Flares

di Oxis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hope ***
Capitolo 2: *** A New Beginning ***
Capitolo 3: *** Empathy ***
Capitolo 4: *** Francis ***
Capitolo 5: *** Fragments of History ***
Capitolo 6: *** War is Coming ***
Capitolo 7: *** Another Way ***
Capitolo 8: *** (i'm idiot!) ***
Capitolo 9: *** Our Souls ***
Capitolo 10: *** Equilibry ***
Capitolo 11: *** Fear of you ***
Capitolo 12: *** The Return of Knight ***
Capitolo 13: *** Save ***



Capitolo 1
*** Hope ***


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ciao a tutti!!

devo dire che questa storia gira nel mio computer da un sacco di tempo e solo adesso che e' finita la scuola (*tira un sospiro di sollievo*) ho deciso di risistemarla e postarla....

ditemi cosa ne pensate!! =) grazie a tutti quelli che leggeranno...





Dalla finestra socchiusa filtrava una sottile lama di luce chiara che si insidiava nella stanza di una casetta diroccata che cadeva a pezzi.

Nella camera regnava la penombra tranquilla, tagliata solo da quella striscia luminosa che batteva sulla branda in un angolo, dove una figura esile si muoveva debolmente.

Nonostante il freddo pungente di quel giorno, le coperte erano state scaraventate giu' dal letto e il braccio magro della sagoma ricadeva sul freddo pavimento di legno.

Una voce risuono' nella casa, facendola sobbalzare. La ragazza si volto' nel letto e cadde per terra, tirandosi giu' anche il cuscino.

- Sveglia!

Spalanco di scatto gli occhi e un attimo dopo era in piedi.

Aveva avuto un altro incubo. Comunque non era una novita', in quel periodo.

Con la testa china sul petto allungo' le braccia dietro alla schiena e sbadiglio'.

La sagoma alta e slanciata di una ragazza di quindici anni si materializzo' sulla parete. 

Era avvolta in una sorta di sacco ruvido che fungeva da camicia da notte che le arrivava alla coscia.

I capelli lisci e dritti, di un rosso fiamma le scendevano fino al ginocchio, incorniciando il viso pallido. 

Aveva la pelle chiarissima e gli occhi di un singolare colore blu con striature argento.

Si avvicino' alla sedia, si spoglio' e si rivesti' con pantaloni stretti, corpetto, stivali e guanti senza dita lunghi fino al gomito. 

Il tutto di pelle e cuoio neri. Non indossava mai niente di diverso. 

Al collo portava una striscia di cuoio con un ciondolo dorato, a una forma di stella.

Usci' dalla stanza senza fretta.



- Buongiorno - disse entrando nella piccola cucina della sua casa e sedendosi al tavolo dove altri tre ragazzi avevano gia' preso posto.

Sua madre le mise davanti una ciotola di terracotta con dentro un pezzo di pane e una sorta di densa zuppa scura.

- Hope, Ermest ti accompagnera' fino al confine. Lì sarai affidata al comandante dell'addestramento.

La ragazza annui' a bocca piena, poi fini' di ingurgitare la sua colazione e ritorno' in camera.

Prese una sacca di cuoio appesa dietro alla porta e ci infilo' dentro un piccolo libretto rettangolare che lei stessa aveva rivestito tempo prima con uno spesso strato di cuoio, dove aveva fissato una cinghia per tenerlo chiuso.

Aveva un aspetto molto antico, trasandato, con le pagine grosse e ruvide, ingiallite dal tempo e un segnalibro fine come una foglia che usciva dal mezzo.

Hope ci disegnava e scriveva tutto quello che le passava per la mente. Era il suo piccolo tesoro.

Ritorno' in cucina, dopo aver preso la custodia di cuoio appoggiata alla parete, che conteneva la sua spada.

Gliel'aveva forgiata suo padre, fabbro, ed era unica, di un materiale più duro del marmo, che si chiamava Diamante Nero, indistruttibile.

L'elsa era elaborata, con una spirale che l'avvolgeva e un incisione appena sotto: suo padre aveva riprodotto il simbolo che la figlia portava al collo.

Il colore, particolare, era nero, ma nello stesso tempo trasparente, con riflessi argento. Esattamente come i suoi occhi.

Hope adorava quella spada, da cui non si separava mai.

- Tesoro, dammi la borsa, ti metto qualcosa da mangiare.

La madre le infilo' nella sacca due mele e una pagnotta e richiuse premurosamente il tutto.

- Andiamo - disse il ragazzo piu' alto dei tre, alzandosi dal tavolo.

Gli altri due lo imitarono.

I suoi fratelli. Ermest, Giona e Erodos.

Hope li guardo' uno ad uno. Non li avrebbe rivisti molto presto. Stava per andarsene da quella casa probabilmente per sempre.

La madre la abbraccio' con le lacrime agli occhi e lei la strinse per poi sorridere.

- Riguardati, Hope - disse il minore, Giona.

- Abbi cura di te - aggiunse Erodos.

Lei annui', senza dire niente, poi si volto' e dette l'ultima occhiata alla sua casa.

- Ci rivedremo.

Usci' con suo fratello maggiore, andarono ai cavalli e si incamminarono verso il confine del regno.

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Capitolo 2
*** A New Beginning ***


Kijan camminava lento e sereno, godendosi la fresca aria mattutina.

Qualche volta la sua padrona doveva risvegliarlo con un'affettuosa pacca sulla schiena.

- Coraggio, vecchio mio - lo incito' Hope - stai perdendo colpi?

Il cavallo nitri' e scosse la testa come per dissentire.

Ermest fermo' il suo e si guardo' intorno.

Davanti a loro, a circa venti metri una figura scura si stagliava immobile contro il cielo bianco.

- Quello e' Fidia - informo' la sorella - E' il capitano della tua squadra. Dovrai rispondere a lui se farai qualche danno. - poi le sorrise incoraggiante,

Hope nascose una smorfia dietro il cappuccio del mantello nero che indossava.

Avanzarono.

- Salute a te, figlio di Hestias.

La sua voce era pomposa e grave.

Si avvicino' e Hope riusci' a guardarlo bene.

Era un uomo abbastanza anziano, muscoloso e serio, il volto sfigurato da varie cicatrici, addolcito leggermente dagli attenti occhi azzurri.

La sua espressione era impassibile e preannunciava una fervida e risoluta disciplina.

Era impossibile definire la sua eta' ma alla sembro' di una saggezza antica e insieme agile e scattante. 

Indossava un armatura di ferro e stringeva una lancia lunga il doppio di lui.

- Salve, Fidia. Lei e' mia sorella Hope. La vostra nuova allieva.

Fidia la squadro', gli occhi velocissimi e indagatori. Metteva soggezione.

- Salute a te, Hope, figlia di Hestias.

Lei si schiari' la voce.

- Salve... a voi - disse piegando leggermente il capo.

- Vi lascio un breve intervallo di tempo per i convenevoli, piu' tardi dobbiamo avviarci.

Si allontano' a passo di marcia, rigido come una scopa.

Hope e Ermest scesero da cavallo per salutarsi.

- Caspita, fa paura - commento' la ragazza.

- Lo so, ma ti abituerai. E' stato il mio insegnante ed e' molto bravo, solo un tantino severo.

- Un tantino?

Lui sorrise.

- Non ti preoccupare, te la caverai.

Ci fu una pausa, poi Hope abbraccio' il fratello.

- Grazie. Lo devo a te se mi ha accettato nella sua squadra.

- Conosceva papa' - rispose Ermest prendendo le mani della sorella - erano amici.

Poi il suo sorriso si fece ancora piu' ampio.

- Lui sarebbe stato fiero di te.

Hope annui'.

- Grazie, Ermest. Ci rivedremo.

- Addio, Hope.

Si volto' e lei rimase a guardarlo finche' non scomparve dietro alla collina, pensando a suo padre, Hestias, morto molto tempo prima in guerra.

Ma adesso la aspettava una nuova vita.

Un vita dura e fatta di combattimenti.

La sua vita.

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Capitolo 3
*** Empathy ***



un grazie a Valerie_Laichettes per la recensione che mi ha fatto davvero piacere ricevere =)

spero che continuerai a seguirla e che ti piaccia il mio nuovo capitolo!


anche se non leggera' mai queste righe, vorrei dire una cosa, prima di lasciare spazio alla lettura.

come altre volte ho fatto, dedico questa storia, al mio migliore amico, nonche' la persona che amo, da cui ho preso spunto per il ragazzo protagonista.

  il perno che sostiene la mia vita. grazie di esserci.


l'Autrice





Fu l'acqua a svegliare Hope. Un getto gelido che piombo' su di lei facendola sobbalzare trasalendo.

Quando collego' che era sveglia, si porto' una mano al viso, senza trovare le parole giuste da urlare al responsabile, ansimante per il brusco risveglio.

- Sveglia! - una voce ancora piu' gelida dell'acqua, se possibile, le risuono' nelle orecchie.

Hope sbatte' una mano contro il muro alla sua sinistra, per la frustrazione e si tiro' su dal giaciglio dove dormiva, ancora grondante.

La mattina cominciava alla grande.


Hope usci' dalla sua cuccetta quasi trenta secondi dopo, gia' pronta.

A parte il risveglio era eccitata come non mai.

