Capitolo1:
compiti in classe, scale vuote e caldo infernale
"...Socchan, potresti
essere così cortese da levarmi quelle zampacce da procione che ti
ritrovi di dosso?!"
Sora si affrettò a
mostrargli la lingua mentre, sdraiato di schiena sul tappeto,
continuava a infastidire Roxas che giocava placidamente con la play.
"Rox, mi avevi promesso
che avresti fatto giocare anche me...sei... sei crudele!"
piagnucolò, ponendo l'accento sull'ultima parola come se fosse il
peggiore degli insulti.
Axel rise e abbandonò il
divano (rosso fuoco, of course) per sollevare Sora
semplicemente prendendolo per il colletto della camicia come una
leonessa con il proprio cucciolo, mentre Riku fingeva indifferenza ma
osservava la situazione dal tavolo dove stava cercando (inutilmente)
di studiare.
Sora cercò il suo sguardo
con gli occhioni colmi di lacrime, sperando in un sostegno morale:
"...Riku..."
Quello scosse la testa come
a dire 'non ne voglio sapere niente', senza tuttavia risparmiare
un'occhiataccia ad Axel che sembrò non essersene neanche accorto,
troppo preso dallo schernire Sora con epiteti poco piacevoli.
"Ahahah avanti Socchan,
fai il bravo cucciolo e aspetta il tuo turno! E tu, Roxy..."
Roxas, seduto anch'egli sul
tappeto, sollevò lo sgaurdo noncurante per incrociare quello di Axel
che, subito, mollò malamente Sora a terra (che praticamente si
spiaccicò sul pavimento come un budino) per stritolare il più
piccolo gridando: "Ma quanto è bello il mio ragazzo? Eh? Eh?!
Quanto?!"
Demyx simulò un conato di
vomito, gettando la sigaretta dalla finestra (e probabilmente
centrando in pieno la testa di qualche vecchina) mentre Roxas cercava
di divincolarsi imbarazzato limitandosi a dire apatico: "Mi stai
facendo perdere."
"Tanto perdi sempre,
Ro." lo schernì Sora, colpendo con dei pugni leggeri la schiena
di Axel che, a sua volta, circondava Roxas con le braccia.
Demyx osservava la scena
pensando a quanto tutto questo facesse schifosamente shonen ai; Riku,
dal canto suo, era combattutto tra il proseguimento dello studio (non
dimentichiamoci che il povero ragazzo era arrivato al terzo anno) e
l'alzarsi e spegnere quella dannata palystation per portarsi via Sora
(e possibilmente chiudercisi assieme nello sgabuzzino, ma trovandosi
nell'appartamento di Axel non gli sembrava un qualcosa di
effettivamente fattibile).
"...Sora." disse
solamente, serafico, e bastò questo a far alzare il ragazzo e
guardarlo con il broncio: "Ma Rikuuuu! Non è colpa mia! E' Roxy
che..."
"Smettila di
infastidirli e vieni a fare i compiti." esclamò solo, senza
alzare gli occhi dal libro di inglese.
Sora sbuffò ma obbedì e si
avvicinò mestamente al tavolo, per poi sedersi di fronte a Riku.
Mentre Demyx chiedeva ad
Axel di poter invitare Larxene e gli altri e Roxas si lamentava di
quanto Axel fosse pesante, Riku guardò brevemente Sora che fissava
il tavolo, imbronciato.
Alllungò un piede e gli
sfregò leggermente la gamba, guardandolo negli occhi mentre quello
se ne accorgeva e arrossiva, ricambiando lo sguardo.
"Se hai detto a Kairi
che venivi qui per studiare, che almeno sia la verità." gli
disse sottovoce.
Non era un rimprovero,
quanto una richiesta per non farla sembrare una bugia, una carognata
verso Kairi per cui Riku, nonostante tutto, provava un grande
affetto.
Questo Sora lo sapeva, così
come sapeva di doversi vergognare per ogni istante passato con Riku,
anche se il tempo passato assieme consisteva semplicemente nello
stare nella stessa stanza come ora.
...Kairi era la ragazza
perfetta.
E lui l'aveva voluta, ma
voluta davvero.
Per anni.
Ma erano
bastati pochi mesi e la costante insistenza di Riku per fargli capire
ciò che la sua mente aveva taciuto per tutto quel tempo: non poteva
essere felice con lei.
Non
che non fosse splendida, al contrario... Kairi era l'incarnazione di
tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare, ma Riku...
Riku
era la sua immagine riflessa, il rovescio della sua medaglia fatta di
innocenza e immaurità.
Riku
era tutto ciò che Sora non sarebbe mai stato, tutti i suoi tentativi
e le sue rinunce, i suoi desideri e i suoi lati oscuri celati in un
altro corpo.
