Wild Honey

di Tsuki_94
(/viewuser.php?uid=46827)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Aster ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Beer & Honey ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Meet Again ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Anger and joy ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Wanna bet? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: A joke ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Summer is here ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Revelations ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Betrayer and liar ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Rebellion ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Peace and Love ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Escape ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Sacrifice ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Unexpected help ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Death ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: The end ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Happiness ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Aster ***


Ecco che ritorno!!
Sì, ritorno, finalmente, dopo un lunghissimo periodo di ispirazione rasentante lo zero, casini scolastici e non, per dilettarmi di nuovo nello scrivere, una delle cose che più mi appassiona. Sono cresciuta e maturata (e direi molto, in confronto a prima) e spero che anche la mia scrittura sia cresciuta con me, in modo da essere ancora più apprezzata.
Ritorno con questa fan fiction, originale, romantica, un po’ fantasy, con un po’ di erotismo (che non fa mai male xD). La dedico al mio ragazzo, Luca, che ho conosciuto proprio qui, su questo sito, al’epoca della pubblicazione della mia fanfiction Killer Sakura (sezione Naruto), sperando che piacerà anche a lui…

 
 
 
WILD HONEY
 
 
CAPITOLO 1: ASTER

 
 
 
“Lulu! Lulu, non correre!”
I passi frettolosi della sua fedele dama di compagnia e balia risuonavano assieme ai suoi per il lungo corridoio.
“Ma non posso aspettare! Papà è tornato e mi ha portato un regalo!” gridò la piccola di rimando, con voce acuta e infantile.
“Solo cinque anni e corre come il vento!” pensò la sua damigella.
Raggiunto il portone, la bimba cercò di aprirlo spingendolo con le manine contro i due battenti, senza riuscirci.
“Lulu, lascia, ci penso io”
“Grazie Miry” sorrise Lulu osservando Miry mentre apriva, non senza fatica anche lei, quel portone massiccio.
Luluriprese a correre a perdifiato, ansiosa di vedere il suo amato padre.
Non che egli l’avesse considerata poi molto. Aveva sempre voluto un maschio, per poterlo nominare erede al trono. Ma nonostante tutto cercò di essere un buon padre, severo ma anche indulgente all’occorrenza, nei confronti della figlia. Il re, poi, era sempre molto occupato, soprattutto in spedizioni militari di conquista, perciò la bambina lo vedeva davvero poco e quando il re tornava a corte era così preso da altri incarichi che la degnava di pochissime attenzioni.
Per questo Lulu, appena saputo del ritorno del padre con un regalo per lei, non poté fare a meno di scaraventarsi letteralmente nella sala del trono, dove l’attendeva l’adorato genitore.
Per lei, il re era una specie di dio, da seguire in tutto e per tutto e quando la rimproverava per lei i richiami erano fonte di dispiacere, pensando così di deludere il padre.
“Figlia mia, sei arrivata” il re sembrò leggermente scocciato e dal modo in cui era entrata nella sala la figlia ma cercò di non darci peso per non rovinare la sorpresa che le stava riservando.
“Padre mio!”
Lulustava per corrergli incontro per abbracciarlo quando Miry le ricordò il consueto saluto che era necessario fare per non offendere la persona del re: un inchino molto profondo seguito dalla formula “Brilli per sempre su di voi la luce di Yah”. Yah era la divinità adorata dal popolo sotto il potere del re ed era ritenuta l’inizio e la fine di ogni cosa.
“Principessa Lual, si inchini” le sussurrò quindi Miry, chiamandola col dovuto rispetto e non con il suo vezzeggiativo.
La principessina fece come le era stato detto, desiderando non irritare il padre.
La madre di Lual, la regina, la dolce Fein, stava accanto al marito in piedi poco dietro al trono, osservando la figlia che ce la metteva tutta per compiacere il padre.
“Figlia, sono tornato con un dono per te” esordì il re.
Lualalzò lo sguardo verso il padre, gli occhi che brillavano di felicità.
“Dalle terre conquistate ho portato qui alcuni di quei selvaggi che ci vivevano per poterli poi mettere a disposizione del popolo per i  lavori più faticosi” continuò il re.
Lualnon capiva nemmeno la metà di quelle parole, i suoi cinque anni erano pochi per poter comprendere che quella era pura schiavitù. Miry invece lo capì al volo e il re lo notò dai suoi occhi sgranati e dalla sua bocca semiaperta in un’espressione di stupore misto ad orrore.
Anche Miry aveva vissuto quell’esperienza: essere strappata alla propria famiglia, essere usata come schiava senza alcun rispetto. Fu la nascita della principessa ad averle portato fortuna. Non fosse per l’esistenza della piccola Lulu, come la chiamava lei affettuosamente, nemmeno la sua di esistenza sarebbe durata così a lungo in quella condizione di stenti. La regina, a quel tempo, aveva disposto che ogni schiava si presentasse al palazzo per poter essere esaminata: voleva trovare una balia adatta per la figlia che portava in grembo. Scorse proprio Miry in mezzo a tutte le altre, sporca e vestita di qualche straccio, con il capo chino e lo sguardo timoroso, di chi ha sofferto tante pene e ha paura di patine altre. La regina vide in lei un animo buono e gentile così la nominò balia della figlia. Ma Miry non aveva dimenticato com’era stata dura la sua vita prima di essere messa a fianco della principessina.
La voce squillante di Lual le fece recuperare il suo contegno.
“Fammi vedere il regalo, il regalo!”
Con un gesto perentorio, il re ordinò a delle guardie di andare a recuperare il “regalo”. Presto tornarono quattro guardie che spingevano una gabbia posta su un piccolo carretto di legno. Dentro c’era ciò che Miry si aspettava.
Un bambino, di carnagione abbronzata e dai capelli e gli occhi scurissimi, stava rinchiuso in quella gabbia, rannicchiato in un angolo e guardandosi attorno spaesato. Era nudo e pieno di ferite sparse qua e là per il corpo.
“Ecco il tuo regalo, Lual” esclamò dunque il re.
Lualrimase per un po’ imbambolata a fissare da lontano la gabbia. Un bambino? Cosa ci faceva rinchiuso lì dentro? Si voltò verso Miry che guardava anche lei la gabbia. Le sue sopracciglia erano corrugate in un’espressione di disappunto. Lual tornò a guardare la gabbia.
“E’ un ragazzino di una delle tribù che abbiamo sottomesso, penso possieda ottime capacità intellettive e fisiche ma è un po’ troppo esuberante, per questo è in gabbia” disse e poi aggiunse:”Avanti, avvicinati” vedendo Lual un po’ titubante.
Lualaccennò qualche passò in avanti. Il bambino in gabbia si agitò e si aggrappò alle sbarre smuovendole e tentando in qualche impossibile modo di romperle e così fuggire e Lual si spaventò. Miry le si mise accanto e la accompagnò fino a raggiungere la gabbia. Il piccolo prigioniero si fermò di colpo e rimase al centro della gabbia a farsi osservare.
“Wow, che bello! Come si chiama?” chiese finalmente Lual dopo un lungo silenzio.
“Il suo nome tribale non verrà più usato d’ora in avanti, per cui non ha un nome” rispose Miry.
La donna si ricordava anche di questo: appena entrata nel palazzo e messa al servizio della principessa, le venne assegnato un nuovo nome. L’intento era quello di cancellare l’identita individuale della persona per “integrarla” nel regno e farla sentire parte di esso. Miry col tempo aveva persino dimenticato il suo vero nome e affezionandosi alla principessa aveva anche iniziato a sentirsi “a casa”, ma rivedere il modo in cui gli stranieri venivano trattati le riportava alla mente tutto quello che aveva subito.
“Allora trovagli tu un nome, figlia mia” sorrise la regina Fein alla figlia.
“Sì!” accettò la bambina tornando a osservare il ragazzino.
Lualtese una mano tra le sbarre, come per accarezzarlo, ma quello gli ringhiò contro con fare selvaggio.
“Ah!” Lual si ritrasse di nuovo spaventata.
“Portatelo via, lasciatelo nei pressi delle stanze della principessa, sarà il suo giocattolo di compagnia” comandò il re.
Lualnon capì nemmeno queste parole. Pensò, con la mente da bambina che aveva:”Ho un nuovo giocattolo, evviva!”
 
 
 
 
Mirycondusse la piccola Lual nelle sue stanze per metterla a dormire.
“Aspetta Miry!” si fermò Lual, illuminandosi improvvisamente in viso.
Corse nella prima stanza dove c’erano tutti i suoi giocattoli e, dopo avervi rovistato creando qualche rumore, ne uscì con un orsacchiotto di pezza, un po’ impolverato e con un orecchio tagliato ma ancora in buone condizioni.
“Portiamolo al mio nuovo amico così non si sentirà solo!” spiegò a una Miry perplessa.
Mirysorrise e l’accompagnò dal ragazzino.
Il piccolo “selvaggio” era stato messo in una stanzetta buia, con solo un letto, un piccolo e sporco lavandino, una latrina e una minuscola finestra, troppo in alto per poter fuggire, dalla quale entravano i raggi della luna. Una delle sue caviglie era incatenata al muro.
Ancora una volta Miry si ritrovò a vagare con la mente nei ricordi del suo passato. Anche lei era stata incatenata prima di essere poi messa a fare lavori umilianti.
“Questo regno è tutta apparenza” pensò mentre la principessa tentava di aprire la porta chiusa a chiave.
Dopo che Miry l’ebbe aiutata ad entrare, la piccola Lual non seppe più cosa fare.
Il bambino era seduto quasi in mezzo alla stanza, rivolto verso la finestrella. Era ancora nudo e tremava.
“Tieni, ti ho portato questo per giocare” sorrise Lual porgendo il pupazzo.
Il ragazzino si voltò e stette ad osservarla per un attimo prima di allungare una mano. Lual stava per ritrarsi, per paura che l’aggredisse di nuovo, ma lui si limitò a prendere il peluche e a voltarsi di nuovo.
“Domani tornerò e giocheremo insieme!” promise Lual.
Impercettibilmente il piccolo prigioniero accennò un sì con la testa, continuando a darle le spalle. Lei rimase a guardarlo, con un certo interesse.
“Miry, perché si muove così?” chiese vedendo i tremiti del bambino.
“Penso che abbia freddo. Vuoi portargli una coperta?”
“Sì!” disse Lual “Aspettaci qui!” si rivolse al bambino, prima di uscire dalla cella e tornarci poco dopo con una coperta calda.
Per il ragazzino fu una sensazione indescrivibile sentire il tepore del tessuto. Lual gliela pose sulle spalle e girò attorno a lui per avvolgerlo bene.
“Ecco, ora sei al calduccio”
Lo trattava come una specie di animale domestico o una bambola. Miry avrebbe voluto spiegarle che presto quel ragazzino sarebbe andato via, a lavorare per un nobile se era fortunato, e che non l’avrebbe più rivisto. Avrebbe voluto dirle quanto fosse sbagliata questa concezione che il re aveva verso chi non nasceva nei confini del suo regno, verso chi era diverso. Ma non voleva rischiare di essere imprigionata anche lei o, peggio, condannata a morte per tradimento.
“Lulu, devi andare a letto” richiamò la principessa con gentilezza.
“Va bene, aspetta un attimo” acconsentì Lual.
Si avvicinò di nuovo al bambino e gli lasciò un bacio sulla guancia. Lui se la sfiorò con una mano interdetto, arrossendo.
“E’ il bacio della buonanotte, Miry  me lo dà sempre” spiegò Lual come se fosse la cosa più semplice e normale del mondo “Presto deciderò anche un nome per te! Buonanotte bambino!” salutò infine correndo da Miry prima che ella richiudesse la porta della cella.
Quando fu solo, il ragazzino, per l’ennesima volta tentò di forzare le catene.
“Accidenti… devo scappare di qui”
 
 
 
 
“Eccomi!”
Lual, accompagnata da Miry, tornò a far visita al ragazzino. Quel giorno era stata da lui già tre volte e continuava a voler andare da lui. “Si sentirà solo” diceva.
“Ti ho portato i biscotti che hanno appena sfornato nelle cucine!” e pose il cibo vicino al ragazzino.
Quello vi si avventò famelico, mangiandoli tutti, sotto gli occhi felicissimi di Lual.
“Senti, bambino, quanti anni hai?”
Il ragazzino si fermò, con la bocca ancora piena, e fece segno con le dita.
“Quanti sono?” chiese a Miry non riuscendo a contare.
“Ha nove anni” rispose lei. Solo nove anni.
“Oooooh allora sei più grande di me!”
Lualpassò l’intero pomeriggio con il ragazzino, facendogli domande su cosa gli piaceva mangiare e quali giochi preferiva fare. Quello o non rispondeva oppure disegnava per terrà con una pietra per rispondere.
“Chissà perché non parla” si chiese Lual andando assieme a Miry nelle sue stanze prima di essere chiamata per cenare.
“Non lo so, Lulu, forse è timido” rispose la balia “O forse non vuole niente a che fare con chi lo imprigiona” pensò nella sua testa.
“Allora cercherò di farlo parlare! Aster parlerà con me!” esclamò decisa la principessina.
“Aster?”
“Sì, una volta la mamma mi ha detto che si dice così ‘stella’”
“Vuoi chiamare un maschio Stella?” rise Miry.
“E’ un bellissimo nome!” si imbronciò Lual.
“Ahah, hai ragione Lulu, sono convinta che piacerà anche a lui” affermò la balia continuando a ridacchiare.
Lualsi fece mettere a letto e mentre Miry le rimboccava le coperte disse:”Domani svegliami presto, voglio portare la colazione ad Aster”
“Come vuole, principessa” annuì Miry dandole il bacio della buonanotte.
 
 
 
 
 
 
Vi prego siate gentili, mi sa che mi sono un po’ arrugginita.. ma vi prometto che con l’avanzare della storia migliorerà anche il mio modo di scrivere ^^ commentate in tanti, risponderò volentieri alle vostre recensioni ^____^
 
Luna ^w^
 
P.s.: se qualcuno di voi è capace di modificare le immagini lancio un appello: l’ho visto fare anche da altri autori e mi sembra fantastico, per ogni ff fare un’immagine personalizzata! Perciò pensavo di farne una per questa qui… la mia idea era quella di un ragazzino che mangia miele, con sopra il titolo della fan fiction, tutta modificata e resa bellissima… certa gente con la grafica ci sa davvero fare… quindi se qualcuno di voi vuole divertirsi un po’ perché non ha nulla da fare e farmi un favore potrebbe crearmela?? *__* grazie mille a tutti!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Beer & Honey ***


 WILD HONEY


Capitolo 2: Beer & Honey
 
 
 
 
Cavalcare le liberava la mente. Al castello non c’era nulla da fare, suo padre era per l’ennesima volta in viaggio, nonostante l’età un po’ avanzata, la madre si occupava delle questioni burocratiche…
“Che noia…” pensò Lual, quando fece voltare il suo cavallo per tornare indietro, mentre si stava già facendo sera.
Decise di prendere il tragitto più lungo, passando per il paese. Quando entrò per la via principale scese dal cavallo e tenendolo per le briglie cominciò a camminare in mezzo alla gente che correva qua e là indaffarata.
Nessuno la riconobbe come la principessa, essendo vestita da cavallerizza e non portando alcun segno di riconoscimento, e questo le permetteva anche di fermarsi a guardare in tutta calma le merci esposte nella piazza del mercato e comprare qualcosa da mangiare per il suo cavallo.
Continuando a camminare sulla destra della via, passò davanti ad un vicolo, nel quale sporgeva un’insegna sbilenca di una taverna dalla quale uscivano fuori forti urla e risate. Incuriosita, allacciò le redini del cavallo ad una staccionata lì vicino e si addentrò in quel vicoletto più buio della via principale.
Nemmeno una lanterna ad illuminare il nome del locale, che sembrava chiamarsi “Il Fabbro zoppo”. Attraverso la finestra si potevano distinguere sfocati i tavoli squadrati, ai quali stava seduta tantissima gente, soprattutto uomini, la maggior parte già ubriachi.
“Meglio se torno a casa, questo è un postaccio” rifletté Lual, iniziando a fare dietrofront.
Ma dopo un paio di passi sentì una voce che sovrastò quelle degli altri nella locanda e che zittì tutti. Il silenzio era calato di punto in bianco, così Lual marciò indietro e tornò alla finestra per osservare l’interno.
Qualcuno si era messo in piedi su uno dei tavoli e stava parlando al suo pubblico in modo concitato attirando l’attenzione. Nessuno fiatava a parte quella persona che sovrastava tutte le altre.
Di soppiatto, cercando di fare il meno rumore possibile e di non farsi notare, Lual prese coraggio ed entrò per poter ascoltare il discorso. Sembrava qualcosa di davvero importante e coinvolgente se tutti erano in ascolto.
“…E per questo dobbiamo riuscire nel nostro intento! Solo così i nostri figli avranno un futuro!” stava concludendo quello che sembrava un ragazzo sui vent’anni.
Abbassò le braccia che fino a quel momento erano state in aria a gesticolare, stingendo i pugni, e attese guardando tutti gli spettatori negli occhi.
“Come possiamo fidarci di un ragazzino?” urlò qualcuno.
Un brusio percorse la taverna. Nel frattempo Lual era riuscita a sedersi ad un tavolino per una persona rimasto vuoto proprio di fronte al ragazzo.
“Non dovete avere fiducia in me” rispose quello “ma in voi stessi e nelle vostre capacità! Solo se crediamo in noi e siamo uniti possiamo combattere contro chi ci ostacola!”
Lual suppose che stessero parlando della guerra che probabilmente sarebbe presto iniziata. Il ragazzo, pur essendo così giovane, sapeva già come incantare il pubblico solo con le parole, perché tutti applaudirono alla sua risposta. Lual poté finalmente guardarlo e vedere com’era. Aveva capelli lunghi raccolti in un codino, nerissimi come i suoi occhi. In questi brillava una luce, un ardore per quello di cui stava parlando che catturò letteralmente Lual. Il suo corpo, sotto quei vestiti aderenti un po’ rovinati e sporchi, sembrava atletico e abbastanza muscoloso, ma non troppo, la pelle era bronzea e sembrava morbidissima.
Solo quando tutti ricominciarono a parlare ad alta voce, lual si rese conto che il discorso era finito e in un attimo aveva perso di vista il ragazzo.
“Che perdita di tempo…” pensò Lual “non bastava sentir parlare di guerra già da papà, anche il popolo non sa parlare d’altro…”
Fece slalom tra i tavoli quando qualcosa di forte la trattenne, facendola finire seduta su un omaccione mezzo ubriaco di birra, a giudicare dall’alito. Quello le aveva messo un braccio attorno alla vita attirandola a sé e ancora adesso la bloccava impendendole di andarsene.
“Che ci fa un bocconcino zuccheroso come te?” chiese biascicando le parole.
“Mi lasci! Mi lasci stare!”
Lual iniziò a dimenarsi come una forsennata, mentre l’uomo rideva di lei e tentava di allungare le mani. Fu quando sentì la mano di quel lurido uomo sul suo seno che qualcuno intervenne. Voltandosi di scatto, Lual vide il ragazzo che aveva parlato davanti a tutti sul tavolo che aveva appena tirato un potente gancio destro all’ubriacone, facendogli perdere i sensi, dopo che cadde dalla sedia. Lual riuscì a rimanere in  piedi e venne tirata per un braccio dal ragazzo.
Si ritrovò appiccicata a lui, con la faccia sul suo petto e un suo braccio attorno alle spalle che la stringeva forte.
“Qualcun altro è in cerca di grane?” chiese ad alta voce il ragazzo.
Coloro che avevano assistito alla scena non proferirono parola. Dopo un’ultima occhiata alla sala, il giovane trascinò Lual fuori da quel luogo di gente poco di buono tenendola per un polso.
“Che ti salta in mente, stupida? Stavi rischiando brutto, lo sai?” le sbraitò contro appena furono fuori.
Lual non seppe cosa dire.
“M-mi… dispiace, io… io…”
“Avanti, tornatene a casa! Le bambine come te non dovrebbero girare a quest’ora in paese, soprattutto in queste vie malfamate” la interruppe lui.
“Ma come si permette?!” pensò Lual “Sono la principessa!”
Stava per dirglielo e ordinargli di chiederle scusa ma si trattenne non volendo rischiare altri danni.
“Allora, che stai aspettando?” la riprese ancora.
“V-va bene… vado” si stizzì Lual e senza voltarsi indietro, corse verso il suo cavallo e tornò al palazzo.
 
