Il Dono

di MedusaNoir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lamia ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Lettera ***
Capitolo 4: *** Punizione ***
Capitolo 5: *** Vigili ***



Capitolo 1
*** Lamia ***


Hogwarts, 1997.

La scuola si erge monumentale di fronte al lago, stagliandosi contro le nuvole grigie che macchiano il cielo autunnale. Sembra sempre lo stesso luogo, con la Foresta Proibita, la capanna di Hagrid, le alte mura di pietra e il grande Platano Picchiatore sotto cui alcuni studenti sono seduti a chiacchierare o a leggere qualche libro; ma c’è qualcosa di diverso nell’aria. L’atmosfera è pesante: molti camminano a testa bassa, preoccupati, e  quegli stessi studenti che sono seduti sotto l’enorme albero parlano sottovoce, altri distolgono continuamente lo sguardo dei libri che tengono fra le mani per scrutarsi intorno, spaventati.

Il Signore Oscuro è riuscito ad impossessarsi del mondo magico e della stessa Hogwarts, spingendo all’interno della scuola i suoi Mangiamorte e mettendone uno, Severus Piton, assassino dell’ultimo preside, a suo capo. Gli altri professori tentano di resistere, così come fanno gli studenti, ma non è facile come sembra: bisogna rigare dritto, evitare di mostrarsi troppo contrari al regime, e non solo per se stessi, ma anche per l’incolumità delle proprie famiglie. Tuttavia c’è chi organizza delle resistenze, chi si ribella autonomamente, mettendo a rischio tutto ciò che ha per qualcosa che vuole tornare a possedere: la libertà.

 

- Ginny! - .

Ginny Weasley si voltò per vedere chi la stava chiamando e vide Luna Lovegood correrle, o meglio saltellarle, incontro, Il Cavillo stretto fra le mani.

- Ciao, Luna - , la salutò senza esprimere alcuna emozione. – Come stai? –

- Bene, grazie! Mio padre me lo ha appena inviato - , disse Luna indicando la rivista. – In prima pagina ci siamo noi –

- Noi? –

- Beh, Hogwarts, la scuola. Papà ha descritto perfettamente quello che sta succedendo qua dentro in questo momento; c’è anche un invito a chi volesse schierarsi contro il regime a inviare la propria firma a… -

- Shh! - , la zittì. – Vuoi che ti sentano? Fa’ sparire quel giornale, prima che qualche “professore” lo scopra… potresti finire in guai seri –

- Perché? - .

Ginny sospirò, mettendo uno dei suoi libri tra le braccia dell’amica, in modo da coprire il corpo del reato. La sua ingenuità era disarmante: o forse non si trattava esattamente di ingenuità. Era difficile da credere, ma Luna e suo padre avevano deciso di schierarsi apertamente contro la neonata dittatura, senza paura di possibili ripercussioni. Ginny non riusciva ad avere il loro stesso coraggio: temeva che potessero prendersela con la sua famiglia, far del male a qualcuno a cui lei voleva bene. Per questo aveva deciso di fare la brava, come aveva promesso prima di tornare a scuola a sua madre, che invece era in ansia per la vita della figlia più piccola: pochi mesi prima aveva rischiato di perdere un figlio e lo stesso era successo quella stessa estate a uno dei gemelli, che ora andava in giro con un buco al posto dell’orecchio, e non voleva che accadesse di nuovo. Ginny sapeva che sua madre passava le giornate a piangere fino a che non aveva tutti i suoi figli davanti agli occhi, con il potere di sentire che c’erano realmente, che non erano solo un miraggio, e quando finalmente questo accadeva le prendevano delle fitte allo stomaco al pensiero che quella poteva essere l’ultima volta che la sua famiglia poteva riunirsi sotto il tetto rassicurante della Tana. Da quando Ron se n’era andato, da quando aveva deciso di seguire Harry e Hermione in non si sapeva quale dannata impresa, Molly si sentiva montare dalla paura fino a che non aveva finito di leggere la Gazzetta del Profeta e riversava su Ginny tutto l’affetto e le attenzioni che avrebbe voluto dare ai suoi tre, perché li considerava tutti così, figli mancanti; e ora che anche la più piccola dei Weasley si era allontanata da casa per andare in un Hogwarts non più tanto sicura come fino ad un anno prima, era talmente assalita dalla preoccupazione che Ginny aveva deciso di non dargliene altre rischiando di cacciarsi in qualche guaio con i Mangiamorte che si erano improvvisati professori.

- Tuo padre non dovrebbe scrivere certe cose - , concluse Ginny ad alta voce.

- Perché? - , ripetè Luna.

- Non ha paura che ti succeda qualcosa? Che i Mangiamorte se la prendano con te? –

- Papà dice che c’è una forte possibilità che accada, ma di non lasciarmi scoraggiare, perché se non siamo noi a ribellarci alle ingiustizie perché siamo troppo preoccupati per le nostre vite, allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni. E io la penso come lui - .

