Il Dono di MedusaNoir (/viewuser.php?uid=85659)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lamia ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Lettera ***
Capitolo 4: *** Punizione ***
Capitolo 5: *** Vigili ***
Capitolo 1 *** Lamia ***
Hogwarts,
1997.
La
scuola si erge monumentale di fronte al lago,
stagliandosi contro le nuvole grigie che macchiano il cielo autunnale.
Sembra
sempre lo stesso luogo, con la Foresta
Proibita, la capanna di Hagrid, le alte mura di
pietra e il
grande Platano Picchiatore sotto cui alcuni studenti sono seduti a
chiacchierare o a leggere qualche libro; ma c’è
qualcosa di diverso nell’aria.
L’atmosfera è pesante: molti camminano a testa
bassa, preoccupati, e quegli
stessi studenti che sono seduti sotto
l’enorme albero parlano sottovoce, altri distolgono
continuamente lo sguardo
dei libri che tengono fra le mani per scrutarsi intorno, spaventati.
Il
Signore Oscuro è riuscito ad
impossessarsi del mondo magico e della stessa Hogwarts, spingendo
all’interno
della scuola i suoi Mangiamorte e mettendone uno, Severus Piton,
assassino
dell’ultimo preside, a suo capo. Gli altri professori tentano
di resistere,
così come fanno gli studenti, ma non è facile
come sembra: bisogna rigare
dritto, evitare di mostrarsi troppo contrari al regime, e non solo per
se
stessi, ma anche per l’incolumità delle proprie
famiglie. Tuttavia c’è chi
organizza delle resistenze, chi si ribella autonomamente, mettendo a
rischio
tutto ciò che ha per qualcosa che vuole tornare a possedere:
la libertà.
-
Ginny! - .
Ginny
Weasley si voltò per vedere
chi la stava chiamando e vide Luna Lovegood correrle, o meglio
saltellarle,
incontro, Il Cavillo stretto fra le
mani.
-
Ciao, Luna - , la salutò senza
esprimere alcuna emozione. – Come stai? –
-
Bene, grazie! Mio padre me lo ha
appena inviato - , disse Luna indicando la rivista. – In
prima pagina ci siamo
noi –
-
Noi? –
-
Beh, Hogwarts, la scuola. Papà
ha descritto perfettamente quello che sta succedendo qua dentro in
questo
momento; c’è anche un invito a chi volesse
schierarsi contro il regime a
inviare la propria firma a… -
-
Shh! - , la zittì. – Vuoi che ti
sentano? Fa’ sparire quel giornale, prima che qualche
“professore” lo scopra…
potresti finire in guai seri –
-
Perché? - .
Ginny
sospirò, mettendo uno dei
suoi libri tra le braccia dell’amica, in modo da coprire il
corpo del reato. La
sua ingenuità era disarmante: o forse non si trattava
esattamente di ingenuità.
Era difficile da credere, ma Luna e suo padre avevano deciso di
schierarsi
apertamente contro la neonata dittatura, senza paura di possibili
ripercussioni. Ginny non riusciva ad avere il loro stesso coraggio:
temeva che
potessero prendersela con la sua famiglia, far del male a qualcuno a
cui lei
voleva bene. Per questo aveva deciso di fare la brava, come aveva
promesso
prima di tornare a scuola a sua madre, che invece era in ansia per la
vita
della figlia più piccola: pochi mesi prima aveva rischiato
di perdere un figlio
e lo stesso era successo quella stessa estate a uno dei gemelli, che
ora andava
in giro con un buco al posto dell’orecchio, e non voleva che
accadesse di
nuovo. Ginny sapeva che sua madre passava le giornate a piangere fino a
che non
aveva tutti i suoi figli davanti agli occhi, con il potere di sentire
che c’erano
realmente, che non erano solo un miraggio, e quando finalmente questo
accadeva
le prendevano delle fitte allo stomaco al pensiero che quella poteva
essere
l’ultima volta che la sua famiglia poteva riunirsi sotto il
tetto rassicurante
della Tana. Da quando Ron se n’era andato, da quando aveva
deciso di seguire
Harry e Hermione in non si sapeva quale dannata impresa, Molly si
sentiva
montare dalla paura fino a che non aveva finito di leggere la Gazzetta del Profeta e riversava su Ginny tutto
l’affetto e le attenzioni che avrebbe voluto dare ai suoi
tre, perché li
considerava tutti così, figli mancanti; e ora che anche la
più piccola dei
Weasley si era allontanata da casa per andare in un Hogwarts non
più tanto
sicura come fino ad un anno prima, era talmente assalita dalla
preoccupazione
che Ginny aveva deciso di non dargliene altre rischiando di cacciarsi
in
qualche guaio con i Mangiamorte che si erano improvvisati professori.
-
Tuo padre non dovrebbe scrivere
certe cose - , concluse Ginny ad alta voce.
-
Perché? - , ripetè Luna.
-
Non ha paura che ti succeda
qualcosa? Che i Mangiamorte se la prendano con te? –
-
Papà dice che c’è una forte
possibilità che accada, ma di non lasciarmi scoraggiare,
perché se non siamo
noi a ribellarci alle ingiustizie perché siamo troppo
preoccupati per le nostre
vite, allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni. E
io la
penso come lui - .
