Lis Rouge di maya_90 (/viewuser.php?uid=47409)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seashell ***
Capitolo 2: *** Flyback ***
Capitolo 3: *** Amitié ***
Capitolo 4: *** Peach ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Abriter ***
Capitolo 7: *** Query ***
Capitolo 8: *** Albatros ***
Capitolo 9: *** Consilience ***
Capitolo 10: *** Thoughts ***
Capitolo 11: *** Faible ***
Capitolo 12: *** Septembre ***
Capitolo 13: *** Wanted ***
Capitolo 14: *** Run ***
Capitolo 15: *** Get through ***
Capitolo 16: *** Famille ***
Capitolo 17: *** Rain ***
Capitolo 18: *** Hydra ***
Capitolo 19: *** Soothe ***
Capitolo 20: *** Haki ***
Capitolo 21: *** Witnesses ***
Capitolo 22: *** Smile ***
Capitolo 23: *** Pledge ***
Capitolo 24: *** Unintended ***
Capitolo 25: *** Catch ***
Capitolo 26: *** Ice ***
Capitolo 1 *** Seashell ***
1.
Seashell
La
bambina correva sulla spiaggia, facendo oscillare vorticosamente i
lunghi capelli rossi e ricci, stringeva nel pugno il
secchiello di plastica che ondeggiava sbattendo sulla stoffa azzurra
del vestito.
Di tanto in tanto si
fermava, si accovacciava per terra e raccoglieva qualche conchiglia,
dopo averla analizzata per qualche secondo un po’ perplessa.
Poi si voltava indietro
cercando con gli occhi una piccola casetta sul promontorio.
Non doveva allontanarsi
troppo, le aveva detto la mamma.
Ma lei non aveva ancora
trovato la conchiglia più bella di tutte, come quella che le
aveva mostrato il suo fratellone: era davvero una conchiglia enorme,
grande come il palmo di una mano, dai colori cangianti e la forma a
spirale. L’aveva avvicinata all’orecchio e aveva
sentito il mare.
Suo fratello Eddy
gliel’aveva mostrata e poi con un ghigno aveva concluso:
Non
credo proprio che ne troverai una simile, sai Rou? Di questo tipo ce
n’è solo una ogni mille isole!
Allora lei gli aveva
risposto con una sonora boccaccia ed era corsa via in spiaggia.
Dal comignolo della
casa saliva un sottile filo di fumo: la mamma stava preparando il
pranzo.
La bambina si
disse risoluta che avrebbe cercato ancora un po’,
già immaginava il sorriso soddisfatto di suo fratello se
fosse tornata a casa a mani vuote.
Riprese a correre
guardando attentamente sul bagnasciuga, ma le conchiglie che
raccoglieva e buttava nel secchiello erano tutte così
piccole e uguali. D’un
tratto le parve di scorgere a qualche metro da lei uno scintillio
biancastro, e gli occhi le si illuminarono.
Si avvicinò
di corsa alla sua preda ma con grande disappunto vide che era solo un
osso di seppia.Sbuffò
spazientita, rovesciando il contenuto del suo secchiello rosso in mare,
poi si sedette sulla sabbia bagnata e appoggiò la testa alle
ginocchia, imbronciata.
Non aveva proprio
voglia di tornare a casa, Eddy l’avrebbe presa in giro di
nuovo.
Se ne stette un
po’ li rigirandosi l’osso di seppia tra le dita,
finchè scorse una piccola scialuppa che si avvicinava,
proprio nella sua direzione. Era sbucata da oltre il promontorio,
c’erano solo due persone a bordo.
Istintivamente si
rimise in piedi, raccogliendo il secchiello ormai vuoto, ma non
pensò affatto di correre via, era troppo curiosa di sapere
chi fossero quegli stranieri.
Quando furono
abbastanza vicini potè distinguere un ragazzo e una ragazza:
indossavano dei vestiti piuttosto singolari, lui, in particolare,
portava un cappotto logoro troppo grande per il suo fisico, mentre lei
aveva una grossa bandana colorata tra i capelli neri ed un vestito
multicolore strappato qua e là.
Alla bambina
ricordarono due artisti del circo che era arrivato in paese
l’estate precedente.
A qualche metro da riva
i due scesero in mare con un salto e trascinarono
l’imbarcazione in secca.Lei li osservò fare
sbattendo le palpebre: la ragazza era molto più bassa del
ragazzo, sembrava quasi una bambina. Fu proprio quella la prima a
notarla e salutarla con un gran sorriso.
-Ciao! Ehm…
Poi tacque imbarazzata,
non sapendo che altro aggiungere.
Il ragazzo
sistemò la scialuppa e si rialzò, sistemandosi il
cappotto sulle spalle.
-Chi siete?- chiese Rou
senza esitazione.
La ragazzina sorrise di
nuovo, ma fu l’altro straniero a risponderle.
-Siamo pirati.
Aveva una voce un
po’ più adulta della sua accompagnatrice.
Rou trattenne il fiato
meravigliata.
-Oh, uffa!-
esclamò prontamente la ragazzina con la bandana-
perché devi…
-Hai paura di noi
vero?- la interruppe lui, sempre rivolto alla piccola che era rimasta
in silenzio.
Lei lo
guardò per un po’ e poi alzò le spalle.
-Voi non siete pirati.
I pirati hanno una nave vera!- e indicò eloquentemente la
scialuppa in secca vicino a loro.
I due ragazzi si
guardarono e scoppiarono a ridere.
Poi lui si
avvicinò e si accovacciò in modo da raggiungere
la stessa altezza di Rou.
-Se non ci credi vai a
vedere oltre il promontorio- sussurrò, sogghignando.La ragazzina alle sue spalle
sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Ma Rou era intenta ad
osservare quello strano pirata che aveva davanti a
sé. Le
sembrò solo un po’ più grande di suo
fratello.
Aveva gli occhi
allungati e scuri, e i capelli erano lisci e neri come
l’inchiostro. Tuttavia non le faceva minimamente paura, aveva
un sorriso vispo che le metteva tranquillità, due occhi vivi
e ridenti.
Fece un buffetto e
cacciò la lingua.
-Guarda che non sono
stupida! Tu non ce l’hai una nave!- ripetè
canticchiando.
Ma mentre diceva quelle
parole Rou d’improvviso notò qualcosa a cui prima
non aveva fatto caso, e le si illuminarono gli occhi: appesa al collo
del ragazzo c’era una catenina con una conchiglia bianca a
spirale, come quella di suo fratello. Era solo un po’
più piccola, ma non aveva nemmeno una macchiolina nera.
-Oh…
Rimase imbambolata a
fissarla tanto che lui se ne accorse e la guardò un
po’ stupito.
-Ti piace?
-Dove l’hai
presa?- chiese la bambina continuando a fissarla intensamente,
meditando di strappargliela dal collo e correre via. Non
l’avrebbe mai acciuffata, era la più veloce a
correre, Eddy non la prendeva mai.
-Qua e là-
rispose quello con un’alzata di spalle.
Poi si rimise in piedi
e la ragazzina dai capelli scuri fece qualche saltello per avvicinarsi.
-Fratellone, andiamo?
Non possiamo stare qui tutto il giorno, abbiamo tantissima roba da
comprare e ho voglia di nuovi vestiti!- trillò con
voce acuta, appoggiandosi alla sua spalla.
Rou si
rabbuiò. Non poteva lasciarsi sfuggire quella conchiglia,
non dopo averla cercata per tutto il giorno.
-Me la regali?-
esclamò frettolosamente.
-E perché
dovrei?- chiese lui meravigliato.
-Perché devo
farla vedere a mio fratello. Ne ho trovate altre ma quella conchiglia
è la più bella che ho visto fino ad
ora…- rispose Rou mesta.
Il ragazzo
guardò la sorella, che un po’ esitante fece un
cenno di assenso con la testa, e poi si sfilò dal collo la
catenina. Tuttavia non la offrì alla bambina.
-Va bene, te la regalo.
Però tu ora devi ammettere che siamo dei pirati- disse con
aria divertita.
Sua sorella
ridacchiò portandosi la mano alla bocca.
Il viso di Rou si
illuminò di nuovo e la bambina sfoderò un sorriso
a trentadue denti.
-Davvero?? Grazie,
capitano pirata!!
Il ragazzo le porse la
collanina con la conchiglia.
-Capitano? magari,
piccoletta!- commentò.
-Ok, piccoletta- gli
fece eco sua sorella con la sua voce squillante- piacere
d’averti conosciuto… a proposito, come ti chiami?
- Mi chiamo Rouge-
disse la bambina soddisfatta.
-Rouge, che bel nome!-
rispose civettuola lei- io sono Samie!
-Samie-
chiamò il ragazzo che si era già incamminato
verso la strada- non hai detto che avevi fretta?
La ragazza
indirizzò un ultimo sorriso alla bambina e raggiunse di
corsa il fratello.
Rou rimase un
po’ in silenzio ad osservare quei due che si allontanavano.
Poi aprì il
pugno chiuso e guardò la catenina d’argento e la
conchiglia perlacea.
-Ehi!-
chiamò.
I due si voltarono.
La bambina corse da
loro, fermandosi a pochi passi dal ragazzo.
-Se è vero
che sei un pirata, viaggerai in molte isole, vero?
Lui inarcò
le sopracciglia.
-Beh...si.
-Più di
mille?
-Più di
mille- confermò lui.
-Allora se tornerai qui
me ne porti un’altra?- concluse speranzosa facendo oscillare
la catenina davanti al viso.
-Che piccola mocciosa
sfacciata!- rispose lui, e le voltò di nuovo le spalle
rincamminandosi con Samie davanti a lui.
-Promettimelo!- gli
chiese ancora Rouge, incerta.
Lui agitò la
mano in segno di saluto.
-Va bene, va bene!
Rouge lo
seguì con lo sguardo finchè non scomparve dietro
una macchia di alberi come Samie poco prima.
Poi distese per bene la
catenina su di uno scoglio, fece due passi indietro ammirandola con
orgoglio: era il primo gioiello che avesse mai avuto, la mamma non le
permetteva mai di indossare i suoi.
Fece un saltello di
gioia pensando a che faccia avrebbe fatto Eddy di fronte a quella
meraviglia.
Poi afferrò
di nuovo la sua conquista, se la infilò al collo e corse di
nuovo verso casa.
Il resto del pomeriggio
Rouge lo aveva passato giocherellando sulla spiaggia con suo fratello,
continuando imperterrita a ripetere che la sua conchiglia era
più piccola, ma era anche molto più bella.Lui non ne sembrava del tutto
convinto, ma alla fine aveva accettato il verdetto pur di farla tacere.
A sera, poi, erano
rientrati a casa e lei si era tuffata sul letto a ripensare a quello
strano incontro con quei tizi che si credevano dei pirati.
Pirati! I pirati
che aveva visto nei libri erano tutti dei grandi uomini pieni di
cicatrici per le mille battaglie, quei due non avevano nemmeno
l’età della mamma! E poi non aveva mai visto una
donna pirata. Le bambine da grandi diventavano principesse. Lei sarebbe
sicuramente diventata una principessa, ora che aveva anche il suo
gioiello.
Lo prese ancora tra le
dita, poi si alzò e andò alla finestra.Analizzò vanitosa il
suo riflesso nel vetro e ne parve soddisfatta.
Poi qualcosa
catturò la sua attenzione: aprì la
finestra e si sporse fuori cercando di distinguere meglio.
In lontananza, sulla
superficie marina ormai scura all’imbrunire, al largo si
vedeva il profilo di un vascello. Scintillava di mille
piccole luci che raddoppiavano i loro riflessi sulle onde, creando come
una scia di stelle che si specchiavano sull’acqua.Illuminata da una di queste
luci, sulla cima dell’albero maestro spiccava una bandiera
nera e un teschio bianco.
Rouge
rabbrividì per la sorpresa e la paura: allora era vero!
Sentiva il cuore battere forte dallo spavento e dalla
novità: c’erano veramente dei pirati!
Poi guardò
meglio: la nave si stava lentamente allontanando.
Se ne vanno!
Pensò con un sospiro di sollievo.
Poi però fu
presa da un piccolo attimo di inquietudine: quel pirata che le aveva
donato quella bella conchiglia… non sapeva neppure come si
chiamava.
Ma si riscosse subito:
glielo avrebbe chiesto la prossima volta che fosse tornato. Aveva
promesso!
Da quel giorno Rouge
ogni sera prima di andare a dormire si affacciava alla sua finestra,
speranzosa. Poi, di settimana in settimana, prese a farlo sempre
più raramente, finchè non perse
l’abitudine dimenticandosi di quella promessa, anche per via
degli avvenimenti che di lì a poco le avrebbero fatto
dimenticare di tutto il resto, compreso quell’episodio
insignificante della sua infanzia.
Era stato difficile
riprendersi dopo la morte della mamma, che se n’era andata
l’inverno in cui l’isola era stata colpita
dall’epidemia.
Rouge spesso si
ritrovava a pensare ai giorni condivisi nella bella casetta sul
promontorio, e in quei momenti si sentiva come se le stessero togliendo
lentamente l’aria dai polmoni.
Con gli anni
però era riuscita a ricucire quella profonda ferita. Suo
fratello le era stato vicino finchè aveva potuto, poi,
compiuti diciotto anni, aveva deciso di andarsene.Si sarebbe arruolato in Marina,
sempre meglio che restare a Baterilla a fare la fame, aveva detto.
L’aveva
salutata con la promessa di tornare il prima possibile, portandole
anche una bella somma di Berry e qualche bel vestito dal Nuovo Mondo.
In fondo Rouge non
poteva certo biasimarlo, perché era per un giusto motivo se
Eddy abbandonava l’isola, ma quell’addio
inaspettato riaprì di nuovo la cicatrice: si
sentì di nuovo abbandonata.
Decise di tenersi
impegnata e aveva trovato un lavoretto in una locanda gestita da due
vecchie conoscenze di sua madre.Così tra un pasto e
l’altro, passava le sue giornate tranquillamente tra i soliti
clienti: Baterilla non era certo un’isola molto grande, si
conoscevano tutti, e a poco a poco si affezionarono a lei.
In quel modo impiegava
il giorno, mentre la sera si ritirava nella sua stanzetta al primo
piano del locale, apriva un libro e ci si tuffava dentro,
finchè non aveva tanto sonno da cadere addormentata sulle
sue pagine.
I libri che più le piacevano, sin da quando era bambina,
erano quelli sulle esplorazioni geografiche e sui grandi viaggi del
passato. Provava
profonda ammirazione per quei marinai che si erano spinti nella ricerca
delle isole più sperdute della Grand Line per spirito di
conoscenza.
Complici quelle
letture, a volte arrivava a desiderare di scappare via, ma poi si dava
della stupida per averlo pensato. Le sue radici erano lì,
dov’era la tomba di sua madre. Non l’avrebbe
abbandonata di certo, quella croce di legno sul promontorio, almeno
finchè non sarebbe tornato suo fratello. Non c’era
fretta, era ancora molto giovane, e in fondo anche
lì c’era gente che le voleva bene.
Per molto tempo
quell’episodio restò nascosto da qualche parte
nella sua memoria, fino ad una sera molto particolare.
Il ventisei giugno
faceva davvero molto caldo, anche se a Baterilla splendeva il sole per
la maggior parte dell’anno. Il ventisei giugno era il giorno
del suo compleanno.
Per i suoi diciotto
anni il padrone della locanda e sua moglie le avevano regalato un bel
ciondolo d’oro a forma di giglio.
-Dio, non so come
ringraziarvi! Oh, ma io non posso accettarlo!- esclamò Rouge
felice come una pasqua.
-Oh, ragazzina, non ci
pensare! Era un ciondolo di mia figlia, ma deve averlo lasciato qui
dopo che si è trasferita- rispose subito la signora Mari,
una donna grassoccia dai lineamenti forti ma materni.
-E poi sappiamo quanto
ti piacciano quei fiori, vero?
-Quindi accettalo e
buon compleanno, Rou!- disse con enfasi suo marito Ioakim da dietro il
bancone.
Rouge annuì .
-Grazie. È
davvero una bellissima collana!- rispose con un sorriso sincero.
-Bene! Ora fila a letto
però che sono già le due di notte e domani devi
alzarti presto!- disse in tono perentorio la padrona.
-Buonanotte!-
augurò Rouge entusiasta, trotterellando su per le scale.
È vero,
amava i gigli, e amava le collane, anche se non ne possedeva molte. Era
da molto che non si sentiva così felice per un regalo.
Da molto… e
qualcosa le ritornò alla memoria come uno stranissimo
deja-vu.
Entrò in
camera e chiuse la porta lentamente, riflettendo. Poi si
inginocchiò davanti alla cassettiera ed aprì
l’ultimo cassetto. Frugò nervosamente un
tra i vestiti ed estrasse finalmente un pacchetto accartocciato. Se lo
rigirò tra le mani, incerta, poi lo aprì.
C’erano
oggettini vari, una vecchia spilla della mamma, la sua fede di
matrimonio, un fermaglio per capelli ed una collanina
d’argento molto particolare. La districò da un
braccialetto e la osservò, poi le si illuminarono gli occhi.
La sensazione fu quella
di ritrovarsi tra le dita un briciolo di vita dimenticato, quella
conchiglia brillava ancora nella penombra per il suo candore.
Rouge provò
una punta di malinconia pensando a quella stupida gara con Eddy e al
fatto che a quel tempo erano ancora tutti insieme, ma non
potè fare a meno di ridacchiare considerando a come aveva
ottenuto quella catenina.
Chiuse gli occhi,
cercando di ricordare quel viso, ma la sua memoria era annebbiata da
tanti anni e tanti eventi ,e quel ricordo le sfuggiva via.
Pazienza, si
disse,tanto non importava.
Tuttavia se la
infilò al collo, prima di andare a dormire.
°°°
Ciao
a tutti!! Questa storia, come avrete ben capito, ha come protagonista
Portuguese D. Rouge, che nonostante le sue due/tre apparizioni al
massimo, è un personaggio che mi ha veramente colpito
u.u
Probabilmente
più avanti compariranno altri personaggi conosciuti del
presente di One Piece legati alla ciurmaglia di Roger, anche se non ho
la più pallida idea di quando/come questo
accadrà, visto che la storia è ben lontana da
avere un finale^^
'Lis Rouge', il titolo, significa 'giglio rosso'. Ho preso spunto dai
fiori che, nelle poche immagini che abbiamo, Rouge porta sempre tra i
capelli.
Naturalmente
fanno piacere consigli e commenti!
Al prossimo capitolo!
To be continued ;)
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Capitolo 2 *** Flyback ***
2.
Flyback
I
pirati
approdavano abbastanza spesso a Baterilla, tanto che Rouge non dava
più molto peso alla loro presenza.
Si vedevano girovagare
per qualche giorno tra le stradine dell’isola, spesso se li
ritrovava dentro la locanda, ma in fondo non aveva mai nutrito molta
curiosità per loro. O almeno non per quel genere di pirati:
erano tutti vecchi e stanchi, spesso giungevano lì
perché si erano persi o non sapevano più dove
andare.
In molti erano quelli
che tornavano dalla Grand Line con le ossa rotte, dopo infausti scontri
con la Marina o con avversari più forti. Erano uomini
disillusi, sperduti senza più una casa, e sui loro visi
Rouge leggeva la fatica del loro peregrinare senza più un
motivo.
Nei libri che aveva
letto da piccolina i pirati avevano sempre voglia di festeggiare ed
erano sempre pronti a nuove avventure, ma evidentemente anche quella
era solo una delle belle storie che si raccontano ai bambini per
conciliare i buoni sogni. A lungo andare si era convinta che quegli
uomini esistessero solo nella parte romantica e sognatrice
della sua fantasia.
Quella mattina si
recò al mercato come la signora Mari le aveva chiesto, e
sulla via del ritorno prese la strada più lunga che seguiva
la costa rocciosa.
Ogni settimana portava
un giglio a sua madre, pregandola di vegliare su di lei e magari di far
tornare presto Eddy a casa.
Quando si
avvicinò alla casetta sul promontorio, tuttavia
notò qualcosa di strano. La porta di legno era socchiusa. Il
suo cuore mancò un battito: da quando si era trasferita alla
locanda nessuno abitava più quella casa. Chi poteva mai
essere?
Solamente lei
tornava di tanto in tanto a pulire e mettere in ordine, più
per abitudine che per altro. Però, pensò con un
tuffo al cuore, c’erano ancora tanti oggetti a cui era
legata,ricordi come talismani in un vecchio tempio, e non poteva certo
permettere che qualcun altro mettesse piede in quel posto.
Senza esitare prese a
correre verso la sua vecchia casa. Chiunque fosse, l’avrebbe
cacciato via all’istante.
Arrivò
davanti alla porticina di legno e sbirciò dentro.
Non riuscì
bene a vedere chi fossero, ma dalle voci dovevano essere in tre. Tre
uomini.
-Avanti, cercate
nell’altra stanza! E vediamo di sbrigarci!- stava dicendo
qualcuno in tono concitato. Una voce risoluta, profonda.
-Ehi, Dan guarda qui!
Questo candelabro varrà almeno diecimila Berry!- disse una
seconda voce, con una forte cadenza del Mare Orientale.
-Ma che dici Ray, se
cade a pezzi per quanto è vecchio!-rispose una terza molto
divertita.
-Daniel per la miseria!
Raccogliamo quello che c’è, cerchiamo qualcosa da
mangiare e andiamo via alla svelta!- esclamò stizzita la
prima voce.
Ci fu silenzio per
qualche secondo.
-Ok,ok. Ma per favore
sta tranquillo, Roger, non c’è bisogno di agitarsi
tanto.
-Va bene capitano, ora
cerco in dispensa se c’è qualcosa da mangiare!
Vediamo un pò…
Rouge aveva sentito
abbastanza. Si armò della sua espressione più
minacciosa e di un misero coltellino che aveva sempre in tasca e
spalancò la porta con un calcio.
-Fermi, tutti e tre!
Si trovò di
fronte a tre figure molto particolari. C’era un ragazzo con
la coda di cavallo, una strana barbetta e un paio di occhialetti tondi
che stringeva ancora il candelabro tra le dita e la osservava
perplesso. Un altro era chino davanti ad un mobile ed era bloccato a
metà nella ricerca di qualcosa tra le pentole. Il
terzo era in piedi, era il più vicino e la guardava
vagamente infastidito.
Poi scoccò
un’occhiata ai suoi compagni che esplosero in una fragorosa
risata, mentre lui incurvò le labbra in un sogghigno.
Rouge
arrossì un po’ per l’imbarazzo, ma
subito scosse la testa stizzita agitando i lunghi capelli rossi,
alzando il coltellino davanti al viso.
-Uscite subito di qui!-
esclamò- cosa ci fate in casa mia?
Il ragazzo con la coda
di cavallo posò il candelabro sul tavolo e si diresse verso
di lei ciondolando, cosa che non la tranquillizzò per nulla.
-Avanti, avanti! Non
c’è bisogno di arrabbiarsi!
Rouge
spalancò gli occhi: quel ragazzo aveva appesa al fianco una
spada con cui l’avrebbe ridotta in millimetri cubi in meno di
dieci secondi.
Lui le rivolse un
sorriso enorme e le sfilò il coltellino dalla mano con una
naturalezza disarmante. Poi lo fece cadere a terra con un gesto
teatrale.
-E poi cosa credevi di
fare con quello, peperoncino?- disse compiaciuto, pizzicandole la
guancia.
Rouge strinse le labbra
stizzita, diventando dello stesso colore dei suoi capelli.
-Peperoncino? Qui
è casa mia- sillabò a denti stretti, e, privata
della sua arma, ripiegò su un sonoro calcio al basso ventre
che fece abbastanza male al malcapitato.
-Aaaaah!!!!-ululò
quello di dolore.
-Ehi, ragazzina!-
esclamò subito il secondo saltando in piedi.
Rouge tirò
fuori uno strillo acutissimo che lo fece desistere
dall’avvicinarsi ancora.
-E sta zitta,
maledizione! Ci troveranno subito!- esclamò improvvisamente
agitato.
-Peperoncino, non
vogliamo farti del male, smettila di urlare!- gli fece eco
l’altro ancora dolorante,agitando le mani in segno di resa.
Rouge tacque. Almeno
aveva ottenuto qualcosa. Sorrise soddisfatta.
-Se non volete che urli
di nuovo, uscite subito di qui. Altrimenti andrò a chiamare
i Marine- disse, cercando di suonare il più convincente
possibile.
Calò il
silenzio tra loro.
Il terzo ragazzo non
aveva ancora parlato né si era mosso,era rimasto appoggiato
al tavolo a guardare la scenetta. Sembrava il più giovane di
tutti, aveva dei capelli neri un pò ispidi, un cipiglio
arrogante e un lungo cappotto rosso che, pensò
impulsivamente la ragazza, non era decisamente adatto a quel caldo. I
suoi occhi erano scuri e pungenti.
Guardò Rouge
alzando un sopracciglio.
-Dan,
c’è qualcosa in dispensa?- si rivolse poi al suo
compagno, del tutto indifferente all’ avvertimento della
ragazza.
-No, capitano! Solo
ragnatele!- alzò le spalle l’altro con enfasi.
Quello annuì.
-Bene, direi che
possiamo andare allora- disse perentorio -Ray prendi quello che hai
trovato, andiamo. Per carità, posa quel candelabro.
Il ragazzo con la coda
di cavallo poggiò di nuovo sul tavolo il candelabro un
po’ dubbioso e si caricò sulle spalle un sacco in
cui tintinnavano diversi oggetti.
Uscendo
passò vicino a Rouge che era allibita da quel totale
disinteresse.
-Ciao peperoncino!- le
sussurrò Ray all’orecchio.
-Cammina, idiota!-
intervenne il suo compagno Dan dandogli uno spintone poco carino. Fece
un sorriso entusiasta alla ragazza salutandola con un cenno.
-E grazie, cara!
Il terzo fece per
seguirli, ma Rouge ne aveva abbastanza: con un braccio gli
bloccò l’uscita.
Non poteva
assolutamente lasciarli andare via così. Afferrò
fulminea uno dei ferri del camino alla sua destra.
-Fai un altro passo-
mormorò tremando di rabbia- e ti rifaccio i
connotati.
Non sapeva neanche lei
da dove avesse preso tanto coraggio, sentiva solamente che non poteva
farla passare liscia a chi era entrato in quella casa.
Quello si
mordicchiò il labbro, seccato. Levò gli occhi al
cielo.
-Ragazzina,per favore,
levati dai piedi- sospirò.
Rouge per tutta
risposta strinse il ferro con entrambe le mani e gli puntò
la parte tagliente al collo.
-Ehi, Roger!- lo
chiamarono i due dal cortile.
Il ragazzo scosse la
testa.
-Arrivo, un attimo-
rispose con calma agitando la mano destra.
-Dì al tuo
amico di riportare indietro quelle cose- sibilò la ragazza
con voce rauca.
-Non credo ce ne
sarà bisogno- replicò quello guardandola
dall’alto in basso.
-Invece si! Ma come vi
permettete?- esclamò Rouge furiosa, questa volta urlando.
Poi accadde una cosa
molto strana: ebbe la sensazione che nulla in quel momento potesse
ferirla o farle del male.
Per un attimo le parve
di leggere negli occhi di fronte ai suoi un lampo di stupore. Non ebbe
neanche il tempo di recepire quella particolare sensazione,
quando vide una piccola goccia di sangue scivolare sulla
maglietta del ragazzo: lo aveva ferito con il ferro tagliente.
Lui abbassò
lo sguardo e osservò incuriosito la macchia rossa spandersi
sulla stoffa candida.
Fece una smorfia strana
con la bocca, poi velocissimo afferrò l’arma che
Rouge stringeva in pugno e la scaraventò a terra con un gran
fracasso.
La ragazza
percepì nuovamente la paura.
-Non è buona
cosa incrociare le armi con un pirata, mocciosetta.
-Non sono una
mocciosetta- puntualizzò lei, trovandosi per la seconda
volta a mani nude.
-Se
c’è una cosa che non sopporto- rispose lui a voce
bassa- è la vista del mio sangue. Di solito chi osa arrivare
a tanto ha solo qualche secondo per le sue ultime preghiere.
-Sei solo un ladro, non
mi fai paura. Mi fai pena.
Quella, si disse Rouge,
era davvero una bella panzana, ma tanto valeva bleffare. Scappare
strillando come una mocciosa significava dargliela vinta, ed era
l’ultima cosa che voleva.
Roger si
passò una mano sul taglio sul collo, il taglio, anche se non
troppo profondo, sanguinava ancora.
Scrutò prima
la macchia rosso scura sui suoi polpastrelli, poi la ragazza, scuotendo
la testa.
-Prega di non vedermi
più in giro, perché la prossima volta ti faccio
fuori- replicò truce.
I buoni propositi di
Rouge sparirono nel tempo di quella frase.
Ecco,
ora non ho più paura. Sono definitivamente terrorizzata.
Con il dorso della mano
lui la spostò di peso facendola scivolare per terra con un
gridolino. Poi uscì fuori in cortile.
-Ray!-chiamò.
Rouge era seduta per
terra sull’orlo delle lacrime. Non poteva credere a tanta
arroganza.
-Lascia qui
tutto, maledizione- sentì dire dall’esterno.
La ragazza
sollevò gli occhi fissando davanti a sé, poi
balzò in piedi e uscì fuori a sua volta.
Osservò
il ragazzo con la coda posare il sacco per terra con aria
interrogativa, e Roger che lo raggiungeva scuotendo la testa.
Rouge rimase sulla
porta di casa, guardandoli allontanarsi. Prima di uscire dal cortiletto
quello si voltò di nuovo.
-Quella collana- le
disse, accennando alla conchiglia bianca, senza l’ombra di un
sorriso.
-Sarebbe un peccato se
ti staccassi la testa dal collo, non potresti più
indossarla- concluse con una naturalezza disarmante, come se le stesse
augurando la buona sera.
Ray si mise a ridere e
insieme ripresero la discesa verso il mare, mentre Dan trotterellava
poco più avanti.
Rouge si
mordicchiò un unghia. Si, era alquanto scioccata
dall’ultima frase di Roger.
Non solo per la
minaccia, quanto per il fatto che avesse notato proprio la collana.
Sbatté le
palpebre. Possibile che…?
No, non era lui. Quel
ragazzino era stato così generoso, non poteva essere lui.
Riflettè
ancora qualche secondo, poi rientrò di corsa in casa e si
diresse verso quella che era stata la sua cameretta, aprì la
porta con il cuore in gola e si gettò alla finestra.
Si lasciò
sfuggire un’esclamazione poco carina.
Proprio come quella
sera, c’era una nave al largo, ma diversamente da tanto tempo
prima era all’ancora, non si muoveva affatto ed era ben
lontana dall’andarsene via.Il suo sguardo corse sulla cima
dell’albero maestro, dove sventolava la bandiera nera con il
teschio bianco.
Rouge pensò
che non credeva affatto alle coincidenze.
Se ne stette
lì, con lo sguardo fisso nel nulla oltre il vetro opaco
della finestra. Poi, lentamente, un senso di amarezza e delusione
s’impadronì di lei, piantandole un groppo in gola.
Sentì l’impulso di prendere a pugni il muro alla
sua destra, ma non valeva la pena prendersela tanto a male per un
semplice ricordo. Si passò il dorso della mano sulle guance,
ma erano asciutte.
Non
c’era tempo da perdere, si era fatto fin troppo tardi. In
fretta riordinò le cose sparse in cucina, afferrò
la spesa e tornò alla locanda.
Di una cosa era certa:
se quei pirati avevano intenzione di fermarsi a Baterilla, avrebbe
fatto di tutto per non incontrarli.
Quella sera si rese
conto di quanto fosse stata ingenua a pensare una cosa simile.
Lavorare in una locanda
aveva i suoi pro e i suoi contro.Tra i vantaggi c’era quello
di poter ascoltare le storie dei viaggiatori da paesi lontani, che
avevano molto da raccontare e magari anche qualche bel libro
interessante da regalare.
Tra gli svantaggi, al
momento c’era che tutta la ciurma di quel Roger si
era rumorosamente presentata al locale verso la mezzanotte.
-Veniamo in pace!-
aveva esordito spalancando le antine di legno un ragazzo che Rouge
riconobbe subito in Ray.
A
quell’apparizione la ragazza si bloccò nel bel
mezzo dell’asciugatura di un bicchiere, tanto che il signor
Ioakim le sventolò una mano davanti agli occhi per capire se
fosse sveglia.Lei sgranò gli occhi e all’istante
si tuffò sotto il bancone come se si fosse aperta una botola
sotto i suoi piedi.
Come cavolo aveva fatto
a non pensarci?Erano dei pirati, no? E qual è il posto
preferito dei pirati? La locanda! Una bella locanda con tanto, tanto
rum!
Si appoggiò
al muro e si tirò una manata in fronte, sotto lo sguardo
sempre più incuriosito del padrone.
Nel frattempo la ciurma
stava improvvisando una canzone marinaresca con chitarre e tamburelli
coinvolgendo anche un’entusiasta signora Mari e gli altri
clienti.
Rouge fece capolino da
sotto il bancone sbirciando in giro, poi individuò il
capitano che stava già brindando con un possente boccale di
rum insieme ad un suo compagno. Si rituffò in
basso con un gridolino.
-Ragazzina!-
esclamò il padrone stupito- che cavolo combini, Rou?
-Oh, signore, per
favore- sussurrò concitata facendogli segno di abbassare la
voce- per favore, posso tornare in camera? Non credo di sentirmi molto
bene!
Si guardò
intorno in cerca di una scusa plausibile.
-Vede, non riesco
nemmeno a stare in piedi!- concluse annuendo con convinzione.
Il signor Ioakim era
molto perplesso.
-Ma …
proprio ora che ci sono dei clienti e…
-Oh, grazie, signore!-
lo interruppe Rouge con enfasi congiungendo le mani in segno di
riconoscenza- grazie, grazie, grazie! Le prometto che
lavorerò il doppio la settimana prossima!
Detto ciò
sgattaiolò via sulle scale cercando di farsi notare il meno
possibile, mentre il padrone la osservava esitante.
Appena si
ritrovò in stanza tirò un sospiro di sollievo, ma
quando chiuse la porta rimase a fissarla turbata.Poi, lentamente la
riaprì ed uscì sul ballatoio che si affacciava
sul locale.
Si accoccolò
dietro il balcone di legno e sbirciò furtivamente di
sotto.Non aveva mai visto tanto chiasso nella locanda,
perché quella non era musica, era un enorme,piacevole
chiasso.
Quegli uomini
sghignazzavano, addentavano ampie porzioni di carne, si stringevano la
mano, si davano grandi pacche sulle spalle, si sfidavano davanti a
boccali colmi di rum, si strattonavano e cantavano insieme.Ognuno di
loro sembrava essere al proprio posto nel mondo, ognuno godeva di
quella calda sera di fine giugno senza pensare assolutamente a nulla.
Sembravano davvero felici.
Rouge si accorse di
stare sorridendo.Si, erano davvero quelli i pirati di cui aveva letto.
Ma il sorriso le
scivolò via subito, quando una vocina disillusa
nella sua mente le suggerì che in fondo non erano altro che
ladri ed assassini.
-Roger?
-Mmm?
-Pensi che quel
bastardo abbia smesso di braccarci?
Roger
sollevò appena il braccio da sopra le palpebre per lanciare
un’occhiata assonnata al suo vicecapitano.
-E perché mi
vieni a chiedere adesso una cosa del genere?- disse in tono piatto.
-Mi è
passato il sonno.
Il capitano
girò la testa verso l’altro.
-Sono due mesi che non
lo incontriamo più, magari sì, ci ha lasciato in
pace. Goditi la vacanza, Ray- concluse pigramente, coprendosi di nuovo
gli occhi con l’avambraccio.
Rayleigh
scrutò torvo l’oblò da cui
s’intravedeva nella notte un triangolo di mare.
-Se non faremo troppo
casino, nessuno verrà a disturbarci in questa minuscola
isola. La base più vicina è a una settimana di
navigazione da qui- continuò Roger, più a
sé stesso che all’altro.
-Secondo te Shakky si
è salvata?
Ray aveva pronunciato
quella frase tutta d’un fiato.
Roger
sollevò nuovamente il braccio e stavolta si mise a sedere
sulla brandina. Guardò l’ora, erano passate le
quattro di notte.Poi guardò Rayleigh, e parlò con
tono risoluto.
-Sono sicuro che quel
bastardo non la prenderà mai. È troppo furba,
Shakuyaku, e davvero intelligente.Infatti mi sono sempre chiesto
perché sia finita con uno come te- aggiunse ironico.
Questo
strappò un sorriso al suo vice, che parve ritrovare un
po’ di vivacità. Il capitano notò una
smorfia compiaciuta nella penombra della luce malferma della lampada ad
olio.
-Tsk…
l’invidia, eh Roger? Lo sanno tutti che Shakky è
la piratessa più bella del Mare Orientale!
-Non lo metto in
dubbio- replicò lui svogliato.
-Ma l’hai
vista la foto della nuova taglia? È uno spettacolo!-
continuò Ray, esaltato.
E diede una manata al
muro al suo fianco dov’era appeso un avviso di taglia
raffigurante una bella ragazza dai capelli lunghi e lisci ed
un’espressione impertinente sotto la frangia scura.
Roger sbuffò
e si rimise disteso.
-Sono sicuro che vi
rincontrerete, Ray. E magari questa è la volta buona che
Garp ci lascia perdere- disse con stanchezza.
-Buonanotte, capitano-
rispose quello con voce tranquillizzata.
-‘Notte, Ray.
Roger si perse cupo nei
suoi pensieri.
Ripensò a
due mesi prima, all’ultima delle battaglie contro Monkey D.
Garp, uno degli uomini più valenti della Sede Centrale,
nonostante fosse ancora relativamente giovane.Erano almeno tre anni che
li braccava, da quando aveva messo piede nel Mare Orientale, e a volte
era stato talmente vicino a catturarli che Roger si era ritrovato a
pensare se fosse stata una giusta scelta quella di prendere il mare.
In fondo aveva visto
morire diversi compagni, e , nonostante le parole di conforto di poco
prima, non era del tutto certo che Shakky fosse sfuggita alla cattura
durante l’ultimo scontro, nonostante credesse molto nelle sue
capacità.
Ripensò a
Samie e strinse i pugni dominando l’istinto di urlare per la
rabbia.
Poi ripensò ai morti che lui stesso si trascinava
sull’anima, e cercò di calmarsi inspirando a fondo.
Ray si era
addormentato, sentiva il suo respiro regolare qualche metro
più in la. Provò a svuotare la mente da tutti
quei fantasmi, che di notte pesavano ancora di più sulla
coscienza, e pian piano li ammutolì tutti. Alla fine rimase
solo il silenzio sul mare.
Rimase solo la
convinzione che era totalmente inutile star lì a chiedersi
se diventare un pirata era stata una scelta giusta o sbagliata,
perché era stata l’unica possibile dopo tutto.
Avrebbe continuato a
viaggiare finchè ogni torto subito sarebbe stato vendicato e
la sua anima sarebbe tornata finalmente a posto.
Non avevano
assolutamente senso quei rimorsi... Samie sarebbe scoppiata a ridergli
in faccia, se solo ne avesse parlato con lei … lei rideva
sempre, anche delle cose più serie. Era tutto
così semplice, per lei.Era dolce come il sole
sull’oceano, di cui ormai rimaneva solo un riflesso esangue.
Pian piano le immagini nella sua mente si fecero più
confuse, i ricordi dei campi di battaglia si diradarono sempre
più nella dimensione del sogno, finchè
l’alcool non concluse l’effetto e pose
finalmente fine a quei pensieri.
°°°
Ecco qui il secondo capitolo! Spero vi sia
piaciuto, sono entrati in scena dei personaggi alquanto importanti *ehm
ehm*
Non preoccupatevi,
Roger non è così sanguinario e bastardo come
sembra xD e poi un pirata è sempre un pirata...diciamo che
lui e Rouge non hanno cominciato nel migliore dei modi, cosa
succederà?
Intanto chiedo
immensamente perdono per l'attesa, ma gli studi mi hanno monopolizzato
le giornate, ahimè T.T aggiornerò più
spesso ora che arriva Natale**
Un grazie di cuore a
chi ha commentato il primo capitolo, ovvero Beatrix, MBP, kristin, meli_mao e
lunatica91,
grazie mille^^ e a chi ha aggiunto la storia tra
preferiti/seguiti!
La prossima volta
risponderò a tutti, promesso <3
Mi raccomando
commentate e criticate quanto volete!
To be continued ;)
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Capitolo 3 *** Amitié ***
E'
inutile, i miei buoni propositi di aggiornare ogni domenica sera si
vanno sempre a farsi friggere T.T
Buongiorno!
Ecco qui un nuovo capitolo pieno pieno, spero vi piaccia ^^
Naturalmente
un grazie ai gentili lettori, soprattutto a chi commenta :) e visto che
l'ho promesso, e non sono certo promesse da marinai, voilà le
risposte!
(oggi
mi sento un pò francese)
@MBP: esatto^^
ho preferito rendere un pò più complicato il
tutto... se fossero andati subito d'amore e d'accordo, dov'era il
divertimento??? Ti dirò... ne passeranno mooolte!
*ride
sadicamente*
ma
tanto alla fine sappiamo come andrà a finire <3
@kristin: xD mi
rendo sempre conto che passo mooolto spesso da eccessi di angst a scene
alquanto buffe, comunque sono lieta del senso buono dello 'strano' ! per
quanto riguarda i riferimenti... beh, anche io adoro quando fanno
capolino in una trama**!
@lunatica91:
diciamo che la situazione migliorerà tra i due... ma a poco
a poco! Sono contenta che Rouge ti sia simpatica, ho sempre il dubbio
di creare inconsapevolmente delle Mary Sue-.- (non potendo andare OOC,
visto il personaggio)
@Beatrix: si,
Rouge ha davvero un bel caratterino... d'altronde deve tenere testa ad
uno che è diventato il Re dei Pirati, mica noccioline
xD ha comunque molti lati del carattere, anche più
giocosi ed 'infantili' (che spero di riuscire a descrivere per bene man
mano).
Ray?
Vogliamo parlare di Ray? Io amo lo zio Ray! Ha uno stile assurdo**
è davvero un bellissimo personaggio per come lo ha descritto
Oda finora, e da giovane doveva essere stato un degno compagno di
Roger, almeno nel combinare casini!
Grazie
anche a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguite! Enjoy!
3.
Amitié
La
sera seguente i pirati tornarono alla locanda, e la sera seguente
ancora.
Rouge aveva di nuovo
finto di stare male per evitare di incrociarli, ma dopo qualche giorno
decise che non poteva continuare così: si stava comportando
come una bambinetta, sapeva benissimo che non potevano torcerle un
capello finchè sarebbe stata lì. Anzi,
riflettè, poteva cogliere l’occasione per
fargliela pagare in qualche modo.
La mattina dopo era
tornata in paese per il mercato, la padrona le aveva commissionato
alcune consegne sostenendo che era sana come un pesce e che aveva solo
poca voglia di lavorare.Armatasi di pazienza,
infilò vestito ed infradito ed uscì.
Arrivò subito nel centro del villaggio dove molte donne si
affaccendavano alla pulizia del pesce mentre i bambini scorrazzavano
qua e là tra le gambe dei passanti e passò un
pò di tempo curiosando tra le bancarelle del mercato, in
cerca degli ingredienti per la signora.
Dopo un'ora, tornando
carica di buste verso casa adocchiò un carretto che non
aveva mai visto e si avvicinò curiosa: era un mercante di
libri.
I suoi occhi si
illuminarono alla vista di tutti quei tomi, molti dei quali sembravano
talmente antichi che si chiese come facessero a non sgretolarsi tra le
mani. Il mercante le fece cenno di sfogliarli e cominciò ad
elencarle qualche titolo. Era un vecchietto arzillo
dall’accento molto strano, sicuramente non era di Baterilla.
Rouge prese tra le mani
un libro dal titolo ‘Le
isole d’estate del Nuovo Mondo’ ed
iniziò a sfogliarlo, soffermandosi sulle cartine geografiche
disegnate a mano: erano davvero affascinanti.
Era talmente presa
dalla lettura che non aveva visto avvicinarsi un ragazzo con la coda e
un paio di occhialetti tondi calati sul naso.
-Cosa leggi,
peperoncino?
Appena alzò
lo sguardo e vide Ray a mezzo metro da lei cacciò
uno strillo di sorpresa.
-Ma
com’è possibile che ogni volta che ci vediamo ti
metti a urlare?- chiese quello alzando subito le mani in segno di resa.
Rouge si
lasciò sfuggire un sorrisetto per quella buffa posa.
-Mi hai spaventato!-
rispose teatralmente.
-Allora è
qui che abiti- commentò lui guardandosi intorno
–bel posticino.
Rouge posò
il libro e fece un sorriso al vecchietto un po’ contrariato
da quella interruzione.
Poi si rivolse a Ray
allargando le braccia.
-Certo che abito qui.
Quella sul promontorio è casa mia ricordi? Quella da cui voi
volevate rubare…-
replicò pungente.
Lui fece spallucce e si
ficcò con nonchalance una sigaretta in bocca, accendendola
con un fiammifero.
-Avanti, avanti! Non
drammatizzare troppo, ora! Alla fine abbiamo lasciato tutto al suo
posto, no?- minimizzò con aria rilassata, mentre Rouge
riprendeva a camminare seccata.
-Certo, peccato che ora
il tuo capo mi vuole morta perché… oh,
perché ho fatto cadere una goccia del suo prezioso sangue!
Pensa un pò...- aggiunse sarcastica, agitando la mano libera
dalle buste della spesa con fare pomposo.
Rayleigh rise di gusto.
-Che ci fai al
mercato?- chiese Rouge guardandolo sospettosa.
-Quello che ci fai tu,
peperoncino. Compro roba da mangiare.
-Compri o rubi?
-Molto divertente.
Fossi in te abbatterei un po’ di pregiudizi che la gente
comune ha sui pirati. Non siamo tutti ladri…- ci
pensò un attimo su- …o almeno, non sempre.
Rouge si chiese come
facesse quel ragazzo a negare l’evidenza con tanta faccia
tosta, ma decise di non ribattere, sospirando.
-Per quanto tempo
pensate di fermarvi qui?-chiese, affrettando il passo.
-Non ne ho idea. Ma
credo che per tua sfortuna Roger abbia deciso di rimanere per un
po’, almeno finchè… non si saranno
calmate un po’ le acque, diciamo così- rispose Ray
sbirciando tra le bancarelle, e mentre Rouge non guardava fece
scivolare in tasca un braccialetto dorato da quella più
vicina.
-Era proprio quello che
volevo sentire- replicò sarcastica lei –una
mandria di ladri e un pazzoide che mi vuole morta in giro a due passi
da casa mia.
Ray accelerò
il passo per starle dietro.
-Lo vedi che
drammatizzi , peperoncino? Ma davvero credi che voglia ucciderti?
-Ma tu non
l’hai visto come me l’ha detto!- esclamò
lei, inviperita- era davvero nero!
Ray scosse le testa e
scoppiò a ridere.
-Ma è ovvio
che ti volesse solo spaventare, no? Credi di essere così
importante da essere uccisa da uno come Roger?
Rouge sbatté
le palpebre. Si, suonava come una cosa positiva.
-Quindi non
è un pazzo assassino?- chiese un po’ confusa.
Ray scosse la testa con
più convinzione, mentre cercava qualcosa nella busta che
portava tra le mani.
-Dio, non so con chi tu
abbia avuto a che fare finora. Ma se chiunque di noi dovesse uccidere
una bambina solo per un taglietto innocente, beh…
-Non sono una bambina,
ho diciotto anni- sospirò Rouge con gli occhi al cielo.
Ray la
ignorò ed estrasse finalmente una mela dalla busta. Fece per
addentarla ma poi si voltò verso Rouge e gliela porse.
-Mela?
Rouge esitò,
poi la prese e gli sorrise un po’ imbarazzata.
-Grazie.
-Prego. Posso sapere il
tuo nome, adesso che sei diventata più pacifica?- chiese,
aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Rouge. E tu devi
essere Ray, vero?- replicò lei.
-Si, mi chiamano
così- rispose lui con un’alzata di spalle,
pescando un'altra mela dalla busta.
-Ok- concluse lei,
guardandosi intorno. Erano quasi arrivati davanti alla locanda.
-Beh, è
stato un piacere peperoncino, conoscere anche te oltre i tuoi calci e i
tuoi strilli. Ho l’impressione che ci rivedremo molto
spesso!- la salutò con brio.
Rouge annuì
un po’ incerta e spinse il cancelletto del cortile, sparendo
all’interno della casa.
La serata procedeva
tranquillamente, la locanda era trafficata come al solito, clienti
abituali scambiavano quattro chiacchiere con i padroni, parlando del
lavoro che mancava, del tempo, dei pirati e del Governo. Rouge faceva
su e giù tra i tavoli, rispondendo talvolta alle domande
curiose degli avventori che non l’avevano vista in giro negli
ultimi giorni, giustificandosi con la scusa della malattia e sorridendo
di gusto a tutti quanti per mettere a tacere tutta quella
curiosità. A mezzanotte e mezza arrivò a pensare
di essere stata tutto sommato fortunata e che quei pirati non
si sarebbero affatto presentati, ma fu smentita quasi subito.
Era ormai notte fonda
quando un folto gruppo di uomini entrò nella locanda ridendo
e parlando ad alta voce.
Rouge tornò
con un sospiro dietro il bancone e si mise a riordinare le caraffe
vuote, prendendo tempo prima di alzare gli occhi, ma, con suo
dispiacere, vide la padrona dirigersi di gran carriera nella sua
direzione con un sorriso più che evidente.Quei pirati le
facevano guadagnare un mucchio di Berry, grazie a tutto quello che si
scolavano.
-Rou, porta da bere a
quei ragazzi! Sakè per tutti!- annunciò con
enfasi, mentre uno dei pirati aveva tirato fuori la chitarra e si era
messo a cantare; Ray era salito sul tavolo e ballava una buffa
tarantella con un suo compagno, tra le risate generali.
Rouge
sistemò le bottiglie sul vassoio e si recò ai
tavoli. Il chiasso era tale che sperò di passare
inosservata.Mentre molti continuavano a festeggiare, tuttavia alcuni di
quegli uomini si rigirarono più volte al suo passaggio,
notando la piacevole novità rispetto alle sere precedenti.
-Ehi rossa! Vuoi farti
un giro con noi?
-Bevi un bicchiere,
bambolina! Vieni qui che ci facciamo un po’ di coccole!
Rouge
continuò indifferente a servire ai tavoli, era abbastanza
abituata a quelle attenzioni; da qualche anno, come diceva
pragmaticamente la signora Mari, era diventata la migliore
pubblicità per la locanda.
Tuttavia sentiva sulla
nuca lo sguardo del capitano. Un paio di volte si girò
appena nella sua direzione e notò che la stava seguendo con
gli occhi, evidentemente anche lui un po’ stupito dalla sua
presenza lì. Ray invece era talmente preso dalla sua danza
che non la vide affatto.
La ragazza fece il giro
dei tavoli e alla fine posò il vassoio sull’ultimo
che le era rimasto. Incrociò lo sguardo dell’unico
tra quegli uomini che pareva essere rimasto in silenzio.
Fissò Roger
dall’alto in basso e gli sbatté la bottiglia sul
tavolo con fin troppa enfasi.
Non
ci provi più a minacciarmi, ora che non sono da sola,eh?
Quello si
mordicchiò un unghia con indifferenza.
-Non voglio del
sakè- mormorò, seccato.
-Cosa le porto, signore?- disse
Rouge, per tutta risposta, sottolineando con molto sarcasmo
l’ultima parola.
-Voglio del rum-
rispose lui perentorio, senza neanche guardarla.
-Arriva subito, signore.
– continuò la ragazza, cercando di risultare il
più acida possibile.
Riprese la bottiglia di
sakè con malagrazia e con altrettanta scortesia poco dopo
gli portò del rum.
-Fanno quindici berry, signore- disse,
tendendo la mano.
-Non
c’è bisogno che tu lo ripeta ogni volta- ripose,
ficcandogli in mano tre monete.
Lo sguardo di Rouge
cadde sulla cicatrice del taglio sul collo e sorrise soddisfatta.
Con
quell’espressione gli voltò le spalle e senza
un’altra parola se ne tornò al bancone.La cosa
cominciava a piacerle. La sera dopo, poi, si presentò
l’occasione perfetta.
Era affacciata dalla
finestra della sua camera rigirandosi distrattamente la catenina
d’argento tra le mani. La padrona l’aveva
già chiamata due volte di sotto per fare le pulizie prima
che cominciassero ad arrivare i clienti per la cena.
D’un tratto
lo sguardo le cadde su due uomini che stavano parlottando nel cortile:
erano Roger e Ray. Un’idea la fulminò
all’istante, e si mise a ridere immaginandosi la scena mentre
scendeva le scale di corsa.
-Era ora, Rou! Ti eri
addormentata, ragazza mia!- le urlò dietro la signora mentre
lei correva ad afferrare il secchio d’acqua sporca e lo
straccio. Poi, con altrettanta fretta, salì le scale fino a
raggiungere il balcone che dava sul cortile.
Chiuse gli occhi
assaporando il piacere della vittoria e rovesciò il secchio
d’acqua sull’ingresso, e poi con tutta
l’innocenza possibile si affacciò dalla ringhiera
sfoderando la sua espressione più sbalordita.
-Oh! Scusatemi tanto,
non vi avevo visto! Volevo lavare l’ingresso!-
cinguettò mortificata, cercando di non sembrare troppo
compiaciuta.
Ray scoppiò
a ridere come al solito.
-Uh uh! Non
preoccuparti, peperoncino! Con questo caldo ci voleva proprio una bella
rinfrescata! Roger, dovresti vedere la tua faccia!
-Purtroppo vedo solo la
tua, idiota- replicò quello in tono piatto.
Rouge alzò
un sopracciglio.
Uno
pari, Roger.
Rouge in seguito si
disse che, nonostante le belle parole di Rayleigh, non era molto
salutare provocare così tanto qualcuno che l’aveva
già minacciata di morte, quindi dopo quel piccolo scherzetto
decise che non sarebbe andata oltre.
Inizialmente non
perdeva occasione per lanciare piccole frecciatine ogni volta che si
ritrovava il capitano sotto gli occhi, ma lui le ignorava talmente che
alla fine lei perse il gusto di sfidarlo. Anzi, tanto valeva cominciare
ad ignorarlo proprio come faceva lui.
Di riflesso si
ritrovò sempre più spesso a parlare con Rayleigh,
che dopo un mese cominciava decisamente a starle simpatico: si fermava
molto spesso a parlarle dei loro viaggi, e Rouge doveva ammettere che
aveva un dono particolare nel raccontare, le lasciava immaginare
davvero la libertà di quei mondi sconosciuti.
-Ma come fai ad essere
agli ordini di uno del genere?- gli aveva chiesto lei una sera, non
potendosi contenere.
Roger era seduto ad un
tavolo e parlava animatamente con alcuni compagni, sembrava nel pieno
di una conversazione molto accesa.
Ray si
appoggiò al bancone e bevve lentamente un’altra
sorsata di sakè.
-Roger è la
persona di cui mi fidi di più al mondo- rispose con
semplicità.
- E poi un
po’ di tempo fa ha tirato fuori dai casini me e una persona a
me molto cara.
Rouge
corrugò la fronte.
-Sarà. Ma a
me sembra davvero arrogante. Cioè, rispetto agli altri della
ciurma. E poi è un ... un arrabbiato.
-Un arrabbiato?- chiese
Ray con un’espressione bizzarra.
-Si!-
esclamò lei infervorandosi- cioè,certe volte mi
dà l’impressione che ce l’abbia col
mondo, come se gli avesse addossato qualcosa di troppo pesante!
Insomma…
Si bloccò
cercando le parole adatte.
-… non so,
non mi sembra mai sinceramente felice, in pace anche solo per un
secondo, e poi non l’ho mai visto sorridere sul serio. Per
questo mi chiedevo come facesse uno come te a condividere il suo modo
di fare- disse, inclinando la testa a mo di scusa.
-Ma no, non
è vero...- rispose il ragazzo, mite.
- A volte
può sembrare presuntuoso, ma ti assicuro che è
come tutti noi. Vedi, peperoncino, un pirata non può affatto
permettersi l’arroganza, vista la precarietà della
sua vita. L’arroganza la lasciamo ai nobili e ai parrucconi
del Governo, a quelli che vivono in mezzo ai soldi. Noi altri sappiamo
accontentarci di molto meno e riusciamo ad essere felici con quello, e
Roger sicuramente non fa eccezione... non devi giudicarlo male, ne ha
passate tante.
Ray tacque con un
sorrisetto, lasciando Rouge un po’ confusa.
L’ultima frase aveva suscitato in lei una certa
curiosità che non aveva mai sentito prima nei confronti di
quel capitano.
Tuttavia non era del
tutto sicura di voler sapere di cosa parlasse Ray e tornò di
fretta alle sue occupazioni, lasciandolo a contemplare il liquido
ambrato nel suo bicchiere. Poi le tornò in mente una cosa.
-Ray!-
esclamò così d’improvviso che quello
sussultò.
-Ho una lettera per
te!- disse, e corse a recuperare un mucchietto di lettere sul mobiletto.
-Cavoli …
qual’era …
Le sfogliò
in fretta una per una e poi ne prese una che non recava
l’indirizzo di destinazione.
-Ecco qui!- e gliela
porse.
Lui guardò
la busta intonsa dapprima con aria interrogativa, poi si
bloccò contemplandola. Infine afferrò un
coltellino e l’aprì in fretta, con le mani
tremanti. La fissò per qualche secondo.
-Quando è arrivata?- mormorò, poi.
Rouge alzò
le spalle.
-Oggi, con un gabbiano postino. A quanto pare, da parte di un certo BP, è scritto lì, in piccolo- rispose, indicando un angolino in cui erano riportate le due iniziali.
Ray tirò un
sospiro di sollievo che sembrò scaricarlo di tutta
l’ansia che aveva dentro.
Prese una sigaretta e
se la accese.
-Black Peony- disse
semplicemente, mentre si illuminava di un gran sorriso, soffiando via
una nuvoletta di fumo.
-Si può
sapere chi è?- chiese incuriosita Rouge.
-E' una donna-
rispose lui sollevato.
-Ma
chi…
Ray si
avvicinò e così fece Rouge, ormai
straordinariamente indiscreta davanti a quel nome misterioso.
-Non è una donna qualsiasi.E’ la mia
donna...Shakky, Black Peony, Shakuyaku o qualsiasi altro nome le darai.
È la mia donna!- sussurrò concitato al suo
orecchio.
Le mostrò il
contenuto della lettera con gli occhi che brillavano dietro le lenti
rotonde. C’erano solo due righe scritte a mano al centro
della pagina.
Sono libera.
Ci
vediamo nel Nuovo Mondo.
S.
Rouge era
più che mai attirata da quella notizia, e sentì
che un po’ dell’entusiasmo di Ray si era
trasferito di riflesso anche in lei. Si ritrovò ad essere
sinceramente contenta per lui.
-La tua,
ehm… donna? Che bella notizia! E … wow, non
sapevo che fossi impegnato Ray! – esclamò con un
ghigno.
-Perché, ci
stavi facendo un pensierino? Mi spiace, peperoncino, ma sei ancora
piccolina per me!- rispose lui, evidentemente ancora entusiasta per la
lettera.
Rouge gli fece una
boccaccia.
-Tsk…
figuriamoci se perdo la testa per un pirata, Ray. Io sono una ragazza
seria.
Quello
annuì, poi lo sguardo gli cadde su tutte le altre lettere
che erano sparse sul banchetto.
-E queste?-chiese,
ancora su di giri per la bella notizia.
Rouge prese a
raccogliere le altre lettere impilandole con cura.
-Sono le lettere di mio
fratello. La tua l’avevo messa sopra le altre così
non me ne sarei dimenticata… ma è successo lo
stesso!- ridacchiò.
Ma Rayleigh non la
ascoltava, aveva preso una lettera ed osservava con
un’espressione abbastanza stramba il retro della
busta.
Allo sguardo
incuriosito di Rouge, voltò la lettera indicando il nome del
destinatario.
-Sei tu Portuguese D.
Rouge?
Lei lo
guardò come se fosse un pazzo.
-Secondo te, Ray?
Lui sembrò
realizzare.
-Certo, certo! Chi mai
poteva essere!- replicò subito posando la lettera sul tavolo
in maniera davvero poco convincente.
Rouge sentì
che le era sfuggito qualcosa. Cosa c’era di tanto strano? O
forse Ray aveva bevuto un po’ troppo e cominciava a
straparlare?
Quello finì
il bicchiere e poi si alzò, stringendo nel pugno la lettera
di Shakky.
-Vado a dare la bella
notizia al capitano!- sussurrò a Rouge con un occhiolino e
corse verso Roger. Quando quello lo vide arrivare sventolando la
lettera come una bandiera gli lanciò un’occhiata
interrogativa, interrompendo la conversazione con gli altri compagni.
Rouge
osservò la scena con interesse, con i gomiti appoggiati al
bancone e il mento tra le mani.
Ray
mostrò subito la lettera al capitano, quello dopo un
po’ annuì con decisione e rispose qualcosa
muovendo appena le labbra. Poi, inaspettatamente, sorrise, e Rouge non
potè fare a meno di notare quanto guadagnasse il suo aspetto
quando abbandonava la sua solita espressione seria e pensosa.Le sembrò di
rivedere quel ragazzino con gli occhi neri e vispi che le aveva donato
la catenina che portava al collo, e non potè fare a meno di
sorridere anche lei.
Ray nel
frattempo si era avvicinato ancora di più al suo capitano ed
ora stavano conversando, di nuovo seri. Improvvisamente entrambi si
girarono e la fissarono. Rouge, ancora immersa nei suoi pensieri, fu
presa alla sprovvista e abbassò subito gli occhi. Dopo
qualche attimo li rialzò e vide i due di nuovo
intenti nel loro fitto dialogo. Era una visionaria o quei due
stavano parlando di lei? E perché aveva ancora quel sorriso
ebete stampato in faccia?
-Portuguese D.
Rouge. Portuguese… D. … Rouge.
Il capitano faceva
ciondolare sovrappensiero la penna tra le dita, seduto alla sua
scrivania ingombra di carte nautiche e bottiglie vuote.
Rayleigh osservava il
ponte di coperta dalla finestra della stanza.
-Esatto, Roger. Mi
è preso quasi un colpo, prima. E chi se
l’aspettava, proprio in questo posto sperduto potessimo
trovare qualcuno della famiglia…?
Il capitano
posò la penna sul foglio dov’era appuntato il nome
della ragazza almeno dieci volte.
-Non ne ho idea, Ray.
Però è davvero strano. Hai provato a chiederle
qualcosa sui suoi genitori?
-No,però se
non sbaglio ha detto di avere un fratello in Marina. In ogni caso non
credo sappia qualcosa su questa storia, è sempre rimasta a
Baterilla da quando è nata. Devi vedere come le brillavano
gli occhi quando le ho raccontato delle grandi città del
Mare Orientale.
-Parlate molto, eh?-
chiese Roger con indifferenza.
-E’ molto
curiosa, sì. In ogni caso, potremmo risolvere la questione
raccontandole quello che sappiamo. Potresti raccontargliela tu questa
storia, chi meglio di te…?
Si interruppe, con
un’espressione eloquente. Passò qualche secondo di
silenzio.
-No- disse
d’un tratto Roger con fermezza.
-Cosa?
-Pensaci,
Ray. Hai appena detto che ha un fratello in Marina. Se ci avvicinassimo
troppo a lei potrebbe ingannarci e poi tradirci. E poi non è
detto che ci debba interessare chiunque abbia quella D. nel cognome.
Guarda il caso di quel bastardo di Garp.
-Quindi come la
mettiamo? Lasciamo perdere con la ragazza?- allargò le
braccia Ray.
Roger si
passò il dorso della mano sugli occhi.
-Ci devo riflettere.
Quella ragazzina è completamente inutile, non ha nemmeno un
briciolo di forza. Non vedo proprio come possa essere una della
famiglia.
Ray alzò un
sopracciglio e si avvicinò alla scrivania, osservando la
miriade di cose sparsa su di essa.
-Sbaglio o ha avuto il
fegato di lasciarti quel bel segno sul collo? E poi sarà
anche inutile- commentò afferrando il foglio dal tavolo
–ma perché ti sei scritto il suo nome undici
volte? Non te lo ricordavi?-sghignazzò sventolandolo davanti
al naso del suo capitano.
-Finiscila, idiota. Ero
sovrappensiero.
-Prova a dire che
questa storia non ti incuriosisce, allora.
Roger si
alzò rumorosamente dalla sedia e andò a prendere
altre carte dall’armadietto.
Ray non
gettò la spugna.
-Poi è
davvero una ragazza interessante, per quanto un po’ limitata
nelle sue vedute. Oggi per esempio ha fatto un’osservazione
molto acuta su di te.
Roger si risedette e
srotolò altre carte, segnando un punto con una x rossa.
-Non ho voglia di
ascoltarla.
-Ha detto che ti
comporti come se sopportassi qualcosa di troppo pesante per te.
Roger
sbuffò, continuando a segnare altri punti in rosso.
-Ha il dono della
sintesi, non c’è dubbio. Dannazione, dalle parti
di quest’isola non c’è nemmeno una
corrente utile da sfruttare...
-Quando la finirai di
addossarti quella colpa allora? Samie non è morta per causa
tua.
Roger si
bloccò a metà di una x. Posò
finalmente la penna e sospirò.
-Ray, non ho voglia di
ascoltare le ciance di quella ragazzina e neanche le tue prediche.
Shakky è sana e salva, non sei contento? Gioisci per queste
cose, và a bere qualcosa con gli altri e non complicarti la
vita con i problemi degli altri- rispose aspramente.
Rayleigh si morse il
labbro. Raccolse la sua borsa da terra e si avviò alla porta.
Prima di uscire si
voltò e osservò il capitano che gli dava le
spalle, chino sulla scrivania. In quel momento, sebbene fosse
più giovane di lui di qualche anno, gli sembrò
incredibilmente più vecchio e affaticato.
-I problemi degli altri
non mi interessano, infatti- mormorò- ma i problemi del mio
capitano, quelli sì. Ci vediamo dopo.
Quando chiuse la porta,
Roger riprese la penna per l’ennesima volta e la
scagliò con rabbia dall’altro lato della stanza.
°°°
Vi
sarete chiesti perchè Black Peony. No? Davvero? Beh io ve lo
dico comunque xD sinceramente mi piaceva l'idea di un nomignolo per la
giovane Shakky, un pò come quelli dei nostri Mugiwara,
quindi mi sono armata di Wikipedia e ho scoperto che in
realtà Shakuyaku significa precisamente Peonia. Svelato
l'arcano u.u
Apparte
questo inutile nozionismo degno di Hakkai di Saiyuki, spero che il
capitolo vi sia piaciuto!!Le cose si complicano, entra in gioco uno dei
misteri di One Piece... la famosa D! 'famiglia' è inteso
infatti come tutti coloro che hanno quella lettera nel nome.
Naturalmente ogni mia considerazione è frutto di fantasia o
di cose leggiucchiate qua e là, visto che Odacchi ancora si
sbottona sull'argomento...
Inoltre, per correttezza, volevo aggiungere che per la scena del
secchio d'acqua in testa a Roger ho preso un pò spunto da
una scena simile della fic 'Indumenti'
di kikka91, che vi invito a leggere se amate le Shanks-Makino. E se
l'autrice passa di qui... aggiorna cara, perchè era una
raccolta davvero molto bella :)
Tornando
a noi, critiche e commenti sono bene accetti, signore/i!
E
come sapete...
To
be continued ;)
|
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Capitolo 4 *** Peach ***
Buongiorno!
*guarda
l'ora*
Ehm,
volevo dire buonasera a tutte/i!
Tutto
questo gelo mi confonde, io sono per i climi caldi e qui siamo sotto
zero T.T
Parlando
di cose più attinenti... Ray è diventato l'eroe
ufficiale del capitolo precedente!
Ma non ditelo a
Roger, ci tiene tanto ad essere l' idolo delle folle...
In
ogni caso, sono felice di essere riuscita (finora) a farvelo apprezzare
così^^
*inchino
reverenziale a mani giunte*
Ma
passiamo alle recensioni!
@
Beatrix:
*glom*
sai essere più minacciosa di Roger, lo sai???
xD
grazie mille per il tuo commento, mi fa davvero piacere quando leggo
delle ipotesi sul continuo della storia, e tu su Roger più o
meno ci hai preso: oltre alla perdita c'è qualcos'altro di
peggiore... ma ogni cosa sarà spiegata a tempo debito^^ E
quanto prima lui la smetterà di fare l'orso, promesso :)
Per
quel che riguarda Rouge, sono contenta che tu abbia notato questa
somiglianza con il carattere di Ace. Anche se quando ho letto il cap.
550 me l'ero immaginata molto 'mamma dolce ed angelica', ripensandoci
ho trovato un caratterino un pò più 'cazzuto'
più intrigante e meno clichè^^ o almeno spero o.o
Ps:
in questo capitolo farà la sua piccola comparsa un piccolo
personaggio che forse ti potrebbe piacere,
chissà...
Alla
prossima, cara, e tanti auguri!!
@
kristin:
Si,
Ray nega l'evidenza con una facilità disarmante xD Meno male
che ogni tanto riesco a far ridere, visto che finisco sempre per
scrivere storie tristi e malinconiche... qualcuno tanto tempo fa disse
che è molto più difficile scrivere commedie
piuttosto che tragedie, e io gli do pienamente ragione U.U
Sulla
questione D. , visto che ormai sono anni che ci stiamo lambiccando il
cervello in cerca di qualche indizio, ho cercato di ricostruire
l'ntreccio più verosimile, vedrai nei prossimi capitoli^^
Sul
rapporto tra i due preferisco andare piano perchè, come dici
tu, un passionale, travolgente, improvviso, profondo amore sarebbe
davvero poco, poco credibile :)
Alla
prossima, con tanti auguri di buone feste!!
@
MBP:
Puoi
dirlo, cara! Ray è in cima agli indici di gradimento! xD
Lieta
che la storia ti incuriosisca, spero che continui a farlo^^
A
presto,e tanti auguri!! (comincio a sentirmi un pò Babbo
Natale :D)
@
Akemichan:
Buonasera!
Allora... devo ammettere che (come la maggior parte dei lettori, credo)
alla fine del fatidico capitolo mi sono balenati intorno alla testa
tanti punti interrogativi... ma assimilata la rivelazione, non ho
potuto far altro che constatare che Odacchi non finirà mai
di stupirci xD
Il
primo capitolo, come dici tu, è quello un pò
più 'standard' , ma mi serviva per inserire dei particolari
che torneranno nel corso della storia. Che, fidati, non sarà
solo una storia d'amore, perchè non mi piacciono le trame
... unidimensionali (parolona! O.O)
Garp:
giusta osservazione.
Dunque,
se ti riferisci al 'bastardo', diciamo che io l'avevo inteso in senso
non troppo pesante (non so se mi sono spiegata xD)
Comunque
ho pensato che Garp e Roger approfondiranno la loro conoscenza e si
troveranno 'simpatici' con le loro ultime battaglie. Uhm,
ultime...diciamo quelle nella Grand Line, và. Infatti questa
storia è ambientata prima dell'ingresso nella GL, quindi i
due si sono già scontrati ma non così tante
volte. Che spiegazione delirante T.T Qualcosa in più
è scritto a fine capitolo comunque^^
Se
ti ho fatto venire un forte mal di testa, chiedo venia con tanti auguri
di buone feste! Alla prossima :)
Ps:
ho letto 'Birthright'... e si, in effetti il caratterino è
molto simile! Grazie per il consiglio, cara!
@
meli_mao:
sei
tornata! Ebbene si, vi assillerò non poco con questa
long-fic!!
*aperta
parentesi pairing*
Se
devo essere sincera...neanche io sono per le zoroxnami, mi perdoneranno
le fan^^ anche se in generale non vedo molte coppie tra i Mugi, la
rufyxnami mi sembra già più verosimile :) la
migliore però resta frankyxrobin^^
insomma,
zoro è destinato a rimanere solo, poveretto!
*chiusa
parentesi pairing*
Oh
yes, immagino che il motivo per cui Rouge e Roger siano così
carini insieme (mi riferisco alla storia madre, ovviamente) sta anche
nel fatto che ci abbiano regalato quel degno figliolo U.U
Grazie
per il commento, a presto^^ E, naturalmente, tanti auguri!!
Non aggiungo una parola
di più, se non... Enjoy! =)
4.
Peach
Due
giorni dopo l’intero villaggio ebbe una grossa sorpresa al
suo risveglio: i pescatori di ritorno dall’uscita mattutina
annunciarono di aver visto al largo una nave della Marina.
Rouge, che era in giro
come al solito per le sue commissioni, intercettò
casualmente uno stralcio di dialogo tra due uomini del paese seduti al
tavolo di un piccolo caffè.
-La Marina?-
esclamò, non potendosi trattenere.
-Buongiorno, piccola
Portuguese – la salutò gentilmente uno dei due, il
padrone della caffetteria.
-Ciao, Herman. Ma
davvero hanno visto una nave da queste parti?- insistè
Rouge, concitata. Non voleva illudersi, però...
-Così pare.
Ancorata dalle parti dell’arcipelago di Neza. Che strano, eh?
Rouge
deglutì.
-Hanno visto per caso
di che divisione era la nave?
L’uomo di
nome Herman la osservò un po’ dispiaciuto.
-Mi spiace, Rouge. Non
era la diciotto.
La ragazza
annuì. Figuriamoci se poteva essere la nave di Eddy.
-Come sta tuo fratello,
Rou?- le chiese l’altro uomo seduto al tavolo.
-Bene, credo. Ma molto
lontano da qui- rispose guardando di lato.
-Salutalo da parte mia,
se si ricorda ancora di Herman. Quello a cui ha rotto almeno dieci
vetrate del locale giocando a pallone con mio figlio.
Rouge sorrise e si
congedò in fretta. Camminando, rifletteva. La
Marina a poche miglia da Baterilla? Perché mai si sarebbero
dovuti interessare a quella parte di mare confinata al di fuori di
tutte le rotte? D’un tratto scoprì di provare un
pizzico di ansia, e con suo grande stupore constatò che,
quando non pensava a dove stesse andando, i suoi piedi la portavano
sempre al promontorio.
Alzò lo
sguardo: nessuna vela bianca. Come sempre al suo posto, invece,
ondeggiava placidamente il vascello con la bandiera nera, cullato dalle
onde.
La ragazza
sentì un fastidioso groppo in gola: sicuramente a nessun
abitante del villaggio sarebbe importato di avvisare quei pirati.
Ed
è giusto così, vero?
Però
…
Non riusciva a capire
perché si metteva a fare quei pensieri, cosa ci avrebbe
guadagnato se quei ladruncoli fossero rimasti a piede libero piuttosto
che al sicuro nelle prigioni del Governo.
Pensò a
quanto era stato felice Ray quando aveva scoperto che la donna di nome
Shakky era riuscita a liberarsi. Pensò al ragazzino dagli
occhi vispi che aveva conosciuto tanti anni prima che si vantava di
essere un pirata.
Senza riflettere oltre
corse verso la spiaggia. Poi si fermò grattandosi il mento:
come cavolo ci arrivava alla nave? A nuoto?
Si guardò
intorno in cerca di un qualcosa che potesse galleggiare, e con sua
enorme gioia individuò una piccola imbarcazione da pescatore
tirata in secca sotto un albero. La raggiunse e, con fatica, la
trascinò in acqua, appuntandosi mentalmente di rimetterla al
proprio posto quando sarebbe tornata: nessuno avrebbe dovuto sapere
della spiata.
Salì sulla
barca e prese a remare. Si sentiva un po’ colpevole per
quello che stava facendo, immaginandosi la faccia di Eddy se
l’avesse mai saputo, ma d’altronde era
ciò che sentiva di fare.
In fondo preferiva che quei pirati che ogni sera portavano il caos nella locanda
se ne andassero di loro spontanea volontà piuttosto che in
catene. Forse non le sarebbe dispiaciuto per Roger, pensò
cinicamente, magari un po’ di galera gli avrebbe tolto
quell’espressione altezzosa dalla faccia.
Quando si
ritrovò a pochi metri dal fianco del vascello,
osservò la costa da quel punto, e si chiese se non stesse
facendo una stupidaggine. Ma ormai era arrivata fin lì,
tanto valeva finire ciò che aveva cominciato. Si mise in
piedi traballando un po’ sulle assi di legno e con tutta la
voce che aveva in gola chiamò.
-Eeeeehiii!!!
C’è qualcuno?
Nulla.
Provò ad urlare più forte.
Dopo un pò
vide finalmente una testa sporgersi dal parapetto della nave. Era
Danny, il medico.
-Rouge?! Che ci fai
qui, ci hai portato da bere? Grazie!- gli urlò di rimando,
passando subito alle conclusioni.
-No! E’
urgente, devo parlare…
Rouge pensò
che in questi casi normalmente si parlava con il capitano.
-… devo
parlare con Rayleigh!
Danny sparì
per un secondo e poi ricomparve gettandole una scaletta di corda. La
ragazza assicurò la sua piccola imbarcazione allo scafo del
vascello e poi salì a bordo. Sul ponte non c’era
nessuno, a parte lei e il medico.
-Devo dirvi una cosa
molto importante- ripetè nuovamente, riprendendo fiato.
Il medico parve molto
stupito di quella visita tanto improvvisa quanto strana.
-Ma … che
hai?
-Io… non so
se sia giusto- cominciò lei tormentandosi un ciuffo di
riccioli rossi- però questa mat…
-Beh, cosa succede qui?
Sia Rouge che il medico
si voltarono verso la porta che dava sulle cuccette.
La ragazza emise un
mugolio scoraggiato. Perché appariva nei momenti meno
opportuni?
Roger aveva ancora una
mano sulla maniglia, mentre l’altra stringeva alcuni fogli di
carta. Era vestito completamente in nero e osservava i due con
interesse.
-Che ci fa la ragazzina
qui?
Rouge alzò
gli occhi al cielo.
-Oh, capitano! Dice che
ha qualcosa di molto importante da dirci!- spiegò subito
Danny, mentre l’altro li raggiungeva sul ponte.
-Allora?- chiese, una
volta che le fu di fronte. La guardava come se fosse una piccola
seccatura.
Quella
combattè a fatica l’istinto di prenderlo a
schiaffi e tornarsene a casa senza spifferare un bel niente.
-Ehm … poco
fa ho sentito dire che c’è la Marina da queste
parti-rispose asciutta.
Un’espressione
di preoccupato stupore che si dipinse sul viso del pirata.
-Chi lo ha detto?-
s’intromise Danny.
-Dei pescatori di
ritorno al paese. Hanno detto che era ancorata al largo di Neza, che
è a poche miglia da Baterilla- rispose rivolgendosi al
medico.
-Dan, avverti gli altri
e manda un paio di uomini a controllare- ordinò secco Roger,
con un cenno del capo.
Il medico
annuì e sparì di fretta oltre la porta che dava
alle cuccette.
Rouge si
sentì improvvisamente ancora più a disagio.
Era dallo spiacevole
episodio di casa sua che non si trovava da sola faccia a faccia con
Roger.
Fissò con
enorme interesse la botte d’acqua di fianco a lei, sapendo
che lui la stava osservando.
-Perché sei
venuta ad avvisarci?- chiese, e lei si costrinse a guardarlo.
-Non lo so-
ribattè aspramente.
Era la
verità, in quel momento non riusciva a capire il significato
della sua azione, si sentiva solo molto, molto stupida.
-Lo sai che se
ciò che hai detto fosse vero, sarebbe un crimine? Potresti
addirittura essere considerata nostra complice.
Però anche
Roger sapeva essere molto stupido, pensò lei. Voleva
farla pentire di quello che aveva fatto? Lo sapeva che faceva ancora in
tempo a scendere e chiamare i Marines? Tralasciando il fatto che di
Marines sull’isola non se ne vedeva neanche l’ombra.
-Correrò il
rischio- rispose tuttavia, un po’ sconfortata.
Quello la
squadrò di rimando senza dire altro e lei guardò
di nuovo dal ponte verso la costa. In lontananza si riusciva a
distinguere la piccola costruzione che era stata la sua casa per molto
tempo.
Su quella spiaggia,
pensò con un briciolo di malinconia infantile, aveva
incontrato una persona molto diversa da quella che aveva di fronte.
Per un po’
nessuno dei due parlò, gli unici rumori restarono le onde
che sbattevano sullo scafo di legno e il verso di qualche albatro in
lontananza. Il vento fresco del mattino faceva venire a Rouge la pelle
d’oca, il vestito di lino non era decisamente sufficiente per
quell’aria di mare.
-La porti ancora,
quella catenina.
Rouge si
voltò portandosi istintivamente la mano al collo, coprendo
la conchiglia, fissando intensamente la spiaggia.
-Si- disse soltanto,
mentre il briciolo di malinconia le scivolò nel petto
pesante come il piombo. Per la prima volta Roger le parlava di
quell’incontro, facendole venire tanta voglia di chiudere
all’istante quella conversazione, o ancora meglio, di levare
le tende alla svelta.
-Devo tornare- disse in
fretta, ma non si mosse da lì.
-Vattene pure, allora.
Rouge si
voltò con uno sguardo insolente,
recuperando all’istante tutto il suo caratterino.
-Ti costa tanto essere
un po’ più gentile?- esclamò tutto
d’un fiato – Per quanto ti avrei lasciato molto
volentieri alla Marina,fidati, in fondo vi ho aiutato, no? Non pretendo
un grazie!Però...
Tacque e
incrociò le braccia. Roger attese.
-Ah, ma mi sono
dimenticata con chi sto parlando!- riprese poi, voltandogli
le spalle e dirigendosi con evidente indignazione verso la scaletta di
corda attaccata sul parapetto.
-Il grande capitano
Roger!- si voltò e fece un inchino molto teatrale.
Lui la
fissò, sospirò, poi batté le mani.
-Hai finito la tua
scenetta? Che pessima attrice.
Rouge lasciò
perdere e fece per scavalcare il parapetto della nave quando si
aprì la porta che dava sul ponte. All’inizio
sembrò che si fosse aperta da sola, ma poi ne
spuntò fuori un bambino che non poteva avere più
di sette anni.
Rouge credé
di non aver visto bene: un bambino su quella nave?!
Roger si
voltò verso il nuovo arrivato.
-Capitano! Ray dice che
il peperoncino aveva ragione! Ma dice anche che la Marina se ne sta
andando nella direzione opposta. Quindi dice che non
c’è nulla da temere!- disse il bambino
solennemente, scandendo ogni frase con un buffo cenno
d’assenso.
-Ok, mocciosetto-
rispose Roger mettendogli una mano sulla testa – torna da Ray
e digli di mandare qualcuno a Neza. Voglio sapere perché i
Marine si erano fermati lì.
Rouge si
avvicinò silenziosamente e guardò più
attentamente il piccolo. Trattenne il fiato per la sorpresa.
Il bambino a sua volta
sbirciò incuriosito la ragazza dietro le spalle del suo
capitano.
-E’ lei il
peperoncino?- indicò aggrottando la fronte.
Roger si
voltò.
-Sei ancora qui?-
borbottò.
Ma Rouge contemplava
ancora quel bambino, come se non riuscisse a distogliergli gli occhi di
dosso. Era la copia esatta di suo fratello… con una
quindicina di anni in meno.
Aveva dei capelli rossi
lisci, lunghi appena fin sotto le orecchie, grandi occhi scuri e
impertinenti, una smorfietta di curiosità sulle piccole
labbra. Gli mancavano solo le lentiggini, ed avrebbe potuto essere Ed.
-Si-
esalò lei non potendo fare a meno di sorridergli,
quasi commossa da quella somiglianza - sono io.
Si avvicinò
e si rannicchiò vicino a lui.
-Ciao, piccolo. Come ti
chiami?
Il bambino la
osservò con attenzione, e le prese una ciocca di capelli tra
le dita.
-Mi chiamo Shanks-
rispose – che capelli lunghi!
-Io mi chiamo Rouge-
continuò lei -sai che assomigli tanto al mio fratellino?
-Anche tuo fratello
è un pirata?- chiese lui con entusiasmo.
-Mmm… non
proprio. Ma anche lui vive su un vascello come questo- rispose
diplomaticamente lei.
Rouge credeva ai segni
del destino, Eddy quella sera aveva gli occhi di quel bambino. Si
rialzò, stirandosi il vestito sulle gambe.
-Ciao Shanks! Piacere
d’averti conosciuto.
Il bimbo
agitò la mano.
-Ciao Rouge!
La ragazza salutò
di nuovo il bambino, poi raggiunse la scaletta di corda senza nemmeno
guardare Roger.
Scavalcò il
parapetto e prese a scendere.
Prima di sparire oltre
il fianco della nave, si fermò ancora un attimo ad osservare
il bimbo e il ragazzo che stavano parlando. Poi Roger prese per mano il
piccolo e insieme sparirono oltre la porta di legno.
Un bambino su quella
nave, continuava a pensare stupefatta Rouge tornando a riva.
Anche Roger, in fondo, aveva un cuore.
-Rouge, mi chiedevo una
cosa.
La ragazza si
voltò verso Ray. Si era offerto di accompagnarla al mercato
a fare la spesa, e lei aveva accettato di buon grado facendogli portare
tutte le buste sulla strada di casa.
-Ray, non lamentarti!
Vuoi che una ragazza porti tutta quella roba?
-Non mi riferisco al
fatto che tu mi abbia schiavizzato, signorinella!
-Allora?
Ray riflettè
prima di parlare.
-Dov’è
la tua famiglia, Rouge?
La ragazza
percepì una sensazione spiacevolmente amara in bocca.
-Perché?
-Mah…
così. Mi parli sempre e solo di tuo fratello, e
quindi…- rispose, evasivo.
Se c’era una
cosa che Rouge aveva imparato in quelle settimane, era che Ray non era
molto bravo nel mascherare le sue bugie.
-La mia famiglia non
esiste più- replicò lei altrettanto vaga.
Ray sbattè
le palpebre. Che sapesse qualcosa o meno, in quel modo non avrebbero
scoperto un bel nulla.
Ma quella sera a cena
sulla nave l’argomento D. non fu neanche sfiorato,
perché si parlò di tutt’altro, ovvero
di ciò che avevano scoperto a Neza.
- Marcus Henge? Henge
‘lo Spettro’?- chiese Roger, senza mascherare una
smorfia di disgusto.
- Capitano, che faccia
buffa hai fatto!- ridacchiò Shanks, accoccolato su una sedia
più alta di lui.
-A quanto pare-
continuò Daniel, storcendo il labbro- Era lui che stavano
cercando quelli della Marina. Però non l’hanno
trovato… Roger, non dovresti bere così sai?
-Dan, evita di fare il
medico di tanto in tanto- riprese Roger con un ghigno- e comunque era
ovvio che non l’avrebbero preso. Henge è un
fottuto codardo, non sa fare altro che nascondersi.
-Cosa credi che sia
venuto a fare da queste parti?- intervenne Ray, serio.
-Non è affar
nostro- replicò il capitano - non vale neanche la pena di
preoccuparsi di quel pirata da strapazzo. Ha quella taglia
esagerata soltanto per tutto il sangue che si porta sulla coscienza, ma
non vale nulla.
-E’ quasi
più debole del nostro piccolo mozzo!- s’intromise
Kennet, il cuoco, provocando una sonora linguaccia da parte del piccolo
Shanks e le risa divertite del resto della ciurma.
-Garp, maledizione!
Dove ti eri cacciato?
Sengoku si
sistemò irritato il cappellino.
-Stà buono,
ti verrà un colpo se continui ad arrabbiarti
così!- gli rise in faccia l’altro buttandosi a
sedere su una poltrona di pelle bianca.
La stanza delle
riunioni era completamente vuota, a parte i due ufficiali e una
capretta accucciata sul tappeto. La voce stizzita di Sengoku echeggiava
attraverso i marmi della elegante sala.
-Tranquillo un corno!
Lo sai che abbiamo il Governo che ci stressa con questa storia da tempo
immemorabile ormai! Continuano a dire che una cosa del genere
è inammissibile, che la Marina è un fallimento,
che non riesce a tutelare sé stessa, figuriamoci gli altri
e…
-Bla, bla,bla-
intervenne Garp, mimando il gesto con la mano destra – e tu
lasciali parlare, no? Tanto avranno sempre qualcosa di cui lamentarsi,
quei parrucconi!
-Certo, ma
finchè tu te ne vai in giro per il mondo sono io quello che
si sorbisce tutte le ramanzine del Grand’Ammiraglio! Dove
cavolo eri?
-Stavo cercando di
risolvere appunto questo problema- rispose l’altro con uno
sguardo eloquente.
-Hai trovato Roger?-
esalò Sengoku, improvvisamente pieno di speranze.
Garp si
grattò la testa.
-No!-
esclamò con una risata.
Sengoku
sospirò, chiuse gli occhi, provò a contare fino a
dieci, ma fu uno sforzo arrivare al due.
-Garp!-
gridò con una manata sul tavolo.
La capretta si
svegliò e cominciò a belare.
-Te lo sei lasciato
sfuggire anche questa volta?- continuò quello demoralizzato.
L’altro
marine alzò le spalle, rilassato.
-In realtà
credevo di averlo in pugno, avevamo anche individuato la sua rotta,
però…
-Però?-
sibilò truce Sengoku, prendendo a sminuzzare un incolpevole
foglio di carta tra le mani.
-Beh, ho come la
sensazione che abbia attraversato le fasce di bonaccia per
scapparci!-concluse Garp entusiasta.
Il volto di Sengoku
divenne improvvisamente inespressivo. Appallottolò il foglio
di carta e lo ficcò in bocca alla capretta per farla stare
zitta. Poi fece un sorrisetto incredulo.
-Fammi capire- riprese,
chiudendo di nuovo gli occhi e respirando a fondo –ha
attraversato le fasce di bonaccia.
-Già.
-E ha fatto perdere le
sue tracce.
-Esatto.
Sbatté le
palpebre.
-Mi spieghi come cavolo
ha fatto a passare in mezzo ai mostri marini senza l'agalmatolite?!-
esclamò esasperato.
Garp con tutta la calma
possibile estrasse una scatoletta di latta dalla tasca del cappotto e
ne tirò fuori un biscotto.
-E io cosa ne so?-
rispose poi con un’alzata di spalle, addentandone uno.
-Piuttosto, vuoi un
biscotto? Fatti in casa, me li manda mia sorella da Foosha…
e mia sorella è la migliore cuoca dell’isola!
Sengoku si morse il
labbro meditando se tirargli in testa scatola, biscotti ed anche un
sonoro pugno, poi tirò un profondo sospiro di stanchezza.
-Garp, seriamente-
esordì in tono grave - se non prendiamo Roger non
ce li toglieremo più di torno, questi tizi del Governo. Un
simile affronto ad una delle famiglie più influenti tra i
Draghi Celesti... non può essere tollerato, no…
Scosse la testa
perdendosi nei suoi pensieri. Poi si alzò e prese a
camminare su e giù per la stanza, riflettendo.
-Eh si, il ragazzo si
è decisamente messo nei casini- concluse Garp solenne,
ficcandosi in bocca un altro biscotto.
°°°
Due note due su alcuni
particolari di questo capitolo, fondamentalmente di passaggio.
Il
medico della ciurma di Roger non è Crocus, no. O meglio, non
ancora. Infatti, se non sbaglio, è nel vol.52 che Ray dice
ai Mugiwara che Crocus si è unito a loro solo all'ingresso
della Grand Line. E questo ci porta alla seconda precisazione:
Roger ha percorso la Grand Line in tre anni, dopo di che si
è consegnato e bla bla bla conosciamo la storia.
Questa fic invece
è ambientata prima dell'entrata della ciurma al promontorio
Futago (si chiamava così??).
Ma
nonostante questo Roger ha già visitato varie isole nei
diversi Mari, come si capirà anche nei prossimi capitoli
(del resto lui proviene da Rogue Town nel Mare Orientale, e Baterilla
si trova nel Mare Meridionale) quindi... ho pensato di inserire la
storiella delle fasce di bonaccia, quella che fa tanto arrabbiare Sengoku xD E che lascia Roger praticamente libero di scorrazzare
di qua e di la al di fuori della GL(come faccia ad evitare i mostri marini, poi
sarà spiegato^^)
Da
fanatica di OP quale sono cerco sempre di attenermi alla storia
originale, ma qui non ce l'ho fatta T.T
Quindi tiratevi pure
una manata in fronte, fate finta di non aver notato nulla di strano e
perdonatemi^^ in fondo è solo una irrilevante fanfic :)
Passate buone feste,
gente, ci si legge dopo Natale! As usually...
To be continued ;)
|
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Capitolo 5 *** Fear ***
La
mia tempistica fa schifo lo so T.T
Per
scusarmi dell'attesa, ecco per voi un lungo capitolo denso denso come
un barattolo di nutella** (reminescenze di abbuffate natalizie).
Ma
prima di cominciare, le vostre recensioni^^
*chiede
di nuovo perdono per il ritardo*
@meli_mao:
Ciao
meli! Thank you, cara … anche io sono in attesa di un loro
gesto tenero, chissà quando la finiranno di battibeccare su
tutto? Vedremo U.U
Ma
perché Shanks fa impazzire praticamente tutte noi lettrici?!?
*domanda
assolutamente retorica*
Odacchi
non puoi creare dei personaggi del genere, insomma!
Sono
troppo... troppo!!xD
@Akemichan:
Ciao
cara^^ Dunque, a proposito di Bagy! Per quanto (soprattutto con gli
ultimi capitoli) quel clown casinista mi stia davvero tanto simpatico,
non credo che lo inserirò, almeno per ora :( il fatto
è che non potrei trattarlo molto ai fini della storia
mentre lui merita un palcoscenico tutto per sé xD
Anche
se ammetto che con Shanks potrebbe formare un bel duo
comico… ma i migliori resterebbero indubbiamente Sengoku e
Garp xD Loro non escludo che ricompaiano, anzi,
sono praticamente certa che i pirati se li troveranno ancora tra i
piedi^^
Grazie
tra l’altro per la nota positiva sull’IC, mi ha
fatto molto piacere :)
See
you, baci!
@ Beatrix:
Buongiorno,
donna Shanks-specialist-fanwriter! Allora, parliamo di…
*SBAM*
Rouge:
Beatrix, hai tutta la mia approvazione, grazie davvero! Prima o poi gli
mollo un pugno che se lo ricorda per tutta la Rotta Maggiore, a
quell’orso! Giuro che prima o poi…
Maya:
ehm … Rou, ti dispiacerebbe tornare nella storia?
Và a prepararti, che ti aspetta un capitolo impegnativo,
insomma!
Rouge:
Ancora? Non ti basta farmi avere a che fare ogni volta con un tipo del
genere?!? E comunque volevo stringere la mano a chi mi capisce
veramente! Altro che certi autori …
*fa
segno di profonda gratitudine e richiude la porticina del capitolo*
Ok..
dicevo, parliamo del tuo regalo di Natale**? Allora… Shanks,
non so perché, me lo sono sempre figurato sin da piccoletto
sulla nave di Roger. Insomma, avrebbe fatto un bel po’ di
viaggio insieme a Roger anche se, per qualche recondito motivo, secondo
me non è arrivato a Raftel. O forse si. Boh, sono tutte
meditazioni della sottoscritta completamente prive di fondamento^^
Diciamo che qui dovrebbe avere su per giù sei-sette anni, e
credo che racconterò un po’ della sua storia
più avanti, sissì^^ il nostro beneamato Rosso
merita davvero più interesse nelle fic, sono
d’accordo.
Garp&Sengoku,
vedi sopra, li farei esibire a Colorado.
Grazie
dei tuoi commenti così precisi, mi fanno sempre piacere^^
Alla prossima :*
@ MBP:
**
Grazie mille, sono davvero contenta che la fic ti stia prendendo
così! Veramente, così mi date decisamente una
bella carica^^ spero che continui ad interessarti :) Baci ciaociao!
@ Yuki689:
Buongiorno
e benvenuta! Oh, ma io ti perdono di tutto cuore, solo per aver
definito questa ‘cosa’ qua un gioiellino**
*reagisce
ai complimenti esattamente come Chopper*
Lieta
che ti piaccia, soprattutto la caratterizzazione (che mi fa sempre
penare un po’ T.T) e spero continuerai a seguire questa
storia!!
Un
bacio, alla prossima^^
@ lunatica91:
Grazie
mille^^ oh, io ti consiglio di tornare a leggere tutti gli altri
volumetti perché OP diventa ogni numero più
bello** ma probabilmente già lo sai :) Su Shanks sono
abbastanza sicura che lo vedremo spesso in giro, anche se non rientra
tra i personaggi principali. Baci, alla prossima!
Spero vi continui a piacere,
gente. Enjoy!
5.Fear
-Si
è scoperto poi cosa era venuta a fare quaggiù una
nave della Marina?- chiese Rouge alla signora Mari con una certa
indifferenza.
Era da un po’ che andava avanti con le sue congetture che
portavano tutte, inevitabilmente, ad un’unica conclusione.
Le due donne
erano entrambe affaccendate a lavare i piatti, mentre il signor Ioakim
fischiettava poco lontano mentre riparava la gamba di un tavolo.
-Mah- rispose la
padrona, con il suo solito tono deciso– Ioakim ha sentito
dire che stavano cercando un gruppo di pirati su cui pende una grossa
taglia. Pare che abbiano una pessima fama, hanno assaltato diverse
isole e non si sono fatti problemi a tagliare la gola alla gente per un
po’ d’oro.
Rouge
rabbrividì per la rudezza di parole della padrona. Le
ricordò istintivamente qualcun altro.
-Ma… non li
hanno trovati?- disse, mentre cominciava a sentirsi poco tranquilla. Un
po’ delle sue supposizioni si andavano materializzando nelle
parole di Mari.
-A quanto pare. Se ne
sono andati con la coda tra le gambe, non hanno acciuffato un bel
niente. Se dessero una spada ad un mocciosetto sarebbe meno debole di
tutta la Marina messa insieme... e poi parlano di sicurezza, dicono di
stare tranquilli. Tranquilli, tsk!
Rouge lasciò
che la donna polemizzasse quanto volesse, mentre pensava velocemente.
-Ma... non saranno quei
pirati che… - deglutì, non volendo pronunciare il
resto della frase.
La signora Mari la
guardò di sottecchi, poi scoppiò a ridere.
-Ma che dici, Rou?
Credi davvero che possano essere quei piratucoli che vengono qui ogni
sera? Ma ce li hai presenti, cara? Quelli pensano solo a bere,
altroché! Non li ho mai visti menar le mani con nessuno,
fidati!
Rouge rise a sua volta,
inquieta.
La signora Mari, con la
sua saggezza elementare, riteneva improbabile l’ipotesi che
il gruppo di Roger e quello dei ricercati per quei delitti fossero la
stessa cosa. Lei stessa cercò di scacciare quel pensiero
più e più volte nel corso della giornata, ma
quando si trovò di nuovo a poca distanza dalla ciurma di
Roger non potè fare a meno di osservarla con una strana
freddezza.
Non c'era niente da
fare, non riusciva a non sospettare di loro, sebbene ormai li
conoscesse molto meglio rispetto a qualche tempo prima.
Doveva togliersi quel
dubbio, ma come? Non poteva certo andare lì e chiederlo come
se niente fosse.
‘Scusate
la domanda, ma voi siete per caso ricercati per aver raso al suolo una
serie di isole e tutti i loro abitanti? Grazie per
l'attenzione!’
Scosse la testa
scacciando la scenetta surreale che si era costruita.
Doveva parlarne con la
persona più fidata, che in quel momento era sicuramente Ray.
Ma abbandonò
all’istante anche quella opzione, perché
già era stata accusata di avere pesanti pregiudizi sui
pirati, e poi non era del tutto sicura che le avrebbe risposto la
verità.
Insomma, definire Ray fidato forse era
una parola un po’ grossa.
Ci voleva davvero una
persona sincera, ma lì in mezzo chi…?
La risposta le si
presentò immediatamente, come se l’avesse chiamata.
-Rouge!
Qualcuno aveva
pronunciato il suo nome ma davanti a sè non vedeva nessuno.
Sbatté le palpebre.
-Rouge!
Poi si sporse e vide un
bambino che saltellava cercando di arrivare all’altezza del
bancone.
-Shanks!- le si
illuminarono gli occhi.
-Uffa Rouge, non ci
arrivo! Me ne prendi uno?- rispose quello indicando un vassoio colmo di
zollette di zucchero.
Rouge si
sentì un po’ più allegra, quel bambino
così simile ad Eddy le metteva davvero la pace nel cuore.
Senza contare che…
-Vieni qui, piccoletto!
– lo invitò all’istante dietro il
bancone- ho qualcosa di più buono! Guarda…
Fece uno sguardo
furbetto e tirò fuori un ghiacciolo alla menta.
Il bimbo, estasiato,
corse subito dietro il bancone.
-Vuoi salire in alto?-
gli chiese Rouge affettata porgendogli il gelato.
Questo piccoletto mi
racconterà tutto, con un gelato in mano,
pensò complimentandosi con sé stessa per
quell’idea.
-Si!!-
esclamò Shanks scartando il ghiacciolo, mentre Rouge lo
prese in braccio e lo mise a sedere sul bancone, in modo che arrivasse
alla sua altezza.
-Allora, che ci fai
qui? Non ti avevo mai visto alla locanda!- chiese lei con un sorriso
sproporzionato.
Shanks
addentò un pezzo di ghiacciolo verde.
- Ray la sera mi dice
sempre che devo rimanere sulla nave con Kennet e Danny,
perché dobbiamo fare la guardia! - rispose quello un
po’ intristito.
-Ma secondo me
è solo che i grandi devono parlare, e pensano che io non
capisco niente!- concluse, grattandosi il naso.
Rouge provò
un moto di tenerezza per quel bambino che non capiva
l’importanza del loro compagno di viaggio chiamato alcol.
Tuttavia prese al volo
l’occasione.
-Invece tu capisci
tutto, vero Shanks?
-Certo!
-E, dimmi …
Sai anche perché quei cattivoni della Marina vi danno la
caccia?
Shanks
masticò rumorosamente il gelato.
-Perché
vogliono il nostro tesoro! Infatti loro rubano il tesoro delle altre
navi- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Rouge si
schiarì la voce. Era palese che quello non era il metodo
più adatto.
-Ehm…
già. Ma non è possibile che i … grandi
abbiano fatto qualcosa di sbagliato? Per esempio...
Tanto valeva mandare
alle ortiche qualsiasi cautela, in fondo era solo un bambino.
-…per
esempio rubato dei tesori dalle isole?
-No!-
obiettò Shanks, che aveva divorato il gelato alla
velocità della luce e ora mordicchiava il legnetto con
espressione compiaciuta.
-Guarda che il nostro
tesoro ce lo siamo guadagnato!- annuì con convinzione.
Rouge
constatò con disappunto l’integrità
d’animo pirata del suo piccolo interlocutore.
Complimenti
per la pensata, Rouge. Il piccoletto non ti dirà un bel
niente.
-Ok, ok. Ma
sei sicuro che…
Non ebbe tempo di
finire la frase che Roger sbucò dal nulla e
sollevò il bambino dal bancone dov’era seduto,
portandoselo in braccio e posandolo in piedi su una delle sedie.
-Ecco
qui…-disse, in tono calmo.
-Capitano!- lo aveva
salutato quello con sorpresa ed ammirazione, sempre con il legnetto in
bocca.
Il ragazzo si
accomodò sulla sedia vicina.
Rouge fece una smorfia
contrariata a quell’interruzione, ma lui si voltò
a guardare il piccolo mozzo che a sua volta lo fissava con un sorriso
enorme, molto poco innocente.
- Mocciosetto, ogni
volta ne combini una- gli disse pacatamente –lo sai che Ray
oggi si è arrabbiato molto, per quello che è
successo?
-Ma, capitano!- si
lamentò il bimbo- non ce la facevo a pelare tutte quelle
patate! Mi stavo annoiando!
-Potevi evitare di
buttarle in mare, però.
-Ma così Ray
non si sarebbe accorto che non le avevo sbucciate tutte-
alzò le spalle il bambino, rigirandosi il legnetto tra i
denti.
Roger
abbassò il viso e a Rouge parve di intravedere un
sorrisetto. Ma quando quello tornò a guardare il mozzo aveva
un’espressione serissima.
-Per tutta la prossima
settimana Kennet ti farà pelare tutte le patate che abbiamo
in dispensa, per punizione.
-Ma uffa!
Perché Ray compra sempre le patate? Perché non le
sbuccia lui, vero?- si lamentò Shanks saltellando sullo
sgabello.
Roger gli fece un cenno
con la testa.
-Cammina, mocciosetto.
Danny sta tornando alla nave, faresti meglio ad andare con lui.
-Ma io voglio restare!
Voglio un altro gelato!
Roger lo
guardò eloquente.
-Vado, capitano!
Il bambino fece un
buffo saluto e saltò giù dallo sgabello.
-Grazie per il
ghiacciolo, Rouge!- salutò trotterellando verso il medico
che lo aspettava vicino l’uscita con espressione annoiata.
-Ehm… ciao
Shanks!
Dove vai, piccola canaglia?
Dovevo finire di interrogarti, torna qui! pensò
Rouge con un sospiro, guardando allontanarsi l’ultima
speranza di avere una risposta, per quella sera.
Come se non bastasse,
congedato il mozzo, il capitano ora era passato ad osservare lei.
-Si?- gli chiese lei
guardandolo con aria innocente.
-Di cosa stavi parlando
con il moccioso?- riprese quello poggiando un braccio sul bancone.
-Di nulla.- rispose
Rouge candidamente, cercando di non battere ciglio.
-Davvero credi che si
lasci corrompere da un gelato? – replicò lui,
appoggiando il mento sul palmo della mano.
-Non capisco di cosa
stai parlando- continuò imperterrita Rouge, attorcigliandosi
un ricciolo rosso sul dito.
-Cosa stai cercando di
scoprire, Rouge?
Le parve davvero strano
sentire pronunciare il suo nome da lui, che non l’aveva mai
fatto prima d’allora.
Fu forse quello, o
forse il fatto di essersi stancata di bleffare, che la fece desistere.
Lo fissò,
inclinando un po’ la testa. Era davvero stanca di quel
teatrino, se doveva togliersi quel dubbio avrebbe fatto meglio a
chiederlo al diretto interessato.
-Per essere una sosta
di rifornimento, è un pò troppo tempo che siete
qui.Cosa siete venuti a fare su quest’isola?-
mormorò, appoggiandosi sui gomiti.
Roger
inclinò un po’ l’angolo sinistro della
bocca, lasciando vagare lo sguardo di lato. Strinse gli occhi, poi
tornò alla ragazza.
-Che cosa temi, Rouge?-
insistette lui, afferrando il bicchiere di rum che aveva portato con
sé e portandolo alla bocca.
-Non puoi rispondermi
con un’altra domanda- replicò lei.
-Sei stata tu la prima,
ragazzina. Cosa stai cercando di scoprire, dunque?- ripetè,
poggiando il boccale tra lui e la ragazza.
Rouge lo
spostò con il dorso della mano.
-Ti rigiri sempre tutto
a tuo favore eh?- continuò- io voglio sapere cosa siete
venuti a fare qui, e possiamo andare avanti fino a quando vuoi,
capitano.
-Non ce
n’è bisogno. Non mi pare che ti dobbiamo delle
spiegazioni- rispose Roger.
Rouge
sogghignò.
-Come sei prevedibile.
Vorrà dire che lo scoprirò da sola.
Lui si rimise in piedi
e Rouge si allontanò dal bancone. Non si era accorta che si
fosse così avvicinata a lui.
-Ti consiglio di non
provare più ad indagare su di noi, ragazzina. Certe cose
è meglio non saperle- concluse lui, convincente.
-Degni di te, questi
modi signorili- mormorò lei.
-Ti ho avvisato-
rispose Roger un’ultima volta, poi le voltò le
spalle e tornò dai suoi.
Rouge ormai era
abituata a quel genere di comportamento, ma non potè fare a
meno di notare che la sua iniziale inquietudine si stava trasformando
in un degno sospetto.
In fondo, considerando
il modo di fare del loro capitano, chiunque avrebbe concluso tutta la
ciurma era gente senza scrupoli.
-Ray, non ho voglia di
uscire, mi dispiace. Questa volta vai da solo al mercato.
Il ragazzo si
rabbuiò.
-Rouge, ieri sera mi
hai appena salutato, questa mattina cerchi di evitarmi. Che succede?
Erano entrambi sulla
porta della locanda, il sole si mezzogiorno era alto nel cielo.
Rouge
abbassò gli occhi, amareggiata. Si sistemò le
pieghe del vestito sulle gambe.
-Io… ho
bisogno di stare un po’ da sola, devo… devo
pensare a certe cose.
Ray la
guardò accigliato.
-Quindi è
per questo che sono giorni che ti stai allontanando? Che succede?-
ripetè.
La ragazza scosse la
testa, cominciando a sentirsi infastidita da tante domande.
-Non è
possibile che voglia starmene per i fatti miei, cavoli? Lasciami stare,
Rayleigh!
Quello tacque. Era la
prima volta che lei lo chiamava con il suo nome completo.
-Ma figuriamoci!-
rispose- se sei in questo stato preferisco lasciarti da sola, con molto
piacere. Quando avrai capito che problema hai, fammelo sapere!
E si chiuse la porta
alle spalle, con fin troppa enfasi.
Rouge si
appoggiò stancamente alla parete.
Perfetto,pensò
depressa, si era giocata anche Ray.
Il suo malumore
durò tutta la settimana.
Nonostante la locanda fosse frequentata e caotica come al solito, lei
si tenne il più possibile distaccata dai pirati, e la cosa
le riuscì anche piuttosto facilmente. Oltre a qualche
scambio di parole veloce con qualche altro membro della ciurma,
capitano e vicecapitano non le si avvicinarono affatto. Il
primo non le aveva più rivolto parola dal loro ultimo
dialogo, mentre Ray continuava ad ignorarla bellamente, bevendo e
ridendo insieme ai suoi compagni come al solito.
La signora Mari
guardò l’orologio, era quasi mezzanotte.
Sospirò.
-Rou.
Rouge si riscosse dalla
distratta contemplazione di un gruppo di nuovi clienti tra cui spiccava
un uomo pesce gigantesco.
-Mmm?- ripose,
accigliata.
-Va a dormire- disse la
padrona senza guardarla, continuando ad armeggiare con le bottiglie.
Rouge
aggrottò le sopracciglia.
-Ma è
presto, stanno arrivando ancora altri clienti.
Mari si mise le mani
sui fianchi.
-Si vede lontano un
miglio che stasera non hai davvero la testa qui- la guardò
di traverso.
Rouge provò
un moto di gratitudine verso quella donna che andava dritta al punto.
Ma non se la sentiva di passare ancora per una bambina capricciosa.
