Il cielo su Torino di EstrellaLunar (/viewuser.php?uid=108891)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Respiri ***
Capitolo 3: *** Risvegli ***
Capitolo 4: *** Quotidianità ***
Capitolo 5: *** Brividi ***
Capitolo 6: *** Segreti ***
Capitolo 7: *** Inaspettata ***
Capitolo 8: *** Passato ***
Capitolo 9: *** Arrivi ***
Capitolo 10: *** Attese ***
Capitolo 11: *** Imprevisti ***
Capitolo 12: *** Sguardi ***
Capitolo 13: *** Opposti ***
Capitolo 14: *** Rappacificamenti ***
Capitolo 15: *** Decisioni ***
Capitolo 16: *** Trottole ***
Capitolo 17: *** Pazzie ***
Capitolo 18: *** Canzoni ***
Capitolo 19: *** Inizi ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Incontri ***
Le
recensioni sono naturalmente apprezzate e auspicate, anche
negative(purché costruttive) cosicché io possa
capire cosa non va e
migliorarmi!
GRAZIE a tutti coloro che si soffermano a leggere le
mie parole!
1.INCONTRI
Si
sedette vicino a quello sconosciuto che gli aveva sorriso sulla
metro.
Non era uno di quei sorrisi da maniaco o da pervertito, era
piuttosto un sorriso dolce, comprensivo, quasi fraterno e per questo
ben accetto alla fine di una lunga, pesante, uggiosa giornata
torinese.
Ora lui leggeva un libro, così sembrava non
interessarsi più a lei.
Claudia ci rimase male, le sarebbe
piaciuto ricevere delle attenzioni garbate da uno sconosciuto, aveva
bisogno di una dose veloce e gratuita di autostima e qualche parola
con un estraneo poteva essere la giusta medicina per alleviare le sue
pene.
Ma quell'uomo continuava a rimanere in silenzio, con la
testa china sul libro.
In
realtà Claudia non sapeva che Marco stava solo facendo finta
di
concentrarsi su quello stupido libro. Aveva riletto la stessa frase
almeno una ventina di volte, ma non riusciva comunque a coglierne il
significato. Stringeva la pagina del libro e cercava di respirare in
modo regolare, in realtà avrebbe voluto gettare il libro fra
i
binari del tram, girarsi verso quella ragazza, che sapeva
così di
buono e baciarla. Pensava di essere impazzito, di essere diventato
tutto a un tratto una specie di maniaco pazzoide. Non gli era mai
successo di provare un'attrazione del genere per una sconosciuta, una
con la quale aveva solo incrociato lo sguardo sulla metro.
Diede
la colpa al fatto che erano ormai più di sei mesi che non
usciva con
una ragazza, da quando la sua Marta lo aveva lasciato, era uscito
solo con un paio di ragazze, con le quali però non era
andato più
in là del terzo appuntamento. Non le richiamava mai e se
loro lo
cercavano trovava scuse poco impegnative o originali per declinare
l'invito.
Nessuna
era come Marta. In tutte cercava qualcosa di lei e non lo trovava
mai. Nessuna era bella come lei, fragile e insieme forte come lei,
dolce come lei, nessuna aveva il suo sorriso mozzafiato o i suoi
occhi così espressivi. Nessuna lo capiva come lei. Nessuna
era
Marta.
Questa
ragazza sconosciuta, invece, per la prima volta da quel giorno di
Aprile gli aveva risvegliato qualcosa. Gli aveva provocato
curiosità
e interesse. Voleva sentire la sua voce, sapere il suo nome, cosa
facesse nella vita. Per la prima volta da mesi provava interesse vero
per un altro essere umano e purtroppo non sapeva come soddisfarlo,
era come pietrificato.
-Sto aspettando il pullman..- una voce
sconosciuta e melodiosa lo fece allontanare improvvisamente dal
turbinio dei suoi pensieri.
Voltò la testa di scatto, senza
pensare, verso la sua sinistra, da dove quel suono proveniva.
Claudia
se ne accorse e le sue guance si infiammarono subito. Lo sguardo di
quell'uomo l'aveva colta di sorpresa, forse aveva parlato troppo
forte e lo aveva infastidito.
Anche se, in realtà, non sapeva con
esattezza come decifrare il suo sguardo.
-Scusa mamma, ti
richiamo... no. Non posso parlare adesso.- premette forte sullo
schermo del suo Iphone e lo ripose con sua nella borsa.
-Mi scusi
se l'ho disturbata, a volte alzo troppo la voce senza
accorgermene..-aggiunse nascondendosi dietro al suo ciuffo biondo
cenere.
-Come scusi?- Marco la fissava incredulo. Non era
possibile che stesse parlando proprio con lui, era come se dal cielo
avessero sentito e esaudito le sue richieste.
Claudia era sempre
più imbarazzata, ormai non sapeva più come uscire
da quella
gaffe.
-Sì, ecco.. pensavo che.. di averla infastidita con la mia
telefonata..- le tramava quasi la voce e si maledì per aver
iniziato
quella conversazione.
“Infastidirmi?” pensava Marco “come
puoi fare tu qualcosa di fastidioso?”. Intanto la sua faccia
a metà
fra l'esterrefatto e il demente stava preoccupando e spaventando
sempre di più Claudia, la quale aveva abbassato lo sguardo
sulle
proprie mani.
-No.. si figuri, nessun disturbo... è solo che ero
talmente preso dal libro, che la sua voce mi ha catapultato nella
realtà senza preavviso.- Marco rispose, cercando di
ricomporre le
sue espressioni facciali.
-Cosa sta leggendo di bello?- le parole
le uscirono talmente rapidamente e naturalmente, che Claudia quasi
non se ne accorse. “Ma cosa stai facendo? Perché
parli a
quest'uomo? Basta!” Era incredula, era come se avesse perso
ogni
controllo sul suo corpo.
-Uh..l'ultimo di Dan Brown-disse girando
la copertina verso di lei- non sono un suo grande fan, ma quando sono
in giro e voglio isolarmi è il massimo.-
-Ah.. ho letto solo “il
codice da Vinci”, ma non mi ha appassionato più di
tanto..- fece
spallucce e costrinse il suo viso a girarsi verso sinistra, anche se
i suoi occhi lottavano per rimanere in contatto con quelli dello
sconosciuto,
In lontananza vide il suo pullman arrivare.
-è il
mio..-sentenziò alzandosi.-le auguro una buona serata.-e
prese la
borsa che giaceva prima fra loro.
-Anche a lei, comunque mi chiamo
Marco..piacere..-disse lui porgendole la mano.
Claudia l'afferrò
con piacere, come se gli avesse appena offerto un bicchiere d'acqua
ghiacciata in una giornata torrida.-Claudia- disse e si
allontanò a
malincuore, liberando la mano da una stretta che raramente risultava
così piacevole; invece, questa volta, non avrebbe mai voluto
lasciare quella mano così calda e morbida, quella presa
forte e
sicura.
Salì sul 73, sentendosi addosso gli occhi di Marco, che
incontrò infatti al di là delle porte del
pullman. Sorrise e
abbassò lo sguardo.
Marco guardò il pullman allontanarsi nel
traffico delle 18 e strinse le mani fra loro sopra la copertina del
libro, chiedendosi se mai avrebbe rivisto quella ragazza col cappotto
verde.
Dall'altra
parte della città Marta si tirò su del letto, le
lenzuola
scomposte, ancora cariche d'amore la spiazzarono, come se si rese
conto in un istante di tutto quello che aveva fatto negli ultimi sei
mesi.
Aveva cercato uomini più grandi che potessero darle la
fiducia che aveva perso in se stessa, come se quegli uomini potessero
dare un senso alla sua vita, senza che lei dovesse sforzarsi o
impegnarsi per cercarlo.
L'uomo sdraiato a pancia in giù nel suo
letto come si chiamava? -Riccardo...sì...Riccardo..- disse
ad alta
voce come a volersene convincere.
Lui si ridestò e la
guardò...-Ciao piccola, che ore sono?-
-Quasi le sette..-disse
lei accendendo una sigaretta e passandogliela.
-Allora devo
andare, questa sera ho una cena..-
-Bene.. buona serata- si alzò
e chiuse la porta del bagno in fondo al corridoio dietro di
sé.
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Capitolo 2 *** Respiri ***
2.RESPIRI
Marco
arrivò a casa, accese la televisione e mise una pentola con
dell'acqua sul fornello.
Andò in camera a cambiarsi e guardò la
parete dietro al letto.
C'era la sua vita su quella parete, o
almeno quella che fino a sei mesi prima era convinto sarebbe stata la
sua vita. Lui la teneva ancora lì, teneva lì
quelle foto perché in
cuor suo sperava che un giorno sarebbero state di nuovo al loro
posto, ma adesso guardarle lì, sembravano solo una stupida
ostinazione, che doveva eliminare al più presto.
Come preso da
una folle ira le strappò dalla parete, senza aver cura di
non
rovinarle. 10 minuti dopo era sdraiato in mezzo a brandelli di carta
fotografica e piangeva, come un bambino.
Era la prima volta da
molto tempo che non piangeva in quel modo, l'ultima volta che si
ricordava era stata dopo la morte di uno dei suoi migliori amici,
avvenuta quasi un anno prima. Non piangeva mai, non aveva pianto per
Marta. E ora non stava piangendo per lei, le sue erano lacrime di
felicità, di liberazione, finalmente sentiva di poter
tornare a
respirare, non era più imprigionato dai ricordi del suo
passato.
Sentiva che era pronto per costruirne di nuovi, di tornare a vivere
davvero. Senza Marta, probabilmente senza Claudia, ma con se stesso.
Di nuovo.
Per dimostrarselo si alzò e prese il cellulare dal
giubbotto.
-Pronto?..-Filippo stava cercando di salvare il sugo
della sua pasta, ma sembrava una impresa vana.
-Fili...usciamo, ti
prego ti offro una birra, anzi non solo una...ma usciamo!!!-
urlò
Marco, agitato e felice.
Filippo diede una rapida occhiata alla
sua cena bruciacchiata e sospirò: -se aggiungi anche un
panino è
fatta..-
-certo...allora tra mezz'ora in piazza Vittorio, chiama
anche Francesco e Luchino.-
-oh... una serata come si deve!? Era
ora Marco!...a dopo..-
Sorrisero entrambi ai capi opposti dei
cellulari.
Filippo era grato di sentire finalmente una certa
serenità nella voce dell'amico, erano mesi che cercava di
farlo
tornare a essere quello di sempre, presentandogli ragazze o
offrendogli un divano dove dormire per non essere troppo solo a casa,
ma niente aveva sembrato funzionare.
“chissà cosa è
successo?!” si chiese fra sé. Mai avrebbe
immaginato che una
ragazza sconosciuta aveva potuto dare uno scossone così al
caro
Marco.
Quaranta minuti dopo ancora non c'era nessuno di loro
quattro in piazza Vittorio, come c'era da aspettarselo. Ma la serata
aveva tutti i presupposti per scorrere serena e tranquilla, le stelle
brillavano nel cielo d'ottobre, il freddo non era ancora pungente e
la gente in giro era tanta.
Sarebbe trascorsa tra battute di basso
livello sui fondo schiena delle cameriere, tra insulti calcistici,
tra botte sulle spalle, tra boccate di fumo, che mai come in quel
momento sarebbero stati respiri di libertà, di vita.
Marta
era seduta per terra in balcone, con una coperta spessa sulle spalle,
fumava.
La radio passava pezzi nostalgici, dal sapore rock e
adolescenziale.
Stringeva fra le mani il suo telefono, c'era un
,messaggio già composto, ma che non aveva il coraggio di
inviare.
“Caro Marco, sono passati sei mesi. Lo so che non ho
nessuna ragione per scriverti, ma mi manchi terribilmente. Lo sai
anche tu che mi manchi. Non lo senti nell'aria il mio respiro che ti
cerca per accarezzarti come sempre. Ho sbagliato, ma la mia vita sei
tu.
Non ho vissuto in questi mesi, sto solo sopravvivendo, ma non
potrò farlo per sempre.
Ti prego Marco, torna.”
chiuse il
telefono scoraggiata. Non era la sera giusta. Si chiese se mai ci
sarebbe stata una sera giusta, probabilmente no.
-Com'è
andata la giornata?- Nadia accolse Claudia con un bicchiere pieno di
vino rosso.
-Stancante...-rispose la ragazza accasciandosi sul
divano.
-Fatti un bagno caldo che questa sera si esce...-
-Non
so se sono in grado, davvero sono morta...-
-Si che sei in grado!-
urlò Carolina dalla camera da letto.
-Eh va bene...-assentì la
ragazza, come poteva non fare felici le sue due nevrotiche
coinquiline?
La musica del piccolo appartamento si alzò in modo
spropositato, come per far capire al cielo che quella sarebbe stata
una notte speciale. La loro notte.
Notte fonda.
Ai piedi di
un palazzo all'inizio di Corso Belgio un gruppo di ragazzi brilli
faceva casino.
Una signora si affacciò adirata: -Allora.. volete
anche dei pasticcini?? la finiamo con questo
casino???!!!-
-Signoraaaa...-biascicò Francesco -se c'ha i baci
di dama li tiri pure giù..-
-Maleducato pezzente... chiamo la
polizia se non la smettete.-
Luca spaventato, cercò di placare la
situazione: -no, signò, entriamo adesso..scusi-
-e dire che tu
dovresti essere un burino, invece sei il più cacasotto di
tutti...ahahahah!- Marco lo prese in giro.
I quattro amici si
spintonarono dentro al palazzo e chiamarono l'ascensore per arrivare
al terzo piano senza rischiare di rimettere per le scale.
Marco
cercò le chiavi nelle tasche del giubbotto. Aprì
rumorosamente la
porta e spinse i suoi compari dentro uno ad uno.
Il padrone di
casa incominciò a versare del rum dentro a piccoli
bicchierini:
-nuovo giro ragazzi!-
Filippo, intanto era in camera da letto, era
entrato per posare la giacca e si era trovato davanti le foto
strappate e sparse ovunque e disse: -Marco?! Puoi venire un
attimo?-
-oh, se volete fare cose sconce in camera, io e la
femminuccia qui- disse Francesco strapazzando i capelli di Luca -ci
facciamo un giro da soli..-
-si bravi bravi cominciate...-aggiunse
Filippo.
Marco lo raggiunse in camera.
-che c'è? Quelli se lo
finiscono il rum.. è non è Havana club quello!-
-cosa è
successo qui? Hai sentito Marta? Hai sentito cosa ha fatto?-
l'espressione di Filippo era preoccupante.
-Cosa ha fatto Marta?-
Filippo chiuse la porta dietro di sé.
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Capitolo 3 *** Risvegli ***
Per
Milla: Grazie per la
tua recensione! l'età dei personaggi si capisce lungo la
storia, è
stato voluto il fatto di non dichiararla subito!
=)
3.RISVEGLI.
Il
fortissimo mal di testa risvegliò Claudia, si
rigirò nel letto e ci
trovò Carolina addormentata e ronfante. Per terra, su un
materassino
gonfiabile dormiva un ragazzo che non riconosceva, si alzò
avendo
cura di non svegliare nessuno dei due. In salotto trovò
Alessandro e
Simone che si spartivano il divano e non avevano l'aria di aver
dormito molto comodi. Mise su il caffè e guardò
l'ora, era l'una e
mezza. Andò a sbirciare nella camera di Nadia, dormiva
abbracciata a
quello che doveva essere Matteo, il suo ragazzo.
Ora era proprio
curiosa di vedere chi ci fosse in camera di Carolina: non ricordava
molto della sera precedente. C'erano due compagne di
università
della sua amica.
Non sapeva il perché la loro casa si fosse
trasformata in un simile ricovero di anime ubriache e soprattutto
perché quel ragazzo dormiva in camera sua.
Tornò silenziosa in
camera e si soffermò a osservarlo.
Capelli castani chiari
tagliati a spazzola, barbetta incolta di due, tre giorni, una
maglietta azzurra accesa. Fu quella a far rifiorire in lei certi
ricordi delle sera appena passata.
“Ma certo,è il fratello di
Alessandro, è appena tornato dall'Erasmus e ieri
è uscito con noi.”
pensò fra sé.
Il fatto è che ricordava che a un certo punto
della serata quella maglietta azzurra era stretta nelle sue mani e
lei stava baciando quel ragazzo. Sì, ora ricordava
perfettamente che
aveva due penetranti occhi azzurri, quasi come la sua maglietta.
Ricordava come li aveva fissati nel bagno della discoteca, un attimo
prima di perderli in un bacio.
