[Original Concorsi] Le Storie di Eylis

di Eylis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indice della raccolta ***
Capitolo 2: *** Tenebre e Sogni - 1. Layna ***
Capitolo 3: *** Tenebre e Sogni - 2. Anaya ***
Capitolo 4: *** Tenebre e Sogni - 3. Nuun ***
Capitolo 5: *** 4. Amea ***



Capitolo 1
*** Indice della raccolta ***





[Original Concorsi] Le Storie di Eylis


Perché questa raccolta?
A pochi giorni dall'uscita della nona edizione degli Original Concorsi ho deciso finalmente di realizzare quell'idea che da tempo mi frullava in testa, e che qualcuno dei vari partecipanti già mi aveva proposto: scrivere una storia per ogni edizione, rispettando le stesse regole che io stessa avevo posto nel bando. Le prime storie saranno quindi in ritardo, ma una volta che mi sarò messa in pari con i concorsi queste storie vorranno essere una sorta di "premio" per i partecipanti, un ringraziamento per la loro partecipazione. E allo stesso tempo saranno anche il loro personale mezzo di tortura, se vorranno sfogarsi recensendo i miei lavori dopo che io avrò valutato i loro!

Gli Original Concorsi sono nati sul forum di EFP nell'estate del 2008, e oggi come oggi si sono ingranditi al punto da spingermi a creare un sito ufficiale. Seguendo il link qui sotto potrete andare a leggere tutti i bandi, le storie che hanno partecipato, gustarvi i premi e essere sempre aggiornati!

Original Concorsi




Indice

[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni
Capitoli: 2-?
Tipologia: storia a capitoli
Genere: fantasy
Avvertimenti: nessuno
Rating: giallo
Note dell'autore:
"luce" e "buio" sono espedienti usati nel teatro per marcare l'inizio e la fine della scena. Nella storia sono usati per rimarcare le tenebre che avvolgono questo mondo e per dare una suddivisione un poco particolare ai paragrafi. Joie, in francese, significa semplicemente "gioia". Ma in questa lingua mi sembrava più speciale =)
Introduzione alla storia :
Layna si sveglia una notte e si accorge di non essere più nel suo letto. Anche Tio, il suo peluche, sembra essere scomparso. Dov'è la sua mamma? Dove si trova ora lei? Perché è tutto così buio? E cosa sono i grifognani? Ma poi una voce la raggiunge... La sua vita sarà speciale

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Capitolo 2
*** Tenebre e Sogni - 1. Layna ***


[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni


1. Layna

Luce
“Mamma?”

Silenzio.

“Mamma?”
La bambina scosse il capo, spaventata, nel tentativo di togliersi dagli occhi quel velo lasciato dal sonno. Si era svegliata nel pieno della notte a causa di un fruscio strano, ma non riusciva a vedere nulla, la stanza era troppo buia. E sua madre non rispondeva, perché? Cercò a tastoni Tio, il suo peluche. Ce l’aveva da quando era nata, le aveva detto la mamma, e ora ne aveva proprio bisogno.
Tio non c’era.
Buio




Luce
La possibilità che i genitori di Layna si alzassero, svegliati dai lamenti della loro piccola, e corressero nella sua cameretta erano di colpo diventate terribilmente esigue. In effetti, inesistenti. Se l’avessero fatto avrebbero presto realizzato che la bambina si era semplicemente volatilizzata nel nulla, infatti nessuno aveva toccato la porta chiusa a chiave della sua cameretta o le sbarre alla finestra. Eppure Layna non c’era più.
Quella dolce bambina… tenera frugoletta da rinchiudere al sicuro in una casa lontana dal mondo, perché nessuno potesse vedere i suoi occhi di luna.
Una bambina normale agli occhi di tutti, in verità, tranne a quelli dei genitori che, colti dall’adorazione per la loro creatura fin oltre il limite della follia, avevano voluto tenerla solamente per loro, segreta a chiunque.
Appunto, loro non avrebbero scoperto della scomparsa del loro tesoro. Come avrebbero potuto del resto, visto che giacevano sgozzati nel loro letto?
Tio era rimasto appoggiato al cuscino che ancora manteneva tenue la forma della testolina di Layna.
Buio