-No,
davvero… cioè, è vero che ho un
po’ di pensieri per la testa, ma posso restare- sorrise,
sincera.
-Avanti, Rou. Non farmi
ripensare a quanto sono stata gentile. Marsch!- le
ordinò indicando le scale.
Rouge si morse un
labbro.
-Grazie, signora Mari.
Lei è sempre troppo disponibile con me- rispose chinando la
testa.
Afferrò
dallo scaffale l’ultima lettera che era arrivata da Eddy quel
pomeriggio, non aveva ancora avuto il tempo di leggerla.
-Grazie!-
sussurrò di nuovo, passando vicino alla padrona.Quella
mostrò di non aver sentito.
Salendo le scale Rouge
non degnò d’uno sguardo nessuno dei pirati seduti
ai tavoli, e si chiuse con piacere la porta della cameretta alle
spalle. Aprì la finestra lasciando che il vento della sera
rinfrescasse la stanza, poi si tolse il vestito e si infilò
in una maglia di tre taglie più grande che le arrivava fin
sotto i fianchi.
Si sistemò
davanti al lungo specchio appeso all’armadio di legno e prese
a pettinarsi i capelli. Una ragazza dagli occhi scuri e le guance
lentigginose le restituì uno sguardo stanco.
Quando ebbe finito di
combattere con i suoi nodi si tuffò sul letto e
scivolò sotto il lenzuolo, stringendo tra le mani la lettera
di Eddy. Come al solito, era datata almeno due settimane prima. Sapeva
benissimo che la posta arrivava con un ritardo immenso a Baterilla,
nonostante la Marina avesse delle linee privilegiate per la
comunicazione.
Era una lettera breve,
concisa, densa di avvenimenti che più o meno riguardavano le
missioni della divisione di suo fratello, la diciottesima, che in quel
momento si trovava da qualche parte nel mezzo del Nuovo Mondo.
Eppure da quelle poche
parole Rouge parve percepire un senso di malessere e preoccupazione che
non le piacque affatto. Ad un certo punto Eddy le aveva persino scritto
di voler chiedere una licenza quanto prima, pur essendo molto scettico
sul fatto di ottenerla vista la gravità della situazione che
erano costretti a fronteggiare in quei mari lontanissimi.
Rouge
ripiegò la lettera senza neanche finire di leggerla, non
aveva voglia di aggiungere ulteriore negatività al suo
umore. Spense la luce e chiuse gli occhi, addormentandosi
all’istante.
-Rouge!Rou, svegliati!
Le sembrò di
aver dormito soltanto per dieci minuti. Spalancò gli occhi.
Qualcuno la stava
chiamando, ma non era ancora sorto il giorno.
O meglio, qualcuno
stava urlando il suo nome.
Improvvisamente la
porta si aprì con un tonfo ed apparve la signora Mari in
camicia da notte, completamente terrorizzata.
-Per l’amor
del cielo! Dobbiamo andarcene via! Verso il villaggio, presto! Via
dalla costa!- esclamò con voce acuta.
Rouge balzò
giù dal letto stordita.
-Ma che…
-Rou, ci sono i pirati!
Dobbiamo andarcene, avanti!- le gridò il signor Ioakim con
voce tonante, brandendo un fucile tra le mani.
-Quali pira...
Rouge fece
appena in tempo ad infilarsi le infradito che l'uomo la
afferrò per un braccio e la trascinò
giù per le scale.
Quando furono fuori
intravide dei bagliori non molto lontani, provenienti dal mare.
Almeno due grossi
vascelli pirata grandi il doppio della nave di Roger erano ormeggiati
al largo del promontorio, e molte case sulla costa stavano andando a
fuoco una dopo l'altra. Il fragore dei cannoni sembrava invadere il
cielo notturno insolitamente rischiarato da quei roghi.
-Oh mio Dio…
-Che cosa vogliono! Che
cosa vogliono, qui? Non abbiamo oro, non abbiamo nulla su
quest’isola!- strillava la signora Mari con le mani nei
capelli, non riuscendo a stare ferma.
-Stà calma,
Mari! Dobbiamo andare al paese prima che arrivino e…ROU,
DOVE STAI ANDANDO!- esclamò il padrone della locanda, mentre
la ragazza si era liberata della sua stretta ed era scappata proprio in
direzione dei roghi.
-Rou, torna indietro!-
gridò Mari.
Ma Rouge era
già lontana, già non la sentiva più.
Correva verso il promontorio, più veloce che poteva, con un
solo pensiero fisso nella mente.
La sua casa. I suoi ricordi. La tomba di sua madre. Non potevano
toccarla, non potevano distruggerla.
Strinse i pugni, cercando di non pensare a cosa avrebbe trovato una
volta arrivata lì, senza preoccuparsi del fatto di correre a
piedi nudi dritta verso il pericolo.
Quando giunse alla fine
della strada cadde in ginocchio stremata.
La casa era intatta.
Sembrava che nessuno vi avesse messo piede. Forse quella posizione
totalmente isolata l’aveva protetta, nella notte
l’aveva fatta passare inosservata. Sentendo le lacrime di
contentezza scivolarle sulle guance, buttò il viso tra le
mani, poi lo sollevò verso il cielo, cercando di inspirare
più aria possibile nei polmoni, tentando di calmarsi.
Dio,
ti ringrazio. Grazie, grazie!
A poco a poco
recuperò lucidità. Dopo qualche secondo si rese
improvvisamente conto che era pericolosissimo rimanere sulla costa, e
balzò di nuovo in piedi. In lontananza vedeva gruppi di
uomini che sbarcavano con le loro scialuppe, sentiva gli spari dei loro
fucili, le grida di terrore di coloro che abitavano vicino al mare.
Con il cuore in gola si
guardò intorno, cercò di orientarsi, prese una
strada che si inerpicava lungo la collina, ma ben presto si accorse con
un misto di stupore e sgomento che quella strada non portava affatto al
villaggio. Si era persa.
Con un gemito
di paura prese un altro sentiero, ma d’improvviso
sentì terribili urla di risate molto più vicine.
Troppo vicine. Improvvisamente un gruppo di uomini apparve da dietro
una casa, armati fino ai denti.
Rouge si
sentì gelare il sangue. Era lì, sola, nel mezzo
della strada, scalza e per di più anche mezza nuda.
-Ehi! Guarda qui che
sorpresa!- risuonò una voce sgraziata.
La ragazza
impallidì, fece per muoversi ma evidentemente le gambe non
rispondevano agli ordini del suo cervello, era come se fosse incapace
di reagire.
Rouge,
dannazione, scappa!
-Menlie, l’ho
vista prima io! È mia!- rispose un altro.
-Fate silenzio, cani
schifosi!- li zittì quello che camminava davanti a tutti.
Gli uomini si stavano
avvicinando, minacciosi. Erano in cinque, e colui che li guidava era
spaventosamente sfigurato in volto da una cicatrice su tutto il lato
sinistro del viso. Sembrava un cadavere.
Avanti,
Rouge! Muoviti!
Quell’uomo
era pallido, troppo pallido per essere vivo.
Sembrava che un
orribile fantasma stesse camminando verso di lei con una pistola nella
mano destra.
Alla vista dell'arma
lei si riscosse e cercò di scappare,ma dopo qualche passo
provò un dolore lancinante alla spalla e crollò
rovinosamente a terra con un grido di dolore. Dappertutto esplodevano
le urla pesanti di quegli uomini. Mille luci le scoppiettarono
davanti agli occhi come delle lucciole impazzite, mentre cercava di
mettere a fuoco qualcosa di definito intorno a lei.
Ma
che diavolo…?
Capì dal
freddo contatto con la terra bagnata di essere completamente stesa
sulla strada.
Rannicchiata così com’era, si portò la
mano alla spalla, e la vide totalmente insanguinata. Spalancò gli occhi,
il sangue scivolava copiosamente dalle sue dita sul terreno umido.
-C…cavoli...
Nel frattempo
l’uomo dal viso sfregiato si era avvicinato, e la squadrava
dall’alto con un ghigno deforme.
Nella mano destra
stringeva la pistola ancora fumante.
-Che ci fa una bambina
sola in un postaccio come questo?- chiese, scandendo lentamente le
parole con voce melliflua.
Rouge
inspirò cercando di attenuare
l’intensità del dolore, ma ad ogni respiro sentiva
una fitta.
Eppure era sicura che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da
nessuno, meno che mai un tipo del genere.
- Ti sei forse persa?- insistè quello, ghignando.
-…
Mi sembra…evidente... idiota...- sillabò a denti
stretti, tossendo.
I compari del cadavere
scoppiarono a ridere.
Rouge a stento si
rimise in piedi, facendo leva sul braccio ancora sano.
Barcollò pericolosamente, cercando di concentrare tutte le
sue energie sul non sentire il dolore. Doveva scappare, non sapeva come.
-E’ una
bestiolina, capitano!-urlò uno degli uomini con una voce
sgraziata.
-Chiediamogli dove sono
i tesori di questo sputo di terra!- aggiunse un altro, basso e
tarchiato con un grosso fucile in mano.
-Vediamo invece se
questo ti piace, dolcezza.
Uno dei pirati estrasse
un coltello lungo almeno trenta centimetri e fece per avvicinarsi a lei.
Rouge cercò
di rimanere lucida. Non poteva permettersi altro dolore, altrimenti
sarebbe crollata. Già l’odore del sangue
cominciava a nausearla.
-Vieni qui…
vieni qui…- giocherellava il pirata avvicinandosi, facendo
ciondolare il coltello tra le dita, mentre gli altri la accerchiavano.
Rouge si guardò intorno con il fiato mozzato. Poi
tornò al suo diretto avversario che si avvicinava
minacciosamente con la lama in mano.
Col
cavolo che mi tocchi, bastardo.
Non aveva nulla con cui
difendersi, ancora una volta. Istintivamente fissò negli
occhi il pirata con il coltello cercando di concentrare quanta
più rabbia potesse in quello sguardo. Cercando di ucciderlo
solo con quel gesto.
Và
via…
Ma quello rideva, e
alle sue risate si aggiungevano quelle di tutti gli altri. Il capitano
la osservava con i suoi occhi infossati e bui.
Và
via …
-Non fare quella
faccia, bambina! Un taglietto su quel bel visino se non mi dici
dov’è l’oro!
VA'
VIA!!
Per un attimo Rouge
sentì di nuovo la sensazione che nulla potesse farle del
male, come quella volta con Roger al promontorio. Ma questa volta ebbe
modo di distinguere bene quella percezione. Era come se una nuova forza
le stesse fluendo nelle vene. E con suo grande stupore il pirata
dapprima si fermò, poi, come spinto da un’arma
invisibile, barcollò e cadde all’indietro, un
rivolo di sangue dalla bocca.
-Lochi!
-Ehi, ma che ti prende
Lo!
Tra la sorpresa
generale, lei ne approfittò per darsi alla fuga, senza
cercare troppe spiegazioni per quello che era successo.
Correva più
veloce che poteva, approfittando del fatto che per qualche strano
motivo il dolore si era placato. Sentiva l’acre odore del
fumo e delle fiamme che si sprigionavano dai roghi poco lontani,
sentiva adesso anche le urla disperate di chi vedeva bruciare la
propria casa.
Ad un tratto
sentì di nuovo dolore alla spalla, dieci volte peggiore del
precedente, e cadde di nuovo sentendosi mancare. Scivolò
verso il muretto di una casa, cercando di nascondersi alla meglio. Qui
appoggiò la testa al muro, premendosi una mano sulla bocca
per non farsi scoprire. Ansimava silenziosamente, rannicchiata contro
quei mattoni sudici e neri. Pregò che quegli uomini avessero
smesso di seguirla. Chissà Ioakim e Mari se erano arrivati
al villaggio, se erano al sicuro. Chissà se i Marines
sarebbero arrivati in tempo, chissà se sarebbero arrivati.
-Bu.
La ragazza
strillò, trovandosi di fronte, emerso dal nulla, quel
cadavere dal volto sfigurato.
-Aiuto!! Aiuto!!!
Lui la
sollevò di peso dal collo, impedendole di respirare.
-Nessuno insulta Henge
lo Spettro senza pagarne le conseguenze.
Rouge provò
un’ ondata di puro odio.
-… bel
… soprannome… ma ti sta meglio …
sfregiato…
Il capitano pirata la
scaraventò contro il muro di pietra, facendola cadere sulla
spalla ferita.
-Insisti, maledetta
mocciosa? In questo schifo di terra non c'è neanche una
moneta d'oro, siete una massa di cenciosi buoni a nulla!
Henge la
lasciò precipitare a terra ancora una volta.
Rouge aveva esaurito
ogni briciolo di forza. Provò di nuovo la terrificante
sensazione di non riuscire a muoversi, non tanto per la paura, quanto
per tutto il sangue che aveva perso. Non avrebbe avuto ancora un colpo
di fortuna come poco prima, e stava cominciando a perdere anche la
sensibilità delle dita.
-Mi danno sui nervi, i
deboli come te! Devono morire tutti!
La ragazza
voltò il viso contro la terra, la terra fresca. Non voleva
che l’ultima cosa che avesse visto da viva fosse il volto
sfregiato di quel pirata.
Pian piano,
sentì di stare precipitando poco a poco
nell’incoscienza, mentre il sangue le bagnava la guancia
sinistra schiacciata per terra.
Eddy,
mi dispiace. Che stupido modo per morire.
Sentì il
rumore di una pistola carica.
Poi dei passi, a pochi
metri da lei.
-Marcus, sei talmente
debole che te la prendi con una ragazzina.
Non sapeva chi avesse
detto quella frase. O forse si. Una sensazione di caldo le scese in
gola.
Le faceva saltare i
nervi come lui
le dava della ragazzina.
Cercò di
sollevare il viso da terra quel tanto da poterlo guardare, ma
d’improvviso tutto si rovesciò, sparirono i
fuochi, le voci, il dolore.
°°°
Ah,
la capacità di mettersi nei casini ...
Uff, che capitolo lungo! Mi sorge il dubbio che sia davvero troppo
lungo ò.O
ma oramai l'avete già letto, quindi pace^^
Si
comincia a capire qualcosa in più su Rouge?
E
adesso cosa succederà?
Paura,
eh?
...
Ok,
basta con le idiozie, ci vediamo alla prossima! E buona Befana, con
tanto tanto carbone <3
To
be continued ;)
|
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Capitolo 6 *** Abriter ***
Vi ho stupito, eh?
Signore e signori, a nemmeno una settimana dall'ultimo aggiornamento,
ecco a voi un nuovo capitolo fiume ò.O!
Fidatevi, non saranno
sempre così lunghi.
E' solo ispirazione temporanea T.T
Questo comunque è totalmente ambientato su una certa nave
pirata^^
Le
vostre recensioni!
@ meli_mao:
grazie mille! Ma
sì, ripetiamoci pure, che non guasta mai^^
riguardo al finale… quando si dice il tempismo di una
persona ;) Lieta che continui a seguirmi, un bacio!
@eowyn278: un volto nuovo tra le
recensioni, benvenuta^^ Cavoli, tutti i capitoli di fila??Meriti il
premio alla più volenterosa! E meno male che Roger,
nonostante tutto, raccoglie un po’ di fan xD Grazie mille e
alla prossima, un bacio!
@Beatrix: quando vedo i tuoi papiri
mi si illuminano gli occhi** anche perché pure io rientro a
pieno titolo nel girone dei prolissi (basta vedere il capitolo che
segue).
Cara,
ti informo che mi hai fatto uno dei complimenti più belli
che potessi ricevere in questo contesto, ovvero che
‘ciò che succede fa molto Oda’. Davvero,
ti ringrazio^^
Ho
apprezzato anche le note sullo stile, così come il consueto
commento sul piccolo Rosso, che (anch’io
continuerò a ripeterlo all’infinito) è
di per sé fantastico**
*ehm
ehm*
Ricchezza,
fama e potere, c’è stato un uomo che ha
conquistato tutto questo! Il suo nome è ... Bruno, il Re dei
pirati!
(ok,
fine ^^’)
Purtroppo
sono così casinista da non avere un giorno fisso di
aggiornamento, anche se provo sempre a postare durante il week end, tra
sabato e domenica. Uni permettendo, cercherò di non far
passare delle ere geologiche, comunque! Un basio!!
Ps:
e grazie per la recensione all’altra storia su Robin e il
nostro caro fagiano blu ^^
@MBP: Massì, ruba
pure tempo allo studio, che già schiavizza le nostre povere
esistenze T.T
Ok,
parlando di cose serie, grazie mille anche a te, donna! I tuoi commenti
mi fanno sempre piacere, e direi che burberone è la parola
più esatta per definire il nostro Roger, almeno per ora^^
alla prossima cara, bacio!
@Yuki: Oh, non preoccuparti
assolutamente dei ritardi, visto che io sono una campionessa nel campo!
Nah,
Ray non è il tipo da serbare rancore, vedrai^^ E chi ha
detto che non rispondo?? xD
In
questo capitolo si chiariranno delle cose ma, ne sono certa, sorgeranno
altre domande ò.O
E
forse si comincerà ad intravedere qualcosa sul passato del
nostro rude gentiluomo u.u
Un bacione, alla
prossima!!
E grazie anche a
chi ha messo la storia tra i preferiti/seguiti^^
Ho finito,sì.
Enjoy!
6. Abriter
-Certo
che se non tieni un po’ a freno quella linguaccia, finirai
davvero per cacciarti nei guai- disse una voce da un punto imprecisato
alla sua sinistra.
Rouge sorrise.
-Ray- mormorò, rimanendo immobile– non
accetto un rimprovero da un pirata.
Socchiuse gli occhi, un po’ infastidita dalla luce bianca
che illuminava tutta la stanza. Non troppo lontano si udiva
un po’ attutito il frangersi delle onde sullo scafo, e la sua
brandina ondeggiava dolcemente.
Doveva essere molto presto di mattina. E doveva trovarsi a bordo di una
nave.
Era ancora troppo assonnata per capire perché mai si fosse
svegliata lì e non nel suo letto.
Provò a muovere una mano, e fu lieta di sentire che
rispondeva ai suoi comandi. Premette le dita contro ciò su
cui era distesa: il materasso era morbido e piacevole come ovatta.
Appurato di essere in una posizione stabile, si voltò
cautamente sul fianco, ed incrociò uno sguardo apprensivo
oltre un paio di occhialetti tondi.
-Allora?- disse Ray.
-Mmm. Mi fa male la spalla- constatò con un piccolo lamento.
-Direi che è prevedibile, peperoncino, visto che ti hanno
fatto un bel buchetto- rispose lui, annuendo.
-Nemmeno Danny ha estratto il proiettile facilmente, e ti
assicuro che lui ne ha visti molti ridotti così.
-Ho… ho rischiato di morire?- chiese Rouge.
-Dan ha detto che se ti prendevano un po’ più
giù poteva finire molto male.
La ragazza soppesò bene il senso di quelle parole.
-Insomma, sono stata fortunata- concluse semplicemente.
Ray annuì. Sembrava molto stanco.
Lei si stropicciò gli occhi, cercando di recuperare un
ricordo nitido di ciò che le era successo quella notte. In
cuor suo già conosceva la risposta, ma pose ugualmente la
domanda, nella remota possibilità che si sbagliasse.
-Ray- esordì– sei stato tu a trovarmi?
Il ragazzo guardò di lato.
-No, in realtà è stato Roger.
Rouge lo squadrò per un attimo, poi premette il viso sul
cuscino, improvvisamente singhiozzando.
Ray si grattò il mento.
-Ma ti sembra il caso di mettersi a piangere …?
Rouge sollevò la testa, ma non stava affatto piangendo,
anzi: stava ridendo.
-Ray, perché quando voglio sbagliarmi finisce
sempre che ho ragione? - rispose in tono un po’ esasperato.
-Lo sapevo-riprese, senza dargli tempo di rispondere- Oh, no. Oh, no.
Ahia!
Ray la osservò rimettersi sul fianco dopo che aveva perso
l’equilibrio ed era rotolata sulla spalla malconcia.
-Ma vuoi star fer…
-E’ incredibile. Secondo me qualcuno si diverte
lassù- lo interruppe Rouge, ignorandolo-Ti rendi conto che
ora devo la vita alla persona che meno sopporto in questo momento?
Poteva essere qualsiasi altra persona, potevi essere tu, Daniel, il
cuoco, il moccioso, beh , il moccioso no, ma
perché proprio lui…
E nascose di nuovo la testa.
-Me lo rinfaccerà per sempre, cavoli- bofonchiò
da sotto il lenzuolo.
-E il bello è che l’ assurdità di
questa storia mi fa venire tanto da rider...
Ray prese il lembo della coperta e scoprì di nuovo il viso
di Rouge che interruppe il flusso di parole.
-Rouge, devo dire a Dan di darti un calmante?- esclamò
quello.
-Se ti fermassi qualche secondo e lasciassi perdere un attimo
la tua stupida battaglia d’orgoglio con Roger, ti
accorgeresti che c’è qualcuno qui che vuole darti
qualcosa- riprese in tono calmo.
Shanks sbucò da dietro le spalle di Ray con un mazzo di
gigli tra le mani.
-Piccoletto!- esclamò Rouge, che come al solito vedeva
istintivamente Eddy ogni volta che appariva quel bambino.
-Il capitano ha detto che i fiori si portano ai morti, però
anche se non sei morta te li porto lo stesso- annunciò
quello porgendole i gigli.
-Che simpatico, il capitano!- li prese lei, posandoli sul tavolino
affianco al letto.
-Rouge, ma perchè ti hanno fatto del male?- chiese Shanks
rabbuiandosi.
Lei si scostò i capelli dal viso, e sorrise un po’
amaramente al mozzo.
-Beh… certi pirati non hanno bisogno di un motivo preciso
per fare del male alle persone. Credono di poter decidere
della vita e della libertà degli altri. Ma per fortuna i
pirati non sono tutti uguali- aggiunse rivolgendosi al vicecapitano.
-Sto facendo grandi passi avanti con i miei pregiudizi, vero Ray?-
mormorò.
Quello alzò un sopracciglio, ironico.
-Potresti diventare una fuorilegge senza neanche accorgertene-
ghignò.
-Ray, cos’è un pregiudizio?- s’intromise
Shanks.
-Un dolce alle mandorle … piuttosto, mozzo -rispose il
vicecapitano sbrigativo, alzandosi in piedi - lasciamo riposare il
peperoncino, abbiamo tante cose da fare! Tu per esempio devi pelare tre
chili di patate, vero?
-No, Ray! Ma uffaaaa!!
-E bada che me ne accorgo se le fai sparire, peste!
-Va bene, però voglio un pregiudizio per merenda!
-Certo, certo…
Rouge li osservò allontanarsi serena sentendosi il cuore
improvvisamente leggero.
Ray le parlava di nuovo, ogni dubbio che si era posta nei giorni
precedenti, da quella nuova prospettiva, le sembrava solo una futile
sciocchezza.
Fu quando la porta si chiuse e tornò il silenzio che
riflettè sull’intera situazione.
Ci mancava solo un debito di gratitudine nei confronti di Roger. Ray
poteva dire quello che voleva, ma lei, quella stupida battaglia
d’orgoglio voleva vincerla ad ogni costo.
D’altro canto, però, sentì che doveva
in qualche modo ringraziarlo. Doveva farlo, era giusto così.
Avrebbe voluto chiedere al vicecapitano qualche spiegazione in
più, ma quello era fuggito via prima che ci riuscisse
…o forse se n’era andato prima apposta.
Si portò la mano alla spalla, e sentì una bella
fasciatura lunga dalla base del collo a sopra il seno.
Cautamente, provò a sedersi sul letto, appoggiandosi allo
schienale.
Si guardò intorno: doveva essere in infermeria, a giudicare
dagli armadietti pieni di flaconcini e siringhe. Sul tavolo erano
disposte delle garze e qualche boccetta di disinfettante.
Dopo qualche minuto infatti, senza bussare, Danny
entrò trafelato appoggiando delle carte sul tavolo e prese a
riordinare, e solo dopo un po’ parve accorgersi che Rouge lo
osservava.
-Oh! Ti sei svegliata!- le sorrise il medico- allora, come ti senti?
La ragazza annuì. Dan era un ragazzo sui venticinque anni,
di poche parole e, a detta di tutti, piuttosto mite. Aveva un viso
chiaro bruciato dal sole, capelli biondi fin sotto le orecchie e
portava sempre con sé un bisturi affilato. Glielo aveva
visto appeso al fianco sinistro vicino la pistola dalla prima sera che
erano giunti alla locanda. Quando parlava aveva una cadenza
cantilenante, e il più delle volte manteneva un tono basso e
pacato.
-Bene, grazie. Ray mi ha detto che ho rischiato grosso- rispose lei.
Danny prese alcune garze e dell’alcool, e si mise a sedere
sulla sedia dove prima era stato seduto il vicecapitano.
-Esatto. Se il proiettile avesse perforato le vie respiratorie, a
quest’ora quei gigli starebbero bene sulla tua
tomba- sorrise lui, come se stesse parlando del bel tempo.
-Qui a bordo siete tutti così delicati.
-Grazie, cara. Se non ti dispiace ora dobbiamo controllare se la ferita
si sta richiudendo per bene. E’ un taglio molto profondo.
Rouge esitò.
Dan fece un sorrisetto un po’ indulgente.
-Rouge, sono un medico, ricordi? E poi credi che ti abbia medicato da
vestita, quando ti ho estratto il proiettile?
-Ok- rispose lei, sfilandosi la maglietta.
Il medico le controllò la spalla, le cambiò la
fasciatura, e poi annuì soddisfatto.
-Ottimo. Direi che sei più forte di quanto
pensassi. Tra un paio di giorni ti potrò
dimettere- sentenziò, porgendole una camicia pulita.
-Che significa un paio di giorni?- saltò su Rouge mentre
s’infilava una manica- Io voglio tornare a casa!
Chissà Mari e Ioakim cos’hanno pensato, ed io che
sono scappata via in quel modo, e poi…
-Frena, frena! Primo: i padroni della locanda sanno che sei qui, al
sicuro. Secondo: con la spalla in quello stato non puoi compiere sforzi
eccessivi, quindi per un paio di giorni te ne stai buona buona qui
sulla nave a riposo, d’accordo?
-Voglio il mio medico. Voglio l’ambulatorio di Baterilla -
guaì Rouge.
Dan scosse la testa.
-Andiamo, ti costa tanto? Cosa vuoi che siano un paio di giorni?
Roger chiuse il libro con un tonfo , sollevando una nuvoletta di
polvere.
Aveva fin troppi pensieri in testa per concentrarsi.
Alzò lo sguardo sul suo navigatore, un ragazzo esile dai
corti capelli rossicci.
-Craig, và a mangiare.
Il sottoposto assentì..
-Stavo andando, Capitano! Mi spiace ammetterlo, ma i libri di
quell’archeologo non possono esserci d’aiuto per
stabilire una rotta precisa.
-Lo credo anch’io, a questo punto. Và pure, per
oggi abbiamo finito- replicò quello alzandosi dalla sedia.
-Lei non viene?
-No, non ho molta fame. A dopo, Craig.
-A dopo, Capitano.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Roger si
lasciò cadere sulla poltrona. Prese una sigaretta dal
pacchetto che Ray aveva abbandonato sul tavolino ed osservò
distrattamente il fumo che si levava verso il soffitto. Chiuse gli
occhi.
-L’ Haki?
E’ così che la chiamate voi?
-Ragazzo, davvero non
conosci la natura degli uomini. Haki è la
Volontà, una forza che può spostare i
fiumi con il pensiero.
Sbuffò, il
suo respiro divenne visibile nell’aria gelida di quel deserto
spazzato dal vento.
-L’unica
natura dell’uomo è la malvagità. Non
c’è nient’altro- rispose.
Il vecchio lo
scrutò con espressione amara, una ruga sottile si
disegnò sul suo viso antico.
-Eppure tu stesso
ammetti di possedere questa forza.
-Infatti.
Sorseggiò il
liquore caldo che stringeva tra le mani gelate, prima di parlare di
nuovo.
-Ma la mia forza si
chiama vendetta.
Doveva riordinare le idee. Abbandonò la sigaretta smezzata
sul posacenere ed uscì dalla stanza, non si accorse neppure
di aver lasciato la porta socchiusa.
Sul ponte non c’era nessuno, erano tutti giù in
cucina a mangiare. Si appoggiò al parapetto, giocherellando
con un pennino d’oca. Passò un po’ di
tempo, un minuto o forse mezz’ora.
-Non provarci mai più, Roger.
Si voltò quel tanto per vedere Rayleigh che si avvicinava
ciondolando, con una boccettina trasparente nella mano destra.
Roger sbuffò appena, ghignando.
-Mi sembrava strano non vederti in giro.
Ray si appoggiò di schiena al corrimano in legno, di fianco
a lui.
-Lo sai che il tabacco del Mare Orientale è il migliore al
mondo- continuò con espressione ferita – e tu gli
fai un torto simile? Butti a metà la sigaretta? Il suo dolce
piacere con quel retrogusto speziato, con quel profumo di
casa…
Fece un gesto enfatico con la mano, Roger inclinò la testa
di lato, a metà tra il divertito e l’esasperato.
- … con quello che mi costano, soprattutto?-
sbottò Ray abbandonando la sua vena poetica.
-Ah, ecco. Cominciavo a preoccuparmi. Anzi, no, visto che sei tu.
-Se te lo chiedevi, ti stavo cercando – continuò
quello con fare più pratico -Craig ha detto che eri nel tuo
solito antro oscuro, ma quando sono entrato non c’eri
più.
-Beh, mi hai trovato. Che c’è?- chiese Roger con
indifferenza.
Ray strinse le labbra.
-Come sarebbe a dire, che
c’è? Li hai sentiti anche tu, quei
tre uomini di Henge. Hanno detto che… ehm… lei ha
quasi ammazzato uno di loro – replicò abbassando
la voce – e senza colpirlo.
-Uh. Ecco di cosa volevi parlarmi.
Ray alzò gli occhi al cielo.
-Ma certo, un argomento come un’altro- rispose sarcastico-
Roger, puoi continuare a fare il vago ma, che ti piaccia o meno, Rouge
possiede qualcosa di molto simile all’Haki.
Roger si allontanò dal parapetto con un sospiro,
poi, dopo quella che parve un’eternità,
annuì.
-E va bene, Ray. Mi ero sbagliato, è vero-
confermò, fissandolo negli occhi.
-E posso anche dirti- continuò, indicando la porta alle sue
spalle- che sono davvero sorpreso che quella ragazzina inutile
c’entri con una storia come questa.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli neri.
Ray alzò un sopracciglio.
-Ma, evidentemente,
è così, ha la D. nel cognome, ed anche
l’ Haki. Me lo vuoi sentir dire?-chiese il capitano,
allargando le braccia con stizza.
-Si- rispose immediatamente il vicecapitano, sogghignando a tutta
quella irritazione.
Roger si avvicinò di nuovo a lui, questa volta di fronte.
Per un attimo sembrò voler dire tutt’altro, poi
abbassò la voce e lo guardò male.
- Rouge è esattamente uguale a me. Contento?-chiese,
serissimo.
-E…- Ray fece segno di continuare, divertito.
-Ed è la prima persona che abbiamo trovato con queste
caratteristiche.
-E…- insistette il vicecapitano.
-E …- Roger si arrese- per quanto non mi piacciano affatto i
suoi modi di fare, purtroppo potrebbe risultare interessante.
Ray si passò una mano sulla fronte, scoppiando a ridere
silenziosamente.
-Ma che hai capito, idiota?- replicò Roger
all’istante– ‘interessante’
riguardo ciò che interessa a me!
-Ti s’intreccerà la lingua, Roger-
replicò insolente l’altro.
-Ah, va al diavolo, Ray- mormorò il capitano agitando una
mano infastidito.
-Buon pomeriggio anche a lei, signore- si congedò il vice, e
con un piccolo inchino se ne tornò dentro.
-Ehi, piccoletto.
Rouge si tirò su appoggiandosi allo schienale.
Shanks si chiuse la porta dell’infermeria alle spalle, poi
trotterellò verso il lettino, porgendole un pacchetto.
-Lo so che Daniel dà sempre delle schifezze da mangiare-
esordì con l’aria di chi la sa lunga.
-Quando ho preso il morbillo ho mangiato delle pappette che
hanno fatto vomitare persino il gatto. E il gatto beveva il rum del
capitano.
-Il gatto?- chiese lei, prendendo il fagottino tra le mani.
-Si, c’era un gatto, ma poi è morto-
spiegò il bambino con indifferenza.
-Forse sono state le tue pappette.
-Nah, l’hanno colpito giocando a freccette, Jin il timoniere
ha una pessima mira- alzò le spalle- e comunque quella
è la famosa torta di mele di Kennet.
Rouge ne staccò un angolino con le dita.
-Mmm, direi che è famosa per buoni motivi- sorrise.
-Ne avevo rubate due fette per te, ma poi mi è venuta fame e
ne ho mangiata una- la informò Shanks senza
un’ombra di imbarazzo.
Rouge lo osservò per un po’, meditando.
-Shanks, posso chiederti… cos’è
successo stanotte?
Il bambino esitò, poi si mise a sedere sulla sedia,
improvvisamente serio.
-Io… mi sono svegliato e ho sentito Ray che stava urlando
qualcosa. Diceva che la vostra isola era stata attaccata, e che Daniel
aveva visto le navi dello Spettro. Loro lo avevano già
visto, lo conoscevano.
Il capitano ha detto che era l’occasione migliore per
sconfiggerli, perché erano divisi, Ray ha detto che dovevamo
aiutare la gente dell’isola e alla fine…
-…alla fine siamo scesi a darvi una mano- terminò
la frase il medico, chiudendosi la porta dell’infermeria alle
spalle.
Rouge nascose all’istante la torta sotto le lenzuola,
ripulendosi le labbra con la manica della camicia.
-Stavi raccontando delle tue imprese eroiche, mocciosetto?-
chiese, avvicinandosi.
-No, Dan, gliel’ho chiesto io. Non ricordo assolutamente
nulla dopo che… ehm, qualcuno mi ha portato in salvo.
Il medico posò la borsa sul tavolo e si appoggiò
allo schienale della sedia di Shanks.
-Beh, come diceva il moccioso, era da tempo che aspettavamo di chiudere
i conti con quell’inutilità di Marcus Henge. Detto
fra noi, non mi sono mai piaciuti i maniaci sanguinari, più
da lavorare per noi medici. Ad ogni modo- concluse, rimettendosi in
piedi- la tua isola è stata molto fortunata per la nostra
presenza qui. Sarebbe andato a fuoco molto di più, fosse
stato per le vostre difese ufficiali.
Rouge si riscosse.
-I Marine? Sono arrivati i Marine?
Daniel abbozzò un sorriso.
-Marine? Neanche l’ombra! Meno male, direi…
cioè, per noi intendo … Insomma, con quei quattro
poliziotti di paese che avete pensate di tenere testa agli attacchi
pirata? Eravate più indifesi di un neonato, diamine!
Rouge scivolò un po’ più in basso sul
cuscino.
-Umpf…- replicò, amareggiata.
Shanks inclinò un po’ la testa, osservandola.
-La verità è questa, Rouge. Nessuno vi sarebbe
venuto a salvare.- replicò Dan abbassando un po’
la voce.
Rouge si stropicciò gli occhi, sentendoli improvvisamente
lucidi senza capire neanche bene il perché.
-Si- rispose- hai perfettamente ragione. A nessuno importa di
un’isola come Baterilla.
Dan si morse il labbro.
-Perdonami, ho parlato davvero come un pirata.
Lei scosse la testa.
-No, ti ripeto che è vero. Qui non ci sono miniere
d’oro, non abbiamo tessuti pregiati, non produciamo armi
potenti, non abbiamo nemmeno una storia da preservare. Noi siamo gli
abitanti del nulla, e persino il Governo, che dovrebbe proteggerci, ci
lascia al nostro destino, dimenticati. Che schifo.
Le sue parole piatte parvero echeggiare nel silenzio imbarazzato dei
due pirati.
Rouge si risollevò un po’, decisa a scacciare via
quei pensieri.
-Li avete sconfitti, dunque?- continuò, schiarendosi la voce.
Daniel fu sollevato di porre fine a quello spiacevole intermezzo, e
rispose subito.
-Si! Beh, non che fossero così forti, poi. Erano superiori
in numero, questo sì, ma a parte il capitano e qualcun
altro, gli altri erano solo mercenari. E’ bastato far fuori
Henge una volta per tutte e sono fuggiti tutti con la coda tra le
gambe. Perché rischiare la vita senza la garanzia di un
compenso?
Rouge deglutì.
-Quel capitano è morto?
-Direi di sì. Ti sembra così strano? È
così che si regolano i conti, tra pirati.
Rouge guardò Shanks. Non era per niente colpito da quelle
affermazioni. Guardava il medico con le labbra appena socchiuse,
indecifrabile.
-E lo ha ucciso Roger?- chiese ancora lei.
Dan si guardò una mano distrattamente.
-Si. Noi altri abbiamo perso di vista Roger subito dopo lo sbarco, sia
lui che Rayleigh, così ci siamo occupati dei cecchini, per
farla finita con quei maledetti cannoni. Stavo diventando sordo,
dannazione- abbozzò un sorriso- e comunque è
stato abbastanza facile prenderli di sorpresa, non si aspettavano certo
di trovarci lì.
Insomma ci siamo ritrovati tutti insieme solo alla fine
dell’attacco, e c’eri anche tu, priva di sensi
naturalmente. Beh, in realtà all’inizio sembrava
che Roger portasse un sacco di patate sulle spalle- ci pensò
su- ma temo che la delicatezza non sia una delle sue doti migliori.
Rouge sgranò gli occhi e si afflosciò sul
cuscino, scivolando di nuovo sotto il lenzuolo.
Non solo mi ha salvato
la vita, mi ha pure portata sulle spalle?
-E comunque- continuò il medico, senza accorgersi di nulla-
avevi un aspetto orribile, cara bambina. Avevi tutto il viso sporco di
terra, il braccio e la maglia coperti di sangue … Ray si
è preso un bel colpo, sai?
La ragazza sorrise, e Dan ridacchiò.
-Roger invece ha detto che in un modo o nell’altro sei sempre
in mezzo ai piedi.
-Si, ma era ferito anche lui!- intervenne Shanks, con aria seria.
-Si, è vero- confermò l’altro- ma ha
lasciato che prima aiutassi te.
-Eh??
Shanks si mise a ridere, guardando l’espressione di Rouge:
era al di là della semplice sorpresa, era piuttosto
incredulità.
Dan fece un sorriso mite.
-La delicatezza non è la sua dote migliore, ma sa ancora
cosa significhi la cavalleria.
Rouge storse la bocca in un sogghigno. Era incredibile.
Scostò il lenzuolo e scese per terra a piedi scalzi,
dirigendosi verso la porta.
-Ehi, ragazzina!- si allarmò Dan, stupito per quello scatto
improvviso.
-Io torno a casa- rispose lei, voltandosi con l’aria di chi
non ammetteva repliche.
-Io sono il medico, io dico quando potrai alzarti!- replicò
il pirata per nulla impressionato, afferrandola per il polso.
Shanks guardava dall’uno all’altra ridendo.
-Non ti puoi muovere da qui, ok?
-Io sto benissimo, me ne posso comodamente andare da questo posto, e tu
non puoi…
-Rouge, STA’ FERMA o ti si riaprirà la ferita-
sillabò quello con sguardo truce e il solito tono pacato.
-Ma non …
Rouge tentò di ribattere, ma alla fine il suo tentativo di
fuga fallì ancora prima di essere arrivata alla porta.
Dan la rimise a letto con poche cerimonie.
-Se questa sera non ti trovo qui, giuro che ti sciolgo il sonnifero
nell’acqua. Intesi?- disse infine.
Lei sbuffò. Sapeva che Daniel aveva ragione, era meglio se
se ne stava un po’ calma, ma proprio non riusciva. Non
sopportava l’idea di dovere qualcosa a Roger, non sopportava
l’idea che l’avesse aiutata, portata in salvo e che
le avesse persino ceduto il turno in infermeria.
Era tutto fatto apposta, per farla sentire un altro po’
umiliata.
Beh, grazie tante.
-Beh, grazie tante!- ripetè ad alta voce, mentre Dan usciva
di nuovo.
-Shanks, saluta Rouge, devo chiudere la porta!
-Ciao Rouge, ci vediamo!- obbedì il mozzo facendo segno con
la mano.
-Ehi,un attimo, in che senso chiudere la p…
Non ebbe neanche il tempo di porre la domanda che sentì il
chiavistello scattare due volte nell’inconfondibile rumore di
una chiusura a chiave.
-Aaah, tu non sei un medico, sei un carceriere, maledizione!-
urlò alla porta, lanciandogli una ciabatta.
Poi si rigirò sul fianco e scrutò
l’oblò con aria afflitta.
Dling.
Un rumore metallico attirò la sua attenzione.
Aprì gli occhi, il sole era un po’ più
basso nel cielo ad occidente.
Voltò la testa verso la fonte del rumore. Qualcosa era
scivolato sotto la porta. Cautamente si rimise in piedi e
recuperò la ciabatta che aveva lanciato a Dan, poi con
grande sorpresa vide che quella sul pavimento era una chiave.
Provò ad inserirla nella serratura e la girò per
due scatti.
La osservò stupita, non si aspettava funzionasse.
Socchiuse piano la porta e sbirciò fuori furtivamente.
-Ciao!
-Aaah!- strillò lei colta di sorpresa, mentre ancora una
volta il piccolo mozzo le indirizzava un sorriso sornione.
-Ssshhh!- la redarguì lui, con un dito davanti alla bocca.
-Non lo sai che si deve sempre scappare dalla scena del crimine?-
continuò lei sottovoce, con i battiti ancora irregolari.
-Volevo vedere se eri sveglia e se prendevi la chiave- rispose lui
sussurrando- l’ho fregata a Daniel mentre pescava! Si era
addormentato perché tanto non prende mai niente!
-Grazie!- rispose Rouge, facendogli segno di andarsene. Lui la
salutò di nuovo con la mano e corse via.
Io amo questo bambino!
Alla facciaccia tua, Dan!
Accostò la porta e silenziosamente
s’incamminò verso destra. Si fermò dopo
pochi passi. Dove diavolo era l’uscita? Doveva andarsene, in
un modo o nell’altro... poteva rubare una delle scialuppe. Ci
dovevano pur essere delle scialuppe, ma se non fosse riuscita ad
arrivare neanche al ponte sarebbe stato un po’ difficile
fuggire. Ma perché doveva capitare proprio in un corridoio
senza finestre?
D’improvviso sentì il rumore di una porta ed una
voce divertita, fin troppo vicina.
-Uahaha!!! Kennet, la prossima volta compra una cassaforte, non una
dispensa!
-La fai facile, eh, Daniel? Sono tre volte che becco il moccioso a
rubare la marmellata, è un impunito, ecco
cos’è! Ah, se non fosse per Roger …
Rouge si immobilizzò, tappandosi la bocca con le mani.
Ma perché
sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?
Si guardò intorno, ed individuò una porticina due
passi più avanti, nascosta dall’ombra. Era
socchiusa.
Si fiondò dentro senza pensarci troppo, appena in tempo
prima che il cuoco e il medico voltassero l’angolo.
Sbirciò dal buio i due che, fortunatamente, non entrarono in
infermeria ma andarono dritto. Non voleva che Daniel scoprisse della
sua evasione così presto.
-Uff…- sospirò, e si chiuse la porticina alle
spalle.
Poi realizzò di trovarsi nel buio totale in un posto
sconosciuto. Cercò a tastoni sul muro affianco alla porta,
ed individuò un interruttore. Accese la luce e trattenne il
fiato per la sorpresa.
Era… era la biblioteca più disordinata che avesse
mai visto.
Gli scaffali si levavano fino al soffitto, insolitamente alto rispetto
a quelli a cui era abituata. Ogni ripiano era pieno zeppo di tomi di
migliaia di pagine, libri antichi e nuovi, carte geografiche ed
atlanti, manuali di navigazione e di storia.
Non c’era assolutamente un criterio di classificazione, tutto
era mischiato a tutto; il tavolo di legno davanti a lei era ricoperto
da strati di pergamene e fogli, e l’odore di inchiostro
aleggiava per l’intera stanza.
Rimase incantata, guardandosi intorno. Un posto come quello, proprio
lì… non sembrava neanche di trovarsi su una nave,
quello era un archivio degno di uno studioso.
Si avvicinò ad uno scaffale scorrendo con il dito sul dorso
di copertina dei libri, prendendone a caso uno ogni tanto, sfogliandolo
e percependo il profumo di carta e di parole, guardando la data di
pubblicazione, cercando il nome dell’autore.
Poi fece il giro della scrivania, osservando distrattamente le
pergamene sparse su di essa.
D’un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Era
un libro, scritto completamente a mano. Sembrava più che
altro una raccolta di appunti, alle brevi frasi erano intramezzati dei
piccoli schizzi e disegni. Passò il dito su quei caratteri
dalla scrittura minuta, poco chiara, poi accarezzò il lato
della pagina e lo socchiuse tenendo il segno, per guardarne la
copertina.
Era completamente vuota tranne che per una piccola dedica sul fondo,
che recitava:
A Roger, che la tua ricerca
possa un giorno trovare la sua degna conclusione.
Prof. Ethan Clover, Ohara
°°°
Kishishishishi!!!
*risata alla Gekko Moria*
State notando la
mia capacità di mettermi
nei casini con la trama complicare
amabilmente le cose???
Roger è diventato V per Vendetta!!! ^^'
...
(
Nota: '...che
sposta i fiumi con il pensiero' è una
citazione da una bellissima canzone di Vecchioni, ovvero 'Sogna
ragazzo,sogna' )
Beh, io pongo
fine ai miei scleri e vado a farmi un thè caldo**
(ma se
è ora di cena ò.O)
That's all,
folks...
To be continued ;)
|
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Capitolo 7 *** Query ***
Ed eccomi qui!
Com'è andata la settimana del rientro? A me sembra un secolo
di essere tornata all'uni T.T
Passando a qualcosa
di meglio, ecco pronto appena uscito dal forno il capitolo numero sette!
Lasciatelo
raffreddare e gustatelo con abbondante panna e cioccolata!
Mi sta venendo fame,
si vede? -.- passiamo alle recensioni, và!
@alala: grazie cara^^ recensione
breve ma entusiasta, danke!
@lunatica91:
Il pregiudizio
è demenziale xD
Oh, l’ho visto anch’io quel video, lo
trovo davvero ben fatto**
in generale la canzone sembra stata scritta apposta
per Rufy, davvero… Kiss! :*
@Beatrix: **quelli che tu mi
descrivi sono i piccoli
piaceri della vita… non c’è niente di
meglio di una lettura prima di andare a
nanna!
Concilia i buoni sogni...
Non
c’è dubbio che lo zio Ray è quello che
si diverte di
più, in tutto questo casino!
Ed è anche uno dei pochi che può sfottere alla
grande il suo capitano senza pagare conseguenze fisiche xD
(E meno male, và, che qualcuno gli fa abbassare un
po’ la
cresta)
Il
Rosso e la Rossa conquisteranno il mondo, me lo sento.
Già un malpelo è per tradizione una peste,
figuriamoci due messi insieme …
E
infatti Rouge non si lascerà sfuggire
l’opportunità di ficcare il naso negli
affari altrui (e ti lascio intuire chi sarà questo
‘altrui’).
Insomma…
vedremo.
Si,
io divago, mi piace taaanto avere taaante cose da
dire... Fondiamo il club ‘Nemici della
sintesi’?? xD
Un
bacio, ragazza :*
@MBP: L’orgoglio
è una componente indispensabile, quando
si ha a che fare con burberoni del genere U.U
E
non preoccuparti per la recensione, io apprezzo anche una riga,
l'importante è che mi parli della storia e non siano, per
dire, solo faccine simpatiche.
Quindi don't worry, ti capisco per gli esami!!
Ci
sentiamo, dear! Un besito.
@meli_mao:
ehi, mi hai un
po’ anticipato questo capitolo
con il tuo commento.. ma per il romanticismo aspetteremo ancora un
po’ xD
Infatti
il grande capitan Jack Sparrow è l’idolo!
E poi,
insomma, stiamo parlando di Johnny Depp.. *bava*
Alla
prossima, cara!! :*
@yuki: evviva le trame
contorte^^
Su Roger si scoprirà tutto, a poco a poco, ti
avverto che la mia mente malata si è inventata un passato
assurdo xD
spero non
sia troppo contorto, questo si!
Grazie mille, anche per
aver promosso la lunghezza dei
capitoli!
Come vedi, non mi smentisco neanche questa volta ^^' Un bacio!!
So... enjoy!
7.
Query
Ohara, lei aveva
già sentito quel nome. Cercò di ricordare,
fissando la copertina.
-Ma certo…-
mormorò a sé stessa. Aveva letto qualcosa a
proposito qualche tempo prima, su uno dei suoi libri. Ohara era
un’isola del Mare Occidentale, famosa per i suoi storici ed
archeologi.
Cosa
diavolo ha a che fare Roger con questa gente?
Rouge si
guardò intorno, la luce della lanterna emetteva un leggero
ronzio, vacillando. C’era il silenzio più
assoluto, quasi che quella stanza senza finestre fosse isolata rispetto
al resto della nave. Dall’unica grata per
l’areazione non proveniva neanche un rumore.
Poi tornò a
fissare il libricino. Non potendo resistere alla curiosità,
lo aprì e cominciò a leggerlo, ma ben presto
tutto il suo entusiasmo si sgonfiò.
Ma
come cavolo scriveva questo Clover?
Con suo grande
disappunto metà delle parole erano incomprensibili,
sembravano dei simboli antichi, piuttosto che lettere. Erano strane
figure geometriche, strani quadrati e circonferenze. Provò a
scorrere le altre pagine, ma evidentemente quasi tutto il libro era
stato scritto in quel codice. Le poche parole che riuscì a
cogliere non la aiutavano affatto: sembrava si parlasse di un antico
regno, o di un gruppo di persone particolari, e di qualcosa che aveva a
che vedere con un cambiamento. Man mano che andava avanti
trovò altre parole comprensibili, tra cui dei
riferimenti all’attuale Governo e ai Nobili
Mondiali. Accanto a quel passaggio, a bordo pagina e con una penna
diversa, era disegnata una conchiglia spiraliforme. Era poco
più che uno scarabocchio, sembrava fatto
sovrappensiero. Rouge provò un senso di
inquietudine e si portò la mano al collo: la catenina
d’argento, quel suo antico trofeo, era ancora al suo
posto… aveva persino dimenticato di averla addosso.
Rouge, non farti troppi viaggi
mentali, si disse ferma. Era una conchiglia come
un’altra, punto e basta.
Chiuse il libro con uno
scatto, ricordandosi troppo tardi che lo aveva trovato aperto al suo
arrivo.
-Acc…-
mugugnò, cercando di ritrovare il segno.
Scorse di nuovo le
pagine nervosamente, ma qualcos’altro attirò la
sua attenzione: un angolo di carta colorata spuntava dal lato destro
del tomo.
Lo sfilò e,
con grande sorpresa, vide che si trattava di una vecchia fotografia.
-Mari! Mariel, cara!
La padrona della
locanda smise di spazzare per terra ed alzò lo sguardo. Una
donna bassa e grassoccia, dagli occhi vispi e pesantemente truccati, la
raggiunse alla porta della locanda.
-Buongiorno, signora
Adine. Vuole qualcosa da bere?- la invitò lei, con un
sorriso piuttosto stanco. Aveva passato una nottata terribile.
La signora Adine scosse
la testa con un gesto affettato.
-Oh, no, cara!-
cinguettò- mi chiedevo solo... Dio, non riesco ancora a
credere che siamo tutti sani e salvi, dopo quello che è
successo … ma come sta la piccola Rouge?
Mari sbatté
le palpebre.
-Sta bene-
replicò ferma.
L’altra donna
stiracchiò un sorriso forzato.
-Perché…
io non ci credo, insomma, ma… - fece un risolino nervoso-
qualcuno in paese mi ha detto che è scappata …
con quei pirati, insomma, quella mandria che viene qui ogni sera
a…
-Signora Adine- la
interruppe la signora Mari, mettendosi le mani sui fianchi- se non
fosse stato per quella mandria,
come la chiama lei, forse stanotte qualcuno si sarebbe fatto davvero
male. Rouge non è scappata, si trova su quella nave
perché è stato uno di quegli uomini a trovarla
gravemente ferita, e il medico di bordo le ha portato le sue cure.
Niente di più.
L’altra donna
mantenne intatto il suo sorriso di plastica, ma non riuscì a
nascondere una smorfia contrariata.
-Signora Mari,
naturalmente- continuò- Ma, cara amica, non la prenda come
una critica, assolutamente … le sembra il caso di lasciare
quella povera ragazza in mezzo a quella gente? insomma, sono pur sempre
pirati, e le persone potrebbero pensare male … non io,
s’intende, ma- fece un occhiolino complice –io le
vengo a confidare ciò che ho sentito…
La locandiera strinse
il manico della scopa più forte nel pugno.
-Signora Adine- disse
in tono molto poco cortese- solo per il fatto che abbiano salvato la
vita alla mia figlioccia e mi abbiano avvisato dell’accaduto,
io mi fido di quei pirati sicuramente più di quanto mi fidi
delle sue parole. Se non vi va giù che intrattenga questi
rapporti con quegli uomini, potete anche andarvene al diav…
-Signora Adine-
intervenne il signor Ioakim, precedendo la moglie che si era fatta
tutta rossa in viso- quello che mia moglie vuole dire è che
non ci interessano i pettegolezzi, grazie.
La donna
guardò dall’uno all’altra con aria
sconvolta.
-Oh, ma tu guarda che
maleducazione, Mariel - replicò impettita –non mi
stupisce che i tuoi ultimi clienti siano solo dei forestieri, se
è così che tratti le tue conoscenze di vecchia
data!
La padrona della
locanda ignorò i tentativi del marito di mettere pace ed
impugnò la scopa con aria assassina.
-Sparisci da qui,
vecchia befana! Non osare venirmi a dire come devo trattare le persone,
strega!
-Mari- tentò
di rabbonirla il signor Ioakim, che aveva già vissuto troppe
emozioni per quel giorno- per favore…
-Tornatene al paese,
arpia! E lascia in pace chi lavora!- continuava quella brandendo la
ramazza come fosse una spada.
Per fortuna intervenne
il marito che afferrò l’arma e la tolse dalle mani
della moglie, ormai bordò in viso.
La signora Adine,
scioccata, corse via mugolando qualcosa di molto offensivo.
Fu quando non la vide
più che la locandiera si diede una rassettata e, acciuffata
di nuovo la scopa, riprese a spazzare il pavimento come se nulla fosse
successo, sotto lo sguardo incerto del marito.
-Ma dico… le
avresti tirato un palo in testa?
-Oh,
com’è vero il Cielo, l’avrei fatto!
Perché ti metti sempre in mezzo? Hai sentito
cos’ha detto? Ma non hanno niente di meglio da fare, che
commentare i fatti degli altri?- esclamò, tutto
d’un fiato, raccogliendo il mucchietto di polvere con astio.
-Cosa ti aspettavi?
È la mentalità- alzò le spalle il
marito, mettendosi a sedere ad un tavolino nella stanza ancora vuota.
Fortunatamente la
locanda era ancora in piedi, c’era solo qualche vetro rotto
ma non era stato rubato nulla. La signora Mari appoggiò la
scopa al mobile di legno e si sedette di fronte a lui.
-La verità
è che la gente si rifiuta di vedere quello che non le fa
comodo.
Rouge fissò
attonita la foto. Un ragazzo e una ragazza. I capelli scuri e lucenti,
liscissimi, ricadevano in ciocche scomposte sul viso di lei,
nascondendo a tratti due grandi occhi chiari, ricadendo sulle labbra
morbide appena socchiuse. Sembrava che avesse più o meno la
sua età. Gli stessi capelli, la stessa carnagione, lo stesso
sorriso del ragazzo alla sua sinistra, i cui occhi, più
piccoli e allungati, erano invece neri come inchiostro. Occhi vivi,
ridenti, come li aveva visti solo una volta. Sullo sfondo, un paesaggio
portuale. Voltò la foto, vi era una semplice dedica
scribacchiata in fretta:
Ti
voglio bene, fratellone.
Samie
Si chiese come non ci
avesse mai pensato, probabilmente non le era mai tornato alla mente.
E dire che lei Samie
l’aveva vista, quel giorno. Perché allora non era
con loro sulla nave? Ma ogni particolare balzò in secondo
piano quando si accorse che quella ragazza indossava una catenina con
una conchiglia a spirale.
E’ un caso,
ripetè di nuovo Rouge a sé stessa, ma il
ripetersi di quella figura cominciava davvero ad inquietarla.
In ogni caso non
potè rifletterci oltre, perché in quel momento si
aprì la porta alle sue spalle e lei, incapace di
nascondersi, potè semplicemente constatare che Roger la
squadrava con aria molto contrariata.
-Ops…
Lui sospirò.
-E’
incredibile- disse.
-Ehm…-
iniziò lei, cercando di trovare una scusa decente.
-Non hai resistito alla
tentazione di curiosare proprio dove non dovevi, vero?-
replicò lui, incrociando le braccia.
Una miriade di pensieri
si affollarono alla mente di Rouge, in
quell’istante. Doveva ringraziarlo, doveva
scusarsi, doveva rispondergli male, doveva rimettere assolutamente
quella fotografia nel libro prima che si accorgesse che la teneva
nascosta dietro la schiena.
-Cos’hai
nascosto dietro la schiena?- chiese glaciale, rimanendo sulla
porta.
Oh,
cavoli!
-Nulla!-
esclamò lei sgranando gli occhi.
Quello chiuse la porta
con un tonfo e si avvicinò. Rouge si morse il labbro. Lui si
fermò a un metro da lei e tese la mano, in attesa.
Non poteva fare altro.
Per una volta, era lei nel torto, si era introdotta furtivamente ed era
entrata troppo nel privato. Non poteva neanche rispondergli,
quindi lentamente gli porse la fotografia.
Lui la prese senza
battere ciglio. Osservò prima il pezzo di carta, poi lei,
poi il libro aperto alle sue spalle. Con il dorso della mano
scansò Rouge di lato e rimise la foto nel libro, poi lo
chiuse. Aveva fatto tutti questi gesti con molta calma,
tuttavia c’era qualcosa di preoccupante nel suo silenzio
forzato.
Avanti, parla. Dì
qualunque cosa, ma non stare zitto! pensò
Rouge nervosamente.
-E’ stato
interessante? Ti sei divertita?- riprese lui dopo un pò, con
voce un po’ più roca del normale.
Rouge notò
il particolare e sentì un senso di rimorso invaderle lo
stomaco. Il silenzio sembrava pesare sempre più, e
quella stanza stava diventando troppo piccola. La ragazza
sbatté le palpebre.
-No, non mi sono
divertita- rispose, con voce piatta.
Roger continuava a
rigirarsi tra le mani quegli strani appunti.
-Ti piace quella
fotografia?
Era incredibile come
riuscisse a farla sentire colpevole.
-Io ho trovato la porta
aperta, non sapevo che…- provò a giustificarsi.
Il capitano la
fissò. In quel momento Rouge perse ogni voglia di
difendersi. Abbassò gli occhi.
-Mi dispiace. Non avrei
dovuto.
Quelle parole parvero
echeggiare fino al soffitto.
-La
curiosità può portare a cattive conseguenze. Una
volta tanto hai ragione, non avresti dovuto.
Sentì gli
occhi bruciarle.
-Ma ormai
l’ho fatto, quindi più che chiederti scusa non
posso fare altro!- esclamò lei, con voce acuta –
mi devi per forza far sentire così di schifo, per essere
contento?
Ricacciò
indietro le lacrime e strinse i pugni.
-Io l’ho
fatto senza pensarci, perché forse è vero,
è come dici tu, sono una ragazzina senza cervello
… ma cosa credi che possa avere scoperto? Se vuoi saperlo,
io non avevo mai visto tanti libri in vita mia, perché a
Baterilla non esiste neanche una biblioteca, e questo posto mi sembrava
un sogno! Ho preso quella foto per sbaglio, ho riconosciuto te e tua
sorella e…
-Ok- intervenne quello,
facendole segno di tacere con la mano –basta così.
Rouge cominciava
davvero a soffrire di claustrofobia, lì dentro. Fare la
vittima non le era mai piaciuto.
-Cos’hai
letto qui?- le chiese, sembrava impercettibilmente più
tranquillo.
Lei si
schiarì la voce, e parlò con tono più
fermo.
-Io l’ho solo
sfogliato, non ho capito nulla. Ho letto la scritta sulla copertina
e…
Se
glielo chiedo mi taglia la testa seduta stante. Ma tanto, peggio di
così…
-E Ohara. Io
… conosco quell’isola.
-In che senso?- chiese
lui, per la prima volta parve seriamente interessato.
-Cioè
… ho letto qualcosa in proposito.
Lui le voltò
le spalle.
-Non ti conviene dirlo
troppo in giro, ragazzina – rispose dopo un po’- il
tuo fratellino non sarebbe contento di certe letture. Il Governo le
ritiene … diseducative.
-Cosa ne sai di mio
fratello?- replicò lei, sorpresa.
-Non è nella
Marina?- si voltò appena lui, guardandola di sottecchi.
-Si, ma…
cosa c’entra la Marina con il Governo? Sono due
organizzazioni diverse, no?- chiese, esitando.
Roger
sospirò.
-Questa è la
tipica domanda di un’ignorante.
-Ehi!-
sbottò Rouge, piccata -ma come ti per...
-Tutto- la interruppe
lui con uno sguardo eloquente- c’entra con il
Governo. La Marina? Soldatini di piombo in mano agli Astri di
Saggezza. Il potere del Governo è ovunque, cresce
nella corruzione dei suoi funzionari, nella depravazione dei Draghi
Celesti, e arricchisce le sue tasche lasciando marcire la gente comune
nell’ignoranza delle loro case.
-Wow- commentò Rouge, alzando un sopracciglio.
Quelle
parole erano cariche di un odio che non aveva mai percepito prima
d’allora, sembravano radicate a fondo.
-Io… credo
che non si possa generalizzare.
-Tu credi? Io sono
certo di quello che dico. Se e quando avrai le mie stesse esperienze,
ne potremo forse riparlare, ma se hai sempre vissuto in
quest’isola, come credi di poter giudicare?
Rouge si
portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Ma quanto gli piace parlare per enigmi.
-E quali sono le tue
esperienze?
Roger la
osservò con un lampo di risentimento, e lei si accorse di
aver parlato troppo, di nuovo. Era meglio deviare su un altro argomento.
-Io credo di aver
combinato fin troppi casini tra questa notte ed oggi- disse,
incrociando il suo sguardo.
Si sentì un
po’ a disagio e prese ad attorcigliarsi un ricciolo
sull’indice.
-Lo so che ti
sembrerà strano, ma… ehm … grazie.
Cioè, per questa notte. Da parte degli abitanti
dell’isola, per aver sconfitto quei pirati, e…
Lui si
limitò a fissarla di rimando, lei distolse di nuovo lo
sguardo.
-E… da parte
mia, per avermi salvato la vita- concluse.
Lui andò
alla porta e l’aprì.
-Ringrazia il mio
istinto di carità verso i deboli- rispose, e lei vide
spuntare il primo sorriso (presuntuoso) di tutta quella strana
conversazione.
Lei si avviò
alla porta e lo oltrepassò, facendo per uscire, ma lui la
trattenne per il braccio.
-Tu non sei mai entrata
qui- le disse piano.
Non si erano mai
trovati così vicini. Rouge si accorse di un taglio non
ancora rimarginato sul suo zigomo. Doveva esserselo procurato quella
notte, forse contro Marcus Henge, mentre lei era a terra priva di
sensi. Poi lo guardò negli occhi. Cominciava a provare una
strana sensazione all’altezza dello stomaco.
-Si.
-Ray ti invita a cenare
con la ciurma, questa sera.
-Si.
-Ora puoi andare.
-Si.
Rouge uscì
nel corridoio. Quando si chiuse la porta alle spalle si
voltò più volte: sembrava che in quegli ultimi
dieci secondi le fosse sfuggito qualcosa.
In fondo le avevano
sparato alla spalla, non aveva ricevuto una botta in testa.
Boh.
Quando Daniel la
trovò in infermeria, acciambellata sotto il lenzuolo, non
sospettò nulla, e si rimise in tasca quella chiave che,
stranamente, doveva essergli caduta nel corridoio, proprio di fronte
alla porta.
-Il vicecapitano ha
detto che lo avresti trovato interessante.
-Io non credo di
potermi alzare dal letto, Dan. Cioè, non ce la faccio
proprio.
Il medico la
guardò sospettoso. Ormai era calata la sera oltre
l’oblò.
-Parlo con la stessa
ragazzina che ho quasi dovuto incatenare al letto per impedirle di
scappare?
Rouge fece un sorriso
eloquente.
-Appunto, ho imparato
la lezione. Non ci si alza, se il medico dice di non alzarsi-
recitò.
-Si, ma in questo caso
non si tratta di fare molta strada. E poi, detto fra noi, sarebbe un
torto non farti assaggiare la cucina di Kennet –
replicò lui ammiccando.
-Parlo con lo stesso
medico famoso per le sue rigorose pappette da ospedale?
-Fà come
vuoi, io l’ho detto a Ray che non saresti venuta.
-E lui che ha detto?
-Che in quel caso Roger
sarebbe stato contento.
-Ok, sono dei vostri-
disse lei con il pollice in su.
Il medico scosse la
testa sogghignando e le passò un vestito.
-E questo?- chiese
Rouge svolgendo l’abito sul lenzuolo.
-Vuoi venire a cena in
camicia da notte? – rispose l’altro alzando le
sopracciglia -tra Jin e Martin non so chi sia il più
pervertito, non ti conviene proprio.
-Si, l’avevo
capito! Ma questo è un vestito da donna, dove
l’avete tirato fuori?
-E’ uno di
quelli di Shakky. Ah già- aggiunse – tu non puoi
conoscerla.
-E’ la
ragazza di Ray, vero? Chi non la conosce, ne parla talmente spesso
…
-Già,
figuriamoci. È cotto di lei, speriamo di ritrovarla presto o
chi se lo sorbisce ancora? Comunque cambiati, io scendo a Baterilla per
procurarmi delle medicine. Devo portare qualche messaggio?
Rouge sorrise serena.
Le sembrava di trovarsi su quella nave da un secolo, non era neanche un
giorno e davanti a lei si prospettava una cena a tu per tu con quella
strana ciurma, e soprattutto con il loro capitano.
-Dì a Mari
che tornerò presto. E dille che mi dispiace di averla fatta
preoccupare.
Il medico la
salutò ed uscì.
Lei si mise in piedi ed
analizzò il vestito: era color rosso fuoco.
Lentamente
infilò un braccio alla volta, stando bene attenta a non fare
movimenti bruschi, e dopo aver agganciato l’ultimo bottone si
guardò nel piccolo specchio dell’infermeria.
Signore
e signori, il pomodoro gigante.
Shakky, evidentemente,
amava le grandi scollature, e doveva anche essere di qualche taglia
più piccola di lei. Insomma, il vestito era terribilmente
attillato. Ed anche piuttosto corto.
-Uff…-
sbuffò, e si portò i capelli sulle spalle in modo
che i lunghi boccoli rossi nascondessero un po’ di pelle
scoperta, ma il risultato non migliorò.
Qualcuno
bussò alla porta, e voltandosi vide Ray che entrava con gli
occhiali in mano. Rimase un attimo fermo ad osservarla.
-A lei sta meglio. Quel
colore non è il massimo con i tuoi capelli –
commentò.
Lei gli fece una
smorfia.
-Grazie. Ma questo
passa il convento, a quanto pare.
-Era il vestito
più dignitoso del suo guardaroba- replicò lui con
un sogghigno, pensando a chissà cosa.
Rouge gli fece una
strana espressione di rimando.
-Allora, vuoi venire o
no?- chiese il vicecapitano.
-Ad una condizione.
-Ovvero?
-Io non faccio un passo
con questo coso addosso- rispose lei con convinzione.
Dieci minuti dopo Rouge
e Ray si diressero verso la cucina dove tutta la ciurma si radunava per
la cena. La ragazza era avvolta in una maglia larghissima e camminava
inciampando in un paio di pantaloni troppo lunghi tenuti su da un
nastro di stoffa.
-Sembri una
mendicante, vestita così.
-E’ roba tua,
caro. E poi sempre meglio stracciona che tr…
-Si,si, ho capito- la
interruppe Ray sogghignando – tanto non rendevi onore a quel
vestito, è questa la dura verità.
Arrivarono davanti alla
porta.
-Prego- la
invitò ad entrare lui. Dall’altro lato si sentiva
un rumoroso chiacchiericcio e tante risate. Rouge lo guardò
improvvisamente allarmata.
-Non sono sicura di
essere nel posto giusto- rispose d’un fiato- cioè,
in fondo che cosa c’entro io con voi? Devo proprio? Insomma,
potevo starmene nel mio lettuccio, sola soletta, stavo tanto bene e
…
-Poche storie- la
interruppe lui ed aprì la porta.
-Ehi, ragazzi, stasera
abbiamo ospiti!
La cena in fondo
sarebbe potuta andare peggio. Probabilmente il fatto che si fosse
seduta tra Ray e Shanks, e che a un certo punto il mozzo aveva preso ad
elencarle tutti i piatti che Kennet era in grado di preparare, le aveva
fatto passare in fretta una buona parte della serata.
Poi Ray si era messo a
raccontare di alcune isole in cui brillavano arcobaleni tondi come il
sole, anche se Rouge sospettava fossero panzane inventate sul momento.
Roger si era comportato
come al solito, e lei stessa si era astenuta dalle conversazioni che
intratteneva con i suoi compagni, almeno fino a quando Daniel non la
interpellò.
-Rouge, forse tu ne sai
qualcosa?
La ragazza si
voltò verso il medico ancora con un sorriso stupido stampato
in faccia, colta nel bel mezzo di una battaglia di palline di pane con
il mozzo, felice come una Pasqua di avere finalmente qualcuno che lo
assecondasse.
-Scusa Dan…
dicevi?- rispose, dandosi un contegno.
-Se non ricordo male,
ti piacciono i libri di geografia, vero? Ne avevi sempre qualcuno tra
le mani, alla locanda.
Rouge sorrise un
po’ imbarazzata.
-Ehm… si.
-Allora forse ci puoi
aiutare. Il qui presente navigatore sostiene che sia possibile evitare
il passaggio per Marijoa, all’entrata del Nuovo Mondo, ma non
sa come. Spiegaglielo tu che non c’è altra strada,
magari gli entra in quella zucca vuota.
Rouge vide il ragazzo
seduto al suo fianco alzare gli occhi al cielo.
-In effetti, anche io
ho sentito parlare di un secondo passaggio- rispose, esitando.
Incrociò lo
sguardo di Roger che la osservava indecifrabile, con il mento
appoggiato sul palmo di una mano.
-Hai visto, idiota!
Almeno siamo in due a sostenere questa storia, non puoi darmi del
visionario! Se lo sono io, lo è anche la ragazzina- aggiunse
il navigatore.
Rouge si mise a ridere.
-Ragazzina? Avrai si e
no due mesi più di me!
-Craig, devi
sapere che Rouge è piuttosto pignola su certi argomenti,
stai attento a come ti comporti- osservò Ray sorseggiando
dal bicchiere.
Il ragazzo
esitò, poi tornò al suo piatto e riprese a
mangiare, mentre gli altri ridevano.
-E quale
sarebbe allora questo passaggio?- chiese il medico, tornando serio.
Rouge posò
la forchetta ed incrociò le mani davanti a sé.
-Qualche mese fa
è passato per Baterilla un gruppetto di esploratori,
tornavano appunto dal Nuovo Mondo. Uno di loro sosteneva che, oltre
alla terra sacra di Marijoa, l’altra via si trovasse... beh,
sotto la Red Line. Esattamente in corrispondenza della sede del
Governo, ma sul fondo del mare.
I cinque pirati che
stavano ascoltando rimasero immobili.
Ray posò il
bicchiere e guardò Rouge un pò impietosito.
-Peperoncino, capisco
la tua fervida fantasia ma… come fa una nave a passare al di
sotto dell’acqua?
Evidentemente era
quello che si stavano chiedendo gli altri. Roger continuava ad
osservare il tutto senza battere ciglio.
-Non lo so. Io ti ho
detto quello che ho sentito, insomma. Pare che, oltre gli ottomila
metri sotto il mare, esista una specie di tunnel … un foro
nella Red Line, o qualcosa del genere. In realtà- ammise-
non credo esistano carte che indichino una rotta del genere. Non so
spiegarmi neanche io come si possa far passare una nave sul fondo del
mare, con tanto di mostri marini.
Rouge alzò
le spalle.
-Dovreste tentare il
passaggio per Marijoa, e prendere una nuova nave al di là
della Red Line.
-E non si potrebbe
passare per il continente, evitando la sede del governo?- chiese il
navigatore, perplesso.
La ragazza scosse la
testa.
-Su questo ne sono
più che certa, non si può attraversare la Red
Line, se non passando per la città. Il resto del continente
è inaccessibile ed inesplorato, è scritto
chiaramente su ogni libro: è un suicidio avventurarsi oltre
le mura di Marijoa. Pare che si raggiungano temperature di molto sotto
lo zero, da quelle parti.
Rouge tacque, e
notò Ray lanciare uno sguardo a Roger, che annuì
impercettibilmente. Nessun altro sembrava aver notato quello scambio
silenzioso.
-Insomma- intervenne
giulivo il vicecapitano- ci penseremo quando ci arriveremo,
Daniel! Non mi pare il caso di annoiare la nostra ospite con questi
discorsi da topi di biblioteca, non è vero Rouge?
Lei gli sorrise di
rimando, poi si voltò verso Shanks… che
però non era più seduto al suo posto.
-Dov’è?
Ray notò la
sedia vuota.
-Lo vado a recuperare
io, sarà da qualche parte in giro per la nave. Eh eh, scappa
sempre, quando finisce di mangiare- e si alzò spostando
rumorosamente la sedia.
-Sai Rouge, ci farebbe
davvero comodo la tua conoscenza geografica, a bordo- disse Daniel
convinto- peccato che non partiresti mai su questa nave!
-Hai capito tutto, Dan-
rispose lei, addentando un pezzo di pane.
-Shanks…
vieni fuori, lo so che sei qui, mocciosetto!
Ray uscì sul
ponte. La notte era chiara, il cielo trapunto di stelle.
Sospirò.
-Ti avverto, se non
vieni fuori di faccio lavare tutta la cucina, stanotte!-
provò di nuovo il vicecapitano, ma non ottenne nulla. Si
accese una sigaretta, sospirando stancamente.
Certi argomenti sarebbe
stato meglio non toccarli, accidenti.
Guardò tra
le casse ammassate all’angolo del ponte, vicino le botti
d’acqua, tra le scialuppe.
-Shanks, per favore, vieni
fuori.
Poi intravide una
piccola sagoma accoccolata per terra, con la schiena appoggiata
all’albero maestro.
-Allora-
mormorò, sedendosi di fronte al bambino –che ne
dici di tornare dentro?
-Io non ho voglia-
rispose quello, con le braccia incrociate sulle ginocchia. Aveva
un’aria afflitta.
Ray gli
passò la mano sulla guancia.
-Avanti, mozzo. Nessun
vero pirata si comporterebbe così, lo sai?
-Io non ho voglia di
sentire i grandi che parlano di quelle cose.
-Non ne parleremo
più, fidati.
Il vicecapitano gli
tese la mano, rimettendosi in piedi.
-Su. Non vorrai
perderti il dolce di riso, quello che ti piace tanto.
Shanks alzò
finalmente lo sguardo, aveva gli occhi lucidi ma le guance asciutte.
Ray sorrise
rassicurante.
Il bambino
tirò su col naso, poi afferrò la mano del ragazzo
e si alzò.
-Bravo, piccoletto.
Alla fine della cena
tutti uscirono a prendere un po’ d’aria sul ponte,
molti sarebbero scesi a Baterilla a prendere qualcosa da bere o
semplicemente a fare un po’ di baldoria.
Rouge
preferì prendere la strada per l’infermeria,
cominciava a sentirsi stanca e la ferita alla spalla le dava un
po’ fastidio.
Rimase un po’
indietro, e uscendo dalla cucina intravide Roger e Rayleigh che
chiacchieravano a bassa voce nel corridoio. Avevano un’aria
molto strana. Rimase appena dietro la porta cercando di carpire qualche
parola di quello che stavano dicendo.
-Potrebbe essere
un’idea passare per la Red Line, dopotutto …
-Scordatelo, Ray. Tanto
vale tentare la strada sottomarina, io non metto a rischio la vita dei
miei uomini!
-Ma tu…
-Quella è
tutta un’altra storia. E ti sarei grato se non ne parlassi
più.
-D’accordo,
d’accordo, non si può fare. Io ho solo chiesto.
-Vai, Ray. Ti raggiungo
tra poco.
Rouge era talmente
presa dal cercare di dare un’interpretazione a quel dialogo
che non si accorse che Roger era rimasto fermo, nel corridoio.
-Vieni fuori,
ragazzina- disse dopo un po’.
Ma
come cavolo fa a beccarmi sempre, maledizione?
Cercò di
assumere la faccia più innocente del mondo e
sbucò fuori dalla porta.
-Oh- disse, con
un’espressione sorpresa abbastanza convincente, ma
naturalmente non per il capitano.
-Non credevo
ti intendessi così di geografia- disse tuttavia lui- ora mi
spiego quella tua insana indiscrezione per i miei libri.
-Hai intenzione di
rinfacciarmi questa storia molto a lungo? No, così mi porto
qualcosa da leggere, sai.
-Ma lascia che ti dica-
continuò lui- che su una cosa hai torto.
-Ovvero?
Roger tacque per
qualche istante, osservandola.
-La Red Line può
essere attraversata, ma solo se non hai più nulla da
perdere- disse, con aria seria.
Poi, senza darle tempo
di chiedere altro, le voltò le spalle e sparì nel
corridoio.
°°°
*pant*
Fine del capitolo! Tanta carne al fuoco, giusto per tornare a parlare
di cibo.
Questa volta non aggiungo altro, ho finito le parole O.o
To be continued ;)
|
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Capitolo 8 *** Albatros ***
Martedì.
Beh, mi piace variare i giorni di pubblicazione, mettiamola
così^^ Scusate il ritardo!
Capitolo otto: si
scoprirà qualcosa in più sui nostri due
protagonisti!
Questo capitolo, insieme ai due precedenti, mi è servito per
buttare un pò le basi su cui poi si svilupperà la
vicenda attuale.
Ragassi/e, recensioni (e diamo un tocco di colore,
và)!!
@ KH4: Ciao^^ Mi ha
fatto piacere vedere il tuo nome, cara! E ti ringrazio per la fiducia^^
i personaggi mi fanno sempre un pò sudare per la
caratterizzazione, ma sto facendo del mio meglio per renderli
verosimili...
Barbabianca, dici? Sarà difficile tenerlo fuori da questa
storia, temo ;) a presto! :*
@ meli_mao: cara...
*fa pat pat sulla spalla* comprendo la tua attesa, ma comprendi che io
sono peggio di Sady-chan in quanto a cattiveria, muahahahahah!!!
A
parte le idiozie, ora ti spiego: la mia idea iniziale era una storia
mooolto più breve, e molto più incentrata sul
lato romantico... poi però mi è venuta
l'ispirazione (...) e il lato avventura/azione ha finito per occupare
una buona parte di tutto il racconto.
Ma
non scoraggiarti, meli! Alla fine l'amore trionfa sempre <3 Un
abbraccio!
ps:
sappi che io sono una fanatica di Johnny Depp, tanto per ribadire il
concetto xD
@ Beatrix: Hola! Mm,
non sbagli, ma considera che Yoghi (si, l'orso insomma xD) non ha le
idee molto chiare, la parte finale di questo capitolo
spiegherà in parte.
Insomma, i suoi comportamenti sono sempre enigmatici e non ci
si capisce nulla (come la sottoscritta, lo so).
Su
Shanks, direi che ti ha risposto Yuki nella recensione sopra la tua^^
c'è qualcosa che non ama ricordare. Dio, io e il mio amore
per i traumi infantili dei personaggi <3
Ecco
che torna la vena sadica...Lieta che ti faccia fare dei trip mentali,
ti assicuro che a volte non capisco più nulla neanche io!!
Un abbraccione!
ALT!
Dimenticavo una cosa: non vedo l'ora che esca la storia tua e di Yuki!
A quando il lieto evento??
:*
@ MBP: siamo pari,
è vero xD i nostri pc sono telepatici...
La
rossa ha davvero poca fortuna quando si tratta del capitano...
però se la va anche a cercare, direi!!
Rou:
chi, io??? Ma cosa dici...
Beh,
comunque il ghiaccio a poco a poco si scioglierà... suvvia,
vi farò anche aspettare, ma in fondo anche io ho un animo
romantico <3 <3 (e si vede da quanti cuoricini sto usando
per rispondere a queste recensioni^^')
Un
bacione, cara!
@ yuki: Tu, si,
proprio tu! La sai una cosa? Ieri ho aperto la pagina di Efp e ho visto
la tua storia, 'Vivere'. Bella, molto bella... qui ti dico che mi
è venuto da sorridere perchè anch'io, quando
è uscito quel capitolo, ho scritto una breve storia su Ace
del 568 (è ancora nel mio archivio di cose mai pubblicate
nè rilette)... e vedere la tua interpretazione è
stata una bellissima sorpresa! Davvero, quando si dice il caso :)
Parlando
della recensione, Mari sa essere una spietata assassina, non
sottovalutatela! Le locandiere hanno un certo caratterino^^ Lieta che
si noti che qualcosa tra i due stia lentamente migliorando... su
Shanks, hai visto giusto. Ho una vena piuttosto pessimista, sul passato
dei personaggi, in generale <3
Meno
male che poi spesso tutto si evolve per il meglio!
Bene,
non aggiungo altro, se non che, come ho già detto a Bea,
attendo la vostra storia a quattro mani! Mi avete incuriosito, che
diamine, e non avete ancora incominciato! U.U
Un bacione! :*
Il titolo è spiegato nell'ultima parte del capitolo ;) Buona
lettura, ciurmaglia!
Les oiseaux
qu'on met en cage
Peuvent-ils
encore voler?
Les
enfants que l'on outrage
Peuvent-ils
encore aimer?
8. Albatros
-Mamma!
-Cosa
c’è, Rou?
-Ma
perché noi non abbiamo la casa al paese come gli altri
bambini?
-Perchè
da qui si vede bene il mare!
-E
perché vuoi vedere il mare?
-C’è
qualcuno che deve tornare a casa, tesoro.
Due
giorni dopo, con grande gioia della ragazza, Daniel ritenne che Rouge
poteva muoversi abbastanza per poter tornare sull’isola.
Per cui, dopo aver
salutato tutti (chi più, chi meno), seguì il
medico che si era già calato nella scialuppa per
accompagnarla a terra.
Quando aprì
la porta della locanda ebbe appena il tempo di sbirciare dentro prima
di trovarsi sommersa da un abbraccio vigoroso.
-Oh, cielo! Meno male
che stai bene, Rou! Ero così in pensiero!
Rouge
scoppiò a ridere e cercò di districarsi dalle
braccia della signora Mari, che tuttavia non accennava a cedere.
-Sto bene-
sussurrò– ma così finirò
soffocata!
La donna fece due passi
indietro e la guardò commossa.
-Oh, ragazzina, poteva
davvero finire male!- mugolò.
Poi inarcò
le sopracciglia e la scrutò torva.
-Cosa ti salta in mente
di scappar via a quel modo?- esclamò cambiando tono nel giro
di un secondo, mettendosi le mani sui fianchi come faceva ogni volta
che si arrabbiava.
La ragazza sorrise
colpevole, senza trovare molto da aggiungere.
-Mi spiace, vi ho fatti
preoccupare molto. Non ci ho pensato, sai, la casa…
Le due rimasero per un
po’ a parlare dell’accaduto, inoltre la locandiera
era piuttosto curiosa di sapere come fosse la nave di quel Roger.
Rouge si mantenne molto sul vago, evitando accuratamente di
citare quegli strani particolari che aveva notato nelle ore che avrebbe
dovuto passare in infermeria.
Quando, più
tardi, tornò in camera, continuava a lambiccarsi il cervello
sul significato dei discorsi che aveva sentito e di ciò che
aveva visto, cercando di collegare quelle situazioni in un filo
coerente.
Quegli strani appunti,
la fotografia. E poi, quella questione della rotta. Roger non voleva
tentare il passaggio per la Red Line, ed anzi, avrebbe preferito di
gran lunga la rotta sottomarina, sebbene non fosse altro che una
diceria priva di fondamenti concreti.
Non
sono fatti miei, comunque.
In fondo, cosa le
importava?
Guardò fuori
dal suo balcone: era spuntato un sole caldissimo, quella luce dorata
esaltava tutti i colori dell’isola. Le venne
un’improvvisa voglia di uscire, di camminare per la strada
lasciandosi guidare dai suoi piedi. Fino a qualche giorno
prima era sicura che non avesse mai trovato Baterilla così
bella.
E poi,
ricordò, c’era qualcuno che ancora non aveva
ringraziato.
Dopo una decina di
minuti era seduta sull’erba fresca che ricopriva tutta quella
parte del suo promontorio.
Osservava serena una
croce di legno, senza in realtà guardarla. Vedeva invece una
giovane donna dai lunghi capelli castani che giocava a rincorrere Eddy.
-Mamma, lo so che sei
stata tu a proteggermi- mormorò con un sorriso, e
posò il giglio che aveva tra le dita accanto agli altri.
Poi congiunse le mani e
chiuse gli occhi.
-Anche se adesso siamo
tutti e tre divisi, saremo sempre insieme.
Già, in tre.
Fratello, sorella, mamma e…
C’era sempre
stata una persona mancante, per completare il numero di una vera
famiglia. Di una famiglia come quella degli altri bambini che abitavano
al paese.
Portuguese D. Thomas,
quello era il suo nome.
Lo vedeva scritto alla
fine delle lettere che sua madre leggeva silenziosamente di sera,
accanto al camino.
Una volta, quando era
molto piccola, lo aveva visto su un manifesto attaccato al muro della
sua scuola. C’era anche un suo ritratto, ma lei non aveva
provato nulla nel vedere quei lineamenti così
simili ai suoi, sormontati da una taglia considerevole.
Rouge, ma perché tuo
papà è un ricercato?
Una volta Ed
era tornato a casa con un occhio nero. Si era picchiato con un suo
compagno che lo aveva chiamato ‘figlio di un
pirata’.
Lei non lo aveva mai
incontrato, non lo aveva mai nemmeno desiderato veramente.
Aveva imparato a non
fare domande in proposito alla mamma, perché la vedeva
sempre triste mentre leggeva quelle lettere.
Quando alla fine
smisero di arrivare anche quelle, Rouge si era già abituata
ad ignorare quella mancanza, tanto che a poco a poco il vuoto
sparì del tutto, lasciando spazio ad una rasserenante
indifferenza.
-Facciamo il punto
della situazione.
Roger
intrecciò le mani sul tavolo e guardò i suoi
compagni ad uno ad uno.
-Jin, tu hai qualche
novità?- chiese.
Un ragazzone dalla
corporatura massiccia e dai grandi anelli alle dita negò con
la testa.
-No, capitano!
Può stare certo che, dopo lo scorso episodio, la Marina non
è più da queste parti! Per ora…
-Come sarebbe, per ora?
- intervenne all’istante Kennet, storcendo la bocca -Secondo
me i tuoi apparecchi per le intercettazioni non funzionano per niente,
invece! Stavamo per essere scoperti, idiota d’un meccanico!
-Questo non
è assolutamente vero, non lamentarti, stupido cuoco!
Piuttosto, vedi di cuocere meglio il pesce, ieri era talmente crudo che
era quasi vivo, accidenti!
-E’ la mia
ricetta! Come ti permetti di insult…
-Ragazzi, stavamo
parlando di altro!- esclamò Ray, separando i due che erano
venuti alle mani alla velocità della luce.
-Al solito, come cane e
gatto- commentò Daniel con tranquillità.
-E, per inciso,
Kennet, Jin ha ragione- aggiunse il vicecapitano con un
ghigno, provocando una smorfia di disappunto del cuoco, che si rimise a
sedere imbronciato.
-Dicevamo…-
riprese Roger- notizie di Garp?
Ancora una volta tutti
negarono.
-Fantastico, Roger-
mormorò Ray sarcastico – si sono tutti dimenticati
di noi. Non che mi dispiaccia non avere il Viceammiraglio alle costole,
ma fino a quando rimarremo qui? Bel paesaggio, per carità,
però… nel bel mezzo del nulla.
-Ti devo ricordare che
siamo finiti qui non per mia scelta, Ray? Era l’unica
possibilità che avevamo per sfuggire alla Marina- rispose il
capitano.
-Questo lo so,
ma…
Fu interrotto dal
navigatore che entrò nella stanza trafelato.
-Scusate! –
esclamò il ragazzo dai corti capelli ramati.
-Craig,
dov’eri?
-Capitano, forse ho
trovato una soluzione!- rispose quello esultante.
-Cioè?-
intervenne Kennet – volete spiegarvi meglio?
-Dunque…-
iniziò il navigatore srotolando su un tavolo una carta.
-Capitano,
posso…?
Roger
assentì e il ragazzo si rivolse alla ciurma.
-In determinati
periodi, in alcuni punti precisi, è possibile attraversare
le fasce di bonaccia grazie a perturbazioni che portano vento, come
sappiamo, ed è possibile calcolare ogni quanto questo
accade. L’ultima volta è stato due mesi fa, la
prossima sarà fra circa un mese. Se vogliamo riprendere il
viaggio, non dovremmo far altro che trovarci qui-
indicò un punto sulla mappa- puntuali
all’appuntamento.
Il ragazzo
alzò di nuovo lo sguardo ed osservò gli altri un
po’ intimorito.
Roger
sogghignò.
-Lo vedi Ray- disse,
rivolgendosi al vice- è stato utile infiltrare uno dei
nostri all’Accademia di Rogue Town.
-Quei bastardi della
Marina conoscono tanti bei trucchetti - assentì
l’altro.
-Si, ma per un anno
intero mi sono dovuto alzare alle cinque della mattina- rispose Craig
con aria depressa, provocando le risate generali.
-Fra un mese si salpa!-
concluse Roger, sollevando il boccale di rum, e gli altri fecero lo
stesso con il consueto entusiasmo.
-Non che mi dispiaccia
che la nostra partenza avvenga così presto, ma con
Portuguese D. Rouge come la mettiamo?- gli chiese Ray quando
tutti tornarono alle loro mansioni.
Roger si
mordicchiò un dito.
-Ci sto riflettendo.
-Comunque ho trovato
qualcosa di molto interessante che la riguarda. E’ stato un
bel po’ di anni fa, ma forse te lo ricordi. Il capo
spedizione di un gruppo di esploratori che fu portato ad Impel Down
senza processo, con l’accusa di essersi unito ai pirati.
Molti dissero che in realtà aveva ficcato il naso dove non
doveva, uno dei tanti martiri della giustizia del
Grand’Ammiraglio Kong.
Roger ci
pensò su un attimo.
-Si, mi sembra di
ricordare una cosa del genere, ma eravamo ancora dei mocciosetti a
Rogue Town quando è successo.
S’interruppe
un attimo.
-E cosa
c’entra questo esploratore con Rouge?
-Tu non ricordi come si
chiamava lui, vero?
Rouge si
alzò da terra e si avviò alla casa. Era da un
po’ che non tornava lì dentro. Passando attraverso
il cortile, accarezzò il muricciolo di mattoni, caldi per il
sole che continuava a picchiare, poi si chiuse la porta alle spalle e
con un sospiro di sollievo constatò che tutto era ancora al
suo posto. C’era solo un vetro rotto, nella finestra alle
spalle del camino.
E così quei maledetti
pirati sono arrivati anche qui, pensò.
L’importante
era che non avessero toccato altro.
Si
inginocchiò per terra e prese pazientemente a raccogliere i
pezzi di vetro, accumulandoli in un panno.
Quando ne
afferrò uno particolarmente grande, le scivolò di
mano e andò ad infilarsi in una fessura del pavimento,
emettendo un insolito rumore sordo.
Sembrava ci fosse del
vuoto lì sotto.
A quello strano suono
Rouge squadrò l’asse di legno incuriosita, poi,
lasciando perdere i vetri, spostò il tappeto e
provò ad infilare le dita in quel piccolo incavo, ma era
davvero troppo stretto.
Si
guardò intorno, e individuò il coltellino che
Ray, il movimentato giorno della loro conoscenza, le aveva tolto dalle
mani.
Lo
afferrò e fece scivolare la lama nel legno, e questa volta
funzionò.
L’asse si
sollevò con un cigolio e rivelò un piccolo spazio
buio, coperto dalla polvere e dalle ragnatele. Cercando di ignorare
quegli esserini zampettanti che le si arrampicavano sulla mano,
arrivò a toccare il fondo di quel nascondiglio.
Ma non era
legno quello che sentiva sotto le dita: c’era della carta.
Sembrava qualcosa di cilindrico.
Lo afferrò e
tirò fuori quelle che, sotto uno spesso strato di povere, si
rivelarono essere delle pergamene arrotolate.
Le svolse, e
all’istante si rese conto di cosa fossero: carte geografiche.
Rouge si
grattò la guancia.
Di sicuro non erano
né sue, né di Ed, né della mamma. Non
restavano molte alternative. Se si trovavano lì dovevano
essere di qualcuno che apparteneva alla famiglia, qualcuno che aveva
vissuto con loro per qualche tempo, anche se lei non se ne ricordava
affatto.
Infilò
di nuovo la mano nel nascondiglio, e questa volta toccò
qualcosa di più duro e compatto.
-Wow, questa
è bella- mormorò, quando lo estrasse e
vide cos’era.
Aveva la forma una
clessidra di legno in cui era stata incastonata una sfera di vetro,
contenente un ago con un punta rossa. Vibrava impercettibilmente. Non
c’era alcun dubbio, si trattava proprio di un Eternal Pose.
E la cosa
più curiosa era il nome che recava inciso sulla base
superiore: Sabaody Islands.
Sabaody Islands è un
arcipelago sulla Grand Line, ricordò
mentalmente, riportando alla memoria quanto sapesse su quelle
terre. Se ne stette lì qualche minuto a pensare, poi
raccolse tutto nella borsa e tornò di corsa alla locanda.
Era intenzionata a far luce su quella faccenda che la riguardava tanto
da vicino.
Tutte le carte erano
aperte sul suo tavolo.
Rouge le
riguardò, poi le impilò nuovamente una
sull’altra e per l’ennesima volta le scorse una ad
una.
Sicuramente due erano
state più maneggiate di tutte le altre, sembravano
più vecchie e consumate.
La prima pareva una
comunissima topografia di Sabaody Islands, con la suddivisione esatta
dei 79 Grove. La zona dall’1 al 29 era segnalata in rosso,
con un segno più marcato accanto al numero 22.
La seconda invece era
una carta nautica, in cui era descritta l’area posta tra
l’arcipelago e la Red Line. Un cerchio d’inchiostro
segnalava le coordinate di un punto che, tuttavia, corrispondeva al
mare aperto.
Le altre indicavano
zone annesse a Sabaody Islands, tuttavia non erano stati evidenziati
punti precisi su di esse.
Ed infine,
c’era quella lettera.
L’aveva
guardata e riguardata, l’aveva tastata sospettosa ed era
stata molte volte sul punto di prenderla e buttarla via.
Rouge esitò,
ancora. Non voleva aprirla, no. Perché avrebbe significato
scoprire definitivamente chi era stato a nascondere quelle carte in
casa, e in fondo già lo sapeva.
Per quale motivo
avrebbe dovuto avere a che fare con quell’uomo che non aveva
mai conosciuto? Non ne sentiva la mancanza. Si era rassegnata molto
tempo prima al fatto di non possedere un padre, e non era certo una
tragedia.
Si passò una
mano sulla fronte.
Dall’ingresso
si cominciava a sentire il chiacchiericcio dei clienti, dalla finestra
il frinire dei grilli arrampicati sui rami.
Tutto questo premeva
contro il silenzio che aleggiava nella sua stanza, un silenzio sospeso,
quasi innaturale.
Sospirò.
Rou, non mentire a te stessa,
si disse rassegnata.
Afferrò un
tagliacarte e aprì la busta, poi sfilò via la
lettera e cominciò a leggerla, mentre le mani tremavano
appena.
Roxane,
Ci
sono troppi nemici contro di me.
Non
so cosa accadrà da ora in poi, ma voglio che queste carte
vengano tenute al sicuro.
Il
ragazzo che te le ha consegnate è un mio collaboratore, non
temere.
Sarebbe
stato troppo sospetto se fossi venuto io personalmente, ormai mi
sorvegliano giorno e notte.
Queste
carte sono il risultato del mio lavoro, ti prego conservale fino a
quando non torneremo a prenderle, stessa cosa vale per
l’Eternal Pose. Voglio essere sicuro di poter tornare a
Sabaody quando le acque si saranno calmate.
Per
ora è troppo pericoloso tenere tutto con noi, sarebbe la
prova finale per condannarci.
Il
Governo non vuole che la Rotta Sottomarina diventi una
realtà per il mondo, sta cercando di metterci a tacere in
tutti i modi: ad oggi siamo stati convocati a Marijoa.
Ma
dimostreremo la nostra innocenza, stanne certa. Non potranno ricattarci
a lungo, e prima o poi riusciremo a pubblicare queste carte.
Roxane,
non sai quanto mi mancate.
Come
sta Eddy? E la piccola? Dio, come vorrei vederla. Adesso ha due mesi e
mezzo, vero?
Neanche
quest’estate sono potuto tornare a casa.
Mi
mancano il sole e il mare di Baterilla, qui fa molto freddo e
questa città sembra non avere fine.
Sembra
tutto così immobile nell’inverno, anche lo sguardo
degli abitanti.
Spero
di non restare a lungo in questo posto.
Ti
scriverò di nuovo. Dà un bacio ai
bambini da parte mia. Ti amo.
Tom
Rouge si
portò la mano alla bocca.
Per un minuto buono non
seppe se arrabbiarsi, mettersi a piangere o ignorare tutto come se non
l’avesse mai letto. Non sarebbe cambiato molto.
Poi però
sentì nascere una nuova sensazione in fondo alla gola: era
come aver fatto la conoscenza di qualcuno che, si accorse, conosceva da
sempre.
Era un’idea
stupida, lo sapeva, ma in quelle poche righe gli era sembrato davvero
di vederlo.
Non era un pirata che
li aveva abbandonati. Lui disegnava carte. Era un geografo, un
esploratore, come quelli che lei tanto stimava.
Improvvisamente quella
sensazione si mutò in orgoglio. Era davvero possibile essere
orgogliosi per quel padre sconosciuto?
Lui era passato
attraverso la Rotta Sottomarina … doveva essere davvero
coraggioso. Ma non era mai più tornato a casa, forse i suoi
piani erano falliti.
Per la prima volta
provò una punta di rimpianto per non aver chiesto di
più a sua madre di quell’uomo.
Poi sorrise.
-Piacere di conoscerti
… papà- mormorò, passando le dita
sulla carta ingiallita dagli anni.
E sentì come
un nodo che si era sciolto, in fondo al cuore.
-ROU! Ma non ci senti,
ragazzina!
Sobbalzò
tanto forte che cadde dalla sedia.
-Ehi! Sono ancora in
riabilitazione!- sbottò contrariata mentre il signor Ioakim
la osservava rialzarsi tamburellando con le dita sulla porta.
-Si, ma io ti sto
chiamando da un bel po’, e come al solito fai orecchie da
mercante!
Rouge spense la lampada
da comodino e precedette il locandiere, lasciando che chiudesse la
porta.
- Ti sei dimenticata
che oggi è giovedì, arriva la posta?- le disse
lui scendendo le scale- è arrivata la lettera di Edward.
-Un’altra
lettera? Che giornata! -sbottò lei, che era già
arrivata alla fine della scalinata per la foga.
-Eh?
-Ehm, niente!
Dov’è la lettera?- rispose, guardandosi intorno.
-E’ sul
mobile, insieme alle altre!- le indicò lui – ma
ora al lavoro, per favore! Sei guarita, ormai non hai scuse!
-Ok, la
leggerò dopo- confermò Rouge alzando il pollice,
e andò a prendere da bere per servire ai tavoli.
Nello stesso istante
Roger uscì sul ponte della sua nave, nel silenzio
più totale.
In quegli
ultimi due giorni c’era stata fin troppa confusione a bordo.
Senza contare che Shanks continuava a chiedere in giro quando Rouge
sarebbe tornata a trovarli.
Estrasse dalla tasca
una delle sigarette fregate a Ray e l’accese.
Diversamente dal suo
vicecapitano, che lo faceva unicamente per vizio, per lui quel fumo che
si diradava nell’aria notturna rappresentava una
netta sensazione di libertà. Di leggerezza. Gli piaceva
pensare che, insieme alla sigaretta, anche una parte del suo malessere
sublimasse volando via nel buio.
Quel pomeriggio aveva
chiarito la rotta con i suoi uomini, grazie
all’abilità del suo navigatore e ai libri di
Clover. Presto sarebbero ripartiti, avrebbero di nuovo attraversato
l’oceano, forse sarebbero tornati a Rogue Town.
Prima
d’allora, però, avrebbe dovuto risolvere quel
piccolo problema con sé stesso. Quella ragazza che portava
il nome della famiglia, e che condivideva con lui molto
probabilmente anche una qualche forma di Haki, era diventata una grande
incognita. La sua attitudine verso di lei configgeva con quanto aveva
giurato ad Ohara quel giorno, giuramento che avrebbe mantenuto fino
alla fine.
Chiuse gli occhi,
espirò il fumo. Altri ricordi soffiati nella notte.
Roger
entrò nel giardino.
Trovò
Clover quasi subito. Stava dando da mangiare alcuni pesci ad un enorme
albatro bianco dal becco ricurvo.
Quando
lo notò, gli indirizzò un lieve sorriso.
-Vieni
pure. Ho quasi terminato.
Il
pirata si avvicinò con le mani tuffate nelle tasche, a passo
lento.
Clover
passò una mano sul becco color oro del pennuto.
-
Gli hanno sparato, lo hanno trovato ieri i bambini sulla spiaggia-
disse- si era trascinato fino alla riva. Che magnifico esemplare, vero?
Roger
osservò l’elegante pennuto che camminava pesante
sulle zampe, con un’ala fasciata abbandonata lungo il fianco.
-Potrà
tornare a volare?- chiese senza riflettere.
- I
nostri allievi veterinari hanno curato la sua ferita. Ora tutto sta
alla sua forza di volontà- spiegò Clover con
tranquillità.
-Gli
albatri non hanno forza di volontà- rispose Roger, con uno
sbuffo di impazienza.
L’archeologo
sorrise.
-
Questo animale ha un’apertura alare di più di tre
metri. E’ capace di volare attraverso le tempeste sopra i
mari più vasti, di compiere viaggi lunghi mesi e mesi. E tu
credi davvero che una essere che la Natura ha creato con tanta fame di
libertà, possa rassegnarsi a passare il resto della sua
esistenza zampettando nel giardino di casa mia?
Roger
tacque.
Clover
lo invitò a sedersi. Intorno a loro cresceva una vegetazione
rigogliosa e colorata. I raggi del sole filtravano attraverso le foglie
di palma, creando dei giochi di luci sul terreno caldo.
-Perché
volevi parlarmi?- chiese infine il pirata.
- I
miei collaboratori mi hanno parlato di te, Roger, di come ti hanno
trovato. So che loro ti hanno già accennato qualcosa, ma
sarà meglio che ti spieghi tutto dall’inizio.
Quando
il professore ebbe terminato il suo racconto, Roger lo
guardò con un misto di pietà e scetticismo negli
occhi.
-Non
potresti essere più chiaro, Clover?
-I
Poigne Griffe non sono mai chiari per loro natura, io posso solo dirti
la mia interpretazione da studioso.
Essi
parlano di un cambiamento, di una nuova giustizia, e di coloro che,
grazie al loro potere, aiuteranno a realizzarla. La chiamano
‘la stirpe dei Re’. Ma non abbiamo ancora
individuato dove possa trovarsi questo Regno, né possiamo
capire in quale epoca potrà avvenire questo cambiamento.
Sappiamo
solo che quella che è chiamata ‘la
volontà della D.’ è strettamente
connessa con tutta questa storia… e quindi ecco che torniamo
a te, giovane pirata, e al motivo per cui ho voluto incontrarti.
Sorrise
pacatamente.
-Intendi
dire- iniziò Roger, esitando- che grazie al potere di
questa… famiglia, è possibile abbattere il
Governo?
-I
Poigne Griffe parlano di ‘cambiamento’.
Né di guerra, né di colpi di Stato-
spiegò il professore allargando le mani.
Il
pirata guardò di lato in uno scatto d’
inquietudine. Tutto quel discorso filosofeggiante cominciava davvero ad
infastidirlo.
-Come
potrà cambiare il mondo, se ai suoi vertici continueranno a
governare delle persone come i Draghi Celesti? Queste tue
amate pietre parlano di ‘nuova giustizia’, vero?
Dimmi, professore, finora la giustizia dov’è mai
esistita?- sibilò, in un soffio.
-Ora
parli spinto dall’odio contro la famiglia Alastair-
replicò con calma l’altro, senza lasciarsi
impressionare.
-NON…
- iniziò Roger a denti stretti - … pronunciare
quel nome. Io li eliminerò tutti … prima o poi.
Fissò
insistentemente il pavimento di fronte a lui. Clover lo
osservò mestamente.
-Roger,
tu hai due grandi doni- mormorò - Possiedi un Haki
così particolare. Hai in te la ‘volontà
della D.’ . Non lasciare che ti guidi la vendetta.
Il
pirata sollevò di nuovo lo sguardo, e alzò la
voce con rabbia.
-Tu
non sei nessuno per dirmi cosa devo fare! La lezione di etica vale per
i tuoi studenti, Clover! Dovessi vagare per dieci anni in cerca del
potere per distruggerli, io ti giuro che prima o poi mi
prenderò la testa di quel Drago e dei suoi degni compagni!
Te lo giuro, maledizione!
Scattò
in piedi e gli voltò le spalle. Sussultava piano. Di nuovo
il professore lasciò passare qualche minuto prima di
rispondere.
-E’
vero, non sono nessuno per dirti cosa devi fare- riprese con voce calma
- Ma ho qualche anno più di te, e posso ragionare in modo
lucido laddove tu non puoi. Sento solo che sarebbe davvero un gran
peccato, girare dieci anni per una misera testa. Ci sono altri motivi
per cui gli uomini attraversano il mare, sai?
-Ad
oggi me ne viene in mente uno soltanto- replicò
l’altro con voce roca.
-Fà
come credi, pirata. Ma ricorda che la nuova giustizia a cui tanto tieni
non nasce mai dalle ceneri della vendetta. Il mondo si può
cambiare in mille modi diversi, anche con azioni apparentemente
insignificanti. Coloro che hanno ricevuto in eredità di
sangue questo compito, si ritroveranno a sopportarne il peso; ma tu
pensa bene al motivo della tua ricerca, Roger. Non puoi radunare un
potere così grande per un sentimento come l’odio.
Per quanto possa comprendere il tuo dolore –aggiunse.
Il
ragazzo abbassò lo sguardo e non rispose nulla.
L’archeologo
lo scrutò un’ultima volta prima di tornare nel suo
studio.
Gli
parve di scorgere un albatro con l’ala spezzata.
°°°
Note:
I versi iniziali in
francese sono tratti da una delle canzoni di 'Notre Dame de Paris',
quella che in italiano è 'Ali in gabbia, occhi selvaggi'.
Dire che amo quel musical sarebbe riduttivo :)
E a proposito di
citazioni, 'L'albatro' di Baudelaire è in assoluto una delle
mie poesie preferite. Si vede??
Passiamo alle note
dolenti T.T
Purtroppo molto
probabilmente settimana prossima non riuscirò ad aggiornare,
causa una serie di cause concatenate (leggi: esami) :(
Ma la storia va avanti,
non temete: nei prossimi capitoli assisteremo alle inaspettate
conseguenze delle scoperte di Rou! Quindi stay tuned,
pubblicherò appena mi sarà possibile!
Fatemi ringraziare i
lettori che seguono silenziosamente, non lo faccio mai :)
Come al solito...
To be continued ;)
|
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Capitolo 9 *** Consilience ***
Eccomi,
come promesso sono tornata! In queste due settimane sono successe tante
cose … “fumettisticamente” parlando
anche!
A
questo proposito permettetemi un piccolo sclero off-topic sulle ultime
scan...
Odaaaa
cosa cavolo è successo ??? Non puoi, non puoi lasciarci in
sospeso finendo il capitolo in quella maniera, sei un
sadico!!!
*si
scrocchia le nocche* Il 573 mi ha lasciato con tanta voglia
di vedere quel cagnaccio rosso congelato in una cella frigorifera a
prova di lava!
Torniamo a parlare della nostra storia, che l’ho trascurata
fin troppo per colpa di questi esami!
Visto
che vi ho lasciato a bocca asciutta per due settimane *tutti in coro:
guarda che non ne sentivamo la mancanza!*
Beh… comunque questo capitolo sarà lunghissimo
come al mio solito!
Spero
che vi lasci piacevolmente sorpresi, e che la storia continui ad
interessarvi.
Eravamo
rimasti con Rouge alle prese con le carte di Tom e l’Eternal
Pose. Ma se ben ricordate, c’era ancora qualcosa che doveva
leggere^^
Vedremo
cosa accadrà, nel frattempo ... angolo delle risposte!
(sarò breve, almeno qui)
@ yuki: cavoli, hai
commentato per prima! xD Scherzo… Ah, i tuoi interrogativi
mi fanno sempre piacere, è bello vedere qualcuno che si
lambicca il cervello su questa storia (come la sottoscritta) ! Su Roger
diciamo che è chiaro che i Draghi Celesti gli stanno davvero
poco simpatici. Ma la verità su tutta la faccenda
apparirà più avanti nella storia, vedrete
… Un bacione, carissima!
@ Beatrix: hello, my
dear! Non so se il lasciarti confusa sia più un bene o un
male xD Comunque sul fatto della D. sono andata completamente
di fantasia perché anche io, come te, sono convinta che Oda
affronterà la questione molto più avanti
… e non vedo l’ora!
Clover
… è il professore di storia e filosofia che avrei
voluto avere al liceo ** peccato che mi sia toccata una megera
megalomane … Un baciUo, alla prossima! :*
@ KH4: ciao cara!
intanto grazie per il complimento, volevo riuscire a dare proprio
l’effetto che hai descritto tu e mi fa piacere che sia
arrivato^^
E
poi… mi sa tanto che c’hai preso su un pezzo della
trama!
Leggi
e vedrai ;) Bacione!
