Ciò Che Si Dice Sull'Amore

di Red_Hot_Holly_Berries
(/viewuser.php?uid=38898)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vecchiaia ***
Capitolo 2: *** Nomi ***
Capitolo 3: *** Pirati ***
Capitolo 4: *** Verità ***
Capitolo 5: *** Vanità ***
Capitolo 6: *** Meritarsi ***
Capitolo 7: *** Ginnastica ***



Capitolo 1
*** Vecchiaia ***


“Se la risposta è l’amore, potresti rifarmi la domanda?”
E Francis e Arthur, inciampando e sorreggendosi a vicenda, insieme sono sicuri di poter trovare tutte le domande.



“Il cuore che ama il bello non conosce la vecchiaia.”

proverbio turco

-Forza, ora di alzarsi!-
Le tende vennero scostate con energia, e la persona nel letto nascose la testa sotto il cuscino per sottrarsi a quella luce impietosa, borbottando maledizioni varie.
Ma anche Francis era spietato, e con una risata rubò il cuscino ad Arthur, liberandolo facilmente dalla presa delle sua dita intorpidite, e con il gesto elegante di un cameriere al ristorante gli tolse anche le coperte di dosso.
L’inglese si raccolse a palla, passandosi le mani sulle braccia e sulle gambe nude per ritrovare il calore a cui era stato bruscamente strappato, e aprì un occhio, fissando quella gemma verde sul compagno in piedi accanto a lui.
-Dopo tutto quello che abbiamo fatto ieri, hai il coraggio di farmi alzare all’alba?- Domandò assonnato, levandosi sui gomiti e sfregandosi il viso.
-Solo qualche secolo fa non te ne saresti lamentato… Stai diventando vecchio, Arthur!- Scherzò Francis, chinandosi a porre un bacio su quell’adorabile broncio.
-Senti chi parla… hai diverse centinaia di anni più di me!- Replicò l’altro, pizzicandogli una guancia in modo amichevole, ma abbastanza forte da ottenere un verso di sconfitta dall'altro.
-Forse la mia gente. Ma quando ti guardo, il mio cuore batte con l’energia del ragazzino che ero quando ti ho visto la prima volta!- A ciò, Arthur allacciò le braccia dietro il collo del francese, attirandolo a sé e nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla, mormorando “Stupido romantico”.
Ma Francis rise e gli baciò i capelli spettinati, sentendo il calore del suo viso contro la pelle, e poté anche quasi sentire il sorriso dell’inglese.





Avete mai visto quella serie di libricini grandi 3x4 cm, della Gremese Editore, i Lilli Book? Ero ancora una bambina, e il mio primo infantile amore mi regalò un libricino di questa collana, intitolato "I Love You". Era una raccolta di citazioni sull'amore, e riprendendolo in mano, ho deciso di usarlo per fare una cosa che ho sempre desiderato, ovvero scrivere una raccolta.
Una storiellina per ogni citazione! ^_______^
Ma dato che non sono infinite, se a qualcuno viene in mente una qualunque citazione sull'amore, me la dica! Gli dedicherò uno di questi micro-capitoli! xD

p.s: la citazione del prologo è di Lily Tomlin

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nomi ***


“Pronunciare un nome significa riconoscere colui al quale appartiene. Chi sarà in grado di pronunciare il mio nome nel modo giusto potrà chiamarmi a sé, e avere diritto al mio amore e alla mia dedizione.”

