“Le volevo chiedere scusa per il mio comportamento”
cantileno senza molta convinzione.
“Le scuse sono sentite, a quanto posso capire” mi rintuzza
ghignando.
Ma sarà stronzo? “No, non sono sentite. Ma
se non mi scuso con lei, non mi fa fare l’esame” ammetto seguendolo
mentre sale le scale e si dirige nell’ufficio. Gli sto correndo
letteralmente dietro! “Mi scusi, ma non posso farci niente se mi fa ridere”
E proviamo con la verità, va!
“E cosa la fa ridere?” domanda freddo
come un cubetto di ghiaccio
E’ ripassato al lei,
grave!
“Il suo modo di fare…” mi tengo larga perché già mi viene da
ridere all’idea delle fustigate che mi darà all’esame!
“Interessante, continui” borbotta mentre
sistema le sue cose e io risiedo sulla poltroncina davanti alla scrivania “non
c’è nulla da dire” ammetto alzando le spalle “le chiedo davvero scusa. Come
farebbe una brava bambina.” E dai, ma allora sono
demente!
“Se ne vada” sibila per nulla divertito. “Non voglio più
vederla se non in sede d’esame”
“Mi boccerà, cosa vengo a fare?” domando con la faccia
funebre. Mi sa che ha sentito il tono disperato perché adesso mi guarda.
“Devo valutare le sue capacità, non la simpatia nei miei confronti”
“Beh..” Ammetto appoggiandomi pesantemente
allo schienale “allora è un genio incorruttibile. Nessuno dopo un tale
affronto è capace distare lucido. Se ci riesce, ha
tutta la mia ammirazione” ammetto annuendo e fissandolo dritto negli occhi.
“Lei è insopportabile e indisponente. E
m’irrita oltremisura”
“Mi dispiace, ma è un effetto che faccio a molti” replico per nulla turbata dalle sue parole “stronza è l’aggettivo
che mi definisce meglio”
“Frigida stronza è sicuramente più attinente alla sua
persona”
Ecco, ora esagera “non cominciato con gli appellativi,
serpente” ringhio indispettita “che battuta da caserma!”
“E’la verità” ribatte alzandosi e stirandosi quella
maledetta giacca “ora se ne vada.”
“Non me la spiega la processazione del linfocita, vero?”
Mugugno perché non mi va di studiarla e mi piace stare qui a far incazzare la
serpe. Lui ghigna, si spiega su di me e scuote la testa “poteva essere presente
a lezione invece di bighellonare nei corridoi”
Inspiro rabbia e ira “mi ha gettato fuori lei! Serpe velenosa” sbotto alzandomi e appiccicandogli quasi la faccia
alla sua. Certo che ha gli occhi belli, è tutto il resto che è fallato.
Me lo guardo per bene, il bel Paolo e lui fa lo stesso con
me “non hai il fidanzato perchè hai un carattere tremendo” mormora lasciandomi
a corto di battutine. E poi che cavolo di tasto
tocchi, brutto coso?
“Ma togliti” sbotto spingendolo via
e sentendo la lama della ghigliottina che cala sulla mia testa.
“Toccato un brutto tasto?”
“Non sta me dirglielo”
“Ci siamo solo tu ed io” ribatte con un sorrisetto “dai,
dimmi perché non ce l’hai e forse, dico forse,
all’esame ti faccio passare con un diciotto immeritato”
“Cos’è, un ricatto?” domando un po’ confusa. Come siamo
arrivati a questo punto?
“No, se era un ricatto ti avrei
ordinato di fare sesso con me.”
“Te lo sogni!” rido un bel po’ imbarazzata.
Lui scuote la testa e incrocia le braccia “beh, si…da
qualche notte si. Hai un bel culo e un carattere da
domare che è una vera sfida per uno come me”
Ma sta scherzando?! Ho finito tutte le battute e tutte le parole e lo fisso come fosse una bestia rara da toccare con un bastone…
da molto
lontano. “Sa che potrei denunciarla al Consiglio dei Professori per molestie
sessuali?” butto lì per vedere che effetto fa.
Niente, non si smuove di una virgola. Però si toglie
la giacca e mi fa fare un salto all’indietro. “Nervosa, eh? Tranquilla:
litigare con te fa solo aumentare la sudorazione. Nient’altro.”
Che ti stramaledicano! “Sorpresa che un
docente si comporti in questo modo. Avevo sentito un sacco di storie su di lei,
ma arrivare a questo..” Sibilo allungando una mano verso
di lui.
“A cosa? A qualche battutina stupida?”
replica con aria innocente che mi fa avvelenare ancora di più. E quando mi arrabbio, vuol dire che il tipo mi piace.
