C'era una volta nel West...

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Scorpione Rosso - Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Lo Scorpione Rosso - seconda parte ***
Capitolo 3: *** L'Energia dello Spirito ***
Capitolo 4: *** Il Passato di Neji ***
Capitolo 5: *** Sulla Pista dei Coyote ***
Capitolo 6: *** I Nasi Rossi ***
Capitolo 7: *** Una Lezione di Vita ***
Capitolo 8: *** Verso la Frontiera ***
Capitolo 9: *** Addii e Ricordi... ***
Capitolo 10: *** Fantasmi del Passato - Prima Parte ***
Capitolo 11: *** Fantasmi del Passato - Seconda Parte ***
Capitolo 12: *** Fantasmi del Passato - Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Lo Scorpione Rosso - Prima Parte ***


A distanza di quasi un anno dal successo ( si fa per dire! ) della fanfiction “Konoha West City”, ecco come promesso una nuova serie che ripropone i personaggi di NARUTO nell’epopèa western…

Neji Hyuga, la “Pallottola di Ghiaccio del Nord”, e i suoi due compagni di viaggio, Kalamity Tenten e Rock Lee, a un anno dal loro incontro si trovano ora in viaggio senza una mèta precisa: girano da un posto all’altro per affrontare sempre nuove sfide e per portare giustizia lungo la pista dei senza legge… La trama è più o meno la stessa, con qualche particolare dettaglio sul passato dei protagonisti: non mancheranno le scene violente e i momenti drammatici; non mancheranno gli scontri a fuoco ( XD soprattutto con “Il Vento della Prateria” - Rock Lee in circolazione! ); e ovviamente non mancherà nemmeno la classica Love-Story

 

BUON DIVERTIMENTO !!!

 

L’Autore

Il vento soffiava forte, facendo muovere i cespugli rotolanti tra le dune del deserto, di tanto in tanto, punteggiàte da qualche cactus.

Oltre le nuvole di sabbia e polvere, tra le alte e spesse formazioni rocciose, era possibile trovare una buona protezione da quelle micidiali folàte. Infatti, tre viaggiatori stanchi si erano appunto accampati lì per trovare riparo.

 

-  Accidenti a questa sabbia - brontolò una voce femminile, scrollandosi i granelli di dosso. - Con questo vento fastidioso, ti si appiccica tutta ai capelli…

- Pensa se li portassi “sciolti” - sorrise un ragazzo dalla sopracciglia incredibilmente folte. - Allora sì che sarebbe un problema!

- Chiudi il becco, Rock Lee - rispose la ragazza.

 

Il terzo individuo, un ragazzo silenzioso con gli occhi quasi completamente bianchi, non disse nulla, ma si limitò a scuotere il capo.

 

- Dunque - esclamò Rock Lee, studiando attentamente dei fogli di carta ingialliti. - Se aggiusto questo meccanismo, utilizzando la molla di un percussore per calibro 45, forse potrei…

- Si può sapere cosa leggi di così interessante ? - domandò la ragazza, cercando invano di scuotere la sabbia dai capelli raccolti in un paio di chignon.

- E’ uno dei progetti del mio vecchio maestro - spiegò Rock Lee con orgoglio. - Gai Maito era un vero genio! Anni fa aveva cominciato a studiare come costruire un nuovo tipo di arma per sparare più proiettili contemporaneamente…

- Più potente della tua pistola, allora ?

 

Rock Lee estrasse l’arma dalla fondina, facendola roteare.

 

- Al confronto con ciò che è descritto in questo progetto, la mia preziosissima Sakura sembra poco più di un giocattolo…

- Addirittura - esclamò lei sorpresa.

- Hm - sorrise il ragazzo dagli occhi bianchi. - Al tuo posto, non mi fiderei troppo delle “trappole” di quel matto di Gai!

- Che hai detto ?!?

- Hai capito benissimo, a seguire il suo esempio, uno rischia solo di ritrovarsi come lui sotto due metri di terra…

 

Prima che potesse finire la frase, Rock Lee scattò in piedi e lo afferrò violentemente per il bavero.

 

- Ripetilo, se hai coraggio!

- Andiamo Rock Lee - intervenne la ragazza. - Su, cerca di calmarti, lo sai com’è fatto Neji…

- Un corno - rispose Rock Lee. - Se dice un’altra parola sul mio maestro, gli spacco la faccia a cazzotti!

- Pensi di risolvere qualcosa, in questo modo ? - fece notare Neji con un’espressione impassibile. - La tua rabbia non cambia il fatto che è morto: facendo lo “spaccone” e sfidando un avversario OLTRE la sua portata!

 

Rock Lee strinse i denti. Subito allentò la presa sul collo di Neji e lo lasciò andare.

 

- Tu non conoscevi il mio maestro…

- Lo conoscevo quanto basta - rispose Neji secco. - Puoi dire quello che ti pare: “piagnucolàre” mille volte che Gai Maito, era forte, veloce e senza paura… Ma ciò non toglie che è MORTO! Ed è la stessa cosa che succederà a te, se non imparerai a far funzionare quello che c’è sotto a quel ridicolo cespuglio di capelli - fece, accennando al caschetto di Rock Lee. - Ammesso che ci sia ancora, ovviamente!

 

Sia Neji che Rock Lee si sedettero entrambi a dovuta distanza uno dall’altro.

 

- Uff - sbuffò la ragazza, portandosi le mani ai fianchi. - Certo che, quando vi ci mettete, siete peggio dei bambini!

- Nessuno ha chiesto il tuo parere - rispose Neji acido. - Comunque, se vogliamo parlare di “bambini”…

 

La ragazza colse al volo il tono ironico del ragazzo.

 

- Ti riferisci a me per caso ?

- Io non ho detto nulla - osservò Neji con un sorrisetto appena accennato. - Tuttavìa, il fatto che tu porti ancora i capelli legati a QUEL modo, mi dà piuttosto l’idea di una mocciosa che di una persona adulta…

 

Nel momento in cui Neji pronunciò la parola “mocciosa”, si ritrovò scaraventato a terra da un pugno violentissimo. La ragazza, col braccio steso in avanti, sollevò il capo rivelando i suoi occhi color nocciola.

 

- Questo è per la “mocciosa” - esclamò lei furibonda. - Per il resto, provati ancora a dire qualcosa sui miei capelli… e, quant’è vero che mi chiamo Tenten, se NON ti uccide prima Rock Lee lo faccio io !!!

 

Neji si massaggiò la guancia con indifferenza.

 

- L’importante è crederci…

- Grrr - ringhiò lei. - Quanto ti detesto!

 

Improvvisamente però, un rumore mise Neji sull’avviso.

 

- Byakugan!

 

Subito gli occhi del ragazzo scrutarono la zona circostante come due telescopi a raggi X, capaci di vedere ogni cosa.

 

- E adesso che ti prende ? - domandò Tenten.

- Zitta - rispose Neji secco. - C’è qualcuno che si avvicina da dietro quelle dune…

- Ne sei sicuro ?

 

Rock Lee scattò subito in piedi.

 

- Che cosa vedi ?

 

Neji strinse gli occhi, cercando di distinguere le immagini dalla nuvola di sabbia sollevata dal vento.

 

- Più che vedere, si sente - esclamò. - Qualcuno si sta trascinando nella nostra direzione, a meno di venti metri da qui!

- Pensi che sia un fuorilegge ? - domandò Tenten, accarezzando il calcio della pistola.

- No - rispose Neji, mettendo a fuoco l’immagine. - E’… una ragazza!

- Che ci fa una ragazza sola in mezzo al deserto, con questo tempo ?

 

Per tutta risposta, Neji si calcò il cappello sugli occhi e appoggiò le spalle alla roccia dietro di sé.

 

- Non lo so e non mi riguarda, peggio per lei…

- Starai scherzando, spero - replicò Tenten inorridita. - Come puoi startene lì tranquillo, senza fare niente ?!?

- “Pensa a te stesso e vivrai a lungo” - borbottò Neji da sotto il cappello. - E’ la prima cosa che ho dovuto imparare, quando la taglia sulla mia testa era ancora ferma a mille dollari…

- Al diavolo - sbuffò Tenten, stringendosi il mantello nelle spalle e andando incontro alla tempesta di sabbia.

- Tenten, sei impazzita - gridò Rock Lee. - Che cosa pensi di fare ?

- A differenza di qualcuno, io ho ancora una cosa chiamata “coscienza”… Chiunque sia, vado a salvarla!

- A… Aspettami, vengo anch’io!

 

Sia Tenten che Rock Lee si fecero strada nella nuvola di sabbia sollevata dal vento, cercando il più possibile di trattenere il respiro. Ad un tratto intravidero una massa scura distesa davanti a loro e si affrettarono a raggiungerla. Malgrado la scarsa visibilità, capirono subito che si trattava della ragazza di cui parlava Neji.

 

- Aiutami a sollevarla - esclamò Tenten, facendo segno a Rock Lee. - Dobbiamo tornare indietro il prima possibile, oppure rischiamo di rimanere sepolti vivi!

 

Facendo un cenno di assenso, Rock Lee afferrò la ragazza priva di sensi e se la caricò sulle spalle. Tenten allargò il mantello per proteggere entrambi in qualche modo dal vento e, così facendo, ripercorsero a ritroso la strada fino alle rocce dove si erano accampati. Una volta al sicuro, sia Tenten che Rock Lee tossirono e sputarono ripetutamente a causa della sabbia che era finita loro in bocca e negli occhi. Tuttavìa Neji non si scompose minimamente…

 

- Che razza di - nel vederlo così indifferente, Tenten provò il fortissimo desiderio di “sparargli” in quel momento. - Per favore Rock Lee, aiutami a farla rinvenire!

- Aspetta, vado a prendere dell’acqua…

 

Subito il ragazzo frugò nella borsa per estrarre la sua borraccia.

 

- Oh no - esclamò attonito, non appena si rese conto che era vuota. - E adesso che cosa facciamo ?!?

 

Improvvisamente, qualcosa lo colpì sulla testa.

 

- Ahio!

 

Rock Lee si massaggiò la nuca dolorante, cercando di capire cos’era successo. Girando lo sguardo, si accorse che Neji gli aveva appena lanciato addosso la propria borraccia colma d’acqua.

 

- Ti spiacerebbe far meno confusione - imprecò il giovane dagli occhi di ghiaccio. - Sto cercando di dormire…

 

Incurante della botta, Rock Lee raccolse il prezioso contenitore e osservò Neji con un’espressione stupita.

 

- Grazie Neji, io…

- Bah, lascia stare!

 

Tenendole la testa leggermente sollevata, Tenten e Rock Lee aiutarono la ragazza svenuta a bere e a riprendersi. Quest’ultima aprì gli occhi lentamente, sorprendendosi di essere ancora viva.