 
 
 
“Aster!”
Lual entrò nella cella tenendo tra le mani un cestino coperto da una tovaglietta.
“Uh?” fece solo il bambino non capendo.
“Ti ho trovato un nome, d’ora in poi ti chiamerai Aster! Significa ‘stella’! Ti piace?” disse tutta contenta Lual.
Il ragazzino stette a pensarci alcuni secondi, poi annuì con la testa facendo un mezzo sorriso. Lual rimase estasiata da quell’accenno di interazione che Aster ebbe con lei così provò di nuovo.
“Prova a dirlo! A-s-t-e-r! Aster!”
Aster scosse la testa e si voltò dandole le spalle.
“E dai! Non è difficile!” pregò Lual.
Aster prese a giocherellare con l’orsetto regalatogli da Lual continuando a non proferir parola, quando a Lual venne un’idea.
“Se dici il tuo nome, ti faccio assaggiare questo!” esclamò tirando fuori dal cestino che aveva portato un barattolo con un liquido ambrato.
Aster tornò a rivolgersi verso di lei, incuriosito dal contenuto di quel barattolo. Tento di rubarlo dalle mani di Lual ma lei fu più veloce e si ritrasse.
“No, no! Prima devi dire il tuo nome! Avanti, Aster!”
“Aster” sussurrò il bambino.
A Lual si illuminò il viso.
“Evviva l’hai detto! L’hai detto!”
“Ora dammi quel coso” parlò ancora Aster.
“Hai parlato di nuovo!” si stupì Lual.
“Certo, che credevi?” si indignò Aster “Avanti, dammi quella roba”
“Sì, aspetta!” Lual tirò fuori un cucchiaio.
Poi aprì il barattolo e raccolse un po’ di quel liquido chiaro e denso, allungando poi il boccone ad Aster.
“Questo si chiama miele, è buonissimo” disse.
Aster avvicinò il viso e aprendo la bocca inghiottì il cucchiaio di miele.
“Ma è dolcissimo!” si lamentò.
“Sì, è tanto buono vero?” sorrise la principessina per la reazione di Aster.
“Fammelo assaggiare ancora” chiese Aster.
“Sì!” e Lual porse un altro cucchiaio di miele al ragazzino, imboccandolo.
“Stavolta mi piace di più” commentò Aster, schioccando le labbra.
Lual quella notte andò a letto contentissima, pensando a cos’altro avrebbe potuto portare al suo nuovo amico Aster l’indomani.
Aster, dal canto suo, tentò anche quella notte di evadere ma senza successo. Lanciò un’occhiata al barattolo di miele che la principessa le aveva lasciato. Poi un’altra. Infine si decise, lo prese e iniziò a ingurgitare il miele.
 
 
 
 
“L’hai mangiato tutto!”
“…Sì”
“Ecco perché stai male! Adesso chiamo Miry così ti cura!”
Lual corse fuori dalla stanzetta lasciando Aster disteso sul suo letto con lo stomaco dolorante. Tutto quel miele gli aveva fatto venire mal di pancia e ora non riusciva più a muoversi.
“Vieni Miry, vieni!”
“Arrivo, arrivo” accorse la donna preceduta dalla principessa.
“Guarda, sta male”
“Non avresti dovuto lasciargli il miele, Lulu” la rimproverò Miry.
“E-era buono.. non sono riuscito a smettere” si giustificò Aster.
“Tranquillo, vado a prepararti un buon rimedio per il mal di pancia, tra un’oretta starai benissimo come prima” lo rassicurò Miry.
“Così potremo giocare di nuovo” sorrise Lual.
“Pensi solo a giocare…” mormorò Aster, fingendosi scocciato, ma allo stesso tempo ghignando leggermente.
“Perché mi prendi in giro, Aster?” piagnucolò Lual.
“Perché sei tanto piccola…”
“No, sei te che sei troppo grande!” ribatté lei.
 
 
 
 
Quel ragazzo le sembrava di averlo già visto. Ma non ricordava dove. Eppure non era così comune vedere persone con quella carnagione. Avrebbe tanto voluto dirgliene quattro, farlo pentire di come le si era rivolto.
Stava tornando di nuovo dalla sua solita cavalcata, sempre attraverso il paese, di nuovo inosservata. Sul ciglio della strada stavano piccoli orfanelli che chiedevano elemosina, così lasciò loro un sacchetto di monete e sorrise vedendo le loro faccette incredule e felici.
Proseguendo col cavallo dietro di lei, si trovò ormai vicino al cancello che portava poi al palazzo. Sulla sinistra, seduto con la schiena appoggiata al muro, stava proprio il ragazzo della sera prima. Apparentemente sembrava dormire ma non appena sentì il rumore degli zoccoli del cavallo di Lual, i suoi occhi si aprirono di scatto. Due pozzi senza fondo.
“Ah, dunque sei la principessa” commentò.
“N-no, io…” negò Lual.
“Oh andiamo” esclamò lui mettendosi in piedi e spolverandosi i pantaloncini sbrindellati “si vede da come cammini… dal tuo portamento… e dal tuo cavallo, immacolato e tirato a lucido”
Lual serrò le labbra. Non le andava di farsi scoprire così a girovagare per il paese. Voleva poter passeggiare tranquilla. E ora si metteva a creare problemi questo tizio che non aveva niente di meglio da fare.
“Portami rispetto allora, non darmi del tu!” rispose lei acidamente.
“Ma se sei più piccola di me! Avrai sì e no tredici anni!” rise di gusto lui.
“Ne ho quindici! E sono pur sempre la tua principessa!”
Senza preavviso, quello scattò verso di lei, bloccandole il viso per il mento e mantenendo un contatto visivo molto da vicino.
“Principessa, voi per me non siete assolutamente nulla” le disse a quella distanza così ravvicinata in tono suadente e allo stesso tempo risoluto.
Detto ciò, la lasciò andare e cominciò ad avviarsi per tornare in mezzo alla gente che stava tornando a casa.
“Arrivederci, principessa!” salutò con un cenno della mano continuando a camminare.
“SBRUFFONE!” gli urlò di rimando lei prima di rimontare sul cavallo e far ritorno a palazzo.
 
 
 
 
 
 
 
Ringrazio tantissimo chi ha messo questa mia nuova fan fiction nei preferiti, nei seguiti, nelle ricordate e soprattutto chi ha recensito ^_____^ vi prego, continuate ad apprezzare questa mia storia che è ancora soltanto agli inizi! Grazie,
Luna ^w^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: Meet Again ***


Ho visto che coloro che seguono questa ff sono aumentati, ora sono 11 :D ottimo ottimo! (inizio a parlare come il mio ragazzo XD) vi ringrazio, mi rende felice vedere che le mie storie vengono lette >w< ok, basta, passiamo al capitolozzo di oggi *w*
 
 
 
 
 
WILD HONEY
 
 
 
 
Capitolo 3:  Meet again
 
 
 
“Come ti senti oggi, Aster?” chiese premurosa la piccola Lual.
“Uhm… meglio…” rispose solo il ragazzino.
Aster continuava a stare sdraiato sul suo letto, in quella celletta, anche se il mal di pancia causato dal miele ormai era sparito. Non aveva voglia di fare nulla… ma d’altronde, cosa avrebbe potuto fare rinchiuso lì?
“Aster… oggi non ho niente con cui giocare o divertirci… che facciamo?”
“Non lo so…” sbuffò lui.
“Mi racconti da dove vieni?”  le venne in mente a Lual.
“Ok…” acconsentì lui.
“La mia famiglia è stata uccisa barbaramente dai soldati di tuo padre. Mia madre prima è stata violentata e poi uccisa, davanti agli occhi di mio padre che ha cercato in tutti i modi di proteggermi. Stavamo in un piccolo villaggio ai confini di una foresta e l’hanno messo completamente a ferro e fuoco. Ecco, finito” disse tutto d’un fiato Aster.
“Questo ragazzino non ha un minimo di tatto!” pensò Miry, che ogni volta assisteva agli incontri tra i due bambini stando vicino alla porta e ricamando.
“Davvero il mio papà ha fatto questo?” domandò Lual con gli occhi che luccicavano.
“Non ti mettere a piangere, questa è la verità” dichiarò Aster.
“Principessa, è meglio se-“ cominciò Miry mettendo da parte il lavoro.
“No, Miry! Aster non mi ha ancora raccontato nulla del suo villaggio!” obiettò Lual.
“Ti ho già raccontato quello che dovevi sapere” ribatté Aster.
Ad Aster iniziava a dare sui nervi quella bambina così innocente che non aveva visto nulla di terribile in tutta la sua vita e non sapeva nemmeno cosa faceva suo padre alla gente.
“Ma non volevo sapere quelle brutte cose! Secondo me hai detto una bugia e le bugie non si dicono!” insistette Lual.
I due incrociarono gli sguardi. Quello di Lual era supplichevole, quello di Aster faceva intendere quanto fosse restio dal voler proseguire quella conversazione.
“Uff… e va bene” si arrese.
Lual applaudì felice e si rimise in posizione d’ascolto.
“Questo ragazzino sembra molto più matura della sua età… poverino, cos’ha dovuto subire… e cosa ancora subirà… ormai manca poco…” pensò Miry riprendendo a ricamare.
“Come ti ho detto… il mio villaggio si trovava vicino ad una foresta, dalla quale ricavavamo la legna e nella quale andavamo a caccia. Già quando avevo sei anni mio padre mi portava a caccia con lui e tornavamo sempre con grossi bottini. Mia madre invece restava a casa, con le altre donne, ad occuparsi del bestiame. Il mio era un villaggio pacifico e tranquillo. Non molto distante c’era anche un fiume, dove le bambine andavano a prendere l’acqua che serviva alle madri in cucina. Era davvero un bel posto… e quel maledetto la distrutto!” sbraitò di nuovo Aster, non riuscendo a trattenersi.
“Ora basta!” Esplose anche Miry “Principessa, è ora di andare” invitò la piccola a seguirla prendendola per mano.
Mentre Lual veniva trascinata via, i due bambini si scambiarono ancora una profonda occhiata. Lual scorse negli occhi di Aster un profondo odio, senza capire ancora cose fosse. Si sentì tremendamente triste mentre la porta della stanzetta si chiudeva, lasciando Aster ancora sdraiato sul suo letto.
 
 
 
 
“Ma guarda se io devo sempre incontrarti nei momenti meno opportuni!”
Lual si divincolò dalla morsa del braccio di quel ragazzo alto e bellissimo.
“È colpa tua che non hai guardato dove stavi andando!” rispose lei irritata.
Entrambi si rialzarono da terra, scrollandosi la polvere di dosso.
“Guarda che casino che hai fatto!” esclamò il ragazzo.
A terra c’era tutto il contenuto dell’enorme sacca che fino ad un momento prima portava a tracolla: pane, frutta e due grossi pezzi di carne.
“Dovrò ricomprare tutto, dannazione”
“Per quel che vali puoi mangiare lo stesso quella roba con un po’ di polvere. Magari fa da zucchero e ti addolcisce un po’” commentò acida Lual.
“Attenta a come parli, ragazzina… bah, non sono nemmeno in vena di litigare con te, sto facendo tardi” e, recuperando la sua borsa di cuoio, si voltò indietro per andare nella direzione da cui veniva, lasciando tutto per terra.
“Ehi, aspetta!” gli corse dietro Lual “A chi hai dato della ragazzina?!”
“A te, piccola rompiscatole! E se ci tieni a seguirmi, almeno poi renditi utile e aiutami a portare le cose”
Lual, di nuovo, non seppe più cosa rispondere.
I due camminarono in silenzio. Quel ragazzo aveva il passo spedito, il codino che andava a destra e sinistra della sua nuca. Faceva fatica a stargli dietro.
“Come mai oggi niente cavallo?” domandò lui.
“Che ti importa?”
“Mi scusi, maestà… dunque vorrebbe che io la porti sulle spalle facendole da nobile destriero?” ironizzò quello.
“Avevo voglia di camminare e basta… a palazzo mi annoio…” rispsoe Lual arrossendo.
Aveva appena avuto la folle visino di lei tenuto in braccio da quel ragazzo. Le sue braccia all’apparenza normali, ma sicuramente forti, che la tenevano e non la lasciavano cadere.
“Che idee stupide” scosse la testa Lual per scacciare quelle immagini.
“Eccoci, avanti, tu compra qualche mela e delle pesche, io penso alla carne e al pane” disse il giovane, lasciandole nel palmo della mano due monete d’oro.
Lual non fece in tempo a rifiutarsi di obbedire a quell’ordine che il ragazzo si era già diretto nella bottega del macellaio.
“Mi dia alcune mele e delle pesche, per favore…” ordinò avvicinandosi al fruttivendolo.
Per fortuna, essendosi vestita in modo molto comune riuscì a passare di nuovo inosservata. Quando dovette pagare decise di usare le proprie monete che teneva in un sacchetto di stoffa attaccato alla cintura.
“Quanto sei lenta…”
Il ragazzo comparve alle sue spalle togliendole di mano il sacchetto di frutta appena acquistato.
“Andiamo…” e cominciò a camminare.
“Aspettami!” lo rincorse Lual “Gli corro sempre dietro!” pensò scocciata.
Lui proseguì ma con passo più lento per farsi raggiungere.
“Ecco…” disse ansimante Lual infilando le monete d’ora che lui le aveva dato nella sua tasca dei pantaloni.
“Ma che fai?” chiese lui fermandosi.
“Ho usato del mio denaro… ero in debito, visto che ti ho fatto rovesciare tutto era il minimo… anche se ti mangerai tutto te…” rispose lei con un mezzo sorriso.
“Non ce n’era bisogno…” concluse lui senza nessun ringraziamento.
“Potresti almeno dire grazie!” lo rimbeccò Lual.
“Quanto sei insopportabile!”
I due andarono avanti così per un tratto, a fare botta e risposta finché il ragazzo si fermò.
“Siamo arrivati”
Si trovavano davanti ad una catapecchia, cadente e completamente in rovina.
“Io lì dentro non ci metto piede!”
“Come ti pare” e il ragazzo entrò con il cibo.
Ma di stare lì come una stupida a Lual non andava per niente. Tanto che alla fine entrò anche lei, giusto in tempo per sentire le parole del giovane:”Ragazzi, venite fuori, si mangia!”
Lual pensò che stesse dando i numeri quando da chissà dove sbucarono tanti bambini, di diverse età, che corsero incontro al ragazzo.
“Evviva, evviva, sei arrivato!”
“Sì, ragazzi, scusatemi ma ho avuto un contrattempo” ridacchiò lui voltandosi verso Lual “Alla fine sei entrata”
“E… e loro chi sono?” chiese stupita Lual.
“Orfanelli che non hanno un posto dove stare… quando posso mi prendo cura di loro”
“Cosa vuol dire ‘quando posso’? Sei sempre qui con noi!” lo corresse un bambino che sembrava avere dieci anni.
“Ahah hai ragione, Selev” rise il ragazzo scompigliano i capelli al bambino.
“Cosa si mangia oggi?” chiese un altro di loro che portavo in braccio una bimba di non più di un anno.
“Carne, pane e frutta fresca! Ecco a voi bambini!” rispose il ragazzo abbandonando a terra la sua sacca con le cose da mangiare.
I bambini ci si fiondarono sopra come lupi famelici.
“Q-quel cibo era…”
“Per loro, sì” concluse il giovane guardando la faccia incredula di Lual.
Lual ammutolì, per l’ennesima volta.
 
 
 
 
“Aster….”
“Sì?”
“Sei ancora arrabbiato?”
“No”
“Allora… posso entrare?”
“…Sì”
Lual spinse con tutta la sua forza la porta che per lei era molto pesante e entrò nella piccola camera del suo “giocattolo”.
“Ti ho portato del miele… non mangiarlo tutto però o starai male”
“Grazie…”
Lual posò il barattolo di miele ai piedi del lettino di Aster e rimase in piedi, con le mani dietro la schiena, dondolandosi sui talloni.
“Non devi andare a dormire, principessa?”
“Sì… ma volevo darti la buonanotte… così magari domani non eri più arrabbiato e avresti potuto raccontarmi qualcos’altro di quello che facevi al tuo villaggio…”
“Beh, buonanotte allora…” cercò di liquidarla Aster.
“Ma no! Io voglio darti il bacio della buonanotte! Come quello che ti ha dato Miry!”
“Non è necessario…”
“Invece sì!” e Lual lo attirò a sé stampandogli un piccolo bacio sulla guancia.
Aster la fissò, Lual fissava lui sperando di vedere in lui una qualche reazione. Alla fine fu lei ad arrossire un po’ e scappò via, sussurrando una buonanotte.
“Che bambina stressante…” pensò Aster, agguantando il barattolo di miele e iniziando a gustarlo.
 
 
 
 
“Eccoti del miele!”
“Grazie,  piccoli, non dovevate!” ringraziò il giovane, quasi commosso.
“Oddio, ‘commosso’ è una parolona…” rifletté Lual.
Ma vedendo come quel ragazzo si strafogava di miele, le arrivò nella mente un fulmine.
“A-Aster?”
 
