altro sotto.
Un brivido perforò la sua schiena, consapevole ormai di essere stato scoperto. Nessuna traccia di dolcezza o commozione imperversava sul suo volto, era agguerrita e pronta a stanare la vera verità.
-Mamma…
-Il matrimonio non è un gioco e se voi non siete ancora pronti, se tu non sei ancora pronto, potete aspettare.
Nessuna esitazione nelle sua parole, e nessuna sorpresa fu ascoltarle. Sapeva che sarebbe stata in grado di buttare fuori tutti gli invitati se era ciò che desiderava.
In quel momento desiderò tornare bambino, quando in vista di un problema troppo grande correva sotto le gonne di sua madre, che prontamente riusciva a proteggerlo a spada tratta.
-No, mamma. Io voglio davvero sposare Hermione, non è questo.
-E allora cos’è? Per caso, Hermione è… in stato interessante?
Era imbarazzata dalla sua stessa domanda, anche se non diede a vederlo.
Ron dal canto suo rimase stupito di come sua madre fosse arrivata ad una conclusione del genere. Quando capì il significato delle sue parole non poté evitare che l’imbarazzo tingesse le sue gote del solito rosso fuoco.
-Cosa?
-Puoi dirlo a me, tesoro- rispose rassicurante Molly.
-No, mamma! Hermione non è incinta, no, diamine!
Era esasperato Ron in quel momento, tanto quanto Molly fu sollevata nel sapere infondato quel suo piccolo dubbio.
–E allora cosa c’è che non và?
-Niente, assolutamente niente. Io amo Hermione e la sposo perché è questo quello che voglio. Sono solo nervoso mamma e… così mi stai facendo solo innervosire di più.
Lo sguardo determinato di Molly si spense, sostituito da un certo rammarico e una lieve delusione.
Ron si pentì subito della sua reazione e avvicinandosi a sua madre cercò di scusarsi.
-Mamma, io…
-No, hai ragione tu. Va bene così. Se è questo quello che vuoi davvero io non ho nient’altro da dire- proruppe la signora Weasley, con un mesto sorriso che però non raggiunse i suoi occhi.
Ron capì che non poteva fare niente per migliorare quella situazione, senza ulteriori implicazioni.
-Adesso faremmo meglio ad andare.
-Già.
A braccetto varcarono la soglia e uscirono via, sperando di star facendo entrambi la cosa giusta.
È tutto pronto e va tutto bene pensò Ron, prima di ricordarsi di respirare ancora e ancora.

Era bellissima!
Un passo, poi ancora un altro.
Lentamente, troppo, Hermione stava percorrendo la navata della piccola chiesa avvolta dal suo incantevole abito bianco, che per tradizione non gli era stato concesso di vedere.
Lo aveva ritenuto stupido ma adesso, era felice che sua sorella lo avesse trattenuto, perché l’effetto d’insieme era sbalorditivo.
Lei era meravigliosa, assolutamente meravigliosa, accompagnata dalla dolce melodia della marcia nuziale.
Aveva sempre saputo che sotto quei ricci ribelli, quel viso sempre stanco e trascurato si nascondesse qualcosa di bello, ma non avrebbe mai immaginato che lo fosse a tal punto.
Ed era sua, tra poco per sempre.
L’aveva amata tanto in quegli anni, in tanti modi, e oggi sentiva il suo cuore battere forte all’idea che presto lei, la ragazza più affascinante e intelligente che avesse mai conosciuto, sarebbe divenuta sua moglie.
Mia moglie.
Cosa aveva fatto per meritare tanto?
Ogni maledettissimo dubbio, ogni stupido pensiero che lo aveva assillato in quei mesi fino a farlo impazzire, si sgretolò di fronte il suo dolce viso, che avanzando lo guardava teneramente. La vide finalmente sorridergli, tanto che il suo cuore in quell’istante perse un battito, perché in quelle piccole fossette riconobbe la sincerità che tanto gli era mancata.
Improvvisamente la consapevolezza che quel matrimonio non partisse da basi forti e giuste non gli importò, perché seppe che col tempo avrebbero trovato la strada giusta insieme e sarebbero stati felici davvero.
Stava facendo la scelta giusta.

Ancor prima di volerlo davvero, il suo cuore dettò i comandi ai suoi arti, che subito si mossero verso la sua sposa.
Avanzando a pochi centimetri dall’altare tese la sua mano ad Hermione, che intanto si era appena fermata alla fine della traversata.
Attese con pazienza suo padre che la baciava un’ultima volta, innalzando il velo dal suo volto, e attese ancor più in trepidazione il momento in cui lei si voltò, a capo chino verso di lui, per sfiorare le sue dite delicatamente prima di legarle alla sua mano.
In quel momento, mentre ogni cosa prendeva il suo posto e il suo cuore sembrava esplodere dal suo petto per la felicità, vide cadere un’invisibile lacrima dal volto di Hermione, tanto che non seppe dire se fosse reale o frutto della sua immaginazione.
La verità venne celata dal suo cuore che, dopo aver battuto un’ultima volta, sembrò cadere in un tonfo sordo sul pavimento a talmente rapidità che ebbe paura di potersi schiacciare.
Fu allora che capì che era finita.
Lei non voleva sposarlo e, non importava quanto tempo avrebbero potuto passare insieme a lavorare sul loro rapporto per ritrovare quella felicità e quell’amore che avevano perduto, non lo avrebbe amato mai.
E come a voler dare un’ultima prova a ciò che sembrava ormai chiaro come il sole, vide Hermione, adesso di fronte a lui mentre la cerimonia prendeva inizio, sorridergli con i suoi occhi lucidi.
Chiunque avrebbe potuto pensare che fosse solo emozionata e commossa, ma lui sapeva che dietro quegli occhi lucidi c’era solo un enorme tristezza e sulle sue labbra arcuate semplicemente finzione.

Passarono i minuti, forse molti di più, ma Ronald rimase in silenzio ad osservarla attentamente, mentre le parole del pastore sembravano risuonare lontane alle sue orecchie.
Nonostante in realtà fosse a pochi passi da loro, non riusciva a lasciare le mani di Hermione nemmeno per un istante, come per paura che da un momento all’altro potesse scapparle via. Magari sarebbe stato meglio, in fondo.
Hermione intanto non riusciva a sorreggere il suo sguardo sempre più pressante, così se ne stava con il capo chino o rivolta verso il pastore, che invece non sembrava essersi accorto della tensione tra i due sposi.
Ron non sapeva cosa fare, se far continuare quella pagliacciata o fermare tutto per chiederle spiegazioni: si sentiva uno stupido per non averlo fatto prima, per essersi fatto lasciare rapire dalla paura di conoscere la verità.
Non si accorse di stringere eccessivamente le mani di Hermione fino a quando lei si voltò finalmente verso di lui, chiedendogli mutamente cosa stesse facendo.
Non lo sapeva nemmeno lui.
Ron allentò la presa ma non gli fece nessun cenno, continuando a scrutare ogni suo lineamento, come se nel suo volto potesse trovare la soluzione ai suoi casini.
Hermione intanto sembrava farsi sempre più nervosa, ticchettando con il tallone delle scarpe e corrugando la fronte per lanciare mute domande al suo sposo in cerca di una qualche risposta che spiegasse le pieghe del suo volto.
Sapeva di essere un libro aperto per lei e di non riuscire a nascondere il suo turbamento e la sua paura.
Ma cosa poteva dirle?
Improvvisamente realizzò che doveva dirle l’unica cosa che aveva sempre avuto paura di chiederle.
Si avvicinò ulteriormente a lei con un solo passo, sotto gli occhi straniti del pastore che però non aveva smesso di continuare la sua celebrazione, facendola indietreggiare impercettibilmente per lo spavento.
-Sei sicura… di volermi sposare?- chiese con un soffio, all’orecchio sinistro di Hermione.
Sentiva che il suo cuore risiedeva nelle sue mani.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto ad ignorare ogni dubbio, ogni incertezza.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto ad aspettare paziente che tornasse ad amarlo.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto a cancellare ogni cosa del loro passato per un nuovo futuro.
Una sola parola e a Ron sarebbe bastato, per l’eternità.
In quel preciso istante, ai due sposi, parve che la chiesa fosse caduta nel silenzio più profondo solo per poter far rimbombare tra le pareti i loro cuori che avevano preso a palpitare violentemente, scuotendo il loro petto.
Ron la sentì trattenere il respiro, mettendo una mano al petto, e avrebbe voluto prenderla a schiaffi per quei secondi che stava perdendo nel dargli una risposta.
Sembravano ore interminabili.
Alla fine, quando Hermione sembrò aprir bocca, il pastore li interruppe con un colpo di tosse.
-Hermione Jane Granger, promette, al qui presente Ronald Bilius Weasley, di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nelle malattia, e di amarlo e onorarlo per tutti i giorni della sua vita?
Erano già arrivati a quel punto?
Se a Ron parve che il tempo si fosse fermato, ad Hermione piuttosto sembrò di essere sotto Pietrificus Totalus. La gola improvvisamente sembrò attraversata dal deserto più arido e la gola, prosciugata fino all’ultimo soffio di aria.
Il pastore corrugò la fronte e Ron sentì Hermione iniziare a tremare, prima che i suoi occhi si colmassero di lacrime silenziose.
-Hermione…
Lei però iniziò a scuotere piano la testa e a trattenere i singhiozzi.
-Ron…io…
Non seppe perché, ma per l’ennesima volta in quella giornata l’amore e l’istinto di protezione per lei prevalsero.
-Può darci solo un minuto?- chiese allora al pastore, ormai sbigottito.
Tutta la sala si alzò in mormori confusi e sbalorditi, ed Harry, il suo testimone di nozze, lo affiancò nell’immediato per chiedergli spiegazioni.
-Ron che succede?
-Harry, per favore.
Una muta richiesta di aiuto che subito venne accolta dal sorriso riassicuratore del suo migliore amico.
Vide Ginevra avvinarsi ad un Hermione che intanto aveva sgranato gli occhi sorpresa, ma la fermò con un cenno prima di prendere per mano Hermione per portarla con se fuori dalla chiesa.
-Dobbiamo parlare, Hermione.
-Sì.