Resto un attimo disorientata dalla
considerazione e comincio a fissare un punto sul muro. Non so come uscire con
eleganza da questa situazione, in più la serpe mi fissa col suo solito cipiglio
“Allora?”
”Allora cosa?”
“Perché non hai il ragazzo?”
E dagli! “Gusti difficili”
“I loro o i tuoi?”
Bastardo, pezzo…
“i miei”
Mi apro in un bel sorriso al vetriolo. Mi è tornata la
lingua lunga e adesso sono cavoli acidi “e da quanto ho potuto vedere dal suo
lunghissimo curriculum, anche lei ha un bel po’ di tempo libero. Gusti
difficili? Misoginia protratta?”
La serpe non risponde ma si vede
che è incazzato nero. Gli sfodero un bel sorriso di soddisfazione per aver
avuto l’ultima parola e la mia mano si muove da sola e lo agguanta per la
cravatta tirandolo verso di me “non sai più che dire, serpente?”
Lo costringo a piegarsi un po’, l’arrabbiatura diventa
sempre più visibile e come al mio solito, devo insistere per farlo scoppiare.
Di solito, quando i miei amici si arrabbiano, gli tiro un bacetto per farli
ridere. Di solito riesce.
Di solito.
Stavolta esagero in tutti i sensi e gli stampo un bacio sulla
bocca. Ha le labbra tiepide e chiuse che urtano piacevolmente contro le mie,
più morbide e carnose. Non mi ero mai accorta del buon profumo che porta. E’
discreto e non violenta i turbinanti come fanno molti. Mi sbilancio un po’ e mi
appoggio a lui non volendo, lasciando andare la cravatta e posandogli la mano
sulla spalla per sorreggermi. Evvai! Dopo
questa, non mi laureerò mai più!!!
Però succede qualcosa che non mi aspettavo,
perché il bacio, seppure lieve e canzonatorio, mi lascia una diffusa sensazione
di estraniamento nel corpo.
Lo lascio andare di colpo tirandomi indietro. Beh? Che vuol dire?
Si vede che la cosa l’ha toccato. Non ha più l’aria nervosa
di prima e neanche quel ghignetto che gli è tanto caro.
”Mi dispiace…”farfuglio sentendo vampate di calore alle guance. Adesso come ne esco con eleganza?
Non ne esco perché mi sento abbracciare e stavolta è
un bacio profondo e appassionato quello che m’impone.
Imporre è una parola grossa, perché passati i primi attimi
di smarrimento, lo ricambio con molta convinzione. Il cuore galoppa a più non
posso e un fuoco gelido scende lungo le gambe e ristagna nel ventre, soprattutto quando mi apre le labbra con le sue e mi sfiora
la lingua invogliandomi a ricambiarlo. Mi accarezza la schiena e continua a
baciarmi e sento solo ondate di dolcezza che provengono da quel tipo astioso e
mi lasciano tramortita.
Gli occhiali m’infastidiscono; vorrei toglierli, ma sono
troppo concentrata su di lui per muovere un dito. Hai i capelli ispidi e quell’angolino della bocca che si gratta sempre è ruvido di
barba appena accennata sotto l’epidermide. Si stacca da me, mi toglie la
montatura leggera ma assolutamente ingombrante per baciare e riprende come
prima, sedendosi quasi sulla scrivania e facendomi appoggiare a lui. Ora lo sto
abbracciando del tutto, neanche fossimo due
fidanzatini che pomiciano nel tempo libero.
Sento un rumore di carta: si è seduto sui fogli sui quali scriveva. Vorrei
lasciarlo ma ora che ho cominciato non mi va
assolutamente di smettere. Per un momento penso alla possibilità che entri
qualcuno, poi me ne frego e lo assecondo in quel bacio
che mi risucchia dentro di lui.
Quando ci allontaniamo è
terribilmente imbarazzante. La serpe sa baciare molto bene ed è di una dolcezza
unica… è tutto il resto…
Si schiarisce la gola più volte voltandosi appena a guardare
quei fogli piegati sotto di lui. Ingoia e torna a guardarmi. E
sembra parecchio imbarazzato. “Può restare fra noi…questo?”
Quel tono guardingo e impacciato mi sorprende. Annuisco
perché non riesco ad emettere una vocale: la cosa ha fatto un certo effetto
anche a me. E’ il tipo che abbaia e ulula alla luna, ma sotto sotto è un
cucciolo. Mi fa sorridere, che dolce!
“Sì, certo.”
Quasi quasi lo minaccio di divulgare la cosa se non mi mette
trenta, ma ho pietà di lui che sembra veramente in crisi. ”Arrivederci”
mormoro afferrando la sacca con i libri e uscendo dalla stanza. C’è
qualcosa che non va… non vedo nulla!
Torno indietro e lo vedo venirmi incontro con gli occhiali
in mano. “Non cadere dalle scale” mi prende in giro infilandomeli.