Luna aveva usato il suo abituale tono di voce, ma per Ginny fu come ricevere una sgridata di fronte a tutta la scuola, come quando Ron, con le orecchie in fiamme, aveva dovuto ascoltare la Strillettera di sua madre davanti a tutta la Sala Grande. Fu peggio: il grido si ripercosse dentro di lei, dentro la sua coscienza, ma lei non sapeva trovare il modo per annientarlo.

Luna sembrò leggerle negli occhi. – Sta’ tranquilla, non è una decisione facile da prendere e se continui a pensarci la testa ti si riempirà di Langini - , le disse dandole una pacca sulla spalla e restituendole il libro. Non aveva fatto in tempo a ridarglielo che qualcuno afferrò Il Cavillo, ora in bella mostra, dalle sue mani.

- Ma brava, Lovegood, porti a scuola materiale sovversivo - .

Tenendo il giornale davanti al viso con due dita, come temendo di sporcarsi, Draco Malfoy si era messo di fronte alle due ragazze, la nuova divisa nera e scintillante in confronto a quella di seconda mano di Ginny e a quella adornata con stoffe di vari colori, nel tentativo di renderla più vivace, di Luna.

- Allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni - , continuò facendo il verso alla Corvonero. – Sai invece che cosa rimarrebbe se ci fosse ancora quel Filobabbano di Silente in questa scuola? Feccia, nient’altro che inutile e lurida feccia. Ma a quanto pare anche Piton ne ha lasciata un po’ in giro - . La guardò dritta negli occhi, ma lei non si mosse né protestò. Draco si voltò verso Ginny. – Inaspettatamente la Weasley dice qualcosa di giusto: dovete avere paura del Signore Oscuro, non provate minimamente ad architettare qualche piano per ribellarvi o saranno guai. Potreste anche fare la fine che è destinata al vostro caro Potter - , concluse con una nota di enorme disprezzo sull’ultima parola.

Ginny si mosse come per rispondergli a tono, ma lui, ghignando, le indicò con un cenno l’arrivo del Preside, come per dirle di starsene buona come si era prefissata di fare.

- Per ora - , continuò. – Mi limiterò a fare questo - . Sollevò ancora più in alto il giornale di Luna, simbolo della ribellione nascente, e lo strappò in due, gettandolo poi a terra per calpestarlo con le scarpe infangate. – Sono il nuovo Caposcuola, ed è scontato dire che da ora in poi i Serpeverde avranno più potere delle altre Case sugli studenti, ma non ho voglia di infliggere punizioni proprio il secondo giorno di scuola; questo vi sia da esempio a quello che potrebbe accadere ai vostri cari. State attente - .

Le guardò dall’alto in basso con un ghigno che rendeva ancora più sgradevole il suo volto, poi si voltò per andarsene. Senza neanche aspettare che si fosse allontanato di molto, Luna si piegò a terra e riprese Il Cavillo.

- Reparo! - , disse puntandogli contro la bacchetta: le due parti del giornale si riunirono. – Basterà dargli una pulita… e, se proprio dovesse restare sporco, chiederò a papà di mandarmene un alto. Buona giornata! - , salutò l’amica riprendendo a saltellare come se quella spiacevole conversazione non avesse mai avuto luogo.

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Capitolo 2
*** Risveglio ***


Non appena ebbe svoltato l’angolo, l’espressione ghignante e soddisfatta di Draco si spense per far posto sul suo volto alla preoccupazione. Accelerando il passo si rifugiò nel bagno che aveva ospitato la reazione ai suoi fallimenti dell’anno precedente; rendendosi conto di essere rimasto solo, chiuse per precauzione la porta con un incantesimo, impedendo di entrare a chiunque ci avesse provato, e si avvicinò allo specchio sopra uno dei lavandini. Scrutò il proprio aspetto: il viso ancora più pallido del solito, le labbra rosse in risalto rispetto al chiarore delle guance, i capelli biondi gettati ordinatamente all’indietro e le sopracciglia piegate in segno di turbamento, Draco Malfoy non si vedeva così tanto differente dal ragazzo che l’anno precedente tentava inutilmente di ordire piani per uccidere il Preside e cercava di aggiustare l’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità. Quest’ultima impresa gli era ampiamente riuscita: sul finire dell’anno scolastico, i Mangiamorte erano riusciti a prendere possesso del castello e ancora ora dominavano incontrastati nella scuola. Tutto ciò avrebbe dovuto portargli gloria e potere… ma non era stato così. Come credeva sua madre, il Signore Oscuro gli aveva affidato il compito di uccidere Silente solo per togliersi di torno il ragazzo, punendo così Lucius Malfoy del suo insuccesso al Ministero della Magia. Grazie a Piton la tragedia era stata evitata, anche se Draco sapeva che Silente sarebbe riuscito a convincerlo a lasciare i Mangiamorte e a salvare con lui tutta la sua famiglia… Il ragazzo aveva quasi esitato, ma poi erano arrivati gli uomini del Signore Oscuro e, se non fosse intervenuto Piton, non sapeva cosa avrebbe fatto. In quel momento aveva vacillato, capendo che l’unico motivo per cui restava tra i Mangiamorte era la paura che a lui e ai suoi genitori potesse succedere qualcosa; tuttavia ora Silente, il solo uomo che avrebbe potuto garantire loro protezione, era morto e Draco non aveva più molte alternative: doveva restare con Voldemort, volente o nolente. Ripensò ai suoi genitori che, mentre lui era protetto a scuola da Piton, in ogni momento potevano subire la furia del Signore Oscuro… ormai non contavano più niente per lui, erano in vita solo per intercessione di sua zia Bellatrix, ma conosceva il suo carattere, poteva tradire la sorella in qualsiasi momento… suo padre non aveva più neanche la bacchetta… Un fremito lo scosse, mentre specchiandosi si rendeva conto di star impallidendo ancora di più.