Luce
Da lontano Layna vide apparire una minuscola luce. Sembrava un fiammifero acceso, pensò la bimba, senza rendersi conto del significato di quell’apparizione. Ma aveva solo cinque anni, non poteva rendersi conto di quanto la venuta di un oggetto tanto lontano potesse essere avvertimento di dove lei si trovasse, o perlomeno del fatto che certamente non fosse più sul suo letto. Forse credeva che si trattasse di una macchina che, solitaria, stava correndo sull’unica strada che dalla sua finestra riusciva ad intravvedere, quando l’inverno toglieva le fronde a tutti gli alberi che circondavano l’abitazione in cui viveva.
Curiosamente però la luce sembrava aumentare in dimensioni ed intensità, e pian piano le si aggiunse il tiepido suono di un passo cadenzato. Incerta la bimba si strinse nel suo pigiamino giallo, e ancora una volta andò alla ricerca, con la mano, di Tio. E questa volta trovò qualcosa, ma non si trattava del peluche. Era una mano. Lei sussultò.
“Lasciala, Layna… lasciala stare.”
Buio




Luce
“Chi sei?”
Di colpo la luce si era fatta vicina, molto vicina, al punto che la bambina aveva potuto vedere come si trattasse semplicemente di una torcia sostenuta da uno strano personaggio. Sembrava un incrocio tra un elfo e uno gnomo, creature che Layna conosceva bene, perché erano rappresentate sul libro delle fiabe che chiedeva sempre al papà di leggerle. L’ometto si sedette al suo fianco.
“Mi chiamo Nuun.” La bambina aggrottò le sopraciglia.
“Nu-… che?” Non aveva mai sentito un simile nome. Ma lui non le badò, si limitò a voltarsi per prendere con delicatezza tra le sue quella mano che prima Layna aveva stretto. Chinò la torcia per osservarne meglio il possessore, e la bambina, curiosa, si sporse oltre il corpo della creatura per vedere a sua volta. La cosa strana fu che non vide nulla, ma proprio nulla, anche la mano di prima era sparita. Eppure Nuun ora si stava muovendo in modo goffo, inginocchiato a terra, come se volesse sollevare una persona esanime. Layna prese un attimo di coraggio e gli afferrò una delle maniche setose che gli adornavano le braccia.
“Dov’è la mia mamma?”
Buio




Luce
Non riusciva a capire. Perché non poteva vedere la sua mamma? Ma Nuun le aveva detto dolcemente che doveva essere molto coraggiosa, e Layna sapeva cosa voleva dire quella parola, gliel’avevano spiegato all’asilo quando qualcuno cadeva e si faceva male alle ginocchia. Voleva dire che non doveva piangere e pensare a qualcosa di bello. A dire la verità faceva fatica a pensare, si sentiva ancora tanto stanca e in quel posto era tutto così buio che non vedeva niente… Non sapeva come fare a pensare a qualcosa se lì non c’era nulla da guardare e su cui poi riflettere.
Stavano camminando, adesso, Nuun si era alzato di lì a poco mostrando di sorreggere qualcosa fra le braccia e le aveva chiesto se era capace di tenere la torcia. Layna aveva avuto paura, all’inizio, ma poi lui le aveva detto quella cosa a proposito dell’essere coraggiosi e lei aveva accettato. Però era lei a seguire Nuun, perché non sapeva la strada. A dirla tutta ancora non aveva capito dove fossero finiti la sua camera, il suo piumone caldo e soprattutto quel monello di Tio, che era scappato proprio quando ne avrebbe avuto bisogno.
Una volta, mentre camminavano, le braccia di Layna avevano rischiato di cedere, e la torcia si era abbassata un poco, quel tanto che bastava da permetterle di osservare il pavimento. Era di pietra lucida, le pareva di ricordare che i grandi la chiamavano marmo, ed era pieno di disegni neri, verdi e azzurri. Tutto il resto era bianco, un po’ come la panna che la mamma preparava ogni tanto. Però le pareti non sembravano bianche, almeno per quello che riusciva ad intuire nel buio…
Buio




