Nieblÿia

di Silyia_Shio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rosa insanguinata ***
Capitolo 2: *** Fiamme ***
Capitolo 3: *** il vero Nome ***



Capitolo 1
*** Rosa insanguinata ***


 

Era una notte chiara, la luna splendeva alta nel cielo, illuminando il viale che Murtagh stava percorrendo.

Non era riuscito a prender sonno, l’ultimo incontro con Eragon l’aveva turbato. Gli aveva detto che poteva liberarsi dalla morsa di Galbatorix, semplicemente cambiando qualcosa di sé. Già, semplicemente. Come se fosse facile modificare sé stessi da un momento all’altro.

La verità è che lui non sarebbe mai riuscito a scappare dalla ragnatela del re. Quand’era nato l’avevano gettato nella sua ragnatela di sangue e pazzia, e per quanto potesse allontanarsi dal ragno, non riusciva mai, veramente, a scappare. Sarebbe rimasto per sempre intrappolato fino alla fine dei suoi giorni. E probabilmente sarebbe stato il suo unico fratello, l’unico legame di sangue rimastogli, ad ucciderlo.

E mentre, immerso in questi pensieri, continuava a camminare lungo il viale, qualcosa alla sua destra si mosse.

Murtagh si fermò, pronto ad attaccare qualsiasi spia così pazza da aggredirlo.

Il fruscio continuò e poco dopo, nella sua mente, sentì una risata. Leggera, candida ma anche ironica.

Nella sua memoria gli tornò in mente una leggenda che aveva sentito da piccolo: esisteva una razza, ormai ridotta a qualche piccola famiglia, di esseri simili a fate, però con quattro ali, quattro braccia, la bocca piena di denti sottili ed affilati. Questi esseri venivano sempre introdotti dalle loro stridule risate che servivano a far perdere i viandanti nei boschi, da essi infestati.

Però quella risata non era stridula e non lo stava confondendo.

I fruscii terminarono ed il silenzio riprese possesso del giardino.

Riprese a camminare, ma a qualche passo di distanza si fermò. Dall’atro lato del roseto che gli arrivava fino al basso ventre, una ragazza era seduta sull’erba fissando il vuoto.

Da quand’era arrivato, quattro giorni prima, non l’aveva mai vista e pensare che ogni notte seguiva quello stesso sentiero incapace d’addormentarsi perché tormentato dal suo destino.

Murtagh si avvicinò al roseto per osservarla meglio, ma anche quando pestò una ramo secco facendolo scricchiolare, la ragazza non si mosse. Ella continuava a star seduta sul prato decorato di rugiada con indosso solo una semplice tunica bianca e lacerata in alcuni punti a difenderla dal vento, lo stesso vento che le faceva ondeggiare il lunghissimi capelli neri ai lati del viso.

Poi ella si volse.

Si alzò e si avvicinò al roseto sorridendo.

Abbassò lo sguardo sulle rose senza alzarlo.

“Qual è il tuo nome?” chiese Murtagh.

La ragazza non rispose né alzò il viso su di lui, come se non esistesse; in compensò abbassò il viso ad annusare una rosa che aveva preso tra le dita.

La mente di lui fu pervasa dalla sensazione di un dolce profumo, ma non era lui ad annusare la rosa, ma lei.

Possibile che ella riuscisse a penetrare le sue barriere mentali?

La ragazza staccò una rosa che era ormai appassita e se la poggiò al centro della mano destra, chiudendoci sopra il palmo della sinistra.

Nella mente di lui fluirono di nuovo i pensieri di lei, e vide l’immagine di una rosa bianca.

Quando ella riaprì la mano, la rosa appassita era diventata una meravigliosa rosa bianca percorsa da minuscole venature rosse.

Ella gliela porse, e in quel momento Murtagh vide i suoi occhi: le pupille erano bianco perla ed al centro c’era un piccola corona di pagliuzze d’argento.

Quella ragazza non era umana.

Lei sorrise e gli prese la mano.

Murtagh era incapace di muoversi e non riusciva neanche a formulare dei pensieri, sentiva solo una profonda pace.

La ragazza fece scivolare la rosa nel palmo di lui, e dopo un ultimo sorriso si allontanò.

Ma poco prima di sparire nell’ombra del porticato della piccola fortezza, nella quale sembrava alloggiare, si volse.

 

 Nieblÿia, questo è il mio nome.

 

In quell’istante un forte vento gelido si alzò ed ella scomparve.

