Make tweed not war di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sempre colpa di Kanon. Sempre ***
Capitolo 2: *** … sempre, sempre colpa di Kanon ***
Capitolo 3: *** Colpa di Rhada? No, sempre colpa di Kanon! ***
Capitolo 4: *** Gente davvero bastarda! ***
Capitolo 1 *** Sempre colpa di Kanon. Sempre ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Make tweed not
war
Rhadamanthys si schermò gli occhi con una mano. Socchiuse le
palpebre, per abituarsi alla luce intensa, e si guardò
attorno con circospezione. Il viaggio era stato breve – i
miracoli del muoversi alla velocità della luce - quindi era
rimasto spaesato quando invece della consueta pioggerellina britannica
si era trovato sotto il sole luminoso delle terre del Mediterraneo.
Un piacevole e intenso tepore lo avvolse immediatamente, e l'uomo fu
per un attimo tentato di levarsi la giacca, evidentemente troppo
pesante per quel clima. Giacca di tweed. Ma accantonò quel
pensiero quasi subito. Nella sua vita aveva dovuto sopportare cose ben
peggiori, quindi non poteva certo darla vinta ad una banalissima
giornata soleggiata. Non si sarebbe piegato: avrebbe mantenuto il suo
perfetto contegno – e abbigliamento – inglese.
Ciò che purtroppo non riusciva tenere sotto controllo era il
malumore. Causato dalla consueta e ormai proverbiale totale mancanza di
affidabilità di Kanon.
Suddetta persona aveva insistito talmente tanto per quel viaggio che
alla fine Rhadamanthys era stato preso per sfinimento. Era stato dunque
con un enorme sorriso di vittoria che Kanon gli aveva dato appuntamento
per quella mattina, nella piazza principale di Atene. Insieme si
sarebbero poi diretti verso il Santuario, per quella convenzione
sociale - di cui Rhadamanthys proprio non capiva la
necessità – che era presentarsi alla famiglia del
compagno.
Ma oltre al fatto che odiava essere stato tirato in mezzo a
quell'inutile situazione, Rhadamanthys si stava indisponendo non poco
per il ritardo abissale di Kanon.
L'ora dell'appuntamento era passata da un bel pezzo e se anche
Rhadamanthys aveva avuto così la possibilità di
studiare con attenzione tutto quello che la piazza di Atene aveva di
bello da far ammirare, ora si stava davvero irritando.
Fu dunque con un cipiglio che non prometteva nulla di buono che si
diresse a passo di marcia verso il Santuario.
Kanon si era premurato di spiegargli la strada, chi evitare e dove
passare senza essere notati dalla gente comune. Forse non ricordando
che con tutte le volte che in tutte le sue vite aveva preso d'assalto
il Santuario, Rhadamanthys conosceva quella zona molto bene.
Sogghignò, ma preferì accantonare quel pensiero.
Quella volta era una visita di pura cortesia. Nessun intento bellicoso
in vista. Forse. Nei confronti di Kanon, comunque, era in ogni caso
sempre meglio stare preventivamente sul piede di guerra.
Continuò ad incedere con il suo passo fiero, facendo finta
di non notare le occhiate sorprese delle ancelle e dei soldati che
incontrava. Continuò a camminare senza fermarsi,
finché non si trovò davanti la casa del Montone
Bianco. E tra le colonne dell'ingresso, fermo a fissarlo, c'era anche
il suo custode, Mu dell'Ariete.
Rhadamanthys salì tutti i gradini che lo separavano dal
Saint, e una volta arrivato a qualche metro di distanza, si
fermò. Tenne il cosmo azzerato, cercando di mantenersi
quanto più pacifico possibile, nei modi e nell'apparenza.
I due rimasero fermi a squadrarsi per parecchi minuti.
Il volto di Mu era spianato, la sua solita maschera di enigmatica
calma. Ma gli occhi erano accessi, come lo erano di rado. E a
Rhadamanthys sembrò di riuscirvi a leggere senza dubbio
quello che in realtà stavano guardando: un luogo ben
più lontano, nel tempo e nello spazio, quell'immenso cratere
che arrivava fino in fondo all'inferno, dentro cui Aries, Scorpio e Leo
erano stati scaraventati come bambole rotte. Da lui in persona.
Mu stava senza dubbio ricordando quell'episodio.
“Cosa ti porta fin qui, Spectre?”
“Nessuna guerra. Non temere.”
Mu assottigliò lo sguardo, puntando gli occhi dritti in
quelli dell'altro. Non ripose, ma nemmeno accennò a
spostarsi.
Rhadamanthys allora sospirò appena, estraendo dalla tasca
interna della giacca un plico di fogli. Li passò a Mu, il
quale li guardò attentamente, sfogliandoli uno alla volta.
Erano delle pergamene, di quelle usate per le comunicazioni ufficiali
del Santuario; in calce portavano la firma e il sigillo del Pontefice.
