Bobby

di Laitalee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** strani incontri ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Conclusione. ***



Capitolo 1
*** strani incontri ***


Harry era curioso da giorni di capire il motivo di quell'appuntamento. Era stato avvisato giorni prima da Tom, il titolare del Paiolo Magico, che qualcuno lo cercava e che lo avrebbe atteso lì da lui tutto il pomeriggio, quel giorno. E quando gli disse di chi si trattava, Harry decise di liberarsi da tutti gli impegni, per correre all'appuntamento. Era addirittura arrivato leggermente in anticipo e sospettava di dover aspettare, ma quando entrò nel pub e vide quella figura colossale in un angolo si rese conto che l'altro doveva esser ben più emozionato di lui.

Pareva un pesce fuor d'acqua. Si guardava attorno smarrito ed abbassava lo sguardo ogni volta che qualcuno incrociava le sue occhiate curiose. Tom salutò Harry con cordialità, quando lo vide entrare e la figura al tavolo si girò verso di lui, esibendo un mezzo sorriso sghembo. Harry se la prese con calma, e si sedette di fronte a lui senza fretta, deciso a non fargli trovare terreno facile, qualunque cosa suo cugino Dudley dovesse dirgli. Si prese il tempo per osservarlo con calma, prima di accennare un sorriso e salutarlo. Era sempre stato grosso, da quando era bambino, ma da adulto era fuori proporzione anche per il mondo della magia. Pareva incrociato con un gigante, ma non aveva l'altezza di Hagrid, solo il peso, semmai. Sul viso aveva cercato di farsi crescere una barbetta biondiccia, per celare almeno parzialmente il mento quadruplo che aveva, ma il risultato era solo di far risaltare meglio le pieghe, ed in ogni caso non gli cresceva abbastanza peluria per coprire tutto quel viso. Gli occhi chiari erano acquosi e sfuggenti, e dimostrava ampiamente di sentirsi a disagio in quel posto. Era vestito sobriamente, in compenso, con pantaloni eleganti, giacca e persino cravatta, che parecchi maghi guardavano con estrema curiosità. Persino ora Harry, ormai abituato da sempre alla veste da mago, si sentiva leggermene a disagio, ad osservarlo.

Tom arrivò a posargli davanti la burrobirra che gli aveva ordinato al bancone, poi l'oste sorrise a Dudley, chiedendogli: “E per te, l'acquaviola come un tempo? Sai Harry che tuo cugino veniva qui quasi tutte le settimane, quando era ragazzo? Mi chiedeva di te, ogni tanto...” annuì l'uomo. “Doveva esser molto fiero di averti come cugino, sai?”

Harry spalancò gli occhi e la bocca, mentre il cugino di fronte a lui cambiava colore, passando dal pallido semicadaverico al rosso fosforescente.

“Davvero?” chiese incuriosito, trattenendosi a stento dal mettersi a ridere.

Dudley evitò di rispondere, imbarazzato, chiedendo una burrobirra a Tom. Quando l'uomo si fu allontanato, tornò a guardare il cugino, che lo fissava perplesso.

“Ecco... venivo a vedere com'era il mondo magico, sai... ero curioso... papà e mamma non lo hanno mai saputo.” mormorò. Si passò una manona simile ad una zappa sul viso ed Harry notò che era screpolata e callosa, come le mani di chi facesse lavori manuali.

“Ti chiederai perché ho cercato, immagino...”

“Sì, infatti.” Harry era deciso a non rendergliela semplice e tacque, attendendo che l'altro decidesse di sputare il rospo. Lo osservò agitarsi sulla sedia e sobbalzare perfino quando l'oste tornò con il suo bicchiere, poi l'omone infine si decise.

“Non so da dove cominciare. È un'eternità che non ci vediamo, vero?”

“Infatti. Dalla sera in cui vi hanno portato in salvo, per l'esattezza.”

“Esatto. Ci hanno detto che hai sconfitto quello là, quando ci hanno riportati a casa, praticamente un anno dopo.”

Harry annuì.

“Sì, è morto. Non avete più nulla da temere dal mondo magico.”

“Già... bene. Non ce ne avete altri, come lui, vero?”

“No. Lui bastava ed avanzava per tutti.”

L'omone annuì, visibilmente sollevato. Prese fiato un paio di volte, aprendo e richiudendo la bocca. Si agitava sulla sedia come se fosse coperta di spine e la cosa cominciava ad andare per le lunghe.

“Perché mi hai cercato, Dud? Dopo dieci anni non so immaginare un motivo per il quale tu voglia rivedermi, sinceramente.” disse infine.

“Per mio figlio.”

Harry alzò le sopracciglia, sbalordito. Non aveva mai pensato a suo cugino in quegli anni, e quando ne aveva avuto notizie aveva ricordato solo l'adolescente rissoso e grossolano che aveva conosciuto, senza pensare che il tempo era passato anche per lui, e gli venne da ridere a pensare che nel frattempo potesse essersi sposato ed aver messo su famiglia. La sua espressione doveva esser talmente trasparente che l'altro avvampò nuovamente.

