Il cielo su Torino

di EstrellaLunar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Respiri ***
Capitolo 3: *** Risvegli ***
Capitolo 4: *** Quotidianità ***
Capitolo 5: *** Brividi ***
Capitolo 6: *** Segreti ***
Capitolo 7: *** Inaspettata ***
Capitolo 8: *** Passato ***
Capitolo 9: *** Arrivi ***
Capitolo 10: *** Attese ***
Capitolo 11: *** Imprevisti ***
Capitolo 12: *** Sguardi ***
Capitolo 13: *** Opposti ***
Capitolo 14: *** Rappacificamenti ***
Capitolo 15: *** Decisioni ***
Capitolo 16: *** Trottole ***
Capitolo 17: *** Pazzie ***
Capitolo 18: *** Canzoni ***
Capitolo 19: *** Inizi ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


Le recensioni sono naturalmente apprezzate e auspicate, anche negative(purché costruttive) cosicché io possa capire cosa non va e migliorarmi!
GRAZIE a tutti coloro che si soffermano a leggere le mie parole!



1.INCONTRI


Si sedette vicino a quello sconosciuto che gli aveva sorriso sulla metro.
Non era uno di quei sorrisi da maniaco o da pervertito, era piuttosto un sorriso dolce, comprensivo, quasi fraterno e per questo ben accetto alla fine di una lunga, pesante, uggiosa giornata torinese.
Ora lui leggeva un libro, così sembrava non interessarsi più a lei.
Claudia ci rimase male, le sarebbe piaciuto ricevere delle attenzioni garbate da uno sconosciuto, aveva bisogno di una dose veloce e gratuita di autostima e qualche parola con un estraneo poteva essere la giusta medicina per alleviare le sue pene.
Ma quell'uomo continuava a rimanere in silenzio, con la testa china sul libro.

In realtà Claudia non sapeva che Marco stava solo facendo finta di concentrarsi su quello stupido libro. Aveva riletto la stessa frase almeno una ventina di volte, ma non riusciva comunque a coglierne il significato. Stringeva la pagina del libro e cercava di respirare in modo regolare, in realtà avrebbe voluto gettare il libro fra i binari del tram, girarsi verso quella ragazza, che sapeva così di buono e baciarla. Pensava di essere impazzito, di essere diventato tutto a un tratto una specie di maniaco pazzoide. Non gli era mai successo di provare un'attrazione del genere per una sconosciuta, una con la quale aveva solo incrociato lo sguardo sulla metro.
Diede la colpa al fatto che erano ormai più di sei mesi che non usciva con una ragazza, da quando la sua Marta lo aveva lasciato, era uscito solo con un paio di ragazze, con le quali però non era andato più in là del terzo appuntamento. Non le richiamava mai e se loro lo cercavano trovava scuse poco impegnative o originali per declinare l'invito.

Nessuna era come Marta. In tutte cercava qualcosa di lei e non lo trovava mai. Nessuna era bella come lei, fragile e insieme forte come lei, dolce come lei, nessuna aveva il suo sorriso mozzafiato o i suoi occhi così espressivi. Nessuna lo capiva come lei. Nessuna era Marta.

Questa ragazza sconosciuta, invece, per la prima volta da quel giorno di Aprile gli aveva risvegliato qualcosa. Gli aveva provocato curiosità e interesse. Voleva sentire la sua voce, sapere il suo nome, cosa facesse nella vita. Per la prima volta da mesi provava interesse vero per un altro essere umano e purtroppo non sapeva come soddisfarlo, era come pietrificato.
-Sto aspettando il pullman..- una voce sconosciuta e melodiosa lo fece allontanare improvvisamente dal turbinio dei suoi pensieri.
Voltò la testa di scatto, senza pensare, verso la sua sinistra, da dove quel suono proveniva.
Claudia se ne accorse e le sue guance si infiammarono subito. Lo sguardo di quell'uomo l'aveva colta di sorpresa, forse aveva parlato troppo forte e lo aveva infastidito.
Anche se, in realtà, non sapeva con esattezza come decifrare il suo sguardo.
-Scusa mamma, ti richiamo... no. Non posso parlare adesso.- premette forte sullo schermo del suo Iphone e lo ripose con sua nella borsa.
-Mi scusi se l'ho disturbata, a volte alzo troppo la voce senza accorgermene..-aggiunse nascondendosi dietro al suo ciuffo biondo cenere.
-Come scusi?- Marco la fissava incredulo. Non era possibile che stesse parlando proprio con lui, era come se dal cielo avessero sentito e esaudito le sue richieste.
Claudia era sempre più imbarazzata, ormai non sapeva più come uscire da quella gaffe.
-Sì, ecco.. pensavo che.. di averla infastidita con la mia telefonata..- le tramava quasi la voce e si maledì per aver iniziato quella conversazione.
“Infastidirmi?” pensava Marco “come puoi fare tu qualcosa di fastidioso?”. Intanto la sua faccia a metà fra l'esterrefatto e il demente stava preoccupando e spaventando sempre di più Claudia, la quale aveva abbassato lo sguardo sulle proprie mani.
-No.. si figuri, nessun disturbo... è solo che ero talmente preso dal libro, che la sua voce mi ha catapultato nella realtà senza preavviso.- Marco rispose, cercando di ricomporre le sue espressioni facciali.
-Cosa sta leggendo di bello?- le parole le uscirono talmente rapidamente e naturalmente, che Claudia quasi non se ne accorse. “Ma cosa stai facendo? Perché parli a quest'uomo? Basta!” Era incredula, era come se avesse perso ogni controllo sul suo corpo.
-Uh..l'ultimo di Dan Brown-disse girando la copertina verso di lei- non sono un suo grande fan, ma quando sono in giro e voglio isolarmi è il massimo.-
-Ah.. ho letto solo “il codice da Vinci”, ma non mi ha appassionato più di tanto..- fece spallucce e costrinse il suo viso a girarsi verso sinistra, anche se i suoi occhi lottavano per rimanere in contatto con quelli dello sconosciuto,
In lontananza vide il suo pullman arrivare.
-è il mio..-sentenziò alzandosi.-le auguro una buona serata.-e prese la borsa che giaceva prima fra loro.
-Anche a lei, comunque mi chiamo Marco..piacere..-disse lui porgendole la mano.
Claudia l'afferrò con piacere, come se gli avesse appena offerto un bicchiere d'acqua ghiacciata in una giornata torrida.-Claudia- disse e si allontanò a malincuore, liberando la mano da una stretta che raramente risultava così piacevole; invece, questa volta, non avrebbe mai voluto lasciare quella mano così calda e morbida, quella presa forte e sicura.
Salì sul 73, sentendosi addosso gli occhi di Marco, che incontrò infatti al di là delle porte del pullman. Sorrise e abbassò lo sguardo.
Marco guardò il pullman allontanarsi nel traffico delle 18 e strinse le mani fra loro sopra la copertina del libro, chiedendosi se mai avrebbe rivisto quella ragazza col cappotto verde.


Dall'altra parte della città Marta si tirò su del letto, le lenzuola scomposte, ancora cariche d'amore la spiazzarono, come se si rese conto in un istante di tutto quello che aveva fatto negli ultimi sei mesi.
Aveva cercato uomini più grandi che potessero darle la fiducia che aveva perso in se stessa, come se quegli uomini potessero dare un senso alla sua vita, senza che lei dovesse sforzarsi o impegnarsi per cercarlo.
L'uomo sdraiato a pancia in giù nel suo letto come si chiamava? -Riccardo...sì...Riccardo..- disse ad alta voce come a volersene convincere.
Lui si ridestò e la guardò...-Ciao piccola, che ore sono?-
-Quasi le sette..-disse lei accendendo una sigaretta e passandogliela.
-Allora devo andare, questa sera ho una cena..-
-Bene.. buona serata- si alzò e chiuse la porta del bagno in fondo al corridoio dietro di sé.




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Capitolo 2
*** Respiri ***


2.RESPIRI


Marco arrivò a casa, accese la televisione e mise una pentola con dell'acqua sul fornello.
Andò in camera a cambiarsi e guardò la parete dietro al letto.
C'era la sua vita su quella parete, o almeno quella che fino a sei mesi prima era convinto sarebbe stata la sua vita. Lui la teneva ancora lì, teneva lì quelle foto perché in cuor suo sperava che un giorno sarebbero state di nuovo al loro posto, ma adesso guardarle lì, sembravano solo una stupida ostinazione, che doveva eliminare al più presto.
Come preso da una folle ira le strappò dalla parete, senza aver cura di non rovinarle. 10 minuti dopo era sdraiato in mezzo a brandelli di carta fotografica e piangeva, come un bambino.
Era la prima volta da molto tempo che non piangeva in quel modo, l'ultima volta che si ricordava era stata dopo la morte di uno dei suoi migliori amici, avvenuta quasi un anno prima. Non piangeva mai, non aveva pianto per Marta. E ora non stava piangendo per lei, le sue erano lacrime di felicità, di liberazione, finalmente sentiva di poter tornare a respirare, non era più imprigionato dai ricordi del suo passato. Sentiva che era pronto per costruirne di nuovi, di tornare a vivere davvero. Senza Marta, probabilmente senza Claudia, ma con se stesso. Di nuovo.
Per dimostrarselo si alzò e prese il cellulare dal giubbotto.
-Pronto?..-Filippo stava cercando di salvare il sugo della sua pasta, ma sembrava una impresa vana.
-Fili...usciamo, ti prego ti offro una birra, anzi non solo una...ma usciamo!!!- urlò Marco, agitato e felice.
Filippo diede una rapida occhiata alla sua cena bruciacchiata e sospirò: -se aggiungi anche un panino è fatta..-
-certo...allora tra mezz'ora in piazza Vittorio, chiama anche Francesco e Luchino.-
-oh... una serata come si deve!? Era ora Marco!...a dopo..-
Sorrisero entrambi ai capi opposti dei cellulari.
Filippo era grato di sentire finalmente una certa serenità nella voce dell'amico, erano mesi che cercava di farlo tornare a essere quello di sempre, presentandogli ragazze o offrendogli un divano dove dormire per non essere troppo solo a casa, ma niente aveva sembrato funzionare.
“chissà cosa è successo?!” si chiese fra sé. Mai avrebbe immaginato che una ragazza sconosciuta aveva potuto dare uno scossone così al caro Marco.

Quaranta minuti dopo ancora non c'era nessuno di loro quattro in piazza Vittorio, come c'era da aspettarselo. Ma la serata aveva tutti i presupposti per scorrere serena e tranquilla, le stelle brillavano nel cielo d'ottobre, il freddo non era ancora pungente e la gente in giro era tanta.
Sarebbe trascorsa tra battute di basso livello sui fondo schiena delle cameriere, tra insulti calcistici, tra botte sulle spalle, tra boccate di fumo, che mai come in quel momento sarebbero stati respiri di libertà, di vita.

Marta era seduta per terra in balcone, con una coperta spessa sulle spalle, fumava.
La radio passava pezzi nostalgici, dal sapore rock e adolescenziale.
Stringeva fra le mani il suo telefono, c'era un ,messaggio già composto, ma che non aveva il coraggio di inviare.
“Caro Marco, sono passati sei mesi. Lo so che non ho nessuna ragione per scriverti, ma mi manchi terribilmente. Lo sai anche tu che mi manchi. Non lo senti nell'aria il mio respiro che ti cerca per accarezzarti come sempre. Ho sbagliato, ma la mia vita sei tu.
Non ho vissuto in questi mesi, sto solo sopravvivendo, ma non potrò farlo per sempre.
Ti prego Marco, torna.”
chiuse il telefono scoraggiata. Non era la sera giusta. Si chiese se mai ci sarebbe stata una sera giusta, probabilmente no.

-Com'è andata la giornata?- Nadia accolse Claudia con un bicchiere pieno di vino rosso.
-Stancante...-rispose la ragazza accasciandosi sul divano.
-Fatti un bagno caldo che questa sera si esce...-
-Non so se sono in grado, davvero sono morta...-
-Si che sei in grado!- urlò Carolina dalla camera da letto.
-Eh va bene...-assentì la ragazza, come poteva non fare felici le sue due nevrotiche coinquiline?
La musica del piccolo appartamento si alzò in modo spropositato, come per far capire al cielo che quella sarebbe stata una notte speciale. La loro notte.

Notte fonda.
Ai piedi di un palazzo all'inizio di Corso Belgio un gruppo di ragazzi brilli faceva casino.
Una signora si affacciò adirata: -Allora.. volete anche dei pasticcini?? la finiamo con questo casino???!!!-
-Signoraaaa...-biascicò Francesco -se c'ha i baci di dama li tiri pure giù..-
-Maleducato pezzente... chiamo la polizia se non la smettete.-
Luca spaventato, cercò di placare la situazione: -no, signò, entriamo adesso..scusi-
-e dire che tu dovresti essere un burino, invece sei il più cacasotto di tutti...ahahahah!- Marco lo prese in giro.
I quattro amici si spintonarono dentro al palazzo e chiamarono l'ascensore per arrivare al terzo piano senza rischiare di rimettere per le scale.
Marco cercò le chiavi nelle tasche del giubbotto. Aprì rumorosamente la porta e spinse i suoi compari dentro uno ad uno.
Il padrone di casa incominciò a versare del rum dentro a piccoli bicchierini: -nuovo giro ragazzi!-
Filippo, intanto era in camera da letto, era entrato per posare la giacca e si era trovato davanti le foto strappate e sparse ovunque e disse: -Marco?! Puoi venire un attimo?-
-oh, se volete fare cose sconce in camera, io e la femminuccia qui- disse Francesco strapazzando i capelli di Luca -ci facciamo un giro da soli..-
-si bravi bravi cominciate...-aggiunse Filippo.
Marco lo raggiunse in camera.
-che c'è? Quelli se lo finiscono il rum.. è non è Havana club quello!-
-cosa è successo qui? Hai sentito Marta? Hai sentito cosa ha fatto?- l'espressione di Filippo era preoccupante.
-Cosa ha fatto Marta?- Filippo chiuse la porta dietro di sé.

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Capitolo 3
*** Risvegli ***


Per Milla: Grazie per la tua recensione! l'età dei personaggi si capisce lungo la storia, è stato voluto il fatto di non dichiararla subito! =)



3.RISVEGLI.


Il fortissimo mal di testa risvegliò Claudia, si rigirò nel letto e ci trovò Carolina addormentata e ronfante. Per terra, su un materassino gonfiabile dormiva un ragazzo che non riconosceva, si alzò avendo cura di non svegliare nessuno dei due. In salotto trovò Alessandro e Simone che si spartivano il divano e non avevano l'aria di aver dormito molto comodi. Mise su il caffè e guardò l'ora, era l'una e mezza. Andò a sbirciare nella camera di Nadia, dormiva abbracciata a quello che doveva essere Matteo, il suo ragazzo.
Ora era proprio curiosa di vedere chi ci fosse in camera di Carolina: non ricordava molto della sera precedente. C'erano due compagne di università della sua amica.
Non sapeva il perché la loro casa si fosse trasformata in un simile ricovero di anime ubriache e soprattutto perché quel ragazzo dormiva in camera sua.
Tornò silenziosa in camera e si soffermò a osservarlo.
Capelli castani chiari tagliati a spazzola, barbetta incolta di due, tre giorni, una maglietta azzurra accesa. Fu quella a far rifiorire in lei certi ricordi delle sera appena passata.
“Ma certo,è il fratello di Alessandro, è appena tornato dall'Erasmus e ieri è uscito con noi.” pensò fra sé.
Il fatto è che ricordava che a un certo punto della serata quella maglietta azzurra era stretta nelle sue mani e lei stava baciando quel ragazzo. Sì, ora ricordava perfettamente che aveva due penetranti occhi azzurri, quasi come la sua maglietta. Ricordava come li aveva fissati nel bagno della discoteca, un attimo prima di perderli in un bacio.
Diventò rossa e uscì veloce dalla camera. Per lo meno aveva dormito con Carolina, quindi probabilmente l'alcool non aveva fatto altri danni.
In salotto Alessandro si stava ricomponendo.
-Ciao bellissima..-le diede un bacio sui capelli, -vado a prendere dei cornetti per tutti.-
-Grazie Ale..- lei era ancora rossa in viso.
-Ieri hai riservato proprio un “bentornato” al mio fratellino, complimenti...io non avrei potuto fare di meglio, bé naturalmente...- sghignazzò Alessandro allontanandosi.
Claudia decise di non rispondergli e di non dare nemmeno risposte a se stessa. Tirò fuori delle tazzine dalla credenza e incominciò a riordinare il salotto, devastato dalla notte precedente.