Diventò rossa e uscì veloce dalla
camera. Per lo meno aveva dormito con Carolina, quindi probabilmente
l'alcool non aveva fatto altri danni.
In salotto Alessandro si
stava ricomponendo.
-Ciao bellissima..-le diede un bacio sui
capelli, -vado a prendere dei cornetti per tutti.-
-Grazie Ale..-
lei era ancora rossa in viso.
-Ieri hai riservato proprio un
“bentornato” al mio fratellino, complimenti...io
non avrei potuto
fare di meglio, bé naturalmente...- sghignazzò
Alessandro
allontanandosi.
Claudia decise di non rispondergli e di non dare
nemmeno risposte a se stessa. Tirò fuori delle tazzine dalla
credenza e incominciò a riordinare il salotto, devastato
dalla notte
precedente.
Anche qualche isolato più in là Marco si era
svegliato con un forte mal di testa.
Ma non sapeva se era solo
colpa dell'alcool ingerito.
Dopo aver avuto quella mezza
discussione con Filippo, gli altri erano usciti di casa un po'
rabbuiati, la serata non avrebbe dovuto finire in quel modo, non dopo
quanto si erano divertiti. Avevano insistito per rimanere, per
lasciarlo sfogare, ma lui aveva risposto con un secco
“No!”
Ora
si rigirava tra le coperte e ripensava alle parole
dell'amico.
-Cazzo, non ne sapevi niente..-realizzò in un
attimo.
-Ora dimmelo..-
-Marco, non so se è il caso.. avrebbe
dovuto dirtelo lei...o lui..-
-Lui? Lui chi? Forza... non mi far
incazzare.-
-Ok, te lo dico, sappi che mi hai costretto. Non avrei
mai voluto dirtelo io. Siediti!-
Marco obbedì.
-Marta sta
passando un brutto periodo, almeno io penso che lei non stia poi
così
bene, si è passata mezza Torino, l'hanno vista non poche
volte
tirare di coca nei bagni dei locali. Quest'estate fare il tirocinio a
Milano l'ha distrutta. Frequentava l'Hollywood e quindi puoi
immaginare.-
Marco lo interruppe: -Ora non starmi a dire che è
colpa mia se va a fare la zoccola in giro...ti ricordo che mi ha
mollato lei e proprio perché la soffocavo...
perché voleva godersi
a pieno questa straordinaria esperienza..-
-Fammi finire... bé da
quando è tornata come ti ho detto si è passata
praticamente
tutti...il fatto è che...Cazzo non riesco a dirtelo..-
-Se la è
passata Francesco?-
-No..-
-Luchino?- chiese
incredulo.
-No..-
-E chi allora..-
-Senti sapere questa cosa
ti metterà in un sacco di casini, lo sai? Chi ha detto
“beata
ignoranza” aveva sicuramente ragione...-
-Porca troia,
dimmelo...- Marco si era alzato in piedi.
-Marta si è fatta
Roberto...-
-Roberto chi?-
-Roberto, il marito di tua
sorella...-
Marco aveva la bocca aperta... Non gli sembrava
possibile. Gli stava così simpatico, erano andati anche un
paio di
volte a pescare insieme e stranamente si era divertito. Poi era
piacevole scambiare quattro chiacchiere con lui nelle riunioni di
famiglia, era sicuramente più intelligente dei suoi cugini.
Come
aveva potuto tradire sua moglie?
-Mia sorella non lo sa...-
constatò con desolazione.
-Purtroppo no, è successo un mese
fa... So che lui e tua sorella si sono trasferiti in campagna, ma per
quanto ne so si erano incontrati, lui e Marta, a una cena di lavoro e
sono finiti a casa di lei. Lo ha spifferato Valentina a un compagno
di università di Luchino. Luca l'ha scoperto per caso...
Marta non
sospetta nemmeno che noi lo sappiamo.. noi tacevamo perché
non
volevamo metterti nella posizione di merda in cui sei adesso.-
-Io
lo devo dire a mia sorella..-
-Sì, forse..voglio dire, non si
sono più rivisti...lui il mattino dopo è scappato
urlandole dietro,
aveva esagerato con il bere e lo sai quanto può essere troia
lei, lo
sai bene. Non lo sto giustificando, Roberto è stato una
testa di
cazzo. Solo che non vorrei veder soffrire tua sorella per un episodio
che non si ripeterà.-
Si rigirò nel letto e prese una foto
strappata dal comodino.
Marta sorridente e serena, con i capelli
mossi dal vento abbracciata al suo cagnone. Una foto dell'estate
precedente. Come poteva aver fatto pure questo alla sua famiglia, era
troppo. Gliela avrebbe fatta pagare.
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Capitolo 4 *** Quotidianità ***
4.QUOTIDIANITÀ.
Il
Lunedì pomeriggio successivo Marco era seduto sulla
banchina, dove
tre giorni prima aveva parlato con Claudia. Nonostante tutti i casini
e le cose a cui aveva dovuto pensare aveva trovato molto tempo per
fantasticare su quella ragazza con il cappotto verde. Sognava di
rivederla, di invitarla a prendere un caffè con lui. Si
immaginava a
passeggiare con lei lungo il Po.
Puntualmente
dopo questi pensieri si sentiva uno stupido adolescente romantico. A
ventisette anni suonati non poteva più permettersi questi
sogni a
occhi aperti.
Ma
quando arrivò il suo pullman e si rese conto che per quel
giorno non
l'avrebbe rivista, lo invase una tristezza inaspettata e anche
abbastanza inappropriata.
Tornò
a casa e vide la spia della segreteria lampeggiare.
“Ciao
fratello! Questa Domenica devi assolutamente venire da noi, ho
invitato anche mamma e papà. Abbiamo una notizia
importante..!!- la
voce di sua sorella era incredibilmente gioiosa.
Marco
sospettava quale fosse la notizia, probabilmente un bambino in
arrivo. La prospettiva di diventare zio non poteva renderlo
più
felice, ma il pensiero che suo cognato era un fedifrago lo metteva a
disagio. Cosa doveva fare? Svelare la malvagia notizia a sua sorella?
Rischiare di rovinare il suo matrimonio e la sua felicità? E
con
Roberto doveva parlare, sentire la sua versione? Chiarirsi? Quanti
dubbi. Quante indecisioni e tutto per colpa di quella stronza della
sua ex.
-Non
ci siamo Marta, mi dispiace ma non fai più parte della
nostra
azienda. Il tirocinio di quest'estate è stato un fallimento,
ma mi
ero convinto ad assumerti lo stesso ed ecco i risultati. Abbiamo
fallito due eventi per causa tua, non sai quanti soldi sono stati
buttati via e questo è veramente inaccettabile.-
Marta
guardava fuori dalla finestra, le parole del suo capo erano soltanto
un leggero brusio. Sì l'aveva licenziata, ma questa era solo
la
punta dell'iceberg di tutti gli avvenimenti che stavano capitando
nella sua vita da sei mesi a quella parte. Da quando aveva lasciato
Marco, sì era lui, o meglio la sua assenza ad averla fatta
entrare
in un turbinio di decisioni sbagliate. Decisioni poi era una parola
grossa, la maggior parte di esse le aveva prese sotto l'effetto di
alcool o droga.
Lei,
la salutista che correva tutti i giorni e mangiava solo alimenti
biologici aveva passato mesi a rovinarsi il fegato e non solo quello.
Doveva
fare qualcosa, ma non pensava di averne la forza. Voleva soltanto
addormentarsi e non risvegliarsi finché non avesse trovato
le forze.
Si alzò dalla poltrona e uscì dall'ufficio senza
preoccuparsi di
chiedere scusa o salutare.
Scese
in strada e prese un caffè al solito bar.
-Marta?!-
Luchino era seduto con una ragazza nel tavolino dietro di lei.
-Luca...
ciao.-
Lui
si scusò con la ragazza al suo tavolo e le si
avvicinò.
-Cosa
ti è successo? Sembri stravolta..-
-sono
appena stata licenziata, ora scusa ma vorrei tornarmene a casa..- e
si alzò in fretta.
Luca
la seguì fuori. -No aspetta Marta, parliamo...-
Lei
si voltò sorrise e poi scoppiò in un pianto
convulso.
Si
lasciò abbracciare dal ragazzo, che non sapevo come tirarla
su di
morale.
Camminarono
a lungo, Marta gli raccontò di tutto quello che aveva fatto,
di
quanto stesse soffrendo, di quanto si sentisse in colpa per la storia
di Roberto, di quanto gli mancasse Marco.
Luca
non aveva detto quasi una parola, ogni tanto le accarezzava il
braccio o le prendeva la mano, quando i singhiozzi di lei si facevano
troppo forti. Arrivarono sotto casa di Marta.
-Oh,
Luca perdonami per aver dovuto sopportare questo sfogo, davvero..-
-non
ti preoccupare, puoi chiamarmi quando vuoi. Davvero se hai bisogno di
parlare chiamami! Non ti tenere tutto dentro...ne verrai fuori, le
cose si metteranno a posto.-
-lo
spero tanto, ti prego non dire niente a Marco...-
-Purtroppo
ha scoperto la storia di Roberto..-
-oddio!
E cosa ha intenzione di fare? Non deve dirlo a Valeria, sono una
coppia eccezionale. Roberto è un uomo meraviglioso e quella
sera la
colpa è stati quasi totalmente mia... lui aveva bevuto
davvero tanto
e io avevo insistito per farlo salire. Lui non voleva.
Mi
sento così in colpa.-
-Non
so cosa voglia fare...mi dispiace, ma io non gli dirò
niente. Forse
dovresti parlarci tu.-
-Dovrei,
ma di sicuro non mi vorrà vedere.-
-Mi
dispiace dirtelo, ma non hai più niente da perdere ormai.
Provaci
piccola. Devi tornare a essere quella di prima. Per te stessa.-
-Grazie
ancora.-lo abbracciò a lungo e poi salì le scale
ancora con le
guance rigate da lacrime salate.
Claudia
ascoltava il rumore della pioggia, seduta sul divano con un
bicchierone di cioccolata calda in mano. Stava pensando a Daniele, il
fratello di Alessandro. Sabato, dopo il risveglio dalla pazza serata
precedente non si erano parlati molto. Le aveva sorriso spesso, ogni
volta che i loro sguardi si incrociavano, ma nessuna vera e propria
parola. La sera poi erano rimasti tutti per una pizza e un film e lui
le aveva fatto cenno di sedersi in mezzo alle sue gambe. Lei aveva
accettato, più che altro perché non sapeva dove
altro sedersi.
Durante il film Daniele le aveva accarezzato i capelli con dolcezza e
mentre scorrevano i titoli di coda le aveva lasciato un bacio sul
collo. Poco dopo tutti gli ospiti erano pronti ad andare via e
salutare le tre padrone di casa. Daniele però si fermo sulla
porta
guardando Claudia e lei sapeva cosa stava aspettando.
Si
avvicinò e premette le labbra sulle sue, ma si
scostò subito
sorridendo.
-Ti
chiamo!- disse lui e sparì per le scale.
Era
davvero carino, simpatico e intelligente, il fatto era che Claudia
continuava a pensare a quel ragazzo conosciuto mentre aspettava il
pullman. Si immaginava di rincontrarlo in giro per Torino,
sorridergli imbarazzata e lasciarsi andare a un fiume di parole
leggere e semplici, che sarebbero fluite senza fatica. Ci era rimasta
così male a non averlo incontrato per tutta la settimana. Ma
dopotutto probabilmente lui lavorava e prendeva quel pullman sempre
alla stessa ora, mentre lei solo il venerdì lo prendeva alle
sei.
“Magari domani sarò fortunata” disse
stringendo la tazza tra le
mani. Il suo telefono vibrò appoggiato sul tavolo. Si
alzò
controvoglia per prenderlo e guardò chi fosse. Era un
messaggio di
Daniele.
“Ciao
bella, pensavo che domani sera potremmo uscire insieme, andare a bere
qualcosa o andare al cinema, c'è bastardi senza gloria che
avevo
capito volessi vedere. Fammi sapere. Baci”
Premette
il tasto rosso e lasciò il telefono dov'era.
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Capitolo 5 *** Brividi ***
5.BRIVIDI
-Devi
rispondergli! Cavolo Cla, Dani è veramente un bel ragazzo.-
Carolina
aveva il telefono dell'amica in mano.
-Ma perché tu non ti fai
gli affari tuoi?? Non devi guardare il mio telefono!- e glielo
strappò dalle mani.
-Scusa..-ammise lei - ma voglio che tu sia
felice, te lo meriti.. pensavo ti piacesse..-
-Si mi piace,
ma...-
-è solo un caffè, non ti stai mica fidanzando..
potreste
solo uscire e divertirvi!- disse con un tono malizioso.
Claudia
arrossì e annui:-E va bene...-
“Sì, andiamo al cinema. Ci
vediamo alle 8 e mezza al Pathe Lingotto. =)”
Pochi minuti
dopo.
“Bene, a domani Cla. =)”
-Contenta?-chiese all'amica
che sbirciava da sopra la sua spalla.
-Molto! Adesso ti aiuto a
scegliere cosa metterti!-
Roberto
era seduto sul divano. Guardava la televisione, ma in realtà
le
immagini che scorrevano non riuscivano a catturarlo. Si sentiva in
colpa, conviveva con quel senso di malessere da quella maledetta
sera. Come aveva potuto fare una cosa del genere alla sua Valeria, se
lo chiedeva ogni giorno, ogni minuto. Lei entrò nel
salotto.
-Amore...-gli baciò le labbra e si accoccolò sul
divano
vicino a lui, coprendosi con una leggera coperta.-mio fratello mi ha
appena chiamato. Ha già capito il perché del
nostro pranzo, ma è
molto contento di venire.-
-Bene..-fu tutto quello che l'uomo
riuscì a far uscire dalla sua bocca.
-Che cos'hai?-chiese lei
guardandolo.
Lui la guardò, era così bella, la gravidanza
stava
cominciando a lasciare i segni sul suo volto, appariva più
disteso,
pieno e luminoso. Sprizzava gioia da ogni poro, ma i suoi occhi erano
preoccupati. Si sforzò allora di sorridere, nel modo
più genuino
possibile e rispose:
-Niente tesoro mio, pensavo che bisognerà
incominciare a pensare ai lavori per la camera del bimbo.-
-O
bimba...-
Sorrise sincero questa volta, aggiungendo: -l'importante
è che sia bello o bella come te!-
-Ti amo..-
-Anche io
Valeria, non sai quanto...-
Lei lo abbracciò e riprese a guardare
lo schermo lattiginoso, mentre gli occhi di Roberto si velarono di
una lacrima triste.
Marco
era seduto al solito posto, aspettava il suo pullman. Claudia non
sembrava arrivare nemmeno questa volta. Abbassò triste lo
sguardo
sul libro. Un pullman si fermò davanti a lui, il 73.
Riuscì a
vederla solo per un secondo. Arrivò di corsa dalla metro e
si
catapultò tra le porte che stavano per richiudersi. La vide
portare
i capelli dietro le orecchie e sorridere imbarazzata e con le guance
colorate da quella leggera corsa. I loro occhi non si incrociarono.
Lui la vide sparire, come una settimana prima. Si rese amaramente
conto che il suo cuore stava battendo più forte, forse
troppo forte.
“Che
fortuna!” pensò fra sé Claudia, ancora
accaldata.
Arrivò a
casa e si buttò sotto la doccia, piena di speranze per la
serata che
la attendeva. Non aveva pensato a Marco quel giorno.
Alle 8 e un
quarto uscì di casa, in ritardo se non avesse trovato il
pullman
subito, ma appena aprì il portone trovò una
sorpresa.
-Senti lo
so che avevamo detto un cinema..ma non ho fatto in tempo a cenare...
e poi mi sono reso conto che invece forse tu hai cenato...-
-Non
ho cenato.. contavo di mangiare qualche schifezza..-sorrise.
-Sono
proprio un ragazzo fortunato allora...-
-..tu??- chiese lei
sorridendo.
Lui annuì imbarazzato. Quella ragazza gli piaceva e
anche tanto.
Le tese la mano e lei l'afferrò senza tentennare.
Si
avviarono verso il ristorantino indiano dove lui aveva prenotato.
“Questo ragazzo sta acquistando punti in fretta”
sorrise fra sé
Claudia.
La
cena scorse tranquilla, senza troppi momenti di imbarazzo. Decisero
comunque di andare al cinema, si sedettero in fondo, ma lei
intervenne subito.
-Voglio seguire il film, capito?-
-Ahahah...si
chiaro...se vuoi mettiamo i cappotti fra di noi-
-Bell'idea..-
disse lei, si alzò e si spostò, appoggiando
cappotto e borsa sulla
poltrona dove sedeva prima.