 

 
 
 
 
Vi prego, recensite anche voi che solo leggete, mi farebbe piacere ricevere opinioni, commenti o suggerimenti vari ^^
Un bacio,
Luna ^w^
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: Anger and joy ***


 Ho visto che sono arrivate altre recensioni e qualcuno addirittura mi pregava di andare avanti XD chiedo perdono, dalle medie quando ho cominciato a scrivere su questo sito sono peggiorata e non ho più aggiornato regolarmente… il liceo classico non è facile ragazzi! Ma non vi voglio far attendere oltre quindi eccovi il quarto capitolo ^_________^
 



WILD HONEY

CAPITOLO 4: Anger and joy
 


“A-Aster? Sei tu?”
Lual guardava sbigottita il ragazzo accovacciato.
Un rivolo di miele usciva dall’angolo della sua bocca rendendolo quasi ridicolo, ma i suoi occhi erano ancora serissimi. Anzi, quasi impassibili alla reazione della principessa.
“Sì, si chiama così! Non te l’aveva ancora detto?” esclamò una bambina aggrappandosi alla schiena del giovane.
“Ragazzi, devo andare adesso…” esordì finalmente lui alzandosi con la bambina appesa al suo collo “grazie per il miele, lo finirò per strada” disse poi staccandola e posandola a terra dolcemente.
“Quando tornerai Aster?”  chiese la bimba supplichevole.
“Presto Safi, te lo prometto” le rispose lasciandole un buffetto sulla guancia.
Si volse verso l’uscita e lanciò un’occhiata a Lual che voleva dire che doveva seguirlo.
“Ciao bambini” salutò.
“Ciao amica di Aster!” ricambiarono in coro.
Una volta fuori Aster camminò con passo spedito senza aspettare Lual.
“A-Aster, aspettami!” lo chiamò lei affannosamente.
Lui però non si fermò finché non giunsero ad una catapecchia al limite del paese, ridotta a una rovina e che cadeva a pezzi.
“T-tu vivi qui?”
Aster continuò a non rispondere ed entrò.
Lual non si rassegnò e lo seguì. Viveva miseramente: un tavolo rudimentale ricavato da una pietra larga e piatta sopra altre tre che facevano da gambe, un letto fatto di paglia, ricoperto da un telo sporco. Da una finestra col vetro rotto filtrava la luce del giorno. Nient’altro.
“Siediti” la invitò bruscamente Aster.
Lual stava per chiedergli “dove” ma si trattenne e fece come lui, sedendo a terra vicino al tavolo di pietra.
“Ci hai messo molto eh?” cominciò Aster riprendendo a mangiare il miele datogli dai bambini.
“Scusami, è che… oddio, come sei cambiato… pensavo fossi morto, mio padre ti aveva… e invece sei qui! E quei… quei bambini! Li aiuti ma tu vivi in questo posto…”
“Non sono un santo…”
“Sì ma…”
“Da quando sono fuggito dal castello mi prendo cura di loro di tanto in tanto…”
“ Come hai fatto? Mio padre anche adesso mette sentinelle ovunque!”
“Solo un po’ di furbizia..” rispose lui ghignando “Non sto a raccontarti i dettagli, ma sono riuscito a scappare e a evitare di farmi catturare di nuovo, tutto qui”
“Meno male… se fossi rimasto ancora…”
“Lo so, sarei morto. So come funziona il regime di tuo padre”
Lual si zittì imbarazzata. Lei era la figlia di colui che uccideva centinaia di persone.
“Perché non mi hai detto nulla sulla tua fuga?”
“Perché saresti stata capace di spifferarlo ai quattro venti!”
“Non è vero!! Io, io… io sono stata in pensiero per te!”
Il battibecco si interruppe e i due si scambiarono una lunga occhiata.
“Mi dispiace, ma dovevo andarmene” concluse Aster.
 


 
 
 
“Papà, dove Aster?” chiese Lual tirando il mantello di velluto del re.
“Chi sarebbe questo Aster?” chiese questi imperioso.
“E’ il mio nuovo amico! Era in una cella sotto e io andavo a trovarlo insieme a Miry ma oggi la sua stanza era vuota!”
“Oh figlia mia, molte celle oggi sono state svuotate dalla feccia che le riempiva! Da oggi ognuno di quegli sporchi individui lavorerà al servizio del re senza rovinare il nostro regno. Quando poi non ci serviranno più andranno da un’altra parte” spiegò il padre con un’eloquenza che la piccola Lual non poteva capire.
“Che cosa faranno?” chiese Lual con timore per la risposta che avrebbe ricevuto.
“Qualcuno verrà arruolato nell’esercito, qualcun altro farà lavori qui al castello”
“Aster lavorerà qui al castello?” chiese allora speranzosa.
“Non so chi sia questo Aster ma se è di buona corporatura sicuramente sì, ma non mi interessa, è feccia e tu non devi averci nulla a che fare, sono stato chiaro?”
“..Sì papà…”
Quel pomeriggio la piccola Lual verso lacrime su lacrime inzuppando il cuscino, per la perdita di quello che era stato il suo migliore amico. Non sapeva dove fosse, che cosa facesse… e lei piccola com’era non avrebbe di certo potuto trovarlo da sola. Non poteva chiedere nemmeno a Miry, visto che era stata successivamente portata via anche lei per aver permesso alla principessa un rapporto con quel tipo di persona. Sentiva anche la sua mancanza e ora come ora era semplicemente impotente e sola, in mezzo ad un mondo che ancora non capiva.
 
 




Suo padre era deciso a sfruttare al meglio le proprie conquiste, perciò i prigionieri di guerra venivano spediti in altre guerre o costretti a fare i lavori più umili.
Aster finì a lavorare nelle stalle reali, uno dei lavori peggiori, soprattutto a causa  della presenza del malvagio e corrotto stalliere e del viavai dei comandanti spocchiosi e arroganti dell’esercito che si prendevano gioco di lui, sbattendolo nel fango, nello sterco e fustigandolo senza pietà né motivo.
Fu così che il giovane Aster maturò l’idea di fuggire e di dare inizio pian piano ad una ribellione, per porre poi fine con un’impresa memorabile al supplizio delle genti sottomesse dal perfido re. Ma giovane com’era probabilmente nessuno gli avrebbe dato ascolto. Così attese, crescendo sotto le beffe di quei soldati che avrebbero poi subito la sua vendetta.
Aster aveva tutte le ragioni. In più non era ancora a conoscenza di ciò che subivano coloro che non condividevano la religione del regno, ciò che più premeva il re, fervente credente. Roghi, stupri, torture di ogni tipo. Presto avrebbe visto queste cose con i suoi stessi occhi. E le avrebbe subite.
 
 



 
“Adesso va’ via” intimò.
“No, Aster, ti prego, fammi stare qui con te!” lo pregò Lual.
“Se ti trovassero, tornerei in quel posto che è casa tua e non ne uscirei più vivo”
“Non mi sta cercando nessuno, mio padre crede che sono andata a cavalcare da sola e ho pagato lo stalliere per il suo silenzio”
“Ah se è lo stesso che mi schiavizzava, hai poco da fidarti” disse Aster sarcastico.
“No, quello è morto da qualche anno… “
“Comunque vattene”
Si alzò e tentò di spingerla verso l’uscita.
“Ci rivedremo? Dimmi di sì, per favore!”
“Forse… adesso vai via di qui!”
Le sbatté in faccia quel che rimaneva della porta.
Lual era felice come non mai. Aster, il suo migliore amico era vivo, l’aveva ritrovato e si sarebbero rivisti!
“A presto Aster!” gridò sperando che la sentisse.
Poi si voltò e tornò al castello con il sorriso sulle labbra.
 
 
 


Ora che lei sapeva era meglio fare attenzione. Il suo obiettivo era uno solo e il piano avrebbe potuto andare in fumo se solo avesse fatto un passo falso. Doveva agire con cautela. Ma qualcosa dentro di sé gli riscaldava il cuore. Non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso… ma era felice che lei l’avesse  riconosciuto.
 
 



 
 
Finito :D so che ancora è un po’ confuso tutto ciò che riguarda il re e il suo modo di regnare ma sto seguendo l’istinto, quindi non so bene nemmeno io cosa scrivo di volta in volta XD spero solo che dopo tutta questa attesa sto continuando ad affascinarvi perché penso che dal prossimo capitolo ci saranno finalmente sviluppi concreti ^_______^ grazie per le recensioni e la pazienza!! ^^
A presto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: Wanna bet? ***


WILD HONEY



 Capitolo 5: Wanna bet?



 
Averlo ritrovato le faceva battere il cuore a mille. Questo era dovuto ai bei ricordi che aveva dei giochi fatti insieme a lui. Nonostante ora fossero entrambi più grandi, in qualche modo, sperava di poter tornare a quei bei tempi. Di poterlo frequentare, di poterci conversare…
“Soprattutto dovrei aiutarlo a trovarsi una sistemazione…” rifletté Lual rientrando a casa, con i servitori ad accoglierla con inchini e riverenze.
Arrivata nelle sue stanze si cambiò per l’ora di cena e all’annuncio di una servetta scese per andare nel grande salone da pranzo.
Come al solito la cena cominciò nel silenzio più totale, rotto solo dal tintinnio delle posate. Poi il re si rivolse alla figlia, cosa che raramente faceva.
“Cosa hai fatto oggi, figlia mia?”
Lual, sorpresa dall’improvvisa domanda, ci mise un po’ a rispondere poiché aveva quasi rigurgitato il boccone appena messo in bocca.
“Ho incontrato…” cominciò euforica.
Ma si bloccò. Non poteva dirlo al padre. La sua mente era talmente piena di Aster che non si era ricordata che al padre aveva mentito per uscire.
“Sono andata a cavalcare… e ho visto una lepre mentre mi riposavo…” riparò allora la frase cominciata.
“Una lepre? Allora presto andrò a fare una battuta di caccia” commentò soddisfatto della risposta il re.
La cena riprese silenziosa. Mangiando, Lual ricordò un altro particolare. Aster era in quella taverna e aveva fatto un discorso strano, che lei non era riuscita a cogliere del tutto. Doveva rivederlo al più presto e chiedergli cosa stesse facendo, per impedirgli di mettersi nei guai. Sì, era meglio seguire quel presentimento che pian piano si faceva strada in lei.
 
 
 


 
“E come pensi di fare, ragazzino?” lo derise un uomo barbuto.
“Vedrai, Haloch, vedrai…” rispose lui con un piccolo ghigno.
Scese dal tavolo e si diresse all’uscita della taverna, lasciando al locandiere quattro monete d’oro. Aveva fatto tardi ed era meglio tornare dai bambini.
“Ho voglia di miele… chissà se me ne hanno trovato dell’altro…”.
Dopo una decina di minuti di cammina arrivo alla baracca dei ragazzini e con passo felpato entrò cercando di non farsi sentire. Dormivano profondamente e non voleva farsi scoprire.
Andò verso quell’armadietto che faceva da credenza e ne tirò fuori un vasetto mezzo pieno di miele. Sorrise con l’acquolina in bocca e prese a ingurgitare il dolce nettare.
“Aster…”
Il giovane si voltò e vide in penombra, in piedi, ancora assonnata la piccola Kia.
“Kia, mettiti a dormire, è tardi…” gli sussurrò.
“Sei stato di nuovo alla locanda?” chiese lei ignorando l’ordine.
“No, Kia, avanti, torna a letto..”
“Sì, invece che ci sei stato… As, ti stai mettendo nei guai?” chiese strofinandosi un occhio la bimba.
Aster si alzò da dove si era seduto e si accucciò di fronte a lei.
“Non preoccuparti per me, Kiki” le disse affettuosamente ricambiando lo scambio di nomignoli “lo sto facendo per voi, perché non dobbiate subire prepotenze e possiate vivere liberi” le spiegò.
“Sì, ma tu così rischi la vita!”
Aster a quello non ci aveva pensato. In effetti rischiava davvero la vita. Ma in fondo cosa aveva da perdere?
“Non stare in pensiero per me… adesso torna a dormire o si sveglieranno anche gli altri”
“Va bene, As… ti voglio bene”
“Anch’io Kia”
Entrambi si sdraiarono sul giaciglio della bambina e si addormentarono subito.
 
 
 



 
“Dunque, deve essere qua intorno…”
Lual si era svegliata presto per potersi preparare in modo da non essere riconosciuta dai paesani e poi era uscita con la solita scusa della cavalcata. Da una parte poteva considerare una fortuna che il padre fosse così impegnato da non curarsi troppo di lei e di quel che faceva. Poi giunta in paese aveva ripercorso la strada che l’avrebbe portata alla casa di quel gruppo di bambini.
“Sono sicura che è lì con loro” pensò.
L’aveva talmente colpita l’altruismo che Aster mostrava nei confronti di quegli orfani che si era convinta che lui passasse tutto il tempo con loro e che facesse ritorno raramente a casa propria. E non a torto, perché trovata la catapecchia trovò anche lui intento a giocare con i bambini più piccoli.
“In fondo, odia la solitudine”
Aster la notò voltandosi verso la porta per inseguire un bimbo che gli aveva tirato uno scherzo. Si voltò sorridente come mai Lual l’aveva visto quando giocavano insieme.
“Che ci fai qui?” le chiese diventando subito serio.
“V-volevo vederti… non posso?” gli rispose Lual cercando di essere convincente.
“In teoria no.. o sbaglio? Sei la principessa in fondo…”
“LA PRINCIPESSA???” urlarono in coro i bambini fermando tutte le loro attività e i loro giochi.
“Aster!”
“Non preoccuparti, sono muti come dei pesci loro, vero ragazzi?” rise.
Tutti i bambini fecero la faccia da pesce aprendo e chiudendo la bocca e Lual per un attimo si sentì presa in giro, non dai bambini ma da Aster.
“Sono piccoli, non capiscono esattamente cosa rappresenti” la tranquillizzò noncurante Aster “ma tra un po’ tornano i più grandi” continuò sogghignando.
Si alzò tenendo in braccio una bimba dai capelli rossi raccolti in due codine.
“Allora, cos’è che vuoi?”
“Devo parlarti…” rispose Lual guardandolo dritto negli occhi.
I due si guardarono a lungo, con la bambina che fissava prima uno poi l’altra senza capire l’atmosfera tesa che si era creata.
“E va bene…” la fece scendere Aster “ragazzi torno subito, non fate chiasso” si raccomandò e uscì sotto i loro saluti.
Uscirono sul retro, dove c’era una ruota di legno legata con delle corde al ramo di un albero a fare da altalena.
“L’hai fatta tu?” chiese Lual stupita.
“Sì…”
“Posso salirci?” chiese ancora.
“Se ti regge”
Lual gli lanciò un’occhiataccia. Aster si divertiva davvero a prenderla in giro. Da piccolo non era così.
“Forza dimmi tutto, ho dei bambini a cui stare dietro”
Ora che era lì, di fronte a lui, Lual non sapeva da che parte cominciare.
“Ecco, io… io…”
Aster fece per rientrare.
“Ehi aspetta!”
“Sei venuta solo perché non mi vedi da anni. Se vuoi vedermi puoi semplicemente guardare dalla finestra” le rispose lui senza voltarsi-
“Non è vero! Cioè, sì, volevo rivederti perché in tutti questi anni non sapevo se eri vivo o morto, ma voglio anche farti delle domande!”
“Non mi va di rispondere allora…” rispose elusivamente Aster.
Lual lo afferrò per un braccio.
“Ti ordino di ascoltarmi!” le uscì di getto.
Aster finalmente la guardò, con occhi di fuoco.
“Mi ordini?”
“Volevo dire…”
“Bene, sono tutt’orecchi, Sua Maestà” si inchinò il giovane.
“Smettila Aster”
“Ordinamelo allora”
“Non volevo dire così… Aster, sono preoccupata per te”
“E come mai?” alzò la testa Aster.
“Perché mi ricordo di quando parlavi in quella taverna, attorniato da gente del paese che ti ascoltava ammaliata, come se dicessi le parole del Divino”
“Non ho nulla a che fare col Divino”
“Questo lo so… ma sembravi come illuminato da qualcosa, da un fervore particolare…”
“Non deve interessarti”
Aster rientrò e Lual lo seguì.
“Ah eccoti Aster!” esclamò un ragazzino sui dieci anni.
“Lior, siete tornati” ricambiò Aster.
“Sì, e guarda un po’” sorrise Lior.
Il ragazzino porse ad Aster un vasetto colmo di miele.
“L’abbiamo raccolto da un alveare, è stata dura ma ci siamo riusciti!” disse soddisfatto Lior.
“Grazie ragazzi”
Aster immerse un dito e tastò il miele.
“E’ ottimo, bel lavoro” si complimentò ancora “La prossima volta ci andiamo tutti insieme, che ne dite?”
Tutti i bambini esultarono.
“V-vengo anch’io!” gridò sopra tutti Lual.
“Non sopravvivresti un solo minuto nel bosco” sghignazzò Aster.
“Mettimi alla prova!” lo provocò allora Lual.
“Bene… vieni dopodomani qui, a metà mattina, partiremo insieme. Se riuscirai a prendermi cinque vasetti di miele risponderò a tutte le domande che vorrai” la sfidò lui.
“Ci sto!” Lual accettò senza esitazioni.
Aster la prese per un braccio e la spinse verso la porta.
“Allora a dopodomani!” la salutò con un sorriso che sottointendeva la solita presa in giro.
“Vedrai che ce la farò!!” urlò Lual, come per rimarcare il fatto che aveva accettato la scommessa.
Ma mentre tornava a casa pensava preoccupata a come prendere il miele, visto che non ne era capace.
 
 
 




 
 
Ecco, stavolta ho aggiornato presto. Il prossimo capitolo credo sarà divertente scriverlo, perché non ho idea di come si prelevi il miele quindi farò una ricerchina XD questi battibecchi tra Aster e Lual mi piacciono, a voi no? XD spero che questo capitolo non vi abbia deluso, grazie delle recensioni, alla prossima!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6: A joke ***


 Ed eccoci finalmente col nuovo capitolo :D ho raccolto informazioni utili e ora posso scriverlo XD inoltre la scuola è finita *-* ancora quasi non riesco a realizzarlo XD non vedo l’ora di andare al mare!! Vi lascio al capitolo, buona lettura ^^
 
 

 
 
WILD HONEY


Capitolo 6: A joke


Lual si presentò alla catapecchia come era stato deciso due giorni prima. Vestita “da battaglia” e pronta a vincere la sua sfida contro Aster, bussò alla porta cadente. Nessuno rispose.
“Ehi, guarda che sono andati tutti via”
La principessa si voltò di scatto e appeso ad un ramo dell’albero lì vicino vide un ragazzino di undici anni dondolarsi avanti e indietro.
“E tu saresti..?” chiese con un sorriso.
“Mi chiamo Kehl..” rispose lui lasciandosi cadere a terra. “Smettila di sorridere a quel modo” aggiunse poi distogliendo lo sguardo.
Il sorriso sparì dal viso di Lual, ma certo non per l’ordine del ragazzino, ma per la perplessità.
“Ehm.. quindi dove sono andati?” chiese.
“Saranno sul limite del bosco… avranno già cominciato la disopercolatura…”
“La diso..? Capisco..” rispse lei, anche se invece non aveva idea di cosa si stesse parlando “Allora li raggiungo, mi accompagni?”
“..Sì” acconsentì Kehl un po’ riluttante.
Sventolando come una spada un bastone di legno, camminò davanti alla principessa conducendola verso il bosco a est.
 