E autorizzavano Charles David Rhadamanthys Lancaster a visitare il
Santuario. C'era poi elencata una serie di limitazioni a dove
l'intestatario poteva andare, chi aveva il permesso di avvicinare, e
anche come doveva vestire – niente surplice, in ogni caso. In
realtà Mu conosceva bene il contenuto di quei fogli
– Kanon aveva preso per sfinimento anche il Sommo Shion, per
avere quei permessi, e la storia aveva fatto tanto scalpore che tutto
il Santuario sapeva che cosa era avvenuto - ma si prese lo stesso la
briga di leggerli tutti con attenzione.
Ciò serviva evidentemente solo a far innervosire
Rhadamanthys, ma lo Spectre decise che non si sarebbe piegato a quella
provocazione e aspettò con pazienza. Quando Mu ebbe finito
di leggere anche l'ultimo rigo, gli restituì i fogli.
“Posso passare adesso?”
Mu si scostò appena, facendo un elegante gesto con la mano
che acconsentì al passaggio all'ospite. Rhadamanthys
piegò appena il capo, e passò oltre. Non
sentì altre parole da Mu, ma finché non ebbe
passato la casa del Montone Bianco continuò ad avere
l'impressione di avere gli occhi dardeggianti del Saint puntati contro
la sua schiena.
Nemmeno alla casa del Toro ricevette un'accoglienza calorosa. Aldebaran
non fece tutta la scena di Mu, gli bastò dare un'occhiata al
sigillo pontificio, ma anche lui non gli staccò gli occhi di
dosso finché non scomparve oltre le porte del secondo Tempio.
Rhadamanthys ringraziò silenziosamente il fatto che la casa
dei Gemelli era solamente la terza. Per quanto potesse sempre far
affidamento sul suo contegno inglese, sarebbe stato non poco
impegnativo dover passare in rassegna la tattica del silenzio
accusatorio da parte di tutti e dodici i Gold Saint.
Fu dunque un immenso sollievo intravedere la figura di Kanon stagliarsi
contro le bianche colonne del terzo Tempio. Sotto il sole di Atene i
suoi capelli avevano una straordinaria sfumatura di blu, che il cielo
perennemente plumbeo dell'Inghilterra non riusciva di certo a donargli.
Rhadamanthys ancora non ci credeva a quello a cui l'aveva costretto
quel disgraziato di Kanon. Se appena pochi mesi prima gli avessero
raccontato che sarebbe finito a chiamare “compagno di
vita” un Gold Saint, avrebbe riso in faccia allo sventurato
burlone. Dopo averlo preso personalmente a calci dallo Yomotsu fin nel
profondo del Cocito.
E invece adesso era lì, nel cuore del Santuario di Athena,
in abiti civili e con il suo completo più elegante, per
andare a presentarsi ufficialmente al fratello del suo amante.
Rhadamanthys non aveva proprio idea di come sarebbe proseguito
l'incontro. Male di sicuro, ma non riusciva a figurarsi quanto male.
Kanon gli aveva raccontato delle reazioni ben poco positive di quando
aveva raccontato al fratello di loro due. A quanto pareva, se anche
Saga avesse inizialmente voluto tenere segreta la cosa per evitare il
più che probabile scandalo, lui e Kanon avevano finito per
urlarsi contro con talmente tanto impeto che gli strepiti si erano
sentiti praticamente in tutto il Santuario.
Quindi Rhadamanthys era psicologicamente pronto alle più
disparate, e disperate, reazioni da parte di Saga.
L'unica cosa di cui era sicuro era che Kanon gli doveva un enorme
favore, per ripagarlo di quello che stava per fare. E ne avrebbe
preteso il pagamento immediato non appena quella manfrina fosse finita.
Lo spectre sogghignò. Ora che ci pensava poteva benissimo
incassare anche un anticipo.
Si avvicinò di soppiatto al terzo Tempio, salendo le scale
furtivo come un gatto. Kanon non sembrava essersi accorto della sua
presenza. Stava controllando una delle numerose crepe sulle colonne
diroccate del pronao. Rhadamanthys si mosse agile, comparendo come
un'ombra alle spalle dell'amante. Gli cinse il petto in un abbraccio
forte e avvolgente.
A diretto contatto con la sua schiena, sentì con chiarezza
impeccabile il cuore di Kanon accelerare all'improvviso, con battiti
chiari che gli rimbombavano nelle orecchie.
“Il ritardo di oggi viene aggiunto al conto che mi devi
pagare, Kanon.”
Rhadamanthys si beò del forte rimbombare del cuore
dell'amante.
Non fosse stato che percepì più che chiaramente
anche l'improvviso ribollire di un cosmo imponente, per nulla amichevole
“Togli le tue zampacce dal mio fondoschiena, Spectre, se non
vuoi che ti tranci le mani!”
Rhadamanthys si allontanò lentamente.
E squadrò con attenzione l'uomo che aveva di fronte.
