Winter Time.

di MagikaMemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: what I'm waiting for? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: compiti in classe, scale vuote e un caldo infernale ***



Capitolo 1
*** Prologo: what I'm waiting for? ***


Note dell’autrice:

Buona sera a tutti i miei amati lettorucci! Ok,, questo NON e’ il primo capitolo vero e proprio della storia, ma è solo un prologo. Tanto per darvi la certezza che questa ficcy la sto scrivendo sul serio XD

Detto questo, posso solo gridare al mondo che…MI SIETE MANCATI *__* da impazzire!

Prometto che cercherò di non deludere le vostre aspettative, e di fare in modo che anche Winter Time vi prenda e vi appassioni come Summer Time.

Spero davvero di riuscire a creare un capolavoro, questa volta. Mi impegnerò al massimo, quindi seguitemi, mi raccomando <3.

Detto questo: buona lettura, e buon divertimento J

Winter Time.

Prologo: what i’m waiting for?

Sapeva di doversi alzare.

Sapeva che là, fuori da quella stanza disordinata, giù in cucina, sua madre stava preprando il caffè.

Anzi, stava bruciando il caffè.

E poi si lamentava se lui non sapeva farsi neanche un piatto di ramen.

Ok, in quel caso era diverso, perché nel ramen dovevi ficcarci solo l’acqua calda e aspettare tre minuti, ma non era colpa sua se ogni volta era così affamato da non badare minimamente al tempo.

Certo, poi il ramen veniva fuori che era tutto annacquato e schifoso, ma del resto, Sora era famoso per non essere particolarmente schizzinoso.

“SORA! E’ la quinta volta che la mamma ti chiama!”

Suo padre, affacciato alla porta della camera, lanciava sguardi glaciali al figlio, di cui l’unica parte del corpo visibile era il piedi destro, mentre il resto era completamente avvolto dal.piumino.

Aspettando che Sora rispondesse, il signor Mayumi ne approfittò per guardarsi intorno.

Oh, fantastico.

Quello scemo di suo figlio aveva sistemato solo tre giorni prima, eppure sembava che fosse passato un uragano, lì dentro.

Gli cadde subito alla vista una pila disordinata sul pavimento di dvd accanto alla tv, da un lato della quale pendevano, in bella mostra, un paio di mutande grigie con disegnati…cos’erano, supereroi quelli?

Mentre cercava di capire se si trattasse di Batman o de L’uomo Torcia, sentì un mugolio infastidito provenire da sotto quell’ammasso di coperte, e un leggero movimento.

“Sora, se non scendi subito e con la divisa già addosso tua madre ti lancerà il microonde” abbassò lo sguardo, pensieroso “…o probabilmente, con la vista che si ritrova, lo lancerà a me.”

“Mmmmmscì, allivo.” Bisbigliò Sora, tirando poco a poco il visino fuori da sotto le coperte come una tartaruga che si guarda impaurita dopo un colpo sulla corazza.

Il signor Mayumi sbuffò, mostrando disappunto: “Oh, figliolo, andiamo! Smettila di fare la vittima! Anche io alla tua età ero traumatizzato all’idea di tornare a scuola dopo aver passato delle splendide vacanze che…”

“Papà, non devi andare a lavoro?!” lo interruppe bruscamente il figlio, sapendo che i ‘racconti di gioventù’ di suo padre duravano per tempi variabil tra i quindici e i settantacinque minuti.

E, sinceramente, già la prospettiva di dover tornare tra i banchi era a dir poco nauseante.

…ehy, che parolone! ‘Nauseante’!

Da quando era diventato così colto?!

Preso dall’ammirare la scelta di una parola così da intellettuale, neanche notò che suo padre era uscito dalla stanza mandandolo a…beh, in un luogo dove di solito i padri non mandano i figli.

Si stiracchiò placidamente come un gatto, sentendo le ossa che piano piano tornavano a muoversi come sempre, e uno squillo martellante lo fece alzare tutto d’un botto dalla sorpresa.

“Ma porca…cellulare del cavoloooo!” esordì, nervoso, prendendo il telefonino illuminato dal comodino e chiedendosi chi fosse quel pazzo che gli rompeva le palle alle sette di mattina del primo giorno di scuola.

Nonostante le sue intenzioni omicide, però, Sora si ritrovò a sorridere come un idiota quando lesse il mittente del messaggio.

Ehy, principessa su ‘sto cazzo, ci vediamo alle sette e trentacinque all’angolo di casa mia. Altrimenti per me puoi pure fartela a piedi. Bacio, Riku.

…ok, come al solito il romanticismo di Riku sembrava essersi andato a fare una passeggiata, ma tant’è.

Ormai avrebbe dovuto essersi abituato a quel carattere di merda che si ritrovava ( e alla sua delicatezza verbale), eppure ogni volta che gli mandava un messaggio del genere restava impalato dieci minuti a guardare il vuoto davanti a sé, chiedendosi cosa gli piacesse in lui.

Ovviamente la risposta era eloquente:gli piaceva tutto, di Riku.

Che poi fosse il ragazzo più irritante, egoista, vanitoso e presuntuoso sulla faccia della Terra…beh, era solo un dettaglio.

Spinto unicamente dalla voglia di rivedere Riku, cacciò indietro il pensiero di dover affrontare otto ore di scuola e si avviò verso il bagno, sperando che quell’anno scolastico non sarebbe stato un totale disastro.

**

“Good-morning, cuginetto!”

Roxas, nonostante si fosse svegliato circa quindici minuti prima, dopo due sole fermate di metropolitana già stava di nuovo sonnecchiando appoggiato al vetro.

Kairi, notando che non l’aveva sentita, un pò per il sonno un po’ per il volume alto (decisamente troppo) delle cuffiette, gli si avvicinò di soppiatto e, urlando, gli mise le mani su entrambe le spalle.

“AAAAAAH, SI’, SONO SVEG..uh? Kairi, ma che cavolo fai?!” grugnì il ragazzo, che aveva ovviamente attirato su di sé tutti gli sguardi dei passeggeri.

Compreso, tra l’altro, quello di una vecchina più bassa di un gremlin con le orecchie decadenti e il viso pieno di rughe rivolto verso di lui, in un’espressione invimperita.

Roxas borbottò un “Mi scusi” poco convinto, mentre davanti a lui la cugina rideva come un bambino che guarda una scimmia in bikini.