Riku
aveva il potere di cambiare le sue giornate, da sempre; e non è che
prima non se fosse accorto, ma durante l'estate aveva effettivamente
capito quanto Riku lo completasse.
Non
si amavano come Axel e Roxas di un amore eccessivamente passionale e
impulsivo, perchè gli stessi Axel e Roxas erano due anime che non
conoscevano del tutto se stesse, ed ora che si erano incontrati
potevano scoprirsi assieme.
Ma
loro... loro, al contrario, si conoscevano entrambi fin troppo bene,
e forse era proprio questo che li accomunava: il voler migliorare
l'altro, diventare una sola persona anche con solo uno sgaurdo.
Entrarsi
nella pelle e scambiarsi l'essenza di ciò che erano stati in passati
e di ciò che volevano diventare.
Sora
non si sentiva completo senza Riku, e questo un pò lo rincuorava
perchè giustificava in parte tutte le bugie, i segreti, i sussurri
alle spalle di Kairi.
Kairi
che era la sua ragazza, la sua migliore amica, la sua confidente
fidata e che lo guardava ocon gli occhi a cuoricino.
Vedendolo
assorto nei suoi pensieri, Riku mise il braccio sotto il tavolo e
cercò la sua mano; quando la trovò, la strinse con forza.
E
Sora sentì l'appartamento che spariva, e il suo mondo tra quelle
dita, mentre perfino le risate di Axel si disperdevano nell'aria.
Lasciò
cadere tristemente la penna sul quaderno e mordicchiò un pocky* con
poca convinzione, mentre la sigla di Toradora** invadeva piano la
stanza dalla tv lasciata con il volume al minimo.
Fuori
dalla finestra, uno stormo di uccelli volava verso il tramonto,
silenzioso, probabilmente per andarsene in un punto del globo più
caldo, nonostante Kairi affermasse da giorni che per essere Settembre
il calore era ancora insopportabile.
Come
a sottolineare il concetto a se stessa, si legò i capelli in una
coda di cavallo e guardò la tv senza neanche far caso a cosa stava
andando in onda.
...c'era
qualcosa di strano.
Era
una settimana, precisamente dal primo giorno di scuola, che aveva
questa sensazione di assoluto... disagio.
Lo
avvertiva lì, allo stomaco, e dopo un primo imbarazzante momento in
cui aveva ipotizzato una poco dignitosa influenza intestinale si era
resa conto che non era un dolore fisico – o meglio, andava
oltre i solito crampi.
Guardò
il telefono abbandonato sulla scrivania e premette il tasto laterale,
ma tutto ciò che vide fu la foto con Naminè fatta al festival
scolastico dello scorso anno che usava come display.
...
neanche un sms.
Sora
era strano negli ultimi giorni, e capiva che il ritorno a scuola
fosse stato un pò stressante per tutti ma... voglio dire, accidenti,
un cavolo di messaggio non gli costava nulla, no?
Emise
un sospiro frustrato e provò a tornare a conentrarsi sui compiti,
abbandonando anche l'idea di contattare Riku- non ne capiva il
motivo, ma ultimamente quei due si comportavano in modo strano l'uno
con l'altro, forse a causa di qualche litigio.
Erano
famosi per le loro litigate quotidiane, tuttavia solitamente si
tenevano il muso per non più di due, massimo tre giorni per poi
tornare a stuzzicarsi e spalleggiarsi come sempre.
Ma
stavolta era... non so, diverso.
Tra
di loro sembravano freddi come fiocchi di neve, a scuola raramente li
aveva visti rivolgersi la parola se non per questioni di bieca
importanza... quando Tidus e gli altri avevano organizzato un'uscita
pomeridiana, due giorni prima, Riku non era neanche venuto, dicendo
di dover studiare non appena Sora aveva risposto con entusiasmo e
proposto il karaoke.
Forse
la verità è che si sentiva perfino un pò.. come dire... offesa.
Insomma,
erano o non erano sempre stati un trio?!
Sì,
d'accordo, quando si era messa con Sora sapeva che probabilmente il
loro rapporto ne avrebbe risentito, ma... loro erano i suoi migliori
amici.
Si
conoscevano dai tempi delle elementari, e anche le loro madri
andavano tutte molto d'accordo; avevano frequentato un corso di nuoto
insieme per la prima volta (nessuno le avrebbe mai fatto dimenticare
il terrore negli occhi di Sora quando si era immerso per la prima
volta, a sette anni, con tanto di ciambella a forma di coniglio e
sguardi preoccupati di Riku), festeggiato
i loro compleanni con scambi di regali impacciati.
