Lo strano caso del piccolo Jhon

di winry8827
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dottor Tom ***
Capitolo 2: *** Il diario della notte ***
Capitolo 3: *** Incubi, parte prima ***
Capitolo 4: *** Incubi, parte seconda ***
Capitolo 5: *** Strane sensazioni ***
Capitolo 6: *** Strane Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Bill Beket ***
Capitolo 8: *** Una serata tra fratelli ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni [Parte Prima] ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni [Parte Seconda] ***
Capitolo 11: *** Nuove conoscenze per il giovane Beket ***
Capitolo 12: *** Chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Il dottor Tom ***





Il dottor Tom










Tom Beket era un giovane medico, la cui professione era una vera e propria vocazione.

Dopo la morte di Angy, la sua fidanzata, dovette affrontare momenti difficili, ma proprio la morte della ragazza lo spinse a diventare un medico.
Non accettava l’idea di essere inutile, di non poter aiutare i suoi cari, si sentiva inerme e così decise che avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Trovò, nella professione del medico, la soluzione alle sue paure e incertezze.
Non avrebbe perso nessuso, non più, se ad occuparsi ci fosse stato lui.
Non poteva affidare la vita di chi amava alle mani di completi sconosciuti, che non amavano, apprezzavano o consideravano la vita dei pazienti, come era era successo ad Angy.
La ragazza era stata affidata ad un vecchio oncologo, molto buono e competente, ma purtroppo era passata da un medico all’altro, da un incompetente ad un altro e purtroppo la diagnosi era giunta troppo tardi.
Ormai il cancro aveva divorato, come una bestia famelica, la vita della giovane Angy, con ferocia aveva strappato la ragazza dalle braccia dei suo cari.
Essere un dottore per Tom non era un mestiere qualunque, non era un lavoro dal quale guadagnare denaro, fama o prestigio, tutto ciò non gli interessava minimamente.
L’esperienza vissuta con Angy aveva cambiato il modo di vivere del giovane Becket, non perse tempo, studiò e si impegno per raggiungere il suo scopo.
L’unico modo per continuare a vivere, per non soffrire era perseguire il suo scopo. Impegarsi a capofitto significava per lui, vivere.
Tom voleva essere un medico per aiutare, voleva curare le persone per non dover dire a nessuno di aver perso un parente, un amico, o un conoscente.
Voleva che nessuno provasse ciò che lui aveva provato, nessuno meritava una simile sofferenza.


Per tutte queste ragioni divenne un medio eccellente, umano e attento,
aiutava chiunque avesse bisogno e proprio in uno dei suoi pazienti ritrovò l’amore, inaspettato e gioioso.


Camy era una vedova, che sola doveva occuparsi del figlio malato, Jhon.
Il suo caso era particolare e nessuno aveva capito quale malattia affliggesse il bambino.
 
Tom lo visitava spesso, quasi quotidianamente e per quanto fosse difficile affrontare quel misterioso caso, provava emozioni contrastanti; la delusione e l’insoddisfazione per non riuscire a curare il ragazzino, dall’altro la gioia nel rivedere la madre.


Camy era una donna forte, attenta e premurosa, aveva lunghi capelli neri, i suoi occhi, anch’essi dello stesso colore, erano profondi, ogni volta che Tom la guardava si sentiva smarrito in un abisso di dolore.
Anche se ella cercava con tutta se stessa di nascondere i suoi sentimenti, Tom aveva visto la ragazza alle prese con la malattia del figlio, con tutte le preoccupazioni e dolori ad essa collegati.
Gli occhi della donna rivelavano tutta la sua sofferenza e le sue difficoltà, ma allo stesso tempo una forza immensa, che solo una madre possiede, la cui fonte inesauribile era l’affetto del piccolo.
 

Una limonata fresca in un giorno d’estate fece capire ad entrambi, che il loro rapporto andava ben oltre la semplice amicizia.
Le due mani si sfiorarono e una scossa attraversò i loro corpi, entrambi titubanti si avvicinarono l’uno all’altra e le loro labbra s’incontrarono in un lungo bacio, interrotto dai lamenti del bambino che chiamava la madre.
 
-Scusa Tom, devo andare
 
Solo questo seppe dire la donna, rossa in viso calò lo sguardo tentando di nascondere –inutilmente- l’imbarazzo.
Tom annuì e uscì.
 
Ciò, che era accaduto, era imperdonabile. Lui era il medico di suo figlio e nonostante fosse un semplice bacio, scatenò sensi di colpa e domande in entrambi. Un turbinio di “se” e “ma” percorse le loro menti.

 
L’uomo s’incamminò verso la sua auto, una monovolume rossa, la tipica macchina da genitore, ampia e confortevole, ma Tom era solo, nessun figlio e nessuna compagna in programma, ma Camy…
Lei lo affacinava e, allo stesso tempo, rincuorava.
I suoi modi e attenzioni materne gli donavano sicurezzza e un senso di calore avvolgente, era anni che non provava più sensazioni simili.

Seduto nel veicolo, ormai vecchio e malandato ripensò a quello che era accaduto poco prima e così un velo di tristezza ricoprì il suo volto ripensando al povero bambino.
Non poteva permettersi distrazioni, soprattutto se questa fosse la madre.
Doveva dedicare tutto se stesso al piccolo, ogni energia o pensiero doveva essere rivolto a lui.
 
La donna intanto saliva le scale ripensando al dottore tanto gentile, non poteva rinunciare al suo aiuto, ma allo stesso tempo sapeva di non poter rinunciare alla sua vita e a un nuovo amore.
Per quanto sapesse che la situazione fosse compromettente per entrambi, non voleva perdere l’occasione di innamorarsi ancora.
 
 





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Capitolo 2
*** Il diario della notte ***


 

 Il diario della notte








 

Da quando il piccolo Jhon si era ammalato Camy era esausta, cercava di nascondere la sua fragilità non solo al figlio ma anche agli amici.
Di giorno indossava una maschera, dietro la quale celava tutto il suo dolore, la sua stanchezza, le sue incertezze e le sue paure.
La notte, avvolta nelle coperte piangeva disperatamente, ogni lacrima rappresentava la materializzazione di un suo dolore, la salute del figlio, la morte del marito ed altri piccoli dispiaceri quotidiani, quelle lacrime pesanti inondavano il viso che al termine del suo sfogo sembra travolto da un diluvio.
Ad occhi estranei appariva una forza della natura, una donna che riusciva perfettamente a giostrare le sue mansioni.
Il marito era un militare e per questo riceveva aiuti statali, negli anni i due coniugi erano riusciti anche a risparmiare per ‘’eventuali emergenze‘’, la loro prudenza era stata ripagata. 
Camy era una maestra, la sua vocazione fin da giovane era l’insegnamento, con passione spiegava ai bambini il seguirsi delle stagioni, la nascita del mondo, il volo degli uccelli, ma soprattutto questo lavoro le permetteva di dedicare molto tempo al figlio.
Il piccolo Jhon aveva sei anni, ma da un anno era ammalato.
Nessuno capiva cosa avesse il piccolo.
Soffriva di attacchi epilettici, spesso durante il sonno, frequentemente aveva la febbre alta e forti dolori alla testa, dolori lancinanti.
Come un treno che ha i binari nella mente, o come il rombo di un motore d’aereo così i dolori tuonavano, per ore o se era fortunato per pochi minuti.
Molti medici sostenevano -troppo semplicisticamente- che il bambino fosse debole e che negli anni la situazione sarebbe migliorata.
Altri come Tom, associavano l’epilessia agli altri sintomi, ma non capivano quale malattia affliggesse Jhon ed erano preoccupati per un possibile peggioramento delle sue condizioni.
Il bambino frequentava le lezioni della madre finché poteva, quando si ammalava restava a casa, assistito dal’amorevole dottore, che ormai si sentiva fortemente legato alle sfortune di quella famiglia.
Il suo aiuto era fondamentale perché permetteva a Camy di proseguire nel suo lavoro, permetteva alla famiglia di vivere tranquillamente, libera da problemi economici.
 
Era risaputa nel borghese quartiere la gentilezza del dottore, il quale aveva sempre aiutato chi fosse in difficoltà.
 
Jhon era un bambino particolare appariva simile agli altri in quanto leggeva fumetti, giocava ai videogiochi, guardava la tv, ma al tempo stesso era inquietante, almeno così pensava Tom.
Chiedeva incessantemente alla madre ed al dottore l’origine del male, quale aspetto potessero avere i demoni -esistono? Come sono fatti?- Chiedeva di continuo.
Era attratto dal macabro, possedeva un diario con strani disegni, la maggior parte dei quali mostri.
In origine sulla copertina c’era un cagnolino bianco con lunghe orecchie marroni, trasformato completamente in un mostro sanguinario, con occhi completamente neri, iridi compresi e zanne affilate, sguardo truce e un beffardo sorriso famelico.
Quel non più docile cagnolino sarebbe stato un capolavoro, se non fosse nato dalla mano di bambino.
Nella prima pagina del diario c’era una frase -Oblio- nella seguente –non capisco i miei sogni, per proseguire –non devo dimenticare.-
Il piccolo terrorizzato dagli incubi, si svegliava nel cuore della notte, non riuscendo a capire ciò che sognava lo rappresentava su di un diario, nella speranza di trovare la prova dell’esistenza dei demoni, perché solo quelli potevano terrorizzarlo.
Così dopo un incubo aveva preso l’abitudine di disegnare i luoghi, le persone e i mostri che sognava.
Quel diario era un segreto, nessuno conosceva la sua esistenza e Jhon lo custodiva come se fosse un tesoro, almeno così pensava.
 
Camy scoperto il segreto del bambino si confrontò con Tom, cercando di capire se le morbose attenzioni del bambino verso il paranormale fossero normali.
Naturalmente il dottore, invano, tentò di tranquillizzarla.
Nulla era normale o banale in suo figlio. Il piccolo era sì dolce e affettuoso, ma aveva momenti in cui si estraniava dalla realtà.
Fissava il suo sguardo nel vuoto e, dopo lunghi ed interminabili minuti, ricominciava con le sue macabre curiosità.
-Mamma secondo te, quando uccidono, i vampiri godono della morte?
 
Non era ciò che diceva, o le assurdità che lo incuriosivano, ma il modo con cui chiedeva.
Apparentemente assente cercava di fingere disinteresse, ma non era così e la madre lo sapeva. Era curioso, era affascinato ed era chiaro, la sua era un’ossessione.
 
-E’ un bambino, gli passerà!


Continuava a ripetergli Tom, ma in fondo anche lui capì, che tutto ciò non era normale 
e soprattutto non aiutava la sua guarigione e quel diario era la chiave per scoprire ciò che di notte lo tormentava, ma purtroppo lo custodiva come il suo più torbido segreto.
Camy e Tom, sapevano che sarebbe stato difficile trovarlo.
-Perché mentire? Perché fingere? Perché chiedere meschinamente?- queste erano le domande che affollavano la mente inquieta del dottore.
Jhon non aveva bisogno di comportarsi in quel modo eppure lo faceva.
Un blanda consolazione veniva dalla reclusione del piccolo, sempre solo e chiuso in camera, con le sue paure e dolori, con i suoi dispiaceri e desideri irrealizzati.

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Capitolo 3
*** Incubi, parte prima ***


Lo strano caso del piccolo Jhon 

 Incubi [parte prima]
 
 
Il piccolo si agitava nel suo letto, ansimava furiosamente sembrava un maratoneta al termine della sua gara, era affaticato nonostante dormisse. Gli ansimi aumentavano la loro intensità fino a trasformarsi in urla, strazianti urla di paura.
 

Era in un bosco,  cercava inutilmente di capire dove si trovasse.
Continuava a girarsi, guardare indietro, cercare un sentiero -ma nulla- non vedeva altro che il nero. Gli alberi, le foglie, le pietre, l’oscurità avvolgeva quel luogo e anche sè stesso.
L’unico raggio di luce era dato da una spicchio di luna oscurato da nuvole grigie cariche d’ acqua, che scese poi furiosa.

Jhon impaurito iniziò a correre velocemente cercando un riparo dalla pioggia, ormai confusa alle sue lacrime.

La stanchezza iniziò ad invadere il corpo del bambino, prima le gambe e poi la vista sempre più offuscata.
Debole cadde sul terreno bagnato svenuto.
Non sapeva cosa succedesse, la paura si era impossessata del suo corpo oramai sveglio ma immobilizzato, osservava il cielo in tutta la sua oscurità.
Improvvisamente un rumore destò la sua attenzione donando il movimento a quel corpicino stanco.