Prendi ora il più lungo respiro
punta gli occhi nei miei
ci parliamo da grandi davvero
se vuoi

Ron l’aveva portata alle spalle della chiesa, ove si estendeva una piccola radura che, credendolo inutile, non avevano addobbato, ed era quindi stata lasciata alle cure di Madre Natura.
Mentre attraversava le piante alte, in cerca di un punto in cui potevano parlare senza essere disturbati, imprecava contro se stesso per aver portato Hermione via dall’altare prima che avesse potuto rispondere.
Sapeva che così, in caso di risposta negativa, l’avrebbe salvata dal caos che si sarebbe scatenato in chiesa, ma non gli importava, perché per quanto la detestasse in quel momento, odiava più se stesso.
Continuava a mentirsi spudoratamente, prendendosi da solo gioco del suo cuore e insultando la propria intelligenza: altro che istinto di protezione per Hermione, era scappato via di lì con lei perché aveva avuto una fottuta paura.
Paura che lei potesse dirgli di no, ammettendo i suoi veri sentimenti, ponendo così fine alla loro vita insieme e, allo stesso tempo, alla sua felicità.
Non sapeva come avrebbe potuto reagire di fronte a quel rifiuto, proprio adesso che era ad un passo dal coronare il suo sogno.
Ma aveva avuto anche paura che lei dicesse di sì.
Era ormai quasi un anno che lei teneva duro a quell’assurda situazione, lottando contro se stessa e il suo volere, in nome dell’amicizia e altri stupidi principi.
La determinazione e l’altruismo erano una delle tante cose che amava di lei, ma adesso stava passato ogni limite inimmaginabile, mettendo a rischio le loro vite.
Anche se la sua vita, sarebbe stata a rischio in ogni caso.
Se si fossero sposati, avrebbe avuto la donna che aveva sempre amato e per cui aveva lottato, ma sarebbe stato anche costretto a vivere una vita impregnata di falsità e di un amore non ricambiato.
I dubbi e le incertezze su una famiglia che in realtà non era una famiglia lo avrebbero fatto impazzire ed infine, la speranza di un amore che non sarebbe mai rinato lo avrebbe ucciso.
Era davvero questo quello che voleva?
Se invece non si fossero sposati, beh, si sarebbe risparmiato i dubbi e le incertezze, naufragando nel dolore, in attesa della morte.
Perché alla fine, senza Hermione, non c’era vita. Lei era tutto.
Doveva scegliere il male minore? Forse.

Si erano fermati e, mettendo un po’ le distanze, adesso si guardavano l’uno di fronte all’altro, senza stavolta alcun spettatore.
C’erano che loro due, così come sarebbe dovuto sempre essere.
Era arrivato il momento di somministrare l’amara pillola mortale, per saggiarla finalmente dalle loro stesse labbra.
Hermione non piangeva più, sapeva che era arrivato il momento della cruda verità, quella che il suo migliore amico meritava di sentire fin dall’inizio, ma che per paura gli aveva fin'ora nascosto.
Aveva sempre avuto ragione Harry, incredibile a dirsi!
La voce di Ron la destò dai suo pensieri, alzando gli occhi nei suoi, così come meritava. Basta bugie e sotterfugi, era stanca di lottare.
-Hermione, sto aspettando.
Da dove poteva iniziare?
-Mi dispiace- sussurrò, certa che comunque lui l’avrebbe sentita.
Ron, infatti, la udì benissimo, come se quelle due paroline appena accennate gli fossero state urlate.
È tutto vero, fu l’unica cosa che pensò.
Se da qualche parte era rimasta una qualche speranza, una piccola illusione, questa era stata spazzata via, come in una gelida folata d’inverno.
Serrò i pugni e cercò di mantenere la calma, nonostante volesse solo urlare.
-Quando…- provò a chiedere, ma le parole gli si strozzarono in gola.
-Poco dopo la battaglia… credo- rispose nervosa Hermione.
Non sapeva cosa poteva dire per rendere meno tagliente quella situazione. Non voleva ferirlo, ancora.
L’occhiata confusa che le mandò Ron la spinse a proseguire.
-Io non so quando tutto è iniziato, anche perché non so nemmeno cos’è che è iniziato. Quando mi hai detto di amarmi e abbiamo iniziato a stare insieme ogni cosa in me è esplosa per la felicità, non esisteva e non esiste parola per spiegare come mi sono sentita, Ron. Improvvisamente ogni cosa era perfetta, più bella perché aveva preso il posto giusto. Tu mi amavi e volevi stare con me. Esattamente come io avevo sempre sognato. Non sai quanto tempo avevo aspettato quel giorno e dopo tanti anni era finalmente arrivato.
Ron la ascoltò attentamente, ma ogni parola, anziché farlo stare meglio, lo faceva stare peggio, perché non riusciva a capire cosa fosse andato storto se tutto era stato perfetto.
Dove aveva sbagliato, dunque, se aveva mai sbagliato?
Sapeva che era sincera, non gli avrebbe mai mentito, e sapeva anche lei che quella era la resa dei conti per entrambi.
Per un attimo rivide nei suoi occhi, di nuovo vivi nel ritrovare quei ricordi, la stessa animosità con cui gli si era gettata al collo quando le si era dichiarato.
Nessuno in quel momento era stato più felice di loro, lo sapeva dal più profondo del cuore, eppure adesso quella consapevolezza non faceva altro che ferirlo.
-Poi, cos’è successo?- chiese, allentando il nodo alla cravatta.
Hermione si era fermata e stava attendendo una sua qualunque reazione, ma lui non era più un bambino.
Ron la vide sospirare a lungo e riprendere il discorso. Si torturava le mani e i piccoli ciuffi che erano sfuggiti dalla sua elegante acconciatura. Non era mai stata così bella.
–Ci credi che non lo so? Da quando è finita la guerra e tutto è stato travolto dalla tranquillità e dalla routine, ha iniziato a cambiare qualcosa in me. Niente mi è sembrato più lo stesso. Anche se avevo tutto quello che ho sempre desiderato, sentivo che c’era qualcos’altro che mi mancava, qualcos’altro di cui sentivo il bisogno e che non potevo fare a meno di avere.
-Cosa?- si ritrovò a chiedere impulsivamente, avvicinandosi.
La vide chinare il capo e aggiungere in un sibilo indistinto. –L’amore.
-L’amore? Mi prendi in giro? Questo è proprio quello che non ti mancava, Hermione. Tutti ti amano, infinitamente, me per primo- sbottò Ron, improvvisamente fuori di sé.
Come poteva dirgli una cosa del genere?
La ragazza si affettò a spiegarsi.
-Lo so, Ron, lo so. Anch’io vi amo, non potresti immaginare quanto.
Ron di fronte quell’implicazione fece una smorfia. Se lo avesse amato anche lei allo stesso modo non sarebbero a quel punto.
-Ma io parlo di un altro tipo di amore.
Ron si arrestò e la guardò torvo. –Che diavolo stai dicendo? Di che parli?
-Dell’amore quello vero, tra un uomo e una donna, che li lega in modi inimmaginabili.
-E noi che saremmo, Hermione?
-Amici, Ron. Certo, tu sei molto più che un amico, sei sempre stato un po’ speciale per me, più di Harry. Ma pur sempre solo un amico.
Quelle ultime parole, volate dietro una lieve folata di vento invisibile, lo gelarono sul posto.
Amici.
Stava per dire qualcosa, o forse no.
Ormai le forze lo stavano abbandonando, contrariamente a quanto aveva immaginato non era in grado di sostenere un simile rifiuto, non da lei.
La sentì proseguire, avvicinandosi.
-Non so cos’è stato, se è stata la guerra o tutto il tempo che è passato da quanto ho capito di provare qualcosa per te, ma improvvisamente mi sono resa conto che non provavo più lo stesso che provavi tu. Ho lottato così tanto per noi che alla fine mi sono dimenticata per cosa stavo combattendo, cieca di fronte a quel sentimento che in realtà invisibilmente stava scemando. Forse ho vissuto troppo a lungo nella convinzione che non mi avresti mai amato, abituandomi infine all’idea, cercando così di continuare a vivere comunque.
Poteva continuare a raccontargli di come ogni suo abbraccio non la faceva sentire più a casa, di come ogni sua carezza non riuscisse a farle battere il cuore, di come ogni suo bacio non provocasse più quel fuoco che la portava a stringerlo a se per chiedere di più.
Poteva, inoltre, raccontargli di Draco, di quell'amore sbagliato che sembrava essersi impossessato del suo cuore, a cui più volte aveva cercato di resistere invano.
Poteva raccontargli molto altro, ma sarebbe stato crudele.
E poi a cosa sarebbe servito, se non ad infliggere altro dolore?
La verità, è che l'amore per Draco l'aveva soltanto aiutata ad aprire gli occhi, a capire cosa mancava nella sua vita e di cosa aveva realmente bisogno.
Con o senza Draco, non avrebbe mai amato Ron veramente.
Ron, intanto, l’aveva guardata negli occhi senza distogliere mai lo sguardo, perché voleva farsi del male.
Non voleva sentire quelle parole che lo stavano ferendo più di un Cruciatus, ma ne aveva bisogno per mettersi il cuore in pace. Vedeva quanta sofferenza c’era nei suoi occhi, quanta fatica le stava costando quella confessione che sperava di non dover mai fare, ma non era minimamente paragonabile a quello che stava provando lui in quel momento.
Era come se qualsiasi certezza e convinzione si fosse sciolta nell’acido bollente, bruciando lentamente il suo cuore, che intanto sembrava sanguinare sotto la presa di una morsa dal quale non poteva sfuggire.
Sapeva che lei non era stata più la stessa ma, dopo quello che avevano vissuto nel periodo in guerra, chi lo era stato davvero?
Persino lui era riuscito a svegliarsi e a capire come il tempo, che sembra di fronte a noi infinto, in realtà è breve, molto più di quello che siamo disposti ad accettare.
Glielo aveva insegnato la morte di suo fratello Fred.
Per questo non aveva perso un attimo di più e si era affrettato a recuperare il tempo perso.
Non avrebbe mai creduto che fosse tempo perso in partenza, che in lei si era già spenta quella fiamma che invece in lui si era appena accesa.
-Vuoi dire che sono arrivato troppo tardi?- provò a chiedere, come a cercare un capo espiatorio.
-No, non voglio dare la colpa a te. Tu non c’entri nulla, Ron. Sono io che sono cambiata, è colpa mia se tra noi non ha funzionato. E credimi, non sai quanto ho pregato di poterti amare come tu meriti, ma non c’è l’ho fatta.
Hermione gli si era avvicinata, carezzandogli teneramente una guancia. I suoi occhi erano lucidi, lo sapeva senza nemmeno doverli guardare.