Con
loro c'era spesso suo cugino, ma Roxas era sempre stato un bambino un
pò... come dire... beh, cupo (non cupo nel senso necessariamente
negativo del termine, ma certo non spiccava per entusiamso giovanile
neanche adesso), di conseguenza raramente si univa ai loro giochi
lasciandoli crescere in una esclusiva bolla di affetto taciuto e
dispetti infantili.
Si
abbandonò sul letto, colta da una pigrizia che poco le si addiceva –
era sempre stata molto meticolosa per le faccende scolastiche, e il
fatto che non avesse voglia di studiare la fece stupire di se stessa.
...
forse aveva ragione Selphie quando, nei loro momenti di confidenze,
le sussurava in un orecchio ridendo che Sora l'aveva cambiata.
Quando
scene del genere si verificano Kairi solitamente negava con un deciso
cenno del capo, scuotendo i capelli chiari e sbattendo le lunghe
ciglia con fare dispotico ed esclamando con convinzione che 'doveva
imparare a sparare meno cazzate'.
...
ma ora iniziava a pensare che avesse ragione, e ciò le fece capire
di quanto stava messa male, se perfino Seplhie-cervello di piccione
risultava essere più sveglia di lei.
Abbandonò
l'idea di studiare definitivamente e , lanciando uno sgaurdo
pietosamente patetico al telefono sulla scrivania, si diede della
stupida e guardò di malavoglia il nuovo episodio di Toradora, mentre
il profumo dei dango**** di sua madre invadeva la casa.
"Party,
party PARTYYYYYYYY!" gridava Demyx estasiato, tirando per aria
le bottiglie del raprto alcolici al supermercato come quei giullari
con i birilli fermi ai semafori cui Xaldin sputava sempre addosso
quando li soprassava con la macchina (sì, beh,m Xaldin non era certo
famoso per la sua buona educazione).
Axel,
una volta tanto, si rese conto di dover almeno fingere di
essere un adulto responsabile – non per altro, perchè Demyx si
stava comportando come una fanboy undicenne a una svendita di cosplay
di Naruto, quindi lo prese
per il collo della maglietta sperando di richiamarlo ad un
atteggiamento perlomeno decente.
"Akuchan,
che problemi hai?!" chiese scorbutico, e Axel lo scosse
energico.
"Di
sicuro non mentali come i i tuoi, Dem. Mi stai facendo
vergognare..."
"Disse quello con i capelli da pazzo e le
lacrime tatuate..."
Una
bambina e il siuo papà lì accanto si spaventarono al tonfo causato
da Axel per buttare Demyx sul pavimento del supermercato, e mentre
questi si massaggiava il fondoschiena Axle studiava attentamente le
bottiglie, contando mentalmente a quanto ammontasse il budget per la
festa della sera dopo.
Demyx si
era fatto venire questa assurda fissa di organizzare una festa nel
loro nuovo appartamento (anche se definirlo tale era una specie di
presa per il culo, specie se si contavano le dimensioni... due camere
da letto, un salottino con micro angolo cottura e un bagno che manco
i Polly Pocket) e invitare Marluchan e gli altri, che in quel periodo
per pura coincidenza si trovavano tutti a Tokyo – ad eccezione di
Luxord, perso nei meandri del Kansai a dar fondo alla paga estiva per
sfondarsi di troie e...sostanze di cui Axel preferiva ignorare
l'esistenza.
Di
conseguenza, dopo un rapido giro di telefonate (rischiando di perdere
l'udito quando Xigbar gli aveva gridato al telefono 'Ehilà,
stronzetto pedofilo! Come stanno Roxy e il suo culetto?'), e
sopportando a malapena un Demyx eccitato che quasi rischiava di
pisciarsi addosso come i bambini troppo felici, si erano dati
appuntamento a casa loro.
A nulla
erano valsi gli innumerevoli tentativi da parte sua di far capire a
quel coglione di Demyx che era fisicamente impossibile che nel
loro salotto per nani ci fosse spazio per più di quattro persone;
l'amico, sdraiato sul divano, si era limitato a fargli l'occhiolino e
sorridere, dicendogli di non sparare cazzate e che sarebbe stata una
festa da paura (aggiungendo che, al mattino seguente, non voleva
neanche ricordarsi in che anno si trovavano).
Quindi
erano saliti sulla macchina di Demyx e, con il nuovo cd di Ptibull a
palla (ebbene sì...Pitbull. Axel giurò che non avrebbe mai rivelato
tale particolare neanche a Roku, dimostrando grande affetto per Demyx
e la sua inesistente dignità) erano arrivati in quel supermercato
del cavolo dovea che la scelta sembrava infinita.
Non che
ad Axel non piacessero le feste, sia ben chiaro.