- Dannazione, DANNAZIONE! - , gridò sbattendo ripetutamente il pugno sul lavandino, gesto che l’aveva accompagnato per tutto il suo sesto anno ad Hogwarts, tra un insuccesso e l’altro. Non si rese conto del sangue che cominciava a bagnarli il bianco pugno chiuso in una fortissima stretta, mentre si portava l’altra mano davanti agli occhi. L’anello con il simbolo dei Malfoy brillò nel riflesso dello specchio.

 

Nel frattempo Ginny era tornata al dormitorio femminile di Grifondoro e camminava avanti e indietro per la stanza ora vuota, come impegnata ad imprimere un solco nel pavimento di legno. Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si rese conto che ormai era scesa la sera: era tornata al dormitorio per prendere i libri per la lezione successiva, ma una volta entrata si era completamente dimenticava di farlo e anche di presentarsi a lezione. Una volta passata attraverso la Sala Comune, si era ricordata, come si trattasse di un sogno, dei bei momenti, durati fin troppo poco, passati in compagnia di suo fratello e dei suoi amici davanti al camino spento: ricordava se stessa seduta a gambe incrociate sull’enorme tappeto rosso con la schiena appoggiata alla poltrona su cui si trovava Harry, intenta a leggere un libro mentre Ron e Hermione, accanto a lei, litigavano per i più futili motivi e il suo ragazzo, come lontano da quello che stava succedendo attorno a lui, come se in quel momento non ci fossero che lui e Ginny, le accarezzava ipnotizzato i lunghi capelli rossi.

Harry... Ginny si fermò, alzando lo sguardo alla finestra. Si rese finalmente conto, con stupore, che ormai era scesa la sera; vide la pioggia bagnare i vetri, mentre fuori l’oscurità si faceva sempre più spessa. Probabilmente ora Harry e i suoi amici erano da qualche parte sperduta della Gran Bretagna per fare lei non sapeva cosa, riparandosi dalla pioggia incessante sotto qualche rifugio improvvisato, senza sapere cosa stesse succedendo nel resto del mondo magico. Ginny non aveva più avuto notizie di loro da quando erano frettolosamente fuggiti dal matrimonio di Bill e Fleur, da quando Harry le aveva gettato un’ultima, rapida, intensa occhiata: così presa dal suo sguardo, se non fosse stato per Fred sarebbe sicuramente stata colpita da qualche incantesimo di un Mangiamorte. Non sapeva dove fossero, cosa stessero facendo, per quale “stupido, nobile motivo” ora fossero lontani da lei… a parte il fatto che Voldemort li avrebbe uccisi, naturalmente. Perché non avevano portato anche lei con loro? Era sempre stato così: solo grazie alle vacanze alla Tana era riuscita ad intrufolarsi nel loro gruppetto, ad ottenere un briciolo di attenzione; per molto per Harry c’erano stati solo Ron e Hermione, e lo stesso valeva per gli altri due. Lei non era mai stata nient’altro che la sorella minore di Ron, almeno fino a poco più di un anno prima. Ma allora perché non avevano chiesto anche a lei di unirsi alla spedizione? Pensavano che sarebbe stata solo d’intralcio?

Sì, si rispose immediatamente, sarebbe stata certamente solo d’intralcio. Poteva rendersene conto da come si stava comportando in quella situazione: non correva alcun pericolo certo nel castello, la sua unica paura era di poter far soffrire i suoi genitori per qualche azione insensata, e allora come avrebbe potuto resistere in giro per il paese? Lei che sentiva anche solo quell’acquazzone all’esterno del castello come un enorme ostacolo, come avrebbe potuto far fronte alle fatiche e alle privazioni che un’impresa come quella dei suoi amici, immaginava, esigeva?