Foglie e rami secchi scricchiolavano come se fossero calpestate, una speranza riempiva il cuore di Jhon, convinto che sarebbe stato salvato.
Urlava chiedendo aiuto- Sono qui- ripeteva, ma nessuno gli rispondeva. Il rumore aumentava, qualcuno si avvicinava  sempre più, d’un tratto cessò ed un forte vento colpì in pieno volto il bambino, sembrava che fosse stato colpito con qualcosa di affilato, sentiva la guancia bruciare e il calore si era impossessato di quello stesso lato del volto. Si toccò con la mano per cercare di capire cosa fosse successo,  sangue, la mano era ricoperta di sangue, il terrore si impadronì ancora una volta, non riuscendo a controllarsi iniziò un’altra inutile corsa, ancora una volta senza una meta.
Una scarica di adrenalina lo attraversava provocando una reazione contraria alla precedente, aumentò il passo diventando sempre più veloce, ma il rumore del fogliame calpestato era nitido, qualcuno lo seguiva.
La sua fuga fu bloccata da un radice, facendolo cadere al suolo. Spaventato si rialzò e guardando alle sue spalle vide un mostro, con fattezze simili ad un corpo femminile, ma con enormi ali ed un volto spaventoso, assomigliava ad un pipistrello, un pipistrello che si era da poco nutrito, tutto nero e  sporco di sangue, con un fauci enormi e canini sporgenti, aveva artigli affilati ed alcuni sporchi del suo sangue
Quella creatura iniziò ad emettere suoni strani, simili a delle urla, ma con un intensità assordante, poi disse –Benvenuto al tuo inferno-
Spaventato urlò ancora una volta.

 
Quell’urlo di terrore svegliò la madre.
Preoccupata Camy attraversò il corridoio correndo, arrivata alla camera del figlio tentò di aprire la porta, ma non riusciva, questa sembrava bloccata dall’interno, girava il pomello furiosamente, che immobile diventava sempre più freddo al punto da bruciare la mano della donna, allora decise di scendere in cucina per prendere qualcosa che potesse aprire la porta, non ebbe il tempo di scendere le scale che un rumore attirò la sua attenzione, un tonfo, il tonfo di una porta che sbatte.
Incredibilmente si era aperta, sbattendo a causa di un forte vento. Entrò in quella stanza gelida, il piccolo sudato tremava dal freddo, lo scuoteva tentando di svegliarlo, chiamava il suo nome ed invocava l’aiuto di Dio, pregava e richiamava il bambino.
Sempre più impaurita la donna sentiva un peso infinito, il freddo di quella stanza la avvolgeva atrofizzando i suoi sensi e la sua ragione.
Quel peso insopportabile assumeva le sembianze della stanchezza, non poteva cedere a Morfeo, doveva resistere per il figlio, doveva svegliarlo.
 
 
Camy riaprì gli occhi scoprendo una nuova dimensione, l’oscurità la avvolgeva, la paura la immobilizzava e  le lacrime offuscavano la sua vista.
 
 
Nda: Salve a tutte/i spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ma comunque aspetto i vostri commenti sempre utili e graditi.
Specifico che le parti in corsivo e blu descrivono i sogni dei due personaggi.
Vorrei poi ringraziare chi legge e chi commenta, ma un grazie speciale va a Manu96 e Beeble.
Grazie ancora a tutte voi.
Il prossimo capitolo si intitola ‘’ Incubi [parte seconda] ‘’
 
 



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Capitolo 4
*** Incubi, parte seconda ***


Lo strano caso del piccolo Jhon 

Incubi [parte seconda]
 

Si guardava intorno cercando di capire dove fosse, ma il buio e le lacrime le impedivano di osservare.
Iniziò a camminare, al primo passo sentì  foglie e rami secchi scricchiolare, era lei a provocarli. Si accorse di essere in un bosco ma non capiva come ci fosse arrivata, continuava così a piangere, camminare, pregare mentre la pioggia scrosciava.
Un rumore destò la sua attenzione, il  rumore di uno squarcio, quello dell’aria quando è attraversata velocemente.
Si voltò, ma non vide nulla. Non poteva data la scarsità di luce.
L’aria divenne rarefatta, pesante e una fitta nebbia iniziò a ricoprire  quel luogo, per lei ancora sconosciuto.
La notte, il bosco, il buio e la pioggia erano la cornice adatta per quel dipinto di paura e disperazione quale era il volto della donna.
Il rumore aumentava, ascoltando attentamente si poteva intuire la provenienza.
In alto, ora a destra, sinistra, era troppo veloce, si spostava continuamente.
‘’ Benvenuta nel tuo inferno, Camy ‘’
Udì queste parole così si voltò. Vide un mostro, un enorme pipistrello dai tratti femminili.
Il cuore batteva forte, sembrava volesse distruggere il torace per poter fuggire, le lacrime scesero ancor più velocemente, più della pioggia, il respiro affannoso non le permetteva di urlare, la voce era bloccata in gola, intrappolata impediva il passaggio dell’aria, lo stomaco si contorceva dal dolore come se fosse stato colpito dal pugno di un pugile, che all’ultimo round sferra il colpo più forte per abbattere il suo avversario.
La paura regnava nel suo corpo.
‘’ Dove è Jhon, Camy? Piccolo Jhon la mamma è qui! ‘’
Disse il demone, perché solo questo poteva essere, un malvagio demone. La sua voce era roca ma era chiaro che appartenesse al genere femminile.
Era sicura, forte, veloce e naturalmente malvagia, ma cosa voleva un mostro simile da quella donna e dal suo bambino.
Il loro corpo? La loro anima? Vendetta? Giustizia?
Cosa?
Camy sempre più spaventata iniziò una corsa disperata, correva veloce come mai aveva corso.
Uno spicchio di luna irradiava un freddo raggio di luce ed un bagliore di speranza. La donna vide poi il figlio accovacciato.
‘’ Jhon ‘’ Urlò, ma il bambino troppo stanco con uno sforzo estremo alzò il capo in risposta, aveva urlato e pianto al punto da non avere più  voce, da non avere più forza.
 
 
In quel momento entrambi aprirono gli occhi, si svegliarono da quell’incubo troppo reale.
La madre osservò il bambino accertandosi che stesse bene, ma scottava, era pallido ed iniziò poi a tremare.
Il tremore aumentava, il piccolo aveva un’altra delle sue crisi.
Camy si alzò dal letto, prese il telefono spaventata ed ancora scossa chiamò Tom.
Il dottore le disse cosa fare per calmare il bambino, poi si vestì velocemente per raggiungerla.
 
Svelto prese le chiavi dell’auto e uscì di casa.
Pioveva furiosamente, lampi e tuoni squarciavo il cielo. Cosa ha offeso Dio per causare un simile temporale! Pensò l’uomo.
Tom Beket era un medico, uno scienziato ma allo stesso tempo un uomo di Dio. La sua fede era sconfinata così come la sua bontà.
Mentre guidava pregava per la salute di quel bambino, un caso misterioso che incuriosiva il medico ed impietosiva il Cattolico.
I tergicristalli dell’auto dividevano il mare d’acqua che si formava sul vetro, doveva rallentare se non l’avesse fatto avrebbe causato un incidente, ma la consapevolezza non lo fermò. La paura e l’amore che lo legava a quella famiglia gli impedivano di pensare alla sua sicurezza, così veloce percorreva la distanza che da loro lo separava.
Un lampo illuminò la strada e Tom ebbe l’impressione che dinanzi ci fosse un mostro, ma come? Pensò titubante frenando immediatamente.
Quella figura, quella strana donna. Da giorni sentiva una roca voce femminile che invocava Giustizia, Se fosse la sua? Non riusciva a credere a ciò che pensava era impossibile, i mostri non esistono quelle voci e quella figura erano solo il frutto della sua stanchezza.
Cercò di convincersi ed in parte ci riuscì, ma nel suo cuore inquieto la Paura si era ormai annidata aspettando il momento giusto per rivelarsi.
Titubante rimise un piede sulla frizione l’alto sull’acceleratore, con la stessa emozione di chi per la prima volta guida riprese il suo cammino.
 
Note dell’autrice […se così posso esser definita…]
Allora premetto che mentre scrivevo mi sono impaurita da sola, perché qui dove abito io diluvia e mentre scrivevo del viaggetto di Tom un lampo ha illuminato la mia stanza -assurdo! -  WAAA! In questo preciso momento è mancata la corrente! - W il portatile! -
Scusate la divagazione, ma dovevo proprio scriverlo!
Allora alla fine di questo capitolo quando parlo della paura che si annida nel cuore del dottore, Paura è scritta con la maiuscola perché mi riferisco al demone! In blu sono i pensieri dell'uomo.
Poi l’emozione nel far ripartire l’auto è dovuta a due fattori la paura e l’amore, Tom è un personaggio diviso tra mente e cure, fede e ragione, ma questo si noterà più avanti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Ringrazio con tutto il mio cuore Beeble e Manu che mi seguono e commentano, Grazie, Grazie e mille volte Grazie!
Ringrazio anche chi legge silenzioso.
 
Ps: Il mio demone è un pipistrello dalle fattezze di donna, ha voce roca e chiede giustizia, non è un mutaforma o Lucifero, non è un vampiro o un demone qualsiasi.
Prima di scrivere mi sono informata e ho scelto lei, poi ho creato la storia in modo tale che i tasselli potessero perfettamente combaciare.
Nei prossimi capitoli svelerò la sua identità!
 
 

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Capitolo 5
*** Strane sensazioni ***


Lo strano caso del piccolo Jhon 

Strane sensazioni
 
 
Appena giunto alla porta di Camy il dottore sentì nuovamente quella voce roca invocare giustizia.
Incredibilmente turbato entrò in casa, una strana sensazione attraversò il suo corpo, un brivido gelido dalla schiena giunse al collo, a quella strana sensazione fisica si aggiunse la paura che fosse quel mostro con i suoi artigli a provocarlo, implorava Dio affinché la paura sparisse.
Era solo impaurito da una casualità di eventi che incontrandosi avevano generato una situazione inquietante.
Era solo spaventato dall’incidente appena scansato.
La madre del piccolo ancora spaventata lo abbracciò calorosamente, ma quel brivido non accennava a sparire, anzi al contatto con la donna aumentò.
‘’ Le sue mani sembrano artigli gelidi, perché ho paura? Non di Camy non posso. Devo tranquillizzarmi. Aiutami! ‘’
Si ripeteva quelle frasi mentre percorreva le scale per raggiungere Jhon. Ad ogni gradino invocava l’aiuto di Dio.
 
 
Tom visitò il bambino ancora febbricitante, ma il peggio era ormai passato, così il piccolo si addormentò stremato.
Quella casa era particolarmente fredda e freddo provava, non c’era nulla di strano, questi erano i pensieri dei quali Tom cercava di convincersi, per quella sera, per qualche ora stranamente ci riuscì.
Camy gli chiese di rimanere, era tardi e diluviava ‘’ Sei troppo stanco per guidare, rimani ‘’ insisteva.
Il dottore desiderava con tutto se stesso restare, ma non per il tempo o la stanchezza, ma per quella splendida donna, che quella sera appariva non più forte, la sua maschera era crollata e a tradirla non erano più solo gli occhi, ma l’intero volto.  
Camy gli porse un asciugamano, le dita si toccarono e le labbra si incontrarono nuovamente in un passionale bacio, le mani dell’uno scivolavano sul corpo dell’altra, teneramente fecero l‘amore, come da tempo non accadeva ad entrambi. 
Sotto le lenzuola, abbracciati si sentivano al sicuro, il braccio di Tom circondava le spalle della donna, la quale poggiava la sua testa sul petto dell’uomo.
Ascoltando il battito del dottore una sensazione di serenità la pervase, come se nulla prima del sua arrivo fosse successo riusciva solo a pensare all’amore che provava per lui, finalmente dopo anni di solitudine poteva sentirsi protetta, sicura, amata ed innamorata. Serena si addormentò.
Incredibilmente soddisfatto, stanco e leggermente turbato da strani pensieri, Tom si rese conto che quel brivido era scomparso, si rese conto che la suggestione lo stava inghiottendo e Camy lo aveva riportato alla realtà.
Si chiedeva cosa potesse significare quella notte, come sarebbe cambiata la situazione, lui non voleva cambiasse, desiderava curare Jhon e frequentare sua madre, in quel momento era spaventato, impaurito da un eventuale rifiuto della donna al mattino seguente, ignorando i reali sentimenti di Camy, ma la stanchezza interruppe le sue elucubrazioni mentali regalandogli un po’ d’ apparente serenità.
 
Tom aprì gli occhi svegliandosi in un bosco illuminato. Il sole splendeva e i rami filtravano la sua luce accecante regalando agli occhi quell’incredibile spettacolo che era la natura, con estrema calma iniziò a camminare in quella distesa verdeggiante, era scalzo ma non ricordava di aver tolto le scarpe, tentava di capire dove fosse, anche se quel luogo acquietava i suoi sensi liberandolo dallo stress cittadino.
Al rumore delle auto si sostituiva il canto degli uccelli, al cemento si sostituiva un’erba fresca e leggermente umida.
Era sereno, libero, felice.
 
‘’ Tom ‘’ Una voce maschile lo chiamava, ma non la riconosceva.
Il dottore si voltò, vide un uomo non più grande di lui, alto, dalla divisa si intravedeva un corpo muscoloso, sembrava un soldato.
‘’ Aiutami Tom ‘’ Misteriosamente scomparve.
 