Lui stette al gioco. Claudia però si
sbagliava, anche se aveva imposto una notevole distanza tra loro, non
era in grado comunque di seguire il film, ogni cinque minuti,
infatti, sbirciava verso Daniele e ogni volta lo coglieva a guardala,
invece di fissare davanti a sè. Ogni volta si sorridevano e
si
rigiravano verso lo schermo, che aveva perso ogni fascino ormai.
Appena si riaccesero le luci per l'intervallo, Claudia si
girò,
pronta a ridere, ma Daniele non c'era. Tornò qualche minuto
dopo con
un sacchetto.
-Tu non sei una da pop corn..-
Lei sorrise e si
fiondò a assaggiare una caramella a forma di vermicello.
Il film
ricominciò e la situazione si fece ancora più
assurda. Ora non si
guardavano più di soppiatto, perché il bello era
scontrarsi
“accidentalmente” con le mani nel sacchetto per
prendere le
caramelle. Si ritrovarono molto presto alla fine del sacchetto a
stringere la stessa ultima caramella.
Claudia si voltò e tirò
dalla sua parte, lui gliela lasciò prendere.
Lei la mise in bocca
per metà sorridendo, lui a quel punto mandò al
diavolo tutti i suoi
buoni propositi. Si alzò, arraffò i cappotti con
le due mani e li
spostò al suo posto. Si sedette vicino a lei e le prese il
viso fra
le mani.
-Eh,no...si fa a metà, maleducata..-addentò poi
l'altra
parte di caramella.
Non la baciò. Si risedette composto.
Claudia
pensava di stare per impazzire, masticò la sua
metà e si girò
verso di lui. Esitò ancora un momento e poi lo
baciò. Lui rideva,
soddisfatto. Contento di non aver ceduto per primo.
Luca
prese il telefono.
-Pronto?-dall'altra parte rispose una voce
addormentata.
-Marta, sono Luca...Luchino..-
-Ah, ciao tesoro,
come stai?-
-Io bene, mi chiedevo come stessi tu..-
-Meglio,
devo ammettere che ho passato tre giorni ubriaca, ma sto
bene..-
-Martaaaaa...-sospirò lui triste.
-Luca, non puoi fare
niente per me.. a parte portarmi qualcosa da mangiare..ho il frigo
vuoto e ormai sono le nove.-
-Mezz'ora sono lì.-
Luca chiuse
il telefono e si infilò la giacca per le scale di corsa.
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Capitolo 6 *** Segreti ***
6.SEGRETI.
Claudia
entrò in camera di Carolina con delicatezza,
appoggiò il vassoio
con la colazione sul comodino e poi si sedette sul letto
accarezzandole la testa.
-Mmmmm.. ancora dieci minuti mamma..-
-Eh
no farai tardi a scuola..-rise l'amica.
Carolina realizzò in un
attimo di aver sbagliato di qualche anno.
-Mmm..- ripetè aprendo
gli occhi-che cosa vuoi? Che ore sono?-
Claudia le fece sventolare
davanti il sacchetto di croissant, ancora caldi, presi dal fornaio
sotto casa.
-Ho bisogno di parlarti, perdono!-
-Sentiamo..-disse
la ragazza mettendosi a sedere e incominciando a sgranocchiare la
brioches.
-Si tratta di Daniele...-
-Ahh...si fa
interessante... bene bene-incrociò le gambe e prese la tazza
di
caffè caldo fra le mani.
-Allora il ragazzo è molto carino... ci
sa fare e..-
-te lo sei già zompettato? Porconaa..-disse
saltellando su se stessa.
-No no!-la bloccò subito Claudia
mettendogli le due mani sulle spalle.
-Ah..uff...-
-Stupida!
Comunque è stata veramente una bellissima serata. Lui
è
dolcissimo..mi piace!-e arrossì.
-Sono così contenta Cla...-
-Ma
ho paura... sembra troppo bello per essere vero.. e soprattutto lui
è
troppo bello per me!-
-Ma tu non sei normale... tu sei bella! Lui
pure, ma anche se uno dei due fosse uno sgorbio non mi
interesserebbe...l'importante è quello che senti tu, che
sentite
quando state insieme.-
-Sarà...è che non mi sembra
vero..-
-Allora apri gli occhi bella addormentata e lasciami
andare a fare la doccia che oggi andremo in spedizione punitiva alle
Gru! *-
-Ave fratello!- Alessandro vide uscire Daniele tutto
spettinato dalla sua camera.
-Ciao..-mugolò lui piano.
-Ore
piccole? Ci hai dato dentro?..-
Daniele spinse fuori i pettorali e
biascicò:-Puoi dirlo forte..-
-Ok, ok lascia stare.. conosco
Claudia da troppo tempo..non voglio sapere niente!-
-Ma
no...-disse Daniele sedendosi al tavolo, vicino al fratello -non ci
ho fatto ancora niente..ma mi piace tantissimo, è
così bella, così
dolce, così intelligente!-
-Lo so, è amica mia!-
-Dimmi
qualcosa di lei...sei sicuro che io possa piacerle?-
-Sei un bel
ragazzo scemo...-
-non lo metto in dubbio..-disse passandosi una
mano nei capelli con aria sexy- il problema è che ho la sua
stessa
età...lei è sempre uscita con ragazzi della
tua... forse sarò un
giocattolino per lei..-
-Non è quel tipo di ragazza, sì è
più
matura di quelle della sua età..ma non è il tipo
che gioca..
piuttosto tu, vedi di non fare cazzate perché altrimenti poi
te la
devi vedere con me, capito?- lo sguardo di Alessandro gli fece capire
che non stava scherzando.
-Marco...!-
Valeria corse incontrò al fratello e lo abbracciò
forte.
-Sorellina...-l'abbracciò forte e poi accarezzò
la sua
pancia:-e qui c'è il mio nipotino, vero?-
-Come hai fatto a
indovinare??-
-Ti conosco da 27 anni...!-
-Sono così felice
Marco...lo so che non sono affari miei, ma spero che tu possa trovare
presto qualcuno con cui creare qualcosa del genere...io sono stata
così fortunata..-sospirò lei vedendo Roberto che
si avvicinava a
loro.
-Ciao Marco-disse Roberto stringendogli la mano e baciandolo
sulle guance.
-Cognato..-sorrise lui.
-Entriamo, mamma e papà
sono già dentro...agitatissimi, devi vederli
Qualche
ora dopo.
Marco uscì dal bagno e vide dalle vetrate della sala
Roberto passeggiare nervoso al fondo del giardino, diede un'occhiata
al salotto: sua madre e sua sorella stavano sfogliando riveste e suo
padre sonnecchiava in poltrona.
Si avviò silenzioso verso il
giardino.
-Roberto...-
-Ciao..-disse lui imbarazzato.
-Devo
parlarti..-
Vide il viso del cognato sbiancare e sentì
chiaramente la sua bocca diventare secca all'istante.
-So tutto...
quello che voglio solo sapere è...-disse stringendo il
colletto
della sua camicia:-te ne rendi conto quanto ti ama mia
sorella?-
-Guarda che..-
-Non mi interrompere..-e strinse di
più-e poi voglio che tu sappia che un'altra come lei non la
troverai..-
-Lo so, io non la voglio perdere...-urlò quasi, con
gli occhi lucidi.
Marco vide solo la tristezza, la sincerità e il
pentimento nei suoi occhi. Lo lasciò andare.
Roberto si asciugò
gli occhi con il polsino della camicia.
-La amo da impazzire e
devo convivere con questo senso di colpa ogni minuto. Ogni istante
penso che non me la merito, che lei mi ama troppo e io sono solo un
pezzo di merda.-
-Perché?-
-Avevo bevuto quella sera sai...
poi però nel bagno Marta aveva insistito tanto e ho tirato
due
strisce, lei me le aveva messe proprio sotto il naso e mi implorava,
io già capivo poco e lei era bella e
così insistente, così
ubriaca e così vicina. Marco da allora mi ricordo
così poco, so
solo che il mattino dopo era a casa sua. Oltre a stare malissimo
fisicamente mi sentivo un fallito. Mi facevo schifo, anche se non
ricordavo niente.-
Marco era senza parole, Marta era arrivata a
tanto.
-Ti credo..-
-Glielo dirai, a Valeria? È giusto, sono
pronto a essere cacciato di casa, anche se non so come farò
a vivere
senza di lei. E poi il bambino. Cazzo. Cosa ho fatto..-
scoppiò a
piangere con la testa fra le mani. Sembrava così disperato,
così
distrutto.
-Io non glielo dirò, per me la storia può
chiudersi
qui. Tu pensi di riuscire a passare il resto della tua vita con
questa menzogna sulla coscienza?-
-No, non ce la faccio, ma non
riuscirò nemmeno a vivere senza di lei! Marco aiutami..-
-Non
posso fare niente, anzi sì...se decidi di dirglielo ti
darò una
mano, le parlerò e porterò qui anche quella
puttana di Marta, puoi
contarci!-
-Oh Marco, grazie.-
-Non ringraziarmi, non lo faccio
per te..Voglio solo la felicità di mia sorella e mio nipote.-
*nota:
le Gru sono un grosso centro commerciale che si trova vicino a
Torino.
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Capitolo 7 *** Inaspettata ***
Per
MILLA: prima
di tutto ti dico:
GRAZIEEEEEE!
Le tue recensioni sono così simpatiche e
dettagliate, mi piace che mi dici ogni particolare che pensi. Per gli
errori di battitura li correggerò appena avrò
tempo e la velocità
con cui ho postato questi capitoli era perché li avevo
scritti in
precedenza!
Come vedrai ci avevi visto bene per quanto riguarda
Luca e Marta!
La frase delle Gru mi sono resa conto che per chi
non è di Torino era difficile da interpretare.. è
un centro
commerciale! inserirò una nota! =)
L'età di Claudia e delle sue
amiche non so se verrà detta quindi te la dico... 20 anni...
frequentano il secondo anno di università.
Mi dispiace che
Alessandro non ti stia tanto simpatico, è un personaggio a
cui tengo
molto; chissà se riuscirò a farlo uscire per
quello che è! ^_^
Per
I LETTORI SILENZIOSI: sono
contenta di tutti quelli che dopo essere inciampati nel primo
capitolo, hanno continuato nel secondo o nel terzo, per me è
davvero
emozionante! spero di poter leggere le vostre opinioni!
7.
Inaspettata.
Filippo
prese il telefono e cercò il suo nome in rubrica.
-Pronto?- la
voce di Marco era nervosa.
-Ciao...sono io. Senti, usciamo? Da
quella sera non ti sei più fatto vivo e io voglio sapere
com'è la
situazione!-
-La situazione si deve risolvere...-
-Non hai
voglia di parlarne?-
-Sinceramente... No! Ma una birretta con voi
non può che farmi bene, parleremo di altro..-
-Certo certo come
vuoi.. A stasera-
La
giornata all'università era stata più pesante del
solito, era
dovuta fermarsi per chiedere un'informazione al professore di
comunicazione e ci aveva messo più di un'ora. Come se non
fosse
sufficiente, il clima si faceva sempre più brutto e freddo,
tipico
dell'inverno torinese, ormai alle porte.
Claudia però aveva un
sorriso beato stampato sulla faccia, aveva appena letto un messaggio
di Daniele e non poteva essere più felice. Era da tanto che
non si
sentiva così bene e non ricordava di essersi mai sentita
così per
un ragazzo in vita sua. Risalì dai sotterranei della metro
canticchiando la canzone che risuonava nelle sue cuffiette.
Arrivò
alla fermata del 73. La panchina era occupata, si appoggiò
quindi al
palo e si mise a scrutare le persone, era una cosa che le piaceva
terribilmente fare: si immaginava le loro storie, i loro nomi e le
loro occupazioni e si immaginava, soprattutto, i loro pensieri.
Il
suo sguardo passò dalla donna con la gonna bordeaux al
giovane uomo
girato di schiena.
Non era bello, non di quelli che ti facevano
sudare freddo, ma era affascinante. Era come se attorno a lui ci
fosse un'aurea che lo rendeva irresistibile. L'uomo si voltò.
“L'ho
già visto” pensò per un secondo.
-Marco..- disse piano, senza
riuscire a bloccare il defluire delle parole.
Lui stupito si
avvicinò lentamente alla ragazza.
-Claudia?- sorrise:-chi
l'avrebbe detto che ci saremmo rincontrati!-
-Già...-era senza
fiato.
-Bè... questa volta non la lascerò andare via se
non mi
darà il suo numero!-
La ragazza sgranò gli occhi, gli avrebbe
lasciato anche indirizzo e numero del conto corrente per quanto si
fidava inconsciamente e senza motivo di quell'uomo, ma non doveva. La
sua parte razionale continuava a gridarle che non poteva lasciare il
numero a uno sconosciuto.
Marco si rese conto della sua titubanza
e subito capì di aver fatto una grossa cavolata.
-Mi scusi, stavo
scherzando..Non so cosa mi passa per la testa, davvero non la volevo
importunare..-
-Non fa niente... è solo che non mi sembra il
caso!-
-Sì sì, ci mancherebbe! Magari il destino
sarà di nuovo
buono con me e la rincontrerò.-
-Già..- ripeté lei.
Per
fortuna il 68 diede la possibilità a Marco di allontanarsi
da
quell'enorme passo falso.
-Il mio autobus... allora buona
serata!-
-Anche a lei..-
-Senti... almeno il poterti dare del
tu concedimelo!-
-ok...anche a te!-
Si sorrisero.
Claudia
si lasciò andare sul palo.
Il cuore le batteva e la testa le
girava. “Che cosa mi succede?”
Non si sentiva come con
Daniele. Con lui provava serenità, ma sapeva scherzare con
lui,
provocarlo, sentiva l'eccitazione quando la sfiorava e un caldo
affetto quando la abbracciava; tanto che si domandava se non fosse
quello l'amore, quel benessere e senso di libertà di essere
se
stessa quando stava con lui.
Adesso invece si sentiva piccola,
spaurita, maldestra. Le mani sudavano, il cuore accelerava e la
salivazione spariva. Non trovava le parole per rispondergli in modo
appropriato. Si era sentita rapita, imprigionata dai suoi occhi
marroni e non avrebbe mai voluto staccarsene.
La sua testa
continuava a girare in un turbinio di emozioni contrastanti.
“Che
stupido! Porca miseria! Ma come mi è venuto in mente di
saltare sul
cavallo dell'ironia?”
Marco continuava a torturarsi e a
torturare il lembo della sua borsa a tracolla. Si rese conto si star
forse esagerando con i suoi tic nervosi, quando la signora vicino a
lui lo iniziò a fissare come se fosse un terrorista pronto
all'attacco. Cercò di riprendere fiato e calmarsi, ma fu del
tutto
inutile.
Lei era così bella, avrebbe dato qualsiasi cosa per
prendere un caffè con lei, ma probabilmente non era
interessata a
lui, doveva farsene una ragione. Aveva cose più importanti
alle
quali pensare e probabilmente non l'avrebbe rivista più. Non
poteva
essere così fortunato, non lo era mai stato.
La
serata con Filippo e gli altri gli aveva chiarito le idee. Ora sapeva
che doveva parlare con Marta a qualunque costo e chiarire la
situazione con Roberto. Si era stupito di quanto Luca lo avesse
spinto a chiamarla e parlarle; non pensava che al ragazzo
interessasse tanto.
-Sono tuo amico, certo che mi interessa la tua
vita..- gli rispose il ragazzo.
In realtà a Luca, interessava sì
salvare la situazione della sorella di uno dei suoi migliori amici,
ma era più che altro spinto dalla tenerezza che provava per
Marta.
Quella ragazza gli stava entrando in testa velocemente, in modo
sottile come era tanto brava a fare, senza far sentire gli altri
manipolati nemmeno per un secondo. Era la sua specialità.
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Capitolo 8 *** Passato ***
8.PASSATO.
Mercoledì
appena tornato dal lavoro decise che era il momento giusto.
Allentò
il nodo della cravatta, si sedette comodo sul divano e prese in mano
il suo telefono e lo fissò per qualche minuto. Erano sei
mesi che
non sentiva la sua voce, sei mesi che aveva passato pensando a lei, a
ricordare i loro momenti di felicità, a chiedersi che cosa
avesse
sbagliato e sei mai un giorno sarebbe tornato felice come lo era
stato. Da una settimana a questa parte però quante cose
erano
cambiate, ora per lei provava solo un intensissimo odio, voleva
vederla soffrire, vendicarsi per tutto il dolore che gli aveva
inflitto e soprattutto per aver fatto un torto così grande a
una
delle persone più importanti della sua vita. Alla fine
guardò il
cielo plumbeo e digitò il suo numero, che malauguratamente
ricordava
ancora a memoria.