Non avrebbe potuto certo metterci la mano sul fuoco, ma qualche cosa
nel suo sguardo oltraggiato – e particolarmente assassino -
gli diceva che quello che aveva di fronte non era Kanon.
Si prospettava un incontro davvero molto, molto difficile. E che
iniziava nel peggiore dei modi.
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Angolo dell'Autrice:
Non lo so.
Davvero.
Il titolo è molto a caso. Anche la storia in effetti.
Volete sapere di chi è la colpa? A parte di
Kanon, che
è sempre
colpa sua…
Sorpresa sorpresa, colpa di ayay.
Io dovrei smetterla di frequentarti, tiri fuori il peggio di me. *C*
…
No, sto scherzando, come farei senza di te?! *la abbraccia e la
stritola di coccole*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 2 *** … sempre, sempre colpa di Kanon ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 2
La capanna in cui si trovavano era rustica, ma nel complesso
confortevole. E stranamente molto ben tenuta, perfettamente in ordine.
Kanon ci avrebbe scommesso che il merito non era certo di Ikki, quanto
piuttosto del bambino che aveva con sé. Aveva sentito dire
che il nuovo allievo di Phoenix era figlio di un'ancella, ed era noto
che a parte qualche rara eccezione che non faceva altro che confermare
la regola, tutto il personale di servizio del Santuario era di una
precisione spaventosa. E che i geni dell'ordine erano risaputamente
ereditari.
“Ti sei sistemato bene, vedo” disse Kanon,
accomodandosi al tavolo della cucina.
“Non mi lamento.” rispose Ikki, avvicinandosi alla
dispensa “Che cosa ti posso offrire Kanon? Puoi scegliere tra
caffè e limonata. O al massimo del succo di albicocca, ma se
non vuoi incorrere nelle ire del mio allievo te lo
sconsiglio” Ikki non poté non fare mente locale su
quanto Ilias andasse pazzo per il succo d'albicocca. A volte andava di
sua spontanea volontà a far provviste solo per poterne
rimpinguare le scorte.
“Ahahah, allora vada per il caffè.”
“Bene” approvò Ikki, accendendo il fuoco
sotto la moka, sempre pronta sul fornello. “Allora? Come mai
da queste parti?” chiese infine il ragazzo, prendendo posto
di fronte all'ospite.
“Oh, mi sembrava cortese passare a salutarti. L'ultima volta
che ci siamo visti è stato in battaglia, e tu mi sei sparito
da sotto gli occhi.”
Ikki sogghignò.
“Ora che mi ci fai pensare, non ho mai saputo come
è finito quello
scontro…”
“Che vuoi che ti dica…” Kanon fece un
cenno con la mano, con fare vago e un sorriso furbetto sul viso
“un sacco di legnate, deflagrazioni cosmiche…
secondo il mio modesto parere, la vittoria è stata mia, ma
Rhadamanthys probabilmente insisterebbe sul pareggio.”
“Ah, ora capisco…!”
“Prego?”
“Scommetto che allora è per la rivincita che
continuate a frequentarvi.”
Kanon lo squadrò con sguardo diffidente.
“Non so che cosa tu abbia sentito, Ikki di Phoenix, ma non ti
conviene prenderti gioco degli adulti!” lo ammonì,
puntandogli l'indice contro.
Ikki si concesse quella che per lui era una risata molto sentita.
Kanon avrà anche avuto quasi il doppio dei suoi anni, ma
quando era insieme a lui gli sembrava quasi di star parlando con un
coetaneo. Anche se forse era il contrario.
A Ikki passò un attimo in mente il commento di chi non si
ricordava già più, sul fatto che in
realtà lui non era per niente un quindicenne, quanto
piuttosto uno con già trentacinque anni suonati. Ikki
liquidò quel pensiero scuotendo con decisione il capo.
“A quanto pare i pettegolezzi sono arrivati fin
quassù.” borbottò Kanon, allungandosi
sul tavolo per agguantare la scatola dei biscotti.
“Eh sì. L'ho sempre detto che al Santuario sono un
branco di pettegoli.”
“Non posso certo darti torto.”
Il caffè intanto era passato e il padrone di casa lo
servì per sé e il suo ospite.
“Allora, come mai da queste parti?” insistette
Ikki, tornando serio.
“Non posso essere passato solo per salutare un vecchio
amico?”
“Ti conosco, Kanon, e nulla di quello che fai è
per caso” nonché, Ikki avrebbe voluto aggiungere, nulla di quello che fai
è senza conseguenze. Aveva una certa esperienza
in materia, e certo non ci voleva un genio per accorgersi che dove
Kanon passava i guai spuntavano con funghi. Ed era per quel motivo che
Ikki aveva mandato Ilias di corsa a Kassandra, non appena aveva sentito
avvicinarsi quel cosmo pungentemente mellifluo, un cosmo potente e dal
multiforme ingegno. E dalle molte, molte complicazioni che si portava
dietro. Phoenix purtroppo era finito nella spirale di sfiga che i
Gemini si portavano appresso, ma ci teneva che almeno al suo allievo
fosse risparmiata questa immane seccatura.