Henry David Thoreau

-Allora è tutto a posto, Francia?-
La domanda del suo capo di stato riscosse la bionda nazione dalla sua trance, facendolo sobbalzare nella sua poltroncina foderata in pelle.
-Cosa…? Sì, sì, tutto a posto.- Borbottò, portandosi alle labbra il fondo di caffè rimasto nella tazzina intorno a cui aveva intrecciato le dita, in un istintivo tentativo di assorbirne il calore.
Fece una piccola smorfia mandando giù il caffè ormai freddo, e rispose con un sorriso all’espressione sconcertata del suo leader, seduto dirimpetto a lui oltre l’elegante tavolino su sui erano posati due piattini decorati a motivi floreali, un porta zucchero d’argento e una cartelletta di documenti.
La loro vista lo spinse a cercare di ricordare di quale astruso piano politico stessero parlando, e giunto alla conclusione che doveva trattarsi sempre lo stesso trito e ritrito (ovvero il motivo per cui erano a Londra), aggiunse, conscio di quanto sentirsi dare ragione facesse dimenticare ogni scortesia: -Sono d’accordo, ovviamente.-
-Mi gira un po’ la testa, credo che uscirò a fare due passi. Tanto, abbiamo tempo prima di incontrare il Primo Ministro.-
Il biondo si alzò, registrando appena il beneplacito del suo boss (come se ne avesse bisogno), ed in due passi uscì da quella saletta privata messa a loro disposizione dal lussuosissimo hotel che li ospitava.
Senza darsi il tempo di pensare, di rimuginare, scese quasi di corsa le scale attraversò in fretta la hall, attirando così l’attenzione della ragazza alla reception.
-Signor Bonnefoy, giusto? Sta uscendo? Vuole che le chiami un taxi?- Offrì, dimostrando lo standard dell’hotel ricordandosi il nome del suo illustre cliente.
-No, grazie, signorina. Credo che andrò a piedi.- Le offrì un brillante sorriso che la fece arrossire (uno di quelli che poteva indossare senza grande sforzo), ed fece per uscire nella trafficata strada londinese, quando incontrò Irlanda che stava entrando proprio in quel momento.
-Ciao Francis! Come va? Ti va di bere qualcosa?- Lo accolse il giovane dai capelli rossi, salutandolo con la mano.
-Non posso, sto uscendo. Magari dopo, eh?- Riuscì a rispondere con un altro sorriso sbrigativo, e dopodiché si fiondò in strada, pur di evitare di essere ancora trattenuto, scoprendo che non era neanche così affollata.
Rallentò il passo, inspirando a pieni polmoni quell’aria fredda, umida, satura di gas di scarico, che però sapeva così tanto di lui.
-François!-
Il grido lo fece immobilizzare, sopraffatto dalla speranza – dopotutto, non c’erano così tanti francesi a Londra – e lentamente si voltò verso sinistra, scoprendo si trovarsi davanti a un piccolo caffè.
E sulla porta, a fargli ampi cenni per farlo avvicinare, c’era Arthur Kirkland.
-Vieni dentro, idiota! Fa troppo freddo per stare in giro a scappare dal lavoro!-
E mentre prendeva la mano dell’inglese e si lasciava guidare al suo tavolo, François sorrise, e fregandosene di trovarsi davanti a degli sconosciuti, lo abbracciò e baciò quelle labbra che una volta di più si erano guadagnate la sua eterna fedeltà.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pirati ***


x emily ff: sorry se non ho risposto la volta scorsa, ma di tanto in tanto la pigrizia ha la meglio su di me... ^___^'
grazie! ho talmente tanta fantasia, che questa sfida della raccolta dovrebbe tenerla impegnata, e salvare la mia vita quotidiana. xD E non ti preoccupare di correggermi! fai pure! Beta reader gratuito!
x Sokew86: Joey lo posso accettare, ma non pronunciare l'altro nome in mia presenza! *odio profondo* vade retro, Satana! *tira fuori una croce dal nulla*
ma a parte questo piccolo sclero, non posso fare altro che ringraziarti per sopportare me, la mia parlantina e i miei ritardi! ^_____________^



“Con il tempo qualunque amore è soggetto a dei mutamenti; francamente, non so se si possa conservare lo slancio dei primi momenti.”