E in
fondo era perfino contento di rivedere alcuni dei ragazzi – anche
se sinceramente si sarebbe volentieri risparmiato la presenza di
Marluxia e Larxene scambiandoli con... che so, dei cuccioli di
lemuri.
Solo
che...beh, ovviamente sarebbero venuti anche Roku, Socchan e gli
altri, e si chiedeva davvero come avrebbero fatto a non soffocare in
mezzo a tutta quella gente; senza contare che avrebbe decisamente
preferito una serata solo con Roxas senza nessuno intorno.
Questo
perchè proprio la sera della festa avrebbero festeggiato il loro
primo mesiversario.
Ok ok,
sapeva che era patetico esultare per un traguardo così
idiota, forse neanche più le tredicenni si emozionavano per queste
cose... ma Axel in fondo era un tipo romantico, o per lo meno lo era
con Roxas.
Il che
stupiva anche lui, certo, ma ciò non lo faceva desistere dal
riempirlo di attenzioni come mai aveva fatto con qualcuno.
Mentre
Demyx canticchiava allegramente al suo fianco (riempiendo il carrello
di bottiglie fino quasi a farle cadere a terra), il telefono vibrò
nella sua tasca e letto il nome si affrettò a rispondere.
"...ti
stavo pensando." sussurrò, con quella sua voce roca e calda.
Roxas,
dall'altro lato, arrossì e si grattò nervosamente una caviglia,
mentre cercava di combattere il caldo sdraiato davanti al ventilatore
sul pavimento della sua stanza.
"...beh,
anche io. Anche se forse era palese, visto che ti ho chiamato."
rispose, buttandola sull'ironia per non farsi cogliere impreparato
dalle avances di quella dannata istrice.
Axel
sorrise a vuoto e si allontanò da Demyx, che si mostrò in un tutto
il suo splendore facendo l'imitazione di Candy Candy e sbattendo le
ciglia, prendendolo in giro.
Superò
lo scomparto degli alcolici per avviarsi verso i bagni e parlare in
pace; una volta raggiunti, si chiuse dentro e riprese a respirare.
"...perdonami
piccolo, cercavo una via di fuga da Demyx e il suo cervello da ameba.
Dicevamo?"
Roxas
sospirò, spazientito.
"Che
fa troppo caldo per starsene chiusi in casa, ma se esco sotto il sole
mi sembra di prendere fuoco."
"Già,
beh, ti dico solo che prima stavo per rubare una tenda e portarmela
davanti al reparto surgelati. Una frescura che non ti dico."
"Affascinante."
esclamò Roxas con finto entusiasmo, fissando il soffitto e
sbuffando.
Il caldo
era davvero asfissiante.
"Aspetta
un attimo" disse, per poi posare delicatamente il telefono in
terra e togliersi la maglietta e i pantaloncini, restando in boxer.
Godette
per un attimo del marmo del pavimento a contatto con la sua schiena,
e un pò sollevato riprese l'apparecchio.
"Scusami, mi stavo
spogliando."
...momento
di silenzio.
Axel si
vide costretto a ignorare la non richiesta informazione per mantenere
la lucidità e non lasciarsi andare a pensieri...come dire, impuri.
"Ok,
emh...che cosa... che cosa stai facendo?" domandò con enfasi,
cambiando discorso.
Le pale
del ventilatore gli agitavano i capelli biondi, e Roxas sorrise,
sudato.
"Niente,
ho provato a studiare ma mi stava squagliando il cervello. Come va la
spesa?"
Axel si
immaginò Demyx e la sua lotta contro il carrello per trasportarlo in
cassa strapieno e sorrise.
"Diciamo
che Demyx si muove come uno scoiattolo impazzito sotto effetto di
sostanze stupefacenti in un negozio di ghiande."
"Fai
sempre paragoni così complicati o ti ci sei particolarmente
impegnato?"
"Mi
manchi."
L'aveva
detto all'improvviso, e Roxas non potè fare a meno di arrossire.
"...
sei stato tu a dirmi di non vederci, oggi."
"Lo
sai che ho appuntamento per quel posto alla Todai, più tardi.
Altrimenti ti sarei venuto a prendere e ti avrei rapito."
Axel non
si imbarazzava quando parlava così, forse perchè la sua natura
sfacciata glielo impediva – o molto probabilmente era così sicuro
di sè da non avere il minimo dubbio sull'effetto di quelle parole.
Roxas
abbassò la voce, languido stando al gioco: "... e dove mi
avresti portato?"
"Oh,
sai, magari saremmo partiti per un lungo viaggio e non ti avrei più
riportato indietro." fece una breve pausa per immaginare la
scena di loro due, in sella alla sua moto, e sospirò.