 

 

 

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come vi è sembrato questo primo capitolo?

spero vi sia piaciuto, almeno un po'!

è la mia prima fanfiction su Eragon e sono molto emozionata di scriverla e condividerla con voi!=^^=

aspetti molte recensione!

al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Fiamme ***


 

Che peccato doverlo uccidere, è un bel ragazzo e non sembra cattivo come gli altri. Ma è al suo servizio. Al servizio di colui che mi ha fatto questo. Che mi ha reso un mostro.

 

Era la notte dopo l’incontro con quella ragazza, questa volta era riuscito a prendere sonno, troppo stanco per i duri allenamenti.

Ma presto si svegliò.

Fuori urla strazianti di dolore, e gelo, molto gelo.

Quando Murtagh aprì gli occhi, vide fuori dalla finestre un mare di fuoco azzurro.

Prese di corsa Zar’roc e s’infilò alla bel meglio la cotta di maglia e il giustacuore di pelle. Qualsiasi nemico fosse riuscito ad infiltrarsi non sarebbe stato un problema e di sicuro non potevano essere in molti.

Uscì fuori, e in quel preciso momento un’ondata del fuoco azzurro gli passò davanti congelando tre uomini.

Murtagh guardò in alto e per la prima volto vide una creatura meravigliosa e terribile al tempo stesso che non fosse un drago. Questa creatura aveva il corpo di un grosso felino, pari alla metà di un drago adulto, il manto nero come la notte, due grosse zanne bianche le spuntavano dalla bocca e due gigantesche ali blu scuro, più lunghe di quelle del suo Castigo, si stagliavano nel cielo.

La creatura ruggì e volando in picchiata si avventò su un piccolo gruppo di soldati, congelandoli prima e dilaniandoli dopo.

Quella creatura era terribile e senza pietà.

Murtagh chiamò il suo drago che arrivò subito, brillando nella notte.

Castigo atterrò davanti al suo cavaliere che salì rapido.

Non un saluto.

Non una carezza, com’erano soliti, invece, Eragon e Saphira.

No, loro non erano drago e cavaliere per destino, loro erano stati messi insieme perché era utile così, senza che qualcuno si preoccupasse della loro volontà.

“Andiamo.” Pensò Murtagh e Castigo volò verso quella creatura, perché questo doveva fare, seguire ciò che diceva il suo cavaliere, ma più di tutto, obbedire al Re.

La creatura voltò il muso verso il drago rosso che le stava volando contro e mostrando un ghigno, ruggì. Con un unico battito di ali, la creatura si volse verso Castigo e scese a raggiungerlo.

Sembrava che quella creatura non aspettasse altro che combattere. Infatti con un gesto velocissimo si mise in posizione verticale ed azzannò il piccolo Castigo all’attaccatura dell’ala destra, poco sotto alla staffa del cavaliere.

Di risposta Castigo mugolò e le tirò una zampata al petto, che però la creatura riuscì ad evitare con facilità staccandosi dalla sua vittima ed allontanandosi con un unico potente battito d’ali.

La creatura ruggì e nella mente di Murtagh scoppiò una risata malvagia, la cattiva copia di quella che aveva sentito la notte precedente.

Possibile che quella ragazza avesse qualcosa a che vedere con questa creatura?

Anche Castigo ruggì e poco dopo le indirizzò una vampata di fuoco incandescente, la creatura rispose col suo fuoco di ghiaccio.

I due fuochi si scontrarono creando una nebbia di vapore.

Ma il fuoco della creatura era più forte e così vaporizzò quella del drago, proseguendo la sua corso fino a raggiungere Castigo.

Il drago virò ma la fiamma di ghiaccio gli intrappolò la zampa destra posteriore ed un lato della coda.

Murtagh evocò un leggero fuoco che andò a liberare il suo drago.

Castigo sorrise e con un’azione veloce arrivò al lato destro della creatura, sorprendendola. La morse sul collo e poi, dopo averle piantato gli artigli nel petto, la allontanò con una spinta delle zampe.

La creatura sembrò sorpresa, non era riuscita a difendersi.

Castigo ruggì di piacere ed una potente fiammata gli uscì dalle fauci, circondando la creatura, la quale ruggendo di dolore incominciò a precipitare.

Murtagh sentì il dolore della creatura, le sue sensazione lo invadevano sempre.