Julie Andrews

Il meeting tra le nazione europee era finito prima del previsto, per cui Francia e Inghilterra ne avevano approfittato per ritirarsi nella loro camera d’albergo per rinfrescarsi e cambiarsi prima di andare a cena.
Appena varcata la soglia, Arthur si era lanciato in bagno, sostenendo di avere il diritto divino per eccellenza di fare la doccia per primo, e Francis si era limitato a sospirare e scegliere i vestiti che avrebbe indossato quella sera, e per il tempo in cui Arthur uscì dal bagno, avvolto in una nube di vapore e un enorme asciugamano, Francis li aveva già indossati.
-Che ne pensi della riunione di oggi?- Gli chiese Inghilterra lasciandosi cadere sul letto, senza più forze dopo esser stato a mollo nell’acqua bollente.
-Che dobbiamo ringraziarti se oggi abbiamo concluso qualcosa. Se non avessi separato Grecia e Turchia, saremmo ancora lì.- Commentò Francia, per poi lanciare un’occhiataccia all’altro biondo.
-Anche se la prossima volta che decidi di terrorizzarci tutti comportandoti come se credessi di essere ancora un pirata, sei pregato di avvertirmi, intesi?-
-Ma come?- Replicò Arthur, con un ghigno molto poco rassicurante che faceva eco alla scena che si era svolta poco prima. -Pensavo che trovassi sexy i pirati.-
-Non quando ti circonda quell’aria sadica e omicida. Hai fatto scoppiare a piangere Antonio!-
-È vero… Spagna si è nascosto frignando sotto il tavolo!- Rise Arthur con una certa malizia, ripensando a quella scena decisamente appagante.
-Certe volte mi fai chiedere come diavolo siamo riusciti a metterci insieme anche se tu non facevi altro che derubare me e il mio migliore amico.- Fu il commento sconcertato di Francia mentre si pettinava, ogni sua mossa osservata con avidità dall’altro.
-Perché eravamo semplicemente troppo violenti perché chiunque altro potesse tenerci testa.- Sussurrò Arthur, rotolando sul letto lasciandosi dietro l’asciugamano fino a trovarsi a pancia in su, tendendo le braccia verso Francis, che si abbassò obbediente verso di lui, e continuò: -Io ero abbastanza onesto da fare ciò che io volevo fare, tu invece cercavi di salvare le apparenze… Ti ricordi quando ci ubriacavamo e passavamo la notte in qualche bettola?-
Con un guizzo, Arthur si portò fuori dalla portata di Francia, ghignando davanti alla sua espressione di aperta disapprovazione. -Com’era lasciarsi andare ed essere te stesso?-
Invece di rispondere, Francis guardò la finestra e il cielo blu oltre essa, e domandò, tanto a sé stesso quanto all’altro: -Com’è possibile che noi, così feroci e avidi di potere, ci siamo ridotti così? Guardaci! Un tempo saremmo stati l’uno alla gola dell’altro, ora non facciamo altro che stuzzicarci!-
La risposta che ottenne dimostrò che non era l’unico ad averci pensato: -Perché siamo cambiati, tutto qui. Allora non mi sarei mai fidato abbastanza di te anche solo per lasciarti avvicinare, a meno che non volessi farti piegare contro la prima superficie disponibile e scoparti senza pietà.-
Francia ci pensò su, poi scoppiò a ridere: -Chiamami masochista, ma mi mancano quei tempi.-
-E allora al diavolo la cena! Sai che ti dico? Torniamo di filata a Londra e saltiamo sulla mia barca, e spariamo in mare per un po’ di tempo in onore dei bei vecchi tempi!-
Francis fissò Arthur, il diligente, serio Arthur, che gli stava proponendo di scappare da tutto e da tutti, ma poi un ghigno gemello di quello di Inghilterra cancellò l’espressione sbigottita: tanto quello era stato l’ultimo giorno di meeting, perciò si meritavano una bella vacanza, no?
Rise di nuovo, una luce lussuriosa che brillava nei suoi occhi: -Non vedo l’ora di vedere come i pirati inglesi trattano i loro prigionieri, Capitano.-


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Verità ***


“Ti amo, e in nome di questo amore preferirei che mi odiassi perché ti dico la verità, invece di adorarmi perché ti dico delle bugie”.