Il sole iniziò a scurirsi e quel meraviglioso bosco fu inghiottito dalle tenebre, l’oscurità lo circondava.
Si voltava continuamente cercando di orientarsi, ma non vedeva nulla, solo il buio.
Iniziò a pregare, prima a voce bassa, poi aumentò il tono fino ad urlare
 ‘’ Aiutami mio Signore, la strada ho smarrito ‘’ Ripeteva incessante fiche fu interrotto
‘’ Dio non ha accesso in questo luogo, tu sei solo una pedina, questo non è il tuo inferno!  ‘’
Tom la vide, rivide quel mostro, ma la paura improvvisamente lo abbandonò.
La osservava con curiosità, lo scienziato che era in lui prese il sopravvento e la sua mente fissò il suo volto, avrebbe saputo prima o poi chi fosse.
‘’ Giustizia ‘’
‘’ Per chi! ‘’ Rispose il dottore.
‘’ Lo scoprirai da solo, trova il diario. Chiedo Giustizia se non la otterrò  prenderò il bambino ‘’
 
Improvvisamente si svegliò, era solo un incubo.


 Note dell’autrice…
Vorrei ringraziare Manu96, Beeble e Day_Dreamer perché con tanta pazienza mi seguono e commentano. Grazie mille!
Ringrazio anche gli legge silenzioso.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che l’identità del demone ancora non sia chiara, comunque in corsivo è raccontato il sogno di Tom. Fatemi sapere cosa ne pensate! Aspetto vostri commenti.


 

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Capitolo 6
*** Strane Rivelazioni ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 
Strane Rivelazioni!
 
Turbato dallo strano incubo Tom, si alzò dal letto attento a non svegliare la donna che aveva accanto.
Scese in cucina e bevve un bicchiere d’acqua, si guardò intorno alla ricerca di una foto che ritraesse il marito di Camy, ma nelle stanze da lui visitate non era presente, forse il dolore era così forte da costringere la giovane madre a recidere in un taglio netto il passato per poter vivere serenamente il presente, forse il dolore era così grande da non voler ricordare.
Tom pensava a tutto ciò mente con meticolosa attenzione ispezionava la casa, comprendeva perfettamente il dolore per una perdita.
 
Angy era molto giovane quando morì e lui odiava se stesso e il ricordo di quell’amore per il dolore che provava al solo pensiero.
Un peso insostenibile opprimeva il suo cuore, non poteva sopportarlo e per questo tentava di non ricordare il passato, ma quando questo risaliva prepotente lungo gli argini dell’anima stringeva in una morsa mortale tutti i suoi organi, il cuore sembrava fermarsi, i polmoni al contrario inspiravano furiosamente quasi volessero scoppiare e così per tutti gli altri, essendo un dottore Tom era riuscito ad individuare l’effetto che la mancanza della donna amata provocava a livello fisico, ma ciò non cambiava la sua salute.
‘’ Anima e corpo sono indivisibili, se è la prima a soffrire il secondo non può non risentirne ‘’ Era questo il pensiero di Tom Beket un uomo diviso tra scienza e fede.
Comprendeva quell’emozione distruttiva che attanagliava e divorava l’animo della donna, ma ora poteva vedere con chiarezza che qualcosa nella vita di Camy e Jhon era oscura, segreta.
Più ragionava più si convinceva che il bambino era in pericolo, i suoi sintomi erano molto strani, particolari e pericolosi.
‘’Se non fosse malato, se fosse quella creatura, ma cosa vorrà da loro, da me! ‘’
Tom non riusciva a spiegarsi il perché dei suoi interrogativi, credeva nell’esistenza di Dio, sapeva di esser protetto, ma appena aprì gli occhi dopo l’incubo capì che tutto era reale, il mostro esisteva avrebbe preso Jhon se non avesse ottenuto giustizia.
‘’Senza il male non potrebbe esistere il bene, il mondo si regge su opposti, questi si spiegano e realizzano a vicenda‘’
Reminiscenze filosofiche ritornarono alla mente del dottore offrendogli un’interpretazione valida a quella misteriosa situazione.
 
 
Salì in camera del bambino alla ricerca del diario, doveva trovarlo e se lo avesse fatto avrebbe ottenuto la prova materiale che tutto era reale.
Non aveva mai visto il piccolo scrivere, non sapeva nemmeno se sapesse farlo, ma doveva cercarlo.
Lentamente aprì la porta della cameretta, Jhon dormiva pesantemente.
 
 
Appena arrivato il bambino si disperava, piangeva, ansimava e pregava.
Delirava urlando di dover nascondersi, scappare, correre altrimenti lo avrebbero preso, era turbato, agitato, visibilmente stressato e debilitato, ma d’un tratto si era addormentato.
Tom era sceso in cucina per prendergli un bicchier d’acqua, al suo ritorno lo aveva trovato addormentato.
Quella situazione gli parve strana, il bambino passò dall’agitazione al sonno in pochi istanti, ma fu distratto da ciò che poi accadde con la madre.
Rovistava silenzioso nell’armadio, sotto il cuscino, sotto il letto, li c’era una scatola, la aprì e alla vista di quella foto rabbrividì.
Quell’uomo raffigurato doveva essere il padre di Jhon, era lo stesso uomo.
‘’ Se il mostro avesse preso prima lui? ‘’
Pensò il dottore ancor più spaventato, la paura lo colse improvvisamente, non aveva mai visto il marito di Camy e non poteva sognarlo, era stata la belva a mostraglielo.
La foto era appoggiata su un diario ‘’ Il diario della notte ‘’.
Sfogliò alcune pagine rabbrividendo, quel bosco descritto era lo stesso in cui si era risvegliato, la creatura aveva attaccato anche il bambino.
Ripensò a ciò che poche ore prima era accaduto, a come il piccolo improvvisamente si era addormentato e non riusciva a trovare una plausibile spiegazione.
Osservava il bambino cercando un indizio, non riusciva a capire, ma doveva.
‘’ Jhon svelia, piccolo svegliati ho bisogno di parlarti! ‘’
Tom ripeteva queste parole accarezzando la fronte del bambino.
Dopo pochi minuti si risvegliò.
 
Appena aprì gli occhi iniziò ad ansimare, il respiro affannoso bloccava le parole in gola impressionando maggiormente il piccolo, che sentiva soffocarsi, quella notte non era stata facile per Jhon e al dottore apparve normale quella reazione.
Appena riuscì a regolare la respirazione iniziò a piangere, abbracciò il suo dottore ripetendo ‘’ Mi prenderà ‘’.
Sentendo quelle parole Tom raccontò del suo scansato incidente al bambino, non volle raccontargli del sogno non voleva sbilanciarsi.
Il suo intento era di dimostrare che non era l’unico ad esser stato attaccato e per il momento l’apparizione del mostro sulla strada era sufficiente, ma il piccolo aggiunse  ‘’ Lei vuole me e la mamma! ‘’.
Tom rabbrividì, la strana sensazione che aveva provato entrando in quella casa riaffiorò prepotentemente, il gelido brivido che attraversava la sua schiena sembrava il graffio di un artiglio.
Il dottore iniziò a fare delle domande al bambino, una serie infinita di domande.
Quella che più lo incuriosiva era sapere come fosse morto il padre e Jhon piangendo rispose che l’uomo era malato di cuore.
Tom chiese delle spiegazioni sul diario chiedendo cosa fosse, quale fosse il suo scopo e perché lo aveva iniziato.
Jhon così rispose
‘’ Dopo la morte di papà ho iniziato a fare strani sogni. Sognavo di trovarmi su un prato in una splendida giornata di sole, ma poi compariva il mio papà che chiedeva aiuto, poi con il passare del tempo gli incubi sono diventati sempre più paurosi e un mostro in un bosco mi inseguiva. Ha iniziato a parlarmi, minacciarmi e poi mi sono ammalato. Tutte le notti sogno quel mostro e scrivo su questo diario cosa mi dice e dove mi trovo nell’incubo. Il diario è un  regalo di papà, prima di morire mi stava insegnando a ascrivere perché la mamma non aveva mai tempo. ‘’
 
Quel racconto aveva turbato maggiormente il dottore, i sogni del piccolo inizialmente erano stati come il suo ‘’Che fosse un avvertimento ‘’ pensava.
Gli chiese poi se lo avesse raccontato alla madre e cosa lei avesse fatto
‘’ Si, l’ho raccontato alla mamma, ma lei dice che è tutto frutto della mia immaginazione, che sono i cartoni animati violenti a provocarli è per questo che scrivo il diario, di notte quando mi sveglio scrivo tutto quello che ho sognato così  non dimentico, un giorno le proverò che quel mostro esiste e ci vuole portare all’inferno! ‘’
 
Qualcosa in quelle parole stonava, Tom aveva l’ impressione che Jhon nascondesse un segreto, il piccolo nel suo racconto era troppo vago, per essere così spaventato e credere nell’esistenza di quella creatura qualcosa doveva esser successo, una serie di domande tartassavano la mente del dottore
‘’ Perché quell’essere ha preso il padre e non tutta la famiglia?
Perché lei chiede giustizia? Perché quell’uomo chiede aiuto?
‘’

 
All’improvviso si ricordò del motivo per il quale aveva svegliato il piccolo e così gli chiese come avesse fatto a riaddormentarsi, la risposta lo scioccò.
Jhon spiegò che la madre dopo ogni incubo gli dava delle medicine per tranquillizzarlo, tre pillole colorate, in modo tale che potesse riaddormentarsi.
Quelle simpatiche e colorate medicine essendo potenti tranquillanti stordivano il bambino confondendo i suoi ricordi per questo sentiva la necessità di scrivere, svelto doveva farlo prima che la madre scoprisse che fosse sveglio.
‘’ Perché? ‘’ si domandava Tom, dare dei sonniferi così potenti ad un bambino è da stupidi altre ad essere molto pericoloso.
Dalla descrizione della forma e colore delle pillole il dottore aveva capito quali medicine Camy somministrasse al figlio, ad un adulto quelle stesse concilierebbero semplicemente il sonno, ma ai più piccoli potrebbero provocare la perdita di memoria.
Quelle rivelazioni lo scioccarono se fosse stato in piedi sarebbe caduto, le ginocchia gli tremavano e il cuore batteva forte, sudava nonostante quella casa fosse molto fredda, ma non capiva se quella reazione fosse provocata dalla rabbia o dalla delusione.
 
Tom disse al piccolo di non dover prendere più quelle medicine, di mentire alla donna e nascondere le pillole per poi consegnarle a lui, non sapeva perché gli disse quelle parole, non sapeva perché gli chiedesse di mentire, amava quella donna ma non la immaginava stupida, era convinto che somministrasse quelle medicine per fargli dimenticare qualcosa, era certo della buona fede di Camy, era certo che la donna non volesse far soffrire il figlio, ma quello era il modo sbagliato.
Fu il suo istinto a suggerirgli quell’idea, non voleva infliggere un altro dolore a quella povera donna, soprattutto dopo quella sera, Tom non voleva compromettere la sua posizione, sapeva che la menzogna non avrebbe creato delle fondamenta stabili sulle quali costruire un rapporto di coppia, ma non era ancora nella posizione di poter decidere della vita di Jhon, per ora quella apparve la soluzione migliore.
Stranamente il bambino si fidava tanto da ascoltarlo e consegnargli il suo prezioso diario.
 
Jhon amava immensamente quel dottore, era per lui quasi un padre era l’unico medico a non averlo abbandonato, l’unico uomo dopo suo padre ad aver conquistato la sua fiducia, l’unico uomo dopo suo padre ad aver amato sua madre.
Si fidava al punto tale da prestargli il suo diario, unica testimonianza dei suoi incubi.
Dopo una lunga chiacchierata Tom si addormentò vicino il bambino.
Dopo tanto tempo Jhon si addormentò sereno tra le braccia del suo dottore.
 
Un raggio di sole accompagnato da uno strano rumore svegliò l’uomo, Camy aveva aperto le tende e con un sorriso smagliante salutò il dottore, il quale sorrise a sua volta. Si alzò dal letto attento a non svegliare il piccolo e salutò la donna con un tenero bacio
‘’ Sono un Giuda ‘’ Pensò ‘’ Ma per ora non ho altra scelta ‘’
Frettoloso si nascose il diario sotto la maglia e scusandosi le disse che doveva uscire per un consulto, ma che sarebbe tornato per cena.
La baciò nuovamente e uscì di casa.
 