E il fatto che Kanon stesse cercando di non mettersi a ridere non
faceva che aumentare i sospetti del ragazzo sul fatto che la sua visita
non fosse stata una cosa proprio proprio disinteressata.
“In realtà, Ikki, mi serviva un posto dove
nascondermi.”
“Perché mai uno come te avrebbe bisogno di
nascondersi?”
“Perché ho mandato Rhada a conoscere Saga. E ho
assicurato a tutti e due che ci sarei stato anche io.” Kanon
ghignò. Era ovvio che era stata una promessa tutt'altro che
mantenuta.
Ikki, in compenso, a quella notizia quasi sbiancò.
“E tu mi hai messo in mezzo a questa storia?”
“Via, Ikki, non ti sembra di esagerare? Che vuoi che ti
succeda?”
“Se ci siete di mezzo tu, quello squilibrato di tuo fratello,
e come se non bastasse anche un giudice degli Inferi, il minimo che mi
posso aspettare è di finire il resto dei miei giorni in una
dimensione alternativa tutt'altro che piacevole!”
“Esagerato!” sminuì Kanon, sorseggiando
con nonchalance il suo caffè.
“Non credo proprio!” ribatté stizzito
Ikki, mentre Kanon scoppiava di nuovo a ridere.
“Comunque sia, come diavolo ti è venuto in mente
di farli incontrare da soli?”
“Se ti rispondo che è perché trovo la
cosa molto divertente?”
“Direi che sarebbe tipico di te. Ma non per questo sarebbe
una cosa giusta.”
“Ah, ne sono più che consapevole. Ma, oltre al mio
evidente divertimento nell'ascoltare poi le due diverse versioni di
quello che è successo – e ci scommetto che ci
saranno delle
esagerazioni straordinarie da parte di entrambi – volevo che
quei due riuscissero ad interagire. Se ci fossi stato anche io
avrebbero finito per cercare di tirarmi da una parte o dall'altra. E
non mi andava proprio di trovarmi in una situazione del
genere.”
“Incredibile.”
“Cosa?”
“Il fatto che due uomini fatti e finiti come Saga di Gemini e
Rhadamanthys della Viverna litighino per te come se fossero due
mocciosi che si contendono lo stesso giocattolo!”
Kanon scoppiò in una fragorosa risata, e stranamente anche
Ikki si lasciò andare e gli fece eco.
Quando l'attacco di ilarità si spense, però, Ikki
guardò Kanon con un sogghigno che poteva tranquillamente far
concorrenza a quello di uno dei due Gemini.
“Kanon…”
“Sì?”
“Sei consapevole del fatto che ti prenderanno a calci tutti e due per il
tiro mancino che hai tirato loro?”
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Angolo dell'Autrice:
- Ikki di Phoenix ormai c'è sempre, quando ci sono in giro
Saga o Kanon. Con suo sommo disappunto. ♥
- L'allievo di Ikki di Phoenix è il bambino più
bello del mondo. Si chiama Ilias.
Spucciatelo e dategli i biscotti, lo farete felice. E lui
sgambetterà in giro tutto contento! *__*
- Charm_strange, Titania, Ruri, Ayay, Kiki, Devileyes, Shinji e Rucci. Grazie. I vostri
imbizzarrimenti sono la ricompensa migliore. Sappiate che vi adoro
tutti quanti!
*manda bacini, biscotti
e tweed a tutti*
*rotola
via*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 3 *** Colpa di Rhada? No, sempre colpa di Kanon! ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 3
Lord Rhadamanthys prese un lungo sorso dalla tazza. E non storse il
naso solo perché la situazione era già delicata
di suo.
Ci mancava solo un commento poco educato sulla pessima
qualità
del tè che gli avevano servito ed era ragionevolmente certo
che
Saga di Gemini avrebbe ingaggiato con lui, senza altri pensieri, una
battaglia dei mille giorni. (Perché - checché
Kanon ne
dicesse – aveva già avuto un pareggio
nell'affrontare
l'altro Gemini, e contro Saga era quasi completamente sicuro di poter
ottenere il medesimo risultato.)
Il Gold Saint, dal canto suo, era totalmente concentrato sull'ospite
che aveva in casa, seduto su uno dei divani blu del salotto. Era
talmente preso nel fissarlo con ostilità che non stava
prestando
attenzione ad altro. E per questo si era praticamente ustionato la
lingua con il caffè bollente, buttato giù senza
nemmeno
soffiarci sopra un attimo. Ma non l'avrebbe mai dato a vedere che
dentro di sé stava imprecando contro mezzo Olimpo.