“Già, anche un bullo come me può mettere la testa a posto, sai?” disse, quasi risentito.

Il mago alzò le mani, sulla difensiva, ma prima che potesse parlare l'altro continuò, affondando una manona in una tasca da cui estrasse un palmare ultimo modello. Trafficò con esso e poi lo girò, mostrando lo schermo al cugino. Un bambinone, identico per colori e stazza al padre gli sorrideva dallo schermo, ma con qualcosa di più dolce e persino più intelligente negli occhi.

“Si chiama Robert. Robert Lewis Dursley. Ma è Bobby per tutti.” disse il babbano, il viso che si apriva in un sorriso di enorme orgoglio paterno.

“È così in gamba, sapessi.. ha preso tutto da sua madre, a parte le dimensioni.”

Girò nuovamente il palmare e quando tornò a mostrarlo al cugino, una serie di foto stavano scorrendo sullo schermo. Il piccolo giocava al parco, su un girello, con un padre illuminato da una luce gioiosa che Harry non gli aveva mai visto in viso in vita sua.

“E questa è Sarah. Mia moglie.” disse, indicando una delle donne più belle che Harry avesse mai visto in vita sua. Dudley guardava le foto, un sorriso bambinesco in viso, gli occhi colmi di un amore sconfinato. Era una donna alta, bionda, con curve mozzafiato ed un sorriso da fotomodella.

“Io... non avrei mai pensato di meritarmi una donna così. Le ragazze non guardavano mai quelli come me a scuola, sai? Mi evitavano con cura, fino all'università.” Alzò lo sguardo sul cugino, che lo guardava dubbioso. “Ho fatto solo un anno... papà insisteva tanto che mi iscrivessi ad ingegneria, ma è stato disastroso... lo sapevo, anche alle superiori vivacchiavo, se non fosse stata la mamma avrei ripetuto infinite volte gli anni, ma sai.. non la puoi fermare quando vuole qualcosa. Ma all'università non ce l'ho fatta in alcun modo.” Fece spallucce. “Sono andato a lavorare con papà, e poi ho racimolato i soldi per aprire una impresa edile. Ora faccio il costruttore, e spesso lavoro in cantiere con i miei operai. Preferisco far le cose con le mani che con la testa, sai...” Sorrise, mesto.

Harry lo fissava senza parlare, troppo stupito per poter ribattere.

“Lei l'ho conosciuta il primo ed unico anno che ho passato all'università. Una sera l'ho difesa da uno scippatore che voleva portarle via la borsetta. Da allora non ci siamo mai più persi di vista e un anno dopo le ho chiesto di sposarmi. Non pensavo che mi dicesse di sì.”

Spiegò, toccando di nuovo il palmare. Apparvero le foto del matrimonio e Dudley sembrava un'altra persona. Era trasfigurato, guardava la donna bellissima vestita da sposa al suo fianco con una felicità indescrivibile negli occhi, era palese che la venerasse addirittura. Harry si rese conto che se anche nelle foto del suo matrimonio con Ginny erano entrambi raggianti di gioia, non potevano nemmeno lontanamente competere con la totale ed assoluta gioia che pareva trasparire dal volto del cugino. Era qualcosa di ultraterreno, come se si stesse sposando con un angelo sceso in terra. La moglie era felice, ma era più normale, lui in tutte le foto sembrava trasognato. Dudley restò sovrappensiero a guardare le foto, dimentico di tutto, per qualche istante, con un sorriso sognante sul viso, poi tornò ad incupirsi quando apparve una foto del figlio neonato, nelle foto successive.

“Vedi... io temo che...” sbuffò, arruffandosi i capelli con una mano, mentre con l'altra spegneva e riponeva l'oggetto in tasca.

“Temo che Bobby sia come te.” disse tutto d'un fiato.

Harry fece tanto d'occhi e poi, senza riuscire a reprimersi, cominciò a ridere a crepapelle.

“Oddio scusa” disse, cercando di ricomporsi, mentre guardava l'altro accendersi di rossore, sempre più vicino all'auto combustione spontanea.

“Ecco... lo sapevo che era una pessima idea” Borbottò.

“No no!” disse Harry, allungando una mano a trattenerlo, visto che si stava già alzando. “Scusa, perdona, ma mi hai preso completamente alla sprovvista.” Sorrise, ricomponendosi. “Ma come fai a dire che è un mago? Quanti anni ha?”

L'omone si risedette, sbuffando rumorosamente. Tornò a fissare il cugino e dopo un sospiro ricominciò a spiegare.

“Sette... e fa come facevi tu a quell'età. Sposta le cose, se non gliele dai, e poi...” Fece girare lo sguardo nel locale, come se cercasse un appiglio. “Due settimane fa lo abbiamo portato da un barbiere... ma il taglio non gli è piaciuto per niente. Ha pianto tutto il pomeriggio, lamentandosi che non li voleva così corti e non ha smesso fino a sera, dicendo che li rivoleva come prima. E la mattina dopo...” L'uomo raggiunse un'ulteriore ed impossibile tonalità di rosso ed Harry temette sinceramente di vedergli andare a fuoco le orecchie.

