Bobby di Laitalee (/viewuser.php?uid=76963)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** strani incontri ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Conclusione. ***
Capitolo 1 *** strani incontri ***
Harry era curioso da giorni
di capire
il motivo di quell'appuntamento. Era stato avvisato giorni prima da
Tom, il titolare del Paiolo Magico, che qualcuno lo cercava e che lo
avrebbe atteso lì da lui tutto il pomeriggio, quel giorno. E
quando
gli disse di chi si trattava, Harry decise di liberarsi da tutti gli
impegni, per correre all'appuntamento. Era addirittura arrivato
leggermente in anticipo e sospettava di dover aspettare, ma quando
entrò nel pub e vide quella figura colossale in un angolo si
rese
conto che l'altro doveva esser ben più emozionato di lui.
Pareva un pesce fuor
d'acqua. Si
guardava attorno smarrito ed abbassava lo sguardo ogni volta che
qualcuno incrociava le sue occhiate curiose. Tom salutò
Harry con
cordialità, quando lo vide entrare e la figura al tavolo si
girò
verso di lui, esibendo un mezzo sorriso sghembo. Harry se la prese
con calma, e si sedette di fronte a lui senza fretta, deciso a non
fargli trovare terreno facile, qualunque cosa suo cugino Dudley
dovesse dirgli. Si prese il tempo per osservarlo con calma, prima di
accennare un sorriso e salutarlo. Era sempre stato grosso, da quando
era bambino, ma da adulto era fuori proporzione anche per il mondo
della magia. Pareva incrociato con un gigante, ma non aveva l'altezza
di Hagrid, solo il peso, semmai. Sul viso aveva cercato di farsi
crescere una barbetta biondiccia, per celare almeno parzialmente il
mento quadruplo che aveva, ma il risultato era solo di far risaltare
meglio le pieghe, ed in ogni caso non gli cresceva abbastanza peluria
per coprire tutto quel viso. Gli occhi chiari erano acquosi e
sfuggenti, e dimostrava ampiamente di sentirsi a disagio in quel
posto. Era vestito sobriamente, in compenso, con pantaloni eleganti,
giacca e persino cravatta, che parecchi maghi guardavano con estrema
curiosità. Persino ora Harry, ormai abituato da sempre alla
veste da
mago, si sentiva leggermene a disagio, ad osservarlo.
Tom arrivò a
posargli davanti la
burrobirra che gli aveva ordinato al bancone, poi l'oste sorrise a
Dudley, chiedendogli: “E per te, l'acquaviola come un tempo?
Sai
Harry che tuo cugino veniva qui quasi tutte le settimane, quando era
ragazzo? Mi chiedeva di te, ogni tanto...” annuì
l'uomo. “Doveva
esser molto fiero di averti come cugino, sai?”
Harry spalancò
gli occhi e la bocca,
mentre il cugino di fronte a lui cambiava colore, passando dal
pallido semicadaverico al rosso fosforescente.
“Davvero?”
chiese incuriosito,
trattenendosi a stento dal mettersi a ridere.
Dudley evitò di
rispondere,
imbarazzato, chiedendo una burrobirra a Tom. Quando l'uomo si fu
allontanato, tornò a guardare il cugino, che lo fissava
perplesso.
“Ecco... venivo a
vedere com'era il
mondo magico, sai... ero curioso... papà e mamma non lo
hanno mai
saputo.” mormorò. Si passò una manona
simile ad una zappa sul
viso ed Harry notò che era screpolata e callosa, come le
mani di chi
facesse lavori manuali.
“Ti chiederai
perché ho cercato,
immagino...”
“Sì,
infatti.” Harry era deciso a
non rendergliela semplice e tacque, attendendo che l'altro decidesse
di sputare il rospo. Lo osservò agitarsi sulla sedia e
sobbalzare
perfino quando l'oste tornò con il suo bicchiere, poi
l'omone infine
si decise.
“Non so da dove
cominciare. È
un'eternità che non ci vediamo, vero?”
“Infatti. Dalla
sera in cui vi hanno
portato in salvo, per l'esattezza.”
“Esatto. Ci hanno
detto che hai
sconfitto quello là, quando ci hanno riportati a casa,
praticamente
un anno dopo.”
Harry annuì.
“Sì,
è morto. Non avete più nulla
da temere dal mondo magico.”
“Già...
bene. Non ce ne avete altri,
come lui, vero?”
“No. Lui bastava
ed avanzava per
tutti.”
L'omone annuì,
visibilmente sollevato.
Prese fiato un paio di volte, aprendo e richiudendo la bocca. Si
agitava sulla sedia come se fosse coperta di spine e la cosa
cominciava ad andare per le lunghe.
“Perché
mi hai cercato, Dud? Dopo
dieci anni non so immaginare un motivo per il quale tu voglia
rivedermi, sinceramente.” disse infine.
“Per mio
figlio.”
Harry alzò le
sopracciglia,
sbalordito. Non aveva mai pensato a suo cugino in quegli anni, e
quando ne aveva avuto notizie aveva ricordato solo l'adolescente
rissoso e grossolano che aveva conosciuto, senza pensare che il tempo
era passato anche per lui, e gli venne da ridere a pensare che nel
frattempo potesse essersi sposato ed aver messo su famiglia. La sua
espressione doveva esser talmente trasparente che l'altro
avvampò
nuovamente.