"...certo
ti avrei fatto saltare la scuola, ma ti avrei portato ovunque avresti
voluto. Poi saremmo andati al mare, e dopo il tramonto avremmo fatto
l'amore."
Il cuore
di Roxas sembrò arrestarsi di colpo come il suo respiro, e sussultò.
L'immagine
di lui e Axel, nudi sulla spiaggia... i gemiti, i corpi che si
sfregano, si incontrano, si fondono come due materie prime in
perfetta coesione...
Si
sfiorò istitivamente il cavallo dei boxer, sentendo il cervello che
si staccava autonomamente e il buon senso che volava via, lontano con
il suo pudore.
...che
strana sensazione.
"Roxy."
"Nh?"
"...nulla,
è che sei ammutolito. Verificavo che non ti fossi strozzato con la
saliva o qualcosa del genere."spiegò concitato.
"No,
io stavo...uh...pensando." ammise sincero, restando sul vago.
Axel si
agitò, restando chiuso in bagno.
"Pensando...
a cosa?" chiese con dolcezza.
Roxas
esitò prima di rispondere, ma poi lasciò che le insicurezze lo
abbandonassero e rispose lascivo: "...a io e te che facciamo
l'amore."
Axel
ispirò, godendosi quelle parole come la più dolce delle melodie, e
imamginando Roxas sotto di lui, nudo e con l'affanno.
Sentì i
jeans farsi più stretti, ma non ci badò granchè e decise di
rischiare e battere il ferro finchè era caldo.
"...e
cosa vorresti che facessi?"
Roxas
intuì a cosa stava andando incontro e provò a pensare ad altro, ma
mille immagini di lui e Axel gli invasero la testa e si sentì
umiliato e arrendevole ma...
...era
così... eccitante...
Chiuse
gli occhi e si toccò rapido, tremante.
Annaspò
leggermente e rispose lentamente, quasi bisbigliando: "...Axel,
per favore..." provò a supplicarlo, ma questi rise leggermente.
"...io
so esattamente cosa vorrei farti, mio piccolo Rokuchan."
Roxas
non rispose, mentre quelle che erano solo immagini di fantasia si
fecero estremamente nitide e la voce di Axel, sensuale, toccò ogni
parte di lui come fossero corde tese.
La gola
vibrante, seguì le parole di Axel come musica mentre lui gli
descriveva per filo e per segno come e in quale preciso punto lo
avrebbe prima leccato, poi morso voracemente.
I
sospiri di Roxas iniziarono a invadere la stanza, mentre cercava di
ignorare il senso di vergogna verso sè stesso, combattutto tra
l'istinto irrefrenabile di continuare e il fermarsi e riprendere il
raziocinio.
Axel
insisteva, parlando con voce bassa e sensuale: "...tu non hai
idea di quanto mi piacerebbe entrare in quel tuo buchino, Rox."
E
continuò, senza chiedere a Roxas cosa ne pensasse di quello strano
gioco perchè i suoi sospiri ei suoi gemiti parlavano per lui, con
una mano nelle mutande, continuando a dar sfogo alla sua fantasia.
Ok,
sapeva che masturbarsi nei luoghi pubblici non era in cima alla sua
lista di cose da fare, ma Roxas aveva su di lui un effetto
galvanizzante e... semplicemente, come si faceva a resistere?
"...sono
cieco! SONO CIECOOO!"
"Ti
sarai masturbato troppo." sentenziò Tidus secco.
Sora
smise immediatamente la sua sceneggiata per sferrargli un inutile
pugno sulla spalla, poi si portò la mano sulla fronte e riprese,
sperando che qualcuno se lo cagasse di striscio e avesse pietà di
lui.
"TU
NON CAPISCI!" gridò, tragico, abbandonandosi sull'erba "Ho
passato giorni interi nella mia stanza, al buio...in completa
solitudine... pur di riuscire a studiare per il compito... ma a QUALE
PREZZO?!"
"...pù
che altro, per che misero voto..."
"TACI,
PUSILLANIME!" aggredì Wakka praticamente saltandogli addosso e
coprendogli la bocca con una mano, mentre Naminè, Kairi e le altre
sorridevano imbarazzate lì accanto e Riku discuteva animatamente con
Roxas riguardo l'ultima stagione di South Park (Riku era riuscito a
trovare un sito dove vederla in streaming e Roxas lo stava annotando
sul quaderno di Giapponese antico, finalmente rivelatosi utile).
"...e
pensare che sono così intelligente..."
"...sì,
certo." risposero tutti in coro, lanciandogli occhiate pazienti
e provando una profonda compassione per la povera Kairi, costretta a
subire i deliri del suo ragazzo a qualsiasi ora del giorno e della
notte.
