Lis Rouge

di maya_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seashell ***
Capitolo 2: *** Flyback ***
Capitolo 3: *** Amitié ***
Capitolo 4: *** Peach ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Abriter ***
Capitolo 7: *** Query ***
Capitolo 8: *** Albatros ***
Capitolo 9: *** Consilience ***
Capitolo 10: *** Thoughts ***
Capitolo 11: *** Faible ***
Capitolo 12: *** Septembre ***
Capitolo 13: *** Wanted ***
Capitolo 14: *** Run ***
Capitolo 15: *** Get through ***
Capitolo 16: *** Famille ***
Capitolo 17: *** Rain ***
Capitolo 18: *** Hydra ***
Capitolo 19: *** Soothe ***
Capitolo 20: *** Haki ***
Capitolo 21: *** Witnesses ***
Capitolo 22: *** Smile ***
Capitolo 23: *** Pledge ***
Capitolo 24: *** Unintended ***
Capitolo 25: *** Catch ***
Capitolo 26: *** Ice ***



Capitolo 1
*** Seashell ***






1. Seashell


La bambina correva sulla spiaggia, facendo oscillare vorticosamente i lunghi capelli rossi e ricci, stringeva nel pugno il secchiello di plastica che ondeggiava sbattendo sulla stoffa azzurra del vestito.
Di tanto in tanto si fermava, si accovacciava per terra e raccoglieva qualche conchiglia, dopo averla analizzata per qualche secondo un po’ perplessa.  
Poi si voltava indietro cercando con gli occhi una piccola casetta sul promontorio.
Non doveva allontanarsi troppo, le aveva detto la mamma.
Ma lei non aveva ancora trovato la conchiglia più bella di tutte, come quella che le aveva mostrato il suo fratellone: era davvero una conchiglia enorme, grande come il palmo di una mano, dai colori cangianti e la forma a spirale. L’aveva avvicinata all’orecchio e aveva sentito il mare.
Suo fratello Eddy gliel’aveva mostrata e poi con un ghigno aveva concluso:
Non credo proprio che ne troverai una simile, sai Rou? Di questo tipo ce n’è solo una ogni mille isole!
Allora lei gli aveva risposto con una sonora boccaccia ed era corsa via in spiaggia.
Dal comignolo della casa saliva un sottile filo di fumo: la mamma stava preparando il pranzo.
 La bambina si disse risoluta che avrebbe cercato ancora un po’, già immaginava il sorriso soddisfatto di suo fratello se fosse tornata a casa a mani vuote.
Riprese a correre guardando attentamente sul bagnasciuga, ma le conchiglie che raccoglieva e buttava nel secchiello erano tutte così piccole e uguali. D’un tratto le parve di scorgere a qualche metro da lei uno scintillio biancastro, e gli occhi le si illuminarono.
Si avvicinò di corsa alla sua preda ma con grande disappunto vide che era solo un osso di seppia.Sbuffò spazientita, rovesciando il contenuto del suo secchiello rosso in mare, poi si sedette sulla sabbia bagnata e appoggiò la testa alle ginocchia, imbronciata.
Non aveva proprio voglia di tornare a casa, Eddy l’avrebbe presa in giro di nuovo.
Se ne stette un po’ li rigirandosi l’osso di seppia tra le dita, finchè scorse una piccola scialuppa che si avvicinava, proprio nella sua direzione. Era sbucata da oltre il promontorio, c’erano solo due persone a bordo.
Istintivamente si rimise in piedi, raccogliendo il secchiello ormai vuoto, ma non  pensò affatto di correre via, era troppo curiosa di sapere chi fossero quegli stranieri.
Quando furono abbastanza vicini potè distinguere un ragazzo e una ragazza: indossavano dei vestiti piuttosto singolari, lui, in particolare, portava un cappotto logoro troppo grande per il suo fisico, mentre lei aveva una grossa bandana colorata tra i capelli neri ed un vestito multicolore strappato qua e là.
Alla bambina ricordarono due artisti del circo che era arrivato in paese l’estate precedente.
A qualche metro da riva i due scesero in mare con un salto e trascinarono l’imbarcazione in secca.Lei li osservò fare sbattendo le palpebre: la ragazza era molto più bassa del ragazzo, sembrava quasi una bambina. Fu proprio quella la prima a notarla e salutarla con un gran sorriso.
-Ciao! Ehm…
Poi tacque imbarazzata, non sapendo che altro aggiungere.
Il ragazzo sistemò la scialuppa e si rialzò, sistemandosi il cappotto sulle spalle.
-Chi siete?- chiese Rou senza esitazione.
La ragazzina sorrise di nuovo, ma fu l’altro straniero a risponderle.
-Siamo pirati.
Aveva una voce un po’ più adulta della sua accompagnatrice.
Rou trattenne il fiato meravigliata.
-Oh, uffa!- esclamò prontamente la ragazzina con la bandana- perché devi…
-Hai paura di noi vero?- la interruppe lui, sempre rivolto alla piccola che era rimasta in silenzio.
Lei lo guardò per un po’ e poi alzò le spalle.
-Voi non siete pirati. I pirati hanno una nave vera!- e indicò eloquentemente la scialuppa in secca vicino a loro.
I due ragazzi si guardarono e scoppiarono a ridere.
Poi lui si avvicinò e si accovacciò in modo da raggiungere la stessa altezza di Rou.
-Se non ci credi vai a vedere oltre il promontorio- sussurrò, sogghignando.La ragazzina alle sue spalle sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Ma Rou era intenta ad osservare quello strano pirata  che aveva davanti a sé. Le sembrò solo un po’ più grande di suo fratello.
Aveva gli occhi allungati e scuri, e i capelli erano lisci e neri come l’inchiostro. Tuttavia non le faceva minimamente paura, aveva un sorriso vispo che le metteva tranquillità, due occhi vivi e ridenti.
Fece un buffetto e cacciò la lingua.
-Guarda che non sono stupida! Tu non ce l’hai una nave!- ripetè canticchiando.
Ma mentre diceva quelle parole Rou d’improvviso notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso, e le si illuminarono gli occhi: appesa al collo del ragazzo c’era una catenina con una conchiglia bianca a spirale, come quella di suo fratello. Era solo un po’ più piccola, ma non aveva nemmeno una macchiolina nera.
-Oh…
Rimase imbambolata a fissarla tanto che lui se ne accorse e la guardò un po’ stupito.
-Ti piace?
-Dove l’hai presa?- chiese la bambina continuando a fissarla intensamente, meditando di strappargliela dal collo e correre via. Non l’avrebbe mai acciuffata, era la più veloce a correre, Eddy non la prendeva mai.
-Qua e là- rispose quello con un’alzata di spalle.
Poi si rimise in piedi e la ragazzina dai capelli scuri fece qualche saltello per avvicinarsi.
-Fratellone, andiamo? Non possiamo stare qui tutto il giorno, abbiamo tantissima roba da comprare e  ho voglia di nuovi vestiti!- trillò con voce acuta, appoggiandosi alla sua spalla.
Rou si rabbuiò. Non poteva lasciarsi sfuggire quella conchiglia, non dopo averla cercata per tutto il giorno.
-Me la regali?- esclamò frettolosamente.
-E perché dovrei?- chiese lui meravigliato.
-Perché devo farla vedere a mio fratello. Ne ho trovate altre ma quella conchiglia è la più bella che ho visto fino ad ora…- rispose Rou mesta.
Il ragazzo guardò la sorella, che un po’ esitante fece un cenno di assenso con la testa, e poi si sfilò dal collo la catenina. Tuttavia non la offrì alla bambina.
-Va bene, te la regalo. Però tu ora devi ammettere che siamo dei pirati- disse con aria divertita.
Sua sorella ridacchiò portandosi la mano alla bocca.
Il viso di Rou si illuminò di nuovo e la bambina sfoderò un sorriso a trentadue denti.
-Davvero?? Grazie, capitano pirata!!
Il ragazzo le porse la collanina con la conchiglia.
-Capitano? magari, piccoletta!- commentò.
-Ok, piccoletta- gli fece eco sua sorella con la sua voce squillante- piacere d’averti conosciuto… a proposito, come ti chiami?
- Mi chiamo Rouge- disse la bambina soddisfatta.
-Rouge, che bel nome!- rispose civettuola lei- io sono Samie!
-Samie- chiamò il ragazzo che si era già incamminato verso la strada- non hai detto che avevi fretta?
La ragazza  indirizzò un ultimo sorriso alla bambina e raggiunse di corsa il fratello.
Rou rimase un po’ in silenzio ad osservare quei due che si allontanavano.
Poi aprì il pugno chiuso e guardò la catenina d’argento e la conchiglia perlacea.
-Ehi!- chiamò.
I due si voltarono.
La bambina corse da loro, fermandosi a pochi passi dal ragazzo.
-Se è vero che sei un pirata, viaggerai in molte isole, vero?
Lui inarcò le sopracciglia.
-Beh...si.
-Più di mille?
-Più di mille- confermò lui.
-Allora se tornerai qui me ne porti un’altra?- concluse speranzosa facendo oscillare la catenina davanti al viso.
-Che piccola mocciosa sfacciata!- rispose lui, e le voltò di nuovo le spalle rincamminandosi con Samie davanti a lui.
-Promettimelo!- gli chiese ancora Rouge, incerta.
Lui agitò la mano in segno di saluto.
-Va bene, va bene!
Rouge lo seguì con lo sguardo finchè non scomparve dietro una macchia di alberi come Samie poco prima.
Poi distese per bene la catenina su di uno scoglio, fece due passi indietro ammirandola con orgoglio: era il primo gioiello che avesse mai avuto, la mamma non le permetteva mai di indossare i suoi.
Fece un saltello di gioia pensando a che faccia avrebbe fatto Eddy di fronte a quella meraviglia.
Poi afferrò di nuovo la sua conquista, se la infilò al collo e corse di nuovo verso casa.

Il resto del pomeriggio Rouge lo aveva passato giocherellando sulla spiaggia con suo fratello, continuando imperterrita a ripetere che la sua conchiglia era più piccola, ma era anche molto più bella.Lui non ne sembrava del tutto convinto, ma alla fine aveva accettato il verdetto pur di farla tacere.
A sera, poi, erano rientrati a casa e lei si era tuffata sul letto a ripensare a quello strano incontro con quei tizi che si credevano dei pirati.
Pirati! I pirati che aveva visto nei libri erano tutti dei grandi uomini pieni di cicatrici per le mille battaglie, quei due non avevano nemmeno l’età della mamma! E poi non aveva mai visto una donna pirata. Le bambine da grandi diventavano principesse. Lei sarebbe sicuramente diventata una principessa, ora che aveva anche il suo gioiello.
Lo prese ancora tra le dita, poi si alzò e andò alla finestra.Analizzò vanitosa il suo riflesso nel vetro e ne parve soddisfatta.
Poi qualcosa catturò la sua attenzione:  aprì la finestra e si sporse fuori cercando di distinguere meglio.
In lontananza, sulla superficie marina ormai scura all’imbrunire, al largo si vedeva il profilo di un vascello.  Scintillava di mille piccole luci che raddoppiavano i loro riflessi sulle onde, creando come una scia di stelle che si specchiavano sull’acqua.Illuminata da una di queste luci, sulla cima dell’albero maestro spiccava una bandiera nera e un teschio bianco.
Rouge rabbrividì per la sorpresa e la paura: allora era vero! Sentiva il cuore battere forte dallo spavento e dalla novità: c’erano veramente dei pirati!
Poi guardò meglio: la nave si stava lentamente allontanando.
Se ne vanno! Pensò con un sospiro di sollievo.
Poi però fu presa da un piccolo attimo di inquietudine: quel pirata che le aveva donato quella bella conchiglia… non sapeva neppure come si chiamava.
Ma si riscosse subito: glielo avrebbe chiesto la prossima volta che fosse tornato. Aveva promesso!

Da quel giorno Rouge ogni sera prima di andare a dormire si affacciava alla sua finestra, speranzosa. Poi, di settimana in settimana, prese a farlo sempre più raramente, finchè non perse l’abitudine dimenticandosi di quella promessa, anche per via degli avvenimenti che di lì a poco le avrebbero fatto dimenticare di tutto il resto, compreso quell’episodio insignificante della sua infanzia.
Era stato difficile riprendersi dopo la morte della mamma, che se n’era andata l’inverno in cui l’isola era stata colpita dall’epidemia.
Rouge spesso si ritrovava a pensare ai giorni condivisi nella bella casetta sul promontorio, e in quei momenti si sentiva come se le stessero togliendo lentamente l’aria dai polmoni.
Con gli anni però era riuscita a ricucire quella profonda ferita. Suo fratello le era stato vicino finchè aveva potuto, poi, compiuti diciotto anni, aveva deciso di andarsene.Si sarebbe arruolato in Marina, sempre meglio che restare a Baterilla a fare la fame, aveva detto.
L’aveva salutata con la promessa di tornare il prima possibile, portandole anche una bella somma di Berry e qualche bel vestito dal Nuovo Mondo.
In fondo Rouge non poteva certo biasimarlo, perché era per un giusto motivo se Eddy abbandonava l’isola, ma quell’addio inaspettato riaprì di nuovo la cicatrice: si sentì di nuovo abbandonata.
Decise di tenersi impegnata e aveva trovato un lavoretto in una locanda gestita da due vecchie conoscenze di sua madre.Così tra un pasto e l’altro, passava le sue giornate tranquillamente tra i soliti clienti: Baterilla non era certo un’isola molto grande, si conoscevano tutti, e a poco a poco si affezionarono  a lei.
In quel modo impiegava il giorno, mentre la sera si ritirava nella sua stanzetta al primo piano del locale, apriva un libro e ci si tuffava dentro, finchè non aveva tanto sonno da cadere addormentata sulle sue pagine. I libri che più le piacevano, sin da quando era bambina, erano quelli sulle esplorazioni geografiche e sui grandi viaggi del passato. Provava profonda ammirazione per quei marinai che si erano spinti nella ricerca delle isole più sperdute della Grand Line per spirito di conoscenza.
Complici quelle letture, a volte arrivava a desiderare di scappare via, ma poi si dava della stupida per averlo pensato. Le sue radici erano lì, dov’era la tomba di sua madre. Non l’avrebbe abbandonata di certo, quella croce di legno sul promontorio, almeno finchè non sarebbe tornato suo fratello. Non c’era fretta, era ancora molto giovane, e  in fondo anche lì c’era gente che le voleva bene.

Per molto tempo quell’episodio restò nascosto da qualche parte nella sua memoria, fino ad una sera molto particolare.
Il ventisei giugno faceva davvero molto caldo, anche se a Baterilla splendeva il sole per la maggior parte dell’anno. Il ventisei giugno era il giorno del suo compleanno.
Per i suoi diciotto anni il padrone della locanda e sua moglie le avevano regalato un bel ciondolo d’oro a forma di giglio.
-Dio, non so come ringraziarvi! Oh, ma io non posso accettarlo!- esclamò Rouge felice come una pasqua.
-Oh, ragazzina, non ci pensare! Era un ciondolo di mia figlia, ma deve averlo lasciato qui dopo che si è trasferita- rispose subito la signora Mari, una donna grassoccia dai lineamenti forti ma materni.
-E poi sappiamo quanto ti piacciano quei fiori, vero?
-Quindi accettalo e buon compleanno, Rou!- disse con enfasi suo marito Ioakim da dietro il bancone.
Rouge annuì .
-Grazie. È davvero una bellissima collana!- rispose con un sorriso sincero.
-Bene! Ora fila a letto però che sono già le due di notte e domani devi alzarti presto!- disse in tono perentorio la padrona.
-Buonanotte!- augurò Rouge entusiasta, trotterellando su per le scale.
È vero, amava i gigli, e amava le collane, anche se non ne possedeva molte. Era da molto che non si sentiva così felice per un regalo.
Da molto… e qualcosa le ritornò alla memoria come uno stranissimo deja-vu.
Entrò in camera e chiuse la porta lentamente, riflettendo. Poi si inginocchiò davanti alla cassettiera ed aprì l’ultimo cassetto. Frugò nervosamente un  tra i vestiti ed estrasse finalmente un pacchetto accartocciato. Se lo rigirò tra le mani, incerta, poi lo aprì.
C’erano oggettini vari, una vecchia spilla della mamma, la sua fede di matrimonio, un fermaglio per capelli ed una collanina d’argento molto particolare. La districò da un braccialetto e la osservò, poi le si illuminarono gli occhi.
La sensazione fu quella di ritrovarsi tra le dita un briciolo di vita dimenticato, quella conchiglia brillava ancora nella penombra per il suo candore.
Rouge provò una punta di malinconia pensando a quella stupida gara con Eddy e al fatto che a quel tempo erano ancora tutti insieme, ma non potè fare a meno di ridacchiare considerando a come aveva ottenuto quella catenina.
Chiuse gli occhi, cercando di ricordare quel viso, ma la sua memoria era annebbiata da tanti anni e tanti eventi ,e quel ricordo le sfuggiva via.
Pazienza, si disse,tanto non importava.
Tuttavia se la infilò al collo, prima di andare a dormire.














°°°

Ciao a tutti!! Questa storia, come avrete ben capito, ha come protagonista Portuguese D. Rouge, che nonostante le sue due/tre apparizioni al massimo, è un personaggio che mi ha veramente colpito  u.u
Probabilmente più avanti compariranno altri personaggi conosciuti del presente di One Piece legati alla ciurmaglia di Roger, anche se non ho la più pallida idea di quando/come questo accadrà, visto che la storia è ben lontana da avere un finale^^
'Lis Rouge', il titolo, significa 'giglio rosso'. Ho preso spunto dai fiori che, nelle poche immagini che abbiamo, Rouge porta sempre tra i capelli.
Naturalmente fanno piacere consigli e commenti!
Al prossimo capitolo!

To be continued ;)

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Capitolo 2
*** Flyback ***


2. Flyback

I pirati approdavano abbastanza spesso a Baterilla, tanto che Rouge non dava più molto peso alla loro presenza.
Si vedevano girovagare per qualche giorno tra le stradine dell’isola, spesso se li ritrovava dentro la locanda, ma in fondo non aveva mai nutrito molta curiosità per loro. O almeno non per quel genere di pirati: erano tutti vecchi e stanchi, spesso giungevano lì perché si erano persi o non sapevano più dove andare.
In molti erano quelli che tornavano dalla Grand Line con le ossa rotte, dopo infausti scontri con la Marina o con avversari più forti. Erano uomini disillusi, sperduti senza più una casa, e sui loro visi Rouge leggeva la fatica del loro peregrinare senza più un motivo.
Nei libri che aveva letto da piccolina i pirati avevano sempre voglia di festeggiare ed erano sempre pronti a nuove avventure, ma evidentemente anche quella era solo una delle belle storie che si raccontano ai bambini per conciliare i buoni sogni. A lungo andare si era convinta che quegli uomini esistessero solo nella  parte romantica e sognatrice della sua fantasia.
Quella mattina si recò al mercato come la signora Mari le aveva chiesto, e sulla via del ritorno prese la strada più lunga che seguiva la costa rocciosa.
Ogni settimana portava un giglio a sua madre, pregandola di vegliare su di lei e magari di far tornare presto Eddy a casa.
Quando si avvicinò alla casetta sul promontorio, tuttavia notò qualcosa di strano. La porta di legno era socchiusa. Il suo cuore mancò un battito: da quando si era trasferita alla locanda nessuno abitava più quella casa. Chi poteva mai essere?
Solamente  lei tornava di tanto in tanto a pulire e mettere in ordine, più per abitudine che per altro. Però, pensò con un tuffo al cuore, c’erano ancora tanti oggetti a cui era legata,ricordi come talismani in un vecchio tempio, e non poteva certo permettere che qualcun altro mettesse  piede in quel posto.
Senza esitare prese a correre verso la sua vecchia casa. Chiunque fosse, l’avrebbe cacciato via all’istante.
Arrivò davanti alla porticina di legno e sbirciò dentro.
Non riuscì bene a vedere chi fossero, ma dalle voci dovevano essere in tre. Tre uomini.
-Avanti, cercate nell’altra stanza! E vediamo di sbrigarci!- stava dicendo qualcuno in tono concitato. Una voce risoluta, profonda.
-Ehi, Dan guarda qui! Questo candelabro varrà almeno diecimila Berry!- disse una seconda voce, con una forte cadenza del Mare Orientale.
-Ma che dici Ray, se cade a pezzi per quanto è vecchio!-rispose una terza molto divertita.
-Daniel per la miseria! Raccogliamo quello che c’è, cerchiamo qualcosa da mangiare e andiamo via alla svelta!- esclamò stizzita la prima voce.
Ci fu silenzio per qualche secondo.
-Ok,ok. Ma per favore sta tranquillo, Roger, non c’è bisogno di agitarsi tanto.
-Va bene capitano, ora cerco in dispensa se c’è qualcosa da mangiare! Vediamo un pò…
Rouge aveva sentito abbastanza. Si armò della sua espressione più minacciosa e di un misero coltellino che aveva sempre in tasca e spalancò la porta con un calcio.
-Fermi, tutti e tre!
Si trovò di fronte a tre figure molto particolari. C’era un ragazzo con la coda di cavallo, una strana barbetta e un paio di occhialetti tondi che stringeva ancora il candelabro tra le dita e la osservava perplesso. Un altro era chino davanti ad un mobile ed era bloccato a metà  nella ricerca di qualcosa tra le pentole. Il terzo era in piedi, era il più vicino e la guardava vagamente infastidito.
Poi scoccò un’occhiata ai suoi compagni che esplosero in una fragorosa risata, mentre lui incurvò le labbra in un sogghigno.
Rouge arrossì un po’ per l’imbarazzo, ma subito scosse la testa stizzita agitando i lunghi capelli rossi, alzando il coltellino davanti al viso.
-Uscite subito di qui!- esclamò- cosa ci fate in casa mia?
Il ragazzo con la coda di cavallo posò il candelabro sul tavolo e si diresse verso di lei ciondolando, cosa che non la tranquillizzò per nulla.
-Avanti, avanti! Non c’è bisogno di arrabbiarsi!
Rouge spalancò gli occhi: quel ragazzo aveva appesa al fianco una spada con cui l’avrebbe ridotta in millimetri cubi in meno di dieci secondi.
Lui le rivolse un sorriso enorme e le sfilò il coltellino dalla mano con una naturalezza disarmante. Poi lo fece cadere a terra con un gesto teatrale.
-E poi cosa credevi di fare con quello, peperoncino?- disse compiaciuto, pizzicandole la guancia.
Rouge strinse le labbra stizzita, diventando dello stesso colore dei suoi capelli.
-Peperoncino? Qui è casa mia- sillabò a denti stretti, e, privata della sua arma, ripiegò su un sonoro calcio al basso ventre che fece abbastanza male al malcapitato.
-Aaaaah!!!!-ululò quello di dolore.
-Ehi, ragazzina!- esclamò subito il secondo saltando in piedi.
Rouge tirò fuori uno strillo acutissimo che lo fece desistere dall’avvicinarsi ancora.
-E sta zitta, maledizione! Ci troveranno subito!- esclamò improvvisamente agitato.
-Peperoncino, non vogliamo farti del male, smettila di urlare!- gli fece eco l’altro ancora dolorante,agitando le mani in segno di resa.
Rouge tacque. Almeno aveva ottenuto qualcosa. Sorrise soddisfatta.
-Se non volete che urli di nuovo, uscite subito di qui. Altrimenti andrò a chiamare i Marine- disse, cercando di suonare il più convincente possibile.
Calò il silenzio tra loro.
Il terzo ragazzo non aveva ancora parlato né si era mosso,era rimasto appoggiato al tavolo a guardare la scenetta. Sembrava il più giovane di tutti, aveva dei capelli neri un pò ispidi, un cipiglio arrogante e un lungo cappotto rosso che, pensò impulsivamente la ragazza, non era decisamente adatto a quel caldo. I suoi occhi erano scuri e pungenti.
Guardò Rouge alzando un sopracciglio.
-Dan, c’è qualcosa in dispensa?- si rivolse poi al suo compagno, del tutto indifferente all’ avvertimento della ragazza.
-No, capitano! Solo ragnatele!- alzò le spalle l’altro con enfasi.
Quello annuì.
-Bene, direi che possiamo andare allora- disse perentorio -Ray prendi quello che hai trovato, andiamo.  Per carità, posa quel candelabro.
Il ragazzo con la coda di cavallo poggiò di nuovo sul tavolo il candelabro un po’ dubbioso e si caricò sulle spalle un sacco in cui tintinnavano diversi oggetti.
Uscendo passò vicino a Rouge che era allibita da quel totale disinteresse.
-Ciao peperoncino!- le sussurrò Ray all’orecchio.
-Cammina, idiota!- intervenne il suo compagno Dan dandogli uno spintone poco carino. Fece un sorriso entusiasta alla ragazza salutandola con un cenno.
-E grazie, cara!
Il terzo fece per seguirli, ma Rouge ne aveva abbastanza: con un braccio gli bloccò l’uscita.
Non poteva assolutamente lasciarli andare via così. Afferrò fulminea uno dei ferri del camino alla sua destra.
-Fai un altro passo- mormorò tremando di rabbia-  e ti rifaccio i connotati.
Non sapeva neanche lei da dove avesse preso tanto coraggio, sentiva solamente che non poteva farla passare liscia a chi era entrato in quella casa.
Quello si mordicchiò il labbro, seccato. Levò gli occhi al cielo.
-Ragazzina,per favore, levati dai piedi- sospirò.
Rouge per tutta risposta strinse il ferro con entrambe le mani e gli puntò la parte tagliente al collo.
-Ehi, Roger!- lo chiamarono i due dal cortile.
Il ragazzo scosse la testa.
-Arrivo, un attimo- rispose con calma agitando la mano destra.
-Dì al tuo amico di riportare indietro quelle cose- sibilò la ragazza con voce rauca.
-Non credo ce ne sarà bisogno- replicò quello guardandola dall’alto in basso.
-Invece si! Ma come vi permettete?- esclamò Rouge furiosa, questa volta urlando.
Poi accadde una cosa molto strana: ebbe la sensazione che nulla in quel momento potesse ferirla o farle del male.
Per un attimo le parve di leggere negli occhi di fronte ai suoi un lampo di stupore. Non ebbe neanche il tempo di recepire quella particolare sensazione, quando  vide una piccola goccia di sangue scivolare sulla maglietta del ragazzo: lo aveva ferito con il ferro tagliente.
Lui abbassò lo sguardo e osservò incuriosito la macchia rossa spandersi sulla stoffa candida.
Fece una smorfia strana con la bocca, poi velocissimo afferrò l’arma che Rouge stringeva in pugno e la scaraventò a terra con un gran fracasso.
La ragazza percepì nuovamente la paura.
-Non è buona cosa incrociare le armi con un pirata, mocciosetta.
-Non sono una mocciosetta- puntualizzò lei, trovandosi per la seconda volta a mani nude.
-Se c’è una cosa che non sopporto- rispose lui a voce bassa- è la vista del mio sangue. Di solito chi osa arrivare a tanto ha solo qualche secondo per le sue ultime preghiere.
-Sei solo un ladro, non mi fai paura. Mi fai pena.
Quella, si disse Rouge, era davvero una bella panzana, ma tanto valeva bleffare. Scappare strillando come una mocciosa significava dargliela vinta, ed era l’ultima cosa che voleva.
Roger si passò una mano sul taglio sul collo, il taglio, anche se non troppo profondo, sanguinava ancora.
Scrutò prima la macchia rosso scura sui suoi polpastrelli, poi la ragazza, scuotendo la testa.
-Prega di non vedermi più in giro, perché la prossima volta ti faccio fuori- replicò truce.
I buoni propositi di Rouge sparirono nel tempo di quella frase.
Ecco, ora non ho più paura. Sono definitivamente terrorizzata.
Con il dorso della mano lui la spostò di peso facendola scivolare per terra con un gridolino. Poi uscì fuori in cortile.
-Ray!-chiamò.
Rouge era seduta per terra sull’orlo delle lacrime. Non poteva credere a tanta arroganza.
 -Lascia qui tutto, maledizione- sentì dire dall’esterno.
La ragazza sollevò gli occhi fissando davanti a sé, poi balzò in piedi e uscì fuori a sua volta.
 Osservò il ragazzo con la coda posare il sacco per terra con aria interrogativa, e Roger che lo raggiungeva scuotendo la testa.
Rouge rimase sulla porta di casa, guardandoli allontanarsi. Prima di uscire dal cortiletto quello si voltò di nuovo.
-Quella collana- le disse, accennando alla conchiglia bianca, senza l’ombra di un sorriso.
-Sarebbe un peccato se ti staccassi la testa dal collo, non potresti più indossarla- concluse con una naturalezza disarmante, come se le stesse augurando la buona sera.
Ray si mise a ridere e insieme ripresero la discesa verso il mare, mentre Dan trotterellava poco più avanti.
Rouge si mordicchiò un unghia. Si, era alquanto scioccata dall’ultima frase di Roger.
Non solo per la minaccia, quanto per il fatto che avesse notato proprio la collana.
Sbatté le palpebre. Possibile che…?
No, non era lui. Quel ragazzino era stato così generoso, non poteva essere lui.
Riflettè ancora qualche secondo, poi rientrò di corsa in casa e si diresse verso quella che era stata la sua cameretta, aprì la porta con il cuore in gola e si gettò alla finestra.
Si lasciò sfuggire un’esclamazione poco carina.
Proprio come quella sera, c’era una nave al largo, ma diversamente da tanto tempo prima era all’ancora, non si muoveva affatto ed era ben lontana dall’andarsene via.Il suo sguardo corse sulla cima dell’albero maestro, dove sventolava la bandiera nera con il teschio bianco.
Rouge pensò che non credeva affatto alle coincidenze.
Se ne stette lì, con lo sguardo fisso nel nulla oltre il vetro opaco della finestra. Poi, lentamente, un senso di amarezza e delusione s’impadronì di lei, piantandole un groppo in gola. Sentì l’impulso di prendere a pugni il muro alla sua destra, ma non valeva la pena prendersela tanto a male per un semplice ricordo. Si passò il dorso della mano sulle guance, ma erano asciutte.
 Non c’era tempo da perdere, si era fatto fin troppo tardi. In fretta riordinò le cose sparse in cucina, afferrò la spesa e tornò alla locanda.
Di una cosa era certa: se quei pirati avevano intenzione di fermarsi a Baterilla, avrebbe fatto di tutto per non incontrarli.


Quella sera si rese conto di quanto fosse stata ingenua a pensare una cosa simile.
Lavorare in una locanda aveva i suoi pro e i suoi contro.Tra i vantaggi c’era quello di poter ascoltare le storie dei viaggiatori da paesi lontani, che avevano molto da raccontare e magari anche qualche bel libro interessante da regalare.
Tra gli svantaggi, al momento c’era che tutta la ciurma di quel Roger  si era rumorosamente presentata al locale verso la mezzanotte.
-Veniamo in pace!- aveva esordito spalancando le antine di legno un ragazzo che Rouge riconobbe subito in Ray.
A quell’apparizione la ragazza si bloccò nel bel mezzo dell’asciugatura di un bicchiere, tanto che il signor Ioakim le sventolò una mano davanti agli occhi per capire se fosse sveglia.Lei sgranò gli occhi e all’istante si tuffò sotto il bancone come se si fosse aperta una botola sotto i suoi piedi.
Come cavolo aveva fatto a non pensarci?Erano dei pirati, no? E qual è il posto preferito dei pirati? La locanda! Una bella locanda con tanto, tanto rum!
Si appoggiò al muro e si tirò una manata in fronte, sotto lo sguardo sempre più incuriosito del padrone.
Nel frattempo la ciurma stava improvvisando una canzone marinaresca con chitarre e tamburelli coinvolgendo anche un’entusiasta signora Mari e gli altri clienti.
Rouge fece capolino da sotto il bancone sbirciando in giro, poi individuò il capitano che stava già brindando con un possente boccale di rum insieme ad un suo compagno.  Si rituffò in basso con un gridolino.
-Ragazzina!- esclamò il padrone stupito- che cavolo combini, Rou?
-Oh, signore, per favore- sussurrò concitata facendogli segno di abbassare la voce- per favore, posso tornare in camera? Non credo di sentirmi molto bene!
Si guardò intorno in cerca di una scusa plausibile.
-Vede, non riesco nemmeno a stare in piedi!- concluse annuendo con convinzione.
Il signor Ioakim era molto perplesso.
-Ma … proprio ora che ci sono dei clienti e…
-Oh, grazie, signore!- lo interruppe Rouge con enfasi congiungendo le mani in segno di riconoscenza- grazie, grazie, grazie! Le prometto che lavorerò il doppio la settimana prossima!
Detto ciò sgattaiolò via sulle scale cercando di farsi notare il meno possibile, mentre il padrone la osservava esitante.
Appena si ritrovò in stanza tirò un sospiro di sollievo, ma quando chiuse la porta rimase a fissarla turbata.Poi, lentamente la riaprì ed uscì sul ballatoio che si affacciava sul locale.
Si accoccolò dietro il balcone di legno e sbirciò furtivamente di sotto.Non aveva mai visto tanto chiasso nella locanda, perché quella non era musica, era un enorme,piacevole chiasso.
Quegli uomini sghignazzavano, addentavano ampie porzioni di carne, si stringevano la mano, si davano grandi pacche sulle spalle, si sfidavano davanti a boccali colmi di rum, si strattonavano e cantavano insieme.Ognuno di loro sembrava essere al proprio posto nel mondo, ognuno godeva di quella calda sera di fine giugno senza pensare assolutamente a nulla. Sembravano davvero felici.
Rouge si accorse di stare sorridendo.Si, erano davvero quelli i pirati di cui aveva letto.
Ma il sorriso le scivolò via subito,  quando una vocina disillusa nella sua mente le suggerì che in fondo non erano altro che ladri ed assassini.



-Roger?
-Mmm?
-Pensi che quel bastardo abbia smesso di braccarci?
Roger sollevò appena il braccio da sopra le palpebre per lanciare un’occhiata assonnata al suo vicecapitano.
-E perché mi vieni a chiedere adesso una cosa del genere?- disse in tono piatto.
-Mi è passato il sonno.
Il capitano girò la testa verso l’altro.
-Sono due mesi che non lo incontriamo più, magari sì, ci ha lasciato in pace. Goditi la vacanza, Ray- concluse pigramente, coprendosi di nuovo gli occhi con l’avambraccio.
Rayleigh scrutò torvo l’oblò da cui s’intravedeva nella notte un triangolo di mare.
-Se non faremo troppo casino, nessuno verrà a disturbarci in questa minuscola isola. La base più vicina è a una settimana di navigazione da qui- continuò Roger, più a sé stesso che all’altro.
-Secondo te Shakky si è salvata?
Ray aveva pronunciato quella frase tutta d’un fiato.
Roger sollevò nuovamente il braccio e stavolta si mise a sedere sulla brandina. Guardò l’ora, erano passate le quattro di notte.Poi guardò Rayleigh, e parlò con tono risoluto.
-Sono sicuro che quel bastardo non la prenderà mai. È troppo furba, Shakuyaku, e davvero intelligente.Infatti mi sono sempre chiesto perché sia finita con uno come te- aggiunse ironico.
Questo strappò un sorriso al suo vice, che parve ritrovare un po’ di vivacità. Il capitano notò una smorfia compiaciuta nella penombra della luce malferma della lampada ad olio.
-Tsk… l’invidia, eh Roger? Lo sanno tutti che Shakky è la piratessa più bella del Mare Orientale!
-Non lo metto in dubbio- replicò lui svogliato.
-Ma l’hai vista la foto della nuova taglia? È uno spettacolo!- continuò Ray, esaltato.
E diede una manata al muro al suo fianco dov’era appeso un avviso di taglia raffigurante una bella ragazza dai capelli lunghi e lisci ed un’espressione impertinente sotto la frangia scura.
Roger sbuffò e si rimise disteso.
-Sono sicuro che vi rincontrerete, Ray. E magari questa è la volta buona che Garp ci lascia perdere- disse con stanchezza.
-Buonanotte, capitano- rispose quello con voce tranquillizzata.
-‘Notte, Ray.
Roger si perse cupo nei suoi pensieri.
Ripensò a due mesi prima, all’ultima delle battaglie contro Monkey D. Garp, uno degli uomini più valenti della Sede Centrale, nonostante fosse ancora relativamente giovane.Erano almeno tre anni che li braccava, da quando aveva messo piede nel Mare Orientale, e a volte era stato talmente vicino a catturarli che Roger si era ritrovato a pensare se fosse stata una giusta scelta quella di prendere il mare.
In fondo aveva visto morire diversi compagni, e , nonostante le parole di conforto di poco prima, non era del tutto certo che Shakky fosse sfuggita alla cattura durante l’ultimo scontro, nonostante credesse molto nelle sue capacità.
Ripensò a Samie e strinse i pugni dominando l’istinto di urlare per la rabbia.
Poi ripensò ai morti che lui stesso si trascinava sull’anima, e cercò di calmarsi inspirando a fondo.

Ray si era addormentato, sentiva il suo respiro regolare qualche metro più in la. Provò a svuotare la mente da tutti quei fantasmi, che di notte pesavano ancora di più sulla coscienza, e pian piano li ammutolì tutti. Alla fine rimase solo il silenzio sul mare.
Rimase solo la convinzione che era totalmente inutile star lì a chiedersi se diventare un pirata era stata una scelta giusta o sbagliata, perché era stata l’unica possibile dopo tutto.
Avrebbe continuato a viaggiare finchè ogni torto subito sarebbe stato vendicato e la sua anima sarebbe tornata finalmente a posto.
Non avevano assolutamente senso quei rimorsi... Samie sarebbe scoppiata a ridergli in faccia, se solo ne avesse parlato con lei … lei rideva sempre, anche delle cose più serie. Era tutto così semplice, per lei.Era dolce come il sole sull’oceano, di cui ormai rimaneva solo un riflesso esangue.
Pian piano le immagini nella sua mente si fecero più confuse, i ricordi dei campi di battaglia si diradarono sempre più nella dimensione del sogno, finchè l’alcool non concluse l’effetto  e pose finalmente fine a quei pensieri.











°°°
E
cco qui il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto, sono entrati in scena dei personaggi alquanto importanti *ehm ehm*

Non preoccupatevi, Roger non è così sanguinario e bastardo come sembra xD e poi un pirata è sempre un pirata...diciamo che lui e Rouge non hanno cominciato nel migliore dei modi, cosa succederà?
Intanto chiedo immensamente perdono per l'attesa, ma gli studi mi hanno monopolizzato le giornate, ahimè T.T aggiornerò più spesso ora che arriva Natale**
Un grazie di cuore a chi ha commentato il primo capitolo, ovvero Beatrix, MBP, kristin, meli_mao e lunatica91, grazie mille^^ e a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguiti!
La prossima volta risponderò a tutti, promesso <3
Mi raccomando commentate e criticate quanto volete!
To be continued ;)



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Capitolo 3
*** Amitié ***



E' inutile, i miei buoni propositi di aggiornare ogni domenica sera si vanno sempre a farsi friggere T.T
Buongiorno! Ecco qui un nuovo capitolo pieno pieno, spero vi piaccia ^^
Naturalmente un grazie ai gentili lettori, soprattutto a chi commenta :) e visto che l'ho promesso, e non sono certo promesse da marinai, voilà le risposte!
(oggi mi sento un pò francese)

@MBP: esatto^^ ho preferito rendere un pò più complicato il tutto... se fossero andati subito d'amore e d'accordo, dov'era il divertimento??? Ti dirò... ne passeranno mooolte!
*ride sadicamente*
ma tanto alla fine sappiamo come andrà a finire <3

@kristin: xD mi rendo sempre conto che passo mooolto spesso da eccessi di angst a scene alquanto buffe, comunque sono lieta del senso buono dello 'strano' ! per quanto riguarda i riferimenti... beh, anche io adoro quando fanno capolino in una trama**!

@lunatica91: diciamo che la situazione migliorerà tra i due... ma a poco a poco! Sono contenta che Rouge ti sia simpatica, ho sempre il dubbio di creare inconsapevolmente delle Mary Sue-.- (non potendo andare OOC, visto il personaggio)

@Beatrix: si, Rouge ha davvero un bel caratterino... d'altronde deve tenere testa ad uno che è diventato il Re dei Pirati, mica noccioline xD  ha comunque molti lati del carattere, anche più giocosi ed 'infantili' (che spero di riuscire a descrivere per bene man mano).
Ray? Vogliamo parlare di Ray? Io amo lo zio Ray! Ha uno stile assurdo** è davvero un bellissimo personaggio per come lo ha descritto Oda finora, e da giovane doveva essere stato un degno compagno di Roger, almeno nel combinare casini!


Grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguite! Enjoy!






3. Amitié  


La sera seguente i pirati tornarono alla locanda, e la sera seguente ancora. 
Rouge aveva di nuovo finto di stare male per evitare di incrociarli, ma dopo qualche giorno decise che non poteva continuare così: si stava comportando come una bambinetta, sapeva benissimo che non potevano torcerle un capello finchè sarebbe stata lì. Anzi, riflettè, poteva cogliere l’occasione per fargliela pagare in qualche modo.
La mattina dopo era tornata in paese per il mercato, la padrona le aveva commissionato alcune consegne sostenendo che era sana come un pesce e che aveva solo poca voglia di lavorare.Armatasi di pazienza, infilò vestito ed infradito ed uscì.
Arrivò subito nel centro del villaggio dove molte donne si affaccendavano alla pulizia del pesce mentre i bambini scorrazzavano qua e là tra le gambe dei passanti e passò un pò di tempo curiosando tra le bancarelle del mercato, in cerca degli ingredienti per la signora.

Dopo un'ora, tornando carica di buste verso casa adocchiò un carretto che non aveva mai visto e si avvicinò curiosa: era un mercante di libri.
I suoi occhi si illuminarono alla vista di tutti quei tomi, molti dei quali sembravano talmente antichi che si chiese come facessero a non sgretolarsi tra le mani. Il mercante le fece cenno di sfogliarli e cominciò ad elencarle qualche titolo. Era un vecchietto arzillo dall’accento molto strano, sicuramente non era di Baterilla.
Rouge prese tra le mani un libro dal titolo ‘Le isole d’estate del Nuovo Mondo’ ed iniziò a sfogliarlo, soffermandosi sulle cartine geografiche disegnate a mano: erano davvero affascinanti.
Era talmente presa dalla lettura che non aveva visto avvicinarsi un ragazzo con la coda e un paio di occhialetti tondi calati sul naso.
-Cosa leggi, peperoncino?
Appena alzò lo sguardo e vide Ray a mezzo  metro da lei cacciò uno strillo di sorpresa.
-Ma com’è possibile che ogni volta che ci vediamo ti metti a urlare?- chiese quello alzando subito le mani in segno di resa.
Rouge si lasciò sfuggire un sorrisetto per quella buffa posa.
-Mi hai spaventato!- rispose teatralmente.
-Allora è qui che abiti- commentò lui guardandosi intorno –bel posticino.
Rouge posò il libro e fece un sorriso al vecchietto un po’ contrariato da quella interruzione.
Poi si rivolse a Ray allargando le braccia.
-Certo che abito qui. Quella sul promontorio è casa mia ricordi? Quella da cui voi volevate rubare…- replicò pungente.
Lui fece spallucce e si ficcò con nonchalance una sigaretta in bocca, accendendola con un fiammifero.
-Avanti, avanti! Non drammatizzare troppo, ora! Alla fine abbiamo lasciato tutto al suo posto, no?- minimizzò con aria rilassata, mentre Rouge riprendeva a camminare seccata.
-Certo, peccato che ora il tuo capo mi vuole morta perché… oh, perché ho fatto cadere una goccia del suo prezioso sangue! Pensa un pò...- aggiunse sarcastica, agitando la mano libera dalle buste della spesa con fare pomposo.
Rayleigh rise di gusto.
-Che ci fai al mercato?- chiese Rouge guardandolo sospettosa.
-Quello che ci fai tu, peperoncino. Compro roba da mangiare.
-Compri o rubi?
-Molto divertente. Fossi in te abbatterei un po’ di pregiudizi che la gente comune ha sui pirati. Non siamo tutti ladri…- ci pensò un attimo su- …o almeno, non sempre.
Rouge si chiese come facesse quel ragazzo a negare l’evidenza con tanta faccia tosta, ma decise di non ribattere, sospirando.
-Per quanto tempo pensate di fermarvi qui?-chiese, affrettando il passo.
-Non ne ho idea. Ma credo che per tua sfortuna Roger abbia deciso di rimanere per un po’, almeno finchè… non si saranno calmate un po’ le acque, diciamo così- rispose Ray sbirciando tra le bancarelle, e mentre Rouge non guardava fece scivolare in tasca un braccialetto dorato da quella più vicina.
-Era proprio quello che volevo sentire- replicò sarcastica lei –una mandria di ladri e un pazzoide che mi vuole morta in giro a due passi da casa mia.
Ray accelerò il passo per starle dietro.
-Lo vedi che drammatizzi , peperoncino? Ma davvero credi che voglia ucciderti?
-Ma tu non l’hai visto come me l’ha detto!- esclamò lei, inviperita- era davvero nero!
Ray scosse le testa e scoppiò a ridere.
-Ma è ovvio che ti volesse solo spaventare, no? Credi di essere così importante da essere uccisa da uno come Roger?
Rouge sbatté le palpebre. Si, suonava come una cosa positiva.
-Quindi non è un pazzo assassino?- chiese un po’ confusa.
Ray scosse la testa con più convinzione, mentre cercava qualcosa nella busta che portava tra le mani.
-Dio, non so con chi tu abbia avuto a che fare finora. Ma se chiunque di noi dovesse uccidere una bambina solo per un taglietto innocente, beh…
-Non sono una bambina, ho diciotto anni- sospirò Rouge con gli occhi al cielo.
Ray la ignorò ed estrasse finalmente una mela dalla busta. Fece per addentarla ma poi si voltò verso Rouge e gliela porse.
-Mela?
Rouge esitò, poi la prese e gli sorrise un po’ imbarazzata.
-Grazie.
-Prego. Posso sapere il tuo nome, adesso che sei diventata più pacifica?- chiese, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Rouge. E tu devi essere Ray, vero?- replicò lei.
-Si, mi chiamano così- rispose lui con un’alzata di spalle, pescando un'altra mela dalla busta.
-Ok- concluse lei, guardandosi intorno. Erano quasi arrivati davanti alla locanda.
-Beh, è stato un piacere peperoncino, conoscere anche te oltre i tuoi calci e i tuoi strilli. Ho l’impressione che ci rivedremo molto spesso!- la salutò con brio.
Rouge annuì un po’ incerta e spinse il cancelletto del cortile, sparendo all’interno della casa.

La serata procedeva tranquillamente, la locanda era trafficata come al solito, clienti abituali scambiavano quattro chiacchiere con i padroni, parlando del lavoro che mancava, del tempo, dei pirati e del Governo. Rouge faceva su e giù tra i tavoli, rispondendo talvolta alle domande curiose degli avventori che non l’avevano vista in giro negli ultimi giorni, giustificandosi con la scusa della malattia e sorridendo di gusto a tutti quanti per mettere a tacere tutta quella curiosità. A mezzanotte e mezza arrivò a pensare di essere stata tutto sommato fortunata  e che quei pirati non si sarebbero affatto presentati, ma fu smentita quasi subito.
Era ormai notte fonda quando un folto gruppo di uomini entrò nella locanda ridendo e parlando ad alta voce.
Rouge tornò con un sospiro dietro il bancone e si mise a riordinare le caraffe vuote, prendendo tempo prima di alzare gli occhi, ma, con suo dispiacere, vide la padrona dirigersi di gran carriera nella sua direzione con un sorriso più che evidente.Quei pirati le facevano guadagnare un mucchio di Berry, grazie a tutto quello che si scolavano.
-Rou, porta da bere a quei ragazzi! Sakè per tutti!- annunciò con enfasi, mentre uno dei pirati aveva tirato fuori la chitarra e si era messo a cantare; Ray era salito sul tavolo e ballava una buffa tarantella con un suo compagno, tra le risate generali.
Rouge sistemò le bottiglie sul vassoio e si recò ai tavoli. Il chiasso era tale che sperò di passare inosservata.Mentre molti continuavano a festeggiare, tuttavia alcuni di quegli uomini si rigirarono più volte al suo passaggio, notando la piacevole novità rispetto alle sere precedenti.
-Ehi rossa! Vuoi farti un giro con noi?
-Bevi un bicchiere, bambolina! Vieni qui che ci facciamo un po’ di coccole!
Rouge continuò indifferente a servire ai tavoli, era abbastanza abituata a quelle attenzioni; da qualche anno, come diceva pragmaticamente la signora Mari, era diventata la migliore pubblicità per la locanda.
Tuttavia sentiva sulla nuca lo sguardo del capitano. Un paio di volte si girò appena nella sua direzione e notò che la stava seguendo con gli occhi, evidentemente anche lui un po’ stupito dalla sua presenza lì. Ray invece era talmente preso dalla sua danza che non la vide affatto.
La ragazza fece il giro dei tavoli e alla fine posò il vassoio sull’ultimo che le era rimasto. Incrociò lo sguardo dell’unico tra quegli uomini che pareva essere rimasto in silenzio.
Fissò Roger dall’alto in basso e gli sbatté la bottiglia sul tavolo con fin troppa enfasi.
Non ci provi più a minacciarmi, ora che non sono da sola,eh?
Quello si mordicchiò un unghia con indifferenza.
-Non voglio del sakè- mormorò, seccato.
-Cosa le porto, signore?- disse Rouge, per tutta risposta,  sottolineando con molto sarcasmo l’ultima parola.
-Voglio del rum- rispose lui perentorio, senza neanche guardarla.
-Arriva subito, signore. – continuò la ragazza, cercando di risultare il più acida possibile.
Riprese la bottiglia di sakè con malagrazia e con altrettanta scortesia poco dopo gli portò del rum.
-Fanno quindici berry, signore- disse, tendendo la mano.
-Non c’è bisogno che tu lo ripeta ogni volta- ripose, ficcandogli in mano tre monete.
Lo sguardo di Rouge cadde sulla cicatrice del taglio sul collo e sorrise soddisfatta.
Con quell’espressione gli voltò le spalle e senza un’altra parola se ne tornò al bancone.La cosa cominciava a piacerle. La sera dopo, poi, si presentò l’occasione perfetta.
Era affacciata dalla finestra della sua camera rigirandosi distrattamente la catenina d’argento tra le mani. La padrona l’aveva già chiamata due volte di sotto per fare le pulizie prima che cominciassero ad arrivare i clienti per la cena.
D’un tratto lo sguardo le cadde su due uomini che stavano parlottando nel cortile: erano Roger e Ray.  Un’idea la fulminò all’istante, e si mise a ridere immaginandosi la scena mentre scendeva le scale di corsa.
-Era ora, Rou! Ti eri addormentata, ragazza mia!- le urlò dietro la signora mentre lei correva ad afferrare il secchio d’acqua sporca e lo straccio. Poi, con altrettanta fretta, salì le scale fino a raggiungere il balcone che dava sul cortile.
Chiuse gli occhi assaporando il piacere della vittoria e rovesciò il secchio d’acqua sull’ingresso, e poi con tutta l’innocenza possibile si affacciò dalla ringhiera sfoderando la sua espressione più sbalordita.
-Oh! Scusatemi tanto, non vi avevo visto! Volevo lavare l’ingresso!- cinguettò mortificata, cercando di non sembrare troppo compiaciuta.
Ray scoppiò a ridere come al solito.
-Uh uh!  Non preoccuparti, peperoncino! Con questo caldo ci voleva proprio una bella rinfrescata! Roger, dovresti vedere la tua faccia!
-Purtroppo vedo solo la tua, idiota- replicò quello in tono piatto.
Rouge alzò un sopracciglio.
Uno pari, Roger.

Rouge in seguito si disse che, nonostante le belle parole di Rayleigh, non era molto salutare provocare così tanto qualcuno che l’aveva già minacciata di morte, quindi dopo quel piccolo scherzetto decise che non sarebbe andata oltre.
Inizialmente non perdeva occasione per lanciare piccole frecciatine ogni volta che si ritrovava il capitano sotto gli occhi, ma lui le ignorava talmente che alla fine lei perse il gusto di sfidarlo. Anzi, tanto valeva cominciare ad ignorarlo proprio come faceva lui.  
Di riflesso si ritrovò sempre più spesso a parlare con Rayleigh, che dopo un mese cominciava decisamente a starle simpatico: si fermava molto spesso a parlarle dei loro viaggi, e Rouge doveva ammettere che aveva un dono particolare nel raccontare, le lasciava immaginare davvero la libertà di quei mondi sconosciuti.
-Ma come fai ad essere agli ordini di uno del genere?- gli aveva chiesto lei una sera, non potendosi contenere.
Roger era seduto ad un tavolo e parlava animatamente con alcuni compagni, sembrava nel pieno di una conversazione molto accesa.
Ray si appoggiò al bancone e bevve lentamente un’altra sorsata di sakè.
-Roger è la persona di cui mi fidi di più al mondo- rispose con semplicità.
- E poi un po’ di tempo fa ha tirato fuori dai casini me e una persona a me molto cara.
Rouge corrugò la fronte.
-Sarà. Ma a me sembra davvero arrogante. Cioè, rispetto agli altri della ciurma. E poi è un ... un arrabbiato.
-Un arrabbiato?- chiese Ray con un’espressione bizzarra.
-Si!- esclamò lei infervorandosi- cioè,certe volte mi dà l’impressione che ce l’abbia col mondo, come se gli avesse addossato qualcosa di troppo pesante! Insomma…
Si bloccò cercando le parole adatte.
-… non so, non mi sembra mai sinceramente felice, in pace anche solo per un secondo, e poi non l’ho mai visto sorridere sul serio. Per questo mi chiedevo come facesse uno come te a condividere il suo modo di fare- disse, inclinando la testa a mo di scusa.
-Ma no, non è vero...- rispose il ragazzo, mite.
- A volte può sembrare presuntuoso, ma ti assicuro che è come tutti noi. Vedi, peperoncino, un pirata non può affatto permettersi l’arroganza, vista la precarietà della sua vita. L’arroganza la lasciamo ai nobili e ai parrucconi del Governo, a quelli che vivono in mezzo ai soldi. Noi altri sappiamo accontentarci di molto meno e riusciamo ad essere felici con quello, e Roger sicuramente non fa eccezione... non devi giudicarlo male, ne ha passate tante.
Ray tacque con un sorrisetto, lasciando Rouge un po’ confusa. L’ultima frase aveva suscitato in lei una certa curiosità che non aveva mai sentito prima nei confronti di quel capitano.
Tuttavia non era del tutto sicura di voler sapere di cosa parlasse Ray e tornò di fretta alle sue occupazioni, lasciandolo a contemplare il liquido ambrato nel suo bicchiere. Poi le tornò in mente una cosa.
-Ray!- esclamò così d’improvviso che quello sussultò.
-Ho una lettera per te!- disse, e corse a recuperare un mucchietto di lettere sul mobiletto.
-Cavoli … qual’era …
Le sfogliò in fretta una per una e poi ne prese una che non recava l’indirizzo di destinazione.
-Ecco qui!- e gliela porse.
Lui guardò la busta intonsa dapprima con aria interrogativa, poi si bloccò contemplandola. Infine afferrò un coltellino e l’aprì in fretta, con le mani tremanti. La fissò per qualche secondo.
-Quando è arrivata?- mormorò, poi.
Rouge alzò le spalle.
-Oggi, con un gabbiano postino. A quanto pare, da parte di un certo BP, è scritto lì, in piccolo- rispose, indicando un angolino in cui erano riportate le due iniziali.
Ray tirò un sospiro di sollievo che sembrò scaricarlo di tutta l’ansia che aveva dentro.
Prese una sigaretta e se la accese.
-Black Peony- disse semplicemente, mentre si illuminava di un gran sorriso, soffiando via una nuvoletta di fumo.
-Si può sapere chi è?- chiese incuriosita Rouge.
-E' una donna- rispose lui sollevato.
-Ma chi…
Ray si avvicinò e così fece Rouge, ormai straordinariamente indiscreta davanti a quel nome misterioso.
-Non è una donna qualsiasi.E’ la mia donna...Shakky, Black Peony, Shakuyaku o qualsiasi altro nome le darai. È la mia donna!- sussurrò concitato al suo orecchio.
Le mostrò il contenuto della lettera con gli occhi che brillavano dietro le lenti rotonde. C’erano solo due righe scritte a mano al centro della pagina.

Sono libera.
Ci vediamo nel Nuovo Mondo.
                                                S.

Rouge era più che mai attirata da quella notizia, e sentì che un po’  dell’entusiasmo di Ray si era trasferito di riflesso anche in lei. Si ritrovò ad essere sinceramente contenta per lui.
-La tua, ehm… donna? Che bella notizia! E … wow, non sapevo che fossi impegnato Ray! – esclamò con un ghigno.
-Perché, ci stavi facendo un pensierino? Mi spiace, peperoncino, ma sei ancora piccolina per me!- rispose lui, evidentemente ancora entusiasta per la lettera.
Rouge gli fece una boccaccia.
-Tsk… figuriamoci se perdo la testa per un pirata, Ray. Io sono una ragazza seria.
Quello annuì, poi lo sguardo gli cadde su tutte le altre lettere che erano sparse sul banchetto.
-E queste?-chiese, ancora su di giri per la bella notizia.
Rouge prese a raccogliere le altre lettere impilandole con cura.
-Sono le lettere di mio fratello. La tua l’avevo messa sopra le altre così non me ne sarei dimenticata… ma è successo lo stesso!- ridacchiò.
Ma Rayleigh non la ascoltava, aveva preso una lettera ed osservava con un’espressione abbastanza stramba  il retro della busta.
Allo sguardo incuriosito di Rouge, voltò la lettera indicando il nome del destinatario.
-Sei tu Portuguese D. Rouge?
Lei lo guardò come se fosse un pazzo.
-Secondo te, Ray?
Lui sembrò realizzare.
-Certo, certo! Chi mai poteva essere!- replicò subito posando la lettera sul tavolo in maniera davvero poco convincente.
Rouge sentì che le era sfuggito qualcosa. Cosa c’era di tanto strano? O forse Ray aveva bevuto un po’ troppo e cominciava a straparlare?
Quello finì il bicchiere e poi si alzò, stringendo nel pugno la lettera di Shakky.
-Vado a dare la bella notizia al capitano!- sussurrò a Rouge con un occhiolino e corse verso Roger. Quando quello lo vide arrivare sventolando la lettera come una bandiera gli lanciò un’occhiata interrogativa, interrompendo la conversazione con gli altri compagni.
Rouge osservò la scena con interesse, con i gomiti appoggiati al bancone e il mento tra le mani.
 Ray mostrò subito la lettera al capitano, quello dopo un po’ annuì con decisione e rispose qualcosa muovendo appena le labbra. Poi, inaspettatamente, sorrise, e Rouge non potè fare a meno di notare quanto guadagnasse il suo aspetto quando abbandonava  la sua solita espressione seria e pensosa.Le sembrò di rivedere quel ragazzino con gli occhi neri e vispi che le aveva donato la catenina che portava al collo, e non potè fare a meno di sorridere anche lei.
Ray  nel frattempo si era avvicinato ancora di più al suo capitano ed ora stavano conversando, di nuovo seri. Improvvisamente entrambi si girarono e la fissarono. Rouge, ancora immersa nei suoi pensieri, fu presa alla sprovvista e abbassò subito gli occhi. Dopo qualche attimo li rialzò e vide i due di nuovo intenti  nel loro fitto dialogo. Era una visionaria o quei due stavano parlando di lei? E perché aveva ancora quel sorriso ebete stampato in faccia?

-Portuguese D. Rouge.  Portuguese… D. … Rouge.
Il capitano faceva ciondolare sovrappensiero la penna tra le dita, seduto alla sua scrivania ingombra di carte nautiche e bottiglie vuote.
Rayleigh osservava il ponte di coperta dalla finestra della stanza.
-Esatto, Roger. Mi è preso quasi un colpo, prima. E chi se l’aspettava, proprio in questo posto sperduto potessimo trovare qualcuno della famiglia…?
Il capitano posò la penna sul foglio dov’era appuntato il nome della ragazza almeno dieci volte.
-Non ne ho idea, Ray. Però è davvero strano. Hai provato a chiederle qualcosa sui suoi genitori?
-No,però se non sbaglio ha detto di avere un fratello in Marina. In ogni caso non credo sappia qualcosa su questa storia, è sempre rimasta a Baterilla da quando è nata. Devi vedere come le brillavano gli occhi quando le ho raccontato delle grandi città del Mare Orientale.  
-Parlate molto, eh?- chiese Roger con indifferenza.
-E’ molto curiosa, sì. In ogni caso, potremmo risolvere la questione raccontandole quello che sappiamo. Potresti raccontargliela tu questa storia, chi meglio di te…?
Si interruppe, con un’espressione eloquente. Passò qualche secondo di silenzio.
-No- disse d’un tratto Roger con fermezza.
-Cosa?
-Pensaci,  Ray. Hai appena detto che ha un fratello in Marina. Se ci avvicinassimo troppo a lei potrebbe ingannarci e poi tradirci. E poi non è detto che ci debba interessare chiunque abbia quella D. nel cognome. Guarda il caso di quel bastardo di Garp.
-Quindi come la mettiamo? Lasciamo perdere con la ragazza?- allargò le braccia Ray.
Roger si passò il dorso della mano sugli occhi.
-Ci devo riflettere. Quella ragazzina è completamente inutile, non ha nemmeno un briciolo di forza. Non vedo proprio come possa essere una della famiglia.
Ray alzò un sopracciglio e si avvicinò alla scrivania, osservando la miriade di cose sparsa su di essa.
-Sbaglio o ha avuto il fegato di lasciarti quel bel segno sul collo? E poi sarà anche inutile- commentò afferrando il foglio dal tavolo –ma perché ti sei scritto il suo nome undici volte? Non te lo ricordavi?-sghignazzò sventolandolo davanti al naso del suo capitano.
-Finiscila, idiota. Ero sovrappensiero.
-Prova a dire che questa storia non ti incuriosisce, allora.
Roger si alzò rumorosamente dalla sedia e andò a prendere altre carte dall’armadietto.
Ray non gettò la spugna.
-Poi è davvero una ragazza interessante, per quanto un po’ limitata nelle sue vedute. Oggi per esempio ha fatto un’osservazione molto acuta su di te.
Roger si risedette e srotolò altre carte, segnando un punto con una x rossa.
-Non ho voglia di ascoltarla.
-Ha detto che ti comporti come se sopportassi qualcosa di troppo pesante per te.
Roger sbuffò, continuando a segnare altri punti in rosso.
-Ha il dono della sintesi, non c’è dubbio. Dannazione, dalle parti di quest’isola non c’è nemmeno una corrente utile da sfruttare...
-Quando la finirai di addossarti quella colpa allora? Samie non è morta per causa tua.
Roger si bloccò a metà di una x. Posò finalmente la penna e sospirò.
-Ray, non ho voglia di ascoltare le ciance di quella ragazzina e neanche le tue prediche. Shakky è sana e salva, non sei contento? Gioisci per queste cose, và a bere qualcosa con gli altri e non complicarti la vita con i problemi degli altri- rispose aspramente.
Rayleigh si morse il labbro. Raccolse la sua borsa da terra e si avviò alla porta.
Prima di uscire si voltò e osservò il capitano che gli dava le spalle, chino sulla scrivania. In quel momento, sebbene fosse più giovane di lui di qualche anno, gli sembrò incredibilmente più vecchio e affaticato.
-I problemi degli altri non mi interessano, infatti- mormorò- ma i problemi del mio capitano, quelli sì. Ci vediamo dopo.
Quando chiuse la porta, Roger riprese la penna per l’ennesima volta e la scagliò con rabbia dall’altro lato della stanza.











°°°
Vi sarete chiesti perchè Black Peony. No? Davvero? Beh io ve lo dico comunque xD sinceramente mi piaceva l'idea di un nomignolo per la giovane Shakky, un pò come quelli dei nostri Mugiwara, quindi mi sono armata di Wikipedia e ho scoperto che in realtà Shakuyaku significa precisamente Peonia. Svelato l'arcano u.u

Apparte questo inutile nozionismo degno di Hakkai di Saiyuki, spero che il capitolo vi sia piaciuto!!Le cose si complicano, entra in gioco uno dei misteri di One Piece... la famosa D! 'famiglia' è inteso infatti come tutti coloro che hanno quella lettera nel nome. Naturalmente ogni mia considerazione è frutto di fantasia o di cose leggiucchiate qua e là, visto che Odacchi ancora si sbottona sull'argomento...
Inoltre, per correttezza, volevo aggiungere che per la scena del secchio d'acqua in testa a Roger ho preso un pò spunto da una scena simile della fic 'Indumenti' di kikka91, che vi invito a leggere se amate le Shanks-Makino. E se l'autrice passa di qui... aggiorna cara, perchè era una raccolta davvero molto bella :)

Tornando a noi, critiche e commenti sono bene accetti, signore/i!
E come sapete...
To be continued ;)



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Capitolo 4
*** Peach ***




Buongiorno!
*guarda l'ora*
Ehm, volevo dire buonasera a tutte/i!
Tutto questo gelo mi confonde, io sono per i climi caldi e qui siamo sotto zero T.T
Parlando di cose più attinenti... Ray è diventato l'eroe ufficiale del capitolo precedente!
 Ma non ditelo a Roger, ci tiene tanto ad essere l' idolo delle folle...
In ogni caso, sono felice di essere riuscita (finora) a farvelo apprezzare così^^
*inchino reverenziale a mani giunte*
Ma passiamo alle recensioni!

@ Beatrix:
*glom* sai essere più minacciosa di Roger, lo sai???
xD grazie mille per il tuo commento, mi fa davvero piacere quando leggo delle ipotesi sul continuo della storia, e tu su Roger più o meno ci hai preso: oltre alla perdita c'è qualcos'altro di peggiore... ma ogni cosa sarà spiegata a tempo debito^^ E quanto prima lui la smetterà di fare l'orso, promesso :)
Per quel che riguarda Rouge, sono contenta che tu abbia notato questa somiglianza con il carattere di Ace. Anche se quando ho letto il cap. 550 me l'ero immaginata molto 'mamma dolce ed angelica', ripensandoci ho trovato un caratterino un pò più 'cazzuto' più intrigante e meno clichè^^ o almeno spero o.o
Ps: in questo capitolo farà la sua piccola comparsa un piccolo personaggio che forse ti potrebbe piacere, chissà... 
Alla prossima, cara, e tanti auguri!!


@ kristin:
Si, Ray nega l'evidenza con una facilità disarmante xD Meno male che ogni tanto riesco a far ridere, visto che finisco sempre per scrivere storie tristi e malinconiche... qualcuno tanto tempo fa disse che è molto più difficile scrivere commedie piuttosto che tragedie, e io gli do pienamente ragione U.U
Sulla questione D. , visto che ormai sono anni che ci stiamo lambiccando il cervello in cerca di qualche indizio, ho cercato di ricostruire l'ntreccio più verosimile, vedrai nei prossimi capitoli^^
Sul rapporto tra i due preferisco andare piano perchè, come dici tu, un passionale, travolgente, improvviso, profondo amore sarebbe davvero poco, poco credibile :)
Alla prossima, con tanti auguri di buone feste!!

@ MBP:
Puoi dirlo, cara! Ray è in cima agli indici di gradimento! xD
Lieta che la storia ti incuriosisca, spero che continui a farlo^^
A presto,e tanti auguri!! (comincio a sentirmi un pò Babbo Natale :D)

@ Akemichan:
Buonasera! Allora... devo ammettere che (come la maggior parte dei lettori, credo) alla fine del fatidico capitolo mi sono balenati intorno alla testa tanti punti interrogativi... ma assimilata la rivelazione, non ho potuto far altro che constatare che Odacchi non finirà mai di stupirci xD
Il primo capitolo, come dici tu, è quello un pò più 'standard' , ma mi serviva per inserire dei particolari che torneranno nel corso della storia. Che, fidati, non sarà solo una storia d'amore, perchè non mi piacciono le trame ... unidimensionali (parolona! O.O)
Garp: giusta osservazione.
Dunque, se ti riferisci al 'bastardo', diciamo che io l'avevo inteso in senso non troppo pesante (non so se mi sono spiegata xD)
Comunque ho pensato che Garp e Roger approfondiranno la loro conoscenza e si troveranno 'simpatici' con le loro ultime battaglie. Uhm, ultime...diciamo quelle nella Grand Line, và. Infatti questa storia è ambientata prima dell'ingresso nella GL, quindi i due si sono già scontrati ma non così tante volte. Che spiegazione delirante T.T Qualcosa in più è scritto a fine capitolo comunque^^   
Se ti ho fatto venire un forte mal di testa, chiedo venia con tanti auguri di buone feste! Alla prossima :)
Ps: ho letto 'Birthright'... e si, in effetti il caratterino è molto simile! Grazie per il consiglio, cara!


@ meli_mao:
sei tornata! Ebbene si, vi assillerò non poco con questa long-fic!!
*aperta parentesi pairing*
Se devo essere sincera...neanche io sono per le zoroxnami, mi perdoneranno le fan^^ anche se in generale non vedo molte coppie tra i Mugi, la rufyxnami mi sembra già più verosimile :) la migliore però resta frankyxrobin^^
insomma, zoro è destinato a rimanere solo, poveretto!
*chiusa parentesi pairing*
Oh yes, immagino che il motivo per cui Rouge e Roger siano così carini insieme (mi riferisco alla storia madre, ovviamente) sta anche nel fatto che ci abbiano regalato quel degno figliolo U.U
Grazie per il commento, a presto^^ E, naturalmente, tanti auguri!!


Non aggiungo una parola di più, se non... Enjoy! =)



 



4. Peach  


Due giorni dopo l’intero villaggio ebbe una grossa sorpresa al suo risveglio: i pescatori di ritorno dall’uscita mattutina annunciarono di aver visto al largo una nave della Marina.
Rouge, che era in giro come al solito per le sue commissioni, intercettò casualmente uno stralcio di dialogo tra due uomini del paese seduti al tavolo di un piccolo caffè.
-La Marina?- esclamò, non potendosi trattenere.
-Buongiorno, piccola Portuguese – la salutò gentilmente uno dei due, il padrone della caffetteria.
-Ciao, Herman. Ma davvero hanno visto una nave da queste parti?- insistè Rouge, concitata. Non voleva illudersi, però...
-Così pare. Ancorata dalle parti dell’arcipelago di Neza. Che strano, eh?
Rouge deglutì.
-Hanno visto per caso di che divisione era la nave?
L’uomo di nome Herman la osservò un po’ dispiaciuto.
-Mi spiace, Rouge. Non era la diciotto.
La ragazza annuì. Figuriamoci se poteva essere la nave di Eddy.
-Come sta tuo fratello, Rou?- le chiese l’altro uomo seduto al tavolo.
-Bene, credo. Ma molto lontano da qui- rispose guardando di lato.
-Salutalo da parte mia, se si ricorda ancora di Herman. Quello a cui ha rotto almeno dieci vetrate del locale giocando a pallone con mio figlio.
Rouge sorrise e si congedò in fretta. Camminando, rifletteva. La Marina a poche miglia da Baterilla? Perché mai si sarebbero dovuti interessare a quella parte di mare confinata al di fuori di tutte le rotte? D’un tratto scoprì di provare un pizzico di ansia, e con suo grande stupore constatò che, quando non pensava a dove stesse andando, i suoi piedi la portavano sempre al promontorio.
Alzò lo sguardo: nessuna vela bianca. Come sempre al suo posto, invece, ondeggiava placidamente il vascello con la bandiera nera, cullato dalle onde.
La ragazza sentì un fastidioso groppo in gola: sicuramente a nessun abitante del villaggio sarebbe importato di avvisare quei pirati.
Ed è giusto così, vero?
Però …  
Non riusciva a capire perché si metteva a fare quei pensieri, cosa ci avrebbe guadagnato se quei ladruncoli fossero rimasti a piede libero piuttosto che al sicuro nelle prigioni del Governo.
Pensò a quanto era stato felice Ray quando aveva scoperto che la donna di nome Shakky era riuscita a liberarsi. Pensò al ragazzino dagli occhi vispi che aveva conosciuto tanti anni prima che si vantava di essere un pirata.
Senza riflettere oltre corse verso la spiaggia. Poi si fermò grattandosi il mento: come cavolo ci arrivava alla nave? A nuoto?
Si guardò intorno in cerca di un qualcosa che potesse galleggiare, e con sua enorme gioia individuò una piccola imbarcazione da pescatore tirata in secca sotto un albero. La raggiunse e, con fatica, la trascinò in acqua, appuntandosi mentalmente di rimetterla al proprio posto quando sarebbe tornata: nessuno avrebbe dovuto sapere della spiata.
Salì sulla barca e prese a remare. Si sentiva un po’ colpevole per quello che stava facendo, immaginandosi la faccia di Eddy se l’avesse mai saputo, ma d’altronde era ciò che sentiva di fare.
In fondo preferiva che quei pirati che ogni sera portavano il caos nella locanda se ne andassero di loro spontanea volontà piuttosto che in catene. Forse non le sarebbe dispiaciuto per Roger, pensò cinicamente, magari un po’ di galera gli avrebbe tolto quell’espressione altezzosa dalla faccia.
Quando si ritrovò a pochi metri dal fianco del vascello, osservò la costa da quel punto, e si chiese se non stesse facendo una stupidaggine. Ma ormai era arrivata fin lì, tanto valeva finire ciò che aveva cominciato. Si mise in piedi traballando un po’ sulle assi di legno e con tutta la voce che aveva in gola chiamò.
-Eeeeehiii!!!  C’è qualcuno?
Nulla.  Provò ad urlare più forte.
Dopo un pò vide finalmente una testa sporgersi dal parapetto della nave. Era Danny, il medico.  
-Rouge?! Che ci fai qui, ci hai portato da bere? Grazie!- gli urlò di rimando, passando subito alle conclusioni.
-No! E’ urgente, devo parlare…
Rouge pensò che in questi casi normalmente si parlava con il capitano.
-… devo parlare con Rayleigh!
Danny sparì per un secondo e poi ricomparve gettandole una scaletta di corda. La ragazza assicurò la sua piccola imbarcazione allo scafo del vascello e poi salì a bordo. Sul ponte non c’era nessuno, a parte lei e il medico.
-Devo dirvi una cosa molto importante- ripetè nuovamente, riprendendo fiato.
Il medico parve molto stupito di quella visita tanto improvvisa quanto strana.
-Ma … che hai?
-Io… non so se sia giusto- cominciò lei tormentandosi un ciuffo di riccioli rossi- però questa mat…
-Beh, cosa succede qui?
Sia Rouge che il medico si voltarono verso la porta che dava sulle cuccette.
La ragazza emise un mugolio scoraggiato. Perché appariva nei momenti meno opportuni?
Roger aveva ancora una mano sulla maniglia, mentre l’altra stringeva alcuni fogli di carta. Era vestito completamente in nero e osservava i due con interesse.
-Che ci fa la ragazzina qui?
Rouge alzò gli occhi al cielo.
-Oh, capitano! Dice che ha qualcosa di molto importante da dirci!- spiegò subito Danny, mentre l’altro li raggiungeva sul ponte.
-Allora?- chiese, una volta che le fu di fronte. La guardava come se fosse una piccola seccatura.
Quella combattè a fatica l’istinto di prenderlo a schiaffi e tornarsene a casa senza spifferare un bel niente.
-Ehm … poco fa ho sentito dire che c’è la Marina da queste parti-rispose asciutta.
Un’espressione di preoccupato stupore che si dipinse sul viso del pirata.
-Chi lo ha detto?- s’intromise Danny.
-Dei pescatori di ritorno al paese. Hanno detto che era ancorata al largo di Neza, che è a poche miglia da Baterilla- rispose rivolgendosi al medico.
-Dan, avverti gli altri e manda un paio di uomini a controllare- ordinò secco Roger, con un cenno del capo.
Il medico annuì e sparì di fretta oltre la porta che dava alle cuccette.
Rouge si sentì improvvisamente ancora più a disagio.
Era dallo spiacevole episodio di casa sua che non si trovava da sola faccia a faccia con Roger.
Fissò con enorme interesse la botte d’acqua di fianco a lei, sapendo che lui la stava osservando.
-Perché sei venuta ad avvisarci?- chiese, e lei si costrinse a guardarlo.
-Non lo so- ribattè aspramente.
Era la verità, in quel momento non riusciva a capire il significato della sua azione, si sentiva solo molto, molto stupida.
-Lo sai che se ciò che hai detto fosse vero, sarebbe un crimine? Potresti addirittura essere considerata nostra complice.
Però anche Roger sapeva essere molto stupido, pensò lei. Voleva farla pentire di quello che aveva fatto? Lo sapeva che faceva ancora in tempo a scendere e chiamare i Marines? Tralasciando il fatto che di Marines sull’isola non se ne vedeva neanche l’ombra.
-Correrò il rischio- rispose tuttavia, un po’ sconfortata.
Quello la squadrò di rimando senza dire altro e lei guardò di nuovo dal ponte verso la costa. In lontananza si riusciva a distinguere la piccola costruzione che era stata la sua casa per molto tempo.
Su quella spiaggia, pensò con un briciolo di malinconia infantile, aveva incontrato una persona molto diversa da quella che aveva di fronte.
Per un po’ nessuno dei due parlò, gli unici rumori restarono le onde che sbattevano sullo scafo di legno e il verso di qualche albatro in lontananza. Il vento fresco del mattino faceva venire a Rouge la pelle d’oca, il vestito di lino non era decisamente sufficiente per quell’aria di mare.
-La porti ancora, quella catenina.
Rouge si voltò portandosi istintivamente la mano al collo, coprendo la conchiglia, fissando intensamente la spiaggia.
-Si- disse soltanto, mentre il briciolo di malinconia le scivolò nel petto pesante come il piombo. Per la prima volta Roger le parlava di quell’incontro, facendole venire tanta voglia di chiudere all’istante quella conversazione, o ancora meglio, di levare le tende alla svelta.
-Devo tornare- disse in fretta, ma non si mosse da lì.
-Vattene pure, allora.
Rouge si voltò con uno sguardo insolente, recuperando all’istante tutto il suo caratterino.
-Ti costa tanto essere un po’ più gentile?- esclamò tutto d’un fiato – Per quanto ti avrei lasciato molto volentieri alla Marina,fidati, in fondo vi ho aiutato, no? Non pretendo un grazie!Però...
Tacque e incrociò le braccia. Roger attese.
-Ah, ma mi sono dimenticata con chi sto parlando!- riprese poi,  voltandogli le spalle e dirigendosi con evidente indignazione  verso la scaletta di corda attaccata sul parapetto.
-Il grande capitano Roger!- si voltò e fece un inchino molto teatrale.
Lui la fissò, sospirò, poi batté le mani.
-Hai finito la tua scenetta? Che pessima attrice.
Rouge lasciò perdere e fece per scavalcare il parapetto della nave quando si aprì la porta che dava sul ponte. All’inizio sembrò che si fosse aperta da sola, ma poi ne spuntò fuori un bambino che non poteva avere più di sette anni.
Rouge credé di non aver visto bene: un bambino su quella nave?!
Roger si voltò verso il nuovo arrivato.
-Capitano! Ray dice che il peperoncino aveva ragione! Ma dice anche che la Marina se ne sta andando nella direzione opposta. Quindi dice che non c’è nulla da temere!- disse il bambino solennemente, scandendo ogni frase con un buffo cenno d’assenso.
-Ok, mocciosetto- rispose Roger mettendogli una mano sulla testa – torna da Ray e digli di mandare qualcuno a Neza. Voglio sapere perché i Marine si erano fermati lì.
Rouge si avvicinò silenziosamente e guardò più attentamente il piccolo. Trattenne il fiato per la sorpresa.
Il bambino a sua volta sbirciò incuriosito la ragazza dietro le spalle del suo capitano.
-E’ lei il peperoncino?- indicò aggrottando la fronte.
Roger si voltò.
-Sei ancora qui?- borbottò.
Ma Rouge contemplava ancora quel bambino, come se non riuscisse a distogliergli gli occhi di dosso. Era la copia esatta di suo fratello… con una quindicina di anni in meno.
Aveva dei capelli rossi lisci, lunghi appena fin sotto le orecchie, grandi occhi scuri e impertinenti, una smorfietta di curiosità sulle piccole labbra. Gli mancavano solo le lentiggini, ed avrebbe potuto essere Ed.
-Si-  esalò  lei non potendo fare a meno di sorridergli, quasi commossa da quella somiglianza - sono io.
Si avvicinò e si rannicchiò vicino a lui.
-Ciao, piccolo. Come ti chiami?
Il bambino la osservò con attenzione, e le prese una ciocca di capelli tra le dita.
-Mi chiamo Shanks- rispose – che capelli lunghi!
-Io mi chiamo Rouge- continuò lei -sai che assomigli tanto al mio fratellino?
-Anche tuo fratello è un pirata?- chiese lui con entusiasmo.
-Mmm… non proprio. Ma anche lui vive su un vascello come questo- rispose diplomaticamente lei.
Rouge credeva ai segni del destino, Eddy quella sera aveva gli occhi di quel bambino. Si rialzò, stirandosi il vestito sulle gambe.
-Ciao Shanks! Piacere d’averti conosciuto.
Il bimbo agitò la mano.
-Ciao Rouge!
La ragazza salutò di nuovo il bambino, poi raggiunse la scaletta di corda senza nemmeno guardare Roger.
Scavalcò il parapetto e prese a scendere.
Prima di sparire oltre il fianco della nave, si fermò ancora un attimo ad osservare il bimbo e il ragazzo che stavano parlando. Poi Roger prese per mano il piccolo e insieme sparirono oltre la porta di legno.
Un bambino su quella nave, continuava a pensare stupefatta Rouge tornando a riva.  Anche Roger, in fondo, aveva un cuore.

-Rouge, mi chiedevo una cosa.
La ragazza si voltò verso Ray. Si era offerto di accompagnarla al mercato a fare la spesa, e lei aveva accettato di buon grado facendogli portare tutte le buste sulla strada di casa.
-Ray, non lamentarti! Vuoi che una ragazza porti tutta quella roba?
-Non mi riferisco al fatto che tu mi abbia schiavizzato, signorinella!
-Allora?
Ray riflettè prima di parlare.
-Dov’è la tua famiglia, Rouge?
La ragazza percepì una sensazione spiacevolmente amara in bocca.
-Perché?
-Mah… così. Mi parli sempre e solo di tuo fratello, e quindi…- rispose, evasivo.
Se c’era una cosa che Rouge aveva imparato in quelle settimane, era che Ray non era molto bravo nel mascherare le sue bugie.
-La mia famiglia non esiste più- replicò lei altrettanto vaga.
Ray sbattè le palpebre. Che sapesse qualcosa o meno, in quel modo non avrebbero scoperto un bel nulla.
Ma quella sera a cena sulla nave l’argomento D. non fu neanche sfiorato, perché si parlò di tutt’altro, ovvero di ciò che avevano scoperto a Neza.
- Marcus Henge? Henge ‘lo Spettro’?- chiese Roger, senza mascherare una smorfia di disgusto.
- Capitano, che faccia buffa hai fatto!- ridacchiò Shanks, accoccolato su una sedia più alta di lui.
-A quanto pare- continuò Daniel, storcendo il labbro- Era lui che stavano cercando quelli della Marina. Però non l’hanno trovato… Roger, non dovresti bere così sai?
-Dan, evita di fare il medico di tanto in tanto- riprese Roger con un ghigno- e comunque era ovvio che non l’avrebbero preso. Henge è un fottuto codardo, non sa fare altro che nascondersi.
-Cosa credi che sia venuto a fare da queste parti?- intervenne Ray, serio.
-Non è affar nostro- replicò il capitano - non vale neanche la pena di preoccuparsi  di quel pirata da strapazzo. Ha quella taglia esagerata soltanto per tutto il sangue che si porta sulla coscienza, ma non vale nulla.
-E’ quasi più debole del nostro piccolo mozzo!- s’intromise Kennet, il cuoco, provocando una sonora linguaccia da parte del piccolo Shanks e le risa divertite del resto della ciurma.




-Garp, maledizione! Dove ti eri cacciato?
Sengoku si sistemò irritato il cappellino.
-Stà buono, ti verrà un colpo se continui ad arrabbiarti così!- gli rise in faccia l’altro buttandosi a sedere su una poltrona di pelle bianca.
La stanza delle riunioni era completamente vuota, a parte i due ufficiali e una capretta accucciata sul tappeto. La voce stizzita di Sengoku echeggiava attraverso i marmi della elegante sala.
-Tranquillo un corno! Lo sai che abbiamo il Governo che ci stressa con questa storia da tempo immemorabile ormai! Continuano a dire che una cosa del genere è inammissibile, che la Marina è un fallimento, che non riesce a tutelare sé stessa, figuriamoci gli altri e…
-Bla, bla,bla- intervenne Garp, mimando il gesto con la mano destra – e tu lasciali parlare, no? Tanto avranno sempre qualcosa di cui lamentarsi, quei parrucconi!
-Certo, ma finchè tu te ne vai in giro per il mondo sono io quello che si sorbisce tutte le ramanzine del Grand’Ammiraglio! Dove cavolo eri?
-Stavo cercando di risolvere appunto questo problema- rispose l’altro con uno sguardo eloquente.
-Hai trovato Roger?- esalò Sengoku, improvvisamente pieno di speranze.
Garp si grattò la testa.
-No!- esclamò con una risata.
Sengoku sospirò, chiuse gli occhi, provò a contare fino a dieci, ma fu uno sforzo arrivare al due.
-Garp!- gridò con una manata sul tavolo.
La capretta si svegliò e cominciò a belare.
-Te lo sei lasciato sfuggire anche questa volta?- continuò quello demoralizzato.
L’altro marine alzò le spalle, rilassato.
-In realtà credevo di averlo in pugno, avevamo anche individuato la sua rotta, però…
-Però?- sibilò truce Sengoku, prendendo a sminuzzare un incolpevole foglio di carta tra le mani.
-Beh, ho come la sensazione che abbia attraversato le fasce di bonaccia per scapparci!-concluse Garp entusiasta.
Il volto di Sengoku divenne improvvisamente inespressivo. Appallottolò il foglio di carta e lo ficcò in bocca alla capretta per farla stare zitta. Poi fece un sorrisetto incredulo.
-Fammi capire- riprese, chiudendo di nuovo gli occhi e respirando a fondo –ha attraversato le fasce di bonaccia.
-Già.
-E ha fatto perdere le sue tracce.
-Esatto.
Sbatté le palpebre.
-Mi spieghi come cavolo ha fatto a passare in mezzo ai mostri marini senza l'agalmatolite?!- esclamò esasperato.
Garp con tutta la calma possibile estrasse una scatoletta di latta dalla tasca del cappotto e ne tirò fuori un biscotto.
-E io cosa ne so?- rispose poi con un’alzata di spalle, addentandone uno.
-Piuttosto, vuoi un biscotto? Fatti in casa, me li manda mia sorella da Foosha… e mia sorella è la migliore cuoca dell’isola!
Sengoku si morse il labbro meditando se tirargli in testa scatola, biscotti ed anche un sonoro pugno, poi tirò un profondo sospiro di stanchezza.
-Garp, seriamente- esordì  in tono grave - se non prendiamo Roger non ce li toglieremo più di torno, questi tizi del Governo. Un simile affronto ad una delle famiglie più influenti tra i Draghi Celesti... non può essere tollerato, no…
Scosse la testa perdendosi nei suoi pensieri. Poi si alzò e prese a camminare su e giù per la stanza, riflettendo.
-Eh si, il ragazzo si è decisamente messo nei casini- concluse Garp solenne, ficcandosi in bocca un altro biscotto.






°°°


Due note due su alcuni particolari di questo capitolo, fondamentalmente di passaggio.

Il medico della ciurma di Roger non è Crocus, no. O meglio, non ancora. Infatti, se non sbaglio, è nel vol.52 che Ray dice ai Mugiwara che Crocus si è unito a loro solo all'ingresso della Grand Line. E questo ci porta alla seconda precisazione: Roger ha percorso la Grand Line in tre anni, dopo di che si è consegnato e bla bla bla conosciamo la storia.
Questa fic invece è ambientata prima dell'entrata della ciurma al promontorio Futago (si chiamava così??).

Ma nonostante questo Roger ha già visitato varie isole nei diversi Mari, come si capirà anche nei prossimi capitoli (del resto lui proviene da Rogue Town nel Mare Orientale, e Baterilla si trova nel Mare Meridionale) quindi... ho pensato di inserire la storiella delle fasce di bonaccia, quella che fa tanto arrabbiare Sengoku xD E che lascia Roger praticamente libero di scorrazzare di qua e di la al di fuori della GL(come faccia ad evitare i mostri marini, poi sarà spiegato^^)

Da fanatica di OP quale sono cerco sempre di attenermi alla storia originale, ma qui non ce l'ho fatta T.T
Quindi tiratevi pure una manata in fronte, fate finta di non aver notato nulla di strano e perdonatemi^^ in fondo è solo una irrilevante fanfic :)


Passate buone feste, gente, ci si legge dopo Natale! As usually...
To be continued ;)

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Capitolo 5
*** Fear ***


La mia tempistica fa schifo lo so T.T
Per scusarmi dell'attesa, ecco per voi un lungo capitolo denso denso come un barattolo di nutella** (reminescenze di abbuffate natalizie).
Ma prima di cominciare, le vostre recensioni^^
*chiede di nuovo perdono per il ritardo*



@meli_mao:
Ciao meli! Thank you, cara … anche io sono in attesa di un loro gesto tenero, chissà quando la finiranno di battibeccare su tutto? Vedremo U.U  
Ma perché Shanks fa impazzire praticamente tutte noi lettrici?!?
*domanda assolutamente retorica*
Odacchi non puoi creare dei personaggi del genere, insomma!
Sono troppo... troppo!!xD

@Akemichan:
Ciao cara^^ Dunque, a proposito di Bagy! Per quanto (soprattutto con gli ultimi capitoli) quel clown casinista mi stia davvero tanto simpatico, non credo che lo inserirò, almeno per ora :( il fatto è che non potrei trattarlo molto ai fini della storia mentre  lui merita un palcoscenico tutto per sé xD
Anche se ammetto che con Shanks potrebbe formare un bel duo comico… ma i migliori resterebbero indubbiamente Sengoku e Garp xD   Loro non escludo che ricompaiano, anzi, sono praticamente certa che i pirati se li troveranno ancora tra i piedi^^
Grazie tra l’altro per la nota positiva sull’IC, mi ha fatto molto piacere :)
See you, baci!

@ Beatrix:
Buongiorno, donna Shanks-specialist-fanwriter! Allora, parliamo di…
*SBAM*
Rouge: Beatrix, hai tutta la mia approvazione, grazie davvero! Prima o poi gli mollo un pugno che se lo ricorda per tutta la Rotta Maggiore, a quell’orso! Giuro che prima o poi…
Maya: ehm …  Rou, ti dispiacerebbe tornare nella storia? Và a prepararti, che ti aspetta un capitolo impegnativo, insomma!
Rouge: Ancora? Non ti basta farmi avere a che fare ogni volta con un tipo del genere?!? E comunque volevo stringere la mano a chi mi capisce veramente! Altro che certi autori …
*fa segno di profonda gratitudine e richiude la porticina del capitolo*

Ok.. dicevo, parliamo del tuo regalo di Natale**? Allora… Shanks, non so perché, me lo sono sempre figurato sin da piccoletto sulla nave di Roger. Insomma, avrebbe fatto un bel po’ di viaggio insieme a Roger anche se, per qualche recondito motivo, secondo me non è arrivato a Raftel. O forse si. Boh, sono tutte meditazioni della sottoscritta completamente prive di fondamento^^ Diciamo che qui dovrebbe avere su per giù sei-sette anni, e credo che racconterò un po’ della sua storia più avanti, sissì^^ il nostro beneamato Rosso merita davvero più interesse nelle fic, sono d’accordo.
Garp&Sengoku, vedi sopra, li farei esibire a Colorado.
Grazie dei tuoi commenti così precisi, mi fanno sempre piacere^^ Alla prossima :*


@ MBP:
** Grazie mille, sono davvero contenta che la fic ti stia prendendo così! Veramente, così mi date decisamente una bella carica^^ spero che continui ad interessarti :) Baci ciaociao!


@ Yuki689:
Buongiorno e benvenuta! Oh, ma io ti perdono di tutto cuore, solo per aver definito questa ‘cosa’ qua un gioiellino**
*reagisce ai complimenti esattamente come Chopper*
Lieta che ti piaccia, soprattutto la caratterizzazione (che mi fa sempre penare un po’ T.T) e spero continuerai a seguire questa storia!!
Un bacio, alla prossima^^


@ lunatica91:
Grazie mille^^ oh, io ti consiglio di tornare a leggere tutti gli altri volumetti perché OP diventa ogni numero più bello** ma probabilmente già lo sai :) Su Shanks sono abbastanza sicura che lo vedremo spesso in giro, anche se non rientra tra i personaggi principali. Baci, alla prossima!

Spero vi continui a piacere, gente. Enjoy!







5.Fear  


-Si è scoperto poi cosa era venuta a fare quaggiù una nave della Marina?- chiese Rouge alla signora Mari con una certa indifferenza.
Era da un po’ che andava avanti con le sue congetture che portavano tutte, inevitabilmente, ad un’unica conclusione.

 Le due donne erano entrambe affaccendate a lavare i piatti, mentre il signor Ioakim fischiettava poco lontano mentre riparava la gamba di un tavolo.
-Mah- rispose la padrona, con il suo solito tono deciso– Ioakim ha sentito dire che stavano cercando un gruppo di pirati su cui pende una grossa taglia. Pare che abbiano una pessima fama, hanno assaltato diverse isole e non si sono fatti problemi a tagliare la gola alla gente per un po’ d’oro.
Rouge rabbrividì per la rudezza di parole della padrona. Le ricordò istintivamente qualcun altro.
-Ma… non li hanno trovati?- disse, mentre cominciava a sentirsi poco tranquilla. Un po’ delle sue supposizioni si andavano materializzando nelle parole di Mari.
-A quanto pare. Se ne sono andati con la coda tra le gambe, non hanno acciuffato un bel niente. Se dessero una spada ad un mocciosetto sarebbe meno debole di tutta la Marina messa insieme... e poi parlano di sicurezza, dicono di stare tranquilli. Tranquilli, tsk!
Rouge lasciò che la donna polemizzasse quanto volesse, mentre pensava velocemente.
-Ma... non saranno quei pirati che… - deglutì, non volendo pronunciare il resto della frase.
La signora Mari la guardò di sottecchi, poi scoppiò a ridere.
-Ma che dici, Rou? Credi davvero che possano essere quei piratucoli che vengono qui ogni sera? Ma ce li hai presenti, cara? Quelli pensano solo a bere, altroché! Non li ho mai visti menar le mani con nessuno, fidati!
Rouge rise a sua volta, inquieta.
La signora Mari, con la sua saggezza elementare, riteneva improbabile l’ipotesi che il gruppo di Roger e quello dei ricercati per quei delitti fossero la stessa cosa. Lei stessa cercò di scacciare quel pensiero più e più volte nel corso della giornata, ma quando si trovò di nuovo a poca distanza dalla ciurma di Roger non potè fare a meno di osservarla con una strana freddezza.
Non c'era niente da fare, non riusciva a non sospettare di loro, sebbene ormai li conoscesse molto meglio rispetto a qualche tempo prima.
Doveva togliersi quel dubbio, ma come? Non poteva certo andare lì e chiederlo come se niente fosse.
‘Scusate la domanda, ma voi siete per caso ricercati per aver raso al suolo una serie di isole e tutti i loro abitanti? Grazie per l'attenzione!’
Scosse la testa scacciando la scenetta surreale che si era costruita.
Doveva parlarne con la persona più fidata, che in quel momento era sicuramente Ray.  
Ma abbandonò all’istante anche quella opzione, perché già era stata accusata di avere pesanti pregiudizi sui pirati, e poi non era del tutto sicura che le avrebbe risposto la verità.
Insomma, definire Ray fidato forse era una parola un po’ grossa.
Ci voleva davvero una persona sincera, ma lì in mezzo chi…?
La risposta le si presentò immediatamente, come se l’avesse chiamata.
-Rouge!
Qualcuno aveva pronunciato il suo nome ma davanti a sè non vedeva nessuno. Sbatté le palpebre.
-Rouge!
Poi si sporse e vide un bambino che saltellava cercando di arrivare all’altezza del bancone.
-Shanks!- le si illuminarono gli occhi.
-Uffa Rouge, non ci arrivo! Me ne prendi uno?- rispose quello indicando un vassoio colmo di zollette di zucchero.
Rouge si sentì un po’ più allegra, quel bambino così simile ad Eddy le metteva davvero la pace nel cuore. Senza contare che…
-Vieni qui, piccoletto! – lo invitò all’istante dietro il bancone- ho qualcosa di più buono! Guarda…
Fece uno sguardo furbetto e tirò fuori un ghiacciolo alla menta.
Il bimbo, estasiato, corse subito dietro il bancone.
-Vuoi salire in alto?- gli chiese Rouge affettata porgendogli il gelato.
Questo piccoletto mi racconterà tutto, con un gelato in mano, pensò complimentandosi con sé stessa per quell’idea.
-Si!!- esclamò Shanks scartando il ghiacciolo, mentre Rouge lo prese in braccio e lo mise a sedere sul bancone, in modo che arrivasse alla sua altezza.
-Allora, che ci fai qui? Non ti avevo mai visto alla locanda!- chiese lei con un sorriso sproporzionato.
Shanks addentò un pezzo di ghiacciolo verde.
- Ray la sera mi dice sempre che devo rimanere sulla nave con Kennet e Danny, perché dobbiamo fare la guardia! - rispose quello un po’ intristito.
-Ma secondo me è solo che i grandi devono parlare, e pensano che io non capisco niente!- concluse, grattandosi il naso.
Rouge provò un moto di tenerezza per quel bambino che non capiva l’importanza del loro compagno di viaggio chiamato alcol.
Tuttavia prese al volo l’occasione.
-Invece tu capisci tutto, vero Shanks?
-Certo!
-E, dimmi … Sai anche perché quei cattivoni della Marina vi danno la caccia?
Shanks masticò rumorosamente il gelato.
-Perché vogliono il nostro tesoro! Infatti loro rubano il tesoro delle altre navi- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Rouge si schiarì la voce. Era palese che quello non era il metodo più adatto.
-Ehm… già. Ma non è possibile che i … grandi abbiano fatto qualcosa di sbagliato? Per esempio...
Tanto valeva mandare alle ortiche qualsiasi cautela, in fondo era solo un bambino.
-…per esempio rubato dei tesori dalle isole?
 -No!- obiettò Shanks, che aveva divorato il gelato alla velocità della luce e ora mordicchiava il legnetto con espressione compiaciuta.
-Guarda che il nostro tesoro ce lo siamo guadagnato!- annuì con convinzione.
Rouge constatò con disappunto l’integrità d’animo pirata del suo piccolo interlocutore.
Complimenti per la pensata, Rouge. Il piccoletto non ti dirà un bel niente.
 -Ok, ok. Ma sei sicuro che…
Non ebbe tempo di finire la frase che Roger sbucò dal nulla e sollevò il bambino dal bancone dov’era seduto, portandoselo in braccio e posandolo in piedi su una delle sedie.
-Ecco qui…-disse, in tono calmo.
-Capitano!- lo aveva salutato quello con sorpresa ed ammirazione, sempre con il legnetto in bocca.
Il ragazzo si accomodò sulla sedia vicina.
Rouge fece una smorfia contrariata a quell’interruzione, ma lui si voltò a guardare il piccolo mozzo che a sua volta lo fissava con un sorriso enorme, molto poco innocente.
- Mocciosetto, ogni volta ne combini una- gli disse pacatamente –lo sai che Ray oggi si è arrabbiato molto, per quello che è successo?
-Ma, capitano!- si lamentò il bimbo- non ce la facevo a pelare tutte quelle patate! Mi stavo annoiando!
-Potevi evitare di buttarle in mare, però.
-Ma così Ray non si sarebbe accorto che non le avevo sbucciate tutte- alzò le spalle il bambino, rigirandosi il legnetto tra i denti.
Roger abbassò il viso e a Rouge parve di intravedere un sorrisetto. Ma quando quello tornò a guardare il mozzo aveva un’espressione serissima.
-Per tutta la prossima settimana Kennet ti farà pelare tutte le patate che abbiamo in dispensa, per punizione.
-Ma uffa! Perché Ray compra sempre le patate? Perché non le sbuccia lui, vero?- si lamentò Shanks saltellando sullo sgabello.
Roger gli fece un cenno con la testa.
-Cammina, mocciosetto. Danny sta tornando alla nave, faresti meglio ad andare con lui.
-Ma io voglio restare! Voglio un altro gelato!
Roger lo guardò eloquente.
-Vado, capitano!
Il bambino fece un buffo saluto e saltò giù dallo sgabello.
-Grazie per il ghiacciolo, Rouge!- salutò trotterellando verso il medico che lo aspettava vicino l’uscita con espressione annoiata.
-Ehm… ciao Shanks!
Dove vai, piccola canaglia? Dovevo finire di interrogarti, torna qui! pensò Rouge con un sospiro, guardando allontanarsi l’ultima speranza di avere una risposta, per quella sera.
Come se non bastasse, congedato il mozzo, il capitano ora era passato ad osservare lei.
-Si?- gli chiese lei guardandolo con aria innocente.
-Di cosa stavi parlando con il moccioso?- riprese quello poggiando un braccio sul bancone.
-Di nulla.- rispose Rouge candidamente, cercando di non battere ciglio.
-Davvero credi che si lasci corrompere da un gelato? – replicò lui, appoggiando il mento sul palmo della mano.
-Non capisco di cosa stai parlando- continuò imperterrita Rouge, attorcigliandosi un ricciolo rosso sul dito.
-Cosa stai cercando di scoprire, Rouge?
Le parve davvero strano sentire pronunciare il suo nome da lui, che non l’aveva mai fatto prima d’allora.
Fu forse quello, o forse il fatto di essersi stancata di bleffare, che la fece desistere.
Lo fissò, inclinando un po’ la testa. Era davvero stanca di quel teatrino, se doveva togliersi quel dubbio avrebbe fatto meglio a chiederlo al diretto interessato.
-Per essere una sosta di rifornimento, è un pò troppo tempo che siete qui.Cosa siete venuti a fare su quest’isola?- mormorò, appoggiandosi sui gomiti.
Roger inclinò un po’ l’angolo sinistro della bocca, lasciando vagare lo sguardo di lato. Strinse gli occhi, poi tornò alla ragazza.
-Che cosa temi, Rouge?- insistette lui, afferrando il bicchiere di rum che aveva portato con sé e portandolo alla bocca.
-Non puoi rispondermi con un’altra domanda- replicò lei.
-Sei stata tu la prima, ragazzina. Cosa stai cercando di scoprire, dunque?- ripetè, poggiando il boccale tra lui e la ragazza.
Rouge lo spostò con il dorso della mano.
-Ti rigiri sempre tutto a tuo favore eh?- continuò- io voglio sapere cosa siete venuti a fare qui, e possiamo andare avanti fino a quando vuoi, capitano.
-Non ce n’è bisogno. Non mi pare che ti dobbiamo delle spiegazioni- rispose Roger.
Rouge sogghignò.
-Come sei prevedibile. Vorrà dire che lo scoprirò da sola.
Lui si rimise in piedi e Rouge si allontanò dal bancone. Non si era accorta che si fosse così avvicinata a lui.
-Ti consiglio di non provare più ad indagare su di noi, ragazzina. Certe cose è meglio non saperle- concluse lui, convincente.
-Degni di te, questi modi signorili- mormorò lei.
-Ti ho avvisato- rispose Roger un’ultima volta, poi le voltò le spalle e tornò dai suoi.
Rouge ormai era abituata a quel genere di comportamento, ma non potè fare a meno di notare che la sua iniziale inquietudine si stava trasformando in un degno sospetto.
In fondo, considerando il modo di fare del loro capitano, chiunque avrebbe concluso tutta la ciurma era gente senza scrupoli.

-Ray, non ho voglia di uscire, mi dispiace. Questa volta vai da solo al mercato.
Il ragazzo si rabbuiò.
-Rouge, ieri sera mi hai appena salutato, questa mattina cerchi di evitarmi. Che succede?
Erano entrambi sulla porta della locanda, il sole si mezzogiorno era alto nel cielo.
Rouge abbassò gli occhi, amareggiata. Si sistemò le pieghe del vestito sulle gambe.
-Io… ho bisogno di stare un po’ da sola, devo… devo pensare a certe cose.
Ray la guardò accigliato.
-Quindi è per questo che sono giorni che ti stai allontanando? Che succede?- ripetè.
La ragazza scosse la testa, cominciando a sentirsi infastidita da tante domande.
-Non è possibile che voglia starmene per i fatti miei, cavoli? Lasciami stare, Rayleigh!
Quello tacque. Era la prima volta che lei lo chiamava con il suo nome completo.
-Ma figuriamoci!- rispose- se sei in questo stato preferisco lasciarti da sola, con molto piacere. Quando avrai capito che problema hai, fammelo sapere!
E si chiuse la porta alle spalle, con fin troppa enfasi.
Rouge si appoggiò stancamente alla parete.
Perfetto,pensò depressa, si era giocata anche Ray.

Il suo malumore durò tutta la settimana.
Nonostante la locanda fosse frequentata e caotica come al solito, lei si tenne il più possibile distaccata dai pirati, e la cosa le riuscì anche piuttosto facilmente. Oltre a qualche scambio di parole veloce con qualche altro membro della ciurma, capitano e vicecapitano non le si avvicinarono affatto.  Il primo non le aveva più rivolto parola dal loro ultimo dialogo, mentre Ray continuava ad ignorarla bellamente, bevendo e ridendo insieme ai suoi compagni come al solito.

