La mia strana vita vol.II

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ora del bagno ***
Capitolo 2: *** Un lavoro da baby sitter ***
Capitolo 3: *** All'aeroporto ***
Capitolo 4: *** Muffin ai mirtilli ***
Capitolo 5: *** Il blocco dello scrittore ***
Capitolo 6: *** Il cammino interiore ***
Capitolo 7: *** Sulle orme della normalità ***
Capitolo 8: *** La maschera ***
Capitolo 9: *** Chi é Jo? ***
Capitolo 10: *** Panico ***
Capitolo 11: *** Tra noi due... una sottile linea blu ***
Capitolo 12: *** L'invito ***
Capitolo 13: *** Gioie e dolori ***
Capitolo 14: *** La prima visita ***
Capitolo 15: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 16: *** Le verità nascoste ***
Capitolo 17: *** Bene... ci siamo ***
Capitolo 18: *** La ciliegina sulla torta ***



Capitolo 1
*** L'ora del bagno ***


 

DRIIIIIIIIIN!!!!

Ma dove cavolo é finita quella donna? Eppure mi aveva detto che era in casa!

DRIN DRIN DRIIIIIIIINNNNNNN!!!

Chi mi apre la porta non é la mia amica Minako ma suo figlio Mike di tre anni, nudo come un verme.

- Usagi acchiappalo devo lavarlo!- urla la mia amica da un punto imprecisato del suo appartamento. 

Mike mi guarda con puro terrore negli occhietti blu ereditati dalla sua mamma, cerca di svignarsela ma sono più veloce e lo acchiappo al volo.

- NO NON MI VOGLIO LAVARE!

Accidenti si dimena come un’anguilla!

E presa come un ippopotamo!

- Mike fai il bravo!- tendo di esser gentile e buona con lui... anche se non mi stupirei se questo bimbo fosse il figlio illegittimo di Osama Bin Laden – Ti devi lavare!

- NO! L’HO FATTO IERI IL BAGNO! – grida più forte tentando di aggrapparsi agli stipiti della porta.

- Mike ora basta! Ti devi lavare!- urla Minako uscendo dal bagno, é completamente bagnata.

- Minako ma cosa...

La mia amica si guarda i vestiti e sospira.

- Nel rincorrerlo sono caduta nella vasca.

Rido debolmente e trascino il piccolo Attila nel bagno, seduta sul fasciatoio, avvolta nell’accappatoio giallo c’é Akira la secondogenita di Minako e Takashi.

Mentre Mike é un possibile futuro kamikaze, Akira é la bambina più dolce, tranquilla e pacifica del mondo, ha ereditato tutto dal padre ovviamente, mentre il quel teppista di bambino ha lo stesso carattere esuberante di Minako.

- Mamma acqua splah!- ride Akira, ha solo un anno.

- Usagi puoi vestire tu Akira?- mi supplica Minako – Io tento di insaponare questo birbante.

- NO IL SAPONE NO!- grida nel frattempo Mike cercando di uscire di nuovo ma la sua mamma é pronta; lo afferra e inizia a strofinare con la spugna.

Intanto Akira allunga le braccia verso di me desiderosa di venire in braccio.

- Baccio zia Usa...

La prendo tra le braccia... é così leggera e fragile.

- Andiamo tesoro della zia, mettiamo il pigiamino?

- Zì! Quello con le ane!

- Va bene, andata per il pigiama con le rane. – le rispondo stringendola forte, é come una bambola.

Mentre vesto questo tesoro di bambina ripenso a quello che è successo negli ultimi tre anni. Minako e Rei hanno avuto un figlio, Mike e Shingo, Minako poi é rimasta incinta di nuovo e ha avuto Akira, Ami si é specializzata in neurochirurgia, Makoto e Jun sono in viaggio di nozze e io sono la signora Chiba da quasi due anni.

Beh, tutto sommato, la mia vita va alla grande!

Tra le varie cerimonie e i bambini nati questi anni sono passati velocemente, tutto procede nel migliore dei modi.

Sono felice.. chi l’avrebbe mai detto?

- La mamma e Mike hanno litigato ancora?- chiedo a Akira mentre le allaccio i bottoni della casacca del pigiama.

Lei annuisce vigorosamente.

- Mike non vuole bagno. Mamma dice Mike puzzone! – si mette le manine sul viso e inizia a ridere.

In quel momento entra Mike avvolto nel suo accappatoio blu e mi guarda.

- Mi sono lavato!- dice duro in viso – Anche oggi!

- Mike puzzone!- grida più forte Akira ridendo e puntando il dito sul fratello – Mike puzzone! Puzzone! Puzzone! – ecco la nuova cantilena di Akira.

Faccio un profondo respiro e tento di fare un sorriso il piccolo.

- Allora Mike... ti piace l’asilo? – dico cercando di non scatenare l’ilarità di Akira con altre parole poco consone per una bambina di un anno.

- No!- risponde deciso incrociando le braccia sul petto – L’asilo é una cacca!

Alzo gli occhi al cielo pronta per la canzoncina di Akira.

- Hai detto cacca!

Ecco lo sapevo..

- Cacca! Cacca! Cacca! – continua la bambina saltando sul lettino.

- Mike quante volte devo dirti che tua sorella ripete tutto quello che ti sente dire? – fa Minako esausta entrando nella cameretta e iniziando ad asciugare il bambino.

- Scusa mamma. – risponde lui abbracciandola.

Mike é tanto pestifero ma, in fondo, molto in fondo, é un gran tenerone, il classico mammone.

- Uffi! Anche io abbaccio! – borbotta la più piccola scendendo dal letto e abbracciando mamma e fratello.

Che scenetta tenera.

- E alla zia niente abbraccio?- faccio fingendomi offesa.

Mike mi salta addosso, sono così sorpresa che cado a terra con un tonfo sordo, poco dopo anche la piccola mi sta stritolando.

- Akira tanto bene a zia Usa...

- Anch’io. – echeggia Mike stringendo di più la sua presa... attorno al mio collo.

Tra poco morirò soffocata.

E’ stato bello conoscervi...

- Bambini basta. – viene in mio soccorso Minako togliendomi Mike di dosso – State strozzando la zia!

 

***

- I due terremoti sono a letto? –chiedo mentre Minako entra in cucina.

- Sì, - annuisce ricacciando indietro uno sbadiglio – oggi sono più scatenati del solito.

- Takashi quando torna?

Il compagno della mia amica é in viaggio per lavoro da due settimane.

- Domani. – risponde Minako versandomi del caffè nella tazza – E’ per questo che i bambini sono scatenati, sanno che domani arriva il papà.

Takaschi é un padre eccezionale... i bambini sono molto legati a lui.

Sorrido leggermente, sono proprio una bella famigliola felice.

Pensare che Minako aveva sempre detto di non volere figli, uno al massimo!

- Mike ha detto che l’asilo non gli piace. – dico dopo un po’.

Minako alza gli occhi al cielo.

- Che ti devo dire? Ha preso dalla sua mamma.. anche a me non piaceva andare a scuola!

Verissimo... come me d’altronde, arrivavamo a scuola sempre in ritardo e i voti non superavano mai la sufficienza... buono nei casi migliori.

Quando abbiamo detto ai nostri genitori che volevamo andare all’università hanno riso per una settimana!

E’ bello quando la famiglia sostiene le tue scelte...

- Allora. – mi dice seriamente Minako posando la tazza sul tavolo della cucina – Cos’é successo? Tu e Mamoru avete litigato?

- No... perché me lo chiedi?

- Perché non é da te piombare a casa mia di sera.

- Ma se ti ho chiamato? – ribatto lievemente offesa.

- Sì, ma tu non hai mai chiamato... di solito arrivi e basta.

- Pensavo che i bambini dormissero. – cerco di dare un peso alle mie ragioni, non posso esser educata una buona volta?

- Alle sette di sera? – domanda sospettosa alzando un sopracciglio.

Sospiro con le spalle al muro... tanto glielo avrei detto comunque.

- Volevo un consiglio Minako. – le dico seria e velocemente.

- Sentiamo: qual’é il problema?

- Tra due settimane é il nostro anniversario e io volevo fare qualcosa di veramente speciale. Avevo pensato di preparare una deliziosa cenetta.

Minako per poco non si stozza, tossisce furiosamente lanciandomi uno strano sguardo preoccupato.

- Perché lo vuoi avvelenare?

Socchiudo gli occhi minacciosa.

- Minako... vuoi che urli svegliando i due pargoli?

- No, ti prego! – si affretta a dire lei – Invece di cucinare, che entrambe sappiamo che non é il tuo forte, perché non gli prepari una sorpresa, una gita in un posto romantico magari. Sapessi come invidio voi coppiette...- fa lei con gli occhi sognanti – andare in giro soli soletti, le gite al tramonto. Ora il luogo più romantico che vedo io é il parco giochi!

Scoppio a ridere, Minako é sempre Minako!

- Ma se non riesci più a stare senza i tuoi bambini, anche quando vieni a cena da noi e li lasci da tua madre, chiami almeno due volte per sapere se hanno mangiato e se dormono!

- Cosa ci posso fare?- mi chiede alzando le spalle – Sono un po’ apprensiva!

- Sei solo una madre.. non é facile fare i genitori.

- E tu?- mi chiede improvvisamente con un sorriso malizioso.

- Io cosa? – faccio disorientata.

- Quando ti decidi a sfornare in piccolo Chiba?

- Ah beh... se fosse per Mamoru avremmo già fondato una squadra di calcio. – ammetto lievemente in imbarazzo.

I bambini piacciono molto a Mamoru. 

- Allora cosa ti frena?

Sospiro e guardo la mia amica.

- Non so se sono pronta ad avere un figlio.

 

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Capitolo 2
*** Un lavoro da baby sitter ***


Entro in casa e subito la prima cosa che mi accoglie é il profumo della cena che sta preparando il mio Mamoru.

Da quando ci siamo sposati non mangio più cibi surgelati, lui é un ottimo cuoco e prepara la cena tutti i giorni.

Ah che tesoro!

- Sono arrivata!- urlo appendendo borsa e cappotto sull’attaccapanni accanto alla porta d’entrata.

La casa dove viviamo é la mia, tra le due era la più grande e vicina al lavoro e poi, nell’ultimo periodo, prima che mi chiedesse di sposarlo, stava in pianta stabile da me, tornava nel suo appartamento solo per dare da mangiare ai pesci.

- Come sta Minako? – mi chiede uscendo dalla cucina.

- Stanca ma felice... domani torna Takashi. – gli rispondo dandogli un bacio sulla guancia – Questo bacio era da parte di Akira. – gli metto le braccia attorno al collo e gli do un bacio appassionato – E questo é da parte mia.

- Ah...- mormora ridendo sulle mie labbra – pensavo da parte di Minako!

Gli do un leggero pugno sul petto.

- Sto scherzando! Sto scherzando!  - ride stringendomi forte – La cena é pronta... ed é già molto tardi. Vieni a mangiare?

- Adesso non ho fame...

***

 

Che pace... che silenzio... non posso credere che stamattina ci sia tutta questa calma in ufficio.

- TSUKINO!!

Ho parlato troppo presto.

Mi sembrava strana questa quiete.

Se con il mio matrimonio pensavo di aver guadagnato anche un po’ di rispetto da  parte di Jérome mi sbagliavo di grosso, anzi i grandi capi hanno pure promosso boccuccia di rose responsabile di non ho capito bene cosa.  Detto in parole povere: se prima faceva il minimo indispensabile ora non fa più neppure quello e, di conseguenza, il mio lavoro è raddoppiato.

La vita é ingiusta.

Il terremoto che preannuncia il suo arrivo fa tremare le cornici che ho sul tavolo, già sotto il naso sento l’odore dei suoi sigari e, fortunatamente, ha cambiato marca, l’odore fa schifo lo stesso ma non é più così nauseabondo come prima.

Eccolo che entra... accidenti mi sembra ingrassato... come fa a passare dalle porte?

- Dovresti metterti a dieta Jérome. – gli dico ancor prima che lui possa aprire bocca.

- Fai meno la spiritosa. – grugnisce come un maiale portandosi davanti alla mia scrivania – Ho un compito per te. Deve venire da New York un uovo scrittore molto in gamba, voglio che pubblichi i suoi romanzi tramite noi. 

- E io che centro?

- Sta venendo in Giappone per scegliere l’editore ideale, é un pezzo grosso, famoso e molto bravo... Usagi voglio quello scrittore!

Alzo gli occhi al cielo... questa mi mancava!

- E, secondo il tuo cervellino malato, cosa dovrei fare per convincerlo a scegliere noi.

Vedo gli occhietti di Jérome illuminarsi pericolosamente, come se avesse un piano ben delineato nel suo cervello, un piano che, so già, non mi piacerà.

- Stargli alle costole, - mi dice come se fosse il piano più geniale che gli sia mai venuto in mente... bhe conoscendo quel lardone pervertito é veramente così – sii carina con lui, fagli capire che noi siamo i migliori nell’editoria.

Non posso credere alle mie orecchie.

- Scusa Jérome... cosa intendi per carina.

Il viso del mio capo diventa serio.

- Usagi... non mi interessa quello che farai con lui, portalo in giro, al cinema, puoi anche portartelo a letto basta che lo convinci a venire da noi!

- Jérome non voglio fare da balia ad uno scrittore viziato! – protesto scattando in piedi – Perché non lo fai tu? Sei il mio capo giusto?

Il ciccione tira una boccata dal suo sigaro cubano.

- Ho da fare. – mi dice semplicemente – In questo periodo ho parecchio lavoro.

- Tu hai parecchio lavoro? – urlo arrabbiata – Quelle attrici da due soldi che ti gironzolano intorno le chiami lavoro adesso?

- Usagi ho bisogno della persona con più esperienza e, per mia disgrazia, sei tu! Fattela andare bene perché ho già deciso.

- Mamoru lo sa?

So che é ingiusto... non dovrei nascondermi dietro mio marito, che tra l’altro e il capo di Jérome, e non dovrei neppure usarlo per minacciare una persona.

Ma, in fin dei conti, Jérome non é una persona.

E’ un ammasso di lardo e sudore che cammina e parla... beh parla... spara stronzate più che altro.

- Certo che lo sa!- mi risponde lui sicuro – Chi credi che mi abbia consigliato?

Ora sono confusa... Mamoru... il mio Mamoru, ha detto a Jérome di mandarmi a fare la baby sitter ad uno scrittore?

Non mi sembra possibile.

Corro nel suo ufficio, Mamoru sa bene che odio fare queste cose...

Il mio maritino é al telefono, seduto sull’angolo della scrivania, appena mi vede mi fa un bellissimo sorriso e un piccolo cenno con la mano. Annuisco e mi siedo sulla poltrona nera davanti alla sua scrivania.

- Sì, va bene... ho capito.. certo... farò il possibile...- alza gli occhi al cielo esasperato – ok... entro fine mese. Arrivederci. – mette giù la cornetta e mi guarda – Dimmi amore mio.

Non vorrei esser rude con lui, mi alzo, gli sorrido e mi avvicino a lui.

- Mamoru, - dico con quel tono di voce da cucciolo bastonato, quando faccio così mi sento molto stronza – hai detto tu a Jérome che devo comportarmi bene con un possibile nuovo scrittore?

La sua espressione é stupita... lo sapevo che Jérome mi aveva detto una palla!

- Jérome mi ho solo detto che c’é uno scrittore famoso che sta arrivando in città per pubblicare la sua biografia. Voleva un consiglio su come convincerlo a scegliere noi come editore e io gli ho detto di prendere il nostro uomo migliore e di convincerlo.

Sono basita... Jérome mi considera l’editore migliore?

- Ti ha veramente detto di fare la carina con lui? – mi chiede Mamoru curioso – Devo parlarci io?

In questo instante mi rendo conto che Jérome ha stima e fiducia in me, crede nel mio lavoro e, a dispetto di tutte le nostre litigate, lui mi considera uno dei suoi uomini migliori.

- No... – balbetto ancora incredula – io... io credo di potermela cavare.

Mamoru mi guarda stralunato per qualche istante poi mi da un lieve bacio sulla guancia.

- Ti ha stupito il fatto che Jérome ti consideri il suo editore migliore?

Annuisco piano... mi rendo conto di sembrare una perfetta cretina.

- Lavori con impegno, sei brava, hai talento...

Gli sorrido e gli accarezzo una guancia.

- Sei di parte. – mormoro.

- Ho sempre creduto nelle tue capacità e anche Jérome... forse lui non lo vuole ammettere tutto qui.

- Può darsi... – sospiro e mi avvio alla sua porta – ve bene, farò questo maledetto lavoro!

- Ah Usagi?

Mi volto in silenzio.

- Non essere troppo carina con lui. – dice con un lieve sorriso.

- Sei geloso?- insinuo alzando un sopracciglio... é adorabile quando fa il finto geloso.

Ridacchia leggermente, mette le mani dietro la nuca e alza lo sguardo verso il soffitto.

- Chi? Io?

- Lo sai che sei adorabile quando fai così?

Mi lancia uno sguardo e sorride maliziosamente.

- Mi hai sposato per questo no?

Ah... non posso dargliela vinta!

- No, ti ho sposato perché sei il mio capo!

Scoppia a ridere mentre torna al suo lavoro, io chiudo la porta e torno nel mio ufficio dove Jérome mi sta aspettando.

- Va bene. – gli dico scocciata – Ma scordati che io sia carina in qualche modo speciale con lui. Mi comporterò come mi sono comportata con tutti gli altri scrittori.

Jérome mi sventola la mano grassoccia davanti al viso.

- Sì sì va bene... che palle che sei... ma non fartelo scappare o ti mando in Siberia a raccogliere documenti per un libro sui pinguini.

- Almeno dimmi chi é.

- Seya Kou.

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Capitolo 3
*** All'aeroporto ***


 

- Ti vedrai con Seya Kou?!?! – urlano Minako e Rei all’uniscono, l’unica che si astiene nel fare commenti é Ami.

Sono confusa... perché tutti lo conoscono?

- Sì, perché?- chiedo osservando attentamente quel rivolo di bava che scende dalle bocche delle mie amiche.

- Ma non sai chi é? – fa Minako scandalizzata.

- No... dovrei conoscerlo?

- E’ uno dei cantanti più bravi degli ultimi dieci anni! – risponde Rei con gli occhi lucidi.

- E’ un cantante? – ora sono del tutto confusa... cosa vuole un cantante da un editore?

- Sì, la madre é di New York mentre il padre è Giapponese. – spiega Minako che, da quello che vedo, ne sa parecchio su questo Seya – Ha debuttato da giovanissimo! Sapevo che in America aveva pubblicato qualche libro ma non pensavo che volesse diffonderli anche qui in Giappone!

- Ma é davvero così famoso?- so perfettamente che di musica non ne capisco un’accidenti!

- Seya Kou, ventinove anni, segno zodiacale leone ascendente cancro, gruppo sanguigno AB positivo, ha debuttato a vent’anni con un singolo intitolato “Infinitamente mia” primo in classifica per sei settimane di seguito. Ha una casa a Beverly Hills e una a Hollywood, disco d’oro a venticinque anni, primo libro intitolato “Una vita di musica” pubblicato a ventisette anni e un best seller intitolato “Palcoscenico di sangue” l’anno scorso.

Tutte noi ci giriamo a guardare Ami che ha appena snocciolato quelle informazioni come se fossero caramelle.