@ MBP: Dalle
medie mi è sempre piaciuta quella parte del libro di storia
che parla degli esploratori che se ne andavano in giro per il mondo
sulle navi (Colombo&company). Per cui dovevo per
forza inserirne uno in questa storia^^ By the way, io sostengo Rufy
nella campagna: prendete a pugni i Draghi Celesti anche se poi arriva
l’Ammiraglio con tutta la flotta ^^ Alla prossima :*
@ meli_mao:
stupidi prof che riescono a far odiare certi capolavori … io
odio la Divina Commedia per lo stesso motivo^^’ Tornando alla
storia, il finale sarà certamente come dici tu <3
insomma, sappiamo tutti com’è andata a finire
… con quel ragazzino lentigginoso che ad oggi combina tanti
casini in giro per il mondo!
Spero
che la storia continui ad interessarti, cara! Un bacio!
@ Akemichan: ciao! Non
preoccuparti … sono felice che Rou non sia una Mary Sue, io
le odio tanto ma mi accorgo che non è così facile
evitare il problema^^
In
ogni caso sei autorizzata a frustarmi via pc se noti una deriva
Marysuosa (ma come parlo?)nella storia.
Lieta
che continui a seguire, alla prossima! :*
Grazie
a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguite.
Buona lettura!
9.
Consilience
Sottili fili di luce filtravano
attraverso le serrande non del tutto abbassate, che lasciavano entrare
l’aria ancora fresca della notte appena conclusa.
Rouge
sollevò appena la testa dal cuscino, buttando uno
sguardo alla vecchia pendola di legno che ticchettava
ritmicamente dall’altro lato del letto. Erano le sei del
mattino. Puntò i gomiti sul materasso e rimase
così per un pò, ad osservare
l’orologio. Ad ogni piccolo spostamento di quelle esili
lancette dorate, il sonno scivolava via velocemente.
Alla fine si mise a
sedere, conscia del fatto che, con tutti quei nuovi pensieri per la
mente, avrebbe faticato a tornare a dormire.
Gettò lo
sguardo alla scrivania: le carte di suo padre Tom erano ancora
lì in disordine, dove le aveva lasciate la sera prima, e il
log pose era posato lì accanto, come un qualsiasi altro
soprammobile.
E’ inutile che mi
guardi con quell’aria innocente, stupido pezzo di
legno… cosa ci faccio con voi adesso?,
pensò la ragazza, sospirando.
Cosa ne avrebbe fatto
di quelle carte? Erano ancora pericolose? C’era forse il
rischio che la rintracciassero?
A quello non aveva
ancora pensato…
Deglutì e
osservò la porta un po’ inquieta, come se da un
momento all’altro potesse irrompere un agente del governo per
arrestarla.
Finiscila con queste prospettive
tragiche, si impose, scuotendo la testa.
Stando a quello che
aveva scritto suo padre, quelle carte contenevano la via per la Rotta
Sottomarina, senza contare che Sabaody Islands pareva giocare un ruolo
importante in quella storia.
Quegli innocenti pezzi
di carta suscitavano in lei un misto tra razionale diffidenza ed
istintiva attrazione.
Chissà cosa
c’entrava l’arcipelago con il passaggio sotto il
continente. E il Grove 22… era nell’area
fuorilegge! Si diceva che Sabaody Islands fosse uno dei posti
più belli e più pericolosi al mondo …
Che si potesse salire
su strane bolle ed osservare l’Oceano spalancarsi a perdita
d’occhio …
Ma
l’entusiasmo svanì in un secondo.
Ma cosa credeva di
fare? Voleva davvero arrivare fin laggiù? E poi
cos’avrebbe combinato, con in tasca due Berry e delle vecchie
carte che garantivano un processo istantaneo ad Enies Lobby?
In cerca di qualcosa
che, sì, esisteva, ma forse anche no… e senza un
minimo di appoggio in quell’arcipelago così
lontano? Andare via da Baterilla … non l’aveva mai
fatto. Era legata alla terra, perché la terra era la
famiglia, la terra era dove riposava Roxane.
Sono sicura che la mamma non la
prenderà a male se ti allontani per un po’,
sussurrò una vocina in fondo al cuore.
Ma non era
così semplice … Edward sarebbe potuto tornare a
casa. Lei gli scriveva sempre che l’avrebbe aspettato, che
sarebbe stata sempre lì.
Ed ogni settimana
tornava alla vecchia casa per tenere tutto in ordine, aspettando che
ricomparisse almeno quel pezzettino della sua famiglia per poterne
finalmente godere. Inevitabilmente osservava la polvere tornare a
depositarsi su quei fragili tesori nel tempio, oggetti che
racchiudevano solo memorie e bei momenti.
Chissà quando
riuscirò a buttare via tutto, pensò
sconsolata.
Se ne stette
lì, per l’ennesima volta seduta alla scrivania,
quando le tornò in mente che non aveva ancora aperto
l’ultima lettera di Ed.
Anzi, se
n’era completamente dimenticata la sera precedente,
nonostante Ioakim l’avesse avvisata.
Si riscosse e si
stiracchiò, poi si avviò in punta di piedi per le
scale, scendendo nella locanda deserta e silenziosa. Le sedie
erano rovesciate ed ordinate sui tavoli, aleggiava ancora
l’odore acre del detersivo usato per lavare il pavimento, le
stoviglie erano impilate in ordine nel mobile dietro il bancone. Era
così strano vedere quel posto tanto silenzioso.
Arrivò al
mobiletto dove conservava le lettere e colse l’ultima della
pila, ancora sigillata.
Chissà se mi
racconterà ancora di quella ragazza che ha incontrato a
Marijoa, ridacchiò Rouge tornando di corsa in
camera. Poi alzò un po’ la serranda e nella
penombra si buttò sul letto, svolgendo la lettera, ma
scivolò via un altro foglio, a caratteri stampati, con tanto
di croce del Governo Mondiale e firma ufficiale del
Grand’Ammiraglio. Doveva averla inserita Ed, per fargliela
leggere. Incuriosita, iniziò.
-Uff, ma quanti
paroloni!- sbottò subito, scorrendo velocemente tutta la
prima parte, fatta di autocompiacimenti sui grandi successi ottenuti
dalla Marina Militare ed una lunga serie di frasi di circostanza.
Ma si bloccò
arrivando ad uno degli ultimi capoversi:
Per
questi meriti si comunica al tenente Portuguese D. Edward che
è atteso in Sede per la promozione a Capitano di Vascello.
In seguito le saranno fornite direttive sulla nuova Base da
raggiungere.
Spalancò la
bocca per la sorpresa: Capitano
di Vascello?
-Cavoli Ed! -
mormorò, esaltandosi.
Mordicchiandosi il
labbro, rigirò la lettera ufficiale, ma dietro non era
scritto nient’altro, allora cominciò a leggere
ciò che le aveva scritto suo fratello.
Edward era ovviamente
molto soddisfatto: ogni riga trasudava gioia ed orgoglio.
Era felice nel sapere
che i suoi meriti gli avevano fatto guadagnare quel grado in
così breve tempo, e continuava a ripetere che erano tutti
contenti delle precedenti missioni, che avevano capito quanto valeva.
Diceva di avere persino incontrato il Grand’Ammiraglio, e che
quell’ “uomo
così onesto e rigoroso” li aveva
esortati a continuare a combattere “nel
nome della Giustizia”.
Rouge ebbe un lieve
tremito e alzò gli occhi dal foglio.
Quei discorsi
così pomposi e legati alla causa le davano un leggero senso
di irritazione, soprattutto se ricordava le precendenti lettere di suo
fratello, in cui traspariva molto chiaramente del malessere per come
era gestita la situazione nei mari oltre la Red Line.
Ma tant’era,
si disse la ragazza, era sicura che Ed sapesse ragionare con la sua
testa. Magari era ancora un po’ esaltato quando aveva scritto
quella lettera. Tornò a leggere.
Il ragazzo si
dilungò nella descrizione della cerimonia di promozione, e
nel descrivere in generale la magnificenza di un posto come Marineford.
“Avresti
dovuto vedere le torri, Rou. Sono le torri più alte mai
costruite dall’uomo. E poi, la sala delle carte. Tu saresti
impazzita,c’era un planisfero grande quanto una
parete.”
Lei emise un mugolio
afflitto, a quelle parole.
Ma subito
lasciò perdere planisferi e quant’altro,
perché lesse qualcosa che catturò interamente la
sua attenzione:
“
Alla fine della cerimonia, hanno ribadito che ognuno dei nuovi Capitani
sarebbe stato mandato in una Base fino a nuovo ordine. Hanno
bisogno di forze fresche per presidiare le zone vicine alla Red Line,
che in questo periodo sono le più frequentate dai pirati di
ogni tipo.
Noi
siamo stati chiamati in un posto molto vicino a Marineford, non so se
lo conosci, è l’isola di Nenìas.
E’ da qui che ti sto scrivendo, siamo appena
arrivati.”
Rouge
spalancò la bocca per la seconda volta in pochi minuti,
qualcosa le si era risvegliato nella memoria, dalla sera prima.
-Aha!-
esclamò poi entusiasta, dimenticandosi di stare parlando da
sola mentre gli altri dormivano.
Corse alle carte di suo
padre, individuò quella che mostrava Sabaody Islands e le
zone vicine.
Seguì con il
dito la distanza che separava l’arcipelago maggiore da un
gruppo di isole minori: Nenìas era una di quelle, davvero a
due passi da Sabaody. Ad occhio e croce sarebbe bastata una notte di
navigazione, forse anche meno.
Le prese una voglia
matta di saltellare in giro per la stanza: esisteva davvero la
possibilità che lasciassero finalmente suo fratello a terra,
al comando di una base? In un posto fisso, dove lei finalmente
l’avrebbe potuto raggiungere?
Si dimenticò
completamente della Rotta Sottomarina, l’importante era che
avrebbe finalmente rivisto Ed!
Ma, per la seconda
volta, sentì un piccolo groppo in fondo alla gola che pose
fine alle sue fantasticherie: c’era sempre qualche intralcio
che non calcolava.
Aveva un Eternal Pose
che la poteva avvicinare a Nenìas, ma restava il fatto che
non aveva una nave.
In compenso aveva
quelle carte a quel punto tanto inutilizzabili quanto pericolose.
Poi la soluzione
arrivò, tanto incredibile quanto ovvia.
La sala di marmo era
fredda ed austera. Le pareti azzurrine riflettevano la luce diafana che
penetrava dalle grandi finestrate, conferendo all’ambiente
un’atmosfera sospesa, quasi che lo scorrere del tempo non la
riguardasse.
Sengoku
guardò l’orologio dal quadrante d’oro
che portava al polso. Sudava freddo. Ogni volta che doveva fare
rapporto, ogni maledettissima volta, Garp spariva e finiva per
lasciarlo da solo alle prese con il Grand’Ammiraglio.
Si sistemò
il colletto dell’uniforme, deglutendo. Cosa avrebbe dato per
essere in qualsiasi altro posto.
Herman Kong, il
Grand’Ammiraglio in carica, era un uomo enigmatico e
rigoroso, conosciuto in tutto l’ambiente militare per la sua
severità ed intransigenza, e per i suoi saldi principi di
Giustizia. Per meglio definirli aveva coniato un termine: Giustizia
Assoluta, amava ripetere.
Ma Sengoku sapeva che a
sostenere quelle medaglie, sotto le onorificenze e la divisa candida,
c’era solo uno scheletro di altrettanto candide menzogne.
-Oh, buongiorno,
Ammiraglio.
Sengoku si
voltò e scattò in piedi con il saluto militare,
mentre l’altro si accomodava sulla poltrona di fronte.
-Buongiorno, signore!-
rispose in tono fermo.
-Riposo, Ammiraglio.
Prego, si sieda pure- cominciò quello agitando pigramente
una mano, e prendendo alcuni rapporti sparsi sulla sua scrivania.
L’ufficiale
si mise di nuovo a sedere lì dov’era stato per
tutto quel tempo mentre attendeva il suo arrivo. Osservò
Kong mentre leggeva silenziosamente i rapporti. I piccoli
occhi neri scorrevano veloci le righe, non lasciando trasparire alcuna
espressione, talvolta corrucciava impercettibilmente la fronte, e
quelle rughe d’espressione e le guance cadenti
sotto il peso degli anni gli conferivano la curiosa apparenza di un
cane.
Era un vecchio cane che
non voleva mollare l’osso. Quanto amava quella
poltrona, il Grand’Ammiraglio.
Sengoku
serrò la mascella.
-Bene-
scandì Kong posando i rapporti di nuovo sul tavolo, con un
sorriso strascicato.
-Buone notizie,
Signore?- chiese l’Ammiraglio, fingendo interesse.
-Puoi dirlo, Sengoku!-
ghignò l’altro, scoprendo i denti gialli
–le nuove leve sono tutte arrivate a destinazione. Si
cominciava a sentire la mancanza di una certa disciplina, da
queste parti. Ma torniamo a noi! Dov’è finito il
Vice Ammiraglio Monkey D. Garp?
L’ufficiale
minore si sistemò gli occhiali sul naso.
-Signore, si scusa di
non essere presente, ma un lutto improvviso lo ha richiamato nel Mare
Orientale. Si tratta di… suo fratello… Ernest.
Kong fece
un’espressione contrita, alzando le sopracciglia.
-Mi spiace, gli
manderò una lettera di condoglianze- recitò.
Sengoku
ringraziò la sua proverbiale abilità nel
dissimulare, ben conscio che Garp non aveva fratelli, e che
sicuramente non si trovava nel Mare Orientale.
-Benissimo- riprese
l’altro in tono pratico- allora sarai tu a dirmi come vanno
le cose con quel pirata di Rogue Town …
-Gol D. Roger-
precisò Sengoku con una punta di irritazione.
-Esatto …
Seiji Alastair continua a chiedere la sua cattura, insistentemente-
rispose l’altro –voglio quindi sperare che abbiate
buone notizie.
Sengoku
incrociò le mani sulle ginocchia, e tirò fuori
tutto il suo spirito diplomatico.
-E’ questione
di tempo, Signore, lo prenderemo. Prenderemo quel criminale,
pagherà per le sue colpe.
Il
Grand’Ammiraglio lo guardò. Poi si mise a
ridere,prima piano, poi sempre più forte. Era una risata
vuota, senz’anima.
L’Ammiraglio
sobbalzò, spiazzato.
-Per un attimo puoi
anche smetterla di fare il soldatino modello, Sengoku. Siamo solo noi
due, come vedi- precisò l’ufficiale.
- …
Signore?- mormorò l’altro, risentito.
-Tu parli di colpe? Ah,
la colpa… - iniziò pacatamente lui –
mio giovane Ammiraglio, è un concetto talmente
relativo…
Sengoku rimase senza
parole. Sentir parlare di relatività da un uomo come Kong,
che, agli occhi del mondo, viveva di assoluti era davvero una stranezza.
-A cosa si
riferisce, Signore?- chiese, esitante.
Il sorriso giallastro
del Grand’Ammiraglio si allargò, sgradevole.
-A tutto e a niente.
Ma, per esempio … ecco, prendi ad esempio il caso di Seiji
Alastair. Il capo famiglia di una delle più importanti
famiglie di Draghi Celesti. Un uomo che passa la sua vita nel suo
castello d’oro, che è abituato alla devozione
più assoluta, che ama rendere ogni cosa sotto il suo
completo controllo. L’abitudine diventa una regola, per
lui. Poi un giorno accade che un ragazzino della metà dei
suoi anni rompe questa regola, improvvisamente. Il ragazzino diventa
colpevole. Ma ora poni il caso che è la stessa regola, la
stessa abitudine, ad essere un crimine, come può essere
definito il ragazzino? Colpevole di combattere un colpevole? Non
diventa quindi … innocente?
Sengoku
sgranò gli occhi.
-Signore,
ciò che ha detto … vuol dire che non esiste una
Giustizia che sia in grado di valutare realmente chi ha davvero
sbagliato?
Kong si
sollevò pesantemente dalla poltrona, e squadrò
dall’alto in basso il suo ufficiale.
-Te lo concedo,
Sengoku, è vero. Ma… se cominciassimo a
propugnare certi concetti, ho paura che si darebbe il via a pericolose
opposizioni al nostro sistema. Si tratta di idee sconsigliabili,
diciamo.
Si diresse verso una
delle grandi vetrate, osservando fuori. Sengoku fissava
quell’uomo con crescente risentimento misto ad una deforme
ammirazione.
-Per questo,
la Giustizia relativa, inevitabilmente, si piega di fronte a quella
Assoluta. Che è il mezzo più forte per proteggere
il nostro status, in effetti.
Si voltò.
Scosse la testa, con espressione compunta.
-Sono tempi difficili,
Sengoku.
L’Ammiraglio
annuì, nauseato. Doveva riconoscere a Kong una certa
abilità nel saper gestire fluidamente tutto il marcio del
loro sistema.
-Dobbiamo difenderci
dall’avanzata della pirateria- continuò
l’alto ufficiale, avvicinandosi di nuovo.
Sengoku
annuì per la seconda volta, mentre una piccola parte di lui
si convinceva delle parole di quel vecchio cane.
-E per questo, dobbiamo
tenerci stretti alleati come le famiglie di Marijoa, e magari chiudere
un occhio … sulle loro colpe.
L’altro per
la terza volta assentì, e fu certo che, in fondo, fingere di
avere saldi principi a cui appoggiarsi era il metodo migliore per
ostentare forza e potere, e riuscire a sopravvivere in un mondo tanto
ostile.
-Ho capito, Signore-
rispose con voce piatta.
-Mi fa piacere-
strascicò l’altro storcendo la bocca.
Sengoku si
sistemò di nuovo il colletto, si asciugò il
sudore sulla fronte.
-Confido in una
soluzione della vicenda, Sengoku, altrimenti dovrò
considerarti alla stregua di quei ragazzini incapaci che corrono dietro
agli ideali di questa bandiera credendo che le sorti del mondo si
decidono combattendo in battaglia- disse, indicando il simbolo del
gabbiano dietro le sue spalle.
-Nossignore- rispose
l’altro, sentendo una punta d’umiliazione in fondo
al petto.
-Il mondo si decide nei
palazzi- mormorò Kong con un’espressione appagata.
-Quando avrai capito
questo, potrai prendere il mio posto come Grand’Ammiraglio.
Gli occhi di Sengoku si
illuminarono, improvvisamente si sentì di nuovo esaltato.
Cercò di nascondere l’emozione che aveva provato a
quelle ultime parole.
Purtroppo
però non sfuggì a Kong, che per
l’ultima volta, prima di uscire, mostrò il suo
sorriso giallastro in una smorfia di superiorità.
-Ma credo che avrai
ancora molto tempo per rifletterci in tutta tranquillità.
Buona giornata, Ammiraglio.
-B…
buongiorno, Signore.
Sengoku rimase solo
nella stanza, inebetito.
Osservò
allontanarsi quell’uomo che incarnava ciò che
più lo nauseava, e ciò in cui si era ridotto a
credere, per arrivare al suo grado nonostante la giovane
età. Lui non era come Garp, che continuava a rifiutare la
carica di Ammiraglio. Appena ne aveva avuto occasione,
l’aveva artigliata e se l’era cucita addosso con il
suo servilismo.
Osservò la
poltrona che il Grand’Ammiraglio aveva lasciato vuota, appena
scostata dalla scrivania. Pelle lucidissima, nera.
Poi
guardò l’enorme bandiera della Marina appesa sulla
parete. Il potere di tutte le flotte del mondo.
Un giorno
quel posto sarebbe stato suo.
Rouge voleva aspettare
la sera per mettere in atto il suo piano, ma quando, quel pomeriggio,
vide passare Rayleigh davanti alla locanda, si fiondò in
strada e lo inseguì a passo svelto.
-Ray!
Il ragazzo si
voltò e le fece un gran sorriso. Lei si avvicinò
con il fiatone.
-Ciao, peperoncino!
Qual buon vento?- chiese, mite.
Rouge fece segno di
aspettare mentre riprendeva fiato. Poi si schiarì la gola e
parlò fermamente.
-Devo…
vedere Roger.
Il vicecapitano
guardò prima lei, poi il cielo azzurro, poi di nuovo lei, e
si grattò il mento.
-E pensare che oggi era
una così bella giornata. Perché vuoi far nevicare?
Rouge lo
guardò sarcastica.
-E’ una cosa
seria. Devo parlargli a quattr’occhi.
-Posso sapere a che
fine? Vuoi cercare di ucciderlo?- ridacchiò lui.
-Se tutto va bene, lo
saprete presto. Digli solo che… riguarda la Rotta
Sottomarina- rispose lei, con un sorriso sibillino.
Rayleigh
annuì un po’ dubbioso.
-D’accordo
… potresti parlargli ora, alla nave.
Rouge si
sentì di nuovo avvampare per tutto quello che aveva
involontariamente combinato nei giorni precedenti.
-Ehm… non
è che possiamo giocare in campo neutro?
Ray scoppiò
fragorosamente a ridere.
-Vedi, fai tanto la
misteriosa e poi sei sempre la solita mocciosetta! Che ridere!
-Aaah, sta zitto, Ray!-
rispose piccata lei, tirandogli una manata sul braccio.
-Uh, va bene comunque
… gli dirò che hai qualcosa di importante di cui
parlare … anzi, ripensandoci non credo che verrebbe se gli
dicessi una cosa simile. Diciamo che lo porterò qui alla
locanda con una scusa e poi glielo dirò alla fine- aggiunse,
ripensandoci.
-Allora
aspetterò qui- concluse lei, alzando il pollice.
Poi si andò
a sedere sulla sedia di vimini in cortile e aprì un libro.
Due minuti dopo era
profondamente addormentata, complice l’ora a cui si era
svegliata quella mattina e il libro molto poco interessante. Senza
quasi rendersene conto, aveva lasciato scivolare il tomo per terra,
aveva appoggiato la testa sul dorso della mano e si era accoccolata
sull’ampio bracciolo della poltrona, all’ombra dei
rami dell’ulivo che ondeggiavano appena smossi dal vento. Se
ne stette così per lungo tempo.
-Eddy…
finiscila- biascicò, provando un leggero fastidio sul
braccio.
Qualcosa continuava a
punzecchiarla vicino al gomito.
-...basta Ed…
-Saluta Ed e torna nel
mondo dei vivi, Rou. Ti ho portato il capitano!
-Ah!- si
svegliò lei di soprassalto, mentre Ray buttava per terra un
bastoncino.
Poco lontano
c’era Roger, con le braccia incrociate e
l’aria di chi era stato condotto lì con
l’inganno, anche se la sua espressione era vagamente ironica
per averla trovata nel mondo dei sogni.
Lei si
sistemò il vestito sulle gambe e cercò di darsi
un contegno.
Roger fece due passi
avanti.
-Ecco qui, era con lui
che volevi parlare, no?- disse Ray con un ghigno.
-Tu non hai idea di
quanto questo ti costerà- sibilò Roger.
-Gli ho detto che avevo
bisogno d’aiuto per portare le botti di rhum-
chiarì il vicecapitano a Rouge con noncuranza.
Lei si alzò
in piedi cercando di nascondere un moto di gratitudine verso Ray per
aver fatto fare a Roger la figura del fesso.
-Grazie mille, Rayleigh.
-Allora,
cos’è questa storia?- chiese il capitano con la
sua solita aria scocciata –questo idiota ha parlato di
qualcosa riguardante la Rotta Sottomarina…
-Sshhhh!!!-
saltò su Rouge, con l’indice sulla bocca.
-Mi hai interrotto-
constatò il capitano.
Rouge lo
guardò eloquentemente.
-Certo che ti ho
interrotto! Non possiamo parlarne qui, ho bisogno di mostrarti una cosa.
Ray alzò
appena un sopracciglio.
La ragazza si
guardò intorno, poi aprì la porta
d’ingresso ed entrò nella locanda, ma con suo
enorme disappunto vide che Ioakim e Mari, mentre lei era addormentata,
erano rientrati e parlottavano del più e del meno. Avrebbe
giurato che sarebbero stati fuori tutto il pomeriggio.
Uscì subito.
-Maledizione, non
possiamo parlare di fronte a loro!- mormorò, più
rivolta a sé stessa che al pirata.
-Si può
sapere- esordì lui di nuovo- che cosa diavolo vuoi?
Lei lo fissò
aspramente.
-Guarda che se avessi
potuto chiedere a qualcun altro l’avrei fatto- lo
rimbeccò.
Ray tenne mentalmente
il conto. Due a zero per lei.
-Quindi?
-Quindi…-
pensò Rouge guardandosi intorno- …vieni con me.
-Mi stai dando un
ordine?
Lei alzò gli
occhi al cielo.
-Quindi, per favore signor capitano, se
vuole gentilmente seguirmi…
Il vicecapitano
osservò i due andare avanti così per un minuto
buono, fino a che Roger non si decise a seguirla.
-Ray, per favore- disse
lei con enfasi- tu ora entri e fai in modo che Mari e Ioakim rimangano
a parlare lì dove sono. Che ne so, intrattienili,
raccontagli qualcosa …
-Capisco sempre meno
ma… beh, m’inventerò qualcosa, se
è per la buona riuscita del tuo piano misterioso- rispose
alzando le spalle.
Lei gli sorrise con
gratitudine e s’incamminò, seguita ad una certa
distanza da Roger.
Li osservò
camminare in quello strano modo fino a che sparirono dietro
l’angolo della casa.
Poi, a sua volta,
entrò nella locanda, salutando i padroni con entusiasmo.
Nel frattempo i due,
senza dire una parola, erano arrivati ai piedi di un vecchio albero
ricurvo, che stendeva i suoi rami fino al balcone del primo piano.
-Ma non potevamo
semplicemente entrare dalla porta?- commentò Roger
osservando l’albero.
-Sarebbe sembrato un
po’ sospetto, non credi?- rispose lei, girando intorno al
tronco.
Poi afferrò
un ramo più basso e prese ad arrampicarsi.
-Allora?- chiese,
vedendo che Roger era fermo al suo posto con nessuna voglia di muoversi.
-Questo è
uno scherzo, io me ne vado- disse lui, levandosi i capelli dagli occhi.
Rouge alzò
gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
-Sei proprio sicuro di
non voler sapere che ho trovato … che ho trovato la Rotta
Sottomarina?- aggiunse, sporgendosi in avanti ed abbassando la voce in
un sussurro.
Il pirata la
guardò attonito.
-Ti prendi gioco di
me?- chiese, freddo.
Rouge ne aveva
abbastanza.
-Hai forse paura di
salire su un albero, capitano?- sbottò.
E tornò ad
arrampicarsi, ma mise male un piede e per poco non scivolò.
Fece un buffo movimento e riprese l’equilibrio per un pelo.
Sentì Roger sogghignare e mormorare qualcosa, ma non si
voltò e raggiunse il balcone della sua stanza tutta rossa in
viso.
Entrò
cercando di non pensare al fatto che stava lasciando entrare la persona
che meno sopportava sulla faccia della terra nel suo piccolo rifugio.
Gettò uno sguardo nervoso alla quantità di foto e
oggetti personali che erano sparsi per la stanza, ma non era quello il
momento per provare imbarazzo.
Lui entrò
guardingo.
-E’ camera
tua?
-Già- disse
lei, sulla difensiva.
-Complimenti per
l’ordine- osservò il pirata, sarcastico.
-Parliamo di cose
serie- non raccolse Rouge, assicurandosi che la porta fosse ben chiusa.
Poi andò
alla scrivania e mise una mano sulle carte, fissando Roger.
-Ho intenzione di
proporti un accordo- disse in tono solenne, indicandogli una sedia.
-Tu … hai
intenzione di fare un accordo con me?- rispose quello, senza sedersi.
Si appoggiò allo schienale del letto. Tuttavia non
riuscì a nascondere un certo interesse nel vedere
l’Eternal Pose di Sabaody Islands posato sulla scrivania.
Rouge prese le carte e
le arrotolò, tenendole strette nelle mani.
Prese un bel
respiro e non si pose ulteriori domande.
-Tu hai bisogno di
queste, se vuoi arrivare alla Rotta Sottomarina- iniziò, nel
modo più convincente possibile. Attese che lui facesse uno
dei suoi soliti commenti, ma quello tacque, l’espressione
impenetrabile.
-Ed anche di questo-
continuò, mostrandogli l’Eternal Pose.
-Perché mi
dovrebbero essere utili un rotolo di vecchie carte ed una rotta per
Sabaody?- chiese.
Lei gli
voltò le spalle e srotolò sulla
scrivania la cartina che mostrava l’arcipelago con quella
strana x in mare aperto, poi quella che indicava il Grove 22. Roger la
raggiunse e guardò anche lui, posando una mano sul tavolo.
Rouge gli
gettò uno sguardo fugace: i suoi occhi neri osservavano quei
segni con malcelato interesse. Le sue dita scorrevano
lentamente sulla pergamena seguendo le rotte segnate tanto tempo prima
da Tom, sfogliavano carta dopo carta tutti quegli antichi documenti.
Aveva dei taglietti invisibili sulle nocche, quasi che quelle mani
fossero gelide. Chissà se erano davvero fredde.
Provò l’istinto di toccarle.
Rou,
ma che diavolo vai a pensare?
Si riscosse e si
costrinse a guardare fuori dalla finestra.
Quando quello ebbe
finito di analizzare la sua nuova scoperta, alzò lo sguardo
su di lei.
-Da dove vengono queste
cose?- mormorò.
Per la prima volta non
cercò affatto di mascherare la curiosità.
Reclinò un po’ la testa, in attesa di una risposta.
-Questo non fa parte
del nostro accordo- rispose lei, un po’ esitante.
Il pirata
sogghignò e guardò la porta.
-A quanto pare conosci
gente pericolosa- commentò –cosa ne direbbero
Ioakim e Mari, se scoprissero che hai in casa roba del genere?
-Loro non lo sapranno-
rispose in fretta lei.
-E perché lo
hai detto a me?
Rouge si rimise dritta
in piedi e lo guardò con un sorriso soddisfatto.
-Qui viene la seconda
parte del nostro accordo. Io ho bisogno di una nave. Se vorrete queste
carte, mi porterete prima a Sabaody Islands.
Roger
ammutolì.
-Cioè
… mi stai chiedendo di partire con noi?- chiese, incrociando
le braccia.
Il sorriso di Rouge si
allargò.
-Solamente fino
all’arcipelago. Ed ovviamente, una volta a Sabaody,
l’Eternal Pose torna alla sottoscritta.
Roger la
guardò malissimo.
-Cosa mi assicura che
quelle carte siano autentiche?
-Cosa mi assicura che
non cercherai di rubarmele e lasciarmi in mezzo all’Oceano su
una scialuppa?
-Non credo che
sprecherei la scialuppa.
Rouge
abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. Poi lo
fissò, stancamente.
-Una volta tanto
potremmo provare a fidarci.
Il pirata
riflettè, passandosi una mano tra i capelli. Sembrava gli
costasse molta fatica valutare quella proposta. Osservò
brevemente la conchiglia appesa al collo di lei.
-Accordato- disse,
infine.
Quella sera Roger
comunicò a tutta la ciurma il cambio di rotta, e la
prospettiva di trovare il passaggio sottomarino infiammò gli
animi dei compagni che fecero festa per tutta la notte.
Rouge
osservò per un pò quella marmaglia in festa,
quando fu raggiunta da Ray.
-Allora, che grande
novità- esordì lui, con il suo solito modo di
fare.
Lei non rispose nulla.
-Cosa
c’è? Non sei contenta? Non hai detto che
così potrai rincontrare tuo fratello?
Rouge si morse il
labbro.
Fino al pomeriggio era
sembrato tutto così semplice. La prospettiva di tornare da
Ed le aveva fatto dimenticare tutto il resto. La sua vecchia casa,
Baterilla. E, non da meno, anche il fatto di dover viaggiare su una
nave pirata.
-No …
è che… insomma, sono successe così
tante cose da quando siete arrivati- abbozzò un sorriso.
-E non sono sicura che
queste scelte siano le più prudenti- concluse, tirando su
col naso.
Il vicecapitano
reclinò la testa ed abbandonò la sua espressione
ridanciana.
-La prudenza, che bella
cosa. Mi piacerebbe possederne un po’, di tanto in tanto. Mi
sarei evitato molte cicatrici- rispose sereno, indicandosi il segno che
gli attraversava la parte destra del viso dalla fronte allo zigomo.
-Però-
continuò, abbassando la voce- sono sicuro che, se non avessi
seguito ciò la vita mi metteva davanti, ora sarei pieno di
cicatrici qui dentro.
Si battè una
mano sul petto.
Rouge sentì
gli occhi lucidi.
-Sono quelle che
bruciano di più,e si chiamano rimpianti. Sono il segno di
tutte le strade che si è preferito non intraprendere.
La ragazza
strizzò gli occhi, abbassando le palpebre. Una lacrima
solitaria scivolò sulla sua guancia.
-Ray, io …
ho paura.
-Di cosa?-
sentì chiederlo.
- … di
questo salto nel buio.
Riaprì gli
occhi, si passò il dorso della mano sulle palpebre.
-Ma senti che sia la
cosa più giusta da fare?- continuò lui, calmo.
-Si.
-E allora lascia che ti
dica una cosa, peperoncino. L’ignoto fa paura, è
vero. Fa paura a tutti, anche ai pirati, ai vecchi lupi di mare. Ma una
volta che ci sei dentro, è lì che senti
davvero la libertà. Lì capisci
cos’è davvero, la senti sulla pelle, nella
consapevolezza di non sapere a cosa stai andando incontro, nella
certezza che stai seguendo la tua volontà e che fin quando
avrai una vela con cui navigare continuerai ad andare avanti,
perché è quella la strada che hai scelto di
percorrere. E ci sarà sempre qualcosa che ti farà
paura, ma continuerai ad affrontarlo perché credi in
ciò che ti ha condotto fino a lì. Quindi se senti
di dover partire, vuol dire che è ciò che devi
fare.
Rouge esitò, poi annuì.
-Avanti! Se vuoi salire
sulla nostra nave ora mi devi fare un bel sorriso, abbiamo
già un gran bisbetico a bordo e non ce ne serve un
altro– esclamò Ray battendo forte il pugno sul
tavolo.
Lei annuì
più forte, mettendosi a ridere.
-Ok!-
replicò e batté a sua volta il pugno sul bancone.
Era bello contare su
certe persone, pensò Rouge quella sera.
Restava il fatto che,
belle parole di Ray a parte, avrebbe dovuto trovare il modo per dire a
Mari e Ioakim che all’arrivo dell’autunno se ne
sarebbe andata via da Baterilla.
°°°
Note:
-Forse avete capito che
Sengoku, al momento, mi sta un po’ sulle bolas. E pensare che
fino a poco tempo fa mi sembrava così pacioso …
-A voi capita mai di
parlare da soli o con gli oggetti, quando riflettete su qualcosa? A me
si ò.O
Spero di non essere
pazza, e comunque Rou non lo è, anche se parla con
l’Eternal Pose xD
-‘Consilience’,
il titolo, vuol dire ‘accordo’ ma anche
‘coincidenza’. Mi sembrava adatto^^
Alla prossima, ciurmaglia!
To be continued ;)
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Capitolo 10 *** Thoughts ***
Buongiorno!
E rieccomi qua, con il mio naturale ritardo...
Oggi non sarò di molte parole, stranamente, sono un
pò giù per certe (piccole) cose extra-scolastiche
che mi sono successe...
In più sono veramente inca**ata
nera perchè settimana prossima non
potrò aggiornare: all'uni hanno piazzato due esami e due
prove in quattro giorni, non scherzo... Bah.
Tiratemi pure pomodori ed affini, mi rendo conto che
queste pause sono scoccianti (anche se la storia è solo una
fic, certo... ma per me sono scoccianti!)
Scusate se non vi rispondo per questa volta, mando un grande grande
abbraccio a yuki
(ahah, di nuovo prima xD) , meli_mao,
Akemichan,
Bea,
MBP
e KH4.
Grazie mille, ragazze, i vostri commenti mi fanno sempre tanto
piacere :)
Vi lascio con un capitolo extra-lungo,un pò 'frivolo' e vagamente nostalgico, spero vi piaccia e
compensi un pò quello che mancherà settimana
prossima.
*si arma di forza e coraggio e parte per la guerra*
10. Thoughts
Agosto
arrivò trascinando con sé un caldo
torrido.
A Baterilla il clima
era sempre piuttosto mite, anche in inverno, ma in quei giorni
diventava davvero insopportabile. Si vedevano sempre meno
persone in giro per le strade dell’isola, in molti
preferivano starsene rintanati nella penombra sonnacchiosa delle loro
case o nei piccoli locali nell’attesa che passassero le ore
più calde.
Il villaggio era
praticamente deserto, al di fuori delle abitazioni si sentiva
solo il ripetersi del verso di grilli rintanati al fresco tra le ombre
dei rami, e più in lontananza il mite rumore del mare.
Due erano le ipotesi:
bisognava essere o zanzare o persone molto folli, per mettere piede
fuori casa quelle mattine.
Rouge sbuffò
e posò senza troppe cerimonie le piccole botti
d’acqua per terra, all’ombra di un albero. Si
appoggiò al tronco e si passò una mano sulla
fronte, massaggiandosi la spalla indolenzita.
Mari doveva essere una
sadica, non c’era altra spiegazione, se l’aveva
mandata fuori a prendere l’acqua in una giornata come quella.
Il pozzo di fronte alla locanda
è asciutto, devi tornare al paese!, aveva
sbraitato.
Grazie tante,
pensò la ragazza, legandosi di nuovo i capelli e
rimettendosi in spalla i due otri legati insieme con una cinghia.
Quello era un lavoro da
uomini, ma Ioakim sfortunatamente si era fratturato il polso e quindi
toccava sbrigare tutto a lei. Senza contare che la locandiera aveva un
diavolo per capello e trattava male anche suo marito, quasi fosse tutta
colpa sua.
Rouge rise amaramente.
Quella donna non sarebbe mai cambiata. Svoltò
l’angolo e scorse un triangolo di mare tra lo scorcio di
vecchie case, che la riportò ai suoi pensieri.
Erano passati
diversi giorni dalla sua decisione, ma non aveva ancora affrontato
l’argomento con i due locandieri. Stava solo aspettando il
momento giusto, poi avrebbe parlato loro.
In compenso
però aveva messo in chiaro un po’ di cose con
Roger.
Mentre camminava,
sorrise vagamente al ricordo del dialogo della sera precedente. Ormai
se n’era fatta una ragione, suo malgrado provava un perverso
diletto nello scontrarsi con quel capitano.
**
-Gli accordi si
scrivono e si firmano, da sempre! Sono cose comuni al mondo intero, e
ci ho messo un pomeriggio per scrivere tutto!
Gli sventolò
il foglio davanti alla faccia. Roger la guardò insolente.
-Le leggi del vostro
mondo non valgono in mare, mocciosa. Se vuoi salire sulla mia nave
dovrai stare ai miei metodi, ed io non ho assolutamente voglia di
compilare stupidi accordi scritti- replicò, togliendole il
foglio dalle mani, tuttavia prendendolo a leggere.
Rouge
incrociò le braccia. Si guardò intorno,
controllando che sia Mari che Ioakim fossero abbastanza lontani.
-Allora niente Log, e
niente carte. – bisbigliò con una smorfia - Che
disdetta, i tuoi uomini erano così contenti …
-Allora-
iniziò Roger aggrottando le sopracciglia, scorrendo le righe
una ad una- innanzitutto puoi scordarti il fatto che non lavorerai.
Ognuno sulla nave lavora e tu non sarai da meno, dovessi pulire il
ponte di coperta quattro volte al giorno.
-Non ho detto che non
voglio lavorare. Lavorerò alla pari di tutti, né
più né meno- rispose lei.
Il pirata la
guardò per un attimo, poi tornò a leggere.
Puntò il dito su una riga.
-Che cosa significa
“la possibilità di ricevere lettere”?
-Tutte le lettere che
arriveranno a Baterilla. Mari me le manderà con uno dei
gabbiani postini, che sanno sempre trovare la strada- spiegò
la ragazza fermamente.
Roger scosse la testa.
-Sei di
un’ingenuità così ... Hai idea di dove
stiamo andando? È la Grand Line, non questa pozzanghera
d’acqua del Mare Meridionale. I tuoi famosi gabbiani postini
finirebbero come nella pancia di qualche Re del Mare ancor prima di
accorgersene. Oppure, nel peggiore dei casi, potrebbero indicare la
nostra posizione a chi non vogliamo lo sappia. Quindi scordati anche
questo- rispose lui con fredda calma.
Lei rimase interdetta a
metà di una rispostaccia. Non poteva dargli torto.
-Terzo…-
continuò lui scorrendo la lista che Rouge aveva messo su.
Ad un punto fece
un’espressione curiosa e alzò lo sguardo su di lei.
-“Una camera
privata e relativa chiave”- recitò.
Rouge annuì
vigorosamente.
- Mi pare che questo
fosse scontato!- chiarì, con il tono di chi non ammetteva
repliche.
Fu il turno del
capitano di incrociare le braccia.
-Spiacente ragazzina,
ma non abbiamo la stanza degli ospiti. Non è una nave da
turismo, nel caso non te ne fossi accorta- rispose con un sorriso di
scherno.
La ragazza fece una
faccia scurissima.
-Io voglio la mia
stanza, altrimenti saluta le carte- ripetè, ancora
più irremovibile.
-E tu saluta il tuo
amato fratellino- rispose lui con noncuranza – lo hai capito
che è inutile ricattarmi con questi fragili argomenti?
Rouge si disse che le
sue argomentazioni non erano tanto fragili, ma che il capitano voleva
farle passare per tali. Ormai lo aveva capito.
-E va bene, ammesso che
non avrò la mia stanza, dove dormirò? In cantina?
Sul ponte?
-In cantina finiresti
mangiata dai topi e sul ponte, d’autunno, moriresti di
freddo. Sono opportunità allettanti ma, checché
tu ne dica, io rispetto i patti. E il patto è scaricarti
viva a Sabaody. Fino ad allora una brandina in camerata con la ciurma
andrà benissimo.
Lei inclinò
la testa e lo fissò. Lui, come al solito, era pienamente
convinto di quello che sosteneva.
-Stai scherzando?-
esclamò Rouge.
-No- rispose lui con
naturalezza.
-Piuttosto mi
addormento in piedi appoggiata al muro- rispose lei, allargando le
braccia.
-Ah, è una
possibilità anche questa.
Rouge si
arrotolò un ricciolo intorno all’indice.
-Perché non
posso avere una stanza? Tu ce l’hai la tua- disse rabbuiata.
Quando non aveva
più argomenti, ci provava con l’evidenza. Anche
quando inevitabilmente portava a risposte più che
prevedibili.
-Perché io
sono il capitano, mi sembra ovvio.
-Ed io sono una donna,
nel caso tu non te ne fossi accorto!- sbottò lei irritata a
voce acuta, scuotendo i lunghi capelli rossi nervosamente.
Le parve di intravedere
un mezzo ghigno sul volto di lui, ma dopo un secondo pensò
di averlo sognato.
-Me ne sono accorto,
invece.
A quella risposta Rouge
sentì un piccolo tuffo al cuore. Non ebbe neanche il tempo
di riflettere su quella inedita sensazione.
-I tuoi isterismi sono
tipicamente femminili- concluse lui.
Rouge si
schiarì la voce e deviò il flusso dei suoi
pensieri.
-E tu sei sicuro di
voler sottoporre questi isterismi alla tua ciurma anche quando si
tratta di dormire? Io parlo anche nel sonno! Anzi, strillo nel sonno,
ho dei terribili incubi- continuò , andando di fantasia.
Lui si chinò
in avanti. Troppo
vicino. Rouge improvvisamente voltò lo sguardo
di lato.
-Allora in quel caso ti
farò tacere io- rispose il pirata con
tranquillità.
Lei posò
subito un bicchiere di rum a separarli.
-C’è
il letto dell’infermeria!- esclamò in fretta.
Roger si
tirò nuovamente indietro sullo sgabello. Parve pensarci.
-Va bene-
assentì infine -se non ne avremo bisogno potrai usarlo tu.
Lei si
illuminò in un sorriso vittorioso.
-Ma non aspettarti
altri lussi, ragazzina. E questo stupido elenco lo puoi usare per il
fuoco del camino- precisò il pirata, lasciandole il foglio
sul bancone.
Lei non disse altro.
**
Si sistemò
sulla spalla una delle due botticelle che ondeggiava pericolosamente.
Certo, era felice di
aver ottenuto almeno una parvenza di autonomia su quella nave, ma una
sensazione di singolare disagio le era di nuovo scivolata nello stomaco
ricordando quella conversazione.
C’erano
alcune frasi di Roger che l’avevano colpita più di
quanto avrebbero dovuto.
‘Ti
farò tacere io’… era una minaccia,
vero? Ma è ovvio
che era una minaccia.
Cos’altro avrebbe dovuto essere, stupida?
Accelerò il
passo, cercando di lasciare indietro quei pensieri quasi
fossero zanzare che la infastidivano. Ma i pensieri andavano
più veloci di lei.
E
sono una donna, nel senso che sono un’isterica.
S’impose di
non pensarci affatto. Aveva fin troppi casini per la testa e non
sarebbe stato affatto salutare scoprirne di nuovi.
Maledizione.
Finalmente intravide la
locanda. Tirò un sospiro di sollievo. Una volta
arrivata, posò le botti in cortile ed entrò nel
locale.
-Mari!Signora!-
chiamò, col fiato un po’ corto.
Nessuna risposta. Si
guardò intorno, passandosi di nuovo una mano sulla
fronte sudata.
-Signora, sono tornata.
Ho lasciato l’acqua in cortile così … -
iniziò, ma si bloccò vedendo la locandiera che la
osservava in silenzio da in cima alla scala.
Vedendo che la
osservava con una lettera tra le mani.
-… Mari-
iniziò la ragazza, con un tuffo al cuore.
-Rou- la interruppe la
donna, scendendo le scale.
La rossa attese in
silenzio. Aveva capito fin troppo bene, dall’espressione
della padrona, di quale lettera si trattasse.
-Rou- ripetè
lei, una volta che le fu vicina- ti dispiace se ci sediamo un attimo?
Non c’era
traccia di risentimento, di rabbia o di tristezza. Lei non seppe che
altro fare se non assecondarla.
-Stamattina sono
entrata in camera tua, e c’era questa.
Posò la
lettera sul tavolo.
-Eddy è
stato promosso, quindi?- chiese.
-Si- rispose brevemente
lei, mordicchiandosi un’unghia.
La donna sorrise in
modo strano.
-Quindi ora ha una base
fissa, vero?
Rouge seppe che Mari
aveva già capito tutto.
-Si-
continuò impassibile.
-E tu hai lasciato
questa lettera sul tavolo di proposito perché io la leggessi.
Questa volta non
rispose nemmeno, in fondo quella non era una domanda.
Abbassò gli occhi.
-Mari, io te lo devo
dire- mormorò.
Vide le mani della
donna intrecciarsi sul tavolo di legno. Si costrinse a guardarla.
-Io … io ho
intenzione di raggiungerlo.
Mariel non
mutò espressione, nulla del suo viso attonito si scompose a
quelle parole.
Prese le mani della
ragazza tra le sue, e parlò con una dolcezza che Rouge
sentiva molto di rado.
-Bambina …
Lei deglutì.
Rimasero entrambe in silenzio, ad aspettare che succedesse qualcosa.
-… sono
sicura che Ed sarà molto contento- disse infine la donna,
sforzandosi di sorridere.
Rouge annuì.
-Ma sappi che questa
resta sempre casa tua- riprese –e che potrai tornarvi ogni
volta che vuoi. E… e che io e Ioakim terremo sempre la tua
stanza libera, i tuoi libri in ordine. E che…
A quel punto gli si
ruppe la voce in gola.
-… e che
porterete gigli a Roxane anche da parte mia- concluse la ragazza in un
sussurro.
La locandiera si
alzò rumorosamente in piedi ed andò al mobile
dietro il banco. Tornò poco dopo e fece scivolare sul tavolo
un pezzo di carta ripiegato.
Rouge lo
guardò esitante, Mari le fece cenno di prenderlo.
Lo aprì. Dentro era completamente bianco.
-Cos’è?-
chiese, con voce piatta.
Mari tirò su
col naso.
-Questo è un
regalo prezioso, bambina. Me lo portò Ioakim tanti anni fa,
quando ancora era nei Marine. E’ una strana invenzione
proveniente dal Nuovo Mondo … la chiamano Vivre Card.
Nel mezzo di tutta
quell’amarezza, Rouge provò una punta di
curiosità per quel banale foglietto bianco.
Guardò la
donna negli occhi.
-Cosa fa?
-Ti indica la via di
casa, sempre- concluse quella con un sorriso.
Non era stato facile
per Mariel assorbire del tutto la notizia della partenza. E se
all’inizio la tristezza l’aveva resa un
po’ più dolce del solito, col passare dei giorni
fece sì che diventasse ancora più ansiosa.
-Rou! Ma sei sicura che
l’unica nave a partire sia quella dei pirati? Insomma,
potrebbe essere pericoloso, se ci dovessero essere degli scontri? Se vi
prende la Marina? Se…
-Mari, da queste parti
non passa nient’altro! Devo arrivare alla Grand Line su un
peschereccio? Non voglio fare da antipasto a qualche mostro
marino…- le rispondeva lei pazientemente.
Ogni giorno
c’era qualche domanda a riguardo, e benché a Rouge
fece molto piacere che la locandiera si fosse un po’ ripresa
e fosse di nuovo attiva e vigorosa come al solito, ora tutta quella
insistenza cominciava davvero a stancarla.
Per questo
ringraziò il cielo quando i preparativi per la festa di
paese cominciarono ad occuparle gran parte del tempo.
A Baterilla il 22
Agosto era sempre stato un giorno speciale.
Lo stesso giorno di
cinquant’anni prima l’isola era stata liberata dal
Guardiano della Scogliera, un gigantesco serpente marino che rendeva
impossibile la navigazione ed attentava alle piccole barche dei
pescatori.
Aveva terrorizzato per
anni e anni la popolazione dell’isola e degli isolotti
vicini. I più anziani raccontavano che persino la cannoniera
della Marina aveva avuto qualche problema ad ucciderlo.
Rouge, sin da quando
era bambina, aveva sempre pensato che la commemorazione della morte del
mostro fosse per lo più una buona scusa per fare festa. Ma
visto che il paese, in quell’occasione, usciva per una notte
intera dal sonnacchioso letargo estivo e ciascuno poteva darsi alla
pazza gioia come mai nel resto dell’anno, aveva sempre amato
quel giorno.
Quando alla fine
arrivò, non potè fare a meno di svegliarsi di
buon umore.
Buona parte della
mattinata la passò con Mari a preparare i dolci di zucca,
poi, finalmente libera, passò alla vecchia casa sul
promontorio come d’abitudine.
Quando alzò
lo sguardo e vide il vascello ondeggiare placidamente sulle
onde, pensò che quella sera i pirati non si
sarebbero fatti sfuggire l’occasione di fare festa per nulla
al mondo. Era praticamente impossibile non venire contagiati
dall’atmosfera magica che si veniva a creare in quella notte
unica. Persino quello scostante di Roger si sarebbe divertito.
Sorrise e chiuse gli
occhi.
Si sentiva bene,
benissimo. Aveva voglia di saltare, di correre per strada, di ballare!
Da quanto tempo non si sentiva così? Possibile che
l’idea della festa le producesse quell’effetto
così esagerato?
O forse era
un’idea più ampia, ovvero quella di poter
cominciare a cambiare qualcosa della sua vita? Possibile che, come le
aveva detto Ray, la prospettiva di un futuro imprevedibile le
trasmettesse, oltre che comprensibile paura, anche quella sensazione
così piacevole? Era quello il sentirsi liberi?
Senza smettere di
sorridere trotterellò di nuovo verso la locanda.
Prima, però,
si fermò di fronte alla bottega di Renèe la
sarta, le era venuta improvvisamente voglia di un vestito nuovo. Ne
uscì una ventina di minuti con un pacchetto sotto braccio,
pensando che nulla le avrebbe rovinato quella serata, proprio nulla.
Tornata alla locanda
trovò il piccolo Shanks che girovagava per il cortile con il
solito ghiacciolo alla menta in mano. Camminava tra gli ulivi bassi e
ricurvi, di tanto in tanto si fermava ad osservare qualcosa.
-Ehi, piccoletto!-
chiamò, sorpresa –che ci fai qui?
-Ciao Rouge! -
esclamò quello con un sorriso a trentadue denti, correndole
incontro.
-Stavo aspettando
Kennet, è andato a prendere l’acqua alla locanda!-
rispose quello.
Lei gli
scompigliò i capelli e si accovacciò alla sua
altezza.
-E’ un
po’ che non ci vediamo- disse con un sorriso- che fine hai
fatto?
Il bambino morse con
enfasi un gran pezzo di ghiacciolo e biascicò a bocca piena.
-Sono stato…
malato… crunch… e Dan ha detto che mi ha punto un
insetto velenoso e quindi mi ha dato ancora le sue pappette schifose
per guarire!
La ragazza
ridacchiò.
-Niente di meglio di un
gelato alla menta, allora… Sai che questa sera
c’è una grande festa, sull’isola?
Shanks si
rigirò il legnetto del ghiacciolo tra le mani.
-Ma non so se il
capitano mi lascerà andare… - rispose, con una
vocina piccola piccola.
-E perché?-
chiese lei, mettendosi a sedere per terra per stare più
comoda.
-Perché non
vorranno preoccuparsi di un bambino mentre loro se ne vanno in giro per
il paese…
Lei ci pensò
su un attimo.
Ma
sì, che male c’è?
Gli fece uno sguardo
furbetto e sfoderò un gran sorriso.
-Vorrà dire
che ci penserò io a badare a te, piccola peste! Verrai con
me … e ti porterò alle giostre, contento?
Al bambino si
illuminarono gli occhi.
-Le giostre?
-Si … beh,
non è che ce ne siano molte, e in realtà non sono
neanche troppo belle ma…
-Io non sono mai salito
su una giostra!- esclamò quello con voce sognante.
Rouge
rincarò la dose.
-E poi
c’è la musica, c’è la gente
che balla, la bancarella delle caramelle, del cioccolato, dello
zucchero filato, dei giocattoli…
-Voglio andare a quella
dello zucchero filato!
-Possiamo andare dove
vuoi. Questa sera ti porterò io in giro per
l’isola- rispose lei.
-Che bello!- prese a
saltellare quello, e le gettò le braccia al collo,
visibilmente entusiasta.
-Ehi, frena piccoletto,
risparmia le energie per stasera! Come fai ad agitarti così
con questo caldo?- rispose lei, ricambiando l’abbraccio con
affetto.
-Lo sai che anche la
mia mamma mi abbracciava così?- disse lui allontanandosi.
Rouge rimase un attimo
senza parole da quell’affermazione.
-Cioè-
continuò lui, con un sorriso sognante- io non me lo ricordo,
ero troppo piccolo. Però sono sicuro che anche lei mi
abbracciava così come fai tu. Invece gli altri mi prendono
solo in braccio come un sacco di patate. Ray soprattutto, lo fa sempre.
-E… come ti
abbraccio io?- chiese lei lentamente.
-Non lo so-
alzò le spalle il bambino- ma è come mi
abbracciava la mia mamma.
Rouge per la seconda
volta non riuscì a dire altro. Vedere Shanks che parlava di
certe cose le fece sorgere dentro un misto di tenerezza e tristezza.
-Com’era la
tua mamma?- non potè fare a meno di chiedere.
Lui alzò di
nuovo le spalle.
-Non lo so. Mi hanno
detto che è morta poco dopo che io ero nato. E che aveva i
capelli rossi e veniva dal Mare Occidentale, dove sono nato.
Però- sorrise –io le voglio tanto bene lo stesso,
anche se non l’ho mai conosciuta.
Rouge si
sistemò il vestito sulle gambe. Non si era mai chiesta quali
origini avesse il mocciosetto fino a quel giorno. Era ovvio che Roger
lo aveva raccolto da qualche parte durante i suoi viaggi,
chissà quando.
Shanks si
rigirò il legnetto del ghiacciolo e poi lo posò
per terra.
-Allora…
posso venire davvero con te questa sera?
Rouge annuì
fermamente, provando un gran moto d’affetto per il
mocciosetto.
Poi lo prese di nuovo
in braccio e lo portò nella locanda.
-Ray, hai visto il
mozzo?
Il vicecapitano, senza
distogliere lo sguardo dallo specchio, fece un piccolo gesto di diniego.
-Mmm, credo che sia
sull’isola con Dan. Aveva voglia di uscire, dopo la febbre
che si è preso, poveretto, con questo caldo.
Roger tornò
al suo libro, taciturno. Poi sollevò di nuovo lo sguardo,
come se avesse appena notato qualcosa di veramente strano.
-Ray, da quando in qua
ti fai la barba?
Il vicecapitano
sogghignò mentre passava il rasoio sul mento.
-Ma che dici, Roger. Io
mi curo molto più di te. Sarebbe anche ora che ti
dessi una ripulita- replicò quello divertito.
-Tsk… non
siamo mica nei palazzi del Governo. Lo sai che in mare pizzi e merletti
non contano nulla.
Ray finì di
pulirsi il viso e si voltò verso il capitano, brandendo il
rasoio in modo molto convincente.
-E’ vero
capitano! In mare conta solo il coraggio! In guardia!-
esclamò rivolgendosi alla sua immagine nello specchio,
agitando teatralmente la piccola lama come se fosse una spada di due
metri.
Roger
sogghignò e tornò per la terza volta al suo libro.
-Hai già
cominciato a bere? Con questo caldo ti va subito alla testa, vedo-
commentò.
-Oho! Da che pulpito!-
replicò Ray posando finalmente la sua arma in miniatura
– e comunque non ho toccato un bicchiere, oggi. Mi risparmio
per questa sera. E’ per questo che mi sono fatto bello, jolie, stasera si
festeggia!
Il capitano per
l’ennesima volta alzò lo sguardo, e chiuse
definitivamente il libro.
-Cioè?-
chiese, alzandosi in piedi e versandosi da bere da una bottiglia colma
di liquido ambrato.
-Ah, già,
non te l’ho detto. Stasera c’è la festa
in paese, a Baterilla. Me l’ha detto la ragazzina
l’altro giorno, pare che sia l’evento migliore che
capiti da queste parti nell’intero anno!
Roger socchiuse appena
le labbra, come per dire qualcosa, poi ci ripensò.
-Figuriamoci se ti
lasciavi sfuggire l’occasione di fare casino- disse infine,
osservando l’isola dall’oblò della
stanza.
-Strano che non te
l’abbia accennato, visto che ormai parlate tanto. O meglio,
battibeccate peggio di due mocciosetti. Dovresti vederti,
certe volte … è così divertente!
Roger gli fece un gesto
poco carino con la mano.
-Ma forse tu non sei
invitato alla festa, jolie.-
continuò Ray con uno sguardo eloquente.
-La smetti di chiamarmi
così, idiota? E comunque non mi interessano le feste-
replicò subito il capitano.
Il vicecapitano
sorrise, mite.
-Non è vero.
Ti sono sempre piaciute. Ti ricordi quando c’era la
commemorazione di San Jorge a Rogue Town? Arrivava gente da tutto il
Mare Orientale. E noi sgraffignavamo sempre qualcosa di bello da tutte
quelle bancarelle …
Si fermò a
ricordare.
-Avrò ancora
da qualche parte quel falso Eternal Pose per Raftel Island ... Ah, mi
ricordo che siamo stati un giorno intero a fantasticarci sopra prima di
scoprire che era un’enorme taroccata!
Rise divertito a quelle
memorie, mentre Roger rimase in silenzio.
-Ma quanti anni
avevamo, Ray?- chiese dopo un pò, passandosi una mano sul
collo.
Le parole di
Ray evocavano ricordi sfumati, dolceamari, ricordi di
libertà.
-Bah, tu avevi una
tredicina d’anni. Io quindici, che idiota a starti sempre
dietro, ma non avevo scelta, la direttrice ti aveva affidato a me -
ridacchiò quello.
-E … Samie
nemmeno dieci anni- concluse Roger con voce atona.
Ray tacque. Era la
prima volta che il capitano tirava fuori per primo
l’argomento.
-Era la più
piccola, ma la più peperina - commentò, poco
dopo. Cominciò a provare una strana sensazione.
-Si cacciava sempre nei
casini- disse ancora Roger, calibrando le parole, osservando un punto
imprecisato del pavimento senza in realtà vederlo.
Il vicecapitano
capì che quella sensazione non era altro che compassione.
Roger gli avrebbe staccato la testa dal collo seduta stante,
l’avesse saputo.
-All’orfanotrofio
dicevano sempre che tra te e lei avevate il sangue del diavolo-
continuò, abbozzando un sorriso.
L’altro si
chiuse in un prolungato silenzio, ma Ray sapeva che quelle poche parole
che aveva pronunciato erano già un enorme passo avanti. Lo
guardò negli occhi.
-Devo ammettere che
aveva ragione- concluse –è difficile avere a che
fare con te.
Non c’era
traccia di rimprovero o di disapprovazione in quelle parole.
-Lo so per esperienza,
Ray.
-Quindi-
incalzò subito lui- non credi che ora questi ricordi possano
andare nella scatola del passato, e tornare a…
Si bloccò
quando vide Roger che gli voltava le spalle e faceva il giro del
tavolo. Il ragazzo pose le mani sul legno e lo guardò negli
occhi. Il suo vice non seppe leggergli in viso nessuna emozione.
-Mi chiedevo quando
saresti tornato a farmi questo discorso, Ray. Io ho fatto una
promessa a me stesso, lo sai.
Ray reclinò
la testa da un lato, valutando.
Roger tuttavia era
calmo, cosa che gli fece molto piacere. Ricordava ancora la
rispostaccia dell’ultima volta.
Allora provò
di nuovo ad insistere.
-Appunto! Puoi tornare
indietro quando vuoi, sono sicuro che il signor Gol D. Roger
accetterà la tua decisione!- disse con enfasi.
Ma seppe che aveva
fallito il tentativo nel momento stesso in cui pronunciava quelle
parole. Si morse la lingua: era la frase più stupida che
poteva pronunciare.
-Te l’ho
detto prima, è difficile per me avere a che fare con
… me.
Il vice
annuì. Tacquero entrambi per qualche minuto, poi Ray
pensò che era giunto il momento di risollevare un
po’ il discorso.
-Comunque, dicevo che
stasera …
Prese una sigaretta dal
taschino, ma prima che riuscisse a metterla in bocca Roger con
disinvoltura gliela fregò dalle dita e si diresse fuori.
-Ah, Roger, tu e questo
maledetto vizio! Quelle sigarette costano un accidente!-
esclamò , preso di sorpresa.
Lo raggiunse fuori, nel
piccolo triangolino d’ombra presente sul ponte, che si
allungava man mano che il sole scendeva basso sull’orizzonte.
Si sedettero l’uno di fronte all’altro, Ray lo
guardò con un sospiro rassegnato fumarsi l’ultima
delle sue sigarette, e quello ricambiò con uno sguardo
strafottente.
-Avanti, non fare
quella faccia - disse poi, spegnendo la cicca sul muro esterno.
L’altro
alzò le spalle.
-Però stai
migliorando vagamente, sai?- disse.
Roger si
stupì.
-In che senso?
- … boh,
è un’impressione- rispose elusivo –per
esempio … due mesi fa non avresti nemmeno minimamente
pensato di accettare un ‘passeggero’ a bordo.
Sorrise, molto poco
ingenuamente.
Roger si riscosse e
sospirò.
-Ma devi sempre tornare
a questa storia? Ti sei forse innamorato di quella ragazzina, che ne
parli sempre?
Ray alzò un
sopracciglio.
-Probabilmente Shakky
tornerebbe dal Nuovo Mondo per uccidermi- rispose, con gli occhi che
brillavano.
-Si, sarebbe da lei-
convenne il capitano.
-E tu invece?
Roger ci mise dieci
secondi buoni prima di rispondere.
-Io cosa?-chiese,
fissandolo malissimo.
- Ho detto qualcosa? -
rispose l’altro, con un sorrisetto ironico.
-Piantala con queste
stupide allusioni. La ragazza mi serve, punto e basta- rispose Roger,
con l’aria di chi non ammetteva obiezioni.
Ray si
stiracchiò e sbadigliò rumorosamente. Era davvero
l’ora di riportare il discorso lì da
dov’era partito.
-Comunque sia, bando a
tutti questi pensieri.
Il suo volto
s’illuminò di un sorriso profondo.
-Scorreranno fiumi di
rum, questa sera! Festeggeremo con tutta l’isola!
Roger annuì,
stancamente.
-E va bene, vada per il
rum. Ma l’isola cosa
festeggia, esattamente?
-E cosa vuoi che ne
sappia io?
°°°
Note:
-Questo capitolo
è quello che si dice 'di passaggio' (non succede nulla di nulla, almeno a livello di trama). Però, doveva esistere per
introdurre la festa e la partenza. Per cui, perdonatelo :)
-E pregate per me, denghiu.
Grazie per stare pazientemente ancora dietro a questa storiella! Ci leggiamo a marzo, un
bacione :)
To be
continued ;)
|
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Capitolo 11 *** Faible ***
Ehm…
permesso? Si, vi ricordate di me?
...
*splOtch*
Ok, si,
il pomodoro me lo merito tutto! Tirate, tirate pure … ehi,
non così forte!
Ciao
ragazze/i xD finalmente sono fuori dal tunnel !! Yeah!!
Sembra
passato un secolo, quindi vi chiedo perdono, immenso perdono!
Ecco
per voi un'altra dose extra-long di storia, spero che vi continui a
piacere :)
Eravamo
rimasti alla festa, e questo capitolo tratterà
esclusivamente di quella sera di fine estate…
Ormai
Rou sta per partire, ma ci sono dei piccoli dubbi da chiarire con
sé stessa… ce la farà? E cosa
succederà?
(ma quanto mi piacciono queste introduzioni idiote, sembro
la voce narrante di Dragon Ball xD)
Sappiate
che oggi non ho problemi di tempo, e non darò freno alla mia
vena parolaia, quindi… le vostre recensioni, mie tesssHòre!
@Beatrix: tranquilla Bea,
l’ispirazione c’è, in realtà
la storia l’ho finita… nella mia testa! Il tempo
manca per rivedere i capitoli e buttare giù gli altri e
(calcolando la mia puntigliosità ai limiti della follia)
controllare di non aver scritto orrori di trama xD
Comunque,
parlando dei nostri tre, si, hanno la stessa iniziale, e, credo, in
realtà Rouge e Roger sono esattamente lo stesso nome, mi
spiego (anche se magari già lo sai):
*parte
la musichetta di Super Quark*
La
bandiera pirata con il teschio è chiamata Jolly Roger, che a
sua volta deriva da Jolie Rouge, perché pare che le bandiere
corsare fossero rosse inizialmente (wikipedia docet)… e pare
che Oda abbia preso ispirazione da ciò per il nome di lei
<3
io
lo trovo molto romantico <3
Comunque
sì, i rapporti tra sti due migliorano, e la cosa non
potrà che andare avanti ;)
E
Ray merita una statua, è vero, comincio a raccogliere gli
stuzzicadenti per fargliela!
Ok,
spero che questa dose ti calmi l’astinenza, tesora! Mi sento
così pusher xD
Comunque
sappi che anche per me è stata dura, nel senso: la sera
aprivo il pc per studiare, poi vedevo quel capitolino lì, in
attesa di essere rivisto con calma, che mi guardava con gli occhioni
lucidi … oh si, mi sono voluta molto male xD
Un
bacione!!!
@KH4: Roger è ruvido,
sì^^ però dai, in fondo per certe cose ha ragione
u.u
*Rouge
le lancia un libro in testa* <- a proposito di isterismi
femminili xD
Shanks…
mi verrebbe da adottarlo, è troppo bello trattare questo
minirosso**
sarà
che io amo i personaggi bambini… sono molto contenta che ti
sia piaciuto quel pezzo, cara!
E’
importante perché la figura di Rouge è la prima
figura femminile con cui il piccoletto si trova a contatto, figurati,
sulla nave sono tutti rozzi lupi di mare, ci voleva un po’ di
dolcezza femminile =)
*Rouge
annuisce convinta*
Grazie
per il sostegno, dear! Spero ti piaccia questo capitolo!
Bacione
:*
@meli_mao:
ahah!
Vedo che hai notato un particolare interessante… anche
Roger, talvolta, si tradisce. O no? Vedremo ;) Come sono criptica,
ragazzi xD
L’infermeria
è un brutto ripiego ma non porre limiti al Caso …
sinceramente il triangolo no, non l’avevo considerato (cit.)
e non credo lo considererò … Ray mi sa di una
persona leale, ai suoi amici ed anche alla sua bella <3
Lo
sai che l’uovo di struzzo mi ha fatto ridere xD tra tutte le
stranezze del nostro Odacchi questa mi mancava, o forse non la
ricordavo! E comunque il pensiero di tirarmi su con
quest’immagine è stato molto carino da parte tua^^
Magari mi ha portato fortuna! Un bacione, cara!
Ps:
credo di non averti ringraziato per la tua recensione alla
Franky/Robin… ahah, quella storia è veramente
vecchia xD però le sono affezionata, e secondo me
*apre
parentesi pairing*
quei
due insieme sono perfetti…
davvero, è una delle (poche) coppie che davvero io vedo e
apprezzo in OP!
@MBP:
Ciao,
dolcezza!
ti
ringrazio per lo stritolamento, mi ci voleva proprio in quel
periodaccio!
Noto
con piacere che gli ‘isterismi femminili’ hanno
riscosso successo, ed è vero, Rou, siamo tutte con te! Tieni
alto l’onore dell’isterismo!
Mari
è una mamma per la rossa, magari un po’
‘vigorosa’ certe volte, ma è tipico
delle locandiere di paese non andare molto per il sottile!
Il
minirosso invece … sono contenta ti sia piaciuta la scena,
davvero! Ci tenevo si percepisse il senso di calore e tenerezza**
Piccolo OT: Ma
certo che possiamo incontrarci, mi farebbe molto piacere conoscervi!
Faccio
un appello anche alla terza milanese, ovvero Yuki… potremmo
vederci tutte e tre, stanno anche spuntando i primi raggi di sole
*festeggia* ^^
fatemi
sapere,ci possiamo sentire poi via mail ;) Nel frattempo, un bacione!!
@yuki:
ecco, si
stava giusto parlando di te un momento fa^^
oh,
caVa, la tua ansia di scoprire il nuovo capitolo non può che
farmi piacere… ed anche farmi sentire in colpa per i miei
ritardi assoluti, ma ciò è relativo^^
Sappi
che non ho intenzione di abbandonare la storia, combatterò
fino in fondo contro il mostro malvagio chiamato Università
per far valere il mio diritto al tempo libero!
*yeaH*
Ok,
oltre ciò, lieta che il chap ti sia piaciuto!
Ray
… oh, Ray, non vedi quante ammiratrici stai guadagnando,
ragazzo mio?
Compresa
l’autrice, ma che non si sappia in giro, lei
dev’essere imparziale…
E
sulla scena di Shanks, come già detto, ci tenevo che
colpisse, quindi grasssie, donna^^ Il passato del piccolo mocciosetto
è una storia che risulterà importante nella
seconda parte della storia, quindi verrà fuori sicuramente!
Per ora ti basti sapere che A) non ha mai conosciuto la mamma; B) non
ama che si parli della Red Line (ricordi il capitolo 7?); C)
è taaanto affezionato a Roger =) ed ora basta che
sennò diventa troppo facile (certo,certo…)
Ciao
carissima, alla prossima! E, come detto alla signorina qui sopra, se ti
va potremmo incontrarci, ora che sono un po’ messa meglio^^
Un bacione!
Ok, detto
ciò, vi lascio alla lettura. Vi avverto, è forse
il capitolo più lungo che abbia mai scritto O.o
Però ve lo
dovevo^^
So … Enjoy!
11. Faible
-Quanto tempo è
passato dall’ultima volta che ti sei pettinata decentemente i
capelli?
Mari armeggiava la
spazzola con aria battagliera, cercando di districare i lunghi boccoli
rossi di Rouge.
-Ti ho detto che non
era necessario che ci pensassi tu...- sospirò la ragazza
– non sono una bambina che ha bisogno di essere pettinata
…
Ma il cipiglio severo
che la locandiera le indirizzò attraverso lo specchio la
fecero tacere all’istante.
-Ok, come non detto!
-Rou, se ora parti, non
potrò più pettinarti i capelli come facevo quando
eri più piccola! – disse quella cantilenando. Le
sorrise.
-Quindi ora stai buona
e ti fai dare un’aggiustata!- concluse in tono energico.
Rouge non sapeva se
ridere o disperarsi per quella valanga di attenzioni che stava
ricevendo negli ultimi tempi. Pensò che, in ogni caso, le
sarebbero mancate.
-Uff…
però la volevo pettinare io!- intervenne Shanks, che
osservava la scena appollaiato sul materasso.
-Stà buono
tu, diavoletto! – rispose Mari mite, e finalmente
posò il pettine.
-Oh!-
commentò Rouge, alzandosi in piedi e rivolgendosi alla donna
– grazie.
-Di nulla, bambina! Oh,
cielo, certo che potevi comprarti un vestito migliore, tesoro!
– commentò, buttando uno sguardo sfuggente
all’abito di lei.
-Comunque- concluse
senza darle il tempo di ribattere- sono di sotto a preparare i tavoli,
se ti serve altro!- e trotterellò fuori dalla stanza, e
Rouge le scoccò un’occhiata esasperata che fece
ridere il piccolo Shanks.
-Bene, mocciosetto.
Visto che ho la libera uscita, direi di muoverci!- esclamò,
una volta che la donna se ne fu andata.
-Ok! Dove andiamo?
Rouge si
avvicinò alla finestra. Si stava facendo sera, erano quasi
le otto.
-Intanto andiamo-
rispose con un sorriso- ci guideranno i nostri piedi.
-Ok! Comunque secondo
me quel vestito è bellissimo- recitò il bambino.
La ragazza si
guardò l’abito color acquamarina che aveva
comprato quel pomeriggio con un pizzico di vanità. Le cadeva
abbastanza bene, fasciandole il busto e scendendo morbido sui fianchi,
fino alle ginocchia. Poi rivolse un sorriso sornione al bambino.
-Dì un
po’ , peste, non hai nemmeno la metà dei miei anni
e già ci provi?
Shanks alzò
le spalle, senza scomporsi.
-Kennet fa sempre i
complimenti ai vestiti delle donne.
-Ah, ecco-
ridacchiò Rouge –allora dì a Kennet che
è un po’ vecchio come trucco.
Presero la via per il
centro del paesino.
In giro c’era
molta più gente del solito, e ai lati delle strade donne e
uomini vendevano cibo e oggetti di qualsiasi tipo: quadrati di
cioccolata grandi come mattoni, fontane di cocco e frutta fresca,
bigiotteria della peggior specie e curiose lampade colorate.
Fermandosi di tanto in tanto a salutare qualche conoscente, ben presto
si allontanarono dalla locanda e dalla costa, lasciandosi alle spalle
la nave pirata ormeggiata poco lontano.
-Rou…- disse
ad un certo punto il ragazzino, indirizzandole un sorriso molto poco
innocente.
-Cosa
c’è?- chiese quella incuriosita.
-Veramente io non ho
detto a nessuno che venivo con te questa sera- rispose, mentre il
sorriso si allargava- e Kennet è andato via credendo che
fossi tornato alla nave.Secondo te si arrabbieranno?
La ragazza lo
guardò con espressione vagamente accusatoria. Poi gli
tirò un pizzico sulla guancia.
-Lo sai che sei una
piccola peste bugiarda? – replicò, scherzando.
Andarono avanti ancora
un po’, d’improvviso Rouge notò qualcosa
che, prima ancora che ci riflettesse, le provocò un piccolo
tuffo al cuore.
Roger.
E poi Dan, Ray, il
cuoco e quel grosso meccanico, ad una trentina di metri.
Buttò un’occhiata a Shanks che era corso poco
lontano ad un banchetto di giocattoli meccanici, e non li aveva visti.
Ma neanche quei cinque avevano visto loro.
Osservò
Roger. Le mani nelle tasche, chiacchierava sommessamente con il medico
e di tanto in tanto sorrideva brevemente. Portava ancora la lunga
maglia scura che gli aveva visto quella sera sulla nave, su cui
spiccava una piccola catenina dorata. Il colore d’inchiostro
dei suoi capelli, appena lunghi sotto le orecchie, lisci ed ispidi,
risaltava sul viso bruno e gli occhi scuri e pungenti. Tutto
nell’insieme, lo rendeva fosco quasi quanto la notte che
osservava tutti loro.
Lo seguì con
lo sguardo, ferma , spostandosi appena quando qualcuno, in mezzo, si
fermava a parlare e lo nascondeva alla sua vista.
C’era
qualcosa di rassicurante nel poterlo fissare senza sentire i suoi occhi
addosso, con quel maledetto carico di arroganza e
superiorità.
Ma
d’improvviso lui voltò la testa e la vide. Rouge
distolse lo sguardo all’istante e gli voltò le
spalle.
Non
mi ha visto, non mi ha visto!, prese ad auto convincersi,
chiudendo gli occhi per l’imbarazzo.
Poi intravide delle
persone che conosceva, e un’idea le attraversò la
mente.
Il gruppetto di cinque
pirati camminava a passo lento per la strada, di tanto in tanto
qualcuno si voltava a guardarli incuriositi.
-Mi domando che cosa ci
trovano di così interessante- commentò Daniel a
denti stretti, seguendo con lo sguardo un ragazzino che lo aveva
fissato insistentemente per venti secondi buoni.
-Ci hai fatto mai caso
che non siete in molti a portare due bisturi appesi al fianco, Dan?-
rispose Kennet, con un sorriso insolente.
Il medico si
sistemò le due lame affilate fermate alla cintura con
noncuranza.
-Questi sono gli
attrezzi del mestiere, cuoco. Li porto sempre con me.
Ray
ridacchiò e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
-Via, ragazzi, non
credo che stasera ci sia qualcuno disposto ad attaccarci! Piuttosto,
guardate quanto ben di Dio…- e fece un cenno ad un gruppetto
di ragazze che scoppiarono in risolini acuti.
-Ray, Shakky...- cantilenò
pazientemente il medico, continuando a camminare.
-Dove, dove?-
saltò su quello guardandosi intorno, improvvisamente
all’erta.
Dan
ridacchiò sommessamente.
-Come sei prevedibile-
rispose il cuoco strafottente, poi si bloccò.
-Ehi, Roger…
che hai visto?
Il capitano era fermo
qualche metro più indietro.
-Credo di aver trovato
il mocciosetto- rispose, accennando con la mano ad un punto non molto
lontano.
I tre occhieggiarono
verso la direzione indicata e scorsero Shanks e Rouge che camminavano
parlando fittamente.
Il meccanico si
lasciò sfuggire un fischio basso.
-Ma guarda …
non mi ero mai accorto di quel bel culetto…
Ray gli tirò
amichevolmente una gomitata nello stomaco.
-Jin, tieni a bada i
tuoi commenti, grazie!
-Scusa, Ray-
replicò subito quello- tu hai fatto commenti sulla
metà delle ragazze che abbiamo visto stasera! Ed ora per quella
lì…
Ray lo
guardò con un sorriso sornione.
-Il fatto è
che quella
lì
è una mia buona amica ed io so come tratti le donne, jolie!
-Vediamo di non
combinare casini a bordo- commentò mite Daniel.
-Ci muoviamo o volete
restare qui tutta la sera?
Si voltarono tutti
verso Roger che nel frattempo li aveva preceduti e li aspettava
più avanti.
Le mani affondate nei
lunghi pantaloni scuri, come al solito, e un’espressione
curiosamente rabbuiata.
-Ecco, Roger!- rispose
subito il meccanico.
-Ma il mocciosetto lo
lasciamo a lei?-chiese il medico.
-Fategli fare quel che
vuole- tagliò corto il capitano.
Ray osservò
le facce dei suoi compagni. Pareva essere l’unico ad aver
colto una vena di nervosismo che, sospettò, non
aveva nulla a che vedere con il fatto che si stesse perdendo tempo.
Jin, oltrepassandolo,
gli restituì la gomitata di poco prima.
-Ehi, Ray, pare che la
tua amichetta non abbia poi tanta paura degli uomini- lo
schernì.
Il vicecapitano si
voltò di nuovo e vide che era attorniata da quattro ragazzi
sulla ventina, con cui parlava animatamente. Fin troppo animatamente
… non l’aveva mai vista lisciarsi i capelli in
quel modo o ridere così.
D’un tratto
lei voltò appena la testa occhieggiando
nell’esatta direzione di Roger, e Ray notò che il
capitano incrociò il suo sguardo per qualche secondo, prima
di tornare a camminare, a passo svelto.
-Beh, ti sei
incantato?- lo riscosse Kennet.
-Eccomi, eccomi-
rispose prontamente il vicecapitano. Sogghignando tra sé e
sé, si disse che forse certe sue teorie non erano poi
così infondate.
Rouge distolse lo
sguardo, cercando di soffocare un risolino.
-Allora, Portuguese,
dì a Ed che quando la smetterà di fare il
soldatino deve passare a trovare i suoi vecchi amici - concluse uno dei
quattro con cui stava parlando.
-La vedo dura, Jam.
Comunque- disse, congedandosi con un piccolo inchino- glielo
scriverò nella mia prossima lettera.
Si allontanò
e dopo un po’ scoppiò a ridere. Shanks, che
trotterellava davanti a lei con un sacchettino in mano la
squadrò incuriosito.
-Perché ridi?
-Oh- rispose lei,
posandosi una mano davanti alla bocca- nulla, nulla …
-Chi erano quelli? Dei
tuoi amici?- riprese lui, mentre addentava l’ultimo
quadratino di mandorle glassate.
-No, sono dei vecchi
compagni di mio fratello, non sono miei amici- rispose lei,
sorridendogli soddisfatta.
-Dovevi dirgli qualcosa
di importante?- insistette il bambino.
-Beh, no…-
disse Rouge, un po’ stupita.
-E allora
perché li hai chiamati subito quando li hai visti?
Acc…
-Mocciosetto, ma quante
domande fai? Mangia il dolce- tagliò corto lei,
scompigliandogli i capelli.
Poi alzò lo
sguardo verso il cielo: ormai la notte era calata del tutto.
Sorrise alle stelle che
si contavano a centinaia trapunte su quella fitta trama nera: non
riusciva a capire neanche lei perché avesse reagito
così, quasi d’istinto. Si era fermata a
parlare con Jam e gli altri, con cui praticamente aveva scambiato al
massimo qualche saluto prima d’allora. O meglio, li aveva
chiamati lei per prima.
Era stato un capriccio,
una vanità?
Roger continuava a
considerarla una mocciosetta simpatica come una palla al piede, una
bambina praticamente …
perché?
Sbuffò,
innervosita a quel pensiero.
-Questa sera sei
strana- ridacchiò Shanks, mentre, mano per mano,
oltrepassarono alcune bancarelle che vendevano abiti dai colori
sgargianti.
-Prima ridi, poi sei
triste.
-Non farci caso,
piccoletto. Come dice qualcuno, sono un’isterica- aggiunse,
rivolta più a sé stessa che al bambino.
-Allora saliamo sulla
giostra?- saltò su lui, indicando uno spazio affollato in
cui erano state istallate alcune piccole piattaforme girevoli coperte
di luci.
Con gran gioia di
Rouge, Shanks volle fare il giro di tutto il piccolo parchetto, e
salì almeno due volte su tutti i giochi che trovava a
disposizione.
Un paio di volte la
ragazza aveva dovuto andare a riprenderlo a forza per trascinarlo via
di lì, ed in cambio continuava ad offrirgli dolci di ogni
tipo.
-Se ci vedesse Dan!-
esclamò lui mentre iniziava il terzo zucchero filato alla
menta della serata.
-Ah ah! Scommetto che
anche al medicastro piace questa meraviglia!- sentenziò
Rouge, spizzicando una parte di quel batuffolo zuccherino.
Arrivarono fino alla
piazzetta del paese contornata dalle basse casette bianche, e di
fermarono ad osservare le coppie che danzavano seguendo le note di
alcuni strumentisti che si esibivano su di un piccolo palco.
La fisarmonica ed il
violino suonavano con le loro lunghe note vibrate, con melodie allegre
e malinconiche, così ugualmente profonde e piene che
riempivano tutto il cielo notturno.
Le lanterne di mille
colori, le luci calde ed il chiacchiericcio festoso di tutta la
comunità si abbracciavano e si fondevano, e sembravano
rischiarare l’esterno quasi non fosse affatto notte inoltrata.
Rimasero a
lungo in quell’ atmosfera in cui si mescolavano
profumi dolci, risate, l’odore pungente dell’alcol
e il profumo di carne arrostita, le musiche dei balli e il fruscio dei
vestiti belli delle donne di paese.
Poi, di nuovo, si
lasciarono guidare dai loro piedi per le strade dell’isola.
Shanks si
fermò e la guardò.
-Rouge, mi fanno male i
piedi- la informò.
Lei sospirò
e gli porse le braccia.
-Dai, ti porto io-
mormorò pazientemente- mi chiedevo quanto ancora avresti
resistito, è tutta la sera che non stai fermo un attimo!
Il bambino
annuì e lei lo prese.Andarono avanti per un
po’ senza parlare.
Il vento fresco della
notte portava l’odore della salsedine e trascinava via, passo
dopo passo, i rumori della festa, il chiacchiericcio e la musica.
Dopo un po’
Rouge giunse a sentire solo i suoi passi e il respiro lieve del bambino
che portava in braccio, mentre cominciava a farsi più
definito il lento frangersi delle onde sulla spiaggia.
Ad un certo punto si
ritrovarono a passare vicino la locanda.
Notando le luci accese
in giardino e udendo grida festose, Rouge occhieggiò
incuriosita. Era sicura che Mari e Ioakim fossero in paese a vendere i
biscotti di zucca.
Di lontano scorse che
chi faceva festa con dei barilotti comprati, evidentemente, per
l’occasione, non erano altro che i pirati di Roger.
Erano seduti intorno ad
un fuocherello, e c’era Kennet che strimpellava rumorosamente
con una vecchia chitarra, mentre Ray cantava e ballava a braccetto con
un suo compagno, e gli altri brindavano sbattendo senza molte cerimonie
i grandi boccali di rum.
Binkusu
no sake wo, todoke ni yuku yo
Umikaze
kimakase namimakase
Shio
no mukou de, yuuhi mo sawagu
Sora
nya wa wo kaku, tori no uta!
Roger era
appoggiato al grosso tronco di un ulivo, e con gli altri osservava la
scena sogghignando.
Rouge notò
che neanche lui sembrava molto lucido. Aveva la testa appena reclinata
e gli occhi velati nell’ombra. Ma sicuramente più
lucido di molti altri, compreso il buon medico Dan che si era alzato ed
aveva cominciato a ballare insieme agli altri due in una specie di
girotondo molto sconnesso.
Lei e Shanks si
guardarono e non riuscirono a soffocare un risolino.
-Vuoi tornare ora con
loro?
Shanks li
guardò un altro po’, tuttavia fece segno di no con
la testa.
-Allora vuoi
accompagnarmi in un posto speciale? E’ laggiù,
vicino al mare.
Lui annuì
con un sorriso, tuttavia dopo un po’ si rabbuiò.
-Il capitano si
sarà arrabbiato? Non mi ha più visto tornare
… - disse per la seconda volta.
-Oh, non credo- lo
tranquillizzò lei –a me sembrava si stesse
divertendo … e tu ti sei divertito, questa sera?
Lo sentì
appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Si!-
esclamò, con la voce un po’ roca- non ero mai
salito su un cavallo!
Rouge
sogghignò.
-Ma quello delle
giostre non era un cavallo vero- commentò distrattamente,
sollevando la testa a scorgere la vecchia casa sul promontorio alla
fine del sentiero.
-Si- rispose subito
quello senza scomporsi affatto, in tono pratico- ma era come se stessi
su un cavallo vero! Si muoveva tutto intorno e avevo anche la spada di
un cavaliere! Come nella favola del cavaliere pirata del Mare
Settentrionale che mi raccontava Ray …
-E’ vero,
perdonami- assentì infine lei dandogli un buffetto sulla
guancia- era proprio un magnifico cavallo. E tu sei un bravo cavaliere
senza paura. Un bravo cavaliere pirata- aggiunse, chiedendosi che razza
di ibrido fantasioso fosse quella strana figura inventata da Rayleigh.
-Come il capitano!-
sentenziò quello, con entusiasmo, e Rouge non rispose oltre.
Dopo poco raggiunsero
il piccolo cortiletto antistante la vecchia casa sul promontorio, e lei
lo lasciò scendere a terra.
-Ti piace questo posto?
E’ il mio posto segreto.
Shanks
annuì, e si sedette per terra. Lei lo imitò, e se
ne stettero così per un po’, osservando il mare
che si spalancava placidamente davanti ai loro occhi.
Punteggiato da una
miriade di piccole stelle che si specchiavano sulla sua distesa calma,
sembrava un’enorme creatura serenamente addormentata.
-Shanks…
-Si?
I grilli intonavano la
loro monotona melodia dai rami degli ulivi lì intorno.
-Perché
Roger è così importante…
Si bloccò
per un attimo.
-… per te?-
concluse, deglutendo.
Shanks posò
le mani dietro la testa e si stese per terra.
-Perché lui
mi ha portato sul mare.
La
semplicità di quelle parole, ed il tono sognante con cui
erano state pronunciate, le trasmisero un profondo senso di
tenerezza.
-Quando?- chiese di
nuovo, appoggiando a sua volta la testa sulla terra calda, scrutando
sopra di lei le luci lontane che ascoltavano quella conversazione.
Il bambino tacque per
un po’.
-Più di tre
anni fa. Quando l’hanno trovato … sulla
R…Red Line. Sulle montagne.
Rouge
percepì chiaramente il tremito che aveva avuto la sua voce
nel pronunciare l’ultima frase.
Si voltò su
di un fianco e guardò il bambino negli occhi: sembrava
triste, ma sicuro.
-Non devi rispondermi
per forza, mocciosetto... – gli disse, accarezzandogli una
guancia.
-Il capitano
… mi ha fatto vedere il mare- ripetè lui, come a
voler sottolineare quel concetto.
-E non
m’importa Ray dice che prima rideva molto di
più, che andava tutto molto meglio … il capitano
è la persona a cui voglio più bene,
perché mi ha portato con lui!
Rouge lo
guardò dolcemente. C’era qualcosa di
davvero impressionante in quella devozione da parte di un
bambino di nemmeno dieci anni. E poi, c’era
qualcos’altro, oltre.
-Prima … di
cosa?- azzardò.
Sentiva che molto di
quel discorso si ricollegava a quanto aveva visto ed ascoltato durante
la sua permanenza sulla nave.
-Io non conosco questa
storia- rispose il bambino –Ray non vuole parlarne con me. Si
arrabbiava se glielo chiedevo.
La ragazza
deglutì. Era strano sentire di un atteggiamento simile da
parte del vicecapitano. Improvvisamente sentì che forse non
voleva saperne oltre, non dal bambino.
-Però quando
hanno trovato il capitano … sulla Red Line… era
ferito ma ripeteva solo un nome, diceva che Samie era morta per colpa
sua e che avrebbero dovuto lasciare morire lì anche
lui… e…
-Shanks, va
bene…- intervenne subito lei, posandogli nuovamente la mano
sulla guancia.
Il bambino la
fissò. Aveva gli occhi vagamente lucidi.
-Shanks, perdonami, non
dovevo chiederti queste cose- disse di nuovo lei, a bassa voce,
maledicendosi per la sua curiosità.
-Io voglio bene al
capitano- ripetè quello per l’ultima volta.
-E io voglio bene a te,
mocciosetto- rispose lei, strappandogli un sorriso –scusami
se ti ho fatto piangere.
-No, i pirati non
piangono. Ray lo dice sempre. Infatti io non ho pianto-
puntualizzò quello mentre i suoi occhi si accendevano di
nuovo della consueta luce furbetta.
Rouge non
potè fare a meno di abbracciarlo. Poi entrambi alzarono di
nuovo gli occhi verso la volta celeste.
Per lungo tempo la
ragazza si perse nei suoi pensieri, mentre il sorriso di Samie da
quella antica fotografia continuava ad apparirle davanti agli occhi,
quella foto in cui indossava la collanina con la conchiglia
così simile alla sua.
Forse quel ciondolo era
davvero di Samie.
La toccò
distrattamente, e le venne in mente che per tutto quel tempo, Roger
aveva visto quel simbolo intorno al suo collo, senza battere ciglio.
Era
morta per causa sua.
Qualsiasi cosa fosse
successo, era accaduto sulla Red Line. Si rese conto
all’istante che c’era qualcosa che non tornava:
sulla Red Line? Sulle montagne?
La
Red Line può essere attraversata, ma solo se non hai
più nulla da perdere.
Così le
aveva detto, sulla nave, quella sera.
Era dunque possibile
che il continente fosse abitato al di fuori della Terra Sacra di
Marijoa?
E perché
Roger era giunto proprio lì?
Che in qualche modo in
tutto questo c’entrasse la grande capitale del Governo?
Sentì che
tutte quelle domande le stavano sfuggendo tra le dita come acqua
torbida.
Una sola convinzione
rimaneva, su tutto: la morte di quella ragazza dagli occhi chiari aveva
lasciato un segno troppo profondo, aveva innalzato un muro alto e
silenzioso.
Ray
dice che prima andava tutto molto meglio.
-Shanks,che ne dici se
tornassimo …
Si interruppe vedendo
che il bambino, nel frattempo, si era addormentato. Se ne stette ferma
a guardarlo respirare piano, con la bocca un po’ aperta e
l’espressione serena.
Dormi
bene, mocciosetto. E sogna tanti cavalieri pirata.
Si rimise a sedere, poi
lentamente prese di nuovo il bambino in braccio e si avviò
alla locanda.
Doveva essere molto
tardi.
Una volta arrivata,
entrò nel cortile e si guardò intorno: era tutto
immerso nella più completa oscurità, sembrava non
esserci più nessuno.
Quanto tempo se
n’era stata al promontorio, distesa a guardare le stelle e i
suoi pensieri?
A passi leggeri
aprì la porta, ma trovò la locanda deserta,
evidentemente Mari e Ioakim erano ancora al paese a festeggiare. Senza
accendere la luce salì le scale, una volta entrata in camera
posò il bambino sul suo letto e lo coprì con un
leggero lenzuolo, mentre dalla finestra aperta entrava il fresco vento
notturno.
-Buonanotte- lo
salutò, con un bacio sulla fronte.
Poi si sedette per
terra.
Avrebbe aspettato il
ritorno dei locandieri e poi sarebbe andata a letto, si
sentì improvvisamente stanchissima.
Quella serata era
andata un po’ diversamente da come l’aveva
prevista, ma tutto sommato era stata una bella festa, a suo modo. Non
aveva mai passato un 22 Agosto così atipico, in compagnia di
un mocciosetto.
Qualcosa in
più, poi, l’aveva scoperto.
Come sospettava, Samie
non era a bordo, perché era morta qualche anno prima. E
Roger, per qualche motivo, se ne sentiva colpevole, ma neanche
Ray voleva spiegarne il perché.
Il mocciosetto che
dormiva pacificamente ad un metro da lei aveva incontrato il capitano
sulle montagne della Red Line… ma le aveva detto di essere
nato nel Mare Occidentale.
E non amava affatto
ricordare quella sua vita prima che Roger lo
portasse sul mare,
come aveva detto.
Andava bene cercare di
estorcergli informazioni superficiali, si disse sorridendo amaramente,
ma aveva come l’impressione che quella vicenda andava
affrontata in maniera diversa che parlandone con un bambino.
-Uff…-
sospirò, pensando seriamente di addormentarsi per terra.
Stava quasi per farlo, quando udì qualcosa che la riscosse
appena.
Dling.
La corda di una
chitarra, una nota appena percepibile.
Lentamente si rimise in
piedi, e rimase in attesa ad ascoltare.
Al primo suono ne
seguì piano un altro, poi un altro ancora.
Le note erano lente e
malinconiche, attraversavano dolcemente la notte e frangevano il
silenzio.
Vibravano quasi
sottovoce, come in una ninnananna per quella natura infine
addormentata, e solitarie sembravano vagare verso le stelle insieme al
vento che saliva dal mare.
Mosse qualche passo
verso il balconcino, e qui, appoggiandosi alla ringhiera,
scivolò di nuovo per terra.
Posò lo
sguardo sul punto da dove proveniva quella flebile melodia.
Roger pizzicava quelle
corde lentamente, ponendo diverse pause tra un suono e
l’altro.
Rouge non si
stupì neanche, appoggiò il viso sulla ringhiera e
lo osservò chino sulla chitarra di Kennet, il viso in ombra,
seduto sugli scalini dell’entrata a lato del cortile.
Si passò una
mano tra i lunghi capelli rossi e si rimise in piedi. Silenziosamente,
scese le scale.
Si avvicinò
lentamente, senza preoccuparsi di cosa avrebbe potuto dirgli. Era come
ipnotizzata dalla tristezza di quella musica, le entrava dritta nel
cuore.
Ed era triste, ed era
immensamente dolce.
Si chiese come diavolo
fosse possibile una cosa del genere, sentì gli occhi farsi
lucidi senza motivo.
Si passò una
mano sulla spalla, sentiva inspiegabilmente freddo.
D’un tratto
Roger voltò appena la testa e si accorse di lei che lo
osservava, in piedi, a pochi metri.
Sollevò
subito le dita dalle corde.
-No…-
mormorò Rouge, riscuotendosi.
Il pirata si
scostò i capelli da davanti agli occhi. Aveva uno sguardo
stanco, una bottiglia vuota poco lontano da lui.
-Dov’è
Shanks?- chiese, con voce bassa.
Rouge esitò.
-Lui è di
sopra… dorme. Ma…
Fece un buffo gesto con
la mano.
-Io
… è solo che ho sentito la musica
e…
Roger
inclinò appena la testa da un lato.
-Per favore…
-sussurrò lei, posando lo sguardo a terra – non
smettere.
Il pirata si
passò una mano sulla fronte.
Poi si chinò
di nuovo e riprese a suonare sommessamente.
Lei si sedette a terra,
a qualche passo di distanza.
Mentre lui suonava,
teneva lo sguardo fisso sulla chitarra, il viso di nuovo nascosto.
Lo sguardo di lei
seguì l’ombra delle sue labbra e si
posò sul collo. C’era ancora quella piccola
cicatrice, testimone del loro primo incontro alla vecchia casa. Sorrise
appena, tra sé e sé.
Poi, si
fermò sulle sue mani.
La destra pizzicava le
note con piccoli movimenti, l’altra scivolava sui tasti
fermando i suoni, sospendendoli.
Infine, tacquero, e lui
alzò lo sguardo.
-Cos’è?-
chiese lei in un sussurro, cercando di recuperare un po’ di
lucidità, che il sonno e quella melodia le avevano
momentaneamente portato via.
-Nulla- rispose quello
–una vecchia canzone. Nulla d’importante.
Si guardarono in
silenzio.
Poi la ragazza si
rimise in piedi e si diede una riassettata.
Quello la
imitò, barcollando appena. Posò la chitarra di
Kennet sugli scalini e si diresse a passo deciso verso la porta della
locanda.
-Ehi,
aspett…- disse improvvisamente Rouge, ma quello era
già entrato.
Non potè far
altro che sospirare e seguirlo, mentre l’aria della notte si
era di nuovo riempita di rumori, che stranamente erano scomparsi negli
ultimi tre minuti.
Entrata, accese le
lanterne che illuminarono il salone vuoto.
-Dov’è
il mozzo?- chiese di nuovo Roger.
-E’ di sopra,
ma sta dormendo!- rispose subito lei a bassa voce, guardandolo con
espressione contrariata- non vorrai mica svegliarlo?
Quello alzò
le spalle e si diresse sulle scale.
-Fermo, non puoi salire
senza il mio permess…
Bastò una
semplice occhiata a farla tacere.
-E tu non
potresti rapire uno dei miei uomini, senza il mio- rispose lui con
calma.
Lei fece le scale a due
a due e lo raggiunse.
-E va bene, ma
è stato lui a voler venire con me! Io non rapisco la gente!-
puntualizzò a bassa voce, agitandogli un dito davanti alla
faccia.
Poi lo precedette ed
aprì la porta della camera che dava sul soppalco.
Il bambino era ancora
profondamente addormentato.
-Ecco, vedi?
E’ crollato- indicò lei, parlando talmente
sottovoce che a malapena si capiva.
-Devo riportarlo alla
nave- replicò lui rimanendo sulla porta.
-Ma che fai, non ti
fidi? Puoi tornare a prenderlo domattina …
Quello scosse la testa.
-Sono rimasto ad
aspettarlo fin’ora, ora torna con me alla nave.
Rouge lo
guardò stancamente.
-Guarda che se non ti
fidi, puoi rimanere anche tu qui a dormire …
Guardò la
porta della sua stanza.
-Cioè-
saltò su improvvisamente- nel senso che abbiamo un paio di
stanze libere! Cioè, non qui, proprio qui, ma…
Roger fece una curiosa
espressione.
-No- replicò
poi- abbiamo già un posto dove dormire. E poi, da qualche
parte giù, dovrebbe esserci Ray- aggiunse, aprendo di nuovo
la porta della camera.
Rouge si sentiva fin
troppo stanca per ribattere e temette seriamente di non riuscire
più ad articolare discorsi sensati, così
si accoccolò accanto al ragazzino che dormiva.
-Shanks…
psst… è tornato il capitano!-
sussurrò, accarezzandogli la testa.
Quello pian piano
aprì gli occhi, allora lei lo prese in braccio.
Il tempo di uscire
dalla stanza e si era addormentato di nuovo.
-Mocciosetto, che
velocità- commentò lei con un sogghigno.
Scesero tutti e tre le
scale nel più completo silenzio.
Una volta di nuovo in
cortile, Roger si diresse verso una massa nera ed informe che lei
all’inizio non aveva notato e che riconobbe in Ray
profondamente addormentato sotto uno degli ulivi, su una vecchia sedia
di vimini. La bottiglia vuota era scivolata per terra poco lontano.
Ronfava della grossa.
Lo raggiunsero.
-Dorme come un bambino-
commentò lei ridacchiando.
Roger gli
tirò uno schiaffetto .
Quello si strinse
ancora un po’ nella giacca e biascicò nel sonno.
-Tesoro… non
fare la birichina…
Rouge
scoppiò a ridere e Roger gli tirò uno schiaffo
ben più forte.
-Ahia! Ah, sei tu?
Roger, che mal di testa!!!
Il pirata lo
squadrò sogghignando , poi gli tirò il terzo
schiaffo.
-Ehi, sono sveglio!-
protestò l’altro, inforcando gli occhialetti.
-Così ti
svegli meglio, idiota- commentò, e poi si voltò
verso Rouge che rideva ancora.
La ragazza si
posò una mano davanti alla bocca, cercando di smetterla e di
non lasciar cadere il bambino che aveva in braccio.
-Bene, ora che siamo
tutti svegli- buttò lì Roger osservando senza
molte speranze Ray che si guardava intorno con aria spersa- noi ce ne
torniamo alla nave.
Rouge gli si
avvicinò e lui prese il piccolo mozzo dalle sue braccia. Il
tempo di passarsi il bambino, lei sfiorò le sue mani.
Non
sono poi così fredde, alla fine.
Abbassò lo
sguardo a quello stesso pensiero.
-Ciao- disse lui
semplicemente.
-Ciao, peperoncino! Mi
raccomando, torna subito a casa, fa così freddo! E di a Mari
che quei biscotti erano davvero celestiali!- esclamò Ray
senza alcun nesso logico.
Shanks aprì
appena gli occhi e le fece un piccolo gesto con la mano da sopra la
spalla del capitano.
Lei rispose con un
sorriso e li guardò allontanarsi verso la costa; rimase a
lungo a seguire la scia di una piccola lanterna che scese
giù per il sentiero, finchè non scomparve dietro
una macchia di alberi.
Sospirò.
E, salendo le scale per
andare finalmente a dormire, si disse che il mettersi nei casini era
davvero più forte di lei.
Di
tante persone … perché proprio Roger?,pensò sconsolata.
Per la prima volta
ammetteva a sé stessa che ciò che provava per
quel pirata da un po’ era andato oltre la pura
insofferenza. O meglio, quella naturale propensione alla
sfida si stava vagamente fondendo con qualcos’altro.
Settembre e la
partenza, da quella prospettiva, le sembrarono molto più
vicini.
°°°
Note:
-Naturalmente il testo
della canzone è il Sakè di Binks del nostro amato
scheletro afro. Brook, I love you! <3
-Spero che vi sia
piaciuto, nonostante la lunghezza alquanto devastante :p un bacio, e
grazie per la pazienza!
To be continued ;)
|
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Capitolo 12 *** Septembre ***
Buonasera
care/i! Scusate il ritardo, se non altro non è stato
abissale come le altre volte^^
Come
va? Qui tutto ok, più o meno :) ma non perdiamoci in
chiacchiere!
Passiamo
alle aficionadas
che mi scrivono sempre le loro preziose impressioni, anche quando il
tempo langue!
I<3 you!
@meli_mao: addirittura la febbre a
38?
Allora
ti ringrazio il doppio per il tuo commento, io divento uno zombie con
un semplice mal di testa e non riesco neanche a pensare, tu
scrivi xD
Sono
contenta che ti do soddisfazioni, vedrai che andando avanti nella
storia, si entrerà davvero nel vivo di questa situazione
così ingarbugliata ;)
Un
bacione, spero che ad oggi tu sia guarita :*
@
yuki: ciao,
sweetie! Fidati, anche se vado a rilento, una fine, prima o poi, questa
storia l’avrà… anche se, ti
dirò, ora come ora ho il dubbio se portarla avanti fino alla
fine ‘convenzionale’ ma forse sarebbe davvero
troppo in là… ma visto che siamo ben lontani e ne
devono succedere di cose, non affretto le rivelazioni ;)
Ahah,
è bello vedere come anche il piccolo Rosso raccolga
fan…
Addirittura
per merito mio la RxR è diventata la seconda coppia
preferita?? * me onorata*
La
Rufy x Nami piace anche a me ;)
Anche
se talvolta devio verso la Sanji x Nami <3 (mai Zoro x Nami, ma
manco per la cippa^^)
Ray
ha sempre ragione, come la mamma U.U
Un
bacione, a presto <3
@Bea:
tesssshòra,
sentivi la mia mancanza?? Io sentivo la mancanza dei tuoi bei papiri,
davvero** E sappi che sono
tornata dalla guerra, a tutti gli effetti!!! xD
A
parte ciò, non preoccuparti di scrivermi mail quando vuoi,
perché mi fa piacere questo vostro interesse! Del resto, se
così non fosse, non pubblicherei proprio, ed è
bello trovare riscontro nelle opinioni degli altri, anche quando questi
altri si preoccupano dei ritardi, quindi …^^ Do not worry!
Passando
alla storia: sì, ci pensavo mentre leggevo il vostro vecchio
capitolo, che su Shanks ci stiamo ricamando alla grande, ma proprio
alla grandissima! Se uniamo l’infanzia del mio (dai tempo al
tempo e sappi che ci sono davvero dei passaggi irrisolti per ora,
aperti apposta per i vostri film mentali U.U) ai casini del vostro
viene fuori un gran bel minestrone di personaggio xD
Lieta
che Rou risulti divertente, un po’ semplice ma anche
furbetta, quando ci si mette^^
E
vogliamo parlare di Bruno?? Bea, renditi conto che stai seguendo
esattamente lo stesso percorso della protagonista della storia, vedi un
po’ te…
*Rou
la guarda con aria apparentemente indifferente soffocando una vena di
sottile sospetto*
Le
mani dici? per quanto sia un piccolo particolare, immagino che
tornerà… *sguardo allusivo*
Ehm, e poi
Ray… lui sarà sempre il mio preferito
<3
E' anche comparso
nell'ultimo capitolo, yay! Anche se, poretto, non era molto felice
:(
@KH4:
Bonsoir!
Addirittura l’applauso?
Shanks,
non mi stancherò mai di ripeterlo, io amo trattarlo e sono
sempre felice di averlo reso né troppo smielato
né troppo freddo: un bambino che si rapporta per la prima
volta ad una figura “materna” piuttosto. Comunque
… fidati cara, fidati delle tue intuizioni ^^
Però
non andrà tutto liscio, sappi … è
così bello intricare le cose! Per ora, almeno lei ha ammesso
che, si, alla fin fine, un pochino, Roger in fondo, ma proprio in fondo
…
*Rou
le tira una padellata in testa*
Ahia!
Beh, ciao cara! Un bacione :*
@MBP:
Ciao,piratessa
d’acqua dolce!
Ahah,
la premiata ditta RxR, sforniamo casini alla velocità della
luce!
Si,
insomma, qualcosa si vede all’orizzonte.
Però :] non sottovalutiamo il fatto che Rou, alla fin fine,
sa ancora poco del nostro bel capitano…
Ciao tesora, un bacione enorme!
@
Akemichan: Non
scusarti, ti comprendo benissimo!
Mi fa piacere che,
nonostante tutto abbia continuato a seguire la storia, e abbia
apprezzato il pezzo con Sengoku.
Ti confesso che mi piace molto trattare di questi intrighi di potere **
E Shanks, parole
sue, a Foosha dice che Rufy diventerà un grande pirata
perché assomigliava molto a lui quando era piccolo, quindi
hai preso in pieno il concetto ;)
Un
bacione, a presto :*
Vi lascio al capitolo!
Ci saranno un pò di facce nuove ma non troppo , in ogni caso
spero vi piaccia :)
12. Septembre
Settembre
è il mese del ripensamento […]
dopo
l' estate porta il dono usato della perplessità.
Ti
siedi, pensi, e ricominci il gioco della tua identità,
come
scintille bruciano nel tuo fuoco
le
possibilità...
Gli
ultimi giorni di Agosto scivolarono via oziosamente, e
l’isola salutò il nuovo mese con la prima pioggia
dopo tanto tempo. In molti benedissero quell’acqua che
rinfrancava la terra ormai arida dopo il più lungo periodo
di caldo, ed i contadini tornarono nei campi di ulivi per la raccolta.
Rouge se ne stava
lì a guardare le gocce scendere placidamente sulla sua
finestra.
Di sotto, nel piccolo
orto sul lato del cortile, Ioakim armeggiava con una pala ed un nuovo
melo da piantare. Quando sarebbero spuntati i primi piccoli frutti, lei
sarebbe stata già molto lontana.
Eppure, era stata lei a
scegliere di andare, anzi … lei lo voleva.
Era giunta
l’ora di partire, di prendere la possibilità che
le si offriva. E poi nulla le vietava di poter tornare, in fondo Mari
le aveva consegnato quello strano foglietto che, a sua detta, le
avrebbe sempre permesso di trovare la via per Baterilla, anche se non
aveva ben capito come funzionasse.
Ora
come ora dovrei preoccuparmi della partenza, non del ritorno.
-A cosa pensi?