"Kacchan,
come diavolo faccio a dirlo a mia madre, adesso?!" chiese il
povero Sora, prendendola per le spalle e scuotendola, certo di
ricevere almeno da lei del supporto morale.
La
ragazza si limitò a sospirare, paziente: "Sora, scommetto che
invece di studiare come avevi promesso di fare ti sei messo a giocare
alla play o a leggere le scans online di Dio sa quale stupido
manga..."
"Non...
non è vero!" poi sembrò pensarci bene,e sorrise: "...beh,
forse un paio di partite a 'The Last of Us', ma..."
"LO
SAPEVO!" lo attaccò Kairi, arrabbiata, ma Roxas lanciò
stranamente una lancia a suo favore inserendosi nella conversazione.
"Kacchan,
tutti ci siamo rincoglioniti davanti a 'The Last of Us'..."
"Taci,
Roxas! Non difenderlo!" lo rimproverò Kairi, ma Sora si
avvicinò al cugino della ragazza e lo abbracciò, sinceramente
commosso.
"Oh,
Roxy, sapevo che eri dalla mia parte!" praticamente lo stritolò,
e Roxas riuscì solo a esclamare un flebile e disinteressato "
assolutamente falso" mentre tentava inutilmente di levarselo di
dosso.
Naminè,
lì accanto, rideva così forte da rischiare le lacrime e disse
tranquilla: "Rokuchan, dovresti essere più gentile..." ma
lo sguardo che Roxas le lanciò, vuoto e freddo, le ricordò come
stavano attualmente le cose e si alzà bruscamente, allontanandosi
dagli altri con la scusa di essersi all'improvviso ricordata di dover
restituire un libro in biblioteca.
Rientrò
nell'edificio principale e sedette sulle scale, guardando il vuoto
fissa davanti a sè, il pranzo sullo stomaco e il respiro in gola.
Era
logico, si disse.
Roxas
era diventato così scontroso e freddo, ma sapeva che la colpa di
tutto questo era unicamente sua... tuttavia, non riusciva a credere
che lui avesse dimenticato quanto forte fosse il legame che li univa.
Sì, è
vero, aveva baciato Axel.
Sì, li
aveva divisi, ma solo perchè...
"...io
ti amo da sempre".
Lo
sussurrò appena, nell'ingresso vuoto.
Tutti
gli studenti probabilmente erano fuori a mangiare o alle prese con
qualche attività del club, e le lezioni non sarebbero ricominciate
prima di venti minuti.
Ripensò
all'espressione di Roxas quando gli aveva confidato di essere stata
lei a baciare Axel.
Il suo
sguardo, un puntino nero di delusione disperso in un oceano di
fiducia.
Un
puntino nero che si era ingigantito nell'arco di una frase, e che
aveva cambiato i loro rapporti probabilmente per sempre.
...Naminè
non era una sciocca.
Aveva
sempre saputo di non poter essere sincera con Roxas, e non perchè
volesse vivere nella menzogna.
Roxas la
adorava fino a solo un mese fa, e così aveva fatto per anni.
Anni di
confidenze sdraiati sul letto, anni di mani tese ed afferrate quando
l'altro ne aveva bisogno... anni di abbracci, di segreti sussurrati,
di foto scattate a tradimento e gelosamente custodite sui cellulari,
messe come display.
...dovevano
restare amici per sempre.
Se lo
erano promesso.
Ma la
prima a rompere la promessa era stata lei, quando un giorno, vedendo
un filma casa sua, Roxas si era assopito e lei si era incantataa a
guardarlo.
Aveva
gli occhi chiusi e le mani dietro la testa (una posizione molto alla
Sora, e difatti Naminè notò quanto quasi stonasse ad uno
solitamente pacato come lui), e respirava piano.
Naminè,
che all'epoca aveva undici anni, capì all'istante di non aver mai
davvero osservato Roxas.
Lo aveva
vissuto, lo aveva respirato come si fa con l'aria di casa, ma mai gli
era sembrato così poco familiare e affascinante come in quel
momento.
Da quel
giorno, Naminè prese coscienza dei suoi sentimenti non con gioia, ma
dolore: come fosse un'anziana signora da poco vedova, che dopo una
vita con il suo unico amore cerca di ricominciare in una casa vuota.
Senza
Roxas come amico, la sua testa era una stanza piena di luce e fredda,
completamente spoglia; stava a lei aprire gli scatoloni e riempirla
di nuovo, partendo da zero, con sforzo e pazienza.
E come
una stanza nuova, per quanto bella, non potrà mai sostituire
l'affetto per quella vecchia, così il suo rapporto con Roxas era
cambiato.
Sì, è
vero, Roxas ora gli sembrava splendido, ma non era suo.
