Mana non era di certo una persona stupida; era solo... come dire...
CRASH!
...imbranata...
SDONK!
...pasticciona...
«Ra!» SPALSH!
...ed eternamente distratta.
Non osai alzare lo sguardo per verificare in che stato fosse il pavimento della cucina, preferendo far finta di non essermi accorto di nulla. Ma lei, anziché riordinare e nascondere il misfatto, venne da me, come sempre, e mi chiamò con la sua dolce voce:
«Atem?» fece, guardandomi con  le sue grandi pozze verdi «Scusa...» uggiolò mortificata.
Sollevai un braccio e lei, impaurita, chiuse gli occhi.
«Non importa.» sorrisi, accarezzandole il volto.
Facevamo sempre pace ancor prima di litigare.

«Crack!»
«Vieni qui!» ordinai a quel ranocchio che saltellava per la terrazza.
«Crack.» gracidò ancora, tuffandosi dentro un grande vaso.
«Ti prendo!» feci, sporgendomi oltre l’orcio e sentendo un morbido tepore sulle labbra. Mi tirai indietro e vidi spuntare dal vaso un bimbo con le guance rosse e gli occhi verdi.
«Il principe ranocchio!» esclamai sorpreso; ma, stranamente, vidi il rospetto di prima sulla testa del bimbo.
«Sono una femminuccia.» esclamò scontrosa.
«Oh, scusa...» bisbigliai «Che ci facevi dentro un vaso?»
«Mi nascondevo dalla lezione di magia.» spiegò, uscendo dall’anfora.
A quell’epoca non lo sapevo ancora, ma avevo appena trovato un’amica.

Guardo con occhi stanchi oltre il terrazzo del Faraone, osservando il lento movimento del Nilo.
Ancora non posso crederci.
Sussulto appena, quando sento le tue braccia avvolgermi la vita, mentre mi abbracci da dietro.
«Stai bene, Mana?» mi domandi e io annuisco:
«Sì.» sussurro, poggiando la schiena sul tuo largo petto muscoloso «Sai, sono felice.» sorrido, girandomi verso di te e rapendoti in un bacio. Ora non dobbiamo più nasconderci.
«Anche io sono felice, moglie mia.» mi sorridi, facendomi sentire unica, poiché quell’espressione l’assumi solo con me e nessun altro.
«Ti amo, Atem.» sospiro, mentre guardiamo insieme il nostro Impero.