Le avventure dei personaggi originali, ovvero ognuno faccia ciò che vuole!

di nihil no kami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come creare un personaggio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: I primi partecipanti, chi saranno mai? ***
Capitolo 3: *** Intermezzo: Perché anche gli autori hanno bisogno di rielaborare le idee... ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: Normalità, portami via! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3: Mirko e Lic..ehm Axel e Ochiki ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4: In albergo, quante sorprese! ***
Capitolo 7: *** Intermezzo 2: I Combee e i Bellsprout ***
Capitolo 8: *** Capitolo Flashback 1: Morte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 5: Gareggiare nella gara ***
Capitolo 10: *** Avviso importante: Si chiudono le iscrizioni! ***
Capitolo 11: *** Intermezzo 3: L'appello ***
Capitolo 12: *** Capitolo 6: Al parco ***
Capitolo 13: *** Sfida alla palestra della foglia ***
Capitolo 14: *** Interruzione della storia: il viaggio termina qui ***



Capitolo 1
*** Come creare un personaggio ***


Questa mia fic è stata deliberatamente ispirata dal racconto "The Story of Original Characters" di GrossGirl18 pubblicato su Fanfiction.net, quindi il primo che mi cita per plagio sarà torurato da Pedobear!

L'idea di base è quella di creare una storia intrecciando le varie avventure dei personaggi originali creati da voi lettori, una sorta di roundrobin in cui voi mi fornirete i personaggi e io li orchestrerò per dare vita a qualcosa di nuovo, frutto della nostra collaborazione. Se ci tenete posso anche inserire i vostri nomi nella presentazione della fic, ma non è necessario se vi infastidisce.

Per partecipare dovete recesire inserendo i dati del vostro personaggio, i quali dovranno essere:

Nome: Può essere qualsiasi cosa, l'importante è che non sia una presa per i fondelli (come Vercingetorice) a meno che ciò non sia imporante per la sua personalità;

Età: A differenza di GrossGirl io vi faccio scegliere l'età del vostro personaggio, che dovrà essere comunque compresa tra 10 e 16 anni e potrà variare lungo la storia;

Sesso: Uomo, donna, trans, va bene di tutto. Se volete potete lasciare a me la libertà di scelta, che sarà fatta in base a quello che mi ispira di più del suo carattere (senza stereotipi ovvio!);

Descrizione fisica: Vi pregherei di non inserire un papiro, a meno che non vogliate che usi le vostre testuali parole nel racconto e di essere coerenti, se il vostro personaggio ha 12 anni non potrà avere la sesta di seno o un fisico da bodybuilder;

Carattere: Non voglio Mary Sue o simila, deve essere credibile come persona ed essere coerente con la propria età, ma non voglio limitare la vostra creatività, quindi se c'è qualcosa che non mi va prima di scartarlo preferirei parlarne con voi. Il carattere può mutare lungo la storia, ma solo in seguito ad eventi chiave;

Storia personale: Se il passato del personaggio può avere una grande rilevanza per la storia siete pregati di spiegarne il motivo qui;

Classe: Anche qui vi lascio la possibilità di scelta. Il vostro personaggio odia le lotte? Allora fatelo diventare un coordinatore. Oppure non vuole privare i propri compagni della loro libertà? Che sia un ranger;

Pokémon: Il vostro personaggio inizierà con un solo pokémon di livello non superiore al 5, che dovrà per forza essere un pokémon base. Potrà appartenere ad una delle qualsiasi specie esistenti, anche di 5° generazione. Se volete che abbia un pokémon leggendario come starter dovrete darmi delle motivazioni più che convincenti, e ovviamente non sarà un Arceus. Le mosse che potrà usare saranno quelle imparabili paripasso con la sua crescita, quindi no, il vostro Squirtle al livello 3 non avrà Idropompa;

Altri pokémon: Se volete che abbia altri pokémon oltre al primo vi chiedo gentilmente di comunicarmeli subito, così da poter tenere conto della loro comparsa nello svolgimento della storia;

Caratteristiche fisiche e psicologiche dei pokémon: Vi pregherei anche di rendermi presenti il loro carattere individuale ed eventuali dettagli fisici che possano cotraddistinguerli rispetto ai propri simili;

Obbiettivo: Se il vostro Oc vuole dominare il mondo o semplicemente battere la lega dovrete scriverlo qui;

Shipping: Se volete che il vostro personaggio abbia delle relazioni sentimentali con altri, non mi importa che siano eterosessuali, omosessuali o con dei pokémon, non vi giudicherò, l'importante è che me lo facciate presente (in ogni caso in questa storia non vi saranno contenuti lemon);

Shipping dei pokémon: Come sopra.

Avete capito? Prima di iniziare aspetterò di vedere quanti aderiscono a questo progetto. Sono sicuro che potrebbe divenire qualcosa di molto interessante e perciò ho bisogno del vostro aiuto.

Anche se il vostro personaggio è gia comparso nella storia non dovrete farvi problemi a proporre delle idee, anzi questa storia si basa proprio su quello, le idee che voi mi proporrete. Un ultima cosa, molto importante, sono ancora indeciso se far svolgere questa storia in una nuova regione o distribuire i personaggi tra quelle esistenti. Vi pregherei di darmi la vostra opinione al riguardo!

Spero che questo prologo vi abbia stimolato a partecipare! -Nihil no Kami.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: I primi partecipanti, chi saranno mai? ***


L'inizio di questo nostro viaggio insieme! Ho intenzione di pubblicare una mappa della nuova regione in cui è ambientata questa storia, ma volevo lasciare a voi la scelta del suo nome. Sappiate che è un isola dal paesaggio molto vario, un vulcano spento toreggia al centro della piccola macchia di terra, mentre le città sono costruite quasi interamente nella parte occidentale (ad eccezione di una piccola città portuale situata dal lato opposto) lasciando la parte orientale praticamente disabidata.

Quest'area è famosa per i tre microclimi in essa presenti, nella parte nord vi è una zona desertica, al sud della quale si estende una lussureggiante foresta. A fare da spartiacque tra le sue zone vi è l'attrazione turistica principale dell'isola, il deserto di vetro, una distesa di vetro riflettente frutto dell'alto calore a cui fù esposta una parte del deserto molto tempo fa, probabilmente a causa di un eruzione del vulcano. Spero di piaccia come ambientazione!

Come mia abitudine quando devo trattare delle vite di diversi personaggi (vedasi Pokéworld's Invaders) sono solito trattare in ogni capitolo solo alcuni personaggi, tornando su quelli precedenti in modo quasi ciclico.

Tenterò di far interagire i vostri personaggi fra di loro il più possibile, ma gradirei molto che mi diate delle idee non solo sullo svolgersi della trama, ma anche sull'ambientazione e gli avvenimenti importanti. Micki 131 ha "proposto" che il suo personaggio sia un capopalestra. C'è qualcun'altro che vorrebbe seguire il suo esempio?

Un ultima cosa, dato che alla fine ho deciso di fare il mio Oc donna (se vi interessa il perché lo capirete più avanti) servono più partecipanti di sesso maschile. Non serve che l'autore lo sia, basta creare un personaggio che corrisponda ad un ragazzo, altrimenti gli shipping si vanno a far fo........

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I rumori di un combattimento tra pokémon eccheggiavano nella foresta.

In una piccola radura si stavano confrontando due allenatori e i loro fidati compagni, desiderosi di dimostrare all'altro chi dei due fosse il migliore.

Due pokémon si stavano osservando in mezzo al sottobosco, gli occhi fissi uno sull'altro, pronti a cogliere qualsiasi segno di una mossa del proprio avversario.

-Piplup! Usa bolla!- Urlò l'allenatrice al suo pokémon. La ragazza aveva lunghi capelli di un castano chiaro che le arrivavano alle spalle, cingendo il suo viso dai tratti morbidi e graziosi, le sottili labbra color carne ricurve in una smorfia di sforzo, ma mentre il suo aspetto lascierebbe pensare ad una comune ragazza di quindici anni il suo sguardo rivelava un animo turbato da sentimenti di dolore e rancore, due cristalli dello stesso colore della terra intrisi di un odio ed una determinazione unici nel loro genere.

Il suo vestiario era quello di una persona che non badava molto al proprio aspetto, una t-shirt color rosso sangue lasciava intravedere in parte le sue curve, mentre i jeans corti erano rotti e strappati, segno di una vita all'adiaccio. Ai piedi portava dei semplici sandali, poco adatti alla vita di un allenatore, ma lei non era il tipo da badare a simili dettagli.

Il piccolo pinguino obbedì e dalla sua bocca iniziarono a fuoriuscire una serie di bolle blu dai riflessi turchesi che andarono a scontrarsi contro il suo avversario, un piccolo Charmender. Il pokémon di fuoco era stremato dalla lunga lotta e non resistette all'impatto, cadendo a terra incosciente.

-CHARMENDER ! NOOO!- Gridò il suo propietario, un ragazzino di 12 anni, correndo verso la creatura che giaceva con il volto immerso nel fogliame.

-Qualcosa mi dice che ho vinto io- La voce della ragazza intrisa di un chiaro tono sbeffeggiatorio. Il ragazzo estrasse dalla tasca alcuni spiccioli e li porse alla vincitrice come premio -Tieni, è tutto quello che ho- Miriam prese i soldi con espressione disgustata, come se le facesse schifo toccare qualcosa che era stato nelle mani di un altra persona.

Lei li detestava tutti.

Piplup stava cercando di sollevare il rivale sconfitto per assicurarsi che stesse bene, ma quando la lucertola di fuoco aprì gli occhi non fece in tempo ad esprimere la propria felicità che venne richiamato dalla proprietaria con un -Non è tempo di fare nuovi amici- e si allontanò con lei.

Il giovane allenatore non riusciva a capire come una creatura così generosa potesse essere il compagno di viaggio di una simile zoc**la, ma non poteva essere a conoscenza di quel che il pokémon d'acqua sapeva della propria padrona.

Una volta volta che si erano allontanati Miriam decise di sedersi sopra un tronco caduto a bere un po' d'acqua.

Dopo aver appoggiato il proprio fondoschiena dolorante sulla corteccia umida dell'albero morto la ragazza aprì il piccolo zainetto che si portava appresso e tirò fuori una bottiglietta di liquido cristallino, proprio quello che le serviva in quel momento. Nel compiere quel gesto però lo zaino scivolò giù dalla sua presa e sparse tutto il proprio contenuto per terra.

Che disastro pensò tra sé e sé mentre raccoglieva gli oggetti sparsi sul suolo, il suo fido compagno accorso ad aiutarla. La ragazza cercava di rimuovere quanti più oggetti possibili dal contatto con il terreno insalubre del sottobosco, ma il suo affannò terminò quando giunse ad un oggetto particolare, un portafoto dalla cornice argentata.

Miriam rimase un attimo a guardare quella foto ingiallita su cui vi erano impressionati i volti di due genitori e la loro bambina, sembravano molto felici e i loro volti erano illuminati da un sorriso che sembrava non dover finire mai.

Ma quei tempi erano finiti ormai.

Ripose la fotografia nella borsa assieme alle altre cose, una lacrima scese lungo il suo viso. Piplup si avvicinò a lei tirandole l'estremità dei jeans. Quando lei si voltò vedendo il volto preoccupato del suo piccolo amico si vergognò un po' dell'essersi lasciata sopraffarre così facilmente dai ricordi.

-Non ti preoccupare, va tutto bene- gli disse cercando di abbozzare un sorriso mentre lo prendeva in braccio, stringendolo forte contro di sé, il volto velato dal rossore del pianto.

Il pokémon pinguino non poté fare altro che appoggiare la propria testa sulla spalla dell'allenatrice e stringerle il collo con le proprie pinne, sapendo che ogni piccolo gesto d'affetto l'avrebbe fatta sentire meglio.

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Angela e Alex erano appena scesi dalla nave che avevano già iniziato a litigare. Questa volta su quale bevanda fosse migliore da consumare a colazione.

-Io ti dico che il tè è meglio!-Esclamò la ragazza dai lunghi capelli castano scuro e gli occhi color ametista.

-Niente è meglio di una buona tazza di caffé appena svegli!- Rispose la zazzera color terra, gli occhi emeraldini rivolti verso quelli dell'amica.

-Non capisci proprio niente!-

-Parli te che stavi per salire sulla nave sbagliata!-

-Non è vero! Mi aveva confuso la scritta sulla stiva!-

-Era un peschereccio! Come hai fatto a sbagliarti?-

I due pokémon che si muovevano al loro fianco, il Bratini femmina della ragazza ed il Bagon maschio del ragazzo, tenevano lo sguardo basso per non incrociare quello dei curiosi intenti ad osservare la futile lite tra i loro propietari.

-Ok, hai vinto tu, ma ora stai zitta!- Disse il ragazzo con l'aria di chi si stava per sparare un colpo in testa.

-Ahah! Vittoria!- Fù la reazione dell'amica, sempre pronta a dimostrare di aver ragione e testarda sino all'osso. Forse era per questo che il suo Bagon le era tanto affezzionato, erano entrambi due teste dure, pensò il ragazzo tra sé e sé.

I ragazzi iniziarono a guardarsi attorno, erano appena giunti alla città di Azumare, famosa per essere l'unica nella parte orientale dell'isola e per le proprie acque cristalline, immuni dall'inquinamento che viene sofferto da quelle vicine alle metropoli.

-Che vuoi fare adesso?- Chiese la ragazza co un espressione annoiata, l'effetto della vittoria ormai completamente svanito.

-Non vuoi riposarti un po'? Prendiamo una stanza d'albergo e domani partiamo per sfidare le palestre, ok?- La ragazza aspettò che finisse di parlare per poi controbattere scioccata:

-E VORRESTI DORMIRE CON ME! PERVERTITO!-Quando ebbe finito tutta la gente aveva il proprio sguardo su di loro, facendo letteralmente fondere Alex dall'imbarazzo.

-NON ERA QUELLO CHE INTENDEVO! PRENDIAMO DUE CAMERE SEPARATE!- Urlò lui in risposta all'aggressione verbale.

Lei lo guardò con i suoi occhi violacei per un istante, il loro sguardo perfettamente allineato. Alex era perso nei suoi occhi, avrebbe potuto rimanere a guardarli tutto il giorno. Era sempre rimasto incantato dalla bellezza del suo sguardo. Poi un gesto lo scosse.

La ragazza stava reggendo il proprio seno, una terza abbondante e palpeggiandolo vistosamente davanti a tutti esclamò:

-Non riusciresti mai a stare lontano da queste!-

Bagon si sentì sollevare in aria e venir lanciato con gran forza contro qualcosa di duro. Solo in seguito si accorse di essere entrato in collisione con la testa di Angela, che giaceva agonizzante a terra, il volto di Alex rosso di rabbia e forse anche qualcos'altro mentre il ragazzo stava ansimando vistosamente per lo sforzo.

La ragazza si portò una mano alla fronte e alla sensazione del sangue caldo che le colava dalla ferita iniziò ad urlare. Tutti accorsero a vedere cosa fosse successo, quando il ragazzo si avvicinò e reggendola sulle spalle la aiutò ad alzarsi.

-Non ti preoccupare, la tua testa è così dura che Bagon si sarà fatto più male di te- le disse per tranquillizzarla.

Lei con un sorrisetto stampato in faccia gli tirò un pugno dalla forza degna del gigaimpatto di uno Slaking proprio sul naso, facendolo sanguinare.

-Non ti preoccupare, sono sicura che il mio pugno si è fatto più male- e dicendo così si diressero verso un centro pokémon, ignari degli occhi puntati contro di loro, due ragazzi con il volto sporco di sangue, mentre i loro pokémon erano rimasti indietro, Dratini al fianco di Bagon, ancora steso a terra per l'impatto.

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Lo so, è molto breve, ma prima volevo vedere cosa ne pensate. Se non vi va bene come ho dipinto il carattere di qualche personaggio o come ho gestito la storia lamentatevi pure, è questo il bello delle storie in cui è richiesta la partecipazione del "pubblico" e sono sicuro che come prova generale questo primo capitolo vada benissimo.

Commentate numerosi e soprattutto datemi dei consigli non solo per i personaggi, mi raccomando!

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Capitolo 3
*** Intermezzo: Perché anche gli autori hanno bisogno di rielaborare le idee... ***


Ho deciso di fare questo intermezzo intanto che decidevo come riordinare i personaggi e le idee in generale, ma ci tenevo anche a precisare alcune cose:

2.0 Ho aggiunto dei personaggi e aggiornato l'elenco dei capipalestra.

Questi sono i personaggi e gli abbinamenti che ho fatto fino ad ora:

Allenatori e coordinatori:

  • Primo capitolo: Miryam/Miry (MiryPrincess)- Angela/Engi e Alex (supermarika1000)
  • Secondo capitolo:Umbra/Luna (Nihil no Kami)- Yue (Feu_Rouge)
  • Terzo capitolo: Axel Flameray (AxeLxMay) - Ochiki (TuH)
  • Quarto capitolo: Dorotea/Dora (Didda94)- Noemi (noemi_moony)
  • Quinto capitolo: Celeste Brelitz (PauLxCeleste) e Angela/Engi e Alex (supermarika1000)

I personaggi separati da "-" non si incontrano, quelli con la congiunzione "e" invece interagiscono tra loro. Il simbolo "/" indica semplicemente un soprannome.