Se in seguito all'oltraggioso
comportamento dello spectre era riuscito a trattenersi dal
prenderlo a Galaxian
Explosion
sulle gengive era stato solamente perché prima di poter
agire
concretamente Aiolos era comparso dalle scalinate della Quarta casa. Si
stava dirigendo all'Arena per il suo consueto l'allenamento quotidiano,
e come tutti i giorni era passato a salutare il suo più caro
amico. L'ira funesta di Saga era svanita in un attimo, come una bolla
di sapone. E se anche Aiolos dapprima aveva rivolto a Rhadamanthys
un'occhiata vagamente preoccupata, alla fine aveva sorriso, dando una
pacca sulla spalla a Saga, e donandogli una delle sue luminose
espressioni di incoraggiamento. Aveva poi salutato con un
più
che rispettoso cenno del capo il Generale e si era ritirato. Saga non
aveva potuto fare altro che condurre meccanicamente l'ospite
all'interno della Terza Casa.
Purtroppo però l'effetto benefico della presenza di Aiolos
era
svanito troppo in fretta e in breve nella stanza dove i due si erano
sistemati era scesa una delle atmosfere più pesanti che
entrambi
i guerrieri avessero mai avuto l'occasione di sperimentare.
Saga fissava malevolmente sospettoso Rhadamanthys. Rhadamanthys cercava
di apparire tranquillo e serafico, ma il suo nobile monosopracciglio
non poteva non corrugarsi istintivamente ogni volta in cui doveva
sorbire un altro sorso di quel tremendo tè che stava
bevendo. O
quando intravedeva qualche cosa palesemente discutibile nell'arredo.
Senza naturalmente contare il dover sopportare stoicamente le
occhiatacce fiammeggiati di Saga. Anche se la cosa peggiore da
sopportare era di sicuro il tè.
“Kanon ha intenzione di presentarsi?”
domandò infine
Rhadamanthys, posando con eleganza la tazza sul piattino. Non voleva
darla vinta ad un Gold Saint interrompendo per primo quella specie di
infantile gara del silenzio, ma quel tè si era dimostrato
ben
più forte di lui. Aveva dovuto arrendersi.
“È quello che vorrei sapere anche io. Aveva detto
che ti avrebbe accompagnato dall'Inghilterra.”
Un altro contrarsi nervoso del monosopracciglio.
“A me invece aveva detto dato appuntamento ad Atene. Ore fa.”
Saga chiuse gli occhi, e con lentezza esasperata prese a massaggiarsi
le tempie, ruotando le dita in ampi cerchi sulla fronte.
Tipico di Kanon. L'avrebbe strozzato. Altro che Capo Sounion. Questa
volta sarebbe andato sul sicuro e l'avrebbe strangolato a morte con le
sue stesse mani. Perché gli era capitato un fratello
così
dannatamente pestifero?
“Immagino che a questo punto non abbia proprio intenzione di
farsi vedere” Rhadamanthys rimarcò l'evidenza. Lo
disse
tanto per dire qualcosa e per dare così la
possibilità
all'altro di riprendere l'uso della parola.
“Per la sua incolumità, spero non si faccia
rivedere, o è la volta buona che ce lo faccio restare davvero in fondo al
mare” sibilò Saga.
Rhadamanthys si espresse in uno sbuffo divertito. Per quanta scena
potesse fare, lo Spectre era sicuro che quella fosse solo una ampia
esagerazione, e che Saga non avrebbe mai attuato sul serio le minacce
di morte nei confronti del fratello. Ah, i greci e il loro amore per la
tragedia!
Ma Saga captò il timbro ironico di quello sbuffo e non si
tirò indietro dal lanciare l'ennesima occhiata di disprezzo
verso l'ospite.
“Sei consapevole che è solo colpa tua?”
“Cosa, di grazia?”
“Tutto!” e Saga fece un ampio gesto con le braccia,
ad
abbracciare quel -tutto- che il suo salotto sembrava racchiudere.
“Temo di non capire.”
Saga gli puntò l'indice contro il naso.
“Hai circuito mio fratello!”
Rhadamanthys questa volta non ce la fece a mantenere il suo severo
contegno e scoppiò in una sonora risata. Questo naturalmente
non
fece che irritare ancora di più Saga, ma lo Spectre non
poteva
fare a meno di ridere sentitamente.
“Non per infrangere l'idea del fratello virtuoso che credi di
avere, Saga di Gemini, ma Kanon non è una verginella. Sa
quello
che sta facendo. E non l'ho certo circuito io.”
“Come ti permetti?!”
“Sei libero di credere quello che più ti
aggrada…” proclamò Rhadamanthys,
accavallando le
gambe e puntando lo sguardo rapace su Saga: era intrigante vedere quel
volto così familiare stravolto da una rabbia così
inusuale “… ma Kanon è libero di fare
quello che
vuole. E di frequentare chi
vuole.”
“Che avesse dei gusti balordi e idee anche peggio lo sapevo
già da tempo! Non per questo può sentirsi
autorizzato a
fare delle scelte così palesemente sbagliate!”
“Mpf! Hai intenzione di tenerlo segregato in questa casa per
sempre? Credevo fossero le madri ad avere la sindrome del nido
vuoto!”
“Bada a come parli, Spectre!”
“Altrimenti?!”