“Già,
anche un bullo come me può
mettere la testa a posto, sai?” disse, quasi risentito.
Il mago alzò le
mani, sulla difensiva,
ma prima che potesse parlare l'altro continuò, affondando
una manona
in una tasca da cui estrasse un palmare ultimo modello.
Trafficò con
esso e poi lo girò, mostrando lo schermo al cugino. Un
bambinone,
identico per colori e stazza al padre gli sorrideva dallo schermo, ma
con qualcosa di più dolce e persino più
intelligente negli occhi.
“Si chiama
Robert. Robert Lewis
Dursley. Ma è Bobby per tutti.” disse il babbano,
il viso che si
apriva in un sorriso di enorme orgoglio paterno.
“È
così in gamba, sapessi.. ha
preso tutto da sua madre, a parte le dimensioni.”
Girò nuovamente
il palmare e quando
tornò a mostrarlo al cugino, una serie di foto stavano
scorrendo
sullo schermo. Il piccolo giocava al parco, su un girello, con un
padre illuminato da una luce gioiosa che Harry non gli aveva mai
visto in viso in vita sua.
“E questa
è Sarah. Mia moglie.”
disse, indicando una delle donne più belle che Harry avesse
mai
visto in vita sua. Dudley guardava le foto, un sorriso bambinesco in
viso, gli occhi colmi di un amore sconfinato. Era una donna alta,
bionda, con curve mozzafiato ed un sorriso da fotomodella.
“Io... non avrei
mai pensato di
meritarmi una donna così. Le ragazze non guardavano mai
quelli come
me a scuola, sai? Mi evitavano con cura, fino
all'università.”
Alzò lo sguardo sul cugino, che lo guardava dubbioso.
“Ho fatto
solo un anno... papà insisteva tanto che mi iscrivessi ad
ingegneria, ma è stato disastroso... lo sapevo, anche alle
superiori
vivacchiavo, se non fosse stata la mamma avrei ripetuto infinite
volte gli anni, ma sai.. non la puoi fermare quando vuole qualcosa.
Ma all'università non ce l'ho fatta in alcun
modo.” Fece
spallucce. “Sono andato a lavorare con papà, e poi
ho racimolato i
soldi per aprire una impresa edile. Ora faccio il costruttore, e
spesso lavoro in cantiere con i miei operai. Preferisco far le cose
con le mani che con la testa, sai...” Sorrise, mesto.
Harry lo fissava senza
parlare, troppo
stupito per poter ribattere.
“Lei l'ho
conosciuta il primo ed
unico anno che ho passato all'università. Una sera l'ho
difesa da
uno scippatore che voleva portarle via la borsetta. Da allora non ci
siamo mai più persi di vista e un anno dopo le ho chiesto di
sposarmi. Non pensavo che mi dicesse di
sì.”
Spiegò, toccando
di nuovo il palmare.
Apparvero le foto del matrimonio e Dudley sembrava un'altra persona.
Era trasfigurato, guardava la donna bellissima vestita da sposa al
suo fianco con una felicità indescrivibile negli occhi, era
palese
che la venerasse addirittura. Harry si rese conto che se anche nelle
foto del suo matrimonio con Ginny erano entrambi raggianti di gioia,
non potevano nemmeno lontanamente competere con la totale ed assoluta
gioia che pareva trasparire dal volto del cugino. Era qualcosa di
ultraterreno, come se si stesse sposando con un angelo sceso in
terra. La moglie era felice, ma era più normale, lui in
tutte le
foto sembrava trasognato. Dudley restò sovrappensiero a
guardare le
foto, dimentico di tutto, per qualche istante, con un sorriso
sognante sul viso, poi tornò ad incupirsi quando apparve una
foto
del figlio neonato, nelle foto successive.
“Vedi... io temo
che...” sbuffò,
arruffandosi i capelli con una mano, mentre con l'altra spegneva e
riponeva l'oggetto in tasca.
“Temo che Bobby
sia come te.” disse
tutto d'un fiato.
Harry fece tanto d'occhi e
poi, senza
riuscire a reprimersi, cominciò a ridere a crepapelle.
“Oddio
scusa” disse, cercando di
ricomporsi, mentre guardava l'altro accendersi di rossore, sempre
più
vicino all'auto combustione spontanea.
“Ecco... lo
sapevo che era una
pessima idea” Borbottò.
“No
no!” disse Harry, allungando
una mano a trattenerlo, visto che si stava già alzando.
“Scusa,
perdona, ma mi hai preso completamente alla sprovvista.”
Sorrise,
ricomponendosi. “Ma come fai a dire che è un mago?
Quanti anni
ha?”
L'omone si risedette,
sbuffando
rumorosamente. Tornò a fissare il cugino e dopo un sospiro
ricominciò a spiegare.
“Sette... e fa
come facevi tu a
quell'età. Sposta le cose, se non gliele dai, e
poi...” Fece
girare lo sguardo nel locale, come se cercasse un appiglio.