- Beh che avete da guardare?- domanda diventando rossa – Non mi interessa solo la medicina!

- Comunque Usagi io non mi lascerei scappare un’occasione del genere! – dice Minako con occhi sognanti.

Cosa starà pensando quella pazza?

Non crederà che io possa tradire mamoru con uno famoso?

- Usagi...- continua lei con gli occhi chiusi e le mani congiunte in adorazione – Perché... perché non gli chiedi i biglietti per il suo prossimo concerto?

Io, Ami e Rei scoppiamo a ridere.

- Cos’ho detto di male?- ci fa Minako guardandoci sorpresa da questa reazione.

- Ma guarda qua quante belle donne!

Mentre noi eravamo al bar a prenderci un caffè i nostri mariti sono andati con i bambini al parco per farli giocare un po’.

Giusto… mica solo noi donne dobbiamo stare con i figli!

Mamoru tiene sulle spalle la piccola Akira, sorride come se fosse un padre premuroso... ce lo vedo bene nel ruolo di papà.

- Possiamo sederci con voi belle signorine?- fa Takashi andando accanto alla sua ragazza.

- Ma non so se possiamo fidarci di un ragazzo padre. – dice fingendosi sospettosa la mia amica.

Minako prende in braccio Mike e inizia a coccolarlo, il bimbo si mette il pollice in bocca e si appisola.

- Baccio zia Usa. - fa Akira allungando le braccia paffutelle verso di me.

 Mamoru la fa scendere dalle sue spalle e tenta di passarla a me.

- Appetta! – lo blocca la piccola – Bacino Mamou... – si avvicina e gli da un tenero bacio sulle guancia.

Mamoru sorride soddisfatto e contraccambia.

Restiamo a bar ancora per un’oretta, a parlottare mentre i bimbi si addormentavano nei rispettivi passeggini.

 

- Akira è dolcissima. – sospira Mamoru mentre torniamo a casa in macchina.

- Lo so… non ce ne sono in giro tante di bambine come lei.

- Io scommetto che da noi due non potrebbe che nascere una bimba così.

- E ne venisse un teppista come Mike? – ribatto con una risatina.

Mi lancia un’occhiata veloce.

- Mi andrebbe bene anche lui sai? 

Il mio sguardo va direttamente ai miei piedi.

Oddio… ora me lo chiede… me lo sento…

- Usagi non credi che sia arrivato il momento…

- No. – lo interrompo seria – Mamoru io… non ora… poi arriva anche questo Seya… quando la situazione al lavoro si sistema.

Lo sento sospirare mentre parcheggia.

- Come vuoi tu, non si può fare un figlio se non si è d’accordo entrambi.

Mi volto e cerco di tirargli su il morale… la verità è che diventare madre mi terrorizza.

- Arriverà presto anche il nostro momento e ti prometto che arriverà prestissimo.

Mi sorride ma leggo chiaramente la delusione nei suoi occhi.

Lui lo desidera veramente un figlio.

E io sono una scema!

 

 

***

 

Non saprei dire cosa mi faccia così paura, la responsabilità, il parto, il legame… non lo so!

So solo che anche solo l’idea di esser come Minako o Rei, per me, è terrificante.

Forse sono tutti i dubbi che ho nel cuore, non so se sarei in grado di esser una buona madre.

Minako ha drasticamente cambiato la sua vita, il teatro e la fama non sono più il suo obbiettivo e anche Rei è diventata un’altra, prima era una stacanovista, non smetteva mai di lavorare e comporre la sua musica… ora… ora il suo mondo è Shingo ed è giusto così!

I figli vengono prima di tutto.

Allora, forse, sono io che non sono pronta a rinunciare alla mia libertà, al mio lavoro.

Sono egoista?

Anche se, avere un figlio, non significa proprio rinunciare completamente al proprio lavoro… è solo… io e Mamoru siamo così impegnati in questo momento. Come potremmo prenderci cura di una nuova vita?

No, bisogna aspettare ancora un po’.

Non tanto.

Magari solo qualche mese.

Un anno al massimo.

Ok, non sarò mai madre di questo passo!

Perché sono così sicura in alcune cose stupide mentre, nelle fasi importanti nella vita, come se scegliere o meno di avere un figlio da mio marito, entro nel panico totale?

Ho paura… forse dovrei parlarne con Mamoru.

Mi piacciono i bambini ma averne uno mio… e se non saprò mai in grado di capirlo? Se mi odierà perché sarò troppo apprensiva? Se, invece, crescerà come un delinquente perché gli ho dato troppa libertà?

Argh!!! Odio farmi delle domande a cui non ho una risposta precisa, semplice e corretta!

E se poi, quando diventa grande, io iniziassi ad andare in giro con le sue foto di quando era piccolo come mia di madre?

No, non potrei sopportarlo… faccio un giuramento qui, davanti a tutti: giuro solennemente di non portare in giro le foto di mio figlio in situazioni imbarazzanti!

Ora sono in aeroporto, il rompi scatole cantante deve arrivare a momenti, si sta comportando proprio come una vera star!

Già mi è antipatico!

Ho preso una rivista di musica nell’attesa per capire chi fosse questo dannato Seya Kou.

Le nozioni che mi ha dato Ami sono esatte (beh come sempre!), questo è un vero talento… o, almeno, così dicono i giornali.

Nell’edicola vendevano anche il suo ultimo libro in inglese, non rispolvero il mio inglese da un po’, precisamente dal viaggio di nozze visto che sono andata in Florida, ma l’ho comprato lo stesso. Voglio vedere come scrive questo cantante famoso.

Ho tradotto le prime dieci pagine, devo dire, piuttosto facilmente, scrive bene, in maniera fluida, usa parole semplici che tutti comprendono e riesce a farti immaginare la scena piuttosto nitidamente.

Sì, ci sa fare!

Ora capisco perché Jérome lo vuole a tutti i costi!

Delle urla mi destano dalla mia lettura, mi alzo dalla dura sedia di metallo della sala d’attesa dell’aeroporto e mi guardo attorno.

C’è una folla di ragazze appostate all’uscita dei passeggeri, hanno cartelli, macchine fotografiche, telefonini con dentro le diavolerie più sofisticate, telecamere e non so che altri strani aggeggi per riprendere.

Si sente un urlo più forte e un ragazzo viene subito sommerso dalle fanatiche.

Ci sono almeno cinque gorilloni di colore che le bloccano, mi faccio avanti, un po’ per curiosità lo ammetto, un po’ perché penso di aver capito di chi si tratta.

Il ragazzo, che poi è più un uomo, ha i capelli neri, lunghi racchiusi in un codino che gli arriva a metà schiena, non gli vedo gli occhi perché sono nascosti dalle lenti scure degli occhiali, indossa un competo nero con una camicia rossa, come il bocciolo di rosa che porta all’occhiello della giacca.

Ha trent’anni eppure ne dimostra venti, non è malaccio… ma il mio Mamoru è sicuramente meglio!

Mi avvicino ancora stando ben attenta a deviare le fan scatenate, lui si guarda attorno, firma qualche autografo, bacia un paio di ragazze sulla guancia, stringe un paio di mani e poi noto che il suo sguardo di posa su di me.

Si toglie gli occhiali e, finalmente, posso vedere i suoi occhi scuri… fa un debole sorriso e si avvicina facendosi largo tra le ammiratrici che continuano ad urlare come pazze scatenate.

- Sei Tsukino vero?- mi chiede con un tono strano nella voce – L’editrice, Holly, la responsabile della stampa, mi ha detto che mi avresti accolto tu.

- Benvenuto a Tokyo. – dico gentilmente, in fondo, è sempre un cliente e va trattato come tale – Jérome mi ha pregato di accompagnarla per farle vedere la nostra redazione. Sempre che non sia stanco signor Kou.

Ride divertito.

Posso tirargli un calcio nei gioielli di famiglia?

- Chiamami Seya… e portami dove vuoi bella bambolina.

Ora basta bamboccio!

Incrocio le braccia sul petto e so per certo che lo sguardo che gli lancio non è gentile.

Seya smette immediatamente di sorridere.

- Sai cosa ti dico?- faccio indispettita.

Lui si rimette gli occhiali e assume la tipica espressione che hanno gli uomini quando si credono belli solo loro.

- Cosa mi devi dire? Che sono la fine del mondo?

- No,- rispondo con un finto sorriso – che mi stai già sulle scatole!

 

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Capitolo 4
*** Muffin ai mirtilli ***


 

Sono arrivata all’aeroporto in taxi perché sapevo che sarei tornata indietro con la macchina lussuosa di lui.

Avrei preferito tornare in ufficio a piedi nudi sui carboni ardenti con chiodi arrugginiti e vetri taglienti.

Non solo é arrogante e pieno di sé, ma é anche narcisista, snob e viziato.

Come può una persona del genere fare successo?

La sua limousine non solo é un pugno nell’occhio ma é anche un orrore della natura. E’ lunga almeno dieci metri, bianca, con gli interni viola acceso.. no, non so se avete capito: viola!

Ovviamente la musica che sentiamo é la sua, deve birra come se fosse acqua frizzante, accanto a lui c’è una ragazza, una sconosciuta che ha scelto tra le fan.

- Tesoro ti piace la mia macchina?- le chiede baciandole il collo.

- Oh Seya é tutto così fantastico. – cinguetta lei gioiosa.

Volto il viso dall’altra parte nel momento in cui Seya infila la lingua nell’esofago della ragazza.

Ho la nausea.

- Metterai anche questo nella tua biografia Seya?- gli chiedo continuando a fissare la strada che sfreccia fuori dal finestrino.

- Metterò la mia vita a nudo! – dice con un sorriso vittorioso.

E questo é quello che vuole Jérome?

Inizio a credere che i precedenti libri li abbia scritto qualcun altro.

- Tu sai bene che un’autobiografia può distruggere la vita di una star di successo come te? – gli chiedo perfida – Mettere la propria vita a nudo non é sempre la cosa più giusta da fare.

Mi guarda stupito per qualche minuto poi scoppia a ridere.

Bene, é accertato, questo qui é un’idiota di prima categoria!

- Sai credo, invece, che le dichiarazioni che farò nel mio libro saranno eclatanti e che il mio successo si raddoppierà!

- Sai una mia amica dice che, nella vita, l’importante è esser sicuri di quello che si pensa. Io sono certa che ti troverai con il culo per strada quando pubblicherai la tua biografia.

Distruggere i sogni di uno scrittore.

Questo é il sistema più efficace per vedere se, uno scrittore in erba, ha le palle di pubblicare quello che vuole a prescindere da quello che pensa il suo editore.

O il suo presunto editore.

- Beh...- fa Seya allungando la birra verso di me per fare un brindisi – brindiamo alla tua saggia amica! Io so bene quello che faccio e quello che penso!

- Pensi?- borbotto incredula continuando a guardare il vetro scuro della macchina- Non è proprio il tuo forte vero?

Voglio scendere!

Grazie a Dio siamo arrivati!

Non avrei mai pensato di provare sollievo nel vedere l’edificio dove lavoro.

Scendo dalla macchina che é ancora in moto, non voglio vedere Kou mentre spazzola le tonsille di quella povera ed ignara ragazza.

- Ehi!- mi urla alle spalle.

Sento la portiera aprirsi e sbattere subito dopo, mi sta seguendo.

Cammino spedita fino agli ascensori e schiaccio il pulsante, ovviamente é all’ultimo piano... ci vorrà un quarto d’ora prima che arrivi, Seya mi avrà sicuramente già raggiunto.

Perché quando hai bisogno subito di un ascensore questo é sempre all’ultimo piano?

Sta parlando ma, sinceramente, non gli sto dando retta.

Ho come l’impressione che apra la bocca solo per far prendere aria alle capsule dei denti.

Arriva l’ascensore, il primo istinto é quello di tirargli un calcio ben piazzato all’inguine e salirmene da sola. Ma la minaccia di Jérome della Siberia mi fa rabbrividire e lo lascio salire con me.

- Grazie Usagi! Quello che ti dicevo prima...

Oh no! Eccolo che riparte!

Alzo gli occhi sul display sopra le porte, 3.... 4....

Ma quanto é lento!

5.... 6....

Continua a parlare!

Dio mio ma come si spegne questo cantante?

7.... 8....

Dai Usagi manca poco!

9.... 10!

Le porte si aprono e schizzo fuori come un proiettile.

- Benvenuto alla Haito & Company Corporation, - faccio in tono apatico ma professionale – lì troverai i depliant dell’azienda, trattiamo in maniera professionale tutti i manoscritti che ci arrivano, li stampiamo e pubblichiamo in poco temo, là in fondo c’é l’ufficio grafico e pubblicitario, questo è l’ufficio marketing e questi sono alcuni dei miei colleghi. La segreteria é da quella parte e gli uffici dei due capi sono di là.

Gli indico tutte le porte mentre mi avvio al mio ufficio.

- Ma tu dove sei?- mi chiede lui rincorrendomi.

- Non sono affari tuoi! – gli rispondo continuando a dargli le spalle – Laggiù c’é la macchinetta del caffè, i bagni sono da quella parte e sono certa che le ragazze del secondo piano si facciano toccare culo e tette senza grossi problemi. Ora se vuoi scusarmi... – apro la porta e vi volto con un finto sorriso sulle labbra. – ah se hai bisogno di qualcosa non chiederla a me! – gli sbatto la porta in faccia e tiro un sospiro di sollievo.

Finalmente é finita!

 

***

 

Passano due ore e nessuno mi ha interrotto dal mio lavoro, la porta è rimasta chiusa e il telefono non ha squillato… forse perché ho staccato la cornetta!

Non vorrei ammetterlo ma ho quasi paura che quel cantante faccia qualche disastro.

Sospiro e lancio un’occhiata alla porta… non so cosa pensare… so per certo che se lo vado a cercare non me lo scrollo più di dosso per tutta la giornata e io ho una pila di lavoro in arretrato.

Bussano alla porta…

Che faccio apro?

E se è Seya?

Bussano di nuovo..

- Chi è? – urlo poco gentilmente.

La porta si apre leggermente e qualcuno sventola un cesto di vimini.

- Sono la fatina dei dolci!

Scuoto la testa mentre continuo a leggere una lettera.

- Entra Minako.

La mia amica entra tutta contenta, ha in mano quel cesto coperto da un fazzoletto bianco.

- Cosa ci fa qui? – le chiedo posando la lettera.

- Oh passavo per caso…- mi risponde vaga.

Alzo un sopracciglio sospettosa.

- Passavi per caso?

- Sì,- continua lei sedendosi – devo andare al supermercato che c’è qui in zona.

- Minako… casa tua è dall’altra parte della città!

- E allora? Quel supermercato ha i prezzi migliori!

- E nulla a che vedere con un giovane cantante che gira da queste parti?

- Ma per chi mi hai preso?- sbotta lei fingendosi scandalizzata – Sono una madre!

- Sì, ma sei anche Minako! – le rispondo io sorridendo.

Dopo aver avuto i bambini Minako ha abbandonato il suo sogno di diventare famosa, tutti noi sappiamo che le è costato molto questo sacrificio ma che l’ha fatto con il sorriso perché lei non abbandonava per un motivo futile ma per i suoi figli!

Continua a dire che non rimpiange quella scelta, che ora è felice ma ogni tanto, vediamo tutti, nei suoi occhi, la scintilla della Minako che voleva sfondare.

Per lei avere una star così vicino la faceva sentire come qualche anno fa, quando anche lei era riconosciuta per strada.

So che ama profondamente sia i suoi bambini che Takashi ma, a volte, non basta.

Minako mi lancia un’occhiata… so già che sta per fare una domanda a cui non voglio rispondere.

- Dov’è?

Meno male… non dovrò mentire.

- Non ne ho la minima idea.  – le rispondo sinceramente – L’ho mollato appena entrata qua dentro.

- Usagi… cos’hai fatto?- scatta in piedi urlando.

- Ho da lavorare!- mi difendo – Sono certa che ci saranno decine di ragazze pronte a prendersi cura di lui. Io ne resto volentieri fuori, ho già un mucchio di problemi e non voglio anche Seya sulla lista.

- Ma… ma Usagi.. è nuovo! Non conosce il posto!

- Credimi,- sbuffo ricordando la fan sulla sua limusine – si è ambientato subito.

Minako si guarda attorno un attimo… accidenti quando fa così è perché sta pensando a qualcosa di pericoloso.

- Jérome non si arrabbia se sa che hai mollato un potenziale cliente?

Argh!! Perché fa così? Perché vuole farmi sentire in colpa?

- Non c’è Jérome.. e neppure Mamoru… sono ad una riunione di pezzi grossi. Quindi posso abbandonare quel pallone gonfiato di Seya dove mi pare e piace! E’ già tanto se non l’ho fatto a pezzi e buttato in qualche cassonetto!

Minako sbuffa incrociando le braccia attorno al petto, cavoli vuole proprio vederlo questo cantante. 

Sbuffo… quando le mie amiche sono scontente non riesco a dire di no a nulla!

Odio la mia debolezza!

- Facciamo così,- le dico cercando una soluzione non troppo complicata – se Seya diventa un nostro cliente te lo farò conoscere.

Gli occhi di Minako si illuminano.

- Dici sul serio?

- Potrei mai mentirti? – le rispondo con un sorriso.

Salta su felice come una pasqua e mi porge il cestino di vimini che ha portato.

- Cosa sono?- chiedo curiosa alzando il fazzoletto.

- Muffin ai mirtilli! – esclama lei felice.

No! Tutto ma non i muffin ai mirtilli di Minako!

Non è che siano cattivi, ma usa una vecchia ricetta di sua nonna e, non si è ancora ben capito perché, sono un lassativo istantaneo e molto forte.

Ne prende uno e me lo porge.

- Lo vuoi?

E ora cosa faccio?

- Emmh… no grazie Minako. – balbetto imbarazzata – Ho appena finito di mangiare… lo tengo per la merenda.

- Come desideri. – fa lei rimettendolo nel cesto.

Tiro un sospiro di sollievo.

- Te li lascio… a Takashi non piacciono.

E chissà come mai?

- Grazie Minako… ma ora ti conviene andare!

- Sì, sono già in ritardo. – si avvia alla porta ma si ferma prima di uscire – Usagi ritrova Seya… ho letto che è un tipo molto esuberante, non vorrei che ti cacciasse in qualche guaio.

Annuisco solamente.

Minako esce e sospiro lanciando uno sguardo ai dolci che mi ha portato.

Per questa volta scampato pericolo, bisognerà dirle che i suoi muffin sono pericolosi.

Però non ha tutti i torti, quel ragazzo può solo fare disastri.

Forse è il caso che lo vada a cercare.

 

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Capitolo 5
*** Il blocco dello scrittore ***


 

Fantastico, ho girato per tutto il piano e di lui neppure l’ombra… e neppure di tutte le altre ragazze che lavorano qui!

- Allora vediamo…- rifletto ad alta voce alzando lo sguardo sul soffitto – se io fossi un cantante con un solo neurone nel cervello, dove andrei?

- Signora Chiba, cosa ci fa in mezzo al corridoio con gli occhi al cielo?

Mi volto e un grande sorriso appare sul mio volto.

- Mamoru! Ti credevo ad una super riunione!

Lui ride debolmente e mi afferra per la vita avvicinandomi di più al suo corpo.

Rabbrividisco leggermente… mi fa sempre questo effetto.