 

- Do… Dove mi trovo ?

- Rilassati - fece Tenten con un sorriso. - Sei tra amici adesso!

- Già - fece eco Rock Lee. - Ma che t’è saltato in mente di avventurarti nel deserto con questo tempo ?

 

A poco a poco, la ragazza cominciò a ricordare.

 

- Stavo cercando… di scappare…

- Scappare da chi ?

- Pu... Puppet Town - rispose la ragazza con un filo di voce.

- Puppet Town - esclamò Tenten sorpresa. - Ma ci sono almeno otto miglia da qui a Puppet Town... Come hai fatto ad arrivare fin qui, tutta sola ?

- I... io non lo so...

 

Tenten capì che la ragazza era ancora sotto shock.

 

- D'accordo, calmati adesso - esclamò con un sorriso. - Appena ti sentirai meglio, cerca di raccontarci tutta la storia dall'inizio!

 

La ragazza annuì. Rock Lee le fece bere un altro sorso d'acqua e, dopo essersi tranquillizzata sulle intenzioni amichevoli dei suoi soccorritori, tirò un profondo sospiro e cominciò il suo racconto.

 

- Mi chiamo Mikon - cominciò.

- Molto piacere Mikon, io sono Tenten e questo è Rock Lee... E quella specie di orso maleducato - fece, rivolta verso Neji. - Bah, non vale neanche la pena di nominarlo!

- Umpf - brontolò Neji, facendo finta di non sentire.

- Allora, Mikon - sorrise Tenten. - Come hai fatto a finire in questo pasticcio ?

- Io e la mia famiglia eravamo un gruppo di attori girovaghi - spiegò la ragazza. - Ci trovavamo a Puppet Town per uno spettacolo, quando...

 

Tacque. evidentemente il ricordo era alquanto doloroso, tuttavia si fece coraggio e proseguì.

 

- Purtroppo in questo momento Puppet Town è sotto il controllo di una banda di feroci criminali, hanno preso in ostaggio tutta la popolazione ed eliminato tutti quelli che hanno cercato di opporre resistenza! Io sono riuscita a fuggire per miracolo, ma mio padre e mia madre sono rimasti là, alla mercé di quei banditi...

- Maledetti bastardi - imprecò Tenten. - Dovrebbero impiccarli tutti, dal primo all'ultimo!

- Dì un po', Mikon - domandò Rock Lee. - Cos'altro sai dirci a proposito di questi banditi ?

- Non molto, purtroppo - rispose mestamente la ragazza. - So solo che avevano tutti uno strano tatuaggio addosso, e il loro capo è un individuo spietato che si fa chiamare Sasori...

- Cosa ?!?

 

Sentendo quel nome, Neji si riscosse improvvisamente dalla sua indifferenza. Pallido in volto come non mai, si avvicinò alla ragazza che, non appena vide i suoi occhi color del ghiaccio, cominciò nuovamente a tremare di paura.

 

- Che nome hai detto ?

- Io... Io non...

- Non balbettare, rispondi - fece Neji spazientito.

- Sei impazzito - sbottò Tenten furibonda. - Non vedi che è terrorizzata ? 

 

Tuttavia Neji non le dette ascolto e, afferrando bruscamente la ragazza per le spalle, le ripeté la domanda.

 

- Ascolta - esclamò. - L'uomo di cui parli è per caso un individuo grande e grosso, col volto coperto e uno scorpione disegnato sul petto ?

- S... Sì - rispose la ragazza con un filo di voce. - M... Ma tu come lo sai ?

- Dannazione - imprecò Neji, lasciandola andare di colpo.

 

Subito Tenten si chinò a fianco della ragazza per aiutarla a calmarsi, dopodiché sollevò lo sguardo con rabbia verso Neji.

 

- C'era bisogno di spaventarla così - esclamò. - Non ti vergogni ? 

- Tenten ha ragione - intervenne Rock Lee. - Sei veramente un gran mascalzo...

- Chiudi il becco tu - replicò Neji, spingendo da parte Rock Lee con una pesante manata.

- Insomma - sbraitò Tenten, alzandosi in piedi. - Si può sapere che cavolo ti prende ?!?

 

Per tutta risposta Neji le rivolse un'occhiata terrificante, tuttavia la ragazza sostenne perfettamente il suo sguardo senza timore. Durante il loro viaggio insieme, Neji aveva avuto modo di sperimentare il caratterino di Tenten e, cosa più irritante, il fatto che era l'unica persona capace di tenergli testa coi suoi occhi color nocciola e un'espressione minacciosa quasi quanto la sua. Alla fine sbuffò rassegnato.

 

- Al diavolo - mormorò. - Non devo rendere conto a nessuno delle mie azioni, a nessuno... tantomeno a te, ficcatelo bene in testa!

- Sei solo un villano e un maleducato - ribatté Tenten. - Guarda come hai spaventato questa povera ragazza... l'hai terrorizzata!

- Le ho solo fatto una semplice domanda...

- C'è modo e modo di rivolgere una domanda, stupido - insistette Tenten. - Dal tono che hai usato, sembrava quasi che la volessi ammazzare!

- Se è veramente così, perché strilli tanto - osservò Neji. - Non vedi ? Adesso sei tu quella che le sta mettendo paura, non io...

 

Tenten si morse il labbro irritata, tuttavia Neji aveva ragione: proseguire quell'inutile battibecco davanti a una povera ragazzina spaventata non era il modo migliore per farla sentire a suo agio. Subito si affrettò a cercare di sbollire la rabbia per farsi vedere di nuovo allegra e sorridente, ignorando Neji e la sua insopportabile arroganza.

 

- Ti chiedo scusa - fece Tenten, rivolta a Mikon. - Non aver paura di Neji comunque, abbaia ma non morde, sta tranquilla...

- Non sono un cane - mormorò Neji sottovoce.

- Infatti sei un animale - precisò Tenten, con una smorfia. - I cani sanno essere più educati di te...

- Pfff - sghignazzò Rock Lee.

- Che hai da ridere, zucca vuota ?

- Nulla, nulla - si affrettò a rispondere il ragazzo dalle folte sopracciglia.

- Non preoccuparti - sorrise Tenten alla ragazza. - Ci penseremo noi a salvare i tuoi genitori!

- Sul serio ?

- Non dire stupidaggini - esclamò Neji. - Anzi, la prima cosa che dovremo fare, non appena la tempesta sarà cessata, sarà allontanarci da qui il più in fretta possibile!

- Che vuoi dire ?

 

Neji si fece improvvisamente scuro in volto.

 

- Tu non hai la più pallida idea di quanto sia pericoloso questo Sasori - fece Neji fissando il suolo con aria assente. - Se andiamo a Puppet Town, ci ritroveremo ad affrontare la Banda dello Scorpione Rosso al completo...

 

( continua )

 

Nota dell'Autore:

Ed eccoci qui, finalmente...

XD ve lo avevo promesso che i nostri cowboys sarebbero tornati sulla scena con nuove avventure e nuove sfide da affrontare. A questo proposito, ringrazio tutti coloro che hanno letto/recensito "KONOHA WEST-CITY" con così grande entusiasmo... Dedico questa nuova serie a loro e, visto il calendario, BUON NATALE A TUTTI !!! ^__^

DADO

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Capitolo 2
*** Lo Scorpione Rosso - seconda parte ***


- Rock Lee, muoviti - esclamò Tenten, finendo di sellare il cavallo. - Stai armeggiando con quella roba da ieri sera!

- Gnnn - fece il moro, cercando di stringere una molla di ferro. - Un momento, ho quasi finito…

- Bah!

 

Lasciando perdere l’amico, Tenten tirò fuori una pagnotta dalla tasca della sella e si avvicinò alla ragazza.

 

- Ti va di mangiare qualcosa ? - domandò, porgendole il pane con fare gentile. - Sarai affamata, dopo quella corsa nel deserto…

 

Mikom accettò il pane con gratitudine e mangiò avidamente, sotto lo sguardo soddisfatto di Tenten. Quest’ultima sorrise e, guardando verso Neji, rimase sorpresa nel vederlo già in piedi.

 

- Come mai così mattiniero ? - fece lei ironica.

 

Neji rispose con un leggero grugnito. Non era una novità il fatto che fosse di cattivo umore, tuttavia dalla sera precedente si rifiutò di aggiungere altro circa la presenza di Sasori e della sua banda a Puppet Town.

 

- Allora, che intenzioni hai ?

- Tu e quell’altro matto siete liberi di fare come credete - esclamò Neji, finendo di allacciare le redini del suo cavallo. - Avere a che fare con il “Marionettista del Deserto” equivale ad ingrassare il becchino… Per quanto mi riguarda, preferisco di gran lunga la sabbia e il vento caldo da qui a Silver City!

- Avresti il coraggio di negare aiuto a questa povera ragazza ?!?

- Sei tu che ti sei offerta di aiutarla, non io - tagliò corto Neji, montando in sella.

- Sei un vigliacco - urlò Tenten con rabbia.

- Pensala come vuoi - replicò Neji. - Semmai riuscirete a sopravvivere, cosa di cui dubito fortemente, avrete una bella storia da raccontare…

- Vai al diavolo!

 

Tenten batté gli stivali per terra con rabbia. Neji si allontanò al trotto finché non scomparve, lasciando la ragazza a chiedersi per quale motivo lei e Rock Lee avessero trascorso un anno intero a viaggiare assieme a un individuo simile.

 

- Dove sta andando Neji ? - domandò Rock Lee, sorpreso nel vederlo partire da solo.

- All’inferno, spero - rispose Tenten.

- Ho capito - osservò Rock Lee, scuotendo il capo. - Avete litigato di nuovo…

 

Gli occhi di Tenten si accesero come due fiammelle.

 

- Piantala di dire scemenze tu - gridò lei, facendolo sobbalzare. - Raccatta le tue cianfrusaglie piuttosto, andiamo a Puppet Town!

- Ma sei sicura che…

- Muoviti !!!

 

Durante il loro viaggio, Rock Lee aveva imparato abbastanza velocemente a non contraddire MAI Tenten, soprattutto quando quest’ultima ha i nervi a fior di pelle. Di conseguenza smise subito di fare commenti e, una volta radunate le proprie cose, montò immediatamente in sella. Tenten fece salire Mikom dietro di lei dopodiché, facendo segno a Rock Lee di seguirla, diede di sprone ed entrambi partirono al galoppo verso Puppet Town.

 

                                                                                                                                                   ***

 

Neji era ormai lontano dal punto in cui si erano separati. Difatti si voltò indietro ad osservare l’orizzonte alle sue spalle, con la sua solita espressione imperscrutabile.