“Due
settimane fa lo abbiamo portato da un barbiere... ma il taglio non
gli è piaciuto per niente. Ha pianto tutto il pomeriggio,
lamentandosi che non li voleva così corti e non ha smesso
fino a
sera, dicendo che li rivoleva come prima. E la mattina
dopo...”
L'uomo raggiunse un'ulteriore ed impossibile tonalità di
rosso ed
Harry temette sinceramente di vedergli andare a fuoco le orecchie.
“Gli erano
ricresciuti?” Chiese.
Dudley annuì,
con un'espressione
comicamente tragica in viso.
“Io volevo
chiederti... ecco...” Si
passò le mani nei capelli e sul viso, impallidendo.
“C'è una
cura, per questo? È possibile farlo diventare
norm...” Si
interruppe, vedendo il cugino fulminarlo con gli occhi. “Come
me,
ecco.”
“No, Dud. Non
è una malattia che si
possa curare. È un dono, come saper dipingere o saper
suonare.”
“Ma tu come fai a
saperlo? Hai mai
provato a non essere un mago?”
“E tu hai mai
provato a non essere..”
Si trattenne dal dire idiota, e soggiunse “Dudley?”
concluse
furioso, sentendosi avvampare a sua volta. “Se tuo figlio
è un
mago devi solo accettarlo, e fare quello che è meglio per
lui!”
“Ci sto
provando!” esclamò l'altro
accalorandosi. “Hai figli tu? Lo sai cosa si
prova?”
“Sì!
Ne ho due, se proprio vuoi
saperlo, so benissimo quello che si prova!”
Dudley lo guardò
stupefatto. Anche per
lui Harry era rimasto lo strano che conosceva da ragazzino e non gli
passava nemmeno per la mente che una ragazza potesse guardarlo. Ma il
tempo era passato per entrambi e si rese conto che effettivamente
Harry era diventato persino un bell'uomo, a differenza di lui stesso,
che era solo diventato un elefante bipede e con poca proboscide, in
proporzione. Annuì, di nuovo imbarazzato.
“Allora forse
puoi capirmi... io non
voglio che Bobby faccia la vita che hai fatto tu.”
Abbassò lo
sguardo a osservarsi con estrema cura le manone. “Ti abbiamo
trattato in maniera ignobile, lo so... e non voglio che il mio
piccolino faccia quella vita. Io... i miei non lo sanno ancora, sai?
Ho fatto in modo che non si accorgessero delle sue piccole stranezze.
Solo io e Sarah ce ne siamo accorti ed è stata lei a volere
che ti
incontrassi, quando le ho raccontato di te.”
“Le hai
raccontato di me?”
“Sì.
Dovevo spiegarle in qualche
modo, no? Le ho detto che sei un mago, ed anche bravo, a detta della
tua gente... sei famoso, no? Magari tu sai cose che gli altri,
normali.. non sanno.” mormorò, la voce che
scendeva sempre di più.
Harry rimase a guardarlo
sbalordito, la
bocca spalancata, senza emettere suono. Non sapeva che dire.
Oltretutto lo aveva appena sentito ammettere di esser stato trattato
in maniera orrenda per tutta la propria giovinezza ed era qualcosa
che superava ogni sua aspettativa. Era talmente sorpreso da essersi
completamente dimenticato di dov'erano e fu solo il rumore di un
bicchiere infranto per terra, dietro il bancone, a riportarlo alla
realtà. Avrebbe tanto voluto portarsi dietro Hermione, in
quel
momento. Lei avrebbe capito, avrebbe saputo cosa dire, ma lui non
aveva idea di come comportarsi. E sopratutto, che cosa voleva Dud da
lui? Che cancellasse con un incantesimo i poteri di suo figlio? Ma
stava scherzando?
“Ma come puoi..
come puoi pensare di
venirmi a chiedere di cancellare i poteri di tuo figlio?”
chiese
accalorandosi.
“No, non
fraintendermi!” Disse
l'altro, alzando occhi e mani, sulla difensiva. “Io voglio
solo
sapere se è possibile, se c'è altra scelta a
parte mandarlo alla
tua scuola... voglio solo sapere se può avere una vita
normale...”
“Ma certo che
può! Anche da mago
condurrà una vita normalissima, sai? Come me,
studierà, avrà una
moglie, dei figli, un lavoro...”
“E non
dovrà combattere contro maghi
oscuri?” chiese Dud, la voce che tremava, svelando la sua
vera
preoccupazione.
“No, Dud...
quello è toccato solo a
me.” Rispose freddamente.
“Harry, cerca di
capirmi... io non ne
so niente del tuo mondo, di come vivi, di cosa fai... conosco solo i
pregiudizi dei miei, e li conosci bene anche tu, insomma... ma io ora
ho bisogno di capire veramente, per il bene di Bobby!”
Agitava le
mani, parlando, e cominciava a sudare, malgrado la temperatura mite
del locale. “Voglio capire se potrà esser felice
lo stesso. Ti ho
visto solo soffrire quando tornavi da quella scuola, ho il terrore
che possa soffrirne pure lui, capisci?”