Anche qualche isolato più in là Marco si era svegliato con un forte mal di testa.
Ma non sapeva se era solo colpa dell'alcool ingerito.
Dopo aver avuto quella mezza discussione con Filippo, gli altri erano usciti di casa un po' rabbuiati, la serata non avrebbe dovuto finire in quel modo, non dopo quanto si erano divertiti. Avevano insistito per rimanere, per lasciarlo sfogare, ma lui aveva risposto con un secco “No!”
Ora si rigirava tra le coperte e ripensava alle parole dell'amico.

-Cazzo, non ne sapevi niente..-realizzò in un attimo.
-Ora dimmelo..-
-Marco, non so se è il caso.. avrebbe dovuto dirtelo lei...o lui..-
-Lui? Lui chi? Forza... non mi far incazzare.-
-Ok, te lo dico, sappi che mi hai costretto. Non avrei mai voluto dirtelo io. Siediti!-
Marco obbedì.
-Marta sta passando un brutto periodo, almeno io penso che lei non stia poi così bene, si è passata mezza Torino, l'hanno vista non poche volte tirare di coca nei bagni dei locali. Quest'estate fare il tirocinio a Milano l'ha distrutta. Frequentava l'Hollywood e quindi puoi immaginare.-
Marco lo interruppe: -Ora non starmi a dire che è colpa mia se va a fare la zoccola in giro...ti ricordo che mi ha mollato lei e proprio perché la soffocavo... perché voleva godersi a pieno questa straordinaria esperienza..-
-Fammi finire... bé da quando è tornata come ti ho detto si è passata praticamente tutti...il fatto è che...Cazzo non riesco a dirtelo..-
-Se la è passata Francesco?-
-No..-
-Luchino?- chiese incredulo.
-No..-
-E chi allora..-
-Senti sapere questa cosa ti metterà in un sacco di casini, lo sai? Chi ha detto “beata ignoranza” aveva sicuramente ragione...-
-Porca troia, dimmelo...- Marco si era alzato in piedi.
-Marta si è fatta Roberto...-
-Roberto chi?-
-Roberto, il marito di tua sorella...-
Marco aveva la bocca aperta... Non gli sembrava possibile. Gli stava così simpatico, erano andati anche un paio di volte a pescare insieme e stranamente si era divertito. Poi era piacevole scambiare quattro chiacchiere con lui nelle riunioni di famiglia, era sicuramente più intelligente dei suoi cugini. Come aveva potuto tradire sua moglie?
-Mia sorella non lo sa...- constatò con desolazione.
-Purtroppo no, è successo un mese fa... So che lui e tua sorella si sono trasferiti in campagna, ma per quanto ne so si erano incontrati, lui e Marta, a una cena di lavoro e sono finiti a casa di lei. Lo ha spifferato Valentina a un compagno di università di Luchino. Luca l'ha scoperto per caso... Marta non sospetta nemmeno che noi lo sappiamo.. noi tacevamo perché non volevamo metterti nella posizione di merda in cui sei adesso.-
-Io lo devo dire a mia sorella..-
-Sì, forse..voglio dire, non si sono più rivisti...lui il mattino dopo è scappato urlandole dietro, aveva esagerato con il bere e lo sai quanto può essere troia lei, lo sai bene. Non lo sto giustificando, Roberto è stato una testa di cazzo. Solo che non vorrei veder soffrire tua sorella per un episodio che non si ripeterà.-

Si rigirò nel letto e prese una foto strappata dal comodino.
Marta sorridente e serena, con i capelli mossi dal vento abbracciata al suo cagnone. Una foto dell'estate precedente. Come poteva aver fatto pure questo alla sua famiglia, era troppo. Gliela avrebbe fatta pagare.

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Capitolo 4
*** Quotidianità ***


4.QUOTIDIANITÀ.


Il Lunedì pomeriggio successivo Marco era seduto sulla banchina, dove tre giorni prima aveva parlato con Claudia. Nonostante tutti i casini e le cose a cui aveva dovuto pensare aveva trovato molto tempo per fantasticare su quella ragazza con il cappotto verde. Sognava di rivederla, di invitarla a prendere un caffè con lui. Si immaginava a passeggiare con lei lungo il Po.

Puntualmente dopo questi pensieri si sentiva uno stupido adolescente romantico. A ventisette anni suonati non poteva più permettersi questi sogni a occhi aperti.

Ma quando arrivò il suo pullman e si rese conto che per quel giorno non l'avrebbe rivista, lo invase una tristezza inaspettata e anche abbastanza inappropriata.

Tornò a casa e vide la spia della segreteria lampeggiare.

Ciao fratello! Questa Domenica devi assolutamente venire da noi, ho invitato anche mamma e papà. Abbiamo una notizia importante..!!- la voce di sua sorella era incredibilmente gioiosa.

Marco sospettava quale fosse la notizia, probabilmente un bambino in arrivo. La prospettiva di diventare zio non poteva renderlo più felice, ma il pensiero che suo cognato era un fedifrago lo metteva a disagio. Cosa doveva fare? Svelare la malvagia notizia a sua sorella? Rischiare di rovinare il suo matrimonio e la sua felicità? E con Roberto doveva parlare, sentire la sua versione? Chiarirsi? Quanti dubbi. Quante indecisioni e tutto per colpa di quella stronza della sua ex.


-Non ci siamo Marta, mi dispiace ma non fai più parte della nostra azienda. Il tirocinio di quest'estate è stato un fallimento, ma mi ero convinto ad assumerti lo stesso ed ecco i risultati. Abbiamo fallito due eventi per causa tua, non sai quanti soldi sono stati buttati via e questo è veramente inaccettabile.-

Marta guardava fuori dalla finestra, le parole del suo capo erano soltanto un leggero brusio. Sì l'aveva licenziata, ma questa era solo la punta dell'iceberg di tutti gli avvenimenti che stavano capitando nella sua vita da sei mesi a quella parte. Da quando aveva lasciato Marco, sì era lui, o meglio la sua assenza ad averla fatta entrare in un turbinio di decisioni sbagliate. Decisioni poi era una parola grossa, la maggior parte di esse le aveva prese sotto l'effetto di alcool o droga.

Lei, la salutista che correva tutti i giorni e mangiava solo alimenti biologici aveva passato mesi a rovinarsi il fegato e non solo quello.

Doveva fare qualcosa, ma non pensava di averne la forza. Voleva soltanto addormentarsi e non risvegliarsi finché non avesse trovato le forze. Si alzò dalla poltrona e uscì dall'ufficio senza preoccuparsi di chiedere scusa o salutare.

Scese in strada e prese un caffè al solito bar.

-Marta?!- Luchino era seduto con una ragazza nel tavolino dietro di lei.

-Luca... ciao.-

Lui si scusò con la ragazza al suo tavolo e le si avvicinò.

-Cosa ti è successo? Sembri stravolta..-

-sono appena stata licenziata, ora scusa ma vorrei tornarmene a casa..- e si alzò in fretta.

Luca la seguì fuori. -No aspetta Marta, parliamo...-

Lei si voltò sorrise e poi scoppiò in un pianto convulso.

Si lasciò abbracciare dal ragazzo, che non sapevo come tirarla su di morale.

Camminarono a lungo, Marta gli raccontò di tutto quello che aveva fatto, di quanto stesse soffrendo, di quanto si sentisse in colpa per la storia di Roberto, di quanto gli mancasse Marco.

Luca non aveva detto quasi una parola, ogni tanto le accarezzava il braccio o le prendeva la mano, quando i singhiozzi di lei si facevano troppo forti. Arrivarono sotto casa di Marta.

-Oh, Luca perdonami per aver dovuto sopportare questo sfogo, davvero..-

-non ti preoccupare, puoi chiamarmi quando vuoi. Davvero se hai bisogno di parlare chiamami! Non ti tenere tutto dentro...ne verrai fuori, le cose si metteranno a posto.-

-lo spero tanto, ti prego non dire niente a Marco...-

-Purtroppo ha scoperto la storia di Roberto..-

-oddio! E cosa ha intenzione di fare? Non deve dirlo a Valeria, sono una coppia eccezionale. Roberto è un uomo meraviglioso e quella sera la colpa è stati quasi totalmente mia... lui aveva bevuto davvero tanto e io avevo insistito per farlo salire. Lui non voleva.

Mi sento così in colpa.-

-Non so cosa voglia fare...mi dispiace, ma io non gli dirò niente. Forse dovresti parlarci tu.-

-Dovrei, ma di sicuro non mi vorrà vedere.-

-Mi dispiace dirtelo, ma non hai più niente da perdere ormai. Provaci piccola. Devi tornare a essere quella di prima. Per te stessa.-

-Grazie ancora.-lo abbracciò a lungo e poi salì le scale ancora con le guance rigate da lacrime salate.


Claudia ascoltava il rumore della pioggia, seduta sul divano con un bicchierone di cioccolata calda in mano. Stava pensando a Daniele, il fratello di Alessandro. Sabato, dopo il risveglio dalla pazza serata precedente non si erano parlati molto. Le aveva sorriso spesso, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, ma nessuna vera e propria parola. La sera poi erano rimasti tutti per una pizza e un film e lui le aveva fatto cenno di sedersi in mezzo alle sue gambe. Lei aveva accettato, più che altro perché non sapeva dove altro sedersi. Durante il film Daniele le aveva accarezzato i capelli con dolcezza e mentre scorrevano i titoli di coda le aveva lasciato un bacio sul collo. Poco dopo tutti gli ospiti erano pronti ad andare via e salutare le tre padrone di casa. Daniele però si fermo sulla porta guardando Claudia e lei sapeva cosa stava aspettando.

Si avvicinò e premette le labbra sulle sue, ma si scostò subito sorridendo.

-Ti chiamo!- disse lui e sparì per le scale.

Era davvero carino, simpatico e intelligente, il fatto era che Claudia continuava a pensare a quel ragazzo conosciuto mentre aspettava il pullman. Si immaginava di rincontrarlo in giro per Torino, sorridergli imbarazzata e lasciarsi andare a un fiume di parole leggere e semplici, che sarebbero fluite senza fatica. Ci era rimasta così male a non averlo incontrato per tutta la settimana. Ma dopotutto probabilmente lui lavorava e prendeva quel pullman sempre alla stessa ora, mentre lei solo il venerdì lo prendeva alle sei. “Magari domani sarò fortunata” disse stringendo la tazza tra le mani. Il suo telefono vibrò appoggiato sul tavolo. Si alzò controvoglia per prenderlo e guardò chi fosse. Era un messaggio di Daniele.

Ciao bella, pensavo che domani sera potremmo uscire insieme, andare a bere qualcosa o andare al cinema, c'è bastardi senza gloria che avevo capito volessi vedere. Fammi sapere. Baci”

Premette il tasto rosso e lasciò il telefono dov'era.


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Capitolo 5
*** Brividi ***


5.BRIVIDI


-Devi rispondergli! Cavolo Cla, Dani è veramente un bel ragazzo.- Carolina aveva il telefono dell'amica in mano.
-Ma perché tu non ti fai gli affari tuoi?? Non devi guardare il mio telefono!- e glielo strappò dalle mani.
-Scusa..-ammise lei - ma voglio che tu sia felice, te lo meriti.. pensavo ti piacesse..-
-Si mi piace, ma...-
-è solo un caffè, non ti stai mica fidanzando.. potreste solo uscire e divertirvi!- disse con un tono malizioso.
Claudia arrossì e annui:-E va bene...-
“Sì, andiamo al cinema. Ci vediamo alle 8 e mezza al Pathe Lingotto. =)”
Pochi minuti dopo.
“Bene, a domani Cla. =)”
-Contenta?-chiese all'amica che sbirciava da sopra la sua spalla.
-Molto! Adesso ti aiuto a scegliere cosa metterti!-


Roberto era seduto sul divano. Guardava la televisione, ma in realtà le immagini che scorrevano non riuscivano a catturarlo. Si sentiva in colpa, conviveva con quel senso di malessere da quella maledetta sera. Come aveva potuto fare una cosa del genere alla sua Valeria, se lo chiedeva ogni giorno, ogni minuto. Lei entrò nel salotto.
-Amore...-gli baciò le labbra e si accoccolò sul divano vicino a lui, coprendosi con una leggera coperta.-mio fratello mi ha appena chiamato. Ha già capito il perché del nostro pranzo, ma è molto contento di venire.-
-Bene..-fu tutto quello che l'uomo riuscì a far uscire dalla sua bocca.
-Che cos'hai?-chiese lei guardandolo.
Lui la guardò, era così bella, la gravidanza stava cominciando a lasciare i segni sul suo volto, appariva più disteso, pieno e luminoso. Sprizzava gioia da ogni poro, ma i suoi occhi erano preoccupati. Si sforzò allora di sorridere, nel modo più genuino possibile e rispose:
-Niente tesoro mio, pensavo che bisognerà incominciare a pensare ai lavori per la camera del bimbo.-
-O bimba...-
Sorrise sincero questa volta, aggiungendo: -l'importante è che sia bello o bella come te!-
-Ti amo..-
-Anche io Valeria, non sai quanto...-
Lei lo abbracciò e riprese a guardare lo schermo lattiginoso, mentre gli occhi di Roberto si velarono di una lacrima triste.


Marco era seduto al solito posto, aspettava il suo pullman. Claudia non sembrava arrivare nemmeno questa volta. Abbassò triste lo sguardo sul libro. Un pullman si fermò davanti a lui, il 73.
Riuscì a vederla solo per un secondo. Arrivò di corsa dalla metro e si catapultò tra le porte che stavano per richiudersi. La vide portare i capelli dietro le orecchie e sorridere imbarazzata e con le guance colorate da quella leggera corsa. I loro occhi non si incrociarono. Lui la vide sparire, come una settimana prima. Si rese amaramente conto che il suo cuore stava battendo più forte, forse troppo forte.


Che fortuna!” pensò fra sé Claudia, ancora accaldata.
Arrivò a casa e si buttò sotto la doccia, piena di speranze per la serata che la attendeva. Non aveva pensato a Marco quel giorno.
Alle 8 e un quarto uscì di casa, in ritardo se non avesse trovato il pullman subito, ma appena aprì il portone trovò una sorpresa.
-Senti lo so che avevamo detto un cinema..ma non ho fatto in tempo a cenare... e poi mi sono reso conto che invece forse tu hai cenato...-
-Non ho cenato.. contavo di mangiare qualche schifezza..-sorrise.
-Sono proprio un ragazzo fortunato allora...-
-..tu??- chiese lei sorridendo.
Lui annuì imbarazzato. Quella ragazza gli piaceva e anche tanto.
Le tese la mano e lei l'afferrò senza tentennare.
Si avviarono verso il ristorantino indiano dove lui aveva prenotato. “Questo ragazzo sta acquistando punti in fretta” sorrise fra sé Claudia.