“Grazie per la bella figura, Kacchan” disse poi lui, guardandola offeso.

Kairi, il cui viso fu per un attimo illuminato dal sole che entrava caldo dai vetri della metro, gli diede un bacio sulla guancia e sorrise, raggiante.

“Scusami, Rox. E’ stato più forte di me.”

Roxas, suo malgrado, si ritrovò a sorridere.

“Chissà come mai, mettermi in situazioni imbarazzanti sembra essere il principale hobby di tutte le persone che mi conoscono.”

“Ti sbagli, il nostro hobby è offendere Sora. Diciamo che spaventare te è una libertà unicamente mia.”

Roxas inarcò un sopracciglio biondo.

“E di Axel.” Puntualizzò.

“Già…anche sua” esclamò Kairi, concedendogli almeno questo. “A proposito…com’era la casa che ha visto Venerdì?”

Roxas, a quella domanda, alzò gli occhi al cielo.

“…stendiamo un velo pietoso. Non gli è andata bene neanche questa. Se non si sbriga a trovare un appartamento entro la fine del mese, la Todai se la vede giusto in cartolina!”

“Beh, ma non dice sempre che vuole stare a Shibuya? Perché non cerca direttamente lì?” chiese la ragazza, facendo ondeggiare la gonna corta della divisa scolastica.

Roxas alzò le spalle, mentre il sonno pian piano cominciava ad allontanarsi.

“Che vuoi farci, Kacchan? Gli affitti lì sono troppo alti, e se quel baka non decide a trovarsi un lavoro serio…” la frase fu interrotta dalla suoneria del cellulare.

Roxas lo cacciò fuori dalla tasca e rispose, senza neanche guardare il nome sul display.

Sapeva che era Axel.

Gli aveva promesso che lo avrebbe chiamato in quel preciso istante tutto l’anno sin dal primo giorno di scuola, e nonostante Roxas lo avesse avvertito che probabilmente le risposte non sarebbero state abbastanza educate, quello scemo la promessa già la stava mantenendo.

Ignorando bellamente la cugina che, legandosi i capelli, sghignazzava verso di lui, si senti espoldere nell’orecchio una specie di tuono da mille watt.

“BUONGIORNOOOOOOOOOOOOOOOO piccolo Roku-chaaaaaaaaaan!”

Roxas, saltando tre metri per aria e ritrovandosi con un timpano traforato, cercò di reprimere l’istinto di urlare parolacce, non per altro perché si trovava su un mezzo di trasporto pubblico (e la vecchietta di prima, davanti a lui, ancora lo stava osservando sconcertata, visibilmente tentata di dargli la borsetta di pelle di coccodrillo in testa e sbatterlo fuori dal finestrino. Rompendo il vetro, se necessario.).

“Demyx, ma che diavolo ci fai con il cellulare di Axel?! E soprattutto…perché devi urlare di prima mattina, porca vacca??!”

Demyx, dall’altra parte dell’apparecchio, sorrise raggiante: “Axel sta litigando con il letto richiudibile, solo che voleva esser puntuale e…”

Una voce a poca distanza da quella di Demyx urlò un “Non è vero! Brutto chitarrista del…”

Il timpano di Roxas fu notevolmente danneggiato per la seconda volta nell’arco di un minuto di telefonata, stavolta da qualche parolaccia e un rumore simile a quando cade la linea.

Dopo pochi secondi, la voce di Axel lo salutò con un serio: “Bonjour, mi corazon.”

Roxas, invece di essere rapito da tale romanticismo, sollevò un sopracciglio, impassibile.

“Ax, non puoi mischiare due lingue nella stessa frase. E’ patetico.”

“…è bello sapere che apprezzi i miei sforzi di fare il fidanzato perfetto, Rox.” Ribattè Axel, offeso.

Roxa non potè reprimere una risata: “Dài, sto scherzando. Buongiorno, fidanzato perfetto.”

Axel, sdraiato sul divano, assunse un’espressione così da ebete che Demyx rischiò di vomitare l’avanzo di pizza che stava mangiando.

“Allora, come si preannuncia questo primo giorno di scuola?”

“Una palla unica, come tutti gli anni. E giuro che se sto in classe con Sora mi dò al suicidio”

Kairi, accanto a lui, gli diede una botta in testa con il libro di inglese, e il cugino in tutta risposta le mostrò la lingua.

Scherzava, ma non del tutto. Sora era il suo migliore amico, si volevano un gran bene e tutto il resto…ma averlo come compagno di banco dalla terza elementare aveva fortemente influenzato il suo equilibrio psicologico.

Danneggiandolo, ovviamente.

“Beh, almeno tu non devi vivere in un appartamento di cinque centimetri per due con un coinquilino stonato, un angolo cottura che sembra uscito dal camper di Barbie e un solo bagno senza finestra.”

“…Axel, il bagno ha la finestra”.

Momento di silenzio.

“…oh, bèh, dall’odore che c’è in quel buco credo che Demyx l’abbia rotta, o robe simili.”
Roxa sentì la colazione tornargli sullo stomaco come un vortice.

“E’ bello parlare di merda con te al mattino presto.” Disse, ironico.
La voce meccanica della metro annunciò il nome della fermata, e Kairi fece segno a Roxas di chiudere la telefonata.

“Emh…Ax, devo andare, la prossima fermata è la nostra. Ti mando un mesaggio in pausa pranzo, così ci accordiamo per oggi.”

“Va bene, piccolo. Buona scuo…DEMYX, CAZZO, CHE CI FA LA CARTA IGIENICA SOTTO AL CUSCINO DEL DIVANO?!”

Roxas, notando che c’era stato un piccolo contrattempo, chiuse la conversazione e ricacciò il cellulare in tasca, sbuffando.

Kairi, da sotto la frangetta rosso chiara, lo studiò apprensiva.

“Preparati. Temo che ci sarà il panico, in quel bilocale.”

Roxas sorrise di rimando, come a scacciare anche solo il pensiero di come sarebbe andata a finire la convivenza di quei due pazzi in uno spazio di quelle dimensioni.

Le porte della metro si aprirono, e uscendo dal vagone afferrò la cugina per mano, assicurandosi che non scivolasse.

“Non so, Kacchan” esclamò, aggiustandosi la cravatta “…ma ho la sensazione che, comunque vadano le cose, questo sarà un anno moooolto lungo.”

