Make tweed not war

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sempre colpa di Kanon. Sempre ***
Capitolo 2: *** … sempre, sempre colpa di Kanon ***
Capitolo 3: *** Colpa di Rhada? No, sempre colpa di Kanon! ***
Capitolo 4: *** Gente davvero bastarda! ***



Capitolo 1
*** Sempre colpa di Kanon. Sempre ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Make tweed not war


Rhadamanthys si schermò gli occhi con una mano. Socchiuse le palpebre, per abituarsi alla luce intensa, e si guardò attorno con circospezione. Il viaggio era stato breve – i miracoli del muoversi alla velocità della luce - quindi era rimasto spaesato quando invece della consueta pioggerellina britannica si era trovato sotto il sole luminoso delle terre del Mediterraneo.
Un piacevole e intenso tepore lo avvolse immediatamente, e l'uomo fu per un attimo tentato di levarsi la giacca, evidentemente troppo pesante per quel clima. Giacca di tweed. Ma accantonò quel pensiero quasi subito. Nella sua vita aveva dovuto sopportare cose ben peggiori, quindi non poteva certo darla vinta ad una banalissima giornata soleggiata. Non si sarebbe piegato: avrebbe mantenuto il suo perfetto contegno – e abbigliamento – inglese.
Ciò che purtroppo non riusciva tenere sotto controllo era il malumore. Causato dalla consueta e ormai proverbiale totale mancanza di affidabilità di Kanon.
Suddetta persona aveva insistito talmente tanto per quel viaggio che alla fine Rhadamanthys era stato preso per sfinimento. Era stato dunque con un enorme sorriso di vittoria che Kanon gli aveva dato appuntamento per quella mattina, nella piazza principale di Atene. Insieme si sarebbero poi diretti verso il Santuario, per quella convenzione sociale - di cui Rhadamanthys proprio non capiva la necessità – che era presentarsi alla famiglia del compagno.
Ma oltre al fatto che odiava essere stato tirato in mezzo a quell'inutile situazione, Rhadamanthys si stava indisponendo non poco per il ritardo abissale di Kanon.
L'ora dell'appuntamento era passata da un bel pezzo e se anche Rhadamanthys aveva avuto così la possibilità di studiare con attenzione tutto quello che la piazza di Atene aveva di bello da far ammirare, ora si stava davvero irritando.
Fu dunque con un cipiglio che non prometteva nulla di buono che si diresse a passo di marcia verso il Santuario.
Kanon si era premurato di spiegargli la strada, chi evitare e dove passare senza essere notati dalla gente comune. Forse non ricordando che con tutte le volte che in tutte le sue vite aveva preso d'assalto il Santuario, Rhadamanthys conosceva quella zona molto bene.
Sogghignò, ma preferì accantonare quel pensiero. Quella volta era una visita di pura cortesia. Nessun intento bellicoso in vista. Forse. Nei confronti di Kanon, comunque, era in ogni caso sempre meglio stare preventivamente sul piede di guerra.
Continuò ad incedere con il suo passo fiero, facendo finta di non notare le occhiate sorprese delle ancelle e dei soldati che incontrava. Continuò a camminare senza fermarsi, finché non si trovò davanti la casa del Montone Bianco. E tra le colonne dell'ingresso, fermo a fissarlo, c'era anche il suo custode, Mu dell'Ariete.
Rhadamanthys salì tutti i gradini che lo separavano dal Saint, e una volta arrivato a qualche metro di distanza, si fermò. Tenne il cosmo azzerato, cercando di mantenersi quanto più pacifico possibile, nei modi e nell'apparenza.
I due rimasero fermi a squadrarsi per parecchi minuti.
Il volto di Mu era spianato, la sua solita maschera di enigmatica calma. Ma gli occhi erano accessi, come lo erano di rado. E a Rhadamanthys sembrò di riuscirvi a leggere senza dubbio quello che in realtà stavano guardando: un luogo ben più lontano, nel tempo e nello spazio, quell'immenso cratere che arrivava fino in fondo all'inferno, dentro cui Aries, Scorpio e Leo erano stati scaraventati come bambole rotte. Da lui in persona.
Mu stava senza dubbio ricordando quell'episodio.
“Cosa ti porta fin qui, Spectre?”
“Nessuna guerra. Non temere.”
Mu assottigliò lo sguardo, puntando gli occhi dritti in quelli dell'altro. Non ripose, ma nemmeno accennò a spostarsi.