La cena scorse tranquilla, senza troppi momenti di imbarazzo. Decisero comunque di andare al cinema, si sedettero in fondo, ma lei intervenne subito.
-Voglio seguire il film, capito?-
-Ahahah...si chiaro...se vuoi mettiamo i cappotti fra di noi-
-Bell'idea..- disse lei, si alzò e si spostò, appoggiando cappotto e borsa sulla poltrona dove sedeva prima.
Lui stette al gioco. Claudia però si sbagliava, anche se aveva imposto una notevole distanza tra loro, non era in grado comunque di seguire il film, ogni cinque minuti, infatti, sbirciava verso Daniele e ogni volta lo coglieva a guardala, invece di fissare davanti a sè. Ogni volta si sorridevano e si rigiravano verso lo schermo, che aveva perso ogni fascino ormai. Appena si riaccesero le luci per l'intervallo, Claudia si girò, pronta a ridere, ma Daniele non c'era. Tornò qualche minuto dopo con un sacchetto.
-Tu non sei una da pop corn..-
Lei sorrise e si fiondò a assaggiare una caramella a forma di vermicello.
Il film ricominciò e la situazione si fece ancora più assurda. Ora non si guardavano più di soppiatto, perché il bello era scontrarsi “accidentalmente” con le mani nel sacchetto per prendere le caramelle. Si ritrovarono molto presto alla fine del sacchetto a stringere la stessa ultima caramella.
Claudia si voltò e tirò dalla sua parte, lui gliela lasciò prendere.
Lei la mise in bocca per metà sorridendo, lui a quel punto mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi. Si alzò, arraffò i cappotti con le due mani e li spostò al suo posto. Si sedette vicino a lei e le prese il viso fra le mani.
-Eh,no...si fa a metà, maleducata..-addentò poi l'altra parte di caramella.
Non la baciò. Si risedette composto.
Claudia pensava di stare per impazzire, masticò la sua metà e si girò verso di lui. Esitò ancora un momento e poi lo baciò. Lui rideva, soddisfatto. Contento di non aver ceduto per primo.


Luca prese il telefono.
-Pronto?-dall'altra parte rispose una voce addormentata.
-Marta, sono Luca...Luchino..-
-Ah, ciao tesoro, come stai?-
-Io bene, mi chiedevo come stessi tu..-
-Meglio, devo ammettere che ho passato tre giorni ubriaca, ma sto bene..-
-Martaaaaa...-sospirò lui triste.
-Luca, non puoi fare niente per me.. a parte portarmi qualcosa da mangiare..ho il frigo vuoto e ormai sono le nove.-
-Mezz'ora sono lì.-
Luca chiuse il telefono e si infilò la giacca per le scale di corsa.

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Capitolo 6
*** Segreti ***


6.SEGRETI.


Claudia entrò in camera di Carolina con delicatezza, appoggiò il vassoio con la colazione sul comodino e poi si sedette sul letto accarezzandole la testa.
-Mmmmm.. ancora dieci minuti mamma..-
-Eh no farai tardi a scuola..-rise l'amica.
Carolina realizzò in un attimo di aver sbagliato di qualche anno.
-Mmm..- ripetè aprendo gli occhi-che cosa vuoi? Che ore sono?-
Claudia le fece sventolare davanti il sacchetto di croissant, ancora caldi, presi dal fornaio sotto casa.
-Ho bisogno di parlarti, perdono!-
-Sentiamo..-disse la ragazza mettendosi a sedere e incominciando a sgranocchiare la brioches.
-Si tratta di Daniele...-
-Ahh...si fa interessante... bene bene-incrociò le gambe e prese la tazza di caffè caldo fra le mani.
-Allora il ragazzo è molto carino... ci sa fare e..-
-te lo sei già zompettato? Porconaa..-disse saltellando su se stessa.
-No no!-la bloccò subito Claudia mettendogli le due mani sulle spalle.
-Ah..uff...-
-Stupida! Comunque è stata veramente una bellissima serata. Lui è dolcissimo..mi piace!-e arrossì.
-Sono così contenta Cla...-
-Ma ho paura... sembra troppo bello per essere vero.. e soprattutto lui è troppo bello per me!-
-Ma tu non sei normale... tu sei bella! Lui pure, ma anche se uno dei due fosse uno sgorbio non mi interesserebbe...l'importante è quello che senti tu, che sentite quando state insieme.-
-Sarà...è che non mi sembra vero..-
-Allora apri gli occhi bella addormentata e lasciami andare a fare la doccia che oggi andremo in spedizione punitiva alle Gru! *-

-Ave fratello!- Alessandro vide uscire Daniele tutto spettinato dalla sua camera.
-Ciao..-mugolò lui piano.
-Ore piccole? Ci hai dato dentro?..-
Daniele spinse fuori i pettorali e biascicò:-Puoi dirlo forte..-
-Ok, ok lascia stare.. conosco Claudia da troppo tempo..non voglio sapere niente!-
-Ma no...-disse Daniele sedendosi al tavolo, vicino al fratello -non ci ho fatto ancora niente..ma mi piace tantissimo, è così bella, così dolce, così intelligente!-
-Lo so, è amica mia!-
-Dimmi qualcosa di lei...sei sicuro che io possa piacerle?-
-Sei un bel ragazzo scemo...-
-non lo metto in dubbio..-disse passandosi una mano nei capelli con aria sexy- il problema è che ho la sua stessa età...lei è sempre uscita con ragazzi della tua... forse sarò un giocattolino per lei..-
-Non è quel tipo di ragazza, sì è più matura di quelle della sua età..ma non è il tipo che gioca.. piuttosto tu, vedi di non fare cazzate perché altrimenti poi te la devi vedere con me, capito?- lo sguardo di Alessandro gli fece capire che non stava scherzando.


-Marco...!- Valeria corse incontrò al fratello e lo abbracciò forte.
-Sorellina...-l'abbracciò forte e poi accarezzò la sua pancia:-e qui c'è il mio nipotino, vero?-
-Come hai fatto a indovinare??-
-Ti conosco da 27 anni...!-
-Sono così felice Marco...lo so che non sono affari miei, ma spero che tu possa trovare presto qualcuno con cui creare qualcosa del genere...io sono stata così fortunata..-sospirò lei vedendo Roberto che si avvicinava a loro.
-Ciao Marco-disse Roberto stringendogli la mano e baciandolo sulle guance.
-Cognato..-sorrise lui.
-Entriamo, mamma e papà sono già dentro...agitatissimi, devi vederli


Qualche ora dopo.
Marco uscì dal bagno e vide dalle vetrate della sala Roberto passeggiare nervoso al fondo del giardino, diede un'occhiata al salotto: sua madre e sua sorella stavano sfogliando riveste e suo padre sonnecchiava in poltrona.
Si avviò silenzioso verso il giardino.
-Roberto...-
-Ciao..-disse lui imbarazzato.
-Devo parlarti..-
Vide il viso del cognato sbiancare e sentì chiaramente la sua bocca diventare secca all'istante.
-So tutto... quello che voglio solo sapere è...-disse stringendo il colletto della sua camicia:-te ne rendi conto quanto ti ama mia sorella?-
-Guarda che..-
-Non mi interrompere..-e strinse di più-e poi voglio che tu sappia che un'altra come lei non la troverai..-
-Lo so, io non la voglio perdere...-urlò quasi, con gli occhi lucidi.
Marco vide solo la tristezza, la sincerità e il pentimento nei suoi occhi. Lo lasciò andare.
Roberto si asciugò gli occhi con il polsino della camicia.
-La amo da impazzire e devo convivere con questo senso di colpa ogni minuto. Ogni istante penso che non me la merito, che lei mi ama troppo e io sono solo un pezzo di merda.-
-Perché?-
-Avevo bevuto quella sera sai... poi però nel bagno Marta aveva insistito tanto e ho tirato due strisce, lei me le aveva messe proprio sotto il naso e mi implorava, io già capivo poco e lei era bella e
così insistente, così ubriaca e così vicina. Marco da allora mi ricordo così poco, so solo che il mattino dopo era a casa sua. Oltre a stare malissimo fisicamente mi sentivo un fallito. Mi facevo schifo, anche se non ricordavo niente.-
Marco era senza parole, Marta era arrivata a tanto.
-Ti credo..-
-Glielo dirai, a Valeria? È giusto, sono pronto a essere cacciato di casa, anche se non so come farò a vivere senza di lei. E poi il bambino. Cazzo. Cosa ho fatto..- scoppiò a piangere con la testa fra le mani. Sembrava così disperato, così distrutto.
-Io non glielo dirò, per me la storia può chiudersi qui. Tu pensi di riuscire a passare il resto della tua vita con questa menzogna sulla coscienza?-
-No, non ce la faccio, ma non riuscirò nemmeno a vivere senza di lei! Marco aiutami..-
-Non posso fare niente, anzi sì...se decidi di dirglielo ti darò una mano, le parlerò e porterò qui anche quella puttana di Marta, puoi contarci!-
-Oh Marco, grazie.-
-Non ringraziarmi, non lo faccio per te..Voglio solo la felicità di mia sorella e mio nipote.-




*nota: le Gru sono un grosso centro commerciale che si trova vicino a Torino.

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Capitolo 7
*** Inaspettata ***


Per MILLA: prima di tutto ti dico: GRAZIEEEEEE!
Le tue recensioni sono così simpatiche e dettagliate, mi piace che mi dici ogni particolare che pensi. Per gli errori di battitura li correggerò appena avrò tempo e la velocità con cui ho postato questi capitoli era perché li avevo scritti in precedenza!
Come vedrai ci avevi visto bene per quanto riguarda Luca e Marta!
La frase delle Gru mi sono resa conto che per chi non è di Torino era difficile da interpretare.. è un centro commerciale! inserirò una nota! =)
L'età di Claudia e delle sue amiche non so se verrà detta quindi te la dico... 20 anni... frequentano il secondo anno di università.
Mi dispiace che Alessandro non ti stia tanto simpatico, è un personaggio a cui tengo molto; chissà se riuscirò a farlo uscire per quello che è! ^_^

Per I LETTORI SILENZIOSI: sono contenta di tutti quelli che dopo essere inciampati nel primo capitolo, hanno continuato nel secondo o nel terzo, per me è davvero emozionante! spero di poter leggere le vostre opinioni!



7. Inaspettata.


Filippo prese il telefono e cercò il suo nome in rubrica.
-Pronto?- la voce di Marco era nervosa.
-Ciao...sono io. Senti, usciamo? Da quella sera non ti sei più fatto vivo e io voglio sapere com'è la situazione!-
-La situazione si deve risolvere...-
-Non hai voglia di parlarne?-
-Sinceramente... No! Ma una birretta con voi non può che farmi bene, parleremo di altro..-
-Certo certo come vuoi.. A stasera-


La giornata all'università era stata più pesante del solito, era dovuta fermarsi per chiedere un'informazione al professore di comunicazione e ci aveva messo più di un'ora. Come se non fosse sufficiente, il clima si faceva sempre più brutto e freddo, tipico dell'inverno torinese, ormai alle porte.
Claudia però aveva un sorriso beato stampato sulla faccia, aveva appena letto un messaggio di Daniele e non poteva essere più felice. Era da tanto che non si sentiva così bene e non ricordava di essersi mai sentita così per un ragazzo in vita sua. Risalì dai sotterranei della metro canticchiando la canzone che risuonava nelle sue cuffiette.
Arrivò alla fermata del 73. La panchina era occupata, si appoggiò quindi al palo e si mise a scrutare le persone, era una cosa che le piaceva terribilmente fare: si immaginava le loro storie, i loro nomi e le loro occupazioni e si immaginava, soprattutto, i loro pensieri.
Il suo sguardo passò dalla donna con la gonna bordeaux al giovane uomo girato di schiena.
Non era bello, non di quelli che ti facevano sudare freddo, ma era affascinante. Era come se attorno a lui ci fosse un'aurea che lo rendeva irresistibile. L'uomo si voltò.
“L'ho già visto” pensò per un secondo. -Marco..- disse piano, senza riuscire a bloccare il defluire delle parole.
Lui stupito si avvicinò lentamente alla ragazza.
-Claudia?- sorrise:-chi l'avrebbe detto che ci saremmo rincontrati!-
-Già...-era senza fiato.
-Bè... questa volta non la lascerò andare via se non mi darà il suo numero!-
La ragazza sgranò gli occhi, gli avrebbe lasciato anche indirizzo e numero del conto corrente per quanto si fidava inconsciamente e senza motivo di quell'uomo, ma non doveva. La sua parte razionale continuava a gridarle che non poteva lasciare il numero a uno sconosciuto.
Marco si rese conto della sua titubanza e subito capì di aver fatto una grossa cavolata.
-Mi scusi, stavo scherzando..Non so cosa mi passa per la testa, davvero non la volevo importunare..-
-Non fa niente... è solo che non mi sembra il caso!-
-Sì sì, ci mancherebbe! Magari il destino sarà di nuovo buono con me e la rincontrerò.-
-Già..- ripeté lei.
Per fortuna il 68 diede la possibilità a Marco di allontanarsi da quell'enorme passo falso.
-Il mio autobus... allora buona serata!-
-Anche a lei..-
-Senti... almeno il poterti dare del tu concedimelo!-
-ok...anche a te!-
Si sorrisero.


Claudia si lasciò andare sul palo.
Il cuore le batteva e la testa le girava. “Che cosa mi succede?”
Non si sentiva come con Daniele. Con lui provava serenità, ma sapeva scherzare con lui, provocarlo, sentiva l'eccitazione quando la sfiorava e un caldo affetto quando la abbracciava; tanto che si domandava se non fosse quello l'amore, quel benessere e senso di libertà di essere se stessa quando stava con lui.
Adesso invece si sentiva piccola, spaurita, maldestra. Le mani sudavano, il cuore accelerava e la salivazione spariva. Non trovava le parole per rispondergli in modo appropriato. Si era sentita rapita, imprigionata dai suoi occhi marroni e non avrebbe mai voluto staccarsene.
La sua testa continuava a girare in un turbinio di emozioni contrastanti.


Che stupido! Porca miseria! Ma come mi è venuto in mente di saltare sul cavallo dell'ironia?”
Marco continuava a torturarsi e a torturare il lembo della sua borsa a tracolla. Si rese conto si star forse esagerando con i suoi tic nervosi, quando la signora vicino a lui lo iniziò a fissare come se fosse un terrorista pronto all'attacco. Cercò di riprendere fiato e calmarsi, ma fu del tutto inutile.
Lei era così bella, avrebbe dato qualsiasi cosa per prendere un caffè con lei, ma probabilmente non era interessata a lui, doveva farsene una ragione. Aveva cose più importanti alle quali pensare e probabilmente non l'avrebbe rivista più. Non poteva essere così fortunato, non lo era mai stato.

La serata con Filippo e gli altri gli aveva chiarito le idee. Ora sapeva che doveva parlare con Marta a qualunque costo e chiarire la situazione con Roberto. Si era stupito di quanto Luca lo avesse spinto a chiamarla e parlarle; non pensava che al ragazzo interessasse tanto.
-Sono tuo amico, certo che mi interessa la tua vita..- gli rispose il ragazzo.
In realtà a Luca, interessava sì salvare la situazione della sorella di uno dei suoi migliori amici, ma era più che altro spinto dalla tenerezza che provava per Marta. Quella ragazza gli stava entrando in testa velocemente, in modo sottile come era tanto brava a fare, senza far sentire gli altri manipolati nemmeno per un secondo. Era la sua specialità.

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Capitolo 8
*** Passato ***


8.PASSATO.

Mercoledì appena tornato dal lavoro decise che era il momento giusto.
Allentò il nodo della cravatta, si sedette comodo sul divano e prese in mano il suo telefono e lo fissò per qualche minuto. Erano sei mesi che non sentiva la sua voce, sei mesi che aveva passato pensando a lei, a ricordare i loro momenti di felicità, a chiedersi che cosa avesse sbagliato e sei mai un giorno sarebbe tornato felice come lo era stato. Da una settimana a questa parte però quante cose erano cambiate, ora per lei provava solo un intensissimo odio, voleva vederla soffrire, vendicarsi per tutto il dolore che gli aveva inflitto e soprattutto per aver fatto un torto così grande a una delle persone più importanti della sua vita. Alla fine guardò il cielo plumbeo e digitò il suo numero, che malauguratamente ricordava ancora a memoria.