Luce
Quando erano arrivati davanti al portone Nuun aveva gridato, e lei si era spaventata. Ma lui non vi aveva badato, aveva solo chiesto a gran voce che qualcuno gli aprisse e le due grandi porte si erano lentamente spalancate per permettere loro di entrare in un altro posto buio. Non era passato molto tempo da quando Layna si era risvegliata in quel posto, ma alla bambina sembrava un’eternità. La torcia le pesava, la mamma non aveva ancora risposto alle sue chiamate e proprio non capiva cosa stesse succedendo. Forse era solo un sogno. E poi era così stanca, così tanto stanca… Voleva solo infilarsi fra coperte morbide e dormire fino a che il sole non fosse arrivato a svegliarla.
Layna non sapeva che il sole non arrivava in quel posto, perché le pareti non avevano finestre, e le porte sbucavano in lunghe strade avvolte dalle tenebre. Era in un castello, il Castello Sepolto.
I grifognani l’avevano portata lì, al fianco della sua gemella di terra.
Buio

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Capitolo 3
*** Tenebre e Sogni - 2. Anaya ***


[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni


2. Anaya

Luce
Gli anni erano passati, e Layna aveva scordato i suoi genitori, la sua vita prima del buio ed anche Tio, il suo dolce e unico amico in quei primi anni di vita. Aveva dimenticato anche cosa significasse vivere alla luce del sole. Solo in un qualche angolo della memoria permaneva quell’unica domanda che per molto tempo, inizialmente, l’aveva tormentata…
“Dov’è la mia mamma?” A volte si svegliava di notte, si umettava le labbra e quelle parole le sgorgavano spontanee da dentro. Ma il mattino seguente già erano fuggite vie nell’oscurità, prive di senso.
Stranamente però ricordava molto bene il suo incontro con Nuun, nonostante quella notte fosse avvolta in una sorta di torpore che, a volte se lo chiedeva, aveva qualcosa di innaturale. Una voce le sussurrava che in quei momenti non poteva essere stata tanto tranquilla. Eppure Layna non conosceva brutti ricordi, non conosceva angoscia o dolore. La vita scorreva tranquilla, nella solitudine del Castello Sepolto. Nessuno pareva abitare quel posto oltre a lei e Nuun, che peraltro trascorreva gran parte del tempo in posti che la ragazza non conosceva. Il grifognano, questo le aveva detto di essere, compariva infatti solamente all’ora dei pasti, per servirla con buffa grazia ed assicurarsi che i suoi desideri fossero soddisfatti.
Non che Layna avesse grandi richieste, aveva piuttosto un curioso modo di trascorrere il tempo che non le richiedeva niente di particolare, se non lo stendersi a terra e chiudere gli occhi al buio. Nessuno lo sapeva, o almeno così lei sperava, poiché spesso percepiva alcuni bisbigli attorno a sé che tanto le ricordavano delle voci, nonostante Nuun le avesse assicurato che in quel posto non c’era davvero alcuna persona oltre a lei.
Un giorno però aveva deciso di chiedere conferma anche a Lei.
Buio