Il suo prima giorno di vero addestramento, aspettava quel momento da mesi.

Non ricordava molto della sera prima.

Era stata accompagnata da Fidia nel suo cubicolo dove c'era giusto il posto per il sacco che fungeva da letto e li' si era addormentata secca.

Il corridoio era stipato di gente.

Ragazzi, grandi e piu' piccoli, si dirigevano in fretta verso la fine del tunnel lungo e stretto.

Anche lei lo percorse, ignorando le occhiate maligne dei suoi nuovi compagni.

Finalmente si ritrovarono nella mensa, un'enorme sala con quattro grandi tavolate, piu' una in fondo.

Qui i due flussi paralleli di ragazzi riceveva la propria colazione.

Hope si accodo' e comincio' la lunga processione verso la sua razione, a testa bassa.

Ovunque si girasse non vedeva altro che occhiate di scherno, perplessita' ma anche una sottomessa curiosita'.

Sospiro' e rialzo' lo sguardo.

I suoi occhi incontrarono immediatamente un altro paio, castano scuro, che la fissavano, quasi sovrappensiero.

Hope fece scorrere lo sguardo, avvertendo una strana sensazione alla testa.

Appartenevano a un ragazzo che doveva avere circa la sua eta', alto e magro.

Aveva folti capelli scuri e lisci, leggermente lunghi fino al collo, dove si notava il pomo di Adamo gia' sviluppato.

Il viso chiaro impassibile, con un vago accenno di barba che gli facevano assumere un'aria matura.

Era vestito completamente di nero: indossava un pastrano nero che gli scendeva su pantaloni scuri infilati in un paio di stivali di cuoio.

Aveva guanti senza dita di pelle nera.

Istintivamente Hope si controllo' le proprie mani, coperte da guanti uguali e rialzo' impercettibilmente lo sguardo verso di lui.

Ebbe immediatamente l'impressione che a lui fosse venuto in mente lo stesso pensiero.

Si guardarono, negli occhi, senza cambiare l'espressione una sola volta.

Era strano, constato' Hope.

Era come se fossero gia' in sintonia, anche non conoscendosi.

La ragazza abbasso' la testa, distogliendo lo sguardo, sentendo una sorta di calore intorno al collo.

Dopo qualche minuto arrivo' finalmente il suo turno, e si avvicino' al tavolo.

L'uomo che stava dietro le porse senza neanche guardarla una ciotola scura, contenente un liquido dall'aspetto tutt'altro che invitante.

Si affretto' a cercare un posto libero al tavolo piu' vicino, spintonata dagli altri.

Si sedette e comincio' a mangiare. Pensava alla giornata che l'aspettava, ma i suoi pensieri furono interrotti da un figura che si sedette di fronte a lei, con la sua ciotola, pochi secondi dopo.

Era il tipo di prima.

Hope avverti' una strana energia diffondersi e un tuffo al cuore le fece bloccare il cucchiaio di legno mezz'aria, appena noto' un particolare che prima non aveva visto.

I suoi occhi. Scuri e profondi, le fecero pensare a tinozze di cioccolato fondente (lo so, probabilmente non esisteva il cioccolato fondente, ma lasciatemelo passare, ndr =)), ma avevano qualcosa in piu'.

Qualcosa di estremamente familiare. 

Delicati filamenti dorati che si perdevano nell'iride.

Del tutto simili ai suoi argento, che si perdevano nelle sue iridi blu.

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Capitolo 4
*** Francis ***



ciau! allora, finalmente ho aggiornato, lo so che ci ho messo un secolo, scusatemi, davvero...

grazie per le recensioni:

a valerie_laichettes - spero che ti piaccia anche questo capitolo, gli occhi dei due protagonisti sono un carattere che contraddistingue la loro diversita'... ma non finisce qui! spero che conitnuerai a seguire la mia storia! =)


a Thoas Pensiero - wow, sono davvero contenta che hai recensito la mia storia, e tutti e tre i capitoli anche!

si, la storia simile alla tua e' questa e il ragazzo che assomiglia al personaggio della tua storia e' il tipo vestito di nero... anche se avevo pensato anche a Hope =)

Fidia e' il classico istruttore che tutti rispettano, autorevole e severo, e esattamente come dici tu, da la fiducia solo a chi se la merita e riesce cosi' a spronare i suoi allievi. e' molto importante, anche perche' non sara' solo un istruttore, nella storia...

spero che ti piaccia anche questo capitolo e grazie a ancora per le recensioni!

p.s. hai detto che leggerai le mie storie, cosa che non puo' che farmi piacere ma ti volevo solo avvertire che alcune sono molto diverse fra loro, fatto dovuto alla sfaccettatura della mia personalita'... spero comunque di non deluderti... troppo ;)


buona lettura a tutti! =)






Le spade degli allievi vibravano nell'aria carica di tensione, nel campo adibito agli allenamenti.

Hope mosse un passo verso i due duellanti, mentre aspettava il suo turno e sospiro'.

Stava combattendo un ragazzo biondo e muscoloso che se la stava cavando piuttosto bene, evitando agilmente gli attacchi dell'insegnante, che era Fidia.

Hope sbuffo'.

Era quasi un'ora che stava in piedi ad aspettare.

Si rigiro' la spada fra le mani, mentre i primi raggi di sole le illuminavano i riflessi argentati e le venne in mente lo strano ragazzo che aveva visto quella mattina.

Dubbiosa riporto' l'attenzione sul campo, proprio mentre il belloccio biondo, ansimante, usciva, tenendosi un fianco sanguinante con una mano.

- Tu! Vieni.

Fidia abbasso' la visiera dell'elmo e Hope senti' una stretta allo stomaco.

- I-io?

L'uomo annui' gravemente e fece roteare le spada con un'agilita' impressionante.

Hope avanzo' lentamente, chiedendosi all'improvviso che il suo abbigliamento fosse adatto a combattere, cosa che non si era mai chiesta prima.

Come se lui avesse letto i suoi pensieri, le domando' con la sua voce roca e profonda:

- Non possiedi un'armatura adeguata al combattimento?

Qualcuno sogghigno', mentre Hope si schiariva la voce.

- ...No. Mi sento piu' libera nei movimenti... cosi'.

- Molto bene. Vieni avanti.

Senza aspettare oltre, Fidia la attacco' con un colpo di spada che avrebbe potuto ucciderla, se la ragazza non avesse scartato all'ultimo secondo.

L'espressione dell'uomo non tradi' alcuna emozione, ne' stupore ne' tanto meno ammirazione.

Ma Hope non si sentiva a suo agio. Fino a quel momento aveva sempre combattuto con i suoi fratelli, che non erano cosi' violenti e stavano comunque attenti a non ferirla davvero.

Fidia sembrava un vero avversario in guerra e non un istruttore, e Hope comincio' a nutrire una lieve insofferenza nei suoi confronti.

Hope si impegno', ma il suo timore verso quell'uomo le impediva di sferrare attacchi diretti, cosi' si limito' alla difesa.

La sua agilita' e l'abilita' con la spada pero' la distinsero in tutti i venti minuti che combatterono.

Hope scartava all'ultimo secondo e sapeva prevedere le mosse in anticipo.

- Basta cosi'.

Fidia si tolse l'elmo e guardo' la ragazza con un viso impassibile.

Hope ansimo' e tento' di sostenere il suo sguardo.

L'uomo non sembrava minimamente stanco ed era impressionante come non desse segni di debolezza.

- Molto bene. Presumo che i tuoi fratelli ti abbiano insegnato a combattere. Hai una tecnica molto simile a quella di tuo padre ma hai molta strada da percorrere ancora.

Hope non si accorse che fra gli altri allievi si stavano facendo strada sussurri e commenti increduli.

La ragazza non seppe cosa rispondere, cosi' si limito' ad abbassare la testa leggermente.

- I miei allievi abbassano lo sguardo solo quando devono ricevere un rimprovero - disse Fidia con voce tagliente.

Hope si costrinse a risollevare gli occhi.

- La lezione e' finita.

Hope lascio' andare un sospiro che tratteneva dall'inizio della lezione e si guardo' le mani. Un guanto nero si era strappato.

- Potresti farti male.

Hope si volto' di scatto' e vide il ragazzo biondo e muscoloso avanzare verso di lei e poi superarla con un'espressione di puro disprezzo negli occhi grigi, tirandole una spallata.

Hope indietreggio' ma urto' contro qualcosa.

Si volto' per chiedere scusa e riconobbe il ragazzo vestito di nero.

Balzo' all'indietro di botto e mormoro' uno ''scusa'' con voce soffocata.

Lui fece un cenno col capo e si diresse verso le cuccette, accodandosi con il resto della folla di ragazzi.

Hope gli corse dietro, senza sapere perche'. Sentiva solo che doveva almeno dirgli qualcosa.

La sensazione stranissima fece capolino di nuovo dentro di se' e senti' una sorta di complicita' mista a interesse per lo strano tipo davanti a lei.

- Scusa! - disse accelerando il passo e affiancandosi a lui.

Gia'. E adesso?

Lui si volto' verso di lei e la ragazza gli lesse nello sguardo curiosita' e stupore.

- ...Tu... - Hope penso' in fretta - ...tu conosci l'allievo biondo di Fidia?