La signora Mari guardò l’orologio, era quasi mezzanotte. Sospirò.
-Rou.
Rouge si riscosse dalla distratta contemplazione di un gruppo di nuovi clienti tra cui spiccava un uomo pesce gigantesco.
-Mmm?- ripose, accigliata.
-Va a dormire- disse la padrona senza guardarla, continuando ad armeggiare con le bottiglie.
Rouge aggrottò le sopracciglia.
-Ma è presto, stanno arrivando ancora altri clienti.
Mari si mise le mani sui fianchi.
-Si vede lontano un miglio che stasera non hai davvero la testa qui- la guardò di traverso.
Rouge provò un moto di gratitudine verso quella donna che andava dritta al punto. Ma non se la sentiva di passare ancora per una bambina capricciosa.
-No, davvero… cioè, è vero che ho un po’ di pensieri per la testa, ma posso restare- sorrise, sincera.
-Avanti, Rou. Non farmi ripensare a quanto sono stata gentile. Marsch!- le ordinò indicando le scale.
Rouge si morse un labbro.
-Grazie, signora Mari. Lei è sempre troppo disponibile con me- rispose chinando la testa.
Afferrò dallo scaffale l’ultima lettera che era arrivata da Eddy quel pomeriggio, non aveva ancora avuto il tempo di leggerla.
-Grazie!- sussurrò di nuovo, passando vicino alla padrona.Quella mostrò di non aver sentito.
Salendo le scale Rouge non degnò d’uno sguardo nessuno dei pirati seduti ai tavoli, e si chiuse con piacere la porta della cameretta alle spalle. Aprì la finestra lasciando che il vento della sera rinfrescasse la stanza, poi si tolse il vestito e si infilò in una maglia di tre taglie più grande che le arrivava fin sotto i fianchi.
Si sistemò davanti al lungo specchio appeso all’armadio di legno e prese a pettinarsi i capelli. Una ragazza dagli occhi scuri e le guance lentigginose le restituì uno sguardo stanco.
Quando ebbe finito di combattere con i suoi nodi si tuffò sul letto e scivolò sotto il lenzuolo, stringendo tra le mani la lettera di Eddy. Come al solito, era datata almeno due settimane prima. Sapeva benissimo che la posta arrivava con un ritardo immenso a Baterilla, nonostante la Marina avesse delle linee privilegiate per la comunicazione.
Era una lettera breve, concisa, densa di avvenimenti che più o meno riguardavano le missioni della divisione di suo fratello, la diciottesima, che in quel momento si trovava da qualche parte nel mezzo del Nuovo Mondo.
Eppure da quelle poche parole Rouge parve percepire un senso di malessere e preoccupazione che non le piacque affatto. Ad un certo punto Eddy le aveva persino scritto di voler chiedere una licenza quanto prima, pur essendo molto scettico sul fatto di ottenerla vista la gravità della situazione che erano costretti a fronteggiare in quei mari lontanissimi.
Rouge ripiegò la lettera senza neanche finire di leggerla, non aveva voglia di aggiungere ulteriore negatività al suo umore. Spense la luce e chiuse gli occhi, addormentandosi all’istante.

-Rouge!Rou, svegliati!
Le sembrò di aver dormito soltanto per dieci minuti. Spalancò gli occhi.
Qualcuno la stava chiamando, ma non era ancora sorto il giorno.
O meglio, qualcuno stava urlando il suo nome.
Improvvisamente la porta si aprì con un tonfo ed apparve la signora Mari in camicia da notte, completamente terrorizzata.
-Per l’amor del cielo! Dobbiamo andarcene via! Verso il villaggio, presto! Via dalla costa!- esclamò con voce acuta.
Rouge balzò giù dal letto stordita.
-Ma che…
-Rou, ci sono i pirati! Dobbiamo andarcene, avanti!- le gridò il signor Ioakim con voce tonante, brandendo un fucile tra le mani.
-Quali pira...
Rouge fece appena in tempo ad infilarsi le infradito che l'uomo la afferrò per un braccio e la trascinò giù per le scale.
Quando furono fuori intravide dei bagliori non molto lontani, provenienti dal mare.
Almeno due grossi vascelli pirata grandi il doppio della nave di Roger erano ormeggiati al largo del promontorio, e molte case sulla costa stavano andando a fuoco una dopo l'altra. Il fragore dei cannoni sembrava invadere il cielo notturno insolitamente rischiarato da quei roghi.
-Oh mio Dio…
-Che cosa vogliono! Che cosa vogliono, qui? Non abbiamo oro, non abbiamo nulla su quest’isola!- strillava la signora Mari con le mani nei capelli, non riuscendo a stare ferma.
-Stà calma, Mari! Dobbiamo andare al paese prima che arrivino e…ROU, DOVE STAI ANDANDO!- esclamò il padrone della locanda, mentre la ragazza si era liberata della sua stretta ed era scappata proprio in direzione dei roghi.
-Rou, torna indietro!- gridò Mari.    
Ma Rouge era già lontana, già non la sentiva più. Correva verso il promontorio, più veloce che poteva, con un solo pensiero fisso nella mente.
La sua casa. I suoi ricordi. La tomba di sua madre. Non potevano toccarla, non potevano distruggerla.
Strinse i pugni, cercando di non pensare a cosa avrebbe trovato una volta arrivata lì, senza preoccuparsi del fatto di correre a piedi nudi dritta verso il pericolo.

Quando giunse alla fine della strada cadde in ginocchio stremata.
La casa era intatta. Sembrava che nessuno vi avesse messo piede. Forse quella posizione totalmente isolata l’aveva protetta, nella notte l’aveva fatta passare inosservata. Sentendo le lacrime di contentezza scivolarle sulle guance, buttò il viso tra le mani, poi lo sollevò verso il cielo, cercando di inspirare più aria possibile nei polmoni, tentando di calmarsi.
Dio, ti ringrazio. Grazie, grazie!
A poco a poco recuperò lucidità. Dopo qualche secondo si rese improvvisamente conto che era pericolosissimo rimanere sulla costa, e balzò di nuovo in piedi. In lontananza vedeva gruppi di uomini che sbarcavano con le loro scialuppe, sentiva gli spari dei loro fucili, le grida di terrore di coloro che abitavano vicino al mare.
Con il cuore in gola si guardò intorno, cercò di orientarsi, prese una strada che si inerpicava lungo la collina, ma ben presto si accorse con un misto di stupore e sgomento che quella strada non portava affatto al villaggio. Si era persa.
 Con un gemito di paura prese un altro sentiero, ma d’improvviso sentì terribili urla di risate molto più vicine. Troppo vicine. Improvvisamente un gruppo di uomini apparve da dietro una casa, armati fino ai denti.
Rouge si sentì gelare il sangue. Era lì, sola, nel mezzo della strada, scalza e per di più anche mezza nuda.
-Ehi! Guarda qui che sorpresa!- risuonò una voce sgraziata.
La ragazza impallidì, fece per muoversi ma evidentemente le gambe non rispondevano agli ordini del suo cervello, era come se fosse incapace di reagire.
Rouge, dannazione, scappa!
-Menlie, l’ho vista prima io! È mia!- rispose un altro.
-Fate silenzio, cani schifosi!- li zittì quello che camminava davanti a tutti.
Gli uomini si stavano avvicinando, minacciosi. Erano in cinque, e colui che li guidava era spaventosamente sfigurato in volto da una cicatrice su tutto il lato sinistro del viso. Sembrava un cadavere.
Avanti, Rouge! Muoviti!
Quell’uomo era pallido, troppo pallido per essere vivo.
Sembrava che un orribile fantasma stesse camminando verso di lei con una pistola nella mano destra.
Alla vista dell'arma lei si riscosse e cercò di scappare,ma dopo qualche passo provò un dolore lancinante alla spalla e crollò rovinosamente a terra con un grido di dolore. Dappertutto esplodevano le urla pesanti di quegli uomini. Mille luci le scoppiettarono davanti agli occhi come delle lucciole impazzite, mentre cercava di mettere a fuoco qualcosa di definito intorno a lei.
Ma che diavolo…?
Capì dal freddo contatto con la terra bagnata di essere completamente stesa sulla strada. Rannicchiata così com’era, si portò la mano alla spalla, e la vide totalmente insanguinata. Spalancò gli occhi, il sangue scivolava copiosamente dalle sue dita sul terreno umido.
-C…cavoli...
Nel frattempo l’uomo dal viso sfregiato si era avvicinato, e la squadrava dall’alto con un ghigno deforme.
Nella mano destra stringeva la pistola ancora fumante.
-Che ci fa una bambina sola in un postaccio come questo?- chiese, scandendo lentamente le parole con voce melliflua.
Rouge inspirò cercando di attenuare l’intensità del dolore, ma ad ogni respiro sentiva una fitta.
Eppure era sicura che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno, meno che mai un tipo del genere.
- Ti sei forse persa?- insistè quello, ghignando.
-… Mi sembra…evidente... idiota...- sillabò a denti stretti, tossendo.
I compari del cadavere scoppiarono a ridere.
Rouge a stento si rimise in piedi, facendo leva sul braccio ancora sano. Barcollò pericolosamente, cercando di concentrare tutte le sue energie sul non sentire il dolore. Doveva scappare, non sapeva come.
-E’ una bestiolina, capitano!-urlò uno degli uomini con una voce sgraziata.
-Chiediamogli dove sono i tesori di questo sputo di terra!- aggiunse un altro, basso e tarchiato con un grosso fucile in mano.
-Vediamo invece se questo ti piace, dolcezza.
Uno dei pirati estrasse un coltello lungo almeno trenta centimetri e fece per avvicinarsi a lei.
Rouge cercò di rimanere lucida. Non poteva permettersi altro dolore, altrimenti sarebbe crollata. Già l’odore del sangue cominciava a nausearla.
-Vieni qui… vieni qui…- giocherellava il pirata avvicinandosi, facendo ciondolare il coltello tra le dita, mentre gli altri la accerchiavano. Rouge si guardò intorno con il fiato mozzato. Poi tornò al suo diretto avversario che si avvicinava minacciosamente con la lama in mano.
Col cavolo che mi tocchi, bastardo.
Non aveva nulla con cui difendersi, ancora una volta. Istintivamente fissò negli occhi il pirata con il coltello cercando di concentrare quanta più rabbia potesse in quello sguardo. Cercando di ucciderlo solo con quel gesto.
Và via…
Ma quello rideva, e alle sue risate si aggiungevano quelle di tutti gli altri. Il capitano la osservava con i suoi occhi infossati e bui.
Và via …
-Non fare quella faccia, bambina! Un taglietto su quel bel visino se non mi dici dov’è l’oro!
VA' VIA!!
Per un attimo Rouge sentì di nuovo la sensazione che nulla potesse farle del male, come quella volta con Roger al promontorio. Ma questa volta ebbe modo di distinguere bene quella percezione. Era come se una nuova forza le stesse fluendo nelle vene. E con suo grande stupore il pirata dapprima si fermò, poi, come spinto da un’arma invisibile, barcollò e cadde all’indietro, un rivolo di sangue dalla bocca.
-Lochi!
-Ehi, ma che ti prende Lo!
Tra la sorpresa generale, lei ne approfittò per darsi alla fuga, senza cercare troppe spiegazioni per quello che era successo.
Correva più veloce che poteva, approfittando del fatto che per qualche strano motivo il dolore si era placato. Sentiva l’acre odore del fumo e delle fiamme che si sprigionavano dai roghi poco lontani, sentiva adesso anche le urla disperate di chi vedeva bruciare la propria casa.
Ad un tratto sentì di nuovo dolore alla spalla, dieci volte peggiore del precedente, e cadde di nuovo sentendosi mancare. Scivolò verso il muretto di una casa, cercando di nascondersi alla meglio. Qui appoggiò la testa al muro, premendosi una mano sulla bocca per non farsi scoprire. Ansimava silenziosamente, rannicchiata contro quei mattoni sudici e neri. Pregò che quegli uomini avessero smesso di seguirla. Chissà Ioakim e Mari se erano arrivati al villaggio, se erano al sicuro. Chissà se i Marines sarebbero arrivati in tempo, chissà se sarebbero arrivati.
-Bu.
La ragazza strillò, trovandosi di fronte, emerso dal nulla, quel cadavere dal volto sfigurato.
-Aiuto!! Aiuto!!!
Lui la sollevò di peso dal collo, impedendole di respirare.
-Nessuno insulta Henge lo Spettro senza pagarne le conseguenze.
Rouge provò un’ ondata di puro odio.
-… bel … soprannome… ma ti sta meglio … sfregiato…
Il capitano pirata la scaraventò contro il muro di pietra, facendola cadere sulla spalla ferita.
-Insisti, maledetta mocciosa? In questo schifo di terra non c'è neanche una moneta d'oro, siete una massa di cenciosi buoni a nulla!
Henge la lasciò precipitare a terra ancora una volta.
Rouge aveva esaurito ogni briciolo di forza. Provò di nuovo la terrificante sensazione di non riuscire a muoversi, non tanto per la paura, quanto per tutto il sangue che aveva perso. Non avrebbe avuto ancora un colpo di fortuna come poco prima, e stava cominciando a perdere anche la sensibilità delle dita.
-Mi danno sui nervi, i deboli come te! Devono morire tutti!
La ragazza voltò il viso contro la terra, la terra fresca. Non voleva che l’ultima cosa che avesse visto da viva fosse il volto sfregiato di quel pirata.
Pian piano, sentì di stare precipitando poco a poco nell’incoscienza, mentre il sangue le bagnava la guancia sinistra schiacciata per terra.
Eddy, mi dispiace. Che stupido modo per morire.
Sentì il rumore di una pistola carica.
Poi dei passi, a pochi metri da lei.
-Marcus, sei talmente debole che te la prendi con una ragazzina.
Non sapeva chi avesse detto quella frase. O forse si. Una sensazione di caldo le scese in gola.
Le faceva saltare i nervi come lui le dava della ragazzina.
Cercò di sollevare il viso da terra quel tanto da poterlo guardare, ma d’improvviso tutto si rovesciò, sparirono i fuochi, le voci, il dolore.












°°°

Ah, la capacità di mettersi nei casini ...
Uff, che capitolo lungo! Mi sorge il dubbio che sia davvero troppo lungo ò.O
ma oramai l'avete già letto, quindi pace^^
Si comincia a capire qualcosa in più su Rouge?
E adesso cosa succederà?
Paura, eh?
...
Ok, basta con le idiozie, ci vediamo alla prossima! E buona Befana, con tanto tanto carbone <3
To be continued ;)

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Capitolo 6
*** Abriter ***


Vi ho stupito, eh?
Signore e signori, a nemmeno una settimana dall'ultimo aggiornamento, ecco a voi un nuovo capitolo fiume ò.O!

Fidatevi, non saranno sempre così lunghi.
E' solo ispirazione temporanea T.T
Questo comunque è totalmente ambientato su una certa nave pirata^^
Le vostre recensioni!



@ meli­_mao: grazie mille! Ma sì, ripetiamoci pure, che non guasta mai^^  riguardo al finale… quando si dice il tempismo di una persona ;) Lieta che continui a seguirmi, un bacio!


@eowyn278: un volto nuovo tra le recensioni, benvenuta^^ Cavoli, tutti i capitoli di fila??Meriti il premio alla più volenterosa! E meno male che Roger, nonostante tutto, raccoglie un po’ di fan xD Grazie mille e alla prossima, un bacio!

@Beatrix: quando vedo i tuoi papiri mi si illuminano gli occhi** anche perché pure io rientro a pieno titolo nel girone dei prolissi (basta vedere il capitolo che segue).
Cara, ti informo che mi hai fatto uno dei complimenti più belli che potessi ricevere in questo contesto, ovvero che ‘ciò che succede fa molto Oda’. Davvero, ti ringrazio^^
Ho apprezzato anche le note sullo stile, così come il consueto commento sul piccolo Rosso, che (anch’io continuerò a ripeterlo all’infinito) è di per sé fantastico** 
*ehm ehm*
Ricchezza, fama e potere, c’è stato un uomo che ha conquistato tutto questo! Il suo nome è ... Bruno, il Re dei pirati!
(ok, fine ^^’)
Purtroppo sono così casinista da non avere un giorno fisso di aggiornamento, anche se provo sempre a postare durante il week end, tra sabato e domenica. Uni permettendo, cercherò di non far passare delle ere geologiche, comunque! Un basio!!
Ps: e grazie per la recensione all’altra storia su Robin e il nostro caro fagiano blu ^^

@MBP: Massì, ruba pure tempo allo studio, che già schiavizza le nostre povere esistenze T.T
Ok, parlando di cose serie, grazie mille anche a te, donna! I tuoi commenti mi fanno sempre piacere, e direi che burberone è la parola più esatta per definire il nostro Roger, almeno per ora^^ alla prossima cara, bacio!

@Yuki: Oh, non preoccuparti assolutamente dei ritardi, visto che io sono una campionessa nel campo!
Nah, Ray non è il tipo da serbare rancore, vedrai^^ E chi ha detto che non rispondo?? xD
In questo capitolo si chiariranno delle cose ma, ne sono certa, sorgeranno altre domande ò.O
E forse si comincerà ad intravedere qualcosa sul passato del nostro rude gentiluomo u.u
Un bacione, alla prossima!!



E grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti/seguiti^^  
Ho finito,sì.

Enjoy!









6. Abriter

-Certo che se non tieni un po’ a freno quella linguaccia, finirai davvero per cacciarti nei guai- disse una voce da un punto imprecisato alla sua sinistra. 

Rouge sorrise.
-Ray- mormorò,  rimanendo immobile– non accetto un rimprovero da un pirata.
Socchiuse gli occhi, un po’ infastidita dalla luce bianca che  illuminava tutta la stanza. Non troppo lontano si udiva un po’ attutito il frangersi delle onde sullo scafo, e la sua brandina ondeggiava dolcemente.
Doveva essere molto presto di mattina. E doveva trovarsi a bordo di una nave.
Era ancora troppo assonnata per capire perché mai si fosse svegliata lì e non nel suo letto.
Provò a muovere una mano, e fu lieta di sentire che rispondeva ai suoi comandi. Premette le dita contro ciò su cui era distesa: il materasso era morbido e piacevole come ovatta.
Appurato di essere in una posizione stabile, si voltò cautamente sul fianco, ed incrociò uno sguardo apprensivo oltre un paio di occhialetti tondi.
-Allora?- disse Ray.
-Mmm. Mi fa male la spalla- constatò con un piccolo lamento.
-Direi che è prevedibile, peperoncino, visto che ti hanno fatto un bel buchetto- rispose lui, annuendo.
 -Nemmeno Danny ha estratto il proiettile facilmente, e ti assicuro che lui ne ha visti molti ridotti così.
-Ho… ho rischiato di morire?- chiese Rouge.
-Dan ha detto che se ti prendevano un po’ più giù poteva finire molto male.
La ragazza soppesò bene il senso di quelle parole.
-Insomma, sono stata fortunata- concluse semplicemente.
Ray annuì. Sembrava molto stanco.
Lei si stropicciò gli occhi, cercando di recuperare un ricordo nitido di ciò che le era successo quella notte. In cuor suo già conosceva la risposta, ma pose ugualmente la domanda, nella remota possibilità che si sbagliasse.
-Ray- esordì– sei stato tu a trovarmi?
Il ragazzo guardò di lato.
-No, in realtà è stato Roger.
Rouge lo squadrò per un attimo, poi premette il viso sul cuscino, improvvisamente singhiozzando.
Ray si grattò il mento.
-Ma ti sembra il caso di mettersi a piangere …?
Rouge sollevò la testa, ma non stava affatto piangendo, anzi: stava ridendo.
-Ray,  perché quando voglio sbagliarmi finisce sempre che ho ragione? - rispose in tono un po’ esasperato.
-Lo sapevo-riprese, senza dargli tempo di rispondere- Oh, no. Oh, no. Ahia!
Ray la osservò rimettersi sul fianco dopo che aveva perso l’equilibrio ed era rotolata sulla spalla malconcia.
-Ma vuoi star fer…
-E’ incredibile. Secondo me qualcuno si diverte lassù- lo interruppe Rouge, ignorandolo-Ti rendi conto che ora devo la vita alla persona che meno sopporto in questo momento? Poteva essere qualsiasi altra persona, potevi essere tu, Daniel, il cuoco, il moccioso,  beh , il moccioso no, ma perché proprio lui…
E nascose di nuovo la testa.
-Me lo rinfaccerà per sempre, cavoli- bofonchiò da sotto il lenzuolo.
-E il bello è che l’ assurdità di questa storia mi fa venire tanto da rider...
Ray prese il lembo della coperta e scoprì di nuovo il viso di Rouge che interruppe il flusso di parole.
-Rouge, devo dire a Dan di darti un calmante?- esclamò quello.
-Se  ti fermassi qualche secondo e lasciassi perdere un attimo la tua stupida battaglia d’orgoglio con Roger, ti accorgeresti che c’è qualcuno qui che vuole darti qualcosa- riprese in tono calmo.
Shanks sbucò da dietro le spalle di Ray con un mazzo di gigli tra le mani.
-Piccoletto!- esclamò Rouge, che come al solito vedeva istintivamente Eddy ogni volta che appariva quel bambino.
-Il capitano ha detto che i fiori si portano ai morti, però anche se non sei morta te li porto lo stesso- annunciò quello porgendole i gigli.
-Che simpatico, il capitano!- li prese lei, posandoli sul tavolino affianco al letto.
-Rouge, ma perchè ti hanno fatto del male?- chiese Shanks rabbuiandosi.
Lei si scostò i capelli dal viso, e sorrise un po’ amaramente al mozzo.
-Beh… certi pirati non hanno bisogno di un motivo preciso per fare del  male alle persone. Credono di poter decidere della vita e della libertà degli altri. Ma per fortuna i pirati non sono tutti uguali- aggiunse rivolgendosi al vicecapitano.
-Sto facendo grandi passi avanti con i miei pregiudizi, vero Ray?- mormorò.
Quello alzò un sopracciglio, ironico.
-Potresti diventare una fuorilegge senza neanche accorgertene- ghignò.
-Ray, cos’è un pregiudizio?- s’intromise Shanks.
-Un dolce alle mandorle … piuttosto, mozzo -rispose il vicecapitano sbrigativo, alzandosi in piedi - lasciamo riposare il peperoncino, abbiamo tante cose da fare! Tu per esempio devi pelare tre chili di patate, vero?
-No, Ray! Ma uffaaaa!!
-E bada che me ne accorgo se le fai sparire, peste!
-Va bene, però voglio un pregiudizio per merenda!
-Certo, certo…
Rouge li osservò allontanarsi serena sentendosi il cuore improvvisamente leggero.
Ray le parlava di nuovo, ogni dubbio che si era posta nei giorni precedenti, da quella nuova prospettiva, le sembrava solo una futile sciocchezza.
Fu quando la porta si chiuse e tornò il silenzio che riflettè sull’intera situazione.
Ci mancava solo un debito di gratitudine nei confronti di Roger. Ray poteva dire quello che voleva, ma lei, quella stupida battaglia d’orgoglio voleva vincerla ad ogni costo.
D’altro canto, però, sentì che doveva in qualche modo ringraziarlo. Doveva farlo, era giusto così. Avrebbe voluto chiedere al vicecapitano qualche spiegazione in più, ma quello era fuggito via prima che ci riuscisse …o forse se n’era andato prima apposta.
Si portò la mano alla spalla, e sentì una bella fasciatura lunga dalla base del collo a sopra il seno.
Cautamente, provò a sedersi sul letto, appoggiandosi allo schienale.
Si guardò intorno: doveva essere in infermeria, a giudicare dagli armadietti pieni di flaconcini e siringhe. Sul tavolo erano disposte delle garze e qualche boccetta di disinfettante.
 Dopo qualche minuto infatti, senza bussare,  Danny entrò trafelato appoggiando delle carte sul tavolo e prese a riordinare, e solo dopo un po’ parve accorgersi che Rouge lo osservava.
-Oh! Ti sei svegliata!- le sorrise il medico- allora, come ti senti?
La ragazza annuì. Dan era un ragazzo sui venticinque anni, di poche parole e, a detta di tutti, piuttosto mite. Aveva un viso chiaro bruciato dal sole, capelli biondi fin sotto le orecchie e portava sempre con sé un bisturi affilato. Glielo aveva visto appeso al fianco sinistro vicino la pistola dalla prima sera che erano giunti alla locanda. Quando parlava aveva una cadenza cantilenante, e il più delle volte manteneva un tono basso e pacato.
-Bene, grazie. Ray mi ha detto che ho rischiato grosso- rispose lei.
Danny prese alcune garze e dell’alcool, e si mise a sedere sulla sedia dove prima era stato seduto il vicecapitano.
-Esatto. Se il proiettile avesse perforato le vie respiratorie, a quest’ora quei  gigli starebbero bene sulla tua tomba- sorrise lui, come se stesse parlando del bel tempo.
-Qui a bordo siete tutti così delicati.
-Grazie, cara. Se non ti dispiace ora dobbiamo controllare se la ferita si sta richiudendo per bene. E’ un taglio molto profondo.
Rouge esitò.
Dan fece un sorrisetto un po’ indulgente.
-Rouge, sono un medico, ricordi? E poi credi che ti abbia medicato da vestita, quando ti ho estratto il proiettile?
-Ok- rispose lei, sfilandosi la maglietta.
Il medico le controllò la spalla, le cambiò la fasciatura, e poi annuì soddisfatto.
-Ottimo. Direi che sei più forte di quanto pensassi.  Tra un paio di giorni ti potrò dimettere- sentenziò, porgendole una camicia pulita.
-Che significa un paio di giorni?- saltò su Rouge mentre s’infilava una manica- Io voglio tornare a casa! Chissà Mari e Ioakim cos’hanno pensato, ed io che sono scappata via in quel modo, e poi…
-Frena, frena! Primo: i padroni della locanda sanno che sei qui, al sicuro. Secondo: con la spalla in quello stato non puoi compiere sforzi eccessivi, quindi per un paio di giorni te ne stai buona buona qui sulla nave a riposo, d’accordo?
-Voglio il mio medico. Voglio l’ambulatorio di Baterilla - guaì Rouge.
Dan scosse la testa.
-Andiamo, ti costa tanto? Cosa vuoi che siano un paio di giorni?


Roger chiuse il libro con un tonfo , sollevando una nuvoletta di polvere.
Aveva fin troppi pensieri in testa per concentrarsi.
Alzò lo sguardo sul suo navigatore, un ragazzo esile dai corti capelli rossicci.
-Craig, và a mangiare.
Il sottoposto assentì..
-Stavo andando, Capitano! Mi spiace ammetterlo, ma i libri di quell’archeologo non possono esserci d’aiuto per stabilire una rotta precisa.
-Lo credo anch’io, a questo punto. Và pure, per oggi abbiamo finito- replicò quello alzandosi dalla sedia.
-Lei non viene?
-No, non ho molta fame. A dopo, Craig.
-A dopo, Capitano.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Roger si lasciò cadere sulla poltrona. Prese una sigaretta dal pacchetto che Ray aveva abbandonato sul tavolino ed osservò distrattamente il fumo che si levava verso il soffitto. Chiuse gli occhi.

-L’ Haki? E’ così che la chiamate voi?
-Ragazzo, davvero non conosci la natura degli uomini. Haki è la Volontà, una forza che  può spostare i fiumi con il pensiero.
Sbuffò, il suo respiro divenne visibile nell’aria gelida di quel deserto spazzato dal vento.
-L’unica natura dell’uomo è la malvagità. Non c’è nient’altro- rispose.
Il vecchio lo scrutò con espressione amara, una ruga sottile si disegnò sul suo viso antico.
-Eppure tu stesso ammetti di possedere questa forza.
-Infatti.
Sorseggiò il liquore caldo che stringeva tra le mani gelate, prima di parlare di nuovo.
-Ma la mia forza si chiama vendetta.

Doveva riordinare le idee. Abbandonò la sigaretta smezzata sul posacenere ed uscì dalla stanza, non si accorse neppure di aver lasciato la porta socchiusa.
Sul ponte non c’era nessuno, erano tutti giù in cucina a mangiare. Si appoggiò al parapetto, giocherellando con un pennino d’oca. Passò un po’ di tempo, un minuto o forse mezz’ora.
-Non provarci mai più, Roger.
Si voltò quel tanto per vedere Rayleigh che si avvicinava ciondolando, con una boccettina trasparente nella mano destra.
Roger sbuffò appena, ghignando.
-Mi sembrava strano non vederti in giro.
Ray si appoggiò di schiena al corrimano in legno, di fianco a lui.
-Lo sai che il tabacco del Mare Orientale è il migliore al mondo- continuò con espressione ferita – e tu gli fai un torto simile? Butti a metà la sigaretta? Il suo dolce piacere con quel retrogusto speziato, con quel profumo di casa…
Fece un gesto enfatico con la mano, Roger inclinò la testa di lato, a metà tra il divertito e l’esasperato.
- … con quello che mi costano, soprattutto?- sbottò Ray abbandonando la sua vena poetica.
-Ah, ecco. Cominciavo a preoccuparmi. Anzi, no, visto che sei tu.
-Se te lo chiedevi, ti stavo cercando – continuò quello con fare più pratico -Craig ha detto che eri nel tuo solito antro oscuro, ma quando sono entrato non c’eri più.
-Beh, mi hai trovato. Che c’è?- chiese Roger con indifferenza.
Ray strinse le labbra.
-Come sarebbe a dire, che c’è? Li hai sentiti anche tu, quei tre uomini di Henge. Hanno detto che… ehm… lei ha quasi ammazzato uno di loro – replicò abbassando la voce – e senza colpirlo.
-Uh. Ecco di cosa volevi parlarmi.
Ray alzò gli occhi al cielo.
-Ma certo, un argomento come un’altro- rispose sarcastico- Roger, puoi continuare a fare il vago ma, che ti piaccia o meno, Rouge possiede qualcosa di molto simile all’Haki.
Roger  si allontanò dal parapetto con un sospiro, poi, dopo quella che parve un’eternità, annuì.
-E va bene, Ray. Mi ero sbagliato, è vero- confermò, fissandolo negli occhi.
-E posso anche dirti- continuò, indicando la porta alle sue spalle- che sono davvero sorpreso che quella ragazzina inutile c’entri con una storia come questa.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli neri.
Ray alzò un sopracciglio.
-Ma, evidentemente, è così, ha la D. nel cognome, ed anche l’ Haki. Me lo vuoi sentir dire?-chiese il capitano, allargando le braccia con stizza.
-Si- rispose immediatamente il vicecapitano, sogghignando a tutta quella irritazione.
Roger si avvicinò di nuovo a lui, questa volta di fronte. Per un attimo sembrò voler dire tutt’altro, poi abbassò la voce e lo guardò male.
- Rouge è esattamente uguale a me. Contento?-chiese, serissimo.
-E…- Ray fece segno di continuare, divertito.
-Ed è la prima persona che abbiamo trovato con queste caratteristiche.
-E…- insistette il vicecapitano.
-E …- Roger si arrese- per quanto non mi piacciano affatto i suoi modi di fare, purtroppo potrebbe risultare interessante.
Ray si passò una mano sulla fronte, scoppiando a ridere silenziosamente.
-Ma che hai capito, idiota?- replicò Roger  all’istante– ‘interessante’ riguardo ciò che interessa a me!
-Ti s’intreccerà la lingua, Roger- replicò insolente l’altro.
-Ah, va al diavolo, Ray- mormorò il capitano agitando una mano infastidito.
-Buon pomeriggio anche a lei, signore- si congedò il vice, e con un  piccolo inchino se ne tornò dentro.


-Ehi, piccoletto.
 Rouge si tirò su appoggiandosi allo schienale.
Shanks si chiuse la porta dell’infermeria alle spalle, poi trotterellò verso il lettino, porgendole un pacchetto.
-Lo so che Daniel dà sempre delle schifezze da mangiare- esordì con l’aria di chi la sa lunga.
 -Quando ho preso il morbillo ho mangiato delle pappette che hanno fatto vomitare persino il gatto. E il gatto beveva il rum del capitano.
-Il gatto?- chiese lei, prendendo il fagottino tra le mani.
-Si, c’era un gatto, ma poi è morto- spiegò il bambino con indifferenza.
-Forse sono state le tue pappette.
-Nah, l’hanno colpito giocando a freccette, Jin il timoniere ha una pessima mira- alzò le spalle- e comunque quella è la famosa torta di mele di Kennet.
Rouge ne staccò un angolino con le dita.
-Mmm, direi che è famosa per buoni motivi- sorrise.
-Ne avevo rubate due fette per te, ma poi mi è venuta fame e ne ho mangiata una- la informò Shanks senza un’ombra di imbarazzo.
Rouge lo osservò per un po’, meditando.
-Shanks, posso chiederti… cos’è successo stanotte?
Il bambino esitò, poi si mise a sedere sulla sedia, improvvisamente serio.
-Io… mi sono svegliato e ho sentito Ray che stava urlando qualcosa. Diceva che la vostra isola era stata attaccata, e che Daniel aveva visto le navi dello Spettro. Loro lo avevano già visto, lo conoscevano.
Il capitano ha detto che era l’occasione migliore per sconfiggerli, perché erano divisi, Ray ha detto che dovevamo aiutare la gente dell’isola e alla fine…
-…alla fine siamo scesi a darvi una mano- terminò la frase il medico, chiudendosi la porta dell’infermeria alle spalle.
Rouge nascose all’istante la torta sotto le lenzuola, ripulendosi le labbra con la manica della camicia.
-Stavi raccontando delle tue imprese eroiche, mocciosetto?-  chiese, avvicinandosi.
-No, Dan, gliel’ho chiesto io. Non ricordo assolutamente nulla dopo che… ehm, qualcuno mi ha portato in salvo.
Il medico posò la borsa sul tavolo e si appoggiò allo schienale della sedia di Shanks.
-Beh, come diceva il moccioso, era da tempo che aspettavamo di chiudere i conti con quell’inutilità di Marcus Henge. Detto fra noi, non mi sono mai piaciuti i maniaci sanguinari, più da lavorare per noi medici. Ad ogni modo- concluse, rimettendosi in piedi- la tua isola è stata molto fortunata per la nostra presenza qui. Sarebbe andato a fuoco molto di più, fosse stato per le vostre difese ufficiali.
Rouge si riscosse.
-I Marine? Sono arrivati i Marine?
Daniel abbozzò un sorriso.
-Marine? Neanche l’ombra! Meno male, direi… cioè, per noi intendo … Insomma, con quei quattro poliziotti di paese che avete pensate di tenere testa agli attacchi pirata? Eravate più indifesi di un neonato, diamine!
Rouge scivolò un po’ più in basso sul cuscino.
-Umpf…- replicò, amareggiata.
Shanks inclinò un po’ la testa, osservandola.
-La verità è questa, Rouge. Nessuno vi sarebbe venuto a salvare.- replicò Dan abbassando un po’ la voce.
Rouge si stropicciò gli occhi, sentendoli improvvisamente lucidi senza capire neanche bene il perché.
-Si- rispose- hai perfettamente ragione. A nessuno importa di un’isola come Baterilla.
Dan si morse il labbro.
-Perdonami, ho parlato davvero come un pirata.
Lei scosse la testa.
-No, ti ripeto che è vero. Qui non ci sono miniere d’oro, non abbiamo tessuti pregiati, non produciamo armi potenti, non abbiamo nemmeno una storia da preservare. Noi siamo gli abitanti del nulla, e persino il Governo, che dovrebbe proteggerci, ci lascia al nostro destino, dimenticati. Che schifo.
Le sue parole piatte parvero echeggiare nel silenzio imbarazzato dei due pirati.
Rouge si risollevò un po’, decisa a scacciare via quei pensieri.
-Li avete sconfitti, dunque?- continuò, schiarendosi la voce.
Daniel fu sollevato di porre fine a quello spiacevole intermezzo, e rispose subito.
-Si! Beh, non che fossero così forti, poi. Erano superiori in numero, questo sì, ma a parte il capitano e qualcun altro, gli altri erano solo mercenari. E’ bastato far fuori Henge una volta per tutte e sono fuggiti tutti con la coda tra le gambe. Perché rischiare la vita senza la garanzia di un compenso?
Rouge deglutì.
-Quel capitano è morto?
-Direi di sì. Ti sembra così strano? È così che si regolano i conti, tra pirati.
Rouge guardò Shanks. Non era per niente colpito da quelle affermazioni. Guardava il medico con le labbra appena socchiuse, indecifrabile.
-E lo ha ucciso Roger?- chiese ancora lei.
Dan si guardò una mano distrattamente.
-Si. Noi altri abbiamo perso di vista Roger subito dopo lo sbarco, sia lui che Rayleigh, così ci siamo occupati dei cecchini, per farla finita con quei maledetti cannoni. Stavo diventando sordo, dannazione- abbozzò un sorriso- e comunque è stato abbastanza facile prenderli di sorpresa, non si aspettavano certo di trovarci lì.
Insomma ci siamo ritrovati tutti insieme solo alla fine dell’attacco, e c’eri anche tu, priva di sensi naturalmente. Beh, in realtà all’inizio sembrava che Roger portasse un sacco di patate sulle spalle- ci pensò su- ma temo che la delicatezza non sia una delle sue doti migliori.
Rouge sgranò gli occhi e si afflosciò sul cuscino, scivolando di nuovo sotto il lenzuolo.
Non solo mi ha salvato la vita, mi ha pure portata sulle spalle?
-E comunque- continuò il medico, senza accorgersi di nulla- avevi un aspetto orribile, cara bambina. Avevi tutto il viso sporco di terra, il braccio e la maglia coperti di sangue … Ray si è preso un bel colpo, sai?
La ragazza sorrise, e Dan ridacchiò.
-Roger invece ha detto che in un modo o nell’altro sei sempre in mezzo ai piedi.
-Si, ma era ferito anche lui!- intervenne Shanks, con aria seria.
-Si, è vero- confermò l’altro- ma ha lasciato che prima aiutassi te.
-Eh??
Shanks si mise a ridere, guardando l’espressione di Rouge: era al di là della semplice sorpresa, era piuttosto incredulità.
Dan fece un sorriso mite.
-La delicatezza non è la sua dote migliore, ma sa ancora cosa significhi la cavalleria.
Rouge storse la bocca in un sogghigno. Era incredibile.
Scostò il lenzuolo e scese per terra a piedi scalzi, dirigendosi verso la porta.
-Ehi, ragazzina!- si allarmò Dan, stupito per quello scatto improvviso.
-Io torno a casa- rispose lei, voltandosi con l’aria di chi non ammetteva repliche.
-Io sono il medico, io dico quando potrai alzarti!- replicò il pirata per nulla impressionato, afferrandola per il polso.
Shanks guardava dall’uno all’altra ridendo.
-Non ti puoi muovere da qui, ok?
-Io sto benissimo, me ne posso comodamente andare da questo posto, e tu non puoi…
-Rouge, STA’ FERMA o ti si riaprirà la ferita- sillabò quello con sguardo truce e il solito tono pacato.
-Ma non …
Rouge tentò di ribattere, ma alla fine il suo tentativo di fuga fallì ancora prima di essere arrivata alla porta.
Dan la rimise a letto con poche cerimonie.
-Se questa sera non ti trovo qui, giuro che ti sciolgo il sonnifero nell’acqua. Intesi?- disse infine.
Lei sbuffò. Sapeva che Daniel aveva ragione, era meglio se se ne stava un po’ calma, ma proprio non riusciva. Non sopportava l’idea di dovere qualcosa a Roger, non sopportava l’idea che l’avesse aiutata, portata in salvo e che le avesse persino ceduto il turno in infermeria.
Era tutto fatto apposta, per farla sentire un altro po’ umiliata.
Beh, grazie tante.
-Beh, grazie tante!- ripetè ad alta voce, mentre Dan usciva di nuovo.
-Shanks, saluta Rouge, devo chiudere la porta!
-Ciao Rouge, ci vediamo!- obbedì il mozzo facendo segno con la mano.
-Ehi,un attimo, in che senso chiudere la p…
Non ebbe neanche il tempo di porre la domanda che sentì il chiavistello scattare due volte nell’inconfondibile rumore di una chiusura a chiave.
-Aaah, tu non sei un medico, sei un carceriere, maledizione!- urlò alla porta, lanciandogli una ciabatta.
Poi si rigirò sul fianco e scrutò l’oblò con aria afflitta.

Dling.
Un rumore metallico attirò la sua attenzione. Aprì gli occhi, il sole era un po’ più basso nel cielo ad occidente.
Voltò la testa verso la fonte del rumore. Qualcosa era scivolato sotto la porta. Cautamente si rimise in piedi e recuperò la ciabatta che aveva lanciato a Dan, poi con grande sorpresa vide che quella sul pavimento era una chiave.
Provò ad inserirla nella serratura e la girò per due scatti.
La osservò stupita, non si aspettava funzionasse.
Socchiuse piano la porta e sbirciò fuori furtivamente.
-Ciao!
-Aaah!- strillò lei colta di sorpresa, mentre ancora una volta il piccolo mozzo le indirizzava un sorriso sornione.
-Ssshhh!- la redarguì lui, con un dito davanti alla bocca.
-Non lo sai che si deve sempre scappare dalla scena del crimine?- continuò lei sottovoce, con i battiti ancora irregolari.
-Volevo vedere se eri sveglia e se prendevi la chiave- rispose lui sussurrando- l’ho fregata a Daniel mentre pescava! Si era addormentato perché tanto non prende mai niente!
-Grazie!- rispose Rouge, facendogli segno di andarsene. Lui la salutò di nuovo con la mano e corse via.
Io amo questo bambino! Alla facciaccia tua, Dan!
Accostò la porta e silenziosamente s’incamminò verso destra. Si fermò dopo pochi passi. Dove diavolo era l’uscita? Doveva andarsene, in un modo o nell’altro... poteva rubare una delle scialuppe. Ci dovevano pur essere delle scialuppe, ma se non fosse riuscita ad arrivare neanche al ponte sarebbe stato un po’ difficile fuggire. Ma perché doveva capitare proprio in un corridoio senza finestre?
D’improvviso sentì il rumore di una porta ed una voce divertita, fin troppo vicina.
-Uahaha!!! Kennet, la prossima volta compra una cassaforte, non una dispensa!
-La fai facile, eh, Daniel? Sono tre volte che becco il moccioso a rubare la marmellata, è un impunito, ecco cos’è! Ah, se non fosse per Roger …
Rouge si immobilizzò, tappandosi la bocca con le mani.
Ma perché sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?
Si guardò intorno, ed individuò una porticina due passi più avanti, nascosta dall’ombra. Era socchiusa.
Si fiondò dentro senza pensarci troppo, appena in tempo prima che il cuoco e il medico voltassero l’angolo.
Sbirciò dal buio i due che, fortunatamente, non entrarono in infermeria ma andarono dritto. Non voleva che Daniel scoprisse della sua evasione così presto.
-Uff…- sospirò, e si chiuse la porticina alle spalle.
Poi realizzò di trovarsi nel buio totale in un posto sconosciuto. Cercò a tastoni sul muro affianco alla porta, ed individuò un interruttore. Accese la luce e trattenne il fiato per la sorpresa.
Era… era la biblioteca più disordinata che avesse mai visto.
Gli scaffali si levavano fino al soffitto, insolitamente alto rispetto a quelli a cui era abituata. Ogni ripiano era pieno zeppo di tomi di migliaia di pagine, libri antichi e nuovi, carte geografiche ed atlanti, manuali di navigazione e di storia.
Non c’era assolutamente un criterio di classificazione, tutto era mischiato a tutto; il tavolo di legno davanti a lei era ricoperto da strati di pergamene e fogli, e l’odore di inchiostro aleggiava per l’intera stanza.
Rimase incantata, guardandosi intorno. Un posto come quello, proprio lì… non sembrava neanche di trovarsi su una nave, quello era un archivio degno di uno studioso.
Si avvicinò ad uno scaffale scorrendo con il dito sul dorso di copertina dei libri, prendendone a caso uno ogni tanto, sfogliandolo e percependo il profumo di carta e di parole, guardando la data di pubblicazione, cercando il nome dell’autore.
Poi fece il giro della scrivania, osservando distrattamente le pergamene sparse su di essa.
D’un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Era un libro, scritto completamente a mano. Sembrava più che altro una raccolta di appunti, alle brevi frasi erano intramezzati dei piccoli schizzi e disegni. Passò il dito su quei caratteri dalla scrittura minuta, poco chiara, poi accarezzò il lato della pagina e lo socchiuse tenendo il segno, per guardarne la copertina.
Era completamente vuota tranne che per una piccola dedica sul fondo, che recitava:

A Roger, che la tua ricerca possa un giorno trovare la sua degna conclusione.
Prof. Ethan Clover, Ohara














°°°
Kishishishishi!!! *risata alla Gekko Moria*
State notando la mia capacità di mettermi nei casini con la trama  complicare amabilmente le cose???
Roger è diventato V per Vendetta!!! ^^'
...

( Nota: '...che sposta i fiumi con il pensiero' è una citazione da una bellissima canzone di Vecchioni, ovvero 'Sogna ragazzo,sogna' )

Beh, io pongo fine ai miei scleri e vado a farmi un thè caldo**
(ma se è ora di cena ò.O)
That's all, folks...
T
o be continued ;)


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Capitolo 7
*** Query ***


Ed eccomi qui! Com'è andata la settimana del rientro? A me sembra un secolo di essere tornata all'uni T.T
Passando a qualcosa di meglio, ecco pronto appena uscito dal forno il capitolo numero sette!
Lasciatelo raffreddare e gustatelo con abbondante panna e cioccolata!
Mi sta venendo fame, si vede? -.- passiamo alle recensioni, và!


@alala: grazie cara^^ recensione breve ma entusiasta, danke!

@lunatica91: Il pregiudizio è demenziale xD 
Oh, l’ho visto anch’io quel video, lo trovo davvero ben fatto**
in generale la canzone sembra stata scritta apposta per Rufy, davvero… Kiss! :*


@Beatrix: **quelli che tu mi descrivi sono i piccoli piaceri della vita… non c’è niente di meglio di una lettura prima di andare a nanna!
Concilia i buoni sogni...

Non c’è dubbio che lo zio Ray è quello che si diverte di più, in tutto questo casino!
Ed è anche uno dei pochi che può sfottere alla grande il suo capitano senza pagare conseguenze fisiche xD  
(E meno male, và, che qualcuno gli fa abbassare un po’ la cresta)

Il Rosso e la Rossa conquisteranno il mondo, me lo sento.
Già un malpelo è per tradizione una peste, figuriamoci due messi insieme …
E infatti Rouge non si lascerà sfuggire l’opportunità di ficcare il naso negli affari altrui (e ti lascio intuire chi sarà questo ‘altrui’).

Insomma… vedremo.
Si, io divago, mi piace taaanto avere taaante cose da dire...  Fondiamo il club ‘Nemici della sintesi’?? xD
Un bacio, ragazza :* 
 
@MBP: L’orgoglio è una componente indispensabile, quando si ha a che fare con burberoni del genere U.U
E non preoccuparti per la recensione, io apprezzo anche una riga, l'importante è che mi parli della storia e non siano, per dire, solo faccine simpatiche.
Quindi don't worry, ti capisco per gli esami!!

Ci sentiamo, dear! Un besito.
 
@meli_mao: ehi, mi hai un po’ anticipato questo capitolo con il tuo commento.. ma per il romanticismo aspetteremo ancora un po’ xD
Infatti il grande capitan Jack Sparrow è l’idolo!
E poi, insomma, stiamo parlando di Johnny Depp.. *bava*

Alla prossima, cara!! :*
 
@yuki: evviva le trame contorte^^ 
Su Roger si scoprirà tutto, a poco a poco, ti avverto che la mia mente malata si è inventata un passato assurdo xD
spero non sia troppo contorto, questo si!

Grazie mille, anche per aver promosso la lunghezza dei capitoli!
Come vedi, non mi smentisco neanche questa volta ^^' Un bacio!!

So... enjoy!

 




7. Query

O
hara, lei aveva già sentito quel nome. Cercò di ricordare, fissando la copertina.
-Ma certo…- mormorò a sé stessa. Aveva letto qualcosa a proposito qualche tempo prima, su uno dei suoi libri. Ohara era un’isola del Mare Occidentale, famosa per i suoi storici ed archeologi.
Cosa diavolo ha a che fare Roger con questa gente?
Rouge si guardò intorno, la luce della lanterna emetteva un leggero ronzio, vacillando. C’era il silenzio più assoluto, quasi che quella stanza senza finestre fosse isolata rispetto al resto della nave. Dall’unica grata per l’areazione non proveniva neanche un rumore.
Poi tornò a fissare il libricino. Non potendo resistere alla curiosità, lo aprì e cominciò a leggerlo, ma ben presto tutto il suo entusiasmo si sgonfiò.
Ma come cavolo scriveva questo Clover?
Con suo grande disappunto metà delle parole erano incomprensibili, sembravano dei simboli antichi, piuttosto che lettere. Erano strane figure geometriche, strani quadrati e circonferenze. Provò a scorrere le altre pagine, ma evidentemente quasi tutto il libro era stato scritto in quel codice. Le poche parole che riuscì a cogliere non la aiutavano affatto: sembrava si parlasse di un antico regno, o di un gruppo di persone particolari, e di qualcosa che aveva a che vedere con un cambiamento. Man mano che andava avanti trovò altre parole comprensibili, tra cui dei riferimenti  all’attuale Governo e ai Nobili Mondiali. Accanto a quel passaggio, a bordo pagina e con una penna diversa, era disegnata una conchiglia spiraliforme. Era poco più che uno scarabocchio, sembrava fatto sovrappensiero.  Rouge provò un senso di inquietudine e si portò la mano al collo: la catenina d’argento, quel suo antico trofeo, era ancora al suo posto… aveva persino dimenticato di averla addosso.
Rouge, non farti troppi viaggi mentali, si disse ferma. Era una conchiglia come un’altra, punto e basta.
Chiuse il libro con uno scatto, ricordandosi troppo tardi che lo aveva trovato aperto al suo arrivo.
-Acc…- mugugnò, cercando di ritrovare il segno.
Scorse di nuovo le pagine nervosamente, ma qualcos’altro attirò la sua attenzione: un angolo di carta colorata spuntava dal lato destro del tomo.
Lo sfilò e, con grande sorpresa, vide che si trattava di una vecchia fotografia.


-Mari! Mariel, cara!
La padrona della locanda smise di spazzare per terra ed alzò lo sguardo. Una donna bassa e grassoccia, dagli occhi vispi e pesantemente truccati, la raggiunse alla porta della locanda.
-Buongiorno, signora Adine. Vuole qualcosa da bere?- la invitò lei, con un sorriso piuttosto stanco. Aveva passato una nottata terribile.
La signora Adine scosse la testa con un gesto affettato.
-Oh, no, cara!- cinguettò- mi chiedevo solo... Dio, non riesco ancora a credere che siamo tutti sani e salvi, dopo quello che è successo … ma come sta la piccola Rouge?
Mari sbatté le palpebre.
-Sta bene- replicò ferma.
L’altra donna stiracchiò un sorriso forzato.
-Perché… io non ci credo, insomma, ma… - fece un risolino nervoso- qualcuno in paese mi ha detto che è scappata … con quei pirati, insomma, quella mandria che viene qui ogni sera a…
-Signora Adine- la interruppe la signora Mari, mettendosi le mani sui fianchi- se non fosse stato per quella mandria, come la chiama lei, forse stanotte qualcuno si sarebbe fatto davvero male. Rouge non è scappata, si trova su quella nave perché è stato uno di quegli uomini a trovarla gravemente ferita, e il medico di bordo le ha portato le sue cure. Niente di più.
L’altra donna mantenne intatto il suo sorriso di plastica, ma non riuscì a nascondere una smorfia contrariata.
-Signora Mari, naturalmente- continuò- Ma, cara amica, non la prenda come una critica, assolutamente … le sembra il caso di lasciare quella povera ragazza in mezzo a quella gente? insomma, sono pur sempre pirati, e le persone potrebbero pensare male … non io, s’intende, ma- fece un occhiolino complice –io le vengo a confidare ciò che ho sentito…
La locandiera strinse il manico della scopa più forte nel pugno.
-Signora Adine- disse in tono molto poco cortese- solo per il fatto che abbiano salvato la vita alla mia figlioccia e mi abbiano avvisato dell’accaduto, io mi fido di quei pirati sicuramente più di quanto mi fidi delle sue parole. Se non vi va giù che intrattenga questi rapporti con quegli uomini, potete anche andarvene al diav…
-Signora Adine- intervenne il signor Ioakim, precedendo la moglie che si era fatta tutta rossa in viso- quello che mia moglie vuole dire è che non ci interessano i pettegolezzi, grazie.
La donna guardò dall’uno all’altra con aria sconvolta.
-Oh, ma tu guarda che maleducazione, Mariel - replicò impettita –non mi stupisce che i tuoi ultimi clienti siano solo dei forestieri, se è così che tratti le tue conoscenze di vecchia data!
La padrona della locanda ignorò i tentativi del marito di mettere pace ed impugnò la scopa con aria assassina.
-Sparisci da qui, vecchia befana! Non osare venirmi a dire come devo trattare le persone, strega!
-Mari- tentò di rabbonirla il signor Ioakim, che aveva già vissuto troppe emozioni per quel giorno- per favore…
-Tornatene al paese, arpia! E lascia in pace chi lavora!- continuava quella brandendo la ramazza come fosse una spada.
Per fortuna intervenne il marito che afferrò l’arma e la tolse dalle mani della moglie, ormai bordò in viso.
La signora Adine, scioccata, corse via mugolando qualcosa di molto offensivo.
Fu quando non la vide più che la locandiera si diede una rassettata e, acciuffata di nuovo la scopa, riprese a spazzare il pavimento come se nulla fosse successo, sotto lo sguardo incerto del marito.
-Ma dico… le avresti tirato un palo in testa?
-Oh, com’è vero il Cielo, l’avrei fatto! Perché ti metti sempre in mezzo? Hai sentito cos’ha detto? Ma non hanno niente di meglio da fare, che commentare i fatti degli altri?- esclamò, tutto d’un fiato, raccogliendo il mucchietto di polvere con astio.
-Cosa ti aspettavi? È la mentalità- alzò le spalle il marito, mettendosi a sedere ad un tavolino nella stanza ancora vuota.
Fortunatamente la locanda era ancora in piedi, c’era solo qualche vetro rotto ma non era stato rubato nulla. La signora Mari appoggiò la scopa al mobile di legno e si sedette di fronte a lui.
-La verità è che la gente si rifiuta di vedere quello che non le fa comodo.


Rouge fissò attonita la foto. Un ragazzo e una ragazza. I capelli scuri e lucenti, liscissimi, ricadevano in ciocche scomposte sul viso di lei, nascondendo a tratti due grandi occhi chiari, ricadendo sulle labbra morbide appena socchiuse. Sembrava che avesse più o meno la sua età. Gli stessi capelli, la stessa carnagione, lo stesso sorriso del ragazzo alla sua sinistra, i cui occhi, più piccoli e allungati, erano invece neri come inchiostro. Occhi vivi, ridenti, come li aveva visti solo una volta. Sullo sfondo, un paesaggio portuale. Voltò la foto, vi era una semplice dedica scribacchiata in fretta:

Ti voglio bene, fratellone.
Samie

Si chiese come non ci avesse mai pensato, probabilmente non le era mai tornato alla mente.
E dire che lei Samie l’aveva vista, quel giorno. Perché allora non era con loro sulla nave? Ma ogni particolare balzò in secondo piano quando si accorse che quella ragazza indossava una catenina con una conchiglia a spirale.
 E’ un caso, ripetè di nuovo Rouge a sé stessa, ma il ripetersi di quella figura cominciava davvero ad inquietarla.
In ogni caso non potè rifletterci oltre, perché in quel momento si aprì la porta alle sue spalle e lei, incapace di nascondersi, potè semplicemente constatare che Roger la squadrava con aria molto contrariata.
-Ops…
Lui sospirò.
-E’ incredibile- disse.
-Ehm…- iniziò lei, cercando di trovare una scusa decente.
-Non hai resistito alla tentazione di curiosare proprio dove non dovevi, vero?- replicò lui, incrociando le braccia.
Una miriade di pensieri si affollarono alla mente di Rouge, in quell’istante.  Doveva ringraziarlo, doveva scusarsi, doveva rispondergli male, doveva rimettere assolutamente quella fotografia nel libro prima che si accorgesse che la teneva nascosta dietro la schiena.
-Cos’hai nascosto dietro la schiena?-  chiese glaciale, rimanendo sulla porta.
Oh, cavoli!
-Nulla!- esclamò lei sgranando gli occhi.
Quello chiuse la porta con un tonfo e si avvicinò. Rouge si morse il labbro. Lui si fermò a un metro da lei e tese la mano, in attesa.
Non poteva fare altro. Per una volta, era lei nel torto, si era introdotta furtivamente ed era entrata troppo nel privato. Non poteva neanche rispondergli,  quindi lentamente gli porse la fotografia.
Lui la prese senza battere ciglio. Osservò prima il pezzo di carta, poi lei, poi il libro aperto alle sue spalle. Con il dorso della mano scansò Rouge di lato e rimise la foto nel libro, poi lo chiuse.  Aveva fatto tutti questi gesti con molta calma, tuttavia c’era qualcosa di preoccupante nel suo silenzio forzato.
Avanti, parla. Dì qualunque cosa, ma non stare zitto! pensò Rouge nervosamente.
-E’ stato interessante? Ti sei divertita?- riprese lui dopo un pò, con voce un po’ più roca del normale.
Rouge notò il particolare e sentì un senso di rimorso invaderle lo stomaco.  Il silenzio sembrava pesare sempre più, e quella stanza stava diventando troppo piccola. La ragazza sbatté le palpebre.
-No, non mi sono divertita- rispose, con voce piatta.
Roger continuava a rigirarsi tra le mani quegli strani appunti.
-Ti piace quella fotografia?
Era incredibile come riuscisse a farla sentire colpevole.
-Io ho trovato la porta aperta, non sapevo che…- provò a giustificarsi.
Il capitano la fissò. In quel momento Rouge perse ogni voglia di difendersi. Abbassò gli occhi.
-Mi dispiace. Non avrei dovuto.
Quelle parole parvero echeggiare fino al soffitto.
-La curiosità può portare a cattive conseguenze. Una volta tanto hai ragione, non avresti dovuto.
Sentì gli occhi bruciarle.
-Ma ormai l’ho fatto, quindi più che chiederti scusa non posso fare altro!- esclamò lei, con voce acuta – mi devi per forza far sentire così di schifo, per essere contento?
Ricacciò indietro le lacrime e strinse i pugni.
-Io l’ho fatto senza pensarci, perché forse è vero, è come dici tu, sono una ragazzina senza cervello … ma cosa credi che possa avere scoperto? Se vuoi saperlo, io non avevo mai visto tanti libri in vita mia, perché a Baterilla non esiste neanche una biblioteca, e questo posto mi sembrava un sogno! Ho preso quella foto per sbaglio, ho riconosciuto te e tua sorella e…
-Ok- intervenne quello, facendole segno di tacere con la mano –basta così.
Rouge cominciava davvero a soffrire di claustrofobia, lì dentro. Fare la vittima non le era mai piaciuto.
-Cos’hai letto qui?- le chiese, sembrava impercettibilmente più tranquillo.
Lei si schiarì la voce, e parlò con tono più fermo.
-Io l’ho solo sfogliato, non ho capito nulla. Ho letto la scritta sulla copertina e…
Se glielo chiedo mi taglia la testa seduta stante. Ma tanto, peggio di così…
-E Ohara. Io … conosco quell’isola.
-In che senso?- chiese lui, per la prima volta parve seriamente interessato.
-Cioè … ho letto qualcosa in proposito.
Lui le voltò le spalle.
-Non ti conviene dirlo troppo in giro, ragazzina – rispose dopo un po’- il tuo fratellino non sarebbe contento di certe letture. Il Governo le ritiene … diseducative.
-Cosa ne sai di mio fratello?- replicò lei, sorpresa.
-Non è nella Marina?- si voltò appena lui, guardandola di sottecchi.
-Si, ma… cosa c’entra la Marina con il Governo? Sono due organizzazioni diverse, no?- chiese, esitando.
Roger sospirò.
-Questa è la tipica domanda di un’ignorante.
-Ehi!- sbottò Rouge, piccata -ma come ti per...
-Tutto- la interruppe lui con uno sguardo eloquente-  c’entra con il Governo. La Marina? Soldatini di piombo in mano agli Astri di Saggezza.  Il potere del Governo è ovunque, cresce nella corruzione dei suoi funzionari, nella depravazione dei Draghi Celesti, e arricchisce le sue tasche lasciando marcire la gente comune nell’ignoranza delle loro case.
-Wow- commentò Rouge, alzando un sopracciglio.
Quelle parole erano cariche di un odio che non aveva mai percepito prima d’allora, sembravano radicate a fondo.
-Io… credo che non si possa generalizzare.
-Tu credi? Io sono certo di quello che dico. Se e quando avrai le mie stesse esperienze, ne potremo forse riparlare, ma se hai sempre vissuto in quest’isola, come credi di poter giudicare?
Rouge si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Ma quanto gli piace parlare per enigmi.

-E quali sono le tue esperienze?
Roger la osservò con un lampo di risentimento, e lei si accorse di aver parlato troppo, di nuovo. Era meglio deviare su un altro argomento.
-Io credo di aver combinato fin troppi casini tra questa notte ed oggi- disse, incrociando il suo sguardo.
Si sentì un po’ a disagio e prese ad attorcigliarsi un ricciolo sull’indice.
-Lo so che ti sembrerà strano, ma… ehm … grazie. Cioè, per questa notte. Da parte degli abitanti dell’isola, per aver sconfitto quei pirati, e…
Lui si limitò a fissarla di rimando, lei distolse di nuovo lo sguardo.
-E… da parte mia, per avermi salvato la vita- concluse.
Lui andò alla porta e l’aprì.
-Ringrazia il mio istinto di carità verso i deboli- rispose, e lei vide spuntare il primo sorriso (presuntuoso) di tutta quella strana conversazione.
Lei si avviò alla porta e lo oltrepassò, facendo per uscire, ma lui la trattenne per il braccio.
-Tu non sei mai entrata qui- le disse piano.
Non si erano mai trovati così vicini. Rouge si accorse di un taglio non ancora rimarginato sul suo zigomo. Doveva esserselo procurato quella notte, forse contro Marcus Henge, mentre lei era a terra priva di sensi. Poi lo guardò negli occhi. Cominciava a provare una strana sensazione all’altezza dello stomaco.
-Si.
-Ray ti invita a cenare con la ciurma, questa sera.
-Si.
-Ora puoi andare.
-Si.
Rouge uscì nel corridoio. Quando si chiuse la porta alle spalle si voltò più volte: sembrava che in quegli ultimi dieci secondi le fosse sfuggito qualcosa.
In fondo le avevano sparato alla spalla, non aveva ricevuto una botta in testa.
Boh.
Quando Daniel la trovò in infermeria, acciambellata sotto il lenzuolo, non sospettò nulla, e si rimise in tasca quella chiave che, stranamente, doveva essergli caduta nel corridoio, proprio di fronte alla porta.


-Il vicecapitano ha detto che lo avresti trovato interessante.
-Io non credo di potermi alzare dal letto, Dan. Cioè, non ce la faccio proprio.
Il medico la guardò sospettoso. Ormai era calata la sera oltre l’oblò.
-Parlo con la stessa ragazzina che ho quasi dovuto incatenare al letto per impedirle di scappare?
Rouge fece un sorriso eloquente.
-Appunto, ho imparato la lezione. Non ci si alza, se il medico dice di non alzarsi- recitò.
-Si, ma in questo caso non si tratta di fare molta strada. E poi, detto fra noi, sarebbe un torto non farti assaggiare la cucina di Kennet – replicò lui ammiccando.
-Parlo con lo stesso medico famoso per le sue rigorose pappette da ospedale?
-Fà come vuoi, io l’ho detto  a Ray che non saresti venuta.
-E lui che ha detto?
-Che in quel caso Roger sarebbe stato contento.
-Ok, sono dei vostri- disse lei con il pollice in su.
Il medico scosse la testa sogghignando e le passò un vestito.
-E questo?- chiese Rouge svolgendo l’abito sul lenzuolo.
-Vuoi venire a cena in camicia da notte? – rispose l’altro alzando le sopracciglia -tra Jin e Martin non so chi sia il più pervertito, non ti conviene proprio.
-Si, l’avevo capito! Ma questo è un vestito da donna, dove l’avete tirato fuori?
-E’ uno di quelli di Shakky. Ah già- aggiunse – tu non puoi conoscerla.
-E’ la ragazza di Ray, vero? Chi non la conosce, ne parla talmente spesso …
-Già, figuriamoci. È cotto di lei, speriamo di ritrovarla presto o chi se lo sorbisce ancora? Comunque cambiati, io scendo a Baterilla per procurarmi delle medicine. Devo portare qualche messaggio?
Rouge sorrise serena. Le sembrava di trovarsi su quella nave da un secolo, non era neanche un giorno e davanti a lei si prospettava una cena a tu per tu con quella strana ciurma, e soprattutto con il loro capitano.
-Dì a Mari che tornerò presto. E dille che mi dispiace di averla fatta preoccupare.
Il medico la salutò ed uscì.
Lei si mise in piedi ed analizzò il vestito:  era color rosso fuoco.
 Lentamente infilò un braccio alla volta, stando bene attenta a non fare movimenti bruschi, e dopo aver agganciato l’ultimo bottone si guardò nel piccolo specchio dell’infermeria.
Signore e signori, il pomodoro gigante.
Shakky, evidentemente, amava le grandi scollature, e doveva anche essere di qualche taglia più piccola di lei. Insomma, il vestito era terribilmente attillato. Ed anche piuttosto corto.
-Uff…- sbuffò, e si portò i capelli sulle spalle in modo che i lunghi boccoli rossi nascondessero un po’ di pelle scoperta, ma il risultato non migliorò.
Qualcuno bussò alla porta, e voltandosi vide Ray che entrava con gli occhiali in mano. Rimase un attimo fermo ad osservarla.
-A lei sta meglio. Quel colore non è il massimo con i tuoi capelli – commentò.
Lei gli fece una smorfia.
-Grazie. Ma questo passa il convento, a quanto pare.
-Era il vestito più dignitoso del suo guardaroba- replicò lui con un sogghigno, pensando a chissà cosa.
Rouge gli fece una strana espressione di rimando.
-Allora, vuoi venire o no?- chiese il vicecapitano.
-Ad una condizione.
-Ovvero?
-Io non faccio un passo con questo coso addosso- rispose lei con convinzione.
Dieci minuti dopo Rouge e Ray si diressero verso la cucina dove tutta la ciurma si radunava per la cena. La ragazza era avvolta in una maglia larghissima e camminava inciampando in un paio di pantaloni troppo lunghi tenuti su da un nastro di stoffa.
-Sembri  una mendicante, vestita così.
-E’ roba tua, caro. E poi sempre meglio stracciona che tr…
-Si,si, ho capito- la interruppe Ray sogghignando – tanto non rendevi onore a quel vestito, è questa la dura verità.
Arrivarono davanti alla porta.
-Prego- la invitò ad entrare lui. Dall’altro lato si sentiva un rumoroso chiacchiericcio e tante risate. Rouge lo guardò improvvisamente allarmata.
-Non sono sicura di essere nel posto giusto- rispose d’un fiato- cioè, in fondo che cosa c’entro io con voi? Devo proprio? Insomma, potevo starmene nel mio lettuccio, sola soletta, stavo tanto bene e …
-Poche storie- la interruppe lui ed aprì la porta.
-Ehi, ragazzi, stasera abbiamo ospiti!

La cena in fondo sarebbe potuta andare peggio. Probabilmente il fatto che si fosse seduta tra Ray e Shanks, e che a un certo punto il mozzo aveva preso ad elencarle tutti i piatti che Kennet era in grado di preparare, le aveva fatto passare in fretta una buona parte della serata.
Poi Ray si era messo a raccontare di alcune isole in cui brillavano arcobaleni tondi come il sole, anche se Rouge sospettava fossero panzane inventate sul momento.
Roger si era comportato come al solito, e lei stessa si era astenuta dalle conversazioni che intratteneva con i suoi compagni, almeno fino a quando Daniel non la interpellò.
-Rouge, forse tu ne sai qualcosa?
La ragazza si voltò verso il medico ancora con un sorriso stupido stampato in faccia, colta nel bel mezzo di una battaglia di palline di pane con il mozzo, felice come una Pasqua di avere finalmente qualcuno che lo assecondasse.
-Scusa Dan… dicevi?- rispose, dandosi un contegno.
-Se non ricordo male, ti piacciono i libri di geografia, vero? Ne avevi sempre qualcuno tra le mani, alla locanda.
Rouge sorrise un po’ imbarazzata.
-Ehm… si.
-Allora forse ci puoi aiutare. Il qui presente navigatore sostiene che sia possibile evitare il passaggio per Marijoa, all’entrata del Nuovo Mondo, ma non sa come. Spiegaglielo tu che non c’è altra strada, magari gli entra in quella zucca vuota.
Rouge vide il ragazzo seduto al suo fianco alzare gli occhi al cielo.
-In effetti, anche io ho sentito parlare di un secondo passaggio- rispose, esitando.
Incrociò lo sguardo di Roger che la osservava indecifrabile, con il mento appoggiato sul palmo di una mano.
-Hai visto, idiota! Almeno siamo in due a sostenere questa storia, non puoi darmi del visionario! Se lo sono io, lo è anche la ragazzina- aggiunse il navigatore.
Rouge si mise a ridere.
-Ragazzina? Avrai si e no due mesi più di me!
-Craig,  devi sapere che Rouge è piuttosto pignola su certi argomenti, stai attento a come ti comporti- osservò Ray sorseggiando dal bicchiere.
Il ragazzo esitò, poi tornò al suo piatto e riprese a mangiare, mentre gli altri ridevano.
-E  quale sarebbe allora questo passaggio?- chiese il medico, tornando serio.
Rouge posò la forchetta ed incrociò le mani davanti a sé.
-Qualche mese fa è passato per Baterilla un gruppetto di esploratori, tornavano appunto dal Nuovo Mondo. Uno di loro sosteneva che, oltre alla terra sacra di Marijoa, l’altra via si trovasse... beh, sotto la Red Line. Esattamente in corrispondenza della sede del Governo, ma sul fondo del mare.
I cinque pirati che stavano ascoltando rimasero immobili.
Ray posò il bicchiere e guardò Rouge un pò impietosito.
-Peperoncino, capisco la tua fervida fantasia ma… come fa una nave a passare al di sotto dell’acqua?
Evidentemente era quello che si stavano chiedendo gli altri. Roger continuava ad osservare il tutto senza battere ciglio.
-Non lo so. Io ti ho detto quello che ho sentito, insomma. Pare che, oltre gli ottomila metri sotto il mare, esista una specie di tunnel … un foro nella Red Line, o qualcosa del genere. In realtà- ammise- non credo esistano carte che indichino una rotta del genere. Non so spiegarmi neanche io come si possa far passare una nave sul fondo del mare, con tanto di mostri marini.
Rouge alzò le spalle.
-Dovreste tentare il passaggio per Marijoa, e prendere una nuova nave al di là della Red Line.
-E non si potrebbe passare per il continente, evitando la sede del governo?- chiese il navigatore, perplesso.
La ragazza scosse la testa.
-Su questo ne sono più che certa, non si può attraversare la Red Line, se non passando per la città. Il resto del continente è inaccessibile ed inesplorato, è scritto chiaramente su ogni libro: è un suicidio avventurarsi oltre le mura di Marijoa. Pare che si raggiungano temperature di molto sotto lo zero, da quelle parti.
Rouge tacque, e notò Ray lanciare uno sguardo a Roger, che annuì impercettibilmente. Nessun altro sembrava aver notato quello scambio silenzioso.
-Insomma- intervenne giulivo  il vicecapitano- ci penseremo quando ci arriveremo, Daniel! Non mi pare il caso di annoiare la nostra ospite con questi discorsi da topi di biblioteca, non è vero Rouge?
Lei gli sorrise di rimando, poi si voltò verso Shanks… che però non era più seduto al suo posto.
-Dov’è?
Ray notò la sedia vuota.
-Lo vado a recuperare io, sarà da qualche parte in giro per la nave. Eh eh, scappa sempre, quando finisce di mangiare- e si alzò spostando rumorosamente la sedia.
-Sai Rouge, ci farebbe davvero comodo la tua conoscenza geografica, a bordo- disse Daniel convinto- peccato che non partiresti mai su questa nave!
-Hai capito tutto, Dan- rispose lei, addentando un pezzo di pane.


-Shanks… vieni fuori, lo so che sei qui, mocciosetto!
Ray uscì sul ponte. La notte era chiara, il cielo trapunto di stelle. Sospirò.
-Ti avverto, se non vieni fuori di faccio lavare tutta la cucina, stanotte!- provò di nuovo il vicecapitano, ma non ottenne nulla. Si accese una sigaretta, sospirando stancamente.
Certi argomenti sarebbe stato meglio non toccarli, accidenti.
Guardò tra le casse ammassate all’angolo del ponte, vicino le botti d’acqua, tra le scialuppe.
-Shanks, per favore, vieni fuori.
Poi intravide una piccola sagoma accoccolata per terra, con la schiena appoggiata all’albero maestro.
-Allora- mormorò, sedendosi di fronte al bambino –che ne dici di tornare dentro?
-Io non ho voglia- rispose quello, con le braccia incrociate sulle ginocchia. Aveva un’aria afflitta.
Ray gli passò la mano sulla guancia.
-Avanti, mozzo. Nessun vero pirata si comporterebbe così, lo sai?
-Io non ho voglia di sentire i grandi che parlano di quelle cose.
-Non ne parleremo più, fidati.
Il vicecapitano gli tese la mano, rimettendosi in piedi.
-Su. Non vorrai perderti il dolce di riso, quello che ti piace tanto.
Shanks alzò finalmente lo sguardo, aveva gli occhi lucidi ma le guance asciutte.
Ray sorrise rassicurante.
Il bambino tirò su col naso, poi afferrò la mano del ragazzo e si alzò.
-Bravo, piccoletto.


Alla fine della cena tutti uscirono a prendere un po’ d’aria sul ponte, molti sarebbero scesi a Baterilla a prendere qualcosa da bere o semplicemente a fare un po’ di baldoria.
Rouge preferì prendere la strada per l’infermeria, cominciava a sentirsi stanca e la ferita alla spalla le dava un po’ fastidio.
Rimase un po’ indietro, e uscendo dalla cucina intravide Roger e Rayleigh che chiacchieravano a bassa voce nel corridoio. Avevano un’aria molto strana. Rimase appena dietro la porta cercando di carpire qualche parola di quello che stavano dicendo.
-Potrebbe essere un’idea passare per la Red Line, dopotutto …
-Scordatelo, Ray. Tanto vale tentare la strada sottomarina, io non metto a rischio la vita dei miei uomini!
-Ma tu…
-Quella è tutta un’altra storia. E ti sarei grato se non ne parlassi più.
-D’accordo, d’accordo, non si può fare. Io ho solo chiesto.
-Vai, Ray. Ti raggiungo tra poco.
Rouge era talmente presa dal cercare di dare un’interpretazione a quel dialogo che non si accorse che Roger era rimasto fermo, nel corridoio.
-Vieni fuori, ragazzina- disse dopo un po’.
Ma come cavolo fa a beccarmi sempre, maledizione?
Cercò di assumere la faccia più innocente del mondo e sbucò fuori dalla porta.
-Oh- disse, con un’espressione sorpresa abbastanza convincente, ma naturalmente non per il capitano.
 -Non credevo ti intendessi così di geografia- disse tuttavia lui- ora mi spiego quella tua insana indiscrezione per i miei libri.
-Hai intenzione di rinfacciarmi questa storia molto a lungo? No, così mi porto qualcosa da leggere, sai.
-Ma lascia che ti dica- continuò lui- che su una cosa hai torto.
-Ovvero?
Roger tacque per qualche istante, osservandola.
 -La Red Line può essere attraversata, ma solo se non hai più nulla da perdere- disse, con aria seria.
Poi, senza darle tempo di chiedere altro, le voltò le spalle e sparì nel corridoio.






°°°
*pant*
Fine del capitolo! Tanta carne al fuoco, giusto per tornare a parlare di cibo.
Questa volta non aggiungo altro, ho finito le parole O.o
To be continued ;)






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Capitolo 8
*** Albatros ***


Martedì. Beh, mi piace variare i giorni di pubblicazione, mettiamola così^^ Scusate il ritardo!
Capitolo otto: si scoprirà qualcosa in più sui nostri due protagonisti!
Questo capitolo, insieme ai due precedenti, mi è servito per buttare un pò le basi su cui poi si svilupperà la vicenda attuale.
Ragassi/e, recensioni (e diamo un tocco di colore, và)!!



@ KH4: Ciao^^ Mi ha fatto piacere vedere il tuo nome, cara! E ti ringrazio per la fiducia^^
i personaggi mi fanno sempre un pò sudare per la caratterizzazione, ma sto facendo del mio meglio per renderli verosimili...
Barbabianca, dici? Sarà difficile tenerlo fuori da questa storia, temo ;) a presto! :*


@ meli_mao: cara... *fa pat pat sulla spalla* comprendo la tua attesa, ma comprendi che io sono peggio di Sady-chan in quanto a cattiveria, muahahahahah!!!
A parte le idiozie, ora ti spiego: la mia idea iniziale era una storia mooolto più breve, e molto più incentrata sul lato romantico... poi però mi è venuta l'ispirazione (...) e il lato avventura/azione ha finito per occupare una buona parte di tutto il racconto.
Ma non scoraggiarti, meli! Alla fine l'amore trionfa sempre <3 Un abbraccio!
ps: sappi che io sono una fanatica di Johnny Depp, tanto per ribadire il concetto xD

@ Beatrix: Hola! Mm, non sbagli, ma considera che Yoghi (si, l'orso insomma xD) non ha le idee molto chiare, la parte finale di questo capitolo spiegherà in parte.
 Insomma, i suoi comportamenti sono sempre enigmatici e non ci si capisce nulla  (come la sottoscritta, lo so).

Su Shanks, direi che ti ha risposto Yuki nella recensione sopra la tua^^ c'è qualcosa che non ama ricordare. Dio, io e il mio amore per i traumi infantili dei personaggi <3
Ecco che torna la vena sadica...Lieta che ti faccia fare dei trip mentali, ti assicuro che a volte non capisco più nulla neanche io!! Un abbraccione!
ALT! Dimenticavo una cosa: non vedo l'ora che esca la storia tua e di Yuki! A quando il lieto evento??
:*

@ MBP: siamo pari, è vero xD i nostri pc sono telepatici...
 La rossa ha davvero poca fortuna quando si tratta del capitano... però se la va anche a cercare, direi!!
Rou: chi, io??? Ma cosa dici...
Beh, comunque il ghiaccio a poco a poco si scioglierà... suvvia, vi farò anche aspettare, ma in fondo anche io ho un animo romantico <3 <3 (e si vede da quanti cuoricini sto usando per rispondere a queste recensioni^^')
Un bacione, cara!

@ yuki: Tu, si, proprio tu! La sai una cosa? Ieri ho aperto la pagina di Efp e ho visto la tua storia, 'Vivere'. Bella, molto bella... qui ti dico che mi è venuto da sorridere perchè anch'io, quando è uscito quel capitolo, ho scritto una breve storia su Ace del 568 (è ancora nel mio archivio di cose mai pubblicate nè rilette)... e vedere la tua interpretazione è stata una bellissima sorpresa! Davvero, quando si dice il caso :)
Parlando della recensione, Mari sa essere una spietata assassina, non sottovalutatela! Le locandiere hanno un certo caratterino^^ Lieta che si noti che qualcosa tra i due stia lentamente migliorando... su Shanks, hai visto giusto. Ho una vena piuttosto pessimista, sul passato dei personaggi, in generale <3
Meno male che poi spesso tutto si evolve per il meglio!
Bene, non aggiungo altro, se non che, come ho già detto a Bea, attendo la vostra storia a quattro mani! Mi avete incuriosito, che diamine, e non avete ancora incominciato! U.U
Un bacione! :*


Il titolo è spiegato nell'ultima parte del capitolo ;) Buona lettura, ciurmaglia!









Les oiseaux qu'on met en cage
Peuvent-ils encore voler?
Les enfants que l'on outrage
Peuvent-ils encore aimer?



8. Albatros


-Mamma!
-Cosa c’è, Rou?
-Ma perché noi non abbiamo la casa al paese come gli altri bambini?
-Perchè da qui si vede bene il mare!
-E perché vuoi vedere il mare?
-C’è qualcuno che deve tornare a casa, tesoro.


Due giorni dopo, con grande gioia della ragazza, Daniel ritenne che Rouge poteva muoversi abbastanza per poter tornare sull’isola.

Per cui, dopo aver salutato tutti (chi più, chi meno), seguì il medico che si era già calato nella scialuppa per accompagnarla a terra.
Quando aprì la porta della locanda ebbe appena il tempo di sbirciare dentro prima di trovarsi sommersa da un abbraccio vigoroso.
-Oh, cielo! Meno male che stai bene, Rou! Ero così in pensiero!
Rouge scoppiò a ridere e cercò di districarsi dalle braccia della signora Mari, che tuttavia non accennava a cedere.
-Sto bene- sussurrò– ma così finirò soffocata!
La donna fece due passi indietro e la guardò commossa.
-Oh, ragazzina, poteva davvero finire male!- mugolò.
Poi inarcò le sopracciglia e la scrutò torva.
-Cosa ti salta in mente di scappar via a quel modo?- esclamò cambiando tono nel giro di un secondo, mettendosi le mani sui fianchi come faceva ogni volta che si arrabbiava.
La ragazza sorrise colpevole, senza trovare molto da aggiungere.
-Mi spiace, vi ho fatti preoccupare molto. Non ci ho pensato, sai, la casa…
Le due rimasero per un po’ a parlare dell’accaduto, inoltre la locandiera era piuttosto curiosa di sapere come fosse la nave di quel Roger. Rouge  si mantenne molto sul vago, evitando accuratamente di citare quegli strani particolari che aveva notato nelle ore che avrebbe dovuto passare in infermeria.
Quando, più tardi, tornò in camera, continuava a lambiccarsi il cervello sul significato dei discorsi che aveva sentito e di ciò che aveva visto, cercando di collegare quelle situazioni in un filo coerente.
Quegli strani appunti, la fotografia. E poi, quella questione della rotta. Roger non voleva tentare il passaggio per la Red Line, ed anzi, avrebbe preferito di gran lunga la rotta sottomarina, sebbene non fosse altro che una diceria priva di fondamenti concreti.
Non sono fatti miei, comunque.
In fondo, cosa le importava?
Guardò fuori dal suo balcone: era spuntato un sole caldissimo, quella luce dorata esaltava tutti i colori dell’isola.  Le venne un’improvvisa voglia di uscire, di camminare per la strada lasciandosi guidare dai suoi piedi.  Fino a qualche giorno prima era sicura che non avesse mai trovato Baterilla così bella.
E poi, ricordò, c’era qualcuno che ancora non aveva ringraziato.
Dopo una decina di minuti era seduta sull’erba fresca che ricopriva tutta quella parte del  suo promontorio.
Osservava serena una croce di legno, senza in realtà guardarla. Vedeva invece una giovane donna dai lunghi capelli castani che giocava a rincorrere Eddy.
-Mamma, lo so che sei stata tu a proteggermi- mormorò con un sorriso, e posò il giglio che aveva tra le dita accanto agli altri.
Poi congiunse le mani e chiuse gli occhi.
-Anche se adesso siamo tutti e tre divisi, saremo sempre insieme.
Già, in tre. Fratello, sorella, mamma e…
C’era sempre stata una persona mancante, per completare il numero di una vera famiglia. Di una famiglia come quella degli altri bambini che abitavano al paese.
Portuguese D. Thomas, quello era il suo nome.
Lo vedeva scritto alla fine delle lettere che sua madre leggeva silenziosamente di sera, accanto al camino.
Una volta, quando era molto piccola, lo aveva visto su un manifesto attaccato al muro della sua scuola. C’era anche un suo ritratto, ma lei non aveva provato nulla nel vedere quei lineamenti  così simili ai suoi, sormontati da una taglia considerevole.  
Rouge, ma perché tuo papà è un ricercato?
Una volta Ed era tornato a casa con un occhio nero. Si era picchiato con un suo compagno che lo aveva chiamato ‘figlio di un pirata’.
Lei non lo aveva mai incontrato, non lo aveva mai nemmeno desiderato veramente.
Aveva imparato a non fare domande in proposito alla mamma, perché la vedeva sempre triste mentre leggeva quelle lettere.
Quando alla fine smisero di arrivare anche quelle, Rouge si era già abituata ad ignorare quella mancanza, tanto che a poco a poco il vuoto sparì del tutto, lasciando spazio ad una rasserenante indifferenza.


-Facciamo il punto della situazione.
Roger intrecciò le mani sul tavolo e guardò i suoi compagni ad uno ad uno.
-Jin, tu hai qualche novità?- chiese.
Un ragazzone dalla corporatura massiccia e dai grandi anelli alle dita negò con la testa.
-No, capitano! Può stare certo che, dopo lo scorso episodio, la Marina non è più da queste parti! Per ora…
-Come sarebbe, per ora? - intervenne all’istante Kennet, storcendo la bocca -Secondo me i tuoi apparecchi per le intercettazioni non funzionano per niente, invece! Stavamo per essere scoperti, idiota d’un meccanico!
-Questo non è assolutamente vero, non lamentarti, stupido cuoco! Piuttosto, vedi di cuocere meglio il pesce, ieri era talmente crudo che era quasi vivo, accidenti!
-E’ la mia ricetta! Come ti permetti di insult…
-Ragazzi, stavamo parlando di altro!- esclamò Ray, separando i due che erano venuti alle mani alla velocità della luce.
-Al solito, come cane e gatto- commentò Daniel con tranquillità.
-E, per inciso, Kennet,  Jin ha ragione- aggiunse il vicecapitano con un ghigno, provocando una smorfia di disappunto del cuoco, che si rimise a sedere imbronciato.
-Dicevamo…- riprese Roger- notizie di Garp?
Ancora una volta tutti negarono.
-Fantastico, Roger- mormorò Ray sarcastico – si sono tutti dimenticati di noi. Non che mi dispiaccia non avere il Viceammiraglio alle costole, ma fino a quando rimarremo qui? Bel paesaggio, per carità, però… nel bel mezzo del nulla.
-Ti devo ricordare che siamo finiti qui non per mia scelta, Ray? Era l’unica possibilità che avevamo per sfuggire alla Marina- rispose il capitano.
-Questo lo so, ma…
Fu interrotto dal navigatore che entrò nella stanza trafelato.
-Scusate! – esclamò il ragazzo dai corti capelli ramati.
-Craig, dov’eri?
-Capitano, forse ho trovato una soluzione!- rispose quello esultante.
-Cioè?- intervenne Kennet – volete spiegarvi meglio?
-Dunque…- iniziò il navigatore srotolando su un tavolo una carta.
-Capitano, posso…?
Roger assentì e il ragazzo si rivolse alla ciurma.
-In determinati periodi, in alcuni punti precisi, è possibile attraversare le fasce di bonaccia grazie a perturbazioni che portano vento, come sappiamo, ed è possibile calcolare ogni quanto questo accade. L’ultima volta è stato due mesi fa, la prossima sarà fra circa un mese. Se vogliamo riprendere il viaggio, non dovremmo far altro che trovarci qui- indicò un punto sulla mappa- puntuali all’appuntamento.
Il ragazzo alzò di nuovo lo sguardo ed osservò gli altri un po’ intimorito.
Roger sogghignò.
-Lo vedi Ray- disse, rivolgendosi al vice- è stato utile infiltrare uno dei nostri all’Accademia di Rogue Town.
-Quei bastardi della Marina conoscono tanti bei trucchetti - assentì  l’altro.
-Si, ma per un anno intero mi sono dovuto alzare alle cinque della mattina- rispose Craig con aria depressa, provocando le risate generali.
-Fra un mese si salpa!- concluse Roger, sollevando il boccale di rum, e gli altri fecero lo stesso con il consueto entusiasmo.
-Non che mi dispiaccia che la nostra partenza avvenga così presto, ma con Portuguese D. Rouge come la mettiamo?- gli chiese Ray  quando tutti tornarono alle loro mansioni.
Roger si mordicchiò un dito.
-Ci sto riflettendo.
-Comunque ho trovato qualcosa di molto interessante che la riguarda. E’ stato un bel po’  di anni fa, ma forse te lo ricordi. Il capo spedizione di un gruppo di esploratori che fu portato ad Impel Down senza processo, con l’accusa di essersi unito ai pirati. Molti dissero che in realtà aveva ficcato il naso dove non doveva, uno dei tanti martiri della giustizia del Grand’Ammiraglio Kong.
Roger ci pensò su un attimo.
-Si, mi sembra di ricordare una cosa del genere, ma eravamo ancora dei mocciosetti a Rogue Town quando è successo.
S’interruppe un attimo.
-E cosa c’entra questo esploratore con Rouge?
-Tu non ricordi come si chiamava lui, vero?


 Rouge si alzò da terra e si avviò alla casa. Era da un po’ che non tornava lì dentro. Passando attraverso il cortile, accarezzò il muricciolo di mattoni, caldi per il sole che continuava a picchiare, poi si chiuse la porta alle spalle e con un sospiro di sollievo constatò che tutto era ancora al suo posto. C’era solo un vetro rotto, nella finestra alle spalle del camino.
E così quei maledetti pirati sono arrivati anche qui, pensò.
L’importante era che non avessero toccato altro.
Si inginocchiò per terra e prese pazientemente a raccogliere i pezzi di vetro, accumulandoli in un panno.
Quando ne afferrò uno particolarmente grande, le scivolò di mano e andò ad infilarsi in una fessura del pavimento, emettendo un insolito rumore sordo.
Sembrava ci fosse del vuoto lì sotto.
A quello strano suono Rouge squadrò l’asse di legno incuriosita, poi, lasciando perdere i vetri, spostò il tappeto e provò ad infilare le dita in quel piccolo incavo, ma era davvero troppo stretto.
 Si guardò intorno, e individuò il coltellino che Ray, il movimentato giorno della loro conoscenza, le aveva tolto dalle mani.
 Lo afferrò e fece scivolare la lama nel legno, e questa volta funzionò.
L’asse si sollevò con un cigolio e rivelò un piccolo spazio buio, coperto dalla polvere e dalle ragnatele. Cercando di ignorare quegli esserini zampettanti che le si arrampicavano sulla mano, arrivò a toccare il fondo di quel nascondiglio.
 Ma non era legno quello che sentiva sotto le dita: c’era della carta. Sembrava qualcosa di cilindrico.
Lo afferrò e tirò fuori quelle che, sotto uno spesso strato di povere, si rivelarono essere delle pergamene arrotolate.
Le svolse, e all’istante si rese conto di cosa fossero: carte geografiche.
Rouge si grattò la guancia.
Di sicuro non erano né sue, né di Ed, né della mamma. Non restavano molte alternative. Se si trovavano lì dovevano essere di qualcuno che apparteneva alla famiglia, qualcuno che aveva vissuto con loro per qualche tempo, anche se lei non se ne ricordava affatto.
 Infilò di nuovo la mano nel nascondiglio, e questa volta toccò qualcosa di più duro e compatto.
-Wow, questa è bella- mormorò, quando lo estrasse e  vide cos’era.
Aveva la forma una clessidra di legno in cui era stata incastonata una sfera di vetro, contenente un ago con un punta rossa. Vibrava impercettibilmente. Non c’era alcun dubbio, si trattava proprio di un Eternal Pose.
E la cosa più curiosa era il nome che recava inciso sulla base superiore: Sabaody Islands.
Sabaody Islands è un arcipelago sulla Grand Line, ricordò mentalmente,  riportando alla memoria quanto sapesse su quelle terre. Se ne stette lì qualche minuto a pensare, poi raccolse tutto nella borsa e tornò di corsa alla locanda. Era intenzionata a far luce su quella faccenda che la riguardava tanto da vicino.


Tutte le carte erano aperte sul suo tavolo.
Rouge le riguardò, poi le impilò nuovamente una sull’altra e per l’ennesima volta le scorse una ad una.
Sicuramente due erano state più maneggiate di tutte le altre, sembravano più vecchie e consumate.
La prima pareva una comunissima topografia di Sabaody Islands, con la suddivisione esatta dei 79 Grove. La zona dall’1 al 29 era segnalata in rosso, con un segno più marcato accanto al numero 22.
La seconda invece era una carta nautica, in cui era descritta l’area posta tra l’arcipelago e la Red Line. Un cerchio d’inchiostro segnalava le coordinate di un punto che, tuttavia, corrispondeva al mare aperto.
Le altre indicavano zone annesse a Sabaody Islands, tuttavia non erano stati evidenziati punti precisi su di esse.
Ed infine, c’era quella lettera.
L’aveva guardata e riguardata, l’aveva tastata sospettosa ed era stata molte volte sul punto di prenderla e buttarla via.
Rouge esitò, ancora. Non voleva aprirla, no. Perché avrebbe significato scoprire definitivamente chi era stato a nascondere quelle carte in casa, e in fondo già lo sapeva.
Per quale motivo avrebbe dovuto avere a che fare con quell’uomo che non aveva mai conosciuto? Non ne sentiva la mancanza. Si era rassegnata molto tempo prima al fatto di non possedere un padre, e non era certo una tragedia.
Si passò una mano sulla fronte.
Dall’ingresso si cominciava a sentire il chiacchiericcio dei clienti, dalla finestra il frinire dei grilli arrampicati sui rami.
Tutto questo premeva contro il silenzio che aleggiava nella sua stanza, un silenzio sospeso, quasi innaturale.
Sospirò.
Rou, non mentire a te stessa, si disse rassegnata.
Afferrò un tagliacarte e aprì la busta, poi sfilò via la lettera e cominciò a leggerla, mentre le mani tremavano appena.

Roxane,
Ci sono troppi nemici contro di me.
Non so cosa accadrà da ora in poi, ma voglio che queste carte vengano tenute al sicuro.
Il ragazzo che te le ha consegnate è un mio collaboratore, non temere.
Sarebbe stato troppo sospetto se fossi venuto io personalmente, ormai mi sorvegliano giorno e notte.
Queste carte sono il risultato del mio lavoro, ti prego conservale fino a quando non torneremo a prenderle, stessa cosa vale per l’Eternal Pose. Voglio essere sicuro di poter tornare a Sabaody quando le acque si saranno calmate.
Per ora è troppo pericoloso tenere tutto con noi, sarebbe la prova finale per condannarci.
Il Governo non vuole che la Rotta Sottomarina diventi una realtà per il mondo, sta cercando di metterci a tacere in tutti i modi: ad oggi siamo stati convocati a Marijoa.
Ma dimostreremo la nostra innocenza, stanne certa. Non potranno ricattarci a lungo, e prima o poi riusciremo a pubblicare queste carte.
Roxane, non sai quanto mi mancate.
Come sta Eddy? E la piccola? Dio, come vorrei vederla. Adesso ha due mesi e mezzo, vero?
Neanche quest’estate sono potuto tornare a casa.
Mi mancano il sole e il mare di Baterilla, qui fa molto freddo e  questa città sembra non avere fine.
Sembra tutto così immobile nell’inverno, anche lo sguardo degli abitanti.
Spero di non restare a lungo in questo posto.
Ti scriverò di nuovo.  Dà un bacio ai bambini da parte mia. Ti amo.
                                            Tom


Rouge si portò la mano alla bocca.
Per un minuto buono non seppe se arrabbiarsi, mettersi a piangere o ignorare tutto come se non l’avesse mai letto. Non sarebbe cambiato molto.
Poi però sentì nascere una nuova sensazione in fondo alla gola: era come aver fatto la conoscenza di qualcuno che, si accorse, conosceva da sempre.
Era un’idea stupida, lo sapeva, ma in quelle poche righe gli era sembrato davvero di vederlo.
Non era un pirata che li aveva abbandonati. Lui disegnava carte. Era un geografo, un esploratore, come quelli che lei tanto stimava.
Improvvisamente quella sensazione si mutò in orgoglio. Era davvero possibile essere orgogliosi per quel padre sconosciuto?
Lui era passato attraverso la Rotta Sottomarina … doveva essere davvero coraggioso. Ma non era mai più tornato a casa, forse i suoi piani erano falliti.
Per la prima volta provò una punta di rimpianto per non aver chiesto di più a sua madre di quell’uomo.
Poi sorrise.
-Piacere di conoscerti … papà- mormorò, passando le dita sulla carta ingiallita dagli anni.
E sentì come un nodo che si era sciolto, in fondo al cuore.
-ROU! Ma non ci senti, ragazzina!
Sobbalzò tanto forte che cadde dalla sedia.
-Ehi! Sono ancora in riabilitazione!- sbottò contrariata mentre il signor Ioakim la osservava rialzarsi tamburellando con le dita sulla porta.
-Si, ma io ti sto chiamando da un bel po’, e come al solito fai orecchie da mercante!
Rouge spense la lampada da comodino e precedette il locandiere, lasciando che chiudesse la porta.
- Ti sei dimenticata che oggi è giovedì, arriva la posta?- le disse lui scendendo le scale- è arrivata la lettera di Edward.
-Un’altra lettera? Che giornata! -sbottò lei, che era già arrivata alla fine della scalinata per la foga.
-Eh?
-Ehm, niente! Dov’è la lettera?- rispose, guardandosi intorno.
-E’ sul mobile, insieme alle altre!- le indicò lui – ma ora al lavoro, per favore! Sei guarita, ormai non hai scuse!
-Ok, la leggerò dopo- confermò Rouge alzando il pollice, e andò a prendere da bere per servire ai tavoli.


Nello stesso istante Roger uscì sul ponte della sua nave, nel silenzio più totale.
 In quegli ultimi due giorni c’era stata fin troppa confusione a bordo. Senza contare che Shanks continuava a chiedere in giro quando Rouge sarebbe tornata a trovarli.
Estrasse dalla tasca una delle sigarette fregate a Ray e l’accese.  
Diversamente dal suo vicecapitano, che lo faceva unicamente per vizio, per lui quel fumo che si diradava nell’aria notturna rappresentava  una netta sensazione di libertà. Di leggerezza. Gli piaceva pensare che, insieme alla sigaretta, anche una parte del suo malessere sublimasse volando via nel buio.
Quel pomeriggio aveva chiarito la rotta con i suoi uomini, grazie all’abilità del suo navigatore e ai libri di Clover. Presto sarebbero ripartiti, avrebbero di nuovo attraversato l’oceano, forse sarebbero tornati a Rogue Town.
Prima d’allora, però, avrebbe dovuto risolvere quel piccolo problema con sé stesso. Quella ragazza che portava il nome della famiglia,  e che condivideva con lui molto probabilmente anche una qualche forma di Haki, era diventata una grande incognita. La sua attitudine verso di lei configgeva con quanto aveva giurato ad Ohara quel giorno, giuramento che avrebbe mantenuto fino alla fine.
Chiuse gli occhi, espirò il fumo. Altri ricordi soffiati nella notte.


Roger entrò nel giardino.
Trovò Clover quasi subito. Stava dando da mangiare alcuni pesci ad un enorme albatro bianco dal becco ricurvo.
Quando lo notò, gli indirizzò un lieve sorriso.
-Vieni pure. Ho quasi terminato.
Il pirata si avvicinò con le mani tuffate nelle tasche, a passo lento.
Clover passò una mano sul becco color oro del pennuto.
- Gli hanno sparato, lo hanno trovato ieri i bambini sulla spiaggia- disse- si era trascinato fino alla riva. Che magnifico esemplare, vero?  
Roger osservò l’elegante pennuto che camminava pesante sulle zampe, con un’ala fasciata abbandonata lungo il fianco.
-Potrà tornare a volare?- chiese senza riflettere.
- I nostri allievi veterinari hanno curato la sua ferita. Ora tutto sta alla sua forza di volontà- spiegò Clover con tranquillità.
-Gli albatri non hanno forza di volontà- rispose Roger, con uno sbuffo di impazienza.
L’archeologo sorrise.
- Questo animale ha un’apertura alare di più di tre metri. E’ capace di volare attraverso le tempeste sopra i mari più vasti, di compiere viaggi lunghi mesi e mesi. E tu credi davvero che una essere che la Natura ha creato con tanta fame di libertà, possa rassegnarsi a passare il resto della sua esistenza zampettando nel giardino di casa mia?
Roger tacque.
Clover lo invitò a sedersi. Intorno a loro cresceva una vegetazione rigogliosa e colorata. I raggi del sole filtravano attraverso le foglie di palma, creando dei giochi di luci sul terreno caldo.
-Perché volevi parlarmi?- chiese infine il pirata.
- I miei collaboratori mi hanno parlato di te, Roger, di come ti hanno trovato. So che loro ti hanno già accennato qualcosa, ma sarà meglio che ti spieghi tutto dall’inizio.
Quando il professore ebbe terminato il suo racconto, Roger lo guardò con un misto di pietà e scetticismo negli occhi.
-Non potresti essere più chiaro, Clover?
-I Poigne Griffe non sono mai chiari per loro natura, io posso solo dirti la mia interpretazione da studioso.
Essi parlano di un cambiamento, di una nuova giustizia, e di coloro che, grazie al loro potere, aiuteranno a realizzarla. La chiamano ‘la stirpe dei Re’. Ma non abbiamo ancora individuato dove possa trovarsi questo Regno, né possiamo capire in quale epoca potrà avvenire questo cambiamento.
Sappiamo solo che quella che è chiamata ‘la volontà della D.’ è strettamente connessa con tutta questa storia… e quindi ecco che torniamo a te, giovane pirata, e al motivo per cui ho voluto incontrarti.
Sorrise pacatamente.
-Intendi dire- iniziò Roger, esitando- che grazie al potere di questa… famiglia, è possibile abbattere il Governo?
-I Poigne Griffe parlano di ‘cambiamento’. Né di guerra, né di colpi di Stato- spiegò il professore allargando le mani.
Il pirata guardò di lato in uno scatto d’ inquietudine. Tutto quel discorso filosofeggiante cominciava davvero ad infastidirlo.
-Come potrà cambiare il mondo, se ai suoi vertici continueranno a governare delle persone come i Draghi Celesti? Queste tue amate pietre parlano di ‘nuova giustizia’, vero? Dimmi, professore, finora la giustizia dov’è mai esistita?- sibilò, in un soffio.
-Ora parli spinto dall’odio contro la famiglia Alastair- replicò con calma l’altro, senza lasciarsi impressionare.
-NON… - iniziò Roger a denti stretti - … pronunciare quel nome. Io li eliminerò tutti … prima o poi.
Fissò insistentemente il pavimento di fronte a lui. Clover lo osservò mestamente.
-Roger, tu hai due grandi doni- mormorò - Possiedi  un Haki così particolare. Hai in te la ‘volontà della D.’ . Non lasciare che ti guidi la vendetta.
Il pirata sollevò di nuovo lo sguardo, e alzò la voce con rabbia.
-Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare! La lezione di etica vale per i tuoi studenti, Clover! Dovessi vagare per dieci anni in cerca del potere per distruggerli, io ti giuro che prima o poi mi prenderò la testa di quel Drago e dei suoi degni compagni! Te lo giuro, maledizione!
Scattò in piedi e gli voltò le spalle. Sussultava piano. Di nuovo il professore lasciò passare qualche minuto prima di rispondere.
-E’ vero, non sono nessuno per dirti cosa devi fare- riprese con voce calma - Ma ho qualche anno più di te, e posso ragionare in modo lucido laddove tu non puoi. Sento solo che sarebbe davvero un gran peccato, girare dieci anni per una misera testa. Ci sono altri motivi per cui gli uomini attraversano il mare, sai?
-Ad oggi me ne viene in mente uno soltanto- replicò l’altro con voce roca.
-Fà come credi, pirata. Ma ricorda che la nuova giustizia a cui tanto tieni non nasce mai dalle ceneri della vendetta. Il mondo si può cambiare in mille modi diversi, anche con azioni apparentemente insignificanti. Coloro che hanno ricevuto in eredità di sangue questo compito, si ritroveranno a sopportarne il peso; ma tu pensa bene al motivo della tua ricerca, Roger. Non puoi radunare un potere così grande per un sentimento come l’odio. Per quanto possa comprendere il tuo dolore –aggiunse.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e non rispose nulla.
L’archeologo lo scrutò un’ultima volta prima di tornare nel suo studio.
Gli parve di scorgere un albatro con l’ala spezzata.










°°°
Note:

I versi iniziali in francese sono tratti da una delle canzoni di 'Notre Dame de Paris', quella che in italiano è 'Ali in gabbia, occhi selvaggi'. Dire che amo quel musical sarebbe riduttivo :)
E a proposito di citazioni, 'L'albatro' di Baudelaire è in assoluto una delle mie poesie preferite. Si vede??
Passiamo alle note dolenti T.T
Purtroppo molto probabilmente settimana prossima non riuscirò ad aggiornare, causa una serie di cause concatenate (leggi: esami)  :(
Ma la storia va avanti, non temete: nei prossimi capitoli assisteremo alle inaspettate conseguenze delle scoperte di Rou! Quindi stay tuned, pubblicherò appena mi sarà possibile!
Fatemi ringraziare i lettori che seguono silenziosamente, non lo faccio mai :)
Come al solito...
To be continued ;)



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Capitolo 9
*** Consilience ***


Eccomi, come promesso sono tornata! In queste due settimane sono successe tante cose … “fumettisticamente” parlando anche!  
A questo proposito permettetemi un piccolo sclero off-topic sulle ultime scan...
Odaaaa cosa cavolo è successo ??? Non puoi, non puoi lasciarci in sospeso  finendo il capitolo in quella maniera, sei un sadico!!!
*si scrocchia le nocche* Il  573 mi ha lasciato con tanta voglia di vedere quel cagnaccio rosso congelato in una cella frigorifera a prova di lava!

Torniamo a parlare della nostra storia, che l’ho trascurata fin troppo per colpa di questi esami!

Visto che vi ho lasciato a bocca asciutta per due settimane *tutti in coro: guarda che non ne sentivamo la mancanza!*
Beh… comunque questo capitolo sarà lunghissimo come al mio solito!

Spero che vi lasci piacevolmente sorpresi, e che la storia continui ad interessarvi.
Eravamo rimasti con Rouge alle prese con le carte di Tom e l’Eternal Pose. Ma se ben ricordate, c’era ancora qualcosa che doveva leggere^^
Vedremo cosa accadrà, nel frattempo ... angolo delle risposte! (sarò breve, almeno qui)

@ yuki: cavoli, hai commentato per prima! xD Scherzo… Ah, i tuoi interrogativi mi fanno sempre piacere, è bello vedere qualcuno che si lambicca il cervello su questa storia (come la sottoscritta) ! Su Roger diciamo che è chiaro che i Draghi Celesti gli stanno davvero poco simpatici. Ma la verità su tutta la faccenda apparirà più avanti nella storia, vedrete …  Un bacione, carissima!

@ Beatrix: hello, my dear! Non so se il lasciarti confusa sia più un bene o un male xD  Comunque sul fatto della D. sono andata completamente di fantasia perché anche io, come te, sono convinta che Oda affronterà la questione molto più avanti … e non vedo l’ora!
Clover … è il professore di storia e filosofia che avrei voluto avere al liceo ** peccato che mi sia toccata una megera megalomane … Un baciUo, alla prossima! :*

@ KH4: ciao cara! intanto grazie per il complimento, volevo riuscire a dare proprio l’effetto che hai descritto tu e mi fa piacere che sia arrivato^^
E poi… mi sa tanto che c’hai preso su un pezzo della trama!
Leggi e vedrai ;) Bacione!