Capipalesta e superquattro:

  • Forrest (MiryPrincess) tipo: erba
  • Carmen (Feu_Rouge) tipo: fuoco (Quilava, Rapidash, Hihidaruma ) (Possibile membro del team malvagio)
  • Rocky (Nihil no Kami) tipo: combattimento (Hitmonchan; Hitmonlee; Hitmontop)
  • Michela (micki 131) tipo: psico (Gallade, Metagross, Alakazam) (perché invece che sei mezzeseghe tre forti sono una bella novità)
  • Steel (MiryPrincess) tipo: acciaio
  • Amanda (MiryPrincess) tipo: normale
  • Miley (MiryPrincess) tipo: veleno
  • Annabelle (MiryPrincess) tipo: coleottero (si, lo so, ma un capopalestra di 8° grado con i bagarozzi spacca!)

Cattivi e scagnozzi:

  • Team Demon (prima le guardo tutte, poi scelgo)
  • Broken Soul (Alexiel94)
  • Sakura Raito (Alexiel94 ) (Mi ispira troppa malvagità per mischiarsi con i comuni mortali)

Rivali stronzi ma buoni:

  • Trixy,rivale di Angela (supermarika1000) per l'amore di Alex, è anche una coordinatrice.

Ranger e altri:

  • Ally Skywalker (Kira Evans) (scusa, ma il tuo personaggio apparirà quando si dovranno affrontare i cattivi, ma vedrò comunque di farle fare dei cameo lungo la storia.)

Ora non potete più lamentarvi di quando il vostro personaggio apparirà nella storia. Per gli abbinamenti volevo farli a sorpresa, ma credo che farò avvicinare Axel con Ochiki quasi suibito (non pensate male) e Miryam o Yue con Umbra, scegliete voi dopo che avrò pubblicato il capitolo, sempre ammesso che la vogliate una simile assatanata.

Ho deciso di chiamare la regione Mirraland , da Mirror (specchio) e land (terra) o contrazione di island (isola). Se volete nominare voi le città mi fareste un gran favore, minimo otto (una per palestra) più la lega, se volete darle un nome in particolare.

Mi servono anche altri sette capopalestra, i superquattro più il campione e l'associazione malvagia. Inoltre d'ora in avanti credo che non accetterò più Oc di sesso femminile, altrimenti poi mi è difficile creare dei legami tra i personaggi in un senso romantico. Comunque potrei sempre rivedermi, quindi non siate amareggiati per questa mia decisione.

Adotterò nella mia storia il team malvagio migliore che mi proporrete, e ovviamente voglio anche il Leader compreso. Vorrei anche dei buoni capipalestra e simila, ma non preoccupatevi, non saranno personaggi statici, semplicemente dovranno essere affrontati dagli altri Oc desiderosi di medaglie.

Proponete e vi sarà dato!

Ah, dimenticavo, quando riceverò nuovi personaggi aggiornerò questo capitolo, quindi ricordatevi di dargli un occhiata ogni tanto!

Concludo con la scansione di una mia mappa per la regione, spero che vi piaccia (non serve che me lo diciate, lo so che è disegnata da cani...): Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 4
*** Capitolo 2: Normalità, portami via! ***


Un grazie speciale a MiryPrincess per i nomi dei capipalestra, vorrei rinmgraziare anche tutti gli altri che mi hanno dato buone idee, ma visto ch vi dovrei nominare praticamente tutti vi dico soltanto che sono davvero felice di aver trovato gente così disponibile già al mio primo tentativo di una storia semi-roundrobin.

Come ho già detto se siete interessati proponete anche personaggi non giocanti (lo so, il termine non è adatto ad una ff, ma sono sicuro che capirete lo stesso cosa intendo) e in particolare qualche cattivone.

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Yu era seduta sotto un albero, la folta chioma frondosa che si agitava nel vento pomeridiano, intenta ad azzannare un sandwich, con la sua piccola Zorua al fianco che la gurdava con due occhioni da cucciolo che potevano significare soltanto "dammene un morso anche se io non mangio il cibo degli umani, ti prego!".

La ragazza dai lunghi capelli castani si fermò un attimo a guardarla con i suoi occhi eterocromi, uno verde come la selva e l'altro grigio come il riflesso del mare notturno, il tramezzino al proscitto a pochi centimetri dalla bocca.

Il pokémon rimase fermo a guardarla, la bava alla bocca, mentre aspettava che la padrona gliene porgesse un morso.

Yu però non lo fece, avvicinò il panino alla bocca e ne staccò un morso con uno movimento netto della testa, la lunga coda di capelli castani dritta nel muso della piccola creatura, per poi ingoiarlo con disinvoltura mentre la volpe demoniaca si rotolava a terra dalla fame.

Lei non era proprio il tipo da tirare scherzi simili e dopo averlo fatto tirò fuori dalla sua borsa una manciata di mangime per pokémon e lo porse alla bestiola, che lo divorò con molto appetito.

Yue, Yu per gli amici, era sempre stata una ragazza strana.

Sempre chiusa in sé stessa aveva attenzioni solo per i pokémon della pensione gestita dal padre, e per via delle sue strane attitudini, tra le qui era presente quella di legare i capelli in una coda laterale a destra nei giorni pari e a sinistra in quelli dispari (lasciandole il viso per metà affogato nei capelli), veniva spesso ritenuta autistica dai conpaesani, che la trattavano quasi con apprensione.

Lei in verità non si era mai sentita diversa, semplicemente trovava inutili tutti quegli affanni a cui si sottoponevano le persone, tutte quelle regole e limitazioni, preferiva la compagnia dei pokémon semplicemente perché loro erano onesti con sé stessi, non rinchiusi sotto maschere di ipocrisia o moralismi come le persone. Non avrebbe neppure avuto problemi a socializzare con degli umani, se soltanto qualcuno avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a lei.

Ogni tanto si sentiva invidiosa delle sue amiche e dei loro ragazzi, li vedeva uscire assieme a divertirsi e un po' si sentiva esclusa da tuttto ciò, dal fatto che nessun pretendente si fosse mai presentato a casa sua con un mazzo di fiori in mano o con una scatola di cioccolatini incartati in un una pellicola rossa cremisi a forma di cuore.

Sua madre, che aveva ceduto il ruolo di capopalestra per starle vicino le diceva sempre che sarebbe stata lei a dover fare la prima mossa, perché i ragazzi non sono tutti spavaldi quando si viene alle faccende di cuore, specialmente con una come lei.

Molti erano allontanati dalla sua espessione muta, quel sorriso inquietante che si dipanava spesso sul suo volto, tentativo di comunicare con una specie di cui a volte non capiva il linguaggio, quella umana.

Yu aveva deciso di partire anche per aprirsi al mondo, per allontanarsi da Kanoko Town e vedere cose nuove, sperando così di poter fare nuove conoscenze. Aveva portato con sé solo la sua piccola Zorua, che avrebbe riconosciuto tra mille per per via del suo orecchio più chiaro, di una tonalità di grigio simile alla fuliggine, uscita da un uovo che aveva trovato nella foresta.

Ricordava ancora la faccia stupefatta del padre quando si era presentata a casa inbracciando un uovo di color grigio e rosso, un tipo che l'uomo non aveva mai visto in vita sua.

Le due legarono subito appena i loro sguardi si incrociarono, come se il loro incontro fosse stato segno del destino.

Ora era a centinaia di chilometri da casa, la testa appoggiata alla corteccia di un albero, mentre Zorua giaceva addormentata suul suo grembo, felice della scopacciata che aveva fatto, con la quale aveva finalmente cessato il sordo rumore proveniente dal suo stomaco.

L'afa stava iniziando a prendere possesso di lei, la sua mente si perdeva in fantasie ovattate di pokémon meravigliosi mai incontrati prima, mentre affrontava palestra dopo palestra per conquistare il titolo di campionessa, anche se si sarebbe accontentata di diventare una capopalestra, con una squadra di pokémon tutta sua.

Così si addormentò, cullandosi nel calore pomeridiano mentre si riposava prima di disputare il suo primo incontro in una palesta.

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La ragazza avanzava velocemente fra le fronde della foresta, diretta verso la città dove avrebbe dovuto vincere la sua prima medaglia. Il suo volto era candido come la neve che si è appena adagiata sul terreno dopo la bufera, un pallore quasi cadaverico, mentre i suoi lunghi capelli ricci si adagiavano sulle sue spalle come fili di seta, ondulando al ritmo dei suoi passi.

La sua uniforme, come amava chiamarla, era composta da una maglietta monocromatica color pece e un paio jeans blu scuro tendente al nero che le coprivano quasi i piedi, inscatolati in due piccole scarpe di ginnastica di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

Umbra iniziò a pensare che forse era arrivato il momento di cambiarle, anche se ciò significava che avrebbe dovuto mettere piede in città, in mezzo a tutta la gente, che l'avrebbe fissata per il suo aspetto, chi con apprensione, chi con disgusto.

Ora era fuori dalla foresta, la luce del sole si abbatteva contro di lei come una scure mentre si affrettava a tirare fuori il suo ombrello, uno di quelli da passeggio, dello stesso tetro colore del suo vestiario, gli occhi rossi doloranti alla vista dell'astro infuocato.

Per una persona che soffriva di albinismo era difficile mischiarsi con le persone normali, ma questo lei lo sapeva fin dalla nascita.

I suoi amici, se così potevano definirsi i ragazzini che frequentava, le additavano spesso l'appelativo di "fantasma" o "spettro", mentre il fatto che avesse problemi ad esporsi alla luce diretta del sole aveva causato la diffusione nel suo paese di dicerie secondo le quali lei era un vampiro. Addirittura una volta un bambino dopo esserle finito addosso in un momento di gioco si mise piangere perché temeva che lei potesse dissanguarlo come punizione per il suo misfatto.

Le uniche persone che ricordava esserle stata accanto erano i suoi genitori, il loro ricordo suscitava in lei una sensazione di calore nel petto, quella stessa sensazione che ormai riusciva a provare solo attraverso i ricordi.

Loro l'avevano chiamata Luna per via della sua malattia, dicendole che la sua pelle riluceva dello stesso colore dell'astro e che perciò lei era speciale.

Riguardo a questo suo fatto di essere speciale avevano ragione, infatti lei non solo doveva convivere con la propria malattia, ma doveva anche soffrire in silenzio per un altra cosa che la rendeva diversa dalle persone normali.

Ormai aveva messo piede sul marciapiede e i suoi passi risuonavano sul cemento mentre ombrello alla mano si apprestava ad attraversare un gruppo di persone. I loro sguardi erano diretti al suo ombrello che spingeva con noncuranza attravero la folla, al suo aspetto emaciato e forse all'apparenza da dark che dava in pubblico, ma soprattutto ai suoi occhi rossi come il sangue che scorreva nelle sue vene, reso visibile dalla trasparenza delle sue iridi.

Ogni passo era un paio di occhi differenti che la scrutava e questo la faceva ribollire di rabbia. Quanto avrebbe voluto estrarre la sfera oro e nera che teneva nella tasca sinistra e ordinare al suo compagno di cavare quegli occhi scrutatori dalle orbite dei loro propietari, ma spaeva di non poterlo fare.

In fondo lei non li odiava davvero, sapeva che per le persone era normale guardare con sospetto ciò che era diverso da loro, ed inoltre non avrebbe mai costretto Ghost a fare una cosa così orribile, sempre che ne fosse stato capace.

Ghost era il pokémon che aveva ricevuto quel giorno, sei anni prima, lo stesso giorno del suo dodicesimo compleanno, quando fù costretta ad abbandonare la propria famiglia come un reietto per percorrere il sentiero di sventura e solitudine che il destino aveva predisposto per lei.

Quanto avrebbe desiderato rivedere i propri genitori almeno una volta, dire loro che stava bene, che non dovevano preoccuparsi, che li amava con tutto il cuore.

Ora invece percorreva le strade di una città sconosciuta, in una regione straniera, al solo scopo di rendere felice il proprio pokémon.

La ragazza entrò in una strada quasi deserta, solo poche centinaia di metri la dividevano dalla sua destinazione. La strada sboccava su diversi corridoi poco illuminati dal sole, ma lei non ci fece molto caso, anzi era quasi felice di quell'atmosfera tetra che l'avrebbe schermata dal fastidioso calore del sole.

Mentre si dirigeva alla palestra si sentì afferrare per un braccio e trascinare in un vicolo, ignara del perché nessuno fosse accorso in suo aiuto. Evidentemente i passanti erano troppo occupati a pensare a se stessi per non accogersi di una ragazza che veniva trascinata via. Si voltò un attimo e vide il volto di un uomo sulla quarantina che le stava torcendo il polso fino a farle male. Riusciva a sentire il suo alito fetido si alcool sul collo mentre con la mano libera le stava accarezzando la coscia in un modo che lasciava ben pochi dubbi sulle sue intenzioni.

-Guarda guarda cosa abbiamo qui, una ragazzina candida come la neve...-

Umbra cercò di divincolarsi, ma la sua presa era ferrea e il dolore al polso le impediva di agire lucidamente. La mano del suo aggressore ora si era spostata sulla sua bocca per impedirle di attirare l'attenzione della gente sulla strada.

Quel vicolo era abbastanza buio affinché nessuno all'esterno potesse capire cosa stava succedendo e grazie al menefreghismo dei passanti ora poteva passare qualche minuto di divertimento con la signorina.

Alle sue spalle un pokémon si agitava nell'ombra, probabilmente attendendo di intervenire nel caso il suo propietario avesse avuto bisogno di aiuto con la sua preda.

La ragazza sapeva di non avere altra scelta e con uno scatto fulmineo estrasse la pokéball che teneva nella tasca sinistra, pronta a rilasciare la creatura in essa contenuta.

-Ah, quindi vorresti mandarmi contro il tuo pokémon?- disse l'uomo con tono divertito - non credo possa fare molto contro il mio Toxicroak- Un gracidio provenne dal fondo del vicolo e Umbra approfittò della sua distrazione per lanciare in aria la sfera che si aprì in un lampo di luce violacea.

Quello che il criminale si trovò dinanzi gli fece mollare la presa sull'allenatrice, i suoi occhi fissi contro quello della creatura.

Il pokémon che si trovava davanti doveva essere lungo circa due metri, il corpo color platino solcato da strisce vermiglie e munito di sei robuste zampe coniche come aculei. Il suo cranio era ingabbiato in una robusta maschera d'oro da cui si estendevano tre paia di filamenti nerastri, simili a fumo, che si confondevano nelle ombre del vicolo. L'unica cosa che riusciva a vedere chiaramente erano due occhi rossi come rubini che lo fissavano minacciosi, qauasi come se volessero carpirgli l'anima.

Ora era Umbra che guardava la sua espressione terrorizzata con un sorrisetto sulle labbra, felice di avere il coltello dalla parte del manico.

-Ti presento Ghost, il mio piccolo Giratina.- a quel nome seguì un ruggito che avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene perfino ad un Charizard e così il delinquente scappò via senza pensare neppure per un istante di poter affrontare una simile bestia demoniaca.

Gli occhi del demone carichi di apprensione erano rivolti verso la sua propietaria, desiderosi di assicurarsi che stesse bene. Lui le era stato affidato sin dalla nascita affinché la proteggesse e la sua vita era completamente devoluta a quello.

Umbra lo guardò un attimo prima di recuperare la sfera per terra e richiamarlo, il suo cuore che batteva ancora all'impazzata per la paura, e gli sussurò:

-Non ti preoccupare, io sto bene- Una volta che queste parole ebbero raggiunto la creatura il suo sguardo si rilasso e si preparò per tornare all'interno della piccola sfera metallica.

La ragazza riprese l'ombrello che le era caduto per terra e tornò in strada come se niente fosse, la sua mente occupata dal pensiero che forse quel giorno lontano nel suo passato non era stato poi una così grande mledizione, in fondo da allora aveva al suo fianco un piccolo dio delle tenebre.

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Si, lo so, ora direte "Bravo lui che da al suo Oc un pokémon leggendario" ma non è esattamente così. C'è un motivo per cui Umbra, che poi sarebbe Luna, ha con sé un Giratina e vi assicuro che non è assolutamente potente come quello vero, che poi tra l'altro è su questo che si basa la storia del mio personaggio, ma per capire di cosa parlo dovrete leggere i capitoli flashback.