***

“Il mio o-bento, quest’anno, sarà di soli due piani!”

Tidus, bellamente sdraiato sull’erba del cortile esterno, guardò l’orologio dell’edificio centrale, sperando che la campanella non suonasse mai, mentre Yuna, accanto a lui, lo tirava per la manica, cercando attenzione come un gattino a cui non è stata data la razione quotidiana di latte.

“Ticchan, mi ascolti?! Guarda, guarda come sono stata brava! Ho cucinato tutto io!”
Il ragazzo osservò il cestino del pranzo della gal, dove un miscuglio di cibi non specificabili invadeva il suo campo visivo, e fece un sorriso poco convinto.

“E’…è fantastico, Yucchan. Bravissima.”

Yuna, fortunatamente, dissolse subito lo sguardo, dandosi il cinque con Rikku, e Tidus potè reprimere i conati di vomito con tutta la calma del mondo, quando le sagome lontane di Sora e Riku iniziarono a distinguersi tra la folla di studenti.

“Ehy, Socchan! Da questa parte!” gridò, saltando in piedi.

Sentendosi chiamare, Sora, che fino a quel momento era rimasto mano nella mano con Riku, mollò la presa, arrossendo di botto, gesto che diede a Riku un motivo in più per incupirsi.

“Io…scusami.” Sussurrò Sora, abbassando lo sguardo.

Riku sospirò, e con tutta la pazienza del mondo non ribadì; si limitò a carezzargli la testa e precederlo, avvicinandosi al resto del gruppo.

Il ragazzo rimase un istante lì, sbattutto di qua e di là dai primini che correvano verso i banchi di orientamento, e osservò la schiena di Riku allontanarsi da lui.

…avevano un anno davanti.

Come avrebbe fatto a gestire la cosa?

Una parte del cervello, quella che di solito non funzionava, gli diceva di continuare in quella direzione, che stare con Riku era ciò che voleva, e che Kairi avrebbe capito, quando sarebbe stato il momento.

Eppure, l’altra zona della sua testa gli diceva…di non farlo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: compiti in classe, scale vuote e un caldo infernale ***


Capitolo1: compiti in classe, scale vuote e caldo infernale



"...Socchan, potresti essere così cortese da levarmi quelle zampacce da procione che ti ritrovi di dosso?!"

Sora si affrettò a mostrargli la lingua mentre, sdraiato di schiena sul tappeto, continuava a infastidire Roxas che giocava placidamente con la play.

"Rox, mi avevi promesso che avresti fatto giocare anche me...sei... sei crudele!" piagnucolò, ponendo l'accento sull'ultima parola come se fosse il peggiore degli insulti.

Axel rise e abbandonò il divano (rosso fuoco, of course) per sollevare Sora semplicemente prendendolo per il colletto della camicia come una leonessa con il proprio cucciolo, mentre Riku fingeva indifferenza ma osservava la situazione dal tavolo dove stava cercando (inutilmente) di studiare.

Sora cercò il suo sguardo con gli occhioni colmi di lacrime, sperando in un sostegno morale: "...Riku..."

Quello scosse la testa come a dire 'non ne voglio sapere niente', senza tuttavia risparmiare un'occhiataccia ad Axel che sembrò non essersene neanche accorto, troppo preso dallo schernire Sora con epiteti poco piacevoli.

"Ahahah avanti Socchan, fai il bravo cucciolo e aspetta il tuo turno! E tu, Roxy..."

Roxas, seduto anch'egli sul tappeto, sollevò lo sgaurdo noncurante per incrociare quello di Axel che, subito, mollò malamente Sora a terra (che praticamente si spiaccicò sul pavimento come un budino) per stritolare il più piccolo gridando: "Ma quanto è bello il mio ragazzo? Eh? Eh?! Quanto?!"

Demyx simulò un conato di vomito, gettando la sigaretta dalla finestra (e probabilmente centrando in pieno la testa di qualche vecchina) mentre Roxas cercava di divincolarsi imbarazzato limitandosi a dire apatico: "Mi stai facendo perdere."

"Tanto perdi sempre, Ro." lo schernì Sora, colpendo con dei pugni leggeri la schiena di Axel che, a sua volta, circondava Roxas con le braccia.

Demyx osservava la scena pensando a quanto tutto questo facesse schifosamente shonen ai; Riku, dal canto suo, era combattutto tra il proseguimento dello studio (non dimentichiamoci che il povero ragazzo era arrivato al terzo anno) e l'alzarsi e spegnere quella dannata palystation per portarsi via Sora (e possibilmente chiudercisi assieme nello sgabuzzino, ma trovandosi nell'appartamento di Axel non gli sembrava un qualcosa di effettivamente fattibile).

"...Sora." disse solamente, serafico, e bastò questo a far alzare il ragazzo e guardarlo con il broncio: "Ma Rikuuuu! Non è colpa mia! E' Roxy che..."

"Smettila di infastidirli e vieni a fare i compiti." esclamò solo, senza alzare gli occhi dal libro di inglese.

Sora sbuffò ma obbedì e si avvicinò mestamente al tavolo, per poi sedersi di fronte a Riku.

Mentre Demyx chiedeva ad Axel di poter invitare Larxene e gli altri e Roxas si lamentava di quanto Axel fosse pesante, Riku guardò brevemente Sora che fissava il tavolo, imbronciato.

Alllungò un piede e gli sfregò leggermente la gamba, guardandolo negli occhi mentre quello se ne accorgeva e arrossiva, ricambiando lo sguardo.

"Se hai detto a Kairi che venivi qui per studiare, che almeno sia la verità." gli disse sottovoce.

Non era un rimprovero, quanto una richiesta per non farla sembrare una bugia, una carognata verso Kairi per cui Riku, nonostante tutto, provava un grande affetto.

Questo Sora lo sapeva, così come sapeva di doversi vergognare per ogni istante passato con Riku, anche se il tempo passato assieme consisteva semplicemente nello stare nella stessa stanza come ora.

...Kairi era la ragazza perfetta.

E lui l'aveva voluta, ma voluta davvero.

Per anni.

Ma erano bastati pochi mesi e la costante insistenza di Riku per fargli capire ciò che la sua mente aveva taciuto per tutto quel tempo: non poteva essere felice con lei.