Pietro Aretino

-Cazzo! Ma perché non lo capisci?-
Francis era ormai giunto al suo limite, e non ce la faceva più a stare zitto. Ad osservare. A soffrire.
-Non capisco cosa?- Ribatté feroce Arthur, digrignando i denti nella sua direzione mentre si allacciava la camicia perfettamente stirata.
-Che ti sta prendendo per il culo!- Rispose Francis, il cui autocontrollo era così provato da lasciar trasparire parte della disperazione che provava.
E infatti guardatelo, guardate ora la personificazione della Francia: patetico, supplichevole… Spavenato.
L’unica cosa che lo distingueva da un mendicante era il fatto che l’ultima briciola di orgoglio gli impediva di gettarsi ai piedi dell’altro, spronandolo a fronteggiarlo in piedi, facendo valere la loro differenza di altezza.
Ma cosa ci provava a fare, pensò, quando lui poteva torreggiare su Arthur senza il minimo sforzo?
-Come osi?- Sibilò Inghilterra, voltandosi di scatto verso di lui, l’elegante giacca italiana dimenticata sul letto d’albergo.
Aveva tirato fuori il suo completo migliore, dal taglio abbastanza elegante da adattarsi bene ai suoi modi di fare raffinati, ma abbastanza moderna da renderlo non alla moda, di più: una creatura perfetta in ogni suo dettaglio.
Francis sentì delle lacrime di rabbia pungergli gli occhi ricordando il pomeriggio di prove infinite a cui aveva sottopoto Arthur per fargli confezionare quel completo.
-Ti sta usando! Ora che ha capito come i giochi di potere si facciano qui in Europa, America ti sta usando per avere una base da cui partire!-
Sì, perché era per America che Arthur si stava tirando a lucido.
Quello non sarebbe stato il primo incontro, ma sarebbe stato il primo con loro due da soli, in cui Francia non sarebbe stato lì per ricordare ad Inghilterra il loro legame.
Il primo in cui Arthur sarebbe stato del tutto in balia dei ricordi che tanto aveva amato, senza che Francis potesse proteggerlo dai fantasmi del suo passato.
-Perché dici così?- Ringhiò Inghilterra, ma il tono che accompagnava quelle parole velenose era basso, quasi supplice.
-Perché ti amo, dannazione!- All’ammissione rabbiosa di Francis seguì un attimo di silenzio interrotto solo dai loro respiri spezzati, come strangolati da una sorta di lucida follia.
-Perché dovevi proprio dirlo, cazzo!?- Imprecò Arthur, lasciandosi cadere su una sedia e nascondendo la testa tra le mani in segno di sconfitta.
Francis lo fissò, improvvisamente conscio che l’altro aveva saputo fin dall’inizio il vero obbiettivo di Alfred: l’americano poteva anche aver pensato di essere sottile, ma Inghilterra non era sopravvissuto a secoli di intrighi politici per caso.
Aveva sempre saputo che l’altro voleva solo usarlo, ma aveva fatto del suo meglio per convincersi che così non fosse, anche se già una volta era stato usato, e poi gettato via come una vecchia bambola.
-Ti odio!- Fu il gemito di Arthur, troppo simile a un singhiozzo per i gusti di Francis.
Allora, chi era quello patetico, adesso?
Ma Francia si avvicinò comunque all’inglese sofferente, e gli accarezzò gentilmente i capelli.
-Va bene così.- Sussurrò, posando un bacio sulla sua fronte ed uscendo in silenzio dalla camera.
-Ve bene così.-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vanità ***


“Chi è innamorato di sé stesso non teme rivali.”