- Me la sono squagliata. – mi sussurra sfiorandomi appesa le labbra – Ho usato la mia scusa preferita.

- E quale sarebbe? – gli chiedo curiosa.

Vedo il suo sguardo illuminarsi, ha quella luce da diavoletto tentatore che mi fa impazzire.

- Sei tu.

- Sciocco. – mormoro prima di dargli un leggero bacio – Senti,- gli chiedo sciogliendolo da mio abbraccio – non è che hai visto Seya da queste parti? L’ho lasciato gironzolare per l’edificio e ora non lo vedo più.

Socchiude gli occhi in riflessione e poi scuote il capo.

- No, Usagi non l’ho visto. Ma ho visto tre ragazze parlottare elettrizzate mentre andavano al secondo piano.

Una lampadina si accende nel mio cervello.

Gli prendo una mano e lo trascino con me fino al secondo piano.

Appena le porte dell’ascensore si aprono sentiamo lo squittio eccitato di tutte le ragazze del palazzo: e qui!

Camminiamo seguendo l’eco delle voci, ci saranno una cinquantina di ragazze che ridono come adolescenti. Seguendo la scia di donne ci troviamo davanti ad uno degli uffici della ragioneria.

Seya è seduto alla scrivania, parla a tutte le presenti con quel suo sorriso falso sulle labbra, tutte le donne del palazzo stanno letteralmente pendendo dalle sue labbra.

E, quando dico tutte, intendo dalle ragazze di vent’anni alla donna delle pulizie che di anni ne ha cinquanta!

Io e Mamoru entriamo in ufficio, lui è stupito io molto meno.

- E allora io gli ho detto:- continua a parlare Seya che non ci ha visti entrare- Elton se non hai l’ispirazione prendi la machina e fatti un giro! Io faccio sempre così quando non riesco a comporre una canzone.

- Sei così istintivo!- cinguetta una ragazza dai capelli rosso fuoco.

- Sì,- echeggia una bionda – così dannatamente seducente.

Alzo gli occhi al cielo e tossisco leggermente per attirare la sua attenzione.

Seya mi nota e scende dalla scrivania.

- Usagi! Hai finito di lavorare?

- No. – rispondo incrociando le braccai sul petto – Tu hai finito di fare il pagliaccio?

- Usagi,- mi rimprovera a voce bassa Mamoru – vacci piano.

- Oh… ho solo parlato con queste tue colleghe. – continua a parlare Seya indicando le ragazze - Sono tutte molto simpatiche. – fa un occhiolino e un sorriso furbo. 

Metà delle ragazze presenti sta per svenire.

Io voglio solo allontanarmi da lui.

- Seya ti presento Mamoru Chiba. – gli dico indicando mio marito – Il CAPO di questa filiale, credo che dovrai parlare con lui per i dettagli della pubblicazione, sempre se decidi di venire da noi.

- Oh ma io ho già deciso! – mi dice con un sorriso – Questo posto mi piace un sacco e la compagnia è molto stimolante. – continua lanciando uno sguardo a tutte le ragazze che, ancora, gli stanno gironzolando attorno.

Fantastico! La metà che non era svenuta prima è svenuta adesso!

- Benissimo!- fa Mamoru porgendogli la mano – Benvenuto allora Seya Kuo, sono certo che si troverà benissimo qui.

- Non ho dubbi. – risponde il cantante stringendo la mano di mio marito e lanciandomi un’occhiata. 

Ma cosa vuoi da me?

- Allora andiamo nel mio ufficio a sistemare i particolari? – chiede Mamoru prima di voltarsi anche nella mia direzione– Usagi, se vuoi puoi venire anche tu. Saprai consigliare il meglio a Seya.

- No, grazie. – rispondo voltandomi – Ho un sacco di lavoro in arretrato, fallo seguire da un altro.

Ritorno nel mio ufficio nella speranza di aver fatto capire a Mamoru che non voglio avere nulla a che fare con quel decelebrato di cantante.

Passa un’altra ora e bussano di nuovo alla mia porta.

Cos’è? Tutti alla ricerca di Usagi?

- Avanti. – urlo intenta a scrivere al computer.

- Finalmente ho capito dov’è il tuo ufficio!

Cavoli è Seya!

- Cosa vuoi? – domando seccata senza staccare gli occhi dal monitor.

- E’ stato Mamoru ad indicarmi il tuo ufficio,- risponde semplicemente sedendosi davanti alla scrivania – non mi avevi detto che è tuo marito.

- Non me l’hai chiesto e, comunque, non sono affari tuoi.

Giuro che Mamoru me la paga!

- Ho deciso di farvi pubblicare la mia biografia ma ad una condizione.

Lo guardo stupita, perché ho come la sensazione che stia per succedere qualcosa che non mi piacerà?

- Non vorrei mai saperlo,- inizio a dire pacata – ma…

Il telefono della mia stanza suona in quel preciso momento, faccio un cenno a Seya e rispondo:

- Sì?

- Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa. – fa Mamoru dall’altra parte.

Ha combinato qualcosa!

- Sarai tu la mia editrice! – esclama, in quel frangente, Seya entusiasta – Mi piace il tuo modo di lavorare e ti voglio al mio fianco, altrimenti mi sceglierò un altro editore. – finisce minaccioso.

Sento Mamoru che sospira dall’altra parte.

- Mi ucciderai vero?- mi chiede timidamente –Se ti dico che ti amo sarai un pochetto più clemente?

Non gli rispondo neppure, aggancio direttamente la cornetta.

Tutti sono contro di me!

Sorrido maligna e prendo il cesto di vimini che mi ha portato Minako qualche ora prima.

- Vuoi un muffin ai mirtilli?

- I miei preferiti! – fa contento prendendone uno.

Il mio sorriso si allarga ancora di più.

- Non fare complimenti Seya… prendine pure quanti ne vuoi.

 

***

 

Mamoru è dovuto restare in ufficio fino a tardi questa sera, aveva del lavoro in arretrato. Sono seduta sul divano a guardare un po’ di televisione, lo aspetto soprattutto perché devo dirgliene quattro! Come ha potuto appiopparmi quel Seya?

Sento la serratura della porta scappare, mi inginocchio sul divano e guardo la porta aprirsi.

Mamoru sta entrando con una piccola piantina in mano.

Dire che è brutta è farle un complimento!

Vede che sono sveglia e che guardo curiosa quella pianta.

- Beh non era questa l’accoglienza che mi aspettavo. – dice serio guardando prima me poi la pianta – Aspetta che riprovo ad entrare.

Alzo un sopracciglio perplessa… che sia caduto in ufficio e sia diventato completamente matto?

Ma no! Lui era già matto prima!

La porta si apre di nuovo e lui rientra, questa volta in mano ha un bellissimo mazzo di fiori.

Sorrido, è dolcissimo non trovate?

- Ecco questa accoglienza mi sembra migliore. – sussurra avvicinandosi e dandomi un bacio – E’ per farmi perdonare per quel lavoro. Ho notato che Seya ti piace proprio poco.

- Mi ricorda tanto un uomo quando l’ho conosciuto la prima volta. – gli dico prendo i fiori e sistemandoli in un vaso.

Lo sento ridacchiare, mi abbraccia alle spalle e inizia a baciarmi il collo.

Tenta di sedurmi per farsi perdonare.

Maledizione… funziona sempre questa strategia, tanto quanto i miei occhi da cucciolo funzionano su di lui.

- Mamoru…- mormoro accarezzandogli la nuca – non hai fame?

- Di te. – sussurra al mio orecchio, iniziando ad armeggiare con i bottoni della mia camicia. 

Non riesco a non arrossire, sorrido e mi volto restando tra le sue braccia, sto per parlare quando qualcuno suona alla porta.

Facciamo finta di nulla e continuiamo nelle nostre effusioni amorose.

Suonano di nuovo.

- Accidenti! – fa Mamoru scocciato – Ci conviene vedere chi è.

Sbuffo e vado alla porta, l’apro e resto di stucco.

- E tu cosa vuoi? – urlo imbestialita per l’interruzione.

- Ho un grosso problema. – fa l’altro entrando in casa nostra.

- Entra pure…- borbotto chiudendo la porta – allora? Quale sarebbe il problema che non riesci a risolvere senza di me?

In quel momento entra Mamoru.

- Tesoro chi…- si blocca guardando il ragazzo seduto sul nostro divano – Seya? Cosa ci fai qui?

- Ha un problema. – rispondo io infastidita – Un problema che, a quanto pare, solo io posso risolvere.

Mamoru alza un sopracciglio perplesso.

- E che problema è? – chiede rivolto a Seya.

- E’ per il libro. – mormora lui con un filo di voce, le mani tra i capelli e lo sguardo fisso sul tappeto.

- Ti sei accorto che è una stupidaggine?

- No, - risponde deciso – è che non… non riesco a scriverlo. Ho il blocco dello scrittore!

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Capitolo 6
*** Il cammino interiore ***


 

- E ora che facciamo? – sussurro a Mamoru in cucina.

- Non ne ho la minima idea..- risponde lui appoggiandosi al frigorifero – dovremmo aiutarlo non trovi?

Sbuffo alzando gli occhi al cielo.

- Non é il primo scrittore a cui viene un blocco, sai come gestire la cosa no?

- Sì, ma Mamoru é un cantante! Come faccio a sapere cosa lo blocca?

Mi sorride e mi prende una mano.

- Parliamo con lui, vediamo cosa lo blocca realmente.

Uffi... mi ha rovinato la seratina romantica!

Odioso di un Seya!

Torniamo in salotto, il cantante conosciuto con il nome di Seya Kou é sempre seduto sul nostro divano con le mani nei capelli, beh... visto così sembra veramente disperato. Ci sediamo accanto a lui e ci lanciamo un’occhiata: da dove iniziamo?

- Seya, - fa Mamoru mettendogli una mano sulla spalla – solitamente quando uno scrittore ha un blocco é perché c’é qualcosa che lo spaventa. Può essere anche solo una mancanza di fantasia ma, in una biografia, é perché lo scrittore ha paura di qualcosa che vuole scrivere e che non sa come verrà preso dal pubblico.

- Detto in parole povere. – dico io accavallando le gambe – Hai dei grossi segreti e hai paura delle conseguenze. Sei, per caso, un ex tossico?

- Usagi!- sbotta Mamoru lanciandomi un’occhiata poco amorevole.

Alzo le mani al cielo in una muta resa.

- Vedi Seya. – continua mio marito – Se hai paura che la tua biografia crei scandalo forse é il caso di lasciar perdere.

- Mai. – sibila deciso stringendo le mani in due pugni – Non posso rinunciare ora. E’ solo... solo che dopo dieci anni i soldi e le donne hanno preso il sopravvento. Non so più come sia la mia vita, non so più nemmeno quale sia lo scopo di tutto questo.

Benissimo! Mi mancava il cantante in piena crisi esistenziale!

Ma perché tutti i pazzi scatenati di questo mondo devono sempre aggrapparsi a me? Cosa sono? Una calamita di disperati?

Però, devo ammettere, che dalla sua voce sembra veramente scoraggiato.

- Avanti Seya... – cerco di rassicurarlo con una bontà che non so da dove ho preso – sono certa che una volta il tuo obbiettivo era quello di far sognare i tuoi fans con la tua musica.

Sospira e reclina la testa all’indietro con gli occhi chiusi.

- Sì, un tempo era quello che sognavo. Ma, dopo il successo, i soldi hanno offuscato questo mio sogno fino a farlo scomparire del tutto. Ora non so neppure io perché continuo a suonare.

- Sai cosa ti ci vorrebbe? – dice all’improvviso Mamoru – Dovresti tornare come eri un tempo, rivivere quegl’anni dove la musica era l’unica ragione della tua esistenza. Dove anche mentre dormivi sognavi un palco con un numero infinito di fans che urlavano il tuo nome. Dove per pagare l’affitto dovevi fare tre lavori e componevi musica di notte dormendo solo poche ore al giorno.

Seya inizia a rifletterci su mentre io guardo ammirata Mamoru, non c’è niente da dire! E’ eccezionale! Ha una risposta a tutto e sa come farti sentire bene, é fantastico... non l’ho mica sposato solo per il suo bellissimo faccino!

- Tu, Usagi, cosa ne dici?- mi chiede Seya.

- Credo che sia un’ottima idea. – gli rispondo con un sorriso – Sono certa che, tornado indietro, ti ricorderai quali erano i tuoi sogni e la tua biografia si scriverà da sola! Ho visto molti scrittori cadere in panico perché non riuscivano più a buttare giù neppure una frase. Non mi sembri uno che si lascia terrorizzare tanto facilmente. – sorrido e cerco di confortarlo al meglio, ora mi rendo conto della sua tristezza e non mi sembra il caso di punzecchiarlo più del dovuto.

Gli occhi scuri di Seya brillano, si alza in piedi e sorride vittorioso.

- Sì, avete ragione! Devo ritrovare i miei sogni perduti! Così troverò l’ispirazione per un altro libro!

Io e Mamoru sorridiamo... bene sembra tornato solare come prima, spero che con i consigli che gli abbiamo dato se ne vada in fretta.

- Usagi e Mamoru voi mi darete una mano!

- Cosa? – urliamo entrambi stupefatti.

- Ormai io non ricordo più nulla di quello che si fa quando si ha una vita nomale. Voglio che voi due mi insegnate tutto quello che c’é da sapere!

Io mi copro il viso con le mani, Mamoru sospira e si passa una mano tra i capelli sconsolato.

- Ma Seya...- cerco di convincerlo – é una ricerca interiore che devi fare da solo. Io non posso insegnarti come si vive una vita normale!

- Sì che puoi. – ribatte sicuro e determinato – Sono certo che voi due sarete i mentori adatti per aiutarmi. Facciamo così ci vediamo domani per sistemare i particolari! – va verso la porta e la apre ancora prima di sentire una nostra risposta – Non vedo l’ora! – esce lasciandoci di sasso e alquanto confusi.

Ci guardiamo in faccia e ora cosa facciamo?

- Credo che non abbiamo molta scelta. – fa lui alzando le spalle.

- Non possiamo mandarlo al diavolo? – chiedo speranzosa.

- No. – mi risponde un lieve sorriso.

- Rinchiuderlo in sacco e riempirlo di legnate? 

Ridacchia e scuote il capo.

- Assoldare un killer professionista e farlo fuori senza troppo convenevoli? 

Ride più forte, si allunga verso di me e mi abbraccia.

- La smetti di pensare a Seya?- mi sussurra all’orecchio – Devo iniziare a credere che ti piaccia quel cantate?

Ma cosa dice?

- Mamoru vuoi dormire sul divano? – lo minaccio.

Ride ancora e riprende il lavoro che aveva iniziato prima con la mia camicia.

- Veramente io avevo in mente altro.

 

***

 

- Certo che hai tutte le fortune di questo mondo Usagi. – brontola Rei mentre prende un involtino primavera dal cartone sul tavolo.

- Già. – biascica Minako con mezzo gambero in bocca – Seya decide di passare del tempo con l’unica donna su questo pianeta a ritenerlo un idiota.  

- Se non te ne sei resa conto metà pianeta vorrebbe esser nei tuoi panni in questo momento. – finisce Ami mentre agguanta l’ultimo raviolo al vapore.

Che bello avere delle amiche che ti capiscono.

- Forse voi non vi rendete conto della drasticità della situazione. – ripeto sospirando – Quello non solo mi vuole come editore, adesso pretende pure che gli insegni a svolgere una vita normale. Che devo fare?

Siamo tutti da Rei a mangiare cibo cinese, mancano solo Makoto e Jun che dovrebbero rientrare tra qualche giorno dal viaggio di nozze, i bambini giocano nella stanza accanto mentre noi adulti siamo seduti in salotto a parlare tranquillamente.

- Quello che non capisco é questo suo blocco. – mormora Rio che é uno psicologo – Posso comprendere il suo desiderio di tornare alle origini, quando era pieno di sogni, ma non questo blocco improvviso. E’ come se avesse un muro da abbattere ma, per quanti sforzi faccia, non riesce neppure a scalfirlo.

Rio mi lascia sempre a bocca aperta... come diavolo fa ad analizzare tutto? Lui e Ami sono proprio azzeccati assieme.

- Magari é solo una scusa per ritardare i tempi. – fa Takashi mentre prende un po’ di riso.

- Non credo. – risponde Mamoru buttando giù un sorso di birra direttamente dalla bottiglia – Sembrava veramente disperato, vero Usagi?

- Mah...- sospiro pensierosa – sì, lo sembrava ma ricordiamoci che, poco tempo fa, ha debuttato al cinema con un film. E’ un bravo attore... magari fingeva.

- E a che pro scusa? – fa Yuri intento ad afferrare un po’ di spaghetti di soia al curry.

- Non lo so... eppure sembrava quasi che avesse paura a rivelare la sua vita. Era come diviso in due parti, da un lato voleva assolutamente far sapere a tutti com’era nato il mito Seya Kou, mentre dall’altro lato volva solo lasciar perdere tutto e tornare alla sua vita da star.

- Magari non tocca solo la sua vita. – riflette Rio – Probabilmente vuole inserire anche la vita delle persone che gli stanno accanto e, magari, ha paura delle conseguenze verso di loro. Lui è abituato a stare sotto i riflettori i suoi cari no.

- Non ha tutti i torti Usagi. – mi fa Mamoru.

- Non ne sono sicura. – rifletto ad alta voce – Ma sembrava quasi che si trattasse di una cosa personale. Quasi un suo segreto intimo che nessuno sa.

- Da come ne parli. – interviene Ami – Sembra quasi che per Seya questa biografia sia solo un modo per togliersi un peso, quasi una confessione.

- Quale segreto potrebbe nascondere uno come lui?- fa Minako con le braccia incrociate sul petto e l’espressione pensierosa in volto – In fondo, sappiamo già tutto su di lui. Per una celebrità del suo calibro é difficile mantenere una vita privata, se avesse qualche scheletro nell’armadio l’avrebbero già scoperto i paparazzi.

- Può darsi...- le rispondo – magari é sposato!

Per tutta risposta le mie amiche quasi si strozzano con le vivande.

- Ma sei matta! – urla Rei – Seya non può esser sposato!

- Perché no Rei?- chiede Yuri sospettoso.

La mia amica diventa rossa e fa finta di niente.

- Beh.. perché la sua reputazione di dongiovanni é conosciuta in tutto il mondo.

- Magari ha una nidiata di figli in giro per il mondo. – ride Takashi ma smette nel momento in cui Minako gli tira una gomitata piuttosto forte tra le costole.

- Oppure ha qualche parente pazzo in giro per il mondo e non vuole farlo conoscere a nessuno, o un gemello cattivo. – echeggia Rio che, con questa frase, ha letteralmente buttato nel water la sua laurea in psicologia e ha tirato la catena, ma mi rendo conto che é leggermente brillo. Non ha mai retto molto l’alcool.

Io e Mamoru ci guardiamo piuttosto preoccupati... ho come l’impressione che abbiamo tra le mani una bomba sul punto di scoppiare.

 

 

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Capitolo 7
*** Sulle orme della normalità ***


 

La sveglia suona alle sette come ogni santa mattina, la spengo con un delicato pugno e mi volto dall’altra parte. Non ho assolutamente voglia d’alzarmi! Si sta così bene qui sotto le coperte, al calduccio, con il mio Mamoru che mi abbraccia dolcemente...