E ora mi chiederete: cosa sono i capitoli flashback? Ebbene, dato che molti dei vostri Oc hanno passati più o meno drammatici ho deciso che ogni due o tre capitoli ne dedicherò uno al loro passato, affinché tutti possiate essere partecipi di quanto siano dei disgraziati.

Tornando alle cose serie vi tolgo una curiosità: Originariamente il mio Oc doveva avere quattordici anni (come avrete potuto intuire invece ne ha diciotto) e la sua storia doveva cominciare quando ricevette un cucciolo di Giratina (Che puccioso!), ma sarebbe stata indietro rispetto agli altri personaggi, quindi ho deciso di raccontare questa parte della sua vita nella sezione dei flashback.

Vi invito a commentare e a suggerire il nome dell'associazione malvagia che volete proporre (Il primo che dice Akatsuki sarà divorato da Ghost).

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Capitolo 5
*** Capitolo 3: Mirko e Lic..ehm Axel e Ochiki ***


Questo è un capitolo breve, se non vi piace vorrei dei suggerimenti per allungarlo, magari continuando la storia ancora un po' o qualcosa del genere, anche se penso non ci sia altro da aggiungere in questa parte.

Un avviso ai lettori, dato che più avanti vorrei aggiunger efior di shipping sarei felice di parlare con voi di un tema scottante, l'affettività nel racconto, e di come secondo voi sarebbe meglio esprimerla. Dato che ora come ora ci vorrano ancora due o tre capitoli per arrivare a qualcosa di minimamente vicino a quello che intendo preferirei rimandare la discussione a quando sarà veramente necessaria.

Mi congedo dicendo che ho aggiornato l'intermezzo, quindi se vi degnaste a dargli un occhiata potreste vedere il nome di qaulche personaggio nuovo e magari suggerirne uno voi! -Nihil no Kami

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Axel Flameray si guardava attorno curioso, osservando le vie illuminate dai lampioni che brillavano nella notte della capitale, gettando le loro ombre sulle vetrine illuminate dei negozi che rimavevano aperti sino a tardi, il suono delle chiacchere dei passanti spandersi nell'aria come una soffocante melodia, mentre accelerava il passo desideroso di raggiungere il centro pokémon più vicino.

I suoi capelli biondi e rossi ondeggiavano nel gelido venticello che si trascinava a stento per le strade portando con sé il fetore dello smog cittadino.

Socchiuse gli occhi blu oltremare per la folata, lacrime calde scendevano lungo il suo viso non abituato ad un simile clima. Non riusciva a capacitarsi come la gente che gli stava accanto potesse ignorare un simile odore.

Era la prima volta che veniva in una città così grande, addirittura più grande di Fiordoropoli e non riusciva ad adattarsi ad una simile atmosfera, così soffocante in tutte quelle luci e quei suoni che ripensandoci persino il casinò di Ciclamipoli sarebbe stato un posto più tranquillo dove trascorrere la propria serata.

Treecko camminava al suo fianco, dondolando la grossa coda verde mentre lo fissava con i suoi occhi giallastri, infastidito dal baccano e dall'inquinamento della metropoli.

-Non ti preoccupare, tra poco siamo arrivati!- Gli disse il suo allenatore, cercando di nascondergli la verità, cioè che si erano persi.

Axel fece scorrere la mano sopra la felpa blu e la maglietta con l'effige del Team Rocket, sino a toccare la sua collana a forma di chitarra, quello che lui considerava un portafortuna nei momenti di bisogno, ricordo di una persona speciale.

Ogni tanto qualcuno per strada si voltava a guardarlo, incuriosito dall'alto ragazzo biondo che indossava una maglietta così insolita.

Il Team Rocket era famoso in tutto il mondo per le proprie azioni illecite, i prorpi traffici e intrecci con politici e altre organizzazioni malavitose, ma questo Axel lo conosceva bene, infondo era pur sempre il figlio di Giovanni, capo indiscusso del Team Rocket.

Dopo la scomparsa del fratellastro Silver era diventato lui il primo in carica per la successione come boss dell'organizzazione, e ciò comportava anche un duro addestramento da malavitoso.

Suo padre aveva sempre pensato che un duro lavoro forgiava il carattere così decise che suo figlio avrebbe iniziato a far parte dell'associazione come qualunque nuovo membro, ovvero come una recluta.

Il povero ragazzo doveva prendere parte a tutte le missioni più rischiose per mettere alla prova le proprie capacità e quando poteva avere un attimo di tregua era sempre sorvegliato da membri scelti in modo tale che non potesse essere rapito o ucciso dai sicari delle assocciazioni rivali di suo padre.

La goccia che fece traboccare il vaso del loro rapporto fù una lite causata dal rifiuto di Axel alla richiesta del padre di uccidere una persona che non voleva saldare i prorpi debiti con il Team Rocket.

Lui era sempre riuscito a sopportare le prove e le sofferenze inposte dal padre come preparazione per una vita al vertice del potere, ma mai si era dovuto spingere a tanto. Aveva sempre odiato l'idea dell'omicidio, la volgarità intrinseca nel togliere la vita a qualcuno.

Quando si trattava di rubare o fare altri atti contro la legge il giovane apprendista era sempre disposto a mettersi in mostra come il più bravo, il migliore, cercando di ottenere così l'approvazione del padre.

Ma quando Giovanni gli mise in mano una pistola e gliela fece puntare contro un poveraccio legato ad una sedia, i suoi occhi riempiti dalle lacrime e dal terrore, qualcosa dentro di lui si ruppe.

Puntò l'arma contro il padre e corse fuori dalla stanza, il cuore in un vortice di emozioni cche cozzavano le une contro le altre, la paura per quel gesto di ribellione, l'affetto nei confronti del padre e l'odio per quegli anni spesi verso una strada che non avrebbe mai potuto percorrere.

Nel momento in cui il capo del Team Rocket lo raggiunse nella sua stanza per chiedergli cosa gli fosse preso Axel sapeva già cosa avrebbe fatto.

L'indomani riuscì a sgattagliorare fuori di casa senza essere visto (Tutti quegli anni di addestramento alla fine erano serviti a qualcosa) e si imbarcò clandestinamente sulla prima nave che riuscì a raggiungere una volta giunto ad Aranciopoli.

Una volta uscito dalla stiva si ritrovò in un luogo mai visto prima che poi scoprì chiamarsi Porto Selcepoli, lo stesso luogo dove incontrò Vera per la prima volta.

Erano passati due anni da quel giorno, adesso Axel aveva quindici anni ed era fidanzato con Vera da uno e due mesi.

Aveva deciso di venire a Mirraland per abbandonare la routine, ma soprattutto per rivedere i propri obbiettivi.

Ora che non aveva più suo padre alle calcagna non doveva più preoccuparsi di essere obbligato a fare del male a qualcuno, ma si trovava dinanzi a ben altri dilemmi. Che cosa avrebbe fatto ora? Come avrebbe vissuto? Quali erano i suoi obbiettivi? Ma uno dei dubbi più grandi che i affacciano dal suo cuore era: Che sentimenti provava veramente per Vera?

Il ragazzo era talmente preso dai propri pensieri da non accorgersi di essere finito addosso ad una ragazza hce camminava nel senso opposto al suo.

Entrambi erano a terra, doloranti per l'impatto, si guardarono negli occhi mentre si rialzavano goffamente, cercando di abbozzare delle scuse reciproche.

Axel rimase una attimo ad osservare la ragazza, e si accorse che non era per niente male.

Possedeva una corporatura snella e lanciata, lunghi capelli neri come la notte, occhi dello stesso colore degli smeraldi più puri e ...quella che pareva una quarta di seno! La sua ragazza ideale praticamente!

Al suo fianco uno Snorunt fissava Treecko con un espressione che non era molto amichevole.

-Scusa, mi dispiace- Disse la ragazza con fare imbarazzato.

-No, no, scusami tu, ero sovrappensiero!- Replicò il ragazzo.

-Scusa, sapresti dirmi dov'é il centro pokémon?- Gli chiese timidamente lei.

-Boh, non lo so, lo stavo cercando anch'io!- Treecko lo fulminò con lo sguardo, lui lo sentiva che il padrone non sapeva dove stavano andando.

-Allora potremmo cercarlo assieme!- Propose la ragazza.

-Va bene, ma lascia che mi presenti, io sono Axel.-

-Piacere di conoscerti, il mio nome è Ochiki. -

E così dicendo i due si incamminarono lungo il marciapiede alla ricerca del fantomatico centro pokémon, senza sapere che l'avevano appena superato quando si erano allontanati dal punto del loro incontro, o per meglio dire scontro, in quella fredda sera nella Capitale.

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Capitolo 6
*** Capitolo 4: In albergo, quante sorprese! ***


Ecco, questo capitolo è stato un po' un imprevisto: avevo intenzione di dedicarlo completamente ad Angela, Alex e Celeste, ma l'ispirazione mi ha convinto ad aggiungervi anche Axel e Ochiki. Spero così che Axel Flameray e TuH non abbiano nulla da lamentarsi se per un po' di capitoli mi dedico agli altri personaggi.

Scusatemi se lo pubblico prima di quello di Dorotea e Noemi, solo che avendo dei problemi con la connessione di internet non ho potuto cercare le mosse giuste per i loro pokémon, dato che nel capitolo sono alle prese con la finale di una gara, e quindi non vorrei scrivere castronerie.

Spero di potermi far perdonare con questo capitolo un po' più lungo del normale, dato che forse non riuscirò a pubblicare per un po'.

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-Ahia! Brucia!- gridò Angela mentre Alex le passava un pezzo di cotone inbevuto di disinfettante sulla fronte.

I due erano finalmente arrivati al loro albergo, il Wailord Hotel, e nonostante le occhiatacce ricevute in portineria erano riusciti a farsi dare la chiave e a sistemarsi nella stanza numero 186 del secondo piano, dove ora stavano seduti sul grande letto matrimoniale a occuparsi delle ferite dovute al loro litigio.

Bagon e Dratini li avevano raggiunti quasi subito, non appena il povero draghetto era riuscito a rialzarsi.

La stanza era finemente decorata nelle pareti, che erano di un azzurro chiaro come la spuma di mare che si intercambiava con motivi floreali dove si incontravano i bordi delle pareti.
L'arredamento era abbastanza spoglio: al centro della stanza troneggiava il letto matrimoniale sul quale erano seduti i due ragazzi, con due comodini ai lati ed un televisore di media grandezza appeso alla parete opposta.
Un armadio sorvegliava l'ingresso del bagno munito di vasca ad idromassaggio e al suo interno vi era nascosto un piccolo frigo bar, utile nel caso si avesse voglia di fare uno spuntino notturno.
I due alla fine avevano optato per una stanza doppia perché aveva lo stesso stesso presso di una singola e quindi per abbattere i costi i due allenatori avrebbero dovuto sopportare la presenza dell'altro sotto le coperte, come se non fossero già abituati a dormire assieme.

- Se tu non fossi così scema io non avrei dovuto colpirti! - gli rispose lui mentre metteva via la cassetta di prontosoccorso, la voce distorta dai due pezzi di carta infilati nelle narici .

- Se tu avessi un po' di senso dell'umorismo avresti riso invece che tirarmi dietro Bagon, io l'ho fatto solo perché volevo farti divertire!- e dicendo così lo abbracciò, facendo cadere entrambi sul letto.

Alex arrossì vistosamente, ma presto il suo imbarazzo si trasformò in un grosso sorriso.

-Visto? Ora stai sorridendo!- esclamò Angela stringendo la presa.

Lui sapeva che era fatta così. Una testa vuota, ma dal cuore d'oro.

-Ok, ok, ma ora è meglio che ci prepariamo!- disse il ragazzo mentre si liberava dalla morsa della ragazza e si rialzava.
I due erano arrivati in albergo verso le sette di sera, circa con due ore di ritardo, e dovevano ancora svuotare le valigie e prepararsi per scendere a cena.

Il loro ritardo era stato causato dal fatto che ogni tre-quattro metri qualcuno si avvicinava per chiedergli se stessero bene e se doveva accompagnarli in un ospedale, ma puntualmente i due ragazzi rispondevano di stare bene e procedevano per la loro strada, che tra l'altro era sbagliata e quindi si ritrovarono più volte a dover chiedere indicazioni, causando le note reazioni tra i passanti.

Alex iniziò a sventrare i bagagli alla ricerca di qualcosa di comodo da mettere, mentre Angela rimaneva sdraiata sul letto, assaporando la trama del materasso che le prometteva finalmente una sana dormita.

La giovane allenatrice non ricordava di aver passato una notte tranquilla da quando era partita all'avventura, ma d'altronde il suo viaggio era appena cominciato e quindi aveva sempre dovuto dormire in giacigli scomodi come letti dei centri pokémon, sacchi a pelo o le orribili brandine della nave passeggeri da cui erano scesi poche ore prima.

-Alzati pelandrona! Non vorrai fare tardi per la cena spero!- la esortò lui, e non appena la parola "cena" raggiunse le sue orecchie si alzò impiedi e afferrando la propria valigia tirò fuori il primo vestito che le passava per le mani e iniziò a spogliarsi per potersi cambiare, senza badare all'espressione stupita che era comparsa sul volto dell'amico.

Una volta che i due si furono preparati uscirono in fretta e furia dalla stanza, con il risultato di piombare addosso ad una ragazza che si stava dirigendo verso il ristorante.

Era abbastanza alta, portava una frangetta con una mesh blu che le copriva l'occhio sinistro e aveva una sorta di batuffolo marrone e bianco sulla testa, mentre il resto dei suoi lunghi capelli castani le arrivavano alle spalle. Indossava un abito elegante, una lunga veste azzurra con coprispalle bianchi e che terminava con un tutù dello stesso colore.

Soltanto quando lei alzò la testa verso di loro a guarrdarli con i suoi occhi azzurro cristallo i due ragazzi si accorsero che quello che aveva in testa non era un batuffolo ma un cucciolo di Eevee, elegantemente amalgamato alla sua acconciatura.

-EEVEE!- fù il verso squittente emmesso dal pokémon quando la sua propietaria si alzò impiedi.

-Ci scusi! Non l'avevamo vista!- si affrettarono a dire entrambi, sommersi dall'imbarazzo.

-Non vi preoccupate...- gli rispose lei sorridendo -non è colpa vostra, sono io che dovevo camminare lontano dalle porte- anche il suo Eevee stava sfoggiando un sorriso smagliante e questo li tranquillizzò.

I tre si avviarono in silenzio verso la sala da pranzo.

Una volta scese le maestose scale dell'edificio si ritrovarono in un salone pieno di tavoli imbanditi, sfortunatamente quasi tutti occupati dai numerosi ospiti dell'albergo. Soltanto uno era rimasto libero, un piccolo tavolo da tre posti.

-Mi sa che dovremmo cenare assime- disse la giovane donna ai due ragazzi.

I tre si accomodarono a sedere e una volta che ognuno ebbe fatto le prorpie ordinazioni toccò nuovamente a lei aprire una conversazione.

-Scusate se non mi sono presentata, il mio nome è Celeste, Celeste Brelitz, e questo piccolino qui è il mio Eevee- disse passandosi una mano fra i capelli e ricevedo le effusioni della piccola creatura che si stava sfregando col suo soffice pelo contro di lei.

-Io sono Alex e questa ritardata qua si chiama Angela- le rispose Alex, causando le ire della compagna di viaggio che gli itrò un calcio da sotto il tavolo.
Questo causò l'ilarità della loro nuova amica, che disse: -Siete proprio simpatici voi due! Da quanto state assieme voi due?- chiese con tono provocatorio.

-Noi due non siamo fidanzati, ci limitiamo a viaggiare assieme- esclamò il ragazzo.

-Non si direbbe- rispose lei.

-Comunque, perché lei si trova qui?- Le chiese Angela per cambiare discorso.

-Dammi pure del tu- disse la ragazza prima risponderle -Comunque mi trovo qui per parlare con il campione di Mirraland, e per allontanarmi un po' dalla mia regione- quella conclusione lasciò sul suo volto un espressione quasi malinconica, che però si dissolse qualche attimo dopo.

-Wow! Se devi parlare con il campione devi essere un allenatrice molto importante!- gli occhi di Angela stavano brillando.

-Sì, io sono la campionessa di Azzurria- concluse Celeste.

Ora anche Alex stava sgranando gli occhi. Quella era veramente una campionessa della lega? Dal suo aspetto non si direbbe, pensò tra sé e sé il ragazzo.
Si soffermò un attimo a guardarla: nei suoi occhi vi era la stessa luce che c'era in quelli di Angela, quello stesso riflesso di chi si porta dentro un grande peso sul cuore, che anche lei avesse perso qualcuno di caro?

