Trilogia dell'Uomo

di rtwfm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'angelo sotto il lampione ***
Capitolo 2: *** L'ombra sull'albero ***
Capitolo 3: *** L'uomo di fronte alla cattedrale ***



Capitolo 1
*** L'angelo sotto il lampione ***


Un moscerino ronvaza alla luce del lampione. Non capisce di andare incontro alla sua fine.

A volte la vita è un po' così, prendi delle decisioni strane, decisioni che non avresti mai preso.
E te ne rendi conto dopo, solo quando tutto è finito.

Quella notte alla luce del lampione un uomo fumava una sigaretta. Aveva la barba incolta ed era avvolto in un impermeabile grigio come i suoi occhi.
In effetti, a guarda bene, era tutto grigio.
Brizzolati i corti capelli, grigio l'umore, grigio il fumo che si dipanava dalla sigaretta, grigia l'ombra sull'asfalto.

E quella luce è un faro un faro d'illusione, egli immobile, attonito, trascorre sotto quel lampione tutte le notti e pensa e riflette, cerca di capire dov'è l'errore della sua vita.

Quella sera c'era una pozzanghera lì affianco, un giornale vi giaceva abbandonato, urlando in prima pagina e con caratteri sbiaditi ciò che la gente vuole sentirsi dire.
C'era un locale lì di fronte, la classica bettola di quartiere con le insegne al neon, con la classica clientela sconquassata.
C'era un ubriaco davanti alla porta, la bottiglia di brandy in mano, vuota.

L'uomo sotto il lampione alzò lo sguardo verso l'ubriaco.
"Pietoso"
E ricordava il suo passato...
Visi, edifici, discorsi scorrevano nella sua mente. Sibilanti e laceranti, come lame di un rasoio.
Incatenato, legato mani e piedi a quel lampione, l'uomo non si muove, ha scelto di non muoversi e ora è troppo tardi per tentare di smuovere il peso della memoria, si cade nell'oblio del presente, ci si proietta verso nuove immedesimazioni in bianco e nero.

Eppure il modo per liberarsi c'è, ma serve una mano.
Quella mano è quella di un angelo.

Lui lo guarda dall'alto, ma sa che non può fare nulla.
Eppure deve aiutarlo.
E ogni sera è così, scende dalla sua nuvola e la prende per mano.

Silenzio.

Solo allora l'uomo solleva lo sguardo e fissa l'angelo negli occhi.

Uomo e angelo camminano l'uno affianco all'altro.

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Capitolo 2
*** L'ombra sull'albero ***


Il mattino filtrava dalle chiome verdi della foresta macchiando di luce il sottobosco.

L'uomo è anche lì, seduto su un ramo con la schiena appoggiata al tronco, con la testa inclinata all'indietro, gli occhi chiusi e il mozzicone di  sigaretta ormai spento.

Il grande baobab che lo sostiene domina in altezza e possanza tutta la foresta, ma affonda le radici nella grigia palude, nelle sue acque ferme e putrescenti.
Dolci nettari mortiferi si sprigionano da boccioli di mille colori, offrendo le loro nere promesse agli incauti moscerini di passaggio.
E nera è la pantera.

Lei, dall'alto, domina le sue prede, le osserva silenziosa e, quando ormai è troppo tardi, le ghermisce e ci gioca come il gatto col topo.
E quegli occhi d'ambra, due soli nello spazio infinito di quel mantello, quasi due fari, d'inganno o rivelazione, se si sa riconoscerli.

L'uomo attende e il vento della vita gli scorre intorno, gli accarezza il viso, gli scompiglia i capelli...se solo fosse più forte!
Potrebbe sollevarlo dal torpore in cui è immerso, farlo volare alto, sopra quella volta di verdi rami intrecciati, verso il sole e la luce.
Ma lì, dove è ora, nessuno può raggiungerlo, come nella città dell'angelo.

La pantera si sta avvicinando, quieta, ma non è ora, gli artigli resteranno al loro posto. Poi salta al suolo osservando l'uomo.
Lui volge lo sguardo nel suo e intuisce che vuole essere seguita.

Felino e uomo s'addentrano nella foresta.

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Capitolo 3
*** L'uomo di fronte alla cattedrale ***


C'è un momento, la sera, quando tutto diventa un po' un sogno.

C'è una cattedrale con i suoi alti pinnacoli ancora illuminati dagli ultimi raggi e c'è il piazzale antistante, interamente dominato da ombre lunghe e sottili. Al centro del piazzale, in marmo nero, si erge la figura di una pantera, i muscoli tesi, le fauci aperte e lo sguardo puntato contro il portone della cattedrale.
Di fronte, poggiato sul pinnacolo più alto, un angelo dorato, con le ali, lascia pendere lungo il suo fianco una spada lunga e sottile.

La gente pian piano rientra in casa per la cena, le vie si svuotano e anche l'ultimo chiosco sta ormai per chiudere, ma un uomo passeggia ancora, lì, fra la statua e la cattedrale.

Ora, al tramonto, l'uomo è fermo, alla sua sinistra il felino nero, alla destra l'angelo dorato, talvolta guarda uno, talvolta l'altro, ma fissa senza vedere.

Dentro di lui lo scontro è aperto, la pantera con le zampe e le mandibole possenti e scattanti, con gli artigli e le zanne peggio che rasoi e poi l'angelo, sereno e con la spada sempre abbassata, solo le ali sono tese e spiegate al vento e i lembi della tunica svolazzano.
Lo scontro potrebbe essere senza tregua e spietato, ma dura solo un'istante, quello in cui le zanne affondano nella gola dell'angelo e la spada trapassa il cuore della pantera.

L'uomo, con le mani in tasca e lo sguardo perso, con l'impermeabile grigio ancora non riesce a staccarsi da lì e una lacrima riga la guancia.
Prenderà una decisione, e in realtà non gli importa quale.
Vestirà la pelle della pantera o impugnerà la spada dell'angelo.
L'uomo non è gentile, non è perfido, l'uomo sceglie, è la sua natura.

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