C'è un dolore che è un viaggio da fare
che come viene andrà
ci soffio ma non può bastare
per ora resta qua...con me.

Prese la mano di Hermione con l’istinto di stringerla, ma poi una lacrima caduta sulle sue dita lo fece infuriare, scacciandola via come una mosca indesiderata.
Era lui la vittima, non lei.
-Credi che a me faccia sentire meglio sapere che ti dispiace? Che hai provato e riprovato, ma alla fine non ci sei riuscita? Guardaci Hermione, noi stiamo per sposarci. O forse, dovrei dire stavamo.
Hermione provò a riavvicinarsi, ma Ron non glielo permise.
Toccarla, averla vicina, gli faceva troppo male.
-E smettila di piangere!
Vederla così, rendeva tutto di più difficile di quanto già non fosse, perché non riusciva a prendersela con lei.
Merlino, perché dev’essere tutto così difficile!
-Mi dispiace Ron, davvero. Se solo mi fossi resa conto prima di tutto questo, avrei fatto in modo di risparmiarti questo dolore, avrei fatto in modo di non arrivare mai a questo punto. Ma sono stata una stupida, credevo…
-Che cosa, Hermione? Che se mi avessi sposato avremmo comunque potuto vivere come un allegra e felice famiglia, mentre in realtà tra noi ci sarebbero state solo menzogne e bugie? Mentre tu alle mie spalle pregavi che io morissi in modo da non doverti più sentire legata a me?- urlò con quanto fiato in gola, sfogando tutta la sua rabbia.
Hermione spalancò gli occhi inorridita da quel pensiero e, rincorrendolo quando lui le diede le spalle, cercò di rispondere tra un singhiozzo e l’altro.
-Cosa? No, Ron, no! Come puoi pensare questo? È vero che io ho pensato che tra noi potesse funzionare comunque, ma non potrei mai volere una cosa del genere. Tu per me sei una delle persona più importanti nella mia vita!
Una, non la persona più importante.
Ron non sapeva cosa fosse più giusto fare, avrebbe voluto urlarle contro tutta la sua rabbia, tutto il suo dolore, ma era innegabile che anche lei, sotto quei fiumi di lacrime, stesse soffrendo.
Non stava forse per sposarlo, nonostante non era ciò che realmente voleva, solo per non ferirlo?
Chi aveva allora torto? Aveva davvero importanza, poi?
-Avresti dovuto dirmi tutto fin dall’inizio- buttò giù infine, voltandosi verso di lei.
-Hai ragione, sono stata una stupida e un insensibile a tenerti nascosta una cosa del genere. Ma ho avuto paura Ron, tanta paura.
Aveva avuto paura anche lei. Poteva biasimarla per questo?
In fondo, non era stato anche lui vittima di quel sentimento così meschino?
Sospirò, sperando di ricacciare via quella trappola mortale che sembrava aver imprigionato il suo cuore. Le si avvicinò, non riuscendo più a vederla in quella situazione, stringendola infine tra le sue braccia, mentre le lasciava sfogare le lacrime, nell’incavo della sua spalla, che tante volte aveva trattenuto in sua presenza. Quante volte l’aveva vista fingere un sorriso per nascondere il luccichio nei suoi occhi?
-Mi dispiace, mi dispiace tanto Ron, credimi- continuava intanto a ripetere Hermione, in una lenta e straziante litania.
Ron sciolse la sua acconciatura solo per poter nascondere il volto tra i suoi ricci. Solo per poter nascondere tutto il suo dolore.
Gli sarebbe mancata, più dell’aria, ne era certo.
Cosa sarebbe successo adesso tra loro?
Fu a quel punto che si rese conto che era finita davvero, che la fragile creatura che teneva tra le sue braccia non era più sua, che non gli apparteneva. Era arrivato il momento di lasciarla andare, e magari, forse, un giorno, sarebbero stati felici, in un modo o nell’altro.

C'è una cura che è fatta di bene
ma il bene cos'è?
e' la fatica di un passo indietro
per fare spazio a te.

-Mi perdonerai mai, Ron?- le chiese improvvisamente Hermione affiorando dalla sua spalla, ormai tutta inzuppata.
Ron la strinse forte, coscio che era l’ultima volta, e poi le sorrise, passando un polpastrello sulla sua guancia bagnata, accarezzando la sua pelle rosata e morbida.
-Non lo so, Hermione.
Voleva odiarla, con tutto il suo cuore, sarebbe stato tutto molto più semplice, ma non ci riusciva.
Hermione deglutì e, poggiando la fronte sul suo mento, gli fece una promessa.
–Io riuscirò a farmi perdonare, Ron.
Il rosso non le credette neppure per un istante: non perché pensasse che lei non avrebbe lottato per ricostruire il loro rapporto - sapeva che avrebbe fatto di tutto per non perderlo mai-, ma perché era convinto che mai nessuno avrebbe potuto fare qualcosa anche solo per assopire il suo dolore.
Era troppo grande.
-Credo sia meglio che adesso io vada.
Qualcosa nel suo petto premeva per uscire e non voleva esplodere proprio di fronte a lei, sarebbe stato troppo per il suo orgoglio.
E poi temporeggiare, starle vicino per sentirla ancora, era divenuto sempre più difficile.
Voleva solo dimenticare.
Hermione lo guardò stupita.
-Harry potrebbe seriamente pensare che io ti abbia uccisa- cercò di sdrammatizzare Ron, con poca convinzione. Hermione gli sorrise, in fondo sapeva quanto dura era in quel momento per Ron, e lo avrebbe assecondato solo per poter alleviare almeno un po’ il suo dolore. E poi certe situazioni non erano mai state il suo forte.
Improvvisamente si rese conto di come fosse cresciuto. Era davvero divenuto un uomo.
-Ne avresti avuto tutto il diritto, ma hai ragione, è meglio se rientriamo- disse semplicemente, sciogliendo l’abbraccio.
Ron la trattenne. -È meglio se vado solo io.
-Ma, è colpa mia. Sono io che devo spiegare a tutti…
-No, Hermione, ci penso io, davvero, tu è meglio se ti allontani. E poi con mia madre in giro, non mi stupirei se se ne fossero già andati tutti. Credo avesse già capito qualcosa.
Hermione si rabbuiò nel ripensare alla sua famiglia.
-Grazie- gli rispose allora, non trovando altre parole più appropriate.
I loro sguardi rimasero incatenati come a volersi trasmettere mille altre parole ancora, sicuramente inutili e tristi come le precedenti.
Il silenzio li cullò, interrompendo il tempo e fermando lo spazio intorno, come a volergli regalare un ultimo momento tutto loro.
La tensione trafiggeva il cuore e le mani di Ron, come le gambe di Hermione tremavano per l’aspettativa del momento cruciale.
Cosa dirsi?

Vale una vita quest'istante segreto
che piega tutti e due
che di un silenzio fa un saluto
e da una fa due vie.