Il ragazzo mosse una mano che ando' a scostare un ciuffo corvino di capelli.

Hope lo guardo' e aspetto'.

- Si chiama Furio. E' un po' violento, ma non dargli troppa importanza...

Lei lo guardo' affascinata dalla sua voce. Bassa, profonda, quasi musicale.

Si volto' verso di lei e sorrise appena.

- Io sono Francis. Ti ho vista combattere prima. Hai talento.

Le tese la mano e Hope sorrise di rimando stringendogliela.

E poi avvenne. Nel momento in cui le loro mani si toccarono si alzo' un vento improvviso e una stranissima energia si sprigiono' da loro.

Hope rimase senza parole.

Sembrava elettricita'. Li teneva uniti come calamite.

Senti' all'improvviso il proprio corpo caldo e animato da una forte carica simile all'adrenalina, e avvertiva insieme una sensazione di benessere.

Si allontano' di scatto da lui e si guardo' la propria mano, coperta dal guanto nero strappato, uguale a quello di Francis.

I loro occhi si incontrarono e Hope seppe che lui stava pensando la stessa cosa.

Si accorse che riusciva a sentire le sue emozioni, solo guardandolo negli occhi.

La cosa non le piaceva neanche un po'.

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Capitolo 5
*** Fragments of History ***



devo dire che è grazie alle vostre recensioni che la storia va avanti...

quindi, grazie!


x valerie_laichettes - grazie per il consiglio di non ripetere troppo spesso il nome di hope, di solito cerco sinonimi per non farlo, ma in realtà non avevo riletto il capitolo prima di postarlo...

spero che continuerai a leggere =)


x thoas pensiero - (che figata il tuo nome!) infatti, fra hope e francis le ''coccole e abbracci'' arriveranno piu' tardi, perchè fra di loro c'è un legame speciale che va oltre a questo

per quanto riguarda furio, io personalmente non lo sopporto =D


buona lettura! =)              l'autrice






Francis camminava veloce, avvolto nel suo pastrano nero, diretto verso la sua cuccetta.

Guardava dritto davanti a se', senza rivolgere la parola a nessuno, muovendosi rapido e deciso.

Finalmente arrivo' e si chiuse in fretta la porta alle spalle.

Era sconcertato. Non si sapeva davvero dare una risposta per quello che era successo poco prima.

Doveva saperne di piu', e presto, altrimenti cercava di impazzire.


Il giorno dopo, finito il pranzo Hope si alzo' dalla panca e usci' dalla sala, ignorando come al solito le occhiate distaccate dei suoi compagni.

Sbadiglio', mentre si guardava intorno con sguardo vacuo.

In realta' il suo sguardo non era affatto vacuo, ma attento a ogni singola persona che invadeva il suo campo visivo.

Hope memorizzava i volti e li rimuoveva con la stessa velocita', cercando qualcuno che pero' non si era fatto vedere per tutta la mattina.

Non era molto concentrata pero', neanche quella notte era riuscita a dormire.

Sognava sempre le stesse cose, fin da quando era bambina.

Una donna attorniata da uno strano alone bianco che andava incontro a un uomo circondato da un alone simile ma scuro.

E poi cambiava, e scene di morte e dolore, guerre e sangue si affollavano nella sua mente. Hope si svegliava disperata, con l'ansia nel cuore.

E ancora non riusciva a capire.

- Ti stai preparando per questo pomeriggio? - una voce dura e tagliente la raggiunse.

La ragazza si volto' e riconobbe Furio.

Non rispose.

- Non avrai paura - la scherni' ancora, avvicinandosi di botto, tanto che Hope fece un passo avanti e prontamente sfodero' la spada che portava sempre al fianco.

La fece oscillare sotto la gola di Furio, che tuttavia non si fece impressionare.

- Siamo nervosi?

Il ragazzo si blocco' di scatto e si ritrasse.

Hope alzo' lo sguardo' e vide davanti a se' una mano coperta da un guanto nero senza dita e una spada puntata contro la schiena di Furio.

Basto' quello a farle salire la pressione.

La voce di Francis riempi' le sue orecchie.

- Vattene di qui, Furio. O ti senti orgoglioso a minacciare qualcuno piu' bravo di te?

Lui si volto' e rivolse uno sguardo pieno di disprezzo a entrambi.

Poi senza un'altra parola si allontano'.

Hope e Francis rimasero immobili uno di fronte all'altro, interdetti.

- Grazie - proruppe la ragazza, evitando con cura di guardarlo negli occhi.

Dopo qualche secondo di silenzio parlarono insieme.

- Non capisco.

Entrambi sorrisero e la tensione si affievoli', anche se non del tutto.

I loro occhi si incrociarono e Hope mosse un passo verso di lui.

Allungo' la mano e gli tocco' una spalla.

Di nuovo la strana sensazione di capire le emozioni dell'altro la pervase.

Ritrasse di scatto la mano e aspetto'.

- Sembra quasi... - comincio' lei.

- ...di conoscerti. - concluse lui.

A Francis sali' alle labbra un lieve sorriso.

- Non so come ti chiami - osservo'.

- Hope - rispose lei, ma questa volta non gli tese la mano.

Lui parve intuire e sorrise.

I suoi occhi scuri scivolarono sui capelli rossi di Hope e la scrutarono fino a incrociare il suo sguardo blu.

La ragazza arrossi', ma in quel momento avverti' un dolore lancinante alla tempia e chiuse gli occhi.

Sapeva che cos'era. Le succedeva da troppo tempo ormai per non riconoscerlo.

Era un avvertimento. Un urlo lacero' la sua mente e le penetro' nel cervello, facendole svanire la vista per parecchi secondi.

Stava per succedere qualcosa di grosso.

- Stanno arrivando - senti' sussurrare Francis.

Ma l'aveva detto davvero? Avverti' solo l'urto freddo e duro contro il pavimento, dove probabilmente era caduta, tenendosi la testa con le mani.

Aveva ragione. Qualunque cosa era, stava arrivando.



Due sagome stavano correndo nella notte. Nel cielo cupo si intravedeva una luna rossastra, annebbiata dal fumo e dal fuoco della battaglia.

Sotto la volta scura, la terra gemeva e tremava, piangendo per lo scempio costretta ad accogliere.

Corpi ammassati, sangue, ferro, dolore e morte sconquassavano il terreno.

C'era confusione, tanta confusione nell'aria e la disperazione regnava in ogni angolo.

Le due sagome svoltarono e si nascosero dietro il muro di una casa ormai distrutta.

- Skotos... Skotos.. - ansimo' una delle due.

Era una donna. I lunghi capelli arruffati, il viso sporco i sangue e cenere, dove si stavano facendo strana le lacrime e la disperazione negli occhi.

- Ho paura...

L'altra figura la strinse forte al petto, senza trattenere il pianto irrefrenabile che gli impediva di pensare con lucidita'.

Era un uomo, piu' alto di lei, con i capelli lunghi che gli nascondevano il viso.

- Amore... lo so... - non seppe cosa dire e le prese le mani, rigate dai graffi - Ayge...

Uno scoppio sopra di loro li costrinse a separarsi.

L'uomo, Skotos, la guardo' negli occhi.

- Promettimi che mi amerai per sempre - disse, la voce che tremava incontrollabilmente.

Ayge urlo' all'improvviso e trasali' di colpo.

La voce le si spezzo' in gola e il suo corpo si immobilizzo'.

Gli occhi stremati dell'uomo si abbassarono e senti' il cuore gli scoppiargli dentro, quando si rese conto della lunga lama scura che trafiggeva il petto della donna.

Dietro di lei un guerriero ritrasse la spada e si allontano' correndo.

L'urlo lacerante di Skotos gli incendio' la trachea e gli brucio' gli occhi.

Urlava, con una forza che non aveva, come se potesse fermare il sangue scuro che usciva a fiotti dal petto della sua amata.

Sentiva ogni membro del proprio corpo staccarsi, facendogli un male inimmaginabile. Il suo sguardo non si staccava dalla donna, le prese la mano e gliela strinse fino a conficcarsi le unghie di lei nella carne.

Stava morendo. Lei. E non riusciva a smettere di urlare.

Afferro' la spada che gli pendeva alla cintura, sporca del sangue di tanti nemici e la alzo' al cielo.

La lama lampeggio' e gli si conficco' nel petto.

L'uomo crollo' a terra, nel lago di liquido scuro, accanto a lei e le strinse piu' forte la mano, vinto dal dolore.

Non sentiva piu' niente.

Il nulla lo stava circondando.

Un attimo prima di morire, udi' nel cuore la voce di Ayge.

- ...Te lo prometto.

E morirono.

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Capitolo 6
*** War is Coming ***




lo so lo so lo so, questo capitolo e' il piu' brutto in assoluto, perche' non dico una mazza di tempo, ma e' che proprio mi manca il tempo...

in realta' non doveva finire cosi' il capitolo...

prometto di rispondere alle recensioni e di farvi capire qualcosa di meglio nel prossimo....

grazie a tutti


=)  l'Autrice stordita






Hope gemeva, dolorante, sul freddo pavimento di pietra, senza riuscire a muoversi.

Nel suo campo visivo si fecero strada figure sfocate, avvolte in un buio spettrale.

Non riusciva a pensare ne' a distinguere le sagome. Sembravano fatte di fumo, opache.