Gli occhioni acquosi
dell'omone si
inumidirono, svelando queste paure ad un parente che aveva sempre
trattato come un reietto. Non ne aveva mai parlato completamente
nemmeno con Sarah, e man mano che parlava con Harry cominciava a
capire realmente tutto quello che temeva per il suo amatissimo
figlioletto.
Harry si strinse le braccia
attorno al
corpo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Il locale pareva
essersi fatto più silenzioso da quando avevano cominciato a
parlare
ed ora si accorse che non era affatto così, quando permise
alla
propria attenzione di tornare sull'ambiente che li circondava. Era
ora di merenda, ed il locale si era riempito di streghe che
prendevano il tè, spettegolando sulle ultime notizie e sugli
acquisti appena fatti in Diagon Alley, nascosta dietro un muro di
mattoni nel retro del locale. Era vero, Dud non sapeva nulla della
normalità della vita magica. Non sapeva che sotto sotto,
magia a
parte, era un mondo come quello babbano, fatto di piccole cose
quotidiane, il lavoro, la famiglia, i figli, matrimoni, divorzi,
eventi grandi e piccoli in tutto e per tutto identici a quelli che
accadevano nel mondo dei babbani. Prese la decisione senza pensarci
troppo. Si alzò, facendo cenno all'altro di seguirlo.
“Vieni, te lo
voglio mostrare, il mio
mondo... voglio che tu lo veda con i tuoi occhi.”
..... segue!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Diagon Alley ***
I due arrivarono di fronte
al muro e si
fermarono. Dudley non capiva, non sapeva cosa ci fosse dietro quel
muro e guardava il cugino perplesso. Harry si fermò, prima
di aprire
il passaggio verso Diagon Alley.
“Vedi Dudley...
io ci soffrivo
moltissimo a tornare a casa, perché il mondo magico
è diventato la
mia vera casa, dal primo momento in cui ho visto questo posto. Ogni
volta che tornavo da voi mi sentivo esiliato dal posto a cui
appartenevo realmente. Avrei preferito mille e mille volte farmi
strappare un braccio che tornare a casa vostra, perché
questo è il
mio mondo. Il posto a cui appartengo.” concluse, estraendo la
bacchetta e toccando certi mattoni.
I mattoni si spostarono
silenziosamente
ed il mormorio di centinaia di voci emerse, prima di poterne vedere
l'origine. Una folata di aria li avvolse, profumata di incenso ed
erbe aromatiche e zucchero candito e filato, come se fossero davanti
alla porta di un bazaar o di un lunapark. Una lunga strada affollata
si aprì di fronte a loro, affollata di cappelli appuntiti da
mago,
di tutti i colori possibili. Gente abbigliata da mago camminava senza
quasi guardarli, quando si affacciarono sulla via. L'apertura nel
muro si chiuse alle loro spalle, appena l'ebbero oltrepassata. Vi
erano negozietti su entrambi i lati, e di fronte ad essi erano posati
gli oggetti più strani, in esposizione. Nessuno parve far
caso alla
coppia che entrava, ed Harry prese il cugino sotto braccio, per farlo
smuovere dall'entrata. La sua celebrità venne subito loro
incontro,
quando molti, tra maghi e streghe, si girarono a salutarlo,
sorridendo, man mano che si inoltravano nella via. Dudley non credeva
ai propri occhi, non emetteva più nemmeno un suono. Guardava
ogni
vetrina con occhi spalancati e quando arrivarono di fronte al negozio
di animali, si attaccò alla vetrina con entrambe le mani, ad
osservare i gufi messaggeri e le gabbie piene di animali di tutti i
generi.
“La tua
civetta.... dio quanto te
l'invidiavo, Harry, era bellissima. Ce l'hai ancora?” chiese
con un
fil di voce.
Harry sorrise, e scosse la
testa.
“Purtroppo no.
È stata una delle
vittime di Voldemort, disgraziatamente. Ora ho un barbagianni,
piuttosto bizzoso, devo ammettere. Ma Edvige mi manca
molto...”
«Ha ucciso anche
la tua civetta?»
L'omone strabuzzò gli occhi. «Ma sei sicuro che
non possa più
tornare?»
Harry sorrise alla domanda.
Dio sapeva
se non gliel'avevano rivolta tutti quelli a cui aveva raccontato la
sua storia, negli ultimi dieci anni. Giornalisti, scrittori,
conoscenti, colleghi appena conosciuti... tutti, malgrado avessero
saputo della battaglia ad Hogwarts, e del successivo funerale del
Signore Oscuro, a cui aveva addirittura presenziato, volevano essere
rassicurati che ormai l'incubo fosse veramente finito. Soprattutto
coloro che la prima volta avevano faticato a credere nel suo ritorno,
ora temevano di vederlo tornare. Nel suo ufficio di Auror arrivavano
ogni giorno segnalazioni del suo avvistamento, tutte false,
ovviamente. Era come quel cantante babbano di cui parlava ogni tanto
Hermione, quel Prestley, i cui fan erano convinti avesse finto la sua
morte per potersi godere i soldi senza il peso della fama, e non si
rassegnavano alla sua morte. In senso opposto, la sua
celebrità
aveva reso Voldemort più immortale di quanto non fosse stato
veramente, e la paura lo faceva vedere ovunque. Scosse la testa.