La ragazza si
voltò.
-Mi piace la pioggia,
Mari. E’ una cosa così nuova, di questi
tempi.
La donna si
appoggiò alla porta, senza entrare. Buttò appena
uno sguardo sulla borsa ormai quasi piena ai piedi del letto, e allo
strano ordine vuoto che c’era in quella stanza.
-A che ora andrete
via?- chiese.
-Questa sera.
Pare che Roger voglia assicurarsi il passaggio a largo di
Neza durante la notte, visto che è un posto
abbastanza frequentato- spiegò lei, ripetendo alla lettera
le parole che le aveva detto Ray il giorno prima.
-Bene-
sentenziò l’altra- allora se vuoi, ora
và pure al promontorio a salutare tua madre.
L’ultimo giorno non lavori, s’intende- aggiunse,
con un tono pratico che tradiva una certa afflizione.
-Ehi, pirata!
Un giovane uomo dai
lunghi capelli biondi e la mascella prominente voltò appena
la testa, i compagni seduti vicino a lui sollevarono gli occhi verso i
loro interlocutori.
Nella penombra del
locale un gruppetto di uomini li squadrava con espressioni sdegnose.
-Via i pirati
dall’isola!- urlò d’un tratto uno di
loro.
-Non vogliamo grane,
andate via!- gli fece eco un altro.
-Siamo qui
pacificamente- rispose semplicemente lui, tornando al piatto
di carne che aveva davanti a sé.
-Non so se hai ben
capito- replicò aggressivamente uno del gruppo, piantando un
pugnale sul legno a pochi centimetri dal suo piatto- levate le ancore e
sparite.
Quattro dei compagni
dell’uomo dai capelli chiari saltarono subito in piedi, armi
alle mani, ma lui non si scompose affatto. Squadrò
di sottecchi colui che lo aveva minacciato.
-Stiamo finendo di
mangiare- constatò, con una certa indifferenza
–abbiamo pagato regolarmente per questo piatto.
L’uomo parve
subire qualcosa di quella voce calma eppure stranamente potente.
O forse era solo che il
pirata si era alzato in piedi, ed in quanto a stazza lo sorpassava di
almeno trenta centimetri. Aveva una corporatura che definire robusta
sarebbe stato riduttivo, in molti alzarono la testa incuriositi e un
po’ spaventati da quell’uomo così
imponente.
-Quindi mi sembra che
sia tutto a posto- concluse, sovrastandolo.
Il gruppetto si
allontanò guardandoli in cagnesco e bofonchiando
minacce non troppo velate, mentre i clienti della locanda tornavano ai
loro piatti con una certa apprensione. Ci mancava solo una rissa, in
quella sperduta bettola sulla Grand Line.
I pirati invece
scoppiarono a ridere.
-Ehi, capitano!-
mormorò uno di loro, ficcandosi in bocca un gran pezzo di
carne – ma davvero volevano spaventarci?
L’uomo scosse
la testa gravemente.
-Appena finito ce ne
andremo- sentenziò.
-Ma come,
capitano… Cosa possono farci …?
Quello posò
la forchetta e trasse fuori un ossicino di arrosto dalla bocca.
-Non sono abituato ad
imporre la mia presenza. Non ci vogliono, non abbiamo nulla da fare qui.
Tutti tacquero,
annuendo a quell’affermazione.
-Ehi ragazzi-
saltò su d’improvviso un altro dei pirati,
guardandosi intorno- ma dov’è mio fratello?
Gli altri lo imitarono.
Dopo qualche secondo si
udirono delle urla appena fuori il locale.
Il capitano si
alzò in piedi strisciando rumorosamente la sedia sul
pavimento ed uscì: si trovò davanti un ragazzino
biondo con una bottiglia rotta tra le mani che fronteggiava il
gruppetto di poco prima.
Uno di quegli uomini
aveva estratto il pugnale che aveva usato per minacciarlo, e si stava
pericolosamente avvicinando al più piccolo, sghignazzando
con i suoi compari.
-Come vi permettete,
bastardi! Dovete portare rispetto al capitano, cani vigliacchi, ve la
farò vedere io!!
Il ragazzino urlava e
si agitava come un ossesso. Il pirata guardò i suoi compagni
che lo avevano raggiunto.
-Siamo alle
solite…- commentò, come se nulla fosse.
Da dietro si
avvicinò pazientemente al ragazzino, lo prese immediatamente
per il bavero e senza troppe cerimonie lo buttò
dall’altra parte del cortiletto, giusto in tempo per fargli
evitare il pugnale che calò sul nulla, mancandolo per un
soffio.
In compenso il
malcapitato che aveva attaccato si ritrovò il polso bloccato
dalla stretta ferrea dell’uomo enorme.
-Mi pare che tu sia
piuttosto agitato, stasera- disse con un sorriso – quindi
datti una calmata.
Detto ciò,
gli costrinse il polso ad un’angolatura innaturale, ed il
secco e orribile rumore di qualcosa che si spezzava precedette
l’urlo di dolore di colui che aveva attaccato.
All’istante
tutti fuggirono via, abbandonando ogni proposito di vendetta.
Il pirata che aveva
chiesto di suo fratello si avvicinò al ragazzino e gli
tirò un ceffone.
-Idiota! Sempre ad
attaccar briga, peggio di un cane rabbioso! Ma che hai in quel
cervello, per colpa tua il capitano è dovuto intervenire!
Il ragazzino, che non
aveva più di tredici anni, digrignò i denti e
fece per rispondere, quando una mano enorme calò sulla sua
testa, schiacciandogli amorevolmente i capelli biondo paglia sulla
fronte.
-Non fa nulla, Atomos
–disse il capitano con voce profonda, rivolto al fratello
maggiore- ce ne saremmo comunque andati.
Poi squadrò
il biondino che aveva ancora tra le mani la bottiglia rotta e lo
guardava imbronciato.
-Però, anche
tu potevi startene più tranquillo- lo rimproverò
con un ghigno – insomma, Marco, stavamo finendo di mangiare.
I clienti affacciati
per vedere cos’era successo guardarono il gruppetto
allontanarsi verso la parte orientale dell’isola, e tirarono
un sospiro di sollievo.
-Ma chi erano quelli?-
chiese una donna nervosamente.
Qualcuno
alzò le spalle, qualcuno scosse la testa e se ne
tornò dentro.
-Credo che vengano dal
Mare Settentrionale- disse infine un vecchio –a giudicare dal
capitano, quella era decisamente la ciurma di Edward Newgate.
Il tramonto accendeva
di luce dorata ogni cosa intorno, ed il grande astro lontano
che si tuffava nel mare, lasciava una scia sull’acqua che dal
più lontano orizzonte sembrava arrivasse dritta fino a lei,
come indicandole la strada.
-Ecco, mamma- concluse
infine la sua preghiera, posando un ultimo giglio accanto la croce di
legno ed aprendo di nuovo gli occhi.
Sarebbe stato fin
troppo semplice chiedere a lei
di proteggerla. Quindi, le aveva semplicemente chiesto di donarle la
forza. Era stato così, sempre, nei momenti di
difficoltà.
-Prometto che
tornerò a trovarti- mormorò, rialzandosi di nuovo
in piedi- e sarò insieme ad Eddy.
Intraprese la strada
che saliva alla locanda, e per quanto i suoi passi conoscessero a
memoria quel sentiero, le sembrò che, ad ogni metro, un
pezzo alla volta quella stradina scomparisse nel nulla. O forse, stava
semplicemente calando la notte.
La cosa più
difficile fu dare l’addio ai locandieri, come aveva previsto,
la signora Mari non si seppe trattenere dallo scoppiare a piangere con
i suoi modi molto esagerati.
-Ah, Roxane, la vedi la
tua bambina!- continuava a cantilenare tra le lacrime.
Ioakim sosteneva Rouge
con un sorriso sereno, passando di tanto in tanto una mano sulla spalla
della moglie.
-Mi mancherai,
ragazzina- si congedò con un abbraccio.
La locandiera le si
buttò letteralmente al collo, e sebbene la ragazza fosse
più alta di almeno dieci centimetri, per un attimo ebbe
davvero l’impressione di cadere all’indietro.
-Addio, bambina!-
continuò quella, tirando rumorosamente su col naso.
-Grazie Mari- rispose
lei, ripromettendosi di non piangere –io non vi
ringrazierò mai abbastanza.
Per un po’ si
guardarono negli occhi, poi Rouge fece scivolare via la sua mano da
quella più piccola e paffuta della locandiera, e le
voltò le spalle, raggiungendo Ray che l’aspettava
in fondo alla stradina.
Si voltò
appena e mandò un ultimo sorriso ai due che la osservavano
da lontano.
-Andiamo, peperoncino-
mormorò il vicecapitano vedendola un po’ esitare-
dobbiamo salpare il prima possibile.
-Si- rispose lei con
voce atona, stringendosi la sacca sulle spalle.
Scesero in silenzio
alla spiaggia, dov’era attraccata la scialuppa.
Evitò di
guardare verso la vecchia casa.
Si sentiva confusa,
eccitata, triste, impaurita e coraggiosa, tutto insieme allo stesso
tempo.
Salì sulla
scialuppa senza spiccicare parola. Ray sembrava altrettanto pensieroso,
tanto che prese a remare e per un po’ si sentì
solo lo sciacquio del legno che frangeva l’acqua scura.
-Che hai?- fu lei la
prima a chiederlo.
Quello alzò
appena lo sguardo.
-Beh, mi sembrava che
tu fossi abbastanza triste … giustamente- aggiunse.
Rouge
abbozzò un sorriso.
-Appunto, il Ray che
conosco avrebbe sdrammatizzato dicendo qualcosa di idiota.
Quello scosse un
po’ la testa e sfoderò un gran sorriso.
-Certe volte riesco ad
essere serio, anche se sembra strano – affermò -
Piuttosto, tu stai bene?
Rouge lo
guardò.
-Ray, ascolta
… - iniziò, deglutendo- giurami che posso fidarmi
di te.
Quello
abbassò appena lo sguardo, si sistemò gli
occhiali sul naso e tornò a lei con un’espressione
rassicurante.
-Fidati, peperoncino.
-Allora si, sto bene-
concluse lei con un sorriso, rispondendo alla prima domanda.
Il legno del remo
sbattè dolcemente contro lo scafo del vascello, e solo
allora Rouge si accorse di quanto si fossero allontanati da riva in
quel poco tempo.
Era calata la sera, il
sole era già tramontato da un pezzo.
-Ehi, di bordo!-
esclamò Ray guardando verso l’alto. Dopo qualche
secondo si affacciò Dan che indirizzò loro un
gran sorriso.
- Finalmente!
– rispose, lanciando loro la scaletta.
Assicurarono la
scialuppa per tirarla su e poi salirono a bordo.
Mentre si arrampicava
su per la corda scivolosa, Rouge si ripeteva che, da lì in
avanti, avrebbe dovuto sfoderare la migliore faccia tosta, per
spuntarla: pur di arrivare a Sabaody da Eddy si era imbarcata laddove
non avrebbe mai pensato, e chissà cosa le riservava quel
viaggio. Ma quella era la sua volontà.
Perciò,
quando salì sul ponte con un’aria piuttosto
compiaciuta e sicura, Ray la guardò divertito.
-Beh, passata la
tristezza?- disse, fraterno.
Rouge non seppe
analizzare con precisione ciò che aveva provato nel poggiare
piede su quella nave: non era la prima volta che vi saliva, certo, ma
allora aveva la convinzione che ne sarebbe scesa solo per tornare da
ciò che rimaneva della sua famiglia. E non poteva essere
sensazione più bella.
-Diciamo che ho
ripensato al tuo vecchio discorso- rispose, ammiccandogli. Del resto,
come aveva detto il vicecapitano, il rimpianto di non essere partita
avrebbe bruciato ben più di una cicatrice esteriore.
Dan nel frattempo li
aveva raggiunti, seguito in disparte dal giovane ragazzo dai corti
capelli ramati che Rouge riconobbe nel navigatore, Craig.
-Buonasera, ragazzina-
la salutò il medico con la consueta calma- a quanto pare ti
eri proprio affezionata all’infermeria, eh?
Rouge fece una smorfia
di rimando, al ricordo di quando Dan l’aveva costretta a
rimanersene a letto un giorno intero … o meglio, ci aveva
provato.
-Andiamo, dai- le disse
di nuovo Ray- che quel mocciosetto non vede l’ora di vederti.
-Ehm … gli
altri dove sono?- chiese lei, guardandosi intorno.
-Quando dici gli altri,
intendi Roger per caso?
La ragazza
ringraziò la penombra che aleggiava sul ponte, che nascose
abilmente un fuggevole attimo d’imbarazzo.
-Ray, con gli altri intendo
tutto il resto della ciurma! L’altra dozzina di uomini-
rispose, un po’ piccata dalla precedente domanda.
-Sono di sotto, in
cucina- spiegò Dan, tirando su la scaletta di corda aiutato
da Craig.
-Stanno bevendo
qualcosa per festeggiare la partenza- aggiunse quello, senza guardarla.
-Ed è per
quello che li raggiungerò subito, se voi volete starvene qui
a parlare- canticchiò il vicecapitano gioviale, tirando una
pacca sulla spalla al navigatore, e senza aspettare risposta
sparì oltre la porticina di legno.
Rouge si
voltò verso Daniel con aria interrogativa.
-Lascia stare Ray, in
questi giorni è un po’ lunatico- spiegò
quello.
La ragazza
alzò le spalle, mormorando un
‘ok’ e seguendo il medico che la
guidò fino all’infermeria. Il navigatore, sempre
in silenzio, li seguiva a pochi passi di distanza.
Quando entrò
nella stanza riconobbe all’istante l’acre odore di
medicinale. Dopo aver sistemato quel poco che si portava dietro da
Baterilla, Daniel prese ad indicarle tutto quello che non doveva
assolutamente toccare, comprese alcune strane polveri dai colori
vitaminici accatastate in bassi scaffali. Andò avanti per
cinque minuti buoni, lei annuì ad ogni parola ed infine lo
guardò stancamente.
-Dan, ho capito, non
tocco nulla, non mangio nulla, non faccio esperimenti e non faccio
esplodere nulla. Ok. Ma tu dacci un taglio, ti prego-
implorò.
-Direi che ci siamo
capiti- concluse lui soddisfatto di essere stato abbastanza chiaro-
cosa hai intenzione di fare, adesso? Fra qualche minuto leviamo
l’ancora, vero Craig?
Il ragazzo
annuì.
-Direzione Nord Est,
giusto?- aggiunse lei, sedendosi sul lettino.
-Già. Per lo
meno, fino a quando non saremo entrati nella Grand Line, potremo ancora
fidarci delle nostre bussole- rispose brevemente il navigatore.
-Dopo di che entra in
gioco l’Eternal Pose, vero?- chiese il medico.
La ragazza
annuì, poi le venne in mente qualcosa a cui non aveva mai
fatto caso. Ed era piuttosto assurdo che non ci avesse pensato.
-Scusa-
iniziò un po’ esitante, rivolta al più
giovane –ma esattamente,
in che modo attraverseremo le Fasce di Bonaccia?
Quello la
guardò con un mezzo sorriso di rimando.
-Basta farsi trovare
puntuali all’appuntamento- rispose sibillino. Rouge
guardò di nuovo Daniel che le restituì
un’espressione vaga, come a dire che lui di navigazione se ne
intendeva quanto lei di medicina.
-Ok, vuoi tenere i tuoi
segreti per te, navigatore? – rispose rimettendosi in piedi
con un sorrisetto ironico- vorrà dire che lo
scoprirò in qualche altro modo.
Il ragazzo
inclinò un po’ la testa, poi si mise le mani in
tasca.
-Dan, se non ti serve
altro, io torno di sopra. Devo controllare le ultime cose, poi salpiamo.
Il medico gli fece
cenno e quello si congedò, sparendo oltre la porta.
-Bene, ragazzina.
Allora, da oggi in poi, vedi di tenere questa infermeria in ordine
com’è sempre stata, intesi?- ripetè, e
per l’ennesima volta Rouge annuì.
-Vieni di là
a mangiare qualcosa?
-Mmm- ci
pensò su- credo di non aver fame, Dan. Grazie, ora
preferisco stare un po’ qui…
-Sicura di non voler
salutare Baterilla ancora una volta?- chiese.
-Va bene
così- replicò lei serenamente.
Davvero, non avrebbe
resistito a vedere l’isola che si allontanava lentamente
inghiottita dall’oscurità.
Quello parve capire,
alzò le spalle e se ne andò augurandole la
buonanotte.
-Dirò al
moccioso di passare a trovarti domani- aggiunse.
Lei annuì
grata, poi si stese sul lettino, guardando il soffitto.
Se ne stette
così per qualche minuto, poi udì non troppo
lontano il clangore della catena dell’ ancora che annunciava
l’imminente partenza.
Allora chiuse gli occhi
e pian piano si addormentò, mentre il vascello lentamente
prese a muoversi verso Nord Est.
-Le dirò,
Seiji, i suoi ultimi acquisti sono davvero eccellenti.
L’uomo
esplose in una bassa risata rauca e trasse via il sigaro dalla bocca.
Aveva capelli neri un
po’ brizzolati, dei baffi curati e lo sguardo profondo e
magnetico.
-Te lo concedo, Gerard,
ultimamente la casa d’asta ha proposto articoli piuttosto
interessanti.
Fece un cenno
ad un cameriere, che accorse zelante a riempire le coppe di vino.
-In particolare, quel
tritone laggiù, nell’acquario … Che
magnifico esemplare- continuò il compare, osservando la
creatura marina dai pettorali scolpiti e l’elegante pinna
color oltremare.
Seiji Alastair
sogghignò, gettando uno sguardo di supponenza al suo ospite.
-Gerard, mio caro, non
cambierai mai. Osserva piuttosto la sorpresa che ho preparato per
questa sera.
Si alzò in
piedi e nella grande sala improvvisamente calò il silenzio.
Quell’uomo
aveva calamitato l’attenzione di tutti.
Le donne dal trucco
pesante e dai ricci inanellati in acconciature preziose, gli uomini
facoltosi e pingui nelle loro vesti pregiate e persino i loro minuscoli
cagnetti da compagnia tacquero all’istante.
-Miei cari, miei
carissimi ospiti!- iniziò il padrone di casa, con un ampio e
fluido gesto della mano- ho l’onore di presentarvi
l’ultima attrazione del momento!
Risatine isteriche e
compiaciute si sparsero per la sala.
Il nobile attese che si
placassero, per riprendere con tono altero.
-Non è stato
semplice procurarsi qualcosa del genere, ma voi sapete, miei carissimi amici, per voi
potrei spendere qualsiasi cifra!
Un applauso
entusiasmato accompagnò quelle parole.
-Per questo- concluse
Seiji passando in rassegna compiaciuto tutte quelle persone che
pendevano dalle sue labbra- vi presento le bellissime danzatrici di El
Agamir, dalla Grand Line!
Un secondo, molto
più rumoroso applauso accolse un gruppetto di giovani donne
di colore seminude e dalla pelle coperta di tatuaggi bianchi che
risaltavano sulla carnagione d’ebano.
Una musica calda e
sensuale riempì immediatamente la sala e le ballerine
presero ad esibirsi, catturando all’istante
l’attenzione ed i commenti di tutti gli ospiti.
Seiji si sedette di
nuovo tra i cuscini e sorseggiò dal calice.
-Allora, Gerard, cosa
ne pensi? Capisco che non incrocino i tuoi gusti- fece una smorfia
irrisoria- ma queste donne sono tra le più belle al mondo,
non trovi?
Il compare
alzò le spalle un po’ mortificato, e
tornò a bere il vino.
-Sono solo delle
selvagge- mormorò una donna dai lunghi capelli biondi e gli
occhi neri truccati con il bistro, che era comparsa alle spalle del
padrone. Avvolta in un lungo abito blu notte, si avvicinò
all’uomo e si sedette al suo fianco con eleganza. Gli
accarezzò appena il collo con la punta delle dita laccate di
rosso.
-Perché
sporcarsi con tanto sangue impuro?- sussurrò.
Seiji si
voltò verso di lei e reclinò appena la testa.
-Avanti, Endila. Sai
benissimo che sono degli acquisti a breve termine, nulla su cui
investire più del tempo necessario- rispose, con un sorriso
mellifluo.
La donna bionda rispose
con uno sguardo d’intesa.
-La prima moglie sei
sempre tu, in fondo- riprese l’uomo, ponendole una mano sul
fianco magro- e quindi la sola che usufruisce di tutti miei Berry.
Perciò stà zitta e tieni per te i commenti
personali sui miei acquisti.
La donna si riscosse
appena, poi sfoderò un sorriso sarcastico.
-Non credere che sia
gelosa delle tue schiave, Seiji –affermò
freddamente - Come tu, del resto, non sei geloso dei miei.
Detto ciò,
gli baciò il collo e si rimise in piedi con la stessa
eleganza con cui si era accomodata.
-A dopo, mio caro.
E si
allontanò con passo fluttuante nel lungo vestito di seta.
-Ah, queste femmine!
– buttò lì il nobile con fare spiccio,
rivolgendosi al suo commensale- a volte ti invidio, sai Gerard?
L’altro fece
un sorriso un po’ imbarazzato, non sapendo che dire.
Seiji tornò
con lo sguardo alle ballerine.
-O forse no-
mormorò, compiaciuto.
Tutti intorno
sembravano divertirsi, tra il cibo squisito che veniva servito e lo
spettacolo intrigante delle danzatrici, tutti quanti sorridevano e si
prodigavano in lunghi discorsi, mentre a fatica mettevano a tacere i
cagnetti che abbaiavano istericamente in giro per la stanza.
Una ragazzina di non
più di dodici anni, dai lisci capelli biondo scuro
acconciati con piccoli fermagli, osservava tutto questo in
silenzio. I grandi occhi azzurri, di una
tonalità chiarissima che sfociava quasi in un
trasparente indaco, passavano da un nobile all’altro
soffermandosi appena sui loro vestiti o sul loro modo di gesticolare.
Un paio di volte dei
giovani rampolli le si avvicinarono per attaccar bottone ma lei
negò con un sorriso, abbassando gli occhi.
Proseguiva nel passare
in rassegna tutti gli ospiti di suo padre, senza notare un particolare
che li differenziasse: continuavano a sembrarle, abbastanza goffamente,
un gruppetto di piccoli buffi burattini, come quelli con cui giocava
quando era più piccola.
-Signorina Lille, vuole
qualcosa da bere?- chiese cortesemente un cameriere.
-Oh - si riscosse lei
da quella distratta contemplazione - gradirei un succo
d’arancia, grazie- rispose con un sorriso dolce.
-Arriva subito,
signorina.
Quella annuì
compita e si voltò di nuovo verso la sala gremita di
persone.
A vederla
così, seduta silenziosamente in disparte, complice anche la
carnagione avorio, pareva una bambolina di porcellana in un raffinato
vestito color glicine.
-Yaaaawn!-
sbadigliò rumorosamente Rouge, stiracchiandosi nel lettino.
Con sua grande sorpresa
notò che era ancora notte. Sentì tutto ondeggiare
placidamente e si ricordò di essere a bordo. Sorrise. La
pendola nell’angolo indicava le cinque del mattino.
Era letteralmente
crollata, la sera precedente, una volta rintanata in infermeria. Un
po’ le dispiaceva, ma del resto, il contratto non prevedeva
che partecipasse alle allegre serate in comitiva.
Avanti
Rou. Non fare l’acida.
Ringraziò la
sua coscienza per il commento, ma si disse anche che aveva tutti i
motivi per essere stata un po’ scostante e non essersi fatta
vedere. In fondo anche un pirata poteva capire che, alla fine, lasciare
casa non era il massimo del divertimento, anche se di propria
volontà.
Posò i piedi
scalzi sul legno del pavimento e cercò a tentoni le
infradito, alla debole luce che penetrava
dall’oblò.
Una volta infilati,
afferrò lo scialle che aveva abbandonato la sera prima sulla
sedia e, cercando di fare meno rumore possibile, si diresse fuori.
Ormai conosceva la strada per arrivare al ponte, e non correva
più il rischio di finire in stanze di cui non avrebbe dovuto
conoscere neanche l’esistenza.
Aprì la
porticina che dava fuori con un cigolio ed immediatamente
l’aria fresca le diede una bella svegliata.
Era una notte ventosa,
il vascello scivolava con sicurezza sulle onde.
Camminò
verso il parapetto, stringendosi un po’ meglio nello scialle
con un brivido di freddo, chiuse gli occhi ed inspirò
l’aria salmastra.
Provò ad
identificare qualcosa che non fosse mare all’orizzonte ma
tutto quanto si perdeva in un nero assoluto.
-Non è che
ci sia molto da vedere.
Per poco non cadde di
sotto per lo spavento.
Si voltò e,
posandosi una mano sul petto, guardò con rimprovero il
disturbatore.
-Mi vuoi far venire un
infarto?- esclamò.
-Sei tu che non mi hai
visto, Rouge- rispose Roger con tranquillità.
-Ma và? Di
solito s’incontrano molte persone se ne stanno nel buio, alle
cinque di mattina, a fumarsi una sigaretta sul ponte di una nave!
Il capitano
buttò via il mozzicone in mare, tirandosi su dallo scalino
su cui era rimasto seduto fino ad un attimo prima.
-Non so se ti sei
accorta che siamo in navigazione, tra un po’ vado a dare il
cambio al timone. Piuttosto tu che ci fai in piedi?- chiese, diffidente.
Lei alzò le
spalle.
-Ultimamente credo di
stare diventando nottambula- rispose semplicemente.
-A proposito di timone-
aggiunse, ricordandosi- ieri mi è venuta in mente una cosa.
-Notevole.
Stà buona, Rou.
-Ok che abbiamo le
carte, ma una volta alle Fasce di Bonaccia, come pensi di attraversarle?
Roger le rivolse uno
sguardo vagamente compassionevole.
-E tu ti ritieni una
brava studiosa di navigazione?
E’
la volta che le prende.
-Guarda che al massimo
io mi ritengo brava nella cartografia, car-to-gra-fi-a
–scandì, agitando un dito davanti a sé-
e fino ad ora non avevo mai messo piede su una nave, quindi evita pure
le tue manifestazioni di superiorità perché non
valgono a nulla!
E inspirò,
perché l’ultima frase l’aveva
pronunciata tutta di seguito.
-Capisco- rispose
quello, con una calma che le fece venire tanto voglia di sbattergli la
testa contro l’albero maestro.
Così
dopo ti toccherà curargli le ferite, vero?
La ragazza si
voltò di scatto per nascondere il sorriso che le era
immediatamente spuntato sul viso.
Rou, tu ti devi far vedere da
uno bravo, si disse fermamente.
-Ehm…-
tornò al capitano cercando di recuperare un minimo di
altezzosità- comunque non capisco questa cosa, quindi se me
la spiegassi potrei partecipare anche io della tua immensa cultura.
Roger
appoggiò i gomiti sulla balaustra di legno e prese a parlare
in tono vago.
- Per quanto riguarda
le questioni climatiche, abbiamo identificato alcune correnti utili che
attraversano le fasce in punti precisi, poche volte l’anno.
Si tratta di correnti che si incanalano in alcuni stretti e generano
delle rotte che durano al massimo tre giorni. Se non ce la fai il quel
lasso di tempo, sei finito. Per quanto riguarda i mostri marini, beh-
le indirizzò uno sguardo ironico- questo lo vedrai a tempo
debito.
Per la seconda volta si
sentì rispondere in quel modo strambo.
Si
mordicchiò un’unghia, lambiccandosi il cervello,
ma ormai sapeva benissimo che a Roger piaceva troppo parlare per enigmi.
-Ok- rispose infine, ci
aveva provato ma evidentemente nessuno voleva prendersi la briga di
spiegarle quello strano mistero. Si rassegnò a scoprirlo una
volta che fosse accaduto.
Roger tacque e
guardò nel cielo.
-Fra poco
più di un’ora salirà il sole-
affermò.
Ti consiglio di tornare
a dormire- sentenziò, tornando a lei - perché
domani ci sarà da sgomberare il ponte da tutte queste
cianfrusaglie, e tu non sei certo esclusa dal farlo.
Rouge lo
guardò ironica.
-Non preoccuparti, so
cosa significa lavorare- rispose, con un ghigno- fino a due giorni fa,
mentre tu e i tuoi compagni ve ne stavate alla locanda tutta la sera,
ero io quella che vi portava da bere e da mangiare, o sbaglio?
Fu forse la stanchezza,
fu forse il fatto che Craig lo chiamò in quel medesimo
istante per il cambio al timone … o forse l’essere
stato colto nel segno, fatto sta che Roger la guardò senza
rispondere e si diresse dal suo sottoposto a poppa, lasciandola
lì decisamente compiaciuta.
Da domani si comincia!,
si ritrovò a pensare, mentre tornava in infermeria per
guadagnare qualche ora di sonno.
Caso strano, si sentiva
benissimo.
°°°
Note:
-I
versi iniziali sono tratti da una stupenda canzone di Guccini,
‘I dodici mesi’.
-Ok,
io Newgate l’avevo inserito dopo. Però, mi
sembrava giusto anticipare un po’ questa sua piccola
presentazione, prendetelo come un mini-tributo a questo personaggio
‘gigantesco’ in senso fisico ed affettivo :) Nella
storia, comunque, non avrà molto rilievo, diventerebbe un
pò troppo ingombrante , giusto per stare in tema... ma lo
rivedremo, non temete :)
-
Sappiate che non ho riletto il capitolo un miliardo di volte come al
solito, quindi se trovate errori/orrori fatemelo sapere che li
correggo, merci!
Per il resto, ciurmaglia...
To
be continued ;)
|
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Capitolo 13 *** Wanted ***
Bonjour!
Non lo dico neanche
più, dai... tanto in sto periodo siamo un pò
tutti incasinati/raffreddati/a letto con malanni... quindi i ritardi
sono giustificati, come a scuola xD
Vero?Vero?
In più io
con questo capitolo ci ho combattuto T.T e non sono nemmeno sicura di
cosa sia venuto fuori, sinceramente. Ma tant'è, mi ero
stufata di rileggerlo xD
Comunque dà
il via ad una piccolissima serie di ... due, massimo tre capitoli.
Piccina picciò.
Però mi
serviva per una cosa che scoprirete (ma non più di tanto)
alla fine di suddetta serie.
Bah xD dai, la finisco
di parlare a vanvera e passo alle risposte, prima che mi tirate un
comò in testa!
@Bea:
il papiro, il mio amato papiro *O*
Ma ciao,
gioia! E io come faccio a risponderti in due parole? Lo sai
che il dono della sintesi dista anni luce da me T.T
Ah, diciamo che, come
vedi, per gli aggiornamenti il giorno rimane sempre variabile, mi sono
ripromessa comunque di non far passare più di una decina di
giorni tra un capitolo e l’altro … quasi quasi ci
riesco!
Allora, per Mari mi
sono un po’ ispirata a certe antiche donne di paese, magari
dai modi un po’ spicci ma con un cuore grande
così. Mi sono sempre piaciute le persone così
autentiche :)
Rou e Ray:
hai colto benissimo quello che c’è di non detto
nel loro breve dialogo: è ovvio che la rossa, per quanto
abbia scelto la sua strada, si sente un po’ senza
terra sotto i piedi (sono su una nave, in effetti <-
che battuta infelice) E ha bisogno di una piccola guida/confidente
… poi se ci si mettono anche i suoi pensieri per il nostro
Bruno … si sente ancora più confusa xD
Mi fai morire quando
dici che questo Ray non si dimentica, perché mi accorgo che
davvero mi ci sto affezionando un casino anche io ** non vedo
l’ora che torni un po’ nel manga, benedetto
“ragazzo” . E Bruno, dai … :)
è sempre, irrimediabilmente Bruno. Ma, davvero,
sarà sorprendente ;) E poi Rou sta iniziando a farlo tacere,
di tanto in tanto *yeah*
Questione loschi
figuri: eeesatto, sono proprio i nostri amatissimi Draghi
Celesti, e Seiji Alastair, come nome, fa capolino
già nel capitolo 9, nel dialogo tra Kong e
Sangoku… si tratta proprio del nobile antagonista di Roger,
quindi cominciate ad odiarlo, gente xD
La bambina inquietante
sarà un piccolo personaggio che però,
più avanti, avrà una certa importanza: per ora ti
dico, si tratta appunto della figlia di Seiji Alastair e della bionda
Endila … e vedremo ^^
Barbabianca: anche a me
ha sempre fatto tenerezza, anche se all’inizio ammetto che,
quando si era incontrato con Shanks *momento di adorazione* mi era
parso un po’ troppo arrogante… però,
davvero, è un grande U.U
Marco, non ho
resistito** A parte che mi piace piazzare i bambini qua e
là, lui da piccolo me l’immagino davvero
incazzosetto xD Qui è un po’
più grande del Rosso, ha intorno ai tredici anni. Cosa
totalmente inventata, non ho idea se nel manga abbia sui trenta come
Shanks… fatto sta che mi ha sempre un po’
intrigato, e poi ha un potere bellissimo (ringraziamo il grande Ikki di
Saint Seiya per il mio amore indiscriminato per le fenici**).
Puff
puff… sono arrivata alla fine! Ci leggiamo in giro, cara. Un
bacione :*
@meli_mao:
la mia irriducibile romantica! Mi dispiace farti aspettare per un
po’ di ammmOre, ma vedrai che l’attesa
sarà ripagata <3 e comunque, probabilmente, ormai i
dialoghi tra i due sono diventati un must di ogni
capitolo xD
Aha, addirittura
interrompi i compiti per leggere? Davvero, mi fa piacerissimo
‘sta cosa^^ Ed è una cosa che faccio
spesso anche io, perché una bella pausa, di tanto in tanto,
ci vuole proprio!
Un bacione, a presto :)
@KH4:
Bonjour! Avevo il sospetto che ti sarebbe piaciuta l’entrata
in scena di Newgate ^^ Mi pare che ti piaccia molto il personaggio, o
mi sbaglio? Sono lieta che anche il mio
‘adattamento’ ti sia andato a genio… Per
quanto riguarda Shiki, mmh, non credo lo inserirò. A parte
che non conosco molto bene il personaggio, poi per adesso non mi dice
granchè u.u
Lieta che la parte dei
draghi celesti sia addirittura ‘sublime’ *o* ti
adoro per questo!
No, perché
ci tengo a farli odiare dal profondo. La bambina merita un
po’ un discorso a parte… ma non ti dico
nulla, ricompariranno tutti e la famiglia Alastair e tutto
ciò che gli ruota intorno sarà il fulcro della
terza parte di questa storia … Non dico altro, stop ^^
Wahaha,mi fai morire
quando parli di Roger xD
Devo dire che
nell’aspetto neanche a me mi è poi piaciuto
più di tanto, forse i baffoni xD infatti qui, essendo
più giovane, non li aveva ancora e magari somigliava un
po’ al suo degno figliolo **
Grazie mille, cara, un
bacio :*
@Akemichan: bentornata^^
Lieta che il capitolo ti sia piaciuto, con i suoi intermezzi, e
soprattutto il fatto di aver caratterizzato bene da una parte il buon
Newgate, e dall’altra i draghi celesti.
Come ho già
detto precedentemente, mi piace descrivere il lato
‘marcio’ di questa loro società, insieme
agli intrighi e ai giochi di potere: non so, poi questo è un
discorso che trascende il manga e si ritrova in mille altre opere e se
vogliamo anche nella realtà… ma non mi dilungo in
discorsi sociologici e fin troppo vaghi xD Per quanto
riguarda Roger, Rufy e Shanks, in effetti è una sorta di
catena che si è creata … e mi ha sempre
affascinato il fatto che, in un modo con Shanks e in un altro con Ace,
alla fine Roger ha un po’ accompagnato Rufy e,
indirettamente, l’ha indirizzato verso il suo viaggio per
mare. Mi piace questo lato della faccenda. Alla prossima, cara, un
bacione! :*
@yuki: Eccola qui!
Buongiorno^^ Yu, non ti scusare che conosco i problemi del pendolarismo
e dei traslochi *patpatta sulla spalla*
E poi, suvvia, mi parli di adorazione per questa storia di conseguenza
ti posso perdonare tutto xD
Si, mi ricordavo che tu
non amassi molto i sad ending, ad oggi, il mio finale
è… una cosa a metà tra il felice ed il
triste xD
Ma non è
escluso che lo cambi, dopotutto mancano ancora molti capitoli. Di
quanti capitoli è composta la storia, mi chiedi?
Allora, premettendo che devo ancora finire di scriverla (come ti ho
detto, è tutta definita ma devo buttarla giù), ad
occhio e croce si aggira intorno ai trenta, massimo quaranta capitoli.
Posso dirti con una certa sicurezza che ci sono praticamente tre parti
ben precise in cui è suddivisa: la prima, appunto
è stata quella di Baterilla, sulle altre taccio :D
Marco anche a me piace
, ha un che di affascinante . E poi, come ti ho già
detto, ha un gran bel potere *o* E, sì, Newgate e
compagni ricompariranno, stanne certa :)
Grazie mille, cara, ci
sentiamo presto! Un bacio :*
@MBP:
Ma ciao, dolcezza! Scene gustose all’orizzonte, gustosissime
:D Vedrai, Ma-chan, vedrai!
l’altra volta
abbiamo parlato talmente tanto che ora ho finito le parole xD
(comunque quel coso molliccioso al Nesquik era inquietante u.U)
ci
sentiamo presto, e buon Cartoomics, voi che andate -.- un bacione
<3
@Nico83:
Ciao^^ hai letto tutto insieme? Che coraggio xD Ti
ringrazio per i complimenti, anche io cerco sempre di rimanere il
più possibile coerente con l’originale,
perché OP è talmente bello di suo …
anche io ho una visione abbastanza fedele alla storia, come te^^
Barbabianca è davvero un mito u.u
Spero che continui a
seguirmi e , se vorrai lasciarmi altre recensioni, non preoccuparti di
scrivere tanto :D io amo i papiri, come hai potuto vedere qui sopra
… Un bacio!
Un grazie anche ai preferiti, seguiti e ricordati di turno xD
Bene, vi lascio a questo capitolo dal titolo molto indicativo... Buona
lettura!
13. Wanted
-Ventiquattro, venticinque e
ventisei. Uff.
Rouge guardò
attraverso la botola che dava in cucina.
-Kennet, ho finito!-
esclamò.
- Le ultime sono
ventisei botti d’acqua, dodici chili di gallette, quindici
cesti di verdura … e cinque maledette galline- aggiunse,
tirando un calcetto alla gabbietta degli animali starnazzanti per farli
tacere una buona volta.
Il cuoco si
affacciò con un mestolo in mano.
-Va bene - disse,
facendole segno di risalire dalla stiva.
-Ti ringrazio per
avermi dato una mano a fare l’inventario! Il moccioso ,
guarda caso, ha tirato su la scusa che non si sentiva bene- aggiunse,
una volta che lei fu tornata in superficie.
-Di nulla, Kennet-
rispose la ragazza spolverandosi la gonna e alzando una gran nuvoletta
grigia.
-Posso andare, ora, o
ti serve altro?
Il cuoco
girò con cura la zuppa all’interno di un grosso
pentolone.
-Và pure.
Per oggi il pranzo è pronto, però stavo
pensando…
Assaggiò con
il mestolo e fece un’espressione schifata.
-Manca di sale-
mormorò tra sé e sè- dicevo, stavo
pensando che potevi darmi una mano qui in cucina. So che alla locanda
aiutavi spesso la signora a preparare da mangiare.
La ragazza fece un
sorrisetto.
-Ma in questa ciurma
ognuno deve avere un ruolo preciso?- chiese, un po’ stupita.
-Fa parte del codice,
Rouge. A bordo ognuno è utile alla comunità, in
quello che sa fare meglio- rispose, spolverando la zuppa con una grossa
saliera.
-Beh… avevo
l’impressione che Roger volesse assumermi come spazzina del
ponte a tempo pieno, quindi la tua proposta non può che
farmi piacere- replicò lei.
E si congedò
con un piccolo inchino dirigendosi fuori, nell’aria calda
della mattinata inoltrata.
Erano passati solo
quattro giorni dal suo addio a Baterilla, e già le sembrava
un’eternità.
Rimanendo sulla soglia,
gettò uno sguardo distratto ai pirati che in quel momento
erano sul ponte.
Aveva scoperto con
piacere che anche il cuoco era una persona abbastanza a modo, un tipo
all’apparenza tranquillo, come Daniel. Tranne la sera in cui
era quasi arrivato alle mani con Jin per una cretinata che neanche
ricordava.
Jin era il meccanico,
in quel momento era seduto su una cassa ed armeggiava con un grosso
ingranaggio della catena dell’ancora, parlottando con altri
due compagni. A pelle le pareva un po’ scorbutico, ed anche
se non gli aveva mai rivolto la parola, qualche volta lo aveva sorpreso
a guardarla male. Chissà cosa c’era di tanto
sbagliato in lei.
Poi c’era
Craig che sfogliava un libro con sguardo assorto: lui era uno dei
più giovani ed il navigatore della ciurma. Complice il suo
essere taciturno e riservato, non parlava molto neanche con lui, ma le
sembrava possedere una grande conoscenza della navigazione. Del resto,
se aveva individuato il punto esatto dove cogliere le correnti per
attraversare le Fasce, doveva essere davvero abile. Aveva sentito dire
da Ray che aveva studiato addirittura sulle carte degli archivi della
Marina.
Naturalmente
c’era Ray, che in quel momento trafficava con ago e filo
cercando di cucirsi un calzino. A vederlo così come al
solito le strappò un sorriso, ma, rammendi a parte, si era
resa conto che a bordo pareva avere una certa autorità.
Immaginò che il grado di vicecapitano in qualche modo doveva
esserselo meritato.
Infine, c’era
Roger. Era seduto poco lontano dal suo vice, con la schiena appoggiata
alla balaustrata della nave, e quel giorno aveva abbandonato il suo
abbigliamento scuro per deviare su una camicia bianca un po’
logora.
Era una delle poche
volte che lo vedeva non intento a far qualcosa. Giocherellava con aria
assente con un oggetto tondo e piatto che le parve un medaglione senza
catenina.
Cercò di
identificarlo meglio ma il capitano lo rimise in tasca quasi subito e
si tirò su, raggiungendo Ray che stava ancora cercando di
infilare il filo nella cruna.
Roger si sedette al suo
fianco e presero a parlare, mentre il vice continuava nella sua
battaglia, che andò avanti ancora per qualche minuto fino a
quando, esultante, riuscì nel suo intento agitando
l’ago in segno di vittoria.
Il capitano lo
guardò con un’espressione piatta e poi,
d’improvviso, tirò il filo lasciando il vice con
l’ago solitario in mano ed un’espressione basita,
che in pochi secondi si mutò in una rabbia assassina.
Roger ghignò
ed evitò lo spillo che per l’occasione era
diventato un’arma nelle mani di Ray.
Rouge
scoppiò a ridere. Non lo aveva mai visto giocare…
doveva ammettere che era una strana sensazione. Rassicurante, in un
certo senso. Peccato per la rarità di quei momenti, che li
rendeva tuttavia ancora più significativi.
D’un tratto
si sentì tirare il vestito ed abbassò lo sguardo
sul mozzo che le indirizzò una delle sue solite occhiate
furbette.
-Lo sai che Kennet non
ha creduto alla storia del mal di testa, mocciosetto? Oggi ho fatto io
il lavoro per te- gli disse, tirandogli un buffetto sulla guancia.
-Daniel ha detto che
non ho niente- confermò candidamente quello –anzi,
ha detto che sono bravo ad inventare storie. Ma non è vero,
non me lo sono inventato.
Rouge annuì
pazientemente. Non aveva assolutamente voglia di pensare, dopo una
mattinata trascorsa a fare inventario in uno scantinato. Preferiva
spegnere il cervello per un po’.
-D’accordo,
d’accordo…
Il ragazzino
guardò fuori e tacque. Rouge sospirò.
-Beh, visto che sei
così bravo ad inventare storie e prima di pranzo non abbiamo
nulla da fare, perché non me ne racconti qualcuna?
-Ok, ma non so da dove
iniziare- rispose Shanks mordicchiandosi un unghia.
Rouge si sedette per
terra, sotto la volta della porta, e il bambino scivolò di
fronte a lei.
-Allora partiamo
dall’inizio classico. Allora… c’era una
volta … un bellissimo principe.
Shanks storse il naso e
le indirizzò uno sguardo schifato.
-Perché non
ci mettiamo invece un pirata con una spada di tre metri?
Lei annuì.
-Avrei dovuto
prevederlo, effettivamente. Allora c’era una volta
un pirata, che se ne andava in giro con una spada di tre metri.
Ci pensò su.
-Non è un
po’ troppo grande, forse?
Il bambino
guardò in alto, riflettendo.
-Naah … La
spada era il regalo di un gigante. Era lo stuzzicadenti del gigante.
-Ok- prese nota
mentalmente la rossa, sistemandosi un po’ meglio.
-Allora un giorno,
questo pirata incontra una bellissima principessa che…
-No, incontra un mago
cattivo!- saltò su Shanks –ed era cattivissimo,
con una grossa verruca sul naso, e voleva impadronirsi del suo tesoro!
La ragazza
sospirò con un ghigno.
-Fammi indovinare? Lo
uccide con la sua spada?
-Si, ma prima il mago
cattivo gli fa un maleficio- continuò il mozzo – e
prima di morire gli porta via il sorriso.
Rouge lo
guardò perplessa.
-Come si fa a portare
via un sorriso?
-Gli ha fatto una magia
oscura- spiegò il rosso.
La ragazza
annuì, chiedendosi se fosse lei molto impressionabile o il
racconto aveva preso una piega un po’ particolare.
-E poi cosa succede?-
chiese.
-Suppongo che la
principessina arrivi a questo punto della storia- disse una voce al di
sopra dei due.
Rouge alzò
lo sguardo e vide il grosso meccanico, Jin, che la guardava con
espressione beffarda. Aveva origliato la conversazione.
Lei si rimise su con un
mezzo sorriso e scosse appena la testa.
-Abbiamo scoperto che
le principessine non ci piacciono molto– rispose
–non credo troverebbero spazio nella nostra storia.
L’uomo rise
fragorosamente.
-Ah, ma certo
– proseguì- detto da una che si crede una di
loro...
Rouge rimase a bocca
aperta per qualche secondo, poi scosse la testa e lo guardò
decisamente in cagnesco.
-Io non mi credo un bel
niente. Cosa ho fatto per starti così simpatica,
signor… ?
-Josef, per gli amici
Jin- rispose quello squadrandola.
-Allora è il
tuo soprannome da criceto che ti rende nervoso?- chiese lei mantenendo
il tono di un’educazione disarmante.
-Piuttosto è
la tua presenza su questa nave- replicò quello tagliente.
Shanks guardava
dall’uno all’altro senza dire nulla, stupito della
piega che aveva preso improvvisamente quel dialogo.
-E, sentiamo,
cos’avrei fatto per meritarti come nuovo amico?
-Le donne a bordo
portano guai- sentenziò quello in tono solenne.
Rouge lo
guardò, poi scoppiò a ridere così
forte che un po’ di pirati alzarono la testa per vedere la
fonte del baccano.
-Ma certo, ora si che
è tutto chiaro…- riprese –peccato che
questa donna porti anche delle carte importanti per voi, insieme ai
tuoi fantomatici guai.
Jin incurvò
le labbra all’ingiù, e Shanks
approfittò di quell’attimo di silenzio.
-Jin, sei un bugiardo.
Avevi detto che ti faceva piacere il fatto che ci fosse di nuovo una
donna a bordo. Che Shakky era già presa e te ne serviva
un’altra. Ti ho sentito io, l’altra sera!
La faccia che fece il
meccanico ebbe qualcosa di impagabile, e ancora di più
quella di Rouge.
Entrambi guardarono il
mozzo che arretrò di un metro.
-Ho detto qualcosa di
sbagliato?- esclamò, sgranando gli occhi neri.
-Andiamo giù
in cucina, su- lo prese la ragazza per la mano, un po’
bruscamente.
E se ne
tornò dentro senza aggiungere altro.
-Ehi, ma io ho detto
solo quello che ho sentito!- protestò il mozzo, stupito di
quella reazione, continuando a camminare nella scia di Rouge, che aveva
un passo più svelto del solito.
-Shanks,certo che hai
proprio una bella linguaccia- replicò lei un po’
seccata, non certo per il bambino.
Come
si permette quel pallone gonfiato di venirmi a fare la paternale per la
mia presenza a bordo?
-E poi, se gli serve
una donna, se la cercasse simpatica come lui- borbottò a
mezza voce.
Aprì la
porta della cucina e trovò Kennet che ultimava la cottura.
La accolse garbatamente come al solito.
-Ehi, già di
ritorno?
Ma quando vide il mozzo
mutò espressione. Brandì il mestolo e lo
agitò spruzzando un po’ di sugo sul pavimento.
-Eccoti qui! Dico,
mocciosetto, stai finendo le scuse per non lavorare!-esclamò.
Shanks lo
guardò in cagnesco.
-Kenny, io non stavo
bene, questa mattina!- si giustificò con ardore.
-Si, certo!-
incalzò l’altro- ma a chi vuoi darla a bere?
-Uffa!
Perché non mi crede mai ness…
-Perché sei
una piccola peste bugiarda, ecco cosa sei! Continua così e
nessuno ti crederà più, lo sai?
Shanks si
mordicchiò il labbro e poi se ne andò a passo
flemmatico verso il tavolo, si sedette su una sedia e non
proferì parola.
Rouge si rivolse al
cuoco, dimenticandosi per un attimo della questione con Jin.
-Non sei stato un
po’ troppo duro con lui? E’ un bambino, in fondo.
Quello tornò
al fornello ed alzò le spalle.
-Per farlo crescere.
Non preoccuparti, si prende spesso queste ramanzine e non gli hanno mai
fatto tanta impressione.
La guardò
con un sorriso convincente.
-Fa il muso per un
po’, poi torna ancora peggio di prima- concluse.
-Se lo dici
tu…- rispose lei, un po’ dubbiosa.
-Comunque, ho deciso
che ti darò una mano qui in cucina, da oggi in poi.
Più tardi chiederemo a Roger, se ce n'è tutto
questo bisogno - sorrise.
Quando tutti furono
seduti a pranzo, nella piccola saletta c’era una certa
confusione.
Risate, parole e
sussurri si mescolavano con il tintinnio delle posate sui piatti ed il
rumore dei bicchieri che si posavano sul tavolo in legno.
Rouge posò
il grembiule su una sedia e si sedette, come al solito, vicino a Ray e,
per sua sfortuna, di fronte al meccanico. Il vicecapitano
notò lo sguardo d’astio che si indirizzarono a
vicenda e le diede un colpetto col gomito.
-Beh?- chiese, quando
quello si distrasse a parlare con alcuni compagni.
La ragazza lo
guardò un po’ stizzita.
-Tu ci credi che le
donne portano male, a bordo?- rispose.
Ray fece un gran
sorriso dei suoi.
-Ma dai, peperoncino.
Le donne non portano mai male, né in mare né in
terra. Le donne sono un dono del cielo... o del diavolo, a seconda dei
casi. Ma sono pur sempre un dono.
Rouge
sogghignò.
-Evidentemente qualcuno
non la pensa così- concluse sorseggiando un po’
d’acqua.
-Jin ha il suo modo di
vedere le cose- commentò l’altro, inarcando un
po’ le sopracciglia –ma è innocuo.
Lei posò il
bicchiere davanti al suo piatto e infine sorrise.
-Beh, in fondo sono su
una nave di pirati, mica in un palazzo di nobili. Ah
–aggiunse – e se la prossima volta ti serve
qualcuno che sappia cucire, chiamami. Magari in due riusciamo a
combinare qualcosa in più, che te da solo.
-Io so cucire meglio di
un sarto di corte, bimbetta- replicò lui, abbassando le
palpebre con fare distinto.
Rouge lo
guardò ed ebbe una gran voglia di abbracciarlo.
Nel pomeriggio il
malumore passeggero era completamente scomparso, complice anche una
lunga chiacchierata con Ray.
Del resto,
mettendo piede su quella nave, si era ripromessa che si sarebbe fatta
valere e avrebbe continuato dritta per la sua strada, senza
preoccuparsi troppo delle opinioni degli altri.
Quindi, quando lei e
Kennet, verso sera, si presentarono da Roger per discutere
del nuovo ruolo che avrebbe avuto nella ciurma, sfoderò una
delle sue espressioni più battagliere.
Che
s’incrinò appena quando il capitano, seduto alla
sua scrivania ed immerso in una profonda lettura, alzò gli
occhi dal libro e li posò su di lei e solo successivamente
sul suo compagno.
-Roger, ricordi che
sono secoli che ti chiedo un aiuto in cucina, per tenere in ordine e
preparare?
Il capitano
annuì. E tornò a Rouge.
Lei lo
guardò senza proferire parola, preferiva che fosse il cuoco
a continuare.
-Visto che la signorina
è troppo debole da mettere ai remi, magari poteva darmi una
mano lei. Come aiuto cuoco, diciamo.
Lei annuì,
cominciandosi a chiedere seriamente se Roger la fissasse
deliberatamente per metterla in imbarazzo.
-Sai davvero cucinare?-
chiese.
Rouge lo
guardò incredula.
Ma
sei scemo?
-Ho lavorato per anni
in una locanda… secondo te?
Roger si rivolse al
cuoco.
-Va bene. Conto su di
te, Kennet, per evitare che lei ci avveleni tutti- concluse con fare
diplomatico.
La ragazza gli
indirizzò una risatina sarcastica e stava per ribattere
qualcosa, quando improvvisamente la porta della stanza si
aprì ed entrò Ray trafelato.
Portava in spalla il
mozzo che era bianco come un lenzuolo e sembrava in stato di semi
incoscienza.
-Roger!
Dov’è Daniel, maledizione!- esclamò,
guardandosi intorno.
Il capitano, Rouge ed
il cuoco trasalirono alla vista di Shanks tanto pallido.
-Cos’è
successo?- esclamò lei,accorrendo verso il bambino, ma Ray
la scansò con il dorso della mano.
-Stà
lontana, potrebbe essere contagioso!
-Oh, santi dei!- se ne
uscì il cuoco, facendo due passi indietro.
-Ray- disse
Roger, e la ragazza sussultò per la freddezza che riusciva a
mostrare tra tanta concitazione- Daniel è su al timone.
Porta il ragazzo in infermeria, Kennet, tu per favore và a
chiamarlo e sostituiscilo.
Il cuoco
annuì ed uscì di corsa dalla sala, seguito da Ray
che sorreggeva il bambino, il capitano e Rouge ancora un po’
frastornata.
-Cos’è
successo?- chiese Roger mentre camminava a passo svelto al
fianco del suo vice.
-Non lo so- rispose
subito quello, e la ragazza ebbe un nuovo tremito notando una vena
molto preoccupante nel suo tono di voce – era tutto il
pomeriggio che se ne stava in giro da solo, poi l’ho visto
che saliva le scalette di fuori e ad un certo punto è caduto
giù come un sacco di patate. Bam, senza che
nessuno gli facesse nulla! Era tutta la mattina che sosteneva di non
star bene, ma Dan aveva detto che…
-Ok, va bene
così- lo interruppe il capitano aprendo bruscamente la porta
dell’infermeria. Rouge li precedette e spostò il
suo scialle dal letto in modo che potessero adagiarvi il bambino.
Pochi secondi dopo
Daniel si precipitò dentro.
-Ohi, Roger! Cosa
diavolo... Shanks?
Il medico
osservò per qualche attimo il mozzo bianco come un lenzuolo
che tremava impercettibilmente. Poi scansò Rouge che non
riusciva a togliergli gli occhi di dosso e passò una mano
sulla fronte del bambino.
-Dei del Mare! Ma ha
una febbre altissima!- esclamò, correndo
all’armadietto per prendere il termometro.
-Quaranta e due?-
esalò Rouge quando ebbe letto il responso.
Il medico scuoteva la
testa.
-Ma
com’è possibile, sta mattina mi aveva detto che
gli faceva male la testa, ma non aveva neanche una linea di
febbre… ora, di colpo…
Roger posò
la mano sulla fronte del bambino a sua volta.
-Da cosa può
dipendere, Dan?
Il medico si morse il
labbro. Poi sbattè le palpebre.
-Aspetta…-
mormorò, come se qualcosa gli fosse tornato alla memoria.
Alzò la
maglietta e scoprì un grosso punto rosso, come
un’ustione, che risaltava sul fianco sinistro.
-Maledizione,
è la puntura d’insetto di qualche tempo fa.
Pensavo avesse causato solo la febbre, ma questa è una grave
infezione. Quello che mi chiedo è perché
diavolo si manifesti così tardiva …
-E’ possibile
che per questo periodo l’abbia covata senza accorgersene?-
chiese Ray, riflettendo.
-E’
plausibile, si, ed in questo caso non sarebbe contagiosa-
assentì il medico, posando uno straccio bagnato sugli occhi
del piccolo –ma ora il problema è
l’antidoto, dannazione. A Baterilla non c’erano
scorte di chinino o di antinfettivi, potrei provare a realizzarne uno
io, ma come …
Rouge guardò
dal vicecapitano che squadrava il medico al medico che guardava il
mozzo con aria preoccupata, controllando di nuovo la temperatura.
-Ma… ci
sarà pur qualcosa che si può fare?-
esclamò, con la voce un po’ più acuta
del solito.
-Ray, và a
chiamare Craig, per favore - intervenne Roger.
La ragazza
guardò il capitano: nei consueti modi bruschi leggeva una
preoccupazione che, per quanto ben nascosta, non riusciva a dissimulare
completamente.
Lo osservò
passare nervosamente una mano tra i capelli scuri e fermarsi
stancamente sul collo.
Il vice
annuì e poco dopo tornò seguito dal navigatore,
che impallidì a sua volta notando il colorito cereo del
mozzo.
-Ma che…?
-L’isola
più vicina, Craig- chiese il capitano.
Quello
guardò ancora nervosamente il bambino, poi si rivolse a
Roger.
-Siamo a largo
dell’arcipelago di La Rez, a poche miglia
dall’isola principale.
Qualcosa si
risvegliò nella mente di Rouge.
-C’è
una grande città, a La Rez, una volta Mari è
andata per una fiera - esclamò- sono sicura che
lì troveremo qualcosa per aiutarlo!
Il navigatore
spostò di nuovo lo sguardo dalla ragazza al capitano.
-Ma in questo modo
allungheremo la strada, e se non ci presentassimo in tempo nel punto
stabilito…
-Ma secondo te!-
saltò su all’istante Rouge, facendo sobbalzare
tutti i presenti.
-E’
più importante la vostra stupida rotta o Shanks?!-
esclamò infuriata, agitando i lunghi capelli rossi,
innervosita.
Ray le posò
una mano sulla spalla.
-Stà buona,
peperoncino, sono sicuro che Craig si è spiegato male.
Il navigatore dal canto
suo era seriamente impressionato dalla reazione di lei ed
annuì all’istante, sventolando le mani come per
placare quel fervore.
-Io… ho solo
posto il problema, ma è ovvio, insomma…
-Deciso, allora-
sentenziò Roger- deviazione verso La Rez, per questa notte.
Arriveremo fra…?
-Un’ora
massimo, se il vento regge, capitano- terminò la frase il
giovane ragazzo, evitando di incrociare lo sguardo inviperito della
rossa.
-Il tempo di
organizzare un paio di cose- rispose quello annuendo.
-Buonasera, signori.
Desiderate una stanza?
La ragazza
abbassò il cappuccio fradicio per la pioggia che
imperversava di fuori liberando i ricci grondanti acqua. Sorrise
stancamente all’oste che la guardava incuriosito.
-Si, grazie!-
recitò con voce melodiosa- Il mio bambino non sta molto
bene, ed io e mio marito vorremmo riposare qui, per questa notte.
Fu il turno di Daniel
di abbassare il cappuccio, quel tanto per scoprire gli occhi ed annuire
con una certa convinzione. Mostrò il bambino avvolto in tre
strati di coperte, zuppe a loro volta.
-Tempo da lupi, per
avventurarsi fuori- commentò l’oste osservando
brevemente Shanks con la testa appoggiata alla spalla del medico.
Poi guardò
Daniel stringendo un po’ gli occhi.
-Siete di La Rez?-
chiese, con un velo di diffidenza negli occhi.
Il pirata
esitò ma Rouge intervenne nuovamente.
-Siamo in viaggio per
tornare a casa, ma visto il tempaccio abbiamo preferito fare tappa!
Siamo due cuochi alla base della Marina di Erizbel, a Sud-
improvvisò con fare pratico.
Tirò un
piccolo sospiro di sollievo quando l'oste parve crederle e, dopo aver
cercato in un vecchio cassetto, trasse fuori dal bancone una chiave un
po’ scrostata.
-Stanza
ventitré, primo piano. Fanno duecento berry, per questa
notte- indicò loro, non mancando di squadrarli
un’ultima volta mentre si dirigevano su per le scale.
-Uff…-
sbuffò Rouge, buttandosi sul materasso che
affondò malamente sotto il suo peso, rivelando un certo
numero di molle rotte.
-Che razza di tugurio-
commentò Daniel, mentre adagiava il bambino sul letto e gli
controllava ancora la temperatura.
La ragazza si
risollevò e guardò il medico preoccupata.
-Come sta?
-La febbre un
po’ è scesa, ma dobbiamo assolutamente trovare
degli antidoti. Domani mattina ce ne andremo alla svelta, dopo aver
fatto rifornimento- rispose quello guardandosi intorno.
-Non mi piace questo
posto.
Rouge si
grattò la testa.
-Ma perchè
non abbiamo aspettato la mattina per scendere a terra? Insomma,
è totalmente inutile ora passare la notte qui…
-Invece è
molto meglio che sia buio, altrimenti il vascello sarebbe stato ben
visibile alla luce del giorno. E non sappiamo come si rapportino qui ai
pirati, è un'isola totalmente sconosciuta. Roger ha pensato
che la tua presenza potesse fuorviare un po’ i sospetti
… senza contare che sei l’unica, di noi, che non
ha una taglia sulla testa.
-Capisco.
Rouge si
andò a sedere vicino al mozzo, che dormiva abbastanza
quietamente . Lo guardò un po’, poi si rivolse
nuovamente al medico.
-A Baterilla eravamo
talmente abituati ai pirati che alla fine il problema non si poneva-
rispose con serenità –mi sembra così
strano, adesso. Anche se, obiettivamente, i pregiudizi su di voi li
hanno un po’ tutti- aggiunse, con schiettezza.
Daniel annuì.
-I pregiudizi sono
l’ultima cosa che ci preoccupa. Ti accorgerai che là fuori-
fece un cenno alla finestra- ci sono cose ben peggiori. Potenti che si
giocano a carte il mondo, e nessuno in grado di ostacolarli. Altro che
pirati, gira tutto al contrario certe volte.
-Là fuori è
un posto così oscuro, per me- assentì lei,
sentendosi piccola piccola in confronto al mondo.
-Comunque- riprese il
medico abbassando la voce- non è né
l’ora né il posto adatto per certi discorsi.
Cerchiamo di farci qualche ora di sonno, domattina ad un
orario utile prendiamo ciò che dobbiamo e ce ne torniamo
alla nave. Gli altri passeranno a prenderci vicino al promontorio da
dove siamo sbarcati a mezzogiorno, è il punto più
nascosto, a quanto pare.
-Ok- assentì
lei e si coricò sul letto ancora vestita, chiudendo gli
occhi mentre il medico spegneva la luce e la imitava. Tra loro, il
bambino dormiva con il respiro un po’ irregolare.
Rouge, mentre ascoltava
la pioggia infuriare oltre i vetri di quelle vecchie finestre di legno,
a metà tra il sonno e la veglia si figurò
giganteschi personaggi informi che, come enormi burattinai, tendevano i
fili con cui tenevano imprigionati migliaia di piccoli esseri
umani. Un piccolo brivido le percorse la schiena, prese la
mano piccola e calda di Shanks e sperò di riposare con un
minimo di serenità.
L’uomo prese
una tazza dal ripiano nel minuscolo cucinino e vi versò
dentro il liquido ocra, diffondendo un dolce aroma di thè
nella piccola stanzetta attigua alla reception.
Prese un paio di sorsi,
poi alzò la cornetta e compose un numero, gettando appena
uno sguardo all’orologio appeso nell’angolo.
Una voce scocciata
rispose al lumacofono che aveva iniziato a trillare nel bel mezzo della
notte.
-Chi cazzo è?
-Jeff? Non immaginerai
mai chi è venuto a trovarmi questa sera- rispose.
-Spero per te sia
qualcuno da almeno duecento milioni, per chiamarmi alle tre di notte.
L’oste si
lisciò la barbetta, osservando una taglia distesa sul tavolo.
- Poco fa si
è presentato qui Daniel Meirn, sessanta milioni. Pensa, si
spacciava per un cuoco di Base a Erizbel. Come se non lo sapessi che ad
Erizbel non c’è nessuna Base della Marina.
L’altro
sbuffò rumorosamente.
-E cosa me ne faccio di
un novellino del genere? Lo sai benissimo che al di sotto dei cento non
mi interessano!
L’uomo dietro
il bancone sfogliò gli avvisi di taglia che precedevano
quello del medico.
-Aspetta che ti dica
una cosa … il novellino fa parte della banda di Gol D. Roger.
Dall’altra
parte del telefono l’uomo tacque per qualche secondo.
-Gol D.
Roger… quello che ha fatto quel casino a Marijoa? Quello dei
Draghi Celesti?
-Esatto. Non
può essere tanto lontano da qui, se c'è uno dei
suoi cagnolini al piano di sopra della mia locanda.
L’oste
percepì chiaramente il sogghigno soddisfatto
dall’altro capo del filo.
Assaporò la
netta sensazione di un ottimo affare.
-Bene, Ramon. Avverto
gli altri.
°°°
Note:
-La sfiga, la
sfiga!Come finire dritti dritti in un covo di cacciatori di taglie! Ed
ora, come se la caveranno?? Muahahahahah!!! Ehm...
-Sappiate che la
faccenda della malattia, antibiotici ed altro è inventata
proprio su due piedi. Quindi, chiunque di voi sia medico/studente in
medicina (Bea, mi pare che te sei da quelle parti?? non mi ricordo
-.-') perdoni le cretinate che ho scritto xD (EDIT: dopo il parere medico ho prontamente corretto il termine, denghiu Bea!xD) E mi perdoni
anche il piccolo mozzo, che gliene faccio di tutti i colori, povero!
-Mi rendo conto che Ray, con quella risposta sulle donne,
avrà guadagnato ancora più punti :D Ma lui
è così, ama le donne in generale <3
-Non ci
sono grandi battibecchi in questo capitolo, è stranamente
pacifico. Me ne sono accorta rileggendolo poi, ancora. Beh, diamogli un
pò di pace anche a sti due <3
Finito! Grazie
ragazze/i che continuate a seguirmi, vi adoVo.
Un bacione,come ben
sapete....
To
be continued ;)
|
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Capitolo 14 *** Run ***
maya
Salve ciurmaglia,
ecco fresco fresco per voi il nuovo capitolo!
Cosa
capiterà ai nostri che sono andati a mettersi nei casini con
le loro manine?
Ci sarà da
correre in questo capitolo, questo è poco ma sicuro, si
capisce anche dal titolo^^ Quindi risparmiate il fiato e preparatevi
allo scatto xD
Prima di cominciare, le
consuete risposte :)
@KH4:
Hola, cara!Allora, noto con piacere che Jin con la sua uscita ha fatto
storcere il naso a tutte ^^ e sono contenta di essere riuscita nel
trasmettere ansia (ogni tanto ci sta bene, massì) per il
povero piccolo rosso che si è beccato il febbrone xD
Avvertirò i cattivi di stargli alla larga altrimenti ci
sarà un nuovo personaggio chiamato KH4 che
apparirà sul posto per l’occasione per fargliela
pagare cara xD
A parte ciò,
ti ringrazio per i complimenti, quando mi dici che ne vale davvero la
pena di aspettare mi mandi in Chopper-dancing-style. E vai tranquilla
con la tua storia, che è sempre più interessante!
Un bacio, alla prossima
:*
@meli_mao:
Ah, ah, piccola! Mi fa piacere vedere questa solidarietà con
il mocciosetto malato** tranquilla, si riprenderà,
figuriamoci u.u lui è quello che
diventerà un Imperatore, mica noccioline xD Eh, ti
dirò che per un istante mi è balenato in mente di
far scendere Rou e Roger, ma poi ho lasciato perdere. Non temere, ci
saranno tanti momenti in cui li vedrai insieme ^^ Daniel poi doveva
esserci per forza, visto che è il medico di bordo. Ti
ringrazio, come al solito, per aver interrotto i tuoi compiti per
leggermi ^^ ma sei in università? Curiosità mia,
studi Lettere per caso? Un bacio, alla prossima! :)
@Bea: ma
lo sai che quando leggo le tue recensioni mi faccio sempre delle belle
risate? xD Ed è assolutamente una cosa positiva,
perché mi fa piacere vedere tanta enfasi **
Il piccoletto starà veramente vedendo i draghi in
technicolor, avevo la tentazione di fargli arrivare la febbre ancora
più in alto, ma poi ho avuto pietà *ma dove?!?*
Anche perché sarebbe veramente collassato, poretto.
Bene, passando oltre i
deliri sadici sui personaggi (ma io lo amo troppo, il mocciosetto! ),
veniamo alla Rou che, pur non sapendo molto del mondo, si fa valere per
bene con questi pirati scorbutici. Jin, non si dicono delle cose del
genere, no no. Attento che il prossimo febbrone lo faccio venire a te!
xD ok, basta con le febbri, sennò sta storia diventa un
lazzaretto!
Bruno... sì, l’ho sempre visto sicuramente come un
capitano con le bolas, capace di gestire le situazioni con freddezza
(figuriamoci u.u) e Ray… hai ragione, quando si
dà al cucito sarebbe davvero da sposare (anche io combatto
con ago e filo alla sua maniera xD).
Vedrai un po’
di guai in questo capitolo, e un po’ di sane botte, spero che
ti soddisfino visto che te sei la specialista nelle scene
d’azione :D
Un baciUo, cara!
Alla prossima :*
@mary94:
Ciao^^ ti ringrazio, in effetti da quando ho scoperto la storia di
questi due, sono rimasta molto colpita dal personaggio di lei e ho
deciso che c’era bisogno di scriverci su qualcosa!
E’ incredibile come una figura di cui Oda non ha nemmeno
mostrato molto bene il volto colpisca tanto tra i fan, ho trovato delle
fanart bellissime in rete**
Spero che continuerai a seguirmi, alla prossima:)
@MBP:
Hola, Ma-chan!
A Shanks non piacciono
le principesse, come molti bambini di quell’età
preferisce i guerrieri coraggiosi u.u poi questi maschietti crescono
e cambiano idea <3
Comunque Key ha sicuramente ereditato questa attitudine…
ottimo questo cross-over xD
Confesso che nello
scorso capitolo mi sono divertita a fargliene capitare un po’
ai nostri pirati… ora se la vedranno con Ramon e i suoi
scagnozzi xD Un po’ di sana rissa *yeah*
Un bacione, e grazie
ancora per il disegno** la prima fanart su una mia storia, sono
commossa xD
Alla prossima! :*
@Akemichan:
Ciao, cara! Si, era da un po’ che volevo inserire un
po’ d’azione, che non guasta mai.
Si, i Mugi sono inarrivabili come caratterizzazione, è
decisamente una delle cose che mi piace di più in Oda il suo
modo di creare sempre personaggi interessanti…
Ray, tesoro bello <3 sempre in cima agli indici di
gradimento!
Lieta che ti piaccia lo scambio di battute tra i nostri due testoni,
che anche quando parlano poco non mancano di lanciarsi frecciatine^^
Grazie mille, dear!Alla prossima! :D
@nico 83:
ciao ^^ per la questione della taglia di Roger, in realtà
pensavo di inserirla più avanti, quando si chiariranno un
po’ le questioni che lo hanno portato a farsi odiare tanto
dal drago celeste Seiji…
concordo, anche io voglio vedere le taglie di Shanks o di Barbabianca,
ma soprattutto di Dragon, l’uomo più pericoloso
per il Governo… sarà altissima**
Ti ringrazio per i
complimenti su Ray, ci tengo tanto al personaggio e sono sempre
contenta quando viene giù bene^^
la storia con Shakky, poi, mi è venuta così,
senza nemmeno pensarci troppo u.u li vedo troppo bene insieme, e a
questo proposito… ci saranno sorprese!
Non spoilero altro xD
Alla prossima! :)
Ps: mi è
venuto un dubbio, perdonami: sei una ragazza o un ragazzo??
@angerona:
Ciao^^ ti rispondo qui anche se hai lasciato la recensione al primo
capitolo...
mi fa piacere che ti abbia fatto scoprire la coppia, e ri ringrazio per
i complimenti**
troppo gentile!E comunque l'idea di fondo era, nonostante lei sia a
tutti gli effetti diventata la 'Regina', proprio di rendere
Rou il meno 'principessina' possibile :)
Lieta che si noti!
Alla prossima, spero
continuerai a seguirmi :*
Ringrazio inoltre chi
ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate^^
Ed anche chi legge silenziosamente ed ha la pazienza di portarsi avanti
con questo casino di storia :)
Spero vi piaccia anche
questo capitolo... enjoy !
14.
Run
La
mattina dopo aveva smesso di
piovere, ma il cielo plumbeo lasciava filtrare solo pochi tenui raggi
di sole.
Quando Rouge aprì gli occhi Dan era già in piedi
e trafficava con alcune boccettine, sembrava di pessimo umore a
giudicare dai suoi movimenti veloci.
La ragazza spostò lo sguardo al suo fianco e vide che il
piccolo mozzo era sveglio e le sorrideva debolmente. Aveva gli occhi un
po’ lucidi, ma aveva già ripreso un po’
di colore dalla sera precedente.
-Ehi…- mormorò lei sollevata –come ti
senti?
-Ho fatto dei sogni assurdi- rispose lui.
Daniel prese un cucchiaio di un liquido denso e verdastro che aveva
preparato e lo ficcò in bocca a Shanks, che tirò
fuori la lingua in un’espressione disgustata.
-Stà meglio ma se non troviamo un anti infettivo
la febbre non scenderà mai- constatò, sentendo
ancora la temperatura con la mano.
-Avanti Rouge, prendi le tue cose e andiamo- concluse, frettolosamente.
Una decina di minuti dopo scendevano le scale, Dan portava in braccio
il bambino, avvolto di nuovo in diverse coperte per tenerlo al caldo.
L’oste era impegnato in una fitta conversazione con altri due
uomini, e li salutò con un cenno della mano. Rouge rispose
con un mezzo sorriso, mentre il medico passò via in fretta
tenendo gli occhi bassi.
Quando fu fuori si calò il cappuccio sugli occhi.
-Non ti sembra di esagerare? Va bene il restare in incognito,
però…- fu il commento della ragazza, che si
guardava in giro cercando qualcosa che assomigliasse ad una farmacia.
-Ti ripeto che questo posto non mi piace- rispose brevemente quello.
Continuarono a camminare per un po’: La Rez era un posto
molto affollato, pieno zeppo di negozietti e piccole cantine adibite a
locali. Una cittadina commerciale, piena di gente che si affrettava per
la strada carica di pacchetti e buste. Ad ogni angolo della strada
c’erano carrettini di venditori ambulanti, ma nulla che
assomigliasse lontanamente ad una farmacia.
-Là- indicò ad un certo punto Daniel, nella
direzione di un’insegna in legno che recitava “Medicina ed
Erboristeria”, al di sopra di un curioso
edificio ricoperto di piante rampicanti.
-Aspettami fuori- borbottò, affidandole il bambino.
Lei assentì, anche se le sarebbe piaciuto visitare un posto
del genere, ma aveva notato che il medico era davvero poco trattabile e
lasciò perdere.
Si sedette su una panchina lì fuori ed osservò un
po’ Shanks che, sebbene non fosse addormentato, aveva gli
occhi chiusi e la testa un po’ reclinata sulla sua spalla.
-Mocciosetto, ieri la nostra storia sul pirata con la spada
è rimasta a metà. Come pensi che finisca?
Il rosso rispose senza aprire gli occhi.
-Non lo so. Forse davvero arriva una principessa, alla fine.
Rouge sorrise e si guardò un po’ in giro. Era
incredibile come quel bambino le trasmettesse una profonda
sensazione di calma. Probabilmente, pensò, il fatto che
fosse così simile al fratello doveva per forza incidere
sull’affetto che nutriva per lui.
Volse distrattamente lo sguardo alla sua destra, e d’un
tratto scorse un gruppetto di uomini che la stava osservando. Uno di
loro aveva in mano una spada dalla lama lucente. Subito
voltò la testa dall’altro lato.
Che cavolo vogliono
questi, adesso?
Sbattè un po’ le palpebre, fissando un punto
davanti a sé, poi li guardò nel riflesso di una
vetrina : erano in quattro, continuavano ad osservarla senza accorgersi
di essere osservati a loro volta.
Con un leggero brivido, Rouge notò che erano tutti e quattro
armati di tutto punto.
Avanti, Rou. Non farti
impressionare, ora leviamo le tende alla svelta.
Quando Daniel uscì, dopo qualche minuto, con un paio di
sacchetti in mano, tirò un piccolo sospiro di sollievo.
-Hai trovato tutto?- chiese, tanto per deviare il flusso dei suoi
pensieri.
-Anche di più. Questo emporio è davvero fornito,
ho preso alcuni giochetti molto interessanti.
E fece segno ad un paio di sacchetti di stoffa appesi alla cintura.
La ragazza si rimise di scatto in piedi, sostenendo il mozzo.
-Abbiamo ancora mezz’ora per arrivare al punto
d’incontro, alla spiaggia ad ovest. Avanti- disse il medico.
Lei lo seguì, buttando un’occhiata
all’angolino dov’erano quegli uomini: erano
scomparsi.
Con un filo d’inquietudine si portò al fianco del
suo accompagnatore ed insieme si diressero verso il punto prestabilito
dove si sarebbero incontrati con gli altri.
-Roger, posso dirti una cosa?
-Che vuoi, Ray- rispose quello, a mezza voce.
-Perderai l’uso della parola per mancanza
d’esercizio, se continui a stare in silenzio ancora un
pò- replicò il vice, che fu fulminato
all’istante da uno sguardo sinistro.
-Si, non era questo- aggiunse subito con un mezzo ghigno- ma,
piuttosto, perché non siamo scesi tutti a terra?
Roger sprofondò ancora più giù nella
poltrona.
-Non credi avremmo dato un po’ nell’occhio, Ray?
-Intendi dire che avrebbero potuto riconoscerti?
-Intendo dire che qui non siamo più al di fuori delle rotte
come a Baterilla. E’ ovvio che, avvicinandosi alla Grand Line
e ai centri principali, le notizie circolano e le taglie anche.
Per un po’ tacque, immerso nei suoi pensieri.
Ray si accese una sigaretta.
-E poi la nave doveva essere nascosta a largo- riprese il capitano come
parlando a sé stesso- in ogni caso non mi piace stare fermo
in questo posto. Potrebbe anche essere pieno di governativi,
per quel che mi riguarda- mormorò con sguardo cupo.
-Si torna nel mondo, dopo tanto tempo- commentò Ray
appoggiando la testa al muro -Speriamo che Dan trovi alla svelta
ciò di cui ha bisogno per il mozzo. E che quel moccioso
guarisca in fretta, maledizione. Quando l’ho visto
così pallido mi è preso un colpo.
Roger lo guardò di sottecchi e non rispose nulla.
Si schiarì la voce ed aprì alcune carte sparse
sulla sua scrivania.
-Mancano meno di due settimane di navigazione alle Fasce- disse con
fare pratico- Se il vento ci accompagna, arriveremo in tempo per le
correnti.
Ray soffiò un po’ di fumo e sogghignò.
Il capitano inarcò le sopracciglia.
-Che ti ridi, idiota?
- Pensavo che questi primi cinque giorni sono passati abbastanza quietamente, da un
certo punto di vista.
-Ah, sì?- rispose distrattamente.
-Si, mi sto quasi annoiando. Siete diventati tutti e due fin troppo
pacifici.
Roger si guardò intorno valutando se c’era
qualcosa di lanciabile addosso al suo vice, ma sulla scrivania
c’era solo la boccettina per il pennino.
-Fortunatamente per te ho bisogno dell’inchiostro-
replicò, gettando nuovamente uno sguardo truce a Ray che se
la rideva sfacciatamente.
-In ogni caso, ho la vaga impressione che questa tregua non
durerà a lungo.
Roger alzò gli occhi al soffitto e poi li portò
all’orologio nell’angolo.
-Ray, e se invece di parlare di inutilità ti mettessi al
timone? Muoviti, dobbiamo andare a prenderli.
-Manca molto?
-Stando alla mappa, ancora un chilometro in quella direzione- rispose
Rouge indicando la strada al medico.
Svoltarono in una stradina di ghiaia, tra vecchie case della parte
antica della città. Un silenzio quasi innaturale aleggiava
tra quelle vecchie mura prive di intonaco.
La ragazza ristette un attimo, guardandosi intorno.
-Dan…
-Mh?
-Dov’è finita tutta la gente che c’era
prima in strada?
Il medico si fermò a sua volta.
-Questo quartiere non è il massimo della vita,
effettivamente.
D’un tratto Rouge intravide un triangolo azzurro tra due
vecchie palazzine.
-Il mare! Ecco, siamo quasi arrivati, grazie al cielo!-
esclamò, sentendosi immensamente sollevata.
-Ottimo, allora non ci eravamo persi- commentò Daniel
– il mio senso dell’orientamento è pari
a zero…
-Ma che persi! Hai una cartografa d’eccezione-
celiò la ragazza accelerando il passo.
Non l’avrebbe mai detto, ma non vedeva l’ora di
rimettere piede sulla nave.
Anzi, da quando si era imbarcata, si sentiva molto più al
sicuro in mare che sulla terraferma: evidentemente stava assimilando il
modo di pensare dei pirati, e suo malgrado non riusciva a capire se la
cosa le piacesse o le desse un immenso fastidio.
Erano quasi arrivati al sentiero che portava alla spiaggia, quando
d’improvviso da dietro un angolo sbucarono
fuori quattro uomini.
Rouge si bloccò all’istante, li aveva
riconosciuti. Per un secondo sperò che si trovassero
lì per caso, ma si accorse ben presto che non era affatto
così.
Il medico istintivamente mise la mano all’elsa della spada,
ma uno dei quattro fulmineo estrasse la pistola e la puntò
contro di lui.
-Provaci solo, pirata, e ti faccio un bel buchetto sulla fronte.
La ragazza mosse due passi indietro, continuando a stringere il mozzo
che aveva aperto gli occhi, e non proferiva parola, osservando
ciò che stava accadendo.
Ma ben presto sentì a sua volta il rumore di una pistola
caricata a pochi centimetri da lei.
-La stessa cosa vale per te, dolcezza- disse una voce rauca alle sue
spalle.
Lei si voltò appena e vide che dai piccoli vicoli
nell’ombra emergevano altri uomini armati. Ne
contò almeno altri dieci.
-Dan…!-esclamò, decisamente terrificata.
-Stà buona, ragazzina. Qui me la vedo io.
Gli uomini scoppiarono a ridere fragorosamente.
-Qui me la vedo io!-
lo canzonò uno- Daniel Aidil, dei pirati di Roger! Credevi
davvero di passare inosservato?
-Non è molto saggio approdare a La Rez, quando hai una
taglia sulla testa- disse un altro con voce profonda, scrocchiandosi le
nocche minacciosamente. Era alto almeno due metri.
Se Rouge non avesse avuto uno di quegli uomini che le puntava la
pistola alla nuca, sarebbe arretrata ancora, per quant’era
impressionante quel mezzo gigante.
Daniel lo squadrò con una freddezza che le
ricordò molto Roger, più che il placido medico a
cui era abituata.
-Immagino che un bestione senza cervello come te non ci arrivi a capire
che non siamo qui per una vacanza.
L’omone impugnò un bastone ferrato e fece per
colpirlo, quando intervenne un omettino biondo dalla voce stridula.
-Stà buono, Gus. Non puoi prenderti tutto il divertimento, e
poi deve dirci dove trovare il suo capitano- ed esplose in una risatina
astuta.
Rouge si sentì sprofondare. Provava a ragionare ma non
riusciva a vedere una via di fuga: gli uomini si erano disposti in
cerchio attorno a loro chiudendo ogni varco. Gettò uno
sguardo a Daniel, che rimaneva calmo all’apparenza, mentre
lei dal canto suo tremava come una foglia.
-Rouge…- mormorò Shanks.
No, piccoletto, non ti
ci mettere anche tu, ti prego…
-N… non avere paura, moccioso, ce ne andiamo presto- rispose
con voce instabile.
-Rouge…- ripetè quello- stai tranquilla. Il
capitano arriverà presto e gliela farà vedere.
La ragazza lo guardò socchiudendo appena la bocca: quel
ragazzino non aveva affatto paura.
Qui l’unica
che ha paura a quanto pare sono io.
Non aveva paura perché aveva fiducia in Roger, una fiducia
cieca. Se non fossero stati nel bel mezzo di quella situazione, si
sarebbe chiesta cosa lo portasse a credere tanto nel suo capitano.
-E davvero credete che possa dirvelo?- rispose nel frattempo Daniel
sfacciato, con un ghigno di sfida.
Rouge lo vide scansare appena il lembo del mantello.
Poi, fulmineo, il medico mise mano ad uno dei sacchetti che portava
appeso alla cintura, e prima che gli altri potessero reagire,
lanciò contro di loro quelle che a Rouge parvero delle
piccole biglie di vetro.
Un boato improvviso riempì l’aria e
un’enorme nuvola di fumo denso coprì ogni cosa
intorno.
La ragazza non ci pensò due volte e prese a correre in una
direzione casuale, sentendo un acre odore di bruciato riempirle le
testa, insieme alle urla concitate di quegli uomini.
-Non sparate, non sparate, idioti! Ci servono vivi, maledizione!
Un paio di volte sentì sibilare molto vicini a lei dei
proiettili sparati alla cieca, ma non ci fece troppo caso. Sperando che
Dan avesse la sua stessa idea, cercò di imboccare la strada
che li avrebbe portati verso il mare, pregando con tutto il cuore che
Roger e gli altri fossero già lì per andarsene
alla svelta.
Quando il fumo si diradò si trovò con la schiena
appoggiata ad un muro scrostato, respirando piano per evitare di
tossire, con gli occhi un po’ arrossati per via di quel
particolare effetto sorpresa del medico.
Ora mi spiego quali
giochetti ha comprato stamattina all’emporio.
-Rouge…- ripetè il mozzo.
-Riesci a stare in piedi senza cader giù come una pera
cotta?- gli chiese lei, sottovoce.
-Io… credo di sì- rispose Shanks con un
po’ più di vigore del solito.
-Bene, perché adesso si corre- rispose lei, sbirciando
appena oltre l’angolo. Le parve tutto tranquillo, ma ancora
prima che potesse muovere un passo, una mano le tappò la
bocca e la trascinò all’indietro.
Lei mollò subito una gomitata nello stomaco
dell’aggressore, si voltò per
fronteggiarlo… era Dan.
-Scusa!- sussurrò, agitando le mani costernata- scusa Dan,
sc…
-Non fa nulla, ragazzina! – la interruppe lui, afferrando il
mozzo per la mano prima che cadesse a terra, colto di nuovo da un
mancamento –ma non fare un passo da quella parte.
E’ troppo scoperto.
Si guardarono intorno. Ormai il fumo si era diradato, i cacciatori
erano di nuovo nascosti tra le vecchie case.
-Le tue cure saranno pure miracolose, ma i tuoi metodi di fuga lasciano
un po’ a desiderare- borbottò la ragazza,
meritandosi un’occhiata di disappunto da parte del medico.
-Scusami tanto, eh, se non avevo altra scelta! Mi pare che fossero in
quindici contro di me, o sbaglio?
Lei si mordicchiò il labbro. Naturalmente Daniel aveva
ragione, come sempre.
-Beh, in ogni caso non è saggio rimanere qui a discuterne,
gli altri ci staranno già aspettando- continuò
lui scrutando le nuvole cupe che pesavano al di sopra di loro.
-Muoviamoci!- rispose lei annuendo, e prese nuovamente la strada per il
mare, correndo avanti, ma fu ripresa ancora una volta da una stretta
sul polso.
-Dan, che cavolo c’è ades…
Non finì la frase perché chi l’aveva
trattenuta non era affatto il medico, che in quel momento si trovava
spalle al muro con una spada puntata alla gola, cercando di coprire
Shanks che era tenuto fermo da un altro cacciatore.
Senza pensarci troppo, Rouge fece una delle poche cose che le veniva
bene in quelle situazioni: tirò fuori un urlo acutissimo, in
faccia all’uomo che la teneva ferma. Quello, colto di
sorpresa, mollò la presa, e lei non ci pensò due
volte e corse avanti.
Devo avvisare gli altri,
devo chiamare aiuto…
Ma per la terza volta dovette fermarsi bruscamente, ma questa volta non
fu nessuno a trattenerla: la sola vista di altri quattro cacciatori che
le camminavano incontro con dei perfidi ghigni disegnati in faccia ed
armati dalla testa ai piedi, le tolse nuovamente ogni voglia di muovere
un passo in avanti.
Ma da dove cavolo
sbucano? E quanti sono, maledizione?, pensò
sconfortata.
-E questa bambina chi sarebbe?- chiese uno di quelli, rivolto al
compagno.
-Non ci risulta nessuna taglia con un faccino del genere- rispose un
altro, alto e smilzo.
-E allora cosa ci fa un gioiellino tra i pirati?- chiese di nuovo il
primo che aveva parlato, estraendo la spada.
Ad ogni domanda avanzavano, e lei arretrava cercando di pensare ad
un’altra via di fuga, fino a quando non si ritrovò
al fianco di Daniel e Shanks, nuovamente attorniati dai cacciatori, con
la differenza che in quel momento il medico non aveva più
possibilità di creare effetti come il precedente.
Gli gettò un’occhiata di sottecchi, aveva le mani
alzate sopra la nuca.
-Allora, dove si nasconde Gol D. Roger?- esclamò quello che
sembrava essere il capo di quella marmaglia, un uomo dalla lunga barba
ispida ed un forte odore di sigaro addosso.
Daniel non rispose, si limitò a restituirgli uno sguardo di
forte ripugnanza.
-I cacciatori di taglie sono degli schifosi!- esclamò invece
Shanks, e sia il medico che la ragazza si voltarono
all’istante. Il bambino, tenuto fermo da uno degli scagnozzi
con il fodero della spada, guardava tutti con forte astio. Sembrava di
nuovo in forze.
-Degli schifosi-
ripetè il capo, ghignando- e tu chi saresti, la mascotte?
-Io sono un pirata di Roger!- ribattè il piccolo rosso a
denti stretti, ansimando un po’ per la rabbia e un
po’ per la febbre.
-Allora, pirata di Roger- lo schernì quello, spostandosi
davanti a lui e sovrastandolo - tu ci saprai dire dove si trova adesso
il tuo capitano, se ci tieni alla tua piccola vita…
Sguainò la spada, e Shanks spalancò gli occhi per
la paura.
-Sai, non ho mai ucciso un bambino … ma se sei un pirata non
mi faccio molti problemi, ti dirò…
-Non provare a toccarlo!- urlò Rouge cercando di
divincolarsi, ma subito un altro cacciatore la rispedì
nuovamente con la schiena al muro, in riga.
Il capo alzò lo sguardo su di lei, e un bagliore di
curiosità gli attraversò gli occhi cupi.
-Un’altra mascotte della ciurma. O forse- si
avvicinò a lei e le prese il mento- la puttanella del
capitano.
La ragazza rimase per un attimo immobile, poi, senza pensarci
più di un secondo, gli sputò in faccia.
-Ma come ti permetti!- rispose, sentendo la rabbia montarle dentro,
tanta, esagerata.
Stava per rispondere altro quando notò qualcosa al di
là del suo avversario che la fece tacere
all’istante.
Oh…
Il capo, dal canto suo, si passò la mano sulla guancia
coperta di cicatrici e poi pose nuovamente la domanda.
-A questo punto immagino che neanche tu ci dirai dove si trova Roger.
Mentre tutti i presenti si aspettavano un rifiuto netto, lei
temporeggiò. I cacciatori la guardarono, stupiti. Aveva
catalizzato l’attenzione di tutti.
-Cosa me ne viene, se ti dico dove trovarlo?- rispose, inaspettatamente.
-Rouge, ma che dici!- urlò subito Shanks, sconvolto. Il
medico tuttavia tacque.
-Se ci accompagni nel posto esatto, avrai salva la vita, dolcezza-
rispose il capo con un sorriso giallastro.
La ragazza sorrise a sua volta, sbattendo un po’ le ciglia.
-Sapete essere davvero generosi …
-Oh, non sai nemmeno quanto!- continuò quello galvanizzato
– ma prima, bambina, dimmi dov’è quel
maledetto pirata!
Il sorriso di Rouge si allargò.
-Appena dietro di te - rispose Roger gelido, caricando la pistola
puntata alla tempia del cacciatore.
Tutti si voltarono all’istante ma non ebbero neanche il tempo
di metter mano alle armi, che si ritrovarono sotto il tiro incrociato
di tutta la ciurma dei pirati.
-Persino in un covo di schifosi mercenari del governo esistono certe
gerarchie- commentò Rayleigh distrattamente, puntando la
spada alla gola del cacciatore che teneva a sua volta la spada alla
gola di Daniel.
- Se non volete che il vostro capo ci lasci le penne, deponete le armi-
concluse, lanciando uno sguardo ironico al medico che, non fosse stato
per la tragicità della situazione, si sarebbe volentieri
messo a ridere per quella strana catena di minacciati e minacciatori.
-Inoltre- aggiunse Kennet, che invece con due coltelli teneva sotto
tiro il cacciatore più grosso- se lascerete andare i nostri,
vi risparmieremo la vita.
Il capo guardò Roger di sottecchi. Sogghignò.
-Che delusione, Roger. Vieni a rischiare la vita per un idiota che non
sa neanche scappare, un bambino che a mala pena si regge in piedi e una
stupida puttanella. Avevo sentito delle voci su di te, ma evidentemente
non sei affatto come ti dipingono. Che delusione- ripetè
quello, mentre un rivolo di sudore gli scivolò dalla fronte.
-Mi dispiace di non essere all’altezza delle tue aspettative-
rispose il capitano- ma certi concetti gente come te non li
capirà mai. I pirati non lasciano indietro i propri
compagni, chiunque essi siano.
Il suo sguardo vagò dal piccolo mozzo, che lo guardava in
visibilio con gli occhi a lucciconi, al medico, a Rouge.
La ragazza dal canto suo aveva il cervello completamente in panne.
Compagni?
-Allora perché non mi uccidi, Roger? Avanti, hai paura?
Roger fece un sorriso storto.
-Non spreco neanche un proiettile per un miserabile al soldo del
Governo.
Non ebbero modo di andare avanti perché improvvisamente il
cacciatore più grosso aveva afferrato il suo bastone
ferrato, colpendo Kennet.
-Ehi, il bestione sta scappando!- urlò il cuoco.
In meno di due secondi si scatenò il putiferio: il capo dei
cacciatori si liberò dalla minaccia di Roger ma
lasciò andare Rouge, mentre il capitano pirata estrasse la
spada e prese a combattere contro di lui. Ray a sua volta era riuscito
a liberare Daniel e si batteva contro un paio di cacciatori, mentre il
medico, afferrata al volo la spada lanciatagli da Kennet, si
scagliò contro un altro avversario.
Rouge si accoccolò lungo il muro, cercando di
recuperare nella confusione Shanks che non doveva passarsela molto
bene, dopo tutte quelle emozioni e il febbrone che si ritrovava.
Nella ressa individuò anche il giovane navigatore che si
batteva abilmente, con una tecnica quasi impeccabile, Jin il criceto
che continuava a sparare da due grossi fucili, ridendo sguaiatamente.
Vide Kennet lanciare un coltello direttamente nella schiena di un
cacciatore che stava per colpire il medico.
-Dan, se ci lasci le penne tu siamo finiti, quindi vedi di restare
vivo!- lo avvertì.
Quello annuì e si frugò nelle tasche.
-Guarda un pò, cuoco, che giochetti piccanti che ho
trovato!- esclamò, estraendo ancora quelle strane biglie
trasparenti. Le lanciò addosso ad un paio di avversari e si
svilupparono delle fiamme che attaccarono i loro abiti, costringendoli
a scappare via per cercare di estinguere il fuoco.
Il medico alzò il pollice in segno di vittoria, mentre
Kennet scuoteva la testa e andava a dare man forte agli altri.
Rouge finalmente raggiunse il mozzo, che osservava la battaglia senza
battere ciglio, immobile.
-Andiamo, su!- esclamò, prendendolo nuovamente tra le
braccia, per trascinarlo via di lì il più
velocemente possibile. Quello, ormai stremato, si lasciò
portare via senza opporre resistenza.
-Ray!- chiamò lei, non sapendo bene cosa fare.
Il vicecapitano sferrò un paio di colpi ad un cacciatore, e
si voltò verso di lei.
-Rouge, và alla nave con Shanks!- rispose concitato,
voltandosi in tempo per assestare una sonora gomitata ad un cacciatore
che accorreva urlando.
-Corri, avanti!
Lei non se lo fece ripetere due volte. Mentre fuggiva,
individuò il capo dei cacciatori e Roger che si battevano
ancora, senza esclusione di colpi.
Il pirata maneggiava la spada con un’abilità fuori
dal comune, ed il cacciatore non era da meno. Non aveva mai visto un
duello del genere, i due sferravano i colpi con violenza inaudita, e li
evitavano con una prontezza sbalorditiva.
Oggi non faccio altro
che scappare,pensò, oltrepassandoli verso il
sentiero che portava alla nave.
Tutta quella situazione le ricordava orribilmente quando i pirati di
Henge avevano attaccato Baterilla. Lei non aveva potuto fare altro,
scappare, scappare e sempre scappare.
-Dove vai così di fretta, moscerino?
Per l’ennesima volta si fermò, ma questa volta le
gambe le cedettero alla stanchezza e al peso di Shanks e cadde
rovinosamente a terra. Davanti a lei, che la sovrastava,
c’era il bestione di due metri con il bastone ferrato stretto
nei pugni.
Evidentemente, pensò con un brivido, si era liberato di
Kennet. Sperò che il cuoco stesse bene.
Fra poco però
sarai tu a non stare molto bene, Rou, se non ti levi di torno.
La ragazza deglutì. Questa volta era davvero impossibile
fuggire.
Con una mano sorreggeva il mozzo, ormai di nuovo semi incosciente, con
l’altra si teneva seduta sul terreno sconnesso, ma era
davvero troppo stanca ed impaurita per rimettersi in piedi.
Ancora una volta, si ritrovava a fronteggiare un avversario molto
più forte di lei, senza un briciolo di forze e senza neanche
un’arma.
-Allora, visto che non ci servi più per sapere
dov’è Roger- esclamò quello con
un’espressione molto poco intelligente- direi che posso anche
farti fuori! – e scoppiò in una risata volgare.
Trova una soluzione,
ragiona!
Quello avanzava con l’arma stretta bel pugno.
-Vediamo un po’… con chi comincio tra te
e il mocciosetto?
-Nessuno dei due, puoi starne certo- rispose a mezza voce.
Belle parole. Davvero
belle parole.
Quello d’improvviso le fu a pochi passi e levò
l’arma per colpirla.
Lei chiuse gli occhi e strinse a se il bambino.
Non era riuscita a finire il suo viaggio.
Avrebbe rivisto sua madre.
Poi fu un attimo, qualcosa le riaccese la rabbia nel cuore.
Eh, no.
Io devo vedere prima di tutto Eddy.
Io devo tornare a Baterilla con Ed.
Riaprì le palpebre all’istante, e
fissò il cacciatore dritto negli occhi.
-Io devo ritrovare Edward!- urlò, ben conscia che
quell’uomo non sapesse affatto di chi stesse parlando.
Non si accorse nemmeno che il cacciatore aveva abbassato
l’arma e la guardava con gli occhi sgranati.
-Quindi lasciateci in pace! E tu và via!
Istintivamente si rimise in piedi, percependo nuovamente quella
sensazione in fondo alla gola che le suggeriva che nulla potesse farle
del male.
Tutti i rumori intorno parevano ovattati, come se la battaglia si
svolgesse in un’altra stanza.
Sentiva il suo respiro lento e profondo, squadrava dal basso il bestione , che
sembrava sempre più sbigottito.
-Tu non toccherai nemmeno un capello di questo bambino, né
della sottoscritta- continuò, senza chiedersi da dove
traesse quel fiume di coraggio che l’attraversava in quel
momento.
Il cacciatore lasciò cadere l’arma dalle mani, il
bastone ferrato rotolò pesantemente per terra con un netto
rumore metallico, come se intorno non ci fossero altri suoni.
-Dei del mare…- mormorò- l’Haki…
Ed inaspettatamente cadde all'indietro privo di sensi.
Fu come se le avessero tirato un secchio d’acqua fredda in
testa.
Rouge si riscosse, tutti i rumori tornarono al loro posto,
così come gli uomini che combattevano e l’odore di
bruciato.
Fissò sbalordita quel mezzo gigante steso, con un tuffo al
cuore.
-Ma cosa…?
Si guardò intorno intimorita, gli altri non si erano accorti
di nulla, erano ancora impegnati nei duelli, tutti… tranne
uno.
Roger la fissava, con la spada ancora sguainata, pronta a colpire, a
pochi passi dall’enorme cacciatore privo di sensi.
La fissava, e per la prima volta non c’era traccia di
superiorità, arroganza o fastidio in quegli occhi: era
immobile, e l’espressione dipinta sul viso ambrato era di
pura sorpresa.
Lei deglutì, scosse appena la testa, si accorse di nuovo di
stare tremando.
Si guardarono per quelli che a lei parvero minuti e minuti.
-Roger, sveglia!- urlò d’un tratto Ray coprendo le
spalle al capitano mentre un cacciatore, approfittando della sua
distrazione, gli si era avventato contro.
Gli mollò un pugno molto poco elegante e poi prese il suo
superiore per il bavero della camicia.
-Ohi!- gli disse strattonandolo- ti sto dicendo che stanno arrivando i
Marine, dobbiamo andarcene alla svelta!
Il capitano parve realizzare in quel momento e chiamò subito
a raccolta gli uomini, che stavano avendo la meglio sui cacciatori.
-Avanti, via, via!- ordinò, perentorio.
-Martin, Jin, muovetevi!
-Arrivano i Marine, datevi una mossa!
Rouge si ritrovò sbatacchiata qua e là, insieme
agli altri, correndo ancora, stavolta finalmente verso la nave. Aveva
la testa che le girava come se l’avessero davvero colpita, in
lontananza le parve di scorgere alcune sagome bianche e blu in cima
alla strada. Vicine a lei, sentiva le voci concitate dei pirati, ma
cercò di non incrociare lo sguardo di nessuno, almeno fino a
quando non salirono di nuovo a bordo.
Sentì Ray che le tendeva la mano per aiutarla a salire sul
ponte.
Quando furono su, si guardò intorno, individuò
Shanks portato al sicuro dal medico, vide che gli altri stavano
più o meno bene, e a quel punto si lasciò
scivolare per terra con la schiena appoggiata al parapetto.
Chiuse gli occhi, lasciando defluire tutta l’adrenalina che
aveva accumulato dentro.
-Signore, cosa facciamo, li inseguiamo?-chiese un Marine.
Il capitano scosse la testa.
-Sono troppo lontani e sarebbe solo una perdita di tempo.
-Ma signore…?
-Non discutete! Avvisate subito il Comando Centrale.
All’attenzione del Vice Ammiraglio Monkey D. Garp, avvisate
che il ricercato Gol D. Roger è passato di qui con rotta
verso… Nord-Est, direi, a giudicare dalla direzione della
nave.
-Agli ordini signore!
Due Marine si allontanarono in fretta per effettuare la comunicazione,
mentre gli altri osservavano i cacciatori che si ritiravano con la coda
tra le gambe, sorreggendo i feriti.
-Che ne facciamo di loro, signore?-chiese esitante un soldato
–dovrebbero essere nostri alleati, in teoria…
L’altro li osservò schifato.
-Non abbiamo nulla da spartire con questi sporchi mercenari . Non
aiutateli.
C’era davvero qualcosa che non andava.
Nonostante fossero tutti in salvo, nonostante sentisse il rumore della
catena dell’ancora che annunciava l’imminente
partenza ed aveva messo da parte quella brutta avventura,
c’era indubbiamente qualcosa che non andava.
Quella sensazione di forza, coraggio.
Non faceva parte di lei, era come se un’altra persona si
fosse in quel momento impossessata del suo corpo. Era come se fosse
qualcun altro.
Si strinse nello scialle che portava sulle spalle, tremando, sapendo
benissimo che non si trattava di brividi di freddo.
Cosa sta succedendo?
Gettò la testa tra le ginocchia, inspirando, cercando di
recuperare un po’ di tranquillità. Rimase
così a lungo, provando a dare un filo logico ai suoi
pensieri, fino a quando, nello scalpiccio confuso di gente che
trafficava sul ponte senza notarla, così rintanata in un
angolino, udì distintamente dei passi che si avvicinavano
nella sua direzione.
Alzò gli occhi lucidi su Roger, che la scrutava
indecifrabile.
-Cosa vuoi? – chiese lei stancamente.
-Rouge, vieni con me. Dobbiamo parlare.
°°°
Note:
-Neanche in questo capitolo, per cause di forza maggiore, i due hanno
interagito molto. Ma, come dice Roger nell'ultima battuta, parleranno
presto^^
-Wah! Non ho tenuto il conto di quante volte Rouge credeva di poter
fuggire e veniva riacciuffata/fermata xD poveretta, che brutto quarto
d'ora!
Detto ciUò, vi auguro buona Pasqua, e tanta tanta
cioccolata! Mi attende il fondente 75%.... *sbav*
|
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Capitolo 15 *** Get through ***
Ed
eccomi, dopo una decina di giorni… mi spiace ma in questo
periodo terrò questo standard di puntualità -.-
Con la bella stagione
vado ancora più a rilento, ma ci sono e sarò qui,
nel buono e nel cattivo tempo *eroica*
Un grazie ai 14 figuri
che hanno inserito la mia fic tra le preferite, ai 6 tra le seguite e
ai 2 tra le ricordate :)
E un doppio grazie a
chi commenta, le vostre recensioni sono preziose, sappiatelo **
@meli_mao:
Prima, brava^^ Ah, quando hai scritto ‘archeologia’
mi si sono illuminati gli occhi, contando che anche io ho fatto il
classico e comunque l’antica cultura Greca (un po’
meno le versioni) mi è sempre piaciuta**
Parlando di questa
storia qua sotto… beh, ‘Roger gnocco per
sempre’ rimarrà come slogan per i secoli dei
secoli, meli xD e comunque, si, quando fa certe apparizioni, sembra
irrimediabilmente figo, anche se fa il bastardo u.u
Alla prossima! :*
@KH4:
Ciao Ale! Noto con piacere che l’arrivo di Roger&co.
ha suscitato grande giubilo xD
La scena di Rou poi, ci
ho sudato freddo, non volevo sembrasse troppo forte ed
invincibile… perché infatti un po’
fifona lo è, lei. Anzi, leviamo “un
po’”, và xD
I tuoi scleri su Roger
mi fanno morire, e, per inciso, niente baffoni, no no! E’
ancora abbastanza giovane, il nostro capitano! Quindi non potrai
tirarglieli per torturarlo, dovrai trovare altri metodi…
Mi raccomando non
scatenargli delle tempeste addosso che sulla nave ci sono anche Ray,
Shanks e compagnia, e non li vogliamo disperdere nelle acque della
Grand Line!
Ciao cara :*
@MBP:
Si, Shanks è davvero il cucciolo/mascotte della ciurma! E
poi, dopo tutto il coraggio che ha mostrato, lo farò stare
un po’ calmo, almeno credo … Se lo merita^^
Ciao Ma-chaaaaan!
Ci aspettano i pantoni,
ricorda!
Poi esigo un altro
disegno, però U.U
Ciauz :*
@mary94:
ciao^^ eh, che vuoi farci? Mai incrociare le lame con i
pirati di Roger che, anche se alle prime armi, sanno già
menar le mani xD i mercenari potevano fare solo una brutta fine :D
Alla prossima, grazie
per il commento!
@Bea:
Hola, chica. Giusto per esordire in spagnolo^^
Mon Dieu (passando i
Pirenei xD), tu mi vizi con i tuoi complimenti, grazie T.T
Soprattutto
perché, insomma, qui hai il diploma di ‘colei che
scrive delle scazzottate’ di conseguenza il tuo commento
positivo mi fa ancora più piacere essendo tu del settore
(ecco, ora sembra che tu vada in giro a picchiare la gente xD).
Per inciso, i film di
Bud Spencer erano troppo belli!
Ray si commenta da
solo, ormai. Ed anche se l’ho lasciato un po’ da
parte, ormai continua a far strage di cuori di default. Ah, se lo
sapesse Shakky!
L’Haki di
Rou, si sapeva, l’avevamo visto, ma altro si
chiarirà in questo capitolo comunque … ah,e Roger
allibito, ti giuro, me lo sono immaginato anche io.
Miracolo, una volta
tanto non ha la sua solita faccia da orso Bruno U.U Ci voleva Rou!
Mini-Shanks, hai
sentito? C’è Bea che ti protegge … ma
sì, adottiamo la politica del c.b.c.r.=cresci bene che
ripasso. E, c’è da dirlo, il minirosso
è cresciuto proprio bene**
Beh, dopo
quest’ultima cretinata, chiudo. Un bacio, tesora. :*
@Akemichan: Hello!
Innanzitutto, ti ringrazio molto per aver definito la scena
‘alla Oda’. Queste sono davvero le cose che mi
fanno davvero piacere T.T Passando invece ai punti che hai
citato…
Daniel, il nostro
medico dinamitardo! Si, in effetti è stato un po’
ingenuo ma le cose da considerare sono che A) la ciurma di Roger
è ancora agli inizi, quindi la vera
‘forza’ la raggiungeranno più in
là (sembra una cosa da Star Wars, detta così xD),
B) non sarà il massimo a combattere, ma, come dice il cuoco,
è vitale per la ciurma, perché è
l’unico che possa curarli. Quindi lo perdoniamo se si
è fatto fregare :D
L’Haki di
Rouge: allora, ti dirò, anche io all’inizio ero
davvero dubbiosa. Però poi, pensando anche alla faccenda
‘canon’ della storia madre, ho pensato che,
davvero, per il fatto della gravidanza soprattutto doveva per forza
entrarci qualche potere. Insomma, ok che siamo in OP, ma diversamente
sarebbe stato davvero … troppo, insomma O.o
Comunque non ho
intenzione di trasformarla in una macchina da guerra xD
Rouge non è
e non sarà mai una guerriera: ci pensa Roger a menar le
mani, nella coppia!