Non che non fosse splendida, al contrario... Kairi era l'incarnazione di tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare, ma Riku...

Riku era la sua immagine riflessa, il rovescio della sua medaglia fatta di innocenza e immaurità.

Riku era tutto ciò che Sora non sarebbe mai stato, tutti i suoi tentativi e le sue rinunce, i suoi desideri e i suoi lati oscuri celati in un altro corpo.

Riku aveva il potere di cambiare le sue giornate, da sempre; e non è che prima non se fosse accorto, ma durante l'estate aveva effettivamente capito quanto Riku lo completasse.

Non si amavano come Axel e Roxas di un amore eccessivamente passionale e impulsivo, perchè gli stessi Axel e Roxas erano due anime che non conoscevano del tutto se stesse, ed ora che si erano incontrati potevano scoprirsi assieme.

Ma loro... loro, al contrario, si conoscevano entrambi fin troppo bene, e forse era proprio questo che li accomunava: il voler migliorare l'altro, diventare una sola persona anche con solo uno sgaurdo.

Entrarsi nella pelle e scambiarsi l'essenza di ciò che erano stati in passati e di ciò che volevano diventare.

Sora non si sentiva completo senza Riku, e questo un pò lo rincuorava perchè giustificava in parte tutte le bugie, i segreti, i sussurri alle spalle di Kairi.

Kairi che era la sua ragazza, la sua migliore amica, la sua confidente fidata e che lo guardava ocon gli occhi a cuoricino.

Vedendolo assorto nei suoi pensieri, Riku mise il braccio sotto il tavolo e cercò la sua mano; quando la trovò, la strinse con forza.

E Sora sentì l'appartamento che spariva, e il suo mondo tra quelle dita, mentre perfino le risate di Axel si disperdevano nell'aria.



Lasciò cadere tristemente la penna sul quaderno e mordicchiò un pocky* con poca convinzione, mentre la sigla di Toradora** invadeva piano la stanza dalla tv lasciata con il volume al minimo.

Fuori dalla finestra, uno stormo di uccelli volava verso il tramonto, silenzioso, probabilmente per andarsene in un punto del globo più caldo, nonostante Kairi affermasse da giorni che per essere Settembre il calore era ancora insopportabile.

Come a sottolineare il concetto a se stessa, si legò i capelli in una coda di cavallo e guardò la tv senza neanche far caso a cosa stava andando in onda.

...c'era qualcosa di strano.

Era una settimana, precisamente dal primo giorno di scuola, che aveva questa sensazione di assoluto... disagio.

Lo avvertiva lì, allo stomaco, e dopo un primo imbarazzante momento in cui aveva ipotizzato una poco dignitosa influenza intestinale si era resa conto che non era un dolore fisico – o meglio, andava oltre i solito crampi.

Guardò il telefono abbandonato sulla scrivania e premette il tasto laterale, ma tutto ciò che vide fu la foto con Naminè fatta al festival scolastico dello scorso anno che usava come display.

... neanche un sms.

Sora era strano negli ultimi giorni, e capiva che il ritorno a scuola fosse stato un pò stressante per tutti ma... voglio dire, accidenti, un cavolo di messaggio non gli costava nulla, no?

Emise un sospiro frustrato e provò a tornare a conentrarsi sui compiti, abbandonando anche l'idea di contattare Riku- non ne capiva il motivo, ma ultimamente quei due si comportavano in modo strano l'uno con l'altro, forse a causa di qualche litigio.

Erano famosi per le loro litigate quotidiane, tuttavia solitamente si tenevano il muso per non più di due, massimo tre giorni per poi tornare a stuzzicarsi e spalleggiarsi come sempre.

Ma stavolta era... non so, diverso.

Tra di loro sembravano freddi come fiocchi di neve, a scuola raramente li aveva visti rivolgersi la parola se non per questioni di bieca importanza... quando Tidus e gli altri avevano organizzato un'uscita pomeridiana, due giorni prima, Riku non era neanche venuto, dicendo di dover studiare non appena Sora aveva risposto con entusiasmo e proposto il karaoke.

Forse la verità è che si sentiva perfino un pò.. come dire... offesa.

Insomma, erano o non erano sempre stati un trio?!

Sì, d'accordo, quando si era messa con Sora sapeva che probabilmente il loro rapporto ne avrebbe risentito, ma... loro erano i suoi migliori amici.

Si conoscevano dai tempi delle elementari, e anche le loro madri andavano tutte molto d'accordo; avevano frequentato un corso di nuoto insieme per la prima volta (nessuno le avrebbe mai fatto dimenticare il terrore negli occhi di Sora quando si era immerso per la prima volta, a sette anni, con tanto di ciambella a forma di coniglio e sguardi preoccupati di Riku), festeggiato i loro compleanni con scambi di regali impacciati.

Con loro c'era spesso suo cugino, ma Roxas era sempre stato un bambino un pò... come dire... beh, cupo (non cupo nel senso necessariamente negativo del termine, ma certo non spiccava per entusiamso giovanile neanche adesso), di conseguenza raramente si univa ai loro giochi lasciandoli crescere in una esclusiva bolla di affetto taciuto e dispetti infantili.

Si abbandonò sul letto, colta da una pigrizia che poco le si addiceva – era sempre stata molto meticolosa per le faccende scolastiche, e il fatto che non avesse voglia di studiare la fece stupire di se stessa.

... forse aveva ragione Selphie quando, nei loro momenti di confidenze, le sussurava in un orecchio ridendo che Sora l'aveva cambiata.

Quando scene del genere si verificano Kairi solitamente negava con un deciso cenno del capo, scuotendo i capelli chiari e sbattendo le lunghe ciglia con fare dispotico ed esclamando con convinzione che 'doveva imparare a sparare meno cazzate'.

... ma ora iniziava a pensare che avesse ragione, e ciò le fece capire di quanto stava messa male, se perfino Seplhie-cervello di piccione risultava essere più sveglia di lei.

Abbandonò l'idea di studiare definitivamente e , lanciando uno sgaurdo pietosamente patetico al telefono sulla scrivania, si diede della stupida e guardò di malavoglia il nuovo episodio di Toradora, mentre il profumo dei dango**** di sua madre invadeva la casa.