Il
telefono vibrava sul davanzale, Marta uscì scocciata dalla
doccia,
sperava fosse una di quelle aziende a cui Luca l'aveva obbligata a
mandare i curriculum. Si avvolse veloce nell'asciugamano e senza
nemmeno guardare chi fosse aprì il telefono e lo
appoggiò
all'orecchio bagnato.
-Sì,
pronto..-
-Ciao,
sono Marco.-il suo tono era distaccato, quasi solenne.
Marta
ebbe un tuffo al cuore, cercò di rispondere, ma gli
uscì solo un
debole “ciao”.
-Avrei
bisogno di incontrarti, il più presto possibile.-
-Ah...
ok... sono libera sempre..-
Marco
si lasciò scappare un verso ironico e chiese:-questa sera
per un
caffè?-
-Sì
va bene..-
-Bene,
allora alle 9 in piazza castello.-
-Ok,
ciao..-ma Marta stava ormai parlando con un telefono muto.
18
anni prima.
Seduta
in camera sua la piccola Marta cercava di tapparsi le orecchie con il
cuscino per non sentire le urla dei suoi genitori. Quando litigavano
così forte, quando addirittura volavano piatti e bicchieri
aveva
paura che uno dei due uccidesse l'altro, tanto che infatti, alle
volte, era costretta a tendere l'orecchio per assicurarsi di sentire
entrambi le voci.
Canticchiava
fra sé una canzoncina imparata a scuola da alcune compagne e
si
immaginava in un giardino incantato dove tutta quella tristezza non
potesse raggiungerla.
All'improvviso
sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi sbattendo
forte. Si
affacciò alla finestra e vide suo padre con le valigie. Non
resistette, salì sulla sedia e aprì la finestra,
anche se era tanto
pesante:-Papà...- urlò. Lui si girò,
il viso stanco e arrabbiato.
La salutò con la mano. -Papà, dove vai?- -Torna
dentro piccola..-
fu tutto quello che le disse, tutto quello che avrebbe sentito da lui
di lì a dieci anni.
Sua
madre era entrata in camera con le lacrime agli occhi e le guance
rosse: -Non
permettere mai a un uomo di averti! Non innamorarti mai di nessuno,
non legarti!- Era piccola per comprendere quelle parole fino in
fondo, ma si erano stampate nel suo cuore e l'avrebbero accompagnata
per tutta la vita come una sorta di eco.
Alle
9 puntuale per una volta Marco arrivò in piazza Castello. Si
mise a
guardare il cielo, ma di stelle nemmeno l'ombra. Fisso allora le luci
dei lampioni, perdendosi nei ricordi, fino a quando una mano non
tocco il suo braccio.
-Ciao..-
la sua voce era ancora più bassa che al telefono, quasi un
sospiro.
Marco
si riscosse e la guardò. Era cambiata, i suoi occhi erano
velati. Il
suo viso era consumato dagli eccessi degli ultimi mesi. I capelli
biondi ricadevano spenti sulle spalle. Sembrava navigare dentro quel
cappotto nero, sembrava fragile come un mucchietto di ossa tenute
insieme non sapeva bene da cosa.
-Ciao..-disse-
ho pensato di andare al Mulassani, come sempre..- Quel
sempre la fece sorridere, era il sempre di una vita fa, che le
mancava terribilmente.
-Va
bene..- incominciarono ad incamminarsi in silenzio.
Alla
fine lei parlò:- Come stai? Come va il lavoro?-
-Bene,
molto bene. La compagnia ha fatto grandi passi, ora mi occupo della
coordinazione di tre progetti... è molto lavoro, ma ho delle
squadre
preparate, fortunatamente.-
Altri
minuti di silenzio, poi Marco ricordò di dover essere
educato: -Tu
come stai?- e si voltò per guardarla.
-Meglio
lasciar perdere questa domanda, non vuoi sapere la risposta e
nemmeno io voglio ricordarmela..-
Arrivarono
finalmente davanti al bar, lui aprì la porta e la fece
entrare.
Si
sedettero a un tavolino defilato.
-Hai
saputo di quello che ho fatto..-
-Sì
e non stare adesso a chiedermi scusa o dire che stai passando un
brutto periodo, perché sinceramente non mi interessa nemmeno
un
po'!-
-Ma
io vorrei spiegarti..-
-Io
non voglio sentirti!- la fisso negli occhi con tale
intensità che
Marta si sentì quasi ferita da quello sguardo di ghiaccio.
Aggiunse:
-Voglio solo dirti quello che dovrai fare per evitare che mia sorella
viva una vita di merda che non si è meritata nemmeno per un
secondo.. visto anche il tanto affetto che provava nei tuoi
confronti!-
-Farò
tutto quello che vuoi...-
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Capitolo 9 *** Arrivi ***
9.
ARRIVI
Venerdì
sera. Claudia aveva preparato tutto alla perfezione. Aveva avuto
tutto il giorno, a causa dello sciopero dei professori. Così
si era
data allo shopping selvaggio e a pulire quel porcile di casa che lei
e le sue coinquiline si ritrovavano ogni fine settimana. Le candele
erano accese e sparse nella stanza per sembrare posizionate
lì per
caso. Il profumo dei suoi piatti forti si sprigionava per tutto il
piccolo appartamento. La musica faceva echeggiare Vasco e Liga, che
si univano dolcemente, senza stonare.
Carolina
entrò trotterellando, avvolta nell'asciugamano e
andò a intingere
un dito nella pentola dove il sugo all'amatriciana gorgogliava lento.
-Cosa
fai?- la aggredì l'amica che stava mettendo a posto i
cuscini del
divano.
-Non
sapevo che fossi così romantica.. non dovevi preparare tutto
questo
per dirmi che ti sei innamorata di me, cara già lo sapevo!-
e
scoppiò a ridere correndo in camera. Claudia alzò
gli occhi al
cielo e la seguì.
-Hai
intenzione di uscire, vero?-
-Sì,
tranquilla..ti lascio casa libera.. vengono a prendermi Alessandro e
Simone... e poi c'è anche il capo di Ale, ha detto che
voleva
presentarmelo...!-
-Ma
Nadia?-
-è
già uscita con Matteo.. guarda che nessuno ci tiene a stare
in casa
con te che amoreggi.. soprattutto quando io potrei amoreggiare con
questo misterioso sconosciuto- Carolina era sempre la solita.
-Sì,
certo..meno male!-
Il
campanello troncò i loro discorsi.
-Siamo
noi...- un misto di voci urlanti uscì dal citofono.
-Caro
svegliati... sono qui!-
-Mi
aspetteranno...-
-Sì
ma io non voglio che ti debbano aspettare.. Daniele sarà qui
a
momenti!- ma l'amica si era già chiusa in bagno.
Claudia
aprì la porta di casa e si diresse in salotto.
-Uhhhhhhh...
che romanticume!!!- Simone entrò per primo in salotto.
-Quanto
siete scemi..- disse Claudia ancora girata di schiena.
-Permesso...-una
voce poco familiare proveniva dall'ingresso. Dietro ad Alessandro
apparve lui. Claudia rimase con la bocca aperta, non poteva essere
lì, non in casa sua.
-Scusami
Cla, lui è il mio capo.. stasera abbiamo fatto tardi allora
l'ho
invitato a prendere una pizza con noi. Marco questa è la
padrona di
casa, nonché la ragazza di mio fratello: Claudia.-
La
ragazza continuava a rimanere con la bocca semichiusa. Le sembrava
assurdo, quante possibilità c'erano che Alessandro lavorasse
per
Marco? No non era possibile. Doveva essere uno scherzo. Le facce dei
tre uomini di fronte a lei però erano troppo imbarazzate e
stranite:
era solo uno scherzo del destino, niente di più.
-Pi..Piacere..-
biascicò lei, temendo quel contatto con la sua mano.
Non
fu come la prima volta alla fermata del pullman, fu ancora
più
emozionante.
-Piacere
mio..- Marco la guardava e intanto nella sua testa si ripetevano
quelle parole “nonché la ragazza di mio fratello,
la ragazza di
mio fratello”, sembravano tamburi che volevano fargli
scoppiare il
cervello.
-Ma
voi vi conoscevate già?- Simone, abile osservatore, non
aveva potuto
fare a meno di notare come gli occhi dei due si erano fissati e non
si erano separati per un solo momento.
Il
destino volle che in quel momento Carolina uscisse dal bagno bella
come non mai.
Aveva
un vestito corto, gli occhi azzurri allungati da un semplice tratto
di matita nera, i capelli castani scuri le ricadevano morbidi sulle
spalle e ai piedi un paio di belle scarpe bianche la slanciavano,
facendola sembrare quasi una modella.
Alessandro
la strinse a sé, baciandole la guancia.
-Marco
questa è Carolina, l'altra padrona di casa. Carolina lui
è Marco,
il mio capo.-
-Molto
piacere..-disse lui staccando a malincuore gli occhi da Claudia.
-Oh,
il piacere è tutto mio Marco.. allora pronti?- si
avvicinò
all'amica e baciandole la guancia le disse piano: -stasera non sarai
l'unica fortunata...-
In
quel momento anche Daniele entrò dalla porta che era stata
lasciata
socchiusa e sorrise imbarazzato per l'atmosfera che Claudia aveva
preparato per lui, ma era adesso invasa da troppe persone.
-Allora
sloggiate ragazzi...- disse avvicinandosi a Claudia, che continuava a
rimanere immobile, vicino al divano. Vedeva quello che stava
accadendo attorno a lei come se fosse in una specie di rallentatore.
-Non
fate troppo casino, mi raccomando, che i vicini non sono
completamente sordi!- disse Carolina ad alta voce, accompagnandosi
con un gesto eloquente della mano. Tutti scoppiarono a ridere, tranne
Marco che sforzò un sorriso di cortesia. Non poteva fingere
più di
quello, si sentiva morire. Carolina lo prese sotto braccio e si
avviò
verso la porta,felice e spensierata.
Claudia
si lasciò andare sul divano. Una parte di lei voleva correre
e
fermarlo, una parte di lei non poteva sopportare che la sua migliore
amica ci provasse con lui, anche se ignara di tutta la situazione,
una parte di lei malediceva la presenza di Daniele al suo fianco, una
parte di lei voleva inseguire Marco per le scale e baciarlo contro al
muro.
L'altra
parte di lei, quella che vinse, si sforzò di sorridere al
ragazzo
che la guardava stranito e girava il sugo nella pentola.
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Capitolo 10 *** Attese ***
10.Attese
Daniele
fece scendere la mano dalla sua spalla verso il suo bacino.
Incominciò piano ad accarezzare la pelle calda sotto la
maglietta.
La sua mano fredda la riempì di brividi, che lui
interpretò come un
segno di desiderio. Le baciò il collo e l'incavo dietro
l'orecchio,
incominciò poi a mordicchiare e succhiare il dolce profumo
della sua
pelle.
Claudia
rimaneva con gli occhi incollati al televisore. Lui lo prese come un
gioco, scostò l'altra mano dallo schienale del divano e
l'appoggiò
sui suoi jeans chiari. Lei rimase impassibile. Sbottonò
lentamente
il bottone e incominciò ad accarezzarle la pancia, muovendo
l'elastico degli slip. Cercò di baciarla sulla bocca e
allora
Claudia sembrò uscire dalla sua trance, risvegliarsi.
-Dani..
no...- disse lei nervosa.
Lui
allontanò la sua mano di scatto: -Perché?-
-Ho
mal di testa...- disse lei, riallacciandosi i pantaloni.
-Balle...raccontala
meglio...-
-Non
mi va...-
-Cavolo
Claudia, per quale motivo allora hai preparato tutto questo? Pensavo
che lo volessi anche tu...-
-Perché
tuo fratello va in giro dicendo che sono la tua ragazza?- lo
interruppe.
-Bè
lo sai che Alessandro scherza.. e poi scusa ti dà tanto
fastidio
questa cosa? Non hai intenzione di fare sul serio con me?-
-Io..
io non lo so! Siamo usciti un paio di volte... cosa... cioè
avresti
dovuto parlare prima con me, prima di dirgli che stiamo insieme..
cos'è? Hai già cambiato la situazione
sentimentale su facebook?- la
sua voce era acida e tagliente.
Daniele
era stupito, incredulo, non capiva che cosa avesse fatto.
-Claudia,
ma che cosa è successo? Fino a oggi pomeriggio andava tutto
bene..
vuoi rileggere i messaggi che mi hai mandato? Sembri un'altra
persona.. sei la stessa con cui sono andato al cinema la settimana
scorsa?- chiese incominciando ad alzare la voce.
-Non
lo so.. io non lo so, ok?!- urlò alzandosi e dirigendosi
verso la
sua camera.
Si
sedette sul letto e si prese la testa fra le mani. Poco dopo
sentì
la porta di casa sbattere.
Tornò
in salotto e si rimise a guardare la televisione, senza capire
più
di che cosa parlasse quel film.
Alle
11 incominciò a lavare i piatti e pulire tutta la cucina.
Alle
11.30 riordinò il salotto e pulì per terra.
Mezzanotte
meno dieci. “Dove cavolo sono andati?”
incominciò a pulire il
bagno, nervosa.
00.12.
Si preparò una camomilla bollente.
Ormai
era l'una passata e la tisana non l'aveva calmata, camminava avanti e
indietro per il corridoio.
Dopo
aver ripulito anche la camera, decise di farsi un'altra doccia.
Si
sedette poi stravolta sul divano. Finalmente, alle due e un quarto
sentì la serratura di casa scattare.
-Grazie
per la bella serata.-
-Non
c'è di che..- era la sua voce.
Sentì
lo schioccare di un bacio, le si strinse il cuore.
-Chiamami,
mi raccomando..- sussurrò Carolina e sentì i suoi
tacchi
avvicinarsi.
Claudia
accese di fretta il televisore.
-Cara,che
ci fai sveglia..?- chiese l'amica. Aveva un sorriso a 32 denti
stampato in faccia.
-Non
riuscivo ad addormentarmi..-mentì lei, poi si
tirò su a sedere e
cercò dentro di sé la forza per sorridere e
chiedere:-Allora come è
andata?-
-Ma
Daniele? Come è mai è già andato?-
-Lunga
storia...non mi va di parlarne... tu invece...racconta!- la
esortò.
-Ehm...
quel ragazzo, o forse dovrei dire uomo-disse scherzando- è
davvero
affascinante. Non è bellissimo, ma è molto
intelligente e poi colto
e diciamocelo sta anche molto bene economicamente, non che la cosa mi
interessi, ma non guasta mai...-sorrise lei, mentre si versava
dell'acqua.
-Ma
quindi... che è successo?-
-Ma
niente siamo rimasti a bere con gli altri, poi io ho detto che volevo
tornare, che ero stanca...ma lui non dava segni..allora mi sono
buttata e gli ho chiesto di accompagnarmi a casa.. Ha accettato. Era
taciturno però..-
-E
quindi.. vi siete...-faticò a trovare quella parola, ma
doveva
farcela.-vi siete baciati?-
“Ti
prego dì di no, dì di no! Per
favoreeeeeeee!!”
-Ehm...
no! mi ha solo dato un bacio sulla guancia..probabilmente non si
sentiva bene o ha la testa altrove...ma io non demordo!-
Claudia
sospirò e si alzò.
-Buona
notte, Caro...sono contenta che ti sia divertita.. domani mi
racconterai meglio.-
Chiuse
la porta della sua camera e si sdraiò dentro le lenzuola
fredde.
Prese il suo telefono sul comodino e vide che c'era un messaggio non
letto.
“Mi
dispiace di essermene andato così, ma mi hai fatto
incazzare.
Claudia ci tengo davvero a te, se vuoi prendere le cose con
più
calma mi va bene, ti posso aspettare. Un bacio” finalmente le
lacrime che tratteneva da inizio serata incominciarono a rigare il
cuscino, si addormentò così tra il rimorso e il
rimpianto, divorata
dalla gelosia, senza capacitarsi di poter provare tale sentimento per
uno sconosciuto.
Marco
passeggiava per le vie di Torino. L'aria era pungente, si strinse nel
giubbotto e incrociò le braccia sul petto, cercando di
scaldarsi.
“Fidanzata..”
si ripeteva fra sé. Quanto era bella questa sera, con i
capelli
sciolti, i jeans stretti e la maglietta bianca, semplice. Non doveva
sforzarsi per sembrare bella, lo era naturalmente. “Sono il
solito
sfigato del cazzo”.