Con molta fatica rientrò nel suo appartamento, prese il telefono e si accasciò sul divano, compose un numero e dopo pochi squilli rispose una voce femminile
‘’ Ufficio Dipartimento Scienze Umanistiche in cosa posso esserle utile? ‘’
‘’ Cerco il professor Beket, Bill Beket, sono il fratello ‘’
 
Spazio autrice…
Salve a tutti spero che questo capitolo vi possa piacere, io c’ho messo tutta me stessa, dovete sapere che avevo intenzione di scriverlo sabato, ma dato il cattivo tempo mi sono anticipata, la pioggia mi ispira!
In corsivo blu sono espressi i pensieri di Tom, solo in corsivo i discorsi.
Tom ha scoperto alcune cose, molto utili, che poi ritorneranno, il diario era è e sarà un importante elemento per scoprire l’identità della belva.
Uff vorrei svelare l’arcano ma se lo facessi svelerei il colpo di scena! Perché si ci sarà un colpo di scena!
Non ero molto soddisfatta dello scorso capitolo data la scena d’amore, inizialmente avevo scritto un romanzo d’amore, due tre pagine dedicate appunto al loro amore, ma poi ho cancellato tutto dato che l’argomento è il soprannaturale non volevo uscire fuori tema e soprattutto smorzare la tensione, però mi è rimasta in gola, anzi sui polpastrelli, quella scena!
Chiedo scusa a Manu96, so che non apprezzi i dialoghi ma alcune spiegazioni date dai personaggi sono doverose, poi in alcuni capitoli saranno necessari, ma comunque saranno sempre accompagnati da descrizioni e introspezione.
Ringrazio di cuore Beeble, Manu96, Day_dreamer e Ss904
GRAZIE DI CUORE RAGAZZE, I VOSTRI COMMENTI MI STIMOLANO A PROSEGUIRE IN MEGLIO!

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Capitolo 7
*** Bill Beket ***


                                                                                  
Lo strano caso del piccolo Jhon

                                                                     
 Dallo scorso capitolo…

Con molta fatica rientrò nel suo appartamento, prese il telefono e si accasciò sul divano, compose un numero e dopo pochi squilli rispose una voce femminile
‘’ Ufficio Dipartimento Scienze Umanistiche in cosa posso esserle utile? ‘’
‘’ Cerco il professor Beket, Bill Beket, sono il fratello ‘’
 

Bill Beket
 

Il più giovane dei fratelli Beket Bill era docente in lettere classiche ad una prestigiosa università, laureatosi a pieni voti giovanissimo era stato inserito in un programma di ricerca umanistica dal padre, anch’esso docente, mostrando le sue doti aveva superato ormai il suo maestro, ovvero lo stesso padre.
 
Bill fin dall’adolescenza era appassionato, ma forse il termine più adatto era ossessionato, dalla mitologia classica, prediligeva quella greca e latina ma non disprezzava la celtica, amava anche le serie televisive ad argomento soprannaturale.
Infatti il martedì rincasava nel pomeriggio riposava qualche ora, si comprava una pizza ai peperoni e passava l’intera serata dinanzi alla televisione guardando appassionato ‘’Supernatural‘’ una serie televisiva che seguiva ormai da anni.
Ripensandoci Tom capì che ciò che fin da piccolo interessava al fratello era il macabro e l’inspiegabile, insomma era la curiosità nel soprannaturale a spingerlo verso quel determinato corso di studi.
Situazione buffa, comprese realmente il fratellino solamente quando dinanzi ad un mistero la curiosità gli aveva ampliato non solo i sensi, ma anche l’intelletto.
Adesso Tom capiva il mestiere del fratello e l’astio del padre nei suo confronti, invidia.
L’invidia aveva allontanato il genitore dal figlio.
Sembrava che quella misteriosa creatura avesse rubato la sua innocenza perché solo cattivi pensieri attraversavano la sua mente e una strana rete di collegamenti iniziava ad infittirsi coinvolgendo ogni ricordo o emozione.
 
‘’ Bill sono io, ho bisogno del tuo aiuto ‘’
Disse il medico tentando di contenere l’ansia e il nervosismo, non era sua intenzione preoccupare il fratello.
Parlarono per alcuni minuti e presero appuntamento per quella stessa sera il più giovane si offrì di raggiungerlo, ma Tom gli rispose
‘’ No vengo io, ho bisogno di svagarmi e rimanere nel luogo in cui lavoro di certo non mi aiuterebbe ‘’
Naturalmente aveva bisogno dell’immensa biblioteca dell’università e delle ampie conoscenze del fratello in argomento soprannaturale, ma per il momento non poteva far altro che rimanere lucido e soprattutto non influenzare il giovane Beket.
 
Tom appena terminata la conversazione con il fratello si addormentò sfinito sul divano.
Dormì poche ore perché fu risvegliato dalla stessa voce familiare che lo aveva tormentato la sera precedente
‘’ Giustizia‘’
Riaprì gli occhi, quella richiesta non lo spaventò in alcun modo forse perché aveva accettato l’esistenza di quell’essere e comprendeva che se non avesse reso Giustizia, sarebbe stato non solo tormentato ma avrebbe perso anche la sua nuova famiglia.
Quella richiesta risuonò nella sua mente come se fosse lo squillo snervante della sveglia.
Preparò i bagagli e telefonò alla donna
‘’ Camy mi dispiace ma devo partire. Per un paio di giorni starò da mio fratello. Mi ha chiamato chiedendomi di raggiungerlo e non potevo rifiutare aveva una voce strana, forse è stressato! ‘’
 
Per la seconda volta Tom mentì a quella donna, non aveva mai detto in vita sua tante bugie in una sola giornata
‘’ Che Dio mi perdoni! ‘’ Pensò immensamente pentito, ma sapeva di non avere altra scelta e quando tutto sarebbe terminato si sarebbe scusato perché la menzogna non apparteneva nella sua natura.
I sensi di colpa lo colpivano allo stomaco ‘’ Non è questo il modo per incominciare una relazione, bugie e malvagie presenze ‘’
Pensava il dottore, ma sapeva che perlomeno le buie erano umane, cattive ma pur sempre umane, la creatura non era certamente normale e quando conobbe Camy avrebbe preferito che quell’essere si sarebbe presentato in quell’istante
‘’ Piacere sono una malvagia creatura che perseguita questa famiglia! ‘’
E Tom avrebbe risposto ‘’ Piacere e arrivederci ‘’
Stava letteralmente impazzendo dato ciò che pensava, in fondo si conosceva non avrebbe mai rinunciato ad aiutare Jhon adesso che si era affezionato, ma allo stesso tempo pensava sinceramente che non avrebbe voluto essere coinvolto, lui non era Bill e preferiva guardare serie televisive sui dottori suoi colleghi, i classici ‘’ Medical ‘’ che abbondano in televisione e che seguiva tutti senza alcuna esclusione.
 
 
Mentre era in auto ripensava all’accaduto e tutto sembrava così assurdo, incredibilmente impossibile, assolutamente spaventoso ed inquietante e non sapeva come rivelarlo al giovane fratello che probabilmente avrebbe trovato in essa interesse, superficialmente lo avrebbe invidiato e si sarebbe catapultato nella vicenda senza timore ignorando il pericolo e forse perendo da valoroso cacciatore di demoni quale desiderava essere.
‘’ Non è così stupido! E’ cresciuto e forse non mi crederà! Speriamo! ‘’ Pensò Tom fiducioso.
 
Giunto all’università si sentì immerso nella vita, giovani uomini e donne lo circondavano, correvano chi da una parte dell’edificio chi dall’altra, nessuno era fermo tranne lui, che osservava lo scorrere della vita altrui immobile nei suoi pensieri, nei suoi dubbi e nelle sue paure.
 
Si incamminò verso l’ufficio del fratello e lo trovò nel corridoio mentre chiacchierava amorevolmente con una studentessa.
‘’ Bill! ‘’
‘’ Tom! Ti aspettavo per cena! ‘’
Rispose il giovane Beket stupito nel vedere il dottore, poi aggiunse
‘’ Meglio così! Non sai cosa ti ho organizzato! ‘’ Facendogli l’occhiolino.
 
Bill Beket era un’adolescente rinchiuso nel corpo di un adulto, gli ormoni ancora decidevano indipendenti senza consultare il cervello, questo pensava il dottore vedendolo chiacchierare con la dolce fanciulla
‘’ Ma che combini quella ragazza avrà al massimo diciannove anni! Tu sei un docente non puoi… ‘’
Disse Tom incredibilmente furioso ma fu interrotto dal fratellino
‘’ Calmati non è mia intenzione fare nulla! Sono un professore serio e rispettato, ma cosa diavolo pensi che non sia cambiato? ‘’
Lo interruppe Bill profondamente offeso, era giovane e sicuramente amava follemente le donne, ma non avrebbe mai rischiato di rinunciare alla sua carriera, non dopo tutti quei sacrifici.
Erano anni che i due fratelli non parlavano seriamente e Tom ricordava Bill ancora come l’adolescente perennemente allupato senza considerare minimamente l’idea che fosse cresciuto, cambiato e maturato.
 
Bill era adesso un uomo responsabile che passava da un letto ad un altro, ma tutti appartenevano a donne mature e non a studentesse in cerca di saldi agli esami!
 
‘’ Tralasciando la tua insinuazione offensiva, ho organizzato una seratina in onore dei vecchi tempi! Cena da Burns e torneo di Play Station, sai ho comprato la nuova console, mi è costata un botto di soldi ma ne vale la pena! ‘’
 
Tom guardava il fratello con gli occhi sbarrati, si aspettava che parlasse di Strip o di donne dai facili costumi da come aveva iniziato la conversazione, ma non era cambiato ‘’ Burns e videogiochi come da piccoli! Fortunatamente! ‘’
Pensò sospirando, poi rise di gusto.
Era molto tempo che non rideva così.
 
 



Note autrice…
Chiedo scusa per il ritardo ma ogni cosa che scrivevo non mi piaceva molto, così questo capitolo è stato un travaglio lungo e doloroso.
Spero comunque che vi possa piacere per ora il clima è più rilassato e lo sarà anche nel prossimo capitolo anche Tom merita un po’ di relax!
Ringrazio di cuore
Beeble
Day_Dreamer
Lady mE
Eien91
Ss904
Manu96
Grazie di cuore rendete un’acerba scrittrice[…è anche troppo dire di esser tale] felicissima!
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Una serata tra fratelli ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 
 
Dallo scorso capitolo…
 
Tom guardava il fratello con gli occhi sbarrati, si aspettava che parlasse di Strip o di donne dai facili costumi da come aveva iniziato la conversazione, ma non era cambiato ‘’ Burns e videogiochi come da piccoli! Fortunatamente! ‘’
Pensò sospirando, poi rise di gusto.
Era molto tempo che non rideva così.
 
 
Una serata tra fratelli
 
 
Tom si sentiva sereno, il fratello era spensierato e la sua allegria era contagiosa
‘’Visto che sei qui andiamo ora da Burns! ‘’
Il dottore lo osservava stranito, non capiva perché dovessero cenare alla sei e trenta, ma il fratellino continuò
‘’Sappi che io il martedì sera sono impegnato, non mi fraintendere per te rinuncerei a tutto, ma visto che ti sei anticipato che ne dici di anticipare il tutto?  ‘’
Tom accettò in fondo non si era reso conto che il fratello potesse avere programmi, poi pensò che stava coinvolgendo Bill in una situazione scomoda e pericolosa quindi un’ultima uscita gliela poteva concedere.
‘’ Con chi ti vedi? ‘’
‘’ Sam e Dean ‘’
‘’ Ed io che pensavo uscissi con una donna! Sono dei nuovi amici? Non ti ho mai sentito parlare di loro ‘’
Bill guardava il fratello stranito, come poteva Tom non ricordarsi di Supernatural
‘’Cavolo per non ricordarsi del mio martedì deve proprio esser disperato! ‘’ Pensò il più piccolo dei Beket.
 
I due fratelli si sentivano spesso telefonicamente, forse un paio di volte a settimana.
Il più piccolo chiamava il mercoledì sera per parlare, come un adolescente, della sua serie tv preferita.
Tempo addietro chiacchieravano su Streghe e sul fascino dell’empatica, su Buffy e la sua immensa forza e  straordinaria bellezza, ma i Winchester erano insuperabili.
Finalmente i desideri di Bill furono esauditi, una serie tv tutta maschia dove regnavano sangue, mistero, mostri di ogni genere e con pochi sentimentalismi, l’unico presente era l’amore fraterno cosa che accettava e sopportava dato il legame con Tom.
 
‘’ Ma che dici! I Winchester! I protagonisti di Supernatural! ‘’ Disse sentenzioso e un po’ deluso.
Tom si portò una mano sulla fronte, sembrava quasi volesse sorreggerla, come aveva fatto a dimenticarsi di un’informazione di tale importanza.
Il dottore alle telefonate del mercoledì era assente, rispondeva meccanicamente sapendo cosa lo attendeva e dato che la conversazione era unilaterale per dimostrare la sua falsa attenzione e soprattutto che era ancora vivo diceva
‘’ Wau…Come hanno fatto…Ma dai ‘’
Nel mentre lavorava, scriveva mail ad amici, cucinava e magari mangiava anche, faceva di tutto tranne ascoltare.
Solo quel mattino si era reso conto che da anni lui e il fratello si parlavano con superficialità senza comprendere i dolori dell’altro, senza conoscere realmente ciò che il tempo e l’esperienza aveva plasmato.
 