"Party, party PARTYYYYYYYY!" gridava Demyx estasiato, tirando per aria le bottiglie del raprto alcolici al supermercato come quei giullari con i birilli fermi ai semafori cui Xaldin sputava sempre addosso quando li soprassava con la macchina (sì, beh,m Xaldin non era certo famoso per la sua buona educazione).

Axel, una volta tanto, si rese conto di dover almeno fingere di essere un adulto responsabile – non per altro, perchè Demyx si stava comportando come una fanboy undicenne a una svendita di cosplay di Naruto, quindi lo prese per il collo della maglietta sperando di richiamarlo ad un atteggiamento perlomeno decente.

"Akuchan, che problemi hai?!" chiese scorbutico, e Axel lo scosse energico.

"Di sicuro non mentali come i i tuoi, Dem. Mi stai facendo vergognare..."
"Disse quello con i capelli da pazzo e le lacrime tatuate..."

Una bambina e il siuo papà lì accanto si spaventarono al tonfo causato da Axel per buttare Demyx sul pavimento del supermercato, e mentre questi si massaggiava il fondoschiena Axle studiava attentamente le bottiglie, contando mentalmente a quanto ammontasse il budget per la festa della sera dopo.

Demyx si era fatto venire questa assurda fissa di organizzare una festa nel loro nuovo appartamento (anche se definirlo tale era una specie di presa per il culo, specie se si contavano le dimensioni... due camere da letto, un salottino con micro angolo cottura e un bagno che manco i Polly Pocket) e invitare Marluchan e gli altri, che in quel periodo per pura coincidenza si trovavano tutti a Tokyo – ad eccezione di Luxord, perso nei meandri del Kansai a dar fondo alla paga estiva per sfondarsi di troie e...sostanze di cui Axel preferiva ignorare l'esistenza.

Di conseguenza, dopo un rapido giro di telefonate (rischiando di perdere l'udito quando Xigbar gli aveva gridato al telefono 'Ehilà, stronzetto pedofilo! Come stanno Roxy e il suo culetto?'), e sopportando a malapena un Demyx eccitato che quasi rischiava di pisciarsi addosso come i bambini troppo felici, si erano dati appuntamento a casa loro.

A nulla erano valsi gli innumerevoli tentativi da parte sua di far capire a quel coglione di Demyx che era fisicamente impossibile che nel loro salotto per nani ci fosse spazio per più di quattro persone; l'amico, sdraiato sul divano, si era limitato a fargli l'occhiolino e sorridere, dicendogli di non sparare cazzate e che sarebbe stata una festa da paura (aggiungendo che, al mattino seguente, non voleva neanche ricordarsi in che anno si trovavano).

Quindi erano saliti sulla macchina di Demyx e, con il nuovo cd di Ptibull a palla (ebbene sì...Pitbull. Axel giurò che non avrebbe mai rivelato tale particolare neanche a Roku, dimostrando grande affetto per Demyx e la sua inesistente dignità) erano arrivati in quel supermercato del cavolo dovea che la scelta sembrava infinita.

Non che ad Axel non piacessero le feste, sia ben chiaro.

E in fondo era perfino contento di rivedere alcuni dei ragazzi – anche se sinceramente si sarebbe volentieri risparmiato la presenza di Marluxia e Larxene scambiandoli con... che so, dei cuccioli di lemuri.

Solo che...beh, ovviamente sarebbero venuti anche Roku, Socchan e gli altri, e si chiedeva davvero come avrebbero fatto a non soffocare in mezzo a tutta quella gente; senza contare che avrebbe decisamente preferito una serata solo con Roxas senza nessuno intorno.

Questo perchè proprio la sera della festa avrebbero festeggiato il loro primo mesiversario.

Ok ok, sapeva che era patetico esultare per un traguardo così idiota, forse neanche più le tredicenni si emozionavano per queste cose... ma Axel in fondo era un tipo romantico, o per lo meno lo era con Roxas.

Il che stupiva anche lui, certo, ma ciò non lo faceva desistere dal riempirlo di attenzioni come mai aveva fatto con qualcuno.

Mentre Demyx canticchiava allegramente al suo fianco (riempiendo il carrello di bottiglie fino quasi a farle cadere a terra), il telefono vibrò nella sua tasca e letto il nome si affrettò a rispondere.

"...ti stavo pensando." sussurrò, con quella sua voce roca e calda.

Roxas, dall'altro lato, arrossì e si grattò nervosamente una caviglia, mentre cercava di combattere il caldo sdraiato davanti al ventilatore sul pavimento della sua stanza.

"...beh, anche io. Anche se forse era palese, visto che ti ho chiamato." rispose, buttandola sull'ironia per non farsi cogliere impreparato dalle avances di quella dannata istrice.

Axel sorrise a vuoto e si allontanò da Demyx, che si mostrò in un tutto il suo splendore facendo l'imitazione di Candy Candy e sbattendo le ciglia, prendendolo in giro.

Superò lo scomparto degli alcolici per avviarsi verso i bagni e parlare in pace; una volta raggiunti, si chiuse dentro e riprese a respirare.

"...perdonami piccolo, cercavo una via di fuga da Demyx e il suo cervello da ameba. Dicevamo?"

Roxas sospirò, spazientito.

"Che fa troppo caldo per starsene chiusi in casa, ma se esco sotto il sole mi sembra di prendere fuoco."

"Già, beh, ti dico solo che prima stavo per rubare una tenda e portarmela davanti al reparto surgelati. Una frescura che non ti dico."

"Affascinante." esclamò Roxas con finto entusiasmo, fissando il soffitto e sbuffando.

Il caldo era davvero asfissiante.

"Aspetta un attimo" disse, per poi posare delicatamente il telefono in terra e togliersi la maglietta e i pantaloncini, restando in boxer.

Godette per un attimo del marmo del pavimento a contatto con la sua schiena, e un pò sollevato riprese l'apparecchio.
"Scusami, mi stavo spogliando."

...momento di silenzio.

Axel si vide costretto a ignorare la non richiesta informazione per mantenere la lucidità e non lasciarsi andare a pensieri...come dire, impuri.

"Ok, emh...che cosa... che cosa stai facendo?" domandò con enfasi, cambiando discorso.

Le pale del ventilatore gli agitavano i capelli biondi, e Roxas sorrise, sudato.

"Niente, ho provato a studiare ma mi stava squagliando il cervello. Come va la spesa?"

Axel si immaginò Demyx e la sua lotta contro il carrello per trasportarlo in cassa strapieno e sorrise.