@ MBP:  Dalle medie mi è sempre piaciuta quella parte del libro di storia che parla degli esploratori che se ne andavano in giro per il mondo sulle navi (Colombo&company).  Per cui dovevo per forza inserirne uno in questa storia^^ By the way, io sostengo Rufy nella campagna: prendete a pugni i Draghi Celesti anche se poi arriva l’Ammiraglio con tutta la flotta ^^ Alla prossima :*

@ meli_mao:  stupidi prof che riescono a far odiare certi capolavori … io odio la Divina Commedia per lo stesso motivo^^’ Tornando alla storia, il finale sarà certamente come dici tu <3 insomma, sappiamo tutti com’è andata a finire … con quel ragazzino lentigginoso che ad oggi combina tanti casini in giro per il mondo!
Spero che la storia continui ad interessarti, cara! Un bacio!

@ Akemichan: ciao! Non preoccuparti … sono felice che Rou non sia una Mary Sue, io le odio tanto ma mi accorgo che non è così facile evitare il problema^^
In ogni caso sei autorizzata a frustarmi via pc se noti una deriva Marysuosa (ma come parlo?)nella storia.
 Lieta che continui a seguire, alla prossima! :*


Grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguite.  Buona lettura!







9. Consilience


Sottili fili di luce filtravano attraverso le serrande non del tutto abbassate, che lasciavano entrare l’aria ancora fresca della notte appena conclusa.
Rouge sollevò appena la testa dal cuscino, buttando uno sguardo  alla vecchia pendola di legno che ticchettava ritmicamente dall’altro lato del letto. Erano le sei del mattino. Puntò i gomiti sul materasso e rimase così per un pò, ad osservare l’orologio. Ad ogni piccolo spostamento di quelle esili lancette dorate, il sonno scivolava via velocemente.
Alla fine si mise a sedere, conscia del fatto che, con tutti quei nuovi pensieri per la mente, avrebbe faticato a tornare a dormire.
Gettò lo sguardo alla scrivania: le carte di suo padre Tom erano ancora lì in disordine, dove le aveva lasciate la sera prima, e il log pose era posato lì accanto, come un qualsiasi altro soprammobile.
E’ inutile che mi guardi con quell’aria innocente, stupido pezzo di legno… cosa ci faccio con voi adesso?, pensò la ragazza, sospirando.
Cosa ne avrebbe fatto di quelle carte? Erano ancora pericolose? C’era forse il rischio che la rintracciassero?
A quello non aveva ancora pensato…
Deglutì e osservò la porta un po’ inquieta, come se da un momento all’altro potesse irrompere un agente del governo per arrestarla.
Finiscila con queste prospettive tragiche, si impose, scuotendo la testa.
Stando a quello che aveva scritto suo padre, quelle carte contenevano la via per la Rotta Sottomarina, senza contare che Sabaody Islands pareva giocare un ruolo importante in quella storia.
Quegli innocenti pezzi di carta suscitavano in lei un misto tra razionale diffidenza ed istintiva attrazione.
Chissà cosa c’entrava l’arcipelago con il passaggio sotto il continente. E il Grove 22… era nell’area fuorilegge! Si diceva che Sabaody Islands fosse uno dei posti più belli e più pericolosi al mondo …
Che si potesse salire su strane bolle ed osservare l’Oceano spalancarsi a perdita d’occhio …
Ma l’entusiasmo svanì in un secondo.
Ma cosa credeva di fare? Voleva davvero arrivare fin laggiù? E poi cos’avrebbe combinato, con in tasca due Berry e delle vecchie carte che garantivano un processo istantaneo ad Enies Lobby?  
In cerca di qualcosa che, sì, esisteva, ma forse anche no… e senza un minimo di appoggio in quell’arcipelago così lontano? Andare via da Baterilla … non l’aveva mai fatto. Era legata alla terra, perché la terra era la famiglia, la terra era dove riposava Roxane.
Sono sicura che la mamma non la prenderà a male se ti allontani per un po’, sussurrò una vocina in fondo al cuore.
Ma non era così semplice … Edward sarebbe potuto tornare a casa. Lei gli scriveva sempre che l’avrebbe aspettato, che sarebbe stata sempre lì.  
Ed ogni settimana tornava alla vecchia casa per tenere tutto in ordine, aspettando che ricomparisse almeno quel pezzettino della sua famiglia per poterne finalmente godere. Inevitabilmente osservava la polvere tornare a depositarsi su quei fragili tesori nel tempio, oggetti che racchiudevano solo memorie e bei momenti.
Chissà quando riuscirò a buttare via tutto, pensò sconsolata.  
Se ne stette lì, per l’ennesima volta seduta alla scrivania, quando le tornò in mente che non aveva ancora aperto l’ultima lettera di Ed.
Anzi, se n’era completamente dimenticata la sera precedente, nonostante Ioakim l’avesse avvisata.
Si riscosse e si stiracchiò, poi si avviò in punta di piedi per le scale, scendendo nella locanda deserta e silenziosa.  Le sedie erano rovesciate ed ordinate sui tavoli, aleggiava ancora l’odore acre del detersivo usato per lavare il pavimento, le stoviglie erano impilate in ordine nel mobile dietro il bancone. Era così strano vedere quel posto tanto silenzioso.
Arrivò al mobiletto dove conservava le lettere e colse l’ultima della pila, ancora sigillata.
Chissà se mi racconterà ancora di quella ragazza che ha incontrato a Marijoa, ridacchiò Rouge tornando di corsa in camera. Poi alzò un po’ la serranda e nella penombra si buttò sul letto, svolgendo la lettera, ma scivolò via un altro foglio, a caratteri stampati, con tanto di croce del Governo Mondiale e firma ufficiale del Grand’Ammiraglio. Doveva averla inserita Ed, per fargliela leggere. Incuriosita, iniziò.
-Uff, ma quanti paroloni!- sbottò subito, scorrendo velocemente tutta la prima parte, fatta di autocompiacimenti sui grandi successi ottenuti dalla Marina Militare ed una lunga serie di frasi di circostanza.
Ma si bloccò arrivando ad uno degli ultimi capoversi:

Per questi meriti si comunica al tenente Portuguese D. Edward che è atteso in Sede per la promozione a Capitano di Vascello. In seguito le saranno fornite direttive sulla nuova  Base da raggiungere.

Spalancò la bocca per la sorpresa: Capitano di Vascello?
-Cavoli Ed! - mormorò, esaltandosi.
Mordicchiandosi il labbro, rigirò la lettera ufficiale, ma dietro non era scritto nient’altro, allora cominciò a leggere ciò che le aveva scritto suo fratello.
Edward era ovviamente molto soddisfatto: ogni riga trasudava gioia ed orgoglio.
Era felice nel sapere che i suoi meriti gli avevano fatto guadagnare quel grado in così breve tempo, e continuava a ripetere che erano tutti contenti delle precedenti missioni, che avevano capito quanto valeva. Diceva di avere persino incontrato il Grand’Ammiraglio, e che quell’ “uomo così onesto e rigoroso” li aveva esortati a continuare a combattere “nel nome della Giustizia”.
Rouge ebbe un lieve tremito e alzò gli occhi dal foglio.
Quei discorsi così pomposi e legati alla causa le davano un leggero senso di irritazione, soprattutto se ricordava le precendenti lettere di suo fratello, in cui traspariva molto chiaramente del malessere per come era gestita la situazione nei mari oltre la Red Line.
Ma tant’era, si disse la ragazza, era sicura che Ed sapesse ragionare con la sua testa. Magari era ancora un po’ esaltato quando aveva scritto quella lettera. Tornò a leggere.
Il ragazzo si dilungò nella descrizione della cerimonia di promozione, e nel descrivere in generale la magnificenza di un posto come Marineford.

“Avresti dovuto vedere le torri, Rou. Sono le torri più alte mai costruite dall’uomo. E poi, la sala delle carte. Tu saresti impazzita,c’era un planisfero grande quanto una parete.”

Lei emise un mugolio afflitto, a quelle parole.
Ma subito lasciò perdere planisferi e quant’altro, perché lesse qualcosa che catturò interamente la sua attenzione:

“ Alla fine della cerimonia, hanno ribadito che ognuno dei nuovi Capitani sarebbe stato mandato in una Base fino a nuovo ordine.  Hanno bisogno di forze fresche per presidiare le zone vicine alla Red Line, che in questo periodo sono le più frequentate dai pirati di ogni tipo.
Noi siamo stati chiamati in un posto molto vicino a Marineford, non so se lo conosci, è l’isola di Nenìas. E’ da qui che ti sto scrivendo, siamo appena arrivati.”

Rouge spalancò la bocca per la seconda volta in pochi minuti, qualcosa le si era risvegliato nella memoria, dalla sera prima.
-Aha!- esclamò poi entusiasta, dimenticandosi di stare parlando da sola mentre gli altri dormivano.
Corse alle carte di suo padre, individuò quella che mostrava Sabaody Islands e le zone vicine.
Seguì con il dito la distanza che separava l’arcipelago maggiore da un gruppo di isole minori: Nenìas era una di quelle, davvero a due passi da Sabaody. Ad occhio e croce sarebbe bastata una notte di navigazione, forse anche meno.
Le prese una voglia matta di saltellare in giro per la stanza: esisteva davvero la possibilità che lasciassero finalmente suo fratello a terra, al comando di una base? In un posto fisso, dove lei finalmente l’avrebbe potuto raggiungere?
Si dimenticò completamente della Rotta Sottomarina, l’importante era che avrebbe finalmente rivisto Ed!
Ma, per la seconda volta, sentì un piccolo groppo in fondo alla gola che pose fine alle sue fantasticherie: c’era sempre qualche intralcio che non calcolava.
Aveva un Eternal Pose che la poteva avvicinare a Nenìas, ma restava il fatto che non aveva una nave.
In compenso aveva quelle carte a quel punto tanto inutilizzabili quanto pericolose.
Poi la soluzione arrivò, tanto incredibile quanto ovvia.


La sala di marmo era fredda ed austera. Le pareti azzurrine riflettevano la luce diafana che penetrava dalle grandi finestrate, conferendo all’ambiente un’atmosfera sospesa, quasi che lo scorrere del tempo non la riguardasse.
Sengoku guardò l’orologio dal quadrante d’oro che portava al polso. Sudava freddo. Ogni volta che doveva fare rapporto, ogni maledettissima volta, Garp spariva e finiva per lasciarlo da solo alle prese con il Grand’Ammiraglio.
Si sistemò il colletto dell’uniforme, deglutendo. Cosa avrebbe dato per essere in qualsiasi altro posto.
Herman Kong, il Grand’Ammiraglio in carica, era un uomo enigmatico e rigoroso, conosciuto in tutto l’ambiente militare per la sua severità ed intransigenza, e per i suoi saldi principi di Giustizia. Per meglio definirli aveva coniato un termine: Giustizia Assoluta, amava ripetere.
Ma Sengoku sapeva che a sostenere quelle medaglie, sotto le onorificenze e la divisa candida, c’era solo uno scheletro di altrettanto candide menzogne.
-Oh, buongiorno, Ammiraglio.
Sengoku si voltò e scattò in piedi con il saluto militare, mentre l’altro si accomodava sulla poltrona di fronte.
-Buongiorno, signore!- rispose in tono fermo.
-Riposo, Ammiraglio. Prego, si sieda pure- cominciò quello agitando pigramente una mano, e prendendo alcuni rapporti sparsi sulla sua scrivania.
L’ufficiale si mise di nuovo a sedere lì dov’era stato per tutto quel tempo mentre attendeva il suo arrivo. Osservò Kong  mentre leggeva silenziosamente i rapporti. I piccoli occhi neri scorrevano veloci le righe, non lasciando trasparire alcuna espressione, talvolta corrucciava impercettibilmente la fronte, e quelle rughe d’espressione e  le guance cadenti sotto il peso degli anni gli conferivano la curiosa apparenza di un cane.
Era un vecchio cane che non voleva mollare l’osso.  Quanto amava quella poltrona, il Grand’Ammiraglio.
Sengoku serrò la mascella.
-Bene- scandì Kong posando i rapporti di nuovo sul tavolo, con un sorriso strascicato.
-Buone notizie, Signore?- chiese l’Ammiraglio, fingendo interesse.
-Puoi dirlo, Sengoku!- ghignò l’altro, scoprendo i denti gialli –le nuove leve sono tutte arrivate a destinazione. Si cominciava a sentire la mancanza di una certa disciplina, da queste parti. Ma torniamo a noi! Dov’è finito il Vice Ammiraglio Monkey D. Garp?
L’ufficiale minore si sistemò gli occhiali sul naso.
-Signore, si scusa di non essere presente, ma un lutto improvviso lo ha richiamato nel Mare Orientale. Si tratta di… suo fratello… Ernest.
Kong fece un’espressione contrita, alzando le sopracciglia.
-Mi spiace, gli manderò una lettera di condoglianze- recitò.
 Sengoku ringraziò la sua proverbiale abilità nel dissimulare,  ben conscio che Garp non aveva fratelli, e che sicuramente non si trovava nel Mare Orientale.
-Benissimo- riprese l’altro in tono pratico- allora sarai tu a dirmi come vanno le cose con quel pirata di Rogue Town …
-Gol D. Roger- precisò Sengoku con una punta di irritazione.
-Esatto … Seiji Alastair continua a chiedere la sua cattura, insistentemente- rispose l’altro –voglio quindi sperare che abbiate buone notizie.
Sengoku incrociò le mani sulle ginocchia, e tirò fuori tutto il suo spirito diplomatico.
-E’ questione di tempo, Signore, lo prenderemo. Prenderemo quel criminale, pagherà per le sue colpe.
Il Grand’Ammiraglio lo guardò. Poi si mise a ridere,prima piano, poi sempre più forte. Era una risata vuota, senz’anima.
L’Ammiraglio sobbalzò, spiazzato.
-Per un attimo puoi anche smetterla di fare il soldatino modello, Sengoku. Siamo solo noi due, come vedi- precisò l’ufficiale.
- … Signore?- mormorò l’altro, risentito.
-Tu parli di colpe? Ah, la colpa… - iniziò pacatamente lui – mio giovane Ammiraglio, è un concetto talmente relativo…
Sengoku rimase senza parole. Sentir parlare di relatività da un uomo come Kong, che, agli occhi del mondo, viveva di assoluti era davvero una stranezza.
-A  cosa si riferisce, Signore?- chiese, esitante.
Il sorriso giallastro del Grand’Ammiraglio si allargò, sgradevole.
-A tutto e a niente. Ma, per esempio … ecco, prendi ad esempio il caso di Seiji Alastair. Il capo famiglia di una delle più importanti famiglie di Draghi Celesti. Un uomo che passa la sua vita nel suo castello d’oro, che è abituato alla devozione più assoluta, che ama rendere ogni cosa sotto il suo completo controllo. L’abitudine diventa una regola, per lui. Poi un giorno accade che un ragazzino della metà dei suoi anni rompe questa regola, improvvisamente. Il ragazzino diventa colpevole. Ma ora poni il caso che è la stessa regola, la stessa abitudine, ad essere un crimine, come può essere definito il ragazzino? Colpevole di combattere un colpevole? Non diventa quindi … innocente?
Sengoku sgranò gli occhi.
-Signore, ciò che ha detto … vuol dire che non esiste una Giustizia che sia in grado di valutare realmente chi ha davvero sbagliato?
Kong si sollevò pesantemente dalla poltrona, e squadrò dall’alto in basso il suo ufficiale.
-Te lo concedo, Sengoku, è vero. Ma… se cominciassimo a propugnare certi concetti, ho paura che si darebbe il via a pericolose opposizioni al nostro sistema. Si tratta di idee sconsigliabili, diciamo.
Si diresse verso una delle grandi vetrate, osservando fuori. Sengoku fissava quell’uomo con crescente risentimento misto ad una deforme ammirazione.
 -Per questo, la Giustizia relativa, inevitabilmente, si piega di fronte a quella Assoluta. Che è il mezzo più forte per proteggere il nostro status, in effetti.
Si voltò. Scosse la testa, con espressione compunta.
-Sono tempi difficili, Sengoku.
L’Ammiraglio annuì, nauseato. Doveva riconoscere a Kong una certa abilità nel saper gestire fluidamente tutto il marcio del loro sistema.
-Dobbiamo difenderci dall’avanzata della pirateria- continuò l’alto ufficiale, avvicinandosi di nuovo.
Sengoku annuì per la seconda volta, mentre una piccola parte di lui si convinceva delle parole di quel vecchio cane.
-E per questo, dobbiamo tenerci stretti alleati come le famiglie di Marijoa, e magari chiudere un occhio … sulle loro colpe.
L’altro per la terza volta assentì, e fu certo che, in fondo, fingere di avere saldi principi a cui appoggiarsi era il metodo migliore per ostentare forza e potere, e riuscire a sopravvivere in un mondo tanto ostile.
-Ho capito, Signore- rispose con voce piatta.
-Mi fa piacere- strascicò l’altro storcendo la bocca.
Sengoku si sistemò di nuovo il colletto, si asciugò il sudore sulla fronte.
-Confido in una soluzione della vicenda, Sengoku, altrimenti dovrò considerarti alla stregua di quei ragazzini incapaci che corrono dietro agli ideali di questa bandiera credendo che le sorti del mondo si decidono combattendo in battaglia- disse, indicando il simbolo del gabbiano dietro le sue spalle.
-Nossignore- rispose l’altro, sentendo una punta d’umiliazione in fondo al petto.
-Il mondo si decide nei palazzi- mormorò Kong con un’espressione appagata.
-Quando avrai capito questo, potrai prendere il mio posto come Grand’Ammiraglio.
Gli occhi di Sengoku si illuminarono, improvvisamente si sentì di nuovo esaltato. Cercò di nascondere l’emozione che aveva provato a quelle ultime parole.
Purtroppo però non sfuggì a Kong, che per l’ultima volta, prima di uscire, mostrò il suo sorriso giallastro in una smorfia di superiorità.
-Ma credo che avrai ancora molto tempo per rifletterci in tutta tranquillità. Buona giornata, Ammiraglio.
-B… buongiorno, Signore.
Sengoku rimase solo nella stanza, inebetito.
Osservò allontanarsi quell’uomo che incarnava ciò che più lo nauseava, e ciò in cui si era ridotto a credere, per arrivare al suo grado nonostante la giovane età. Lui non era come Garp, che continuava a rifiutare la carica di Ammiraglio. Appena ne aveva avuto occasione, l’aveva artigliata e se l’era cucita addosso con il suo servilismo.
Osservò la poltrona che il Grand’Ammiraglio aveva lasciato vuota, appena scostata dalla scrivania. Pelle lucidissima, nera.
 Poi guardò l’enorme bandiera della Marina appesa sulla parete. Il potere di tutte le flotte del mondo.
 Un giorno quel posto sarebbe stato suo.


Rouge voleva aspettare la sera per mettere in atto il suo piano, ma quando, quel pomeriggio, vide passare Rayleigh davanti alla locanda, si fiondò in strada e lo inseguì a passo svelto.
-Ray!
Il ragazzo si voltò e le fece un gran sorriso. Lei si avvicinò con il fiatone.
-Ciao, peperoncino! Qual buon vento?- chiese, mite.
Rouge fece segno di aspettare mentre riprendeva fiato. Poi si schiarì la gola e parlò fermamente.
-Devo… vedere Roger.
Il vicecapitano guardò prima lei, poi il cielo azzurro, poi di nuovo lei, e si grattò il mento.
-E pensare che oggi era una così bella giornata. Perché vuoi far nevicare?
Rouge lo guardò sarcastica.
-E’ una cosa seria. Devo parlargli a quattr’occhi.
-Posso sapere a che fine? Vuoi cercare di ucciderlo?- ridacchiò lui.
-Se tutto va bene, lo saprete presto. Digli solo che… riguarda la Rotta Sottomarina- rispose lei, con un sorriso sibillino.
Rayleigh annuì un po’ dubbioso.
-D’accordo … potresti parlargli ora, alla nave.
Rouge si sentì di nuovo avvampare per tutto quello che aveva involontariamente combinato nei giorni precedenti.
-Ehm… non è che possiamo giocare in campo neutro?
Ray scoppiò fragorosamente a ridere.
-Vedi, fai tanto la misteriosa e poi sei sempre la solita mocciosetta! Che ridere!
-Aaah, sta zitto, Ray!- rispose piccata lei,  tirandogli una manata sul braccio.
-Uh, va bene comunque … gli dirò che hai qualcosa di importante di cui parlare … anzi, ripensandoci non credo che verrebbe se gli dicessi una cosa simile. Diciamo che lo porterò qui alla locanda con una scusa e poi glielo dirò alla fine- aggiunse, ripensandoci.
-Allora aspetterò qui- concluse lei, alzando il pollice.
Poi si andò a sedere sulla sedia di vimini in cortile e aprì un libro.
Due minuti dopo era profondamente addormentata, complice l’ora a cui si era svegliata quella mattina e il libro molto poco interessante. Senza quasi rendersene conto, aveva lasciato scivolare il tomo per terra, aveva appoggiato la testa sul dorso della mano e si era accoccolata sull’ampio bracciolo della poltrona, all’ombra dei rami dell’ulivo che ondeggiavano appena smossi dal vento. Se ne stette così per lungo tempo.
-Eddy… finiscila- biascicò, provando un leggero fastidio sul braccio.
Qualcosa continuava a punzecchiarla vicino al gomito.
-...basta Ed…
-Saluta Ed e torna nel mondo dei vivi, Rou. Ti ho portato il capitano!
-Ah!- si svegliò lei di soprassalto, mentre Ray buttava per terra un bastoncino.
Poco lontano c’era Roger, con le braccia incrociate e  l’aria di chi era stato condotto lì con l’inganno, anche se la sua espressione era vagamente ironica per averla trovata nel mondo dei sogni.
Lei si sistemò il vestito sulle gambe e cercò di darsi un contegno.
Roger fece due passi avanti.
-Ecco qui, era con lui che volevi parlare, no?- disse Ray con un ghigno.
-Tu non hai idea di quanto questo ti costerà- sibilò Roger.
-Gli ho detto che avevo bisogno d’aiuto per portare le botti di rhum- chiarì il vicecapitano a Rouge con noncuranza.
Lei si alzò in piedi cercando di nascondere un moto di gratitudine verso Ray per aver fatto fare a Roger la figura del fesso.
-Grazie mille, Rayleigh.
-Allora, cos’è questa storia?- chiese il capitano con la sua solita aria scocciata –questo idiota ha parlato di qualcosa riguardante la  Rotta Sottomarina…
-Sshhhh!!!- saltò su  Rouge, con l’indice sulla bocca.
-Mi hai interrotto- constatò il capitano.
Rouge lo guardò eloquentemente.
-Certo che ti ho interrotto! Non possiamo parlarne qui, ho bisogno di mostrarti una cosa.
Ray alzò appena un sopracciglio.
La ragazza si guardò intorno, poi aprì la porta d’ingresso ed entrò nella locanda, ma con suo enorme disappunto vide che Ioakim e Mari, mentre lei era addormentata, erano rientrati e parlottavano del più e del meno. Avrebbe giurato che sarebbero stati fuori tutto il pomeriggio.
Uscì subito.
-Maledizione, non possiamo parlare di fronte a loro!- mormorò, più rivolta a sé stessa che al pirata.
-Si può sapere- esordì lui di nuovo- che cosa diavolo vuoi?
Lei lo fissò aspramente.
-Guarda che se avessi potuto chiedere a qualcun altro l’avrei fatto- lo rimbeccò.
Ray tenne mentalmente il conto. Due a zero per lei.
-Quindi?
-Quindi…- pensò Rouge guardandosi intorno- …vieni con me.
-Mi stai dando un ordine?
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Quindi, per favore signor capitano, se vuole gentilmente seguirmi
Il vicecapitano osservò i due andare avanti così per un minuto buono, fino a che Roger non si decise a seguirla.
-Ray, per favore- disse lei con enfasi- tu ora entri e fai in modo che Mari e Ioakim rimangano a parlare lì dove sono. Che ne so, intrattienili, raccontagli qualcosa …
-Capisco sempre meno ma… beh, m’inventerò qualcosa, se è per la buona riuscita del tuo piano misterioso- rispose alzando le spalle.
Lei gli sorrise con gratitudine e s’incamminò, seguita ad una certa distanza da Roger.
Li osservò camminare in quello strano modo fino a che sparirono dietro l’angolo della casa.
Poi, a sua volta, entrò nella locanda, salutando i padroni con entusiasmo.
Nel frattempo i due, senza dire una parola, erano arrivati ai piedi di un vecchio albero ricurvo, che stendeva i suoi rami fino al balcone del primo piano.
-Ma non potevamo semplicemente entrare dalla porta?- commentò Roger osservando l’albero.
-Sarebbe sembrato un po’ sospetto, non credi?- rispose lei, girando intorno al tronco.
Poi afferrò un ramo più basso e prese ad arrampicarsi.
-Allora?- chiese, vedendo che Roger era fermo al suo posto con nessuna voglia di muoversi.
-Questo è uno scherzo, io me ne vado- disse lui, levandosi i capelli dagli occhi.
Rouge alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
-Sei proprio sicuro di non voler sapere che ho trovato … che ho trovato la Rotta Sottomarina?- aggiunse, sporgendosi in avanti ed abbassando la voce in un sussurro.
Il pirata la guardò attonito.
-Ti prendi gioco di me?- chiese, freddo.
Rouge ne aveva abbastanza.
-Hai forse paura di salire su un albero, capitano?- sbottò.
E tornò ad arrampicarsi, ma mise male un piede e per poco non scivolò. Fece un buffo movimento e riprese l’equilibrio per un pelo. Sentì Roger sogghignare e mormorare qualcosa, ma non si voltò e raggiunse il balcone della sua stanza tutta rossa in viso.
Entrò cercando di non pensare al fatto che stava lasciando entrare la persona che meno sopportava sulla faccia della terra nel suo piccolo rifugio. Gettò uno sguardo nervoso alla quantità di foto e oggetti personali che erano sparsi per la stanza, ma non era quello il momento per provare imbarazzo.
Lui entrò guardingo.
-E’ camera tua?
-Già- disse lei, sulla difensiva.
-Complimenti per l’ordine- osservò il pirata, sarcastico.
-Parliamo di cose serie- non raccolse Rouge, assicurandosi che la porta fosse ben chiusa.
Poi andò alla scrivania e mise una mano sulle carte, fissando Roger.
-Ho intenzione di proporti un accordo- disse in tono solenne, indicandogli una sedia.
-Tu … hai intenzione di fare un accordo con me?- rispose quello, senza sedersi. Si appoggiò allo schienale del letto. Tuttavia non riuscì a nascondere un certo interesse nel vedere l’Eternal Pose di Sabaody Islands posato sulla scrivania.
Rouge prese le carte e le arrotolò, tenendole strette nelle mani.
 Prese un bel respiro e non si pose ulteriori domande.
-Tu hai bisogno di queste, se vuoi arrivare alla Rotta Sottomarina- iniziò, nel modo più convincente possibile. Attese che lui facesse uno dei suoi soliti commenti, ma quello tacque, l’espressione impenetrabile.
-Ed anche di questo- continuò, mostrandogli l’Eternal Pose.
-Perché mi dovrebbero essere utili un rotolo di vecchie carte ed una rotta per Sabaody?- chiese.
Lei gli voltò le spalle e  srotolò sulla scrivania la cartina che mostrava l’arcipelago con quella strana x in mare aperto, poi quella che indicava il Grove 22. Roger la raggiunse e guardò anche lui, posando una mano sul tavolo.
Rouge gli gettò uno sguardo fugace: i suoi occhi neri osservavano quei segni con malcelato interesse.  Le sue dita scorrevano lentamente sulla pergamena seguendo le rotte segnate tanto tempo prima da Tom, sfogliavano carta dopo carta tutti quegli antichi documenti. Aveva dei taglietti invisibili sulle nocche, quasi che quelle mani fossero gelide. Chissà se erano davvero fredde. Provò l’istinto di toccarle.
Rou, ma che diavolo vai a pensare?
Si riscosse e si costrinse a guardare fuori dalla finestra.
Quando quello ebbe finito di analizzare la sua nuova scoperta, alzò lo sguardo su di lei.
-Da dove vengono queste cose?- mormorò.
Per la prima volta non cercò affatto di mascherare la curiosità. Reclinò un po’ la testa, in attesa di una risposta.
-Questo non fa parte del nostro accordo- rispose lei, un po’ esitante.
Il pirata sogghignò e guardò la porta.
-A quanto pare conosci gente pericolosa- commentò –cosa ne direbbero Ioakim e Mari, se scoprissero che hai in casa roba del genere?
-Loro non lo sapranno- rispose in fretta lei.
-E perché lo hai detto a me?
Rouge si rimise dritta in piedi e lo guardò con un sorriso soddisfatto.
-Qui viene la seconda parte del nostro accordo. Io ho bisogno di una nave. Se vorrete queste carte, mi porterete prima a Sabaody Islands.
Roger ammutolì.
-Cioè … mi stai chiedendo di partire con noi?- chiese, incrociando le braccia.
Il sorriso di Rouge si allargò.
-Solamente fino all’arcipelago. Ed ovviamente, una volta a Sabaody, l’Eternal Pose torna alla sottoscritta.
Roger la guardò malissimo.  
-Cosa mi assicura che quelle carte siano autentiche?
-Cosa mi assicura che non cercherai di rubarmele e lasciarmi in mezzo all’Oceano su una scialuppa?
-Non credo che sprecherei la scialuppa.
Rouge abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. Poi lo fissò, stancamente.
-Una volta tanto potremmo provare a fidarci.
Il pirata riflettè, passandosi una mano tra i capelli. Sembrava gli costasse molta fatica valutare quella proposta. Osservò brevemente la  conchiglia appesa al collo di lei.
-Accordato- disse, infine.

Quella sera Roger comunicò a tutta la ciurma il cambio di rotta, e la prospettiva di trovare il passaggio sottomarino infiammò gli animi dei compagni che fecero festa per tutta la notte.
Rouge osservò per un pò quella marmaglia in festa, quando fu raggiunta da Ray.
-Allora, che grande novità- esordì lui, con il suo solito modo di fare.
Lei non rispose nulla.
-Cosa c’è? Non sei contenta? Non hai detto che così potrai rincontrare tuo fratello?
Rouge si morse il labbro.
Fino al pomeriggio era sembrato tutto così semplice. La prospettiva di tornare da Ed le aveva fatto dimenticare tutto il resto. La sua vecchia casa, Baterilla. E, non da meno, anche il fatto di dover viaggiare su una nave pirata.
-No … è che… insomma, sono successe così tante cose da quando siete arrivati- abbozzò un sorriso.
-E non sono sicura che queste scelte siano le più prudenti- concluse, tirando su col naso.
Il vicecapitano reclinò la testa ed abbandonò la sua espressione ridanciana.
-La prudenza, che bella cosa. Mi piacerebbe possederne un po’, di tanto in tanto. Mi sarei evitato molte cicatrici- rispose sereno, indicandosi il segno che gli attraversava la parte destra del viso dalla fronte allo zigomo.
-Però- continuò, abbassando la voce- sono sicuro che, se non avessi seguito ciò la vita mi metteva davanti, ora sarei pieno di cicatrici qui dentro.
Si battè una mano sul petto.
Rouge sentì gli occhi lucidi.
-Sono quelle che bruciano di più,e si chiamano rimpianti. Sono il segno di tutte le strade che si è preferito non intraprendere.
La ragazza strizzò gli occhi, abbassando le palpebre. Una lacrima solitaria scivolò sulla sua guancia.
-Ray, io … ho paura.
-Di cosa?- sentì chiederlo.
- … di questo salto nel buio.
Riaprì gli occhi, si passò il dorso della mano sulle palpebre.
-Ma senti che sia la cosa più giusta da fare?- continuò lui, calmo.
-Si.
-E allora lascia che ti dica una cosa, peperoncino. L’ignoto fa paura, è vero. Fa paura a tutti, anche ai pirati, ai vecchi lupi di mare. Ma una volta che ci sei dentro, è lì che senti  davvero la libertà. Lì capisci cos’è davvero, la senti sulla pelle, nella consapevolezza di non sapere a cosa stai andando incontro, nella certezza che stai seguendo la tua volontà e che fin quando avrai una vela con cui navigare continuerai ad andare avanti, perché è quella la strada che hai scelto di percorrere. E ci sarà sempre qualcosa che ti farà paura, ma continuerai ad affrontarlo perché credi in ciò che ti ha condotto fino a lì. Quindi se senti di dover partire, vuol dire che è ciò che devi fare.
Rouge esitò, poi annuì.
-Avanti! Se vuoi salire sulla nostra nave ora mi devi fare un bel sorriso, abbiamo già un gran bisbetico a bordo e non ce ne serve un altro– esclamò Ray battendo forte il pugno sul tavolo.
Lei annuì più forte, mettendosi a ridere.
-Ok!- replicò e batté a sua volta il pugno sul bancone.
Era bello contare su certe persone, pensò Rouge quella sera.
Restava il fatto che, belle parole di Ray a parte, avrebbe dovuto trovare il modo per dire a Mari e Ioakim che all’arrivo dell’autunno se ne sarebbe andata via da Baterilla.
 











°°°
Note:
-Forse avete capito che Sengoku, al momento, mi sta un po’ sulle bolas. E pensare che fino a poco tempo fa mi sembrava così pacioso …
-A voi capita mai di parlare da soli o con gli oggetti, quando riflettete su qualcosa? A me si ò.O
Spero di non essere pazza,  e comunque Rou non lo è, anche se parla con l’Eternal Pose xD
-‘Consilience’, il titolo,  vuol dire ‘accordo’ ma anche ‘coincidenza’. Mi sembrava adatto^^
Alla prossima, ciurmaglia!
To be continued ;)



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Capitolo 10
*** Thoughts ***


Buongiorno!
E rieccomi qua, con il mio naturale ritardo...
Oggi non sarò di molte parole, stranamente, sono un pò giù per certe (piccole) cose extra-scolastiche che mi sono successe...
In più sono veramente inca**ata nera perchè settimana prossima non potrò aggiornare: all'uni hanno piazzato due esami e due prove in quattro giorni, non scherzo... Bah.
Tiratemi pure pomodori ed affini, mi rendo conto che queste pause sono scoccianti (anche se la storia è solo una fic, certo... ma per me sono scoccianti!)
Scusate se non vi rispondo per questa volta, mando un grande grande abbraccio a yuki (ahah, di nuovo prima xD) , meli_mao, Akemichan, Bea, MBP e KH4.
Grazie mille, ragazze, i vostri commenti mi fanno sempre tanto piacere  :)
Vi lascio con un capitolo extra-lungo,un pò 'frivolo' e vagamente nostalgico, spero vi piaccia e compensi un pò quello che mancherà settimana prossima.
*si arma di forza e coraggio e parte per la guerra*




10. Thoughts


Agosto arrivò trascinando con sé un caldo torrido.
A Baterilla il clima era sempre piuttosto mite, anche in inverno, ma in quei giorni diventava davvero insopportabile.  Si vedevano sempre meno persone in giro per le strade dell’isola, in molti preferivano starsene rintanati nella penombra sonnacchiosa delle loro case o nei piccoli locali nell’attesa che passassero le ore più calde.  
Il villaggio era praticamente deserto,  al di fuori delle abitazioni si sentiva solo il ripetersi del verso di grilli rintanati al fresco tra le ombre dei rami, e più in lontananza il mite rumore del mare.
Due erano le ipotesi: bisognava essere o zanzare o persone molto folli, per mettere piede fuori casa quelle mattine.
Rouge sbuffò e posò senza troppe cerimonie le piccole botti d’acqua per terra, all’ombra di un albero. Si appoggiò al tronco e si passò una mano sulla fronte, massaggiandosi la spalla indolenzita.
Mari doveva essere una sadica, non c’era altra spiegazione, se l’aveva mandata fuori a prendere l’acqua in una giornata come quella.
Il pozzo di fronte alla locanda è asciutto, devi tornare al paese!, aveva sbraitato.
Grazie tante, pensò la ragazza, legandosi di nuovo i capelli e rimettendosi in spalla i due otri legati insieme con una cinghia.
Quello era un lavoro da uomini, ma Ioakim sfortunatamente si era fratturato il polso e quindi toccava sbrigare tutto a lei. Senza contare che la locandiera aveva un diavolo per capello e trattava male anche suo marito, quasi fosse tutta colpa sua.
Rouge rise amaramente. Quella donna non sarebbe mai cambiata. Svoltò l’angolo e scorse un triangolo di mare tra lo scorcio di vecchie case, che la riportò ai suoi pensieri.
 Erano passati diversi giorni dalla sua decisione, ma non aveva ancora affrontato l’argomento con i due locandieri. Stava solo aspettando il momento giusto, poi avrebbe parlato loro.
In compenso però aveva messo in chiaro un po’ di cose con Roger.
Mentre camminava, sorrise vagamente al ricordo del dialogo della sera precedente. Ormai se n’era fatta una ragione, suo malgrado provava un perverso diletto nello scontrarsi con quel capitano.

**

-Gli accordi si scrivono e si firmano, da sempre! Sono cose comuni al mondo intero, e ci ho messo un pomeriggio per scrivere tutto!
Gli sventolò il foglio davanti alla faccia. Roger la guardò insolente.
-Le leggi del vostro mondo non valgono in mare, mocciosa. Se vuoi salire sulla mia nave dovrai stare ai miei metodi, ed io non ho assolutamente voglia di compilare stupidi accordi scritti- replicò, togliendole il foglio dalle mani, tuttavia prendendolo a leggere.
Rouge incrociò le braccia. Si guardò intorno, controllando che sia Mari che Ioakim fossero abbastanza lontani.
-Allora niente Log, e niente carte. – bisbigliò con una smorfia - Che disdetta, i tuoi uomini erano così contenti …
-Allora- iniziò Roger aggrottando le sopracciglia, scorrendo le righe una ad una- innanzitutto puoi scordarti il fatto che non lavorerai. Ognuno sulla nave lavora e tu non sarai da meno, dovessi pulire il ponte di coperta quattro volte al giorno.
-Non ho detto che non voglio lavorare. Lavorerò alla pari di tutti, né più né meno- rispose lei.
Il pirata la guardò per un attimo, poi tornò a leggere. Puntò il dito su una riga.
-Che cosa significa “la possibilità di ricevere lettere”?
-Tutte le lettere che arriveranno a Baterilla. Mari me le manderà con uno dei gabbiani postini, che sanno sempre trovare la strada- spiegò la ragazza fermamente.
Roger scosse la testa.
-Sei di un’ingenuità così ... Hai idea di dove stiamo andando? È la Grand Line, non questa pozzanghera d’acqua del Mare Meridionale. I tuoi famosi gabbiani postini finirebbero come nella pancia di qualche Re del Mare ancor prima di accorgersene. Oppure, nel peggiore dei casi, potrebbero indicare la nostra posizione a chi non vogliamo lo sappia. Quindi scordati anche questo- rispose lui con fredda calma.
Lei rimase interdetta a metà di una rispostaccia. Non poteva dargli torto.
-Terzo…- continuò lui scorrendo la lista che Rouge aveva messo su.
Ad un punto fece un’espressione curiosa e alzò lo sguardo su di lei.
-“Una camera privata e relativa chiave”- recitò.
Rouge annuì vigorosamente.
- Mi pare che questo fosse scontato!- chiarì, con il tono di chi non ammetteva repliche.
Fu il turno del capitano di incrociare le braccia.
-Spiacente ragazzina, ma non abbiamo la stanza degli ospiti. Non è una nave da turismo, nel caso non te ne fossi accorta- rispose con un sorriso di scherno.
La ragazza fece una faccia scurissima.
-Io voglio la mia stanza, altrimenti saluta le carte- ripetè, ancora più irremovibile.
-E tu saluta il tuo amato fratellino- rispose lui con noncuranza – lo hai capito che è inutile ricattarmi con questi fragili argomenti?
Rouge si disse che le sue argomentazioni non erano tanto fragili, ma che il capitano voleva farle passare per tali. Ormai lo aveva capito.
-E va bene, ammesso che non avrò la mia stanza, dove dormirò? In cantina? Sul ponte?
-In cantina finiresti mangiata dai topi e sul ponte, d’autunno, moriresti di freddo. Sono opportunità allettanti ma, checché tu ne dica, io rispetto i patti. E il patto è scaricarti viva a Sabaody. Fino ad allora una brandina in camerata con la ciurma andrà benissimo.
Lei inclinò la testa e lo fissò. Lui, come al solito, era pienamente convinto di quello che sosteneva.
-Stai scherzando?- esclamò Rouge.
-No- rispose lui con naturalezza.
-Piuttosto mi addormento in piedi appoggiata al muro- rispose lei, allargando le braccia.
-Ah, è una possibilità anche questa.
Rouge si arrotolò un ricciolo intorno all’indice.
-Perché non posso avere una stanza? Tu ce l’hai la tua- disse rabbuiata.
Quando non aveva più argomenti, ci provava con l’evidenza. Anche quando inevitabilmente portava a risposte più che prevedibili.
-Perché io sono il capitano, mi sembra ovvio.
-Ed io sono una donna, nel caso tu non te ne fossi accorto!- sbottò lei irritata a voce acuta, scuotendo i lunghi capelli rossi nervosamente.
Le parve di intravedere un mezzo ghigno sul volto di lui, ma dopo un secondo pensò di averlo sognato.
-Me ne sono accorto, invece.
A quella risposta Rouge sentì un piccolo tuffo al cuore. Non ebbe neanche il tempo di riflettere su quella inedita sensazione.
-I tuoi isterismi sono tipicamente femminili- concluse lui.
Rouge si schiarì la voce e deviò il flusso dei suoi pensieri.
-E tu sei sicuro di voler sottoporre questi isterismi alla tua ciurma anche quando si tratta di dormire? Io parlo anche nel sonno! Anzi, strillo nel sonno, ho dei terribili incubi- continuò , andando di fantasia.
Lui si chinò in avanti. Troppo vicino. Rouge improvvisamente voltò lo sguardo di lato.
-Allora in quel caso ti farò tacere io- rispose il pirata con tranquillità.
Lei posò subito un bicchiere di rum a separarli.
-C’è il letto dell’infermeria!- esclamò in fretta.
Roger si tirò nuovamente indietro sullo sgabello. Parve pensarci.
-Va bene- assentì infine -se non ne avremo bisogno potrai usarlo tu.
Lei si illuminò in un sorriso vittorioso.
-Ma non aspettarti altri lussi, ragazzina. E questo stupido elenco lo puoi usare per il fuoco del camino- precisò il pirata, lasciandole il foglio sul bancone.
Lei non disse altro.

**


Si sistemò sulla spalla una delle due botticelle che ondeggiava pericolosamente.
Certo, era felice di aver ottenuto almeno una parvenza di autonomia su quella nave, ma una sensazione di singolare disagio le era di nuovo scivolata nello stomaco ricordando quella conversazione.
C’erano alcune frasi di Roger che l’avevano colpita più di quanto avrebbero dovuto.
‘Ti farò tacere io’… era una minaccia, vero? Ma è ovvio che era una minaccia.
Cos’altro avrebbe dovuto essere, stupida?

Accelerò il passo, cercando di lasciare indietro quei pensieri  quasi fossero zanzare che la infastidivano. Ma i pensieri andavano più veloci di lei.
E sono una donna, nel senso che sono un’isterica. 
S’impose di non pensarci affatto. Aveva fin troppi casini per la testa e non sarebbe stato affatto salutare scoprirne di nuovi.
Maledizione.
Finalmente intravide la locanda. Tirò un sospiro di sollievo.  Una volta arrivata, posò le botti in cortile ed entrò nel locale.
-Mari!Signora!- chiamò, col fiato un po’ corto.
Nessuna risposta. Si guardò intorno, passandosi  di nuovo una mano sulla fronte sudata.
-Signora, sono tornata. Ho lasciato l’acqua in cortile così … - iniziò, ma si bloccò vedendo la locandiera che la osservava in silenzio da in cima alla scala.
Vedendo che la osservava con una lettera tra le mani.
-… Mari- iniziò la ragazza, con un tuffo al cuore.
-Rou- la interruppe la donna, scendendo le scale.
La rossa attese in silenzio. Aveva capito fin troppo bene, dall’espressione della padrona, di quale lettera si trattasse.
-Rou- ripetè lei, una volta che le fu vicina- ti dispiace se ci sediamo un attimo?
Non c’era traccia di risentimento, di rabbia o di tristezza. Lei non seppe che altro fare se non assecondarla.
-Stamattina sono entrata in camera tua, e c’era questa.
Posò la lettera sul tavolo.
-Eddy è stato promosso, quindi?- chiese.
-Si- rispose brevemente lei, mordicchiandosi un’unghia.
La donna sorrise in modo strano.
-Quindi ora ha una base fissa, vero?
Rouge seppe che Mari aveva già capito tutto.
-Si- continuò impassibile.
-E tu hai lasciato questa lettera sul tavolo di proposito perché io la leggessi.
Questa volta non rispose nemmeno, in fondo quella non era una domanda. Abbassò gli occhi.
-Mari, io te lo devo dire- mormorò.
Vide le mani della donna intrecciarsi sul tavolo di legno. Si costrinse a guardarla.
-Io … io ho intenzione di raggiungerlo.
Mariel non mutò espressione, nulla del suo viso attonito si scompose a quelle parole.
Prese le mani della ragazza tra le sue, e parlò con una dolcezza che Rouge sentiva molto di rado.
-Bambina …
Lei deglutì. Rimasero entrambe in silenzio, ad aspettare che succedesse qualcosa.
-… sono sicura che Ed sarà molto contento- disse infine la donna, sforzandosi di sorridere.
Rouge annuì.
-Ma sappi che questa resta sempre casa tua- riprese –e che potrai tornarvi ogni volta che vuoi. E… e che io e Ioakim terremo sempre la tua stanza libera, i tuoi libri in ordine. E che…
A quel punto gli si ruppe la voce in gola.
-… e che porterete gigli a Roxane anche da parte mia- concluse la ragazza in un sussurro.
La locandiera si alzò rumorosamente in piedi ed andò al mobile dietro il banco. Tornò poco dopo e fece scivolare sul tavolo un pezzo di carta ripiegato.
Rouge lo guardò esitante, Mari le fece cenno di prenderlo.  Lo aprì.  Dentro era completamente bianco.
-Cos’è?- chiese, con voce piatta.
Mari tirò su col naso.
-Questo è un regalo prezioso, bambina. Me lo portò Ioakim tanti anni fa, quando ancora era nei Marine. E’ una strana invenzione proveniente dal Nuovo Mondo … la chiamano Vivre Card.
Nel mezzo di tutta quell’amarezza, Rouge provò una punta di curiosità per quel banale foglietto bianco.
Guardò la donna negli occhi.
-Cosa fa?
-Ti indica la via di casa, sempre- concluse quella con un sorriso.


Non era stato facile per Mariel assorbire del tutto la notizia della partenza. E se all’inizio la tristezza l’aveva resa un po’ più dolce del solito, col passare dei giorni fece sì che diventasse ancora più ansiosa.
-Rou! Ma sei sicura che l’unica nave a partire sia quella dei pirati? Insomma, potrebbe essere pericoloso, se ci dovessero essere degli scontri? Se vi prende la Marina? Se…
-Mari, da queste parti non passa nient’altro! Devo arrivare alla Grand Line su un peschereccio? Non voglio fare da antipasto a qualche mostro marino…- le rispondeva lei pazientemente.
Ogni giorno c’era qualche domanda a riguardo, e benché a Rouge fece molto piacere che la locandiera si fosse un po’ ripresa e fosse di nuovo attiva e vigorosa come al solito, ora tutta quella insistenza cominciava davvero a stancarla.
Per questo ringraziò il cielo quando i preparativi per la festa di paese cominciarono ad occuparle gran parte del tempo.
A Baterilla il 22 Agosto era sempre stato un giorno speciale.
Lo stesso giorno di cinquant’anni prima l’isola era stata liberata dal Guardiano della Scogliera, un gigantesco serpente marino che rendeva impossibile la navigazione ed attentava alle piccole barche dei pescatori.
Aveva terrorizzato per anni e anni la popolazione dell’isola e degli isolotti vicini. I più anziani raccontavano che persino la cannoniera della Marina aveva avuto qualche problema ad ucciderlo.  
Rouge, sin da quando era bambina, aveva sempre pensato che la commemorazione della morte del mostro fosse per lo più una buona scusa per fare festa. Ma visto che il paese, in quell’occasione, usciva per una notte intera dal sonnacchioso letargo estivo e ciascuno poteva darsi alla pazza gioia come mai nel resto dell’anno, aveva sempre amato quel giorno.
Quando alla fine arrivò, non potè fare a meno di svegliarsi di buon umore.
Buona parte della mattinata la passò con Mari a preparare i dolci di zucca, poi, finalmente libera, passò alla vecchia casa sul promontorio come d’abitudine.
Quando alzò lo sguardo e vide il vascello ondeggiare placidamente sulle onde,  pensò che quella sera i pirati non si sarebbero fatti sfuggire l’occasione di fare festa per nulla al mondo. Era praticamente impossibile non venire contagiati dall’atmosfera magica che si veniva a creare in quella notte unica. Persino quello scostante di Roger si sarebbe divertito.  
Sorrise e chiuse gli occhi.
Si sentiva bene, benissimo. Aveva voglia di saltare, di correre per strada, di ballare! Da quanto tempo non si sentiva così? Possibile che l’idea della festa le producesse quell’effetto così esagerato?
O forse era un’idea più ampia, ovvero quella di poter cominciare a cambiare qualcosa della sua vita? Possibile che, come le aveva detto Ray, la prospettiva di un futuro imprevedibile le trasmettesse, oltre che comprensibile paura, anche quella sensazione così piacevole? Era quello il sentirsi liberi?
Senza smettere di sorridere trotterellò di nuovo verso la locanda.
Prima, però, si fermò di fronte alla bottega di Renèe la sarta, le era venuta improvvisamente voglia di un vestito nuovo. Ne uscì una ventina di minuti con un pacchetto sotto braccio, pensando che nulla le avrebbe rovinato quella serata, proprio nulla.
Tornata alla locanda trovò il piccolo Shanks che girovagava per il cortile con il solito ghiacciolo alla menta in mano. Camminava tra gli ulivi bassi e ricurvi, di tanto in tanto si fermava ad osservare qualcosa.
-Ehi, piccoletto!- chiamò, sorpresa –che ci fai qui?
-Ciao Rouge! - esclamò quello con un sorriso a trentadue denti, correndole incontro.
-Stavo aspettando Kennet, è andato a prendere l’acqua alla locanda!- rispose quello.
 Lei gli scompigliò i capelli e si accovacciò alla sua altezza.
-E’ un po’ che non ci vediamo- disse con un sorriso- che fine hai fatto?
Il bambino morse con enfasi un gran pezzo di ghiacciolo e biascicò a bocca piena.
-Sono stato… malato… crunch… e Dan ha detto che mi ha punto un insetto velenoso e quindi mi ha dato ancora le sue pappette schifose per guarire!
La ragazza ridacchiò.
-Niente di meglio di un gelato alla menta, allora… Sai che questa sera c’è una grande festa, sull’isola?
Shanks si rigirò il legnetto del ghiacciolo tra le mani.
-Ma non so se il capitano mi lascerà andare… - rispose, con una vocina piccola piccola.
-E perché?- chiese lei, mettendosi a sedere per terra per stare più comoda.
-Perché non vorranno preoccuparsi di un bambino mentre loro se ne vanno in giro per il paese…
Lei ci pensò su un attimo.
Ma sì, che male c’è?
Gli fece uno sguardo furbetto e sfoderò un gran sorriso.
-Vorrà dire che ci penserò io a badare a te, piccola peste! Verrai con me … e ti porterò alle giostre, contento?
Al bambino si illuminarono gli occhi.
-Le giostre?
-Si … beh, non è che ce ne siano molte, e in realtà non sono neanche troppo belle ma…
-Io non sono mai salito su una giostra!- esclamò quello con voce sognante.
Rouge rincarò la dose.
-E poi c’è la musica, c’è la gente che balla, la bancarella delle caramelle, del cioccolato, dello zucchero filato, dei giocattoli…
-Voglio andare a quella dello zucchero filato!
-Possiamo andare dove vuoi. Questa sera ti porterò io in giro per l’isola- rispose lei.
-Che bello!- prese a saltellare quello, e le gettò le braccia al collo, visibilmente entusiasta.
-Ehi, frena piccoletto, risparmia le energie per stasera! Come fai ad agitarti così con questo caldo?- rispose lei, ricambiando l’abbraccio con affetto.
-Lo sai che anche la mia mamma mi abbracciava così?- disse lui allontanandosi.
Rouge rimase un attimo senza parole da quell’affermazione.
-Cioè- continuò lui, con un sorriso sognante- io non me lo ricordo, ero troppo piccolo. Però sono sicuro che anche lei mi abbracciava così come fai tu. Invece gli altri mi prendono solo in braccio come un sacco di patate. Ray soprattutto, lo fa sempre.
-E… come ti abbraccio io?- chiese lei lentamente.
-Non lo so- alzò le spalle il bambino- ma è come mi abbracciava la mia mamma.
Rouge per la seconda volta non riuscì a dire altro. Vedere Shanks che parlava di certe cose le fece sorgere dentro un misto di tenerezza e tristezza.
-Com’era la tua mamma?- non potè fare a meno di chiedere.
Lui alzò di nuovo le spalle.
-Non lo so. Mi hanno detto che è morta poco dopo che io ero nato. E che aveva i capelli rossi e veniva dal Mare Occidentale, dove sono nato.  Però- sorrise –io le voglio tanto bene lo stesso, anche se non l’ho mai conosciuta.
Rouge si sistemò il vestito sulle gambe. Non si era mai chiesta quali origini avesse il mocciosetto fino a quel giorno. Era ovvio che Roger lo aveva raccolto da qualche parte durante i suoi viaggi, chissà quando.
Shanks si rigirò il legnetto del ghiacciolo e poi lo posò per terra.
-Allora… posso venire davvero con te questa sera?
Rouge annuì fermamente, provando un gran moto d’affetto per il mocciosetto.
Poi lo prese di nuovo in braccio e lo portò nella locanda.

-Ray, hai visto il mozzo?
Il vicecapitano, senza distogliere lo sguardo dallo specchio, fece un piccolo gesto di diniego.
-Mmm, credo che sia sull’isola con Dan. Aveva voglia di uscire, dopo la febbre che si è preso, poveretto, con questo caldo.
Roger tornò al suo libro, taciturno. Poi sollevò di nuovo lo sguardo, come se avesse appena notato qualcosa di veramente strano.
-Ray, da quando in qua ti fai la barba?
Il vicecapitano sogghignò mentre passava il rasoio sul mento.
-Ma che dici, Roger. Io mi curo molto più di te.  Sarebbe anche ora che ti dessi una ripulita- replicò quello divertito.
-Tsk… non siamo mica nei palazzi del Governo. Lo sai che in mare pizzi e merletti non contano nulla.
Ray finì di pulirsi il viso e si voltò verso il capitano, brandendo il rasoio in modo molto convincente.
-E’ vero capitano! In mare conta solo il coraggio! In guardia!- esclamò rivolgendosi alla sua immagine nello specchio, agitando teatralmente la piccola lama come se fosse una spada di due metri.
Roger sogghignò e tornò per la terza volta al suo libro.
-Hai già cominciato a bere? Con questo caldo ti va subito alla testa, vedo- commentò.
-Oho! Da che pulpito!- replicò Ray posando finalmente la sua arma in miniatura – e comunque non ho toccato un bicchiere, oggi. Mi risparmio per questa sera. E’ per questo che mi sono fatto bello, jolie, stasera si festeggia!
Il capitano per l’ennesima volta alzò lo sguardo, e chiuse definitivamente il libro.
-Cioè?- chiese, alzandosi in piedi e versandosi da bere da una bottiglia colma di liquido ambrato.
-Ah, già, non te l’ho detto. Stasera c’è la festa in paese, a Baterilla. Me l’ha detto la ragazzina l’altro giorno, pare che sia l’evento migliore che capiti da queste parti nell’intero anno!
Roger socchiuse appena le labbra, come per dire qualcosa, poi ci ripensò.
-Figuriamoci se ti lasciavi sfuggire l’occasione di fare casino- disse infine, osservando l’isola dall’oblò della stanza.
-Strano che non te l’abbia accennato, visto che ormai parlate tanto. O meglio, battibeccate peggio di due mocciosetti.  Dovresti vederti, certe volte … è così divertente!
Roger gli fece un gesto poco carino con la mano.
-Ma forse tu non sei invitato alla festa, jolie.- continuò Ray con uno sguardo eloquente.
-La smetti di chiamarmi così, idiota? E comunque non mi interessano le feste- replicò subito il capitano.
Il vicecapitano sorrise, mite.
-Non è vero. Ti sono sempre piaciute. Ti ricordi quando c’era la commemorazione di San Jorge a Rogue Town? Arrivava gente da tutto il Mare Orientale. E noi sgraffignavamo sempre qualcosa di bello da tutte quelle bancarelle …
Si fermò a ricordare.
-Avrò ancora da qualche parte quel falso Eternal Pose per Raftel Island ... Ah, mi ricordo che siamo stati un giorno intero a fantasticarci sopra prima di scoprire che era un’enorme taroccata!
Rise divertito a quelle memorie, mentre Roger rimase in silenzio.
-Ma quanti anni avevamo, Ray?- chiese dopo un pò, passandosi una mano sul collo.
 Le parole di Ray evocavano ricordi sfumati, dolceamari, ricordi di libertà.
-Bah, tu avevi una tredicina d’anni. Io quindici, che idiota a starti sempre dietro, ma non avevo scelta, la direttrice ti aveva affidato a me - ridacchiò quello.
-E … Samie nemmeno dieci anni- concluse Roger con voce atona.
Ray tacque. Era la prima volta che il capitano tirava fuori per primo l’argomento.
-Era la più piccola, ma la più peperina - commentò, poco dopo. Cominciò a provare una strana sensazione.
-Si cacciava sempre nei casini- disse ancora Roger, calibrando le parole, osservando un punto imprecisato del pavimento senza in realtà vederlo.
Il vicecapitano capì che quella sensazione non era altro che compassione. Roger gli avrebbe staccato la testa dal collo seduta stante, l’avesse saputo.
-All’orfanotrofio dicevano sempre che tra te e lei avevate il sangue del diavolo- continuò, abbozzando un sorriso.
L’altro si chiuse in un prolungato silenzio, ma Ray sapeva che quelle poche parole che aveva pronunciato erano già un enorme passo avanti. Lo guardò negli occhi.
-Devo ammettere che aveva ragione- concluse –è difficile avere a che fare con te.
Non c’era traccia di rimprovero o di disapprovazione in quelle parole.
-Lo so per esperienza, Ray.
-Quindi- incalzò subito lui- non credi che ora questi ricordi possano andare nella scatola del passato, e tornare a…
Si bloccò quando vide Roger che gli voltava le spalle e faceva il giro del tavolo. Il ragazzo pose le mani sul legno e lo guardò negli occhi. Il suo vice non seppe leggergli in viso nessuna emozione.
-Mi chiedevo quando saresti tornato a farmi questo discorso, Ray. Io  ho fatto una promessa a me stesso, lo sai.
Ray reclinò la testa da un lato, valutando.
Roger tuttavia era calmo, cosa che gli fece molto piacere. Ricordava ancora la rispostaccia dell’ultima volta.
Allora provò di nuovo ad insistere.
-Appunto! Puoi tornare indietro quando vuoi, sono sicuro che il signor Gol D. Roger accetterà la tua decisione!- disse con enfasi.
Ma seppe che aveva fallito il tentativo nel momento stesso in cui pronunciava quelle parole. Si morse la lingua: era la frase più stupida che poteva pronunciare.
-Te l’ho detto prima, è difficile per me avere a che fare con … me.
Il vice annuì. Tacquero entrambi per qualche minuto, poi Ray pensò che era giunto il momento di risollevare un po’ il discorso.
-Comunque, dicevo che stasera …
Prese una sigaretta dal taschino, ma prima che riuscisse a metterla in bocca Roger con disinvoltura gliela fregò dalle dita e si diresse fuori.
-Ah, Roger, tu e questo maledetto vizio! Quelle sigarette costano un accidente!- esclamò , preso di sorpresa.
Lo raggiunse fuori, nel piccolo triangolino d’ombra presente sul ponte, che si allungava man mano che il sole scendeva basso sull’orizzonte. Si sedettero l’uno di fronte all’altro, Ray lo guardò con un sospiro rassegnato fumarsi l’ultima delle sue sigarette, e quello ricambiò con uno sguardo strafottente.
-Avanti, non fare quella faccia - disse poi, spegnendo la cicca sul muro esterno.
L’altro alzò le spalle.
-Però stai migliorando vagamente, sai?- disse.
Roger si stupì.
-In che senso?
- … boh, è un’impressione- rispose elusivo –per esempio … due mesi fa non avresti nemmeno minimamente pensato di accettare un ‘passeggero’ a bordo.
Sorrise, molto poco ingenuamente.
Roger si riscosse e sospirò.
-Ma devi sempre tornare a questa storia? Ti sei forse innamorato di quella ragazzina, che ne parli sempre?
Ray alzò un sopracciglio.
-Probabilmente Shakky tornerebbe dal Nuovo Mondo per uccidermi- rispose, con gli occhi che brillavano.
-Si, sarebbe da lei- convenne il capitano.
-E tu invece?
Roger ci mise dieci secondi buoni prima di rispondere.
-Io cosa?-chiese, fissandolo malissimo.
- Ho detto qualcosa? - rispose l’altro, con un sorrisetto ironico.
-Piantala con queste stupide allusioni. La ragazza mi serve, punto e basta- rispose Roger, con l’aria di chi non ammetteva obiezioni.
Ray si stiracchiò e sbadigliò rumorosamente. Era davvero l’ora di riportare il discorso lì da dov’era partito.
-Comunque sia, bando a tutti questi pensieri.
Il suo volto s’illuminò di un sorriso profondo.
-Scorreranno fiumi di rum, questa sera! Festeggeremo con tutta l’isola!
Roger annuì, stancamente.
-E va bene, vada per il rum. Ma l’isola cosa festeggia, esattamente?
-E cosa vuoi che ne sappia io?









°°°
Note:
-Questo capitolo è quello che si dice 'di passaggio' (non succede nulla di nulla, almeno a livello di trama).  Però, doveva esistere per introdurre la festa e la partenza. Per cui, perdonatelo :)
-E pregate per me, denghiu. Grazie per stare pazientemente ancora dietro a questa storiella!
Ci leggiamo a marzo, un bacione :)
To be continued ;)





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Capitolo 11
*** Faible ***


Ehm… permesso? Si, vi ricordate di me? 
...
*splOtch*
Ok, si, il pomodoro me lo merito tutto! Tirate, tirate pure … ehi, non così forte!
Ciao ragazze/i xD  finalmente sono fuori dal tunnel !! Yeah!!
Sembra passato un secolo, quindi vi chiedo perdono, immenso perdono!
Ecco per voi un'altra dose extra-long di storia, spero che vi continui a piacere :)
Eravamo rimasti alla festa, e questo capitolo tratterà esclusivamente di quella sera di fine estate…
Ormai Rou sta per partire, ma ci sono dei piccoli dubbi da chiarire con sé stessa… ce la farà? E cosa succederà?
(ma quanto mi piacciono queste introduzioni idiote, sembro la voce narrante di Dragon Ball xD)

Sappiate che oggi non ho problemi di tempo, e non darò freno alla mia vena parolaia, quindi… le vostre recensioni, mie tesssHòre!


@Beatrix: tranquilla Bea, l’ispirazione c’è, in realtà la storia l’ho finita… nella mia testa! Il tempo manca per rivedere i capitoli e buttare giù gli altri e (calcolando la mia puntigliosità ai limiti della follia) controllare di non aver scritto orrori di trama xD
Comunque, parlando dei nostri tre, si, hanno la stessa iniziale, e, credo, in realtà Rouge e Roger sono esattamente lo stesso nome, mi spiego (anche se magari già lo sai):
*parte la musichetta di Super Quark*
La bandiera pirata con il teschio è chiamata Jolly Roger, che a sua volta deriva da Jolie Rouge, perché pare che le bandiere corsare fossero rosse inizialmente (wikipedia docet)… e pare che Oda abbia preso ispirazione da ciò per il nome di lei <3  
io lo trovo molto romantico <3
Comunque sì, i rapporti tra sti due migliorano, e la cosa non potrà che andare avanti ;)
E Ray merita una statua, è vero, comincio a raccogliere gli stuzzicadenti per fargliela!
Ok, spero che questa dose ti calmi l’astinenza, tesora! Mi sento così pusher xD
Comunque sappi che anche per me è stata dura, nel senso: la sera aprivo il pc per studiare, poi vedevo quel capitolino lì, in attesa di essere rivisto con calma, che mi guardava con gli occhioni lucidi … oh si, mi sono voluta molto male xD
Un bacione!!!

@KH4: Roger è ruvido, sì^^ però dai, in fondo per certe cose ha ragione u.u
*Rouge le lancia un libro in testa* <- a proposito di isterismi femminili xD
Shanks… mi verrebbe da adottarlo, è troppo bello trattare questo minirosso**
sarà che io amo i personaggi bambini… sono molto contenta che ti sia piaciuto quel pezzo, cara!
 E’ importante perché la figura di Rouge è la prima figura femminile con cui il piccoletto si trova a contatto, figurati, sulla nave sono tutti rozzi lupi di mare, ci voleva un po’ di dolcezza femminile =)
*Rouge annuisce convinta*
Grazie per il sostegno, dear! Spero ti piaccia questo capitolo!
Bacione :*

@meli_mao: ahah! Vedo che hai notato un particolare interessante… anche Roger, talvolta, si tradisce. O no? Vedremo ;) Come sono criptica, ragazzi xD
L’infermeria è un brutto ripiego ma non porre limiti al Caso … sinceramente il triangolo no, non l’avevo considerato (cit.) e non credo lo considererò … Ray mi sa di una persona leale, ai suoi amici ed anche alla sua bella <3
Lo sai che l’uovo di struzzo mi ha fatto ridere xD tra tutte le stranezze del nostro Odacchi questa mi mancava, o forse non la ricordavo!  E comunque il pensiero di tirarmi su con quest’immagine è stato molto carino da parte tua^^ Magari mi ha portato fortuna! Un bacione, cara!
Ps: credo di non averti ringraziato per la tua recensione alla Franky/Robin… ahah, quella storia è veramente vecchia xD  però le sono affezionata, e secondo me
*apre parentesi pairing*
 quei due insieme sono perfetti… davvero, è una delle (poche) coppie che davvero io vedo e apprezzo in OP!


@MBP: Ciao, dolcezza!
ti ringrazio per lo stritolamento, mi ci voleva proprio in quel periodaccio!
Noto con piacere che gli ‘isterismi femminili’ hanno riscosso successo, ed è vero, Rou, siamo tutte con te! Tieni alto l’onore dell’isterismo!
Mari è una mamma per la rossa, magari un po’ ‘vigorosa’ certe volte, ma è tipico delle locandiere di paese non andare molto per il sottile!
Il minirosso invece … sono contenta ti sia piaciuta la scena, davvero! Ci tenevo si percepisse il senso di calore e tenerezza**
Piccolo OT: Ma certo che possiamo incontrarci, mi farebbe molto piacere conoscervi!
Faccio un appello anche alla terza milanese, ovvero Yuki… potremmo vederci tutte e tre, stanno anche spuntando i primi raggi di sole *festeggia* ^^
fatemi sapere,ci possiamo sentire poi via mail ;) Nel frattempo, un bacione!!


@yuki: ecco, si stava giusto parlando di te un momento fa^^
oh, caVa, la tua ansia di scoprire il nuovo capitolo non può che farmi piacere… ed anche farmi sentire in colpa per i miei ritardi assoluti, ma ciò è relativo^^
Sappi che non ho intenzione di abbandonare la storia, combatterò fino in fondo contro il mostro malvagio chiamato Università per far valere il mio diritto al tempo libero!
*yeaH*
Ok, oltre ciò, lieta che il chap ti sia piaciuto!
Ray … oh, Ray, non vedi quante ammiratrici stai guadagnando, ragazzo mio?
Compresa l’autrice, ma che non si sappia in giro, lei dev’essere imparziale…
E sulla scena di Shanks, come già detto, ci tenevo che colpisse, quindi grasssie, donna^^ Il passato del piccolo mocciosetto è una storia che risulterà importante nella seconda parte della storia, quindi verrà fuori sicuramente! Per ora ti basti sapere che A) non ha mai conosciuto la mamma; B) non ama che si parli della Red Line (ricordi il capitolo 7?); C) è taaanto affezionato a Roger =) ed ora basta che sennò diventa troppo facile (certo,certo…)
Ciao carissima, alla prossima! E, come detto alla signorina qui sopra, se ti va potremmo incontrarci, ora che sono un po’ messa meglio^^ Un bacione!


Ok, detto ciò, vi lascio alla lettura. Vi avverto, è forse il capitolo più lungo che abbia mai scritto O.o
Però ve lo dovevo^^
So … Enjoy!








11. Faible

-
Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ti sei pettinata decentemente i capelli?
Mari armeggiava la spazzola con aria battagliera, cercando di districare i lunghi boccoli rossi di Rouge.
-Ti ho detto che non era necessario che ci pensassi tu...- sospirò la ragazza – non sono una bambina che ha bisogno di essere pettinata …
Ma il cipiglio severo che la locandiera le indirizzò attraverso lo specchio la fecero tacere all’istante.
-Ok, come non detto!
-Rou, se ora parti, non potrò più pettinarti i capelli come facevo quando eri più piccola! – disse quella cantilenando. Le sorrise.
-Quindi ora stai buona e ti fai dare un’aggiustata!- concluse in tono energico.
Rouge non sapeva se ridere o disperarsi per quella valanga di attenzioni che stava ricevendo negli ultimi tempi. Pensò che, in ogni caso, le sarebbero mancate.
-Uff… però la volevo pettinare io!- intervenne Shanks, che osservava la scena appollaiato sul materasso.
-Stà buono tu, diavoletto! – rispose Mari mite, e finalmente posò il pettine.
-Oh!- commentò Rouge, alzandosi in piedi e rivolgendosi alla donna – grazie.
-Di nulla, bambina! Oh, cielo, certo che potevi comprarti un vestito migliore, tesoro! – commentò, buttando uno sguardo sfuggente all’abito di lei.
-Comunque- concluse senza darle il tempo di ribattere- sono di sotto a preparare i tavoli, se ti serve altro!- e trotterellò fuori dalla stanza, e Rouge le scoccò un’occhiata esasperata che fece ridere il piccolo Shanks.
-Bene, mocciosetto. Visto che ho la libera uscita, direi di muoverci!- esclamò, una volta che la donna se ne fu andata.
-Ok! Dove andiamo?
Rouge si avvicinò alla finestra. Si stava facendo sera, erano quasi le otto.
-Intanto andiamo- rispose con un sorriso- ci guideranno i nostri piedi.
-Ok! Comunque secondo me quel vestito è bellissimo- recitò il bambino.
La ragazza si guardò l’abito color acquamarina che aveva comprato quel pomeriggio con un pizzico di vanità. Le cadeva abbastanza bene, fasciandole il busto e scendendo morbido sui fianchi, fino alle ginocchia. Poi rivolse un sorriso sornione al bambino.
-Dì un po’ , peste, non hai nemmeno la metà dei miei anni e già ci provi?
Shanks alzò le spalle, senza scomporsi.
-Kennet fa sempre i complimenti ai vestiti delle donne.
-Ah, ecco- ridacchiò Rouge –allora dì a Kennet che è un po’ vecchio come trucco.

Presero la via per il centro del paesino.
In giro c’era molta più gente del solito, e ai lati delle strade donne e uomini vendevano cibo e oggetti di qualsiasi tipo: quadrati di cioccolata grandi come mattoni, fontane di cocco e frutta fresca, bigiotteria della peggior specie e curiose lampade colorate.  Fermandosi di tanto in tanto a salutare qualche conoscente, ben presto si allontanarono dalla locanda e dalla costa, lasciandosi alle spalle la nave pirata ormeggiata poco lontano.
-Rou…- disse ad un certo punto il ragazzino, indirizzandole un sorriso molto poco innocente.
-Cosa c’è?- chiese quella incuriosita.
-Veramente io non ho detto a nessuno che venivo con te questa sera- rispose, mentre il sorriso si allargava- e Kennet è andato via credendo che fossi tornato alla nave.Secondo te si arrabbieranno?
La ragazza lo guardò con espressione vagamente accusatoria. Poi gli tirò un pizzico sulla guancia.
-Lo sai che sei una piccola peste bugiarda? – replicò, scherzando.
Andarono avanti ancora un po’, d’improvviso Rouge notò qualcosa che, prima ancora che ci riflettesse, le provocò un piccolo tuffo al cuore.
Roger.
E poi Dan, Ray, il cuoco e quel grosso meccanico, ad una trentina di metri. Buttò un’occhiata a Shanks che era corso poco lontano ad un banchetto di giocattoli meccanici, e non li aveva visti. Ma neanche quei cinque avevano visto loro.
Osservò Roger. Le mani nelle tasche, chiacchierava sommessamente con il medico e di tanto in tanto sorrideva brevemente. Portava ancora la lunga maglia scura che gli aveva visto quella sera sulla nave, su cui spiccava una piccola catenina dorata. Il colore d’inchiostro dei suoi capelli, appena lunghi sotto le orecchie, lisci ed ispidi, risaltava sul viso bruno e gli occhi scuri e pungenti. Tutto nell’insieme, lo rendeva fosco quasi quanto la notte che osservava tutti loro.
Lo seguì con lo sguardo, ferma , spostandosi appena quando qualcuno, in mezzo, si fermava a parlare e lo nascondeva alla sua vista.
C’era qualcosa di rassicurante nel poterlo fissare senza sentire i suoi occhi addosso, con quel maledetto carico di arroganza e superiorità.
Ma d’improvviso lui voltò la testa e la vide. Rouge distolse lo sguardo all’istante e gli voltò le spalle.
Non mi ha visto, non mi ha visto!, prese ad auto convincersi, chiudendo gli occhi per l’imbarazzo.
Poi intravide delle persone che conosceva, e un’idea le attraversò la mente.

Il gruppetto di cinque pirati camminava a passo lento per la strada, di tanto in tanto qualcuno si voltava a guardarli incuriositi.
-Mi domando che cosa ci trovano di così interessante- commentò Daniel a denti stretti, seguendo con lo sguardo un ragazzino che lo aveva fissato insistentemente per venti secondi buoni.
-Ci hai fatto mai caso che non siete in molti a portare due bisturi appesi al fianco, Dan?- rispose Kennet, con un sorriso insolente.
Il medico si sistemò le due lame affilate fermate alla cintura con noncuranza.
-Questi sono gli attrezzi del mestiere, cuoco. Li porto sempre con me.
Ray ridacchiò e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
-Via, ragazzi, non credo che stasera ci sia qualcuno disposto ad attaccarci! Piuttosto, guardate quanto ben di Dio…- e fece un cenno ad un gruppetto di ragazze che scoppiarono in risolini acuti.
-Ray, Shakky...- cantilenò pazientemente il medico, continuando a camminare.
-Dove, dove?- saltò su quello guardandosi intorno, improvvisamente all’erta.
Dan  ridacchiò sommessamente.
-Come sei prevedibile- rispose il cuoco strafottente, poi si bloccò.
-Ehi, Roger… che hai visto?
Il capitano era fermo qualche metro più indietro.
-Credo di aver trovato il mocciosetto- rispose, accennando con la mano ad un punto non molto lontano.
I tre occhieggiarono verso la direzione indicata e scorsero Shanks e Rouge che camminavano parlando fittamente.
Il meccanico si lasciò sfuggire un fischio basso.
-Ma guarda … non mi ero mai accorto di quel bel culetto…
Ray gli tirò amichevolmente una gomitata nello stomaco.
-Jin, tieni a bada i tuoi commenti, grazie!
-Scusa, Ray- replicò subito quello- tu hai fatto commenti sulla metà delle ragazze che abbiamo visto stasera! Ed ora per quella lì
Ray lo guardò con un sorriso sornione.
-Il fatto è che quella lì è una mia buona amica ed io so come tratti le donne, jolie!
-Vediamo di non combinare casini a bordo- commentò mite Daniel.
-Ci muoviamo o volete restare qui tutta la sera?
Si voltarono tutti verso Roger che nel frattempo li aveva preceduti e li aspettava più avanti.
Le mani affondate nei lunghi pantaloni scuri, come al solito, e un’espressione curiosamente rabbuiata.
-Ecco, Roger!- rispose subito il meccanico.
-Ma il mocciosetto lo lasciamo a lei?-chiese il medico.
-Fategli fare quel che vuole- tagliò corto il capitano.
Ray osservò le facce dei suoi compagni. Pareva essere l’unico ad aver colto una vena  di nervosismo che, sospettò, non aveva nulla a che vedere con il fatto che si stesse perdendo tempo.
Jin, oltrepassandolo, gli restituì la gomitata di poco prima.
-Ehi, Ray, pare che la tua amichetta non abbia poi tanta paura degli uomini- lo schernì.
Il vicecapitano si voltò di nuovo e vide che era attorniata da quattro ragazzi sulla ventina, con cui parlava animatamente. Fin troppo animatamente … non l’aveva mai vista lisciarsi i capelli in quel modo o ridere così.
D’un tratto lei voltò appena la testa occhieggiando nell’esatta direzione di Roger, e Ray notò che il capitano incrociò il suo sguardo per qualche secondo, prima di tornare a camminare, a passo svelto.
-Beh, ti sei incantato?- lo riscosse Kennet.
-Eccomi, eccomi- rispose prontamente il vicecapitano. Sogghignando tra sé e sé, si disse che forse certe sue teorie non erano poi così infondate.

Rouge distolse lo sguardo, cercando di soffocare un risolino.
-Allora, Portuguese, dì a Ed che quando la smetterà di fare il soldatino deve passare a trovare i suoi vecchi amici - concluse uno dei quattro con cui stava parlando.
-La vedo dura, Jam. Comunque- disse, congedandosi con un piccolo inchino- glielo scriverò nella mia prossima lettera.
Si allontanò e dopo un po’ scoppiò a ridere. Shanks, che trotterellava davanti a lei con un sacchettino in mano la squadrò incuriosito.
-Perché ridi?
-Oh- rispose lei, posandosi una mano davanti alla bocca- nulla, nulla …
-Chi erano quelli? Dei tuoi amici?- riprese lui, mentre addentava l’ultimo quadratino di mandorle glassate.
-No, sono dei vecchi compagni di mio fratello, non sono miei amici- rispose lei, sorridendogli soddisfatta.
-Dovevi dirgli qualcosa di importante?- insistette il bambino.
-Beh, no…- disse Rouge, un po’ stupita.
-E allora perché li hai chiamati subito quando li hai visti?
Acc…
-Mocciosetto, ma quante domande fai? Mangia il dolce- tagliò corto lei, scompigliandogli i capelli.
Poi alzò lo sguardo verso il cielo: ormai la notte era calata del tutto.
Sorrise alle stelle che si contavano a centinaia trapunte su quella fitta trama nera: non riusciva a capire neanche lei perché avesse reagito così, quasi d’istinto.  Si era fermata a parlare con Jam e gli altri, con cui praticamente aveva scambiato al massimo qualche saluto prima d’allora. O meglio, li aveva chiamati lei per prima.
Era stato un capriccio, una vanità?
Roger continuava a considerarla una mocciosetta simpatica come una palla al piede, una bambina praticamente …  perché?
Sbuffò, innervosita a quel pensiero.
-Questa sera sei strana- ridacchiò Shanks, mentre, mano per mano, oltrepassarono alcune bancarelle che vendevano abiti dai colori sgargianti.
-Prima ridi, poi sei triste.
-Non farci caso, piccoletto. Come dice qualcuno, sono un’isterica- aggiunse, rivolta più a sé stessa che al bambino.
-Allora saliamo sulla giostra?- saltò su lui, indicando uno spazio affollato in cui erano state istallate alcune piccole piattaforme girevoli coperte di luci.
Con gran gioia di Rouge, Shanks volle fare il giro di tutto il piccolo parchetto, e salì almeno due volte su tutti i giochi che trovava a disposizione.
Un paio di volte la ragazza aveva dovuto andare a riprenderlo a forza per trascinarlo via di lì, ed in cambio continuava ad offrirgli dolci di ogni tipo.
-Se ci vedesse Dan!- esclamò lui mentre iniziava il terzo zucchero filato alla menta della serata.
-Ah ah! Scommetto che anche al medicastro piace questa meraviglia!- sentenziò Rouge, spizzicando  una parte di quel batuffolo zuccherino.
Arrivarono fino alla piazzetta del paese contornata dalle basse casette bianche, e di fermarono ad osservare le coppie che danzavano seguendo le note di alcuni strumentisti che si esibivano su di un piccolo palco.
La fisarmonica ed il violino suonavano con le loro lunghe note vibrate, con melodie allegre e malinconiche, così ugualmente profonde e piene che riempivano tutto il cielo notturno.
Le lanterne di mille colori, le luci calde ed il chiacchiericcio festoso di tutta la comunità si abbracciavano e si fondevano, e sembravano rischiarare l’esterno quasi non fosse affatto notte inoltrata.
Rimasero a lungo  in quell’ atmosfera in cui si mescolavano profumi dolci, risate, l’odore pungente dell’alcol e il profumo di carne arrostita, le musiche dei balli e il fruscio dei vestiti belli delle donne di paese.
Poi, di nuovo, si lasciarono guidare dai loro piedi per le strade dell’isola.

Shanks si fermò e la guardò.
-Rouge, mi fanno male i piedi- la informò.
Lei sospirò e gli porse le braccia.
-Dai, ti porto io- mormorò pazientemente- mi chiedevo quanto ancora avresti resistito, è tutta la sera che non stai fermo un attimo!
Il bambino annuì e lei lo prese.Andarono avanti  per un po’ senza parlare.
Il vento fresco della notte portava l’odore della salsedine e trascinava via, passo dopo passo, i rumori della festa, il chiacchiericcio e la musica.
Dopo un po’ Rouge giunse a sentire solo i suoi passi e il respiro lieve del bambino che portava in braccio, mentre cominciava a farsi più definito il lento frangersi delle onde sulla spiaggia.
Ad un certo punto si ritrovarono a passare vicino la locanda.
Notando le luci accese in giardino e udendo grida festose, Rouge occhieggiò incuriosita. Era sicura che Mari e Ioakim fossero in paese a vendere i biscotti di zucca.
Di lontano scorse che chi faceva festa con dei barilotti comprati, evidentemente, per l’occasione, non erano altro che i pirati di Roger.
Erano seduti intorno ad un fuocherello, e c’era Kennet che strimpellava rumorosamente con una vecchia chitarra, mentre Ray cantava e ballava a braccetto con un suo compagno, e gli altri brindavano sbattendo senza molte cerimonie i grandi boccali di rum.

Binkusu no sake wo, todoke ni yuku yo
Umikaze kimakase namimakase
Shio no mukou de, yuuhi mo sawagu
Sora nya wa wo kaku, tori no uta!

Roger  era appoggiato al grosso tronco di un ulivo, e con gli altri osservava la scena sogghignando.
Rouge notò che neanche lui sembrava molto lucido. Aveva la testa appena reclinata e gli occhi velati nell’ombra. Ma sicuramente più lucido di molti altri, compreso il buon medico Dan che si era alzato ed aveva cominciato a ballare insieme agli altri due in una specie di girotondo molto sconnesso.
Lei e Shanks si guardarono e non riuscirono a soffocare un risolino.
-Vuoi tornare ora con loro?
Shanks li guardò un altro po’, tuttavia fece segno di no con la testa.
-Allora vuoi accompagnarmi in un posto speciale? E’ laggiù, vicino al mare.
Lui annuì con un sorriso, tuttavia dopo un po’ si rabbuiò.
-Il capitano si sarà arrabbiato? Non mi ha più visto tornare … - disse per la seconda volta.
-Oh, non credo- lo tranquillizzò lei –a me sembrava si stesse divertendo … e tu ti sei divertito, questa sera?
Lo sentì appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Si!- esclamò, con la voce un po’ roca- non ero mai salito su un cavallo!
Rouge sogghignò.
-Ma quello delle giostre non era un cavallo vero- commentò distrattamente, sollevando la testa a scorgere la vecchia casa sul promontorio alla fine del sentiero.
-Si- rispose subito quello senza scomporsi affatto, in tono pratico- ma era come se stessi su un cavallo vero! Si muoveva tutto intorno e avevo anche la spada di un cavaliere! Come nella favola del cavaliere pirata del Mare Settentrionale che mi raccontava Ray  …
-E’ vero, perdonami- assentì infine lei dandogli un buffetto sulla guancia- era proprio un magnifico cavallo. E tu sei un bravo cavaliere senza paura. Un bravo cavaliere pirata- aggiunse, chiedendosi che razza di ibrido fantasioso fosse quella strana figura inventata da Rayleigh.
-Come il capitano!- sentenziò quello, con entusiasmo, e Rouge non rispose oltre.
Dopo poco raggiunsero il piccolo cortiletto antistante la vecchia casa sul promontorio, e lei lo lasciò scendere a terra.
-Ti piace questo posto? E’ il mio posto segreto.
Shanks annuì, e si sedette per terra. Lei lo imitò, e se ne stettero così per un po’, osservando il mare che si spalancava placidamente davanti ai loro occhi.
Punteggiato da una miriade di piccole stelle che si specchiavano sulla sua distesa calma, sembrava un’enorme creatura serenamente addormentata.
-Shanks…
-Si?
I grilli intonavano la loro monotona melodia dai rami degli ulivi lì intorno.
-Perché Roger è così importante…
Si bloccò per un attimo.
-… per te?- concluse, deglutendo.
Shanks posò le mani dietro la testa e si stese per terra.
-Perché lui mi ha portato sul mare.
La semplicità di quelle parole, ed il tono sognante con cui erano state pronunciate,  le trasmisero un profondo senso di tenerezza.
-Quando?- chiese di nuovo, appoggiando a sua volta la testa sulla terra calda, scrutando sopra di lei le luci lontane che ascoltavano quella conversazione.
Il bambino tacque per un po’.
-Più di tre anni fa. Quando l’hanno trovato …  sulla R…Red Line. Sulle montagne.
Rouge percepì chiaramente il tremito che aveva avuto la sua voce nel pronunciare l’ultima frase.
Si voltò su di un fianco e guardò il bambino negli occhi: sembrava triste, ma sicuro.
-Non devi rispondermi per forza, mocciosetto... – gli disse, accarezzandogli una guancia.
-Il capitano … mi ha fatto vedere il mare- ripetè lui, come a voler sottolineare quel concetto.
-E non m’importa Ray dice che prima rideva molto di più, che andava tutto molto meglio … il capitano è la persona a cui voglio più bene, perché  mi ha portato con lui!
Rouge lo guardò dolcemente. C’era qualcosa di davvero  impressionante in quella devozione da parte di un bambino di nemmeno dieci anni. E poi, c’era qualcos’altro, oltre.
-Prima … di cosa?- azzardò.
Sentiva che molto di quel discorso si ricollegava a quanto aveva visto ed ascoltato durante la sua permanenza sulla nave.
-Io non conosco questa storia- rispose il bambino –Ray non vuole parlarne con me. Si arrabbiava se glielo chiedevo.
La ragazza deglutì. Era strano sentire di un atteggiamento simile da parte del vicecapitano. Improvvisamente sentì che forse non voleva saperne oltre, non dal bambino.
-Però quando hanno trovato il capitano … sulla Red Line… era ferito ma ripeteva solo un nome, diceva che Samie era morta per colpa sua e che avrebbero dovuto lasciare morire lì anche lui… e…
-Shanks, va bene…- intervenne subito lei, posandogli nuovamente la mano sulla guancia.
Il bambino la fissò. Aveva gli occhi vagamente lucidi.
-Shanks, perdonami, non dovevo chiederti queste cose- disse di nuovo lei, a bassa voce, maledicendosi per la sua curiosità.
-Io voglio bene al capitano- ripetè quello per l’ultima volta.
-E io voglio bene a te, mocciosetto- rispose lei, strappandogli un sorriso –scusami se ti ho fatto piangere.
-No, i pirati non piangono. Ray lo dice sempre. Infatti io non ho pianto- puntualizzò quello mentre i suoi occhi si accendevano di nuovo della consueta luce furbetta.
Rouge non potè fare a meno di abbracciarlo. Poi entrambi alzarono di nuovo gli occhi verso la volta celeste.
Per lungo tempo la ragazza si perse nei suoi pensieri, mentre il sorriso di Samie da quella antica fotografia continuava ad apparirle davanti agli occhi, quella foto in cui indossava la collanina con la conchiglia così simile alla sua.
Forse quel ciondolo era davvero di Samie.
La toccò distrattamente, e le venne in mente che per tutto quel tempo, Roger aveva visto quel simbolo intorno al suo collo, senza battere ciglio.
Era morta per causa sua.
Qualsiasi cosa fosse successo, era accaduto sulla Red Line. Si rese conto all’istante che c’era qualcosa che non tornava: sulla Red Line? Sulle montagne?
La Red Line può essere attraversata, ma solo se non hai più nulla da perdere.
Così le aveva detto, sulla nave, quella sera.
Era dunque possibile che il continente fosse abitato al di fuori della Terra Sacra di Marijoa?
E perché Roger era giunto proprio lì?
Che in qualche modo in tutto questo c’entrasse la grande capitale del Governo?
Sentì che tutte quelle domande le stavano sfuggendo tra le dita come acqua torbida.
Una sola convinzione rimaneva, su tutto: la morte di quella ragazza dagli occhi chiari aveva lasciato un segno troppo profondo, aveva innalzato un muro alto e silenzioso.
Ray dice che prima andava tutto molto meglio.
-Shanks,che ne dici se tornassimo …
Si interruppe vedendo che il bambino, nel frattempo, si era addormentato. Se ne stette ferma a guardarlo respirare piano, con la bocca un po’ aperta e l’espressione serena.
Dormi bene, mocciosetto. E sogna tanti cavalieri pirata.
Si rimise a sedere, poi lentamente prese di nuovo il bambino in braccio e si avviò alla locanda.
Doveva essere molto tardi.
Una volta arrivata, entrò nel cortile e si guardò intorno: era tutto immerso nella più completa oscurità, sembrava non esserci più nessuno.
Quanto tempo se n’era stata al promontorio, distesa a guardare le stelle e i suoi pensieri?
A passi leggeri aprì la porta, ma trovò la locanda deserta, evidentemente Mari e Ioakim erano ancora al paese a festeggiare. Senza accendere la luce salì le scale, una volta entrata in camera posò il bambino sul suo letto e lo coprì con un leggero lenzuolo, mentre dalla finestra aperta entrava il fresco vento notturno.
-Buonanotte- lo salutò, con un bacio sulla fronte.
Poi si sedette per terra.
Avrebbe aspettato il ritorno dei locandieri e poi sarebbe andata a letto, si sentì improvvisamente stanchissima.
Quella serata era andata un po’ diversamente da come l’aveva prevista, ma tutto sommato era stata una bella festa, a suo modo. Non aveva mai passato un 22 Agosto così atipico, in compagnia di un mocciosetto.
Qualcosa in più, poi, l’aveva scoperto.
Come sospettava, Samie non era a bordo, perché era morta qualche anno prima. E Roger, per qualche motivo, se ne sentiva colpevole, ma neanche Ray  voleva spiegarne il perché.
Il mocciosetto che dormiva pacificamente ad un metro da lei aveva incontrato il capitano sulle montagne della Red Line… ma le aveva detto di essere nato nel Mare Occidentale.
E non amava affatto ricordare quella sua vita prima che Roger lo portasse sul mare, come aveva detto.
Andava bene cercare di estorcergli informazioni superficiali, si disse sorridendo amaramente, ma aveva come l’impressione che quella vicenda andava affrontata in maniera diversa che parlandone con un bambino.
-Uff…- sospirò, pensando seriamente di addormentarsi per terra. Stava quasi per farlo, quando udì qualcosa che la riscosse appena.
Dling.
La corda di una chitarra, una nota appena percepibile.
Lentamente si rimise in piedi, e rimase in attesa ad ascoltare.
Al primo suono ne seguì piano un altro, poi un altro ancora.
Le note erano lente e malinconiche, attraversavano dolcemente la notte e frangevano il silenzio.
Vibravano quasi sottovoce, come in una ninnananna per quella natura infine addormentata, e solitarie sembravano vagare verso le stelle insieme al vento che saliva dal mare.
Mosse qualche passo verso il balconcino, e qui, appoggiandosi alla ringhiera, scivolò di nuovo per terra.
Posò lo sguardo sul punto da dove proveniva quella flebile melodia.
Roger pizzicava quelle corde lentamente, ponendo diverse pause tra un suono e l’altro.
Rouge non si stupì neanche, appoggiò il viso sulla ringhiera e lo osservò chino sulla chitarra di Kennet, il viso in ombra, seduto sugli scalini dell’entrata a lato del cortile.
Si passò una mano tra i lunghi capelli rossi e si rimise in piedi. Silenziosamente, scese le scale.
Si avvicinò lentamente, senza preoccuparsi di cosa avrebbe potuto dirgli. Era come ipnotizzata dalla tristezza di quella musica, le entrava dritta nel cuore.
Ed era triste, ed era immensamente dolce.
Si chiese come diavolo fosse possibile una cosa del genere, sentì gli occhi farsi lucidi senza motivo.
Si passò una mano sulla spalla, sentiva inspiegabilmente freddo.
D’un tratto Roger voltò appena la testa e si accorse di lei che lo osservava, in piedi, a pochi metri.
Sollevò subito le dita dalle corde.
-No…- mormorò Rouge, riscuotendosi.
Il pirata si scostò i capelli da davanti agli occhi. Aveva uno sguardo stanco, una bottiglia vuota poco lontano da lui.
-Dov’è Shanks?- chiese, con voce bassa.
Rouge esitò.
-Lui è di sopra… dorme. Ma…
Fece un buffo gesto con la mano.
-Io …  è solo che ho sentito la musica e…
Roger inclinò appena la testa da un lato.
-Per favore… -sussurrò lei, posando lo sguardo a terra – non smettere.
Il pirata si passò una mano sulla fronte.
Poi si chinò di nuovo e riprese a suonare sommessamente.
Lei si sedette a terra, a qualche passo di distanza.
Mentre lui suonava, teneva lo sguardo fisso sulla chitarra, il viso di nuovo nascosto.
Lo sguardo di lei seguì l’ombra delle sue labbra e si posò sul collo. C’era ancora quella piccola cicatrice, testimone del loro primo incontro alla vecchia casa. Sorrise appena, tra sé e sé.
Poi, si fermò sulle sue mani.
La destra pizzicava le note con piccoli movimenti, l’altra scivolava sui tasti fermando i suoni, sospendendoli.
Infine, tacquero, e lui alzò lo sguardo.
-Cos’è?- chiese lei in un sussurro, cercando di recuperare un po’ di lucidità, che il sonno e quella melodia le avevano momentaneamente portato via.
-Nulla- rispose quello –una vecchia canzone. Nulla d’importante.
Si guardarono in silenzio.
Poi la ragazza si rimise in piedi e si diede una riassettata.
Quello la imitò, barcollando appena. Posò la chitarra di Kennet sugli scalini e si diresse a passo deciso verso la porta della locanda.
-Ehi, aspett…- disse improvvisamente Rouge, ma quello era già entrato.
Non potè far altro che sospirare e seguirlo, mentre l’aria della notte si era di nuovo riempita di rumori, che stranamente erano scomparsi negli ultimi tre minuti.
Entrata, accese le lanterne che illuminarono il salone vuoto.
-Dov’è il mozzo?- chiese di nuovo Roger.
-E’ di sopra, ma sta dormendo!- rispose subito lei a bassa voce, guardandolo con espressione contrariata- non vorrai mica svegliarlo?
Quello alzò le spalle e si diresse sulle scale.
-Fermo, non puoi salire senza il mio permess…
Bastò una semplice occhiata a farla tacere.
-E  tu non potresti rapire uno dei miei uomini, senza il mio- rispose lui con calma.
Lei fece le scale a due a due e lo raggiunse.
-E va bene, ma è stato lui a voler venire con me! Io non rapisco la gente!- puntualizzò a bassa voce, agitandogli un dito davanti alla faccia.
Poi lo precedette ed aprì la porta della camera che dava sul soppalco.
Il bambino era ancora profondamente addormentato.
-Ecco, vedi? E’ crollato- indicò lei, parlando talmente sottovoce che a malapena si capiva.
-Devo riportarlo alla nave- replicò lui rimanendo sulla porta.
-Ma che fai, non ti fidi? Puoi tornare a prenderlo domattina …
Quello scosse la testa.
-Sono rimasto ad aspettarlo fin’ora, ora torna con me alla nave.
Rouge lo guardò stancamente.
-Guarda che se non ti fidi, puoi rimanere anche tu qui a dormire …
Guardò la porta della sua stanza.
-Cioè- saltò su improvvisamente- nel senso che abbiamo un paio di stanze libere! Cioè, non qui, proprio qui, ma…
Roger fece una curiosa espressione.
-No- replicò poi- abbiamo già un posto dove dormire. E poi, da qualche parte giù, dovrebbe esserci Ray- aggiunse, aprendo di nuovo la porta della camera.
Rouge si sentiva fin troppo stanca per ribattere e temette seriamente di non riuscire più ad articolare discorsi sensati, così si  accoccolò accanto al ragazzino che dormiva.
-Shanks… psst… è tornato il capitano!- sussurrò, accarezzandogli la testa.
Quello pian piano aprì gli occhi, allora lei lo prese in braccio.
Il tempo di uscire dalla stanza e si era addormentato di nuovo.
-Mocciosetto, che velocità- commentò lei con un sogghigno.
Scesero tutti e tre le scale nel più completo silenzio.
Una volta di nuovo in cortile, Roger si diresse verso una massa nera ed informe che lei all’inizio non aveva notato e che riconobbe in Ray profondamente addormentato sotto uno degli ulivi, su una vecchia sedia di vimini. La bottiglia vuota era scivolata per terra poco lontano. Ronfava della grossa.
Lo raggiunsero.
-Dorme come un bambino- commentò lei ridacchiando.
Roger gli tirò uno schiaffetto .
Quello si strinse ancora un po’ nella giacca e biascicò nel sonno.
-Tesoro… non fare la birichina…
Rouge scoppiò a ridere e Roger gli tirò uno schiaffo ben più forte.
-Ahia! Ah, sei tu? Roger, che mal di testa!!!
Il pirata lo squadrò sogghignando , poi gli tirò il terzo schiaffo.
-Ehi, sono sveglio!- protestò l’altro, inforcando gli occhialetti.
-Così ti svegli meglio, idiota- commentò, e poi si voltò verso Rouge che rideva ancora.
La ragazza si posò una mano davanti alla bocca, cercando di smetterla e di non lasciar cadere il bambino che aveva in braccio.
-Bene, ora che siamo tutti svegli- buttò lì Roger osservando senza molte speranze Ray che si guardava intorno con aria spersa- noi ce ne torniamo alla nave.
Rouge gli si avvicinò e lui prese il piccolo mozzo dalle sue braccia. Il tempo di passarsi il bambino, lei sfiorò le sue mani.
Non sono poi così fredde, alla fine.
Abbassò lo sguardo a quello stesso pensiero.
-Ciao- disse lui semplicemente.
-Ciao, peperoncino! Mi raccomando, torna subito a casa, fa così freddo! E di a Mari che quei biscotti erano davvero celestiali!- esclamò Ray senza alcun nesso logico.
Shanks aprì appena gli occhi e le fece un piccolo gesto con la mano da sopra la spalla del capitano.
Lei rispose con un sorriso e li guardò allontanarsi verso la costa; rimase a lungo a seguire la scia di una piccola lanterna che scese giù per il sentiero, finchè non scomparve dietro una macchia di alberi.
Sospirò.
E, salendo le scale per andare finalmente a dormire, si disse che il mettersi nei casini era davvero più forte di lei.
Di tante persone … perché proprio Roger?,pensò sconsolata.
Per la prima volta ammetteva a sé stessa che ciò che provava per quel pirata da un po’ era andato oltre la pura insofferenza.  O meglio, quella naturale propensione alla sfida si stava vagamente fondendo con qualcos’altro.
Settembre e la partenza, da quella prospettiva, le sembrarono molto più vicini.






°°°

Note:
-Naturalmente il testo della canzone è il Sakè di Binks del nostro amato scheletro afro. Brook, I love you!  <3
-Spero che vi sia piaciuto, nonostante la lunghezza alquanto devastante :p un bacio, e grazie per la pazienza!
To be continued ;)


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Capitolo 12
*** Septembre ***


Buonasera care/i! Scusate il ritardo, se non altro non è stato abissale come le altre volte^^
Come va? Qui tutto ok, più o meno :) ma non perdiamoci in chiacchiere!
Passiamo alle aficionadas che mi scrivono sempre le loro preziose impressioni, anche quando il tempo langue!
I<3 you!



@meli_mao:  addirittura la febbre a 38?
Allora ti ringrazio il doppio per il tuo commento, io divento uno zombie con un semplice mal di testa  e non riesco neanche a pensare, tu scrivi xD
Sono contenta che ti do soddisfazioni, vedrai che andando avanti nella storia, si entrerà davvero nel vivo di questa situazione così ingarbugliata ;)
Un bacione, spero che ad oggi tu sia guarita :*

@ yuki: ciao, sweetie! Fidati, anche se vado a rilento, una fine, prima o poi, questa storia l’avrà… anche se, ti dirò, ora come ora ho il dubbio se portarla avanti fino alla fine ‘convenzionale’ ma forse sarebbe davvero troppo in là… ma visto che siamo ben lontani e ne devono succedere di cose, non affretto le rivelazioni ;)
Ahah, è bello vedere come anche il piccolo Rosso raccolga fan… 
Addirittura per merito mio la RxR è diventata la seconda coppia preferita?? * me onorata*
La  Rufy x Nami piace anche a me ;)
Anche se talvolta devio verso la Sanji x Nami <3 (mai Zoro x Nami, ma manco per la cippa^^)
Ray ha sempre ragione, come la mamma U.U
Un bacione, a presto <3

@Bea: tesssshòra, sentivi la mia mancanza?? Io sentivo la mancanza dei tuoi bei papiri, davvero** E sappi che sono tornata dalla guerra, a tutti gli effetti!!! xD
A parte ciò, non preoccuparti di scrivermi mail quando vuoi, perché mi fa piacere questo vostro interesse! Del resto, se così non fosse, non pubblicherei proprio, ed è bello trovare riscontro nelle opinioni degli altri, anche quando questi altri si preoccupano dei ritardi, quindi …^^ Do not worry!
Passando alla storia: sì, ci pensavo mentre leggevo il vostro vecchio capitolo, che su Shanks ci stiamo ricamando alla grande, ma proprio alla grandissima! Se uniamo l’infanzia del mio (dai tempo al tempo e sappi che ci sono davvero dei passaggi irrisolti per ora, aperti apposta per i vostri film mentali U.U) ai casini del vostro viene fuori un gran bel minestrone di personaggio xD
Lieta che Rou risulti divertente, un po’ semplice ma anche furbetta, quando ci si mette^^
E vogliamo parlare di Bruno?? Bea, renditi conto che stai seguendo esattamente lo stesso percorso della protagonista della storia, vedi un po’ te…
*Rou la guarda con aria apparentemente indifferente soffocando una vena di sottile sospetto*
Le mani dici? per quanto sia un piccolo particolare, immagino che tornerà…  *sguardo allusivo*
Ehm, e poi Ray…  lui sarà sempre il mio preferito <3
E' anche comparso nell'ultimo capitolo, yay! Anche se, poretto, non era molto felice :( 

@KH4: Bonsoir! Addirittura l’applauso?
Shanks, non mi stancherò mai di ripeterlo, io amo trattarlo e sono sempre felice di averlo reso né troppo smielato né troppo freddo: un bambino che si rapporta per la prima volta ad una figura “materna” piuttosto. Comunque … fidati cara, fidati delle tue intuizioni ^^
Però non andrà tutto liscio, sappi … è così bello intricare le cose! Per ora, almeno lei ha ammesso che, si, alla fin fine, un pochino, Roger in fondo, ma proprio in fondo …
*Rou le tira una padellata in testa*
Ahia! Beh, ciao cara! Un bacione :*

@MBP: Ciao,piratessa d’acqua dolce!  
Ahah, la premiata ditta RxR, sforniamo casini alla velocità della luce!
Si, insomma, qualcosa si vede all’orizzonte.
Però :] non sottovalutiamo il fatto che Rou, alla fin fine, sa ancora poco del nostro bel capitano…
Ciao tesora, un bacione enorme!


@ Akemichan: Non scusarti, ti comprendo benissimo!
Mi fa piacere che, nonostante tutto abbia continuato a seguire la storia, e abbia apprezzato il pezzo con Sengoku.
Ti confesso che mi piace molto trattare di questi intrighi di potere **

E Shanks, parole sue, a Foosha dice che Rufy diventerà un grande pirata perché assomigliava molto a lui quando era piccolo, quindi hai preso in pieno il concetto ;)

Un bacione, a presto :*


Vi lascio al capitolo!
Ci saranno un pò di facce nuove ma non troppo , in ogni caso spero vi piaccia :)










12. Septembre


Settembre è il mese del ripensamento […]
dopo l' estate porta il dono usato della perplessità.
Ti siedi, pensi, e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille bruciano nel tuo fuoco
 le possibilità...

Gli ultimi giorni di Agosto scivolarono via oziosamente, e l’isola salutò il nuovo mese con la prima pioggia dopo tanto tempo. In molti benedissero quell’acqua che rinfrancava la terra ormai arida dopo il più lungo periodo di caldo, ed i contadini tornarono nei campi di ulivi per la raccolta.
Rouge se ne stava lì a guardare le gocce scendere placidamente sulla sua finestra.
Di sotto, nel piccolo orto sul lato del cortile, Ioakim armeggiava con una pala ed un nuovo melo da piantare. Quando sarebbero spuntati i primi piccoli frutti, lei sarebbe stata già molto lontana.
Eppure, era stata lei a scegliere di andare, anzi … lei lo voleva.
Era giunta l’ora di partire, di prendere la possibilità che le si offriva. E poi nulla le vietava di poter tornare, in fondo Mari le aveva consegnato quello strano foglietto che, a sua detta, le avrebbe sempre permesso di trovare la via per Baterilla, anche se non aveva ben capito come funzionasse.
Ora come ora dovrei preoccuparmi della partenza, non del ritorno.
-A cosa pensi?
La ragazza si voltò.
-Mi piace la pioggia, Mari. E’ una cosa così nuova, di questi tempi.
La donna si appoggiò alla porta, senza entrare. Buttò appena uno sguardo sulla borsa ormai quasi piena ai piedi del letto, e allo strano ordine vuoto che c’era in quella stanza.
-A che ora andrete via?- chiese.
-Questa  sera. Pare che Roger voglia assicurarsi il passaggio a largo di Neza  durante la notte, visto che è un posto abbastanza frequentato- spiegò lei, ripetendo alla lettera le parole che le aveva detto Ray il giorno prima.
-Bene- sentenziò l’altra- allora se vuoi, ora và pure al promontorio a salutare tua madre. L’ultimo giorno non lavori, s’intende- aggiunse, con un tono pratico che tradiva una certa afflizione.