Chissà se in quel momento Harry la stava pensando, rifletté posando lo sguardo sulla sua foto che teneva sul comodino. Un ragazzo moro risposte con un saluto ai suoi interrogativi.

Gettò un altro sguardo alla finestra: finché il suo più grande ostacolo sarebbe stata un po’ di pioggia, non sarebbe stata una ragazza degna di Harry, e neanche dei suoi amici. Afferrò il mantello dal letto e se lo gettò sulle spalle, correndo verso l’uscita.

Allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni.

 

Luna e Neville raggiunsero a passi lenti una Ginny Weasley esultante sotto la pioggia.

- Ginny - . La voce di Neville spezzò il rumore monotono dell’acqua.

La ragazza si voltò, felice di vederli.

- Stai sorridendo - , constatò allegramente Luna.

- Come mi avete trovato? –

- Ti ho visto mentre danzavi sotto la pioggia dalla finestra del secondo piano. Stavo andando verso la Torre di Corvonero –

- Mi ha incontrato e mi ha convinto a seguirla da te - , aggiunse Neville. – Come mai sei qui? Cosa stai facendo? –

- Sfido un po’ di gocce d’acqua - , rispose evasivamente Ginny.

- Lo vedo… ma non ti prenderai un malanno? - , continuò interrogativo il ragazzo.

- Probabilmente. In quel caso troverò il modo di guarire - . Con quest’ultima affermazione enigmatica, Ginny guardò Luna, esultante. La sua amica capì immediatamente.

- Che bello, allora si fa! - , esclamò.

- Si fa cosa? - , chiese Neville ancora più confuso.

- La resistenza - , rispose Ginny. – Cerca più ex membri possibili dell’Esercito di Silente; se non trovi nessuno, faremo in modo di bastare noi tre. La ribellione ha inizio - .

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Capitolo 3
*** Lettera ***


Malfoy Manor, 15 settembre 1997

 

Caro Draco,

       spero che tu stia bene. La situazione è sempre la stessa: il Signore Oscuro “ci tiene in ostaggio” per poter utilizzare la nostra casa come punto di ritrovo dei Mangiamorte. Grazie a tua zia Bella non corriamo pericoli, ma evitiamo saggiamente lo stesso di fargli notare la noia, per non dire preoccupazione, che ci arreca.

      Come stai? La scuola è cambiata così tanto con la scomparsa di Silente? Non credo che incontrerai problemi, specie per la particolare attenzione che ti può dare il nuovo Preside. A proposito, ho saputo che sei diventato Caposcuola: complimenti! Come sempre non ci deludi; sei il mio orgoglio, Draco.

     Tuo padre non se la passa molto bene. Da quando il Signore Oscuro gli ha chiesto la sua bacchetta è costantemente in ansia, teme l’arrivo di qualsiasi Mangiamorte; non ti posso nascondere che sta diventando lo zimbello del gruppo. Sto così male vedendolo in quello stato… non mangia più come un tempo, si limita a bere qualche sorso di vino mentre siamo a tavola, ma appena può si ritira nella nostra stanza e pretende di non essere disturbato da noi di casa. Spero che tutta questa situazione ritrovi presto una stabilità

        Ho affidato questa lettera a Severus, sono certa che nelle sue mani non rischierà di essere letta da occhi indiscreti.

       Fammi avere tue notizie: non puoi immaginare come mi sollevi sapere che tu stai bene.

 

Mamma

 

 

 

- Ehi, Malfoy! - .

Draco si voltò di scatto. Come aveva immaginato, era la Weasley. Da un po’ di giorni, contrariamente a quello che lui si era aspettato da lei, aveva cominciato a manifestare apertamente la propria insofferenza verso il nuovo stato in cui si trovava Hogwarts: rispondeva ai professori-Mangiamorte durante le lezioni, camminava a testa alta ignorando gli insulti dei Serpeverde e, cosa che a lui dava enormemente fastidio, non si risparmiava dall’intraprendere un’accesa discussione ogni volta che lo incontrava. Tirò fuori a forza il suo solito ghigno, la Weasley non arrivava nel momento migliore per lui: suo padre stava soffrendo, i Mangiamorte si divertivano a deriderlo e lui non poteva fare niente per cambiare la situazione. Sperava solo che la ragazzina non si fosse messa in testa di litigare come al solito, perché questa volta non era in vena di scherzi e non si sarebbe limitato a delle semplici punzecchiature di rimando.

- Buonasera, traditrice del proprio sangue - , la apostrofò. - Qualche problema? Nostalgia di mamma e papà? –

- Cosa c’entra? - , chiese fermandosi di fronte a lui.