Il telefono vibrava sul davanzale, Marta uscì scocciata dalla doccia, sperava fosse una di quelle aziende a cui Luca l'aveva obbligata a mandare i curriculum. Si avvolse veloce nell'asciugamano e senza nemmeno guardare chi fosse aprì il telefono e lo appoggiò all'orecchio bagnato.
-Sì, pronto..-
-Ciao, sono Marco.-il suo tono era distaccato, quasi solenne.
Marta ebbe un tuffo al cuore, cercò di rispondere, ma gli uscì solo un debole “ciao”.
-Avrei bisogno di incontrarti, il più presto possibile.-
-Ah... ok... sono libera sempre..-
Marco si lasciò scappare un verso ironico e chiese:-questa sera per un caffè?-
-Sì va bene..-
-Bene, allora alle 9 in piazza castello.-
-Ok, ciao..-ma Marta stava ormai parlando con un telefono muto.

18 anni prima.
Seduta in camera sua la piccola Marta cercava di tapparsi le orecchie con il cuscino per non sentire le urla dei suoi genitori. Quando litigavano così forte, quando addirittura volavano piatti e bicchieri aveva paura che uno dei due uccidesse l'altro, tanto che infatti, alle volte, era costretta a tendere l'orecchio per assicurarsi di sentire entrambi le voci.
Canticchiava fra sé una canzoncina imparata a scuola da alcune compagne e si immaginava in un giardino incantato dove tutta quella tristezza non potesse raggiungerla.
All'improvviso sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi sbattendo forte. Si affacciò alla finestra e vide suo padre con le valigie. Non resistette, salì sulla sedia e aprì la finestra, anche se era tanto pesante:-Papà...- urlò. Lui si girò, il viso stanco e arrabbiato. La salutò con la mano. -Papà, dove vai?- -Torna dentro piccola..- fu tutto quello che le disse, tutto quello che avrebbe sentito da lui di lì a dieci anni.
Sua madre era entrata in camera con le lacrime agli occhi e le guance rosse: -Non permettere mai a un uomo di averti! Non innamorarti mai di nessuno, non legarti!- Era piccola per comprendere quelle parole fino in fondo, ma si erano stampate nel suo cuore e l'avrebbero accompagnata per tutta la vita come una sorta di eco.


Alle 9 puntuale per una volta Marco arrivò in piazza Castello. Si mise a guardare il cielo, ma di stelle nemmeno l'ombra. Fisso allora le luci dei lampioni, perdendosi nei ricordi, fino a quando una mano non tocco il suo braccio.
-Ciao..- la sua voce era ancora più bassa che al telefono, quasi un sospiro.
Marco si riscosse e la guardò. Era cambiata, i suoi occhi erano velati. Il suo viso era consumato dagli eccessi degli ultimi mesi. I capelli biondi ricadevano spenti sulle spalle. Sembrava navigare dentro quel cappotto nero, sembrava fragile come un mucchietto di ossa tenute insieme non sapeva bene da cosa.
-Ciao..-disse- ho pensato di andare al Mulassani, come sempre..- Quel sempre la fece sorridere, era il sempre di una vita fa, che le mancava terribilmente.
-Va bene..- incominciarono ad incamminarsi in silenzio.
Alla fine lei parlò:- Come stai? Come va il lavoro?-
-Bene, molto bene. La compagnia ha fatto grandi passi, ora mi occupo della coordinazione di tre progetti... è molto lavoro, ma ho delle squadre preparate, fortunatamente.-
Altri minuti di silenzio, poi Marco ricordò di dover essere educato: -Tu come stai?- e si voltò per guardarla.
-Meglio lasciar perdere questa domanda, non vuoi sapere la risposta e nemmeno io voglio ricordarmela..-
Arrivarono finalmente davanti al bar, lui aprì la porta e la fece entrare.
Si sedettero a un tavolino defilato.
-Hai saputo di quello che ho fatto..-
-Sì e non stare adesso a chiedermi scusa o dire che stai passando un brutto periodo, perché sinceramente non mi interessa nemmeno un po'!-
-Ma io vorrei spiegarti..-
-Io non voglio sentirti!- la fisso negli occhi con tale intensità che Marta si sentì quasi ferita da quello sguardo di ghiaccio.
Aggiunse: -Voglio solo dirti quello che dovrai fare per evitare che mia sorella viva una vita di merda che non si è meritata nemmeno per un secondo.. visto anche il tanto affetto che provava nei tuoi confronti!-
-Farò tutto quello che vuoi...-

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Capitolo 9
*** Arrivi ***


9. ARRIVI

Venerdì sera. Claudia aveva preparato tutto alla perfezione. Aveva avuto tutto il giorno, a causa dello sciopero dei professori. Così si era data allo shopping selvaggio e a pulire quel porcile di casa che lei e le sue coinquiline si ritrovavano ogni fine settimana. Le candele erano accese e sparse nella stanza per sembrare posizionate lì per caso. Il profumo dei suoi piatti forti si sprigionava per tutto il piccolo appartamento. La musica faceva echeggiare Vasco e Liga, che si univano dolcemente, senza stonare.
Carolina entrò trotterellando, avvolta nell'asciugamano e andò a intingere un dito nella pentola dove il sugo all'amatriciana gorgogliava lento.
-Cosa fai?- la aggredì l'amica che stava mettendo a posto i cuscini del divano.
-Non sapevo che fossi così romantica.. non dovevi preparare tutto questo per dirmi che ti sei innamorata di me, cara già lo sapevo!- e scoppiò a ridere correndo in camera. Claudia alzò gli occhi al cielo e la seguì.
-Hai intenzione di uscire, vero?-
-Sì, tranquilla..ti lascio casa libera.. vengono a prendermi Alessandro e Simone... e poi c'è anche il capo di Ale, ha detto che voleva presentarmelo...!-
-Ma Nadia?-
-è già uscita con Matteo.. guarda che nessuno ci tiene a stare in casa con te che amoreggi.. soprattutto quando io potrei amoreggiare con questo misterioso sconosciuto- Carolina era sempre la solita.
-Sì, certo..meno male!-
Il campanello troncò i loro discorsi.
-Siamo noi...- un misto di voci urlanti uscì dal citofono.
-Caro svegliati... sono qui!-
-Mi aspetteranno...-
-Sì ma io non voglio che ti debbano aspettare.. Daniele sarà qui a momenti!- ma l'amica si era già chiusa in bagno.
Claudia aprì la porta di casa e si diresse in salotto.
-Uhhhhhhh... che romanticume!!!- Simone entrò per primo in salotto.
-Quanto siete scemi..- disse Claudia ancora girata di schiena.
-Permesso...-una voce poco familiare proveniva dall'ingresso. Dietro ad Alessandro apparve lui. Claudia rimase con la bocca aperta, non poteva essere lì, non in casa sua.
-Scusami Cla, lui è il mio capo.. stasera abbiamo fatto tardi allora l'ho invitato a prendere una pizza con noi. Marco questa è la padrona di casa, nonché la ragazza di mio fratello: Claudia.-
La ragazza continuava a rimanere con la bocca semichiusa. Le sembrava assurdo, quante possibilità c'erano che Alessandro lavorasse per Marco? No non era possibile. Doveva essere uno scherzo. Le facce dei tre uomini di fronte a lei però erano troppo imbarazzate e stranite: era solo uno scherzo del destino, niente di più.
-Pi..Piacere..- biascicò lei, temendo quel contatto con la sua mano.
Non fu come la prima volta alla fermata del pullman, fu ancora più emozionante.
-Piacere mio..- Marco la guardava e intanto nella sua testa si ripetevano quelle parole “nonché la ragazza di mio fratello, la ragazza di mio fratello”, sembravano tamburi che volevano fargli scoppiare il cervello.
-Ma voi vi conoscevate già?- Simone, abile osservatore, non aveva potuto fare a meno di notare come gli occhi dei due si erano fissati e non si erano separati per un solo momento.
Il destino volle che in quel momento Carolina uscisse dal bagno bella come non mai.
Aveva un vestito corto, gli occhi azzurri allungati da un semplice tratto di matita nera, i capelli castani scuri le ricadevano morbidi sulle spalle e ai piedi un paio di belle scarpe bianche la slanciavano, facendola sembrare quasi una modella.
Alessandro la strinse a sé, baciandole la guancia.
-Marco questa è Carolina, l'altra padrona di casa. Carolina lui è Marco, il mio capo.-
-Molto piacere..-disse lui staccando a malincuore gli occhi da Claudia.
-Oh, il piacere è tutto mio Marco.. allora pronti?- si avvicinò all'amica e baciandole la guancia le disse piano: -stasera non sarai l'unica fortunata...-
In quel momento anche Daniele entrò dalla porta che era stata lasciata socchiusa e sorrise imbarazzato per l'atmosfera che Claudia aveva preparato per lui, ma era adesso invasa da troppe persone.
-Allora sloggiate ragazzi...- disse avvicinandosi a Claudia, che continuava a rimanere immobile, vicino al divano. Vedeva quello che stava accadendo attorno a lei come se fosse in una specie di rallentatore.
-Non fate troppo casino, mi raccomando, che i vicini non sono completamente sordi!- disse Carolina ad alta voce, accompagnandosi con un gesto eloquente della mano. Tutti scoppiarono a ridere, tranne Marco che sforzò un sorriso di cortesia. Non poteva fingere più di quello, si sentiva morire. Carolina lo prese sotto braccio e si avviò verso la porta,felice e spensierata.
Claudia si lasciò andare sul divano. Una parte di lei voleva correre e fermarlo, una parte di lei non poteva sopportare che la sua migliore amica ci provasse con lui, anche se ignara di tutta la situazione, una parte di lei malediceva la presenza di Daniele al suo fianco, una parte di lei voleva inseguire Marco per le scale e baciarlo contro al muro.
L'altra parte di lei, quella che vinse, si sforzò di sorridere al ragazzo che la guardava stranito e girava il sugo nella pentola.

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Capitolo 10
*** Attese ***


10.Attese

Daniele fece scendere la mano dalla sua spalla verso il suo bacino. Incominciò piano ad accarezzare la pelle calda sotto la maglietta. La sua mano fredda la riempì di brividi, che lui interpretò come un segno di desiderio. Le baciò il collo e l'incavo dietro l'orecchio, incominciò poi a mordicchiare e succhiare il dolce profumo della sua pelle.
Claudia rimaneva con gli occhi incollati al televisore. Lui lo prese come un gioco, scostò l'altra mano dallo schienale del divano e l'appoggiò sui suoi jeans chiari. Lei rimase impassibile. Sbottonò lentamente il bottone e incominciò ad accarezzarle la pancia, muovendo l'elastico degli slip. Cercò di baciarla sulla bocca e allora Claudia sembrò uscire dalla sua trance, risvegliarsi.
-Dani.. no...- disse lei nervosa.
Lui allontanò la sua mano di scatto: -Perché?-
-Ho mal di testa...- disse lei, riallacciandosi i pantaloni.
-Balle...raccontala meglio...-
-Non mi va...-
-Cavolo Claudia, per quale motivo allora hai preparato tutto questo? Pensavo che lo volessi anche tu...-
-Perché tuo fratello va in giro dicendo che sono la tua ragazza?- lo interruppe.
-Bè lo sai che Alessandro scherza.. e poi scusa ti dà tanto fastidio questa cosa? Non hai intenzione di fare sul serio con me?-
-Io.. io non lo so! Siamo usciti un paio di volte... cosa... cioè avresti dovuto parlare prima con me, prima di dirgli che stiamo insieme.. cos'è? Hai già cambiato la situazione sentimentale su facebook?- la sua voce era acida e tagliente.
Daniele era stupito, incredulo, non capiva che cosa avesse fatto.
-Claudia, ma che cosa è successo? Fino a oggi pomeriggio andava tutto bene.. vuoi rileggere i messaggi che mi hai mandato? Sembri un'altra persona.. sei la stessa con cui sono andato al cinema la settimana scorsa?- chiese incominciando ad alzare la voce.
-Non lo so.. io non lo so, ok?!- urlò alzandosi e dirigendosi verso la sua camera.
Si sedette sul letto e si prese la testa fra le mani. Poco dopo sentì la porta di casa sbattere.
Tornò in salotto e si rimise a guardare la televisione, senza capire più di che cosa parlasse quel film.
Alle 11 incominciò a lavare i piatti e pulire tutta la cucina.
Alle 11.30 riordinò il salotto e pulì per terra.
Mezzanotte meno dieci. “Dove cavolo sono andati?” incominciò a pulire il bagno, nervosa.
00.12. Si preparò una camomilla bollente.
Ormai era l'una passata e la tisana non l'aveva calmata, camminava avanti e indietro per il corridoio.
Dopo aver ripulito anche la camera, decise di farsi un'altra doccia.
Si sedette poi stravolta sul divano. Finalmente, alle due e un quarto sentì la serratura di casa scattare.
-Grazie per la bella serata.-
-Non c'è di che..- era la sua voce.
Sentì lo schioccare di un bacio, le si strinse il cuore.
-Chiamami, mi raccomando..- sussurrò Carolina e sentì i suoi tacchi avvicinarsi.
Claudia accese di fretta il televisore.
-Cara,che ci fai sveglia..?- chiese l'amica. Aveva un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
-Non riuscivo ad addormentarmi..-mentì lei, poi si tirò su a sedere e cercò dentro di sé la forza per sorridere e chiedere:-Allora come è andata?-
-Ma Daniele? Come è mai è già andato?-
-Lunga storia...non mi va di parlarne... tu invece...racconta!- la esortò.
-Ehm... quel ragazzo, o forse dovrei dire uomo-disse scherzando- è davvero affascinante. Non è bellissimo, ma è molto intelligente e poi colto e diciamocelo sta anche molto bene economicamente, non che la cosa mi interessi, ma non guasta mai...-sorrise lei, mentre si versava dell'acqua.
-Ma quindi... che è successo?-
-Ma niente siamo rimasti a bere con gli altri, poi io ho detto che volevo tornare, che ero stanca...ma lui non dava segni..allora mi sono buttata e gli ho chiesto di accompagnarmi a casa.. Ha accettato. Era taciturno però..-
-E quindi.. vi siete...-faticò a trovare quella parola, ma doveva farcela.-vi siete baciati?-

Ti prego dì di no, dì di no! Per favoreeeeeeee!!”
-Ehm... no! mi ha solo dato un bacio sulla guancia..probabilmente non si sentiva bene o ha la testa altrove...ma io non demordo!-
Claudia sospirò e si alzò.
-Buona notte, Caro...sono contenta che ti sia divertita.. domani mi racconterai meglio.-
Chiuse la porta della sua camera e si sdraiò dentro le lenzuola fredde. Prese il suo telefono sul comodino e vide che c'era un messaggio non letto.

Mi dispiace di essermene andato così, ma mi hai fatto incazzare. Claudia ci tengo davvero a te, se vuoi prendere le cose con più calma mi va bene, ti posso aspettare. Un bacio” finalmente le lacrime che tratteneva da inizio serata incominciarono a rigare il cuscino, si addormentò così tra il rimorso e il rimpianto, divorata dalla gelosia, senza capacitarsi di poter provare tale sentimento per uno sconosciuto.

Marco passeggiava per le vie di Torino. L'aria era pungente, si strinse nel giubbotto e incrociò le braccia sul petto, cercando di scaldarsi.
Fidanzata..” si ripeteva fra sé. Quanto era bella questa sera, con i capelli sciolti, i jeans stretti e la maglietta bianca, semplice. Non doveva sforzarsi per sembrare bella, lo era naturalmente. “Sono il solito sfigato del cazzo”.
Arrivato davanti a casa si rese conto di stare davvero antipatico alla dea bendata: aveva perso le chiavi di casa.