-Ehi, pirata!
Un giovane uomo dai lunghi capelli biondi e la mascella prominente voltò appena la testa, i compagni seduti vicino a lui sollevarono gli occhi verso i loro interlocutori.
Nella penombra del locale un gruppetto di uomini li squadrava con espressioni sdegnose.
-Via i pirati dall’isola!- urlò d’un tratto uno di loro.
-Non vogliamo grane, andate via!- gli fece eco un altro.
-Siamo qui pacificamente- rispose semplicemente lui, tornando al  piatto di carne che aveva davanti a sé.
-Non so se hai ben capito- replicò aggressivamente uno del gruppo, piantando un pugnale sul legno a pochi centimetri dal suo piatto- levate le ancore e sparite.
Quattro dei compagni dell’uomo dai capelli chiari saltarono subito in piedi, armi alle mani, ma lui non si scompose affatto.  Squadrò di sottecchi colui che lo aveva minacciato.
-Stiamo finendo di mangiare- constatò, con una certa indifferenza –abbiamo pagato regolarmente per questo piatto.
L’uomo parve subire qualcosa di quella voce calma eppure stranamente potente.
O forse era solo che il pirata si era alzato in piedi, ed in quanto a stazza lo sorpassava di almeno trenta centimetri. Aveva una corporatura che definire robusta sarebbe stato riduttivo, in molti alzarono la testa incuriositi e un po’ spaventati da quell’uomo così imponente.
-Quindi mi sembra che sia tutto a posto- concluse, sovrastandolo.
Il gruppetto si allontanò guardandoli in cagnesco e  bofonchiando minacce non troppo velate, mentre i clienti della locanda tornavano ai loro piatti con una certa apprensione. Ci mancava solo una rissa, in quella sperduta bettola sulla Grand Line.
I pirati invece scoppiarono a ridere.
-Ehi, capitano!- mormorò uno di loro, ficcandosi in bocca un gran pezzo di carne – ma davvero volevano spaventarci?
L’uomo scosse la testa gravemente.
-Appena finito ce ne andremo- sentenziò.
-Ma come, capitano… Cosa possono farci …?
Quello posò la forchetta e trasse fuori un ossicino di arrosto dalla bocca.
-Non sono abituato ad imporre la mia presenza. Non ci vogliono, non abbiamo nulla da fare qui.
Tutti tacquero, annuendo a quell’affermazione.
-Ehi ragazzi- saltò su d’improvviso un altro dei pirati, guardandosi intorno- ma dov’è mio fratello?
Gli altri lo imitarono.
Dopo qualche secondo si udirono delle urla appena fuori il locale.
Il capitano si alzò in piedi strisciando rumorosamente la sedia sul pavimento ed uscì: si trovò davanti un ragazzino biondo con una bottiglia rotta tra le mani che fronteggiava il gruppetto di poco prima.
Uno di quegli uomini aveva estratto il pugnale che aveva usato per minacciarlo, e si stava pericolosamente avvicinando al più piccolo, sghignazzando con i suoi compari.
-Come vi permettete, bastardi! Dovete portare rispetto al capitano, cani vigliacchi, ve la farò vedere io!!
Il ragazzino urlava e si agitava come un ossesso. Il pirata guardò i suoi compagni che lo avevano raggiunto.
-Siamo alle solite…- commentò, come se nulla fosse.
Da dietro si avvicinò pazientemente al ragazzino, lo prese immediatamente per il bavero e senza troppe cerimonie lo buttò dall’altra parte del cortiletto, giusto in tempo per fargli evitare il pugnale che calò sul nulla, mancandolo per un soffio.
In compenso il malcapitato che aveva attaccato si ritrovò il polso bloccato dalla stretta ferrea dell’uomo enorme.
-Mi pare che tu sia piuttosto agitato, stasera- disse con un sorriso – quindi datti una calmata.
Detto ciò, gli costrinse il polso ad un’angolatura innaturale, ed il secco e orribile rumore di qualcosa che si spezzava precedette l’urlo di dolore di colui che aveva attaccato.
All’istante tutti fuggirono via, abbandonando ogni proposito di vendetta.
Il pirata che aveva chiesto di suo fratello si avvicinò al ragazzino e gli tirò un ceffone.
-Idiota! Sempre ad attaccar briga, peggio di un cane rabbioso! Ma che hai in quel cervello, per colpa tua il capitano è dovuto intervenire!
Il ragazzino, che non aveva più di tredici anni, digrignò i denti e fece per rispondere, quando una mano enorme calò sulla sua testa, schiacciandogli amorevolmente i capelli biondo paglia sulla fronte.
-Non fa nulla, Atomos –disse il capitano con voce profonda, rivolto al fratello maggiore- ce ne saremmo comunque andati.
Poi squadrò il biondino che aveva ancora tra le mani la bottiglia rotta e lo guardava imbronciato.
-Però, anche tu potevi startene più tranquillo- lo rimproverò con un ghigno – insomma, Marco, stavamo finendo di mangiare.
I clienti affacciati per vedere cos’era successo guardarono il gruppetto allontanarsi verso la parte orientale dell’isola, e tirarono un sospiro di sollievo.
-Ma chi erano quelli?- chiese una donna nervosamente.
Qualcuno alzò le spalle, qualcuno scosse la testa e se ne tornò dentro.
-Credo che vengano dal Mare Settentrionale- disse infine un vecchio –a giudicare dal capitano, quella era decisamente la ciurma di Edward Newgate.

Il tramonto accendeva di  luce dorata ogni cosa intorno, ed il grande astro lontano che si tuffava nel mare, lasciava una scia sull’acqua che dal più lontano orizzonte sembrava arrivasse dritta fino a lei, come indicandole la strada.
-Ecco, mamma- concluse infine la sua preghiera, posando un ultimo giglio accanto la croce di legno ed aprendo di nuovo gli occhi.
Sarebbe stato fin troppo semplice chiedere a lei di proteggerla. Quindi, le aveva semplicemente chiesto di donarle la forza. Era stato così, sempre, nei momenti di difficoltà.
-Prometto che tornerò a trovarti- mormorò, rialzandosi di nuovo in piedi- e sarò insieme ad Eddy.
Intraprese la strada che saliva alla locanda, e per quanto i suoi passi conoscessero a memoria quel sentiero, le sembrò che, ad ogni metro, un pezzo alla volta quella stradina scomparisse nel nulla. O forse, stava semplicemente calando la notte.
La cosa più difficile fu dare l’addio ai locandieri, come aveva previsto, la signora Mari non si seppe trattenere dallo scoppiare a piangere con i suoi modi molto esagerati.
-Ah, Roxane, la vedi la tua bambina!- continuava a cantilenare tra le lacrime.
Ioakim sosteneva Rouge con un sorriso sereno, passando di tanto in tanto una mano sulla spalla della moglie.
-Mi mancherai, ragazzina- si congedò con un abbraccio.
La locandiera le si buttò letteralmente al collo, e sebbene la ragazza fosse più alta di almeno dieci centimetri, per un attimo ebbe davvero l’impressione di cadere all’indietro.
-Addio, bambina!- continuò quella, tirando rumorosamente su col naso.
-Grazie Mari- rispose lei, ripromettendosi di non piangere –io non vi ringrazierò mai abbastanza.
Per un po’ si guardarono negli occhi, poi Rouge fece scivolare via la sua mano da quella più piccola e paffuta della locandiera, e le voltò le spalle, raggiungendo Ray che l’aspettava in fondo alla stradina.
Si voltò appena e mandò un ultimo sorriso ai due che la osservavano da lontano.
-Andiamo, peperoncino- mormorò il vicecapitano vedendola un po’ esitare- dobbiamo salpare il prima possibile.
-Si- rispose lei con voce atona, stringendosi la sacca sulle spalle.
Scesero in silenzio alla spiaggia, dov’era attraccata la scialuppa.
Evitò di guardare verso la vecchia casa.
Si sentiva confusa, eccitata, triste, impaurita e coraggiosa, tutto insieme allo stesso tempo.
Salì sulla scialuppa senza spiccicare parola. Ray sembrava altrettanto pensieroso, tanto che prese a remare e per un po’ si sentì solo lo sciacquio del legno che frangeva l’acqua scura.
-Che hai?- fu lei la prima a chiederlo.
Quello alzò appena lo sguardo.
-Beh, mi sembrava che tu fossi abbastanza triste … giustamente- aggiunse.
Rouge abbozzò un sorriso.
-Appunto, il Ray che conosco avrebbe sdrammatizzato dicendo qualcosa di idiota.
Quello scosse un po’ la testa e sfoderò un gran sorriso.
-Certe volte riesco ad essere serio, anche se sembra strano – affermò - Piuttosto, tu stai bene?
Rouge lo guardò.
-Ray, ascolta … - iniziò, deglutendo- giurami che posso fidarmi di te.
Quello abbassò appena lo sguardo, si sistemò gli occhiali sul naso e tornò a lei con un’espressione rassicurante.
-Fidati, peperoncino.
-Allora si, sto bene- concluse lei con un sorriso, rispondendo alla prima domanda.
Il legno del remo sbattè dolcemente contro lo scafo del vascello, e solo allora Rouge si accorse di quanto si fossero allontanati da riva in quel poco tempo.
Era calata la sera, il sole era già tramontato da un pezzo.
-Ehi, di bordo!- esclamò Ray guardando verso l’alto. Dopo qualche secondo si affacciò Dan che indirizzò loro un gran sorriso.
- Finalmente! – rispose, lanciando loro la scaletta.
Assicurarono la scialuppa per tirarla su e poi salirono a bordo.
Mentre si arrampicava su per la corda scivolosa, Rouge si ripeteva che, da lì in avanti, avrebbe dovuto sfoderare la migliore faccia tosta, per spuntarla: pur di arrivare a Sabaody da Eddy si era imbarcata laddove non avrebbe mai pensato, e chissà cosa le riservava quel viaggio. Ma quella era la sua volontà.
Perciò, quando salì sul ponte con un’aria piuttosto compiaciuta e sicura, Ray la guardò divertito.
-Beh, passata la tristezza?- disse, fraterno.
Rouge non seppe analizzare con precisione ciò che aveva provato nel poggiare piede su quella nave: non era la prima volta che vi saliva, certo, ma allora aveva la convinzione che ne sarebbe scesa solo per tornare da ciò che rimaneva della sua famiglia. E non poteva essere sensazione più bella.
-Diciamo che ho ripensato al tuo vecchio discorso- rispose, ammiccandogli. Del resto, come aveva detto il vicecapitano, il rimpianto di non essere partita avrebbe bruciato ben più di una cicatrice esteriore.
Dan nel frattempo li aveva raggiunti, seguito in disparte dal giovane ragazzo dai corti capelli ramati che Rouge riconobbe nel navigatore, Craig.
-Buonasera, ragazzina- la salutò il medico con la consueta calma- a quanto pare ti eri proprio affezionata all’infermeria, eh?
Rouge fece una smorfia di rimando, al ricordo di quando Dan l’aveva costretta a rimanersene a letto un giorno intero … o meglio, ci aveva provato.
-Andiamo, dai- le disse di nuovo Ray- che quel mocciosetto non vede l’ora di vederti.
-Ehm … gli altri dove sono?- chiese lei, guardandosi intorno.
-Quando dici gli altri, intendi Roger per caso?
La ragazza ringraziò la penombra che aleggiava sul ponte, che nascose abilmente un fuggevole attimo d’imbarazzo.
-Ray, con gli altri intendo tutto il resto della ciurma! L’altra dozzina di uomini- rispose, un po’  piccata dalla precedente domanda.
-Sono di sotto, in cucina- spiegò Dan, tirando su la scaletta di corda aiutato da Craig.
-Stanno bevendo qualcosa per festeggiare la partenza- aggiunse quello, senza guardarla.
-Ed è per quello che li raggiungerò subito, se voi volete starvene qui a parlare- canticchiò il vicecapitano gioviale, tirando una pacca sulla spalla al navigatore, e senza aspettare risposta sparì oltre la porticina di legno.
Rouge si voltò verso Daniel con aria interrogativa.
-Lascia stare Ray, in questi giorni è un po’ lunatico- spiegò quello.
La ragazza alzò le spalle, mormorando un ‘ok’  e seguendo il medico che la guidò fino all’infermeria. Il navigatore, sempre in silenzio, li seguiva a pochi passi di distanza.
Quando entrò nella stanza riconobbe all’istante l’acre odore di medicinale. Dopo aver sistemato quel poco che si portava dietro da Baterilla, Daniel prese ad indicarle tutto quello che non doveva assolutamente toccare, comprese alcune strane polveri dai colori vitaminici accatastate in bassi scaffali. Andò avanti per cinque minuti buoni, lei annuì ad ogni parola ed infine lo guardò stancamente.
-Dan, ho capito, non tocco nulla, non mangio nulla, non faccio esperimenti e non faccio esplodere nulla. Ok. Ma tu dacci un taglio, ti prego- implorò.
-Direi che ci siamo capiti- concluse lui soddisfatto di essere stato abbastanza chiaro- cosa hai intenzione di fare, adesso? Fra qualche minuto leviamo l’ancora, vero Craig?
Il ragazzo annuì.
-Direzione Nord Est, giusto?- aggiunse lei, sedendosi sul lettino.
-Già. Per lo meno, fino a quando non saremo entrati nella Grand Line, potremo ancora fidarci delle nostre bussole- rispose brevemente il navigatore.
-Dopo di che entra in gioco l’Eternal Pose, vero?- chiese il medico.
La ragazza annuì, poi le venne in mente qualcosa a cui non aveva mai fatto caso. Ed era piuttosto assurdo che non ci avesse pensato.
-Scusa- iniziò un po’ esitante, rivolta al più giovane –ma esattamente, in che modo attraverseremo le Fasce di Bonaccia?
Quello la guardò con un mezzo sorriso di rimando.
-Basta farsi trovare puntuali all’appuntamento- rispose sibillino. Rouge guardò di nuovo Daniel che le restituì un’espressione vaga, come a dire che lui di navigazione se ne intendeva quanto lei di medicina.
-Ok, vuoi tenere i tuoi segreti per te, navigatore? – rispose rimettendosi in piedi con un sorrisetto ironico- vorrà dire che lo scoprirò in qualche altro modo.
Il ragazzo inclinò un po’ la testa, poi si mise le mani in tasca.
-Dan, se non ti serve altro, io torno di sopra. Devo controllare le ultime cose, poi salpiamo.
Il medico gli fece cenno e quello si congedò, sparendo oltre la porta.
-Bene, ragazzina. Allora, da oggi in poi, vedi di tenere questa infermeria in ordine com’è sempre stata, intesi?- ripetè, e per l’ennesima volta Rouge annuì.
-Vieni di là a mangiare qualcosa?
-Mmm- ci pensò su- credo di non aver fame, Dan. Grazie, ora preferisco stare un po’ qui…
-Sicura di non voler salutare Baterilla ancora una volta?- chiese.
-Va bene così- replicò lei serenamente.
Davvero, non avrebbe resistito a vedere l’isola che si allontanava lentamente inghiottita dall’oscurità.
Quello parve capire, alzò le spalle e se ne andò augurandole la buonanotte.
-Dirò al moccioso di passare a trovarti domani- aggiunse.
Lei annuì grata, poi si stese sul lettino, guardando il soffitto.
Se ne stette così per qualche minuto, poi udì non troppo lontano il clangore della catena dell’ ancora che annunciava l’imminente partenza.
Allora chiuse gli occhi e pian piano si addormentò, mentre il vascello lentamente prese a muoversi verso Nord Est.


-Le dirò, Seiji, i suoi ultimi acquisti sono davvero eccellenti.
L’uomo esplose in una bassa risata rauca e trasse via il sigaro dalla bocca.
Aveva capelli neri un po’ brizzolati, dei baffi curati e lo sguardo profondo e magnetico.
-Te lo concedo, Gerard, ultimamente la casa d’asta ha proposto articoli piuttosto interessanti.
Fece un cenno  ad un cameriere, che accorse zelante a riempire le coppe di vino.
-In particolare, quel tritone laggiù, nell’acquario … Che magnifico esemplare- continuò il compare, osservando la creatura marina dai pettorali scolpiti e l’elegante pinna color oltremare.
Seiji Alastair sogghignò, gettando uno sguardo di supponenza al suo ospite.
-Gerard, mio caro, non cambierai mai. Osserva piuttosto la sorpresa che ho preparato per questa sera.
Si alzò in piedi e nella grande sala improvvisamente calò il silenzio.
Quell’uomo aveva calamitato l’attenzione di tutti.
Le donne dal trucco pesante e dai ricci inanellati in acconciature preziose, gli uomini facoltosi e pingui nelle loro vesti pregiate e persino i loro minuscoli cagnetti da compagnia tacquero all’istante.
-Miei cari, miei carissimi ospiti!- iniziò il padrone di casa, con un ampio e fluido gesto della mano- ho l’onore di presentarvi l’ultima attrazione del momento!
Risatine isteriche e compiaciute si sparsero per la sala.
Il nobile attese che si placassero, per riprendere con tono altero.
-Non è stato semplice procurarsi qualcosa del genere, ma voi sapete, miei carissimi amici, per voi potrei spendere qualsiasi cifra!
Un applauso entusiasmato accompagnò quelle parole.
-Per questo- concluse Seiji passando in rassegna compiaciuto tutte quelle persone che pendevano dalle sue labbra- vi presento le bellissime danzatrici di El Agamir, dalla Grand Line!
Un secondo, molto più rumoroso applauso accolse un gruppetto di giovani donne di colore seminude e dalla pelle coperta di tatuaggi bianchi che risaltavano sulla carnagione d’ebano.
Una musica calda e sensuale riempì immediatamente la sala e le ballerine presero ad esibirsi, catturando all’istante l’attenzione ed i commenti di tutti gli ospiti.
Seiji si sedette di nuovo tra i cuscini e sorseggiò dal calice.
-Allora, Gerard, cosa ne pensi? Capisco che non incrocino i tuoi gusti- fece una smorfia irrisoria- ma queste donne sono tra le più belle al mondo, non trovi?
Il compare alzò le spalle un po’ mortificato, e tornò a bere il vino.
-Sono solo delle selvagge- mormorò una donna dai lunghi capelli biondi e gli occhi neri truccati con il bistro, che era comparsa alle spalle del padrone. Avvolta in un lungo abito blu notte, si avvicinò all’uomo e si sedette al suo fianco con eleganza. Gli accarezzò appena il collo con la punta delle dita laccate di rosso.
-Perché sporcarsi con tanto sangue impuro?- sussurrò.
Seiji si voltò verso di lei e reclinò appena la testa.
-Avanti, Endila. Sai benissimo che sono degli acquisti a breve termine, nulla su cui investire più del tempo necessario- rispose, con un sorriso mellifluo.
La donna bionda rispose con uno sguardo d’intesa.
-La prima moglie sei sempre tu, in fondo- riprese l’uomo, ponendole una mano sul fianco magro- e quindi la sola che usufruisce di tutti miei Berry. Perciò stà zitta e tieni per te i commenti personali sui miei acquisti.
La donna si riscosse appena, poi sfoderò un sorriso sarcastico.
-Non credere che sia gelosa delle tue schiave, Seiji –affermò freddamente - Come tu, del resto, non sei geloso dei miei.
Detto ciò, gli baciò il collo e si rimise in piedi con la stessa eleganza con cui si era accomodata.
-A dopo, mio caro.
E si allontanò con passo fluttuante nel lungo vestito di seta.
-Ah, queste femmine! – buttò lì il nobile con fare spiccio, rivolgendosi al suo commensale- a volte ti invidio, sai Gerard?
L’altro fece un sorriso un po’ imbarazzato, non sapendo che dire.
Seiji tornò con lo sguardo alle ballerine.
-O forse no- mormorò, compiaciuto.
Tutti intorno sembravano divertirsi, tra il cibo squisito che veniva servito e lo spettacolo intrigante delle danzatrici, tutti quanti sorridevano e si prodigavano in lunghi discorsi, mentre a fatica mettevano a tacere i cagnetti che abbaiavano istericamente in giro per la stanza.
Una ragazzina di non più di dodici anni, dai lisci capelli biondo scuro acconciati con piccoli fermagli, osservava tutto questo in silenzio.  I grandi occhi azzurri, di una tonalità  chiarissima che sfociava quasi in un trasparente indaco, passavano da un nobile all’altro soffermandosi appena sui loro vestiti o sul loro modo di gesticolare.
Un paio di volte dei giovani rampolli le si avvicinarono per attaccar bottone ma lei negò con un sorriso, abbassando gli occhi.
Proseguiva nel passare in rassegna tutti gli ospiti di suo padre, senza notare un particolare che li differenziasse: continuavano a sembrarle, abbastanza goffamente, un gruppetto di piccoli buffi burattini, come quelli con cui giocava quando era più piccola.
-Signorina Lille, vuole qualcosa da bere?- chiese cortesemente un cameriere.
-Oh - si riscosse lei da quella distratta contemplazione - gradirei un succo d’arancia, grazie- rispose con un sorriso dolce.
-Arriva subito, signorina.
Quella annuì compita e si voltò di nuovo verso la sala gremita di persone.
A vederla così, seduta silenziosamente in disparte, complice anche la carnagione avorio, pareva una bambolina di porcellana in un raffinato vestito color glicine.

-Yaaaawn!- sbadigliò rumorosamente Rouge, stiracchiandosi nel lettino.
Con sua grande sorpresa notò che era ancora notte. Sentì tutto ondeggiare placidamente e si ricordò di essere a bordo. Sorrise. La pendola nell’angolo indicava le cinque del mattino.
Era letteralmente crollata, la sera precedente, una volta rintanata in infermeria. Un po’ le dispiaceva, ma del resto, il contratto non prevedeva che partecipasse alle allegre serate in comitiva.
Avanti Rou. Non fare l’acida.
Ringraziò la sua coscienza per il commento, ma si disse anche che aveva tutti i motivi per essere stata un po’ scostante e non essersi fatta vedere. In fondo anche un pirata poteva capire che, alla fine, lasciare casa non era il massimo del divertimento, anche se di propria volontà.
Posò i piedi scalzi sul legno del pavimento e cercò a tentoni le infradito, alla debole luce che penetrava dall’oblò.
Una volta infilati, afferrò lo scialle che aveva abbandonato la sera prima sulla sedia e, cercando di fare meno rumore possibile, si diresse fuori. Ormai conosceva la strada per arrivare al ponte, e non correva più il rischio di finire in stanze di cui non avrebbe dovuto conoscere neanche l’esistenza.
Aprì la porticina che dava fuori con un cigolio ed immediatamente l’aria fresca le diede una bella svegliata.
Era una notte ventosa, il vascello scivolava con sicurezza sulle onde.
Camminò verso il parapetto, stringendosi un po’ meglio nello scialle con un brivido di freddo, chiuse gli occhi ed inspirò l’aria salmastra.
Provò ad identificare qualcosa che non fosse mare all’orizzonte ma tutto quanto si perdeva in un nero assoluto.
-Non è che ci sia molto da vedere.
Per poco non cadde di sotto per lo spavento.
Si voltò e, posandosi una mano sul petto, guardò con rimprovero il disturbatore.
-Mi vuoi far venire un infarto?- esclamò.
-Sei tu che non mi hai visto, Rouge- rispose Roger con tranquillità.
-Ma và? Di solito s’incontrano molte persone se ne stanno nel buio, alle cinque di mattina, a fumarsi una sigaretta sul ponte di una nave!
Il capitano buttò via il mozzicone in mare, tirandosi su dallo scalino su cui era rimasto seduto fino ad un attimo prima.
-Non so se ti sei accorta che siamo in navigazione, tra un po’ vado a dare il cambio al timone. Piuttosto tu che ci fai in piedi?- chiese, diffidente.
Lei alzò le spalle.
-Ultimamente credo di stare diventando nottambula- rispose semplicemente.
-A proposito di timone- aggiunse, ricordandosi- ieri mi è venuta in mente una cosa.
-Notevole.
Stà buona, Rou.
-Ok che abbiamo le carte, ma una volta alle Fasce di Bonaccia, come pensi di attraversarle?
Roger le rivolse uno sguardo vagamente compassionevole.
-E tu ti ritieni una brava studiosa di navigazione?
E’ la volta che le prende.
-Guarda che al massimo io mi ritengo brava nella cartografia, car-to-gra-fi-a –scandì, agitando un dito davanti a sé- e fino ad ora non avevo mai messo piede su una nave, quindi evita pure le tue manifestazioni di superiorità perché non valgono a nulla!
E inspirò, perché l’ultima frase l’aveva pronunciata tutta di seguito.
-Capisco- rispose quello, con una calma che le fece venire tanto voglia di sbattergli la testa contro l’albero maestro.
Così dopo ti toccherà curargli le ferite, vero?
La ragazza si voltò di scatto per nascondere il sorriso che le era immediatamente spuntato sul viso.
Rou, tu ti devi far vedere da uno bravo, si disse fermamente.
 -Ehm…- tornò al capitano cercando di recuperare un minimo di altezzosità- comunque non capisco questa cosa, quindi se me la spiegassi potrei partecipare anche io della tua immensa cultura.
Roger appoggiò i gomiti sulla balaustra di legno e prese a parlare in tono vago.
- Per quanto riguarda le questioni climatiche, abbiamo identificato alcune correnti utili che attraversano le fasce in punti precisi, poche volte l’anno. Si tratta di correnti che si incanalano in alcuni stretti e generano delle rotte che durano al massimo tre giorni. Se non ce la fai il quel lasso di tempo, sei finito. Per quanto riguarda i mostri marini, beh- le indirizzò uno sguardo ironico- questo lo vedrai a tempo debito.
Per la seconda volta si sentì rispondere in quel modo strambo.
Si mordicchiò un’unghia, lambiccandosi il cervello, ma ormai sapeva benissimo che a Roger piaceva troppo parlare per enigmi.
-Ok- rispose infine, ci aveva provato ma evidentemente nessuno voleva prendersi la briga di spiegarle quello strano mistero. Si rassegnò a scoprirlo una volta che fosse accaduto.
Roger tacque e guardò nel cielo.
-Fra poco più di un’ora salirà il sole- affermò.
Ti consiglio di tornare a dormire- sentenziò, tornando a lei - perché domani ci sarà da sgomberare il ponte da tutte queste cianfrusaglie, e tu non sei certo esclusa dal farlo.
Rouge lo guardò ironica.
-Non preoccuparti, so cosa significa lavorare- rispose, con un ghigno- fino a due giorni fa, mentre tu e i tuoi compagni ve ne stavate alla locanda tutta la sera, ero io quella che vi portava da bere e da mangiare, o sbaglio?
Fu forse la stanchezza, fu forse il fatto che Craig lo chiamò in quel medesimo istante per il cambio al timone … o forse l’essere stato colto nel segno, fatto sta che Roger la guardò senza rispondere e si diresse dal suo sottoposto a poppa, lasciandola lì decisamente compiaciuta.
Da domani si comincia!, si ritrovò a pensare, mentre tornava in infermeria per guadagnare qualche ora di sonno.
Caso strano, si sentiva benissimo.








°°°


Note:
-I versi iniziali sono tratti da una stupenda canzone di Guccini, ‘I dodici mesi’.
-Ok, io Newgate l’avevo inserito dopo. Però, mi sembrava giusto anticipare un po’ questa sua piccola presentazione, prendetelo come un mini-tributo a questo personaggio ‘gigantesco’ in senso fisico ed affettivo :) Nella storia, comunque, non avrà molto rilievo, diventerebbe un pò troppo ingombrante , giusto per stare in tema... ma lo rivedremo, non temete :)
- Sappiate che non ho riletto il capitolo un miliardo di volte come al solito, quindi se trovate errori/orrori fatemelo sapere che li correggo, merci!
Per il resto, ciurmaglia...

To be continued ;)


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Capitolo 13
*** Wanted ***


Bonjour!
Non lo dico neanche più, dai... tanto in sto periodo siamo un pò tutti incasinati/raffreddati/a letto con malanni... quindi i ritardi sono giustificati, come a scuola xD
Vero?Vero?
In più io con questo capitolo ci ho combattuto T.T e non sono nemmeno sicura di cosa sia venuto fuori, sinceramente. Ma tant'è, mi ero stufata di rileggerlo xD
Comunque dà il via ad una piccolissima serie di ... due, massimo tre capitoli. Piccina picciò.
Però mi serviva per una cosa che scoprirete (ma non più di tanto) alla fine di suddetta serie.
Bah xD dai, la finisco di parlare a vanvera e passo alle risposte, prima che mi tirate un comò in testa!





@Bea: il papiro, il mio amato papiro *O*
Ma ciao, gioia!  E io come faccio a risponderti in due parole? Lo sai che il dono della sintesi dista anni luce da me T.T 
Ah, diciamo che, come vedi, per gli aggiornamenti il giorno rimane sempre variabile, mi sono ripromessa comunque di non far passare più di una decina di giorni tra un capitolo e l’altro … quasi quasi ci riesco!
Allora, per Mari mi sono un po’ ispirata a certe antiche donne di paese, magari dai modi un po’ spicci ma con un cuore grande così. Mi sono sempre piaciute le persone così autentiche :)
Rou e Ray:  hai colto benissimo quello che c’è di non detto nel loro breve dialogo: è ovvio che la rossa, per quanto abbia scelto la sua strada, si sente un po’  senza terra sotto i piedi (sono su una nave, in effetti  <- che battuta infelice) E ha bisogno di una piccola guida/confidente … poi se ci si mettono anche i suoi pensieri per il nostro Bruno … si sente ancora più confusa xD
Mi fai morire quando dici che questo Ray non si dimentica, perché mi accorgo che davvero mi ci sto affezionando un casino anche io ** non vedo l’ora che torni un po’ nel manga, benedetto “ragazzo” . E Bruno, dai … :) è sempre, irrimediabilmente Bruno. Ma, davvero, sarà sorprendente ;) E poi Rou sta iniziando a farlo tacere, di tanto in tanto *yeah*
Questione loschi figuri: eeesatto, sono proprio i nostri amatissimi Draghi Celesti,  e Seiji Alastair, come nome, fa capolino già nel capitolo 9, nel dialogo tra Kong e Sangoku… si tratta proprio del nobile antagonista di Roger, quindi cominciate ad odiarlo, gente  xD
La bambina inquietante sarà un piccolo personaggio che però, più avanti, avrà una certa importanza: per ora ti dico, si tratta appunto della figlia di Seiji Alastair e della bionda Endila … e vedremo ^^
Barbabianca: anche a me ha sempre fatto tenerezza, anche se all’inizio ammetto che, quando si era incontrato con Shanks *momento di adorazione* mi era parso un po’ troppo arrogante… però, davvero, è un grande U.U
Marco, non ho resistito** A parte che mi piace piazzare i bambini qua e là, lui da piccolo me l’immagino davvero incazzosetto xD  Qui  è un po’ più grande del Rosso, ha intorno ai tredici anni. Cosa totalmente inventata, non ho idea se nel manga abbia sui trenta come Shanks… fatto sta che mi ha sempre un po’ intrigato, e poi ha un potere bellissimo (ringraziamo il grande Ikki di Saint Seiya per il mio amore indiscriminato per le fenici**).
Puff  puff… sono arrivata alla fine! Ci leggiamo in giro, cara. Un bacione :*

@meli_mao: la mia irriducibile romantica! Mi dispiace farti aspettare per un po’ di ammmOre, ma vedrai che l’attesa sarà ripagata <3 e comunque, probabilmente, ormai i dialoghi tra i due sono diventati un must di ogni capitolo xD
Aha, addirittura interrompi i compiti per leggere? Davvero, mi fa piacerissimo ‘sta cosa^^  Ed è una cosa che faccio spesso anche io, perché una bella pausa, di tanto in tanto, ci vuole proprio!
Un bacione, a presto :)

@KH4: Bonjour! Avevo il sospetto che ti sarebbe piaciuta l’entrata in scena di Newgate ^^ Mi pare che ti piaccia molto il personaggio, o mi sbaglio? Sono lieta che anche il mio ‘adattamento’ ti sia andato a genio… Per quanto riguarda Shiki, mmh, non credo lo inserirò. A parte che non conosco molto bene il personaggio, poi per adesso non mi dice granchè u.u
Lieta che la parte dei draghi celesti sia addirittura ‘sublime’ *o* ti adoro per questo!
No, perché ci tengo a farli odiare dal profondo. La bambina merita un po’ un discorso a parte…  ma non ti dico nulla, ricompariranno tutti e la famiglia Alastair e tutto ciò che gli ruota intorno sarà il fulcro della terza parte di questa storia … Non dico altro, stop ^^
Wahaha,mi fai morire quando parli di Roger xD
Devo dire che nell’aspetto neanche a me mi è poi piaciuto più di tanto, forse i baffoni xD infatti qui, essendo più giovane, non li aveva ancora e magari somigliava un po’ al suo degno figliolo **
Grazie mille, cara, un bacio :*

@Akemichan: bentornata^^  Lieta che il capitolo ti sia piaciuto, con i suoi intermezzi, e soprattutto il fatto di aver caratterizzato bene da una parte il buon Newgate, e dall’altra i draghi celesti.
Come ho già detto precedentemente, mi piace descrivere il lato ‘marcio’ di questa loro società, insieme agli intrighi e ai giochi di potere: non so, poi questo è un discorso che trascende il manga e si ritrova in mille altre opere e se vogliamo anche nella realtà… ma non mi dilungo in discorsi sociologici e fin troppo vaghi xD  Per quanto riguarda Roger, Rufy e Shanks, in effetti è una sorta di catena che si è creata … e mi ha sempre affascinato il fatto che, in un modo con Shanks e in un altro con Ace, alla fine Roger ha un po’ accompagnato Rufy e, indirettamente, l’ha indirizzato verso il suo viaggio per mare. Mi piace questo lato della faccenda. Alla prossima, cara, un bacione! :*

@yuki: Eccola qui! Buongiorno^^ Yu, non ti scusare che conosco i problemi del pendolarismo e dei traslochi *patpatta sulla spalla*
E poi, suvvia, mi parli di adorazione per questa storia di conseguenza ti posso perdonare tutto xD

Si, mi ricordavo che tu non amassi molto i sad ending, ad oggi, il mio finale è… una cosa a metà tra il felice ed il triste xD
Ma non è escluso che lo cambi, dopotutto mancano ancora molti capitoli. Di quanti capitoli è composta la storia, mi chiedi?  Allora, premettendo che devo ancora finire di scriverla (come ti ho detto, è tutta definita ma devo buttarla giù), ad occhio e croce si aggira intorno ai trenta, massimo quaranta capitoli. Posso dirti con una certa sicurezza che ci sono praticamente tre parti ben precise in cui è suddivisa: la prima, appunto è stata quella di Baterilla, sulle altre taccio :D
Marco anche a me piace , ha un che di affascinante . E poi, come ti ho già detto,  ha un gran bel potere *o* E, sì, Newgate e compagni ricompariranno, stanne certa :)
Grazie mille, cara, ci sentiamo presto! Un bacio :*

@MBP: Ma ciao, dolcezza! Scene gustose all’orizzonte, gustosissime :D  Vedrai, Ma-chan, vedrai!
l’altra volta abbiamo parlato talmente tanto che ora ho finito le parole xD
(comunque quel coso molliccioso al Nesquik era inquietante u.U)
ci sentiamo presto, e buon Cartoomics, voi che andate -.- un bacione <3

@Nico83: Ciao^^  hai letto tutto insieme? Che coraggio xD  Ti ringrazio per i complimenti, anche io cerco sempre di rimanere il più possibile coerente con l’originale, perché OP è talmente bello di suo … anche io ho una visione abbastanza fedele alla storia, come te^^ Barbabianca è davvero un mito u.u
Spero che continui a seguirmi e , se vorrai lasciarmi altre recensioni, non preoccuparti di scrivere tanto :D io amo i papiri, come hai potuto vedere qui sopra … Un bacio!



Un grazie anche ai preferiti, seguiti e ricordati di turno xD
Bene, vi lascio a questo capitolo dal titolo molto indicativo... Buona lettura!










13. Wanted


-
Ventiquattro, venticinque e ventisei. Uff.
Rouge guardò attraverso la botola che dava in cucina.
-Kennet, ho finito!- esclamò.
- Le ultime sono ventisei botti d’acqua, dodici chili di gallette, quindici cesti di verdura … e cinque maledette galline- aggiunse, tirando un calcetto alla gabbietta degli animali starnazzanti per farli tacere una buona volta.
Il cuoco si affacciò con un mestolo in mano.
-Va bene - disse, facendole segno di risalire dalla stiva.
-Ti ringrazio per avermi dato una mano a fare l’inventario! Il moccioso , guarda caso, ha tirato su la scusa che non si sentiva bene- aggiunse, una volta che lei fu tornata in superficie.
-Di nulla, Kennet- rispose la ragazza spolverandosi la gonna e alzando una gran nuvoletta grigia.
-Posso andare, ora, o ti serve altro?
Il cuoco girò con cura la zuppa all’interno di un grosso pentolone.
-Và pure. Per oggi il pranzo è pronto, però stavo pensando…
Assaggiò con il mestolo e fece un’espressione schifata.
-Manca di sale- mormorò tra sé e sè- dicevo, stavo pensando che potevi darmi una mano qui in cucina. So che alla locanda aiutavi spesso la signora a preparare da mangiare.
La ragazza fece un sorrisetto.
-Ma in questa ciurma ognuno deve avere un ruolo preciso?- chiese, un po’ stupita.
-Fa parte del codice, Rouge. A bordo ognuno è utile alla comunità, in quello che sa fare meglio- rispose, spolverando la zuppa con una grossa saliera.
-Beh… avevo l’impressione che Roger volesse assumermi come spazzina del ponte a tempo pieno, quindi la tua proposta non può che farmi piacere- replicò lei.
E si congedò con un piccolo inchino dirigendosi fuori, nell’aria calda della mattinata inoltrata.

Erano passati solo quattro giorni dal suo addio a Baterilla, e già le sembrava un’eternità.
Rimanendo sulla soglia, gettò uno sguardo distratto ai pirati che in quel momento erano sul ponte.
Aveva scoperto con piacere che anche il cuoco era una persona abbastanza a modo, un tipo all’apparenza tranquillo, come Daniel. Tranne la sera in cui era quasi arrivato alle mani con Jin per una cretinata che neanche ricordava.  
Jin era il meccanico, in quel momento era seduto su una cassa ed armeggiava con un grosso ingranaggio della catena dell’ancora, parlottando con altri due compagni. A pelle le pareva un po’ scorbutico, ed anche se non gli aveva mai rivolto la parola, qualche volta lo aveva sorpreso a guardarla male. Chissà cosa c’era di tanto sbagliato in lei.
Poi c’era Craig che sfogliava un libro con sguardo assorto: lui era uno dei più giovani ed il navigatore della ciurma. Complice il suo essere taciturno e riservato, non parlava molto neanche con lui, ma le sembrava possedere una grande conoscenza della navigazione. Del resto, se aveva individuato il punto esatto dove cogliere le correnti per attraversare le Fasce, doveva essere davvero abile. Aveva sentito dire da Ray che aveva studiato addirittura sulle carte degli archivi della Marina.
Naturalmente c’era Ray, che in quel momento trafficava con ago e filo cercando di cucirsi un calzino. A vederlo così come al solito le strappò un sorriso, ma, rammendi a parte, si era resa conto che a bordo pareva avere una certa autorità. Immaginò che il grado di vicecapitano in qualche modo doveva esserselo meritato.
Infine, c’era Roger. Era seduto poco lontano dal suo vice, con la schiena appoggiata alla balaustrata della nave, e quel giorno aveva abbandonato il suo abbigliamento scuro per deviare su una camicia bianca un po’ logora.
Era una delle poche volte che lo vedeva non intento a far qualcosa. Giocherellava con aria assente con un oggetto tondo e piatto che le parve un medaglione senza catenina.  
Cercò di identificarlo meglio ma il capitano lo rimise in tasca quasi subito e si tirò su, raggiungendo Ray che stava ancora cercando di infilare il filo nella cruna.
Roger si sedette al suo fianco e presero a parlare, mentre il vice continuava nella sua battaglia, che andò avanti ancora per qualche minuto fino a quando, esultante, riuscì nel suo intento agitando l’ago in segno di vittoria.
Il capitano lo guardò con un’espressione piatta e poi, d’improvviso, tirò il filo lasciando il vice con l’ago solitario in mano ed un’espressione basita, che in pochi secondi si mutò in una rabbia assassina.
Roger ghignò ed evitò lo spillo che per l’occasione era diventato un’arma nelle mani di Ray.
Rouge scoppiò a ridere. Non lo aveva mai visto giocare… doveva ammettere che era una strana sensazione. Rassicurante, in un certo senso. Peccato per la rarità di quei momenti, che li rendeva tuttavia ancora più significativi.
D’un tratto si sentì tirare il vestito ed abbassò lo sguardo sul mozzo che le indirizzò una delle sue solite occhiate furbette.
-Lo sai che Kennet non ha creduto alla storia del mal di testa, mocciosetto? Oggi ho fatto io il lavoro per te- gli disse, tirandogli un buffetto sulla guancia.
-Daniel ha detto che non ho niente- confermò candidamente quello –anzi, ha detto che sono bravo ad inventare storie. Ma non è vero, non me lo sono inventato.
Rouge annuì pazientemente. Non aveva assolutamente voglia di pensare, dopo una mattinata trascorsa a fare inventario in uno scantinato. Preferiva spegnere il cervello per un po’.
-D’accordo, d’accordo…
Il ragazzino guardò fuori e tacque. Rouge sospirò.
-Beh, visto che sei così bravo ad inventare storie e prima di pranzo non abbiamo nulla da fare, perché non me ne racconti qualcuna?
-Ok, ma non so da dove iniziare- rispose Shanks mordicchiandosi un unghia.
Rouge si sedette per terra, sotto la volta della porta, e il bambino scivolò di fronte a lei.
-Allora partiamo dall’inizio classico. Allora… c’era una volta … un bellissimo principe.
Shanks storse il naso e le indirizzò uno sguardo schifato.
-Perché non ci mettiamo invece un pirata con una spada di tre metri?
Lei annuì.
-Avrei dovuto prevederlo, effettivamente.  Allora c’era una volta un pirata, che se ne andava in giro con una spada di tre metri.
Ci pensò su.
-Non è un po’ troppo grande, forse?
Il bambino guardò in alto, riflettendo.
-Naah … La spada era il regalo di un gigante. Era lo stuzzicadenti del gigante.
-Ok- prese nota mentalmente la rossa, sistemandosi un po’ meglio.
-Allora un giorno, questo pirata incontra una bellissima principessa che…
-No, incontra un mago cattivo!- saltò su Shanks –ed era cattivissimo, con una grossa verruca sul naso, e voleva impadronirsi del suo tesoro!
La ragazza sospirò con un ghigno.
-Fammi indovinare? Lo uccide con la sua spada?
-Si, ma prima il mago cattivo gli fa un maleficio- continuò il mozzo – e prima di morire gli porta via il sorriso.
Rouge lo guardò perplessa.
-Come si fa a portare via un sorriso?
-Gli ha fatto una magia oscura- spiegò il rosso.
La ragazza annuì, chiedendosi se fosse lei molto impressionabile o il racconto aveva preso una piega un po’ particolare.
-E poi cosa succede?- chiese.
-Suppongo che la principessina arrivi a questo punto della storia- disse una voce al di sopra dei due.
Rouge alzò lo sguardo e vide il grosso meccanico, Jin, che la guardava con espressione beffarda. Aveva origliato la conversazione.
Lei si rimise su con un mezzo sorriso e scosse appena la testa.
-Abbiamo scoperto che le principessine non ci piacciono molto– rispose –non credo troverebbero spazio nella nostra storia.
L’uomo rise fragorosamente.
-Ah, ma certo – proseguì- detto da una che si crede una di loro...
Rouge rimase a bocca aperta per qualche secondo, poi scosse la testa e lo guardò decisamente in cagnesco.
-Io non mi credo un bel niente. Cosa ho fatto per starti così simpatica, signor… ?
-Josef, per gli amici Jin- rispose quello squadrandola.
-Allora è il tuo soprannome da criceto che ti rende nervoso?- chiese lei mantenendo il tono di un’educazione disarmante.
-Piuttosto è la tua presenza su questa nave- replicò quello tagliente.
Shanks guardava dall’uno all’altro senza dire nulla, stupito della piega che aveva preso improvvisamente quel dialogo.
-E, sentiamo, cos’avrei fatto per meritarti come nuovo amico?
-Le donne a bordo portano guai- sentenziò quello in tono solenne.
Rouge lo guardò, poi scoppiò a ridere così forte che un po’ di pirati alzarono la testa per vedere la fonte del baccano.
-Ma certo, ora si che è tutto chiaro…- riprese –peccato che questa donna porti anche delle carte importanti per voi, insieme ai tuoi fantomatici guai.
Jin incurvò le labbra all’ingiù, e Shanks approfittò di quell’attimo di silenzio.
-Jin, sei un bugiardo. Avevi detto che ti faceva piacere il fatto che ci fosse di nuovo una donna a bordo. Che Shakky era già presa e te ne serviva un’altra. Ti ho sentito io, l’altra sera!
La faccia che fece il meccanico ebbe qualcosa di impagabile, e ancora di più quella di Rouge.
Entrambi guardarono il mozzo che arretrò di un metro.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- esclamò, sgranando gli occhi neri.
-Andiamo giù in cucina, su- lo prese la ragazza per la mano, un po’ bruscamente.
E se ne tornò dentro senza aggiungere altro.
-Ehi, ma io ho detto solo quello che ho sentito!- protestò il mozzo, stupito di quella reazione, continuando a camminare nella scia di Rouge, che aveva un passo più svelto del solito.
-Shanks,certo che hai proprio una bella linguaccia- replicò lei un po’ seccata, non certo per il bambino.
Come si permette quel pallone gonfiato di venirmi a fare la paternale per la mia presenza a bordo?
-E poi, se gli serve una donna, se la cercasse simpatica come lui- borbottò a mezza voce.
Aprì la porta della cucina e trovò Kennet che ultimava la cottura. La accolse garbatamente come al solito.
-Ehi, già di ritorno?
Ma quando vide il mozzo mutò espressione. Brandì il mestolo e lo agitò spruzzando un po’ di sugo sul pavimento.
-Eccoti qui! Dico, mocciosetto, stai finendo le scuse per non lavorare!-esclamò.
Shanks lo guardò in cagnesco.
-Kenny, io non stavo bene, questa mattina!- si giustificò con ardore.
-Si, certo!- incalzò l’altro- ma a chi vuoi darla a bere?
-Uffa! Perché non mi crede mai ness…
-Perché sei una piccola peste bugiarda, ecco cosa sei! Continua così e nessuno ti crederà più, lo sai?
Shanks si mordicchiò il labbro e poi se ne andò a passo flemmatico verso il tavolo, si sedette su una sedia e non proferì parola.
Rouge si rivolse al cuoco, dimenticandosi per un attimo della questione con Jin.
-Non sei stato un po’ troppo duro con lui? E’ un bambino, in fondo.
Quello tornò al fornello ed alzò le spalle.
-Per farlo crescere. Non preoccuparti, si prende spesso queste ramanzine e non gli hanno mai fatto tanta impressione.
La guardò con un sorriso convincente.
-Fa il muso per un po’, poi torna ancora peggio di prima- concluse.
-Se lo dici tu…- rispose lei, un po’ dubbiosa.
-Comunque, ho deciso che ti darò una mano qui in cucina, da oggi in poi. Più tardi chiederemo a Roger, se ce n'è tutto questo bisogno - sorrise.
Quando tutti furono seduti a pranzo, nella piccola saletta c’era una certa confusione.
Risate, parole e sussurri si mescolavano con il tintinnio delle posate sui piatti ed il rumore dei bicchieri che si posavano sul tavolo in legno.
Rouge posò il grembiule su una sedia e si sedette, come al solito, vicino a Ray e, per sua sfortuna, di fronte al meccanico. Il vicecapitano notò lo sguardo d’astio che si indirizzarono a vicenda e le diede un colpetto col gomito.
-Beh?- chiese, quando quello si distrasse a parlare con alcuni compagni.
La ragazza lo guardò un po’ stizzita.
-Tu ci credi che le donne portano male, a bordo?- rispose.
Ray fece un gran sorriso dei suoi.
-Ma dai, peperoncino. Le donne non portano mai male, né in mare né in terra. Le donne sono un dono del cielo... o del diavolo, a seconda dei casi. Ma sono pur sempre un dono.
Rouge sogghignò.
-Evidentemente qualcuno non la pensa così- concluse sorseggiando un po’ d’acqua.
-Jin ha il suo modo di vedere le cose- commentò l’altro, inarcando un po’ le sopracciglia –ma è innocuo.
Lei posò il bicchiere davanti al suo piatto e infine sorrise.
-Beh, in fondo sono su una nave di pirati, mica in un palazzo di nobili. Ah –aggiunse – e se la prossima volta ti serve qualcuno che sappia cucire, chiamami. Magari in due riusciamo a combinare qualcosa in più, che te da solo.
-Io so cucire meglio di un sarto di corte, bimbetta- replicò lui, abbassando le palpebre con fare distinto.
Rouge lo guardò ed ebbe una gran voglia di abbracciarlo.

Nel pomeriggio il malumore passeggero era completamente scomparso, complice anche una lunga chiacchierata con Ray.
 Del resto, mettendo piede su quella nave, si era ripromessa che si sarebbe fatta valere e avrebbe continuato dritta per la sua strada, senza preoccuparsi troppo delle opinioni degli altri.
Quindi, quando lei e Kennet, verso sera,  si presentarono da Roger per discutere del nuovo ruolo che avrebbe avuto nella ciurma, sfoderò una delle sue espressioni più battagliere.
Che s’incrinò appena quando il capitano, seduto alla sua scrivania ed immerso in una profonda lettura, alzò gli occhi dal libro e li posò su di lei e solo successivamente sul suo compagno.
-Roger, ricordi che sono secoli che ti chiedo un aiuto in cucina, per tenere in ordine e preparare?
Il capitano annuì. E tornò a Rouge.
Lei lo guardò senza proferire parola, preferiva che fosse il cuoco a continuare.
-Visto che la signorina è troppo debole da mettere ai remi, magari poteva darmi una mano lei. Come aiuto cuoco, diciamo.
Lei annuì, cominciandosi a chiedere seriamente se Roger la fissasse deliberatamente per metterla in imbarazzo.
-Sai davvero cucinare?- chiese.
Rouge lo guardò incredula.
Ma sei scemo?
-Ho lavorato per anni in una locanda… secondo te?
Roger si rivolse al cuoco.
-Va bene. Conto su di te, Kennet, per evitare che lei ci avveleni tutti- concluse con fare diplomatico.
La ragazza gli indirizzò una risatina sarcastica e stava per ribattere qualcosa, quando improvvisamente la porta della stanza si aprì ed entrò Ray trafelato.
Portava in spalla il mozzo che era bianco come un lenzuolo e sembrava in stato di semi incoscienza.
-Roger! Dov’è Daniel, maledizione!- esclamò, guardandosi intorno.
Il capitano, Rouge ed il cuoco trasalirono alla vista di Shanks tanto pallido.
-Cos’è successo?- esclamò lei,accorrendo verso il bambino, ma Ray la scansò con il dorso della mano.
-Stà lontana, potrebbe essere contagioso!
-Oh, santi dei!- se ne uscì il cuoco, facendo due passi indietro.
-Ray- disse  Roger, e la ragazza sussultò per la freddezza che riusciva a mostrare tra tanta concitazione- Daniel è su al timone. Porta il ragazzo in infermeria, Kennet, tu per favore và a chiamarlo e sostituiscilo.
Il cuoco annuì ed uscì di corsa dalla sala, seguito da Ray che sorreggeva il bambino, il capitano e Rouge ancora un po’ frastornata.
-Cos’è successo?- chiese Roger  mentre camminava a passo svelto al fianco del suo vice.
-Non lo so- rispose subito quello, e la ragazza ebbe un nuovo tremito notando una vena molto preoccupante nel suo tono di voce – era tutto il pomeriggio che se ne stava in giro da solo, poi l’ho visto che saliva le scalette di fuori e ad un certo punto è caduto giù come un sacco di patate. Bam, senza che nessuno gli facesse nulla! Era tutta la mattina che sosteneva di non star bene, ma Dan aveva detto che…
-Ok, va bene così- lo interruppe il capitano aprendo bruscamente la porta dell’infermeria. Rouge li precedette e spostò il suo scialle dal letto in modo che potessero adagiarvi il bambino.
Pochi secondi dopo Daniel si precipitò dentro.
-Ohi, Roger! Cosa diavolo... Shanks?
Il medico osservò per qualche attimo il mozzo bianco come un lenzuolo che tremava impercettibilmente. Poi scansò Rouge che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e passò una mano sulla fronte del bambino.
-Dei del Mare! Ma ha una febbre altissima!- esclamò, correndo all’armadietto per prendere il termometro.
-Quaranta e due?- esalò Rouge quando ebbe letto il responso.
Il medico scuoteva la testa.
-Ma com’è possibile, sta mattina mi aveva detto che gli faceva male la testa, ma non aveva neanche una linea di febbre… ora, di colpo…
Roger posò la mano sulla fronte del bambino a sua volta.
-Da cosa può dipendere, Dan?
Il medico si morse il labbro. Poi sbattè le palpebre.
-Aspetta…- mormorò, come se qualcosa gli fosse tornato alla memoria.
Alzò la maglietta e scoprì un grosso punto rosso, come un’ustione, che risaltava sul fianco sinistro.
-Maledizione, è la puntura d’insetto di qualche tempo fa. Pensavo avesse causato solo la febbre, ma questa è una grave infezione. Quello che mi chiedo è perché diavolo si manifesti così tardiva …
-E’ possibile che per questo periodo l’abbia covata senza accorgersene?- chiese Ray, riflettendo.
-E’ plausibile, si, ed in questo caso non sarebbe contagiosa- assentì il medico, posando uno straccio bagnato sugli occhi del piccolo –ma ora il problema è l’antidoto, dannazione. A Baterilla non c’erano scorte di chinino o di antinfettivi, potrei provare a realizzarne uno io, ma come …
Rouge guardò dal vicecapitano che squadrava il medico al medico che guardava il mozzo con aria preoccupata, controllando di nuovo la temperatura.
-Ma… ci sarà pur qualcosa che si può fare?- esclamò, con la voce un po’ più acuta del solito.
-Ray, và a chiamare Craig, per favore - intervenne Roger.
La ragazza guardò il capitano: nei consueti modi bruschi leggeva una preoccupazione che, per quanto ben nascosta, non riusciva a dissimulare completamente.
Lo osservò passare nervosamente una mano tra i capelli scuri e fermarsi stancamente sul collo.
Il vice annuì e poco dopo tornò seguito dal navigatore, che impallidì a sua volta notando il colorito cereo del mozzo.
-Ma che…?
-L’isola più vicina, Craig- chiese il capitano.
Quello guardò ancora nervosamente il bambino, poi si rivolse a Roger.
-Siamo a largo dell’arcipelago di La Rez, a poche miglia dall’isola principale.
Qualcosa si risvegliò nella mente di Rouge.
-C’è una grande città, a La Rez, una volta Mari è andata per una fiera - esclamò- sono sicura che lì troveremo qualcosa per aiutarlo!
Il navigatore spostò di nuovo lo sguardo dalla ragazza al capitano.
-Ma in questo modo allungheremo la strada, e se non ci presentassimo in tempo nel punto stabilito…
-Ma secondo te!- saltò su all’istante Rouge, facendo sobbalzare tutti i presenti.
-E’ più importante la vostra stupida rotta o Shanks?!- esclamò infuriata, agitando i lunghi capelli rossi, innervosita.
Ray le posò una mano sulla spalla.
-Stà buona, peperoncino, sono sicuro che Craig si è spiegato male.
Il navigatore dal canto suo era seriamente impressionato dalla reazione di lei ed annuì all’istante, sventolando le mani come per placare quel fervore.
-Io… ho solo posto il problema, ma è ovvio, insomma…
-Deciso, allora- sentenziò Roger- deviazione verso La Rez, per questa notte. Arriveremo fra…?
-Un’ora massimo, se il vento regge, capitano- terminò la frase il giovane ragazzo, evitando di incrociare lo sguardo inviperito della rossa.
-Il tempo di organizzare un paio di cose- rispose quello annuendo.


-Buonasera, signori. Desiderate una stanza?
La ragazza abbassò il cappuccio fradicio per la pioggia che imperversava di fuori liberando i ricci grondanti acqua. Sorrise stancamente all’oste che la guardava incuriosito.
-Si, grazie!- recitò con voce melodiosa- Il mio bambino non sta molto bene, ed io e mio marito vorremmo riposare qui, per questa notte.
Fu il turno di Daniel di abbassare il cappuccio, quel tanto per scoprire gli occhi ed annuire con una certa convinzione. Mostrò il bambino avvolto in tre strati di coperte, zuppe a loro volta.
-Tempo da lupi, per avventurarsi fuori- commentò l’oste osservando brevemente Shanks con la testa appoggiata alla spalla del medico.
Poi guardò Daniel stringendo un po’ gli occhi.
-Siete di La Rez?- chiese, con un velo di diffidenza negli occhi.
Il pirata esitò ma Rouge intervenne nuovamente.
-Siamo in viaggio per tornare a casa, ma visto il tempaccio abbiamo preferito fare tappa! Siamo due cuochi alla base della Marina di Erizbel, a Sud- improvvisò con fare pratico.
Tirò un piccolo sospiro di sollievo quando l'oste parve crederle e, dopo aver cercato in un vecchio cassetto, trasse fuori dal bancone una chiave un po’ scrostata.
-Stanza ventitré, primo piano. Fanno duecento berry, per questa notte- indicò loro, non mancando di squadrarli un’ultima volta mentre si dirigevano su per le scale.

-Uff…- sbuffò Rouge, buttandosi sul materasso che affondò malamente sotto il suo peso, rivelando un certo numero di molle rotte.
-Che razza di tugurio- commentò Daniel, mentre adagiava il bambino sul letto e gli controllava ancora la temperatura.
La ragazza si risollevò e guardò il medico preoccupata.
-Come sta?
-La febbre un po’ è scesa, ma dobbiamo assolutamente trovare degli antidoti. Domani mattina ce ne andremo alla svelta, dopo aver fatto rifornimento- rispose quello guardandosi intorno.
-Non mi piace questo posto.
Rouge si grattò la testa.
-Ma perchè non abbiamo aspettato la mattina per scendere a terra? Insomma, è totalmente inutile ora passare la notte qui…
-Invece è molto meglio che sia buio, altrimenti il vascello sarebbe stato ben visibile alla luce del giorno. E non sappiamo come si rapportino qui ai pirati, è un'isola totalmente sconosciuta. Roger ha pensato che la tua presenza potesse fuorviare un po’ i sospetti … senza contare che sei l’unica, di noi, che non ha una taglia sulla testa.
-Capisco.
Rouge si andò a sedere vicino al mozzo, che dormiva abbastanza quietamente . Lo guardò un po’, poi si rivolse nuovamente al medico.
-A Baterilla eravamo talmente abituati ai pirati che alla fine il problema non si poneva- rispose con serenità –mi sembra così strano, adesso. Anche se, obiettivamente, i pregiudizi su di voi li hanno un po’ tutti- aggiunse, con schiettezza.
Daniel annuì.
-I pregiudizi sono l’ultima cosa che ci preoccupa. Ti accorgerai che là fuori- fece un cenno alla finestra- ci sono cose ben peggiori. Potenti che si giocano a carte il mondo, e nessuno in grado di ostacolarli. Altro che pirati, gira tutto al contrario certe volte.
-Là fuori è un posto così oscuro, per me- assentì lei, sentendosi piccola piccola in confronto al mondo.
-Comunque- riprese il medico abbassando la voce- non è né l’ora né il posto adatto per certi discorsi. Cerchiamo di farci qualche ora di sonno, domattina  ad un orario utile prendiamo ciò che dobbiamo e ce ne torniamo alla nave. Gli altri passeranno a prenderci vicino al promontorio da dove siamo sbarcati a mezzogiorno, è il punto più nascosto, a quanto pare.
-Ok- assentì lei e si coricò sul letto ancora vestita, chiudendo gli occhi mentre il medico spegneva la luce e la imitava. Tra loro, il bambino dormiva con il respiro un po’ irregolare.
Rouge, mentre ascoltava la pioggia infuriare oltre i vetri di quelle vecchie finestre di legno, a metà tra il sonno e la veglia si figurò giganteschi personaggi informi che, come enormi burattinai, tendevano i fili con cui tenevano imprigionati migliaia di piccoli esseri umani.  Un piccolo brivido le percorse la schiena, prese la mano piccola e calda di Shanks e sperò di riposare con un minimo di serenità.

L’uomo prese una tazza dal ripiano nel minuscolo cucinino e vi versò dentro il liquido ocra, diffondendo un dolce aroma di thè nella piccola stanzetta attigua alla reception.
Prese un paio di sorsi, poi alzò la cornetta e compose un numero, gettando appena uno sguardo all’orologio appeso nell’angolo.
Una voce scocciata rispose al lumacofono che aveva iniziato a trillare nel bel mezzo della notte.
-Chi cazzo è?
-Jeff? Non immaginerai mai chi è venuto a trovarmi questa sera- rispose.
-Spero per te sia qualcuno da almeno duecento milioni, per chiamarmi alle tre di notte.
L’oste si lisciò la barbetta, osservando una taglia distesa sul tavolo.
- Poco fa si è presentato qui Daniel Meirn, sessanta milioni. Pensa, si spacciava per un cuoco di Base a Erizbel. Come se non lo sapessi che ad Erizbel non c’è nessuna Base della Marina.
L’altro sbuffò rumorosamente.
-E cosa me ne faccio di un novellino del genere? Lo sai benissimo che al di sotto dei cento non mi interessano!
L’uomo dietro il bancone sfogliò gli avvisi di taglia che precedevano quello del medico.
-Aspetta che ti dica una cosa … il novellino fa parte della banda di Gol D. Roger.
Dall’altra parte del telefono l’uomo tacque per qualche secondo.
-Gol D. Roger… quello che ha fatto quel casino a Marijoa? Quello dei Draghi Celesti?
-Esatto. Non può essere tanto lontano da qui, se c'è uno dei suoi cagnolini al piano di sopra della mia locanda.
L’oste percepì chiaramente il sogghigno soddisfatto dall’altro capo del filo.
Assaporò la netta sensazione di un ottimo affare.
-Bene, Ramon. Avverto gli altri.











°°°


Note:
-La sfiga, la sfiga!Come finire dritti dritti in un covo di cacciatori di taglie! Ed ora, come se la caveranno?? Muahahahahah!!! Ehm...
-Sappiate che la faccenda della malattia, antibiotici ed altro è inventata proprio su due piedi. Quindi, chiunque di voi sia medico/studente in medicina (Bea, mi pare che te sei da quelle parti?? non mi ricordo -.-') perdoni le cretinate che ho scritto xD (EDIT: dopo il parere medico ho prontamente corretto il termine, denghiu Bea!xD)  E mi perdoni anche il piccolo mozzo, che gliene faccio di tutti i colori, povero!
-Mi rendo conto che Ray, con quella risposta sulle donne, avrà guadagnato ancora più punti :D Ma lui è così, ama le donne in generale <3
-Non ci sono grandi battibecchi in questo capitolo, è stranamente pacifico. Me ne sono accorta rileggendolo poi, ancora. Beh, diamogli un pò di pace anche a sti due <3
Finito! Grazie ragazze/i che continuate a seguirmi, vi adoVo.
Un bacione,come ben sapete....
To be continued ;)

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Capitolo 14
*** Run ***


maya Salve ciurmaglia, ecco fresco fresco per voi il nuovo capitolo!
Cosa capiterà ai nostri che sono andati a mettersi nei casini con le loro manine?
Ci sarà da correre in questo capitolo, questo è poco ma sicuro, si capisce anche dal titolo^^ Quindi risparmiate il fiato e preparatevi allo scatto xD
Prima di cominciare, le consuete risposte :)

@KH4 Hola, cara!Allora, noto con piacere che Jin con la sua uscita ha fatto storcere il naso a tutte ^^ e sono contenta di essere riuscita nel trasmettere ansia (ogni tanto ci sta bene, massì) per il povero piccolo rosso che si è beccato il febbrone xD Avvertirò i cattivi di stargli alla larga altrimenti ci sarà un nuovo personaggio chiamato KH4 che apparirà sul posto per l’occasione per fargliela pagare cara xD
A parte ciò, ti ringrazio per i complimenti, quando mi dici che ne vale davvero la pena di aspettare mi mandi in Chopper-dancing-style. E vai tranquilla con la tua storia, che è sempre più interessante!
Un bacio, alla prossima :*

@meli_mao: Ah, ah, piccola! Mi fa piacere vedere questa solidarietà con il mocciosetto malato** tranquilla, si riprenderà, figuriamoci u.u  lui è quello che diventerà un Imperatore, mica noccioline xD Eh, ti dirò che per un istante mi è balenato in mente di far scendere Rou e Roger, ma poi ho lasciato perdere. Non temere, ci saranno tanti momenti in cui li vedrai insieme ^^ Daniel poi doveva esserci per forza, visto che è il medico di bordo. Ti ringrazio, come al solito, per aver interrotto i tuoi compiti per leggermi ^^ ma sei in università? Curiosità mia, studi Lettere per caso? Un bacio, alla prossima! :)

@Bea: ma lo sai che quando leggo le tue recensioni mi faccio sempre delle belle risate? xD Ed è assolutamente una cosa positiva, perché mi fa piacere vedere tanta enfasi **
Il piccoletto starà veramente vedendo i draghi in technicolor, avevo la tentazione di fargli arrivare la febbre ancora più in alto, ma poi ho avuto pietà *ma dove?!?*
Anche perché sarebbe veramente collassato, poretto.

Bene, passando oltre i deliri sadici sui personaggi (ma io lo amo troppo, il mocciosetto! ), veniamo alla Rou che, pur non sapendo molto del mondo, si fa valere per bene con questi pirati scorbutici. Jin, non si dicono delle cose del genere, no no. Attento che il prossimo febbrone lo faccio venire a te! xD ok, basta con le febbri, sennò sta storia diventa un lazzaretto!
Bruno... sì, l’ho sempre visto sicuramente come un capitano con le bolas, capace di gestire le situazioni con freddezza (figuriamoci u.u) e Ray… hai ragione, quando si dà al cucito sarebbe davvero da sposare (anche io combatto con ago e filo alla sua maniera xD).

Vedrai un po’ di guai in questo capitolo, e un po’ di sane botte, spero che ti soddisfino visto che te sei la specialista nelle scene d’azione :D
Un baciUo, cara!
Alla prossima :*

@mary94: Ciao^^ ti ringrazio, in effetti da quando ho scoperto la storia di questi due, sono rimasta molto colpita dal personaggio di lei e ho deciso che c’era bisogno di scriverci su qualcosa! E’ incredibile come una figura di cui Oda non ha nemmeno mostrato molto bene il volto colpisca tanto tra i fan, ho trovato delle fanart bellissime in rete**
Spero che continuerai a seguirmi, alla prossima:)


@MBP: Hola, Ma-chan!
A Shanks non piacciono le principesse, come molti bambini di quell’età preferisce i guerrieri coraggiosi u.u poi questi maschietti crescono e  cambiano idea <3
Comunque Key ha sicuramente ereditato questa attitudine… ottimo questo cross-over xD

Confesso che nello scorso capitolo mi sono divertita a fargliene capitare un po’ ai nostri pirati… ora se la vedranno con Ramon e i suoi scagnozzi xD Un po’ di sana rissa *yeah*
Un bacione, e grazie ancora per il disegno** la prima fanart su una mia storia, sono commossa xD
Alla prossima! :*

@Akemichan: Ciao, cara! Si, era da un po’ che volevo inserire un po’ d’azione, che non guasta mai.
Si, i Mugi sono inarrivabili come caratterizzazione, è decisamente una delle cose che mi piace di più in Oda il suo modo di creare sempre personaggi interessanti…
 Ray, tesoro bello <3 sempre in cima agli indici di gradimento!
Lieta che ti piaccia lo scambio di battute tra i nostri due testoni, che anche quando parlano poco non mancano di lanciarsi frecciatine^^
Grazie mille, dear!Alla prossima! :D


@nico 83: ciao ^^ per la questione della taglia di Roger, in realtà pensavo di inserirla più avanti, quando si chiariranno un po’ le questioni che lo hanno portato a farsi odiare tanto dal drago celeste Seiji… 
concordo, anche io voglio vedere le taglie di Shanks o di Barbabianca, ma soprattutto di Dragon, l’uomo più pericoloso per il Governo… sarà altissima**

Ti ringrazio per i complimenti su Ray, ci tengo tanto al personaggio e sono sempre contenta quando viene giù bene^^
la storia con Shakky, poi, mi è venuta così, senza nemmeno pensarci troppo u.u li vedo troppo bene insieme, e a questo proposito… ci saranno sorprese!
Non spoilero altro xD
Alla prossima! :)
Ps: mi è venuto un dubbio, perdonami: sei una ragazza o un ragazzo??

@angerona: Ciao^^ ti rispondo qui anche se hai lasciato la recensione al primo capitolo...
mi fa piacere che ti abbia fatto scoprire la coppia, e ri ringrazio per i complimenti**
troppo gentile!E comunque l'idea di fondo era, nonostante lei sia a tutti gli effetti  diventata la 'Regina', proprio di rendere Rou il meno 'principessina'  possibile :)

Lieta che si noti!
Alla prossima, spero continuerai a seguirmi :*



Ringrazio inoltre chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate^^
Ed anche chi legge silenziosamente ed ha la pazienza di portarsi avanti con questo casino di storia :)

Spero vi piaccia anche questo capitolo... enjoy !












14. Run 


La mattina dopo aveva smesso di piovere, ma il cielo plumbeo lasciava filtrare solo pochi tenui raggi di sole.
Quando Rouge aprì gli occhi Dan era già in piedi e trafficava con alcune boccettine, sembrava di pessimo umore a giudicare dai suoi movimenti veloci.
La ragazza spostò lo sguardo al suo fianco e vide che il piccolo mozzo era sveglio e le sorrideva debolmente. Aveva gli occhi un po’ lucidi, ma aveva già ripreso un po’ di colore dalla sera precedente.
-Ehi…- mormorò lei sollevata –come ti senti?
-Ho fatto dei sogni assurdi- rispose lui.
Daniel prese un cucchiaio di un liquido denso e verdastro che aveva preparato e lo ficcò in bocca a Shanks, che tirò fuori la lingua in un’espressione disgustata.
-Stà  meglio ma se non troviamo un anti infettivo la febbre non scenderà mai- constatò, sentendo ancora la temperatura con la mano.
-Avanti Rouge, prendi le tue cose e andiamo- concluse, frettolosamente.
Una decina di minuti dopo scendevano le scale, Dan portava in braccio il bambino, avvolto di nuovo in diverse coperte per tenerlo al caldo.
L’oste era impegnato in una fitta conversazione con altri due uomini, e li salutò con un cenno della mano. Rouge rispose con un mezzo sorriso, mentre il medico passò via in fretta tenendo gli occhi bassi.
Quando fu fuori si calò il cappuccio sugli occhi.
-Non ti sembra di esagerare? Va bene il restare in incognito, però…- fu il commento della ragazza, che si guardava in giro cercando qualcosa che assomigliasse ad una farmacia.
-Ti ripeto che questo posto non mi piace- rispose brevemente quello.
Continuarono a camminare per un po’: La Rez era un posto molto affollato, pieno zeppo di negozietti e piccole cantine adibite a locali. Una cittadina commerciale, piena di gente che si affrettava per la strada carica di pacchetti e buste. Ad ogni angolo della strada c’erano carrettini di venditori ambulanti, ma nulla che assomigliasse lontanamente ad una farmacia.
-Là- indicò ad un certo punto Daniel, nella direzione di un’insegna in legno che recitava “Medicina ed Erboristeria”, al di sopra di un curioso edificio ricoperto di piante rampicanti.
-Aspettami fuori- borbottò, affidandole il bambino.
Lei assentì, anche se le sarebbe piaciuto visitare un posto del genere, ma aveva notato che il medico era davvero poco trattabile e lasciò perdere.
Si sedette su una panchina lì fuori ed osservò un po’ Shanks che, sebbene non fosse addormentato, aveva gli occhi chiusi e la testa un po’ reclinata sulla sua spalla.
-Mocciosetto, ieri la nostra storia sul pirata con la spada è rimasta a metà. Come pensi che finisca?
Il rosso rispose senza aprire gli occhi.
-Non lo so. Forse davvero arriva una principessa, alla fine.
Rouge sorrise e si guardò un po’ in giro. Era incredibile come quel bambino  le trasmettesse una profonda sensazione di calma. Probabilmente, pensò, il fatto che fosse così simile al fratello doveva per forza incidere sull’affetto che nutriva per lui.
Volse distrattamente lo sguardo alla sua destra, e d’un tratto scorse un gruppetto di uomini che la stava osservando. Uno di loro aveva in mano una spada dalla lama lucente. Subito voltò la testa dall’altro lato.
Che cavolo vogliono questi, adesso?
Sbattè un po’ le palpebre, fissando un punto davanti a sé, poi li guardò nel riflesso di una vetrina : erano in quattro, continuavano ad osservarla senza accorgersi di essere osservati a loro volta.
Con un leggero brivido, Rouge notò che erano tutti e quattro armati di tutto punto.
Avanti, Rou. Non farti impressionare, ora leviamo le tende alla svelta.
Quando Daniel uscì, dopo qualche minuto, con un paio di sacchetti in mano, tirò un piccolo sospiro di sollievo.
-Hai trovato tutto?- chiese, tanto per deviare il flusso dei suoi pensieri.
-Anche di più. Questo emporio è davvero fornito, ho preso alcuni giochetti molto interessanti.
E fece segno ad un paio di sacchetti di stoffa appesi alla cintura.
La ragazza si rimise di scatto in piedi, sostenendo il mozzo.
-Abbiamo ancora mezz’ora per arrivare al punto d’incontro, alla spiaggia ad ovest. Avanti- disse il medico.
Lei lo seguì, buttando un’occhiata all’angolino dov’erano quegli uomini: erano scomparsi.
Con un filo d’inquietudine si portò al fianco del suo accompagnatore ed insieme si diressero verso il punto prestabilito dove si sarebbero incontrati con gli altri.


-Roger, posso dirti una cosa?
-Che vuoi, Ray- rispose quello, a mezza voce.
-Perderai l’uso della parola per mancanza d’esercizio, se continui a stare in silenzio ancora un pò- replicò il vice, che fu fulminato all’istante da uno sguardo sinistro.
-Si, non era questo- aggiunse subito con un mezzo ghigno- ma, piuttosto, perché non siamo scesi tutti a terra?
Roger sprofondò ancora più giù nella poltrona.
-Non credi avremmo dato un po’ nell’occhio, Ray?
-Intendi dire che avrebbero potuto riconoscerti?
-Intendo dire che qui non siamo più al di fuori delle rotte come a Baterilla. E’ ovvio che, avvicinandosi alla Grand Line e ai centri principali, le notizie circolano e le taglie anche.
Per un po’ tacque, immerso nei suoi pensieri.
Ray si accese una sigaretta.
-E poi la nave doveva essere nascosta a largo- riprese il capitano come parlando a sé stesso- in ogni caso non mi piace stare fermo in questo posto.  Potrebbe anche essere pieno di governativi, per quel che mi riguarda- mormorò con sguardo cupo.
-Si torna nel mondo, dopo tanto tempo- commentò Ray appoggiando la testa al muro -Speriamo che Dan trovi alla svelta ciò di cui ha bisogno per il mozzo. E che quel moccioso guarisca in fretta,  maledizione. Quando l’ho visto così pallido mi è preso un colpo.
Roger lo guardò di sottecchi e non rispose nulla.
Si schiarì la voce ed aprì alcune carte sparse sulla sua scrivania.
-Mancano meno di due settimane di navigazione alle Fasce- disse con fare pratico- Se il vento ci accompagna, arriveremo in tempo per le correnti.
Ray soffiò un po’ di fumo e sogghignò. Il capitano inarcò le sopracciglia.
-Che ti ridi, idiota?
- Pensavo che questi primi cinque giorni sono passati abbastanza quietamente, da un certo punto di vista.
-Ah, sì?- rispose distrattamente.
-Si, mi sto quasi annoiando. Siete diventati tutti e due fin troppo pacifici.
Roger si guardò intorno valutando se c’era qualcosa di lanciabile addosso al suo vice, ma sulla scrivania c’era solo la boccettina per il pennino.
-Fortunatamente per te ho bisogno dell’inchiostro- replicò, gettando nuovamente uno sguardo truce a Ray che se la rideva sfacciatamente.
-In ogni caso, ho la vaga impressione che questa tregua non durerà a lungo.
Roger alzò gli occhi al soffitto e poi li portò all’orologio nell’angolo.
-Ray, e se invece di parlare di inutilità ti mettessi al timone? Muoviti, dobbiamo andare a prenderli.


-Manca molto?
-Stando alla mappa, ancora un chilometro in quella direzione- rispose Rouge indicando la strada al medico.
Svoltarono in una stradina di ghiaia, tra vecchie case della parte antica della città. Un silenzio quasi innaturale aleggiava tra quelle vecchie mura prive di intonaco.
La ragazza ristette un attimo, guardandosi intorno.
-Dan…
-Mh?
-Dov’è finita tutta la gente che c’era prima in strada?
Il medico si fermò a sua volta.
-Questo quartiere non è il massimo della vita, effettivamente.
D’un tratto Rouge intravide un triangolo azzurro tra due vecchie palazzine.
-Il mare! Ecco, siamo quasi arrivati, grazie al cielo!- esclamò, sentendosi immensamente sollevata.
-Ottimo, allora non ci eravamo persi- commentò Daniel – il mio senso dell’orientamento è pari a zero…
-Ma che persi! Hai una cartografa d’eccezione- celiò la ragazza accelerando il passo.
Non l’avrebbe mai detto, ma non vedeva l’ora di rimettere piede sulla nave.
Anzi, da quando si era imbarcata, si sentiva molto più al sicuro in mare che sulla terraferma: evidentemente stava assimilando il modo di pensare dei pirati, e suo malgrado non riusciva a capire se la cosa le piacesse o le desse un immenso fastidio.
Erano quasi arrivati al sentiero che portava alla spiaggia, quando d’improvviso  da dietro un angolo sbucarono fuori  quattro uomini.
Rouge si bloccò all’istante, li aveva riconosciuti. Per un secondo sperò che si trovassero lì per caso, ma si accorse ben presto che non era affatto così.
Il medico istintivamente mise la mano all’elsa della spada, ma uno dei quattro fulmineo estrasse la pistola e la puntò contro di lui.
-Provaci solo, pirata, e ti faccio un bel buchetto sulla fronte.
La ragazza mosse due passi indietro, continuando a stringere il mozzo che aveva aperto gli occhi, e non proferiva parola, osservando ciò che stava accadendo.
Ma ben presto sentì a sua volta il rumore di una pistola caricata a pochi centimetri da lei.
-La stessa cosa vale per te, dolcezza- disse una voce rauca alle sue spalle.
Lei si voltò appena e vide che dai piccoli vicoli nell’ombra emergevano altri uomini armati. Ne contò almeno altri dieci.
-Dan…!-esclamò, decisamente terrificata.
-Stà buona, ragazzina. Qui me la vedo io.
Gli uomini scoppiarono a ridere fragorosamente.
-Qui me la vedo io!- lo canzonò uno- Daniel Aidil, dei pirati di Roger! Credevi davvero di passare inosservato?
-Non è molto saggio approdare a La Rez, quando hai una taglia sulla testa- disse un altro con voce profonda, scrocchiandosi le nocche minacciosamente. Era alto almeno due metri.
Se Rouge non avesse avuto uno di quegli uomini che le puntava la pistola alla nuca, sarebbe arretrata ancora, per quant’era impressionante quel mezzo gigante.
Daniel lo squadrò con una freddezza che le ricordò molto Roger, più che il placido medico a cui era abituata.
-Immagino che un bestione senza cervello come te non ci arrivi a capire che non siamo qui per una vacanza.
L’omone impugnò un bastone ferrato e fece per colpirlo, quando intervenne un omettino biondo dalla voce stridula.
-Stà buono, Gus. Non puoi prenderti tutto il divertimento, e poi deve dirci dove trovare il suo capitano- ed esplose in una risatina astuta.
Rouge si sentì sprofondare. Provava a ragionare ma non riusciva a vedere una via di fuga: gli uomini si erano disposti in cerchio attorno a loro chiudendo ogni varco. Gettò uno sguardo a Daniel, che rimaneva calmo all’apparenza, mentre lei dal canto suo tremava come una foglia.
-Rouge…- mormorò Shanks.
No, piccoletto, non ti ci mettere anche tu, ti prego…
-N… non avere paura, moccioso, ce ne andiamo presto- rispose con voce instabile.
-Rouge…- ripetè quello- stai tranquilla. Il capitano arriverà presto e gliela farà vedere.
La ragazza lo guardò socchiudendo appena la bocca: quel ragazzino non aveva affatto paura.
Qui l’unica che ha paura a quanto pare sono io.
Non aveva paura perché aveva fiducia in Roger, una fiducia cieca. Se non fossero stati nel bel mezzo di quella situazione, si sarebbe chiesta cosa lo portasse a credere tanto nel suo capitano.
-E davvero credete che possa dirvelo?- rispose nel frattempo Daniel sfacciato, con un ghigno di sfida.
Rouge lo vide scansare appena il lembo del mantello.
Poi, fulmineo, il medico mise mano ad uno dei sacchetti che portava appeso alla cintura, e prima che gli altri potessero reagire, lanciò contro di loro quelle che a Rouge parvero delle piccole biglie di vetro.
Un boato improvviso riempì l’aria e un’enorme nuvola di fumo denso coprì ogni cosa intorno.
La ragazza non ci pensò due volte e prese a correre in una direzione casuale, sentendo un acre odore di bruciato riempirle le testa, insieme alle urla concitate di quegli uomini.
-Non sparate, non sparate, idioti! Ci servono vivi, maledizione!
Un paio di volte sentì sibilare molto vicini a lei dei proiettili sparati alla cieca, ma non ci fece troppo caso. Sperando che Dan avesse la sua stessa idea, cercò di imboccare la strada che li avrebbe portati verso il mare, pregando con tutto il cuore che Roger e gli altri fossero già lì per andarsene alla svelta.
Quando il fumo si diradò si trovò con la schiena appoggiata ad un muro scrostato, respirando piano per evitare di tossire, con gli occhi un po’ arrossati per via di quel particolare effetto sorpresa del medico.
Ora mi spiego quali giochetti ha comprato stamattina all’emporio.
-Rouge…- ripetè il mozzo.
-Riesci a stare in piedi senza cader giù come una pera cotta?- gli chiese lei, sottovoce.
-Io… credo di sì- rispose Shanks con un po’ più di vigore del solito.
-Bene, perché adesso si corre- rispose lei, sbirciando appena oltre l’angolo. Le parve tutto tranquillo, ma ancora prima che potesse muovere un passo, una mano le tappò la bocca e la trascinò all’indietro.
Lei mollò subito una gomitata nello stomaco dell’aggressore, si voltò per fronteggiarlo… era Dan.
-Scusa!- sussurrò, agitando le mani costernata- scusa Dan, sc…
-Non fa nulla, ragazzina! – la interruppe lui, afferrando il mozzo per la mano prima che cadesse a terra, colto di nuovo da un mancamento –ma non fare un passo da quella parte.  E’ troppo scoperto.
Si guardarono intorno. Ormai il fumo si era diradato, i cacciatori erano di nuovo nascosti tra le vecchie case.
-Le tue cure saranno pure miracolose, ma i tuoi metodi di fuga lasciano un po’ a desiderare- borbottò la ragazza, meritandosi un’occhiata di disappunto da parte del medico.
-Scusami tanto, eh, se non avevo altra scelta! Mi pare che fossero in quindici contro di me, o sbaglio?
Lei si mordicchiò il labbro. Naturalmente Daniel aveva ragione, come sempre.
-Beh, in ogni caso non è saggio rimanere qui a discuterne, gli altri ci staranno già aspettando- continuò lui scrutando le nuvole cupe che pesavano al di sopra di loro.
-Muoviamoci!- rispose lei annuendo, e prese nuovamente la strada per il mare, correndo avanti, ma fu ripresa ancora una volta da una stretta sul polso.
-Dan, che cavolo c’è ades…
Non finì la frase perché chi l’aveva trattenuta non era affatto il medico, che in quel momento si trovava spalle al muro con una spada puntata alla gola, cercando di coprire Shanks che era tenuto fermo da un altro cacciatore.
Senza pensarci troppo, Rouge fece una delle poche cose che le veniva bene in quelle situazioni: tirò fuori un urlo acutissimo, in faccia all’uomo che la teneva ferma. Quello, colto di sorpresa, mollò la presa, e lei non ci pensò due volte e corse avanti.
Devo avvisare gli altri, devo chiamare aiuto…
Ma per la terza volta dovette fermarsi bruscamente, ma questa volta non fu nessuno a trattenerla: la sola vista di altri quattro cacciatori che le camminavano incontro con dei perfidi ghigni disegnati in faccia ed armati dalla testa ai piedi, le tolse nuovamente ogni voglia di muovere un passo in avanti.
Ma da dove cavolo sbucano? E quanti sono, maledizione?, pensò sconfortata.
-E questa bambina chi sarebbe?- chiese uno di quelli, rivolto al compagno.
-Non ci risulta nessuna taglia con un faccino del genere- rispose un altro, alto e smilzo.
-E allora cosa ci fa un gioiellino tra i pirati?- chiese di nuovo il primo che aveva parlato, estraendo la spada.
Ad ogni domanda avanzavano, e lei arretrava cercando di pensare ad un’altra via di fuga, fino a quando non si ritrovò al fianco di Daniel e Shanks, nuovamente attorniati dai cacciatori, con la differenza che in quel momento il medico non aveva più possibilità di creare effetti come il precedente.
Gli gettò un’occhiata di sottecchi, aveva le mani alzate sopra la nuca.
-Allora, dove si nasconde Gol D. Roger?- esclamò quello che sembrava essere il capo di quella marmaglia, un uomo dalla lunga barba ispida ed un forte odore di sigaro addosso.
Daniel non rispose, si limitò a restituirgli uno sguardo di forte ripugnanza.
-I cacciatori di taglie sono degli schifosi!- esclamò invece Shanks, e sia il medico che la ragazza si voltarono all’istante. Il bambino, tenuto fermo da uno degli scagnozzi con il fodero della spada, guardava tutti con forte astio. Sembrava di nuovo in forze.
-Degli schifosi- ripetè il capo, ghignando- e tu chi saresti, la mascotte?
-Io sono un pirata di Roger!- ribattè il piccolo rosso a denti stretti, ansimando un po’ per la rabbia e un po’ per la febbre.
-Allora, pirata di Roger- lo schernì quello, spostandosi davanti a lui e sovrastandolo - tu ci saprai dire dove si trova adesso il tuo capitano, se ci tieni alla tua piccola vita…
Sguainò la spada, e Shanks spalancò gli occhi per la paura.
-Sai, non ho mai ucciso un bambino … ma se sei un pirata non mi faccio molti problemi, ti dirò…
-Non provare a toccarlo!- urlò Rouge cercando di divincolarsi, ma subito un altro cacciatore la rispedì nuovamente con la schiena al muro, in riga.
Il capo alzò lo sguardo su di lei, e un bagliore di curiosità gli attraversò gli occhi cupi.
-Un’altra mascotte della ciurma. O forse- si avvicinò a lei e le prese il mento- la puttanella del capitano.
La ragazza rimase per un attimo immobile, poi, senza pensarci più di un secondo, gli sputò in faccia.
-Ma come ti permetti!- rispose, sentendo la rabbia montarle dentro, tanta, esagerata.
Stava per rispondere altro quando notò qualcosa al di là del suo avversario che la fece tacere all’istante.
Oh…
Il capo, dal canto suo, si passò la mano sulla guancia coperta di cicatrici e poi pose nuovamente la domanda.
-A questo punto immagino che neanche tu ci dirai dove si trova Roger.
Mentre tutti i presenti si aspettavano un rifiuto netto, lei temporeggiò. I cacciatori la guardarono, stupiti. Aveva catalizzato l’attenzione di tutti.
-Cosa me ne viene, se ti dico dove trovarlo?- rispose, inaspettatamente.
-Rouge, ma che dici!- urlò subito Shanks, sconvolto. Il medico tuttavia tacque.
-Se ci accompagni nel posto esatto, avrai salva la vita, dolcezza- rispose il capo con un sorriso giallastro.
La ragazza sorrise a sua volta, sbattendo un po’ le ciglia.
-Sapete essere davvero generosi …
-Oh, non sai nemmeno quanto!- continuò quello galvanizzato – ma prima, bambina, dimmi dov’è quel maledetto pirata!
Il sorriso di Rouge si allargò.
-Appena dietro di te - rispose Roger gelido, caricando la pistola puntata alla tempia del cacciatore.
Tutti si voltarono all’istante ma non ebbero neanche il tempo di metter mano alle armi, che si ritrovarono sotto il tiro incrociato di tutta la ciurma dei pirati.
-Persino in un covo di schifosi mercenari del governo esistono certe gerarchie- commentò Rayleigh distrattamente, puntando la spada alla gola del cacciatore che teneva a sua volta la spada alla gola di Daniel.
- Se non volete che il vostro capo ci lasci le penne, deponete le armi- concluse, lanciando uno sguardo ironico al medico che, non fosse stato per la tragicità della situazione, si sarebbe volentieri messo a ridere per quella strana catena di minacciati e minacciatori.
-Inoltre- aggiunse Kennet, che invece con due coltelli teneva sotto tiro il cacciatore più grosso- se lascerete andare i nostri, vi risparmieremo la vita.
Il capo guardò Roger di sottecchi. Sogghignò.
-Che delusione, Roger. Vieni a rischiare la vita per un idiota che non sa neanche scappare, un bambino che a mala pena si regge in piedi e una stupida puttanella. Avevo sentito delle voci su di te, ma evidentemente non sei affatto come ti dipingono. Che delusione- ripetè quello, mentre un rivolo di sudore gli scivolò dalla fronte.
-Mi dispiace di non essere all’altezza delle tue aspettative- rispose il capitano- ma certi concetti gente come te non li capirà mai. I pirati non lasciano indietro i propri compagni, chiunque essi siano.
Il suo sguardo vagò dal piccolo mozzo, che lo guardava in visibilio con gli occhi a lucciconi, al medico, a Rouge.
La ragazza dal canto suo aveva il cervello completamente in panne.
Compagni? 
-Allora perché non mi uccidi, Roger? Avanti, hai paura?
Roger fece un sorriso storto.
-Non spreco neanche un proiettile per un miserabile al soldo del Governo.
Non ebbero modo di andare avanti perché improvvisamente il cacciatore più grosso aveva afferrato il suo bastone ferrato, colpendo Kennet.
-Ehi, il bestione sta scappando!- urlò il cuoco.
In meno di due secondi si scatenò il putiferio: il capo dei cacciatori si liberò dalla minaccia di Roger ma lasciò andare Rouge, mentre il capitano pirata estrasse la spada e prese a combattere contro di lui. Ray a sua volta era riuscito a liberare Daniel e si batteva contro un paio di cacciatori, mentre il medico, afferrata al volo la spada lanciatagli da Kennet, si scagliò contro un altro avversario.
Rouge si accoccolò  lungo il muro, cercando di recuperare nella confusione Shanks che non doveva passarsela molto bene, dopo tutte quelle emozioni e il febbrone che si ritrovava.
Nella ressa individuò anche il giovane navigatore che si batteva abilmente, con una tecnica quasi impeccabile, Jin il criceto che continuava a sparare da due grossi fucili, ridendo sguaiatamente.
Vide Kennet lanciare un coltello direttamente nella schiena di un cacciatore che stava per colpire il medico.
-Dan, se ci lasci le penne tu siamo finiti, quindi vedi di restare vivo!- lo avvertì.
Quello annuì e si frugò nelle tasche.
-Guarda un pò, cuoco, che giochetti piccanti che ho trovato!- esclamò, estraendo ancora quelle strane biglie trasparenti. Le lanciò addosso ad un paio di avversari e si svilupparono delle fiamme che attaccarono i loro abiti, costringendoli a scappare via per cercare di estinguere il fuoco.
Il medico alzò il pollice in segno di vittoria, mentre Kennet scuoteva la testa e andava a dare man forte agli altri.
Rouge finalmente raggiunse il mozzo, che osservava la battaglia senza battere ciglio, immobile.
-Andiamo, su!- esclamò, prendendolo nuovamente tra le braccia, per trascinarlo via di lì il più velocemente possibile. Quello, ormai stremato, si lasciò portare via senza opporre resistenza.
-Ray!- chiamò lei, non sapendo bene cosa fare.
Il vicecapitano sferrò un paio di colpi ad un cacciatore, e si voltò verso di lei.
-Rouge, và alla nave con Shanks!- rispose concitato, voltandosi in tempo per assestare una sonora gomitata ad un cacciatore che accorreva urlando.
-Corri, avanti!
Lei non se lo fece ripetere due volte. Mentre fuggiva, individuò il capo dei cacciatori e Roger che si battevano ancora, senza esclusione di colpi.
Il pirata maneggiava la spada con un’abilità fuori dal comune, ed il cacciatore non era da meno. Non aveva mai visto un duello del genere, i due sferravano i colpi con violenza inaudita, e li evitavano con una prontezza sbalorditiva.
Oggi non faccio altro che scappare,pensò, oltrepassandoli verso il sentiero che portava alla nave.
Tutta quella situazione le ricordava orribilmente quando i pirati di Henge avevano attaccato Baterilla. Lei non aveva potuto fare altro, scappare, scappare e sempre scappare.
-Dove vai così di fretta, moscerino?
Per l’ennesima volta si fermò, ma questa volta le gambe le cedettero alla stanchezza e al peso di Shanks e cadde rovinosamente a terra. Davanti a lei, che la sovrastava,  c’era il bestione di due metri con il bastone ferrato stretto nei pugni.
Evidentemente, pensò con un brivido, si era liberato di Kennet. Sperò che il cuoco stesse bene.
Fra poco però sarai tu a non stare molto bene, Rou, se non ti levi di torno.
La ragazza deglutì. Questa volta era davvero impossibile fuggire.
Con una mano sorreggeva il mozzo, ormai di nuovo semi incosciente, con l’altra si teneva seduta sul terreno sconnesso, ma era davvero troppo stanca ed impaurita per rimettersi in piedi.
Ancora una volta, si ritrovava a fronteggiare un avversario molto più forte di lei, senza un briciolo di forze e senza neanche un’arma.
-Allora, visto che non ci servi più per sapere dov’è Roger- esclamò quello con un’espressione molto poco intelligente- direi che posso anche farti fuori! – e scoppiò in una risata volgare.
Trova una soluzione, ragiona!
Quello avanzava con l’arma stretta bel pugno.
-Vediamo un po’…  con chi comincio tra te e il mocciosetto?
-Nessuno dei due, puoi starne certo- rispose a mezza voce.
Belle parole. Davvero belle parole.
Quello d’improvviso le fu a pochi passi e levò l’arma per colpirla.
Lei chiuse gli occhi e strinse a se il bambino.
Non era riuscita a finire il suo viaggio.
Avrebbe rivisto sua madre.
Poi fu un attimo, qualcosa le riaccese la rabbia nel cuore.
Eh, no.
Io devo vedere prima di tutto Eddy.
Io devo tornare a Baterilla con Ed.
Riaprì le palpebre all’istante, e fissò il cacciatore dritto negli occhi.
-Io devo ritrovare Edward!- urlò, ben conscia che quell’uomo non sapesse affatto di chi stesse parlando.
Non si accorse nemmeno che il cacciatore aveva abbassato l’arma e la guardava con gli occhi sgranati.
-Quindi lasciateci in pace! E tu và via!
Istintivamente si rimise in piedi, percependo nuovamente quella sensazione in fondo alla gola che le suggeriva che nulla potesse farle del male.
Tutti i rumori intorno parevano ovattati, come se la battaglia si svolgesse in un’altra stanza.
Sentiva il suo respiro lento e profondo, squadrava
dal basso il bestione , che sembrava sempre più sbigottito.
-Tu non toccherai nemmeno un capello di questo bambino, né della sottoscritta- continuò, senza chiedersi da dove traesse quel fiume di coraggio che l’attraversava in quel momento.
Il cacciatore lasciò cadere l’arma dalle mani, il bastone ferrato rotolò pesantemente per terra con un netto rumore metallico, come se intorno non ci fossero altri suoni.
-Dei del mare…- mormorò- l’Haki…
Ed inaspettatamente cadde all'indietro privo di sensi.
Fu come se le avessero tirato un secchio d’acqua fredda in testa.
Rouge si riscosse, tutti i rumori tornarono al loro posto, così come gli uomini che combattevano e l’odore di bruciato.
Fissò sbalordita quel mezzo gigante steso, con un tuffo al cuore.
-Ma cosa…?
Si guardò intorno intimorita, gli altri non si erano accorti di nulla, erano ancora impegnati nei duelli, tutti… tranne uno.
Roger la fissava, con la spada ancora sguainata, pronta a colpire, a pochi passi dall’enorme cacciatore privo di sensi.
La fissava, e per la prima volta non c’era traccia di superiorità, arroganza o fastidio in quegli occhi: era immobile, e l’espressione dipinta sul viso ambrato era di pura sorpresa.
Lei deglutì, scosse appena la testa, si accorse di nuovo di stare tremando.
Si guardarono per quelli che a lei parvero minuti e minuti.
-Roger, sveglia!- urlò d’un tratto Ray coprendo le spalle al capitano mentre un cacciatore, approfittando della sua distrazione, gli si era avventato contro.
Gli mollò un pugno molto poco elegante e poi prese il suo superiore per il bavero della camicia.
-Ohi!- gli disse strattonandolo- ti sto dicendo che stanno arrivando i Marine, dobbiamo andarcene alla svelta!
Il capitano parve realizzare in quel momento e chiamò subito a raccolta gli uomini, che stavano avendo la meglio sui cacciatori.
-Avanti, via, via!- ordinò, perentorio.
-Martin, Jin, muovetevi!
-Arrivano i Marine, datevi una mossa!
Rouge si ritrovò sbatacchiata qua e là, insieme agli altri, correndo ancora, stavolta finalmente verso la nave. Aveva la testa che le girava come se l’avessero davvero colpita, in lontananza le parve di scorgere alcune sagome bianche e blu in cima alla strada. Vicine a lei, sentiva le voci concitate dei pirati, ma cercò di non incrociare lo sguardo di nessuno, almeno fino a quando non salirono di nuovo a bordo.
Sentì Ray che le tendeva la mano per aiutarla a salire sul ponte.
Quando furono su, si guardò intorno, individuò Shanks portato al sicuro dal medico, vide che gli altri stavano più o meno bene, e a quel punto si lasciò scivolare per terra con la schiena appoggiata al parapetto.
Chiuse gli occhi, lasciando defluire tutta l’adrenalina che aveva accumulato dentro.


-Signore, cosa facciamo, li inseguiamo?-chiese un Marine.
Il capitano scosse la testa.
-Sono troppo lontani e sarebbe solo una perdita di tempo.
-Ma signore…?
-Non discutete! Avvisate subito il Comando Centrale. All’attenzione del Vice Ammiraglio Monkey D. Garp, avvisate che il ricercato Gol D. Roger è passato di qui con rotta verso… Nord-Est, direi, a giudicare dalla direzione della nave.
-Agli ordini signore!
Due Marine si allontanarono in fretta per effettuare la comunicazione, mentre gli altri osservavano i cacciatori che si ritiravano con la coda tra le gambe, sorreggendo i feriti.
-Che ne facciamo di loro, signore?-chiese esitante un soldato –dovrebbero essere nostri alleati, in teoria…
L’altro li osservò schifato.
-Non abbiamo nulla da spartire con questi sporchi mercenari . Non aiutateli.


C’era davvero qualcosa che non andava.
Nonostante fossero tutti in salvo, nonostante sentisse il rumore della catena dell’ancora che annunciava l’imminente partenza ed aveva messo da parte quella brutta avventura, c’era indubbiamente qualcosa che non andava.
Quella sensazione di forza, coraggio.
Non faceva parte di lei, era come se un’altra persona si fosse in quel momento impossessata del suo corpo. Era come se fosse qualcun altro.
Si strinse nello scialle che portava sulle spalle, tremando, sapendo benissimo che non si trattava di brividi di freddo.
Cosa sta succedendo?
Gettò la testa tra le ginocchia, inspirando, cercando di recuperare un po’ di tranquillità. Rimase così a lungo, provando a dare un filo logico ai suoi pensieri, fino a quando, nello scalpiccio confuso di gente che trafficava sul ponte senza notarla, così rintanata in un angolino, udì distintamente dei passi che si avvicinavano nella sua direzione.
Alzò gli occhi lucidi su Roger, che la scrutava indecifrabile.
-Cosa vuoi? – chiese lei stancamente.
-Rouge, vieni con me. Dobbiamo parlare.






°°°
Note:
-Neanche in questo capitolo, per cause di forza maggiore, i due hanno interagito molto. Ma, come dice Roger nell'ultima battuta, parleranno presto^^
-Wah! Non ho tenuto il conto di quante volte Rouge credeva di poter fuggire e veniva riacciuffata/fermata xD poveretta, che brutto quarto d'ora!
Detto ciUò, vi auguro buona Pasqua, e tanta tanta cioccolata! Mi attende il fondente 75%.... *sbav*





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Capitolo 15
*** Get through ***


Ed eccomi, dopo una decina di giorni… mi spiace ma in questo periodo terrò questo standard di puntualità -.-
Con la bella stagione vado ancora più a rilento, ma ci sono e sarò qui, nel buono e nel cattivo tempo *eroica*
Un grazie ai 14 figuri che hanno inserito la mia fic tra le preferite, ai 6 tra le seguite e ai 2 tra le ricordate :)
E un doppio grazie a chi commenta, le vostre recensioni sono preziose, sappiatelo **


@meli_mao: Prima, brava^^ Ah, quando hai scritto ‘archeologia’ mi si sono illuminati gli occhi, contando che anche io ho fatto il classico e comunque l’antica cultura Greca (un po’ meno le versioni) mi è sempre piaciuta**
Parlando di questa storia qua sotto… beh, ‘Roger gnocco per sempre’ rimarrà come slogan per i secoli dei secoli, meli xD e comunque, si, quando fa certe apparizioni, sembra irrimediabilmente figo, anche se fa il bastardo u.u
Alla prossima! :*

@KH4: Ciao Ale! Noto con piacere che l’arrivo di Roger&co. ha suscitato grande giubilo xD
La scena di Rou poi, ci ho sudato freddo, non volevo sembrasse troppo forte ed invincibile… perché infatti un po’ fifona lo è, lei. Anzi, leviamo “un po’”, và xD
I tuoi scleri su Roger mi fanno morire, e, per inciso, niente baffoni, no no! E’ ancora abbastanza giovane, il nostro capitano! Quindi non potrai tirarglieli per torturarlo, dovrai trovare altri metodi…
Mi raccomando non scatenargli delle tempeste addosso che sulla nave ci sono anche Ray, Shanks e compagnia, e non li vogliamo disperdere nelle acque della Grand Line!
Ciao cara :*

@MBP: Si, Shanks è davvero il cucciolo/mascotte della ciurma! E poi, dopo tutto il coraggio che ha mostrato, lo farò stare un po’ calmo, almeno credo … Se lo merita^^
Ciao Ma-chaaaaan!
Ci aspettano i pantoni, ricorda!
Poi esigo un altro disegno, però U.U
Ciauz :*

@mary94: ciao^^ eh, che vuoi farci? Mai incrociare le lame con i pirati di Roger che, anche se alle prime armi, sanno già menar le mani xD i mercenari potevano fare solo una brutta fine :D
Alla prossima, grazie per il commento!