Rhadamanthys allora sospirò appena, estraendo dalla tasca interna della giacca un plico di fogli. Li passò a Mu, il quale li guardò attentamente, sfogliandoli uno alla volta. Erano delle pergamene, di quelle usate per le comunicazioni ufficiali del Santuario; in calce portavano la firma e il sigillo del Pontefice. E autorizzavano Charles David Rhadamanthys Lancaster a visitare il Santuario. C'era poi elencata una serie di limitazioni a dove l'intestatario poteva andare, chi aveva il permesso di avvicinare, e anche come doveva vestire – niente surplice, in ogni caso. In realtà Mu conosceva bene il contenuto di quei fogli – Kanon aveva preso per sfinimento anche il Sommo Shion, per avere quei permessi, e la storia aveva fatto tanto scalpore che tutto il Santuario sapeva che cosa era avvenuto - ma si prese lo stesso la briga di leggerli tutti con attenzione.
Ciò serviva evidentemente solo a far innervosire Rhadamanthys, ma lo Spectre decise che non si sarebbe piegato a quella provocazione e aspettò con pazienza. Quando Mu ebbe finito di leggere anche l'ultimo rigo, gli restituì i fogli.
“Posso passare adesso?”
Mu si scostò appena, facendo un elegante gesto con la mano che acconsentì al passaggio all'ospite. Rhadamanthys piegò appena il capo, e passò oltre. Non sentì altre parole da Mu, ma finché non ebbe passato la casa del Montone Bianco continuò ad avere l'impressione di avere gli occhi dardeggianti del Saint puntati contro la sua schiena.
Nemmeno alla casa del Toro ricevette un'accoglienza calorosa. Aldebaran non fece tutta la scena di Mu, gli bastò dare un'occhiata al sigillo pontificio, ma anche lui non gli staccò gli occhi di dosso finché non scomparve oltre le porte del secondo Tempio.
Rhadamanthys ringraziò silenziosamente il fatto che la casa dei Gemelli era solamente la terza. Per quanto potesse sempre far affidamento sul suo contegno inglese, sarebbe stato non poco impegnativo dover passare in rassegna la tattica del silenzio accusatorio da parte di tutti e dodici i Gold Saint.
Fu dunque un immenso sollievo intravedere la figura di Kanon stagliarsi contro le bianche colonne del terzo Tempio. Sotto il sole di Atene i suoi capelli avevano una straordinaria sfumatura di blu, che il cielo perennemente plumbeo dell'Inghilterra non riusciva di certo a donargli.
Rhadamanthys ancora non ci credeva a quello a cui l'aveva costretto quel disgraziato di Kanon. Se appena pochi mesi prima gli avessero raccontato che sarebbe finito a chiamare “compagno di vita” un Gold Saint, avrebbe riso in faccia allo sventurato burlone. Dopo averlo preso personalmente a calci dallo Yomotsu fin nel profondo del Cocito.
E invece adesso era lì, nel cuore del Santuario di Athena, in abiti civili e con il suo completo più elegante, per andare a presentarsi ufficialmente al fratello del suo amante. Rhadamanthys non aveva proprio idea di come sarebbe proseguito l'incontro. Male di sicuro, ma non riusciva a figurarsi quanto male.
Kanon gli aveva raccontato delle reazioni ben poco positive di quando aveva raccontato al fratello di loro due. A quanto pareva, se anche Saga avesse inizialmente voluto tenere segreta la cosa per evitare il più che probabile scandalo, lui e Kanon avevano finito per urlarsi contro con talmente tanto impeto che gli strepiti si erano sentiti praticamente in tutto il Santuario.
Quindi Rhadamanthys era psicologicamente pronto alle più disparate, e disperate, reazioni da parte di Saga.
L'unica cosa di cui era sicuro era che Kanon gli doveva un enorme favore, per ripagarlo di quello che stava per fare. E ne avrebbe preteso il pagamento immediato non appena quella manfrina fosse finita. Lo spectre sogghignò. Ora che ci pensava poteva benissimo incassare anche un anticipo.
Si avvicinò di soppiatto al terzo Tempio, salendo le scale furtivo come un gatto. Kanon non sembrava essersi accorto della sua presenza. Stava controllando una delle numerose crepe sulle colonne diroccate del pronao. Rhadamanthys si mosse agile, comparendo come un'ombra alle spalle dell'amante. Gli cinse il petto in un abbraccio forte e avvolgente.
A diretto contatto con la sua schiena, sentì con chiarezza impeccabile il cuore di Kanon accelerare all'improvviso, con battiti chiari che gli rimbombavano nelle orecchie.
“Il ritardo di oggi viene aggiunto al conto che mi devi pagare, Kanon.”
Rhadamanthys si beò del forte rimbombare del cuore dell'amante.
Non fosse stato che percepì più che chiaramente anche l'improvviso ribollire di un cosmo imponente, per nulla amichevole
“Togli le tue zampacce dal mio fondoschiena, Spectre, se non vuoi che ti tranci le mani!”
Rhadamanthys si allontanò lentamente.
E squadrò con attenzione l'uomo che aveva di fronte.
Non avrebbe potuto certo metterci la mano sul fuoco, ma qualche cosa nel suo sguardo oltraggiato – e particolarmente assassino - gli diceva che quello che aveva di fronte non era Kanon.
Si prospettava un incontro davvero molto, molto difficile. E che iniziava nel peggiore dei modi.