"Diciamo che Demyx si muove come uno scoiattolo impazzito sotto effetto di sostanze stupefacenti in un negozio di ghiande."

"Fai sempre paragoni così complicati o ti ci sei particolarmente impegnato?"

"Mi manchi."

L'aveva detto all'improvviso, e Roxas non potè fare a meno di arrossire.

"... sei stato tu a dirmi di non vederci, oggi."

"Lo sai che ho appuntamento per quel posto alla Todai, più tardi. Altrimenti ti sarei venuto a prendere e ti avrei rapito."

Axel non si imbarazzava quando parlava così, forse perchè la sua natura sfacciata glielo impediva – o molto probabilmente era così sicuro di sè da non avere il minimo dubbio sull'effetto di quelle parole.

Roxas abbassò la voce, languido stando al gioco: "... e dove mi avresti portato?"

"Oh, sai, magari saremmo partiti per un lungo viaggio e non ti avrei più riportato indietro." fece una breve pausa per immaginare la scena di loro due, in sella alla sua moto, e sospirò.

"...certo ti avrei fatto saltare la scuola, ma ti avrei portato ovunque avresti voluto. Poi saremmo andati al mare, e dopo il tramonto avremmo fatto l'amore."

Il cuore di Roxas sembrò arrestarsi di colpo come il suo respiro, e sussultò.

L'immagine di lui e Axel, nudi sulla spiaggia... i gemiti, i corpi che si sfregano, si incontrano, si fondono come due materie prime in perfetta coesione...

Si sfiorò istitivamente il cavallo dei boxer, sentendo il cervello che si staccava autonomamente e il buon senso che volava via, lontano con il suo pudore.

...che strana sensazione.

"Roxy."

"Nh?"

"...nulla, è che sei ammutolito. Verificavo che non ti fossi strozzato con la saliva o qualcosa del genere."spiegò concitato.

"No, io stavo...uh...pensando." ammise sincero, restando sul vago.

Axel si agitò, restando chiuso in bagno.

"Pensando... a cosa?" chiese con dolcezza.

Roxas esitò prima di rispondere, ma poi lasciò che le insicurezze lo abbandonassero e rispose lascivo: "...a io e te che facciamo l'amore."

Axel ispirò, godendosi quelle parole come la più dolce delle melodie, e imamginando Roxas sotto di lui, nudo e con l'affanno.

Sentì i jeans farsi più stretti, ma non ci badò granchè e decise di rischiare e battere il ferro finchè era caldo.

"...e cosa vorresti che facessi?"

Roxas intuì a cosa stava andando incontro e provò a pensare ad altro, ma mille immagini di lui e Axel gli invasero la testa e si sentì umiliato e arrendevole ma...

...era così... eccitante...

Chiuse gli occhi e si toccò rapido, tremante.

Annaspò leggermente e rispose lentamente, quasi bisbigliando: "...Axel, per favore..." provò a supplicarlo, ma questi rise leggermente.

"...io so esattamente cosa vorrei farti, mio piccolo Rokuchan."

Roxas non rispose, mentre quelle che erano solo immagini di fantasia si fecero estremamente nitide e la voce di Axel, sensuale, toccò ogni parte di lui come fossero corde tese.

La gola vibrante, seguì le parole di Axel come musica mentre lui gli descriveva per filo e per segno come e in quale preciso punto lo avrebbe prima leccato, poi morso voracemente.

I sospiri di Roxas iniziarono a invadere la stanza, mentre cercava di ignorare il senso di vergogna verso sè stesso, combattutto tra l'istinto irrefrenabile di continuare e il fermarsi e riprendere il raziocinio.

Axel insisteva, parlando con voce bassa e sensuale: "...tu non hai idea di quanto mi piacerebbe entrare in quel tuo buchino, Rox."

E continuò, senza chiedere a Roxas cosa ne pensasse di quello strano gioco perchè i suoi sospiri ei suoi gemiti parlavano per lui, con una mano nelle mutande, continuando a dar sfogo alla sua fantasia.

Ok, sapeva che masturbarsi nei luoghi pubblici non era in cima alla sua lista di cose da fare, ma Roxas aveva su di lui un effetto galvanizzante e... semplicemente, come si faceva a resistere?



"...sono cieco! SONO CIECOOO!"

"Ti sarai masturbato troppo." sentenziò Tidus secco.

Sora smise immediatamente la sua sceneggiata per sferrargli un inutile pugno sulla spalla, poi si portò la mano sulla fronte e riprese, sperando che qualcuno se lo cagasse di striscio e avesse pietà di lui.

"TU NON CAPISCI!" gridò, tragico, abbandonandosi sull'erba "Ho passato giorni interi nella mia stanza, al buio...in completa solitudine... pur di riuscire a studiare per il compito... ma a QUALE PREZZO?!"

"...pù che altro, per che misero voto..."

"TACI, PUSILLANIME!" aggredì Wakka praticamente saltandogli addosso e coprendogli la bocca con una mano, mentre Naminè, Kairi e le altre sorridevano imbarazzate lì accanto e Riku discuteva animatamente con Roxas riguardo l'ultima stagione di South Park (Riku era riuscito a trovare un sito dove vederla in streaming e Roxas lo stava annotando sul quaderno di Giapponese antico, finalmente rivelatosi utile).

"...e pensare che sono così intelligente..."

"...sì, certo." risposero tutti in coro, lanciandogli occhiate pazienti e provando una profonda compassione per la povera Kairi, costretta a subire i deliri del suo ragazzo a qualsiasi ora del giorno e della notte.

"Kacchan, come diavolo faccio a dirlo a mia madre, adesso?!" chiese il povero Sora, prendendola per le spalle e scuotendola, certo di ricevere almeno da lei del supporto morale.

La ragazza si limitò a sospirare, paziente: "Sora, scommetto che invece di studiare come avevi promesso di fare ti sei messo a giocare alla play o a leggere le scans online di Dio sa quale stupido manga..."

"Non... non è vero!" poi sembrò pensarci bene,e sorrise: "...beh, forse un paio di partite a 'The Last of Us', ma..."

"LO SAPEVO!" lo attaccò Kairi, arrabbiata, ma Roxas lanciò stranamente una lancia a suo favore inserendosi nella conversazione.

"Kacchan, tutti ci siamo rincoglioniti davanti a 'The Last of Us'..."