 

- Che stupidi - mormorò. - Andare a cacciarsi nella tana dello scorpione, senza neanche sapere a cosa vanno incontro…

 

Thunderblack sbuffò violentemente al trotto, la folta criniera color pece in netto contrasto col suo manto candido come la neve.

 

- Bah - impreco Neji, scuotendo la testa. - Ne ho abbastanza di quella mocciosa petulante e di quello sciocco dal grilletto facile, che si arrangino!

 

Così dicendo, si calò il cappello sugli occhi e proseguì per la sua strada senza aggiungere una parola.

 

                                                                                                                                                   ***

 

Tenten e Rock Lee arrivarono in città verso il tramonto. Puppet Town non era molto grande, una lunga strada polverosa con due file di edifici ai lati, si trattava perlopiù di una tappa intermedia per i viaggiatori occasionali. Nei dintorni non sembrava esserci anima viva, salvo per quattro cowboys stanchi che rincasavano e uno o due cagnolini che scodinzolavano allegramente per ottenere qualche boccone.

La prima cosa che i due amici notarono, una volta scesi da cavallo, fu l’assenza del consueto schiamazzo proveniente dal saloon: piuttosto insolito per un piccolo paese di frontiera, senza altre attrazioni da offrire all’infuori di una buona bevuta.

 

- Per essere il covo di una banda di spietati fuorilegge, è tutto fin troppo calmo - osservò Tenten.

- Le apparenze ingannano - fece notare Rock Lee, dandole un leggero colpetto sulla spalla. - Sono sicuro che al saloon troveremo il nido di quei brutti ceffi…

- Per carità, fate attenzione - gemette Mikom. - Io… Io non… Vi prego, lasciatemi qui e tornate indietro prima che sia troppo tardi!

 

Sia Tenten che Rock Lee la guardarono sorpresi.

 

- Si può sapere che ti prende ?

- Vi chiedo scusa - fece la ragazza, scoppiando in lacrime. - Non volevo coinvolgervi, solo che i miei genitori… Non potevo lasciarli qui!

- E’ per questo che ti abbiamo accompagnata - cercò di tranquillizzarla Tenten. - Daremo a quel Sasori e alla sua banda una lezione che non dimenticheranno facilmente…

- No, vi prego - urlò Mikom terrorizzata. - Voi non sapete… non avete visto di cosa sono capaci… Non sono “esseri umani” !!!

- Tranquilla - sorrise Rock Lee con spavalderìa. - Abbiamo già avuto a che fare con i fuorilegge, sappiamo come trattare con quella gentaglia!

 

Il moro fece per avviarsi al saloon, quando Mikom cercò di fermarlo disperatamente agguantandolo per un braccio.

 

- Si può sapere che ti prende ?!?

 

Tenten si incupì in volto.

 

- Rock Lee - esclamò. - Evidentemente è ancora sconvolta per quello che ha visto… Rimani qui con lei, darò io un’occhiata al saloon!

- Sei sicura ?

 

Come annuì col capo, Tenten attraversò la strada a passo sicuro fino a raggiungere l’ingresso del locale. L’interno era fumoso e soffocante, come se qualcuno avesse bruciato dell’incenso di pessima qualità, ma la clientela sembrava stranamente calma. Tenten si guardò intorno: quattro individui erano seduti al tavolo alla sua sinistra e sembravano intenti a giocare a carte; altri tre erano appoggiati al bancone di fronte a lei, dandole le spalle; alla sua destra invece un’altra mezza dozzina di ceffi dall’aria poco raccomandabile, fermi e immobili come pupazzi…

 

- Strano - pensò Tenten, guardandosi intorno. - E’ la prima volta che metto piede in un locale senza sentire la solita puzza di whisky!

 

In effetti era piuttosto strano, per non dire assurdo, in giro non c’era neanche una bottiglia e nessuno col bicchiere in mano… Possibile ?

L’uomo dietro al bancone, col volto baffuto e praticamente calvo, stava lucidando la superficie di legno con un panno. Tenten attraversò il locale senza staccare le dita dalla rivoltella appesa al fianco, tuttavia nessuno sembrò interessarsi a lei.

 

- In c… che cosa posso servirla, signorina ? - domandò timidamente il barista.

 

Tenten esitò un momento prima di rispondere.

 

- Con questo caldo, ho proprio bisogno di qualcosa di fresco…

- Prego ?

- Sei sordo ?!? Ho detto che voglio qualcosa di fresco - così dicendo, Tenten posò una moneta sul banco e fissò il pover’uomo dritto negli occhi. - Per esempio un “cocktail allo scorpione”, mi hanno detto che è piuttosto famoso da queste parti!

 

L’uomo spalancò la bocca in preda al panico, tuttavia Tenten lo afferrò subito per impedirgli di allontanarsi.

 

- Non ci provare - sussurrò lei tra i denti. - Hai capito benissimo, voglio sapere dove posso trovare un individuo chiamato Sasori…

- Io… Io non so niente! P… per favore, io…

- E’ pericoloso giocare con gli scorpioni, ragazza mia - esclamò una voce roca alle sue spalle. - Il loro veleno uccide molto più in fretta delle pallottole!

 

Voltandosi di soprassalto, Tenten notò un individuo che prima le era sfuggito. Costui era nascosto dall’ombra e dal fumo che avvolgevano il tavolo d’angolo in fondo al locale. Osservandolo meglio, la cacciatrice di taglie riconobbe la descrizione fattale da Mikon: un uomo robusto, col volto semicoperto da una bandana e soprattutto l’inconfondibile scorpione color rosso vivo sui suoi vestiti… Non c’era alcun dubbio che quell’uomo fosse Sasori, il “Marionettista del Deserto” in persona!

 

- Sei tu il capo della banda dello Scorpione Rosso, vero ?

 

Per tutta risposta, Sasori le lanciò un’occhiata penetrante.

 

- Devo ammettere che hai un bel fegato - mormorò l’uomo, riportando l’attenzione al suo solitario e alla carta che teneva in mano: un asso di picche. - O più semplicemente incoscienza…

 

Lasciando perdere il barista, il quale non perse tempo nel cacciarsi terrorizzato sotto al bancone, Tenten si avvicinò al tavolo di Sasori senza battere ciglio.

 

- E’ inutile che cerchi di impressionarmi - fece acida la ragazza. - Sei solo un maiale, come tutti gli altri farabutti che insozzano la terra dove camminano… Sono qui per fartela pagare!

 

Sasori rimase calmo, come se niente fosse.

 

- Ho capito - esclamò. - E suppongo tu ci abbia riflettuto molto prima di entrare da quella porta…

- Se alludi ai tuoi scagnozzi - rispose Tenten, alludendo agli altri avventori. - Se solo provano a mettere mano alle pistole, te li faccio tutti secchi!

- Per questo non ti preoccupare, sparano solo quando IO glielo dico…

 

In effetti nessuno dei presenti sembrava scomporsi del fatto che la nuova venuta si fosse avvicinata con fare minaccioso al tavolo del loro capo, erano tutti calmi e tranquilli come da quando Tenten era entrata nel locale, e la sicurezza di Sasori era a dir poco inquietante.

 

- Hai grinta, ragazzina - aggiunse Sasori, prendendo in mano un’altra carta. - Così piena di energia… e così sciocca allo stesso tempo da non capire con chi hai a che fare, che peccato!

 

La mano di Tenten spazzò via tutte le carte presenti sul tavolo, mentre l’altra impugnò rapida la pistola. Sasori osservò impassibile la lucida canna di acciaio puntata contro la sua testa, mentre Tenten lo fissò con odio misto a disprezzo.

 

- Hai finito con la tua arroganza - esclamò lei.

 

Sasori gettò via con noncuranza la carta che aveva in mano.

 

- Se tu fossi più furba, avresti girato i tacchi non appena messo piede in città - mormorò il bandito. - Adesso invece mi costringi a darti una dura lezione, “ragazzina”…

- Alzati e vieni fuori, così perlomeno potrai crepare con dignità!

 

Tenten uscì fuori per prima secondo le regole, Sasori invece comparve subito dopo seguito dai suoi uomini. Tenten non poté fare a meno di notare il loro modo di muoversi e camminare quasi meccanico, sembravano dei burattini piuttosto che degli esseri umani, e anche nei loro lineamenti così rigidi e inespressivi c’era qualcosa di strano…

 

- Rock Lee - fece la ragazza, rivolta all’amico che l’aspettava dall’altra parte della strada assieme a Mikom.

- Tenten, cosa…

- Non fare domande e tieni pronta l’artiglieria - esclamò lei con un cenno d’intesa. - Se questi fantocci decidono di intromettersi, non avranno neanche il tempo per pentirsene!

- Sembri molto sicura di te, a quanto pare - commentò Sasori. - Mi chiedo se tu sia svelta con la pistola quanto lo sei con la lingua…

- Lo sono abbastanza da spedirti all’inferno prima che tu estragga!

- Se lo dici tu…

 

Tenten si mise di fronte all’avversario ad una distanza di alcuni metri. Rock Lee osservò la scena senza preoccuparsi troppo, conosceva  bene l’abilità di Tenten con la pistola e non aveva dubbi sull’esito del duello. Mikom invece sembrava terrorizzata al pensiero di quello che stava per accadere.

 

- Ti prego - esclamò la ragazza, cercando di supplicare Rock Lee. - Ti prego, fermala…

- Non posso - provò a spiegarle il moro. - Ormai la sfida è lanciata, non posso certo intervenire, è la Legge del West!

- Tu non capisci, la tua amica sta per essere uccisa!

 

Rock Lee sorrise rassicurante.

 

- Non preoccuparti - esclamò. - Tenten sa quello che fa, non è tipo da farsi battere facilmente e io pure ne so qualcosa…

- Dalle retta, figliolo - esclamò una voce alle spalle di Rock Lee.

 

Sorpreso il ragazzo si voltò e vide un vecchio abitante del luogo, con il volto segnato dall’angoscia.

 

- La tua amica è senza dubbio molto coraggiosa, ma non basta il coraggio per vincere contro il “Marionettista del Deserto”…

- Che intendete dire ?

- C’erano diversi pistoleri di passaggio, il giorno in cui Sasori è arrivato in città - spiegò il vecchio, chinando il capo con un sospiro. - Gli avranno sparato addosso almeno quaranta volte, eppure quel demonio non ha perso nemmeno una goccia di sangue… Nessun essere umano potrebbe sopravvivere a una cosa del genere, eppure è andata proprio così!

- Ma è impossibile - fece Rock Lee sgomento.