- Pensavo che volessi sapere se li avessero già gettati in pasto ai Dissennatori –

- Curioso… ero venuta a chiederti come tuo padre avesse ancora il coraggio di farsi vedere in giro, dopo la disfatta dell’anno scorso - .

Draco impallidì. – Che stai dicendo? –

- Beh, ovviamente sto parlando del Ministero. Perdere contro sei ragazzini… i Carrow si fanno grosse risate alle tue spalle - . Ginny esultò in silenzio: a quanto pare aveva fatto segno.

- Non sono affari che ti riguardano, Weasley – .

Decise di rincarare la dose. – Mi stupisce che tu sia qui, Malfoy, mentre tuo padre viene preso in così bassa considerazione dei suoi stessi amici… non dovresti avere il terrore che gli possa succedere qualcosa? Che qualcuno si stufi presto della sua incapacità? - .

Draco la spinse al muro, stringendole i polsi, ma lei non diede alcun segno di spavento: la soddisfazione di vedere l’angoscia sul volto di Malfoy non riusciva a cancellarle il sorriso. – Non osare… non osare mai più, sporca Filobabbana! Non hai il diritto di parlare così di mio padre! –

- Sennò che fai, glielo riferisci? Oh, che peccato... pensavo che non contasse più niente la sua parola! - .

Draco prese la bacchetta e la spinse sul suo collo, talmente forte da lasciarle un livido. Ebbe un lampo di genio. – Con che coraggio parlarmi in questo modo... ti rendi conto che la vita della tua famiglia dipende anche da me? –

- Non farmi ridere, Malfoy - , si sforzò di parlare Ginny, nonostante la bacchetta le stringesse la gola.

- Pensa un po’… potremmo andare a casa tua e fare una strage… -

- L’avreste potuto fare in qualsiasi momento: se non l’avete ancora fatto significa che non è così semplice trovare i miei - , sussurrò.

- Però c’è qualcuno che non è lì da te, se non sbaglio... E potremmo scoprire dove si nasconde… Un ragazzino di diciassette anni che gira per il paese: non è poi tanto difficile da trovare –

- Lascialo stare

- Ma come? Non avevi ancora capito qual è il nostro scopo? Lo troveremo, lo tortureremo e lo… -

- Non gli farete niente! - , gridò Ginny liberandosi dalla stretta di Draco e facendogli cadere la bacchetta per la sorpresa. Il ragazzo non fece in tempo a prenderla che lei gli fu sopra, attaccandolo a mani nude per il puro desiderio di picchiarlo; gli strinse i capelli biondi, tentando di buttarlo a terra. Draco riuscì a liberarsi, rendendosi però conto che lei faceva sul serio: non sembrava intenzionata a lasciarlo andare, voleva dare sfogo a tutta la sua furia. Dopo aver tentato invano di percuoterlo, alla fine Ginny gli lanciò uno schiaffo talmente forte da lasciargli il segno sul viso pallido.

- Piccola insolente! - , urlò Draco prendendola per i lunghi capelli rossi. – Cosa pensavi di fare? RISPONDIMI! - .

Ginny, senza curarsi del labbro inferiore spaccato e del dolore per la stretta dell’avversario, lo fissò in silenzio, lasciando tranquillamente trapelare uno sguardo di profondo disprezzo.

- Ti ho lasciato fare fino a adesso, pensando che fosse divertente vederti cercare di darti delle arie! Ma a quanto pare non collabori, quindi ora si comincia a fare sul serio... - .

Stringendo ancora di più la presa, la avvicinò al suo viso. – Stasera punizione per te, Weasley. E vediamo se questo riuscirà a farti abbassare un po’ la cresta - , sibilò lentamente digrignando i denti.

 

- Ginny! - , chiamò Luna. Andò incontro all’amica, preoccupata. – Che fine hai fatto ieri sera? Neville ti aspettava in Sala Comune per comunicarti l’esito dei nostri reclutamenti, ma mi ha detto che non ti sei fatta vedere fino a tardi... –

- Scusa, punizione - , rispose Ginny con un’alzata di spalle. - La Carrow si è divertita a farmi tastare la forma lieve di una Maledizione Cruciatus… tutto sommato, mi è andata bene - . Si alzò una manica per mostrare dei lividi. Lo sguardo di Luna si soffermò sul suo labbro spezzato. – Opera di Malfoy; è lui che mi ha fatta finire in punizione - .

Luna la guardò enigmatica per qualche momento; poi, come se si fosse appena ricordata di dove fosse, cambiò espressione e parlò.

- Neville voleva dirti che le nostre ricerche non sono andate a buon fine. Tra i membri dell’ES… beh, noi siamo gli unici disponibili –

- Gli unici? - , ripetè Ginny.

- Che dobbiamo fare? –

- Combatteremo lo stesso. Va’ a chiamare Neville: dobbiamo organizzarci al meglio - .

Luna annuì, sognante.