Ti ringrazio comunque
di aver espresso le tue opinioni, cara, perché
sono queste le recensioni che davvero mi interessano e mi danno
l’opportunità di chiarire punti importanti.
In ultimo ti ringrazio
per la menzione speciale al Rosso, se la merita, piccolo** Garp
arriverà presto, già ne avrai un assaggino a fine
capitolo!
Nel frattempo, ecco a
te il tanto atteso dialogo! Ciau :*
@nico 83: ciao,
mosca bianca! Eh, si, devo dire che di lettori con il fiocco blu non se
ne vedono molti in giro, quindi sei ben accetto come rappresentante
della categoria ^^ Sono contenta che ti sia piaciuta la rissa, per quel
che riguarda l’Haki, come ho già detto ad
Akemichan, mi è sembrato giusto inserirlo anche per
ciò che accade nella storia madre. Naturalmente questo non
significa automaticamente che Rouge lo sappia usare, anzi ;)
Ah, la faccenda della
D., già accennata nei capitoli precedenti (nel dialogo con
Clover, ad esempio) occuperà sicuramente una parte
importante in tutta la storia, ma verrà spiegata un
po’ più avanti. Ci occupiamo di un
‘potere’ alla volta xD Ti ringrazio per
l’apprezzamento, alla prossima! :)
@angerona: Hello^^ si, a Rou
non le va tanto bene con le risse, prima sviene, poi non riesce a fare
due passi che la trascinano indietro xD però se la cava
sempre con un po’ di ‘istinto’,
chiamiamolo così ^^ tranquilla, anche se sbagli a postare la
recensione, la posso spostare io nel capitolo giusto :D Alla
prossima! :)
@yuki:
La coppa, ecco la coppa! Prego, entri il nostro valletto!
*entra Law con un
sorriso smagliante e porge la coppa a yuki*
*yuki alza la coppa al
cielo*
*yuki lancia via la
coppa e fugge con il valletto*
Idiozie a parte, sono
orgogliosa di te T.T
Tra traslochi e
disastri vari sei riuscita a commentare questo capitolo, tesora!
Ormai non so
più come ringraziarti per i complimenti, davvero. Parlavamo
del fatto che io scriva questa storia capitolo per capitolo, ma sono i
vostri commenti che mi riempiono di orgoglio e la fanno andare avanti
con una certa passione :)
Peccato che poi, ad
ogni capitolo, mi vengono le paranoie, ma questa è
un’altra storia^^’
Shanks ha fatto del suo
meglio, darò una coppa anche a lui, ormai le fabbrico!
E sono davvero contenta
di essere colpevole per averti fatto amare questa coppia :)
Tesora, ci vediamo
… dai pantoni xD ciauz :*
Ok! Vi lascio a questo
capitolo, sappiate che... vabeh, rimando i commenti a fine capitolo...
*si mangia le unghie*
Enjoy!
15. Get
through
Well,
I feel like they're talking in a language I don't speak
...and
they're talking it to me.
-No.
-Avanti. Abbiamo
rischiato grosso per questa medicina.
-No- ripetè
il mozzo.
-Preferisci la
puntura?- minacciò amorevolmente Daniel facendo ciondolare
tra le dita una siringa ancora vuota.
Shanks fece una smorfia
contrariata e guardò Rayleigh che, appoggiato ai piedi del
letto, chiuse appena gli occhi dietro le lenti tonde, assentendo.
Il mozzo, tornando a
scrutare torvo il medico, aprì la bocca ed
ingurgitò il contenuto viscido e verdastro che vibrava
gelatinoso sul cucchiaio.
Mandò
giù con un’espressione stoica ed infine
cacciò la lingua disgustato.
-Bleah! Che
schifo…
-Bene! Avanti
così per quattro giorni, e ti rimetterai del tutto! Non
c’è nemmeno motivo di tenerti in infermeria ad
occupare il letto di Rouge - commentò entusiasta il medico,
rialzandosi dalla piccola sedia accanto al letto del malato.
Ignorando le lamentele
di sottofondo del mozzo, fece un cenno a Ray e si allontanarono verso
la porta.
-Allora? –
chiese il vicecapitano.
-Tutto bene, sono
riuscito a preparare un anti infettivo con i farmaci trovati a terra, e
starà meglio già per stasera. Anche se per un
po’ lo lascerei a riposo, senza lavorare.
-Era quello che volevo
sentire- commentò Ray dando una pacca sulla spalla del
compagno.
-Piuttosto, come avete
fatto a trovarci?- chiese il medico, rimettendo un paio di boccettine
in un armadietto.
-Conosco la tua
puntualità, Dan. E la conosce anche Roger, non vedendovi
arrivare abbiamo pensato di venire a dare un’occhiata. Poi
quando abbiamo visto tutto quel fumo abbiamo capito che magari qualcosa
non andava- concluse con un’occhiata eloquente.
-Non è stata
colpa nostra, una volta tanto- rispose l’altro a
mò di scusa- e comunque è stato interessante. Qui
piccoli aggegini esplosivi sono davvero notevoli, credo che ne
studierò la composizione chimica per costruirmene altri
…
-Basta che non fai
saltare in aria la nave- commentò il vicecapitano
guardandosi intorno.
-Ma non manca
all’appello la ragazzina? Che fine ha fatto?- chiese poi.
Il medico si
grattò il mento e chiuse l’anta di vetro
dell’armadietto dei medicinali.
-Credo che sia da
Roger. Li ho visti che si allontanavano qualche minuto fa.
Rayleigh
alzò un sopracciglio.
-Ah si?
-Si- annuì
l’altro senza dargli molto peso- piuttosto, parlando di cose
serie, credi che alla Sede Centrale conoscano già la nostra
nuova posizione?
Ray lo guardava in
silenzio, apparentemente pensando ad altro. Dan inclinò un
po’ la testa, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
-Se non lo sanno, lo
sapranno presto- rispose quello in fretta, assentendo.
-Siamo di nuovo
braccati, insomma.
-Già, niente
più navigazione da crociera. Si torna a combattere-
ribattè il vicecapitano scrocchiandosi le nocche.
E nel frattempo si
appuntò mentalmente di chiedere a Roger, quella sera, cosa
fosse accaduto di così precipitoso per dover parlare con la
rossa faccia a faccia.
-Dove stiamo andando?-
chiese Rouge, insofferente al prolungato silenzio del
capitano, che camminava due passi avanti a lei senza premurarsi nemmeno
di chiederle se stesse bene.
Figuriamoci. Quando gli asini
voleranno, si rispose sospirando.
Si maledisse dal
profondo per il fatto che, pur volendolo, non riusciva a
fermarsi, sbraitargli un bel ‘và a quel
paese’ e tornarsene fuori per i fatti suoi, mollandolo
lì come un fesso.
Si maledisse
perché era sì confusa, impaurita, arrabbiata, ma
anche irrimediabilmente incuriosita
da quella storia. Doveva assolutamente sapere.
Roger aveva detto che
doveva parlarle, e se lui voleva parlarle, significava che
c’era qualcosa di importante in ballo. Insomma, lui
l’aveva sempre vista come una scocciatura,perché
ora tutto d’un tratto se la prendeva e la portava via ... per
dirle chissà cosa?
E poi, era lui…
Si,
sono un’idiota.
Si scrollò
di dosso la paura residua per la fresca esperienza che le faceva ancora
tremare le mani e si fermò, piantandosi in un punto con i
pugni sui fianchi, in una posa che spesso assumeva Mari quando era
molto contrariata.
-Ehi!-
esclamò.
Non si era accorta che
Roger si era fermato esattamente quando lo aveva fatto lei.
-Ho detto dove stiamo
andando!
Il capitano
indicò la porta davanti a sé.
-Qui.
La ragazza
sussultò, riconoscendo il piccolo uscio: era la biblioteca.
Il nervoso scemò, facendo posto ad un’insana
indiscrezione.
-Ma questo posto per me
non doveva esistere- commentò, ricordandosi delle parole di
Roger.
-Finchè ci
sono io ad impedirti di ficcare il naso in tutti i miei libri,
è il posto più tranquillo della nave.
E, senza aspettarla,
fece scattare la maniglia e sparì oltre la porta.
Rouge, armandosi di
pazienza e pensando che i libri magari non li avrebbe letti ma glieli
avrebbe volentieri tirati in testa, lo seguì.
Il pungente odore di
antichi tomi le riempì la testa quando mise piede sul
parquet sconnesso di quella caotica stanza.
Riconobbe la miriade di
cartine, volumi, atlanti e stampe che sbucavano disordinatamente dagli
scaffali, inerpicati fino al soffitto tanto da incombere su loro
due,piccoli esseri umani, come gigantesche onde di carta.
Senza aspettare un
cenno da parte sua, la ragazza tirò a sè una
vecchia poltrona foderata e si sedette, incrociando le dita in attesa.
Sfoderò la sua espressione più sicura, cercando
di non pensare che, cinque minuti prima, Roger
l’aveva trovata in discutibili condizioni psicologiche
accoccolata nell’angolino del ponte.
Le venne da ridere e da
piangere nello stesso istante, con il risultato che emise uno strano
mugolio soffocato.
Il capitano si sedette
dall’altro lato della scrivania, e incrociò a sua
volta le dita.
Rouge ebbe la curiosa
impressione di essere ad un colloquio di lavoro, e le venne di nuovo da
ridere.
Tuttavia le sue
divagazioni mentali furono bruscamente interrotte dalla domanda di
Roger.
-Tu non hai idea di
cosa sia l’Haki, vero?
Uno:
mi mette in condizione di dover chiedere spiegazioni, nonostante
l’idea di parlare sia sua.
La ragazza prima ci
pensò un attimo, poi gli scoccò
un’occhiata sarcastica.
-Una zuppa di pesce? No
- rispose stancamente- non ne ho idea.
-Interessante- disse
lui mordicchiandosi un’unghia- sembra che tu non te ne renda
nemmeno conto.
Rouge guardò
di lato, poi tornò a lui, a disagio.
Due:
comincia ad esprimersi per enigmi.
-Di cosa stiamo
parlando?
-Del fatto che hai
messo a terra quel cacciatore di taglie senza neanche toccarlo.
Tre:
arriva al punto. E fa male.
Fu come se
l’aria sopra di lei fosse diventata solida. Si
sentì improvvisamente la testa pensante, appoggiò
la fronte sul palmo della mano.
-E’ stato un
caso- rispose, cercando di mantenere la voce ferma e decisa.
-Per essere un caso sta
succedendo un po’ troppo spesso- lo sentì dire.
Rialzò lo
sguardo.
-Quando ti senti
minacciata, quando temi per la tua vita o per qualcosa, o qualcuno, che
vuoi difendere ad ogni costo.
Rouge
deglutì, scosse la testa.
-Stai dicendo delle
cose che non capisco- mormorò, mentre ancora ricordava ben
netta nella sua mente quella sensazione di coraggio che non le
apparteneva.
Roger si
alzò in piedi e prese a camminare per la stanza. Le
sembrò ben deciso a non ascoltare le sue obiezioni.
Se ne stette
in silenzio, mentre lei incrociò le gambe e si sedette un
po’ meglio sulla poltroncina.
-Tu non ricordi cosa
è accaduto la sera che Marcus Henge ha attaccato Baterilla,
vero?
La ragazza
ringraziò la penombra della stanza, che nascose un
improvviso rossore sulle guance.
-Sono svenuta. E
poi… mi hai portato a bordo- aggiunse, cercando di rimanere
abbastanza distaccata nel narrare gli eventi.
-Intendo, prima di
quello- disse lui in tono pratico.
La rossa tacque,
ripensandoci.
-Li ho incontrati.
Volevano … volevano farmi del male- disse, mentre un piccolo
brivido le corse lungo la schiena al ricordo di quel momento.
Alzò gli occhi sul capitano.
-E allora?
-Tra gli uomini di
Henge, ce n'erano alcuni che ripeteva qualcosa di molto curioso-
inziò lui, con un gesto della mano.
-Dicevano che la
ragazzina aveva quasi ucciso un loro compagno senza neanche toccarlo.
Rouge
deglutì. Ripensò ai particolari di quella sera.
Gli uomini che l’attorniavano, gli uomini che ridevano
sguaiatamente, gli occhi infossati di quello spettro… Uno di
loro che la minacciava con un pugnale.
Il peso su di lei parve
aumentare esponenzialmente.
-Cosa avrei fatto io?-
mormorò.
Il capitano la
guardò inespressivo.
-L’uomo che
ti minacciava. Te ne sei liberata e sei fuggita, non è vero?
Rouge improvvisamente
saltò su dalla sedia.
-Non me ne sono
liberata- rispose subito, con il cuore in gola- si è sentito
male, è crollato a terra, io sono fuggita. E’
stato un colpo di fortuna.
-Ne sei così
sicura?- insistette Roger.
-Ma certo!-
replicò lei, scuotendo i capelli e sgranando gli occhi-
spiegami com’è possibile colpire un uomo che
è il doppio di me senza neanche toccarlo! Io non so nemmeno
impugnare una spada! E la stessa cosa è successa a La Rez,
oggi. Punto!
E
vuole sempre, sempre averla vinta lui. Ma stavolta no, che cavolo!
-Invece io credo che il
tuo Haki sia una sorta di autodifesa, incosciente tuttavia-
continuò quello, senza lasciarsi impressionare dal tono
acuto della ragazza- So che è così,
perché sono già tre volte che, tuo malgrado, lo
usi.
Rouge fece il giro
della sedia e gli si parò davanti.
-Ma che diavolo ne sai
tu di me e di chi sono?- esclamò, inviperita- io non uso un
bel niente e smettila di ripetere quella parola, non so neanche cosa
significa!
Roger scosse appena la
testa.
-Io non ne so niente di
te, ma questo tuo lato è senza dubbio interessante.
Rouge perse per un
attimo di vista il suo ragionamento, poi lo recuperò con un
colpo di tosse che nascose il fuggevole imbarazzo.
Non
credo che tu gli stia facendo molta paura, Rou. A me sembra che si stia
divertendo.
Soffocando la vocina
razionale, lo squadrò con un cipiglio ostile.
-Tu vuoi farmi paura,
Roger. Ma io non ci credo a queste cose e di sicuro non ci sto ai tuoi
giochetti – sibilò.
-E poi- aggiunse,
ripensandoci -quale sarebbe il terzo episodio? Avrei usato questo
fantomatico ... Haki contro quel bestione, contro il pirata di Marcus
Henge, e poi…?
Il capitano
sogghignò.
-Seppur in minima
parte… contro di me.
Rouge lo
guardò basita. Roger spostò i capelli scuri
dietro l’orecchio ed indicò una piccola cicatrice
bianca sul collo.
-Precisamente il primo
giorno che mi hai rincontrato.
La ragazza
piantò lo sguardo su quella cicatrice.
Roger, Rayleigh e
Daniel nella vecchia casa sul promontorio.
Non era riuscita a
bloccare il vicecapitano ed il medico, ma era riuscita a ferire lui,
anche se lievemente.
Con un tuffo al cuore
ricordò che in quel momento non aveva esitato un attimo, pur
di difendere quanto a lei era di più caro, i suoi ricordi.
-A conseguenza di quel
fatto… davvero avevi paura che ti volessi uccidere?
Rouge , avesse potuto,
sarebbe scomparsa nel pavimento.
Tuttavia, con enorme
eroismo, rialzò lo sguardo su di lui, lasciando cadere nel
silenzio l’ultima domanda.
-Io–
ripetè nuovamente - non conosco un’acca di
combattimento e facevo la locandiera fino alla settimana scorsa
… e non avrei potuto colpire, in nessun modo, un bestione
del genere o un pirata di Henge. E’ stato un problema loro-
sillabò.
-E allora, come hai
fatto a ferire me?
Tacque.
-Beh, questo dovresti
chiederlo a te stesso- rispose asciutta.
Roger mosse un passo
avanti.
Rouge mancò
nuovamente un battito, nemmeno si era accorta che, diversamente da
prima, ora erano entrambi dallo stesso lato della scrivania e che a
dividerli non c’era più quel metro buono di
superficie in legno che le aveva dato precedentemente una certa
tranquillità.
Trovò molto
ironico il fatto che quel vuoto che prima pesava su di lei come se il
soffitto stesse gocciolando giù lentamente sembrasse
così innocentemente leggero ed inconsistente in quel momento.
Avrebbe potuto ridurlo
ancora, avrebbe voluto avvicinarsi ancora.
Ma non si mosse affatto
dalla sua posizione. E Roger rispose, abbassando il tono di voce.
-Infatti,
l’ho fatto. E ho trovato una risposta adesso. Per un attimo-
esitò, come se gli costasse non poco pronunciare quelle
parole- mi hai fermato. Mi hai bloccato e non ho potuto difendermi.
Quell’affermazione
la riportò alla realtà in un battibaleno.
-Non ci credo-
affermò, cogliendo nello stesso istante la contraddizione:
Roger non avrebbe mai ammesso una cosa del genere se non fosse stata
vera. Anzi, se non fosse stata vera e molto importante.
Scacciò via l'evidenza di quel pensiero.
-Libera di non
crederci- rispose lui senza scomporsi.
Rouge lo
guardò.
Poi sorrise un
pò ironica, cogliendo un curioso aspetto di tutto quel
discorso a cui non aveva fatto caso.
-E dire che mi sembravi
così razionale.
Lui
abbandonò per un attimo la sua solita espressione sicura, e
la ragazza seppe che aveva messo a segno un punto.
-Invece vieni a
parlarmi di poteri magici. Di poteri che non derivano dai frutti,
ma… non si sa bene da cosa.
-L’Haki
è il segno della Volontà di un uomo. Non
è un potere magico come lo intendi tu, e non è da
quattro soldi come quello dei frutti. L’Haki non lo
posseggono in molti, è un privilegio. Ma la
capacità di riconoscerlo e di accettarlo senza paura
è necessaria per meritarlo.
-Un potere che esiste,
ma che dev’essere meritato. Si direbbe che lo conosci molto
bene.
Roger tacque nuovamente
prima di rispondere.
Un altro punto.
-Si-
mormorò, semplicemente.
Rouge si
sistemò i capelli dietro l’orecchio e lo
guardò profondamente. Era stanca di quella sceneggiata.
-Roger, lascia che ti
chiarisca una cosa. Io sono qui solo ed esclusivamente per trovare
Edward.
Sospirò.
-Io lascerò
questa nave nel momento in cui sbarcheremo a Sabaody, motivo per cui
… come vuoi, ti libererai di me il prima possibile. Vorrei
solo- concluse–che non mi prendessi in giro. Sono una
semplice locandiera, ma non sono una sprovveduta, né una
sciocca. Io credo alle belle storie d’avventura, quando le
leggo sui libri, e conosco il potere dei frutti ma so anche che
c’è una loro spiegazione scientifica.
Io amo studiare le
carte geografiche, perché rappresentano mondi lontani che
non visiterò mai, perché io, nonostante tutto,
non sono come voi. Io sono legata alla mia terra, e alla mia terra
farò ritorno quando avrò trovato mio fratello.
Non ho mai viaggiato, non so nulla del mondo, ma se
c’è una cosa di cui sono sicura, è il
fatto che conosco me stessa, e so di non essere speciale, so di non
avere nessun potere né di meritarlo.
Si odiò per
aver pronunciato quelle parole con una freddezza disarmante.
Non era da lei,
piuttosto si arrabbiava come una iena e urlava.
-Non ho certo voglia di
convincerti, Rouge- replicò lui con la stessa moneta
–ma sappi che la Grand Line fa cambiare spesso idea agli
uomini. In più di un senso. Quando davanti agli occhi ti
appaiono cose, persone, avvenimenti che non avresti mai immaginato,
allora cominci a riconsiderare tutto il tuo piccolo mondo. Ma,
è vero, tutto ciò è poco razionale,
molto di questo non ha rassicuranti spiegazioni scientifiche.
Perché, da tutto quello che tu mi hai appena detto, andando
oltre le tue belle parole sull’amore per la tua terra e per
il tuo amorevole fratellino io capisco una cosa sola. Io sento una sola
cosa. La paura.
Rouge
deglutì.
Qualcosa
l’aveva punta nel vivo, le aveva annebbiato la mente. Per la
prima volta sentì un sentimento nel profondo che non
corrispondeva né all’attrazione né
all’ avversione.
-La paura-
ripetè, atona.
Era rabbia. Ma non
rabbia stupida, superficiale, da bambina, come quella che provava
quando lui le rispondeva male o la trattava da ingenua. Era rabbia
diversa, infinitamente più nociva, perché, si
rese conto, nasceva dal fatto che lui, in qualche modo, avesse colto la
parte più intima della sua personalità.
Quasi avesse potuto
leggerle dentro.
E lei si sentiva
scoperta, esposta di fronte a quegli occhi neri come inchiostro.
-La paura- disse ancora
una volta. Aveva perso lucidità. A quel punto non le
importava di fare male, anzi.
-Vogliamo parlare della
tua paura, allora?- sussurrò.
Il capitano
sussultò appena.
La voce della ragazza
si era fatta quasi impalpabile.
-La paura di parlare,
la paura di esprimere chiaramente quello che provi, di mostrarti appena
più debole di quello che sei.
L’espressione
di Roger s’irrigidì improvvisamente, e i
lineamenti prima calmi e distesi si contrassero, socchiuse appena le
labbra, come incredulo. Rouge continuò, apaticamente.
-La paura di una
fotografia, o di una collana- afferrò la catenina che
portava al collo e la strappò via, stringendo forte nel
pugno la vecchia conchiglia spiraliforme – quella di una
storia da raccontare o di un luogo da attraversare… di un
ricordo.
E tacque, sentendo la
rabbia lentamente scivolare via.
-Chi ha più
paura tra noi due, Roger?
Quella domanda rimase
sospesa, non ebbe una risposta.
Quando Roger
parlò, sembrò che ogni parola da lui pronunciata
le passasse attraverso come lame di pugnale.
-Io non so bene-
esordì- quanto tu conosca di questa storia, Rouge,
né come tu l’abbia scoperto. Ma nulla, e dico nulla ti
dà il diritto di parlarne.
Era gelido, come non lo
vedeva da molto. Si era quasi abituata a lui, che si era dimenticata la
sua natura predominante.
Rouge sentì
il rimorso invaderle la gola. Aveva toccato delle corde fin troppo
sensibili. Si sentì schifosamente a terra, ma non doveva
cedere.
Anche
lui mi ha fatto male. Anche lui mi ha giudicata.
-La differenza tra me e
te, Roger, è una sola. Io sono capace di ammetterle, le mie
paure, ed è il primo passo per superarle.
Aprì il
pugno stretto intorno alla conchiglia,e scoprì il palmo
rosso di sangue. La piccola decorazione l’aveva ferita sui
polpastrelli e sull’incavo della mano, tanto l'aveva stretta
tra le dita.
Posò la
conchiglia ormai cremisi sul tavolo al suo fianco.
- Questa la puoi
riprendere, era di Samie, lo so. La sua collana starebbe molto meglio
altrove che al mio collo, come hai detto tu, non c’entro
niente con la vostra storia, non c’entro niente con te. Non
ho il diritto di ricordarti lei, ogni volta che vedi quella catenina su
di me.
E gli voltò
le spalle, d’improvviso, perché non avrebbe
resistito ancora.
Cos’era in
fondo quella conchiglia? Il simbolo di una stupida promessa di un
ragazzino ad una bambina. Prima che entrambi sapessero come andasse il
mondo veramente.
Aveva perso di
significato, semmai ne avesse avuto qualcuno. Era uno scherzo, uno
sgradevole scherzo del Caso, niente di più.
E, mentre usciva dalla
stanza e sentiva le prime lacrime rigarle il viso, si
ritrovò a rimpiangere il giorno in cui Roger era di nuovo
tornato a Baterilla, perché, a poco a poco, aveva trovato il
modo di odiarlo ed innamorarsene allo stesso tempo.
Quando la porta si
chiuse, Roger rimase a fissare quella fredda superficie di legno a
lungo. Poi si sedette sulla poltroncina dove fino a qualche minuto
prima era stata la ragazza, e aprì il quaderno
d’appunti di Clover, sfogliandolo nervosamente.
Trovò ancora
una volta la vecchia fotografia, e se la piantò davanti agli
occhi, come ancorandosi su quelle espressioni lontane nel tempo per
farsi forza.
Cercò di
fare chiarezza sui suoi obiettivi, mentre guardava il bel viso ridente
della ragazza dagli occhi chiari.
Quella sera, quando Ray
provò a chiedergli di cosa mai avessero parlato lui e la
rossa ottenne una laconica risposta.
E quando, dopo cena,
Rouge gli chiese apparentemente per caso di fare quattro chiacchiere
fuori sul ponte, ebbe come l’impressione di saperne il motivo
ancor prima che lei glielo dicesse.
Assentì con
un sorriso.
La recluta
spalancò la porta ed entrò precipitosamente nella
grande sala.
-Signore, signore!
Abbiamo ricevuto un’importante segnalazione dal Mare
Merid…
-Edward Newgate!-
saltò su Sengoku.
La tazzina di
caffè ondeggiò pericolosamente sul bordo del
tavolo, tintinnando.
Garp voltò
appena la testa, poi tornò ai suoi biscottini al cocco.
-No, Ammiraglio!-
rispose prontamente il soldato- si tratta di Gol D. Roger.
Garp si
voltò nuovamente, con mezzo biscotto in bocca.
-Cushhaighettu?!-
chiese, sorpreso.
-Cos’hai
detto?- ripetè Sengoku in una lingua umana, sgranando gli
occhi dietro gli occhialetti tondi cerchiati di nero.
Sentiva che quella
stressante giornata di lavoro burocratico si stava risolvendo in una
maniera sorprendentemente positiva.
-Signore, pare che sia
passato poche ore fa nell’isola maggiore
dell’arcipelago di La Rez, nel Mare Meridionale!
Garp mandò
giù l’ultimo biscotto e guardò
l’altro militare che a sua volta guardava
l’ambasciatore di cotanta notizia come se gli avesse appena
comunicato che aveva vinto il primo premio alla lotteria.
Sbuffò in
una risata roca.
-Ah, ah, ah! Quindi si
era rintanato a Sud, quel ragazzino insolente!- commentò,
battendo una mano sul tavolo –me l’ha
fatta,dannato! E io che continuavo a cercare nel Mare
Orientale…
Sengoku si riscosse dal
suo momento d’idillio e prese subito in mano la situazione,
rinvigorito di nuova energia.
-Allora-
esordì, stringendo il pugno in una posa eroica-voglio le
coordinate esatte, mettetemi subito in contatto con la divisione
più vicina all’isola e mettetegli due …
che dico quattro navi al seguito, voglio quel suo maledetto vascello
nella mia collezione di legna da ardere per il camino, intesi?
-Sissignore!- rispose
celere la recluta, ma subito dopo mutò
d’espressione.
-Tuttavia,
signore…
Sengoku, che
già assaporava la risoluzione, una volta per tutte, della
spinosa faccenda di Seiji Alastair, si bloccò a
metà di una fantasticheria.
-Tuttavia, cosa…?-
replicò, sibilante.
-Ehm… come
potrei spiegarle… Il punto è che, stando
all’ultimo avviso, sta seguendo una rotta piuttosto
singolare… verso Nord-Est. Non va verso la Reverse Mountain,
signore.
Sengoku divenne
apparentemente una statua inespressiva, e Garp sapeva benissimo che,
quando reagiva così, in realtà il suo cervello
ragionava velocemente.
-Perché mai
dovrebbe dirigersi a Nord-Est? Non c’è
assolutamente nulla in quella zona del Mare Meridionale, solo qualche
isola di pescatori- disse poi, incapace di trovare una spiegazione.
Il vice Ammiraglio si
grattò il naso.
-Soldato, riposo.
Và pure- congedò la recluta.
Quella
scattò e sparì nel giro di pochi secondi.
-Allora?- chiese il
più giovane dei due.
-Sengoku,
carissimo… non ti viene proprio in mente nulla?-
ironizzò Garp, voltandosi di nuovo alla scrivania per
inzuppare un nuovo biscotto nel thè caldo.
L’altro
trangugiò quel che rimaneva del suo caffè nero.
-So già a
cosa pensi, Garp. Ma mi rifiuto di credere che lui potrebbe passarci.
Categoricamente.
-Eppure, facci caso, da
quelle parti c’è una sola cosa che interesserebbe
seriamente Roger. Le cosiddette “correnti
instabili”.
L’ammiraglio
sbattè la tazzina sul piattino con un po’ troppa
enfasi. Forse doveva smetterla di prendere cinque caffè al
giorno, lo rendevano estremamente nervoso nei gesti.
-E’ da pazzi,
Garp. Come potrebbe sapere…?- sospirò, incredulo.
-Ah, le talpe nelle
Accademie esistono da che mondo è mondo. E noi non siamo
così furbi da tenere certi segreti solo per noi- rispose
diplomaticamente il Viceammiraglio.
-Quindi tu sei convinto
che sia sua intenzione di attraversare le Fasce?- chiese Sengoku,
posando entrambe le mani sulla scrivania candida, come a sorreggersi.
Garp annuì
lentamente, e a sua volta riportò la tazza di thè
nel piattino dal decoro floreale alquanto kitsch.
-E ti dirò
di più, Sengoku. Dovrei consultare alcune carte, ma sono
quasi certo che ci sia solo un punto utile, in questi mesi
d’autunno, ovvero … il passaggio di Scilla.
Lo stratega scosse la
testa.
-E allora cosa vorresti
fare, aspettarlo al varco?
-Esattamente-
assentì l’altro, con un gran sorriso- è
un passaggio difficoltoso, ma sono sicuro che Roger ce la
farà a superarlo … quello che mi incuriosisce
è come ci riuscirà, ed inoltre…
-… come
diavolo si orienterà una volta entrato nella Grand Line,
considerando che non ha un Log Pose che abbia iniziato a registrare una
delle rotte dalla Reverse Mountain- completò Sengoku.
Si tolse gli occhiali
dal naso e si massaggiò le palpebre.
La sensazione di
frescura sugli occhi stanchi gli provocò immediato sollievo.
-Evidentemente
è in possesso di un Eternal Pose. O di una Vivre Card, al
massimo. Ma propenderei per la prima ipotesi, visto che le seconde sono
diffuse più che altro nel Nuovo Mondo e non so neanche se
Roger sia a conoscenza della loro esistenza- si rispose da solo.
Garp si
sistemò le mani dietro la nuca e prese a ciondolare con la
sedia, mantenendosi in precario equilibrio con un piede.
-Non avrei saputo dirlo
meglio- sogghignò.
-Proprio per questo, ho
deciso che mi prenderò personalmente l’incarico di
catturarlo- annunciò, poi.
Sengoku tolse i palmi
delle mani dalle palpebre e lo guardò, stringendo gli occhi
a due fessure.
-Perché
proprio tu, Garp?
-Che
c’è? Sarà divertente!
L’altro
sospirò e si abbandonò nuovamente sulla sua
costosa poltrona di pelle nera.
-Io non so ancora
perché continuo ad affidarmi a te, maledizione! Non
è un gioco, che è divertente, e non è
una sfida tra voi due!- esclamò, agitando un dito davanti
alla faccia del Viceammiraglio.
-Si, si-
assentì distrattamente quello, facendo cenni
tranquillizzanti con la mano.
-Questa volta non me lo
faccio sfuggire, fidati- concluse con un ghigno soddisfatto
–so quando si farà vivo, e sarò
lì ad aspettarlo al varco.
L’Ammiraglio
provò a pensare a qualche alternativa, ma alla fine cedette
pur di non sostenere altre conversazioni, dopo quella giornata
stressante.
Pregò in
cuor suo che quella situazione si risolvesse davvero una volta per
tutte, o sarebbe seriamente andato in overdose da caffeina.
°°°
-Piccola nota sugli
spropositati viaggi psicologici di questo capitolo:
Alt! Non picchiatemi,
fermi! Sapete com’è, se ogni tanto non sfamo la
mia vena angst ne risente tutto il mio cervellino :D
Ma non temete per
questi due: in fondo questo dialogo è servito più
di quanto sembri.
Ha messo in evidenza il
fatto che lui ha ‘letto’ bene lei e lei
altrettanto. Insomma, si sono capiti.
E, da un certo punto di
vista, si sono trovati simili, ognuno ha qualche paura da nascondere.
Rouge quella di
accettare qualcosa di ‘diverso’ dal suo assodato
modo di vedere le cose, lui di esprimersi un po’ di
più.
Ecco, potrebbe essere
il risvolto romantico di questo discorso fondamentalmente deprimente.
Beh, comunque lo sapete, dopo la litigata si fa la pace.
E secondo voi, Rouge
può tenere il muso a Roger per molto? Piuttosto gli rovescia
un altro secchio d’acqua in testa per sfogarsi, è
più divertente :D
-Ah, Scilla
è una citazione ignobile dall’Odissea, possa quel
geniaccio di Omero perdonarmi xD
Quando se lo troveranno
davanti, quel passaggio, vedrete perché gli ho dato proprio
quel nome, anche se è facilmente immaginabile :)
Detto ciò,
gente, a voi la palla. E, come al solito,
to be continued ;)
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Capitolo 16 *** Famille ***
Buonasera!
Passano dieci giorni (più o meno^^) e torna la Maya con la
sua storia!
Questo
capitolo, come il precedente, è molto introspettivo, si vede
che è il periodo :]
Apre un po’ di finestre sul passato, tra l’altro.
Ma passando alle risposte per i miei cari lettori...
@nico83: ciao^^ grazie per il
complimento sulla caratterizzazione, ci tengo tanto ed è una
delle parti più difficili per me T.T
oh, questa storia
non la mollo, tranquillo :]
Anche se vado un
po’ a rilento, la porterò fino alla fine (anche
perché già so come finisce xD), e ti assicuro che
succederanno taaaante cose molto inaspettate :P
Leggere
per credere. Alla prossima :]
@KH4: Grazie,
tesora** sono lieta che il confronto tra i due non abbia spiazzato
molto: spesso scrivo delle cose che però alla fine, mi
accorgo, sono veramente un po’ contorte xD soprattutto quando
sono cose psicologiche.
Quindi se mi dici che è stato il pezzo migliore che abbia
mai scritto… argh, mi commuovo T.T
Lieta
che tu abbia colto praticamente il modo di ragionare di Roger, per
quanto lui rimanga sempre un mezzo mistero visto che… non
parla xD
Magari in questo capitolo si saprà qualcosa in
più :]
Alla
prossima :*
@Bea: Ma buonasera^^
T.T mi dispiace di farti aspettare tanto, veramente!
Comunque, ciance a parte, grasssie tesòra** Per tutto il
sostegno che mi dai, davvero :]
Per farmi perdonare i dieci giorni in questo capitolo, come avevi
anticipato tu, c’è una buona dose di un certo
personaggio che, a quanto pare, ti ho fatto amare.
Spero di averlo reso a dovere ;)
xD
Eh, si, Rouge stessa non ce l’ha fatta a darsi
dell’idiota come al solito dopo aver ammesso che Roger le
interessa u.u era troppo destabilizzata xD
Grazie
per la nota a proposito dei nostri due Marine :) seriamente, sono
troppo divertenti se messi in coppia.
La cosa che mi piace di più è descrivere Sengoku
sull’orlo di crisi di nervi multiple *muahahah*
Un
bacione, alla prossima :*
@MBP: Hola, Ma-chan! Lieta che
anche tu abbia apprezzato il discorsone psicologico, allora non era
così contorto come pensavo xD
Eh, Roger piuttosto
che ammettere qualcosa credo si butterebbe in bocca ad un mostro marino
(beh, oddio, forse no), però puoi star certa che a qualcosa
questo discorsone è servito u.u
Dove
c’è Garp non possono non esserci scene esilaranti
xD Tornerà presto a farci visita, il nonnastro!
Alla
prossima :*
@angerona: Grazie**
Esatto, come hai detto tu, questi due si aiuteranno a vicenda, almeno
questo è quello che spero di comunicare nel corso di questa
storia :P
Lieta che tu abbia apprezzato anche i due Marine a fine capitolo, come
hai detto, c’era bisogno di qualcosa di leggero dopo tutto
quel discorso! Alla prossima :]
@Akemichan: Ciao^^
Meno male che alla fine il discorsone è andato
giù a tutti, credevo fosse davvero troppo pesante :P
Guarda, poi io le scenette di Garp e Sengoku, fosse possibile, le
metterei random in ogni capitolo (peccato che alla fine la storia non
è su loro due xD)
Addirittura una sit-com? xD troppo buona, seriamente :]
Diciotto mesi per una gravidanza? O.O da pazzi! Altro che Haki,
complimenti alla mamma :)
@meli_mao: ciao meli, per prima cosa:
non scusarti di essere in ritardo :)
Mi dispiace di
‘sentirti’ così giù, quindi
per seconda cosa, vorrei mandarti un abbraccio grande grande :)
Certe volte capita
che ci si senta abbattuti per come vanno certi avvenimenti, e dobbiamo
trovare un po’ di coraggio per reagire nelle piccole cose.
Perciò
mi sento veramente orgogliosa, e non scherzo, per quello che mi hai
scritto, credo che siano i migliori complimenti che si possano
ricevere, quindi ti ringrazio davvero di cuore, nel vero senso della
parola.
Spero
vivamente che in questi giorni si possa essere risolto tutto per il
meglio, se non è così … ti dedico una
frase che dice Rouge a fine capitolo.
Non sarà molto, ma è un augurio^^ Un bacio
speciale, alla prossima :*
Bene, ciurmaglia. Buona
lettura, spero vi piaccia :]
So… Enjoy!
16.
Famille
-Capitano,
cosa sta facendo qui fuori?
Edward Newgate si
voltò verso il ragazzino dai capelli biondi e gli rivolse un
sorriso profondo.
-Marco…
nulla in particolare- rispose semplicemente-stavo osservando il mare.
Il mozzo si sporse a
sua volta dal parapetto della nave, guardò prima il suo
capitano e poi seguì la direzione del suo sguardo fin dove
il blu si perdeva nel nero della notte, incuriosito.
-Ma non si vede niente-
commentò con un pizzico di disappunto.
-Appunto-
ribattè l’uomo –è proprio
questo il bello.
Allo sguardo
interrogativo del biondino, seguì una risata roca e
cavernosa, un po’ brilla ma tuttavia rassicurante.
-Quando avrai passato
un po’ di anni su di una nave, forse capirai.
Il ragazzino
sbuffò.
-Capitano, non mi
tratti come un mocciosetto! Ormai ho quasi tredici anni!
Quello rise di nuovo, e
Marco si chiese se lo facesse apposta per farlo arrabbiare o per via
dell’eccesso di rum.
-Secondo te, quante
navi in questo istante viaggiano come noi su questo grande Oceano?
–chiese il capitano, d’improvviso.
L’altro
tacque, stupito da quella domanda.
-E chi
c’è su di esse?- continuò- saranno
pirati, Marine, avventurieri, ricercatori… schiavi, nobili
… vecchi che tornano finalmente a casa o giovani che partono
per un lungo viaggio?
-Io… boh-
alzò le spalle il ragazzino –non lo so, Capitano.
-Immagina- rispose
quello- per ogni nave, una storia da raccontare. E sono tutte
lì, da qualche parte.
Indicò
l’orizzonte nascosto dal velo buio.
Marco
curvò appena le labbra all’ingiù,
abbassando un po’ le palpebre, nell’espressione
diffidente che spesso assumeva quando non capiva appieno qualcosa.
-Capitano, in fondo
molti di questi viaggiatori di cui parla non li incontreremo mai-
replicò- cosa c’è di così
affascinante in loro?
Edward Newgate si
sistemò la pesante spada sul fianco e gli rivolse un sorriso
paterno.
-Marco, tu hai mai
avuto una casa? Una casa tua, sulla terraferma?
Il ragazzino
sussultò, visto che il suo capitano conosceva benissimo
quello che avevano passato lui e suo fratello prima di imbarcarsi.
-Lo sa, noi vivevamo
così … in
giro- rispose, in tono vago.
Quello annuì.
-Anche io vivevo
… in giro. E anche gli altri, vero? Ed anche ora viviamo
tutti in giro,a pensarci bene.
Gli rivolse uno sguardo
eloquente.
-Ma ora è
diverso!- non potè trattenersi il mozzo, quasi che quelle
parole gli fossero state suggerite.
Il sorriso di Newgate
divenne più profondo.
-Lo spirito nomade non
è cambiato, vero? Ma ci sono due cose che ora tutti abbiamo,
e che prima ci mancavano. Una casa, che ci segue ovunque andiamo, e un
piccolo posto in una famiglia che si protegge a vicenda.
Marco si
mordicchiò il labbro.
-E’ vero,
Capitano- ammise- ma cosa c’entra con quelle navi di persone
sconosciute?
L’altro
alzò le spalle.
-Probabilmente nulla.
Però – aggiunse – mi piace pensare che
ogni nave sia una piccola casa, ed una piccola famiglia, a suo modo. E
che tutte queste vite si intreccino sul mare, e che anche se non le
conosceremo mai in questo brulicare di esistenze, le sentiamo simili ed
uguali a noi, perché… mio caro ragazzo, alla
fine, oltre tutto, quello che conta è che tutti noi, senza
distinzioni, dipendiamo dal mare. Il mare è ciò
che ci dona la vita, la gioia e la morte, ciò che ci rende
uniti o ci divide, il mare, alla fine, è tutto…
si, direi che tutto
è la parola più esatta.
Si scostò
dal parapetto, stiracchiandosi le lunghe braccia.
-Ma forse, Marco, ho
solo bevuto troppo rum, stasera. Non darmi ascolto- si
congedò scompigliandogli i capelli con la gigantesca mano.
-Rotta verso Est,
andiamo a vedere cosa c’è al di là
della Red Line!- esclamò, quasi rivolto a sé
stesso più che al ragazzino.
Mentre quello osservava
allontanarsi, un po’ ciondolante, l’enorme e
possente figura del suo capitano, non potè fare a meno di
notare una singolare sensazione di calore ed improvvisa
serenità.
Eppure, lui, non aveva
toccato un goccio d’alcool.
Doveva essere stato
qualcos’altro.
Si era alzato un vento
fastidioso, quella sera, che sembrava pungere sulla pelle per ricordare
che l’estate, ormai, era definitivamente finita, e
l’autunno che si apriva era come mai carico di punti
interrogativi.
Ma quella sera Rouge
avrebbe sopportato anche una tempesta di neve, pur di poter prendere un
po’ d’aria sul ponte, in quella che avrebbe potuto
definire una situazione serena.
Dal brutto scontro del
pomeriggio aveva ereditato il senso di claustrofobia che le conferivano
gli ambienti stretti della nave.
Quindi, appena ne ebbe
l’occasione, dopo aver aiutato Kennet a mettere a posto in
cucina e chiacchierato brevemente con Shanks, che stava recuperando
tutto il suo caratterino dopo la malattia, con un gran sospiro di
sollievo aprì la porticina che dava sull’esterno
ed inspirò l’aria impregnata di salsedine.
Quando
percepì l’odore di tabacco si guardò
intorno un po’ nervosa, ma si rilassò quando vide
che era solo Ray con la sua immancabile sigaretta. Non c’era
traccia di Roger.
Nella sua testa non
riuscì come avrebbe voluto a concludere la frase con un ‘per
fortuna’.
Si sentì
ancora un po’ più pesante.
-Rou- la
chiamò il vicecapitano, con uno dei suoi sorrisi
rincuoranti.
La rossa si
avvicinò a piccoli passi. Niente da fare, il morale era
ancora sotto le scarpe.
Era vero, era stata lei
a chiedergli di parlare un po’… ma…
cosa cavolo avrebbe potuto dirgli?
Sai,
Ray, il tuo migliore amico è davvero un gran bastardo,
quando vuole! Cioè, molto spesso!
-Ah…-
sbuffò, una volta che gli fu vicino- stasera non sono di
buona compagnia, mi sa.
Quello si
grattò il mento.
-Ne avevo il sospetto-
rispose, aggiustandosi gli occhialetti sul naso.
Rouge annuì,
sospirò ancora.
Quello attese,
incrociando pacificamente le dita.
Lei guardò
prima a destra, poi a sinistra, poi a terra.
Infine
scrollò le spalle e gli piantò gli occhi in
faccia.
-Che nervi!-
sibilò a voce bassa, con un gesto irrequieto delle mani
–che nervi, che nervi! Aaaaaah! Che nervi.
Fece un buffo saltello
su sé stessa, stringendo i pugni.
Rayleigh la
osservò per qualche istante, poi il suo sorriso si
trasformò in un ghigno.
-Com’è
bello vedere tanta pacatezza… C’era qualcuno che
mi parlava di isterismi femminili, in effetti…
-Ray, non ci provare!-
sbottò lei piccata, pur non riuscendo a trattenere una
risata- stasera sono capace di picchiarti!
Il vicecapitano si
tolse la sigaretta di bocca e la tenne tra le dita, mentre tese
l’altra mano a mò di difesa.
-Avanti, picchia,
peperoncino!- la provocò, con tranquillità
– tirami un bel pugno.
Rouge guardò
prima lui, poi le sue mani ancora strette a pugno e si sentì
improvvisamente stanca.
Ebbe la sensazione che
tutta la rabbia che aveva ancora dentro si fosse sciolta in un momento.
-Ma va, Ray, lascia
perdere…- mormorò, abbattuta.
Quello la
osservò inarcando il sopracciglio e rimettendosi la paglia
in bocca.
-Mi stupisco ogni volta
della tua capacità di cambiare umore alla
velocità della luce- commentò- ma in fondo anche
Shakky ha qualcosa di simile, dev’essere l’indole
delle donne- aggiunse, pensandoci su.
-Non lo so- rispose lei
distrattamente- ma … mi sento di schifo.
Per
favore, Rou, non metterti a piangere. Per carità.
Prese un bel respiro.
-Mi sa che
anch’io ho esagerato- continuò, più a
sé stessa che al vicecapitano.
Ray aggrottò
le sopracciglia, interrogativo.
-Anzi –
continuò lei, cercando di spiegarsi- ecco, forse, ho detto
delle cose che non dovevo, sono stata un po’ troppo
impulsiva, ma lui mi ha provocata e, insomma, io non l’avrei
tirata fuori quella storia della sua benedetta sorella ma…
-Ehi, ehi- la
interruppe lui –calma. Devi raccontarmi con calma cosa vi
siete detti, non sono ancora capace di leggere nel pensiero,
peperoncino.
Rouge si
guardò intorno.
C’era
un po’ di gente sul ponte, tra cui anche Jin il criceto che,
come aveva scoperto suo malgrado, era molto bravo
nell’origliare le conversazioni.
-Forse qui non
è il massimo…- esordì, quasi
scusandosi.
Ray annuì,
poi guardò l’ora.
-Andiamo al timone,
Rou. E’ quasi il mio turno per controllare la rotta, non
credo che a Craig farà dispiacere finire dieci minuti prima.
E lì si sta un po’ più tranquilli,
fidati.
-Ok.
Salirono le scalette
che portavano al posto di comando del timone, dove trovarono il giovane
navigatore che, seduto con i piedi appoggiati ad un vecchio tavolo di
legno, stava guardando distrattamente alcune carte. Quando li
sentì arrivare alzò gli occhi e si mise subito in
piedi.
-Buonasera Ray. Rouge.-
salutò educatamente.
-Ciao-
mormorò lei in tono funereo.
-Ciao Craig!-
esclamò Ray gioviale, tirandogli una pacca sulla spalla come
al solito- và pure a bere qualcosa con i ragazzi, ci penso
io qui!
Quello
scoccò uno sguardo all’orologio appeso al muro.
-Ma il tuo turno inizia
fra un’ora!
-Appunto,
un’ora guadagnata per te! Avanti sei giovane,
và a divertirti!- continuò quello.
-Ray, non è
che tu abbia sessant’anni…
-Craig, il tuo
vicecapitano ti ordina di non
lavorare, avanti, marsch!-
ribattè, deciso.
Il ragazzo
annuì ancora un po’ dubbioso e se ne
andò.
-Ah, bravo ragazzo, per
carità- sospirò Ray accomodandosi sulla sedia
lasciata libera- ma qualche volta un po’ troppo rigoroso.
Non mi stupisce che sia stato in grado di sopravvivere un anno
all’Accademia della Marina. Io sarei morto dopo due giorni.
Rouge
abbozzò un sorrisetto, appoggiandosi alla parete.
-Ti avrebbero scoperto
subito, Ray. Si vede che sei un pirata lontano un miglio.
-Già. Ma non
divaghiamo- riprese lui, guardandola un po’ più
serio.
-Avanti, cosa devi
dirmi?
Rouge si disse che, in
fondo, parlare le avrebbe fatto bene.
Però, allo
stesso tempo, sentì improvvisamente il bisogno di tenere
nascosto ciò che Roger le aveva detto su quel fantomatico
Haki. Insomma, lei non gli credeva. Le dava fastidio il solo pensarci.
Ray avrebbe meritato di
sapere la verità, ma lei non se la sentì.
Un altro po’
di senso di colpa andò a sommarsi a quello derivante del
pomeriggio.
-Ray-
esclamò- abbiamo litigato.
-Uhm… fin
qui non vedo nulla di nuovo.
-No, insomma, io finora
non gli avevo mai risposto così… cioè,
ero sempre stata paziente…
Ray se ne
uscì con un colpo di tosse.
-Oh, avanti, non puoi
negarlo! Solo che, ecco…
-Cosa ti ha detto?
-Io… ha
detto che sono una codarda.
Ecco,
ci risiamo. Rouge, non piangere.
Rayleigh la
lasciò continuare.
-Ray, insomma
… io lo so benissimo di non essere un leone. Lo sai, io
finora ho solo visto partire le persone che conoscevo. Mio padre
è stato il primo, dopo la mia nascita, e poi tutti gli
altri. Mio fratello. Molti ragazzi e ragazze con cui sono cresciuta,
che si sono arruolati o sono andati via per fare un po’ di
soldi e cercarsi una vita migliore. Tutti, tutti sono andati via, e io
rimanevo lì, perchè, mi ripetevo, c’era
la mia casa, c’era mia madre, c’erano i campi di
gigli rossi che le portavo ogni settimana. Ma forse davvero ho avuto
solo paura, sai.
Si fermò un
attimo. Ray continuava a tacere, osservandola apparentemente senza
espressione.
-Ma non è
questo, Ray, io li riconosco i miei limiti. Solo che… mi ha
sbattuto in faccia la verità in un modo così
cinico che… sono diventata crudele. E gli ho detto che uno
come lui non può farmi la predica in questo modo,
perché è il primo che ha paura. E… ho
tirato in ballo tutta la storia di Samie. Punto. Sono stata una
bastarda, lo so quanto sia restio anche solo a sentirne parlare, ma
… ho desiderato davvero… fargli sentire quanto si
può star male.
Rayleigh
tossì di nuovo.
-Cavoli…-
commentò poi- non sei andata per il sottile.
Rouge si fece piccola
piccola.
-No.
Ray si passò
una mano tra i capelli.
-Toglimi una
curiosità. Quanto ne sai, di questa storia?
La ragazza
percepì un minimo cambiamento nel tono di voce del
vicecapitano. Si era fatto leggermente più inquieto.
Le parole di Shanks le
tornarono chiare alla memoria.
Ray
non vuole parlarne con me. Si arrabbiava se glielo chiedevo.
Esitò.
-Allora?
-Io … un
po’. Anche se in realtà l’ho scoperta
per caso … diciamo.
Ray
sogghignò.
-Lo sai che non ci
credo nemmeno un po’?
Rouge
abbassò gli occhi.
-Immaginavo. Comunque-
iniziò, cercando le parole adatte- quello che so
è che Samie, più di tre anni
fa…è scomparsa.
Attese, valutando la
reazione del vicecapitano.
-Poi, so che Roger si
sente tremendamente in colpa per questa cosa, anche se naturalmente non
lo da a vedere.
Le parve il caso di
glissare sul fatto che Shanks, la sera della festa a Baterilla, le
avesse accennato anche di come lo avessero trovato sulla Red Line,
praticamente in fin di vita. Aveva quasi la certezza che comunque Ray
conoscesse tutti gli avvenimenti e lei non voleva dare
l’impressione di saperne troppo.
-E, infine, anche se
forse non c’entra nulla con tutto questo, so che è
stato in contatto con gli archeologi di Ohara.
Il vicecapitano, che
fino ad allora era stato impassibile ad ascoltarla, si portò
subito la mano agli occhiali, sistemandoli sul naso. Rouge ormai aveva
capito che quel gesto era meccanicamente un’ammissione di
irrequietezza.
-Notevole-
commentò- Insomma, alle considerazioni su Samie, prima o poi
ci saresti arrivata. Ciò che mi stupisce è come
tu faccia a sapere di Ohara.
-Ho letto il quaderno
di Clover, quello nella biblioteca- rispose istintivamente Rouge, in
barba alla promessa strappatale da Roger di non raccontare affatto di
quella scoperta.
Alla
faccia di non dare l’impressione di saperne troppo, eh?
Rayleigh a quel punto
era davvero sorpreso.
-Peperoncino!
Dovrò cominciare a temere per i miei scheletri
nell’armadio, se tu in un paio di giorni mi scopri questo
genere di cose!- esclamò, colpito.
-Si, ma ci sono ancora
tante cose che non capisco! Ray, tu non potresti dirmi …
cos’è successo?
Ecco,
gliel’ho chiesto. Ci ho provato, almeno.
Il vicecapitano tacque
per un po’, poi rispose cadenzando bene ogni parola.
-Io … non
sono sicuro che tu voglia davvero scoprire certe cose. Sono avvenimenti
che sto cercando da lungo tempo di far comprendere a Roger,e superarli
sarebbe un gran guadagno, perché portano con sé
delle conseguenze non indifferenti. Sono storie molto più
grandi di te.
-Ho sbagliato
così tanto, Ray?
Quello si
guardò le mani distrattamente.
-Non me la sento di
biasimarti, Rou. Hai reagito. Sei abbastanza grande per capire da sola
se sei andata troppo in là. Sappi che Roger è
forte, ma ha i suoi lati d’ombra. Poi, in fondo…
Come se gli costasse un
notevole sforzo, sorrise di nuovo.
-… tu presto
troverai tuo fratello, quel piccolo pezzetto della tua famiglia.
Probabilmente non sentirai più parlare di noi. Forse, meglio
così.
Rayleigh, a differenza
del suo capitano, non era capace di dissimulare le sue emozioni,
riflettè Rouge. E spesso cercava di porvi rimedio con le
parole che sapeva usare molto bene.
-Scusa Ray, sono
un’egoista- disse lei d’improvviso, con
convinzione.
-Perché?-
chiese lui, inclinando un po’ la testa.
-Perché non
ho pensato che, magari, parlare di certi avvenimenti non è
facile neanche per te.
Il vicecapitano
appoggiò i piedi sul tavolo esattamente come Craig qualche
minuto prima, e si portò le mani dietro la nuca.
Lasciò vagare lo sguardo dritto davanti a sé,
lontano.
Sembrò
perdersi nei suoi pensieri.
-Sono cose da mettere
in conto, quando decidi di fare il pirata. Questa è la vita.
Quella risposta, era
decisamente troppo amara e rassegnata per uno come il vicecapitano.
Rouge si sedette per
terra, ed incrociò le gambe. Doveva fare qualcosa.
-Ray, allora parlami di
quando andava tutto bene- disse, a mezza voce.
Il vicecapitano la
osservò, aggrottando la fronte.
-Parlami di Roger... di
prima.
Lo chiese con il cuore
sulle labbra.
Aveva bisogno
di chiudere quella serata ascoltando qualcosa di sereno.
Ray la
guardò di nuovo, come se fosse sul punto di chiederle
qualcosa. Poi, poi la sua espressione si rilassò, mentre
abbassava le palpebre e si mise a ridere sommessamente.
Rouge si riscosse quel
tanto da accorgersi che aveva pronunciato l’ultima frase con
gli occhi a lucciconi.
-Ehi, aspetta!
– saltò su - Intendevo, parlami di te, di Roger,
degli altri … insomma, hai capito!
-Certo, ho capito-
rispose lui stiracchiandosi, dando uno sguardo alla bussola.
La tensione era scesa
finalmente, pensò lei con un sospiro di sollievo.
-Come vi siete
conosciuti, Ray?
Lui incrociò
le dita e prese a raccontare.
-Beh, per quello che ne
so, potremmo essere nati a miglia e miglia di distanza, ma ormai siamo
entrambi di Rogue Town, per adozione. Strana isola, Rogue. Ci trovi
più stranieri che locali, è il destino di molte
città di frontiera dove ogni giorno passano migliaia e
migliaia di viaggiatori. Noi, comunque, ci siamo ritrovati,
due poppanti, all’Istituto per tutti i mocciosi
abbandonati. E’ così- rispose annuendo
ad un’occhiata stupita di Rouge- a quei tempi la Marina
reclutava dappertutto, con la leva obbligatoria, e molti erano
costretti a partire lasciando a casa famiglia e figli.
-Mi
dispiace…- commentò lei.
-Oh, ma figurati-
replicò lui con noncuranza spiazzante - Non è
davvero il nostro caso. Da quello che so i miei erano dei
mercanti che mi hanno lasciato a Rogue perché non
avevano abbastanza soldi per tirare avanti, e Roger e Samie erano stati
abbandonati al porto quando lui era molto piccolo e sua sorella appena
nata. Molto probabilmente, figli di pirati.
-Ah- rispose lei, presa
di sorpresa. Si sistemò un po’ meglio per terra.
-La sola cosa che lui
conosca –continuò il vicecapitano- ad oggi, della
sua vecchia famiglia, è il cognome di sua madre.
Il nome, gliel’hanno dato all’Istituto. Come a me,
del resto. Siamo entrati insieme, erano arrivati alla lettera R.
Rise di gusto.
-Che razza di nome.
Rayleigh. Lo odiavo, anche se ora mi piace.
-Quindi vi siete
conosciuti lì?
-Si. E visto che io ero
un più grande di lui di un paio d’anni, le
istitutrici me lo affidarono. Non fu una saggia scelta, con il senno di
poi.
Rouge
scoppiò a ridere.
-Oddio, ma come gli
è venuto in mente?
Lui alzò le
spalle.
-Evidentemente ho la
faccia da bravo ragazzo, di quelli che riportano sulla retta via le
pesti irrecuperabili. Inutile dire che insieme ne combinavamo di tutti
i colori, e quello che ci andava sempre di mezzo era il sottoscritto.
-Che ingiustizia-
commentò lei.
-Ah, ma alla fine
Roger, in un modo o nell’altro, veniva ad aiutarmi. Una notte
mi chiusero fuori in cortile per punizione. Avrò avuto
quindici anni. Lui è venuto giù, con in mano le
chiavi del cancello. Mi ha detto ‘Loro
vogliono che tu stia fuori? E noi ce ne stiamo fuori, ma in giro per la
città!’, o insomma, qualcosa del
genere.
Scoppiò a
ridere.
-Quella notte avremmo
girato tutta Rogue Town a piedi. Faceva freddo, ma mi ricordo che ce ne
siamo stati a parlare al porto, fino all’alba, svegli. Il
porto di Rogue è sempre stato una meraviglia, mi ricordo che
ci passavamo spesso. Sembrava una finestra aperta sul mondo,
lì trovavi davvero di tutto: pirati, Marine, mercanti
ricchi, mendicanti e ladri… una fetta
d’umanità che attraccava un giorno e il giorno
dopo ripartiva, e i più coraggiosi andavano a rischiare la
pelle sulla Reverse Mountain. Ogni giorno era così, chi
partiva, chi arrivava. E poi, chi tornava indietro aveva mille storie
da raccontare, che puntualmente continuavano ad essere ripetute per
mesi e mesi dai vecchi pescatori, magari arricchite di fantasie prive
di fondamenti.
Poi a Roger piaceva
quel posto, forse inconsciamente sperava che chi lo avesse lasciato
lì da piccolo prima o poi sarebbe tornato a riprenderlo. Ma figuriamoci, gli
dicevo io. Noi eravamo i figli di nessuno, come tanti in quel periodo,
alla fine ce ne siamo fatti una ragione. Però il sangue
pirata in lui sicuramente lo distingueva da tutti gli altri: ai tempi
era davvero un mocciosetto, ma , lo vedi, non gli è mai
andato giù di stare alle regole.
E quella notte, quando
siamo scappati, abbiamo parlato di ciò che avremmo voluto
fare da grandi. Io, a quei tempi, volevo diventare un carpentiere. Mi
piacevano le navi, avrei voluto costruirne una.
-E lui?
-Beh, lui… a
volte dava delle risposte strane. Diceva che sarebbe voluto diventare
un uomo libero.
Ray alzò le
spalle, con uno sguardo eloquente.
Rouge alzò
un sopracciglio.
-Non è
propriamente una risposta da bambino.
-Ha sempre pensato in
grande, anche quando era piccolo. Infatti io gli chiesi che cosa
intendesse fare… pragmaticamente, per raggiungere quello
scopo, ma non seppe rispondermi. Disse che se ne sarebbe andato per
mare, e che qualcosa sarebbe accaduto. Disse che il mare era la chiave
per tutti coloro che erano in cerca di qualcosa. Anche qualcosa di
così astratto.
-Parlava per enigmi
anche da piccolo- buttò lì la ragazza, e non
riuscì a frenare un moto di tenerezza per quel
piccolo sognatore di tanti anni prima.
-Comunque sia,
crescendo, questo discorso di tanto in tanto si ripresentava. Ed io
cambiavo spesso idea, a differenza sua. Poi, qualche mese
dopo di noi era entrata in Istituto una ragazzina di nome Shakuyaku.
-Oh oh- lo interruppe
Rouge lanciandogli un’occhiatina maliziosa.
-Era una piccola
zingara- continuò lui abbassando lo sguardo- Bellissima, due
occhi neri come la pece. Qualche tempo dopo ci siamo messi insieme, e
mentre io cominciavo a pensare che quando, a diciassette anni, ci
avrebbero sbattuto fuori dall’Istituto, sarei rimasto con lei
a Rogue, Roger continuava a ripetermi che lui se ne sarebbe andato, e
avrebbe portato Samie con lui. La sorella, del resto, lo adorava.
S’interruppe
per qualche secondo. Riprese con una vena di dolce malinconia.
-A vederli insieme,
sembravano davvero indivisibili. Evidentemente, senza una famiglia o
una storia alle spalle, si erano aggrappati l’uno
all’altra come ad un’ancora sicura. Era un legame
davvero forte, come avrai potuto capire.
-Si- annuì
Rouge - E’ quasi quello che sento per Ed, a volte. Penso che
senza di lui, anche se lontano, davvero non saprei come fare.
Ray sorrise.
-Insomma, alla fine, le
cose sono andate diversamente da come avevo previsto. Shakky, del
resto, è sempre stato uno spirito libero, e non amava
restare troppo nello stesso posto. E Roger era ben deciso a partire per
mare. Così, un bel giorno ce ne siamo andati, tutti e
quattro. Non ci era ancora chiaro cosa ne avremmo fatto delle nostre
vite, solo una cosa ci importava: finalmente avevamo una casa che
navigava intorno al mondo, ed avevamo una famiglia, per quanto piccola,
di persone che si volevano bene, e si proteggevano a vicenda. Il resto
poi- concluse- è un’altra storia.
Tacque.
Rouge lo
osservò, avvinta da quelle parole. Era stato come guardare
dall’alto le vite di quei giovani ragazzi che si
intrecciavano e si trasformavano in qualcosa di nuovo.
Ray aveva il dono di
rendere ogni racconto quasi reale davanti agli occhi.
Si rese conto che
sarebbe stato più che egoista da parte sua costringerlo a
finire, sarebbe stato insensibile.
Non voleva sapere
altro, per quella sera, ci sarebbe stato altro tempo per scoprirlo.
Quella sera voleva
andare a dormire serena, con quella favola della buonanotte sotto
braccio.
-Grazie, Ray- disse in
un soffio, non sapendo cos’altro aggiungere.
-Figurati-
mormorò lui, rimettendosi in piedi.
Rouge a sua volta si
tirò su, e gli si avvicinò.
-Io credo che, prima o
poi, tutto torna al suo posto- affermò, e non avrebbe potuto
essere più sincera.
Il vice le
scompigliò i capelli.
-Non sarei ancora
così vecchio per dirtelo, però … io ti
auguro di essere sempre felice, Rouge. Con tutto il cuore.
La ragazza
annuì, poi si allontanò, con un ultimo cenno con
la mano.
Quella sera aveva
scoperto come fosse difficile, ma anche coraggioso, provare dolore,
senza smettere mai di sorridere.
Gli tornò in
mente di quando Mari parlava delle persone fatte in quel modo.
‘Di quelli che piangono mentre gli altri dormono’,
diceva, citando un vecchio proverbio.
Se ne stette un
po’ lì, con quei pensieri, mentre tornava dentro.
Poi, passando davanti
alla porticina della biblioteca, le tornò in mente Roger.
Cosa avrebbe
fatto? Prima o poi si sarebbe scusata, ne era certa.
Potrei andare subito,
pensò, bloccandosi a metà corridoio.
Magari
è ancora lì…
Si sistemò
un po’ i capelli e il vestito e raggiunse in fretta
l’uscio chiuso della stanza. Indugiò.
Poi
realizzò, si tirò un pugnetto in testa e riprese
a camminare decisa.
Invece
no. Fagliela pesare un po’, Rou. Cavoli, anche lui ha
sbagliato!
Si sarebbe presentata
l’occasione, ne era certa.
Nel frattempo, avrebbe
preso un po’ a pugni il cuscino, in caso di sensi di colpa.
°°°
Nota:
- Perchè
c'è Newgate a inizio capitolo? Non so se abbia molto senso,
comunque ora vi spiego: quel discorso mi è venuto
spontaneo, in questo capitolo in cui si parlava di 'famiglie'
lui è davvero il personaggio che,all'interno della storia
originale, ha dimostrato di tenere di più a tutti i suoi
compagni (vabeh, a parte quanto ci tiene Rufy), tanto da chiamarli 'figli'.
E' davvero un esempio u.u e poi, è anche lì per
ricordarvi che, presto o tardi, Roger se lo ritroverà tra i
piedi :P stanno andando nella stessa direzione, praticamente :)
Detto ciò, vi saluto, gente. A voi i giudizi, qualora lo
vogliate [cit.]^^
To be continued ;)
|
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Capitolo 17 *** Rain ***
Ehilà!
*Maya si
fa piccola piccola*
Scusate … lo
so che sono in ritardo, ma gli esami non danno tregua in questo periodo!
Per farmi perdonare
queste due settimane, sappiate che questo capitolo ha sforato le otto
pagine di Word, font Calibri 11 pt. xD
In parole povere,
è stralunghissimo O.O spero non sia un problema^^
Ah, premetto una cosa.
Qui ho avuto la malsana idea di giocare un po’ con un rimando
ben preciso … voi non prendetemi per pazza, a fine capitolo
vi spiego meglio :P
Prima di tutto,
però, passo alle recensioni!
@nico83: Ancora
primo, eh? Ma no, dai, non arriverò mai al livello di
Odacchi, in quanto a crudeltà (e in nessun altro campo,
sicuramente xD), comunque son contenta che il discorso di BB ti sia
piaciuto… pazienta ancora un po’ e
l’incontro ci sarà ^^ Intanto a fine capitolo ci
sarà un bel colpo di scena :D A presto!
@Akemichan: ma
sì, anch’io li ho sempre visti così, un
po’ sperduti, a Rogue… magari Oda ci
smentirà (del resto ho ultimamente scoperto che Ray era
biondo ò.O almeno nell’anime del capitolo zero
è biondo, mah), ma mi è sembrata la soluzione
più coerente per spiegare il loro attaccamento. Meno male
che Rouge non è troppo perfetta ^^ non mi andava di farla
sembrare una donna già matura e …
‘calma’, diciamo così xD
Grazie
per l’appunto su Marco e Newgate… per Garp e
Sengoku vedrò cosa posso fare xD tanto ricompaiono, qua e
là, quando meno te l’aspetti xD Poi, al
massimo,alla fine della storia dedicherò un capitoletto
spin-off solo per loro :D
Alla
prossima! :]
@KH4: ciao Ale! Sono
contenta che tu abbia apprezzato il discorso di Ray e su
Shakky… ah, hai visto bene, cara, e ti dico… in
questo senso ci saranno sorprese ;) non dico altro, solo che ci
sarà da divertirsi, del resto stiamo per entrare nella
seconda parte della storia. In tutto questo, ci saranno tanti incontri
interessanti, tra Roger, Newgate e quant’altro, e in questa
baraonda si troverà naturalmente anche la nostra
rossa… sono contenta di essere riuscita, finora, a dare un
bel ritratto di lei^^
A
presto! :*
@angerona: grazie^^
in effetti, questo capitolo, più che d’azione, era
davvero fatto di ‘scene’ e di ricordi, mi fa
piacere di averli resi, in qualche modo, realisticamente. Alla prossima!
@MBP: Hola! Concordo
che Ray innamorato ha del tenero** e Rouge, ormai, se non si complica
la vita non è contenta xD vediamo un po’ come
riuscirà a sbrogliare la situazione, ora :] A
presto, Ma-chan! :*
@meli_mao: di nulla,
cara^^ lieta che le cose vadano meglio. Grazie mille per
l’apprezzamento, in effetti il capitolo era davvero
malinconico, me ne sono accorta rileggendolo dopo un po’...ma
probabilmente ogni volta che si ricorda l’infanzia, un
po’ di malinconia sfugge sempre, fa parte
dell’uomo, in generale (vero e di fantasia^^). Spero che
anche questo capitolo ti piaccia, alla prossima! :*
@yuki: Wahaaa! Sei
tornata, Yu-chan! E con due recensioni, deus! E io ti rispondo a tutte
e due, vista l’ora a cui me le hai fatte (troppo buona**).
Innanzitutto,
mi riferisco al capitolo 15, mi fa piacere che qualcuno si
metta anche dalla parte del nostro capitano. Le cose sono andate
davvero come hai riassunto tu, per quanto Rouge sia paziente, si
è davvero sentita punta nel vivo, e lì nessuno sa
come si potrebbe reagire. E’ ovvio che Roger ci sia rimasto
un po’ O.O
Sengoku?
Eh, si… per quanto mi intrighi un po’ come
personaggio, ho alcune riserve sul suo essere ‘lo stratega
definitivo’. Boh, magari mi ricrederò, che
so xD purtroppo continuo ad immaginarlo che gioca a carte con
Shanks per festeggiare la fine della guerra, ma questa è
un’altra storia ^^’
Capitolo
16: straordinario?? T.T certe volte mi commuovete,
sappiatelo. Meno male che il discorso di Newgate era inerente, davvero,
a volte ho l’impressione di scrivere certe cose che poi
capisco solo io -.-
Come
hai notato, qui Rouge si è un attimo data una calmata:
sicuramente testarda, però capace di prendersi le sue colpe.
Ed ora, vediamo cosa succederà!
A
presto, Yu! :*
@Bea: last but not
least, ciao tesora!! La Bea c’è! Mi fa ridere che
ci chiediamo venia a vicenda perchè anche io arrivo tardi xD
Lo sapevo, ora la tua bilancia personale pende di nuovo dalla parte di
Ray! Cacchio, meno male che non è un tipo che si monta la
testa, altrimenti avrebbe aspirato al titolo di re dei Pirati, visto il
successo che sta riscuotendo… One Piece sarebbe andato
davvero in modo diverso *uhm*
Ben,
lasciando perdere tali sciocchezzuole, grazie per le note di merito^^ e
per quel che riguarda la tua domanda su quanto ne sappiano gli altri
della ciurma ti posso dire che… sanno qualcosa ma non tutto
:] cioè, non è che t’ho risposto molto,
però… u.u
Vero
che Newgate ha acquisito tutti quei punti sul finale e poi, bam, addio?
Oda si è decisamente fatto prendere la mano, in
quest’ultimo arco di serie… ma io lo amo comunque
** “purtroppo” già da tempo è
diventato il mio artista manga preferito, in ogni senso, dalla
sceneggiatura al tratto…
Ciao
patata, ci sentiamo alla prossima :*
Detto
ciò… Enjoy!
17.
Rain
Roger continuava a rigirarsi
distrattamente tra le dita quella strana raffigurazione grande come il
palmo della sua mano.
All’interno
di due cerchi concentrici, dipinta d’inchiostro su
di una circonferenza in legno sottile, era rappresentata una maschera
stilizzata. Gli occhi completamente neri, profondissimi, erano
raffigurati in un’espressione triste, la bocca, curvata
all’ingiù, digrignava i denti quasi potesse
sentire dolore.
Si trattava dello
stesso oggettino che Rouge gli aveva visto tra le mani qualche giorno
prima. Ogni tanto spuntava fuori, per poi finire di nuovo nella tasca.
E lei aveva sempre la
sensazione di aver visto quella raffigurazione da qualche altra parte,
prima d’allora.
Forse il simbolo di
qualche pirata famoso? No,non era un Jolly Roger…
Mah.
La ragazza distolse lo
sguardo dalle mani del capitano e tornò a porgere il piatto
a Kennet, con aria piatta.
Tutti i pirati erano
radunati in sala pranzo, rumorosa e caotica come al solito, visto che
anche il mozzo si era ripreso perfettamente dalla brutta malattia e
continuava a correre qua e là narrando orgoglioso di come
aveva risposto a dovere ai cacciatori di taglie.
In
quell’esatto momento stava sommergendo sotto una raffica di
molliche di pane Martin e Jin che lo prendevano in giro.
-Rouge, porta questi in
tavola, per favore- le disse il cuoco passandole gli ultimi piatti- e
per favore togli il pane dalle mani di Shanks altrimenti potrei
diventare violento- concluse con un tono che la rassicurò ma
non troppo.
Posò la
zuppa bollente sul vecchio tavolo in legno appena davanti al capitano
registrando il fatto che nemmeno quella volta l’avesse
degnata di uno sguardo, ed andò subito a prendere per
l’orecchio il mozzo togliendogli dolcemente i suoi proiettili
di mollica dalle dita.
-Questo è
fatto per essere mangiato - disse pazientemente, chinandosi verso di
lui e posando quel che rimaneva del pane sul piatto.
-Rouge, mi stanno
dicendo che sono un bambino buono a nulla!- si lamentò
quello, aggrottando la fronte e indicando Martin e Jin seduti di fronte
a lui.
-Shanks, il cibo non si
spreca in questo modo- replicò lei, lanciando uno sguardo di
leggera disapprovazione ai due pirati che se la ridevano sguaiatamente
–lanciagli qualcos’altro, magari.
-Avanti, biscottino!
Non fare l’acida!- se ne uscì Jin.
Rouge si
tirò su con fare distaccato e mise le mani ai fianchi.
-Kennet, agli altri
bambini ci pensi tu?- chiamò poi con tono diplomatico,
facendo sogghignare alcuni dei presenti. Il cuoco si voltò
appena e, con la dimestichezza che usava con i suoi amati coltelli da
combattimento, lanciò un cucchiaio di legno che
colpì in fronte il grosso meccanico.
-Scusate, mi
è sfuggito di mano, mentre rimestavo- recitò, poi
fece finta di stupirsi.
-Ah, ma ho preso te,
stupido meccanico? Allora no problem.
Si voltò
schivando appena in tempo il mestolo che Jin aveva rispedito al
mittente infuriato, con un grosso bozzo sulla fronte e l’aria
imbarazzata mentre gli altri continuavano a sghignazzare.
Quello fece per alzarsi
e dirigersi di gran carriera verso Kennet, ma Ray gli mise
amichevolmente una mano sulla spalla.
-Jin, avanti. Non
voglio mangiare una zuppa al sangue di cuoco. Prendetevi a botte
più tardi.
-Ray, non dargli certe
idee, perchè io invece non ho voglia di raddrizzare costole
per oggi- commentò Daniel, sorseggiando con calma dal suo
bicchiere.
Il meccanico si
risedette con un grugnito di disapprovazione, guardando in cagnesco il
compagno.
Rouge
sospirò, tornando al suo posto.
Tutto
come al solito.
Shanks che combinava
casini, Kennet e Jin che si beccavano su qualunque cosa, Ray che
metteva pace e Dan che se la rideva, insieme a tutti gli altri.
Tranne
una cosa.
Quanti giorni erano
passati?
La vita a bordo sapeva
essere così noiosa che talvolta si perdeva la concezione del
tempo. Ecco, erano passati più di sette giorni, e non era
successo nulla.
Né il suo
sottile malumore l’aveva abbandonata del tutto, sebbene avere
il mozzo che gironzolava in giro combinandone sempre qualcuna
contribuisse a farla sorridere un po’ di più,
né, soprattutto, era arrivata ad una pacificazione con il
capitano.
Per quanto mi considera, in
questo momento, potrei essere un fantasma, si disse,
prendendo un pò di zuppa.
Mandò
giù un po’ a fatica per la cucchiaiata bollente,
riflettendo con gli occhi fissi al tavolo davanti a lei.
Roger con gli altri si
comportava come al solito, né più né
meno. Mentre lei si era guadagnata un posto d’onore per la
stanza dell’indifferenza.
Lo guardò.
Sorrideva, persino,
mentre parlava con i suoi, sembrava sereno, i suoi lineamenti erano
distesi tuttavia gli occhi, stretti in una smorfia
all’apparenza ridente, non celavano del tutto la solita ombra
in profondità.
Le mani, libere e
posate sul tavolo, avevano fatto sparire nuovamente quella strana icona
di legno.
Sembrava quasi lo
facesse apposta, a mostrarle come fosse sfacciatamente tranquillo e
rilassato, anche a costo di recitare un po’ la parte.
Mi vuoi forse far capire che non
ti frega nulla di ciò che ti ho detto?,
pensò Rouge stringendo un po’ le labbra,
immaginando di dirglielo realmente in faccia.
E allora se non te ne importa
nulla, parlami. Avanti, sono qui.
Le balenò in
testa l’idea di fare qualcosa di veramente molto
stupido per vedere se fosse riuscito ad ignorarla anche in quel caso.
Ma,
riflettè, non sarebbe stato molto saggio mettersi a
saltellare su una gamba sola cantando a squarciagola ‘il
sakè di Binks’.
Avrebbe piuttosto fatto
dubitare della sua sanità mentale o del fatto che, mentre
tutti non guardavano, non si fosse scolata due barili di rum
così, per ammazzare il tempo.
Si grattò la
testa e tornò alla zuppa.
Poi sentì un
ticchettio alle sue spalle e si voltò: aveva cominciato a
piovere.
Pian piano il rumore si
fece più denso, cadenzato, infine divenne un vero e proprio
diluvio.
-Che bello!-
mormorò a sé stessa, non potendo nascondere un
gran sorriso. La pioggia le faceva quell’effetto, forse
perché a Baterilla si vedeva così di rado e
rappresentava una gran bella novità.
-Ottimo-
commentò Craig annuendo, puntando il cucchiaio verso la
finestra- se si alza un po’ di vento saremo alle Fasce
davvero in poco tempo.
La ragazza si rivolse
al navigatore seduto al suo fianco.
-Ma le tempeste qui,
sebbene siano rare, possono durare anche giorni… non ci
porterà fuori rotta?- chiese, improvvisamente un
po’ preoccupata.
Gli altri continuavano
a parlare a voce alta e sghignazzare, facendo tintinnare le posate sui
piatti in cerca di una doppia porzione di zuppa, mentre il cuoco
ripeteva pazientemente, come ogni volta, che per quel giorno avevano
finito e che bisognava razionare il cibo.
Il ragazzo dai capelli
corti e ramati scosse la testa e rispose con il solito tono
educato.
-No, tutto sta a tenere
sotto controllo le carte e, al massimo, passare un po’
più vicino alle isole per orientarsi con i fari. Vicino la
costa, solitamente c’è una migliore
visibilità ma- si alzò e andò alla
finestra della saletta- non credo si tratti di un temporale molto
violento.
Rouge si
alzò e lo raggiunse.
-Vedi?-
indicò quello, e attraverso il vetro striato di piccoli
rivoli d’acqua le mostrò una porzione di cielo ad
Est scoperta dalle nuvole nere.
- Il cielo si apre in
quella direzione, ed è proprio lì che stiamo
andando- constatò.
La ragazza
annuì e si volse al giovane navigatore.
-Certo che ne sai di
cose, eh?
-Mi basta saper leggere
quello che il mare e il cielo ci dicono- rispose lui annuendo.
-Che spiegazione
poetica- esclamò lei.
-Oh, è
quello che insegnavano all’Accademia- ribattè lui
con un mezzo sorriso- i Marine, a volte, quando metti di mezzo il mare
possono diventare davvero dei gran sentimentali.
Rouge
sogghignò al pensiero di suo fratello immerso in
declamazioni poetiche al tramonto.
-Ma, tutto sommato,
credo che siano una minima parte- continuò lui facendosi
più serio- la maggior parte di loro è interessata
alla faccenda economica di una buona carica in Marina, piuttosto che a
quella romantica ed avventurosa.
-E’ per
questo che sei diventato un pirata? – chiese lei pungente
–perché non t’interessa
l’aspetto finanziario della cosa?
Quello
allargò le braccia.
-Colpito e affondato,
direi- rispose, annuendo, ed entrambi scoppiarono a ridere.
-Ma come
mai…?- iniziò Rouge, ma subito si interruppe e il
sorriso le scivolò via all’istante.
-Craig.
Roger si era avvicinato
e aveva chiamato il navigatore.
-Capitano, mi dica-
rispose quello voltandosi celermente.
-Credo che
bisognerà ridurre le vele, và ad aiutare gli
altri sul ponte- disse l’altro, facendo segno alle sue spalle.
-Certo, capitano, vado
subito!- annuì con un gesto deciso il ragazzo e con un
ultimo cenno a Rouge, alquanto interdetta, sparì dalla
circolazione.
Lei buttò
un’occhiata fugace alla stanza: c’erano ancora un
po’ di pirati seduti a chiacchierare, dopo il pasto frugale,
con i piedi sul tavolo e le dita incrociate.
Dopo la fugace
apparizione Roger le voltò le spalle come se la ragazza
fosse stata parte integrante del muro di legno dietro di lei e fece per
andarsene, ma Rouge lo afferrò per la manica del largo
maglione nero che indossava.
-Eh, no!-
esclamò, ben attenta a non farsi sentire dagli altri che
chiacchieravano ad alta voce a pochi metri da loro.
Quello si
voltò e, finalmente!,
la guardò negli occhi dopo giorni.
Lei lasciò
la presa.
-Adesso riesci a
vedermi? - chiese, appoggiando le mani al muro –dovevo farti
sentire che sono un essere tangibile?
Non sapeva ancora bene
cosa avrebbe detto e meno che mai perché avesse compiuto
quel gesto così istintivo. Probabilmente aveva colto al volo
l’occasione, e tra l’altro c’era qualcosa
che non le era andato giù molto.
-Cosa ti serve, aiuto
cuoco- rispose lui, che evidentemente non poteva più
ignorarla.
-Ci stavo parlando, con
il navigatore- esordì lei, cercando di essere il
più pacata possibile- perché hai mandato su
proprio lui?
Roger tuffò
le mani nelle tasche.
-Stà a
vedere che ora non posso neanche più dare ordini alla mia
ciurma per via della principessina- replicò.
-Non sono una
principessina- rispose lei automaticamente- e non ho detto questo, ma
solo che… c’erano tutti gli altri che non stavano
facendo nulla e…
- E allora?- la
interruppe reclinando un po’ la testa.
-Allora cosa vuoi fare,
adesso, la terra bruciata intorno a me?- andò avanti lei
guardandolo profondamente per cogliere la sua reazione- il solo fatto
che tu mi ignori, non vuol dire che debbano farlo tutti gli altri-
affermò, e piazzò un bel sorriso ironico a
conclusione di frase.
Ma non dovevi chiedergli scusa,
una volta?, la punzecchiò una vocina interiore,
che lei mise a tacere all’istante.
Alcune cose doveva
dirle, chiedere scusa per degli errori non significava certo dargliela
poi vinta su tutto.
Lui le rivolse uno
sguardo pungente.
-Dal momento in cui
credi di essere abbastanza adulta da poter giudicare gli altri,
beh… giudicami pure come vuoi, non m’importa nulla
di quello che pensi.
Già.
-Ed è per
questo che te la sei presa tanto da non rivolgermi la parola per una
settimana?
-E tu hai forse
cambiato idea, sull’Haki?- deviò il discorso con
una naturalezza tale che la prese di sorpresa.
-Figuriamoci! La mia
idea resta sempre quella- affermò convinta lei.
-Bene, quindi ognuno di
noi è libero di agire e pensare come meglio crede.
Era assurdo come, con
tutti i buoni propositi, Rouge non riuscisse a terminare un discorso
come si fosse prefissata all’inizio. Lui, inevitabilmente, la
portava fuori strada.
-Beh, a posto
così allora- concluse, allargando le braccia- bene!
-Bene-
ripetè lui, annuendo.
Ed entrambi piantarono
lì tutto e se ne andarono in direzioni opposte a passo
svelto e scuri in volto.
Rayleigh, seduto al
tavolo, appoggiò il mento sui palmo delle mano.
-Peperoncino, ma come
ti viene in mente…- mormorò, scuotendo la testa.
L’aveva
già vista, quella piccola maschera dipinta sul cerchio di
legno. Doveva solo ricordare dove…
Seduta sul lettino
dell’infermeria, mentre fuori continuava ad imperversare la
tempesta, con le gambe incrociate si pettinava i capelli, lasciandoli
ricadere morbidi sulla spalla sinistra, e intanto rifletteva.
Guardò
appena dalla finestra e l’unica cosa che potè
scorgere fu il riflesso di una ragazza dall’aria pensosa con
una spazzola in mano: la pioggia era talmente fitta che nascondeva
tutto il resto, quasi fosse una vera e propria cascata.
Posò la
spazzola e si passò l’indice sulle labbra,
disegnando lo stesso profilo all’ingiù che aveva
quella mascherina, sperando l’aiutasse a ricordare.
Sbattè le
palpebre.
-Ah, che cavolo!-
protestò al nulla, e si buttò
all’indietro sul materasso, intrecciando le mani dietro la
nuca e chiudendo gli occhi.
Non bastavano le carte
di suo padre come rompicapo da interpretare?
Comincio a pensare che sono io
che vedo enigmi dappertutto, si disse… poi
riaprì gli occhi improvvisamente.
-Aha!-
esclamò e, quasi rotolando giù dal letto, corse
alla borsa e tirò fuori i lunghi rotoli di
pergamena.
Ecco dove aveva visto
quel simbolo!
Svolse sul pavimento
tutte le carte di suo padre, cercando quella giusta.
-Avanti,
avanti…
Infine la
trovò: era quella che rappresentava Sabaody Islands ed i
territori vicini, compresa la Red Line.
Sul continente era
indicata chiaramente la città santa di Marijoa, con tanto di
simbolo del Governo.
Seguì con il
dito la linea della costa rocciosa, ed infine lo individuò:
ad Est della città, sulle montagne, Thomas aveva disegnato,
senza ombra di dubbio, proprio quel simbolo.
-Bingo!-esclamò,
stringendo i pugni in segno di vittoria.
Prese la carta tra le
mani e la fissò con entusiasmo.
Poi, riflettendo, una
parte del suo entusiasmo scemò: si, quel simbolo era
lì. Ma cosa diavolo significava?
Suo padre
l’aveva raffigurato come parte di una bandiera, quasi come il
segno di una popolazione che vivesse oltre le mura della
città.
La Red Line è davvero
abitata, cavoli?, riflettè Rouge, grattandosi
il mento.
Le carte parlavano
chiaro.
Non erano segnalate
città né insediamenti, tuttavia. In poche parole,
secondo quello che aveva disegnato Tom, era abitata ma non esistevano
villaggi stabili.
Eppure non era del
tutto certa della sua interpretazione.
Dovrei
controllare da qualche parte.
Tuttavia, se non aveva
preso un grosso abbaglio, quella scoperta aggiungeva un altro tassello
alla sua piccola indagine.
Roger,oltre che con gli archeologi di Ohara, era stato in contatto
anche con la fantomatica popolazione che abitava quelle lande desolate
al di fuori di Marijoa.
Ricordò le
parole del mozzo.
L’ho
incontrato più di tre anni fa. Quando l’hanno
trovato sulla Red Line … sulle montagne.
Incrociò le
dita.
Era
ferito ma ripeteva solo un nome… diceva che avrebbero dovuto
lasciare morire lì anche lui.
Ebbe un brivido
istintivo.
Senza pensare oltre
prese una matita ed un foglio bianco, e tracciò alla buona
le linee che suddividevano la Red Line dal Mare Occidentale e dal Mare
Meridionale, segnando all’esatta altezza di Marijoa e di
Ohara.
Poi, posò la
mina sull’isola degli archeologi.
Roger
è stato qui. Ha raccolto gli appunti del professor Clover.
Poi puntò la
matita su un punto della Red Line, nella zona ad est di Marijoa.
E
qui è giunto in fin di vita, dopo la morte della sorella, a
quanto dice Shanks. Dove, presumibilmente, è stato aiutato.
C’era
qualcosa che mancava, tuttavia.
Sapeva che il capitano
non voleva attraversare Marijoa. Quando si era prospettata la
possibilità della fantomatica Rotta Sottomarina aveva
accettato l’opzione senza neanche discutere.
Inoltre, ce
l’aveva a morte con qualsiasi cosa fosse collegata a Governo
e Draghi Celesti, stando a quello che le aveva detto lui stesso.
Lo sguardo le cadde
sulla Città santa.
Posò la mina
esattamente sul centro del cerchietto che la indicava.
-Marijoa, i territori
ad Est, Ohara- mormorò.
Poteva avere un senso.
Qualsiasi cosa fosse accaduta, ne era quasi certa, era accaduta in uno
di quei tre luoghi che il capitano molto probabilmente aveva
attraversato.
Tirò un
lungo sospiro.
Guarda te se devo scoprire tutto
da sola, pensò, sogghignando.
Ora,
come risultato, non farò altro che pensare a come
intrufolarmi in quella biblioteca.
Si
mordicchiò un unghia al pensiero di quanto era stato
sgradevole venir presa in flagrante. Non era un’idea
fantastica, riprovarci quando il capitano era ancora poco propenso a
perdonarle i suoi errori … forse non avrebbe mantenuto la
calma a lungo, l’avesse trovata lì
un’altra volta.
D’altro
canto, pensò, se nessuno si degnava di spiegarle nulla, come
potevano pretendere che se ne stesse buona buona lì ad
aspettare?
Non
è che sia una grande scusa, eh, Rou.
Ancora una volta mise a
tacere la sua coscienza.
Voleva solo sapere se
era effettivamente un popolo che recava quel simbolo, semmai fosse
stato scritto da qualche parte. Avrebbe confermato la sua tesi e dato
una spiegazione logica a quanto suo padre aveva disegnato.
Forse, gli archeologi
di Ohara ne sapevano qualcosa. E, visto che Roger aveva gli appunti di
Clover, magari si era portato via qualche altro libro
dall’Isola della Conoscenza.
Dunque, la biblioteca
era davvero l’unica alternativa.
Si rimise in piedi.
Era una prospettiva
troppo allettante, per lasciarsela sfuggire.
Guardò
l’ora, erano le quattro del pomeriggio. Stando ai turni, il
capitano doveva essere su al timone con il navigatore, in quel momento.
Il
destino mi favorisce, cosa voglio di più?
Senza pensare,
uscì in punta di piedi dalla stanza e raggiunse poco dopo la
porticina che dava sulla stanza dei libri.
Se ne stette un
po’ ferma lì davanti, infine posò
risoluta la mano sulla maniglia e la tirò verso il basso.
Quella oppose
resistenza.
-Chiusa-
mormorò, sbuffando.
Analizzò
brevemente il chiavistello, era vecchio e arrugginito. Decise di fare
un tentativo. Si tolse una forcina che teneva insieme una ciocca di
ricci rossi e la strinse tra le dita, deformandola. Poi la
inserì lentamente all’interno della serratura.
Pregò che
nessuno passasse in quell’istante, non sarebbe stato
conveniente essere sorpresa a forzare una porta chiusa a chiave.
-Avanti…
avanti…- sibilò, a denti stretti.
Aveva imparato quel
trucchetto da piccola, quando Edward le rubava tutti i giochi e li
chiudeva nel grosso baule con il lucchetto, nascondendo la chiave.
La mamma le aveva
insegnato che poteva riprenderseli usando un po’
d’astuzia.
Ridacchiò,
cercando di forzare ancora un po’.
-Rouge!
-Wah!
In un decimo di secondo
fece sparire la forcina, si appoggiò alla porta ed assunse
l’espressione più angelica che conoscesse,
cercando di inventare una scusa al momento.
-Stavo
cercan…
Poi vide il mozzo.
-Shanks!-
sospirò, alzando gli occhi al cielo, mentre il suo cuore
tornava a battere normalmente.
-Cosa stavi facendo?-
saltellò allegramente quello, raggiungendola.
-Nulla…
avevo perso una forcina per terra- rispose lei allontanandosi dalla
porta.
-Guarda che non sono
stupido!- ribattè lui alzando un dito- stavi cercando di
aprire quella, vero?
Ma
perché c’è sempre qualcuno che mi
scopre quando faccio quello che non dovrei fare?
-Shanks, sei una
piccola peste spiona- rispose piccata, puntandosi l’indice
sulle labbra.
Il mozzo si
avvicinò con un sorriso esagerato.
-Se vuoi posso darti
una mano- sussurrò, con la solita aria furbetta negli occhi
neri e lucenti.
-L’ho fatto
mille volte con la serratura della cucina, e quella è anche
più nuova di questa qui!
Rouge non sapeva se
ridere o piangere: stava incoraggiando quel bambino a diventare ancora
più fuorilegge di quanto già non fosse.
-Povera la mia
coscienza- mormorò, cercando di non sentirsi troppo
colpevole.
-…e va bene,
allora apri questa serratura, ma- si fece seria ed abbassò
ulteriormente la voce- devi promettermi che non ne farai parola con
nessuno. Nessuno, intesi? Nemmeno Ray!
Il bambino parve
pensarci su.
-E tu cosa mi dai in
cambio?
Rouge si
tirò una piccola manata in fronte.
Rou,
ma come ti sei ridotta? Scendi a patti con un moccioso per scassinare
la porta di cui dovresti ignorare l’esistenza?
-Quando scenderemo a
terra, convincerò Kennet a comprare un’ intera
riserva di ghiaccioli alla menta da mettere nella ghiacciaia, solo per
te- sospirò, alzando gli occhi al cielo- e gli
dirò che … è un premio per quante
volte mi hai aiutato nelle faccende in cucina.
Shanks si
grattò il mento e parve valutare, guardando intensamente la
porta con fare esperto.
-Ok!- saltò
su poi, allegramente.
-Avanti, allora!-
sussurrò Rouge, porgendogli la forcina.
-E tu volevi aprirla
con quella?- disse il mozzo con un gran sorriso.
Tirò fuori
dalla tasca quello che sembrava un piccolo cacciavite a testa piatta e
fece scivolare la parte metallica all’interno della
serratura.
Poi spostò
appena la leva verso destra e la mosse leggermente in alto, fino a
quando non sentì un sonoro clack.
Infine
afferrò la maniglia e l’aprì.
-Ecco! Questo me
l’ha insegnato Jin!
Rouge non sapeva se
sentirsi più un’irresponsabile per aver coinvolto
il mozzo nelle sue malefatte o sorpresa della manualità da
professionista navigato che quello aveva esercitato.
Nel dubbio, gli
tirò una pacca sulla spalla ed entrò.
-Wow, questo posto
è enorme!- sussurrò il mozzo, sbirciando dentro.
Rouge si
guardò intorno, poi si rivolse al mozzo.
-Shanks, ho ancora
bisogno di te, piccoletto- disse, abbassandosi alla sua altezza.
-Va bene!- rispose lui,
evidentemente entusiasta della mini avventura che stava vivendo di
nascosto da tutti gli altri.
-Dunque, tu ora sali su
e resti lì finchè il capitano Roger rimane al
timone. Quando vedi che sta per andare via, corri giù e mi
avverti, d’accordo?
Per la prima volta vide
vacillare il sorriso del bambino dai capelli rosso fuoco.
-Ma il capitano non sa
che tu sei qui?
Rouge
abbassò un po’ gli occhi. Odiava dover mentire a
quella piccola peste.
-L’ultima
volta che sono stata qui ho lasciato via una cosa. Mi serve e non
vorrei disturbare il capitano proprio adesso che è impegnato.
Shanks
annuì, senza lasciar intendere se avesse creduto o meno alle
sue parole. Probabilmente aveva dato per buona quella spiegazione,
senza farsi ulteriori domande.
Quando la rossa lo vide
allontanarsi ciondolante, si mordicchiò il labbro.
Avanti,
prima trovo qualcosa, prima posso andarmene da qui.
Accostò la
porta e si ritrovò di nuovo, sola, in quella stanza che
ormai cominciava ad assumere connotati sempre più
riconoscibili. L’odore di vecchi libri ed antiche stampe si
mescolava come al solito al pungente profumo di inchiostro, avvolgendo
tutto nella fioca luce delle lanterne.
Si guardò
intorno ed individuò gli appunti di Clover, posati ancora
sulla scrivania.
Si avvicinò
e li guardò con interesse. Fece per prenderli.
No,
Rou, sei qui solo per quel simbolo. Non perdere tempo.
-Allora,
allora…- mormorò nervosamente a sé
stessa, ricacciandosi la mano lungo il fianco.
Passò
velocemente in rassegna i libri negli scaffali più bassi,
premurandosi di non toccare nulla per evitare di lasciare segni della
sua presenza, ma non trovò nessun testo che le potesse
interessare realmente.
O meglio, avesse avuto
quella stanza a disposizione, avrebbe letto ogni singolo tomo
accatastato disordinatamente lì in mezzo, ma quella sua
visita clandestina aveva un esatto scopo.
Dopo dieci minuti
buoni, stava quasi per rinunciarci, quando le cadde lo sguardo su una
piccola pila di libri che sembravano rilegati in pelle, ammonticchiati
l’uno sull’altro e recanti lo stesso titoletto sul
lato di copertina: "Archivio
dei popoli e delle culture - Terre emerse”.
Poco più in
basso, dipinta a mano, vi era una “O” molto barocca
in inchiostro dorato. Il carattere che contrassegnava i libri
provenienti dall’Isola della Conoscenza.
Forse…
Prese il primo della
pila e lo aprì.
La prima pagina
indicava gli autori della raccolta. Non aveva sbagliato: era una
collana compilata dagli studiosi di Ohara. Anche quel tomo, inoltre,
recava la firma del professor Clover, insieme a quella di altre nove
persone.
Ma questo tizio ha scritto di
tutto!, non potè fare a meno di pensare Rouge.
Sfogliò la
seconda pagina: l’indice, completamente scritto a mano,
recava l’elenco di molte popolazioni suddivise per aree
geografiche.
Wow.
Individuò
velocemente la voce “Red Line” e, con una certa
apprensione, fece scivolare l’indice sotto il titoletto.
La prima parte recitava:
“Draghi
Celesti. Discendenti dei Venti Re, abitanti della Terra Sacra di
Marijoa. Gruppo sociale chiuso e ristretto, tendono ad abusare della
loro influenza e rifiutano i contatti con qualsivoglia essere ritengano
inferiore a loro, se non a fini schiavistici e persecutori.”
Giudizio preciso e puntuale,
pensò Rouge, ricordando ciò che aveva sentito
dire sui Nobili mondiali.
Scorse il capitoletto,
in cui erano indicati i nomi delle maggiori casate, le loro bandiere ed
il segno del Drago Cavalcacielo, con cui marchiavano a fuoco tutti gli
schiavi.
Poi voltò
pagina e s’illuminò di un gran sorriso: finalmente
aveva trovato il simbolo che le interessava.
Quel volto stilizzato a
mò di maschera di una tragedia faceva bella mostra di
sé tra gli emblemi di riconoscimento di…
“Popolazioni nomadi
della Red Line, meglio conosciute con il nome di Medoc”,
lesse, appena sotto.
“Non
meglio identificati secondo differenti tribù, si pensa siano
discendenti di antiche popolazioni provenienti dal Nord del continente,
scesi verso la terra ad Est della città santa di Marijoa.
Caratteristiche:
abili studiosi di astronomia.”
Scorse ancora
velocemente fino alla spiegazione dell’emblema.
“Si
contraddistinguono per il simbolo di un volto stilizzato, che dipingono
come bandiera sulle loro tende e sui loro vessilli. A giudicare da
quanto appreso dallo studio delle loro credenze, ritengono tale
maschera il vero volto dell’esistenza”.
Rouge alzò
un sopracciglio, osservando l’espressione struggente di
quell’icona.
-Che allegria, questi
Medoc- commentò –quando si dice l’essere
ottimisti…
Lesse qua e
là ciò che le sembrava più importante,
ma alla fine chiuse il libro con un tonfo polveroso.
Meglio non sfidare troppo la
sorte, si disse, osservando l’orologio appeso
alla parete. Il capitano sarebbe potuto tornare da un momento
all’altro.
Non aveva scoperto
nulla di nuovo, in effetti, ma aveva avuto la conferma che Roger era
davvero entrato in contatto con quel popolo.
Poco male, era
già qualcosa in più che avvalorava le sue
supposizioni.
Spense la luce ed
uscì, premurandosi di lasciare tutto come l’aveva
trovato.
Chiuse la porta alle
sue spalle e provò a riaprirla per un controllo: era di
nuovo scattato il meccanismo che la teneva bloccata.
Bene,
e ora via!
E corse via verso la
sua stanzetta, mettendo quanta più distanza poteva tra lei e
la biblioteca.
Sdraaaang!
Il rumore gigantesco ed
improvviso del fulmine che cadeva in mare fece sobbalzare Rouge.
-Occhio ai fulmini,
signori, stasera si balla!- sghignazzò Jin che stava
portando le ultime casse nella dispensa, per mettere al sicuro i
rifornimenti dalla tempesta.
La nave ondeggiava
paurosamente per via delle onde alte e violente che si riversavano
sulla fiancata.
-Allora
perché non ti piazzi sull’albero maestro in attesa
che ne arrivi uno bello grosso?- commentò serafico il cuoco,
continuando a lavare i piatti.
-Solo se ci sei tu a
farmi compagnia, Kenny!- replicò il grosso meccanico dalla
stiva, con una vocina vezzosa.
-Ma anche la
principessina non sarebbe male- concluse poi con quello che doveva
essere un tono seducente, una volta che tornò in
cucina, guadagnandosi un’occhiata sarcastica di
Rouge che stava finendo le sue faccende da aiuto cuoco.
In effetti potrei provare a
vedere se con Jin lui si ingelosisce,
riflettè lei riprendendo il flusso di pensieri da dove il
meccanico l’aveva interrotto. Dopo due secondi
rabbrividì al solo pensiero, soffocando un verso di disgusto.
-Uahahah! Kenny, allora
ti aspetto, tesoro mio!- si congedò il meccanico, e mentre
lui usciva entrò in cucina il navigatore bagnato dalla testa
ai piedi, con un passo decisamente più veloce del solito.
-Io credo di odiare il
Mare Meridionale- esordì, stizzito.
La ragazza
alzò un sopracciglio, non l’aveva mai visto
così seccato.
-Perché,
alla fine, le previsioni che hai fatto erano sbagliate e continua a
piovere da quattro giorni?- lo prese in giro un po’ lei.
-Esatto!-
replicò con un cenno spazientito- che diamine, non avevo mai
sbagliato prima d’ora!
Kennet si mise a ridere
dall’altro lato della stanza.
-Beh, comunque cercavo
il capitano- riprese Craig abbassando un po’ la voce.
-Non è qui-
replicò Rouge lanciando un’occhiata indifferente
alla sala vuota.
-D’accordo,
d’accordo- rispose subito quello ed uscì
velocemente com’era entrato.
La ragazza
scambiò uno sguardo stupito con il cuoco.
-Gli pare troppo strano
sbagliare i suoi calcoli, di tanto in tanto- aggiunse Kennet
–ma è un bravo ragazzo.
Che razza di tipi, pensò
lei, mettendosi a sedere al tavolo. Poi sorrise.
Sdraaaaang!
-E che cavolo!-
esclamò, quasi cadendo dalla sedia- questo è
caduto davvero vicinissimo!
Lanciò
un’occhiata alla finestra, era quasi il tramonto, per quanto
si potesse evincere oltre la spessa coltre d’acqua che si
rovesciava al di là del vetro.
-Ma quanto
ancora…?
Improvvisamente
sentì la voce del medico che urlava qualcosa. Tese
l’orecchio ma lo scroscio d’acqua sulle finestre e
sul tetto era troppo potente ed offuscava praticamente tutti i rumori.
-Hai sentito anche tu,
Rouge?- chiese Kennet, prestando attenzione a sua volta.
La ragazza si
alzò ed uscì di corsa sul corridoio, rischiando
di inciampare nel mozzo che sfrecciava alla velocità della
luce in quel momento proprio davanti alla porta.
-Ehi, Shanks!- lo
chiamò, e quello si bloccò scivolando un
po’ sui piedini nudi e bagnati.
-Cosa succede?- chiese
lei, sorpresa da quell’improvviso viavai di gente che si
precipitava sul ponte.
-Hanno avvistato
Scilla, Rouge! Il passaggio, il passaggio! - spiegò quello
saltellando per l’emozione- vado a vedere! Ciao!
-Ma…?
Ma quello era
già schizzato via alla velocità della luce, senza
darle il tempo di chiedere.
Si voltò
giusto in tempo per vedere Kennet che la oltrepassava senza neanche
chiudere la porta della cucina come suo solito.
-Oh, al diavolo!-
esclamò lei, e seguì di corsa il resto della
ciurma.
Quando giunse per
ultima sul ponte, chiuse la porta dietro di sé e si
unì al gruppetto di pirati.
Radunati sul ponte, sotto la pioggia scrosciante, guardavano tutti
attoniti verso un’unica direzione.
Note:
-
Dadaaan! (No, era un’esclamazione, non quello strano essere
che ci è stato presentato negli ultimi spoiler ->
troppo belli i flashback** chiusa divagazione), siamo arrivati
all’ingresso per le Fasce di Bonaccia^^ Il famigerato passaggio di
Scilla… Tempo di attraversare le Fasce (non così
facilmente, temo) ed approderemo, con la nostra rossa e tutta la
combriccola di Roger, alla seconda parte di questa storia (che, per
ora, conta di tre grandi parti, per chi fosse curioso u.u).
-
"Medoc" è realmente il nome dei territori di
una tribù celtica che abitava sulle montagne.
-
Ma vi dovevo una piccola spiegazione: il simbolo. Lo avete
riconosciuto? O sono stata così poco chiara che forse non ci
avete fatto caso ma… si, è proprio lo smiley del
cappello di Ace.
Oggetto che in
realtà Rouge aveva intravisto già nel cap. 13
(meglio essere precisi u.u).
E voi direte
… e che cavolo c’entra con tutta questa storia?
Purtroppo io ho una mente molto contorta.
Dunque, intanto vi dico
che quel simboletto che Roger porta con sé non è
né un oggetto magico, né racchiude strani segreti
né tanto meno avrà un ruolo molto importante in
questa storia.
Però
seguirà una sua piccola storia parallela^^ Nulla di arcano,
insomma. Al massimo stranamente puccioso.
Io sono convinta che in
OP gli oggetti assumano davvero dei significati particolari, basti
pensare al cappello di paglia che si è ritrovato carico di
una promessa così grande… ed anche qui, secondo
me, sta il fascino della narrazione di Odacchi-sama.
Inoltre, se ben
ricordate, gli smiley sul cappello di Ace sono due.
*occhiolino alla Duval*
-
Ultimissima nota: se siete proprio curiosi e davvero non avete nulla di
meglio da fare, andatevi a rileggere il brevissimo flashback di Roger
al capitolo 6 :]
E' un pò legato a quanto si scopre in questo capitolo :P
E con
questo,a voi il giudizio, ciurmaglia.
Mi raccomando,
criticate pure, io ho sempre il dubbio di essere troppo oscura, certe
volte. Fatemi notare tutto tutto (senza esagerare, però xD).
Cercherò di
postare un po’ più in orario, the next time T.T
voi perdonatemi!
To be continued ;)
|
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Capitolo 18 *** Hydra ***
fdfd
Hola :]
Si, magari
vi state chiedendo se sono un fantasma.
Ebbene no, è
solo che le estati possono essere molto complicate, il caldo può
infierire seriamente sulla voglia di fare, in più condite
con un po’ di imprevisti, qualche casino al pc e…
ecco fatto. Ah, metteteci anche che il capitolo su cui sono
rimasta ferma era il 17. Che sfiga!
Perciò ...
Scusatemi tanto!!! Sono un impiastro, davvero T.T
Via, mi eclisso, mi
dileguo, mi ritiro su un eremo a meditare sulla mia vita.
Anzi, magari no =)
prima ringrazio un po’ di gente!
Dunque, un grazie chi
ha lasciato un commento per la prima volta^^ fujiima, angela90,
Huntergiada,
merykara
e tre88:
benvenute/i a questa storiella, spero che continuerete a seguirmi
nonostante questa interruzione dai tempi biblici!
E naturalmente anche a
chi mi scrive da un po’ più di tempo <3 cioè Ale, Marta,
meli_mao, sweetsirius
(visto che ormai quasi ci conosciamo xD), Akemichan
e nico83
(eccomi di nuovo! :P).
Ed infine a chi ha inserito la storia tra i preferiti, le
ricordate o le seguite... ed anche a chi mi ha messo tra gli autori
preferiti. Ho detto tutti xD
Thank you! I vostri commenti mi sono
preziosi, davvero =) Sia che siano positivi, sia che mettano in
evidenza errori/orrori!
Dal prossimo capitolo
le risposte torneranno precise e puntuali, che ci tengo tanto u.u
Ah, spero che questo
invece non sia troppo lungo ^^’ Dovevo recuperare,
d’altronde…
Non vi trattengo oltre,
se non per dirvi… Enjoy!
[Riassunto
delle puntate precedenti (perché se ve le siete scordate
è più che comprensibile):
dopo
essersi messi in viaggio per raggiungere la Grand Line grazie alle
carte di Portuguese D. Thomas, i nostri prodi eroi arrivano finalmente
in vista del passaggio!
Nel
frattempo Garp ha saputo l’esatta rotta di Roger dopo che
questo si è scontrato con un gruppo di cacciatori di taglie
del Mare Meridionale, ed il nonnastro si sta mobilitando per
incontrarlo quanto prima … presto si farà di
nuovo vivo!
Ma
pazientate ancora un po’ per lui, ora dobbiamo scoprire in
quale immane casino si sono ficcati i nostri pirati…]
So free,
free to be
I`m
not another liar
I
just want to be myself
18. Hydra
Era il tramonto.
La pioggia continuava a
scendere ostinata, mentre tutti quanti si erano radunati in fretta sul
ponte.
Un chiacchiericcio
concitato si era levato alla vista di ciò che si apriva ai
loro occhi.
-Tu dici che
è quello, il passaggio, Danny?
-Si, mi sa che ci siamo.