Luce
“Layna, sei qui…”
“Sì, eccomi.” La ragazza si era nuovamente stesa a terra, questa volta in uno dei suoi anfratti preferiti, un angolo riparato da rocce finemente intagliate che si trovava poco fuori una delle porte di servizio. Aveva chiuso gli occhi, percependo con tutta sé stessa il terreno che premeva sulla sua schiena, sulle mani e l’aveva chiamata. Anaya.
“Mia dolce amica, sorella. Mi sei mancata.”
“Anche tu, Anaya… Mi manchi ogni volta che te ne vai.”
“Mio tesoro, ogni volta che tu riapri gli occhi io mi sento strappata al mondo. Al tuo mondo. Vorrei che tu restassi sempre con me…” Layna percepì un nodo alla gola. Lei provava gli stessi sentimenti di quella voce incorporea che ormai le teneva compagnia ogni giorno da molti anni. Avrebbe voluto non doversi alzare più, non dover più aprire gli occhi solamente per rivedere quelle tenebre in cui aveva imparato ad orientarsi. Ma Nuun, in un certo senso, aveva bisogno di lei. E Layna gli voleva bene, lui l’aveva cresciuta.
“Posso farti una domanda?” Se Anaya avesse avuto un corpo probabilmente Layna l’avrebbe vista sussultare, ma poiché così non era poté unicamente percepire quel movimento con gli occhi della mente e del cuore. Sapeva di aver avuto un atteggiamento inusuale.
“Certo, chiedi pure.”
“Sai, Nuun… Lui mi ha detto che qui non vive nessuno. E io non ho mai visto nessuno. Eppure spesso sento delle voci attorno a me, dei bisbigli… Si tratta forse solo della mia immaginazione?”

Un sospiro.

“No.” Layna sentì il proprio cuore stringersi, consapevole d’aver ferito, in modo a lei incomprensibile, la sua dolce amica.
“Perché sei triste?”
“Layna, io ti amo.”
Buio




Luce
Era la prima volta che Anaya le diceva una cosa simile. Certo, le sue parole erano sempre cariche di affetto, ma questa volta Layna si rendeva conto che si trattava di qualcosa di diverso. Qualcosa di più profondo, inestricabile, intrecciato nel suo essere come lo erano gli arabeschi disegnati sulle strade di marmo che portavano al castello. Aveva pianto per quelle parole, scossa da emozioni che non riusciva a comprendere, ed in qualche modo la paura che Anaya l’avrebbe salutata presto si era insinuata dentro di lei.
Ora però sapeva che non aveva immaginato quei bisbigli che la circondavano, nonostante non potesse intuirne la provenienza. Decise che doveva nuovamente chiedere spiegazioni a Nuun, lui sapeva tutto, non poteva non dirle nulla, e lo avrebbe fatto quella stessa sera durante la cena.
Prima che questo avvenisse però volle nuovamente ritrovare Anaya, sentiva il bisogno della voce di lei dentro di sé come un pesce brama la sua acqua se ne viene estratto. Ma qualcosa era cambiato.
“Anaya?”

In un primo tempo nessuna risposta venne dal suo cuore. Presa dal panico la ragazza si girò, appoggiando il ventre a terra e adagiando il capo sulle proprie braccia.
“Anaya? Rispondimi, ho bisogno di te!”
“Sono qui…” Esitazione, in quelle parole. Un dolore soffocato.
“Temevo che tu te ne fossi andata…”
“Non l’ho fatto, dolce tesoro mio. Vorrei che non succedesse mai…” Questa volta fu Layna a sussultare.
“Che vuoi dire?”
“Layna, tu conosci il significato della parola sorella?”
“Tu me l’hai insegnato, Anaya. Tu sei mia sorella.”
“È vero, mio cuore… Ma c’è qualcosa che è più forte, più potente di sorella. È per questo che mi puoi sentire, ed è per questo che abbiamo così bisogno l’una dell’altra.” Layna ebbe paura, non voleva chiederle cosa fosse. Sentiva che così qualcosa sarebbe irrimediabilmente cambiato, e non era sicura di volerlo. Ma, come in un copione già scritto, sapeva anche di doverlo fare.
“Che cos’è?” Udì un lungo sospiro. Poi, quelle poche parole la riempirono di luce.
“Gemella di terra.”
Buio




Luce
“Nuun, ho una gemella di terra?”