Due potenti cosmi si stavano levando. Erano entrambi maestosi, e
fiammeggianti. Stava per scoppiare il finimondo. Il peggio stava
per…
“Permesso?”
Una voce metallica e leggermente gracchiante aveva sovrastato il rombo
del cosmo dei due guerrieri, ed entrambi si erano voltati verso il
fondo della casa dei Gemelli. Appoggiato sullo stipite della porta, con
uno dei suoi soliti ghigni poco rassicuranti, stava DeathMask. Si mosse
deciso, mani in tasca ed espressione spavalda, anche se l'andatura
leggermente contratta lasciava trasparire un vago nervosismo. Si
avvicinò al centro del Tempio e dopo aver salutato
scherzosamente Saga si lasciò cadere divano al fianco del
collega.
“DeathMask?”
“Sì?”
“Che diavolo ci fai qua?!”
“Oh, passavo di qui, e pensavo di fare un saluto.”
“…”
“…”
“Ho ospiti…”
“Ah, lo so bene!” sghignazzò Cancer
“Vi si sentiva bisticciare anche da casa mia.”
“E allora perché sei qui?”
“Non certo perché mi andava!”
borbottò
DeathMask. In realtà era stato Shion a chiedergli
– ad ordinargli
– di stare pronto ad intervenire nel caso l'incontro con
Rhadamanthys fosse degenerato. E di evitare quanto più
possibile
di arrivare allo scontro diretto. Certo, chiedere a DeathMask di Cancer
di fare da paciere perché non scoppiasse una battaglia non
sembrava essere una scelta molto azzeccata, ma il risultato era stato
adeguato. La sua inaspettata e improvvisa comparsa aveva smontato
immediatamente gli animi belligeranti.
“Allora, Boss, ti serve una mano per ricacciare il bastardo
da
dove è venuto?” chiese scherzando DeathMask. Per
quanto
potesse scherzare uno che era stato preso a calci da Rhadamanthys, sia
ben chiaro. La cosa gli bruciava ancora parecchio, e se Saga gli avesse
teso anche la più piccola traccia di consenso DeathMask
l'avrebbe afferrata al volo. Aveva già puntato con occhi di
brace lo Spectre infingardo.
Ma per quanto l'idea si prospettasse allettante, Saga aveva
già ripreso il controllo. Si limitò a sospirare.
“Non dire idiozie. È un ospite, e gli ospiti vanno
trattati bene.”
“Se lo dici tu, Boss…”
“E per l'amor di Athena, smettila di chiamarmi
Boss!”
DeathMask scoppiò a ridere. Con un colpo di reni si rimise
in
piedi e si diresse da dove erano arrivato. Se ne andò
fischiettando, dopo aver ribadito un: “Se cambi idea sai dove
trovarmi!”
Si fermò solo un attimo, prima di uscire, per rivolgere
un'ultima parola tagliente a Rhadamanthys: “Immagino tu
l'abbia
capito: non sei il benvenuto qui. Per quello che mi frega puoi
sbatterti chi ti pare” DeathMask ignorò l'occhiata
fulminante di Saga “… ma fossi in te eviterei di
fare gite
qui al Santuario. La prossima volta potrei anche dimenticarmi di
venire quaggiù a fermare lo psicopatico
lì.” Il ghigno si allargò tetramente.
Rhadamanthys assottigliò lo sguardo, ma lasciò
che le labbra si increspassero in un sorriso affilato.
“Se la cosa ti tranquillizza, Gold Saint, sappi pure che non
intendo certo fermarmi qui più del necessario. È
un
ambiente ben poco salutare qui!”
DeathMask scoppiò di nuovo a ridere, e dopo quest'ultima
uscita
si eclissò definitivamente. Saga e Rhadamanthys erano di
nuovo
soli.
“Spero che tu abbia davvero intenzione di non farti
più vedere da queste parti.”
“Hai la mia parola.”
“Parola di Spectre?”
“Parola di Generale. O di Lord, come preferisci”
avesse
avuto a disposizione una bevanda più decente avrebbe
sottolineato la sua solennità sorbendo con eleganza un sorso
di
tè.
I due si squadrarono ancora un momento, prima che Rhadamanthys si
rimettesse in piedi. Stirò con il palmo della mano le pieghe
sulle maniche della giacca di tweed e ne sistemò il colletto.
Poi ritornò a fissare intensamente Saga.
“Questo naturalmente non significa che non intendo rivedere
Kanon, sia chiaro.”
Saga lo guardò come si guarda uno scarafaggio alto mezzo
metro.
Ma per quanto la cosa lo lacerasse dentro, sapeva bene di non poter
certo vietare a Kanon di fare quello che voleva. A meno di rinchiuderlo
di nuovo,
ormai non era più un bambino. E per quando il più
delle
volte gli apparisse molto, molto idiota, generalmente suo fratello
sapeva bene quello a cui andava incontro quando decideva di percorrere
una determinata strada. Ma questo di certo non sarebbe stata una
ragione sufficiente
perché si sentisse autorizzato a non doversi sorbire la
ramanzina infinita
che lo aspettava. Non appena fosse riuscito a scoprire dove diavolo si
fosse andata a cacciare quell'irresponsabile!