Alla morte di Angy Tom era rimasto solo, letteralmente e materialmente solo.
Nessun familiare lo aiutò a superare l’accaduto, la madre affezionata alla ragazza soffrì molto per la sua morte e per il dolore del figlio non riuscendo così ad aiutarlo a superare quel tragico momento, il fratello era un ragazzo pieno di vita che non si accorgeva della sofferenza altrui, ma quello che più lo ferì fu l’atteggiamento del padre il quale non si presentò nemmeno al funerale.
 
Carl Beket aveva programmato la vita dei due figli, il primogenito doveva essere il suo erede, colui che con orgoglio avrebbe seguito le sue orme e che onorevolmente avrebbe portato avanti la stirpe Beket, Bill invece, era semplicemente Bill e da lui non si aspettava nulla.
Carl malediceva Angy e precisamente la sua morte che aveva rovinato i suoi piani, se il rigido Sig. Beket avrebbe accettato con astio la scelta del figlio di intraprendere la carriera medica non poteva accettare che Tom fosse solo e che mai avrebbe costruito una famiglia, desiderava con tutto il cuore dei nipoti da viziare e con cui giocare, e Bill era semplicemente Bill e difficilmente lo immaginava padre.
 
Nonostante tutto Bill aveva seguito la carriera del genitore e soprattutto si era dimostrato un ricercatore ed un professore migliore, cosa che natualmente al vecchio padre pesava come un macigno, non aveva compreso il potenziale del secondogenito.
Quando erano bambini i due fratelli ascoltavano con gioia le storie che il padre raccontava la sera, non stupide favole ma incredibili racconti ’’ in puntate’’ come amava definirle lui stesso.
Carl raccontava ai figli i miti e le leggende, le gesta di uomini straordinari e le storie appartenenti ad importanti opere classiche, insegnava divertendoli.
Il Sig. Beket era stato un bravo padre che si era smarrito nel percorso della crescita, aveva difficoltà ad affrontare la loro adolescenza, il loro divenire uomini.
Entrambi i figli gli somigliavano incredibilmente, Carl come Tom era un uomo di fede e come Bill un appassionato del soprannaturale che credeva nell’esistenza materiale e fisica del male.
 
I due fratelli Beket andarono così a cenare alle sei e trenta da Burns, un localino molto casalingo come lo definiva il più grande dei due.
Erano due ragazzi semplici che amavano mangiare pizza e hamburger, patatine e ali di pollo fritte e Burns era un MecDonald di qualità.
Aveva tavoli in legno e tutto ciò che cucinava era assolutamente di qualità! Era un locale molto originale soprattutto perché ogni tavolo aveva una piastra in ghisa dove cuocere al momento la carne, cosa incredibile dato che numerosi cibi presenti nel menù riguardavano panini anch’essi arrostiti, il motto del ristorante/pub era ‘’ L’ingrediente è qualità ‘’
Entrambi ordinarono ben due panini a testa enormi, giganti, con bacon, formaggio ed hamburger, da bere coca cola a volontà!
Bill mentre terminava l’ultimo boccone disse qualcosa di incomprensibile sputazzando una sostanza non definita che precipitò sulla mano del fratello
‘’ Che schifo! Sei un maiale ingoia prima e poi parla! ‘’
Il piccolo Becket deglutì rumorosamente poi bevve l’ultimo sorso della sua effervescente bibita e schiarendosi la voce con un colpo di tosse disse  ‘’ Dobbiamo muoverci la caccia ci aspetta! ‘’
 
Velocemente giunsero a casa di Bill, che si spogliò imitando Flash dato che il povero Tom vedeva una figura indistinta che passava da una stanza all’altra.
Si accomodarono sul divano e trascorsi i quaranta minuti dell’episodio il più grande disse
‘’ Devo parlarti! ‘’
‘’ Non ora fra quaranta minuti e trentanove secondi, shhhh! Sta iniziando un altro episodio ‘’
Se fosse stato in piedi Tom sarebbe caduto proprio come succede nei cartoni animati, con la testa a terra e una gamba alzata con tanto di sfondo blu alle spalle.
 
L’episodio successivo era molto intrigante e catturò l’attenzione del dottore, Tom era affascinato dalla freddezza con la quale i due protagonisti uccidevano quelle malefiche creature.
Vedeva il più grande dei due fratelli Winchester impugnare sicuro una specie sciabola e tagliare con un colpo netto, quasi chirurgico data la precisione, la testa di un vampiro, desiderava essere Dean in quel momento! La sua sicurezza, la sua forra e padronanza delle armi, ma non disprezzava lo stile del bello e dannato che aveva sempre successo con le donne!
‘’ Io dopo anni e anni mi affeziono ad un’altra donna e che succede? Lei e il figlio sono tormentati da una creatura che ha iniziato a perseguitare anche me! Che ingiustizia! Solo in una serie tv si può rimorchiare così! ‘’ Pensava il dottore quasi invidioso.
Si stava appassionando a qualcosa che aveva sempre ignorato ‘’Magari potrebbe essermi utile! Noo! E’ solo una farsa frutto della contorta mente di uno sceneggiatore, ma un bravo sceneggiatore! ‘’ Pensava il dottore desideroso di offrire un lavoro ai due finti cacciatori in modo da liberarsi da quella assurda situazione.  
Tom desiderava che l’episodio non finisse mai per due motivi, uno del tutto assurdo in quanto sperava che da un momento all’altro in tv sarebbe apparsa la creatura a lui nemica e che i due fratelli la uccidessero così avrebbe scoperto cosa fosse e come sbarazzarsene, decisamente stava impazzendo!
Il secondo motivo molto più serio, soprattutto realistico era la mancanza di coraggio sparita con l’assurda affermazione del fratello minore.
 
Al termine della serata Bill chiese ‘’ Cosa volevi dirmi! Prima che mi dimentico, ma cosa hai? Perché sei venuto? Cosa ti è successo? … ‘’
Il più giovane stava ponendo un’infinità i domande alle quali non poteva rispondere nell’immediato e soprattutto non voleva, aveva paura di farlo, di confessare una verità così assurda ed impensabile e se l’altro non lo avesse creduto? Cosa sarebbe successo? Avrebbe perso la sua credibilità? L’aiuto di una persona mille volte più competente di lui!
Non sapeva come confessare e non riusciva a trovare un modo per aprirsi, sfogarsi, liberarsi.
Sapeva che doveva dire la verità, ma come? Aveva bisogno di farlo per Camy, per Jhon, per se stesso, non poteva sopportare tutto quel peso da solo.
‘’ Bill tu credi realmente nel soprannaturale? ‘’
 
 
 
 
 
 
 
 


Note autrice…
Salve a tutte voi! Vi ringrazio ancora una volta per i vostri commenti! Avevo già scritto questo capitolo e naturalmente essendo un amante della serie televisiva Supernatural non potevo non citarla, come ho già detto ad alcune di voi il mostro non è ispirato alla serie ma alla letteratura (in particolare mi sono ispirata alla versione di un poeta latino, poi nel prossimo capitolo vi dirò chi è) hihihihi!
Altro indizio che non serve a nulla! – Abbiate pietà di me!-
Volevo pubblicare questo capitolo sabato, ma dato che ai fin della narrazione non serve, ma da solo alcune informazioni familiari sul protagonista e a tratti è anche demenziale, ho deciso di anticiparmi per non farvi aspettare tanto!
Ritengo che un minimo di ironia ci volesse per sdrammatizzare e respirare, poi non è del tutto insensato come capitolo, ho voluto esprimere la quasi follia di Tom, che poverino sta impazzendo al punto da invidiare Dean Winchester! Il capitolo è leggermente confusionario soprattutto verso la fine perché ho voluto sperimentare la confusione per rappresentare la confusione mentale del dottore!
Pensiero contorto –spero la lettura non risulti difficile-
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere!

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Rivelazioni [Parte Prima] ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 
Rivelazioni [Parte Prima]
 
Dallo scorso capitolo…
 
‘’ Bill tu credi realmente nel soprannaturale? ‘’
 
 
Con voce seria Tom pronunciò queste parole
‘’ Bill tu credi nel soprannaturale? ‘’
Il tono era udibilmente incerto, l’incertezza della risposta del fratello minore influenzava la domanda stessa.
Dubbi solo dubbi provava da giorni, il dubbio ormai era divenuto l’unica sua certezza.
La certezza dell’incertezza un paradosso al quale non esiste una soluzione.
‘’ In che senso? ‘’
Ribatté ancor più titubante Bill
‘’ Nei mostri! ‘’
‘’ Cosa vuoi dire non ti seguo. ‘’
Non riuscivano a capirsi, sembravano due estranei alla prima conversazione i quali non conoscendosi faticano a seguire i reciproci ragionamenti.
‘’ Vampiri, licantropi, streghe e stregoni! Lucifero! ‘’
Aggiunse il dottore cercando di essere meno generico e più incisivo poi continuò
‘’ Da adolescente ed anche oggi che sei un adulto guardi queste serie televisive e non perdi film simili, ma ci credi? ‘’
‘’ Cosa vorrebbe essere questo un richiamo? Una predica? ‘’
Rispose quasi offeso Bill ma fu subito interrotto dal fratello
‘’ Assolutamente no! Vorrei solo sapere cosa ne pensi! ‘’
‘’ A me sembra che tu mi voglia giudicare soltanto! ‘’
Affermò ancor più serio il giovane professore.
 