@Bea: Hola, chica. Giusto per esordire in spagnolo^^
Mon Dieu (passando i Pirenei xD), tu mi vizi con i tuoi complimenti, grazie T.T
Soprattutto perché, insomma, qui hai il diploma di ‘colei che scrive delle scazzottate’ di conseguenza il tuo commento positivo mi fa ancora più piacere essendo tu del settore (ecco, ora sembra che tu vada in giro a picchiare la gente xD).
Per inciso, i film di Bud Spencer erano troppo belli!
Ray si commenta da solo, ormai. Ed anche se l’ho lasciato un po’ da parte, ormai continua a far strage di cuori di default. Ah, se lo sapesse Shakky!
L’Haki di Rou, si sapeva,  l’avevamo visto, ma altro si chiarirà in questo capitolo comunque … ah,e Roger allibito, ti giuro, me lo sono immaginato anche io.
Miracolo, una volta tanto non ha la sua solita faccia da orso Bruno U.U Ci voleva Rou!
Mini-Shanks, hai sentito? C’è Bea che ti protegge … ma sì, adottiamo la politica del c.b.c.r.=cresci bene che ripasso. E, c’è da dirlo, il minirosso è cresciuto proprio bene**
Beh, dopo quest’ultima cretinata, chiudo. Un bacio, tesora. :*

@Akemichan: Hello! Innanzitutto, ti ringrazio molto per aver definito la scena ‘alla Oda’. Queste sono davvero le cose che mi fanno davvero piacere T.T  Passando invece ai punti che hai citato…
Daniel, il nostro medico dinamitardo! Si, in effetti è stato un po’ ingenuo ma le cose da considerare sono che A) la ciurma di Roger è ancora agli inizi, quindi la vera ‘forza’ la raggiungeranno più in là (sembra una cosa da Star Wars, detta così xD), B) non sarà il massimo a combattere, ma, come dice il cuoco, è vitale per la ciurma, perché è l’unico che possa curarli. Quindi lo perdoniamo se si è fatto fregare :D
L’Haki di Rouge: allora, ti dirò, anche io all’inizio ero davvero dubbiosa. Però poi, pensando anche alla faccenda ‘canon’ della storia madre, ho pensato che, davvero, per il fatto della gravidanza soprattutto doveva per forza entrarci qualche potere. Insomma, ok che siamo in OP, ma diversamente sarebbe stato davvero … troppo, insomma O.o  
Comunque non ho intenzione di trasformarla in una macchina da guerra xD
Rouge non è e non sarà mai una guerriera: ci pensa Roger a menar le mani, nella coppia!
Ti ringrazio comunque di aver espresso le tue opinioni, cara,  perché sono queste le recensioni che davvero mi interessano e mi danno l’opportunità di chiarire punti importanti.
In ultimo ti ringrazio per la menzione speciale al Rosso, se la merita, piccolo** Garp arriverà presto, già ne avrai un assaggino a fine capitolo!
Nel frattempo, ecco a te il tanto atteso dialogo! Ciau :*

@nico 83: ciao, mosca bianca! Eh, si, devo dire che di lettori con il fiocco blu non se ne vedono molti in giro, quindi sei ben accetto come rappresentante della categoria ^^ Sono contenta che ti sia piaciuta la rissa, per quel che riguarda l’Haki, come ho già detto ad Akemichan, mi è sembrato giusto inserirlo anche per ciò che accade nella storia madre. Naturalmente questo non significa automaticamente che Rouge lo sappia usare, anzi ;)
Ah, la faccenda della D., già accennata nei capitoli precedenti (nel dialogo con Clover, ad esempio) occuperà sicuramente una parte importante in tutta la storia, ma verrà spiegata un po’ più avanti. Ci occupiamo di un ‘potere’ alla volta xD Ti ringrazio per l’apprezzamento, alla prossima! :)

@angerona: Hello^^ si, a Rou non le va tanto bene con le risse, prima sviene, poi non riesce a fare due passi che la trascinano indietro xD però se la cava sempre con un po’ di ‘istinto’, chiamiamolo così ^^ tranquilla, anche se sbagli a postare la recensione, la posso spostare io nel capitolo giusto :D  Alla prossima! :)

@yuki: La coppa, ecco la coppa! Prego, entri il nostro valletto!
*entra Law con un sorriso smagliante e porge la coppa a yuki*
*yuki alza la coppa al cielo*
*yuki lancia via la coppa e fugge con il valletto*
Idiozie a parte, sono orgogliosa di te T.T
Tra traslochi e disastri vari sei riuscita a commentare questo capitolo, tesora!
Ormai non so più come ringraziarti per i complimenti, davvero. Parlavamo del fatto che io scriva questa storia capitolo per capitolo, ma sono i vostri commenti che mi riempiono di orgoglio e la fanno andare avanti con una certa passione :)
Peccato che poi, ad ogni capitolo, mi vengono le paranoie, ma questa è un’altra storia^^’
Shanks ha fatto del suo meglio, darò una coppa anche a lui, ormai le fabbrico!
E sono davvero contenta di essere colpevole per averti fatto amare questa coppia :)
Tesora, ci vediamo … dai pantoni xD ciauz :*


Ok! Vi lascio a questo capitolo, sappiate che... vabeh, rimando i commenti a fine capitolo...
*si mangia le unghie*
Enjoy!









15. Get through


Well, I feel like they're talking in a language I don't speak
...and they're talking it to me.


-No.
-Avanti. Abbiamo rischiato grosso per questa medicina.
-No- ripetè il mozzo.
-Preferisci la puntura?- minacciò amorevolmente Daniel facendo ciondolare tra le dita una siringa ancora vuota.
Shanks fece una smorfia contrariata e guardò Rayleigh che, appoggiato ai piedi del letto, chiuse appena gli occhi dietro le lenti tonde, assentendo.
Il mozzo, tornando a scrutare torvo il medico, aprì la bocca ed ingurgitò il contenuto viscido e verdastro che vibrava gelatinoso sul cucchiaio.
Mandò giù con un’espressione stoica ed infine cacciò la lingua disgustato.
-Bleah! Che schifo…
-Bene! Avanti così per quattro giorni, e ti rimetterai del tutto! Non c’è nemmeno motivo di tenerti in infermeria ad occupare il letto di Rouge - commentò entusiasta il medico, rialzandosi dalla piccola sedia accanto al letto del malato.
Ignorando le lamentele di sottofondo del mozzo, fece un cenno a Ray e si allontanarono verso la porta.
-Allora? – chiese il vicecapitano.
-Tutto bene, sono riuscito a preparare un anti infettivo con i farmaci trovati a terra, e starà meglio già per stasera. Anche se per un po’ lo lascerei a riposo, senza lavorare.
-Era quello che volevo sentire- commentò Ray dando una pacca sulla spalla del compagno.
-Piuttosto, come avete fatto a trovarci?- chiese il medico, rimettendo un paio di boccettine in un armadietto.
-Conosco la tua puntualità, Dan. E la conosce anche Roger, non vedendovi arrivare abbiamo pensato di venire a dare un’occhiata. Poi quando abbiamo visto tutto quel fumo abbiamo capito che magari qualcosa non andava- concluse con un’occhiata eloquente.
-Non è stata colpa nostra, una volta tanto- rispose l’altro a mò di scusa- e comunque è stato interessante. Qui piccoli aggegini esplosivi sono davvero notevoli, credo che ne studierò la composizione chimica per costruirmene altri …
-Basta che non fai saltare in aria la nave- commentò il vicecapitano guardandosi intorno.
-Ma non manca all’appello la ragazzina? Che fine ha fatto?- chiese poi.
Il medico si grattò il mento e chiuse l’anta di vetro dell’armadietto dei medicinali.
-Credo che sia da Roger. Li ho visti che si allontanavano qualche minuto fa.
Rayleigh alzò un sopracciglio.
-Ah si?
-Si- annuì l’altro senza dargli molto peso- piuttosto, parlando di cose serie, credi che alla Sede Centrale conoscano già la nostra nuova posizione?
Ray lo guardava in silenzio, apparentemente pensando ad altro. Dan inclinò un po’ la testa, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
-Se non lo sanno, lo sapranno presto- rispose quello in fretta, assentendo.
-Siamo di nuovo braccati, insomma.
-Già, niente più navigazione da crociera. Si torna a combattere- ribattè il vicecapitano scrocchiandosi le nocche.
E nel frattempo si appuntò mentalmente di chiedere a Roger, quella sera, cosa fosse accaduto di così precipitoso per dover parlare con la rossa faccia a faccia.


-Dove stiamo andando?- chiese Rouge, insofferente al  prolungato silenzio del capitano, che camminava due passi avanti a lei senza premurarsi nemmeno di chiederle se stesse bene.
Figuriamoci. Quando gli asini voleranno, si rispose sospirando.
Si maledisse dal profondo per il fatto che, pur volendolo,  non riusciva a fermarsi, sbraitargli un bel ‘và a quel paese’ e tornarsene fuori per i fatti suoi, mollandolo lì come un fesso.
Si maledisse perché era sì confusa, impaurita, arrabbiata, ma anche irrimediabilmente incuriosita da quella storia. Doveva assolutamente sapere.
Roger aveva detto che doveva parlarle, e se lui voleva parlarle, significava che c’era qualcosa di importante in ballo. Insomma, lui l’aveva sempre vista come una scocciatura,perché ora tutto d’un tratto se la prendeva e la portava via ... per dirle chissà cosa?
E poi, era lui
Si, sono un’idiota.
Si scrollò di dosso la paura residua per la fresca esperienza che le faceva ancora tremare le mani e si fermò, piantandosi in un punto con i pugni sui fianchi, in una posa che spesso assumeva Mari quando era molto contrariata.
-Ehi!- esclamò.
Non si era accorta che Roger si era fermato esattamente quando lo aveva fatto lei.
-Ho detto dove stiamo andando!
Il capitano  indicò la porta davanti a sé.
-Qui.
La ragazza sussultò, riconoscendo il piccolo uscio: era la biblioteca. Il nervoso scemò, facendo posto ad un’insana indiscrezione.
-Ma questo posto per me non doveva esistere- commentò, ricordandosi delle parole di Roger.
-Finchè ci sono io ad impedirti di ficcare il naso in tutti i miei libri, è il posto più tranquillo della nave.
E, senza aspettarla, fece scattare la maniglia e  sparì oltre la porta.
Rouge, armandosi di pazienza e pensando che i libri magari non li avrebbe letti ma glieli avrebbe volentieri tirati in testa, lo seguì.
Il pungente odore di antichi tomi le riempì la testa quando mise piede sul parquet sconnesso di quella caotica stanza.
Riconobbe la miriade di cartine, volumi, atlanti e stampe che sbucavano disordinatamente dagli scaffali, inerpicati fino al soffitto tanto da incombere su loro due,piccoli esseri umani, come gigantesche onde di carta.
Senza aspettare un cenno da parte sua, la ragazza tirò a sè una vecchia poltrona foderata e si sedette, incrociando le dita in attesa. Sfoderò la sua espressione più sicura, cercando di non pensare che, cinque minuti prima, Roger l’aveva trovata in discutibili condizioni psicologiche accoccolata nell’angolino del ponte.
Le venne da ridere e da piangere nello stesso istante, con il risultato che emise uno strano mugolio soffocato.
Il capitano si sedette dall’altro lato della scrivania, e incrociò a sua volta le dita.
Rouge ebbe la curiosa impressione di essere ad un colloquio di lavoro, e le venne di nuovo da ridere.
Tuttavia le sue divagazioni mentali furono bruscamente interrotte dalla domanda di Roger.
-Tu non hai idea di cosa sia l’Haki, vero?
Uno: mi mette in condizione di dover chiedere spiegazioni, nonostante l’idea di parlare sia sua.
La ragazza prima ci pensò un attimo, poi gli scoccò un’occhiata sarcastica.
-Una zuppa di pesce? No - rispose stancamente- non ne ho idea.
-Interessante- disse lui mordicchiandosi un’unghia- sembra che tu non te ne renda nemmeno conto.
Rouge guardò di lato, poi tornò a lui, a disagio.
Due: comincia ad esprimersi per enigmi.
-Di cosa stiamo parlando?
-Del fatto che hai messo a terra quel cacciatore di taglie senza neanche toccarlo.
Tre: arriva al punto. E fa male.
Fu come se l’aria sopra di lei fosse diventata solida. Si sentì improvvisamente la testa pensante, appoggiò la fronte sul palmo della mano.
-E’ stato un caso- rispose, cercando di mantenere la voce ferma e decisa.
-Per essere un caso sta succedendo un po’ troppo spesso- lo sentì dire.
Rialzò lo sguardo.
-Quando ti senti minacciata, quando temi per la tua vita o per qualcosa, o qualcuno, che vuoi difendere ad ogni costo.
Rouge deglutì, scosse la testa.
-Stai dicendo delle cose che non capisco- mormorò, mentre ancora ricordava ben netta nella sua mente quella sensazione di coraggio che non le apparteneva.
Roger si alzò in piedi e prese a camminare per la stanza. Le sembrò ben deciso a non ascoltare le sue obiezioni.
Se ne stette  in silenzio, mentre lei incrociò le gambe e si sedette un po’ meglio sulla poltroncina.
-Tu non ricordi cosa è accaduto la sera che Marcus Henge ha attaccato Baterilla, vero?
La ragazza ringraziò la penombra della stanza, che nascose un improvviso rossore sulle guance.
-Sono svenuta. E poi… mi hai portato a bordo- aggiunse, cercando di rimanere abbastanza distaccata nel narrare gli eventi.
-Intendo, prima di quello- disse lui in tono pratico.
La rossa tacque, ripensandoci.
-Li ho incontrati. Volevano … volevano farmi del male- disse, mentre un piccolo brivido le corse lungo la schiena al ricordo di quel momento. Alzò gli occhi sul capitano.
-E allora?
-Tra gli uomini di Henge, ce n'erano alcuni che ripeteva qualcosa di molto curioso- inziò lui, con un gesto della mano.
-Dicevano che la ragazzina aveva quasi ucciso un loro compagno senza neanche toccarlo.
Rouge deglutì. Ripensò ai particolari di quella sera. Gli uomini che l’attorniavano, gli uomini che ridevano sguaiatamente, gli occhi infossati di quello spettro… Uno di loro che la minacciava con un pugnale.
Il peso su di lei parve aumentare esponenzialmente.
-Cosa avrei fatto io?- mormorò.
Il capitano la guardò inespressivo.
-L’uomo che ti minacciava. Te ne sei liberata e sei fuggita, non è vero?
Rouge improvvisamente saltò su dalla sedia.
-Non me ne sono liberata- rispose subito, con il cuore in gola- si è sentito male, è crollato a terra, io sono fuggita. E’ stato un colpo di fortuna.
-Ne sei così sicura?- insistette Roger.
-Ma certo!- replicò lei, scuotendo i capelli e sgranando gli occhi- spiegami com’è possibile colpire un uomo che è il doppio di me senza neanche toccarlo! Io non so nemmeno impugnare una spada! E la stessa cosa è successa a La Rez, oggi. Punto!
E vuole sempre, sempre averla vinta lui. Ma stavolta no, che cavolo!
-Invece io credo che il tuo Haki sia una sorta di autodifesa, incosciente tuttavia- continuò quello, senza lasciarsi impressionare dal tono acuto della ragazza- So che è così, perché sono già tre volte che, tuo malgrado, lo usi.
Rouge fece il giro della sedia e gli si parò davanti.
-Ma che diavolo ne sai tu di me e di chi sono?- esclamò, inviperita- io non uso un bel niente e smettila di ripetere quella parola, non so neanche cosa significa!
Roger scosse appena la testa.
-Io non ne so niente di te, ma questo tuo lato è senza dubbio interessante.
Rouge perse per un attimo di vista il suo ragionamento, poi lo recuperò con un colpo di tosse che nascose il fuggevole imbarazzo.
Non credo che tu gli stia facendo molta paura, Rou. A me sembra che si stia divertendo.
Soffocando la vocina razionale, lo squadrò con un cipiglio ostile.
-Tu vuoi farmi paura, Roger. Ma io non ci credo a queste cose e di sicuro non ci sto ai tuoi giochetti – sibilò.
-E poi- aggiunse, ripensandoci -quale sarebbe il terzo episodio? Avrei usato questo fantomatico ... Haki contro quel bestione, contro il pirata di Marcus Henge, e poi…?
Il capitano sogghignò.
-Seppur in minima parte… contro di me.
Rouge lo guardò basita. Roger spostò i capelli scuri dietro l’orecchio ed indicò una piccola cicatrice bianca sul collo.
-Precisamente il primo giorno che mi hai rincontrato.
La ragazza piantò lo sguardo su quella cicatrice.
Roger, Rayleigh e Daniel nella vecchia casa sul promontorio.
Non era riuscita a bloccare il vicecapitano ed il medico, ma era riuscita a ferire lui, anche se lievemente.
Con un tuffo al cuore ricordò che in quel momento non aveva esitato un attimo, pur di difendere quanto a lei era di più caro, i suoi ricordi.
-A conseguenza di quel fatto… davvero avevi paura che ti volessi uccidere?
Rouge , avesse potuto, sarebbe scomparsa nel pavimento.
Tuttavia, con enorme eroismo, rialzò lo sguardo su di lui, lasciando cadere nel silenzio l’ultima domanda.
-Io– ripetè nuovamente - non conosco un’acca di combattimento e facevo la locandiera fino alla settimana scorsa … e non avrei potuto colpire, in nessun modo, un bestione del genere o un pirata di Henge. E’ stato un problema loro- sillabò.
-E allora, come hai fatto a ferire me?
Tacque.
-Beh, questo dovresti chiederlo a te stesso- rispose asciutta.
Roger mosse un passo avanti.
Rouge mancò nuovamente un battito, nemmeno si era accorta che, diversamente da prima, ora erano entrambi dallo stesso lato della scrivania e che a dividerli non c’era più quel metro buono di superficie in legno che le aveva dato precedentemente una certa tranquillità.
Trovò molto ironico il fatto che quel vuoto che prima pesava su di lei come se il soffitto stesse gocciolando giù lentamente sembrasse così innocentemente leggero ed inconsistente in quel momento.
Avrebbe potuto ridurlo ancora, avrebbe voluto avvicinarsi ancora.
Ma non si mosse affatto dalla sua posizione. E Roger rispose, abbassando il tono di voce.
-Infatti, l’ho fatto. E ho trovato una risposta adesso. Per un attimo- esitò, come se gli costasse non poco pronunciare quelle parole- mi hai fermato. Mi hai bloccato e non ho potuto difendermi.
Quell’affermazione la riportò alla realtà in un battibaleno.
-Non ci credo- affermò, cogliendo nello stesso istante la contraddizione: Roger non avrebbe mai ammesso una cosa del genere se non fosse stata vera. Anzi, se non fosse stata vera e molto importante. Scacciò via l'evidenza di quel pensiero.
-Libera di non crederci- rispose lui senza scomporsi.
Rouge lo guardò.
Poi sorrise un pò ironica, cogliendo un curioso aspetto di tutto quel discorso a cui non aveva fatto caso.
-E dire che mi sembravi così razionale.
Lui abbandonò per un attimo la sua solita espressione sicura, e la ragazza seppe che aveva messo a segno un punto.
-Invece vieni a parlarmi di poteri magici. Di poteri che non derivano dai frutti, ma… non si sa bene da cosa.
-L’Haki è il segno della Volontà di un uomo. Non è un potere magico come lo intendi tu, e non è da quattro soldi come quello dei frutti.  L’Haki non lo posseggono in molti, è un privilegio. Ma la capacità di riconoscerlo e di accettarlo senza paura è necessaria per meritarlo.
-Un potere che esiste, ma che dev’essere meritato. Si direbbe che lo conosci molto bene.
Roger tacque nuovamente prima di rispondere.
Un altro punto.
-Si- mormorò, semplicemente.
Rouge si sistemò i capelli dietro l’orecchio e lo guardò profondamente. Era stanca di quella sceneggiata.
-Roger, lascia che ti chiarisca una cosa. Io sono qui solo ed esclusivamente per trovare Edward.
Sospirò.
-Io lascerò questa nave nel momento in cui sbarcheremo a Sabaody, motivo per cui … come vuoi, ti libererai di me il prima possibile. Vorrei solo- concluse–che non mi prendessi in giro. Sono una semplice locandiera, ma non sono una sprovveduta, né una sciocca. Io credo alle belle storie d’avventura, quando le leggo sui libri, e conosco il potere dei frutti ma so anche che c’è una loro spiegazione scientifica.
Io amo studiare le carte geografiche, perché rappresentano mondi lontani che non visiterò mai, perché io, nonostante tutto, non sono come voi. Io sono legata alla mia terra, e alla mia terra farò ritorno quando avrò trovato mio fratello. Non ho mai viaggiato, non so nulla del mondo, ma se c’è una cosa di cui sono sicura, è il fatto che conosco me stessa, e so di non essere speciale, so di non avere nessun potere né di meritarlo.
Si odiò per aver pronunciato quelle parole con una freddezza disarmante.
Non era da lei, piuttosto si arrabbiava come una iena e urlava.
-Non ho certo voglia di convincerti, Rouge- replicò lui con la stessa moneta –ma sappi che la Grand Line fa cambiare spesso idea agli uomini. In più di un senso. Quando davanti agli occhi ti appaiono cose, persone, avvenimenti che non avresti mai immaginato, allora cominci a riconsiderare tutto il tuo piccolo mondo. Ma, è vero, tutto ciò è poco razionale, molto di questo non ha rassicuranti spiegazioni scientifiche. Perché, da tutto quello che tu mi hai appena detto, andando oltre le tue belle parole sull’amore per la tua terra e per il tuo amorevole fratellino io capisco una cosa sola. Io sento una sola cosa. La paura. 
Rouge deglutì.
Qualcosa l’aveva punta nel vivo, le aveva annebbiato la mente. Per la prima volta sentì un sentimento nel profondo che non corrispondeva né all’attrazione né all’ avversione.
-La paura- ripetè, atona.
Era rabbia. Ma non rabbia stupida, superficiale, da bambina, come quella che provava quando lui le rispondeva male o la trattava da ingenua. Era rabbia diversa, infinitamente più nociva, perché, si rese conto, nasceva dal fatto che lui, in qualche modo, avesse colto la parte più intima della sua personalità.
Quasi avesse potuto leggerle dentro.
E lei si sentiva scoperta, esposta di fronte a quegli occhi neri come inchiostro.
-La paura- disse ancora una volta. Aveva perso lucidità. A quel punto non le importava di fare male, anzi.
-Vogliamo parlare della tua paura, allora?- sussurrò.
Il capitano sussultò appena.
La voce della ragazza si era fatta quasi impalpabile.
-La paura di parlare, la paura di esprimere chiaramente quello che provi, di mostrarti appena più debole di quello che sei.
L’espressione di Roger s’irrigidì improvvisamente, e i lineamenti prima calmi e distesi si contrassero, socchiuse appena le labbra, come incredulo. Rouge continuò, apaticamente.
-La paura di una fotografia, o di una collana- afferrò la catenina che portava al collo e la strappò via, stringendo forte nel pugno la vecchia conchiglia spiraliforme – quella di una storia da raccontare o di un luogo da attraversare… di un ricordo.
E tacque, sentendo la rabbia lentamente scivolare via.
-Chi ha più paura tra noi due, Roger?
Quella domanda rimase sospesa, non ebbe una  risposta.
Quando Roger parlò, sembrò che ogni parola da lui pronunciata le passasse attraverso come lame di pugnale.
-Io non so bene- esordì- quanto tu conosca di questa storia, Rouge, né come tu l’abbia scoperto. Ma nulla, e dico nulla ti dà il diritto di parlarne.
Era gelido, come non lo vedeva da molto. Si era quasi abituata a lui, che si era dimenticata la  sua natura predominante.
Rouge sentì il rimorso invaderle la gola. Aveva toccato delle corde fin troppo sensibili. Si sentì schifosamente a terra, ma non doveva cedere.
Anche lui mi ha fatto male. Anche lui mi ha giudicata.
-La differenza tra me e te, Roger, è una sola. Io sono capace di ammetterle, le mie paure, ed è il primo passo per superarle.
Aprì il pugno stretto intorno alla conchiglia,e scoprì il palmo rosso di sangue. La piccola decorazione l’aveva ferita sui polpastrelli e sull’incavo della mano, tanto l'aveva stretta tra le dita.
Posò la conchiglia ormai cremisi sul tavolo al suo fianco.
- Questa la puoi riprendere, era di Samie, lo so. La sua collana starebbe molto meglio altrove che al mio collo, come hai detto tu, non c’entro niente con la vostra storia, non c’entro niente con te. Non ho il diritto di ricordarti lei, ogni volta che vedi quella catenina su di me.
E gli voltò le spalle, d’improvviso, perché non avrebbe resistito ancora.
Cos’era in fondo quella conchiglia? Il simbolo di una stupida promessa di un ragazzino ad una bambina. Prima che entrambi sapessero come andasse il mondo veramente.
Aveva perso di significato, semmai ne avesse avuto qualcuno. Era uno scherzo, uno sgradevole scherzo del Caso, niente di più.
E, mentre usciva dalla stanza e sentiva le prime lacrime rigarle il viso, si ritrovò a rimpiangere il giorno in cui Roger era di nuovo tornato a Baterilla, perché, a poco a poco, aveva trovato il modo di odiarlo ed innamorarsene allo stesso tempo.
Quando la porta si chiuse, Roger rimase a fissare quella fredda superficie di legno a lungo. Poi si sedette sulla poltroncina dove fino a qualche minuto prima era stata la ragazza, e aprì il quaderno d’appunti di Clover, sfogliandolo nervosamente.
Trovò ancora una volta la vecchia fotografia, e se la piantò davanti agli occhi, come ancorandosi su quelle espressioni lontane nel tempo per farsi forza.
Cercò di fare chiarezza sui suoi obiettivi, mentre guardava il bel viso ridente della ragazza dagli occhi chiari.
Quella sera, quando Ray provò a chiedergli di cosa mai avessero parlato lui e la rossa ottenne una laconica risposta.
E quando, dopo cena, Rouge gli chiese apparentemente per caso di fare quattro chiacchiere fuori sul ponte, ebbe come l’impressione di saperne il motivo ancor prima che lei glielo dicesse.
Assentì con un sorriso.


La recluta spalancò la porta ed entrò precipitosamente nella grande sala.
-Signore, signore! Abbiamo ricevuto un’importante segnalazione dal Mare Merid…
-Edward Newgate!- saltò su Sengoku.
La tazzina di caffè ondeggiò pericolosamente sul bordo del tavolo, tintinnando.
Garp voltò appena la testa, poi tornò ai suoi biscottini al cocco.
-No, Ammiraglio!- rispose prontamente il soldato- si tratta di Gol D. Roger.
Garp si voltò nuovamente, con mezzo biscotto in bocca.
-Cushhaighettu?!- chiese, sorpreso.
-Cos’hai detto?- ripetè Sengoku in una lingua umana, sgranando gli occhi dietro gli occhialetti tondi cerchiati di nero.
Sentiva che quella stressante giornata di lavoro burocratico si stava risolvendo in una maniera sorprendentemente positiva.
-Signore, pare che sia passato poche ore fa nell’isola maggiore dell’arcipelago di La Rez, nel Mare Meridionale!
Garp mandò giù l’ultimo biscotto e guardò l’altro militare che a sua volta guardava l’ambasciatore di cotanta notizia come se gli avesse appena comunicato che aveva vinto il primo premio alla lotteria.
Sbuffò in una risata roca.
-Ah, ah, ah! Quindi si era rintanato a Sud, quel ragazzino insolente!- commentò, battendo una mano sul tavolo –me l’ha fatta,dannato! E io che continuavo a cercare nel Mare Orientale…
Sengoku si riscosse dal suo momento d’idillio e prese subito in mano la situazione, rinvigorito di nuova energia.
-Allora- esordì, stringendo il pugno in una posa eroica-voglio le coordinate esatte, mettetemi subito in contatto con la divisione più vicina all’isola e mettetegli due … che dico quattro navi al seguito, voglio quel suo maledetto vascello nella mia collezione di legna da ardere per il camino, intesi?
-Sissignore!- rispose celere la recluta, ma subito dopo mutò d’espressione.
-Tuttavia, signore…
Sengoku, che già assaporava la risoluzione, una volta per tutte, della spinosa faccenda di Seiji Alastair, si bloccò a metà di una fantasticheria.
-Tuttavia, cosa…?- replicò, sibilante.
-Ehm… come potrei spiegarle… Il punto è che, stando all’ultimo avviso, sta seguendo una rotta piuttosto singolare… verso Nord-Est. Non va verso la Reverse Mountain, signore.
Sengoku divenne apparentemente una statua inespressiva, e Garp sapeva benissimo che, quando reagiva così, in realtà il suo cervello ragionava velocemente.
-Perché mai dovrebbe dirigersi a Nord-Est? Non c’è assolutamente nulla in quella zona del Mare Meridionale, solo qualche isola di pescatori- disse poi, incapace di trovare una spiegazione.
Il vice Ammiraglio si grattò il naso.
-Soldato, riposo. Và pure- congedò la recluta.
Quella scattò e sparì nel giro di pochi secondi.
-Allora?- chiese il più giovane dei due.
-Sengoku, carissimo… non ti viene proprio in mente nulla?- ironizzò Garp, voltandosi di nuovo alla scrivania per inzuppare un nuovo biscotto nel thè caldo.
L’altro trangugiò quel che rimaneva del suo caffè nero.
-So già a cosa pensi, Garp. Ma mi rifiuto di credere che lui potrebbe passarci. Categoricamente.
-Eppure, facci caso, da quelle parti c’è una sola cosa che interesserebbe seriamente Roger. Le cosiddette “correnti instabili”.
L’ammiraglio sbattè la tazzina sul piattino con un po’ troppa enfasi. Forse doveva smetterla di prendere cinque caffè al giorno, lo rendevano estremamente nervoso nei gesti.
-E’ da pazzi, Garp. Come potrebbe sapere…?- sospirò, incredulo.
-Ah, le talpe nelle Accademie esistono da che mondo è mondo. E noi non siamo così furbi da tenere certi segreti solo per noi- rispose diplomaticamente il Viceammiraglio.
-Quindi tu sei convinto che sia sua intenzione di attraversare le Fasce?- chiese Sengoku, posando entrambe le mani sulla scrivania candida, come a sorreggersi.
Garp annuì lentamente, e a sua volta riportò la tazza di thè nel piattino dal decoro floreale alquanto kitsch.
-E ti dirò di più, Sengoku. Dovrei consultare alcune carte, ma sono quasi certo che ci sia solo un punto utile, in questi mesi d’autunno, ovvero … il passaggio di Scilla.
Lo stratega scosse la testa.
-E allora cosa vorresti fare, aspettarlo al varco?
-Esattamente- assentì l’altro, con un gran sorriso- è un passaggio difficoltoso, ma sono sicuro che Roger ce la farà a superarlo … quello che mi incuriosisce è come ci riuscirà, ed inoltre…
-… come diavolo si orienterà una volta entrato nella Grand Line, considerando che non ha un Log Pose che abbia iniziato a registrare una delle rotte dalla Reverse Mountain- completò Sengoku.
Si tolse gli occhiali dal naso e si massaggiò le palpebre.
La sensazione di frescura sugli occhi stanchi gli provocò immediato sollievo.
-Evidentemente è in possesso di un Eternal Pose. O di una Vivre Card, al massimo. Ma propenderei per la prima ipotesi, visto che le seconde sono diffuse più che altro nel Nuovo Mondo e non so neanche se Roger sia a conoscenza della loro esistenza- si rispose da solo.
Garp si sistemò le mani dietro la nuca e prese a ciondolare con la sedia, mantenendosi in precario equilibrio con un piede.
-Non avrei saputo dirlo meglio- sogghignò.
-Proprio per questo, ho deciso che mi prenderò personalmente l’incarico di catturarlo- annunciò, poi.
Sengoku tolse i palmi delle mani dalle palpebre e lo guardò, stringendo gli occhi a due fessure.
-Perché proprio tu, Garp?
-Che c’è? Sarà divertente!
L’altro sospirò e si abbandonò nuovamente sulla sua costosa poltrona di pelle nera.
-Io non so ancora perché continuo ad affidarmi a te, maledizione! Non è un gioco, che è divertente, e non è una sfida tra voi due!- esclamò, agitando un dito davanti alla faccia del Viceammiraglio.
-Si, si- assentì distrattamente quello, facendo cenni tranquillizzanti con la mano.
-Questa volta non me lo faccio sfuggire, fidati- concluse con un ghigno soddisfatto –so quando si farà vivo, e sarò lì ad aspettarlo al varco.
L’Ammiraglio provò a pensare a qualche alternativa, ma alla fine cedette pur di non sostenere altre conversazioni, dopo quella giornata stressante.
Pregò in cuor suo che quella situazione si risolvesse davvero una volta per tutte, o sarebbe seriamente andato in overdose da caffeina.








°°°

-Piccola nota sugli spropositati viaggi psicologici di questo capitolo:
Alt! Non picchiatemi, fermi! Sapete com’è, se ogni tanto non sfamo la mia vena angst ne risente tutto il mio cervellino :D
Ma non temete per questi due: in fondo questo dialogo è servito più di quanto sembri.
Ha messo in evidenza il fatto che lui ha ‘letto’ bene lei e lei altrettanto. Insomma, si sono capiti.
E, da un certo punto di vista, si sono trovati simili, ognuno ha qualche paura da nascondere.
Rouge quella di accettare qualcosa di ‘diverso’ dal suo assodato modo di vedere le cose, lui di esprimersi un po’ di più.
Ecco, potrebbe essere il risvolto romantico di questo discorso fondamentalmente deprimente. Beh, comunque lo sapete, dopo la litigata si fa la pace.
E secondo voi, Rouge può tenere il muso a Roger per molto? Piuttosto gli rovescia un altro secchio d’acqua in testa per sfogarsi, è più divertente :D
-Ah, Scilla è una citazione ignobile dall’Odissea, possa quel geniaccio di Omero perdonarmi xD
Quando se lo troveranno davanti, quel passaggio, vedrete perché gli ho dato proprio quel nome, anche se è facilmente immaginabile :)

Detto ciò, gente, a voi la palla. E, come al solito,
to be continued ;)

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Capitolo 16
*** Famille ***


Buonasera! Passano dieci giorni (più o meno^^) e torna la Maya con la sua storia!
 Questo capitolo, come il precedente, è molto introspettivo, si vede che è il periodo :]
Apre un po’ di finestre sul passato, tra l’altro. Ma passando alle risposte per i  miei cari lettori...


@nico83: ciao^^ grazie per il complimento sulla caratterizzazione, ci tengo tanto ed è una delle parti più difficili per me T.T
oh, questa storia non la mollo, tranquillo :]
Anche se vado un po’ a rilento, la porterò fino alla fine (anche perché già so come finisce xD), e ti assicuro che succederanno taaaante cose molto inaspettate :P
 Leggere per credere. Alla prossima :]


@KH4: Grazie, tesora** sono lieta che il confronto tra i due non abbia spiazzato molto: spesso scrivo delle cose che però alla fine, mi accorgo, sono veramente un po’ contorte xD soprattutto quando sono cose psicologiche.
Quindi se mi dici che è stato il pezzo migliore che abbia mai scritto… argh, mi commuovo T.T

Lieta che tu abbia colto praticamente il modo di ragionare di Roger, per quanto lui rimanga sempre un mezzo mistero visto che… non parla xD
Magari in questo capitolo si saprà qualcosa in più :]

Alla prossima :*

@Bea: Ma buonasera^^ T.T mi dispiace di farti aspettare tanto, veramente!
Comunque, ciance a parte, grasssie tesòra** Per tutto il sostegno che mi dai, davvero :]
Per farmi perdonare i dieci giorni in questo capitolo, come avevi anticipato tu, c’è una buona dose di un certo personaggio che, a quanto pare, ti ho fatto amare.
Spero di averlo reso a dovere ;)

xD Eh, si, Rouge stessa non ce l’ha fatta a darsi dell’idiota come al solito dopo aver ammesso che Roger le interessa u.u era troppo destabilizzata xD
Grazie per la nota a proposito dei nostri due Marine :) seriamente, sono troppo divertenti se messi in coppia.
La cosa che mi piace di più è descrivere Sengoku sull’orlo di crisi di nervi multiple *muahahah*

Un bacione, alla prossima :*

@MBP: Hola, Ma-chan! Lieta che anche tu abbia apprezzato il discorsone psicologico, allora non era così contorto come pensavo xD
Eh, Roger piuttosto che ammettere qualcosa credo si butterebbe in bocca ad un mostro marino (beh, oddio, forse no), però puoi star certa che a qualcosa questo discorsone è servito u.u

Dove c’è Garp non possono non esserci scene esilaranti xD Tornerà presto a farci visita, il nonnastro!
Alla prossima :*

@angerona: Grazie** Esatto, come hai detto tu, questi due si aiuteranno a vicenda, almeno questo è quello che spero di comunicare nel corso di questa storia :P
Lieta che tu abbia apprezzato anche i due Marine a fine capitolo, come hai detto, c’era bisogno di qualcosa di leggero dopo tutto quel discorso! Alla prossima :]


@Akemichan: Ciao^^ Meno male che alla fine il discorsone è andato giù a tutti, credevo fosse davvero troppo pesante :P
Guarda, poi io le scenette di Garp e Sengoku, fosse possibile, le metterei random in ogni capitolo (peccato che alla fine la storia non è su loro due xD)
Addirittura una sit-com? xD troppo buona, seriamente :]
Diciotto mesi per una gravidanza? O.O da pazzi! Altro che Haki, complimenti alla mamma :)


@meli_mao: ciao meli, per prima cosa: non scusarti di essere in ritardo :)
Mi dispiace di ‘sentirti’ così giù, quindi per seconda cosa, vorrei mandarti un abbraccio grande grande :)
Certe volte capita che ci si senta abbattuti per come vanno certi avvenimenti, e dobbiamo trovare un po’ di coraggio per reagire nelle piccole cose.
Perciò mi sento veramente orgogliosa, e non scherzo, per quello che mi hai scritto, credo che siano i migliori complimenti che si possano ricevere, quindi ti ringrazio davvero di cuore, nel vero senso della parola.

Spero vivamente che in questi giorni si possa essere risolto tutto per il meglio, se non è così … ti dedico una frase che dice Rouge a fine capitolo.
Non sarà molto, ma è un augurio^^ Un bacio speciale, alla prossima :*




Bene, ciurmaglia. Buona lettura, spero vi piaccia :] 

So… Enjoy!








16. Famille


-Capitano, cosa sta facendo qui fuori?
Edward Newgate si voltò verso il ragazzino dai capelli biondi e gli rivolse un sorriso profondo.
-Marco… nulla in particolare- rispose semplicemente-stavo osservando il mare.
Il mozzo si sporse a sua volta dal parapetto della nave, guardò prima il suo capitano e poi seguì la direzione del suo sguardo fin dove il blu si perdeva nel nero della notte, incuriosito.
-Ma non si vede niente- commentò con un pizzico di disappunto.
-Appunto- ribattè l’uomo –è proprio questo il bello.
Allo sguardo interrogativo del biondino, seguì una risata roca e cavernosa, un po’ brilla ma tuttavia rassicurante.
-Quando avrai passato un po’ di anni su di una nave, forse capirai.
Il ragazzino sbuffò.
-Capitano, non mi tratti come un mocciosetto! Ormai ho quasi tredici anni!
Quello rise di nuovo, e Marco si chiese se lo facesse apposta per farlo arrabbiare o per via dell’eccesso di rum.
-Secondo te, quante navi in questo istante viaggiano come noi su questo grande Oceano? –chiese il capitano, d’improvviso.
L’altro tacque, stupito da quella domanda.
-E chi c’è su di esse?- continuò- saranno pirati, Marine, avventurieri, ricercatori… schiavi, nobili … vecchi che tornano finalmente a casa o giovani che partono per un lungo viaggio?
-Io… boh- alzò le spalle il ragazzino –non lo so, Capitano.
-Immagina- rispose quello- per ogni nave, una storia da raccontare. E sono tutte lì, da qualche parte.
Indicò l’orizzonte nascosto dal velo buio.
 Marco curvò appena le labbra all’ingiù, abbassando un po’ le palpebre, nell’espressione diffidente che spesso assumeva quando non capiva appieno qualcosa.
-Capitano, in fondo molti di questi viaggiatori di cui parla non li incontreremo mai- replicò- cosa c’è di così affascinante in loro?
Edward Newgate si sistemò la pesante spada sul fianco e gli rivolse un sorriso paterno.
-Marco, tu hai mai avuto una casa? Una casa tua, sulla terraferma?
Il ragazzino sussultò, visto che il suo capitano conosceva benissimo quello che avevano passato lui e suo fratello prima di imbarcarsi.
-Lo sa, noi vivevamo così … in giro- rispose, in tono vago.
Quello annuì.
-Anche io vivevo … in giro. E anche gli altri, vero? Ed anche ora viviamo tutti in giro,a pensarci bene.
Gli rivolse uno sguardo eloquente.
-Ma ora è diverso!- non potè trattenersi il mozzo, quasi che quelle parole gli fossero state suggerite.
Il sorriso di Newgate divenne più profondo.
-Lo spirito nomade non è cambiato, vero? Ma ci sono due cose che ora tutti abbiamo, e che prima ci mancavano. Una casa, che ci segue ovunque andiamo, e un piccolo posto in una famiglia che si protegge a vicenda.
Marco si mordicchiò il labbro.
-E’ vero, Capitano- ammise- ma cosa c’entra con quelle navi di persone sconosciute?
L’altro alzò le spalle.
-Probabilmente nulla. Però – aggiunse – mi piace pensare che ogni nave sia una piccola casa, ed una piccola famiglia, a suo modo. E che tutte queste vite si intreccino sul mare, e che anche se non le conosceremo mai in questo brulicare di esistenze, le sentiamo simili ed uguali a noi, perché… mio caro ragazzo, alla fine, oltre tutto, quello che conta è che tutti noi, senza distinzioni, dipendiamo dal mare. Il mare è ciò che ci dona la vita, la gioia e la morte, ciò che ci rende uniti o ci divide, il mare, alla fine, è tutto… si, direi che tutto è la parola più esatta.
Si scostò dal parapetto, stiracchiandosi le lunghe braccia.
-Ma forse, Marco, ho solo bevuto troppo rum, stasera. Non darmi ascolto- si congedò scompigliandogli i capelli con la gigantesca mano.
-Rotta verso Est, andiamo a vedere cosa c’è al di là della Red Line!- esclamò, quasi rivolto a sé stesso più che al ragazzino.
Mentre quello osservava allontanarsi, un po’ ciondolante, l’enorme e possente figura del suo capitano, non potè fare a meno di notare una singolare sensazione di calore ed improvvisa serenità.
Eppure, lui, non aveva toccato un goccio d’alcool.
Doveva essere stato qualcos’altro.


Si era alzato un vento fastidioso, quella sera, che sembrava pungere sulla pelle per ricordare che l’estate, ormai, era definitivamente finita, e l’autunno che si apriva era come mai carico di punti interrogativi.
Ma quella sera Rouge avrebbe sopportato anche una tempesta di neve, pur di poter prendere un po’ d’aria sul ponte, in quella che avrebbe potuto definire una situazione serena.
Dal brutto scontro del pomeriggio aveva ereditato il senso di claustrofobia che le conferivano gli ambienti stretti della nave.
Quindi, appena ne ebbe l’occasione, dopo aver aiutato Kennet a mettere a posto in cucina e chiacchierato brevemente con Shanks, che stava recuperando tutto il suo caratterino dopo la malattia, con un gran sospiro di sollievo aprì la porticina che dava sull’esterno ed inspirò l’aria impregnata di salsedine.
Quando percepì l’odore di tabacco si guardò intorno un po’ nervosa, ma si rilassò quando vide che era solo Ray con la sua immancabile sigaretta. Non c’era traccia di Roger.
Nella sua testa non riuscì come avrebbe voluto a concludere la frase con un ‘per fortuna’.
Si sentì ancora un po’ più pesante.
-Rou- la chiamò il vicecapitano, con uno dei suoi sorrisi rincuoranti.
La rossa si avvicinò a piccoli passi. Niente da fare, il morale era ancora sotto le scarpe.
Era vero, era stata lei a chiedergli di parlare un po’… ma… cosa cavolo avrebbe potuto dirgli?
Sai, Ray, il tuo migliore amico è davvero un gran bastardo, quando vuole! Cioè, molto spesso!
-Ah…- sbuffò, una volta che gli fu vicino- stasera non sono di buona compagnia, mi sa.
Quello si grattò il mento.
-Ne avevo il sospetto- rispose, aggiustandosi gli occhialetti sul naso.
Rouge annuì, sospirò ancora.
Quello attese, incrociando pacificamente le dita.
Lei guardò prima a destra, poi a sinistra, poi a terra.
Infine scrollò le spalle e gli piantò gli occhi in faccia.
-Che nervi!- sibilò a voce bassa, con un gesto irrequieto delle mani –che nervi, che nervi! Aaaaaah! Che nervi.
Fece un buffo saltello su sé stessa, stringendo i pugni.
Rayleigh la osservò per qualche istante, poi il suo sorriso si trasformò in un ghigno.
-Com’è bello vedere tanta pacatezza… C’era qualcuno che mi parlava di isterismi femminili, in effetti…
-Ray, non ci provare!- sbottò lei piccata, pur non riuscendo a trattenere una risata- stasera sono capace di picchiarti!
Il vicecapitano si tolse la sigaretta di bocca e la tenne tra le dita, mentre tese l’altra mano a mò di difesa.
-Avanti, picchia, peperoncino!- la provocò, con tranquillità – tirami un bel pugno.
Rouge guardò prima lui, poi le sue mani ancora strette a pugno e si sentì improvvisamente stanca.
Ebbe la sensazione che tutta la rabbia che aveva ancora dentro si fosse sciolta in un momento.
-Ma va, Ray, lascia perdere…- mormorò, abbattuta.
Quello la osservò inarcando il sopracciglio e rimettendosi la paglia in bocca.
-Mi stupisco ogni volta della tua capacità di cambiare umore alla velocità della luce- commentò- ma in fondo anche Shakky ha qualcosa di simile, dev’essere l’indole delle donne- aggiunse, pensandoci su.
-Non lo so- rispose lei distrattamente- ma … mi sento di schifo.
Per favore, Rou, non metterti a piangere. Per carità.
Prese un bel respiro.
-Mi sa che anch’io ho esagerato- continuò, più a sé stessa che al vicecapitano.
Ray aggrottò le sopracciglia, interrogativo.
-Anzi – continuò lei, cercando di spiegarsi- ecco, forse, ho detto delle cose che non dovevo, sono stata un po’ troppo impulsiva, ma lui mi ha provocata e, insomma, io non l’avrei tirata fuori quella storia della sua benedetta sorella ma…
-Ehi, ehi- la interruppe lui –calma. Devi raccontarmi con calma cosa vi siete detti, non sono ancora capace di leggere nel pensiero, peperoncino.
Rouge si guardò intorno.
 C’era un po’ di gente sul ponte, tra cui anche Jin il criceto che, come aveva scoperto suo malgrado, era molto bravo nell’origliare le conversazioni.
-Forse qui non è il massimo…- esordì, quasi scusandosi.
Ray annuì, poi guardò l’ora.
-Andiamo al timone, Rou. E’ quasi il mio turno per controllare la rotta, non credo che a Craig farà dispiacere finire dieci minuti prima. E lì si sta un po’ più tranquilli, fidati.
-Ok.
Salirono le scalette che portavano al posto di comando del timone, dove trovarono il giovane navigatore che, seduto con i piedi appoggiati ad un vecchio tavolo di legno,  stava guardando distrattamente alcune carte. Quando li sentì arrivare alzò gli occhi e si mise subito in piedi.
-Buonasera Ray. Rouge.- salutò educatamente.
-Ciao- mormorò lei in tono funereo.
-Ciao Craig!- esclamò Ray gioviale, tirandogli una pacca sulla spalla come al solito- và pure a bere qualcosa con i ragazzi, ci penso io qui!
Quello scoccò uno sguardo all’orologio appeso al muro.
-Ma il tuo turno inizia fra un’ora!
-Appunto, un’ora guadagnata per te! Avanti sei giovane, và  a divertirti!- continuò quello.
-Ray, non è che tu abbia sessant’anni…
-Craig, il tuo vicecapitano ti ordina di non lavorare, avanti, marsch!- ribattè, deciso.
 Il ragazzo annuì ancora un po’ dubbioso e se ne andò.
-Ah, bravo ragazzo, per carità- sospirò Ray accomodandosi sulla sedia lasciata libera- ma qualche volta un po’ troppo rigoroso. Non mi stupisce che sia stato in grado di sopravvivere un anno all’Accademia della Marina. Io sarei morto dopo due giorni.
Rouge abbozzò un sorrisetto, appoggiandosi alla parete.
-Ti avrebbero scoperto subito, Ray. Si vede che sei un pirata lontano un miglio.
-Già. Ma non divaghiamo- riprese lui, guardandola un po’ più serio.
-Avanti, cosa devi dirmi?
Rouge si disse che, in fondo, parlare le avrebbe fatto bene.
Però, allo stesso tempo, sentì improvvisamente il bisogno di tenere nascosto ciò che Roger le aveva detto su quel fantomatico Haki. Insomma, lei non gli credeva. Le dava fastidio il solo pensarci.
Ray avrebbe meritato di sapere la verità, ma lei non se la sentì.
Un altro po’ di senso di colpa andò a sommarsi a quello derivante del pomeriggio.
-Ray- esclamò- abbiamo litigato.
-Uhm… fin qui non vedo nulla di nuovo.
-No, insomma, io finora non gli avevo mai risposto così… cioè, ero sempre stata paziente…
Ray se ne uscì con un colpo di tosse.
-Oh, avanti, non puoi negarlo! Solo che, ecco…
-Cosa ti ha detto?
-Io… ha detto che sono una codarda.
Ecco, ci risiamo. Rouge, non piangere.
Rayleigh la lasciò continuare.
-Ray, insomma … io lo so benissimo di non essere un leone. Lo sai, io finora ho solo visto partire le persone che conoscevo. Mio padre è stato il primo, dopo la mia nascita, e poi tutti gli altri. Mio fratello. Molti ragazzi e ragazze con cui sono cresciuta, che si sono arruolati o sono andati via per fare un po’ di soldi e cercarsi una vita migliore. Tutti, tutti sono andati via, e io rimanevo lì, perchè, mi ripetevo, c’era la mia casa, c’era mia madre, c’erano i campi di gigli rossi che le portavo ogni settimana. Ma forse davvero ho avuto solo paura, sai.
Si fermò un attimo. Ray continuava a tacere, osservandola apparentemente senza espressione.
-Ma non è questo, Ray, io li riconosco i miei limiti. Solo che… mi ha sbattuto in faccia la verità in un modo così cinico che… sono diventata crudele. E gli ho detto che uno come lui non può farmi la predica in questo modo, perché è il primo che ha paura. E… ho tirato in ballo tutta la storia di Samie. Punto. Sono stata una bastarda, lo so quanto sia restio anche solo a sentirne parlare, ma … ho desiderato davvero… fargli sentire quanto si può star male.
Rayleigh tossì di nuovo.
-Cavoli…- commentò poi- non sei andata per il sottile.
Rouge si fece piccola piccola.
-No.
Ray si passò una mano tra i capelli.
-Toglimi una curiosità. Quanto ne sai, di questa storia?
La ragazza percepì un minimo cambiamento nel tono di voce del vicecapitano. Si era fatto leggermente più inquieto.
Le parole di Shanks le tornarono chiare alla memoria.
Ray non vuole parlarne con me. Si arrabbiava se glielo chiedevo.
Esitò.
-Allora?
-Io … un po’. Anche se in realtà l’ho scoperta per caso … diciamo.
Ray sogghignò.
-Lo sai che non ci credo nemmeno un po’?
Rouge abbassò gli occhi.
-Immaginavo. Comunque- iniziò, cercando le parole adatte- quello che so è che Samie, più di tre anni fa…è scomparsa.
Attese, valutando la reazione del vicecapitano.
-Poi, so che Roger si sente tremendamente in colpa per questa cosa, anche se naturalmente non lo da a vedere.
Le parve il caso di glissare sul fatto che Shanks, la sera della festa a Baterilla, le avesse accennato anche di come lo avessero trovato sulla Red Line, praticamente in fin di vita. Aveva quasi la certezza che comunque Ray conoscesse tutti gli avvenimenti e lei non voleva dare l’impressione di saperne troppo.
-E, infine, anche se forse non c’entra nulla con tutto questo, so che è stato in contatto con gli archeologi di Ohara.
Il vicecapitano, che fino ad allora era stato impassibile ad ascoltarla, si portò subito la mano agli occhiali, sistemandoli sul naso. Rouge ormai aveva capito che quel gesto era meccanicamente un’ammissione di irrequietezza.
-Notevole- commentò- Insomma, alle considerazioni su Samie, prima o poi ci saresti arrivata. Ciò che mi stupisce è come tu faccia a sapere di Ohara.
-Ho letto il quaderno di Clover, quello nella biblioteca- rispose istintivamente Rouge, in barba alla promessa strappatale da Roger di non raccontare affatto di quella scoperta.
Alla faccia di non dare l’impressione di saperne troppo, eh?
Rayleigh a quel punto era davvero sorpreso.
-Peperoncino! Dovrò cominciare a temere per i miei scheletri nell’armadio, se tu in un paio di giorni mi scopri questo genere di cose!- esclamò, colpito.
-Si, ma ci sono ancora tante cose che non capisco! Ray, tu non potresti dirmi … cos’è successo?
Ecco, gliel’ho chiesto. Ci ho provato, almeno.
Il vicecapitano tacque per un po’, poi rispose cadenzando bene ogni parola.
-Io … non sono sicuro che tu voglia davvero scoprire certe cose. Sono avvenimenti che sto cercando da lungo tempo di far comprendere a Roger,e superarli sarebbe un gran guadagno, perché portano con sé delle conseguenze non indifferenti. Sono storie molto più grandi di te.
-Ho sbagliato così tanto, Ray?
Quello si guardò le mani distrattamente.
-Non me la sento di biasimarti, Rou. Hai reagito. Sei abbastanza grande per capire da sola se sei andata troppo in là. Sappi che Roger è forte, ma ha i suoi lati d’ombra. Poi, in fondo…
Come se gli costasse un notevole sforzo, sorrise di nuovo.
-… tu presto troverai tuo fratello, quel piccolo pezzetto della tua famiglia. Probabilmente non sentirai più parlare di noi. Forse, meglio così.  
Rayleigh, a differenza del suo capitano, non era capace di dissimulare le sue emozioni, riflettè Rouge. E spesso cercava di porvi rimedio con le parole che sapeva usare molto bene.
-Scusa Ray, sono un’egoista-  disse lei d’improvviso, con convinzione.
-Perché?- chiese lui, inclinando un po’ la testa.
-Perché non ho pensato che, magari, parlare di certi avvenimenti non è facile neanche per te.
Il vicecapitano appoggiò i piedi sul tavolo esattamente come Craig qualche minuto prima, e si portò le mani dietro la nuca. Lasciò vagare lo sguardo dritto davanti a sé, lontano.
Sembrò perdersi nei suoi pensieri.
-Sono cose da mettere in conto, quando decidi di fare il pirata. Questa è la vita.
Quella risposta, era decisamente troppo amara e rassegnata per uno come il vicecapitano.
Rouge si sedette per terra, ed incrociò le gambe. Doveva fare qualcosa.
-Ray, allora parlami di quando andava tutto bene- disse, a mezza voce.
Il vicecapitano la osservò, aggrottando la fronte.
-Parlami di Roger... di prima.
Lo chiese con il cuore sulle labbra.
 Aveva bisogno di chiudere quella serata ascoltando qualcosa di sereno.
Ray la guardò di nuovo, come se fosse sul punto di chiederle qualcosa. Poi, poi la sua espressione si rilassò, mentre abbassava le palpebre e si mise a ridere sommessamente.
Rouge si riscosse quel tanto da accorgersi che aveva pronunciato l’ultima frase con gli occhi a lucciconi.
-Ehi, aspetta! – saltò su - Intendevo, parlami di te, di Roger, degli altri … insomma, hai capito!
-Certo, ho capito- rispose lui stiracchiandosi, dando uno sguardo alla bussola.
La tensione era scesa finalmente, pensò lei con un sospiro di sollievo.
-Come vi siete conosciuti, Ray?
Lui incrociò le dita e prese a raccontare.
-Beh, per quello che ne so, potremmo essere nati a miglia e miglia di distanza, ma ormai siamo entrambi di Rogue Town, per adozione. Strana isola, Rogue. Ci trovi più stranieri che locali, è il destino di molte città di frontiera dove ogni giorno passano migliaia e migliaia di viaggiatori.  Noi, comunque, ci siamo ritrovati, due poppanti, all’Istituto per tutti i mocciosi abbandonati.  E’ così- rispose annuendo ad un’occhiata stupita di Rouge- a quei tempi la Marina reclutava dappertutto, con la leva obbligatoria, e molti erano costretti a partire lasciando a casa famiglia e figli.
-Mi dispiace…- commentò lei.
-Oh, ma figurati- replicò lui con noncuranza spiazzante - Non è davvero il nostro caso. Da quello che so i miei erano dei mercanti  che mi hanno lasciato a Rogue perché non avevano abbastanza soldi per tirare avanti, e Roger e Samie erano stati abbandonati al porto quando lui era molto piccolo e sua sorella appena nata. Molto probabilmente, figli di pirati.
-Ah- rispose lei, presa di sorpresa. Si sistemò un po’ meglio per terra.
-La sola cosa che lui conosca –continuò il vicecapitano- ad oggi, della sua vecchia famiglia, è il cognome di sua madre.  Il nome, gliel’hanno dato all’Istituto. Come a me, del resto. Siamo entrati insieme, erano arrivati alla lettera R.
Rise di gusto.
-Che razza di nome. Rayleigh. Lo odiavo, anche se ora mi piace.
-Quindi vi siete conosciuti lì?
-Si. E visto che io ero un più grande di lui di un paio d’anni, le istitutrici me lo affidarono. Non fu una saggia scelta, con il senno di poi.
Rouge scoppiò a ridere.
-Oddio, ma come gli è venuto in mente?
Lui alzò le spalle.
-Evidentemente ho la faccia da bravo ragazzo, di quelli che riportano sulla retta via le pesti irrecuperabili. Inutile dire che insieme ne combinavamo di tutti i colori, e quello che ci andava sempre di mezzo era il sottoscritto.
-Che ingiustizia- commentò lei.
-Ah, ma alla fine Roger, in un modo o nell’altro, veniva ad aiutarmi. Una notte mi chiusero fuori in cortile per punizione. Avrò avuto quindici anni. Lui è venuto giù, con in mano le chiavi del cancello. Mi ha detto ‘Loro vogliono che tu stia fuori? E noi ce ne stiamo fuori, ma in giro per la città!’, o insomma, qualcosa del genere.
Scoppiò a ridere.
-Quella notte avremmo girato tutta Rogue Town a piedi. Faceva freddo, ma mi ricordo che ce ne siamo stati a parlare al porto, fino all’alba, svegli. Il porto di Rogue è sempre stato una meraviglia, mi ricordo che ci passavamo spesso. Sembrava una finestra aperta sul mondo, lì trovavi davvero di tutto: pirati, Marine, mercanti ricchi, mendicanti e ladri… una fetta d’umanità che attraccava un giorno e il giorno dopo ripartiva, e i più coraggiosi andavano a rischiare la pelle sulla Reverse Mountain. Ogni giorno era così, chi partiva, chi arrivava. E poi, chi tornava indietro aveva mille storie da raccontare, che puntualmente continuavano ad essere ripetute per mesi e mesi dai vecchi pescatori, magari arricchite di fantasie prive di fondamenti.
Poi a Roger piaceva quel posto, forse inconsciamente sperava che chi lo avesse lasciato lì da piccolo prima o poi sarebbe tornato a riprenderlo. Ma figuriamoci, gli dicevo io. Noi eravamo i figli di nessuno, come tanti in quel periodo, alla fine ce ne siamo fatti una ragione. Però il sangue pirata in lui sicuramente lo distingueva da tutti gli altri: ai tempi era davvero un mocciosetto, ma , lo vedi, non gli è mai andato giù di stare alle regole.
E quella notte, quando siamo scappati, abbiamo parlato di ciò che avremmo voluto fare da grandi. Io, a quei tempi, volevo diventare un carpentiere. Mi piacevano le navi, avrei voluto costruirne una.
-E lui?
-Beh, lui… a volte dava delle risposte strane. Diceva che sarebbe voluto diventare un uomo libero.
Ray alzò le spalle, con uno sguardo eloquente.
Rouge alzò un sopracciglio.
-Non è propriamente una risposta da bambino.
-Ha sempre pensato in grande, anche quando era piccolo. Infatti io gli chiesi che cosa intendesse fare… pragmaticamente, per raggiungere quello scopo, ma non seppe rispondermi. Disse che se ne sarebbe andato per mare, e che qualcosa sarebbe accaduto. Disse che il mare era la chiave per tutti coloro che erano in cerca di qualcosa. Anche qualcosa di così astratto.
-Parlava per enigmi anche da piccolo- buttò lì la ragazza, e non riuscì a frenare un moto di tenerezza per quel piccolo sognatore di tanti anni prima.
-Comunque sia, crescendo, questo discorso di tanto in tanto si ripresentava. Ed io cambiavo spesso idea, a differenza sua.  Poi, qualche mese dopo di noi era entrata in Istituto una ragazzina di nome Shakuyaku.
-Oh oh- lo interruppe Rouge lanciandogli un’occhiatina maliziosa.
-Era una piccola zingara- continuò lui abbassando lo sguardo- Bellissima, due occhi neri come la pece. Qualche tempo dopo ci siamo messi insieme, e mentre io cominciavo a pensare che quando, a diciassette anni, ci avrebbero sbattuto fuori dall’Istituto, sarei rimasto con lei a Rogue, Roger continuava a ripetermi che lui se ne sarebbe andato, e avrebbe portato Samie con lui. La sorella, del resto, lo adorava.
S’interruppe per qualche secondo. Riprese con una vena di dolce malinconia.
-A vederli insieme, sembravano davvero indivisibili. Evidentemente, senza una famiglia o una storia alle spalle, si erano aggrappati l’uno all’altra come ad un’ancora sicura. Era un legame davvero forte, come avrai potuto capire.
-Si- annuì Rouge - E’ quasi quello che sento per Ed, a volte. Penso che senza di lui, anche se lontano, davvero non saprei come fare.
Ray sorrise.
-Insomma, alla fine, le cose sono andate diversamente da come avevo previsto. Shakky, del resto, è sempre stato uno spirito libero, e non amava restare troppo nello stesso posto. E Roger era ben deciso a partire per mare. Così, un bel giorno ce ne siamo andati, tutti e quattro. Non ci era ancora chiaro cosa ne avremmo fatto delle nostre vite, solo una cosa ci importava: finalmente avevamo una casa che navigava intorno al mondo, ed avevamo una famiglia, per quanto piccola, di persone che si volevano bene, e si proteggevano a vicenda. Il resto poi- concluse- è un’altra storia.
Tacque.
Rouge lo osservò, avvinta da quelle parole. Era stato come guardare dall’alto le vite di quei giovani ragazzi che si intrecciavano e si trasformavano in qualcosa di nuovo.
Ray aveva il dono di rendere ogni racconto quasi reale davanti agli occhi.
Si rese conto che sarebbe stato più che egoista da parte sua costringerlo a finire, sarebbe stato insensibile.
Non voleva sapere altro, per quella sera, ci sarebbe stato altro tempo per scoprirlo.
Quella sera voleva andare a dormire serena, con quella favola della buonanotte sotto braccio.
-Grazie, Ray- disse in un soffio, non sapendo cos’altro aggiungere.
-Figurati- mormorò lui, rimettendosi in piedi.
Rouge a sua volta si tirò su, e gli si avvicinò.
-Io credo che, prima o poi, tutto torna al suo posto- affermò, e non avrebbe potuto essere più sincera.
Il vice le scompigliò i capelli.
-Non sarei ancora così vecchio per dirtelo, però … io ti auguro di essere sempre felice, Rouge. Con tutto il cuore.
La ragazza annuì, poi si allontanò, con un ultimo cenno con la mano.
Quella sera aveva scoperto come fosse difficile, ma anche coraggioso, provare dolore, senza smettere mai di sorridere.
Gli tornò in mente di quando Mari parlava delle persone fatte in quel modo. ‘Di quelli che piangono mentre gli altri dormono’, diceva, citando un vecchio proverbio.
Se ne stette un po’ lì, con quei pensieri, mentre tornava dentro.
Poi, passando davanti alla porticina della biblioteca, le tornò in mente Roger.
Cosa avrebbe fatto?  Prima o poi si sarebbe scusata, ne era certa.
Potrei andare subito, pensò, bloccandosi a metà corridoio.
Magari è ancora lì…
Si sistemò un po’ i capelli e il vestito e raggiunse in fretta l’uscio chiuso della stanza. Indugiò.
Poi realizzò, si tirò un pugnetto in testa e riprese a camminare decisa.
Invece no. Fagliela pesare un po’, Rou. Cavoli, anche lui ha sbagliato!
Si sarebbe presentata l’occasione, ne era certa.
Nel frattempo, avrebbe preso un po’ a pugni il cuscino, in caso di sensi di colpa.




°°°

Nota:
- Perchè c'è Newgate a inizio capitolo? Non so se abbia molto senso, comunque ora vi spiego: quel discorso mi è venuto spontaneo, in questo capitolo in cui si parlava di 'famiglie'  lui è davvero il personaggio che,all'interno della storia originale, ha dimostrato di tenere di più a tutti i suoi compagni (vabeh, a parte quanto ci tiene Rufy), tanto da chiamarli 'figli'.
E' davvero un esempio u.u e poi, è anche lì per ricordarvi che, presto o tardi, Roger se lo ritroverà tra i piedi :P stanno andando nella stessa direzione, praticamente :)

Detto ciò, vi saluto, gente. A voi i giudizi, qualora lo vogliate [cit.]^^
To be continued ;)

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Capitolo 17
*** Rain ***


Ehilà!
*Maya si fa piccola piccola*
Scusate … lo so che sono in ritardo, ma gli esami non danno tregua in questo periodo!
Per farmi perdonare queste due settimane, sappiate che questo capitolo ha sforato le otto pagine di Word, font Calibri 11 pt.  xD
In parole povere, è stralunghissimo O.O spero non sia un problema^^
Ah, premetto una cosa. Qui ho avuto la malsana idea di giocare un po’ con un rimando ben preciso … voi non prendetemi per pazza, a fine capitolo vi spiego meglio :P
Prima di tutto, però, passo alle recensioni!

@nico83: Ancora primo, eh? Ma no, dai, non arriverò mai al livello di Odacchi, in quanto a crudeltà (e in nessun altro campo, sicuramente xD), comunque son contenta che il discorso di BB ti sia piaciuto… pazienta ancora un po’ e l’incontro ci sarà ^^ Intanto a fine capitolo ci sarà un bel colpo di scena :D A presto!

@Akemichan: ma sì, anch’io li ho sempre visti così, un po’ sperduti, a Rogue… magari Oda ci smentirà (del resto ho ultimamente scoperto che Ray era biondo ò.O almeno nell’anime del capitolo zero è biondo, mah), ma mi è sembrata la soluzione più coerente per spiegare il loro attaccamento. Meno male che Rouge non è troppo perfetta ^^ non mi andava di farla sembrare una donna già matura e … ‘calma’, diciamo così xD
Grazie per l’appunto su Marco e Newgate… per Garp e Sengoku vedrò cosa posso fare xD tanto ricompaiono, qua e là, quando meno te l’aspetti xD Poi, al massimo,alla fine della storia dedicherò un capitoletto spin-off solo per loro :D
Alla prossima! :]

@KH4: ciao Ale! Sono contenta che tu abbia apprezzato il discorso di Ray e su Shakky… ah, hai visto bene, cara, e ti dico… in questo senso ci saranno sorprese ;) non dico altro, solo che ci sarà da divertirsi, del resto stiamo per entrare nella seconda parte della storia. In tutto questo, ci saranno tanti incontri interessanti, tra Roger, Newgate e quant’altro, e in questa baraonda si troverà naturalmente anche la nostra rossa… sono contenta di essere riuscita, finora, a dare un bel ritratto di lei^^
A presto! :*

@angerona: grazie^^ in effetti, questo capitolo, più che d’azione, era davvero fatto di ‘scene’ e di ricordi, mi fa piacere di averli resi, in qualche modo, realisticamente. Alla prossima!

@MBP: Hola! Concordo che Ray innamorato ha del tenero** e Rouge, ormai, se non si complica la vita non è contenta xD vediamo un po’ come riuscirà  a sbrogliare la situazione, ora :] A presto, Ma-chan! :*

@meli_mao: di nulla, cara^^ lieta che le cose vadano meglio. Grazie mille per l’apprezzamento, in effetti il capitolo era davvero malinconico, me ne sono accorta rileggendolo dopo un po’...ma probabilmente ogni volta che si ricorda l’infanzia, un po’ di malinconia sfugge sempre, fa parte dell’uomo, in generale (vero e di fantasia^^). Spero che anche questo capitolo ti piaccia, alla prossima! :*

@yuki: Wahaaa! Sei tornata, Yu-chan! E con due recensioni, deus! E io ti rispondo a tutte e due, vista l’ora a cui me le hai fatte (troppo buona**).
Innanzitutto, mi riferisco al capitolo 15, mi  fa piacere che qualcuno si metta anche dalla parte del nostro capitano. Le cose sono andate davvero come hai riassunto tu, per quanto Rouge sia paziente, si è davvero sentita punta nel vivo, e lì nessuno sa come si potrebbe reagire. E’ ovvio che Roger ci sia rimasto un po’ O.O
Sengoku? Eh, si… per quanto mi intrighi un po’ come personaggio, ho alcune riserve sul suo essere ‘lo stratega definitivo’. Boh, magari mi ricrederò, che so  xD purtroppo continuo ad immaginarlo che gioca a carte con Shanks per festeggiare la fine della guerra, ma questa è un’altra storia ^^’
Capitolo 16:  straordinario?? T.T certe volte mi commuovete, sappiatelo. Meno male che il discorso di Newgate era inerente, davvero, a volte ho l’impressione di scrivere certe cose che poi capisco solo io -.-
Come hai notato, qui Rouge si è un attimo data una calmata: sicuramente testarda, però capace di prendersi le sue colpe. Ed ora, vediamo cosa succederà!
A presto, Yu! :*

@Bea: last but not least, ciao tesora!! La Bea c’è! Mi fa ridere che ci chiediamo venia a vicenda perchè anche io arrivo tardi xD Lo sapevo, ora la tua bilancia personale pende di nuovo dalla parte di Ray! Cacchio, meno male che non è un tipo che si monta la testa, altrimenti avrebbe aspirato al titolo di re dei Pirati, visto il successo che sta riscuotendo… One Piece sarebbe andato davvero in modo diverso *uhm*
Ben, lasciando perdere tali sciocchezzuole, grazie per le note di merito^^ e per quel che riguarda la tua domanda su quanto ne sappiano gli altri della ciurma ti posso dire che… sanno qualcosa ma non tutto :] cioè, non è che t’ho risposto molto, però… u.u
Vero che Newgate ha acquisito tutti quei punti sul finale e poi, bam, addio? Oda si è decisamente fatto prendere la mano, in quest’ultimo arco di serie… ma io lo amo comunque ** “purtroppo” già da tempo è diventato il mio artista manga preferito, in ogni senso, dalla sceneggiatura al tratto…
Ciao patata, ci sentiamo alla prossima :*


Detto ciò… Enjoy!






17. Rain


Roger
continuava a rigirarsi distrattamente tra le dita quella strana raffigurazione grande come il palmo della sua mano.
All’interno di due cerchi concentrici,  dipinta d’inchiostro su di una circonferenza in legno sottile, era rappresentata una maschera stilizzata. Gli occhi completamente neri, profondissimi, erano raffigurati in un’espressione triste, la bocca, curvata all’ingiù, digrignava i denti quasi potesse sentire dolore.
Si trattava dello stesso oggettino che Rouge gli aveva visto tra le mani qualche giorno prima. Ogni tanto spuntava fuori, per poi finire di nuovo nella tasca.
E lei aveva sempre la sensazione di aver visto quella raffigurazione da qualche altra parte, prima d’allora.
Forse il simbolo di qualche pirata famoso? No,non era un Jolly Roger…
Mah.
La ragazza distolse lo sguardo dalle mani del capitano e tornò a porgere il piatto a Kennet, con aria piatta.
Tutti i pirati erano radunati in sala pranzo, rumorosa e caotica come al solito, visto che anche il mozzo si era ripreso perfettamente dalla brutta malattia e continuava a correre qua e là narrando orgoglioso di come aveva risposto a dovere ai cacciatori di taglie.
In quell’esatto momento stava sommergendo sotto una raffica di molliche di pane Martin e Jin che lo prendevano in giro.
-Rouge, porta questi in tavola, per favore- le disse il cuoco passandole gli ultimi piatti- e per favore togli il pane dalle mani di Shanks altrimenti potrei diventare violento- concluse con un tono che la rassicurò ma non troppo.
Posò la zuppa bollente sul vecchio tavolo in legno appena davanti al capitano registrando il fatto che nemmeno quella volta l’avesse degnata di uno sguardo, ed andò subito a prendere per l’orecchio il mozzo togliendogli dolcemente i suoi proiettili di mollica dalle dita.
-Questo è fatto per essere mangiato - disse pazientemente, chinandosi verso di lui e posando quel che rimaneva del pane sul piatto.
-Rouge, mi stanno dicendo che sono un bambino buono a nulla!- si lamentò quello, aggrottando la fronte e indicando Martin e Jin seduti di fronte a lui.
-Shanks, il cibo non si spreca in questo modo- replicò lei, lanciando uno sguardo di leggera disapprovazione ai due pirati che se la ridevano sguaiatamente –lanciagli qualcos’altro, magari.
-Avanti, biscottino! Non fare l’acida!- se ne uscì Jin.
Rouge si tirò su con fare distaccato e mise le mani ai fianchi.
-Kennet, agli altri bambini ci pensi tu?- chiamò poi con tono diplomatico, facendo sogghignare alcuni dei presenti. Il cuoco si voltò appena e, con la dimestichezza che usava con i suoi amati coltelli da combattimento,  lanciò un cucchiaio di legno che colpì in fronte il grosso meccanico.
-Scusate, mi è sfuggito di mano, mentre rimestavo- recitò, poi fece finta di stupirsi.
-Ah, ma ho preso te, stupido meccanico? Allora no problem.
Si voltò schivando appena in tempo il mestolo che Jin aveva rispedito al mittente infuriato, con un grosso bozzo sulla fronte e l’aria imbarazzata mentre gli altri continuavano a sghignazzare.
Quello fece per alzarsi e dirigersi di gran carriera verso Kennet, ma Ray gli mise amichevolmente una mano sulla spalla.
-Jin, avanti. Non voglio mangiare una zuppa al sangue di cuoco. Prendetevi a botte più tardi.
-Ray, non dargli certe idee, perchè io invece non ho voglia di raddrizzare costole per oggi- commentò Daniel, sorseggiando con calma dal suo bicchiere.
Il meccanico si risedette con un grugnito di disapprovazione, guardando in cagnesco il compagno.
Rouge sospirò, tornando al suo posto.
Tutto come al solito.
Shanks che combinava casini, Kennet e Jin che si beccavano su qualunque cosa, Ray che metteva pace e Dan che se la rideva, insieme a tutti gli altri.
Tranne una cosa.
Quanti giorni erano passati?
La vita a bordo sapeva essere così noiosa che talvolta si perdeva la concezione del tempo. Ecco, erano passati più di sette giorni, e non era successo nulla.
Né il suo sottile malumore l’aveva abbandonata del tutto, sebbene avere il mozzo che gironzolava in giro combinandone sempre qualcuna contribuisse a farla sorridere un po’ di più, né, soprattutto, era arrivata ad una pacificazione con il capitano.
Per quanto mi considera, in questo momento, potrei essere un fantasma, si disse, prendendo un pò di zuppa.
Mandò giù un po’ a fatica per la cucchiaiata bollente, riflettendo con gli occhi fissi al tavolo davanti a lei.
Roger con gli altri si comportava come al solito, né più né meno. Mentre lei si era guadagnata un posto d’onore per la stanza dell’indifferenza.
Lo guardò.
Sorrideva, persino, mentre parlava con i suoi, sembrava sereno, i suoi lineamenti erano distesi tuttavia gli occhi, stretti in una smorfia all’apparenza ridente, non celavano del tutto la solita ombra in profondità.
Le mani, libere e posate sul tavolo, avevano fatto sparire nuovamente quella strana icona di legno.
Sembrava quasi lo facesse apposta, a mostrarle come fosse sfacciatamente tranquillo e rilassato, anche a costo di recitare un po’ la parte.
Mi vuoi forse far capire che non ti frega nulla di ciò che ti ho detto?, pensò Rouge stringendo un po’ le labbra, immaginando di dirglielo realmente in faccia.
E allora se non te ne importa nulla, parlami. Avanti, sono qui.
Le balenò in testa l’idea di fare qualcosa di veramente molto  stupido per vedere se fosse riuscito ad ignorarla anche in quel caso.
Ma, riflettè, non sarebbe stato molto saggio mettersi a saltellare su una gamba sola cantando a squarciagola ‘il sakè di Binks’.
Avrebbe piuttosto fatto dubitare della sua sanità mentale o del fatto che, mentre tutti non guardavano, non si fosse scolata due barili di rum così, per ammazzare il tempo.
Si grattò la testa e tornò alla zuppa.
Poi sentì un ticchettio alle sue spalle e si voltò: aveva cominciato a piovere.
Pian piano il rumore si fece più denso, cadenzato, infine divenne un vero e proprio diluvio.
-Che bello!- mormorò a sé stessa, non potendo nascondere un gran sorriso. La pioggia le faceva quell’effetto, forse perché a Baterilla si vedeva così di rado e rappresentava una gran bella novità.
-Ottimo- commentò Craig annuendo, puntando il cucchiaio verso la finestra- se si alza un po’ di vento saremo alle Fasce davvero in poco tempo.
La ragazza si rivolse al navigatore seduto al suo fianco.  
-Ma le tempeste qui, sebbene siano rare, possono durare anche giorni… non ci porterà fuori rotta?- chiese, improvvisamente un po’ preoccupata.
Gli altri continuavano a parlare a voce alta e sghignazzare, facendo tintinnare le posate sui piatti in cerca di una doppia porzione di zuppa, mentre il cuoco ripeteva pazientemente, come ogni volta, che per quel giorno avevano finito e che bisognava razionare il cibo.
Il ragazzo dai capelli corti e ramati scosse la testa e rispose con  il solito tono educato.
-No, tutto sta a tenere sotto controllo le carte e, al massimo, passare un po’ più vicino alle isole per orientarsi con i fari. Vicino la costa, solitamente c’è una migliore visibilità ma- si alzò e andò alla finestra della saletta- non credo si tratti di un temporale molto violento.
Rouge si alzò e lo raggiunse.
-Vedi?- indicò quello, e attraverso il vetro striato di piccoli rivoli d’acqua le mostrò una porzione di cielo ad Est scoperta dalle nuvole nere.
- Il cielo si apre in quella direzione, ed è proprio lì che stiamo andando- constatò.
La ragazza annuì e si volse al giovane navigatore.
-Certo che ne sai di cose, eh?
-Mi basta saper leggere quello che il mare e il cielo ci dicono- rispose lui annuendo.
-Che spiegazione poetica- esclamò lei.
-Oh, è quello che insegnavano all’Accademia- ribattè lui con un mezzo sorriso- i Marine, a volte, quando metti di mezzo il mare possono diventare davvero dei gran sentimentali.
Rouge sogghignò al pensiero di suo fratello immerso in declamazioni poetiche al tramonto.
-Ma, tutto sommato, credo che siano una minima parte- continuò lui facendosi più serio- la maggior parte di loro è interessata alla faccenda economica di una buona carica in Marina, piuttosto che a quella romantica ed avventurosa.
-E’ per questo che sei diventato un pirata? – chiese lei pungente –perché non t’interessa l’aspetto finanziario  della cosa?
Quello allargò le braccia.
-Colpito e affondato, direi- rispose, annuendo, ed entrambi scoppiarono a ridere.
-Ma come mai…?- iniziò Rouge, ma subito si interruppe e il sorriso le scivolò via all’istante.
-Craig.
Roger si era avvicinato e aveva chiamato il navigatore.
-Capitano, mi dica- rispose quello voltandosi celermente.
-Credo che bisognerà ridurre le vele, và ad aiutare gli altri sul ponte- disse l’altro, facendo segno alle sue spalle.
-Certo, capitano, vado subito!- annuì con un gesto deciso il ragazzo e con un ultimo cenno a Rouge, alquanto interdetta, sparì dalla circolazione.
Lei buttò un’occhiata fugace alla stanza: c’erano ancora un po’ di pirati seduti a chiacchierare, dopo il pasto frugale, con i piedi sul tavolo e le dita incrociate.
Dopo la fugace apparizione Roger le voltò le spalle come se la ragazza fosse stata parte integrante del muro di legno dietro di lei e fece per andarsene, ma Rouge lo afferrò per la manica del largo maglione nero che indossava.
-Eh, no!- esclamò, ben attenta a non farsi sentire dagli altri che chiacchieravano ad alta voce a pochi metri da loro.
Quello si voltò e, finalmente!, la guardò negli occhi dopo giorni.
Lei lasciò la presa.
-Adesso riesci a vedermi? - chiese, appoggiando le mani al muro –dovevo farti sentire che sono un essere tangibile?
Non sapeva ancora bene cosa avrebbe detto e meno che mai perché avesse compiuto quel gesto così istintivo. Probabilmente aveva colto al volo l’occasione, e tra l’altro c’era qualcosa che non le era andato giù molto.
-Cosa ti serve, aiuto cuoco- rispose lui, che evidentemente non poteva più ignorarla.
-Ci stavo parlando, con il navigatore- esordì lei, cercando di essere il più pacata possibile- perché hai mandato su proprio lui?
Roger tuffò le mani nelle tasche.
-Stà a vedere che ora non posso neanche più dare ordini alla mia ciurma per via della principessina- replicò.
-Non sono una principessina- rispose lei automaticamente- e non ho detto questo, ma solo che… c’erano tutti gli altri che non stavano facendo nulla e…
- E allora?- la interruppe reclinando un po’ la testa.
-Allora cosa vuoi fare, adesso, la terra bruciata intorno a me?- andò avanti lei guardandolo profondamente per cogliere la sua reazione- il solo fatto che tu mi ignori, non vuol dire che debbano farlo tutti gli altri- affermò, e piazzò un bel sorriso ironico a conclusione di frase.
Ma non dovevi chiedergli scusa, una volta?, la punzecchiò una vocina interiore, che lei mise a tacere all’istante.
Alcune cose doveva dirle, chiedere scusa per degli errori non significava certo dargliela poi vinta su tutto.
Lui le rivolse uno sguardo pungente.
-Dal momento in cui credi di essere abbastanza adulta da poter giudicare gli altri, beh… giudicami pure come vuoi, non m’importa nulla di quello che pensi.
Già.
-Ed è per questo che te la sei presa tanto da non rivolgermi la parola per una settimana?
-E tu hai forse cambiato idea, sull’Haki?- deviò il discorso con una naturalezza tale che la prese di sorpresa.
-Figuriamoci! La mia idea resta sempre quella- affermò convinta lei.
-Bene, quindi ognuno di noi è libero di agire e pensare come meglio crede.
Era assurdo come, con tutti i buoni propositi, Rouge non riuscisse a terminare un discorso come si fosse prefissata all’inizio. Lui, inevitabilmente, la portava fuori strada.
-Beh, a posto così allora- concluse, allargando le braccia- bene!
-Bene- ripetè lui, annuendo.
Ed entrambi piantarono lì tutto e se ne andarono in direzioni opposte a passo svelto e scuri in volto.
Rayleigh, seduto al tavolo, appoggiò il mento sui palmo delle mano.
-Peperoncino, ma come ti viene in mente…- mormorò, scuotendo la testa.


L’aveva già vista, quella piccola maschera dipinta sul cerchio di legno. Doveva solo ricordare dove…
Seduta sul lettino dell’infermeria, mentre fuori continuava ad imperversare la tempesta, con le gambe incrociate si pettinava i capelli, lasciandoli ricadere morbidi sulla spalla sinistra, e intanto rifletteva.
Guardò appena dalla finestra e l’unica cosa che potè scorgere fu il riflesso di una ragazza dall’aria pensosa con una spazzola in mano: la pioggia era talmente fitta che nascondeva tutto il resto, quasi fosse una vera e propria cascata.
Posò la spazzola e si passò l’indice sulle labbra, disegnando lo stesso profilo all’ingiù che aveva quella mascherina, sperando l’aiutasse a ricordare.
Sbattè le palpebre.
-Ah, che cavolo!- protestò al nulla, e si buttò all’indietro sul materasso, intrecciando le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi.
Non bastavano le carte di suo padre come rompicapo da interpretare?
Comincio a pensare che sono io che vedo enigmi dappertutto, si disse… poi riaprì gli occhi improvvisamente.
-Aha!- esclamò e, quasi rotolando giù dal letto, corse alla borsa e tirò  fuori i lunghi rotoli di pergamena.
Ecco dove aveva visto quel simbolo!
Svolse sul pavimento tutte le carte di suo padre, cercando quella giusta.
-Avanti, avanti…
Infine la trovò: era quella che rappresentava Sabaody Islands ed i territori vicini, compresa la Red Line.
Sul continente era indicata chiaramente la città santa di Marijoa, con tanto di simbolo del Governo.
Seguì con il dito la linea della costa rocciosa, ed infine lo individuò: ad Est della città, sulle montagne, Thomas aveva disegnato, senza ombra di dubbio, proprio quel simbolo.
-Bingo!-esclamò, stringendo i pugni in segno di vittoria.
Prese la carta tra le mani e la fissò con entusiasmo.
Poi, riflettendo, una parte del suo entusiasmo scemò: si, quel simbolo era lì. Ma cosa diavolo significava?
Suo padre l’aveva raffigurato come parte di una bandiera, quasi come il segno di una popolazione che vivesse oltre le mura della città.
La Red Line è davvero abitata, cavoli?, riflettè Rouge, grattandosi il mento.
Le carte parlavano chiaro.
Non erano segnalate città né insediamenti, tuttavia. In poche parole, secondo quello che aveva disegnato Tom, era abitata ma non esistevano villaggi stabili.
Eppure non era del tutto certa della sua interpretazione.
Dovrei controllare da qualche parte.
Tuttavia, se non aveva preso un grosso abbaglio, quella scoperta aggiungeva un altro tassello alla sua piccola indagine.
Roger,oltre che con gli archeologi di Ohara, era stato in contatto anche con la fantomatica popolazione che abitava quelle lande desolate al di fuori di Marijoa.
Ricordò le parole del mozzo.
L’ho incontrato più di tre anni fa. Quando l’hanno trovato sulla Red Line … sulle montagne.
Incrociò le dita.
Era ferito ma ripeteva solo un nome… diceva che avrebbero dovuto lasciare morire lì anche lui.
Ebbe un brivido istintivo.
Senza pensare oltre prese una matita ed un foglio bianco, e tracciò alla buona le linee che suddividevano la Red Line dal Mare Occidentale e dal Mare Meridionale, segnando all’esatta altezza di Marijoa e di Ohara.
Poi, posò la mina sull’isola degli archeologi.
Roger è stato qui. Ha raccolto gli appunti del professor Clover.
Poi puntò la matita su un punto della Red Line, nella zona ad est di Marijoa.
E qui è giunto in fin di vita, dopo la morte della sorella, a quanto dice Shanks. Dove, presumibilmente, è stato aiutato.
C’era qualcosa che mancava, tuttavia.
Sapeva che il capitano non voleva attraversare Marijoa. Quando si era prospettata la possibilità della fantomatica Rotta Sottomarina aveva accettato l’opzione senza neanche discutere.
Inoltre, ce l’aveva a morte con qualsiasi cosa fosse collegata a Governo e Draghi Celesti, stando a quello che le aveva detto lui stesso.
Lo sguardo le cadde sulla Città santa.
Posò la mina esattamente sul centro del cerchietto che la indicava.
-Marijoa, i territori ad Est, Ohara- mormorò.
Poteva avere un senso. Qualsiasi cosa fosse accaduta, ne era quasi certa, era accaduta in uno di quei tre luoghi che il capitano molto probabilmente aveva attraversato.
Tirò un lungo sospiro.
Guarda te se devo scoprire tutto da sola, pensò, sogghignando.
Ora, come risultato, non farò altro che pensare a come intrufolarmi in quella biblioteca.
Si mordicchiò un unghia al pensiero di quanto era stato sgradevole venir presa in flagrante. Non era un’idea fantastica, riprovarci quando il capitano era ancora poco propenso a perdonarle i suoi errori … forse non avrebbe mantenuto la calma a lungo, l’avesse trovata lì un’altra volta.
D’altro canto, pensò, se nessuno si degnava di spiegarle nulla, come potevano pretendere che se ne stesse buona buona lì ad aspettare?
Non è che sia una grande scusa, eh, Rou.
Ancora una volta mise a tacere la sua coscienza.
Voleva solo sapere se era effettivamente un popolo che recava quel simbolo, semmai fosse stato scritto da qualche parte. Avrebbe confermato la sua tesi e dato una spiegazione logica a quanto suo padre aveva disegnato.
Forse, gli archeologi di Ohara ne sapevano qualcosa. E, visto che Roger aveva gli appunti di Clover, magari si era portato via qualche altro libro dall’Isola della Conoscenza.
Dunque, la biblioteca era davvero l’unica alternativa.
Si rimise in piedi.
Era una prospettiva troppo allettante, per lasciarsela sfuggire.
Guardò l’ora, erano le quattro del pomeriggio. Stando ai turni, il capitano doveva essere su al timone con il navigatore, in quel momento.
Il destino mi favorisce, cosa voglio di più?
Senza pensare, uscì in punta di piedi dalla stanza e raggiunse poco dopo la porticina che dava sulla stanza dei libri.
Se ne stette un po’ ferma lì davanti, infine posò risoluta la mano sulla maniglia e la tirò verso il basso.
Quella oppose resistenza.
-Chiusa- mormorò, sbuffando.
Analizzò brevemente il chiavistello, era vecchio e arrugginito. Decise di fare un tentativo. Si tolse una forcina che teneva insieme una ciocca di ricci rossi e la strinse tra le dita, deformandola. Poi la inserì lentamente all’interno della serratura.
Pregò che nessuno passasse in quell’istante, non sarebbe stato conveniente essere sorpresa a forzare una porta chiusa a chiave.
-Avanti… avanti…- sibilò, a denti stretti.
Aveva imparato quel trucchetto da piccola, quando Edward le rubava tutti i giochi e li chiudeva nel grosso baule con il lucchetto, nascondendo la chiave.
La mamma le aveva insegnato che poteva riprenderseli usando un po’ d’astuzia.
Ridacchiò, cercando di forzare ancora un po’.
-Rouge!
-Wah!
In un decimo di secondo fece sparire la forcina, si appoggiò alla porta ed assunse l’espressione più angelica che conoscesse, cercando di inventare una scusa al momento.
-Stavo cercan…
Poi vide il mozzo.
-Shanks!- sospirò, alzando gli occhi al cielo, mentre il suo cuore tornava a battere normalmente.
-Cosa stavi facendo?- saltellò allegramente quello, raggiungendola.
-Nulla… avevo perso una forcina per terra- rispose lei allontanandosi dalla porta.
-Guarda che non sono stupido!- ribattè lui alzando un dito- stavi cercando di aprire quella, vero?
Ma perché c’è sempre qualcuno che mi scopre quando faccio quello che non dovrei fare?
-Shanks, sei una piccola peste spiona- rispose piccata, puntandosi l’indice sulle labbra.
Il mozzo si avvicinò con un sorriso esagerato.
-Se vuoi posso darti una mano- sussurrò, con la solita aria furbetta negli occhi neri e lucenti.
-L’ho fatto mille volte con la serratura della cucina, e quella è anche più nuova di questa qui!
Rouge non sapeva se ridere o piangere: stava incoraggiando quel bambino a diventare ancora più fuorilegge di quanto già non fosse.
-Povera la mia coscienza- mormorò, cercando di non sentirsi troppo colpevole.
-…e va bene, allora apri questa serratura, ma- si fece seria ed abbassò ulteriormente la voce- devi promettermi che non ne farai parola con nessuno. Nessuno, intesi? Nemmeno Ray!
Il bambino parve pensarci su.
-E tu cosa mi dai in cambio?
Rouge si tirò una piccola manata in fronte.
Rou, ma come ti sei ridotta? Scendi a patti con un moccioso per scassinare la porta di cui dovresti ignorare l’esistenza?
-Quando scenderemo a terra, convincerò Kennet a comprare un’ intera riserva di ghiaccioli alla menta da mettere nella ghiacciaia, solo per te- sospirò, alzando gli occhi al cielo- e gli dirò che … è un premio per quante volte mi hai aiutato nelle faccende in cucina.
Shanks si grattò il mento e parve valutare, guardando intensamente la porta con fare esperto.
-Ok!- saltò su poi, allegramente.
-Avanti, allora!- sussurrò Rouge, porgendogli la forcina.
-E tu volevi aprirla con quella?- disse il mozzo con un gran sorriso.
Tirò fuori dalla tasca quello che sembrava un piccolo cacciavite a testa piatta e fece scivolare la parte metallica all’interno della serratura.
Poi spostò appena la leva verso destra e la mosse leggermente in alto, fino a quando non sentì un sonoro clack.
Infine afferrò la maniglia e l’aprì.
-Ecco! Questo me l’ha insegnato Jin!
Rouge non sapeva se sentirsi più un’irresponsabile per aver coinvolto il mozzo nelle sue malefatte o sorpresa della manualità da professionista navigato che quello aveva esercitato.
Nel dubbio, gli tirò una pacca sulla spalla ed entrò.
-Wow, questo posto è enorme!- sussurrò il mozzo, sbirciando dentro.
Rouge si guardò intorno, poi si rivolse al mozzo.
-Shanks, ho ancora bisogno di te, piccoletto- disse, abbassandosi alla sua altezza.
-Va bene!- rispose lui, evidentemente entusiasta della mini avventura che stava vivendo di nascosto da tutti gli altri.
-Dunque, tu ora sali su e resti lì finchè il capitano Roger rimane al timone. Quando vedi che sta per andare via, corri giù e mi avverti, d’accordo?
Per la prima volta vide vacillare il sorriso del bambino dai capelli rosso fuoco.
-Ma il capitano non sa che tu sei qui?
Rouge abbassò un po’ gli occhi. Odiava dover mentire a quella piccola peste.
-L’ultima volta che sono stata qui ho lasciato via una cosa. Mi serve e non vorrei disturbare il capitano proprio adesso che è impegnato.
Shanks annuì, senza lasciar intendere se avesse creduto o meno alle sue parole. Probabilmente aveva dato per buona quella spiegazione, senza farsi ulteriori domande.
Quando la rossa lo vide allontanarsi ciondolante, si mordicchiò il labbro.
Avanti, prima trovo qualcosa, prima posso andarmene da qui.
Accostò la porta e si ritrovò di nuovo, sola, in quella stanza che ormai cominciava ad assumere connotati sempre più riconoscibili. L’odore di vecchi libri ed antiche stampe si mescolava come al solito al pungente profumo di inchiostro, avvolgendo tutto nella fioca luce delle lanterne.
Si guardò intorno ed individuò gli appunti di Clover, posati ancora sulla scrivania.
Si avvicinò e li guardò con interesse. Fece per prenderli.
No, Rou, sei qui solo per quel simbolo. Non perdere tempo.
-Allora, allora…- mormorò nervosamente a sé stessa, ricacciandosi la mano lungo il fianco.
Passò velocemente in rassegna i libri negli scaffali più bassi, premurandosi di non toccare nulla per evitare di lasciare segni della sua presenza, ma non trovò nessun testo che le potesse interessare realmente.
O meglio, avesse avuto quella stanza a disposizione, avrebbe letto ogni singolo tomo accatastato disordinatamente lì in mezzo, ma quella sua visita clandestina aveva un esatto scopo.
Dopo dieci minuti buoni, stava quasi per rinunciarci, quando le cadde lo sguardo su una piccola pila di libri che sembravano rilegati in pelle, ammonticchiati l’uno sull’altro e recanti lo stesso titoletto sul lato di copertina: "Archivio dei popoli e delle culture - Terre emerse”.
Poco più in basso, dipinta a mano, vi era una “O” molto barocca in inchiostro dorato. Il carattere che contrassegnava i libri provenienti dall’Isola della Conoscenza.
Forse…
Prese il primo della pila e lo aprì.
La prima pagina indicava gli autori della raccolta. Non aveva sbagliato: era una collana compilata dagli studiosi di Ohara. Anche quel tomo, inoltre, recava la firma del professor Clover, insieme a quella di altre nove persone.
Ma questo tizio ha scritto di tutto!, non potè fare a meno di pensare Rouge.
Sfogliò la seconda pagina: l’indice, completamente scritto a mano, recava l’elenco di molte popolazioni suddivise per aree geografiche.
Wow.
Individuò velocemente la voce “Red Line” e, con una certa apprensione, fece scivolare l’indice sotto il titoletto.
La prima parte recitava:
“Draghi Celesti. Discendenti dei Venti Re, abitanti della Terra Sacra di Marijoa. Gruppo sociale chiuso e ristretto, tendono ad abusare della loro influenza e rifiutano i contatti con qualsivoglia essere ritengano inferiore a loro, se non a fini schiavistici e persecutori.”
Giudizio preciso e puntuale, pensò Rouge, ricordando ciò che aveva sentito dire sui Nobili mondiali.
Scorse il capitoletto, in cui erano indicati i nomi delle maggiori casate, le loro bandiere ed il segno del Drago Cavalcacielo, con cui marchiavano a fuoco tutti gli schiavi.
Poi voltò pagina e s’illuminò di un gran sorriso: finalmente aveva trovato il simbolo che le interessava.
Quel volto stilizzato a mò di maschera di una tragedia faceva bella mostra di sé tra gli emblemi di riconoscimento di…
“Popolazioni nomadi della Red Line, meglio conosciute con il nome di Medoc”, lesse, appena sotto.
“Non meglio identificati secondo differenti tribù, si pensa siano discendenti di antiche popolazioni provenienti dal Nord del continente, scesi verso la terra ad Est della città santa di Marijoa.
Caratteristiche: abili studiosi di astronomia.”
Scorse ancora velocemente fino alla spiegazione dell’emblema.
“Si contraddistinguono per il simbolo di un volto stilizzato, che dipingono come bandiera sulle loro tende e sui loro vessilli. A giudicare da quanto appreso dallo studio delle loro credenze, ritengono tale maschera il vero volto dell’esistenza”.
Rouge alzò un sopracciglio, osservando l’espressione struggente di quell’icona.
-Che allegria, questi Medoc- commentò –quando si dice l’essere ottimisti…
Lesse qua e là ciò che le sembrava più importante, ma alla fine chiuse il libro con un tonfo polveroso.
Meglio non sfidare troppo la sorte, si disse, osservando l’orologio appeso alla parete. Il capitano sarebbe potuto tornare da un momento all’altro.
Non aveva scoperto nulla di nuovo, in effetti, ma aveva avuto la conferma che Roger era davvero entrato in contatto con quel popolo.
Poco male, era già qualcosa in più che avvalorava le sue supposizioni.
Spense la luce ed uscì, premurandosi di lasciare tutto come l’aveva trovato.
Chiuse la porta alle sue spalle e provò a riaprirla per un controllo: era di nuovo scattato il meccanismo che la teneva bloccata.
Bene, e ora via!
E corse via verso la sua stanzetta, mettendo quanta più distanza poteva tra lei e la biblioteca.


Sdraaaang!
Il rumore gigantesco ed improvviso del fulmine che cadeva in mare fece sobbalzare Rouge.
-Occhio ai fulmini, signori, stasera si balla!- sghignazzò Jin che stava portando le ultime casse nella dispensa, per mettere al sicuro i rifornimenti dalla tempesta.
La nave ondeggiava paurosamente per via delle onde alte e violente che si riversavano sulla fiancata.
-Allora perché non ti piazzi sull’albero maestro in attesa che ne arrivi uno bello grosso?- commentò serafico il cuoco, continuando a lavare i piatti.
-Solo se ci sei tu a farmi compagnia, Kenny!- replicò il grosso meccanico dalla stiva, con una vocina vezzosa.
-Ma anche la principessina non sarebbe male- concluse poi con quello che doveva essere un tono seducente, una volta che tornò in cucina,  guadagnandosi un’occhiata sarcastica di Rouge che stava finendo le sue faccende da aiuto cuoco.
In effetti potrei provare a vedere se con Jin lui  si ingelosisce, riflettè lei riprendendo il flusso di pensieri da dove il meccanico l’aveva interrotto. Dopo due secondi rabbrividì al solo pensiero, soffocando un verso di disgusto.
-Uahahah! Kenny, allora ti aspetto, tesoro mio!- si congedò il meccanico, e mentre lui usciva entrò in cucina il navigatore bagnato dalla testa ai piedi, con un passo decisamente più veloce del solito.
-Io credo di odiare il Mare Meridionale- esordì, stizzito.
La ragazza alzò un sopracciglio, non l’aveva mai visto così seccato.
-Perché, alla fine, le previsioni che hai fatto erano sbagliate e continua a piovere da quattro giorni?- lo prese in giro un po’ lei.
-Esatto!- replicò con un cenno spazientito- che diamine, non avevo mai sbagliato prima d’ora!
Kennet si mise a ridere dall’altro lato della stanza.
-Beh, comunque cercavo il capitano- riprese Craig abbassando un po’ la voce.
-Non è qui- replicò Rouge lanciando un’occhiata indifferente alla sala vuota.
-D’accordo, d’accordo- rispose subito quello ed uscì velocemente com’era entrato.
La ragazza scambiò uno sguardo stupito con il cuoco.
-Gli pare troppo strano sbagliare i suoi calcoli, di tanto in tanto- aggiunse Kennet –ma è un bravo ragazzo.
Che razza di tipi, pensò lei, mettendosi a sedere al tavolo. Poi sorrise.
Sdraaaaang!
-E che cavolo!- esclamò, quasi cadendo dalla sedia- questo è caduto davvero vicinissimo!
Lanciò un’occhiata alla finestra, era quasi il tramonto, per quanto si potesse evincere oltre la spessa coltre d’acqua che si rovesciava al di là del vetro.
-Ma quanto ancora…?
Improvvisamente sentì la voce del medico che urlava qualcosa. Tese l’orecchio ma lo scroscio d’acqua sulle finestre e sul tetto era troppo potente ed offuscava praticamente tutti i rumori.
-Hai sentito anche tu, Rouge?- chiese Kennet, prestando attenzione a sua volta.
La ragazza si alzò ed uscì di corsa sul corridoio, rischiando di inciampare nel mozzo che sfrecciava alla velocità della luce in quel momento proprio davanti alla porta.
-Ehi, Shanks!- lo chiamò, e quello si bloccò scivolando un po’ sui piedini nudi e bagnati.
-Cosa succede?- chiese lei, sorpresa da quell’improvviso viavai di gente che si precipitava sul  ponte.
-Hanno avvistato Scilla, Rouge! Il passaggio, il passaggio! - spiegò quello saltellando per l’emozione- vado a vedere! Ciao!
-Ma…?
Ma quello era già schizzato via alla velocità della luce, senza darle il tempo di chiedere.
Si voltò giusto in tempo per vedere Kennet che la oltrepassava senza neanche chiudere la porta della cucina come suo solito.
-Oh, al diavolo!- esclamò lei, e seguì di corsa il resto della ciurma.
Quando giunse per ultima sul ponte, chiuse la porta dietro di sé e si unì al gruppetto di pirati.
Radunati sul ponte, sotto la pioggia scrosciante, guardavano tutti attoniti verso un’unica direzione.

















Note:
- Dadaaan! (No, era un’esclamazione, non quello strano essere che ci è stato presentato negli ultimi spoiler -> troppo belli i flashback** chiusa divagazione), siamo arrivati all’ingresso per le Fasce di Bonaccia^^ Il famigerato passaggio di Scilla… Tempo di attraversare le Fasce (non così facilmente, temo) ed approderemo, con la nostra rossa e tutta la combriccola di Roger, alla seconda parte di questa storia (che, per ora, conta di tre grandi parti, per chi fosse curioso u.u).
- "Medoc" è realmente il nome dei territori di una tribù celtica che abitava sulle montagne.
- Ma vi dovevo una piccola spiegazione: il simbolo. Lo avete riconosciuto? O sono stata così poco chiara che forse non ci avete fatto caso ma… si, è proprio lo smiley del cappello di Ace.
Oggetto che in realtà Rouge aveva intravisto già nel cap. 13 (meglio essere precisi u.u).
E voi direte … e che cavolo c’entra con tutta questa storia? Purtroppo io ho una mente molto contorta.
Dunque, intanto vi dico che quel simboletto che Roger porta con sé non è né un oggetto magico, né racchiude strani segreti né tanto meno avrà un ruolo molto importante in questa storia.
Però seguirà una sua piccola storia parallela^^ Nulla di arcano, insomma. Al massimo stranamente puccioso.
Io sono convinta che in OP gli oggetti assumano davvero dei significati particolari, basti pensare al cappello di paglia che si è ritrovato carico di una promessa così grande… ed anche qui, secondo me, sta il fascino della narrazione di Odacchi-sama.
Inoltre, se ben ricordate, gli smiley sul cappello di Ace sono due.
*occhiolino alla Duval*
- Ultimissima nota: se siete proprio curiosi e davvero non avete nulla di meglio da fare, andatevi a rileggere il brevissimo flashback di Roger al capitolo 6 :]  
E' un pò legato a quanto si scopre in questo capitolo :P

E con questo,a voi il giudizio, ciurmaglia.
Mi raccomando, criticate pure, io ho sempre il dubbio di essere troppo oscura, certe volte. Fatemi notare tutto tutto (senza esagerare, però xD).
Cercherò di postare un po’ più in orario, the next time T.T voi perdonatemi!
To be continued ;)


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Capitolo 18
*** Hydra ***


fdfd
Hola :]
Si, magari vi state chiedendo se sono un fantasma.
Ebbene no, è solo che le estati possono essere molto complicate, il caldo può infierire seriamente sulla voglia di fare, in più condite con un po’ di imprevisti, qualche casino al pc e… ecco fatto.  Ah, metteteci anche che il capitolo su cui sono rimasta ferma era il 17. Che sfiga!
Perciò ... Scusatemi tanto!!! Sono un impiastro, davvero T.T
Via, mi eclisso, mi dileguo, mi ritiro su un eremo a meditare sulla mia vita.
Anzi, magari no =) prima ringrazio un po’ di gente!

Dunque, un grazie chi ha lasciato un commento per la prima volta^^  fujiima, angela90, Huntergiada, merykara e tre88: benvenute/i a questa storiella, spero che continuerete a seguirmi nonostante questa interruzione dai tempi biblici!
E naturalmente anche a chi mi scrive da un po’ più di tempo <3 cioè Ale, Marta, meli_mao sweetsirius (visto che ormai quasi ci conosciamo xD), Akemichan e nico83 (eccomi di nuovo! :P).
Ed infine a chi ha inserito la storia tra i preferiti, le ricordate o le seguite... ed anche a chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Ho detto tutti xD
Thank you!
I vostri commenti mi sono preziosi, davvero =) Sia che siano positivi, sia che mettano in evidenza errori/orrori!

Dal prossimo capitolo le risposte torneranno precise e puntuali, che ci tengo tanto u.u
Ah, spero che questo invece non sia troppo lungo ^^’ Dovevo recuperare, d’altronde…
Non vi trattengo oltre, se non per dirvi… Enjoy
!