 
 
 
“Kia, passami il coltello, devo togliere la cera”
“Ecco, Aster!” Kia, servizievole, gli passò il coltello affilato.
“E voi altri fate attenzione mentre usate il soffiatore!” si rivolse il giovane agli altri ragazzini.
Sbucando dall’ormai stretto sentiero, Lual e Kehl arrivarono al bosco e da lontano videro il gruppo di bambini assieme ad Aster tutti indaffarati.
“Te l’avevo detto che avevano già cominciato la disopercolatura” disse stizzito Kehl.
“Ma che cosa sarebbe?” domandò Lual stufa della propria ignoranza.
“Vieni a vedere” la invitò Aster che l’aveva vista arrivare e si era fatto avanti.
Le porse la mano e Lual lo seguì. La sua mano era straordinariamente morbida nonostante lavorasse alla raccolta del miele e facesse chissà quali altri lavori di cui Lual non era a conoscenza. A quel tocco arrossì e tentò di nascondere il viso tra i capelli che le cascavano davanti.
“Guarda” sorrise Aster facendola sedere a fianco a lui.
Col coltello riprese a incidere la cera delle cellette affinché uscisse il miele. Lual osservò rapita come Aster fosse attento a non fare cadere nemmeno una goccia del dolce liquido ambrato e come proseguisse nel tagliare attentamente la cera.
“S-sei… bravissimo” commentò a bocca aperta.
“Prova” le porse il coltello.
Avrebbe voluto tirarsi indietro, osservandolo si era già sentita troppo inferiore ma non poté dire di no al ricordo della loro sfida. Con la punta penetrò la cera e cominciò ad inciderla. Non appena tagliò un po’ di più il miele cominciò a sgorgare.
“Ah!”
Aster, velocissimo, portò una ciotola sotto al miele colante e riuscì a non farlo cadere a terra.
“Scusami, sono un’imbranata..” disse mortificata Lual.
“Ma che dici, sei stata brava..”
“Allora ti rimangi quello che hai detto?”
“Cioè?” chiese lui senza capire.
“Dicevi che non ce l’avrei fatta qui nel bosco” gli ricordò Lual.
Aster scoppiò in una sonora risata.
“Cosa c’è di così divertente?” si indispettì la principessa.
“Credi che il bosco sia tutto qui? Non ci hai nemmeno messo piede, qui siamo ancora fuori” rispose lui tra una risata e l’altra.
Lual non seppe come ribattere. Vedendola rimanere in silenzio, Aster smise di ridere.
“E va bene… ragazzi!” alzò la voce “se volete potete fare una pausa, io e la principessa andremo all’interno del bosco a raccogliere della legna!”
“Va bene!” risposero in coro i suoi piccoli compagni.
“Avanti, vieni con me!” la trascinò per un braccio e cominciò a correre.
 
 
 
 
Lual inciampava ogni tre passi per colpa di radici, sassi, cespugli ma Aster non smetteva di correre e lei di stargli dietro con la mano di lui che le stringeva il polso.
“A-Aster, fermati!” disse con voce rotta.
Il ragazzo rallentò fino a fermarsi. Ormai erano dentro il bosco.
“Anf.. anf.. anf..” la principessa respirava a fatica, poggiata sulle ginocchia.
“Troppo comodo andare sempre a cavallo, maestà” la schernì Aster senza essere stanco. Il suo respiro era ancora regolare.
“Tu.. sei pazzo…” boccheggiò Lual.
“Che te ne pare? Non è meraviglioso?” commentò Aster a braccia aperte mostrando ciò che era intorno a loro.
Lual tornò dritta e attorno a sé vide solo alberi di cui non conosceva il nome e sentì solo il canto di qualche uccello.
“S-sì… è bellissimo..” rispose. In realtà si sentiva a disagio.
Non era mai stata così immersa nella natura e ne aveva un certo timore. La reggia era così accogliente e sicura in confronto al mondo di fuori, nonostante tutto.
“Sai che ci sono anche dei lupi?” disse Aster dandole le spalle.
A quell’osservazione Lual si pietrificò e sperò con tutto il cuore che Aster fosse in grado di combatterne uno se fosse comparso.
“Ma non credo ne incontreremo uno” rise il ragazzo voltandosi verso di lei.
La vide con uno sguardo pieno di paura e subito provò un forte istinto di protezione. Poi qualcos’altro.
Le si avventò contro con ferocia e la schiacciò contro l’albero appena dietro di lei.
“Aster!! Che stai facendo?!”
“Sei sola con me, principessa…” le disse ghignando mentre le teneva bloccati i polsi.
“Lasciami” si dimenò lei.
“Non hai paura? Sono anche armato…” continuò lui facendole notare che si era portato dietro il coltello usato per la disopercolatura, con sopra dei residui di miele.
“Lasciami, lasciami!” in Lual stava crescendo il panico.
“Dopotutto ero un prigioniero del tuo regno.. avrei tutto il diritto di meditare vendetta, no?”
Il punto è che la medito davvero. Ma questo è tutto un gioco per passare il tempo  pensò.
“Non puoi farmi del male, il re ti ucciderebbe senza nemmeno concederti un regolare processo”
“Chi se ne importa del processo, l’aver ucciso sua figlia è già una dolce vendetta… dolce come il miele su questo coltello” ribatté Aster dopo aver estratto l’arnese e averlo messo di taglio contro la gola di Lual.
Leccò i rimasugli di miele, fissandola. Quello sguardo si fece strada prepotentemente nel cuore di Lual che non riuscì a fare a meno di arrossire a quel gesto così provocatorio e allo stesso tempo sensuale.
Il corpo di Aster smise di premere contro il suo  e il ragazzo si allontanò.
“Era uno scherzo, principessa! Complimenti, sai cavartela!” ridacchiò all’improvviso Aster “I bambini ci aspettano, torniamo indietro” e prese a camminare.
Lual si toccò i polsi e poi la gola sulla quale il coltello aveva premuto quasi abbastanza da provocarle una ferita.
“Che fine ha fatto il mio amico d’infanzia? Si cambia così tanto crescendo?” pensò, sentendosi tremendamente piccola e infantile.

 
 
 
 
 
 
Non trovate anche voi che davvero le persone cambino crescendo? Volevo che fosse questo il messaggio di questo capitolo, per far riflettere anche sulle nostre vite, che sono reali e in quanto tali dobbiamo viverle. Ditemi che ne pensate del capitolo e del comportamento di Aster ^^ alla prossima, cercherò di aggiornare presto! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7: Summer is here ***


 WILD HONEY



 
 
 
Capitolo 7: Summer is here
 
 
 
Aveva il cuore in subbuglio. Aveva provato una tale paura… Aster sembrava impazzito tutto a un tratto… e poi la prendeva in giro dicendo che era un semplice scherzo.
“Stupido! Mi è quasi venuto un infarto!” disse infuriata al ragazzo sulla via del ritorno verso il palazzo.
Aster aveva deciso di accompagnarla finché poteva per “evitare che tu venga aggredita da malintenzionati” aveva detto ghignando.
Qui l’unico malintenzionato potrebbe essere solo lui aveva pensato Lual.
 Ma non rifiutò l’offerta e ora camminava come al solito dietro di lui, quando sarebbe dovuto essere il contrario secondo la scala gerarchica sociale. Ma Lual aveva capito che ad Aster questo importava meno di zero.
“Eh? Di che stai parlando?” rispose alla sfuriata il giovane voltandosi di scatto e portando il suo codino davanti alla spalla.
Sul viso aveva un’espressione innocente che a Lual dava sui nervi.
“Smettila di prendermi in giro, Aster! Non sei più un bambino!”
“Già… nemmeno te, principessa…” ribatté lui come per rinfacciarle il suo carattere ancora poco maturo.
Proseguirono sulla strada principale del paese ormai quasi deserto. Due bambini passarono di fianco a loro correndo e ridendo tra loro, forse divertiti dal fatto di essere in ritardo nel loro coprifuoco.
“Eccoti arrivata, principessa!” esclamò Aster giunti nei pressi dei cancelli del castello “Io vado” e fece dietrofront.
“Aspetta!” lo richiamò Lual.
D’un tratto si sentiva strana. Non voleva che Aster se ne andasse. Aveva paura di non poterlo rivedere più.
“Ci vediamo domani, principessa” fece lui come per rassicurarla da quel pensiero che era impossibile che avesse captato.
Si voltò camminando a passo calmo ma deciso. Lual guardò la sua schiena allontanarsi sempre di più fino a scomparire e finalmente entrò a casa.
 
 
 
 
La principessa gli aveva solo fatto perdere tempo. Doveva sbrigarsi ad arrivare al Fabbro zoppo e ultimare i preparativi con i suoi compagni.
Quella giornata però era stata stranamente piacevole. Non solo per il fatto di aver raccolto un sacco di miele che non vedeva l’ora di mangiarsi, ma anche per quella presenza in più che aveva reso tutto più.. sì, piacevole. Un’altra parola non poteva rendere meglio l’idea.
Ricordò per qualche minuto come loro due avevano fatto amicizia, se così si può dire. Lo riempiva di attenzioni che trovava irritanti. Forse perché non ne aveva ricevute più da quando aveva cinque anni. Aveva perso l’abitudine di essere coccolato. Lual invece sembrava esserne sempre colma di quella dolcezza che può portare anche solo una carezza. Ovvio, era la principessa, servita e riverita a puntino. Lui quella dolcezza ormai la trovava soltanto nel miele. Non un miele qualsiasi, ci sono troppi tipi di miele e lui era molto selettivo. No, lui amava il miele millefiori, che non aveva un ingrediente definito così come lui non aveva una vita stabile. Lual, quando andava a trovarlo nella sua celletta, gliene portava sempre un vasetto e lui lo trangugiava famelico, esattamente come adesso.
Ma non era tempo di abbandonarsi a simili inezie. La sua vendetta era vicina al suo compimento e non doveva perdersi in queste futilità, meno che mai dietro alla principessa.
Arrivato alla taverna, entrò e per tutta la notte fu indaffarato a programmare le ultime mosse per il suo piano.
 
 
 
 
 
 
Lual decise di uscire dopo la colazione. Ringrazio il Divino Yah per avere un padre così occupato con questioni politiche e burocratiche da non avere tempo da dedicare a lei o queste uscite le sarebbero state vietate poiché erano frequenti e dunque sospette.
Camminò nel proprio mantello leggero col cappuccio tirato sulla testa e intanto si guardò in giro.
Si stava avvicinando l’estate e la gente del paese sembrava più allegra che mai. Lual era ammirata nel vedere come in realtà bastasse poco per essere felici.
Proseguì finché all’angolo di una via che incontrava quella principale vide Aster disteso contro il muro, profondamente addormentato.
“Come diavolo fa a dormire così?” pensò per prima cosa Lual, ridendo subito dopo.
Si avvicinò e si accucciò davanti a lui.
La pelle di Aster, abbronzatissima in confronto a quella candida di Lual, era madida di sudore per l’esposizione al sole che si avviava verso il mezzogiorno.
Lual allungò una mano e con le dita sfiorò il viso del ragazzo, scostando quelle ciocche nere che ricadevano sul viso umido.
“È… bellissimo…” pensò per una frazione di secondo “M-ma cosa vado a pensare?”  si disse poi ritraendo la mano di scatto.
Quel movimento svegliò Aster che spalancò gli occhi neri e si ritrovò a fissare il seno di Lual attraverso la scollatura del suo abito.
“Principessa… non conosce modi meno provocanti di svegliare un ragazzo nel pieno della fase di sviluppo?” borbottò chiudendo di nuovo stancamente gli occhi.
Lual si guardò e si coprì col mantello imbarazzatissima.
“C-che ci fai qui per terra?” balbettò.
“Ho fatto tardi ieri notte e non ho avuto la forza di tornare a casa…” si giustificò Aster mettendosi a sedere.
Lual, in ginocchio davanti a lui, lo squadrò con uno sguardo di rimprovero.
“Principessa, dovresti smetterla di pensare di poter dare degli ordini a tutti…” commentò Aster notando il suo sguardo.
L’afferrò per la nuca e la portò verso di sé, facendo aderire le loro fronti.
Siamo vicinissimi Lual era ancor più rossa di prima.
“Dovresti abbassare la cresta, principessa…” continuò Aster “Anche se ammetto che potrei trovare eccitante ricevere ordini da te.. sempre meglio di come li ricevevo da piccolo”
Lual lo spinse via liberandosi dalla sua stretta. Ancora accenni al passato. Perché non ne voleva parlare ma faceva continue allusioni in sua presenza? Era talmente frustrato?
“Insomma… alzati e vatti a fare un bagno…” rispose lei sistemandosi e senza guardarlo negli occhi, temendo di perdercisi come poco prima.
“Non mi va…” commentò Aster dopo essersi dato un’annusata.
Lual sospirò.
“Cos’è che stavi facendo prima eh?” chiese malizioso Aster.
“N-nulla!” balbettò di nuovo Lual.
“Mah… sei strana oggi principessa…”
“Mai quanto te! E smettila di chiamarmi principessa! Non ti ricordi come mi chiamo?” ribatté Lual.
“Certo che mi ricordo… Lual…” la fissò Aster seriamente.
Il suo nome pronunciato dalle sue labbra le sembrò molto più dolce e incantevole.
“Beh, che vuoi fare oggi? I bambini sanno cavarsela da soli, mi aspettano a cena…” esordì Aster stiracchiandosi.
“Sicuramente voglio farti fare un bagno!”
 
 
 
 
 
 
 
Era ormai Luglio. Ogni giorno si incontravano e alla sera si salutavano. Lual cominciò a percepire un vago senso di tristezza ad ogni saluto. Continuava ad avere il timore di non vederlo più il giorno seguente.
Aster, dal canto suo, era ormai ammansito e trovava divertente passare il tempo con la principessa e osservarla fare fiasco in ogni cosa che non fosse “da persona regale”. Ma con l’autunno la pacchia sarebbe finita e Aster non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di uccidere il re e gustare la propria vendetta.
Da quella prima volta, i due giovani avevano preso l’abitudine di fare il bagno insieme. Vestiti, ovviamente. Lual lavava la schiena di Aster e Aster le tirava qualche scherzo provando a farla immergere sott’acqua di sorpresa. I loro pomeriggi passavano così, tra l’acqua e la riva del laghetto dove andavano. Lì parlavano del più e del meno e Aster si stupiva della facilità con cui riusciva a parlare con Lual. Si rese conto che non era così ingenua come dava a vedere.
Erano in pace. Gustavano insieme il miele che raccoglievano con i bambini e godevano l’uno della compagnia dell’altra. Con la tempesta che incombeva.
 

 
 
 
 
 
Visto che ci avviamo anche noi verso l’estate ho pensato bene di piantare anche loro in questa calda stagione che porta serenità e gioia. Purtroppo la loro non durerà molto. Mi dispiace! Continuate a seguire Lual e Aster, perché non vi deluderanno!
Un bacio a tutti!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8: Revelations ***


WILD HONEY



Image and video hosting by TinyPic


 Capitolo 8: Revelations
 
 



 
Non mancava molto ormai. Stava solo attendendo il momento propizio. Con i suoi compagni ribelli era rimasto d’accordo di ritrovarsi in un sotterraneo,  in giorno ancora da stabilire, proprio sotto il negozio di armi e utensili da agricoltura, così da potersi armare subito appena sarebbe cominciato tutto.
“Ehi, Aster, ti vedo strano in questi ultimi tempi! Non è che ti stai rammollendo?” lo prese in giro una sera Haloch mentre stavano seduti ad un tavolo, circondati da altri amici, a bere birra.
“Che cosa vuoi dire, vecchio ubriacone?” rispose sprezzante Aster sorseggiando dal suo boccale.
“Ti hanno visto in compagnia di una donna, amico!”
“E allora?”
La conversazione cominciava a essere scocciante.
“Forse ti ha fatto il lavaggio del cervello? Sei troppo docile ultimamente… cos’è, te la porti a letto?”
Nella testa di Aster ci fu come un clic che lo fece scattare in avanti. Finì addosso all’uomo, facendolo ribaltare sulla sedia e cadere a terra. L’uno sopra l’altro, Aster lo minacciava con un pugno chiuso.
“Dillo ancora, maledetto. Prova  a ridirlo se ne hai il coraggio”
“Calmati Aster, si scherzava” intervenne un ragazzo dai capelli rossi più o meno della sua età.
“Irie, fatti da parte”
“No, Aster, non possiamo avere disaccordi proprio ora! Ricordati qual è la nostra missione! Ricordati che qui siamo tutti fratelli!” continuò Irie.
Aster sembrò rinsavire e si alzò da Haloch.
“Chi mi insulta non è degno nemmeno di respirare la mia aria” rispose solo Aster.
A grandi passi uscì dalla locanda e si diresse verso la casa dei bambini.
Sulla strada però ripensò all’ultima frase che aveva pronunciato e la corresse nella mente:
chi insulta Lual non è degno di respirare la mia aria. Chi la insulta verrà fatto fuori.
Incredibilmente, l’istinto omicida che stava conservando per la sua vendetta contro il re, si stava estendendo anche verso chi lo feriva nel profondo. Con un pensiero simile, voleva forse dire che si era affezionato alla principessa? Sarebbe stato l’errore più madornale che avrebbe potuto fare.
“Io non amo la principessa. La sto solo usando. Prima o poi scoprirò un modo per infiltrarmi nel castello grazie a lei e finalmente quel re maledetto morirà” si auto convinse.
Ma nella sua mente comparivano immagini di Lual che contraddicevano le sue parole.
 