Arrivato
davanti a casa si rese conto di stare davvero antipatico alla dea bendata: aveva perso
le chiavi di casa.
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Capitolo 11 *** Imprevisti ***
GRAZIE
a tutte le ragazze che hanno incominciato a seguire la mia storia,
spero sempre che vi piaccia e di poter conoscere la vostra
opinione, se vi va!! baci ^_^
11.IMPREVISTI
Prese
il telefono e cercò di chiamare Filippo. Aveva il telefono
staccato,
stessa cosa Luchino. Il telefono di Francesco squillava a vuoto,
conoscendolo sarà stato sbronzo in qualche discoteca fuori
città.
-Porca
miseria e adesso cosa faccio..-
I
suoi migliori amici non erano raggiungibili, sua sorella e i suoi
genitori abitavano fuori città, le chiavi della macchina
erano nel
suo appartamento e non poteva certo svegliare alle tre di notte
qualche conoscente.
Pensò
alle persone con cui aveva appena passato la serata, magari qualcuno
di loro era ancora sveglio. Chiamò Alessandro.
Il
cellulare vibrò sul tavolo del salotto.
Daniele
si risvegliò dal dormiveglia in cui era caduto sul divano.
Maledì
il fratello che ronfava nell'altra camera e schiacciò il
tasto
verde:-
-Prontooooo?-
disse assonnato.
-Pronto
Alessandro, sono Marco...scusami per l'ora, ma sono chiuso fuori casa
e fa troppo freddo per passare la notte in giro.-
-Chi
sei scusa?-
-Marco,
il tuo capo.-
-Ah...sono
Daniele, suo fratello.. vieni pure...-
"Il
ragazzo di Claudia, perfetto..sono proprio uno sfigato con la S
maiuscola!” pensò fra sé Marco, ma non
poteva congelare in un
angolo della strada.
-Grazie,
20 minuti e sono lì-
Mezz'ora
dopo stava salendo le scale verso il terzo piano.
Bussò
alla porta con delicatezza.
Daniele
lo accolse in boxer e maglietta. “il classico
belloccio!” pensò
amareggiato osservandolo.
-Prego..-
il ragazzo gli fece cenno di entrare e lo seguì fino al
salotto:
-questo è il divano e qui ci sono le coperte..- disse
indicando la
poltrona, più addormentato che cosciente-buona notte!-
-Grazie
mille..- ma Daniele era già sparito in camera.
Il
mattino dopo Claudia si risvegliò e si rese conto di quanto
aveva
trattato male il povero Daniele, si doveva far perdonare e smettere
di pensare a Marco, non era nessuno e probabilmente non l'avrebbe
nemmeno rivisto o comunque poteva evitarlo.
Sì
vesti e si truccò in fretta, scese dal fornaio sotto casa e
comprò
tre cornetti alla crema: sapeva che Ale l'avrebbe uccisa se non ne
portava uno anche per lui.
Prese
il pullman per fare più veloce.
Alle
9 e mezza era già in via Po, suonò il campanello.
Alessandro aveva
appena messo su il caffè cercando di non svegliare Marco, ma
questo
suono non riuscì ad evitarlo. Il ragazzo si
rigirò sul divano e
aprì gli occhi, senza ben capire per un attimo dove si
trovasse.
-Scusami
Marco... qui è sempre un via vai. Ho messo su il
caffè comunque..-
-Posso
usare il bagno?-
-Certo
certo vai pure... mio fratello dorme ancor per fortuna!-
Chiuse
la porta del bagno proprio mentre qualcuno bussava a quella di casa.
-Buongiorno
Ale!- disse Claudia sorridendo.
-Ciao
piccola, a cosa si deve questa visita mattiniera?-
-Ho
portato le brioches!!!!!- disse euforica- e poi mi devo far perdonare
per ieri sera!-
-Il
bimbo ancora dorme...stanotte poi è stato svegliato dal mio
capo...ahahahahah! Che ridere...-
-Cosa
vuoi dire?-
-Sì,
è rimasto chiuso fuori casa e allora ha passato la notte sul
nostro
divano, poverino.-
Claudia
era terrorizzata.
-Ma
adesso dov'è?- chiese guardando il divano con le coperte
ammassate e
scomposte sopra.
-In
bagno.. Perché?-
-No...
no, niente...senti io devo andare.. devo andare in un
università..
dì a Daniele che lo chiamo..- e si precipitò
fuori dalla porta.
-Ma
è sabato, Claudia...-
-Che
è successo?- chiese Marco uscendo dal bagno.
-Non
capisco, la ragazza di mio fratello, Claudia, è venuta a
portare i
cornetti ed è scappata via.-
Marco
avrebbe voluto rincorrerla per le scale, ma Alessandro aveva appena
rinchiuso la porta. No, ci sarebbero state troppe spiegazioni da dare
e non ne aveva voglia. Per cosa poi? Per una ragazza occupata?
-Bo..-
disse alzando le spalle e addentò il croissant che il
padrone di
casa gli aveva offerto.
“Stupida,
sono una stupida! Scappare così.. ma che mi prende? Cazzo..
chissà
cosa penserà adesso Ale e Dani..ma perché
quell'uomo mi pedina.?!..
perché è entrato nella mia vita?
Perché?!
Marta
si era appena svegliata, si rigirò nel letto. Accese il
telefono e
subito comparve la bustina gialla di un nuovo messaggio.
“Buongiorno
stellina, come stai oggi? Se hai voglia chiamami.”
Marta
sorrise, Luca era così dolce, ma era solo un ragazzino.
Premuroso,
ma pur sempre un ragazzino. Uscì dal letto, si accese una
sigaretta,
aprì le finestra e respirò l'aria dolce del
mattino. Si, avrebbe
chiamato Riccardo, era tanto che non lo vedeva. Aveva voglia di
svagarsi un po'. E poi non voleva pensare a quello che avrebbe dovuto
fare la settimana successiva, c'era ancora tempo per quello.
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Capitolo 12 *** Sguardi ***
12.
SGUARDI.
Luca
stava passeggiando in Via Roma, aspettava invano un messaggio di
Marta.
Non
sapeva bene perché ma i suoi occhi furono attratti dalla
vetrina di
un negozio, da una collana e subito la vide al suo collo.
Sì, gliela
avrebbe regalata, dopotutto in un periodo triste come quello che
stava passando non poteva che farle bene. “Poi è
solo una collana”
si autoconvinse. Entrò nel negozio e ne uscì 10
minuti dopo con
l'umore alle stelle e il portafoglio un po' più leggero.
Dopo
aver fatto colazione con Alessandro e Daniele, Marco tornò
finalmente a casa sua dove il fabbro lo stava aspettando per
smantellare la porta.
Rientrò
in casa e si fiondò sotto la doccia. Mentre l'acqua
picchiettava
fredda e forte sulle spalle, indugiò con i pensieri sul viso
di
quella ragazza che, inspiegabilmente, gli aveva rapito testa e cuore.
Ricordava i suoi occhi verdi, rivedeva la sua bocca a cuore e i
capelli biondo cenere che le ricadevano scomposti sulle spalle,
ricordava la stretta dolce, ma sicura della sua mano. Lasciò
che
l'acqua sciacquasse i suoi pensieri, non poteva soffermarsi troppo in
quello stagno di malinconia.
Trovò
il portone aperto e decise di non suonare, la sua Smart era
parcheggiata sotto casa quindi lei doveva esserci, doveva.
Arrivò
davanti alla sua porta, stringendo un pacchetto con dentro una
focaccia calda e nella tasca della giacca quella collana, che pesava
più di un macigno adesso. Suonò. Silenzio per un
minuto che parve
interminabile, poi sentì lei che correva verso la porta. Gli
aprì
con indosso una camicia larga, mezza aperta e con i capelli biondi
stropicciati, stampato sul viso un sorriso mozzafiato.
-Luca?-
chiese sorpresa.
-Porto
cibo, vengo in pace.- rispose lui avvicinandosi alla sua guancia.
-Luchi..
veramente questo non è un buon momento..-
-Cosa
è successo? Devi andare a lavoro?-
Dietro
alle spalle della ragazza comparve un uomo sulla quarantina, alto,
scuro e affascinante con indosso soltanto un asciugamano poggiato sui
fianchi. Guardò Luca e poi Marta e alla fine disse:
-Non
sapevo faceste consegne a domicilio..-prese dalla giacca appoggiata
vicino alla porta 5 euro e glieli posò in mano,
sottraendogli il
sacchetto con la focaccia.-Tieni il resto.-disse con fare da
sbruffone e si allontanò
-Ehm..scusalo..Lui
è fatto così..-
Luca
lasciò cadere a terra i soldi e scese le scale di corsa,
cercando di
trattenere quelle lacrime che gli uscivano dal cuore.
Il
resto della settimana scorse tranquillo. Fredde piogge, quasi
invernali avevano allagato le strade, l'umidità non rendeva
le
giornate piacevoli.
Claudia
aveva parlato con Daniele solo al telefono, con la scusa di aver
troppo da studiare. Non riuscì a rifiutare però
di vederlo sabato
sera, uscendo con tutto il gruppo.
Si
riunirono in un pub del centro a scaldarsi con un po' di birra e
musica dal vivo.
Daniele
a un certo punto uscì dal locale. La pioggia aveva regalato
una
serata di tregua. Claudia si avvicinò piano.
-Ancora
niente stelle..- sospirò affiancandosi a lui, con il naso
all'insù.
-Tanto
la maggior parte della gente non le saprebbe apprezzare.-
sentenziò
tirando una lunga boccata di tabacco.
-Le
persone sono stupide... Spesso non hanno voglia di tirare fuori il
telescopio e fermarsi ad ammirare ciò che a prima vista
sembra
banale.-
Parlavano
di stelle parlando di loro.
-Torno
dentro..-disse lui buttando la sigaretta a terra.
-Aspetta...-lo
strinse per il braccio.
-Che
cosa vuoi Claudia?-
Lei
si avvicinò piano, gli sfiorò la bocca con un
bacio e poi lo fissò
negli occhi.
-Vorrei
che tu potessi entrare nella mia testa e spaventarti del casino che
c'è, come faccio io ogni mattina..-
-Non
è possibile.-
Lei
sospirò abbassando lo sguardo.
Lui
le tirò su il viso con la mano e tornò ad
incatenare i loro
occhi:-Ma posso aiutarti a mettere in ordine, non importa quanto
tempo ci metteremo.-
“Forse
capiterà che ti si chiuderanno gli occhi ancora, o soltanto
sarà
una parentesi di una mezzora...”
Claudia
si lasciò andare ad un bacio lento, senza pensare, solo con
le
stelle in testa.
Per
Marta la settimana non era passata altrettanto bene, si guardava ora
allo specchio, tra poco sarebbe dovuta uscire:il giorno che temeva
era arrivato, avrebbe dovuto fare i conti con le sue azioni, con il
passato.. il passato.. Era tutto lì, le segnava il viso
stanco, una
volte vivace e le velava gli occhi castani, una volta così
vispi. Il
passato l'aveva sminuita nel suo presente. Prometteva e non
permetteva a se stessa di non pensare nemmeno per un istante al
giorno a ciò che aveva fatto, ma prima o poi arriva il
momento di
fare i conti e allora tutto si ripresenta netto davanti a te, senza
via di scampo.
Lo
sguardo di se stessa allo specchio, era il più triste e allo
stesso
tempo indignato che le avessero mai rivolto. Certo, non come si
guardava un anno e mezzo prima.
Alle 9 e mezza precise il suo cellulare vibrò, allora prese
la borsa e scese le scale.
Marco era lì ad attenderla, parcheggiato in doppia fila, lo
sguardo fisso sulla strada che non staccò nemmeno per
assicurarsi che quella entrata in macchina fosse proprio lei e non
un'altra. Appena sentì la portiera richiudersi
partì facendo rombare il motore. La musica copriva i loro
pensieri e non c'era bisogno nemmeno di dirsi ciao, Marta sapeva che
per lui non erano nemmeno in macchina insieme. fissò i jeans
che indossava, erano i primi che aveva trovato in camera, non ricordava
nemmeno che maglia avesse sotto il piumino, non aveva fatto molta
attenzione a se stessa, non si era truccata e i capelli erano stretti
in una semplice coda.
Con la mente non poté fare a meno di tornare nel suo rifugio
felice e soleggiato dei ricordi.
RINGRAZIAMENTI:
grazie come sempre a Milla per le tue recensioni, che mi fanno sempre
ridere... =D sei mitica!! sono contenta che ti piaccia, io ho sempre
paura di cadere nel banale o nel non credibile!!
Grazie
a tutti quelli che sono arrivati a leggere questo dodicesimo
capitolo..chissà che non scoprirò che ne pensate
un giorno o l'altro... =P
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Capitolo 13 *** Opposti ***
13.OPPOSTI.
Maggio
2008.
Marta
si era preparata per più di un'ora, aveva cercato per giorni
l'abbigliamento adatto per quell'occasione. Niente sembrava andare
bene, niente le sembrava così perfetto. Marco l'aveva
rassicurata
più volte, che lei era bella con tutto, ma lei temeva il
giudizio di
sua madre. Alla fine aveva optato per un vestito blu, semplice ed
elegante e ai piedi un paio di sandalini bianchi bassi. Marco le
aveva suonato al citofono:
-Scendi
amore mio..-
-Arrivo
subito topo.-
Era
scesa di corsa, con il cuore in gola. Lui l'aveva abbracciata davanti
al portone e poi l'aveva tenuta per mano per quei pochi metri che li
dividevano dalla macchina. Durante il viaggio avevano cantato, si
erano sorrisi, le loro mani si erano incrociate spesso sopra al
cambio o sulle gambe di Marta. Erano felici e follemente innamorati,
sembrava non dovesse mai finire. Valeria l'aveva accolta con un
grosso sorriso e l'aveva rassicurata su sua madre, ma a Marta
sudavano le mani, voleva fare davvero colpo sui genitori del suo
ragazzo. Stavano insieme da ormai più di sei mesi ed era
arrivato il
momento di conoscere i suoi. Daniela aveva abbracciato il figlio con
tenerezza e poi le aveva stretto la mano, l'aveva scrutata con cura,
passandola sotto invisibili raggi x per istanti interminabili. Marta
sorrideva imbarazzata, era stato il padre di Marco a rompere il
ghiaccio, abbracciandola con fare scherzoso. La giornata era
proseguita serena e aveva preso nel pomeriggio una piega inaspettata.
Marta
aveva chiesto del bagno e le avevano suggerito di andare in quello
del piano di sopra, camminando nel corridoio non poté fare a
meno di
fermarsi a guardare la cameretta del suo amore. Era rimasta ferma
alla sua adolescenza, che si respirava nei poster di moto e macchine
appesi alle pareti, nel Nintendo appoggiato alla scrivania, nelle
foto con gli amici appiccicate sopra le ante dell'armadio, nei libri
di scuola disposti nella libreria. Sul letto c'era un peluche a forma
di orsacchiotto che stringeva un cuore rosso con scritto “TI
AMO”.
Marco l'abbracciò da dietro, lei si scansò subito
afferrando il
morbido pupazzetto.
-Ti
amo?-chiese facendo finta di arrabbiarsi.
-Sì,
qui è dove incontro le mie amanti sai..- disse chiudendo la
porta
dietro di sé.
Quando
tornò a guardarla aveva lo sguardo ammiccante e provocante
che
faceva impazzire la ragazza. Si precipitò sulle sue labbra,
lanciando via il povero orsacchiotto. Subito incomincio a cercare di
tirare su l'orlo del vestito.
-Marco...-cercò
di fermarlo, ma già sospirava rumorosamente-..qualcuno..
potrebbe... entrare..-
-Mio
padre fa sempre il riposino pomeridiano e mia madre e mia sorella
sono in giardino a tagliare le rose...-rispose lui intento ad
accarezzarle il collo con baci infuocati.
-Non
mi sembra..- ma non riuscì a finire la frase, ormai era
sdraiata sul
piccolo lettino e Marco premeva il suo corpo sopra di lei.
-Ti
amo Marta..- la guardò con occhi innamorati e felici. Lei
sorrise e
si lasciò andare alla sua mano che si era intrufolata sotto
al
vestito.
Marta
riaffiorò da quei ricordi all'improvviso e controvoglia
grazie il
suono della voce di Marco, che era completamente diversa da quella
che nel suo cuore l'aveva fatta emozionare come una volta, era
fredda, dura, vuota.
-Siamo
arrivati..-disse spezzando il silenzio che era calato per quasi
un'ora.
-Bene...-
Roberto
li aspettava nel vialetto di casa. Alla vista di Marta gli si
raggelò
il sangue e dentro di lui il senso di colpa lo logorò come
mai
prima.