“Non ti devi
preoccupare, Dud.. posso
garantirtelo io e possono dirtelo anche quelli che erano con me
quando è morto: non tornerà mai
più.” Istintivamente si portò
una mano alla fronte, ad accarezzarsi la cicatrice. Non gli aveva mai
più fatto male, da quel giorno, e quella era la sua maggior
sicurezza.
Harry non sapeva bene dove
portarlo, e
lo seguì mentre il babbano si incuriosiva a guardare tutte
le
vetrine, facendogli da cicerone, finché non arrivarono di
fronte al
negozio dei gemelli Weasley, ora gestito da Ron e da George, il
sopravvissuto della coppia. Stava aprendo la porta, quando una voce
femminile lo chiamò. Alle loro spalle, una bella donna, alta
e
magra, con un gran cespuglio di capelli fulvi e ricci, stava
arrivando con la mano alzata a salutarlo ed un ampio sorriso in
volto.
“Hermione!”
Sorrise di rimando
Harry. “Non ci crederai ma stavo giusto pensando a te, pochi
minuti
fa... ti ricordi di mio cugino Dudley Dursley? Non ricordo se vi
siate mai incontrati...” Disse, girandosi a presentare il
cugino.
“Non credo ci
siamo mai incontrati,
no... ma ho molto sentito parlare di te” Sorrise, allungando
una
mano a stringere l'enorme zampa di Dud. “Piacere di
conoscerti!
Come mai in visita a Diagon Alley?”
“E-ecco,
io...” Balbettò,
stringendole la mano. “Ho chiesto a Harry dei consigli... e,
ecco...”
“Pare che suo
figlio sia un mago! E
visto che dovrà andare a Hogwarts, ho pensato bene di fargli
vedere
il quartiere magico, così può farsi un'idea del
nostro mondo...”
“Ma
davvero?” La donna guardò
l'amico, le sopracciglia alzate e gli occhi che parevano volerle
uscire dalla testa. “Straordinario! Vedrai Dudley, a tuo
figlio
piacerà la nostra scuola! Sono anche io figlia di babbani,
sai?”
Sorrise all'omone, che stava arrossendo nuovamente. “Quando
ho
scoperto di essere una strega i miei sono stati entusiasti della
notizia... certo, non è stato facile adattarsi alle
caratteristiche
di questo mondo, ma non sarà difficile, vedrai... quanti
anni ha tuo
figlio? Magari andrà a scuola con qualcuno dei
nostri...” cercava
di metterlo a suo agio, intenerita dal palese imbarazzo del gigante,
che continuava a guardarsi attorno tra il terrorizzato e
l'affascinato.
“Ha sette anni.
Bobby. Si, ecco... e
fa già come lui.” concluse indicando il cugino.
“Fa volare le
cose, rompe i bicchieri senza toccarli...”
“Si fa ricrescere
i capelli quando il
taglio nuovo non gli piace...” Ridacchiò Harry,
che aveva
raccontato quell'episodio all'amica mille anni prima, a scuola.
Dud annuì,
sorridendo ed aggiungendo
ancora un velo di cremisi alla sua carnagione.
“Sto cercando di
capire come fare,
con lui... come vivete? Cosa fate di normale?” chiese, poi
intercettò un'occhiataccia di Harry ed abbassò lo
sguardo,
passandosi la manona tra i capelli. “Insomma,
com'è la vita dei
maghi? Come si fa a crescere un piccolo mago, se sei un babbano e di
magia...” non terminò la frase, non sapendo che
aggiungere. Non
poteva dire all'amica di Harry che li aveva sempre considerati dei
mostri, esattamente come i suoi gli avevano insegnato.
“Non siamo dei
mostri... siamo
persone normali, Dudley. Ci facciamo delle famiglie, lavoriamo,
esattamente come i babbani. E possiamo agevolmente abitare i due
mondi, ed io, come tantissimi maghi e streghe che arrivano da
famiglie babbane possono dimostrare. Ma che ne dite se entriamo in
negozio? Ci facciamo offrire un tè da mio marito e facciamo
due
chiacchiere con tranquillità.”
Il negozio quella mattina
era
semideserto, era il periodo di Pasqua e non erano in molti a comprare
scherzi, senza contare che spesso gli acquisti venivano fatti via
posta, più che al bancone, per rispettare l'anonimato di chi
richiedeva oggettistica speciale. Dietro al bancone, seduto su uno
sgabello, intento a leggere il giornale, c'era l'amico storico di
Harry ed ora marito di Hermione. Era diventato alto e robusto, con
gli anni, quasi più dell'altissimo George, sempre magro come
un
lampionaio. Questi era intento a impacchettare qualcosa che
cinguettava, ed insieme commentavano le notizie di sport, quando
videro i tre entrare in negozio.
“Buongiorno!”
Esclamò Ron, che
sapeva dell'incontro di Harry con il cugino, il solo con cui l'auror
aveva voluto confidarsi. “Non immaginavo di vederti arrivare,
Harry...”