Niente.
Alla fine Ron si chinò su di lei, trasportato da un ultimo impeto, dettato dalle profonde iridi ambrate della strega che lo piegarono per sfiorare le sue labbra in un amaro bacio, dal sapore di un triste addio.
Hermione non si ritrasse, ma rispose lievemente al suo bacio.
-Ti amerò per sempre, Hermione- sussurrò infine Ron, la voce che vibrava, scossa dal suo cuore che chiedeva pietà.
Hermione lasciò correre un’ultima lacrima.
–A modo mio, Ron, anch’io ti amerò per sempre.
Ancora cullato da quelle poche parole si sentì spingere indietro mentre, come a rallentatore, lei sfuggiva dalla sua presa e le dava le spalle correndo via.
La sua immagine diveniva sempre più piccola, così come quell’organo che ormai al centro del suo petto aveva smesso di pulsare.
Non aveva più senso, d’altronde.
Ogni ragione di vita era svanita dietro l’orizzonte con lei.

***


-Che hai combinato?
–Non ti ci mettere anche tu Harry, non è il momento.
-Non è il momento? È il momento eccome. Che ti è saltato in mente oggi, Hermione? Perché cavolo gli hai detto di sì?
–Cos’è? Non vuoi che i tuoi due migliori amici si sposino? Silenzio.
-Oh Harry, è… è stato così improvviso e lui, era lì, in ginocchio, con gli occhi pieni di speranza che mi fissavano. Non ho avuto scelta.
–Dai, non fare così. Andrà tutto bene.
-Hai ragione Harry, andrà tutto bene.
–Che vuoi dire adesso?
–Semplice: finita la scuola io e Ron ci sposeremo così come abbiamo deciso.
-Hermione, ma che stai dicendo? Non è giusto.
-La famiglia Weasley mi vuole bene come fossi una loro figlia e Ron mi ama immensamente: non potrei mai dargli una simile delusione per un mio capriccio. E poi, chissà, potrei tornare ad amarlo un giorno, il tempo aggiusta tutto.
-Stai dicendo un mucchio di cazzate. Qui non si tratta di un capriccio, ma del fatto che tu vuoi sposarti con una persona che non ami. Non pensi che prendendolo in giro in questo modo sia ancora peggio, poi?
-No, se lui non lo saprà mai.
-Senti, io ti ho promesso che avrei mantenuto il segreto, ma lui è il mio migliore amico e non posso accettare che una ragazza lo prenda in giro in questo modo, anche se quella ragazza sei tu. Anche Ron merita una donna che lo ami tanto quanto la ami lui.
-E credi che io non lo sappia? Che non ci abbia già pensato? Anche a me non piace dovergli mentire, ma è l’unica scelta giusta e tu lo sai: lui così sarà felice e anch’io, perché comunque ricorda che è anche il mio migliore amico e gli voglio un bene infinito.

-Bene, Hermione, non amore.
-Harry, ti prego, tu sai quanto vorrei amarlo, ma non ci riesco!
-D’accordo, non dirò nulla
, per ora… ma non credere che me ne starò con le mani in mano fino alla fine mentre i miei due migliori amici si rovinano la vita.
-Grazie, Harry.
-Non ringraziarmi, vedi di pensarci su. Seriamente.


Quel giorno, ormai lontano, Harry aveva sigillato la stanza in cui si era rinchiuso con Hermione, dimenticandosi però di imperturbarla. Fu solo un caso che Ron fosse passato di lì e avesse sentito tutto.
Solo Merlino sa quanto abbia poi dovuto pentirsi, nei mesi successivi, di essere rimasto lì, dietro la porta, ad ascoltare quelle parole.

 

 

Salve a tutti gente! Come và? Per chi se lo sta chiedendo, no, questo non è l'epilogo. Prima di chiudere questa storia dovevo parlare di altre cose altrettanto importanti - si lo so a voi di Ron non ve ne frega nulla- ma lui, per quanto detesti ammetterlo, è uno dei protagonisti in questa storia, seppur non dello stesso calibro di Draco ed Hermione. Mi è sembrato giusto raccontare cosa è successo a Ron in tutto questo tempo, e sopratutto del momento in cui tutto tra lui e Hermione è finito. Diversamente dalle altre mie storie, Ron, qui, è davvero una vittima innocente, che a me fa molta tenerezza. Mi è dispiaciuto molto per lui mentre scrivevo questo capitolo, che sinceramente mi ha stretto un pò il cuore. Oltretutto volevo svelare un pò il mistero che c'era dietro e che però nessuno ha notato. Insomma ragazze, vabbè che Ron è un cretino, ma davvero credevate che in tutti questi mesi in cui Hermione era una pezza stritolata dalle sue stesse lacrime non si accorgesse di niente? Eppure vi ho sempre detto che con lui si è sempre dovuta sforzare di nascondere le apparenze, ma poteva mai riuscirci con il suo migliroe amico per quanto ottuso potesse essere? Io credo di no. Anche se molto è dovuto alla scena finale, in cui svelo che Ron aveva ascoltato la scena del prologo, con relativo seguito della discussione tra Harry ed Hermione. So cosa state per dire, che allora è colpa di Ron che ha fatto finta di niente per tutto questo tempo, decidendo di sposare Hermione comunque anche se sa di non amarlo, ma non è quello che fanno molte donne di oggi, accecate dall'amore, tenendo in casa un uomo che sanno che le tradisce? L'amore rende ciechi e in questa storia mi pare di averlo dimostrato più volte. Questo svela quindi anche i dubbi che perversano in questo capitolo fin dall'inizio Ron. Come Hermione ha avuto paura, ma non di ferire l'altro come accade ad Hermione, ma di ferire se stesso, perchè lei, è l'unica donna che abbia mai amato davvero. Un'ultima cosa voglio dirla sul confronto che ha avuto con Hermione. So che molti potevano aspettarsi il finimondo, ma nella mia versione, Ron dopo la guerra è molto maturato e tutti i mesi che ha passato a crogiolarsi nel dubbio su quello che aveva sentito alla Tana lo ha in un certo senso preparato a quel giorno. Infatti per lui non è stata nessuna sorpresa sentire quelle parole, ma solo profondo dolore. e poi non si sente di prendersela con lei, nonostante come ho detto avrebbe voluto a tutti i costi odiarla, sa che ci ha provato e che insomma entrambi hanno fatto tutto il possibile per provare a far funzionare il loro rapporto, anche se alla fine non è servito. I libri non li ricordo molto, ma almeno nei film credo che Ron si sai sempre mostrato un pò debole nei confronti di Hermione, e che se anche alla fine litigavano lui le teneva testa solo per orgoglio e non perchè continuasse a detestarla. L'amore aveva sempre sciolto ogni rancore ancora prima che questo nascesse. A mio modo di vedere si intende.
I piccoli righi in corsivo a sinistra sono tratte da una canzone di Eros Ramazzotti, "Ci parliamo da grandi", che mi è sembrata molto appropriata per questo capitolo.
Spero di aver detto tutto, in ogni caso, ponete pure qualsiasi domanda. Risponderò ad ogni recensione con il nuovo metodo, ma avviso che potrei dimenticarmi di qualcuno, spero proprio di no, perchè ho ricevuto diverse recensioni tramite il sistema dei messaggi personali, e questo può far si che li perda di vista. In proposito quindi ricordo di mandare le vostre opinioni scrivendo in basso nell'apposita casella delle recensioni: che sia chiaro, a me non importa un bel niente come me li mandate, a me fa piacere che lo fate, un immenso piacere anzi, solo che non vorrei poi dimenticare di perdervi, perchè ci tengo davvero tanto a ringraziarvi uno per uno. Siete fantastici e mi incoraggiate sempre a proseguire, anche quanto lo stress, il tempo o la poca voglia non me lo permetteno. Ogni vostra parola, anche una piccola, mi fanno sempre piacere e felice. Grazie tante quindi, davvero di cuore!!!
Ringrazio anche tutti voi che avete aggiunto la mia storia tra le seguite, i preferiti e le ricordate.
Mi raccomando continuate a recensire, anche perchè, visto che questo capitolo è un pò particolare, mi sento un pò incerta se proporverlo...non gettatemi tanti pomodori mi raccomando, magari qualche lattuga, è più morbida XD
Un bacione e un abbraccio, alla prossima!
ps: scusate gli errori, ma vado di fretta, provvederò ad aggiustare in seguito!!!