Riuscì
a salutare entrambi con un semplice -Ciao..- e li invitò ad
entrare.
Si
sedettero in salotto, mentre Roberto incominciò a parlare.
-Non
sono riuscito a trattenermi e ieri sera le ho raccontato ogni cosa..-
Marco
lo interruppe subito:-Sei pazzo? Perché? Avevamo un piano..-
-Non
ce la facevo più..-
-Ma
lei adesso dov'è?-
-Penso
sia tornata dai tuoi..non posso andare là e spero che non
glielo
abbia raccontato, non potrò più riacquistare la
fiducia di Daniela
e Pietro.- Roberto parlava con lentezza, come se non fosse
completamente cosciente di quello che accadeva in torno a lui, era un
uomo divorato dalla rabbia e dalla tristezza.
-Andremo
là... Roberto le cose si metteranno apposto, te lo prometto.
Mia
sorella ti ama troppo per sopportare di perderti..- si alzò
dal
divano e si diresse verso la macchina.
Marta
lo seguì, ma si fermò prima sulla porta, si
voltò, guardò l'uomo
a cui aveva contribuito a distruggere la vita e disse:-Mi dispiace..-
era sincera, per la prima volta dopo tanto tempo provò
vergogna per
se stessa e scoppiò in lacrime. Roberto non la
guardò nemmeno,
tornò a sedersi sulla poltrona e appoggiò la
testa sullo schienale.
Marta
raggiunse Marco in macchina, ancora in lacrime. Lui la
guardò con
disprezzo, accese la macchina e alzò il volume della radio
per
coprire i suoi singhiozzi. Ma lei non poteva evitare di parlare, in
quel momento era troppo fragile per rimanere in silenzio.
-Perdonami,
ti prego, lo so che non ci riuscirai, lo so. Ma io non sapevo quello
che voleva quando ti ho lasciato. Pensavo che essere legata a
qualcuno stando a Milano mi avrebbe solo reso ogni cosa più
difficile e pesante, io non sapevo di amarti, non conoscevo i miei
sentimenti. Ora lo so, ora voglio solo te. Marco tu sei la mia vita.-
Lui
fingeva tranquillità, continuando a guidare le disse con
tono
distaccato: -Marta tu hai distrutto me e con me anche la tua vita. Se
mai riuscirai ad uscire dal baratro di merda e autocommiserazione in
cui ti trovi però, dovrai trovare qualcun altro a cui
aggrapparti.
Io non ti amo più, ti ho amato tanto da star male per mesi.
Ti amavo
senza sapere la ragione, avevo un legame con te che era una specie di
ossessione, di dipendenza. Ma ora ne sono uscito, sono guarito. Ti
auguro che un giorno possa guarire anche tu, solo perché
forse così
finirai di creare casini e te ne starai tranquilla, al tuo posto.-
Forse
sarebbe stato meglio rimanere in silenzio.
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Capitolo 14 *** Rappacificamenti ***
14.RAPPACIFICAMENTI
Arrivarono
a casa dei genitori di Marco dopo poco più che mezz'ora.
Entrarono
in casa senza essere fermati da nessuno, così Marta si
diresse
subito verso la camera di Valeria, senza esitazione, ricordava ancora
dove fosse. Bussò.
-No
mamma, non ho fame.-
-Valeria...sono
Marta!-
-Vattene,
per favore!-
-Ti
prego lasciami parlare, ti chiedo solo questo.-
Ma
Non udì nessuna risposta provenire da dietro la porta;
decise di
entrare comunque.
-Come
ti permetti..- Valeria era seduta sul letto, avvolta in una coperta
di lana e il suo viso era rigato da lacrime, ormai quasi asciutte.
Marta avanzò di qualche passo, incurante della richiesta
appena
fatta.
-Roberto
ti ama, non ha mai smesso.. non so se e cosa ti abbia raccontato, ma
io te lo voglio dire comunque. Eravamo ubriachi, io volevo sentirmi
di nuovo importante per qualcuno e lui era la persona che mi
ricordava Marco, la persona più vicina a lui che
conoscessi..-
-Non
ti voglio ascoltare!- urlò quasi, portandosi le mani sulle
orecchie.
-Devi!-
rispose lei prontamente e si sedette sul letto, cercando di togliere
le sue mani dalla testa.- Devi, mi dispiace ma devi farlo per il
piccolo che porti in grembo..-
Si
allontanò un po' e continuò. -l'ho convinto a
fare uso di sostanze
che non avrebbe dovuto assumere. Lui non voleva, io l'ho pregato e
poi ci ho provato in modo insistente, spudorato quasi disperato
perché volevo che lui mi sorridesse e mi abbracciasse come
faceva
una volta tuo fratello. Quando siamo arrivati a casa in
realtà non è
successo molto, stava troppo male. Non sono mai riuscita a
spiegarglielo perché al mattino è scappato via e
non ha mai
risposto alle mie telefonato, sospetto che cancellasse i miei
messaggi senza nemmeno leggerli.. e poi la gente che ci ha visti
andare via insieme a cominciato a raccontare assurdità-
Valeria
ascoltava, con la bocca semiaperta e lo sguardo perso fuori dalla
finestra.
-Non
abbandonarlo, lui ti ama più della sua stessa vita e so che
è lo
stesso anche per te, quindi davvero..non ne vale la pena!-
La
donna si voltò per constatare se quella ragazza stava
mentendo, ma Marta
era lì seduta, consumata e appariva totalmente sincera e
pentita e
soprattutto triste.
-Te
lo giuro su Marco, la cosa più bella che poteva accadermi
nella
vita, forse l'unica. Ti prego Valeria credimi, non succederà
più.
Roberto ti appartiene, vi appartenete. Non rovinare la vostra vita
perché una stronza come me non è soddisfatta
della sua.-
Detto
questo, uscì di fretta e andò a sedersi fuori
casa, sui gradini
della veranda. Marco che l'aveva vista passare la seguì.
-Quindi?-
chiese preoccupato.
-Tornerà
a casa, tutto si sistemerà, ora scusami se puoi accompagnami
alla
stazione.-
-Non
essere sciocca, ti riporto a casa. È il minimo..-
-No,
quello sarebbe il massimo..-
Marco
non rispose, si diresse verso la macchina e esaudì la sua
richiesta.
Claudia
stava cercando di studiare, ma fu presto interrotta dalla sua
rumorosa coinquilina che arrivò saltellando in salotto con
in
cellulare in mano.
-Evviva!
Ho il suo numero..!-
-Di
chi?- chiese più che altro per cortesia, senza nemmeno
alzare la
testa dal libro.
-Come
di chi?? Marco, il capo di Alessandro!- la sua voce era euforica.
-Ah
wow...- cercò invano di mostrare allegria.
-Potresti
anche fingere un po' più di entusiasmo..-
-Si
si scusa e che sto cercando di studiare...-
-Ah
perdono- sorrise Carolina in colpa- però stasera non mi
sfuggi..-
-Perché?-
-Perché
è tempo che io te e Nadia si faccia una cenetta come si deve
cavolo..-
-Ah
ok...-
-Così
mi racconti di Dani e io vi elencherò le mie paranoie
sull'uomo del
mistero..-
“Bene”
pensò fra se Claudia “sarà una serata
fantastica.. senza alcun
dubbio!”
Per
sua fortuna la serata al femminile fu dovuta rimandare.
-Ti
unisci a noi per una cena stasera?-
Marco
tirò su la testa dagli schizzi sparsi sulla sua scrivania,
era
stanco, aveva passato un week end pesante, anche se per fortuna sua
sorella era tornata a casa con Roberto.
-Mmm..non
so-
-Dai...
Carolina ha dato evidenti segni di interessamento...non la puoi
deludere così- ormai Alessandro gli dava del tu, oltre che
un suoi
dipendente lo considerava un buon amico.
-Ma
a casa sua dovremmo andare?-
-Sì,
si unirà tutta la banda... se vuoi puoi portare i
tuoi amici..!-
Marco
incominciò a immaginarsi a condividere la cena con Claudia e
Daniele. Gli passò subito la fame.
-No,
mi spiace... davvero ma stasera non è proprio possibile.. e
poi sono
molto stanco..-
Alessandro
annuì deluso:- Va bene, ma ritieniti prenotato per la
prossima
volta!-
-Contaci..-disse
sforzando un sorriso e ritornò a concentrarsi sulle sue
bozze,
invano.
Alle
8 e mezza i ragazzi arrivarono nell'appartamento di corso Stati
Uniti. Le ragazze avevano già preparato la tavola. La
notizia che
Marco non sarebbe venuto aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a
Claudia che si era concessa un vestito verde, aveva allungato la
linea degli occhi con eyeliner nero e aveva lasciato ricadere i
capelli con onde morbide sulle spalle. Carolina era bella e
appariscente come sempre e anche Nadia si era messa in ghingheri per
la serata.
-Che
gnocche!- fu il commento di Simone entrando.
-Solo
per voi purtroppo..-disse con una punta di acidità Carolina
guardando Alessandro.
-Caro..io
ce l'ho messa tutta..-
-Se
se.. va bene.. forza entrate..-
Daniele
si diresse verso Claudia sorridente e gli posò un bacio
sulla
guancia.
-Sei
bellissima stasera..-
-Grazie..-arrossì
lei e lo prese per mano.
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Capitolo 15 *** Decisioni ***
15.DECISIONI
-Pronto?-
Luca rispose al telefono senza guardare chi lo stesse chiamando.
-Luca...
Allora?- Marco teneva il telefono con la spalla mentre lavava i
piatti.
“Merda!”
fu il pensiero del giovane ragazzo, ma riuscì a dire
invece:-Niente,
perché?-
-Bè
sei sparito.. stai bene?-
-Ehm...si
certo...tutto regolare..- Ma la sua voce lo tradiva.
-Ti
conosco da troppo tempo.. vieni da me stasera?-
Luca
tentennava, non aveva il coraggio di raccontare della sua cotta a
Marco, non poteva.
-Gli
altri non ci sono... Luca lo so che hai bisogno di sfogarti... dai..-
-ok...-
Mezz'ora
dopo bussò alla sua porta con un paio di birre in mano.
-Se
mi vuoi far ubriacare allora la questione è
grave..-scherzò Marco
abbracciandolo. Luca si scostò, era a disagio, ma finse una
risata.
-Ti
giuro non ti farò del male, qualsiasi cosa mi dicessi..
anche se ti
fossi scopato Marta...- sorrise divertito, ma Luca rimase a bocca
aperta, incredulo che si fosse avvicinato così alla
realtà. Marco
cambiò espressione di botto: -Oddio?! È quello?-
-No,
è peggio... mi sono innamorato di lei...- ammise con lo
sguardo
basso.
-Sì
è molto peggio...-disse ridendo. Il suono della sua voce era
rilassato, Luca incredulo alzò lo sguardo. Marco non era
arrabbiato.
-Non
sei incazzato?-
-No...
perché? Quella stronza ti ha fregato... e a quanto mi
sembra.. ti ha
anche ferito.. mi dia piace! Davvero..- disse appoggiandogli una mano
sulla spalla.
-Grazie
Marco.. sei un amico..- e stapparono una birra insieme.
Marta
stava preparando la valigia. Aveva deciso che era il momento di
andarsene, nella sua testa risuonavano le parole che Marco gli aveva
detto in macchina. Erano state come 100 lame, inculcate a freddo nel
suo corpo. Continuavano a farla sanguinare. Aveva deciso di partire
per allontanarsi da tutto, per ricominciare a vivere, sperava fosse
possibile. Sarebbe stata dura, ma non poteva continuare a
sprofondare.
Il
mattino seguente Marco fu svegliato dalla sveglia insistente, aveva
un leggero mal di testa. La sera prima si era divertito tanto con
Luca, si erano fatti tante risate e quel ragazzo era troppo
intelligente per perdersi dietro alla sua ex, si sarebbe ripreso in
fretta, sperava. Preparò la colazione e si infilò
la giacca di
pelle per le scale. Sbattendo contro l'aria fredda del mattino
torinese si rese conto di avere una fottutissima voglia di farsi una
sigaretta. Non era un fumatore, ma quando aveva vent'anni fumava
praticamente tutte le sere che usciva con gli amici, un po'
perché
faceva figo e un po' perché con le fumatrici sapeva come
attaccare
bottone. Ma era da quando si era fidanzato con Marta che non ne
toccava una. In quel momento però poteva distinguere
quell'esigenza
e così ne comprò un pacchetto al tabaccaio sotto
casa. Comprò
anche l'accendino. Gustò ogni singola boccata, era buono, lo
calmava.
“Perché
diavolo ho smesso...” si chiese incamminandosi verso la
fermata del
pullman con il giornale sotto il braccio.
Arrivò
in ufficio prima del solito e trovò Alessandro
già al lavoro
insieme al resto della sua squadra.
-Com'è
andata ieri sera?- gli chiese togliendosi la giacca.
-Bene,
bene...serata tranquilla...- rispose ironico.
-Posso
immaginare.. ti invidio che riesci ad avere una bella cera dopo una
notte di baldorie..-
-Mi
godo la mia gioventù..-
“Dovrei
farlo anche io.. dopotutto ho solo 27 anni..”
pensò fra sé Marco
e senza accorgersene si ritrovò a dire: -una sera voglio
venire a
ballare con voi...-
-Grande
capo... Sabato sicuramente si farà qualcosa...-
-Bene...-e
si chiuse nell'ufficio. Cosa gli stava succedendo quella mattina?
La
settimana proseguì veloce, tutti si erano immersi nel lavoro
o negli
studi e aspettavano il week end per distrarsi un po'. Il week end
infatti non li deluse.
Filippo
chiamò Marco Venerdì sera.
-Ciao
fili... dimmi tutto..-
-Domani
sera vieni dalla sorella di Simo, che dà una festa
giù a Novara?-
-Ehm...
non penso..-
-Perché?-
-Esco
con un mio dipendente...-
-Perché?-
ripeté l'amico stranito.
-Per
cambiare aria..-
-Perché?-
sembrava un bambino di 3 anni.
-Perché
voglio conoscere gente nuova.. ehm.. ragazze nuove..-
-Ah..-
disse Filippo e riprese: -perché con noi non le puoi
conoscere?..
siamo tutti degli scapoloni d'oro..-
-Lo
so, lo so.. è che...-
-Ma
aspetta un po'...tu non stai parlando di ragazze...ma di una in
particolare..-
-Ehm..-
-Ma
certoooooo.... ok, vai ma poi Domenica brunch a casa mia per sapere i
dettagli...-
-Non
è detto che ce ne saranno eh...-
-Ahahahahaah..
ha parlato il Don Giovanni del Quadrilatero...- e attaccò
senza
attendere una risposta. Marco rimase con il telefono in mano e si
guardò nello specchio. È vero, prima di mettersi
con Marta era un
vero Don Giovanni, dopo tutto perché non poteva tornare a
esserlo?
Si accese una sigaretta e sorrise a se stesso con uno sguardo il
più
sexy possibile. “Sì cara Claudia...non mi
resisterai..”
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Capitolo 16 *** Trottole ***
16.TROTTOLE
Come
concordato si presentò a casa di Alessandro e Daniele alle 8
e mezza
con in mano una bottiglia di Negroamaro.
-Prego..-gli
aprì Daniele. “Ah... la barba appena fatta.. la
t-shirt stampata,
i jeans scoloriti, le scarpe da tennis.. Mi spiace bamboccio, stasera
ho vinto io..” pensò fra sé.
-Grazie..-
disse stringendogli la mano con un sorriso falso e cortese.
-Che
eleganza capo...stai veramente bene..-disse Alessandro uscendo dalla
camera.
-Ahahaha..
e sì stasera mi sono tirato a lucido..-
-Carolina
impazzirà..-commentò sghignazzando.
“Speriamo
che impazzisca lei, invece..”
Poco
dopo arrivarono anche Simone, Matteo e altri amici. Le ragazze si
fecero aspettare un po' di più.
Verso
le 9 e un quarto finalmente il campanello suonò ancora e
Marco ebbe
un fremito.
Claudia
non sapeva che cosa stava per vedere, non poteva proprio
immaginarselo.
Entrò
in casa seguita da Nadia e Carolina e salutò Alessandro e
alcuni
amici che erano nel corridoio. Si diresse verso il salotto convinta
di incontrare Daniele, ma si scontrò prima con lui.