Bill Beket su quell’argomento era molto suscettibile, si sentiva perennemente giudicato.
In ambito lavorativo i suoi colleghi lo chiamavano il “mago”, naturalmente erano solo invidiosi della sua età, della sua preparazione, del successo che aveva con gli studenti, che in tanti frequentavano i suoi corsi, la sua passione era contagiosa e soprattutto rendeva interessante argomenti antichi e spesso noiosi.
Il fascino del mistero era l’arma vincente utilizzata da Bill, stimolava la curiosità dei ragazzi cosa che gli altri docenti ignoravano per pigrizia o forse per stanchezza in fondo i suoi colleghi erano tutti molto anziani e soprattutto noiosi caratteristica che poi si rispecchiava nelle loro lezioni.
Quel soprannome naturalmente non era riferito al suo vero significato, ma a come quel giovane professore riuscisse come per magia ad appassionare gli studenti, era semplicemente una metafora non positiva per sminuire la bravura del nuovo arrivato.
Puntualmente il ragazzo si offendeva era ovvio che ciò fosse un dispregiativo ma nel caso specifico di Tom pensava che il fratello criticasse la suo passatempo, la sua passione, il suo lavoro che con esso aveva molti contatti, il suo credo, ma forse quell’atteggiamento nascondeva ben altro.
‘’ Non offenderti Bill non è mia intenzione giudicarti è solo che… ‘’
Anche quella frase fu bruscamente interrotta
‘’ Basta! ‘’
Disse sentenzioso.
Il professore si alzò dal divano dello stesso colore della notte, un blu scuro ed intenso e si sedette sulla poltrona poco distante.
Con quel gesto il giovane Beket prendeva le distanze dal più grande, il suo inconscio lo spingeva ad allontanarsi psicologicamente e ciò si rispecchiava in quel movimento, seduto incrociò le braccia tipico segno di difesa.
Il professore si sentiva attaccato dal fratello e cercava di difendersi.
Il dottore osservava il suo interlocutore e si rendeva conto di averlo offeso ed innervosito, ma perché?
Tom non lo voleva offenderlo e non sembrava averlo fatto, che fosse un semplice fraintendimento il loro?
Oppure una scusa per nascondere una verità fino a quel momento nascosta?
Un flusso di domande attraversava la sua mente, si chiedeva cosa avesse sbagliato, dove, perché, come.
Il dottore si tormentava non comprendeva quella reazione strana, non aveva nemmeno iniziato il suo racconto, ma forse aveva iniziato male e per questo Bill aveva frainteso, questa banale giustificazione gli diede un barlume di speranza  così poté continuare
‘’ Ho bisogno del tuo aiuto ‘’
La voce di Tom era sempre più titubante l’incertezza aumentava con la tensione, le gambe tremavano e se non fosse stato seduto sarebbe sicuramente caduto, la tensione lo colpiva dritto alle ginocchia rubandogli non solo la sicurezza ma anche l’equilibrio, poi continuò
‘’ Mi sono innamorato ma … non so come spiegartelo perché non so con cosa ho a che fare, ma tu puoi aiutarmi! …‘’
Il dottore raccontò tutto al fratello: Camy, Jhon, i sogni e la creatura, il marito della donna, senza accorgersi di essere molto confusionario nella spiegazione degli eventi, ma Bill non batteva ciglio, lo guardava intensamente e non sembrava stupito.
Perché non era stupito? Ascoltava ed annuiva con occhi vitrei poi disse
‘’ Descrivi il mostro! come è fatto? ‘’
Tom rimase ancor più stranito da quella domanda, questa era stata posta freddamente forse non lo credeva? Forse gli credeva? Il dubbio lacerava il suo animo.
‘’ Sembra un pipistrello, una Donna dalle fattezze di un pipistrello, ali grandi e voce roca ma chiaramente femminile e chiede sempre … ‘’
Fu interrotto dal un commento del fratello
‘’ Cazzo! Cosa hai fatto Tom? Perché? ‘’
Il professore conosceva l’identità della creatura, gli credeva ma Tom ancora non lo aveva capito.
Il giovane Beket era stranito dopo aver compreso, ma sperava con tutto il suo cuore di sbagliarsi.
‘’ Non ho fatto nulla! ‘’
Rispose, ma il fratello aggiunse
‘’ Dalla tua descrizione penso di aver capito chi possa essere ma … Ma lei tormenta per un motivo! Cosa hai fatto? ‘’
Bill mise le mani sulla faccia per alcuni secondi, interminabili secondi, poi le scivolò lentamente svelando un volto inorridito
‘’ Ti prenderà Tom ed è giusto che lo faccia! ‘’
Sentenziò il professore
Bill pensava fosse giusto, Lei era giusta, agiva in modo sbagliato ed orrendamente ma ai fini della giustizia, non si sarebbe mai aspettato che una come Lei tormentasse il fratello, l’amato fratello dall’animo gentile, incorruttibile, buono, ma forse non lo conosceva realmente, forse negli anni era cambiato o forse si sbagliava e sperava di aver frainteso.
‘’ Ma che dici Lei non vuole me! Non hai capito!  Lei da me vuole giustizia ma io non ho capito da cosa! ‘’
Bill era confuso sapeva che Lei tormentava solo chi lo meritava e non un innocente, cosa voleva da un innocente e soprattutto da suo fratello.
L’importante era che Tom fosse innocente e che il suo animo non fosse macchiato dal peccato, le risposte sarebbero poi giunte questo era importante per il più giovane.
‘’ Cosa ti ha detto precisamente? ‘’
‘’ Che se non otterrà Giustizia prenderà Jhon e Camy! Poi c’è un uomo che mi ha chiesto aiuto, ma è morto lui è il marito di … ‘’
Ancora una volta fu interrotto
‘’ Lui è la vittima e Lei chiede giustizia per lui! Lei … Poi ti spiego adesso vieni con me! ‘’
Balbettando pronunciò le ultime parole, non terminò la frase preferiva mostrare ciò che conosceva piuttosto che raccontarlo.
Bill si mise solo le scarpe e rimase in abiti casalinghi, prese le chiavi dell’auto e ribadì al fratello di seguirlo.
Entrarono nella macchina ed il professore appariva calmo, mise in moto ed appena voltò l’angolo ingranò la quarta, aveva fretta ma per cosa?
Il viso si era rilassato, non aveva bisogno di essere teso, se Tom era innocente allora non doveva preoccuparsi, ma comunque aveva fretta di rivelare al fratello ciò che in tanti anni aveva scoperto.
‘’ Dove andimo? ‘’
‘’ In biblioteca.‘’
‘’ Perché ? ‘’
‘’ Devi vederlo con i tuoi occhi altrimenti non mi crederesti ‘’
‘’ E tu mi credi! ‘’
‘’ Si! ‘’
‘’ Perché ? ‘’
Bill non rispose ma fermò l’auto appena gli fu possibile, il suo sguardo solitamente allegro era oscurato da un velo di serietà e dolore almeno così appariva, poi disse
‘’ Devo raccontarti ciò che ho vissuto e forse capirai perché ti credo. Vorrei tanto poterti dire di aver visto un angelo che mi ha salvato. Vorrei dirti di essere  stato illuminato dalla grazia divina, ma non è così. Cazzo Tom non so proprio come dirtelo ‘’
Il dottore lo interruppe.
Era stanco di tutta quell’incertezza, di quella situazione e del comportamento del fratello.
Bill conosceva il mostro ma voleva che lui vedesse con i suoi occhi, ma cosa doveva vedere? Gli credeva veramente o fingeva? E soprattutto perché era così ambiguo?
‘’ Dillo senza girarci intorno ‘’
 
‘’ Vampiri! Ne ho incontrato uno! ‘’
‘’ Non prendermi per il culo! Questa è la realtà non una sceneggiata‘’
‘’ Smettila, ma dico tu hai avuto a che fare con una bestia e adesso perché io non dovrei dire la verità? Fidati di me che conosco molte più cose, cose che potrebbero esserti utili, ma prima ascolta il mio racconto e poi giudica tu stesso. ‘’
‘’ Ricordati solo di non romanzare! ‘’
Bill osservava Tom dispiaciuto per quell’ultima affermazione, sapeva che da giorni il fratello si trovava immerso in un mare agitato in piena tempesta e sapeva perfettamente che ogni naufrago necessitava di una boa a cui aggrapparsi, lui lo avrebbe aiutato sarebbe stato il suo appoggio, ma era impaurito di non essere creduto e sapeva che se così fosse accaduto il dottore sarebbe annegato in quel mondo per uomini sommerso dal mistero.
‘’ La realtà di cui parli è solo una parte del tutto. Ricorda fratello ogni cosa necessita del suo opposto per essere spiegata, ma ciò non basta a comprenderla.
Tu conosci il giorno e vivi di esso, sai che esiste la notte ma non la conosci! Tu non hai mai vissuto la notte!
Tu conosci la luce e non le ombre da essa create.
So che tu sei credente! Se credi in Dio dovresti credere anche nell’ Angelo che lo ha sfidato e nei suoi figli, loro sono una realtà quella di cui si necessita per conoscere e comprendere il tutto.
Tutto è niente e niente è tutto, senza una realtà non esiste l’altra. ‘’
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Salve ragazze scusate il ritardo, chiedo perdono ma sono uscite le date degli esami e presa dal panico mi sono immersa nei libri, ma la paura è passata ole!
Allora la storia si complica e spero che vi stia piacendo… prometto che posterò presto il prossimo capitolo anche perché già ho scritto una parte, quella che riguarda la storia di Bill e vi anticipo che anche Carl farà la sua apparizione!
Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo e chi legge silenzioso!
Fatemi sapere!
 
 
 

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Capitolo 10
*** Rivelazioni [Parte Seconda] ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 


Rivelazioni [Parte Seconda]
 


Dallo scorso capitolo…
 
‘’ Vampiri! Ne ho incontrato uno! ‘’
‘’ Non prendermi per il culo! Questa è la realtà non una sceneggiata‘’
‘’ Smettila, ma dico tu hai avuto a che fare con una bestia e adesso perché io non dovrei dire la verità? Fidati di me che conosco molte più cose, cose che potrebbero esserti utili, ma prima ascolta il mio racconto e poi giudica tu stesso. ‘’
‘’ Ricordati solo di non romanzare! ‘’
Bill osservava Tom dispiaciuto per quell’ultima affermazione, sapeva che da giorni il fratello si trovava immerso in un mare agitato in piena tempesta e sapeva perfettamente che ogni naufrago necessitava di una boa a cui aggrapparsi, lui lo avrebbe aiutato sarebbe stato il suo appoggio, ma era impaurito di non essere creduto e sapeva che se così fosse accaduto il dottore sarebbe annegato in quel mondo per uomini sommerso dal mistero.
‘’ La realtà di cui parli è solo una parte del tutto. Ricorda fratello ogni cosa necessita del suo opposto per essere spiegata, ma ciò non basta a comprenderla.
Tu conosci il giorno e vivi di esso, sai che esiste la notte ma non la conosci! Tu non hai mai vissuto la notte!
Tu conosci la luce e non le ombre da essa create.
So che tu sei credente! Se credi in Dio dovresti credere anche nell’ Angelo che lo ha sfidato e nei suoi figli, loro sono una realtà quella di cui si necessita per conoscere e comprendere il tutto.
Tutto è niente e niente è tutto, senza una realtà non esiste l’altra. ‘’
 
 
‘’ Perché sei così filosofico, i dubbi mi lacerano l’animo e tu divaghi sulla filosofia! Cosa pensi che non sappia che gli opposti si realizzano! Pensi che io non creda al male? ‘’
Disse Tom quasi offeso
‘’ Credi nell’esistenza di Dio ma neghi con tutto te stesso l’altra faccia della medaglia. Tu guardi la Luna in modo sbagliato! ‘’
Rispose Bill saccente e sempre più metaforico, in quel momento sembrava un professore che cerca di aprire gli occhi ai suoi studenti, poi continuò
‘’ Tu della Luna vedi sempre la stessa faccia, pensi che tutta sia illuminata e che illumini riflettendo. Non vedi l’altra faccia quella celata, spenta ed immersa nel buio.
La Luna fratello ha due facce una che conosci ed apprezzi e l’altra sconosciuta ed oscura, è meno romantica fredda ed ignota, proprio come la Terra tu conosci solo una faccia ma l’altra la ignori.
Mi duole dirlo ma tu sei volutamente cieco. Osservi ma non vedi! Se credi realmente in Dio perché non credi anche nel suo opposto!
Ciò in cui tu credi è un paradosso! Secondo te Dio vorrebbe tormentare Camy o Jhon? ‘’
Disse infine il professore
‘’ No ‘’
‘’ E chi potrebbe essere? ‘’
‘’ Un Demone ‘’
‘’ Chi li ha generati i Demoni ? ‘’
‘’ Il Diavolo ‘’
‘’ Bingo! Ci sei arrivato, ma mi domando se per inerzia o ragionamento! L’importante è che tu mi creda! ‘’
 
Tom era stranito, tutte quelle domande gli avevano aperto gli occhi adesso poteva vedere, aveva sempre creduto ciecamente in Dio ma la sua stessa fede lo aveva accecato, tutta quella luce non gli permetteva di vedere l’oscurità ed anche quando delle ombre erano apparse  nella sua vita non aveva compreso realmente quella visione.
 
‘’ Continua nel tuo racconto, ho bisogno di capire! ‘’
‘’ Due anni fa tenni un corso di sera, iniziava alle sette ed il sole a quell’ora già era tramontato, conobbi uno studente che non avevo mai visto, dovevi vederlo era un portento: intelligente e carismatico.
Quando gli chiesi che facoltà frequentasse mi rispose che non era uno studente ma un appassionato in materia classica, rimasi così colpito dalla sua sincerità che accettai la sua presenza in aula nonostante non pagasse le onerose tasse. Più le lezioni continuavano e più mi accorsi che conosceva molte cose ad esempio mi colpì il fatto che parlasse perfettamente il latino, infatti scrisse un intero test in latino.
Da quella sera iniziò ad inquietarmi, come poteva un appassionato conoscere perfettamente il latino arcaico?
Questa domanda mi ossessionava, un giorno mi consigliò una lettura alla quale io non avrei mai pensato Dracula di Stoker, io non apprezzando la letteratura di fine ottocento molto superficialmente ignorai quel capolavoro, lo lessi semplicemente perché apprezzavo l’intelligenza di quel giovane.
Appena lo rividi lo ringraziai per il consiglio e lui mi disse
-Prego professore per me è un onore aprirle gli occhi , più avanti le mostrerò la verità
Un brivido in quel momento mi attraversò, ma successivamente mi convinsi di essere stato colpito nell’orgoglio da quel ragazzino, lui voleva mostrarmi qualcosa che io non conoscevo, per un professore è umiliante. ‘’
 
Bill sembrava stremato da quel racconto, faticava a parlare ed affannava, tutti effetti dell’emozione poi provata.
Inspirò profondamente e riprese il suo racconto
‘’ Sinceramente dopo quella conversazione il nostro rapporto cambiò, io divenni più freddo, non accettavo la sua preparazione la sua conoscenza e soprattutto la sua superbia.
Mi limitavo a salutarlo e lui mi sorrideva ricambiando.
Le sere passarono veloci e all’ultima lezione, precisamente al suo termine lui fu il penultimo ad uscire. Mi diede la mano e disse dandomi per la prima volta del tu
-Preparati ci vediamo domani
Prese per i capelli l’unica persona che era presente nell’aula e le morse il collo, la ragazza si dimenava ma lui riusciva con quella sola mano a trattenerla, le rubava l’energia e più trascorrevano i secondi più la ragazza si consumava sotto la sua bocca, quella creatura le rubò la vita per poter a sua volta vivere.
Trascorsi una giornata nel terrore, non sapevo cosa fare ed ero spaventato, non sapevo a chi rivolgermi e se quel qualcuno mi avesse creduto o ritenuto un folle. ‘’
 
Tom appoggiato al cofano dell’auto con le braccia conserte osservava il fratello con occhi sgranati dall’orrore e dalla paura, credeva al giovane Bill e da un lato si considerava fortunato almeno quel mostro non voleva la sua vita, una domanda lo colse improvvisamente così lo interruppe chiedendo
‘’ Ma cosa voleva da te? Se avesse desiderato nutrirsi ti avrebbe morso e ucciso! ‘’
 
Bill temeva in una simile domanda e avrebbe preferito omettere quel particolare rabbrividiva al solo pensiero
‘’ Lui cercava un compagno di giochi ‘’
 