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Capitolo 8
*** Epilogo ***



EPILOGO


Massimo segno della fine, è il principio.
(Carlo Dossi)

 



Molly Weasley si dondolava sull’altalena che suo marito le aveva costruito nel piccolo orto, cantando una ninnananna al bambino che aveva tra le braccia, lo sguardo rivolto al luogo che era diventato casa sua.
Un piccolo porto sicuro, ricco, felice. Vivo.
L’aroma della crostata appena sfornata giungeva dalla cucina su un lato.
Il sole estivo picchiettava sulla sua pelle lentigginosa già calda, e la piantagione, ormai libera dagli gnomi, fremeva di vita.
Molly sorrise tra sé, ripensando a tutto quello che era successo negli ultimi mesi, felice che alla fine tutto fosse andato per il verso giusto.
Intercettò l’arrivo di una materializzazione così si alzò dal dondolo ed entrò in casa. Dopo un piccolo bacio sulla fronte, depositò Teddy sulla sua culla e andò alla porta.
-B-buon giorno, signora Weasley.
Una giovane donna la salutò esitante, sicuramente sorpresa quanto lei di trovarsela di fronte.
Troppo stupita, si ritrovò a corto di parole mentre la ragazza tentennava imbarazzata sulla soglia di casa sua.
Fu salvata temporaneamente da sua figlia che irruppe nell’ingresso, abbracciando l’amica.
-Hermione! Finalmente sei arrivata.
La strega ricambiò il saluto, abbracciando Ginny con affetto.
Quando si staccarono tra loro calò un silenzio imbarazzante, in cui le tre donne alternarono il proprio sguardo fra il pavimento e i visi delle presenti, pieni di dubbi e incertezze.
Fu però proprio Hermione a spezzare la tensione, rivolgendosi inaspettatamente alla padrona di casa.
-Signora Weasley, mi dispiace moltissimo per come sono andate a finire le cose con Ron, io non volevo far soffrire nessuno, davvero. Ho cercato un modo che potesse evitare quanto è accaduto ma alla fine non sono riuscita a trovarlo.
I giorni successivi al matrimonio erano stati tremendi in casa Weasley: Ronald aveva passato le giornate chiuso in casa nel più assoluto silenzio, digiunando e gridando la notte in preda a feroci incubi. Tutti si erano preoccupati per la sua salute ma nessuno aveva osato fare alcunché.
Troppo arrabbiato e confuso, persino la caparbietà della madre aveva dovuto cedere al rispetto del suo dolore.
Non lo avevano visto versare una lacrima da quel giorno, benché la sua sofferenza fosse evidente dalle occhiaie troppo profonde, dal viso smagrito, dalla barba incolta e dal pigiama, sempre lo stesso, più logoro del solito.
Aveva perduto la voglia di vivere, si era lasciato andare alla deriva, come se aspettasse pazientemente che la morte lo prendesse.
Quando tutti pensavano di essere arrivati a un punto di non ritorno, tuttavia, ecco che l’avevano visto uscire dalla sua prigione, pulito e vestito di tutto punto, con un sorriso che seppur non arrivasse agli occhi aveva stabilito un nuovo inizio.
Molly si scrollò le spalle, accennando un sorriso tirato e mormorando con saggezza.
-Perché non c’era. Che poi alla fine ne soffrissimo tutti era inevitabile.
Il ricordo improvviso dei giorni cupi che aveva attraversato la sua famiglia diede involontariamente un tono più duro alla sua voce, più di quanto avrebbe in realtà voluto.
Vide Hermione chinare il capo, sinceramente dispiaciuta, torturandosi le dita tra cui teneva una piccola borsa di pelle, il cui manico sembrava potersi spezzare tanto forte era la stretta.
Hermione era sempre stata la più matura tra Harry e Ron, eppure adesso era cresciuta così tanto che Molly non riusciva più a ritrovare in lei la bambina che ogni anno passava la fine delle vacanze estive nella sua umile dimora.
-Avrei preferito che non fosse così. Ferire voi era l’ultima cosa che volevo.
Molly incrociò gli occhi caldi di Hermione, lucidi e tremendamente dispiaciuti, e si chiese se la sua famiglia non era stata la sola vittima il giorno di quel disastroso matrimonio.
Sapeva che la ragazza non era la sola colpevole della rottura del fidanzamento con suo figlio, ma la sofferenza dei giorni successivi di quest’ultimo le aveva fatto piangere il cuore.
Non aveva mai visto Ron così triste. Forse, nemmeno alla morte di Fred, perché in quel periodo aveva avuto il conforto della donna che amava.
Stavolta, alla fine, Molly sorrise lievemente ma con sincerità, avvicinandosi alla giovane donna con sicurezza.
-Lo so.
Hermione le venne incontro, con gli occhi che mostravano tutto il suo turbamento per quella situazione tanto difficile.
-Mi potrete mai perdonare?- la voce di Hermione si era ridotta a un sussurro timido, come se non meritasse nemmeno ciò che aveva appena chiesto loro.
E Molly, nella sua obbiettività, sapeva che non era così.
Non era forse lei che, quando Hermione aveva salito i gradini dell’altare, aveva segretamente pregato affinché un miracolo potesse guidare i due giovani fidanzati sulla via più giusta?
Aveva sperato, che quella stessa via fosse anche la meno dolorosa.
Le prese quindi una mano, stringendola con forza.
-Non c’è nulla di cui tu debba essere perdonata, mia cara. Hai scelto secondo il tuo cuore ed è quello che Arthur ed io abbiamo sempre cercato di insegnare ai nostri figli. Non è colpa di nessuno se le cose non sono poi andate come noi speravamo. Non ne sono certo felice, soprattutto per mio figlio, ma noi tutti nutrivamo delle perplessità riguardo al vostro matrimonio, considerato l’ultimo anno.
Ginny strinse una spalla dell’amica, cercando di chiarire la confusione che le parole di sua madre avevano scatenato in Hermione.
Quest’ultima, infatti, si era aspettata rabbia, delusione e non comprensione.
-Ron ha spiegato a tutti che è stata una decisione che avete preso di comune accordo e che non è soltanto tua la colpa se la vostra storia è finita.
Quelle erano state le uniche parole di Ron in merito alla fine della loro storia.
Hermione guardò prima la sua migliore amica e poi la signora Weasley, mentre la propria espressione cambiava lentamente.
Era sbigottita.
Guardò oltre le loro spalle e vide Ron camminare incerto su e giù per la stanza, forse in combutta con se stesso su cosa fare: salutarla o far finta di ignorare la sua visita?
Alla fine lui intercettò il suo sguardo e rimase da lontano a fissarla, mordendosi le labbra.
Allora Hermione gli sorrise e con un piccolo cenno lo salutò.
Con enorme piacere e sorpresa, vide Ron, dopo un primo istante di tentennamento, ricambiare il suo saluto.
Sì, il perdono era possibile. Ma avrebbe lottato per ottenerlo, per ripagare il male che aveva causato alla famiglia più buona che avesse mai conosciuto. E forse, allora, avrebbe potuto iniziare a sperare di ritrovare quella famiglia che per tanti anni l’aveva fatta sentire a casa in un mondo in cui spesso si era sentita fuori posto.
Le piaceva credere, auspicare, in un nuovo giorno, in cui avrebbe riconquistato la loro fiducia e tutto sarebbe tornato come prima, forse, anche meglio.
E da dove iniziare se non dalla verità?
Hermione rivolse nuovamente l’attenzione alle due donne Weasley, stringendo con forza la mano di Molly, la donna che per molto tempo era stata come una madre per lei.
-Ronald è sempre stato un bravo ragazzo, ma se qualcuno è la causa della fine della nostra storia quella sono io soltanto.
-Hermione…- provò a fermarla Ginny, invano.
-No, tutta la tua famiglia merita di sapere la verità – disse, determinata a mettere fine a quell’anno di falsità.
Per quanto tutto era iniziato con le migliori intenzioni, non ne poteva più di quelle menzogne che avevano scatenato una catastrofe dietro l’altra come una catena inarrestabile. Era arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità e iniziare una nuova vita, in cui non ci sarebbe stato più spazio per le bugie.
-Signora Weasley, è stata tutta colpa mia. Io vi adoro tutti, per me siete sempre stati una seconda famiglia, come lo siete per Harry. E amo moltissimo Ron, ma non come lui merita. Per questo tra noi è finita. Ronald è un uomo meraviglioso e sarà fortunata la donna che saprà amarlo come non ho saputo fare io.
Molly si commosse per la sincerità delle sue parole, riconoscendo il lei la piccola bambina che anni prima aveva conosciuto.
Giusta e coraggiosa.
Con gli occhi lucidi l’attirò a sé, abbracciandola forte.
-Per noi sarai sempre una di famiglia. Sono certa che entrambi troverete la felicità, anche se su strade diverse - gli mormorò all’orecchio, quasi si vergognasse per quelle parole che potevano sembrare traditrici nei confronti del figlio.
Hermione strinse a sé la donna paffuta, sorridendo tra le lacrime, felice di quell’inaspettato riavvicinamento.
-Grazie, signora Weasley. Grazie.
La donna si staccò, asciugandosi le lacrime imbarazzata.
-Adesso sarà meglio che vada. Teddy starà per svegliarsi- si congedò infine, abbozzando un sorriso.
Hermione annuì, sorridendo di rimando.
-Vienici a trovare presto, Hermione. E abbi sempre cura di te.
-Non mancherò, signora Weasley- la salutò, prima che lei le desse le spalle e sparisse in cucina.