-Per mille cannoni,
è decisamente quello.
Rouge
reclinò un po’ la testa.
Sicuramente non è un
fenomeno molto normale, si disse stupefatta.
A qualche miglio di
distanza verso est, le nuvole nere sparivano improvvisamente, quasi che
fossero state tagliate via, e si apriva una porzione di cielo di uno
strano color latte, particolarmente denso, cosparso qua e là
di nuvole dorate che avevano la bizzarra parvenza di grossi batuffoli
di zucchero filato.
-Dì un
po’, Craig- chiese al navigatore senza smettere di fissare
quello strano panorama – siamo arrivati, vero?
-Si - annuì
quello serioso, passandosi le dita esili sulla fronte e consultando la
sua mappa.
Shanks
indicò qualcosa, saltellando ancora per
l’eccitazione.
-Ci sono degli scogli
enormi! Sono altissimi!
Il pallore innaturale
di quel cielo si rifletteva in effetti su due grossi spuntoni di
roccia, che si fronteggiavano in lontananza come due minacciosi giganti
di pietra abbandonati in mezzo al mare.
La loro consistenza
cangiante, sotto quella luce, aveva assunto una colorazione simile al
metallo prezioso.
-Non è tutto
oro ciò che luccica –commentò serafico
il medico, incrociando le mani e lanciando un breve sguardo a Roger.
Il capitano stava
osservando le vele alle sue spalle, gonfie del vento che il temporale
aveva portato con sé.
Sembrava molto
soddisfatto.
-Scilla-
mormorò piano, e tutti si voltarono a guardarlo. Lui diede
le spalle alla prua rivolgendosi ai suoi uomini, passandoli in rassegna
uno ad uno.
-Stampatevi bene in
testa che da quando entreremo lì dentro avremo soltanto tre
giorni. Tre giorni per passare la Fascia, seguendo la
corrente che si genera tra quegli scogli.
Indicò alle
sue spalle le due rocce che si incurvavano a formare quasi un arco.
-Questo significa che
dovremmo imboccare la rotta per tempo, naturalmente- aggiunse poi.
-Altrimenti, possiamo
anche considerarci morti- sogghignò
–perché una volta lì dentro, non se ne
esce in altro modo.
La ragazza
deglutì.
-Ma è un
rischio che siamo disposti a correre- riprese Roger annuendo piano -
voi lo sapete cosa ci aspetta da quella parte ... più avanti.
Tutti tacquero
all’istante, molti avevano gli occhi che brillavano.
-La Grand Line-
concluse infine il capitano, ed arrivò di fronte al vice,
che abbandonò la sua espressione pensosa.
-Si torna nella Grand
Line, gente!- ripetè Ray con un gran sorriso, e tutti quanti
esplosero improvvisamente in un urlo di gioia, tanto che ognuno parve
dimenticare che in quel momento erano ancora sotto il temporale e si
trovavano ancora nel Mare Meridionale, ben lontani dalla loro meta.
Rouge si
passò una mano sulla fronte, e fece due passi
verso la tettoia, per ripararsi dalla pioggia.
Era incredibile come
tutti fossero contenti di tornare in quel grande oceano, si
sentì contagiata da quell’entusiasmo.
Vedere Shanks che
esultava portato in spalla da Ray poteva considerarsi un ottimo
ansiolitico, non potè fare a meno di sentirsi
serena.
Avanti, Rou. E’ tutto
un grande passo avanti verso Ed.
A quel pensiero
sorrise, si sentì un po’ più leggera,
ed improvvisamente carica per quella nuova traversata.
-Ti vedo raggiante.
Ebbe la stranissima
sensazione di aver fatto due capriole all’indietro. Non si
era minimamente accorta che Roger l’aveva raggiunta sotto la
pensilina vicino la porta.
-Si…
ehm…
Si trovò un
po’ spiazzata dal fatto che lui stesso l’avesse
avvicinata, che per un attimo dimenticò il loro discorso
rimasto in sospeso e quanto si erano rinfacciati l’ultima
volta che avevano parlato.
-Beh…
stavo pensando che presto rivedrò mio fratello- rispose
sinceramente, e non potè fare a meno di sorridere di nuovo.
Il pirata
annuì brevemente.
Rouge notò
un netto miglioramento nel fatto che almeno la stesse guardando negli
occhi.
-Tieni- disse senza
troppi fronzoli, posandole in mano una pistola.
La ragazza
sgranò gli occhi.
-Ehi, ma
perché? Non so come …- esclamò,confusa.
-Miri e premi il
grilletto, non ti serve sapere altro- continuò Roger
– e... ah, non devi prendere nessuno dei nostri magari.
Rouge
aggrottò la fronte senza raccogliere.
-Ma contro chi dovrei
usarla, scusa?
-Mh… la
domanda giusta è contro che cosa… ad ogni modo,
stiamo entrando in una zona pericolosa, conviene essere armati in ogni
caso- concluse lui con una certa soddisfazione.
-Beh- rispose la
ragazza, legandosi l’arma alla cintura
–ehm… gra…
-Oh, non ringraziarmi-
replicò lui con un sorriso sghembo mentre si allontanava
–questa volta dovrai difenderti da sola, perché
non credo sarò abbastanza libero per salvarti la vita di
nuovo.
Rouge
soppesò la possibilità di usare un colpo solo ed
esclusivamente per lui, in quel momento.
Naah, giusto per prenderlo di
striscio, si giustificò tra sè e
sè, mentre lo osservava dirigersi a prua con andatura
ciondolante.
Sospirò.
Un pezzetto del muro
che avevano innalzato tra loro dopo quella discussione si era
incrinato.
E molto probabilmente
sarebbe toccato a lei buttare giù tutto il resto.
Ci vollero ancora
quelle che sembrarono ore, prima di poter distinguere nettamente le due
montagne di roccia che emergevano dall’acqua. Man mano che si
avvicinavano a quella strana porta naturale,
l’intensità della pioggia diminuiva sempre
più, così come lo stridio dei gabbiani o lo
sciaquio delle onde sullo scafo. Infine, quando giunsero a qualche
centinaio di metri dal passaggio, tutto piombò nel
più totale silenzio, quasi che da un momento
all’altro fossero entrati in una bolla d’aria.
La ragazza
guardò le espressioni degli altri: da festose e allegre che
erano, in quel momento ogni singolo membro dell’equipaggio
era in silenzio, le orecchie tese al più piccolo segno.
Roger era rimasto da
solo a prua, con la mano distrattamente calata sull’elsa
della spada, come in attesa. Scrutava davanti a sé,
impassibile.
Evidentemente tutti
erano in attesa che qualcosa accadesse.
Ray d’un
tratto le mise la mano sulla spalla.
-Prendi Shanks e andate
sottocoperta- le disse sottovoce.
-Ma
perché…?- chiese lei con tono normale, ma fu
messa a tacere dal vicecapitano che le intimò di parlare
più piano.
-Ma cosa sta
succedendo, Ray?- riprese lei sussurrando.
-Tieni il mozzo fuori
dal pericolo. Non è pronto per combattere e non ho voglia di
ripescarlo in acqua. Non sarebbe una bella idea, finire lì
sotto.
Rouge
aggrottò la fronte, lanciando un’occhiata
all’acqua apparentemente tranquilla che sciabordava sul
fianco della nave.
-Stiamo aspettando che qualcosa venga ad
accoglierci, vero?- rispose, deglutendo.
-Per ogni passaggio
c’è sempre un Guardiano- convenne lui in tono
leggero– in questo caso è anche un po’
più difficile, visto che praticamente stiamo andando a
scovare il leone nella sua tana.
Roger in quel momento
fece due passi avanti verso prua e si rigirò la spada tra le
mani.
-Preparate i cannoni-
ordinò, e Jin ed altri cinque schizzarono via a caricare le
armi disposte sul ponte.
-Arrivano- sorrise Ray,
facendo l’occhiolino –prendi il mozzo e andate
dentro.
-Arrivano? Ma non ne
era uno solo?- esclamò lei.
-I pedoni si muovono
sempre prima del re, peperoncino- replicò lui allontanandosi
verso Roger, sfilando a sua volta la lunga spada dal fodero con uno
scintillio metallico.
Rouge fece qualche passo per
recuperare Shanks che era ancora intento ad ammirare lo strano
paesaggio che si delineava davanti ai loro occhi, quando un improvviso
rumore sordo la immobilizzò sul posto.
Bump.
Tutto l’equipaggio guardò per terra
con apprensione.
Proveniva,
senza ombra di dubbio, dal basso. Dalla chiglia della nave.
Qualcosa aveva tirato
una sonora testata al fondo dell’imbarcazione.
-Oh, ecco i pedoni-
informò tranquillo il vicecapitano, e nemmeno ebbe il tempo
di finire la frase che con un enorme sibilo almeno dieci serpenti
marini emersero da ogni lato del piccolo vascello, accerchiandolo.
Rouge rimase a bocca
aperta a guardarli.
Non aveva mai visto dei
mostri marini così grandi. Anzi, non aveva mai visto dei
mostri marini dal vivo.
Erano alti almeno sette
metri le lunghe teste affusolate curve sul vascello, gli occhi gialli
dalle pupille verticali fissi su di loro, evidentemente saggiando il
numero di quelle nuove succulente prede.
-E… questi
sarebbero i pedoni?- mormorò, pensando a cosa mai potesse
essere il loro Re.
-Hanno fiutato un buon
pranzetto- buttò lì il cuoco, pronto ad un
cannone.
-Shanks, andate dentro-
ripetè Ray, senza muoversi di un millimetro.
La ragazza, sempre
senza fare un passo, gettò un’occhiata al bambino.
Era… estasiato.
-Ma che fighi!!!-
saltò su quello con gli occhi che brillavano –che
denti a punta che hanno! E che occhi!
Rouge, avesse potuto,
sarebbe caduta per terra sconfortata da tanta buona fede. Quella
piccola peste non si smentiva mai.
Invece, molto
lentamente, alzò gli occhi sul rettile più vicino
al punto dove si trovava.
Il gigantesco animale
la osservava, chinando appena il capo munito di una lunga cresta
cremisi, che pareva essere fatta di metallo, tanto rifletteva la luce
del sole.
Le squame turchesi
ricoprivano la maggior parte del corpo emerso dal mare, squame grandi
come il palmo della sua mano che rivestivano la pelle come
un’armatura.
-Piano, Shanks, vieni
qui…- cominciò allora lei , senza distogliere lo
sguardo da quegli occhi gialli.
Si sentiva come in un
istante sospeso, mentre il cuore le tamburellava forte nel petto.
Voleva monopolizzare l’attenzione del mostro per far
avvicinare il più possibile il bambino.
-Ma io…
-protestò quello.
-Per favore, vieni
qui…- mugolò lei, mentre il serpentone chinava
ancora di più la testa verso la sua.
-Shanks, non discutere.
Vai subito con lei, ci sei d’impiccio qui- intervenne Roger
bruscamente, guardando la ragazza.
Rouge
ricambiò lo sguardo.
Non vide
un’ombra di paura negli occhi scuri.
Ma non ebbe modo di
pensare oltre, perché improvvisamente un verso stridulo ed
acutissimo le riempì le orecchie.
I mostri, quasi
rispondendo ad un ordine, piombarono sul vascello con le loro fauci,
velocissimi.
La ragazza dal canto
suo afferrò il mozzo e rotolò con lui verso la
porta che conduceva dentro, scivolando non poco tra gli schizzi
d’acqua che invadevano il ponte.
Alcuni pirati
indirizzavano dei colpi di cannone contro gli animali, vide Jin che ne
centrò uno in pieno, facendolo inabissare
sott’acqua; altri vibravano colpi di spada contro le teste
dei serpenti che cercavano di catturarli. Craig ne tagliò
una di netto, e una sostanza viscida simile al sangue ma di uno strano
colore verdastro schizzò sulla balaustrata della nave,
mentre altri agivano scagliando pesanti frecce verso gli occhi dei
serpenti, che lanciavano assordanti sibili gutturali.
Rouge aprì
in fretta la porta e vi si barricò dietro insieme al
bambino, che pareva molto inquieto ma allo stesso tempo restio a
disubbidire ad un ordine del suo capitano, con il risultato che
saltellava sul posto senza sapersi decidere se tornare nella mischia o
rimanere lì al sicuro.
-Rouge, spostati dalla
porta! Io voglio andare a combattere!!
Cercò di
spostarla ma lei non si mosse di un millimetro.
-Shanks, me lo ha
chiesto Rayleigh, avanti -lo richiamò lei, appoggiando la
schiena alla parete mentre quello si sedeva per terra con aria afflitta.
-Uff…
La ragazza parve
accorgersi solo allora di quanto fosse potente il fragore dei cannoni
che rimbombava nelle orecchie, mentre la nave continuava ad ondeggiare
inquieta.
Furono lunghissimi
minuti.
Infine l’ultimo sibilo si spense e Shanks si
lanciò alla porta catapultandosi sul ponte, seguito dalla
rossa.
-Ray! Tutto a posto? Se
ne sono andati?- esclamò lei, correndo verso il vice.
Quello
rinfoderò la spada e si tastò un taglio
sull’avambraccio.
-Si … ma
dubito che sia finita qui- annuì, legandosi un pezzo di
stoffa sulla ferita.
-Roger! Era un branco
di Serpenti di Mare, ma non siamo ancora passati dai promontori!-
esclamò Daniel, tornando sul ponte con una lunga corda, per
sistemare un tirante della vela.
La ragazza
notò che infatti i due giganteschi scogli che emergevano
dall’acqua erano ancora davanti ai loro occhi, vicinissimi.
Da quella prospettiva poteva notare tutta la loro altezza.
-Era un gruppo di
avvertimento- sogghignò il capitano, tirando un calcio a
quella che sembrava orribilmente una zanna affilatissima
–segno che non siamo i benvenuti, qui.
-Tutto sommato erano un
po’ debolucci- aggiunse Jin, rimettendosi il grosso fucile in
spalla.
-Quello era solo un
piccolo antipasto. Vedrete che il bello arriva adesso-
garantì il cuoco –peccato che la carne di Serpente
di Mare sia velenosa …
La stanza era immersa
nel silenzio, solo lo strepitare del fuoco nel camino ed il ticchettio
di una grossa pendola di mogano scandivano i pensieri di Seiji.
L’uomo era
seduto pesantemente sulla poltrona, in una mano il sigaro,
nell’altra la lettera appena ricevuta. Era stato
l’Ammiraglio Kong in persona a scriverla di suo pugno.
Espirò il
fumo che si dissolse verso il soffitto. Sogghignò.
-Novità,
tesoro?- chiese la donna bionda entrando nella stanza, portando in
braccio un cane piccolo quanto un topo che abbaiava istericamente.
Era fasciata in un
lungo abito rosso scuro, coperta sulle spalle da una stola di pelliccia
d’ermellino candida almeno quanto il suo volto, sul cui
pallore il trucco scuro risaltava senza volgarità.
-Endila …
si, qualcosa di nuovo c’è- ripose quello alzandosi
pigramente dalla sua posizione.
La donna lo raggiunse
vicino la finestra.
Il cortile del castello
era coperto da un soffice manto bianco, in lontananza si scorgevano i
profili della città bassa di Marijoa, oltre la fitta coltre
di fiocchi di neve che vorticavano sulle grandi vetrate.
-Hanno finalmente
spedito quei giganti che ci servivano a guardia del cancello?- chiese
lei con una punta d’impazienza, deponendo
l’ossessivo cagnetto a terra, lasciandolo libero di vagare
per la stanza.
-Non ne posso
più di quei pezzenti che vengono qui ad elemosinare
spazzatura…
Il nobile
guardò la moglie, che assunse un’espressione
incuriosita alla vista della luce strana che c’era negli
occhi di lui.
-Ho ricevuto una
lettera da Kong- rispose -Quei buoni a nulla della Marina hanno
finalmente intercettato la nave di quel pirata.
Endila strinse le
labbra rosse in una smorfia.
-Gol D. Roger?
Il marito si
allontanò nuovamente verso il centro della stanza, inquieto.
-Hanno mandato uno dei
Viceammiragli a fargli visita- continuò, dandole le spalle.
-Magari questa
è la volta buona che quelle inutilità riescano a
catturarlo- commentò distrattamente lei, osservandosi le
unghie perfettamente curate.
-Devo ucciderlo con le
mie mani- scandì Seiji con voce profonda.
A
quell’affermazione la donna si avvicinò di nuovo a
lui e gli pose una mano sulla spalla.
-Non credi sia ora di
finirla con questa storia? Un misero pirata, ecco
cos’è … perché roderti il
fegato per una simile nullità?
L’uomo mosse
appena il capo, infastidito, e pose di nuovo il sigaro in bocca,
prendendo una profonda boccata.
-Forse è
arrivata l’ora di lasciar perdere…-
continuò lei.
-Ha sfidato la mia
autorità- replicò quello glaciale -Nessuno sfida
la mia casata senza pagare con la morte.
Endila non si diede per
vinta, reclinò un po’ la testa per incrociare lo
sguardo del marito.
-Quanto chiasso per
un’insignificante ragazzina- sussurrò.
Finalmente il nobile si
voltò a guardarla, e lei gli sorrise un po’
compassionevole.
-Non era affatto
insignificante. Era cosa
mia. E lui si è permesso di rubarmela, venendo a sfidarmi
nella mia casa- rispose lui, fissandola freddamente.
-Se lasci scappare un
solo misero topo, tutti gli altri finiranno per rivoltarsi. Siamo
sinceri, hai idea di quanto siano fragili le fondamenta dei nostri
privilegi?
Indicò
nuovamente la finestra. La donna era ammutolita, lo fissava con le
esili braccia incrociate e le labbra strette senza più
l’ombra di un sorriso.
-Guarda là
fuori, Endila. Oltre il nostro castello- mormorò,
aggrottando la fronte.
-Guarda cosa
c’è al di là della città
alta, fai un giro nelle strade dove vive la plebe, dove vivono quei
miseri ratti.
Le prese la mano, con
un gesto febbrile, tirandola nuovamente a sé.
-Non aspettano altro
che un’occasione- sussurrò, quasi a nascondere
quanto stava dicendo –qualcosa, qualcuno che accenda la
miccia. La rivoluzione.
L'ultima parola fu un unico tremito di rabbia.
-Fino a
quando il Governo e la Marina ci proteggono- intervenne la donna con
espressione altera, allontanandosi - non avremo di che preoccuparci.
Seiji tornò
a guardare avanti, verso un punto imprecisato della stanza. Prese
un’altra boccata dal sigaro.
-Non posso permettere
che anche uno solo di quei pezzenti si sia preso gioco di me- riprese,
con tono più pratico ed indifferente.
La nobile scosse la
testa irritata ma preferì non ribattere, lanciando un ultimo
sguardo fuori.
La neve era troppo
fitta, per riuscire a scorgere la città al di là
del vetro.
-Fiuuu!-
esclamò Dan, con un sospiro di sollievo –anche
questa è andata! Ma quanti branchi di mostriciattoli dovremo
incontrare prima di trovare il Guardiano? Comincio a stufarmi!
Kennet
analizzò una zampa di quegli strani insettoni simili a
granchi giganti che avevano attaccato la nave qualche minuto prima.
-Ah, anche questi sono
velenosi- concluse, buttando il resto fuoribordo.
-Questa volta ho
combattuto anche io!- andava urlando Shanks ai quattro venti, roteando
in aria il bastone di legno con cui aveva preso a randellate i bizzarri
animali, nella maggior parte delle volte solo dopo che i pirati li
avevano già fatti fuori.
Rouge alzò
le spalle verso Ray che le scoccò un’occhiata di
rimprovero, cosa rara da parte sua.
-Insomma, non mi
sembravano poi così pericolosi- si giustificò lei
con un mezzo sorriso di scuse – e poi non ho fatto in tempo a
fermare quel fulmine, è scappato fuori…
-E va bene, restate qui
ma vedete di non lasciarci le penne- rispose lui scuotendo appena la
testa, arrendendosi.
-Non ti sembravano
pericolosi? Sai che quelle chele possono tagliare la gola di un uomo
adulto come un foglio di carta, principessina?- buttò
lì Jin, passando con alcune palle di cannone.
-Ho combattuto
anch’io! Ho combattuto anch’io!- continuava
incrollabile il mozzo.
-Silenzio!-
ordinò infine Roger– siamo all’ingresso.
Rouge alzò
lo sguardo. Finalmente stavano passando tra i due grandi scogli.
Corse alla balaustra
della nave e si sporse un po’.
Da vicino quella roccia
brillava ancora di più, quasi fosse composta di
polvere d’oro e sabbia.
-Craig-
chiamò il capitano a mezza voce- sei sicuro che
l’ora e la posizione siano quelle giuste?
Il navigatore
guardò attentamente la bussola, poi un vecchio orologio con
la catenina, infine annuì.
-Ora dobbiamo solo
attendere.
Tutti i pirati lo
presero come un invito a sedersi per terra ed aspettare in silenzio.
La nave procedeva
lentamente, Roger era ancora a prua. Non aveva rinfoderato la spada, ed
era l’unico a non essersi seduto.
Rouge ebbe modo di
vedere che stava osservando un punto preciso alla sua destra, quasi che
si aspettasse di veder comparire qualcosa proprio in quella direzione.
Vide Ray raggiungerlo e
dirgli qualcosa a bassa voce.
Entrambi alzarono lo
sguardo.
Un secondo dopo quello
che sembrava un’enorme ammasso di tentacoli emerse davanti
alla prua con uno stridio agghiacciante.
-Madre mia!-
esclamò il meccanico e molti si ritrassero atterriti,
balzando in piedi.
Rouge fece cinque passi
indietro ed ebbe modo di vedere l’enormità di quel
mostro, che sovrastava l’albero maestro di diversi metri.
Grondava acqua, la pelle orribilmente lucida era coperta di squame ed
alghe.
-Oh, mamma…
In un attimo quelli che
sembravano tentacoli con un guizzo velocissimo si rivelarono teste di
drago: era una gigantesca idra.
Almeno una ventina di
pupille serpentine si piantarono sul ponte della nave, analizzando gli
intrusi, mentre le teste ondeggiavano paurosamente districandosi tra i
mille bracci viscidi e contorti.
-Agli occhi, mirate
agli occhi!!- esclamò il capitano, mentre l’enorme
Re del Mare con un secondo, acuto stridio, si riversava in tutta la sua
grandezza sul piccolo vascello.
-Spezzatino di polipo,
stasera!- incitò il cuoco, fiondandosi contro uno dei bracci
del mostro, che in quel momento si stavano avvolgendo velocemente
intorno alla nave e agli alberi, immobilizzandola.
-Via quelle maledette
zampacce!- ruggì Ray, liberando l’albero maestro
prima che venisse spezzato, mentre gli altri lo seguivano a ruota.
-Attenzione! Alcuni
tentacoli ricrescono!-avvertì Martin, piantando una lancia
tra le enormi ventose.
Rouge evitò
d’un soffio che una di quelle mostruose appendici
l’afferrasse con una delle sue spire e si
catapultò nella parte centrale del ponte, tirando fuori la
pistola che Roger le aveva affidato.
Per un attimo se la
rigirò tra le mani indecisa sul da farsi, poi
schizzò via di nuovo per evitare un altro attacco.
-Ehi, Dan, avremo
bisogno dei tuoi proiettili incendiari!- urlò il cuoco che,
facendosi strada tra i tiranti sotto le vele vibrava pesanti colpi
contro i corpi serpentini dell’idra.
-Ricevuto!- rispose il
medico, e si voltò appena in tempo per conficcare a sua
volta una lancia sul fianco di uno dei tentacoli.
-Prendi questa, brutta
viperaccia!- esclamò il grosso meccanico, scagliando un
colpo di cannone contro il corpo dell’idra, che per un attimo
parve piegarsi su sé stessa.
-Evvai! Grande
Ji…- esultò Rouge, ma non ebbe modo di finire la
frase che un tentacolo coperto di spine le piombò addosso, e
qualcuno la spinse via di malagrazia.
-Stà
più attenta!- le urlò contro Roger, sparendo di
nuovo dietro le vele.
Rouge si rimise in
piedi all’istante.
-Aaah, e va bene!-
esclamò correndo ed impugnando la pistola, mentre nel caos
generale Shanks le passava davanti tirando una sonora bastonata ad un
tentacolo più piccolo che si ritrasse ammaccato.
La ragazza
individuò uno di quei corpi serpentini che si stava
abbattendo sulla vela.
Prese la mira, pregando
con tutto il cuore di non colpire nessuno dei suoi compagni.
-Ed, se mi senti, dammi
una mano tu!- pregò.
Bam.
Il tentacolo si
ritrasse con un guizzo strisciante.
La ragazza
guardò prima il suo bersaglio che si ritirava, poi la
pistola nella sua mano destra.
-Evvai, non
è così difficile allora!- esclamò
improvvisando un saltello della vittoria, salvo doversi tuffare un
secondo dopo per evitare un altro serpente.
Si voltò ed
esplose un altro colpo, che stavolta prese il tentacolo solo di
striscio.
-Oh cavoli!-
esclamò, rialzandosi subito mentre quello si avventava su di
lei, ma Shanks piombò con il suo bastone di legno
saltando giù da una botte e si mise a cavalcioni del braccio
del mostro.
-Yuhuu! Sono un
cavaliere pirata!- esclamò, mentre Rouge saltò su
all’istante.
-Oddio, peste, vieni
giù da lì!- esclamò.
-Ok!- trillò
il bambino- ma prima…
Estrasse una piccola
fionda dalla tasca e la caricò velocemente con quelle che
sembravano delle pietre colorate.
-Shanks, vieni
giù da lì- ripetè la ragazza,
impaurita- prima che ti lanci lui, ma in mare!
-Ehi, Dan! Guarda qui!-
esclamò il rosso, rivolto al medico che combatteva poco
lontano.
Poi lanciò i
piccoli proiettili in direzione del corpo dell’idra.
Booooom!!!!
Il piccolo mozzo
saltò giù dal tentacolo scivolando sul ponte
allagato della nave, ammirando dal basso l’effetto del suo
colpo con le mani posate sui fianchi.
-Sono i proiettili
esplosivi di Danny, bruciano anche in acqua- replicò con
fare pratico, rivolto a Rouge- che bell’effetto, vero?
In effetti i bracci del
mostro colpiti dall’esplosione erano completamente fuori uso,
tranciati di netto.
-Bravo, piccoletto!-
buttò lì Ray oltrepassandoli di corsa per
raggiungere alcuni serpenti che si stavano fiondando sulle
vele maestre.
Rouge si
voltò per complimentarsi con il bambino, ma con sommo orrore
notò che dai moncherini dei tentacoli bruciati,
erano rinati dei nuovi bracci che attaccarono immediatamente a prua.
-Roger!!-
esclamò lei, mentre il capitano, colto di sorpresa dalla
rinascita inaspettata, si era scansato fulmineo per non essere
schiacciato dal mostro, ma non era riuscito ad evitare la
parte finale della zampa coperta di aculei.
Il ragazzo perse
lucidità per un attimo e cadde in ginocchio. Sul petto si
era aperta una profonda ferita.
-Roger!-
urlò a sua volta Ray, che lo aveva lasciato solo per andare
a difendere le vele.
Rouge si
portò la mano davanti alla bocca.
-Capitano!-
gridò Shanks, terrorizzato.
La ragazza corse
avanti, senza nemmeno pensarci, tuttavia si fermò di colpo
quando il pirata, in ginocchio sul ponte di prua, alzò
improvvisamente lo sguardo a fronteggiare il mostro.
Improvvisamente la
creatura si bloccò, i tentacoli rimasero fermi a
mezz’aria. Ogni rumore si estinse all’istante.
Tutti guardavano
atterriti Roger, se l’idra avesse voluto, l’avrebbe
divorato in meno di un secondo.
Rouge
reclinò appena la testa. Era una dei più vicini
al capitano, e poteva vedere distintamente l’espressione sul
suo viso. C’era qualcosa di profondamente strano in quella
scena.
Sta
… ridendo?
-Ehi…-
iniziò Roger sempre in ginocchio, tenendosi con una mano la
ferita sul petto, che continuava a stillare sangue copiosamente, e con
l’altra l’elsa della spada piantata a terra, per
sostenersi.
-Ho già
perso troppo tempo, Guardiano di Scilla- sibilò.
Rouge fu raggiunta dal
vicecapitano.
Lei lo
guardò stranita.
-Ray, fa qualcosa,
è ferito gravemente e … - disse, frastornata.
Il vicecapitano
osservò il mostro, poi abbassò le palpebre e si
sistemò gli occhialetti sul naso.
-Ray!-
ripetè lei, turbata dal fatto che quello nemmeno le
rispondesse.
-Aspetta …
Roger si sedette sui
talloni e chiuse gli occhi.
-Non credi sia ora di
levarsi dai piedi?- continuò, come se fosse del tutto
normale intrattenere una conversazione con un'idra inferocita.
Il mostro per tutta
risposta levò un sibilo acuto che fece tappare le orecchie a
tutti quanti a bordo della nave.
Il pirata si
piegò appena tamponandosi la ferita.
-Risposta sbagliata.
Improvvisamente
rialzò la testa e poi si levò da terra.
Rouge ebbe un tuffo al
cuore.
Era come se
l’aria fosse cambiata. Come se l’ossigeno intorno
fosse mutato in qualcos’altro, dalla consistenza
più leggera ed ovattata. Silenziosa.
Sentiva in gola, nel
cuore o forse era solo nella sua testa, non ebbe modo di capirlo
distintamente, una sensazione stranissima.
Di caldo, sicurezza, di
speranza, qualcosa di indistinto che tuttavia aveva già
sperimentato in precedenza.
Ma
che cavolo succede?
Roger si era rimesso in
piedi del tutto, la spada nella mano destra. L'idra era ancora immobile.
Quella piccola figura
ferita dai capelli scuri emanava un senso di grandezza anomalo, in
proporzione al mostro che lo sovrastava di diverse decine di metri, e
che in quel momento esitava in preda a chissà quale
sentimento.
E’
così… familiare, si
ritrovò a pensare Rouge.
Per un attimo le parve
quasi di vedere un tenue bagliore dorato intorno alla figura del pirata.
E’ il riflesso delle
rocce?, pensò con il cuore in gola.
Roger
sollevò appena la punta della spada da terra, e
batté un paio di colpetti sul legno della nave, che
risuonarono come se fossero stati battuti su delle grancasse.
Il mostro
improvvisamente si levò di nuovo in aria, richiamando a
sé tutti i suoi tentacoli e le sue teste di serpente,
creando intorno al suo corpo principale una terrificante corona di
spire sibilanti.
Poi l’idra
spalancò i grandi occhi dorati e si lanciò contro
il pirata, aprendo le fauci e svelando le zanne smisurate.
-Roger!
-Capitano!!!
Quelle grida di
avvertimento risuonarono stranamente lontane.
Il pirata
saltò improvvisamente sulla balaustra di prua, mentre il
mostro, che lo aveva quasi raggiunto, si paralizzò
improvvisamente a mezz’aria.
Fu un attimo.
Roger vibrò
il colpo, e la testa principale dell’idra rotolò
orribilmente a terra con un tonfo liquido, gli occhi ancora aperti.
Tutti trattennero il
respiro.
Poi il corpo mozzato del mostro s’inabissò, mentre
i tentacoli ed i bracci serpentini si sgretolavano lanciando strida
acute, fino a sparire sotto la superficie schiumante.
Ogni rumore
tornò al suo posto.
Rouge tornò
a respirare.
Finalmente
l’aria sembrava tornata normale, quella sensazione era di
nuovo scomparsa.
Prese delle profonde
boccate d’ossigeno come se fosse stata in apnea per gli
ultimi due minuti, mentre tutti accorrevano verso il capitano
preoccupati.
Quello era rimasto per qualche secondo ancora in piedi, poi era caduto
di nuovo per terra, tossendo e tenendosi la ferita.
-Dan, per gli dei del
mare, c’è bisogno di un antidoto!- urlò
Ray, che lo aveva raggiunto e si era inginocchiato di fronte a lui,
tenendogli le spalle.
-Ehi, Roger! Non
provare a morire o giuro che ti ammazzo!! Guardami!-
esclamò, mentre tutti fecero capannello attorno ai due
pirati per terra.
Roger
respirò a fondo, continuando a fissare il pavimento.
-Non ho voglia di
vedere il tuo brutto muso- ghignò, mentre la camicia bianca
ormai aveva assunto come colore predominante il rosso scuro.
-Roger, dobbiamo
portarti in infermeria, maledizione!- intervenne Daniel –
quel dannato mostro ti ha preso con le spine avvelenate!
Il capitano finalmente
alzò gli occhi sul vice.
-Non è
finita qui. Dobbiamo trovare la corrente e…
-Capitano!- intervenne
velocemente Craig, ancora più pallido del solito
–ci penso io! Per favore, si faccia medicare!!
-Poche storie-
ribattè Roger burbero –per un misero taglietto...
andiamo al timone, Craig…
E fece per rimettersi
in piedi, ma improvvisamente ebbe di nuovo un mancamento e sarebbe
nuovamente finito per terra se Ray non l’avesse afferrato in
tempo.
-Il veleno sta facendo
effetto!- esclamò il medico allarmato – Ray,
portiamolo dentro, assolutamente!
-Vi ordino di
lasciarm…
-Stà zitto
idiota! Ci servi più da vivo che da morto!- lo
zittì il vicecapitano, afferrandolo per un braccio.
Insieme al medico lo
portarono a spalla verso l’infermeria, ignorando le proteste
e tirandogli degli schiaffetti in faccia per evitare che perdesse
conoscenza e per metterlo a tacere, inutilmente.
Rouge dal canto suo non
era ancora riuscita a togliersi dalla mente la familiarità
con cui aveva percepito quel … potere.
E'
stato qualcosa di anomalo. Qualcosa di... magico.
Era la prima volta che
ne aveva la certezza.
Si, in quel momento
aveva avuto la certezza che fosse stato Roger, a fermare il mostro
prima che lo divorasse. Era stato Roger, a paralizzarlo per poi
ucciderlo.
Ma come aveva fatto?
Era
rimasta in disparte, guardando da lontano il capannello che si era
creato attorno al capitano ferito.
Si accorse di stare
tremando pesantemente.
Per quanto volesse non
pensarci, era più chiaro del sole. Possibile che quello fosse
davvero… come si chiamava? L’Haki di cui Roger le
aveva parlato?
Improvvisamente si
riscosse e corse verso il medico e il vicecapitano che portavano il
loro superiore.
Doveva
chiederglielo… anzi no, doveva sapere come stava…
stava male?
Ma no… è
in piena salute, non lo vedi?, gli disse una vocina
inclemente nella sua testa.
Quando li raggiunse,
evidentemente era talmente pallida che Ray, già visibilmente
scosso, sobbalzò.
-Che hai? Sei stata
avvelenata anche tu?- chiese, senza smettere di camminare a passo
svelto.
Lei scosse appena la
testa e si rivolse a Roger, che la guardò dal basso e
voltò appena la testa per continuare a guardarla negli occhi.
Aveva il volto segnato,
dal colorito stranamente pallido, mentre le labbra si erano fatte
più scure.
Lei fece per parlare,
ma non riuscì a dire nulla.
Lo seguì con
lo sguardo, inquieta.
Non provare a lasciarci le penne,noi due dobbiamo ancora parlare,
pensò febbrile, guardandolo allontanarsi mentre gli altri
pirati correvano concitati sul ponte.
Quello
sogghignò appena, poi sparì oltre la porta, che
si chiuse dietro i tre pirati con un tonfo sordo.
Rouge rimase ferma, cercando di ritrovare un pò di calma.
Poi
notò con un sussulto che qualcosa era scivolato dalla tasca
di Roger.
Si avvicinò
e lo raccolse, trattenendolo un po’ tra le dita prima di
metterlo via.
°°°
Note:
Special
guest del capitolo: l'allegra coppietta di Draghi Celesti!
Ed ecco che quella testa dura
ci ha ripensato. Ci voleva un pò di casino per
convincerla... che volete farci? Ognuno ha i suoi difetti ^^'
Voi vi state forse preoccupando per Roger? Non fatelo, per
carità, o potrebbe rialzarsi e farvi a fettine per averlo
compatito :D
Che nave di pazzi... meno male che c'è Ray ^w^
Ordunque
io vi saluto, vado a fare una danza anti-sfiga!
Al prossimo capitolo =)
To be
continued ;)
|
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Capitolo 19 *** Soothe ***
Buonasera, gente!
Ecco il nuovo capitolo
^-^
Se il precedente era di
una lunghezza spropositata (persino per i miei standard :D) questo
è un po’ più breve del solito
… ma non potevo interrompere oltre, altrimenti sarebbe stato
lungo quindici pagine, e non era il caso xD quindi, pardòn.
Comunque, spero vi
piaccia ugualmente ^^
Ma passiamo alle
recensioni , come promesso riecco le risposte <3
@ KH4:
Ahah, sapevo che un pochino, ma solo un pochino, ti sarebbe dispiaciuto
per Roger :D Sisi, un pò la situazione sta migliorando, e
andrà meglio da ora in poi ^-^ Shanks è davvero
molto simile a Rufy… mi piaceva l’idea di
riproporre un po’ del nostro Cappello di Paglia anche nel
mocciosetto dai capelli rossi! Draghi celesti: non apro bocca sulle tue
supposizioni, ma la faccenda si sta chiarendo a poco a poco ^^
Comunque, mia cara, dovrai rinunciare a tirare i baffi al buon Roger
perché… non li ha ancora xD cioè, io
nella storia l’ho sempre immaginato senza! Diciamo che quando
diventerà un uomo importante se li farà crescere
u.u per ora è ancora un pirata come gli altri (o quasi) :D
Comunque è vero, non si fanno preoccupare i compagni u.u Ti
ringrazio del tuo commento, carissima, sei sempre puntuale, a
differenza della sottoscritta!
@ meli_mao:
Ma ciao meli ^-^ oddio devo guardarmi le spalle o.O’ no,
scherzo, mi fa piacere che la storia ti prende così :D
coooomunque, momenti romantici ce ne saranno, vai tranqui <3
pazienta un pochettino^^ *me sadica*
Ahah, mi mancava il tuo
consueto ‘quant’è gnocco’ xD
che qui c’è il fronte pro-Roger e quello
vai-al-diavolo-brutto-buzzurro :D Grazie mille per la rece, ed anche
per quella ad ‘Horizon Crying’!
@ Kgm92:
Grazie e benvenuta! Evviva, io vado in cerca di lettrici che mi
stressano :D devo ammettere che ho preso sti due per scriverci sopra
perché 1) il personaggio di Rouge mi ha colpito dalla prima
volta che Sengoku l’ha nominata, 2) mi piace ricamare sulle
storie del “passato”, 3) mi piacciono i personaggi
“secondari” di One Piece. Quindi… ecco
qui il risultato! Alla prossima, cara^^
@ Akemichan: Weilà!
Come al solito amo le tue recensioni così analitiche** Lo so
che sparire così è stato un po’
scorretto, ma evidentemente, come dici tu, l’estate non
è il mio periodo favorevole! Sono fatta un po’
strana… ma dicevamo, lieta che il cap ti sia piaciuto! A
dire la verità questa è la tipologia che
preferisco anche io, un po’ d’azione e un
po’ di viaggi mentali! Ma soprattutto sono davvero felice che
il pezzo dell’Haki abbia reso *-* ci tenevo che facesse
l’effetto che hai descritto tu :D Poi, sulla scena dei Draghi
Celesti vedo che hai notato la differenza di punti di vista dei due:
è vero che Seiji è più
“ragionevole”, mentre lei è
più limitata e chiusa nelle sue convinzioni. Diciamo pure
che Seiji è più intelligente della moglie
^^’ certo che poi, se sfrutta la sua intelligenza per fare il
tiranno, è tutta un’altra storia…
avremo modo di approfondire il personaggio, oh si u.u Nel frattempo,
grazie ancora ^-^
@ tre 88:
Buongiorno! Eheh^^ come dici tu, il capitano la pistola
gliel’ha data per un preciso motivo: non voleva che lei si
facesse male! Solo che non lo ammetterebbe mai, vero Roger? :D
E’ vero che la battuta sui denti a punta dei serpenti ricorda
Cappuccetto Rosso! xD quando me lo hai fatto notare mi sono messa a
ridere come un’idiota perché ho immaginato il
nostro mozzo a spasso nel bosco con la mantellina rossa…
tanto i capelli rossi già ce li ha! xD a parte
ciò… è vero, senza di Ray quella nave
andrebbe a finire molto male ^^’ così come
è verissimo che Roger quando si impunta sembra
più piccolo di Shanks!!! Riguardo ciò che ha
raccolto Rouge… vedrai ^-^ Non scusarti affatto per la
lunghezza della recensione, eh :O a me piacciono tanto i papiri, quindi
scrivi quanto e come ti pare! Alla prossima!
@ MBCharcoal:
MartaaaH! Ma ciao, splendore! Oddio ho fatto svenire Keyra?? O.O ora
come minimo appena si sveglia mi rincorre con una mazza ferrata T.T E
io le sguinzaglio contro l’idra! mWahahah! No, ok, non
c’è bisogno di essere così bellicosi :D
Anzi, come ti ho detto già, mi ha fatto piacere leggere del
parallelo con Key-chan! In effetti, ora che ci penso, lei e
il “mio” mozzo hanno un carattere simile! Che dire,
la pensiamo allo stesso modo^^ Ahimè, i Draghi Celesti non
creperanno per ora, anche se capisco l’odio -.-‘ e,
come dici tu, l’atmosfera si fa più morbida *-*
Grazie mille per la
rece, ed anche per quella a ‘Horizon Crying’, my
dear! Hai visto che quella splendida canzone la dovevo mettere per
forza in qualche storia? xD Bacibaci!
@ Huntergiada:
Buongiorno! Rouge conferma, se il mocciosetto le fa un’altra
delle sue, le prenderà un infarto xD Ed è vero,
il rosso è come il nostro caro Cappello di Paglia. Fossero
stati coetanei, quei due, sarebbero stati grandi amici (mentre ora Rufy
vaga per tutto il mondo e l’unica volta che è
riuscito a rincontrare Shanks era praticamente mezzo morto, che fortuna
-.-‘) Lieta che la parte dell’Haki sia venuta fuori
bene! Come già detto, ci tenevo ^-^ Grazie per la rece, ed
anche per quella ad ‘Horizon Crying’! Alla prossima!
@ merykara:
Addirittura un seguito? xD sarei curiosa di saperlo ma forse
è meglio che tu non me lo dica che qui già con
tutto quello che ho pensato io mi ci confondo le idee, a volte
^^’ Ciemmeqù, grazie :D Anche tu noti la
somiglianza tra il moccioso testa di pomodoro e Rufy, è vero
u.u mi piacciono tanto i bambini iperattivi, certo poi quando mi trovo
io a fare i conti con certe pesti è un’altra cosa
xD Evviva alla parte dell’Haki, sono contenta che sia venuta
fuori bene**
Mmh, per rispondere
alla tua domanda: in questa storia, no, non è il veleno che
genererà la malattia incurabile. Io ho sempre pensato, al di
là della fic, che si trattasse di qualcosa di congenito
… tra l’altro non so ancora se trattare questo
punto, perché la mia storia non si spingerà
sicuramente fino alla morte del capitano, per come l’ho
pensata io si ferma molto prima. Poi, mai dire mai =) Per quel che
riguarda i Draghi Celesti… si, neanche a me piace la loro
morale (morale? Perché, hanno una morale?), però
devo ammettere che i personaggi malvagi hanno un certo fascino, e mi
piace tanto descriverli e soprattutto scrivere del loro contorto modo
di pensare *-*
@ angela90:
Hello! Concordo, Ray è un mito :D sarebbe stato esilarante e
moooolto crudele se Roger avesse buttato Rouge in mare (come aveva
promesso un po’ di tempo fa, non avrebbe sprecato la
scialuppa xD), ma non lo farebbe mai, suvvia ^^’
non dimenticare che poi la ragazza ha anche una D. nel nome, e il
nostro capitano sa cosa significhi questo (considerando ciò
che gli ha detto Clover) u.u Si, è vero che prima di
arrivare a questa benedetta Fascia hanno affrontato l’intera
fauna marina della Grand Line praticamente xD vabeh, non poteva andare
tutto liscio, e poi così Roger ha dato prova delle sue
abilità *-* Grazie per la rece, cara, anche per quella
all’altra fic! A presto^^
@ sweetsirius:
Sweet! Cioè… oddio, nOoOoOOOO! *maya si
defenestra, rimbalza e riatterra davanti al pc*
T.T il bello
è che l’ho pure letto, quel libro …
anzi, “libro”, solo che l’ho rimosso
completamente xD Aiuuuto ora a Roger gli spunteranno i canini
a punta e comincerà ad impallidire… e poi a
brillare al sole… brutto affare per uno che viaggia per mare
:D via, basta deliri u.u anche perché mi ero ripromessa di
non parlare più male di Tuàilait :D visto che,
suvvia, ha dei lati positivi: per esempio, i film mi fanno morire dalle
risate! X°°°D ok, ora la smetto davvero!
Dunque… lo spirito della fangirl ti perseguita? Lascia che
urli pure come una gallina spennata (citando te stessa :D)
perché ho letto la tua rece cinque volte ridendo come
un’idiota xD Grazie mille, cara, anche per quella
all’altra fic *-* See ya!
@ LadySaika:
Diciotto capitoli in un giorno? Complimenti e benvenuta! Mi hai scritto
una cosa molto carina, sappilo*-* visto che il mio obiettivo
è proprio farvi “entrare” nella storia!
Alla prossima e grazie per la rece =)
@ 13ste:
Ciao e benvenuto/a (ragazzo o ragazza??) anche a te! concordo, il
personaggio di Rouge, per quanto Oda ne abbia parlato pochissimo,
è davvero affascinante! Posso capire che ti sia venuto il
dubbio sull’ispirazione T.T in realtà la storia
è teoricamente completa, nel senso che, per quel che
riguarda la trama, so cosa succederà da qui alla fine, con
tanto di personaggi ed ambientazioni. Purtroppo quello che mi
è mancato st’estate è stato proprio lo
scrivere i capitoli ^^’ ma ora sono tornata *yeah* Alla
prossima!!
@ JF78:
E benvenuta anche a te! Rispondo qui alla rece del capitolo 7,
naturalmente =) che dire? Grazie *-* in effetti la resa dell’
atmosfera è una delle cose su cui mi applico di
più, insieme al carattere dei personaggi ^^ Lieta quindi che
ti piacciano entrambe le cose! Rouge l’ho praticamente
azzardata, all’inizio l’avevo pensata un
po’ più dolce e spaurita xD però poi ho
pensato che per trattare con quello che poi sarebbe diventato il Re dei
Pirati (e che, come vedi, almeno in questa storia, non è
affatto un carattere semplice ^^’) ci volevano un
po’ di cosiddetti :D Ray … è un
personaggio che ho amato dalla prima volta che ha messo piede nel manga
*-* caratterialmente, naturalmente… anche se li porta bene i
suoi annetti, devo ammettere xD Lieta che fin’ora la storia
ti sia sembrata originale, alla prossima!
@ Crow:
E anche a te, benvenuta! Oddio, mi farai arrossire con tutti questi
complimenti :D:D ti ringrazio tanto, spero che la storia
continuerà a piacerti! Alla prossima ^-^
E con
ciò… Enjoy!
19. Soothe
Shanks osservava la scena
appoggiato alla ringhiera, con aria assente. A prua almeno cinque
pirati stavano trafficando con pesanti corde e la testa del mostro, che
era rimasta lì dove il capitano l'aveva tagliata via dal
resto del corpo.
Il bambino
strizzò gli occhi che si erano fatti un po’ lucidi
e tirò su con il naso. Una mano si posò
amichevole sulla sua spalla.
-Ehi- sorrise Rouge,
accucciandosi per terra davanti alla ringhiera, osservando le manovre
dei pirati sulla parte anteriore della nave.
-Come sta il capitano?-
chiese il mozzo con la voce un pò spezzata, mordicchiandosi
il labbro inferiore.
La ragazza
abbassò gli occhi.
-Daniel ha chiuso la
porta e non vuole che entri nessuno. Si sta prendendo cura della sua
ferita.
Ed è già
un’ora che è chiuso lì dentro,
pensò con una punta d’apprensione.
-Guarirà,
vero?- domandò ancora il bambino, sedendosi a sua volta
fianco a fianco con la ragazza.
Lei gli
passò il braccio intorno alla spalla e lo
abbracciò con un sorriso.
-Si, ne sono certa.
-Bene, la rotta si
è stabilizzata- intervenne Craig guardando prima le sue
carte e poi l’orizzonte completamente bianco.
Da quando, venti minuti
prima, avevano trovato la corrente, non c’erano stati segni
di cambiamenti climatici, se non per il fatto che la corrente anomala
che attraversava la Fascia era segnalata da un colore un po’
più chiaro della superficie marina.
-Ottimo- concluse il
navigatore, chiudendo la bussola sul palmo della mano.
Poi guardò
la ragazza e il bambino seduti davanti al timone con i piedi penzoloni
dalla balaustra.
-Come credete che stia,
il capitano?- chiese, e sul suo viso solitamente serio ed impassibile
si dipinse una punta di preoccupazione un po’ fanciullesca.
Sei pur sempre un ragazzo,
pensò Rouge con una punta di tenerezza.
Alzò le
spalle.
-Per ora possiamo solo
aspettare, ed affidarci a Dan.
Guardò
ancora davanti a sé.
-Piuttosto …
mi spieghi perché stanno legando la testa
dell’idra sulla polena?- riprese con un tono più
convinto, un tantino raccapricciata dallo spettacolo che andava avanti
da qualche minuto.
-Serve per tenere
lontano gli altri mostri- rispose con aria assente Shanks continuando a
fissare davanti a sé, dondolando i piedi perennemente scalzi.
-Esatto-
confermò il navigatore- è un po’ come
tra gli esseri umani. Uccidi il Re, avrai libero passaggio nel suo
regno. Almeno fino a quando i sudditi non ne eleggeranno uno nuovo.
Rouge
aggrottò la fronte.
-Eh?
-In parole
povere- riprese il ragazzo – i mostri marini eviteranno di
attaccare la nave che ha fatto fuori il più potente del loro
branco, il Re, appunto. Per i tre giorni in cui dovremo attraversare la
Fascia, questo avvertimento sarà più che
sufficiente. Naturalmente prima o poi un nuovo Guardiano
prenderà il posto dell’idra ed il passaggio
tornerà ad essere custodito. Ma, si spera, per quel giorno
noi saremo abbastanza lontani- concluse con un mezzo sorriso.
Poi
riacquistò immediatamente la sua tipica espressione un
po’ austera.
-Io vado di sotto-
disse.
-Ok, a dopo.
Rouge tornò
di nuovo ai suoi pensieri. Haki o non Haki, Roger aveva fatto qualche
strana… magia, se così poteva essere definita,
qualcosa che gli aveva permesso di uccidere l’idra.
E allora
perché nessuno pareva essersene accorto? Forse i suoi
compagni avevano già sperimentato quella specie di potere, o
forse era stata solo lei a sentire come ci fosse qualcosa di strano e
differente nell’aria? Era stata solo lei ad individuare
l’istante in cui il mostro si era paralizzato e che gli era
costato la vita?
Abbassò gli
occhi.
C’era solo qualcuno a cui poteva chiederlo, e il diretto
interessato in quel momento era giù in infermeria
sicuramente con altri problemi che non fossero chiarire i suoi dubbi.
I dubbi di una ragazzina che non
gli ha nemmeno creduto. Per una volta che ha tentato di essere gentile,
pensò, un po’ rammaricata dalla piega che aveva
preso l’ultima discussione.
Gentile… oddio, a suo
modo, aggiunse, rinfrancandosi un po’.
-Ma non esiste la
notte, in questo posto?- mormorò scocciata, troncando il
flusso delle sue riflessioni.
-In realtà
non c’è nemmeno il sole- indicò
giustamente Shanks, alzando il naso all’insù.
-Già. Che
strano posto- convenne lei annuendo –un mare piatto come una
tavola e un cielo noiosamente tutto bianco.
Se ne stettero un altro
po’ lì seduti, a parlando brevemente di cose
futili, con tanti pensieri in testa.
-Fatto. Ora deve solo
riposare.
Quando Daniel emerse
dall’infermeria asciugandosi le mani con un panno bianco,
tutti quanti si radunarono intorno a lui.
Il medico dovette
ripetere più volte che Roger si era salvato per qualche
istante, poiché il veleno dell’idra era entrato in
circolo molto velocemente. Un minuto di più e ci avrebbe
lasciato la pelle.
-Inoltre, ha perso
molto sangue per via della ferita sul petto, e questo certamente non
gli ha fatto bene- aggiunse mentre gli altri lo ascoltavano attenti.
-E’ sveglio?
-Per ora gli ho
somministrato un po’ di sonnifero. Deve riprendersi e
–concluse con franchezza- beh, era l’unico modo per
tenerlo buono. Mi ha subito detto che doveva tornare di sopra.
Rouge, appoggiata alla
parete poco lontano, sorrise appena.
-Quindi per ora
lasciatelo in pace, siamo intesi?- ordinò il medico con
autorità- questa nave se la caverà benissimo
anche senza Roger a dare ordini!
-Soprattutto quando non
dobbiamo far altro che seguire una corrente, eh Dan?- buttò
lì il cuoco con un ghigno, mentre gli altri scoppiarono
fragorosamente a ridere, rinfrancati sulle sorti del loro capitano.
Persino Shanks era un
po’ più allegro, notò con sollievo la
ragazza.
Individuò
Ray poco lontano, con la solita sigaretta ed un’aria pensosa.
Era molto strano vederlo in disparte e senza la solita espressione
rassicurante.
Si tolse gli
occhialetti e si passò una mano sulle palpebre.
-Ehilà- lo
salutò lei, con le mani intrecciate dietro la schiena.
Il ragazzo
sbirciò tra le dita e poi abbassò la mano,
rimettendosi di nuovo gli occhiali.
-Ehilà-
rispose stancamente. Aveva decisamente un’aria lugubre.
Rouge lo
guardò di sotto in su.
-Naah, tu non sei Ray-
disse infine, guardandolo come se lo stesse analizzando.
-Conosci qualche altro
Ray, forse?
-Ne conosco uno che ha
un sorriso perennemente stampato in faccia e cerca sempre di far
sentire meglio gli altri con qualche stupida battuta o qualche
meraviglioso racconto …
Sorrise.
-Ma tu, con quel muso
lungo, mi ricordi più qualcun altro…
Finalmente
l’ombra di un sorriso si disegnò sul volto del
ragazzo.
-Parli di un certo
capitano incosciente che gode nel far venire infarti multipli ai suoi
amici?
Rouge
abbassò un po’ gli occhi.
-Lo conosci bene, non
ci hai ancora fatto l’abitudine?
Il vicecapitano ci
pensò un po’ su.
-Suppongo di no. E
comunque questa volta ha veramente esagerato.
-In che senso?- chiese
lei incuriosita.
-Beh… usare
l’Haki, in quello stato … lo ha indebolito
particolarmente- mormorò lui, distrattamente.
Rouge ristette.
Anche
Ray. Anche Ray lo sapeva.
-Tu … -
iniziò, fissandolo negli occhi.
-Oh, si. Io conosco
molto bene il potere di Roger- confermò quello con
naturalezza.
La ragazza
sgranò gli occhi, eppure non doveva sembrarle
così strano: in fondo i due si conoscevano da bambini ed
erano stati sempre insieme.
-Cos’è
quella faccia stupita?- chiese lui –so che ne avevate
parlato, ma tu non gli hai creduto. Mentre adesso … hai
potuto vedere con i tuoi occhi che non erano affatto delle storielle.
Rouge lo
guardò un po’ irrequieta.
-Quindi anche tu credi
che io abbia questo Haki?- chiese, mentre tutti i suoi dubbi
diventavano lentamente certezze man mano che Ray parlava.
-Oh … a
giudicare da quello che ho visto con i miei occhi e da ciò
che mi ha detto Roger… direi che possiedi qualcosa di molto
simile, sì.
Sospirò
profondamente.
-Ok… ok-
disse lei, mettendo le mani avanti a sé, quasi a voler
bloccare il vicecapitano- certo che… fino a quando erano dei
miei dubbi… ma sentirselo dire così…
ecco, è un po’ strano.
Ray sorrise, questa
volta profondamente.
-Posso capirlo,
peperoncino- commentò, con calma.
-Ma perché
non me lo hai detto prima, che anche tu sapevi…?- chiese lei
con una punta di rammarico.
-Perché tu
non me ne hai mai parlato ...e pensavo che non credessi a queste storie
di… magia- rispose, e Rouge dovette dargli ragione in pieno.
Almeno fino a quando non ci sono
caduta dentro dalla testa ai piedi, pensò lei.
-In
realtà…- cominciò lei, bloccandosi per
cercare le parole.
-Cosa?
-… forse ero
io che non volevo crederci. Mi ero convinta che Roger volesse solo
prendermi in giro… o spaventarmi, che so. Ma… mi
sa che ora dovrò cominciare ad accettare questa cosa-
annuì.
-Peperoncino, ti
ricordi cosa mi hai detto prima di salire su questa nave?-
continuò il vicecapitano, inspirando un po’ dalla
sigaretta.
-Che … avrei
avuto bisogno di una mano, suppongo. Di qualcuno che mi consigliasse-
rispose lei, arricciandosi una ciocca con l’indice.
-Esatto-
annuì lui con convinzione- ora lascia che ti dia un
consiglio. Accetta ogni cambiamento che incontrerai da qui in poi come
una nuova, bellissima sfida. Non averne paura, fidati, non ne vale
affatto la pena.
-Ok- rispose lei un
po’ esitante.
-Ti assicuro che a poco
a poco capirai ogni cosa.
-Ma Ray,
perché proprio io?- non riuscì a trattenere la
domanda che le ronzava in testa da lungo tempo –che cosa
c’entro io con questi poteri?
-Nessuno può
saperlo, peperoncino- rispose fraterno lui- si possono solo
fare delle supposizioni… roba che lasciamo a chi studia
questi fenomeni per mestiere.
-Come il professor
Clover di Ohara?- replicò lei, ricordandosi degli appunti
che Roger aveva sul tavolo della biblioteca.
Fu il turno del vice di
mettere le mani avanti, per bloccarla.
-Una cosa alla volta,
Rouge. Prima di tutto, posso permettermi di darti un altro consiglio?
-Ovvero?
-Và da
Roger. Avete un po’ di cose da chiarire, voi due.
Non era stato facile
ottenere da Dan il permesso di entrare in infermeria, aveva dovuto dare
fondo a tutta la sua testardaggine, rivendicando il fatto che, in fin
dei conti, quella stanza era diventata anche un po’ sua in
quelle settimane passate a bordo e non le avrebbe potuto vietare
l’accesso a lungo.
Alla fine
l’aveva spuntata lei, però.
Il medico, alla lunga,
era troppo buono ed ingenuo per non cedere.
Ed in quel momento,
davanti a quella porticina tanto familiare,la ragazza si rigirava
nervosamente tra le mani il piccolo amuleto ligneo e circolare dalla
faccina sofferente, che aveva raccolto sul ponte qualche ora prima
quando era caduto di tasca al capitano, mentre lui veniva portato
dentro.
Bene, vediamo di seguire i
consigli di Ray, si disse, annuendo a sé stessa.
Si
mordicchiò un labbro, abbassò la maniglia ed
entrò.
La stanza era un
po’ meno luminosa del solito, erano state tirare delle
tendine scure davanti agli oblò vicino al letto che
lasciavano penetrare una piccola parte della luce bianca ed accecante
che dominava il cielo in quel tratto di mare.
-Ehm…- si
schiarì la voce, quasi sperando di trovare Roger
addormentato per rimandare ancora un po’ la conversazione. Ma
quando alzò gli occhi verso la brandina, lo trovò
ben sveglio, con la schiena appoggiata al muro ed in mano un libro.
Aveva i capelli scuri davanti al viso ed una vistosa fasciatura gli
attraversava il petto.
A sua volta lui
alzò lo sguardo verso di lei, e non disse nulla. Chiuse il
libro con un piccolo tonfo.
La parte più difficile,
si disse Rouge, iniziare.
Decise di andare dritta
al punto.
-Dunque-
iniziò decisa, senza battere ciglio - io ti credo.
Il pirata la
fissò per un attimo, poi si scostò i ciuffi con
un gesto distratto e sogghignò.
-Telegrafica.
-Ho deciso di adattarmi
al tuo stile- ribattè lei con convinzione.
-Secondo- riprese, un
po’ meno sicura- credo di doverti delle scuse.
L’altro giorno ho esagerato un po’. Ero molto
nervosa e non ho pensato molto a ciò che stavo dicendo.
Roger questa volta
parve un po’ più sorpreso. La lasciò
continuare.
-Ti ho aggredito
pensando che mi stessi prendendo in giro, e ho detto delle cose che, in
effetti, non mi riguardano affatto – continuò lei
– mentre oggi, beh… ho capito, anzi, ho sentito che
… ciò di cui mi avevi parlato… esiste.
E tirò un
sospiro, felice di essere arrivata alla fine del suo pensiero.
-Rouge- rispose quello,
pensandoci su- beh… bene.
Buon segno.
-Ora tocca a te,
però- riprese lei, incrociando le braccia, sempre mantenendo
un tono rilassato.
-Di fare cosa?
-Mh- si
portò l’indice alle labbra fingendo di pensare-
forse potresti dire che l’ultima volta non hai avuto molto savoir-faire,
dicendomi che sono una codarda che scappa
dall’evidenza…
Il capitano si
mordicchiò un unghia.
-La solita attrice -
mormorò, poi sorrise, cosa che fece fare una capriola
immaginaria alla ragazza. Ormai cominciava ad abituarsi a quella
sensazione.
-E la solita arrogante
ragazzina.
Lei sgranò
gli occhi incredula.
-Aah, non ci si crede!-
saltò su- Ma ti costa così tanto chiedere scusa?
Ok, ok, ora ti spiego …
Fece un gesto
accondiscendente con le mani e riprese con tranquillità.
Aveva dimenticato
quanto fosse divertente prenderlo in giro. Come quando si incrociavano
alla locanda, a Baterilla. D’altronde, non aveva altri modi
per affrontare la questione, e optare per il sorriso le
sembrò la cosa più ovvia.
-Di solito, tra esseri
umani, si fa così.
Assunse
un’espressione seria e guardò avanti a
sé, mentre Roger alzò gli occhi al cielo e
appoggiò il mento sul palmo delle mani, osservandola un
po’ esasperato.
-Ed ecco la scenetta
teatrale- borbottò, ma lei lo ignorò bellamente.
-Dunque, signore
–iniziò quella, porgendo la mano al nulla davanti
a sé- mi spiace se siamo partiti con il piede sbagliato, le
porgo le mie scuse.
Poi fece due passi in
avanti e si voltò, fronteggiando la posizione dove si
trovava un secondo prima.
-Bene, signorina-
scandì leziosa, scoccando un'occhiata al capitano come se
dovesse davvero imparare –le chiedo scusa anch’io
per i modi con cui ho trattato con lei.
Ed infine porse la mano
all’immaginario compagno e la strinse. Poi si
voltò su Roger che la guardava senza speranza.
-Meriteresti un
applauso, non c’è che dire.
Rouge
abbandonò la sua aria da attrice.
-E’ un segno
da interpretare positivamente? –chiese -A volte avrei bisogno
di un vocabolario, per capire cosa pensi.
-Non sono mai stato
bravo ad imparare, e non mi capita spesso di chiedere scusa- rispose
quello, alzando le spalle.
-Dovresti leggere un
libro sull’argomento, visto che ne hai sempre qualcuno tra le
mani- replicò sarcastica lei, indicando il tomo poggiato sul
comodino.
-Non credo ce ne
sarà bisogno. Noi abbiamo un metodo molto più
semplice per risolvere questioni di questo tipo- la informò
lui, alzando l’indice- molto più veloce e molto
meno ridicolo.
Poi, senza preavviso,
si protese verso il comodino e tirò fuori dal cassetto una
boccettina trasparente colma di liquido ambrato.
-Ci beviamo su- disse,
con aria di sfida.
-Allora,
com’è andata?
-E’ andata
che il rum che avete qui a bordo è decisamente troppo aspro,
per i miei gusti. Ma lui
non sa chiedere scusa come tutti gli esseri umani fanno,
cioè a parole- alzò le spalle lei, guardando un
po’ compassionevole il vicecapitano.
Ray alzò un
sopracciglio, sogghignando.
-Beh, questo
è un gesto significativo, da parte sua. Le parole non sono
mai state il suo forte, come dici tu.
La ragazza
sentì ancora in bocca il sapore acre dell’alcool
e, sebbene ne avesse preso solo un sorso, giurò sul fatto
che avrebbe dovuto berci sopra chissà quanta acqua per farlo
andare via.
-Mi fa piacere che
tutto sia tornato alla normalità- affermò Ray- mi
mancava un po’ sentirvi battibeccare come due piccioncini.
A quel commento Rouge
sentì il viso avvampare.
-Ray!!!-
esclamò- ma che dici!!!
Il vicecapitano la
guardò di sottecchi, con un gran sorriso.
-Ehi, era una battuta,
peperoncino! Non c’è bisogno di diventare dello
stesso colore dei tuoi capelli…
Rouge scosse la testa,
impaziente. Poi gli tirò una manata sul petto, spingendolo
indietro.
-Ma vai,
và!- replicò sbuffando, senza poter aggiungere
altro, e se ne andò di gran lena prima che il vice potesse
vedere il sorrisetto idiota che le si era stampato in faccia.
Si sentiva bene, finalmente.
Si
tirò fuori dalla tasca la piccola icona triste che non aveva
restituito a Roger, quel pomeriggio. Avrebbe avuto altre occasioni per
ridargliela, chissà,magari la stava cercando.
Alzò gli
occhi a quel cielo insistentemente candido.
-Un’altra
giornata come questa, e mi verranno i capelli bianchi-
mormorò a sé stessa.
Doveva chiedere a Roger
ancora molte cose, a cominciare da qualche spiegazione in
più su quello strano Haki, e molto probabilmente lui avrebbe
ricominciato a fare del sarcasmo perché, ormai lo sapeva,
era quello il suo modo di fare.
Tuttavia non
potè fare a meno di pensare che da quella stramba sera senza
un tramonto, qualcosa aveva finalmente preso la piega giusta, qualcosa
si era rasserenato.
Ray aveva ragione: era
tutta una nuova, bellissima sfida. Non valeva proprio la pena di aver
paura.
-Ammiraglio Sengoku!
L’ufficiale
alzò lo sguardo mentre un soldato entrava trafelato nella
stanza. Ormai, in tutti quegli anni di servizio, sapeva bene che un
sottufficiale che irrompeva senza quasi nemmeno bussare non era mai un
buon segno.
Posò la
piuma d’oca in bilico sulla boccetta d’inchiostro.
Unì i
polpastrelli delle mani in una posa serafica e con
l’espressione più eterea che potesse esprimere
reclinò appena il capo in un sorriso.
-Si?-
sillabò in tono musicale, gustandosi appieno
l’attimo prima della cattiva notizia.
-Signore, si tratta del
pirata Edward Newgate! Ha distrutto un’altra nave delle
nostre in ricognizione, e abbiamo perso di nuovo la sua posizione!
Sengoku
pensò che avrebbe dovuto darsi alla preveggenza, considerata
la facilità con cui indovinava la sfortuna.
-Bene, mandate altre
navi- annuì, senza scomporsi.
-Ma…
signore, così manderemmo delle unità alla cieca,
in questo modo, non sappiamo dove…
L’ammiraglio
fulminò il sottufficiale con lo sguardo.
-Per preciso ordine del
Grand’Ammiraglio- scandì, gelido- ho il dovere di sopprimere ogni
avvisaglia di ribellione alla nostra autorità sui mari.
Mandate altre navi- ripetè.
-Signore …
Gran parte delle nostre unità sono impegnate nel Nuovo
Mondo- continuò quello quasi scusandosi.
-Dunque mandate le
nuove reclute, che si facciano le ossa combattendo!- replicò
l'altro cominciando a perdere la pazienza.
-Ma, se posso
permettermi, signore- riprese esitante per la terza volta il soldato-
contro un pirata come Newgate… pare che stia radunando
più di una ciurma per …
-Un’altra
parola e finirai in qualche base di terra sperduta nel Mare Orientale-
lo gelò Sengoku con voce tagliente.
Quello balzò
sull’attenti.
-Signorsì,
signore!- e si congedò in fretta e furia.
L’ufficiale
si sistemò gli occhiali sul naso con un gesto nervoso e
riprese a scrivere la parte finale del discorso che il
Grand’Ammiraglio avrebbe pronunciato nell’Assemblea
del Governo quel giorno a Marijoa.
“…Inoltre,
sono state puntualmente inviate nuove unità scelte per
scongiurare il pericolo della pirateria anche nel tratto di mare
anteriore alla Red Line.
In
tempi difficili come questi, uomini e donne di ogni angolo del mondo
sanno di poter contare sulla salda e sicura predominanza della
Giustizia contro l'oscura ombra dei vessilli pirata.
La
Marina continuerà a tutelare gli interessi dei cittadini, in
stretta collaborazione con il Governo Mondiale, che ogni giorno si
prodiga per aiutare le nazioni poste sotto la sua protezione.”
Si fermò a
riflettere. Aveva lasciato per la parte finale il punto più
scottante della questione. Gettò uno sguardo ai giornali
impilati disordinatamente su un lato della scrivania.
Sospirò,
armandosi di tutta la diplomazia possibile.
Doveva citare quegli
articoli, il Grand’Ammiraglio ci teneva a dissipare ogni
dubbio.
“Nell’ultimo
periodo alcuni gruppi di benpensanti hanno messo in dubbio le nostre
capacità di gestione di questa situazione.
Hanno
prospettato le ipotesi che i pirati, presto o tardi, si riuniranno
sotto un unico simbolo, sotto un solo Re o capo di chissà
quale confederazione ed imporranno la loro legge di morte sui nostri
mari.
Signori
dell’Assemblea, io dico: questi intellettuali, questi gruppi
di dissidenti si divertono a disseminare il panico, screditando il buon
nome del Governo e dell’istituzione della Marina a favore
dell'anarchia e del caos.
E’
con orgoglio che posso affermare, in tutta sicurezza, che ben presto
non si parlerà più né di pirati,
né tantomeno di Re dei pirati.”
Si, poteva andare come
finale.
Un altro discorso
convincente da presentare alla stampa, un altro po’ di sana
pubblicità.
Sengoku
piegò il foglio e lo lasciò come promemoria per
il suo superiore.
Poi lasciò
in fretta la stanza, non sapendo se gli facevano più senso
le palesi menzogne contenute in quelle righe o il fatto che fossero
indiscutibilmente necessarie per conservare l’ordine in
quello strano, vasto mondo.
°°°
Note:
Questa volta lo special
guest era il nostro cervello fino, l’Ammiraglio Sengoku.
Sì, proprio cervello fino. Però mi mancava un
pò, lo ammetto xD
Ehm, so che legare la
testa mozzata di un’idra alla polena non è il
massimo del buon gusto, però, che volete farci, era
l’unica maniera per spaventare tutti gli altri mostriciattoli
:P *tenta di avvalorare spudoratamente le sue immaginose teorie*
E meno male che questi
due hanno fatto pace, và. Bravi! *clap clap* Certo che Roger
è sempre un pirata, fa pace con i cicchetti di rum. A
proposito, nel prossimo capitolo se ne riparlerà di quella
scena ;)
Infine, ci avevate
preso: Rouge ha raccolto proprio lo smiley^^
Alla prossima, people!
To be continued ;)
|
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Capitolo 20 *** Haki ***
Bonjour!
Come va?
Allora,
visto che oggi mi sento molto maestrina, vi faccio una noiosa lezione
di storia, scusatemi xD
< sproloqui >
Dunque, prendo spunto da una domanda di tre 88 per fare una
precisazione “temporale”: come avrete notato manca
qualche membro effettivo della ciurma di Roger, per esempio Buggy e
Crocus (visto che il medico è Daniel); inoltre, la nave di
Roger non è la sua ultima nave, ovvero la Oro Jackson
costruita dal leggendario carpentiere Tom (nonché sensei del
mitico Franky *supaaaH!*) .
Poi, per esempio, non
ancora sappiamo se Ray ha già sviluppato l’Haki
che Oda in effetti ci ha mostrato.
La storia è
infatti ambientata esattamente trent’anni prima delle vicende
attuali (insomma, quelle di Rufy&co).
Fate conto che Roger ha
intrapreso il suo ultimo viaggio nella Grand Line ventisei anni prima
della storia attuale. E ventidue anni prima è stato
giustiziato (perché ci ha messo tre anni ad attraversare
tutta la rotta e l’anno seguente si è consegnato).
Si ringrazia la
onnisciente wikipedia per tutta questa linea del tempo, mese
più, mese meno :D
Tutto questo per dirvi
che questa che io vi racconto è … boh, chiamatela
un’incursione nella Grand Line, ma sicuramente non
l’ultima (in cui sono presenti infatti Bugy, Crocus e anche
la Oro Jackson).
Se continuerete a
seguire la storia, capirete il perché di tutto
ciò *-* ci sarà qualche imprevisto
che…
Oh, via, non posso mica
dirvi tutto u.u
< /sproloqui >
Bene... andiamo ai
ringraziamenti che forse è meglio!
@ tre88: ciao ^^
allora, per quel che riguarda Barbabianca e Roger, il loro incontro si
avvicina… e sarà del tutto inaspettato :D Sengoku
quando parla del pericolo debellato è più che
ottimista: mente sapendo di mentire, il che è diabolico =)
Per quel che riguarda le tue domande, spero di averle chiarite qui
sopra :D a presto!
@Akemichan: eccola
qui! Allora, si, “Rouge ristette” nel senso che
è stata zitta per un attimo xD in realtà ora mi
hai fatto venire il dubbio se si dica così :P comunque,
perdonate eventuali errori ^^’ Lieta che finalmente quando
Rouge e Roger parlano ci esca fuori qualcosa di divertente xD che non
mi piace farli litigare (anche se potrebbe sembrare il contrario
^^’) Rouge con i capelli rosa salmone, ahimè,
l’avevo vista -.-“ Confido che sia stato
l’effetto dell’illuminazione da flashback, ma in
realtà mi sa che erano proprio arancioni scoloriti
… Beh, Rouge=Rosso -> capelli rossi, capito, cari
animatori jappici? :P Alla prossima!
@meli_mao:
salve! Davvero tu e Roger avete in comune questo amore per il rum? E
davvero sei andata in Madagascar?? Oh, cacchio, qui abbiamo
un’intenditrice nonchè una vera piratessa xD xD
Comunque, sono contenta che Sengoku ti abbia fatto un
“cattivo” effetto, d’altronde non
è un personaggio positivo e deve dare proprio
quell’impressione. Invece vorrei sapere cosa
è successo con Rouge :D insomma, non è vero che
lei vuole sempre litigarci, anzi … puntualmente le vengono i
sensi di colpa / rimorsi ^^ capisco anche che si complica la vita per
nulla, a volte, ma per altri versi riesce ad essere più
ragionevole di quel capitano con cui si trova a dover fare i
conti… avanti, meli, un po’ di indulgenza!
Naturalmente tutto ciò te lo dico nella più
completa serenità, tranquilla U.U non mi offendo
… era per capire! Un bacio, a presto!
@ angela90:
Ray e Shakky sono fatti per stare insieme :D a questo proposito, ne
vedremo delle belle in futuro… poi, si, tra Rou e Roger le
cose miglioreranno da ora in poi, per la felicità di tutti
=) Grazie mille per il commento, alla prossima!!
@KH4: Ale :3 che
bella, che tu ci sei sempre a recensire ** xD quando mi hai scritto
“a forza di bere ci si gioca il fegato” ho riso
come un’idiota perché è la stessa frase
che avrebbe detto Dan, salvo poi che anche il medico, a volte, si
lascia andare xD Roger… è malato, mi chiedi?? *uh
uh* beh… ebbene si. Insomma, più in là
possibilmente se ne parlerà, però, considerando
che comunque la mia storia finisce ben prima dell’esecuzione,
non sarà un argomento centrale. Diciamo che la malattia
c’è, e un po’ si evince anche da questo
capitolo, ma non è grave come poi sarà negli
ultimi mesi della sua vita, prima dell’esecuzione u.u spero
di aver chiarito :D Alla prossima, tesora!
@ Huntergiada:
Ehilà! Tutti in attesa di Newgate, eheh… fra un
po’ ne avrete notizia! Comunque Roger, è proprio
vero, spada e bottiglia, bottiglia e spada. Ha bisogno di qualcuno che
gli insegni le buone maniere xD Grazie per la rece, alla prossima!
@ MBCharcoal:
Martaaaa! :D un’altra affezionata ** Si, ci mancava Rou che
ricominciava a fare l’attrice, ed ero sicura che Roger in
modalità beviamoci-su ti avrebbe ricordato qualcun
altro… (leggi: Key-chan xD) comunque il ruvidone ha fatto
colpo da un bel pezzo, eh, ora tocca capire ciò che pensa
lui di lei… e non è così scontato xD
Dai, ci sentiamo in giro, patata!
@ sweetsirius: Hola!
Sisi, concordo, questi capitoli sono un po’ meno dinamici, ma
sono contenta che nella calma i momenti tra quei due ti siano piaciuti.
Ah, ci vuole un po’ di pace <3 A presto, sweet!
@ merykara: Non
preoccuparti per il ritardo, so che la scuola può essere una
brutta bestia -.- Rouge dovrebbe darsi al teatro, l’ho sempre
detto xD Eh, e invece lei se lo tiene quello smiley … che
provocherà un po’ di casini, ma che si
risolveranno più che bene! Alla prossima!
Grazie di rito anche ai
vari preferiti, seguiti, ricordati e chi più ne ha
più ne metta. Questo capitolo torna alle lunghezze solite,
ed anche se non sarà d’azione (per forza di cose,
nelle Fasce di Bonaccia c’è calma piatta nel vero
senso della parola!) spero non vi risulti noioso.
Enjoy!
20. Haki
-Beh, io vado a dormire-
annunciò Rayleigh dopo un po’.
-Sarà dura
con tutta questa luce, ma ci proverò anch’io-
convenne il cuoco con aria stanca, e molti annuirono.
-Martin e gli altri
resteranno al timone e di vedetta, in caso di pericolo-
dichiarò il vicecapitano, indicando un gruppetto di alcuni
pirati.
In pochi minuti il
ponte rimase deserto, tranne che per Rouge, Shanks ed il medico che
aveva un’espressione distrutta.
-Dan, tu non vai a
riposarti?- chiese lei, seduta su un cassone con il bambino vicino che
le aveva appoggiato la testa sul braccio e stava quasi per
addormentarsi.
Quello
annuì, poi parve ricordarsi di qualcosa.
-E tu dove dormi?
L’infermeria è occupata- chiese.
-Mmm… non ci
sono problemi- rispose lei con un’alzata di spalle.
-Potresti dormire nella
stanza di Roger- convenne lui-a meno che non ti va di dormire sul
tavolo della cucina…
Rouge
abbassò un po’ gli occhi.
-Credo che
resterò qui ancora un po’, alla fine mi
è passato il sonno- rispose in tono leggero.
Il medico
assentì e si allontanò verso il dormitorio,
portandosi in braccio Shanks che era definitivamente caduto tra le
braccia di Morfeo.
La ragazza lo
guardò allontanarsi e sparire dietro la porticina.
Rimase seduta
lì sopra per chissà quanto tempo, le mani
appoggiate all’indietro, lo sguardo fisso davanti a
sé.
Quella calma
bianchissima, quella distesa di mare completamente piatta, annullavano
completamente lo scorrere del tempo. Era impossibile scandire i minuti
e le ore, senza l’avvicendarsi della notte e
dell’alba.
In quel momento,
chissà in quale direzione, a Baterilla tutti stavano
dormendo.
Magari in paese
qualcuno stava ancora spettegolando sul fatto che la ragazza dai
capelli rossi che serviva alla locanda di Mari se n’era
scappata con i pirati piuttosto che condurre una vita onesta e
morigerata a casa sua.
Scoprì che
non gliene importava più di tanto. L’importante
era che i suoi genitori adottivi conoscessero la verità, e
quello le bastava. Prima o poi avrebbe potuto scrivergli ancora, le
mancavano tanto i modi spicci ma affettuosi di Mari e la
serenità innata di Ioakim. Non ci fossero stati loro nella
prima parte della sua vita, sarebbe stata perduta.
Loro, dopo la morte di Roxane e la partenza di Eddy erano stati la sua
vera famiglia, la sua vera casa, calda e viva.
Nell'altra piccola abitazione che guardava il mare dal promontorio, non
erano rimasti altro che ricordi e memorie coperte di polvere di una
famiglia che non era mai potuta stare insieme davvero.
Bando alla malinconia, pensò
subito, quando
tornerò da Edward rimetterò insieme almeno due
pezzi.
Si distese
con un sospiro sul legno caldo ed intriso di salsedine su cui era
seduta, incrociando le mani dietro la nuca.
C'era qualcos'altro che le ronzava in mente.
Aveva
ancora sulle labbra il sapore di quel piccolo sorso di rum.
-Dovevo
immaginarlo- rispose lei dopo un attimo d’esitazione.
Roger
le porse la boccetta e lei la prese senza convenevoli.
-Sempre
che tu sia abituata a certe bevande. Non vorrei certo portarti sulla
strada sbagliata-continuò lui con un ghigno.
Lei
strinse gli occhi e sorrise.
-Figuriamoci,
il Mare Meridionale è famoso per le sue distillerie
–rispose –Invece sei tu che devi stare attento.
Adesso che so di avere i poteri magici sarà meglio che non
mi provochi troppo- disse con fare spavaldo.
Prese
un bel sorso di rum, ma distaccò subito le labbra dalla
bottiglietta.
Deglutì
con una smorfia di disgusto.
Roger
scoppiò in una risata rauca, tossendo un po’ per
via della ferita sul petto.
-Ma
guardati, fai tanto la donna di mondo…
Rouge
strinse le labbra arricciando il naso.
-Cavoli,
ma quant’è aspro!! E tu bevi questa roba?!
Gli
porse di nuovo la boccetta e lui l’afferrò, sempre
più divertito.
-Non
mi stupisco del fatto che tu sia sempre di cattivo umore-
mugugnò lei, passandosi il dorso della mano sulle labbra- ti
manca un po’ di dolcezza anche nel sangue!
-Il
vero rum di contrabbando ha questo sapore, ragazzina, non è
quell’acquetta colorata che preparate nelle vostre isole. Non
avevo intenzione di traviarti …
Rouge
si sentì avvampare. Possibile che un solo sorso di quella
roba le facesse quell’effetto?
-Non
sono una ragazzina- borbottò automaticamente, ormai ci aveva
fatto il callo a tutti quelli che la chiamavano così.
Ma
Roger non rispose, e prese a sua volta a bere dalla boccettina, un
sorso molto più sostanzioso di quello che aveva bevuto lei.
Rouge
lo osservò posare di nuovo la bottiglietta nel cassetto del
comodino, sotto un paio di carte di giornale.
Poi
il pirata appoggiò stancamente le spalle al muro vicino al
letto e reclinò appena la testa, guardandola di sottecchi.
Tossì
di nuovo, appena, portandosi una mano sotto lo sterno, sulla fasciatura
bianca che gli attraversava il petto.
Lei
rimase davanti alla branda, senza sapere bene cosa dire.
Non
poteva fare a meno di notare che Roger, con quella posa un
po’ imbronciata, un po’ curiosa, un po’
altezzosa, le faceva uno strano senso di tenerezza.
“L’istinto
della crocerossina, che cosa infantile”, si disse con un
sospiro.
-Per
la cronaca, Rouge, non chiamare l’Haki “poteri
magici” o potrei seriamente buttarti fuoribordo-
precisò lui dopo un pò- è una
faccenda… molto più seria…
Non
terminò la frase che fu colto da un altro attacco di tosse,
più forte del precedente.
Si
passò la mano sulle labbra e vide i polpastrelli di un rosso
vivo.
Rouge,
che aveva ancora i nervi a fior di pelle per quanto era successo quel
giorno, senza pensarci due volte gli corse vicino.
-Ehi!
L’attacco
non finì velocemente come gli altri, Roger si
chinò un po’ in avanti cercando di respirare
meglio.
Attese
che i singulti svanissero, poi si passò il palmo della mano
sulla bocca.
Non
c’era più traccia di sangue.
Sospirò.
-Sempre
la stessa storia … -mormorò, quasi se
l'aspettasse.
Rialzò
la testa e si trovò faccia a faccia con Rouge, che, con una
mano appoggiata al letto lo guardava ancora con gli occhi un
pò intimoriti.
Poteva
sentire il suo respiro, a tratti spezzato per lo spavento.
Ma
ancora meglio poteva sentire la sua mano destra, piccola e calda,
posata sulla sua spalla.
Tutto
questo per quello che parve un istante, in cui entrambi si fissarono,
senza parlare.
Erano
davvero troppo vicini.
La
ragazza ritrasse la mano e si allontanò di un paio di passi
indietro.
L’istinto
da crocerossina poteva essere stupido quanto volesse, ma lei ce
l’aveva ed in certi casi fin troppo sviluppato, per i suoi
gusti…
-Come
sei esagerata … per qualche goccia di sangue …
metti su una commedia teatrale - borbottò Roger, aggrottando
la fronte.
Lei
avrebbe risposto per le rime a quella provocazione, non avesse notato
qualcosa di veramente strambo che le bloccò sul nascere la
rispostaccia.
Roger
non la guardava affatto. Anzi, fissava il lenzuolo davanti a
sé. Cosa strana, visto che ogni volta che non perdeva
occasione di prenderla un po’ in giro condiva il tutto con
delle occhiate altezzose.
Le
venne da ridere. Possibile che fosse … imbarazzato?
Si
portò una mano davanti alle labbra, ridacchiando tra
sè e sè..
-Che
c'è di tanto divertente, ragazzina?- riprese lui, ancora
più burbero. Aveva un cipiglio così rabbuiato che
per certi versi risultava davvero comico.
Rouge
mise da parte i suoi tentativi e fece un gran sorriso strafottente.
-Niente,
niente … forse quella roba era un po’ forte anche
per te, ora che sei malatuccio …
Il
pirata la fulminò con lo sguardo.
-Me
ne vado, me ne vado!- convenne lei, e con un ultimo cenno del capo gli
diede le spalle e si avviò all’uscita.
Le veniva ancora un
accenno di batticuore a ripensarci.
Magari lui dormiva, in
quel momento, insieme a tutti gli altri.
Magari per lui non era
successo assolutamente nulla.
Però
… però lui era davvero un pò buffo.
Certo, semmai
l’avesse chiamato con quell’appellativo, avrebbe
avuto giusto il tempo di recitare le sue ultime preghiere.
Fasce di
Bonaccia, giorno 1.
-Pronti ad affrontare
il primo giorno?- chiese con enfasi il vicecapitano quando, qualche ora
dopo tutti riemersero
dai dormitori.
-Il primo
giorno… stà a capire che ore sono adesso-
mormorò il meccanico scrutando annoiato il cielo che non
accennava a variare.
Ray consultò
un vecchio orologio.
-Le nove del mattino,
in linea di massima.
Tutti scrollarono le
spalle.
In realtà
non c’era molto da fare, tranne che monitorare la corrente di
tanto in tanto e cercare di ammazzare il tempo. Sicuramente nessuno li
sarebbe venuti a cercare nel mezzo di una Fascia di Bonaccia.
Rouge scese con un
balzo dalla cassa su cui era rimasta appollaiata per tutto quel tempo.
-Buon… yawn…giorno-
salutò, non riuscendo a soffocare uno sbadiglio.
Ray la
squadrò sospettoso.
-Ma sei rimasta tutta
la notte lì?
-Notte…
magari… si, comunque si.
-Perché non
sei andata a dormire in camera di Roger? E’ libera- disse
lui, colpito.
La ragazza
stiracchiò un sorriso.
-Perché non
avevo sonno- rispose con un trillo che suonava convincente.
Ma perchè me
lo chiedono tutti, che cavolo?
In
realtà nemmeno lei sapeva bene perché non
l’avesse fatto. Ne avrebbe avuto diritto, tutto sommato.
Tuttavia l’istinto le suggeriva di non osare troppo, proprio
in quel momento in cui le cose avevano iniziato a prendere il verso
giusto.
Fosse andata nella
camera del capitano, avrebbe finito per combinare qualche guaio dei
soliti o quanto meno scoprire qualche altro scheletro
nell’armadio. E non era sicura di voler rovinare quella
sensazione di pace che le si era instaurata dentro dal giorno
precedente.
O forse erano quelle
sue solite preoccupazioni senza fondamento. Nel dubbio, si asteneva.
-Capisco-
commentò semplicemente Ray.
La routine di quella
strana mattinata fu interrotta solamente da un branco di quelle che
sembravano gigantesche larve di gamberetti che emersero a poca distanza
dalla nave lanciando dei versi acuti e scatenando un po’ di
parapiglia.
Fortunatamente si
tennero a distanza, fiancheggiando il vascello per un po’, e
poi si inabissarono di nuovo, con gran dispiacere del mozzo che nel
frattempo si era procurato una canna da pesca per poterle catturare.
Kennet
spiegò con gentilezza che molto probabilmente anche quelle
creature erano velenose, e comunque non sarebbe stato molto utile
pescarle, e che soprattutto non l’avrebbero fatto certo con
una misera canna da pesca. Shanks non sembrò affatto
convinto e si allontanò con un’occhiata dubbiosa
alla superficie marina.
-Secondo me con un paio
di briglie ed una museruola, sarebbero diventati dei perfetti
cavallucci marini!- buttò lì Rouge raggiungendolo
ai piedi dell’albero maestro.
-Potevo prenderne uno e
tenerlo per andare in giro nel mare!- commentò il bambino
tirandosi un paio di ciuffi rosso fuoco dietro le orecchie.
Gli occhi scuri dal
taglio sottile scrutavano ancora fuoribordo, insoddisfatti.
La ragazza lo
osservò con un sorriso sereno.
-Era da un
po’ che non te lo dicevo, ma, mocciosetto, sei davvero uguale
a mio fratello quand’era piccolo, lentiggini a parte- disse,
passandogli una mano sulla guancia.
-Ma adesso quanti anni
ha?
-Ventisei.
-Io a ventisei anni
sarò un famoso pirata.
-Non ho dubbi. Hai una
ventina d’anni per fare pratica e già ci riesci
molto bene.
-E tu invece a ventisei
anni cosa farai?
Rouge esitò
per un attimo.
-Sai che non lo so?
Il bambino
aggrottò la fronte.
-Mi piacerebbe essere
felice… libera, ecco tutto. Ma, come dire, non ho un sogno
preciso come il tuo – sorrise –almeno, per ora.
-Tanto tempo fa qualcuno mi diede
una risposta simile- intervenne Ray quasi con noncuranza, facendola
sobbalzare. Le rivolse uno dei suoi sorrisi esagerati, poi tese la mano
a Shanks, che alzò un sopracciglio.
-Mozzo, ho
l’impressione che il ponte, dopo lo spezzatino di
mostriciattoli che abbiamo fatto ieri, abbia bisogno di una bella
ripulita. Prima di pranzo, dev’essere perfetto!
Shanks
abbandonò l’espressione furbetta e lo
guardò con due occhioni grandi e compassionevoli.
Ray sventolò
l’indice in segno di diniego.
-Non provarci, peste!
Avanti… marsch! Kennet ha preparato il dolce al cioccolato
… ma prima fai il tuo dovere!
-Cioccolato!!!
Il mozzo corse via alla
velocità della luce a prendere il palo e lo straccio.
-Sai, Ray…
-riprese dopo un po’ la ragazza, strafottente- ti ci vedo
davvero bene come paparino. Perchè non metti su famiglia?
Insomma, l'età avanza, hai trent'anni...
Il vicecapitano le fece
una smorfia.
-Continua a blaterare,
ragazzina... comunque almeno fin quando mi toccherà seguire
quel pazzo di qua e di là per il mondo, la vedo un
po’ dura- rispose sogghignando.
Rouge tacque un attimo.
-Non dirmi che non ci
hai mai pensato. Di scendere a terra, una volta per tutte, intendo.
Quello la
guardò sistemandosi gli occhialetti tondi sul naso.
-Una volta,
sì. Ma poi ho capito che Roger aveva bisogno di me-
replicò serenamente.
Lei non chiese altro, e
quel momento di silenzio fu provvidenzialmente interrotto da Kennet che
la cercava per preparare il pranzo.
Tutti quanti, persino
Jin, concordarono sul fatto che il dolce al cioccolato del cuoco
avrebbe riportato in vita anche i morti, per quanto era buono, e Shanks
ne fece addirittura il tris.
-E’ una
ricetta di Baterilla in realtà- spiegò il cuoco
trotterellando con una decina di piatti impilati sul braccio, mentre
Rouge aiutava a sparecchiare.
-Me l’ha data
la signora Mari … si aggiunge un po’ di cannella
del luogo, è molto forte ma gradevole, perfetta sui dolci ma
anche sui salati- concluse con fare didascalico.
-Ma guarda che bella
maestrina sexy, ne sai di cose, tesoro!- buttò lì
il meccanico ridendosela con gli altri, guadagnandosi un dito medio da
parte del cuoco.
-Ok, toglietevi dai
piedi, ammasso di idioti- riprese con fare molto più
spiccio- Shanks, visto che hai lavato il ponte tutto da solo ecco il
resto del cioccolato che mi è avanzato- e gli
lanciò una mezza tavoletta di fondente decisamente pesante.
-Evvai, grazie Kenny!
E sgattaiolò
via insieme agli altri che si avviavano con fare annoiato verso le
proprie occupazioni.
Rouge finì
di asciugare le ultime cose e fece per uscire, quando Dan
entrò in cucina con un cipiglio decisamente ostile per i
suoi standard.
In quel momento la
ragazza notò che in effetti il medico non era stato a pranzo
con loro. E neanche Roger, naturalmente.
-Beh?- chiese il suo
compagno, alzando un sopracciglio.
Gli occhi scuri del
medico lampeggiarono. Si portò nervosamente il ciuffo di
capelli biondi all’indietro.
-Non solo ci lascia
quasi la pelle, ma si mette anche a berci su! Mi spiace dirlo ma Roger
è davvero un’irresponsabile, a volte!
L’aveva nascosto, quel benedetto rum!
Rouge gli
diede le spalle all’istante, armeggiando con un piatto
già asciutto ed uno strofinaccio.
-Sembra quasi che lo
faccia a posta, a ficcarsi nei casini! Non è la prima volta,
neanche … lo sa che l’alcool gli può
fare quell’effetto, Dei del Mare!
-Un bel piatto di carne
e si rimetterà in men che non si dica- rispose placidamente
il moro.
-Ah, glielo porti tu,
però! Non mi c’incazzo più a dirgli di
non fare stronzate- puntualizzò il medico, e Rouge si
stupì di sentir parlare Dan in quella maniera, lui che di
solito era sempre calmo e gentile.
-Non ci penso neanche.
Ho da finire qui in cucina- replicò velocemente il cuoco.
Poi entrambi guardarono
Rouge, che da fin troppo tempo stava asciugando lo stesso piatto.
La ragazza, sentendosi
osservata, si voltò con uno sguardo sospettoso.
Il medico sorrise fin
troppo gentilmente.
-Ah- saltò
su subito lei- e me lo dovrei subire io, ora che ha un diavolo per
capello?
-Ma dai, Rouge,
è arrabbiato con me, al massimo!- provò a mediare
Daniel, aprendo le braccia.
-E poi
apprezzerà di sicuro la vista di una bella ragazza,
piuttosto che di questo scorfano qui presente- concluse Kennet, facendo
segno al medico che rimase interdetto per un attimo ma poi
annuì con enfasi.
-Si, scorfano,
esattamente!
-Siete dei ruffiani-
cedette lei con un’occhiataccia –vado, ma solo
perché l’ho deciso io.
E alla fin fine, non
è che le spiacesse più di tanto: avrebbe
approfittato dell’occasione per rivolgergli qualche domanda.
-Ti ha mandato qui il
medico?- la accolse il capitano con tono tagliente.
Questa volta stava
scrutando il cielo fuori dall’oblò, appoggiato al
muro con la schiena. Si era voltato appena al cigolio della porta che
si chiudeva.
-Già. Ti ha
sequestrato l’alcool?
La ragazza
posò il fagottino di stoffa sul comodino vicino al letto.
-Da parte di Kennet-
aggiunse, registrando la mancata risposta che equivaleva quasi
sicuramente ad un si.
Roger fece una smorfia
spazientita.
-Cose da pazzi. Mi
trattano come un vecchio in fin di vita. Che schifo.
E fece per alzarsi ma
si rimise subito a sedere con un breve sussulto.
-Ehm… se
proprio devi scappare puoi farlo quando non ci sono qui io?- chiese lei
con noncuranza –non mi va che Dan poi mi faccia una parte per
non averti fermato …
Roger
incrociò le braccia e tornò a guardare torvo
fuori dalla finestrella.
-Come se fosse
possibile.
Rouge
sospirò. Era ovvio che non gli piacesse affatto tutta
quell’attenzione, nonostante fosse andato vicino a lasciarci
la pelle. Proprio come un bambino.
Si incamminò
verso la parete di fronte e si sedette per terra, incrociando
le gambe pazientemente.
Posò le mani sulle ginocchia, sistemando le pieghe del
vestito color neve, ed attese.
-Hai intenzione di
stare qui a lungo?
-Almeno fino a quando
non mi avrai spiegato qualcosa in più su questo Haki.
Roger rise con voce
roca.
-Quale cambiamento
… e pensare che fino a un po’ di tempo fa non
volevi neanche sentirne parlare- disse, saggiamente.
Lei annuì.
-Che vuoi farci. Hai
voluto darmi una dimostrazione … stando a Ray, è
stato molto avventato da parte tua usarlo quando già eri
stato ferito così gravemente dall’idra.
Quello alzò
le spalle.
-Ray è
peggio di una madre. Non capisco perché si preoccupi tanto.
Si,
le attenzioni gli danno decisamente molto fastidio.
-Ti ha parlato
dell’Haki?- disse Roger dopo un po’, aggrottando la
fronte.
Lei fece un cenno di
diniego.
-Ne vuoi sapere di
più?
Annuì.
-Non sputerai veleno
sul fatto che io stia cercando di raccontarti frottole?
Sospirò.
-No. Non lo
farò. Proverò… a fidarmi. Anzi, mi
fido.
Sorrise lievemente.
Lui la
scrutò un po’ in silenzio. Poi iniziò.
-Come avevo
già provato a spiegarti, l’Haki non è
qualcosa di scontato. Scordati i poteri derivanti dai Frutti. E’ qualcosa che
potrebbe essere definita come “Volontà”.
Esso può essere presente negli uomini, in misura minore
anche negli animali, anche se in quel caso si tratta di qualcosa
più simile all’istinto. In quanto
“Volontà” può essere portata
alla luce solo da coloro i quali possiedono i giusti mezzi per
riconoscere e meritare questo potere. È una forza che,
opportunamente allenata, può diventare …
invincibile.
Rouge annuì.
-Stando a quello che ho
visto, tu riesci ad impiegare volontariamente questa tua
capacità quando ti trovi in pericolo, o è in
pericolo qualcosa o qualcuno a cui tieni. Una sorta di difesa. Non
riesci a gestirlo in altro modo, vero?
-Non riesco a gestirlo
in ogni caso- rispose lei con voce piatta.
-Però,
aspetta- saltò su, riflettendo- io, piuttosto che
Volontà, lo chiamerei Amore.
Roger la
guardò accigliato.
-Ecco il monologo.
Perché?
Lei si
mordicchiò un’unghia, cercando le parole esatte.
-Beh, è
qualcosa che riesco a tirare fuori solo quando ho paura di perdere
qualcosa o qualcuno a cui tengo, come hai detto tu. Anche me stessa-
aggiunse, ripensandoci.
-Alla faccia della
modestia.
-… e quindi-
concluse lei senza raccogliere- nel mio caso non si tratta proprio di
qualcosa di volontario, bensì qualcosa di più
istintivo… l’amore verso qualcos’altro o
verso qualcun altro.
Il pirata
alzò le sopracciglia, scuotendo appena la testa.
-Definizione notevole.
Degna di un romantico sognatore.
-Per te, allora, da
cosa è mosso questo Haki? Qual è
l’obiettivo che ti spinge a riconoscere e saper gestire
questo potere?- chiese lei, ripetendo i termini che aveva usato lui
poco prima.
-L’
Haki? E’ così che la chiamate voi?
-Ragazzo,
davvero non conosci la natura degli uomini. Haki è la
Volontà, una forza che può spostare i
fiumi con il pensiero.
Sbuffò,
il suo respiro divenne visibile nell’aria gelida di quel
deserto spazzato dal vento.
-L’unica
natura dell’uomo è la malvagità. Non
c’è nient’altro- rispose.
Il
vecchio lo scrutò con espressione amara, una ruga sottile si
disegnò sul suo viso antico.
-Eppure
tu stesso ammetti di possedere questa forza.
-Infatti.
Sorseggiò
il liquore caldo che stringeva tra le mani gelate, prima di parlare di
nuovo.
-Ma
la mia forza si chiama vendetta.
-
Qualcos’altro- rispose, serrando la mascella.
Rouge capì
che si stava addentrando in un campo minato e preferì
deviare.
-Suppongo che non ci
siano spiegazioni razionali a tutto questo- chiese dopo un
po’.
Il capitano parve
rimuginare sulla risposta.
-Solo leggende.
Lo guardò
speranzosa.
-Qualcuno- riprese lui
con un sospiro- un po’ di tempo fa mi disse che
l’Haki è una forza che deriva dalle stelle. E che,
in certi momenti della storia umana … come dire, preannunci
grandi cambiamenti.
Si diffonde di più, nel mondo, è più
presente tra gli uomini.
Guardò Rouge
che lo fissava a bocca aperta.
-Ok. Beh…
wow. Oddio, fra un po’ verrà fuori che sono
predestinata a governare il mondo e allora potrò cominciare
a montarmi la testa- scherzò.
-Non è un
argomento di cui ridere- si rabbuiò quello.
-No, infatti- si
riprese subito lei, l’ultima cosa che voleva era offenderlo
proprio quando cominciava a raccontarle qualcosa di interessante.
-Comunque la domanda
resta- aggiunse –io cosa c’entro con
l’Haki? Perché io? Insomma, fosse qualcosa di
famiglia… ma, insomma, ecco…
Cercò di
formulare bene la fine della frase.
-…
l’unica persona che conosco che abbia questo potere, ad oggi,
sei tu. E…avanti, noi due non c’entriamo
assolutamente nulla l’uno con l’altra!-
esclamò – e sicuramente non siamo della stessa
famiglia!
Roger
incrociò le mani e le osservò distrattamente.
Rouge avrebbe potuto
benissimo avere ragione, non fosse stato per quella insidiosa, piccola
D. nei loro nomi. Quella lettera li legava, non c’era alcun
dubbio, ma lei naturalmente non lo sapeva.
-Ci sono studiosi che
fanno ricerche su questo, ma ad oggi non è stato trovato
alcun nesso- rispose evasivamente.
-Studiosi come il
professor Clover di Ohara?- intervenne subito lei, ripetendo
ciò che aveva già chiesto a Rayleigh.
-Hai sviluppato una
malsana fissazione per quella maledetta isola?
Rouge non distolse lo
sguardo, facendogli segno di rispondere.
-Comunque, ad Ohara,
molto probabilmente, studiano anche l’Haki. Qualsiasi cosa
attira il loro interesse, specialmente quando si tratta di argomenti
che raramente vedono la luce del sole.
Lei provò una certa empatia.
-Mi
piacerebbe andarci, un giorno.
-Visto che ti piacciono
i discorsi profondi e filosofici sull’esistenza umana,
potresti anche trovarti bene.
-A me piacciono
semplicemente le carte geografiche- sorrise lei.
-Ma il tuo amato
fratellino Marine non approverebbe certe frequentazioni- disse lui,
ripetendo un concetto che aveva già espresso in precedenza.
Lei gli
lanciò un’occhiata di diniego, poi entrambi
tacquero, immersi nei loro pensieri.
Qualcosa si era
risvegliato nella mente di Rouge, al nominare il professor Clover.
L’ultima
volta che aveva visto il suo nome, era stato sull’Atlante che
aveva letto di soppiatto in biblioteca, cercando informazioni sul
piccolo smiley di Roger che ora teneva ben nascosto nella tasca
sinistra, ancora con sè.
Cercò di
richiamare alla memoria quanto aveva appreso.
“Popolazioni
nomadi della Red Line, meglio conosciute con il nome di Medoc
… Caratteristiche: abili studiosi di astronomia.”
-Hai detto che secondo
… qualcuno,
l’Haki discende dalle stelle?- chiese, con tono indifferente.
Roger la
squadrò interrogativo.
-Già.
Ce ne fosse stato
ulteriore bisogno, quella era la prova definitiva del fatto che il
capitano aveva ricevuto quel piccolo simbolo proprio dal popolo della
Red Line.
Si alzò in
piedi soddisfatta.
-Non
c’è che dire, è stato un piacere
sentirti pronunciare altre frasi oltre al “togliti dai
piedi” o “non ti devo alcuna
spiegazione”- disse con un mezzo sorriso.
-Visto che la tua
maledetta curiosità è stata appagata, ora puoi
anche toglierti dai piedi- rispose quello, scandendo bene l'ultim parte
della frase.
-Io me ne vado, lei,
capitano, riposi e stia a letto, mi raccomando- replicò lei
con un eclatante gesto delle mani.
-Oh…-
aggiunse poi, aprendo la porta- dimenticavo che tanto non
può muoversi da lì.
E si lasciò
l’infermeria alle spalle, con un sogghigno.
°°°
Note:
Ricordate che I nostri
hanno ben tre giorni per attraversare le fasce ^-^ sono pochi, dite?
Ah, passateci voi tre giorni nel bel mezzo del nulla :)
A questo proposito, per
il clima delle fasce, come per la storia dell’Haki e delle
stelle, sono andata totalmente di fantasia. Anzi, questa cosa delle
stelle mi sa che mi era venuta in mente guardando un film, ma mi sono
scordata quale xD
Come avrete potuto
intendere dalle parole di Daniel, Roger è già
malato. Per quanto non così malato come nel suo ultimo
viaggio, però certo, il vizietto di bere sicuro non lo fa
stare meglio … ah, questi pirati ^-^’ (comunque
non è un alcolizzato, se è questo che vi state
chiedendo :D)
Ah, il flashback
è lo stesso del capitolo sei, giusto per far tornare un
po’ i conti, chiudere i cerchi e quadrare i tondi …
Detto ciò,
vi saluto amorevolmente, ciurmaglia :D
To be continued ;)
|
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Capitolo 21 *** Witnesses ***
Buonasera!
Nuovo capitolo, mentre le anticipazioni sulle nuove scans in arrivo dal
Japan mi lasciano alquanto... perplessa :D
Comunque,qui farete la conoscenza di un certo personaggio,
già largamente accennato in precendenza, e si
parlerà di un altro, altrettanto importante.
E' un capitolo di passaggio, a livello di trama, ma è
dedicato alla memoria e alla famiglia :)
Le risposte, và ^-^
@
Akemichan: Buongiono!
Si, poi io ho proprio un debole per le cose che accadono anni e anni
prima della storia originale :) per questo amo alla follia Oda quando
ci piazza un bel flashback in un capitolo... quello di Ohara
è stupendo, ed anche la storia di Norland e Calgara nella
saga dell'isola del cielo *-* L'argomento D. ...sarebbe stato un
pò troppo. Nel senso, ora come ora Rou ha già a
che vedere con un Haki che non sapeva neanche cosa fosse, gli si spiega
pure la questione della predestinazione, della famiglia D. e tutto
quanto Clover ha già spiegato a Roger sul famigerato
"cambiamento" che porta questa lettera, ci rimarrebbe un pò
-> O.O non che si sia sorpresa poco, finora :D comunque,
naturalmente presto o tardi la cosa si verrà a scoprire, non
dimentichiamoci che Roger, ad inizio storia, la riteneva interessante
proprio per quella D. ... chissà se ora ha cambiato idea o
il suo interesse si è indirizzato verso qualcos'altro :)
Vedremo, vedremo... Grazie mille per i tuoi commenti, alla prossima ;)
@ tre 88: si, mi ero scordata il fatto
del cappello... beh, Shanks non l'ha ancora ^-^ lo prenderà
in uno dei suoi prossimi viaggi! Hai completamente ragione a dire che
quei due devono spicciarsi a capire quello che provano, ma la
situazione si sta già evolvendo ;) Si, Ray parlava proprio
di Roger quando ha detto che qualcuno gli aveva dato una risposta
simile... ed è vero che da quel punto di vista i nostri due
piccioncini si somigliano, quella dei sogni e della libertà,
del resto, è una caratteristica comune alle varie D. ...
Rispondo alle tue domande: Rouge ha 18 anni, Shanks 7 e Roger 28, e Ray
30, già che ci siamo :) Io ho sempre pensato che tra la
rossa e il capitano ci sia una certa differenza d'età, del
resto, ultimamente ci hanno mostrato Rouge nell'anime e mi ha dato
l'impressione che fosse veramente una giovane mamma, nemmeno trentenne.
Poi, si sa, ognuno interpreta a suo modo le età ^-^ Seconda
domanda... allora, per quel che riguarda la malattia, per ora ne sono a
conoscenza solo Ray e Dan, che sono gli amici di lunga data di Roger
(soprattutto Ray, ma Dan è stato uno dei primi ad unirsi a
loro), c'è da dire che ora come ora la malattia non
è ancora invasiva come lo sarà in seguito. Spero
di aver chiarito i tuoi dubbi, non esitare a chiedere se ne hai
altri... A presto :)
@
KH4: Ale! Sono contenta che la mia
descrizione dell'Haki ti piaccia :) ormai ognuno ne dà
un'interpretazione diversa, potremmo fare un bel minestrone! Ti avverto
che Dan ci ha seriamente pensato di tirare una bella botta in testa a
Roger, alla fine ci ha rinunciato in nome dei saldi ideali pirateschi
:) Cacchio ti ho anticipato?? Allora la pensiamo allo stesso modo, noi
due ;) Scherzi a parte, mi fa piacere il fatto che questo ricollegare
l'Haki ad un sentimento ti sia sembrato una buona interpretazione. Poi
Rou è una romanticona e non poteva non pensare all'Amore,
inteso comunque in senso lato. In questa parte ho ricacciato l'anima
romantica anche io, di solito nascosta da una sottile coltre di cinismo
<3 comunque, sproloqui a parte, hai perfettamente ragione, sono
stati proprio i Medoc a trovare il nostro baldo pirata mezzo morto
oltre le mura di Marijoa... a questo proposito, fra qualche capitolo si
scoprirà qualcosa in più, anche su un certo
rosso... e stop. Il nonnastro si avvicina! Fai conto che ora con la
narrazione sto andando più lenta in quanto, approfittando
del fatto che nelle Fasce non succede nulla di nulla, sto chiarendo un
pò le cose tra i nostri due...ma presto ci saranno dei
casini abissali XD Grazie mille, Ale-chan! Alla prossima :)
@
MBCharcoal: Marta, tesora! Ahah, non
sarà la prima e l'ultima sbevazzata, ti avverto ;) del resto
Shanks, per venire su così amante delle bevute in compagnia,
da qualcuno avrà pur preso! E poi ha passato la cosa alla
figlia... vabeh, è tutto collegato xD Ammetto che
ultimamente sto usando vagonate di pucciosità per descrivere
il mozzo ma... dai, su, è così piccolo e bimbo*-*
Si, Dan da bravo medico si arrabbia, ma alla fine anche lui ogni tanto
ci casca, con un cicchetto! XD si vedrà, si vedrà
u.u Grazie della rece, Marta-chan, ci sentiamo in giro e fra un
pò ci si vede *-* . Alla prossima ;)
@
Chibi_Hunter:
Sei Huntergiada, vero??