Il grifognano si girò, lentamente, un’espressione indecifrabile sul volto.
“Sì.”
“E tu la conosci?” La creatura annuì, tranquillamente.
“Sì.”
“Perché?”
“Perché cosa, Layna?”
“Perché non me l’hai mai detto?” Nuun allora le si avvicinò e le prese il mento fra due dita, osservandola pensieroso.
“Perché mi avresti odiato, suppongo.” La ragazza sgranò gli occhi, incredula.
“E come potrei odiarti?”
“L’odio è un sentimento strano, Layna… Te l’ho insegnato in questi anni, ricordi? Ti ho fatto da maestro perché tu potessi apprendere molte cose. Quello che forse non ricordi è che l’odio è qualcosa che può sfociare all’improvviso e colpire chiunque, a volte anche senza ragione. Ed io temo l’odio al di sopra di ogni altra cosa.” Quelle ultime parole, dipinte in toni amari, convinsero Layna a sedersi al tavolo vicino e a stringersi con una strana vergogna le mani. Lei non voleva odiare quell’ometto tanto gentile che le aveva insegnato la vita, ma voleva anche sapere.
“Io non ti voglio odiare. Ma Anaya…”
“Anaya?” Resasi conto d’aver parlato troppo la ragazza si mordicchiò il labbro inferiore.
“Sì, lei… è lei, la mia gemella di terra.”
“E tu come lo sai?”
“Perché… io le parlo sempre, quando tu sei via. Tutti i giorni. La sento nella terra, dentro di me, e lei mi manca quando siamo lontane.” Ora che aveva preso il via Layna era decisa a porre tutte le domande che le frullavano ormai per il capo, così prima che Nuun potesse replicare prese un respiro e proseguì: “E io vorrei capire cosa vuol dire avere una gemella di terra, perché Lei mi ha detto che è qualcosa di molto più forte di sorella, ed era triste quando me l’ha detto. E vorrei sapere anche cosa sono quelle voci che sento sempre, perché io le sento anche se dici che non c’è nessuno qui. Anaya era triste anche per questo, per quelle voci, dice che non me le sono immaginate…” La voce le tremava come se fosse tornata bambina, e ormai non osava più guardare il volto del grifognano, ma non si poteva tornare indietro. Quella vocina interiore che a volte le sussurrava piccole parole le stava suggerendo che rispondendo a quelle domande avrebbe potuto far felice la sua dolce Anaya.
Inspiegabilmente Nuun le sorrise.
Buio

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Capitolo 4
*** Tenebre e Sogni - 3. Nuun ***


[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni


3. Nuun

Luce
“Layna, tu sai cos’è un grifognano?” La ragazza annuì, perplessa.
“Sei tu.” A quella risposta così decisa Nuun scoppiò a ridere, e per un attimo parve più giovane di quel che in realtà era. La sua pelle, così rugosa e quasi contorta, si illuminò di una strana luce; in realtà si trattava di quella felicità divertita che a volte invadeva i suoi occhi estendendosi poi al resto del viso.
“Ah, esatto! Io sono un grifognano. Ma, Layna, non sono Il Grifognano. Ce ne sono altri, come me.”
“Altri?”
“Certo tesoro. Esattamente come ce ne sono altri… come te.”
“Non capisco…” Ed era vero. Layna era cresciuta nelle tenebre, sola ad eccezion fatta di Nuun ad Anaya, non poteva capire cosa significasse quell’affermazione. Nuun non le aveva mai parlato prima di altri esseri come lei. Il grifognano scosse il capo come se la cosa non avesse importanza. “Te ne parlerò, prima o poi. Ho ancora tante cose da insegnarti. Ma oggi voglio raccontarti di cosa fanno i grifognani.”
Buio




