La mia strana vita

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa di un gambero ***
Capitolo 2: *** Un capo tutto nuovo ***
Capitolo 3: *** Minako sei morta! ***
Capitolo 4: *** Analcolici e pizza ***
Capitolo 5: *** Quell'uragano di mia madre ***
Capitolo 6: *** Fotografie e sauna ***
Capitolo 7: *** La festa più brutta della mia vita ***
Capitolo 8: *** La scommessa ***
Capitolo 9: *** Maledizione! ***
Capitolo 10: *** Il convegno ***
Capitolo 11: *** Tutte insieme appassionatamente ***
Capitolo 12: *** La partenza ***
Capitolo 13: *** Una telefonata molto illuminante ***
Capitolo 14: *** Bigiata al mare ***
Capitolo 15: *** La cena ***
Capitolo 16: *** Un invito al bacio ***
Capitolo 17: *** Tesoro, ti presento i miei! ***
Capitolo 18: *** Positivo ***
Capitolo 19: *** Al parco ***
Capitolo 20: *** Akyna cervello di burro ***
Capitolo 21: *** Ragazze... mi sposo! ***
Capitolo 22: *** Un'altra cerimonia ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa di un gambero ***


E’ una bella mattina di Luglio, sono in chiesa

E’ una bella mattina di Luglio, sono in chiesa... pronta per quella giornata storica.

Felice da una parte, desiderosa solo di scappare lontano per non fare mai più ritorno dall’altra.

I primi che fanno ingresso nella chiesa sono due bambine vestite di bianco come delle bambole di porcellana, assolutamente ridicole.

Spargono petali di rosa sul tappeto della chiesa, camminano velocemente, sotto lo sguardo critico delle rispettive madri, cercando di non cadere e di non sporcare quel vestito che metteranno una sola volta in tutta la loro vita.

Poi ecco il piccolo Mattew, quattro anni, cammina fiero fino all’altare con in mano il cuscino delle fedi. La madre lo guarda con orgoglio, quasi piangendo, vedendo nel suo piccolino un vero ometto... quello che non sa, la dolce mammina, é che il suo ometto ha provato due volte a buttare le fedi nel water e poi voleva vedere se gli anelli gli entrassero nelle narici.

Ecco il mio pezzo preferito: la sfilata delle damigelle! Tutte vestite di lilla, bouquet di rose bianche in mano e con un sorriso, molto simile ad una paralisi, stampato in faccia immaginando il proprio matrimonio.

Anche questa sfilata é assolutamente ridicola e umiliante, mi domando chi mi abbia convinto a farlo.

Finalmente la sposa entra in chiesa, bellissima nel suo vestito bianco molto semplice, con i capelli acconciati in un’elegante acconciatura, il bouquet di rose rosse e bianche che fa già gola a tutte le damigelle, perché si sa... chi prenderà al volo il bouquet della sposa si sposerà entro l’anno!

Bene... eccomi qui... no, non sono la sposa, guardate un po’ a sinistra... ecco ancora un po’... propri lì!

Sono l’ultima damigella in fondo.

La sposa é Rei, una delle mie migliori amiche, che finalmente ha coronato il sogno di sposarsi con il suo Yuri. Beh sono felice per lei... peccato che sono le dieci di mattina e io sono andata a letto alle sei e sono ancora completamente addormentata!

Anche Rei é andata a letto alle cinque, ubriaca marcia eppure é radiosa, bellissima come ogni donna dovrebbe essere il giorno del suo matrimonio.

Ricaccio indietro uno sbadiglio, sono esausta, lancio un’occhiata al cugino con cui Rei mi ha accoppiata per la grande occasione, avrà si e no diciotto anni, ricoperto di acne e mi fissa il seno da almeno un quarto d’ora, sbuffo contrariata e sposto lo sguardo verso gli sposi anche se non vedo l’ora di andarmene a casa.

- Quanto dura questa tortura?- mormoro alla mia amica accanto.

- Usagi santo cielo! – mi risponde Ami scandalizzata – La cerimonia é appena iniziata!

- Ami ha ragione. – echeggia Minako alle mie spalle – Andiamo é il giorno più importante di Rei... cerca di darti un contegno!

- Un contegno? – rispondo io cercando di non alzare la voce – Minako il vestito é stretto, le calze mi prudono da matti, sono allergica a questi fiori e una spina mi ha aperto un buco nella mano pari solo alle stigmate di Padre Pio! Datti tu un contegno!

Le mie amiche mi guardano stupite, poi cercano di trattenersi dal ridere per non fare una figuraccia. 

In realtà sono molto felice per Rei, era da tanto che sognava un po’ di tranquillità, con il tempio e la sua passione per la musica era sempre impegnata, la sua vita era frenetica e burrascosa. Dopo la morte del nonno aveva dovuto gestire il santuario sola con Yuri e aveva anche iniziato a scrivere musica, ora era felice e io sono felice per la mia amica, quella stessa amica che mi rimproverava ogni volta ma a cui voglio molto bene.

Siamo tutte qua, tutte e cinque... Rei con il suo Yuri, Ami con Rio, Minako con Dylan un emergente attore di teatro conosciuto durante una piccola tournee, dove la mia amica recitava come protagonista, Makoto con il suo neo fidanzato Jun pasticcere conosciuto ad un corso di culinaria durante un breve stage in Francia e poi ci sono io, Usagi... sola e disperata come un calzino spaiato!

E già di tutte e cinque io sono l’unica rimasta single... ho avuto pure io delle storie, anche se ultimamente la relazione più lunga é durata due settimane, anzi per esser precisi sedici giorni, dieci ore e venticinque minuti.

Non fraintendete non conto le ore con cui sto con un ragazzo ma con lui ho         fatto un’eccezione, relazione fantastica sotto tutti i punti di vista, eravamo perfetti poi, all’improvviso, lui é sparito... allora ho fatto i conti chiedendomi cosa fosse cambiato in sedici giorni, o, peggio, cosa avessi combinato io. Poi capii... era tornata la sua ex, si erano lasciati dopo dieci anni di fidanzamento perché lei, la carissima ragazza che non aveva mai lavorato in vita sua, era confusa dal loro rapporto, voleva capire se fosse lui il Vero amore della sua vita, detto in parole povere voleva provare qualcos’altro di diverso dal suo eterno fidanzato, possibilmente qualcuno con più disponibilità liquide. Dopo aver compreso che nessun uomo per bene l’avrebbe mai mantenuta a vita aveva deciso di tornare all’ovile, convinta che il suo ex l’avrebbe accolta a braccia aperte. Ero certa che lui la mandasse al diavolo per il modo in cui l’aveva trattato invece era tornato con lei senza dirmi nulla!

Ci sono rimasta male?

Un po’... più che altro perché credevo che fosse arrivato quello giusto, il problema maggiore é che lo credo ogni volta che esco con un ragazzo nuovo.

Sospiro scoraggiata, sono circondata d’amiche, sono felice della mia vita ma l’amore... l’amore é proprio l’unica cosa che mi manca. So bene di esser giovane e di aver tutta la vita davanti a me, ma invidio le mie compagne che sono felicemente fidanzate, anche se loro non fanno nulla per farmelo pesare sia chiaro. Quando ci vediamo non si parla di mariti o fidanzati e, di conseguenza, gli uomini se ne stanno a casa. Oddio, qualche volta abbiamo provato ad uscire tutti assieme ma ho qualche problemino con alcuni di loro.

Yuri e Rio li conosco da tanto tempo, scherzo e rido con loro come se fossero fratelli ma gli altri... Dylan e Jun mi considerano come il diavolo reincarnato. Dicono che la mia vita frenetica e i miei modi di fare, talvolta troppo bruschi, influenza le loro vite nel peggiore dei modi.

Diciamo che c’é questa tensione tra di noi che non si é ancora del tutto spenta, inizialmente le cose andavano anche peggio, con loro parlavo poco o, addirittura, solo a monosillabi. Non potevo farci nulla! Dylan e le sue continue paranoie sul suo lavoro, sul fatto di studiarsi la parte ed interpretare il ruolo adatto e Jun con le sue critiche sulla mia cucina, non sono una cuoca provetta, anzi diciamo che sono la maga del forno a microonde, ma non deve rompere ogni volta!

Inizialmente Minako e Makoto non vivevano bene questi miei litigi con i loro fidanzati ma ora le cose vanno meglio, hanno accettato il fatto che non mi piacciano e poi, se loro sono felici io sono felice per loro. Altrimenti che amica sarei?

Sposto ancora lo sguardo su Rei, Yuri la ha appena infilato l’anello al dito, lei ha le lacrime agli occhi... sinceramente la capisco... sorriso felice, sono contenta di esser qui, con il vestito stretto, le calze che prudono, il naso che cola e con un buco nella mano.

Sì, sono contenta, ma non lo dirò mai nessuno.

- Perché sorridi?- mi chiede Ami sempre attenta e scrupolosa.

- Come?- rispondo io sussultando nel sentire la sua voce così all’improvviso – Oh... niente... stavo pensando a come sarebbe bello vedere il cuginetto brufoloso di Rei cadere dalle scale della chiesa e rompersi una gamba.

- Usagi! – sbottò indignata Ami – Come puoi pensare queste cose?

- Andiamo Ami, Usagi scherzava. – risponde Makoto – Io sono certa che Usagi stava pensando al suo di matrimonio.

L’immagine mi appare chiara davanti agli occhi, pochi invitati, niente bambini vestiti come stupide bambole e, soprattutto, niente damigelle d’onore. Io che entro in chiesa, accompagnata da mio padre, il mio uomo, che per ora ha il viso oscurato, che mi aspetta ansioso, improvvisamente io mi blocco, lascio il braccio di mio padre, mi volto e scappo via, lasciando il bouquet sul tappeto rosso della navata centrale della chiesa.

Cerco l’amore ma non sono certa di esser pronta al matrimonio.

- Allora Usagi lo immagini il tuo matrimonio? – insiste Makoto con un sorriso malizioso.

- Vagamente...- mento io ben sapendo che avrei scandalizzato le mie amiche se avessi confessato la mia idea del matrimonio.

Una volta non ero certo così, avrei solo desiderato sposarmi con il mio principe azzurro... ma, quando si cresce, i desideri cambiano, o no?

- Io non vedo l’ora...- sussurra sognante Minako guardando Dylan con occhi luminosi.

Mi volto per vedere anche le altre mie amiche, tutte sono impegnate nella contemplazione dei rispettivi fidanzati con tanto di occhi a cuoricino, perfino Ami,la ragazza sempre rigida e con i piedi ben saldi al pavimento. Poi fisso i diretti interessati, notano gli sguardi sognati delle mie amiche, si guardano attorno disorientati, poi capiscono e alzano gli occhi al cielo.

Sento un leggero ghigno malefico salirmi sulle labbra, per quanto le mie amiche insistano sul fatto che i loro fidanzati sono diversi dagli altri io so che non é così... non hanno voglia di legarsi per la vita. Ma loro sono donne a faranno di tutto per farli crollare... mi vedo già uno dopo l’altro i vestiti da damigella orrendi che dovrò mettere.

 

***

 

Fortunatamente la cerimonia finì, su ordine di Rei non ho fatto scherzi stupidi all’uscita della chiesa... mi sono rifatta la sera prima. Tutto era iniziato come una consueta cena tra donne, a mezzanotte ho tirato fuori le bottiglie e abbiamo iniziato a bere ed elencare tutti gli insulti femministi e anti-maschio che ci venivano in mente. Verso le tre Ami ha vomitato anche l’anima, Makoto e Minako stavano dormendo alla grande da mezz’ora, Rei aiutava Ami in bagno e io mi sentivo la ragazza più fortunata della terra.

Ora siamo qui tutte e cinque, nessuna ha dormito, siamo stanche eppure siamo anche elettrizzate per Rei, é un po’ come se ci sposassimo tutte oggi.

Ci rechiamo al rinfresco, meno male perché ho una fame da lupo visto che stamattina non ho mangiato nulla grazie alla nausea post-sbornia e al mal di testa che mi sta dividendo in due il cervello.

Lascio Rei e Minako alla loro accesa discussione sul rincaro dei vestiti da sposa e mi sposto al buffet.

Ho fame.. se non metto qualcosa sotto i denti rischio di svenire... sono sempre stata una mangiona d’altronde anche se il mio fisico non lo dimostra, sono fortunata... magio e, in qualche strano modo, non assimilo nulla. Dico in qualche strano modo perché é risaputo che Usagi Tsukino e lo sport non vanno molto d’accordo.

So molto bene che non é bello vedere una ragazza, vestita di lilla, che si strafoga come una scrofa ma se non mangio muoio... penso che i brontolii del mio stomaco si sentano anche in America da quanto sono forti.

Riempio abbondantemente il mio piatto e poi passo ai frutti di mare, tavolo che, per primo, viene svuotato da parenti talmente affamati che sembra che non mangino da una settimana per poter ingozzarsi come maiali al rinfresco. Tra le fette di lattuga, i limoni spremuti e qualche briciola qua e là noto l’ultimo gamberone fritto che mi guarda sorridendo invitandomi a divorarlo in sol boccone.

Allungo la mano per prenderlo quando noto che qualcuno mi prece, afferra il gambero e de lo infila in bocca tutto in una volta... alzo lo sguardo su quel ladro di frutti di mare e spalanco la bocca:

- Ehi quello era mio!- gli dico indignata.

Il ragazzo in questione mi guarda sorpreso, si pulisce la bocca e sorride.

- Scusa ma... non ho visto il tuo nome sopra.

Alzo un sopracciglio... vuole fare lo spiritoso con me? Mai provocare Usagi Tsukino quando é affamata!

- L’avevo visto prima io!- ribatto infuriata e posso chiaramente sentire le fiamme infuocate nei miei occhi blu.

- Te l’ho già detto, - ripete lui sempre sorridendo – non ho visto il tuo nome da nessuna parte.

Lo osservo bene, tutto sommato non é un brutto ragazzo, molto alto, non più di vent’otto anni, moro e con due occhi scuri e penetranti.

Sì, proprio carino... ma i miei pensieri sono ancora sul mio gambero che lui si é divorato in pochi secondi.

Sbuffo e controllo se c’é rimasto ancora qualcosa, ovviamente rimarrò a bocca asciutta!

- Accidenti a te!- mormoro guardando il mio piatto, era bello pieno ma ci avevo fatto la gola al gambero fritto.

- Se vuoi posso vomitarlo. – rispose incrociando le braccia sul petto.

- Se vuoi posso prenderti a calci!- ribatto io lanciandogli una delle mie occhiatacce per cui vado famosa.

Invece di intimorirsi quel tipo arrogante aumenta il sorriso.

- Tu sei Tsukino.

Faccio un passo indietro sorpresa... e questo qui come fa a conoscermi?

- E, sentiamo, come mai consoci il mio nome?

- Beh... é stato mio cugino a parlarmi di te.

- Tuo cugino?- domando io confusa.

- Sì, lui. – mi dice indicando lo sposo.

- Yuri é tuo cugino? – ora sono del tutto confusa.

- Mi chiamo Mamoru... Mamoru Chiba.

Il mio cervello si sofferma solo un attimo su quel nome... era vero Yuri mi aveva parlato di un cugino, a cui era affezionato come se fosse un fratello ma non era quello l’importante.

- E perché mi ha parlato di me?

- Beh... lui dice che sei particolare.

- Ah si?- chiedo fingendomi disinteressata, in realtà non vedo l’ora di prendere Yuri e ucciderlo a mani nude.

- Sì,- conferma Mamoru guardando poi il mio piatto – sai non dovresti mangiare molto, non stai attenta alla linea? – domanda poi sempre con quell’aria arrogante e che mi fa ribollire il sangue nelle vene.

Ora prendo una delle mie scarpe dal tacco da dieci centimetri e gli apro un buco in mezzo alla fronte, cosa vuoi che sia un buco in più in faccia? Una presa d’aria per il cervellino che si ritrova non gli farà male!

- E tu non dovresti farti gli affari tuoi? – domando io cercando di non cedere a quella mia segreta voglia di ucciderlo a furia di calci.

- Come siamo permalose...- dice lui sorpassandomi – sono sicuro che ci rivedremo in giro Usagi!- mi urla poi a distanza.

- Per te sono Signorina Tsukino! – gli urlo alle spalle sentendomi una deficiente – E ne dubito che ci vedremo in giro. – mormoro a bassa voce addentando la prima tartina al salmone.  

 

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Capitolo 2
*** Un capo tutto nuovo ***


 

La sveglia suona da cinque minuti, qualcuno la spegne a furia di sberle... ma non sono io... apro gli occhi e subito una fitta alla testa mi costringe a richiuderli, eppure non mi sono ubriacata al matrimonio di Rei. Mi alzo con quello schifo di sapore in bocca che si ha solo dopo una nottata brava in qualche pub londinese, o, eventualmente, quando io e le mie amiche festeggiamo a casa mia. Eppure sono certa di non aver bevuto... o, comunque, non abbastanza per ridurmi in questo stato. Mi guardo i vestiti, indosso ancora quello schifo di vestito lilla, lancio un’occhiata al mio letto e quasi scoppio a ridere, Ami, Minako e Makoto stanno russando. Ami dorme completamente storta con i piedi sul torace di Makoto che ha messo in bocca una mano a Minako che dorme stringendo a sé un piede di Ami. Se non fosse impossibile giurerei che hanno giocato a twister mente dormivo e che poi si sono addormentate in quelle posizioni ridicole.

Ora, in compenso, ricordo quello che é successo, appena finito il ricevimento siamo venute a casa mia per festeggiare per conto nostro. Abbiamo riso come matte, la vecchia signora dell’appartamento di sotto ha perfino picchiato sul soffitto con il manico della scopa per farci stare zitte. Non abbiamo bevuto ma eravamo talmente stanche che fu come se avessimo ingurgitato una botte di rum a stomaco vuoto. Ci siamo addormentate come sassi sul mio letto, ancora vestite da damigelle.

Non le sveglio, loro non devono andare al lavoro stamattina io, per mia sfortuna, si!

Mi faccio una doccia cercando di togliermi di dosso la stanchezza e quella sensazione di essermi appena risvegliata da un lungo coma.

Lascio un biglietto appeso allo portello del frigo e mi reco al lavoro.

Dopo varie imprecazioni contro gli automobilisti impazziti entro nel mio ufficio che sono le nove spaccate... un miracolo! Stranamente puntuale questa mattina, non faccio in tempo ad appoggiare la borsa sulla scrivania che una voce mi giunge alle orecchie.

- Usagi Kagome Tsukino!

Sospiro chiudendo gli occhi, c’é una sola persona che mi chiama usando il mio nome al completo e proprio quella mattina non ho voglia di sentirmi le sue richieste ridicole.

Preannunciato da una violenta scossa di terremoto e da un odore terrificante di sigari scadenti, Jérome Cupiet entra nel mio ufficio.

Jérome é il mio capo, mezzo francese e mezzo maiale, tanto largo quanto viscido, già alle nove di mattina ha le ascelle e il colletto della camicia bagnati di sudore, i capelli sono pochi e grigi, gli occhi piccoli neri, spiritati e perfidi, ti osservano e ti studiano da dietro le lenti rotonde degli occhiali con la montatura di corno di rinoceronte, una pacchianata che piace solo a lui.

Jérome boccuccia di rose lo chiamo.

- Dove cazzo sei sparita?

Ecco appunto… boccuccia di rose…

- Sono le nove, - ribatto tranquilla, ormai sono abituata alle sue sfuriate – sono perfettamente in orario oggi!

- Ti avevo lasciato un messaggio chiedendoti di venire qui alle otto! – urla lui diventando paonazzo dalla rabbia.

Socchiudo gli occhi ripensando alla lucetta rossa dei messaggi in entrata che lampeggiava sulla segreteria da sabato mattina, avevo immaginato che fosse lui con per qualche sua richiesta assurda e non avevo premuto il pulsante. 

- Mi dispiace, - dico fingendomi addolorata – la segreteria é rotta.. Artemis l’ha fatta cadere. – Artemis... il mio amato gatto, l’unico essere di sesso maschile che sopporta la mia compagnia da oltre cinque anni senza mai lamentarsi!

Il volto di Jérome si è gonfiato come un pallone, le vene gli pulsano pericolosamente sia sul collo che sulla tempia… tra poco scoppia, ci scommetto quello che volete.

- Jérome… ti verrà un’embolia. – dico con finta dolcezza accendendo il mio computer.

- Potrei licenziarti per questa tua mancanza di rispetto Usagi. – ghigna lui pensando di esser minaccioso.

Tiro un sospiro di sollievo, lavoro per lui da ben cinque anni e sa fin troppo bene che ha bisogno di me. Sono io che trovo nuovi scrittori da lanciare, gli ultimi libri che ho pubblicato sono arrivati in cima alle classifiche in poco tempo, sono maledettamente brava in questo lavoro, so benissimo quello che faccio e poi mi piace.

- Hai capito Usagi?- grida il panzone picchiando un pugno lardoso sulla mia scrivania – Ti licenzio se continui su questa strada!

Sorrido, sento chiaramente una luce diabolica nei miei occhi scuri e la vedo riflessa negl’occhi di Jérome.

- Avanti fallo Jérome…- lo assecondo per nulla intimorita – ma quando ti renderai conto che non troverai mai nessuna come me non tornare indietro con la coda tra le gambe.

- Ne posso trovare migliori di te. – sibila lui togliendosi quel nauseabondo sigaro dalle labbra screpolate.

- Io non credo proprio, non so quante donne siano disposte a leggere tutti i manoscritti che arrivano al tuo posto. Quante persone credi che siano disposte a vedere la tua orribile faccia sudata per otto ore di fila? Io sono l’unica che riesce a stare qui con te, ma se non mi vuoi…- pausa strategica e ben studiata, prendo la borsa e lo fisso facendogli capire che faccio molto sul serio - basta dirlo. Forse capirai cosa vuol dire lavorare e io potrò trovare un impiego normale e non uno schifo del genere.

Il viso di Jérome sbianca, so molto bene che le mie minacce sono più credibili delle sue. Rimette il sigaro in bocca, tira una lunga boccata e mi sbuffa in faccia quel fumo schifoso e dolciastro, non mi muovo, rimango ferma in mezzo al mio ufficio, fulminando con lo sguardo il mio presunto capo e attendendo una sua riposta.

- Fai riparare quella cazzo di segreteria. – grugnisce come un maiale prima di tornare nel suo ufficio.

Sorrido e mi siedo alla scrivania prendendo il manoscritto che dovevo visionare per il pomeriggio, effettivamente il lavoro nell’editoria é l’unico che ho trovato, la mia laurea in lettere vale ben poco e non ho nessuna voglia di insegnare ad un branco di adolescenti arrapati, senza contare che questo lavoro mi piace un sacco, Jérome a parte, i miei colleghi sono molto simpatici e gli scrittori, scartando quelli che si credono il dio della narrativa sceso in terra, sono molto cordiali, insomma é un ambiente molto stimolante.

E poi sono brava… non sono un asso nella cucina o nello sport ma nella mia azienda sono il numero uno! So bene che, presto o tardi, la scrivania di Jérome sarà mia, lo sanno tutti compreso il mio capo. E’ per questo che non mi licenzia, ha il terrore che possa andare a spifferare tutti i suoi giri loschi ai suoi superiori o alla moglie.

Perché se quell’obeso dal sesso indefinito é una vera chiavica nel mondo dell’editoria è, invece, molto influente nel campo della televisione, soprattutto quella di terza, se non addirittura quarta, categoria, nel suo ufficio, invece di scrittori, c’é un via e vai di modelle, ballerine, attrici… e tutte, nessuna esclusa, sono disposte a tutto, e sottolineo tutto, pur di sfondare. Quindi per porco depravato ha un gran giro di amanti e la moglie ignora anche solo il fatto che quella palla di lardo sia ancora attivo sessualmente.

Rabbrividisco un attimo al pensiero che quel ciccione abbia una vita sessuale più intensa della mia… le ingiustizie del mondo!