- Purtroppo è vero invece - proseguì il vecchio. - E se quella ragazza ha veramente intenzione di sfidarlo, ho paura che farà la stessa fine di quei poveri disgraziati…

 

Intanto Tenten si concentrò solamente sul nemico che aveva di fronte. L’aria era carica di tensione e le dita fremevano attorno al calcio della pistola, tuttavia Sasori sembrava del tutto indifferente. Anche gli uomini fermi davanti al saloon erano come tante marionette dalla forma umana, Tenten non aveva mai visto niente del genere in vita sua.

Il vento cominciò a soffiare, sollevando una nuvola di polvere tra i due contendenti. Gli occhi della giovane riuscirono ugualmente a cogliere il movimento di Sasori, la mano di quest’ultimo si abbassò verso la propria fondina. Per Tenten quello fu il segnale d’inizio: in men che non si dica estrasse la colt e fece partire il colpo prima che l’avversario potesse fare altrettanto.

Il rumore dello sparo ruppe la tensione che si era creata intorno al duello. Sasori crollò a terra senza un lamento e Tenten rimase immobile con l’arma in pugno, non riusciva ancora a credere di aver vinto.

 

- A… Ah - provò a dire Rock Lee. - Tenten, ce l’hai fatta!

 

Tenten osservò il corpo di Sasori riverso sulla schiena e si passò la mano sulla fronte, tirando un sospiro di sollievo.

 

- Ha avuto quello che meritava - esclamò lei, puntando in fretta l’arma verso gli altri banditi fermi davanti al saloon. - E voialtri, se non volete fare la sua stessa fine, gettate le armi e arrendetevi!

 

L’avvertimento di Tenten tuttavia non sortì alcun effetto, i banditi non batterono ciglio. La ragazza fece per ripetere il suo ordine, ma in quel momento si accorse del rumore assai noto di un grilletto che viene alzato.

 

- Tenten, attenta!

- Ma cosa…

 

Sia Tenten che Rock Lee osservarono sbigottiti il braccio di Sasori scricchiolare e sollevarsi, mentre il resto del corpo era ancora a terra immobile. Tenten vide con orrore la canna già puntata contro la sua testa, era troppo tardi per evitarla, non aveva scampo.

In quella però un’altra pistola fece sentire la sua voce, un colpo secco e preciso e il braccio di Sasori volò via con uno schianto, prima di ricadere nella polvere. Tenten si buttò al riparo del basamento rialzato del saloon, chiunque avesse sparato quel colpo le aveva appena salvato la vita.

 

- Tenten - gridò Rock Lee, non appena si rese conto di cosa era successo. - Stai bene ?

- Sì, sto bene - rispose lei. - Non preoccuparti per me, proteggi Mikom!

- Ma chi ha sparato ?

 

Bella domanda. Tuttavia in quel momento Tenten aveva altri interrogativi per la testa, per esempio come aveva fatto il braccio di Sasori a muoversi da solo ? Per poco non ci aveva rimesso la pelle… Con la coda dell’occhio, Tenten vide l’arto spezzato alla sua destra  con l’arma ancora ben stretta nelle dita.

 

- Pazzesco - esclamò lei. - Quel braccio è… artificiale!

 

Si trattava infatti di un braccio di legno, non c’era alcun dubbio, le schegge e la mancanza di sangue parlavano chiaro, ma la cosa più sorprendente era il meccanismo che gli aveva permesso di muoversi.

Il vento fischiò violentemente, sollevando una nuvola di polvere nel punto dove giaceva ancora Sasori. Questi rialzò di scatto il busto come una marionetta cui erano stati appena riattaccati i fili.

 

- Ma è ancora vivo ?

 

Con movimenti del tutto innaturali il bandito si rimise in piedi, la testa piegata all’indietro come se il collo fosse spezzato. Fu in quell’istante che Tenten comprese: non si trattava di un essere umano!

 

- Ma cosa diavolo è ?!?

 

Sinistri scricchiolii e il corpo di Sasori tornò a posto come se niente fosse, ad eccezione del braccio staccato. La sua figura tuttavia dava a intendere che il duello vero e proprio era appena cominciato.

 

- Sei fortunata - fece la voce di Sasori, in tono agghiacciante. - Se non fosse stato per quel proiettile, a quest’ora saresti già morta… Ad ogni modo, rimediamo subito!

 

Come in risposta ad un segnale convenuto, gli uomini di Sasori impugnarono tutti le pistole. Rock Lee capì che era arrivato il suo turno di esibirsi.

 

- Beccatevi questo, carogne!

 

In aggiunta alle sue micidiali pistole, quattro bocche da fuoco supplementari si aprirono istantaneamente sulle spalle e sugli avambracci con uno scatto metallico. Lo strano congegno era cucito addosso alla sua giubba per mezzo di alcune molle e conferiva al ragazzo un aspetto terrificante, sembrava un intero arsenale pronto a esplodere.

 

- Uragano del Vento di Piombo Moltiplicato !!!

 

Nessuno seppe dire quanti colpi furono sparati nello stesso momento. Mikom si mise al riparo dietro l’abbeveratoio e il vecchio che si era avvicinato se la diede a gambe, scomparendo dentro uno degli edifici. Rock Lee scatenò un vero e proprio inferno di proiettili che investì in pieno tutti coloro che gli si pararono davanti. Tenten approfittò della confusione per attraversare di corsa la strada e aggiungere il suo contributo. Sasori e la sua banda vacillarono sotto quella devastante pioggia di piombo, tuttavia dai loro corpi sconquassati non uscì una sola goccia di sangue. Le armi dei banditi rimasero saldamente nelle mani di questi ultimi e, come se dei fili invisibili ne guidassero i movimenti, risposero al fuoco costringendo Rock Lee e Tenten a mettersi al riparo.

 

- Quelli non sono uomini, sono proprio delle marionette - osservò Tenten con stupore.

- Cosa… - Rock Lee non riusciva a crederci. - Ma come accidenti è possibile ?!?

- Non lo so, è la prima volta che vedo una cosa del genere…

 

Interrompendo un attimo il “concerto”, Sasori sembrò intenzionato a spostare in avanti la fanteria.

 

- Poveri sciocchi - esclamò il marionettista. - Credevate davvero di cavarvela così ? Vi attende una fine miserabile!

 

Purtroppo aveva ragione. Le marionette/bandito si fecero avanti, per spedire all’inferno i due ragazzi e, malgrado Rock Lee e Tenten continuassero a sparare a raffica contro di loro, niente sembrava in grado di fermarle.

 

- Ho paura che questa sia veramente la fine…

 

In quel momento un cavallo sbucato dal nulla si lanciò al galoppo nella loro direzione. Il cavaliere teneva la testa abbassata contro la criniera dell’animale, Tenten lo riconobbe immediatamente.

 

- Quel cavallo è Thunderblack - sorrise lei. - E’ Neji, è venuto ad aiutarci!

 

Prendendo la mira in corsa, Neji sparò un colpo esattamente al petto di una delle marionette, facendola scoppiare in mille pezzi. Subito dopo sparò altri tre colpi e altrettante marionette fecero la stessa fine della prima.

 

- Guarda cosa mi tocca fare - brontolò Neji, soffiando sulla canna.

- Hai visto ? - fece Rock Lee, rivolto a Tenten. - Allora non tutto è perduto, facciamo fuori anche noi quegli spaventapasseri!

 

Così dicendo, riprese a sparare a raffica contro i nemici ancora in piedi.

 

- Rock Lee, piantala di sprecare munizioni - gridò Neji, voltando il cavallo. - Dovete mirare allo scorpione sul petto, è quello il loro unico punto debole!

- D’accordo, ho capito - rispose il moro, annuendo col capo.

 

Seguendo il consiglio dell’amico, sia Tenten che Rock Lee mirarono nel punto indicato e anche questa volta le marionette esplosero con uno schianto impressionante. Una di queste si era portata fin dove si era rintanata la povera Mikom… Nell’istante in cui la ragazza sollevò lo sguardo, il proiettile di Tenten fece esplodere la carcassa di legno a pochi centimetri dal suo volto. Lo shock fu tale da farle perdere i sensi per lo spavento.

 

- Come sta Mikom ? - chiese Rock Lee preoccupato.

- Sta bene - rispose Tenten, chinandosi su di lei. - Per fortuna è solo svenuta…

 

Mentre stava ancora parlando, non si accorse che il braccio della marionetta esplosa era ancora armato di pistola e stava appunto per far partire un colpo contro la sua schiena.

 

- Buttati a terra, sciocca - urlò Neji.

 

L’avvertimento giunse in tempo, Tenten si buttò all’istante e, rotolando su se stessa, sparò verso quella specie di protesi ambulante mandandola in frantumi.

 

- Uff - sospirò lei, rialzandosi. - Che razza di diavoleria!

- Incredibile - fece eco Rock Lee. - Gli avremo sparato contro qualcosa come mille pallottole, eppure non c’era verso di fermarle…

- Meno chiacchiere - tagliò corto Neji. - Prendete la ragazza e montate in sella anche voi, presto!

- Perché ?

- Fate come vi dico, una buona volta - sbraitò l’altro in risposta. - Distruggendo le marionette abbiamo solo qualche secondo di vantaggio… Muovetevi!

 

Senza alcuna voglia di discutere, Tenten caricò in sella Mikom ancora svenuta e si lanciò al galoppo, seguita a ruota da Rock Lee. Un istante più tardi i tre si erano già lasciati alle spalle città e marionette.

I “pezzi” dello Scorpione Rosso e della sua banda giacevano ora nella polvere. Tuttavia c’era ancora qualcosa che si muoveva: la carcassa di Sasori che ondeggiava al vento… Improvvisamente quest’ultima cedette, con un rumore di cerniere metalliche, e si aprì per rivelare un corpo molto più sottile nascosto al suo interno.

 

- Interessante - commentò la figura dai capelli rossicci, alzandosi in piedi. - L’ultimo arrivato non sembrava proprio uno sprovveduto, mi piacerebbe proprio sapere cos’ha da spartire con quegli altri due imbecilli…

 

Sasori rimase fermo ad osservare prima la nuvola di polvere che scompariva all’orizzonte, poi i resti delle sue marionette sparsi miseramente al suolo.

 

- Davvero notevole - osservò, raccogliendo quello che restava di un braccio. - E’ riuscito a scoprire il punto debole delle mie creature, come se avesse “visto” ciò che permette loro di muoversi…

 

Per qualche secondo Sasori restò in silenzio a riflettere sulla faccenda.

 

- Oh, beh - esclamò alla fine. - Sono certo che ci rincontreremo ancora, comunque!

 

Sasori gettò via con noncuranza il pezzo che aveva in mano.