[Riassunto delle puntate precedenti (perché se ve le siete scordate è più che comprensibile):
dopo essersi messi in viaggio per raggiungere la Grand Line grazie alle carte di Portuguese D. Thomas, i nostri prodi eroi arrivano finalmente in vista del passaggio!
Nel frattempo Garp ha saputo l’esatta rotta di Roger dopo che questo si è scontrato con un gruppo di cacciatori di taglie del Mare Meridionale, ed il nonnastro si sta mobilitando per incontrarlo quanto prima … presto si farà di nuovo vivo!
Ma pazientate ancora un po’ per lui, ora dobbiamo scoprire in quale immane casino si sono ficcati i nostri pirati…]



So free, free to be
I`m not another liar
I just want to be myself
18. Hydra


Era il tramonto.
La pioggia continuava a scendere ostinata, mentre tutti quanti si erano radunati in fretta sul ponte.
Un chiacchiericcio concitato si era levato alla vista di ciò che si apriva ai loro occhi.
-Tu dici che è quello, il passaggio, Danny?
-Si, mi sa che ci siamo.
-Per mille cannoni, è decisamente quello.
Rouge reclinò un po’ la testa.
Sicuramente non è un fenomeno molto normale, si disse stupefatta.
A qualche miglio di distanza verso est, le nuvole nere sparivano improvvisamente, quasi che fossero state tagliate via, e si apriva una porzione di cielo di uno strano color latte, particolarmente denso, cosparso qua e là di nuvole dorate che avevano la bizzarra parvenza di grossi batuffoli di zucchero filato.
-Dì un po’, Craig- chiese al navigatore senza smettere di fissare quello strano panorama – siamo arrivati, vero?
-Si - annuì quello serioso, passandosi le dita esili sulla fronte e consultando la sua mappa.
Shanks indicò qualcosa, saltellando ancora per l’eccitazione.
-Ci sono degli scogli enormi! Sono altissimi!
Il pallore innaturale di quel cielo si rifletteva in effetti su due grossi spuntoni di roccia, che si fronteggiavano in lontananza come due minacciosi giganti di pietra abbandonati in mezzo al mare.
La loro consistenza cangiante, sotto quella luce, aveva assunto una colorazione simile al metallo prezioso.
-Non è tutto oro ciò che luccica –commentò serafico il medico, incrociando le mani e lanciando un breve sguardo a Roger.
Il capitano stava osservando le vele alle sue spalle, gonfie del vento che il temporale aveva portato con sé.
Sembrava molto soddisfatto.
-Scilla- mormorò piano, e tutti si voltarono a guardarlo. Lui diede le spalle alla prua rivolgendosi ai suoi uomini, passandoli in rassegna uno ad uno.
-Stampatevi bene in testa che da quando entreremo lì dentro avremo soltanto tre giorni. Tre giorni per passare la Fascia, seguendo la corrente  che si genera tra quegli scogli.
Indicò alle sue spalle le due rocce che si incurvavano a formare quasi un arco.
-Questo significa che dovremmo imboccare la rotta per tempo, naturalmente- aggiunse poi.
-Altrimenti, possiamo anche considerarci morti- sogghignò –perché una volta lì dentro, non se ne esce in altro modo.
La ragazza deglutì.
-Ma è un rischio che siamo disposti a correre- riprese Roger annuendo piano - voi lo sapete cosa ci aspetta da quella parte ... più avanti.
Tutti tacquero all’istante, molti avevano gli occhi che brillavano.
-La Grand Line- concluse infine il capitano, ed arrivò di fronte al vice, che abbandonò la sua espressione pensosa.
-Si torna nella Grand Line, gente!- ripetè Ray con un gran sorriso, e tutti quanti esplosero improvvisamente in un urlo di gioia, tanto che ognuno parve dimenticare che in quel momento erano ancora sotto il temporale e si trovavano ancora nel Mare Meridionale, ben lontani dalla loro meta.
Rouge si passò una mano sulla fronte,  e fece due passi verso la tettoia, per ripararsi dalla pioggia.
Era incredibile come tutti fossero contenti di tornare in quel grande oceano, si sentì contagiata da quell’entusiasmo.
Vedere Shanks che esultava portato in spalla da Ray poteva considerarsi un ottimo ansiolitico, non potè fare a meno di sentirsi serena.
Avanti, Rou. E’ tutto un grande passo avanti verso Ed.
A quel pensiero sorrise, si sentì un po’ più leggera, ed improvvisamente carica per quella nuova traversata.
-Ti vedo raggiante.
Ebbe la stranissima sensazione di aver fatto due capriole all’indietro. Non si era minimamente accorta che Roger l’aveva raggiunta sotto la pensilina vicino la porta.
-Si… ehm…
Si trovò un po’ spiazzata dal fatto che lui stesso l’avesse avvicinata, che per un attimo dimenticò il loro discorso rimasto in sospeso e quanto si erano rinfacciati l’ultima volta che avevano parlato.
-Beh… stavo pensando che presto rivedrò mio fratello- rispose sinceramente, e non potè fare a meno di sorridere di nuovo.
Il pirata annuì brevemente.
Rouge notò un netto miglioramento nel fatto che almeno la stesse guardando negli occhi.
-Tieni- disse senza troppi fronzoli, posandole in mano una pistola.
La ragazza sgranò gli occhi.
-Ehi, ma perché? Non so come …- esclamò,confusa.
-Miri e premi il grilletto, non ti serve sapere altro- continuò Roger – e... ah, non devi prendere nessuno dei nostri magari.
Rouge aggrottò la fronte senza raccogliere.
-Ma contro chi dovrei usarla, scusa?
-Mh… la domanda giusta è contro che cosa… ad ogni modo, stiamo entrando in una zona pericolosa, conviene essere armati in ogni caso- concluse lui con una certa soddisfazione.
-Beh- rispose la ragazza, legandosi l’arma alla cintura –ehm… gra…
-Oh, non ringraziarmi- replicò lui con un sorriso sghembo mentre si allontanava –questa volta dovrai difenderti da sola, perché non credo sarò abbastanza libero per salvarti la vita di nuovo.
Rouge soppesò la possibilità di usare un colpo solo ed esclusivamente per lui, in quel momento.
Naah, giusto per prenderlo di striscio, si giustificò tra sè e sè, mentre lo osservava dirigersi a prua con andatura ciondolante.
Sospirò.
Un pezzetto del muro che avevano innalzato tra loro dopo quella discussione si era incrinato.
E molto probabilmente sarebbe toccato a lei buttare giù tutto il resto.

Ci vollero ancora quelle che sembrarono ore, prima di poter distinguere nettamente le due montagne di roccia che emergevano dall’acqua. Man mano che si avvicinavano a quella strana porta naturale, l’intensità della pioggia diminuiva sempre più, così come lo stridio dei gabbiani o lo sciaquio delle onde sullo scafo. Infine, quando giunsero a qualche centinaio di metri dal passaggio, tutto piombò nel più totale silenzio, quasi che da un momento all’altro fossero entrati in una bolla d’aria.
La ragazza guardò le espressioni degli altri: da festose e allegre che erano, in quel momento ogni singolo membro dell’equipaggio era in silenzio, le orecchie tese al più piccolo segno.
Roger era rimasto da solo a prua, con la mano distrattamente calata sull’elsa della spada, come in attesa. Scrutava davanti a sé, impassibile.
Evidentemente tutti erano in attesa che qualcosa accadesse.
Ray d’un tratto le mise la mano sulla spalla.
-Prendi Shanks e andate sottocoperta- le disse sottovoce.
-Ma perché…?- chiese lei con tono normale, ma fu messa a tacere dal vicecapitano che le intimò di parlare più piano.
-Ma cosa sta succedendo, Ray?- riprese lei sussurrando.
-Tieni il mozzo fuori dal pericolo. Non è pronto per combattere e non ho voglia di ripescarlo in acqua. Non sarebbe una bella idea, finire lì sotto.
Rouge aggrottò la fronte, lanciando un’occhiata all’acqua apparentemente tranquilla che sciabordava sul fianco della nave.
-Stiamo aspettando che qualcosa venga ad accoglierci, vero?- rispose, deglutendo.
-Per ogni passaggio c’è sempre un Guardiano- convenne lui in tono leggero– in questo caso è anche un po’ più difficile, visto che praticamente stiamo andando a scovare il leone nella sua tana.
Roger in quel momento fece due passi avanti verso prua e si rigirò la spada tra le mani.
-Preparate i cannoni- ordinò, e Jin ed altri cinque schizzarono via a caricare le armi disposte sul ponte.
-Arrivano- sorrise Ray, facendo l’occhiolino –prendi il mozzo e andate dentro.
-Arrivano? Ma non ne era uno solo?- esclamò lei.
-I pedoni si muovono sempre prima del re, peperoncino- replicò lui allontanandosi verso Roger, sfilando a sua volta la lunga spada dal fodero con uno scintillio metallico.
Rouge fece qualche passo per recuperare Shanks che era ancora intento ad ammirare lo strano paesaggio che si delineava davanti ai loro occhi, quando un improvviso rumore sordo la immobilizzò sul posto.
Bump.
Tutto l’equipaggio guardò per terra con apprensione.
Proveniva, senza ombra di dubbio, dal basso. Dalla chiglia della nave.
Qualcosa aveva tirato una sonora testata al fondo dell’imbarcazione.
-Oh, ecco i pedoni- informò tranquillo il vicecapitano, e nemmeno ebbe il tempo di finire la frase che con un enorme sibilo almeno dieci serpenti marini emersero da ogni lato del piccolo vascello, accerchiandolo.
Rouge rimase a bocca aperta a guardarli.
Non aveva mai visto dei mostri marini così grandi. Anzi, non aveva mai visto dei mostri marini dal vivo.
Erano alti almeno sette metri le lunghe teste affusolate curve sul vascello, gli occhi gialli dalle pupille verticali fissi su di loro, evidentemente saggiando il numero di quelle nuove succulente prede.
-E… questi sarebbero i pedoni?- mormorò, pensando a cosa mai potesse essere il loro Re.
-Hanno fiutato un buon pranzetto- buttò lì il cuoco, pronto ad un cannone.
-Shanks, andate dentro- ripetè Ray, senza muoversi di un millimetro.
La ragazza, sempre senza fare un passo, gettò un’occhiata al bambino.
Era… estasiato.
-Ma che fighi!!!- saltò su quello con gli occhi che brillavano –che denti a punta che hanno! E che occhi!
Rouge, avesse potuto, sarebbe caduta per terra sconfortata da tanta buona fede. Quella piccola peste non si smentiva mai.
Invece, molto lentamente, alzò gli occhi sul rettile più vicino al punto dove si trovava.
Il gigantesco animale la osservava, chinando appena il capo munito di una lunga cresta cremisi, che pareva essere fatta di metallo, tanto rifletteva la luce del sole.
Le squame turchesi ricoprivano la maggior parte del corpo emerso dal mare, squame grandi come il palmo della sua mano che rivestivano la pelle come un’armatura.
-Piano, Shanks, vieni qui…- cominciò allora lei , senza distogliere lo sguardo da quegli occhi gialli.
Si sentiva come in un istante sospeso, mentre il cuore le tamburellava forte nel petto. Voleva monopolizzare l’attenzione del mostro per far avvicinare il più possibile il bambino.
-Ma io… -protestò quello.
-Per favore, vieni qui…- mugolò lei, mentre il serpentone chinava ancora di più la testa verso la sua.
-Shanks, non discutere. Vai subito con lei, ci sei d’impiccio qui- intervenne Roger bruscamente, guardando la ragazza.
Rouge ricambiò lo sguardo.
Non vide un’ombra di paura negli occhi scuri.
Ma non ebbe modo di pensare oltre, perché improvvisamente un verso stridulo ed acutissimo le riempì le orecchie.
I mostri, quasi rispondendo ad un ordine, piombarono sul vascello con le loro fauci, velocissimi.
La ragazza dal canto suo afferrò il mozzo e rotolò con lui verso la porta che conduceva dentro, scivolando non poco tra gli schizzi d’acqua che invadevano il ponte.
Alcuni pirati indirizzavano dei colpi di cannone contro gli animali, vide Jin che ne centrò uno in pieno, facendolo inabissare sott’acqua; altri vibravano colpi di spada contro le teste dei serpenti che cercavano di catturarli. Craig ne tagliò una di netto, e una sostanza viscida simile al sangue ma di uno strano colore verdastro schizzò sulla balaustrata della nave, mentre altri agivano scagliando pesanti frecce verso gli occhi dei serpenti, che lanciavano assordanti sibili gutturali.
Rouge aprì in fretta la porta e vi si barricò dietro insieme al bambino, che pareva molto inquieto ma allo stesso tempo restio a disubbidire ad un ordine del suo capitano, con il risultato che saltellava sul posto senza sapersi decidere se tornare nella mischia o rimanere lì al sicuro.
-Rouge, spostati dalla porta! Io voglio andare a combattere!!
Cercò di spostarla ma lei non si mosse di un millimetro.
-Shanks, me lo ha chiesto Rayleigh, avanti -lo richiamò lei, appoggiando la schiena alla parete mentre quello si sedeva per terra con aria afflitta.
-Uff…
La ragazza parve accorgersi solo allora di quanto fosse potente il fragore dei cannoni che rimbombava nelle orecchie, mentre la nave continuava ad ondeggiare inquieta.
Furono lunghissimi minuti.
Infine l’ultimo sibilo si spense e Shanks si lanciò alla porta catapultandosi sul ponte, seguito dalla rossa.

-Ray! Tutto a posto? Se ne sono andati?- esclamò lei, correndo verso il vice.
Quello rinfoderò la spada e si tastò un taglio sull’avambraccio.
-Si … ma dubito che sia finita qui- annuì, legandosi un pezzo di stoffa sulla ferita.
-Roger! Era un branco di Serpenti di Mare, ma non siamo ancora passati dai promontori!- esclamò Daniel, tornando sul ponte con una lunga corda, per sistemare un tirante della vela.
La ragazza notò che infatti i due giganteschi scogli che emergevano dall’acqua erano ancora davanti ai loro occhi, vicinissimi. Da quella prospettiva poteva notare tutta la loro altezza.
-Era un gruppo di avvertimento- sogghignò il capitano, tirando un calcio a quella che sembrava orribilmente una zanna affilatissima –segno che non siamo i benvenuti, qui.
-Tutto sommato erano un po’ debolucci- aggiunse Jin, rimettendosi il grosso fucile in spalla.
-Quello era solo un piccolo antipasto. Vedrete che il bello arriva adesso- garantì il cuoco –peccato che la carne di Serpente di Mare sia velenosa …


La stanza era immersa nel silenzio, solo lo strepitare del fuoco nel camino ed il ticchettio di una grossa pendola di mogano scandivano i pensieri di Seiji.
L’uomo era seduto pesantemente sulla poltrona, in una mano il sigaro, nell’altra la lettera appena ricevuta. Era stato l’Ammiraglio Kong in persona a scriverla di suo pugno.
Espirò il fumo che si dissolse verso il soffitto. Sogghignò.
-Novità, tesoro?- chiese la donna bionda entrando nella stanza, portando in braccio un cane piccolo quanto un topo che abbaiava istericamente.
Era fasciata in un lungo abito rosso scuro, coperta sulle spalle da una stola di pelliccia d’ermellino candida almeno quanto il suo volto, sul cui pallore il trucco scuro risaltava senza volgarità.
-Endila … si, qualcosa di nuovo c’è- ripose quello alzandosi pigramente dalla sua posizione.
La donna lo raggiunse vicino la finestra.
Il cortile del castello era coperto da un soffice manto bianco, in lontananza si scorgevano i profili della città bassa di Marijoa, oltre la fitta coltre di fiocchi di neve che vorticavano sulle grandi vetrate.
-Hanno finalmente spedito quei giganti che ci servivano a guardia del cancello?- chiese lei con una punta d’impazienza, deponendo l’ossessivo cagnetto a terra, lasciandolo libero di vagare per la stanza.
-Non ne posso più di quei pezzenti che vengono qui ad elemosinare spazzatura…
Il nobile guardò la moglie, che assunse un’espressione incuriosita alla vista della luce strana che c’era negli occhi di lui.
-Ho ricevuto una lettera da Kong- rispose -Quei buoni a nulla della Marina hanno finalmente intercettato la nave di quel pirata.
Endila strinse le labbra rosse in una smorfia.
-Gol D. Roger?
Il marito si allontanò nuovamente verso il centro della stanza, inquieto.
-Hanno mandato uno dei Viceammiragli a fargli visita- continuò, dandole le spalle.
-Magari questa è la volta buona che quelle inutilità riescano a catturarlo- commentò distrattamente lei, osservandosi le unghie perfettamente curate.
-Devo ucciderlo con le mie mani- scandì Seiji con voce profonda.
A quell’affermazione la donna si avvicinò di nuovo a lui e gli pose una mano sulla spalla.
-Non credi sia ora di finirla con questa storia? Un misero pirata, ecco cos’è … perché roderti il fegato per una simile nullità?
L’uomo mosse appena il capo, infastidito, e pose di nuovo il sigaro in bocca, prendendo una profonda boccata.
-Forse è arrivata l’ora di lasciar perdere…- continuò lei.
-Ha sfidato la mia autorità- replicò quello glaciale -Nessuno sfida la mia casata senza pagare con la morte.
Endila non si diede per vinta, reclinò un po’ la testa per incrociare lo sguardo del marito.
-Quanto chiasso per un’insignificante ragazzina- sussurrò.
Finalmente il nobile si voltò a guardarla, e lei gli sorrise un po’ compassionevole.
-Non era affatto insignificante. Era cosa mia. E lui si è permesso di rubarmela, venendo a sfidarmi nella mia casa- rispose lui, fissandola freddamente.
-Se lasci scappare un solo misero topo, tutti gli altri finiranno per rivoltarsi. Siamo sinceri, hai idea di quanto siano fragili le fondamenta dei nostri privilegi?
Indicò nuovamente la finestra. La donna era ammutolita, lo fissava con le esili braccia incrociate e le labbra strette senza più l’ombra di un sorriso.
-Guarda là fuori, Endila. Oltre il nostro castello- mormorò, aggrottando la fronte.
-Guarda cosa c’è al di là della città alta, fai un giro nelle strade dove vive la plebe, dove vivono quei miseri ratti.
Le prese la mano, con un gesto febbrile, tirandola nuovamente a sé.
-Non aspettano altro che un’occasione- sussurrò, quasi a nascondere quanto stava dicendo –qualcosa, qualcuno che accenda la miccia. La rivoluzione.
L'ultima parola fu un unico tremito di rabbia.
-Fino a quando il Governo e la Marina ci proteggono- intervenne la donna con espressione altera, allontanandosi - non avremo di che preoccuparci.
Seiji tornò a guardare avanti, verso un punto imprecisato della stanza. Prese un’altra boccata dal sigaro.
-Non posso permettere che anche uno solo di quei pezzenti si sia preso gioco di me- riprese, con tono più pratico ed indifferente.
La nobile scosse la testa irritata ma preferì non ribattere, lanciando un ultimo sguardo fuori.
La neve era troppo fitta, per riuscire a scorgere la città al di là del vetro.


-Fiuuu!- esclamò Dan, con un sospiro di sollievo –anche questa è andata! Ma quanti branchi di mostriciattoli dovremo incontrare prima di trovare il Guardiano? Comincio a stufarmi!
Kennet analizzò una zampa di quegli strani insettoni simili a granchi giganti che avevano attaccato la nave qualche minuto prima.
-Ah, anche questi sono velenosi- concluse, buttando il resto fuoribordo.
-Questa volta ho combattuto anche io!- andava urlando Shanks ai quattro venti, roteando in aria il bastone di legno con cui aveva preso a randellate i bizzarri animali, nella maggior parte delle volte solo dopo che i pirati li avevano già fatti fuori.
Rouge alzò le spalle verso Ray che le scoccò un’occhiata di rimprovero, cosa rara da parte sua.
-Insomma, non mi sembravano poi così pericolosi- si giustificò lei con un mezzo sorriso di scuse – e poi non ho fatto in tempo a fermare quel fulmine, è scappato fuori…
-E va bene, restate qui ma vedete di non lasciarci le penne- rispose lui scuotendo appena la testa, arrendendosi.
-Non ti sembravano pericolosi? Sai che quelle chele possono tagliare la gola di un uomo adulto come un foglio di carta, principessina?- buttò lì Jin, passando con alcune palle di cannone.
-Ho combattuto anch’io! Ho combattuto anch’io!- continuava incrollabile il mozzo.
-Silenzio!- ordinò infine Roger– siamo all’ingresso.
Rouge alzò lo sguardo. Finalmente stavano passando tra i due grandi scogli.
Corse alla balaustra della nave e si sporse un po’.
Da vicino quella roccia brillava ancora di più, quasi  fosse composta di polvere d’oro e sabbia.
-Craig- chiamò il capitano a mezza voce- sei sicuro che l’ora e la posizione siano quelle giuste?
Il navigatore guardò attentamente la bussola, poi un vecchio orologio con la catenina, infine annuì.
-Ora dobbiamo solo attendere.
Tutti i pirati lo presero come un invito a sedersi per terra ed aspettare in silenzio.
La nave procedeva lentamente, Roger era ancora a prua. Non aveva rinfoderato la spada, ed era l’unico a non essersi seduto.
Rouge ebbe modo di vedere che stava osservando un punto preciso alla sua destra, quasi che si aspettasse di veder comparire qualcosa proprio in quella direzione.
Vide Ray raggiungerlo e dirgli qualcosa a bassa voce.
Entrambi alzarono lo sguardo.
Un secondo dopo quello che sembrava un’enorme ammasso di tentacoli emerse davanti alla prua con uno stridio agghiacciante.
-Madre mia!- esclamò il meccanico e molti si ritrassero atterriti, balzando in piedi.
Rouge fece cinque passi indietro ed ebbe modo di vedere l’enormità di quel mostro, che sovrastava l’albero maestro di diversi metri. Grondava acqua, la pelle orribilmente lucida era coperta di squame ed alghe.
-Oh, mamma…
In un attimo quelli che sembravano tentacoli con un guizzo velocissimo si rivelarono teste di drago: era una gigantesca idra.
Almeno una ventina di pupille serpentine si piantarono sul ponte della nave, analizzando gli intrusi, mentre le teste ondeggiavano paurosamente districandosi tra i mille bracci viscidi e contorti.
-Agli occhi, mirate agli occhi!!- esclamò il capitano, mentre l’enorme Re del Mare con un secondo, acuto stridio, si riversava in tutta la sua grandezza sul piccolo vascello.
-Spezzatino di polipo, stasera!- incitò il cuoco, fiondandosi contro uno dei bracci del mostro, che in quel momento si stavano avvolgendo velocemente intorno alla nave e agli alberi, immobilizzandola.
-Via quelle maledette zampacce!- ruggì Ray, liberando l’albero maestro prima che venisse spezzato, mentre gli altri lo seguivano a ruota.
-Attenzione! Alcuni tentacoli ricrescono!-avvertì Martin, piantando una lancia tra le enormi ventose.
Rouge evitò d’un soffio che una di quelle mostruose appendici l’afferrasse con una delle sue spire e si catapultò nella parte centrale del ponte, tirando fuori la pistola che Roger le aveva affidato.
Per un attimo se la rigirò tra le mani indecisa sul da farsi, poi schizzò via di nuovo per evitare un altro attacco.
-Ehi, Dan, avremo bisogno dei tuoi proiettili incendiari!- urlò il cuoco che, facendosi strada tra i tiranti sotto le vele vibrava pesanti colpi contro i corpi serpentini dell’idra.
-Ricevuto!- rispose il medico, e si voltò appena in tempo per conficcare a sua volta una lancia sul fianco di uno dei tentacoli.
-Prendi questa, brutta viperaccia!- esclamò il grosso meccanico, scagliando un colpo di cannone contro il corpo dell’idra, che per un attimo parve piegarsi su sé stessa.
-Evvai! Grande Ji…- esultò Rouge, ma non ebbe modo di finire la frase che un tentacolo coperto di spine le piombò addosso, e qualcuno la spinse via di malagrazia.
-Stà più attenta!- le urlò contro Roger, sparendo di nuovo dietro le vele.
Rouge si rimise in piedi all’istante.
-Aaah, e va bene!- esclamò correndo ed impugnando la pistola, mentre nel caos generale Shanks le passava davanti tirando una sonora bastonata ad un tentacolo più piccolo che si ritrasse ammaccato.
La ragazza individuò uno di quei corpi serpentini che si stava abbattendo sulla vela.
Prese la mira, pregando con tutto il cuore di non colpire nessuno dei suoi compagni.
-Ed, se mi senti, dammi una mano tu!- pregò.
Bam.
Il tentacolo si ritrasse con un guizzo strisciante.
La ragazza guardò prima il suo bersaglio che si ritirava, poi la pistola nella sua mano destra.
-Evvai, non è così difficile allora!- esclamò improvvisando un saltello della vittoria, salvo doversi tuffare un secondo dopo per evitare un altro serpente.
Si voltò ed esplose un altro colpo, che stavolta prese il tentacolo solo di striscio.
-Oh cavoli!- esclamò, rialzandosi subito mentre quello si avventava su di lei, ma  Shanks piombò con il suo bastone di legno saltando giù da una botte e si mise a cavalcioni del braccio del mostro.
-Yuhuu! Sono un cavaliere pirata!- esclamò, mentre Rouge saltò su all’istante.
-Oddio, peste, vieni giù da lì!- esclamò.
-Ok!- trillò il bambino- ma prima…
Estrasse una piccola fionda dalla tasca e la caricò velocemente con quelle che sembravano delle pietre colorate.
-Shanks, vieni giù da lì- ripetè la ragazza, impaurita- prima che ti lanci lui, ma in mare!
-Ehi, Dan! Guarda qui!- esclamò il rosso, rivolto al medico che combatteva poco lontano.
Poi lanciò i piccoli proiettili in direzione del corpo dell’idra.
Booooom!!!!
Il piccolo mozzo saltò giù dal tentacolo scivolando sul ponte allagato della nave, ammirando dal basso l’effetto del suo colpo con le mani posate sui fianchi.
-Sono i proiettili esplosivi di Danny, bruciano anche in acqua- replicò con fare pratico, rivolto a Rouge- che bell’effetto, vero?
In effetti i bracci del mostro colpiti dall’esplosione erano completamente fuori uso, tranciati di netto.
-Bravo, piccoletto!- buttò lì Ray oltrepassandoli di corsa per raggiungere alcuni serpenti che  si stavano fiondando sulle vele maestre.
Rouge si voltò per complimentarsi con il bambino, ma con sommo orrore notò che dai moncherini dei tentacoli bruciati,  erano rinati dei nuovi bracci che attaccarono immediatamente a prua.
-Roger!!- esclamò lei, mentre il capitano, colto di sorpresa dalla rinascita inaspettata, si era scansato fulmineo per non essere schiacciato dal  mostro, ma non era riuscito ad evitare la parte finale della zampa coperta di aculei.
Il ragazzo perse lucidità per un attimo e cadde in ginocchio. Sul petto si era aperta una profonda ferita.
-Roger!- urlò a sua volta Ray, che lo aveva lasciato solo per andare a difendere le vele.
Rouge si portò la mano davanti alla bocca.
-Capitano!- gridò Shanks, terrorizzato.
La ragazza corse avanti, senza nemmeno pensarci, tuttavia si fermò di colpo quando il pirata, in ginocchio sul ponte di prua, alzò improvvisamente lo sguardo a fronteggiare il mostro.
Improvvisamente la creatura si bloccò, i tentacoli rimasero fermi a mezz’aria. Ogni rumore si estinse all’istante.
Tutti guardavano atterriti Roger, se l’idra avesse voluto, l’avrebbe divorato in meno di un secondo.
Rouge reclinò appena la testa. Era una dei più vicini al capitano, e poteva vedere distintamente l’espressione sul suo viso. C’era qualcosa di profondamente strano in quella scena.
Sta … ridendo?
-Ehi…- iniziò Roger sempre in ginocchio, tenendosi con una mano la ferita sul petto, che continuava a stillare sangue copiosamente, e con l’altra l’elsa della spada piantata a terra, per sostenersi.
-Ho già perso troppo tempo, Guardiano di Scilla- sibilò.
Rouge fu raggiunta dal vicecapitano.
Lei lo guardò stranita.
-Ray, fa qualcosa, è ferito gravemente e … - disse, frastornata.
Il vicecapitano osservò il mostro, poi abbassò le palpebre e si sistemò gli occhialetti sul naso.
-Ray!- ripetè lei, turbata dal fatto che quello nemmeno le rispondesse.
-Aspetta …
Roger si sedette sui talloni e chiuse gli occhi.
-Non credi sia ora di levarsi dai piedi?- continuò, come se fosse del tutto normale intrattenere una conversazione con un'idra inferocita.
Il mostro per tutta risposta levò un sibilo acuto che fece tappare le orecchie a tutti quanti a bordo della nave.
Il pirata si piegò appena tamponandosi la ferita.
-Risposta sbagliata.
Improvvisamente rialzò la testa e poi si levò da terra.
Rouge ebbe un tuffo al cuore.
Era come se l’aria fosse cambiata. Come se l’ossigeno intorno fosse mutato in qualcos’altro, dalla consistenza più leggera ed ovattata. Silenziosa.
Sentiva in gola, nel cuore o forse era solo nella sua testa, non ebbe modo di capirlo distintamente, una sensazione stranissima.
Di caldo, sicurezza, di speranza, qualcosa di indistinto che tuttavia aveva già sperimentato in precedenza.
Ma che cavolo succede?
Roger si era rimesso in piedi del tutto, la spada nella mano destra. L'idra era ancora immobile.
Quella piccola figura ferita dai capelli scuri emanava un senso di grandezza anomalo, in proporzione al mostro che lo sovrastava di diverse decine di metri, e che in quel momento esitava in preda a chissà quale sentimento.
E’ così… familiare, si ritrovò a pensare Rouge.
Per un attimo le parve quasi di vedere un tenue bagliore dorato intorno alla figura del pirata.
E’ il riflesso delle rocce?, pensò con il cuore in gola.
Roger sollevò appena la punta della spada da terra, e batté un paio di colpetti sul legno della nave, che risuonarono come se fossero stati battuti su delle grancasse.
Il mostro improvvisamente si levò di nuovo in aria, richiamando a sé tutti i suoi tentacoli e le sue teste di serpente, creando intorno al suo corpo principale una terrificante corona di spire sibilanti.
Poi l’idra spalancò i grandi occhi dorati e si lanciò contro il pirata, aprendo le fauci e svelando le zanne smisurate.
-Roger!
-Capitano!!!
Quelle grida di avvertimento risuonarono stranamente lontane.
Il pirata saltò improvvisamente sulla balaustra di prua, mentre il mostro, che lo aveva quasi raggiunto, si paralizzò improvvisamente a mezz’aria.
Fu un attimo.
Roger vibrò il colpo, e la testa principale dell’idra rotolò orribilmente a terra con un tonfo liquido, gli occhi ancora aperti.
Tutti trattennero il respiro.
Poi il corpo mozzato del mostro s’inabissò, mentre i tentacoli ed i bracci serpentini si sgretolavano lanciando strida acute, fino a sparire sotto la superficie schiumante.

Ogni rumore tornò al suo posto.
Rouge tornò a respirare.
Finalmente l’aria sembrava tornata normale, quella sensazione era di nuovo scomparsa.
Prese delle profonde boccate d’ossigeno come se fosse stata in apnea per gli ultimi due minuti, mentre tutti accorrevano verso il capitano preoccupati.
Quello era rimasto per qualche secondo ancora in piedi, poi era caduto di nuovo per terra, tossendo e tenendosi la ferita.

-Dan, per gli dei del mare, c’è bisogno di un antidoto!- urlò Ray, che lo aveva raggiunto e si era inginocchiato di fronte a lui, tenendogli le spalle.
-Ehi, Roger! Non provare a morire o giuro che ti ammazzo!! Guardami!- esclamò, mentre tutti fecero capannello attorno ai due pirati per terra.
Roger respirò a fondo, continuando a fissare il pavimento.
-Non ho voglia di vedere il tuo brutto muso- ghignò, mentre la camicia bianca ormai aveva assunto come colore predominante il rosso scuro.
-Roger, dobbiamo portarti in infermeria, maledizione!- intervenne Daniel – quel dannato mostro ti ha preso con le spine avvelenate!
Il capitano finalmente alzò gli occhi sul vice.
-Non è finita qui. Dobbiamo trovare la corrente e…
-Capitano!- intervenne velocemente Craig, ancora più pallido del solito –ci penso io! Per favore, si faccia medicare!!
-Poche storie- ribattè Roger burbero –per un misero taglietto... andiamo al timone, Craig…
E fece per rimettersi in piedi, ma improvvisamente ebbe di nuovo un mancamento e sarebbe nuovamente finito per terra se Ray non l’avesse afferrato in tempo.
-Il veleno sta facendo effetto!- esclamò il medico allarmato – Ray, portiamolo dentro, assolutamente!
-Vi ordino di lasciarm…
-Stà zitto idiota! Ci servi più da vivo che da morto!- lo zittì il vicecapitano, afferrandolo per un braccio.
Insieme al medico lo portarono a spalla verso l’infermeria, ignorando le proteste e tirandogli degli schiaffetti in faccia per evitare che perdesse conoscenza e per metterlo a tacere, inutilmente.
Rouge dal canto suo non era ancora riuscita a togliersi dalla mente la familiarità con cui aveva percepito quel … potere.
E' stato qualcosa di anomalo. Qualcosa di... magico.
Era la prima volta che ne aveva la certezza.
Si, in quel momento aveva avuto la certezza che fosse stato Roger, a fermare il mostro prima che lo divorasse. Era stato Roger, a paralizzarlo per poi ucciderlo.
Ma come aveva fatto?
Era rimasta in disparte, guardando da lontano il capannello che si era creato attorno al capitano ferito.
Si accorse di stare tremando pesantemente.
Per quanto volesse non pensarci, era più chiaro del sole. Possibile che quello fosse davvero… come si chiamava? L’Haki di cui Roger le aveva parlato?
Improvvisamente si riscosse e corse verso il medico e il vicecapitano che portavano il loro superiore.
Doveva chiederglielo… anzi no, doveva sapere come stava… stava male?
Ma no… è in piena salute, non lo vedi?, gli disse una vocina inclemente nella sua testa.
Quando li raggiunse, evidentemente era talmente pallida che Ray, già visibilmente scosso, sobbalzò.
-Che hai? Sei stata avvelenata anche tu?- chiese, senza smettere di camminare a passo svelto.
Lei scosse appena la testa e si rivolse a Roger, che la guardò dal basso e voltò appena la testa per continuare a guardarla negli occhi.
Aveva il volto segnato, dal colorito stranamente pallido, mentre le labbra si erano fatte più scure.
Lei fece per parlare, ma non riuscì a dire nulla.
Lo seguì con lo sguardo, inquieta.
Non provare a lasciarci le penne,noi due dobbiamo ancora parlare, pensò febbrile, guardandolo allontanarsi mentre gli altri pirati correvano concitati sul ponte.
Quello sogghignò appena, poi sparì oltre la porta, che si chiuse dietro i tre pirati con un tonfo sordo.
Rouge rimase ferma, cercando di ritrovare un pò di calma.
Poi notò con un sussulto che qualcosa era scivolato dalla tasca di Roger.
Si avvicinò e lo raccolse, trattenendolo un po’ tra le dita prima di metterlo via.









°°°

Note:
Special guest del capitolo: l'allegra coppietta di Draghi Celesti!
Ed ecco che quella testa dura ci ha ripensato. Ci voleva un pò di casino per convincerla... che volete farci? Ognuno ha i suoi difetti ^^'
Voi vi state forse preoccupando per Roger? Non fatelo, per carità, o potrebbe rialzarsi e farvi a fettine per averlo compatito :D
Che nave di pazzi... meno male che c'è Ray ^w^
Ordunque io vi saluto, vado a fare una danza anti-sfiga!
Al prossimo capitolo =)
To be continued ;)

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Capitolo 19
*** Soothe ***


Buonasera, gente!
Ecco il nuovo capitolo ^-^ 
Se il precedente era di una lunghezza spropositata (persino per i miei standard :D) questo è un po’ più breve del solito … ma non potevo interrompere oltre, altrimenti sarebbe stato lungo quindici pagine, e non era il caso xD quindi, pardòn.
Comunque, spero vi piaccia ugualmente ^^
Ma passiamo alle recensioni , come promesso riecco le risposte <3

@ KH4: Ahah, sapevo che un pochino, ma solo un pochino, ti sarebbe dispiaciuto per Roger :D Sisi, un pò la situazione sta migliorando, e andrà meglio da ora in poi ^-^ Shanks è davvero molto simile a Rufy… mi piaceva l’idea di riproporre un po’ del nostro Cappello di Paglia anche nel mocciosetto dai capelli rossi! Draghi celesti: non apro bocca sulle tue supposizioni, ma la faccenda si sta chiarendo a poco a poco ^^ Comunque, mia cara, dovrai rinunciare a tirare i baffi al buon Roger perché… non li ha ancora xD cioè, io nella storia l’ho sempre immaginato senza! Diciamo che quando diventerà un uomo importante se li farà crescere u.u per ora è ancora un pirata come gli altri (o quasi) :D Comunque è vero, non si fanno preoccupare i compagni u.u Ti ringrazio del tuo commento, carissima, sei sempre puntuale, a differenza della sottoscritta!

@ meli_mao: Ma ciao meli ^-^ oddio devo guardarmi le spalle o.O’ no, scherzo, mi fa piacere che la storia ti prende così :D coooomunque, momenti romantici ce ne saranno, vai tranqui <3 pazienta un pochettino^^ *me sadica*
Ahah, mi mancava il tuo consueto ‘quant’è gnocco’ xD che qui c’è il fronte pro-Roger e quello vai-al-diavolo-brutto-buzzurro :D Grazie mille per la rece, ed anche per quella ad ‘Horizon Crying’!

@ Kgm92: Grazie e benvenuta! Evviva, io vado in cerca di lettrici che mi stressano :D devo ammettere che ho preso sti due per scriverci sopra perché 1) il personaggio di Rouge mi ha colpito dalla prima volta che Sengoku l’ha nominata, 2) mi piace ricamare sulle storie del “passato”, 3) mi piacciono i personaggi “secondari” di One Piece. Quindi… ecco qui il risultato! Alla prossima, cara^^

@ Akemichan: Weilà! Come al solito amo le tue recensioni così analitiche** Lo so che sparire così è stato un po’ scorretto, ma evidentemente, come dici tu, l’estate non è il mio periodo favorevole! Sono fatta un po’ strana… ma dicevamo, lieta che il cap ti sia piaciuto! A dire la verità questa è la tipologia che preferisco anche io, un po’ d’azione e un po’ di viaggi mentali! Ma soprattutto sono davvero felice che il pezzo dell’Haki abbia reso *-* ci tenevo che facesse l’effetto che hai descritto tu :D Poi, sulla scena dei Draghi Celesti vedo che hai notato la differenza di punti di vista dei due: è vero che Seiji è più “ragionevole”, mentre lei è più limitata e chiusa nelle sue convinzioni. Diciamo pure che Seiji è più intelligente della moglie ^^’ certo che poi, se sfrutta la sua intelligenza per fare il tiranno, è tutta un’altra storia… avremo modo di approfondire il personaggio, oh si u.u Nel frattempo, grazie ancora ^-^

@ tre 88: Buongiorno! Eheh^^ come dici tu, il capitano la pistola gliel’ha data per un preciso motivo: non voleva che lei si facesse male! Solo che non lo ammetterebbe mai, vero Roger? :D E’ vero che la battuta sui denti a punta dei serpenti ricorda Cappuccetto Rosso! xD quando me lo hai fatto notare mi sono messa a ridere come un’idiota perché ho immaginato il nostro mozzo a spasso nel bosco con la mantellina rossa… tanto i capelli rossi già ce li ha! xD a parte ciò… è vero, senza di Ray quella nave andrebbe a finire molto male ^^’ così come è verissimo che Roger quando si impunta sembra più piccolo di Shanks!!! Riguardo ciò che ha raccolto Rouge… vedrai ^-^ Non scusarti affatto per la lunghezza della recensione, eh :O a me piacciono tanto i papiri, quindi scrivi quanto e come ti pare! Alla prossima!

@ MBCharcoal: MartaaaH! Ma ciao, splendore! Oddio ho fatto svenire Keyra?? O.O ora come minimo appena si sveglia mi rincorre con una mazza ferrata T.T E io le sguinzaglio contro l’idra! mWahahah! No, ok, non c’è bisogno di essere così bellicosi :D Anzi, come ti ho detto già, mi ha fatto piacere leggere del parallelo con Key-chan!  In effetti, ora che ci penso, lei e il “mio” mozzo hanno un carattere simile! Che dire, la pensiamo allo stesso modo^^ Ahimè, i Draghi Celesti non creperanno per ora, anche se capisco l’odio -.-‘ e, come dici tu, l’atmosfera si fa più morbida *-*
Grazie mille per la rece, ed anche per quella a ‘Horizon Crying’, my dear! Hai visto che quella splendida canzone la dovevo mettere per forza in qualche storia? xD  Bacibaci!

@ Huntergiada: Buongiorno! Rouge conferma, se il mocciosetto le fa un’altra delle sue, le prenderà un infarto xD Ed è vero, il rosso è come il nostro caro Cappello di Paglia. Fossero stati coetanei, quei due, sarebbero stati grandi amici (mentre ora Rufy vaga per tutto il mondo e l’unica volta che è riuscito a rincontrare Shanks era praticamente mezzo morto, che fortuna -.-‘) Lieta che la parte dell’Haki sia venuta fuori bene! Come già detto, ci tenevo ^-^ Grazie per la rece, ed anche per quella ad ‘Horizon Crying’! Alla prossima!

@ merykara: Addirittura un seguito? xD sarei curiosa di saperlo ma forse è meglio che tu non me lo dica che qui già con tutto quello che ho pensato io mi ci confondo le idee, a volte ^^’ Ciemmeqù, grazie :D Anche tu noti la somiglianza tra il moccioso testa di pomodoro e Rufy, è vero u.u mi piacciono tanto i bambini iperattivi, certo poi quando mi trovo io a fare i conti con certe pesti è un’altra cosa xD Evviva alla parte dell’Haki, sono contenta che sia venuta fuori bene**
Mmh, per rispondere alla tua domanda: in questa storia, no, non è il veleno che genererà la malattia incurabile. Io ho sempre pensato, al di là della fic, che si trattasse di qualcosa di congenito … tra l’altro non so ancora se trattare questo punto, perché la mia storia non si spingerà sicuramente fino alla morte del capitano, per come l’ho pensata io si ferma molto prima. Poi, mai dire mai =) Per quel che riguarda i Draghi Celesti… si, neanche a me piace la loro morale (morale? Perché, hanno una morale?), però devo ammettere che i personaggi malvagi hanno un certo fascino, e mi piace tanto descriverli e soprattutto scrivere del loro contorto modo di pensare *-*

@ angela90: Hello! Concordo, Ray è un mito :D sarebbe stato esilarante e moooolto crudele se Roger avesse buttato Rouge in mare (come aveva promesso un po’ di tempo fa, non avrebbe sprecato la scialuppa xD), ma non lo farebbe mai, suvvia ^^’  non dimenticare che poi la ragazza ha anche una D. nel nome, e il nostro capitano sa cosa significhi questo (considerando ciò che gli ha detto Clover) u.u Si, è vero che prima di arrivare a questa benedetta Fascia hanno affrontato l’intera fauna marina della Grand Line praticamente xD vabeh, non poteva andare tutto liscio, e poi così Roger ha dato prova delle sue abilità *-* Grazie per la rece, cara, anche per quella all’altra fic! A presto^^

@ sweetsirius: Sweet! Cioè… oddio, nOoOoOOOO! *maya si defenestra, rimbalza e riatterra davanti al pc*
T.T il bello è che l’ho pure letto, quel libro … anzi, “libro”, solo che l’ho rimosso completamente xD  Aiuuuto ora a Roger gli spunteranno i canini a punta e comincerà ad impallidire… e poi a brillare al sole… brutto affare per uno che viaggia per mare :D via, basta deliri u.u anche perché mi ero ripromessa di non parlare più male di Tuàilait :D visto che, suvvia, ha dei lati positivi: per esempio, i film mi fanno morire dalle risate! X°°°D ok, ora la smetto davvero! Dunque… lo spirito della fangirl ti perseguita? Lascia che urli pure come una gallina spennata (citando te stessa :D) perché ho letto la tua rece cinque volte ridendo come un’idiota xD Grazie mille, cara, anche per quella all’altra fic *-* See ya!

@ LadySaika: Diciotto capitoli in un giorno? Complimenti e benvenuta! Mi hai scritto una cosa molto carina, sappilo*-* visto che il mio obiettivo è proprio farvi “entrare” nella storia! Alla prossima e grazie per la rece =)

@ 13ste: Ciao e benvenuto/a (ragazzo o ragazza??) anche a te! concordo, il personaggio di Rouge, per quanto Oda ne abbia parlato pochissimo, è davvero affascinante! Posso capire che ti sia venuto il dubbio sull’ispirazione T.T in realtà la storia è teoricamente completa, nel senso che, per quel che riguarda la trama, so cosa succederà da qui alla fine, con tanto di personaggi ed ambientazioni. Purtroppo quello che mi è mancato st’estate è stato proprio lo scrivere i capitoli ^^’ ma ora sono tornata *yeah* Alla prossima!!

@ JF78: E benvenuta anche a te! Rispondo qui alla rece del capitolo 7, naturalmente =) che dire? Grazie *-* in effetti la resa dell’ atmosfera è una delle cose su cui mi applico di più, insieme al carattere dei personaggi ^^ Lieta quindi che ti piacciano entrambe le cose! Rouge l’ho praticamente azzardata, all’inizio l’avevo pensata un po’ più dolce e spaurita xD però poi ho pensato che per trattare con quello che poi sarebbe diventato il Re dei Pirati (e che, come vedi, almeno in questa storia, non è affatto un carattere semplice ^^’) ci volevano un po’ di cosiddetti :D Ray … è un personaggio che ho amato dalla prima volta che ha messo piede nel manga *-* caratterialmente, naturalmente… anche se li porta bene i suoi annetti, devo ammettere xD Lieta che fin’ora la storia ti sia sembrata originale, alla prossima!

 @ Crow: E anche a te, benvenuta! Oddio, mi farai arrossire con tutti questi complimenti :D:D ti ringrazio tanto, spero che la storia continuerà a piacerti! Alla prossima ^-^


E con ciò… Enjoy!






19. Soothe


Shanks osservava la scena appoggiato alla ringhiera, con aria assente. A prua almeno cinque pirati stavano trafficando con pesanti corde e la testa del mostro, che era rimasta lì dove il capitano l'aveva tagliata via dal resto del corpo.
Il bambino strizzò gli occhi che si erano fatti un po’ lucidi e tirò su con il naso. Una mano si posò amichevole sulla sua spalla.
-Ehi- sorrise Rouge, accucciandosi per terra davanti alla ringhiera, osservando le manovre dei pirati sulla parte anteriore della nave.
-Come sta il capitano?- chiese il mozzo con la voce un pò spezzata, mordicchiandosi il labbro inferiore.
La ragazza abbassò gli occhi.
-Daniel ha chiuso la porta e non vuole che entri nessuno. Si sta prendendo cura della sua ferita.
Ed è già un’ora che è chiuso lì dentro, pensò con una punta d’apprensione.
-Guarirà, vero?- domandò ancora il bambino, sedendosi a sua volta fianco a fianco con la ragazza.
Lei gli passò il braccio intorno alla spalla e lo abbracciò con un sorriso.
-Si, ne sono certa.
-Bene, la rotta si è stabilizzata- intervenne Craig guardando prima le sue carte e poi l’orizzonte completamente bianco.  
Da quando, venti minuti prima, avevano trovato la corrente, non c’erano stati segni di cambiamenti climatici, se non per il fatto che la corrente anomala che attraversava la Fascia era segnalata da un colore un po’ più chiaro della superficie marina.
-Ottimo- concluse il navigatore, chiudendo la bussola sul palmo della mano.
Poi guardò la ragazza e il bambino seduti davanti al timone con i piedi penzoloni dalla balaustra.
-Come credete che stia, il capitano?- chiese, e sul suo viso solitamente serio ed impassibile si dipinse una punta di preoccupazione un po’ fanciullesca.
Sei pur sempre un ragazzo, pensò Rouge con una punta di tenerezza.
Alzò le spalle.
-Per ora possiamo solo aspettare, ed affidarci a Dan.
Guardò ancora davanti a sé.
-Piuttosto … mi spieghi perché stanno legando la testa dell’idra sulla polena?- riprese con un tono più convinto, un tantino raccapricciata dallo spettacolo che andava avanti da qualche minuto.
-Serve per tenere lontano gli altri mostri- rispose con aria assente Shanks continuando a fissare davanti a sé, dondolando i piedi perennemente scalzi.
-Esatto- confermò il navigatore- è un po’ come tra gli esseri umani. Uccidi il Re, avrai libero passaggio nel suo regno. Almeno fino a quando i sudditi non ne eleggeranno uno nuovo.
Rouge aggrottò la fronte.
-Eh?
-In parole povere- riprese il ragazzo – i mostri marini eviteranno di attaccare la nave che ha fatto fuori il più potente del loro branco, il Re, appunto. Per i tre giorni in cui dovremo attraversare la Fascia, questo avvertimento sarà più che sufficiente. Naturalmente prima o poi un nuovo Guardiano prenderà il posto dell’idra ed il passaggio tornerà ad essere custodito. Ma, si spera, per quel giorno noi saremo abbastanza lontani- concluse con un mezzo sorriso.
Poi riacquistò immediatamente la sua tipica espressione un po’ austera.
-Io vado di sotto- disse.
-Ok, a dopo.
Rouge tornò di nuovo ai suoi pensieri. Haki o non Haki, Roger aveva fatto qualche strana… magia, se così poteva essere definita, qualcosa che gli aveva permesso di uccidere l’idra.
E allora perché nessuno pareva essersene accorto? Forse i suoi compagni avevano già sperimentato quella specie di potere, o forse era stata solo lei a sentire come ci fosse qualcosa di strano e differente nell’aria? Era stata solo lei ad individuare l’istante in cui il mostro si era paralizzato e che gli era costato la vita?
Abbassò gli occhi.
C’era solo qualcuno a cui poteva chiederlo, e il diretto interessato in quel momento era giù in infermeria sicuramente con altri problemi che non fossero chiarire i suoi dubbi.

I dubbi di una ragazzina che non gli ha nemmeno creduto. Per una volta che ha tentato di essere gentile, pensò, un po’ rammaricata dalla piega che aveva preso l’ultima discussione.
Gentile… oddio, a suo modo, aggiunse, rinfrancandosi un po’.
-Ma non esiste la notte, in questo posto?- mormorò scocciata, troncando il flusso delle sue riflessioni.
-In realtà non c’è nemmeno il sole- indicò giustamente Shanks, alzando il naso all’insù.
-Già. Che strano posto- convenne lei annuendo –un mare piatto come una tavola e un cielo noiosamente tutto bianco.
Se ne stettero un altro po’ lì seduti, a parlando brevemente di cose futili, con tanti pensieri in testa.

-Fatto. Ora deve solo riposare.
Quando Daniel emerse dall’infermeria asciugandosi le mani con un panno bianco, tutti quanti si radunarono intorno a lui.
Il medico dovette ripetere più volte che Roger si era salvato per qualche istante, poiché il veleno dell’idra era entrato in circolo molto velocemente. Un minuto di più e ci avrebbe lasciato la pelle.
-Inoltre, ha perso molto sangue per via della ferita sul petto, e questo certamente non gli ha fatto bene- aggiunse mentre gli altri lo ascoltavano attenti.
-E’ sveglio?
-Per ora gli ho somministrato un po’ di sonnifero. Deve riprendersi e –concluse con franchezza- beh, era l’unico modo per tenerlo buono. Mi ha subito detto che doveva tornare di sopra.
Rouge, appoggiata alla parete poco lontano, sorrise appena.
-Quindi per ora lasciatelo in pace, siamo intesi?- ordinò il medico con autorità- questa nave se la caverà benissimo anche senza Roger a dare ordini!
-Soprattutto quando non dobbiamo far altro che seguire una corrente, eh Dan?- buttò lì il cuoco con un ghigno, mentre gli altri scoppiarono fragorosamente a ridere, rinfrancati sulle sorti del loro capitano.
Persino Shanks era un po’ più allegro, notò con sollievo la ragazza.
Individuò Ray poco lontano, con la solita sigaretta ed un’aria pensosa. Era molto strano vederlo in disparte e senza la solita espressione rassicurante.
Si tolse gli occhialetti e si passò una mano sulle palpebre.
-Ehilà- lo salutò lei, con le mani intrecciate dietro la schiena.
Il ragazzo sbirciò tra le dita e poi abbassò la mano, rimettendosi di nuovo gli occhiali.
-Ehilà- rispose stancamente. Aveva decisamente un’aria lugubre.
Rouge lo guardò di sotto in su.
-Naah, tu non sei Ray- disse infine, guardandolo come se lo stesse analizzando.
-Conosci qualche altro Ray, forse?
-Ne conosco uno che ha un sorriso perennemente stampato in faccia e cerca sempre di far sentire meglio gli altri con qualche stupida battuta o qualche meraviglioso racconto …
Sorrise.
-Ma tu, con quel muso lungo, mi ricordi più qualcun altro…
Finalmente l’ombra di un sorriso si disegnò sul volto del ragazzo.
-Parli di un certo capitano incosciente che gode nel far venire infarti multipli ai suoi amici?
Rouge abbassò un po’ gli occhi.
-Lo conosci bene, non ci hai ancora fatto l’abitudine?
Il vicecapitano ci pensò un po’ su.
-Suppongo di no. E comunque questa volta ha veramente esagerato.
-In che senso?- chiese lei incuriosita.
-Beh… usare l’Haki, in quello stato … lo ha indebolito particolarmente- mormorò lui, distrattamente.
Rouge ristette.
Anche Ray. Anche Ray lo sapeva.
-Tu … - iniziò, fissandolo negli occhi.
-Oh, si. Io conosco molto bene il potere di Roger- confermò quello con naturalezza.
La ragazza sgranò gli occhi, eppure non doveva sembrarle così strano: in fondo i due si conoscevano da bambini ed erano stati sempre insieme.
-Cos’è quella faccia stupita?- chiese lui –so che ne avevate parlato, ma tu non gli hai creduto. Mentre adesso … hai potuto vedere con i tuoi occhi che non erano affatto delle storielle.
Rouge lo guardò un po’ irrequieta.
-Quindi anche tu credi che io abbia questo Haki?- chiese, mentre tutti i suoi dubbi diventavano lentamente certezze man mano che Ray parlava.
-Oh … a giudicare da quello che ho visto con i miei occhi e da ciò che mi ha detto Roger… direi che possiedi qualcosa di molto simile, sì.
Sospirò profondamente.
-Ok… ok- disse lei, mettendo le mani avanti a sé, quasi a voler bloccare il vicecapitano- certo che… fino a quando erano dei miei dubbi… ma sentirselo dire così… ecco, è un po’ strano.
Ray sorrise, questa volta profondamente.
-Posso capirlo, peperoncino- commentò, con calma.
-Ma perché non me lo hai detto prima, che anche tu sapevi…?- chiese lei con una punta di rammarico.
-Perché tu non me ne hai mai parlato ...e pensavo che non credessi a queste storie di… magia- rispose, e Rouge dovette dargli ragione in pieno.
Almeno fino a quando non ci sono caduta dentro dalla testa ai piedi, pensò lei.
-In realtà…- cominciò lei, bloccandosi per cercare le parole.
-Cosa?
-… forse ero io che non volevo crederci. Mi ero convinta che Roger volesse solo prendermi in giro… o spaventarmi, che so. Ma… mi sa che ora dovrò cominciare ad accettare questa cosa- annuì.
-Peperoncino, ti ricordi cosa mi hai detto prima di salire su questa nave?- continuò il vicecapitano, inspirando un po’ dalla sigaretta.
-Che … avrei avuto bisogno di una mano, suppongo. Di qualcuno che mi consigliasse- rispose lei, arricciandosi una ciocca con l’indice.
-Esatto- annuì lui con convinzione- ora lascia che ti dia un consiglio. Accetta ogni cambiamento che incontrerai da qui in poi come una nuova, bellissima sfida. Non averne paura, fidati, non ne vale affatto la pena.
-Ok- rispose lei un po’ esitante.
-Ti assicuro che a poco a poco capirai ogni cosa.
-Ma Ray, perché proprio io?- non riuscì a trattenere la domanda che le ronzava in testa da lungo tempo –che cosa c’entro io con questi poteri?
-Nessuno può saperlo, peperoncino- rispose fraterno lui-  si possono solo fare delle supposizioni… roba che lasciamo a chi studia questi fenomeni per mestiere.
-Come il professor Clover di Ohara?- replicò lei, ricordandosi degli appunti che Roger aveva sul tavolo della biblioteca.
Fu il turno del vice di mettere le mani avanti, per bloccarla.
-Una cosa alla volta, Rouge. Prima di tutto, posso permettermi di darti un altro consiglio?
-Ovvero?
-Và da Roger. Avete un po’ di cose da chiarire, voi due.


Non era stato facile ottenere da Dan il permesso di entrare in infermeria, aveva dovuto dare fondo a tutta la sua testardaggine, rivendicando il fatto che, in fin dei conti, quella stanza era diventata anche un po’ sua in quelle settimane passate a bordo e non le avrebbe potuto vietare l’accesso a lungo.
Alla fine l’aveva spuntata lei, però.
Il medico, alla lunga, era troppo buono ed ingenuo per non cedere.
Ed in quel momento, davanti a quella porticina tanto familiare,la ragazza si rigirava nervosamente tra le mani il piccolo amuleto ligneo e circolare dalla faccina sofferente, che aveva raccolto sul ponte qualche ora prima quando era caduto di tasca al capitano, mentre lui veniva portato dentro.
Bene, vediamo di seguire i consigli di Ray, si disse, annuendo a sé stessa.
Si mordicchiò un labbro, abbassò la maniglia ed entrò.
La stanza era un po’ meno luminosa del solito, erano state tirare delle tendine scure davanti agli oblò vicino al letto che lasciavano penetrare una piccola parte della luce bianca ed accecante che dominava il cielo in quel tratto di mare.
-Ehm…- si schiarì la voce, quasi sperando di trovare Roger addormentato per rimandare ancora un po’ la conversazione. Ma quando alzò gli occhi verso la brandina, lo trovò ben sveglio, con la schiena appoggiata al muro ed in mano un libro. Aveva i capelli scuri davanti al viso ed una vistosa fasciatura gli attraversava il petto.
A sua volta lui alzò lo sguardo verso di lei, e non disse nulla. Chiuse il libro con un piccolo tonfo.
La parte più difficile, si disse Rouge, iniziare.
Decise di andare dritta al punto.
-Dunque- iniziò decisa, senza battere ciglio - io ti credo.
Il pirata la fissò per un attimo, poi si scostò i ciuffi con un gesto distratto e sogghignò.
-Telegrafica.
-Ho deciso di adattarmi al tuo stile- ribattè lei con convinzione.
-Secondo- riprese, un po’ meno sicura- credo di doverti delle scuse. L’altro giorno ho esagerato un po’. Ero molto nervosa e non ho pensato molto a ciò che stavo dicendo.
Roger questa volta parve un po’ più sorpreso. La lasciò continuare.
-Ti ho aggredito pensando che mi stessi prendendo in giro, e ho detto delle cose che, in effetti, non mi riguardano affatto – continuò lei – mentre oggi, beh… ho capito, anzi, ho  sentito che … ciò di cui mi avevi parlato… esiste.
E tirò un sospiro, felice di essere arrivata alla fine del suo pensiero.
-Rouge- rispose quello, pensandoci su- beh… bene.
Buon segno.
-Ora tocca a te, però- riprese lei, incrociando le braccia, sempre mantenendo un tono rilassato.
-Di fare cosa?
-Mh- si portò l’indice alle labbra fingendo di pensare- forse potresti dire che l’ultima volta non hai avuto molto savoir-faire, dicendomi che sono una codarda che scappa dall’evidenza…
Il capitano si mordicchiò un unghia.
-La solita attrice - mormorò, poi sorrise, cosa che fece fare una capriola immaginaria alla ragazza. Ormai cominciava ad abituarsi a quella sensazione.
-E la solita arrogante ragazzina.
Lei sgranò gli occhi incredula.
-Aah, non ci si crede!- saltò su- Ma ti costa così tanto chiedere scusa? Ok, ok, ora ti spiego …
Fece un gesto accondiscendente con le mani e riprese con tranquillità.
Aveva dimenticato quanto fosse divertente prenderlo in giro. Come quando si incrociavano alla locanda, a Baterilla. D’altronde, non aveva altri modi per affrontare la questione, e optare per il sorriso le sembrò la cosa più ovvia.
-Di solito, tra esseri umani, si fa così.
Assunse un’espressione seria e guardò avanti a sé, mentre Roger alzò gli occhi al cielo e appoggiò il mento sul palmo delle mani, osservandola un po’ esasperato.
-Ed ecco la scenetta teatrale- borbottò, ma lei lo ignorò bellamente.
-Dunque, signore –iniziò quella, porgendo la mano al nulla davanti a sé- mi spiace se siamo partiti con il piede sbagliato, le porgo le mie scuse.
Poi fece due passi in avanti e si voltò, fronteggiando la posizione dove si trovava un secondo prima.
-Bene, signorina- scandì leziosa, scoccando un'occhiata al capitano come se dovesse davvero imparare –le chiedo scusa anch’io per i modi con cui ho trattato con lei.
Ed infine porse la mano all’immaginario compagno e la strinse. Poi si voltò su Roger che la guardava senza speranza.
-Meriteresti un applauso, non c’è che dire.
Rouge abbandonò la sua aria da attrice.
-E’ un segno da interpretare positivamente? –chiese -A volte avrei bisogno di un vocabolario, per capire cosa pensi.
-Non sono mai stato bravo ad imparare, e non mi capita spesso di chiedere scusa- rispose quello, alzando le spalle.
-Dovresti leggere un libro sull’argomento, visto che ne hai sempre qualcuno tra le mani- replicò sarcastica lei, indicando il tomo poggiato sul comodino.
-Non credo ce ne sarà bisogno. Noi abbiamo un metodo molto più semplice per risolvere questioni di questo tipo- la informò lui, alzando l’indice- molto più veloce e molto meno ridicolo.
Poi, senza preavviso, si protese verso il comodino e tirò fuori dal cassetto una boccettina trasparente colma di liquido ambrato.
-Ci beviamo su- disse, con aria di sfida.


-Allora, com’è andata?
-E’ andata che il rum che avete qui a bordo è decisamente troppo aspro, per i miei gusti. Ma lui non sa chiedere scusa come tutti gli esseri umani fanno, cioè a parole- alzò le spalle lei, guardando un po’ compassionevole il vicecapitano.
Ray alzò un sopracciglio, sogghignando.
-Beh, questo è un gesto significativo, da parte sua. Le parole non sono mai state il suo forte, come dici tu.
La ragazza sentì ancora in bocca il sapore acre dell’alcool e, sebbene ne avesse preso solo un sorso, giurò sul fatto che avrebbe dovuto berci sopra chissà quanta acqua per farlo andare via.
-Mi fa piacere che tutto sia tornato alla normalità- affermò Ray- mi mancava un po’ sentirvi battibeccare come due piccioncini.
A quel commento Rouge sentì il viso avvampare.
-Ray!!!- esclamò- ma che dici!!!
Il vicecapitano la guardò di sottecchi, con un gran sorriso.
-Ehi, era una battuta, peperoncino! Non c’è bisogno di diventare dello stesso colore dei tuoi capelli…
Rouge scosse la testa, impaziente. Poi gli tirò una manata sul petto, spingendolo indietro.
-Ma vai, và!- replicò sbuffando, senza poter aggiungere altro, e se ne andò di gran lena prima che il vice potesse vedere il sorrisetto idiota che le si era stampato in faccia.
Si sentiva bene, finalmente. 
Si tirò fuori dalla tasca la piccola icona triste che non aveva restituito a Roger, quel pomeriggio. Avrebbe avuto altre occasioni per ridargliela, chissà,magari la stava cercando.
Alzò gli occhi a quel cielo insistentemente candido.
-Un’altra giornata come questa, e mi verranno i capelli bianchi- mormorò a sé stessa.
Doveva chiedere a Roger ancora molte cose, a cominciare da qualche spiegazione in più su quello strano Haki, e molto probabilmente lui avrebbe ricominciato a fare del sarcasmo perché, ormai lo sapeva, era quello il suo modo di fare.
Tuttavia non potè fare a meno di pensare che da quella stramba sera senza un tramonto, qualcosa aveva finalmente preso la piega giusta, qualcosa si era rasserenato.
Ray aveva ragione: era tutta una nuova, bellissima sfida. Non valeva proprio la pena di aver paura.


-Ammiraglio Sengoku!
L’ufficiale alzò lo sguardo mentre un soldato entrava trafelato nella stanza. Ormai, in tutti quegli anni di servizio, sapeva bene che un sottufficiale che irrompeva senza quasi nemmeno bussare non era mai un buon segno.
Posò la piuma d’oca in bilico sulla boccetta d’inchiostro.
Unì i polpastrelli delle mani in una posa serafica e con l’espressione più eterea che potesse esprimere reclinò appena il capo in un sorriso.
-Si?- sillabò in tono musicale, gustandosi appieno l’attimo prima della cattiva notizia.
-Signore, si tratta del pirata Edward Newgate! Ha distrutto un’altra nave delle nostre in ricognizione, e abbiamo perso di nuovo la sua posizione!
Sengoku pensò che avrebbe dovuto darsi alla preveggenza, considerata la facilità con cui indovinava la sfortuna.
-Bene, mandate altre navi- annuì, senza scomporsi.
-Ma… signore, così manderemmo delle unità alla cieca, in questo modo, non sappiamo dove…
L’ammiraglio fulminò il sottufficiale con lo sguardo.
-Per preciso ordine del Grand’Ammiraglio- scandì, gelido- ho il dovere di sopprimere ogni avvisaglia di ribellione alla nostra autorità sui mari. Mandate altre navi- ripetè.
-Signore … Gran parte delle nostre unità sono impegnate nel Nuovo Mondo- continuò quello quasi scusandosi.
-Dunque mandate le nuove reclute, che si facciano le ossa combattendo!- replicò l'altro cominciando a perdere la pazienza.
-Ma, se posso permettermi, signore- riprese esitante per la terza volta il soldato- contro un pirata come Newgate… pare che stia radunando più di una ciurma per …
-Un’altra parola e finirai in qualche base di terra sperduta nel Mare Orientale- lo gelò Sengoku con voce tagliente.
Quello balzò sull’attenti.
-Signorsì, signore!- e si congedò in fretta e furia.
L’ufficiale si sistemò gli occhiali sul naso con un gesto nervoso e riprese a scrivere la parte finale del discorso che il Grand’Ammiraglio avrebbe pronunciato nell’Assemblea del Governo quel giorno a Marijoa.
“…Inoltre, sono state puntualmente inviate nuove unità scelte per scongiurare il pericolo della pirateria anche nel tratto di mare anteriore alla Red Line.
In tempi difficili come questi, uomini e donne di ogni angolo del mondo sanno di poter contare sulla salda e sicura predominanza della Giustizia contro l'oscura ombra dei vessilli pirata.
La Marina continuerà a tutelare gli interessi dei cittadini, in stretta collaborazione con il Governo Mondiale, che ogni giorno si prodiga per aiutare le nazioni poste sotto la sua protezione.”
Si fermò a riflettere. Aveva lasciato per la parte finale il punto più scottante della questione. Gettò uno sguardo ai giornali impilati disordinatamente su un lato della scrivania.
Sospirò, armandosi di tutta la diplomazia possibile.
Doveva citare quegli articoli, il Grand’Ammiraglio ci teneva a dissipare ogni dubbio.
“Nell’ultimo periodo alcuni gruppi di benpensanti hanno messo in dubbio le nostre capacità di gestione di questa situazione.
Hanno prospettato le ipotesi che i pirati, presto o tardi, si riuniranno sotto un unico simbolo, sotto un solo Re o capo di chissà quale confederazione ed imporranno la loro legge di morte sui nostri mari.
Signori dell’Assemblea, io dico: questi intellettuali, questi gruppi di dissidenti si divertono a disseminare il panico, screditando il buon nome del Governo e dell’istituzione della Marina a favore dell'anarchia e del caos.
E’ con orgoglio che posso affermare, in tutta sicurezza, che ben presto non si parlerà più né di pirati, né tantomeno di Re dei pirati.”
Si, poteva andare come finale.
Un altro discorso convincente da presentare alla stampa, un altro po’ di sana pubblicità.
Sengoku piegò il foglio e lo lasciò come promemoria per il suo superiore.
Poi lasciò in fretta la stanza, non sapendo se gli facevano più senso le palesi menzogne contenute in quelle righe o il fatto che fossero indiscutibilmente necessarie per conservare l’ordine in quello strano, vasto mondo.  










°°°

Note:
Questa volta lo special guest era il nostro cervello fino, l’Ammiraglio Sengoku. Sì, proprio cervello fino. Però mi mancava un pò, lo ammetto xD
Ehm, so che legare la testa mozzata di un’idra alla polena non è il massimo del buon gusto, però, che volete farci, era l’unica maniera per spaventare tutti gli altri mostriciattoli :P *tenta di avvalorare spudoratamente le sue immaginose teorie*
E meno male che questi due hanno fatto pace, và. Bravi! *clap clap* Certo che Roger è sempre un pirata, fa pace con i cicchetti di rum. A proposito, nel prossimo capitolo se ne riparlerà di quella scena ;)
Infine, ci avevate preso: Rouge ha raccolto proprio lo smiley^^  
Alla prossima, people!
To be continued ;)

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Capitolo 20
*** Haki ***


Bonjour! Come va?
Allora, visto che oggi mi sento molto maestrina, vi faccio una noiosa lezione di storia, scusatemi xD

< sproloqui >
Dunque, prendo spunto da una domanda di tre 88 per fare una precisazione “temporale”: come avrete notato manca qualche membro effettivo della ciurma di Roger, per esempio Buggy e Crocus (visto che il medico è Daniel); inoltre, la nave di Roger non è la sua ultima nave, ovvero la Oro Jackson costruita dal leggendario carpentiere Tom (nonché sensei del mitico Franky *supaaaH!*) .

Poi, per esempio, non ancora sappiamo se Ray ha già sviluppato l’Haki che Oda in effetti ci ha mostrato.
La storia è infatti ambientata esattamente trent’anni prima delle vicende attuali (insomma, quelle di Rufy&co).
Fate conto che Roger ha intrapreso il suo ultimo viaggio nella Grand Line ventisei anni prima della storia attuale. E ventidue anni prima è stato giustiziato (perché ci ha messo tre anni ad attraversare tutta la rotta e l’anno seguente si è consegnato).
Si ringrazia la onnisciente wikipedia per tutta questa linea del tempo, mese più, mese meno :D
Tutto questo per dirvi che questa che io vi racconto è … boh, chiamatela un’incursione nella Grand Line, ma sicuramente non l’ultima (in cui sono presenti infatti Bugy, Crocus e anche la Oro Jackson).
Se continuerete a seguire la storia, capirete il perché di tutto ciò *-* ci sarà qualche imprevisto che…
Oh, via, non posso mica dirvi tutto u.u
< /sproloqui >

Bene... andiamo ai ringraziamenti che forse è meglio!


@ tre88: ciao ^^ allora, per quel che riguarda Barbabianca e Roger, il loro incontro si avvicina… e sarà del tutto inaspettato :D Sengoku quando parla del pericolo debellato è più che ottimista: mente sapendo di mentire, il che è diabolico =) Per quel che riguarda le tue domande, spero di averle chiarite qui sopra :D a presto!

@Akemichan: eccola qui! Allora, si, “Rouge ristette” nel senso che è stata zitta per un attimo xD in realtà ora mi hai fatto venire il dubbio se si dica così :P comunque, perdonate eventuali errori ^^’ Lieta che finalmente quando Rouge e Roger parlano ci esca fuori qualcosa di divertente xD che non mi piace farli litigare (anche se potrebbe sembrare il contrario ^^’) Rouge con i capelli rosa salmone, ahimè, l’avevo vista -.-“ Confido che sia stato l’effetto dell’illuminazione da flashback, ma in realtà mi sa che erano proprio arancioni scoloriti … Beh, Rouge=Rosso -> capelli rossi, capito, cari animatori jappici?  :P Alla prossima!

@meli_mao:  salve! Davvero tu e Roger avete in comune questo amore per il rum? E davvero sei andata in Madagascar?? Oh, cacchio, qui abbiamo un’intenditrice nonchè una vera piratessa xD xD Comunque, sono contenta che Sengoku ti abbia fatto un “cattivo” effetto, d’altronde non è un personaggio positivo e deve dare proprio quell’impressione.  Invece vorrei sapere cosa è successo con Rouge :D insomma, non è vero che lei vuole sempre litigarci, anzi … puntualmente le vengono i sensi di colpa / rimorsi ^^ capisco anche che si complica la vita per nulla, a volte, ma per altri versi riesce ad essere più ragionevole di quel capitano con cui si trova a dover fare i conti… avanti, meli, un po’ di indulgenza! Naturalmente tutto ciò te lo dico nella più completa serenità, tranquilla U.U  non mi offendo … era per capire! Un bacio, a presto!

@ angela90: Ray e Shakky sono fatti per stare insieme :D a questo proposito, ne vedremo delle belle in futuro… poi, si, tra Rou e Roger le cose miglioreranno da ora in poi, per la felicità di tutti =) Grazie mille per il commento, alla prossima!!

@KH4: Ale :3 che bella, che tu ci sei sempre a recensire ** xD quando mi hai scritto “a forza di bere ci si gioca il fegato” ho riso come un’idiota perché è la stessa frase che avrebbe detto Dan, salvo poi che anche il medico, a volte, si lascia andare xD Roger… è malato, mi chiedi?? *uh uh* beh… ebbene si. Insomma, più in là possibilmente se ne parlerà, però, considerando che comunque la mia storia finisce ben prima dell’esecuzione, non sarà un argomento centrale. Diciamo che la malattia c’è, e un po’ si evince anche da questo capitolo, ma non è grave come poi sarà negli ultimi mesi della sua vita, prima dell’esecuzione u.u spero di aver chiarito :D Alla prossima, tesora!

@ Huntergiada: Ehilà! Tutti in attesa di Newgate, eheh… fra un po’ ne avrete notizia! Comunque Roger, è proprio vero, spada e bottiglia, bottiglia e spada. Ha bisogno di qualcuno che gli insegni le buone maniere xD Grazie per la rece, alla prossima!

@ MBCharcoal: Martaaaa! :D un’altra affezionata ** Si, ci mancava Rou che ricominciava a fare l’attrice, ed ero sicura che Roger in modalità beviamoci-su ti avrebbe ricordato qualcun altro… (leggi: Key-chan xD) comunque il ruvidone ha fatto colpo da un bel pezzo, eh, ora tocca capire ciò che pensa lui di lei… e non è così scontato xD Dai, ci sentiamo in giro, patata!

@ sweetsirius: Hola! Sisi, concordo, questi capitoli sono un po’ meno dinamici, ma sono contenta che nella calma i momenti tra quei due ti siano piaciuti. Ah, ci vuole un po’ di pace <3 A presto, sweet!


@ merykara: Non preoccuparti per il ritardo, so che la scuola può essere una brutta bestia -.- Rouge dovrebbe darsi al teatro, l’ho sempre detto xD Eh, e invece lei se lo tiene quello smiley … che provocherà un po’ di casini, ma che si risolveranno più che bene! Alla prossima!


Grazie di rito anche ai vari preferiti, seguiti, ricordati e chi più ne ha più ne metta. Questo capitolo torna alle lunghezze solite, ed anche se non sarà d’azione (per forza di cose, nelle Fasce di Bonaccia c’è calma piatta nel vero senso della parola!) spero non vi risulti noioso.
Enjoy!







20. Haki


-Beh, io vado a dormire- annunciò Rayleigh dopo un po’.  
-Sarà dura con tutta questa luce, ma ci proverò anch’io- convenne il cuoco con aria stanca, e molti annuirono.
-Martin e gli altri resteranno al timone e di vedetta, in caso di pericolo- dichiarò il vicecapitano, indicando un gruppetto di alcuni pirati.
In pochi minuti il ponte rimase deserto, tranne che per Rouge, Shanks ed il medico che aveva un’espressione distrutta.
-Dan, tu non vai a riposarti?- chiese lei, seduta su un cassone con il bambino vicino che le aveva appoggiato la testa sul braccio e stava quasi per addormentarsi.
Quello annuì, poi parve ricordarsi di qualcosa.
-E tu dove dormi? L’infermeria è occupata- chiese.
-Mmm… non ci sono problemi- rispose lei con un’alzata di spalle.
-Potresti dormire nella stanza di Roger- convenne lui-a meno che non ti va di dormire sul tavolo della cucina…
Rouge abbassò un po’ gli occhi.
-Credo che resterò qui ancora un po’, alla fine mi è passato il sonno- rispose in tono leggero.
Il medico assentì e si allontanò verso il dormitorio, portandosi in braccio Shanks che era definitivamente caduto tra le braccia di Morfeo.
La ragazza lo guardò allontanarsi e sparire dietro la porticina.
Rimase seduta lì sopra per chissà quanto tempo, le mani appoggiate all’indietro, lo sguardo fisso davanti a sé.
Quella calma bianchissima, quella distesa di mare completamente piatta, annullavano completamente lo scorrere del tempo. Era impossibile scandire i minuti e le ore, senza l’avvicendarsi della notte e dell’alba.
In quel momento, chissà in quale direzione, a Baterilla tutti stavano dormendo.
Magari in paese qualcuno stava ancora spettegolando sul fatto che la ragazza dai capelli rossi che serviva alla locanda di Mari se n’era scappata con i pirati piuttosto che condurre una vita onesta e morigerata a casa sua.
Scoprì che non gliene importava più di tanto. L’importante era che i suoi genitori adottivi conoscessero la verità, e quello le bastava. Prima o poi avrebbe potuto scrivergli ancora, le mancavano tanto i modi spicci ma affettuosi di Mari e la serenità innata di Ioakim. Non ci fossero stati loro nella prima parte della sua vita, sarebbe stata perduta.
Loro, dopo la morte di Roxane e la partenza di Eddy erano stati la sua vera famiglia, la sua vera casa, calda e viva.
Nell'altra piccola abitazione che guardava il mare dal promontorio, non erano rimasti altro che ricordi e memorie coperte di polvere di una famiglia che non era mai potuta stare insieme davvero.
Bando alla malinconia, pensò subito, quando tornerò da Edward rimetterò insieme almeno due pezzi.
Si distese con un sospiro sul legno caldo ed intriso di salsedine su cui era seduta, incrociando le mani dietro la nuca.
C'era qualcos'altro che le ronzava in mente.
Aveva ancora sulle labbra il sapore di quel piccolo sorso di rum.


-Dovevo immaginarlo- rispose lei dopo un attimo d’esitazione.
Roger le porse la boccetta e lei la prese senza convenevoli.
-Sempre che tu sia abituata a certe bevande. Non vorrei certo portarti sulla strada sbagliata-continuò lui con un ghigno.
Lei strinse gli occhi e sorrise.
-Figuriamoci, il Mare Meridionale è famoso per le sue distillerie –rispose –Invece sei tu che devi stare attento. Adesso che so di avere i poteri magici sarà meglio che non mi provochi troppo- disse con fare spavaldo.
Prese un bel sorso di rum, ma distaccò subito le labbra dalla bottiglietta.
Deglutì con una smorfia di disgusto.
Roger scoppiò in una risata rauca, tossendo un po’ per via della ferita sul petto.
-Ma guardati, fai tanto la donna di mondo…
Rouge strinse le labbra arricciando il naso.
-Cavoli, ma quant’è aspro!! E tu bevi questa roba?!
Gli porse di nuovo la boccetta e lui l’afferrò, sempre più divertito.
-Non mi stupisco del fatto che tu sia sempre di cattivo umore- mugugnò lei, passandosi il dorso della mano sulle labbra- ti manca un po’ di dolcezza anche nel sangue!
-Il vero rum di contrabbando ha questo sapore, ragazzina, non è quell’acquetta colorata che preparate nelle vostre isole. Non avevo intenzione di traviarti …
Rouge si sentì avvampare. Possibile che un solo sorso di quella roba le facesse quell’effetto?
-Non sono una ragazzina- borbottò automaticamente, ormai ci aveva fatto il callo a tutti quelli che la chiamavano così.
Ma Roger non rispose, e prese a sua volta a bere dalla boccettina, un sorso molto più sostanzioso di quello che aveva bevuto lei.
Rouge lo osservò posare di nuovo la bottiglietta nel cassetto del comodino, sotto un paio di carte di giornale.
Poi il pirata appoggiò stancamente le spalle al muro vicino al letto e reclinò appena la testa, guardandola di sottecchi.
Tossì di nuovo, appena, portandosi una mano sotto lo sterno, sulla fasciatura bianca che gli attraversava il petto.
Lei rimase davanti alla branda, senza sapere bene cosa dire.
Non poteva fare a meno di notare che Roger, con quella posa un po’ imbronciata, un po’ curiosa, un po’ altezzosa, le faceva uno strano senso di tenerezza.
“L’istinto della crocerossina, che cosa infantile”, si disse con un sospiro.
-Per la cronaca, Rouge, non chiamare l’Haki “poteri magici” o potrei seriamente buttarti fuoribordo- precisò lui dopo un pò- è una faccenda… molto più seria…
Non terminò la frase che fu colto da un altro attacco di tosse, più forte del precedente.
Si passò la mano sulle labbra e vide i polpastrelli di un rosso vivo.
Rouge, che aveva ancora i nervi a fior di pelle per quanto era successo quel giorno, senza pensarci due volte gli corse vicino.
-Ehi!
L’attacco non finì velocemente come gli altri, Roger si chinò un po’ in avanti cercando di respirare meglio.
Attese che i singulti svanissero, poi si passò il palmo della mano sulla bocca.
Non c’era più traccia di sangue.
Sospirò.
-Sempre la stessa storia … -mormorò, quasi se l'aspettasse.
Rialzò la testa e si trovò faccia a faccia con Rouge, che, con una mano appoggiata al letto lo guardava ancora con gli occhi un pò intimoriti.
Poteva sentire il suo respiro, a tratti spezzato per lo spavento.
Ma ancora meglio poteva sentire la sua mano destra, piccola e calda, posata sulla sua spalla.
Tutto questo per quello che parve un istante, in cui entrambi si fissarono, senza parlare.
Erano davvero troppo vicini.
La ragazza ritrasse la mano e si allontanò di un paio di passi indietro.
L’istinto da crocerossina poteva essere stupido quanto volesse, ma lei ce l’aveva ed in certi casi fin troppo sviluppato, per i suoi gusti…
-Come sei esagerata … per qualche goccia di sangue … metti su una commedia teatrale - borbottò Roger, aggrottando la fronte.
Lei avrebbe risposto per le rime a quella provocazione, non avesse notato qualcosa di veramente strambo che le bloccò sul nascere la rispostaccia.
Roger non la guardava affatto. Anzi, fissava il lenzuolo davanti a sé. Cosa strana, visto che ogni volta che non perdeva occasione di prenderla un po’ in giro condiva il tutto con delle occhiate altezzose.
Le venne da ridere. Possibile che fosse … imbarazzato?
Si portò una mano davanti alle labbra, ridacchiando tra sè e sè..
-Che c'è di tanto divertente, ragazzina?- riprese lui, ancora più burbero. Aveva un cipiglio così rabbuiato che per certi versi risultava davvero comico.
Rouge mise da parte i suoi tentativi e fece un gran sorriso strafottente.
-Niente, niente … forse quella roba era un po’ forte anche per te, ora che sei malatuccio …
Il pirata la fulminò con lo sguardo.
-Me ne vado, me ne vado!- convenne lei, e con un ultimo cenno del capo gli diede le spalle e si avviò all’uscita.

Le veniva ancora un accenno di batticuore a ripensarci.
Magari lui dormiva, in quel momento, insieme a tutti gli altri.
Magari per lui non era successo assolutamente nulla.
Però … però lui era davvero un pò buffo.
Certo, semmai l’avesse chiamato con quell’appellativo, avrebbe avuto giusto il tempo di recitare le sue ultime preghiere.


Fasce di Bonaccia, giorno 1.

-Pronti ad affrontare il primo giorno?- chiese con enfasi il vicecapitano quando, qualche ora dopo tutti riemersero dai dormitori.
-Il primo giorno… stà a capire che ore sono adesso- mormorò il meccanico scrutando annoiato il cielo che non accennava a variare.
Ray consultò un vecchio orologio.
-Le nove del mattino, in linea di massima.
Tutti scrollarono le spalle.
In realtà non c’era molto da fare, tranne che monitorare la corrente di tanto in tanto e cercare di ammazzare il tempo. Sicuramente nessuno li sarebbe venuti a cercare nel mezzo di una Fascia di Bonaccia.
Rouge scese con un balzo dalla cassa su cui era rimasta appollaiata per tutto quel tempo.
-Buon… yawn…giorno- salutò, non riuscendo a soffocare uno sbadiglio.
Ray la squadrò sospettoso.
-Ma sei rimasta tutta la notte lì?
-Notte… magari… si, comunque si.
-Perché non sei andata a dormire in camera di Roger? E’ libera- disse lui, colpito.
La ragazza stiracchiò un sorriso.
-Perché non avevo sonno- rispose con un trillo che suonava convincente.
Ma perchè me lo chiedono tutti, che cavolo?
In realtà nemmeno lei sapeva bene perché non l’avesse fatto. Ne avrebbe avuto diritto, tutto sommato.
Tuttavia l’istinto le suggeriva di non osare troppo, proprio in quel momento in cui le cose avevano iniziato a prendere il verso giusto.

Fosse andata nella camera del capitano, avrebbe finito per combinare qualche guaio dei soliti o quanto meno scoprire qualche altro scheletro nell’armadio. E non era sicura di voler rovinare quella sensazione di pace che le si era instaurata dentro dal giorno precedente. 
O forse erano quelle sue solite preoccupazioni senza fondamento. Nel dubbio, si asteneva.
-Capisco- commentò semplicemente Ray.
La routine di quella strana mattinata fu interrotta solamente da un branco di quelle che sembravano gigantesche larve di gamberetti che emersero a poca distanza dalla nave lanciando dei versi acuti e scatenando un po’ di parapiglia.
Fortunatamente si tennero a distanza, fiancheggiando il vascello per un po’, e poi si inabissarono di nuovo, con gran dispiacere del mozzo che nel frattempo si era procurato una canna da pesca per poterle catturare.
Kennet spiegò con gentilezza che molto probabilmente anche quelle creature erano velenose, e comunque non sarebbe stato molto utile pescarle, e che soprattutto non l’avrebbero fatto certo con una misera canna da pesca. Shanks non sembrò affatto convinto e si allontanò con un’occhiata dubbiosa alla superficie marina.
-Secondo me con un paio di briglie ed una museruola, sarebbero diventati dei perfetti cavallucci marini!- buttò lì Rouge raggiungendolo ai piedi dell’albero maestro.
-Potevo prenderne uno e tenerlo per andare in giro nel mare!- commentò il bambino tirandosi un paio di ciuffi rosso fuoco dietro le orecchie.
Gli occhi scuri dal taglio sottile scrutavano ancora fuoribordo, insoddisfatti.
La ragazza lo osservò con un sorriso sereno.
-Era da un po’ che non te lo dicevo, ma, mocciosetto, sei davvero uguale a mio fratello quand’era piccolo, lentiggini a parte- disse, passandogli una mano sulla guancia.
-Ma adesso quanti anni ha?
-Ventisei.
-Io a ventisei anni sarò un famoso pirata.
-Non ho dubbi. Hai una ventina d’anni per fare pratica e già ci riesci molto bene.
-E tu invece a ventisei anni cosa farai?
Rouge esitò per un attimo.
-Sai che non lo so?
Il bambino aggrottò la fronte.
-Mi piacerebbe essere felice… libera, ecco tutto. Ma, come dire, non ho un sogno preciso come il tuo – sorrise –almeno, per ora.
-Tanto tempo fa qualcuno mi diede una risposta simile- intervenne Ray quasi con noncuranza, facendola sobbalzare. Le rivolse uno dei suoi sorrisi esagerati, poi tese la mano a Shanks, che alzò un sopracciglio.
-Mozzo, ho l’impressione che il ponte, dopo lo spezzatino di mostriciattoli che abbiamo fatto ieri, abbia bisogno di una bella ripulita. Prima di pranzo, dev’essere perfetto!
Shanks abbandonò l’espressione furbetta e lo guardò con due occhioni grandi e compassionevoli.
Ray sventolò l’indice in segno di diniego.
-Non provarci, peste! Avanti… marsch! Kennet ha preparato il dolce al cioccolato … ma prima fai il tuo dovere!
-Cioccolato!!!
Il mozzo corse via alla velocità della luce a prendere il palo e lo straccio.
-Sai, Ray… -riprese dopo un po’ la ragazza, strafottente- ti ci vedo davvero bene come paparino. Perchè non metti su famiglia? Insomma, l'età avanza, hai trent'anni...
Il vicecapitano le fece una smorfia.
-Continua a blaterare, ragazzina... comunque almeno fin quando mi toccherà seguire quel pazzo di qua e di là per il mondo, la vedo un po’ dura- rispose sogghignando.
Rouge tacque un attimo.
-Non dirmi che non ci hai mai pensato. Di scendere a terra, una volta per tutte, intendo.
Quello la guardò sistemandosi gli occhialetti tondi sul naso.
-Una volta, sì. Ma poi ho capito che Roger aveva bisogno di me- replicò serenamente.   
Lei non chiese altro, e quel momento di silenzio fu provvidenzialmente interrotto da Kennet che la cercava per preparare il pranzo.

Tutti quanti, persino Jin, concordarono sul fatto che il dolce al cioccolato del cuoco avrebbe riportato in vita anche i morti, per quanto era buono, e Shanks ne fece addirittura il tris.
-E’ una ricetta di Baterilla in realtà- spiegò il cuoco trotterellando con una decina di piatti impilati sul braccio, mentre Rouge aiutava a sparecchiare.
-Me l’ha data la signora Mari … si aggiunge un po’ di cannella del luogo, è molto forte ma gradevole, perfetta sui dolci ma anche sui salati- concluse con fare didascalico.
-Ma guarda che bella maestrina sexy, ne sai di cose, tesoro!- buttò lì il meccanico ridendosela con gli altri, guadagnandosi un dito medio da parte del cuoco.
-Ok, toglietevi dai piedi, ammasso di idioti- riprese con fare molto più spiccio- Shanks, visto che hai lavato il ponte tutto da solo ecco il resto del cioccolato che mi è avanzato- e gli lanciò una mezza tavoletta di fondente decisamente pesante.
-Evvai, grazie Kenny!
E sgattaiolò via insieme agli altri che si avviavano con fare annoiato verso le proprie occupazioni.
Rouge finì di asciugare le ultime cose e fece per uscire, quando Dan entrò in cucina con un cipiglio decisamente ostile per i suoi standard.
In quel momento la ragazza notò che in effetti il medico non era stato a pranzo con loro. E neanche Roger, naturalmente.
-Beh?- chiese il suo compagno, alzando un sopracciglio.
Gli occhi scuri del medico lampeggiarono. Si portò nervosamente il ciuffo di capelli biondi all’indietro.
-Non solo ci lascia quasi la pelle, ma si mette anche a berci su! Mi spiace dirlo ma Roger è davvero un’irresponsabile, a volte! L’aveva nascosto, quel benedetto rum!
Rouge gli diede le spalle all’istante, armeggiando con un piatto già asciutto ed uno strofinaccio.
-Sembra quasi che lo faccia a posta, a ficcarsi nei casini! Non è la prima volta, neanche … lo sa che l’alcool gli può fare quell’effetto, Dei del Mare!
-Un bel piatto di carne e si rimetterà in men che non si dica- rispose placidamente il moro.
-Ah, glielo porti tu, però! Non mi c’incazzo più a dirgli di non fare stronzate- puntualizzò il medico, e Rouge si stupì di sentir parlare Dan in quella maniera, lui che di solito era sempre calmo e gentile.
-Non ci penso neanche. Ho da finire qui in cucina- replicò velocemente il cuoco.
Poi entrambi guardarono Rouge, che da fin troppo tempo stava asciugando lo stesso piatto.
La ragazza, sentendosi osservata, si voltò con  uno sguardo sospettoso.
Il medico sorrise fin troppo gentilmente.
-Ah- saltò su subito lei- e me lo dovrei subire io, ora che ha un diavolo per capello?
-Ma dai, Rouge, è arrabbiato con me, al massimo!- provò a mediare Daniel, aprendo le braccia.
-E poi apprezzerà di sicuro la vista di una bella ragazza, piuttosto che di questo scorfano qui presente- concluse Kennet, facendo segno al medico che rimase interdetto per un attimo ma poi annuì con enfasi.
-Si, scorfano, esattamente!
-Siete dei ruffiani- cedette lei con un’occhiataccia –vado, ma solo perché l’ho deciso io.
E alla fin fine, non è che le spiacesse più di tanto: avrebbe approfittato dell’occasione per rivolgergli qualche domanda.


-Ti ha mandato qui il medico?- la accolse il capitano con tono tagliente.
Questa volta stava scrutando il cielo fuori dall’oblò, appoggiato al muro con la schiena. Si era voltato appena al cigolio della porta che si chiudeva.
-Già. Ti ha sequestrato l’alcool?
La ragazza posò il fagottino di stoffa sul comodino vicino al letto.
-Da parte di Kennet- aggiunse, registrando la mancata risposta che equivaleva quasi sicuramente ad un si.
Roger fece una smorfia spazientita.
-Cose da pazzi. Mi trattano come un vecchio in fin di vita. Che schifo.
E fece per alzarsi ma si rimise subito a sedere con un breve sussulto.
-Ehm… se proprio devi scappare puoi farlo quando non ci sono qui io?- chiese lei con noncuranza –non mi va che Dan poi mi faccia una parte per non averti fermato …
Roger incrociò le braccia e tornò a guardare torvo fuori dalla finestrella.
-Come se fosse possibile.
Rouge sospirò. Era ovvio che non gli piacesse affatto tutta quell’attenzione, nonostante fosse andato vicino a lasciarci la pelle. Proprio come un bambino.
Si incamminò verso la parete di fronte  e si sedette per terra, incrociando le gambe pazientemente.
Posò le mani sulle ginocchia, sistemando le pieghe del vestito color neve, ed attese.

-Hai intenzione di stare qui a lungo?
-Almeno fino a quando non mi avrai spiegato qualcosa in più su questo Haki.
Roger rise con voce roca.
-Quale cambiamento … e pensare che fino a un po’ di tempo fa non volevi neanche sentirne parlare- disse, saggiamente.
Lei annuì.
-Che vuoi farci. Hai voluto darmi una dimostrazione … stando a Ray, è stato molto avventato da parte tua usarlo quando già eri stato ferito così gravemente dall’idra.
Quello alzò le spalle.
-Ray è peggio di una madre. Non capisco perché si preoccupi tanto.
Si, le attenzioni gli danno decisamente molto fastidio.
-Ti ha parlato dell’Haki?- disse Roger dopo un po’, aggrottando la fronte.
Lei fece un cenno di diniego.
-Ne vuoi sapere di più?
Annuì.
-Non sputerai veleno sul fatto che io stia cercando di raccontarti frottole?
Sospirò.
-No. Non lo farò. Proverò… a fidarmi. Anzi, mi fido.
Sorrise lievemente.
Lui la scrutò un po’ in silenzio. Poi iniziò.
-Come avevo già provato a spiegarti, l’Haki non è qualcosa di scontato. Scordati i poteri derivanti dai Frutti. E’ qualcosa che potrebbe essere definita come “Volontà”. Esso può essere presente negli uomini, in misura minore anche negli animali, anche se in quel caso si tratta di qualcosa più simile all’istinto. In quanto “Volontà” può essere portata alla luce solo da coloro i quali possiedono i giusti mezzi per riconoscere e meritare questo potere. È una forza che, opportunamente allenata, può diventare … invincibile.
Rouge annuì.
-Stando a quello che ho visto, tu riesci ad impiegare volontariamente questa tua capacità quando ti trovi in pericolo, o è in pericolo qualcosa o qualcuno a cui tieni. Una sorta di difesa. Non riesci a gestirlo in altro modo, vero?
-Non riesco a gestirlo in ogni caso- rispose lei con voce piatta.
-Però, aspetta- saltò su, riflettendo-  io, piuttosto che Volontà, lo chiamerei Amore.
Roger la guardò accigliato.
-Ecco il monologo. Perché?
Lei si mordicchiò un’unghia, cercando le parole esatte.
-Beh, è qualcosa che riesco a tirare fuori solo quando ho paura di perdere qualcosa o qualcuno a cui tengo, come hai detto tu. Anche me stessa- aggiunse, ripensandoci.
-Alla faccia della modestia.
-… e quindi- concluse lei senza raccogliere- nel mio caso non si tratta proprio di qualcosa di volontario, bensì qualcosa di più istintivo… l’amore verso qualcos’altro o verso qualcun altro.
Il pirata alzò le sopracciglia, scuotendo appena la testa.
-Definizione notevole. Degna di un romantico sognatore.
-Per te, allora, da cosa è mosso questo Haki? Qual è l’obiettivo che ti spinge a riconoscere e saper gestire questo potere?- chiese lei, ripetendo i termini che aveva usato lui poco prima.

-L’ Haki? E’ così che la chiamate voi?
-Ragazzo, davvero non conosci la natura degli uomini. Haki è la Volontà, una forza che  può spostare i fiumi con il pensiero.
Sbuffò, il suo respiro divenne visibile nell’aria gelida di quel deserto spazzato dal vento.
-L’unica natura dell’uomo è la malvagità. Non c’è nient’altro- rispose.
Il vecchio lo scrutò con espressione amara, una ruga sottile si disegnò sul suo viso antico.
-Eppure tu stesso ammetti di possedere questa forza.
-Infatti.
Sorseggiò il liquore caldo che stringeva tra le mani gelate, prima di parlare di nuovo.
-Ma la mia forza si chiama vendetta.

- Qualcos’altro- rispose, serrando la mascella.
Rouge capì che si stava addentrando in un campo minato e preferì deviare.
-Suppongo che non ci siano spiegazioni razionali a tutto questo- chiese dopo un po’.
Il capitano parve rimuginare sulla risposta.
-Solo leggende.
Lo guardò speranzosa.
-Qualcuno- riprese lui con un sospiro- un po’ di tempo fa mi disse che l’Haki è una forza che deriva dalle stelle. E che, in certi momenti della storia umana … come dire, preannunci grandi cambiamenti. Si diffonde di più, nel mondo, è più presente tra gli uomini.
Guardò Rouge che lo fissava a bocca aperta.
-Ok. Beh… wow. Oddio, fra un po’ verrà fuori che sono predestinata a governare il mondo e allora potrò cominciare a montarmi la testa- scherzò.
-Non è un argomento di cui ridere- si rabbuiò quello.
-No, infatti- si riprese subito lei, l’ultima cosa che voleva era offenderlo proprio quando cominciava a raccontarle qualcosa di interessante.
-Comunque la domanda resta- aggiunse –io cosa c’entro con l’Haki? Perché io? Insomma, fosse qualcosa di famiglia… ma, insomma, ecco…
Cercò di formulare bene la fine della frase.
-… l’unica persona che conosco che abbia questo potere, ad oggi, sei tu. E…avanti, noi due non c’entriamo assolutamente nulla l’uno con l’altra!- esclamò – e sicuramente non siamo della stessa famiglia!
Roger incrociò le mani e le osservò distrattamente.
Rouge avrebbe potuto benissimo avere ragione, non fosse stato per quella insidiosa, piccola D. nei loro nomi. Quella lettera li legava, non c’era alcun dubbio, ma lei naturalmente non lo sapeva.
-Ci sono studiosi che fanno ricerche su questo, ma ad oggi non è stato trovato alcun nesso- rispose evasivamente.
-Studiosi come il professor Clover di Ohara?- intervenne subito lei, ripetendo ciò che aveva già chiesto a Rayleigh.
-Hai sviluppato una malsana fissazione per quella maledetta isola?
Rouge non distolse lo sguardo, facendogli segno di rispondere.
-Comunque, ad Ohara, molto probabilmente, studiano anche l’Haki. Qualsiasi cosa attira il loro interesse, specialmente quando si tratta di argomenti che raramente vedono la luce del sole.
Lei provò una certa empatia.
-Mi piacerebbe andarci, un giorno.
-Visto che ti piacciono i discorsi profondi e filosofici sull’esistenza umana, potresti anche trovarti bene.
-A me piacciono semplicemente le carte geografiche- sorrise lei.
-Ma il tuo amato fratellino Marine non approverebbe certe frequentazioni- disse lui, ripetendo un concetto che aveva già espresso in precedenza.
Lei gli lanciò un’occhiata di diniego, poi entrambi tacquero, immersi nei loro pensieri.
Qualcosa si era risvegliato nella mente di Rouge, al nominare il professor Clover.
L’ultima volta che aveva visto il suo nome, era stato sull’Atlante che aveva letto di soppiatto in biblioteca, cercando informazioni sul piccolo smiley di Roger che ora teneva ben nascosto nella tasca sinistra, ancora con sè.
Cercò di richiamare alla memoria quanto aveva appreso.

“Popolazioni nomadi della Red Line, meglio conosciute con il nome di Medoc … Caratteristiche: abili studiosi di astronomia.”

-Hai detto che secondo … qualcuno, l’Haki discende dalle stelle?- chiese, con tono indifferente.
Roger la squadrò interrogativo.
-Già.
Ce ne fosse stato ulteriore bisogno, quella era la prova definitiva del fatto che il capitano aveva ricevuto quel piccolo simbolo proprio dal popolo della Red Line.
Si alzò in piedi soddisfatta.
-Non c’è che dire, è stato un piacere sentirti pronunciare altre frasi oltre al “togliti dai piedi” o “non ti devo alcuna spiegazione”- disse con un mezzo sorriso.
-Visto che la tua maledetta curiosità è stata appagata, ora puoi anche toglierti dai piedi- rispose quello, scandendo bene l'ultim parte della frase.
-Io me ne vado, lei, capitano, riposi e stia a letto, mi raccomando- replicò lei con un eclatante gesto delle mani.
-Oh…- aggiunse poi, aprendo la porta- dimenticavo che tanto non può muoversi da lì.
E si lasciò l’infermeria alle spalle, con un sogghigno.










°°°

Note:
Ricordate che I nostri hanno ben tre giorni per attraversare le fasce ^-^ sono pochi, dite? Ah, passateci voi tre giorni nel bel mezzo del nulla :)
A questo proposito, per il clima delle fasce, come per la storia dell’Haki e delle stelle, sono andata totalmente di fantasia. Anzi, questa cosa delle stelle mi sa che mi era venuta in mente guardando un film, ma mi sono scordata quale xD
Come avrete potuto intendere dalle parole di Daniel, Roger è già malato. Per quanto non così malato come nel suo ultimo viaggio, però certo, il vizietto di bere sicuro non lo fa stare meglio … ah, questi pirati ^-^’ (comunque non è un alcolizzato, se è questo che vi state chiedendo :D)
Ah, il flashback è lo stesso del capitolo sei, giusto per far tornare un po’ i conti, chiudere i cerchi e quadrare i tondi …
Detto ciò, vi saluto amorevolmente, ciurmaglia :D
To be continued ;)

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Capitolo 21
*** Witnesses ***


Buonasera!
Nuovo capitolo, mentre le anticipazioni sulle nuove scans in arrivo dal Japan mi lasciano alquanto... perplessa :D
Comunque,qui farete la conoscenza di un certo personaggio, già largamente accennato in precendenza, e si parlerà di un altro, altrettanto importante.
E' un capitolo di passaggio, a livello di trama, ma è dedicato alla memoria e alla famiglia :)
Le risposte, và ^-^


@ Akemichan: Buongiono! Si, poi io ho proprio un debole per le cose che accadono anni e anni prima della storia originale :) per questo amo alla follia Oda quando ci piazza un bel flashback in un capitolo... quello di Ohara è stupendo, ed anche la storia di Norland e Calgara nella saga dell'isola del cielo *-* L'argomento D. ...sarebbe stato un pò troppo. Nel senso, ora come ora Rou ha già a che vedere con un Haki che non sapeva neanche cosa fosse, gli si spiega pure la questione della predestinazione, della famiglia D. e tutto quanto Clover ha già spiegato a Roger sul famigerato "cambiamento" che porta questa lettera, ci rimarrebbe un pò -> O.O non che si sia sorpresa poco, finora :D comunque, naturalmente presto o tardi la cosa si verrà a scoprire, non dimentichiamoci che Roger, ad inizio storia, la riteneva interessante proprio per quella D. ... chissà se ora ha cambiato idea o il suo interesse si è indirizzato verso qualcos'altro :) Vedremo, vedremo... Grazie mille per i tuoi commenti, alla prossima ;)

@ tre 88: si, mi ero scordata il fatto del cappello... beh, Shanks non l'ha ancora ^-^ lo prenderà in uno dei suoi prossimi viaggi! Hai completamente ragione a dire che quei due devono spicciarsi a capire quello che provano, ma la situazione si sta già evolvendo ;) Si, Ray parlava proprio di Roger quando ha detto che qualcuno gli aveva dato una risposta simile... ed è vero che da quel punto di vista i nostri due piccioncini si somigliano, quella dei sogni e della libertà, del resto, è una caratteristica comune alle varie D. ... Rispondo alle tue domande: Rouge ha 18 anni, Shanks 7 e Roger 28, e Ray 30, già che ci siamo :) Io ho sempre pensato che tra la rossa e il capitano ci sia una certa differenza d'età, del resto, ultimamente ci hanno mostrato Rouge nell'anime e mi ha dato l'impressione che fosse veramente una giovane mamma, nemmeno trentenne. Poi, si sa, ognuno interpreta a suo modo le età ^-^ Seconda domanda... allora, per quel che riguarda la malattia, per ora ne sono a conoscenza solo Ray e Dan, che sono gli amici di lunga data di Roger (soprattutto Ray, ma Dan è stato uno dei primi ad unirsi a loro), c'è da dire che ora come ora la malattia non è ancora invasiva come lo sarà in seguito. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi, non esitare a chiedere se ne hai altri... A presto :)

@ KH4: Ale! Sono contenta che la mia descrizione dell'Haki ti piaccia :) ormai ognuno ne dà un'interpretazione diversa, potremmo fare un bel minestrone! Ti avverto che Dan ci ha seriamente pensato di tirare una bella botta in testa a Roger, alla fine ci ha rinunciato in nome dei saldi ideali pirateschi :) Cacchio ti ho anticipato?? Allora la pensiamo allo stesso modo, noi due ;) Scherzi a parte, mi fa piacere il fatto che questo ricollegare l'Haki ad un sentimento ti sia sembrato una buona interpretazione. Poi Rou è una romanticona e non poteva non pensare all'Amore, inteso comunque in senso lato. In questa parte ho ricacciato l'anima romantica anche io, di solito nascosta da una sottile coltre di cinismo <3 comunque, sproloqui a parte, hai perfettamente ragione, sono stati proprio i Medoc a trovare il nostro baldo pirata mezzo morto oltre le mura di Marijoa... a questo proposito, fra qualche capitolo si scoprirà qualcosa in più, anche su un certo rosso... e stop. Il nonnastro si avvicina! Fai conto che ora con la narrazione sto andando più lenta in quanto, approfittando del fatto che nelle Fasce non succede nulla di nulla, sto chiarendo un pò le cose tra i nostri due...ma presto ci saranno dei casini abissali XD Grazie mille, Ale-chan! Alla prossima :)

@ MBCharcoal: Marta, tesora! Ahah, non sarà la prima e l'ultima sbevazzata, ti avverto ;) del resto Shanks, per venire su così amante delle bevute in compagnia, da qualcuno avrà pur preso! E poi ha passato la cosa alla figlia... vabeh, è tutto collegato xD Ammetto che ultimamente sto usando vagonate di pucciosità per descrivere il mozzo ma... dai, su, è così piccolo e bimbo*-* Si, Dan da bravo medico si arrabbia, ma alla fine anche lui ogni tanto ci casca, con un cicchetto! XD si vedrà, si vedrà u.u Grazie della rece, Marta-chan, ci sentiamo in giro e fra un pò ci si vede *-* . Alla prossima ;)

@ Chibi_Hunter: Sei Huntergiada, vero?? Buongiorno! Eh, sì, si nota che con Shanks ho sempre un occhio di riguardo, essendo il mio personaggio preferito ... quindi anche quando è un fiammiferino di sette anni! Dan è un bravo medico, ma è un uomo un pò ingenuo ^-^' e Roger ne sa una più del diavolo, e soprattutto ci tiene al suo rum, quasi quanto Ray tiene al suo tabacco del Mare Orientale u.u quanti vizi, questi pirati xD Lieta che la conversazione sull'Haki ti sia piaciuta, è un argomento che mi intriga molto da quando Oda ce lo ha proposto :) Grazie mille per la rece, a presto!