Il mondo può anche andare a farsi friggere ancora per un po’.

- Usagiiiiiiiii! Mamoruuuuu!

Mi é sembrato di sentire qualcuno che chiamava. 

Mi volto dall’altra parte borbottando frasi incomprensibili anche per me.

- USAGIIIIIIII! MAMORUUUUUU!

E, cavoli, no! Questa volta l’ho sentito bene!

Mi metto a sedere sul letto, cercando di non svegliare Mamoru scivolo dal suo abbraccio e mi affaccio dalla finestra della cucina.

L’appartamento é al terzo piano, la finestra della cucina da sulla strada.

E, proprio sul marciapiede, c’é Seya che urla come un matto.

Guardo con avidità il vaso di gerani che ho sul balcone, sono indecisa se tirarglielo o meno.

Mi nascondo con rapidità... non posso farmi rovinare la mattina così!

- USAGIIIIIIIIII! – diamine sta urlando più forte, sveglierà tutto il quartiere. 

- Ehi ma non ti hanno insegnato che si usano i citofoni?- urla la voce grossa di un uomo là fuori.

- Ma che vuoi? Sto chiamando la mia amica. - urla Seya indispettito.

- Se non la smetti di urlare ti strappo le corde vocali e le uso per sistemare la mia chitarra! – urla l’altro sempre più minaccioso.

Cosa faccio?

Lascio perdere o corro in suo aiuto?

- Tarzan tornatene nella giungla! – urla Seya arrabbiato – Io faccio quelle che mi pare e piace.

- Caro lascia perdere. – si aggiunge la voce tremante di una donna spaventata.

Seya ride di gusto.

- Toh! E’ arrivata Cita!

- Come osi! – urla l’altro uomo e si capisce chiaramente che è inferocito – Brutto idiota con il codino!

- Toshino no!- urla la donna.

Spalanco gli occhi e guardo fuori dalla finestra.

- Maledizione Seya!

 

- Brucia!- borbotta mentre gli medico la ferita sul labbro.

- Oh smettila di fare il bambino,- lo sgrido continuando a tamponare il labbro tagliato con un batuffolo di cotone – mi spieghi cosa ci fai qui alle sette?

- Credevo che ti alzassi a quest’ora.

- Non il Sabato. – gli rispondo – E poi perché urlare? Quel tizio aveva ragione esistono i citofoni!

- Ho suonato ma tu e il principe azzurro non mi avete risposto! – si lamenta continuando a fare delle smorfie per il disinfettante.

- E non hai pensato che volessimo dormire?

Aggrotta la fronte e mi guarda per qualche istante.

- No. – risponde semplicemente – Ahia! – urla appena premo di più forte il batuffolo di cotone sul suo labbro gonfio.

 - Potevi almeno evitare di fare a pugni con l’inquilino del primo piano. – fa Mamoru uscendo dalla cucina con una bistecca.

- Beh nessuno mi aveva detto che sotto il collo c’erano 150 chili di muscoli!

Prendo la bistecca e gliela sbatto sull’occhio nero.

- Tieni premuto per mezz’ora… io vado a lavarmi.

- Cosa facciamo oggi?- chiede Seya evidentemente elettrizzato per quello che gli era successo.

Esser pestato da un possibile lottatore di wrestling e avere la faccia come carne macinata deve esser una nuova esperienza per il mio allievo in lezioni di vita normale.

Contento lui…

- Andiamo a fare la spesa. – gli rispondo con il broncio – Visto che il nostro pranzo ce l’hai in faccia.

 

***

Seya si guarda attorno come un bambino di sei anni. Ha lo sguardo lucido, un sorriso da paralisi stampato in viso, ha cercato di nascondere il suo aspetto il più possibile, ha racchiuso i capelli dentro un cappellino da baseball, porta gli occhiali con le lenti scure e nessun completo da star, ma solo jeans, maglione dal collo alto e un lungo cappotto di lana nero.

Potrebbe passare per uno normale, anche se, qualche volta, una ragazza lo fissava cercando di capire a chi assomigliasse quel ragazzo.

- Accidenti…- borbotta guardando le centinaia di marche di cereali – non ricordavo che esistessero così tante varianti di cereali. – prende un paio di scatole e legge gli ingredienti – Usagi che cereali usi?

- Mi fanno schifo i cereali. – gli rispondo prendendo due vasetti di marmellata e i biscotti – Preferisco caffè bollente e una brioche alla crema calda.

- E Mamoru?

- Toast e marmellata di lime. – dico quasi sopra pensiero – E questo mi ricorda che devo prendere il detersivo per la lavatrice.

Seya mi guarda disorientato.

- Scusa… dove lo vedi il collegamento?

- Settimana scorsa ho quasi vomitato dopo aver assaggiato la sua schifosa marmellata. – faccio spingendo il carrello.

- Sei stata male?

- Gira l’influenza e il figlio di Minako è in piena fase infettiva, ho come il presentimento che mi abbia attaccato qualcosa.

- Dovresti andare dal medico. – mi suggerisce prendendo il latte che gli ho indicato.

- No, sto bene. – gli dico con un sorriso – Dopo quella volta non è più successo ero anche piuttosto sotto stress…  a volte mi capita.

- Come mai sotto stress?

Mi fermo e gli lancio un’occhiata molto esplicita.

- Indovina?

Lui intuisce, prende il carrello e va avanti.

- Non sono facile da gestire vero?

- Diciamo che sei insopportabile. – gli dico senza nascondere nulla, sono sincera, lo sono sempre stata e non vedo il motivo per cui dovrei mentire ad una celebrità.

- Sì, me ne rendo conto.

Sento nella sua voce una strana amarezza… Seya è diverso da quello che si presenta agli altri. Ora che lo vedo davanti a me come un ragazzo normale mi rendo conto che è triste per qualcosa.

Che fosse questo il motivo del suo blocco?

- Allora ha pensato a quello che ti frena per scrivere la sua elettrizzante biografia?

Annuisce piano, improvvisamente si è rinchiuso nel mutismo più assoluto.

- Hai intenzione di dirmelo o devo tirare ad indovinare? – insisto mentre ci dirigiamo alle casse.

- Te lo dirò… prima o poi…

Alzo un sopracciglio curiosa, ma è meglio lasciare perdere per ora, è qualcosa di grosso... lo sento e dovrà dirmelo quando si sente pronto.

Paghiamo, prendiamo le tre buste e ci dirigiamo a casa.

- Cucini?- mi chiede mentre camminano accanto lentamente.

- Chi? Io? No! Sono totalmente negata, è Mamoru il cuoco della famiglia.

- Siete belli insieme sai? Siete entrambi strani… eppure insieme siete perfetti.

Ecco ora si è aggiunta la tristezza nella sua voce e quegli occhi lucidi da dove vengono?

- Perché non avete figli? – domanda all’improvviso.

Mi ha travolto come una doccia gelata in pieno inverno.

- Perché… perché non è ancora il momento. Quando saremo più tranquilli arriveranno. – gli rispondo imbarazzata.

- La vita non è mai tranquilla. – dice continuando a guardare la strada davanti a lui – O è uno di voi due che è terrorizzato dall’idea di diventare genitore?

Mi mordo un labbro e non rispondo.

- Mamoru lo sa?- mi chiede con un leggero sorriso.

- Credo che l’abbia capito. – mormoro con un filo di voce – E’ molto intelligente e mi capisce al volo.

Seya porta una borsa dietro la schiena e alza lo sguardo.

- Io credo che tutti siano terrorizzati all’idea di diventare genitori.

- Tu dici?

- Sì, ma poi tutto ti viene naturale, non è facile ma ci si abitua facilmente.

Annuisco in silenzio… forse ha ragione.

- A te piacciono i bambini?

- Moltissimo,- mi risponde con uno sguardo sognate – Vorrei averne quattro! Possibilmente tutte femmine.

Sorrido, ha le idee chiare il ragazzo.

- Non sei innamorato?

La sua espressione cambia rapidamente, se prima sorrideva pensando ai bambini ora è quasi sofferente.

- Vedi…- balbetta diventando leggermente rosso – c’è una persona speciale nella mia vita, una persona molto speciale. Ma… 

Sono curiosa… aaah se sono curiosa… eppure la sua espressione mi frena dal fargli altre domande.

- E’ complicato. - finisce lui con un sospiro carico di tristezza.

Oddio mi si stringe il cuore a vederlo così!

- Dai, su con la vita!- tendo di rassicurarlo – Sei un bravo ragazzo quando non ti atteggi da grande star. Se stai con i piedi per terra lei ti noterà.

Sospira di nuovo senza dirmi nulla.

E ora cosa faccio?

Idea!

- Senti… ti va di fare una festa? Ti presento qualche amico, una cosa semplice, una cena, quattro risate e un po’ di alcool. Ci stai?

Sposta il suo sguardo su di me e fa un lieve sorriso.

- Perché no?

 

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Capitolo 8
*** La maschera ***


 

- Sei bravo a cucinare Seya. – osserva Mamoru mentre controlla il sugo per la pasta.

- Di solito cucino di notte quando non riesco a dormire e quando non mi vede nessuno. Mi rilassa. – fa il cantante mentre sminuzza le verdure.

- Hai visto Usagi? Anche un cantante famoso ha il tempo per imparare a cucinare.

- Perché devo imparare quando ho te? – gli rispondo mentre preparo la tavola rotonda in salotto – Sai benissimo che i fornelli sono il mio punto debole. Diciamo che sono una maga del forno a micronde!

Li sento ridere dalla cucina!

Quei due hanno fatto comunella. A volte mi sento come se fossi stata esclusa da un club privato.

Non é bello...

Suonano alla porta e vado ad aprire, le mie amiche, con rispettivi mariti e figli, sono arrivate.

- Eccoci! – grida entusiasta Minako con in mano una bottiglia di vino rosso.

- Siete puntuali questa sera. – noto prendendo i cappotti e sistemandoli nella nostra stanza.

- Sempre che ti lamenti. – mi risponde prontamente Rei guardandosi attorno.

Come se non sapessi il motivo per cui sono arrivate in perfetto orario!

- So perché siete qua... Mi credi stupida?- le chiedo sul piede di guerra.

- Solo un po’. – ribatte lei acida come non mai.

Rei é sempre stata la più bacchettona tra di noi, sempre a controllare le proprie emozioni, ci vogliamo molto bene ma i nostri due caratteri cozzano su molti punti.

Tutti gli altri alzano gli occhi al cielo preparandosi alla tempesta.

Perfino i bambini sembrano esasperati.

- Sai Rei ti preferivo quando eri incita, - soffio fingendomi offesa – avevi un umore migliore! Yuri potresti darti da fare!

Yuri diventa rosso come un peperone e, per poco, non gli scoppio a ridere in faccia... é così facile mettere in imbarazzo quel poveretto!

Sono proprio cattiva.

- Lascialo stare!- lo difende Rei, ma anche lei é rossa in volta – Non mettere il naso nella nostra vita privata.

Incrocio le braccia al petto e alzo un sopracciglio.

- E tu che volevi a tutti i costi sapere cosa fosse successo tra me e Mamoru quando siamo partiti per il convegno?- ribatto decisa a non dargliela vinta tanto facilmente.

- Ci preoccupavamo per te!

- No, siete solo curiose come scimmie! E la prova é la vostra improvvisata quando sono tornata da quel viaggio.

- Noi ti volevamo fare una sorpresa...- risponde con occhi di fuoco – non potevamo immaginare che c’era un uomo che girava per casa tua nudo come un verme!

- Ragazze basta ci sono dei bambini!- urlano Mikano, Takashi e Yuri che hanno tappato le orecchie dei figli.

Poi Takashi, Yuri e Rio si lanciano un’occhiata e sbiancano.

- Avete visto Mamoru nudo? – urlano rivolti alle rispettive compagne.

Minako diventa rossa e inizia a sistemare il bavaglino di Akira, Ami inizia ad osservare distrattamente i volumi in libreria e Rei osserva rapita il tappeto del salotto.

Io me la rido sotto i baffi!

- La cena é servita!- esclama Mamoru tutto contento, mettendo in tavola la pentola con la pasta.

- Mamoru come hai potuto!- urlano gli altri uomini rivolti a mio marito.

- Cos’ho fatto?

Io e le mie amiche ci guardiamo un attimo, poi scoppiamo a ridere.

 

***

 

L’entrata in scena di Seya l’avevo immaginata più o meno così: lui arrivava come un ragazzo normale, le mie amiche, dimenticandosi tutto il mio discorso del blocco e del suo desiderio di un ritorno alla normalità, si buttano ai suoi piedi urlando e sbavando come adolescenti arrapate.

Mi hanno stupito... si sono trattenute dal fare esulti o altre cose strane, ogni tanto si imbambolavano a fissarlo ma poi, dopo un calcio ben piazzato sugli stinchi, tornavano normali.

Devo dire che le mie minacce di smembramento hanno avuto il loro effetto!

Seya era piuttosto imbarazzato all’inizio, anche questo mi ha stupito sopratutto dopo aver visto il suo personale saluto alla fan su quella limosine bianca, parlava poco, diventava spesso rosso dalla vergogna ma, dopo due bottiglie di vino e dopo avergli fatto vedere quando siamo pazzi, si é lasciato andare.

Alla fine si sta divertendo anche lui.

- Avanti Usagi racconta a Seya cos’hai fatto al tuo diciottesimo compleanno!- fa Minako ridendo.

- E meglio di no. – rispondo imbarazzata.

- Ora sono curioso!- fa Seya.

- Pure io!- echeggia Mamoru – Mi hai tenuto nascosta qualche altra tua stravaganza?

- Non é una stravaganza!- tento di ribattere.

- Ve lo racconto io! - fa Rei alzandosi dalla sedia.

Mi copro la faccia con il tovagliolo... che vergogna.

- Allora, - inizia Rei catturando lo sguardo di tutti i presenti – Usagi era pazza di un nostro compagno di classe, come si chiamava?

- Motoki se non ricordo male. – risponde Ami intenta ad esaminare quello che era rimasto nel suo piatto – Motoki qualcosa...

- Ah già.. Motoki... é vero..- riprende Rei – allora alla festa del suo diciottesimo compleanno decidiamo di farle una festa a sorpresa e, Minako, ha la brillante idea di invitare questo ragazzo per fare una sorpresa a Usagi.

- E lui é venuto?- chiede Seya curioso.

- Ci ha risposto che non sarebbe mai venuto ad una festa di compleanno per una ragazza che non guardava neppure per sbaglio. – gli risponde Minako con una smorfia di disprezzo.

- Che idiota. – mormora Mamoru scuotendo il capo – Usagi come faceva a piacerti?

- Il bello senz’anima. – rispondo alzando le spalle – Ero attratta dall’irraggiungibile.

- E tu cos’hai fatto? – chiede sempre più curioso Seya.

Ora prendo io la parola.

- Quando la festa é iniziata avevo notato subito che le mie amiche avevano una faccia strana, quasi fosse un funerale invece che una festa, dopo aver insistito parecchio e minacciandole di pestarle con un bastone di ferro, mi hanno riferito quello che Motoki aveva risposto alla loro richiesta.

- Conoscendoti ti sarai vendicata.  – fa Mamoru con una risatina, mi conosce molto bene... prevede ogni mia mossa.

- E’ ovvio che mi sono vendicata! – replico finendo il vino che avevo nel bicchiere.

- Eccome si é vendicata...- echeggia Minako allungandosi per pendere il pane – credo che il povero Motoki abbia le visioni ancora oggi per quello che gli hai fatto.

- Non esageriamo. – minimizzo io con un gesto della mano – Però credo di averlo scioccato per bene.

Gli uomini sono impazienti di sentire la fine della storia, posso chiaramente vedere i punti interrogativi sulle loro teste.

- Per farla breve. – prende la parola Ami – Usagi si é infuriata con questo Motoki, ha preso il soprabito e si é diretta a casa sua. Appena lui ha messo la testa fuori dalla finestra della camera, Usagi ha aperto il soprabito... e sotto era completamente nuda.

Seya sputa su Yuri l’acqua che stava bevendo, Rio mi guarda incredula mentre Mamoru sorride come se non si aspettasse altro.

- Nuda?- chiede Yuri la cui pelle é diventata di un bel color pomodoro maturo e pronto per la salsa.

- Completamente nuda. – conferma Minako – E non si é limitata a questo! Nel momento in cui ha aperto il soprabito ha urlato: “Ora mi stai guardando per sbaglio?”

Tutti mi stanno guardando come se fossi un marziano o un mutante orribile.

Sorrido ma vorrei solo nascondermi sotto il tavolo.

- Già... – continua Rei – da quella volta Motoki le ha fatto una corte spietata ma lei non ha mai ceduto, anzi l’hai mandato al diavolo vero?

- Non mi faccio prendere in giro da quelli come lui!- ribatto decisa.

Mentre gli altri se la ridono immaginando la faccia di quel diciottenne davanti ad una compagna nuda inizio a sparecchiare e Seya mi da una mano.

La vita normale comprende lavori schifosi come lavare i piatti!

Ma, ringraziando il Dio della tecnologia, oggi disponiamo della lavastoviglie!

Mentre io sciacquo, Seya li sistema nel cesto.

- Le tue amiche sono simpatiche. – mi dice con un tenero sorriso.

- Sono le migliori del mondo. – dichiaro – Senza di loro sarei perduta.

- Siete molto affiatate.

- Siamo cinque sorelle, ora Makoto é in viaggio di nozze ma dovrebbe tornare settimana prossima. Lei e Jun stanno facendo il giro gastronomico dell’Europa, sono in viaggio da un mese ormai... hanno rimandato tanto la data delle nozze per colpa del lavoro, meritano un lungo riposo. 

- Sai ti invidio.

Per poco non mi scivola un bicchiere dalle mani.

- Come?

- Sei circondata da amici veri... sono così rari da trovare oggi come oggi. – la sua voce é triste, malinconica, quasi tremante... non si metterà a piangere? – Io sono stato troppo preso dal successo e, presto, tutte le mie vecchie amicizie mi hanno mandato al diavolo o sono stato io a cacciarli via perché mi sentivo... superiore. – fa una risatina nervosa e scuote la testa – Ora mi rendo conto che sono superiore solo in stupidità ed egoismo. Quando si ha successo si fa in fretta a dimenticare il mondo reale... e io sono stato proprio uno stupido ad isolarmi in questo modo. 

- Tu sei grintosa, non hai paura di dire quello che ti passa per la mente... io, invece, tendo ad ascoltare quello che gli altri dicono di me. Ho bisogno del giudizio delle persone per vivere... e, lo so, é sbagliato.

Gli metto una mano sulla spalla, alza lo sguardo... ha gli occhi lucidi, in questo momento mi sembra un bambino piccolo, sento la sua tristezza... la sua solitudine.

- Io ti sono amica. – gli sorrido teneramente – Non ho problemi a dirti in faccia che una tua idea non mi piace, noi tutti, - ed indico con un cenno del capo il salotto – sappiamo che la solitudine é una cosa orribile. Se ti dimostri quello che sei Seya dimostri a tutti quanto sei vero, portare una maschera solo per compiacere gli altri alla fine soffoca l’anima.

- Lo so.

- Allora sii solo te stesso e fregatene di quello che la gente pensa di te. L’importante é stare bene con se stessi.

Lo vedo sorridere e, questa volta, é un vero sorriso, sincero e colmo di gratitudine. Allunga le braccia e mi circonda in un caldo abbraccio.