Il dottore sgranò gli occhi cercava di parlare ma le parole erano bloccate nella gola come se qualcosa le trattenesse e prima di riuscire in quell’ardua impresa il fratello ricominciò il suo racconto
 
‘’ Voleva trasformarmi in uno di loro, in un mostro senza anima, il perché me lo disse solo in punto di morte ‘’
 
‘’ Come lo hai ucciso? Come hai fatto? ‘’
Lo interruppe il dottore incuriosito e sempre più affascinato da quel racconto
 
‘’ Acqua santa! Ho bevuto acqua santa per essere più precisi tre litri‘’
 
Tom non credeva a quelle parole, se era stato il fratello a berla questo voleva dire che
 
‘’ Ha tentato di trasformarmi bevendo il mio sangue avvelenato per lui dall’acqua ‘’
Continuò Bill interrompendo le sue ipotesi, ma il dottore aveva altri dubbi che subito espose
 
‘’ Non potevi piantargli un paletto nel cuore? ‘’
‘’ Non sono così atletico e forte! Sarei morto solo per averlo pensato! ‘’
‘’Cosa hai provato quando‘’
Non terminò quella frase vedendo il fratello rivolgere lo sguardo verso l’asfalto
‘’ Sentivo le forze abbandonarmi,  si nutriva con il mio sangue e a ripensarci oltre ad essere spaventoso e inquietante è anche disgustoso, sentivo che la mia vita stava scivolando.
Avevo paura di morire ma non avevo la forza né per piangere e né per urlare ero sempre più stanco desideravo la morte immediata piuttosto che quella lenta fine.
Capì che stava iniziando ad indebolirsi perché sentì del calore scivolare sul collo, non tutto il sangue finiva nel suo corpo.
Quella sensazione aumentava e lui improvvisamente si staccò da me, iniziò a tossire e a sputare sangue sull’asfalto del garage interno dell’università.
Al termine del mio orario stavo andando a casa ma decisi di uscire passando per quel posto cosa inusuale alle mie abitudini, ma fu inutile seguì il mio odore, mi trovò e poi conosci il seguito ‘’
 
‘’ Ma come è morto solo per l’acqua? E'possibile? Poi perché hai bevuto tre litri? E  il corpo della ragazza morta nell’aula che fine ha fatto? ‘’
 
Bill sorrise sapendo che ciò che stava per confessargli avrebbe sconvolto per sempre la sua vita
 
‘’ Non è stata l’acqua santa ad ucciderlo, questa lo ha solo indebolito al punto da accasciarlo al suolo svenuto e senza forze, gli è stata tagliata la testa.
Ho bevuto tre litri perché è il numero della Trinità ed è sacro, il corpo della ragazza è stato consegnato a chi di dovere ‘’
 
Inspirò per trovare le forze per continuare
 
‘’ Io non sapevo nulla di queste cose, mi ha aiutato papà ‘’
 
Tom era incredulo come poteva conoscere Carl tutte quelle cose? E senza rendersene conto fece un’infinità di domande al fratello
 
‘’ I vampiri non sono nuovi ospiti dell’università. Sono secoli che generano i loro compagni tra i ragazzi o i giovani professori, come me!
Un consiglio straordinario addestra ogni dieci anni un gruppo di persone tra studenti e docenti affinché possano proteggere i loro amici e papà fu uno di loro.
Io ero scosso e quel giorno lo vidi, lui capì subito che c’era qualcosa che mi turbava profondamente e così fece semplicemente due più due, io non ebbi bisogno di raccontare nulla e ad essere sincero non ci sarei mai riuscito, ad un certo punto pensai di essere impazzito e quella sembrava l’unica cosa normale. ‘’
 
Bill guardò il fratello chiedendogli di guidare al suo posto, in quel momento si accorse di essere uscito in tuta da ginnastica e rise
 
‘’ In biblioteca mi prenderanno per pazzo! Dopo passiamo da papà abbiamo bisogno di domandargli delle cose ‘’
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note Autrice...
Dico che Tom osserva ma non vede perché tra i due termini c’è differenza come tra capire e comprendere.
Per la morte del vampiro ho optato per questo espediente in quanto non l’ho mai visto in tv o letto in un libro e mi piaceva l’idea di essere originale e di creare una storia tutta mia! Spero vi possa piacere!
Scusate il ritardo ma ho avuto problemi con la connessione!
Spero che questo capitolo vi piaccia!
 
 

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Capitolo 11
*** Nuove conoscenze per il giovane Beket ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 
Nuove conoscenze per il giovane Beket
 
Dallo scorso capitolo…
‘’ I vampiri non sono nuovi ospiti dell’università. Sono secoli che generano i loro compagni tra i ragazzi o i giovani professori, come me!
Un consiglio straordinario addestra ogni dieci anni un gruppo di persone tra studenti e docenti affinché possano proteggere i loro amici.
Io ero scosso e quel giorno vidi papà, capì subito che c’era qualcosa che non andava e così fece semplicemente due più due, io non ebbi bisogno di raccontare nulla e ad essere sincero non ci sarei mai riuscito, ad un certo punto pensai di essere impazzito e quella sembrava l’unica cosa normale. ‘’
 
 
Mentre erano in auto Bill seduto al posto del passeggero si massaggiava le tempie, aveva un forte mal di testa e cercava di ricordare dove fosse il libro che parlava della misteriosa creatura arrivando poi alla conclusione che infiniti testi la citavano, ricordava di averne consultati alcuni per un corso di mitologia ma naturalmente non essendo testi magici non c’era in nessuno di essi una soluzione o un modo per allontanare quel mostro tanto meno di ucciderlo.
 
Bill sapendo lo scopo della creatura riteneva che bisognasse scoprire prima il perché della sua comparsa, immaginava vagamente il reale motivo ma non poteva certamente confessare le sue idee così senza possedere una prova, avrebbe fatto parlare il testo che sicuramente aveva una validità e veridicità più incisive.
 
Tom mentre guidava ripensava a ciò che il fratello gli aveva detto e così chiese
 
‘’Perché dobbiamo andare da papà? ‘’
Quel dubbio lo tormentava, aveva capito che il padre era un abile cacciatore o meglio lo era stato.
Ormai Carl aveva i suoi settanta anni e il dottore non riusciva ad immaginarlo scattante e forzuto, quel vecchietto era più adatto a fare il nonno che l’assassino di mostri.
‘’Una cosa per volta Tom, inizia a metabolizzare quest’informazione ‘’
Un altro dubbio che attanagliava la mente del ragazzo riguardava la natura stessa del pipistrello, le parole del fratello gli avevano aperto gli occhi, ma se i demoni sono cattivi perché chiede giustizia? Non meriterebbe l’ aiuto di nessuno così ragionando a voce alta il fratello lo interruppe
‘’Sei sicuro che chieda giustizia per se stessa? ‘’
Tom era incredibilmente sorpreso da quelle parole, così espresse la sua opinione in merito, sostenne che quegli esseri sono estremamente malvagi e che l’altruismo non può essere una peculiarità caratteriale del suo singolo e personale persecutore
‘’Non è tutto bianco o nero, Tom apri gli occhi! Ma cavolo avrò parlato per mezzora di luce ed ombra, opposti, luna e quant altro e tu? Senti fidati quando saprai chi è capirai ‘’
 
L’auto sfrecciava sull’asfalto, il dottore cercava di arrivare più velocemente alla biblioteca, il fratello nel frattempo appoggiò la testa allo schienale cercando di riposare.
Appena Bill chiuse gli occhi iniziò a sognare, la sua maggiore esperienza nel campo del soprannaturale gli fece capire di trovarsi in un incubo dal quale sarebbe uscito solo per il volere di quella creatura.
 
Lo spazio che circondava il giovane Beket era un prato, un verdeggiante prato ed  il cielo era serenamente limpido, erano anni che non vedeva un simile clima.
In quella distesa d’erba Bill iniziò a passeggiare alla ricerca di un indizio che lo portasse a scoprire qualche particolare utile.
In lontananza vide un cespuglio, ma avvicinandosi capì che in realtà era un albero maestoso, sentiva uno strano verso, un lamento forse il pianto di un bambino.
Si voltò ma non vide nulla, capì che il suono proveniva dalla stessa direzione dell’albero, infatti dietro di esso un bambino piangeva accovacciato.
I capelli corvini contrastavano con la sua pallida carnagione, era impressionante osservarlo, intristiva ed inquietava allo stesso tempo.
Bill gli chiese come si chiamasse e il piccolo lo guardò intensamente, aveva gli occhi incavati, era visibile la sua stanchezza e forse era anche malato.
‘’Jhon‘’
Rispose il bambino.
Il professore rabbrividì, il paziente di Tom, il figlio della sua fidanzata, il piccolo perseguitato.
‘’Stai bene? ‘’
Gli domandò preoccupato per la sua salute.
‘’ Si! Ma questo posto non lo conosco! Tu chi sei? ‘’
Bill si chinò capendo che la creatura li aveva rapiti e portati in quel mondo plasmato a suo piacimento.
Non sapeva come ella facesse ma non poteva restare impassibile in quella situazione.
‘’ Dove sei? Esci allo scoperto ‘’
Urlò Bill ma apparve un uomo, un uomo molto alto, possedeva una fisicità tipica degli atleti, ma osservandolo meglio il professore poté notare che indossava una divisa militare, era un soldato.
Ricordando le spiegazioni del fratello capì che la creatura lo stava coinvolgendo, gli mostrava ciò che desiderava.
Ma se Bill aveva compreso lo scopo del mostro, Tom ancora brancolava nel buio.
 
‘’Papà ‘’
Disse il bambino felice, gli occhi erano sgranati dalla gioia e ricolmi di lacrime.
L’uomo fece in tempo a pronunciare il nome del bambino e poi scomparve nel nulla, il piccolo ricominciò a piangere e farfugliava
‘’Lei lo ha preso! ‘’
Bill teneramente lo guardò, si chinò per arrivare alla sua altezza e gli disse
‘’No piccolo, il tuo papà è morto non per colpa sua, Lei non uccide gli innocenti! ‘’
 
In quel momento una voce roca risuonò come un tuono e il cielo iniziò a scurirsi.
‘’ Giustizia ‘’
‘’Lascialo andare lui non c’entra è troppo piccolo! ‘’
‘’ Chi sei tu per darmi ordini ‘’
Disse la creatura apparendo dinanzi al professore.
 
L’unica cosa che Bill poté pensare in quel momento era la sua bruttezza, aveva conosciuto un vampiro ma poteva affermare oggettivamente che fosse affascinante e carismatico, ma il mostro di Tom era davvero brutto, inquietante e pauroso, pensò che in fondo i mostri infernali potevano solo essere così, il vampiro prima era un uomo ed aveva conservato le sue sembianze umane, ma Lei è sempre stata così fin dall’antichità, l’inferno la rese brutta e aveva bisogno di un ottimo chirurgo ed estetista.
Non riusciva ad avere pensieri seri nemmeno dinanzi quella creatura che continuò
‘’ Vuoi forse morire ‘’
‘’Tu non uccidi gli innocenti ‘’
‘’ Mi conosci a quanto pare! Allora suppongo tu abbia capito cosa devi fare! ‘’
Disse avvicinandosi sempre più ed inclinando la testa mostrò tutti i suoi denti ringhiando
‘’ Se farete ciò che dico vi lascerò vivere senza tormenti ‘’
 
Il piccolo Jhon spaventato tramava aggrappato al pantalone del professore, il quale capendo la situazione prima gli accarezzò la testa poi gli disse
‘’Mi chiamo Bill e sono il fratello del tuo dottore, so cosa sta succedendo e so che tu in fondo conosci la verità devi solo cercare di ricordarla.
Adesso Lei ti riporterà a casa ma tu promettimi che cercherai di rimembrare. ‘’
Il bambino annuì e scomparve come aveva fatto in precedenza il soldato.
 
La creatura guardò il docente negli occhi ad in fine prima di riportarlo alla realtà gli disse
‘’ Sai che ciò è giusto ‘’
 
 
Bill riaprì gli occhi e si ritrovò dinanzi un Tom spaventato che gli chiedeva cosa fosse accaduto.
‘’ Appena ho fermato l’auto ho notato che ti eri addormentato ho provato a svegliarti e sono dieci minuti che ti chiamo.
Se non fossi stato un medico avrei pensato che fossi morto nel sonno. Si può sapere cosa è successo? ‘’
Bill scese dall’auto e mentre entrambi si incamminarono verso le scale del grande edificio il professore gli raccontò il sogno appena fatto.
Tom rimase sconvolto nel sentire che Jhon fosse stato coinvolto ancora una volta, quel povero bambino dopo la morte del padre si era ammalato e non riusciva a vivere serenamente a causa di quel mostro.
 