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Angolo dell'Autrice:

Non lo so.
Davvero.
Il titolo è molto a caso. Anche la storia in effetti.
Volete sapere di chi è la colpa? A parte di Kanon, che è sempre colpa sua…
Sorpresa sorpresa, colpa di ayay
.
Io dovrei smetterla di frequentarti, tiri fuori il peggio di me.
*C*



No, sto scherzando, come farei senza di te?! *la abbraccia e la stritola di coccole*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.


Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 2
*** … sempre, sempre colpa di Kanon ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 2

La capanna in cui si trovavano era rustica, ma nel complesso confortevole. E stranamente molto ben tenuta, perfettamente in ordine. Kanon ci avrebbe scommesso che il merito non era certo di Ikki, quanto piuttosto del bambino che aveva con sé. Aveva sentito dire che il nuovo allievo di Phoenix era figlio di un'ancella, ed era noto che a parte qualche rara eccezione che non faceva altro che confermare la regola, tutto il personale di servizio del Santuario era di una precisione spaventosa. E che i geni dell'ordine erano risaputamente ereditari.
“Ti sei sistemato bene, vedo” disse Kanon, accomodandosi al tavolo della cucina.
“Non mi lamento.” rispose Ikki, avvicinandosi alla dispensa “Che cosa ti posso offrire Kanon? Puoi scegliere tra caffè e limonata. O al massimo del succo di albicocca, ma se non vuoi incorrere nelle ire del mio allievo te lo sconsiglio” Ikki non poté non fare mente locale su quanto Ilias andasse pazzo per il succo d'albicocca. A volte andava di sua spontanea volontà a far provviste solo per poterne rimpinguare le scorte.
“Ahahah, allora vada per il caffè.”
“Bene” approvò Ikki, accendendo il fuoco sotto la moka, sempre pronta sul fornello. “Allora? Come mai da queste parti?” chiese infine il ragazzo, prendendo posto di fronte all'ospite.
“Oh, mi sembrava cortese passare a salutarti. L'ultima volta che ci siamo visti è stato in battaglia, e tu mi sei sparito da sotto gli occhi.”
Ikki sogghignò.
“Ora che mi ci fai pensare, non ho mai saputo come è finito quello scontro…”
“Che vuoi che ti dica…” Kanon fece un cenno con la mano, con fare vago e un sorriso furbetto sul viso “un sacco di legnate, deflagrazioni cosmiche… secondo il mio modesto parere, la vittoria è stata mia, ma Rhadamanthys probabilmente insisterebbe sul pareggio.”
“Ah, ora capisco…!”
“Prego?”
“Scommetto che allora è per la rivincita che continuate a frequentarvi.”
Kanon lo squadrò con sguardo diffidente.
“Non so che cosa tu abbia sentito, Ikki di Phoenix, ma non ti conviene prenderti gioco degli adulti!” lo ammonì, puntandogli l'indice contro.
Ikki si concesse quella che per lui era una risata molto sentita.
Kanon avrà anche avuto quasi il doppio dei suoi anni, ma quando era insieme a lui gli sembrava quasi di star parlando con un coetaneo. Anche se forse era il contrario.
A Ikki passò un attimo in mente il commento di chi non si ricordava già più, sul fatto che in realtà lui non era per niente un quindicenne, quanto piuttosto uno con già trentacinque anni suonati. Ikki liquidò quel pensiero scuotendo con decisione il capo.
“A quanto pare i pettegolezzi sono arrivati fin quassù.” borbottò Kanon, allungandosi sul tavolo per agguantare la scatola dei biscotti.
“Eh sì. L'ho sempre detto che al Santuario sono un branco di pettegoli.”
“Non posso certo darti torto.”
Il caffè intanto era passato e il padrone di casa lo servì per sé e il suo ospite.
“Allora, come mai da queste parti?” insistette Ikki, tornando serio.
“Non posso essere passato solo per salutare un vecchio amico?”
“Ti conosco, Kanon, e nulla di quello che fai è per caso” nonché, Ikki avrebbe voluto aggiungere, nulla di quello che fai è senza conseguenze. Aveva una certa esperienza in materia, e certo non ci voleva un genio per accorgersi che dove Kanon passava i guai spuntavano con funghi. Ed era per quel motivo che Ikki aveva mandato Ilias di corsa a Kassandra, non appena aveva sentito avvicinarsi quel cosmo pungentemente mellifluo, un cosmo potente e dal multiforme ingegno. E dalle molte, molte complicazioni che si portava dietro. Phoenix purtroppo era finito nella spirale di sfiga che i Gemini si portavano appresso, ma ci teneva che almeno al suo allievo fosse risparmiata questa immane seccatura.
E il fatto che Kanon stesse cercando di non mettersi a ridere non faceva che aumentare i sospetti del ragazzo sul fatto che la sua visita non fosse stata una cosa proprio proprio disinteressata.
“In realtà, Ikki, mi serviva un posto dove nascondermi.”
“Perché mai uno come te avrebbe bisogno di nascondersi?”
“Perché ho mandato Rhada a conoscere Saga. E ho assicurato a tutti e due che ci sarei stato anche io.” Kanon ghignò. Era ovvio che era stata una promessa tutt'altro che mantenuta.
Ikki, in compenso, a quella notizia quasi sbiancò.
“E tu mi hai messo in mezzo a questa storia?”
“Via, Ikki, non ti sembra di esagerare? Che vuoi che ti succeda?”
“Se ci siete di mezzo tu, quello squilibrato di tuo fratello, e come se non bastasse anche un giudice degli Inferi, il minimo che mi posso aspettare è di finire il resto dei miei giorni in una dimensione alternativa tutt'altro che piacevole!”
“Esagerato!” sminuì Kanon, sorseggiando con nonchalance il suo caffè.
“Non credo proprio!” ribatté stizzito Ikki, mentre Kanon scoppiava di nuovo a ridere.
“Comunque sia, come diavolo ti è venuto in mente di farli incontrare da soli?”
“Se ti rispondo che è perché trovo la cosa molto divertente?”
“Direi che sarebbe tipico di te. Ma non per questo sarebbe una cosa giusta.”
“Ah, ne sono più che consapevole. Ma, oltre al mio evidente divertimento nell'ascoltare poi le due diverse versioni di quello che è successo – e ci scommetto che ci saranno delle
esagerazioni straordinarie da parte di entrambi – volevo che quei due riuscissero ad interagire. Se ci fossi stato anche io avrebbero finito per cercare di tirarmi da una parte o dall'altra. E non mi andava proprio di trovarmi in una situazione del genere.”
“Incredibile.”
“Cosa?”
“Il fatto che due uomini fatti e finiti come Saga di Gemini e Rhadamanthys della Viverna litighino per te come se fossero due mocciosi che si contendono lo stesso giocattolo!”
Kanon scoppiò in una fragorosa risata, e stranamente anche Ikki si lasciò andare e gli fece eco.
Quando l'attacco di ilarità si spense, però, Ikki guardò Kanon con un sogghigno che poteva tranquillamente far concorrenza a quello di uno dei due Gemini.
“Kanon…”
“Sì?”
“Sei consapevole del fatto che ti prenderanno a calci tutti e due per il tiro mancino che hai tirato loro?”