“Il fuoco, questo è il suo punto debole!” pensò Castigo fiero d’aver trovato la debolezza dell’avversaria.

Il drago rosso si scagliò in picchiata verso la creatura che continuava a precipitare avvolta dalle fiamme.

E quando le fiamme di una vampata si spegnevano, il drago le riaccendeva.

“Castigo, ora basta!”

“Perché? Vuoi che ci riattacchi?”

“L hai indebolita abbastanza, non riuscirebbe più neanche a spiccare il volo.”

Castigo osservò la creatura che stava accovacciata a terra con le ali che cadevano sul terreno, piccole fiammelle a bruciarle il pelo; ed ogni volta che provava ad issarsi sulle zampe, esse cedevano facendola ricadere con un tonfo. Il drago diede ragione al suo cavaliere e così scese lentamente.

Atterrò al fianco della creatura, che continuava ostinata a rimettersi in piedi, cadendo ogni volta.

Murtagh saltò giù e con Zar’roc sguainata si avvicinò al felino alato.

 

Stammi lontano! Vattene!

 

Ruggì la creatura volgendo il muso con le zanne scoperte verso il cavaliere.

“Perché hai fatto questo?” chiese il ragazzo puntando la spada verso il muso del felino.

Perché loro dovevano pagare! rispose con odio

“Loro chi?”

Gli stregoni del tuo Re.

 

...del tuo Re..

No, non aveva scelto lui di servire quel pazzo. Quel Re non era il “suo”, se avesse potuto l’avrebbe ucciso subito, ma il suo nome costituiva i fili della marionetta da lui impersonata.

Murtagh non rispose.

Se Galbatorix aveva ordinato agli stregoni di catturare quella creatura..

 

“Murtagh, devi portarmi quella creatura!”

 

la voce del Re interruppe lo scorrere dei pensieri del cavaliere, imponendogli un ordine al quale non poteva disobbedire.

“Castigo, avvolgila di fuoco fino a farla svenire, dobbiamo portarla da Galbatorix..”

Murtagh si allontanò lasciando che il suo drago facesse ciò che gli aveva chiesto, e mentre si allontanava sentiva le urla della creatura e la sua mente fu invasa dal dolore, finché tutto si spense e la creatura svenne.

“Murtagh!”  chiamò Castigo.

Il cavaliere si volse e fu sconvolto da ciò che vide a terra: sul pavimento di pietra giaceva la fanciulla della notte precedente, la pelle macchiata di rosso delle bruciature, addosso solo la veste bianca ridotta a brandelli.

 

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eccoci al secondo capitolo (yeaah!) spero vi piaccia!=^^=

e spero anche nell'arrivo di qualche recensione per sapere i vostri pareri!

 

 

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Capitolo 3
*** il vero Nome ***


Appena i primi raggi del sole illuminarono il cielo del giorno dopo, Murtagh partì in sella a Castigo, diretto a Urû’baen.
Guardò la ragazza che teneva contro il petto, le mani legate dietro la schiena da una corda rinforzata da un incantesimo così come anche le corde che le legavano le caviglie, il viso pallido rilassato dal sonno innaturale di una pozione.
Era una ragazza minuta, Murtagh poteva circondarle l’intera vita col braccio e sotto il palmo della mano sentiva le sue ossa, inoltre a occhio e croce se lei fosse stata in piedi gli sarebbe arrivata solo alle spalle.
Ripensò alla mattina passata, al loro scontro e alle sue parole: “Perché loro dovevano pagare!”, cosa le avevano fatto gli stregoni? Chi era?Come riusciva a diventare quel felino alato? A che razza di creature assurde apparteneva?
Poi la ragazza si mosse aprendo i suoi occhi innaturali. Appena si accorse tra che braccia si trovava, iniziò ad agitarsi.
Murtagh la strinse più forte.
“Sta ferma.” le disse con tono incredibilmente piatto.
 
Lasciami!!
 
Gli urlò lei nella mente.
“No, ho un ordine da compiere!”
 
Mi stai portando da Galbatorix?
 
“Sì.” Tanto mentirle sarebbe stato inutile, lì stavano andando e lì sarebbero arrivati, che glielo dicesse o no.
Sul volto della ragazza si disegnò un sorriso.
 
Perfetto!
 
E si fermò, rimase immobile trattenuta dal cavaliere.
Perfetto? Come poteva definire perfetto quello che stava per succederle?Non c’era niente di bello né tanto meno di perfetto nell’incontrare Galbatorix. Murtagh guardò gli occhi della ragazza, era un essere assurdo.
 