Hermione rimase a chiacchiere con Ginny ancora qualche momento sulla soglia della Tana, adesso più forte e serena rispetto a quando era arrivata.
Era stata un’idea di Ginny passare dalla Tana prima della partenza, e l’amica era stata così insistente che non aveva potuto rifiutare.
Le era mancato il respiro quando, dopo un mese da quel fatidico giorno, aveva rimesso piede in quella radura incolta che circondava la vecchia torre diroccata e traballante. Ancor di più, però, le era mancato il coraggio di bussare alla porta e rivedere i componenti di quella famiglia che lei aveva tradito.
Se non fosse stato per Draco, che riluttante l’aveva accompagnata e poi, contro ogni aspettativa, incoraggiata, probabilmente a quest’ora non sarebbe stata lì a chiacchierare con la sua migliore amica e cosa più importante non avrebbe fatto quel piccolo passetto in avanti con la sua famiglia.
-Gin, ho le allucinazioni o è Lavanda quella ragazza accanto a Ron?- chiese a un certo punto alla sua interlocutrice, intercettando una solare chioma bionda attraversare il corridoio fino in cucina.
-No, è proprio lei. È comparsa un giorno all’improvviso, poche settimane dopo il matrimonio, e non se n’è più andata- chiarì Ginny, sbuffando sonoramente e al contempo scrutando sotto le lunga ciglia la reazione della sua migliore amica.
Ma Hermione sorrise tranquilla.
-Ai M.A.G.O. non mi ero accorta che si erano riavvicinati.
Il giorno degli esami tutti gli studenti del settimo anno erano stati travolti da una sempre più crescente trepidazione: con la bacchetta in mano e il naso perso in qualche libro per l’ultimo ripasso generale, ognuno aveva corso da un’aula all’altra per sostenere i propri M.A.G.O, silenzioso e nervoso.
Solo Hermione e Draco, che quel giorno erano riusciti a malapena a condividere la loro colazione sui pressi del lago, erano rimasti calmi e lucidi durante la giornata.
L’unico momento, tuttavia, in cui il suo equilibrio aveva rischiato di crollare era stato verso l’ora di pranzo, quando aveva notato l’arrivo di Harry e Ron.
Eccetto ricambiare il piccolo e triste saluto del suo migliore amico, aveva preferito rimanere in disparte, certa che fosse troppo presto stare così vicina al suo ex fidanzato.
In fondo, erano venuti per dare il loro sostegno a Ginny, non a lei.
Messa involontariamente al bando, in un angolino desolato al tavolo dei Grifondoro, aveva corso il pericolo di rompere quella sottile barriera che giorno dopo giorno l’aiutava a stare in piedi, nonostante tutto.
L’istante prima che un fiume di lacrime la inondasse, Draco, approfittando del momento di distrazione dei presenti, l’aveva presa per mano e l’aveva portata via, lontano da tutti.
-Diciamo che stavolta stanno facendo un passo alla volta. Lavanda sembra molto cambiata.
-Ma non i suoi sentimenti per Ron, quelli sembrano sempre gli stessi.
C’era una nota di amarezza nella sua voce ma Ginny sapeva che non era dovuta alla gelosia.
-Già- le rispose, incerta su come interpretare le espressioni cangianti dell’amica.
Hermione allora si raddrizzò nelle spalle, sfoggiando un sorriso felice.
-Sono contenta. Ron merita qualcuno che lo ami incondizionatamente.
Ginny sorrise a sua volta, sollevata.
-E tu, lo ami incondizionatamente?- le chiese divertita a sua volta, accennando un sorrisetto malizioso.
Hermione inarcò un sopracciglio in un’espressione confusa, prima di capire e sorridere complice.
-Direi più che altro follemente- rispose, sbirciando istintivamente alle proprie spalle.
-Ah, adesso capisco le valigie!
Hermione arrossì appena, facendosi subito dopo seria.
Quando aveva accennato all’amica, nella propria lettera, la sua improvvisa partenza, non aveva avuto modo di spiegarle per bene le ragioni che avevano spinto lei e Draco a quel folle gesto. Una ragione che aveva radici profonde e intime.
-Abbiamo deciso di prenderci del tempo per conoscerci meglio.
Anche l’espressione della rossa strega perse d’ilarità, ma si addolcì comunque lieta per lei.
-Per quanto tempo starai via?
Hermione parve pensarci un po’ su, prima di scrollarsi le spalle.
-Non lo so. Ma ti scriverò, Gin, promesso.
-Voglio ben sperare. Vedi di non dimenticarti di noi, altrimenti saremo costretti a venirti a trovare per una bella strigliata.
Era stato Harry a parlare, sopraggiunto alle spalle di Ginny, sorridente ma con occhi fintamente minacciosi.
Hermione, felice di poterlo finalmente abbracciare, fece un passo avanti per baciare sulla guancia il suo migliore amico, ma subito questo la attirò a sé in un forte abbraccio, come se anche lui non avesse desiderato altro in quel periodo di lontananza.
-Non potrei mai dimenticarmi di voi, siete i miei migliori amici- mormorò Hermione commossa, allungando un braccio per avvolgere anche Ginny, mentre si aggrappa alle spalle forti di Harry.
-Vi vorrò sempre bene.
-Anche noi- le risposero insieme Ginny e Harry.
Rimasero per qualche istante così, stretti come se dovesse essere l’ultima volta, finché Ginny, ormai con gli occhi gonfi, sciolse l’abbraccio cacciandola dolcemente via.
-Ok, adesso sparisci. Corri dal tuo furetto platinato, non vorrei che ricominciaste a litigare per colpa nostra.
Hermione face sparire subito una piccola lacrima, sorridendole piena di gratitudine.
-Grazie per tutto, ragazzi. Mi mancherete.
-Ci vediamo presto, Hermione- la salutò infine Harry, stringendo protettivo un fianco della sua ragazza, che intanto, troppo emozionata, le faceva già ciao con la mano mentre si allontanava.

***


-Finalmente! Credevo che tutte quelle lacrime alla fine vi avrebbero fatto annegare.
Hermione arrestò il passo e rimase a fissare a pochi metri di distanza lo guardo annoiato e infastidito del suo uomo.
Draco si era sbottonato l’ultimo bottone della camicia e, con la giacca sulla spalla, l’aspettava impaziente.
La strega gli sorrise e con le mani hai fianchi lo riprese divertita.
-Hai ascoltato tutto!
Draco alzò un sopracciglio e inclinò la testa di un lato, esprimendo come un bambino la sua innocenza.
-Non so di cosa tu stia parlando, Granger.
Era così bello. Ed era suo, completamente.
-Dì la verità, Malfoy: tu ti sei preoccupato- lo schernì con un sorrisetto derisorio e l’indice puntato su di lui.
Draco fece pochi passi avanti e prese il suo dito accusatorio, tirandola dolcemente a sé.
-Non ne avrei motivo alcuno, mia cara. Anche se tu volessi ripensarci, non hai scelta. Sei mia adesso.
Hermione alzò le braccia per cingergli il collo con aria maliziosa. Sul volto un’espressione chiaramente dubbiosa.
-Ma davvero?
Draco storse le labbra in una smorfia che aveva l’intenzione di annientare il suo divertentissimo gioco. Non si stava divertendo affatto.
-Davvero- sottolineò con serietà, stringendole i fianchi per rendere chiaro il proprio possesso su di lei.
-Anzi, al nostro ritorno provvederò io stesso affinché sia chiaro a tutti. Quel Potter…
Aveva fatto ricorso a tutto il suo autocontrollo per non intervenire quando le braccia del Salvatore del Mondo Magico avevano circondato il piccolo corpo della sua donna, neanche pochi minuti prima, con audace insolenza.
Ma ancora più insolente era stata Hermione, che non si era minimamente opposta a quel contatto.
Si calmò, ripetendosi che era nonostante tutto molto giovane e che ancora non conosceva tutto ciò che c’era da sapere sul corretto comportamento che pretendeva dalla sua fidanzata.
Anche se nessuno dei due l’aveva messa su quei termini.
Sembro mia madre!... ma poco importava in quel momento.
-E tu, la pross…
Non ebbe il tempo di finire la sua velata minaccia che la strega, nascondendo malamente le risa per l’evidente gelosia del ragazzo, s’issò sulle punte per baciarlo.
Saperlo geloso, la faceva letteralmente impazzire.
E Draco, riconosceva che almeno qualcosa l’aveva imparata su di lui.

-Allora, sei pronta?
Mano nella mano e con la valigia a fianco si guardarono fissi, eccitati per ciò che li attendeva da lì a pochi minuti.
Un’estate completamente loro.
-Tu sei davvero sicuro di volerlo? Insomma, non hai parlato nemmeno con tua madre e un biglietto non è certo il massimo con tutto quello che è successo nell’ultima settimana. Non credi che abbia diritto a una spiegazione?
Se Hermione, dopo il matrimonio, aveva preferito rifugiarsi a casa dei suoi genitori, Draco aveva invece dovuto nascondersi nel castello nella vana speranza che sua madre scoprisse il più tardi possibile il suo folle gesto.
Così come la Preside McGranitt.
-Forse, ma non adesso. Ammetto che non era al settimo cielo quando l’indomani la Gazzetta del Profeta ha pubblicato la notizia: mi ha mandato la mia prima strilettera! Ma non ho voglia di sentire ciò che ha da dirmi, perché non m’interessa. Sono sicuro che potrà aspettare qualche mese.
Hermione non si lasciò convincere dal sorriso sghembo di Draco e dalla sua postura rilassata. Gli strinse la mano più forte e serrò in un pugno la mano libera.
Aveva paura Hermione, paura di svegliarsi improvvisamente e scoprire che tutto era stato solo frutto di un beffardo sogno.
Paura che lui un giorno potesse pensare che lei non valesse i problemi che sicuramente sarebbero arrivati per la loro unione, che si pentisse delle decisioni che aveva preso nel frattempo.
Paura che Draco potesse lasciarla perché non era alla sua altezza.
-Ma Draco…
Hermione non voleva essere causa di problemi per Draco, né tanto meno con sua madre che rappresentava l’unica parente rimastagli della sua famiglia.
Ma di fronte tanta determinazione e convinzione, la strega non poté fare a meno di arrendersi e sperare che lui stesse prendendo la scelta giusta per se stesso.
Il mago, infatti, le sorrise e ricambiò la sua stretta. Con la mano libera, però, le accarezzò una guancia fin sotto il mento prima di posarle un delicato bacio a fior di labbra.
-Taci Mezzosangue. Negli ultimi anni ho sempre agito nell’interesse della mia famiglia e nel rispetto del nome che porto. Ora che ho adempito ai miei doveri di figlio e ho restituito l’onore al mio casato, è arrivato il momento di pensare a me soltanto. E tutto ciò che desidero adesso è già qui con me.
La sua voce era roca, i suoi occhi azzurri limpidi come il cielo e il suo sorriso contagiante.
Poteva resistere a tutto questo?
No, Hermione non poteva. Per questo lo baciò, chiuse gli occhi e volò via con lui.