 

- In fondo si trattava di modelli ormai vecchi, penso sia il caso di cominciare a costruirne di nuove… Forse è il momento di “utilizzare” qualche altro corpo!



( continua )

 

Nota dell'Autore:

XD scusatemi immensamente per il ritardo e per la mia lunga assenza... Purtroppo sono rimasto senza connessione a internet  ( per fortuna un amico mi ha prestato il PC per caricare questo capitolo ), e beh... Non c'è molto da dire, chiedo scusa a tutti per eventuali disagi e approfitto per fare due o tre saluti:

- A VAIUS, chiedo ancora un po' di pazienza ( XD è tanto che ho promesso di leggere le tue fic e con questo inconveniente di internet purtroppo NON l'ho ancora fatto ),  rimedierò appena possibile...

- A HIKARI_UCHIHA, perdonami anche tu amica mia  ( XD non mi sono dimenticato di te, comunque )  ci risentiremo appena riattiverò la connessione, spero...

- DULCIS IN FUNDO a TENNY_93 RINGRAZIAMENTO SPECIALE  ( XD per avermi sopportato al telefono a discutere di mille particolari ), grazie infinite amica mia ti voglio bene!

SALUTI A TUTTO EFP !!!

^__^

 

DADO

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Capitolo 3
*** L'Energia dello Spirito ***


Solamente quando ritenne di essere abbastanza lontano, Neji rallentò il cavallo e fece cenno agli altri di fare altrettanto.

 

- Perché ti sei fermato ?

- Non ha senso affaticare i cavalli se nessuno ci insegue!

- Ma se aspettiamo di veder arrivare qualcuno...

 

Neji strinse gli occhi verso la città alle loro spalle.

 

- Byakugan!

 

Le speciali pupille color ghiaccio scrutarono attentamente la zona.

 

- Non vedo alcun movimento dietro di noi - fece rivolto agli altri due. - Può darsi che abbia rinunciato a inseguirci, ad ogni modo procediamo con calma e cerchiamo un riparo per la notte!

- Neji, il tuo braccio...

- Mh ?

 

Il pistolero osservò la sua manica chiazzata di sangue.

 

- Non è niente - rispose lui, avvolgendosi nel mantello e rimontando in sella. - Muoviamoci, c'è ancora un'ora buona di luce!

 

Così dicendo, spronò il cavallo ma senza fretta. Ormai potevano prendersela comoda ma era pericoloso restare allo scoperto durante la notte.

 

***


Circa un'ora più tardi, il gruppetto si accampò vicino ad una parete di roccia per ripararsi dal vento. I cavalli stavano mangiando tranquillamente una generosa razione di avena e Mikon dormiva beatamente avvolta in una coperta.


- E' così da quando abbiamo lasciato la città - osservò Tenten preoccupata.

- Io mi preoccuperei piuttosto di quello che stavate per lasciarci in quella città stramaledetta - fece Neji acido. - Eppure vi avevo ben detto di starne alla larga... Ma no, meglio andare a fare i "duri" contro avversari come Sasori: proprio una bella dimostrazione, complimenti!


Sia Tenten che Rock Lee non ebbero il coraggio di protestare, anche perché sapevano che questa volta Neji aveva ragione da vendere. Il pistolero buttò un altro pezzo di legna nel fuoco senza aggiungere altro.


- Beh - esclamò Rock Lee con un filo di voce. - Sarà meglio che dia un'occhiata ai cavalli, prima di andare a dormire e beh... buonanotte!


Il moro si allontanò da quella situazione imbarazzante, lasciando Tenten e Neji accanto al fuoco senza sentire i loro soliti battibecchi. Per alcuni minuti i due rimasero così, senza neanche guardarsi in faccia, poi però Tenten decise di rompere quell'insopportabile silenzio.


- Perché sei tornato ? - chiese semplicemente.


Neji la osservò di traverso.


- Ha importanza ?

- Ci hai salvato la vita...

- Non farti strane idee - rispose lui secco. - Voi due mi avete salvato la pelle a Konoha-City ( * ), ho semplicemente pagato il mio debito, fine della storia!

- Capisco - sospirò Tenten, tornando a guardare il fuoco. - Posso chiederti un'altra cosa ?

- Sentiamo...

- Come facevi a conoscere il punto debole delle marionette ? Avevi già affrontato Sasori in passato, oppure...


Neji mise la mano sotto il mantello ed estrasse fuori un pezzo di carta che lanciò in mano a Tenten.


- Una cacciatrice di taglie che si rispetti dovrebbe fare attenzione a certi piccoli particolari! Anche un bambino capirebbe che "maggiore è la taglia, maggiore è il rischio"...


Tenten osservò il foglio, si trattava dell'avviso di taglia di Sasori. La cifra riportata sotto la foto parlava chiaro: "Sasori il Rosso, venticinquemila dollari vivo o morto!"


- Ve... Venticinquemila ?!?

- Proprio così - fece Neji, buttando giù un sorso dalla sua borraccia. - Quindicimila più del sottoscritto, riesci a immaginare perché ?


Al ricordo di quello che aveva visto circa un anno addietro, Tenten si sentì rabbrividire. Conosceva Neji da un po' di tempo ormai, eppure non era mai riuscita a spiegarsi tanti piccoli misteri attorno alla sua persona: non si trattava di un comune pistolero, questo era evidente, era dotato di una calma e di una sicurezza che ostentava anche con una pistola puntata contro... Quale segreto celava la "Pallottola di Ghiaccio del Nord" ?


- E' tardi - tagliò corto Neji. - Cerca di dormire adesso!

- Aspetta - fece lei all'improvviso.


Neji sembrò incuriosito tuttavia non si scompose. Tenten si alzò in piedi e gli si avvicinò per verificare un particolare che le era appena tornato in mente, osservandolo bere.


- Ma... che diavolo stai facendo ?

- Come pensavo - esclamò la ragazza, afferrandogli il braccio. - Neanche il più piccolo segno di ferita... Piuttosto strano, visto che ti hanno sparato meno di un'ora fa!

- E allora ?


Tenten ritrovò subito la sua consueta irritazione.


- Ehi signorino, le ferite d'arma da fuoco NON scompaiono da sole... A parte questo, da quando abbiamo cominciato a viaggiare insieme, siamo rimasti coinvolti in diversi scontri ma non ti ho mai visto farti neppure un graffio... Puoi spiegarmi perché ?

- Forse perché ci sto attento!

- Per favore, il sangue non macchia i vestiti solo per prendere aria - insistette Tenten, alludendo all'evidente chiazza rossastra sulla sua manica. - Vuoi spiegarmi una volta per tutte chi o che cosa sei ?!?

- In questo momento, sono uno che ha solo voglia di dormire - fece Neji, liberando il braccio con uno strattone. - Ne riparleremo quando e SE avrò voglia di parlarne...

- Un corno - ringhiò Tenten.


Per nulla turbato, Neji si coprì il volto col capello e appoggiò la schiena contro la roccia.


- Tu non dormirai finché non mi avrai dato una risposta, e una risposta degna di questo nome!

- Strano - bofonchiò Neji da sotto il cappello. - Non sapevo che i coyote da queste parti fossero tanto fastidiosi...

- Ooohhh!


Tenten era sul punto di esplodere.


- Sei un villano, un cafone, un troglodìta, un... un...

- Hai finito ? - domandò lui.

- NO !!!


Neji capì che la ragazza non lo avrebbe lasciato in pace finché non l'avesse accontentata, perciò si rimise a sedere sospirando.


Va bene, ho capito - esclamò rassegnato. - Poi mi lascerai dormire il sonno del giusto ?

- Vedremo - puntualizzò lei. - Questo dipende dalla risposta che mi darai!

- Ti pareva... D'accordo, avvicinati!


Tenten obbedì.


- Finalmente, fuori il rospo allora!

- Prima porgimi la mano...

- Come ?

- Senti sono stanco, non ho molta voglia di parlare e comunque impiegheresti il doppio del tempo a capire... Fa quello che ti dico e non discutere!

- Mpf e sia, vediamo un po' cosa...


Prima che potesse accorgersene, Neji estrasse velocemente il coltello e le graffiò il palmo della mano con la lama affilata.


- Ahia - urlò Tenten. - Ti ha dato di volta il cervello ?!?

- Fai meno l'isterica - rispose lui, afferrandole il polso per impedirle di allontanarsi. - Non ho ancora finito... Guarda e taci!


Così dicendo, rimise il coltello nel fodero e coprì la ferita di Tenten con la propria mano. Per un attimo Tenten provò il desiderio di strangolarlo ma, quando vide lo strano alone luminoso avvolgere la mano di Neji, ammutolì di colpo.


- Ma cosa diavolo...

- Ssst - fece lui. - Sei capace di tenere la tua bocca chiusa per cinque minuti ?


Improvvisamente il dolore del taglio scemò e, non appena Neji la lasciò andare, si accorse con stupore che non c'erano tracce di ferite né cicatrici.


- Ma... ma...

- Ecco fatto - tagliò corto lui. - Adesso hai visto come faccio a curarmi le ferite: veloce e indolore... Ora, se non ti dispiace, vorrei riprendere l'affare con Morfeo nel punto in cui lo hai interrotto!

- Ma... aspetta un momento!

- Che altro c'è ancora ?

- Mi prendi in giro, che razza di trucco è questo ?!?

- Non c'è trucco - rispose lui. - Per questo ho fatto la dimostrazione con te!

- E c'era bisogno di usarmi come cavia ?

- Quante storie per un taglietto...

- Crepa - mormorò lei tra i denti. - Ad ogni modo, non mi hai ancora spiegato come fai!

- Uff, che testa dura - sbuffò. - Ho usato il chakra, ecco tutto!

- Il... cosa ?!?


Era la prima volta che Tenten sentiva quella parola.


- "L'Energia dello Spirito" - spiegò Neji. - Quella cosa che Madre Natura utilizza per il grande errore di metterci tutti quanti al mondo, insomma...

- Vorresti farmi credere che sei capace di guarire le ferite con... con questi "trucchi da illusionista" ?


Neji la guardò severo.


- Il mio coltello non è un'illusione - fece estraendo nuovamente l'arma, affinché Tenten potesse vederne chiaramente l'indiscutibile affilatura. - Il taglio che ti ho fatto è reale quanto questa lama! Se sei così stupida da non voler accettare l'evidenza, questo è un problema tuo...

- Attento a come parli!


Tenten aveva ormai esaurito la sua scorta di pazienza. Con un gesto repentino, afferrò Neji per il bavero e lo strinse forte fissandolo con rabbia.


- Passi il fatto che ti prendi gioco di me, passi la tua dannata arroganza... Ma se mi dai un'altra volta della stupida dovrai curare la tua bocca, dopo aver contato i denti che ci saranno rimasti!