Luna
aveva usato il suo abituale
tono di voce, ma per Ginny fu come ricevere una sgridata di fronte a
tutta la
scuola, come quando Ron, con le orecchie in fiamme, aveva dovuto
ascoltare la Strillettera di sua
madre davanti a tutta la Sala Grande. Fu peggio:
il grido si ripercosse dentro di lei,
dentro la sua coscienza, ma lei non sapeva trovare il modo per
annientarlo.
Luna
sembrò leggerle negli occhi.
– Sta’ tranquilla, non è una decisione
facile da prendere e se continui a
pensarci la testa ti si riempirà di Langini - , le disse
dandole una pacca
sulla spalla e restituendole il libro. Non aveva fatto in tempo a
ridarglielo che
qualcuno afferrò Il Cavillo,
ora in
bella mostra, dalle sue mani.
-
Ma brava, Lovegood, porti a
scuola materiale sovversivo - .
Tenendo
il giornale davanti al
viso con due dita, come temendo di sporcarsi, Draco Malfoy si era messo
di
fronte alle due ragazze, la nuova divisa nera e scintillante in
confronto a
quella di seconda mano di Ginny e a quella adornata con stoffe di vari
colori,
nel tentativo di renderla più vivace, di Luna.
- Allora le ingiustizie rimarranno come anche le
preoccupazioni - ,
continuò facendo il verso alla Corvonero. – Sai
invece che cosa rimarrebbe se
ci fosse ancora quel Filobabbano di Silente in questa scuola? Feccia, nient’altro che inutile
e lurida
feccia. Ma a quanto pare anche Piton
ne ha lasciata un po’ in giro - . La guardò dritta
negli occhi, ma lei non si
mosse né protestò. Draco si voltò
verso Ginny. – Inaspettatamente la Weasley
dice qualcosa di
giusto: dovete avere paura del Signore Oscuro, non provate minimamente
ad
architettare qualche piano per ribellarvi o saranno guai. Potreste
anche fare
la fine che è destinata al vostro caro Potter
- , concluse con una nota di enorme disprezzo sull’ultima
parola.
Ginny
si mosse come per
rispondergli a tono, ma lui, ghignando, le indicò con un
cenno l’arrivo del
Preside, come per dirle di starsene buona come si era prefissata di
fare.
-
Per ora - , continuò. – Mi
limiterò a fare questo - . Sollevò ancora
più in alto il giornale di Luna,
simbolo della ribellione nascente, e lo strappò in due,
gettandolo poi a terra
per calpestarlo con le scarpe infangate. – Sono il nuovo
Caposcuola, ed è
scontato dire che da ora in poi i Serpeverde avranno più
potere delle altre
Case sugli studenti, ma non ho voglia di infliggere punizioni proprio
il
secondo giorno di scuola; questo vi sia da esempio a quello che
potrebbe
accadere ai vostri cari. State attente - .
Le
guardò dall’alto in basso con
un ghigno che rendeva ancora più sgradevole il suo volto,
poi si voltò per
andarsene. Senza neanche aspettare che si fosse allontanato di molto,
Luna si
piegò a terra e riprese Il Cavillo.
- Reparo! - , disse puntandogli contro la
bacchetta: le due parti del
giornale si riunirono. – Basterà dargli una
pulita… e, se proprio dovesse
restare sporco, chiederò a papà di mandarmene un
alto. Buona giornata! - ,
salutò l’amica riprendendo a saltellare come se
quella spiacevole conversazione
non avesse mai avuto luogo.
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Capitolo 2 *** Risveglio ***
Non
appena ebbe svoltato l’angolo,
l’espressione ghignante e soddisfatta di Draco si spense per
far posto sul suo
volto alla preoccupazione. Accelerando il passo si rifugiò
nel bagno che aveva
ospitato la reazione ai suoi fallimenti dell’anno precedente;
rendendosi conto
di essere rimasto solo, chiuse per precauzione la porta con un
incantesimo,
impedendo di entrare a chiunque ci avesse provato, e si
avvicinò allo specchio
sopra uno dei lavandini. Scrutò il proprio aspetto: il viso
ancora più pallido
del solito, le labbra rosse in risalto rispetto al chiarore delle
guance, i
capelli biondi gettati ordinatamente all’indietro e le
sopracciglia piegate in
segno di turbamento, Draco Malfoy non si vedeva così tanto
differente dal
ragazzo che l’anno precedente tentava inutilmente di ordire
piani per uccidere
il Preside e cercava di aggiustare l’Armadio Svanitore nella
Stanza delle
Necessità. Quest’ultima impresa gli era ampiamente
riuscita: sul finire
dell’anno scolastico, i Mangiamorte erano riusciti a prendere
possesso del
castello e ancora ora dominavano incontrastati nella scuola. Tutto
ciò avrebbe
dovuto portargli gloria e potere… ma non era stato
così. Come credeva sua
madre, il Signore Oscuro gli aveva affidato il compito di uccidere
Silente solo
per togliersi di torno il ragazzo, punendo così Lucius
Malfoy del suo
insuccesso al Ministero della Magia. Grazie a Piton la tragedia era
stata
evitata, anche se Draco sapeva che Silente sarebbe riuscito a
convincerlo a
lasciare i Mangiamorte e a salvare con lui tutta la sua
famiglia… Il ragazzo
aveva quasi esitato, ma poi erano arrivati gli uomini del Signore
Oscuro e, se
non fosse intervenuto Piton, non sapeva cosa avrebbe fatto. In quel
momento
aveva vacillato, capendo che l’unico motivo per cui restava
tra i Mangiamorte
era la paura che a lui e ai suoi genitori potesse succedere qualcosa;
tuttavia
ora Silente, il solo uomo che avrebbe potuto garantire loro protezione,
era
morto e Draco non aveva più molte alternative: doveva
restare con Voldemort,
volente o nolente. Ripensò ai suoi genitori che, mentre lui
era protetto a
scuola da Piton, in ogni momento potevano subire la furia del Signore
Oscuro…
ormai non contavano più niente per lui, erano in vita solo
per intercessione di
sua zia Bellatrix, ma conosceva il suo carattere, poteva tradire la
sorella in
qualsiasi momento… suo padre non aveva più
neanche la bacchetta… Un fremito lo
scosse, mentre specchiandosi si rendeva conto di star impallidendo
ancora di
più.