"Taci, Roxas! Non difenderlo!" lo rimproverò Kairi, ma Sora si avvicinò al cugino della ragazza e lo abbracciò, sinceramente commosso.

"Oh, Roxy, sapevo che eri dalla mia parte!" praticamente lo stritolò, e Roxas riuscì solo a esclamare un flebile e disinteressato " assolutamente falso" mentre tentava inutilmente di levarselo di dosso.

Naminè, lì accanto, rideva così forte da rischiare le lacrime e disse tranquilla: "Rokuchan, dovresti essere più gentile..." ma lo sguardo che Roxas le lanciò, vuoto e freddo, le ricordò come stavano attualmente le cose e si alzà bruscamente, allontanandosi dagli altri con la scusa di essersi all'improvviso ricordata di dover restituire un libro in biblioteca.

Rientrò nell'edificio principale e sedette sulle scale, guardando il vuoto fissa davanti a sè, il pranzo sullo stomaco e il respiro in gola.

Era logico, si disse.

Roxas era diventato così scontroso e freddo, ma sapeva che la colpa di tutto questo era unicamente sua... tuttavia, non riusciva a credere che lui avesse dimenticato quanto forte fosse il legame che li univa.

Sì, è vero, aveva baciato Axel.

Sì, li aveva divisi, ma solo perchè...

"...io ti amo da sempre".

Lo sussurrò appena, nell'ingresso vuoto.

Tutti gli studenti probabilmente erano fuori a mangiare o alle prese con qualche attività del club, e le lezioni non sarebbero ricominciate prima di venti minuti.

Ripensò all'espressione di Roxas quando gli aveva confidato di essere stata lei a baciare Axel.

Il suo sguardo, un puntino nero di delusione disperso in un oceano di fiducia.

Un puntino nero che si era ingigantito nell'arco di una frase, e che aveva cambiato i loro rapporti probabilmente per sempre.

...Naminè non era una sciocca.

Aveva sempre saputo di non poter essere sincera con Roxas, e non perchè volesse vivere nella menzogna.

Roxas la adorava fino a solo un mese fa, e così aveva fatto per anni.

Anni di confidenze sdraiati sul letto, anni di mani tese ed afferrate quando l'altro ne aveva bisogno... anni di abbracci, di segreti sussurrati, di foto scattate a tradimento e gelosamente custodite sui cellulari, messe come display.

...dovevano restare amici per sempre.

Se lo erano promesso.

Ma la prima a rompere la promessa era stata lei, quando un giorno, vedendo un filma casa sua, Roxas si era assopito e lei si era incantataa a guardarlo.

Aveva gli occhi chiusi e le mani dietro la testa (una posizione molto alla Sora, e difatti Naminè notò quanto quasi stonasse ad uno solitamente pacato come lui), e respirava piano.

Naminè, che all'epoca aveva undici anni, capì all'istante di non aver mai davvero osservato Roxas.

Lo aveva vissuto, lo aveva respirato come si fa con l'aria di casa, ma mai gli era sembrato così poco familiare e affascinante come in quel momento.

Da quel giorno, Naminè prese coscienza dei suoi sentimenti non con gioia, ma dolore: come fosse un'anziana signora da poco vedova, che dopo una vita con il suo unico amore cerca di ricominciare in una casa vuota.

Senza Roxas come amico, la sua testa era una stanza piena di luce e fredda, completamente spoglia; stava a lei aprire gli scatoloni e riempirla di nuovo, partendo da zero, con sforzo e pazienza.

E come una stanza nuova, per quanto bella, non potrà mai sostituire l'affetto per quella vecchia, così il suo rapporto con Roxas era cambiato.

Sì, è vero, Roxas ora gli sembrava splendido, ma non era suo.

Per quanto fosse un concetto apparentemente complicato, nella sua testa era tutto sempre stato molto chiaro – Naminè raramente faceva confusione su faccende delicate come i sentimenti, ma quell'estate lo aveva fatto, e tutto aveva perso l'equilibrio che tanti anni aveva lei stessa impiegato per creare.

Ora c'erano solo Roxas, il suo silenzio e le scale deserte.

Il resto non esisteva più, e il pensiero era talmente triste che iniziò a piangere.

Piano, ovviamente, perchè Naminè era sempre molto silenziosa e nessuno doveva accorgersi di lei, neanche quando stava male.


"Allora ci vediamo stasera, Ticchan!" esclamò Demyx con convinzione e chiudendo la conversazione.

Si guardò attorno, soddisfatto: tutto era pronto per il party di benvenuto a Tokyo (il fatto che avesse organizzato una festa di benvenuto per sè stesso non gli fece mai pensare neanche per un istante di essere un totale idiota).

Gli alcolici erano ordinatamente sistemati in frigo, mentre alcuni già erano in bella vista sul tavolo del piccolo salotto dove aveva accuratamente sistemato salatini, onigiri,takoyaki**** e altre pietanze da lui attentamente preparate (Demyx aveva in realtà una grande passione per la cucina di cui raramente faceva mostra).

La casa non era stata addobbata a festa sotto stretta richiesta di Axel, il quale lo aveva minacciato di sbatterlo fuori il balcone stretto della cucina e gettare la chiave nel cesso, lasciandolo lì per sempre – ma in fondo, avrebbero spento presto le luci e iniziato a ballare il prima possiible, quindi andava bene anche così.

Il loro appartamento non era malaccio, e se non fosse stato per le dimensioni non avrebbe esitato ad accasarsi lì per sempre; tuttavia, Axel non era entusiasta della sistemazione, e in fondo tutti sapevano quanto desiderasse vivere a Shibuya*****, quindi non era stupito dell'ostinazione con la quale cercava insistemente altri appartamenti.

Ma in fondo a lui Shinjuku****** non dispiaceva; era un quartiere caotico e sempre pieno di gente, e lui adorava il caos.

In più, la metro da lì poteva portarlo praticamente ovunque, il che rendeva anche niente male qualsiasi tipo di spostamento necessario – non che al momento avesse urgenza di chissà quali viaggi, doveva ancora trovarsi un lavoro.

Pensò che quindi tutto era pronto per la serata e guardò la sua immagine riflessa allo specchio appeso in corridoio: storse il naso e decise che era il caso di farsi una doccia, ma qualcuno suonò alla porta e si affrettò ad aprire, chiedendosi chi potesse essere così presto.