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Angolo dell'Autrice:

- Ikki di Phoenix ormai c'è sempre, quando ci sono in giro Saga o Kanon. Con suo sommo disappunto. ♥
- L'allievo di Ikki di Phoenix è il bambino più bello del mondo. Si chiama
Ilias. Spucciatelo e dategli i biscotti, lo farete felice. E lui sgambetterà in giro tutto contento! *__*
- Charm_strange, Titania, Ruri, Ayay, Kiki, Devileyes, Shinji e Rucci. Grazie. I vostri imbizzarrimenti sono la ricompensa migliore. Sappiate che vi adoro tutti quanti! 
*manda bacini, biscotti e tweed a tutti*
*rotola via*



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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 3
*** Colpa di Rhada? No, sempre colpa di Kanon! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 3


Lord Rhadamanthys prese un lungo sorso dalla tazza. E non storse il naso solo perché la situazione era già delicata di suo. Ci mancava solo un commento poco educato sulla pessima qualità del tè che gli avevano servito ed era ragionevolmente certo che Saga di Gemini avrebbe ingaggiato con lui, senza altri pensieri, una battaglia dei mille giorni. (Perché - checché Kanon ne dicesse – aveva già avuto un pareggio nell'affrontare l'altro Gemini, e contro Saga era quasi completamente sicuro di poter ottenere il medesimo risultato.)
Il Gold Saint, dal canto suo, era totalmente concentrato sull'ospite che aveva in casa, seduto su uno dei divani blu del salotto. Era talmente preso nel fissarlo con ostilità che non stava prestando attenzione ad altro. E per questo si era praticamente ustionato la lingua con il caffè bollente, buttato giù senza nemmeno soffiarci sopra un attimo. Ma non l'avrebbe mai dato a vedere che dentro di sé stava imprecando contro mezzo Olimpo.
Se in seguito all'oltraggioso comportamento dello spectre era riuscito a trattenersi dal prenderlo a Galaxian Explosion sulle gengive era stato solamente perché prima di poter agire concretamente Aiolos era comparso dalle scalinate della Quarta casa. Si stava dirigendo all'Arena per il suo consueto l'allenamento quotidiano, e come tutti i giorni era passato a salutare il suo più caro amico. L'ira funesta di Saga era svanita in un attimo, come una bolla di sapone. E se anche Aiolos dapprima aveva rivolto a Rhadamanthys un'occhiata vagamente preoccupata, alla fine aveva sorriso, dando una pacca sulla spalla a Saga, e donandogli una delle sue luminose espressioni di incoraggiamento. Aveva poi salutato con un più che rispettoso cenno del capo il Generale e si era ritirato. Saga non aveva potuto fare altro che condurre meccanicamente l'ospite all'interno della Terza Casa.
Purtroppo però l'effetto benefico della presenza di Aiolos era svanito troppo in fretta e in breve nella stanza dove i due si erano sistemati era scesa una delle atmosfere più pesanti che entrambi i guerrieri avessero mai avuto l'occasione di sperimentare.
Saga fissava malevolmente sospettoso Rhadamanthys. Rhadamanthys cercava di apparire tranquillo e serafico, ma il suo nobile monosopracciglio non poteva non corrugarsi istintivamente ogni volta in cui doveva sorbire un altro sorso di quel tremendo tè che stava bevendo. O quando intravedeva qualche cosa palesemente discutibile nell'arredo. Senza naturalmente contare il dover sopportare stoicamente le occhiatacce fiammeggiati di Saga. Anche se la cosa peggiore da sopportare era di sicuro il tè.
“Kanon ha intenzione di presentarsi?” domandò infine Rhadamanthys, posando con eleganza la tazza sul piattino. Non voleva darla vinta ad un Gold Saint interrompendo per primo quella specie di infantile gara del silenzio, ma quel tè si era dimostrato ben più forte di lui. Aveva dovuto arrendersi.