Per
quanto fosse un concetto apparentemente complicato, nella sua testa
era tutto sempre stato molto chiaro – Naminè raramente faceva
confusione su faccende delicate come i sentimenti, ma quell'estate lo
aveva fatto, e tutto aveva perso l'equilibrio che tanti anni aveva
lei stessa impiegato per creare.
Ora
c'erano solo Roxas, il suo silenzio e le scale deserte.
Il resto
non esisteva più, e il pensiero era talmente triste che iniziò a
piangere.
Piano,
ovviamente, perchè Naminè era sempre molto silenziosa e nessuno
doveva accorgersi di lei, neanche quando stava male.
"Allora
ci vediamo stasera, Ticchan!" esclamò Demyx con convinzione e
chiudendo la conversazione.
Si
guardò attorno, soddisfatto: tutto era pronto per il party di
benvenuto a Tokyo (il fatto che avesse organizzato una festa di
benvenuto per sè stesso non gli fece mai pensare neanche per un
istante di essere un totale idiota).
Gli
alcolici erano ordinatamente sistemati in frigo, mentre alcuni già
erano in bella vista sul tavolo del piccolo salotto dove aveva
accuratamente sistemato salatini, onigiri,takoyaki**** e altre
pietanze da lui attentamente preparate (Demyx aveva in realtà una
grande passione per la cucina di cui raramente faceva mostra).
La casa
non era stata addobbata a festa sotto stretta richiesta di Axel, il
quale lo aveva minacciato di sbatterlo fuori il balcone stretto della
cucina e gettare la chiave nel cesso, lasciandolo lì per sempre –
ma in fondo, avrebbero spento presto le luci e iniziato a ballare il
prima possiible, quindi andava bene anche così.
Il loro
appartamento non era malaccio, e se non fosse stato per le dimensioni
non avrebbe esitato ad accasarsi lì per sempre; tuttavia, Axel non
era entusiasta della sistemazione, e in fondo tutti sapevano quanto
desiderasse vivere a Shibuya*****, quindi non era stupito
dell'ostinazione con la quale cercava insistemente altri
appartamenti.
Ma in
fondo a lui Shinjuku****** non dispiaceva; era un quartiere caotico e
sempre pieno di gente, e lui adorava il caos.
In più,
la metro da lì poteva portarlo praticamente ovunque, il che rendeva
anche niente male qualsiasi tipo di spostamento necessario – non
che al momento avesse urgenza di chissà quali viaggi, doveva ancora
trovarsi un lavoro.
Pensò
che quindi tutto era pronto per la serata e guardò la sua immagine
riflessa allo specchio appeso in corridoio: storse il naso e decise
che era il caso di farsi una doccia, ma qualcuno suonò alla porta e
si affrettò ad aprire, chiedendosi chi potesse essere così presto.
"Aku,
credevo fossi andato a prendere Roxas a scuo..."
Ammutolì
quando Zexyon, davanti a lui, fece un moderatissimo cenno di saluto
con la mano e un breve e praticamente invisibile.
"Yo,
Dem. Lo so, sono in anticipo."
Demyx lo
lasciò a malapena finire la frase che lo strinse in un abbraccio
entusiasta.
"ZEKUCHAN!"
gridò, visibilmente emozionato, poi gli sorrise facendogli largo per
farlo entrare.
"E'
grandioso rivederti! Oh, hai tagliato i capelli?! Sei bellissimo!"
disse entusiasta, ma Zexyon sembrava ppiù interessato a guardarsi
attorno che a ricevere complimenti.
Demyx
non si stupì del suo scarso entusiasmo, considerando che il sorriso
di poco fa era la massima dimostrazione di affetto che qualcuno
potesse aspettarsi da lui, ma questo non sciolse la sua contentezza.
Al
contrario, chiuse la porta con enfasi e stappò due birre, invitando
l'amico a sedersi e iniziando a parlare a mitraglietta come solo Sora
sarebbe stato capace di fare.
Zexyon,
inaspettatamente, accettò di buon grado la birra e lasciò che Demyx
raccontasse di quanto fosse assurdo vivere con uno come Axel, che
faceva tranto il virile ma in realtà aveva dei vizi da principessa
Disney.
Quando
furono quasi le sei e trenta, Demyx sgranò gli occhi, teso: "Oh,
cazzo, devo.... scusami, devo assolutamente farmi una doccia... Axel
sarà qui tra breve con Roxas, e se non gli lascio il bagno per farsi
la barba mi rompera i coglioni fino alla nausea."
"Non
preoccuparti, è colpa mia che sono arrivato troppo presto."
rispose Zexyon, leggermente imbarazzato, e fece per alzarsi ma Demyx
lo trattenne per una spalla.