L’edificio nel quale entrarono era immenso, una biblioteca enorme era visibile ad occhio nudo che la costruzione fosse molto vecchia e che ultimamente avevano tinteggiato, alitava una puzza di vernice nell’atrio dove una signorina molto gentile e diversa dal solito stereotipo della bibliotecaria vecchia e racchia salutò Bill chiedendogli un documento
‘’Mi dispiace professore ma è la prassi ‘’
Lasciato un documento entrambi entrarono nell’immensa sala.
Stranamente era ovale, le pareti erano color panna ed enormi scaffali pieni di libri attraversavano tutta la stanza dando l’impressione a chi vi entrava di trovarsi in un labirinto.
Bill si diresse in una sezione, sicuro prese un libo.
Era impolverato e malconcio era antico, copertina in pelle con rifiniture dorate.
‘’La divina commedia? ‘’
Chiese Tom leggendo passivamente quel titolo scritto nella sua lingua originaria che il dottore  non parlava e comprendeva.
‘’ Se preferisci leggere Catone in latino oppure frammenti in greco arcaico! La leggenda è sempre la stessa è solo che non riesco a spiegarmi una cosa.
Guarda anche tu.
Inferno, Canto IX, 38-42 ‘’
 
 
"(...) Tre Furie infernal di sangue tinte,
Che membra femminili aveano, ed atto,
E con idre verdissime eran cinte;
Serpentelli e ceraste avean per crine,
Onde le fiere tempie erano avvinte
, (...)"
 
Bill lesse il passo scandendo ogni parola
 
‘’ Tutti nella mitologia le descrivono con serpenti verdi al posto dei capelli, ma il nostro mostro invece non è assolutamente così! È una specie di pipistrello gigante! ‘’
Aggiunse in fine Bill senza essersi accorto di non aver detto nulla al fratello né nome né caratteristiche, era così preso dal suo discorso e dai suoi interrogativi da non rendersi conto che Tom non capiva nemmeno l’italiano e mai aveva letto la Divina Commedia, ma solo quando il dottore lo interruppe capì di dovergli delle spiegazioni.
 
‘’ Di chi stai parlando? Non ti capisco! ‘’
 
‘’ Furie Tom, sto parlando di furie! ‘’
 
Nella mitologia greca le Furie o Erinni erano le tre dee della vendetta.
Si chiamavano Tisifone, Megera e Aletto e avevano il compito di punire i delitti e le malefatte che non venivano scoperti dalla giustizia umana.
Creature mostruose, nate dal sangue del dio Urano, possedevano ali di pipistrello e serpenti al posto dei capelli.
Abitavano nell'Ade dove, armate di flagello, amministravano la giustizia tra i morti .
Talvolta però abbandonavano il regno dell'oltretomba per perseguitare anche i viventi.
 
‘’ Perché Lei perseguita me, Jhon e Camy? ‘’
Chiese Tom impaurito.
‘’ Chiedono Giustizia! ‘’
Gli rispose il fratello sedendosi
‘’Per cosa? ‘’
‘’ Non lo so Tom, dobbiamo scoprirlo e poi dobbiamo capire ancora perché non sono come le Furie descritte dalla mitologia e dobbiamo ancora capire come fermarle, ma io non posso risolvere tutti questi dubbi. Dobbiamo andare da papà! ‘’
Bill sicuro che il padre conoscesse quelle creature chiuse il libro con forza, prese le chiavi dell’auto precedentemente appoggiate su di una scrivania e disse
‘’Muoviamoci!‘’
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Scusate l’immenso ritardo ma ho avuto svariati problemi con il pc, prima di connessione e poi ho dovuto formattarlo perché mi è morto all’improvviso.
Spero di non avervi deluse con questo capitolo e finalmente l’identità del mostro è stata svelata, nel prossimo capitolo vedrete o meglio leggerete della risoluzione di alcuni dubbi ad opera del più esperto Carl Beket!
Grazie di cuore a chi legge e chi commenta, sperando lo farete.
 

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Capitolo 12
*** Chiarimenti ***


 Lo strano caso del piccolo Jhon
 



Piccolo riassunto…

Tom Beket, abile e affidabile dottore segue il caso del piccolo Jhon, un bambino affetto da strani sintomi apparentemente non collegati tra loro. Tom innamorato di Camy, la madre del suo paziente, trascorre molto tempo nella sua casa scoprendo cosa tormenta il bambino, un mostro.
Per quanto incredulo è costretto a credere alle parole del piccolo.

Dai capitoli precedenti…

Bill, dopo aver raccontato a Tom della sua disavventura con un vampiro, rivela al fratello l’identità del mostro, una Furia alla ricerca di “Giustizia” .
Ora i due fratelli Beket sono in viaggio verso la casa paterna per chiarire gli ultimi quesiti.
 
Chiarimenti
 
La pioggia continuava a scendere, cadere e procurare qual fastidioso ticchettio che infastidiva il giovane Beket. Bill era nervoso e preoccupato, una Furia Infernale non si ferma dinanzi a nessuno, prosegue nel suo scopo affinché la Giustizia sia fatta, affinché l’Inferno abbia una nuova vittima, un nuovo peccatore da punire per l’eternità.
Certamente chiunque fosse il “colpevole” avrebbe prima scontato la pena terrena per poi affrontare pene peggiori.
Perché? Si chiedeva incessantemente Bill, perché Tom non capiva?
Per quale motivo suo fratello continuava a ignorare la realtà e pur lui chiaramente gli aveva detto chi fosse quel mostro e cosa facesse.
Un dubbio iniziò a farsi strada nella mente di Bill, il quale si era accorto mentre guidava che il fratello lo osservava non incredulo, come sarebbe stato giusto, ma inconsapevole e curioso, così il professore chiese
 
“Tom tu parli l’italiano? Conosci la Divina Commedia?”
Il dottore lo osservò stranito, come poteva suo fratello dare per scontato che un medico americano conoscesse una lingua complessa come quella dell’italiano, non contemporaneo, ma del trecento.
 
“Per quale assurda ragione io, un medico, dovrei conoscere una lingua di un paese lontano, piccolo e mai visitato o studiato a scuola. Per non parlare della lingua è del trecento, cavoli nemmeno gli italiani la comprendono!”
Rispose Tom sarcastico e ironico per essere poi interrotto dal fratello

“Perché è una lingua musicale! Perché l’Italia è la patria, almeno per molti secoli lo è stata, della cultura e dell’arte, per non parlare della letteratura.
 Perché l’Italia è la patria della Pizza e dei Maccheroni, della moda e…”

“Ma che fai la guida turistica! Non mi devi vendere un viaggio!”

Lo interruppe bruscamente Tom, stanco delle divagazioni del fratello.
Bill d'altronde avrebbe continuato parlando di Pompei ed Ercolano, degli scavi che lui aveva visitato, ma Tom era un medico e non capiva la bellezza di un paese come l’Italia.

“Vuoi dirmi cosa fanno le Furie!”

Esclamò infuriato Tom, come poteva suo fratello parlare di uno Stato con la forma più strana del modo.
Bill proprio non sapeva come spiegargli la situazione, era tutto molto complicato e probabilmente il dottore non avrebbe accettato le sue spiegazioni.
Quelle stesse spiegazioni gli avrebbero causato un dolore troppo grande, così iniziò a divagare com’era solito fare ogni qual volta fosse nervoso.
Raccontò un episodio buffo accaduto poco prima della sua disavventura vampiresca.
Raccontò al fratello di come alla fontana di Trevi avesse espresso, lanciando una monetina, di vivere un’avventura ai limiti del reale, un’avventura che cambiasse la sua vita e in effetti qualche mese dopo conobbe un affascinante e intelligente vampiro.
Concluse poi dicendo

“Chi l’avrebbe mai detto che una monetina e una fontana avessero questo potere”

Serio e irremovibile aggiunse

“Non getterò mai più una monetina in una fontana. MAI!”

L’ultima parola coincise con lo spegnimento del motore, Bill era riuscito nel suo intento, era riuscito a eludere così le domande del fratello.
Il professore fermò l’auto dinanzi ad una villa vittoriana di modeste dimensioni, la casa esternamente appariva sobria e con una grande vetrata che racchiudeva una piccola serra.
La madre era un amante dei fiori e negli anni aveva costruito la sua “casetta dei fiori” come amava definirla.
Se il padre era un uomo austero e severo, la donna donava affetto per entrambi.
Lei era allegra e solare, vestita sempre con candide tinte pastello, amava i colori tenui e i fiori, ma anche i gatti, piccoli micini paffuti e fedeli, almeno la vecchietta era convita della fedeltà dei suoi felini.

Bill bussò alla porta e come immaginava, aprì la madre.
La donna visibilmente preoccupata osserva i figli, erano stanchi e spossati, erano sporchi e bagnati.
Li fece entrare e accomodare in cucina, il salotto si sarebbe sporcato e lei certamente non desiderava che ciò accadesse.
Era ormai la seconda volta che Bill si presentava nel cuore della notte e la seconda volta che eludeva le sue domande, il figlio minore era molto abile a non rispondere.
Era la seconda volta che Bill nel cuore della notte chiedeva del padre, ma adesso con lui c’era Tom e l’anziana madre era sempre più preoccupata.
Sceso il marito, gli uomini della famiglia Beket si ritirarono nello studio e la donna ancora una volta rimase esclusa dalle loro conversazioni, erano quelli i momenti in cui desiderava una figlia con la quale dividere le inutili chiacchiere femminili e con la quale complottare un piano ad opera di spia per ascoltare i discorsi dei restanti membri della famiglia.
 
Così, curiosa, si chiedeva cosa si dicessero in quella stanza
 
Entrati Bill abbracciò il padre.
Tom non riusciva a credere a ciò che vedeva, suo padre non era un uomo molto affettuoso e pure ricambiava con calore il gesto del figlio.

“In che guaio vi siete cacciati?”

Domandò Carl

“Io non ho fatto nulla, sono innocente”

Rispose istintivamente il giovane Beket insospettendo il padre, poi continuò

“Anche Tom non è colpevole, non ha fatto nulla. Il punto papà è che una Furia sta tormentando Tom e la sua nuova famiglia”

Carl incredulo, non riusciva a credere alle parole del figlio.
Tom si era creato una nuova famiglia?
Tom aveva una famiglia e lui e la moglie non sapevano nulla!
Tom era perseguitato da una Furia!
La situazione era complessa, la situazione era molto complessa.

Carl incuriosito dall’aspetto delle Belve Infernali chiese ai figli la loro descrizione, in fondo per anni aveva studiato quelle creature e aveva sempre desiderato vederle.
Le Furie erano creature antiche quanto il mondo e non potevano non destare la curiosità di uno studioso.
Naturalmente Bill rimase sorpreso da quella domanda e rispose secondo ciò che aveva visto, anche se la sua descrizione non trovava corrispondenza in alcun testo.

“Figliolo non penserai che ciò che leggi sia una verità assoluta! La fantasia umana non ha limiti e le leggende sono sempre distorte.”

“Ovviamente”

Replicò Bill incredulo, come poteva lui, un brillante docente di lettere classiche e mitologia, cadere in un simile e altrettanto banale errore, dare per scontato che tutto ciò che si legga corrisponda alla verità.
 
 
 
“Tom sai cosa sono le Furie?”

Domandò Carl osservando il figlio negli occhi cercando di capire, come in precedenza aveva già fatto Bill, la sua innocenza.

“NO! Bill ha divagato”

Il padre si fece scappare una piccola ma sonora risata, Bill era sempre lo stesso, anche i mostri non cambiavano la sua innata e sviscerata infantilità.

“Le Furie, Tom, sono mostri infernali che chiedo Giustizia là dove l’uomo, non riesce ad applicarla”

Il dottore adesso riusciva a capire, ma non completamente.
Capiva il perché dei dubbi del fratello, il perché Lei chiedesse Giustizia, adesso capiva.

“Ma per chiedere giustizia, Tom, ci deve essere un colpevole impunito e le Furie perseguitano chi è vicino all’assassino per spingerlo a confessare o per spingere chi gli è vicino a smascherarlo.
Tom pensaci bene, chi è tormentato da questi esseri infernali?”

Il dottore sentendo quelle parole sbiancò, se non fosse stato seduto, sarebbe certamente caduto, sentiva le ginocchia tremare, sentiva il cuore battere a una velocità impressionante, sentiva un braccio dolorante e aveva paura di morire d’infarto in quell’istante.
 
Lui non aveva commesso alcun omicidio.
Lui era innocente e ciò significava che era vicino a un assassino ma Jhon era solo un bambino, come poteva una piccola creatura uccidere?
Chi era la vittima? Chi era stato ucciso?
Mille domande affollavano la mente del dottore finché Bill intervenne

“Tom tu mi hai detto che il marito di Camy è morto in circostanze misteriose”
 
 
 
 
 
 
 
 




Note autrice…
Chiedo scusa per il ritardo, so di essere imperdonabile, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ho dedicato questi mesi allo studio e non potendo continuare le long ho scritto solo delle one-shot, che spero vogliate leggere.


Mi dispiace veramente tanto per questo ritardo, da oggi in poi aggiornerò una volta a settimana perché devo concludere anche un’altra long.

Ringrazio di cuore chi ha letto e continuerà a farlo ^^
Un ringraziamento speciale va a NonnaPapera che in pochi giorni ha letto questa storia.
 

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