***

-Non glielo hai detto, vero?
Harry cinse la vita della sua ragazza e le baciò la nuca, inalando il profumo della sua pelle.
-No, non era ancora il momento giusto.
Harry le tracciò un sentiero di baci lungo la gola.
-Sai che se sarà l’ultima a saperlo s’infurierà. E pure tua madre, anche se lei credo abbia già capito qualcosa.
-Lo so, non le sfugge mai niente. Ma lasciarla nel dubbio è sempre meglio che darle una certezza. Non sono ancora pronta a farmi riempire di attenzioni, se non dal mio uomo- ridacchiò la strega maliziosa.
Lui le mordicchiò il lobo dell’orecchio.
-Vorrà dire che aspetteremo fin quando non potremo più nasconderlo. Sempre che tu voglia dirglielo al matrimonio.
Ginny smise di fingere di volersi divincolare dalle carezze di Harry, provando invece a voltarsi verso di lui per immergersi nel verde smeraldino dei suoi occhi.
-Quale matrimonio, Harry?
-Il nostro- le disse d’un tratto serio, facendo voltare la propria ragazza in modo da poterla guardare negli occhi.
Poi s’inginocchiò davanti a lei.
-Harry…- mormorò la strega incredula, abbassando lo sguardo e portandosi le mani stupefatta sulle labbra. Stava davvero accadendo?
Harry issò sul naso gli occhiali, che per l’agitazione il sudore aveva fatto scivolare giù, e si scompigliò i ribelli capelli neri, prima di tossire piano ed estrarre dalla tasca dei jeans un piccolo anello. Era tesissimo.
-Mia dolcissima Ginevra, sarei l’uomo più felice e fortunato della terra se accettassi di diventare mia moglie. Vuoi sposarmi?
Ginny fissò attentamente l’anello che tra il pollice e l’indice del suo fidanzato tremava impercettibilmente. Poi alzò nuovamente lo sguardo su di lui e seppe che le emozioni che riusciva a leggere sul volto del mago erano esattamente uguali alle sue.
Pura, immensa felicità.
-Finalmente, credevo non me l’avresti mai chiesto.
Scoppiò a ridere, perché in realtà tentava di non piangere.
Harry però rimase serio, anzi divenne sinceramente preoccupato.
-Questo è un sì?- chiese titubante, rimanendo immobile ai suoi piedi.
Con il cuore che non smetteva di palpitare, quasi lottasse per sentire altrettanto vicino la sua dolce metà, Ginny cadde a terra per saltargli al collo.
-Sì, amore. Sì.
Harry ci mise un attimo per registrare di non essere stato rifiutato, come se fosse mai stata un’ipotesi lontanamente presa in considerazione, e ricambiò il suo abbraccio stringendola forte.
Poi la baciò dolcemente, le mise tremante l’anello al dito e tornò a baciarla con infinita passione.
-Tesoro, credi che se c’è la svigniamo per qualche ora tua madre s’infurierebbe parecchio?
Ginny ridacchiò maliziosa, le labbra già rosse e gonfie.
-Solo per qualche ora?
Per tutta risposta, lui le insinuò le mani sotto la camicetta leggera, sfiorando la fresca pelle nuda.
Con un brivido, Ginny si premette di più contro il suo petto.
Poi, un pensiero improvviso.
-Harry, aspetta. Tu, glielo hai detto?
Ci mise qualche minuto prima di capire di cosa stesse parlando.
-No- mormorò con una smorfia.
-Hermione vorrebbe saperlo, lo sai- lo rimproverò dolcemente la sua ragazza.
-Sì, ma non sono ancora pronto a sentirmi responsabile della loro relazione di fronte al mondo. Se non gli avessi mai mandato quel biglietto, probabilmente starebbero ancora a rincorrersi.
Harry provò a scusarsi, ma in realtà, l’unica cosa che aveva in mente, era portare lontano la sua fidanzata.
-Probabilmente. Pensi che abbiamo fatto la scelta giusta?
Harry sapeva che Ginny era molto preoccupata per la sua migliore amica, lo era anche lui. Tuttavia, era anche vero che era stata proprio lei a suggerirgli di mandare quel biglietto al Serpeverde, mentre lui si disperava a poche ore dal matrimonio con nessuna idea in mente.
-Sì, sei stata tu stessa a riferirmi passo dopo passo quando in realtà fossero innamorati. Spero solo che abbiano imparato dai propri errori, altrimenti ne prevedo delle belle.
Si guardarono preoccupati in silenzio, finché poco dopo scoppiarono a ridere.
-Ti amo Harry.
Lui le sfiorò le labbra con le sue.
-Ti amo anch’io Gin.
POP.

***

Hermione aveva gli occhi chiusi, coperti dalla mano di Draco sul suo viso.
-Allora Malfoy, in quale delle tante case di campagna di paparino mi hai portato?- lo schernì, mentre metteva incerta un passo dopo l’altro.
-I Malfoy non hanno case di campagna. Troppi insetti- asserì con una smorfia al suo orecchio.
Prima che lei potesse replicare a quell’assurda asserzione lui, guidandola con una mano nella sua, aggiunse.
-Tieni gli occhi chiusi e non preoccuparti. Ti piacerà.
E quando l’attimo dopo riaprì gli occhi, capì che aveva ragione.
-Draco, ma questo è un piccolo angolo di paradiso terrestre!- esclamò meravigliata, mentre ammirava l’ampia, verde e profumata radura che la circondava. Un campo di fiori si estendeva a est, vicino a un piccolo ruscello, mentre dalla parte opposta sorgeva una piccola casa di mattoni, elegante e indubbiamente lussuosa.
Draco si compiacque con se stesso per quel luccichio entusiasta negli occhi della strega, anche se non sembrava affatto colpito dal paesaggio.
-E’ solo uno dei nostri cottage sul lago- asserì, infatti, facendo spallucce e incamminandosi verso la dimora.
Solo?
Hermione che era rimasta indietro, completamente inebetita, non tenne conto dell’aria stupida che doveva aver assunto e gli corse invece dietro, gettandosi alle spalle di Draco una volta che lo ebbe raggiunto. Ricaddero così sull’erba fresca, l’uno sull’altro.
Draco si girò imprecando ma ogni nota infastidita sparì quando notò il viso felice di Hermione. Sapeva che lei avrebbe adorato questo posto.
La prese per i fianchi issandola su di sé cavalcioni, ma prima che potesse avvicinarla per un nuovo bacio lei lo riprese.
-Dovresti vergognarti. Ostentare la tua ricchezza in questo modo. Sei un arrogante, borioso…
Il viso di Draco si distese, ma non si rese complice del divertimento della strega. Divenne d’un tratto serio nonostante sembrasse assolutamente sereno.
-È per questo che mi ami, non è vero?- la interruppe, accarezzandole i capelli.
Non avevano mai più parlato di sentimenti, dei suoi in particolare, per questo le parole le morirono in gola mentre sollevava lo sguardo su quello di lui.
Era la prima volta che lui parlava di amore.
-Sì, ti amo anche per questo- ammise imbarazzata ma, stavolta, senza nessuna vergogna.
Draco le accarezzò la guancia con un dito, seguendo i lineamenti del suo volto, i suoi zigomi.
-Ti amo anch’io, mia piccola e folle Mezzosangue.
Hermione provò un impeto d’amore traboccante per il mago, mentre sgranava gli occhi involontariamente per la sorpresa.
L’aveva detto sul serio? Stentava a crederci.
–Ma…
Draco le prese con gentilezza il volto fra le mani avvicinandola al proprio naso e guardandola intensamente negli occhi. Come se terra e mare si incontrassero finalmente per la prima volta lungo il confine.
-Sei riuscita a vedere chi sono, anche se nessuno, nemmeno io, mi riconoscevo. Hai avuto la pazienza di aspettarmi quando io pensavo di essermi perso. Hai avuto la forza e il coraggio di provarci fino in fondo, anche quando sapevi di non avere una chance ed io ero troppo cieco per vedere al di là del mio naso.
Hermione sorresse il suo sguardo, vedendovi tutta la forza dei suoi sentimenti. Ebbe come l’impressione che il cuore le cantasse nel petto.
Draco mi ama. Quanto aveva desiderato sentire quelle preziose parole!
Tanta era l’emozione che non si accorse di versare fiumi di lacrime fin quando Draco la strinse più forte e gliele asciugò a furia di baci.
-Ti amo, perché sei riuscita ad amarmi, nonostante tutto.
Il raggio di gioia che attraversò il cuore di Hermione fu luminoso e puro come la luce del sole.
Poi Draco le coprì la bocca con la sua e Hermione dimenticò ogni cosa.