Durante tutta la cena le due ragazze si scambiarono pareri reciproci sulle strategie da adottare in combattimento, mentre il ragazzo si sentiva quasi escluso dalla loro conversazione.

-Che ne diresti dopo di passare in camera mia?- propose la campionessa ad Angela.

-Ne sarei onorata- rispose lei.

Conclusa la cena Alex si diresse in camera per finire di sistemare le cose. Probabilmente si sarebbero trattenuti ancora qualche giorno e non voleva lasciare tutto in disordine.
Angela e Celeste invece fecero rotta per la stanza della campionessa, la numero 189.

Quando entrarono nella stanza le due ragazze trovarono un Espeon che le fissava da sopra il grande letto matrimoniale che occupava la camera similmente a quello presente in quella della ragazza.

-Espeon! Quante volte ti ho detto di rimanere nella tua sfera!- gli gridò dietro Celeste indispettita: il suo pokémon era così, faceva sempre di testa sua.

-EEVEE!- fece il pokémon sulla sua testa, liberandosi dei capelli che lo tenevano fermo e atterrando accanto alla madre.

-Che carini che sono! Lei è sua madre giusto?- esclamò Angela.

-Proprio così- rispose Celeste - lei è stata il mio primo pokémon e mi è sempre rimasta a fianco. Per questo è l'unico membro della mia squadra che ho deciso di portare con me-

Angela rimase un attimo sorpresa a quell'affermazione: da quando una campionessa decide di portare con sé solo uno dei suoi fidati pokémon?
Un campione della lega pokémon era un allenatore che dopo anni di allenamenti e sfide era riuscito a farsi promuovere come "capo" degli allenatori di una determinata regione e quindi i suoi pokémon dovevano essere come dei fratelli per lui, compagni di mille avventure. Allora perché aveva deciso di non portarli con sé?

La ragazza venne interrotta nei suoi pensieri quando la voce di Celeste la raggiunse:
-Tu perché sei in viaggio?-

-Mi pare ovvio, per diventare come te, un campione!- rispose istantaneamente.

La giovane campionessa si avvicinò a lei e la guardò dritta negli occhi. Riusciva a vedere le sue iridi ameitista riflesse in quelle di Celeste a formare un colore completamente nuovo, e ciò la intimoriva. Avrebbe dovuto confidarsi con un estranea?

-No, non solo per quello. Qualche tempo fa una persona a me molto cara è scomparsa nel nulla e ho sentito che potrebbe trovarsi in qusta regione- proferì con un filo di voce.

-Sento che sei sincera e non voglio farti ricordare certe cose, quindi cambiamo argomento: Cosa ne pensi del tuo compagno Alex?-
Questa domanda la lasciò un po' disarmata. Lei non sapeva cosa provava per Alex. certo, lui era suo amico e lei gli voleva molto bene, ma non sapeva se quello che provava per lui poteva ritenersi più di una qualsiasi amicizia.

-Non lo so- fù tutto ciò che le venne in mente di dire, ed era la verità.

-Capisco, d'altronde siete giovani, se neppure io riesco a chiarire i miei sentimenti come potete farlo voi che siete poco più che bambini?-

-Scusa ma tu quanti anni hai?!?- esclamò Angela per essere stata chiamata bambina.

-Diciassette, tra poco diciotto, perché?-

-Guarda che io ho solo tre anni in meno di te e il fatto che tu sia una campionessa non ti da il diritto di darmi della mocciosa!- esclamò la ragazza che stava anndando in escandescenza.

-Non era mia intenzione darti della mocciosa, è solo che quando hai vissuto quanto me ti senti già vecchia- rispose Celeste con un tono abbastanza pacato da calmare la furibonda Angela.

-Scusa, non intendevo aggredirti, è solo che come dice Alex io sono un po' una testacalda...-

-Fa niente, ci sono abituata. Invece che ne diresti di rimanere qui con me a dormire? Potremmo continuare a parlare tutta la notte?-

La ragazza era allettata dall'idea. D'altronde quante volte nella vita capita di poter passare così tanto tempo in compagnia di una campionessa della lega?

-No, non posso abbandonare così Alex. È tutta la serata che lo sto trascurando, non vorrei mica che mi piantasse in asso...- cercò di dire ridendo.

-Ok, ci vediamo domattina allora e mi raccomando, non alzate troppo la voce che voglio dormire-

Angela le mandò un occhiataccia -Che cosa vorresti insinuare?-

-Niente niente, solo che magari Alex potrebbe approfittare dell'occasione per fare la prima mossa- le rispose Celeste.

-Alex che fa la prima mossa? Persino uno Shuckle è più reattivo di lui!- e dicendo così se ne uscì dalla porta della camera, diretta verso la propria stanza.

Celeste rimase un attimo sul letto, Espeon si era raggomitolata sul cuscino mentre Eevee dormiva al suo fianco e la stava guardando con i suoi profondi occhi blu.
-Già Espeon, l'amore, che cosa meravigliosa! Fosse Paul così affettuoso con me!-

Angela entro quatta quatta nella sua stanza, trovando Alex sveglio a guardare una puntata di "Walker Pokémon Ranger", un insulsa serie televisiva dove un pokémon ranger vestito da cowboy cattura i criminali a colpi di arti marziali assime al fidato Hitmonlee e alla tecnica del "calcio rotante".

-Come mai sei già qua? Pensavo rimanessi a dormire con Celeste?- gli chiese con sorpresa il ragazzo.

-No, no, lo sai che non ti abbandonerei mai!- gli rispose lei con il sorriso che Alex avrebbe definito "il più falso del mondo". La ragazza si svestì velocemente e si infilò il suo pigiama rosa a strisce bianche, per poi scivolare sotto le coperte.

-Ah, te lo dico subito, prova a fare qualcosa di sospetto e ti assicuro che il tuo Onix farà una brutta fine, o forse sarebbe meglio definirlo un Caterpie...-

-SMETTILA DI DIRE CAZZATE E COMINCIA A DORMIRE!- gli urlò dietro Alex.

-Come vuoi, buonanotte!- gli disse Angela, prima di cadere in un sonno profondo.

-Ma guarda te, le dico di dormire e lei lo fa davvero!- borbottò tra sé e sé il ragazzo.

Dopo due ore di insulsità televisive Alex non riusciva ancora a dormire. Forse la cena gli era rimasta sullo stomaco, oppure aveva raggiunto il suo punto critico di stress, con tutto ciò che era successo quel giorno.
Spense il televisore e si sdraiò nel letto: dopo altri quindici minuti non aveva ancora preso sonno.

Un brusio lo destò dal suo stato di dormiveglia, sembrava provenire da Angela.
La ragazza tremava e pareva stesse mormorando qualcosa.

-Angela, stai bene?- le chiese preoccupato il ragazzo mentre la scuoteva un poco.

-Anna, Anna...- bisbigliava incessantemente mentre si agitava nel letto.

Anna era la sorella scomparsa di Angela che era stata rapita qualche tempo prima. Dei rumori a proposito di un suo presunto avvistamento a Mirraland l'avevano spinta a partire per cercarla, e ogni tanto di notte la sentiva mormorare il suo nome.

-Non ti preoccupare, ci sono qui io- le sussurrò dolcemente nell'orecchio Alex.

La ragazza però non pareva calmarsi, anzi, ora aveva iniziato ad ansimare e ad agitarsi vistosamente sotto le coperte.

Alex venne colto dal panico: poteva avere una attacco di qualche cosa e lui non sapeva cosa fare. Così agì nell'unico primo modo che attraversò il suo cervello.
Afferrò la ragazza e la strinse forte contro di sé, mentre con una mano teneva la sua tremante.

-Calmati, ci sono qui io ora. Andrà tutto bene- cominciò a sussurrarle nuovamente.

Angela sembrò acquietarsi nell'abbraccio dell'amico, forse inconsciamente aveva avvertito il contatto e quindi si era sentita più tranquilla.
Alex adagiò la testa sul cuscino accanto alla sua.

Non avrebbe mai permesso che qualcosa turbasse la sua Angela, per nessun motivo al mondo.
Era per questo che l'aveva seguita, per proteggerla, e anche se all'apparenza poteva non sembrare lui teneva a lei più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Forse lei non ricambiava il suo sentimento, ma a lui non importava, finché la sapeva felice anche lui era felice.

Così Alex si abbandonò al sonno, il suo corpo riscaldato dal tepore della schiena di Angela, mentre le loro mani rimanevano unite, le loro dita intrecciate come i loro destini.

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-Fermiamoci qua- disse Ochiki al ragazzo e ai due pokémon che stavano camminando al suo fianco.

Axel era stremato: da più di un'ora stavano camminando a vuoto per le gelide vie della Capitale e ormai le sue gambe non ce la facevano più. Avrebbe venduto l'anima per un posto caldo in cui passare la notte. Così quando alzò lo sguardo per vedere quale edificio la ragazza stesse indicando ebbe un tuffo al cuore: era uno di quei squallidi motel a pagamento dove i mariti e le mogli sposati venivano con gli amanti per consumare le loro notti di passione.

Il suo cervello iniziò a sfornare una serie di immagini che non erano propriamente conciliabili alla presenza di una signorina appena conosciuta, ma che non potevano fare altro che balenare in mente ad un ragazzo nel pieno dell'adolescenza.

Che lei stesse cercando di fargli capire qualcosa?

-Non penso sia il luogo adatto in cui passare la notte- si morse la lingua. Dannata coscienza. Quella splendida ragazza lo stava invitando a passare la notte con lei e lui voleva mandare tutto all'aria per dei falsi moralismi?

-Io penso che vada bene. Non sembra costare molto ed inoltre potremmo stare al caldo fino a domanimattina- il tono con cui lo disse era così candido che poteva essere detto da una bambina e avrebbe sortito lo stesso effetto.

Forse si stava sbagliando sul suo conto.

I due entrarono nella reception: lo squallore del posto li avvolse completamente.
La vernice si scrostava dalle pareti e il pavimento sembrava non essere stato pulito da quando gli Aerodactyl volavano nel cielo.
Il gestore aveva tutta l'aria di un uomo che non andava molto d'accordo con il sapone. La sua giacca era tutta stropicciata e il sudore gli colava da sotto le ascelle emanando un odore non molto invitante.

La sua faccia era quella di un uomo consumato dal proprio lavoro, due grosse occhiaie violacee si estendevano sotto i suoi occhi spenti e la sua attenzione sembrava rivolta completamete alle forme di Ochiki.

-Mi scusi, quanto costa un pernottamento?- chiese molto cortesemente la ragazza.

- 40 una doppia, vi va bene?- Ochiki guardò Axel, che annuì.

I due ragazzi estrassero i soldi dai rispettivi portafogli e li porsero all'uomo, che li afferrò avidamente. Dopo averli riposti nella cassa prese una chiave tra quelle esposte alle sue spalle e le porse alla coppia.

-Divertitevi- disse con tono burbero e smorto.

I due ragazzi salirono le scale seguiti a ruota dai loro pokémon.

La loro stanza era l'ultima in fondo a sinistra e quando ruotarono la chiave nella serratura capirono perché non era ancora stata occupata.

Gli unici elementi d'arredo erano il grosso letto amtrimoniale ancora disfatto che giaceva in mezzo alla stanza e un appendiabiti posto all'ingresso. La vernice era simile a quella ella reception e il pavimento sembrava ancora più lurido. Una grossa finestra dai vetri offuscati dava sulla strada adiacente, proiettando nella stanza le ombre e le luci della città.

La ragazza tirò fuori quello che pareva un pigiama dalla propria borsa e iniziò a spogliarsi davanti ad Axel.
Lui era in stato di panico più totale: cosa doveva fare? Rimanere a guardare o fare finta di niente e voltarsi dall'altra parte.
Anche se la sua coscienza lo spronava a ruotare il suo corpo di 180 gradi il suo desiderio ebbe la meglio e facendo finta di niente si mise ad osservare la compagna che si cambiava.

Prima si tolse la sciarpa che portava al collo, poi iniziò a sfilarsi la maglietta e proprio quando l'aveva sollevata sino al diaframma Axel sentì qualcosa di freddo risalirgli lungo le gambe.

Nel momento in cui abbassò lo sguardo vide Snorunt che con il tocco delle mani stava congelando i suoi pantaloni, e fù allora che iniziò a scalciare per levarselo di torno.

La ragazza pareva non accorgersi di quello che le stava succedendo attorno mentre Treecko non sembrava interessato nell'aiutare il suo padrone.

Quando Axel riuscì finalmente a togliersi i pantaloni cristallizzati e a liberarsi dalla morsa di Snorunt Ochiki era già bella che cambianta e si stava infilando tra le coperte del letto.

-Ti odio- sembrò comunicargli Axel con lo sguardo mentre si preparava ad entarre anche lui sotto il lenzuolo.

Lui non aveva vestiti per cambiarsi e così dovette coricarsi in mutande con indosso solo la sua maglietta del Team Rocket, mentre i loro pokémon stavano alla ai piedi del materasso.

-Buona notte Axel- disse Ochiki prima di appoggiare la testa sul cuscino ed addormentasi.

-Buona notte Ochiki- le fece eco Axel mentre spegneva la luce. Che ragazza innocente, addormentarsi così con uno sconosciuto, in uno squallido motel, senza nessuno che potesse vederli.

Una serie di idee iniziarono a scorrere lungo i binari della sua immaginazione, una peggiore dell'altra, ma ognuna più eccitante della precedente.

No, non avrebbe potuto approfittarsi di lei, era stata così gentile a condividere la stanza con lui dopo che si erano appena conosciuti.

Axel rimase un attimo a guardare il corpo di Ochiki illuminato dalla flebile luce proveniente dai lampioni. Era così carina.

In un attimo passo dalla sua posizione di lato ad una supina, permettendogli di osservare al meglio le sue forme.

-No, non dovrei guardarla così- pensò tra sé e sé, ma la sua mano già fremeva all'idea di poggiarsi su una di quelle meraviglie.

-Fallo, lei non lo saprà mai!- diceva una voce nella sua testa.

-No, dopo non potrei più guardarla in faccia!- ribatteva lui.

-Che cosa dici! Non la stai mica violentando! Una palpatina sola non ha mai ucciso nessuno!-

-NO!- rispose fermamente alla voce del suo desiderio.

-Facciamo due?- Non poteva più resistere.

Si voltò dall'altra parte e allungò la mano sinistra verso il seno della ragazza.

-Perdonami Ochiki- pensò Axel mentre calava le sue dita su di lei.

Quando la appoggiò provò una sensazione strana: la sua tetta non era soffice e curva come aveva pensato, ma era dura e appuntita, quasi avesse toccato qualcosa di duro, ed inoltre aveva una forma conica.

Quando realizzò che ciò che stava palpando non era uno dei seni di Ochiki ma la testa di Snorunt il sangue e non solo quello gli gelò in corpo.

Il ragazzo si mise a urlare ritrovandosi il palmo della mano ricoperto di ghiaccio e ciò svegliò praticamete mezzo albergo.

Accortosi della situazione il propietario intervenne con un secchio d'acqua calda, mentre Axel urlava di dolore e Ochiki sbadigliava vistosamente Snorunt si rotolava per terra dalle risate fissato da Treecko, che cercava di riaddormentarsi nonostante tutto quel fracasso.

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Scusate per il "Walker Pokémon Ranger", ma Chuck Norris è Chuck Norris, indipendentemente da quale mondo in cui si trovi!

Supermarika1000: Per quando riguarda la sorella di Angela, non mi ricordo se avevamo deciso un nome preciso da darle, quindi per ora tengo buono Anna. Se non ti va bene non mi costa nulla riscrivere quel pezzo di capitolo, non penso che abbia molta influenza sulla storia.

PaulxCeleste: Mi sono preso la libertà di infilare Eevee tra i capelli del tuo Oc, non ti preoccupare, poi spiegherò perché l'ho fatto. Inoltre non convieni come me che sia terribilmente puccioso???

Axel Flameray: Ahihaihai, quella Snorunt darà parecchi problemi al tuo personaggio...

TuH: Non ti preoccupare, non intendo proprio far fare al tuo personaggio la parte della gattamorta. Avevo in mente per lei una sorta di doppia personalità, buona e ingenua normalmente, spietata e agguerrita nelle battaglie, un po' come Nyu/Lucy di Elfen Lied, se conosci questa splendida serie. Cosa ne pensi?

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Capitolo 7
*** Intermezzo 2: I Combee e i Bellsprout ***



QUESTO INTERMEZZO TRATTA DI TEMI CHE POTREBBERO SFIORARE IL RATING ROSSO, QUINDI SE SIETE DEI PICCIRILLI DOVRETE SALTARLO, CI SIAMO CAPITI?

Rimuoverò questo avviso quando ritterrò il rating della storia opportuno.