“Gli erano ricresciuti?” Chiese.

Dudley annuì, con un'espressione comicamente tragica in viso.

“Io volevo chiederti... ecco...” Si passò le mani nei capelli e sul viso, impallidendo. “C'è una cura, per questo? È possibile farlo diventare norm...” Si interruppe, vedendo il cugino fulminarlo con gli occhi. “Come me, ecco.”

“No, Dud. Non è una malattia che si possa curare. È un dono, come saper dipingere o saper suonare.”

“Ma tu come fai a saperlo? Hai mai provato a non essere un mago?”

“E tu hai mai provato a non essere..” Si trattenne dal dire idiota, e soggiunse “Dudley?” concluse furioso, sentendosi avvampare a sua volta. “Se tuo figlio è un mago devi solo accettarlo, e fare quello che è meglio per lui!”

“Ci sto provando!” esclamò l'altro accalorandosi. “Hai figli tu? Lo sai cosa si prova?”

“Sì! Ne ho due, se proprio vuoi saperlo, so benissimo quello che si prova!”

Dudley lo guardò stupefatto. Anche per lui Harry era rimasto lo strano che conosceva da ragazzino e non gli passava nemmeno per la mente che una ragazza potesse guardarlo. Ma il tempo era passato per entrambi e si rese conto che effettivamente Harry era diventato persino un bell'uomo, a differenza di lui stesso, che era solo diventato un elefante bipede e con poca proboscide, in proporzione. Annuì, di nuovo imbarazzato.

“Allora forse puoi capirmi... io non voglio che Bobby faccia la vita che hai fatto tu.” Abbassò lo sguardo a osservarsi con estrema cura le manone. “Ti abbiamo trattato in maniera ignobile, lo so... e non voglio che il mio piccolino faccia quella vita. Io... i miei non lo sanno ancora, sai? Ho fatto in modo che non si accorgessero delle sue piccole stranezze. Solo io e Sarah ce ne siamo accorti ed è stata lei a volere che ti incontrassi, quando le ho raccontato di te.”

“Le hai raccontato di me?”

“Sì. Dovevo spiegarle in qualche modo, no? Le ho detto che sei un mago, ed anche bravo, a detta della tua gente... sei famoso, no? Magari tu sai cose che gli altri, normali.. non sanno.” mormorò, la voce che scendeva sempre di più.

Harry rimase a guardarlo sbalordito, la bocca spalancata, senza emettere suono. Non sapeva che dire. Oltretutto lo aveva appena sentito ammettere di esser stato trattato in maniera orrenda per tutta la propria giovinezza ed era qualcosa che superava ogni sua aspettativa. Era talmente sorpreso da essersi completamente dimenticato di dov'erano e fu solo il rumore di un bicchiere infranto per terra, dietro il bancone, a riportarlo alla realtà. Avrebbe tanto voluto portarsi dietro Hermione, in quel momento. Lei avrebbe capito, avrebbe saputo cosa dire, ma lui non aveva idea di come comportarsi. E sopratutto, che cosa voleva Dud da lui? Che cancellasse con un incantesimo i poteri di suo figlio? Ma stava scherzando?

“Ma come puoi.. come puoi pensare di venirmi a chiedere di cancellare i poteri di tuo figlio?” chiese accalorandosi.

“No, non fraintendermi!” Disse l'altro, alzando occhi e mani, sulla difensiva. “Io voglio solo sapere se è possibile, se c'è altra scelta a parte mandarlo alla tua scuola... voglio solo sapere se può avere una vita normale...”

“Ma certo che può! Anche da mago condurrà una vita normalissima, sai? Come me, studierà, avrà una moglie, dei figli, un lavoro...”

“E non dovrà combattere contro maghi oscuri?” chiese Dud, la voce che tremava, svelando la sua vera preoccupazione.

“No, Dud... quello è toccato solo a me.” Rispose freddamente.

“Harry, cerca di capirmi... io non ne so niente del tuo mondo, di come vivi, di cosa fai... conosco solo i pregiudizi dei miei, e li conosci bene anche tu, insomma... ma io ora ho bisogno di capire veramente, per il bene di Bobby!” Agitava le mani, parlando, e cominciava a sudare, malgrado la temperatura mite del locale. “Voglio capire se potrà esser felice lo stesso. Ti ho visto solo soffrire quando tornavi da quella scuola, ho il terrore che possa soffrirne pure lui, capisci?”

Gli occhioni acquosi dell'omone si inumidirono, svelando queste paure ad un parente che aveva sempre trattato come un reietto. Non ne aveva mai parlato completamente nemmeno con Sarah, e man mano che parlava con Harry cominciava a capire realmente tutto quello che temeva per il suo amatissimo figlioletto.