-
Dannazione, DANNAZIONE! - ,
gridò sbattendo ripetutamente il pugno sul lavandino, gesto
che l’aveva
accompagnato per tutto il suo sesto anno ad Hogwarts, tra un insuccesso
e
l’altro. Non si rese conto del sangue che cominciava a
bagnarli il bianco pugno
chiuso in una fortissima stretta, mentre si portava l’altra
mano davanti agli
occhi. L’anello con il simbolo dei Malfoy brillò
nel riflesso dello specchio.
Nel
frattempo Ginny era tornata al
dormitorio femminile di Grifondoro e camminava avanti e indietro per la
stanza
ora vuota, come impegnata ad imprimere un solco nel pavimento di legno.
Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si rese conto che ormai era
scesa la
sera: era tornata al dormitorio per prendere i libri per la lezione
successiva,
ma una volta entrata si era completamente dimenticava di farlo e anche
di
presentarsi a lezione. Una volta passata attraverso la Sala
Comune, si era ricordata, come si
trattasse di un sogno, dei bei momenti, durati fin troppo poco, passati
in
compagnia di suo fratello e dei suoi amici davanti al camino spento:
ricordava
se stessa seduta a gambe incrociate sull’enorme tappeto rosso
con la schiena
appoggiata alla poltrona su cui si trovava Harry, intenta a leggere un
libro
mentre Ron e Hermione, accanto a lei, litigavano per i più
futili motivi e il
suo ragazzo, come lontano da quello che stava succedendo attorno a lui,
come se
in quel momento non ci fossero che lui e Ginny, le accarezzava
ipnotizzato i
lunghi capelli rossi.
Harry...
Ginny si fermò, alzando
lo sguardo alla finestra. Si rese finalmente conto, con stupore, che
ormai era
scesa la sera; vide la pioggia bagnare i vetri, mentre fuori
l’oscurità si
faceva sempre più spessa. Probabilmente ora Harry e i suoi
amici erano da
qualche parte sperduta della Gran Bretagna per fare lei non sapeva
cosa,
riparandosi dalla pioggia incessante sotto qualche rifugio
improvvisato, senza
sapere cosa stesse succedendo nel resto del mondo magico. Ginny non
aveva più
avuto notizie di loro da quando erano frettolosamente fuggiti dal
matrimonio di
Bill e Fleur, da quando Harry le aveva gettato un’ultima,
rapida, intensa
occhiata: così presa dal suo sguardo, se non fosse stato per
Fred sarebbe
sicuramente stata colpita da qualche incantesimo di un Mangiamorte. Non
sapeva
dove fossero, cosa stessero facendo, per quale “stupido,
nobile motivo” ora
fossero lontani da lei… a parte il fatto che Voldemort li
avrebbe uccisi,
naturalmente. Perché non avevano portato anche lei con loro?
Era sempre stato
così: solo grazie alle vacanze alla Tana era riuscita ad
intrufolarsi nel loro
gruppetto, ad ottenere un briciolo di attenzione; per molto per Harry
c’erano
stati solo Ron e Hermione, e lo stesso valeva per gli altri due. Lei
non era
mai stata nient’altro che la sorella minore di Ron, almeno
fino a poco più di
un anno prima. Ma allora perché non avevano chiesto anche a
lei di unirsi alla
spedizione? Pensavano che sarebbe stata solo d’intralcio?
Sì,
si rispose immediatamente,
sarebbe stata certamente solo d’intralcio. Poteva rendersene
conto da come si
stava comportando in quella situazione: non correva alcun pericolo
certo nel
castello, la sua unica paura era di poter far soffrire i suoi genitori
per
qualche azione insensata, e allora come avrebbe potuto resistere in
giro per il
paese? Lei che sentiva anche solo quell’acquazzone
all’esterno del castello
come un enorme ostacolo, come avrebbe potuto far fronte alle fatiche e
alle
privazioni che un’impresa come quella dei suoi amici,
immaginava, esigeva?