Si costrinse a ignorarle e ad aprire gli occhi, intravide Francis che la guardava.

Le parve che volesse dire qualcosa e udi' poco dopo le sue parole.

- Lo senti anche tu?

Ma lui non aveva parlato. O almeno cosi' sembrava.

Sapeva che qualcosa stava arrivando, che stava per succedere.

Guardo' il ragazzo, stupita del fatto che non lei non pensava di sapere quelle cose.

Probabilmente lui aveva parlato.

Stavano arrivando.

Adesso ne era quasi sicura, le sue labbra non si erano mosse.

Hope apri' la bocca per dire qualcosa, ma un altro boato la percosse.

Non era nella sua testa, pero', a giudicare dal fiume di ragazzi che usciva dalla sala.

Urli, e strepitii rimbombarono contro le pareti.

Hope vide la massa uscire dalla fortezza e alzo' gli occhi.

Francis le si avvicino' e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi, ma Hope trasali' e si alzo' in fretta, allontanandosi da lui.

Non voleva un altro contatto.

Uscirono di corsa e si ritrovarono nel campo degli allenamenti.

Grida, confusione, rumore, ragazzi in preda al panico.

Hope fece scorrere lo sguardo, assetata di sapere.

Cosa stava succedendo?

E poi li vide. Un esercito di sagome nere, con i mantelli che frustavano l'aria gelida, galoppava verso di loro.

Era buio fuori, non c'era traccia di luna.

Hope volse gli occhi al cielo.

Ma un momento, era appena finito il pranzo...

Si volto' verso Francis e gli lesse negli occhi la sua stessa perplessita', sostituita poco dopo da terrore.

Ormai loro, chiunque essi fossero, erano vicini, non c'era tempo per pensare.

Hope si senti' afferrare una mano e di nuovo quella strana sensazione, leggermente attutita, la inondo', facendola barcollare.

Cerco' di rimettersi in piedi, ma si accorse di stare gia' correndo.

Non vedeva altro che confusione. I suoi occhi dovevano avere qualcosa che non andava.

Li sentiva caldi e le pizzicavano.

Davanti a se' vide Francis, che la guidava, aprendosi un varco fra la folla impazzita.

La battaglia era imminente, ormai.

- Francis! - urlo' Hope, ma le sue parole si persero nel vuoto.

E poi il ragazzo si fermo' all'improvviso, facendola andare contro di lui.

La paura si impadroni' della ragazza.

Un uomo incappucciato a cavallo era davanti a loro, con una lunga spada nera in mano, che sbarrava loro la strada.

- Sono loro! - si senti' urlare.

Hope si strinse istintivamente a Francis, che le si mise davanti, facendole scudo con il proprio corpo.

Mezza dozzina di cavalieri incappucciati gli furono addosso in pochi secondi, circondandoli completamente.

La ragazza senti' la mano del compagno scivolarle via.

Sguaino' di getto la spada e comincio' a combattere, pur essendo in netto svantaggio.

- Non ce la facciamo! - urlo'.

- Scappiamo!

E ricominciarono a correre, mulinando le spade, sfuggendo agli uomini neri.

Hope non sapeva dove stavano andando, avvertiva solo la propria mano stretta in quella di Francis, ancora.

Chiuse gli occhi e capi' che si doveva solo fidare, che se si affidava a lui, avrebbe saputo cosa fare.

E cosi' fece. Con le palpebre serrate si concentro' sul ragazzo, sentiva i suoi movimenti e lo imitava, seguendolo, senza vedere la strada. Conosceva i suoi movimenti, li percepiva in contemporanea.

- Qua dietro!

Hope spalanco' le palpebre e si guardo' intorno. Non riconobbe il posto, ma a giudicare dagli alberi fitti che vedeva dietro di se', dovevano essere nel bosco vicino al campo.

Si guardarono, senza trovare niente da dire.

- Cosa...

- ...vuol dire?

Hope aggrotto' e sopracciglia. Ne aveva abbastanza di tutto quel finire le frasi dell'altro.

Voleva delle risposte.

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Capitolo 7
*** Another Way ***




lo so, anche questo capitolo non e' poi niente di speciale, ma non vorrei affrettare le cose troppo...

allora, passiamo alle vostre recensioni (grazie mille mille mille!!!)


il legame fra hope e francis non e' proprio leggersi nel pensiero, ma e' una sorta di empatia, cioe' intuiscono le emozioni e le sensazioni che provano, e alla fine di conseguenza anche cosa potrebbero pensare... non ho voluto che fosse proprio ''lettura del pensiero'' nel senso di parola per parola perche' mi sembrava di invadere troppo la loro privacy... che ne dite?


x thoas pensiero: ti giuro che nel prossimo capitolo diro' tutto quello che c'e' da sapere... beh, non proprio tutto, ma quasi.

spero che continuerai a leggere, anche se so di star tirando troppo la corda... ;) intanto grazie per i commenti e ti assicuro che non leggere i libri di cui e' gia' stato fatto il film non e' affatto un difetto!

anch'io faccio come te =)


x milla: mi fa davvero un piacere immenso che ti piaccia la mia storia, ma mi fai arrossire! =D le tue recensioni mi faranno continuare, te lo prometto! =)

grazie mille per il tuo sostegno!


x valerie laichettes: come ho detto a thoas pensiero, vi diro' tutto tutto nel prossimo capitolo, che posto' stasera, subito dopo questo...


x honey: grazie mille per aver letto e recensito, spero di non deluderti con questo capitolo! fammi sapere cosa ne pensi!


grazie ancora a tutti!



ok, basta, basta, ho finito...







Quando Hope aprì gli occhi si rese conto di non essere più nella sua cuccetta.

Il sole alto nel cielo le feriva le pupille, cosa impossibile se fosse stata ancora nei sotterranei...

Poi spalanco' di scatto le palpebre e si guardo' intorno.

Era sdraiata ai piedi di un albero, contro cui era seduto il suo compagno di allenamento, Francis.

In un lampo ricordo' tutto, la battaglia, la fuga, il mal di testa e le visioni.

Si tiro' su a sedere e si stropiccio' gli occhi, mentre cercava di fare ordine nella propria mente.

Erano scappati da un esercito armato che li aveva riconosciuti... perche'?

Chi erano e cosa volevano?

Assorta nei propri pensieri, poso' lo sguardo sul ragazzo accanto a lei, immerso nel sonno.

Gli si avvicino' gattonando, senza far rumore e tese una mano verso di lui.

Sfioro' il pastrano nero, ma non senti' il solito calore avvolgerla.

Dopo un paio di colpetti sulla spalla, Francis si mosse e un ciuffo di capelli gli ricadde sulla guancia.

Istintivamente Hope si accovaccio' e gliela scosto', e appena le sue dita sfiorarono la pelle di lui, la strana sensazione la prese alla gola... insieme a una mano che le strinse il collo.

La ragazza emise un gemito soffocato, mentre veniva scagliata a terra e afferro' il braccio che la teneva, torcendolo con forza.

- Scusa!

Hope riaprì gli occhi, il suo campo visivo occupato dal viso di Francis, ormai completamente sveglio, sopra di lei.

- Non pensavo che fossi tu.

La aiuto' a rialzarsi e lei aggrotto' la fronte.

- Bei riflessi - borbotto' massaggiandosi il collo.

Francis trattenne un sorriso e si guardo' intorno.

- Dove siamo?

- Lo chiedi a me? Sei tu che ci hai portati qui - osservo' la ragazza raccogliendo la sua spada a pochi metri da loro e assicurandola al fianco.

Lui parve pensieroso.

- Non lo so perche' sono venuto qui. Mi sentivo come...

- ...guidato?

Si guardarono.

- Chi e' che ti guidava? - chiese Hope.

Conosceva quella sensazione. Probabilmente era la stessa che aveva provato lei affidandosi a lui nella fuga.

- Non lo so.

- E'...

- ...strano. - concluse Francis.

- La smetti di finire le mie frasi?

Lui ridacchio'.

- E' divertente.

Hope cerco' di mantenere un'espressione seria, ma un sorriso le nacque sul viso e in pochi secondi cominciarono a ridere tutti e due.

- Ok, ok. Pensiamo a cosa fare, piuttosto - disse dopo un po' Francis.

- E' strano che nessuno ci abbia visti... - Hope si fermo' di botto.

- Che c'e'?

La ragazza non rispose. Sgrano' gli occhi e indico' un punto dietro al ragazzo, che si volto' di scatto.

Dietro ai primi alberi, dove iniziava il bosco, una scia di denso fumo nero saliva minaccioso, oscurando il cielo sopra di loro.

I due ragazzi si avvicinarono e assistettero a uno spettacolo sconvolgente: nella radura dove prima sorgeva la fortezza e i campi per gli allenamenti giornalieri dei giovani aspiranti combattenti, le fiamme si alzavano, lambendo ogni centimetro di terra a loro disposizione.

L'accademia era stata distrutta.


Francis si volto' verso Hope, con la stessa espressione agghiacciata in volto.

- L'esercito di eri sera... - sussurro', senza sapere il motivo, visto che erano soli nel bosco.

- Non so chi fossero - disse lei con la stessa voce bassa cercando di ricordare - pero' mi sembravano come... familiari.