Era
bellissimo, aveva una barba incolta di un paio di giorni che su di
lui stava da dio, i capelli mossi appena tagliati e tirati indietro
facevano risaltare più del solito i suoi meravigliosi occhi
marroni,
aveva una camicia a righe sottili abbastanza stretta da mettere in
evidenza le sue spalle possenti e arrotolata sui gomiti, un paio di
jeans abbastanza stretti in fondo che esaltavano il suo profilo,
portava poi una cintura lucida di pelle nera, coordinata con gli
stivaletti ai piedi. Claudia rimase a bocca aperta, lui incurante e
spavaldo le prese la testa con una mano e le diede un bacio sulla
guancia sinistra aggiungendo: -piacere di rivederti..- e
passò
oltre, lasciandola inebetita in mezzo al corridoio. Daniele
arrivò
ad abbracciarla.
-Ciao
piccola.. visto quanta gente.. stasera ci divertiremo..- disse
offrendole un bicchiere. Claudia ci sprofondò dentro,
sentiva la sua
guancia bruciare e il suo cuore martellare nel petto:-mh mh...-
grugnì annuendo e andò verso la finestra per
cercare di respirare.
Ma a quanto pareva quella sera avrebbe respirato poco, infatti
entrarono in salotto Carolina e Marco, lei era praticamente incollata
a lui, gli stringeva un braccio e lo guardava come se se lo volesse
mangiare. Lui sorrideva con il bicchiere in mano, si scusò e
si
avvicinò alla finestra. Accese una sigaretta.
Claudia
non poté fare a meno di voltarsi e fissarlo mentre compiva
quel
gesto in modo così sexy e si ritrovò a sperare di
poter essere lei
quella sigaretta che stringeva fra le labbra.
-Bella
serata eh..-disse dopo la prima boccata di fumo.
Lei
voleva scappare, ma era come inchiodata al pavimento, fissava Torino
e pregava di trovare la forza di parlare, ma ancora una volta lui la
precedette.
-Sei
veramente bella stasera...- disse fissando il sui profilo stretto nel
vestito blu.
-Grazie...-
riuscì a sospirare lei.
-Bè,
mai come la prima volta sulla metro..- “l'alcool è
un buon amico”
pensò fra sé..
Daniele
arrivò e l'abbracciò da dietro, ma si
voltò verso Marco:-allora
come è il mio fratellone sul lavoro? Scansafatiche come a
casa?-
“Perchè
questo ragazzetto la può abbracciare in questo
modo?”-Eheheh...no
per niente.. lavora sodo...-
Claudia
si scostò e disse:-scusatemi..- e si allontanò
verso il bagno. Per
tutta la sera cercò di evitarlo, girando come una trottola e
stando
sempre negli angoli opposti a lui. Sembrava una danza che ballavano
in silenzio, fatta solo di sguardi e sorrisi. Lui si muoveva e lei si
muoveva dalla parte opposta della stanza. Lui la guardava e lei
abbassava lo sguardo, lui si voltava e lei si concedeva di fissare il
suo irresistibile profilo.
Arrivò
il momento di spostarsi verso la discoteca. Daniele la teneva per
mano, Carolina era sotto braccio a Marco. I due si fissavano
continuamente. La situazione era imbarazzante.
Arrivati
dentro al locale subito incominciarono a scorrere i drink, ma Claudia
non ce la faceva più a ballare con Daniele, non poteva
resistere un
momento di più a lui che cercava di baciarla in ogni modo.
Andò
verso il bagno, ma due mani la presero sui fianchi e la trascinarono
dentro al bagno dei ragazzi. Era vuoto. Claudia si girò
spaventata,
ma anche speranzosa e il suo desiderio fu esaudito. Lui era
lì che
la fissava con gli occhi spalancati. Le sorrideva, ma non aveva il
coraggio di dire niente. Poco dopo non si rese conto di quello che
stava accadendo, la sua mente era annebbiata dall'alcool ma riconobbe
il suo cuore che batteva forte e capì che la stava baciando.
Finalmente. Quello fu il suo unico pensiero razionale, poi strinse le
mani attorno ai suoi fianchi e non pensò più a
nulla fino a quando
la porta del bagno che si stava aprendo li riportò
velocemente alla
realtà. Lei si staccò e uscì di fretta
dal bagno. Cercò l'uscita
del locale e fuori trovò Simone che parlava con Carolina e
altri
amici.
-Tutto
bene Cla?-
-No,
ehm... vorrei andare a casa...-
-Ok,
stai male? Ti accompagno..- disse Simone e si allontanò con
lei
sottobraccio.
Per
tutto il viaggio non dissero una parola, ma arrivati sotto casa
Claudia appoggiò la testa all'indietro e sospirò.
-Lui
chi è? Marco vero?- Simone la guardava preoccupato.
-Simo,
simo...- disse lei mettendosi la testa fra le mani.- Come fai a
essere così.. così...-
-Lascia
stare..-disse lui:-ho indovinato?-
-Purtroppo..-
-Mannagia
Cla... ma perchè?-
-Perché
è più di un mese che mi perseguita, che lo
incontro dappertutto..
questo vorrà pur dire qualcosa...-
-Daniele?-chiese
con semplicità.
-Ma
che ne so... uffaaaaa...-
-Dormici
su..-disse lui accarezzandole i capelli.
Claudia
si trascinò fuori dalla macchina, prima di chiudere la
portiera si
voltò a guardare l'amico, ma prima che potesse parlare lui
la
interruppe:-Sì, tranquilla sarò muto come un
pesce...'Notte...- e
si allontanò sicuro fra le strade deserte.
Claudia
alzò il naso verso il cielo e sorrise ripensando a quel
bacio,
chiedendosi se mai ne sarebbe arrivato un altro.
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Capitolo 17 *** Pazzie ***
Grazie a tutte le nuove
lettrici!!! mi fanno immensamente piacere le vostre
recensioni e spero di poterne leggere sempre di nuove...
Grazie anche a
quelle che seguono in silenzio o aggiungono fra le seguite... un
bacione!
17.PAZZIE
Marco
vagava per il locale con un sorriso inebetito sulla faccia. L'aveva
baciata. Finalmente. Non riusciva a pensare ad altro. Ora voleva che
succedesse ancora e ancora. “Ma perché diavolo
è andata via?”
-Vieni
a ballare...-disse Carolina tirandolo per il braccio.
Si
voltò a guardarla, sì era bella, ma in questo
momento nemmeno la
donna più bella del mondo avrebbe potuto interessarlo
più di
tanto..
-No,
scusa.. non mi sento bene...-
-Che
palle...ma che vi prende a tutti.. prima Claudia, poi te...- Marco
capì che Claudia se ne era andata, guardò l'ora..
erano le 2 e
mezza, presto, ma i pullman comunque non sarebbero più
passati.
Voleva andare a casa sua, doveva.
Uscì
dal locale e incominciò a correre. Avrebbe dovuto fare un
paio di
chilometri.
Arrivò
sotto casa sua con il fiatone venti minuti dopo. Incredibilmente
trovo il portone aperto, fece gli ultimi scalini di corsa, rischiando
davvero l'infarto e senza riprendere fiato bussò.
Claudia
arrivò alla porta chiudendosi la vestaglia sopra la camicia
da
notte.
-Che
ci fai qui?- fu tutto quello che riuscì a dire, prima di
vederselo
piombare addosso. La baciò per un secondo, ma si rese conto
che
doveva seriamente aspettare e cercare di riportare il suo battito a
livelli più accettabili, quindi si staccò e le
posò le braccia
sulle spalle: -Aspetta un attimo...- disse ansimando.
Lei
scoppiò a ridere, richiuse la porta dietro di lui e gli fece
cenno
di seguirla in cucina. Aprì il frigo e gli versò
un bicchiere
d'acqua, mentre lui piegato a metà nella stanza incominciava
a
riprendere un colorito più normale.
-Ti
sei fatto di corsa dallo Chalet a qui?-
-Sì...-
ammise lui prendendo il bicchiere d'acqua dalle sue mani.
-Tu
sei pazzo... e perché?-
-Perché
sei scappata via?-
-Perché
quello che è successo non ha senso.- disse lei stranamente
tranquilla.
-Perché
deve averne per forza?-
-Non
ti conosco nemmeno e poi... e poi sto uscendo con Daniele e sta sera
mi sono comportata... bé... da troia..-
-Non
parlare così di te davanti a me..-disse lui avvicinandosi a
lei e
togliendosi il cappotto.
-Stai
esagerando...-
-No.
È dalla prima volta che ti ho vista che ti penso... pensa
quante
probabilità c'erano che Alessandro lavorasse per me.. forse
è il
destino Claudia.-
-Forse
è solo una coincidenza e questa- disse passando la mano fra
lei e
lui:-è solo attrazione fisica.-
-Non
penso... è anche se fosse.. è troppo forte per
non sfruttarla..-
disse alzando il sopracciglio e avvicinandosi alle sue labbra.
Lei
si allontanò subito: -è sbagliato...-
-Domani...
ci penseremo domani...-disse lui baciandole il collo e incominciando
a slegare il nodo della sua vestaglia. Claudia incominciò a
sentire
l'eccitazione salire, non era facile avere pensieri lucidi in quel
momento. Non era facile pensare di staccarsi da lui, il suo corpo non
voleva seguire quello che il cervello le stava ordinando. Si sentiva
così bene sentendo il calore delle sue mani attraverso la
sottile
stoffa della camicia da notte. Non riusciva a controllare le mani che
avevano già sbottonato la sua camicia e scorrevano sui suoi
addominali perfetti. Il campanello li risvegliò da quel
torpore
all'improvviso.
Claudia
corse a rispondere, mentre Marco sospirò passandosi una mano
fra i
capelli.
-Sì?..Aspetta
un attimo...ah ok..- il ragazzo la vide tornare di fretta e
sconvolta.
-Cazzo,
cazzo cazzo è Daniele..-
-Stai
scherzando?-
-No
è insieme agli altri quindi verrà su... non posso
nasconderti.. non
c'è posto nell'armadio e poi...-
-Aspetta...
faremo finta che tu stia male...-disse spingendola sul divano e
lanciandole una coperta. Cercò di risistemarsi la camicia
davanti
allo specchio del corridoio e andò ad aprire la porta.
Claudia cercò
di entrare nella sua parte.
-Che
ci fai tu qui?- chiese Daniele.
-Claudia
sta poco bene...- Daniele perse interesse per lui e andò di
fretta
in sala.
-Che
cosa ti senti tesoro?-
-Devo
aver bevuto troppo e aver preso freddo..-
-Hai
già vomitato?-
-No...-
-Forse
dovresti provare..-
-Sì...
ho mal di testa... mi sembra di scoppiare..-
Simone
guardava Marco con disapprovazione, il ragazzo capì che lui
sapeva e
abbassò lo sguardo.
-Bé
visto che siete arrivati tutti io posso anche tornare a casa
tranquillo... rimettiti Claudia.. ci si vede ragazzi..- disse
sparendo nel corridoio.
-Cosa
ci faceva lui qui?- chiese Carolina.
-Ehm...Aveva
dimenticato una cosa a casa e prima di tornare a casa è
passato e
dato che ha visto la luce accesa... ha suonato... ed è
rimasto a
farmi compagnia...- si stupì della sua storia montata su due
piedi.
-Perché
non hai chiamato me? Non ti ho più vista in discoteca...sei
sparita..-
-Stavo
male..ho chiesto a Simo di accompagnarmi..- e lo guardò
cercando
nell'amico un aiuto per tirarsi fuori da quella situazione.
-Ma
se te lo ho anche detto Dani..dai ora lasciatela respirare... ti
accompagno in camera Cla..- e la tirò su per un braccio.
-Che
ti salta in mente.?! Non dovevi dormirci su?- chiese chiudendo la
porta della camera alle sue spalle..
-è
venuto lui...-
-Claudia..
cazzo..-
-Simo..non
so che dirti..- simone uscì dalla stanza senza risponderle.
Marco
camminava ora lento per la strada, non ce l'avrebbe fatta a correre
anche se casa sua ora gli appariva così lontana, soprattutto
perché
aveva sperato di risvegliarsi con Claudia fra le sue braccia il
mattino successivo.
Si
sveglio invece con il telefono che suonava nella tasca della giacca
abbandonata sulla sedia della sua camera. Sì alzò
mal volentieri e
rispose.
-Dove
cazzo sei?-
-Mmmm..
a casa?!...-
-Allora
non hai nessuna scusa per non essere a casa mia... a meno che tu non
sia con lei..-
-No...-disse
seccato.
-Allora
svegliati..-
-Mmmm...
non puoi venire tu?-
-Direi
di no..- rispose Filippo con tono sarcastico e attaccò.
Marco
sbuffò e si lanciò sotto la doccia.
Mattina
presto.
Carolina
camminava sulle punte di piedi con il suo Iphone in mano,
aprì con
cautela la porta della camera della sua coinquilina, la quale
fortunatamente ronfava tranquilla. Il suo telefono era sul comodino,
era acceso. Lo prese e veloce scorrette la rubrica. Trovò la
voce
“MARCO ALE” e sperò fosse proprio lui.
Copiò il numero e uscì
svelta, si sentiva in colpa peggio di una ladra, ma non poté
fare a
meno di sorridere scrivendo Marco accanto a quel numero.
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Capitolo 18 *** Canzoni ***
18.Canzoni
A
natale mancavano solo 20 giorni, Claudia stava già
preparando le
valigie per tornare a stare un po' a casa dei suoi, ad Asti. Da
quella sera non aveva più sentito, né visto
Marco. Non aveva usato
il suo numero perché Carolina non aveva mai smesso di
parlare di
lui, a colazione, a cena, al cinema, da dietro la porta del bagno e
stando alle parola dell'amica si erano anche sentiti spesso. La cosa
l'aveva infastidita parecchio, anche perché quella sera
ormai le
sembrava ormai solo un sogno, inoltre lui non l'aveva più
cercata,
quindi probabilmente non gli interessava molto di lei, voleva solo
portarsela a letto.
Con
Daniele nel frattempo era finita completamente, il ragazzo si era
stufato di stare dietro ai suoi cambiamenti repentini di umore e dopo
tutto Claudia non poteva dargli torto, si era comportata da emerita
stronza con lui. Quindi anche le uscite in gruppo erano diventate
più
pesanti, così aveva incominciato ad uscire solo con i suoi
compagni
d'università.
-Parti?-
chiese Carolina affacciandosi alla porta della camera.
-Sì..la
prossima settimana-
-Io
e Nadia domani..Allora te lo do adesso il regalo..-disse sparendo.
Claudia tirò fuori da sotto il letto un pacchettino viola e
uno
arancione. L'amica tornò con un sacchetto con sopra stampata
una
nota marca di intimo.
-Grazie
Caro.. questo è per te.. mi raccomando aspetta fino al 25!-
-Ci
proverò..- si abbracciarono, mai così vicine e
distanti allo stesso
tempo.
Andò
poi in camera di Nadia, che stava anche lei preparando la valigia con
Matteo seduto sul letto che l'aiutava.
-Ciao
ragazzi.. questo è per te cara... passa un buon Natale..- e
le porse
il pacchetto viola.
-Grazie..-
e le offrì anche lei un pacchetto, che prima stava sulla
scrivania:-saluta anche i tuoi genitori!- si diedero affettuosi baci
sulle guance e Claudia abbracciò anche Matteo, per poi
chiudere la
porta dietro di sé. Non vedeva l'ora di partire.
Marco
stava correndo veloce lungo il parco del Valentino, con la musica
alta che usciva dall'Ipod e le mani strette dentro ai guanti di lana.
Ogni boccata d'aria creava una condensa di fumo grigio fuori dalla
sua bocca, il freddo era pungente.
Ogni
tanto incrociava qualche altro pazzo corridore mattiniero, ma stava
attento a non incrociare lo sguardo di nessuno. I suoi pensieri
vagavano fra i ricordi di Marta, gli impegni di lavoro e quel
fottutissimo bacio che gli faceva contorcere lo stomaco.
“Perché
non mi ha chiamato? Lo sa benissimo che io non posso chiedere il suo
numero ad Alessandro e non posso presentarmi a casa sua, va a finire
che poi trovo Carolina. Cazzo. E io che pensavo di piacerle, ma
sì
starà dietro a occhioni azzurri. Fanculo!” e
accelerò il passo
fino a sentire i polmoni pronti a scoppiare.
Marta
sorrideva guardando fuori dalla finestra. Non ci avrebbe mai creduto
un mese prima se glielo avessero detto. Ritrovarsi a fare la stagione
in un Hotel in montagna, ed era anche stata fortunata che l'avevano
presa a Novembre inoltrato. Da quando era arrivata lì non
aveva
toccato un goccio di alcool e si sentiva bene. I colleghi erano tutti
gentili con lei e gli spuntini notturni che il cuoco cucinava le
stavano facendo mettere u finalmente qualche chilo, acquistando pian
piano un'aria più sana. Era rinata, anche se a volte, lo
doveva
ammettere, finito il turno, si sedeva in mezzo alle neve gelata e fra
un tiro e l'altro alla sigaretta pensava ancora a lui.