 
 
 
 
 
Qualche sera dopo, raggiunse la principessa direttamente al laghetto dove erano soliti farsi il bagno. Sbucò dai cespugli e scese verso la riva.
Ancor prima di arrivare, la vide immersa nell’acqua, un po’ distante dalla riva. Lo colse di sorpresa soprattutto il fatto di aver trovato poco più in là l’abito della principessa. Questo voleva dire solo una cosa.
Le brache calarono giù per le sue gambe, sfilò la maglia, e si tuffò nell’acqua calda.
Il sole stava tramontando e il cielo era tinto di colori caldi: rosso, rosa, arancio…
Lual stava tranquillamente lavando i capelli, accennando una melodia, senza accorgersi dell’avvicinamento di Aster, che le balzò addosso.
Entrambi si ritrovarono sott’acqua ma subito Lual risalì in superficie senza fiato.
“Aaaaah!”
Aster la seguì e si ritrovarono faccia a faccia.
“Aster! M-ma cosa… c-che stai facendo?!”
“Il bagno, no?” rispose lui innocentemente.
“M-ma sei nudo!!”
“Beh? Anche tu”
Lo faceva apposta, vero? Lual era esasperata da questa finta tontaggine.
“Appunto! Scemo!” e gli mandò uno schizzo d’acqua in faccia.
Approfittò del momento per allontanarsi quando all’improvviso si sentì afferrare per una caviglia.
“Dove scappi?” rise Aster.
La tirò per la caviglia indietro verso di sé. Il suo petto aderì alla schiena di lei, mentre lui l’avvolse con le braccia intorno a collo, abbracciandola.
“Non andartene…”
Lual sgranò gli occhi. Percepì un moto di tenerezza nei suoi confronti. Da cosa era spinto a fare una cosa tanto…
“…osceno! Sei osceno, lasciami!” si dimenò.
“Ti prego, resta qui… Lual…”
Al suono del proprio nome, Lual smise di provare a sciogliersi al suo abbraccio e vi si abbandonò.
“Mi sento solo, Lual…” sussurrò al suo orecchio il ragazzo.
“A-Aster… io…”
Il sole era ormai calato ed erano quasi al buio. Qualche stella iniziava a comparire nel cielo.
Aster voltò Lual in modo da vederle negli occhi. Lual rimase folgorata dal suo sguardo così pieno e allo stesso tempo così vuoto. Sembrava uno sguardo reso tale da un forte senso di solitudine e di rabbia repressa per tanto tempo.
Neanche si rese conto di essere col seno fuori dall’acqua e quindi pienamente visibile agli occhi del ragazzo. Per non parlare di quello che ancora si nascondeva sotto la superficie.
Un altro bisbiglio, tre parole dette in un soffio, poco prima di ritrovarsi in un bacio che sapeva di miele.
La mano di Aster la carezzò dolcemente su una guancia mentre lei, timidamente, fece scorrere le proprie intorno al suo collo per stringerlo a sé.
Cosa stava succedendo? Si stavano baciando. Lei stava sentendo nella sua bocca la lingua di quel ragazzo che un tempo era il bambino che aveva nutrito e con cui aveva fatto amicizia da piccola. Ora era un giovane di vent’anni, bellissimo, e lo aveva lì, tra le sue braccia.
I loro corpi bagnati aderivano l’uno contro l’altro. Il bacio durò a lungo e si fece sempre più carico di passione.
“A-Aster…”
“Ti amo, Lual…” ripeté il ragazzo mentre passava una mano tra i suoi lunghi capelli biondi.
Lual non riuscì a non cedere e si abbandonò completamente, lasciandosi fare ogni cosa.
Aster ebbe via libera per ogni parte del suo corpo finché si unirono insieme diventando un’unica entità, lì immersi nell’acqua.
 
 
 
 
 
Sulla riva, sotto un albero, i due ragazzi rimasero ancora nudi, sdraiati, ad asciugarsi.
Lual lo carezzava, scostandogli le ciocche di capelli dal viso.
“Non ti avevo ancora visto con i capelli sciolti…” commentò arrotolandone un po’ attorno all’indice.
“Sono più comodi legati…” disse stancamente Aster a occhi chiusi.
“Sono belli… ma non dovresti tagliarli?”
“Non mi va…”
Lual ridacchiò e continuò a coccolarlo.
“Mi mancava questa sensazione…” esordì di nuovo Aster.
“Che tipo di sensazione?” domandò curiosa Lual.
“L’essere amato e coccolato come fai tu ora…”
“Come mai?” chiese ancora la principessa “Aster, che cosa è successo alla tua famiglia?” Lual fece la domanda fatidica, di cui da sempre avrebbe voluto sapere la risposta.
“Il mio era un villaggio, come direste voi, ‘non civilizzato’… vivevamo sugli alberi, ci procacciavamo il cibo da soli, avevamo le nostre divinità… vivevamo in pace” cominciò “mio padre era il capo… e mia madre era la guida per tutte le donne…”
“Che cosa è accaduto?”
“Tuo... padre… è venuto a conquistare la regione in cui le diverse tribù vivevano… La mia è stata una delle prime… eravamo i più forti, era meglio se levava di mezzo prima noi, così avrebbe avuto la vita più facile col resto delle tribù che in qualche modo erano legate alla nostra” il tono di Aster si fece più aspro.
“Io… io non… non lo sapevo…” Lual era mortificata. Il padre, il suo amato padre, che pareva un re così giusto, aveva fatto questo? Sterminato un popolo a sangue freddo?
“Ovvio… quando ci siamo conosciuti avevi appena cinque anni, non capivi niente…” rispose Aster.
“Perché vi ha attaccati?”
“Possibile che non ci arrivi? Sete di conquista, di potere… non ti hanno istruita così?”
“No, io... non ci ho mai pensato…
“Eppure sei la futura erede al trono. Non mi stupirebbe se diventassi dispotica come quel maledetto…”
“Aster! Sono sicura che…”
“Che avesse un buon motivo? Tu credi?” la interruppe Aster ormai infuriato “Non credo proprio!”
“Ma io non sarò come lui! Non puoi dirlo con tutta questa leggerezza!”
“È più che probabile, fidati”
Aster e Lual, ora seduti, non si guardavano più negli occhi.
Lual si alzò di scatto, afferrò il proprio abito e lo indossò.
“Buonanotte”
E scappò via.
“Lual! Aspetta, Lual! LUAL!” urlò.
Ma lei era già sparita.
“Accidenti…!” imprecò frustrato.

 
 
 
 


 
 
 
 
Beh, che ve ne pare? Ricco di eventi questo capitolo! Era da tanto che volevo far fare loro il bagno insieme nudi e finalmente il momento è arrivato XD aster non sa che cosa vuole davvero: amare lual o usarla per il suo scopo?  Vi ringrazio tutti, voi che seguite e recensite la storia ^^ al prossimo capitolo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9: Betrayer and liar ***



Image and video hosting by TinyPic


Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 9: Betrayer and liar
 
 
 
 
 
Cattivo. Era stato troppo cattivo con lei. Perché le aveva detto quelle cose? Non si conoscevano abbastanza da poter dire che lei non sarebbe stata come il padre? La sconvolgeva quel paragone.
Era vero, da piccola non aveva la più pallida idea di quale fosse la “politica” estera del padre. Ora ne era un po’ più consapevole. Sapeva che il padre andava in guerra, sapeva che uccideva migliaia di persone con il suo esercito. Ma non aveva idea che uccidesse quelle innocenti. Popoli che non avevano commesso alcun reato se non quello di esistere e di vivere pacificamente nella regione vicina.
Lual non prese nemmeno in considerazione l’idea di discuterne col sovrano. Sarebbe stato come andargli contro a viso scoperto.
Scoprì presto però che c’era già chi invece era pronto a farlo.
Decise di tornare indietro, rendendosi conto di essersi comportata come una bambina fuggendo a quel modo. Voleva chiedere scusa ad Aster, parlarci con calma e risolvere tutto. Dopo quello che era successo quella sera, ora più che mai il cuore di Lual era attanagliato dalla paura di perderlo.
Ripensò al suo tocco delicato, alla sua mano che scorreva e le accarezzava la pelle, il suo respiro caldo sul collo e i suoi ansimi uniti ai propri… e, arrossendo, prese a correre a perdifiato verso il lago, sperando con tutto il cuore di ritrovarlo lì ad attenderla.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Principessa dei miei stivali…” imprecò “Accidentaccio! E adesso?”
Era sulla via del ritorno e mentre borbottava dava calci ad una pietra.
“Ma che hanno in testa le donne? Bah…”
“Aster! Eccoti, finalmente!”
Aster si voltò e vide Irie corrergli incontro.
“Ehi, amico, cos’è tutta questa fretta?” domandò stupito.
“Ti stavo cercando ovunque! Alla locanda stanno cominciando a pensare di non partecipare più alla ribellione!”
“Che cosa?!”
“Sì, insomma, non vogliono più seguire un ‘ragazzino contafrottole’” riferì Irie.
“Capisco… andiamo, sistemerò le cose”
Irie si affrettò a seguire Aster.
“Aster… dove sei stato stasera?” chiese timidamente il rosso.
“Fuori… perché?”
“È vero che ti vedi con una ragazza?”
“Anche se fosse?”
“Danno la colpa proprio a questo fatto! Pensano che questa donna ti abbia irretito e fatto perdere il punto fondamentale!”
“Sciocchezze! Non è certo una donna a farmi perdere il senno!”
Non è vero…
“Sì, ma…”
“Che rimanga tra me e te, Irie: la donna che incontro è la principessa”
Irie rimase a bocca aperta e fece per rispondere.
“Taci, Irie, ascoltami! Stasera l’ho incontrata e… è successo qualcosa… solo ho fatto un casino e adesso devo rimediare… lei può portarci dritti nel castello e a quel punto avremo via libera!”
Irie comprese tutto:”Allora dillo anche agli altri!”
“No, o penseranno che lo stia facendo solo per mio interesse… e anche se in parte è così, lo sto facendo anche per quelli che come me sono stati schiavizzati, portati via dalle loro case con la forza e separati dalla famiglia!”
“Comunque, risolvi la questione o non ti darà più ascolto nessuno” concluse Irie.
E lei… che cosa penserà di me?
 
 
 
 
 
 
Lual arrivò di nuovo al lago col cuore in gola per la fatica e l’ansia. Ma Aster non era più lì.
“Sarà andato via arrabbiatissimo…” si disse sconsolata.
Prese a camminare lungo la riva del lago.
“Forse è andato in paese… in quella locanda… mi aveva detto che spesso la sera ci va per bere…”
Lual prese la direzione del paese con passo spedito.
“Aster… Aster…”
Sentiva in bocca le parole che lui le aveva sussurrato all’orecchio… moriva dalla voglia di dirgliele.
Giunta alla locanda, rimase fuori e guardò attraverso la finestra un po’ appannata.
“Aster!”
Il ragazzo era di nuovo, come la prima volta che l’aveva rivisto, in piedi su un tavolo, con l’attenzioni di tutti su di sé, come un avvocato durante la sua arringa.
Si avvicinò alla porta e pian piano la socchiuse quel tanto che bastava per sentire il discorso.
“… e ormai siamo pronti al passo decisivo! Se rimarrete con me, vi giuro che entro dopodomani prenderemo possesso del castello e il re verrà ucciso!”
Scoppiò un applauso a queste ultime parole e la porta si spalancò. Sulla soglia, Lual in lacrime.
“È la principessa!” disse qualcuno.
Aster era sbalordito.
Lual scappò via, nuovamente, lontano da quel posto e da lui.
“Lual, aspetta!” Aster balzò giù dal tavolo e le corse dietro, lasciando i commensali.
In breve raggiunse la ragazza e l’afferrò per un polso.
“Lasciami, lasciami maledetto! Sei un traditore, un bugiardo!”
“No, Lual, io…!”
Sì, è vero… sono un bugiardo e un traditore…
“Ascoltami, ti prego! Ti scongiuro!”
“Non ho più nulla di cui parlare con te! Mi disgusti, non ti voglio più vedere!”
Lual strappò la sua mano da quella di Aster e riuscì a fuggire.
“LUAL! Torna qui!!”
Ma lei non si voltò indietro e scomparve.
Aster tirò un pugno al muro vicino procurandosi una larga ferita che prese a sanguinare.
“Com’è che dicevi? Ci avrebbe condotti dritti dentro al castello…” Irie parlò alle sue spalle.
“Non importa… dopodomani noi entreremo lo stesso nel castello…”
“Come vuoi… ma te non sei innamorato di lei?” chiese dubbioso Irie.
Aster continuava a non voltarsi verso di lui, come per timore di rivelare i propri veri pensieri dall’espressione del viso.
“No… non la amo”
Veramente un bugiardo…
 
 
 
 
 
Era tornata tardissimo ma nessuno sembrò darci peso. Sia la regina che il re erano andati a dormire subito dopo cena, cioè quando Lual ne aveva approfittato per sgattaiolare via.
Si rinchiuse nelle sue stanze e non vi uscì per tutto il giorno seguente.
Si tormentò per gran parte del tempo.
Chissà se ora è dai bambini… starà raccogliendo il miele? E stasera andrà al lago? O dormirà a casa sua? E domani verrà qui al castello? Ucciderà davvero mio padre? E di me cosa ne sarà? Mi ha mentito, vorrà uccidere anche me, che sono la figlia dell’assassino dei suoi genitori. Vorrà sicuramente uccidermi, sì… vorrà uccidere me, la ragazza che ha detto di amare… ma se vuole uccidermi  vuol dire che non mi ama… quindi perché abbiamo fatto l’amore? Voleva solo il mio corpo per divertirsi e prendermi in giro per bene fino all’ultimo? Già lo vedo, sghignazzare come suo solito, poco prima di uccidere mio padre, mia madre e poi me… ho paura… ma sono pronta ad accettarlo… sì, se devo morire domani, morirò domani… lo amo, non mi interessa il resto… ma dovrebbe interessami invece…
I ragionamenti, le congetture, andavano via via scemando, lasciando il posto a pensieri senza un filo logico, guidati solo dalla disperazione e dalla quasi rassegnazione che ormai pervadevano il cuore e la mente di Lual.
“Ti aspetto, Aster…”
 
 
 
 
 
“Avanti, è il momento” attirò l’attenzione dei compagni “Grazie a questo passaggio segreto che ho utilizzato per scappare da bambino, potremo entrare senza difficoltà nel castello e invaderlo. Prendete quello che volete: donne, denaro, oggetti… ma il re è mio” precisò.
“E la principessa?” chiese qualcuno.
“Ignoratela, non deve esserle torto neanche un capello”
I suoi capelli d’oro…
“Chi riesce però a condurla da me, avrà una ricompensa”
Potrò vedere ancora i suoi occhi verdi smeraldo… prima di tagliare completamente i ponti…
E così prese il via la ribellione dei superstiti delle tribù.
 
 
 
 
Nello scorso capitolo ho postato anche un disegno fatto da me che rappresenta la mia immagine di Lual e Aster ^^ mi piaceva l’idea di lei che lo pettinava e sullo sfondo i loro primi piani… spero piaccia anche a voi ^^ spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, siamo quasi alla fine ormai… mi sembra strano riuscire a finire di nuovo una ff così lunga, ma mi soddisfa molto ^^ spero apprezziate anche il disegno in questo capitolo e il titolo modificato per me da giulietta sprint, grazie mille!!
Un bacio a tutti e alla prossima!!
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10: Rebellion ***


WILD HONEY







 Capitolo 10: Rebellion
 
 





Quelli che, chissà come, erano in possesso di una spada seguirono Aster. Erano in pochi, una ventina. La maggior parte era armata di semplici torce e forconi. Insomma, una vera ribellione contadina.
“Ci siamo…” pensò Aster, volgendo lo sguardo al castello sovrastante il paese.
“Aster, che si fa? Gli uomini sono pronti” fece rapporto Irie.
“Bene… Irie, io e gli spadaccini entreremo da una via secondaria… tu, con tutti gli altri, passa dalla porta principale, sarà un diversivo per permettere al mio gruppo di arrivare alla sala del trono”
“Ricevuto” Irie si allontanò.
L’unico amico che aveva stava mettendo in pericolo la sua stessa vita solo per un proprio capriccio.
“Irie!!” lo chiamò.
Il giovane dai capelli rossi si voltò.
“Se eviti di morire, ti offrirò la cena per un mese!”
“Non fare promesse che non puoi mantenere, Aster” ridacchiò di rimando Irie con una punta di amarezza.
“Già…” sospirò tra sé Aster quando l’amico era ormai tra i suoi uomini.  “Che traditore…”
Si rivolse verso il suo gruppo di uomini meglio armati e con voce da gran condottiero attirò la loro attenzione.
“Gente! Finalmente stanotte si compirà la disfatta del re! Porremo fine alla sua tirannia e alle sofferenze che abbiamo dovuto subire noi e i paesi conquistati da questa persona spregevole!”
Urla di gioia salirono dagli uomini. Aster riprese il discorso.
“Abbiamo perso l’aiuto della principessa…” e qui sorsero commenti poco gentili per la perdita di una grande opportunità come quella “ma io, che sono stato prigioniero in quel castello, a fare lavori spezza schiena e umilianti, conosco una via segreta per portarci dritti all’interno del castello.  A seguire, il nostro gruppo si dimezzerà, andando una parte ad aiutare il gruppo di Irie, l’altra a proseguire con me verso la sala del trono. Il diversivo creato da Irie dovrebbe assicurarci la via libera”
“Ci sono ordini particolari?” chiese qualcuno.
“Sì… non uccidete la principessa, ricordatevelo… piuttosto portatela da me, ovunque io sia… e il re è mio… voi pensate alle guardie e ad impossessarvi di quel che vi pare”
Vendetta… voglio solo vendetta, nient’altro…
L’amore per Lual in quel momento era stato completamente sorpassato dal desiderio ardente che aveva serbato per undici anni.
“Uomini, è ora!!”
Un grido di battaglia si levò verso il cielo ormai scuro.
 
 
 
 
 

 
 
 
“Aiuto!!”
“Aiutateci!!”
“No, vi prego!”
“Aaaaaaaaaah!!”
“Aaargh!!!”
Urla ovunque, per tutto il castello.
Lual, che nell’attesa di qualcosa, qualsiasi cosa, si era addormentata sul proprio letto a baldacchino, si svegliò di soprassalto.
“Oh, Yah, aiutaci!” pregò sentendo il caos che si era creato.
Spalancò le porte dei propri appartamenti e davanti si trovò la guerra. Le donne servitrici del castello scappavano dappertutto, uomini armati le inseguivano o combattevano tra loro, oggetti preziosi venivano rubati.
“Devo scappare” pensò Lual.
Una mano le tappò la bocca e le braccia le vennero bloccate dietro la schiena.
“Ahah, che bocconcino succulento…”
L’uomo parlò vicino al suo orecchio. Quella voce, quell’alito fetido e che sapeva di alcool, non le erano del tutto nuovi.
Ma un colpo sulla nuca fece cadere privo di sensi quell’uomo, liberando così dalla sua presa Lual.
“Haloch, questa è la principessa… dormi per un po’, possiamo anche fare a meno di te…” disse con tono spregevole un giovane dai capelli incredibilmente rossi e lucidi.
Lual era rimasta a terra impalata, terrorizzata.
“Principessa, ho un ordine a cui non devo mancare, perciò la prego di venire con me… non voglio usarle scortesie, quindi mi segua senza opporre resistenza o mi vedrò costretto a ricorrere alla forza” le parò quello.
“No! Aiuto!”  tentò di scappare lei.
Nella mischia nessuno si curava di quello che succedeva intorno, ognuno era concentrato nel battere l’avversario. Lual non ricevette l’aiuto richiesto e si sentì spacciata.
“Venga con me, avanti…” disse con un grugnito Irie.
La prese da terra, mentre lei si dimenava forsennatamente, e se la caricò sulle spalle.
 