“È quello che vorrei sapere anche io. Aveva detto che ti avrebbe accompagnato dall'Inghilterra.”
Un altro contrarsi nervoso del monosopracciglio.
“A me invece aveva detto dato appuntamento ad Atene. Ore fa.
Saga chiuse gli occhi, e con lentezza esasperata prese a massaggiarsi le tempie, ruotando le dita in ampi cerchi sulla fronte.
Tipico di Kanon. L'avrebbe strozzato. Altro che Capo Sounion. Questa volta sarebbe andato sul sicuro e l'avrebbe strangolato a morte con le sue stesse mani. Perché gli era capitato un fratello così dannatamente pestifero?
“Immagino che a questo punto non abbia proprio intenzione di farsi vedere” Rhadamanthys rimarcò l'evidenza. Lo disse tanto per dire qualcosa e per dare così la possibilità all'altro di riprendere l'uso della parola.
“Per la sua incolumità, spero non si faccia rivedere, o è la volta buona che ce lo faccio restare davvero in fondo al mare” sibilò Saga.
Rhadamanthys si espresse in uno sbuffo divertito. Per quanta scena potesse fare, lo Spectre era sicuro che quella fosse solo una ampia esagerazione, e che Saga non avrebbe mai attuato sul serio le minacce di morte nei confronti del fratello. Ah, i greci e il loro amore per la tragedia!
Ma Saga captò il timbro ironico di quello sbuffo e non si tirò indietro dal lanciare l'ennesima occhiata di disprezzo verso l'ospite.
“Sei consapevole che è solo colpa tua?”
“Cosa, di grazia?”
“Tutto!” e Saga fece un ampio gesto con le braccia, ad abbracciare quel -tutto- che il suo salotto sembrava racchiudere.
“Temo di non capire.”
Saga gli puntò l'indice contro il naso.
“Hai circuito mio fratello!”
Rhadamanthys questa volta non ce la fece a mantenere il suo severo contegno e scoppiò in una sonora risata. Questo naturalmente non fece che irritare ancora di più Saga, ma lo Spectre non poteva fare a meno di ridere sentitamente.
“Non per infrangere l'idea del fratello virtuoso che credi di avere, Saga di Gemini, ma Kanon non è una verginella. Sa quello che sta facendo. E non l'ho certo circuito io.”
“Come ti permetti?!”
“Sei libero di credere quello che più ti aggrada…” proclamò Rhadamanthys, accavallando le gambe e puntando lo sguardo rapace su Saga: era intrigante vedere quel volto così familiare stravolto da una rabbia così inusuale “… ma Kanon è libero di fare quello che vuole. E di frequentare chi vuole.”
“Che avesse dei gusti balordi e idee anche peggio lo sapevo già da tempo! Non per questo può sentirsi autorizzato a fare delle scelte così palesemente sbagliate!”
“Mpf! Hai intenzione di tenerlo segregato in questa casa per sempre? Credevo fossero le madri ad avere la sindrome del nido vuoto!”
“Bada a come parli, Spectre!”
“Altrimenti?!”
Due potenti cosmi si stavano levando. Erano entrambi maestosi, e fiammeggianti. Stava per scoppiare il finimondo. Il peggio stava per…
“Permesso?”
Una voce metallica e leggermente gracchiante aveva sovrastato il rombo del cosmo dei due guerrieri, ed entrambi si erano voltati verso il fondo della casa dei Gemelli. Appoggiato sullo stipite della porta, con uno dei suoi soliti ghigni poco rassicuranti, stava DeathMask. Si mosse deciso, mani in tasca ed espressione spavalda, anche se l'andatura leggermente contratta lasciava trasparire un vago nervosismo. Si avvicinò al centro del Tempio e dopo aver salutato scherzosamente Saga si lasciò cadere divano al fianco del collega.
“DeathMask?”
“Sì?”
“Che diavolo ci fai qua?!”
“Oh, passavo di qui, e pensavo di fare un saluto.”
“…”
“…”
“Ho ospiti…”
“Ah, lo so bene!” sghignazzò Cancer “Vi si sentiva bisticciare anche da casa mia.”
“E allora perché sei qui?”