Luce
Nuun non la prendeva mai in braccio, ma quando le raccontava qualcosa la faceva sedere accanto a sé su alcuni grandi cuscini che sembrava essere in grado di far comparire dal nulla, e la fissava intensamente mentre la sua mente si perdeva negli anfratti della storia.
Quel giorno Nuun le narrò della sua gente, dei grifognani, e del loro compito.
“Tu non ricordi, Layna, perché sulla tua mente è stato posto un sigillo che avvolge nel sonno i tuoi primi anni di vita, ma non sei sempre vissuta qui. Una volta abitavi in una semplice casa, sotto la luce del sole. I grifognani invece hanno sempre vissuto nell’ombra, e questo castello un tempo era dimora di un grande re. Oggi è stato abbandonato per ragioni troppo complesse e futili perché io possa perdere tempo a spiegartele, dopotutto sono poco rilevanti per noi. Ma vedi, il punto è che i grifognani hanno uno scopo, e per questo non si confondono con quelli come te.”
“Quelli di cui mi parlerai?”
“Sì, un giorno te ne parlerò, ora non interrompermi.” Layna annuì, seria in viso, e si concentrò talmente su quel racconto da dimenticare che Anaya la stava sicuramente aspettando. Il grifognano scacciò un colpo di tosse che gli era improvvisamente salito in gola e riprese.
“Vedi, lo scopo della mia razza è quello di coltivare i sogni di quelli come te. Ma non i sogni qualunque, solo quelli che li legano per l’eternità ad un’Amea. Perché a volte alle persone, gli umani come si definiscono, succedono queste cose.”
“E che cos’è un’Amea, Nuun?”
“Sai, Layna… in verità non lo so esattamente. So che un’Amea è parte del destino della persona che l’ha sognata, ma non ti so spiegare di più, ai grifognani non è concesso sapere.”
“Ma allora come fate a svolgere il vostro compito?”
“Beh, per questo non occorre sapere. Ci bastano pochi strumenti!” Con uno schiocco di dita Nuun estrasse un altro oggetto dal nulla. Questa volta si trattava di un bastone con una schiera di denti sulla cima. Sembrava fatto di legno, ma in realtà era scolpito nel marmo più prezioso con una minuzia incomparabile, e levigato nel dettaglio perché sembrasse cosparso di venature lignee. “Questo, ragazza mia, è un rastrello.” Assolutamente meravigliata Layna allungò le mani per toccarlo. Non aveva mai visto un oggetto simile!” Ma il grifognano glielo impedì.
“Solo io posso spargere il mio tocco su di esso, o perderebbe il suo potere. Con questo oggettino - Nuun lo strinse con delicatezza, affetto quasi - io coltivo i sogni.”
Buio




Luce
Gli aveva chiesto di poter vedere, e Nuun, fiero, aveva annuito. Aveva battuto forte le mani, ed allargandole tra i palmi era spuntata una nuvoletta bianca, dall’aspetto morbido e vagamente filaccioso.
“Questo è un sogno?” Il grifognano annuì.
“Sì, si tratta di un germoglio, è solo agli inizi, quindi devo usare molta cautela.” Con un altro schiocco di dita aveva rimpicciolito il rastrello alle dimensioni di un pugno, poi l’aveva preso fra due dita con delicatezza ed aveva iniziato a pettinare il sogno con destrezza. A quel tocco la nuvoletta aveva emesso sbuffi di luce, come fosse stata felice del trattamento ricevuto. Layna era estasiata.
“È così bello!” Dopo qualche minuto però Nuun aveva di nuovo riposto tutto nel nulla, ed era tornato a rivolgersi a lei.
“Questo però non risponde ancora alle tue domande, vero?” E lei aveva ricordato tutti gli interrogativi che gli aveva posto poco prima, così il grifognano aveva ripreso il suo racconto.
Buio