- Non posso sopportare un’altra scenata di Jérome stamattina. – mormoro aprendo l’ultimo cassetto in basso.

Dentro ci sono i miei tre rimedi preferiti per calmarmi: una barretta di cioccolata al latte mezza mangiata, un pacchetto di gomme alla fragola e un pacchetto di sigarette al mentolo.

Guardo la barretta di cioccolata… accidenti se la mangio ingrasso, guardo le gomme… con tutte quelle che mastico avrò già uno stomaco bucherellato come il formaggio svizzero, l’ultima occhiata va al pacchetto di sigarette e i miei pensieri volano ai polmoni.

- Al diavolo!- sbuffo prendendo una sigaretta ed infilandomela tra le labbra – Questa è l’ultima.

Già… lo dico sempre… ogni volta è l’ultima, la cosa buffa è che fumo solo al lavoro, Jérome è capace di tirare fuori dalle persone il peggio.

Cedetemi, non tutti ne sono capaci.

Prendo il manoscritto che devo rileggere per il pomeriggio, ho un incontro con questo giovane scrittore, è molto bravo ma dobbiamo ancora parlare di alcuni punti basilari della pubblicazione.

Apro la prima pagina, leggo le prime tre righe e il telefono suona, alzo gli occhi al cielo e maledico lo scocciatore.

- Sì?- ho ancora la sigaretta in bocca mezza fumata e non voglio che nessuno mi disturbi.

- Usagi piantala di cazzeggiare dietro il computer, metti via quelle sigarette di merda e vieni qui.

- Jérome ho una riunione importante nel pomeriggio, non ho tempo con le tue stronzate. – sono esasperata… non sono una ragazza dalla parolaccia facile ma, ve l’ho detto, Jérome tira fuori il peggio dalle persone.

- Muovi il tuo culo ossuto e vieni qui! – sbraita prima di riagganciarmi la cornetta in faccia.

Questo è troppo… una delle cose che non sopporto è quando qualcuno mi butta la cornetta in faccia. Mi alzo in piedi con così tanta furia che la sedia si ribalta, esco dal mio ufficio con il solo scopo di distruggere quel ciccione pervertito e prendermi il suo posto. Sento lo sguardo dei miei colleghi addosso, sanno che sta per arrivare una di quelle litigate che si sentono fino ai piani superiori.

Senza neppure bussare apro la porta del suo mega-ufficio e vi faccio irruzione.

- Senti Jérome… - urlo del tutto incurante di vedere chi ci sia seduto davanti alla scrivania del mio presunto capo – non ti permetto di sbattermi il telefono in faccia come se fossi una delle tue put… - tronco la frase a metà, la persona che c’é  nell’ufficio di Jérome non è il solito regista cinematografico scartato da tutti, é una persona che conosco e che proprio non voglio rivedere – Tu! – grido indicandolo con un dito – Cosa diavolo ci fai qui?

Jérome è perplesso guarda prima me poi il suo ospite.

- Vi conoscete?

- Abbiamo avuto un’interessante discussione sui gamberi proprio ieri. – risponde lui con un sorriso girando la sedia nella mia direzione.

- Bene, -fa Jérome alzandosi in piedi - allora Signor Chiba le presento Usagi Tsukino, Usagi questo è Mamoru Chiba il nuovo capo della sezione.

La mia bocca si spalanca, ho ancora il dito puntato su di lui… le parole di Jérome si fermarono appena nel mio cervello, lo fisso non molto amichevolmente… la storia del gambero ancora non mi va giù.

- Jérome… scusa, ripetimi quello che hai detto.

- Ti ho detto che lui è Mamoru Chiba il nuovo capo.

- Il.. il nuovo capo? – deglutisco a vuoto, ho la bocca secca.

- I grandi capi dell’azienda madre l’hanno mandato per dirigere la nostra piccola filiale.

- E perché vuole stare in una filiale così piccola? – domando sinceramente stupita, la casa madre non si é mai interessata a noi.

Mamoru si alza dalla poltrona di simil-pelle nera che Jérome ha nel suo ufficio, si allaccia i bottoni della giacca e sorride credendosi seducente, per me è solo patetico.

- Ho controllato il fatturato, è aumentato notevolmente negli ultimi tre anni e tutto grazie al tuo lavoro Usagi, mi hanno detto che sai riconosce un bravo scrittore, vediamo per questa piccola filiale, come la chiami tu, una grande opportunità per espandersi.

- Quindi siamo tutti tuoi dipendenti ora. – conclusi io incrociando le braccia attorno al petto, non mi piace proprio la piega che sta prendendo la situazione.

- Già, e prima di fare delle modifiche sostanziose, vorrei vedere come lavorate qui. Jérome parla molto bene di te.

Guardo incredula il mio capo, da quando mi fa delle sviolinante che non contengano almeno dieci e quindici parolacce? C’è qualcosa che non mi torna, forse quel panzone vede la sua scrivania in precario equilibrio… molto probabilmente ha paura di restare con le chiappe a terra.

Il manoscritto mi torna in mente, devo tornare al lavoro e Stanlio e Olio mi stanno solo facendo perdere tempo prezioso.

- Si può sapere cosa volete tutti e due da me?

- Hai un appuntamento con un nuovo scrittore vero? – mi chiede Mamoru avvicinandosi di un passo.

Socchiudo gli occhi… non mi fido…

- Nel pomeriggio. – confermo sapendo bene che Jérome gli aveva già elencato tutti i miei impegni della settimana.

- Il signor Chiba verrà con te Usagi. – esordisce Jérome come se fosse la più geniale idea del secolo, per me è solo un’enorme cazzata delle sue.

- Jérome… - inizio cercando di sembrare convincete – non credo che sia una buona idea.

- E perché no?- domanda Mamoru con quel sorriso sicuro di se.

Dio come vorrei spaccagli un vaso in testa.

- Perché sono riunioni noiose… gli scrittori, soprattutto quelli alle prime armi, sono come la nitroglicerina. Se li agiti troppo esplodono e se si trovano davanti il padrone dell’azienda possono montarsi la testa e il romanzo successivo sarà un orrore. – sono nel mio ambiente naturale quindi è meglio farsi trovare pronta ad ogni domanda, soprattutto se stupida e banale come quella.

- Quindi è solo per il bene dell’azienda che non mi vuoi al tuo fianco? – insinua lui con fare suadente.

Sorrido diabolica, quel Mamoru vuole la guerra? E guerra avrebbe avuto.

- No, volevo godermi l’aperitivo senza nessuno che mi rubi i salatini da sotto il naso.

Mamoru allarga il sorriso, vedo come una scintilla compiaciuta nei suoi occhi scuri… possibile che sia soddisfatto della mia cattiveria?

- Facciamo così,- se ne esce fuori lui come colpito da un improvviso lampo di genio– diremo che sono il tuo assistente. Così il giovane in erba non si monta la testa e tu puoi fare l’editore severo.

Ma cosa ha in mente questo?

Si avvicina a me e si china leggermente in avanti catturando il mio sguardo, sono paralizzata, non mi ero mai realmente resa conto che Mamoru é molto più alto di me anche con i miei tacchi vertiginosi.

- Allora… Signorina Tuskino… cosa ne pensa? – mi sussurra con fare vellutato.

Non riesco a non arrossire... maledizione!

- Ma veramente…

- La trovo un’idea eccellente!  - mi interrompe Jérome con lo sguardo luminoso e un sorriso falso stampato sulla ciccia del viso, Mamoru sorride e torna a sedersi sulla poltrona nera – Usagi abbiamo trovato la risposta al tuo problema!

- Ah come sono felice! – mormoro sarcastica tornado nel mio ufficio

 

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Capitolo 3
*** Minako sei morta! ***


 

Sono dovuta uscire, ho preso il romanzo e sono andata al parco lasciando perfino il cellulare in ufficio, non volevo nessuno che mi disturbasse.

Sono stata costretta ad andarmene, Mamoru e Jérome continuavano a parlottare tra di loro come due undicenni innamorati, un’immagine che mi da il voltastomaco!

Chiacchieravano da soli nell’ufficio del ciccione e poi ridevano, ci scommetto che stavano parlando di me.

Sono rientrata in ufficio alle due e mezza, l’appuntamento é alle tre e devo pendere i miei appunti, la borsa, il cellulare e il capo del mio capo.

La luce del mio ufficio é accesa... eppure sono certa di averla spenta prima di uscire... oddio sento pure delle voci...

- No, in questo momento Usagi non è in ufficio. – dice la voce che ho odiato fin dal primo momento che l’ho sentita.

Corro dentro e rimango a bocca aperta, dietro la MIA scrivania, davanti al MIO computer, che si legge i MIEI files e, soprattutto, attaccato al MIO cellulare c’é Mamoru.

Il mio nuovo superiore alza lo sguardo incrociando il mio incredulo, mi sorride e mette una mano sul microfono del telefonino.

- Hai delle amiche simpatiche. – mormora a bassa voce.

Mi desto improvvisamente, quel pazzo sta parlando al telefono con le mie amiche?

Gli strappo l’apparecchio di mano e rispondo io.

- Eccomi. – dico lanciando delle occhiatacce a Mamoru che continua a sorridere come un’imbecille.

- Ho, per caso, interrotto qualcosa?- chiede Minako dall’altra parte del telefono, si sente chiaramente che sta ridendo e che le altre le fanno da sottofondo, probabilmente hanno messo il viva voce.

- Siete spiritose stamattina! Ero fuori per lavoro e ho lasciato il cellulare in ufficio.

- E cosa ci fa un bel figo come lui nel tuo ufficio? – domanda maliziosa la mia amica bionda.

- E tu cosa ne sai che é un bel figo?

- Con quella voce non può che essere un gran bel pezzo di uomo! – Ami e Makoto ridono aggiungendo un concordo qua e là - Usagi... cosa ci combini?

- Non combino assolutamente niente! – cerco di non urlare alle mie tre amiche impiccione.

- Ecco perché eri così ansiosa di andare al lavoro oggi!- fa Makoto che, molto probabilmente, non ha sentito la mia frase di prima.

Alzo gli occhi al cielo... queste ora cosa andranno a pensare?!

- Guardate che non é come sembra. – devo pur difendermi in qualche modo!

- Dicono tutte così..- cinguetta innocentemente Ami, dio quella ragazza é sempre stata pacata e per nulla maliziosa, ora che Rio é entrato nella sua vita pure Ami vede doppi sensi ovunque, perfino nelle ricette di Suor Germana!

- A proposito... cosa ci fate ancora nel mio appartamento?

- Abbiamo cercato di pulire quel casino che tu chiami appartamento!- spiega la Makoto maniaca delle pulizie.

- Beh se é un casino é perché l’altra sera avevo quattro amiche ubriache marce che mi correvano per casa. – ribatto io con il sorriso.

Restiamo in silenzio per un attimo, tutte e quattro cerchiamo di riordinare i pensieri confusi e offuscati dall’alcool della sera precedente al matrimonio, poi, come se ci fossimo messe d’accordo, scoppiamo a ridere.

- Non ricordo molte bene,- dice Minako tra una risata e l’altra – so solo che, ad un certo punto, Rei si é alzata in piedi sul tavolo, era in biancheria intima e ha iniziato a cantare la sua ultima canzone.

Ho le lacrime agli occhi ma, improvvisamente, mi ricordo che non sono sola in ufficio, Mamoru é alle mie spalle e stranamente, molto stranamente, é tranquillo.

Mi volto e mi viene un colpo, certo che é tranquillo!

Si sta leggendo la mia posta elettronica!

- Ehi togli i tuoi occhi da lì!- urlo senza rendermi conto che sono ancora appiccicata al telefono.

Mamoru mi guarda tranquillamente come se sbirciare nella posta elettronica altrui sia una cosa normale, le altre ridono ancora più forte.

- Scusa Usagi...- fa Minako maliziosamente – cosa stava guardando?

Arrossisco rendendomi conto della gaffe che ho appena fatto... mi prenderanno in giro per giorni...

- Lasciamo perdere...- sospiro demoralizzata, poi do un’occhiata all’orologio – sentite ho una riunione tra venti minuti. Ceniamo insieme?

- Cucina messicana o italiana? – mi chiede Makoto.

Guardo il soffitto valutando entrambe le opzioni, la cucina messicana mi piace un sacco ma é piccantissima e il mio stomaco ha già mangiato troppe schifezze in questi giorni.

- Italiana. – confermo picchiettando le dita sulla scrivania nera.

- Allora ordiniamo una pizza. – dice semplicemente Ami – A stasera.

- Ciao ragazze.

- E fai la brava con..- chiudo la comunicazione prima di Minako potesse terminare la frase, tanto so già quello che doveva dirmi.

Mi volto lentamente, sento già le richieste di spiegazione da parte di Mamoru ma, prima che potessi dire qualsiasi cosa a mio favore, suona il telefono sulla mia scrivania.

Lo guardo indecisa se rispondere o no.

- Non rispondi?

- No, c’é la segreteria.

Si sente un piccolo bit e la voce di Minako esplode nell’ufficio.

- Comunque Usagi, ti ricordo che, l’altra sera, quella ubriaca che chiamava i suoi ex e gli urlava dietro quanto fossero scarsi a letto eri tu!– scoppiano a ridere tutte e tre e chiudono la comunicazione.

Ora vorrei solo sprofondare... o uccidere Minako... forse posso fare entrambe le cose.

- L’alcool ti fa strani effetti. – ridacchia Mamoru alle mie spalle.

- Oh sta zitto! – sbotto io imbarazzata ma riesco a tenere un certo autocontrollo, ma, di certo, quando torno a casa Minako le prende!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Analcolici e pizza ***


 

L’appuntamento era alle tre in un bar del centro, ovviamente arrivo con i miei soliti quindici minuti di ritardo.

Una cosa positiva l’ho notata... Mamoru é ritardatario tanto quanto me... o, forse, si é solo adattato in fretta al mio stile di vita.

Il ragazzo é già seduto al tavolino, visibilmente in imbarazzo, mi saluta con un sorriso timido e poi fissa Mamoru.

- Lui é Mamoru Chiba. – lo presento velocemente come se la cosa non avesse importanza – Il mio nuovo assistente, vuole vedere come lavora un VERO editore.

Lui non risponde, incassa e si mette seduto, in quel preciso momento arriva il cameriere.

- Posso prendere le ordinazioni?

- Io una limonata. – fa lo scrittore timidamente.

- Io un Martini Dry, - dice Mamoru – mentre per la signorina qui presente, va bene qualsiasi cosa basta che sia analcolico... altrimenti ci impazzisce per strada.

Arrossisco, non posso correggere l’ordinazione neppure se lo volessi, il cameriere se n’é già andato... dio é troppo imbarazzante.

- Allora Jordan, - dico cercando di riprendere il controllo della situazione – ho riletto il tuo romanzo e ti confermo quello che ti avevo detto tre settimane fa: é molto bello. Ora dobbiamo parlare dei tagli.

- Tagli?- chiese curioso Jordan Freeman, il giovane scrittore di origini americane.

- Sì, ritengo che i primi due capitoli si possano benissimo tagliare. Se mettiamo un disegno dell’albero genealogico all’inizio del libro la gente capirà meglio il legame tra i personaggi. I lettori non dovranno ricordarsi pagine e pagine di nomi, quando dimenticheranno un nome basterà tornare indietro e guardare il disegno. – sono stupida dalla mia bravura.

Sento gli occhi di Mamoru puntati su di me... sicuramente starà pensando a quando sono brava!

- Io non sono d’accordo. – dice lui improvvisamente sorseggiando il suo martini.

Sono talmente stupita che, per poco, non cado dalla sedia.

- Come scusa?- gli sussurro voltandomi appena.

- Non é la strada giusta da seguire, - spiega lui a voce alta facendosi sentire anche dallo scrittore – nei primi capitoli si spiega la storia di questa famiglia, gli intrichi, le coppie e gli amori clandestini. Non puoi riassumere tutto con un disegno pidocchioso ed incollarlo sulle prime pagine.

- Sono d’accordo con lui. – fa Jordan – I primi due capitoli sono fondamentali per il mio romanzo. – in quel momento al giovane talento suona il cellulare, ci dice che é una telefonata importante, si scusa ed esce un attimo.

Sono imbestialita... quel Mamoru non può fare quello che vuole, non doveva starsene zitto a guardare?

- Senti a me non interessa se sei il mio nuovo capo o il padrone di tutta la città. – gli dico avvicinando il mio viso al suo – Lasciami lavorare... e non parlare di cose che non conosci.

- Ma io ho letto il suo romanzo.

Mi allontano bruscamente, come se mi avesse appena preso a ceffoni.

- Come? E quando?

- Jèrome mi ha dato una copia del manoscritto quando sei uscita per studiarlo in pace.

Faccio a mente quattro conti e spalanco la bocca.

- L’hai letto in quattro ore? – sono realmente stupita... io ci ho messo cinque giorni.

- Sì. – risponde semplicemente come se leggere un manoscritto di seicento pagine in quattro ore fosse del tutto normale.

- E l’hai capito?

- Non sono mica scemo!

- Non intendevo questo... la trama é complicata, per questo volevo togliere i primi due capitoli dove non succede poi nulla di importate ma é solo un lungo elenco di nomi.

Mamoru annuisce piano.

- Sì, i primi due capitoli sono piuttosto pesanti ed un lettore medio potrebbe stufarsi ed abbandonare il libro dopo la seconda discendenza della famiglia Challagan ma io credo che se, invece, tagliassimo il capitolo dieci e sedici la trama risulterebbe molto più fluida. E il lettore rimane incollato al libro fino alla fine, pensaci bene... li ricordi quei capitoli?

Socchiudo gli occhi e cerco in tutti i modi di ricordarli... non posso e non voglio dargliela vinta in questo modo!

Ma, devo ammetterlo anche a me stessa, é bravo, dannazione sa quello che dice.

Sorrido ammirata e sposto il mio sguardo sul mio drink analcolico.

- Te ne do atto... sei bravo. Nessuno é mai riuscito a mettermi in difficoltà in questo campo.

- Formiamo una bella coppia... – annuisce lui finendo il martini – io direi al giovane Jordan che dobbiamo ancora studiare bene il suo romanzo. Che ne dici Usagi?

Sospiro rassegnata... se il capo ti chiede di fare un salto, l’unica domanda che puoi porgli é Quanto in alto devo saltare?

- Ve bene... il capo ha sempre ragione.

- No, il capo non ha sempre ragione. – mi corregge Mamoru deciso – Non mi sembra che dai molto retta a quello che ti dice Jérome.

- Lui é un’idiota. – ribatto decisa – E’ ovvio che non seguo i suggerimenti di un idiota.

Lo vedo sorridere.

- Oh beh... rassicurante... se segui i miei consigli vuol dire che non mi reputi un’idiota.

- Ma io penso che tu sia un’idiota... – rispondo azzardata e sapendo bene che lui può licenziarmi in tronco e chiudermi tutte le porte del mondo editoriale, ma io sono fatta così, non ho molti peli sulla lingua - non nel campo lavorativo però. – finisco la frase assieme al mio analcolico e lo fisso aspettandomi il licenziamento.

Ma lui non la smette di sorridere.

- Mi piace il tuo modo di fare Usagi... il fatto che dici sempre quello che pensi anche se sai che può avere delle amare conseguenze. 

Sono allibita... ci sta provando con me?

- Oh si... certo..- mormoro sarcastica – me lo dicono tutti...

Forse non ha colto il mio tono sarcastico, sta di fatto che non mi risponde e inizia a stuzzicare l’oliva nel bicchiere con lo stuzzicadenti.

- C’era un certo Kazumi nella tua posta elettronica... le sue mail erano... come posso definirle? Molto ben dettagliate...

Mi sento la faccia andare a fuoco... si era letto le mail di Kazumi, un uomo che incontro una volta all’anno e non certo per parlare del tempo. E’ un vecchio amico… abbiamo sempre avuto un’amicizia, come posso definirla… particolare… quando siamo entrambi di pessimo umore, o attraversiamo una fase difficile ci sentiamo e poi… meglio non scendere in dettagli.

Ma nel resto dell’anno ci scambiamo solo delle mail e alcune sono molto esplicite su quello che lui vorrebbe farmi in quel momento. E’ un modo stupido di giocare un po’… più che altro mi faccio quattro risate assieme alle mie amiche ogni volta che mi manda una mail del genere. 

- Lo sai che hai violato la mia privacy? – sbuffo mettendomi un appunto mentale di cancellare quelle mail o, almeno, di cambiare la password.

- Mi annoiavo...- mi dice stiracchiandosi – volevo qualcosa di leggero da leggere.

- E la mia posta privata ti sembrava una lettura appropriata?

Dire che sono furiosa é dire poco... sono certa che Mamoru veda il fumo uscirmi dalle orecchie.

- Dai non prendertela,- sorride lui, in questo momento vorrei solo spegnere una decina di sigarette sulla sua faccia da ebete– meglio io che quel panzone di Jérome.

 

***

 

Dio mio sono distrutta!

Apro la porta del mio appartamento e subito la prima cosa che mi accoglie é il profumo del detersivo al pino che Makoto ha usato per pulire i pavimenti.

Poso la borsa sul tavolino all’ingesso e mi guardo attorno… silenzio… eppure sono certa che le altre sono ancora qui.

- Ragazze?- urlo cercando di sentire dove sono.

Nulla… silenzio più assoluto… inizio a preoccuparmi…

Lancio un’occhiata alla segreteria telefonica… due messaggi in entrata… uno è ancora quello di Jérome… e sono certa che lo sia anche l’altro. Magari vuole sapere com’è andata la giornata.

Al diavolo il panzone! Lo ascolterò più tardi!

Entro in cucina e vedo il forno acceso, dentro ci sono due pizze a scaldare… allora sono in casa quelle tre decelebrate!

- Guardate che se non uscite fuori non vi racconto di quel gran pezzo di figo che c’era nel mio ufficio!- la trappola perfetta, questa tattica funziona sempre. 

Succede tutto in pochi attimi, Minako entra in cucina, poi arriva Ami che inciampa e finisce addosso a Minako che, presa alla sprovvista, cade a faccia in giù preoccupandosi prima ad afferrare Ami per un braccio e trascinarsela dietro, infine arriva Makoto, non frena in tempo e cade addosso alle altre due.

Tre paia di occhi si alzano verso di me.

- Scusaci! – dicono in coro come delle bambine dell’asilo.

Scoppio a ridere.. cosa farei senza di loro?

Si alzando una dopo l’altra, dopo essermi accerta che nessuna si sia fatta male seriamente, vado verso il bagno, ora voglio solo farmi una doccia.

- Ehi guarda che quando esci dalla doccia deve raccontarci tutto! – urla Minako pestando un piede a terra.

- Sì certo!- le rispondo io alzando un braccio per zittirla.

L’acqua è calda, mi rilassa, la stanchezza mi scivola via e finisce dello scarico con la schiuma… ora mi sento molto meglio.

Mi sistemo meglio l’accappatoio e mi pettino i lunghi capelli biondi, mi piacciono i miei capelli ma, a volte, credo che siano troppo lunghi… quando ero piccola li tenevo sempre legati in due buffi codini, i bambini mi chiamavano Usagi testa di polpetta per via di quelle due piccole polpettine che avevo in testa. Ora li tengo sciolti, o legati con un nastro, ogni tanto la rifaccio quella pettinatura, solo quando sono a casa da sola!

Mi vesto e vado in cucina dalle mie amiche che hanno preparato la tavola.

Purtroppo per me hanno sul viso un’espressione che preannuncia solo guai.

- Perché avete tutte quelle facce?- sono quasi preoccupata… che sia successo qualcosa in quei pochi minuti in cui ero sotto la doccia?

Minako sorride:

- Allora, Usagi… chi è Mamoru?

Alzo gli occhi ai cielo… ecco il terzo grado!

- E’ il mio nuovo capo. – rispondo meccanicamente sedendosi a tavola e prendendo una fetta di pizza con i peperoni.

- E’ lo stesso Mamoru Chiba che c’era al matrimonio di Rei?- domanda Ami.

- Già. – biascico io masticando – Lo stesso ladro dei gamberi fritti!