E mentre Saga si scervellava su mille e più pensieri,
Rhadamanthys si divertiva ad osservare gli ingranaggi del Gold Saint
lavorare a pieno ritmo per trovare un'onorevole via d'uscita, una che
non gli avrebbe portato troppo disonore.
Rhadamanthys ghignò soffisfatto.
Quello scontro l'aveva decisamente
vinto lui.
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Angolo dell'Autrice:
*troppo imbizzarrita per
aggiungere altro*
Sappiate solo che vi adoro, tutti quanti! ♥
*offre tazze di
tè a tutti*
*tè inglese*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 4 *** Gente davvero bastarda! ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Epilogo
Kanon non aveva fatto in tempo a mettere piede in camera di
Rhadamanthys che era stato preso e letteralmente lanciato di peso sul
letto.
Non che la cosa dispiacesse poi così tanto a Kanon, ma non
aveva potuto non notare l'eccessiva irruenza dell'altro.
“Non sarai ancora arrabbiato con me, vero Rhada?!”
Kanon venne passato a i raggi X da uno sguardo acuto e penetrante.
“Perché dovrei essere in collera con te Kanon? Mi
hai forse lasciato andare nel quartier generale del nemico, solo e
disarmato?”
Kanon ridacchiò tra sé e sé, e si
tirò Rhadamanthys addosso, arpionandogli le spalle.
“Sento una nota di ironia nella tua voce, Rhadamanthys della
Viverna. Non dirmi che il viaggetto non ti è
piaciuto!”
Rhadamanthys lo fulminò e strinse le ginocchia contro la
base del costato dell'altro.
“Ci è mancato tanto così che
quell'isterico di tuo fratello mi attaccasse sul serio.”
“A sentir Saga, sei tu quello che stava per perdere le
staffe.”
“Saga ha dei seri problemi mentali!”
Pronunciò la sentenza con la massima serietà.
Kanon rise di nuovo. Come si era prefigurato, era uno spasso sentire le
due versioni della storia. Perfino l'austero Lord inglese si stava
lasciando andare a frecciatine e maldicenze che di solito aveva la
decenza di tenere per sé.
“A proposito. Come sei riuscito a corrompere tuo fratello per
lasciarti venir qui? A sentire lui temevo di dover venire a tirarti
fuori da Capo Sounion, o anche qualche cosa di peggio.”
“Corrompere? Via Rhada, ti sembro una persona del genere?!
Non posso semplicemente averlo convinto con un giusto e inconfutabile
ragionamento?”
“L'hai fatto?”
“No.”
“E allora come ci sei riuscito? Ti prego, dimmi che sei
dovuto ricorrere alla violenza…!”
E a proposito di violenza, il malefico spectre gli aveva pure
artigliato la maglia e con un gesto che sarebbe stato da guardare al
ralenti, per riuscire a capire cosa aveva fatto, gliel'aveva sfilata
senza che Kanon potesse far nulla per impedirglielo. Casomai avesse
voluto provarci, sia chiaro.
“Ho i miei metodi” rispose enigmatico Kanon.
In realtà era stato più che consapevole dei
pericoli che rischiava di correre una volta rientrato a casa. E sapeva
bene che quando ci si metteva Saga era peggio di lui nell'impuntarsi su
di una decisione.
Ma Kanon era un uomo dal multiforme ingegno e dalla molta, molta
bastarderia.
Era rientrato a casa, umile e contrito. Si era scusato sentitamente con
il fratello per il tiro mancino che gli aveva tirato. Poco ci mancava
che tirasse fuori anche gli occhioni da cucciolo bastonato.
E se anche Saga, solitamente, non si sarebbe mai e poi mai fatto
fregare da un trucchetto simile, il fatto che Kanon si fosse portato
dietro Aiolos aveva mandato completamente in tilt il sistema neurale di
Saga.
Non ci era voluto molto a convincere il cavaliere del Sagittario
– incontrato per
caso mentre stava risalendo dall'Arena – della
bontà delle sue intenzioni: mettere a confronto da soli Saga e
Rhadamanthys, perché si conoscessero un po' meglio, per poi
da lì compiere quel passo in avanti che era capire quanto
entrambi erano importanti per Kanon. Aiolos aveva sempre avuto un
debole per i buoni sentimenti e Kanon aveva fatto leva su quello.