Luce
“Quando un umano, uno come te, sogna un’Amea succede qualcosa dentro di lui. Una magia, se vuoi, ma non di quelle semplici come le mie.” A titolo esemplificativo sbatté lievemente le dita nell’aria per far comparire due bicchieri ed una piccola brocca colma di pura acqua di fonte, poi servì entrambi di quel liquido trasparente.
“Come ti ho detto non so esattamente cosa sia un’Amea, ma da quando si lega ad una persona la loro vita può solo cambiare. Succedono cose strane, a volte anche terribili, è per questo che noi grifognani dobbiamo prenderci cura di questi sogni: se non lo facciamo questi finiscono trascurati e il legame tra la persona e l’Amea diventa malsano, folle. Credo che alcune persone abbiano compiuto atti inimmaginabili per questo.” Layna si strinse nelle spalle, incapace di visualizzare queste cose.
“Ma allora un’Amea è pericolosa?” Nuun reagì quasi con indignazione a quella domanda.
“No! Assolutamente! Un’Amea è la cosa più bella e dolce che esista al mondo, è qualcosa che nessuno può immaginare davvero fino a che non la incontra. È solo che… sono delicate, e francamente io credo anche un tantino permalose: se il loro legame con le persone non viene seguito costantemente credo si sentano trascurate.”
“Nuun, io non capisco… a cosa serve un’Amea? E cosa c’entra questo con me ed Anaya?” Il grifognano allora si volse verso di lei e ancora una volta le prese il viso fra le dita.
“Un’Amea, Layna, non serve. Un’Amea dona, dona la vita più sacra che possa esistere: quella che permette di congiungere tutte le proprie passate esistenze in un unico attimo per conoscere la vera Joie.
Buio




Luce
Nonostante non avesse capito il vero significato di quella parola, nel sentirla pronunciare il cuore di Layna si era riempito di un’emozione tanto intensa che dovette stringersi le braccia al petto, convinta che altrimenti sarebbe scoppiata. Ed il grifognano sorrise. Cominciava a sentire, presto il suo destino, tanto a lungo rimandato, si sarebbe portato a compimento. Con le lacrime agli occhi la ragazza gli chiese di continuare.
Buio

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Capitolo 5
*** 4. Amea ***


[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni


4. Amea

Luce
Layna correva, correva con tutte le sue forze attraverso gli immensi saloni ed i lunghi corridoi del Castello Sepolto, perché non poteva attendere un secondo di più per parlare con Anaya. Doveva sentirla!
Arrivata nel suo angolo prediletto quasi si scaraventò sul terreno, e finalmente chiuse gli occhi.
“Layna?”
“Anaya! Adesso so tutto, Nuun mi ha raccontato! Non poteva farlo prima perché non ero ancora pronta, anche se non ho capito perché ma adesso sì! E anche perché gli ho detto di te, e gli ho chiesto delle voci, e…”
“Tesoro dolce, così ora sai?” Layna ammutolì: allora Anaya sapeva tutto? Come in risposta al suo pensiero la voce dentro di lei proseguì. “Tu sei la mia gemella di terra, io so tutto di te. Sono parte di te, come tu sei parte di me.”
“Ma allora perché io non sapevo nulla?”
“Perché non era ancora tempo.” “Io non…” Ma qualcosa la fermò. Una mano, invisibile, si posò sul suo cuore e la tranquillizzò.
“Raccontami.”
Buio