Accidenti... sto diventando buona... questi cambi di umore da dove arrivano?

Eppure Seya mi sembra così strano, prima tutto vanitoso e superficiale invece, ora, vedo il suo lato umano, sembra un ragazzino, un piccolo ragazzino che si é trovato solo all’improvviso.

Non é più il cantante arrogante, qui é solo Seya l’uomo. Sa che con noi non deve fingere, che può essere quello che vuole.

Porta una maschera... una spessa maschera la vedo solo ora e io riuscirò a fargliela cadere.

 

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Capitolo 9
*** Chi é Jo? ***


 

Beh.. il mio piano si sta rivelando più difficile del previsto.

Seya mostra il suo lato umano solo davanti a me e Mamoru, quando appare qualcun altro torna l’arrogante viziato cantante che ho odiato fin dal primo giorno.

Sono confusa... non lo capisco proprio.

Perché vivere nella finzione? Perché crearsi un personaggio che si detesta? Io so che Seya odia questo suo modo di atteggiarsi. Allora perché lo fa?

Dovrei farmi i fatti miei una volta per tutte ma, ormai, ci sono dentro fino al collo e visto che in questo casino mi ci ha buttato Mamoru, lo stresso in continuazione.

Così impara!

Senza contare che il blocco non gli é ancora passato... non del tutto almeno, ha scritto un paio di capitoli ma non sono bellissimi.

Improvvisamente un’ombra più larga che lunga si proietta sulla mia scrivania togliendomi completamente la luce.

Cos’é un’eclissi?

Ah no! Jèrome é davanti alla porta del mio ufficio.

Gambe divaricate, pugni sui fianchi, sigaro in bocca ed espressione minacciosa della serie: Usagi ora di faccio il culo a fette!

- Tsukino! – biascica con il sigaro in bocca – Non hai nulla da dirmi?

Sorrido... aaah se ne avrei di cose da dirti Boccuccia di rose!

- Dipende Jérome...- gli rispondo continuando nel mio lavoro – se vuoi una lista di insulti dovrai metterti comodo ma se, invece, vuoi parole dolci... conosci la strada per uscire da qui.

Si avvicina e poggia le mani sulla mia scrivania.

Che schifo! Saranno tutte sudaticce, sporche di cibo o peggio... resteranno le impronte e i suoi microbi schifosi!

Dovrò disinfettare tutta la mia roba.

- Hai letto i primi due capitoli del libro di Seya?- sibila piano cercando di non scoppiare come un pallone... anzi come un bignè alla crema, nel suo caso non é proprio ripieno di crema ma sorvoliamo... ho appena finito di mangiare.

- Sì. – rispondo alzando lo sguardo.

Il viso del panzone ha raggiunto una curiosa tonalità verde bottiglia.

Sta per vomitare o per urlare?

- E NON HAI NOTATO CHE FANNO CAGARE?

La seconda...

- Sì, ci ho fatto caso. – rispondo vaga.

Dio se sono stronza.

- Cosa pensi di fare? Tenere il culo ossuto incollato a quella sedia e startene a guardare?

- Jérome, io Seya abbiamo parlato, sta passato un momento negativo... bisogna lasciargli il tempo necessario per...

- Col cazzo! – urla picchiando una mano sul tavolo - Ho investito un sacco di sodi con quel dongiovanni col codino. Se la smettesse di scopare con ogni essere femminile che cammina su questa terra magari riuscirebbe a buttare giù qualche frase decente!  

- Senti da che pulpito viene la predica. – gli rispondo sarcastica – Proprio tu parli? L’altro giorno ne avevi tre in ufficio.

Brutto porco lardoso!

Ok far carriera, ma andare a letto con lui é più un’opera di bene che una mossa per raggiungere la vetta del successo!

Che schifo... e, ricordo, che ho appena mangiato.

Sbuffo e mi alzo.

- Ok... ci parlerò... sei contento?

Farei qualsiasi cosa per levarmelo dai piedi!

 

***

 

Hotel Hilton... si tratta bene Seya.

Scommetto che ha prenotato la suite presidenziale.

Entro nella hall e già mi sento inadatta solo per calpestare il pregiatissimo tappeto orientale che c’é sui pavimenti di marmo rosa e bianco.

Ho visto molti alberghi lussuosi ma che battono la catena Hilton non ce n’é da nessuna parte, quadri bellissimi alle pareti, mobilio antico e prezioso, tutto curato nei minimi dettagli e il servizio é impeccabile.

Non so se si era notato ma non sono la classica donna timida e riservata, ma devo ammettere che, in questo posto, mi sento in imbarazzo. Mi mette soggezione, forse perché non sono abituata a tutto questo lusso, o forse perché, agl’occhi dei ricconi bagnati nel petrolio, sembro solo una stracciona.

Titubante arrivo alla reception e mi avvicino al ragazzo di turno.

- Buongiorno Signora, posso esserle utile?

- Devo parlare con Seya Kou, gli dica che sono Usagi Tsukino.

Il receptionist mi fa un piccolo cenno con la mano e prende la cornetta, compone il numero e resta in attesa qualche secondo.

- Qui é la reception, c’é la signora Tsukino che desidera vederla.

Annuisce un paio di volte poi mette giù.

- Il Signor Kou l’aspetta nella sua camera. Suite Smeraldo, prenda l’ascensore privato.

Salgo in ascensore e schiaccio l’unico bottone presente sulla lucida parete di alluminio, mentre salgo parte una musichetta rilassante.

Questi alberghi super lussuosi...

Si aprono le porte e mi ritrovo nel salotto della suite, salotto che é grande almeno quanto la mia cucina e la mia sala a casa.

C’é un grande divano che fa angolo, due poltrone, un lungo tavolo, angolo bar ben fornito, un pianoforte a coda nera, tv al plasma, impianto stereo e una grande vetrata da cui si ammira, praticamente, mezza città.

Accidenti... neppure in una vita intera riuscirei mai ad avere metà di quello che c’é in questa stanza.

Ma di Seya nessuna traccia.

- Seya?- lo chiamo cercandolo in quel labirinto di mobili e tappezzeria pregiata.

Neppure l’ombra.

- Seya? Sono Usagi! – inizio a cercarlo, probabilmente mi aspetta in un’altra stanza della suite.

Improvvisamente sento dei bisbigli.

La porta della camera é lievemente socchiusa.

Sono curiosa... non resisto!

Ci do una sbirciatina... piccola piccola...

C’é Seya e sta camminando per la camera da letto, sta palando al cellulare.

- Sì, ho deciso. – dice determinato – No, basta mi sono stufato di preoccuparmi sempre di quello che dice la gente. Siamo stati troppo nascosti e non é giusto... Jo, ascoltami ti amo! Ed é questo quello che conta.

E ora chi é questa Jo?

- Sono stanco di farmi vedere in giro con ragazze di cui non me ne frega nulla... io amo te e se la gente non accetterà il fatto che Seya Kou sia innamorato chi se ne frega! In dieci anni ho guadagnato abbastanza per vivere di rendita fino alla fine dei nostri giorni. Ti prego appoggiami... altrimenti sarà inutile dirlo. Voglio scriverlo sulla mia biografia é per questo che non riuscivo a scriverla perché non sapevo cosa ne pensassi tu. Jo... cosa ne dici?

Resta in attesa guardano il muro davanti a lui mentre io sono sempre più curiosa di sapere chi é questa Jo.

Seya sorride.

- Lo sapevo che eri d’accordo con me amore mio! – mamma mia é talmente felice che non mi stupirei se si mettesse a saltare – Ora devo lasciarti Jo... deve esser arrivata un’amica. Ciao.

Spegne il telefonino e lo butta sul letto.

Maledizione! Sono ancora fuori dalla porta!

Cercando di fare il meno rumore possibile mi metto a correre verso il salotto, almeno... spero che di qui si vada verso il salotto!

Grazie al cielo non ho sbagliato strada!

Mi siedo sul divano pochi istanti prima che Seya arrivi.

- Scusa il ritardo. – mi sorride avvicinandosi ma si blocca all’improvviso fissandomi stralunato – Usagi stai bene? Sembra che tu abbia appena corso!

 

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Capitolo 10
*** Panico ***


 

Oddio che schifo...

Mamma come sto male...

Sto vomitando anche quello che ho mangiato alla mia prima comunione...

Mamoru mi aveva detto che non ingozzarmi!

Makoto é tornata dal viaggio di nozze e ieri sera abbiamo organizzato una cena per festeggiare gli ultimi sposini. Lei e Jun hanno cucinato tutti i piatti che hanno assaggiato durante il viaggio di nozze.

Tutto era squisito e mi sono abbuffata come al solito, anche se non ho bevuto il risultato è lo stesso: una mattina china sulla tazza a vomitare anche l’anima.

... che mal di testa...

... e che mal di stomaco.

Sento Mamoru che entra in bagno, si inginocchia dietro di me e mi solleva i capelli. 

- Amore tutto bene?

- Mai stata meglio...- mormoro sarcastica tirando lo sciacquone e pulendomi la bocca con una salvietta.

- Oggi stai a casa. – dalla sua voce sento che é molto preoccupato.

- Mamoru ho solo fatto indigestione... non é la prima volta e lo sai. Makoto cucina talmente bene che mi mangerei anche i piatti di porcellana.

Sorride e mi aiuta ad alzarmi.

- Hai una faccia che fa schifo. – ride mentre mi lavo i denti.

- Spiritoso. – biascico con lo spazzolino in bocca.

- Ma non sto scherzando.

Mi guardo allo specchio... ha ragione! Sembro uno zombie!

Sbuffo e mi allontano dallo specchio, tanto non sto a casa per un’indigestione! Devo fare delle ricerche, devo capire chi é questa Jo!

Gli ho parlato di quello che ho inavvertitamente ho sentito nella stanza di Seya, anche lui è confuso quanto me. 

- Perché ho sposato una donna tanto testarda? – mi chiede abbracciandomi capendo al volo i miei pensieri.

- Me lo chiedo anch’io a volte.

Ride e mi fa appoggiare la testa sul suo petto.

Sospiro e sorrido sollevata.

Ora sto molto meglio. 

 

***

 

Niente, niente ed ancora niente!

Sto perdendo la pazienza…

Ho girato tutti i siti che parlano di Seya presenti in rete e di Jo, o qualcosa di simile, neppure un misero indizio o accenno!

- Hai sentito proprio bene?- mi chiede Mamoru che è seduto dietro di me.

- Sì! L’ha chiamata Jo… ma potrebbe esser il diminutivo di qualche nome americano. Che ne so… Joanna?

- Joey.

- O Josephine.

Mamoru mi guarda a alza le spalle.

- Siamo in alto mare Usagi. Perché non gli chiedi chi sia questa donna?

- Perché equivale ad ammettere di aver origliato alla sua porta!

Ride e mi bacia delicatamente sulla fronte.

- Piccola… se lui vuole scriverlo sulla biografia lo verrai a sapere comunque prima degli altri no?

Accidenti… mi spiazza sempre…

- Lo sai che ti odio quando fai così? – gli dico socchiudendo gli occhi e assumendo un’aria minacciosa.

Aumenta quel suo sorriso da uomo sicuro di sé e mi sfiora le labbra.

- Non è vero…- mormora con un filo di voce – lo so che ti piace quando faccio l’uomo risoluto!

- Non vantarti tanto Mamoru!

- Altrimenti? – mi stuzzica sussurrandomi nell’orecchio.

Diavoletto tentatore! Sa bene che mi fa impazzire quando fa così!

- Altrimenti ti scordi qualsiasi contatto fisico per la prossima settimana!

Ride piano al mio orecchio e mi sfiora il lobo con la sua lingua.

Rabbrividisco ma, di certo, non per il freddo.

- Siamo in ufficio Mamoru. – cerco di resistere al suo abbraccio ma è così debole la mia resistenza.

- Lo so. – risponde lui mentre sento una mano accarezzarmi una gamba.

Ora lo violento sulla scrivania!

Smette e mi sorride divertito.

- Ora vogliamo scommettere che non resisti una settimana senza contatto fisico?

Brutto baro!

Mi stuzzica solo per farmi cedere! 

Gli faccio una giocosa pernacchia.

- Non metterti a scommettere con me Mamoru. – tento di minacciarlo ma lui se la ride.

- Usagi le perdi tutte le scommesse con me!

Alzo le spalle e riprendo le mie ricerche.

Lo sento alzarsi e chinarsi per baciarmi il collo.

- Ho del lavoro da finire Usagi, ci vediamo dopo. Magari riprendiamo in discorso che abbiamo interrotto poco fa.

Non riesco a non arrossire, ma cerco di non dargliela vinta.

- Vedremo.

- Non cambiare mai che mi fai impazzire così! – mormora prima di uscire dal mio ufficio.

Continuo con le mie ricerche per un’altra ora ma niente… Jo è come un fantasma nella vita di Seya Kou.

Bussano alla mia porta ed entra proprio lui, Seya!

Si parla del diavolo...

Mi affretto ad uscire dai siti internet che parlano di lui e lo guardo con un sorriso innocente.

- Ho buone notizie!- esclama entusiasta.

Sorrido… era tanto che non lo vedevo così felice… anzi, ora che ci penso, credo di non averlo mai visto così felice.

- Dimmi tutto!

-Ho trovato cosa mi bloccava! Ora sono pronto per riprendere a scrivere e i due schifosi capitoli che ti ho dato cestinali pure… erano solo una bozza.

- Senza offesa Seya, - gli dico sospirando – ma l’avevo già fatto.

Sorride e si siede davanti alla scrivania.

- Mi sento ispirato… ed ho già scritto nove capitoli! Dovremmo prendere un pomeriggio e visionarli bene.

- Sì, - annuisco prendendo l’agenda – aspetta che vedo gli impegni.

Inizio a sfogliare a caso le pagine, accidenti… il segnalibro è rimasto fisso al 10 Settembre! Rapidamente do un’occhiata a tutti gli appuntamenti che avevo scritto pregando non averne tralasciato nessuno, fortunatamente nel lavoro ho una memoria di ferro.

Come un fulmine a ciel sereno un puntino rosso segnato vicino al 15 Settembre desta la mia attenzione. Mi fermo e lo osservo… è il segno che faccio quando mi arriva il ciclo.

Un momento… mi è arrivato il ciclo questo mese… che giorno è?

Il 30 Ottobre!?!?!

Panico.

Fermi tutti… controlliamo bene…

Inizio a sfogliare le pagine come una matta sotto lo sguardo attonito di Seya che non capisce questo mio momento di follia.

Dopo il 15 Settembre non ho più segnato nessun puntino rosso.

Panico.

Non può esser vero, me ne sarò dimenticata.

Il mio ciclo non è certo regolare come un orologio svizzero ma non mi ha mai ritardato di così tanti giorni.

Panico.

E se stamattina non era solo indigestione?

Panico!

- Merda…- sbotto a bassa voce sfogliando si nuovo l’agenda – merda…

Seya si allunga un attimo sulla scrivania cercando di catturare il mio sguardo.

- Usagi? Tutto bene? Hai uno strano colorito.

Alzo lo sguardo.. no che non va tutto bene!

PANICO!

- Merda…- ripeto incapace di dire altro, sento i miei occhi pizzicare… ora piango.

Non so neppure se dalla felicità o se sono del tutto paralizzata dal terrore!

Seya sgrana gli occhi e si appoggia allo schienale.

- Beh… succedete a tutti sai? – risponde non capendo nulla di quello che mi passa nel cervello ora.

Devo controllare… sì… non posso aspettare stasera.

Prendo le mie cose e le butto a casaccio nella borsa.

- Dove vai?- mi chiede Seya sempre più confuso e iniziando anche a spaventarsi.

- Ho.. ho dimenticato un impegno improvviso…- mento alzandomi.

- E il nostro appuntamento?

- Ti prego Seya… ne parliamo domani… scusa, devo andare!

Esco dall’ufficio e, per poco, non sbatto addosso a Mamoru.

- E’ successo qualcosa? – chiede ansioso notando il mio viso, sicuramente pallido, e tutta la mia fretta.

Panico!

E ora che gli dico?

- No…- balbetto – ho dimenticato una cosa importante… ci vediamo dopo.

Gli do un fugace bacio sulla guancia e corro via.

Mi servono le altre e mi servono subito!

 

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Capitolo 11
*** Tra noi due... una sottile linea blu ***


 

 

Ho chiamato Rei dicendole quello che mi stava succedendo, mi ha detto, beh quasi ordinato a dire il vero, di comprare un test in farmacia e di passare immediatamente da lei.

Quando sono arrivata aveva già chiamato Minako, Makoto e Ami.

Ora io sto camminando su e giù nel salotto della mia amica sacerdotessa, Minako picchetta le dita sul bracciolo del divano, Rei fissa la sveglia che abbiamo messo sul tavolino del soggiorno, Makoto fissa me e Yuri è in piedi dietro al divano, fissa un punto non ben identificato davanti a lui.

- Ora basta Usagi. – fa la mia amica castana alzandosi – Non ti fa bene camminare in questo modo. – mi afferra per le spalle e mi fa sedere sul divano – Cammino io per te.

Le sorrido grata e mi metto le mani tra i capelli.

Ho fatto il test, è in bagno, dieci minuti c’è scritto sulla scatola… attendere dieci minuti… sto diventando pazza.

- Ami ha richiamato?- chiede Minako in tono pacato continuando a fissare il tappeto, credo che parli più per far passare il tempo che per altro.

- No. – risponde Rei con lo stesso tono– Le ho lasciato un messaggio sul cellulare. Le ho detto di venire qui subito ma non le ho spiegato il perché, non voglio che corra se poi è solo un falso allarme.

Già… e se fosse solo un falso allarme?

Ho sempre detto che ero terrorizzata all’idea di avere un figlio.

Ma ora, che forse incinta lo sono veramente, mi sento… completa.

E’ una sensazione strana che non posso descrivere bene, sono felice, appagata… sì, sono anche molto spaventata ma non come credevo io. Ho paura eppure mi sento forte, sento che potrei affrontare mille gravidanze senza battere ciglio!

Una piccola vita potrebbe crescere dentro di me… il frutto dell’amore tra me e il mio Mamoru.

Questo non è un pensiero che mi terrorizza, è un pensiero d’amore… di gioia… una nuova vita che cresce in me.

Poso una mano sul mio ventre... ci sei piccolino?

Sono la mamma...

Sei vero o solo un frutto della mia mente?

Lo sai che sono felice?

Posso anche convivere con la paura se la gioia che sento ora sarà sempre così forte!

La sveglia sul tavolo suona destandomi dai miei pensieri, tutte ci guardiamo… chi va a vedere?

- Yuri, per favore, - faccio con un filo di voce – vai tu a vedere il risultato?

Il mio amico annuisce e si reca in bagno.

Sono nervosa… tra pochi secondi la mia vita potrebbe cambiare radicalmente… ma, ne sono sicura, in meglio. 

Torna indietro, ha un’espressione grave sul volto.

- E’ negativo. – dichiara avvilito con un esile sussurro.

Strano… dovrei sentirmi sollevata invece mi sento… vuota.

Mi piaceva così tanto la sensazione che avevo nel cuore… ora tutto è finito.

Non sono incinta.

La mia mano scivola via dal ventre e sospiro... falso allarme... forse é meglio così.

La porta di casa si apre facendoci far un salto spaventate: é solo Ami.