Bene bene, ho deciso di pubblicare questo intermezzo affinché tutti potessero dire la propria su questo tema che io ritengo importante per la buona riuscita di una fiction in cui sono presenti rapporti umani: l'affettività ed il sesso.

Io non ho nessun problema a trattare questi argomenti, ma siccome i personaggi sono i vostri prima di fare qualcosa che potesse dispiacervi volevo avere la vostra opinione su ciò che potevo mettere o non mettere:

  • Prima di tutto: Vorreste delle scene di sesso o comunque scene a sfondo sessuale spinto nella mia storia?
  • Se sì che rating vorreste? Preferite un arancione con descrizioni sommarie o un rosso dove c'è più libertà? (premetto che comunque la storia non sarà lemon, le scene di sesso o simila serviranno per mostrare la relazione tra i personaggi e quindi non avranno un ruolo predominante nella storia);
  • Che cosa mi posso permettere descrivere con un rating arancione? E con un rating rosso?

Questa è la mia idea sui rating, se la ritenete sbagliata o contraria a ciò che volete leggere sappiate che ho scritto questo intermezzo apposta affinché voi vi possiate lamentare:

Rating Arancione:
Descritto in modo esplicito:

  • Baci e carezze (anche da rating verde, ma siccome sono preciso li metto lo stesso);
  • Nudità con descrizioni del corpo anche dettagliate (non vi preoccupate, niente di sconcio per ora);
  • Effusioni più o meno spinte con o senza la nudità dei personaggi (mi sembra ovvio);
  • Petting leggero e pesante (Se sapete cos'è bene altrimenti sappiate che è il terzo punto con l'aggiunta della masturbazione).

Lasciato alla vostra immaginazione, con solo qualche accenno nella fic:
  • Rapporto completo;
  • Rapporto orale;
  • Rapporto anale (no, non ho intenzione di mettere scene di sesso anale nella fic, almeno che non si tratti di una scena di sesso maschile a sfondo omosessuale, ma ci tenevo comunque a essere preciso e a segnalare ogni eventualità).

Rating Rosso:
Descritto in modo esplicito:

  • Tutto quello del rating arancione più quello che era lasciato alla vostra immaginazione.

Spero di essere stato abbastanza chiaro per tutti.
Volevo anche descrivervi come avevo in mente di scrivere le scene, ma prima preferisco sentire qual'è la vostra opinione a riguardo di questo tema, poi al massimo aggiornerò il capitolo.

Nota importante: Io non avrei problemi a scrivere rating rosso, il mio dubbio principale è che non so quanti di voi siano registrati come maggiorenni (non vi preoccupate, non me ne frega nulla se avete 15 anni o meno, penso che ognuno sia libero di decidere da solo se si ritiene abbastanza maturo da leggere delle storie lemon) e quindi mi dispiacerebbe che qualcuno dei miei lettori non possa più seguire la storia per via di qualche scena un po' spinta.

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Capitolo 8
*** Capitolo Flashback 1: Morte ***


Buonasera! Questo è il primo di una serie di capitoli con lo scopo di mostrare il passato tormentato dei vostri personaggi.
Non tutti vi prenderanno parte e mentre alcuni avranno solo una one-shot sulle loro tragiche memorie altri potranno averne di più, basta che me li chiediate specificando un avvenimento o un tratto del vostro carattere che vorreste rivelare e che qui potrà finalmente avere una spiegazione.

Sappiate che questo è un capitolo lungo, e dato ciò che ho visto con l'altro capitolo, ma non è che a voi i capitoli più lunghi del normale fanno paura? No è che se mi dite che non vi piacciono più lunghi di un tot di righe cercherò di spezzare i capitoli lunghi in più capitoletti, magari facendo "Parte 1" e "Parte 2".
Cosa ne dite?

Ah, stavo dimenticando, nel caso pubblicassi questo capitolo prima di quello di Dorotea e Noemi (Sì lo so care, ma è difficile scrivere un capitolo sulle gare pokémon!) volevo dirvi che ho deciso di impostare il rating della storia come arancione, dato che come avevo intuito molti di voi altrimenti perderebbero la possibilità di seguirla.

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Pioveva, pioveva così tanto che l'acqua che cadeva schiantandosi al suolo paresse fatta marmo, tale era il fragore che produceva.
Il cielo era nero come gli abiti delle persone che si erano radunate attorno alle due tombe, nero come i loro cuori, o almeno i cuuori di coloro che erano stati accanto agli ormai defunti coniugi White.

Due profonde fosse si trovavano dinanzi alla folla di persone che si era radunata nonostante la furia degli elementi per ricordare il trapasso dei genitori della piccola Miryam, due baratri di oscurità nel fondo dei quali giacevano due bare nere come la pece.

La bambina era ritta in prima fila, la piccola mano dentro quella della zia materna, mentre l'altra era stretta alla zampa di un piccolo Riolu.
I suoi occhi erano pieni di lacrime e confusione. Aveva solo nove anni, non riusciva ancora a capire cosa fosse la morte, perché la gente dovesse separarsi dai propri cari e abbandonare questo mondo.

Sua zia Annah le aveva detto che i suoi genitori avevano avuto un incidente stradale, uno di quelli che si vedono spesso al telegiornale, una di quelle cose che sembrano così distanti, sino a quando non accadono a qualcuno che ti sta vicino.

La bambina e il pokémon si sporgevano un poco sulla buca nella quale erano state calate le bare nere in cui erano racchiusi i corpi dei suoi genitori, presto ricoperte dalla terra e dal fango che la pioggia vi spingeva dentro.

Lei avrebbe voluto tanto interrompere tutto: ordinare a Riu di usare palmoforza contro quei tetri contenitori e tirare fuori i suoi genitori, che sarebbero stati vivi e sorridenti e le avrebbero detto che era tutto uno scherzo, che quell'incubo era solo un sogno dal quale ci si poteva svegliare.

Ma quello non era un sogno, era la realtà.

Quelli che stavano venendo sepolti non erano dei manichini, ma i corpi dei suoi amati genitori, quegli stessi genitori che l'avevano cresciuta, accudita e amata sino a pochi giorni prima. Gli stessi genitori che ora non potrà più vedere, né sentire né abbracciare e che presto sarebbero stati ingoiati dall'oblio della memoria.

I suoi capelli bagnati le ricadevano sul viso come un velo, la pioggia iniziò a diminuire mentre le nubi si diradavano assieme alla folla di persone accorse per il funerale.

Miryam si chiedeva quante di quelle persone riuscisse a ricordare: una era la loro vicina, la signora Carmody, quella simpatica vecchietta che le offriva sempre dei biscotti al cioccolato, i suoi preferiti, quando vedeva che era triste. Chissà se dopo ne avrebbe portato qualcuno per consolarla.
Più in là vi era la maestra Luciana, quella che riteneva essere la più cattiva di tutta la scuola elementare e che la metteva sempre in punizione per cose stupide, come quando aveva scrabocchiato tutto il quaderno di Giovanni perché aveva detto che Riu era brutto e stupido.

La bambina continuò a scrutare la folla di persone che si allontanabva alla ricerca di voltri familiari, ma ne trovò ben pochi.

Perché tutte quelle persone che non conosceva erano venute al funerale? Molte di loro non avevano mai neppure conosciuto mamma e papà!

-È ora di andare- le sussurrò la zia nell'orecchio, distogliendola dai suoi pensieri.
Dopo tutta quella pioggia era bagnata fradicia e pure il pelo di Riolu era zuppo. Un bagno caldo era forse l'unica cosa che avrebbe potuto tirarla su.

Passarono due ore prima che la bambina trovasse la forza per uscire dall'acqua calda e schiumosa della vasca per riversarsi nelle coperte del suo letto.
Anche se aveva solo nove anni la piccola Miryam sentiva tutto il peso del mondo sulle sue piccole spalle.
I suoi genitori se ne erano andati per sempre e nessuno era venuto a consolarla, neppure la signora Carmody con i suoi dolcetti, tutti l'avevano abbandonata tranne la zia e il suo fido compagno Riu.

Quando Miryam si addormentò pensando che quello fosse il peggior giorno di tutta la sua vita non poteva immaginare che il mattino seguente la sua arzilla zietta sarebbe stata trovata fredda come il ghiaccio supina nel suo letto, condannandola a trascorrere un anno della sua vita in un orfanotrofio prima di potersi allontanare da quel pozzo di ricordi e incominciare una nuova vita come allenatrice.

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I ruggiti degli Houndoom rieccheggiavano tra le ombre degli alberi mentre Miryam correva a perdifiato sotto la luce della luna.
Erano passati quattro anni da quando aveva ricevuto la tessera che la qualificava come allenatrice e aveva abbandonato il piccolo paesino in cui era nata per partire all'avventura assieme a Riu.

I due erano cresciuti assime da allora e avevano affrontato mille sfide, Riu si era perfino evoluto in Lucario, ma ora non era il momento di ricordare i vecchi tempi.

Il suo cuore batteva a mille e nei suoi occhi era riflesso il terrore mentre lei e il suo pokémon venivano braccati da un branco di segugi infernali.

I due erano incappati nel loro territorio mentre attraversavano il bosco di notte, ma Riu era troppo spossato dagli allenamenti per poterli affrontare e quindi avevano preferito fuggire.
Miryam non riusciva a capire come mai capitassero tutte a lei, e pensare che quello stesso giorno aveva ricevuto un uovo pokémon da una coppietta che gestiva una pensione, dato che il suo propietario non aveva intenzione di riprenderselo, e ciò le aveva riempito il cuore di gioia.

Ora invece il suo cuore le pareva stesse cercando di uscirle dal petto mentre procedeva a zigzag attraverso la selva illuminata dai roghi causati dall'alito incendiario dei pokémon selvatici.

Quando capì di trovarsi dinanzi ad un vicolo cieco, un pendio scosceso che le impediva qualsiasi tentativo si fuga,la giovane allenatrice avrebbe davvero voluto che il cuore le morisse in petto, almeno per evitarle il dolore di sentire le proprie carni sbranate dagli Houndoom.

Riu le si avvicinò, il dolore riempiva occhi per lo sforzo, ma il desiderio di proteggerla bruciava ardente nel suo cuore e ciò gli permetteva di stare in piedi.

-Lasciami qui, scappa! Almeno tu puoi ancora fuggire!- gli urlò contro la sua allenatrice.

-RIO!- fù la sua risposta, nulla gli avrebbe impedito di difenderla, a qualunque costo.

Quando il primo Houndoom apparì dal fitto della foresta per caricargli gli bastò un solo palmoforza per schiantarlo contro un albero e ucciderlo sul colpo.
Quello non era un incontro di pokémon dove vigeva la sportività e l'importante era divertirsi, no, quello era un incontro vero, per la sopravvivenza del più forte, è lui era il più forte, DOVEVA essere il più forte, altrimenti non sarebbe riuscito a proteggere Miryam.

Un secondo Houndoom apparve nella radura assieme ad altri due simili e iniziò ad attaccare il Lucario con un lanciafiamme mentre gli altri due cercavano di aggirarlo per poter assalire l'allenatrice.

Riu non si fece sorprendere da un assalto così predevidbile e dopo aver scagliato una forzasfera contro il primo seguigio balzò all'indietro e afferrando per il collo il pokémon alla sua destra lo scagliò violentemente contro quello che stava attaccando a sinistra, facendogli fare la stessa fine del primo della serie.

Dopo quei primi assalti che Lucario era riuscito ad affrontare egregiamente ne seguirono altri di sempre maggiore violenza.
Nonostante le zampe gli facessero male e l'aura dentro di lui fosse sempre più fioca Riu continuava a lottare dando il meglio di sé, ogni colpo andava a segno e fino ad ora nessuno dei pokémon selvatici era riuscito a coglierlo impreparato. Ma il destino aveva in serbo qualcos'altro per lui.

Senza farsi notare un Houndoom aveva aggirato la radura ed era salito sopra l'altura che dava le spalle a Miryam e al suo Lucario, pronto a buttarsi giù per azzannare la giugulare di una delle sue prede. Ciò che però l'Houndoom non sapeva era che il suo branco era stato decimato dal pokémon dell'allenatrice e che ormai lui era l'ultimo rimasto.

Mentre scendeva a tutta velocità lungo la parete scoscesa Riu stava tornando indietro per assicurarsi che la sua compagna di viaggio stesse bene, ma quando vide i suoi occhi rossi di rabbia avvicinarsi rapidamente verso di loro era ormai troppo stremato dalle sfide precedenti per poterlo superare in velocità, così si limitò a spingere via Miryam e a lasciare che le zanne della bestia si conficcassero nella sua gola, ma mentre la sua vista si offuscava e la sua coscienza si indeboliva riuscì a mandare un ultimo comando ai suoi muscoli affinché spezzassero il collo di quel pokémon che altrimenti avrebbe vanificato tutto il suo lavoro.

Il Lucario si inginocchiò a terra, la carcassa dell'Houndoom a pochi centimetri da lui, mentre fiotti di rosso cremisi iniziavano a colare dal suo collo macchiando la sua pelliccia bluastra.

-RIU!!!- urlò Miryam nel vedere il sangue del suo amico scendere copioso lungo il suo corpo.
La ragazzina corse incontro al pokémon, avventandosi sul suo collo cercando, in vano, di interrompere il flusso di liquido rosso con le proprie mani.
I suoi occhi si riempirono di lacrime nel sentire che il sangue non si fermava, ma continuava a scorrerle attraverso le dita, tingendole del colore della morte.

-Non ti preoccupare Riu, ti richiamo nella tua pokéball così potrò portarti in un centro pokémon!- gli disse per tranquillizzarlo mentre frugava nel suo zaino, nella tasca dove teneva tutte le pokéball e dove avrebbe dovuto trovarsi la sua.

Lo shock le aveva fatto dimenticare che Riu non aveva una pokéball, l'aveva sempre seguita a piedi.
Realizzando ciò le lacrime iniziarono a scendere lungo il suo viso con lo stesso ritmo delle gocce di pioggia durante un temporale.

Sentì qualcosa che le toccava la spalla, si voltò, era la zampa di Riu che cercava di consolarla.

Nei suoi occhi vi era riflessa la calma di chi affronta la morte non da vittima, ma da eroe, gli occhi di chi non vede nell'ultima ora qualcosa di terrificante, ma un incognita che va affrontata con serenità. Miryam si ricordò che una volta un maestro di pokémon le aveva detto che i pokémon con un animo simile a quello degli uomini credono spesso nella reincarnazione e ciò li aiuta ad affrontare senza timore l'ultimo atto della loro vita.

La giovane allenatrice abbracciò il suo pokémon, stringendolo forte a sé, il suo pelo sporco di sague le stava macchiando la maglietta, ma a lei non importava, l'avrebbe buttata via, pur di rimanere con lui sino alla fine.

Dopo circa una decina di minuti Riu emise il suo ultimo respiro e si accasciò, i muscoli distesi come nel sonno, gli occhi chiusi come chi si addormenta e sul muso il sorriso di chi sa di sognare qualcosa di bello.

La sua compagna appoggiò il suo corpo per terra, il sangue rappreso sul suo pelo contrastava con l'espressione serena che aveva assunto il suo volto e Miryam che rimaneva in ginocchio accanto a lui, impassibile, senza sapere cosa fare, le lacrime anch'esse immobili agli angoli dei suoi occhi.

Un grido di dolore di dolore e rabbia squarciò l'aria mentre Miryam si percuoteva il petto con i pugni chiusi, il viso rosso dalle lacrime, nel tentativo di fermarsi il cuore.

-FERMATI! VOGLIO MORIRE!- era tutto ciò che urlava mentre cercava inutilmente di interrompere il proprio battito cardiaco. Lei lo sapeva che era tutto inutile, e poteva anche apparire ridicolo, ma tutto ciò che voleva era morire.

Se fosse morta, avrebbe riabbracciato tutti coloro che aveva perso, i suoi genitori, sua zia, Riu, tutte le persone che l'amavano e che lei aveva amato erano morte e forse era stata lei ad ucciderle. Forse tutte le persone che l'amavano erano costrette a morire. Se anche lei fosse morta nessuno avrebbe più sofferto per causa sua.

Miryam si rotolava per terra, urlava, non sapeva cosa fare, mentre nella sua mente appariva lo scenario che quello era il secondo giorno più brutto della sua vita, o forse era il più brutto in assoluto: quando morirono i suoi e anche la zia Annah la abbandonò, costringendola a passare un anno in collegio, aveva comunque ancora al suo fianco Riu, che l'aveva sempre aiutata, protetta, amata. Invece ora non aveva più neppure lui.

Un debole suono la distolse dal suo delirio di dolore. Era lo stesso suono che producevano le uova rotte da sua madre quando le preparava un omelette.