- Il destino di due persone…

- Minako,- dico io esasperata – risparmiami le tue cavolate sul destino… quell’uomo è odioso, arrogante e presuntoso.

In quel momento il telefono del mio appartamento squilla… oggi è la giornata nazionale delle telefonate.

- Non rispondi?- mi chiede Ami.

Prendo un’altra fetta di pizza e scuoto il capo… al diavolo anche il telefono per quella sera.

Sono Usagi, non sono in casa oppure non ho assoluta voglia di rispondere al telefono, quindi armati di santa pazienza e lascia il tuo messaggio dopo il bit, se avrò voglia ti richiamerò… Biiit…

- Usagi sono Mamoru.

Le mie amiche si guardano tutte in faccia, in pochi secondi si alzano e corrono attorno al telefono. Io finisco la mia fetta e le raggiungo.

- Ma che fai non rispondi?- mi chiede Minako con gli occhi fuori dalle orbite.

- Neanche per sogno!- rispondo io indignata – Ho già avuto a che fare con lui per tutto il giorno… non mi va di rovinarmi anche la cena!

Intanto Mamoru non ha ancora riattaccato.

- Non ci sei vero? Oppure sei con le tue amiche… già vi immagino tutte radunate attorno al telefono soppesando ogni mia parola.

Tutte e quattro sussultiamo spaventate e iniziamo a guardarci attorno. Cos’è questo un sensitivo? O mi ha riempito la casa di cimici?

- Ti ho chiamato solo per dirti che le mutandine le hai lasciate sul sedile posteriore della mia macchina!

Ami, Minako e Matoko mi fissano come se fossi un marziano, afferro la cornetta e rispondo.

- Ma cosa stai dicendo?!- urlo sedendomi sul divano, sento alle mie spalle gli sguardi curiosi delle altre.

Mamoru, dal canto suo, se la ride alla grande.

- Lo sapevo che eri in casa… volevo farti rispondere!

- Che vuoi?

- Solo chiederti se domani mattina ti andava di lavorare al romanzo.

Storto la bocca un attimo, nel frattempo Minako si è seduta alla mia destra e tenta di allungare l’orecchio verso il telefono cerando di carpire qualche frase, Matoki fa la stessa cosa ma è seduta alla mia destra, Ami mi guarda dall’alto molto curiosa. 

- Sì va bene, ci vediamo in ufficio?

- Con Jérome che ci fissa chiedendoci cosa combiniamo insieme? No, grazie!

- Ma stiamo lavorando.

- Senti perché non facciamo in un altro posto… da me o da te?

Sento un brivido salirmi lungo la spina dorsale… a casa sua? Mai! Meglio da me, almeno so dove tengo i coltelli nel caso lui abbia in mente qualcosa di strano.

- Da me alle nove… ti va bene?

- Perfetto. – risponde lui, mi sembra di vedere quel suo sorriso beffardo sulle sue labbra.

- Hai l’indirizzo?

- Sì.

- Allora a domani.

- A domani. – chiudo la comunicazione e guardo le mie amiche – Dobbiamo lavorare al romanzo insieme.

- E lo fate qui?- chiede sospettosa Makoto.

- Dice che non vuole farlo davanti a Jérome.

- Usagi… Usagi… Usagi…- fa Minako prendendomi una mano – hai fatto centro!

- Cosa?- sono realmente sbalordita.

- Dai non l’hai capito?- echeggia Makoto annuendo vigorosamente.

- Capito cosa?

- Usagi!- fa Ami scandalizzata – A lui piaci!

- Ma siete matte?- urlò balzando in piedi – E’ il mio capo!

- Non vedo il problema…- fa la mia amica bionda alzando le spalle.

- Mi prende in giro.

- Attira la tua attenzione. – risponde Makoto.

- Ci conosciamo da un giorno!

- Colpo di fulmine!- ribatte sicura Ami.

- Voi siete matte!- dico infine lanciando ad ognuna di loro un cuscino.

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Capitolo 5
*** Quell'uragano di mia madre ***


 

Non é il dolce suono della sveglia a destarmi dal mio sogno ma il rumore insistente del campanello.

Apro gli occhi ancora impastati e lancio un’occhiata alla sveglia... sono le 51:55?!?... e che razza di orario é? Chiudo gli occhi e sbuffo... ora ricordo... ieri mattina quell’Ercolina di Makoto ha preso a sberle la mia sveglia, ora sarà da buttare!

Lo squillo questa volta é veramente forte, sembra quasi che qualcuno sia rimasto con il dito incollato al pulsante.

Mi alzo maledicendo quello scocciatore... stavo facendo un bel sogno!

Jérome scoppiava come un pallone, io mi prendevo il suo posto e Mamoru era il segretario che maltrattavo dalla mattina alla sera!

Mi trascino fino alla porta d’entrata, non capisco neppure che ore sono, le tapparelle sono ancora chiuse e la mia vista é ancora offuscata dal sonno, di conseguenza non riesco neppure a leggere l’ora dall’orologio che ho appeso in cucina.

Apro la porta sbadigliando e non riconosco la sagoma sfuocata che mi trovo davanti.

- Buongiorno raggio di sole!

Quella voce mi desta dal mio sonno, esco del tutto dalla fase Rem e la vista diventa improvvisamente chiara.

Davanti a me c’é Mamoru!

Indossa un paio di pantaloni color verde bottiglia e una camicia nera a maniche corte, la ventiquattrore stretta in mano e un sacchetto di carta bianco nell’altra, riconosco il marchio, viene dalla pasticceria sotto casa.

- Ho portato la colazione. – mi dice con un sorriso sventolandomi davanti al naso il sacchetto... dal profumo che sento ci devono esser dentro due brioches ancora calde.

Io continuo a restare impalata davanti alla porta, possibile che non mi sia svegliata?

- Ma che ore sono?- dico afferrando il suo braccio destro per cercare di vedere l’ora.

- Le nove e un quarto. – precisa lui – Non ti sei svegliata?

- Si é rotta la sveglia...- cerco di spiegare, mi sento una perfetta cretina... sono qui in pigiama davanti al mio capo.

Makoto grazie tante!

- Beh...- dice lui allungando il collo per vedere l’appartamento oltre la mia spalla, cosa che non gli risulta difficile visto che é alto almeno venti centimetri in più della sottoscritta – non mi fai entrare?

- Certo scusami... – mi affretto a dire spostandomi di lato per lasciarlo entrare tranquillamente, chiudo la porta e vado ad alzare le tapparelle.

La luce intensa del sole di Luglio irradia il mio salotto, mi copro gli occhi con la mano e vado a tentoni in cucina.

Mentre cerco la brocca del caffé la mia mano poggia su qualcosa che non riconosco immediatamente, mi metto a studiarla... é il muro... no, non é il muro... é comunque solido come un muro... socchiudo gli occhi ignorando per un attimo la forte luce che mi sta accecando.

Stavo palpando il torace di Mamoru!

Ritraggo la mano come se l’avessi appena messa sul fuoco, mi sento la donna più scema di tutta questa terra.

- Scusa...- mormoro imbarazzata- é che non mi abituo immediatamente alla luce del giorno... mi ci vuole un po’.- chiudo in fretta gli occhi cercando di sembrare il più naturale possibile.

- Non importa. – risponde lui e sento chiaramente dal tono della sua voce che si sta divertendo un mondo – Se vuoi posso preparare io la colazione.

- Mi salvi la vita. – e la gratitudine, questa volta, é reale – Io vado a vestirmi, anche se molti credono nel contrario, noi donne non ci alziamo già pronte per uscire la mattina. Ci deve esser in giro del caffè da qualche parte in questa cucina. Dieci minuti e torno.

- Oh si certo..- echeggia lui alle mie spalle – se mi avessero dato uno yen ogni volta che una ragazza mi ha detto questa frase, sarei l’uomo più ricco del pianeta!

Mi rendo conto che ha ragione... noi donne siamo ritardatarie, penso che solo noi abbiamo un gene apposta per questo. Vado in bagno e mi butto sotto la doccia, l’acqua stamattina é gelata ma non ci faccio caso, ci sto sotto poco. Mi asciugo, prendo la biancheria e vado in camera, mi siedo sul letto e ascolto per qualche minuto i rumori che giungono dalla cucina.

Chissà quante ragazze hanno il proprio principale che prepara la colazione in questo momento?

Mi rendo conto che la mia vita é proprio strana.

Mi vesto velocemente con un paio di jeans e una maglietta blu, mentre mi pettino i lunghi capelli Mamoru fa capolino nella stanza, tiene gli occhi chiusi.

- Il caffè é pronto.

- Guarda che sono vestita. – gli dico guardandolo attraverso lo specchio.

Lui apre un occhio, quando si é accertato che sono realmente vestita, apre anche l’altro.

- Non volevo vedere più del dovuto.

- Oh beh... per uno che mi ha visto con quel pigiama,- dico lanciando uno sguardo al pigiama col pesca che ho sul letto sfatto, é corto e un po’ troppo trasparente – penso che non abbia più nulla da guardare!

Lo vedo arrossire un attimo.. non ci credo! Finalmente l’ho messo in imbarazzo!

- Lo sai che il rosso pomodoro ti dona?- rido io sentendomi la più perfida delle donne.

Lui ghigna... oh no... sta per lanciarmi una battuta delle sue!

- Io non parlerei, visto che la prima cosa che hai fatto TU stamattina é stata quella di palparmi!

Ora sono io che divento rossa come un pomodoro!

 

Iniziamo a lavorare con il caffè in una mano e la brioche nell’altra, leggiamo pagine e pagine, commentiamo e troviamo le soluzioni più adatte.

Effettivamente nel lavoro facciamo una bella coppia... ripeto solo ed esclusivamente, nel lavoro! Mamoru ha delle ottime idee non mi stupisco se fa parte dei pezzi grossi della società.  

Verso le undici suona di nuovo il campanello della porta.

- Aspetti visite?- mi chiede lui curioso.

- No, a parte le mie amiche nessuno sa che sono a casa.

Apro la porta e, ancor prima di vedere chi ci sia dall’altra parte, una voce squillante mi perfora il timpano.

- Ciao tesoro!

La mia prima reazione é quella di richiudere istantaneamente l’entrata.

- No... ti prego... tutto ma non questo... fa che sia un incubo spaventoso! – dico a bassa voce, non sono credente ma ora vorrei solo scappare e farmi suora!

Sento il campanello che suona di nuovo, faccio un sorriso tirato e riapro la porta.

- Ciao mamma. - mormoro con quel poco di fiato che mi resta nei polmoni, mi sento un condannato a morte che sta lentamente camminando verso la sedia elettrica.

- Tesoro perché hai richiuso la porta?- dice mia madre entrando in casa e lasciando dietro di se quella scia di profumo che mi infesterà la casa per almeno una settimana.

- Scusa...- balbetto sempre con quel sorriso da paralisi – é stato uno spiffero...

- L’ho sempre detto che questa casa é piena di spifferi!- specifica lei con quel suo tono da rimprovero che usa da quando ho, più o meno, due giorni. Non ricordo molto bene ma sono quasi del tutto certa che mi rimproverasse già quando ero nella pancia, me la immagino “Usagi non tirare i calci! Usagi non posso mangiare ora! Usagi sono in mezzo alla gente non farti venire l’assurda idea di nascere adesso!”.

Ah... le mamme... quando la mia usa quel tono, ricordo immediatamente il motivo per cui me ne sono andata di casa appena laureata.

- Mamma cosa ci fai qui? – chiedo nella speranza che possa andarsene il prima possibile, voglio bene a mia madre ma ora non é il momento più opportuno per una visita di cortesia.

- Ma non hai sentito il messaggio che ti ho lasciato in segreteria ieri?

Con orrore guardo la mia segreteria telefonica... i messaggi in entrata sono sempre due, questo vuol dire che l’altro messaggio non era di Jérome ma di mia madre che mi informava di questa sua splendida improvvisata... diavolo!

Se l’avessi ascoltato quel messaggio avrei sicuramente evitato tutto questo!

Sospiro... ormai il danno é fatto!

- Usagi tutto bene?- mi chiede Mamoru entrando salotto.

Ho parlato troppo presto... dalla padella alla brace!

Gli occhi di mia madre si spalancano dalla sorpresa... da quando non vede un uomo nel mio appartamento?

Mah.. forse non l’ha mai visto!

- E lui chi é?- domanda estasiata osservandolo nello stesso modo in cui un leone guarda, con la bava alla bocca, una bistecca succulenta.

- Mamoru Chiba. – si presenta gentilmente lui prendendo la mano di mia madre e baciandola da galantuomo.

Dire che mamma é in estasi é dire veramente poco.

- Lei dev’essere la Signora Tsukido... ora capisco da chi ha ereditato tutta la sua bellezza Usagi.

Alzo gli occhi al cielo, ma cosa va dicendo!

Intanto mia madre é rossa come un peperone e ride come una liceale.

- Lei é un adulatore...- mormora lei.

Sto per vomitare.

- Lui é il mio nuovo CAPO...- cerco di interrompere quell’idillio mostruoso – mamma noi staremmo lavorando.

- Suvvia tesoro, - risponde lei con fare sognante, posso chiaramente vedere i paragoni che fa tra Mamoru galantuomo e mio padre in mutande sulla poltrona che vede la partita ed impreca contro la squadra avversaria – una pausa non vi farà male.

Tendo di ribattere ma il caro Mamoru le da corda.

- Tua madre ha ragione, una pausa non fa male.

Mentre quei due si siedono sul divano per parlare come amici di vecchia data, io inizio a tirare una serie di capocciate contro il muro.

Sono morta!

 

 

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Capitolo 6
*** Fotografie e sauna ***


 

Da quanto quei due stanno parlando fittamente tra di loro, escludendomi VOLONTARIAMENTE dai loro discorsi.

Un’ora? Mezz’ora?

Guardo l’orologio: solo cinque minuti?!?!?

Oddio... i cinque minuti più lunghi di tutta la mia esistenza!

Decido di sfruttare al meglio la situazione: vado a sistemare la mia camera!

Lentamente e senza fare il minimo rumore, vado in camera e sistemo il letto ancora sfatto.

Dal soggiorno arrivano le risatine stupide di mia madre... accidenti... non sono pronta a giurarlo ma sembra quasi che stia civettando con Mamoru!

Rabbrividisco e guardo fuori dalla finestra, la città é calma, fa veramente caldo... in questo istante vorrei esser al lago, o alle terme a farmi massaggiare la schiena dolorante da un bravo ragazzo.

Sospiro e torno alla triste realtà, al mio salotto dove c’é il mio capo che chicchera allegramente con mia madre di cose inutili e, soprattutto, della mia vita privata.

Sento una risata... questa volta é di Mamoru e, chissà perché, una strana sensazione mi attorciglia le viscere.

Torno indietro e per poco non mi metto ad urlare.

Gli sta facendo vedere le mie foto da bambina!!

Ma perché le mamme vanno sempre in giro con il book fotografico delle figlie neonate nella borsa?

Non é che si portano in giro le foto dove sei tutta vestita elegante! Nella borsa hanno una categoria ben selezionata: le tue foto più imbarazzanti!

- Mamma...- mormoro, la mia voce trema dalla vergogna – non stai facendo vedere al mio capo le foto di quando avevo un anno vero?

- Oh tesoro...- mi risponde lei con le lacrime agli occhi – guardati com’eri carina!

Sprofondo sulla poltrona sconsolata, gli sta mostrando, proprio in quel preciso istante, la sua foto preferita, ho un anno e sto correndo nuda per la casa... dio mio che figura!

Ecco che tira fuori tutto il repertorio: io che mangio la liquirizia e sono tutta nera in faccia, io che mi faccio lo shampoo con la pappa, io che cado in una pozzanghera, io che faccio il bagno con più giocattoli che acqua... una peggio dell’altra... bene... sono morta e sono finita all’inferno!

- Ma guarda qui quanto sei bella. – ride Mamoru osservando bene l’ultima foto, ovviamente ci sono io, un anno e mezzo... al massimo due... sono al mare, costume rigorosamente solo a mutandina, é rosa con i fiocchetti gialli.

E tutti qua possono dire: ma Usagi avevi solo due anni! Di cosa dovresti vergognarti? Non hai nulla da mostrare!

Infatti a due anni mica mi vergognavo ma ora, che di anni ne ho venticinque, e  sono davanti al mio capo, vorrei solo profondare negl’inferi della terra.

Nella foto non sono sola, sto dando un bacio innocente ad un bimbo mio coetaneo. Sapete quando i genitori costringono i loro ignari e casti bambini da darsi un bacio in bocca e poi vogliono immortalare quel momento?

Ecco é proprio una di quelle foto.

- Te lo ricordi questo bambino?- mi chiede mamma sistemando, fortunatamente, le fotografie.

- No, mamma...- rispondo sinceramente – non ricordo neppure cos’ho mangiato ieri sera, vuoi che ricordi un bambino che mi hai costretto a baciare alla tenera età di due anni?

- Si chiamava Seya, - inizia a raccontare evitando il mio sguardo omicida - era più grande si te di qualche mese. Mamoru dovevi vedere com’era carino con Usagi!

Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli... se inizia a narrare queste storielle non la finisce più!

- La difendeva sempre... e l’aiutava in tutto... in spiaggia diceva che da grande avrebbe voluto sposarla.

- Sai che affare. – mormoro io  – Mamma... la pausa finita... dobbiamo lavorare.

- Oh sì! – infila le foto a casaccio nella borsa e si alza – Lavorate tranquillamente e scusate per l’interruzione.

- E’ stato un piacere conoscerla. – dice Mamoru baciandole ancora la mano.

Io non ce la faccio più!

Mia madre mi afferra per un braccio e mi trascina fino alla porta mentre Mamoru torna in cucina.

- Non lasciartelo sfuggire!- mi sussurra in un orecchio fingendo di darmi un bacio – Questo ragazzo mi piace proprio.

- Ma lui non piace a me. – ribatto decisa a troncare qualsiasi pensiero strano possa concepire quella donna... a volte ho il sospetto che quella matassa di capelli che ha in testa non le faccia ossigenare bene il cervello.

- Io credo che sia l’uomo adatto a te!

Ecco appunto...

- Ciao mamma. – le dico con un finto sorriso.

Lei mi bacia e se ne va.

Torno in cucina e mi siedo accanto a Mamoru.

- Tua madre é proprio simpatica!- mi dice con un sorriso.

- Se vuoi te la regalo!

 

***

 

- Sul serio tua madre gli ha fatto vedere le fotografie di quando avevi un anno? – mi chiede Minako che se la ride sotto i baffi.

Siamo sole nella sauna della palestra vicino casa sua, ci andiamo una volta alla settimana e solo per la sauna, di certo io gli attrezzi non li tocco neppure sotto tortura!

- Sì,- mormoro sconsolata sistemando meglio l’asciugamano – tutto il repertorio al completo... non mi sono mai sentita così in imbarazzo.

- E lui come ha reagito?

- Come vuoi che abbia reagito? Come uno che osserva le foto da bambina di una perfetta estranea! Avrei strozzato mia madre. – sospiro e aggiungo acqua alla brace per aumentare il vapore – Cosa devo fare Minako?

- Io lascerei perdere, come minino si sarà già dimenticato tutto. Comportati come al solito e fai finta che non sia successo nulla.

- Secondo te é la soluzione giusta?

- No! – dice subito– Ma sono certa che fai così anche se ti dicessi che la soluzione giusta é quella di riderci sopra.

Sbuffo... é vero, non potrei mai parlare con lui di quelle foto... é una situazione troppo imbarazzante.

- Oppure...- sghignazza Minako – puoi sempre presentarti in ufficio con un costume simile a quello che avevi a due anni!

- MINAKO!!!!!

 

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Capitolo 7
*** La festa più brutta della mia vita ***


 

Sono infuriata e, per una volta, Mamoru o Jérome non c’erano.

Anzi no… infuriata è solo un modo carino per dire che sono incazzata nera!

Chi mi ha fatto arrabbiare é Rei, lei e Yuri sono tornarti dal viaggio di nozze qualche giorno fa e hanno deciso di organizzare una festicciola tutti assieme.

Tutti assieme vuol dire le quattro coppie ed io, l’unica poteva deficiente, a fare da tappezzeria!

Quando me l’hanno detto sono andata su tutte le furie... so come vanno a finire queste feste, loro, giustamente, si vogliono isolare con i rispettivi fidanzati / mariti e io me ne vado a casa presto perché mi sento a disagio. Non lo fanno apposta eppure lo sanno che odio queste cose!

Ed è proprio in queste occasioni che la mia condizione di single mi pesa tantissimo... ma non posso dire di no alle mie amiche!

Entro in ufficio e sbatto la porta facendo ben capire a tutti che non voglio nessuno tra i piedi... quando sono così anche Jérome mi sta’ alla larga.

So già che sarà una delle serate peggiori della mia vita, sospiro irritata, prendo una sigaretta e, già che ci sono, anche la mezza barretta di cioccolato al latte.

Finisco la prima sigaretta osservando il muro e cercando una scusa plausibile per saltare la seratina di baci e abbracci… e di battute sceme di Dylan!

Non la trovo, sbuffo e prendo il nuovo romanzo che sto visionando, leggo la prima pagina e già mi trovo il blocco pieno di critiche… dio sono proprio inferocita!

Qualcuno bussa alla porta, non rispondo e prendo la seconda sigaretta, bussano ancora.

- A meno che il palazzo non stia andando a fuoco, – urlo a chiunque abbia intenzione di morire là dietro –  non voglio esser disturbata! Non voglio vedere nessuno!

- Neppure un vecchio amico? – mi chiede una voce famigliare da un piccolissimo spiraglio che si è aperto.

Alzo la testa dal manoscritto, c’è Yuri che mi osserva con un debole sorriso e lo sguardo perso dietro al frangia sempre troppo lunga.

Lo guardo per qualche istante, scuoto la testa ben sapendo che è stata Rei a mandarlo qui e gli faccio cenno di entrare

- Per te farò un’eccezione.

- Troppo buona dottoressa Tsukino.

- Oh sì… prendimi pure in giro… - dico io con fare minaccioso – guarda che stasera porto qualcosa da mangiare e, se mi fai arrabbiare, lo cucinerò di persona!

- Pietà! – ride lui alzando le braccia al cielo.

Rido… meno male… mi serviva proprio.

Spengo la sigaretta e incrocio le mani sotto il mento.

- Ti ha mandato Rei?

Lui annuisce solamente stiracchiando le braccia dietro lo schienale della sedia.

- Ti ha detto che abbiamo litigato?

- Beh… più che detto me l’ha urlato… era arrabbiatissima.

Alzo un sopracciglio… lei era arrabbiata?

- Ma capisco benissimo le tue motivazioni. – si affretta ad aggiungere notando il mio sguardo sicuramente poco amichevole – So che non è facile per te quando siamo tutti assieme.

- Spiegalo a tua moglie!

- Sai com’è fatta Rei, quando organizza qualcosa vuole che tutto sia perfetto!

- Sì, lo so benissimo. – ricordo una vecchia festa di compleanno, il ventesimo se non erro, Rei aveva organizzato tutto… festa all’aperto, peccato che piovesse, pietanze tutte di pesce ma il pescivendolo non ne aveva portato abbastanza, l’impianto audio si era guastato e la torta era caduta mentre la trasportavano… non era proprio andata come lei l’aveva organizzata! E’ stata divertente ma Rei aveva urlato contro tutti i fornitori, credo che da quel giorno non abbiano più sbagliato un’ordinazione! – Vuoi che la chiamo? – gli chiedo alla fine, anche se sono poco propensa a farlo.

- Conoscendovi, se chiami ora, iniziereste ad urlare come matte. – sorride lui… Yuri sembra un po’ svampito invece conosce molto bene Rei e anche me - Confermami solo che stasera sei dei nostri.

- Non mi sembra di aver mai sostenuto il contrario. – ribatto rilassandomi sullo schienale della sedia.

- Le hai detto che eri stufa di queste feste solo per coppie e che non volevi vedere un uomo nel raggio di venti chilometri!