- Scusate il ritardo. – dice togliendosi il cappotto – qual’é l’urgenza?

Minako sospira, Rei guarda Yuri e Makoto guarda me, io ho gli occhi incollati sui miei piedi.

- Perché quelle facce da funerale? – chiede la mia amica dottoressa perplessa – E’ successo qualcosa di grave?

- In bagno. – mormora solo Rei appoggiando la testa sullo schienale del divano bianco.

Ami socchiude gli occhi sospettosa ma decide di controllare ugualmente.

- Beh, Usagi. – fa Makoto sedendosi accanto a me – Era quello che speravi... o no?

Mi mordo un labbro... no, forse non era quello che speravo.

- O MIO DIO!!! – urla Ami dal bagno.

Tutte noi ci guardiamo allarmate, cos’é successo ancora?

Ami arriva di corsa, in una mano tiene il mio test di gravidanza, nell’altra ha la scatola.

- Questo di chi é?- chiede ansiosa sventolando il pezzetto di plastica bianco come se fosse la bandiera nazionale.

- Mio... – balbetto confusa – ma, Ami, é negati...

- Qui dice che sei incita!- mi interrompe senza neppure sentire le mie parole confuse.

- COSA? – urlano le altre mie amiche guardando male Yuri.

Io sono paralizzata, strappo di mano il test da Ami e lo guardo... la strisciolina é blu.

- Sulla scatola le indicazioni erano chiare! C’era scritto che se diventa blu non era positivo. - si difende Yuri prendendo in mano la confezione e cercando il punto giusto – Ecco qui... Dopo dieci minuti la striscia cambia colore. Se diventa blu vuol dire che il test é po... – si blocca e diventa rosso mentre le mie amiche hanno uno sguardo molto poco rassicurante, la rigira tra le mani e ci guarda dentro – Dov’é finito il non?

- Sei un imbecille! – lo sgrida Rei tirandogli uno scappellotto dietro la testa – Neppure la scatola di un test di gravidanza sai leggere!

- Tu ti sei arrangiata da sola! – ribatte Yuri voltando il viso dall’altra parte – Io sono un uomo! Non mi intendo di test di gravidanza!

Stringo tra le mani quel pezzetto di plastica... é vero allora... sono incinta veramente...

- Usagi?- fa Minako vedendo che non spiccico parola – Stai.. stai bene?

Alzo lo sguardo, le lacrime mi scivolano degli occhi senza che me ne accorga, sorrido e annuisco.

- Va tutto bene.

 

***

 

Glielo devo dire.

Come non lo so ancora, ma glielo devo dire.

E pensare che lui era il primo a desiderare un figlio, quindi sarà contento!

Allora perché sono nervosa?

Perché continuo a guardare la porta di casa e a mangiarmi le unghie?

Sospiro e butto la testa all’indietro cercando di scacciare i pensieri negativi.

- Piccolino...- mormoro sfiorandomi il ventre – chissà il papà che faccia farà? Come glielo diciamo?

Avevo pensato di addobbare tutta la casa con vestiti per neonati, ma costava toppo, allora ho pensato di buttare il discorso durante una conversazione normale tipo: “Ciao Amore, finito il lavoro? Sai che sono incinta?”. Ma non mi sembrava il massimo come approccio quindi ora sono qui.. completamente inerme... con un figlio in grembo... e non so come dirlo a mio marito.

La chiave viene inserita nella toppa.

Faccio un salto sul davano spaventata.

La maniglia si muove.

Il cuore mi martella in petto.

La porta si apre.

Inizio a sorride... non posso evitarlo... sono felice!

Mamoru entra in casa, mi alzo e gli vado incontro.

- Usagi!- fa appena mi vede praticamente davanti a lui – Eccoti.. mi sono preoccupato. Perché sei scappata oggi in ufficio? Sei stata ancora male?

Mi mordo un labbro... aaaah ho troppo voglia di urlare dalla felicità.

Calmati Usagi... calmati...

- Perché sorridi? – mi chiede curioso – Ne hai combinata un’altra con le tue amiche?

Scuoto la testa senza parlare.

- Hai scoperto chi é Jo?

Altro segno negativo.

- Hai bevuto?

Rido e lo abbraccio forte, lui contraccambia ma sento chiaramente che é sorpreso.

- Mamoru...- gli sussurro all’orecchio.

- Dimmi Usagi.

Ci siamo!

- Aspetto un bambino.

Trattengo il fiato nell’attesa della sua reazione.

Resta immobile qualche istante poi si allontana leggermente per guardarmi negl’occhi. 

- E’ vero?- mi domanda con voce tremante- Aspettiamo un bambino? Non mi stai dicendo una bugia?

Scuoto lentamente la testa, i suoi occhi diventano più grandi e luminosi... due lacrime gli rigano il viso.

Non avevo mai visto Mamoru piangere, neppure di gioia.

Il sorriso aumenta, lo stesso sorriso che avevo io quando ho capito che c’era un bimbo dentro di me.

Mi abbraccia, ride e piange nello stesso momento e io non posso far altro che seguire il suo esempio.

Siamo felici!

Credo che se ci vedesse uno spettatore esterno, ci prenderebbe per due pazzi.

Ma non mi importa.

Ora conta solo la mia famiglia.

 

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Capitolo 12
*** L'invito ***


 

- Mi fai il solletico!- rido mentre Mamoru mi sta baciando la pancia.

Siamo sdraiati sul letto... é tutta la sera che parliamo del nostro futuro, del futuro di nostro figlio.

Ignorando deliberatamente le mie obbiezioni, mio marito bussa piano sul mio ventre e si avvicina ancora di più.

- Ehi tu là dentro! – mormora con un sorriso - Sai chi sono? Sono il papà.

Mentre Mamoru cerca un dialogo con l’esserino che ho in corpo, io gli accarezzo i capelli é un momento così magico e perfetto...

- Lo sai che hai scelto una casa di pazzi dove nascere?- ride prendendomi una mano.

- Così lo spaventi. – gli rispondo con un sorriso.

Mamoru si alza e torna a sfiorarmi la lebbra.

- Meno male...- mormoro stringendomi a lui – il bambino non é ancora nato e già gli presti tutte queste attenzioni... potrei esser gelosa.

- Sono felice Usagi... tanto felice. – sussurra al mio orecchio.

Oddio tra poco piango di nuovo!

- Anch’io amore mio. – gli rispondo per nulla propensa a staccarmi da quel caldo corpo che mi protegge, anzi... che ci protegge.

- Credevo che ti spaventasse l’idea di avere un figlio.

- Sì... mi spaventa ancora, ma la gioia che provo e questa sensazione di esser in sintonia con tutto l’universo, mi aiutano a sopportare qualsiasi cosa.

- E io sarò con te in ogni minuto... in ogni instante. – mi stringe ancora di più e mi bacia - Ti amo.

- Ti amo anch’io Mamoru.

 

***

 

- E così le voci che girano in corridoio sono vere. – fa Jérome mentre aspetto il mio the dalla macchinetta – Avete messo in cantiere un figlio.

- Qualcosa ti turba?- gli chiedo poco disposta ad ascoltare le sue cavolate, ho mal di testa e non riesco a mangiare nulla senza vomitare per tutta l’ora successiva.

Chissà perché questi disturbi, quando non sai di esser incinta, sono quasi sopportabili ma, appena scopri che non é influenza ma qualcosa di più importante a farti star male, le nausee e tutti gli altri attacchi triplicano di intensità.

Jérome alza le spalle.

- Sì e no... dovrai startene a casa in maternità un anno giusto?

- Sì... ma é presto per parlare di questo Jérome, sono solo di quattro settimane.

- Devo pur portarmi avanti con il lavoro e i tuoi scrittori chi li prende?

- Mamoru. – rispondo decisa – Io sono a casa lui no Jérome, e lui sa bene come lavoro e come trattare i miei scrittori. Non preoccuparti... sistemerò tutto prima dell’ottavo mese.

Non é che...

- Jérome... stai, per caso, insinuando che sei felice per me e che ti mancherò?

Sussulta leggermente e diventa rosso... toh! Un maiale imbarazzato non l’avevo mai visto!

- Avevo sentito che la gravidanza può causare gravi danni al cervello,- mormora cercando di sembrare minaccioso – ora mi rendo conto che é vero. Anche se sei incinta Tsukino non pensare che avrai un trattamento speciale.

- Non l’ho neppure sospettato. – mormoro prendendo il mio the – Ora torno al mio lavoro.

Mi allontano con il sorriso.. e così Boccuccia di rose ha un cuore... forse sotto tutto il lardo c’é un po’ di bontà!

Ho forse è l’andropausa che gli fa brutti scherzi!

Entro nel mio ufficio e chi c’é che mi aspetta?

Seya! Seduto sulla poltrona che mi sorride apertamente.

- Congratulazioni! – esulta abbracciandomi – Per questo che sei scappata!

- Volevo esserne sicura.

- Mamoru è contento?

- Molto… - confermo andando a sedermi al mio posto - allora Seya… - dico riprendo immediate il mio solito tono professionale - dobbiamo parlare del tuo libro. Mi avevi detto che hai già scritto ben nove capitoli.

Sorride soddisfatto e prende un grosso fascicolo dalla borsa nera che ha appoggiato sulla mia scrivania.

- Quindici… ho scritto quindici capitoli.

Guardo i fogli allibita… lavora sodo!

- Perfetto…- dico prendendoli – li leggerò in giornata. Allora vuoi dirmi cosa ti bloccava?

Lo vedo diventare rosso e iniziare ad agitarsi sulla poltrona.

- Vedi… scrivo una cosa in questo libro, scrivo di una persona e non ero certo che volesse.

Accidenti Jo!

Con tutte queste novità me ne ero dimenticata!

Mi sistemo meglio sulla sedia e bevo un sorso di the.

Cosa faccio glielo chiedo?

E se mi sgrida?

- Senti…- dico dopo averci pensato bene – devo confessarti una cosa.

Seya annuisce attento.

- Quel giorno.. quando sono venuta in albergo ho, per caso, sentito una tua telefonata.

Diventa rosso come un peperone e, improvvisante, le sue scarpe sembrano avere un potere magnetico sui suoi occhi.

- Mi vuoi parlare di questa Jo?

Alza lo sguardo sembra stupito.

Oddio.. ora mi trucida…

Una donna incinta non merita una seconda possibilità?

Scoppia a ridere… sono piuttosto confusa... e ora cosa c’è?

- Non rido di te…- fa tenendosi la pancia – è per una cosa che hai detto… oddio…- si asciuga gli occhi e mi guarda – da quanto che non ridevo in questo modo. Comunque sì, Usagi, è per Jo che avevo questo blocco.

- Siete fidanzati?

Annuisce solamente.

- E nessuno lo sa?

- Qualcuno del mio staff sospetta che abbia una storia vera ma non hanno mai indagato o, se l’hanno fatto, non me ne sono accorto.

- Lei non fa parte del mondo dello spettacolo vero?

- No.. odia i riflettori.. ci siamo conosciuti ad une festa di beneficenza. Una semplice festa, senza telecamere, quando il mito Kou non era ancora così forte.

- Siete insieme da molto allora!

- Quasi sette anni. – conferma con gli occhi lucidi – E’ la persona più importante della mia vita, mi è sempre accanto, in qualsiasi momento. Sono certo che capisci quello che sto dicendo.

Annuisco, sì lo capisco benissimo.

Il vero amore è sempre fortissimo e supera ogni barriera.

- Beh,- sorrido – ora sono curiosa di conoscere la donna che ha perforato la corazza di snob viziato che mostri quando ti presenti a qualcuno.

Socchiude gli occhi e poi sorride.

- Deve arrivare a Tokyo tra due settimane…- mi dice tranquillamente – vuoi conoscere Jo Usagi?

Sgrano gli occhi sorpresa.

- Dici sul serio?

- Certo! Non mi dispiace… è ora che voi due vi conosciate. Ho parlato molto di te.

Mi sento arrossire fino alle punte dei capelli… ha parlato di me con la sua ragazza.

- E non è gelosa?

La risata che esce dalle sue labbra è cristallina e di cuore.

Potrei quasi offendermi…

- No, fidati… Jo sa perfettamente che non sei il mio tipo!

- Grazie mille Seya! – dico fingendomi offesa incrociando le braccia sul petto.

- Non fraintendermi Usagi, tu sei molto bella… ma sei pur sempre una donna sposata!  E, ora, in dolce attesa.

Annuisco.. ma, chissà perché, non sono del tutto convinta.

 

***

 

- E così siamo stati invitati a conoscere la donna di Seya Kou. – fa pensieroso Mamoru.

Siamo nel salotto di casa nostra abbracciati, le nostre mani intrecciate sul mio ventre e mille pensieri in testa.

- Già…- sospiro poggiando la testa sul suo torace – era strano.

- Strano?

- Sì… sembrava divertito dalle mie parole.

- Conoscendoti avrai fatto qualche gaffe delle tue! – ride Mamoru sul mio collo.

Abbasso gli occhi sulle nostre mani e sorrido.

- Ehi piccolo… sicuro che vuoi nascere con un padre del genere?

- Senti chi parla…- mormora lui – quella che va sotto casa dei compagni e mostra tutta la sua mercanzia!

Mi mordo un labbro e mi volto prendendo il viso di Mamoru tra le mani.

- Sai amore mio.. quel soprabito ce l’ho ancora nell’armadio.

Vedo un lampo malizioso attraversagli lo sguardo.

- Andiamo a vedere se ti sta ancora…

 

 

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Capitolo 13
*** Gioie e dolori ***


 

Cammino per il centro con le mie amiche, mi sono decisa a comprare tutine, bavaglini e tutto il necessario quando avrò scoperto il sesso del bambino.

Ma poi, quando vedi tutti quei vestitini minuscoli, come si fa a resistere alla tentazione?

- Guarda questo!- esclama Minako con gli occhi lucidi, sollevando una tutina gialla con ricamanti dei pagliacci.

- Usagi non puoi non comprare questo!- fa Makoto prendendo un piccolo golfino.

- Ragazze...- sospiro esausta – stiamo solo vedendo cosa c’é in giro vi ricordo che dovrebbe nascere più o meno verso metà Giugno... farà caldo quando nascerà!

- Ma come fai a non cedere alla tentazione?- mi chiede Rei mentre osserva i pupazzi da mettere nella carrozzina – Io farei un altro figlio solo per comprare i vestitini!

- Usagi!- quasi urla Ami impressionata – Guarda quanti giochi istruttivi per il tuo bambino!

Incredibile... Ami pensa solo a studiare. 

- Ami... non ho neppure la pancia e già inizi a parlarmi di giochi istruttivi e studio?

- lo studio é importante!

- Ti prego. - mormoro massaggiandomi le tempie con le dita e sospirando profondamente.

- Usagi non stai bene?- mi chiede Ami allarmata.

Tutte le altre mi circondano premurose.

- Hai mal di testa?

- Stai per svenire?

- Hai le nausee?

- Non hai una bella cera...

Mamma mia... queste voci sono un continuo ronzio nella mia testa...

- Sto bene.  – cerco di rassicurarle con un filo di voce, anzi più che altro é un tentativo per farle stare zitte e tranquille – Mi andrebbe un bel gelato... sì... al cioccolato e pistacchio, magari anche la stracciatella e con la panna montata! E poi anche una fetta di torta alle mele.

Che fame che mi é venuta all’improvviso!

Tutte mi guardano stralunate.

- Che ho detto?

- Non ti sembra un po’ presto per le voglie? – mi fa Minako sospettosa.

- Sai Minako...- replica Rei con le braccia incrociate sul petto e le labbra contratte in una smorfia – non credo che siano voglie queste. E’ il solito appetito di Usagi!

Ops...

- Mi critichi sempre!- le dico facendole una linguaccia- Tu eri quella che, quando aspettava Shingo, mangiava solo tonno in scatola!

- Era l’unica cosa che non mi faceva vomitare!

 

***

 

Torno in ufficio carica di pacchi.

Lo sapevo che non avrei resistito a tutti quei vestitini!

Sono rimasta sui colori neutri per non rischiare troppo, anche se spero che sia una femminuccia.

Mamoru, ovviamente, vuole un maschio.

Vedremo chi dei due sarà accontentato, ma, in fin dei conti, non é detto che bisogna fermarsi a un figlio solo!

- Dov’é finita l’idea di comprare i vestiti dopo aver saputo il sesso del bambino? – mi chiede Mamoru sulla soglia dell’ufficio.

- Non ho resistito...- gli rispondo mortificata, so già che metà di questa roba, probabilmente, il mio bambino non la metterà mai.

- Spero che tu non abbia comprato vestitini da femmina. – dice dando una sbirciatina dentro le borse – Perché é un maschio.

- Io dico che é femmina... sono la madre... le sento queste cose.

- Ah si?- sogghigna lui – Scommettiamo che ho ragione io?

- Va bene!- rispondo decisa – Io dico che é femmina.

- E io dico che é maschio. Vedremo poi chi avrà ragione...

Gi do un delicato bacio, prendo la borsa e gli prendo una mano.

- Andiamo? Siamo in ritardo!

Aggrotta la fronte perplesso.

Non dirmi che l’ha dimenticato!

- Dove dobbiamo andare? – mi chiese confuso.

Il mondo mi cade addosso... l’ha dimenticato sul serio!

- Mamoru... la visita... la prima ecografia!

Mio marito sgrana gli occhi ed immediatamente assume un’espressione colpevole.

- Accidenti...- impreca sottovoce picchiandosi la mano sulla fronte – lo sapevo che c’era un impegno più urgente oggi!

- Te lo sei dimenticato? – gli chiedo duramente.

Non posso crederci che l’abbia dimenticato!

Sento la collera crescere dentro di me. 

- Usagi... perdonami... – mi dice con un filo di voce – ho programmato una riunione molto importante proprio oggi.

Fantastico... la prima ecografia di nostro figlio e mio marito prende un altro impegno!

- E non puoi rimandarla?

Mamoru mi guarda spaventato dal mio sguardo... so che é infuocato, sento pure io le fiamme della rabbia bruciare.

- No... perdonami. Alle prossime non mancherò!

- Ma... questa é la prima ecografia di nostro figlio! Lo vediamo per la prima volta! Non posso credere che tu non voglia venire con me!

- Usagi...

- No, lascia perdere. – lo interrompo decisa – In fondo é molto più importante una riunione di manager che un mucchio di cellule con parte del tuo DNA. Posso comprendere che non puoi sacrificare un pomeriggio per vedere se tuo figlio sta bene.

- Non esagerare! – cerca di difendersi, si sta arrabbiando anche lui – Ti sono sempre stato vicino, ti ho sempre sostenuto.

- Benissimo.. ora solo io l’egoista perché voglio che il padre di mio figlio venga con me dal dottore. Fantastico Mamoru... inizi a scaricare le responsabilità, e nostro figlio ha solo qualche settimana! Mi chiedo cosa farai quando diventerà grande!

- Stai mettendo in dubbio il mio ruolo? Credi che non possa esser un buon padre?

- Mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto. – ribatto indispettita.

Non abbiamo mai litigato così forte... sì i battibecchi ci sono stati ma tutto si risolveva in pochi minuti.

Questo é un vero e proprio litigio... il suo sguardo irato mi mette soggezione.

- Parliamo di te allora... e delle tue amiche. Mio figlio deve crescere con cinque pazze scatenate che organizzano ancora i pigiama party?