- D'accordo, non ti scaldare - sorrise lui sarcastico. - Mi dispiace, evidentemente ti avevo sopravvalutata...

- Che vuoi dire ?

- Niente, il fatto è che pensavo di parlare con una persona dotata di qualcosa come un cervello... Ma adesso che ti guardo meglio, vedo tanto spazio vuoto in quella testa che le parole si sprecano!


Gli occhi di Tenten brillarono furibondi. Come il pugno di lei fece per abbattersi sul suo volto, Neji abbassò rapidamente il palmo della mano all'altezza del petto della ragazza. In men che non si dica quest'ultima si ritrovò scaraventata all'indietro, come se qualcuno le avesse mollato una sventola micidiale.


- Scusa - esclamò Neji, tenendo la mano aperta davanti a sé. - Ma non sono dell'umore adatto per giocare a quest'ora!

- Ahio...


Tenten gemette. Il petto le faceva male in modo incredibile tuttavia, ne era sicura, Neji non l'aveva neanche sfiorata. Era successo tutto troppo rapidamente: lei aveva appena tirato indietro il gomito per scaricargli addosso un potente cazzotto; Neji invece era rimasto praticamente immobile, senza neanche cercare di liberarsi, eppure era riuscito lo stesso a spedirla al tappeto... Ma come aveva fatto ?


- Che succede ?!?


Rock Lee scattò in piedi immediatamente. Non aveva assistito alla scena, ma aveva udito chiaramente il tonfo che aveva prodotto Tenten cadendo a terra.


- Niente - rispose subito Neji. - Qualcuno ha mangiato troppo e ora ha lo stomaco sottosopra, non è vero ?


Tenten masticò amaro. Non voleva certo perdere la faccia anche con Rock Lee, ammettendo di essersi fatta battere così facilmente, perciò annuì.


- S... Sì è vero, scusami se ti ho svegliato, tra poco mi passa...

- Mi dispiace - fece l'altro ingenuamente. - Ti auguro di riuscire a dormire, allora!

- Dovremmo TUTTI dormire a quest'ora - sottolineò Neji con una certa irritazione.


Rock Lee si ributtò addosso la coperta e si rimise a dormire come se niente fosse; Tenten invece si massaggiò il petto dolorante: era come se qualcuno le avesse dato un calcio talmente forte da spezzarle quasi le costole...


- Un'ultima cosa - disse ancora Neji, prima di considerare del tutto chiusa la questione. - Esistono diverse persone nel west con abilità fuori del comune, e tipi come Sasori non vanno molto per il sottile nell'usarle, spero di essere stato chiaro... Buonanotte!


La conversazione finì lì. Tenten aveva una gran rabbia, ma soprattutto una gran confusione in testa, se solo fosse riuscita a spiegarsi come aveva fatto... Poi però ripensò alle ultime parole di Neji e rabbrividì all'idea che potessero esistere altri individui capaci di ridurla in quello stato di impotenza.


- Da... Da non crederci - esclamò.


( * ) NOTA: vedi "Konoha West City"


Nota dell'Autore:

Altra generosa concessione di un mio amico ( e nuovo capitolo per voi XD ), spero che anche questa volta la lettura sia di vostro gradimento...

Approfitto di questo spazio per salutare:

- BIMBAINNAMORATA, una delle più affezionate lettrici delle mie fanfic, che saluto caramente ^__^

- VAIUS, ricordandogli che nel prossimo capitolo vedremo tornare numerosi personaggi della vecchia serie... COMPRESE due sorelle che conosciamo molto bene...

- HIKARI_UCHIHA, sperando che il mio messaggio le sia arrivato O__O io ce l'ho messa tutta ma non è stato facile...

- TENNY_93, con rinnovate CONGRATULAZIONI per i suoi ultimi aggiornamenti ( sei sempre una delle mie autrici preferite! )...

- MISERY_HIME, augurandomi di leggere presto una sua graditissima recensione...


E ovviamente UN MEGA-ABBRACCIO GIGANTE A TUTTI !!!


DADO

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Capitolo 4
*** Il Passato di Neji ***


- Sta... Sta scherzando, spero ?!?

- Mai stata più seria in vita mia, Jiraya - esclamò il sindaco Tsunade, sollevando con disgusto la bottiglia incriminata. - Ciò che vendi nel tuo locale è un vergognoso raggiro: solamente tu potevi arrivare a smerciare alcolici "distillati" con acqua marcia di stagno!

- E' una calunnia - protestò Jiraya con veemenza. - I miei prodotti sono il meglio del meglio di...

- Croack !!!


Improvvisamente una rana grassa e ben pasciuta si accoccolò beatamente sul bancone, in mezzo alla pozza che Tsunade aveva prodotto rovesciando accidentalmente il contenuto della bottiglia.


- Hai ancora il coraggio di negare ?

- Ma, veramente io...

- Naruto, procedi!


Seppur di malavoglia, il biondo vice-sceriffo sistemò la scala davanti al locale e si accinse a rimuoverne l'insegna.


- Non potete farlo - protestò Jiraya inutilmente.


Per tutta risposta, Tsunade estrasse un pezzo di carta e lo strappò davanti ai suoi occhi.


- Da questo momento, "L'Eremita Ubriaco" chiude i battenti e la tua licenza viene revocata... E te la cavi ancora con poco, dipendesse da me ti farei sbattere dentro seduta stante!


Così dicendo Tsunade rientrò in municipio, lasciando Jiraya disperato e in lacrime.


- Povero me - singhiozzò. - Il... Il mio bel locale... Buuuaaahhh !!!

- Avresti dovuto pensarci, invece di servire quella roba ai clienti per risparmiare...

- Taci tu - strillò Jiraya. - Cosa ne puoi sapere di quanto è rincarato il prezzo del whisky nell'ultimo mese ?

- Bah...


In quel momento, una diligenza tirata da una coppia di cavalli imbizzarriti entrò in città con un gran fragore. La gente cominciò a gridare e Naruto corse subito in strada per capire cosa stava succedendo.


- Cosa diavolo...


Non appena si vide arrivare incontro gli animali con la schiuma alla bocca, capì che doveva agire immediatamente: senza esitazione, estraè la pistola e sparò mirando agli zoccoli dei cavalli; questi ultimi nitrirono terrorizzati, ma si inchiodarono di colpo, cosicché il poveraccio seduto a cassetta riuscì a fermarli del tutto tirando le redini.


- Grazie al cielo - esclamò il giovane postiglione.

- Il diavolo ti porti, Choji - sbottò Naruto, rinfoderando l'arma. - Quando imparerai a condurre una diligenza senza mettere in pericolo la vita altrui ?!?

- Non è colpa mia se gli indiani sono scesi sul Sentiero di Guerra nelle ultime settimane - provò a giustificarsi l'altro.

- Aaah, lasciamo perdere...


Naruto si avvicinò allo sportello per verificare le condizioni dei passeggeri.


- Tutto bene ? - domandò.


Dentro la diligenza vi era solamente una giovane ragazza, con gli occhi chiusi in preda al panico.


- E' tutto a posto ora, non preoccupatevi - sorrise Naruto.


La ragazza aprì lentamente gli occhi, rivelando due pupille bianchissime. Come vide il giovane biondo che le sorrideva, un lieve rossore comparve sulla sua carnagione pallida.


- Non siete ferita, vero ?

- N... No... - balbettò la ragazza.

- Meglio così - fece Naruto sollevato, aprendo piano lo sportello e invitandola a scendere. - A nome dell'autorità di Konoha-City, benvenuta in città!


Non appena si rese conto di essere arrivata sana e salva a destinazione, si fece coraggio e scese dalla diligenza. Era una giovane, sui quindici anni più o meno, vestita elegantemente con gli abiti tipici di una damina dell'est; malgrado l'espressione confusa e l'aria smarrita, non si poteva negare che fosse piuttosto graziosa; i suoi occhi erano color grigio-perla e i suoi lunghi capelli erano neri con dei particolari riflessi lucenti.


- Se posso esservi utile in qualcosa - si offrì gentilmente Naruto.

- Gra... Grazie - rispose lei. - P... Potrebbe essere così gentile da indicarmi l'ufficio dello sceriffo, per favore ?

- Certamente, visto che sono il suo assistente!


La fanciulla arrossì imbarazzata.


- M... Mi scusi, io...

- Eh ? - Naruto rimase alquanto stupito del suo comportamento. - Intendevo dire che posso accompagnarvi di persona!


La ragazza accettò con gratitudine, così si accinse a seguire timidamente il biondo vice sceriffo. Choji invece rimase seduto a cassetta, cercando di riprendere fiato.


- Uff - esclamò. - Giuro che è veramente l'ultima volta che...

- Scusi, tra quanto riparte la diligenza ?

- Quando la compagnia si troverà un nuovo postiglio... oh... uh... eh...


Al giovane corpulento per poco non mancò il respiro, quando vide la magnifica creatura che gli stava davanti: una lunga chioma bionda raccolta in una coda di cavallo e due occhi azzurri come il mare, sembrava quasi una di quelle "sirene del deserto" di cui si racconta ogni tanto nelle leggende...


- Ehm, cioé... Volevo dire che, non appena saliranno a bordo i passeggeri, partiremo immediatamente!


La bionda sorrise.


- Meno male - sospirò sollevata. - Prima io e il mio principale lasciamo la città, meglio è... Se ci tratteniamo ancora, ho paura che il sindaco gli leverà la camicia per danni!


Improvvisamente Choji si accorse dell'uomo alle spalle dell'affascinante biondina, un individuo inconsolabile che si struggeva in un fiume di lacrime, ovvero l'ex proprietario del saloon.


- Potrebbe essere così gentile da aiutarci con i nostri bagagli ? - domandò lei civettuola.

- Ce... Certamente - rispose Choji, con sollecitudine.


***


Frattanto Kakashi Hatake, lo sceriffo conosciuto come "Fulmine Rosso" di Konoha-City, stava seduto alla propria scrivania a consultare chili e chili di scartoffie. Malgrado la bandana che gli copriva il volto, si capiva perfettamente che era tutt'altro che allegro all'idea di dover svolgere quella ulteriore seccatura per conto del sindaco.

Come Naruto aprì la porta, Kakashi non alzò nemmeno lo sguardo.


- Allora, Naruto - esclamò distrattamente. - Hai rimosso l'insegna del saloon, come ha detto il sindaco ?

- Sceriffo Hatake - domandò appena una voce femminile.

- Mhm ?


Fu allora che, sollevando la testa dai suoi documenti, Kakashi si accorse della giovane accanto al suo vice-sceriffo.


- Ma voi siete...