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Capitolo 11
*** Imprevisti ***


GRAZIE a tutte le ragazze che hanno incominciato a seguire la mia storia, spero sempre che vi piaccia  e di poter conoscere la vostra opinione, se vi va!! baci ^_^

11.IMPREVISTI

Prese il telefono e cercò di chiamare Filippo. Aveva il telefono staccato, stessa cosa Luchino. Il telefono di Francesco squillava a vuoto, conoscendolo sarà stato sbronzo in qualche discoteca fuori città.
-Porca miseria e adesso cosa faccio..-
I suoi migliori amici non erano raggiungibili, sua sorella e i suoi genitori abitavano fuori città, le chiavi della macchina erano nel suo appartamento e non poteva certo svegliare alle tre di notte qualche conoscente.
Pensò alle persone con cui aveva appena passato la serata, magari qualcuno di loro era ancora sveglio. Chiamò Alessandro.

Il cellulare vibrò sul tavolo del salotto.
Daniele si risvegliò dal dormiveglia in cui era caduto sul divano. Maledì il fratello che ronfava nell'altra camera e schiacciò il tasto verde:-
-Prontooooo?- disse assonnato.
-Pronto Alessandro, sono Marco...scusami per l'ora, ma sono chiuso fuori casa e fa troppo freddo per passare la notte in giro.-
-Chi sei scusa?-
-Marco, il tuo capo.-
-Ah...sono Daniele, suo fratello.. vieni pure...-
"Il ragazzo di Claudia, perfetto..sono proprio uno sfigato con la S maiuscola!” pensò fra sé Marco, ma non poteva congelare in un angolo della strada.
-Grazie, 20 minuti e sono lì-
Mezz'ora dopo stava salendo le scale verso il terzo piano.
Bussò alla porta con delicatezza.
Daniele lo accolse in boxer e maglietta. “il classico belloccio!” pensò amareggiato osservandolo.
-Prego..- il ragazzo gli fece cenno di entrare e lo seguì fino al salotto: -questo è il divano e qui ci sono le coperte..- disse indicando la poltrona, più addormentato che cosciente-buona notte!-
-Grazie mille..- ma Daniele era già sparito in camera.

Il mattino dopo Claudia si risvegliò e si rese conto di quanto aveva trattato male il povero Daniele, si doveva far perdonare e smettere di pensare a Marco, non era nessuno e probabilmente non l'avrebbe nemmeno rivisto o comunque poteva evitarlo.
Sì vesti e si truccò in fretta, scese dal fornaio sotto casa e comprò tre cornetti alla crema: sapeva che Ale l'avrebbe uccisa se non ne portava uno anche per lui.
Prese il pullman per fare più veloce.
Alle 9 e mezza era già in via Po, suonò il campanello. Alessandro aveva appena messo su il caffè cercando di non svegliare Marco, ma questo suono non riuscì ad evitarlo. Il ragazzo si rigirò sul divano e aprì gli occhi, senza ben capire per un attimo dove si trovasse.
-Scusami Marco... qui è sempre un via vai. Ho messo su il caffè comunque..-
-Posso usare il bagno?-
-Certo certo vai pure... mio fratello dorme ancor per fortuna!-
Chiuse la porta del bagno proprio mentre qualcuno bussava a quella di casa.
-Buongiorno Ale!- disse Claudia sorridendo.
-Ciao piccola, a cosa si deve questa visita mattiniera?-
-Ho portato le brioches!!!!!- disse euforica- e poi mi devo far perdonare per ieri sera!-
-Il bimbo ancora dorme...stanotte poi è stato svegliato dal mio capo...ahahahahah! Che ridere...-
-Cosa vuoi dire?-
-Sì, è rimasto chiuso fuori casa e allora ha passato la notte sul nostro divano, poverino.-
Claudia era terrorizzata.
-Ma adesso dov'è?- chiese guardando il divano con le coperte ammassate e scomposte sopra.
-In bagno.. Perché?-
-No... no, niente...senti io devo andare.. devo andare in un università.. dì a Daniele che lo chiamo..- e si precipitò fuori dalla porta.
-Ma è sabato, Claudia...-
-Che è successo?- chiese Marco uscendo dal bagno.
-Non capisco, la ragazza di mio fratello, Claudia, è venuta a portare i cornetti ed è scappata via.-
Marco avrebbe voluto rincorrerla per le scale, ma Alessandro aveva appena rinchiuso la porta. No, ci sarebbero state troppe spiegazioni da dare e non ne aveva voglia. Per cosa poi? Per una ragazza occupata?
-Bo..- disse alzando le spalle e addentò il croissant che il padrone di casa gli aveva offerto.

Stupida, sono una stupida! Scappare così.. ma che mi prende? Cazzo.. chissà cosa penserà adesso Ale e Dani..ma perché quell'uomo mi pedina.?!.. perché è entrato nella mia vita? Perché?!

Marta si era appena svegliata, si rigirò nel letto. Accese il telefono e subito comparve la bustina gialla di un nuovo messaggio.
Buongiorno stellina, come stai oggi? Se hai voglia chiamami.”
Marta sorrise, Luca era così dolce, ma era solo un ragazzino. Premuroso, ma pur sempre un ragazzino. Uscì dal letto, si accese una sigaretta, aprì le finestra e respirò l'aria dolce del mattino. Si, avrebbe chiamato Riccardo, era tanto che non lo vedeva. Aveva voglia di svagarsi un po'. E poi non voleva pensare a quello che avrebbe dovuto fare la settimana successiva, c'era ancora tempo per quello.

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Capitolo 12
*** Sguardi ***


12. SGUARDI.

Luca stava passeggiando in Via Roma, aspettava invano un messaggio di Marta.
Non sapeva bene perché ma i suoi occhi furono attratti dalla vetrina di un negozio, da una collana e subito la vide al suo collo. Sì, gliela avrebbe regalata, dopotutto in un periodo triste come quello che stava passando non poteva che farle bene. “Poi è solo una collana” si autoconvinse. Entrò nel negozio e ne uscì 10 minuti dopo con l'umore alle stelle e il portafoglio un po' più leggero.

Dopo aver fatto colazione con Alessandro e Daniele, Marco tornò finalmente a casa sua dove il fabbro lo stava aspettando per smantellare la porta.
Rientrò in casa e si fiondò sotto la doccia. Mentre l'acqua picchiettava fredda e forte sulle spalle, indugiò con i pensieri sul viso di quella ragazza che, inspiegabilmente, gli aveva rapito testa e cuore. Ricordava i suoi occhi verdi, rivedeva la sua bocca a cuore e i capelli biondo cenere che le ricadevano scomposti sulle spalle, ricordava la stretta dolce, ma sicura della sua mano. Lasciò che l'acqua sciacquasse i suoi pensieri, non poteva soffermarsi troppo in quello stagno di malinconia.

Trovò il portone aperto e decise di non suonare, la sua Smart era parcheggiata sotto casa quindi lei doveva esserci, doveva. Arrivò davanti alla sua porta, stringendo un pacchetto con dentro una focaccia calda e nella tasca della giacca quella collana, che pesava più di un macigno adesso. Suonò. Silenzio per un minuto che parve interminabile, poi sentì lei che correva verso la porta. Gli aprì con indosso una camicia larga, mezza aperta e con i capelli biondi stropicciati, stampato sul viso un sorriso mozzafiato.
-Luca?- chiese sorpresa.
-Porto cibo, vengo in pace.- rispose lui avvicinandosi alla sua guancia.
-Luchi.. veramente questo non è un buon momento..-
-Cosa è successo? Devi andare a lavoro?-
Dietro alle spalle della ragazza comparve un uomo sulla quarantina, alto, scuro e affascinante con indosso soltanto un asciugamano poggiato sui fianchi. Guardò Luca e poi Marta e alla fine disse:
-Non sapevo faceste consegne a domicilio..-prese dalla giacca appoggiata vicino alla porta 5 euro e glieli posò in mano, sottraendogli il sacchetto con la focaccia.-Tieni il resto.-disse con fare da sbruffone e si allontanò
-Ehm..scusalo..Lui è fatto così..-
Luca lasciò cadere a terra i soldi e scese le scale di corsa, cercando di trattenere quelle lacrime che gli uscivano dal cuore.

Il resto della settimana scorse tranquillo. Fredde piogge, quasi invernali avevano allagato le strade, l'umidità non rendeva le giornate piacevoli.
Claudia aveva parlato con Daniele solo al telefono, con la scusa di aver troppo da studiare. Non riuscì a rifiutare però di vederlo sabato sera, uscendo con tutto il gruppo.
Si riunirono in un pub del centro a scaldarsi con un po' di birra e musica dal vivo.
Daniele a un certo punto uscì dal locale. La pioggia aveva regalato una serata di tregua. Claudia si avvicinò piano.
-Ancora niente stelle..- sospirò affiancandosi a lui, con il naso all'insù.
-Tanto la maggior parte della gente non le saprebbe apprezzare.- sentenziò tirando una lunga boccata di tabacco.
-Le persone sono stupide... Spesso non hanno voglia di tirare fuori il telescopio e fermarsi ad ammirare ciò che a prima vista sembra banale.-
Parlavano di stelle parlando di loro.
-Torno dentro..-disse lui buttando la sigaretta a terra.
-Aspetta...-lo strinse per il braccio.
-Che cosa vuoi Claudia?-
Lei si avvicinò piano, gli sfiorò la bocca con un bacio e poi lo fissò negli occhi.
-Vorrei che tu potessi entrare nella mia testa e spaventarti del casino che c'è, come faccio io ogni mattina..-
-Non è possibile.-
Lei sospirò abbassando lo sguardo.
Lui le tirò su il viso con la mano e tornò ad incatenare i loro occhi:-Ma posso aiutarti a mettere in ordine, non importa quanto tempo ci metteremo.-

Forse capiterà che ti si chiuderanno gli occhi ancora, o soltanto sarà una parentesi di una mezzora...”

Claudia si lasciò andare ad un bacio lento, senza pensare, solo con le stelle in testa.

Per Marta la settimana non era passata altrettanto bene, si guardava ora allo specchio, tra poco sarebbe dovuta uscire:il giorno che temeva era arrivato, avrebbe dovuto fare i conti con le sue azioni, con il passato.. il passato.. Era tutto lì, le segnava il viso stanco, una volte vivace e le velava gli occhi castani, una volta così vispi. Il passato l'aveva sminuita nel suo presente. Prometteva e non permetteva a se stessa di non pensare nemmeno per un istante al giorno a ciò che aveva fatto, ma prima o poi arriva il momento di fare i conti e allora tutto si ripresenta netto davanti a te, senza via di scampo.
Lo sguardo di se stessa allo specchio, era il più triste e allo stesso tempo indignato che le avessero mai rivolto. Certo, non come si guardava un anno e mezzo prima.
Alle 9 e mezza precise il suo cellulare vibrò, allora prese la borsa e scese le scale.
Marco era lì ad attenderla, parcheggiato in doppia fila, lo sguardo fisso sulla strada che non staccò nemmeno per assicurarsi che quella entrata in macchina fosse proprio lei e non un'altra. Appena sentì la portiera richiudersi partì facendo rombare il motore. La musica copriva i loro pensieri e non c'era bisogno nemmeno di dirsi ciao, Marta sapeva che per lui non erano nemmeno in macchina insieme. fissò i jeans che indossava, erano i primi che aveva trovato in camera, non ricordava nemmeno che maglia avesse sotto il piumino, non aveva fatto molta attenzione a se stessa, non si era truccata e i capelli erano stretti in una semplice coda.
Con la mente non poté fare a meno di tornare nel suo rifugio felice e soleggiato dei ricordi.

RINGRAZIAMENTI: grazie come sempre a Milla per le tue recensioni, che mi fanno sempre ridere... =D sei mitica!! sono contenta che ti piaccia, io ho sempre paura di cadere nel banale o nel non credibile!! 

Grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere questo dodicesimo capitolo..chissà che non scoprirò che ne pensate un giorno o l'altro... =P

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Capitolo 13
*** Opposti ***


13.OPPOSTI.

Maggio 2008.
Marta si era preparata per più di un'ora, aveva cercato per giorni l'abbigliamento adatto per quell'occasione. Niente sembrava andare bene, niente le sembrava così perfetto. Marco l'aveva rassicurata più volte, che lei era bella con tutto, ma lei temeva il giudizio di sua madre. Alla fine aveva optato per un vestito blu, semplice ed elegante e ai piedi un paio di sandalini bianchi bassi. Marco le aveva suonato al citofono:
-Scendi amore mio..-
-Arrivo subito topo.-
Era scesa di corsa, con il cuore in gola. Lui l'aveva abbracciata davanti al portone e poi l'aveva tenuta per mano per quei pochi metri che li dividevano dalla macchina. Durante il viaggio avevano cantato, si erano sorrisi, le loro mani si erano incrociate spesso sopra al cambio o sulle gambe di Marta. Erano felici e follemente innamorati, sembrava non dovesse mai finire. Valeria l'aveva accolta con un grosso sorriso e l'aveva rassicurata su sua madre, ma a Marta sudavano le mani, voleva fare davvero colpo sui genitori del suo ragazzo. Stavano insieme da ormai più di sei mesi ed era arrivato il momento di conoscere i suoi. Daniela aveva abbracciato il figlio con tenerezza e poi le aveva stretto la mano, l'aveva scrutata con cura, passandola sotto invisibili raggi x per istanti interminabili. Marta sorrideva imbarazzata, era stato il padre di Marco a rompere il ghiaccio, abbracciandola con fare scherzoso. La giornata era proseguita serena e aveva preso nel pomeriggio una piega inaspettata.
Marta aveva chiesto del bagno e le avevano suggerito di andare in quello del piano di sopra, camminando nel corridoio non poté fare a meno di fermarsi a guardare la cameretta del suo amore. Era rimasta ferma alla sua adolescenza, che si respirava nei poster di moto e macchine appesi alle pareti, nel Nintendo appoggiato alla scrivania, nelle foto con gli amici appiccicate sopra le ante dell'armadio, nei libri di scuola disposti nella libreria. Sul letto c'era un peluche a forma di orsacchiotto che stringeva un cuore rosso con scritto “TI AMO”. Marco l'abbracciò da dietro, lei si scansò subito afferrando il morbido pupazzetto.
-Ti amo?-chiese facendo finta di arrabbiarsi.
-Sì, qui è dove incontro le mie amanti sai..- disse chiudendo la porta dietro di sé.
Quando tornò a guardarla aveva lo sguardo ammiccante e provocante che faceva impazzire la ragazza. Si precipitò sulle sue labbra, lanciando via il povero orsacchiotto. Subito incomincio a cercare di tirare su l'orlo del vestito.
-Marco...-cercò di fermarlo, ma già sospirava rumorosamente-..qualcuno.. potrebbe... entrare..-
-Mio padre fa sempre il riposino pomeridiano e mia madre e mia sorella sono in giardino a tagliare le rose...-rispose lui intento ad accarezzarle il collo con baci infuocati.
-Non mi sembra..- ma non riuscì a finire la frase, ormai era sdraiata sul piccolo lettino e Marco premeva il suo corpo sopra di lei.
-Ti amo Marta..- la guardò con occhi innamorati e felici. Lei sorrise e si lasciò andare alla sua mano che si era intrufolata sotto al vestito.