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Capitolo 4
*** Punizione ***


Pochi minuti dopo Ginny, Luna e Neville si trovavano nella Stanza delle Necessità.

- Cosa ci facciamo qui? - , chiese Neville.

- Semplice - , rispose la Grifondoro. – Cerchiamo un posto dove riunirci –

- Ginny, ti faccio notare che siamo in tre –

- Non importa: Luna è di un’altra casa, non possiamo ritrovarci a “chiacchierare” in Sala Comune, senza contare che potrebbe esserci tra gli studenti qualche infiltrato di Piton –

- Nei Grifondoro?

- Non possiamo escludere nessuna possibilità. Così ho pensato a un luogo che non verrebbe in mente a nessuno –

- Non c’è il pericolo di essere trovati? Dopotutto Marietta aveva rivelato l’esistenza de… -

- Proprio per questo non ci penseranno - , Luna interruppe Neville. – Non è un posto sicuro: perché mai dovremmo tornarci? Quindi è il posto più sicuro –

- Ah… capisco… - , tentennò l’amico, non del tutto certo di aver compreso il ragionamento di Luna. – Ma cosa possiamo organizzare? Come può una rivolta partire da noi tre? –

- Piccoli “attentati” - , rispose prontamente Ginny. – Come abbiamo fatto finora; ci beccheremo al massimo delle punizioni con i Carrow –

- E che scopo avrebbe questo? -

- Terremo alto il morale dei nostri compagni! - , esclamò entusiasta Luna. – Bell’idea, Ginny! - .

La Grifondoro sorrise, ma tornò subito seria.

- Spero che questo possa far tornare anche negli altri un sentimento di giustizia... -

- Un momento, Ginny - , esordì Neville dopo qualche momento di riflessione. – Il testamento di Silente… quello in cui c’era la lista degli oggetti lasciati dal Preside a Harry, Ron e Hermione… -

- Sì - , annuì la ragazza, impaziente di ascoltare l’esito dei pensieri dell’amico.

- Hai detto che hanno ricevuto un libro, il Boccino d’Oro, il Deluminatore... non mancava qualcosa? –

- La spada! - , concluse Ginny sbattendo il pugno sul palmo della mano.

– Bravissimo, Neville! – , si complimentò Luna.

- Beh, gr-grazie… - , arrossì il Grifondoro. – Non è stato molto difficile, ci sareste arrivare anche voi prima o poi... –

- Sei un genio! - , lo interruppe Ginny. – Possiamo approfittare del nostro tempo qua per tentare di impossessarcene –

- E come faremo poi a farla avere a Harry? –

- A quello ci penseremo dopo, Luna. L’importante è che entri in nostro possesso –

- Ma non possiamo tenerla troppo tempo con noi, si accorgeranno presto della sparizione… - , disse Neville.

- Dove si trova ora? –

- Nell’Ufficio del Preside, sotto il controllo di Piton –

- Effettivamente sarà difficile togliergliela da sotto il naso unticcio e tenerla nascosta qui ad Hogwarts… -

- Potremmo fare così - , propose Luna. – Per ora continuiamo con le provocazioni verso i Mangiamorte: non ci uccideranno, siamo “sangue puro”, hanno bisogno di noi. Nel frattempo riflettiamo sul modo migliore di sottrarre la spada e di portarla fuori dalla scuola; se lasciassimo perdere tutto quello che abbiamo fatto finora, standocene apparentemente tranquilli senza far niente, potrebbero capire che stiamo organizzando qualcosa –

- Ben detto, Luna! Allora siamo d’accordo: continuiamo con le guerriglie e ogni volta che sarà possibile ci troveremo qui per pianificare il furto - .

Neville e Luna annuirono, decisi.

 

Nonostante le continue punizioni, sembrava che Ginny, Neville e Luna non cercassero in alcun modo di arrendersi di fronte all’evidente forza dei Mangiamorte nella scuola. Draco si aspettava che, dopo il loro ultimo battibecco, almeno la rossa si tenesse a dovuta distanza da lui, ma non era andata così: di nuovo, Ginny approfittava di ogni momento per litigare e lui rispondeva costantemente con una punizione. Almeno fino a quel giorno.

Se la ritrovò davanti al tavolo di Serpeverde mentre leggeva La Gazzetta del Profeta.

- Buongiorno, Malfoy –

- Che vuoi, Weasley? - , le rispose scocciato da dietro il giornale. Ginny glielo strappò dalle mani, costringerlo a guardarla.

- Punizione, Babbanofila –

- E per cosa, di grazia? –

- Hai rovinato la mia giornata fin dalla colazione. Basta come motivo? - . Fece per riprendere il giornale, ma Ginny lo strappò in piccoli pezzetti che lasciò cadere nel suo piatto. Nessuno si mosse: era divertente vedere Malfoy e la Weasley in azione, lei inventava sempre nuovi modi per stuzzicarlo e lui cercava sempre di farla infuriare con insinuazioni su Harry, finendo inevitabilmente sempre a picchiarsi; finora, però, ciò non era mai accaduto in Sala Grande, davanti agli sguardi non solo degli studenti, ma anche dei professori.