Chissà
se in quel momento Harry la
stava pensando, rifletté posando lo sguardo sulla sua foto
che teneva sul
comodino. Un ragazzo moro risposte con un saluto ai suoi interrogativi.
Gettò
un altro sguardo alla
finestra: finché il suo più grande ostacolo
sarebbe stata un po’ di pioggia,
non sarebbe stata una ragazza degna di Harry, e neanche dei suoi amici.
Afferrò
il mantello dal letto e se lo gettò sulle spalle, correndo
verso l’uscita.
Allora le ingiustizie rimarranno come anche le
preoccupazioni.
Luna
e Neville raggiunsero a passi
lenti una Ginny Weasley esultante sotto la pioggia.
-
Ginny - . La voce di Neville
spezzò il rumore monotono dell’acqua.
La
ragazza si voltò, felice di
vederli.
-
Stai sorridendo - , constatò
allegramente Luna.
-
Come mi avete trovato? –
-
Ti ho visto mentre danzavi sotto
la pioggia dalla finestra del secondo piano. Stavo andando verso la Torre
di Corvonero –
-
Mi ha incontrato e mi ha
convinto a seguirla da te - , aggiunse Neville. – Come mai
sei qui? Cosa stai
facendo? –
-
Sfido un po’ di gocce d’acqua -
, rispose evasivamente Ginny.
-
Lo vedo… ma non ti prenderai un
malanno? - , continuò interrogativo il ragazzo.
-
Probabilmente. In quel caso
troverò il modo di guarire - . Con quest’ultima
affermazione enigmatica, Ginny
guardò Luna, esultante. La sua amica capì
immediatamente.
-
Che bello, allora si fa! - ,
esclamò.
-
Si fa cosa? - , chiese Neville
ancora più confuso.
-
La resistenza - , rispose Ginny.
– Cerca più ex membri possibili
dell’Esercito di Silente; se non trovi nessuno,
faremo in modo di bastare noi tre. La ribellione ha inizio - .
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Capitolo 3 *** Lettera ***
Malfoy Manor, 15 settembre 1997
Caro Draco,
spero che tu stia bene. La
situazione è sempre la stessa: il Signore Oscuro
“ci tiene in ostaggio” per
poter utilizzare la nostra casa come punto di ritrovo dei Mangiamorte.
Grazie a
tua zia Bella non corriamo pericoli, ma evitiamo saggiamente lo stesso
di
fargli notare la noia, per non dire preoccupazione, che ci arreca.
Come stai? La scuola è
cambiata così tanto con la scomparsa di Silente? Non credo
che incontrerai
problemi, specie per la particolare attenzione che ti può
dare il nuovo
Preside. A proposito, ho saputo che sei diventato Caposcuola:
complimenti! Come
sempre non ci deludi; sei il mio orgoglio, Draco.
Tuo padre non se la passa
molto bene. Da quando il Signore Oscuro gli ha chiesto la sua bacchetta
è
costantemente in ansia, teme l’arrivo di qualsiasi
Mangiamorte; non ti posso
nascondere che sta diventando lo zimbello del gruppo. Sto
così male vedendolo
in quello stato… non mangia più come un tempo, si
limita a bere qualche sorso
di vino mentre siamo a tavola, ma appena può si ritira nella
nostra stanza e
pretende di non essere disturbato da noi di casa. Spero che tutta
questa
situazione ritrovi presto una stabilità
Ho affidato questa
lettera a Severus, sono certa che nelle sue mani non
rischierà di essere letta
da occhi indiscreti.
Fammi avere tue notizie:
non puoi immaginare come mi sollevi sapere che tu stai bene.
Mamma
-
Ehi, Malfoy! - .
Draco
si voltò di scatto. Come
aveva immaginato, era la Weasley. Da
un po’ di giorni, contrariamente a quello che lui si era
aspettato da lei,
aveva cominciato a manifestare apertamente la propria insofferenza
verso il
nuovo stato in cui si trovava Hogwarts: rispondeva ai
professori-Mangiamorte
durante le lezioni, camminava a testa alta ignorando gli insulti dei
Serpeverde
e, cosa che a lui dava enormemente fastidio, non si risparmiava
dall’intraprendere un’accesa discussione ogni volta
che lo incontrava. Tirò
fuori a forza il suo solito ghigno, la Weasley
non arrivava nel momento migliore per
lui: suo padre stava soffrendo, i Mangiamorte si divertivano a
deriderlo e lui
non poteva fare niente per cambiare la situazione. Sperava solo che la
ragazzina
non si fosse messa in testa di litigare come al solito,
perché questa volta non
era in vena di scherzi e non si sarebbe limitato a delle semplici
punzecchiature di rimando.
-
Buonasera, traditrice del
proprio sangue - , la apostrofò. - Qualche problema?
Nostalgia di mamma e papà?
–
-
Cosa c’entra? - , chiese
fermandosi di fronte a lui.