Harry si strinse le braccia attorno al corpo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Il locale pareva essersi fatto più silenzioso da quando avevano cominciato a parlare ed ora si accorse che non era affatto così, quando permise alla propria attenzione di tornare sull'ambiente che li circondava. Era ora di merenda, ed il locale si era riempito di streghe che prendevano il tè, spettegolando sulle ultime notizie e sugli acquisti appena fatti in Diagon Alley, nascosta dietro un muro di mattoni nel retro del locale. Era vero, Dud non sapeva nulla della normalità della vita magica. Non sapeva che sotto sotto, magia a parte, era un mondo come quello babbano, fatto di piccole cose quotidiane, il lavoro, la famiglia, i figli, matrimoni, divorzi, eventi grandi e piccoli in tutto e per tutto identici a quelli che accadevano nel mondo dei babbani. Prese la decisione senza pensarci troppo. Si alzò, facendo cenno all'altro di seguirlo.

“Vieni, te lo voglio mostrare, il mio mondo... voglio che tu lo veda con i tuoi occhi.”

..... segue!

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Capitolo 2
*** Diagon Alley ***


I due arrivarono di fronte al muro e si fermarono. Dudley non capiva, non sapeva cosa ci fosse dietro quel muro e guardava il cugino perplesso. Harry si fermò, prima di aprire il passaggio verso Diagon Alley.

“Vedi Dudley... io ci soffrivo moltissimo a tornare a casa, perché il mondo magico è diventato la mia vera casa, dal primo momento in cui ho visto questo posto. Ogni volta che tornavo da voi mi sentivo esiliato dal posto a cui appartenevo realmente. Avrei preferito mille e mille volte farmi strappare un braccio che tornare a casa vostra, perché questo è il mio mondo. Il posto a cui appartengo.” concluse, estraendo la bacchetta e toccando certi mattoni.

I mattoni si spostarono silenziosamente ed il mormorio di centinaia di voci emerse, prima di poterne vedere l'origine. Una folata di aria li avvolse, profumata di incenso ed erbe aromatiche e zucchero candito e filato, come se fossero davanti alla porta di un bazaar o di un lunapark. Una lunga strada affollata si aprì di fronte a loro, affollata di cappelli appuntiti da mago, di tutti i colori possibili. Gente abbigliata da mago camminava senza quasi guardarli, quando si affacciarono sulla via. L'apertura nel muro si chiuse alle loro spalle, appena l'ebbero oltrepassata. Vi erano negozietti su entrambi i lati, e di fronte ad essi erano posati gli oggetti più strani, in esposizione. Nessuno parve far caso alla coppia che entrava, ed Harry prese il cugino sotto braccio, per farlo smuovere dall'entrata. La sua celebrità venne subito loro incontro, quando molti, tra maghi e streghe, si girarono a salutarlo, sorridendo, man mano che si inoltravano nella via. Dudley non credeva ai propri occhi, non emetteva più nemmeno un suono. Guardava ogni vetrina con occhi spalancati e quando arrivarono di fronte al negozio di animali, si attaccò alla vetrina con entrambe le mani, ad osservare i gufi messaggeri e le gabbie piene di animali di tutti i generi.

“La tua civetta.... dio quanto te l'invidiavo, Harry, era bellissima. Ce l'hai ancora?” chiese con un fil di voce.

Harry sorrise, e scosse la testa.

“Purtroppo no. È stata una delle vittime di Voldemort, disgraziatamente. Ora ho un barbagianni, piuttosto bizzoso, devo ammettere. Ma Edvige mi manca molto...”

«Ha ucciso anche la tua civetta?» L'omone strabuzzò gli occhi. «Ma sei sicuro che non possa più tornare?»

Harry sorrise alla domanda. Dio sapeva se non gliel'avevano rivolta tutti quelli a cui aveva raccontato la sua storia, negli ultimi dieci anni. Giornalisti, scrittori, conoscenti, colleghi appena conosciuti... tutti, malgrado avessero saputo della battaglia ad Hogwarts, e del successivo funerale del Signore Oscuro, a cui aveva addirittura presenziato, volevano essere rassicurati che ormai l'incubo fosse veramente finito. Soprattutto coloro che la prima volta avevano faticato a credere nel suo ritorno, ora temevano di vederlo tornare. Nel suo ufficio di Auror arrivavano ogni giorno segnalazioni del suo avvistamento, tutte false, ovviamente. Era come quel cantante babbano di cui parlava ogni tanto Hermione, quel Prestley, i cui fan erano convinti avesse finto la sua morte per potersi godere i soldi senza il peso della fama, e non si rassegnavano alla sua morte. In senso opposto, la sua celebrità aveva reso Voldemort più immortale di quanto non fosse stato veramente, e la paura lo faceva vedere ovunque. Scosse la testa.