Bizzarra visione, mettere a fuoco un volto.
Li sistemo lo stesso da me e accenno un sorriso. Senza quell’aria compassata, è
veramente carino! Carino a dir poco. “Di solito prendo l’ascensore”
“Per scendere due piani?”
“La borsa pesa” spiego mostrandola. Resto un altro po’ a
dondolarmi sulle gambe finchè non lo vedo piegarsi di
qualche centimetro e fissarmi.
“Ci hai preso gusto?” domando con un sorriso imbarazzato,
lanciando un’occhiata dietro di me.
“Mh… si” ammette accarezzandomi per un secondo il collo e
smettendo subito: gente in arrivo.
“La ringrazio della spiegazione” ridacchio ad alta voce,
abbozzando un sorriso fin troppo largo.
Le mie amiche mi guardano e si accorgono subito che la
solita aria nervosa quando parlo con l’essere è del tutto assente.
“Beh? Hai trovato un punto d’incontro col serpente?”
“Si, gli ho divorato le uova”
ammetto con un ghigno malefico che le fa sorridere… e ho fatto approfondita
conoscenza con la sua lingua. Stranamente non è biforcuta.
“E’ tutto fumo: non morde, alla fine”
Le ultime parole famose! All’esame mi straccia in cinque
minuti e faccio una fatica tremenda a finire l’interrogazione senza mettermi a
piangere o tirargli il libro in faccia. Mica mi
aspettavo un trattamento di favore, ma almeno uguale a tutti gli altri!
“Farebbe meglio a tornare” borbotta senza neanche guardarmi
e sbarrando il mio nome con una riga nera che cancella un mese della mia vita.
“Così mi costringe a rivedere i miei piani per la laurea”
sibilo iperventilando e agitando sempre di più il ginocchio sotto il banco
“serpe!” sibilo fra i denti in modo che mi senta solo lui.
Mi lancia uno sguardo strano e poi si gira verso l’altro
prof. Si mettono a confabulare dandomi le spalle e io mi volto a guardare i miei amici tutt’occhi a quella scenata, già preoccupati
per la loro sorte.
“Va bene. Più di 27 non possiamo metterle”
“A me va benissimo!” sbotto gelida,
allungandogli il libretto e non dicendo una parola. Mi è costato un mese di ulcera, st’esame del cazzo.
“Grazie!” sibilo sarcastica
afferrandolo e tirandolo con una certa violenza. Esco senza salutare e mi
dirigo fuori a dare la bella notizia ai miei. Inspiro per calmarmi, tutta sta
tensione nervosa mi ammazza e la boccetta d’acqua che beve sempre per
quietarmi prima di un esame non mi fa effetto.
Entro nel bagno, mi lavo il viso e mi appoggio al lavandino
chiudendo gli occhi. Ok, è andata anche questa. Siamo a meno tre esami.
Quando esco, vedo Andrea venirmi
incontro. Ha assistito alla scena dalla porta e mi vuole consolare. Amico mio, quanto ti voglio bene.
“Adesso che mi ha registrato
l’esame, lo aspetto su e me lo inculo! Gli dico tutto quello che penso di lui,
tanto chi lo rivede?” o avverto salendo le scale con foga e mettendomi fuori ad
aspettare. Tanto per l’ora di pranzo devi farti vedere, stronzo!
Dopo un’ora in cui mi sono preparata tutti i miei
discorsetti, lo vedo uscire dall’ascensore con una faccia annoiata che mi
sorprende. Mi guarda e non fa una piega, mentre apre lo studio “sei venuta a
lamentarti del trattamento ingiusto?”
“No, volevo dirti quanto sei pezzo di merda a cercare di
bocciarmi e poi mollarmi un 27 come se niente fosse” sibilo sbattendo la porta quando lui getta il libro sulla scrivania e si sbraca
pesantemente sul divano.
“Dopo aver interrogato te, mi sono annoiato a morte a sentire quelle ciance. Le
tue amiche cercano tutte di leccare e la cosa mi da un fastidio inumano. Almeno
tu mi davi filo da torcere.” Borbotta senza
ascoltarmi. Sensuale in quella posizione!
“Non ti avrei bocciato, cercavo di farti urlare un
po’. Sono tre settimane che non vieni più a chiedere spiegazioni e devo
accontentarmi di vederti in fondo alla sala con aria persa. Hai cambiato gli
occhiali.”
Ehilà che spirito
d’osservazione. Si, certo che non sono più venuta. Se ricapitava, poi, come facevo a mantenere il giusto
distacco? “Il resto era semplice” mento per non rivelargli le telefonate
che ho fatto a Pamela e Francesca a tutte le ore per avere una spiegazione
decente. Strano, sembra quasi che gli dispiaccia non vedermi più.