Benjamin Franklin

-Sicuro di non voler uscire con noi?-
Francis e Arthur si voltarono contemporaneamente verso la porta della loro camera, da cui faceva capolino Gilbert. -Humm… Non so…- Rispose Francis, sollevando le due mani a mo’ di piatti di bilancia.
-Uscire con i miei amici, fare cretinate, divertirmi e tornare a casa completamente sbronzo… O andare a una cena nel più lussuoso ristorante della città con dei politici e morire di noia?-
Roteò i suoi luccicanti occhi azzurri, sospirando.
-Davvero, Gilbert, ti pare che io abbia scelta?-
Arthur gli diede una pacca di consolazione sulla spalla: vestito con il meglio (o il peggio, dipende) dei suoi anni punk, lui contava di seguire il programma numero 1 con Prussia, Danimarca e, incredibilmente, Cina. Una riunione tra vecchi imperi, per così dire, e una buona scusa per allontanare un po’ la noiosa rutine di nazione moderna.
Francia sospirò di nuovo, girandosi verso lo specchio per esaminare il suo aspetto: vestito del suo elegante completo blu scuro, con una camicia di un delicato grigio-azzurro slacciata sul collo, sembrava l’incarnazione di un moderno Adone.
Sorrise soddisfatto, provando a tirarsi indietro i capelli con una mano ed allungando l’altra per tastare il mobile accanto a lui, sicuro di aver visto lì prima il suo nastro lilla, senza staccare gli occhi dal suo riflesso.
Un coro di risate lo costrinse però a farlo, e voltandosi verso Gilbert e Arthur, li trovò piegati in due dalle risate, e dal fatto che a ogni occhiata che lanciavano al francese la loro ilarità sembrava aumentare, Francis capì di essere il soggetto di una qualche battuta.
-Cosa avete da ridere, voi due?- Mugugnò, simile a un bambino viziato, e Arthur cercò di placarlo, con le lacrime agli occhi non certo per il pentimento: -Niente, niente…- -Se vi divertite tanto, guarda, ti cedo volentieri a Gilbert. Vediamo come riderai, dopo!-
Mentre Prussia quasi si rotolò per terra dalle risate, Inghilterra sembrò stupefatto dalla sua risposta mordace, ma poi si riprese e, con un ghigno che grondava innocenza come panna da una torta, gli si avvicinò e gli circondò la vita con un braccio, fissando i loro riflessi nello specchio.
-Come potrei andare con un altro?- Gli passò l’altra mano sul petto coperto dalla camicia, fermandosi alla cintura dei pantaloni.
-Se questo corpo è tale da far innamorare la Francia stessa, come potrei io lasciare incustodito questo ben di Dio?- Arthur gli sussurrò nell’orecchio, un’espressione maliziosa rivolta al riflesso di Francis, che sorrise a sua volta, girandosi a baciare il compagno senza però smettere di osservare lo specchio con un occhio.
-Come, volete farmi restare in bianco?- Si lagnò Gilbert, osservandoli con sorriso sghembo.
-Vorrà dire che stasera l’incredibile me si farà Mathias. O Yao. O magari tutti e due!- Esclamò, e dalla stanza accanto giunsero i pareri che i due interessati avevano sull’argomento.
-Provaci e ti lascerò in ricordo la mia ascia lì dove non batte il sole, dannato!-
-Se hai voglia di fare due chiacchiere con Ivan, accomodati pure, Gilbert. Come la vuoi la bara?-






p.s. la regia mi dice essere Mathias il nome non ufficiale di Danimarca, da cui il mio uso. Spero vi piaccia! (e se sì, dannazione, COMMENTATE! Mi sto perdendo d'animo....)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Meritarsi ***


x Ichibanme_Arisu: o___O COMMENTI! non ci posso credere *riguarda e rilegge* wow, sono morta e arrivata in paradiso! *pensieri sconci su Inghilterra* ok, forse non sono esattamente in paradiso, ma ci vado vicina! xD
E... Ogni pairing? Tranne Alfred? Mia cara, se non mi trovo una recensione di 20 righe su QUESTO capitolo, allora.... xD
x Fire Angel: COSAAAAAA!!!???? NEI PREFERITI! STAI SCHERZANDO!? *si riprende e corre a controllare i preferiti* Ommioddio... è vero! *occhioni luccicanti* Ti voio bene! *si soffia il naso*
quanto alle risate, ne sono felice. Ho deciso di alternare un capitolo allegro a uno angst. Cosi attiro gente da tutte le parti, sfogo sia la necessità fi fluff che fi angst, ma nessuno cercherà di tagliarsi le vene! ^^

“Amami quando meno me lo merito, perché sarà allora che ne avrò più bisogno.”