- ...come se li avessi gia' visti?

- Si.

- Anch'io... Ma dove?

Entrambi si persero nei propri pensieri, cercando di ricordare.

- Forse un sogno - disse Hope a un tratto - uno di quelli ricorrenti che faccio da anni.

Francis non parve troppo sorpreso.

- Anche tu fai sogni ricorrenti?

- Gia'.

La guardo' negli occhi. Blu, con filamenti argento, simili ai suoi.

Sembro' sul punto di dire qualcosa, ma poi si rese conto che qualunque cosa che avesse detto, probabilmente Hope la stava pensando.

Sorrise senza preavviso.

- Che c'e'? - chiese la ragazza.

Lui scosse la testa, tornando alla realta'.

- Andiamo da un mago - propose.

- Cosa?

- Uno di quei veggenti che sa tutto di tutti, che legge le carte e altre cose del genere.

- Credi a queste cose?

- Beh, tu no? Ormai non abbiamo piu' alternative. Magari scopriamo qualcosa di interessante.

I Maghi, secondo la maggior parte del popolo erano solo un branco di ciarlatani e percio' non uscivano spesso allo scoperto, ma preferivano nascondersi.

Un tempo, in quella terra, la magia era considerata un bene privilegiato, che solo pochi eletti possedevano e coltivavano, ma col passare del tempo, i pochi veri prescelti erano passati dalla parte oscura, seminando morte e dolore alla gente che aveva cominciato a guardarli con occhi diversi.

Erano malvagi, e quindi anche la magia inizio' a essere considerata malvagia.

Furono sterminati, grazie all'astuzia e al numero maggiore dei mortali e si penso' che la cosa fosse finita. Ma qualcuno rimase.

Col passare del tempo, i pochi maghi e le streghe veri superstiti, si erano nascosti, temendo altre persecuzioni e le nuove generazioni non le consideravano pericolosi, anzi, la loro attivita' era spesso oggetto di scherno e insofferenza.

Francis torno' a parlare con la sua voce bassa e profonda.

- In ogni caso l'accademia e' stata distrutta, non possiamo restare qua e poi...

Hope sospiro' e finirono all'unisono la frase.

- ... ci servono delle risposte.

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Capitolo 8
*** (i'm idiot!) ***



sono un'idiota! ditelo!

ho sbagliato, non era in questo che dico tutto e' nel prossimo!

sto cominciando a farmi odiare...

il fatto e' che vado via e per due settimane non ci saro'!!

perdonatemi... forse riesco a fare qualcosa domani mattina ma ne dubito...

ancora scusa...







Hope e Francis camminavano nella penombra della sera.

Era tutto il giorno che camminavano, alla ricerca del villaggio piu' vicino e solo pochi minuti prima avevano avvistato un paio di casette di legno.

Fortunatamente, per le strade non c'era anima viva, perche' avrebbero attirato non poco l'attenzione.

Una figura alta e magra, un po' muscolosa, con un lungo pastrano e stivali di cuoio, accanto a una piu' bassa e snella, avvolta da un mantello che nascondeva corpetto e pantaloni in pelle e stivali, anch'essi di cuoio.

Entrambi vestiti di nero, entrambi assorti nei loro pensieri.

Il loro passo era accordato e di tanto in tanto uno dei due gettava una brave occhiata obliqua all'altro.

Anche da lontano parevano emanare una viva complicita' e intesa che solo loro capivano e che li distingueva dal resto della gente.

- Puo' essere quella?

Hope sussulto' al suono della voce del ragazzo, che infranse il silenzio di tomba che li circondava.

Segui' il suo sguardo, che incontro' una sagoma scura curva, seduta su un vecchio ceppo di albero, accanto a una casa.

- Chi e'?

- Non senti? - Francis parve stupito, e anche lei si volto' verso di lui senza capire subito.

- Cosa dovrei...

E poi capi'.

Era come se la figura emanava una strana elettricita', come attrazione, simile a quella che c'era fra i due ragazzi, anche se notevolmente piu' bassa.

Si avvicinarono alla figura, che non si mosse.

- Scusi? - si schiari' la voce Francis.

Lei alzo' di scatto la testa, rivelando un particolare che li fece sobbalzare.

Aveva gli occhi bianchi.

- Chi siete, figli miei?

Il tono con cui pronuncio' le parole lasciarono i due ragazzi un po' perplessi.

Era roco ma cristallino nello stesso tempo, dolce e premuroso, del tutto in disaccordo con il suo aspetto fisico.

Leggermente rassicurata, anche se non del tutto, Hope le si riavvicino' cautamente.

- Lei e' una strega? - sussurro' Francis arrivando subito al sodo.

- Ma certo - rispose lei con voce pratica.

Poi si alzo', con lo steso movimento improvviso di prima e li fece cenno di seguirla.

- Venite con me.

Hope si volto' verso il suo compagno, che capi' il suo sguardo all'istante.

- Credo... che lo avvertiremmo se fosse malvagia - le sussurro'.

Lei si mordicchio' le labbra, come era solita a fare quando era indecisa, poi annui'.

- Va bene.

Seguirono la figura che entro' nella casa e poi si diresse velocemente verso una stanza sul retro.

Hope fece solo in tempo a rendersi contro di essere in una specie di locanda, che fu sospinta da Francis dentro la stanza.

I due ragazzi si guardarono intorno.

Era buia e nello stesso tempo coloratissima.

Le pareti e il pavimento erano tappezzati da tessuti e tappeti morbidi in colori scuri e variopinti e al centro c'era un basso tavolino, senza sedie intorno, in mezzo a cui era appoggiata una sfera di cristallo.

La stanza era illuminata da una luce soffusa, non bassissima, che permise ai ragazzi di osservare meglio la strega.

Era una donna, bassa e curva, ma non robusta. Avvolta in un pesante poncho scuro che la copriva interamente, perfino la testa. Aveva i capelli candidi e la pelle solcata da rughe profonde era una maschera di saggezza e dolcezza insieme.

A Hope faceva quasi tenerezza e senti' di potersi fidare almeno un po'.

Aveva le labbra piccola e asciutte come la polvere, ma era lo sguardo che entrambi cercarono, quando la luce fu abbastanza da poterci vedere.

La strega aveva davvero gli occhi bianchi. Sembravano emettere un debole chiarore e non aveva le iridi.

La ragazza noto' dei filamenti scuri perdersi nel bulbo bianco, fino a raggiungere la pupilla nera e azzardo' un'occhiata verso Francis.

Anche lui sembrava preoccupato.

La donna si sedette al tavolo e fece segno di imitarla.

I due si strinsero di fronte a lei, leggermente timorosi e attesero, posando lo sguardo, ovviamente, sulla sfera di cristallo davanti a loro.

- Beh?

La donna parlo' con fare spiccio.

- Cosa aspettate?

Loro si guardarono e poi guardarono la strega.

- Giusto, non ci siamo presentati. Io sono Kedna - i suoi occhi bianchi erano velocissimi.

Si posarono sui ragazzi e poi sulla sfera.

- Ah, no - disse ancora - Hope, non devi chiuderti. Apri la mente e vedrai.

Hope sussulto'.

- Come fa a conoscere il mio nome?

- E' scritto qui - rispose lei come se fosse la cosa piu' normale del mondo - E tu Francis, perche' cosi' teso?

La donna fisso' intensamente la palla di vetro, poi trapasso' con lo sguardo i due ragazzi.

- Dovete imparare a fidarvi  di l'un l'altro. Solo cosi' potete diventare una sola medaglia.

Siete destinati a compiere grandi gesta, miei giovani. Ma partiamo dall'inizio...

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Capitolo 9
*** Our Souls ***



salve! quanto sono in ritardo! pero' sono tornata, alleluia, e da oggi in poi postero' piu' spesso.

grazie di cuore a tutti quelli che seguono, particolarmente a 

Thoas Pensiero, Valerie_Laichettes, honeyS e Milla =)

grazie a tutti e spero che vi piaccia il nuovo capitolo, preparatevi ai prossimi!


buona lettura =)





Una bambina correva bosco, ridendo fino a farsi venire le lacrime agli occhi.

Era molto bella, aveva lunghi capelli rossi che le ondeggiavano sulla schiena, intrecciati con boccioli di fiori aranciati e occhi dorati. Indossava un vestitino che sembrava ricavato da un sacco e aveva i piedi nudi.

Rideva e scappava da qualcosa, veleggiando fra le fronde degli alberi del bosco, assopito in un caldo pomeriggio soleggiato.

Dietro di lei un altro bambino poco piu' alto di lei la rincorreva, con la stessa risata spensierata.

Aveva i capelli corvini ed era vestito, come la bimba, poveramente.

I suoi occhi erano argento vivo.

- Ayge! Aspetta!

La bimba si fermo' e si appoggio' contro il tronco di un albero, guardandosi alle spalle.

Lui la raggiunse e sorrise, ansimando.

- Sei troppo veloce per me.

Ayge stava per rispondere, quando un urlo li fece trasalire.

- Ti ho detto che non devi parlare con lui!

I bambini si voltarono e videro una figura sovrastarli pochi metri piu' lontano.

Era una donna bionda, i lineamenti angelici che pero' parvero diabolici agli occhi dei bimbi, aveva occhi dorati come quelli di Ayge.