“Non certo perché mi andava!” borbottò DeathMask. In realtà era stato Shion a chiedergli – ad ordinargli – di stare pronto ad intervenire nel caso l'incontro con Rhadamanthys fosse degenerato. E di evitare quanto più possibile di arrivare allo scontro diretto. Certo, chiedere a DeathMask di Cancer di fare da paciere perché non scoppiasse una battaglia non sembrava essere una scelta molto azzeccata, ma il risultato era stato adeguato. La sua inaspettata e improvvisa comparsa aveva smontato immediatamente gli animi belligeranti.
“Allora, Boss, ti serve una mano per ricacciare il bastardo da dove è venuto?” chiese scherzando DeathMask. Per quanto potesse scherzare uno che era stato preso a calci da Rhadamanthys, sia ben chiaro. La cosa gli bruciava ancora parecchio, e se Saga gli avesse teso anche la più piccola traccia di consenso DeathMask l'avrebbe afferrata al volo. Aveva già puntato con occhi di brace lo Spectre infingardo.
Ma per quanto l'idea si prospettasse allettante, Saga aveva già ripreso il controllo. Si limitò a sospirare.
“Non dire idiozie. È un ospite, e gli ospiti vanno trattati bene.”
“Se lo dici tu, Boss…”
“E per l'amor di Athena, smettila di chiamarmi Boss!”
DeathMask scoppiò a ridere. Con un colpo di reni si rimise in piedi e si diresse da dove erano arrivato. Se ne andò fischiettando, dopo aver ribadito un: “Se cambi idea sai dove trovarmi!”
Si fermò solo un attimo, prima di uscire, per rivolgere un'ultima parola tagliente a Rhadamanthys: “Immagino tu l'abbia capito: non sei il benvenuto qui. Per quello che mi frega puoi sbatterti chi ti pare” DeathMask ignorò l'occhiata fulminante di Saga “… ma fossi in te eviterei di fare gite qui al Santuario. La prossima volta potrei anche dimenticarmi di venire quaggiù a fermare lo psicopatico lì.” Il ghigno si allargò tetramente.
Rhadamanthys assottigliò lo sguardo, ma lasciò che le labbra si increspassero in un sorriso affilato.
“Se la cosa ti tranquillizza, Gold Saint, sappi pure che non intendo certo fermarmi qui più del necessario. È un ambiente ben poco salutare qui!”
DeathMask scoppiò di nuovo a ridere, e dopo quest'ultima uscita si eclissò definitivamente. Saga e Rhadamanthys erano di nuovo soli.
“Spero che tu abbia davvero intenzione di non farti più vedere da queste parti.”
“Hai la mia parola.”
“Parola di Spectre?”
“Parola di Generale. O di Lord, come preferisci” avesse avuto a disposizione una bevanda più decente avrebbe sottolineato la sua solennità sorbendo con eleganza un sorso di tè.
I due si squadrarono ancora un momento, prima che Rhadamanthys si rimettesse in piedi. Stirò con il palmo della mano le pieghe sulle maniche della giacca di tweed e ne sistemò il colletto.
Poi ritornò a fissare intensamente Saga.
“Questo naturalmente non significa che non intendo rivedere Kanon, sia chiaro.”
Saga lo guardò come si guarda uno scarafaggio alto mezzo metro.
Ma per quanto la cosa lo lacerasse dentro, sapeva bene di non poter certo vietare a Kanon di fare quello che voleva. A meno di rinchiuderlo di nuovo, ormai non era più un bambino. E per quando il più delle volte gli apparisse molto, molto idiota, generalmente suo fratello sapeva bene quello a cui andava incontro quando decideva di percorrere una determinata strada. Ma questo di certo non sarebbe stata una ragione sufficiente perché si sentisse autorizzato a non doversi sorbire la ramanzina infinita che lo aspettava. Non appena fosse riuscito a scoprire dove diavolo si fosse andata a cacciare quell'irresponsabile!
E mentre Saga si scervellava su mille e più pensieri, Rhadamanthys si divertiva ad osservare gli ingranaggi del Gold Saint lavorare a pieno ritmo per trovare un'onorevole via d'uscita, una che non gli avrebbe portato troppo disonore.
Rhadamanthys ghignò soffisfatto.
Quello scontro l'aveva decisamente vinto lui.