@ angela90: Buongiorno! Si, non ci credo neanche io che ho ripreso il mio ritmo di aggiornamento settimanale, esulto per me stessa :D oh, si, Rouge ormai si è presa una bella cotta per il nostro captain Roger :) beh, diciamo che di carattere non ama le cose troppo facili (altrimenti, che ne so, si sarebbe innamorata di Ray <-e nessuno l'avrebbe biasimata per questo, ma la storia doveva andare in un certo modo ^-^') quindi ora sta buttando giù un muro, pietra per pietra! io la farei santa solo per la sua sopportazione, comunque, passiamo avanti :) Ray papà? sono sicura che il suo eventuale bambino non la smetterebbe mai di ridere, con un papà del genere! Sai, ho letto in giro qualcuno che sosteneva che Shanks fosse realmente figlio di Rayleigh... beh, non per me, però :) Ed infine... si, tutto si ricollega allo smiley e a questa misteriosa popolazione della Red Line... a questo proposito, avremo degli sviluppi imprevisti;) Alla prossima!

@ meli_mao: Ok, eccomi qui. Dunque, ho apprezzato molto la tua chiarificazione, permettimi di fare giusto un paio di riflessioni (del resto sono qui per rispondere alle recensioni, quindi ^-^): diciamo che per la questione dell'Haki Rouge ha inizialmente sbagliato, però io mi sento di difenderla per il fatto di essersi sentita un pò 'un pesce fuor d'acqua' con questa storia. Cioè, nel senso: accettare la questione come se fosse una cosa normale sarebbe stato un pò strano da parte sua, considerando anche la sua iniziale sfiducia nei confronti del capitano.Vivere fuori dal mondo per diciotto anni e trovarsi catapultata di colpo in mezzo a realtà assurde non è affatto facile...Certo, la reazione è stata molto forte, nulla da obiettare, tuttavia proprio nel capitolo precedente a questo lei ha finalmente affermato di fidarsi del capitano, quindi la cosa è decisamente migliorata, e lei se n'è fatta una ragione di possedere quel potere. Non è che lei finga o cosa, ha avuto le idee confuse ma credo (spero!) di averla dipinta in generale come una persona sincera (anche se le sue marachelle di nascosto le fa, altrochè xD).
Su Roger ti capisco, visto che non esprime i suoi sentimenti, eppure, almeno questo è quello che tento di descrivere, nei piccoli gesti e piccoli particolari si può notare qualcosa. Qualcosa che sicuramente dovrà evolvere, certo.
Il fatto è che io sono in generale molto prolissa, e per questa storia ho provato a mettere l'accento sia sulla storia d'amore, sia sulla trama incasinata e la parte avventurosa, quindi devo dare spazio un pò a tutte e due. I loro momenti arriveranno, sicuramente *-*
Comunque, ripeto, apprezzo il fatto che tu mi dica sinceramente la tua opinione, meli, spero che prima o poi ti farò riappacificare con la nostra rossa :D nel frattempo, ti ringrazio per la rece! A presto ;)



Detto ciò, vi lascio al ventunesimo capitolo. Enjoy!!







21. Witnesses
And how can we win,
When fools can be kings?


L'isola di Nenias distava una notte di viaggio da Sabaody Islands, ma con le navi della Marina la distanza si riduceva appena a qualche ora.
Del colorato caos e della vitalità fatta di contrasti che caratterizzava l’arcipelago vicino, tuttavia, quel piccolo agglomerato di terra non aveva nulla.
Era un minuscolo abitato di case, tranquillo e riservato (quando non veniva preso di mira dalle ciurme pirata) che, benché fosse a pochi passi dal Nuovo Mondo, ricordava la placida quiete di un paesino dei Mari oltre la Grand Line.
Nella fattispecie, al capitano Portuguese ricordava molto Baterilla. Persino il mare che si apriva, magnifico, sotto i suoi occhi, quando si affacciava dal suo studiolo, brillava dello stesso sole che riscaldava la sua isola natale.
Il capitano Portuguese D. Edward era un ragazzo sui ventisei anni.
I capelli rossi, corti ma ribelli, e le lentiggini che risaltavano appena sulla carnagione chiara, gli davano un’aria tutt’altro che ufficiale.
Tuttavia gli occhi neri, profondi e tranquilli, ed i lineamenti vigorosi del viso, ravvivati da un pizzetto ed una barba corta e curata, ben si addicevano al suo ruolo.
L’uniforme candida che a gran voce strillava “Giustizia” faceva il resto.
Nel complesso, sembrava un capitano di vascello, certo, ancora un po’ giovane e forse inesperto, ma comunque degno di fiducia.
Almeno, in questo modo era stato accolto dagli abitanti del posto che, stanchi delle continue incursioni pirata in quell’appartato anfratto della Grand Line, avevano esultato quando dal Quartier Generale si erano finalmente decisi ad inviare un contingente di marinai.
Il capitano Portuguese in quel momento era seduto alla sua scrivania,immerso nella lettura di un quotidiano del giorno precedente.
-Ehi, Ed.
Un marine entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Quello alzò gli occhi e si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa.
-Aha! Winston, che cavolo ci fai qui, vecchia spugna?!
Un ragazzo molto alto dai capelli scuri e la carnagione olivastra ricambiò l’abbraccio fraterno dell’amico.
-Passo a trovare capitan Carota, mi sembra ovvio! Guarda qui, come ti sei sistemato bene… - aggiunse, sbirciando lo studiolo alle spalle dell’amico.
-Dai siediti, che beviamo qualcosa insieme! – lo invitò Edward con un grosso sorriso –devi raccontarmi come vanno le cose a…? Dov’è che ti hanno spedito adesso?
Winston allargò le braccia. Ed senza aspettare che si sedesse prese un paio di bicchierini e li riempì di un liquore trasparente.
-In un’isoletta piccola e nebbiosa verso Nord, che allegria- replicò l’amico sarcastico, accettando il cicchetto e bevendo alla salute del compagno.
-Non mi dirai che ti manca l’Accademia,eh?
-Mah… chi lo sa- rispose quello, e il capitano non potè fare a meno di notare una smorfia un po’ malinconica accompagnare quelle parole.
-Accidenti a te , mi farai sentire un vecchio per il resto della giornata- commentò, e vuotò il bicchiere in un sorso.
-Comunque non ti trattengo, Ed. Sto ripartendo con la mia divisione, sono passato a salutare.
Il rosso aggrottò la fronte.
-E dove vai, di bello?
Winston fece un’espressione molto strana.
-Ricognizione verso Ovest, vogliono dei rapporti su cosa sta accadendo. Ordini dall’alto, ci sono delle ciurme di contrabbandieri provenienti dal Mare Occidentale che stanno facendo il bello e il cattivo tempo. Tra l’altro, pare siano tutti affiliati della stessa organizzazione.
Edward incrociò le braccia e lo guardò aggrottando la fronte.
-Si, ho letto che il pericolo maggiore, ad oggi, è la formazione di queste confraternite. Anche se i vertici sono molto scettici al riguardo- aggiunse, con un sorriso.
Accennò al giornale spiegazzato alle sue spalle.
-Ah, il discorso di Kong?- annuì l’altro –si, noi siamo i prossimi che… com’è che diceva?... “andranno a scongiurare il pericolo della pirateria”. Secondo me sono stronzate.
Edward trasalì.
-Oh, non fare quella faccia, Ed. Quando eravamo insieme nel Nuovo Mondo lo dicevi anche tu, la situazione era gestita in un modo che faceva pena- lo rimbeccò Winston.
-Ma in questo caso si tratta di azioni organizzate, la Grand Line è sicuramente più conosciuta e quindi molto meglio amministrabile …
Il moro si portò la mano al mento.
-Da quand’è che non metti piede fuori di qui, capitano?- chiese, ironico.
-Da quando siamo stati trasferiti- rispose Edward con tranquillità.
-Allora lascia che te lo dica io, Ed- incalzò quello, abbassando la voce - ci stanno facendo credere tante cose. Quando eravamo nel Nuovo Mondo tiravano fuori la scusa dei territori non ancora esplorati e della mancanza di riferimenti precisi. Adesso, ci stanno facendo credere che queste incursioni siano organizzate meglio solo perché siamo in tratti di mare esplorati, e affermano che in queste acque la giurisdizione della Marina non si discute. Ma ti sei mai chiesto perché screditano ogni singola parola di chi critica questa situazione, senza rispondere con i fatti? Non hanno in mano niente, ecco perchè. Hanno ragione, certi studiosi, a prospettare una possibile alleanza di pirati … cosa faremo quando le ciurme cominceranno a capire che insieme possono sconfiggerci? Hai sentito di Edward Newgate? Pare che il suo piano sia proprio questo! E noi stiamo ancora qui a gloriarci di vittorie che ormai risalgono a troppo tempo fa...
Winston tacque, guardando amaramente l’amico.
Ed scosse la testa.
-Dio, Win. Ammesso che tutto questo sia vero, cosa vuoi fare, allora, buttare alle ortiche tutto? 
Il moro alzò le spalle.
-No, non ci penso neanche.
-Pensavo avessi perso fiducia- replicò quello con voce piatta.
-Ho perso fiducia nell’istituzione, forse. Ma non nell’ideale. Purtroppo non me la sento proprio di patteggiare per quegli sporchi pirati, ed è ciò che farei se mi ritirassi ora. Siamo in partenza, ormai, ho deciso.
Edward sorrise.
-Lo so che tu ci credi, Ed- aggiunse Winston- e mi auguro davvero che tu abbia ragione. Magari un giorno vedrai le cose cambiare davvero.
-Ci sarai anche tu a vederle cambiare, e quel giorno andremo a berci qualcosa insieme, con le nostre mogli e con i nostri figli- specificò l’altro.
Quello sogghignò e posò la mano sulla porta.
-Chissà.
Fece il saluto militare, ironicamente.
-Ti voglio bene, Ed.
-Anch’io, vecchia spugna.
E si congedò.
Dopo qualche minuto Edward sentì nuovamente bussare alla porta, ed entrò il suo vice con un pacchettino di rapporti da leggere.
-Grazie, Rob.
-Di nulla, capitano. Ho incrociato il capitano Winston Loos. E’ venuto a trovarla?
-Si… è in partenza.
Il vice annuì con fare grave.
-Si, lo so. C’è un mio vecchio commilitone nella sua divisione. Hanno appena levato l’ancora. Però- ci pensò su un attimo -certo che è così strano.
-Cosa?- chiese quello scorrendo velocemente i rapporti con la punta dell’indice.
-Sono stati mandati in un punto molto pericoloso. Pare ci siano diverse flotte attive da quelle parti.
-E cosa c’è di strano?- ripetè il rosso distrattamente –è il nostro lavoro.
-Beh, capitano, guardi, è scritto lì, nell’ultimo rapporto.
Edward abbassò lo sguardo sul foglio in cima alla risma che aveva appena ricevuto.
In fondo alla pagina, a fianco di una data risalente a poco tempo prima, spiccava il nome della divisione di Winston ed alcune coordinate marine.
“Missione di pace, ricognizione in territorio neutro. Numero divisioni inviate: 1”
-Li hanno mandati … da soli?- esclamò, sconcertato.
-Per questo dicevo che era strano, capitano. Sarà pure una missione di ricognizione, ma finiranno per combattere, è chiaro come il sole. Mi domando come abbiano fatto a non pensarci.
Il capitano si rabbuiò, fissando quel numeretto così debole e sottile.

Fasce di Bonaccia, giorno 2.

-Y…yaaawn!
-Per la miseria, Rouge, non dirmi che non hai dormito nemmeno stanotte!- esclamò Ray, colpito.
-Si… si,si, ho dormito…- ripose lei scuotendo la testa come un gatto per scrollarsi il sonno di dosso.
-E allora perché stamattina ti ho trovato qui e non in camera da letto?
Rouge alzò gli occhi al soffitto.
Non c’era ancora nessuno in giro della nave, erano ancora tutti nelle cuccette. Il silenzio sembrava ronzare negli ambienti deserti della cucina.
-Diciamo che ho scoperto che non riesco a dormire senza che scenda il buio- mormorò.
-Come vuoi- rispose il vicecapitano, mettendo l’acqua sul fuoco per preparare il tè.
-Fai colazione con me o hai da fare?- buttò lì.
Si guardarono entrambi intorno. Il termine desolazione esprimeva alla perfezione l’atmosfera che in quel momento regnava sulla nave.
-Certo, ora faccio un giro di shopping in centro- rispose lei abbacchiata- certo che... In giorni come questo cosa fate per divertirvi? Bricolage?
Ray le indirizzò uno sguardo ironico.
-Fai poco la spiritosa. Tu a Baterilla ciondolavi per tutto il tempo in paese come un cane randagio.
-Ti ringrazio del paragone, ma era Mari che mi mandava a fare le commissioni- replicò lei- fosse stato per me sarei rimasta a casa a… boh, leggere libri di cartografia e geografia, suppongo. Erano quelli che mi piacevano di più.
-Ah, si…- rispose distrattamente lui.
Ray gironzolò in cerca dei biscotti per un po’. Tornò al tavolo con un paniere mezzo vuoto.
-Vedo che Shanks ha già assaggiato- commentò, mordendone uno con convinzione.
-Non mi sono venuti fuori molto morbidi, questa volta- lo informò subito Rouge, un po’ imbarazzata –ho sbagliato le dosi del burro…
-Confermo- annuì quello, un po’ in difficoltà- ma non avevo mai assaggiato delle pietre alla vaniglia. Un piatto caratteristico ...
-Vai al diavolo.
Il vice si sedette con una risata profonda. Poi inforcò gli occhiali.
-E non hai mai pensato di studiare sull’argomento, intendo … seriamente?
-Su come fare i biscotti?- chiese lei, confusa.
-No, peperoncino, su come diventare una cartografa.
Rouge deglutì. In effetti no, non ci aveva mai minimamente pensato.
-Ray, a Baterilla non è che ci siano grandi scuole … io ho smesso di studiare a quindici anni, sai?
-Io credo di non aver mai iniziato- ridacchiò lui- e comunque, via, hai continuato a leggere per i fatti tuoi. È lodevole, non hai perso l’interesse, la curiosità.
La ragazza ripensò al giorno in cui aveva scoperto che suo padre Thomas era in realtà un esploratore, e non un pirata come avevano sempre sospettato. Anzi, che aveva lavorato addirittura per il Governo.
-Chissà- rispose, sfuggente –forse la curiosità ce l’ho nel sangue.
Ray sbattè le palpebre. Non gli sfuggì il velato rimando di Rouge. Decise che era il momento di togliersi quel piccolo dubbio.
-Era tuo padre, vero?
-Chi?
-Portuguese D. Thomas.
Rouge sgranò gli occhi.
-E tu che ne sai?- saltò su.
Ray le fece segno di stare calma.
-Mi ci è voluto un po’, ma alla fine, un po’ di tempo fa, mi sono ricordato quando avevo già sentito parlare del tuo cognome.
Un sorriso sorpreso spuntò sul viso della rossa.
-Tu conoscevi mio padre?- chiese un po’ emozionata, senza pensare all’anacronismo della sua ipotesi.
-Ma no, che dici- replicò lui, scuotendo la testa- è solo che se n’è sentito parlare tanti anni fa.
Lei lo guardò di sottecchi.
-Era famoso?
 Lui continuò.
 -Io ero un mocciosetto fuori dal mondo, ai tempi, ma sai, quando fecero arrestare dei fidati collaboratori del Governo con l’accusa di essersi uniti ai pirati, la notizia fece scalpore un po’ dappertutto. Era la prima volta che all’interno dell’istituzione veniva scoperto un così consistente numero di spie, e per giunta Portuguese era famoso per molti studi che aveva condotto insieme alle autorità. Insomma, una persona insospettabile, un fedelissimo,…
Rouge fece per ribattere, ma il vice la bloccò di nuovo con gentilezza.
-Naturalmente- scandì- non tutti ci crederono. Anzi … qualcuno ipotizzò che quel gruppetto di esploratori avesse oltrepassato il limite. E così, buttando all’aria anni e anni di collaborazione, lo screditarono e lo fecero arrestare.
Ray s’interruppe.
-E alla fine lo uccisero- concluse Rouge, alzando le spalle.
-Sai già tutto- mormorò lui, un po’ sollevato.
-Già- confermò lei, con un sorriso amaro – sai … le carte che ci aiuteranno a raggiungere Sabaody e poi trovare la Rotta Sottomarina… beh, erano sue. Insieme ad esse, c’era una lettera per mia madre.
Esitò.
-Da lì ho capito tutto, l’unica colpa di mio padre era stato il tentare di rivelare al mondo l’esistenza di quella Rotta… evidentemente era qualcosa che risultava scomodo ai piani alti. Ha chiesto a lei di nascondere quelle prove fino a quando non fosse tornato a riprenderle per proseguire i suoi studi … cosa che non ha mai fatto.
Il vicecapitano sospirò.
-Il mondo è pieno di storie che sono tutt’altro di quel che sembrano.
La ragazza si alzò a prendere la teiera bollente sul fuoco.
-Beh, comunque … lui mi rende orgogliosa, anche se non l’ho mai conosciuto- disse, con un impeto di fierezza.
Il vice guardò in silenzio Rouge che gli dava ancora le spalle mentre versava il tè in due tazze di ceramica.
-E a volte mi piacerebbe saperne di più su di lui- continuò lei, in tono un po’ sognante- ma non saprei neanche dove andare a cercare. Secondo me è passato troppo tempo.
Ray attese un attimo, poi rispose in tono sommesso.
-Purtroppo quando il Governo si mette in testa di screditare un personaggio scomodo, fa molto di più che mandarlo a morte. Lo fa letteralmente sparire, in modo tale che nessuno dopo un po’ se ne ricordi. Non vorrei deprimerti, peperoncino, ma è molto probabile che quelle carte siano tutto ciò che si è salvato su tuo padre. Avranno distrutto anche i documenti che attestavano una collaborazione tra loro e l’equipe di Portuguese. Sono dei maghi, nel manomettere la verità.
-Già. Lo sospettavo.
Rouge tornò al tavolo con due tazze e versò il liquido caldo dall'aroma pungente.
Si sedette in silenzio, ad occhi bassi.
Ray inclinò un po’ la testa, cercando di incrociare il suo sguardo. Lei lo squadrò interrogativa.
-Tutto bene, peperoncino?
La rossa appoggiò il mento sul palmo delle mani.
-Si- rispose, e un sorriso sereno le si dipinse in viso – non è un argomento che mi fa male.
-Davvero?- chiese lui, mescolando rumorosamente lo zucchero con un cucchiaino, un po’ più tranquillo.
-Si- ripetè Rouge, prendendo placidamente un sorso dalla sua tazza- e sai perché? Perché in fondo hanno perso loro, no? Intendo, chiunque volesse far sparire la memoria di mio padre.
Il pirata distolse lo sguardo dalla bevanda e la guardò con attenzione.
Lei alzò le spalle. Una luce orgogliosa si accese negli occhi scuri.
-Noi siamo qui, siamo vivi, e sappiamo bene chi fosse Portuguese D. Thomas. E, alla faccia loro, abbiamo anche parte di quello che hanno cercato di distruggere. Hanno perso perché mio padre non è scomparso … non del tutto. Si, certo- aggiunse in tono spiccio, prendendo un altro sorso- è morto, ok. Però non è scomparso … ci sono cose che non si possono interrompere.
Rayleigh non rispose subito. Si tolse gli occhiali e si passò le dita sugli occhi stanchi.
-Rouge, dovresti sentirti- mormorò.
Lei aggrottò la fronte.
-Davvero- aggiunse, tornando a guardarla –quello che hai detto è la cosa più… più vera che abbia mai sentito.
Lei rimase interdetta un attimo dalla serietà con cui il vicecapitano aveva pronunciato quell’ultima frase.
-Oh, Ray, finirai per commuovermi- commentò gioviale, tirandogli una pacca amichevole sulla spalla.
-Non farmi troppi complimenti che non ci sono abituata. Sai, quel tuo collega dell’altra stanza è di una gentilezza …
Il vicecapitano tornò al suo tè.
-Stai veramente crescendo, piccola ragazzina del Mare Meridionale.
-E questa frase suonava troppo da vecchio bacucco persino se detta da te.
-Prima o poi arriverai ai tuoi trent’anni e ti pentirai di aver preso in giro un povero nonnetto- ribattè lui, fingendosi offeso.
-Invecchierò molto in fretta se non troverò qualcosa da fare oggi- esclamò lei, vuotando l’ultimo sorso di tè e scattando in piedi.
-Dicevamo prima, Ray… cosa fate voialtri per passare il tempo?

-Io l’avevo detto che ti davi al bricolage- sentenziò soddisfatta una decina di minuti dopo.
Si trovavano in una stanza fortemente illuminata attigua alla stiva, piena zeppa di quelle che parevano macchine per tagliare il legno, arnesi meccanici per la lavorazione e la riparazione e persino qualche foglio bianco.
-Ah ah- rise sarcastico Rayleigh – ti ricordi che sognavo di diventare un carpentiere? Beh, qui posso gingillare un po’ quando non c’è molto da fare di sopra.
Rouge fece un giro intorno al grosso tavolo da lavoro, pieno di polvere di legno e con cinque o sei taglierini sparsi su di esso.
-Viene a lavorare qui anche Jin, è lui il meccanico di bordo, ufficialmente- spiegò Ray –sai, se deve mettere a punto qualche apparecchio per le intercettazioni, qualche diavoleria di queste … a me piacciono di più le lavorazioni meccaniche, invece…
La ragazza aprì un armadietto carico di polvere e lanciò un’esclamazione di sorpresa.
-Oh, cavoli, ma sono bellissimi!
-Ah si… quelli li ho fatti un po’ di tempo fa.
Rouge tirò fuori dalla scaffalatura quello che sembrava un giocattolo in legno. Era un dragone di mare in miniatura collegato ad alcuni fili rossastri. Ne tirò uno e la cresta del serpente si mosse leggermente, ne tirò un secondo e la coda ondeggiò appena.
-Sono tutte marionette!- esclamò estasiata lei.
Ne trovò molte altre: granchietti che schioccavano le chele, cavallucci marini che muovevano la coda, totani che agitavano i lunghi tentacoli… tutte rigorosamente in legno chiaro e fili di rame, grandi poco più del palmo di una mano.
-Beh, adesso potrai prendermi in giro per il resto dei tuoi giorni- commentò lui con un sorriso un po’ imbarazzato.
-Ma che dici, Ray- saltò su lei- mi piacciono tantissimo! Semmai avrò un figlio, ti chiederò di costruirgli tutti i giocattoli!
Poi tacque, realizzando ciò che aveva detto.
Ben presto si sarebbero separati, lei sarebbe tornata con Edward, mentre loro avrebbero continuato il loro viaggio oltre la Red Line. Si sarebbero salutati per sempre.

Cercando di scacciare il nodo che le si era impiombato in gola, proseguì in modo naturale.
-E comunque- aggiunse subito- non sai mettere un punto ad un calzino, ma te la cavi da dio con il legno!
-Grazie, peperoncino- rispose cordialmente il pirata, e lei non seppe capire se anche lui si fosse risentito alla frase di poco prima.

Rimasero nella stanzetta fino all’ora di pranzo, quando Jin irruppe con malagrazia e sbraitò a Rouge di salire a preparare. I due fecero le scale litigando sul fatto che, per quanto lei fosse aiuto cuoco, lui non poteva trattarla come una sguattera e lei non poteva sparire così per una mattinata, mentre il vicecapitano li seguiva pazientemente in silenzio.
-Non sono sparita, Jinny, ero con Ray!- lo provocò lei usando il soprannome al femminile.
-Non fare l’insolente, ragazzina! Oh, le femmine, come portano male, come portano male…- rispose quello, cantilenando la stessa frase per irritarla.
-Avanti, Jinny, non prendertela- lo rimbeccò Rouge –ora prendi la pappa e vedrai che ti sentirai meglio, da bravo bambino di cinque anni quale sei!
Il meccanico borbottò qualcosa sulla natura serpentina della lingua delle donne e si diresse nella direzione opposta una volta che furono sopra.
-Non farci caso- fu il commento rilassato del vicecapitano.
-Ma và, Ray. Su questa nave non c’è nessuno che possa impressionarmi- rispose altezzosa, poi spalancò la porta della cucina –assolutamente ness… !
Quando vide Roger seduto al tavolo insieme a Kennet, fece immediatamente tre passi indietro, pestando sgraziatamente i piedi al vice che era dietro di lei.
-Ahio! Piccola piccola, ma quanto pesi!- si lamentò quello, e cuoco e capitano si voltarono nella sua direzione.
-Ah, Rouge, giusto te cercavo!-si alzò Kennet con fare sbrigativo- Ti ricordi se abbiamo ancora la marmellata di pesche in cambusa? Perché questa mattina non l’ho trovata e non ricordo se è finita o se qualche topolino di mia conoscenza l’ha sgraffignata stanotte …
-Che io ricordi, è finita da un pezzo- rispose subito lei, chiedendosi nel frattempo cosa cavolo ci facesse lì Roger quando doveva essere mezzo morto nel suo lettino in infermeria.
Ray le risparmiò la domanda.
-Ti sei già ripreso, jolie?- chiese, sarcastico.
Roger poggiò il mento sul palmo della mano, alzando un sopracciglio.
Rouge non potè non notare che la barba non fatta, insieme ad alcuni ciuffi neri che gli ricadevano sugli zigomi in modo scomposto gli davano un tocco in più.
Di uomo delle caverne appena uscito dal letargo, per essere precisi, le suggerì impietosa la vocina in fondo alla sua testa.
-Avevo voglia di fare un giro- rispose quello, spostando poi lo sguardo sulla ragazza.
-Sembrate usciti da un posto molto pulito- aggiunse.
Rouge si scrollò immediatamente di dosso tutta la polvere che le si era accumulata addosso nelle ultime ore nel laboratorio.
-Sei stato ancora nel tuo antro delle meraviglie, Ray?- chiese Kennet ironico, alzandosi e dando le spalle agli altri. Prese ad armeggiare sul lavandino con alcune verdure da lavare.
-Vedi, peperoncino?- rispose il vice, rivolgendosi alla ragazza con fare volutamente pedante- guarda e impara: certa gente non apprezza la creatività,  prende in giro il genio inventivo!
-Certo, certo- ridacchiò lei –e…
 Ma tacque stupita quando notò che Roger, non appena il cuoco si era allontanato dal tavolo, aveva rialzato la testa come un gatto ed in quel momento si guardava intorno attentamente.
Ray alzò un sopracciglio. Era un comportamento alquanto bizzarro.
Il capitano tornò con gli occhi al suo vice. Lo indicò silenziosamente e fece un cenno deciso dapprima al cuoco che fischiettava alle sue spalle, e poi alla sala attigua alla cucina.
Il vicecapitano lo squadrò dapprima con quella che a Rouge parve un’occhiata di rimprovero, poi, ad un secondo gesto di Roger, alzò gli occhi al cielo.
La ragazza guardò prima l’uno e poi l’altro: quel muto dialogo era decisamente stravagante.
Improvvisamente Ray fece due grandi passi guadagnando il centro della stanza.
-Kennet, dimenticavo!- esclamò poi, teatralmente, e il cuoco si voltò interrogativo.
-Cercavi la marmellata, eh?- proseguì quello, mettendogli una mano sulla spalla e trascinandolo via- credo di aver visto gli ultimi barattoli proprio lì, in fondo, sotto le botti dell’acqua…
-Mi sembra strano, di solito li ci sono solo le bevande e…
-Oh, ma ne sono quasi certo! – lo interruppe Ray con fare amichevole- andiamo a vedere, andiamo…
Rouge si grattò il mento, rimanendo appoggiata all’uscio.
Fu solo quando Roger si alzò un po’ a fatica e raggiunse l’armadietto all’angolo che capì a cosa fosse servito allontanare il cuoco.
-Ma…
Il capitano si fermò a metà di un passo e le scoccò uno sguardo di pura, autentica minaccia.
Lei reclinò appena la testa, in tono di biasimo.
Dall’altra stanza provenivano le voci del vicecapitano e del cuoco che cercavano barattolini di marmellata che con ogni probabilità non si trovavano affatto lì.
Roger ebbe il tempo di aprire l’armadietto, trovare una bottiglietta colma di quella che sicuramente non era acqua e lasciarla scivolare in tasca con noncuranza.
Rouge si lasciò sfuggire un sospiro di disapprovazione, tuttavia non disse nulla.
Quando Kennet tornò in cucina, seguito da Ray che continuava a proporre fantasiose ipotesi sulla locazione della marmellata, il capitano si era seduto di nuovo al suo posto e ciondolava con le dita sul tavolo con aria trascurata.
-Io me ne vado- annunciò, burbero.
-D’accordo, prima che Dan dia fuori di matto un’altra volta per non averti trovato a riposare in infermeria- rispose il cuoco.
Roger si allontanò con un passo un po’ meno deciso del solito.
Quando le passò davanti, rivolse a Rouge un sogghigno indisponente.

Toc toc.
La voce gentile di Daniel dall'altro lato della porticina invitò ad entrare.
-Dan, ciao- esordì Rouge, portando tra le braccia un fagottino –mi manda Kennet, non vi ha visto a cena neanche stasera e…    
 
Il medico sbucò da una stanzetta attigua.
-Oh, buona idea, grazie. Puoi posarlo lì per favore?
La ragazza adagiò il panierino con il cibo sul tavolo e guardò Roger, che aveva ricacciato il suo immancabile libro e aveva  fatto finta di non sentirla entrare.
Teneva ostinatamente gli occhi fissi sulle pagine.
Lei si guardò intorno e quando Dan scomparve di nuovo si avvicinò veloce.
-Allora anche l’integerrimo capitan Roger ne combina qualcuna ogni tanto?- lo schernì pungente, sussurrando.
Lui la guardò sarcastico.
-Ho semplicemente ripreso ciò che mi spetta di diritto- replicò dignitosamente, abbassando ancora di più la voce.
-Se Daniel ti ha proibito di bere ci sarà un motivo, non credi?-bisbigliò lei.
-Ti ci metti anche tu a farmi da madre?- incalzò Roger.
-No, affatto- alzò le spalle lei sogghignando – è che mi piaceva troppo prenderti in giro.
La risposta del capitano fu interrotta dal medico che tornò dentro fischiettando.
-Rouge, Rouge- borbottò quello, continuando a trafficare con alcuni barattolini pieni di polveri colorate – rimpiango quando sei stata tu l’ammalata di turno, almeno non te ne scappavi di nascosto quando non controllavo.
E scoccò un’occhiataccia al capitano.
Rouge pensò che non sarebbe stato molto carino contraddire il medico.
-Dan, non ricominciare-mormorò Roger, tornando al suo libro –per favore.
-E invece ricomincio, perchè sono il tuo medico e se ti dico di stare a riposo non devi muoverti, intesi?- replicò, e la sua espressione bonaria per un attimo si fece più rigida e seriosa.
Il capitano scosse la testa.
-Non ti conoscessi da qualche secolo, Daniel, ti avrei buttato ai pesci con la prima scusa utile- commentò tranquillamente, e riprese a sfogliare il libro con un sorriso fin troppo mansueto.
-Però quando è ammalato perde un po’ di verve, hai notato?- ridacchiò il medico rivolto a Rouge.
Lei sorrise e assentì.
Sarebbe stato alquanto scortese far notare che il capitano si era fatto così pacifico solo per l’aver recuperato il suo cicchetto preferito all’insaputa del medico.










°°°

Note:
Eccoci qui! Allora, anche Roger ogni tanto regredisce allo stato "moccioso combinaguai", con la complicità di un certo vicecapitano. Eh, che giocherelloni sti due u.u
*minacce di morte da parte del capitano*
Passando ad altro ^-^' la frase che dice Rouge quando parla con Ray  è in realtà la prima parte della famosa frase di Roger, ovvero: “Ci sono cose che non si possono interrompere. La consapevolezza che i sogni delle persone sopravvivranno al passaggio da un'epoca all'altra è qualcosa che durerà per sempre,finché la gente avrà sete di libertà". Beh, senza andare a scomodare i sogni e tutto il resto, qui si parla della memoria di Thomas. Del resto, "un uomo muore davvero quando viene dimenticato". Oh, sono in vena di [cit.] stasera xD
Rayleigh ed il suo laboratorio... non ho resistito. Alla fine è lui che diventerà rivestitore a Sabaody, no? Quindi, una certa manualità deve pur averla anche da giovane :)  Poi mi piaceva vederlo a costruire giocattoli, non so *-*
Ah, semmai vi foste dimenticati di come Rouge trovò la lettera di suo padre, ritrovate il tutto al capitolo otto :)
Ci si legge alla prossima!
To be continued ;)

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Capitolo 22
*** Smile ***


Hola!
Dunque, volevo far presente che ho smesso di leggere gli spoiler, almeno per un po’, quindi se da ora in poi verranno fuori nuove cose che possono in qualche modo riguardare questa fic, io non ne sarò a conoscenza … avvisati, per favore non mi spoilerate niente :P
Risposte, miei cari lettori :)

@ KH4: E invece eri la prima, Ale-chan ^-^ Eh, sì, Eddy è uno che crede nei suoi ideali, anche se ha giustamente i suoi dubbi sull’operato della Marina. È un carattere un po’ “combattuto”, comunque più avanti avremo altre apparizioni che ce lo faranno conoscere un po’ meglio. Ah, tana! Quando mi hai scritto che “la Marina obbedisce al Governo, e basta” hai quasi ripetuto le esatte parole di Roger :) vedi che alla fin fine tu e il baffone non ancora baffone un po’ vi intendete?? :P Ebbene sì, Roger fa tanto il duro ma non rinuncia ai suoi piccoli tesori :D  Vuoi colpi di scena? Guarda a breve ci saranno capitoli al cardiopalma che rimpiangerete la calma delle Fasce di Bonaccia :D Alla prossima, e grazie mille ;)

@ tre 88: Ciao! Allora, rispondo alle tue domande: dunque, perché Ray chiama Roger jolie… un po’ è il vizio del vice di affibbiare soprannomi in giro… ma visto che jolie significa qualcosa come “carina” o “dolcezza” è principalmente per sfottere un po’ il suo capitano :D Poi, Shakky è esattamente la donna che hai detto tu. Non è detto che nella storia originale sia stata membro della ciurma di Roger, anzi, tuttavia mi è sempre parso che tra lei e Ray ci fosse molta complicità, e quindi ci ho ricamato sopra ^-^ Ed infine, no, Rou non si è ripresa la collana, più avanti vedrai… sul passato di Shanks, le tue domande troveranno presto risposta :D
Comunque, apprezzo tantissimo il fatto che ti sei andata a rileggere tutta la storia *-* Allora, su Ed posso dirti che per ora è un po’ enigmatico ma si andrà chiarendo come carattere, mentre mi hai fatto notare che ho paragonato sia Rou che Roger ad un gatto xD non ci avevo minimamente fatto caso! Lettrice attenta, brava!
Ah, integerrimo in effetti è un parolone un po’ così, molto altisonante, comunque significa qualcosa come “incorruttibile”, mentre verve credo sia un’altra parola francese come jolie, e significa “vitalità” , diciamo. Per ultima cosa, no, questa storia non finirà affatto con l’esecuzione di Roger, ma si interromperà molto prima. Qualcuno mi ha proposto di scriverne un seguito, ma ad oggi non ne sono affatto sicura, ahimè :)

Ti ringrazio per il papiro, sai che io li apprezzo tantissimo! Mi raccomando, se hai altre domande chiedi pure^-^ alla prossima!

@ meli_mao: Hola! Beh ^-^ mi fa piacere che ti sei un po’ ricreduta! Meno male che Ray riscuote sempre successo, così come Roger versione uomo delle caverne xD Edward… si, non sarà molto entusiasta di scoprire Rou con una ciurma del genere, anzi… scoppierà un po’ di parapiglia. Comunque ci può stare il paragone con Garp, anche se, come si vedrà nei prossimi capitoli, il fratellino di Rou è un po’ meno solare ed un po’ più complicato (e ti pareva … è un vizio di famiglia xD). Comunque, ti ringrazio per la rece  :) alla prossima!

@ Chibi_Hunter: Ciao! Allora, Eddy è un marine vero proprio come Smoker, complice anche la sua relativa giovinezza crede molto nei suoi ideali senza essere sfiorato dalla corruzione. Un po’ come suo padre, Thomas … solo che il papà di Rou è stato screditato e solo la rossa sa la verità, mentre Ed conosce solo la versione “ufficiale” della cosa, ovvero che il ricercatore si era venduto ai pirati …  vabeh, approfondiremo la cosa :D  Vero, Roger sa regredire alla fase pre-Shanks, quando si tratta del suo rum. Mai toccare il suo rum, è un pirata, che cavolo ! :D Grazie per il commento, a presto!

@ MBCharcoal: Marta!! Doppio-triplo abbraccio contro la malinconia e l’incazzatura :) ho qui sulla scrivania un certo disegno di mini-Shanks con il ghiacciolo alla menta*-*  Comunque stavo pensando che un Ed c'è in tutte e due le nostre storie :D anche se non potrebbero essere più diversi, direi! Ah, inutile, il governo c’è sempre di mezzo, come il prezzemolo, e naturalmente non per fini positivi… meno male che ci sono i nostri eroi xD che si perdono un po’ per strada, si fanno quasi ammazzare da qualche Idra di passaggio, bevono amabilmente rum in fin di vita e non sanno in che casini finiranno a breve, complice un certo viceammiraglio … Un bacio speciale, Charkie, a presto!

@ angela90: Hola! Ahah, povera Rou! Che poi lei sa cucinare, complice Mari che in tutti quegli anni alla locanda le ha insegnato, solo che l’amour fa sbagliare le dosi :D:D la prossima volta saranno biscotti fantastici e Ray eviterà di rompersi un dente xD Dan è un bravissimo dottore/chimico, solo che ogni tanto si fa abbindolare :D beh, poi Roger è una testa fina, quando si mette in testa di fare qualcosa la fa, e se si tratta di riavere il suo rum, ci mette ancora più impegno :D alla prossima, cara!

@ nico 83: Ciao!! Oh, mi fa veramente piacere che tu sia qui ^-^  Scuse accettate, e comunque posso capire, è vero che molte storie ferme per mesi non vedono più la luce del sole :) Ma noi perduriamo, tra tanti ostacoli :D Sul capitolo dell’idra ci tenevo tanto, visto che spesso mi dilungo nelle parti più psicologiche quando descrivo scene d’azione mi ci metto sempre d’impegno, sono contenta di aver tirato fuori qualcosa di buono! Allora, l’entrata nella GL riserverà una certa sorpresa in allegato, nel giro di tre capitoli scoppierà un po’ di finimondo… e qui mi fermo :) Alla prossima!



Detto ciò, verranno fuori un pò di cose rimaste in sospeso, in questo capitolo! Enjoy!






22. Smile



-Viceammiraglio Garp! Un messaggio urgente dal Quartier Generale!
Garp aprì un occhio solo, mentre il soldato si presentava concitato con il saluto militare.
Il viceammiraglio era disteso su una sdraio sul ponte di prua della sua nave, la Sirius Clash. Con le mani intrecciate dietro la nuca ed un cocktail alla frutta sul tavolino alla sua destra, si godeva il sole che splendeva maestoso nel cielo sgombro da nuvole.
-Ah si?- chiese rilassato, facendosi ombra con la mano destra, osservando svogliatamente il suo sottoposto.
-Sissignore, l’Ammiraglio Sengoku lo ha mandato poco fa! - replicò quello con fervore.
Garp si tirò su con pigrizia e rientrò.
Trovò il dispaccio sulla sua scrivania, insieme ad un grasso gabbiano postino con un nastrino azzurro legato al collo.
L’uccello zampettava goffamente sul tavolo, e quando lo vide entrare si voltò a fissarlo intensamente, evidentemente in attesa di qualcosa.
Il militare alzò gli occhi al cielo.
Tra le paranoie di Sengoku c’era anche quella che potessero intercettare ogni sua minima chiamata al lumacofono nonostante i sistemi di sicurezza, di conseguenza, quando possibile, preferiva mandare missive per iscritto. Con quegli animali che lui invece mal sopportava.
-Maledetto uccellaccio … pussa via!
Il gabbiano scrutò Garp con uno sguardo di rimprovero.
-Sssciò!- ripetè quello,  gesticolando ampiamente con le mani.
Il pennuto lo guardò decisamente ostile.
-Wah!!!- cercò di spaventarlo lui, ma quello non si mosse.
Inclinò appena la testolina e fu allora che qualcosa parve catturare la sua attenzione.
Garp seguì il suo sguardo e con sommo orrore vide che puntava la succulenta orata alle olive che il cuoco aveva portato per pranzo. Sgranò gli occhi.
-No…non provarc…
Troppo tardi.
Con uno stridio trionfante, il gabbiano spiccò il volo nella stanza, planò sul piatto appetitoso e, prima che il portapenne tirato da Garp lo centrasse in pieno, si librò verso il cielo con il grosso pesce nel becco.
-Stupido pennuto, possa tu finire mangiato da una mucca di mare!!!- protestò il Marine urlandogli dietro dalla finestra, agitando i pugni minacciosi.
In quel momento passò il cuoco di bordo che lo guardò esterrefatto.
-Tutto bene, signor viceammiraglio?- chiese, seriamente preoccupato.
Garp si ricompose con stile.
-Certo, Fred. Complimenti per l’orata, era davvero ottima.
Il cuoco lo guardò dubbioso e passò avanti.
Il viceammiraglio tornò dentro ed aprì il messaggio del suo superiore.
Era breve e stizzito, come al solito.

Garp!
Ascoltami bene, mi stai ascoltando bene? Bene.
Ci sono stati problemi con Newgate, abbiamo di nuovo perso la sua posizione.
L’ultima ricognizione risale a cinque giorni fa, ed era passato al largo di Hiza Flos, tuttavia non è possibile stabilire che rotta stia seguendo.
Se te lo trovi tra i piedi, comunica immediatamente la sua posizione al QG, è di vitale importanza!
S.
Ps: Attento al gabbiano, è un po’ vorace.

-Me ne sono accorto- mormorò quello guardando mesto il piatto vuoto.
Ma la sua mente lavorava veloce.
Edward Newgate si era fatto un certo nome, per le sue scorribande che lo avevano portato dal Mare Settentrionale fino alla Grand Line in pochissimo tempo, ma soprattutto per la strana fama che lo accompagnava.
Si diceva che navigasse in giro per il mondo raccogliendo con sé tutti gli sventurati che, per mangiare, si sarebbero imbarcati volentieri su una nave pirata.
Si diceva che all’apparenza sembrasse un gigante con uno sguardo di ghiaccio, capace di incutere il più profondo terrore in chiunque avesse la sfortuna di incontrarlo.
Eppure c’erano voci secondo cui fosse un padre amorevole per tutti i suoi uomini, e che tenesse a loro più che ad ogni altra cosa.
Al Quartier Generale, inizialmente, questa strana attitudine aveva suscitato ilarità e disprezzo.
“Avanti, che razza di pirata è uno che se ne va in giro portandosi dietro una manica di buoni a nulla?”
“E’ un santone, non è un pirata! Cosa vuole metter su, un circo?”
E quant’altro … ne aveva sentite tante, Garp.
Tuttavia, con il passare del tempo, i commenti sulla ciurma di Newgate avevano cominciato a cambiare.
A poco a poco quell’idea, certo ancora teorica, di una confraternita di pirati, cominciò a spaventare i piani alti.
Era qualcosa di rivoluzionario, di diverso, qualcosa a cui nessuno aveva pensato prima.
E prima o poi, se non fosse stato fermato, quel pirata che si era fatto conoscere in così poco tempo sarebbe diventato davvero pericoloso.
Il viceammiraglio si scrocchiò le nocche, con un ghigno soddisfatto.
Prima Roger, poi Newgate … tutto pane per i suoi denti.


Fasce di Bonaccia, giorno 2, sera.

Stando all’orologio di Craig, doveva essere quasi mezzanotte. Molti si erano ritirati nelle cuccette cercando di dormire, in giro erano rimasti solo il navigatore che, come al solito, controllava che la nave seguisse la corrente esatta, lei, e Shanks e Rayleigh in giro chissà dove.
Rouge alzò gli occhi al cielo prepotentemente candido sopra di lei. Poi li abbassò di nuovo sul piccolo cerchietto di legno che teneva tra indice e pollice, mentre, come suo solito, era seduta sul ponte con la schiena appoggiata alla balaustra.
Si rigirò la piccola faccina tra le dita.
Neanche lei sapeva spiegarsi con una scusa sufficientemente razionale perché mai continuasse a trascinare con sè quello smiley triste, piuttosto che ridarlo al legittimo proprietario.
Più lo guardava e più si convinceva che portarsi dietro una cosa simile fosse abbastanza inquietante, per non dire che portasse iella.
Eppure le dava uno strano senso di soddisfazione trattenere qualcosa che apparteneva a Roger, a sua insaputa, la faceva sentire quasi contenta.
Avere con sé qualcosa che fosse suo …  

Tu sei completamente folle, le ricordò la vocina nella sua testa, ti comporti come una tredicenne alla prima cotta!
Sorrise un pò amareggiata. Forse era vero, forse davvero quella situazione lasciava emergere quel suo lato infantile che spesso e volentieri era nascosto da tutto il resto.
Era da tanto che non provava un sentimento così forte e profondo nei confronti di una persona.  
Sono davvero una mocciosetta, pensò sconsolata, guardando l’oggettino distrattamente.
-Rouge, guarda cosa ho pescato! – sbucò fuori dal nulla il mozzo trotterellando con un secchiello in mano – sono dei…
La ragazza ebbe solo il tempo di alzare lo sguardo, che improvvisamente il bambino si bloccò e sbiancò.
Rouge lo guardò interrogativa, preoccupata da quell’improvviso cambiamento.
-Ehi, nanetto… che hai visto un fantasma?- chiese con un sorriso un po’ preoccupato, restando seduta per terra.
Shanks strinse le labbra e deglutì. Poi indicò la mano destra di lei.
-Perché… dove l’hai preso… quello?- sussurrò. Era stranissimo vedere il mozzo in quello stato.
Gli occhi scuri, solitamente allegri e vispi, erano intimiditi e lucenti, la sua tipica espressione ridente e furbetta si era fatta d’un tratto irrequieta ed insofferente.
Rouge inconsciamente serrò le dita intorno allo smiley, nascondendolo sotto il palmo della mano.
Eh?
-Non è nulla, Shanks- disse, cercando di infondergli calma con un sorriso rassicurante –è solo una cosa che ho trovato, niente di più.
Si alzò in piedi e fece per avvicinarsi al mozzo, ma quello fece due passi indietro e la squadrò.
Rouge rimase di pietra.
Non aveva mai visto uno sguardo così pieno di rancore in un adulto, figuriamoci in un bambino.
Il piccolo mozzo teneva le labbra strette e la guardava come se l’avesse tradito.
-Non è vero che non è nulla!- gridò, rabbioso - quella cosa è sbagliata! Quella cosa non dovrebbe esistere …io li odio, tutti!
Il sorriso della ragazza si sciolse come neve al sole.
Ma che diavolo…?
Improvvisamente Rouge realizzò quanto stava succedendo, ma il mozzo era già corso via, scaraventando il secchiello pieno di pesciolini sul ponte della nave.
-Aspetta!- gli gridò dietro lei, ma quello era già sparito dietro un angolo, saltando agilmente giù da una cassa.
-Shanks! Vieni qua, aspetta!!!
Ma quanto corre quella peste?!
La ragazza si fermò, guardandosi intorno. L’aveva già perso.
-Idiota!- si disse ad alta voce, nel bel mezzo del ponte vuoto.
Come aveva fatto a non pensarci?
Eppure lei lo sapeva, gliel’aveva detto il mozzo quella sera a Baterilla, la sera della festa… lui era nato nel Mare Occidentale, ma aveva incontrato Roger sulle montagne della Red Line… e se Roger era stato trovato lì dalla tribù dei Medoc, che recava con sé quel simbolo, voleva dire che Shanks faceva parte di quel gruppo già da prima … ed evidentemente quei ricordi gli facevano molto male … tutto tornava!
-Cavoli!
Non c’era tempo per star lì a riflettere, doveva trovarlo al più presto. Riprese a correre, chiamandolo a gran voce, svoltò un angolo in tutta fretta e … finì addosso a Ray.
-Ahio!!- esclamò quello – è la seconda volta che mi cadi su un piede, oggi, dillo che vuoi azzopparmi!
Rouge si riprese, guardandosi intorno più volte.
-Ray!- saltò su- hai visto Shanks?
-Stava pescando fino a poco tempo fa... ma che è…- iniziò quello, decisamente stupito da quel comportamento.
-Ray, mi sa che ho combinato un casino, si è veramente arrabbiato!- lo interruppe lei, cominciando a sentirsi in colpa.
- Arrabbiato? Shanks?! Questa si che è bella! Gli hai rubato la marmellata?
-Ray, sono seria!- esclamò lei, scrollando i capelli nervosamente- non sembrava nemmeno lui, mi ha fatto un’impressione… oddio, mi dispiace tantissimo… ma io non lo sapevo! Cioè, potevo saperlo, ma…
Il vicecapitano la guardò seriamente, poi le sventolò i palmi delle mani davanti al viso.
-Peperoncino! Stai calma- scandì, con voce ferma.
Rouge deglutì.
-Si, ok sono calma- rispose, guardando di lato.
-C’è qualcosa che devi dirmi?- chiese lui, incrociando le braccia.
La ragazza, sempre tenendo gli occhi bassi, tirò fuori dalla tasca il piccolo smiley, e lo mostrò a Ray un po’ esitante.
-Ha visto questo e ha dato fuori di matto. Si è arrabbiato tantissimo!
Il vicecapitano prese l’oggettino tra le mani e poi squadrò lei. Rouge non sapeva che aspettarsi.
Alla fine il pirata sorrise profondamente.
-Non finirai mai di stupirmi, Rouge!- sogghignò –Ora devi spiegarmi perché ce l’hai tu, questa cosa qua!
Lei, un po’ sollevata per non essersi presa una ramanzina, abbozzò un sorriso a sua volta.
-Eh … boh - rispose, vaga.
-Come, boh?
-L’ho trovata sul ponte e l’ho presa.
-Certo, e vuoi farmi credere che non sapevi fosse di Roger.
Lei lo guardò un po’ colpevole.
-Si, lo sapevo.
-E sai cos’è?
Gliel’avrebbe chiesto prima o poi, ne era certa da quando aveva deciso di mostrarglielo.
Tutto stava a decidere se essere sincera o meno.
Guardò il vicecapitano che la osservava con aria incuriosita, in attesa di una risposta.
Pensò che probabilmente senza il suo aiuto sarebbe stato molto difficile, su quella nave.
Ripensò al discorso che avevano fatto, appena quella mattina, su Thomas e su come loro avessero “vinto” , su come fossero a conoscenza della verità.
Ripensò a quante volte lui era riuscito a calmarla, mentre lei dava fuori di matto per Roger o per qualsiasi altra questione.
Non era proprio il caso di pensare oltre.
-Si, lo so.

-Shanks.
Ray e Rouge erano affacciati da una botola del ponte che dava in una piccola stanzetta, attigua alla camera delle cuccette, da cui si scorgeva il mare attraverso un  grosso oblò.
Shanks, seduto sul pavimento con le braccia intorno alle ginocchia, distolse gli occhi dalla finestrella.
Scoccò ai due un’occhiata triste, lo sguardo rabbuiato.
-Lo sapevo che venivi qui –continuò il vice, con fare paterno –avanti, vieni fuori.
-Per favore, Shanks- rincarò Rouge.
-Perché avevi quella cosa? – chiese nuovamente il mozzo, con voce un po’ più acuta del solito, senza smuoversi dalla sua posizione.
Ray fece un sospiro profondo.
-Quella cosa, come la chiami tu, è del capitano, Rouge l’ha solo raccolta per ridargliela. E tu sai bene dove l’ha presa il capitano, quindi, per favore, non fare altre storie e vieni fuori.
-No!- replicò il mozzo, impuntandosi- quella cosa è maligna, non mi piace! Non voglio vederla!
Rayleigh, con un gesto veloce saltò nella botola e si avvicinò al mozzo.
Rouge lo seguì.
Era uno stanzino davvero piccolo. Entrambi i ragazzi si sedettero a terra, ed il bambino non potè fare a meno di guardarli.
-Non mi piace!- ripetè – non la voglio vedere! Mi… mi fa…
E si interruppe, scuotendo un po’ la testa.
Rayleigh guardò il mozzo negli occhi.
- ...paura? Shanks, ti fa paura quella maschera?
Il bambino attese un po’ prima di rispondere.
Poi, lentamente, annuì.
-Si. Mi fa paura.
Quell’affermazione rimase sospesa nel vuoto e parve riecheggiare nel piccolo ambiente.
Il mozzo aveva abbassato gli occhi e non aveva più proferito parola.
Rouge, che a sua volta non aveva più aperto bocca, d’improvviso fu colta da un’idea. Forse era un’idea stupida, ma forse poteva anche funzionare.
-Allora forse io so come far andare via questa paura una volta per tutte- disse, illuminandosi.
Ray la guardò interrogativo, Shanks ancora un po’ inquieto.
-Ti fidi di me, mocciosetto?- chiese lei, tendendo la mano.
Il mozzo la guardò un po’ scettico.
-Avanti- ripetè lei con tranquillità, agitando le dita- devo farmi perdonare, permettimi di aiutarti, per favore.
Il bambino esitò ancora un po’, poi, piano, le strinse il palmo.
-Ottimo! Ti ringrazio, nanerottolo!
Rouge si tirò su e tirò su il mozzo, seguendo Ray che era risalito dalla botola.
Quando furono sul ponte il vice si voltò verso di lei con uno sguardo interessato.
-Allora, ti spieghi meglio?
-Mi accompagneresti di nuovo in laboratorio, Ray?- chiese lei con un gran sorriso.

I tre scesero silenziosamente nella stanza, una volta dentro Rouge prese a guardarsi intorno, cercando negli armadietti e sotto al tavolo.
Shanks si era un po’ tranquillizzato, e mano a mano che quella strana vicenda andava avanti, una parte della sua curiosità innata era già inevitabilmente riemersa.
-Rouge, ma che ci facciamo qui?- chiese, guardando poi Ray che alzò le spalle completamente ignaro.
-Aspetta un secondo solo…- mormorò lei rovistando rumorosamente in una grossa cesta.
-Trovato!- balzò su all’improvviso da dietro una sedia, stringendo qualcosa tra le mani.
-Allora, allora...
Si sedette ed invitò il mozzo vicino a lei.
Poi tirò di nuovo fuori lo smiley che Shanks tanto odiava e lo pose sul tavolo davanti a loro, tenendo in mano ciò che invece aveva raccolto nel laboratorio poco prima.
Appena lo vide, infatti,il mozzo si rabbuiò di nuovo.
Rouge gli indirizzò uno sguardo rassicurante.
-Stà tranquillo. Posso raccontarti una storia? Prometto che sarò breve- disse.
Ray dal canto suo andò alla finestra e si accese una sigaretta. Poi si voltò ad ascoltare cosa diavolo avesse in mente la ragazza.
Il mozzo guardò la rossa ed annuì.
-Bene. Sai qual’era la mia paura più grande quando ero piccola? Il vuoto. Avevo paura dell’altezza. E’ successo quando avevo quattro anni, stavo giocando con mio fratello vicino casa.  Quella notte aveva piovuto, ed il terreno era diventato franoso … io misi inavvertitamente un piede vicino al ciglio della strada e sentii la terra sparire sotto i miei piedi.
Shanks sgranò gli occhi.
-E poi?
-Poi- continuò lei in tono calmo- quando mi svegliai, piena di lividi, trovai il mio fratellino a fianco del letto che piangeva.  Lui non aveva nemmeno dodici anni, e si sentiva terribilmente in colpa, anche se mia mamma non lo aveva minimamente accusato dell’incidente. Dissero che avevo fatto un bel salto a cadere giù di un po’ di metri, e che mi ero salvata solo perché sotto c’era una distesa d’erba e non le rocce. Da quel giorno, naturalmente, cominciai ad avere una gran paura del vuoto. Mi tenevo sempre al centro della strada, quando camminavo, e avevo sempre paura di poter cadere giù, anche da uno scalino- aggiunse con un sorrisetto.
-E ce l’hai ancora adesso?- chiese il bambino.
-No. O almeno, non ne sono terrorizzata. Vuoi sapere perché? Il mio fratellino si era talmente sentito in colpa che in tutto quel tempo aveva cercato di trovare una soluzione. Poco prima che se ne andasse in Marina, io avevo una decina d’anni, mi portò con sé in un posto speciale di Baterilla, non lontano da casa. Mia mamma se n’era andata da più di un anno - aggiunse.
-Quando vidi dove mi aveva portato, lo pregai in ginocchio di tornare indietro, ero terrificata! Era il punto più alto del promontorio, ed era conosciuto perché d’estate era molto trafficato. Spesso mio fratello andava lì con i suoi amici e si tuffavano di sotto, perché in quella parte di mare non c’erano scogli sommersi ed l’acqua era molto alta. Io li avevo visti molte volte.
Shanks strinse un po’ gli occhi.
-Ma se avevi paura, perché tuo fratello ti ci ha portato? Ti voleva fare un dispetto?
-E’ quello che mi sono chiesta anch’io. Ma lui mi ha detto, su per giù: è stata colpa mia se ora tu hai questa paura, ed io farò di tutto per fartela andar via. Mi ha detto: il modo migliore per sconfiggerla è renderla una cosa positiva. Poi mi ha chiesto se mi fidassi di lui. Io, naturalmente, ero terrorizzata. Però mi fidavo di lui, ed annuii.
Rouge tacque.
-Sai cosa fece?
Ray alzò un sopracciglio e Shanks aprì un po’ la bocca, con un’espressione stupita.
-Mi prese per mano- continuò lei – e ci buttammo di sotto, insieme. Naturalmente da sola non l’avrei mai fatto ma… quando riemersi dall’acqua, con lui che mi teneva per mano ancora, pensai come prima cosa: come faccio ad essere ancora viva? , e per seconda … che era stato divertente, alla fin fine. Da allora, il vuoto mi fa un po’ meno paura.
Il mozzo la guardò in silenzio.
-E tutto questo cosa c’entra?- chiese poi.
-C’entra perché quando affronti una paura, e la rendi divertente, allora sei riuscito a sconfiggerla. Cos’è che sconfigge qualcosa che ti spaventa? Una risata, un bel sorriso. Io sono stata aiutata dal mio fratellino, ora tocca a te. Guarda questa cosa qui.
Ed indicò lo smiley negativo.
Shanks lo fissò.
-E’ così triste ed arrabbiato- commentò.
Rouge annuì, sicura.
-Benissimo! Cosa possiamo fare per renderlo positivo, allora? Su, non è difficile, l’ho detto anch’io prima…
Il mozzo tenne gli occhi fissi su quell’espressione vuota e scontenta.
-Deve sorridere.
La ragazza annuì ancora una volta e, con suo gran sollievo anche il mozzo sorrise di rimando.
-Bene! Dunque, dubito che si possa intervenire su questo oggetto, visto che ormai è stato inciso in questo modo, ma nessuno ci vieta di farne un altro!- esclamò, con espressione soddisfatta.
Così dicendo posò sul tavolo ciò che aveva trovato pochi minuti prima nel cesto degli scarti di lavorazione: era un cerchietto di legno delle esatte dimensioni dell’altro.
-Ray- esclamò lei, dinamica, rivolgendosi al vice che li osservava con un’espressione eloquente.
-Che ci fai ancora lì? Ci servirà una matita, ed anche un taglierino!

Quando Rouge finì di incidere quella faccina sorridente, non senza qualche problema, Shanks la guardò molto soddisfatto. La ragazza prese entrambi gli smiley e li mise vicini.
-Vedi Shanks? Adesso anche lui- e posò sul tavolo quello triste –sa essere un pò più felice- e fece lo stesso con l’altro.
Il mozzo guardò prima l’uno, poi l’altro, infine annuì .
-Aha, ho capito. Ora fa meno paura. E' più simpatico ...
Ray gli posò una mano sulla spalla.
-Cosa ti dico sempre? I veri pirati non hanno paura di nulla!
-Va bene, io non ho paura per niente, allora!- ribattè quello deciso, ed il ghigno vivace rispuntò sul suo viso.
-Così mi piaci, mocciosetto- concluse Rouge, con un sospiro di sollievo.
Sarebbe stato davvero criminale far tenere il broncio ad un bimbo come Shanks, che solo col suo buonumore risollevava la giornata.
Se ne restarono un pò lì a parlare del più e del meno, mentre il mozzo giocherellava con le marionette di Ray.
Una mezzora dopo il rosso crollò dal sonno sul tavolo del laboratorio, a metà di un combattimento tra il dragone e il granchietto di legno, ed il vicecapitano e Rouge concordarono sul fatto che era davvero ora di tornare di sopra.
Doveva essersi fatta almeno l’una di notte.
Ray portò il mozzo a dormire nella cuccetta e poi uscì di nuovo sul ponte di prua, dove la ragazza si era seduta in quel posto che ormai era diventato il suo angolino prediletto.
Si sedette al suo fianco e si accese una sigaretta.
-Lo so che adesso anche tu vorrai delle spiegazioni, eh?- mormorò, sfilandosi gli occhiali e posandoli alla sua sinistra.
-Io ti ho detto quanto so sulla popolazione dei Medoc, e su come sono venuta a sapere che Roger, il periodo successivo alla morte di sua sorella, li abbia incontrati. E che lì abbia incontrato il nanerottolo- rispose lei, ripetendo ciò che aveva spiegato nel dettaglio a Ray un paio d’ore prima.
-Adesso mi piacerebbe sapere perché Shanks odia tanto questa storia, tanto che il semplice rimando a quella gente gli provoca una simile reazione.
Ray soffiò via un po’ di fumo.
-Ah, a proposito, complimenti per la trovata. Mai pensato di darti alla psicologia infantile?- ironizzò.
-Ray…- borbottò lei.
-E va bene. Volevi sapere, eccoti servita. Ma ti avverto, questa storia, su questa nave, la conosciamo solo io, Roger e Shanks, naturalmente. Quindi…
-Si, ho capito. Muta come un pesce - confermò la rossa annuendo briosa.
Il vicecapitano lanciò ciò che restava della cicca fuori bordo e prese a raccontare.
-Roger, a sua volta, è venuto a sapere di questa storia dal capo tribù Medoc. Quando era al villaggio, un bel giorno si era ritrovato quel mocciosetto rosso tra i piedi, e non riusciva a spiegarsi uno straniero tanto piccolo, per giunta, in mezzo ad una tribù indigena così gelosa delle proprie tradizioni e così poco aperta ai contatti. Fai conto che Shanks all’epoca aveva su per giù quattro anni.
Rouge annuì.
-Devi sapere che, come accade ancora oggi per molti popoli nomadi che abitano la Red Line, nel periodo in cui le nevicate sono meno frequenti e si aprono i valichi per scendere a valle, alcuni gruppi di uomini si recano sulla costa a fare rifornimenti per l’inverno. Fu durante uno di questi viaggi che alcuni Medoc incontrarono una donna sola, a cavallo, nel bel mezzo di una tormenta. Portava con sé un bambino molto piccolo. La poverina sembrava molto malata, e gli uomini, impietositi, la accompagnarono al villaggio sulle montagne, ma non riuscirono a salvarle la vita. L’unica cosa certa che si seppe di lei, era che proveniva da un’isola del Mare Occidentale, ed era lì che era nato il bambino. Il suo ultimo desiderio fu per lui, chiese al capo tribù di salvarlo, di tenerlo con loro. Ma gli anziani sostennero che la visita di quella donna era un cattivo auspicio, per un fatto ben preciso.
-Perché proveniva da un altro Paese?- azzardò Rouge.
-Perché aveva i capelli rossi- rispose Ray con un sorriso.
Lei alzò un sopracciglio.
-Ehi!
-Non si possono negare tradizioni vecchie millenni, peperoncino. Forse per il fatto che gli indigeni hanno sempre avuto occhi e capelli molto scuri, i rossi erano considerati creature legate al diavolo … suppongo. E’ una credenza abbastanza diffusa, comunque, anche in  posti più “civilizzati”, sai? Cambia il livello di sviluppo o di ricchezza, ma certi archetipi restano…
-Sarà- commentò lei.
-E se per loro era stato un cattivo segno la presenza della donna dai capelli rossi, puoi immaginare quanto lo fosse quella piccola peste che ora dorme beatamente di là. Il capo tribù voleva tener fede all’ultimo desiderio di quella donna per una questione d’onore, ma non poteva abbattere il pregiudizio che lui stesso, come tutta la sua gente, avesse contro il bambino. Lo tenne con sé e con la sua famiglia, ma nessuno gli regalò mai un attimo di affetto o di comprensione. Quel bambino era indifferente a tutti, non potendo venderlo come schiavo perché  troppo piccolo, né abbandonarlo per via dell’ultimo desiderio di sua madre, lo tenevano al villaggio ma continuavano a vederlo come uno straniero, un diverso, e nessuno mai si interessò a lui… almeno fino a quando non ci capitò Roger, da quelle parti.
Rouge sorrise, reclinando un po’ la testa.
-Ecco perché Shanks lo stima così tanto. E’ stata la prima mano tesa in suo aiuto, da quando ha messo piede a questo mondo…
-Già. Ed ormai sono passati tre anni- annuì Ray, abbassando gli occhi - sono già tre anni che sta con noi.
Guardò davanti a sè con un'espressione malinconica e divertita al tempo stesso, come a dire che il tempo trascorreva fin troppo in fretta per i suoi gusti.
-Fatto sta che Roger rimase davvero stupito da questo bambino - riprese - Quando quel piccoletto seppe che lui era un pirata, lo supplicò di portarlo sul mare. Gli disse che non aveva mai visto il mare, dove era nato, e glielo disse con una tale enfasi ed una tale speranza negli occhi che persino Roger ne rimase impressionato. Capì che quel bambino odiava quel posto, ed ebbe modo di vedere come tutti lo trattassero freddamente per via di quella sciocca superstizione … e capì che avevano davvero qualcosa in comune: per entrambi il mare significava la libertà. Per Roger, era l'inseguire quel sogno di felicità che non lo avrebbe trattenuto in orfanotrofio a Rogue un attimo di più. Per Shanks, un enorme mondo da scoprire, a cui ritornare lasciandosi alle spalle quegli anni di abbandono e solitudine. Insomma, avevano una certa empatia, per quanto così differenti. Quando il capitano ripartì lo prese con sé, e nessuno della tribù ebbe da ridire, anzi. 
La ragazza guardò distrattamente di lato.
-Non si sa chi fosse sua madre?- chiese, ricordando quando Shanks l’aveva nominata, di sfuggita.
-Probabilmente una piratessa. Le trovarono addosso molti gioielli, ma soprattutto aveva sulla spalla destra un tatuaggio con un Jolly Roger intrecciato ad una rosa, che è un simbolo ricollegabile ad alcune ciurme di contrabbandieri attive nel Mare Occidentale fino a qualche anno fa, i pirati Thorn. Furono completamente annientati dalla Marina, mi ricordo che lo sbandierarono a gran voce sui giornali…
-Era davvero il suo destino, diventare un pirata- mormorò lei.
-Per questo capisci quanto possa odiare qualsiasi cosa gli ricordi il periodo della sua prima infanzia?- continuò Ray- per quanto piccoli, i bambini possono immagazzinare dei ricordi che rimangono indelebili nella memoria. Anche se non capiscono bene cosa succede intorno a loro, ricollegano delle immagini a degli stati d’animo. Evidentemente quel simbolo, che lui scorgeva ogni giorno sulle tende dei nomadi, sulle bandiere o sulle statue votive, rievoca in lui delle sensazioni molto negative. L’abbandono… beh, essere stato lasciato solo proprio nel periodo in cui si ha più bisogno d’affetto lo ha reso un ragazzino alla continua ricerca di attenzioni, anche se tutto sommato devo ammettere che sta venendo su bene, almeno da quando è qui con noi- aggiunse con un sogghigno.
-Ma che carini, Roger e Ray, papà e mamma!- ridacchiò lei.
-E mi spieghi perché io dovrei essere la mamma?
Lei fu presa alla sprovvista per un attimo.
-Beh, perché Roger … cioè… è così…
Si mise l’indice sulle labbra, cercando la parola adatta.Il vicecapitano alzò un sopracciglio e la guardò di sottecchi.
-… se stai per dire così virile giuro che mi alzo e me ne vado.
Rouge avvampò.
-Ray! Stavo per dire che è così burbero che sicuramente la mamma non la può fare lui! Bru…tto…sce…mo!!- esclamò tutto d’un fiato, tirandogli una serie di schiaffetti, mentre quello se la rideva cercando di sfuggire alla raffica di colpi non completamente amichevoli.
-E quindi- si ricompose lui quando lei ebbe finito di fargliela pagare- ecco qui perché Shanks mal sopporta che gli si nomini la Red Line o gli si ricordi in qualche modo quel posto.
Rouge si fece pensierosa e tornò un pò abbacchiata nella sua posizione, guardando il pavimento.
-Dubito che il mio intervento di stasera sia servito a molto- mormorò, pensando nuovamente alla faccenda degli smiley.
-Perché?
-Beh, non sarà una stupida faccina sorridente senza un minimo di significato a soppiantare nella sua memoria i ricordi tristi legati invece al simbolo dei Medoc.
Ray parve rifletterci su.
-Naaah- commentò poi - È qui che ti sbagli. Perché dici che la faccina sorridente non ha un minimo di significato? D’accordo, è solo un oggetto, ma nulla vieta a Shanks di poterlo riempire con dei bei ricordi. Tanto per dirne uno, il giorno in cui ha conosciuto Roger.Oppure il giorno in cui tu lo hai portato alla festa di nascosto da noi altri, la prima volta che è salito su una giostra. Ma ce ne sono moltissimi altri, ne sono sicuro. Tutte le avventure in cui si è ritrovato da quando viaggia con noi, i ghiaccioli alla menta o tutta la marmellata che si è fregato di nascosto in cambusa- ridacchiò.
-Ma allora perché non lo ha tenuto con sé, e me l’ha regalato ?- rispose lei, tirando fuori dalla tasca le due faccine ed osservandole sui palmi delle mani.
Ray la guardò fraternamente.
-Perché sa, o ha intuito, che c’è qualcuno che ne ha più bisogno di lui, in questo momento. Qualcuno che, le sue paure, non ancora le ha affrontate.
Rouge fissò il vicecapitano.
-E’ ora che quel benedetto oggetto torni al suo proprietario- disse quello, annuendo piano.
Lei si mordicchiò un labbro, sbattendo le palpebre.
-Ma , prima di ogni altra cosa- aggiunse il pirata con un sospiro, tirandosi su- è ora di andare a riposare le nostre vecchie e stanche membra!
E, con un ultimo saluto, si avviò alle cuccette.
Rouge rimase lì, sola con il sussurro altalentante delle onde.










°°°

Note:
Oook, non picchiatemi, please! Roger una volta tanto è stato completamente estromesso dalla narrazione, ma avrà successivamente modo di rifarsi prossimamente!
Su questo capitolo, invece ...
Lo so che la mia mente è molto contorta, l’avevo premesso che la faccenda degli smiley sarebbe stata una cosa strana: comunque mi piaceva il fatto che Ace avesse ereditato qualcosa da entrambi i suoi genitori.
Così, mentre la madre per lui rappresenta la parte positiva, Roger è invece quella che rifiuta, ma che comunque porta con sé, perché non può farne a meno, essendo sangue del suo sangue.
Ed in generale mi piaceva l’idea della trasmissione di un simbolo, una cosa in cui OP sguazza abbondantemente, a partire dal Cappello di paglia, ma anche per esempio il tatuaggio di Nami con la girandola di Genzo ed i mandarini di Bellemere… e via dicendo!
Per la cronaca, non so se la nave di Garp abbia un nome *sgratt sgratt* , comunque l’ho chiamata Sirius Clash più che altro perché ha la polena a forma di cane, e Sirio è appunto la costellazione del cane ^-^
Poi poi… il capitolo in cui Shanks e Rou avevano intrapreso la conversazione sul passato del piccolo è precisamente l’11, se avete dimenticato la cosa :)
Poi, straovvia la citazione harrypotteriana sui Mollicci :) ciò che sconfigge la paura, è una risata! Tra l’altro, io adoVo Lupin *-* è il mio personaggio preferito dopo Sirius *-* e comunque adoVo l’intera saga, come molti della mia generazione! Praticamente ci sono cresciuta insieme *-*
Sto divagando … soddisfatti coloro che volevano saperne di più sul passato di Shanks? La faccenda dei capelli rossi  fa molto Rosso Malpelo, vero? xD Che poi è un’opinione ancora diffusa, certo, non porta a conseguenze di emarginazione ... a me, per la cronaca, i capelli rossi piacciono tantissimo :P E comunque il fatto che il mozzo conosca i territori della Red Line potrà tornare utile in futuro, chissà …
Con questo chiudo il papiro di note, sperando che questo capitolo vi sia garbato :)
To be continued ;)

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Capitolo 23
*** Pledge ***


Buonasera! Scusate il ritardo, si sono ammassati dei piccoli imprevisti...
Comunque, ecco il nuovo capitolo! Eravamo rimasti a Rouge che doveva sbrigare una certa faccenda, ma prima le risposte a chi trova sempre il tempo di commentare <3

@ KH4: Ciao Ale! Beh, il gabbiano avrà ampiamente sogghignato nel fregarsi il pranzetto di Garp, son sicura...Sono molto contenta che ti sia piaciuto il metodo-Rouge ^-^ a dirla tutta non ero convintissima di quella parte, però avevo intenzione di metter dentro i due smiley, anche come un piccolissimissimo tributo ad Ace :) Thank you e alla prossima, dear!

@ meli_mao: Hola! Acc, sai che sono contenta di sentirti dire quanto ti abbia coinvolta quella piccola storia degli smiley? Si aprono spiragli per Rouge, evviva xD mi è piaciuto il paragone che hai fatto sui Medoc con la leggenda di Atlantide,si tratta sempre e comunque di popoli di cui si sa poco o nulla, che abitano in terre sconosciute e desolate. Se ne parlerà in seguito, ancora :) Ed è vero che Roger, anche se non appare fisicamente, come dici tu, è sempre dietro ogni parola, ogni discorso: delle volte ho seri dubbi che il vero protagonista sia lui :D vabeh, diciamo che sti due si dividono la scena, visto che anche Rou è abbastanza egocentrica u.u Grazie e a presto!

@ Chibi_Hunter: Ciao! Il gabbiano è la vera star del capitolo, si xD Ti ringrazio per il giudizio positivo su tutta la faccenda di Shanks e per l'opera di convincimento di Rouge :D In ogni caso, credo che dopo il capitolo scorso, tutti quanti vorrebbero spupazzare Shanks fino allo sfinimento :D:D merita un pò d'affetto! Grazie per la rece, alla prossima!

@ angela90: Hurrà per il gabbiano! Garp è proprio fatto così, quanti più nemici ha da sfidare, più si esalta :D "Mamma" Ray ci è andato molto vicino a mandarla a quel paese, già ha il suo bel da fare su quella nave di pazzi, ci si mette anche Rouge che lo sfotte xD Ti ringrazio per l'apprezzamento, e alla prossima!

@ tre 88: Ciao! Mi ha fatto piacere che secondo te il rapporto tra Roger e Ray è descritto bene, è vero che quei due sono praticamente fratelli, e sono doppiamente contenta per ciò che hai scritto di Rouge: c'è molto in lei di simile al carattere di Ace, soprattutto per quel che riguarda la testardaggine ma anche la vivacità e la capacità di mettersi nei guai, aggiungerei :D Si, sarebbe stata una madre fantastica, anche perchè come dici tu, si trova molto in sintonia con i bambini (e con bambini intendo anche Roger xD). Ahah xD no, non c'è solo l'orologio di Craig, grazie al cielo :D Ebbene sì, Daniel ha finalmente capito che l'unico modo per tener buono il capitano è imbottirlo di sedativi per orsi ed incatenarlo al letto! No, scherzo, il nostro Captain Roger sarà presto di nuovo attivo! A presto :)

@ Akemichan: Hola, carissima! No problem se salti qualche rece ^-^  Aw, quando un lettore mi trova le connessioni tra i capitoli vado in visibilio xD ed in effetti il pezzo di Edward che, come giustamente noti tu, parla dello stato delle cose dimostrando di capirle ma non ancora sa cosa fare esattamente per poterle migliorare, fa esattamente da contrappasso ai piani alti, come a dire: non siamo dei semplici soldatini. Vabeh, ci tenevo a dirti che hai centrato la cosa :D  La frase su Ray che costruirebbe i giochi di un eventuale figlio è, naturalmente, voluta. E, ti dirò, è parecchio una cosa bastarda, considerando l'evolversi della storia. So essere molto cinica, sì :3 Son contenta ti sia piaciuta la rappresentazione di Barbabianca, ed il riferimento all'unione dei pirati ...tra l'altro mi viene in mente che, non mi ricordo chi, dice che il potere più grande di Rufy è quello di farsi amico e complice chiunque... quindi anche lui in un certo senso crea una coalizione, e di fatto prosegue, come dici tu, l'opera di Newgate ed anche di Roger (che sicuramente qui non ha assolutamente l'obiettivo di creare un'unione, anzi...). Grazie mille per i tuoi commenti sempre approfonditi, alla prossima :)

@ MBCharcoal: Carboncino! G-a-b-b-i-a-n-o  p-o-s... si, ok xD Ahah, Sengoku è un altro un pò  fuori di testa, beve troppi caffè e manda lettere ben chiare per far entrare la cosa nella capa dura del viceammiraglio... ma si sa, Garp è Garp. E noi lo amiamo! Lo sai già, io VOGLIO il disegno di Ray-mamma. Ormai mi sa che non ne viene fuori, Rouge gli ha appioppato questo ruolo e nulla sarà più come prima xD Grazie di tutto, tesora. A presto! Meowww :3

Ed infine grazie a chi continua a seguire/preferire/ricordare questa storia :) 
Enjoy!






23. Pledge




Fasce di Bonaccia, giorno 3.

Quella mattina, a trovare Rouge sul ponte immersa in chissà quali pensieri, fu Craig, che dal canto suo continuava scrupolosamente a tenere sott’occhio la rotta.
Il navigatore mostrava uno spirito incrollabile in quella sua missione, lei lo aveva visto diverse volte comandare repentini cambi di direzione al timone, per essere certo che la nave seguisse la scia della corrente che li avrebbe portati fino alla Grand Line.
Sebbene non avesse ancora vent’anni, il ragazzo sapeva certamente il fatto suo.
Quando impartiva le direttive la stabilità della rotta, tirava fuori tutta la sicurezza e la caparbia che i suoi modi di fare, solitamente taciturni e un po’ timidi, non lasciavano trasparire.
-Secondo i miei calcoli, entro le diciannove di questa sera dovremmo essere fuori- disse infine, tirando fuori il suo solito orologio con la catenella.
Rouge si mordicchiò un unghia. Gettò uno sguardo a Shanks che giocherellava con ciò che restava della cresta della orribile testa d’idra ancora legata alla polena come monito per i mostri marini.
Poi tornò alla carta che il navigatore in quel momento aveva sotto mano.
-Cosa succede se non siamo fuori?- chiese con un moto d’inquietudine.
-Probabilmente, rimarremmo bloccati a vagare per questa Fascia di Bonaccia in eterno…- rispose con naturalezza il ragazzo –il che è poco raccomandabile visto che: a, non abbiamo sufficiente cibo; b, ben presto i mostri marini si stancheranno della nostra presenza; c, correremmo il serio rischio di incrociare una nave della Marina. Usano spesso le Fasce per le loro rotte, proprio perché, in teoria, sono sotto la loro completa giurisdizione. A meno che…
-A meno che non si abbia per navigatore un pirata che ha studiato in Accademia- concluse lei con un ghigno.
-Cerco di essere utile al capitano come meglio posso- disse quello, abbassando un po’ gli occhi.
Rouge ormai non si stupiva più di quanto tutti i compagni di Roger, in un modo o nell’altro, riponevano un’estrema fiducia nel loro capitano. Del resto, anche lei aveva visto come il pirata, nei momenti più difficili, sapesse prendere in mano la situazione e motivare i suoi uomini.
Aveva l’istinto del leader innato, e quello era il lato positivo di un carattere tanto orgoglioso e testardo. Conferiva sicurezza, infondeva coraggio, usava poche parole ma le usava bene, ed era sempre in prima linea se si trattava di combattere, anche a costo di fare scelte azzardate come lo era stata, almeno a detta di Ray, quella contro l’Idra.
La ragazza si strinse un po’ nella maglia leggera che portava adagiata sulle spalle.
 Quei pensieri le lasciavano una sorta di amaro in bocca.
Un carattere come quello del capitano, tanto votato alla sua personale causa, come si apriva ad altri sentimenti? Ora che ci pensava, non aveva mai sentito Roger parlare di donne, nemmeno mentre tutto il resto della ciurma sghignazzava su quanto potessero essere attraenti o meno le ragazze di cui conservavano le fotografie dalle dediche scribacchiate in fretta.
In quei momenti l’aveva visto prendere parte al discorso in maniera stranamente indifferente, mormorando un ‘si, carina’ di tanto in tanto, ma nulla di più.
Forse che considerasse una debolezza anche l’amore?
Rouge aggrottò la fronte.
Chissà qual è il suo tipo ideale?, pensò poi, con un moto di curiosità tutta femminile.
Con la fortuna che si ritrovava, magari era la classica bionda con gli occhi azzurri. O forse, una mora dalla pelle scura.
Passare tutte queste notti senza dormire in un modo decente mi sta facendo decisamente male, constatò.
Eppure, ogni volta che provava a chiudere gli occhi, cercando di scacciare via quella maledetta luce accecante che li perseguitava da quando avevano messo piede nella Fascia, una miriade di pensieri confusi su Edward, su suo padre, su ciò che lei avrebbe fatto da allora, ed infine su Roger, si affollavano alla sua mente e le impedivano di riposare serenamente.
Di dormire, poi, non se ne parlava nemmeno.
Ray le aveva di nuovo chiesto perché si rifiutasse così cocciutamente di dormire in camera del capitano, momentaneamente libera visto che il suo inquilino era ancora in infermeria ad occupare il posto che spettava a lei, ma Rouge aveva nuovamente risposto con un mugolio distratto.
In realtà, il motivo era sempre quello, sempre che fosse un motivo valido e non una delle sue paranoie: il pirata avrebbe trovato da ridire, ne era sicura al cento per cento, di conseguenza lei preferiva non minare quella serenità che pareva essersi instaurata tra loro.
Senza contare, poi, che tutta quella luce le toglieva effettivamente il sonno. 
Si attorcigliò un ricciolo sull’indice.
O forse stava solo cercando una scusa per non ammettere a sé stessa che il fatto di dormire in quel letto le metteva addosso un po’ d’imbarazzo.
Emise un piccolo lamento sconsolato, mentre Craig si voltò a guardarla perplesso.
Lei ricambiò con un sorriso accennato.
-Problemi?- chiese il navigatore in tono pratico.
-Oh, Craig … più di quanti dovrei farmene- rispose lei.
Il ragazzo incurvò le labbra in un sorriso.
-Allora non farteli. Sai, si vive meglio- mormorò.
Rouge sbuffò.
-Fai presto tu, a parlare!- disse, un po’ piccata – e poi, non darti quel tono, che hai solo qualche mese più di me.
Quello, come al solito, non si scompose e continuò a scorrere le sue carte seraficamente.
-Certe volte ci poniamo troppe domande, lo so benissimo.
Si risollevò dal tavolo e la guardò con la sua solita espressione calma.
-Il mio migliore amico è un sottotenente di Marina, alla base di Rogue Town- la informò, come se le stesse parlando del tempo.
Rouge sgranò gli occhi.
-Ma… come…?
Quello annuì con naturalezza.
-Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, essendo cresciuti insieme su un’isoletta vicina a Rogue, abbiamo semplicemente fatto due scelte differenti. Siamo legati come due fratelli. Ci si vede quando noialtri torniamo lì, visto che Roger prima di intraprendere un qualsiasi viaggio fa tappa nella sua vecchia isola. Ovvio- aggiunse – non è molto spesso. Ma una birra insieme, quando c’è la possibilità, si fa sempre, in qualche locale scalcinato di Rogue.
Rouge abbassò gli occhi.
-Un pirata ed un marine a bere insieme. Curioso- mormorò.
-Per questo sostengo che spesso noi umani ci poniamo troppe domande inutili. Siamo forse nati con quel titolo cucito addosso? Prima di essere pirata e marine, io e lui siamo due fratelli – ripetè, sottolineando la parola - ed abbiamo completa fiducia l’uno nell’altro. Nessuno di noi tradirà la nostra amicizia, tutte le altre cose vengono dopo.
La ragazza fu colpita da quanta sensibilità il navigatore, così apparentemente indifferente di carattere, avesse infuso nell’ultima frase.
-E dire che ti facevo una persona fredda … non sono il massimo con le prime impressioni- disse lei con un sorriso un po’ indulgente.
Il ragazzo alzò le spalle.
-Tendo a dare quell’impressione- replicò brevemente, e si rimise al lavoro con la sua scrupolosa calma, mentre la ragazza si congedò con un gesto della mano.
Aveva qualcosa da fare, sì.

La porta si chiuse con un lieve cigolio.
Rouge osservò la stanza: era rettangolare, arredata con vecchi mobili in legno, in un angolo era addossata una grossa scrivania di mogano dai piedi intarsiati, coperta di carte e libri. Occupava buona parte della camera, e dal lato opposto c’era una piccola branda con le coperte ancora sfatte. Un armadio pressoché vuoto, una cassettiera ed una vecchia poltrona dalla tappezzeria logora completavano lo scarno arredamento. La luce diafana ed innaturale del clima nelle Fasce di Bonaccia continuava a perseguitarla attraverso una grossa finestra che si affacciava direttamente sul mare.
Non avesse saputo dell’altra stanza preferita da Roger, ovvero la biblioteca stracolma di libri, avrebbe detto che, in quanto stanza del capitano, quel bugigattolo era davvero piccolo e triste.
Avanzò a passo lento, cercando di non toccare nulla, e soprattutto stando lontana dalla scrivania. Si era recata lì con un unico obiettivo: doveva riconsegnare quello strano smiley a Roger, proprio come le aveva suggerito Ray la sera prima.
Lo avrebbe lasciato lì, e se ne sarebbe andata così com’era venuta. 
Un lavoro semplice e pulito.
Riconsegnarglielo a mano avrebbe significato quasi sicuramente qualche domanda sul perché  lo avesse trattenuto per così tanto invece che riconsegnarglielo subito, e visto che nemmeno lei aveva una risposta a tale questione che non fosse “boh”, aveva optato per quell’altra soluzione.
Almeno, se gliel’avesse chiesto, avrebbe sostenuto che lo smiley, lei, l’aveva subito ridato a Ray che a sua volta l’aveva posato in camera del capitano in attesa che stesse meglio. Il vice le avrebbe retto il gioco facilmente.
E meno male che non dovevo pormi troppi problemi, si disse, consapevole che tutto quel gioco di possibilità era solo un assurdo castello di carta costruito non sapeva bene su quali basi.
Si avvicinò al comodino e tirò fuori dalla tasca la faccina triste, che ormai portava sempre insieme a quella sorridente che aveva fatto insieme a Shanks.
Posò la prima sul mobiletto in legno e la guardò.
La spostò un po’ con la punta dell’indice, la guardò di nuovo e sorrise soddisfatta.
Ecco, messa lì proprio per caso.
Poi lo sguardo le cadde sul letto con le coperte sfatte. La sua testa, dolorante per le poche ore di riposo negli ultimi tre giorni, implorò un po’ di tregua.
Si guardò indietro.
Avanti, non verrà nessuno a disturbarti, le sussurrò la vocina nella sua mente.
Rouge si sedette sul letto. Era morbido.
Roger era ancora in infermeria e Dan non lo avrebbe lasciato andare così facilmente.
Solo per cinque minuti, si disse, appallottolandosi sul materasso con lo smiley sorridente ancora stretto in mano.
Solo per cinq…
E crollò addormentata all’istante.


Frush.
Cos’era? Sembrava il rumore delle onde.
Frush.
Anzi no… a ben sentire… era più il rumore di una pagina di carta che veniva sfogliata.
Rouge si raggomitolò un altro po’ pigramente sul fianco, mugugnando, cercando una posizione più comoda con le braccia e le ginocchia sul ciglio del letto.
Sentì il rumore cartaceo fermarsi per un istante.
Un secondo…
Socchiuse gli occhi, insonnolita, per poi mettere a fuoco la scena di una persona che, comodamente seduta in poltrona, stava leggendo il giornale con nonchalance.
-Wah!- saltò su di botto, e con suo grande disappunto sentì il materasso mancare sotto le sue mani, con la conseguenza che cadde platealmente dal letto.
Si tirò immediatamente su, guardando Roger che, senza abbandonare il suo quotidiano, in tutto ciò si era solamente voltato a guardarla svogliato e vagamente divertito.
Nonostante i mille pensieri che le si affollarono in testa, Rouge notò che il capitano portava un paio di occhialetti da vista che gli davano un’aria stranamente intellettuale.
-Ehm…- iniziò lei, con la solita espressione innocente che sfoderava quando veniva scoperta. Rimase seduta per terra sulle ginocchia, appoggiata sui talloni, le mani intrecciate in grembo.
-Immagino sia inutile chiederti cosa ci fai qui- riprese quello, con un mezzo sorriso per via della teatrale caduta.
La ragazza si diede dell’idiota.
Cinque minuti, eh?
- Comunque, cominciavo a credere che fossi morta, non ti svegliavi più. Hai il sonno decisamente pesante.
- Ho dormito poco, in questi giorni- mugugnò lei a mò di scusa.

Il pirata abbandonò il quotidiano e si levò dalla sedia.
Sotto la camicia bianca un po’ lisa, si notava la grossa fasciatura che gli attraversava il petto, frutto degli aculei dell’idra. La ferita sembrava in via di guarigione, la pelle intorno era pulita e le fasce candide.

Si avvicinò al comodino e Rouge si rimise subito in piedi, con la conseguenza che si trovarono faccia a faccia davanti al mobiletto.
Si guardarono.
Poi entrambi, contemporaneamente, spostarono lo sguardo sul piccolo smiley triste posato lì sopra.
Acc…
Rouge chiuse gli occhi per un attimo, poi tornò a guardare Roger con quella che era la faccia di chi era stato preso in flagrante. Lui invece fece un’espressione ironicamente interessata.
-Quindi?-chiese, reclinando appena la testa e sbattendo le palpebre, in attesa.
La ragazza fece appello alla sua faccia tosta.
Si sedette sul materasso.
-Oggi l’ho trovato e te l’ho riportato- rispose in tono molto dignitoso.
Il pirata appoggiò una mano sul mobiletto ed abbassò appena gli occhi. Il sorriso si allargò.
Poi, con sommo orrore della rossa, estrasse dalla tasca lo smiley sorridente, tenendolo a mò di sigaretta tra indice e medio.
-Quindi sai anche cos’è questo- commentò con noncuranza –lo avevi in mano e dev’esserti caduto mentre dormivi.
Rouge sgranò gli occhi.
-Ridammelo!- esclamò– è mio!
Fece per avvicinarsi a prenderlo, ma Roger lo allontanò da lei, portando il braccio all’indietro.   
-Ehi, ehi…
Poi lo guardò di nuovo di sottecchi, fingendo interesse.
-Ma guarda- mormorò, sogghignando –noto una certa somiglianza con l’altro…
Rouge lo guardò malissimo. Eppure ci si era ficcata lei con le sue mani in quella storia.
-E va bene, quel tuo benedetto medaglione, o quello che è, l’ho trovato per terra la sera che hai affrontato l’idra. L’ho tenuto con me fino ad oggi- ribattè, in tono un po’ infantile.
Con suo gran sollievo, Roger non le chiese il perché, c’era un’altra domanda che lo interessava di più.
-E questo cos’è?- fece notare, mostrandogli di nuovo la faccina allegra.
-Quello l’ho fatto io- borbottò lei –perché …
Esitò. Non c’era alcun bisogno di raccontargli tutto quanto aveva appreso sul passato di Shanks, né tantomeno il fatto che lei conoscesse il significato di quell’oggettino.
-… perché quell’altro mi sembrava troppo triste. Ce ne voleva un altro che lo correggesse- concluse, nel tono più convincente che potesse.
-Che lo… correggesse?- domandò lui, d’un tratto inespressivo. Era come se stesse cercando di afferrare il significato di quella parola.
Rouge scrollò i capelli.
-Oh, avanti, ti sembra il caso di fare tutte queste domande per uno stupida faccina?
Il capitano la guardò un po’ perplesso. Poi, con gran sorpresa della ragazza, si mise a ridere. Non era una risata eccessiva, aperta, quanto più un ridacchiare tra sé e sé. Sembrava che trovasse tutto molto divertente, comunque.
Lei aggrottò un po’ la fronte.
-Ehi, cos’è tutta quest’ilarità?- esclamò sarcastica –E' perché il tuo amato rum è ancora al riparo dalle grinfie del medico? Io stavo parlando seriamente!
-Ma che fantastici processi mentali –commentò lui, non raccogliendo l’ultimo riferimento – basta un sorriso per cancellare qualcosa di triste e sbagliato? Qualcuno, tempo fa, mi disse che questa è la maschera della Vita.
Ed era gente molto allegra, a quanto ne so, eh?
Rouge scosse lievemente la testa.
-Secondo me- rispose poi con calma- questo qualcuno si sbagliava di grosso. La vita è troppo lunga per avere sempre la stessa faccia. Cambia… non c’è nulla che non possa cambiare, a questo mondo.
Roger incrociò le braccia.
-Ah, sì? Per esempio?
-Insomma- proseguì lei, guardando di lato – guarda me, quante cose sono cambiate negli ultimi mesi? Fino a poco tempo fa neanche sapevo chi fosse mio padre, cosa fosse l’Haki o quanta paura si possa provare alla vista di un mostro marino… o chi fosse Roger, per esempio.
Lui fece un espressione eloquente, osservandola di sottecchi.
-E ora credi di saperlo?
Rouge incrociò i piedi e lo guardò con un sorriso sottile.
-Me ne sono fatta un’idea. Basandomi sulle mie forze, visto che lui non è quello che si definisce un tipo estroverso.
-Tsk.
-Si, mi riferisco esattamente a questo.
Roger la guardò accondiscendente.
-Ci sono tante cose che ancora non sai di me.
-Raccontamele- rispose subito lei, con sicurezza –hai visto, ora sono disposta a crederti.
Il capitano sogghignò.
-Per esempio- continuò lei nel frattempo, in tono pratico –potresti raccontarmi cosa c’è scritto negli appunti che ti ha dato il professor Clover ad Ohara, per dirne una…
-Continua a chiedere di Ohara, continua pure… ti sei fissata, io te l’ho detto!
Rouge fece un sorriso incoraggiante.
-Comunque- proseguì il capitano, mettendosi in tasca la piccola maschera dei Medoc e porgendo l’altra a Rouge –riprenditi la tua creazione.
-Oh, era ora!
La ragazza fece per afferrarla, ma poi si bloccò a mezz’aria.
-Anzi … no- disse infine, indicando il capitano –forse … forse dovrebbe stare insieme all’altra.
Roger alzò gli occhi al cielo.
-Ok, e questo è dovuto a quale fantasiosa teoria …?
-Nessuna teoria, ma quei due, come dire …  si completano a vicenda. Se ci tieni davvero a quella specie di faccetta porta-iella, almeno l’altra compenserà con un po’ d’allegria. Sono persino disposta a regalarti quest’opera d’arte –concluse ironica.
-Questo sempre secondo il tuo contorto modo di ragionare- commentò lui con uno sguardo beffardo.
-Secondo me quel coso porta sfiga- ripetè lei con fare di chi la sa lunga - insomma, sei stato pure quasi ammazzato dall’idra…
-Ordinaria amministrazione- buttò lì il capitano con una certa altezzosità, ma Rouge continuò imperterrita.
-… e visto che io voglio arrivare alla fine di questo viaggio incolume, non permetterò che la sfiga aleggi su questa nave- concluse.
Roger alzò le mani.
-D’accordo, me lo prendo. Mi verrà un gran mal di testa a furia di sentirti filosofeggiare!- si arrese, intascando anche l’altra faccina.
Rouge tacque, soddisfatta.
Poi le venne in mente qualcosa.
-Non per sapere i fatti tuoi, ma come hai fatto ad eludere la sorveglianza di Daniel?
Roger alzò un po’ le sopracciglia.
-Oh, ora come ora abbiamo tutti altro a cui pensare. A questo proposito- aggiunse poi, facendo un cenno all’oblò – ti consiglio di andare a dare un’occhiata fuori. Non è qualcosa che si vede tutti i giorni.
Rouge voltò la testa verso la finestra. Solo in quel momento, svegliatasi del tutto, parve accorgersi che la luce che filtrava attraverso i vetri si era fatta diversa.
Meno eterea, più densa… d’oro.
La ragazza aprì appena la bocca, incredula.
-Ma, esattamente, quanto ho dormito?- chiese con un filo di voce, mentre un gran sorriso le spuntava in volto.
-Su per giù… una decina d’ore- ribattè Roger con un piccolo gesto del capo – siamo usciti dalle Fasce poco meno di un’ora fa.
Lo sguardo di lei si illuminò.
Saltò giù dal letto senza un’altra parola e corse fuori in corridoio, lo percorse, scivolando un po’ sui piedi nudi, infine spalancò la porta che dava sul ponte.
Il sole.
Il sole splendeva, regale, adagiando sul mare gli ultimi raggi di un tramonto rigoglioso.  La luce dorata sfumata di porpora sembrava affondare letteralmente sott’acqua, pervadendo il mare dei suoi sfavillanti riflessi, mentre il cielo si faceva man mano di un azzurro più intenso e, più in alto, di un blu profondo, un manto oscuro ricamato di stelle.
Rouge fece due passi verso l’esterno, e sentì sulla pelle il vento fresco intriso di salsedine, lo stesso vento che spingeva le vele di nuovo spiegate, le gonfiava maestosamente ed accompagnava il piccolo vascello sulle onde inquiete di quel nuovo oceano, lo stesso vento che portava fin lì i versi striduli degli uccelli marini che volteggiavano sopra le loro teste.
Le onde, il vento, i gabbiani.   
La ragazza chiuse gli occhi, cercando di memorizzare ogni minima sensazione di quel nuovo ritorno alla vita.
Le parve persino che, dopo aver sperimentato il clima piatto delle Fasce, i suoi sensi si fossero risvegliati di colpo tutti insieme.
Quando fu certa che ogni percezione fosse ormai indelebile nella sua memoria, li riaprì.
Il tramonto piovoso con cui avevano abbandonato il Mare Meridionale, prima di passare per Scilla, non era nemmeno lontanamente paragonabile alla grandiosità dello spettacolo che in quel momento aveva davanti agli occhi.
Quel mare era speciale, diverso, unico.
Roger, che l’aveva seguita fuori, si avvicinò al suo fianco e lei lo guardò con gli occhi che brillavano, senza proferire parola.
Il capitano alzò un po’ le spalle.
-Si, fa quest’effetto - mormorò.
-La Grand Line.

Sarebbe restata in quella contemplazione per chissà quanto tempo, non fosse intervenuto il mozzo che corse verso di lei urlando a squarciagola.
- Rouge, hai visto! E’ la Grand Line! Siamo tornati nella Grand Line!
La ragazza gli indirizzò un gran sorriso e lo prese in braccio, raggiungendo poi un piccolo capannello di pirati che era radunato intorno ad una botte vuota.
-Craig, come prosegue con quel maledetto arnese? Si è spostato rispetto a dieci minuti fa?- chiese Roger in tono brusco, sorpassandola con passo non molto deciso per via della ferita.
La ragazza, esaurito il primo entusiasmo, notò che c’era qualcosa di strano nelle facce pensierose di quei pochi membri della ciurma che erano radunati lì intorno.
Si sporse un po’ a vedere.
Sulla botte era posato l’Eternal Pose, in posizione stabile: l’ago tuttavia non dava segni di vita.
Sentì un piccolo brivido nascerle lungo la schiena.
Il navigatore diede un colpetto alla superficie di vetro con il dorso dell’indice.
-Capitano, è possibile che il cambiamento di magnetismo registrato all’entrata sulla rotta abbia smagnetizzato l’ago. In linea di massima si tratta di un fenomeno comune, sulle lunghe distanze, e Sabaody non è molto vicina da dove ci troviamo noi ora.
-Quindi?- chiese Kennet, un po’ innervosito da tutto quel parlare.
-Se tutto va bene, dovrebbe riacquistare il magnetismo in tempi brevi –concluse il navigatore con uno sguardo serio -altrimenti …
I pirati si guardarono a vicenda, rabbuiati.
Rouge si rese conto del perché non avesse trovato grande festa sul ponte, nonostante la buona riuscita dell’attraversamento delle Fasce.
Se ne stette lì a fissare la piccola clessidra posata sulla botte, come tutti gli altri.
Avanti… avanti…
Persino Shanks era ammutolito ed osservava come ipnotizzato il piccolo ago immobile.
Il silenzio si fece palpabile.
Roger strinse un po’ gli occhi, fissi sull’oggetto.
 -Capitano, cosa facciamo se…- iniziò Jin, visibilmente contrariato.
-Stà zitto, stupido meccanico, non portare iella!- lo rimbrottò il cuoco con un’occhiataccia.
Su, stupido ago, non tradirmi proprio adesso …
In quella Rouge sentì il mozzo sporgersi un po’ sulla spalla del capitano.
-Ehi! Si muove!- esclamò d’un tratto, indicando l’Eternal Pose.
Tutti trattennero il respiro: l’ago aveva cominciato a vibrare!
Prima molto lentamente, poi con un movimento più fluido, cominciò a ruotare all’interno della sferetta di vetro, fino a quando non si posizionò stabilmente sul supporto indicando verso destra.
-Evvai!- esclamò Daniel, sfoderando un gran sorriso, mentre tutti quanti intorno esultavano.
Rouge emise un sospiro di sollievo, scompigliando un po’ i capelli rossi di Shanks.
-Yuhuu! Abbiamo la rotta! Abbiamo la rotta!- riprese il mozzo, scendendo a terra e disperdendosi in mezzo agli altri pirati.
Quel felice caos durò fino a quando Ray salì sulla botte -dopo che Craig in tutta fretta aveva portato l’Eternal Pose in un luogo più sicuro- ed alzò le braccia al cielo, cercando attenzione ed atteggiandosi a mò di proclamatore.
-Miei carissimi, carissimi compagni- iniziò in tono fintamente solenne, poi si rivolse a Roger con un ghigno furbesco.
-Jolie, perdonami se questa volta il discorso lo faccio io, visto che sei ancora così debole- aggiunse con un inchino reverenziale, ed in molti ridacchiarono all’occhiataccia del capitano.
-Dicevo … siamo usciti indenni dalle Fasce di Bonaccia – proseguì, riacquistando il tono serioso -Il nostro amato Roger non si è fatto ammazzare, o almeno, non ancora –e in quella il capitano gli lanciò una seconda occhiata minacciosa- ma, soprattutto … siamo tornati nella Grand Line!
Ed esplose un boato di gioia.
-Si, si- continuò Ray, facendo segno agli altri di stare ancora calmi – quindi, per celebrare questi avvenimenti lieti e gioiosi, io propongo …
Attese quel tanto che bastava per catalizzare gli sguardi di tutti. Poi sorrise ed allargò le braccia.
-… diamo fondo a tutto il rum, gente!!! Festa per tutta la notte!!!
E saltò giù dalla botte, mentre tutti quanti esultavano trionfanti e cominciavano a festeggiare molto, molto rumorosamente.










°° °

Note:
Et voilà! Beh, direi che questo capitolo si conclude più che bene: i rapporti tra i due testoni vanno di bene in meglio, i nostri pirati sono entrati nella Grand Line ed ora si mettono anche a festeggiare, giustamente! E che festeggino, perchè presto... *ride sadicamente*
Alla prossima, ciurmaglia!
To be continued ;)

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Capitolo 24
*** Unintended ***


Buonasera! Ormai non mi scuso neanche più per questi aggiornamenti  ballerini -.-
Questa volta, per mancanza di tempo, non potrò rispondere alle recensioni, comunque ringrazio tantissimo tre 88, meli_mao, angela90, Chibi_Hunter, Akemichan e KH4 per i loro commenti, per le critiche ed i complimenti...ricordate che sono fondamentali per me e per questa storiella!
Inoltre ribadisco il fatto che ho smesso di seguire gli spoiler (anche se un uccellino previdente mi ha giustamente avvisato di una cosa spiegata nell'ultimo capitolo) quindi in linea di massima non ne terrò conto per la trama di questa storia :]
Detto ciò, vi lascio al capitolo... Enjoy!
 






24. Unintended

I’ll be there as soon as I can
But I’m busy mending broken
Pieces of the life I had before
… before you.