L'allenatrice si avvicinò alla sua borsa. dove prima vi era un uovo ora c'era un piccolo Piplup che la guardava con i suoi grandi occhi neri.
Le sue piccole pinne erano rivolte verso di lei, voleva essere sollevato.

Miryam ricacciò dentro le lacrime e sollevò la piccola creatura, che con gran sorpresa sua le mise le mani al collo e la abbracciò.
-Piplup- disse sommessamente.

In quel momento nuove lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, forse ora anche lei credeva nella reincarnazione, forse quello non era un semplice Piplup, era il suo Riu tornato indietro per lei, per continuare a proteggerla.

L'indomani Miryam passò tutta la mattinata a scavare una fossa, aiutandosi con il suo coltellino da allenatrice o scavando semplicemente con le nude mani.
Quando ebbe finito, le unghie rotte e sporche di terra dal lavoro, vi pose dentro il corpo di Riu e ricoprì la fossa.

La buca era collocata dinanzi ad un albero, così la ragazza decise di incidere nella sua corteccia un epitaffio:

"Qui giace Riu, pokémon, compagnio, amico. Morto fer difendermi, la sua memoria vivrà per sempre nel mio cuore."

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Luna stava tornando a casa dopo essere scappata per l'ennesima volta e stava discendendo il fianco della montagna che era situata a nord del suo paese.
Il freddo le penetrava nelle ossa attraverso i pochi vestiti che aveva adosso, la sua pelle delicata irritata dal freddo e i suoi occhi pieni di lacrime per il vento.

Ogni volta che scappava pensava a quello che i suoi avrebbero provato sapendola non a casa, al dolore che causava loro.
Mamma e papà erano le uniche persone per cui provava un vero sentimento di amore, non avrebbe mai voluto farli soffrire. Loro le avevano voluto bene, l'avevano amata e cresciuta da quando era nata, l'avevano accettata così com'era e non le avevano detto nulla neppure quando avevano scoperto il suo segreto.

Ma Luna non poteva continuare avanti così: tutti in paese la schernivano per il suo aspetto e chi tollerava la sua malattia finiva per abbandonarla non appena veniva a conoscenza dell'altro problema che teneva nascosto agli occhi di tutti, rivelandolo soltanto a chi era degno di fiducia.

Ciò però non era bastato a fargli tenere la bocca chiusa: per colpa di quella piccola carogna ora tutti sapevano cos'era lei.

-Non avrei mai dovuto dirglielo...- mormorò tra sé e sé a pugni chiusi mentre proseguiva nella sua discesa.

-Sei disgustosa!- le aveva urlato in faccia quando le parole della candida ragazza avevano raggiunto le sue orecchie. Il solo ricordare quell'avvenimento le smuoveva lo stomaco, avrebbe tanto voluto fermarsi per vomitare, vomitare l'odio che teneva dentro di sé.

Luna distolse la sua mente da quei pensieri, la nausea sembrò diminuire mano a mano che si avvicinava a casa: ora riusciva a scorgere le forme delle case giù in valle, anche se mancavano ancora diverse centinaia di metri prima di poter rientrare in paese.

-Che cosa gli dirò?- continuava a rimuginare. Era sicura che i suoi l'avrebbero accolta a braccia aperte, le lacrime agli occhi per la gioia, con un pasto caldo e un bagno tiepido.

Erano gli altri a preoccuparla.

Luna sapeva che all'indomani tutti avrebbero saputo il suo segreto: nessuno avrebbe più osato avvicinarsi a lei, neppure per schernirla. Nel suo cuore aveva tanta paura. Paura che anche quei pochi amici che aveva le si sarebbero rivoltati contro. Paura di essere sola, quando usciva dalle mura di casa, sola davanti al mondo.

Per via della sua condizione i suoi genitori avevano preferito non farla partire per un viaggio di pokémon, secondo loro erano troppe le insidie che un allenatore doveva attraversare durante il proprio cammino e quindi avevano preferito tenerla a casa.

Così a quattordici anni la piccola Luna non aveva mai posseduto un pokémon tutto suo.
Nel suo paese non vi era una palestra e non si organizzavano gare, quindi gli unici pokémon che poteva vedere dal vivo erano quei pochi pokémon di famiglia che i genitori compravano per far giocare i figli: Vulpix, Bidoof, Pochyena, Furret, niente che non fosse carino e coccoloso.

Gli unici pokémon che le interessavano erano quelli che apparivano nei libri di fiabe, i cosiddetti pokémon leggendari, che con i loro poteri inimmaginabili mantenevano l'equilibrio sul mondo.

Uno le stava particolarmente a cuore: il signore del Mondo Distorto, Giratina.

Giratina era il pokémon che veniva nominato dalle madri per incutere timore nei bambini piccoli, affinché facessero i bravi e finissero di mangiare tutto ciò che vi era nel piatto durante i pasti, rappresentato sempre alla pari di Darkrai e L'uomo nero, il cattivo delle favole, sempre pronto a commettere delle azioni spregevoli e a tentare il cuore puro degli allenatori.

Luna non la pensava così.

Per lei Giratina era semplicemente diverso, suo padre non era stato in grado di apprezzare le sue qualità e l'aveva rinnegato, convincendo umani e pokémon che fosse una creatura malvagia, ma lui non si era lasciato andare e aveva costruito un mondo tutto suo, dove poteva finalmente vivere in pace, senza essere giudicato per come appariva. Un po' come avrebbe voluto fare lei.

-Chissà se Giratina vorrebbe un po' di compagnia nella solitudine del suo mondo...- pensò ad alta voce, quando ad un tratto udì una voce squillante gridare il suo nome.

-LUNA! LUNA!- gridava il ragazzino a tutto spiano.
La ragazzina lo guardò un attimo mentre si avvicinava, non poteva che essere Benjamin.
Benjamin aveva dodici anni, era uno di quei pochi "amici" di cui si fidava, e che aveva una cotta per lei.

Luna lo trovava così tenero quando lo sorprendeva davanti a casa sua, con un mazzo di fiori in mano, ad aspettarla, e quando lei appariva dinanzi a lui li ricacciava velocemente dietro la schiena e scappava via come un fulmine, tutto rosso in viso.

Non è che Benjamin fosse un brutto ragazzo, tutt'altro, o che fosse troppo giovane, semplicemente lei non lo trovava attraente.

-Sono qui!- gli fece cenno la ragazza.
Il ragazzino era pochi metri sotto di lei, ma i colori smorti della sterpaglia si confondevano con quelli dei suoi vestiti, un completo color campo per l'appunto, e il suono dei suoi passi era coperto dal rumore del ruscello che scorreva lungo il versante stesso, a poche decine di metri di distanza.

-Ah! Eccoti! Eravamo molto preoccupati!- proferì Benjamin mentre riprendeva fiato. Si vede che era salito tutto di corsa per venirla a cercare.

-Non dovresti sforzarti così, rischi di morire d'infarto- lo rimproverò Luna con il suo tono pacato.

-Lo sai che non ti abbandonerei mai- disse lui con un sorriso. Fù allora che il cuore della ragazza venne assalito da un dubbio.

-Benjamin, tu per caso hai sentito voci strane sul mio conto giù in paese?- gli chiese cautamente Luna.

-Dici quelle secondo cui saresti un vampiro? Sta tranquilla, non ho mica otto anni!- disse il ragazzo. >"Allora non lo sa ancora" pensò Luna.
La ragazza aveva preferito non dirgli nulla, per non spezzargli il cuore, ma sapeva di non poterglielo tacere per sempre.

-Tieni, questi sono per te!- disse Benjamin mentre le porse un mazzo di fiori di campo dai mille colori, probabilmente raccolti mentre saliva.

-Ah! Che belli che sono! Grazie!- A Luna piaceva sempre quando Benjamin era così cortese con lei, anche se non contraccambiava il suo sentimento, e forse era ora che glielo dicesse. Infondo le pareva quasi di approfittarsi di lui e ciò non le pareva giusto.

-Benjamin, volevo dirti una cosa...- iniziò lei con tono smorto.

-Aspetta, andiamo là sul fiume, è cosi bello!-
Così la ragazza lo seguì sino allo scrosciare dell'acqua, pensando e ripensando a come formulare bene le parole per non ferire i suoi sentimenti.

I due si erano seduti su un grosso masso che sporgeva sul ruscello che scprreva impetuoso: normalmente piccolo e calmo in questi giorni era diventato più rumoroso e tumultuoso per via di tutta la pioggia che era caduta in quei giorni.
Luna rimase un atimo immobile, lo sguardo perso in quei flutti di gelido liquido cristallino, prima di ricordarsi cosa doveva dire.

-Benjamin, volevo dirti che io...-

-Che tu..- la imboccò il ragazzo. Magari lui ora si aspettava una dichiarazione. Come se le cose non potessero andare peggio...

-Bé, io ti trovo un ragazzo simpatico, sei sempre così gentile e affettuoso con me e di ciò te ne sono grata, ma se il tuo sentimento è qualcosa di più della semplice amicizia allora io non posso ricambiarti-

Quando finì la frase era come se un ombra scura fosse calata sul volto del ragazzo, il suo sorriso corrucciato in un espressione di sconforto, i suoi occhi bassi, per celare le gote rosse e le piccole lacrime che spuntavano sul suo viso.

-Suvvia! Non fare così! Possiamo sempre essere amici!- gli disse lei abbracciandolo.
Il ragazzo ritirò si pulì il viso con la mano libera, prima di proferir parola:
-No, vedi è che io, avrei tanto voluto darti un bacio...-

Luna non sapeva cosa dire, ma c'era un unica cosa che poteva fare.
-Benjamin, se mi prometti che chiuderai gli occhi ti darò un regalo che ho qui per te-
La ragazza si voltò un attimo facendo finta di infilare una mano nella borsa mentre il ragazzino chiudeva i suoi occhi, per poi poggiare le sue labbra sulle sue.

Benjamin strabuzzò gli occhi nel sentire le soffici labbra di Luna sulle sue, quella sensazione tanto desiderata, e ancora non riusciva a crederci quando lei allontanò il proprio volto dal suo, sorridendogli.

-Ecco, quello era il mio primo bacio, te lo regalo, a patto che tu non lo dica a nessuno.- aggiunse sempre sorridente.

Il ragazzino non sapeva cosa risponderle, fece un cenno con la testa, e ancora stordito mise un piede giù dalla roccia.

Fù allora che accadde il peggio.

Benjamin scivolò giù dal masso e cadde in acqua. -Aiutami! Aiut- continuava a urlare cercando di rimanere a galla mentre la corrente lo trascinava via.

Luna si tuffò in acqua per salvarlo.

Lui non sapeva nuotare e lei non poteva lasciarlo affogare così.

L'acqua era gelida contro la sua pelle, ogni bracciata trasportata dalla corrente era uno sforzo sovraumano per riuscire a rimanere a galla, ma lei doveva farcela.

In una manciata di secondi riuscì ad afferrare Benjamin e usando tutta la forza che aveva in coirpo lo issò sopra uno degli argini, ma lui era svenuto e l'acqua era troppo gelida e forte per i suoi muscoli stanchi.

La sua mente divenne sempre più sfocata sino a quando la ragione non la abbandonò completamente.

Luna venne trascinata via dalla corrente.

Quando riaprì gli occhi era tutto buio, si guardò attorno, non vi era né acqua, né cielo, né terra, attorno a lei solo una desolante oscurità.

-Sono morta?- bisbiglio al nulla.

-Non ancora- le rispose una voce nella sua testa.

Davanti a lei era apparsa una grande luce, più lucente del sole stesso, Luna faceva fatica a tenere gli occhi aperti dinanzi a tutta quella luminosità improvvisa.

-Chi sei tu?- gli urlò contro distogliendo lo sguardo. Lei aveva sempre detestato la luce forte, la sua pelle non le permetteva di esporsi per lunghi periodi neppure alla luce del sole.

Lentità diminuì la propria luminosità, permettendo alla ragazza di poterla guardare direttamente. Al centro di quell'aura di luce vi era una sorta di figura, forse un pokémon, che la stava guardando.

-Chi credi che io sia?- gli chiese con tono provocatorio.

-Dio?- abbozzò lei.

-Quasi- rispose la creatura - una sua emanazione-

Luna non riusciva ancora a distinguerne chiaramente i lineamenti, ma ora poteva vedere che era un quadrupede, una sorta di cavallo, o una sorta di Quirin, un quadrupede mitologico. Della sua forma riusciva solo a distinguere quello che pareva un grosso anello attorno alla sua vita, dal quale pareva provenire tutta quella luce.

-E cosa vorresti da me?- gli chiese la ragazza.

-Voglio premiare il tuo animo nobile. Nonostante tu abbia sempre vissuto nella repressione da parte dei tuoi simili non hai esitato a sacrificare la tua vita per salvare un amico nel momento del bisogno, e ciò per me è sufficiente-

La ragazza era felice per ciò, ma non poteva fare altro che replicare.

-E che mi dici di tutti quei bambini che ogni anno muoiono di fame? O tutte le persone povere che non riescono a trovare un tetto per passare la notte? O tutte le vittime dei cataclismi che i tuoi figli o comunque quelli del tuo creatore causano ogni anno? Pensi che loro siano meno meritevoli di vivere? Pensi forse che salvando me tu possa pagare per tutte le vite che non hai salvato?-

La divinità era sconcertata per una simile reazione: solitamente le persone si inginocchiano e ringraziano, mentre lei aveva pure il coraggio di replicare.

-Ragazzina, io ti sto offrendo una possibilità che tutte le persone che hai elencato vorrebbero, pensi che buttarla via così sarebbe giusto nei loro confronti? Credi che la vita della divinità sia facile? Pensi che noi siamo felici di lasciar morire tutta quella gente innocente? Certo che no! Quindi fai silenzio e vedi di essere riconoscente!-

Luna poteva percepire che la figura di luce era visibilmente adirata, quindi pensò che fosse meglio seguire il suo consiglio e tacere.

-Allora, come stavo dicendo, ho deciso di farti un dono. Il tuo amico dirà a tutti che tu sei morta per salvarlo, quindi non potrai più fare ritorno a casa-
Il cuore della ragazza si rabbuiò. Gli stava forse dicendo che non avrebbe più potuto vedere mamma e papà? Neppure per un saluto?

-No, neppure per un saluto- disse la divinità. Evidentemente poteva leggergli nel pensiero.

-Sciocca, noi stiamo comunicando telepaticamente, è ovvio che io ti stia leggendo nel pensiero- forse era meglio smetterla di divagare e rimanere concentrata

-Sarà meglio- disse la creatura prima di proseguire - comunque, dato che non potrai più tornare dai tuoi avrai bisogno di un compagno fedele che ti segua e ti protegga, un pokémon, e ho deciso di farti avere un pokémon qualsiasi che tu vorrai-

-Un pokémon qualsiasi, che mi seguirà?- chiese Luna.

-Sì-

-E diventerò un allenatrice?-

-Certo-

-Hai proprio detto uno qualsiasi?-

-Sì, ma sarà di livello 1 e dovrà essere un pokémon base-

-Ok, allora voglio un piccolo Giratina- disse la ragazza.

-Cosa?- esclamò sbigottita la divinità.

-Mi hai sentito bene, voglio un piccolo Giratina, come quello che tu hai rinnegato- concluse Luna.

-E sia- disse la luce - ma sappi che il vostro destino sarà legato sino alla morte, e quando tu avrai ragiunto l'obbiettivo che ti sarai prefissata allora morirai-

-Questo non me l'avevi detto però!- ribatté furibonda.

-È questo il bello di essere una divinità, sei tu a fare le regole- e prima che Luna potesse ribattere la luce e l'oscurità si dissolsero e lei si ritrovò sdraiata per terre sull'argine di un fiume, presumibilmente quello in cui lei era quasi annegata.

-Che sia stato tutto un sogno?- pensò prima di alzarsi di scatto e rigurgitare un bicchiere buono di acqua. Forse non prorpio.

Luna sentiva qualcoosa di caldo accanto alla gamba, ma quando vi posò lo sguardo non poté credere ai prorpi occhi.

Un piccolo pokémon la stava guardando, ma quello non era un pokémon come tutti gli altri.
Possedeva due occhi rossi come il sangue incastonati in una maschera d'oro, che era a capo di un piccolo corpo serpentino di color platino e rubino.
Dalla sua schiena si estendevano sei appendici nere e ondeggianti come fossero fumo e alle cui estremità apparivano altrettanti uncini rossi.

La creatura le balzò sulla pancia. Era abbastanza pesate, ma non tanto da farle male. Era grande più o meno come un Bulbasaur o uno starter di media taglia, dalla testa alla punta della coda sarà stato lungo circa mezzo metro.

Il piccolo Giratina strisciò sul suo ventre prima di giungere alla sua faccia e strusciarvisi contro. Le appendici metalliche della sua maschera none erano affatto fredde e dure, ma avevano la stessa consistenza del metallo caldo dello stesso tepore umano, paragonabile a quello di una posata impugnata per lungo tempo.