Sul cielo era sceso il manto nero della notte già da un pezzo quando la terribile reggia di Galbatorix spiccò sul paesaggio come una lama nera che trafiggendo la terra si staglia per colpire la volta celeste.
Lei era ancora immobile tra le sue braccia con gli occhi fissi su un’immagine invisibile, non si erano scambiati più una parola.
Sotto di loro si stava svolgendo il rito macabro che gli adoratori del Tiranno svolgevano troppo spesso. La cantilena inquietante, l’odore del sangue e le urla strazianti e pazze di chi si tagliava un arto, sembrava stessero accompagnando la ragazza verso la sua fine.
Murtagh aumentò leggermente la stretta intorno alla vita di lei.
Un attimo dopo Castigo atterrò e tre Ra’zac gli vennero incontro. Murtagh saltò giù tenendo in braccio la ragazza, ma subito dopo uno dei Ra’zac, quello più grosso, prese per i polsi la ragazza e la condusse nelle tenebre.
 
 
Erano già passati tre giorni da quando Murtagh era stato separato dalla ragazza e da quel momento non aveva avuto più sue notizie. Poteva anche essere già morta.
Quella sera però Galbatorix lo chiamò al suo cospetto e quando entrò nella sala del trono la vide. Era rinchiusa in una gabbia, simile a quella per gli uccelli, dalle sbarre infuocate.
Nonostante il fuoco fosse l’unico punto debole della creatura, lei rimaneva in piedi al centro della gabbia, con aria fiera e finta insofferenza per le continue lingue di fuoco che andavano a bruciarle la pelle.
Con voce possente Galbatorix ordinò a Murtagh di avvicinarsi e con un ghigno gli disse che gli avrebbe spiegato l’utilità di quell’oggetto.
…oggetto…
Il Tiranno incominciò a parlare non appena Murtagh si fu inginocchiato.
“Avrai notato gli occhi di quella creatura e l’avrai vista sotto la sua vera sembianza, è meravigliosa, vero? Una creatura assolutamente terribile e spietata. L’ho fatta creare..”
…creare?...
“…proprio a questo fine. Ho bisogno che con la sua ferocia distrugga Eragon ed il suo drago così che nessuno m’impedisca il comando!”    
La ragazza afferrò una sbarra sperando che il dolore del fuoco superasse il dolore dei ricordi, ma essi erano più forti. Buio, dolore, magia, morte, vita, manipolazione. Ricordi troppo vividi da dimenticare.
Galbatorix lasciò il suo trono ed avvicinandosi a Murtagh disse: “Ora vedrai come questa creatura che serba tanto rancore nei miei confronti, diventerà solo un’altra delle mie pedine!”
 
…povero stolto!
 
Pensò la creatura vedendo quel pazzo avvicinandosi alla gabbia.
Il Tiranno con un semplice gesto distrusse la gabbia che si ridusse in centinaia di pezzi bruciati, e con un ghigno disse ad alta voce un nome, il Nome.
Murtagh strinse la presa sul pomello della spada, ora anche lei non si sarebbe più potuta ribellare alla volontà di Galbatorix, ora anche il nome della creatura era diventata il filo che la trasformava in una marionetta, ora anche lei non era più niente.
 
 
Murtagh posò la spada in un angolo della sua stanza e si avvicinò al suo letto, osservando la creatura che riposava. Dopo la rivelazione del suo nome era svenuta ed uno soldato l’aveva trasportata malamente nella stanza del cavaliere.
 
Murtagh, io non ho un Nome.
 
Le parole arrivarono fresche e taglienti nella mente del cavaliere ed ancora prima che potesse capirne il significato, la creatura aveva aperto gli occhi ed ora gli stava di fianco.
 
Posso aiutarti a tagliare i fili che t’incatenano a questo luogo! Quando mi ha creata Glabatorix ha fatto male i calcoli!
 
Una terza risata, diversa da quella del primo incontro, diversa da quella malvagia della creatura. Rideva vittoriosa, tutto stava procedendo come lei voleva. 


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ekkomi tornata con un altro capitolo dopo un'eternità!
chiedo scusa, ma non ho avuto molto tempo per scrivere!>.<
infatti questo capitolo nn è il maximo, sorry. >.<"""
cmq mi farebbe piacere lo stesso sapere le vostre opinioni!
a presto!

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