“Di un po’, prof… non sei contento di esserti liberato di
una piantagrane come me?” Lo rintuzzo con aria divertita. Ho una mezza
nostalgia di sentire quelle labbra sulle mie.
Lui scuote un po’ la testa e mi guarda “adesso che sei
libera, potresti anche fare sesso con me”
Mi metto a ridere di cuore, scuotendo decisamente
la testa “e no… la vedo difficile!”
“Lo sapevo. Infatti scherzavo”
ribatte con un sorriso “non te lo chiederei mai così”
“E se ti dicevo di si?” lo provoco
immediatamente con un sorriso a 36 denti.
“Ti baciavo”
Quella risposta mi lascia senza parole. Certo, signore mio,
anche a me piacerebbe baciarti, ma non vuol dire che…
“Interessa?”
Dondolo un po’ sorridendo “sei molto
sicuro di te”
“Mica tanto” bofonchia inclinando
la testa da una parte “adesso che sei libera, potresti anche baciarmi”
“Non vuol dire che farei sesso con te.”
“Non importa.”
“Hai unito i due concetti, uno è imprescindibile dall’altro.”
“Assolutamente” ridacchia alzandosi “finisco alle quattro,
aspettami qui fuori”
A quelle parole lo guardo divertita “e perché dovrei?”
“Perché alle quattro finiamo e possiamo..”
S’inclina verso di me, fino a toccarmi quasi le labbra con le sue “Possiamo
parlare di quel bacio” sussurra sfiorandomi appena e costringendomi a seguirlo
in quel balletto.
“Serpente” mormoro quando alla fine non mi bacia e si sposta
con un’espressione che è tutto dire.
Stupido, se ti va di baciarmi, baciami, no?
Sono le quattro e mezza quando lo vedo riemergere con aria
disfatta e nervosa. Resta sorpreso di vedermi, lo vedo
da come sgrana gli occhi per un secondo. Pensava che me ne sarei andata via? Mi
fa entrare e chiude immediatamente la porta a chiave. Beh?
Non faccio in tempo a dirlo che mi sento abbracciare la vita
con una forza che mi lascia senza parole.
“Ehi! Piano, mi rompo” ridacchio
cercando di farmi mollare. “Quanti ne hai bocciati?”
“Neanche uno. Ero stranamente di buon umore…” confessa
stringendomi “avevo un certo appuntamento con una studentessa indisponente, ma
non sapevo se fossi rimasta o no” mormora baciandomi tutto il viso e a
spingermi verso il divano nella penombra della stanza. Si mette a sedere con me
in braccio
“Ti avevo detto di sì.”
“Non avevi riposto nulla..” Precisa
scendendo sul collo. Un sospiro trova l’uscita e lui si stacca, guardandomi. Cosa credeva, che fossi indifferente ai suoi baci?
Lo osservo fra le palpebre socchiuse, abbassando gli occhi
sulle sue labbra e sporgendomi per baciarlo ma mi ferma e riprende a studiarmi
“non ho capito nulla di te. Ti pensavo una tigre…ringhi graffi…
ma sembri più una micetta, adesso.”
Mi stacco da lui innervosita. Quel discorso mi ha urtato perché non mi piace
ammettere debolezze. Anche in amore.
“Certo che sei intelligente. Dentro un ufficio col via vai che c’è!” sbotto
alzandomi e afferrando la borsa. Mi da un fastidio cronico che mi dicano quella cosa. Che bisogno c’è
di parlarne? Se te ne accorgi, tienitela per te, no?
Mi agguanta prima che riesca ad arrivare alla porta. “Ferma,
buona. Cos’è successo?”
”Sono le cinque, vado a casa. Ho palestra alle sei e un mucchio di gente che
torna a casa da lavoro da scansare” sillabo meccanicamente. Non è vero: è alle
sette e trenta, ma la scusa del traffico è indiscutibile. Mi lascia, infila le
mani in tasca e annuisce. Esco senza salutarlo, il che è un male perché dopo
questa sessione potrò vederlo solo sporadicamente.
“Tigre…”
”Che c’è, serpe?” domando con tono ironico e sfacciato.
“Quando graffi fai male”
Ci resto di merda perché il tono che usa, e come lo usa, mi fa capire che sto sbagliando di brutto. “Lo so”
commento a mezza bocca fissandolo un po’ troppo “ciao.”
Esco dalla stanza camminando decisa. Solo all’ultimo mi
volto e me lo trovo lì. Immobile a fissarmi. Gli
strizzo l’occhio e me ne vado.
Però sarebbe stato fico non
voltarsi…
Ok, fine del delirio! (mi sono anche finiti i prof belli, purtroppo... X( ) Cmq c'è da vergognarsi a pubblicare sta storia!