- Mi chiamo Hinata Hyuga - rispose la ragazza con un inchino.

- Hyuga... Hyuga... - mormorò Naruto pensieroso. - Dov'è che ho già sentito questo nome ?


Kakashi strinse l'occhio con un'espressione rassegnata.


- Naruto, questa ragazza è la cugina di Neji...

- Che cosa - gridò il biondo. - Quel criminale ?!?


Hinata abbassò il capo tristemente.


- Naruto, per favore vai ad appendere fuori i nuovi manifesti dei ricercati!

- Uffa, d'accordo!


Non appena il biondo uscì, Kakashi si fece avanti costernato massaggiandosi la nuca.


- Mi dispiace - mormorò sottovoce. - Purtroppo quel ragazzo e il suo cervello non vanno molto d'accordo a volte!

- Non... Non si preoccupi, davvero - rispose Hinata. - Durante il viaggio per arrivare qui, l'ho sentito chiamare in modi peggiori...

- Prego sedetevi, sarete stanca!

- Grazie...


Per circa un minuto nessuno dei due aprì bocca. Hinata si sedette di fronte a Kakashi, che la osservò con un misto di pietà e compassione, poi però fu quest'ultimo a rompere il silenzio.


- Ho saputo della tragica morte di vostro padre ( * ), tutte le mie condoglianze...


Hinata annuì leggermente.


- So che non dev'essere facile riconoscere gli errori del proprio genitore, specie quando questi non è più in vita...

- La ringrazio - disse Hinata con un filo di voce. - Nostro padre ha commesso molte azioni ignobili, in nome del clan, e non ci sono giustificazioni per quello che ha fatto a Neji!


Kakashi sospirò.


- Mi dica, sceriffo Kakashi, è vero che Neji è stato qui ?

- Purtroppo non l'ho più visto da allora - rispose tristemente. - E' partito da Konoha-City circa un anno fa, subito dopo aver sconfitto l'assassino di vostro padre... Si è messo in viaggio con due compagni conosciuti qui, e non ho più avuto sue notizie!

- Capisco...

- Posso chiedervi perché lo state cercando ?

- E' una lunga storia - spiegò Hinata. - Praticamente risale a quando Neji viveva ancora col nostro clan su al nord... Per essere esatti, dal giorno in cui nostro padre fece uccidere suo padre con l'accusa di tradimento!


***


Il rumore della frusta che sferzava l'aria, per poi abbattersi con violenza su quel gracile corpo, era seguito da un lamento costante e soffocato. Il corpo martoriato di un giovane, poco più che bambino, era assicurato saldamente alla parete con delle catene che gli stringevano i polsi: il petto e la schiena erano una ragnatela di ferite sanguinanti; il volto pallido ed emaciato, incorniciato da lunghi capelli scuri che gli scendevano lungo le spalle; e gli occhi bianchissimi, che a tratti scintillavano di rabbia e di odio, così incredibilmente pieni di vitalità nonostante tutto...


- Questo è ciò che ti meriti, dannato ragazzo - esclamò la voce forte e possente di un uomo alto, che lo osservava senza battere ciglio. - Ricordatelo bene, Neji - disse l'uomo, facendo segno all'aguzzino del ragazzo di procedere. - Ricorda bene il dolore di queste frustate... E ricordati soprattutto del disonore che tuo padre ha gettato sulla nostra famiglia!


Un dolore lancinante attraversò la schiena del ragazzo, quando l'ennesima frustata gli scavò un sottile solco nella carne martoriata. Tuttavia era fermamente deciso a non urlare, non voleva dare questa soddisfazione all'assassino di suo padre, per questo serrava i denti e reprimeva le urla di dolore con brividi e spasmi soffocati.


- Tuo padre è la causa di tutto questo - continuò ancora l'uomo con disprezzo. - La Legge del Clan stabilisce chiaramente: "Morte per i traditori, dolore e sofferenza per i loro figli"... In questo modo essi ricorderanno sempre le colpe dei padri e non ripeteranno certo lo stesso errore in futuro!


Quando finalmente decisero di interrompere la tortura, il ragazzo era appeso inerte alle catene come un sacco vuoto. Da quel giorno in poi, per cinque interminabili anni, la scena si ripeté ogni anno; senza contare i morsi della fame e della sete, il freddo e l'oscurità soffocante che lo accompagnavano ogni singolo giorno... Un pensiero fisso continuava a balenare nella testa del ragazzo: "fuggire!" Non ne poteva più di restare in quella cella umida e puzzolente, voleva scappare, DOVEVA scappare. La lunga prigionìa e gli stenti lo avevano duramente provato, tuttavia fu proprio questa debolezza a concedergli l'occasione che aspettava per scappare...


- Buon Compleanno, Neji - esclamò crudelmente Hiashi, entrando nella cella del ragazzo. Se non vado errato oggi compi ben tredici anni, tanti auguri!


Neji non rispose. I suoi occhi erano quasi spenti, e nulla lasciava intendere che sarebbe sopravvissuto ancora a lungo in quello stato.


- Uhm, forse è il caso di dargli la sveglia prima di cominciare... Tu che ne dici, Soshi ?

- Niente paura, padrone - rispose cinico lo scherano alle sue spalle. - Una "scaldatina" con questo, e canterà proprio come un usignolo!


Hiashi osservò con soddisfazione il ferro rovente nelle mani dell'uomo.


- Perfetto - esclamò. - Solo ti prego, portalo nel corridoio, la puzza di carne bruciata mi ha sempre dato fastidio...


Neji rimase immobile finché non sentì lo scatto metallico delle catene che venivano aperte. Prima che il suo aguzzino se ne rendesse conto, il ragazzo si mosse con incredibile velocità: l'uomo si ritrovò del tutto impreparato al suo attacco, Neji gli scagliò addosso violentemente il palmo della mano e lo mandò a sbattere contro l'altra estremità della cella; il ferro rovente roteò un istante per aria, prima che Neji lo afferrasse al volo e si precipitasse verso la porta; Hiashi se ne avvide e cercò di bloccarlo con una forte concentrazione di chakra, tuttavia il ragazzo afferrò la ciotola dell'acqua sul pavimento e gliela scagliò dritta in mezzo agli occhi...


- Aaarghhh - strillò Hiashi, infuriato. - Fermatelo, presto !!!


Senza nemmeno chiedersi dove avesse recuperato le energie sufficienti per quel gesto disperato, Neji si ritrovò nel corridoio che dava verso l'esterno. Una volta fuori, incrociò un paio di uomini di Hiashi che tentarono di fermarlo, ma si liberò di entrambi usando il ferro rovente come arma. Appena uscì nel cortile gli addetti alle scuderie gli aspararono addosso un nugolo di proiettili, cosicché fu costretto a tuffarsi di lato e a rotolare oltre la soglia che dava nelle stalle. Qui la fortuna gli diede ancora una mano: uno dei cavalli era già sellato e pronto per partire. Neji sciolse nervosamente le redini dell'animale e lo condusse verso l'uscita posteriore, purtroppo la stanchezza e lo sfinimento si fecero improvvisamente sentire. Per un attimo credette di non farcela, poi però riuscì in qualche modo a montare in sella e, tenendo la testa bassa, uscì al galoppo. Non appena lo videro, subito ricominciarono a sparargli contro; le pallottole fischiarono a pochi centimetri dalla sua testa, ciononostante riuscì ugualmente ad arrivare fino al cancello principale. Il guardiano rimase impietrito, Neji lo tramortì con un pugno in corsa e afferrò al volo la rivoltella che l'uomo si lasciò sfuggire di mano, dopodiché lui e il suo cavallo scomparvero all'orizzonte.


***


Kakashi ascoltò il racconto in silenzio.


- Da allora - continuò Hinata. - Mio padre ha dichiarato Neji un pericoloso fuorilegge, e diede disposizioni affinché la taglia sulla sua testa lo rendesse riconoscibile ovunque andasse...

- Lo so, purtroppo - la interruppe Kakashi. - Quando lo incontrai per la prima volta era ricercato per settemila dollari, ciononostante scelse da solo di aiutarmi a respingere la banda di Deidara Boom invece di darsela a gambe... Fu in quella occasione che diventammo amici e venni così a conoscenza di alcuni particolari della storia, ma è passato tanto tempo!

- Neji non è un fuorilegge - dichiarò Hinata tra le lacrime. - Nessuno... Nessuno può immaginare quello che è stata la sua vita, nemmeno io...

- C'è una cosa che non mi è ancora chiara - osservò Kakashi. - Perché affrontare un viaggio così lungo da sola ? Pensavo che, dopo la morte di Hiashi, aveste assunto voi la guida del clan...

- Il clan Hyuga non esiste più ormai - spiegò Hinata. - Dopo la morte di mio padre, ho deciso di rimediare io stessa almeno in parte ai suoi errori... Per questo ho voluto sciogliere il clan e mi sono messa in viaggio per ritrovare Neji!

- Sì, ma a che scopo ?


Per tutta risposta, Hinata tirò fuori una lettera e la porse a Kakashi.


- Qui dentro c'è spiegato tutto...


Kakashi aprì la lettera e lesse attentamente il contenuto. Non appena apprese il significato di quel pezzo di carta, diventò pallido come un cadavere.


- Non ci posso credere - esclamò. - Ma questa è...

- E' la risposta del Primo Ministro alla mia richiesta di revocare la condanna di Neji - precisò Hinata. - Non è stato facile ottenerla... Se Neji presenterà quel foglio al cospetto di uno sceriffo federale, con la presenza mia e di un paio di testimoni, verrà ufficialmente riconosciuta la sua innocenza e sarà finalmente libero!

- Uhm - fece Kakashi. - Il problema però è sapere dov'è... In questo momento potrebbe essere dappertutto!

- Per questo devo assolutamente trovarlo - ripeté Hinata, stringendo nervosamente le mani. - So che non sarà sufficiente a restituire a Neji quello che ha perso... Ma è tutto ciò che posso fare, ed è giusto che lui sappia!


Kakashi annuì.


- Il West è sconfinato, non sarà facile trovarlo, comunque è pericoloso per una ragazza viaggiare da sola!

- Ma...

- Con questo non intendo minimamente dissuadervi, anzi - si affrettò ad aggiungere lo sceriffo. - Ho saputo che Shino Aburame, il nostro... ehm "impresario funebre", si metterà in viaggio giusto domani mattina per un consueto giro di affari e attraverserà tutta la regione: con un po' di fortuna, forse riuscirebbe a rintracciare Neji...

- Morto ?!?


La ragazza per poco non svenne, subito però Kakashi si spiegò meglio.