Ora lo picchio!

- Sei ingiusto...- mormoro con un filo di voce – vattene alla tua stupida riunione Mamoru... e spera che questo litigio non abbia fatto del male al bambino.

Lo vedo impallidire... forse solo stata troppo dura con lui, ma sono infuriata con me stessa, con lui, con il mondo... non so neppure io con chi veramente sono arrabbiata.

Prendo la borsa ed esco fuori dal mio ufficio, appena le porte dell’ascensore si chiudono davanti a me e scoppio a piangere.

Meraviglioso!

Prima rido come una bambina, poi urlo come un’invasata, ora piango come una fontana!

- Piccolino.. la mamma é già abbastanza nervosa e lunatica di per sé. – mormoro prendendo il fazzoletto – Vacci piano con gli ormoni, tuo padre deve arrivare sano e salvo il giorno della tua nascita.

 

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Capitolo 14
*** La prima visita ***


 

Arrivo alla clinica in orario, mi presento alla segretaria della dottoressa e mi siedo sulle poltrone di pelle marrone della sala d’aspetto.

Mi sento uno schifo... avevo immaginato questo giorno in mille modi diversi, ma mai una volta mi trovavo sola e dopo aver litigato con Mamoru.

Intono a me ci sono un sacco di donne col pancione, tutte sorridenti e radiose.

La mia faccia assomiglia a quella che aveva la protagonista del film l’esorcista.

Sospiro e cerco di rilassarmi, non fa bene tutto questo nervosismo al piccolo.

- La prima ecografia vero?- mi chiede una ragazza non molto più grande di me ma con un pancione di dimensioni notevoli.

Cacchio... che balena che diventerò!

- Si vede così tanto?- cerco di fare un sorriso tirato ma non credo che mi sia riuscito benissimo.

- Beh... sì...- lei é radiosa, non credo che anch’io diventerò così – piacere sono Kazumi.

- Usagi. – le rispondo stringendole la mano – Di quanti mesi sei?

- Sette. – risponde accarezzando il pancione – Ma sembro di nove, vero? – ridacchia notando il mio sguardo fisso su quella pancia che non sembra di sette mesi - E’ uno dei problemi maggiori quando si aspettano due gemelli.

- Ah... ora capisco... due é un bel colpo. E tuo marito é qui?

- No, é a casa con l’altro nostro figlio. Ha solo quattro anni.

Però...

- Il tuo invece? Si è spaventato e ti da dato buca?

Sussulto a sentire la semplicità con cui ha fatto questa domanda.

- Beh... sì.

Scoppia a ridere... cos’é ti faccio pena?

- E’ normale! – dice guardandomi dolcemente – Scommetto che ti sarai infuriata!

Annuisco senza dire una parola.

Il suo sorriso di allarga sempre di più.

- E’ un classico... molti uomini si spaventato alla prima ecografia. Anche mio marito non é venuto la prima volta di nessuna delle due gravidanze.

Paura? Il mio Mamoru avrebbe paura?

- Mio marito desidera molto questo figlio. Non credo che abbia paura.

Kazumi annuisce comprensiva.

- Anche il mio adora i bambini e devi vedere com’é premuroso e dolce con il nostro Yaten. Ma la prima ecografia... li spaventa... non so spiegarti il motivo. E’ come se, da quando sentono il loro piccolo cuoricino, il bambino che porti in grembo diventa reale. Non credo che sia il bambino in se a spaventarli ma la gravidanza. Noi possiamo dare la vita e a loro spaventa questo lato del nostro corpo.

Sono sbalordita... che abbia ragione?

- Senza contare tutte le domande che si fanno.

Credi che non possa esser un buon padre?

Questo mi aveva chiesto poco fa... e io che credevo fosse arrabbiato... magari voleva solo una conferma. Voleva che lo rassicurassi e io cos’ho fatto? Gli ho urlato contro quanto sia egoista.

Sono una cretina!

Sono egoista, pensavo solo al mio stato di salute senza contare i dubbi che potevano crescere in Mamoru!

E io che gli ho urlato tutte quelle cose orribili?

Dio... come si sentirà ora?

Se non vorrà più questo bimbo?

Sto per piangere di nuovo...

Perché devo esser rosa dai dubbi?

Sto per chiamarlo ma la dottoressa mi fa entrare in ambulatorio.

La stanza é illuminata solo dalla luce al neon sul soffitto, nessuna finestra, le pareti bianche sono spoglie, c’é solo il lettino e il monitor per l’ecografia.

- Si sieda pure sul lettino, io la raggiungo tra qualche minuto. – mi dice la dottoressa prima di uscire dalla stanza.

Mi accomodo e affondo le mani nei capelli.

Mamoru... mi dispiace tanto...

Sento la porta che si apre, mi asciugo in fretta le lacrime e alzo lo sguardo.

- Siamo pronti dottore... Mamoru cosa ci fai qui?

Ha gli occhi lucidi, si avvicina e mi abbraccia.

- Scusami...- mormora con un esile filo di voce – sono uno stupido. Scusami Usagi... non litighiamo più, ti prego!

Scoppio a piangere e lo stringo forte.

- Sei tu che devi scusami... io... ti ho trattato male e ho insinuato che non saresti stato un buon padre ma non é vero Mamoru. Io sono certa che sarai il padre migliore del mondo!

- Solo perché sarò affiancato dalla madre migliore del mondo. – mi scioglie dal suo abbraccio e mi asciuga le lacrime – Ora però basta piangere Usagi. Altrimenti la dottoressa penserà che sono un mostro di marito!

Sorrido e gli sfioro le labbra con un delicato bacio.

La porta si riapre ed entra la dottoressa:

- Vedo che suo marito l’ha raggiunta... molto bene... andiamo a conoscere il vostro bambino.

Mi sdraio e sollevo il maglione, la dottoressa mi mette il gel e accende la macchina.

- Non stupitevi se vedrete molto poco, il bambino é ancora piccolo.

Poco... diciamo che non vediamo nulla!

E’ tutto nero, si vedono delle ombre... dei movimenti... ma nulla di più.

- Signori.. ecco vostro figlio. – ci fa la dottoressa indicando un punto sul monitor – Vedete questo che sembra un filo bianco? E’ la spina dorsale... e questo..- continua puntando il dito sul motor - é il suo cuore. Ora vediamo se é tutto regolare. – schiaccia un paio di pulsanti e il suono di un piccolo tamburo risuona nella stanza.

Mamoru mi stringe la mano... io sorrido e mi mordo un labbro impedendomi di piangere di nuovo.

- E’ così veloce. - mormora Mamoru con lo stesso sorriso che ho io, anche lui ha gli occhi lucidi.

- Tutto sotto controllo, - dichiara la dottoressa passandomi una salvietta e spegnendo la macchina - é della lunghezza giusta, si sta sviluppando in maniera normale e il cuore va benissimo – Programmiamo la prossima visita?

Usciamo dalla clinica, mi mette un braccio sulle spalle e mi stringe a se.

- E’ stato bello vero?

- Una cosa unica... – mormora sorridente – e io che me lo stavo perdendo.

Accidenti la riunione!

- Mamoru... ma la riunione importante?

- Ho lasciato tutto a Jérome... non mi interessa la riunione. Solo tu e il bambino contate ora.

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Capitolo 15
*** Faccia a faccia ***


 

- Non posso credere che tua madre sia stata l’ultima donna a scoprire che eri incita!

Questa é stata la frase con cui mia madre mi ha accolto in casa sua questo pomeriggio.

- E tu come lo sai?- le chiedo togliendomi il cappotto e sistemandolo sull’appendiabiti.

Addio sorpresa.

- Conosci tua madre..- echeggia papà dal divano – ha una rete spionistica da far impallidire perfino l’FBI o il KGB.

Sorrido e gli do un lieve bacio sulla guancia ignorando mia madre che ha preso Mamoru sotto braccio e lo ha trascinato in cucina.

- Come stai papà?

- Bene... il vecchio nonnino sta bene...- ridacchia accarezzandomi il ventre – e qui ci sta il mio primo nipotino? Non far disperare troppo la mamma... – mormora con un  lieve sorriso.

Lo adoro il mio papà... si dice che noi donne tendiamo ad innamorarci degli uomini che somigliano a nostro padre e, ora, mi rendo conto che, per me, é così. Mamoru é tanto dolce come il mio papà... sono certa che mio figlio amerà suo padre come io amo il mio.

Dalla cucina mi raggiunge il fastidioso cinguettio di mia madre, sospiro e mi avvio per salvare Mamoru.

- Meglio toglierlo dalle grinfie di quella donna. – mormoro tra me e me – Altrimenti mi chiede il divorzio.

Mamoru é seduto al tavolo, mentre mia madre continua a parlare e preparare da mangiare. Anche se é china sui fornelli mamma é sempre vestita bene, truccata, pettinata, l’unica nota stonata solo le babbucce in peltro a forma di orso.

Ora che ci penso... quelle ciabatte, un tempo, erano mie!

Osservo mio marito, riesco a capirlo solo con lo sguardo e, ormai, ho notato già da un pezzo che quando é solo con mamma lui pensa ad altro, annuendo più volte senza una ragione vera e propria.

Gli ho insegnato io questo trucco.

Mi avvicino e gli sfioro un braccio destandolo dai suoi pensieri.

- Vai di là con papà. – gli mormoro all’orecchio – La tengo a bada io.

Lui sorride e mi bacia una guancia.

- Ti adoro.

Esce dalla cucina e io prendo il suo posto, pronta per affrontare uno dei suoi discorsi.

 - Allora tesoro, - inizia con un sorriso, uno di quelli che ti fanno accapponare la pelle – come ti senti?

- La mattina é più disastrosa... per via delle nausee. – le rispondo sospettosa – Ma poi va meglio. Senti mamma io e Mamoru volevamo farvi una sorpresa con il bambino, volevamo dare la notizia oggi, per questo non te lo abbiamo detto.

- Oh non importa!- mi risponde aprendo il forno e infilando la lasagna – Mi ha informato la mamma di una tua amica.

Alzo gli occhi al cielo... la mamma di Mianko ci mette sempre il naso...

Eppure mi sembra strano, dopo la graziosa frase di benvenuto, mamma non mi ha più detto nulla.

Forse non vuole agitarmi visto le mie condizioni delicate...

O forse sta per sganciare la vera bomba...

- Sai tesoro...

Oh oh... quando usa questo tono é pericolosa... molto pericolosa.

- ...se facessimo una festa con i tuoi parenti e con i tuoi amici?

Dovevo aspettarmelo da mia madre!

- No, non mi va. Non sono nelle condizioni adatte per una festa, vomito ogni quarto d’ora, mi sento stanca e mi viene mal di testa quando sono in mezzo alla gente.

Mia madre assume quella classica espressione per farmi sentire in colpa.

Ma io non voglio cedere!

- Ma, cara, il mio primo nipotino! Non posso non festeggiare.

- Chi ti vieta di festeggiare? Basta che non mi trascini ad una delle tue solite stupide feste.

- Ma come faccio a festeggiare mia figlia e suo marito se voi non venite?

Sospiro... non voglio!

- Mamma, - tento la via della diplomazia e del ragionamento – ti prego, non me la sento proprio.

- Ma tesssoro. – piagnucola sedendosi accanto a me – Tutti vogliono farti le loro congratulazioni.

Una lampadina si accende nella mia testa, é sempre stata insistente mia madre ma, di solito, se le dicevo che non mi sentivo bene la smetteva subito.

Ora no... c’é sotto qualcosa...

- Mamma...- le dico calma – hai già organizzato tutto vero?

La vedo arrossire un attimo, si alza di scatto come se qualcuno le avesse punto il sedere con il forchettone e torna ai suoi fornelli.

- Beh... ho solo avvisato qualche prente stretto. Gli zii e la nonna Moe... sono così contenti! Tu non devi preoccuparti di nulla tesoro, ci penso io!

Frase inquietante... 

 

***

 

Siamo seduti al tavolino di un caffè, Mamoru ha ordinato un caffè per lui e una cioccolata per me.

Sono in astinenza da caffè da quanto ho scoperto di esser incinta… dicono che sono già abbastanza nervosa senza assumere caffeina.

Sorseggio tranquillamente la mia cioccolata calda sperando di non vomitarla tutta tra pochi minuti.

- Sei pensierosa. – mormora Mamoru osservandomi.

- Sono speranzosa di non vomitare anche l’anima tra venti minuti.

Ride e mi prende una mano.

- Che monello di bambino… tieni duro, dovrebbe diminuire la nausea tra qualche settimana.

- Non ne sarei così sicura…- rispondo con un sospiro rassegnato - mia madre ha vomitato per nove mesi quando era incinta di me. Ancora me lo rinfaccia quando si arrabbia. Ma spero che, durante la sua stupida festa, mi venga un attacco così forte da costringerci a tornarcene a casa!

Ride ancora e guarda l’ora.

- Sbaglio o sono in ritardo?

- No, non sbagli.

- Sarà successo qualcosa?

- Magari c’è traffico, è ora di punta in effetti. – stabilisco guardandomi attorno.

Mamoru annuisce e punta i gomiti sul tavolo per poi appoggiare la testa sulle mani.

- Come la vedi questa donna?

Mi rilasso sulla sedia e incrocio le braccia sul petto pensierosa.

- Sai… non lo so proprio. Non riesco ad immaginare e il genere che piace a Seya. Probabilmente è una ragazza semplicissima, figlia di un operaio e di una casalinga, timida, riservata… un tipo del genere.

- Sì, pure io mi sono fatto quest’idea. Eppure lui non è mai sceso in dettagli quando parla di lei, la chiama solo Jo.

- Penso che sia inutile farsi domande ora. – dico prendendo la tazza della cioccolata – Tanto tra poco la conosceremo.

Sono nervosa, questa donna è molto importate per lui, chissà com’è?

Finalmente Seya entra nel bar, vestito con jeans e camicia rossa, cappellino e occhiali da sole, perfettamente mimetizzato con gli altri abitanti della città.

La cosa strana è che, accanto a lui, non c’è una donna ma un uomo.

Un bell’uomo… alto quanto Mamoru, muscoloso, capelli biondi che gli arrivano fino alla schiena, gli occhi di un azzurro intenso, è abbronzato ma non troppo, vestito con un paio di pantaloni neri e una giacca azzurra, molto elegante. Stanno parlando come se fossero vecchi amici ma di questa Jo neppure l’ombra.

Seya si guarda attorno un attimo e poi ci scorge, ci fa un cenno e dice allo sconosciuto di seguirlo.

- Scusate il ritardo. – dice subito con un lieve sorriso, noto immediatamente che è imbarazzato – Bene vi presento Jonny Smith. – fa indicando l’energumeno accanto a lui – Jo questi sono Usagi e Mamoru.

- Finalmente vi conosco!- fa lui entusiasta – Seya mi ha praticamente detto tutto di voi.

O cavolo! 

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Capitolo 16
*** Le verità nascoste ***


 

E’ un uomo!

Accidenti Seya é insieme ad un uomo!

Sono confusa... e la tipa della limousine?

E tutte le storielle che i giornali hanno pubblicato su di lui?

E tutto il suo comportamento da cascamorto con ogni essere di sesso femminile che incontrava?

Ora capisco perché non sono il suo tipo!

Mi scoppia la testa...

- Seya, - fa Jonny con un debole sorriso per nulla in imbarazzo – devo dedurre, dalle loro facce, che non hai specificato che Jo é il diminutivo di Jonny.

- Emmh...- fa lui diventando leggermente rosso – devo essermelo scordato.

- Un dettaglio irrilevante. – sibilo io lanciandogli un’occhiataccia.

Jonny ride di gusto.

- Ah! Ora ho veramente capito perché hai scelto lei come editrice! – fa rivolto al cantante.

Lo guardo curiosa non capendo le sue parole.

- Vedi, Usagi, la prima editrice di Seya era pazza di lui. Era così fuori di testa che se l’é trovata nuda nella camera d’albero dove alloggiava. Quando, invece, ha incontrato te la prima cosa che mi ha detto é che tu non sapevi neppure che faccia avesse, né avevi mai sentito una sua canzone. Ma la cosa più importante, quella decisiva é stato il tuo comportamento nei suoi riguardi.

Guardo Seya del tutto confusa, lui mi ha scelto perché lo trattavo a pesci in faccia?

- Nessuna donna era mai stata così sgarbata con me. – sorride lui – Sei sincera e non sei una fan invasata che si strappa i capelli quando mi vede. Ero convinto che tu fossi la persona più giusta e meno di parte per pubblicare la mia biografia. E ho avuto ragione, se un pezzo fa schifo me lo dici tranquillamente, senza aver paura delle ripercussioni.

- Perché non mi hai parlato di Jonny? – gli chiedo tristemente – Credevo che fossimo diventati buoni amici.

Seya china il capo, é molto dispiaciuto.

- Scusami.. io... io non lo so. Ti sembrerà stupido ma tu, Mamoru e tutti gli altri siete i primi veri amici che ho da molti anni. Credevo che vi dicessi che Jo era il diminutivo di Jonny... forse voi mi avreste allontanato.

- Perché ami un uomo?- chiede Mamoru sorpreso – L’amore é splendido in qualsiasi circostanza. Il fatto che Jonny sia un uomo non toglie nulla al vostro rapporto. Se vi amate sono felice per voi.

- Non capisco perché tenerlo nascosto... insomma siamo nel XXI secolo. La gente é molto più evoluta in questo campo. – dico io sicura di me, ormai é all’ordine del giorno vedere due uomini tenersi per mano in giro per strada.

- Una persona é evoluta. – mi risponde Seya avvilito – La gente é solo un animale ottuso che non vuole accettare i cambiamenti. Quando ci siamo conosciuti io non ero così famoso ma già attiravo l’attenzione dei fotografi, non potevo mettere Jonny in difficoltà. Io ero disposto a correre il rischio, la mia vita é costellata di stranezze ma Jonny... lui é solo un piccolo impresario. Anche se l’America sembra evoluta, su alcune cose é ancora molto chiusa.

Annuisco... forse ha ragione ma vivere una storia d’amore nell’ombra per sette anni deve esser stata dura.

- Perché avete aspettato tutti questi anni?

Jonny sospira e sorride:

- E’ colpa mia... sapevo che Seya desiderava solo diventare una stella dello spettacolo. Dire in giro che aveva una storia con un uomo sarebbe stato un disastro per la sua carriera, stava avendo successo ed era felice, era così entusiasta... l’ho pregato di tenere tutto nascosto fino a quando non fosse diventata una star acclamata dalla folla.

- Ora il successo non mi interessa più. – prende la parola Seya – Sono stanco di nascondermi come se fossi un appestato. Sono un uomo innamorato... non fa differenza se di una donna o di un uomo. Ho nascosto la mia vera natura per anni mi sento soffocare, io dirò che sono omosessuale, non mi interessano i commenti o se perderò ogni contratto.

- Sei molto coraggioso. – fa Mamoru – Ma ti capisco, per la persona che si ama si fa questo e ben altro.

Seya annuisce solamente.

Sono carini insieme... vedo meglio Seya con Jonny che con quelle ragazze che gli ronzano sempre attorno.

Ma io ho ancora una domanda che mi brucia dentro.

- Seya... scusami... ma la ragazza della limousine?

Jonny e Seya si scambiano un’occhiata poi scoppiano a ridere.