R
ouge si stupì, ma non troppo, dalla velocità con cui quasi dal nulla comparvero almeno quattro botti stracolme di alcool.
-E festa sia!!-  esultarono i membri dell’equipaggio, mentre Ray  cominciava a riempire i boccali e a passarli ai compagni con grandi sorrisi.
-Alla salute! - esclamava puntualmente ad ogni bicchiere che offriva.
-Alla Grand Line!- brindò Jin, battendo il boccale talmente forte con quello del vicecapitano che un po’ d’alcool trasbordò e finì direttamente per terra.
-Alla nuova rotta!- gli fece eco Martin, accogliendo festosamente la sua razione.
Dalla porta apparve Kennet, che era sceso nelle cuccette a recuperare la sua fida chitarra.
-Ehi, stupido cuoco, suonaci qualcosa!- esclamò il meccanico, vuotando il boccale con disinvoltura.
-Solo per te, testa di rapa!
Il cuoco si sedette al centro del ponte, davanti alle botti di rum, e con un gran sorriso fece un gesto a mò di direttore d’orchestra.
-Cantate, gente! Stasera al diavolo i cattivi pensieri!!- esclamò poi, e prese a suonare una ballata allegra e veloce.
Subito alla musica si unì il coro di gran parte della ciurma, alcuni si sedettero per terra cantando ad una voce, altri si spintonavano improvvisando delle danze sconnesse al ritmo di quelle note. Shanks aveva recuperato un paio di pentole e si era messo a suonarle con allegria al fianco del cuoco, mentre un altro paio di pirati avevano tirato fuori dei bonghetti e si erano accodati alla chitarra.
-Ehi, peperoncino! Se non ne prendi uno giuro che ti tolgo il saluto!- esclamò Ray, urlando quasi per sovrastare il fracasso che si stava formando per via della musica, delle urla di festa e delle pentole del mozzo che risuonavano peggio di due campane stonate.
Rouge era rimasta vicino al ciglio della nave, assorta in quello spettacolo di gioia che era sorto così,dal nulla in un minuto, e sobbalzò quando il vicecapitano si rivolse a lei.
-Avanti, vieni qui, ragazzina!- rincarò il cuoco, interrompendo per un attimo la sua canzone.
-Scommetto che questa la conosci!- ed attaccò un altro motivo, che lei identificò all’istante: era tipico del Mare Meridionale. Parlava del sole estivo e del villaggio natale. Quante volte l’aveva cantata con suo fratello?
Chissà cosa direbbe Edward, pensò con un sorriso.
Ma una come lei … come c’era arrivata a far festa con una ciurma di pericolosi pirati nel bel mezzo della Grand Line? Ma era vero o era un sogno particolarmente dettagliato?
-Che c’è, il gatto ti ha mangiato la lingua?- la sfotté Jin, sghignazzando.
No, era tutto meravigliosamente reale. In quel momento trovava meraviglioso persino Jin.
Era tutto perfetto.
Niente preoccupazioni.
-Ahah, ma certo che la conosco!- esclamò, riscuotendosi con un gran sorriso, e raggiunse raggiante gli altri che avevano preso a cantare di nuovo.
Ray le ficcò in mano un boccale di rum stracolmo e lei lo guardò scherzosamente indispettita.
-Ray, lo sai che proprio il vostro rum mi fa sch… - tentò, ma il vice tirò fuori un altro bicchiere e brindò con enfasi.
-Alla salute, peperoncino!- esclamò –questa è un’acqua curativa, altroché! 
La ragazza prese appena un sorso, ma dovette poggiare di nuovo il boccale: non c’era verso, era troppo amaro!
-Ok, il resto lo bevo dopo!- esclamò quando Ray le indirizzò un’occhiataccia, che poi si trasformò in un secondo in un gran sorriso.
-Allora, Kennet, suonaci qualcosa di allegro, non questa robaccia smielata del Mare Meridionale!- esclamò, beccandosi uno spintone dalla ragazza, mentre il cuoco attaccava con enfasi ‘Il sakè di Binks’ , che era il jolly per ogni serata, visto che la conoscevano tutti.
-Yohohohoo!!
Tutti quanti si rimisero a cantare, a bere alla salute di qualsiasi cosa, a parlare ad alta voce di tutto e di più, a prendersi in giro e ad urtarsi amichevolmente in quelle buffe danze.
- Shio no mukou de, yuuhi mo sawagu!!- cantavano tutti in coro.
La ragazza si ritrovò nel mezzo di quella piccola folla, e prima che potesse accorgersene, il meccanico le aveva già preso il polso e l’aveva trascinata a ballare con lui.
-Ehi, Jin!- esclamò lei, ghignando –quando si tratta di ballare, le donne sulla nave non ti creano problemi!
-Quando si tratta di ballare, le donne cadono ai miei piedi!- replicò quello, bevendo dal quarto bicchiere.
-Si, ma il mio cuore è di una sola persona- rispose lei cacciando la lingua e divincolandosi con un guizzo.
-Vuoi offrirmi questo ballo, mocciosetto?- chiamò il bambino, che lasciò perdere le sue pentole da percussionista e saltellò allegramente nella mischia.
-Non prendertela, compagno!- esclamò Kennet che sogghignava non poco, rivolto al meccanico – ti andrà meglio la prossima volta!
Lei rise di gusto, continuando a ballare, tenendo per le mani il mozzo che zampettava in mezzo al resto della ciurma.
-Scusa Jin! Ma è lui il mio piccolo cavaliere!- esclamò allegra passandogli vicino.
-Non sai che ti perdi, ragazzina!
-Mi sa che non ti perdi proprio nulla!- gli fece eco Martin, mentre gli altri sghignazzavano.
Rouge fece fare una buffa piroette al mozzo, che poi tornò al fianco di Kennet per riprendere a suonare i suoi improvvisati strumenti.
Lei dopo un po’ lo imitò e si lasciò cadere lì vicino, un po’ rossa in viso per tutto quel danzare e saltellare, mentre tutti intorno continuavano a far festa con un chiasso indicibile.
Per un secondo si chiese a quale distanza avrebbero potuto udire tutto il casino di quella festa, tra musica, canti e risate.
Cercò un po’ in giro Roger con lo sguardo, e lo vide poco lontano parlare fittamente con Craig, che con un gran sorriso stringeva tra le dita un boccale mezzo vuoto.
Il capitano gli diede una pacca sulla spalla, poi arrivò Ray e porse un bicchiere anche al suo superiore, che lo prese brindando con il compagno.
Se lo vede Dan lo ammazza, pensò lei divertita, ma quando spostò lo sguardo sul medico non potè soffocare una risata spontanea.
Il ragazzo stava parlando lì vicino a voce alta con altri membri della ciurma, agitando il dito indice in un bizzarro tono solenne.
-… perché… hic… se provochiamo una …hic… reazione chimica con quella … come si chiama … quella cosa che fa bum… ecco, la polvere da sparo, sì…
E si lanciò in una contorta quanto briosa dissertazione sugli esplosivi e sulle armi di quel genere.
-Ma Daniel non era astemio o quasi?- chiese lei ridacchiando al cuoco lì vicino, che guardò il medico divertito, continuando a strimpellare i suoi accordi sulla chitarra.
-Ci sono alcune grandi occasioni in cui beve tutto quello che non beve in un anno – sghignazzò – la Grand Line è una di quelle, non ti pare?
E scoppiarono a ridere insieme, mentre la notte era ormai scesa del tutto sulle loro teste.

La luna candida, alta nel cielo, illuminava i festeggiamenti come a volerne prender parte, e la musica si spandeva rumoreggiando intorno su quel mare silenzioso ed oscuro.
I momenti più divertenti della serata furono senza dubbio lo scivolone leggendario che fece Shanks ruzzolando giù per le scalette del ponte, in cui naturalmente non si fece neanche un graffio – il che, sentenziò  Ray, era un’ulteriore prova che il rosso aveva sette vite come i gatti-  e il duello improvvisato tra il cuoco e Martin, che ebbero la malsana idea di sfidarsi a colpi di scopa fino ad arrampicarsi sui sostegni delle vele, e per poco Kennet non cadde di sotto facendo un bel tuffo nell’acqua scura.
E in quella Dan cominciò a snocciolare i possibili pericoli dal punto di vista medico a cui il cuoco sarebbe andato incontro, per via dello shock termico causato dalla temperatura dell’acqua, che dovettero bloccarlo con un altro bicchiere per farlo star zitto.
-Era un  bel volo, da lassù- sentenziò il cuoco, che era tornato alla sua posizione di sicurezza sul ponte, saldamente seduto per terra con la chitarra in mano.
-Sarebbe stato carino venirti a ripescare, ma magari ci pensava prima un bel mostro marino- mormorò la ragazza, guardandosi distrattamente le punte delle dita a contrasto sul cielo scuro.
-Così avresti ereditato il titolo di cuoco, ragazzina!- sghignazzò quello – e questa nave sarebbe stata perduta definitivamente!
-Oh oh- saltò su lei- io non cucino così male, cuocastro!
-Tsk- le indirizzò un’occhiata sarcastica –sarai anche bravina a cucinare, ma non apprezzi il rum, e questo è grave…
Ed indicò il bicchiere ancora praticamente pieno al suo fianco.
-Non è vero che non lo apprezzo! Ma la qualità che distilliamo a Baterilla è infinitamente più dolce –fece una boccaccia lei, poi si diede un’aria fintamente intellettuale - c’è quel delicato retrogusto speziato così buono e raffinato … questo è praticamente alcool allo stato puro, faccio prima a scolarmi la boccetta di disinfettante!
-Pfff, esagerata… questo è il sapore della pirateria!- ribattè quello in tono solenne.
-Rouge, se non lo vuoi lo bevo io!- esclamò Shanks con naturalezza, continuando a battere sulle sue percussioni, seppure con meno enfasi e in modo più sconnesso.
-Tu aspetta ancora qualche anno!- rispose lei allontanando la bevanda dal rosso con un ghigno.
-Ma lei non lo vuole perché è una mocciosetta proprio come te, Shanks- sentì dire alle sue spalle e si voltò per ritrovarsi Roger che la squadrava con aria di sfida e un boccale nella mano destra.
-Toh, mi mancava proprio sentirmi chiamare così- rispose lei a mezza voce, con una smorfia.
-Ehi, Roger!- lo salutò il cuoco, mentre metteva da parte la chitarra –avanti, siediti qui e fatti un brindisi alla salute di questa nuova avventura!
Il capitano si sedette apparentemente molto rilassato, esattamente di fronte a Rouge che strinse gli occhi appena.
-Ci credo, non sei in buona compagnia per farti un bicchiere – mormorò quello – tra un bambino ed una ragazzina…
Allora vuole la guerra.
Rouge lo guardò per qualche istante, poi afferrò di nuovo il suo bicchiere e fece un cenno al capitano.
-Allora io brindo alle ragazzine, Roger, che ne dici?- esclamò con aria di sfida, poi vuotò il contenuto in un sorso.
Deglutì cercando di non fare una faccia troppo schifata a quel sapore così forte ed aspro. Sentì il calore dell’alcool invaderle la gola e lo stomaco.  Sogghignò.
-Wohoo, Roger! Questa è una sfida bella e buona!- esclamò Jin con voce tonante – Non ti farai provocare da una donna, eh?
Tutti scoppiarono a ridere, mentre lei continuava a guardarlo negli occhi con aria sicura.
-E’ ovvio che questa ragazzina non sa davvero con chi ha a che fare- rispose lui, con uno sguardo tranquillo ai suoi uomini.
-Alle ragazzine- ripetè, facendo un cenno a Rouge, e bevve il suo bicchiere con naturalezza.
-Aha! E ora come la mettiamo, eh?- disse Kennet, riprendendo a suonare con brio.
-Roger…hic… non dovresti ber…- cominciò Daniel agitando l'indice e recuperando un minimo di lucidità, ma fu interrotto dal vicecapitano, che gli passò un braccio attorno alla spalla con fare festoso.
-Avanti, Dan, un altro bicchiere, su!- esclamò spuntando praticamente dal nulla, ficcando nelle mani del medico l’ennesimo boccale – ecco qua!
-Ray- esclamò la ragazza, sempre fissando Roger – abbiamo bisogno di altro rum, qui.
-Aaaagli ordini, peperoncino!- rispose brioso il vice, che cominciava a risentire degli effetti di tutti i bicchieri che si era scolato ed era ancora più sorridente del solito.
-Non ti conviene, Rouge- mormorò il capitano – io non scherzo affatto.
-Oh, neanche io. Vuoi vedere?- replicò lei, afferrando un altro bicchiere.
Ti stai ficcando in un casino inimmaginabile, lo sai, Rou?, le sussurrò la consueta vocina all’orecchio, ma lei la mise a tacere e bevve il secondo boccale in un soffio. Roger fece altrettanto.
Andarono avanti così per un po’, finchè lei alzò un dito, cercando di articolare bene le parole.
-Asp…etta…hic… fine … fine primo tempo- annuì, con fare ufficiale.
-Ma posso andare avanti, eh?- lo ammonì, picchiettandogli un po’ sulla spalla con l’indice, decisamente brilla- non pensare che io non possa anvare adanti
Roger invece aveva appena gli occhi velati, ma era praticamente lucido e conservava intatta tutta la sua insolenza.
-Non aspetto altro –replicò, finendosi l’ultimo bicchiere di una lunga fila, divertito all’espressione della rossa.
Rouge fece una faccia melodrammatica ma prima che potesse pensare di articolare una risposta, fu tirata su per il polso da Ray che si era rimesso a ballare una confusa tarantella con il resto della ciurma, che ormai, data la piega che aveva assunto la briosa serata, si era trasformata in un prendersi sottobraccio a vicenda cercando di non inciampare sui piedi degli altri mentre si saltellava di qua e di là.
-Quel rum fa veramente schifo, vicecapitano dei miei stivali!- scandì Rouge tirando uno spintone a Ray, che quella sera non si era fermato un attimo.
-Non offenderlo, peperoncino, è sensibile!- rispose lui fin troppo serio, e lei scoppiò a ridere rumorosamente continuando nella sgangherata tarantella, mentre Shanks era arrampicato sulle spalle di Daniel, che ormai era decisamente brillo e stava improvvisando un balletto un po’ traballante, conservando un po’ di buon senso per reggere il bambino per le mani in modo che non cadesse all’indietro.
La ragazza fece un altro giro di danze, infine, con un paio di giravolte, si buttò per terra vicino a Kennet, continuando a cantare il ‘Sakè di Binks’ che il cuoco aveva attaccato per l’ennesima volta.
-Ngahahahah! Binkusu no sake wo … todoke ni yuku yo... ehi!
Aveva alzato lo sguardo al cielo e d’un tratto si era ritrovata il capitano che la guardava con un sorriso un po’ compassionevole. Lei si rigirò su un fianco, alzando appena la testa e posandosi sui gomiti, reggendosi in precario equilibrio.
-E il secondo tempo?- chiese ironico lui, constatando che Rouge non avrebbe retto un solo altro bicchiere.
Lei infatti scoppiò a ridere un’altra volta e nascose il viso tra le mani.
Poi tornò a guardarlo, e si mise buffamente sulle ginocchia, in modo tale da raggiungere la stessa altezza del capitano, che era rimasto seduto per terra, con la schiena appoggiata ed una mano distrattamente posata sul ginocchio.
Improvvisamente assunse un’espressione molto seria.
-Roger… la vuoi sapere una co …hic… sa?- domandò, ed avanzò verso di lui scivolando incerta sulle ginocchia.
-Non vedo l’ora- le diede corda quello, guardandosi un po’ intorno per capire quanti ancora erano in grado di intendere e di volere.
Rouge arrivò di fronte al capitano. Poi gli piazzò l’indice appena sotto la gola, tanto che quello sobbalzò appena per via della ferita che aveva sul petto.
-Tu…- iniziò la ragazza, stringendo gli occhi buffamente, come a volerlo vedere meglio.
-Io…- ripetè lui con un sorriso storto.
-Tu- ripetè lei, abbassando le palpebre per darsi un tono, e per poco non perse l’equilibrio precario che aveva. Roger pose appena una mano di lato per evitare che la ragazza finisse diritta sul pavimento.
-Tu!- ripetè ancora per la terza volta e lo guardò offesa, come se fosse stato lui ad interromperla.
Il capitano sospirò e si posò una mano sotto al mento, guardandola con aria seriamente interessata.
-Ce la puoi fare, su…
-Tu … non… mi… piaci … affatto- terminò finalmente lei, e ad ogni parola pigiò il dito sul petto di lui, con fare accusatorio.
Quello sorrise e le prese la mano con calma, spostandola dalla fasciatura, con la conseguenza che Rouge si ritrovò senza un punto d’appoggio e cadde goffamente su un fianco, picchiando la schiena contro il muro a cui Roger era appoggiato.
-Ahio! Ma perché questa maledetta nave ondeggia così tanto?! - esclamò,massaggiandosi il fianco e guardandosi intorno contrariata – devo andare a vedere…
E fece per alzarsi e dirigersi verso la balaustra ma Roger non le lasciò la mano e la trattenne per terra, seduta vicino a lui.
-Stà ferma e buona- mormorò –che non ho voglia di venire a recuperarti in acqua. E non è la nave che ondeggia, è la tua testa.
Quella chiuse appena gli occhi.
-E va bene, ma lasciami, non sei mio padre!- si lamentò infantile, sbattendo i piedi – non sei mia madre! Non sei Mari e non sei Ioakim! Ma tu…- aprì le palpebre e lo fissò, scostandosi. Poi parve illuminarsi di una grande verità.
-Tu sei Roger!- esclamò, con un gran sorriso.
-Si, tendo a dimenticarlo, grazie per avermelo ricordato- commentò il capitano, poi le lasciò la mano, una volta che lei si fu seduta di nuovo per terra in modo quantomeno stabile, appoggiando la schiena al muro dietro di loro.
Stettero per un po’ così, fianco a fianco. Poi lei si guardò la mano e la ritrasse al suo fianco.
D’un tratto si rabbuiò di nuovo e lo guardò con un cipiglio offeso dove dieci secondi prima c’era un sorriso enorme.
-Quando sei ubriaca sei ancora più lunatica del solito- commentò lui.
-Io …non sono assolutamente ubriaca e tu …non mi piaci… affatto- ripetè lei intrecciandosi un po’ sulle parole –e sei… uno screanzato… m…maleducato.
Roger la guardò, stringendo un po’ gli occhi. Poi annuì.
-Si, sono d’accordo. Tu invece sei una ragazzina cocciuta e … instabile, tanto.
Rouge registrò le parole ed infine annuì compiaciuta e contenta.
-Si, sono d’acc…accordo anche io! Siamo tutti d’accordo! Che bello!! Beviamoci su!!!
Acciuffò un boccale vuoto lì vicino e lo alzò felice come una pasqua.
-Hai imparato fin troppo in fretta, eh, Rouge?
Roger prese ciò che restava del suo e lo accostò appena a quello della ragazza, che cercò di bere il vuoto.
Poi, lo posò di nuovo per terra.
-Devo andare via- disse lei d’un tratto, come ricordandosi di qualcosa –non posso restare… qua… è troppo… non… dov’è Shanks?
Roger le fece cenno di aspettare.
-E’ con gli altri- disse subito, guardandola – aspetta un secondo. Devo chiederti una cosa.
Lei reclinò appena la testa. Era di nuovo passata alla fase triste e le labbra erano ancora incurvate all’ingiù in un’espressione un po’ puerile.
-Cioè?
Roger la scrutò attentamente. Era sicuro che la ragazza non avrebbe ricordato nulla, la mattina seguente.
Attese qualche attimo in silenzio.
-Tu … hai intenzione di tornare da tuo fratello, una volta a Sabaody?- chiese poi, a bassa voce.
Rouge sbattè un po’ le palpebre, guardandolo.
Roger sosteneva il suo sguardo, in attesa di una risposta. Sentì, nel bel mezzo della confusione che regnava nella sua mente, che c’era qualcosa di davvero strano, in quella domanda, o perlomeno nel tono con cui era stata posta.
D’improvviso si sentì ancora più triste, mentre osservava quegli occhi scuri e indecifrabili.
Appoggiò di nuovo la nuca al muro.
-Si. Si, certo. Si.
Assentì per tre volte, a sottolineare il concetto.
Non si diede neanche la briga di chiedere il perché di quella domanda, che aveva una risposta così ovvia. Non riusciva affatto ad articolare pensieri sensati, in quel momento.
Ebbe semplicemente un'inconsapevole sensazione di ... sbagliato, di bizzarro, quantomeno.
-Mi gira la testa- mormorò – vado… a casa… cioè, vado … non lo so ma…
E fece per alzarsi, ma questa volta cadde di lato come una pera cotta.
Roger si sporse appena a guardarla, e sospirò: si era addormentata, di nuovo. Per giunta, si era addormentata con un sorriso.
Sospirò.
-Comincerò a pensare che tu sia narcolettica, vista la facilità con cui prendi sonno- mormorò.
La ragazza era raggomitolata su di un fianco, la guancia posata sul dorso della mano sinistra, l’altra mano distrattamente adagiata per terra, sul legno,con le dita appena raccolte, quasi volessero afferrare qualcosa.
Aveva un’espressione serena, il viso disteso ; il colorito sugli zigomi appena più rosso del solito, come le labbra socchiuse sfiorate da un ricciolo indiscreto.
I capelli rossi le ricadevano sulle spalle, coperte appena dalla stoffa del vestito, una semplice casacca bianca lunga appena sopra il ginocchio, che in quel momento si stendeva in mille pieghe soffici seguendo la linea morbida della schiena e dei fianchi.
Infine, lasciava scoperta parte delle gambe, nude come i piedi, incrociati e senza scarpe. Le infradito di paglia, un po’ rovinate, giacevano a qualche metro di distanza dalla legittima proprietaria.
Il capitano rimase per un po’ in quella che pareva una distratta meditazione , poi si tirò su guardandosi intorno.
Molti pirati erano infine crollati anche loro nel sonno, altri erano seduti in disparte vicino a Kennet che aveva smesso di suonare e parlottava a bassa voce, buttando un’occhiata di tanto in tanto al mozzo che dormiva della grossa accoccolato alla sua destra.
Ray si era steso sugli scalini ed era anche lui nel mondo dei sogni da un bel pezzo, a giudicare da come russava.
Roger constatò con un sogghigno la capacità del suo vice di addormentarsi anche nei posti più scomodi.
Lo raggiunse quel tanto che bastava per sfilargli una sigaretta dal taschino della camicia. Se l’accese e prese una profonda boccata.
Sia benedetto il tabacco del Mare Orientale, si trovò a pensare. Quel sapore così familiare contribuiva a schiarirgli i pensieri, annebbiati dal rum.
Alzò  gli occhi al cielo, oltre le vele della sua nave.
Le stelle brillavano a migliaia nella notte scura. Proprio come nelle notti della Red Line.

-Il sole esiste, di giorno e di notte. Ogni sera gli dei pongono una coperta sul nostro cielo, per far sì  che la luce non passi e la natura si addormenti. Ma nel corso dei millenni, questa coperta si è consumata… Ora, attraverso i suoi piccoli fori, la luce arriva fino a noi, anche nella notte più buia. Sono quelle che voi chiamate… stelle, giusto?

Roger sorrise amaramente.
Così ragionavano, quei selvaggi; così aveva spiegato il capo tribù.
Eppure quella logica, per quanto infantile e priva di ogni ragionevolezza scientifica, portava con sé un significato metaforico che, per quanto lui fosse poco affezionato a simili riflessioni filosofeggianti, non riusciva a non cogliere.
Il sole esiste, di giorno e di notte. E la sua luce arriva, anche nel buio più profondo, richiamò alla mente.
Si sentì immensamente stanco, e non c’entrava affatto la profonda ferita sul petto, che era ormai in via di guarigione, né l’alcool né altro.
Avrebbe dovuto essere orgoglioso, erano entrati indenni nella Grand Line, nuovamente. Erano riusciti a trovare una valida alternativa al passaggio sulla Red Line, avevano in mano le carte per la Rotta Sottomarina.
Sarebbero arrivati nel Nuovo Mondo lasciandosi alle spalle Marijoa una volta per tutte, superandola senza neanche vederla.
Senza vedere quei palazzi sommersi dalla neve, freddi, privi di vita, quel cielo grigio e metallico sferzato dal vento gelido di un inverno perenne.
A quel pensiero, il capitano s’irrigidì, strinse i pugni. Provò una sensazione familiare in fondo alla gola. Ecco, quei pensieri tornavano a fargli visita, come fantasmi notturni.
No.
Marijoa non sarebbe mai stata superata del tutto, perché lei era rimasta lì, per sempre.
L’unica persona che lui avrebbe dovuto proteggere, non avrebbe mai più lasciato quel luogo, come un’anima incatenata nel ghiaccio.
Chiuse gli occhi.
Era sempre andato avanti per sé stesso, da allora.
Quel sé stesso che gli aveva imposto, senza ammettere repliche, di trovare Seiji Alastair ed ucciderlo. Un ordine chiaro, netto e conciso, in fondo nulla di più semplice.
Ci avevano provato, a distoglierlo dai suoi propositi, ma nessuno aveva avuto successo. Non ci era riuscito Clover, non ci era riuscito nemmeno Ray.
Non avrebbe cercato nient’altro da proteggere, perché in fondo non ne era mai stato capace.
Ormai si trattava di vivere per sé stesso, e per quel sogno deviato che rispondeva al nome di vendetta.
Aveva costruito un muro invisibile intorno a lui, un muro che, lo sapeva meglio di Ray che continuava a ripeterglielo, lo avrebbe lentamente logorato.
Ma lo aveva promesso, lo aveva giurato a sé stesso, non sarebbe mai potuto tornare indietro. Nessun Nuovo Mondo, nessun tesoro valeva quanto quel desiderio di rivincita.
O almeno, avrebbe sostenuto questa tesi senza alcun dubbio, fino a qualche tempo prima.
Eppure … eppure, c’era qualcosa che adesso aveva lentamente messo le basi in quella convinzione di ghiaccio.
Qualcun altro da proteggere. In un modo diverso, in un senso diverso.
Un pensiero, un’idea, che avrebbe potuto combattere quella sua volontà, un sorriso contro la delusione, una stella, piccola, piccolissima, che però traghettasse la luce del sole in quella notte.
Roger si passò una mano sulle palpebre, piano.
Stava perdendo lucidità, se cominciava a pensare per metafore anche lui. Troppo rum, non c’era dubbio.
Gettò via quel che restava della sigaretta, non riusciva mai a finirne una in pace.

Non poteva fare a meno di troncare quel flusso di pensieri, quando andavano ad avvicinarsi pericolosamente, da un po’ di tempo, a certe immagini.
Si riscosse, avviandosi a passo deciso verso la sua stanza.
Ma sì … le cose, in realtà, erano molto più semplici.
Samie andava vendicata, e la sua anima avrebbe finalmente riposato in pace.
O forse era la sua, di anima, che cercava un pretesto per sentirsi meno debole?
Si trovò alla porta, entrò nella camera, illuminata fiocamente, e si buttò sul letto sfatto.
Voleva dormire, voleva dormire ma non riusciva a non pensare.
Quella vendetta sarebbe davvero servita perché il rimorso lo abbandonasse, definitivamente?
Non c’erano altri modi?
Non poteva, non voleva capire.
Si arrese all’evidenza.  Andò alla finestra, appoggiandosi con le mani alla scrivania dietro di lui, stracolma di fogli.
Samie lo avrebbe preso in giro. Il solito, insolente testardo.
Ma lei non c’era più. Non aveva più nessuno da difendere, oramai.
Ne era davvero sicuro?
Sentì qualcosa pungergli il palmo della mano destra, si voltò verso il tavolo... c’era qualcosa di piccolo e appuntito sotto la sua mano. Sollevò il foglio di carta ed aggrottò la fronte.
Poi prese delicatamente in mano la catenina con la conchiglia che era appartenuta a Rouge, e, ancora prima, a Samie.
Ma guarda.
L’aveva posata e lasciata lì da quando Rouge gliel’aveva restituita, arrabbiata.
Se n’era quasi dimenticato.

Perché ti ripresenti proprio adesso? , si chiese mentalmente, vagamente impressionato.
Tutti quei banali oggetti apparentemente privi di senso, che si caricavano però di promesse e memorie, stavano cominciando a dargli davvero la nausea.
Rouge, sì, era tutta colpa sua.
Aveva cominciato lei, con quella stupida storia degli smiley, ed ora anche lui si lasciava suggestionare da quel contorto modo di ragionare.
Come i Medoc, e la loro storia delle stelle.
Erano tutti folli, folli!
Le stelle non erano dei fori in una coperta, quegli smiley non erano altro che pezzi di legno, e quella catenina… quella catenina non era che un ricordo sbiadito dal tempo.
Si sedette sul letto, osservandola.
Eppure lui non credeva alle coincidenze.
Non aveva davvero più nulla da proteggere?, fu ancora la domanda fissa che gli sorse istintiva in mente.
Perché quel dubbio adesso s’insinuava sopra quelle che aveva sempre ritenuto certezze?
Rouge… era tutta colpa sua, davvero.  
Continuava a trovare delle assonanze tra loro due, dei punti in comune in due caratteri tanto diversi ma così simili. L’Haki, tanto per cominciare… la D., quella maledetta D. che li legava più di quanto non facesse tutto il resto… e poi quella catenina, dono distratto di tanti anni prima che in quel momento era diventato carico di significato. Quasi che Samie l’avesse davvero affidata a quella ragazza dai capelli rossi, come un dono per il futuro…
Roger posò in fretta quel semplice gioiello sul comodino, come se scottasse, e si stese di nuovo sul letto.
Sogghignò.
Io sto impazzendo, sul serio. Sto impazzendo.
Si portò distrattamente una mano al petto, sperando di alleviare quel fastidio che si portava dietro da quando era stato ferito. Dan gli aveva detto di non bere.
Al diavolo. Ognuno ha le sue cure, scacciò quel breve rimorso.
Passò molto tempo, prima che prendesse finalmente sonno.

La mattina seguente Rouge fu una delle prime a risvegliarsi, tuttavia trovò che il vascello aveva tirato su l’ancora e si era rimesso in navigazione. Individuò Craig al timone, che chiacchierava distrattamente con altri ragazzi della ciurma e Roger che a prua stava parlando con Rayleigh, che aveva ancora la faccia mezza addormentata.
-Uunnn…- si lamentò provando a rialzarsi dalla sua posizione scomoda, mentre una fitta dolorosa le attraversava la testa e per un attimo fece girare tutto intorno.
Cosa pretendi, eh, Rou? Che ti senta una favola dopo una sbronza bella e buona?
Chiuse appena gli occhi recuperando. Non ci era mai andata giù così pesante.
-Serve una mano?- disse una voce gentile, e lei si trovò davanti il medico che le porgeva un bicchiere di un liquido trasparente che pareva vagamente effervescente.
-Cos’è?- chiese lei, guardando le bollicine un po’ dubbiosa.
-Oh- disse Daniel con l’aria di chi la sapeva lunga- rimedi della casa. Fidati, è un toccasana … l’ho provato su me stesso, non corri rischi.
Lei sorrise grata e bevve. Aveva il gusto di qualcosa di simile alla liquirizia.
-Starai meglio in un secondo- garantì il medico.
-Capitano, stiamo per entrare nelle acque territoriali di un bel gruppo di isole- avvertì nel frattempo Craig ad alta voce, e Roger si voltò al suo navigatore.
-Teniamoci lontani dalle coste, non voglio incrociare navi civili- rispose quello.
La ragazza raggiunse la prua della nave, sporgendosi dalla parte della polena. Finalmente avevano rimosso quell’orribile testa mozza, registrò con piacere.
Si voltò a guardare l’albero maestro e notò un particolare nuovo: legato sotto la bandiera del Jolly Roger, un drappo rosso porpora dagli arabeschi dorati sventolava come una lingua di fuoco fiammeggiante.
-Volete cambiare look?- buttò lì al vicecapitano che trafficava con un cannocchiale.
-Ah- rispose lui, seguendo lo sguardo della ragazza –beh, quelli sono i nostri colori, peperoncino. Rosso e Oro. Li tiriamo su quando entriamo nella Grand Line.
Lei annuì.
-Sono colori gloriosi- sorrise –soprattutto il rosso.
-Tsk, non darti troppe arie- replicò lui –sono semplicemente i colori che danno il nome alla nave.
Rouge tacque. Sbattè le palpebre.
-Ray- cominciò poi, ridacchiando –è una cosa così stupida … io non so ancora come si chiama questa nave!
Il vicecapitano la guardò, stringendo gli occhi.
-E’ vero, non te l’abbiamo mai detto. Stupida tu che non ci hai mai pensato - rincarò.
-Ehi, non è una delle mie priorità!- esclamò lei fingendosi offesa.
-Beh, comunque, ti presento la Flaring Eos- annunciò il vice, tirando un colpetto per terra con la punta della scarpa.
-Flaring… Eos- ripetè la ragazza –ovvero la lucente … cosa significa l’altra parola?
-Eos. È una parola in un’antica lingua del Mare Orientale. Significa “aurora”.
-Wow, che nome poetico- rispose lei- l’Aurora fiammeggiante.
-Mah, a me all’inizio non è che piacesse così tanto. E’ Roger che voleva dare un nome così… fiammeggiante, appunto- replicò, facendo gesti teatrali con le dita.
-Sai- aggiunse poi con l’aria di chi la sa lunga, abbassando il tono della voce e indicando il capitano poco lontano come se fosse un mezzo matto – è sempre stato un pò fissato con questa cosa. Il suo sogno inconfessabile sono delle vele nuove, tutte rosse, e mi ci gioco una gamba, prima o poi le avrà. Deve proprio piacergli, quel colore.
E tacque, scoccandole un’occhiata eloquente.
Rouge spostò lo sguardo verso il mare, con un sorriso appena accennato.
-Ti vedo bene, nonostante la sbronza di ieri, eh, Ray?- rispose ad alta voce - che ne dici di andare a controllare come vanno le cose dalla parte opposta della nave?
-Oho, qualcuno è un po’ sensibile su certi argomenti?- cantilenò quello insolente, allontanandosi con dei saltelli.
Rouge gli scoccò un’occhiata assassina e tornò a guardare avanti.
A Roger piace il rosso?
Sogghignò tra sé e sé, quella frase le suonava davvero bene.
Per una buona mezz’ora non successe nulla di eclatante.

Poi, d’un tratto, l’aria cambiò all’improvviso, si fece più fredda, quasi pungente.
Daniel osservò il cielo annuendo piano.
-Eh, si. Sulla Grand Line il tempo cambia molto rapidamente, in base agli ecosistemi delle diverse isole.
La ragazza lo guardò incuriosita.
-Quindi questo indica l’approssimarsi di un’isola invernale- disse, cercando conferma.
-Si- commentò Ray alle loro spalle – invece quello indica l’approssimarsi di grandi casini.
Tutti si voltarono di scatto.
Dalla nebbia era improvvisamente emersa, tanto vicina che si poteva scorgere persino l’equipaggio raccolto sul ponte, una nave grande almeno il doppio della loro.
Il possente scafo azzurro dagli intarsi più scuri, i maestosi cannoni di prua, le inconfondibili vele bianche su cui spiccava il grande simbolo del gabbiano.
Infine, una polena zoomorfa tanto bizzarra da risultare inquietante in quella situazione. Era... sì, era un cane con un osso in bocca.
La ragazza rimase un pò interdetta, e il medico sgranò gli occhi, per qualche istante incapaci di articolare parola.
Roger invece si voltò appena verso il suo vice, che lo fissava in attesa di ordini.
Il capitano lo guardò per qualche istante, poi la sua espressione si tinse di sfida.
-Oh, avanti - rispose ironico -non dirmi che non ti mancava neanche un po’, il Viceammiraglio Garp!









°°°

Note:
Ed ecco che fa il suo ingresso in campo la star internazionale, il Viceammiraglio Monkey D. Garp!! Dateci una G, dateci una A... insomma, ce l'abbiamo fatta. Così come siamo entrati un pò nei pensieri del nostro Captain Roger :) Un appunto riguardante il nome della nave: allora, come avevo già detto, non si tratta della Oro Jackson, bensì, della Flaring Eos: Eos, per l'appunto, significa Aurora in greco, e mi è sempre piaciuto come suona questa parola :)
Inoltre, come dice Ray, Roger otterrà le sue amate vele rosse nella Oro Jackson, nell'anime tratto dal capitolo zero infatti sono proprio di quel colore. E, lasciatemelo dire, sono bellissime *-* (vabeh, un pò tamarre ma ci si passa sopra u.u) Quella storiella del cielo "bucato" e delle stelle l'ho sentita da qualche parte in tv... se non sbaglio è un mito africano, e mi è sembrato geniale nella sua semplicità :)
E vi ricordo che Roger vede un collegamento tra Samie e Rouge attraverso la catenina con la conchiglia perchè, anche se era lui ad indossarla (ricordate il primo capitolo?^-^) era sua sorella che collezionava le conchiglie a forma di spirale. Ecco tutto :) Ah, titolo omonimo e versi iniziali tratti da una canzone che è come una piccola pietra preziosa.
A voi la palla, gente, fatemi sapere le vostre opinioni!
To be continued ;)


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Capitolo 25
*** Catch ***


Hola! 
Ok, mi merito il peggio per queste lunghe attese, davvero, quindi lanciate pure i cavolfiori lessi -.-
Quando tutti i casini vari che stanno saltando fuori in questo periodo si stabilizzeranno un pochettino, tornerò a pubblicare con un pò più di tempismo, e sarà commovente :')
Spero che continuiate a seguire questa storia in ogni caso, perdonando la totale mancanza di continuità xD
Rispostine alle recensioni, a chi mi lascia sempre il suo prezioso commento *-*

@Meli_mao: Ciao! Non ho visto il film che dici tu ma ho visto il trailer e mi è sembrato molto bello *-* Hai ragione a dire che nei colori dell’anime spesso e volentieri fan come gli pare, però in questo caso ho sfruttato la cosa a mio vantaggio… e poi le vele rosse sono un segno distintivo, e al nostro Roger piace distinguersi :D Eccoti servito Garp, sperando che ti aggradi! Eh, si, per me niente spoiler per un po’, ma non è detto che mi torni la voglia e ricominci a leggerli, sono sicura che sta succedendo di tutto e di più! A presto, e grazie per il commento :*

@ KH4: Ale!! Son contenta che ti piaccia il nome della nave di Roger ^-^ Eh, si,è stata una serata all’insegna del divertimento/sfascio totale :D Daniel ubriaco è decisamente uno spettacolo… così come la rossa :D E’ strana sì, la domanda di Roger, ed è vero che forse non gliel’avrebbe posta se lei lo avrebbe potuto ricordare… Hai ricostruito perfettamente ciò che sta accadendo nella mente del nostro capitano, nulla da aggiungere ^^ Ed ecco Garp in azione… prevedo palle di cannone, ed anche tante!! Un bacio, alla prossima!

@ tre 88: Ciao!! Che belli-belli i tuoi papiri!! Effettivamente Rouge sapeva dall’inizio che non sarebbe andata a finire in maniera gloriosa per lei, però, vuoi la voglia di sfidare Roger che, peggio di un moccioso, continuava a ripeterle che era una ragazzina, vuoi per il clima festoso che si era creato a bordo… è finita piuttosto brilla, per non dire altro. Però è stata una bella serata :D Su Roger avrei da aggiungere una cosa a quel che hai giustamente scritto tu, nel senso che, non avendo esposto le sue opinioni, né i suoi pensieri fino ad ora, sembra quasi che solo adesso cominci ad interessarsi a lei… tuttavia (spero!) ho disseminato qua e là nei capitoli precedenti dei piccoli gesti che possono far pensare che è già da un po’ che in effetti ha qualcosa per la testa <3 Roger ama rubare le cose agli altri, la chitarra che ogni tanto strimpella è infatti quella di Kennet, e le sigarette sono di Ray xD Sulle tue domande… quando Rouge ha incontrato Roger da piccola, Ray non era sceso a terra con i due fratelli :) Mentre sulla morte di Samie, mi spiace, ma non posso dire molto (anche se, insomma, la situazione va chiarendosi) perché lo scoprirai nella seconda parte di questa storia :D Ne vedremo delle belle, comunque. Grazie per il tuo commento, alla prossima! :D

@ Chibi_Hunter: Ciao!! Ah, in effetti la sfida di Rouge era persa in partenza, ma, cosa vogliamo farci, l’atmosfera di festa e la voglia di fargliela pagare al burberone hanno fatto il resto :D No, Shanks non ancora beve, per carità, che poi mi arriva il MOIGE a casa dicendo che faccio ubriacare i pargoletti di nemmeno dieci anni nella mia storia xD però, vedendo tutti quei pirati, si chiederà anche cos’ha di tanto speciale quel rum … è un tipino curioso, il minirosso! Lieta ti sia piaciuta la pseudo-conversazione tra quei due, tra un egocentrico di poche parole ed un’irriverente impicciona decisamente brilla non so cosa di meglio ci sarebbe potuto uscire xD La reazione di Roger… eh :D Come detto su, quella domanda non gliel’avrebbe posta, se lei fosse stata in grado di ricordarsene o di rifletterci su. Ci è stato svelato qualcosa su quello che prova, ma non è detto che sia qualcosa che provi da più tempo… è solo che non ha mai aperto bocca sull’argomento, quindi, chissà ;) nei capitoli precedenti ci sono dei piccoli indizi, qua e là :) Eee… Garp, oh yess! Vedremo cosa combinerà! A presto, e grazie mille ;)

@ angela90: Hola! Ehm, Rouge ci ha provato, ma ha fallito miseramente nel tentare di tenere testa a Roger^^’ Lieta che ti sia piaciuta la parte delle stelle, devo ammettere che anche a me ha colpito quando l’ho sentita la prima volta! Ed ecco Garp, con tanto di nave e cannoni pronti a sparare… Si salvi chi può! Alla prossima, e grazie per la rece!!

@ Akemichan: Ciao! Capitolo di passaggio che portava giusto ad un certo Viceammiraglio :D frasi da Oscar, dici? Sai che li vedrei bene Roger e Ray in un film… in un western alla Sergio Leone… molto Clint Eastwood… ok, ma non divaghiamo xD Noto che Rouge ubriaca ha fatto divertire tutti, magari un po’ meno lei la mattina dopo ^^’ e hai ragione su Roger, che misura sempre le parole in base a quanto interessa a lui :) Un grazie sincero per i complimenti alla parte introspettiva, avevo il dubbio che suonasse un po’ banale ma non avevo idea di come metterla giù diversamente. Quindi sono contenta che sia andata :D Roger ama il rosso, nei secoli dei secoli. Alla prossima ;)

@ MBCharcoal: Marta-channn!! E’ un po’ che non ci si sente ma è un casino per me T.T  Spero che vada tutto bene anche a te e ai tuoi casini, e rinnovo il mio in bocca al lupo per tutte le prossime sfide ;) Passando alla rece… gabbiani postini are <3 … Rouge che sfida Roger? Massì, è così bello imbarcarsi in gare già perse in partenza, ma pare che la ragazza risvegli tutto il suo spirito competitivo quando ha a che fare con le provocazioni di un certo pirata :) Roger… deluso non so, secondo me si è divertito molto con la rossa in modalità spariamo-cazzate-a-raffica xD Ecco a te Garp, mia cara! Un bacione e ci sentiamo su msn ora che ritrovo un po’ di normalità :**

E grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate.
Ma dov'eravamo rimasti? Mi pare fosse arrivato un certo Viceammiraglio...
Enjoy!  







25. Catch



-Preparare i cannoni! Preparare i cannoni! Avanti, branco di scansafatiche!
-Di qua, di qua, Jin, dammi una mano!
La campana che annunciava il pericolo continuava a risuonare per tutta la nave, anche se ormai ogni singolo membro dell’equipaggio era più che sveglio.
-Siamo fregati, ci sono praticamente addosso!
-Vuoi stare zitto, uccellaccio del malaugurio? Possiamo ancora svignarcela!
Il ponte era immerso nel più completo caos, Roger si faceva strada a passo svelto in mezzo ai suoi uomini, seguito da Rayleigh che continuava ad impartire ordini a destra e a manca.
-Capitano!- esclamò Craig, lasciando subito il timone ad un compagno, e srotolando velocemente delle carte sul tavolo.
-Sono emersi dal nulla, non abbiamo avuto neanche il tempo di avvisare! –esclamò, concitato -è la nave del viceammiraglio Monkey D. Garp, la Sirius Clash, una delle ammiraglie più potenti dell’intera flotta della Marina!
Roger lo interruppe con un cenno, scorrendo le carte ad una ad una.
-Lo so, maledizione - imprecò a denti stretti –non possiamo provare a staccarli in qualche fondale basso?
-Capitano, siamo troppo lontani dalle secche, farà in tempo a recuperarci!- spiegò il navigatore mordendosi un’unghia.
-Ecco le altre mappe!- saltò fuori Rouge, portando le carte che Craig le aveva chiesto di recuperare in men che non si dica.
Le srotolarono sopra le altre, ma bastò una rapida occhiata a far ammutolire tutti quanti.
-Dèi del mare, siamo finiti in trappola- mormorò di ghiaccio il navigatore, passandosi una mano sulla fronte.
-Siamo nel bel mezzo di un ecosistema invernale,guardate qui... il mare è gelato ed impercorribile in molti punti…
Deglutì, rendendosi conto della situazione.
-Ci sono dei campi di iceberg e non possiamo fuggire in mare aperto in assenza di correnti rapide.
-Ehm, ragazzi- esclamò il cuoco sporgendosi dalla coffa, seriamente preoccupato –non per mettervi ulteriormente pressione ma… avete visto lassù ad Est?
Gli occhi del gruppetto che era raccolto nella timoneria si spostarono tutti verso l’alto.
Tacquero inorriditi.
Il cielo si era fatto improvvisamente scuro, nero quasi come la notte, e un cumulo di nuvole gravide di pioggia avanzava rapido sospinto da un vento di tempesta.
-Ci mancava soltanto la bufera! – inveì Daniel, stizzito.
-Mi ero dimenticato di quanto fosse veramente bastardo il tempo in questo posto- mormorò a denti stretti il vicecapitano, sistemandosi gli occhiali.
-Non possiamo sperare di seminarli in condizioni atmosferiche del genere- sussurrò il navigatore, scuotendo la testa –dovremmo come minimo rallentarli, in qualche modo…
I presenti alzarono lo sguardo verso Roger, che era stato l’unico a rimanere in silenzio.
-Mi sembra ovvio- dichiarò quello dopo qualche istante, serrando la mascella – non ci resta che dare battaglia. Dovremo indebolirli … per poter tentare poi la via di fuga.
Tutti annuirono decisi, rabbuiandosi a quella prospettiva.
Roger si rimise su, controllando velocemente la situazione in quel momento, poi tornò ai suoi compagni.
-Craig, tu resta al timone, Dan, raduna gli altri e assicuratevi che le vele siano a posto, o con quella tempesta non ne usciamo vivi. Ray, dì a Kennet di scendere subito di lì se non vuole essere centrato da una bordata, Garp non ci metterà molto. E chiudete i boccaporti prima di colare a picco! Avanti, muoversi!
Quelli schizzarono agli ordini del capitano.
Roger alzò gli occhi su Rouge.
Lei lo guardò con espressione seria.
-Io non me ne starò dentro come l’altra volta, a far finta che non stia succedendo nulla.
-Non avevo intenzione di risparmiarti, infatti. Avrò bisogno di qualcuno che aiuti ai cannoni con le munizioni- rispose quello, incurvando appena la labbra –quindi vedi di darti da fare, aiuto-cuoco.
La ragazza impugnò la pistola che il capitano le aveva affidato qualche giorno prima, se l’assicurò alla cintura in vita e annuì. Fece per andarsene, ma il capitano la riprese per il polso.
-E fai in modo-scandì- che Shanks non si faccia del male.
-E tu fai in modo di farci uscire vivi di qui- replicò lei con sicurezza- perché noi due abbiamo fatto un accordo, ricordatelo. E io ci tengo ai miei accordi.
-Se non sarai tu a farti ammazzare, l’accordo sarà rispettato- rispose lui con un ghigno,e la lasciò andare.
-Uomini, prepararsi alla battaglia!

-Viceammiraglio! Apriamo il fuoco?
Garp sorrideva soddisfatto, con gli occhi fissi sulla piccola nave. Era stato pressoché certo di trovare Roger all’uscita dalle Fasce, e così era stato. Ormai cominciava a capire come ragionava quel pirata, a furia di stargli alle costole.
Alzò gli occhi al cielo che si faceva sempre più scuro.
-Aspettate il mio ordine, ma state pronti ai cannoni. Voglio prima dare un’ultima opportunità di resa a quell’impertinente!
-Signorsì, Viceammiraglio!
-Sarà divertente, piccolo presuntuoso- sogghignò, scrocchiandosi le nocche.
La Sirius Clash sferzava veloce le onde che si facevano sempre più grosse, quasi stesse scivolando sul sapone: gli scafi della Marina erano progettati per fendere i flutti più alti e minacciosi con estrema facilità.
Ad un tratto l’ufficiale sgranò gli occhi: vide la piccola nave pirata dal drappo rosso ed oro che sventolava vicino al Jolly Roger, virare improvvisamente verso sinistra.
-Viceammiraglio, hanno invertito la rotta! Vogliono forse combattere?
Garp rimase senza parole per un attimo, poi esplose in una risata profonda.
-Ahahah! Ne ha di fegato il ragazzo! Con quella bagnarola spera di competere con una nave della Marina, in queste acque poi? Ne vedremo delle belle!

-Non sparate finchè non li avremo a tiro, bordo a bordo!- esclamò Roger, passando in rassegna i suoi, pronti ai cannoni.
-Mirate agli alberi e all’antenna delle trasmissioni dei lumacofoni - ordinò- dobbiamo interrompere le comunicazioni con il Quartier Generale! Intesi?
Un urlo di assenso rispose a quella domanda.
-La tempesta sarà qui tra una decina di minuti, anche meno- mormorò Ray, che camminava al suo fianco giocherellando con l’impugnatura della spada.
-La nave di Garp è una delle più potenti a questo mondo, ma noi le siamo sfuggiti già diverse volte in questi anni- continuò Roger, scrutando l’ammiraglia che si avvicinava sempre più- ed oggi, Dei del Mare, la riempiremo talmente di buchi che ne verrà fuori peggio dei vostri luridi calzini!
Un altro grido di consenso.
-Questa battuta era mia- commentò nuovamente il vice.
 -Non ho intenzione- concluse il capitano, ignorandolo - di perdere nessuno di voi in questa battaglia. Il Nuovo Mondo ci aspetta, non possiamo fermarci qui, sotto questa tempesta … Il Nuovo Mondo lo vedremo tutti insieme, uomini, da questo stesso ponte dove siamo raccolti adesso, ma quel giorno ci sarà il sole ad accoglierci!!
Il terzo grido d’entusiasmo fu il più rumoroso di tutti.
-Mano alle armi, voglio vedere quella nave colare a picco!- esclamò, persuasivo.
Tra il caos generale, Ray rivolse un’espressione eloquente al suo superiore.
-Non sarà un po’ esagerato, colarla a picco, jolie?- borbottò -Ho idea che sarà difficile con la piccola, dolce Flaring Eos …
-E’ ovvio, Ray- replicò quello sbrigativo, armeggiando con la pistola e guardandosi intorno nervoso– ma il capitano ha sempre la situazione in pugno, no? Anche quando non ce l’ha.
Il vice lo guardò, poi gli pose una mano sulla spalla.
-Hai preso la giusta decisione, Roger- disse, fraterno –non vedo molte alternative.
-Si.
Un attimo di silenzio.
-Avanti, dammi una sigaretta, Ray.
-Solo perché fra cinque minuti ci ritroveremo all’inferno- replicò lui, porgendo la paglia a Roger, che l’accese con un fiammifero.
-Non farla così semplice- concluse l’altro, dandogli le spalle e dirigendosi verso la balaustra - io non ho la minima intenzione di finirci, per ora.

Aveva infine cominciato a piovere, l’acqua scrosciava fitta e sottile, lasciando presupporre che da un momento all’altro si sarebbe trasformata in un ben più potente temporale.
-Il mare si fa sempre più grosso- constatò l’ufficiale, squadrando le onde sotto di loro – fate attenzione ai vortici.
-Viceammiraglio, ecco il lumacofono altoparlante che cercava!- arrivò un soldato con l’apparecchio tra le mani.
-Ah, bene!
Garp prese il piccolo animaletto e sollevò il microfono ad esso collegato.
-Roger!- esclamò, e la sua voce riecheggiò forte e chiara.
Sulla Flaring Eos tutti quanti si voltarono all’istante.
-Oho, pare che ti voglia salutare- commentò Ray – ed è buona educazione rispondere.
Il capitano si avvicinò il più possibile al fianco della nave. Garp era a prua, con la solita espressione tronfia ed energica dipinta sul viso.
-Capitano, li abbiamo sotto tiro- mormorò uno dei pirati alla sua destra.
-Aspettate- replicò il pirata.
Rouge osservava la scena in silenzio come il resto della ciurma, tutti erano già bagnati da cima a fondo per la fitta pioggia e il ponte si era fatto scivoloso ed insicuro.
La ragazza posò la mano sul cannone che divideva con il medico e sospirò, cercando un po’ di calma. Sarebbe andato tutto bene.
In fondo bastava solo non farsi ammazzare … come la faceva facile, Roger!
-Ehi, Viceammiraglio! Da quanto tempo!- salutò ironicamente Rayleigh, facendo ampi gesti con le mani -A casa tutti bene? Davvero, sentivo la sua mancanza!
Garp alzò gli occhi al cielo, poi con un gesto veloce ed irritato posò l’apparecchio sul tavolo e fece due grandi passi in avanti.
-Silvers Rayleigh, io invece proprio per niente!- esclamò a pieni polmoni, con una voce alta e possente - e ora che ne dici di tacere una buona volta e farmi parlare con il tuo capitano?
Ray fece una boccaccia.
-Che screanzato- bofonchiò a Roger, sogghignando – vuole parlare solo con te. Te l’avevo detto …
-Garp!- esclamò il capitano con la sigaretta in mano, ormai fradicia, mentre il vice tornava indietro ridendosela un po’ con la ciurma – e tu che ne dici di levarti dai piedi?
L’ufficiale scoppiò in  una fragorosa risata che si udì benissimo da entrambe le parti.
-Roger, Roger… Ma sei tu che ti ostini a mettermi i bastoni tra le ruote! – rispose, allargando le braccia - eri sparito, e ora eccoti qui, nel bel mezzo della Grand Line … Vuoi proprio morire, allora!
Il pirata piegò le labbra in un sorriso.
-Non prima di aver raggiunto il mio scopo- replicò –e non sarai certo tu ad impedirmelo!
-Niente, quel ragazzo è più cocciuto di un muro- mormorò a sé stesso Garp scuotendo la testa.
-Roger!- ripetè per la terza volta, un po’ esasperato – ti offro una grande opportunità! Potresti anche cavartela con una sessantina d’anni di isolamento ad Impel Down, se ti consegnerai senza opporre resistenza, ammetterai i tuoi crimini, restituirai i tesori che hai saccheggiato e rinnegherai la bandiera della pirateria per sempre!
-E già che c’è vi dà anche una bella ripassata di lucido sul ponte, che ne avete bisogno!- fece presente Ray, e in molti sghignazzarono.
-Silvers, a te taglierei volentieri la lingua!- replicò Garp con un ghigno, poi tornò al capitano, che era rimasto in silenzio, sul ponte, la sigaretta quasi finita ancora tra le dita della mano destra.
-Allora, cosa hai da dire?
Il fragore di un fulmine caduto poco lontano squarciò il tenue rumore della pioggia, che aumentò d’intensità all’istante, quasi rispondendo ad un ordine del cielo.
Roger reclinò un po’ la testa. Gettò la cicca nel mare.
-La mia risposta è no.
Garp annuì, gravemente.
-L’hai voluto tu, pirata- sospirò con paradossale calma. Poi l’espressione mutò improvvisamente.
-Uomini, FUOCO!!!- urlò , agguerrito.
-FUOCO!!!- ripetè Roger all’istante, e all’unisono il fragore del temporale, che ormai si stava trasformando in tempesta, fu oscurato dal rombo dell’artiglieria che lacerò l’aria.
Almeno una decina di cannoni spararono dal ponte e dalle stanze di coperta, alcuni colpi centrarono in pieno lo scafo della Sirius, ma in molti lo mancarono.
-Maledizione!!- imprecò il meccanico – gli abbiamo fatto solo tre buchetti!
-Arriva la bordata!- esclamò Kennet –tutti giù!!!
All’istante un boato esplose sopra le loro teste, e molti pirati furono sbalzati dalle loro postazioni, scivolando rovinosamente sul ponte fradicio.
La nave si incurvò a tal punto che chi era più vicino al bordo dovette reggersi saldamente per non finire in mare.
-Reggetevi alle corde, non cadete! –urlò il medico, afferrando saldamente per la mano il cuoco che aveva mancato la presa, scivolosa per via dell’acqua.
-Mirate agli alberi, gli alberi!- esclamò il vicecapitano, raggiungendo i compagni che avevano bisogno d’aiuto.
Roger corse in men che non si dica verso la timoneria.
-Siamo svantaggiati! – disse – Craig, tutta a sinistra, cerchiamo di sfruttare il vento!
-Si, Capitano!- fece segno il navigatore, e con un gesto repentino mise mano al timone – reggetevi forte, ragazzi!
La nave ondeggiò paurosamente sui flutti, incurvandosi questa volta sul fianco sinistro quasi si dovesse rovesciare su quelle onde nere e furiose come il cielo sopra di loro.
-Non ti servirà a nulla cambiare posizione, Roger!- gridò il Marine.
-Non te ne sei accorto, Garp- urlò l’altro in risposta– ma tu sei sottovento, adesso! Fuoco!!!
Un’ulteriore raffica di colpi partì in direzione della nave nemica, e questa volta tutti andarono a buon fine, aiutati dalla direzione delle violente ventate d’aria, aprendo dei varchi nella fiancata della nave azzurra.
-Maledetto pirata! Fuoco, fuoco!!- non si fece attendere la risposta di Garp.
Sebbene alcuni colpi finirono in acqua, la folata si infranse brutalmente sulla piccola Flaring Eos proprio come la pioggia che franava giù dal cielo in tempesta.
-Allarme, si è aperta una falla!- sentirono gridare dal ponte di manovra.
Roger si sporse dal ponte di prua constatando i danni. Effettivamente, proprio sul fianco, in corrispondenza della cambusa, si era aperta una grossa spaccatura e l’acqua stava entrando a fiotti.
-Dei del Mare! Martin, Jin, andate di sotto con gli altri, dev’essere chiusa all’istante!
Gli uomini obbedirono all’istante.
- Dan, abbiamo bisogno delle tue armi a lungo raggio- mormorò veloce, passandosi una mano sulla fronte, spostando i capelli fradici dagli occhi –possiamo ancora coglierli di sorpresa!
Il medico annuì, e, dopo essersi buttato di nuovo per terra per evitare un’altra raffica improvvisa, corse dentro precipitosamente.
-Mirate… fuoco! Fuoco!!- continuava ad ordinare Rayleigh – fate sparare quei maledetti cannoni, avanti!
Questa volta, uno dei colpi andò ad infrangersi su una torretta della nave della Marina, che si ripiegò rovinosamente su sé stessa con un frastuono spacca timpani.
Grida di disappunto si levarono dall’equipaggio dei marine.
-Bel colpo Kennet! Fuori uno!- gridò il vice, sovrastando il fragore, e in molti esultarono.
-E adesso caricate i cannoni con queste!- intervenne il medico con espressione di sfida, tornando in fretta e furia dall’infermeria con un grosso sacco di canapa.

-Viceammiraglio, hanno colpito la torre radio! Le comunicazioni sono interrotte e non c’è verso di utilizzare i lumacofoni a breve raggio, con questo tempo terribile!
Un altro fulmine si infranse con un fracasso assordante sul mare burrascoso.
-Roger- urlò l’ufficiale a pugni stretti, con il ghigno sempre al suo posto– non ti servirà a nulla! Non avrò bisogno di rinforzi per affondare una barchetta del genere! Ma questa tua insolenza non mi piace, proprio per niente!
-Spero che questo ti piaccia, allora!- gridò in risposta il capitano, saltando sulla balaustra e reggendosi ad una delle sartie.
-I miei saluti, Viceammiraglio- sogghignò, e con un ampio gesto del braccio fece segno ai cannoni di sparare.
I colpi partirono sibilando, ma questa volta, nel momento esatto in cui toccarono la nave nemica, esplosero in maniera molto più violenta, sviluppando delle improvvise fiammate azzurre che avvolsero all’istante lo scafo della Sirius.
Tutti i pirati sgranarono gli occhi, stupefatti dall’effetto anomalo di quell’esplosivo.
-Dan- chiese Shanks, sbattendo le palpebre –ma tu sei un mago?
Rouge alzò lo sguardo tirandosi indietro i capelli per vedere meglio.
Fissò quello spettacolo in silenzio, come tutti gli altri. Sulla nave nemica poteva vedere i marinai tentare di domare quel fuoco che tuttavia non si estingueva, nemmeno sotto tutta quell’acqua.
-E’… sei un grande, Dan!- disse strabiliata.
-Questa non ancora ce l’avevi fatta vedere, però!- commentò il cuoco, grattandosi il mento.
-Oh- rispose il medico, soddisfatto di tutte quelle attenzioni – dovreste vedere quello che sto preparando…
Poi però parve ripensarci.
-Peccato che sia un piccolo inghippo che non sono riuscito a perfezionare…- aggiunse.
I sorrisi di tutti svanirono all’istante.
-Ehm, l’effetto dura solo tre minuti!! Non ho avuto tempo di migliorarlo!!- spiegò quello, agitando le mani a mò di scusa.
-Medicastro dei miei stivali! E ce lo dici adesso?!- saltò su Ray, esasperato –Dobbiamo approfittare per fug…
Il commento fu interrotto da Jin ed il gruppetto che era sceso a controllare i danni, che apparvero trafelati dalla porta del corridoio.
-Capitano! Abbiamo riparato la falla, ma non reggerà a lungo su queste onde!- spiegò velocemente il grosso pirata – inoltre abbiamo perso parte del carico e l’acqua continua a filtrare, devono esserci dei danni alla carena! Se non ci togliamo di mezzo, qui finisce male!
Roger annuì, poi gettò uno sguardo alla nave di Garp, dove le fiamme si stavano mano a mano ritirando.
-Due minuti!
-Che facciamo? Capitano!
Il pirata continuava a guardare la Sirius Clash senza una parola. Sembrava tremendamente tentato da qualcosa.
Ray individuò la strana luce nella sua espressione e gli si avvicinò.
Quello lo guardò eloquentemente.
Il vice scosse la testa appena, nervosamente.
-Lo so che ti piacerebbe affondarla una volta per tutte- mormorò, tutto d’un fiato – ma sai benissimo che non ci riusciremmo. Non ora, non con la nave in queste condizioni.
Roger strinse appena gli occhi e lo guardò, non ancora persuaso.
-Roger- ripetè quello, scrutandolo torvo – sarebbe una follia. Sii ragionevole.
Il capitano esitò ancora un attimo, poi, come riprendendosi, annuì con fare deciso.
-Si, certo- rispose, abbassando le palpebre, come ingoiando un boccone amaro.
-Dobbiamo andarcene di qui, e alla svelta!- ordinò poi a gran voce, mentre Ray tirava un sospiro di sollievo.
-Craig, prua a Nord-Est! Dobbiamo trovare un passaggio, o siamo fregati!
Rouge li osservò allontanarsi di fretta verso la timoneria, e nell’alzare lo sguardo notò qualcosa che si stagliava all’orizzonte, oltre la fitta coltre di pioggia, qualcosa di un candore fortissimo in contrasto con il cielo plumbeo.
Girò lo sguardo automaticamente alla nave di Garp, che oramai aveva quasi domato l’incendio, e poi corse verso l’altro lato del ponte, sporgendosi per vedere meglio.
Un’idea le balenò in mente.

-Abbiamo spento l’incendio! Quella strana polvere era uno strano composto chimico esplosivo resistente all’acqua, ma fortunatamente il fuoco non ha inficiato gli organi di comando, Signore! – fece rapporto un sottufficiale, tutto d’un fiato.
-Dannazione, abbiamo solo perso tempo!- esclamò Garp, recuperando all’istante tutta la sua grinta – avanti, fate fuoco!
All’ordine seguì una scarica di raffiche che tuttavia non andarono a buon fine.
-Viceammiraglio- mormorò il tenente - pare che se la stiano svignando …
Il Marine sgranò gli occhi.
-Eh, no. Questa volta ti ho in pugno, Roger! Inseguiteli!!!

Il piccolo gruppetto di pirati era radunato a poppa, nella postazione del timone.
Il navigatore studiava velocemente le carte nautiche, cercando di non infradiciarle troppo con le sue mani bagnate.
-Avanti, avanti… ci dev’essere una soluzione!- mormorò, innervosito.
-Se continuiamo a seguire la rotta- intervenne Ray facendo segno con l’indice sulla mappa –non avremo problemi con le distese di ghiaccio!
-Si, ma finiremmo per ritrovarci proprio in mezzo alla tempesta!- rispose subito Craig.
Il medico sgranò gli occhi.
-Stai dicendo che questa non è la tempesta vera e propria?- mormorò, e il fragore di un altro fulmine oscurò l’ultima parte della sua domanda.
Rouge apparve dalle scalette, trafelata.
-Forse c’è … una possibilità… - ansimò, tenendosi un fianco.
Roger si voltò di scatto.
-Craig- mormorò la ragazza, raggiungendoli –la mappa delle correnti, quella che abbiamo visto prima …
Il navigatore srotolò la cartina.
Rouge abbassò gli occhi, scrutando per qualche secondo il documento.
-Ecco- mormorò, e fece segno con l’indice ad un punto verso Nord-Est.
Ray sgranò gli occhi.
-E tu vuoi passare in mezzo al campo di iceberg?!- esclamò –Sei pazza? Hai idea di quanto sia difficile controllare la nave in quelle strettoie?
Lei scosse appena la testa.
-Ray, che altre soluzioni abbiamo? Se non hai una rompighiaccio per di qua- posò il dito sul punto che indicava la distesa di ghiaccio permanente che si trovava di fronte a loro –non ci passi.
Craig deglutì.
-E’ … è un suicidio – mormorò – sono acque troppo insidiose …  tuttavia...
Roger si avvicinò e fissò a sua volta le cartine.
Rouge osservava il tutto in silenzio.
-Ma noi siamo più piccoli- sussurrò quello – noi ci passiamo. Garp invece no.
-Esatto!- intervenne Rouge, ben stupita di trovarsi d’accordo su qualcosa con il capitano – e poi, guardate qua … oltre gli iceberg c’è un’isola bella grossa … Nivil Town, sono sicura che lì potremmo far riparare la nave!
Si guardarono tutti, indecisi sul da farsi.
Alla fine Ray cedette.
-E va bene, visto che non c’è altra scelta…
-Che il cielo ce la mandi buona…
-Che il mare ce la mandi buona, più che altro…
Il capitano posò la mano sulla mappa con risolutezza.
-E’ deciso!- esclamò – avanti, velocità massima, prua verso Nivil Town.
La nave virò quel tanto che bastava per aggiustare la rotta, e in quel mentre Rayleigh notò qualcosa che attirò la sua attenzione.
Guardò meglio, sbattendo le palpebre per distinguere qualcosa oltre la pioggia.
Aggrottò la fronte.
Ma quel tenue bagliore dorato era scomparso.
Forse era stato uno scherzo ottico dovuto ai lampi che balenavano sulle onde in rivolta.
-Capitano, ci stanno recuperando! – esclamò d’un tratto Jin, e nello stesso istante una bordata colpì di striscio la parte di dietro dello scafo, facendoli cadere tutti per terra.
-Dannazione, ci hanno già di nuovo a tiro!- inveì il vicecapitano, bloccando precipitosamente il timone che era rimasto per un attimo senza controllo.
-Ahahahah, Roger!- gridò esultante Garp, dal ponte di prua della Sirius – credevi di affondarmi con i tuoi trucchetti di illusionista da quattro soldi?
-Avanti, a tutta velocità!- esclamò il pirata –e fate sparare i cannoni di poppa!!
Non ebbe il tempo di dirlo che un’altra raffica di colpi prese nuovamente di striscio la parte posteriore della Flaring Eos.
-Stiamo aggiustando il tiro! La prossima centrerà in pieno il timone! – avvisò il Viceammiraglio – arrenditi e non morirai!
Il capitano si sporse quel tanto per farsi udire dal Marine.
-Non ci penso nemmeno, Garp! Dovrai continuare a darmi la caccia tutta la vita , perché io non mi arrenderò mai!!!
Rouge si rialzò un po’ dolorante dall’ultima caduta dovuta all’esplosione ed incrociò il suo sguardo.
-Lodevole, capitano- sogghignò, tenendosi il palmo della mano che si era ferito nel tentativo di aggrapparsi ad una cima.
Roger abbassò un po’ gli occhi, respirando lentamente. Si spostò nuovamente i capelli dietro le orecchie.
-Devo mantenere un accordo, se non sbaglio- mormorò, annuendo in modo stanco. Si portò una mano sul petto.
Non dev’essere il massimo affrontare questa battaglia con una ferita di quelle dimensioni, pensò Rouge, provando un profondo rispetto per l’incrollabile testardaggine di quel pirata.
Poi il suo sguardo si spostò appena alle spalle di Roger, oltre la nave di Garp.
Eh?
Si rabbuiò e , scivolando un po’ sotto tutta quell’acqua, raggiunse la balaustra per vedere meglio.
Rayleigh notò il gesto della ragazza e seguì il suo sguardo.
-Allora…- mormorò, togliendosi gli occhiali, pulendoli con la camicia ed inforcandoli di nuovo – allora non me l’ero sognato!
E corse anche lui a vedere.
Roger strinse gli occhi. Poi spostò lo sguardo sulla nave di Garp, che pareva non essersi accorto di nulla.
-Cos’è?- mormorò la ragazza.
Quella luce si faceva sempre più definita, attraverso la tempesta.
-Chi è, piuttosto…- bisbigliò Ray a denti stretti – se è un’altra nave della Marina, direi che siamo fritti e rifritti…
Il capitano si morse un labbro, tentennante.
Da quello che poteva capire Rouge, per la prima volta in quella battaglia non aveva idea di cosa stesse accadendo.
La ragazza deglutì.
-E tu chi diavolo sei?- sussurrò Roger, reclinando la testa ed incrociando le braccia sulla balaustra.

-Ehi, Roger, che c’è? Hai visto una sirena?- sghignazzò Garp con la sua voce possente, ma fu immediatamente interrotto da un sottufficiale che lo raggiunse boccheggiante.
Il capitano pirata lo osservò cambiare letteralmente espressione, il solito ghigno energico fu sostituito da un’espressione stupefatta ed incredula.
Poi, come dal nulla, un lampo rosseggiante esplose sull’orizzonte dietro la Sirius, seguito da un frastuono ed una grossa esplosione sul fianco destro della nave della Marina.
Roger tirò fuori all’istante il cannocchiale, e lo puntò nel luogo da dove era stato esploso il colpo.
Rouge lo osservò rimanere per qualche secondo immobile, per poi abbassare lo strumento, con un’espressione sconcertata.
-Questa è bella- mormorò, mentre un sorriso divertito gli si disegnava in volto.

La sirena suonava incessantemente, tutti i marinai si stavano spostando dal ponte di prua verso la parte opposta della nave, in preda all’agitazione.
-Maledizione, maledizione!- inveiva Garp, seguito  a passo svelto dai suoi sottufficiali - ma guarda te adesso se devo fare i conti … passatemi il Quartier Generale, subito! – sbraitò, tendendo una mano in attesa di un lumacofono.
Il tenente piantò gli occhi per terra.
-Ehm, signore … Roger ha distrutto l’antenna per le comunicazioni … ricorda …?
I soldati si guardarono negli occhi, aspettando l’esplosione.
Garp rimase di sasso, con il braccio ancora teso.
Poi, lentamente, sorrise. Poi si mise a ridere di gusto.
-Ahahah, e così me la dovrò vedere da solo? Bene!- esclamò, stringendo gli enormi pugni.
Tacque un attimo, analizzando la situazione.
-L’obiettivo resta sempre lo stesso, soldati! Mantenete la rotta, velocità massima, ho intenzione di inseguire quel maledetto pirata fino alla fine del mondo, ci siamo capiti?
I Marine scattarono sull’attenti e corsero alle loro posizioni.


Il ragazzino dai capelli biondo paglia strinse un po’ gli occhi cercando di vedere al di là della pioggia, riparandosi la visuale con la mano destra.
-Mi sa che ci ignorano- mormorò poi in tono scettico, passando davanti al suo capitano con le mani tuffate nelle tasche.
-Ma perché ci siamo infilati in questa storia, qualcuno me lo spiega?- chiese un ragazzone con un grosso cilindro sulla testa ed un lungo cappotto nero, incrociando le braccia.
-Già- convenne una giovane donna dai corti capelli castani, giocherellando con una grossa sciabola – che motivo c’è di andare a provocare Monkey D. Garp? Che se la sbrighino da soli!
Una fragorosa risata interruppe i commenti della ciurma.
Un uomo sulla quarantina, di un’altezza spropositata e lunghi capelli biondi che ricadevano sulle spalle, si avvicinò alla prua della sua imbarcazione.
Piantò gli occhi chiarissimi sulla Flaring Eos.
-Quel Roger è davvero un tipo interessante- sentenziò con voce profonda-  sarebbe davvero un peccato se Garp lo acciuffasse proprio adesso.
-Ma a noi cosa importa? Un avversario di meno- ripetè il ragazzino, lanciando uno sguardo indifferente alla piccola imbarcazione.
Edward Newgate sorrise profondamente, lo sguardo fisso davanti a sé.
-Prova a vederla dalla prospettiva opposta, Marco. Ho intenzione di chiedergli di unirsi ai pirati di Barbabianca.









°°°
Eccoci! Siamo entrati nel pieno della battaglia, e chi ti spunta fuori?? Si sapeva... dopo tutti quei giorni di calma si doveva scatenare il finimondo , ed eccovi serviti :D
Il nome della nave di Garp è anche qui di mia invenzione, dovuto più che altro al fatto che la polena è un cane, e Sirio è la costellazione del cane ^-^
Ammetto che per me non è stato facilissimo scrivere questo capitolo, non avendo un minimo di fondamenti per quel che riguarda le battaglie navali :D
Mi sono basata su quel che ricordavo di Pirati dei Caraibi, e sono andata dritta per quella direzione, sperando di aver reso un minimo l'idea...
E adesso, cosa combinerà Newgate? E Roger riuscirà a sfuggire alle grinfie del Viceammiraglio??
Commenti, critiche e quant'altro sono amore <3

To be continued ;)

 

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Capitolo 26
*** Ice ***


Buonasera ciurmaglia!
Ecco qui il nuovo capitolo, che chiuderà questa piccola parte quasi esclusivamente dedicata alla battaglia (se ci avete fatto caso, il punto di vista di Rou è stato un po’ accantonato per questa cosa), eravamo rimasti con Garp che inseguiva Roger, nulla di nuovo sotto il sole, insomma :D
Ma prima le risposte! Ah, continuo a rispondere qui ai vostri commenti per abitudine, ed anche perché mi piace di più, nonostante ora sia disponibile l’opzione per rispondere direttamente sulla recensione, che magari userò più avanti .-.

@ Meli_mao: Ciao meli! Allora, ebbene si, ho preso le info solo da Pirati dei Caraibi. Poi, ci ho messo del mio, sperando di rendere bene l’idea :D Ahahah, è vero che l’urlo “FUOCO” ricorda molto la bella Knightley, anche se detto da Roger ha tutt’altro effetto, mi sa... Per quel che riguarda Garp ed Akainu sono d’accordo con te, sono entrambi due personaggi molto interessanti, anche se non potrebbero essere più diversi (!)
E condivido il tuo punto di vista sull’operato del viceammiraglio, se non è intervenuto avrà avuto i suoi buoni motivi, o semplicemente è rimasto fermo perché non sapeva proprio cosa fare. Quel sodalizio che aveva stretto con lo stesso Roger, lo rende un personaggio al di sopra delle parti, il che può essere positivo ma, quando ci si trova ad affrontare questioni come salvare Ace o obbedire al proprio dovere di Marine, non è così semplice scegliere. Ma sono queste contraddizioni che lo rendono così umano :) Ben, alla prossima e grazie mille!

@ KH4: Ale! :3 E’ vero che Garp tende ad affondare le sue navi xD E sì, la sua voce passa anche attraverso le tempeste! Lieta che Rouge continui a piacerti come personaggio, certo che lei è stata assunta come baby sitter del piccolo rosso praticamente, ma scommetto che a lei fa piacere :D Ed ecco il babbo, sapevo che saresti stata contenta! Ci hai preso su Vista e naturalmente il piccolo Marco, la donna non è nuova ma è praticamente comparsa due volte senza parlare (credo), ma mi piaceva metterla per dare un componente femminile alla ciurma di Newgate. Non so se si è capito, ma patteggio molto per le piratesse/eroine femminili *yeah* Grazie mille per la rece, alla prossima :*

@ Chibi_Hunter: Hola :) Sono contenta che la scena della battaglia sia risultata abbastanza realistica! Eh sì, il mio modello per questi due capitoli è stato sicuramente Pirati dei Caraibi, lì le battaglie sono davvero belle *-* La risposta di Roger te la lascio immaginare, metti insieme un carattere come il suo e certe domande da parte di un pirata avversario piuttosto forte… ci sarà da ridere al loro dialogo :D nel frattempo, vediamo un po’ come se la cavano i nostri pirati di Roger in mezzo ai casini! Grazie mille per la recensione, alla prossima!

@ ashar: Ciao! ^-^ grazie del complimento, mi fa sempre piacere avere nuovi recensori! E’ vero che Roger è uno dei personaggi migliori di One Piece, nonostante non l’abbiamo visto molto in azione nel manga, ma il poco che s’è visto nel capitolo zero è stato molto soddisfacente :D Ah, complimenti per aver letto tutti i capitoli insieme xD Alla prossima!

@ Akemichan: Ciauz! Non conosco i libri di O’Brian, ma sono contenta che la battaglia ti sia risultata suggestiva *-* Hai giustamente notato che non ho messo molti poteri mirabolanti come nel manga, che comunque mi piacciono tantissimo nell’universo di Oda, però ho sempre immaginato la storia così, un po’ più spostata sul piano “umano”, una specie di mondo a metà tra One Piece e qualcosa di più realistico … sono contenta che la pensi come me :3 Mh, su Garp già viceammiraglio dici? :D Beccata! Diciamo che non ci ho realmente pensato, lo ammetto ^^’ però, per esempio, da quel che si è visto nel capitolo zero, tra lui e Sengoku erano i numeri uno all’interno di Marineford in fatto di potenza (il capitolo zero è solo qualche anno dopo questa storia) quindi si presuppone che Garp abbia scalato i gradi molto velocemente e non sia arrivato al grado di Ammiraglio solo per sua decisione personale (diversamente da Sengoku che vuole arrivare il più in alto possibile). Poi aggiungi il fatto che, almeno nella mia storia, la Marina non era in un momento roseo in quegli anni ed il fatto di avere un soldato così forte e carismatico (ed anche bravo nelle strategie, infatti è stato lui ad intuire gli spostamenti di Roger, e solo dopo Sengoku) ai piani un po’ più alti poteva solo giovare al tutto :D insomma, ti ho buttato lì un po’ di idee, poi, come ti ho detto, non ho realmente definito la cosa ^^’ è da prendere per buona, come molte cose che ho scritto, del resto .-.
Ray  è la vera balia di tutta questa storia, ed il bimbo capriccioso è un certo capitano :D Lieta che ti siano piaciuti i suoi dialoghi con Garp (insomma, a mettere insieme due sciroccati del genere mi son divertita anche io xD) ed anche il buon Daniel che inventa roba semi-utile! E sono anche contenta di aver reso bene tutta la ciurma, che a volte passa in secondo piano rispetto a capitano, vice e Rouge, ma son sempre lì a tirare avanti la baracca. Grazie mille per la rece, alla prossima! :*

@ tre 88: Eccola con il suo papirozzo *-* Ah, Ray conosce Roger da una vita, hanno passato l’adolescenza insieme a Rogue Town con i loro sogni e le loro aspettative, in parte realizzate, in parte perse per strada (la vicenda di Samie verrà spiegata più avanti, e faremo anche meglio la conoscenza di questa misteriosa ragazza :D) . Garp capisce come ragiona Roger perché anche lui è un mezzo pazzo, proprio come il capitano pirata, quindi si intendono molto bene!  Ray è un comico nato, sì lo vedrei bene a Colorado, visto che non sta zitto un attimo :D In effetti Roger, a dire a Garp che avrebbe dovuto inseguirlo per sempre, non è che ci abbia guadagnato molto, visto che il viceammiraglio lo ha preso alla lettera! Ed ecco qui Barbabianca, staremo a vedere quale sarà la risposta di Roger (te la lascio immaginare xD). Grazie mille per la rece, alla prossima!

@ Killy: Ciao! Un’altra nuova fan, wow *-* e venticinque capitoli in due giorni sono tanti, complimenti xD  Negli ultimi tempi le cose tra il capitano e Rouge sono decisamente migliorate, dopo il loro grande litigio non potevano certo peggiorare (o meglio, o troncavano ogni relazione, o si riappacificavano), e siamo tutti più contenti così <3 Ah, il fratello di Rouge non rimarrà all’oscuro delle “malefatte” di sua sorella, staremo a vedere un po’ di casini che succederanno più avanti :D
Sono contenta che la storia degli smiley ti sia piaciuta, era una piccola parte a sé stante che però mi piaceva mettere e che, chissà, verrà menzionata anche più avanti.
Ecco Barbabianca, con il piccolo Marco al seguito… ebbene si, si tratta di Vista ed Haruta, un piccolo tributo ai capitani del grande Newgate (e ce n’è anche qualcun altro)! Ti ringrazio per la recensione, alla prossima!

@ angela90: Ciao! Garp e Ray fanno un’ottima accoppiata comica, ma immagino che il duo perfetto sia con Sengoku… chissà perché il viceammiraglio somiglia sempre più ad un teatrante che ad un marine X°°°D ma è il suo carattere, e ci piace così! Roger è un tipo molto fortunato, sì, anche con l’Idra, ad esempio, l’ha scampata per un pelo. Si sa, la fortuna aiuta gli audaci *mi sento tanto mio nonno a dire certe cose* e comunque son contenta che l’arrivo di Barbabianca e di annesso Marco versione mignon sia stato di tuo gradimento! Apprezzo il fatto che hai recensito anche in mancanza di tempo, grazie mille e alla prossima!!

@ bonney jewerly: Ciao! Che bello, un’altra faccia nuova, anche se mi seguivi da mesi :D Ti ringrazio per il complimento, spero che la storia continui sempre ad interessarti :) alla prossima!


Vi lascio al capitolo!
Enjoy!  







26. Ice

Confusion never stops
Closing walls and ticking clocks.



La Flaring Eos ondeggiava paurosamente sui marosi violenti, virando di tanto in tanto per evitare i colpi sparati dalla nave di Garp.
-Ecco gli iceberg!- esclamò il navigatore guardando fisso davanti a sè e tenendo il timone scivoloso con entrambe le mani per evitare di perderne il controllo.
Rouge posò l’indice sulla mappa, alzando gli occhi verso Roger.
-Questo passaggio- mormorò, scorrendo con il dito sulla pergamena man mano che parlava – è ampio per un piccolo tratto, dopodiché qui c’è una strettoia. Fa al caso nostro, noi ci passiamo, ma i Marine si ritroveranno bloccati!
-E’ da pazzi … ma mi chiedo ancora perché non ci ho pensato io prima- rispose quello, alzando un sopracciglio.
-Stai perdendo colpi, forse- lo schernì lei altezzosa, salvo poi abbrancarsi goffamente al tavolo per non cadere, mentre la nave veniva presa di striscio dall’ennesima raffica.
-E che cavolo!
-Craig - esclamò il capitano indicando il varco con un gesto di stizza– infiliamoci lì dentro, e alla svelta!

-Capitano! La nave di Gol D. Roger si sta inoltrando tra gli iceberg! Cosa facciamo?
Edward Newgate aggrottò la fronte, registrando la notizia inaspettata.
-Mossa astuta e suicida al tempo stesso- concluse poi sogghignando – quel ragazzo è sempre più interessante.
-Padre- esordì il ragazzino biondo, balzando al suo fianco con fare persuasivo – i Marine non hanno risposto al fuoco, approfittiamo della situazione e andiamo via di qui!
Il gigante  per tutta risposta scosse la testa gravemente.
- Mi spiace Marco, ma questa volta non sarà la prudenza a guidarci – aggiunse, con voce calma e profonda - Non ho affatto intenzione di lasciarmi sfuggire l’Ammiraglia di Monkey D. Garp, quando è già ridotta non molto bene. Devo ancora fargliela pagare per l’ultima volta, o hai dimenticato che ci ha quasi affondato la nave?
E piantò gli occhi chiarissimi in faccia al ragazzino, che abbassò i suoi con estrema riluttanza.
-Non avere paura, Marco, siamo più forti, ora – concluse il gigante, addolcendo un po’ il tono.
-Atomos, Jaws, assicuratevi che i cannoni siano pronti!
-Si, padre!- esclamarono all’unisono i due ragazzoni dai corti capelli neri, il primo passando vicino a Marco lo scostò con malagrazia.
-Fottiti, Atomos! Spero ti cada una palla di cannone sul piede!- protestò quello, digrignando i denti.
-Le parole, Marco…- mormorò la giovane donna dai corti capelli castani, lanciandogli un’occhiata contrariata.
Il biondino sbuffò infastidito.
-State calmi e abbiate fiducia, compagni- esclamò il capitano ponendo fine alle liti, ed il pirata con il cilindro nero calato sugli occhi annuì convinto.
-Avanti, ragazzi, inseguiamo quei maledetti Marine!!
Un urlo d’assenso si levò dalla ciurma di uomini radunata sul ponte, incurante della tempesta.

Garp osservava il vascello pirata insinuarsi dietro una grossa parete di ghiaccio.
-Viceammiraglio, si stanno infilando lì dentro… attendiamo ordini!
Il Marine si posò le mani sui fianchi, stringendo gli occhi.
-Non hai vie d’uscita, Roger, ti stai mettendo in trappola come un topo! Andategli dietro, gli ordini non cambiano! – sibilò, il ghigno stampato al solito posto.
-Signore, la nave pirata di Newgate ci segue a distanza, ma non li abbiamo sotto tiro! Cosa facciamo con loro?- esclamò il soldato, un po’ esitante.
Garp lo guardò dapprima un po’ stupito, poi lo prese per il colletto con estrema naturalezza.
-Se i nostri tecnici ultra specializzati riuscissero a riparare l’antenna radio, potremmo comunicare la nostra posizione!- esclamò con veemenza – o vuoi mandare fuori un gabbiano postino con questo tempo, per farlo finire arrosto sotto qualche fulmine?!
-Nossignore! Dirò ai tecnici di fare del loro meglio! – rispose subito quello, annaspando un po’.
-Bene!- convenne Garp con un ghigno d’entusiasmo, lasciandolo andare con una sonora pacca sulla spalla - Andiamo a prendere quel topolino, allora! Ci sarà tempo per i pirati di Barbabianca!

-Ok, siamo dentro- mormorò Craig, tirando un profondo sospiro.
Ed improvvisamente era sceso un silenzio etereo ed innaturale, che si rifrangeva tra quelle antiche mura di ghiaccio, ma la ciurma di Roger teneva gli occhi fissi sul cielo, stupefatta ancor più dal brusco cambiamento meteorologico.
 Nell’esatto momento in cui avevano varcato la soglia di quel labirinto di iceberg, la tempesta si era ritirata dapprima a semplice pioggerellina, poi si era placata del tutto, lasciando spazio ad un cielo coperto di pesanti nuvole grigio perla.
Si specchiavano immobili sulla superficie del mare, nera e sconosciuta, mentre il candore dei giganteschi blocchi che fiancheggiavano la piccola nave restituiva una luce metallica, accecante se paragonata all’oscurità della tempesta.
-Certo che il tempo qui fa veramente come gli pare - commentò Rouge, strizzandosi i lunghi capelli rossi, e un rivoletto d’acqua piovana le finì sul vestito, andandolo ad inzuppare un altro po’.
Si sedette per terra, facendo defluire l’adrenalina e chiudendo gli occhi.
Poi li riaprì. Tutti, sul ponte, stavano recuperando fiato.
-Eee…eee…eetciùùù!- se ne uscì Shanks, facendo un saltello per lo starnuto.
-… mi sa tanto … che qui… la temperatura sta sc…scendendo notevolmente- commentò Ray, saltellando da un piede all’altro per riscaldarsi.
La ragazza si guardò le mani, tremavano per il freddo e stavano assumendo un colorito piuttosto preoccupante. Si toccò la punta del naso e la sentì gelata.
In quella arrivò Daniel, riscaldandosi le dita con il fiato e sfregando un palmo con l’altro.
-Ragazzi, se non ci mettiamo … qualcosa di asciutto, qui finiremo c… c…congelati- mormorò.
Il cuoco si guardò intorno, stringendosi nella sua leggera camicia di cotone.
-S…si ma Garp?- chiese – dove… dov’è finit...t…to?.
Per un attimo tutti tacquero, speranzosi.
-Che abbia … rinunciato a seguirci?- ipotizzò Martin, a bassa voce.
-Speriamo … che non significhi che sia … più furbo di noi- commentò il vicecapitano, frizionandosi le braccia.
Ma non ebbero il tempo di sperare oltre, che una potente cannonata infranse fragorosamente la parete di ghiaccio che si distendeva alla loro sinistra, e da dietro un grosso iceberg emerse la Sirius Clash in tutta la sua grandezza.
-E’ ancora qui!
-Avanti, tornate ai vostri posti!
-Spero davvero che la tua idea sia valida, peperoncino- esclamò Ray, passandole vicino di corsa –lo spero davvero!
-Roger!-sentirono gridare Garp, che aveva recuperato il suo posto a prua, con i pugni sui fianchi e l’espressione ghignante – cos’è, ti piacciono le basse temperature?
Il capitano sospirò.
-Vedo che tutta quell’acqua non ha influito sulla sua voglia di chiacchierare- rispose.
-Perché, pensavi di averla scampata?- continuò quello, schernendolo – Sai benissimo che ora ti sei messo in guai ben più seri!
Roger strinse i denti. Una fitta di dolore gli aveva attraversato il petto.
-Capitano … - iniziò Craig, alle sue spalle.
Il pirata abbassò per un attimo gli occhi e fece un respiro profondo.
Andava tutto bene, andava tutto bene.
-Tutto a posto – replicò ad alta voce.
Il ragazzo lo guardò disorientato, ma prima che potesse spiegarsi meglio, Garp lo precedette.
-Perché non guardi cosa c’è davanti a voi, Roger!
-Capitano … -ripetè il giovane navigatore, e a tutti fu chiaro a cosa si riferisse.
Un’enorme parete di ghiaccio si estendeva a perdita d’occhio perpendicolarmente alla loro rotta, bloccandogli completamente il passaggio. Andava avanti per miglia e miglia, a perdita d’occhio.
Bloccava il canale dove si erano infilati, e non c’era traccia di varchi o accessi su quella muraglia.
Rouge sentì improvvisamente un blocco in gola.
Era tutto completamente, ossessivamente bianco.
-Un attimo … ma la carta indicava …
Non riuscì ad articolare bene le parole per la sgradita sorpresa.
-Siamo in trappola- sibilò Kennet, sgranando gli occhi – siamo fregati!
La ragazza afferrò di malagrazia la mappa, che effettivamente indicava il passaggio tra i blocchi di ghiaccio.
-Si, l’entrata è qui, eccola … è da qualche parte … solo, dobbiamo trovarla…- mormorò, mentre le mani le tremavano così tanto dal freddo e dall’agitazione che non riusciva a tener ferma la pergamena.
-Craig- ripetè, scuotendo la testa nervosamente - è qui, ne sono certa … il passaggio è qui, proprio alla nostra destra …
Entrambi alzarono gli occhi, guardandosi intorno, ma inutilmente.
-Rouge- rispose il navigatore in tono sommesso – qui intorno ci sono solo pareti di ghiaccio, lo vedi anche tu … ci siamo chiusi dentro…
-Non è possibile… gli iceberg non si muovono, cavoli! Se c’è scritto che c’è un passaggio, ci dev’essere!
La ragazza corse giù dalla timoneria, verso il ponte di prua, guardandosi intorno.
Non riusciva neanche ad immaginare cosa sarebbe successo … non poteva finire così, per uno stupido errore di cartografia … erano sopravvissuti all’Idra, erano scappati da pirati e cacciatori di taglie … non potevano essersi messi in trappola da soli così stupidamente!
Per colpa tua, Rouge!, gli rinfacciò la vocina nella sua mente, crudele.
Alzò gli occhi verso il cielo plumbeo. Era così torbido.
Mamma… papà… aiutatemi.
E mentre guardava in alto, la sua attenzione fu colpita dalla coffa.

Rayleigh si appoggiò alla balaustra, al fianco del suo capitano.
-Siamo fermi. Non possiamo andare avanti, né possiamo tornare indietro- lo informò – Spalle al muro. Scacco matto. The end.
Roger si portò semplicemente una mano alle labbra, aggrottando le sopracciglia. Continuava a guardare lontano.
-La falla è stata riparata? – chiese, quasi distrattamente.
-Jin ha fatto il possibile, ma l’acqua continua a filtrare- mormorò il vice in risposta.
Poi si tolse gli occhialetti tondi e chiuse gli occhi.
-Peccato, mi sarebbe piaciuto arrivare alla vecchiaia- sogghignò – sai, una bella casetta tranquilla in riva al mare, andare a perdere un po’ di soldi in qualche bisca clandestina e a sera scolarsi un bicchiere insieme con Shakky …
Roger abbassò lo sguardo. Poi scosse la testa.
-No – mormorò tra i denti –io non posso morire qui.
E gli piantò in faccia gli occhi neri come l’inchiostro, con tanta veemenza che il vice si sentì vagamente intimidito.
-Ray, io non posso.
Tacquero entrambi per un attimo.
-Roger!- chiamò Garp, a pieni polmoni, evidentemente entusiasta della situazione che era mutata decisamente a suo vantaggio.
Fu ampiamente ignorato dai due.
-
Le avventure del pirata Jim Roberts nel Mare Orientale- esordì Roger, e per un attimo Ray non ebbe idea di cosa stesse parlando. Poi ricordò.  
-“Quando non avremo paura della morte, saremo uomini liberi
– annuì, lasciandosi sfuggire un sorrisetto – … suonava più o meno così, vero? Ai tempi non capivo granché il significato di quella frase…
Il capitano fece un cenno d’assenso.
-…però la ripetevi sempre, le parole di un eroe di carta in un vecchio libro. Eppure il significato è così chiaro, non trovi?
- E’ passato tanto tempo, da quel libro per ragazzini.
-Ma quella frase è rimasta sempre con noi. Quelle parole sono ciò che abbiamo scelto di seguire, da quando ce ne siamo andati da Rogue. Ma io, ora…
-Roger!!!-continuava ad insistere il viceammiraglio – mi sto spazientendo!
- … io non sono un uomo libero.
Cadde il silenzio tra i due.
Silvers Rayleigh, per esperienza, aveva imparato che il suo migliore amico non avrebbe mai ammesso di aver paura di qualcosa ad alta voce, se non dopo una pesante bevuta, il che comunque non era mai stato provato.
Aveva imparato che perdere le promesse che quel pirata aveva stretto con sé stesso, dover morire prima di portarle a termine, poteva rappresentare per lui una profonda scocciatura.
Anzi, a tutti gli effetti, una vera e propria paura, che lo spingeva ad afferrare la vita con rabbia, con violenza.
Lui ci aveva provato, a fargli cambiare idea, tante e tante volte.
Ma il solo pensare, per Roger, che il segno del suo passaggio su quel mondo scomparisse nel nulla senza aver inciso in profondità, era insopportabile.
Come se, rinunciando a quella vendetta, qualcosa di lui andasse inevitabilmente sprecato.
Silvers Rayleigh lo aveva imparato, altroché.
Ed aveva sempre saputo come reagire.
-Allora vediamo di tenere fede al buon vecchio Jim Roberts – rispose, tra i denti, e sguainò la spada.
Il compagno lo osservò per qualche istante, poi annuì e la sua espressione si fece di nuovo salda e sicura.
-Siamo d’accordo.
-Roger!- chiamò ancora Garp – te lo dico per l’ultima volta, ragazzo! Arrenditi e forse potremo risparmiarti la vita!
Il capitano per la terza volta ignorò il Marine e si voltò ai suoi compagni. Li guardò ad uno ad uno.
-Preparatevi per l’arrembaggio. Che Davy Jones raccolga le nostre anime in fondo all’oceano, piuttosto che tra le catene di Impel Down.
I pirati annuirono, decisi, a quelle brevi parole.
-Venderemo a caro prezzo la nostra libertà - esclamò Daniel in tono solenne.
Jin tirò fuori due pistole enormi.
-Ed anche la nostra pellaccia- aggiunse con un ghigno.
-Caricate i cannoni con quel che resta- indicò il capitano – oggi…
Ma il discorso fu bruscamente interrotto.
-FERMI! Fermi, fermi!!! Aspett…
Rouge si fece largo tra i pirati, che la guardarono stupiti o riservandole delle occhiatacce.
Arrivò davanti al capitano.
-Il passaggio… c’è…  è lì davanti …
Ed indicò, con il fiato mozzo per il freddo e la corsa.
 In quella arrivò anche Craig, che era sparito da un po’.
-La ragazza ha ragione, capitano! È … è una cosa stranissima, ma…
Roger lo bloccò. Dimenticò il suo discorso all’istante.
-Non voglio sapere altro- sillabò –andiamo!!!
La ciurma, che si era già preparata al peggio, dapprima si guardò stupefatta, poi esultò senza capirci molto.
-Rouge- esclamò Ray esasperato –il mio cuore non è più quello di una volta, per favore… mi dici cosa cavolo sta succedendo?
La ragazza indicò la coffa.
-Era solo questione di cambiare prospettiva- rispose con un sorriso esagerato - vieni su!
Ray la seguì fino alla postazione di vedetta.
Impugnò il cannocchiale e si lasciò sfuggire un esclamazione di sorpresa.
-Incredibile…
Ciò che era riuscito a scorgere grazie all’aiuto dello strumento, e ciò che loro dal basso avevano confuso per la fiancata di un iceberg, era in realtà una cascata di stranissimi lapilli di ghiaccio, cristalli finissimi che scivolavano perpetuamente dalla cima di un iceberg, talmente fitti da creare l’illusione ottica di una parete immobile e luccicante.
-Avanti, avanti tutta!- ordinò esultante Ray dalla postazione di vedetta, ben lieto della piega che avevano preso le cose.
-Questa non l’avevo ancora mai vista- commentò poi rivolto a Rouge – un’altra bella storia da raccontare alle ragazzine curiose…
 
-Viceammiraglio, dove stanno andando?
Garp sbattè le palpebre.
-Vuole rintanarsi in quell’angolino? Beh, che lo faccia, sarà bersaglio ancora più facile per i nostri cannoni!
La maestosa nave della Marina virò quel che bastava per costringere la Flaring in un angolo di quello spiazzo di mare circondato da ghiacci.
-Signore… non cambiano direzione … ci finiranno contro!- mormorò un sottufficiale, passando il binocolo a Garp.
Che osservò dapprima la nave, poi ciò che si apriva davanti ad essa.
-Un momento… cosa diavolo è quella?
Regolò il binocolo per essere sicuro di vedere bene.
-Una … cascata?!

-Presto! Tutti al riparo!
Rouge afferrò uno Shanks più che entusiasta per il polso e lo scaraventò letteralmente dentro un secondo prima che mille schegge di ghiaccio si infrangessero come mille lame sulla nave.
Entrò che già avevano cominciato a cadere, e chiuse la porta appena in tempo.
Dal corridoio attiguo al ponte, dove si erano momentaneamente rintanati tutti, sentirono distintamente il rumore di quei cristalli che si conficcavano sul legno taglienti come coltelli.
Durò dieci secondi appena, che tuttavia sembrarono un’eternità.
I pirati si guardavano in silenzio, ascoltando attenti e nervosi il sibilo di quei frammenti di grandine.
Quando si interruppe, d’improvviso com’era iniziato, Roger aprì pian piano la porta ed uscì fuori.
-Avanti, venite- chiamò.
Quando Rouge mise piede fuori spalancò la bocca per la sorpresa.
Il ponte era completamente bianco, dagli acuti riflessi azzurrini.
Sembrava che nel frattempo ci fossero cresciuti sopra una miriade di fili d’erba e si fossero ghiacciati in un istante.
-Attenti a dove mettete i piedi, i cristalli più grandi tagliano- avvisò il cuoco, facendosi largo con lunghi passi su quella anomala distesa.
-Le vele hanno retto- mormorò Roger gettando uno sguardo in alto.
Poi si voltò a guardare dove tutti quanti scrutavano con apprensione.
Alle spalle della Flaring Eos ora appariva solamente puro, gelido ghiaccio.
-Quindi Garp è rimasto dall’altra parte?- sussurrò Daniel, quasi a non volerlo dire troppo presto.
Rouge guardò la cascata dalla nuova prospettiva.
Quel passaggio era davvero troppo stretto. Uno scafo delle dimensioni della Sirius non ci sarebbe mai entrato.
-Mi sa di si, Dan - rispose, con un sospiro di sollievo.
Gli occhi della ciurma si spostarono tutti sul capitano, e Roger annuì.
-Rotta verso Nivil Town, non è ancora finita. Dobbiamo attraversare il campo di iceberg, per arrivare all’isola.
-Queste acque sono insidiose- mormorò Jin –dobbiamo assolutamente evitare altri urti alla chiglia, o la falla si riaprirà!
-Non siamo ancora in salvo, ciurma- esclamò Ray stringendo un pugno – ma sarebbe da idioti morire adesso, dopo aver fregato in maniera magistrale Monkey D. Garp!
I pirati sghignazzarono con molto gusto.
-Eh, si, mi sa che non se la dimentica facilmente questa volta!
-Dobbiamo uscire da queste acque anche solo per festeggiare questa cosa!
-Capitano- esclamò il navigatore, attirando l’attenzione di tutti –abbiamo bisogno di lei al timone.
Roger guardò il ragazzo. Aveva guidato la nave attraverso la tempesta in modo quasi perfetto, ma era visibilmente affaticato.
-Sei un bravo timoniere, Craig- commentò, mentre Daniel gli tirava una pacca fraterna sulla spalla.
-Ma lei ha più esperienza di me, capitano.
-E va bene- rispose Roger – vediamo di portare questa nave a Nivil Town, allora.
-Si, ma voi- commentò dopo un po’ il medico, come ripensandoci ancora – ve la immaginate adesso la faccia di Garp?

-V…viceammiraglio?
Il giovane uomo era fermo a prua, immobile come una statua di sale, con l’espressione di chi era stato abilmente fregato.
-Signore …
-Tenente, qual è la situazione climatica nel tratto di mare antecedente?- chiese, ricomponendosi con un certo stile dal boccone amaro dalle dimensioni di una balena.
-Signore, la tempesta si è estinta pochi minuti fa.
Garp si scrocchiò le nocche.
-Bene.
Tacque cinque secondi, riflettendo. Poi riprese, velocemente.
-Se, come credo, quel pirata impertinente sta viaggiando guidato da un Eternal Pose, probabilmente questa sarà l’ultima occasione per registrare la sua esatta posizione. La sua nave era relativamente danneggiata, non andrà molto lontano. Portatemi la carta delle isole più vicine.
Il sottufficiale tornò poco dopo con una pergamena.
-Da quel passaggio, con ogni probabilità, stanno facendo prua verso Nivil Town, a Nord- sentenziò il viceammiraglio puntando il dito sul pallino rosso che indicava la città.
-Usciamo da questo campo di iceberg e rientriamo nella rotta iniziale. Se la tempesta si è placata non avremo problemi a passare.
I soldati scattarono agli ordini, correndo alle loro postazioni.
Ma, nel medesimo istante in cui la Sirius Clash rientrava in mare aperto, da dietro una delle montagne di ghiaccio sbucò minacciosamente la prua di un’altra nave.
-Viceammiraglio! Sono ancora qui!!
Edward Newgate, si fece largo tra i suoi uomini sul ponte di prua e piantò l’enorme bisento per terra, con un gran colpo.
-Monkey D. Garp! – urlò a pieni polmoni – non ti sarai forse dimenticato di me?
Nello stesso istante i cannoni dell’una e dell’altra nave esplosero una raffica colpi che squarciarono il silenzio tra il ghiaccio ed il mare.

Il fragore della battaglia arrivava, smorzato, fino alla Flaring Eos, che veleggiava veloce tra gli iceberg non senza qualche difficoltà.
-Perché credi che ci abbia aiutato?- chiese il vicecapitano appoggiato alla balaustra, girandosi beatamente i pollici.
Il capitano cercava di tenere saldo il timone, che tendeva a sfuggire al controllo per via dei numerosi mulinelli  e correnti anomale che si creavano in quel labirinto gelato.
-Non… ne ho idea, Ray- replicò, virando bruscamente a sinistra per evitare un vortice improvviso.
La nave ondeggiò ancora un po’.
- E comunque non ci ha aiutato- mormorò tra i denti – è troppo facile, adesso, cannoneggiare una nave già semidistrutta.
Ray alzò un po’ le spalle.
-Invece secondo me voleva proprio aiutarci- replicò- quell’attimo di distrazione è costato a Garp la possibilità di affondarci definitivamente.
Roger fece un gesto di diniego, stringendo un po’ meglio le mani sui pomelli di legno.
-E comunque è un po’ sospetto che un pirata venga ad immischiarsi in un scontro così- aggiunse il vice persuasivo, e stavolta il capitano non potè negarlo.
-Ho come l’impressione che lo rincontreremo molto presto- sentenziò, schivando l’ennesima insidia di quelle acque misteriose.









°°°
rg[Icona gentilmente fornita da Marta-chan, un pò di tempo fa. Era troppo carina per non metterla in giro xD]
Eccoci qui! Questa era un po’ la seconda parte del capitolo precedente, anche qui c’è qualche riferimento a Pirati dei Caraibi sparso qua e là ^-^
Newgate ha pensato bene di approfittare della situazione e di farla pagare al buon vecchio Garp, che adesso si trova decisamente svantaggiato, ma non ha sicuramente perso la sua incrollabile vo
glia di combattere, un pò come il nipote! 
Ah, non ho idea di chi sia Jim Roberts :] però si presuppone che quando erano dei ragazzini a Rogue, Ray e Roger fossero appassionati di letture marinaresche ... Eh beh, l'ispirazione v
iene pur da qualcosa :D
Comunque ... l'impressione di Roger si rivelerà fondata? 
Al prossimo capitolo, gente! Peace, love and rock&roll :D

    To be continued ;)



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