“Non ti devi preoccupare, Dud.. posso garantirtelo io e possono dirtelo anche quelli che erano con me quando è morto: non tornerà mai più.” Istintivamente si portò una mano alla fronte, ad accarezzarsi la cicatrice. Non gli aveva mai più fatto male, da quel giorno, e quella era la sua maggior sicurezza.

Harry non sapeva bene dove portarlo, e lo seguì mentre il babbano si incuriosiva a guardare tutte le vetrine, facendogli da cicerone, finché non arrivarono di fronte al negozio dei gemelli Weasley, ora gestito da Ron e da George, il sopravvissuto della coppia. Stava aprendo la porta, quando una voce femminile lo chiamò. Alle loro spalle, una bella donna, alta e magra, con un gran cespuglio di capelli fulvi e ricci, stava arrivando con la mano alzata a salutarlo ed un ampio sorriso in volto.

“Hermione!” Sorrise di rimando Harry. “Non ci crederai ma stavo giusto pensando a te, pochi minuti fa... ti ricordi di mio cugino Dudley Dursley? Non ricordo se vi siate mai incontrati...” Disse, girandosi a presentare il cugino.

“Non credo ci siamo mai incontrati, no... ma ho molto sentito parlare di te” Sorrise, allungando una mano a stringere l'enorme zampa di Dud. “Piacere di conoscerti! Come mai in visita a Diagon Alley?”

“E-ecco, io...” Balbettò, stringendole la mano. “Ho chiesto a Harry dei consigli... e, ecco...”

“Pare che suo figlio sia un mago! E visto che dovrà andare a Hogwarts, ho pensato bene di fargli vedere il quartiere magico, così può farsi un'idea del nostro mondo...”

“Ma davvero?” La donna guardò l'amico, le sopracciglia alzate e gli occhi che parevano volerle uscire dalla testa. “Straordinario! Vedrai Dudley, a tuo figlio piacerà la nostra scuola! Sono anche io figlia di babbani, sai?” Sorrise all'omone, che stava arrossendo nuovamente. “Quando ho scoperto di essere una strega i miei sono stati entusiasti della notizia... certo, non è stato facile adattarsi alle caratteristiche di questo mondo, ma non sarà difficile, vedrai... quanti anni ha tuo figlio? Magari andrà a scuola con qualcuno dei nostri...” cercava di metterlo a suo agio, intenerita dal palese imbarazzo del gigante, che continuava a guardarsi attorno tra il terrorizzato e l'affascinato.

“Ha sette anni. Bobby. Si, ecco... e fa già come lui.” concluse indicando il cugino. “Fa volare le cose, rompe i bicchieri senza toccarli...”

“Si fa ricrescere i capelli quando il taglio nuovo non gli piace...” Ridacchiò Harry, che aveva raccontato quell'episodio all'amica mille anni prima, a scuola.

Dud annuì, sorridendo ed aggiungendo ancora un velo di cremisi alla sua carnagione.

“Sto cercando di capire come fare, con lui... come vivete? Cosa fate di normale?” chiese, poi intercettò un'occhiataccia di Harry ed abbassò lo sguardo, passandosi la manona tra i capelli. “Insomma, com'è la vita dei maghi? Come si fa a crescere un piccolo mago, se sei un babbano e di magia...” non terminò la frase, non sapendo che aggiungere. Non poteva dire all'amica di Harry che li aveva sempre considerati dei mostri, esattamente come i suoi gli avevano insegnato.

“Non siamo dei mostri... siamo persone normali, Dudley. Ci facciamo delle famiglie, lavoriamo, esattamente come i babbani. E possiamo agevolmente abitare i due mondi, ed io, come tantissimi maghi e streghe che arrivano da famiglie babbane possono dimostrare. Ma che ne dite se entriamo in negozio? Ci facciamo offrire un tè da mio marito e facciamo due chiacchiere con tranquillità.”

Il negozio quella mattina era semideserto, era il periodo di Pasqua e non erano in molti a comprare scherzi, senza contare che spesso gli acquisti venivano fatti via posta, più che al bancone, per rispettare l'anonimato di chi richiedeva oggettistica speciale. Dietro al bancone, seduto su uno sgabello, intento a leggere il giornale, c'era l'amico storico di Harry ed ora marito di Hermione. Era diventato alto e robusto, con gli anni, quasi più dell'altissimo George, sempre magro come un lampionaio. Questi era intento a impacchettare qualcosa che cinguettava, ed insieme commentavano le notizie di sport, quando videro i tre entrare in negozio.

“Buongiorno!” Esclamò Ron, che sapeva dell'incontro di Harry con il cugino, il solo con cui l'auror aveva voluto confidarsi. “Non immaginavo di vederti arrivare, Harry...”

Harry rispiegò la situazione, mentre Dudley avrebbe tanto voluto seppellirsi sotto un paio di metri di terra. Era ormai talmente rosso che scaldava la stanza. I due fratelli non trattennero l'ilarità a sentir narrare la scoperta del piccolo mago in famiglia, e risero fin quasi alle lacrime, malgrado Hermione cercasse in tutti i modi di frenarli, per non umiliare ulteriormente Dudley. Non era il caso che l'omone incrementasse i suoi pregiudizi, visto che ora c'era di mezzo anche un bambino, ma fu Harry a riuscire a riportare tutti alla calma.