"STOP!
Tu resta pure seduto, che ne so, accendi la tv... io ci metto dieci
minuti. Puoi... non so, puoi prendere un'altra birra o una sigaretta,
insomma fai quello che ti pare."
Detto
questo balzò già dal divano per avviarsi verso il bagno.
Zexyon
si prese ancora qualche istante per guardarsi attorno, un pò
spaesato, poi con noncuranza diede un altro sorso di birra e accese
la tv.
Stava
quasi pensando di appisolarsi (la giornata di studio era stata
intensa, e per arrivare lì ci aveva impiegato quasi un'ora), quando
un rumore lo destò dai suoi pensieri.
Si voltò
e vide Demyx che, completamente nudo, armeggiava con un carica
batteria poggiato sul tavolo dell'angolo cotura.
Demyx
vide che Zexyon lo guardava e gli fece l'occhiolino: "Perdonami,
Zekuchan. Ho il telefono scarico, lo lascio in carica qui sul tavolo.
Se qualcuno chiama per l'indirizzo puoi rispondere tu?"
"...
nessun problema" disse Zexyon secco, e Demyx lo ringraziò
velocemente per poi tornare in bagno.
Zexyon
sentì lo scrosciare dell'acqua nella doccia e cercò di pensare ad
altro, ma l'immagine di Demyx nudo gli si era attaccata al cervello
cme un francobollo.
...non
che la cosa gli dispiacesse particolarmente.
Sospirò
e, placidamente, si sistemò meglio sul divano; poi chiuse
leggermente gli occhi, pensando che un pisolino non poteva certo
fargli male.
La
serata, in fondo, si preannunciava interessante.
Nella
tana dell'autrice:
Ciao a
tutti! *si inchina*
Ok,
sinceramente non so quanti di voi siano effettivamente ancora
interessati a questa storia – non vi nascondo che quasi mi
vergognavo a postare, ma sorvoliamo.
Il fatto
è che Winter Time ormai era rimasta nel dimenticatoio, ma ieri mi è
improvvisamente venuta voglia di proseguirla (non so perchè...ero
sdraiata sul letto e boom! Mille idee).
Quindi
ho pensato che provare a postare un capitolo 'di prova' non costasse
nulla, se non un paio di giorni di lavoro – come infatti è
successo.
Ora: so
che molti dei miei vecchi lettori probabilmente non seguiranno
neanche più il fandom di Kingdom Hearts, ma... se qualcuno di voi
fosse effettivamente appassionato a questa storia, credo avrà
piacere nel sapere che mi è tornata l'ispirazione e ho intenzione di
proseguirla.
Non
posso promettere nulla riguardo i tempi di aggiornamento (ho anche
una fanfiction nel fandom Disney e una originale in corso), ma posso
dire con certezza che continuerò a scriverla fino alla sua
conclusione.
Non
potevo sopportare l'idea di abbandonarla davvero così, considerando
il successo (inaspettato, e di questo non finirò mai di
ringraziarvi) che ha avuto Summer Time.
...beh,
credo di aver detto tutto. Mi dispiace se ho lasciato questa storia
in sospeso per tutti questi anni, spero che continueret comunque a
seguirmi! Me lo auguro davvero.
Passiamo
alle note;
* pocky:
snack a stick che si vedono spesso anche nei manga (i classici
'bastoncini'). Esistono di diversi tipi in Giappone, ma Kairi nello
specifico predilige quelli alla fragola.
**
Toradora! : è un famoso anime andato in onda nel 2009, basato
su una light novel di Yuyuko Takemiya. Non ci credo che non lo
conoscete, ce lo hanno rifilato in tutte le salse per mesi, peggio di
Free ahahah XD
***dango:
dolcetti molto popolari in Giappone e di facile preparazione,
spesso preparati in casa.
****takoyaky:
polpette di polpo
*****
Shibuya e Shinjuku:entrambi quartieri famosi di Tokyo, il
secondo in particolare è quello dove abitano Axel e Demyx, in cui
c'è particolare movimento per via delle numerose metro che passano
di lì, i locali notturni e la via 'a luci rosse' che di notte lo
rende uno dei quartieri più frequentati. Sempre a Shinkuju,
solitamente si riuniscono i gay di Tokyo. Tuttavia, Axel e Demyx sono
venuti qui semplicemente per l'affitto molto basso... (sì, come no
nd Axel).
Grazie
per aver letto! Fatemi sentire la vostra presenza con una recensione,
ho abbastanza bisogno di essere spronata (lo so, è imbarazzante ma è
così, ahahah.... ok, dovrei
vergognarmi.)
Un
abbraccio, al prossimo capitolo
Memy
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