-
Pensavo che volessi sapere se li
avessero già gettati in pasto ai Dissennatori –
-
Curioso… ero venuta a chiederti
come tuo padre avesse ancora il coraggio di farsi vedere in giro, dopo
la
disfatta dell’anno scorso - .
Draco
impallidì. – Che stai
dicendo? –
-
Beh, ovviamente sto parlando del
Ministero. Perdere contro sei ragazzini… i Carrow si fanno
grosse risate alle
tue spalle - . Ginny esultò in silenzio: a quanto pare aveva
fatto segno.
-
Non sono affari che ti
riguardano, Weasley – .
Decise
di rincarare la dose. – Mi
stupisce che tu sia qui, Malfoy, mentre tuo padre viene preso in
così bassa
considerazione dei suoi stessi amici… non dovresti avere il
terrore che gli
possa succedere qualcosa? Che qualcuno
si stufi presto della sua incapacità? - .
Draco
la spinse al muro,
stringendole i polsi, ma lei non diede alcun segno di spavento: la
soddisfazione di vedere l’angoscia sul volto di Malfoy non
riusciva a
cancellarle il sorriso. – Non osare… non osare mai
più, sporca Filobabbana!
Non hai il diritto di parlare così di mio
padre! –
-
Sennò che fai, glielo riferisci?
Oh, che peccato... pensavo che non contasse più niente la
sua parola! - .
Draco
prese la bacchetta e la spinse
sul suo collo, talmente forte da lasciarle un livido. Ebbe un lampo di
genio. –
Con che coraggio parlarmi in questo modo... ti rendi conto che la vita
della
tua famiglia dipende anche da me?
–
-
Non farmi ridere, Malfoy - , si
sforzò di parlare Ginny, nonostante la bacchetta le
stringesse la gola.
-
Pensa un po’… potremmo andare a
casa tua e fare una strage… -
-
L’avreste potuto fare in
qualsiasi momento: se non l’avete ancora fatto significa che
non è così
semplice trovare i miei - , sussurrò.
-
Però c’è qualcuno che non è
lì
da te, se non sbaglio... E potremmo scoprire dove si
nasconde… Un ragazzino di
diciassette anni che gira per il paese: non è poi tanto
difficile da trovare –
- Lascialo stare –
-
Ma come? Non avevi ancora capito
qual è il nostro scopo? Lo troveremo, lo tortureremo e
lo… -
-
Non gli farete niente! - , gridò
Ginny liberandosi dalla stretta di Draco e facendogli cadere la
bacchetta per
la sorpresa. Il ragazzo non fece in tempo a prenderla che lei gli fu
sopra,
attaccandolo a mani nude per il puro desiderio di picchiarlo; gli
strinse i
capelli biondi, tentando di buttarlo a terra. Draco riuscì a
liberarsi,
rendendosi però conto che lei faceva sul serio: non sembrava
intenzionata a
lasciarlo andare, voleva dare sfogo a tutta la sua furia. Dopo aver
tentato
invano di percuoterlo, alla fine Ginny gli lanciò uno
schiaffo talmente forte
da lasciargli il segno sul viso pallido.
-
Piccola insolente! - , urlò
Draco prendendola per i lunghi capelli rossi. – Cosa pensavi
di fare?
RISPONDIMI! - .
Ginny,
senza curarsi del labbro
inferiore spaccato e del dolore per la stretta
dell’avversario, lo fissò in
silenzio, lasciando tranquillamente trapelare uno sguardo di profondo
disprezzo.
-
Ti ho lasciato fare fino a
adesso, pensando che fosse divertente vederti cercare di darti delle
arie! Ma a
quanto pare non collabori, quindi ora si comincia a fare sul serio... -
.
Stringendo
ancora di più la presa,
la avvicinò al suo viso. – Stasera punizione per
te, Weasley. E vediamo se
questo riuscirà a farti abbassare un po’ la cresta
- , sibilò lentamente
digrignando i denti.
-
Ginny! - , chiamò Luna. Andò
incontro all’amica, preoccupata. – Che fine hai
fatto ieri sera? Neville ti
aspettava in Sala Comune per comunicarti l’esito dei nostri
reclutamenti, ma mi
ha detto che non ti sei fatta vedere fino a tardi... –
-
Scusa, punizione - , rispose
Ginny con un’alzata di spalle. - La Carrow
si è divertita a farmi tastare la forma lieve di una
Maledizione Cruciatus… tutto sommato, mi è andata
bene - . Si alzò una manica
per mostrare dei lividi. Lo sguardo di Luna si soffermò sul
suo labbro
spezzato. – Opera di Malfoy; è lui che mi ha fatta
finire in punizione - .
Luna
la guardò enigmatica per
qualche momento; poi, come se si fosse appena ricordata di dove fosse,
cambiò espressione
e parlò.
-
Neville voleva dirti che le
nostre ricerche non sono andate a buon fine. Tra i membri
dell’ES… beh, noi
siamo gli unici disponibili –
- Gli unici? - , ripetè Ginny.
-
Che dobbiamo fare? –
-
Combatteremo lo stesso. Va’ a
chiamare Neville: dobbiamo organizzarci al meglio - .