Buongiorno! Eh, sì, si nota che con Shanks ho sempre un
occhio di riguardo, essendo il mio personaggio preferito ... quindi
anche quando è un fiammiferino di sette anni! Dan
è un bravo medico, ma è un uomo un pò
ingenuo ^-^' e Roger ne sa una più del diavolo, e
soprattutto ci tiene al suo rum, quasi quanto Ray tiene al suo tabacco
del Mare Orientale u.u quanti vizi, questi pirati xD Lieta che la
conversazione sull'Haki ti sia piaciuta, è un argomento che
mi intriga molto da quando Oda ce lo ha proposto :) Grazie mille per la
rece, a presto!
@
angela90:
Buongiorno! Si, non ci
credo neanche io che ho ripreso il mio ritmo di aggiornamento
settimanale, esulto per me stessa :D oh, si, Rouge ormai si
è presa una bella cotta per il nostro captain Roger :) beh,
diciamo che di carattere non ama le cose troppo facili (altrimenti, che
ne so, si sarebbe innamorata di Ray <-e nessuno l'avrebbe
biasimata per questo, ma la storia doveva andare in un certo modo ^-^')
quindi ora sta buttando giù un muro, pietra per pietra! io
la farei santa solo per la sua sopportazione, comunque, passiamo avanti
:) Ray papà? sono sicura che il suo eventuale bambino non la
smetterebbe mai di ridere, con un papà del genere! Sai, ho
letto in giro qualcuno che sosteneva che Shanks fosse realmente figlio
di Rayleigh... beh, non per me, però :) Ed infine... si,
tutto si ricollega allo smiley e a questa misteriosa popolazione della
Red Line... a questo proposito, avremo degli sviluppi imprevisti;) Alla
prossima!
@
meli_mao:
Ok, eccomi qui. Dunque,
ho apprezzato molto la tua chiarificazione, permettimi di fare giusto
un paio di riflessioni (del resto sono qui per rispondere alle
recensioni, quindi ^-^): diciamo che per la questione dell'Haki Rouge
ha inizialmente sbagliato, però io mi sento di difenderla
per il fatto di essersi sentita un pò 'un pesce fuor
d'acqua' con questa storia. Cioè, nel senso: accettare la
questione come se fosse una cosa normale sarebbe stato un pò
strano da parte sua, considerando anche la sua iniziale sfiducia nei
confronti del capitano.Vivere fuori dal mondo per diciotto anni e
trovarsi catapultata di colpo in mezzo a realtà assurde non
è affatto facile...Certo, la reazione è stata
molto forte, nulla da obiettare, tuttavia proprio nel capitolo
precedente a questo lei ha finalmente affermato di fidarsi del
capitano, quindi la cosa è decisamente migliorata, e lei se
n'è fatta una ragione di possedere quel potere. Non
è che lei finga o cosa, ha avuto le idee confuse ma credo
(spero!) di averla dipinta in generale come una persona sincera (anche
se le sue marachelle di nascosto le fa, altrochè xD).
Su Roger ti capisco,
visto che non esprime i suoi sentimenti, eppure, almeno questo
è quello che tento di descrivere, nei piccoli gesti e
piccoli particolari si può notare qualcosa. Qualcosa che
sicuramente dovrà evolvere, certo.
Il fatto è
che io sono in generale molto prolissa, e per questa storia ho provato
a mettere l'accento sia sulla storia d'amore, sia sulla trama
incasinata e la parte avventurosa, quindi devo dare spazio un
pò a tutte e due. I loro momenti arriveranno, sicuramente
*-*
Comunque, ripeto,
apprezzo il fatto che tu mi dica sinceramente la tua opinione, meli,
spero che prima o poi ti farò riappacificare con la nostra
rossa :D nel frattempo, ti ringrazio per la rece! A presto ;)
Detto ciò, vi lascio al ventunesimo capitolo. Enjoy!!
21. Witnesses
And how can we win,
When fools can be kings?
L'isola di Nenias distava una
notte di viaggio da Sabaody Islands, ma con le navi della Marina la
distanza si riduceva appena a qualche ora.
Del colorato caos e
della vitalità fatta di contrasti che caratterizzava
l’arcipelago vicino, tuttavia, quel piccolo agglomerato di
terra non aveva nulla.
Era un minuscolo
abitato di case, tranquillo e riservato (quando non veniva preso di
mira dalle ciurme pirata) che, benché fosse a pochi passi
dal Nuovo Mondo, ricordava la placida quiete di un paesino dei Mari
oltre la Grand Line.
Nella fattispecie, al
capitano Portuguese ricordava molto Baterilla. Persino il mare che si
apriva, magnifico, sotto i suoi occhi, quando si affacciava dal suo
studiolo, brillava dello stesso sole che riscaldava la sua isola natale.
Il capitano Portuguese
D. Edward era un ragazzo sui ventisei anni.
I capelli rossi, corti
ma ribelli, e le lentiggini che risaltavano appena sulla carnagione
chiara, gli davano un’aria tutt’altro che
ufficiale.
Tuttavia gli occhi
neri, profondi e tranquilli, ed i lineamenti vigorosi del viso,
ravvivati da un pizzetto ed una barba corta e curata, ben si addicevano
al suo ruolo.
L’uniforme
candida che a gran voce strillava “Giustizia”
faceva il resto.
Nel complesso, sembrava
un capitano di vascello, certo, ancora un po’ giovane e forse
inesperto, ma comunque degno di fiducia.
Almeno, in questo modo
era stato accolto dagli abitanti del posto che, stanchi delle continue
incursioni pirata in quell’appartato anfratto della Grand
Line, avevano esultato quando dal Quartier Generale si erano finalmente
decisi ad inviare un contingente di marinai.
Il capitano Portuguese
in quel momento era seduto alla sua scrivania,immerso nella lettura di
un quotidiano del giorno precedente.
-Ehi, Ed.
Un marine
entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Quello alzò
gli occhi e si lasciò sfuggire un’esclamazione di
sorpresa.
-Aha! Winston, che
cavolo ci fai qui, vecchia spugna?!
Un ragazzo molto alto
dai capelli scuri e la carnagione olivastra ricambiò
l’abbraccio fraterno dell’amico.
-Passo a trovare
capitan Carota, mi sembra ovvio! Guarda qui, come ti sei sistemato
bene… - aggiunse, sbirciando lo studiolo alle spalle
dell’amico.
-Dai siediti, che
beviamo qualcosa insieme! – lo invitò Edward con
un grosso sorriso –devi raccontarmi come vanno le cose
a…? Dov’è che ti hanno spedito adesso?
Winston
allargò le braccia. Ed senza aspettare che si sedesse prese
un paio di bicchierini e li riempì di un liquore trasparente.
-In
un’isoletta piccola e nebbiosa verso Nord, che allegria-
replicò l’amico sarcastico, accettando il
cicchetto e bevendo alla salute del compagno.
-Non mi dirai che ti
manca l’Accademia,eh?
-Mah… chi lo
sa- rispose quello, e il capitano non potè fare a meno di
notare una smorfia un po’ malinconica accompagnare quelle
parole.
-Accidenti a te , mi
farai sentire un vecchio per il resto della giornata-
commentò, e vuotò il bicchiere in un sorso.
-Comunque non ti
trattengo, Ed. Sto ripartendo con la mia divisione, sono passato a
salutare.
Il rosso
aggrottò la fronte.
-E dove vai, di bello?
Winston fece
un’espressione molto strana.
-Ricognizione verso
Ovest, vogliono dei rapporti su cosa sta accadendo. Ordini
dall’alto, ci sono delle ciurme di contrabbandieri
provenienti dal Mare Occidentale che stanno facendo il bello e il
cattivo tempo. Tra l’altro, pare siano tutti affiliati della
stessa organizzazione.
Edward
incrociò le braccia e lo guardò aggrottando la
fronte.
-Si, ho letto che il
pericolo maggiore, ad oggi, è la formazione di queste
confraternite. Anche se i vertici sono molto scettici al riguardo-
aggiunse, con un sorriso.
Accennò al
giornale spiegazzato alle sue spalle.
-Ah, il discorso di
Kong?- annuì l’altro –si, noi siamo i
prossimi che… com’è che diceva?... “andranno a
scongiurare il pericolo della pirateria”.
Secondo me sono stronzate.
Edward
trasalì.
-Oh, non fare quella
faccia, Ed. Quando eravamo insieme nel Nuovo Mondo lo dicevi anche tu,
la situazione era gestita in un modo che faceva pena- lo
rimbeccò Winston.
-Ma in questo caso si
tratta di azioni organizzate, la Grand Line è sicuramente
più conosciuta e quindi molto meglio amministrabile
…
Il moro si
portò la mano al mento.
-Da
quand’è che non metti piede fuori di qui,
capitano?- chiese, ironico.
-Da quando siamo stati
trasferiti- rispose Edward con tranquillità.
-Allora lascia che te
lo dica io, Ed- incalzò quello, abbassando la voce - ci
stanno facendo credere tante cose. Quando eravamo nel Nuovo Mondo
tiravano fuori la scusa dei territori non ancora esplorati e della
mancanza di riferimenti precisi. Adesso, ci stanno facendo credere che
queste incursioni siano organizzate meglio solo perché siamo
in tratti di mare esplorati, e affermano che in queste acque la
giurisdizione della Marina non si discute. Ma ti sei mai chiesto
perché screditano ogni singola parola di chi critica questa
situazione, senza rispondere con i fatti? Non hanno in mano niente,
ecco perchè. Hanno ragione, certi studiosi, a prospettare
una possibile alleanza di pirati … cosa faremo quando le
ciurme cominceranno a capire che insieme possono sconfiggerci? Hai
sentito di Edward Newgate? Pare che il suo piano sia proprio questo! E
noi stiamo ancora qui a gloriarci di vittorie che ormai risalgono a
troppo tempo fa...
Winston tacque,
guardando amaramente l’amico.
Ed scosse la testa.
-Dio, Win. Ammesso che
tutto questo sia vero, cosa vuoi fare, allora, buttare alle ortiche
tutto?
Il moro alzò
le spalle.
-No, non ci penso
neanche.
-Pensavo avessi perso
fiducia- replicò quello con voce piatta.
-Ho perso fiducia
nell’istituzione, forse. Ma non nell’ideale.
Purtroppo non me la sento proprio di patteggiare per quegli sporchi
pirati, ed è ciò che farei se mi ritirassi ora.
Siamo in partenza, ormai, ho deciso.
Edward sorrise.
-Lo so che tu ci credi,
Ed- aggiunse Winston- e mi auguro davvero che tu abbia ragione. Magari
un giorno vedrai le cose cambiare davvero.
-Ci sarai anche tu a
vederle cambiare, e quel giorno andremo a berci qualcosa insieme, con
le nostre mogli e con i nostri figli- specificò
l’altro.
Quello
sogghignò e posò la mano sulla porta.
-Chissà.
Fece il saluto
militare, ironicamente.
-Ti voglio bene, Ed.
-Anch’io,
vecchia spugna.
E si congedò.
Dopo qualche minuto
Edward sentì nuovamente bussare alla porta, ed
entrò il suo vice con un pacchettino di rapporti da leggere.
-Grazie, Rob.
-Di nulla, capitano. Ho
incrociato il capitano Winston Loos. E’ venuto a trovarla?
-Si…
è in partenza.
Il vice
annuì con fare grave.
-Si, lo so.
C’è un mio vecchio commilitone nella sua
divisione. Hanno appena levato l’ancora. Però- ci
pensò su un attimo -certo che è così
strano.
-Cosa?- chiese quello
scorrendo velocemente i rapporti con la punta dell’indice.
-Sono stati mandati in
un punto molto pericoloso. Pare ci siano diverse flotte attive da
quelle parti.
-E cosa
c’è di strano?- ripetè il rosso
distrattamente –è il nostro lavoro.
-Beh, capitano, guardi,
è scritto lì, nell’ultimo rapporto.
Edward
abbassò lo sguardo sul foglio in cima alla risma che aveva
appena ricevuto.
In fondo alla pagina, a
fianco di una data risalente a poco tempo prima, spiccava il nome della
divisione di Winston ed alcune coordinate marine.
“Missione
di pace, ricognizione in territorio neutro. Numero divisioni inviate:
1”
-Li hanno mandati
… da soli?- esclamò, sconcertato.
-Per questo dicevo che
era strano, capitano. Sarà pure una missione di
ricognizione, ma finiranno per combattere, è chiaro come il
sole. Mi domando come abbiano fatto a non pensarci.
Il capitano si
rabbuiò, fissando quel numeretto così debole e
sottile.
Fasce di
Bonaccia, giorno 2.
-Y…yaaawn!
-Per la miseria, Rouge,
non dirmi che non hai dormito nemmeno stanotte!- esclamò
Ray, colpito.
-Si… si,si,
ho dormito…- ripose lei scuotendo la testa come un gatto per
scrollarsi il sonno di dosso.
-E allora
perché stamattina ti ho trovato qui e non in camera da letto?
Rouge alzò
gli occhi al soffitto.
Non c’era
ancora nessuno in giro della nave, erano ancora tutti nelle cuccette.
Il silenzio sembrava ronzare negli ambienti deserti della cucina.
-Diciamo che ho
scoperto che non riesco a dormire senza che scenda il buio-
mormorò.
-Come vuoi- rispose il
vicecapitano, mettendo l’acqua sul fuoco per preparare il
tè.
-Fai colazione con me o
hai da fare?- buttò lì.
Si guardarono entrambi
intorno. Il termine desolazione esprimeva alla perfezione
l’atmosfera che in quel momento regnava sulla nave.
-Certo, ora faccio un
giro di shopping in centro- rispose lei abbacchiata- certo che... In
giorni come questo cosa fate per divertirvi? Bricolage?
Ray le
indirizzò uno sguardo ironico.
-Fai poco la spiritosa.
Tu a Baterilla ciondolavi per tutto il tempo in paese come un cane
randagio.
-Ti ringrazio del
paragone, ma era Mari che mi mandava a fare le commissioni-
replicò lei- fosse stato per me sarei rimasta a casa
a… boh, leggere libri di cartografia e geografia, suppongo.
Erano quelli che mi piacevano di più.
-Ah, si…-
rispose distrattamente lui.
Ray
gironzolò in cerca dei biscotti per un po’.
Tornò al tavolo con un paniere mezzo vuoto.
-Vedo che Shanks ha
già assaggiato- commentò, mordendone uno con
convinzione.
-Non mi sono venuti
fuori molto morbidi, questa volta- lo informò subito Rouge,
un po’ imbarazzata –ho sbagliato le dosi del
burro…
-Confermo-
annuì quello, un po’ in difficoltà- ma
non avevo mai assaggiato delle pietre alla vaniglia. Un piatto
caratteristico ...
-Vai al diavolo.
Il vice si sedette con
una risata profonda. Poi inforcò gli occhiali.
-E non hai mai pensato
di studiare sull’argomento, intendo … seriamente?
-Su come fare i
biscotti?- chiese lei, confusa.
-No, peperoncino, su
come diventare una cartografa.
Rouge
deglutì. In effetti no, non ci aveva mai minimamente pensato.
-Ray, a Baterilla non
è che ci siano grandi scuole … io ho smesso di
studiare a quindici anni, sai?
-Io credo di non aver
mai iniziato- ridacchiò lui- e comunque, via, hai continuato
a leggere per i fatti tuoi. È lodevole, non hai perso
l’interesse, la curiosità.
La ragazza
ripensò al giorno in cui aveva scoperto che suo padre Thomas
era in realtà un esploratore, e non un pirata come avevano
sempre sospettato. Anzi, che aveva lavorato addirittura per il Governo.
-Chissà-
rispose, sfuggente –forse la curiosità ce
l’ho nel sangue.
Ray sbattè
le palpebre. Non gli sfuggì il velato rimando di Rouge.
Decise che era il momento di togliersi quel piccolo dubbio.
-Era tuo padre, vero?
-Chi?
-Portuguese D. Thomas.
Rouge sgranò
gli occhi.
-E tu che ne sai?-
saltò su.
Ray le fece segno di
stare calma.
-Mi ci è
voluto un po’, ma alla fine, un po’ di tempo fa, mi
sono ricordato quando avevo già sentito parlare del tuo
cognome.
Un sorriso sorpreso
spuntò sul viso della rossa.
-Tu conoscevi mio
padre?- chiese un po’ emozionata, senza pensare
all’anacronismo della sua ipotesi.
-Ma no, che dici-
replicò lui, scuotendo la testa- è solo che se
n’è sentito parlare tanti anni fa.
Lei lo
guardò di sottecchi.
-Era famoso?
Lui
continuò.
-Io ero un
mocciosetto fuori dal mondo, ai tempi, ma sai, quando fecero arrestare
dei fidati collaboratori del Governo con l’accusa di essersi
uniti ai pirati, la notizia fece scalpore un po’ dappertutto.
Era la prima volta che all’interno dell’istituzione
veniva scoperto un così consistente numero di spie, e per
giunta Portuguese era famoso per molti studi che aveva condotto insieme
alle autorità. Insomma, una persona insospettabile, un
fedelissimo,…
Rouge fece per
ribattere, ma il vice la bloccò di nuovo con gentilezza.
-Naturalmente-
scandì- non tutti ci crederono. Anzi … qualcuno
ipotizzò che quel gruppetto di esploratori avesse
oltrepassato il limite. E così, buttando all’aria
anni e anni di collaborazione, lo screditarono e lo fecero arrestare.
Ray
s’interruppe.
-E alla fine lo
uccisero- concluse Rouge, alzando le spalle.
-Sai già
tutto- mormorò lui, un po’ sollevato.
-Già-
confermò lei, con un sorriso amaro – sai
… le carte che ci aiuteranno a raggiungere Sabaody e poi
trovare la Rotta Sottomarina… beh, erano sue. Insieme ad
esse, c’era una lettera per mia madre.
Esitò.
-Da lì ho
capito tutto, l’unica colpa di mio padre era stato il tentare
di rivelare al mondo l’esistenza di quella Rotta…
evidentemente era qualcosa che risultava scomodo ai piani alti. Ha
chiesto a lei di nascondere quelle prove fino a quando non fosse
tornato a riprenderle per proseguire i suoi studi … cosa che
non ha mai fatto.
Il vicecapitano
sospirò.
-Il mondo è
pieno di storie che sono tutt’altro di quel che sembrano.
La ragazza si
alzò a prendere la teiera bollente sul fuoco.
-Beh, comunque
… lui mi rende orgogliosa, anche se non l’ho mai
conosciuto- disse, con un impeto di fierezza.
Il vice
guardò in silenzio Rouge che gli dava ancora le spalle
mentre versava il tè in due tazze di ceramica.
-E a volte mi
piacerebbe saperne di più su di lui- continuò
lei, in tono un po’ sognante- ma non saprei neanche dove
andare a cercare. Secondo me è passato troppo tempo.
Ray attese un attimo,
poi rispose in tono sommesso.
-Purtroppo quando il
Governo si mette in testa di screditare un personaggio scomodo, fa
molto di più che mandarlo a morte. Lo fa letteralmente sparire, in modo
tale che nessuno dopo un po’ se ne ricordi. Non vorrei
deprimerti, peperoncino, ma è molto probabile che quelle
carte siano tutto ciò che si è salvato su tuo
padre. Avranno distrutto anche i documenti che attestavano una
collaborazione tra loro e l’equipe di Portuguese. Sono dei
maghi, nel manomettere la verità.
-Già. Lo
sospettavo.
Rouge tornò
al tavolo con due tazze e versò il liquido caldo dall'aroma
pungente.
Si sedette in silenzio,
ad occhi bassi.
Ray inclinò
un po’ la testa, cercando di incrociare il suo sguardo. Lei
lo squadrò interrogativa.
-Tutto bene,
peperoncino?
La rossa
appoggiò il mento sul palmo delle mani.
-Si- rispose, e un
sorriso sereno le si dipinse in viso – non è un
argomento che mi fa male.
-Davvero?- chiese lui,
mescolando rumorosamente lo zucchero con un cucchiaino, un
po’ più tranquillo.
-Si- ripetè
Rouge, prendendo placidamente un sorso dalla sua tazza- e sai
perché? Perché in fondo hanno perso loro, no?
Intendo, chiunque volesse far sparire la memoria di mio padre.
Il pirata distolse lo
sguardo dalla bevanda e la guardò con attenzione.
Lei alzò le
spalle. Una luce orgogliosa si accese negli occhi scuri.
-Noi siamo qui, siamo
vivi, e sappiamo bene chi fosse Portuguese D. Thomas. E, alla faccia
loro, abbiamo anche parte di quello che hanno cercato di distruggere.
Hanno perso perché mio padre non è scomparso
… non del tutto. Si, certo- aggiunse in tono spiccio,
prendendo un altro sorso- è morto, ok. Però non
è scomparso … ci sono cose che non si
possono interrompere.
Rayleigh non rispose
subito. Si tolse gli occhiali e si passò le dita sugli occhi
stanchi.
-Rouge, dovresti
sentirti- mormorò.
Lei aggrottò
la fronte.
-Davvero- aggiunse,
tornando a guardarla –quello che hai detto è la
cosa più… più vera che abbia mai
sentito.
Lei rimase interdetta
un attimo dalla serietà con cui il vicecapitano aveva
pronunciato quell’ultima frase.
-Oh, Ray, finirai per
commuovermi- commentò gioviale, tirandogli una pacca
amichevole sulla spalla.
-Non farmi troppi
complimenti che non ci sono abituata. Sai, quel tuo collega
dell’altra stanza è di una gentilezza …
Il vicecapitano
tornò al suo tè.
-Stai veramente
crescendo, piccola ragazzina del Mare Meridionale.
-E questa frase suonava
troppo da vecchio bacucco persino se detta da te.
-Prima o poi arriverai
ai tuoi trent’anni e ti pentirai di aver preso in giro un
povero nonnetto- ribattè lui, fingendosi offeso.
-Invecchierò
molto in fretta se non troverò qualcosa da fare oggi-
esclamò lei, vuotando l’ultimo sorso di
tè e scattando in piedi.
-Dicevamo prima,
Ray… cosa fate voialtri per passare il tempo?
-Io l’avevo
detto che ti davi al bricolage- sentenziò soddisfatta una
decina di minuti dopo.
Si trovavano in una
stanza fortemente illuminata attigua alla stiva, piena zeppa di quelle
che parevano macchine per tagliare il legno, arnesi meccanici per la
lavorazione e la riparazione e persino qualche foglio bianco.
-Ah ah- rise sarcastico
Rayleigh – ti ricordi che sognavo di diventare un
carpentiere? Beh, qui posso gingillare un po’ quando non
c’è molto da fare di sopra.
Rouge fece un giro
intorno al grosso tavolo da lavoro, pieno di polvere di legno e con
cinque o sei taglierini sparsi su di esso.
-Viene a lavorare qui
anche Jin, è lui il meccanico di bordo, ufficialmente-
spiegò Ray –sai, se deve mettere a punto qualche
apparecchio per le intercettazioni, qualche diavoleria di queste
… a me piacciono di più le lavorazioni
meccaniche, invece…
La ragazza
aprì un armadietto carico di polvere e lanciò
un’esclamazione di sorpresa.
-Oh, cavoli, ma sono
bellissimi!
-Ah si…
quelli li ho fatti un po’ di tempo fa.
Rouge tirò
fuori dalla scaffalatura quello che sembrava un giocattolo in legno.
Era un dragone di mare in miniatura collegato ad alcuni fili rossastri.
Ne tirò uno e la cresta del serpente si mosse leggermente,
ne tirò un secondo e la coda ondeggiò appena.
-Sono tutte
marionette!- esclamò estasiata lei.
Ne trovò
molte altre: granchietti che schioccavano le chele, cavallucci marini
che muovevano la coda, totani che agitavano i lunghi
tentacoli… tutte rigorosamente in legno chiaro e fili di
rame, grandi poco più del palmo di una mano.
-Beh, adesso potrai
prendermi in giro per il resto dei tuoi giorni- commentò lui
con un sorriso un po’ imbarazzato.
-Ma che dici, Ray-
saltò su lei- mi piacciono tantissimo! Semmai
avrò un figlio, ti chiederò di costruirgli tutti
i giocattoli!
Poi tacque, realizzando
ciò che aveva detto.
Ben presto si sarebbero separati, lei sarebbe tornata con Edward,
mentre loro avrebbero continuato il loro viaggio oltre la Red Line. Si
sarebbero salutati per sempre.
Cercando di scacciare
il nodo che le si era impiombato in gola, proseguì in modo
naturale.
-E comunque- aggiunse
subito- non sai mettere un punto ad un calzino, ma te la cavi da dio
con il legno!
-Grazie, peperoncino-
rispose cordialmente il pirata, e lei non seppe capire se anche lui si
fosse risentito alla frase di poco prima.
Rimasero nella
stanzetta fino all’ora di pranzo, quando Jin irruppe con
malagrazia e sbraitò a Rouge di salire a preparare. I due
fecero le scale litigando sul fatto che, per quanto lei fosse aiuto
cuoco, lui non poteva trattarla come una sguattera e lei non poteva
sparire così per una mattinata, mentre il vicecapitano li
seguiva pazientemente in silenzio.
-Non sono sparita,
Jinny, ero con Ray!- lo provocò lei usando il soprannome al
femminile.
-Non fare
l’insolente, ragazzina! Oh, le femmine, come portano male,
come portano male…- rispose quello, cantilenando la stessa
frase per irritarla.
-Avanti, Jinny, non
prendertela- lo rimbeccò Rouge –ora prendi la
pappa e vedrai che ti sentirai meglio, da bravo bambino di cinque anni
quale sei!
Il meccanico
borbottò qualcosa sulla natura serpentina della lingua delle
donne e si diresse nella direzione opposta una volta che furono sopra.
-Non farci caso- fu il
commento rilassato del vicecapitano.
-Ma và, Ray.
Su questa nave non c’è nessuno che possa
impressionarmi- rispose altezzosa, poi spalancò la porta
della cucina –assolutamente ness… !
Quando vide Roger
seduto al tavolo insieme a Kennet, fece immediatamente tre passi
indietro, pestando sgraziatamente i piedi al vice che era dietro di lei.
-Ahio! Piccola piccola,
ma quanto pesi!- si lamentò quello, e cuoco e capitano si
voltarono nella sua direzione.
-Ah, Rouge, giusto te
cercavo!-si alzò Kennet con fare sbrigativo- Ti ricordi se
abbiamo ancora la marmellata di pesche in cambusa? Perché
questa mattina non l’ho trovata e non ricordo se è
finita o se qualche topolino di mia conoscenza l’ha
sgraffignata stanotte …
-Che io ricordi,
è finita da un pezzo- rispose subito lei, chiedendosi nel
frattempo cosa cavolo ci facesse lì Roger quando doveva
essere mezzo morto nel suo lettino in infermeria.
Ray le
risparmiò la domanda.
-Ti sei già
ripreso, jolie?- chiese, sarcastico.
Roger poggiò
il mento sul palmo della mano, alzando un sopracciglio.
Rouge non
potè non notare che la barba non fatta, insieme ad alcuni
ciuffi neri che gli ricadevano sugli zigomi in modo scomposto gli
davano un tocco in più.
Di uomo delle caverne
appena uscito dal letargo, per essere precisi, le
suggerì impietosa la vocina in fondo alla sua testa.
-Avevo voglia di fare
un giro- rispose quello, spostando poi lo sguardo sulla ragazza.
-Sembrate usciti da un
posto molto pulito- aggiunse.
Rouge si
scrollò immediatamente di dosso tutta la polvere che le si
era accumulata addosso nelle ultime ore nel laboratorio.
-Sei stato ancora nel
tuo antro delle meraviglie, Ray?- chiese Kennet ironico, alzandosi e
dando le spalle agli altri. Prese ad armeggiare sul lavandino con
alcune verdure da lavare.
-Vedi, peperoncino?-
rispose il vice, rivolgendosi alla ragazza con fare volutamente
pedante- guarda e impara: certa gente non apprezza la
creatività, prende in giro il genio inventivo!
-Certo, certo-
ridacchiò lei –e…
Ma tacque
stupita quando notò che Roger, non appena il cuoco si era
allontanato dal tavolo, aveva rialzato la testa come un gatto ed in
quel momento si guardava intorno attentamente.
Ray alzò un
sopracciglio. Era un comportamento alquanto bizzarro.
Il capitano
tornò con gli occhi al suo vice. Lo indicò
silenziosamente e fece un cenno deciso dapprima al cuoco che
fischiettava alle sue spalle, e poi alla sala attigua alla cucina.
Il vicecapitano lo
squadrò dapprima con quella che a Rouge parve
un’occhiata di rimprovero, poi, ad un secondo gesto di Roger,
alzò gli occhi al cielo.
La ragazza
guardò prima l’uno e poi l’altro: quel
muto dialogo era decisamente stravagante.
Improvvisamente Ray
fece due grandi passi guadagnando il centro della stanza.
-Kennet, dimenticavo!-
esclamò poi, teatralmente, e il cuoco si voltò
interrogativo.
-Cercavi la marmellata,
eh?- proseguì quello, mettendogli una mano sulla spalla e
trascinandolo via- credo di aver visto gli ultimi barattoli proprio
lì, in fondo, sotto le botti dell’acqua…
-Mi sembra strano, di
solito li ci sono solo le bevande e…
-Oh, ma ne sono quasi
certo! – lo interruppe Ray con fare amichevole- andiamo a
vedere, andiamo…
Rouge si
grattò il mento, rimanendo appoggiata all’uscio.
Fu solo quando Roger si
alzò un po’ a fatica e raggiunse
l’armadietto all’angolo che capì a cosa
fosse servito allontanare il cuoco.
-Ma…
Il capitano si
fermò a metà di un passo e le scoccò
uno sguardo di pura, autentica minaccia.
Lei reclinò
appena la testa, in tono di biasimo.
Dall’altra
stanza provenivano le voci del vicecapitano e del cuoco che cercavano
barattolini di marmellata che con ogni probabilità non si
trovavano affatto lì.
Roger ebbe il tempo di
aprire l’armadietto, trovare una bottiglietta colma di quella
che sicuramente non era acqua e lasciarla scivolare in tasca con
noncuranza.
Rouge si
lasciò sfuggire un sospiro di disapprovazione, tuttavia non
disse nulla.
Quando Kennet
tornò in cucina, seguito da Ray che continuava a proporre
fantasiose ipotesi sulla locazione della marmellata, il capitano si era
seduto di nuovo al suo posto e ciondolava con le dita sul tavolo con
aria trascurata.
-Io me ne vado-
annunciò, burbero.
-D’accordo,
prima che Dan dia fuori di matto un’altra volta per non
averti trovato a riposare in infermeria- rispose il cuoco.
Roger si
allontanò con un passo un po’ meno deciso del
solito.
Quando le
passò davanti, rivolse a Rouge un sogghigno indisponente.
Toc toc.
La voce gentile di
Daniel dall'altro lato della porticina invitò ad entrare.
-Dan, ciao-
esordì Rouge, portando tra le braccia un fagottino
–mi manda Kennet, non vi ha visto a cena neanche stasera
e…
Il medico
sbucò da una stanzetta attigua.
-Oh, buona idea,
grazie. Puoi posarlo lì per favore?
La ragazza
adagiò il panierino con il cibo sul tavolo e
guardò Roger, che aveva ricacciato il suo immancabile libro
e aveva fatto finta di non sentirla entrare.
Teneva ostinatamente gli occhi fissi sulle pagine.
Lei si
guardò intorno e quando Dan scomparve di nuovo si
avvicinò veloce.
-Allora anche
l’integerrimo capitan Roger ne combina qualcuna ogni tanto?-
lo schernì pungente, sussurrando.
Lui la
guardò sarcastico.
-Ho semplicemente
ripreso ciò che mi spetta di diritto- replicò
dignitosamente, abbassando ancora di più la voce.
-Se Daniel ti ha
proibito di bere ci sarà un motivo, non
credi?-bisbigliò lei.
-Ti ci metti anche tu a
farmi da madre?- incalzò Roger.
-No, affatto-
alzò le spalle lei sogghignando – è che
mi piaceva troppo prenderti in giro.
La risposta del
capitano fu interrotta dal medico che tornò dentro
fischiettando.
-Rouge, Rouge-
borbottò quello, continuando a trafficare con alcuni
barattolini pieni di polveri colorate – rimpiango quando sei
stata tu l’ammalata di turno, almeno non te ne scappavi di
nascosto quando non controllavo.
E scoccò
un’occhiataccia al capitano.
Rouge pensò
che non sarebbe stato molto carino contraddire il medico.
-Dan, non
ricominciare-mormorò Roger, tornando al suo libro
–per favore.
-E invece ricomincio,
perchè sono il tuo medico e se ti dico di stare a riposo non
devi muoverti, intesi?- replicò, e la sua espressione
bonaria per un attimo si fece più rigida e seriosa.
Il capitano scosse la
testa.
-Non ti conoscessi da
qualche secolo, Daniel, ti avrei buttato ai pesci con la prima scusa
utile- commentò tranquillamente, e riprese a sfogliare il
libro con un sorriso fin troppo mansueto.
-Però quando
è ammalato perde un po’ di verve, hai notato?-
ridacchiò il medico rivolto a Rouge.
Lei sorrise e
assentì.
Sarebbe stato alquanto
scortese far notare che il capitano si era fatto così
pacifico solo per l’aver recuperato il suo cicchetto
preferito all’insaputa del medico.
°°°
Note:
Eccoci qui! Allora,
anche Roger ogni tanto regredisce allo stato "moccioso combinaguai",
con la complicità di un certo vicecapitano. Eh, che
giocherelloni sti due u.u
*minacce di morte da parte del capitano*
Passando ad altro ^-^' la frase che dice Rouge quando parla con
Ray è in realtà la prima parte della
famosa frase di Roger, ovvero: “Ci sono cose che non si
possono interrompere. La consapevolezza che i sogni delle persone
sopravvivranno al passaggio da un'epoca all'altra è qualcosa
che durerà per sempre,finché la gente
avrà sete di libertà". Beh, senza andare a
scomodare i sogni e tutto il resto, qui si parla della memoria di
Thomas. Del resto, "un uomo muore davvero quando viene dimenticato".
Oh, sono in vena di [cit.] stasera xD
Rayleigh ed il suo laboratorio... non ho resistito. Alla fine
è lui che diventerà rivestitore a Sabaody, no?
Quindi, una certa manualità deve pur averla anche da giovane
:) Poi mi piaceva vederlo a costruire giocattoli, non so *-*
Ah, semmai vi foste dimenticati di come Rouge trovò la
lettera di suo padre, ritrovate il tutto al capitolo otto :)
Ci si legge alla prossima!
To be
continued ;)
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Capitolo 22 *** Smile ***
Hola!
Dunque, volevo far
presente che ho smesso di leggere gli spoiler, almeno per un
po’, quindi se da ora in poi verranno fuori nuove cose che
possono in qualche modo riguardare questa fic, io non ne
sarò a conoscenza … avvisati, per favore non mi
spoilerate niente :P
Risposte, miei cari
lettori :)
@
KH4: E invece eri la prima, Ale-chan ^-^ Eh, sì, Eddy
è uno che crede nei suoi ideali, anche se ha giustamente i
suoi dubbi sull’operato della Marina. È un
carattere un po’ “combattuto”, comunque
più avanti avremo altre apparizioni che ce lo faranno
conoscere un po’ meglio. Ah, tana! Quando mi hai scritto che
“la Marina obbedisce al Governo, e basta” hai quasi
ripetuto le esatte parole di Roger :) vedi che alla fin fine tu e il
baffone non ancora baffone un po’ vi intendete?? :P Ebbene
sì, Roger fa tanto il duro ma non rinuncia ai suoi piccoli
tesori :D Vuoi colpi di scena? Guarda a breve ci saranno
capitoli al cardiopalma che rimpiangerete la calma delle Fasce di
Bonaccia :D Alla prossima, e grazie mille ;)
@
tre 88: Ciao! Allora, rispondo alle tue domande: dunque,
perché Ray chiama Roger jolie…
un po’ è il vizio del vice di affibbiare
soprannomi in giro… ma visto che jolie significa
qualcosa come “carina” o
“dolcezza” è principalmente per sfottere
un po’ il suo capitano :D Poi, Shakky è
esattamente la donna che hai detto tu. Non è detto che nella
storia originale sia stata membro della ciurma di Roger, anzi, tuttavia
mi è sempre parso che tra lei e Ray ci fosse molta
complicità, e quindi ci ho ricamato sopra ^-^ Ed infine, no,
Rou non si è ripresa la collana, più avanti
vedrai… sul passato di Shanks, le tue domande troveranno
presto risposta :D
Comunque,
apprezzo tantissimo il fatto che ti sei andata a rileggere tutta la
storia *-* Allora, su Ed posso dirti che per ora è un
po’ enigmatico ma si andrà chiarendo come
carattere, mentre mi hai fatto notare che ho paragonato sia Rou che
Roger ad un gatto xD non ci avevo minimamente fatto caso! Lettrice
attenta, brava!
Ah, integerrimo in effetti è un parolone un po’
così, molto altisonante, comunque significa qualcosa come
“incorruttibile”, mentre verve credo sia
un’altra parola francese come jolie, e significa
“vitalità” , diciamo. Per ultima cosa,
no, questa storia non finirà affatto con
l’esecuzione di Roger, ma si interromperà molto
prima. Qualcuno mi ha proposto di scriverne un seguito, ma ad oggi non
ne sono affatto sicura, ahimè :)
Ti
ringrazio per il papiro, sai che io li apprezzo tantissimo! Mi
raccomando, se hai altre domande chiedi pure^-^ alla prossima!
@
meli_mao: Hola! Beh ^-^ mi fa piacere che ti sei un po’
ricreduta! Meno male che Ray riscuote sempre successo, così
come Roger versione uomo delle caverne xD Edward… si, non
sarà molto entusiasta di scoprire Rou con una ciurma del
genere, anzi… scoppierà un po’ di
parapiglia. Comunque ci può stare il paragone con Garp,
anche se, come si vedrà nei prossimi capitoli, il fratellino
di Rou è un po’ meno solare ed un po’
più complicato (e ti pareva … è un
vizio di famiglia xD). Comunque, ti ringrazio per la rece :)
alla prossima!
@
Chibi_Hunter: Ciao! Allora, Eddy è un marine vero proprio
come Smoker, complice anche la sua relativa giovinezza crede molto nei
suoi ideali senza essere sfiorato dalla corruzione. Un po’
come suo padre, Thomas … solo che il papà di Rou
è stato screditato e solo la rossa sa la verità,
mentre Ed conosce solo la versione “ufficiale”
della cosa, ovvero che il ricercatore si era venduto ai pirati
… vabeh, approfondiremo la cosa :D Vero,
Roger sa regredire alla fase pre-Shanks, quando si tratta del suo rum.
Mai toccare il suo rum, è un pirata, che cavolo ! :D Grazie
per il commento, a presto!
@
MBCharcoal: Marta!! Doppio-triplo abbraccio contro la malinconia e
l’incazzatura :) ho qui sulla scrivania un certo disegno di
mini-Shanks con il ghiacciolo alla menta*-* Comunque stavo
pensando che un Ed c'è in tutte e due le nostre storie :D
anche se non potrebbero essere più diversi, direi! Ah,
inutile, il governo c’è sempre di mezzo, come il
prezzemolo, e naturalmente non per fini positivi… meno male
che ci sono i nostri eroi xD che si perdono un po’ per
strada, si fanno quasi ammazzare da qualche Idra di passaggio, bevono
amabilmente rum in fin di vita e non sanno in che casini finiranno a
breve, complice un certo viceammiraglio … Un bacio speciale,
Charkie, a presto!
@
angela90: Hola! Ahah, povera Rou! Che poi lei sa cucinare, complice
Mari che in tutti quegli anni alla locanda le ha insegnato, solo che
l’amour
fa sbagliare le dosi :D:D la prossima volta saranno biscotti fantastici
e Ray eviterà di rompersi un dente xD Dan è un
bravissimo dottore/chimico, solo che ogni tanto si fa abbindolare :D
beh, poi Roger è una testa fina, quando si mette in testa di
fare qualcosa la fa, e se si tratta di riavere il suo rum, ci mette
ancora più impegno :D alla prossima, cara!
@
nico 83: Ciao!! Oh, mi fa veramente piacere che tu sia qui
^-^ Scuse accettate, e comunque posso capire, è
vero che molte storie ferme per mesi non vedono più la luce
del sole :) Ma noi perduriamo, tra tanti ostacoli :D Sul capitolo
dell’idra ci tenevo tanto, visto che spesso mi dilungo nelle
parti più psicologiche quando descrivo scene
d’azione mi ci metto sempre d’impegno, sono
contenta di aver tirato fuori qualcosa di buono! Allora,
l’entrata nella GL riserverà una certa sorpresa in
allegato, nel giro di tre capitoli scoppierà un
po’ di finimondo… e qui mi fermo :) Alla prossima!
Detto
ciò, verranno fuori un pò di cose rimaste in
sospeso, in questo capitolo! Enjoy!
22.
Smile
-Viceammiraglio Garp! Un
messaggio urgente dal Quartier Generale!
Garp aprì un
occhio solo, mentre il soldato si presentava concitato con il saluto
militare.
Il viceammiraglio era
disteso su una sdraio sul ponte di prua della sua nave, la Sirius
Clash. Con le mani intrecciate dietro la nuca ed un cocktail alla
frutta sul tavolino alla sua destra, si godeva il sole che splendeva
maestoso nel cielo sgombro da nuvole.
-Ah si?- chiese
rilassato, facendosi ombra con la mano destra, osservando
svogliatamente il suo sottoposto.
-Sissignore,
l’Ammiraglio Sengoku lo ha mandato poco fa! -
replicò quello con fervore.
Garp si tirò
su con pigrizia e rientrò.
Trovò il
dispaccio sulla sua scrivania, insieme ad un grasso gabbiano postino
con un nastrino azzurro legato al collo.
L’uccello
zampettava goffamente sul tavolo, e quando lo vide entrare si
voltò a fissarlo intensamente, evidentemente in attesa di
qualcosa.
Il militare
alzò gli occhi al cielo.
Tra le paranoie di
Sengoku c’era anche quella che potessero intercettare ogni
sua minima chiamata al lumacofono nonostante i sistemi di sicurezza, di
conseguenza, quando possibile, preferiva mandare missive per iscritto. Con quegli animali che lui
invece mal sopportava.
-Maledetto uccellaccio
… pussa via!
Il gabbiano
scrutò Garp con uno sguardo di rimprovero.
-Sssciò!-
ripetè quello, gesticolando ampiamente con le mani.
Il pennuto lo
guardò decisamente ostile.
-Wah!!!-
cercò di spaventarlo lui, ma quello non si mosse.
Inclinò
appena la testolina e fu allora che qualcosa parve catturare la sua
attenzione.
Garp seguì
il suo sguardo e con sommo orrore vide che puntava la succulenta orata
alle olive che il cuoco aveva portato per pranzo. Sgranò gli
occhi.
-No…non
provarc…
Troppo tardi.
Con uno stridio
trionfante, il gabbiano spiccò il volo nella stanza,
planò sul piatto appetitoso e, prima che il portapenne
tirato da Garp lo centrasse in pieno, si librò verso il
cielo con il grosso pesce nel becco.
-Stupido pennuto, possa
tu finire mangiato da una mucca di mare!!!- protestò il
Marine urlandogli dietro dalla finestra, agitando i pugni minacciosi.
In quel momento
passò il cuoco di bordo che lo guardò
esterrefatto.
-Tutto bene, signor
viceammiraglio?- chiese, seriamente preoccupato.
Garp si ricompose con
stile.
-Certo, Fred.
Complimenti per l’orata, era davvero ottima.
Il cuoco lo
guardò dubbioso e passò avanti.
Il viceammiraglio
tornò dentro ed aprì il messaggio del suo
superiore.
Era breve e stizzito,
come al solito.
Garp!
Ascoltami
bene, mi stai ascoltando bene? Bene.
Ci
sono stati problemi con Newgate, abbiamo di nuovo perso la sua
posizione.
L’ultima
ricognizione risale a cinque giorni fa, ed era passato al largo di Hiza
Flos, tuttavia non è possibile stabilire che rotta stia
seguendo.
Se
te lo trovi tra i piedi, comunica immediatamente la sua posizione al
QG, è di vitale importanza!
S.
Ps:
Attento al gabbiano, è un po’ vorace.
-Me ne sono accorto-
mormorò quello guardando mesto il piatto vuoto.
Ma la sua mente
lavorava veloce.
Edward Newgate si era
fatto un certo nome, per le sue scorribande che lo avevano portato dal
Mare Settentrionale fino alla Grand Line in pochissimo tempo, ma
soprattutto per la strana fama che lo accompagnava.
Si diceva che navigasse
in giro per il mondo raccogliendo con sé tutti gli
sventurati che, per mangiare, si sarebbero imbarcati volentieri su una
nave pirata.
Si diceva che
all’apparenza sembrasse un gigante con uno sguardo di
ghiaccio, capace di incutere il più profondo terrore in
chiunque avesse la sfortuna di incontrarlo.
Eppure
c’erano voci secondo cui fosse un padre amorevole per tutti i
suoi uomini, e che tenesse a loro più che ad ogni altra cosa.
Al Quartier Generale,
inizialmente, questa strana attitudine aveva suscitato
ilarità e disprezzo.
“Avanti,
che razza di pirata è uno che se ne va in giro portandosi
dietro una manica di buoni a nulla?”
“E’
un santone, non è un pirata! Cosa vuole metter su, un
circo?”
E quant’altro
… ne aveva sentite tante, Garp.
Tuttavia, con il
passare del tempo, i commenti sulla ciurma di Newgate avevano
cominciato a cambiare.
A poco a poco
quell’idea, certo ancora teorica, di una confraternita di
pirati, cominciò a spaventare i piani alti.
Era qualcosa di
rivoluzionario, di diverso, qualcosa a cui nessuno aveva pensato prima.
E prima o poi, se non
fosse stato fermato, quel pirata che si era fatto conoscere in
così poco tempo sarebbe diventato davvero pericoloso.
Il viceammiraglio si
scrocchiò le nocche, con un ghigno soddisfatto.
Prima Roger, poi
Newgate … tutto pane per i suoi denti.
Fasce di
Bonaccia, giorno 2, sera.
Stando
all’orologio di Craig, doveva essere quasi mezzanotte. Molti
si erano ritirati nelle cuccette cercando di dormire, in giro erano
rimasti solo il navigatore che, come al solito, controllava che la nave
seguisse la corrente esatta, lei, e Shanks e Rayleigh in giro
chissà dove.
Rouge alzò
gli occhi al cielo prepotentemente candido sopra di lei. Poi li
abbassò di nuovo sul piccolo cerchietto di legno che teneva
tra indice e pollice, mentre, come suo solito, era seduta sul ponte con
la schiena appoggiata alla balaustra.
Si rigirò la
piccola faccina tra le dita.
Neanche lei sapeva
spiegarsi con una scusa sufficientemente razionale perché
mai continuasse a trascinare con sè quello smiley triste,
piuttosto che ridarlo al legittimo proprietario.
Più lo
guardava e più si convinceva che portarsi dietro una cosa
simile fosse abbastanza inquietante, per non dire che portasse iella.
Eppure le dava uno
strano senso di soddisfazione trattenere qualcosa che apparteneva a
Roger, a sua insaputa, la faceva sentire quasi contenta.
Avere con sé qualcosa che fosse suo …
Tu sei completamente folle,
le ricordò la vocina nella sua testa, ti comporti come una tredicenne
alla prima cotta!
Sorrise un
pò amareggiata. Forse era vero, forse davvero quella
situazione lasciava emergere quel suo lato infantile che spesso e
volentieri era nascosto da tutto il resto.
Era da tanto che non provava un sentimento così forte e
profondo nei confronti di una persona.
Sono davvero una mocciosetta,
pensò sconsolata, guardando l’oggettino
distrattamente.
-Rouge, guarda cosa ho
pescato! – sbucò fuori dal nulla il mozzo
trotterellando con un secchiello in mano – sono
dei…
La ragazza ebbe solo il
tempo di alzare lo sguardo, che improvvisamente il bambino si
bloccò e sbiancò.
Rouge lo
guardò interrogativa, preoccupata da
quell’improvviso cambiamento.
-Ehi,
nanetto… che hai visto un fantasma?- chiese con un sorriso
un po’ preoccupato, restando seduta per terra.
Shanks strinse le
labbra e deglutì. Poi indicò la mano destra di
lei.
-Perché…
dove l’hai preso… quello?- sussurrò.
Era stranissimo vedere il mozzo in quello stato.
Gli occhi scuri,
solitamente allegri e vispi, erano intimiditi e lucenti, la sua tipica
espressione ridente e furbetta si era fatta d’un tratto
irrequieta ed insofferente.
Rouge inconsciamente
serrò le dita intorno allo smiley, nascondendolo sotto il
palmo della mano.
Eh?
-Non è
nulla, Shanks- disse, cercando di infondergli calma con un sorriso
rassicurante –è solo una cosa che ho trovato,
niente di più.
Si alzò in
piedi e fece per avvicinarsi al mozzo, ma quello fece due passi
indietro e la squadrò.
Rouge rimase di pietra.
Non aveva mai visto uno
sguardo così pieno di rancore in un adulto, figuriamoci in
un bambino.
Il piccolo mozzo teneva
le labbra strette e la guardava come se l’avesse tradito.
-Non è vero
che non è nulla!- gridò, rabbioso - quella cosa
è sbagliata! Quella cosa non dovrebbe esistere
…io li
odio, tutti!
Il sorriso della
ragazza si sciolse come neve al sole.
Ma
che diavolo…?
Improvvisamente Rouge
realizzò quanto stava succedendo, ma il mozzo era
già corso via, scaraventando il secchiello pieno di
pesciolini sul ponte della nave.
-Aspetta!- gli
gridò dietro lei, ma quello era già sparito
dietro un angolo, saltando agilmente giù da una cassa.
-Shanks! Vieni qua,
aspetta!!!
Ma
quanto corre quella peste?!
La ragazza si
fermò, guardandosi intorno. L’aveva già
perso.
-Idiota!- si disse ad
alta voce, nel bel mezzo del ponte vuoto.
Come aveva fatto a non
pensarci?
Eppure lei lo sapeva,
gliel’aveva detto il mozzo quella sera a Baterilla, la sera
della festa… lui era nato nel Mare Occidentale, ma aveva
incontrato Roger sulle montagne della Red Line… e se Roger
era stato trovato lì dalla tribù dei Medoc, che
recava con sé quel simbolo, voleva dire che Shanks faceva
parte di quel gruppo già da prima … ed
evidentemente quei ricordi gli facevano molto male … tutto
tornava!
-Cavoli!
Non c’era
tempo per star lì a riflettere, doveva trovarlo al
più presto. Riprese a correre, chiamandolo a gran voce,
svoltò un angolo in tutta fretta e …
finì addosso a Ray.
-Ahio!!-
esclamò quello – è la seconda volta che
mi cadi su un piede, oggi, dillo che vuoi azzopparmi!
Rouge si riprese,
guardandosi intorno più volte.
-Ray!- saltò
su- hai visto Shanks?
-Stava pescando fino a
poco tempo fa... ma che è…- iniziò
quello, decisamente stupito da quel comportamento.
-Ray, mi sa che ho
combinato un casino, si è veramente arrabbiato!- lo
interruppe lei, cominciando a sentirsi in colpa.
- Arrabbiato? Shanks?!
Questa si che è bella! Gli hai rubato la marmellata?
-Ray, sono seria!-
esclamò lei, scrollando i capelli nervosamente- non sembrava
nemmeno lui, mi ha fatto un’impressione… oddio, mi
dispiace tantissimo… ma io non lo sapevo! Cioè,
potevo saperlo, ma…
Il vicecapitano la
guardò seriamente, poi le sventolò i palmi delle
mani davanti al viso.
-Peperoncino! Stai
calma- scandì, con voce ferma.
Rouge
deglutì.
-Si, ok sono calma-
rispose, guardando di lato.
-C’è
qualcosa che devi dirmi?- chiese lui, incrociando le braccia.
La ragazza, sempre
tenendo gli occhi bassi, tirò fuori dalla tasca il piccolo
smiley, e lo mostrò a Ray un po’ esitante.
-Ha visto questo e ha
dato fuori di matto. Si è arrabbiato tantissimo!
Il vicecapitano prese
l’oggettino tra le mani e poi squadrò lei. Rouge
non sapeva che aspettarsi.
Alla fine il pirata
sorrise profondamente.
-Non finirai mai di
stupirmi, Rouge!- sogghignò –Ora devi spiegarmi
perché ce l’hai tu, questa cosa qua!
Lei, un po’
sollevata per non essersi presa una ramanzina, abbozzò un
sorriso a sua volta.
-Eh … boh -
rispose, vaga.
-Come, boh?
-L’ho trovata
sul ponte e l’ho presa.
-Certo, e vuoi farmi
credere che non sapevi fosse di Roger.
Lei lo
guardò un po’ colpevole.
-Si, lo sapevo.
-E sai
cos’è?
Gliel’avrebbe
chiesto prima o poi, ne era certa da quando aveva deciso di
mostrarglielo.
Tutto stava a decidere
se essere sincera o meno.
Guardò il
vicecapitano che la osservava con aria incuriosita, in attesa di una
risposta.
Pensò che
probabilmente senza il suo aiuto sarebbe stato molto difficile, su
quella nave.
Ripensò al
discorso che avevano fatto, appena quella mattina, su Thomas e su come
loro avessero “vinto” , su come fossero a
conoscenza della verità.
Ripensò a
quante volte lui era riuscito a calmarla, mentre lei dava fuori di
matto per Roger o per qualsiasi altra questione.
Non era proprio il caso
di pensare oltre.
-Si, lo so.
-Shanks.
Ray e Rouge erano
affacciati da una botola del ponte che dava in una piccola stanzetta,
attigua alla camera delle cuccette, da cui si scorgeva il mare
attraverso un grosso oblò.
Shanks, seduto sul
pavimento con le braccia intorno alle ginocchia, distolse gli occhi
dalla finestrella.
Scoccò ai
due un’occhiata triste, lo sguardo rabbuiato.
-Lo sapevo che venivi
qui –continuò il vice, con fare paterno
–avanti, vieni fuori.
-Per favore, Shanks-
rincarò Rouge.
-Perché
avevi quella cosa? – chiese nuovamente il mozzo, con voce un
po’ più acuta del solito, senza smuoversi dalla
sua posizione.
Ray fece un sospiro
profondo.
-Quella cosa, come la
chiami tu, è del capitano, Rouge l’ha solo
raccolta per ridargliela. E tu sai bene dove l’ha presa il
capitano, quindi, per favore, non fare altre storie e vieni fuori.
-No!-
replicò il mozzo, impuntandosi- quella cosa è
maligna, non mi piace! Non voglio vederla!
Rayleigh, con un gesto
veloce saltò nella botola e si avvicinò al mozzo.
Rouge lo
seguì.
Era uno stanzino
davvero piccolo. Entrambi i ragazzi si sedettero a terra, ed il bambino
non potè fare a meno di guardarli.
-Non mi piace!-
ripetè – non la voglio vedere! Mi… mi
fa…
E si interruppe,
scuotendo un po’ la testa.
Rayleigh
guardò il mozzo negli occhi.
- ...paura? Shanks, ti
fa paura quella maschera?
Il bambino attese un
po’ prima di rispondere.
Poi, lentamente,
annuì.
-Si. Mi fa paura.
Quell’affermazione
rimase sospesa nel vuoto e parve riecheggiare nel piccolo ambiente.
Il mozzo aveva
abbassato gli occhi e non aveva più proferito parola.
Rouge, che a sua volta
non aveva più aperto bocca, d’improvviso fu colta
da un’idea. Forse era un’idea stupida, ma forse
poteva anche funzionare.
-Allora forse io so
come far andare via questa paura una volta per tutte- disse,
illuminandosi.
Ray la
guardò interrogativo, Shanks ancora un po’
inquieto.
-Ti fidi di me,
mocciosetto?- chiese lei, tendendo la mano.
Il mozzo la
guardò un po’ scettico.
-Avanti-
ripetè lei con tranquillità, agitando le dita-
devo farmi perdonare, permettimi di aiutarti, per favore.
Il bambino
esitò ancora un po’, poi, piano, le strinse il
palmo.
-Ottimo! Ti ringrazio,
nanerottolo!
Rouge si
tirò su e tirò su il mozzo, seguendo Ray che era
risalito dalla botola.
Quando furono sul ponte
il vice si voltò verso di lei con uno sguardo interessato.
-Allora, ti spieghi
meglio?
-Mi accompagneresti di
nuovo in laboratorio, Ray?- chiese lei con un gran sorriso.
I tre scesero
silenziosamente nella stanza, una volta dentro Rouge prese a guardarsi
intorno, cercando negli armadietti e sotto al tavolo.
Shanks si era un
po’ tranquillizzato, e mano a mano che quella strana vicenda
andava avanti, una parte della sua curiosità innata era
già inevitabilmente riemersa.
-Rouge, ma che ci
facciamo qui?- chiese, guardando poi Ray che alzò le spalle
completamente ignaro.
-Aspetta un secondo
solo…- mormorò lei rovistando rumorosamente in
una grossa cesta.
-Trovato!-
balzò su all’improvviso da dietro una sedia,
stringendo qualcosa tra le mani.
-Allora, allora...
Si sedette
ed invitò il mozzo vicino a lei.
Poi tirò di
nuovo fuori lo smiley che Shanks tanto odiava e lo pose sul tavolo
davanti a loro, tenendo in mano ciò che invece aveva
raccolto nel laboratorio poco prima.
Appena lo vide,
infatti,il mozzo si rabbuiò di nuovo.
Rouge gli
indirizzò uno sguardo rassicurante.
-Stà
tranquillo. Posso raccontarti una storia? Prometto che sarò
breve- disse.
Ray dal canto suo
andò alla finestra e si accese una sigaretta. Poi si
voltò ad ascoltare cosa diavolo avesse in mente la ragazza.
Il mozzo
guardò la rossa ed annuì.
-Bene. Sai
qual’era la mia paura più grande quando ero
piccola? Il vuoto. Avevo paura dell’altezza. E’
successo quando avevo quattro anni, stavo giocando con mio fratello
vicino casa. Quella notte aveva piovuto, ed il terreno era
diventato franoso … io misi inavvertitamente un piede vicino
al ciglio della strada e sentii la terra sparire sotto i miei piedi.
Shanks
sgranò gli occhi.
-E poi?
-Poi-
continuò lei in tono calmo- quando mi svegliai, piena di
lividi, trovai il mio fratellino a fianco del letto che
piangeva. Lui non aveva nemmeno dodici anni, e si sentiva
terribilmente in colpa, anche se mia mamma non lo aveva minimamente
accusato dell’incidente. Dissero che avevo fatto un bel salto
a cadere giù di un po’ di metri, e che mi ero
salvata solo perché sotto c’era una distesa
d’erba e non le rocce. Da quel giorno, naturalmente,
cominciai ad avere una gran paura del vuoto. Mi tenevo sempre al centro
della strada, quando camminavo, e avevo sempre paura di poter cadere
giù, anche da uno scalino- aggiunse con un sorrisetto.
-E ce l’hai
ancora adesso?- chiese il bambino.
-No. O almeno, non ne
sono terrorizzata. Vuoi sapere perché? Il mio fratellino si
era talmente sentito in colpa che in tutto quel tempo aveva cercato di
trovare una soluzione. Poco prima che se ne andasse in Marina, io avevo
una decina d’anni, mi portò con sé in
un posto speciale di Baterilla, non lontano da casa. Mia mamma se
n’era andata da più di un anno - aggiunse.
-Quando vidi dove mi
aveva portato, lo pregai in ginocchio di tornare indietro, ero
terrificata! Era il punto più alto del promontorio, ed era
conosciuto perché d’estate era molto trafficato.
Spesso mio fratello andava lì con i suoi amici e si
tuffavano di sotto, perché in quella parte di mare non
c’erano scogli sommersi ed l’acqua era molto alta.
Io li avevo visti molte volte.
Shanks strinse un
po’ gli occhi.
-Ma se avevi paura,
perché tuo fratello ti ci ha portato? Ti voleva fare un
dispetto?
-E’ quello
che mi sono chiesta anch’io. Ma lui mi ha detto, su per
giù: è stata colpa mia se ora tu hai questa
paura, ed io farò di tutto per fartela andar via. Mi ha
detto: il modo migliore per sconfiggerla è renderla una cosa
positiva.
Poi mi ha chiesto se mi fidassi di lui. Io, naturalmente, ero
terrorizzata. Però mi fidavo di lui, ed annuii.
Rouge tacque.
-Sai cosa fece?
Ray alzò un
sopracciglio e Shanks aprì un po’ la bocca, con
un’espressione stupita.
-Mi prese per mano-
continuò lei – e ci buttammo di sotto, insieme.
Naturalmente da sola non l’avrei mai fatto ma…
quando riemersi dall’acqua, con lui che mi teneva per mano
ancora, pensai come prima cosa: come faccio ad essere ancora viva? , e
per seconda … che era stato divertente, alla fin fine. Da
allora, il vuoto mi fa un po’ meno paura.
Il mozzo la
guardò in silenzio.
-E tutto questo cosa
c’entra?- chiese poi.
-C’entra
perché quando affronti una paura, e la rendi divertente,
allora sei riuscito a sconfiggerla. Cos’è che
sconfigge qualcosa che ti spaventa? Una risata, un bel sorriso. Io sono
stata aiutata dal mio fratellino, ora tocca a te. Guarda questa cosa
qui.
Ed indicò lo
smiley negativo.
Shanks lo
fissò.
-E’
così triste ed arrabbiato- commentò.
Rouge annuì,
sicura.
-Benissimo! Cosa
possiamo fare per renderlo positivo,
allora? Su, non è difficile, l’ho detto
anch’io prima…
Il mozzo tenne gli
occhi fissi su quell’espressione vuota e scontenta.
-Deve sorridere.
La ragazza
annuì ancora una volta e, con suo gran sollievo anche il
mozzo sorrise di rimando.
-Bene! Dunque, dubito
che si possa intervenire su questo oggetto, visto che ormai
è stato inciso in questo modo, ma nessuno ci vieta di farne
un altro!- esclamò, con espressione soddisfatta.
Così dicendo
posò sul tavolo ciò che aveva trovato pochi
minuti prima nel cesto degli scarti di lavorazione: era un cerchietto
di legno delle esatte dimensioni dell’altro.
-Ray-
esclamò lei, dinamica, rivolgendosi al vice che li osservava
con un’espressione eloquente.
-Che ci fai ancora
lì? Ci servirà una matita, ed anche un taglierino!
Quando Rouge
finì di incidere quella faccina sorridente, non senza
qualche problema, Shanks la guardò molto soddisfatto. La
ragazza prese entrambi gli smiley e li mise vicini.
-Vedi Shanks? Adesso
anche lui- e posò sul tavolo quello triste –sa
essere un pò più felice- e fece lo stesso con
l’altro.
Il mozzo
guardò prima l’uno, poi l’altro, infine
annuì .
-Aha, ho capito. Ora fa
meno paura. E' più simpatico ...
Ray gli posò
una mano sulla spalla.
-Cosa ti dico sempre? I
veri pirati non hanno paura di nulla!
-Va bene, io non ho
paura per niente, allora!- ribattè quello deciso, ed il
ghigno vivace rispuntò sul suo viso.
-Così mi
piaci, mocciosetto- concluse Rouge, con un sospiro di sollievo.
Sarebbe stato davvero
criminale far tenere il broncio ad un bimbo come Shanks, che solo col
suo buonumore risollevava la giornata.
Se ne restarono un
pò lì a parlare del più e del meno,
mentre il mozzo giocherellava con le marionette di Ray.
Una mezzora dopo il
rosso crollò dal sonno sul tavolo del laboratorio, a
metà di un combattimento tra il dragone e il granchietto di
legno, ed il vicecapitano e Rouge concordarono sul fatto che era
davvero ora di tornare di sopra.
Doveva essersi fatta
almeno l’una di notte.
Ray portò il
mozzo a dormire nella cuccetta e poi uscì di nuovo sul ponte
di prua, dove la ragazza si era seduta in quel posto che ormai era
diventato il suo angolino prediletto.
Si sedette al suo
fianco e si accese una sigaretta.
-Lo so che adesso anche
tu vorrai delle spiegazioni, eh?- mormorò, sfilandosi gli
occhiali e posandoli alla sua sinistra.
-Io ti ho detto quanto
so sulla popolazione dei Medoc, e su come sono venuta a sapere che
Roger, il periodo successivo alla morte di sua sorella, li abbia
incontrati. E che lì abbia incontrato il nanerottolo-
rispose lei, ripetendo ciò che aveva spiegato nel dettaglio
a Ray un paio d’ore prima.
-Adesso mi piacerebbe
sapere perché Shanks odia tanto questa storia, tanto che il
semplice rimando a quella gente gli provoca una simile reazione.
Ray soffiò
via un po’ di fumo.
-Ah, a proposito,
complimenti per la trovata. Mai pensato di darti alla psicologia
infantile?- ironizzò.
-Ray…-
borbottò lei.
-E va bene. Volevi
sapere, eccoti servita. Ma ti avverto, questa storia, su questa nave,
la conosciamo solo io, Roger e Shanks, naturalmente. Quindi…
-Si, ho capito. Muta
come un pesce - confermò la rossa annuendo briosa.
Il vicecapitano
lanciò ciò che restava della cicca fuori bordo e
prese a raccontare.
-Roger, a sua volta,
è venuto a sapere di questa storia dal capo tribù
Medoc. Quando era al villaggio, un bel giorno si era ritrovato quel
mocciosetto rosso tra i piedi, e non riusciva a spiegarsi uno straniero
tanto piccolo, per giunta, in mezzo ad una tribù indigena
così gelosa delle proprie tradizioni e così poco
aperta ai contatti. Fai conto che Shanks all’epoca aveva su
per giù quattro anni.
Rouge annuì.
-Devi sapere che, come
accade ancora oggi per molti popoli nomadi che abitano la Red Line, nel
periodo in cui le nevicate sono meno frequenti e si aprono i valichi
per scendere a valle, alcuni gruppi di uomini si recano sulla costa a
fare rifornimenti per l’inverno. Fu durante uno di questi
viaggi che alcuni Medoc incontrarono una donna sola, a cavallo, nel bel
mezzo di una tormenta. Portava con sé un bambino molto
piccolo. La poverina sembrava molto malata, e gli uomini, impietositi,
la accompagnarono al villaggio sulle montagne, ma non riuscirono a
salvarle la vita. L’unica cosa certa che si seppe di lei, era
che proveniva da un’isola del Mare Occidentale, ed era
lì che era nato il bambino. Il suo ultimo desiderio fu per
lui, chiese al capo tribù di salvarlo, di tenerlo con loro.
Ma gli anziani sostennero che la visita di quella donna era un cattivo
auspicio, per un fatto ben preciso.
-Perché
proveniva da un altro Paese?- azzardò Rouge.
-Perché
aveva i capelli rossi- rispose Ray con un sorriso.
Lei alzò un
sopracciglio.
-Ehi!
-Non si possono negare
tradizioni vecchie millenni, peperoncino. Forse per il fatto che gli
indigeni hanno sempre avuto occhi e capelli molto scuri, i rossi erano
considerati creature legate al diavolo … suppongo.
E’ una credenza abbastanza diffusa, comunque, anche
in posti più “civilizzati”,
sai? Cambia il livello di sviluppo o di ricchezza, ma certi archetipi
restano…
-Sarà-
commentò lei.
-E se per loro era
stato un cattivo segno la presenza della donna dai capelli rossi, puoi
immaginare quanto lo fosse quella piccola peste che ora dorme
beatamente di là. Il capo tribù voleva tener fede
all’ultimo desiderio di quella donna per una questione
d’onore, ma non poteva abbattere il pregiudizio che lui
stesso, come tutta la sua gente, avesse contro il bambino. Lo tenne con
sé e con la sua famiglia, ma nessuno gli regalò
mai un attimo di affetto o di comprensione. Quel bambino era
indifferente a tutti, non potendo venderlo come schiavo
perché troppo piccolo, né abbandonarlo
per via dell’ultimo desiderio di sua madre, lo tenevano al
villaggio ma continuavano a vederlo come uno straniero, un diverso, e
nessuno mai si interessò a lui… almeno fino a
quando non ci capitò Roger, da quelle parti.
Rouge sorrise,
reclinando un po’ la testa.
-Ecco perché
Shanks lo stima così tanto. E’ stata la prima mano
tesa in suo aiuto, da quando ha messo piede a questo mondo…
-Già. Ed
ormai sono passati tre anni- annuì Ray, abbassando gli occhi
- sono già tre anni che sta con noi.
Guardò davanti a sè con un'espressione
malinconica e divertita al tempo stesso, come a dire che il tempo
trascorreva fin troppo in fretta per i suoi gusti.
-Fatto sta
che Roger rimase davvero stupito da questo bambino - riprese - Quando
quel piccoletto seppe che lui era un pirata, lo supplicò di
portarlo sul mare. Gli disse che non aveva mai visto il mare, dove era
nato, e glielo disse con una tale enfasi ed una tale speranza negli
occhi che persino Roger ne rimase impressionato. Capì che
quel bambino odiava quel posto, ed ebbe modo di vedere come tutti lo
trattassero freddamente per via di quella sciocca superstizione
… e capì che avevano davvero qualcosa in comune:
per entrambi il mare significava la libertà. Per Roger, era
l'inseguire quel sogno di felicità che non lo avrebbe
trattenuto in orfanotrofio a Rogue un attimo di più. Per
Shanks, un enorme mondo da scoprire, a cui ritornare lasciandosi alle
spalle quegli anni di abbandono e solitudine. Insomma, avevano una
certa empatia, per quanto così differenti. Quando il
capitano ripartì lo prese con sé, e nessuno della
tribù ebbe da ridire, anzi.
La ragazza
guardò distrattamente di lato.
-Non si sa chi fosse
sua madre?- chiese, ricordando quando Shanks l’aveva
nominata, di sfuggita.
-Probabilmente una
piratessa. Le trovarono addosso molti gioielli, ma soprattutto aveva
sulla spalla destra un tatuaggio con un Jolly Roger intrecciato ad una
rosa, che è un simbolo ricollegabile ad alcune ciurme di
contrabbandieri attive nel Mare Occidentale fino a qualche anno fa, i
pirati Thorn. Furono completamente annientati dalla Marina, mi ricordo
che lo sbandierarono a gran voce sui giornali…
-Era davvero il suo
destino, diventare un pirata- mormorò lei.
-Per questo capisci
quanto possa odiare qualsiasi cosa gli ricordi il periodo della sua
prima infanzia?- continuò Ray- per quanto piccoli, i bambini
possono immagazzinare dei ricordi che rimangono indelebili nella
memoria. Anche se non capiscono bene cosa succede intorno a loro,
ricollegano delle immagini a degli stati d’animo.
Evidentemente quel simbolo, che lui scorgeva ogni giorno sulle tende
dei nomadi, sulle bandiere o sulle statue votive, rievoca in lui delle
sensazioni molto negative. L’abbandono… beh,
essere stato lasciato solo proprio nel periodo in cui si ha
più bisogno d’affetto lo ha reso un ragazzino alla
continua ricerca di attenzioni, anche se tutto sommato devo ammettere
che sta venendo su bene, almeno da quando è qui con noi-
aggiunse con un sogghigno.
-Ma che carini, Roger e
Ray, papà e mamma!- ridacchiò lei.
-E mi spieghi
perché io dovrei essere la mamma?
Lei fu presa alla sprovvista per un attimo.
-Beh,
perché Roger … cioè…
è così…
Si mise
l’indice sulle labbra, cercando la parola adatta.Il vicecapitano alzò
un sopracciglio e la guardò di sottecchi.
-… se stai
per dire così virile
giuro che mi alzo e me ne vado.
Rouge
avvampò.
-Ray! Stavo per dire
che è così burbero che sicuramente la mamma non
la può fare lui!
Bru…tto…sce…mo!!- esclamò
tutto d’un fiato, tirandogli una serie di schiaffetti, mentre
quello se la rideva cercando di sfuggire alla raffica di colpi non
completamente amichevoli.
-E quindi- si ricompose
lui quando lei ebbe finito di fargliela pagare- ecco qui
perché Shanks mal sopporta che gli si nomini la Red Line o
gli si ricordi in qualche modo quel posto.
Rouge si fece
pensierosa e tornò un pò abbacchiata nella sua
posizione, guardando il pavimento.
-Dubito che il mio
intervento di stasera sia servito a molto- mormorò, pensando
nuovamente alla faccenda degli smiley.
-Perché?
-Beh, non
sarà una stupida faccina sorridente senza un minimo di
significato a soppiantare nella sua memoria i ricordi tristi legati
invece al simbolo dei Medoc.
Ray parve rifletterci
su.
-Naaah-
commentò poi - È qui che ti sbagli.
Perché dici che la faccina sorridente non ha un minimo di
significato? D’accordo, è solo un oggetto, ma
nulla vieta a Shanks di poterlo riempire
con dei bei ricordi. Tanto per dirne uno, il giorno in cui ha
conosciuto Roger.Oppure il giorno in cui tu lo hai portato alla festa
di nascosto da noi altri, la prima volta che è salito su una
giostra. Ma ce ne sono moltissimi altri, ne sono sicuro. Tutte le
avventure in cui si è ritrovato da quando viaggia con noi, i
ghiaccioli alla menta o tutta la marmellata che si è fregato
di nascosto in cambusa- ridacchiò.
-Ma allora
perché non lo ha tenuto con sé, e me
l’ha regalato ?- rispose lei, tirando fuori dalla tasca le
due faccine ed osservandole sui palmi delle mani.
Ray la
guardò fraternamente.
-Perché sa,
o ha intuito, che c’è qualcuno che ne ha
più bisogno di lui, in questo momento. Qualcuno che, le sue
paure, non ancora le ha affrontate.
Rouge fissò
il vicecapitano.
-E’ ora che
quel benedetto oggetto torni al suo proprietario- disse quello,
annuendo piano.
Lei si mordicchiò un labbro, sbattendo le palpebre.
-Ma ,
prima di ogni altra cosa- aggiunse il pirata con un sospiro, tirandosi
su- è ora di andare a riposare le nostre vecchie e stanche
membra!
E, con un ultimo
saluto, si avviò alle cuccette.
Rouge rimase
lì, sola con il sussurro altalentante delle onde.
°°°
Note:
Oook, non picchiatemi, please!
Roger una volta tanto è stato completamente estromesso dalla
narrazione, ma avrà successivamente modo di rifarsi
prossimamente!
Su questo capitolo, invece ...
Lo so che
la mia mente è molto contorta, l’avevo premesso
che la faccenda degli smiley sarebbe stata una cosa strana: comunque mi
piaceva il fatto che Ace avesse ereditato qualcosa da entrambi i suoi
genitori.
Così, mentre
la madre per lui rappresenta la parte positiva, Roger è
invece quella che rifiuta, ma che comunque porta con sé,
perché non può farne a meno, essendo sangue del
suo sangue.
Ed in generale mi
piaceva l’idea della trasmissione di un simbolo, una cosa in
cui OP sguazza abbondantemente, a partire dal Cappello di paglia, ma
anche per esempio il tatuaggio di Nami con la girandola di Genzo ed i
mandarini di Bellemere… e via dicendo!
Per la cronaca, non so
se la nave di Garp abbia un nome *sgratt sgratt* , comunque
l’ho chiamata Sirius Clash più che altro
perché ha la polena a forma di cane, e Sirio è
appunto la costellazione del cane ^-^
Poi poi… il
capitolo in cui Shanks e Rou avevano intrapreso la conversazione sul
passato del piccolo è precisamente l’11, se avete
dimenticato la cosa :)
Poi, straovvia la
citazione harrypotteriana sui Mollicci :) ciò che sconfigge
la paura, è una risata! Tra l’altro, io adoVo
Lupin *-* è il mio personaggio preferito dopo Sirius *-* e
comunque adoVo l’intera saga, come molti della mia
generazione! Praticamente ci sono cresciuta insieme *-*
Sto divagando
… soddisfatti coloro che volevano saperne di più
sul passato di Shanks? La faccenda dei capelli rossi fa molto
Rosso Malpelo, vero? xD Che poi è un’opinione
ancora diffusa, certo, non porta a conseguenze di emarginazione ... a
me, per la cronaca, i capelli rossi piacciono tantissimo :P E comunque
il fatto che il mozzo conosca i territori della Red Line
potrà tornare utile in futuro, chissà …
Con questo chiudo il
papiro di note, sperando che questo capitolo vi sia garbato :)
To
be continued ;)
|
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Capitolo 23 *** Pledge ***
Buonasera!
Scusate il ritardo, si sono ammassati dei piccoli imprevisti...
Comunque, ecco il nuovo
capitolo! Eravamo rimasti a Rouge che doveva sbrigare una certa
faccenda, ma prima le risposte a chi trova sempre il tempo di
commentare <3
@ KH4:
Ciao Ale! Beh, il
gabbiano avrà ampiamente sogghignato nel fregarsi il
pranzetto di Garp, son sicura...Sono molto contenta che ti sia piaciuto
il metodo-Rouge ^-^ a dirla tutta non ero convintissima di quella
parte, però avevo intenzione di metter dentro i due smiley,
anche come un piccolissimissimo tributo ad Ace :) Thank you e alla
prossima, dear!
@ meli_mao:
Hola! Acc, sai che sono contenta di sentirti dire quanto ti abbia
coinvolta quella piccola storia degli smiley? Si aprono spiragli per
Rouge, evviva xD mi è piaciuto il paragone che hai fatto sui
Medoc con la leggenda di Atlantide,si tratta sempre e comunque di
popoli di cui si sa poco o nulla, che abitano in terre sconosciute e
desolate. Se ne parlerà in seguito, ancora :) Ed
è vero che Roger, anche se non appare fisicamente, come dici
tu, è sempre dietro ogni parola, ogni discorso: delle volte
ho seri dubbi che il vero protagonista sia lui :D vabeh, diciamo che
sti due si dividono la scena, visto che anche Rou è
abbastanza egocentrica u.u Grazie e a presto!
@ Chibi_Hunter:
Ciao! Il gabbiano è la vera star del capitolo, si xD Ti
ringrazio per il giudizio positivo su tutta la faccenda di Shanks e per
l'opera di convincimento di Rouge :D In ogni caso, credo che dopo il
capitolo scorso, tutti quanti vorrebbero spupazzare Shanks fino allo
sfinimento :D:D merita un pò d'affetto! Grazie per la rece,
alla prossima!
@ angela90:
Hurrà per il gabbiano! Garp è proprio fatto
così, quanti più nemici ha da sfidare,
più si esalta :D "Mamma" Ray ci è andato molto
vicino a mandarla a quel paese, già ha il suo bel da fare su
quella nave di pazzi, ci si mette anche Rouge che lo sfotte xD Ti
ringrazio per l'apprezzamento, e alla prossima!
@ tre 88:
Ciao! Mi ha fatto piacere che secondo te il rapporto tra Roger e Ray
è descritto bene, è vero che quei due sono
praticamente fratelli, e sono doppiamente contenta per ciò
che hai scritto di Rouge: c'è molto in lei di simile al
carattere di Ace, soprattutto per quel che riguarda la testardaggine ma
anche la vivacità e la capacità di mettersi nei
guai, aggiungerei :D Si, sarebbe stata una madre fantastica, anche
perchè come dici tu, si trova molto in sintonia con i
bambini (e con bambini intendo anche Roger xD). Ahah xD no, non
c'è solo l'orologio di Craig, grazie al cielo :D Ebbene
sì, Daniel ha finalmente capito che l'unico modo per tener
buono il capitano è imbottirlo di sedativi per orsi ed
incatenarlo al letto! No, scherzo, il nostro Captain Roger
sarà presto di nuovo attivo! A presto :)
@ Akemichan: Hola,
carissima! No problem se salti qualche rece ^-^ Aw, quando un
lettore mi trova le connessioni tra i capitoli vado in visibilio xD ed
in effetti il pezzo di Edward che, come giustamente noti tu, parla
dello stato delle cose dimostrando di capirle ma non ancora sa cosa
fare esattamente per poterle migliorare, fa esattamente da contrappasso
ai piani alti, come a dire: non siamo dei semplici soldatini. Vabeh, ci
tenevo a dirti che hai centrato la cosa :D La frase su Ray
che costruirebbe i giochi di un eventuale figlio è,
naturalmente, voluta. E, ti dirò, è parecchio una
cosa bastarda, considerando l'evolversi della storia. So essere molto
cinica, sì :3 Son contenta ti sia piaciuta la
rappresentazione di Barbabianca, ed il riferimento all'unione dei
pirati ...tra l'altro mi viene in mente che, non mi ricordo chi, dice
che il potere più grande di Rufy è quello di
farsi amico e complice chiunque... quindi anche lui in un certo senso
crea una coalizione, e di fatto prosegue, come dici tu, l'opera di
Newgate ed anche di Roger (che sicuramente qui non ha assolutamente
l'obiettivo di creare un'unione, anzi...). Grazie mille per i tuoi
commenti sempre approfonditi, alla prossima :)
@ MBCharcoal: Carboncino!
G-a-b-b-i-a-n-o p-o-s... si, ok xD Ahah, Sengoku è
un altro un pò fuori di testa, beve troppi
caffè e manda lettere ben chiare per far entrare la cosa
nella capa dura del viceammiraglio... ma si sa, Garp è Garp.
E noi lo amiamo! Lo sai già, io VOGLIO il disegno di
Ray-mamma. Ormai mi sa che non ne viene fuori, Rouge gli ha appioppato
questo ruolo e nulla sarà più come prima xD
Grazie di tutto, tesora. A presto! Meowww :3
Ed infine grazie a chi
continua a seguire/preferire/ricordare questa storia :) Enjoy!
23.
Pledge
Fasce di
Bonaccia, giorno 3.
Quella mattina, a trovare Rouge
sul ponte immersa in chissà quali pensieri, fu Craig, che
dal canto suo continuava scrupolosamente a tenere sott’occhio
la rotta.
Il navigatore mostrava
uno spirito incrollabile in quella sua missione, lei lo aveva visto
diverse volte comandare repentini cambi di direzione al timone, per
essere certo che la nave seguisse la scia della corrente che li avrebbe
portati fino alla Grand Line.
Sebbene non avesse
ancora vent’anni, il ragazzo sapeva certamente il fatto suo.
Quando impartiva le
direttive la stabilità della rotta, tirava fuori tutta la
sicurezza e la caparbia che i suoi modi di fare, solitamente taciturni
e un po’ timidi, non lasciavano trasparire.
-Secondo i miei
calcoli, entro le diciannove di questa sera dovremmo essere fuori-
disse infine, tirando fuori il suo solito orologio con la catenella.
Rouge si
mordicchiò un unghia. Gettò uno sguardo a Shanks
che giocherellava con ciò che restava della cresta della
orribile testa d’idra ancora legata alla polena come monito
per i mostri marini.
Poi tornò
alla carta che il navigatore in quel momento aveva sotto mano.
-Cosa succede se non
siamo fuori?- chiese con un moto d’inquietudine.
-Probabilmente,
rimarremmo bloccati a vagare per questa Fascia di Bonaccia in
eterno…- rispose con naturalezza il ragazzo –il
che è poco raccomandabile visto che: a, non abbiamo
sufficiente cibo; b, ben presto i mostri marini si stancheranno della
nostra presenza; c, correremmo il serio rischio di incrociare una nave
della Marina. Usano spesso le Fasce per le loro rotte, proprio
perché, in teoria, sono sotto la loro completa
giurisdizione. A meno che…
-A meno che non si
abbia per navigatore un pirata che ha studiato in Accademia- concluse
lei con un ghigno.
-Cerco di essere utile
al capitano come meglio posso- disse quello, abbassando un
po’ gli occhi.
Rouge ormai non si
stupiva più di quanto tutti i compagni di Roger, in un modo
o nell’altro, riponevano un’estrema fiducia nel
loro capitano. Del resto, anche lei aveva visto come il pirata, nei
momenti più difficili, sapesse prendere in mano la
situazione e motivare i suoi uomini.
Aveva
l’istinto del leader innato, e quello era il lato positivo di
un carattere tanto orgoglioso e testardo. Conferiva sicurezza,
infondeva coraggio, usava poche parole ma le usava bene, ed era sempre
in prima linea se si trattava di combattere, anche a costo di fare
scelte azzardate come lo era stata, almeno a detta di Ray, quella
contro l’Idra.
La ragazza si strinse
un po’ nella maglia leggera che portava adagiata sulle spalle.
Quei pensieri
le lasciavano una sorta di amaro in bocca.
Un carattere come
quello del capitano, tanto votato alla sua personale causa, come si
apriva ad altri sentimenti? Ora che ci pensava, non aveva mai sentito
Roger parlare di donne, nemmeno mentre tutto il resto della ciurma
sghignazzava su quanto potessero essere attraenti o meno le ragazze di
cui conservavano le fotografie dalle dediche scribacchiate in fretta.
In quei momenti
l’aveva visto prendere parte al discorso in maniera
stranamente indifferente, mormorando un ‘si, carina’
di tanto in tanto, ma nulla di più.
Forse che considerasse
una debolezza anche l’amore?
Rouge
aggrottò la fronte.
Chissà qual
è il suo tipo ideale?, pensò poi,
con un moto di curiosità tutta femminile.
Con la fortuna che si
ritrovava, magari era la classica bionda con gli occhi azzurri. O
forse, una mora dalla pelle scura.
Passare tutte queste notti senza
dormire in un modo decente mi sta facendo decisamente male,
constatò.
Eppure, ogni volta che
provava a chiudere gli occhi, cercando di scacciare via quella
maledetta luce accecante che li perseguitava da quando avevano messo
piede nella Fascia, una miriade di pensieri confusi su Edward, su suo
padre, su ciò che lei avrebbe fatto da allora, ed infine su
Roger, si affollavano alla sua mente e le impedivano di riposare
serenamente.
Di dormire, poi, non se
ne parlava nemmeno.
Ray le aveva di nuovo
chiesto perché si rifiutasse così cocciutamente
di dormire in camera del capitano, momentaneamente libera visto che il
suo inquilino era ancora in infermeria ad occupare il posto che
spettava a lei, ma Rouge aveva nuovamente risposto con un mugolio
distratto.
In realtà,
il motivo era sempre quello, sempre che fosse un motivo valido e non
una delle sue paranoie: il pirata avrebbe trovato da ridire, ne era
sicura al cento per cento, di conseguenza lei preferiva non minare
quella serenità che pareva essersi instaurata tra loro.
Senza contare, poi, che
tutta quella luce le toglieva effettivamente il sonno.
Si
attorcigliò un ricciolo sull’indice.
O forse stava solo
cercando una scusa per non ammettere a sé stessa che il
fatto di dormire in quel letto le metteva addosso un po’
d’imbarazzo.
Emise un piccolo
lamento sconsolato, mentre Craig si voltò a guardarla
perplesso.
Lei ricambiò
con un sorriso accennato.
-Problemi?- chiese il
navigatore in tono pratico.
-Oh, Craig …
più di quanti dovrei farmene- rispose lei.
Il ragazzo
incurvò le labbra in un sorriso.
-Allora non farteli.
Sai, si vive meglio- mormorò.
Rouge sbuffò.
-Fai presto tu, a
parlare!- disse, un po’ piccata – e poi, non darti
quel tono, che hai solo qualche mese più di me.
Quello, come al solito,
non si scompose e continuò a scorrere le sue carte
seraficamente.
-Certe volte ci poniamo
troppe domande, lo so benissimo.
Si risollevò
dal tavolo e la guardò con la sua solita espressione calma.
-Il mio migliore amico
è un sottotenente di Marina, alla base di Rogue Town- la
informò, come se le stesse parlando del tempo.
Rouge sgranò
gli occhi.
-Ma…
come…?
Quello annuì
con naturalezza.
-Ci conosciamo da
quando eravamo piccoli, essendo cresciuti insieme su
un’isoletta vicina a Rogue, abbiamo semplicemente fatto due
scelte differenti. Siamo legati come due fratelli. Ci si vede quando
noialtri torniamo lì, visto che Roger prima di intraprendere
un qualsiasi viaggio fa tappa nella sua vecchia isola. Ovvio- aggiunse
– non è molto spesso. Ma una birra insieme, quando
c’è la possibilità, si fa sempre, in
qualche locale scalcinato di Rogue.
Rouge
abbassò gli occhi.
-Un pirata ed un marine
a bere insieme. Curioso- mormorò.
-Per questo sostengo
che spesso noi umani ci poniamo troppe domande inutili. Siamo forse
nati con quel titolo cucito addosso? Prima di essere pirata e marine,
io e lui siamo due fratelli
– ripetè, sottolineando la parola - ed abbiamo
completa fiducia l’uno nell’altro. Nessuno di noi
tradirà la nostra amicizia, tutte le altre cose vengono dopo.
La ragazza fu colpita
da quanta sensibilità il navigatore, così
apparentemente indifferente di carattere, avesse infuso
nell’ultima frase.
-E dire che ti facevo
una persona fredda … non sono il massimo con le prime
impressioni- disse lei con un sorriso un po’ indulgente.
Il ragazzo
alzò le spalle.
-Tendo a dare
quell’impressione- replicò brevemente, e si rimise
al lavoro con la sua scrupolosa calma, mentre la ragazza si
congedò con un gesto della mano.
Aveva qualcosa da fare,
sì.
La porta si chiuse con
un lieve cigolio.
Rouge
osservò la stanza: era rettangolare, arredata con vecchi
mobili in legno, in un angolo era addossata una grossa scrivania di
mogano dai piedi intarsiati, coperta di carte e libri. Occupava buona
parte della camera, e dal lato opposto c’era una piccola
branda con le coperte ancora sfatte. Un armadio pressoché
vuoto, una cassettiera ed una vecchia poltrona dalla tappezzeria logora
completavano lo scarno arredamento. La luce diafana ed innaturale del
clima nelle Fasce di Bonaccia continuava a perseguitarla attraverso una
grossa finestra che si affacciava direttamente sul mare.
Non avesse saputo
dell’altra stanza preferita da Roger, ovvero la biblioteca
stracolma di libri, avrebbe detto che, in quanto stanza del capitano,
quel bugigattolo era davvero piccolo e triste.
Avanzò a
passo lento, cercando di non toccare nulla, e soprattutto stando
lontana dalla scrivania. Si era recata lì con un unico
obiettivo: doveva riconsegnare quello strano smiley a Roger, proprio
come le aveva suggerito Ray la sera prima.
Lo avrebbe lasciato
lì, e se ne sarebbe andata così com’era
venuta.
Un lavoro semplice e
pulito.
Riconsegnarglielo a
mano avrebbe significato quasi sicuramente qualche domanda sul
perché lo avesse trattenuto per così
tanto invece che riconsegnarglielo subito, e visto che nemmeno lei
aveva una risposta a tale questione che non fosse
“boh”, aveva optato per quell’altra
soluzione.
Almeno, se
gliel’avesse chiesto, avrebbe sostenuto che lo smiley, lei,
l’aveva subito ridato a Ray che a sua volta l’aveva
posato in camera del capitano in attesa che stesse meglio. Il vice le
avrebbe retto il gioco facilmente.
E meno male che non dovevo pormi
troppi problemi, si disse, consapevole che tutto quel
gioco di possibilità era solo un assurdo castello di carta
costruito non sapeva bene su quali basi.
Si avvicinò
al comodino e tirò fuori dalla tasca la faccina triste, che
ormai portava sempre insieme a quella sorridente che aveva fatto
insieme a Shanks.
Posò la
prima sul mobiletto in legno e la guardò.
La spostò un
po’ con la punta dell’indice, la guardò
di nuovo e sorrise soddisfatta.
Ecco,
messa lì proprio per caso.
Poi lo sguardo le cadde
sul letto con le coperte sfatte. La sua testa, dolorante per le poche
ore di riposo negli ultimi tre giorni, implorò un
po’ di tregua.
Si guardò
indietro.
Avanti, non verrà
nessuno a disturbarti, le sussurrò la vocina
nella sua mente.
Rouge si sedette sul
letto. Era morbido.
Roger era ancora in
infermeria e Dan non lo avrebbe lasciato andare così
facilmente.
Solo per cinque minuti,
si disse, appallottolandosi sul materasso con lo smiley sorridente
ancora stretto in mano.
Solo
per cinq…
E crollò
addormentata all’istante.
Frush.
Cos’era?
Sembrava il rumore delle onde.
Frush.
Anzi no… a
ben sentire… era più il rumore di una pagina di
carta che veniva sfogliata.
Rouge si
raggomitolò un altro po’ pigramente sul fianco,
mugugnando, cercando una posizione più comoda con le braccia
e le ginocchia sul ciglio del letto.
Sentì il
rumore cartaceo fermarsi per un istante.
Un
secondo…
Socchiuse gli occhi,
insonnolita, per poi mettere a fuoco la scena di una persona che,
comodamente seduta in poltrona, stava leggendo il giornale con
nonchalance.
-Wah!- saltò
su di botto, e con suo grande disappunto sentì il materasso
mancare sotto le sue mani, con la conseguenza che cadde platealmente
dal letto.
Si tirò
immediatamente su, guardando Roger che, senza abbandonare il suo
quotidiano, in tutto ciò si era solamente voltato a
guardarla svogliato e vagamente divertito.
Nonostante i mille
pensieri che le si affollarono in testa, Rouge notò che il
capitano portava un paio di occhialetti da vista che gli davano
un’aria stranamente intellettuale.
-Ehm…-
iniziò lei, con la solita espressione innocente che
sfoderava quando veniva scoperta. Rimase seduta per terra sulle
ginocchia, appoggiata sui talloni, le mani intrecciate in grembo.
-Immagino sia inutile
chiederti cosa ci fai qui- riprese quello, con un mezzo sorriso per via
della teatrale caduta.
La ragazza si diede
dell’idiota.
Cinque
minuti, eh?
- Comunque, cominciavo
a credere che fossi morta, non ti svegliavi più. Hai il
sonno decisamente pesante.
- Ho dormito poco, in questi giorni- mugugnò lei a
mò di scusa.
Il pirata
abbandonò il quotidiano e si levò dalla sedia.
Sotto la camicia bianca un po’ lisa, si notava la grossa
fasciatura che gli attraversava il petto, frutto degli aculei
dell’idra. La ferita sembrava in via di guarigione, la pelle
intorno era pulita e le fasce candide.
Si avvicinò
al comodino e Rouge si rimise subito in piedi, con la conseguenza che
si trovarono faccia a faccia davanti al mobiletto.
Si guardarono.
Poi entrambi,
contemporaneamente, spostarono lo sguardo sul piccolo smiley triste
posato lì sopra.
Acc…
Rouge chiuse gli occhi
per un attimo, poi tornò a guardare Roger con quella che era
la faccia di chi era stato preso in flagrante. Lui invece fece
un’espressione ironicamente interessata.
-Quindi?-chiese,
reclinando appena la testa e sbattendo le palpebre, in attesa.
La ragazza fece appello
alla sua faccia tosta.
Si sedette sul
materasso.
-Oggi l’ho
trovato e te l’ho riportato- rispose in tono molto dignitoso.
Il pirata
appoggiò una mano sul mobiletto ed abbassò appena
gli occhi. Il sorriso si allargò.
Poi, con sommo orrore
della rossa, estrasse dalla tasca lo smiley sorridente, tenendolo a
mò di sigaretta tra indice e medio.
-Quindi sai anche
cos’è questo- commentò con noncuranza
–lo avevi in mano e dev’esserti caduto mentre
dormivi.
Rouge sgranò
gli occhi.
-Ridammelo!-
esclamò– è mio!
Fece per avvicinarsi a
prenderlo, ma Roger lo allontanò da lei, portando il braccio
all’indietro.
-Ehi, ehi…
Poi lo
guardò di nuovo di sottecchi, fingendo interesse.
-Ma guarda-
mormorò, sogghignando –noto una certa somiglianza
con l’altro…
Rouge lo
guardò malissimo. Eppure ci si era ficcata lei con le sue
mani in quella storia.
-E va bene, quel tuo
benedetto medaglione, o quello che è, l’ho trovato
per terra la sera che hai affrontato l’idra. L’ho
tenuto con me fino ad oggi- ribattè, in tono un
po’ infantile.
Con suo gran sollievo,
Roger non le chiese il perché, c’era
un’altra domanda che lo interessava di più.
-E questo
cos’è?- fece notare, mostrandogli di nuovo la
faccina allegra.
-Quello l’ho
fatto io- borbottò lei –perché
…
Esitò. Non
c’era alcun bisogno di raccontargli tutto quanto aveva
appreso sul passato di Shanks, né tantomeno il fatto che lei
conoscesse il significato di quell’oggettino.
-…
perché quell’altro mi sembrava troppo triste. Ce
ne voleva un altro che lo correggesse- concluse, nel tono
più convincente che potesse.
-Che lo…
correggesse?- domandò lui, d’un tratto
inespressivo. Era come se stesse cercando di afferrare il significato
di quella parola.
Rouge
scrollò i capelli.
-Oh, avanti, ti sembra
il caso di fare tutte queste domande per uno stupida faccina?
Il capitano la
guardò un po’ perplesso. Poi, con gran sorpresa
della ragazza, si mise a ridere. Non era una risata eccessiva, aperta,
quanto più un ridacchiare tra sé e sé.
Sembrava che trovasse tutto molto divertente, comunque.
Lei aggrottò
un po’ la fronte.
-Ehi,
cos’è tutta quest’ilarità?-
esclamò sarcastica –E' perché il tuo
amato rum è ancora al riparo dalle grinfie del medico? Io
stavo parlando seriamente!
-Ma che fantastici
processi mentali –commentò lui, non raccogliendo
l’ultimo riferimento – basta un sorriso per
cancellare qualcosa di triste e sbagliato? Qualcuno, tempo fa, mi disse
che questa è la maschera della Vita.
Ed
era gente molto allegra, a quanto ne so, eh?
Rouge scosse lievemente
la testa.
-Secondo me- rispose
poi con calma- questo qualcuno si sbagliava di grosso. La vita
è troppo lunga per avere sempre la stessa faccia.
Cambia… non c’è nulla che non possa
cambiare, a questo mondo.
Roger
incrociò le braccia.
-Ah, sì? Per
esempio?
-Insomma-
proseguì lei, guardando di lato – guarda me,
quante cose sono cambiate negli ultimi mesi? Fino a poco tempo fa
neanche sapevo chi fosse mio padre, cosa fosse l’Haki o
quanta paura si possa provare alla vista di un mostro
marino… o chi fosse Roger, per esempio.
Lui fece un espressione
eloquente, osservandola di sottecchi.
-E ora credi di saperlo?
Rouge
incrociò i piedi e lo guardò con un sorriso
sottile.
-Me ne sono fatta
un’idea. Basandomi sulle mie forze, visto che lui non
è quello che si definisce un tipo estroverso.
-Tsk.
-Si, mi riferisco
esattamente a questo.
Roger la
guardò accondiscendente.
-Ci sono tante cose che
ancora non sai di me.
-Raccontamele- rispose
subito lei, con sicurezza –hai visto, ora sono disposta a
crederti.
Il capitano
sogghignò.
-Per esempio-
continuò lei nel frattempo, in tono pratico
–potresti raccontarmi cosa c’è scritto
negli appunti che ti ha dato il professor Clover ad Ohara, per dirne
una…
-Continua a chiedere di
Ohara, continua pure… ti sei fissata, io te l’ho
detto!
Rouge fece un sorriso
incoraggiante.
-Comunque-
proseguì il capitano, mettendosi in tasca la piccola
maschera dei Medoc e porgendo l’altra a Rouge
–riprenditi la tua creazione.
-Oh, era ora!
La ragazza fece per
afferrarla, ma poi si bloccò a mezz’aria.
-Anzi … no-
disse infine, indicando il capitano –forse … forse
dovrebbe stare insieme all’altra.
Roger alzò
gli occhi al cielo.
-Ok, e questo
è dovuto a quale fantasiosa teoria …?
-Nessuna teoria, ma
quei due, come dire … si completano a vicenda. Se
ci tieni davvero a quella specie di faccetta porta-iella, almeno
l’altra compenserà con un po’
d’allegria. Sono persino disposta a regalarti
quest’opera d’arte –concluse ironica.
-Questo sempre secondo
il tuo contorto modo di ragionare- commentò lui con uno
sguardo beffardo.
-Secondo me quel coso
porta sfiga- ripetè lei con fare di chi la sa lunga -
insomma, sei stato pure quasi ammazzato dall’idra…
-Ordinaria
amministrazione- buttò lì il capitano con una
certa altezzosità, ma Rouge continuò imperterrita.
-… e visto
che io voglio arrivare alla fine di questo viaggio incolume, non
permetterò che la sfiga aleggi su questa nave- concluse.
Roger alzò
le mani.
-D’accordo,
me lo prendo. Mi verrà un gran mal di testa a furia di
sentirti filosofeggiare!- si arrese, intascando anche l’altra
faccina.
Rouge tacque,
soddisfatta.
Poi le venne in mente
qualcosa.
-Non per sapere i fatti
tuoi, ma come hai fatto ad eludere la sorveglianza di Daniel?
Roger alzò
un po’ le sopracciglia.
-Oh, ora come ora
abbiamo tutti altro a cui pensare. A questo proposito- aggiunse poi,
facendo un cenno all’oblò – ti consiglio
di andare a dare un’occhiata fuori. Non è qualcosa
che si vede tutti i giorni.
Rouge voltò
la testa verso la finestra. Solo in quel momento, svegliatasi del
tutto, parve accorgersi che la luce che filtrava attraverso i vetri si
era fatta diversa.
Meno eterea,
più densa… d’oro.
La ragazza
aprì appena la bocca, incredula.
-Ma, esattamente,
quanto ho dormito?- chiese con un filo di voce, mentre un gran sorriso
le spuntava in volto.
-Su per
giù… una decina d’ore-
ribattè Roger con un piccolo gesto del capo –
siamo usciti dalle Fasce poco meno di un’ora fa.
Lo sguardo di lei si
illuminò.
Saltò
giù dal letto senza un’altra parola e corse fuori
in corridoio, lo percorse, scivolando un po’ sui piedi nudi,
infine spalancò la porta che dava sul ponte.
Il sole.
Il sole splendeva,
regale, adagiando sul mare gli ultimi raggi di un tramonto
rigoglioso. La luce dorata sfumata di porpora sembrava
affondare letteralmente sott’acqua, pervadendo il mare dei
suoi sfavillanti riflessi, mentre il cielo si faceva man mano di un
azzurro più intenso e, più in alto, di un blu
profondo, un manto oscuro ricamato di stelle.
Rouge fece due passi
verso l’esterno, e sentì sulla pelle il vento
fresco intriso di salsedine, lo stesso vento che spingeva le vele di
nuovo spiegate, le gonfiava maestosamente ed accompagnava il piccolo
vascello sulle onde inquiete di quel nuovo oceano, lo stesso vento che
portava fin lì i versi striduli degli uccelli marini che
volteggiavano sopra le loro teste.
Le onde, il vento, i
gabbiani.
La ragazza chiuse gli
occhi, cercando di memorizzare ogni minima sensazione di quel nuovo
ritorno alla vita.
Le parve persino che,
dopo aver sperimentato il clima piatto delle Fasce, i suoi sensi si
fossero risvegliati di colpo tutti insieme.
Quando fu certa che
ogni percezione fosse ormai indelebile nella sua memoria, li
riaprì.
Il tramonto piovoso con
cui avevano abbandonato il Mare Meridionale, prima di passare per
Scilla, non era nemmeno lontanamente paragonabile alla
grandiosità dello spettacolo che in quel momento aveva
davanti agli occhi.
Quel mare era speciale,
diverso, unico.
Roger, che
l’aveva seguita fuori, si avvicinò al suo fianco e
lei lo guardò con gli occhi che brillavano, senza proferire
parola.
Il capitano
alzò un po’ le spalle.
-Si, fa
quest’effetto - mormorò.
-La Grand Line.
Sarebbe restata in
quella contemplazione per chissà quanto tempo, non fosse
intervenuto il mozzo che corse verso di lei urlando a squarciagola.
- Rouge, hai visto!
E’ la Grand Line! Siamo tornati nella Grand Line!
La ragazza gli
indirizzò un gran sorriso e lo prese in braccio,
raggiungendo poi un piccolo capannello di pirati che era radunato
intorno ad una botte vuota.
-Craig, come prosegue
con quel maledetto arnese? Si è spostato rispetto a dieci
minuti fa?- chiese Roger in tono brusco, sorpassandola con passo non
molto deciso per via della ferita.
La ragazza, esaurito il
primo entusiasmo, notò che c’era qualcosa di
strano nelle facce pensierose di quei pochi membri della ciurma che
erano radunati lì intorno.
Si sporse un
po’ a vedere.
Sulla botte era posato
l’Eternal Pose, in posizione stabile: l’ago
tuttavia non dava segni di vita.
Sentì un
piccolo brivido nascerle lungo la schiena.
Il navigatore diede un
colpetto alla superficie di vetro con il dorso dell’indice.
-Capitano, è
possibile che il cambiamento di magnetismo registrato
all’entrata sulla rotta abbia smagnetizzato l’ago.
In linea di massima si tratta di un fenomeno comune, sulle lunghe
distanze, e Sabaody non è molto vicina da dove ci troviamo
noi ora.
-Quindi?- chiese
Kennet, un po’ innervosito da tutto quel parlare.
-Se tutto va bene,
dovrebbe riacquistare il magnetismo in tempi brevi –concluse
il navigatore con uno sguardo serio -altrimenti …
I pirati si guardarono
a vicenda, rabbuiati.
Rouge si rese conto del
perché non avesse trovato grande festa sul ponte, nonostante
la buona riuscita dell’attraversamento delle Fasce.
Se ne stette
lì a fissare la piccola clessidra posata sulla botte, come
tutti gli altri.
Avanti…
avanti…
Persino Shanks era
ammutolito ed osservava come ipnotizzato il piccolo ago immobile.
Il silenzio si fece
palpabile.
Roger strinse un
po’ gli occhi, fissi sull’oggetto.
-Capitano,
cosa facciamo se…- iniziò Jin, visibilmente
contrariato.
-Stà zitto,
stupido meccanico, non portare iella!- lo rimbrottò il cuoco
con un’occhiataccia.
Su,
stupido ago, non tradirmi proprio adesso …
In quella Rouge
sentì il mozzo sporgersi un po’ sulla spalla del
capitano.
-Ehi! Si muove!-
esclamò d’un tratto, indicando l’Eternal
Pose.
Tutti trattennero il
respiro: l’ago aveva cominciato a vibrare!
Prima molto lentamente,
poi con un movimento più fluido, cominciò a
ruotare all’interno della sferetta di vetro, fino a quando
non si posizionò stabilmente sul supporto indicando verso
destra.
-Evvai!-
esclamò Daniel, sfoderando un gran sorriso, mentre tutti
quanti intorno esultavano.
Rouge emise un sospiro
di sollievo, scompigliando un po’ i capelli rossi di Shanks.
-Yuhuu! Abbiamo la
rotta! Abbiamo la rotta!- riprese il mozzo, scendendo a terra e
disperdendosi in mezzo agli altri pirati.
Quel felice caos
durò fino a quando Ray salì sulla botte -dopo che
Craig in tutta fretta aveva portato l’Eternal Pose in un
luogo più sicuro- ed alzò le braccia al cielo,
cercando attenzione ed atteggiandosi a mò di proclamatore.
-Miei carissimi,
carissimi compagni- iniziò in tono fintamente solenne, poi
si rivolse a Roger con un ghigno furbesco.
-Jolie, perdonami se
questa volta il discorso lo faccio io, visto che sei ancora
così debole- aggiunse con un inchino reverenziale, ed in
molti ridacchiarono all’occhiataccia del capitano.
-Dicevo …
siamo usciti indenni dalle Fasce di Bonaccia –
proseguì, riacquistando il tono serioso -Il nostro amato
Roger non si è fatto ammazzare, o almeno, non ancora
–e in quella il capitano gli lanciò una seconda
occhiata minacciosa- ma, soprattutto … siamo tornati nella
Grand Line!
Ed esplose un boato di
gioia.
-Si, si-
continuò Ray, facendo segno agli altri di stare ancora calmi
– quindi, per celebrare questi avvenimenti lieti e gioiosi,
io propongo …
Attese quel tanto che
bastava per catalizzare gli sguardi di tutti. Poi sorrise ed
allargò le braccia.
-… diamo
fondo a tutto il rum, gente!!! Festa per tutta la notte!!!
E saltò
giù dalla botte, mentre tutti quanti esultavano trionfanti e
cominciavano a festeggiare molto, molto rumorosamente.
°°
°
Note:
Et voilà!
Beh, direi che questo capitolo si conclude più che bene: i
rapporti tra i due testoni vanno di bene in meglio, i nostri pirati
sono entrati nella Grand Line ed ora si mettono anche a festeggiare,
giustamente! E che festeggino, perchè presto... *ride
sadicamente*
Alla prossima,
ciurmaglia!
To
be continued
;)
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Capitolo 24 *** Unintended ***
Buonasera!
Ormai non mi scuso neanche più per questi
aggiornamenti ballerini -.-
Questa volta, per
mancanza di tempo, non potrò rispondere alle recensioni,
comunque ringrazio tantissimo tre 88,
meli_mao,
angela90,
Chibi_Hunter,
Akemichan
e KH4 per
i loro commenti, per le critiche ed i complimenti...ricordate che sono
fondamentali per me e per questa storiella!
Inoltre ribadisco il
fatto che ho smesso di seguire gli spoiler (anche se un uccellino
previdente mi ha giustamente avvisato di una cosa spiegata nell'ultimo
capitolo) quindi in linea di massima non ne terrò conto per
la trama di questa storia :]
Detto ciò,
vi lascio al capitolo... Enjoy!
24.
Unintended
I’ll be there as soon
as I can
But I’m busy
mending broken
Pieces of the life I
had before
… before you.