Luna si tirò su nuovamente con la schiena e rimase un attimo a guardare negli occhi la piccola creatura.
Aveva i suoi stessi occhi, rossi come il sangue, ma languidi e desiderosi di affetto.

La ragazza abbracciò la creaturina, che con un fremito e un gridolino rispose al contatto.

-Ti chiamerò Ghost, perché tu sarai il mio primo pokémon fantasma, il mio migliore amico-
Il piccolo Giratina rispose con un altro gridolino, strusciandosi contro il suo petto, il petto della sua mamma.

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Mi dispiace per aver usato la Signora Carmody, per chiunque la conosca, ma era l'unico nome che mi tornava bene, anche se non auguro mai a nessuno di avere una vicina come lei.
Per la scena degli Houndoom ho tratto ispirazione da un immagine che ho visto una volta su internet, chiunque la conosca sa quindi come poteva andare a finire senza l'eroico sacrificio di Riu.
Spero che non vi scocci troppo tutta la storia di Luna/Umbra, non volevo fosse pesante quindi ho cercato di sdrammatizzare. State tranquilli che nonostante le premesse il mio personaggio sarà tutt'altro che una Mary Sue, anzi, mi sa tanto che il suo sarà il finale peggiore.
Sarei felice se voi potreste dirmi che ne pensate dell'impatto emotivo di questo capitolo, non volevo essere troppo melodrammatico ma neppure troppo leggero, quindi gradirei la vostra opinione.
Se vi è piaciuta la drammaticità allora vi consiglierei anche di leggere la mia fic "L'ultimo bacio", una Franticshipping (si avete sentito bene, io leggo il manga perché l'anime mi sta quà) che volli scrivere in un momento di ispirazione.

Non ho altro da dirvi se non COMMENTATE NUMEROSI!

Come promesso un immagine di baby Giratina, poverino!: Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 9
*** Capitolo 5: Gareggiare nella gara ***


Bene bene ragazzi, siamo già al quinto capitolo, che bello!

Ho alcune notizie da darvi, le più importani sono:

Primo, se state leggendo questo capitolo significa che finalmente quei dannati di Infostrada (scusate la pubblicità occulta) si sono degnati di ridarmi l'ADSL e quindi non dovrò più contattarvi attraverso il mio cellulare;
Retifico, spero che leggiate questo capitolo anche prima che mi abbiano rimesso internet, cosa che accadrà se avrò aggiornato questa fic prima di febbraio;

Secondo, volevo dare un avviso a quelli che hanno iniziato a partecipare da poco alla fiction, ovvero di non preoccuparsi se ora come ora non arrivo ai loro personaggi, perché prima volevo almeno finire un ciclo con quelli che si sono iscritti per primi.

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La grande sala dei contesi era gremita di gente esultante mentre le due finaliste si preparavano a fronteggiarsi per ottenere il fiocco di classe per la categoria normale.

-Signore e signori! ecco a voi le nostre due finaliste che si sfideranno per ottenere il fiocco per il titolo di classe, livello normale!- gridò la presentatrice al pubblico esultante.

La folla esplose in grida e fischi di eccitazione per l'imminente scontro. Anche se si trattava di una semplice sfida tra principianti gli abitanti di Grigiocielo avevano sempre preso sul serio le gare pokémon e quella non era meno importante di una qualsiasi di quelle splendide esibizioni.

Mentre nelle battaglie che dovevano affrontare gli allenatori desiderosi di fronteggiare la lega prevaleva l'elemento della forza bruta e solo occasionalmente si poteva vedere qualcosa di apprezzabile dal punto di vista della spettacolarità nelle gare pokémon invece era lo svolgimento di una mossa e non la sua effettiva efficacia che veniva premiato dai giudici.

A seconda della quale delle cinque categorie si stesse partecipando venivano valutate la bellezza, la grinta, l'acume, la grazia e la classe dei pokémon e delle loro mosse, ma soprattutto l'armonia con cui i coordinatori e le coordinatrici gareggiavano assieme ai propri compagni.

Le due sfidanti si guardavano negli occhi, la tensione tra di loro era percebibile a fil di pelle e per i loro pokémon era lo stesso.

-Alla vostra destra, Dorotea, proveniente da una regione molto lontana, venuta sin qui per ottenere il titolo di capocordinatrice assime al suo Snivy, che parteciperà alla gara di oggi!-

La coordinatrice era una ragazza alta con lunghi capelli castani e gli occhi della stessa tonalità. Il suo fisico non era quello delle modelle-grissino che si vedevano sulle riviste di moda, ma quello di una ragazza leggermente in carne, le sue forme ben racchiuse dalla maglietta color prato primaverile che indossava, le sue gambe robuste e slanciate erano avvolte da jeans di tessuto bianco, stretti in vita da una cintura dello stesso colore e ai piedi portava due stiavaletti color verde smeraldo. In testa portava un grosso cappello bianco cinto da una banda verde.

Il suo pokémon era un piccolo Snivy dai grandi occhi castani come i suoi, rivolti verso il pokémon rivale in segno di sfida. Il suo corpo era sinuoso, la sua pelle dello stesso colore della t-shirt che indossava la coordinatrice faceva risaltare la sua flessuosità che unita al suo sguardo lo rendevano il pokémon perfetto per una gara di classe.

-Alla vostra sinistra, Noemi, che si cimenta per la prima volta in una gara pokémon, quindi fatele un caloroso applauso per il suo risultato!-

Quando la folla incominciò a fischiare ed applauidire per lei il volto della giovane ragazza si tinse di un rosa acceso.

Quella era la prima volta che partecipava ad una gara pokémon, e sia lei che la sua Leafeon erano molto nervosi. Mentre giocava con una ciocca di capelli biondi per dissimulare l'imbarazzo non riusciva a non pensare che forse avrebbe anche potuto vincere.

La ragazza non era molto diversa dalla sua sfidante: anche lei era alta per la sua età e aveva lunghi capelli castani, con l'unica differenza che dai suoi spuntavano sporadiche ciocche di color biondo solare, ed i suoi occhi avevano lo stesso colore delle cortecce d'albero, un marrone scuro come la notte.

La sua corporatura era minuta e ciò la faceva apparire gracile, ma sopperiva questo difetto con un carattere grintoso e carico di energia, che presto le avrebbe permesso di raggiungere la vittoria.

-Partecipanti, pronti al mio segnale!- le due sfidanti si guardarono negli occhi un ultima volta, prima che il via della presentatrice raggiungesse le loro orecchie e quelle dei loro pokémon.

Al grido d'inizio della presentatrice noemi non si fece attendere e ordinò a Leafeon di sferrare un attacco rapido contro il rivale. Le sue zampe scivolavano veloci sul terreno, sfumando la sua forma in una sagoma color smeraldo che come un proiettile si dirigeva verso Snivy.

Il pokémon rettile rimaneva impassibile, le sfere castane puntate contro il nemico in rapido avvicinamento, le orecchie pronte a ricevere l'ordine della sua coordinatrice.

Appena Leafeon si trovò a due metri di distanza Dorotea fece un cenno a Snivy, che prolungando due lunghe liane dalla propria schiena afferrò le zampe anteriori del pokémon e lo scaraventò in aria, guidandolo nella ricaduta sino a liberarlo alle proprie spalle, dove ancora sospinto dal suo attacco procedette per qualche metro prima di accasciarsi a terra.

Dorotea come il suo pokémon rimaneva impassibile, conscia del fatto che la classe di un pokémon si misurava anche nel suo saper affrontare le situazioni senza farsi prendere dal panico e perciò doveva dare l'esempio al suo Snivy.

Anche se i giudici non se ne accorsero il quell'istante, quando il pokémon afferrò le zampe di Leafeon, il suo sguardo vacillò per un istante, nel dubbio di non farcela ed essere steso al suolo dal suo poderoso attacco.

-Leafeon! Alzati! Sono sicura che ce la puoi fare!- gridava Noemi al suo pokèmon.
Leafeon era una creatura da combattimento, non abituata alle apparenze delle gare, ma desiderosa solo di vincere.
Mentre si rialzava con il muso contratto in un espressione di dolore i suoi occhi emanavano un forte senso di determinazione, la stessa determinazione che Noemi portava nel proprio cuore.

L'allenatrice aveva osservato bene la reazione della sua rivale nel dare ordini al suo pokémon, quell'aria di superiorità che la infastidiva tanto le aveva dato la carica per continuare.

-Presto, usa foglielama!- gli ordinò mentre una selva di piccole foglie iniziavano a spuntare dalla schiena del pokémon, per poi essere sparate in aria contro il rivale.

Le piccole foglie però non sembravano solo proiettili scagliati contro il nemico, si muovevano nell'aria come se stessero compiendo una breve danza, prima di riversarsi contro Snivy.

-Snivy, usa erbamixer!- gli occhi di Dorotea erano pieni di ansia: quella singola mossa poteva farle perdere la gara intera, se il suo contrattacco avesse fallito Noemi si sarebbe aggiudicata il fiocco e lei avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo.

Il pubblico rimaneva con il fiato sospeso mentre le foglie si muovevano verso Snivy a gran velocità.
Chiunque l'avrebbe dato per sconfitto, ma un grande stupore si spanse nella sala quando quella tempesta di coriandoli verdi iniziò a muoversi vorticosamente, un tornado di primavera che roteva al centro della stanza, le nervature delle foglie proiettavano ovunque la luce verde della vittoria mentre quel gigantesco attacco si abbatteva su Leafeon, ormai troppo debole per poter contrattaccare.

-E il ficco di classe livello normale viene aggiudicato a Snivy e alla sua coordinatrice Dorotea!-

Una volta che la giuria ebbe finito la premiazione il pubblico si disperse rapidamente, lasciando a Noemi l'unica possibilità di andarsene.

Prima che potesse uscire dalla sala però si sentì afferrare per un braccio: quando si voltò vide gli occhi di Dorotea che la fissavano.

-Che c'è? Sei venuta ad infierire ancora di più per la mia sconfitta?- le disse stizzitamente.

-No, anzi, era qui apposta per dirti che sei stata brava. Sappi che io non ho nulla contro di te. Era solo che dovevo vincere.- le disse con tono calmo.

-Quindi pensi che io sia stata brava?- chiese Noemi.

-Sì, prima della gara ho sentito che sei un allenatrice. Secondo me potresti anche dedicarti attivamente ai concorsi.-

-Dici davvero?!?- gli occhi di Noemi brillavano. Era davvero così brava?

-Certo, hai ancora molta strada da fare, ma se hai bisogno puoi trovarmi a questo numero.- e dicendo così le diede un biglietto con un numero telefonico da registrare nel pokénav.

-Ci vediamo- concluse prima di dileguarsi nella folla a fianco del suo pokémon, il ficco di classe rilucente sulla sua coda.

Noemi voleva battere la lega pokémon, diventare la miglior allenatrice del mondo, quello era il suo sogno.
Ora invece sapeva che anche se avesse deciso di partecipare ad altre gare pokémon c'era almeno una persona che l'avrebbe sostenuta.

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Sì, lo so, è breve, ma ultimamente sto scrivendo capitoli particolarmente lunghi, quindi credo che dei capitoli brevi non vi daranno fastidio.

Per Noemi, non ho voluto tirare in ballo la storia del tuo personaggio perché mi sembrava fuori luogo parlare dei suoi drammi personali mentre dall'altro lato cercavo di descrivere le emozioni di una gara pokémon, cosa che tra l'altro mi è uscita anche male.

Se pensate che dovrei riscrivere il capitolo ditemelo, così cercherò di dare più dettagli o caratterizzare meglio i personaggi.

Dorotea, spero di averti fatto una bella impressione, sei tu la vera coordinatrice del gruppo, devi essere tu a dirmi se con questo capitolo ho fatto un buon lavoro o meno.

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Capitolo 10
*** Avviso importante: Si chiudono le iscrizioni! ***


Questo è un breve avviso che volevo dare ai miei cari lettori: scusate se solo ora pubblico qualcosa, anche se penso questo non si possa neanche considerare un capitolo, volevo comunicarvi che probabilmente non accetterò più candidature per nuovi personaggi.

La trama è già difficile da architettare con quelli che mi avete fornito sino ad ora e l'aggiunta di altri Oc non farebbe altro che diluire la minestra, impedendomi di dare le giuste attenzioni ad ognuno di loro.

Mi dispiace per chi avrebbe voluto partecipare e non può più farlo, ma non disperate:

Non appena avrò finito questa storia ho intenzione di iniziarne un altra, ma con i personaggi canonici di pokémon special e dato che ho intenzione di ambientarla in una scuola avrei bisogni di alcuni Oc per i compagni di classe.

L'idea è solo un abbozzo, ma spero che se riuscirò a terminare questa fic e poi avrò ancora voglia di dedicarmi alle fic di Pokémon (non si sa mai) qualcuno di voi lettori possa interessarsi alla mia proposta.

Vi saluto dicendovi che sto lavorando sul prossimo capitolo anche se non so quando riuscirò a completarlo e ricordandovi che l'ultimo Oc che ho preso è quello propostomi da purecrystal.

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Capitolo 11
*** Intermezzo 3: L'appello ***


Allora, scusatemi per questo (inutile) intermezzo, ma volevo solo riordinarmi le idee.
Ho notato che metà di voi hanno cambiato il loro nome, mannaggia a voi! Mi ci è voluto un po' per ricordarmi di chi fossero i personaggi e se c'è qualche errore con la paternità ditemelo altrimenti è difficile che me ne accorga...

I personaggi che prendono parte alla fic in modo attivo sono:

Allenatori:

  • Miryam (Buffy98)
  • Celeste Brelitz (PauLxCeleste)
  • Angela (Supermarika1000) "trovare la sorella e battere la lega"
  • Alex (Supermarika1000)
  • Yue (Feu_Rouge)
  • Axel Flameray (AxeL175)
  • Kira (KairyUchiha97)
  • Ochiki (OmgQueen)
  • Noemi (noemi_moony)
  • Chessie (Lenuccia_87)
  • Robin (Lenuccia_87)
  • Aethere (purecrystal)
  • Mimetic (Mimetic Ghost the Killer)
  • Luna/Umbra (nihil no kami)

Coordinatori:

  • Dorotea (Didda94)

Ranger:

  • Ally Skywalker (Kira Evans) "Ritrovare la memoria per scoprire il proprio passato e ritrovare i genitori (dei quali è in vita solo la madre, ma lei non lo sa); oltre ovviamente proteggere il mondo dei Pokémon"
  • Brizzol (XxxHinata_Blood)

Allevatori

  • Jared (Dragon Girl31)

Capopalestra:

  • Forrest (Buffy98) tipo: erba
  • Carmen (Feu_Rouge) tipo: fuoco (Quilava, Rapidash, Hihidaruma ) (Possibile membro del team malvagio)
  • Rocky (Nihil no Kami) tipo: combattimento (Hitmonchan; Hitmonlee; Hitmontop)
  • Michela (micki 131) tipo: psico (Gallade, Metagross, Alakazam)
  • Steel (Buffy98) tipo: acciaio
  • Amanda (Buffy98) tipo: normale
  • Miley (Buffy98) tipo: veleno
  • Annabelle (Buffy98) tipo: coleottero (si, lo so, ma un capopalestra di 8° grado con i bagarozzi spacca!)

Superquattro:

  • Maya Celestis (Maya the Flamebreath)
  • Me ne servono altri tre, non è che uno di voi vorrebbe diventarlo?

Campione:

  • Shadow (Adri_chan)

Team Rivale: Broken Soul

  • Sakura Raito(Alexiel94)

Ho già gli altri membri del team rivale, solo che non voglio dirvi i loro nomi, così nel caso mettessi una comparsa di mia iniziativa non potrete sapere se poi si rivelerà essere uno dei cattivi. Hi Hi Hi...

Ora vi chiederei gentilmente di comunicarmi :

  • Se mi sono scordato qualcuno;
  • Se ho sbagliato l'autore di qualche personaggio;
  • Delle candidature per i superquattro;
  • L'obbiettivo del vostro personaggio sintetizzato in una riga, così lo aggiungo a questa pagina.

Grazie per essere ancora qui con me, anche se non è che sia molto presente con le pubblicazioni (non ho molto tempo per scrivere e dovevo anche fare delle altre cose) e spero che gli sviluppi futuri siano capaci di farvi vivere le stesse emozioni che proveranno i vostri personaggi (o già dei tramini pronti, ma se mi date delle idee è meglio, molto meglio).

Vi auguro una buona serata e mi raccomando, commentate numerosi!

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Capitolo 12
*** Capitolo 6: Al parco ***


-HEI TU!-
Il ragazzo dalla maglietta lilla si voltò di scatto nel sentire una voce femminile che sbraitava il suo nome.