Arrossisco un poco… beh lo ho anche detto che poteva prendersi le sue tartine ed infilarsele nel…

- Ero arrabbiata. – cerco di giustificarmi – E poi lei ha detto che sono un’acida zitella invidiosa.

- Perché non è vero?- ride lui scrollando la chioma castana nel tentativo di liberare gli occhi da quella frangia.

- Se continui così prendo queste forbici e ti taglio i capelli! – dico minacciosa afferrando l’arnese che c’è sulla mia scrivania.

- Scherzavo… scherzavo!- scatta in piedi lui – Allora dico a Rei che ci sarai… dai magari mi viene in mente qualcosa così non sarai la sola single alla festa. – cerca di rassicurarmi avviandosi verso la porta.

- Quando tu pensi mi vengono sempre i brividi!- sorriso, grazie a lui sto un po’ meglio.

- Tu non preoccuparti. – mi dice prima di chiudersi la porta alle spalle.

Sospiro e prendo un pezzo di cioccolato.

- Sono già preoccupata.

 

***

Fantastico… Jun si è lamentato già due volte per i miei stuzzichini surgelati e fatti solo riscaldare, anche se, per ora, ha mangiato solo quelli!

E Dylan sta recitando la terza poesia… no, dico, la terza!

Sono certa che tra poco mi uscirà il sangue dalle orecchie!

Minako lo sta osservando con gli occhi lucidi… possibile che non veda la sua idiozia?

Osservo Ami e Rio, sono presi da qualche conversazione impegnativa.

Rei e Yuri stanno in cucina a preparare le salse, lei gli sta impartendo ordini come se fosse Hitler.

Makoto e Jun stanno discutendo sugli ingredienti che usano le grandi catene per preparare i loro stuzzichini, nel frattempo si sono divorati quelli che il grande cuoco chiama schifezze da single.

Perché sono qui?

- Ora la prossima poesia…

- Ma basta!- urlo io esasperata, se ne recita un’altra potei veramente fargli del male.

Tutti si voltano a guardarmi, ne sono certa, questa volta, il fumo mi esce veramente dalle orecchie.

- Cos’hai detto Usagi?- mi chiede Dylan convinto che non sia in grado di litigare con lui davanti a Minako… ma non mi conosce ancora molto bene.

Povero idiota.

Mentre le mie amiche, che sanno come sono fatta, hanno chiuso gli occhi preparandosi al peggio.

- Ho detto, - ripeto piano, alzandomi in piedi e fissandolo intensamente in quegl’occhi dal colore indefinito –che mi hai rotto con queste barzellette che tu continui a chiamare poesie.

Dylan diventa rosso, mette le mani sui fianchi ed assume un’aria di sfida.

- Queste barzellette, come le chiami tu, sono state raccolte tutte un libro! Un libro che ho scritto io, personalmente!

- E hai trovato un editore talmente scemo che te l’ha pubblicato? – chiedo visibilmente stupida.

- No,- ribatte il ragazzo della mia amica credendosi un gran figo – me lo sono auto-prodotto.

- E te lo sei anche auto-comprato? – gli chiedo desiderosa solo gli alzargli le mani.

E’ odioso, antipatico, arrogante e un pessimo attore!

- L’ho regalato!- sostiene lui come se, riceve un libro scritto da lui, fosse il regalo più bello del mondo.

- Scommetto che è utilissimo come ferma porta, oppure lo si può mettere sotto il tavolo per non farlo traballare!

Ora il volto di Dylan ha assunto un atipico colore viola.

Fortunatamente il campanello interrompe quel nostro pacifico scambio di opinioni.

- Usagi vai ad aprire per favore? – mi urla Yuri dalla cucina.

Cosa sono Cenerentola?

- Sì. – rispondo però senza distogliere lo sguardo da Dylan – Solo per amore della pace… e per Minako. – soffio poi prima di allontanarmi.

Sono crudele me ne rendo conto… ma sono arrabbiata e non vedo l’ora che questa serata finisca.

Vado alla porta e la apro, resto di sasso quando vedo chi c’è dall’altra parte.

- Ciao! Sono già arrivati tutti?

L’unica mia reazione al momento è quella di sbattergli la porta in faccia e tornare in salotto tranquillamente.

- Chi era? – mi chiede Ami vedendomi tornare sola.

- Mmmh?

- Ti ho chiesto chi era!

- Oh…- rispondo vaga tornando al mio posto - solo un venditore porta a porta di aspirapolveri.

Il campanello suona di nuovo, tutti mi guardano non credendo alla balla del venditore porta a porta.

- Yuri vai tu per favore. – sospira Rei poggiando una mano sulla schiena del marito.

Yuri si precipita alla porta e la apre, alzo gli occhi al cielo. 

Mamoru entra in salotto e saluta tutti prima di dare al padrone di casa la bottiglia di vino che ha portato per festeggiare.

- Bene ragazzi..- fa Yuri – questo è Mamoru mio cugino. Mamoru questi sono Ami e Rio, loro sono Minako e Dylan, là ci sono Makoto e Jun, Rei ed Usagi le conosci.

Minako, Ami e Makoto mi guardano allibite.

- Quel Mamoru?- urla Minako incurante del ragazzo alle sue spalle – Il tuo capo?

Sbuffo e annuisco.

- Già sono proprio io!- risponde lui ridendo sedendosi sul divano.

Cosa avrà da ridere?

Mianko cammina a quattro zampe fino a me:

- Usagi è bellissimo!- mi sussurra nell’orecchio.

- Credimi, dopo che lo conosci, non ci fai caso alla bellezza. – le rispondo acida lanciando un’occhiataccia a Mamoru – Cosa ci fai qui?- gli chiedo molto poco gentilmente.

- Usagi, dovresti comportarti meglio!- mi rimbecca immediatamente Rei.

- Tranquilla Rei,- risponde Mamoru gentilmente – sono abituato ai modi bruschi di Usagi.

- Ehi ti ha inquadrato subito Usagi!- ride Jun, smettendo immediatamente dopo aver ricevuto una gomitata ben piazzata tra le costole da parte della sua ragazza.

- L’ho invitato io. – fa Yuri con un sorriso innocente – Dicevi che ti sentivi l’unica sigle… beh ora c’è pure Mamoru, senza contare che, per me, è come un fratello.

Ora ho capito!

Quel brutto porco di Yuri!

Ha chiamato Mamoru solo per accoppiarmi a qualcuno in questa serata schifosa! Gli faccio così pena?

Ho proprio toccato il fondo.

- Sei un amico Yuri. – digrigno come un cane rabbioso – Non vedevo l’ora di passare la serata con il mio capo!

Non so come ci sia finita qui… sono sul divano della mia amica, seduta accanto a Momoru, sono imbarazzata, arrabbiata e voglio solo scappare a casa e lasciarmi questa serata di merda, perché altro modo per definirlo non c’è, alle spalle.

- Ragazze volete vedere il filmino del viaggio di nozze?- chiede Rei elettrizzata.

Mi correggo… ora ho toccato il fondo!

Non credo di poter sopportare anche il filmino del viaggio di nozze!

Le altre quattro coppie sono sedute sulla moquette, ovviamente avvinghiate come polpi… io sono sul divano con Mamoru!

Voglio andare a casa!

Alla terza ripresa di Rei che saluta sorridendo mi alzo… basta… ho sopportato anche troppo!

- Ehi dove vai?- mi chiede Rei vedendo che mi sono alzata – Manca il pezzo dove Yuri si strozza con l’insalata.

- lo vedrò la prossima volta. – rispondo fingendomi addolorata per la grave perdita – Ci vediamo. – apro la porta ma la voce di Mamoru mi raggiunge.

- Ti accompagno a casa.

- Non c’è bisogno. – mi affretto a dire – Conosco la strada molto bene.

- E’ buio. – insiste lui ormai davanti a me.

- Mamoru ha ragione. – fa Yuri con un sorriso malizioso, ma cosa si è messo in testa quello? – E’ tardi e una ragazza non dovrebbe andare in giro sola.

- Credi che non sappia difendermi?- domando io incredula, e da quando sono la ragazza delicata da proteggere?

- Non è per te la protezione!- ride Dylan – Ma per il possibile aggressore che ti crede un giovane fanciulla delicata! Mamoru dovrà proteggere lui!

Sto per urlargli dietro tutti gli insulti che conosco quando Mamoru mi afferra per le spalle e mi spinge fuori.

- Non ne vale la pena. – mi sussurra all’orecchio prima di chiudersi la porta di casa alle spalle – Andiamo… non ce la facevo più neppure io.

 

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Capitolo 8
*** La scommessa ***


 

La città è silenziosa… cammino piano, accanto a Mamoru godendomi questo momento di relax.

Sono stata piuttosto crudele con le mie amiche… domani mattina farò un giro di telefonate.

- Ora capisco perché eri tanto arrabbiata oggi. – fa Mamoru osservando la strada davanti a lui.

- Non sono stata l’anima della festa… è solo… sono Dylan e Jun a rendermi così nervosa! – non è la verità lo so perfettamente, mi sento sola.

- Sai non credo che sia per loro. – ribatte Mamoru fermandosi.

Mi mordo un labbro… che sia veramente un veggente? Come diavolo fa a capire quello che penso solo sentendo la mia voce?

- Beh a te che importa?- gli chiedo senza neppure fermandomi a guardarlo.

Lo sento sospirare, poi riprende a camminare alle mie spalle.

- Ho notato che tra te e le tue amiche c’è un legame molto forte. Vi conoscete da molto?

- Dal liceo. – rispondo con un sorriso ricordando i vecchi tempi – Abbiamo frequentato la stessa scuola, poi io e Minako siamo state compagne di stanza all’università.

- Capisco… deve esser bello avere sempre delle amiche su cui contare.

Noto immediatamente l’alone di tristezza che ha la sua voce in questo momento, mi fermo colpita, non l’avevo mai sentito così. Mi volto lentamente, è a qualche metro da me, un triste sorriso sulle labbra, i capelli leggermente scompigliati, le mani affossate nelle tasche dai pantaloni e quello sguardo… non mi aveva mai guardato con quegl’occhi.

Lo ammetto: è tremendamente affascinante.

Se non lo conoscessi bene ci averi già provato.

- Sai… non so se ignorare quel tono triste o chiederti di più. – butto lì fingendo di riflettere ad alta voce.

Lui sorride e si siede su un panettone di cemento che c’è davanti ad una vetrina chiusa, seguo il suo esempio sedendomi sul panettone accanto.

- La mia infanzia è costellata di trasferimenti. – inizia a spiegare – Mio padre lavorava per una grande ditta e doveva viaggiare molto. Io e mia madre lo seguivamo sempre, cambiando casa almeno una volta all’anno. Puoi ben immaginare che farsi amici in quel contesto era fuori discussione e, comunque, sono sempre stato piuttosto riservato e timido.

Io scoppio a ridere… Mamoru Chiba timido?

- Ehi! Che hai da ridere?- domanda lui visibilmente scocciato.

- Devi… devi perdonarmi…- cerco di riprendere il controllo ma non ci riesco… - E’… è che non ti immagino un ragazzino timido che sta sempre sulle sue!

- Ah e come mi vedresti? – il suo tono è divertito ma tenta in tutti i modi di sembrare minaccioso.

Tutto ciò non fa altro che aumentare le mie risa.

Oddio… mi fa male la pancia…

- Io… io ti immaginavo un ragazzino prepotente, sai uno di quei bulli che quando vuole una cosa la prende senza chiedere?

- Un ragazzino odioso quindi. – finisce lui.

Ora sto pure piangendo…

- Esatto! –confermo asciugandomi gli occhi.

- Hai una considerazione molto bassa di me! – si è pure messo a fare il broncio come i bambini… oddio ora muoio dal ridere… quella che si dice una morte serena.

Facendo grandi respiri smetto di ridere.

- Non è vero…- cerco di ribattere anche se il sorriso che ho sul viso fa intuire il contrario – sul lavoro sei molto capace. Mi sembrava di avertelo già detto.

- Mi hai anche detto che sono un’idiota!

- Dai non prendertela! Ognuno ha i suoi difetti.

- E i tuoi quali sarebbero?

Questa domanda non me l’aspettavo… mi alzo e riprendo a camminare.

- Non sono affari tuoi! E, comunque, sono certa che Yuri ti abbia già elencato i mille difetti del mio carattere.

- Veramente lui mi ha solo detto che sei una ragazza particolare.

Sento la sua voce vicino a me, si deve esser alzato e mi sta seguendo.

- Ti sarai fatto un’idea di come sono da quando lavoriamo assieme.

- Beh sì,- ammette lui – mi sono fatto un’idea ma vorrei conoscerti meglio.

Mi blocco… cos’ha appena detto?

- Scusa?- gli chiedo completamente colta alla sprovvista da quella strana richiesta.

- Ti ho detto che vorrei conoscerti meglio.

- Mamoru Chiba… è il più strano tentativo di approccio che abbia mai visto in vita mia.

Lui sorride… il mio cuore é impazzito, quel sorriso stranamente dolce non glielo avevo mai visto fare… accidenti sto tremando… perché mi comporto così?

Si avvicina al mio viso, non vorrà mica baciarmi?

No, non vuole baciarmi ma è talmente vicino che sento il calore della sua pelle.

- E io come dovrei interpretare questa tua risposta Usagi Tsukino?

Vedo nei suoi occhi una luce strana, sono quasi del tutto convinta che questo qui voglia solo l’ennesimo trofeo d’aggiungere alla sua collezione.

Un altro nome sulla lista delle sue conquiste.

Ma per chi mi ha preso?

- Non ci penso neppure ad uscire con te Mamoru!- esclamo decisa e voltando il viso dall’altra parte solo per non fissarlo ancora negl’occhi.

- Io scommetto che tu vuoi uscire con me ma il tuo carattere ribelle te lo impedisce. – continua a sorridere lui.

Sento il mio orgoglio urlare di non dargliela vinta ma sento anche la parte di me razionale che mi implora di non ascoltarlo, che mi sto cacciando in un guaio, che se mi batto con lui sono morta. Quello è il mio capo.. non posso.. ma è anche un uomo… un uomo che si prende deliberatamente gioco di me.

- Cosa vuoi scommettere?

Una scintilla vittoriosa attraversa i suoi occhi, sorride e guarda un bar dall’altra parte della strada.

- Facciamo così… entriamo in quel bar. Una partita a biliardo, se vinco io tu verrai con me in un posto.

- E se vinco io?

- Se vinci tu. Ti prometto che il nostro rapporto non andrà oltre a quello di due colleghi di lavoro.

Sorrido, a biliardo sono brava!

Eppure dentro di me non sono del tutto certa di voler smettere di vedere Mamoru anche fuori dall’ufficio.

Scuoto la testa… ma cosa vado pensare? Non ha fatto altro che farmi imbestialire fin dal nostro primo incontro!

- Accetto!- dico sicura di me – Ma ti avviso: a biliardo sono bravissima! Ho fatto un sacco di partite all’università e le ho sempre vinte tutte.

- Correrò il rischio…- risponde lui avviandosi al bar – e, comunque, qui non siamo all’università.

 

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Capitolo 9
*** Maledizione! ***


 

Il barista lancia uno sguardo a Mamoru e poi a me, prende le stecche da sotto il bancone e da tutto l’occorrente per giocare a biliardo al mio capo.

Mi lancia un’altra occhiata… ora lo uccido!

- Che hai da guardare?- gli chiedo con voce ferma e severa.

- Non avevo mai visto una ragazza come lei nel mio locale a giocare a biliardo.

- Ora l’hai vista. – predo la mia stecca e mi volto verso il barista – Due birre… portacele al tavolo.

Mi allontano, sento chiaramente il barista che sussurra a Mamoru qualcosa come “Accidenti che caratterino ha la sua fidanzata”, stringo la stecca talmente forte che ho il terrore che si spezzi da un momento all’altro.

“E’ questo che mi fa impazzire”

Mi volto di scatto, perché Mamoru ha detto quella frase?

Si allontana dal bancone e mi sorpassa senza neppure guardami.

Boh… probabilmente l’ha detto per farlo stare zitto.

- Sei pronta a perdere?- mi chiede posando le palle colorate sul tavolo verde.

Sorrido maligna e mi avvicino.

- Oooh io non canterei vittoria così facilmente! – gli dico osservandolo mentre sistema il triangolo infondo al tavolo.

Finisce di sistemare le palle poi toglie il triangolo di plastica rossa, si alza e mi guarda divertito.

- Prima le signore.

Lo guardo con aria di sfida… l’avrei ucciso con la stessa stecca che ho in mano, ma prima voglio stracciargli anche le mutande a quel bell’imbusto!

Iniziamo a giocare e io sono già cinque punti davanti a lui!

Ah! Stolto… hai già perso con me!

Te lo do io il rapporto fuori dall’ufficio!

Il barista ci porta le due bottiglie di birra, prendo la mia e mi appoggio al muro mentre lui è tutto concentrato sul tiro.

- Allora… la cinque in buca con un tiro laterale e poi d’angolo. – mi dice come se fosse la mossa più facile di questo mondo.

Alzo un sopracciglio… quel colpo non riesce neppure ai professionisti!

- Tanto non ce la fai. – ribatto prima di buttare giù un lungo sorso della bevanda.

E’ bella fresca… con questo caldo… la sento che scivola giù in gola.

Intanto Mamoru è sempre più concentrato, socchiude gli occhi per calcolare bene le distanze e la giusta forza, tira indietro la stecca e colpisce la pallina bianca.

Quasi mi strozzo con il secondo sorso di birra… quel maledetto ce l’ha fatta!

Si volta e mi guarda visibilmente soddisfatto.

- Dicevi? – prende la sua birra e ne butta giù una lunga sorsata.

- Ora tocca a me!- faccio spostandolo di lato in malo modo – Allora… la sette in buca d’angolo toccando la quattordici e mandola in buca laterale.

- Non funzionerà. – ribatte lui sicuro guardando il tavolo – La quattordici è troppo spostata, manderai in buca la bianca. 

- Non prendo lezioni da te!- urlo preparandomi per il tiro.

Mi concentro, bilancio bene la forza da dare alla pallina e tiro…

Accidenti!!!!

La bianca è entrata in buca!

- Forse dovresti prendere lezioni da me. – mormora al mio orecchio Mamoru prima di spostarmi, praticamente di peso perché sono ancora imbambolata davanti al tavolo.

Quel maledetto mette in buca altre due palle… diavolo ora sono in svantaggio!

Non posso perdere!

- La tre in buca laterale. – dice quasi distrattamente.

Mi mordo un labbro… accidenti se mette in buca quella pallina io perdo del tutto… ma se sbaglia io sono ancora in gioco.

Mentre lui è chino e si prepara al tiro alzo un poco la mia stecca, giusto quanto basta per sfiorare l’estremità della sua.

Mamoru tira e, nello stesso istante, io gli muovo la stecca facendogli mancare la pallina bianca di qualche millimetro, abbastanza per fargli perdere il turno.

- Si gioca sporco ora?- chiede voltandosi, non ha un’espressione felice.

Mi stacco dal muro e mi avvicino al tavolo.

- Non so di cosa parli. – rispondo con aria innocente – Perché devi attribuire a me i tuoi errori? – osservo il tavolo e noto la palla numero due in una bella posizione – Allora la due in buca d’angolo.

Mi chino per tirare quando sento la voce vellutata di Mamoru al mio orecchio.

- Ti ho mai detto che sei tremendamente eccitante quando fai quell’espressione?

Quella frase mi lascia di stucco, le mie mani vanno praticamente da sole e sbaglio clamorosamente il tiro.

- Ma sei matto?- urlo, mi sento il viso in fiamme.

Lui ride e si china per tiare.

- Ora siamo pari! – il colpo è ben piazzato, non faccio in tempo a sabotarlo e manda in buca un’altra palla.

Maledizione!

Fa il carino e mi dice cose assurde solo per confondermi e farmi perdere!

Arriviamo a giocare sporco fino alla fine… siamo pari e manca l’ultima palla da mettere in buca.

- Tocca a me vero? – chiedo spostandomi davanti a lui per tirare.

Mi curvo sul tavolo quando mi accorgo che Mamoru è ancora dietro di me… e troppo vicino…

- Ti sposti? – chiedo molto poco gentilmente e molto in imbarazzo.

Lui guarda me, ancora china in avanti, e poi diventa leggermente rosso.

- Oh si scusa!- mi dice mettendosi una mano tra i capelli.

Chissà se si rende conto che quel gesto è tremendamente sexy?

Ma cosa vado a pensare!!!!

Usagi datti una calmata!

Deve esser sicuramente la birra che mi è arrivata alla testa prima del previsto!

Torno a concentrarmi sulla palla che ho davanti… mi sento già la vittoria in mano, mi concentro, sto per tirare quando un colpo di tosse mi toglie la concentrazione giusta e la punta della stecca striscia contro il tappeto verde del tavolo.

- Non è giusto!- grido rendendomi conto di avergli dato la vittoria – Mamoru sei sleale fino alla fine!

- Guarda che è stato quel tipo laggiù a starnutire. –risponde indicando un motociclista vestito completamente di pelle nera e con un tatuaggio grosso come una casa sul braccio.

- Bene…- continua il mio capo tirando e malandando la palla in buca – credo di aver vinto!

- Voglio la rivincita!- dico pestando un piede a terra.

- Mi dispiace Tsukino,- mi prende in giro – ma lei ha perso e ora deve pagare la scommessa.

Butto la stecca sul tavolo e incrocio le braccia al petto.

- Mantengo sempre le mie promesse e se devo pagare una scommessa, la pago!

- Benissimo, andiamo che ti accompagno a casa.

Sono furiosa!

Ho perso, pure come una cretina!

Ora chissà dove vuole portarmi questo qui!

Finalmente arrivo a casa, inserisco la chiave nella toppa e apro la porta, mi volto per salutarlo.

So di non avere un’espressione molto felice sul volto.

- Mi dici dove vuoi portarmi almeno?

- No, te lo dirò domani mattina. – sorride come se stesse pregustando già il seguito – E ricordati che non puoi ribattere e neppure rifiutarti.

- Sì, sì me lo ricordo. – sbuffò incrociando le braccia al petto – Buonanotte Mamoru.

- Buonanotte.

Si avvicina pericolosamente al mio viso.

Sto tremando di nuovo… questa volta non si ferma a pochi centimetri dal mio volto,  magari vuole solo darmi un bacio sulla guancia… invece sfiora le mie labbra con le sue!

E’ un tocco leggero, esitante, si allontana subito non mi da neppure il tempo per registrare quello che è successo.

- Ci vediamo al lavoro. – dice con un sorriso allontanandosi come se non fosse successo nulla.

Lo guardo allontanarsi e ancora non ci credo a quello che è successo!

Entro in casa come un zombie… mi ha dato un bacio… piccolo, tenero e leggero ma sempre un bacio… vuoi vedere che quello che dicono le mie amiche sia vero?

E io?

Non so neppure se quel bacio mi è piaciuto o meno… come farò a guardarlo in faccia domani mattina?

Appoggio la schiena contro la porta e scivolo fino a terra, Artemis arriva per farmi le feste, miagola chiedendo un po’ di attenzioni.

Sorrido e lo prendo in braccio, inizia a fare le fusa… trema tutto da quanto sono forti.

Lo accarezzo teneramente a poggio la testa al muro.

Mamoru Chiba… perché sei entrato nella mia vita?

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Capitolo 10
*** Il convegno ***


 

Ho deciso!

Farò assolutamente finta di niente! Quel quasi bacio me lo sono inventato, ero mezza ubriaca e la mia mente malata mi ha giocato un brutto scherzo!

Sì, non c’è altra soluzione!

Mamoru Chiba è il mio capo… e una delle regole principali che ho imparato in questi anni è: mai mescolare lavoro e sentimenti amorosi!

Quindi non è successo nulla tra me e il mio capo.

Allora perché sono così nervosa?

Perché mi guardo attorno sperando non incrociarlo per i corridoi?