Luna
annuì, sognante.
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Capitolo 4 *** Punizione ***
Pochi
minuti dopo Ginny, Luna e
Neville si trovavano nella Stanza delle Necessità.
-
Cosa ci facciamo qui? - , chiese
Neville.
-
Semplice - , rispose la Grifondoro. –
Cerchiamo un posto dove riunirci –
-
Ginny, ti faccio notare che
siamo in tre –
-
Non importa: Luna è di un’altra
casa, non possiamo ritrovarci a “chiacchierare” in
Sala Comune, senza contare
che potrebbe esserci tra gli studenti qualche infiltrato di Piton
–
- Nei Grifondoro? –
-
Non possiamo escludere nessuna
possibilità. Così ho pensato a un luogo che non
verrebbe in mente a nessuno –
-
Non c’è il pericolo di essere
trovati? Dopotutto Marietta aveva rivelato l’esistenza
de… -
-
Proprio per questo non ci
penseranno - , Luna interruppe Neville. – Non è un
posto sicuro: perché mai
dovremmo tornarci? Quindi è il posto più sicuro
–
-
Ah… capisco… - , tentennò
l’amico, non del tutto certo di aver compreso il ragionamento
di Luna. – Ma
cosa possiamo organizzare? Come può una rivolta partire da noi tre? –
-
Piccoli “attentati” - , rispose
prontamente Ginny. – Come abbiamo fatto finora; ci beccheremo
al massimo delle
punizioni con i Carrow –
- E
che scopo avrebbe questo? -
-
Terremo alto il morale dei
nostri compagni! - , esclamò entusiasta Luna. –
Bell’idea, Ginny! - .
La Grifondoro
sorrise, ma
tornò subito seria.
-
Spero che questo possa far
tornare anche negli altri un sentimento di giustizia... -
-
Un momento, Ginny - , esordì
Neville dopo qualche momento di riflessione. – Il testamento
di Silente… quello
in cui c’era la lista degli oggetti lasciati dal Preside a
Harry, Ron e
Hermione… -
-
Sì - , annuì la ragazza,
impaziente di ascoltare l’esito dei pensieri
dell’amico.
-
Hai detto che hanno ricevuto un
libro, il Boccino d’Oro, il Deluminatore... non mancava
qualcosa? –
-
La spada! - , concluse Ginny
sbattendo il pugno sul palmo della mano.
–
Bravissimo, Neville! – , si
complimentò Luna.
-
Beh, gr-grazie… - , arrossì il
Grifondoro. – Non è stato molto difficile, ci
sareste arrivare anche voi prima
o poi... –
-
Sei un genio! - , lo interruppe
Ginny. – Possiamo approfittare del nostro tempo qua per
tentare di
impossessarcene –
- E
come faremo poi a farla avere
a Harry? –
- A
quello ci penseremo dopo,
Luna. L’importante è che entri in nostro possesso
–
-
Ma non possiamo tenerla troppo
tempo con noi, si accorgeranno presto della sparizione… - ,
disse Neville.
-
Dove si trova ora? –
-
Nell’Ufficio del Preside, sotto
il controllo di Piton –
-
Effettivamente sarà difficile
togliergliela da sotto il naso unticcio e tenerla nascosta qui ad
Hogwarts… -
-
Potremmo fare così - , propose
Luna. – Per ora continuiamo con le provocazioni verso i
Mangiamorte: non ci
uccideranno, siamo “sangue puro”, hanno bisogno di
noi. Nel frattempo
riflettiamo sul modo migliore di sottrarre la spada e di portarla fuori
dalla
scuola; se lasciassimo perdere tutto quello che abbiamo fatto finora,
standocene apparentemente tranquilli senza far niente, potrebbero
capire che
stiamo organizzando qualcosa –
-
Ben detto, Luna! Allora siamo
d’accordo: continuiamo con le guerriglie e ogni volta che
sarà possibile ci
troveremo qui per pianificare il furto - .
Neville
e Luna annuirono, decisi.
Nonostante
le continue punizioni,
sembrava che Ginny, Neville e Luna non cercassero in alcun modo di
arrendersi
di fronte all’evidente forza dei Mangiamorte nella scuola.
Draco si aspettava
che, dopo il loro ultimo battibecco, almeno la rossa si tenesse a
dovuta
distanza da lui, ma non era andata così: di nuovo, Ginny
approfittava di ogni
momento per litigare e lui rispondeva costantemente con una punizione.
Almeno
fino a quel giorno.
Se
la ritrovò davanti al tavolo di
Serpeverde mentre leggeva La Gazzetta del Profeta.
-
Buongiorno, Malfoy –
-
Che vuoi, Weasley? - , le
rispose scocciato da dietro il giornale. Ginny glielo
strappò dalle mani,
costringerlo a guardarla.
-
Punizione, Babbanofila –
- E
per cosa, di grazia? –
-
Hai rovinato la mia giornata fin
dalla colazione. Basta come motivo? - . Fece per riprendere il
giornale, ma
Ginny lo strappò in piccoli pezzetti che lasciò
cadere nel suo piatto. Nessuno
si mosse: era divertente vedere Malfoy e la Weasley
in azione, lei inventava sempre nuovi
modi per stuzzicarlo e lui cercava sempre di farla infuriare con
insinuazioni
su Harry, finendo inevitabilmente sempre a picchiarsi; finora,
però, ciò non
era mai accaduto in Sala Grande, davanti agli sguardi non solo degli
studenti,
ma anche dei professori.