Harry rispiegò
la situazione, mentre
Dudley avrebbe tanto voluto seppellirsi sotto un paio di metri di
terra. Era ormai talmente rosso che scaldava la stanza. I due
fratelli non trattennero l'ilarità a sentir narrare la
scoperta del
piccolo mago in famiglia, e risero fin quasi alle lacrime, malgrado
Hermione cercasse in tutti i modi di frenarli, per non umiliare
ulteriormente Dudley. Non era il caso che l'omone incrementasse i
suoi pregiudizi, visto che ora c'era di mezzo anche un bambino, ma fu
Harry a riuscire a riportare tutti alla calma.
“Sentite,”
Disse, “Mio cugino è
venuto a cercarmi per capire meglio il nostro mondo, ora che grazie a
Bobby dovrà frequentarlo pure lui, che ne dite di
mostrarglielo,
invece di ridere?”
“Giusto,
Harry!” Disse George, “Io
direi di iniziare proprio da noi. Che cosa vuoi sapere, Dud? Noi
proveniamo da una famiglia di maghi, puoi chiederci qualsiasi
cosa.”
Si spostarono nel retro del
negozio,
dopo aver esposto il cartello di torno subito alla vetrina, e
prepararono bevande calde per tutti, mentre si accomodavano attorno
al tavolo che i due rossi usavano per pranzo, quando non tornavano a
casa per il troppo lavoro in negozio.
“V-veramente io
avrei da chiedere a
lei...” Disse indicando vagamente Hermione. “Tu sei
quella che è
stata nella situazione di Bobby, giusto? Sei figlia di gente come me,
come hanno fatto i tuoi?” Chiese, guardandola da sotto in su,
i
piccoli occhietti che cercavano comprensione.
“La cosa
più difficile sai cos'è
stata, Dudley? La lontananza. Sapermi lontana per così tanti
mesi,
era difficile per loro tanto quanto per me. Ed agli inizi non fu
facile comprendere il mondo dei maghi, anche perché a
differenza tua
non avevamo qualcuno che potesse spiegarcelo. Le differenze sono
tante, è vero, ma sono facilmente superabili, con qualcuno
che ti
guida.” Disse Hermione con calma, meditando ogni parola.
Dudley la
guardava a bocca aperta, senza perdersi nemmeno una sillaba.
“Quando
siamo venuti qui per la prima volta ero quasi più spaventata
io di
loro, sai? Mi terrorizzavano tutte le stranezze che vedevo, scope
volanti, calderoni, bacchette magiche... cose che fuori dal mondo
magico sono solo favole, qui sono reali, questo mi ha spaventata
più
di tutto. Eppure quando ci sono entrata dentro, è stato
meraviglioso. Ora non saprei nemmeno pensare di vivere senza la
magia. È stato un dono meraviglioso, veramente.”
Dudley stava lasciando
raffreddare la
tazza di caffè di fronte a sé, incapace di
parlare. Si girò a
guardare Harry, interrogativo.
“Tu.... eri
venuto qua con quel
gigante, vero? Non te l'ho mai chiesto. Come è stato venire
qua per
la prima volta?”
Harry sorrise, prima di
rispondere.
Prese fiato e lasciò che la sua mente si riempisse di
ricordi. Era
come se fosse successo il giorno prima.
“Un luna park,
Dud.... incrociato con
il paradiso. Non so darti l'idea di come mi sono sentito. Da un lato,
è vero, ero spaventato anche io. Dall'altro..... Dio del
cielo. Come
faccio a spiegartelo? Lo sapevo di esser strano, mi ci avete fatto
sentire tutta la vita, tu ed i tuoi. Strano, indesiderato. Ma qua...
ero normale. Ero speciale, è vero, a modo mio, per il mio
nome, per
il mio passato, ma in un modo diverso da come mi sentivo a casa. La
mia difficoltà non è mai stata adattarmi al mondo
magico, ma
tornare a casa da voi. Trovarmi diviso tra due mondi, uno che mi
respingeva ed uno in cui avrei voluto passare ogni istante della mia
vita, malgrado all'epoca fosse molto più pericoloso di ora,
sopratutto per me.”
Dud strinse le labbra,
annuendo ed
abbassando il testone. Sospirava, sbuffava. Prese il fiato un paio di
volte, cercando di parlare, ma si vedeva che non era abituato a
farlo.
“Io... mi spiace,
Harry. Non deve
esser stato facile, per te. Io non l'ho mai capito, quanto male ti
stavano facendo i miei. E quanto te ne ho fatto io. Giusto adesso,
che vedo Bobby fare tutte quelle cose....” Si agitava sulla
sedia,
come se fosse fatta di sassi aguzzi. Il faccione era un insieme di
macchie di tutti i colori, come se la sua epidermide non sapesse
più
che colore assumere per star dietro a tutte le emozioni che provava.
“Per questo ho voluto cercarti. Non voglio assolutamente che
mio figlio soffra quello che hai sofferto tu. I miei...”
Prese fiato,
lo trattenne nei polmoni, per qualche minuto. “Sbagliarono,
con te
furono dei mostri: non si trattano così i
bambini.” Disse, tutto
d'un fiato. Si passò una mano sul viso, cercando di
nascondere le
lacrime che minacciavano di spuntargli dagli occhi.
Harry era come paralizzato.
Mai in
tutta la sua vita si sarebbe aspettato quelle parole dal cugino. Gli
Weasley tacevano, imbarazzati, e fu Hermione a cogliere l'attimo.