- No, zia, aspetta...

La donna prese la bambina per mano e la trascino' via dal bosco, mentre lei cominciava a piangere.

- Skotos! - gridava, prigioniera fra le braccia della donna - Skotos!

Ma la donna tese una mano e guardo' il bambino con disprezzo.

- Torna a casa, e non parlare mai piu' con mia nipote. Chiaro?

Al pianto di Ayge si aggiunse quello di Skotos, e pian piano si affievolirono fra gli alberi.


Un ragazzo stava appoggiato contro il tronco di un albero, la testa china sul petto, nascosta dai capelli neri. Aspettava e intanto ascoltava il bosco pieno di vita.

Aveva imparato ad amarlo, nonostante i suoi geni da Kryptos per cui avrebbe dovuto disprezzare tutto quello che aveva un'anima.

Respiro' affannosamente. Odiava i suoi parenti, tutti, dal primo all'ultimo. Sempre assetati di sangue, vendetta, morte. Dolore.

Nessuno lo capiva, non era nato per essere un Kryptos.

Senti' un calore pervaderlo lentamente, sempre piu' intenso e si volto'.

Una ragazza sorrideva davanti a lui, i boccoli rosso fuoco alzati dalla brezza.

A Skotos parve un miraggio. L'abbraccio' con slancio, lasciandola lievemente stupita.

Non parlarono, non ne avevano bisogno.

Il loro legame era unico e indissolubile.

Ayge si inebrio' del suo profumo, avvertendo lo stesso calore di prima avvolgerla dolcemente.

Non le interessava che la sua famiglia non capiva.

Era disposta a tutto pur di restare con lui, perfino a passare dalla parte oscura...


Hope trasali' e spalanco' gli occhi.

Era nella stanza con la vecchia e Francis la guardava con la sua stessa espressione spaventata.

La strega abbasso' lo sguardo su di loro e sorrise.

- Allora, miei cari, come vi sentite?

Hope aggrotto' la fronte.

- Cosa vuol dire tutto questo? - intervenne Francis.

Kedna passo' una mano sulla sfera di cristallo, in cui si vedeva solo un'intensa nebbia bianca.

- Avete visto quello che dovevate vedere - rispose con la voce piu' naturale del mondo.

Hope cominciava a sentir male alla testa.

- Senta, non potrebbe spiegarci chiaramente il perche' di tutta questa storia?

Kedna fisso' intensamente i due ragazzi per un minuto buono, poi serro' le labbra e le riapri' di scatto.

Aveva un qualcosa in quei suoi movimenti rapidi e decisi da far venire la pelle d'oca.

- Molto bene. Quello che avete visto risale a molti millenni fa. Questa terra era ancora un posto dove la magia regnava senza paura. C'erano due stirpi che la governavano. Quella della Luce, i Faidros, e quella del buio, i Kryptos. Skotos e Ayge appartenevano alle due stirpi e per legge non potevano avere contatti di nessun genere.

Hope e Francis si scambiarono un'occhiata.

- Capite? Era guerra fra le due famiglie.

- Si, capiamo. E allora? - chiese il ragazzo.

- Morirono dichiarandosi amore eterno. Sapete cosa vuol dire?

I due ragazzi la guardarono basiti.

- Cosa vuol dire?

Kedna sollevo' un sopracciglio.

- Beh, che domande, che il loro amore non puo' sparire.

Hope rivide nella propria mente una scena che riconobbe subito: quella che aveva visto la notte che erano scappati dall'Accademia.

- Non era mai successa una cosa del genere prima, perche' andava contro natura - riprese Kedna.

- era assurda e il fatto che i due si amassero provoco' una conseguenza inimmaginabile, che fu scoperta solo parecchi anni dopo.

- Cosa?

Kedna guardo' la sfera.

- Le loro anime si liberarono dal vincolo della morte, per reincarnarsi nei loro discendenti. Ma nel corso delle generazioni, non si manifestarono mai a nessuno - la strega fece roteare gli occhi bianchi - Ovviamente fino ad adesso.

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Capitolo 10
*** Equilibry ***



questo capitolo spiega un po' la storia, non e' che succeda niente di interessante, ma rivela un particolare che capirete meglio piu' avanti... nei prossimi capitoli ci sara' un po' di movimento, quindi vi prego, aspettate prima di annoiarvi ;)

grazie a tutti, un bacio e buona lettura =)


p.s. gia' che siamo qui vi volevo dire un paio di cose riguardo ai nomi, che io metto sempre con un significato particolare:

Kryptos, dal greco ''oscuro''

Faidros, dal greco ''luminoso''

Skotos, dal greco ''buio''

Ayge, dal greco ''luce''








- Sta dicendo che... - comincio' Hope sudando freddo - che le loro anime si sono reincarnate in noi? Che dentro di noi ci sono Skotos e Ayge?

Kedna non annui', ma accenno' alla sfera e la accarezzo'.

Il fumo bianco all'interno divenne luminoso, fino a dissiparsi e comparve la scena di un campo di battaglia con due corpi sdraiati riversi sul terreno sporco di sangue.

Due piccole sfere luminose si librarono sopra di loro, uscendo dai loro corpi inermi e si dissolsero.

- Skotos e Ayge non ebbero figli, ma a quell'epoca si facevano i matrimoni combinati. Furono costretti a sposare altre due persone, nonostante non rinunciarono mai ad amarsi. E' per questo che furono perseguitati e poi uccisi. Le loro anime si reincarnarono nei figli che ebbero entrambi dai loro coniugi.

Il silenzio piombo' su di loro.

Nessuno dei due ragazzi guardava l'altro, erano entrambi troppo sconvolti per poter parlare.

Hope si rese conto che era successo tutto troppo in fretta, quasi non conosceva neanche Francis.

Anche se solo in quel momento capi' la sensazione che la invadeva, sentiva in qualche modo di essere legata a lui.

- Quei cavalieri... sanno questa storia vero? - chiese senza voce.

Lancio' un'occhiata al ragazzo, che parve assorto.

- Ci hanno riconosciuti... - mormoro'.

- Come hanno potuto?

- Non lo so... - rispose lui - ma l'hanno fatto...

Hope socchiuse gli occhi e senti' una voce urlare nei propri ricordi.

- ''Sono loro'', hanno detto.

Entrambi guardarono la strega, che osservava la sfera di cristallo, con occhi mobili e vivacissimi, senza tuttavia degnarli di uno sguardo.

- Chi sono quegli uomini? Cosa vogliono? - domando' con la voce piu' forte - Finire quello che hanno iniziato anni fa?

- Deve essere cosi'. Ma perche'?

Kedna alzo' gli occhi verso il soffitto e parve guardare le stelle in un cielo invisibile.

- E' una guerra. Dall'inizio del mondo Buio e Luce sono state due stirpi in contrasto. L'equilibrio del mondo voleva che nessuna delle due prevalesse sull'altra, ed era giusto cosi'.

Nella sfera si materializzarono all'improvviso due sfere, una bianca e l'altra nera.

Kedna le indico'.

- Due mondi destinati a continuare un ciclo eterno di contrasto. Uno non puo' esistere senza l'altro, capite? Sono complementari.

Le sfere si mossero una contro l'altra e la strega parlo' di nuovo.

- Finche' era cosi' le cose funzionarono, ma poi Ayge fece una cosa che nessuno si poteva immaginare, che cambio' tutta la storia.

Un puntino luminoso si divise dalla sfera bianca.

- Passo' dalla parte oscura. Tradi' la propria stirpe.

A Hope si gelo' il sangue nelle vene mentre il puntino bianco diventava scuro, unendosi alla sfera nera.

- Lo fece per amore, capite? - riprese Kedna - Il suo atto era consapevole e voluto e l'equilibrio si spezzo'. Nessuno era mai passato da una parte all'altra. I Kryptos conquistarono potere, e riuscirono a prevalere sui Faidros, cosa impossibile prima. Li sterminarono.

Hope vide Francis con la bocca semiaperta in un'espressione agghiacciata, mentre la sfera nera si allargava e dissolveva con la propria oscurita' la luce bianca..

- T-tutti? Li uccisero tutti?

Kedna guardo' la ragazza e i suoi occhi bianchi parvero accendersi.

- Ma come...? - Hope non capiva. C'era qualcosa che non funzionava. Non aveva senso.

Guardo' Kedna e aspetto'.

- Non tutti.

Stranamente comparve l'ombra di un sorriso sul viso coperto di rughe della strega.

- Ovviamente, potendo uccidere solo i corpi vivi dei Faidros, si dimenticarono di un particolare cruciale.

Dalla sfera nera emerse il puntino luminoso che si era staccato dalla sfera bianca, ormai scomparsa.

- L'anima di Ayge.

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Capitolo 11
*** Fear of you ***



eccomi qua! spero che vi sia piaciuto e spero che vi piaccia questo

grazie anche ai lettori silenziosi e grazie soprattutto a chi si fa sentire! ;)

mi servono le vostre critiche, dai! solo un commentino.... ;)

spero che la storia non diventi troppo noiosa, fatemi sapere!

buona lettura!


=)  

La Sabri




Non sapeva perche' l'avesse fatto. Non sapeva nemmeno dove fosse adesso.