“Sentite,” Disse, “Mio cugino è venuto a cercarmi per capire meglio il nostro mondo, ora che grazie a Bobby dovrà frequentarlo pure lui, che ne dite di mostrarglielo, invece di ridere?”

“Giusto, Harry!” Disse George, “Io direi di iniziare proprio da noi. Che cosa vuoi sapere, Dud? Noi proveniamo da una famiglia di maghi, puoi chiederci qualsiasi cosa.”

Si spostarono nel retro del negozio, dopo aver esposto il cartello di torno subito alla vetrina, e prepararono bevande calde per tutti, mentre si accomodavano attorno al tavolo che i due rossi usavano per pranzo, quando non tornavano a casa per il troppo lavoro in negozio.

“V-veramente io avrei da chiedere a lei...” Disse indicando vagamente Hermione. “Tu sei quella che è stata nella situazione di Bobby, giusto? Sei figlia di gente come me, come hanno fatto i tuoi?” Chiese, guardandola da sotto in su, i piccoli occhietti che cercavano comprensione.

“La cosa più difficile sai cos'è stata, Dudley? La lontananza. Sapermi lontana per così tanti mesi, era difficile per loro tanto quanto per me. Ed agli inizi non fu facile comprendere il mondo dei maghi, anche perché a differenza tua non avevamo qualcuno che potesse spiegarcelo. Le differenze sono tante, è vero, ma sono facilmente superabili, con qualcuno che ti guida.” Disse Hermione con calma, meditando ogni parola. Dudley la guardava a bocca aperta, senza perdersi nemmeno una sillaba. “Quando siamo venuti qui per la prima volta ero quasi più spaventata io di loro, sai? Mi terrorizzavano tutte le stranezze che vedevo, scope volanti, calderoni, bacchette magiche... cose che fuori dal mondo magico sono solo favole, qui sono reali, questo mi ha spaventata più di tutto. Eppure quando ci sono entrata dentro, è stato meraviglioso. Ora non saprei nemmeno pensare di vivere senza la magia. È stato un dono meraviglioso, veramente.”

Dudley stava lasciando raffreddare la tazza di caffè di fronte a sé, incapace di parlare. Si girò a guardare Harry, interrogativo.

“Tu.... eri venuto qua con quel gigante, vero? Non te l'ho mai chiesto. Come è stato venire qua per la prima volta?”

Harry sorrise, prima di rispondere. Prese fiato e lasciò che la sua mente si riempisse di ricordi. Era come se fosse successo il giorno prima.

“Un luna park, Dud.... incrociato con il paradiso. Non so darti l'idea di come mi sono sentito. Da un lato, è vero, ero spaventato anche io. Dall'altro..... Dio del cielo. Come faccio a spiegartelo? Lo sapevo di esser strano, mi ci avete fatto sentire tutta la vita, tu ed i tuoi. Strano, indesiderato. Ma qua... ero normale. Ero speciale, è vero, a modo mio, per il mio nome, per il mio passato, ma in un modo diverso da come mi sentivo a casa. La mia difficoltà non è mai stata adattarmi al mondo magico, ma tornare a casa da voi. Trovarmi diviso tra due mondi, uno che mi respingeva ed uno in cui avrei voluto passare ogni istante della mia vita, malgrado all'epoca fosse molto più pericoloso di ora, sopratutto per me.”

Dud strinse le labbra, annuendo ed abbassando il testone. Sospirava, sbuffava. Prese il fiato un paio di volte, cercando di parlare, ma si vedeva che non era abituato a farlo.

“Io... mi spiace, Harry. Non deve esser stato facile, per te. Io non l'ho mai capito, quanto male ti stavano facendo i miei. E quanto te ne ho fatto io. Giusto adesso, che vedo Bobby fare tutte quelle cose....” Si agitava sulla sedia, come se fosse fatta di sassi aguzzi. Il faccione era un insieme di macchie di tutti i colori, come se la sua epidermide non sapesse più che colore assumere per star dietro a tutte le emozioni che provava. “Per questo ho voluto cercarti. Non voglio assolutamente che mio figlio soffra quello che hai sofferto tu. I miei...” Prese fiato, lo trattenne nei polmoni, per qualche minuto. “Sbagliarono, con te furono dei mostri: non si trattano così i bambini.” Disse, tutto d'un fiato. Si passò una mano sul viso, cercando di nascondere le lacrime che minacciavano di spuntargli dagli occhi.

Harry era come paralizzato. Mai in tutta la sua vita si sarebbe aspettato quelle parole dal cugino. Gli Weasley tacevano, imbarazzati, e fu Hermione a cogliere l'attimo.