“Ora che lo hai
capito, Dudley,
potrai evitare di fare lo stesso errore con tuo figlio. Questo
è
lodevole.” Annuì, battendo una mano sulla robusta
spalla
dell'uomo. “Perchè non venite tutti e tre, tu, tua
moglie, tuo
figlio a farvi un giro a Diagon Alley, nei prossimi giorni? Pian
piano tu e tua moglie potrete conoscere meglio il nostro mondo, ed il
tuo piccolo potrà cominciare a capire cosa lo
aspetta.”
Guardò
significativamente Harry, che
dopo qualche istante capì dove voleva andare a parare.
“Ottima idea!
Possiamo vederci con
Ginny ed i nostri bambini, non sarebbe male se conoscesse i suoi
parenti, finalmente, ti pare?”
Dudley finalmente sorrise.
Mosse il
testone per annuire, grato.
Grazie per tutte le recensioni. Sarà lunga aggiornare questa
storia perchè ho veramente poco tempo per scrivere, ma
abbiate fiducia, non me la dimentico!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Conclusione. ***
Lo so.. sono passati
circa duemila anni da quando ho incominciato questa storia e nessuno di
sicuro se la ricorda più, ma è giunta l'ora di
finirla. Per cui ecco finalmente l'agognata conclusione! Spero che il
tempo non abbia creato troppe aspettative, è solo una
piccola storia, dopotutto..
Harry riaccompagnò il cugino al pub e si salutarono
promettendosi presto notizie... che Dudley attese con ansia per giorni,
temendo che Harry invece non volesse più farsi sentire,
covando rancore nei suoi confronti e meditando qualche ritorsione.
Quando si era quasi convinto che il cugino lo avesse dimenticato,
invece, vide arrivare a colazione una civetta candida, uguale a quella
che Harry possedeva un tempo, che si posò sul davanzale
della finestra in cucina, guardando interrogativa gli umani intenti a
mangiare. Sarah e Bobby si spaventarono quasi più della sua
reazione entusiasta che della strana apparizione. Dudley
saltò in piedi, gridando di gioia e fece entrare la civetta
in casa come se si trattasse di un ospite di sangue reale.
L'animaletto aveva una lettera attaccata alla zampa, che Dudley
cercò di leggere ad alta voce, impappinandosi ad ogni riga
per l'emozione.
"Caro Cugino,
è ora di riunire le nostre famiglie e di conoscerci meglio.
Se per voi non è un problema, verremo a prendervi il
prossimo sabato mattina, e vedremo di passare un week end a Hogsmeade.
Si tratta di un paese interamente abitato da maghi, a due passi dalla
scuola di Hogwarts, così potrete anche vedere
com'è fatta la scuola a cui andrà tuo figlio
quando gli arriverà la lettera. Ci saranno anche Ginny, mia
moglie, e ci saranno anche i nostri due figli, James e Albus, e gli
Weasley, Ron ed Hermione. Non dovrete far altro che farvi trovare
pronti alle 11. Se ci sono problemi, basta che scrivi una risposta e la
consegni alla civetta, altrimenti puoi tenerla.. è il mio
regalo personale per tuo figlio, si chiama Arlette, ed è
molto docile.
A presto!
Harry."
Dudley si sciolse quasi in lacrime, guardando la civetta e
passò la giornata a raccontare per l'ennesima volta la
visita a Diagon Alley.
La mattina designata si rese però conto che la loro casa non
aveva un camino funzionante, e stava per mandare Arlette da Harry,
quando sentirono bussare alla porta. Si trovarono davanti un sorridente
Harry, alle spalle del quale era una macchina, una semplice auto
babbana.. Dudley guardò sbalordito il mezzo, domandandosi
come potevano starci tutti dentro, salvo accorgersi, una volta entrati,
che era molto più grande dentro di quanto apparisse da
fuori, ed andava scandalosamente veloce, ma pareva che le altre auto
nemmeno la vedessero. L'autista, un mago vestito da babbano, la guidava
senza quasi toccare i pedali e Dud ci mise un poco a comprendere che
era stata evidentemente incantata.
Le due famiglie si salutarono entusiaste... Ginny era palesemente
incinta, e si mise immediatamente a chiacchierare con Sarah, cercando
di farla sentire a suo agio, ma le due donne parvero intendersi fin da
subito. Harry e Dudley cominciarono a chiacchierare, ma finirono presto
ad osservare i bambini fare amicizia.
Erano tutti più o meno coetanei, Bobby con i suoi sette anni
era coetaneo di James, mentre Albus era di poco più piccolo.
Si guardarono incerti per un po', indecisi su come affrontarsi..
avevano scoperto da poco di esser parenti, ed Harry era stato
bersagliato di domande a cui non sapeva come rispondere, e quando si
trovarono accalcati in quell'auto saltarono fuori bizzarre timidezze.
Infine fu James a rompere il ghiaccio, chiedendo al cugino con che
giochi giocava, e Bobby fu fiero di sfoggiare la PSP, che
insegnò immediatamente ad usare. Poco dopo gli adulti furono
costretti a tacere sovrastati dalle chiacchiere dei bambini, che
parvero recuperare in poche ore anni di conoscenza perduta.