Hope correva, senza saperne il motivo, correva per sfogarsi della frustrazione e del senso di impotenza che la assalivano. Si sentiva prigioniera, come se una parte di se' si rifiutasse di convivere con lei.

Non aveva voluto sentire altro, ma quello che aveva capito era solo una cosa: era rimasta sola.

Sola fra gente malvagia che la voleva uccidere.

Hope non capiva, non riusciva a pensare in quel momento. Finalmente aveva saputo la verita' e ogni parte del suo cervello non voleva credere a quello che stava succedendo.

Come poteva custodire un'anima a lei estranea da quando era venuta al mondo? E come poteva essere rimasta l'unica superstite di una stirpe estinta?

Hope singhiozzo'. Sentiva un peso gravarle sulle spalle, troppo da sostenere.

Si fermo' di scatto, senza sapere cosa fare e senti' una voce dietro di se'.

Era Francis, la chiamava.

Si abbandono' contro il tronco di una quercia e si ricordo' di quello che aveva appena visto nella sfera di cristallo della strega.

- Hope! Dove sei? HOPE!


Poi la vide, fra gli alberi. Il mantello nero le svolazzava accanto, la testa china e il corpo che sussultava. Francis le si avvicino' ansimando e le si inginocchio' accanto.

- Hope...

La ragazza si allontano' da lui di scatto e lo guardo' terrorizzata.

- Vattene! - urlava.

Gli sembro' cos' fragile e indifesa, gli fece tenerezza.

Provo' a muovere qualche passo verso di lei, ma era diventata inavvicinabile.

- Non mi toccare! Vattene! Anche tu sei uno di loro! - Hope lo guardava con il terrore negli occhi, il volto rigato dalle lacrime.

Francis fece un balzo e l'afferro' per un braccio.

- Non e' vero, Hope! Lo sai anche tu che non e' vero.

La distanza fra loro diminui' rapidamente, mentre il solito calore avvolgeva i loro corpi.


Hope non lo sopportava, era come essere lambita da fiamme vive.

- Lo senti? - la voce del ragazzo era un soffio, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Le stringeva il braccia e aveva un lampo di durezza negli occhi scuri.

- Anch'io ho paura, e non so cosa sta succedendo - disse cosi' piano che se non fosse stato per la strana connessione che univa i due, Hope non avrebbe intuito cosa stesse dicendo.

- Ma so che non potrei mai farti del male.

Il suo campo visivo era totalmente occupato dal viso del ragazzo, cosa che non aiutava la sua mente stremata e confusa.

Apri' la bocca ma non riusciva a emettere nessun suono.

I loro occhi si allacciarono e Hope non seppe abbassare lo sguardo.

Stava quasi per cedere e convincersi, quando un rumore secco li fece voltare di scatto entrambi.

I Cavalieri della Notte li avevano trovati.

Ce n'erano troppi, li circondarono rapidamente, senza che ebbero il tempo di pensare.

La figura incappucciata piu' vicina si scateno' contro di loro, la spada scura che lampeggiava verso la ragazza, immobilizzata contro l'albero.

Hope chiuse gli occhi, abbassandosi, senza piu' la forza di lottare, credendo di essere alla fine, quando un'altra spada lacero' l'aria.

Alzo' la testa e vide Francis che combatteva contro l'uomo, completamente vestito di scuro, con un'armatura che gli nascondeva il volto.

Colpo dopo colpo, con i suoi movimenti fluidi e precisi, fece arretrare il cavallo, ferendolo a una zampa.

- Vattene Hope! Vattene di qui!

Ma la ragazza non lo ascolto'.

Un dolore alle tempie l'aveva fatta barcollare e adesso sentiva una voce dentro la testa, urlare e urlare, accecandogli la ragione.

Senza pensarci afferro' la mano del ragazzo e la strinse, facendolo voltare sorpreso.

Hope non se ne accorse, era come in trance, prese a correre, costringendo Francis a seguirla, fra i tronchi fitti del bosco.

Doveva salvarsi. La testa le stava per scoppiare, ma lei non si fermo'.

Avvertiva un'energia strana guidarla, e sentiva di sapere dove andare.

O almeno lo sapeva Ayge. La stretta del suo amico si faceva piu' lenta e rafforzo' la presa, scartando all'improvviso dietro un masso, per poi ricominciare a correre.

Non sentiva piu' niente, neanche la voce roca e graffiante dei Cavalieri seguirli.

Corse fino a non avere piu' aria e poi tutto fu buio.


Furono i gemiti a svegliare Francis. 

Lamenti tormentati che gli perforavano l'orecchio destro.

Spalanco' gli occhi, volto' la testa di scatto e vide Hope, il mantello gettato da parte, rannicchiata, che tremava.

Il suo corpo sussultava, in preda agli spasmi e il suo viso era una maschera di angoscia, con gli occhi serrati e le labbra socchiuse, da cui filtravano gemiti soffocati.

- Hope! - chiamo', ma la ragazza parve non sentirlo.

Si guardo' intorno senza sapere cosa fare e si rese conto di essere bagnato completamente.

Abbasso' lo sguardo.

Si trovavano nel letto di un fiume, dove l'acqua scorreva bassa e irregolare, fra i sassi che affioravano dal terreno. Intorno a loro tutto era ricoperto di acqua e solo pochi metri piu' in la c'era uno spiazzo di terreno semiasciutto.

Lo scroscio assordante di una cascata proveniva da dietro di loro, tuffandosi nel corso del fiume.

Hope trasali', senza svegliarsi e si volto', annaspando nell'acqua bassa.

Francis le fu vicino in un attimo, e si affretto' a ribaltarla perche' non affogasse.

- Hope! - urlo' di nuovo.

Le prese le spalle e inizio' a scrollarla, cercano di rianimarla.

La ragazza era inerme, spalanco' gli occhi e poi li richiuse, continuando a tremare.

Era una vista spaventosa.

Il ragazzo le fece scivolare un braccio dietro la schiena e la tiro' leggermente a sedere, continuando a scuoterla con violenza.

- Svegliati!

Hope ebbe un ultimo spasmo, poi il suo corpo si rilasso' di botto, tanto velocemente che Francis ebbe paura e penso' al peggio.

Poi le sue palpebre si aprirono lentamente e contemporaneamente il ragazzo avverti' un bruciore improvviso sulla guancia diffondersi fino al collo.

Non riusciva a crederci, gli aveva appena mollato una sberla.

Non fece in tempo a ribattere che la ragazza gli getto' le braccia al collo, cingendolo in una stretta tremante e terrorizzata.

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Capitolo 12
*** The Return of Knight ***




sono in un ritardo enorme, ma spero che vi piaccia lo stesso questo nuovo capitolo... ne faro' un altro a breve, e questo contiene una piccola sorpresa che spero apprezzerete...


grazie mille a tutti quelli che leggono e che recensiscono =)



a Valerie_Laichettes - grazie mille per i suggerimenti che mi dai, la storia degli accenti e' dovuta al fatto che sono costretta a mettere gli apostrofi al posto di quelli perche' altrimenti non si leggerebbe la parola (vallo a capire il perche' ;)) mi scuso se a volte ne dimentico qualcuno, cerchero' di fare piu' attenzione

spero che continuerai a seguirmi! =)







- Non so dove siamo - disse Hope con voce fredda.

- Sei tu che ci hai...

- ...portati qui. Lo so.

Francis la guardava dargli le spalle, pochi metri da lui, immobile, rivolta verso la cascata.

- Questo non toglie il fatto che non so dove siamo.

Il ragazzo sospiro' e non provo' piu' neanche ad avvicinarsi, l'ultima volta che l'aveva fatto gli era costata una guancia rossa e bruciante.

- Cosa facciamo? - chiese, sapendo gia' la risposta.

- Non lo so.

- La vuoi smettere? E' una situazione assurda. - finalmente Francis trovo' il coraggio di affrontarla.

Lei si volto'. Non sorrideva. La sua espressione era impassibile.

- Si, e' vero. E' assurdo il fatto che ci siamo ritrovati qui e adesso siamo insieme, quando l'obiettivo dei tuoi simili e' uccidermi.

- Non. Sono. Come. Loro. - scandi' il ragazzo con voce tagliente.

Era frustrante sapere che lei era cosciente del fatto che lui non le avrebbe fatto niente di male.

Lo sapeva, Francis lo avvertiva. Ma avvertiva anche che aveva paura.

- E come faccio a esserne sicura?

Francis sospiro' per l'ennesima volta. Non poteva biasimarla.

Le si avvicino' titubante e lei non si mosse. Buon segno.

- Cosi'.

Le poso' una mano sulla spalla e senti' un flusso di energia diffondersi nel suo corpo.

Dentro di lui prese forma una sorta di visione, un ricordo che non gli apparteneva.


Ayge era di fronte a Skotos, di nuovo nella foresta, di nuovo soli.

- Non puoi farlo, te ne pentirai - cerco' di farla ragionare lui, ma la ragazza non lo ascolto'.

- Non me ne potrei mai pentire.

Si avvicino' al ragazzo e chiuse gli occhi. Dalle palpebre serrate si sprigiono' una luce intensa, bianca, che la avvolse e si concentro' in una sfera, nelle sue mani tese davanti a se'.

L'Essenza di Ayge. La sua magia, il suo essere.

- Ayge... Non farlo.