Draco,
con il solito ghigno
sprezzante sul volto, poggiò violentemente le mani sul
tavolo e si alzò.
-
Quando capirai con chi hai a che
fare? –
-
Oh, so con chi ho a che fare –
-
Che succede? Oggi non piangi
come al solito per il tuo adorato Potter?
- . Alcune risate si alzarono dal tavolo dei Serpeverde.
-
Piantala, Malfoy, non tirare
fuori sempre le stesse battute. Fai pena, dopo un po’ - .
A
quelle parole il viso di Draco
avvampò dalla rabbia.
-
Io farei cosa? –
- Pena, schifosa Serpe, pena. Ma tu sei
visto? Sei sempre più lo
copia spiccicata del tuo paparino… come mai? Non la reputo
una scelta saggia,
vista la considerazione che hanno tutti di lui. Li sento, quei tuoi
compagni,
come parlano della tua famiglia quando non può sentirli - .
“Quei
suoi compagni”
ridacchiarono, mormorando parole d’insulto su Lucius Malfoy.
-
Non parlare così della mia
famiglia! –
-
Quale, quella che si dava tante
arie fino a due anni fa o quella che deve leccare i piedi degli altri
Mangiamorte per evitare di essere ammazzata? - .
Draco
quasi non le diede il tempo
di finire la frase: era sbalzato improvvisamente sopra il tavolo per
afferrarle
il collo; Ginny si spostò prontamente, ma nel farlo
inciampò sulla cartella di
un Serpeverde e cadde distesa a terra. In un secondo
l’avversario le fu sopra e
alzò un pugno per picchiarla.
-
FEEERMI! - .
I
due ragazzi si immobilizzarono,
l’uno con il braccio in aria, l’altra con la mani
davanti al viso per
proteggersi dal colpo. Lumacorno, aiutato dalla professoressa Sprite,
tirò via
Draco da Ginny tenendolo per un braccio.
-
Punizione! PUNIZIONE! - ,
gridava il Serpeverde agitandosi, i capelli biondi in disordine sul
viso.
-
Ha ragione, signor Malfoy:
punizione! Ma per entrambi! –
-
Ma… -
-
SIIILEEENZIO! - . Il tono di
Lumacorno non ammetteva repliche. – Vi aspetto stasera nel
mio ufficio, voglio
vedere se riuscirò a farvi passare la voglia di scherzare - .
Draco
cercò con lo sguardo Piton,
ma il Preside si voltò verso la McGranitt.
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Capitolo 5 *** Vigili ***
Draco
uscì di fretta dalla Sala
Grande, allargando violentemente il nodo alla cravatta
perché si sentiva
stringere troppo, in trappola. Tiger e Goyle si affettarono a
raggiungerlo
senza dire una parola.
- A
che gioco sta giocando? - ,
chiese Draco svoltando l’angolo, diretto
all’ufficio del Preside: era
determinato a parlare con Piton, a farsi togliere il prima possibile da
quell’assurda situazione. – Quel
Lumacorno… cosa diavolo ha per la testa? – .
I
due scagnozzi grugnirono in
risposta.
-
Ma Piton deve sentirmi, non ho
nessuna intenzione di passare la serata quella Babbano-fila -
-
Forse… - . Goyle sembrava
intento a cercare una spiegazione, la fronte aggrottata come se stesse
compiendo uno sforzo enorme. – Forse vuole che facciate
amicizia… -
-
Ma ci sei o ci fai, Goyle? - ,
sbottò furioso Draco. – A nessuno sano di mente
verrebbe un’idea del genere! –
-
Vorrà farvi smettere di litigare
- , intervenne Tiger, titubante. – Non date un bello
spettacolo… - .
Draco
si fermò di botto, si guardò
intorno e appoggiò la schiena sul muro di pietra accanto
all’entrata dell’ufficio
di Piton, incrociando le braccia. – Qualunque sia il motivo,
stasera, da Lumacorno,
ci sarà soltanto la Weasley
- .
Rimase
in attesa del Preside, ma
non dovette aspettare molto: qualche minuto dopo Piton si
avvicinò e diede
segno di averli visti solo quando non poté più
evitarli.
-
Preside! - , proruppe Draco
appena gli fu davanti. – Mi tolga immediatamente dalla
punizione! - .
Piton
non sembrò offeso dal tono
arrogante del ragazzo, ma continuò a guardarlo con rabbia,
evidentemente
colpito da altro.
-
Non se ne parla - , rispose
infine.
Draco
sembrava aver appena
ricevuto un ceffone in pieno viso.
-
Cosa? - . La sua voce si era
fatta più bassa, strascicata.
-
Te la meriti - , disse Piton, e
ora anche lo sguardo del ragazzo si riempì di rancore.
-
Me lo… me lo merito?