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Angolo dell'Autrice:

*troppo imbizzarrita per aggiungere altro*
Sappiate solo che vi adoro, tutti quanti! ♥
*offre tazze di tè a tutti*
*tè inglese*


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Beat


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Capitolo 4
*** Gente davvero bastarda! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Epilogo


Kanon non aveva fatto in tempo a mettere piede in camera di Rhadamanthys che era stato preso e letteralmente lanciato di peso sul letto.
Non che la cosa dispiacesse poi così tanto a Kanon, ma non aveva potuto non notare l'eccessiva irruenza dell'altro.
“Non sarai ancora arrabbiato con me, vero Rhada?!”
Kanon venne passato a i raggi X da uno sguardo acuto e penetrante.
“Perché dovrei essere in collera con te Kanon? Mi hai forse lasciato andare nel quartier generale del nemico, solo e disarmato?”
Kanon ridacchiò tra sé e sé, e si tirò Rhadamanthys addosso, arpionandogli le spalle.
“Sento una nota di ironia nella tua voce, Rhadamanthys della Viverna. Non dirmi che il viaggetto non ti è piaciuto!”
Rhadamanthys lo fulminò e strinse le ginocchia contro la base del costato dell'altro.
“Ci è mancato tanto così che quell'isterico di tuo fratello mi attaccasse sul serio.”
“A sentir Saga, sei tu quello che stava per perdere le staffe.”
“Saga ha dei seri problemi mentali!” Pronunciò la sentenza con la massima serietà.
Kanon rise di nuovo. Come si era prefigurato, era uno spasso sentire le due versioni della storia. Perfino l'austero Lord inglese si stava lasciando andare a frecciatine e maldicenze che di solito aveva la decenza di tenere per sé.
“A proposito. Come sei riuscito a corrompere tuo fratello per lasciarti venir qui? A sentire lui temevo di dover venire a tirarti fuori da Capo Sounion, o anche qualche cosa di peggio.”
“Corrompere? Via Rhada, ti sembro una persona del genere?! Non posso semplicemente averlo convinto con un giusto e inconfutabile ragionamento?”
“L'hai fatto?”
“No.”
“E allora come ci sei riuscito? Ti prego, dimmi che sei dovuto ricorrere alla violenza…!”
E a proposito di violenza, il malefico spectre gli aveva pure artigliato la maglia e con un gesto che sarebbe stato da guardare al ralenti, per riuscire a capire cosa aveva fatto, gliel'aveva sfilata senza che Kanon potesse far nulla per impedirglielo. Casomai avesse voluto provarci, sia chiaro.
“Ho i miei metodi” rispose enigmatico Kanon.
In realtà era stato più che consapevole dei pericoli che rischiava di correre una volta rientrato a casa. E sapeva bene che quando ci si metteva Saga era peggio di lui nell'impuntarsi su di una decisione.
Ma Kanon era un uomo dal multiforme ingegno e dalla molta, molta bastarderia.
Era rientrato a casa, umile e contrito. Si era scusato sentitamente con il fratello per il tiro mancino che gli aveva tirato. Poco ci mancava che tirasse fuori anche gli occhioni da cucciolo bastonato.
E se anche Saga, solitamente, non si sarebbe mai e poi mai fatto fregare da un trucchetto simile, il fatto che Kanon si fosse portato dietro Aiolos aveva mandato completamente in tilt il sistema neurale di Saga.
Non ci era voluto molto a convincere il cavaliere del Sagittario – incontrato per caso mentre stava risalendo dall'Arena – della bontà delle sue intenzioni: mettere a confronto da soli Saga e Rhadamanthys, perché si conoscessero un po' meglio, per poi da lì compiere quel passo in avanti che era capire quanto entrambi erano importanti per Kanon. Aiolos aveva sempre avuto un debole per i buoni sentimenti e Kanon aveva fatto leva su quello.
Su quello non aveva certo voluto imbrogliarlo; un po' meno disinteressato era stato invece il suo chiedergli di accompagnarlo a parlare con Saga. “Lui non vuole capire”, “È un testone!”, “Se ci sei anche tu sono sicuro che mi darà retta…”. Più che dargli retta, Saga ormai faceva in automatico tutto quello che Aiolos diceva. Da che erano risorti, Saga si era sentito terribilmente in imbarazzo nei confronti dell'antico compagno. Aiolos aveva compreso e perdonato tutto quello che Saga aveva fatto sotto l'influsso della sua metà demoniaca, ma lo stesso Saga non poteva far a meno di crogiolarsi nel sensi di colpa ogni volta che nel suo campo visivo rientrava quella figura dalle ali dorate. Senza contare poi il fatto che il cavaliere del Sagittario era rinato con il corpo di quattordicenne con cui era morto, e questo non faceva che aumentare il senso di protettività di Saga nei suoi confronti. Era quasi imbarazzante alle volte, secondo il modesto parere di Kanon.