Proverbio Svedese

-Che cosa è successo, America?-
La personificazione degli Stati Uniti d’America si voltò verso la soglia della cucina, contro cui si stagliava Arthur, vestito solo di un paio di pantaloni da ginnastica troppo grandi, e un’espressione lasciva gli deformò i tratti angelici.
-Pfff, reggi così male l’alcol da non ricordarti niente, Arty? Su… Il pub, io che ti ho portato di peso qui, te che mi hai trascinato a letto e ti sei fatto montare come una puttana in calore… Ti dice niente?-
Gli lanciò uno sguardo ammiccante, aggiungendo: -Tra parentesi, dovresti ringraziami. Per non averti lasciato lì, e anche per i servizi di dopo… Anche se non avrei mai potuto dire di no davanti alle tue suppliche! E da come gemevi mi sembrava che ti divertissi!-
Arthur lo guardò fisso negli occhi, e America non riuscì a sottrarsi da quei occhi, verdi e impassibilifreddidurigelidi.
Avrebbe dovuto vergognarsi come un cane, supplicarlo di non dire niente a nessuno.
Perché allora se ne stava zitto? Perché non arrossiva, balbettava, cercava di negare l’imbarazzo?
Perché sembrava giudicarlo?
-Dai, Arty, non fare così. Non c’è mica niente di male, no? Solo…- America sgranò gli occhi, fingendo stupore.
Arthur a malapena trattenne un verso di disgusto.
-Oh, Francia, è vero! Che cosa gli dirai a questo punto?- Domandò America con falsa, schifosissima falsa premura, portandosi una mano al volto in un gesto teatrale, ogni singola parola imbevuta di sarcasmo e derisione.
-La verità.-
La voce dell’inglese risuonò come una sferzata, e America, inconsciamente, indietreggiò.
-Gli dirò che non è successo niente.-
Dentro di sé America esalò un sospiro di sollievo, e sul suo volto tornò la smorfia allusiva.
-Come? Vuoi mentirgli? Il perfetto gentleman che si abbassa a mentire come un’adultera?-
Ma Arthur gli negò di nuovo il controllo della situazione, perfettamente composto.
-Stanotte non è successo proprio niente tra noi due.- Si toccò il fondoschiena, senza smettere di fissarlo. –Non ho male, e non c’è traccia di sperma né su di me, né sulle lenzuola.-
Come riassumere in una frase il terrore che l’aveva attanagliato quando si era svegliato, nudo, da solo, in un letto che non era il suo.
Il mal di testa lancinante, la nausea che aveva provato pensando a cosa poteva avere fatto.
-E dall’occhio nero che ti sta spuntando, direi che quello che ha supplicato sei tu, ma sembra che tu non abbia avuto fortuna.-
America strinse i pugni e digrignò i denti, abbandonando ogni pretesto di falsa cordialità, e si avvicinò minaccioso all’altro, che però lo fermò sferzandolo nuovamente con le sue parole.
-Sei patetico.- Detto ciò, si voltò e si avviò vero la porta d’ingresso.
-Fermo!- Ringhiò l’altro biondo, afferrandolo per un braccio mentre stava già girando le chiavi nella toppa, costringendolo a voltarsi verso di lui.
-Cos’ha lui più di me, eh? Siete una coppia di perdenti, ecco cosa siete!-
-Tu non vuoi me. Tu vuoi solo vedermi correre piangendo da te per aiuto, vuoi che sia legato a te come tu lo eri a me da piccolo. Bene, renditi conto di una cosa, perdente.-
Arthur lo trafisse con un ghigno gelido, imparziale e spietato come quello della morte.
-Io non sono un bambino, e non otterrai mai questa soddisfazione da me. Una volta, forse, ma adesso… Mai.-
-Perché?- Domandò America con uno sguardo disperato, terrorizzato nel sentirsi sezionare in quel modo, nel vedere la sua mente esposta in quel modo.
-Perché tu mi hai abbandonato e tradito quando io avevo bisogno di te. E perciò io non sarò qui con te quando avrai bisogno di me.-
-Perché lui, allora? Ti ha fatto soffrire quanto me!-
-Perché Francis è sempre stato con me. Come dite voi americani? “Nella buona e nella cattiva sorte”. Mi ha amato quando tutti mi odiavano, mi ha amato quando sono caduto dal mio trono.-
Mentre America chiedeva, no, supplicava di avere delle risposte, la sua stretta si era allentata, e Arthur ne approfittò per aprire la porta e uscire, vestito solo di quei pantaloni troppo grandi di America trovati buttati per terra, che se non altro gli protessero un po’ i piedi dalla ghiaia del vialetto.
-AAAARGH!- Urlò America, sferrando un pugno alla porta, sfondandola, ma Arthur non si voltò.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ginnastica ***