Esco dall’ascensore ed entro nel mio ufficio praticamente di corsa, coprendo il viso con la borsa per non farmi vedere da nessuno.

Sono patetica!

Mi chiudo la porta alle spalle e tiro un sospiro di sollievo!

Mamoru non era in giro… scampato pericolo!

- Ehi come mai così di corsa stamattina?

- AAAHHH! – urlo voltandomi di scatto.

Mamoru è seduto dietro la mia scrivania, sorride e sta giocherellando con una penna.

- Nervosette stamattina eh?

- Che ci fai qui? – gli chiedo sgarbata e arrabbiata sa bene che odio quando qualcuno entra nel mio ufficio in mia assenza.

- Volevo vederti.

- E perché?

- Perché abbiamo un discorso in sospeso, ricordi?

Per un attimo immagino ancora quella veloce scena, quel bacio appena accennato, il suo sapore dolce e amaro della birra sulle sue labbra.

Mi porto una mano alle labbra… dio perché mi fai questo?

Un cellulare suona… non è il mio.

- Maledizione. – impreca sotto voce prendendo il telefono dalla tasca dei pantaloni – Non ora! – apre lo sportello e risponde.

Resta in attesa per qualche minuto annuendo piano.

- Ho capito arrivo. – chiude la telefonata e si alza, ha un’espressione addolorata – Mi dispiace ma temo che dovremmo riprendere il discorso più avanti.

Annuisco senza rendermene del tutto conto, mentre lui si avvicina alla porta io striscio lungo la parete cerando di non farlo avvicinare troppo.

Lo so che è stupido!

Ma cosa ci posso fare?

Il mio corpo, ormai, va per conto suo!

Mamoru se ne rende conto e si blocca con la mano ancora sul pomello della porta.

- Usagi, va tutto bene?

- Sì. – mento io, in realtà sto tremando come una foglia, ma non per la paura… non so neppure io perché, o forse lo so ma non voglio ammetterlo neppure a me stessa – Forse sto covando un po’ di influenza. –bugia stupida e pure detta male... Mamoru non ci casca, lo vedo riflesso nelle profondità dei suoi occhi. 

- Beh sarebbe il massimo della sfortuna se ti ammali proprio ora. Ci vediamo dopo. – mi sorride ed esce richiudendosi la porta alle spalle.

Barcollo fino alla scrivania e mi siedo pesantemente sulla sedia, il suo profumo aleggia ancora nel mio ufficio.

Incrocio le braccia sulla scrivania e vi appoggio la testa.

Si può sapere cosa mi succede?

 

***

 

Non riesco a stare in ufficio, é più forte di me... non lavoro con lucidità, ho dovuto riscrivere la stessa frase tre volte per darle un senso compiuto.

Tutta colpa di Mamoru e del suo comportamento strano!

Prendo i miei appunti, il solito manoscritto da riesaminare, la borsa, il pacchetto di sigarette ed esco.

Un parco, un bar, una panchina in mezzo alla strada, la metropolitana... tutto pur di non stare nello stesso stabile con Mamoru!

Afflitta e arrabbiata con me stessa per il mio comportamento stupido ed infantile torno nel mio ufficio, ora sono decisa a tornare l’Usagi fredda e acida di prima!

Le porte dell’ascensore si aprono e mi avvio lungo il corridoio tappezzato da quell’orribile carta da parati rossa.

L’ho sempre odiata... questi muri mi ricordano una scena di un film horror che ho visto all’università.. ho avuto gli incubi per una settimana.

Trascinando pesantemente i piedi mi dirigo alla macchinetta del caffé, inserisco le monete e attendo che scenda la bevanda.

Mentre la macchina lavora fisso la pulsantiera come una scema, ho la testa altrove... no, non altrove... ho la mente ferma sul pianerottolo davanti alla mia porta quando Mamoru mi ha baciato.

Ci penso da tutto il giorno!

E c’é ancora la scommessa in ballo... dove vorrà portarmi?

- Guarda che ha finito. – mi dice Jérome alle mie spalle destandomi dal mio stato comatoso.

- Ah grazie Jérome. – rispondo apatica prendo il bicchierino portandolo immeditamente alla bocca, bevo un sorso e subito lo risputo dritto in faccia al mio capo.

- Cazzo fai?- urla Jérome tirando fuori il fazzoletto per pulirsi la faccia.

- Scusa...- mormoro tentando di non scoppiargli a ridere in faccia –é solo che ho premuto il pulsante sbagliato ed é scesa la camomilla!

- Ti ci vorrebbe una damigiana di camomilla per calmare il tuo carattere di merda!

Sorrido cercando di sembrare dolce e molto comprensiva, anche se, a dire il vero, me la sto facendo sotto dal ridere!

- Lo so Jérome che in fondo alla ciccia mi vuoi bene.

- Tsukino levati dalle palle, prima che ti spedisca nell’archivio a calci in culo! – ringhia arrabbiato mentre si pulisce la faccia.

Alla minaccia dell’archivio schizzo via come un proiettile.

Entro nel mio ufficio con il morale molto più sollevato... ci voleva proprio una risata.

Butto la camomilla nel cestino accanto alla porta e alzo lo sguardo verso la scrivania quasi del tutto convinta di trovare Mamoru ad aspettarmi.

Invece lui non c’é... ma c’é un mazzo di rose rosse...

Mi avvicino titubante, nessuno mi aveva mai regalato un mazzo di rose, sono bellissime, ne annuso il dolce profumo e sorrido estasiata.

Noto una busta attaccata alla carta che le avvolge, la prendo con mani tremanti e la apro.

C’é il depliant per un convegno sull’editoria moderna, albergo di lusso, posto al mare, spiagge bianche, acque cristalline, sei giorni in un paradiso terreste ad ascoltare vecchi decrepiti che parlano sull’evoluzione dell’editoria e degli scrittori.

Dentro la busta c’é altro... due biglietti aerei... e un messaggio.

“E’ ora di pagare la scommessa Tsukino.

Il volo è alle undici, vengo a prenderti alle nove.

Ripara la sveglia!

Mamoru.”

CHE COSA???

Io una settimana da sola con lui?

Mai!

Dimentico tutto, la scommessa, il bacio, le rose... tutto!

Afferro la busta e mi reco come una furia nel suo ufficio.

So che c’é, ho visto le luci accese.

Spalanco la porta e la richiudo alle mie spalle.

Mamoru sta scrivendo al computer, quando mi vede fa un sorriso innocente e posa gli appunti che stava ricopiando.

- Usagi! Piaciute le rose?

- Cos’é questa storia?- urlo buttando i biglietti aerei e il depliant sulla sua scrivania.

Lui lancia uno sguardo ai biglietti e poi torna a guardami sorridendo felice.

- Il tuo pegno da pagare... ti ricordo che hai perso la scommessa, ergo mi devi seguire al convegno.

- Non mi avevi detto che si trattava di un viaggio di sei giorni!

- Ti avevo detto che ti avrei portato in un posto. – disse – Io non ho infranto il nostro accordo e tu avevi promesso di non ribellarti e di non rifiutarti.

Sto tremando... questa volta dalla rabbia.

So che ha ragione, mi ha incastrato! L’ultima cosa che volevo era uno stupido convegno, con stupide persone arroganti!

- Cosa c’é Usagi?- insinua lui allungandosi sulla scrivania per avvicinarsi a me – Hai paura di me?

Non posso evitare di arrossire, il bacio mi torna in mente e, automaticamente, mi allontano da lui.

- Camere separate... e ben lontane. – mormoro serrando le mani in due pugni stretti – Intesi?

- Intesi. – conferma lui tornado a scrivere su quel maledetto computer.

- Mi predo il resto della giornata, devo acquistare delle cose e preparare la valigia. – la mia non è certo una richiesta ma un’affermazione.

- Va bene. – annuisce cercando il punto dove si era fermato.

Sto per uscire quando la sua voce mi blocca di nuovo.

- Ah Usagi?- mi volto senza proferire parola - Non é che potresti portare quel grazioso pigiamino color pesca che avevi su l’altra volta?

Socchiudo gli occhi lanciandogli un’occhiata minacciosa... brutto pallone gonfiato!

Esco dal suo ufficio e prendo la mia borsa.

Mi aspetta una settimana stressante!

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Capitolo 11
*** Tutte insieme appassionatamente ***


 

Prendo i vestiti a casaccio dall’armadio e li butto sul letto.

Non so cosa portarmi dietro!

Se sapevo prima che dovevo partire, anche se con l’inganno, mi sarei preparata bene il tutto. Ora, così di fretta, sono nel panico assoluto!

Perché noi donne siamo così complicate?!

- Usagi devi stare calma. – mi dice Makoto alle mie spalle.

- Ha ragione. – echeggia Ami – Se fai così non riuscirai mai a fare la valigia.

- Quel bastardo!- urlo frustata prendendo l’ennesimo vestito e buttandolo da qualche parte dietro di me.

- Usagi...- fa Rei – perché devi prenderla così? Mamoru é un bravo ragazzo.

- Un bravo ragazzo?- grido voltandomi – Non fa altro che lanciarmi frecciatine pungenti, mi prende in giro e...

- Ed é l’unico uomo in grado di tenerti testa. –sorride Minako terminando la frase al posto mio – Suvvia Usagi noi tutte ci siamo accorte che Mamoru é uguale a te. Siete fatti della stessa pasta, lui é l’unico in grado di capire a fondo il tuo carattere.

- Anche voi mi capite. – ribatto più calma.

- Noi siamo le tue migliori amiche. –risponde Ami – E’ normale che ci conosciamo come le nostre tasche ma, nel campo maschile, devi ammettere Usagi che sei difficile da gestire.

Non rispondo neppure... lo so che sono complicata ma che ci posso fare? Io sono così e se un uomo mi deve amare, mi deve amare quel quello che sono non per quello che vuole lui!

- Ammettilo, - continua Rei dandomi una leggera spalata – Mamoru ti piace perché é l’unico che riesce a tenerti testa anzi... é stato in grado di metterti in difficoltà! Nessun ragazzo c’era mai riuscito prima d’ora, li fai scappare tutti!

- Ma cosa dici?

- Andiamo...- infierisce Minako avvicinandosi con un sorriso malizioso – ti piace farti stuzzicare da lui!

- Smettetela!

- Dillo che il congresso è una scusa per stare soli soletti una settimana. – continua Makoto usando lo stesso tono delle altre due.

- Una settimana in un paradiso terreste a giocare ad Adamo ed Eva!

Pure Ami ci si mette adesso!

- Argh! Io non voglio farci nulla con lui!- urlo esasperata dall’insistenza delle mie presunte amiche.

- Ah no?- chiede Minako alzando un sopracciglio biondo e dirigendosi verso la mia valigia – Allora dimmi perché porti questa. – e alza una lunga camicia da notte di seta nera.

- Allora?- fanno in coro le altre.

Rossa in volto, strappo l’indumento dalle mani di Minako e lo caccio in fondo alla valigia.

- E’ una camicia da notte!

- No! E’ un modo per far andare in ebollizione gli ormoni di Mamoru! – fa Minako – Quell’uomo ti piace da impazzire ma sei così spaventata da una relazione seria da non rendertene conto!

- Non é vero!

- E’ vero!

- Non é vero!

- Sì invece! Zitella acida!

- Meglio zitella che fidanzata con un decelerato che scrive delle poesie oscene!

Non stiamo litigando sul serio, ridiamo mentre urliamo come matte, anche le altre stanno ridendo divertite.

- Almeno io ce l’ho un fidanzato! Ammetti che Mamoru ti piace?

- No!

- Sì!

- Ho detto di no!

- E io ti ripeto di sì!

- No!

- E va bene no allora! – fa lei chiudendo gli occhi.

Ma ormai sono così presa dal gioco che non mi rendo conto di quello che dico.

- Invece sì che mi piace! – grido con quanto fiato ho nei polmoni.

Improvvisamente tutto tace... anche il tempo sembra essersi fermato. Mi tappo la bocca con una mano rendendomi conto, solo ora, di quello che ho detto.

Mamoru mi piace...

Minako mi guarda molto soddisfatta.

- Ci caschi sempre!

- Brutta strega!- urlo buttandomi su di lei.

Cadiamo sul letto ridendo a crepapelle, inizio a farle il solletico e lei chiede immediatamente rinforzi.

Le altre non se lo fanno ripetere due volte!

Ci troviamo tutte e cinque sul letto a lottare e ridere come cinque sorelle, tra cuscini, risa e vestiti stropicciati mi rendo conto che senza di loro la mia vita sarebbe vuota.

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Capitolo 12
*** La partenza ***


 

Stamattina mi sono svegliata presto!

Svegliata... diciamo che mi sono alzata dal letto... hanno dormito tutte e quattro da me, Ami e Minako, che sono le più magroline, nel letto matrimoniale con me mentre Rei e Makoto avevano preso il sacco a pelo, ormai lo lasciano a casa mia in pianta stabile, sono più le notti che dormono con me che con i rispettivi fidanzati.

Forse é per questo che Jun e Dylan non mi sopportano...

Ci alziamo ancora intontite per la notte insonne... abbiamo parlato e riso come quando eravamo adolescenti, abbiamo cucinato i pop-corn, abbiamo guardato due film d’amore, ci siamo raccontate gli ultimi pettegolezzi e abbiamo discusso sulle nuove coppie nascenti tra gli amici che abbiamo in comune.

Per una sera non ho pensato a Mamoru e a tutto quello che mi stava succedendo.

- Carta di credito?- chiedo osservando la lista che ho buttato giù stanotte.

- Presa!- urla Ami.

- Passaporto?

- C’é!

- Documenti vari?

- Sì!

- Portatile?

- Devi ancora spiegarmi cosa te ne fai... ma c’é!

- Cellulare?

- Stai con un ragazzo da sogno per una settimana Usagi! Non vorrai chiamare tutti i giorni?

- Minako mi fai perdere il filo!

Lei sbuffa contrariata, é seduta sul letto in pigiama e mi sta guardando in cagnesco.

- C’é il cellulare, - risponde Ami – e anche il carica batterie.

- Perfetto...- do un’ultima occhiata alla lista – sì ho preso tutto. Al massimo se mi manca qualcosa la comprerò là.

- Hai preso proprio tutto?- mi chiede Minako e non c’é bisogno di chiedersi a cosa alludesse.

- Non intenzione di fare sesso con lui. – ribatto decisa a non dargliela vinta.

- E perché no? Ti piace, é bellissimo, colto, con uno spiccato senso dell’umorismo... perché non vuoi?

- Perché voglio capire se prova qualcosa per me o se é solo attrazione fisica.

Non é una bugia, in fondo lui mi ha solo dato un bacetto a fior di labbra... magari non vuole dire nulla. Non ho detto a nessuno di quel bacio, neppure alle mie amiche... non so perché... forse non voglio illudermi che lui provi qualcosa per me. Non ha fatto più nulla da quella sera, né ci ha riprovato, né ha cercato di intavolare l’argomento.

Probabilmente quella sera era la birra che parlava e non Mamoru Chiba.

In quel momento suonano alla porta.

- Vado io!- urla Minako balzano in piedi dal letto e precipitandosi verso la porta d’entrata, come un bambino che corre a vedere quanti regali ci sono sotto l’albero la mattina di Natale.

Io e Ami ci scambiamo un’occhiata e tiriamo un lungo sospiro.. Minako é fatta così...

- Com’é affollato questo appartamento stamattina. – sento la voce di Mamoru dal salotto.

Prendo la valigia e la traino fino all’entrata.

- Buongiorno Mamoru!

- Usagi... puntuale? Una grande novità!

- Ami mi ha buttato giù all’alba dal letto!

- Bene, allora possiamo andare?

- Solo un’ultima cosa.

Mi volto, tutte e quattro le mie amiche stanno ancora in pigiama, mezze addormentate, so per certo che torneranno a letto appena mi chiudo la porta alle spalle.

Prendo il mazzo di chiavi di scorta e lo da a Ami.

- Ricorda ti annaffiare le piante una volta a settimana e prenditi cura di Artemis.

- Usagi non ti fidi? – domanda lei.

- No, mi fido! E’ solo...

- Forza vattene!- mi urla dietro Minako spingendomi fiori dalla porta – Divertiti, non lavorare troppo a quel convegno e, soprattutto, non fare la brava!

- Minako sei incorreggibile! – le dico mentre lei continua a buttarmi fuori da casa mia.

- Mamoru ti affidiamo la nostra amica.

- Non preoccuparti Minako... é in buone mani.

Alzo gli occhi al cielo... dovevo vincerla quella partita a biliardo!

 

***

 

- Spiegami una cosa. – mi fa Mamoru mentre ci sediamo in aereo – Perché Minako ti ha detto di non fare la brava?

Non so come faccio ma riesco a non arrossire, prendo il mio bagaglio a mano e cerco di sistemarlo nel cassetto in alto.

Sono nana… non ci arrivo…

- Lascia fare a me. – Mamoru prende la mia valigia e la sistema con facilità in alto, mi volto, praticamente mi sta sovrastando completamente. Osservo con attenzione i muscoli delle braccia tesi mentre sistema meglio la borsa, l’espressione seria, concentrata, gli occhi appena socchiusi, le labbra serrate… le stesse labbra che mi hanno baciato.

Mi mordo un labbro cercando di non pensarci e mi metto seduta accanto al finestrino.

- Ehi… quello è il mio posto!

- Dai… cedimi il posto… ti pregoooo. – lo supplico utilizzando lo sguardo più dolce che mi riesce.

Accidenti… per una volta ha funzionato!

Lui sorride e si siede accanto a me.

- A patto che una sera ti lasci invitare a cena.

- Accetto!

- Non hai risposto alla domanda su Minako però.

- Oh io non darei peso alle parole di una donna che all’università catalogava i ragazzi a seconda del tipo di preservativo che usava.

Mamoru mi guarda stralunato poi scoppia a ridere.

- Non ci credo!

- Giuro…- sorrido ricordando la vecchia stanza della mia amica – aveva perfino la tabella attaccata sull’armadio.

Mamoru è piegato in due.

- Sai non sono certo che Minako sia d’accordo che urli ai quattro venti le sue abitudini da universitaria.

- Diciamo che c’è ancora una zitella acida che non mi va giù per la gola. – rispondo chiudendo gli occhi e poggiando la testa contro lo schienale.

- Ah… parliamo di vendetta. – mi fa lui in un orecchio… dio sento il suo alito caldo e profumato a pochi centimetri dal collo, so per certo che se mi volto potrei ritrovarmelo vicino… troppo vicino. Ma sono forte, non mi muovo e continuo a sorridere con gli occhi chiusi – Lei si aspetta un tuo attacco del genere?

- Oh certo… mi conosce molto bene, forse non si aspettava proprio questo ma sa che mi sarei vendicata.

- Ora non sarò più capace di guardarla in faccia.

- Io dico di sì… basta che non le parli di preservativi.

Il pilota annuncia la partenza, dopo un poco di trambusto torna la calma, prendo la mascherina dalla mia borsa e me la metto in testa.

- Bene.. Mamoru Chiba, ci vediamo al mio risveglio. –

Mi copro gli occhi e mi rilasso, improvvisamente sento le sue labbra sulla mia guancia, sono umide, calde, dolci, tremano sulla mia pelle bianca… un altro bacio delicato.

- Sogni d’oro.

 

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Capitolo 13
*** Una telefonata molto illuminante ***


 

Il viaggio è stato tranquillo e molto piacevole visto che ho dormito per quasi tutto il tempo.

Mi tolgo la mascherina e mi guardo attorno… un attimo… come ci sono finita sotto il braccio di Mamoru?

- Buongiorno principessa!- mi sorride lui guardandomi – Dormito bene?

- Sì…- mormoro confusa – come ci sono finita in questa posizione. – per farla breve lo sto abbracciando.

- Beh prima hai appoggiato la testa sulla mia spalla, poi stavi scivolando e così ti ho messo un braccio dietro le spalle per non farti cadere, mi hai abbracciato… non volevo svegliarti sembravi così tranquilla.

- Oh.. io… scusami..- sono veramente mortificata… e mi sento pure scema – magari volevi alzarti.

- Non preoccuparti ho dormito anch’io… e poi la posizione non mi dispiaceva.

Mi stiracchio e guardo fuori dal finestrino, si vede la città sotto di noi, probabilmente siamo quasi arrivati.

Scendiamo a terra, ci aspetta il pulmino dell’albergo, è carino bianco completamente aperto per permetterci di vedere il paesaggio che ci sta attorno.

E’ un’isola molto bella.. piena di fiori e di profumi esotici… il sole è caldo ma non fastidioso, inforco gli occhiali da sole e mi siedo nell’ultimo posto. Mamoru sistema le due valigie e si siede accanto a me.

Prova a poggiare il braccio sulle mie spalle ma io lo blocco.

- Non ci provare.

- E perché?- mi chiede incuriosito.

- Perché siamo qui come due colleghi di lavoro.

Mamoru sorride e si avvicina al mio orecchio.

- E se non fossimo colleghi di lavoro?

Mi volto, il suo viso è vicinissimo al mio, basterebbe veramente poco per far unire di nuovo le nostre labbra… ma io sono più forte.

- Neppure in quel caso.

Sorride… ma cosa avrà mai da sorridere quello lì?

- Io sono molto paziente Usagi.

Torno a guardarmi attorno.

- Tempo sprecato Mamoru.

- Vedremo…

 

***

 

Ha mantenuto la parola, le camere sono separate e su due piani diversi.

Se da una parte sono sollevata, dall’altra speravo che quel testone facesse quello che voleva lui.

Entro in camera e mi guardo attorno, é molto bella, le pareti sono coperte per metà da dei pannelli di legno chiaro, la moquette bordeaux é soffice e profuma di nuovo, i mobili sono si legno mogano pregiato, c’é un piccolo salottino prima di arrivare nella camera da letto con un tavolo rotondo e due sedie, il mobile tv, il frigobar e l’armadio sono nell’altra stanza ai piedi del letto. Sposto le tende di velluto e apro le porte finestre uscendo sul balcone, c’é un panorama meraviglioso, si vede il mare, la spiaggia... parte del villaggio... i gabbiani bianchi volano a qualche metro dal mare. Ci sono i bagnati che nuotano e che prendono il sole, una sferzata di aria marina mi solletica il naso con il suo profumo pungente di salsedine e alghe.

E’ bello qui...

Chissà perché i convegni li fanno sempre in posti come questo.

Suona il telefono della stanza... beh non c’é neppure bisogno di chiedersi chi sia.

- Dimmi...- faccio subito alzando il ricevitore.

- Potevo esser uno sconosciuto. – fa Mamoru dall’altra parte.

- Cosa vuoi?

- Uh... come siamo acide... potrei iniziare a pensare che la tua amica Minako abbia ragione.

- Mamoru... sto perdendo la pazienza...

- Com’é la tua stanza?

- Bella... confortevole... – rispondo sinceramente guardandomi attorno.

- Singola?

Ma cosa vuole?

- Certo che é singola! La tua com’é?

Mi sento una liceale che parla clandestinamente con un compagno di classe durante la gita scolastica.

- Troppo grande per me. E’ matrimoniale... odio dormire in un letto matrimoniale se non c’è nessuno a farmi compagnia. – ride debolmente, l’allusione mi sembra lampante!

Potrebbe essere il fidanzato perfetto per Minako.

- La smetti di provarci con me?- chiedo fingendomi esasperata arrotolando il filo del telefono con due dita.

- No, voglio proprio vedere quanto riesci a comandare il tuo cuore.

Quella risposta mi colpisce come un pugno... mi manca l’aria nei polmoni...

- E..- la mia voce trema leggermente, tento di coprirla con un colpo di tosse – cosa ti fa credere che io stia comandando il mio cuore?

- Una prova possono essere i tuoi comportamenti completamente contrastanti con quello che mi dici.

Beh.. non ha tutti i torti...

- Stai farneticando. – tento di far cadere tutte quelle sue idee su di me – Io sono fatta così Mamoru.

- Lo so... é per questo che non mi arrendo. Ho intenzione di conquistare il tuo cuore Usagi e non mollerò fino a quando non avrò toccato il fondo.