- Oh... lei... si chiama Megan... – mi risponde lui tra una risata e l’altra – é una nostra amica. Facciamo sempre il numero della limousine per distogliere qualsiasi dubbio. Scusaci se ti abbiamo messo in imbarazzo. Ma all’inizio non sapevo con chi avevo a che fare.

Ma si può esser più strani?

Come se a me fregasse qualcosa dei gusti sessuali si Seya.

- Nel tuo libro ci sarà un pezzo piuttosto lungo su questa storia? – chiede Mamoru curioso.

- Sì, credo un lungo pezzo... voglio dire quando mi sono accorto di esser gay. Quando ho conosciuto Jonny, quello che abbiamo passato. Il legame che ci unisce. Voglio scrivere tutto, siamo pronti entrambi per affrontare tutte le opposizioni che ci saranno.

Devo dire che Seya, visto sotto questo aspetto, é molto maturo.

Fa bene a gettare quella maschera di eterno bambinone che si portava dietro.

E’ ora di assumersi le proprie responsabilità.

Ma prima...

- Ora che abbiamo conosciuto Jonny,- faccio con un sorriso – siete entrambi invitati alla festa di mia madre per il bambino. Non accetto un no come risposta! – mi affretto a dire subito.

I due uomini si guardano poi sorridono felici.

- Accettiamo il tuo invito!- mi rispondono all’uniscono.

 

***

 

- NO! NON CI POSSO CREDERE!

E’ Minako che urla disperata dopo che le ho detto che il suo sogno erotico adolescenziale é gay.

- Andiamo non fare così! – cerco di rassicurarla accarezzandole la nuca che ha sprofondato sotto un cuscino del mio divano.

- Tu non capisci!- dice con voce soffocata – Un sogno andato distrutto!

- Non ti sembra di esagerare? – le fa Rei – Perché te la prendi tanto?

Minako scatta a sedere sul divano, é tutta rossa in volto e ha gli occhi lucidi.

- Non dirmi che tu non hai mai fatto un sogno erotico su di lui?!? – urla puntandole il dito – Ti conosco bene Rei! Eri pazza di lui tanto quanto me!

- Beh si...- afferma Rei diventando rossa – ma ora sono una moglie e una madre. Non posso più perdermi dietro ad un sogno adolescenziale.

- Dovresti esser felice per Seya. – fa Ami – Non urlare in questo modo.

- Ma sono felice per lui...- piagnucola stringendo il cuscino al petto – e’ solo strano pensare che uno degli uomini, per ben tre volte in testa alla classifica degli uomini più belli del mondo, é gay. Insomma... amo tantissimo Takashi, é il padre dei miei figli ma Seya era il mio sogno quando avevo quattordici anni. E sapere che mi ha preso in giro per tutto questo tempo mi mette tristezza.

Per un attimo non riconosco la mia amica, Minako é sempre stata quella disposta a tutto per amore, ha sempre sostenuto che il Vero, Solo ed Unico Amore, potrebbe abbattere montagne e attraversare gli oceani a nuoto.

Ora parla proprio come una stupida ragazzina... capisco perché Jonny non voleva che Seya dicesse al mondo la verità.

- Minako...- dico lentamente – perché non hai lasciato subito Dylan quando Takashi é tornato in città?

Minako sgrana gli occhi sorpresa, non so bene perché ma, da quando Dylan é uscito dalla nostra vita, il suo nome é come diventato tabù per noi.

- Usagi!- urlano Rei, Ami e Makoto sorprese.

Minako alza le spalle.

- Non lo so... forse avevo paura che partisse di nuovo lasciandomi sola, forse non volevo far soffrire Dylan inutilmente, forse era solo perché avevo paura del giudizio della gente. 

- Perché l’hai fatto allora? – continuo a chiederle seria e con un tono molto duro nella voce.

- Perché amo profondamente Takashi, perché la mia vita non avrebbe senso senza di lui.

- Come ti sei sentita in quei due mesi?

So che sono crudele, ma voglio che capisca.

- Uno schifo...- dice lei fissando il tappeto – mi sentivo uno schifo.

Le prendo una mano ed incateno il suo sguardo con il mio.

- Amplifica lo schifo e la paura per sette anni. – mormoro nella speranza che lei capisca quello che Seya ha passato.

Lei sorride e annuisce gravemente.

- Io sarei esplosa molto prima...- mormora – ha molto coraggio. Devo esser proprio stanca se dico certe assurdità, vero?

- Non importa. – fa Ami – L’importante é capire, dobbiamo farci vedere buone amiche con loro due. Sono rimasti nell’ombra troppo tempo e, se la sorte gli fosse contraria, noi saremo li a sostenerli.

Minako scatta in piedi con un sorriso.

- Avete ragione! – fa trionfante – Dobbiamo farli sentire che fanno parte del nostro gruppo! Per questo gli chiederò de Sabato prossimo sono liberi per fare da baby sitter!

- MINAKO! – urliamo scandalizzate.

- Scherzavo.. scherzavo...- ci risponde tirando fuori la lingua.

 

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Capitolo 17
*** Bene... ci siamo ***


 

Arrivo a casa di mia madre trascinando i piedi, Mamoru, praticamente, mi sta portando di peso a questa stupida festa.

- Usagi, potevamo chiamare e dire che non stavi bene.

- Così mia madre si presentava a casa nostra con tutti i parenti. – sbuffò seccata – No, grazie!

Arriviamo e suoniamo il campanello, mio padre ci apre subito, come se ci stesse aspettando dietro la porta.

E’ nervoso… mio padre non è mai nervoso.

- Devi stare calma. – mi dice subito – Non arrabbiarti che non ti fa bene.

- Cos’ha combinato? – gli chiedo sospettosa.

- Diciamo che la voce della festa in onore del bimbo si è sparsa in giro. – mormora papà lanciando uno sguardo alla porta di casa.

- Quanta gente ha invitato?- chiedo allarmata.

Papà sospira e apre la porta.

Io e Mamoru restiamo di stucco… la casa è piena di gente.

- Tua madre ha invitato tutto il Giappone.

Mi volto decisa a tornare in macchina ma Mamoru e papà mi bloccano.

- Ti prego Usagi… staremo poco. – fa Mamoru.

- Se non ti presenti tua madre non ti parlerà per settimane. – fa papà.

- Se dici così non mi incoraggi a restare papà. – urlo cercando di divincolarmi dalle loro prese.

- Oh tesoro sei arrivata!

Mi blocco… dio sento che sto per esplodere.. come ha potuto?

- Dai entra. – fa mamma prendendomi per un braccio – Sono arrivate anche le tue amiche e due giovanotti che non conosco.

Ma sono troppo infuriata e so che non è un bene nelle mie condizioni.

Con un forte strettone libero il mio braccio dalla morsa di mia madre, lei mi guarda sorpresa, senza capire la mia rabbia. Mamoru e papà si lanciano uno sguardo che vuole dire molte cose.

- Non avevi detto che era una festa per pochi intimi?- domando tremando dalla rabbia, non voglio assolutamente perdere il controllo.

Mia madre guarda dentro il salotto e alza le spalle.

- Beh.. si è aggiunto qualche nome!

- Qualche nome?- urlo indicando la casa – Ci sono anche i cugini di terzo grado! Non posso affrontare tutto questo!

- Andiamo cara, - fa lei riprendendomi il braccio – entra e vedrai che tutto passa in fretta.

Lancio uno sguardo a Mamoru e lui viene subito in mio soccorso.

Fortunatamente le mie amiche capiscono la drammaticità della situazione e fanno di tutto per tenermi lontano dalla folla.

Sono esasperata, questa volta ha veramente esagerato, io non ce la faccio più.

Sono scombussolata da tutti questi ormoni, sono arrabbiata e confusa, mi fa male la testa e voglio solo tornare a casa.

Mi alzo sotto lo sguardo preoccupato degli amici e vado in bagno, chiudo la porta e mi siedo sul pavimento, poggio la testa sulle ginocchia a faccio un profondo respiro.

- Mi dispiace piccolo…- mormoro con un filo di voce – nascerai veramente in una casa di pazzi.

Bussano alla porta, non rispondo, non voglio vedere nessuno.

- Usagi stai bene?

E’ Mamoru… no, lui voglio vederlo.

- E’ aperto Mamoru. – dico alzando appena la testa.

Lui entra, mi vede seduta a terra e sospira, richiude la porta e fa fare un giro alla chiave nella serratura.

Si siede accanto a me e mi mette un braccio sulle spalle facendomi appoggiare la tesa sul suo torace.

- Sfogati. – mi dice solamente mentre con l’altra mano mi accarezza i capelli.

E’ quello che speravo mi dicesse… scoppio a piangere senza neppure un motivo apparente.

- Piccola mia…- mi sussurra cullandomi – mi dispiace tanto. Quanta volta tua madre ha veramente perso il controllo.

- Mamoru…- singhiozzo contro il suo petto.

- E’ tutto a posto. – mi rassicura – Piangi se ti fa sentire meglio, usami pure come fazzoletto amore mio.

Tra le lacrime mi scappa una risata, faccio un bel respiro e sollevo la testa.

- Perdonami…- mormoro – sono gli ormoni. Alcune hanno gli attacchi di fame, ad altre aumenta l’appetito sessuale ed altre piangono per ogni stupidata.

Sorride e mi asciuga le guance.

- Sai quando piangi mi sembri un cucciolo da proteggere e ti adoro sotto questo aspetto. – mi sfiora delicatamente le guance e un sorriso malizioso si forma sulle sue labbra – Ma non mi sarebbe dispiaciuta la seconda opzione.

- Stupido. – lo scimmiotto giocosamente – E, comunque, non mi sembra che ci fosse bisogno della gravidanza per alimentare il mio appetito.

- No, non ce n’era bisogno. – si alza e mi porge una mano – Andiamo mio tesoro, ti porto via da qui.

 

***

 

Sono passati mesi da quel giorno... otto per la precisione.

Non ho parlato con mia madre per due settimane da quanto ero arrabbiata con lei, penso che non se ne sia neppure accorta tanto era presa da tutine ed accessori vari.

Sono una donna col un pancione di nove mesi, mancano due settimane alla scadenza... ormai ci siamo.

Ammetto che il parto mi spaventa, sono abbastanza nervosa... ho sempre saputo che la mia soglia del dolore é incredibilmente bassa, ma mi hanno detto che, alla fine, noi donne sappiamo sopportare molto più di quanto crediamo.

Mamoru é spaventato quanto me... forse più di me... la sua più grande paura é quella di non esserci nel momento in cui dovrò andare in ospedale.

La valigia é in macchina da quattro settimane, gira per casa controllando che non manchi nulla, ogni volta che lo vedo così angustiato sorrido e cerco di calmarlo.

L’unico problema, in questa situazione, é il sesso del nostro bambino.

Da quando abbiamo iniziato a vedere molto più della spina dorsale o del cuore, nostro figlio ha solo fatto vedere il sedere, impedendoci di capire se fosse maschio o femmina.

Vuole fare lo spiritoso...

Questo lato del carattere l’ha ereditato dal padre!

Ci siamo rassegnati a scoprirlo quando nascerà.

Siamo in sala a vedere un film, in mano Mamoru ha una ciotola d pop-corn, io mi sono appoggiata al suo torace cerando la posizione migliore per questa schiena che pulsa in maniera quasi preoccupante.

Mi sta imboccando come se fa con i bambini.

Dice che deve cerare di fare pratica... gli ho spiegato che il bambino non mangerà pop-corn, ma non vuole capirla.

Forse é solo un modo per esser dolce.

- Sono finiti. – dico guardando dentro la ciotola.

- Ne vado a prendere altri. – fa cercando di alzarsi.

- Lascia faccio io. – lo blocco alzandomi con molta più fatica.

Mamma mi sento una balena...

Non vedo più nemmeno i miei piedi!

- Usagi stai seduta. – mi guarda allarmato.

- Mamoru sono incinta non malata! – lo rimprovero dolcemente – E poi mi fa male la schiena... devo camminare un po’.

Non vedo l’ora che nasca... sono sfinita...

Prendo il sacchetto di pop-corn e li svuoto nella ciotola.

Un crampo improvviso mi fa bloccare.

Oddio...

Passa, riprendo fiato e chiudo gli occhi.

Meglio tornare a sedersi.

Ne arriva un altro... più forte... la ciotola mi scivola via dalle mani e va in frantumi sul pavimento.

Cavolo era quella che mi aveva regalato Ami per il matrimonio!

Mi dispererò più avanti.

Sento i passi veloci di Mamoru... sta correndo. 

- Usagi tutto bene?- chiede preoccupato affacciandosi sulla porta della cucina.

- Oh... benissimo...- soffio piano e con molto sarcasmo - mi si sono solo rotte le acque.

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Capitolo 18
*** La ciliegina sulla torta ***


 

Il 1 Giugno 2005, alle 00:20, dopo tre ore di travaglio, il piccolo Hiroshi Chiba é venuto al mondo. 

Peso: 3Kg e 600g.

Lunghezza: 52cm.

Insomma: un bel vitellino!

Pelato come una palla da biliardo, in perfetta salute, ha salutato il mondo con due starnuti e un sonoro pianto.

Mamoru ha sottolineato che la sua capacità polmonare l’ha ereditata dalla madre e poi ha aggiunto che aveva vinto la scommessa.

Odioso!

E’ stato sconvolgente... bisogna proprio dirlo... non puoi spiegare quello che provi fino a quando non lo vivi.

Avevo paura ma ero anche elettrizzata, sentivo dolore ma ero felice.

E Mamoru mi é stato accanto tutto il tempo, bianco come un lenzuolo, incapace di ragionare lucidamente.

Sapeva solo che stava per diventare padre... il resto con contava.

Alla fine é arrivato, aveva fretta di vedere la sua nuova casa il mio bambino, quando ho sentito la sua voce, il dolore é sparito, le lacrime sono diventate di gioia e, quando me l’hanno dato avvolto nella coperta azzurra, mi sono sentita la donna più felice e fortunata del mondo.

Nel momento in cui l’ho stretto, ha diminuito il pianto, aveva sentito il mio profumo e quello del padre, aveva capito che stava con i suoi genitori.

- E’ perfetto...- ho mormorato con gli occhi colmi di lacrime – Mamoru... é il nostro bambino.

- E così eri tu che giocavi a pallone con la vescica della mamma...- sorrise lui accarezzandogli con un dito una guancia, aveva gli occhi lucidi anche lui – benvenuto piccolo Hiroshi.

Non avrei mai voluto separarmi da lui ma le infermiere dovettero portarlo alla nursery con gli altri neonati, é stato come se mi avessero portato via un pezzo di me stessa. Ma sapevo che l’avrei riabbracciato tra poco, senza contare che la stanchezza stava prendendo letteralmente il sopravvento.

Penso di essermi addormentata appena mi hanno portato nella mia stanza.

Quando mi sono svegliata davanti a me c’erano una decina di palloncini tutti azzurri, una torta era appoggiata sul vassoio ai miei piedi, ed altri regali erano tutt’intorno.

Le mie amiche devono esser passate a trovarmi... mi correggo a trovarci.

- La mammina si é svegliata. – fa una voce squillante dalla soglia.

Minako entra di corsa e mi abbraccia forte.

- E’ stupendo... un bambino bellissimo...

- Dovresti vederlo Usagi, - echeggia Rei – tutti gli altri piangono mentre il tuo dorme tranquillo.

- Dov’é Mamoru? – chiedo sorridendo e mettendomi a sedere.

- L’abbiamo spedito a casa. – mi fa Makoto seria – Non dormiva da quasi un giorno, aveva delle occhiaie da par paura.

Posso immaginarlo... veramente io credo che Mamoru non si faccia una vera e propria dormita da quando sono entrata nel nono mese.

- Scusate? Ci hanno detto che qui c’é una neo mamma.

- Seya! – grido quasi saltando in piedi – Jonny! Ci siete anche voi!

Seya ha pubblicato il suo libro cinque mesi fa.

Il successo che ha avuto è stato incredibile.

Sì, ci sono stati i commenti per la sua dichiarazione, ha perso dei contratti e le vendite dei dischi sono, inizialmente, calate.

Ma, dopo che ha raccontato la sua Vera storia d’amore, non solo ha recuperato le vecchie fans ma ne ha trovati di nuovi.

Detto in parole povere: Seya Kou é la nuova icona gay di quest’anno, lui ci ride con Jonny ma, secondo me, sotto sotto é molto orgoglioso di questa sua nuova etichetta.

Gli uomini...

Seya si guarda attorno poi adocchia un cestino sul mio comodino.

- Oh... sono dolci?- chiede affamato.

- Sì, - rispondo con un sorriso lievemente diabolico – vuoi?

- Cosa sono?- domanda alzando il tovagliolo bianco.

- Muffin ai mirtilli! – esclamo trattenendo le risate.

Seya sbianca e li ricopre:

- No, grazie... improvvisamente non ho più molta fame.

 

***

 

Uno dei lati migliori nell’allattare tuo figlio con il biberon é che, di notte, non sei la sola a doverti alzare per le poppate notturne.

Purtroppo il mio latte é durato due settimane scarse... il dottore ha detto che può capitare, e, così, sono passata al latte in polvere.

Hiroshi cresce, é già aumentato due chili, mangia come un porcellino ed é molto tranquillo... quasi non ci credo che sia il figlio di due pazzi.

Ormai ha due mesi, all’inizio é stata dura ma ora siamo le persone più felici di questo universo.

Sono le due di notte e l’interfono ci sta comunicando che Hiroshi ha bisogno di mangiare.

E dai pianti che manda... deve averne parecchia di fame.

Tutto sua madre...

Sento Mamoru che si avvicina.

- Vado io. – mi mormora all’orecchio.

Borbotto un grazie e mi giro dall’altra parte.

Lo sento entrare nella camera del piccolo attraverso l’apparecchio che ho appoggiato sul comodino.

- Vieni con il papà...- gli dice Mamoru sollevandolo – adesso ti do la pappa ma tu non piangere più. La mamma é tanto stanca, ha bisogno di dormire un po’.

Sorrido contro il cuscino... no, non dormirò... almeno fino a quando Mamoru non ritorna a letto.

Passa mezz’ora e non sento nulla... é strano di solito Hiroshi ci mette dieci minuti a papparsi tutto il latte.

Mi alzo e cerco a tentoni i vestiti sul pavimento, mi infilo gli slip e la prima camicia che trovo, é di Mamoru ed é grande almeno due taglie in più delle mie e molto più lunga, mi arriva fino a metà coscia... ma mi piace così tanto sentire il suo profumo attraverso i suoi vestiti...

Vado in salotto curiosa e, lo ammetto, anche un po’ preoccupata.

Nella penombra scorgo la figura di Mamoru davanti alla vetrata, sta guardando fuori, tiene la testa di Hiroshi sulla sua spalla per fargli fare il ruttino e, intanto, si dondola dolcemente.

Sorrido e mi avvicino ai due abbracciandoli.

- Ecco i miei due ragazzi. – mormoro mentre sento il braccio di Mamoru cingermi alla vita e stringermi di più al suo corpo. 

Siamo qui... tutti e tre... illuminati solo dalla luce argentata della Luna... fuori il mondo é silenzioso.

- Ti amo Usagi... e amo nostro figlio.

- Vi amo anch’io Mamoru. Vi amo tanto.

Questo era quello che mancava alla mia vita: una vera famiglia.

Ora la mia vita é perfetta.

 

FINE

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