***

Novantasei, novantasette, novantotto, novantanove, cento. Adesso erano perfetti.
Posò la spazzola sul piccolo comò in vetro, rispecchiandosi ancora una volta sullo specchio a lei di fronte. Con il polpastrello tastò il proprio volto in cerca di rughe e imperfezioni che non le sarebbero appartenute prima di molti altri anni avvenire.
Quando ebbe finito la perlustrazione, soddisfatta, sorrise a se stessa alzandosi e dirigendosi sul suo letto a baldacchino rosa confetto.
Un regalo di suo padre, il desiderio accontentato di una bambina capricciosa e viziata.
Aveva appena lasciato ricadere le sue morbide ciabattine sul tappeto quando il suo elfo domestico comparì improvvisamente, facendola sussultare.
-Ti avrò detto mille volte di non sbucare in questo modo nella mia camera, Bubi. Se non sono io a chiamarti devi bussare fuori dalla porta. Fuori!- la sgridò innervosita la strega, portandosi una mano al cuore che ancora batteva forte.
Il piccolo elfo sgranò gli occhi in un’aria mortalmente mortificata e sparì in un batter di ciglia.
La giovane donna sbuffò esasperata, rialzandosi e lisciandosi la vestaglia, mentre poteva chiaramente sentire la creatura fuori dalla porta lagnarsi sotto le batoste che si stava auto infliggendo con il prezioso e antico candelabro.
Per fortuna, a lei non piaceva per niente quel polveroso e grigio cimelio.
-Stupido e inutile essere! Avanti- sibilò al lieve bussare alla porta.
Bubi entrò titubante, con le mani stritolate nel piccolo sacco che avvolgeva il suo sporco corpicino.
-Mi dispiace Padroncina. Bubi…Bubi non voleva…
Con un gesto stizzito della mano lo zittì.
-Per il pranzo è ancora presto e se hai rotto…
-No, Padroncina. Bubi sa che mancano ancora solo quarantasette minuti al pranzo. E Bubi non ha rotto niente, niente.
La strega inarcò un sopracciglio, portandosi le mani ai fianchi e torreggiando sul povero elfo con tutta la propria autorità. Perché diavolo l’aveva disturbata allora?
-E dunque cosa vuoi, si può sapere?
-Bubi voleva avvisare la sua Padroncina che ha visite.
La ragazza sgranò gli occhi, evidentemente sorpresa, rilassando piano le spalle.
-Visite? Come sarebbe a dire? Io non aspettavo nessuno.
-Lui non ha voluto dire il suo nome, Padroncina. Ha detto solo che vuole vederla subito e che in realtà lei lo sta aspettando, anche se è in ritardo.
La giovane padrona non comprese le parole dell’elfo, ma capì che non avrebbe ricavato un ragno dal buco se avesse provato a porre ulteriori domande all’ esserino. Bubi sapeva bene quanta poca pazienza nutrisse, quindi raccontava sempre subito ogni cosa che le interessava sapere.
Tuttavia, l’impertinenza dell’ospite l’aveva indispettita, non solo perché pareva essere molto sicuro di sé, presentandosi in casa sua senza alcun preavviso, ma persino arrogante, poiché le ordinava implicitamente di accoglierlo subito. Senza contare che era sola in casa, se si escludeva la servitù.
Subito! Una donna non scende mai subito.
-Non farlo entrare. Che attenda all’ingresso, io arrivo tra poco.
-Si, Padroncina. Come desidera.
POP.

Mezzora dopo, la strega scendeva con estrema grazia, e lentezza, le scale che l’avrebbero portata all’ingresso, dove il suo sgradito ospite l’attendeva.
Aveva indossato uno splendido abito da giorno violetto e aveva spazzolato nuovamente i suoi lisci capelli corvini per altre cinquanta volte. Aveva imbellettato il suo viso con un velo di trucco, sufficiente a far risaltare i suoi occhi scuri penetranti.
Aveva poi atteso altri dieci minuti, girando in tondo nella sua stanza, perché aveva avvertito una strana sensazione all’altezza dello stomaco che però non aveva saputo definire. Per questo, adesso, teneva ben salda la bacchetta all’interno della sua manica larga.
-Ciao Pansy. Pensavo che sarebbero passati altri trenta minuti prima di vederti scendere.
Il piede sinistro rimase a mezz’aria, tra lo scalino successivo, quando la voce che per tante notti aveva sognato la raggiunse.
Non può essere!
Era appena riuscita a intravedere i lunghi capelli neri e le spalle forti coperte da una finissima fattura italiana, quando lo riconobbe.
E per Morgana, lo aveva pure fatto aspettare mezz’ora. Avrebbe dovuto attenderla molto, molto di più.
-Blaise! C-che ci fai qui?- furono le sole parole che riuscì a dire, cercando di celare il suo stupore.
Smise di scendere i piccoli scalini, perché era certa che non sarebbe riuscita a fare un solo passo in avanti senza cadere. Le gambe le tremavano troppo.
In compenso non trattenne un sorriso, un raggio di quella gioia che era esplosa al solo rivederlo.
Il volto del mago però rimase imperscrutabile, lo sguardo fisso su di lei come a voler verificare la sua reazione, di fronte la sua presenza.
-Parto- lo sentì dire seccamente.
Ah. Un’esclamazione celata, rimasta con amarezza sulle sue labbra. Il suo sorriso si spense così come il suo entusiasmo nel rivederlo. Incrociò le braccia al petto, volgendo lo sguardo ad un quadro alla parete, il naso all’insù per mostrare tutta la sua indifferenza.
-Non capisco perché la cosa dovrebbe interessarmi, Zabini. Se poi ti aspetti che io ti aug…
Come ogni qual volta che il suo animo si sentiva tradito, umiliato, aveva iniziato a straparlare, per evitare di concentrarsi su ciò che le faceva più male.
Nei mesi precedenti, ad Hogwarts, si erano trovati, si erano avvicinati e si erano esposti l’un l’altro fino ad amarsi.
Pansy non aveva mai provato nulla di simile con nessun altro: lui l’aveva ricambiata e le aveva dato molto, molto più di quello che lei gli aveva offerto.
Nessuno aveva mai fatto tanto per lei. Nemmeno il ragazzo per cui aveva agognato tutto questo, di cui per tanti anni era stata innamorata.
E invece Blaise, il migliore amico del suo amante, l’aveva amata. Così tanto che alla fine se ne era innamorata a sua volta.
Purtroppo, troppo tardi si era accorta che il suo cuore aveva smesso di battere per l’uomo sbagliato ed era rinato invece per quello giusto.
Ricacciò indietro una lacrima, mentre sorreggeva con superbia il suo sguardo, reggendosi forte al corrimano.
-Ti andrebbe di trascorrere le vacanze estive con me, in Italia?
Un invito improvviso, sussurrato quasi con timidezza spezzò la rigidità sul volto del ragazzo, che lasciò invece spazio a lineamenti più dolci che Pansy aveva imparato a conoscere e interpretare.
Lui stava sperando di nuovo, in loro.
Fu allora che la strega si decise a lasciare il suo orgoglio in cima a quelle scale, scendendo rapidamente gli ultimi scalini con un sorriso sincero. Un sorriso innamorato.
Sì.



FINE



NOTE AUTRICE:
Come vedete, alla fine, non c’è una fine vera e propria, ma un punto da cui partire da capo.
Un nuovo inizio, una nuova vita per Draco e Hermione come per Harry e Ginny, per la nuova inaspettata coppia Blaise e Pansy come per la futura, forse, Ron e Lavanda.
Un lieto fine, un sorriso per tutti, poichè per nessuno di loro è stato sempre rose e fiori.
Sappiate che, in origine, il finale di questa storia era l'attuale capitolo 6. Ma non riuscivo proprio a concludere così com'era per questo ho aggiunto altri due capitoli: il settimo per chiarire i retroscena e l'ottavo per mio, e spero vostro, diletto.
Ho intenzione comunque di pubblicare un prequel e di scrivere un sequel. Ma non ho ancora nulla di concreto in mano, o meglio nel pc, perciò si vedrà con il tempo.
Non riesco a credere di star emettendo la fine di questa storia che è nata in un giorno qualunque, riuscendo comunque ad accompagnare la mia mente per molti altri avvenire.
Vi ringrazio tutti, miei cari lettori, per essere stati con me, per avermi incoraggiato… per aver semplicemente letto queste pagine che contengono sempre un po’ di me, dei miei sogni.
Non farò nomi, né numeri…sono certa che i miei ringraziamenti arriveranno a tutte le persone che con tanta pazienza mi hanno seguita silenziosamente fin qui e hanno aggiunto questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Vi adoro!
Risponderò appena possibile a tutti i vostri commenti, - come non potrei farlo? Devo ringraziarvi adeguatamente!- nella muta speranza di trovarne nuovi. Conoscere il vostro parere, negativo o positivo che sia, ora che tutto si è concluso mi rende ansiosissima.
E per chi volesse ancora seguire i miei esperimenti, ho iniziato poco tempo fa una nuova Draco/Hermione: Da sempre Nobile, per sempre Mezzosangue.
Un saluto e un abbraccio carissime. Alla prossima… e Buone Vacanze!
Vostra, sweetPotterina.

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