Sorrido, nessuno mi aveva mai parlato in questo modo... sembrerebbe che ci tenga a me. O no?

Ma sono ancora indecisa... insicura...

- Sappi che molti hanno mollato strada facendo. – tento di dissuaderlo... non so neppure io perché, forse é l’ultima mia debole difesa.

- Mi sembra di averti già detto che sono paziente. – é sicuro di se... sa quello che dice ed é serio, terribilmente serio – Ora scusami ma ho una riunione con gli altri manager. Ci vediamo a cena.

- Sì... ciao... – riaggancio e prendo un cuscino dal letto stringendolo forte al petto.

Piaccio a Mamoru o mi sta solo prendendo in giro?

Mah... vedrò come si comporta in questa settimana.

Al massimo sono sempre in tempo per picchiarlo con una mazza da baseball di ferro.

 

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Capitolo 14
*** Bigiata al mare ***


 

Uffi.. ma che noia... da quanto questa mummia incartapecorita sta parlando?

Mamma mia... sto invecchiando su questa sedia... tra poco ci vedrò le ragnatele... sta parlando dell’editoria nei primi del 900... ho come l’impressione che lui era già nato a quel tempo!

E’ vecchissimo!!! Come fa a non sbriciolarsi mentre cammina?

Caccio indietro uno sbadiglio e appoggio la testa sulla mano, mi guardo attorno.. anche gli altri stanno morendo da sonno e tutti stiamo guardando il panorama fuori dalla finestra.

Mi sembra di esser tornata a scuola... quando il professore spiegava la matematica in una calda ed afosa giornata di Giugno e fuori c’erano ventidue soli che ti invitavano ad uscire per fare shopping!

Si vede il mare dalla finestra... voglio andare in spiaggia!!!!

Mamoru mi da un colpetto sul braccio, mi volto e mi allunga un bigliettino:

Andiamo in spiaggia oggi pomeriggio?

La tentazione é forte.. guardo il vecchio... il bigliettino... ed ancora il vecchio...

E come la mettiamo con il nonnino là in fondo?

Vecchio com’é non credo che arrivi al pomeriggio.

Soffoco una risata osservando l’esperto mentre mostra una diapositiva di non so cosa...

Ma scusa non dobbiamo firmare all’entrata? E se vedono che già salto il primo giorno?

Mamoru sorride divertito e scrive velocemente.

E allora? Lo vanno a dire al tuo capo?

Mi rendo conto di aver detto una grossa fesseria... é lui il mio capo! Il nostro rapporto é stato strano fin dall’inizio... non l’ho mai considerato un vero e proprio capo. Quindi se voglio saltare la mummia egizia lo posso fare!

Va bene... ho proprio voglia di una bella nuotata!

 

***

 

Ci siamo dati appuntamento fuori dall’albergo per le due, indosso il mio nuovo costume nero e un pareo bianco, ho sciolto i capelli e messo gli occhiali da sole scuri... noto con piacere che alcuni si voltano a fissarmi.

Vediamo come reagisce Mamoru ora...

Eccolo che arriva!

Indossa un paio di pantaloncini neri, l’asciugamano in spalla e una camicia a fiori azzurra aperta sul petto.

E quei muscoli da dove arrivano?

Doveva sbavare lui?

Ora sono io che gli salterei addosso... calma Usagi... calma... devi capire quello che prova giusto?

Mi saluta osservandomi appena... cos’é non sono più di suo gusto maestà?

Odioso, pallone gonfiato, arrogante e presuntuoso!

- Usagi cos’hai detto?- si volta lui curioso.

Cavolo! Ho borbottato gli insulti ad alta voce!

- Nulla... – mi affretto a dire sentendomi una completa imbecille – dove hai detto che si trova la spiaggia?

- Proprio laggiù! – risponde indicando un punto non ben preciso.

Ho capito... non lo sa neppure lui!

- Ma hai chiesto informazioni alla hall?

- Cosa credi che non sappia trovare una spiaggia su un’isola?

Alzo gli occhi al cielo... gli uomini!

Perché sono convinti che chiedere informazioni sia un segno di debolezza?

Ma ora non voglio dire nulla, mi limito a seguirlo... vediamo quanto il suo istinto funziona.

Camminiamo da quindici minuti... e per fortuna la spiaggia era dietro l’angolo!

- Mamoru... non é che hai preso la strada sbagliata? – chiedo innocentemente, in realtà so benissimo che é così!

- Impossibile! – mi risponde.

In questo istante lo sto odiando immensamente!

Le tre arrivano in fretta e la spiaggia é come sparita.. anzi é il cervello di Mamoru che é sparito.

Gli cammino dietro... sono stanca... e molto nervosa.

Ora basta!

- Io forse so come trovarla. – gli urlo guardando la strada.

Lui si volta, ha lo sguardo tipico degli uomini stupidi e che si credono superiori... lui non sa che uomini del genere me li mangio a colazione!

- E, sentiamo, come la trovi?

Sorrido vittoriosa e alzo una mano.

- TAXI!

Una macchina nera si ferma accanto alla strada, il taxista abbassa il finestrino e ci guarda.

- Avete bisogno?

- Sì,- annuisco aprendo al portiera – alla spiaggia dell’Hotel Riz.

- Subito!

Mamoru é ancora fermo sul marciapiede.

- Ma così ero capace pure io!- cerca di difendersi, é imbarazzato.

- Puoi sempre trovarla da solo! – gli sorrido dal taxi.

- No, aspettami!

 

***

 

- Questa volta ho vinto io! – sono allegra perché, per una volta, sono io che l’ho messo in difficoltà.

- Solo per questa volta. – sorride lui di rimando sistemando l’asciugamano sulla sdraio dell’albergo – Ho solo letto male le indicazioni.

Decido di non ribattere... é una battaglia troppo facile da vincere e, a me, le cose semplici non sono mai piaciute.

Si era notato?

Sistemo la mia roba e guardo rapita il mare.

- Ti va una nuotata? – gli chiedo senza distogliere lo sguardo da quella distesa blu scintillante.

- Sì,- risponde alzandosi e togliendosi la camicia – ti piace l’acqua?

- Moltissimo. – rispondo togliendo il pareo bianco.

Rabbrividisco un attimo... sento i suoi occhi posati su di me...

Non mi volto, faccio finta di nulla e mi incammino verso il mare.

Mi corre accanto, mi supera e si butta in acqua.

Quello è pazzo!

Sarà gelata... e io non voglio morire congelata, entro un poco alla volta.

L’acqua mi accarezza lentamente, é fredda, la pelle d’oca mi ricopre tutto il corpo, sto tremando... ma, dopo che sarò immersa del tutto, non sentirò più così tanto freddo.

Quando l’acqua mi arriva sotto i seni vedo un’ombra che mi gira attorno sott’acqua. Mamoru riemerge schizzando quella parte del mio corpo ancora asciutta.

Ora é davanti a me... se l’acqua mi arriva seni a lui arriva all’ombelico.

E, per di più, sembra che non abbia freddo.

- Guarda che se ti butti sentirai meno freddo. – dice notando il mio tremore e la mia visibile pelle d’oca alta un centimetro. 

- Grazie ma preferisco fare in questo modo. – rispondo decisa.

- Guarda che se non ti butti di tua spontanea volontà ti darò un aiutino io.

Mi volto di scatto con uno sguardo cattivo.

- Non oseresti...- non faccio in tempo a finire le mie minacce che mi prende in braccio.

- Mamoru no! Lasciami! Mamoruuuu!

Mi ha lanciato in acqua... riemergo e sputo fuori l’acqua salata... accidenti... non tocco.

So nuotare ma non sono certo un pesce... resto a galla mentre lui mi raggiunge con due forti bracciate.

- Visto ora non hai più freddo! – sorride, mi sta prendendo in giro.

- Ti sei vendicato del taxi vero?

- Sì! – ammette con un sorriso vittorioso.

Con uno sbalzo mi butto su di lui cercando di mandargli la testa sott’acqua, cosa che risulta impossibile visto che lui tocca perfettamente.

Lottiamo per una decina di muniti... cerco di farlo cadere in tutti i modi... ma, diamine, quello ha messo le radici! Non riesco neppure a smuoverlo di un centimetro.

Mi arrendo... sono stanca... tento di restare a galla ma mi fanno male le braccia.

Mamoru deve essersi accorto che non ce la faccio più perché mi ha afferrato e mi sta stringendo al suo corpo.

Questa volta non tremo per il freddo... sento le scariche elettriche attraversare il mio corpo, la sua pelle é calda... tremendamente morbida e sa di mare.

Non siamo mai stati così vicini... e poi, diciamolo, il costume non copre molto. Sento i suoi muscoli irrigidirsi se lo tocco, trema la sua pelle se, accidentalmente, ci passo sopra un dito, sento il suo cuore che batte... forte tanto quanto il mio.

Appoggio la fronte sulla sua spalla... devo ammetterlo: sto bene qui con lui, mi sento protetta.

Sospiro assaporando il suo profumo misto a quello del mare... é rilassante.

- Non ti ho neppure detto quanto sei bella con questo costume. – mi sussurra all’orecchio accarezzandomi la schiena.

Quella frase ha il potere di svegliarmi, mi stacco dal suo corpo e cerco di tornare a riva.

- Usagi...- mi chiama ma non mi volto... sono sciocca, lo so perfettamente – maledizione Usagi! – riesce a prendermi per un polso e a bloccare la mia fuga – Si può sapere che ti prende?

- Nulla...- rispondo senza voltarmi – non mi succede nulla.

- Perché ogni volta che riesco a sfiorarti tu ti rinchiudi come un riccio?

- Lasciami stare Mamoru.. non é colpa tua... lasciami andare. Ti prego.  – il mio tono é supplichevole... e io non sono una donna che supplica tanto facilmente.

Sento la sua mano liberare il mio polso e la sua voce arrivare alle mie orecchie.

- Guarda che mi allontanerò così facilmente Usagi... te l’ho già detto. – il suo tono é risoluto, sembra quasi una minaccia.

Non gli rispondo, esco dall’acqua, prendo le mie cose e torno in albergo.

 

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Capitolo 15
*** La cena ***


 

- Tu sei pazza!- mi urla Minako al telefono dopo che le ho raccontato quello che é successo.

Sono passati due giorni da quell’episodio al mare, non l’ho più visto da allora. Solo a cena, mangia velocemente poi torna alle sue discussioni importanti con gli altri manager.

E’ arrabbiato... e lo sono anch’io con me stessa.

- Cos’é successo Usagi?- mi chiede gentilmente Ami.

Tutte e quattro sono a casa di Rei e stanno parlando con il viva voce.

- Non lo so. – ammetto con un filo di voce – Io... io non so cosa mi sia preso... so solo che volevo andarmene.

- Ti ha trattato male?- fa Makoto, sorrido mentre la immagino che si tira su le maniche della camicia pronta a picchiare Mamoru.

- No... é stato molto dolce... ve l’ho detto non lo so. Un attimo prima stavo benissimo e quello dopo avrei solo voluto scappare... l’unica cosa che so di certo é che mi sento uno schifo e che non mi parla da due giorni.

- Come ti ho già detto sei troppo spaventata per avere una relazione seria. Oppure hai paura che lui non faccia sul serio, sei cotta di lui Usagi!

- Tu dici Minako? – la mia voce é così debole... stento pure io a riconoscermi.

Sto proprio male.

- Tu lo sai che non sbaglio mai su queste cose.

- Sì, lo so.

- Sono certa che l’hai spiazzato con questo tuo comportamento Usagi. – fa Rei ma non mi sta rimproverando, per fortuna – Magari, in questi giorni, stava pensando a come comportasi con te. Dovrà pensare ad un’atra strategia.

- Forse. – sono sempre più mogia, possibile che faccia scappare proprio tutti?

- Smettila di fare quella voce! Tu continua ad essere te stessa... ma non cambiare più umore a quel modo Usagi o rischi di perderlo seriamente. – Ami é sempre così sicura, analizza le situazioni sotto ogni prospettiva, la invidio molto per questa sua qualità, io sono molto più impulsiva.

Mi sento meglio, lo sfogo mi ha fatto bene, guardo l’ora... devo scendere per la cena, mi vesto comoda e apro la porta.

Mi trovo davanti Mamoru.

- Ciao! Cosa ci fai qui?

- Sono venuto a prenderti per andare a cena. – risponde lui con un leggero sorriso, quel gesto così piccolo mi risolleva il morale... forse non é più arrabbiato con me.

- Sono pronta.

- No, invece.

Mi guardo la gonna lunga di jeans e la camicetta bianca che indosso... cos’hanno che non va?

- Perché?- chiedo fissandolo e notando solo ora i vestiti eleganti che indossa.

- Ti avevo promesso di portati fuori a cena ricordi?

Aumento il sorriso... dopo quello che é successo non ci speravo più!

- Allora dammi dieci minuti.

Lo faccio accomodare nel piccolo salottino e corro in stanza, cerco nell’armadio il vestito adatto, é nero, lungo, con foglie d’argento ricamate sui lati e sul corpetto, mi trucco leggermente e mi pettino i capelli, sono indecisa se legarli o meno, l’aria umida del mare li ha resi molto più mossi del solito e non mi stanno affatto male.

- Lasciali sciolti. – mi dice Mamoru dalla porta, mi sta fissando appoggiato allo stipite – Mi piacciono di più.

Ami mi ha detto di comportarmi come al solito... benissimo.

- Non mi faccio carina per te Mamoru!- gli rispondo guardandolo attraverso lo specchio e legando i capelli.

Lo vedo sorridere compiaciuto ed alzare lo sguardo al soffitto.

- Bentornata Usagi Tsukino... dov’é stata fino a questo momento?

- Chiusa in valigia. – rispondo coprendomi le spalle con uno scialle di raso nero, è lucido e mi ricade dolcemente sulla schiena – Andiamo? So morendo di fame.

Mi porge un braccio e allarga il sorriso

- Il nostro tavolo ci aspetta.

 

***

 

E’ un bel ristorantino, elegante e raffinato, ci sono grandi acquari lungo le pareti e bellissimi lampadari di cristallo appesi al soffitto, le tavole sono apparecchiate con bicchieri di cristallo, posate d’argento e porcellana di prima qualità.

- E meraviglioso. – esclamo guardandomi attorno.

- Sono contento che ti piaccia. Ci ho messo un po’ a trovarlo.

Ci sediamo a tavola e ci portano immediatamente i menu.

- Scusami, - dico alzandomi – devo andare in bagno.

- Cos’hai scelto? Così ordino se arriva il cameriere. 

Lancio un’occhiata alla lista poi fisso Mamoru.

- Ti lascio libero di scegliere anche per me.. sono una buona forchetta quindi non avrai grossi problemi.

Quando torno vedo che i menu sono spariti ed é stata portata una bottiglia di vino.

- Cos’hai ordinato?- gli chiedo mentre mi siedo.

Sfoggia il sorriso più malizioso che gli riesce.

- E’ una sorpresa.

E’ così carino… dolce… tanto tenero… anche se a volte è un vero bastardo!

- Perché sorridi? – mi chiede curioso, notando la mia espressione un po’ assente.

- Come?… Oh nulla… stavo pensando che a volte sei un bastardo.

- Sì… me lo dicono tutti.

- Lo dicono anche di me. – sospiro appoggiando le mani sulla tovaglia.

- E perché?

- Perché non ho molti peli sulla lingua… penso che avrai notato che dico sempre quello che mi passa per la testa.

- Sì, l’ho notato. – annuisce.

- Sai, tanti apprezzano questa mia qualità.

- Pure io l’apprezzo…

Sgrano gli occhi sorpresa.

- Veramente?

- Sì, certo… non ho mai sopportato le donne troppo svampite o che si credono belle solo loro.

Incrocio le dita sotto il mento, la sua voce mi rapisce, è calda, vellutata, così sensuale.

- E com’è la tua donna ideale Mamoru? – gli chiedo all’improvviso, non so neppure io dove ho trovato il coraggio per porgergli questa domanda.

- E’ come te. – risponde subito facendomi sussultare sulla sedia - E il tuo uomo Usagi?

- Il mio? – ripeto fingendo di non capire.

Fortunatamente il cameriere interrompe quella conversazione, che sta diventando imbarazzante, guardo il mio piatto e gli sorrido: per me ha ordinato i gamberoni.

- Grazie.

- Te lo dovevo.

- Se vuoi uno te lo posso anche dare.

- Sul serio? – mi chiede con gli occhi illuminati e allungando già la forchetta.

Prendo il piatto e lo sposto lontano dalla sua traiettoria.

- Stavo scherzando!

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Capitolo 16
*** Un invito al bacio ***


 

Stiamo mangiando tranquillamente, paralimo e ridiamo… è una serata veramente piacevole.

Mentre sto per assaggiare la mia torta di fragole, sento il cellulare vibrare nella borsetta nera che ho appesa alla sedia. Fingo di nulla, non è educato rispondere al cellulare quando si è in dolce compagnia, spero vivamente che lo scocciatore si stanchi di aspettare una mia risposta.

Invece è molto insistente!

- Usagi…- fa lui notando il mio imbarazzo – c’è qualcosa che non va?

- Scusa. – dico io prendendo il cellulare e guardando il numero che lampeggia sul dispaly – Maledizione! – apro lo sportello e rispondo – Ciao mamma.

- Ciao tesoro! – squilla la voce di mia madre dall’altra parte, è talmente forte che devo staccare il telefono dall’orecchio, Mamoru ridacchia leggermente – Come va la tua vacanza?

- Non sono in vacanza. – cerco di ribattere molto scocciata – Sono qui per lavorare.

- Anch’io la prima vacanza con tuo padre l’ho chiamata “Viaggio di lavoro”.  

Rabbrividisco solo all’idea dei miei genitori a letto insieme… un figlio non dovrebbe neppure immaginarle queste cose.

- Mamma… ti prego sto mangiando! E’ successo qualcosa?

- No, ti volevo dire che Sabato farò una festa in giardino per l’anniversario mio e di tuo padre. Sono trent’anni che stiamo insieme.

Oh no! Inizia a parlare della sua vita con papà!

E ora chi la ferma più?

Sbuffo e appoggio il telefonino sul tavolo, si sentono gli squittii di mia madre, intanto io mi mangio un pezzo di torta.

Ogni tanto predo il telefono e dico un Ho capito... Sì, hai ragione... Ok mamma.

Dopo venti minuti abbondanti mia madre smette di parlare.

Grazie a Dio!

- Allora cara vieni?

- Mamma io torno Sabato sera da questo viaggio... non credo di riuscire a venire. – tento di usare il tono più mortificato che conosco, anche se dentro sto esultando di gioia.

Queste feste risultano noiose o un tentativo mal celato, da parte di mia madre, di trovarmi marito.

Rivedo zie dopo anni e tutte mi dicono la stessa identica cosa “Usagi mi sembri ingrassata! Non sarai incinta vero? Ah no! Sei ancora zitella!”

Gentili le mie zie...

- Ma tesssoro...- piagnucola mamma, rabbrividisco mi sembra Gollum del Signore degli Anelli – non puoi mancare! Sei la nostra unica figlia! Trent’anni di matrimonio si festeggiano una volta sola nella vita!

- Mamma te l’ho detto torno tardi! E poi mi deve portare a casa Mamoru... non posso proprio.

- Oh c’é Mamoru con te?- mi chiede fingendosi sorpresa.

Che pessima attrice... come se non sapesse che sono via con il mio capo!

- Sì, mamma.

- Me lo passi?

- Cosa?- quasi urlo strozzandomi con un sorso d’acqua.

- Dai passamelo un attimo! Lo voglio salutare. – sta civettando di nuovo... che schifo...

Passo il cellulare a Mamoru che saluta mia madre e poi rimane zitto mentre lei lo investe con una valanga di parole.

Annuisce piano continuando a guardarmi visibilmente divertito.

Cosa gli starà raccontando quella donna?

- Certo signora... sarà un onore. – dice all’improvviso con un sorriso lungo da orecchio a orecchio.

Non mi dire che...

Mamoru mi ripassa il telefonino, lo afferro e chiudo gli occhi pronta al peggio.

- Hai visto? Tutto sistemato!- cinguetta mia madre felice – Mamoru é proprio un caro ragazzo! Verrete insieme alla festa appena scesi dall’aereo.

Lo sapevo!

Ma cos’ho fatto per meritare tutto questo?

- Sei felice tesoro?

- Come una pasqua. – borbotto mentre punzecchio la torta con i denti della forchetta.

- Allora ci vediamo Sabato!

- Ciao mamma.

Chiudo il telefonino e lo spengo, basta telefonate per oggi!

- Senti Mamoru,- mormoro continuando a guardare la torta – non sei obbligato e venire. Anzi... prenderò un taxi all’aeroporto, dirò alla mamma che hai avuto un impegno. La conosco quella donna riuscirebbe perfino a convincere i produttori di sigarette a manifestare per la lotta contro il cancro. Non sentirti obbligato a partecipare alle sciocchezze della mia famiglia.

- Ma non mi sento obbligato. – mi risponde dolcemente – Mi fa piacere.

- Voglio proprio vedere quanto ti farà piacere poi.

 

***

 

L’albergo é silenzioso stasera... il rumore dei nostri passi é attutito dalla moquette rossa.

E’ tardi e il vino era molto forte... c’é stato un momento in cui avevo quasi creduto che Mamoru mi volesse far ubriacare.

- E’ stata una bella serata.

- Sì, molto piacevole. – conferma lui... ma la sua voce é distante.

E’ da quando siamo usciti dal ristorante che sembra assente, come concentrato solo su qualcosa.

- Mamoru tutto bene?

- Stavo riflettendo su una cosa. – mi dice guardando il pavimento del corridoio –Perché sei scappata l’altro giorno? – chiede improvvisamente alzando lo sguardo e trafiggendomi con i suoi occhi profondi.

Non riesco a sostenere quello sguardo, volto il viso dall’altra parte e sospiro.

- Magari lo sapessi Mamoru... mi dispiace tanto ma... ho avuto paura.

Penso di averlo spiazzato con questa frase.

- Io... io ti ho fatto paura?

- Sì... no... forse tutta la nostra situazione mi fa paura, forse quello che temo di più é la sofferenza.

Lo sento sospirare ad avvicinarsi a me, mi mette le mani sui fianchi e mi spinge contro il muro, sono sorpresa ma questa stretta mi piace tantissimo, é salda, forte ma non mi fa male.

- Mamoru....

- Come posso farti capire che mi piaci veramente Usagi?- mi chiede fissandomi negl’occhi – Mi sei piaciuta subito... fin dal matrimonio di Yuri. Credi che mi stia divertendo? Che tu sei solo un capriccio? Non é così...

- Mamoru... – non riesco a dire nient’altro.

Con una mano mi libera i capelli dal fiocco.

- Ti avevo detto che mi piacevano di più sciolti...- sussurra con un lieve sorriso e continuando a tenermi stretta a se con l’altro braccio – non é nei miei piani lasciarti andare Usagi. E non perché é il brivido della conquista o perché voglio aggiungere un nome alla lista, ti voglio accanto a me perché mi paci, perché in tua compagnia mi sento vivo.

Sorrido, una dichiarazione d’amore... beh questo non me lo aspettavo.

- Ora vuoi rubarmi un altro bacio come l’altra volta?

Ti prego sì! Baciami!

Ride, la mano che mi accarezzava i capelli scivola nella mia, le nostre dita si intrecciano in automatico.

- Vedi? E’ questo quello che intendo, mi fai impazzire.

- Non hai risposto alla mia domanda Mamoru.

- Rubare... – ripete divertito - ti ho veramente rubato quel bacio?

- Se tu quello lo chiami bacio...- lo provoco.

- No... non era un bacio.

Questa volta le sue labbra arrivarono veloci alle mie, il bacio é molto più inteso dell’altra volta, pieno di energia... di desiderio. Ormai andavano da sole, insieme come se fossero un’unica cosa.