L'arrivo al paese fu altrettanto rumoroso. Questa volta furono i figli
di Harry ad incaricarsi di far conoscere al cugino i giochi e le
caratteristiche del mondo magico, correndo da tutte le parti seguiti
dai parenti. La coppia babbana era stralunata, si guardavano attorno
con occhi spalancati, come se fossero finiti in una Disneyland ancor
più straordinaria perchè reale. Ginny si
incaricò di spiegare ogni particolare ad una Sarah
praticamente incapace di chiudere la bocca e gli occhi dallo
sbalordimento, mentre Dudley pareva più interessato a
guardarsi ossessivamente le scarpe.
"Tutto bene, Dud?" Chiese Harry, preoccupato dalla reazione del cugino.
"Sì.. tutto bene, Harry." rispose. Alzò il viso,
sorridendo imbarazzato. "È meraviglioso il tuo mondo, sai?
Devo solo abituarmici.. ma guarda..."
Allungò il ditone indice in direzione dei bambini, che
ridevano davanti alla vetrina di Mielandia.
"È bellissimo vederli insieme. Non avrei mai immaginato. I
tuoi figli sono splendidi.. e paiono tanto felici, sai?"
Respirò profondamente, più sollevato. "Sono
contento di questo incontro.. ora forse mi passerà la paura
che possa essere una cosa brutta..." alzò le manone, per
prevenire una risposta negativa da Harry. "Non fraintendermi. Lo so che
non è brutto esser mago.. avevo paura si spaventasse, sai?
Bobby è un bambino tanto dolce... Ma lo vedo, siete persone
felici, per bene. Tua moglie è.. dolcissima. Grazie,
davvero."
Il mago posò una mano sulla spalla del cugino.
"Non temere, ho capito... per questo volevo ci incontrassimo." Sorrise,
precedendo Dud all'interno di Mielandia, dove i ragazzini si erano
praticamente lanciati sui banchi ricolmi di dolci. "Solo vedendo con i
tuoi occhi potevi capire. Sono sicuro che Bobby si troverà
bene nel mondo magico.. e non devi temere, il Ministero della Magia ha
da sempre dei piani di aiuto per le famiglie babbane con bambini
magici, per aiutare a comprendere meglio. Quando andremo in albergo ti
darò una serie di libri studiati proprio per potersi
avvicinare al nostro mondo, sono distribuiti gratuitamente proprio alle
famiglie nella vostra situazione. Ho scoperto lavorando al Ministero
che li avevano mandato anche ai tuoi, sai? Probabilmente li hanno
distrutti appena arrivati, ma sarebbero stati di aiuto... e sono sicuro
saranno di aiuto a voi due."
Alzò lo sguardo su Sarah e Ginny. Erano state raggiunte da
Hermione, che si trovava già ad Hogsmeade, presso l'altro
negozio dei fratelli nel paese, ed ora stavano amabilmente
chiacchierando.
"Sono anche io contento che tu abbia deciso di affrontare in questo
modo il fatto che Bobby sia un mago.. sei stato in gamba, devo
riconoscertelo, ad affrontare la cosa in modo diverso dai tuoi."
"Grazie..." Sorrise l'omone. "Non sapevo che fare, i primi tempi... ma
il suo benessere è la cosa più importante, per
me. E Sarah mi avrebbe ucciso, o peggio mi avrebbe lasciato, se lo
avessi maltrattato per il suo dono."
"Dono.. esatto. Un dono, Dud, bravo. Sono orgoglioso di te."
Per la prima volta nella loro vita, i due cugini si guardarono con
sincero affetto.
La giornata proseguì rapidamente ed il week end
volò via a velocità supersonica, per la famiglia
babbana, condotta dai maghi a visitare ogni negozio e locale della
cittadina, fino alle porte di Hogwarts, dove non poterono ovviamente
entrare, visto che era in corso l'anno scolastico, ma che poterono
vedere in tutta la sua bellezza. Dudley ne restò affascinato
e fu alquanto felice quando venne a sapere che anche le famiglie
potevano andare in visita ai ragazzi, durante l'anno, sebbene non
capitasse di frequente. Incontrarono anche Neville Paciock, professore
di erbologia ad Hogwarts, che si lanciò in un'accurata
descrizione della vita a scuola e raccontò anche con dovizia
di particolare la battaglia di Hogwarts, omettendo il proprio ruolo,
che fu raccontato da un entusiasta Harry.
Infine venne il momento di tornare a casa e le due famiglie si
salutarono con calore, davanti alla villetta di Dudley.
Quando quattro anni più tardi James e Bobby cominciarono la
scuola insieme, il giovane Potter nei Grifondoro e Bobby a Tassorosso,
le due famiglie si trovarono al binario 9 3/4 con grande affetto,
accompagnati dall'amicizia che avevano imparato a coltivare in quegli
anni.
Harry e Dudley si abbracciarono, colmi di uguale orgoglio paterno, a
guardare i loro bambini partire per diventare veri maghi.
Harry si toccò di nuovo la fronte... non gli aveva mai
più fatto male la cicatrice, e questa era una cosa
meravigliosa.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=610094
|