Marta riaffiorò da quei ricordi all'improvviso e controvoglia grazie il suono della voce di Marco, che era completamente diversa da quella che nel suo cuore l'aveva fatta emozionare come una volta, era fredda, dura, vuota.
-Siamo arrivati..-disse spezzando il silenzio che era calato per quasi un'ora.
-Bene...-
Roberto li aspettava nel vialetto di casa. Alla vista di Marta gli si raggelò il sangue e dentro di lui il senso di colpa lo logorò come mai prima.
Riuscì a salutare entrambi con un semplice -Ciao..- e li invitò ad entrare.
Si sedettero in salotto, mentre Roberto incominciò a parlare.
-Non sono riuscito a trattenermi e ieri sera le ho raccontato ogni cosa..-
Marco lo interruppe subito:-Sei pazzo? Perché? Avevamo un piano..-
-Non ce la facevo più..-
-Ma lei adesso dov'è?-
-Penso sia tornata dai tuoi..non posso andare là e spero che non glielo abbia raccontato, non potrò più riacquistare la fiducia di Daniela e Pietro.- Roberto parlava con lentezza, come se non fosse completamente cosciente di quello che accadeva in torno a lui, era un uomo divorato dalla rabbia e dalla tristezza.
-Andremo là... Roberto le cose si metteranno apposto, te lo prometto. Mia sorella ti ama troppo per sopportare di perderti..- si alzò dal divano e si diresse verso la macchina.
Marta lo seguì, ma si fermò prima sulla porta, si voltò, guardò l'uomo a cui aveva contribuito a distruggere la vita e disse:-Mi dispiace..- era sincera, per la prima volta dopo tanto tempo provò vergogna per se stessa e scoppiò in lacrime. Roberto non la guardò nemmeno, tornò a sedersi sulla poltrona e appoggiò la testa sullo schienale.
Marta raggiunse Marco in macchina, ancora in lacrime. Lui la guardò con disprezzo, accese la macchina e alzò il volume della radio per coprire i suoi singhiozzi. Ma lei non poteva evitare di parlare, in quel momento era troppo fragile per rimanere in silenzio.
-Perdonami, ti prego, lo so che non ci riuscirai, lo so. Ma io non sapevo quello che voleva quando ti ho lasciato. Pensavo che essere legata a qualcuno stando a Milano mi avrebbe solo reso ogni cosa più difficile e pesante, io non sapevo di amarti, non conoscevo i miei sentimenti. Ora lo so, ora voglio solo te. Marco tu sei la mia vita.-
Lui fingeva tranquillità, continuando a guidare le disse con tono distaccato: -Marta tu hai distrutto me e con me anche la tua vita. Se mai riuscirai ad uscire dal baratro di merda e autocommiserazione in cui ti trovi però, dovrai trovare qualcun altro a cui aggrapparti. Io non ti amo più, ti ho amato tanto da star male per mesi. Ti amavo senza sapere la ragione, avevo un legame con te che era una specie di ossessione, di dipendenza. Ma ora ne sono uscito, sono guarito. Ti auguro che un giorno possa guarire anche tu, solo perché forse così finirai di creare casini e te ne starai tranquilla, al tuo posto.-
Forse sarebbe stato meglio rimanere in silenzio.

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Capitolo 14
*** Rappacificamenti ***


14.RAPPACIFICAMENTI

Arrivarono a casa dei genitori di Marco dopo poco più che mezz'ora. Entrarono in casa senza essere fermati da nessuno, così Marta si diresse subito verso la camera di Valeria, senza esitazione, ricordava ancora dove fosse. Bussò.
-No mamma, non ho fame.-
-Valeria...sono Marta!-
-Vattene, per favore!-
-Ti prego lasciami parlare, ti chiedo solo questo.-
Ma Non udì nessuna risposta provenire da dietro la porta; decise di entrare comunque.
-Come ti permetti..- Valeria era seduta sul letto, avvolta in una coperta di lana e il suo viso era rigato da lacrime, ormai quasi asciutte. Marta avanzò di qualche passo, incurante della richiesta appena fatta.
-Roberto ti ama, non ha mai smesso.. non so se e cosa ti abbia raccontato, ma io te lo voglio dire comunque. Eravamo ubriachi, io volevo sentirmi di nuovo importante per qualcuno e lui era la persona che mi ricordava Marco, la persona più vicina a lui che conoscessi..-
-Non ti voglio ascoltare!- urlò quasi, portandosi le mani sulle orecchie.
-Devi!- rispose lei prontamente e si sedette sul letto, cercando di togliere le sue mani dalla testa.- Devi, mi dispiace ma devi farlo per il piccolo che porti in grembo..-
Si allontanò un po' e continuò. -l'ho convinto a fare uso di sostanze che non avrebbe dovuto assumere. Lui non voleva, io l'ho pregato e poi ci ho provato in modo insistente, spudorato quasi disperato perché volevo che lui mi sorridesse e mi abbracciasse come faceva una volta tuo fratello. Quando siamo arrivati a casa in realtà non è successo molto, stava troppo male. Non sono mai riuscita a spiegarglielo perché al mattino è scappato via e non ha mai risposto alle mie telefonato, sospetto che cancellasse i miei messaggi senza nemmeno leggerli.. e poi la gente che ci ha visti andare via insieme a cominciato a raccontare assurdità-
Valeria ascoltava, con la bocca semiaperta e lo sguardo perso fuori dalla finestra.
-Non abbandonarlo, lui ti ama più della sua stessa vita e so che è lo stesso anche per te, quindi davvero..non ne vale la pena!-
La donna si voltò per constatare se quella ragazza stava mentendo, ma Marta era lì seduta, consumata e appariva totalmente sincera e pentita e soprattutto triste.
-Te lo giuro su Marco, la cosa più bella che poteva accadermi nella vita, forse l'unica. Ti prego Valeria credimi, non succederà più. Roberto ti appartiene, vi appartenete. Non rovinare la vostra vita perché una stronza come me non è soddisfatta della sua.-
Detto questo, uscì di fretta e andò a sedersi fuori casa, sui gradini della veranda. Marco che l'aveva vista passare la seguì.
-Quindi?- chiese preoccupato.
-Tornerà a casa, tutto si sistemerà, ora scusami se puoi accompagnami alla stazione.-
-Non essere sciocca, ti riporto a casa. È il minimo..-
-No, quello sarebbe il massimo..-
Marco non rispose, si diresse verso la macchina e esaudì la sua richiesta.

Claudia stava cercando di studiare, ma fu presto interrotta dalla sua rumorosa coinquilina che arrivò saltellando in salotto con in cellulare in mano.
-Evviva! Ho il suo numero..!-
-Di chi?- chiese più che altro per cortesia, senza nemmeno alzare la testa dal libro.
-Come di chi?? Marco, il capo di Alessandro!- la sua voce era euforica.
-Ah wow...- cercò invano di mostrare allegria.
-Potresti anche fingere un po' più di entusiasmo..-
-Si si scusa e che sto cercando di studiare...-
-Ah perdono- sorrise Carolina in colpa- però stasera non mi sfuggi..-
-Perché?-
-Perché è tempo che io te e Nadia si faccia una cenetta come si deve cavolo..-
-Ah ok...-
-Così mi racconti di Dani e io vi elencherò le mie paranoie sull'uomo del mistero..-

Bene” pensò fra se Claudia “sarà una serata fantastica.. senza alcun dubbio!”
Per sua fortuna la serata al femminile fu dovuta rimandare.

-Ti unisci a noi per una cena stasera?-
Marco tirò su la testa dagli schizzi sparsi sulla sua scrivania, era stanco, aveva passato un week end pesante, anche se per fortuna sua sorella era tornata a casa con Roberto.
-Mmm..non so-
-Dai... Carolina ha dato evidenti segni di interessamento...non la puoi deludere così- ormai Alessandro gli dava del tu, oltre che un suoi dipendente lo considerava un buon amico.
-Ma a casa sua dovremmo andare?-
-Sì, si unirà tutta la banda... se vuoi puoi portare i tuoi amici..!-
Marco incominciò a immaginarsi a condividere la cena con Claudia e Daniele. Gli passò subito la fame.
-No, mi spiace... davvero ma stasera non è proprio possibile.. e poi sono molto stanco..-
Alessandro annuì deluso:- Va bene, ma ritieniti prenotato per la prossima volta!-
-Contaci..-disse sforzando un sorriso e ritornò a concentrarsi sulle sue bozze, invano.

Alle 8 e mezza i ragazzi arrivarono nell'appartamento di corso Stati Uniti. Le ragazze avevano già preparato la tavola. La notizia che Marco non sarebbe venuto aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a Claudia che si era concessa un vestito verde, aveva allungato la linea degli occhi con eyeliner nero e aveva lasciato ricadere i capelli con onde morbide sulle spalle. Carolina era bella e appariscente come sempre e anche Nadia si era messa in ghingheri per la serata.
-Che gnocche!- fu il commento di Simone entrando.
-Solo per voi purtroppo..-disse con una punta di acidità Carolina guardando Alessandro.
-Caro..io ce l'ho messa tutta..-
-Se se.. va bene.. forza entrate..-
Daniele si diresse verso Claudia sorridente e gli posò un bacio sulla guancia.
-Sei bellissima stasera..-
-Grazie..-arrossì lei e lo prese per mano.











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Capitolo 15
*** Decisioni ***


15.DECISIONI

-Pronto?- Luca rispose al telefono senza guardare chi lo stesse chiamando.
-Luca... Allora?- Marco teneva il telefono con la spalla mentre lavava i piatti.

Merda!” fu il pensiero del giovane ragazzo, ma riuscì a dire invece:-Niente, perché?-
-Bè sei sparito.. stai bene?-
-Ehm...si certo...tutto regolare..- Ma la sua voce lo tradiva.
-Ti conosco da troppo tempo.. vieni da me stasera?-
Luca tentennava, non aveva il coraggio di raccontare della sua cotta a Marco, non poteva.
-Gli altri non ci sono... Luca lo so che hai bisogno di sfogarti... dai..-
-ok...-
Mezz'ora dopo bussò alla sua porta con un paio di birre in mano.
-Se mi vuoi far ubriacare allora la questione è grave..-scherzò Marco abbracciandolo. Luca si scostò, era a disagio, ma finse una risata.
-Ti giuro non ti farò del male, qualsiasi cosa mi dicessi.. anche se ti fossi scopato Marta...- sorrise divertito, ma Luca rimase a bocca aperta, incredulo che si fosse avvicinato così alla realtà. Marco cambiò espressione di botto: -Oddio?! È quello?-
-No, è peggio... mi sono innamorato di lei...- ammise con lo sguardo basso.
-Sì è molto peggio...-disse ridendo. Il suono della sua voce era rilassato, Luca incredulo alzò lo sguardo. Marco non era arrabbiato.
-Non sei incazzato?-
-No... perché? Quella stronza ti ha fregato... e a quanto mi sembra.. ti ha anche ferito.. mi dia piace! Davvero..- disse appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Grazie Marco.. sei un amico..- e stapparono una birra insieme.

Marta stava preparando la valigia. Aveva deciso che era il momento di andarsene, nella sua testa risuonavano le parole che Marco gli aveva detto in macchina. Erano state come 100 lame, inculcate a freddo nel suo corpo. Continuavano a farla sanguinare. Aveva deciso di partire per allontanarsi da tutto, per ricominciare a vivere, sperava fosse possibile. Sarebbe stata dura, ma non poteva continuare a sprofondare.

Il mattino seguente Marco fu svegliato dalla sveglia insistente, aveva un leggero mal di testa. La sera prima si era divertito tanto con Luca, si erano fatti tante risate e quel ragazzo era troppo intelligente per perdersi dietro alla sua ex, si sarebbe ripreso in fretta, sperava. Preparò la colazione e si infilò la giacca di pelle per le scale. Sbattendo contro l'aria fredda del mattino torinese si rese conto di avere una fottutissima voglia di farsi una sigaretta. Non era un fumatore, ma quando aveva vent'anni fumava praticamente tutte le sere che usciva con gli amici, un po' perché faceva figo e un po' perché con le fumatrici sapeva come attaccare bottone. Ma era da quando si era fidanzato con Marta che non ne toccava una. In quel momento però poteva distinguere quell'esigenza e così ne comprò un pacchetto al tabaccaio sotto casa. Comprò anche l'accendino. Gustò ogni singola boccata, era buono, lo calmava.
Perché diavolo ho smesso...” si chiese incamminandosi verso la fermata del pullman con il giornale sotto il braccio.
Arrivò in ufficio prima del solito e trovò Alessandro già al lavoro insieme al resto della sua squadra.
-Com'è andata ieri sera?- gli chiese togliendosi la giacca.
-Bene, bene...serata tranquilla...- rispose ironico.
-Posso immaginare.. ti invidio che riesci ad avere una bella cera dopo una notte di baldorie..-
-Mi godo la mia gioventù..-

Dovrei farlo anche io.. dopotutto ho solo 27 anni..” pensò fra sé Marco e senza accorgersene si ritrovò a dire: -una sera voglio venire a ballare con voi...-
-Grande capo... Sabato sicuramente si farà qualcosa...-
-Bene...-e si chiuse nell'ufficio. Cosa gli stava succedendo quella mattina?

La settimana proseguì veloce, tutti si erano immersi nel lavoro o negli studi e aspettavano il week end per distrarsi un po'. Il week end infatti non li deluse.

Filippo chiamò Marco Venerdì sera.
-Ciao fili... dimmi tutto..-
-Domani sera vieni dalla sorella di Simo, che dà una festa giù a Novara?-
-Ehm... non penso..-
-Perché?-
-Esco con un mio dipendente...-
-Perché?- ripeté l'amico stranito.
-Per cambiare aria..-
-Perché?- sembrava un bambino di 3 anni.
-Perché voglio conoscere gente nuova.. ehm.. ragazze nuove..-
-Ah..- disse Filippo e riprese: -perché con noi non le puoi conoscere?.. siamo tutti degli scapoloni d'oro..-
-Lo so, lo so.. è che...-
-Ma aspetta un po'...tu non stai parlando di ragazze...ma di una in particolare..-
-Ehm..-
-Ma certoooooo.... ok, vai ma poi Domenica brunch a casa mia per sapere i dettagli...-
-Non è detto che ce ne saranno eh...-
-Ahahahahaah.. ha parlato il Don Giovanni del Quadrilatero...- e attaccò senza attendere una risposta. Marco rimase con il telefono in mano e si guardò nello specchio. È vero, prima di mettersi con Marta era un vero Don Giovanni, dopo tutto perché non poteva tornare a esserlo? Si accese una sigaretta e sorrise a se stesso con uno sguardo il più sexy possibile. “Sì cara Claudia...non mi resisterai..”

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Capitolo 16
*** Trottole ***


16.TROTTOLE

Come concordato si presentò a casa di Alessandro e Daniele alle 8 e mezza con in mano una bottiglia di Negroamaro.
-Prego..-gli aprì Daniele. “Ah... la barba appena fatta.. la t-shirt stampata, i jeans scoloriti, le scarpe da tennis.. Mi spiace bamboccio, stasera ho vinto io..” pensò fra sé.
-Grazie..- disse stringendogli la mano con un sorriso falso e cortese.
-Che eleganza capo...stai veramente bene..-disse Alessandro uscendo dalla camera.
-Ahahaha.. e sì stasera mi sono tirato a lucido..-
-Carolina impazzirà..-commentò sghignazzando.

Speriamo che impazzisca lei, invece..”