“Ora che lo hai capito, Dudley, potrai evitare di fare lo stesso errore con tuo figlio. Questo è lodevole.” Annuì, battendo una mano sulla robusta spalla dell'uomo. “Perchè non venite tutti e tre, tu, tua moglie, tuo figlio a farvi un giro a Diagon Alley, nei prossimi giorni? Pian piano tu e tua moglie potrete conoscere meglio il nostro mondo, ed il tuo piccolo potrà cominciare a capire cosa lo aspetta.”

Guardò significativamente Harry, che dopo qualche istante capì dove voleva andare a parare.

“Ottima idea! Possiamo vederci con Ginny ed i nostri bambini, non sarebbe male se conoscesse i suoi parenti, finalmente, ti pare?”

Dudley finalmente sorrise. Mosse il testone per annuire, grato.




Grazie per tutte le recensioni. Sarà lunga aggiornare questa storia perchè ho veramente poco tempo per scrivere, ma abbiate fiducia, non me la dimentico! 

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Capitolo 3
*** Conclusione. ***


Lo so.. sono passati circa duemila anni da quando ho incominciato questa storia e nessuno di sicuro se la ricorda più, ma è giunta l'ora di finirla. Per cui ecco finalmente l'agognata conclusione! Spero che il tempo non abbia creato troppe aspettative, è solo una piccola storia, dopotutto..

Harry riaccompagnò il cugino al pub e si salutarono promettendosi presto notizie... che Dudley attese con ansia per giorni, temendo che Harry invece non volesse più farsi sentire, covando rancore nei suoi confronti e meditando qualche ritorsione. Quando si era quasi convinto che il cugino lo avesse dimenticato, invece, vide arrivare a colazione una civetta candida, uguale a quella che Harry possedeva un tempo, che si posò sul davanzale della finestra in cucina, guardando interrogativa gli umani intenti a mangiare. Sarah e Bobby si spaventarono quasi più della sua reazione entusiasta che della strana apparizione. Dudley saltò in piedi, gridando di gioia e fece entrare la civetta in casa come se si trattasse di un ospite di sangue reale.
L'animaletto aveva una lettera attaccata alla zampa, che Dudley cercò di leggere ad alta voce, impappinandosi ad ogni riga per l'emozione.

"Caro Cugino,
è ora di riunire le nostre famiglie e di conoscerci meglio. Se per voi non è un problema, verremo a prendervi il prossimo sabato mattina, e vedremo di passare un week end a Hogsmeade. Si tratta di un paese interamente abitato da maghi, a due passi dalla scuola di Hogwarts, così potrete anche vedere com'è fatta la scuola a cui andrà tuo figlio quando gli arriverà la lettera. Ci saranno anche Ginny, mia moglie, e ci saranno anche i nostri due figli, James e Albus, e gli Weasley, Ron ed Hermione. Non dovrete far altro che farvi trovare pronti alle 11. Se ci sono problemi, basta che scrivi una risposta e la consegni alla civetta, altrimenti puoi tenerla.. è il mio regalo personale per tuo figlio, si chiama Arlette, ed è molto docile.
A presto!
Harry."