Su quello non aveva certo voluto imbrogliarlo; un po' meno
disinteressato era stato invece il suo chiedergli di accompagnarlo a
parlare con Saga. “Lui non vuole capire”,
“È un testone!”, “Se ci sei
anche tu sono sicuro che mi darà
retta…”. Più che dargli retta, Saga
ormai faceva in automatico tutto quello che Aiolos diceva. Da che erano
risorti, Saga si era sentito terribilmente in imbarazzo nei confronti
dell'antico compagno. Aiolos aveva compreso e perdonato tutto quello
che Saga aveva fatto sotto l'influsso della sua metà
demoniaca, ma lo stesso Saga non poteva far a meno di crogiolarsi nel
sensi di colpa ogni volta che nel suo campo visivo rientrava quella
figura dalle ali dorate. Senza contare poi il fatto che il cavaliere
del Sagittario era rinato con il corpo di quattordicenne con cui era
morto, e questo non faceva che aumentare il senso di
protettività di Saga nei suoi confronti. Era quasi
imbarazzante alle volte, secondo il modesto parere di Kanon.
E se solo Aiolos fosse stato un pochino più smaliziato
avrebbe davvero potuto far fare a Saga qualsiasi cosa.
L'incontro tra i due fratelli era stato quindi molto breve. Kanon aveva
esposto le sue spiegazioni, si era scusato, e prima che Saga riuscisse
a trovare solo un poco di forza d'animo si era eclissato, lasciando il
fratello spiazzato.
Anche se se ne era andato, Kanon era quasi sicuro di sapere cosa era
avvenuto in seguito: Saga che crollava la testa come afflitto dal
più terribile dei dispiacere, una mano sul volto e l'altra
stretta tra la dita di Aiolos, che gli avrebbe poi posato con affetto
un braccio attorno le spalle. E da lì in poi il cervello di
Saga sarebbe partito per una lunga e spensierata vacanza.
Nonostante tutto, Kanon era immensamente felice per suo fratello:
finalmente era riuscito a trovare quella pace che per così
tanti anni gli era continuata a sfuggire dalle dita.
Ma Kanon non ebbe il tempo di rivolgere altri affettuosi pensieri al
fratello, perché Rhadamanthys aveva cominciato a richiedere
in maniera decisamente pressante la sua più completa
attenzione.
“Ah, un'altra cosa, Kanon.”
“Sì?”
“Sei consapevole vero che mi devi ripagare?”
“In natura va bene? O preferisci forse un assegno?”
Kanon per un attimo rivisse l'istintivo terrore che aveva attanagliato
il suo animo il primo momento in cui aveva posato piede nel Meikai. Lo
rivisse quando incrociò lo sguardo maliziosamente feroce
dell'uomo che incombeva su di lui.
“Che succede?” chiese, un tremito perfettamente
percepibile nella voce.
Rhadamanthys scese su di lui, sfiorandogli con la punta del naso una
guancia e mormorandogli all'orecchio: “Devi ricambiare il
favore, Kanon. Me lo devi.”
“In che senso?”
Rhadamanthys si risollevò. Voleva guardare dritta negli
occhi la sua preda nel momento in cui si rendeva conto di essere senza
scampo.
“Domenica prossima andiamo a presentarti a mio
fratello.”
“… mi avevi detto di essere figlio
unico…”
“In questa vita. Ma sono pur sempre un giudice degli inferi,
e penso tu conosca bene le mie
parentele mitologiche.”
Kanon sbiancò. Nonostante il già normale pallore,
divenne bianco più di un lenzuolo.
“Non starai mica parlando di Minos, vero?”
“Proprio lui!”
Per la prima volta in vita sua, Kanon desiderò ardentemente
di poter essere inghiottito dalla terra. O di potersi buttare in un
cratere vulcanico colmo di lava. Anche tornare a farsi una gita nel
Meikai, se proprio non c'era di meglio. Avrebbe preferito perfino
andare a scusarsi di persona con Poseidon-sama per il tiro mancino che
gli aveva tirato.
Tutto ma non trovarsi di nuovo faccia a faccia con quel sadico di Minos!
Rhadamanthys non poté non scoppiare a ridere di fronte
all'espressione davvero terrorizzata di Kanon. Questo segnava la
definitiva sconfitta anche del secondo Gemelli.
Ah, mai mettersi contro Rhadamanthys della Viverna!
Fine!
“Kanon?”
“Che
altro vuoi, bastardo?”
“In
giacca e cravatta, domenica. E porta il vino.”
“Te
lo scordi!”
“Vuoi
per caso che inviti anche Aiacos e Pandora?”
“…
un giorno te la farò pagare, stanne
certo…”
“Continua
a crederci, Saint. Continua a crederci!”
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Angolo dell'Autrice:
No, ma doveva vincere Kanon alla fine. Sul serio.
Come diavolo faccia la vivernaccia a spuntarla sempre è un
mistero.
Sarà che è inglese…
ù.ù
Non vi spuccio ad uno ad uno per il semplice fatto che sono a letto
appestata da un raffraddore mortaleH e non vorrei contagiarvi. Quindi,
un grazie infinito
a Dima (♥), Titania, DeaEris, charm_strange, Meiou Hades,
Ruri (Orfeoidnvnjsdbvodisbnv)
e Devileyes. Grazie per avermi seguito fino alla fine di questo delirio!
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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