 
 


 


 
Con quel fendente aveva abbattuto l’ennesima guardia. Mentre intorno a lui c’erano i suoi compagni impegnati nelle loro lotte, lui aveva la porta della sala del trono davanti a sé.
Oltre di essa, c’era l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori e lo aveva condannato ad una vita che non valeva la pena di essere vissuta.
Non attese oltre e corse verso il portone.
“Il capo dei ribelli… giusto?”
Al contrario da quanto ci si aspetterebbe, il re era rimasto sul trono. Mentre i suoi servitori si battevano per lui, dando la loro vita per lui.
“Che uomo senza scrupoli…” pensò Aster.
A spada tratta era fermo al centro della sala e fissava il re. Ora che gli era davanti quasi non sapeva cosa fare.
“Allora, ragazzo, cosa sei venuto a fare qui? Hai causato un gran bel trambusto…” parlò di nuovo il re, con tono rilassato.
Il re era paradossalmente tranquillo, nessuna paura lo attanagliava.
Aster digrignò i denti, senza rispondere. Maledetto…
“Beh, sai, io non ho tempo da perdere con i mocciosi. Ho un regno da governare e altri paesi da conquistare…” sbuffò seccato il re.
“No! Tu non conquisterai più nulla! Non ucciderai più persone innocenti!”
“Innocenti? Loro non erano innocenti, si trovavano sulla mia strada e mi intralciavano, ho dovuto eliminarle” commentò pacato il re.
“Quindi io e i miei genitori eravamo solo un intralcio? Non avevamo fatto niente, non costituivamo una minaccia per te!”
“Tu e i tuoi genitori? Mmm.. ah, forse ricordo… tu sei quel ragazzino con cui mia figlia ha passato qualche tempo assieme… sai che la sua dama di compagnia è morta poco dopo che tu fosti assegnato ad un lavoro? È morta perché ha permesso a mia figlia di stare vicino a meno di tre metri ad un selvaggio come te! Quindi… in fondo… anche tu sei un assassino, o sbaglio?”
Aster rimase a bocca aperta. Sapeva quanto quella donna era stata importante per Lual. Quando era stato in prigione aveva sempre visto solo loro due e in un certo senso la presenza di Miry aveva un che di rassicurante. Durante quelle visite, mentre lui e Lual giocavano, lei faceva piccoli lavori di ricamo o altro e il quadretto sembrava quello di una madre con i figli. Quel periodo, prigionia a parte, non era stato così male col senno di poi. Ma sapere che quella donna era morta a causa sua, lo riempì di una tristezza inaspettata.
“No… non è vero… tu sei l’assassino!” gridò e si scagliò contro il re.
“Aster!”
Da una porta laterale della sala, sbucò Irie con in braccio una ragazza.
“Ha fatto un po’ di storie ma eccola qui”
“Aster?”
“Lual!”
Lual, messa a terra da Irie, stentava a credere di vedere Aster con una spada in mano, a pochi metri dal padre.
Davanti aveva quelli che erano gli uomini più importanti della sua vita: un padre, che per un motivo o per un altro, non aveva visto quasi mai ma che da piccola adorava come un dio e che ora invece, sapendo la verità lo disprezzava e allo stesso tempo non voleva credere alla realtà; e un giovane uomo, straniero e bellissimo, sia nel corpo che nell’anima, che l’aveva tradita e avrebbe ucciso suo padre per vendicare il suo popolo.
Aster si riprese da quell’attimo di sgomento e sul suo viso tornò lo sguardo determinato che aveva avuto ogni volta che pensava alla propria vendetta.
“Bene bene” disse afferrando Lual e portandola contro di sé “abbiamo la sua cara figliola qui” le avvicinò la spada alla gola, stringendola forte a sé “cosa potremmo farle?” ghignò.
“A-Aster…” Lual era terrorizzata, Irie stava alle spalle di Aster impassibile e anch’egli a spada tratta.
“Ti prego, Aster… lasciami andare… ho paura…”
“Sta’ zitta! Zitta!” le intimò strattonandola.
Lual cominciò a piangere.
Aster l’aveva vista piangere solo una volta: durante la loro unione al lago, mentre le portava via la sua virtù, lei pianse, di felicità e dolore. Appena ebbero finito, prima di andare sulla riva, Aster le aveva leccato via le lacrime. “Non voglio più vederti piangere…”  e Lual aveva semplicemente annuito, tra le sue braccia.
Ora, piangeva di nuovo contro di lui e lui sembrava spietato e senza scrupoli.
“Sei… come mio padre” disse tra i singulti.
Aster allentò per un attimo la presa. Il re sgranò gli occhi.
Lual ne approfittò per liberarsi ma Irie era pronto e scattò afferrandole i polsi e portandoglieli dietro la schiena con una sola mano.
Aster si avvicinò al suo volto e accarezzò il suo corpo con la lama affilata della spada.
“Ripetilo, se ne hai il coraggio…” le disse con occhi infiammati.
 
 
 

 

 
 
 
Ecco qua!! Cosa gli prende ad Aster?! È praticamente impazzito, o sbaglio? XD seguite ancora Aster e Lual per sapere come finirà: Aster ucciderà il re? O perirà nell’impresa? E che ne sarà di Lual? Grazie a tutti voi, che seguite, ricordate, recensite la storia, vi ringrazio davvero! Spero che riuscirò a concluderla prima della mia partenza a fine luglio ^^ un bacio a tutti!!
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11: Peace and Love ***


 WILD HONEY








Capitolo 11: Peace and Love
 
 




 
 
“Prova a ripeterlo…” incalzò Aster premendo la spada contro la gola di Lual.
“Aster… smettila, tu…”
“Io cosa?! So benissimo quello che faccio e non sarai te ad intralciarmi!”
Che diavolo sto facendo?
“Ragazzo, non curarti di mia figlia… è  ingenua, ancora non sa come ci si comporta in queste occasioni…” parlò il re, richiamando l’attenzione di Aster.
“Crede di conoscerla così bene?”  sghignazzò Aster.
E io allora?
“Ammetto di non essere stato presente nella vita di mia figlia, ma lei può capire il perché”
“Perché, padre? Eri troppo impegnato ad uccidere la gente per pensare a tua figlia?” urlò Lual senza nemmeno poter guardare in faccia il re, stretta nella morsa di Irie.
“Ero impegnato a creare il regno ideale per te, figlia! Dove avresti vissuto onorata, in pace e dove tutti ti avrebbero obbedito senza esitazione!”
“Basta con queste chiacchiere inutili!!”
Aster perse la pazienza e il controllo di sé e si scagliò contro il re. Quello estrasse dallo scettro una lama sottile che in un attimo trafisse il fianco di Aster, che gridò di dolore.
“Aster!!” Lual piangeva disperata.
“Ancora ti preoccupi di lui?” rideva invece spietatamente il sovrano.
“Aster, amico!” Irie lasciò la presa e corse ad aiutare l’amico.
“Guardie, guardie!”
Con quell’ordine perentorio, un gruppo di cinque guardie comparve dal nulla e prese i due ribelli.
“Come hai potuto notare, giovanotto, ho dovuto chiamare solo adesso le guardie… questo per dimostrarti quanto poco tu sia informato sul reale potere che detengo e quanto poco tu sia motivato a portare avanti questa ribellione… non hai nulla per cui combattere, la tua sete di vendetta non è che un mero capriccio di un ragazzino”
Ad Aster, ferito, mancava il respiro e non rispose alle offese, perché questo erano le parole del re.
Irie, dopo essersi dimenato e vedendo che il  compagno purtroppo non reagiva, si arrese.
“Portateli via” ordinò alla fine il re con uno sguardo schifato “Deciderò se risparmiarli e metterli ai lavori forzati oppure giustiziarli in piazza davanti al popolo” aggiunse, ma con un tono che non lasciava dubbi sulla scelta che avrebbe fatto.
I due vennero condotti via, sotto gli occhi colmi di lacrime di Lual. Era tutto sfocato, sia la vista sia i suoi pensieri.
Aster… Aster l’avrebbe quasi uccisa. No, non è vero, non l’avrebbe mai fatto. Però le aveva effettivamente puntato la spada alla g9ola. Ma era stato costretto dalle circostanze.
Tutti questi pensieri contraddittori si affollavano nella sua mente senza capo né coda.
“Lual…”
Lual alzò il capo, tentando di guardare oltre le lacrime che non accennavano a fermarsi.
“Ti vieto qualsiasi contatto con quel ragazzo. Inoltre, non ti sarà permesso uscire dal castello finché non lo ordinerò io. Mi sono spiegato?” disse il re.
Il suo sguardo, il suo volto, la sua voce così autoritaria… nulla dava l’idea che avrebbe accettato un no come risposta.
“Sì… papà…”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli altri ribelli, persi i loro capi, furono ricacciati indietro dalle guardie del re, che avevano ricevuto rinforzi. Qualcuno finì in prigione, qualcuno morì, qualcuno riuscì a tornare al paese. Ma tutti erano provati dalla battaglia: ferite che non venivano curate, fratture…
“Aster, come ti senti?”
“Malissimo…” boccheggiò di rimando il ragazzo.
La mano era completamente sporca di sangue, ma continuava a tenerla sul fianco, come se servisse per fermare la perdita.
Irie si prodigò per aiutare l’amico, fasciandogli il fianco strappando la propria camicia e lasciandogli le proprie razioni di cibo. Da un momento all’altro sarebbero finiti di nuovo a fare gli schiavi o, peggio, a morire al patibolo.
Passarono tre giorni e Aster non accennava a migliorare. Irie ormai si stava rassegnando.
“Fatemi passare, è un ordine!” si sentì il quarto giorno sbraitare una voce femminile.
Dei passi svelti e leggeri si fecero pian piano sempre più vicini, finché davanti alla loro cella comparve la principessa.
Indossava uno scialle con un cappuccio che le copriva il capo e con sé portava un cestino di vimini.
“È qui Aster?” domandò un po’ titubante.
“Sì, è qui, ma voi cosa…?”
“È ferito, devo medicarlo”
Con una chiave consegnatale da una delle guardie, la ragazza entrò nell’angusta cella e si avvicinò alla figura di Aster, steso contro il muro.
“Che ci fai tu qui? Va’ via” le intimò Aster.
“No, sei ferito, hai bisogno di cure…”
“Ho detto di andartene VIA!” ripeté  ostinato lui.
“NO!!”
Aster rimase a bocca aperta. Senza aspettare oltre, Lual prese a medicarlo con inaspettata maestria.
“Wow, sei brava…” commentò ammirato Irie.
“La mia dama di compagnia quando ero piccola mi insegnava…  mi facevo spesso male…” arrossì un po’ Lual.
Con un nodino completò la fasciatura e ripose le attrezzature nel cestino.
“Prendi questa stasera…” porse poi ad Aster una piccola caramella azzurra “Ti farà passare completamente il dolore e aiuterà la ferita a guarire. La fasciatura è solo per fermare la fuoriuscita di sangue” spiegò Lual.
“Perché lo fai?” parlò finalmente Aster.
“Perché ti amo” disse semplicemente Lual.
I due ragazzi la fissarono.
“I-insomma, ho riflettuto tanto, mi sono letteralmente spremuta le meningi, non sapevo cosa fare, dare retta a mio padre e rispettare il suo divieto di vederti, o aiutarti nonostante tu mi abbia quasi uccisa…  e ho stupidamente scelto la seconda opzione… potreste uccidermi da un momento all’altro, non so perché sono ancora qui…”
Aster interruppe la sfilza di frasi sconnesse tirandola a sé e baciandola. Irie tossicchiò con un sorrisino imbarazzato.
“Non ti avrei uccisa… col senno di poi, so che non l’avrei fatto… ti amo anche io, lo sai benissimo…”
“Aster, bisogna dire che non ne hai dato granché prova…” fece notare Irie.
“Ne sono consapevole… mi dispiace…”
“Aster!” Lual si gettò tra le sue braccia.
“Ahi!” gemette lui.
“Perdonami! Comunque devo tornare su o mio padre mi scoprirà… tornerò ancora, promesso!”
“Lual… lo sai che potremmo essere giustiziati… vero?”
Lual divenne serissima. “Sì, lo so… e per questo cercherò di uscire dal castello per raggiungere i bambini e farmi aiutare da loro…”
“No, non coinvolgerli, loro…”
“Loro hanno bisogno di te, Aster! E anche io! Ti libereremo e porremo fine al regno di mio padre!”
“Come vuoi… Lual…”
Dopo un ultimo, velocissimo bacio, Lual uscì dal sotterraneo, dopo aver pagato profumatamente il silenzio delle guardie, e tornò nella sua stanza a preparare il nuovo piano, quello per la fuga sua e di Aster dal castello.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ringrazio infinitamente coloro che hanno recensito e chi segue la storia ^^ vorrei qualche recensioncina in più, è chiedere troppo? Vorrei più pareri e soprattutto vorrei sapere come vi piacerebbe che la storia finisca ^^ vorrei potervi accontentare tutti come si deve! questo capitolo è un po' corto lo so, spero che il prossimo però possa essere per voi più succulento e per me più gratificante dei precedenti!!
Spero di poter aggiornare presto! Un bacio a tutti!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12: Escape ***


 WILD HONEY










Capitolo 12: Escape
 
 
 



 
 
La sera dopo, quando quasi tutto il castello era ormai immerso nel sonno, Lual tornò alla cella di Aster e Irie.
“Cosa pensi di fare adesso?” chiese Irie ad Aster mentre divoravano le cibarie portate da Lual.
“Beh, la mia cara principessina potrebbe aiutarci a fuggire…” rispose malizioso Aster lanciando un’occhiata a Lual.
“E dopo che fareste? Non potete tentare un’altra rivolta, non avete i mezzi necessari, siete stai feriti in molti, per non parlare dei morti…” disse la principessa.
Aveva ragione dopotutto. Aster rifletté. Ormai la gente del paese non gli avrebbe più dato ascolto. Avrebbe dovuto cavarsela da solo, come sempre.
Mentre Lual scambiava opinioni con Irie, restò in silenzio a guardarla. Se avesse proseguito con questa sua idea di vendetta, probabilmente non l’avrebbe più rivista. Aveva già commesso l’errore di ferirla nei sentimenti solo per quel suo dannato capriccio.
Pensò a ciò che la ragazza avrebbe detto su questo suo desiderio morboso. Non ha senso, Aster! I tuoi genitori non torneranno in vita così! Stai solamente rischiando la tua! O qualcosa del genere. Ma ancora non aveva avuto l’occasione di sentire ciò che pensava la ragazza.
“Irie… puoi lasciarci soli un minuto?”
“Certo, preferisci che me ne vada nell’angolo vicino alle sbarre o quello sotto la finestra?” rispose ironico l’amico.
“Molto spiritoso… per favore, non ci vorrà molto…”
Irie si alzò stancamente e si sedette più in là, per quanto quella cella permettesse una certa distanza.
“Aster, cosa c’è?” domandò Lual perplessa.
Aveva gli occhi spalancati e un’espressione un po’ preoccupata.
“Lual… tu cosa pensi di tutto questo?”
“Eh?”
“Sì, ecco…” Aster si trovava stranamente a disagio “di quello che volevo e che voglio ancora fare… di come sei stata coinvolta da me con l’inganno.. insomma, di tutto!”
“Veramente…” cominciò lei.
“Aaaaaah, sono uno stupido, che vergogna!” si irritò Aster portandosi le mani ai capelli.
“Veramente io ti sostengo…”
“Cosa?” si fermò il ragazzo.
“Penso che tu abbia tutte le ragioni per… per odiare mio padre… e io non so come ho potuto pensare che fosse un re giusto e buono… non so come ma dobbiamo fare qualcosa…” disse timidamente Lual a capo chino.
“È tuo padre, è logico che tu abbia sempre avuto fiducia in lui… ma sì, forse sei stata un tantino ingenua!” sdrammatizzò Aster.
“Cattivo!” Lual gli tirò un piccolo schiaffo sul braccio ridendo “Sì, hai ragione… ma ora mi sento più matura, ho capito qual è la mia posizione in questa storia e nel mondo in cui vivo. Io voglio stare accanto a te…”
“Ci aiuterai a scappare?”
“Non solo, verrò con voi!”
“Non puoi, sei la principessa, non...”
“Non rinuncio al mio essere principessa, ma da principessa che sono voglio lottare per il mio popolo e se il nemico è mio padre, beh… lo accetterò”
Aster incrociò il suo sguardo e vide tutta la risolutezza della ragazza. Sicuramente ora non era più la bambina che gli aveva fatto compagnia tanto tempo addietro.
“È meglio se torno in camera mia… non si sa mai…” sospirò Lual alzandosi.
“Complimenti, principessa, per la vostra crescita interiore” sorrise Irie avvicinandosi.
“G-grazie…” arrossì mentre il ragazzo le fece il baciamano “ti prego, non darmi del voi, chiamami anche tu Lual…”
“Come vuoi…” sorrise ancora Irie.
“Lascialo perdere, vuole metterti in soggezione!” lo spinse via Aster “Allora… ci vediamo…” aggiunse.
“Sì…”
Si scambiarono un bacio e Lual se ne andò.
“Innamorato perso, eh?”
“E stai un po’ zitto, ficcanaso…”
 
 
 






 
 
 
“Principessa!”
“Oh… sì?”
Lual si voltò esitante verso la serva che l’aveva chiamata.
“L’ho cercata ovunque, dov’era finita?”
“Ehmmm… stavo pensando di andare giù alle cucine a sgranocchiare qualcosa ma poi ho cambiato idea” si scusò Lual cercando di sembrare naturale.
“Oh, capisco. Comunque, le porto un messaggio di suo padre, dice che i prigionieri saranno giustiziati domani sera in piazza davanti al popolo”
Lual non voleva credere alle proprie orecchie.
“D-domani?”
“Sì, principessa. Dice che così saranno d’esempio per chiunque voglia ancora attentare alla vita di sua maestà e alla sua”
La ragazza non riusciva a proferir parola.
“Deve essere felice che due criminali così verranno tolti di mezzo… potrà vivere di nuovo al sicuro serenamente” sorrise la serva, inchinandosi e congedandosi.
“Fuggiremo domani…” decise.
 