Non cerco neppure di allontanarlo, non voglio, voglio solo che questo istante duri in eterno. Alzo la mano libera e gli accarezzo la testa mentre lui mi stringe ancora di più come se volesse fondermi nel suo corpo per non scappare più... ma io non ho intenzione di scappare.

Il bacio diventa profondo, molto profondo e sento chiaramente che lui vuole di più.

Ci separiamo senza fiato, i suoi occhi brillano mentre torna ad accarezzarmi i capelli.

- Questo é un bacio.

Sorrido scombussolata da quella valanga di sensazioni che mi ha investito, poggio la fronte sul suo petto e sospiro senza dire nulla.

- Ti ho già detto che odio dormire da solo?

 

 

 

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Capitolo 17
*** Tesoro, ti presento i miei! ***


 

Deboli rumori mi svegliano… qualche passo… una frase borbottata a bassa voce… sento che sta aprendo le ante dell’armadio, va in bagno e apre l’acqua per la doccia.

Strofino il viso sul cuscino e sbadiglio, la luce tenue entra dalle tapparelle appena alzate, il letto è caldo, morbido… ha il suo odore… qui tutto ha il suo odore, forse pure io.

Fischietta sotto la doccia, lo fa sempre… è felice… io sono felice… è una bella sensazione, un dolce calore che ti scalda il cuore.

Chiude l’acqua, ha finito e io sono ancora sprofondata tra i cuscini e le lenzuola, sono pigra e lui è mattiniero.. beh non possiamo avere tutto in comune no?

Esce dal bagno, indossa solo i pantaloni neri mentre con la salvietta finisce di asciugarsi i capelli.

E’ bello… sì… è proprio bello e io sono pazza di lui… ah l’amour!

Mi guarda e sorride, lo odio quando fa così.

- Lo sai che appena sveglia sei stupenda. – mi dice sedendosi accanto a me.

- Non è vero. – ribatto buttando la testa sotto il cuscino – Sembro uno spaventapasseri!

Mi toglie il cuscino dalla testa e mi libera il viso dai capelli.

- Uno splendido spaventapasseri. – mi sfiora le labbra e sorride.

- Idiota.

- Potrei offendermi.

- No… non resisti al mio fascino Chiba!- scherzo con un sorriso.

Lui alza gli occhi al cielo e mi abbraccia, mi ritrovo schiacciata sotto di lui ma, di certo, non é una brutta sensazione.

- Ah quanto è vero Tsukino! - ride debolmente e mi bacia con tanta dolcezza… è così dolce e passionale, così dannatamente tenero e sexy… non posso che sciogliermi come neve al sole tra le sue braccia.

Sento una sua mano salire lungo una gamba, sfiorarmi le pelle tanto sensibile del ventre e iniziare a giocare con un seno, io gli sto accarezzando la schiena… ho capito che è uno dei suoi punti deboli.

Mentre siamo così presi qualcuno bussa alla porta.

Lo sento borbottare contro la mia bocca.

- Maledizione… scocciatori insulsi! Chi è?

- Servizio in camera. – fa la voce del cameriere dall’altra parte.

- Vai a prendere il vassoio… mentre io mi butto sotto la doccia.

Si alza a malincuore, sento improvvisamente freddo, mi alzo e, prima che lui potesse aprire al cameriere, mi fiondo in bagno.

Mi sono trasferita nella sua camera da tre giorni, oggi partiamo.

Non abbiamo mai discusso su quello che accadrà quando rimetteremo piede a Tokyo… vorrei parlarne ma non vorrei che fraintendesse le mie parole. Magari scesi dall’aereo non vorrà dire a nessuno che tra di noi è nato qualcosa, che siamo stati insieme in questi giorni… non so proprio cosa pensare e ammetto che questo mi fa paura.

Cosa dovrei fare se lui non vuole più stare con me?

Dai suoi comportamenti potrei escludere questa possibilità… eppure… dentro di me c’è sempre quella vocetta fastidiosa e pessimista che mi urla che c’è qualcosa che non va.

Affronterò in discorso appena arrivati a casa, sì, ne dobbiamo parlare…

Esco dalla doccia in accappatoio, lui é seduto nel salottino, sta leggendo il giornale bevendosi tranquillamente il suo caffè.

Prendo la mia brioche e gli do un leggero bacio sulla spalla nuda, lui sorride, lancia il giornale alle sue spalle, mi afferra per la vita e mi fa sedere sulle sue gambe.

- Dove credi di andare?- mormora vicinissimo al mio viso.

- A fare colazione. – rispondo debolmente.

Lui scuote la testa:

- No, ora sei mia prigioniera.

- Ma io ho fame...- tento di ribellarmi per qualche secondo allontanando il mio collo dalle sue labbra, é una battaglia persa in partenza, senza contare che io non voglio allontanarmi ora da lui.

Cedo a quella sublime tentazione, lo sento armeggiare con la cintura di spugna dell’accappatoio e ridere come un diavoletto contro il mio collo.

- Mi vuoi tentare Mamoru?

- Esatto.

- E la mia colazione?

- La farai dopo.

 

***

 

Parcheggiamo la macchina davanti a casa mia, Mamoru spegne il motore e poi mi guarda.

- Pronta?

- Devo proprio?- gli chiedo sconsolata.

Lo vedo sorridere con la coda dell’occhio, si avvicina a mi da un lieve bacio sulla guancia.

Chiudo gli occhi e sospiro poggiando il capo contro il sedile.

- La mia famiglia é numerosa, impicciona e chiassosa... dimmi come potrò divertirmi? Mia madre non é che la vetta di una montagna di parenti invadenti.

Ride, scende dalla macchina e apre lo sportello dalla mia parte.

- Andiamo... vedremo di uscirne senza fare troppi danni.

Faccio un profondo respiro e prendo la mano che mi porge, mi rendo conto che con lui potrei benissimo andare ovunque... che sia veramente l’amore?

Camminiamo piano nel vialetto che porta verso casa, i passi che rimbombano, nel silenzio del quartiere, sui ciottoli bianchi che mia madre ha voluto importare dall’Italia.

Sono tutti nel giardino sul retro, sento il profumo degli hamburger che papà sta cucinando sulla griglia, la musica e il parlottio vivace dei miei famigliari.

Ci siamo...

- Mamoru.. facciamo ancora in tempo a fuggire. – mormoro prima di svoltare l’angolo della casa.

- Finalmente sei arrivata tesoro!

Accidenti... troppo tardi...

Mia madre mi stritola in un abbraccio e poi abbraccia, più dolcemente, Mamoru.

- Mamoru! Sono felice che tu abbia trovato il tempo per unirti a noi.

- Non sarei mai mancata signora Tsukino. – risponde Mamoru baciandole una mano.

Che gran lecca culo!

Mia madre mi afferra per un braccio e mi trascina verso il giardino.

- Vieni tesoro... ci sono tutti che ti aspettano... non vedevano l’ora di vederti.

Il giardino é gremito di amici e parenti.. mia mamma s’é data da fare quest’anno. Chissà se ha a che fare Mamoru?

Tutti si voltano a guardarmi, lui é dietro di me di qualche metro... aaah posso chiaramente sentire che si diverte come un bambino!

C’é un mormorio generale... brutto segno...

- Usagi!- urla mia zia Arika facendosi largo tra la folla – Sei arrivata! – é la sorella di mia madre, sposata tre volte, vedova tre volte.

Quando ero piccola mi chiedevo sempre perché i suoi mariti morissero come mosche, poi ho assaggiato la sua cucina e allora ho capito.

Mi stritola nel suo abbraccio morsa e mi pizzica le guance come se avessi tre anni.

- Zia ti prego!- le dico cercando di liberarmi.

Improvvisamente si blocca e la vedo fissare Mamoru.

- Ma cara!- squittisce nello stesso modo di mia madre – Non mi presenti questo ragazzo?

Alzo gli occhi al cielo.. niente di peggio di una cinquantenne sposata tre volte ed ancora assetata di uomini!

- Oh sì scusa... si chiama Mamoru.. é il mio...

Ecco ora cosa dico?

Il mio capo? Il mio amante?  Il mio ragazzo?

Chi sei ora Mamoru Chiba?

- Sono il suo fidanzato. – dice Mamoru stringendo la mano della zia – Mamoru Chiba piacere.

Al suono della parola fidanzato tutto il giardino si ammutolisce, l’unico rumore é la musica e gli scoppiettii del fuoco nel barbecue.

Io e Mamoru ci scambiamo un’occhiata preoccupata.

- Usagi... perché ci fissano tutti?- sussurra Mamoru.

- Non ho mai portato un ragazzo a casa. – gli spiego preparandomi al peggio.

Tutto accade in pochi attimi, si sentono grida di gioia, esulti, brindisi e tutti i presenti investono Mamoru come un fiume in piena.

Tra gli spintoni e le grida vengo buttata fuori dalla mischia... mi trovo sola nel giardino mentre tutti  si stanno stringendo attorno a Mamoru.

Lo sapevo che sarebbe finita così... mia madre mi ucciderà per averle rovinato il suo momento di gloria!

Sono il suo fidanzato... già ha detto proprio fidanzato... sorrido e vado al buffet.

Lancio un’occhiata alla marmaglia che si accalca attorno a quel povero ragazzo, io glielo avevo detto che le feste della mia famiglia erano strane!

Ora voglio proprio vedere come si diverte!

Prendo una bottiglia di birra e vado verso mio padre che é l’unico che non si è mosso dalla sua postazione davanti alla griglia.

Indossa il suo solito grembiule con scritto “Date un bacio al cuoco” e sta girando la carne.

- E’ fresca. – gli dico passandogli la bottiglia.

Mi fa uno dei suoi sorrisi dolci e pieni d’amore, si toglie il sudore dalla fronte con il braccio e prende la birra.

- Grazie... qui fa caldo come all’inferno. – ne butta giù una lunga sorsata poi mi indica Mamoru ancora sommerso dalle zie impiccione – Dimmi la verità: è realmente il tuo fidanzato o l’hai portato solo per fare stare zitta tua madre?

Arrossisco un attimo... mio padre é uno dei pochi uomini al mondo a capirmi, prima pensavo fosse il solo assieme a Yuri e Rio ma, ora, c’é anche Mamoru.

- Lui é un fidanzato vero. – confermo girando un paio di hamburger.

Mio padre lo fissa a lungo, in silenzio bevendo la sua birra, lo sta analizzando.

Tremo al solo pensiero di quello che potrebbe dire.

- Sembra un bravo ragazzo. – dice dopo un lungo silenzio che per me é durato secoli.

Ci tengo molto all’approvazione di mio padre, e, dopo quella sua quasi sentenza favorevole su Mamoru, sono molto più sollevata e felice.

- Lo é. – sorrido mentre mia madre porta una fetta di torta al suo neo genero. 

- Sa come prenderti Usagi? O vuole cambiare il carattere del mio Angelo?

- E’ perfetto papà.

- Bene... ora vai a salvarlo. – dice infine con un sorriso – Prima che le tue zie e tua madre lo divorino.

Rido e mi avvicino alla massa che lo circonda.

- Avanti basta! – urlo spostando tutti quelli che mi capitano sotto mano – Lo show é finito! Ok l’avete visto... sì é reale e non é uno scherzo del ponce di mamma... forza! Lasciatelo stare!

Con mormorii, sorrisi cretini e sussurri di approvazione i miei parenti si allontano tutti facendo riprendere fiato a Mamoru.

- Se devi scappare fallo subito. – scherzo porgendogli un bicchiere di aranciata.

- E perché? – chiede lui confuso.

- Perché la mia famiglia sarà sempre così... anche peggio in ceti casi. Oggi li hai visti allegri e festosi... devi vedere quando litigano!

Sorride e mi accarezza una guancia... il suo tocco é delicato.

- Non mi interessa. E poi non devo vederli tutti i giorni.

Scuoto la testa e gli strofino la guancia con un tovagliolo di carta.

- Guarda... nonna Moe ti ha sbaciucchiato tutto.

- Sarà il mio magnetismo. – ride passandomi un pezzetto di torta in bocca – Anche se ad un certo punto ho quasi creduto che volevi lasciarmi tra le loro grinfie. Non si trattano così i fidanzati!

L’ha detto di nuovo... allora non stava scherzando.

- Sei il mio fidanzato allora.

- Avevi qualche dubbio? – mi chiede abbassando il capo per incrociare il mio sguardo fisso sull’erba.

- Non ne avevamo mai parlato... noi non abbiamo messo delle regole. Non sapevo cosa pensare Mamoru tutto qui.

- Ti va bene?

Annuisco lentamente, sento le mie guance andare a fuoco.

Mamoru si china ancora di più e mi sfiora le labbra.

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Positivo ***


 

Qualcuno suona alla porta... lo ignoro... ho sonno ed é Domenica!

Suonano ancora, mi rigiro nel letto ma ancora non mi alzo... non ho dormito!

Perché non mi lasciano in pace?

Ci provano di nuovo, sbuffo, scatto a sedere e scendo dal letto... cammino veloce fino alla porta con l’intenzione di uccidere chiunque si trovi dall’altra parte!

- E’ Domenica!- urlo mentre spalanco la porta del mio appartamento – Voglio dormire!

- Sorpresa! – gridano le mie amiche dal pianerottolo con un sorriso.

- Stavo dormendo!- piagnucolo mentre entrano tutte in casa – Ma perché non siete venute qui verso mezzogiorno?

- Usagi é mezzogiorno!- sorride Minako mettendo sul tavolo un cartone di pizza – Come mai non hai dormito stanotte?

- Sono stata alla festa di mia madre...- biascico sedendomi pesantemente sulla sedia – sarò venuta a casa che era l’una passata.

Guardo la pizza e faccio una smorfia.

- Non avete preso quella con le acciughe?

- No, ci fa schifo!- mi risponde Ami sistemando una vaschetta di gelato nel congelatore.

- Posso chiedervi cosa ci fate qui?

- Come... vogliamo sapere ogni minimo dettaglio piccante del tuo viaggio con Mamoru!- esclama Minako con gli occhi lucidi – Allora l’hai baciato?

- Non sono affari tuoi!- urlo incrociando le braccia al petto – Io ti ho chiesto cos’hai fatto con Dylan quando siete andati in Francia?

- Sì!- urlano in coro le mie amiche.

- E se io vi dicessi che non ho fatto nulla con lui?

Nello stesso istante in cui mento spudoratamente sulla mia vita con Mamoru, eccolo che entra in cucina con addosso solo un asciugamano, é appena uscito dalla doccia.

- Usagi con chi parli?- si blocca con la bocca spalancata, il suo sguardo si sofferma solo qualche minuto sulle mie amiche.

Nel frattempo, loro, hanno gli occhi fuori dalle orbite.

Io vorrei solo scavare una fossa e buttarmici dentro!

- Forse… forse è il caso che mi vada a vestire.

- Sì, Mamoru è meglio.

Appena Mamoru esce dalla cucina mi sento quattro paia di occhi puntati addosso, faccio finta di nulla, ignorando gli sguardi delle mie amiche. Prendo un pezzo di pizza e guardo il soffitto.

- Allora?- fa Rei esasperata – Non hai nulla da dirci?

- Io?- chiedo con la bocca piena – E perché?

- Usagi! – urlano tutte e quattro.

- Va bene.. va bene…- dico sbuffando – Diciamo che io e Mamoru abbiamo una storia.

- Una storia? – chiede Mamoru con un sorriso tornando in cucina vestito – Ah… è così che definisci il nostro fidanzamento? – si sta letteralmente prendendo gioco di me – Diciamo che ieri sera mi hai anche presentato ai tuoi genitori.

- Usagi! – urlarono di nuovo le altre.

- Era l’anniversario dei miei! – mi difendo… ho paura dello sguardo delle altre – E mamma ha invitato anche Mamoru… l’avrei detto prima a voi! Sicuramente! Mamoru dirglielo anche tu!

- Oh la pizza!- fa innocentemente andando verso il tavolo.

- Mamoru! – urlo pestando un piede a terra.

- Usagi io devo andare…- fa con un sorriso – ti lascio sola con le tue amiche, sono certo che avrete molto di cui parlare – mi sfiora le labbra e si allontana. 

Gli corro dietro e gli sbarro la strada.

- Non puoi lasciarmi da sola con loro! Mi uccideranno!

Ride debolmente e si avvicina per darmi un altro bacio… questa volta molto più profondo.

- Non strapazzarmi troppo in mia assenza. Ci vediamo domani al lavoro, magari ti chiamo stasera… ok?

- Va bene. – dico non troppo convinta.

Appena esce dalla porta mi affretto a guardare la cucina, sono tutte lì… tutte e quattro… mi stanno fissando in malo modo.

Rei è appoggiata al frigorifero, Ami e Makoto sono sedute al tavolo, una picchetta le dita mentre l’altra stringe i pugni, Minako è appoggiata allo stipite e pesta un piede a terra.

Con uno scatto corro verso la camera, le altre mi rincorrono cadiamo sul letto e inizia una battaglia di cuscini.

 

***

 

Entro in ufficio alle nove e venti, in ritardo cronico come mia abitudine, sbadiglio mentre aspetto che l’ascensore arrivi al mio piano.

Fortunatamente non c’é nessuno con me... ho una faccia che fa schifo, quelle quattro squinternate delle mie amiche mi hanno fatto il terzo grado fino a mezzanotte e Mamoru mi ha tenuto al telefono per tutta l’ora seguente.

Ora vado in ufficio e dormo un po’...

Apro la porta e quasi mi viene da piangere!

Sono stata via una settimana e le carte sono triplicate!

Secondo me si accoppiano appena mi allontano... sì, non c’é altra spiegazione!

Prevedo una settimana di straordinari e serate chine sulla scrivania! Non é giusto!

Accendo il computer e prendo la prima busta da aprire... per fortuna é lo stipendio... se il buongiorno si vede dal mattino!

- Forza Usagi... se non inizi non finirai mai!- mi incoraggio ad alta voce solo per sentirmi più forte di quello che sono in realtà.

- Usagi Kagome Tsukino!

Eh no! Lui no! Non Boccuccia di rose di prima mattina!

Palla di lardo entra nella mia stanza come un toro inferocito, gli esce anche il fumo dalle narici... ah no é il fumo del sigaro!

Che immagine inquietante.

- Buongiorno anche a te Jérome. – rispondo pacata prendendo una pila di buste d’aprire – Com’é andata la settimana? Ti sono mancata?

- Spiegami perché devo sopportare ogni mattina la tua insolenza!- urla avvicinandosi  inaccioso alla scrivania.

- Perché qui dentro sono una delle migliori e, senza di me, ti ritroveresti con quel culo lardoso a terra ancor prima di pronunciare il mio nome! Perché devo continuare a ripetertelo?

Mi fissa con quegl’occhi spiritati che a tutti fanno paura mentre a me, che ormai ci sono abituata, fanno solo pena.. o ridere, dipende dai casi.

- Jérome...- dico dopo qualche minuto di silenzio – a differenza di te, io qui ci lavoro. Quindi cosa sei venuto a dirmi?

- Il tuo caro scrittore in erba é in ritardo di sei settimane sulla consegna!

Sbuffo... lo so, ha ragione ma cosa ci posso fare? Puntargli un mitra fino a quando non finisce di scrivere? Sono un editore non un cecchino!

- Jérome ti prometto che se non manda la stesura finale prima di fine mese lo contatto e annullo i due assegni che gli abbiamo emesso.

Si toglie il sigaro da bocca e mi sbuffa in faccia quel fumo dolciastro nauseabondo.

So io dove gli infilerei la sua preziosa scatola di sigari schifosi!

- Due settimane Usagi.. non un giorno di più, o quel maledetto ragazzino segaiolo dovrà trovarsi un altro editore.

Esce dal mio ufficio facendo tremare anche i pavimenti, quando sento la sua porta sbattere prendo il telefono e chiamo Jordan.

Abbiamo urlato per quasi mezz’ora... lui non trovava l’ispirazione giusta. Gli ho risposto che l’ispirazione gliela tatuavo sulle chiappe a furia di calci se non si sbrigava!

Bene, fino a questo momento l’unico segno positivo é lo stipendio.. perché non sono rimasta a casa oggi?

Mi passo una mano tra i capelli come gesto del mio prossimo esaurimento nervoso... sono solo le undici... fantastico!

Sapete quelle giornate talmente pesanti che sembra quasi che le ore ci mettano il doppio, anzi no il triplo, a scorrere?

Ecco una giornata del genere é nulla all’inferno che c’é oggi nel mio ufficio.

Mi suona il telefono, mormorando una marea di insulti in qualsiasi lingua alzo la cornetta.

- Pronto?

- Usagi... sono Minako.

La sua voce é debole, sembra quasi che stia piangendo, non é di certo la Minako che conosco.

Un brivido mi percorre la schiena. 

- Minako! E’ successo qualcosa?

- Sì.

- Dove sei?

- Al bar sotto il tuo ufficio.

Mi precipito da lei, é seduta in un tavolo in fondo, d’angolo, pallida in volto, cerca in tutti i modi di non farsi vedere.

No, di certo, lei non é la mia solita amica Minako.

Mi siedo e le prendo una mano, dio è gelata.

- Minako tutto bene?

- No, non va tutto bene!- scoppia a piangere, io l’abbraccio subito cercando di capire cosa possa far cambiare umore all’amica più solare e allegra che abbia mai avuto.

- Tu e Dylan vi siete lasciati?

- No.

- Avete litigato?

- No.

- Allora Minako cos’hai?

Dalla borsa estrae un foglio bianco e me lo passa.

Lo apro ed immediatamente riconosco lo stemma della clinica privata nel quartiere dove abita. Tra tutti i paroloni medici e le percentuali capisco una sola parola Positivo.

Lo rileggo bene e capisco perché la mia amica é in preda al panico.

- Minako... qui dice che sei incinta!

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Capitolo 19
*** Al parco ***


 

- Cosa! Minako é incinta?!?!

- Urla più forte Mamoru! Credo che in Paraguay non ti abbiano sentito!

- Scusa... ma, ammettilo, é una grossa sorpresa.

Siamo a casa mia, seduti sul divano, fino a cinque minuti fa stavamo guardando un film e mangiando i pop-corn stretti in un abbraccio.

Avevo promesso a Minako di starmene zitta ma non potevo non dirlo a Mamoru.

Devo dire che é rimasto sconvolto... molto più di quando mi aspettassi.

Mamoru si passa una mano tra i capelli e sospira.

- E com’é successo?

Gli riservo una delle mie espressioni della serie: “Sei scemo o mangi i sassi?”

- Ti devo fare un disegnino?

- Spiritosa... – mormora facendo una smorfia adorabile - intendevo non é sempre stata attenta?

- Questa volta, a quanto sembra, gli ormoni le hanno offuscato del tutto la vista.

- Dylan come ha reagito?

- Non lo sa. – mormoro io a bassa voce sentendomi in colpa per la mia amica.

- Cosa? E perché?

- Perché... perché... non è lui il padre.

- CHE COSA?

Questa volta l’urlo si é sentito anche in Paraguay.

- Mamoru...- lo rimprovero sturandomi un orecchio – ma sei matto urlare in questo modo?

- Scusami... é che sono sorpreso! Lui chi é?

- Si chiama Takashi Isago, é il suo ex fidanzato. Si solo lasciati un anno fa, anzi si sono dovuti lasciare un anno fa. Lui é dovuto partire per lavoro in Sud America. Minako aveva il teatro, la tournee e non poteva lasciare tutto per seguirlo anche se si amavano tantissimo. Hanno sofferto molto ma dopo lei ha ripreso ad esser la solita ragazza solare e maliziosa... credevamo che tutto fosse superato.

- Lui é tornato dal Sud America?- mi chiede accarezzandomi la nuca.

- Due mesi fa. – confermo tristemente – Minako mi ha confessato che, la prima cosa che ha fatto Takashi appena tornato in Giappone, é stata quella di cercarla e recuperare almeno un rapporto d’amicizia.

Mi abbraccia da dietro poggiando il mento sulla mia spalla.

- Beh Usagi... se c’é stato un fortissimo amore non c’é tempo o distanza, quei due, quando si sono rivisti, si sono accorti di amarsi ancora.