Rouge si stupì, ma
non troppo, dalla velocità con cui quasi dal nulla
comparvero almeno quattro botti stracolme di alcool.
-E festa
sia!!- esultarono i membri dell’equipaggio, mentre
Ray cominciava a riempire i boccali e a passarli ai compagni
con grandi sorrisi.
-Alla salute! -
esclamava puntualmente ad ogni bicchiere che offriva.
-Alla Grand Line!-
brindò Jin, battendo il boccale talmente forte con quello
del vicecapitano che un po’ d’alcool
trasbordò e finì direttamente per terra.
-Alla nuova rotta!- gli
fece eco Martin, accogliendo festosamente la sua razione.
Dalla porta apparve
Kennet, che era sceso nelle cuccette a recuperare la sua fida chitarra.
-Ehi, stupido cuoco,
suonaci qualcosa!- esclamò il meccanico, vuotando il boccale
con disinvoltura.
-Solo per te, testa di
rapa!
Il cuoco si sedette al
centro del ponte, davanti alle botti di rum, e con un gran sorriso fece
un gesto a mò di direttore d’orchestra.
-Cantate, gente!
Stasera al diavolo i cattivi pensieri!!- esclamò poi, e
prese a suonare una ballata allegra e veloce.
Subito alla musica si
unì il coro di gran parte della ciurma, alcuni si sedettero
per terra cantando ad una voce, altri si spintonavano improvvisando
delle danze sconnesse al ritmo di quelle note. Shanks aveva recuperato
un paio di pentole e si era messo a suonarle con allegria al fianco del
cuoco, mentre un altro paio di pirati avevano tirato fuori dei
bonghetti e si erano accodati alla chitarra.
-Ehi, peperoncino! Se
non ne prendi uno giuro che ti tolgo il saluto!- esclamò
Ray, urlando quasi per sovrastare il fracasso che si stava formando per
via della musica, delle urla di festa e delle pentole del mozzo che
risuonavano peggio di due campane stonate.
Rouge era rimasta
vicino al ciglio della nave, assorta in quello spettacolo di gioia che
era sorto così,dal nulla in un minuto, e sobbalzò
quando il vicecapitano si rivolse a lei.
-Avanti, vieni qui,
ragazzina!- rincarò il cuoco, interrompendo per un attimo la
sua canzone.
-Scommetto che questa
la conosci!- ed attaccò un altro motivo, che lei
identificò all’istante: era tipico del Mare
Meridionale. Parlava del sole estivo e del villaggio natale. Quante
volte l’aveva cantata con suo fratello?
Chissà cosa direbbe
Edward, pensò con un sorriso.
Ma una come lei
… come c’era arrivata a far festa con una ciurma
di pericolosi pirati nel bel mezzo della Grand Line? Ma era vero o era
un sogno particolarmente dettagliato?
-Che
c’è, il gatto ti ha mangiato la lingua?- la
sfotté Jin, sghignazzando.
No, era tutto
meravigliosamente reale. In quel momento trovava meraviglioso persino
Jin.
Era tutto perfetto.
Niente preoccupazioni.
-Ahah, ma certo che la
conosco!- esclamò, riscuotendosi con un gran sorriso, e
raggiunse raggiante gli altri che avevano preso a cantare di nuovo.
Ray le ficcò
in mano un boccale di rum stracolmo e lei lo guardò
scherzosamente indispettita.
-Ray, lo sai che
proprio il vostro rum mi fa sch… - tentò, ma il
vice tirò fuori un altro bicchiere e
brindò con enfasi.
-Alla salute,
peperoncino!- esclamò –questa è
un’acqua curativa, altroché!
La ragazza prese appena
un sorso, ma dovette poggiare di nuovo il boccale: non c’era
verso, era troppo amaro!
-Ok, il resto lo bevo
dopo!- esclamò quando Ray le indirizzò
un’occhiataccia, che poi si trasformò in un
secondo in un gran sorriso.
-Allora, Kennet,
suonaci qualcosa di allegro, non questa robaccia smielata del Mare
Meridionale!- esclamò, beccandosi uno spintone dalla
ragazza, mentre il cuoco attaccava con enfasi ‘Il
sakè di Binks’ , che era il jolly per ogni serata,
visto che la conoscevano tutti.
-Yohohohoo!!
Tutti quanti si
rimisero a cantare, a bere alla salute di qualsiasi cosa, a parlare ad
alta voce di tutto e di più, a prendersi in giro e ad
urtarsi amichevolmente in quelle buffe danze.
- Shio no mukou de,
yuuhi mo sawagu!!- cantavano tutti in coro.
La ragazza si
ritrovò nel mezzo di quella piccola folla, e prima che
potesse accorgersene, il meccanico le aveva già preso il
polso e l’aveva trascinata a ballare con lui.
-Ehi, Jin!-
esclamò lei, ghignando –quando si tratta di
ballare, le donne sulla nave non ti creano problemi!
-Quando si tratta di
ballare, le donne cadono ai miei piedi!- replicò quello,
bevendo dal quarto bicchiere.
-Si, ma il mio cuore
è di una sola persona- rispose lei cacciando la lingua e
divincolandosi con un guizzo.
-Vuoi offrirmi questo
ballo, mocciosetto?- chiamò il bambino, che
lasciò perdere le sue pentole da percussionista e
saltellò allegramente nella mischia.
-Non prendertela,
compagno!- esclamò Kennet che sogghignava non poco, rivolto
al meccanico – ti andrà meglio la prossima volta!
Lei rise di gusto,
continuando a ballare, tenendo per le mani il mozzo che zampettava in
mezzo al resto della ciurma.
-Scusa Jin! Ma
è lui il mio piccolo cavaliere!- esclamò allegra
passandogli vicino.
-Non sai che ti perdi,
ragazzina!
-Mi sa che non ti perdi
proprio nulla!- gli fece eco Martin, mentre gli altri sghignazzavano.
Rouge fece fare una
buffa piroette al mozzo, che poi tornò al fianco di Kennet
per riprendere a suonare i suoi improvvisati strumenti.
Lei dopo un
po’ lo imitò e si lasciò cadere
lì vicino, un po’ rossa in viso per tutto quel
danzare e saltellare, mentre tutti intorno continuavano a far festa con
un chiasso indicibile.
Per un secondo si
chiese a quale distanza avrebbero potuto udire tutto il casino di
quella festa, tra musica, canti e risate.
Cercò un
po’ in giro Roger con lo sguardo, e lo vide poco lontano
parlare fittamente con Craig, che con un gran sorriso stringeva tra le
dita un boccale mezzo vuoto.
Il capitano gli diede
una pacca sulla spalla, poi arrivò Ray e porse un bicchiere
anche al suo superiore, che lo prese brindando con il compagno.
Se lo vede Dan lo ammazza,
pensò lei divertita, ma quando spostò lo sguardo
sul medico non potè soffocare una risata spontanea.
Il ragazzo stava
parlando lì vicino a voce alta con altri membri della
ciurma, agitando il dito indice in un bizzarro tono solenne.
-…
perché… hic…
se provochiamo una …hic…
reazione chimica con quella … come si chiama …
quella cosa che fa bum…
ecco, la polvere da sparo, sì…
E si lanciò
in una contorta quanto briosa dissertazione sugli esplosivi e sulle
armi di quel genere.
-Ma Daniel non era
astemio o quasi?- chiese lei ridacchiando al cuoco lì
vicino, che guardò il medico divertito, continuando a
strimpellare i suoi accordi sulla chitarra.
-Ci sono alcune grandi
occasioni in cui beve tutto quello che non beve in un anno –
sghignazzò – la Grand Line è una di
quelle, non ti pare?
E scoppiarono a ridere
insieme, mentre la notte era ormai scesa del tutto sulle loro teste.
La luna
candida, alta nel cielo, illuminava i festeggiamenti come a volerne
prender parte, e la musica si spandeva rumoreggiando intorno su quel
mare silenzioso ed oscuro.
I momenti
più divertenti della serata furono senza dubbio lo scivolone
leggendario che fece Shanks ruzzolando giù per le scalette
del ponte, in cui naturalmente non si fece neanche un graffio
– il che, sentenziò Ray, era
un’ulteriore prova che il rosso aveva sette vite come i
gatti- e il duello improvvisato tra il cuoco e Martin, che
ebbero la malsana idea di sfidarsi a colpi di scopa fino ad
arrampicarsi sui sostegni delle vele, e per poco Kennet non cadde di
sotto facendo un bel tuffo nell’acqua scura.
E in quella Dan
cominciò a snocciolare i possibili pericoli dal punto di
vista medico a cui il cuoco sarebbe andato incontro, per via dello
shock termico causato dalla temperatura dell’acqua, che
dovettero bloccarlo con un altro bicchiere per farlo star zitto.
-Era un bel
volo, da lassù- sentenziò il cuoco, che era
tornato alla sua posizione di sicurezza sul ponte, saldamente seduto
per terra con la chitarra in mano.
-Sarebbe stato carino
venirti a ripescare, ma magari ci pensava prima un bel mostro marino-
mormorò la ragazza, guardandosi distrattamente le punte
delle dita a contrasto sul cielo scuro.
-Così
avresti ereditato il titolo di cuoco, ragazzina!- sghignazzò
quello – e questa nave sarebbe stata perduta definitivamente!
-Oh oh-
saltò su lei- io non cucino così male, cuocastro!
-Tsk- le
indirizzò un’occhiata sarcastica –sarai
anche bravina a cucinare, ma non apprezzi il rum, e questo è
grave…
Ed indicò il
bicchiere ancora praticamente pieno al suo fianco.
-Non è vero
che non lo apprezzo! Ma la qualità che distilliamo a
Baterilla è infinitamente più dolce
–fece una boccaccia lei, poi si diede un’aria
fintamente intellettuale - c’è quel delicato
retrogusto speziato così buono e raffinato …
questo è praticamente alcool allo stato puro, faccio prima a
scolarmi la boccetta di disinfettante!
-Pfff,
esagerata… questo è il sapore della pirateria!-
ribattè quello in tono solenne.
-Rouge, se non lo vuoi
lo bevo io!- esclamò Shanks con naturalezza, continuando a
battere sulle sue percussioni, seppure con meno enfasi e in modo
più sconnesso.
-Tu aspetta ancora
qualche anno!- rispose lei allontanando la bevanda dal rosso con un
ghigno.
-Ma lei non lo vuole
perché è una mocciosetta proprio come te, Shanks-
sentì dire alle sue spalle e si voltò per
ritrovarsi Roger che la squadrava con aria di sfida e un boccale nella
mano destra.
-Toh, mi mancava
proprio sentirmi chiamare così- rispose lei a mezza voce,
con una smorfia.
-Ehi, Roger!- lo
salutò il cuoco, mentre metteva da parte la chitarra
–avanti, siediti qui e fatti un brindisi alla salute di
questa nuova avventura!
Il capitano si sedette
apparentemente molto rilassato, esattamente di fronte a Rouge che
strinse gli occhi appena.
-Ci credo, non sei in
buona compagnia per farti un bicchiere – mormorò
quello – tra un bambino ed una ragazzina…
Allora
vuole la guerra.
Rouge lo
guardò per qualche istante, poi afferrò di nuovo
il suo bicchiere e fece un cenno al capitano.
-Allora io brindo alle
ragazzine, Roger, che ne dici?- esclamò con aria di sfida,
poi vuotò il contenuto in un sorso.
Deglutì
cercando di non fare una faccia troppo schifata a quel sapore
così forte ed aspro. Sentì il calore
dell’alcool invaderle la gola e lo stomaco.
Sogghignò.
-Wohoo, Roger! Questa
è una sfida bella e buona!- esclamò Jin con voce
tonante – Non ti farai provocare da una donna, eh?
Tutti scoppiarono a
ridere, mentre lei continuava a guardarlo negli occhi con aria sicura.
-E’ ovvio che
questa ragazzina non sa davvero con chi ha a che fare- rispose lui, con
uno sguardo tranquillo ai suoi uomini.
-Alle ragazzine-
ripetè, facendo un cenno a Rouge, e bevve il suo bicchiere
con naturalezza.
-Aha! E ora come la
mettiamo, eh?- disse Kennet, riprendendo a suonare con brio.
-Roger…hic… non
dovresti ber…- cominciò Daniel agitando l'indice
e recuperando un minimo di lucidità, ma fu interrotto dal
vicecapitano, che gli passò un braccio attorno alla spalla
con fare festoso.
-Avanti, Dan, un altro
bicchiere, su!- esclamò spuntando praticamente dal nulla,
ficcando nelle mani del medico l’ennesimo boccale –
ecco qua!
-Ray-
esclamò la ragazza, sempre fissando Roger –
abbiamo bisogno di altro rum, qui.
-Aaaagli ordini,
peperoncino!- rispose brioso il vice, che cominciava a risentire degli
effetti di tutti i bicchieri che si era scolato ed era ancora
più sorridente del solito.
-Non ti conviene,
Rouge- mormorò il capitano – io non scherzo
affatto.
-Oh, neanche io. Vuoi
vedere?- replicò lei, afferrando un altro bicchiere.
Ti stai ficcando in un casino
inimmaginabile, lo sai, Rou?, le sussurrò la
consueta vocina all’orecchio, ma lei la mise a tacere e bevve
il secondo boccale in un soffio. Roger fece altrettanto.
Andarono avanti
così per un po’, finchè lei
alzò un dito, cercando di articolare bene le parole.
-Asp…etta…hic…
fine … fine primo tempo- annuì, con fare
ufficiale.
-Ma posso andare
avanti, eh?- lo ammonì, picchiettandogli un po’
sulla spalla con l’indice, decisamente brilla- non pensare
che io non possa anvare
adanti…
Roger invece aveva
appena gli occhi velati, ma era praticamente lucido e conservava
intatta tutta la sua insolenza.
-Non aspetto altro
–replicò, finendosi l’ultimo bicchiere
di una lunga fila, divertito all’espressione della rossa.
Rouge fece una faccia
melodrammatica ma prima che potesse pensare di articolare una risposta,
fu tirata su per il polso da Ray che si era rimesso a ballare una
confusa tarantella con il resto della ciurma, che ormai, data la piega
che aveva assunto la briosa serata, si era trasformata in un prendersi
sottobraccio a vicenda cercando di non inciampare sui piedi degli altri
mentre si saltellava di qua e di là.
-Quel rum fa veramente
schifo, vicecapitano dei miei stivali!- scandì Rouge tirando
uno spintone a Ray, che quella sera non si era fermato un attimo.
-Non offenderlo,
peperoncino, è sensibile!- rispose lui fin troppo serio, e
lei scoppiò a ridere rumorosamente continuando nella
sgangherata tarantella, mentre Shanks era arrampicato sulle spalle di
Daniel, che ormai era decisamente brillo e stava improvvisando un
balletto un po’ traballante, conservando un po’ di
buon senso per reggere il bambino per le mani in modo che non cadesse
all’indietro.
La ragazza fece un
altro giro di danze, infine, con un paio di giravolte, si
buttò per terra vicino a Kennet, continuando a cantare il
‘Sakè di Binks’ che il cuoco aveva
attaccato per l’ennesima volta.
-Ngahahahah! Binkusu no
sake wo … todoke ni yuku yo... ehi!
Aveva alzato lo sguardo
al cielo e d’un tratto si era ritrovata il capitano che la
guardava con un sorriso un po’ compassionevole. Lei si
rigirò su un fianco, alzando appena la testa e posandosi sui
gomiti, reggendosi in precario equilibrio.
-E il secondo tempo?-
chiese ironico lui, constatando che Rouge non avrebbe retto un solo
altro bicchiere.
Lei infatti
scoppiò a ridere un’altra volta e nascose il viso
tra le mani.
Poi tornò a
guardarlo, e si mise buffamente sulle ginocchia, in modo tale da
raggiungere la stessa altezza del capitano, che era rimasto seduto per
terra, con la schiena appoggiata ed una mano distrattamente posata sul
ginocchio.
Improvvisamente assunse
un’espressione molto seria.
-Roger… la
vuoi sapere una co …hic…
sa?- domandò, ed avanzò verso di lui scivolando
incerta sulle ginocchia.
-Non vedo
l’ora- le diede corda quello, guardandosi un po’
intorno per capire quanti ancora erano in grado di intendere e di
volere.
Rouge arrivò
di fronte al capitano. Poi gli piazzò l’indice
appena sotto la gola, tanto che quello sobbalzò appena per
via della ferita che aveva sul petto.
-Tu…-
iniziò la ragazza, stringendo gli occhi buffamente, come a
volerlo vedere meglio.
-Io…-
ripetè lui con un sorriso storto.
-Tu- ripetè
lei, abbassando le palpebre per darsi un tono, e per poco non perse
l’equilibrio precario che aveva. Roger pose appena una mano
di lato per evitare che la ragazza finisse diritta sul pavimento.
-Tu!- ripetè
ancora per la terza volta e lo guardò offesa, come se fosse
stato lui ad interromperla.
Il capitano
sospirò e si posò una mano sotto al mento,
guardandola con aria seriamente interessata.
-Ce la puoi fare,
su…
-Tu …
non… mi… piaci … affatto-
terminò finalmente lei, e ad ogni parola pigiò il
dito sul petto di lui, con fare accusatorio.
Quello sorrise e le
prese la mano con calma, spostandola dalla fasciatura, con la
conseguenza che Rouge si ritrovò senza un punto
d’appoggio e cadde goffamente su un fianco, picchiando la
schiena contro il muro a cui Roger era appoggiato.
-Ahio! Ma
perché questa maledetta nave ondeggia così
tanto?! - esclamò,massaggiandosi il fianco e guardandosi
intorno contrariata – devo andare a vedere…
E fece per alzarsi e
dirigersi verso la balaustra ma Roger non le lasciò la mano
e la trattenne per terra, seduta vicino a lui.
-Stà ferma e
buona- mormorò –che non ho voglia di venire a
recuperarti in acqua. E non è la nave che ondeggia,
è la tua testa.
Quella chiuse appena
gli occhi.
-E va bene, ma
lasciami, non sei mio padre!- si lamentò infantile,
sbattendo i piedi – non sei mia madre! Non sei Mari e non sei
Ioakim! Ma tu…- aprì le palpebre e lo
fissò, scostandosi. Poi parve illuminarsi di una grande
verità.
-Tu sei Roger!-
esclamò, con un gran sorriso.
-Si, tendo a
dimenticarlo, grazie per avermelo ricordato- commentò il
capitano, poi le lasciò la mano, una volta che lei si fu
seduta di nuovo per terra in modo quantomeno stabile, appoggiando la
schiena al muro dietro di loro.
Stettero per un
po’ così, fianco a fianco. Poi lei si
guardò la mano e la ritrasse al suo fianco.
D’un tratto
si rabbuiò di nuovo e lo guardò con un cipiglio
offeso dove dieci secondi prima c’era un sorriso enorme.
-Quando sei ubriaca sei
ancora più lunatica del solito- commentò lui.
-Io …non
sono assolutamente ubriaca e tu …non mi piaci…
affatto- ripetè lei intrecciandosi un po’ sulle
parole –e sei… uno screanzato…
m…maleducato.
Roger la
guardò, stringendo un po’ gli occhi. Poi
annuì.
-Si, sono
d’accordo. Tu invece sei una ragazzina cocciuta e
… instabile, tanto.
Rouge
registrò le parole ed infine annuì compiaciuta e
contenta.
-Si, sono
d’acc…accordo anche io! Siamo tutti
d’accordo! Che bello!! Beviamoci su!!!
Acciuffò un
boccale vuoto lì vicino e lo alzò felice come una
pasqua.
-Hai imparato fin
troppo in fretta, eh, Rouge?
Roger prese
ciò che restava del suo e lo accostò appena a
quello della ragazza, che cercò di bere il vuoto.
Poi, lo posò
di nuovo per terra.
-Devo andare via- disse
lei d’un tratto, come ricordandosi di qualcosa –non
posso restare… qua… è
troppo… non… dov’è Shanks?
Roger le fece cenno di
aspettare.
-E’ con gli
altri- disse subito, guardandola – aspetta un secondo. Devo
chiederti una cosa.
Lei reclinò
appena la testa. Era di nuovo passata alla fase triste e le labbra
erano ancora incurvate all’ingiù in
un’espressione un po’ puerile.
-Cioè?
Roger la
scrutò attentamente. Era sicuro che la ragazza non avrebbe
ricordato nulla, la mattina seguente.
Attese qualche attimo
in silenzio.
-Tu … hai
intenzione di tornare da tuo fratello, una volta a Sabaody?- chiese
poi, a bassa voce.
Rouge sbattè
un po’ le palpebre, guardandolo.
Roger sosteneva il suo
sguardo, in attesa di una risposta. Sentì, nel bel mezzo
della confusione che regnava nella sua mente, che c’era
qualcosa di davvero strano, in quella domanda, o perlomeno nel tono con
cui era stata posta.
D’improvviso
si sentì ancora più triste, mentre osservava
quegli occhi scuri e indecifrabili.
Appoggiò di
nuovo la nuca al muro.
-Si. Si, certo. Si.
Assentì per
tre volte, a sottolineare il concetto.
Non si diede neanche la
briga di chiedere il perché di quella domanda, che aveva una
risposta così ovvia. Non riusciva affatto ad articolare
pensieri sensati, in quel momento.
Ebbe semplicemente un'inconsapevole sensazione di ... sbagliato, di
bizzarro, quantomeno.
-Mi gira
la testa- mormorò – vado… a
casa… cioè, vado … non lo so
ma…
E fece per alzarsi, ma
questa volta cadde di lato come una pera cotta.
Roger si sporse appena
a guardarla, e sospirò: si era addormentata, di nuovo. Per
giunta, si era addormentata con un sorriso.
Sospirò.
-Comincerò a
pensare che tu sia narcolettica, vista la facilità con cui
prendi sonno- mormorò.
La ragazza era
raggomitolata su di un fianco, la guancia posata sul dorso della mano
sinistra, l’altra mano distrattamente adagiata per terra, sul
legno,con le dita appena raccolte, quasi volessero afferrare qualcosa.
Aveva
un’espressione serena, il viso disteso ; il colorito sugli
zigomi appena più rosso del solito, come le labbra socchiuse
sfiorate da un ricciolo indiscreto.
I capelli rossi le
ricadevano sulle spalle, coperte appena dalla stoffa del vestito, una
semplice casacca bianca lunga appena sopra il ginocchio, che in quel
momento si stendeva in mille pieghe soffici seguendo la linea morbida
della schiena e dei fianchi.
Infine, lasciava
scoperta parte delle gambe, nude come i piedi, incrociati e senza
scarpe. Le infradito di paglia, un po’ rovinate, giacevano a
qualche metro di distanza dalla legittima proprietaria.
Il capitano rimase per
un po’ in quella che pareva una distratta meditazione , poi
si tirò su guardandosi intorno.
Molti pirati erano
infine crollati anche loro nel sonno, altri erano seduti in disparte
vicino a Kennet che aveva smesso di suonare e parlottava a bassa voce,
buttando un’occhiata di tanto in tanto al mozzo che dormiva
della grossa accoccolato alla sua destra.
Ray si era steso sugli
scalini ed era anche lui nel mondo dei sogni da un bel pezzo, a
giudicare da come russava.
Roger
constatò con un sogghigno la capacità del suo
vice di addormentarsi anche nei posti più scomodi.
Lo raggiunse quel tanto
che bastava per sfilargli una sigaretta dal taschino della camicia. Se
l’accese e prese una profonda boccata.
Sia benedetto il tabacco del
Mare Orientale, si trovò a pensare. Quel sapore
così familiare contribuiva a schiarirgli i pensieri,
annebbiati dal rum.
Alzò
gli occhi al cielo, oltre le vele della sua nave.
Le stelle brillavano a
migliaia nella notte scura. Proprio come nelle notti della Red Line.
-Il
sole esiste, di giorno e di notte. Ogni sera gli dei pongono una
coperta sul nostro cielo, per far sì che la luce
non passi e la natura si addormenti. Ma nel corso dei millenni, questa
coperta si è consumata… Ora, attraverso i suoi
piccoli fori, la luce arriva fino a noi, anche nella notte
più buia. Sono quelle che voi chiamate… stelle,
giusto?
Roger sorrise
amaramente.
Così
ragionavano, quei selvaggi; così aveva spiegato il capo
tribù.
Eppure quella logica,
per quanto infantile e priva di ogni ragionevolezza scientifica,
portava con sé un significato metaforico che, per quanto lui
fosse poco affezionato a simili riflessioni filosofeggianti, non
riusciva a non cogliere.
Il sole esiste, di giorno e di
notte. E la sua luce arriva, anche nel buio più profondo,
richiamò alla mente.
Si sentì
immensamente stanco, e non c’entrava affatto la profonda
ferita sul petto, che era ormai in via di guarigione, né
l’alcool né altro.
Avrebbe dovuto essere
orgoglioso, erano entrati indenni nella Grand Line, nuovamente. Erano
riusciti a trovare una valida alternativa al passaggio sulla Red Line,
avevano in mano le carte per la Rotta Sottomarina.
Sarebbero arrivati nel
Nuovo Mondo lasciandosi alle spalle Marijoa una volta per tutte,
superandola senza neanche vederla.
Senza vedere quei
palazzi sommersi dalla neve, freddi, privi di vita, quel cielo grigio e
metallico sferzato dal vento gelido di un inverno perenne.
A quel pensiero, il
capitano s’irrigidì, strinse i pugni.
Provò una sensazione familiare in fondo alla gola. Ecco,
quei pensieri tornavano a fargli visita, come fantasmi notturni.
No.
Marijoa non sarebbe mai
stata superata del tutto, perché lei era rimasta
lì, per sempre.
L’unica
persona che lui avrebbe dovuto proteggere, non avrebbe mai
più lasciato quel luogo, come un’anima incatenata
nel ghiaccio.
Chiuse gli occhi.
Era sempre andato
avanti per sé stesso, da allora.
Quel sé
stesso che gli aveva imposto, senza ammettere repliche, di trovare
Seiji Alastair ed ucciderlo. Un ordine chiaro, netto e conciso, in
fondo nulla di più semplice.
Ci avevano provato, a
distoglierlo dai suoi propositi, ma nessuno aveva avuto successo. Non
ci era riuscito Clover, non ci era riuscito nemmeno Ray.
Non avrebbe cercato
nient’altro da proteggere, perché in fondo non ne
era mai stato capace.
Ormai si trattava di
vivere per sé stesso, e per quel sogno deviato che
rispondeva al nome di vendetta.
Aveva costruito un muro
invisibile intorno a lui, un muro che, lo sapeva meglio di Ray che
continuava a ripeterglielo, lo avrebbe lentamente logorato.
Ma lo aveva promesso,
lo aveva giurato a sé stesso, non sarebbe mai potuto tornare
indietro. Nessun Nuovo Mondo, nessun tesoro valeva quanto quel
desiderio di rivincita.
O almeno, avrebbe
sostenuto questa tesi senza alcun dubbio, fino a qualche tempo prima.
Eppure …
eppure, c’era qualcosa che adesso aveva lentamente messo le
basi in quella convinzione di ghiaccio.
Qualcun altro da
proteggere. In un modo diverso, in un senso diverso.
Un pensiero,
un’idea, che avrebbe potuto combattere quella sua
volontà, un sorriso contro la delusione, una stella,
piccola, piccolissima, che però traghettasse la luce del
sole in quella notte.
Roger si
passò una mano sulle palpebre, piano.
Stava perdendo
lucidità, se cominciava a pensare per metafore anche lui.
Troppo rum, non c’era dubbio.
Gettò via quel che restava della sigaretta, non riusciva mai
a finirne una in pace.
Non poteva fare a meno
di troncare quel flusso di pensieri, quando andavano ad avvicinarsi
pericolosamente, da un po’ di tempo, a certe immagini.
Si riscosse, avviandosi
a passo deciso verso la sua stanza.
Ma sì
… le cose, in realtà, erano molto più
semplici.
Samie andava vendicata,
e la sua anima avrebbe finalmente riposato in pace.
O forse era la sua, di anima, che
cercava un pretesto per sentirsi meno debole?
Si trovò
alla porta, entrò nella camera, illuminata fiocamente, e si
buttò sul letto sfatto.
Voleva dormire, voleva
dormire ma non riusciva a non pensare.
Quella vendetta sarebbe
davvero servita perché il rimorso lo abbandonasse,
definitivamente?
Non
c’erano altri modi?
Non poteva, non voleva
capire.
Si arrese
all’evidenza. Andò alla finestra,
appoggiandosi con le mani alla scrivania dietro di lui, stracolma di
fogli.
Samie lo avrebbe preso
in giro. Il solito, insolente testardo.
Ma lei non
c’era più. Non aveva più nessuno da
difendere, oramai.
Ne era davvero sicuro?
Sentì
qualcosa pungergli il palmo della mano destra, si voltò
verso il tavolo... c’era
qualcosa di piccolo e appuntito sotto la sua mano. Sollevò il foglio di
carta ed aggrottò la fronte.
Poi prese delicatamente
in mano la catenina con la conchiglia che era appartenuta a Rouge, e,
ancora prima, a Samie.
Ma guarda.
L’aveva
posata e lasciata lì da quando Rouge gliel’aveva
restituita, arrabbiata.
Se n’era quasi dimenticato.
Perché ti ripresenti
proprio adesso? , si chiese mentalmente, vagamente
impressionato.
Tutti quei banali
oggetti apparentemente privi di senso, che si caricavano
però di promesse e memorie, stavano cominciando a dargli
davvero la nausea.
Rouge, sì,
era tutta colpa sua.
Aveva cominciato lei,
con quella stupida storia degli smiley, ed ora anche lui si lasciava
suggestionare da quel contorto modo di ragionare.
Come i Medoc, e la loro
storia delle stelle.
Erano tutti folli,
folli!
Le stelle non erano dei
fori in una coperta, quegli smiley non erano altro che pezzi di legno,
e quella catenina… quella catenina non era che un ricordo
sbiadito dal tempo.
Si sedette sul letto,
osservandola.
Eppure lui non credeva
alle coincidenze.
Non aveva davvero più
nulla da proteggere?, fu ancora la domanda fissa che gli
sorse istintiva in mente.
Perché quel
dubbio adesso s’insinuava sopra quelle che aveva sempre
ritenuto certezze?
Rouge… era
tutta colpa sua, davvero.
Continuava a trovare
delle assonanze tra loro due, dei punti in comune in due caratteri
tanto diversi ma così simili. L’Haki, tanto per
cominciare… la D., quella maledetta D. che li legava
più di quanto non facesse tutto il resto… e poi
quella catenina, dono distratto di tanti anni prima che in quel momento
era diventato carico di significato. Quasi che Samie l’avesse
davvero affidata a quella ragazza dai capelli rossi, come un dono per
il futuro…
Roger posò
in fretta quel semplice gioiello sul comodino, come se scottasse, e si
stese di nuovo sul letto.
Sogghignò.
Io
sto impazzendo, sul serio. Sto impazzendo.
Si portò
distrattamente una mano al petto, sperando di alleviare quel fastidio
che si portava dietro da quando era stato ferito. Dan gli aveva detto
di non bere.
Al diavolo. Ognuno ha le sue cure,
scacciò quel breve rimorso.
Passò molto
tempo, prima che prendesse finalmente sonno.
La mattina seguente
Rouge fu una delle prime a risvegliarsi, tuttavia trovò che
il vascello aveva tirato su l’ancora e si era rimesso in
navigazione. Individuò Craig al timone, che chiacchierava
distrattamente con altri ragazzi della ciurma e Roger che a prua stava
parlando con Rayleigh, che aveva ancora la faccia mezza addormentata.
-Uunnn…- si
lamentò provando a rialzarsi dalla sua posizione scomoda,
mentre una fitta dolorosa le attraversava la testa e per un attimo fece
girare tutto intorno.
Cosa
pretendi, eh, Rou? Che ti senta una favola dopo una sbronza bella e
buona?
Chiuse appena gli occhi
recuperando. Non ci era mai andata giù così
pesante.
-Serve una mano?- disse
una voce gentile, e lei si trovò davanti il medico che le
porgeva un bicchiere di un liquido trasparente che pareva vagamente
effervescente.
-Cos’è?-
chiese lei, guardando le bollicine un po’ dubbiosa.
-Oh- disse Daniel con
l’aria di chi la sapeva lunga- rimedi della casa. Fidati,
è un toccasana … l’ho provato su me
stesso, non corri rischi.
Lei sorrise grata e
bevve. Aveva il gusto di qualcosa di simile alla liquirizia.
-Starai meglio in un
secondo- garantì il medico.
-Capitano, stiamo per
entrare nelle acque territoriali di un bel gruppo di isole-
avvertì nel frattempo Craig ad alta voce, e Roger si
voltò al suo navigatore.
-Teniamoci lontani
dalle coste, non voglio incrociare navi civili- rispose quello.
La ragazza raggiunse la
prua della nave, sporgendosi dalla parte della polena. Finalmente
avevano rimosso quell’orribile testa mozza,
registrò con piacere.
Si voltò a
guardare l’albero maestro e notò un particolare
nuovo: legato sotto la bandiera del Jolly Roger, un drappo rosso
porpora dagli arabeschi dorati sventolava come una lingua di fuoco
fiammeggiante.
-Volete cambiare look?-
buttò lì al vicecapitano che trafficava con un
cannocchiale.
-Ah- rispose lui,
seguendo lo sguardo della ragazza –beh, quelli sono i nostri
colori, peperoncino. Rosso e Oro. Li tiriamo su quando entriamo nella
Grand Line.
Lei annuì.
-Sono colori gloriosi-
sorrise –soprattutto il rosso.
-Tsk, non darti troppe
arie- replicò lui –sono semplicemente i colori che
danno il nome alla nave.
Rouge tacque.
Sbattè le palpebre.
-Ray-
cominciò poi, ridacchiando –è una cosa
così stupida … io non so ancora come si chiama
questa nave!
Il vicecapitano la
guardò, stringendo gli occhi.
-E’ vero, non
te l’abbiamo mai detto. Stupida tu che non ci hai mai pensato
- rincarò.
-Ehi, non è
una delle mie priorità!- esclamò lei fingendosi
offesa.
-Beh, comunque, ti
presento la Flaring Eos- annunciò il vice, tirando un
colpetto per terra con la punta della scarpa.
-Flaring…
Eos- ripetè la ragazza –ovvero la lucente
… cosa significa l’altra parola?
-Eos. È una
parola in un’antica lingua del Mare Orientale. Significa
“aurora”.
-Wow, che nome poetico-
rispose lei- l’Aurora fiammeggiante.
-Mah, a me
all’inizio non è che piacesse così
tanto. E’ Roger che voleva dare un nome
così… fiammeggiante, appunto- replicò,
facendo gesti teatrali con le dita.
-Sai- aggiunse poi con
l’aria di chi la sa lunga, abbassando il tono della voce e
indicando il capitano poco lontano come se fosse un mezzo matto
– è sempre stato un pò fissato con
questa cosa. Il suo sogno inconfessabile sono delle vele nuove, tutte
rosse, e mi ci gioco una gamba, prima o poi le avrà. Deve
proprio piacergli, quel colore.
E tacque, scoccandole
un’occhiata eloquente.
Rouge spostò
lo sguardo verso il mare, con un sorriso appena accennato.
-Ti vedo bene,
nonostante la sbronza di ieri, eh, Ray?- rispose ad alta voce - che ne
dici di andare a controllare come vanno le cose dalla parte opposta
della nave?
-Oho, qualcuno
è un po’ sensibile su certi argomenti?-
cantilenò quello insolente, allontanandosi con dei saltelli.
Rouge gli
scoccò un’occhiata assassina e tornò a
guardare avanti.
A
Roger piace il rosso?
Sogghignò
tra sé e sé, quella frase le suonava davvero
bene.
Per una buona
mezz’ora non successe nulla di eclatante.
Poi, d’un
tratto, l’aria cambiò all’improvviso, si
fece più fredda, quasi pungente.
Daniel
osservò il cielo annuendo piano.
-Eh, si. Sulla Grand
Line il tempo cambia molto rapidamente, in base agli ecosistemi delle
diverse isole.
La ragazza lo
guardò incuriosita.
-Quindi questo indica
l’approssimarsi di un’isola invernale- disse,
cercando conferma.
-Si-
commentò Ray alle loro spalle – invece quello indica
l’approssimarsi di grandi casini.
Tutti si voltarono di
scatto.
Dalla nebbia era
improvvisamente emersa, tanto vicina che si poteva scorgere persino
l’equipaggio raccolto sul ponte, una nave grande almeno il
doppio della loro.
Il possente scafo
azzurro dagli intarsi più scuri, i maestosi cannoni di prua,
le inconfondibili vele bianche su cui spiccava il grande simbolo del
gabbiano.
Infine, una polena
zoomorfa tanto bizzarra da risultare inquietante in quella situazione.
Era... sì, era un cane con un osso in bocca.
La ragazza rimase un
pò interdetta, e il medico sgranò gli occhi, per
qualche istante incapaci di articolare parola.
Roger invece si
voltò appena verso il suo vice, che lo fissava in attesa di
ordini.
Il capitano lo
guardò per qualche istante, poi la sua espressione si tinse
di sfida.
-Oh, avanti - rispose
ironico -non dirmi che non ti mancava neanche un po’, il
Viceammiraglio Garp!
°°°
Note:
Ed ecco che fa il suo
ingresso in campo la star internazionale, il Viceammiraglio Monkey D.
Garp!! Dateci una G, dateci una A... insomma, ce l'abbiamo fatta.
Così come siamo entrati un pò nei pensieri del
nostro Captain Roger :) Un appunto riguardante il nome della nave:
allora, come avevo già detto, non si tratta della Oro
Jackson, bensì, della Flaring Eos: Eos, per l'appunto,
significa Aurora in greco, e mi è sempre piaciuto come suona
questa parola :)
Inoltre, come dice Ray,
Roger otterrà le sue amate vele rosse nella Oro Jackson,
nell'anime tratto dal capitolo zero infatti sono proprio di quel
colore. E, lasciatemelo dire, sono bellissime *-* (vabeh, un
pò tamarre ma ci si passa sopra u.u) Quella storiella del
cielo "bucato" e delle stelle l'ho sentita da qualche parte in tv... se
non sbaglio è un mito africano, e mi è sembrato
geniale nella sua semplicità :)
E vi ricordo che Roger
vede un collegamento tra Samie e Rouge attraverso la catenina con la
conchiglia perchè, anche se era lui ad indossarla (ricordate
il primo capitolo?^-^) era sua sorella che collezionava le conchiglie a
forma di spirale. Ecco tutto :) Ah, titolo omonimo e versi iniziali
tratti da una canzone che è come una piccola pietra preziosa.
A voi la palla, gente, fatemi
sapere le vostre opinioni!
To
be continued
;)
|
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Capitolo 25 *** Catch ***
Hola!
Ok, mi merito il peggio
per queste lunghe attese, davvero, quindi lanciate pure i cavolfiori
lessi -.-
Quando tutti i casini vari che stanno saltando fuori in questo periodo
si stabilizzeranno un pochettino, tornerò a pubblicare con
un pò più di tempismo, e sarà
commovente :')
Spero che continuiate a seguire questa storia in ogni caso, perdonando
la totale mancanza di continuità xD
Rispostine alle recensioni, a chi mi lascia sempre il suo prezioso
commento *-*
@Meli_mao:
Ciao! Non ho visto il film che dici tu ma ho visto il trailer e mi
è sembrato molto bello *-* Hai ragione a dire che nei colori
dell’anime spesso e volentieri fan come gli pare,
però in questo caso ho sfruttato la cosa a mio
vantaggio… e poi le vele rosse sono un segno distintivo, e
al nostro Roger piace distinguersi :D Eccoti servito Garp, sperando che
ti aggradi! Eh, si, per me niente spoiler per un po’, ma non
è detto che mi torni la voglia e ricominci a leggerli, sono
sicura che sta succedendo di tutto e di più! A presto, e
grazie per il commento :*
@ KH4:
Ale!! Son contenta che ti piaccia il nome della nave di Roger ^-^ Eh,
si,è stata una serata all’insegna del
divertimento/sfascio totale :D Daniel ubriaco è decisamente
uno spettacolo… così come la rossa :D
E’ strana sì, la domanda di Roger, ed è
vero che forse non gliel’avrebbe posta se lei lo avrebbe
potuto ricordare… Hai ricostruito perfettamente
ciò che sta accadendo nella mente del nostro capitano, nulla
da aggiungere ^^ Ed ecco Garp in azione… prevedo palle di
cannone, ed anche tante!! Un bacio, alla prossima!
@ tre 88:
Ciao!! Che belli-belli i tuoi papiri!! Effettivamente Rouge sapeva
dall’inizio che non sarebbe andata a finire in maniera
gloriosa per lei, però, vuoi la voglia di sfidare Roger che,
peggio di un moccioso, continuava a ripeterle che era una ragazzina,
vuoi per il clima festoso che si era creato a bordo…
è finita piuttosto brilla, per non dire altro.
Però è stata una bella serata :D Su Roger avrei
da aggiungere una cosa a quel che hai giustamente scritto tu, nel senso
che, non avendo esposto le sue opinioni, né i suoi pensieri
fino ad ora, sembra quasi che solo adesso cominci ad interessarsi a
lei… tuttavia (spero!) ho disseminato qua e là
nei capitoli precedenti dei piccoli gesti che possono far pensare che
è già da un po’ che in effetti ha
qualcosa per la testa <3 Roger ama rubare le cose agli altri, la
chitarra che ogni tanto strimpella è infatti quella di
Kennet, e le sigarette sono di Ray xD Sulle tue domande…
quando Rouge ha incontrato Roger da piccola, Ray non era sceso a terra
con i due fratelli :) Mentre sulla morte di Samie, mi spiace, ma non
posso dire molto (anche se, insomma, la situazione va chiarendosi)
perché lo scoprirai nella seconda parte di questa storia :D
Ne vedremo delle belle, comunque. Grazie per il tuo commento, alla
prossima! :D
@ Chibi_Hunter:
Ciao!! Ah, in effetti la sfida di Rouge era persa in partenza, ma, cosa
vogliamo farci, l’atmosfera di festa e la voglia di fargliela
pagare al burberone hanno fatto il resto :D No, Shanks non ancora beve,
per carità, che poi mi arriva il MOIGE a casa dicendo che
faccio ubriacare i pargoletti di nemmeno dieci anni nella mia storia xD
però, vedendo tutti quei pirati, si chiederà
anche cos’ha di tanto speciale quel rum …
è un tipino curioso, il minirosso! Lieta ti sia piaciuta la
pseudo-conversazione tra quei due, tra un egocentrico di poche parole
ed un’irriverente impicciona decisamente brilla non so cosa
di meglio ci sarebbe potuto uscire xD La reazione di Roger…
eh :D Come detto su, quella domanda non gliel’avrebbe posta,
se lei fosse stata in grado di ricordarsene o di rifletterci su. Ci
è stato svelato qualcosa su quello che prova, ma non
è detto che sia qualcosa che provi da più
tempo… è solo che non ha mai aperto bocca
sull’argomento, quindi, chissà ;) nei capitoli
precedenti ci sono dei piccoli indizi, qua e là :)
Eee… Garp, oh yess! Vedremo cosa combinerà! A
presto, e grazie mille ;)
@ angela90:
Hola! Ehm, Rouge ci ha provato, ma ha fallito miseramente nel tentare
di tenere testa a Roger^^’ Lieta che ti sia piaciuta la parte
delle stelle, devo ammettere che anche a me ha colpito quando
l’ho sentita la prima volta! Ed ecco Garp, con tanto di nave
e cannoni pronti a sparare… Si salvi chi può!
Alla prossima, e grazie per la rece!!
@ Akemichan:
Ciao! Capitolo di passaggio che portava giusto ad un certo
Viceammiraglio :D frasi da Oscar, dici? Sai che li vedrei bene Roger e
Ray in un film… in un western alla Sergio Leone…
molto Clint Eastwood… ok, ma non divaghiamo xD Noto che
Rouge ubriaca ha fatto divertire tutti, magari un po’ meno
lei la mattina dopo ^^’ e hai ragione su Roger, che misura
sempre le parole in base a quanto interessa a lui :) Un grazie sincero
per i complimenti alla parte introspettiva, avevo il dubbio che
suonasse un po’ banale ma non avevo idea di come metterla
giù diversamente. Quindi sono contenta che sia andata :D
Roger ama il rosso, nei secoli dei secoli. Alla prossima ;)
@ MBCharcoal:
Marta-channn!! E’ un po’ che non ci si sente ma
è un casino per me T.T Spero che vada tutto bene
anche a te e ai tuoi casini, e rinnovo il mio in bocca al lupo per
tutte le prossime sfide ;) Passando alla rece… gabbiani
postini are <3 … Rouge che sfida Roger?
Massì, è così bello imbarcarsi in gare
già perse in partenza, ma pare che la ragazza risvegli tutto
il suo spirito competitivo quando ha a che fare con le provocazioni di
un certo pirata :) Roger… deluso non so, secondo me si
è divertito molto con la rossa in modalità
spariamo-cazzate-a-raffica xD Ecco a te Garp, mia cara! Un bacione e ci
sentiamo su msn ora che ritrovo un po’ di
normalità :**
E grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, le seguite
e le ricordate.
Ma dov'eravamo rimasti? Mi pare fosse arrivato un certo
Viceammiraglio...Enjoy!
25. Catch
-Preparare i cannoni! Preparare i
cannoni! Avanti, branco di scansafatiche!
-Di qua, di qua, Jin, dammi una mano!
La campana che annunciava il pericolo continuava a risuonare per tutta
la nave, anche se ormai ogni singolo membro dell’equipaggio
era più che sveglio.
-Siamo fregati, ci sono praticamente addosso!
-Vuoi stare zitto, uccellaccio del malaugurio? Possiamo ancora
svignarcela!
Il ponte era immerso nel più completo caos, Roger si faceva
strada a passo svelto in mezzo ai suoi uomini, seguito da Rayleigh che
continuava ad impartire ordini a destra e a manca.
-Capitano!- esclamò Craig, lasciando subito il timone ad un
compagno, e srotolando velocemente delle carte sul tavolo.
-Sono emersi dal nulla, non abbiamo avuto neanche il tempo di avvisare!
–esclamò, concitato -è la nave del
viceammiraglio Monkey D. Garp, la Sirius Clash, una delle ammiraglie
più potenti dell’intera flotta della Marina!
Roger lo interruppe con un cenno, scorrendo le carte ad una ad una.
-Lo so, maledizione - imprecò a denti stretti –non
possiamo provare a staccarli in qualche fondale basso?
-Capitano, siamo troppo lontani dalle secche, farà in tempo
a recuperarci!- spiegò il navigatore mordendosi
un’unghia.
-Ecco le altre mappe!- saltò fuori Rouge, portando le carte
che Craig le aveva chiesto di recuperare in men che non si dica.
Le srotolarono sopra le altre, ma bastò una rapida occhiata
a far ammutolire tutti quanti.
-Dèi del mare, siamo finiti in trappola- mormorò
di ghiaccio il navigatore, passandosi una mano sulla fronte.
-Siamo nel bel mezzo di un ecosistema invernale,guardate qui... il mare
è gelato ed impercorribile in molti punti…
Deglutì, rendendosi conto della situazione.
-Ci sono dei campi di iceberg e non possiamo fuggire in mare aperto in
assenza di correnti rapide.
-Ehm, ragazzi- esclamò il cuoco sporgendosi dalla coffa,
seriamente preoccupato –non per mettervi ulteriormente
pressione ma… avete visto lassù ad Est?
Gli occhi del gruppetto che era raccolto nella timoneria si spostarono
tutti verso l’alto.
Tacquero inorriditi.
Il cielo si era fatto improvvisamente scuro, nero quasi come la notte,
e un cumulo di nuvole gravide di pioggia avanzava rapido sospinto da un
vento di tempesta.
-Ci mancava soltanto la bufera! – inveì Daniel,
stizzito.
-Mi ero dimenticato di quanto fosse veramente bastardo il tempo in
questo posto- mormorò a denti stretti il vicecapitano,
sistemandosi gli occhiali.
-Non possiamo sperare di seminarli in condizioni atmosferiche del
genere- sussurrò il navigatore, scuotendo la testa
–dovremmo come minimo rallentarli, in qualche modo…
I presenti alzarono lo sguardo verso Roger, che era stato
l’unico a rimanere in silenzio.
-Mi sembra ovvio- dichiarò quello dopo qualche istante,
serrando la mascella – non ci resta che dare battaglia.
Dovremo indebolirli … per poter tentare poi la via di fuga.
Tutti annuirono decisi, rabbuiandosi a quella prospettiva.
Roger si rimise su, controllando velocemente la situazione in quel
momento, poi tornò ai suoi compagni.
-Craig, tu resta al timone, Dan, raduna gli altri e assicuratevi che le
vele siano a posto, o con quella tempesta non ne usciamo vivi. Ray,
dì a Kennet di scendere subito di lì se non vuole
essere centrato da una bordata, Garp non ci metterà molto. E
chiudete i boccaporti prima di colare a picco! Avanti, muoversi!
Quelli schizzarono agli ordini del capitano.
Roger alzò gli occhi su Rouge.
Lei lo guardò con espressione seria.
-Io non me ne starò dentro come l’altra volta, a
far finta che non stia succedendo nulla.
-Non avevo intenzione di risparmiarti, infatti. Avrò bisogno
di qualcuno che aiuti ai cannoni con le munizioni- rispose quello,
incurvando appena la labbra –quindi vedi di darti da fare,
aiuto-cuoco.
La ragazza impugnò la pistola che il capitano le aveva
affidato qualche giorno prima, se l’assicurò alla
cintura in vita e annuì. Fece per andarsene, ma il capitano
la riprese per il polso.
-E fai in modo-scandì- che Shanks non si faccia del male.
-E tu fai in modo di farci uscire vivi di qui- replicò lei
con sicurezza- perché noi due abbiamo fatto un accordo,
ricordatelo. E io ci tengo ai miei accordi.
-Se non sarai tu a farti ammazzare, l’accordo sarà
rispettato- rispose lui con un ghigno,e la lasciò andare.
-Uomini, prepararsi alla battaglia!
-Viceammiraglio! Apriamo il fuoco?
Garp sorrideva soddisfatto, con gli occhi fissi sulla piccola nave. Era
stato pressoché certo di trovare Roger all’uscita
dalle Fasce, e così era stato. Ormai cominciava a capire
come ragionava quel pirata, a furia di stargli alle costole.
Alzò gli occhi al cielo che si faceva sempre più
scuro.
-Aspettate il mio ordine, ma state pronti ai cannoni. Voglio prima dare
un’ultima opportunità di resa a
quell’impertinente!
-Signorsì, Viceammiraglio!
-Sarà divertente, piccolo presuntuoso- sogghignò,
scrocchiandosi le nocche.
La Sirius Clash sferzava veloce le onde che si facevano sempre
più grosse, quasi stesse scivolando sul sapone: gli scafi
della Marina erano progettati per fendere i flutti più alti
e minacciosi con estrema facilità.
Ad un tratto l’ufficiale sgranò gli occhi: vide la
piccola nave pirata dal drappo rosso ed oro che sventolava vicino al
Jolly Roger, virare improvvisamente verso sinistra.
-Viceammiraglio, hanno invertito la rotta! Vogliono forse combattere?
Garp rimase senza parole per un attimo, poi esplose in una risata
profonda.
-Ahahah! Ne ha di fegato il ragazzo! Con quella bagnarola spera di
competere con una nave della Marina, in queste acque poi? Ne vedremo
delle belle!
-Non sparate finchè non li avremo a tiro, bordo a bordo!-
esclamò Roger, passando in rassegna i suoi, pronti ai
cannoni.
-Mirate agli alberi e all’antenna delle trasmissioni dei
lumacofoni - ordinò- dobbiamo interrompere le comunicazioni
con il Quartier Generale! Intesi?
Un urlo di assenso rispose a quella domanda.
-La tempesta sarà qui tra una decina di minuti, anche meno-
mormorò Ray, che camminava al suo fianco giocherellando con
l’impugnatura della spada.
-La nave di Garp è una delle più potenti a questo
mondo, ma noi le siamo sfuggiti già diverse volte in questi
anni- continuò Roger, scrutando l’ammiraglia che
si avvicinava sempre più- ed oggi, Dei del Mare, la
riempiremo talmente di buchi che ne verrà fuori peggio dei
vostri luridi calzini!
Un altro grido di consenso.
-Questa battuta era mia- commentò nuovamente il vice.
-Non ho intenzione- concluse il capitano, ignorandolo - di
perdere nessuno di voi in questa battaglia. Il Nuovo Mondo ci aspetta,
non possiamo fermarci qui, sotto questa tempesta … Il Nuovo
Mondo lo vedremo tutti insieme, uomini, da questo stesso ponte dove
siamo raccolti adesso, ma quel giorno ci sarà il sole ad
accoglierci!!
Il terzo grido d’entusiasmo fu il più rumoroso di
tutti.
-Mano alle armi, voglio vedere quella nave colare a picco!-
esclamò, persuasivo.
Tra il caos generale, Ray rivolse un’espressione eloquente al
suo superiore.
-Non sarà un po’ esagerato, colarla a picco, jolie?-
borbottò -Ho idea che sarà difficile con la
piccola, dolce Flaring Eos …
-E’ ovvio, Ray- replicò quello sbrigativo,
armeggiando con la pistola e guardandosi intorno nervoso– ma
il capitano ha sempre la situazione in pugno, no? Anche quando non ce
l’ha.
Il vice lo guardò, poi gli pose una mano sulla spalla.
-Hai preso la giusta decisione, Roger- disse, fraterno –non
vedo molte alternative.
-Si.
Un attimo di silenzio.
-Avanti, dammi una sigaretta, Ray.
-Solo perché fra cinque minuti ci ritroveremo
all’inferno- replicò lui, porgendo la paglia a
Roger, che l’accese con un fiammifero.
-Non farla così semplice- concluse l’altro,
dandogli le spalle e dirigendosi verso la balaustra - io non ho la
minima intenzione di finirci, per ora.
Aveva infine cominciato a piovere, l’acqua scrosciava fitta e
sottile, lasciando presupporre che da un momento all’altro si
sarebbe trasformata in un ben più potente temporale.
-Il mare si fa sempre più grosso- constatò
l’ufficiale, squadrando le onde sotto di loro –
fate attenzione ai vortici.
-Viceammiraglio, ecco il lumacofono altoparlante che cercava!-
arrivò un soldato con l’apparecchio tra le mani.
-Ah, bene!
Garp prese il piccolo animaletto e sollevò il microfono ad
esso collegato.
-Roger!- esclamò, e la sua voce riecheggiò forte
e chiara.
Sulla Flaring Eos tutti quanti si voltarono all’istante.
-Oho, pare che ti voglia salutare- commentò Ray –
ed è buona educazione rispondere.
Il capitano si avvicinò il più possibile al
fianco della nave. Garp era a prua, con la solita espressione tronfia
ed energica dipinta sul viso.
-Capitano, li abbiamo sotto tiro- mormorò uno dei pirati
alla sua destra.
-Aspettate- replicò il pirata.
Rouge osservava la scena in silenzio come il resto della ciurma, tutti
erano già bagnati da cima a fondo per la fitta pioggia e il
ponte si era fatto scivoloso ed insicuro.
La ragazza posò la mano sul cannone che divideva con il
medico e sospirò, cercando un po’ di calma.
Sarebbe andato tutto bene.
In fondo bastava solo non farsi ammazzare … come la faceva
facile, Roger!
-Ehi, Viceammiraglio! Da quanto tempo!- salutò ironicamente
Rayleigh, facendo ampi gesti con le mani -A casa tutti bene? Davvero,
sentivo la sua mancanza!
Garp alzò gli occhi al cielo, poi con un gesto veloce ed
irritato posò l’apparecchio sul tavolo e fece due
grandi passi in avanti.
-Silvers Rayleigh, io invece proprio per niente!- esclamò a
pieni polmoni, con una voce alta e possente - e ora che ne dici di
tacere una buona volta e farmi parlare con il tuo capitano?
Ray fece una boccaccia.
-Che screanzato- bofonchiò a Roger, sogghignando –
vuole parlare solo con te. Te l’avevo detto …
-Garp!- esclamò il capitano con la sigaretta in mano, ormai
fradicia, mentre il vice tornava indietro ridendosela un po’
con la ciurma – e tu che ne dici di levarti dai piedi?
L’ufficiale scoppiò in una fragorosa
risata che si udì benissimo da entrambe le parti.
-Roger, Roger… Ma sei tu che ti ostini a mettermi i bastoni
tra le ruote! – rispose, allargando le braccia - eri sparito,
e ora eccoti qui, nel bel mezzo della Grand Line … Vuoi
proprio morire, allora!
Il pirata piegò le labbra in un sorriso.
-Non prima di aver raggiunto il mio scopo- replicò
–e non sarai certo tu ad impedirmelo!
-Niente, quel ragazzo è più cocciuto di un muro-
mormorò a sé stesso Garp scuotendo la testa.
-Roger!- ripetè per la terza volta, un po’
esasperato – ti offro una grande opportunità!
Potresti anche cavartela con una sessantina d’anni di
isolamento ad Impel Down, se ti consegnerai senza opporre resistenza,
ammetterai i tuoi crimini, restituirai i tesori che hai saccheggiato e
rinnegherai la bandiera della pirateria per sempre!
-E già che c’è vi dà anche
una bella ripassata di lucido sul ponte, che ne avete bisogno!- fece
presente Ray, e in molti sghignazzarono.
-Silvers, a te taglierei volentieri la lingua!- replicò Garp
con un ghigno, poi tornò al capitano, che era rimasto in
silenzio, sul ponte, la sigaretta quasi finita ancora tra le dita della
mano destra.
-Allora, cosa hai da dire?
Il fragore di un fulmine caduto poco lontano squarciò il
tenue rumore della pioggia, che aumentò
d’intensità all’istante, quasi
rispondendo ad un ordine del cielo.
Roger reclinò un po’ la testa. Gettò la
cicca nel mare.
-La mia risposta è no.
Garp annuì, gravemente.
-L’hai voluto tu, pirata- sospirò con paradossale
calma. Poi l’espressione mutò improvvisamente.
-Uomini, FUOCO!!!- urlò , agguerrito.
-FUOCO!!!- ripetè Roger all’istante, e
all’unisono il fragore del temporale, che ormai si stava
trasformando in tempesta, fu oscurato dal rombo
dell’artiglieria che lacerò l’aria.
Almeno una decina di cannoni spararono dal ponte e dalle stanze di
coperta, alcuni colpi centrarono in pieno lo scafo della Sirius, ma in
molti lo mancarono.
-Maledizione!!- imprecò il meccanico – gli abbiamo
fatto solo tre buchetti!
-Arriva la bordata!- esclamò Kennet –tutti
giù!!!
All’istante un boato esplose sopra le loro teste, e molti
pirati furono sbalzati dalle loro postazioni, scivolando rovinosamente
sul ponte fradicio.
La nave si incurvò a tal punto che chi era più
vicino al bordo dovette reggersi saldamente per non finire in mare.
-Reggetevi alle corde, non cadete! –urlò il
medico, afferrando saldamente per la mano il cuoco che aveva mancato la
presa, scivolosa per via dell’acqua.
-Mirate agli alberi, gli alberi!- esclamò il vicecapitano,
raggiungendo i compagni che avevano bisogno d’aiuto.
Roger corse in men che non si dica verso la timoneria.
-Siamo svantaggiati! – disse – Craig, tutta a
sinistra, cerchiamo di sfruttare il vento!
-Si, Capitano!- fece segno il navigatore, e con un gesto repentino mise
mano al timone – reggetevi forte, ragazzi!
La nave ondeggiò paurosamente sui flutti, incurvandosi
questa volta sul fianco sinistro quasi si dovesse rovesciare su quelle
onde nere e furiose come il cielo sopra di loro.
-Non ti servirà a nulla cambiare posizione, Roger!-
gridò il Marine.
-Non te ne sei accorto, Garp- urlò l’altro in
risposta– ma tu sei sottovento, adesso! Fuoco!!!
Un’ulteriore raffica di colpi partì in direzione
della nave nemica, e questa volta tutti andarono a buon fine, aiutati
dalla direzione delle violente ventate d’aria, aprendo dei
varchi nella fiancata della nave azzurra.
-Maledetto pirata! Fuoco, fuoco!!- non si fece attendere la risposta di
Garp.
Sebbene alcuni colpi finirono in acqua, la folata si infranse
brutalmente sulla piccola Flaring Eos proprio come la pioggia che
franava giù dal cielo in tempesta.
-Allarme, si è aperta una falla!- sentirono gridare dal
ponte di manovra.
Roger si sporse dal ponte di prua constatando i danni. Effettivamente,
proprio sul fianco, in corrispondenza della cambusa, si era aperta una
grossa spaccatura e l’acqua stava entrando a fiotti.
-Dei del Mare! Martin, Jin, andate di sotto con gli altri,
dev’essere chiusa all’istante!
Gli uomini obbedirono all’istante.
- Dan, abbiamo bisogno delle tue armi a lungo raggio-
mormorò veloce, passandosi una mano sulla fronte, spostando
i capelli fradici dagli occhi –possiamo ancora coglierli di
sorpresa!
Il medico annuì, e, dopo essersi buttato di nuovo per terra
per evitare un’altra raffica improvvisa, corse dentro
precipitosamente.
-Mirate… fuoco! Fuoco!!- continuava ad ordinare Rayleigh
– fate sparare quei maledetti cannoni, avanti!
Questa volta, uno dei colpi andò ad infrangersi su una
torretta della nave della Marina, che si ripiegò
rovinosamente su sé stessa con un frastuono spacca timpani.
Grida di disappunto si levarono dall’equipaggio dei marine.
-Bel colpo Kennet! Fuori uno!- gridò il vice, sovrastando il
fragore, e in molti esultarono.
-E adesso caricate i cannoni con queste!- intervenne il medico con
espressione di sfida, tornando in fretta e furia
dall’infermeria con un grosso sacco di canapa.
-Viceammiraglio, hanno colpito la torre radio! Le comunicazioni sono
interrotte e non c’è verso di utilizzare i
lumacofoni a breve raggio, con questo tempo terribile!
Un altro fulmine si infranse con un fracasso assordante sul mare
burrascoso.
-Roger- urlò l’ufficiale a pugni stretti, con il
ghigno sempre al suo posto– non ti servirà a
nulla! Non avrò bisogno di rinforzi per affondare una
barchetta del genere! Ma questa tua insolenza non mi piace, proprio per
niente!
-Spero che questo ti piaccia, allora!- gridò in risposta il
capitano, saltando sulla balaustra e reggendosi ad una delle sartie.
-I miei saluti, Viceammiraglio- sogghignò, e con un ampio
gesto del braccio fece segno ai cannoni di sparare.
I colpi partirono sibilando, ma questa volta, nel momento esatto in cui
toccarono la nave nemica, esplosero in maniera molto più
violenta, sviluppando delle improvvise fiammate azzurre che avvolsero
all’istante lo scafo della Sirius.
Tutti i pirati sgranarono gli occhi, stupefatti dall’effetto
anomalo di quell’esplosivo.
-Dan- chiese Shanks, sbattendo le palpebre –ma tu sei un mago?
Rouge alzò lo sguardo tirandosi indietro i capelli per
vedere meglio.
Fissò quello spettacolo in silenzio, come tutti gli altri.
Sulla nave nemica poteva vedere i marinai tentare di domare quel fuoco
che tuttavia non si estingueva, nemmeno sotto tutta
quell’acqua.
-E’… sei un grande, Dan!- disse strabiliata.
-Questa non ancora ce l’avevi fatta vedere, però!-
commentò il cuoco, grattandosi il mento.
-Oh- rispose il medico, soddisfatto di tutte quelle attenzioni
– dovreste vedere quello che sto preparando…
Poi però parve ripensarci.
-Peccato che sia un piccolo inghippo che non sono riuscito a
perfezionare…- aggiunse.
I sorrisi di tutti svanirono all’istante.
-Ehm, l’effetto dura solo tre minuti!! Non ho avuto tempo di
migliorarlo!!- spiegò quello, agitando le mani a
mò di scusa.
-Medicastro dei miei stivali! E ce lo dici adesso?!- saltò
su Ray, esasperato –Dobbiamo approfittare per fug…
Il commento fu interrotto da Jin ed il gruppetto che era sceso a
controllare i danni, che apparvero trafelati dalla porta del corridoio.
-Capitano! Abbiamo riparato la falla, ma non reggerà a lungo
su queste onde!- spiegò velocemente il grosso pirata
– inoltre abbiamo perso parte del carico e l’acqua
continua a filtrare, devono esserci dei danni alla carena! Se non ci
togliamo di mezzo, qui finisce male!
Roger annuì, poi gettò uno sguardo alla nave di
Garp, dove le fiamme si stavano mano a mano ritirando.
-Due minuti!
-Che facciamo? Capitano!
Il pirata continuava a guardare la Sirius Clash senza una parola.
Sembrava tremendamente tentato da qualcosa.
Ray individuò la strana luce nella sua espressione e gli si
avvicinò.
Quello lo guardò eloquentemente.
Il vice scosse la testa appena, nervosamente.
-Lo so che ti piacerebbe affondarla una volta per tutte-
mormorò, tutto d’un fiato – ma sai
benissimo che non ci riusciremmo. Non ora, non con la nave in queste
condizioni.
Roger strinse appena gli occhi e lo guardò, non ancora
persuaso.
-Roger- ripetè quello, scrutandolo torvo – sarebbe
una follia. Sii ragionevole.
Il capitano esitò ancora un attimo, poi, come riprendendosi,
annuì con fare deciso.
-Si, certo- rispose, abbassando le palpebre, come ingoiando un boccone
amaro.
-Dobbiamo andarcene di qui, e alla svelta!- ordinò poi a
gran voce, mentre Ray tirava un sospiro di sollievo.
-Craig, prua a Nord-Est! Dobbiamo trovare un passaggio, o siamo fregati!
Rouge li osservò allontanarsi di fretta verso la timoneria,
e nell’alzare lo sguardo notò qualcosa che si
stagliava all’orizzonte, oltre la fitta coltre di pioggia,
qualcosa di un candore fortissimo in contrasto con il cielo plumbeo.
Girò lo sguardo automaticamente alla nave di Garp, che
oramai aveva quasi domato l’incendio, e poi corse verso
l’altro lato del ponte, sporgendosi per vedere meglio.
Un’idea le balenò in mente.
-Abbiamo spento l’incendio! Quella strana polvere era uno
strano composto chimico esplosivo resistente all’acqua, ma
fortunatamente il fuoco non ha inficiato gli organi di comando,
Signore! – fece rapporto un sottufficiale, tutto
d’un fiato.
-Dannazione, abbiamo solo perso tempo!- esclamò Garp,
recuperando all’istante tutta la sua grinta –
avanti, fate fuoco!
All’ordine seguì una scarica di raffiche che
tuttavia non andarono a buon fine.
-Viceammiraglio- mormorò il tenente - pare che se la stiano
svignando …
Il Marine sgranò gli occhi.
-Eh, no. Questa volta ti ho in pugno, Roger! Inseguiteli!!!
Il piccolo gruppetto di pirati era radunato a poppa, nella postazione
del timone.
Il navigatore studiava velocemente le carte nautiche, cercando di non
infradiciarle troppo con le sue mani bagnate.
-Avanti, avanti… ci dev’essere una soluzione!-
mormorò, innervosito.
-Se continuiamo a seguire la rotta- intervenne Ray facendo segno con
l’indice sulla mappa –non avremo problemi con le
distese di ghiaccio!
-Si, ma finiremmo per ritrovarci proprio in mezzo alla tempesta!-
rispose subito Craig.
Il medico sgranò gli occhi.
-Stai dicendo che questa non è la tempesta vera e propria?-
mormorò, e il fragore di un altro fulmine oscurò
l’ultima parte della sua domanda.
Rouge apparve dalle scalette, trafelata.
-Forse c’è … una
possibilità… - ansimò, tenendosi un
fianco.
Roger si voltò di scatto.
-Craig- mormorò la ragazza, raggiungendoli –la
mappa delle correnti, quella che abbiamo visto prima …
Il navigatore srotolò la cartina.
Rouge abbassò gli occhi, scrutando per qualche secondo il
documento.
-Ecco- mormorò, e fece segno con l’indice ad un
punto verso Nord-Est.
Ray sgranò gli occhi.
-E tu vuoi passare in mezzo al campo di iceberg?!- esclamò
–Sei pazza? Hai idea di quanto sia difficile controllare la
nave in quelle strettoie?
Lei scosse appena la testa.
-Ray, che altre soluzioni abbiamo? Se non hai una rompighiaccio per di
qua- posò il dito sul punto che indicava la distesa di
ghiaccio permanente che si trovava di fronte a loro –non ci
passi.
Craig deglutì.
-E’ … è un suicidio –
mormorò – sono acque troppo insidiose …
tuttavia...
Roger si avvicinò e fissò a sua volta le cartine.
Rouge osservava il tutto in silenzio.
-Ma noi siamo più piccoli- sussurrò quello
– noi ci passiamo. Garp invece no.
-Esatto!- intervenne Rouge, ben stupita di trovarsi d’accordo
su qualcosa con il capitano – e poi, guardate qua
… oltre gli iceberg c’è
un’isola bella grossa … Nivil Town, sono sicura
che lì potremmo far riparare la nave!
Si guardarono tutti, indecisi sul da farsi.
Alla fine Ray cedette.
-E va bene, visto che non c’è altra
scelta…
-Che il cielo ce la mandi buona…
-Che il mare ce la mandi buona, più che altro…
Il capitano posò la mano sulla mappa con risolutezza.
-E’ deciso!- esclamò – avanti,
velocità massima, prua verso Nivil Town.
La nave virò quel tanto che bastava per aggiustare la rotta,
e in quel mentre Rayleigh notò qualcosa che
attirò la sua attenzione.
Guardò meglio, sbattendo le palpebre per distinguere
qualcosa oltre la pioggia.
Aggrottò la fronte.
Ma quel tenue bagliore dorato era scomparso.
Forse era stato uno scherzo ottico dovuto ai lampi che balenavano sulle
onde in rivolta.
-Capitano, ci stanno recuperando! – esclamò
d’un tratto Jin, e nello stesso istante una bordata
colpì di striscio la parte di dietro dello scafo, facendoli
cadere tutti per terra.
-Dannazione, ci hanno già di nuovo a tiro!- inveì
il vicecapitano, bloccando precipitosamente il timone che era rimasto
per un attimo senza controllo.
-Ahahahah, Roger!- gridò esultante Garp, dal ponte di prua
della Sirius – credevi di affondarmi con i tuoi trucchetti di
illusionista da quattro soldi?
-Avanti, a tutta velocità!- esclamò il pirata
–e fate sparare i cannoni di poppa!!
Non ebbe il tempo di dirlo che un’altra raffica di colpi
prese nuovamente di striscio la parte posteriore della Flaring Eos.
-Stiamo aggiustando il tiro! La prossima centrerà in pieno
il timone! – avvisò il Viceammiraglio –
arrenditi e non morirai!
Il capitano si sporse quel tanto per farsi udire dal Marine.
-Non ci penso nemmeno, Garp! Dovrai continuare a darmi la caccia tutta
la vita , perché io non mi arrenderò mai!!!
Rouge si rialzò un po’ dolorante
dall’ultima caduta dovuta all’esplosione ed
incrociò il suo sguardo.
-Lodevole, capitano- sogghignò, tenendosi il palmo della
mano che si era ferito nel tentativo di aggrapparsi ad una cima.
Roger abbassò un po’ gli occhi, respirando
lentamente. Si spostò nuovamente i capelli dietro le
orecchie.
-Devo mantenere un accordo, se non sbaglio- mormorò,
annuendo in modo stanco. Si portò una mano sul petto.
Non dev’essere
il massimo affrontare questa battaglia con una ferita di quelle
dimensioni, pensò Rouge, provando un profondo
rispetto per l’incrollabile testardaggine di quel pirata.
Poi il suo sguardo si spostò appena alle spalle di Roger,
oltre la nave di Garp.
Eh?
Si rabbuiò e , scivolando un po’ sotto tutta
quell’acqua, raggiunse la balaustra per vedere meglio.
Rayleigh notò il gesto della ragazza e seguì il
suo sguardo.
-Allora…- mormorò, togliendosi gli occhiali,
pulendoli con la camicia ed inforcandoli di nuovo – allora
non me l’ero sognato!
E corse anche lui a vedere.
Roger strinse gli occhi. Poi spostò lo sguardo sulla nave di
Garp, che pareva non essersi accorto di nulla.
-Cos’è?- mormorò la ragazza.
Quella luce si faceva sempre più definita, attraverso la
tempesta.
-Chi
è, piuttosto…- bisbigliò Ray a denti
stretti – se è un’altra nave della
Marina, direi che siamo fritti e rifritti…
Il capitano si morse un labbro, tentennante.
Da quello che poteva capire Rouge, per la prima volta in quella
battaglia non aveva idea di cosa stesse accadendo.
La ragazza deglutì.
-E tu chi diavolo sei?- sussurrò Roger, reclinando la testa
ed incrociando le braccia sulla balaustra.
-Ehi, Roger, che c’è? Hai visto una sirena?-
sghignazzò Garp con la sua voce possente, ma fu
immediatamente interrotto da un sottufficiale che lo raggiunse
boccheggiante.
Il capitano pirata lo osservò cambiare letteralmente
espressione, il solito ghigno energico fu sostituito da
un’espressione stupefatta ed incredula.
Poi, come dal nulla, un lampo rosseggiante esplose
sull’orizzonte dietro la Sirius, seguito da un frastuono ed
una grossa esplosione sul fianco destro della nave della Marina.
Roger tirò fuori all’istante il cannocchiale, e lo
puntò nel luogo da dove era stato esploso il colpo.
Rouge lo osservò rimanere per qualche secondo immobile, per
poi abbassare lo strumento, con un’espressione sconcertata.
-Questa è bella- mormorò, mentre un sorriso
divertito gli si disegnava in volto.
La sirena suonava incessantemente, tutti i marinai si stavano spostando
dal ponte di prua verso la parte opposta della nave, in preda
all’agitazione.
-Maledizione, maledizione!- inveiva Garp, seguito a passo
svelto dai suoi sottufficiali - ma guarda te adesso se devo fare i
conti … passatemi il Quartier Generale, subito! –
sbraitò, tendendo una mano in attesa di un lumacofono.
Il tenente piantò gli occhi per terra.
-Ehm, signore … Roger ha distrutto l’antenna per
le comunicazioni … ricorda …?
I soldati si guardarono negli occhi, aspettando l’esplosione.
Garp rimase di sasso, con il braccio ancora teso.
Poi, lentamente, sorrise. Poi si mise a ridere di gusto.
-Ahahah, e così me la dovrò vedere da solo?
Bene!- esclamò, stringendo gli enormi pugni.
Tacque un attimo, analizzando la situazione.
-L’obiettivo resta sempre lo stesso, soldati! Mantenete la
rotta, velocità massima, ho intenzione di inseguire quel
maledetto pirata fino alla fine del mondo, ci siamo capiti?
I Marine scattarono sull’attenti e corsero alle loro
posizioni.
Il ragazzino dai capelli biondo paglia strinse un po’ gli
occhi cercando di vedere al di là della pioggia, riparandosi
la visuale con la mano destra.
-Mi sa che ci ignorano- mormorò poi in tono scettico,
passando davanti al suo capitano con le mani tuffate nelle tasche.
-Ma perché ci siamo infilati in questa storia, qualcuno me
lo spiega?- chiese un ragazzone con un grosso cilindro sulla testa ed
un lungo cappotto nero, incrociando le braccia.
-Già- convenne una giovane donna dai corti capelli castani,
giocherellando con una grossa sciabola – che motivo
c’è di andare a provocare Monkey D. Garp? Che se
la sbrighino da soli!
Una fragorosa risata interruppe i commenti della ciurma.
Un uomo sulla quarantina, di un’altezza spropositata e lunghi
capelli biondi che ricadevano sulle spalle, si avvicinò alla
prua della sua imbarcazione.
Piantò gli occhi chiarissimi sulla Flaring Eos.
-Quel Roger è davvero un tipo interessante-
sentenziò con voce profonda- sarebbe davvero un
peccato se Garp lo acciuffasse proprio adesso.
-Ma a noi cosa importa? Un avversario di meno- ripetè il
ragazzino, lanciando uno sguardo indifferente alla piccola imbarcazione.
Edward Newgate sorrise profondamente, lo sguardo fisso davanti a
sé.
-Prova a vederla dalla prospettiva opposta, Marco. Ho intenzione di
chiedergli di unirsi ai pirati di Barbabianca.
°°°
Eccoci! Siamo entrati nel pieno
della battaglia, e chi ti spunta fuori?? Si sapeva... dopo tutti quei
giorni di calma si doveva scatenare il finimondo , ed eccovi serviti :D
Il nome della nave di
Garp è anche qui di mia invenzione, dovuto più
che altro al fatto che la polena è un cane, e Sirio
è la costellazione del cane ^-^
Ammetto che per me non
è stato facilissimo scrivere questo capitolo, non avendo un
minimo di fondamenti per quel che riguarda le battaglie navali :D
Mi sono basata su quel
che ricordavo di Pirati dei Caraibi, e sono andata dritta per quella
direzione, sperando di aver reso un minimo l'idea...
E adesso, cosa
combinerà Newgate? E Roger riuscirà a sfuggire
alle grinfie del Viceammiraglio??
Commenti, critiche e
quant'altro sono amore <3
To
be continued
;)
|
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Capitolo 26 *** Ice ***
Buonasera
ciurmaglia!
Ecco qui il nuovo
capitolo, che chiuderà questa piccola parte quasi
esclusivamente dedicata alla battaglia (se ci avete fatto caso, il
punto di vista di Rou è stato un po’ accantonato
per questa cosa), eravamo rimasti con Garp che inseguiva Roger, nulla
di nuovo sotto il sole, insomma :D
Ma prima le risposte!
Ah, continuo a rispondere qui ai vostri commenti per abitudine, ed
anche perché mi piace di più, nonostante ora sia
disponibile l’opzione per rispondere direttamente sulla
recensione, che magari userò più avanti .-.
@ Meli_mao: Ciao
meli! Allora, ebbene si, ho preso le info solo da Pirati dei Caraibi.
Poi, ci ho messo del mio, sperando di rendere bene l’idea :D
Ahahah, è vero che l’urlo
“FUOCO” ricorda molto la bella Knightley, anche se
detto da Roger ha tutt’altro effetto, mi sa... Per quel che
riguarda Garp ed Akainu sono d’accordo con te, sono entrambi
due personaggi molto interessanti, anche se non potrebbero essere
più diversi (!)
E
condivido il tuo punto di vista sull’operato del
viceammiraglio, se non è intervenuto avrà avuto i
suoi buoni motivi, o semplicemente è rimasto fermo
perché non sapeva proprio cosa fare. Quel sodalizio che
aveva stretto con lo stesso Roger, lo rende un personaggio al di sopra
delle parti, il che può essere positivo ma, quando ci si
trova ad affrontare questioni come salvare Ace o obbedire al proprio
dovere di Marine, non è così semplice scegliere.
Ma sono queste contraddizioni che lo rendono così umano :)
Ben, alla prossima e grazie mille!
@ KH4: Ale! :3
E’ vero che Garp tende ad affondare le sue navi xD E
sì, la sua voce passa anche attraverso le tempeste! Lieta
che Rouge continui a piacerti come personaggio, certo che lei
è stata assunta come baby sitter del piccolo rosso
praticamente, ma scommetto che a lei fa piacere :D Ed ecco il babbo,
sapevo che saresti stata contenta! Ci hai preso su Vista e naturalmente
il piccolo Marco, la donna non è nuova ma è
praticamente comparsa due volte senza parlare (credo), ma mi piaceva
metterla per dare un componente femminile alla ciurma di Newgate. Non
so se si è capito, ma patteggio molto per le
piratesse/eroine femminili *yeah* Grazie mille per la rece, alla
prossima :*
@ Chibi_Hunter: Hola
:) Sono contenta che la scena della battaglia sia risultata abbastanza
realistica! Eh sì, il mio modello per questi due capitoli
è stato sicuramente Pirati dei Caraibi, lì le
battaglie sono davvero belle *-* La risposta di Roger te la lascio
immaginare, metti insieme un carattere come il suo e certe domande da
parte di un pirata avversario piuttosto forte… ci
sarà da ridere al loro dialogo :D nel frattempo, vediamo un
po’ come se la cavano i nostri pirati di Roger in mezzo ai
casini! Grazie mille per la recensione, alla prossima!
@ ashar: Ciao! ^-^
grazie del complimento, mi fa sempre piacere avere nuovi recensori!
E’ vero che Roger è uno dei personaggi migliori di
One Piece, nonostante non l’abbiamo visto molto in azione nel
manga, ma il poco che s’è visto nel capitolo zero
è stato molto soddisfacente :D Ah, complimenti per aver
letto tutti i capitoli insieme xD Alla prossima!
@ Akemichan: Ciauz!
Non conosco i libri di O’Brian, ma sono contenta che la
battaglia ti sia risultata suggestiva *-* Hai giustamente notato che
non ho messo molti poteri mirabolanti come nel manga, che comunque mi
piacciono tantissimo nell’universo di Oda, però ho
sempre immaginato la storia così, un po’
più spostata sul piano “umano”, una
specie di mondo a metà tra One Piece e qualcosa di
più realistico … sono contenta che la pensi come
me :3 Mh, su Garp già viceammiraglio dici? :D Beccata!
Diciamo che non ci ho realmente pensato, lo ammetto ^^’
però, per esempio, da quel che si è visto nel
capitolo zero, tra lui e Sengoku erano i numeri uno
all’interno di Marineford in fatto di potenza (il capitolo
zero è solo qualche anno dopo questa storia) quindi si
presuppone che Garp abbia scalato i gradi molto velocemente e non sia
arrivato al grado di Ammiraglio solo per sua decisione personale
(diversamente da Sengoku che vuole arrivare il più in alto
possibile). Poi aggiungi il fatto che, almeno nella mia storia, la
Marina non era in un momento roseo in quegli anni ed il fatto di avere
un soldato così forte e carismatico (ed anche bravo nelle
strategie, infatti è stato lui ad intuire gli spostamenti di
Roger, e solo dopo Sengoku) ai piani un po’ più
alti poteva solo giovare al tutto :D insomma, ti ho buttato
lì un po’ di idee, poi, come ti ho detto, non ho
realmente definito la cosa ^^’ è da prendere per
buona, come molte cose che ho scritto, del resto .-.
Ray
è la vera balia di tutta questa storia, ed il bimbo
capriccioso è un certo capitano :D Lieta che ti siano
piaciuti i suoi dialoghi con Garp (insomma, a mettere insieme due
sciroccati del genere mi son divertita anche io xD) ed anche il buon
Daniel che inventa roba semi-utile! E sono anche contenta di aver reso
bene tutta la ciurma, che a volte passa in secondo piano rispetto a
capitano, vice e Rouge, ma son sempre lì a tirare avanti la
baracca. Grazie mille per la rece, alla prossima! :*
@ tre 88: Eccola con
il suo papirozzo *-* Ah, Ray conosce Roger da una vita, hanno passato
l’adolescenza insieme a Rogue Town con i loro sogni e le loro
aspettative, in parte realizzate, in parte perse per strada (la vicenda
di Samie verrà spiegata più avanti, e faremo
anche meglio la conoscenza di questa misteriosa ragazza :D) . Garp
capisce come ragiona Roger perché anche lui è un
mezzo pazzo, proprio come il capitano pirata, quindi si intendono molto
bene! Ray è un comico nato, sì lo
vedrei bene a Colorado, visto che non sta zitto un attimo :D In effetti
Roger, a dire a Garp che avrebbe dovuto inseguirlo per sempre, non
è che ci abbia guadagnato molto, visto che il viceammiraglio
lo ha preso alla lettera! Ed ecco qui Barbabianca, staremo a vedere
quale sarà la risposta di Roger (te la lascio immaginare
xD). Grazie mille per la rece, alla prossima!
@ Killy: Ciao!
Un’altra nuova fan, wow *-* e venticinque capitoli in due
giorni sono tanti, complimenti xD Negli ultimi tempi le cose
tra il capitano e Rouge sono decisamente migliorate, dopo il loro
grande litigio non potevano certo peggiorare (o meglio, o troncavano
ogni relazione, o si riappacificavano), e siamo tutti più
contenti così <3 Ah, il fratello di Rouge non
rimarrà all’oscuro delle
“malefatte” di sua sorella, staremo a vedere un
po’ di casini che succederanno più avanti :D
Sono
contenta che la storia degli smiley ti sia piaciuta, era una piccola
parte a sé stante che però mi piaceva mettere e
che, chissà, verrà menzionata anche
più avanti.
Ecco
Barbabianca, con il piccolo Marco al seguito… ebbene si, si
tratta di Vista ed Haruta, un piccolo tributo ai capitani del grande
Newgate (e ce n’è anche qualcun altro)! Ti
ringrazio per la recensione, alla prossima!
@ angela90: Ciao!
Garp e Ray fanno un’ottima accoppiata comica, ma immagino che
il duo perfetto sia con Sengoku… chissà
perché il viceammiraglio somiglia sempre più ad
un teatrante che ad un marine X°°°D ma
è il suo carattere, e ci piace così! Roger
è un tipo molto fortunato, sì, anche con
l’Idra, ad esempio, l’ha scampata per un pelo. Si
sa, la fortuna aiuta gli audaci *mi sento tanto mio nonno a dire certe
cose* e comunque son contenta che l’arrivo di Barbabianca e
di annesso Marco versione mignon sia stato di tuo gradimento! Apprezzo
il fatto che hai recensito anche in mancanza di tempo, grazie mille e
alla prossima!!
@ bonney jewerly:
Ciao! Che bello, un’altra faccia nuova, anche se mi seguivi
da mesi :D Ti ringrazio per il complimento, spero che la storia
continui sempre ad interessarti :) alla prossima!
Vi lascio al capitolo! Enjoy!
26. Ice
Confusion never stops
Closing walls and
ticking clocks.
La Flaring Eos ondeggiava
paurosamente sui marosi violenti, virando di tanto in tanto per evitare
i colpi sparati dalla nave di Garp.
-Ecco gli iceberg!-
esclamò il navigatore guardando fisso davanti a
sè e tenendo il timone scivoloso con entrambe le mani per
evitare di perderne il controllo.
Rouge posò
l’indice sulla mappa, alzando gli occhi verso Roger.
-Questo passaggio-
mormorò, scorrendo con il dito sulla pergamena man mano che
parlava – è ampio per un piccolo tratto,
dopodiché qui c’è una strettoia. Fa al
caso nostro, noi ci passiamo, ma i Marine si ritroveranno bloccati!
-E’ da pazzi
… ma mi chiedo ancora perché non ci ho pensato io
prima- rispose quello, alzando un sopracciglio.
-Stai perdendo colpi,
forse- lo schernì lei altezzosa, salvo poi abbrancarsi
goffamente al tavolo per non cadere, mentre la nave veniva presa di
striscio dall’ennesima raffica.
-E che cavolo!
-Craig -
esclamò il capitano indicando il varco con un gesto di
stizza– infiliamoci lì dentro, e alla svelta!
-Capitano! La nave di
Gol D. Roger si sta inoltrando tra gli iceberg! Cosa facciamo?
Edward Newgate
aggrottò la fronte, registrando la notizia inaspettata.
-Mossa astuta e suicida
al tempo stesso- concluse poi sogghignando – quel ragazzo
è sempre più interessante.
-Padre-
esordì il ragazzino biondo, balzando al suo fianco con fare
persuasivo – i Marine non hanno risposto al fuoco,
approfittiamo della situazione e andiamo via di qui!
Il gigante
per tutta risposta scosse la testa gravemente.
- Mi spiace Marco, ma
questa volta non sarà la prudenza a guidarci –
aggiunse, con voce calma e profonda - Non ho affatto intenzione di
lasciarmi sfuggire l’Ammiraglia di Monkey D. Garp, quando
è già ridotta non molto bene. Devo ancora
fargliela pagare per l’ultima volta, o hai dimenticato che ci
ha quasi affondato la nave?
E piantò gli
occhi chiarissimi in faccia al ragazzino, che abbassò i suoi
con estrema riluttanza.
-Non avere paura,
Marco, siamo più forti, ora – concluse il gigante,
addolcendo un po’ il tono.
-Atomos, Jaws,
assicuratevi che i cannoni siano pronti!
-Si, padre!-
esclamarono all’unisono i due ragazzoni dai corti capelli
neri, il primo passando vicino a Marco lo scostò con
malagrazia.
-Fottiti, Atomos! Spero
ti cada una palla di cannone sul piede!- protestò quello,
digrignando i denti.
-Le parole,
Marco…- mormorò la giovane donna dai corti
capelli castani, lanciandogli un’occhiata contrariata.
Il biondino
sbuffò infastidito.
-State calmi e abbiate
fiducia, compagni- esclamò il capitano ponendo fine alle
liti, ed il pirata con il cilindro nero calato sugli occhi
annuì convinto.
-Avanti, ragazzi,
inseguiamo quei maledetti Marine!!
Un urlo
d’assenso si levò dalla ciurma di uomini radunata
sul ponte, incurante della tempesta.
Garp osservava il
vascello pirata insinuarsi dietro una grossa parete di ghiaccio.
-Viceammiraglio, si
stanno infilando lì dentro… attendiamo ordini!
Il Marine si
posò le mani sui fianchi, stringendo gli occhi.
-Non hai vie
d’uscita, Roger, ti stai mettendo in trappola come un topo!
Andategli dietro, gli ordini non cambiano! –
sibilò, il ghigno stampato al solito posto.
-Signore, la nave
pirata di Newgate ci segue a distanza, ma non li abbiamo sotto tiro!
Cosa facciamo con loro?- esclamò il soldato, un
po’ esitante.
Garp lo
guardò dapprima un po’ stupito, poi lo prese per
il colletto con estrema naturalezza.
-Se i nostri tecnici
ultra specializzati riuscissero a riparare l’antenna radio,
potremmo comunicare la nostra posizione!- esclamò con
veemenza – o vuoi mandare fuori un gabbiano postino con
questo tempo, per farlo finire arrosto sotto qualche fulmine?!
-Nossignore!
Dirò ai tecnici di fare del loro meglio! – rispose
subito quello, annaspando un po’.
-Bene!- convenne Garp
con un ghigno d’entusiasmo, lasciandolo andare con una sonora
pacca sulla spalla - Andiamo a prendere quel topolino, allora! Ci
sarà tempo per i pirati di Barbabianca!
-Ok, siamo dentro-
mormorò Craig, tirando un profondo sospiro.
Ed improvvisamente era
sceso un silenzio etereo ed innaturale, che si rifrangeva tra quelle
antiche mura di ghiaccio, ma la ciurma di Roger teneva gli occhi fissi
sul cielo, stupefatta ancor più dal brusco cambiamento
meteorologico.
Nell’esatto
momento in cui avevano varcato la soglia di quel labirinto di iceberg,
la tempesta si era ritirata dapprima a semplice pioggerellina, poi si
era placata del tutto, lasciando spazio ad un cielo coperto di pesanti
nuvole grigio perla.
Si specchiavano
immobili sulla superficie del mare, nera e sconosciuta, mentre il
candore dei giganteschi blocchi che fiancheggiavano la piccola nave
restituiva una luce metallica, accecante se paragonata
all’oscurità della tempesta.
-Certo che il tempo qui
fa veramente come gli pare - commentò Rouge, strizzandosi i
lunghi capelli rossi, e un rivoletto d’acqua piovana le
finì sul vestito, andandolo ad inzuppare un altro
po’.
Si sedette per terra,
facendo defluire l’adrenalina e chiudendo gli occhi.
Poi li
riaprì. Tutti, sul ponte, stavano recuperando fiato.
-Eee…eee…eetciùùù!-
se ne uscì Shanks, facendo un saltello per lo starnuto.
-… mi sa
tanto … che qui… la temperatura sta
sc…scendendo notevolmente- commentò Ray,
saltellando da un piede all’altro per riscaldarsi.
La ragazza si
guardò le mani, tremavano per il freddo e stavano assumendo
un colorito piuttosto preoccupante. Si toccò la punta del
naso e la sentì gelata.
In quella
arrivò Daniel, riscaldandosi le dita con il fiato e
sfregando un palmo con l’altro.
-Ragazzi, se non ci
mettiamo … qualcosa di asciutto, qui finiremo c…
c…congelati- mormorò.
Il cuoco si
guardò intorno, stringendosi nella sua leggera camicia di
cotone.
-S…si ma
Garp?- chiese – dove… dov’è
finit...t…to?.
Per un attimo tutti
tacquero, speranzosi.
-Che abbia …
rinunciato a seguirci?- ipotizzò Martin, a bassa voce.
-Speriamo …
che non significhi che sia … più furbo di noi-
commentò il vicecapitano, frizionandosi le braccia.
Ma non ebbero il tempo
di sperare oltre, che una potente cannonata infranse fragorosamente la
parete di ghiaccio che si distendeva alla loro sinistra, e da dietro un
grosso iceberg emerse la Sirius Clash in tutta la sua grandezza.
-E’ ancora
qui!
-Avanti, tornate ai
vostri posti!
-Spero davvero che la
tua idea sia valida, peperoncino- esclamò Ray, passandole
vicino di corsa –lo spero davvero!
-Roger!-sentirono
gridare Garp, che aveva recuperato il suo posto a prua, con i pugni sui
fianchi e l’espressione ghignante –
cos’è, ti piacciono le basse temperature?
Il capitano
sospirò.
-Vedo che tutta
quell’acqua non ha influito sulla sua voglia di
chiacchierare- rispose.
-Perché,
pensavi di averla scampata?- continuò quello, schernendolo
– Sai benissimo che ora ti sei messo in guai ben
più seri!
Roger strinse i denti.
Una fitta di dolore gli aveva attraversato il petto.
-Capitano …
- iniziò Craig, alle sue spalle.
Il pirata
abbassò per un attimo gli occhi e fece un respiro profondo.
Andava tutto bene,
andava tutto bene.
-Tutto a posto
– replicò ad alta voce.
Il ragazzo lo
guardò disorientato, ma prima che potesse spiegarsi meglio,
Garp lo precedette.
-Perché non
guardi cosa c’è davanti a voi, Roger!
-Capitano …
-ripetè il giovane navigatore, e a tutti fu chiaro a cosa si
riferisse.
Un’enorme
parete di ghiaccio si estendeva a perdita d’occhio
perpendicolarmente alla loro rotta, bloccandogli completamente il
passaggio. Andava avanti per miglia e miglia, a perdita
d’occhio.
Bloccava il canale dove
si erano infilati, e non c’era traccia di varchi o accessi su
quella muraglia.
Rouge sentì
improvvisamente un blocco in gola.
Era tutto
completamente, ossessivamente
bianco.
-Un attimo …
ma la carta indicava …
Non riuscì
ad articolare bene le parole per la sgradita sorpresa.
-Siamo in trappola-
sibilò Kennet, sgranando gli occhi – siamo fregati!
La ragazza
afferrò di malagrazia la mappa, che effettivamente indicava
il passaggio tra i blocchi di ghiaccio.
-Si,
l’entrata è qui, eccola … è
da qualche parte … solo, dobbiamo trovarla…-
mormorò, mentre le mani le tremavano così tanto
dal freddo e dall’agitazione che non riusciva a tener ferma
la pergamena.
-Craig-
ripetè, scuotendo la testa nervosamente - è qui,
ne sono certa … il passaggio è qui, proprio alla
nostra destra …
Entrambi alzarono gli
occhi, guardandosi intorno, ma inutilmente.
-Rouge- rispose il
navigatore in tono sommesso – qui intorno ci sono solo pareti
di ghiaccio, lo vedi anche tu … ci siamo chiusi
dentro…
-Non è
possibile… gli iceberg non si muovono, cavoli! Se
c’è scritto che c’è un
passaggio, ci dev’essere!
La ragazza corse
giù dalla timoneria, verso il ponte di prua, guardandosi
intorno.
Non riusciva neanche ad
immaginare cosa sarebbe successo … non poteva finire
così, per uno stupido errore di cartografia …
erano sopravvissuti all’Idra, erano scappati da pirati e
cacciatori di taglie … non potevano essersi messi in
trappola da soli così stupidamente!
Per colpa tua, Rouge!,
gli rinfacciò la vocina nella sua mente, crudele.
Alzò gli
occhi verso il cielo plumbeo. Era così torbido.
Mamma…
papà… aiutatemi.
E mentre guardava in
alto, la sua attenzione fu colpita dalla coffa.
Rayleigh si
appoggiò alla balaustra, al fianco del suo capitano.
-Siamo fermi. Non
possiamo andare avanti, né possiamo tornare indietro- lo
informò – Spalle al muro. Scacco matto. The end.
Roger si
portò semplicemente una mano alle labbra, aggrottando le
sopracciglia. Continuava a guardare lontano.
-La falla è
stata riparata? – chiese, quasi distrattamente.
-Jin ha fatto il
possibile, ma l’acqua continua a filtrare- mormorò
il vice in risposta.
Poi si tolse gli
occhialetti tondi e chiuse gli occhi.
-Peccato, mi sarebbe
piaciuto arrivare alla vecchiaia- sogghignò – sai,
una bella casetta tranquilla in riva al mare, andare a perdere un
po’ di soldi in qualche bisca clandestina e a sera scolarsi
un bicchiere insieme con Shakky …
Roger
abbassò lo sguardo. Poi scosse la testa.
-No –
mormorò tra i denti –io non posso morire qui.
E gli piantò
in faccia gli occhi neri come l’inchiostro, con tanta
veemenza che il vice si sentì vagamente intimidito.
-Ray, io non posso.
Tacquero entrambi per
un attimo.
-Roger!-
chiamò Garp, a pieni polmoni, evidentemente entusiasta della
situazione che era mutata decisamente a suo vantaggio.
Fu ampiamente ignorato
dai due.
-“Le avventure del pirata Jim
Roberts nel Mare Orientale“- esordì Roger, e
per un attimo Ray non ebbe idea di cosa stesse parlando. Poi
ricordò.
-“Quando non
avremo paura della morte, saremo uomini liberi“ – annuì,
lasciandosi sfuggire un sorrisetto – … suonava
più o meno così, vero? Ai tempi non capivo
granché il significato di quella frase…
Il capitano fece un
cenno d’assenso.
-…però
la ripetevi sempre, le parole di un eroe di carta in un vecchio libro.
Eppure il significato è così chiaro, non trovi?
- E’ passato
tanto tempo, da quel libro per ragazzini.
-Ma quella frase
è rimasta sempre con noi. Quelle parole sono ciò
che abbiamo scelto di seguire, da quando ce ne siamo andati da Rogue.
Ma io, ora…
-Roger!!!-continuava ad
insistere il viceammiraglio – mi sto spazientendo!
- … io non
sono un uomo libero.
Cadde il silenzio tra i
due.
Silvers Rayleigh, per
esperienza, aveva imparato che il suo migliore amico non avrebbe mai
ammesso di aver paura di qualcosa ad alta voce, se non dopo una pesante
bevuta, il che comunque non era mai stato provato.
Aveva imparato che
perdere le promesse che quel pirata aveva stretto con sé
stesso, dover morire prima di portarle a termine, poteva rappresentare
per lui una profonda scocciatura.
Anzi, a tutti gli
effetti, una vera e propria paura, che lo spingeva ad afferrare la vita
con rabbia, con violenza.
Lui ci aveva provato, a
fargli cambiare idea, tante e tante volte.
Ma il solo pensare, per
Roger, che il segno del suo passaggio su quel mondo scomparisse nel
nulla senza aver inciso in profondità, era insopportabile.
Come se, rinunciando a
quella vendetta, qualcosa di lui andasse inevitabilmente sprecato.
Silvers Rayleigh lo
aveva imparato, altroché.
Ed aveva sempre saputo
come reagire.
-Allora vediamo di
tenere fede al buon vecchio Jim Roberts – rispose, tra i
denti, e sguainò la spada.
Il compagno lo
osservò per qualche istante, poi annuì e la sua
espressione si fece di nuovo salda e sicura.
-Siamo
d’accordo.
-Roger!-
chiamò ancora Garp – te lo dico per
l’ultima volta, ragazzo! Arrenditi e forse potremo
risparmiarti la vita!
Il capitano per la
terza volta ignorò il Marine e si voltò ai suoi
compagni. Li guardò ad uno ad uno.
-Preparatevi per
l’arrembaggio. Che Davy Jones raccolga le nostre anime in
fondo all’oceano, piuttosto che tra le catene di Impel Down.
I pirati annuirono,
decisi, a quelle brevi parole.
-Venderemo a caro
prezzo la nostra libertà - esclamò Daniel in tono
solenne.
Jin tirò
fuori due pistole enormi.
-Ed anche la nostra
pellaccia- aggiunse con un ghigno.
-Caricate i cannoni con
quel che resta- indicò il capitano –
oggi…
Ma il discorso fu
bruscamente interrotto.
-FERMI! Fermi, fermi!!!
Aspett…
Rouge si fece largo tra
i pirati, che la guardarono stupiti o riservandole delle occhiatacce.
Arrivò
davanti al capitano.
-Il
passaggio… c’è…
è lì davanti …
Ed indicò,
con il fiato mozzo per il freddo e la corsa.
In quella
arrivò anche Craig, che era sparito da un po’.
-La ragazza ha ragione,
capitano! È … è una cosa stranissima,
ma…
Roger lo
bloccò. Dimenticò il suo discorso
all’istante.
-Non voglio sapere
altro- sillabò –andiamo!!!
La ciurma, che si era
già preparata al peggio, dapprima si guardò
stupefatta, poi esultò senza capirci molto.
-Rouge-
esclamò Ray esasperato –il mio cuore non
è più quello di una volta, per favore…
mi dici cosa cavolo sta succedendo?
La ragazza
indicò la coffa.
-Era solo questione di
cambiare prospettiva- rispose con un sorriso esagerato - vieni su!
Ray la seguì
fino alla postazione di vedetta.
Impugnò il
cannocchiale e si lasciò sfuggire un esclamazione di
sorpresa.
-Incredibile…
Ciò che era
riuscito a scorgere grazie all’aiuto dello strumento, e
ciò che loro dal basso avevano confuso per la fiancata di un
iceberg, era in realtà una cascata di stranissimi lapilli di
ghiaccio, cristalli finissimi che scivolavano perpetuamente dalla cima
di un iceberg, talmente fitti da creare l’illusione ottica di
una parete immobile e luccicante.
-Avanti, avanti tutta!-
ordinò esultante Ray dalla postazione di vedetta, ben lieto
della piega che avevano preso le cose.
-Questa non
l’avevo ancora mai vista- commentò poi rivolto a
Rouge – un’altra bella storia da raccontare alle
ragazzine curiose…
-Viceammiraglio, dove
stanno andando?
Garp sbattè
le palpebre.
-Vuole rintanarsi in
quell’angolino? Beh, che lo faccia, sarà bersaglio
ancora più facile per i nostri cannoni!
La maestosa nave della
Marina virò quel che bastava per costringere la Flaring in
un angolo di quello spiazzo di mare circondato da ghiacci.
-Signore…
non cambiano direzione … ci finiranno contro!-
mormorò un sottufficiale, passando il binocolo a Garp.
Che osservò
dapprima la nave, poi ciò che si apriva davanti ad essa.
-Un momento…
cosa diavolo è quella?
Regolò il
binocolo per essere sicuro di vedere bene.
-Una … cascata?!
-Presto! Tutti al
riparo!
Rouge
afferrò uno Shanks più che entusiasta per il
polso e lo scaraventò letteralmente dentro un secondo prima
che mille schegge di ghiaccio si infrangessero come mille lame sulla
nave.
Entrò che
già avevano cominciato a cadere, e chiuse la porta appena in
tempo.
Dal corridoio attiguo
al ponte, dove si erano momentaneamente rintanati tutti, sentirono
distintamente il rumore di quei cristalli che si conficcavano sul legno
taglienti come coltelli.
Durò dieci
secondi appena, che tuttavia sembrarono
un’eternità.
I pirati si guardavano
in silenzio, ascoltando attenti e nervosi il sibilo di quei frammenti
di grandine.
Quando si interruppe,
d’improvviso com’era iniziato, Roger
aprì pian piano la porta ed uscì fuori.
-Avanti, venite-
chiamò.
Quando Rouge mise piede
fuori spalancò la bocca per la sorpresa.
Il ponte era
completamente bianco, dagli acuti riflessi azzurrini.
Sembrava che nel
frattempo ci fossero cresciuti sopra una miriade di fili
d’erba e si fossero ghiacciati in un istante.
-Attenti a dove mettete
i piedi, i cristalli più grandi tagliano- avvisò
il cuoco, facendosi largo con lunghi passi su quella anomala distesa.
-Le vele hanno retto-
mormorò Roger gettando uno sguardo in alto.
Poi si voltò
a guardare dove tutti quanti scrutavano con apprensione.
Alle spalle della
Flaring Eos ora appariva solamente puro, gelido ghiaccio.
-Quindi Garp
è rimasto dall’altra parte?- sussurrò
Daniel, quasi a non volerlo dire troppo presto.
Rouge guardò
la cascata dalla nuova prospettiva.
Quel passaggio era
davvero troppo stretto. Uno scafo delle dimensioni della Sirius non ci
sarebbe mai entrato.
-Mi sa di si, Dan -
rispose, con un sospiro di sollievo.
Gli occhi della ciurma
si spostarono tutti sul capitano, e Roger annuì.
-Rotta verso Nivil
Town, non è ancora finita. Dobbiamo attraversare il campo di
iceberg, per arrivare all’isola.
-Queste acque sono
insidiose- mormorò Jin –dobbiamo assolutamente
evitare altri urti alla chiglia, o la falla si riaprirà!
-Non siamo ancora in
salvo, ciurma- esclamò Ray stringendo un pugno –
ma sarebbe da idioti morire adesso, dopo aver fregato in maniera
magistrale Monkey D. Garp!
I pirati sghignazzarono
con molto gusto.
-Eh, si, mi sa che non
se la dimentica facilmente questa volta!
-Dobbiamo uscire da
queste acque anche solo per festeggiare questa cosa!
-Capitano-
esclamò il navigatore, attirando l’attenzione di
tutti –abbiamo bisogno di lei al timone.
Roger guardò
il ragazzo. Aveva guidato la nave attraverso la tempesta in modo quasi
perfetto, ma era visibilmente affaticato.
-Sei un bravo
timoniere, Craig- commentò, mentre Daniel gli tirava una
pacca fraterna sulla spalla.
-Ma lei ha
più esperienza di me, capitano.
-E va bene- rispose
Roger – vediamo di portare questa nave a Nivil Town, allora.
-Si, ma voi-
commentò dopo un po’ il medico, come ripensandoci
ancora – ve la immaginate adesso la faccia di Garp?
-V…viceammiraglio?
Il giovane uomo era
fermo a prua, immobile come una statua di sale, con
l’espressione di chi era stato abilmente fregato.
-Signore …
-Tenente, qual
è la situazione climatica nel tratto di mare antecedente?-
chiese, ricomponendosi con un certo stile dal boccone amaro dalle
dimensioni di una balena.
-Signore, la tempesta
si è estinta pochi minuti fa.
Garp si
scrocchiò le nocche.
-Bene.
Tacque cinque secondi,
riflettendo. Poi riprese, velocemente.
-Se, come credo, quel
pirata impertinente sta viaggiando guidato da un Eternal Pose,
probabilmente questa sarà l’ultima occasione per
registrare la sua esatta posizione. La sua nave era relativamente
danneggiata, non andrà molto lontano. Portatemi la carta
delle isole più vicine.
Il sottufficiale
tornò poco dopo con una pergamena.
-Da quel passaggio, con
ogni probabilità, stanno facendo prua verso Nivil Town, a
Nord- sentenziò il viceammiraglio puntando il dito sul
pallino rosso che indicava la città.
-Usciamo da questo
campo di iceberg e rientriamo nella rotta iniziale. Se la tempesta si
è placata non avremo problemi a passare.
I soldati scattarono
agli ordini, correndo alle loro postazioni.
Ma, nel medesimo
istante in cui la Sirius Clash rientrava in mare aperto, da dietro una
delle montagne di ghiaccio sbucò minacciosamente la prua di
un’altra nave.
-Viceammiraglio! Sono
ancora qui!!
Edward Newgate, si fece
largo tra i suoi uomini sul ponte di prua e piantò
l’enorme bisento per terra, con un gran colpo.
-Monkey D. Garp!
– urlò a pieni polmoni – non ti sarai
forse dimenticato di me?
Nello stesso istante i
cannoni dell’una e dell’altra nave esplosero una
raffica colpi che squarciarono il silenzio tra il ghiaccio ed il mare.
Il fragore della
battaglia arrivava, smorzato, fino alla Flaring Eos, che veleggiava
veloce tra gli iceberg non senza qualche difficoltà.
-Perché
credi che ci abbia aiutato?- chiese il vicecapitano appoggiato alla
balaustra, girandosi beatamente i pollici.
Il capitano cercava di
tenere saldo il timone, che tendeva a sfuggire al controllo per via dei
numerosi mulinelli e correnti anomale che si creavano in quel
labirinto gelato.
-Non… ne ho
idea, Ray- replicò, virando bruscamente a sinistra per
evitare un vortice improvviso.
La nave
ondeggiò ancora un po’.
- E comunque non ci ha
aiutato- mormorò tra i denti – è troppo
facile, adesso, cannoneggiare una nave già semidistrutta.
Ray alzò un
po’ le spalle.
-Invece secondo me
voleva proprio aiutarci- replicò- quell’attimo di
distrazione è costato a Garp la possibilità di
affondarci definitivamente.
Roger fece un gesto di
diniego, stringendo un po’ meglio le mani sui pomelli di
legno.
-E comunque
è un po’ sospetto che un pirata venga ad
immischiarsi in un scontro così- aggiunse il vice
persuasivo, e stavolta il capitano non potè negarlo.
-Ho come
l’impressione che lo rincontreremo molto presto-
sentenziò, schivando l’ennesima insidia di quelle
acque misteriose.
°°°
[Icona gentilmente fornita da
Marta-chan, un pò di tempo fa. Era troppo carina per non
metterla in giro xD]
Eccoci qui! Questa era un po’ la
seconda parte del capitolo precedente, anche qui
c’è qualche riferimento a Pirati dei Caraibi
sparso qua e là ^-^
Newgate ha pensato bene di approfittare della situazione e di farla
pagare al buon vecchio Garp, che adesso si trova decisamente
svantaggiato, ma non ha sicuramente perso la sua incrollabile voglia di combattere, un
pò come il nipote!
Ah, non ho idea di chi sia Jim Roberts :] però si presuppone
che quando erano dei ragazzini a Rogue, Ray e Roger fossero
appassionati di letture marinaresche ... Eh beh, l'ispirazione viene pur da qualcosa :D
Comunque
... l'impressione di Roger si rivelerà fondata?
Al prossimo capitolo, gente! Peace, love and rock&roll :D
To be
continued
;)
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