Ad averlo chiamato era stata una strana ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi dello stesso colore delle foglie a primavera, ma che ora gli ispiravano un sentimento totalmente diverso dalla serenità. Parevano animati da un odio profondo, un odio che evidentemente era rivolto a lui.

Guardandola meglio indossava una strana divisa, quella che ricordava di aver visto in un qualche programma televisivo diversi giorni addietro e che ora non riusciva a focalizzare.

Assime a lei vi era un'altra ragazza che indossava la stessa divisa, ma questa aveva gli occhi azzurri come l'acqua del mare e poteva intravvedere dei ciuffi di capelli biondi fare capolino da sotto il berretto rosso che portava in testa.

Ai loro piedi vi erano due pokémon, quello che doveva essere un Rotom ed un Umbreon con un, foulard blu?

La ragazza di prima si mosse rapidamente verso di lui e lo afferrò per il collo della maglietta.

-GUARDA LÌ!- gli disse indicando una cartaccia per terra, la stessa che aveva gettato lui pochi sitanti prima.

-E allora?- dopo questa risposta il viso della ragazza divenne di un colore rosso bordò prima che sollevasse il ragazzo di peso e lo scaraventasse a terra.

Lui si alzò lentamente, non riuscendo a capire cosa fosse successo, ma non appena incontrò nuovamente gli occhi della ragazza non vi intravide più le foglie di primavera, ma la furia cieca di un demone.

Raccolse la cartaccia e corse veloce come un Raikou verso il primo cestino che individuò, senza mai voltarsi indietro.

-Lo so che hai ragione Brizzol, ma non pensi di essere stata troppo brusca?- a parlare era stata la biondina, che ora si era avvicinata alla compagna, seguita a ruota dai due pokémon.

-No Ally, noi siamo Pokémon Ranger, non possiamo accettare che qualcuno inquini impunemente l'ambiente!- esclamò con tono grintoso mentre l'Umbreon abbassava lo sguardo verso il terreno.

Le due ranger erano state incaricate dal comando centrale di Mirraland per investigare su degli avvistamenti di individui sospetti che parevano aggirarsi per la città di Grey City, la metropoli grigia, ma per ora non sembrava che avessero trovato molto.

Ally e Brizzol avevano passato tutta la mattinata girovagando per i negozzi e le numerose caffetterie della città, senza curarsi che con indosso la loro divisa non passavano di certo inosservate.

Adesso si trovavano nei pressi di un parco cittadino, uno di quei pochi luoghi che spezzavano la monotonia cromatica del paesaggio.
Le chiome degli alberi ondulavano al passaggio del vento che portava con sé gli schiamazzi gioiosi dei bambini intendi nel rincorrersi per le straducole del parco.

-Ah, che bello!- esclamò Brizzol sedendosi su una panchina prima che Ally la seguisse a ruota -finalmente possiamo riposarci!-

-Ma se è tutto il giorno che non facciamo altro che passare da bar a bar per bere qualcosa.- constatò Ally.

-Devi sempre rovinare tutto eh? Di solito tu sei la prima ad apprezzare questi momenti di svago, come mai oggi sei così seria?- domandò Brizzol.

-Ho un brutto presentimento...- le rispose la sedicenne bionda - come se stesse per succedere qualcosa di terribile...-

In quel momento passò davanti a loro una ragazza che attivò suibito i loro radar anti-supercattivo:

Era una ragazza alta, con gli occhi di color grigio metallizzato, i capelli castani tendenti al rosso le pendevano dai lati della testa come se fossero fili di rame , trattenuti da un frontino giallo e rosso. Per completare l'immagine indossava una felpa del Team Rocket nera con maniche rosse e gialle e una minigonna nera.

-Hai visto la ragazza che è appena passata?- esclamò Ally.

-Sì, come si fà ad andare in giro vestiti così, ci saranno trenta gradi!-

-No, mi riferivo alla maglietta del Team Rocket!- fù allora che gli passò davanti un piccolo Duskull, evidentemente appartenuto alla ragazza di prima, che scivolando velocemente sul terreno la raggiunse.

-Questa è la goccia che fa traboccare il vaso!-

-Già! Bisogna impedire ai giovani d'oggi di seguire mode come l'emo o il goth, sono davvero raccapriccianti!-

Ally si voltò verso la compagna -Non ci sei ancora arrivata?-

-Non so di cosa tu stia parlando, ma è meglio che seguiamo quella ragazza.- disse Brizzol.

-Concordo.- concluse Ally, prima che le due si alzassro dalla panchina cercando di non farsi notare dalla strana ragazza e dal suo pokémon.

-Bene, ora dobbiamo avvicinarci senza destare sosp... Rotom! Torna subito qui!-
Il guizzante pokémon spettro aveva raggiunto il compagno dal muso di teschio, e sembrava stesse avendo un lui un accesa discussione.

La ragazza fissava le due ranger, negli occhi un riflesso agghiacciante.
Ally si avvicinò per prima -Ciao.- disse timidamente.

-Il tuo pokémon mi ha detto che voi siete delle Ranger. Allora potreste aiutarmi a trovare mio fratello.- disse a voce bassa, quasi sussurrata.

-Come fai a sapere che quello è il mio pokémon, e poi come fai a sapere che noi siamo delle Pokémon Ranger?-

-Solo un idiota non si accorgerebbe che voi indossate la divisa da Ranger, e per quanto riguarda il tuo pokémon, è stato lui a dirmelo.-

-A dirmelo a me per la precisione!- la risposta proveniva dal piccolo Duskull, che aveva parlato con voce greve, ma che proveniendo da un essere così piccolo non poteva che far abbozzare un sorriso.

-Il tuo pokémon parla!?!- esclamò Brizzol esterrefatta.

-Certo, sono uno dei pokémon più acculturati di tutto il mondo, il mio nome è Teschietto- disse Duskull.

-Bene, Teschietto, ora vorrei tanto sapere il nome della tua propietaria, e le sue intenzioni- sentenziò Ally.

-Il mio nome è Kira e sono alla ricerca di mio fratello, quel ritardato di Axel Flameray, che ho sentito essere venuto qui per una vacanza.-

-Sicura di non essere dentro un qualche piano diabolico?- chiese Brizzol.
La sua affermazione fu seguita da uno sguardo di odio proveniente dalla ragazza.

-Lo prendo come un no.-

Dopo essere uscite dal parco le due Ranger invitarono Kira a prendere qualcosa da bere con loro al bar dall'altro lato della strada che conduceva al parco, e fu così che le tre ragazze si ritrovarono sedute allo stesso tavolo, bibita ghiacciata alla mano, itente a parlare del caso di Kira.

-Quindi tu stai cercando tuo fratello?- chiese Brizzol mentre sorseggiava il suo bicchiere di Oddish-Cola ghiacciata.

-Esattamente. Nostro padre è in pensiero per lui e ha mandato me a recuperalo.-

-Scusa, ma quanti anni hai?- chiese gentilmente Ally. A vederla, slanciata e con una terza di seno, doveva avere all'incirca la loro età.

-Tredici anni.- rispose Kira.

Ally le sputò letteralmente in faccia il tè che stava sorseggiando, lasciando la ragazzina con un espressione a metà tra la sorpresa e la scocciata.

-Scusami! Non volevo!- cercò di scusarsi la biondina mentre si avventava su di lei con tovagliolo alla mano nel tentativo di asciugarla.

-Non ti preoccupare...- disse Kira con voce particolarmente scocciata, cercando di trattenere la rabbia, e pensando in cuor suo che l'unico motivo per cui la Ranger era ancora viva è che serviva ai suoi scopi.

Presto trovato suo fratello, ed era quello che importava, anche se ora doveva sopportare quelle due Ranger che le parevano una più scema dell'altra.

Non sapeva quanto aveva ragione.

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Volevo fare questo capitolo lungo il doppio, ma così posso tornare su questi personaggi più avanti. Scusate se non ho molto tempo per aggiornare e se i capitoli vi appaiono corti o stentati, ma per ora questo è il massimo che posso fare. Cercherò di rifarmi con i primi incontri in palestra che dovranno affrontare nei prossimi capitoli.

Domanda: Preferite una scena di combattimento descritta nei monimi particolari o devo descrivere gli incontri in modo poco dettagliato per non annoiarvi?

ALLA PROSSIMA!

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Capitolo 13
*** Sfida alla palestra della foglia ***


Ah, è un po' che non andavo avanti con questa storia, scusate, ma ho avuto molti impegni.
Comunque ricominciamo la nostra avventura tutti assieme. Tranne Axel, lui è morto :)

In questo capitolo Myriam dovrà sfidare Naruto in un... no dai, scherzo, buona lettura.

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Myriam era sola quando varcò la porta della grande porta formata da due grossi alberi che si contorcevano uno all'altro.
Aveva deciso che non sarebbe stato Piplup a combattere questa battaglia, vista la sua debolezza al tipo erba, ma avrebbe contato esclusivamente sul suo nuovo pokémon.

La ragazza estrasse una pokéball dalla sua tasca e premendo il pulsante di attivazione fece comparire uno Staravia davanti a sé.
-Staravia!- gridò il pokémon con entusiasmo.

Quella sarebbe stata la prima battaglia di Staravia, nonché la sua prima sfida in una palestra di Mirraland.

L'edificio formato da un piccolo boschetto ripiegato su sé stesso, costruito tramite una tecnica che non danneggiava gli alberi, ma ne incanalava la crescita nella forma desiderata, costituiva quasi un mausoleo per gli allenatori di pokémon erba della regione.

Il capopalestra, Forrest, era riconosciuto tra i migliori allenatori di pokémon del pianeta.
Myriama aveva sentito mentre giungeva in città che il capopalesstra dai folti capelli castani usava un team apposito per le lotte in palestra, dato che la sua squadra regolare sarebbe risultata troppo forte per dei giovani allenatori in erba.

Lei non si sentiva un allenatrice inesperta, ma visto che il suo unico pokémon utile non era neanche giunto alla sua forma finale non poteva fare altro che rallegrarsene.

Le fitte cortecce degli alberi filtravano la luce del sole, immergendo l'interno della palestra in una perenne penombra.
L'edificio era quasi completamente deserto, solo qualche allenatore avrebbe richiesto di sfidarla prima che potesse giungere alla sua meta, la sfida con il capopalestra.

Dopo mezz'ora Myriam aveva già sconfitto tutti i suoi rivali. La palestra era la prima nell'ordine del percorso di un allenatore e quindi era anche quella con i pokémon più deboli.

Staravia pareva ancora carico di energia quando la figura di Forrest apparve davanti a loro.

- Brava, complimenti! Li hai annientati! - disse lui mentre la applaudiva. Un applauso che la ragazza non sapeva identificare come sincero o sarcastico.

L'uomo dalla divisa mimetica si era ormai posizionato sulla pedana centrale, quella principale e più grande tra quelle disponibili, mentre continuava a fissarla con i suoi occhi color corteccia.

-Come stavo dicendo, sei stata brava, ma è con me che devi misurarti ora!- e dicendo ciò lanciò in aria una pokéball, dalla quale uscì un piccolo Tartwig.
Staravia scese in campo senza neanche ricevere l'ordine della propria allenatrice, pronto a mostrare al rivale tutto il suo valore.

-Vai Staravia, usa Aeroassalto! - Il pokémon uccello si lanciò contro il suo rivale, travolgendolo in pieno e facendolo ruzzolare sino ai piedi del capopalestra.
Il pokémon era esausto e venne ritirato dal suo proprietario.

- Tutti qui quello che sai fare? - disse la ragazza con tono di scherno mentre il suo pokémon tornava da lei.

- Ti pentirai della tua impudenza, vai Carnivine! -

Un grosso pokémon verde dalle grandi mandibole rosee venne rilasciato sul campo di battaglia.

- Carnivine, usa frustata! - una serie di liane iniziarono a fuoriuscire da sotto gli "arti" del pokémon, sferzando l'aria nel tentativo di afferrare l'avversario.
Miryam aveva previsto quella mossa e aveva dato ordine a Staravia di alzarsi in volo e usare Attacco Rapido.
Non importava quanto velocemente le liane cercassero di catturarlo, il pokémon le aggirava con facilità per poi fiondarsi a capofitto contro la testa della pianta carnivora.

Subito dopo l'impatto però fu Forrest a mettere in pratica la propria strategia: la sfidante non si era accorta che tutto il corpo del pokémon pianta era stato ricoperto di polvere velenosa mentre lei era distratta a seguire i movimenti delle liane.

Il volatile cadde a terra, barcollante, e venne prontamente sollevato dalle liane di Carnivine.

- Pare che questa sia la fine. - esclamò Forrest con tono trionfale.

No, non poteva finire così. pensò Myriam. Lei si era impegnata tanto per catturare Staravia e fino ad allora le sue aspettative non erano mai state deluse da quel pokémon pieno di grinta e desideroso di vincere.

- Staravia, usa Aeroassalto! - gridò quasi con tono disperato. Quello era il suo ultimo attacco. Se Staravia non lo avesse eseguito avrebbe potuto considerare perso l'incontro.
Il pokémon, nel sentire la voce dell'allenatrice aprì gli occhi e caricando tutta la propria energia si scagliò contro l'avversario mentre era ancora stretto nella sua morsa.

Agli inesperti allenatori pareva che Carnivine si fosse colpito da solo quando lo videro cadere a terra, il pokémon volatile ormai libero e già ritornato dalla propria allenatrice.

- Carnivine non è più in grado di combattere! Myriam vince la sfida di Forrest capopalestra! - gridò l'arbitro che stava assistendo all'incontro.

- Brava! Ce l'hai fatta! - disse forrest mentre dopo aver richiamato il suo pokémon di avvicinava alla ragazza per conferirle il suo premio.

- Apri la mano. - L'allenatrice aprì il palmo della mano destra in un gesto quasi di diffido, come se si aspettasse un colpo a tradimento da parte del suo rivale.

Ma l'unico colpo che sentì fu quello del metallo della medaglia che cadeva sulla sua mano.

- Complimenti! Te ne mancano sette! - concluse Forrest dandole una pacca sulla spalla.

La ragazza rimase un attimo a rimirare la medaglia, quella che pareva una foglia d'acero dai contorni dorati, e in cuor suo pensò che ora avrebbe dovuto liberare Piplup e andare a festeggiare la sua prima vittoria, quella che inaugurava il suo cammino verso la Lega Pokémon.

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Volevo aggiungere un altro pezzo, ma dato che è molto che non pubblico ho preferito darvi qualcosa subito. Comunque non vi preoccupate, i prossimi capitoli saranno ben più lunghi.
Per quanto riguarda gli incontri in palestra non elencherò tutti gli incontri di tutti i personaggi, ma mi limiterò a mettere quelli più significativi, magari facendo confrontare ogni allenatore con un capopalestra diverso.

Spero vi sia piaciuta la sfida, anche se era tra dei pokémon tutto sommato deboli. Ah, dimenticavo, Axel non è morto, era uno scherzo.

P.S: Qualcuno di voi legge pokémon special? Sto cercando degli artwork dei protagonisti di pokémon special per la mia altra storia, Pokéworld's Invaders, che ho ripreso da poco. Qualcuno sa dirmi un sito (che non sia deviantart) dove posso trovare delle loro immagini in stile realistico, e con in stile realistico intendo qualsiasi cosa che vada bene per una carta di Magic? Va bene qualsiasi disegno che non sia in formato manga o comunque stilizzato.

Arrivederci al prossimo capitolo!

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Capitolo 14
*** Interruzione della storia: il viaggio termina qui ***


Ragazzi, mi dispiace comunicarvi che ho intenzione di interrompere la storia.

Non è che non mi farebbe piacere continuarla, è solo che non ho abbastanza tempo per ideare una trama che metta assieme tutti quei personaggi eterogenei tra loro, una cosa simile avrei potuto farla se li avessi ricevuti tutti insieme e magari usando solo i primi cinque o sei, ma partire con una storia e dover integrare personaggi mano a mano che si va avanti si è dimostrato troppo complicato, per non considerare che finirebbe per essere un romanzo.

Non so dirvi quanto mi dispiace, probabilmente sarà una delusione per voi, ma è la verità, non ce la faccio a continuare questa storia.

Per farmi perdonare però ho una sorta di spin-off per voi:

Potrete commentare questo capitolo per richiedere delle one-shot con vostri o altri personaggi di pokémon, sempre originali.
Scriverò di combattimenti o piccole scene che li coinvolgano, ma a meno che non mi ispiri parecchio non mi dilungherò mai in capitoli biblici.
Dovrete soltanto ricompliare il modulo del primo capitolo, aggiungendo qualche spunto per la trama e cercherò di soddisfare le vostre richieste.

Spero che riuscirete a perdonarmi, mi scuso ancora per la mia mancanza di previsione.

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