Skotos era immobile, quando la voce di lei riempi' il suo cuore.

- Cosi' non staremo mai piu' divisi.

- Ti cercheranno.

- Fino ad allora staremo insieme.

La sfera luminosa abbagliava l'aria.

- Skotos, apri' gli occhi... ti prego.

Lui obbedi'. Spalanco' gli occhi argentei, tipici dei Kryptos e vide la luce annebbiargli la vista.

Non vedeva piu' niente.

- Ayge...

La ragazza si costrinse a tenere aperti gli occhi. Li stava tradendo. La sua famiglia. Tutti quanti.

Si stava consegnando su piatto d'argento al nemico. Non le interessava.

Dentro di se', sapeva che Skotos l'avrebbe sempre protetta.

Lui non era come gli altri. Non avrebbe mai potuto farle del male.

La luce si affievoli', Ayge si accorse di ansimare.

Non era stato facile, andare contro la sua natura, la sua mente si ribellava. Ma il suo cuore no.

Riaprirono gli occhi e si fissarono.

Negli occhi di Skotos, diventati scuri, fluttuavano filamenti dorati. L'Essenza di Ayge.

Guardo' la sua amata, e vide i suoi occhi diventati blu, striati di argento.

- Adesso siamo...

- ...una cosa sola.

E fu cosi' che Luce e Buio si fusero.


- Basta!

Francis si senti' strattonare e cadde nell'acqua del fiumiciattolo.

Hope si era presa la testa fra le mani, e adesso respirava pesantemente, senza guardarlo.

Alzo' la testa lentamente.

-  Basta. Ho capito.

Francis sembro' leggermente turbato.

- Come hai fatto? - domando' la ragazza rialzandosi.

Lui scosse la testa, aggrottando le sopracciglia.

Aveva soltanto voluto che lei capisse ed era successo, avevano preso parte a una visione che non apparteneva alle loro vite. Non direttamente almeno.

Non fece neanche in tempo a risponderle, che un rumore secco li fece voltare per l'ennesima volta di scatto.

Un uomo si avvicinava a loro, con passo fiero e pesante, alzo' la testa e con voce grave disse:

- Sono del fermo parere che i miei allievi debbano essere valorosi, ma sono altrettanto convinto che voi abbiate avuto abbastanza complicazioni per un solo dì.

Francis e Hope si lanciarono un'occhiata. Riconobbero subito quella voce severa, che senza aspettare risposta riprese.

- Insomma, ragazzi, vi decidete ad attraversare quella benedetta cascata?

--------------------mi potete dare un parere? e' meglio il titolo ''ligh and dark'' oppure ''light and darkness''? grazie mille, solo una piccola domanda

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Capitolo 13
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I due ragazzi rimasero a dir poco interdetti.

Fidia, il loro istruttore e mentore all'Accademia era lì davanti a loro, vestito con lo stesso pastrano scuro con cui l'aveva conosciuto Hope.

La sua espressione fiera e solenne e il senso di sicurezza che emanava fecero sospirare di sollievo i due ragazzi, che pero' rimasero stupiti dal tono spiccio e colloquiale dell'uomo, che non gli si addiceva affatto.

- La... cascata?

Fidia punto' un dito verso l'acqua che scrosciava a un altezza di quaranta e piu' metri.

- Svelti.

Hope lo fisso'. I suoi occhi erano impassibili e austeri. Senza sapere cosa fare, si volto' verso Francis, che stava contemplando l'uomo a sua volta.

Le parve che stesse soppesando la sua sincerita', e alla fine dell'esame getto' una rapida occhiata alla sua compagna.

- Svelti! - ripete' l'uomo, spingendoli verso l'acqua scrosciante - Stanno arrivando.

Un boato squarcio' il fracasso della cascata e fece sobbalzare i due ragazzi, Francis afferro' Hope per un braccio istintivamente e si volto' di nuovo verso il loro mentore.

- D'accordo - disse sovrastando il rumore, e, guardandolo negli occhi, si preparo' ad obbedire allo strano ordine, portandosi Hope con se'.

Lo scroscio della barriera d'acqua era assordante.

La ragazza chiuse gli occhi e trattenne il respiro, aspettandosi da un momento all'altro un gelo penetrante insinuarsi fino al midollo, lasciandola senza forze.

Nella mano stringeva ancora fra le dita ormai insensibili la spada che aveva estratto poco prima

Solo che quello non venne. Nel momento in cui mosse un passo in avanti, ogni suono fu attutito, come se fosse sotto l'acqua di un lago calmo.

Immersa in quel senso di silenzio ovattato, il suo sguardo si poso' sul proprio corpo.

L'acqua scivolava inesorabile lungo i suoi capelli e i suoi abiti, senza pero' bagnarli.

Era una sensazione stranissima.

Quando trasali' per la sorpresa, si accorse di poter respirare.

Le sembro' di camminare per chilometri e a poco a poco la vista, prima completamente annebbiata, le si schiari', cominciando a vedere i contorni indefiniti di quella che sembrava una galleria.

- Adesso siamo al sicuro.

Fidia era accanto a loro, e si stava scrollando di dosso le gocce d'acqua asciutta che non arrivarono mai a terra.

Hope era semplicemente affascinata.

- Come e' possibile? - chiese.

- Qui tutto e' possibile - fu la risposta enigmatica del guerriero, che la ragazza trovo' piuttosto irritante.

Si volto' verso Francis e vide che le sorrideva. Era strano vederlo sorridere, ed estremamente contagioso per Hope, che avvertiva la sua stessa sorpresa.

Fidia li precedette lungo la galleria, che sembrava diventare sempre più buia e stretta.

Faceva freddo. I due ragazzi si strinsero nei propri abiti, ancora umidi dell'acqua del laghetto, battendo i denti.

Hope si stava chiedendo perche' non si decidesse di accendere una torcia, quando la voce altisonante di Fidia parlo'.

- Fermi. State indietro.

Nell'oscurita' piu' totale, l'uomo alzo' la spada e la protese davanti a se, toccando con la punta presumibilmente la fine della galleria.

Hope vide la sagoma di una porta e subito dopo uno sbuffo caldo le soffio' sul viso.

Lo spiraglio si fece più ampio e una luce soffusa li raggiunse mentre entravano in quella che aveva tutta l'aria di essere un'angusta cantina.

- Avanti - disse Fidia.

Non c'era spazio che per una ripida scala di pietra stretta quanto una persona, dove dovettero procedere in fila indiana.

Finalmente Fidia abbasso' la maniglia della porta scrostata sull'ultimo gradino e precedette i due ragazzi.

Si trovavano sulla soglia di un salotto piccolo e buio, dalle pareti curve, illuminato solo da varie candele sparse attaccate al muro.

- Dove siamo? - chiese Francis.

Hope si rese conto che sussurrava. Anche lui aveva sentito quella strana aura che impregnava quel luogo, come se fosse un posto sacro, che richiedeva rispetto e riverenza.

- A Keythmon Adelos.

- Casa vostra?

Fidia si chino' a prendere qualcosa dal tavolino rotondo in mezzo alla stanza e accese altre candele. L'aspetto del salotto era decisamente piu' accogliente adesso.

- E' il nome designato dai Guardiani, secoli prima che voi veniste al mondo.

In quel momento una porta che fino a quel momento era rimasta nell'ombra, si apri' senza un fruscio.

Hope strinse piu' forte la spada e guardo' nel buio.

Era Kedna. La donna si fermo' sulla porta e sorrise, con la stessa espressione schietta che era gia' comparsa in precedenza.

- Ci ritroviamo, figli miei.

Lo stupore le fece quasi cadere la spada di mano.

- Cosa ci fai lei qui?

Pausa di silenzio.

- Io? Io sono a casa mia. - replico' - Siete voi, piuttosto, a dover trovare un posto in tutta questa storia.

Hope era sempre piu' ammutolita.

- Lei conosce Fidia? - domando' il ragazzo, gettando al vento le buone maniere.

Alla fronte aggrottata dell'uomo rispose un guizzo allegro del viso di Kedna, che ridacchio'.

- Uhm... In effetti lo conosco da quando ha emesso il suo primo respiro...


Hope e Francis vennero messi a dormire in sala, sul pavimento in pietra, leggermente ammorbidito con coperte logore.

Hope si stava ancora rigirando alla ricerca di una posizione confortabile quel tanto che bastava per appisolarsi quando il sussurro del ragazzo la fece quasi sobbalzare.

- E' strano, vero?

Hope si arrese a restare sdraiata a pancia in su.

- Non e' strano, e' semplicemente inconcepibile.

Francis si mosse nel buio e quando parlo' la sua voce era piu' vicina.

- Sento che ci possiamo fidare.

Ci fu una pausa di silenzio tombale.

- Perche'... perche' noi? - sussurro' la ragazza, voltandosi su un fianco.

- Non lo so... Ma... so una cosa.

Hope senti' improvvisamente il calore della sua mano trovare la propria e stringerla.

- Cosa sai? - mormoro' senza muoversi.

- So che qualunque cosa ci succedera', l'affronteremo... insieme.

Non erano mai stati cosi' vicini.

Nel buio piu' totale, Hope annui'.

I loro sguardi si incrociarono, senza che nessuno se ne accorgesse e rimasero allacciati finche' il sonno non prese il sopravvento.

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