“Penso che fare l’amore rappresenti la migliore forma di ginnastica.”

Cary Grant


America capì che aveva ormai raggiunto il punto del non ritorno.
Era giunto il momento di prendere in mano la situazione, e piegare le avversità al suo volere!
-Porca putt…- Imprecò tra i denti mentre armeggiava con la cintura di sicurezza e la cintura dei suoi pantaloni.
Si trovava sul sedile posteriore di un taxi, diretto verso il centro di Parigi e il meeting ospitato in Francia, ed i fantasmi del suo passato erano tornato a tormentarlo.
Meglio, tutti i chili che pensava di aver perso sembravano aver sviluppato una certa nostalgia nei suoi confronti ed erano tornati a trovarlo… E sembravano pure intenzionati a stare, i bastardi.
Ancora un paio di contorcimenti, ed America riuscì a slacciarsi il bottone superiore dei pantaloni, esalando un profondo respiro per la prima volta da quando si era seduto in quel taxi.
Nel rimanente tempo prima di arrivare agli uffici delle Nazioni Unite, si assicurò che la cintura nascondesse l’artificio appena architettato e prese un’importante decisione: basta tirare indentro la pancia davanti allo specchio, basta guardare con desiderio quei suoi fantastici pantaloni a sigaretta nell’armadio. Quella circonferenza in eccesso doveva sparire, o lui non era più gli Stati Uniti d’America!
Una rapida occhiata all’orologio mentre scendeva dall’auto gli confermò che, sebbene fosse in ritardo per il primo appello, il vero meeting non sarebbe iniziato ancora per un po’.
-America! Che piacere vederti! Hai deciso di graziarci con la tua presenza?- Lo salutò cordialmente Francia, appoggiato a una distributore automatico di bibite, anche se ad America sembrò di cogliere un luccichio sospetto nei suoi occhi, come se qualcosa lo divertisse immensamente.
-Sì, l’eroe è arrivato! So bene che non potete incominciare senza di me!- Rispose allegro America, ed il biondo francese non disse nulla, limitandosi a sorridere da dietro la tazza di caffè che stava bevendo, lisciandosi nel contempo l’attillata camicia visibile sotto la giacca aperta.
-Volevo chiederti una cosa, Francia.- Esordì America, notando il fisico snello della nazione davanti a lui, ma poi esitando. Non sia mai che un eroe ammetta di essere in difficoltà!
-Hum? Dimmi pure. Sono tutto orecchi.- Lo esortò Francia, con un cenno del capo.
-Ecco, vedi… Io, cioè no, un mio amico, ecco, ha deciso che vuole dimagrire, e mi chiedevo se tu avevi qualche consiglio da darmi… Cioè, da dargli.-
Francia ridacchiò silenziosamente, buttando il bicchierino vuoto del caffè in un cestino, poi si voltò verso America e gli rispose: -Ci sono un’infinità di modi per dimagrire, ma io ti sconsiglierei le diete. Hanno il solo effetto di farti venire più fame, il più delle volte. Per avere dei buoni risultati in poco tempo, ti conviene fare tanta attività fisica.-
America fu troppo deluso dalla risposa per accorgersi di aver dimenticato che il consiglio doveva essere “per un suo amico”. -Ma correre è una tale nooooia!- Si lamentò, facendo il broncio.
-E chi ha parlato di andare a correre? Trovati qualcuno e fai un bel po’ di sano sesso, no?- Disse Francia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Cosa? Questa mi mancava. Sul serio?-
-Sul serio. Facendo sesso di bruciano un sacco di calorie: in pratica fa bene all’animo e al corpo.- Confermò Francia con aria seria, e fece per aggiungere altro quando Inghilterra comparve improvvisamente davanti a loro da dietro un angolo come uno spirito vendicatore.
-Che ci fate qui? La riunione sta per iniziare!- Lo sgridò, ma in tono quasi rassegnato.
-Come sei scortese, Angleterre! Stavo dando al qui presente Amérique qualche consiglio per perdere peso.-
Ribatté Francia in tono fintamente offeso, ma America lo interruppe: -Dai, aiutami anche tu! Lui mi ha suggerito il sesso, ma anche tu devi avere i tuoi metodi! Lo hanno notato tutti che sei dimagrito un sacco negli ultimi tempi!-
Ci fu un momento si silenzio, poi Francia scoppiò a ridere come un pazzo, appoggiandosi completamente alla macchinetta per evitare di cadere per terra e rotolarsi dalle risate (“Ommioddio… Dimagrito…!”), mentre Inghilterra diventava esponenzialmente più rosso, farfugliando qualcosa di inintelligibile cercando nel contempo di guardare Francia abbastanza male da zittirlo, e fallendo miseramente (“Non è che l’ho scelto io, ecco… Dannata rana…").
America li fissò con espressione assolutamente confusa.