"Aku, credevo fossi andato a prendere Roxas a scuo..."

Ammutolì quando Zexyon, davanti a lui, fece un moderatissimo cenno di saluto con la mano e un breve e praticamente invisibile.

"Yo, Dem. Lo so, sono in anticipo."

Demyx lo lasciò a malapena finire la frase che lo strinse in un abbraccio entusiasta.

"ZEKUCHAN!" gridò, visibilmente emozionato, poi gli sorrise facendogli largo per farlo entrare.

"E' grandioso rivederti! Oh, hai tagliato i capelli?! Sei bellissimo!" disse entusiasta, ma Zexyon sembrava ppiù interessato a guardarsi attorno che a ricevere complimenti.

Demyx non si stupì del suo scarso entusiasmo, considerando che il sorriso di poco fa era la massima dimostrazione di affetto che qualcuno potesse aspettarsi da lui, ma questo non sciolse la sua contentezza.

Al contrario, chiuse la porta con enfasi e stappò due birre, invitando l'amico a sedersi e iniziando a parlare a mitraglietta come solo Sora sarebbe stato capace di fare.

Zexyon, inaspettatamente, accettò di buon grado la birra e lasciò che Demyx raccontasse di quanto fosse assurdo vivere con uno come Axel, che faceva tranto il virile ma in realtà aveva dei vizi da principessa Disney.

Quando furono quasi le sei e trenta, Demyx sgranò gli occhi, teso: "Oh, cazzo, devo.... scusami, devo assolutamente farmi una doccia... Axel sarà qui tra breve con Roxas, e se non gli lascio il bagno per farsi la barba mi rompera i coglioni fino alla nausea."

"Non preoccuparti, è colpa mia che sono arrivato troppo presto." rispose Zexyon, leggermente imbarazzato, e fece per alzarsi ma Demyx lo trattenne per una spalla.

"STOP! Tu resta pure seduto, che ne so, accendi la tv... io ci metto dieci minuti. Puoi... non so, puoi prendere un'altra birra o una sigaretta, insomma fai quello che ti pare."

Detto questo balzò già dal divano per avviarsi verso il bagno.

Zexyon si prese ancora qualche istante per guardarsi attorno, un pò spaesato, poi con noncuranza diede un altro sorso di birra e accese la tv.

Stava quasi pensando di appisolarsi (la giornata di studio era stata intensa, e per arrivare lì ci aveva impiegato quasi un'ora), quando un rumore lo destò dai suoi pensieri.

Si voltò e vide Demyx che, completamente nudo, armeggiava con un carica batteria poggiato sul tavolo dell'angolo cotura.

Demyx vide che Zexyon lo guardava e gli fece l'occhiolino: "Perdonami, Zekuchan. Ho il telefono scarico, lo lascio in carica qui sul tavolo. Se qualcuno chiama per l'indirizzo puoi rispondere tu?"

"... nessun problema" disse Zexyon secco, e Demyx lo ringraziò velocemente per poi tornare in bagno.

Zexyon sentì lo scrosciare dell'acqua nella doccia e cercò di pensare ad altro, ma l'immagine di Demyx nudo gli si era attaccata al cervello cme un francobollo.

...non che la cosa gli dispiacesse particolarmente.

Sospirò e, placidamente, si sistemò meglio sul divano; poi chiuse leggermente gli occhi, pensando che un pisolino non poteva certo fargli male.

La serata, in fondo, si preannunciava interessante.



Nella tana dell'autrice:

Ciao a tutti! *si inchina*

Ok, sinceramente non so quanti di voi siano effettivamente ancora interessati a questa storia – non vi nascondo che quasi mi vergognavo a postare, ma sorvoliamo.

Il fatto è che Winter Time ormai era rimasta nel dimenticatoio, ma ieri mi è improvvisamente venuta voglia di proseguirla (non so perchè...ero sdraiata sul letto e boom! Mille idee).

Quindi ho pensato che provare a postare un capitolo 'di prova' non costasse nulla, se non un paio di giorni di lavoro – come infatti è successo.

Ora: so che molti dei miei vecchi lettori probabilmente non seguiranno neanche più il fandom di Kingdom Hearts, ma... se qualcuno di voi fosse effettivamente appassionato a questa storia, credo avrà piacere nel sapere che mi è tornata l'ispirazione e ho intenzione di proseguirla.

Non posso promettere nulla riguardo i tempi di aggiornamento (ho anche una fanfiction nel fandom Disney e una originale in corso), ma posso dire con certezza che continuerò a scriverla fino alla sua conclusione.

Non potevo sopportare l'idea di abbandonarla davvero così, considerando il successo (inaspettato, e di questo non finirò mai di ringraziarvi) che ha avuto Summer Time.

...beh, credo di aver detto tutto. Mi dispiace se ho lasciato questa storia in sospeso per tutti questi anni, spero che continueret comunque a seguirmi! Me lo auguro davvero.

Passiamo alle note;


* pocky: snack a stick che si vedono spesso anche nei manga (i classici 'bastoncini'). Esistono di diversi tipi in Giappone, ma Kairi nello specifico predilige quelli alla fragola.


** Toradora! : è un famoso anime andato in onda nel 2009, basato su una light novel di Yuyuko Takemiya. Non ci credo che non lo conoscete, ce lo hanno rifilato in tutte le salse per mesi, peggio di Free ahahah XD


***dango: dolcetti molto popolari in Giappone e di facile preparazione, spesso preparati in casa.


****takoyaky: polpette di polpo


***** Shibuya e Shinjuku:entrambi quartieri famosi di Tokyo, il secondo in particolare è quello dove abitano Axel e Demyx, in cui c'è particolare movimento per via delle numerose metro che passano di lì, i locali notturni e la via 'a luci rosse' che di notte lo rende uno dei quartieri più frequentati. Sempre a Shinkuju, solitamente si riuniscono i gay di Tokyo. Tuttavia, Axel e Demyx sono venuti qui semplicemente per l'affitto molto basso... (sì, come no nd Axel).



Grazie per aver letto! Fatemi sentire la vostra presenza con una recensione, ho abbastanza bisogno di essere spronata (lo so, è imbarazzante ma è così, ahahah.... ok, dovrei vergognarmi.)

Un abbraccio, al prossimo capitolo


Memy

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