 
 
 
 


 
 
 
 
“Lual, cosa ci fai già qui?” sorrise Aster vedendola trafficare con le chiavi davanti alle sbarre.
“Zitto, non dire niente!”
“E-ehi, ma cosa succ-“
“Dobbiamo scappare, adesso!”
“Come dici?” Irie e Aster si avvicinarono.
“Vi giustizieranno stasera, dobbiamo fuggire ora!!” ripeté Lual.
Con le mani tremanti, la ricerca della chiave finì e la inserì nella serratura.
“Muovetevi, presto!”
Irie e Aster la seguirono su per le scale che conducevano al piano terra del castello, passando davanti a guardie svenute.
“Ma che diavolo hai combinato?” disse stupito Aster mentre correvano.
“Le ho addormentate con un preparato soporifero che ho rubato nell’erboristeria del castello” spiegò senza indugiare Lual.
Di colpo si fermarono al suono dei passi di una coppia di guardie che camminava per un corridoio. Rimasero nascosti dietro l’angolo finché non si allontanarono per poi ricominciare a correre.
“Ecco, qui c’è un passaggio che porta sul retro del castello verso la foresta!”
Si fermarono di fronte ad una statua. Irie aiutò Lual a spostare una grossa pietra per scoprire il tunnel che nascondeva.
“Lual, perché lo fai? Ti rovinerai la vita così…”
Aster rimase fermo impalato a fissare l’amico e la ragazza.
“Perché vi date tanta pena per me? Non vi ho causato che guai…”
“Non è il momento di farsi prendere dai sensi di colpa, amico!” Irie posò una mano sulla spalla di Aster.
“Irie, ha ragione! Tu non hai causato guai a nessuno, anzi! Mi hai fatto aprire gli occhi davanti alla realtà! Ti devo molto Aster!” aggiunse Lual “Avanti, i bambini ci aspettano!”
“I… bambini?”
“Ho corrotto una serva per poter portare loro del cibo e far loro sapere gli ultimi avvenimenti e ora li ho fatti avvisare della nostra fuga, per preparare il necessario”
“Il necessario per cosa?” chiese ancora Aster mentre veniva spinto da Irie.
Irie richiuse il passaggio dietro di loro e seguì gli altri due che avevano ripreso a correre. Ormai era questione di minuti prima che qualcuno si accorgesse della fuga dei prigionieri e della principessa.
“Per andarcene dal paese” disse in tono definitivo Lual.
 




 
 
 
 
Cavoli che decisione importante eh? XD spero che anche questo capitolo sia piaciuto! Sono riuscita ad aggiornare presto grazie all’incoraggiamento delle recensioni ricevute, quindi spero di riceverne altre positive ^^ un saluto anche da Aster e Lual, che sono felici che li seguiate così ^^ ciaoooo!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13: Sacrifice ***



WILD HONEY









Capitolo 13: Sacrifice
 
 

 
 
 
 
Il sole stava tramontando. Presto si sarebbero accordi della fuga dei prigionieri. E cosa avrebbero pensato dell’assenza di Lual?
“Sicuramente penseranno che ti abbiamo rapito…” commentò Irie quando Lual pose la domanda.
Alternavano una corsa frenetica ad una camminata veloce e inquieta, col terrore continuo di essere seguiti. Infine arrivarono alla catapecchia, dove trovarono i bambini ad attenderli.
“Aster! Lual!”
“Irie!” un bimbo dai capelli scuri corse verso l’amico di Aster.
“Ciao, Gil, tutto bene?”
“È  vero che dobbiamo andare via da qui?” chiese qualcuno.
“Se vogliamo restare vivi sì” rispose crudamente Aster.
“Lual viene con noi?” domandò Kehl, il ragazzino che l’aveva aiutata durante la raccolta del miele tempo prima, quando era ancora tutto perfetto.
“Sì, verrò con voi” sorrise un po’ triste Lual.
Costringere anche i bambini, a cui era molto affezionata, a fuggire e nascondersi la faceva stare male. Ma sentiva il dovere di portarli in un posto più sicuro, lontano dai disordini del paese.
“Avete preso tutto? Bene, andiamocene di qui!” li richiamò Aster.
Risalirono una collina dalla cui cima la casa in decadenza pareva lontanissima.
“Torneremo?” chiese la piccola Kia.
“Sì… ma prometto che questo diventerà un luogo migliore” rispose decisa Lual.
 
 
 
 
 
 
 
“Dov’è mia figlia?!” il re stava perdendo il controllo di sé “RISPONDI!”
“Non c’è, Maestà, l’abbiamo cercata in ogni angolo del castello e…”
“Trovatela, subito! E trovate anche i due prigionieri! Com’è possibile che siano fuggiti?!”
“L-le guardie erano tutte… addormentate…”
Il povero malcapitato rispondeva terrorizzato, desiderando unicamente che il sovrano lo lasciasse andare.
“Ordina a tutte le guardie di setacciare l’intero paese!!” ordinò il re afferrando il messaggero per il bavero “non tornare qui da me finché non li avete ritrovati tutti e tre!!”
“S-sì, Vostra Maestà”
Il re tornò a sedere sul trono, mentre il messaggero corse via veloce fuori dalla sala.
Ormai la rivoluzione era cominciata. In paese in molti condividevano il pensiero dei ribelli che pochi giorni prima avevano attaccato il palazzo e molto probabilmente avrebbe potuto scatenarsi una nuova rivolta.
La regina era chiusa nelle sue stanze, sconvolta dallo shock per la scomparsa della figlia, e non aveva il benché minimo potere di fermare il marito. Non l’aveva mai fatto dopotutto, essendo all’oscuro della politica attuata da questo. Ma ora anche lei cominciava a rendersi conto che il castello in cui viveva era un castello costruito sulle spalle e le schiene di tantissimi schiavi, non di volontari donati da altri regni come le aveva fatto credere il re. Era stata una fortuna nel disastro che la regina fosse così debole di cuore da non poter reagire ad una tale scoperta.
Ora la cosa più importante era trovare Lual, farla rinchiudere anche lei e poi prometterla in sposa al più presto ad un principe di un qualche regno vicino, così da garantirsi un alleato in caso di un nuovo colpo di stato. I due fuggitivi li avrebbe fatti uccidere non appena trovati, seduta stante. Non voleva neanche vederne i corpi senza vita, li voleva sapere semplicemente morti.
 
 
 
 
 
 
 
 
La notte era fredda. I bambini, Aster, Lual e Irie trovarono una grotta, scavata nella roccia, non molto lontano da un piccolo monte. Si strinsero gli uni contro gli altri e mangiarono un po’ di provviste.
“Lual.. tutto bene?”
“Sì..”
Lual aveva le guance un po’ rosse e lo sguardo stanco, le palpebre appesantite. Quasi senza accorgersene crollò dal sonno sulla spalla di Aster, seguita mano a mano dai bambini.
“Ehi, Aster…”
“Mh?”
“Quando saremo fuori dal paese cosa faremo? Siamo dei reietti, che possibilità abbiamo di rifarci una vita?” domandò serissimo Irie.
Sulle sue gambe stava addormentato Gil, il bimbo di sei anni che gli era corso incontro felice quella mattina. Lo accarezzava lentamente sui capelli mentre questo dormiva profondamente.
“Non lo so, Irie, è tutto così precipitoso… ma voglio proteggere tutti quanti… Soprattutto Lual.. solo grazie a lei non sono uscito fuori di senno… è grazie anche a lei se sono quello che sono… la sua gentilezza di bambina mi ha aiutato a vivere i giorni di prigionia e la sua maturità di ragazza mi ha permesso di capire meglio me stesso e ciò che voglio… per colpa mia ora è coinvolta in tutto questo ed è l’unica, assieme ai bambini, ad avere il diritto di sopravvivere e io farò sì che questo diritto non venga calpestato a causa mia”.
“Capisco.. Mio caro Aster, sei davvero cresciuto… non sei più lo sbarbatello che ho conosciuto qualche anno fa!” sorrise Irie.
“Già… e io sono contento di aver trovato un amico come te…” ricambiò Aster.
“Riposiamo… domani ci attende un’altra giornata di camminata… andremo verso nord, ai confini del paese, non dovrebbe mancare molto ormai…”
“Sì.. buonanotte amico mio”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Forza, sfaticati!!”
Il comandante esortava il gruppo di soldati alla marcia a tenere il passo. Stavano ormai raggiungendo i confini del paese, dove secondo molti i prigionieri erano scappati rapendo la principessa.
All’improvviso, la sentinella, che cavalcava un po’ più distante dal resto dei soldati, suono il corno, attirando l’attenzione di tutti.
“Vedo delle persone, signore! Sono in molti… sono dei bambini… vedo anche due uomini… e… e la principessa!!!”
“La principessa?! Li abbiamo trovati! Presto!” il comandante cavalcò verso il gruppo di fuggiaschi, seguito a ruota dai sottoposti.
 
 
 
 
 
 
“Cos’è questo rumore?” domandò Irie.
“Sono…” Aster si voltò e sgranò gli occhi furioso “sono le guardie del re!!! Presto fuggite!!”
Ma ormai non avevano scampo. Ben presto furono totalmente circondati dalle guardie armate fino ai denti. Tra di loro, passò il comandante a cavallo, avvicinandosi ai giovani.
“Chi di voi è Aster?”
Nessuna risposta.
“Principessa, venga con noi, ora è in salvo!” ordinò allora il comandante.
“No, non tornerò!”
Con un cenno, il comandante mandò una guardia verso di lei, che venne afferrata per un braccio e trascinata via prima che Aster potesse fare qualcosa.
“Ora ditemi chi è Aster!”
“No, Aster, non rivelare chi sei! Scappate, io starò bene!”
“Chi è Aster?!?!”
Ancora nulla. Un altro cenno e Gil venne preso da un altro soldato che gli tenne la spada attaccata alla gola.
“Se volete che il ragazzino sopravviva, dovete dirmi chi è Aster!”
“No, no, no!!” si dimenava Lual.
Gil era paralizzato dalla paura.
Questo era troppo.
“Sono io”.
Irie fece un passo avanti, lo sguardo fermo e risoluto.
“Bene, finalmente sei venuto allo scoperto!” disse compiaciuto il comandante.
Gil venne rilasciato.
“No, no, papà!!”
“Gil…”
“Che scenetta commovente… avanti, portiamolo al castello assieme alla principessa!”
La cerchia di soldati si sciolse e presto le guardie furono lontane.
“PAPAAAAAAAAAA’!!!!” Gil era scoppiato a piangere.
“IRIEEEEEEE!!! LUAAAAAAAAAAAAAAAL!!!” gridarono gli altri bambini.
Aster era senza parole, senza fiato, senza forze. Già, non aveva avuto la forza di proteggere Lual. Le parole della sera prima erano solo campate per aria.
“Maledizione!!” crollò sulle ginocchia, a terra, sbattendo i pugni.
I bambini dietro, impotenti come lui.
“Aster, Aster!” Gil gli si avvicinò in lacrime “Dobbiamo salvarli, dobbiamo salvarli!!”
“Sì, Gil.. salveremo Lual e il tuo papà… fosse l’ultima cosa che faccio” rispose Aster digrignando i denti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Perdonate la lunghissima assenza. Zero ispirazione, zero tempo. Scusatemi tanto >.< ma spero che Lual e Aster vi siano mancati e che questo capitolo vi sia piaciuto! Grazie di cuore a voi che leggete e seguite questa fan fiction!!! Un bacione!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14: Unexpected help ***



WILD HONEY








Capitolo 14: Unexpected help
 
 




 
 
Lei chiusa nelle sue stanze, le porte sorvegliate da guardie.
Lui invece nei sotterranei, in una cella stretta e buia, peggiore della prima in cui era stato.
Le cose ormai erano degenerate.
“Se non esco da qui, impazzisco”
Camminava avanti e indietro Lual, misurando nervosamente il pavimento con i propri passi. Pensa e ripensa, non le veniva alcuna soluzione. Era intrappolata lì dentro e presto sarebbe andata in sposa a qualche vecchio maniaco.
“Principessa, è ora” annunciò una servetta.
Lual, pronta ormai da un’ora, uscì dall’appartamento scortata da due soldati.
 
 
 
 
 
 
Irie stava rannicchiato in un angolo della cella. Faceva davvero freddo, le pareti di pietra non trattenevano nessun calore. Inoltre stava morendo di fame. Che stava facendo Aster? Erano già passati due giorni! Probabilmente si stava organizzando. Ma non c’era tutto questo tempo, Irie avrebbe potuto essere giustiziato da un momento all’altro. Nonostante questo, però, sembrava che il re e tutto il resto del castello si fossero dimenticati di lui. Eppure aveva dichiarato di essere Aster.
Un lungo brivido gli percorse la schiena e sperò che il suo piccolo Gil fosse in salvo assieme agli altri bambini.
 
 
 
 
 
 
“Aster, quando andiamo a salvarli? Ci stiamo impiegando troppo!”
“Taci!” ribatté il ragazzo “Non dobbiamo ripetere gli stessi errori…”
“Sì ma…”
“Mi sto organizzando.. sto pensando a tutto, non preoccupatevi!”
Aster rispondeva seccamente ad ogni tipo di domanda, che fosse sul salvataggio di Irie e Lual o che fosse sul cibo da andare a procurarsi. Le provviste che Lual aveva fatto mandare dalla serva stavano per finire e quella non si era più fatta rivedere. I bambini rischiavano continuamente di far trovare il nascondiglio quando andavano a cercare del cibo. Ma per fortuna sembrava che per il regno non ci fosse più alcuna guardia.
“Il re sembra essere sicuro che sia tutto finito.. e questo solo perché crede che in cella ci sia io.. Lual.. Irie… aspettatemi”
 
 
 
 
 
 
 
“Figlia, questo è il tuo futuro sposo”
Un giovane dai capelli verde smeraldo si inchinò davanti alla principessa con un ghigno di compiacimento.
“Sono Kail, incantato”
Lual, come d’usanza, porse la mano per farsela baciare, provando però stizza nel sentire le labbra di quel ragazzo poggiarsi sul dorso della sua mano.
“Andate a fare conoscenza voi due… e tu, figlia, vedi di non fare la furba”
Il re squadrò Lual con uno sguardo glaciale. Ormai nutriva il più minimo sospetto nei confronti della figlia e si assicurava che, a parte nel suo appartamento, non fosse mai sola.
Kail trascinò a braccetto Lual fino ad una saletta dove qualcuno aveva allestito un tavolino con tazze e teiera.
“Cosa c’è di meglio di un tè?” sorrise Kail sperando di fare effetto su Lual.
“Già..” rispose solo quella.
Kail non si arrese.
“Ditemi principessa, cosa avete combinato per rendere Sua Maestà così sospettoso nei vostri confronti?”
“Nulla che ti riguardi” disse fredda Lual.
“Mi riguarda eccome.. vede, anche io non vedo l’ora che Sua Maestà scenda dal trono.. se poi sarò io a prenderne il posto, tanto meglio ma… vorrei che fosse il più presto possibile”
Lual cominciava a essere perplessa. Cosa voleva dire questo damerino arrivatole tra capo e collo in una situazione tanto difficile?
“Siamo soli, ora, principessa… è inutile che finga con me… so bene che lei la pensa allo stesso modo”
“Tu chi diavolo sei?”
Kail ridacchiò tra sé.
“Sono un servo di sua madre…”
“Che cosa?!”
“Per la precisione sono… beh, il suo amante”
“Eeeeeeeeeeeh??????”
“Susu, non sia così scandalizzata! Non lo sapeva?” Kail rise divertito.
Lual era  bocca aperta.
“Come.. come hai..?”
“Convinto il re? Oh, andiamo, lo sa anche lei che è un gran credulone.. e inoltre della faccende di corte non è mai stato interessato… altrimenti saprebbe delle tue fughe negli ultimi tempi…” fece l’occhiolino.
“Tu come lo sai?”
“Io so tutto… faccio rapporto alla mia regina ogni giorno, da cosa c’è per cena a cosa fa la sua amata figlia”
“Ma mia madre è sotto shock..”
“È quello che vuole far credere al re e devo dire che è un’ottima attrice.. spero non sia così anche a letto o molte delle mie performance non erano questo granché…” disse maliziosamente Kail “Comunque il re si è bevuto la storia che io sia un principe di un regno lontano da qui, molto potente e che dunque fa giusto comodo a lui per poter fronteggiare una possibile nuova rivolta”
“E… e ora come… cosa..?”
“Io le starò a fianco tutto il tempo, daremo l’idea di essere due piccioncini... dopo di ché , se tutto va bene, potremo far fuori il re, sono già in movimento”
“E tu cosa ci guadagneresti?” Lual non riusciva ancora a credere ad una tale presa in giro.
“La gratitudine della mia regina, che è ciò che mi sta a cuore…” sorrise Kail.
“Vedremo se sarà così..” Lual decise di non fidarsi ancora completamente di lui.
“Come vuole, principessa… oggi avrò cose molto interessanti da dire alla regina.. sarà felice di sapere che la figlia è diventata grande”
Kail si alzò, fece un inchino e fece per congedarsi.
“Ci vediamo domani, principessa, passi una buona giornata” sorrise di nuovo prima di chiudere la porta alle sue spalle.
 
 
 
 
 



 
 
Non avevo previsto la comparsa di quest’altro personaggio e del suo ruolo. Accidenti!! Perché mi vengono ste idee balorde?? XDXD spero che vi incuriosisca, vi attendo al prossimo capitolo, grazie mille!!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15: Death ***



WILD HONEY








Capitolo 15: Death
 
 
 



 
“È tutto pronto?”
“Tranquillo, nessuno sospetta di nulla”
“Grazie.. ti devo un favore”
“Dai, entrate e fai il tuo dovere”
 
 
 
 
 



 
Aveva incontrato altre volte Kail, fingendo di apprezzarne la compagnia davanti al padre. Invece la madre ancora non era uscita dalle proprie stanze, ma intanto stava progettando la nuova ribellione.
“È normale che una regina faccia un colpo di stato al suo stesso marito?” si chiese Lual.
Desiderava ardentemente poterla incontrare ma Kail diceva che questo avrebbe solo fatto perder tempo. Nonostante tutto, Lual sentiva la madre vicina a lei, come era sempre stato.
La regina era una donna dolce, gentile e un po’ ingenua nonostante l’età e scoprire come governava il sovrano le fece finalmente capire che anch’ella aveva un certo potere. Dopotutto portava anche lei una corona sulla testa. Simulando uno shock dovuto all’attacco dei ribelli, riuscì ad isolarsi e a cominciare a gestire una ribellione più forte e efficace. Aveva molti fedeli, nel palazzo e tra il popolo, senza contare la presenza del suo giovane Kail. Aveva grandi progetti per lui.
Lual si incontrò per l’ennesima volta con Kail.
“Principessa, oggi le propongo una cavalcata” disse Kail con la sua solita eleganza.
“D’accordo”
Cavalcarono l’uno affianco all’altra, al passo, per una mezz’ora, cercando di tenere una certa distanza dalla scorta che dovevano portarsi ogni volta dietro con loro.
“Stasera…”
“Cosa?”
“Stasera finirà tutto” annunciò Kail serio, guardando dritto davanti a sé.
“D-davvero? Mi farete scappare di nuovo?”
“No, la mossa che vogliamo fare, che sua madre ha intenzione di fare, è qualcosa di più drastico”
“Cosa succederà?”
“Aster penetrerà nel palazzo con i bambini e vi porterà lontano dalla battaglia. Sarà esattamente come la scorsa ribellione ma questa andrà sicuramente a segno. Molte delle guardie sono dalla parte della regina, per non parlare degli schiavi che desiderano la libertà e il popolo che si è reso conto di come è governato”
“Aster…” mormorò Lual.
Forse stava davvero per finire tutto. E lei avrebbe potuto stare con Aster, finalmente.
“Quindi si prepari, principessa, stasera si gioca” ghignò Kail, spronando il cavallo alla corsa.
 