Dudley si sciolse quasi in lacrime, guardando la civetta e passò la giornata a raccontare per l'ennesima volta la visita a Diagon Alley.
La mattina designata si rese però conto che la loro casa non aveva un camino funzionante, e stava per mandare Arlette da Harry, quando sentirono bussare alla porta. Si trovarono davanti un sorridente Harry, alle spalle del quale era una macchina, una semplice auto babbana.. Dudley guardò sbalordito il mezzo, domandandosi come potevano starci tutti dentro, salvo accorgersi, una volta entrati, che era molto più grande dentro di quanto apparisse da fuori, ed andava scandalosamente veloce, ma pareva che le altre auto nemmeno la vedessero. L'autista, un mago vestito da babbano, la guidava senza quasi toccare i pedali e Dud ci mise un poco a comprendere che era stata evidentemente incantata.
Le due famiglie si salutarono entusiaste... Ginny era palesemente incinta, e si mise immediatamente a chiacchierare con Sarah, cercando di farla sentire a suo agio, ma le due donne parvero intendersi fin da subito. Harry e Dudley cominciarono a chiacchierare, ma finirono presto ad osservare i bambini fare amicizia.
Erano tutti più o meno coetanei, Bobby con i suoi sette anni era coetaneo di James, mentre Albus era di poco più piccolo. Si guardarono incerti per un po', indecisi su come affrontarsi.. avevano scoperto da poco di esser parenti, ed Harry era stato bersagliato di domande a cui non sapeva come rispondere, e quando si trovarono accalcati in quell'auto saltarono fuori bizzarre timidezze. Infine fu James a rompere il ghiaccio, chiedendo al cugino con che giochi giocava, e Bobby fu fiero di sfoggiare la PSP, che insegnò immediatamente ad usare. Poco dopo gli adulti furono costretti a tacere sovrastati dalle chiacchiere dei bambini, che parvero recuperare in poche ore anni di conoscenza perduta.
L'arrivo al paese fu altrettanto rumoroso. Questa volta furono i figli di Harry ad incaricarsi di far conoscere al cugino i giochi e le caratteristiche del mondo magico, correndo da tutte le parti seguiti dai parenti. La coppia babbana era stralunata, si guardavano attorno con occhi spalancati, come se fossero finiti in una Disneyland ancor più straordinaria perchè reale. Ginny si incaricò di spiegare ogni particolare ad una Sarah praticamente incapace di chiudere la bocca e gli occhi dallo sbalordimento, mentre Dudley pareva più interessato a guardarsi ossessivamente le scarpe.
"Tutto bene, Dud?" Chiese Harry, preoccupato dalla reazione del cugino.
"Sì.. tutto bene, Harry." rispose. Alzò il viso, sorridendo imbarazzato. "È meraviglioso il tuo mondo, sai? Devo solo abituarmici.. ma guarda..."
Allungò il ditone indice in direzione dei bambini, che ridevano davanti alla vetrina di Mielandia.
"È bellissimo vederli insieme. Non avrei mai immaginato. I tuoi figli sono splendidi.. e paiono tanto felici, sai?" Respirò profondamente, più sollevato. "Sono contento di questo incontro.. ora forse mi passerà la paura che possa essere una cosa brutta..." alzò le manone, per prevenire una risposta negativa da Harry. "Non fraintendermi. Lo so che non è brutto esser mago.. avevo paura si spaventasse, sai? Bobby è un bambino tanto dolce... Ma lo vedo, siete persone felici, per bene. Tua moglie è.. dolcissima. Grazie, davvero."
Il mago posò una mano sulla spalla del cugino.
"Non temere, ho capito... per questo volevo ci incontrassimo." Sorrise, precedendo Dud all'interno di Mielandia, dove i ragazzini si erano praticamente lanciati sui banchi ricolmi di dolci. "Solo vedendo con i tuoi occhi potevi capire. Sono sicuro che Bobby si troverà bene nel mondo magico.. e non devi temere, il Ministero della Magia ha da sempre dei piani di aiuto per le famiglie babbane con bambini magici, per aiutare a comprendere meglio. Quando andremo in albergo ti darò una serie di libri studiati proprio per potersi avvicinare al nostro mondo, sono distribuiti gratuitamente proprio alle famiglie nella vostra situazione. Ho scoperto lavorando al Ministero che li avevano mandato anche ai tuoi, sai? Probabilmente li hanno distrutti appena arrivati, ma sarebbero stati di aiuto... e sono sicuro saranno di aiuto a voi due."
Alzò lo sguardo su Sarah e Ginny. Erano state raggiunte da Hermione, che si trovava già ad Hogsmeade, presso l'altro negozio dei fratelli nel paese, ed ora stavano amabilmente chiacchierando.
"Sono anche io contento che tu abbia deciso di affrontare in questo modo il fatto che Bobby sia un mago.. sei stato in gamba, devo riconoscertelo, ad affrontare la cosa in modo diverso dai tuoi."
"Grazie..." Sorrise l'omone. "Non sapevo che fare, i primi tempi... ma il suo benessere è la cosa più importante, per me. E Sarah mi avrebbe ucciso, o peggio mi avrebbe lasciato, se lo avessi maltrattato per il suo dono."
"Dono.. esatto. Un dono, Dud, bravo. Sono orgoglioso di te."
Per la prima volta nella loro vita, i due cugini si guardarono con sincero affetto.
La giornata proseguì rapidamente ed il week end volò via a velocità supersonica, per la famiglia babbana, condotta dai maghi a visitare ogni negozio e locale della cittadina, fino alle porte di Hogwarts, dove non poterono ovviamente entrare, visto che era in corso l'anno scolastico, ma che poterono vedere in tutta la sua bellezza. Dudley ne restò affascinato e fu alquanto felice quando venne a sapere che anche le famiglie potevano andare in visita ai ragazzi, durante l'anno, sebbene non capitasse di frequente. Incontrarono anche Neville Paciock, professore di erbologia ad Hogwarts, che si lanciò in un'accurata descrizione della vita a scuola e raccontò anche con dovizia di particolare la battaglia di Hogwarts, omettendo il proprio ruolo, che fu raccontato da un entusiasta Harry.
Infine venne il momento di tornare a casa e le due famiglie si salutarono con calore, davanti alla villetta di Dudley.

Quando quattro anni più tardi James e Bobby cominciarono la scuola insieme, il giovane Potter nei Grifondoro e Bobby a Tassorosso, le due famiglie si trovarono al binario 9 3/4 con grande affetto, accompagnati dall'amicizia che avevano imparato a coltivare in quegli anni.
Harry e Dudley si abbracciarono, colmi di uguale orgoglio paterno, a guardare i loro bambini partire per diventare veri maghi.
Harry si toccò di nuovo la fronte... non gli aveva mai più fatto male la cicatrice, e questa era una cosa meravigliosa.

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