E’ impazzito? Solo perché ho attaccato quella
sporca
Babbano-fila di una Weasley… -
-
No, perché l’hai fatto senza
bacchetta - , concluse Piton. – Ti sei comportato come un
volgare Babbano,
vergognati - .
Non
sembrava voler pronunciare la
parole d’ordine davanti a loro tre, probabilmente per paura
che Draco salisse
nel suo ufficio costringendolo a continuare la discussione; ma il
Serpeverde
sembrava aver capito esattamente il suo sbaglio e rimpiangere
abbastanza
quell’attimo di debolezza, così fece cenno ai suoi
compagni di seguirlo.
Già
rimuginava sui mille modi di
usare la bacchetta per vendicarsi della Weasley.
Non
era la prima punizione per
Ginny, quindi si avviò verso l’ufficio di
Lumacorno con abbastanza
tranquillità; l’unica differenza sarebbe stata la
presenza di Draco. Lui
l’avrebbe insultata, questo sì, ma una punizione
con Lumacorno sarebbe
sicuramente stata più gradita di quelle che aveva sopportato
finora.
Bussò
alla porta dello studio,
calma, e quando il professore venne ad aprire notò con
stupore che Draco era
già dentro. Il ragazzo evitava il suo sguardo, ma a Ginny
non dava
assolutamente fastidio; al contrario, lo reputava un passo avanti per
la serata
che stava per iniziare.
-
Ah, signorina Weasley - , la
accolse Lumacorno scuotendo la testa. – Non avrei voluto,
glielo assicuro… ma
non è assolutamente così che ci si dovrebbe
comportare –
-
Ora che è arrivata, mi spiega
cosa dobbiamo fare… professore?
- ,
chiese Draco con irritazione: evidentemente, pensò Ginny,
non doveva essere la
prima volta che poneva quella domanda.
-
Per prima cosa, dobbiamo uscire
di qui - .
Ginny
lanciò istintivamente uno
sguardo alla finestra, verso i prati bagnati dalla pioggia incessante:
voleva
portarli nella Foresta Proibita?
Lumacorno
parve leggerle nel
pensiero. – Oh, no, signorina Weasley, non ho alcun
intenzione di portarvi
fuori dal castello con questo tempo. Pensavo… ad una
semplice gita nei
sotterranei - .
La
ragazza guardò Draco, che
sembrava, come lei, non stare al passo con i pensieri del professore.
Tuttavia,
seguì Lumacorno fuori dalla stanza, con Draco alle calcagna.
Scesero le scale
stando attenti agli imprevedibili scherzi di Pix; svoltarono a destra,
poi
proseguirono lungo uno stretto corridoio ai cui lati pendevano delle
torce che
illuminavano fiocamente la loro strada.
Ginny
si rese conto che si stavano
recando nell’aula di pozioni: cosa avrebbero dovuto preparare?
Giunti
davanti all’aula, Lumacorno
spalancò la porta, incitando i due ragazzi ad entrare,
mentre lui dondolava
sull’uscio.
-
Le bacchette, prego - .
La
richiesta giunse inaspettata:
Draco, meccanicamente, infilò la mano in tasca,
più che per stringerla
piuttosto che per consegnare la bacchetta di biancospino: Ginny
guardò
sospettosa il professore, ma infine decise di consegnare la sua,
cosicché il
Serpeverde fu costretto a fare altrettanto.
Lumacorno
mise via le bacchette e
il suo volto si fece serio. – Passerete la notte qui, a
riordinare gli scaffali:
state attenti a non rompere o mescolare le pozioni, non voglio
incidenti –
-
Perché ci ha preso le bacchette?
- , chiese Draco, inarcando le sopracciglia.
-
Preferisco evitare che vi
feriate a vicenda: ho imparato a conoscervi –
- E
non ha paura che la aggredisca
lo stesso? –
-
No, signor Malfoy, perché so che
non è uno stupido –
- E
se dovesse succedere qualcosa?
- , intervenne Ginny.
-
La ragazzina ha paura - ,
commentò Draco, sprezzante.
-
No, razza di idiota, non ha
sentito quello che ha detto sulle pozioni? – . La Grifondoro
gli lanciò
un’occhiata di fuoco.
-
Ho dato per scontato che non
avreste distrutto niente - . Lumacorno parve indeciso in quel momento;
dopotutto, si trattava di lasciare un’aula completamente
nelle mani di quei
due, che non erano certo noti per la loro tranquillità.
– Ma dato che andrò a
dormire nel mio ufficio e qui non rimarrà
nessuno… - . Tracciò una linea sul
pavimento, appena dentro la stanza, con la propria bacchetta. -
… meglio
evitare spiacevoli inconvenienti. Se dovesse crearsi qualche problema,
basterà
che superiate questa linea e suonerà un allarme nel mio
studio. Questo serva
anche da avvertimento: se provate a scagliarvi oggetti e uno di essi
dovesse
raggiungere questo punto, non sarò affatto contento di
trovare la mia aula
distrutta solo per i vostri litigi, chiaro? - .
I
due ragazzi annuirono mentre
Lumacorno lasciava la stanza; poi si guardarono, disgustati.
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