E se solo Aiolos fosse stato un pochino più smaliziato avrebbe davvero potuto far fare a Saga qualsiasi cosa.
L'incontro tra i due fratelli era stato quindi molto breve. Kanon aveva esposto le sue spiegazioni, si era scusato, e prima che Saga riuscisse a trovare solo un poco di forza d'animo si era eclissato, lasciando il fratello spiazzato.
Anche se se ne era andato, Kanon era quasi sicuro di sapere cosa era avvenuto in seguito: Saga che crollava la testa come afflitto dal più terribile dei dispiacere, una mano sul volto e l'altra stretta tra la dita di Aiolos, che gli avrebbe poi posato con affetto un braccio attorno le spalle. E da lì in poi il cervello di Saga sarebbe partito per una lunga e spensierata vacanza.
Nonostante tutto, Kanon era immensamente felice per suo fratello: finalmente era riuscito a trovare quella pace che per così tanti anni gli era continuata a sfuggire dalle dita.
Ma Kanon non ebbe il tempo di rivolgere altri affettuosi pensieri al fratello, perché Rhadamanthys aveva cominciato a richiedere in maniera decisamente pressante la sua più completa attenzione.
“Ah, un'altra cosa, Kanon.”
“Sì?”
“Sei consapevole vero che mi devi ripagare?”
“In natura va bene? O preferisci forse un assegno?”
Kanon per un attimo rivisse l'istintivo terrore che aveva attanagliato il suo animo il primo momento in cui aveva posato piede nel Meikai. Lo rivisse quando incrociò lo sguardo maliziosamente feroce dell'uomo che incombeva su di lui.
“Che succede?” chiese, un tremito perfettamente percepibile nella voce.
Rhadamanthys scese su di lui, sfiorandogli con la punta del naso una guancia e mormorandogli all'orecchio: “Devi ricambiare il favore, Kanon. Me lo devi.”
“In che senso?”
Rhadamanthys si risollevò. Voleva guardare dritta negli occhi la sua preda nel momento in cui si rendeva conto di essere senza scampo.
“Domenica prossima andiamo a presentarti a mio fratello.”
“… mi avevi detto di essere figlio unico…”
“In questa vita. Ma sono pur sempre un giudice degli inferi, e penso tu conosca bene le mie parentele mitologiche.”
Kanon sbiancò. Nonostante il già normale pallore, divenne bianco più di un lenzuolo.
“Non starai mica parlando di Minos, vero?”
“Proprio lui!”
Per la prima volta in vita sua, Kanon desiderò ardentemente di poter essere inghiottito dalla terra. O di potersi buttare in un cratere vulcanico colmo di lava. Anche tornare a farsi una gita nel Meikai, se proprio non c'era di meglio. Avrebbe preferito perfino andare a scusarsi di persona con Poseidon-sama per il tiro mancino che gli aveva tirato.
Tutto ma non trovarsi di nuovo faccia a faccia con quel sadico di Minos!
Rhadamanthys non poté non scoppiare a ridere di fronte all'espressione davvero terrorizzata di Kanon. Questo segnava la definitiva sconfitta anche del secondo Gemelli.
Ah, mai mettersi contro Rhadamanthys della Viverna!




Fine!




“Kanon?”
“Che altro vuoi, bastardo?”
“In giacca e cravatta, domenica. E porta il vino.”
“Te lo scordi!”
“Vuoi per caso che inviti anche Aiacos e Pandora?”
“… un giorno te la farò pagare, stanne certo…”
“Continua a crederci, Saint. Continua a crederci!”





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Angolo dell'Autrice:

No, ma doveva vincere Kanon alla fine. Sul serio.
Come diavolo faccia la vivernaccia a spuntarla sempre è un mistero.
Sarà che è inglese… ù.ù

Non vi spuccio ad uno ad uno per il semplice fatto che sono a letto appestata da un raffraddore mortaleH e non vorrei contagiarvi. Quindi, un grazie infinito a Dima (♥), Titania, DeaEris, charm_strange, Meiou Hades, Ruri (Orfeoidnvnjsdbvodisbnv) e Devileyes. Grazie per avermi seguito fino alla fine di questo delirio!


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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