Poco dopo arrivarono anche Simone, Matteo e altri amici. Le ragazze si fecero aspettare un po' di più.
Verso le 9 e un quarto finalmente il campanello suonò ancora e Marco ebbe un fremito.
Claudia non sapeva che cosa stava per vedere, non poteva proprio immaginarselo.
Entrò in casa seguita da Nadia e Carolina e salutò Alessandro e alcuni amici che erano nel corridoio. Si diresse verso il salotto convinta di incontrare Daniele, ma si scontrò prima con lui.
Era bellissimo, aveva una barba incolta di un paio di giorni che su di lui stava da dio, i capelli mossi appena tagliati e tirati indietro facevano risaltare più del solito i suoi meravigliosi occhi marroni, aveva una camicia a righe sottili abbastanza stretta da mettere in evidenza le sue spalle possenti e arrotolata sui gomiti, un paio di jeans abbastanza stretti in fondo che esaltavano il suo profilo, portava poi una cintura lucida di pelle nera, coordinata con gli stivaletti ai piedi. Claudia rimase a bocca aperta, lui incurante e spavaldo le prese la testa con una mano e le diede un bacio sulla guancia sinistra aggiungendo: -piacere di rivederti..- e passò oltre, lasciandola inebetita in mezzo al corridoio. Daniele arrivò ad abbracciarla.
-Ciao piccola.. visto quanta gente.. stasera ci divertiremo..- disse offrendole un bicchiere. Claudia ci sprofondò dentro, sentiva la sua guancia bruciare e il suo cuore martellare nel petto:-mh mh...- grugnì annuendo e andò verso la finestra per cercare di respirare. Ma a quanto pareva quella sera avrebbe respirato poco, infatti entrarono in salotto Carolina e Marco, lei era praticamente incollata a lui, gli stringeva un braccio e lo guardava come se se lo volesse mangiare. Lui sorrideva con il bicchiere in mano, si scusò e si avvicinò alla finestra. Accese una sigaretta.
Claudia non poté fare a meno di voltarsi e fissarlo mentre compiva quel gesto in modo così sexy e si ritrovò a sperare di poter essere lei quella sigaretta che stringeva fra le labbra.
-Bella serata eh..-disse dopo la prima boccata di fumo.
Lei voleva scappare, ma era come inchiodata al pavimento, fissava Torino e pregava di trovare la forza di parlare, ma ancora una volta lui la precedette.
-Sei veramente bella stasera...- disse fissando il sui profilo stretto nel vestito blu.
-Grazie...- riuscì a sospirare lei.
-Bè, mai come la prima volta sulla metro..- “l'alcool è un buon amico” pensò fra sé..
Daniele arrivò e l'abbracciò da dietro, ma si voltò verso Marco:-allora come è il mio fratellone sul lavoro? Scansafatiche come a casa?-

Perchè questo ragazzetto la può abbracciare in questo modo?”-Eheheh...no per niente.. lavora sodo...-
Claudia si scostò e disse:-scusatemi..- e si allontanò verso il bagno. Per tutta la sera cercò di evitarlo, girando come una trottola e stando sempre negli angoli opposti a lui. Sembrava una danza che ballavano in silenzio, fatta solo di sguardi e sorrisi. Lui si muoveva e lei si muoveva dalla parte opposta della stanza. Lui la guardava e lei abbassava lo sguardo, lui si voltava e lei si concedeva di fissare il suo irresistibile profilo.
Arrivò il momento di spostarsi verso la discoteca. Daniele la teneva per mano, Carolina era sotto braccio a Marco. I due si fissavano continuamente. La situazione era imbarazzante.

Arrivati dentro al locale subito incominciarono a scorrere i drink, ma Claudia non ce la faceva più a ballare con Daniele, non poteva resistere un momento di più a lui che cercava di baciarla in ogni modo. Andò verso il bagno, ma due mani la presero sui fianchi e la trascinarono dentro al bagno dei ragazzi. Era vuoto. Claudia si girò spaventata, ma anche speranzosa e il suo desiderio fu esaudito. Lui era lì che la fissava con gli occhi spalancati. Le sorrideva, ma non aveva il coraggio di dire niente. Poco dopo non si rese conto di quello che stava accadendo, la sua mente era annebbiata dall'alcool ma riconobbe il suo cuore che batteva forte e capì che la stava baciando. Finalmente. Quello fu il suo unico pensiero razionale, poi strinse le mani attorno ai suoi fianchi e non pensò più a nulla fino a quando la porta del bagno che si stava aprendo li riportò velocemente alla realtà. Lei si staccò e uscì di fretta dal bagno. Cercò l'uscita del locale e fuori trovò Simone che parlava con Carolina e altri amici.

-Tutto bene Cla?-
-No, ehm... vorrei andare a casa...-
-Ok, stai male? Ti accompagno..- disse Simone e si allontanò con lei sottobraccio.
Per tutto il viaggio non dissero una parola, ma arrivati sotto casa Claudia appoggiò la testa all'indietro e sospirò.
-Lui chi è? Marco vero?- Simone la guardava preoccupato.
-Simo, simo...- disse lei mettendosi la testa fra le mani.- Come fai a essere così.. così...-
-Lascia stare..-disse lui:-ho indovinato?-
-Purtroppo..-
-Mannagia Cla... ma perchè?-
-Perché è più di un mese che mi perseguita, che lo incontro dappertutto.. questo vorrà pur dire qualcosa...-
-Daniele?-chiese con semplicità.
-Ma che ne so... uffaaaaa...-
-Dormici su..-disse lui accarezzandole i capelli.
Claudia si trascinò fuori dalla macchina, prima di chiudere la portiera si voltò a guardare l'amico, ma prima che potesse parlare lui la interruppe:-Sì, tranquilla sarò muto come un pesce...'Notte...- e si allontanò sicuro fra le strade deserte.
Claudia alzò il naso verso il cielo e sorrise ripensando a quel bacio, chiedendosi se mai ne sarebbe arrivato un altro.

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Capitolo 17
*** Pazzie ***


Grazie a tutte le nuove lettrici!!! mi fanno immensamente piacere le vostre recensioni e spero di poterne leggere sempre di nuove...

Grazie anche a quelle che seguono in silenzio o aggiungono fra le seguite... un bacione!

17.PAZZIE

Marco vagava per il locale con un sorriso inebetito sulla faccia. L'aveva baciata. Finalmente. Non riusciva a pensare ad altro. Ora voleva che succedesse ancora e ancora. “Ma perché diavolo è andata via?”
-Vieni a ballare...-disse Carolina tirandolo per il braccio.
Si voltò a guardarla, sì era bella, ma in questo momento nemmeno la donna più bella del mondo avrebbe potuto interessarlo più di tanto..
-No, scusa.. non mi sento bene...-
-Che palle...ma che vi prende a tutti.. prima Claudia, poi te...- Marco capì che Claudia se ne era andata, guardò l'ora.. erano le 2 e mezza, presto, ma i pullman comunque non sarebbero più passati. Voleva andare a casa sua, doveva.
Uscì dal locale e incominciò a correre. Avrebbe dovuto fare un paio di chilometri.
Arrivò sotto casa sua con il fiatone venti minuti dopo. Incredibilmente trovo il portone aperto, fece gli ultimi scalini di corsa, rischiando davvero l'infarto e senza riprendere fiato bussò.

Claudia arrivò alla porta chiudendosi la vestaglia sopra la camicia da notte.
-Che ci fai qui?- fu tutto quello che riuscì a dire, prima di vederselo piombare addosso. La baciò per un secondo, ma si rese conto che doveva seriamente aspettare e cercare di riportare il suo battito a livelli più accettabili, quindi si staccò e le posò le braccia sulle spalle: -Aspetta un attimo...- disse ansimando.
Lei scoppiò a ridere, richiuse la porta dietro di lui e gli fece cenno di seguirla in cucina. Aprì il frigo e gli versò un bicchiere d'acqua, mentre lui piegato a metà nella stanza incominciava a riprendere un colorito più normale.
-Ti sei fatto di corsa dallo Chalet a qui?-
-Sì...- ammise lui prendendo il bicchiere d'acqua dalle sue mani.
-Tu sei pazzo... e perché?-
-Perché sei scappata via?-
-Perché quello che è successo non ha senso.- disse lei stranamente tranquilla.
-Perché deve averne per forza?-
-Non ti conosco nemmeno e poi... e poi sto uscendo con Daniele e sta sera mi sono comportata... bé... da troia..-
-Non parlare così di te davanti a me..-disse lui avvicinandosi a lei e togliendosi il cappotto.
-Stai esagerando...-
-No. È dalla prima volta che ti ho vista che ti penso... pensa quante probabilità c'erano che Alessandro lavorasse per me.. forse è il destino Claudia.-
-Forse è solo una coincidenza e questa- disse passando la mano fra lei e lui:-è solo attrazione fisica.-
-Non penso... è anche se fosse.. è troppo forte per non sfruttarla..- disse alzando il sopracciglio e avvicinandosi alle sue labbra.
Lei si allontanò subito: -è sbagliato...-
-Domani... ci penseremo domani...-disse lui baciandole il collo e incominciando a slegare il nodo della sua vestaglia. Claudia incominciò a sentire l'eccitazione salire, non era facile avere pensieri lucidi in quel momento. Non era facile pensare di staccarsi da lui, il suo corpo non voleva seguire quello che il cervello le stava ordinando. Si sentiva così bene sentendo il calore delle sue mani attraverso la sottile stoffa della camicia da notte. Non riusciva a controllare le mani che avevano già sbottonato la sua camicia e scorrevano sui suoi addominali perfetti. Il campanello li risvegliò da quel torpore all'improvviso.
Claudia corse a rispondere, mentre Marco sospirò passandosi una mano fra i capelli.
-Sì?..Aspetta un attimo...ah ok..- il ragazzo la vide tornare di fretta e sconvolta.
-Cazzo, cazzo cazzo è Daniele..-
-Stai scherzando?-
-No è insieme agli altri quindi verrà su... non posso nasconderti.. non c'è posto nell'armadio e poi...-
-Aspetta... faremo finta che tu stia male...-disse spingendola sul divano e lanciandole una coperta. Cercò di risistemarsi la camicia davanti allo specchio del corridoio e andò ad aprire la porta. Claudia cercò di entrare nella sua parte.
-Che ci fai tu qui?- chiese Daniele.
-Claudia sta poco bene...- Daniele perse interesse per lui e andò di fretta in sala.
-Che cosa ti senti tesoro?-
-Devo aver bevuto troppo e aver preso freddo..-
-Hai già vomitato?-
-No...-
-Forse dovresti provare..-
-Sì... ho mal di testa... mi sembra di scoppiare..-
Simone guardava Marco con disapprovazione, il ragazzo capì che lui sapeva e abbassò lo sguardo.
-Bé visto che siete arrivati tutti io posso anche tornare a casa tranquillo... rimettiti Claudia.. ci si vede ragazzi..- disse sparendo nel corridoio.
-Cosa ci faceva lui qui?- chiese Carolina.
-Ehm...Aveva dimenticato una cosa a casa e prima di tornare a casa è passato e dato che ha visto la luce accesa... ha suonato... ed è rimasto a farmi compagnia...- si stupì della sua storia montata su due piedi.
-Perché non hai chiamato me? Non ti ho più vista in discoteca...sei sparita..-
-Stavo male..ho chiesto a Simo di accompagnarmi..- e lo guardò cercando nell'amico un aiuto per tirarsi fuori da quella situazione.
-Ma se te lo ho anche detto Dani..dai ora lasciatela respirare... ti accompagno in camera Cla..- e la tirò su per un braccio.
-Che ti salta in mente.?! Non dovevi dormirci su?- chiese chiudendo la porta della camera alle sue spalle..
-è venuto lui...-
-Claudia.. cazzo..-
-Simo..non so che dirti..- simone uscì dalla stanza senza risponderle.

Marco camminava ora lento per la strada, non ce l'avrebbe fatta a correre anche se casa sua ora gli appariva così lontana, soprattutto perché aveva sperato di risvegliarsi con Claudia fra le sue braccia il mattino successivo.
Si sveglio invece con il telefono che suonava nella tasca della giacca abbandonata sulla sedia della sua camera. Sì alzò mal volentieri e rispose.
-Dove cazzo sei?-
-Mmmm.. a casa?!...-
-Allora non hai nessuna scusa per non essere a casa mia... a meno che tu non sia con lei..-
-No...-disse seccato.
-Allora svegliati..-
-Mmmm... non puoi venire tu?-
-Direi di no..- rispose Filippo con tono sarcastico e attaccò.
Marco sbuffò e si lanciò sotto la doccia.

Mattina presto.
Carolina camminava sulle punte di piedi con il suo Iphone in mano, aprì con cautela la porta della camera della sua coinquilina, la quale fortunatamente ronfava tranquilla. Il suo telefono era sul comodino, era acceso. Lo prese e veloce scorrette la rubrica. Trovò la voce “MARCO ALE” e sperò fosse proprio lui. Copiò il numero e uscì svelta, si sentiva in colpa peggio di una ladra, ma non poté fare a meno di sorridere scrivendo Marco accanto a quel numero.

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Capitolo 18
*** Canzoni ***


18.Canzoni

A natale mancavano solo 20 giorni, Claudia stava già preparando le valigie per tornare a stare un po' a casa dei suoi, ad Asti. Da quella sera non aveva più sentito, né visto Marco. Non aveva usato il suo numero perché Carolina non aveva mai smesso di parlare di lui, a colazione, a cena, al cinema, da dietro la porta del bagno e stando alle parola dell'amica si erano anche sentiti spesso. La cosa l'aveva infastidita parecchio, anche perché quella sera ormai le sembrava ormai solo un sogno, inoltre lui non l'aveva più cercata, quindi probabilmente non gli interessava molto di lei, voleva solo portarsela a letto.
Con Daniele nel frattempo era finita completamente, il ragazzo si era stufato di stare dietro ai suoi cambiamenti repentini di umore e dopo tutto Claudia non poteva dargli torto, si era comportata da emerita stronza con lui. Quindi anche le uscite in gruppo erano diventate più pesanti, così aveva incominciato ad uscire solo con i suoi compagni d'università.
-Parti?- chiese Carolina affacciandosi alla porta della camera.
-Sì..la prossima settimana-
-Io e Nadia domani..Allora te lo do adesso il regalo..-disse sparendo. Claudia tirò fuori da sotto il letto un pacchettino viola e uno arancione. L'amica tornò con un sacchetto con sopra stampata una nota marca di intimo.
-Grazie Caro.. questo è per te.. mi raccomando aspetta fino al 25!-
-Ci proverò..- si abbracciarono, mai così vicine e distanti allo stesso tempo.
Andò poi in camera di Nadia, che stava anche lei preparando la valigia con Matteo seduto sul letto che l'aiutava.
-Ciao ragazzi.. questo è per te cara... passa un buon Natale..- e le porse il pacchetto viola.
-Grazie..- e le offrì anche lei un pacchetto, che prima stava sulla scrivania:-saluta anche i tuoi genitori!- si diedero affettuosi baci sulle guance e Claudia abbracciò anche Matteo, per poi chiudere la porta dietro di sé. Non vedeva l'ora di partire.

Marco stava correndo veloce lungo il parco del Valentino, con la musica alta che usciva dall'Ipod e le mani strette dentro ai guanti di lana. Ogni boccata d'aria creava una condensa di fumo grigio fuori dalla sua bocca, il freddo era pungente.
Ogni tanto incrociava qualche altro pazzo corridore mattiniero, ma stava attento a non incrociare lo sguardo di nessuno. I suoi pensieri vagavano fra i ricordi di Marta, gli impegni di lavoro e quel fottutissimo bacio che gli faceva contorcere lo stomaco. “Perché non mi ha chiamato? Lo sa benissimo che io non posso chiedere il suo numero ad Alessandro e non posso presentarmi a casa sua, va a finire che poi trovo Carolina. Cazzo. E io che pensavo di piacerle, ma sì starà dietro a occhioni azzurri. Fanculo!” e accelerò il passo fino a sentire i polmoni pronti a scoppiare.

Marta sorrideva guardando fuori dalla finestra. Non ci avrebbe mai creduto un mese prima se glielo avessero detto. Ritrovarsi a fare la stagione in un Hotel in montagna, ed era anche stata fortunata che l'avevano presa a Novembre inoltrato. Da quando era arrivata lì non aveva toccato un goccio di alcool e si sentiva bene. I colleghi erano tutti gentili con lei e gli spuntini notturni che il cuoco cucinava le stavano facendo mettere u finalmente qualche chilo, acquistando pian piano un'aria più sana. Era rinata, anche se a volte, lo doveva ammettere, finito il turno, si sedeva in mezzo alle neve gelata e fra un tiro e l'altro alla sigaretta pensava ancora a lui.