“Più freddo che
un ghiacciolo!
Fanculo.. io non mi faccio più sentire..”
pensò Carolina
sbattendo il telefono dentro la borsa e tornando a guardare la
pioggia battere sui finestrini del treno.
C'era
un'ultima cosa che doveva fare prima di partire. Per fortuna una cosa
piacevole: il concerto dei Subsonica. Alle 7 e mezza quattro compagne
di università le citofonarono.
Lei
scese di corsa le scale, per una sera non avrebbe pensato. A niente,
avrebbe lasciato che la musica le scaldasse il cuore e le riempisse
il cervello.
Dopo
aver mangiato un panino al freddo, finalmente aprirono i cancelli del
PalaIsozaki. La calca di persone incominciò a spingere,
probabilmente più per sfuggire al freddo che per la voglia
di
entrare davvero.
-Non
so perché ti ostini a trascinarmi a queste cose...-
-Ma
anche a te piacciono..-
-Sì,
ma non sono dell'umore giusto..-
-Oddio
Marco... divertiti per una volta..- lo spintonò Francesco
camminando
in mezzo alla calca: -Forza, dobbiamo trovare per forza un posto
vicino a un gruppo di ragazze fighe...- e lo prese per il braccio.
Marco
sbuffò alzando gli occhi al cielo. “Ma
perché non me ne sono
stato sotto le coperte?!”
-SAMUEEEEEEEEEEEELLL-
urlarono Claudia e le sue amiche come tredicenni impazzite.
-Dio
quanto è bello...- sospirò Claudia abbracciando
Cristina.
-Guarda
Boosta... oddio svengo...-
La
voce calda e roca di Samuel incominciò a diffondersi per lo
stadio..
Forse
sta a pochi metri da me
Quello che cerco e vorrei
trovare
La forza di fermarmi
Perchè sto
già
scappando mentre non riesco
A stringere più a
fondo e ora
che sto correndo
Vorrei che fossi con
me
Che fossi
qui
Sento a pochi metri da
me
Quello che c'era e
vorrei trovare
La forza di voltarmi
Perchè se stai
svanendo io non ci riesco
A stringere più a
fondo ora che
sotto il mondo
Vorrei che tu fossi
qui
Che fossi
qui
Claudia
si ritrovò a cantare a squarciagola con una sola immagine in
testa.
Lui. Marco.
Fede's corner:
Grazie
mille a tutte le ragazze che recensiscono e mettono la storia nelle
preferite, seguite o da ricordare.. per me è veramente
incredibile e lo apprezzo molto!! =)
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Capitolo 19 *** Inizi ***
19.
Inizi
“Sì,
in effetti sono bravi..” pensò Marco fra
sé e sé “ma non
capisco perché Francesco si agita in questo modo..
è pazzo?!”
Guardava l'amico che pogava, spintonando le ragazze di fianco a lui.
“Non so come può pensare di fare colpo in questo
modo..” però
doveva ammettere che lui era sempre pieno di nuovi numeri di
telefono, anche se non ne capiva il motivo in quel momento.
La
voce del cantante entrò nei suoi pensieri: -Ed ora... una
canzone
che dedico a tutti noi che viviamo sotto il cielo di questa
fantastica città...-
Le
prime note de “Il cielo su Torino” incominciarono
ad echeggiare
fra urli e fischi di approvazione. Marco si guardò intorno,
ragazzi
sudati, coppie felici, gruppi numerosi di giovanissimi che urlavano e
anche alcuni cinquantenni, tornati per una sera ragazzi riempivano
quel posto intriso di fumo e sudore, emozione ed eccitazione. Poi di
colpo la vide. Ballava a pochi metri da lui, in mezzo ad altre
ragazze, canticchiando a occhi chiusi tutte le parole di un testo che
evidentemente sapeva a memoria e in attimo a Marco sembrò
che le
parole di quella canzone fossero state scritte solo per lei. La
sentiva in ogni nota, la vedeva in ogni verso, senza pensarci, come
succube di una forza più grande di lui si
avvicinò a lei. Le cinse
le spalle con le braccia sussurrandole i versi della canzone
all'orecchio, sovrapponendosi alla voce di Samuel:
-senza
pensare senza timori nè domani
tra queste mani
-
Claudia
si allontanò spaventata e si girò. Lo vide e non
poté crederci.
Non poteva essere lui. Non lì. Sì
sentì come la prima volta a casa
sua: le coincidenze che li facevano incontrare troppo spesso, non era
possibile. Ma lui le sorrideva e continuava a ripetere le parole di
quella canzone, che ormai lei non sentiva nemmeno più. Era
troppo
felice, dimenticò tutto in un secondo, Daniele, Carolina,
quel mese
di silenzio assoluto e lo baciò.
-Mi
hai seguito?- chiese riprendendo fiato.
-No..
te l'avevo detto è il destino..-
-Perché
non mi hai chiamata?- gli urlò.
-Perché
non l'hai fatto tu?- si sorrisero e si rituffarono sulle loro labbra.
C'era
tempo per le domande, ora c'era la musica a unirli sotto il cielo
torinese.
Quasi
due ore dopo uscirono dal PalaIsozaki.
-Dove
vai?-
-A
casa...-rispose Claudia.
-Posso
accompagnarti?-
-Perché
non mi hai chiamata?- gli ripeté la domanda che dentro si
era persa
fra la musica.
-Cla..noi
andiamo... fa freddo.. che fai tu?- le chiese Cristina da lontano.
Claudia
guardò l'amica, poi tornò a guardare Marco e alla
fine si avvicinò
alla ragazza: -Vado a casa con lui... grazie per la bella serata...ci
sentiamo belle..- salutò anche le altre compagne e si
riavvicinò a
Marco e Francesco.
-Sono
contento che sei rimasta qui..-
-Voglio
solo che tu mi risponda..-
-Ragazzi...
che famo? Stiamo qui a diventare come i polaretti?- chiese Francesco.
-Fra
prendi la macchina... noi torniamo in metro.. ok?- Marco gli
lanciò
le chiavi.
-Va
bene..- rispose Claudia.
-Ci
si vede allora.. è stato un piacere Claudia.-
-Anche
per me, ciao!-
-Ora
non ci dovrebbe interrompere più nessuno... spiega...- lo
esortò.
-A
chi avrei dovuto chiedere il tuo numero scusa?-
-A...-
la ragazza capì che Alessandro era fuori
discussione.:-Ehm... non
so.. però avresti potuto venire a casa..-
-E
se tu non c'eri e mi apriva Carolina?... cosa le dicevo? Lo sai che
mi scrive? Io non le do tanta corda, ma non si è mai nemmeno
dichiarata esplicitamente quindi non posso dirle che non voglio
sentirla... ci rimarrebbe male... mi spiace!-
-Ma
se si nota lontano un miglio che ci prova... cosa deve fare... un
annuncio scritto?-
-Sei
gelosa?-
-No!-
sbottò lei:-vorrei solo capire dove vogliamo andare...-
-Verso
la metro?-la ragazza lo fulminò con lo sguardo.
-E
tu avresti 27 anni?-
-Così
dicono..-
-Dai
Marco.. seriamente... cosa hai intenzione di fare con me?-
-Uscire
con te, conoscerti, stare con te...-
-Sei
sicuro?-
-Sì...-
le bastava quella risposta, anche non vera, anche affrettata. Claudia
si convinse e si avviarono verso la metro in silenzio, per mano. Era
facile stare con lui senza timori adesso, senza limiti,
semplicemente, liberamente.
Arrivati
sotto casa di Claudia, lei si girò e gli stampò
un bacio sulle
labbra.
-Non
mi inviti a salire?- chiese lui stranito.
-No...
sono stanca... domani mi devo svegliare presto!-
-Ma
quando parti?-
-Dopodomani.-
-All0ra
domani ci vediamo?-
-Va
bene... un pranzo ci sta...-
-Ma
anche una cena...-
-Iniziamo
con il pranzo... ciao Marco...- disse da dietro il vetro del portone
sorridendogli dolcemente.
Lui
però non poteva lasciarla andare così, mise la
mano in mezzo al
portone ed entrò. La spinse contro il muro dell'androne e la
baciò
con foga, insinuando le mani sotto la giacca. Il desiderio di Claudia
esplose in un secondo e già ansimante urlò:
-Sali!-
Non
fecero nemmeno ad aprire la porta e ad accendere la luce che i
vestiti erano schizzati in giro per il corridoio. Era un momento che
avevano bramato da troppo tempo, dalla prima volta che i loro sguardi
si erano incrociati sulla metro, così senza nessun ulteriore
indugio
lasciarono che i battiti del loro cuore decidessero per loro.
Il
mattino dopo, la sveglia suonò rumorosa e distante. Claudia
sentì
il braccio di Marco che ancora la stingeva in vita, cerco di
divincolarsi finché lui con un verso di disapprovazione si
svegliò.
Si girò e gli sorrise, era così bello
con i capelli
scompigliati e la piega del cuscino sulla guancia, gli occhi lucidi e
nerissimi.
-Buongiorno...-
disse.
Lui
le rispose con un sospirò e si tuffò sul suo
collo.
-Io
non ti faccio partire sai...-biascicò e la stinse forte
verso il suo
petto.
Lei
rise allontanandosi.
-Ti
raggiungo l'ultimo dell'anno, scemo!- e si alzò dal letto
correndo
in bagno.
Marco
sbadigliò abbracciando il cuscino. Sorrise, beato, gli
sembrava di
vivere un sogno, si diede un pizzicotto sull'avambraccio per
assicurarsi di essere sveglio. Sì lo era e finalmente lo era
con
lei.
Fede's corner:
SCUSATEMIIIIIIIIIIIIIII!!!
mi prostro e chiedo perdono in ginocchio per il ritardo incredibile!
purtroppo l'ispirazione mi aveva completamente salutato e l'inizio
dell'università non ha certo migliorato le cose... il
prossimo capitolo, vi avviso sarà l'epilogo di questa
storia, perchè oggi ho avuto l'illuminazione su come
terminarla.
GRAZIE,
davvero grazie a tutte quelle che sono arrivate a leggere fino a questo
capitolo...spero sia di vostro gradimento! =)
Spero di leggere i vosti commenti... ci vediamo all'ultimo capitolo!!
XOXO
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
Epilogo.
5
anni dopo.
Claudia
alzò il viso verso il cielo. Era l'ultima volta che avrebbe
visto
quel magico tetto azzurro per chissà quanto tempo, le si
strinse il
cuore, ma una nuova vita la attendeva.
Quella
per cui aveva sudato per anni, che aveva raggiunto con notti insonni
e chilometriche occhiaie, con esami passati per il rotto della cuffia
e altri che l'avevano ripagata di tutta la fatica fatta, quella vita
era arrivata. Berlino l'attendeva e con lei quel lavoro assurdamente
pagato, che sembrava ancora incredibile.
Il
pullman passò in Corso Stati Uniti e vide quel caro, vecchio
portone
bordeaux: quante emozioni vissute in quel palazzo, in quei piccoli 70
mq che avevano racchiuso 5 anni indimenticabili della sua vita.
L'avevano fatta crescere, le avevano regalato cicatrici e sorrisi.
Era passato solo un anno da quando si era trasferita in una casa
tutta sua, ma quella sarebbe sempre rimasta la sua vera casa di
Torino, quella che si affacciava sugli alberi del viale, che
cambiavano colore e l'avevano vista in tutti i modi, stagione dopo
stagione.
Scese
dal 73 con il suo trolley e si avviò svelta verso la
stazione.
Carolina
accese la caffettiera e si sentì abbracciare da dietro,
Filippo la
baciò sul collo.
-Amore,
prepari tu il caffè?-
-Sì!
Così evitiamo che pure questa caffettiera si fonda!-
Era
rimasta sempre la solita brunetta con la battuta pronta. La
girò e
le prese il viso fra le mani. La baciò mentre la fede,
ancora lucida
sul suo dito scintillava nella luce del pomeriggio.
A
molti chilometri di distanza, al di là delle Alpi, Marta
aveva
appena finito il suo turno. Uscì dal retro con i sacchi
della
spazzatura e si avviò nel vialetto coperto di neve. Il
freddo stava
cominciando a farsi pungente, si strinse nel suo maglione azzurro e
tornò di corsa verso l'Hotel. Prese giaccone e borsa e si
avviò
verso la piccola casetta in paese, in cui abitava ormai da due anni.
Arrivò, circa venti minuti dopo con il naso congelato e
aprì la
porta in fretta-
-Bon
anniversaire!- un coro di voci conosciute la colpì di
sorpresa.
Tutti i suoi amici erano lì, una decina di ragazzi e ragazze
che le
sorridevano affettuosamente. Si scaldò in un batter d'occhi:
aveva
trovato il suo posto caldo in mezzo al gelo.
Luca
uscì dal lavoro in ritardo, come al solito, ma dopotutto il
suo
conto in banca non poteva lamentarsi. Quella sera però
avrebbe
dovuto anche cucinare per i suoi amici: la solita cena settimanale
fra uomini era un appuntamento fisso che non si poteva rimandare il
fatto, poi, che dalla settimana successiva non sarebbe stata
più
uguale lo intristiva. “Ma stasera si festeggia!”
pensò fra sé.
Appena entrato in casa vide che la spia della segreteria lampeggiava:
Sara
era sempre dolce con lui, finalmente aveva trovato qualcuna che lo
amava quasi quanto ne era capace lui.
-Quindi
Alessandro è giunto il momento che tanto aspettavi... dalla
prossima
settimana prenderai il mio posto! Ti ho visto crescere in questi 5
anni e mezzo e credimi so che sto facendo la scelta giusta, non
potrei lasciare a nessun altro la fiducia che sto riponendo in te! So
che non mi deluderai...-
-Non
lo farò capo!- disse il ragazzo nascondendo la sua emozione
nell'imitazione di una saluto militare. Marco uscì dal suo
ufficio
sorridendo fra sé.
Ancora
non poteva credere di essere diventato responsabile marketing
dell'azienda, peccato solo che questo l'aveva costretto a doversi
trasferire all'estero, ma poco gli importava in quel momento. Aveva
voglia di andarsene. Chissà se sarebbe riuscito a trovare
nuovi
amici, naturalmente non riusciva a credere di poter trovare un altro
Filippo, un altro Luca e nemmeno un altro Francesco, ma sperava in
bene. Chissà se sarebbe riuscito a ricominciare da zero, con
una
lingua tutta nuova da imparare, con una nuova casa da arredare e un
nuovo lavoro da sudare. Certo, l'idea di abbandonare i suoi amici e
la sua famiglia gli metteva ansia, ma dopotutto la nuova
città non
era poi così lontana.
Chissà
se avrebbe conosciuto una donna, che finalmente fosse quella giusta,
che lo avrebbe accettato con tutti i suoi difetti, che gli avrebbe
fatto dimenticare colei che ancora a distanza di tre anni annebbiava
il suo cuore e la sua mente.
Chissà
quali sorprese gli riservava il cielo sopra Berlino.
Fede's corner:
Capitolo finale molto breve lo so, ma questa storia
mi ha svuotata!... spero si sia capito dalle mie parole, ma per evitare
ogni frainteso:
Claudia e Marco sono stati insieme per due anni,
Marta vive nella Svizzera francese,
Carolina si è sposata con il migliore amico di Marco, Filippo
e si i due protagonisti sono entrambi diretti verso la stessa
città, ovviamente a loro insaputa!
Ho finito la mia prima long!!! INCREDIBILE... come avrete capito
probabilmente questa storia avrà un seguito, quindi se avete
voglia date uno sguardo alla mie storie ogni tanto...
UN
IMMENSO E DOVEROSO GRAZIE a tutte le ragazze che
sono arrivate fino a qui e hanno letto questa storia, nata per caso un
pomeriggio d'estate e scritta su un tovagliolo di carta, che non avrei
mai pensato di riuscire a portare avanti e terminare! ^_^
Un grazie
speciale e particolare a Cerridwen
Shamrock, chica
KM, Glycine, Lady
Book ,Microchip
Emozionale, Milla
Nafira, Miss_Slytherin, PinkPrincess, SoleloS
, chiara84, Ombrosa, Watermelon.
P.S.Questa
storia la dedico a due persone che da qualche mese a questa parte non
fanno più parte della mia vita, anche se non so il
perchè e la cosa mi rende molto triste, sperando che magari
anche per noi ci sia alla fine un lieto fine!!
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