Luce
E Layna raccontò tutto quello che Nuun le aveva spiegato.
Raccontò dei grifognani, di quello che facevano ai sogni, di come curavano che il legame tra gli umani e le Amee potesse crescere forte e sano.
Raccontò di come un giorno fosse nato un legame speciale tra un’umana appena nata ed un’Amea, e di come avesse scoperto con immensa sorpresa che si stava parlando di lei, perché nella sua prima notte di vita aveva stabilito senza saperlo quel contatto. Di come i suoi genitori, intuendo inconsciamente che quel legame avrebbe rubato loro la loro bambina, avessero ingenuamente cercato di rinchiuderla agli occhi del mondo.
Raccontò di come i grifognani fossero venuti a casa sua e l’avessero portata via, uccidendo i suoi genitori, e qui la sua voce si incrinò leggermente. Non si ricordava di loro, ma qualcosa le diceva che avrebbe dovuto provare dolore per questo.
Infine, raccontò di come Nuun, incaricato di vegliare sul legame tra lei e la sua Amea, avesse deciso di accoglierla nel Castello Sepolto, seppure questo significasse portarla via dal suo mondo. Perché lui aveva capito che il destino di Layna non era un destino comune a tutti gli uomini, lei aveva di fronte a sé qualcosa di terribilmente immenso, ma l’avrebbe ottenuto solo a condizione di poter creare un legame inseparabile con la sua Amea.
Quello che Layna tenne per sé, pur senza comprenderne il motivo, era che la sua Amea era così speciale per un motivo: il grifognano le aveva infatti spiegato che solitamente le Amee erano anche chiamate Sorelle. Ma, una volta su mille, un umano poteva incontrare un’Amea nata dalla sua stessa anima, e questa Amea veniva definita anche Gemella di Terra.
Buio




Luce
“Layna, io ti amo.” La ragazza sorrise immensamente a quelle parole.
“Lo so! E adesso so anche perché! Perché noi siamo così legate da sentire la mancanza l’una dell’altra così forte, e perché fin da quando sono arrivata qui, grazie al potere della terra, ho potuto conoscerti!”
“Davvero credi che sia la terra a permetterti di sentirmi?” Perplessa Layna obbiettò.
“Non è così?”
“In realtà tu mi hai sempre sentita, anche se non te lo ricordi. La terra non ha alcun legame con un’Amea, ma evidentemente ce l’ha con te: grazie alla concretezza della terra tu riesci ad isolare i tuoi pensieri e chiuderti in te stessa, là dove risiedo io.”
“Ma allora tu sei sempre con me?” Le parve di avvertire un dolce sorriso.
“Sempre, mio cuore, sempre. Non mi separerò mai da te. Ma tu non sei sempre con me, a volte esci per stare nel tuo mondo. E allora io sono triste perché mi manchi.”
“Io… non credevo di poter essere sempre con te!” Ancora una volta quella presenza incorporea sorrise.
“Ora imparerai.”
Buio




Luce
“Vorrei tanto poterti incontrare…”
“Succederà presto, tesoro, te lo prometto. Eppure, anche se tu non ricordi, hai già realizzato questo tuo desiderio, che in fondo è sempre stato nel tuo cuore.”
“Non è possibile! E quando? Io non mi ricordo, come potrei dimenticarmi d’averti vista?” Anaya parve respirare nell’aria attorno a loro.
“Ricordi il giorno in cui sei arrivata qui?” Qualcosa dentro Layna si ruppe, come un velo squarciato, e lei ebbe un moto di assoluta sorpresa.
“Eri tu!”

Sì, era lei, ed ora ricordava quel corpo che quel giorno era apparso invisibile ai suoi occhi. Dopo aver sfiorato la sua mano tutto si era dissolto alla sua vista, aveva solo potuto osservare Nuun che trasportava con delicatezza qualcosa che lei non poteva scorgere. Ma ora capiva che in realtà il suo cuore aveva visto, e d’improvviso rammentò ogni dettaglio. Quelle mani fini, da bambina, quel volto delicato, un pigiamino giallo. Occhi di luna. Incredula ebbe la tentazione di aprire gli occhi, ma non lo fece per paura di perdere Anaya.
“Fallo, Layna, credici.” Piano allora, titubante, la ragazza socchiuse le palpebre. E di fronte a lei stava una ragazza dalle mani fini, un volto delicato, un vestito come il suo. Occhi di luna.
“Tu sei… me?”
Buio

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