“Più freddo che un ghiacciolo! Fanculo.. io non mi faccio più sentire..” pensò Carolina sbattendo il telefono dentro la borsa e tornando a guardare la pioggia battere sui finestrini del treno.

C'era un'ultima cosa che doveva fare prima di partire. Per fortuna una cosa piacevole: il concerto dei Subsonica. Alle 7 e mezza quattro compagne di università le citofonarono.
Lei scese di corsa le scale, per una sera non avrebbe pensato. A niente, avrebbe lasciato che la musica le scaldasse il cuore e le riempisse il cervello.
Dopo aver mangiato un panino al freddo, finalmente aprirono i cancelli del PalaIsozaki. La calca di persone incominciò a spingere, probabilmente più per sfuggire al freddo che per la voglia di entrare davvero.

-Non so perché ti ostini a trascinarmi a queste cose...-
-Ma anche a te piacciono..-
-Sì, ma non sono dell'umore giusto..-
-Oddio Marco... divertiti per una volta..- lo spintonò Francesco camminando in mezzo alla calca: -Forza, dobbiamo trovare per forza un posto vicino a un gruppo di ragazze fighe...- e lo prese per il braccio.
Marco sbuffò alzando gli occhi al cielo. “Ma perché non me ne sono stato sotto le coperte?!”

-SAMUEEEEEEEEEEEELLL- urlarono Claudia e le sue amiche come tredicenni impazzite.
-Dio quanto è bello...- sospirò Claudia abbracciando Cristina.
-Guarda Boosta... oddio svengo...-
La voce calda e roca di Samuel incominciò a diffondersi per lo stadio..

Forse sta a pochi metri da me 
Quello che cerco e vorrei trovare 
La forza di fermarmi 
Perchè sto già scappando mentre non riesco 
A stringere più a fondo e ora che sto correndo 
Vorrei che fossi con me 
Che fossi qui 
Sento a pochi metri da me 
Quello che c'era e vorrei trovare 
La forza di voltarmi 
Perchè se stai svanendo io non ci riesco 
A stringere più a fondo ora che sotto il mondo 
Vorrei che tu fossi qui 
Che fossi qui 

Claudia si ritrovò a cantare a squarciagola con una sola immagine in testa. Lui. Marco.

Fede's corner:

Grazie mille a tutte le ragazze che recensiscono e mettono la storia nelle preferite, seguite o da ricordare.. per me è veramente incredibile e lo apprezzo molto!! =)

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Capitolo 19
*** Inizi ***


19. Inizi

Sì, in effetti sono bravi..” pensò Marco fra sé e sé “ma non capisco perché Francesco si agita in questo modo.. è pazzo?!” Guardava l'amico che pogava, spintonando le ragazze di fianco a lui. “Non so come può pensare di fare colpo in questo modo..” però doveva ammettere che lui era sempre pieno di nuovi numeri di telefono, anche se non ne capiva il motivo in quel momento.
La voce del cantante entrò nei suoi pensieri: -Ed ora... una canzone che dedico a tutti noi che viviamo sotto il cielo di questa fantastica città...-
Le prime note de “Il cielo su Torino” incominciarono ad echeggiare fra urli e fischi di approvazione. Marco si guardò intorno, ragazzi sudati, coppie felici, gruppi numerosi di giovanissimi che urlavano e anche alcuni cinquantenni, tornati per una sera ragazzi riempivano quel posto intriso di fumo e sudore, emozione ed eccitazione. Poi di colpo la vide. Ballava a pochi metri da lui, in mezzo ad altre ragazze, canticchiando a occhi chiusi tutte le parole di un testo che evidentemente sapeva a memoria e in attimo a Marco sembrò che le parole di quella canzone fossero state scritte solo per lei. La sentiva in ogni nota, la vedeva in ogni verso, senza pensarci, come succube di una forza più grande di lui si avvicinò a lei. Le cinse le spalle con le braccia sussurrandole i versi della canzone all'orecchio, sovrapponendosi alla voce di Samuel:

-senza pensare senza timori nè domani 
tra queste mani
-

Claudia si allontanò spaventata e si girò. Lo vide e non poté crederci. Non poteva essere lui. Non lì. Sì sentì come la prima volta a casa sua: le coincidenze che li facevano incontrare troppo spesso, non era possibile. Ma lui le sorrideva e continuava a ripetere le parole di quella canzone, che ormai lei non sentiva nemmeno più. Era troppo felice, dimenticò tutto in un secondo, Daniele, Carolina, quel mese di silenzio assoluto e lo baciò.
-Mi hai seguito?- chiese riprendendo fiato.
-No.. te l'avevo detto è il destino..-
-Perché non mi hai chiamata?- gli urlò.
-Perché non l'hai fatto tu?- si sorrisero e si rituffarono sulle loro labbra.
C'era tempo per le domande, ora c'era la musica a unirli sotto il cielo torinese.

Quasi due ore dopo uscirono dal PalaIsozaki.
-Dove vai?-
-A casa...-rispose Claudia.
-Posso accompagnarti?-
-Perché non mi hai chiamata?- gli ripeté la domanda che dentro si era persa fra la musica.
-Cla..noi andiamo... fa freddo.. che fai tu?- le chiese Cristina da lontano.
Claudia guardò l'amica, poi tornò a guardare Marco e alla fine si avvicinò alla ragazza: -Vado a casa con lui... grazie per la bella serata...ci sentiamo belle..- salutò anche le altre compagne e si riavvicinò a Marco e Francesco.
-Sono contento che sei rimasta qui..-
-Voglio solo che tu mi risponda..-
-Ragazzi... che famo? Stiamo qui a diventare come i polaretti?- chiese Francesco.
-Fra prendi la macchina... noi torniamo in metro.. ok?- Marco gli lanciò le chiavi.
-Va bene..- rispose Claudia.
-Ci si vede allora.. è stato un piacere Claudia.-
-Anche per me, ciao!-
-Ora non ci dovrebbe interrompere più nessuno... spiega...- lo esortò.
-A chi avrei dovuto chiedere il tuo numero scusa?-
-A...- la ragazza capì che Alessandro era fuori discussione.:-Ehm... non so.. però avresti potuto venire a casa..-
-E se tu non c'eri e mi apriva Carolina?... cosa le dicevo? Lo sai che mi scrive? Io non le do tanta corda, ma non si è mai nemmeno dichiarata esplicitamente quindi non posso dirle che non voglio sentirla... ci rimarrebbe male... mi spiace!-
-Ma se si nota lontano un miglio che ci prova... cosa deve fare... un annuncio scritto?-
-Sei gelosa?-
-No!- sbottò lei:-vorrei solo capire dove vogliamo andare...-
-Verso la metro?-la ragazza lo fulminò con lo sguardo.
-E tu avresti 27 anni?
-
-Così dicono..-
-D
ai Marco.. seriamente... cosa hai intenzione di fare con me?-
-Uscire con te, conoscerti, stare con te...-
-Sei sicuro?-
-Sì...- le bastava quella risposta, anche non vera, anche affrettata. Claudia si convinse e si avviarono verso la metro in silenzio, per mano. Era facile stare con lui senza timori adesso, senza limiti, semplicemente, liberamente.
Arrivati sotto casa di Claudia, lei si girò e gli stampò un bacio sulle labbra.
-Non mi inviti a salire?- chiese lui stranito.
-No... sono stanca... domani mi devo svegliare presto!-
-Ma quando parti?-
-Dopodomani.-
-All0ra domani ci vediamo?-
-Va bene... un pranzo ci sta...-
-Ma anche una cena...-
-Iniziamo con il pranzo... ciao Marco...- disse da dietro il vetro del portone sorridendogli dolcemente.
Lui però non poteva lasciarla andare così, mise la mano in mezzo al portone ed entrò. La spinse contro il muro dell'androne e la baciò con foga, insinuando le mani sotto la giacca. Il desiderio di Claudia esplose in un secondo e già ansimante urlò: -Sali!-
Non fecero nemmeno ad aprire la porta e ad accendere la luce che i vestiti erano schizzati in giro per il corridoio. Era un momento che avevano bramato da troppo tempo, dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati sulla metro, così senza nessun ulteriore indugio lasciarono che i battiti del loro cuore decidessero per loro.

Il mattino dopo, la sveglia suonò rumorosa e distante. Claudia sentì il braccio di Marco che ancora la stingeva in vita, cerco di divincolarsi finché lui con un verso di disapprovazione si svegliò. Si girò e gli sorrise, era così bello con i capelli scompigliati e la piega del cuscino sulla guancia, gli occhi lucidi e nerissimi.
-Buongiorno...- disse.
Lui le rispose con un sospirò e si tuffò sul suo collo.
-Io non ti faccio partire sai...-biascicò e la stinse forte verso il suo petto.
Lei rise allontanandosi.
-Ti raggiungo l'ultimo dell'anno, scemo!- e si alzò dal letto correndo in bagno.
Marco sbadigliò abbracciando il cuscino. Sorrise, beato, gli sembrava di vivere un sogno, si diede un pizzicotto sull'avambraccio per assicurarsi di essere sveglio. Sì lo era e finalmente lo era con lei.

Fede's corner:

SCUSATEMIIIIIIIIIIIIIII!!! mi prostro e chiedo perdono in ginocchio per il ritardo incredibile! purtroppo l'ispirazione mi aveva completamente salutato e l'inizio dell'università non ha certo migliorato le cose... il prossimo capitolo, vi avviso sarà l'epilogo di questa storia, perchè oggi ho avuto l'illuminazione su come terminarla.
GRAZIE, davvero grazie a tutte quelle che sono arrivate a leggere fino a questo capitolo...spero sia di vostro gradimento! =)
Spero di leggere i vosti commenti... ci vediamo all'ultimo capitolo!!

XOXO

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Epilogo.

5 anni dopo.

Claudia alzò il viso verso il cielo. Era l'ultima volta che avrebbe visto quel magico tetto azzurro per chissà quanto tempo, le si strinse il cuore, ma una nuova vita la attendeva.
Quella per cui aveva sudato per anni, che aveva raggiunto con notti insonni e chilometriche occhiaie, con esami passati per il rotto della cuffia e altri che l'avevano ripagata di tutta la fatica fatta, quella vita era arrivata. Berlino l'attendeva e con lei quel lavoro assurdamente pagato, che sembrava ancora incredibile.
Il pullman passò in Corso Stati Uniti e vide quel caro, vecchio portone bordeaux: quante emozioni vissute in quel palazzo, in quei piccoli 70 mq che avevano racchiuso 5 anni indimenticabili della sua vita. L'avevano fatta crescere, le avevano regalato cicatrici e sorrisi. Era passato solo un anno da quando si era trasferita in una casa tutta sua, ma quella sarebbe sempre rimasta la sua vera casa di Torino, quella che si affacciava sugli alberi del viale, che cambiavano colore e l'avevano vista in tutti i modi, stagione dopo stagione.
Scese dal 73 con il suo trolley e si avviò svelta verso la stazione.

Carolina accese la caffettiera e si sentì abbracciare da dietro, Filippo la baciò sul collo.
-Amore, prepari tu il caffè?-
-Sì! Così evitiamo che pure questa caffettiera si fonda!-
Era rimasta sempre la solita brunetta con la battuta pronta. La girò e le prese il viso fra le mani. La baciò mentre la fede, ancora lucida sul suo dito scintillava nella luce del pomeriggio.

A molti chilometri di distanza, al di là delle Alpi, Marta aveva appena finito il suo turno. Uscì dal retro con i sacchi della spazzatura e si avviò nel vialetto coperto di neve. Il freddo stava cominciando a farsi pungente, si strinse nel suo maglione azzurro e tornò di corsa verso l'Hotel. Prese giaccone e borsa e si avviò verso la piccola casetta in paese, in cui abitava ormai da due anni. Arrivò, circa venti minuti dopo con il naso congelato e aprì la porta in fretta-
-Bon anniversaire!- un coro di voci conosciute la colpì di sorpresa. Tutti i suoi amici erano lì, una decina di ragazzi e ragazze che le sorridevano affettuosamente. Si scaldò in un batter d'occhi: aveva trovato il suo posto caldo in mezzo al gelo.

Luca uscì dal lavoro in ritardo, come al solito, ma dopotutto il suo conto in banca non poteva lamentarsi. Quella sera però avrebbe dovuto anche cucinare per i suoi amici: la solita cena settimanale fra uomini era un appuntamento fisso che non si poteva rimandare il fatto, poi, che dalla settimana successiva non sarebbe stata più uguale lo intristiva. “Ma stasera si festeggia!” pensò fra sé. Appena entrato in casa vide che la spia della segreteria lampeggiava:

Sara era sempre dolce con lui, finalmente aveva trovato qualcuna che lo amava quasi quanto ne era capace lui.

-Quindi Alessandro è giunto il momento che tanto aspettavi... dalla prossima settimana prenderai il mio posto! Ti ho visto crescere in questi 5 anni e mezzo e credimi so che sto facendo la scelta giusta, non potrei lasciare a nessun altro la fiducia che sto riponendo in te! So che non mi deluderai...-
-Non lo farò capo!- disse il ragazzo nascondendo la sua emozione nell'imitazione di una saluto militare. Marco uscì dal suo ufficio sorridendo fra sé.
Ancora non poteva credere di essere diventato responsabile marketing dell'azienda, peccato solo che questo l'aveva costretto a doversi trasferire all'estero, ma poco gli importava in quel momento. Aveva voglia di andarsene. Chissà se sarebbe riuscito a trovare nuovi amici, naturalmente non riusciva a credere di poter trovare un altro Filippo, un altro Luca e nemmeno un altro Francesco, ma sperava in bene. Chissà se sarebbe riuscito a ricominciare da zero, con una lingua tutta nuova da imparare, con una nuova casa da arredare e un nuovo lavoro da sudare. Certo, l'idea di abbandonare i suoi amici e la sua famiglia gli metteva ansia, ma dopotutto la nuova città non era poi così lontana.
Chissà se avrebbe conosciuto una donna, che finalmente fosse quella giusta, che lo avrebbe accettato con tutti i suoi difetti, che gli avrebbe fatto dimenticare colei che ancora a distanza di tre anni annebbiava il suo cuore e la sua mente.
Chissà quali sorprese gli riservava il cielo sopra Berlino.

Fede's corner:

Capitolo finale molto breve lo so, ma questa storia mi ha svuotata!... spero si sia capito dalle mie parole, ma per evitare ogni frainteso:
Claudia e Marco sono stati insieme per due anni,
Marta vive nella Svizzera francese,
Carolina si è sposata con il migliore amico di Marco, Filippo
e si i due protagonisti sono entrambi diretti verso la stessa città, ovviamente a loro insaputa!
Ho finito la mia prima long!!! INCREDIBILE... come avrete capito probabilmente questa storia avrà un seguito, quindi se avete voglia date uno sguardo alla mie storie ogni tanto...

UN IMMENSO E DOVEROSO GRAZIE  a tutte le ragazze che sono arrivate fino a qui e hanno letto questa storia, nata per caso un pomeriggio d'estate e scritta su un tovagliolo di carta, che non avrei mai pensato di riuscire a portare avanti e terminare! ^_^

Un grazie speciale e particolare a  Cerridwen Shamrock,  chica KM, Glycine, Lady Book ,Microchip Emozionale, Milla Nafira, Miss_Slytherin, PinkPrincess, SoleloS , chiara84, Ombrosa,  Watermelon.

P.S.Questa storia la dedico a due persone che da qualche mese a questa parte non fanno più parte della mia vita, anche se non so il perchè e la cosa mi rende molto triste, sperando che magari anche per noi ci sia alla fine un lieto fine!!

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