- Sì, é la stessa cosa che penso anch’io.

Butto indietro la testa lasciando libero Mamoru di mordicchiarmi il collo... é una bella sensazione.

- Ora Minako cosa intende fare?

- Vuole lasciare Dylan... e dire a Takashi del bambino, lei vuole tenerlo anche a costo di crescerlo da sola.

- Una decisione molto coraggiosa e saggia.

- Sì, - confermo – Minako é sempre stata molto coraggiosa.

- Usagi... mi sembri triste.

Sorrido debolmente e mi volto verso di lui.

- No, sono solo preoccupata per la mia amica, crescere un figlio da sola non é facile.

- Ma lei non è sola, ci sei tu, Rei, Ami e Makoto.

- Mi chiedo solo perché non ce lo abbia detto prima che era tornato e che si amavano ancora, non deve esser stata una situazione facile.

Mamoru mi sorride e mi bacia leggermente.

- Ti preoccupi sempre per gli altri... stai tranquilla piccola, andrà tutto per il verso giusto.

 

***

 

- Accidenti Usagi quello che hai pestato era il mio piede! – borbotta Rei a bassa voce.

- Se tu la smettessi di spingere io non ti pesterei il piede nel tentativo di stare in equilibrio! – ribatto io scocciata.

- Sei tu mangiassi di meno qui ci staremmo tutte!

- Ragazze se continuate a litigare non sentiremo nulla!- ci rimprovera Ami.

- Scusa. – mormoriamo in coro mortificate.

Siamo al parco, abbiamo seguito Minako.

Ieri ha lasciato Dylan, non é proprio stata una discussione piacevole, noi eravamo nella stanza accanto, Dylan ha urlato, l’ha insultata lasciandola in lacrime. Minako non si é comportata bene ma non meritava tutti quegli insulti gratuiti. Dovevamo tenere ferma Makoto altrimenti usciva e lo gonfiava di pugni. Abbiamo dormito da lei, mangiando gelato e schifezze varie ed immaginando questo bambino.

Alla fine Minako si era calmata e aveva riso sentendosi meno sola, noi non l’avremmo mai abbandonata.

Ora stava aspettando Takashi al parco, gli avrebbe detto del bambino e avrebbe aspettato una qualsiasi sua reazione.

Ci aveva pregato di starne fuori questa volta, ma noi, da buone amiche impiccione, l’abbiamo seguita e ci siamo appostate dietro dei cespugli per avere una visuale migliore.

- E’ in ritardo. – constata Ami guardando l’orologio – Non le darà buca vero?

- Lo trucido se osa far del male a Minako!- sussurra Makoto schioccando le nocche delle mani.

- Non credo che dovremmo ricorrere alla violenza. – fa Rei – Takashi é sempre stato follemente innamorato di Minako, vedrete che sarà contento.

- Eccolo! – esclamo emozionata e anche molto spaventata da una sua risposta negativa.

Takashi é veramente un bel ragazzo, ha i capelli rossi lunghi fino alle spalle, gli occhi celesti, é più grande di noi di un paio d’anni, un ragazzo con la testa sulle spalle, diligente e molto intelligente.

Possiamo dire tranquillamente che mi è molto più simpatico di quel pallone gonfiato di Dylan… senza contare che li ho fatti incontrare io!

Chiamatemi Usagi Cupido Tsukino!

- Ecco che si siede! – fa Ami elettrizzata interrompendo il mio monologo interiore.

Siamo tutte in trepidante attesa, non respiriamo neppure.. Minako parla così a bassa voce che non sentiamo nulla ma dei suoi gesti si capisce benissimo che è imbarazzata e che non gli ha ancora detto nulla.

Takashi è piuttosto disorientato… ha capito che sta succedendo qualcosa ma non riesce a capire.

Improvvisamente la mia amica scatta in piedi e gli volta le spalle, è in lacrime… Matoko è convinta che il ragazzo abbia rifiutato la nostra amica, la stiamo trattenendo.

- Non le ha ancora detto nulla!- mormora Rei che l’ha afferrata per un braccio.

- Lasciatemelo… vi prego solo per cinque minuti… lo concio per le feste poi può andare a morire dove meglio crede. – fa Matoko con una luce folle nei suoi occhi verdi.

- Noi non dovremmo neppure essere qui!- le risponde Ami che la blocca per l’altro braccio.

- Non me ne frega nulla! Gli stacco solo l’aggeggio… così non potrà fare altri danni.

- Matoko! – quasi grido, mi sono aggrappata alla sua vita e non intendo mollarla tanto facilmente – Non credo che l’evirazione possa essere la soluzione al problema di Minako!

Improvvisamente sentiamo Takashi gridare, ci sporgiamo dai cespugli… cosa diavolo è successo?

Takashi ha preso in braccio Minako e la sta facendo volteggiare!

Questo vuol dire… vuol dire che lui è felice!

Stanno sorridendo e piangendo nello stesso istante…

- Sapete credo che ora possiamo anche andarcene. -  fa Ami con un sorriso.

- Scordatelo!- urliamo noi.

- Ora voglio vedere cosa succede!- dice Rei.

- Voglio vedere come finisce la storia! – echeggia Matoko che ha depositato l’ascia di guerra.

Takashi si china e da un bacio molto appassionato alla sua donna.

- Andiamocene via..- dico piuttosto in imbarazzo – Takashi e Minako sanno perfettamente come continuare anche senza di noi.

 

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Capitolo 20
*** Akyna cervello di burro ***


 

Porco cane ma quanto costano le carrozzine al giorno d’oggi?!?

Sto sfogliando la quarta rivista di accessori per neonati e non c’è una carrozzina decente che possa comprare senza accendere un mutuo in banca!

Io e le mie amiche ci siamo divise gli acquisti, Rei e Yuri si occupano del lettino, Ami e Rio del seggiolone, Matoko e Jun del seggiolino della macchina e io e Mamoru della carrozzina.

Nessuno mi aveva detto che le carrozzine costavano così tanto! Cosa sono fatte d’oro? E poi.. due ruote, tre ruote, con gli ammortizzatori, senza, con le maniglie che si girano, con la fodera in lana, in cotone… ma è una carrozzina o una macchina di lusso? C’è da diventare matti!

Mi metto le mani tra i capelli e sospiro… Mamoru mi ha detto di pensarci da sola perché lui non ne capisce nulla di accessori per neonati.

Ora capisco perché!!!

Predo i due cataloghi che mi interessano di più e mi alzo dalla scrivania… meglio se siamo in due a guardarle.

Mi avvicino all’ufficio di Mamoru, sento delle risate… anzi una risata stridula da oca giuliva, conosco quella risata.

Akyna Ohi, la ragazza che lavora alla contabilità del secondo piano.

Akyna chiamata anche Akyna cervello di burro… devo spiegare il perché?

Ma, soprattutto, cosa vuole da Mamoru?

Busso alla porta, lui mi invita ad entrare.

Akyna è nell’ufficio di Mamoru come avevo già capito, seduta sulla scrivania accanto a lui, gambe incrociate, minigonna di pelle nera che praticamente non esiste, camicetta bianca dove si vede chiaramente il reggiseno nero che ha sotto, capelli castani, lisci lasciati sciolti, lo sguardo famelico verso il mio uomo!

- Oh Usagi!- cinguetta innocentemente scuotendo la lunga chioma con una mano – Stavo giusto parlando a Mamoru di quanto siano incrementate le entrata da quando anche lui lavora qui.

Sì, certo io ci credo!

Ma per chi mi ha preso?

Resto immobile davanti alla porta, quella gonna è talmente corta che mi sorprende che Mamoru non ci abbia già visto le mutande… o peggio.. conoscendo quella donna non mi sorprenderei se non le portasse neppure al lavoro.

- Akyna… hai dimenticato un pezzo di gonna a casa?- le chiedo fissando quel pezzo di pelle nera che tenta, invano, di coprirle le grazie.

Ride… che oca  giuliva! Mi sorprende che sia diplomata in ragioneria… penavo che non sapesse neppure la tabellina dell’uno!

- Usagi è la nuova moda di quest’anno! Mi sorprende che tu non lo sappia, sei sempre molto attenta a quello che indossi.

- Questo non vuol dire indossare tutti gli stracci che compaiono sui giornali scadenti che leggi tu. E, comunque, io non devo usare quelle gonne per farmi notare.

Noto, con immenso piacere, che Akyna è arrossita.

Ti insegno io a mettere gli occhi sugli uomini delle altre!

- Avevi bisogno di me Usagi?- mi chiede Mamoru.

- Veramente sì… ma non è importante. Volevo un tuo parere su una questione. Se sei molto impegnato posso passare dopo.

- Beh Akyna mi stava mostrando i bilanci degli anni passati. 

Quel sorriso e quello sguardo furbo mi convincono proprio poco… sono gelosa è vero. Conosco bene il genere maschile e quando una bella donna gli sbatte le sue parti intime in faccia loro non voltano il capo dall’altra parte, neppure se sono fidanzati.

- Seduta sulla tua scrivania? – gli chiedo molto poco gentilmente.

Mamoru sussulta sentendo questo mio tono così duro.

- Cosa c’è Usagi?- fa Akyna con un sorriso cattivo – Temi nella concorrenza?

- L’unica che cosa che posso temere da parte tua Akyna,- dico senza togliere gli occhi di dosso a Mamoru – è che tu possa dimenticare come funziona la calcolatrice. Non temo le tue gonne invisibili e quel ridicolo seno finto.

Il sorriso scivola via dalla sua faccia.

Sono proprio arrabbiata, non con lei… ma con Mamoru che è lì che non fa nulla. Potrebbe dire a Akyna di levarsi dalla sua scrivania invece sembra del tutto normale che questa barbie stia semi nuda nel suo ufficio, mostrandogli la sua mercanzia più intima.

- Mamoru devo uscire…- dico dopo un po’- Jérome non c’è quindi lo dico a te. Mi predo il resto della giornata, finisco il lavoro a casa.

Non aspetto neppure la sua risposta, mi volto ed esco dal suo ufficio.

Butto alla rinfusa qualche cosa nella borsa e mi reco agli ascensori.

Mamoru mi aspetta in corridoio.

- Usagi cosa ti prende?

- Nulla,- rispondo apatica spingendo il bottone per chiamare l’ascensore – non avevi i bilanci da controllare con Akyna? – e non tento neppure di celare questa punta di gelosia nella mia voce.

- Perché ho come l’impressione che sei gelosa?- il suo tono è tanto dolce… potrei quasi lasciar perdere quella donna nel suo ufficio ma non ci riesco.

Sono testarda… che ci posso fare?

- Anche se lo fossi? – ribatto schiacciando ancora il bottone.

- Non dovresti… mi sembra di averti detto che le svampite non mi interessano.

- Sì, me l’hai detto… allora perché quella è seduta sulla tua scrivania con addosso una fascia per capelli al posto della gonna? – sbatto la mano sulla pulsantiera – Al diavolo l’ascensore! Predo le scale!

- Ma siamo al decimo piano!- tenta di fermarmi lui.

Sono furiosa.

- Lasciami stare Mamoru.. almeno per qualche ora… sono molto arrabbiata e vorrei andarmene prima che inizi ad urlare cose di cui poi potrei pentirmi amaramente.

- Non posso lasciarti andare così infuriata con me! Non ho neppure fatto caso alla sua gonna.

Sospiro tentando di fargli un sorriso comprensivo… so che non mi esce… questo non é un sorriso ma un ghigno.

- Mamoru non sono scema… e, dicendomi così, non fai altro che peggiorare la situazione.

Sbuffa contrariato e si passa una mano tra i capelli.

- Scusami…- mi dice dopo un po’ – è lei che si è seduta lì.

- Potevi farla scendere.

Non risponde… sa che ho ragione!

Gli uomini!

- Usagi…

- Non voglio più parlare! Lasciami andare.

Con uno strattone più forte libero il mio braccio e scendo giù le scale di corsa.

Sono sciocca vero? Sì, lo so ma voi cosa avreste fatto al mio posto? Sareste restate lì a guardare? No, meglio lasciarlo stare con un sacco di sensi di colpa… domani gli dirò che non sono più arrabbiata, che mi scuso per la mia gelosia e lui si scuserà per il suo compimento idiota e si farà pace.

 

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Capitolo 21
*** Ragazze... mi sposo! ***


 

- Usagi! Cosa ci fai qui!- quasi urla Ami sorpresa.

Sono entrata nel suo ambulatorio senza neppure chiamarla, sono triste e avevo bisogno qualcuno con cui sfogarmi, Rei era fuori discussione perché Yuri avrebbe chiamato Mamoru dicendogli che ero al santuario, alla pasticceria di Makoto non era il caso perché Jun mi avrebbe preso in giro in continuazione e Minako è in un fase delicata della gravidanza, non voglio emozionarla troppo senza contare che i suoi sbalzi di umore così improvvisi mi fanno paura. Prima ride e scherza, poi piange all’improvviso perché è finito li gelato e poi si arrabbia con qualcuna di noi perché le abbiamo mangiato un biscotto in più!

Alla larga dalle donne incinta!

Così Ami è l’unica neutrale, l’unica che può consigliarmi in tutta tranquillità e senza uomini in giro.

- Hai fatto bene ad andartene. – mi dice davanti ad una tazza di the ghiacciato a casa sua.

Le ho appena raccontato quello che é successo.

- Se ne starà nel suo brodo per qualche ora… così capirà che, ora che è fidanzato, non può fare quello che vuole.

- Ami… posso stare qui stasera?

Ami mi sorride comprensiva.

- Certo Usagi! Non ti caccerò via di casa! Anzi sai che ti dico? Chiamiamo tutte le altre.. stasera cucina cinese! Ti va?

- Volentieri!

Le altre tre arrivano verso le sette, tutte cariche di cibo e bevande alcoliche. Divoriamo tutto quello che ci passa sotto il naso, l’argomento principale è l’omicidio di Akyna cervello di burro… tutte con metodi differenti sia nell’omicidio, sia nell’occultare il corpo.

Minako ha provato ogni schifezza che c’era sul tavolo, evitando gli alcolici e facendo gli intrugli più disgustosi che avessi mai visto.

Poi ha battezzato il bagno di Ami con un improvviso attacco di nausea.

Verso le undici Ami si è alzata, sembra imbarazzata.

-  Ragazze.. io… io devo dirvi una cosa… - timidamente ci mostra la mano sinistra.

All’anulare ha un anello!

Accidenti ero così presa dalla mia gelosia che non l’avevo notato!

E’ d’oro bianco ed ha un’acqua marina incastonata tra un piccolo cerchio di diamanti.

- Mi sposo. – dice semplicemente diventando rossa come un pomodoro.

Restiamo di stucco… Ami è la seconda di noi che si sposa… l’abbracciamo forte e ci congratuliamo, dopo cinque anni Rio si è deciso finalmente!

Improvvisamente mi blocco…

Un'altra sfilata di damigelle!

 

***

Entro in casa e appoggio la borsa sul divano, la serata è stata molto piacevole.

Ami ci ha raccontato come Rio le abbia chiesto di sposarla, al lago, durante il  tramonto mentre stavano facendo una gita romantica.

Beati loro! 

Lancio un’occhiata alla segreteria, ci sono tre messaggi in entrata.

Sopra pensiero schiaccio il pulsante e resto in attesa di scoprire chi mi abbia cercato.

- Ciao Usagi sono Mamoru…- non aspetto neppure il resto, cancello immediatamente il messaggio.

Sentiamo quello dopo.

- … posso immaginare che tu abbia cancellato il messaggio dopo aver sentito la mia voce. – diavolo è ancora Mamoru! – Volevo solo scusarmi… Usagi se sei in casa rispondi al telefono… dai… - dalla sua voce sembra veramente dispiaciuto – ok ho capito: non ci sei. Torno ai miei bilanci…- a sentir quella parola mi bolle in sangue nelle vene, cancello il messaggio senza aspettare il seguito.

Sbuffando ascolto anche il terzo messaggio.

- Alla parola bilanci hai cancellato il messaggio vero?

Ma come diavolo fa?

Possibile che mi conosca così bene?

- … stavo scherzando… ho detto a Akyna che se vuole continuare a lavorare dovrà indossare solo pantaloni o gonne che le arrivino alle caviglie. – sorrido immaginando la faccia di quella svampita mentre lui le diceva quelle cose – Senti Usagi io… sono stato uno stupido. Perdonami… sappi che ora sono appostato sotto casa tua e ci resterò fino a quando non tornerai.

Il mio cuore esplode nel petto… è sotto casa mia!

- … piccola... apri la porta e sarò lì a braccia aperte.

Non so se dice la verità o meno… so solo che mi dirigo alla porta, titubante la apro.

Mamoru è dall’altra parte… sorride dolcemente… ha le braccia aperte e in mano un mazzo di rose.

- Te l’avevo detto che sarei stato fuori dalla porta. – mi dice teneramente.

Rido e gli volo tra le braccia.

Le gelosia è sparita… come posso resistere alla sua dolcezza?

- Perdonami per la mia sfuriata. – mormoro con il viso premuto sul suo torace.

- Nulla da perdonare piccola mia, tieni. – e mi porge le rose.

Le predo e le annuso, sono bellissime… lui è bellissimo… dio mi è mancato così tanto in queste poche ore.

Lo afferro per il colletto e lo trascino in casa, lui ride ma non si oppone, chiude la porta, mi prende in braccio e mi porta in camera.

 

- Così anche Ami si sposa. – mi sussurra piano sotto le coperte.

Siamo stanchi ma non vogliamo ancora addormentarci, mi abbraccia dolcemente, con una mano mi accarezza un braccio mentre io gli accarezzo lentamente il petto.

Un momento perfetto.

- Già…- rispondo un sospiro – mi toccherà indossare un altro vestito orribile da damigella.

- Io ti trovavo adorabile con quel vestito lilla. – mi prende in giro baciandomi la nuca – sembravi un fiorellino.

- Io direi più una pianta carnivora.

La sua risata esplode nel mio appartamento, è bello aveva qualcuno da amare… sì da amare… io amo Mamoru, ormai non ho più dubbi.

Ma lui?

Lui mi ama?

E se io glielo dico e lui non corrisponde?

- Senti Usagi…- mi fa serio in volto – io… io dovrei dirti una cosa.

Quello sguardo e quella serietà mi mette paura.

- E’ una cosa brutta? – gli chiedo mettendomi a sedere di scatto.

- No… cioè non credo… dipende da te.

Ora sono del tutto spaventata.

- Mamoru devo prepararmi a piangere?

Sorride debolmente e mi scosta una ciocca bionda da davanti gli occhi.

- Volevo solo dirti che ti amo Usagi.

Resto di stucco… ho capito bene?

Mi ama… lui ha detto che mi ama!

Credo di non esser mai stata più felice in tutta la mia vita!

Gli butto le braccia attorno al collo e scoppio a piangere.

- Ti amo anch’io! – urlo felicissima – Ti amo tanto Mamoru.

 

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Capitolo 22
*** Un'altra cerimonia ***


 

La giornata è calda anche se è solo Aprile, una primavera così calda non si vedeva da almeno dieci anni dicono i telegiornali.

Almeno il vestito che ho scelto non é troppo pesante!

Gli inviatati sono tutti ai loro posti piuttosto impazienti visto che la sposa è in ritardo.

Ma mi sembra giusto!

La sposa deve esser sempre il ritardo di almeno mezz’ora!

Le mie amiche sbuffano guardando alternativamente l’orologio e l’entrata della chiesa.

- Ma dove diavolo è finita?- mormora Rei impaziente.

- Vuoi vedere che ha cambiato idea? – fa Makoto in preda al panico.

Fortunatamente nessun vestitino celeste o rosa questa volta, nessuna sfilata ridicola, nessun bambino con le fedi da infilare nel naso… nulla di tutto questo.

- Dici che ci ha ripensato all’ultimo?- fa Minako tentando di acquietare suo figlio– Eppure era così contenta quando ce l’ha detto!

- Eccola!- fa Yuri emozionato.

La sposa entra quasi di corsa, si sistema meglio la gonna e guarda il suo futuro marito in fondo alla navata centrale.

La marcia nuziale parte e lei inizia ad avviarsi verso il suo uomo.

Ed eccomi qui… no non solo tra gli inviatati.

Questa volta sono la sposa!

Avevo pensato che i sogni cambiano quando si cresce ma, alla fine, sono sempre quelli magari hanno solo perso la voce, non riescono più a farsi sentire, sono offuscati dalla vita e dai sogni più materiali, ma ci sono sempre. 

Ho trovato il mio principe azzurro… non scapperò come immaginavo durante il matrimonio di Rei, non potrei mai.

É una parte di me.

Mi avvicino sempre di più a Mamoru, ho il cuore che esplode nel petto… temo che mi verrà un infarto prima di pronunciare il sì!

Ci fermiamo davanti a lui, sto per piangere lo sento… e anche lui è emozionato quanto me.

Mio padre mi da un piccolo bacio sulla fronte, poi fissa Mamoru.

- Falla soffrire e ti uccido!- gli sussurra talmente serio che temo che Mamoru possa scappare da un momento all’altro.

- Non si preoccupi. – gli sorride prendendomi la mano – Pronta principessa?

Mi mordo un labbro e mi volto leggermente verso le mie amiche.

Stanno tutte sorridendo, Minako e Takashi hanno avuto un bel maschietto che ora ha un anno e mezzo, anche Rei sta per avere un figlio è al settimo mese, Ami si è sposata l’anno scorso a Giugno mentre Makoto e Jun vogliono convolare a nozze per l’estate dell’anno prossimo.

In questo momento ripenso a tutto quello che abbiamo passato assieme e tutto quello che ancora passeremo, poi guardo Mamoru nel suo vestito nero, elegantissimo, emozionato e felice quanto me.

- Certo che sono pronta Mamoru.

La cerimonia è breve ma molto intensa, quando mi infila l’anello al dito sento chiaramente i singhiozzi di mia madre e di mia zia Arika.

Solo che non so se mia zia piange perché mi sono sposata o perché Mamoru non è più disponibile!

Quando tocca a me infilargli l’anello mi tremano le mani… impacciata e leggermente imbarazzata riesco a mettergli la fede.

Ora siamo marito e moglie!

Sono la signora Chiba.

Usciamo dalla chiesa e veniamo investiti dal riso e dai petali di rosa.

A differenza di Rei mi sono dimenticata di far promettere alle mie amiche di non farmi scherzi e mi hanno incartato la macchina con la carta igienica!

 

***

La mia vita é sempre stata costellata di stranezze.

Sono sempre stata una calamita di figuracce e con le mie amiche ne ho fatte di tutti i colori.

Ma ora sono qui, al ricevimento del mio matrimonio, gli invitati sono felici, io sono felice... e se penso che tutto questo lo devo ad un gambero rubato ad un matrimonio...

- Ehi, Signora Ciba, - mormora Mamoru al mio orecchio deviando il fiume dei miei pensieri- ora che siamo sposati posso rivelarti un segreto.

Mi volto curiosa chiedendomi se sta per dire una sciocchezza o una cosa seria.

- Ricordi il gambero che ti ho rubato al matrimonio di Rei?

- Mamoru certo che lo ricordo... credo di odiarti ancora!

Lui ride e mi accarezza il capo.

- Ti avevo detto che non avevo fatto apposta a rubartelo... invece non è vero. Ti avevo visto e volevo farmi notare da te... così l’ho afferrato nel tentativo di attirare la tua attenzione.

Credo la mia espressione sia stupore allo stato puro.

- Te l’avevo detto che mi eri piaciuta subito. – ride più forte.

- Tu! Brutto...- mi bacia senza darmi la possibilità di sfuggirgli.

Come se io volessi sfuggirgli!

Gli accarezzo una guancia mentre continuiamo a baciarci... é vero, sono strana, acida, aggressiva, pessimista e ho altri mille difetti. La mia vita é frenetica, stressante, piena di stranezze, caotica e burrascosa in certi casi.

Ma é la mia vita e non la cambierei per nulla al mondo. 

 

FINE

 

 

 

 

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