 
 
 
 
 
“Bambini, non separatevi, restate insieme e aiutate più che potete. I più piccoli saccheggino le cucine e tornino subito alla capanna… almeno avrete da mangiare per un po’… torneremo lì quando sarà tutto finito… se entro domattina non sarò tornato… andate via dal paese”
“No, Aster!” piagnucolò Kya.
“Non c’è altra maniera… i più grandi invece vengano con me… passiamo dall’armeria, la regina ha messo a disposizione delle armi apposta per noi”
Di soppiatto, ognuno prese la strada decisa e Aster e i ragazzini arrivarono nella sala delle armi. Chi prese uno spadino, chi arco e frecce, chi una lancia o un’ascia.
“Coraggio!” intimò Aster “Lual, sto arrivando!” pensò poi col cuore in gola.
 
 
 
 
 
 
 
 


“Tenga, questa è da parte di sua madre”
“C-cosa…?”
“Deve combattere anche lei per la sua libertà, principessa, e per il suo popolo. La prenda”
Lual un po’ titubante afferrò la spada. La lama luminosissima era molto affilata ma era estremamente leggera e facilmente maneggevole.
“È bellissima…”
“Bene, ora se vuole scusarmi.. c’è qualcun altro che ha bisogno di essere liberato” e se ne andò in gran fretta.
Lual, con quella scintillante spada in mano, corse via dalle proprie stanze, sperando di incontrare da qualche parte il suo amato Aster. Non aveva nemmeno idea di come usare una spada eppure tenerla tra le sue mani affusolate le dava una grande sicurezza in sé stessa.
Giunta presso una scalinata sentì il clangore del metallo e urla da ogni parte.
“È cominciata…” Lual trattenne il respiro.
Riprese a correre, cercando di non farsi notare in mezzo alla mischia. All’improvviso venne presa alle spalle da due possenti braccia.
“Ahahahah, ecco la principessa! Il re mi pagherà profumatamente per aver impedito la sua fuga! Diventerò duca, conte, o marchese?”
Era ancora Haloch, quel vecchio ubriacone, detestato a morte da Aster. Ma ora Aster dov’era?
“Lasciami, maledetto, lasciami!” stretta in quella morsa Lual non poteva agitare la spada.
“Nemmeno per idea! Lei èi il mio biglietto per la gloria e la ricchezza! Ahahahahahah-“
La risata s’interruppe a metà. Il corpo di Haloch era trafitto da parte a parte da una lunga spada sottile.
“Scusa il ritardo”
La stretta si sciolse e Lual poté vedere in faccia il suo salvatore.
“ASTER!!!”
Saltò addosso al ragazzo, abbracciandolo e baciandolo appassionatamente.
“Lual, non c’è tempo, dobbiamo uccidere…”
“Chi volete uccidere?”
Il re in persona era sceso finalmente in campo.
“Maledetto!” Aster corse verso il re a spada sguainata.
Cominciò un furioso duello, mentre intorno imperversavano altre battaglie tra ribelli e sottoposti del re.
Lual era sballottata ovunque, riusciva a malapena a difendersi da colpi che non erano nemmeno rivolti a lei.
Sentì voci familiari circondarla da ogni parte: Irie, che era stato liberato da Kail, combatteva fianco a fianco con lui, alcuni dei bambini che combattevano con ardore contro uomini molto più grandi e grossi e Aster alle prese con suo padre.
D’un tratto vide uno dei bambini in difficoltà.
“Lior!!”
Cercò di correre in suo aiuto ma qualcuno le venne addosso, facendole perdere la presa sulla spada. Tentò di recuperarla ma veniva allontanata sempre di più dai calci dati dai combattenti.
Aster era ancora più in difficoltà. Venne messo al muro dal re, che con un affondo quasi lo colpì, ma poi riprese terreno e riuscì a far indietreggiare il sovrano.
Lual afferrò la spada, si tirò su..
Aster costrinse il re a fare un altro passo indietro.
SPLATCH!
Un fiotto di sangue uscì dal petto del re. La spada di Lual vi rimase infissa anche quando il cadavere cadde a terra. Gli occhi sbarrati per lo stupore, il respiro interrotto.
Tutto intorno a loro si fermò.
“Lual… l’hai…” mormorò Aster.
“Il re è morto!! Libertà!!!” un coro di voci gioiose si levò fin all’alto soffitto del palazzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E anche questo è fatto!! Ragazzi, siamo agli sgoccioli ormai!! Vorrei darvi un’anticipazione! La storia reale finirà tra non molto ma ho in serbo per voi degli extra! Qualcuno di voi mi ha dato gli spunti e non vedo l’ora di scrivere i capitoli extra per raccontare ciò che non ho raccontato qui! Perciò, anche se la storia finirà (non so se nel prossimo o tra due capitoli), continuate a controllare gli aggiornamenti perché ci sono ancora un paio di sorprese ^____^ ciao a tutti!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16: The end ***


WILD HONEY









Capitolo 16: The end
 
 



 
 
Il corpo era a terra, sotto di esso una pozza di sangue pian piano si allargava sempre di più.
Intorno grida di gioia, dentro e fuori il palazzo.
“È .. è finita…”
Aster fece qualche passo verso Lual.
“È finita, Lual.. siamo liberi.. Tu sei libera!”
Lual non proferì parola.
La spada donatale dalla madre tramite Kail era conficcata nella schiena del padre che da piccola temeva e amava allo stesso tempo. Ma forse era giusto così.
“Irie, come stai?” Aster corse verso l’amico, lasciando Lual ancora lì impalata.
“Bene, Kail mi ha liberato molto in fretta. Non è affatto cambiato” rise Irie lanciando un’occhiata a Kail.
“La regina mi ha scelto anche per questo” ribatté lui.
“E ho visto giusto, Kail”
Lual, al suono di quella voce, si voltò di scatto.
La regina era comparsa sulla soglia che portava ai corridoi. Maestosa e affascinante nel suo vestito di seta pieno di pizzi.
“Maestà!” Kail si affrettò ad inchinarsi ai suoi piedi e a baciarle la mano.
“Alzati Kail e resta in piedi da uomo. Hai compiuto il tuo dovere ottimamente”
“La ringrazio, mia regina” rispose Kail con sguardo fiero, mentre la regina gli accarezzava delicatamente il viso.
“Lual, figlia mia…” si rivolse alla principessa “Fatti abbracciare”
La regina aprì le braccia, pronta ad accogliere la figlia. Nel loro breve scambio di sguardi, Lual trasmise alla madre tutto il dolore, l’angoscia che aveva tenuto in sé fino a quel momento.
Lual corse incontro alla regina e le pianse sulla spalla, abbracciata dalla donna con affetto materno.
“Va tutto bene, Lual… hai fatto la cosa giusta…” la rassicurava.
Osservando madre e figlia unite in quell’abbraccio, Aster si rese conto di quel che aveva fatto pochi istanti prima. Aveva spinto lui il re verso la lama della figlia. E poi non l’aveva nemmeno consolata, non le era stato vicino vedendola sconvolta di fronte al suo gesto.
“STUPIDO!” si disse.
Presto il corpo del re venne portato via, i suoi soldati portati in prigione e tutto venne risistemato, come se non fosse accaduto nulla. Lual se ne andò con la madre nelle stanze reali, mentre Aster, Irie e Kail rimasero lì, a contemplare la loro vittoria.
 
 
 
 
 
 
 
“Mamma…”
“Sì?”
Regina e principessa erano l’una accanto all’altra sul letto a baldacchino gigantesco della sovrana, sorseggiando un tè caldo. Poco prima la regina si era lamentata del freddo che ormai stava arrivando.
“Vedi…” Lual si rigirava la tazza fra le mani, non sapendo come esprimersi “Kail.. ehm.. da quanto…?”
La regina la guardò con aria perplessa.
“Kail è il tuo… ehm..”
“Kail è un mio fedele servitore. Diciamo che un maggiordomo di compagnia” rispose sorridente la regina.
“Ma mamma! Lui è… è giovane e tu sei la regina! Non è permesso…!”
“Lual, mi parli proprio tu di relazioni proibite?” rise Fein.
“Ecco, io…” Lual cadde in un profondo imbarazzo.
“Lual, devi capire una cosa: l’amore non può avere proibizioni. Non sarebbe più amore. L’amore è qualcosa di illimitato, non lo si può confinare.  Quindi vivi il tuo ogni minimo istante, senza pensare alle conseguenze” rispose la madre “E io penserò al mio!” rise di nuovo.
“Comunque, da quant’è che va avanti?” domandò Lual.
“Da un paio d’anni”
“Così tanto?!”
“Eh sì, tesoro.. Kail è davvero un ragazzo dolce e intelligente, non credi anche tu?”
“Ehm.. sì” rispose Lual. In realtà lei aveva un’immagine totalmente diversa del ragazzo. Un furbacchione.
“Invece Aster com’è?” chiese stavolta la regina, con fare curioso.
“Come fai a sapere come si chiama?!”
“Kail era uno dei bambini portati come schiavi da tuo padre nel nostro regno.. è il cuginetto di Aster”
“Suo cugino?”
“Sì, nel loro villaggio erano molto legati, ma come ben sai tuo padre mandò allo sfacelo molte piccole comunità, per la sua sete di potere…  entrambi hanno perso i genitori e sono finiti qui.. ed ero al corrente delle tue frequenti visite a quel giovanotto.. ma al tempo pensavo fosse stato arrestato per altri motivi.. non che fosse un prigioniero innocente. Quando Kail, dopo la rivolta capeggiata da Aster, mi parlò di lui decisi di prendere in mano la situazione e di rendere partecipe quel giovane che aveva subito un tale trattamento”.
Scese il silenzio tra le due.
“Aster…” cominciò Lual, rispondendo alla precedente domanda “Aster è un ragazzo molto coraggioso.. è scappato da qui, è cresciuto cavandosela da solo e finora si è anche preso cura di un gruppo di bambini orfani.  È.. fantastico”
“Ne sei innamorata davvero, mi sembra di capire. Sono contenta” sorrise dolcemente Fein.
“Sì…”
“L’ho fatto invitare domani per farvi incontrare di nuovo!” annunciò così la regina.
“Ah… bene”
La reazione di Lual non fu l’entusiasmo che si aspettava la regina.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Papà, stai bene!”
“Sì, figliolo”
Gil e Irie finalmente furono riuniti. Alla catapecchia c’era una gran festa per il ritorno di Aster e Irie da vincitori. Tutti i bambini saltavano di qua e di là, ridendo e cantando.
“E ora cosa pensi di fare, Aster? Diventerai re?” chiese sghignazzando Irie con in braccio Gil.
“Ma che diavolo dici?”
“In fondo sei in intimità con la principessa, potrebbe essere quella la tua futura strada”
“È impossibile… lei mi odia”
“Perché mai?” Irie non capì.
“Perché Aster con le donne non ci sa fare!”
Kail comparì dalla porta cadente della capanna.
“Non hai tutti i torti, amico!” ridacchiò Irie.
“Se vuoi consolarla come si deve, stavolta, la regina mi manda a dirti di venire domani al palazzo. Ti offrirà un po’ di miele.. qualcuno le ha riferito che ne sei ghiotto” fece l’occhiolino.
Aster non rispose.
“Chi tace acconsente.. a domani ragazzi!”
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Aster riuscirà a farsi perdonare da Lual per il suo scarso tatto? C’era da aspettarselo da uno come lui XD il prossimo probabilmente sarà il capitolo finale, diciamo che questo era un capitolo di transizione, nonostante il titolo. Serviva spiegare alcune piccole cose, spero che comunque l’abbiate gradito! Finalmente tutto torna come prima… o no? XD
A presto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17: Happiness ***


WILD HONEY








Capitolo 17: Happiness
 
 
 
 


 
“Ehm… quanto costa?”
“Per il salvatore del paese nulla!” sorrise il vecchio commerciante “Se vuoi davvero far colpo però ti consiglio questo” e gli avvicinò un altro oggetto.
“Lei è sicuro di non volermi far pagare questa roba?” chiese sbalordito il giovane.
“Assolutamente! Prendilo e vai, presto!”
“La ringrazio infinitamente!” il ragazzo si inchinò e uscì di corsa dal negozio.
 
 
 
 
 

 
 
“Non essere così agitata Lual!”
“Non riesco a farne a meno, Kya…”
Lual andava avanti e indietro per la sala principale, ansiosa.
La regina aveva invitato anche tutti i bambini e Irie alla reggia, per vivere con lei e Lual. La felicità dei bambini si sentì fin nei giardini.
“Vuol dire che non vivremo più in quella brutta casa, papà?”
“No, Gil, non ci vivrete più.. e io potrò finalmente starti vicino come si deve..” aveva sorriso Irie al figlio.
Ma Lual rimaneva agitata. Sembrava che Aster, il giorno prima, non avesse capito cosa fosse realmente successo. La ragazza che amava aveva ucciso il padre e lui non aveva battuto ciglio! Ed era sempre stato lui a coinvolgere in quella faccenda, sin da quando si erano conosciuti da piccoli. Il loro stesso incontro dei tempi dell’infanzia aveva sconvolto la vita di Lual fino a quel momento e lui nemmeno se n’era reso conto. Per questo Lual era nervosa. Cosa avrebbe fatto? Amava ancora Aster ma se lui non era in grado di capire questo suo stato d’animo, forse allora non ne valeva la pena.
Passarono le ore e Aster ancora non arrivava. Lual giocò a palla con i bambini e a scacchi con Kail, conversando anche insieme ad Irie, la regina nel frattempo ricamava serenamente mentre ogni tanto Kail le faceva un massaggio alle spalle.
Si fece sera e tutti si prepararono per la cena.
Lual era nelle proprie stanze. Si era fatta un lungo bagno caldo con essenze profumate e aveva appena finito di indossare uno dei suoi abiti preferiti, azzurro, lungo, un po’ aderente, scollato, senza strass o altri particolari pacchiani. Voleva essere al massimo della forma per festeggiare con i suoi amici quelle grandi conquiste che erano la libertà e la felicità. Con i capelli ancora un po’ umidi si avviò verso la propria scarpiera e cominciò ad osservare le diverse paia di scarpe. Sembrava tutto così normale.
“È successo davvero qualcosa ieri? È solo un sogno? Ora, scendendo in sala per cenare troverò solo mia madre e mio padre ancora vivo?” si chiedeva tormentata.
Ancora non si era riprse del tutto dallo shock, nonostante la vicinanza delle persone a cui teneva di più. Quella notte aveva avuto gli incubi, aveva sognato più e più volte la stessa scena, la sua spada d’argento splendente macchiarsi del sangue del padre.
Chinò il capo, sentendo le lacrime venirle agli occhi. Poi bussarono alla porta.
“Ah… sì! Un secondo!” balbettò, asciugandosi in fretta le lacrime che stavano quasi per scendere.
Corse alla porta e l’aprì.
“LUAL!”
Aster le fu addosso, avvolgendola con le sue braccia ambrate e soffocandola con il buon profumo dei suoi capelli, sciolti. Miele?
“Aster.. tu..”
“Scusami per il ritardo! Mi dispiace, ho fatto il possibile, io…”
“T-tranquillo… vieni ti lego i capelli”
Lo fece sedere sul materasso, mettendosi in ginocchio dietro di lui, cominciando a sistemargli i capelli. E per qualche minuto tra i due ci fu il completo silenzio.
Lual per un po’ si incantò nell’accarezzare i capelli lunghi di Aster, finché li legò con un nastrino blu.
“Allora… come… va?”
“Bene.. i bambini sono contenti di essere venuti a vivere qui..” rispose fredda Lual.
“Non intendevo solo quello.. tu come ti senti?”
“Me lo chiedi solo ora?!”
Lual si spazientì, scese dal letto e Aster la seguì.
“Lual, aspetta! Ascoltami!” Aster la bloccò per un braccio.
“Tu non hai capito nulla! Nulla!”
Aster l’attirò a sé e lei scoppiò a piangergli sulla casacca.
“Ho capito invece Lual.. l’ho capito tardi, ma ci sono arrivato.. perdonami”
Lual pianse ancora qualche lacrima, poi Aster le alzò il viso prendendole il mento e la baciò, dopo non aver potuto farlo per molto tempo. Era come la prima volta, dolcissimo, e il profumo dei suoi capelli al miele invase la mente di Lual.
“Mi sei mancata…”
“Anche tu..”
Lual gocciolava dai capelli e dagli occhi. Piangeva ancora, ma finalmente il suo era un pianto di gioia.
“C’è ancora una cosa che devo fare però” aggiunse Aster.
“C-cioè?” domandò Lual.
Col senno di poi, Lual si dette della stupida per non averlo capito prima. Era vestito in modo elegante, aveva quel profumo di miele inebriante, gli occhi che brillavano, un’aria tutta nuova, non più quella del ragazzino selvaggio con cui aveva giocato da bambina.
“Mia dolce Lual..” disse inginocchiandosi “ci ho pensato tutta la notte e forse anche più… forse era un desiderio che nutrivo già da prima ma che reprimevo dentro di me..”
Lual si portò le mani alla bocca, stupita più che mai, rossa sulle guance.
“Ciò che abbiamo passato però mi ha aperto gli occhi.. sei colei che amo.. desidero averti in sposa..” e mostrò un diamante, luccicante alla luce della luna filtrante dalla finestra.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le campane suonavano armoniosamente per tutto il regno. Ogni via era tappezzata di ghirlande e petali di rosa e fiori di ciliegio.
“Noooo, non andartene Aster!” Gil si lamentò abbracciando il giovane uomo.
“Devo, Gil, mi aspetta una lunga luna di miele, non posso fare attendere la mia sposa, capisci?” rise Aster, seguito da Lual, che lo prese dolcemente sottobraccio.
“Gil” disse Lual avvicinandosi al viso del piccolo “Presto avrai un cuginetto”
E lasciando il bambino a bocca aperta, dopo aver salutato la regina, Kail, i bambini e tutto il popolo, Lual e suo marito Aster, i futuri sovrani del regno, partirono per godersi la loro nuova felicità.
 
 




 
 
 
OMMIODDIO O___O è finito!! Accidenti!! >.< come vi sembra? Spero di aver accontentato le vostre aspettative! E ricordatevi dei missing moments che mi appresto a postare nei prossimi giorni, completeranno la storia come si deve… forse è il caso di salutarvi tutta triste solo a quel punto XD vi ringrazio per le eventuali recensioni, ma ringrazio anche tutti i lettori che seguono la storia! Grazie di cuore
^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=613616