xSokew86: Benvenuta nel club, amica anti-americana! Come vedi, non è che America faccia sta granf igura neppure in questo capitolo... e neanche in nessun'altra delle mie fic! xD e ringrazia anche tua sorella da parte mia!
xIchibanme_Arisu: o_O *arretra lentamente* calma, cara, calma... lo vuoi un biscottino? *allunga biscotto al cioccolato* Mentre lo sgranocchi,ti dirò che sono PERFETTAMENTE d'accordop con te. U___U Godo tantissimo quando riesco a far vincere ad Arthurn queste piccole guerre. xD e Francis... vabbè, mica può essere dappertutto! (mica è del prezzemolo!) lui era qui spiritualmente a sopporto di Arthur. U__U e poi... O__O mi vuoi spogliare Arthur? NO! MIO!
xFire Angel: ora ne sonon consapevole e sappi che questa consapevolezza mi terrà sulla retta via U__U (ovvero quella dell'aggiornamento xD) questo è in assoluto il capitolo su cui ho lavorato di più. Gli altri, in venti minuti erano scritti... questo, ci ho messo due giorni. Volevo farcirlo talmente tanto di emozioni che i miei lettori si sarebbero ritrovati con le lacrime di rabbia agli occhi e i pugni chiusi alla fine della lettura, immedesimandosi in Arthur e, forse, un pochino anche in Alfred. E sembra che ci sia riuscita! XD
xDark Amy: Last but not least, honey! Come posso ringraziarti? Avevo quasi deciso di abbandonare tutto, ma vedere che la mia fic era piaciuta così tanto da spingere qualcuno a commentare ogni singolo capitolo mi ha fatto pensare che dopotutto non era da buttare, quindi, eccomi qua!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=529603