Draco, con il solito ghigno sprezzante sul volto, poggiò violentemente le mani sul tavolo e si alzò.

- Quando capirai con chi hai a che fare? –

- Oh, so con chi ho a che fare –

- Che succede? Oggi non piangi come al solito per il tuo adorato Potter? - . Alcune risate si alzarono dal tavolo dei Serpeverde.

- Piantala, Malfoy, non tirare fuori sempre le stesse battute. Fai pena, dopo un po’ - .

A quelle parole il viso di Draco avvampò dalla rabbia.

- Io farei cosa? –

- Pena, schifosa Serpe, pena. Ma tu sei visto? Sei sempre più lo copia spiccicata del tuo paparino… come mai? Non la reputo una scelta saggia, vista la considerazione che hanno tutti di lui. Li sento, quei tuoi compagni, come parlano della tua famiglia quando non può sentirli - .

“Quei suoi compagni” ridacchiarono, mormorando parole d’insulto su Lucius Malfoy.

- Non parlare così della mia famiglia! –

- Quale, quella che si dava tante arie fino a due anni fa o quella che deve leccare i piedi degli altri Mangiamorte per evitare di essere ammazzata? - .

Draco quasi non le diede il tempo di finire la frase: era sbalzato improvvisamente sopra il tavolo per afferrarle il collo; Ginny si spostò prontamente, ma nel farlo inciampò sulla cartella di un Serpeverde e cadde distesa a terra. In un secondo l’avversario le fu sopra e alzò un pugno per picchiarla.

- FEEERMI! - .

I due ragazzi si immobilizzarono, l’uno con il braccio in aria, l’altra con la mani davanti al viso per proteggersi dal colpo. Lumacorno, aiutato dalla professoressa Sprite, tirò via Draco da Ginny tenendolo per un braccio.

- Punizione! PUNIZIONE! - , gridava il Serpeverde agitandosi, i capelli biondi in disordine sul viso.

- Ha ragione, signor Malfoy: punizione! Ma per entrambi! –

- Ma… -

- SIIILEEENZIO! - . Il tono di Lumacorno non ammetteva repliche. – Vi aspetto stasera nel mio ufficio, voglio vedere se riuscirò a farvi passare la voglia di scherzare - .

Draco cercò con lo sguardo Piton, ma il Preside si voltò verso la McGranitt.

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Capitolo 5
*** Vigili ***


Draco uscì di fretta dalla Sala Grande, allargando violentemente il nodo alla cravatta perché si sentiva stringere troppo, in trappola. Tiger e Goyle si affettarono a raggiungerlo senza dire una parola.

- A che gioco sta giocando? - , chiese Draco svoltando l’angolo, diretto all’ufficio del Preside: era determinato a parlare con Piton, a farsi togliere il prima possibile da quell’assurda situazione. – Quel Lumacorno… cosa diavolo ha per la testa? – .

I due scagnozzi grugnirono in risposta.

- Ma Piton deve sentirmi, non ho nessuna intenzione di passare la serata quella Babbano-fila -

- Forse… - . Goyle sembrava intento a cercare una spiegazione, la fronte aggrottata come se stesse compiendo uno sforzo enorme. – Forse vuole che facciate amicizia… -

- Ma ci sei o ci fai, Goyle? - , sbottò furioso Draco. – A nessuno sano di mente verrebbe un’idea del genere! –

- Vorrà farvi smettere di litigare - , intervenne Tiger, titubante. – Non date un bello spettacolo… - .

Draco si fermò di botto, si guardò intorno e appoggiò la schiena sul muro di pietra accanto all’entrata dell’ufficio di Piton, incrociando le braccia. – Qualunque sia il motivo, stasera, da Lumacorno, ci sarà soltanto la Weasley - .

Rimase in attesa del Preside, ma non dovette aspettare molto: qualche minuto dopo Piton si avvicinò e diede segno di averli visti solo quando non poté più evitarli.

- Preside! - , proruppe Draco appena gli fu davanti. – Mi tolga immediatamente dalla punizione! - .

Piton non sembrò offeso dal tono arrogante del ragazzo, ma continuò a guardarlo con rabbia, evidentemente colpito da altro.

- Non se ne parla - , rispose infine.

Draco sembrava aver appena ricevuto un ceffone in pieno viso.

- Cosa? - . La sua voce si era fatta più bassa, strascicata.

- Te la meriti - , disse Piton, e ora anche lo sguardo del ragazzo si riempì di rancore.

- Me lo… me lo merito? E’ impazzito? Solo perché ho attaccato quella sporca Babbano-fila di una Weasley… -

- No, perché l’hai fatto senza bacchetta - , concluse Piton. – Ti sei comportato come un volgare Babbano, vergognati - .

Non sembrava voler pronunciare la parole d’ordine davanti a loro tre, probabilmente per paura che Draco salisse nel suo ufficio costringendolo a continuare la discussione; ma il Serpeverde sembrava aver capito esattamente il suo sbaglio e rimpiangere abbastanza quell’attimo di debolezza, così fece cenno ai suoi compagni di seguirlo.

Già rimuginava sui mille modi di usare la bacchetta per vendicarsi della Weasley.

 

Non era la prima punizione per Ginny, quindi si avviò verso l’ufficio di Lumacorno con abbastanza tranquillità; l’unica differenza sarebbe stata la presenza di Draco. Lui l’avrebbe insultata, questo sì, ma una punizione con Lumacorno sarebbe sicuramente stata più gradita di quelle che aveva sopportato finora.

Bussò alla porta dello studio, calma, e quando il professore venne ad aprire notò con stupore che Draco era già dentro. Il ragazzo evitava il suo sguardo, ma a Ginny non dava assolutamente fastidio; al contrario, lo reputava un passo avanti per la serata che stava per iniziare.

- Ah, signorina Weasley - , la accolse Lumacorno scuotendo la testa. – Non avrei voluto, glielo assicuro… ma non è assolutamente così che ci si dovrebbe comportare –

- Ora che è arrivata, mi spiega cosa dobbiamo fare… professore? - , chiese Draco con irritazione: evidentemente, pensò Ginny, non doveva essere la prima volta che poneva quella domanda.

- Per prima cosa, dobbiamo uscire di qui - .

Ginny lanciò istintivamente uno sguardo alla finestra, verso i prati bagnati dalla pioggia incessante: voleva portarli nella Foresta Proibita?

Lumacorno parve leggerle nel pensiero. – Oh, no, signorina Weasley, non ho alcun intenzione di portarvi fuori dal castello con questo tempo. Pensavo… ad una semplice gita nei sotterranei - .

La ragazza guardò Draco, che sembrava, come lei, non stare al passo con i pensieri del professore. Tuttavia, seguì Lumacorno fuori dalla stanza, con Draco alle calcagna. Scesero le scale stando attenti agli imprevedibili scherzi di Pix; svoltarono a destra, poi proseguirono lungo uno stretto corridoio ai cui lati pendevano delle torce che illuminavano fiocamente la loro strada.

Ginny si rese conto che si stavano recando nell’aula di pozioni: cosa avrebbero dovuto preparare?

Giunti davanti all’aula, Lumacorno spalancò la porta, incitando i due ragazzi ad entrare, mentre lui dondolava sull’uscio.

- Le bacchette, prego - .

La richiesta giunse inaspettata: Draco, meccanicamente, infilò la mano in tasca, più che per stringerla piuttosto che per consegnare la bacchetta di biancospino: Ginny guardò sospettosa il professore, ma infine decise di consegnare la sua, cosicché il Serpeverde fu costretto a fare altrettanto.

Lumacorno mise via le bacchette e il suo volto si fece serio. – Passerete la notte qui, a riordinare gli scaffali: state attenti a non rompere o mescolare le pozioni, non voglio incidenti –

- Perché ci ha preso le bacchette? - , chiese Draco, inarcando le sopracciglia.

- Preferisco evitare che vi feriate a vicenda: ho imparato a conoscervi –

- E non ha paura che la aggredisca lo stesso? –

- No, signor Malfoy, perché so che non è uno stupido –

- E se dovesse succedere qualcosa? - , intervenne Ginny.

- La ragazzina ha paura - , commentò Draco, sprezzante.

- No, razza di idiota, non ha sentito quello che ha detto sulle pozioni? – . La Grifondoro gli lanciò un’occhiata di fuoco.

- Ho dato per scontato che non avreste distrutto niente - . Lumacorno parve indeciso in quel momento; dopotutto, si trattava di lasciare un’aula completamente nelle mani di quei due, che non erano certo noti per la loro tranquillità. – Ma dato che andrò a dormire nel mio ufficio e qui non rimarrà nessuno… - . Tracciò una linea sul pavimento, appena dentro la stanza, con la propria bacchetta. - … meglio evitare spiacevoli inconvenienti. Se dovesse crearsi qualche problema, basterà che superiate questa linea e suonerà un allarme nel mio studio. Questo serva anche da avvertimento: se provate a scagliarvi oggetti e uno di essi dovesse raggiungere questo punto, non sarò affatto contento di trovare la mia aula distrutta solo per i vostri litigi, chiaro? - .

I due ragazzi annuirono mentre Lumacorno lasciava la stanza; poi si guardarono, disgustati.

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