- No, il fatto è che... insomma, gente come Neji è solitamente preziosa per il genere di affari del nostro affabile Shino... Ragion per cui ritengo assai probabile che, dove è diretto lui, ci saranno grosse possibilità di ritrovare vostro cugino VIVO in mezzo a qualcun altro che non lo sarà più!

- Ma... Ma...

- E per maggior sicurezza - disse ancora Kakashi. - Vi raccomanderò a un abile scout che incontrerete facilmente sulla strada verso la Sierra Selvatica... Si chiama Kiba, è un tipo in gamba, con lui non troverete grossi problemi lungo la strada!

- Sceriffo, ho appena finito con i manifesti - sbuffò Naruto, entrando e gettando in un angolo il barattolo della colla.

- Ah Naruto - esclamò Kakashi. - Capiti a fagiolo, devo affidarti un altro "piccolo incarico" che ti terrà impegnato per qualche tempo...

- Uffa - brontolò il ragazzo. - Lavoro, lavoro e sempre lavoro...


Hinata non poté fare a meno di notarlo nuovamente, con un visibile imbarazzo.


- Vai da Shino - ordinò Kakashi. - E chiedigli se può consentire che alcune persone viaggino "vive" sul suo mezzo di trasporto, lungo il tragitto che deve compiere...

- E chi sarebbero questi folli, disposti a viaggiare col beccamorto ?

- Ce li hai davanti - fece notare Kakashi. - TU accompagnerai questa ragazza e ti assicurerai che non le accada nulla di spiacevole durante il viaggio!

- Cosa ?!?


Se a Naruto venne quasi un colpo, Hinata diventò rossa come un peperone per poi svenire del tutto sotto lo sguardo preoccupato dei presenti.


( continua )


( * ) NOTA: vedi "Konoha West-City"


Nota dell'Autore:

XD mi scuso per la contraddizione con le anticipazioni precedenti, il fatto è che che, rileggendo la bozza di questo capitolo, Hanabi aveva un ruolo TROPPO marginale ( praticamente inutile ai fini della storia), perciò mi sono visto costretto a eliminarla dalla versione definitiva... spero tuttavia di NON arrecare offesa a qualcuno con questa decisione e, nel caso, mi scuso nuovamente e do appuntamento al prossimo capitolo.

P.S.

Dimenticavo di salutare e ringraziare affettuosamente I_Love_Ashley_Greene per i commenti positivi su questa fanfic, e naturalmente GRAZIE A TUTTI VOI, VI VOGLIO BENE !!!

Con Affetto


DADO

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Capitolo 5
*** Sulla Pista dei Coyote ***


Il mattino seguente Neji e gli altri si accinsero a riprendere il viaggio. Mikon non aveva più una casa, né una famiglia o un posto dove andare; per quanto ne poteva sapere, i suoi genitori erano probabilmente già morti... Tenten la osservò tristemente, pensando che anche lei aveva vissuto un'esperienza simile in passato ( * ), e le si strinse il cuore.

 

- Non possiamo abbandonarla a sé stessa - affermò gravemente.

- E cosa vorresti fare - ribatté Neji severo. - Portarla con noi, forse ?

- Che ci sarebbe di male ?

 

Neji lasciò cadere la sella, stringendosi nelle spalle, dopodiché si voltò verso Tenten con il suo solito cipiglio.

 

- Dì un po', si può sapere quante botte in testa hai preso finora... Non crederai sul serio di trascinarti dietro quella mocciosa ?!?

- Dipendesse da te, sono sicura che la lasceresti crepare da sola in questo "niente" !!!

 

Un'ombra passò sul volto di Neji, tuttavia riuscì a celarla.

 

- Siamo in un territorio ostile - fece notare lui. - Abbiamo già abbastanza problemi per conto nostro, e tu vorresti accollarti il fardello di badare alla sua incolumità...

- Oh, insomma Neji - fece Tenten esasperata. - Esiste qualcosa nella TUA testa che assomiglia vagamente a un essere umano ?

 

Per tutta risposta, Neji si voltò sbuffando.

 

- Tenten - provò a dire Rock Lee con un filo di voce.

- Sì ?

- Senti, non te la prendere ma... Credo che Neji abbia ragione, se Mikon continua a viaggiare con noi, ho paura che finirà male!

- Ti ci metti anche tu, adesso ?!?

- Tenten, guardala...

 

Il moro fece notare l'espressione abbattuta di Mikon, intenta a fissare il suolo con sguardo assente.

 

- Sopravvivere nel deserto non è facile - continuò Rock Lee. - Ognuno di noi è capace di badare a sé stesso, ma Mikon... Penso che sarebbe opportuno lasciarla in qualche luogo abitato, una fattoria o una missione... Capisci cosa voglio dire ?

 

Tenten si morse il labbro. Effettivamente il moro non aveva tutti i torti: il loro vagabondare era disseminato di pericoli e Mikon non era fatta per quella vita.

 

- Mikon...

 

La ragazza sollevò appena la testa, incrociando gli occhi color nocciola di Tenten e il suo sorriso rassicurante.

 

- Sei proprio sicura di non avere nessun posto dove andare, uno zio, un parente... Qualcuno che possa prendersi cura di te, insomma ?

 

Nessuna risposta.

 

- Capisco - mormorò Tenten, senza aggiungere altro.

 

La giovane cacciatrice di taglie era davvero a corto di idee.

 

- Pensi che ci sia qualche posto sicuro nelle vicinanze ? - domandò a Rock Lee. 

- Non saprei...

- Non troveremo nulla, finché non supereremo il prossimo canyon - esclamò Neji.

 

Sia Tenten che Rock Lee si voltarono a guardarlo.

 

- Conosci questa zona ?

- Abbastanza - rispose lui, assicurandosi che le fibbie di cuoio della sella di Thunderblack non fossero troppo consumate. - Dovrebbe esserci un villaggio, se non ricordo male, ma per arrivarci è necessario oltrepassare il "Passo dello Sciacallo"...

 

Così dicendo, indicò un paio di enormi spuntoni di roccia in lontananza.

 

- Quel dannato percorso pullula di coyote, per oltrepassarlo occorrono almeno due giorni, e nessun cavallo è in grado di fare un simile tragitto senza almeno una sosta!

- Potremmo fare dei turni...

- Certo, se "qualcuno" non avesse buttato via inutilmente quasi tutte le sue pallottole!

 

Rock Lee abbassò il capo in silenzio.

 

- Tieni - brontolò Neji, lanciandogli in mano una scatola di munizioni. - Vedi di fartele bastare, almeno finché non supereremo la gola... Se finisci quelle dovrai usare le "caccole", mi sono spiegato ?

 

La decisione fu dunque presa. Una volta superato quel pericoloso tratto e raggiunto il villaggio più vicino, i tre amici avrebbero affidato Mikon alle cure di qualcuno. Tuttavia Tenten si era chiaramente affezionata a quella ragazza, e non le andava troppo a genio l'idea di considerarla come un fardello di cui liberarsi alla svelta.

 

- Dovremo assicurarci che venga trattata bene - puntualizzò lei. - Anche se ciò dovesse significare ritardare la nostra marcia di qualche giorno!

- E sia - fece Neji rassegnato. - Ci mancava solo la "mammina premurosa"...

- Che hai detto ?

- Che dobbiamo muoverci, perciò meno chiacchiere!

 

La strada di per sé non era molto lunga, il vero problema era che il terreno irregolare del canyon costituiva una vera e propria maledizione per gli zoccoli dei cavalli e non permetteva in alcun modo di correre. Neji e i suoi compagni si resero conto che effettivamente, procedendo con quel ritmo, ci avrebbero impiegato non meno di due giorni per uscire da quell'inferno.

 

- Dannato sentiero - imprecò Neji, non appena Thunderblack incespicò sulle rocce. - Speriamo che i ferri reggano...

- Non preoccuparti, Mikon - sorrise Tenten alla ragazza che, in sella dietro di lei, osservava le alte pareti del canyon con un certo timore. - Andrà tutto bene, te l'assicuro!

 

La ragazza annuì timidamente, ma non era solo la strada a metterla a disagio quanto la sensazione che qualcuno o qualcosa li stesse osservando. Quando il sole si levò alto nel cielo, non avevano superato nemmeno un quarto del percorso; il caldo era soffocante e la sete cominciò a farsi sentire.

 

- Che sete - si lamentò Rock Lee. - Ho la gola in fiamme...

- Risparmia il fiato allora - ribatté Neji.

 

Purtroppo il moro non era l'unico ad avere problemi. Ben presto il calore e l'arsura si fecero insopportabili anche per gli altri.

 

- A... Acqua...

 

Mikon esalò appena quella parola in una specie di rantolo. Tenten non fece nemmeno in tempo a voltarsi che la povera ragazza era già crollata a terra sfinita.

 

- Mikon - gridò.

 

Subito Tenten smontò da cavallo per aiutarla, ma Mikon aveva chiaramente raggiunto il suo limite di resistenza: il sole aveva trasformato il canyon in un autentico forno, le labbra della ragazza erano secche come carta vetrata e la sua bocca completamente asciutta; sembrava ormai sul punto di rendere l'anima da un momento all'altro.

 

- Coraggio Mikon - le sussurrò Tenten, sorreggendole il capo. - Cerca di resistere, coraggio!

- Acqua - ripeté la ragazza in un soffio appena udibile. - Acqua...

 

Tenten purtroppo sapeva che le borracce erano vuote, e le possibilità di trovare una sorgente in quella striscia di polvere e sassi erano veramente scarse. Tuttavia in quelle condizioni la povera Mikon non avrebbe resistito a lungo.

 

- Che possiamo fare ? - chiese allora Rock Lee.

- Non lo so - rispose Tenten disperata. - Se non troviamo subito dell'acqua, è la fine...

 

In quella, Neji si avvicinò a entrambe.

 

- Aiutami - esclamò. - Tienile ferma la testa...

 

Tenten osservò stupita mentre Neji sollevò quella che sembrava essere una specie di poltiglia grigiastra avvolta in un sottile pezzo di stoffa. Come il ragazzo accostò quella roba alla bocca di Mikon, alcune gocce filtrarono dritte nella sua gola assetata.

 

- Ma cosa...

- Rock Lee - disse ancora Neji, estraendo il coltello. - Muoviti, va a tagliare un altro po' di polpa da quel cactus... e attento alle spine!

 

Il moro obbedì senza fiatare. Solo allora Tenten capì cos'era quello che Neji teneva in mano, e mentalmente si dette della stupida per non averci pensato prima. Grazie alla linfa del cactus, sia Mikon che gli altri riuscirono a recuperare un po' di sollievo; poco dopo infatti furono tutti nuovamente in grado di alzarsi e proseguire.

 

- Purtroppo il peggio arriverà tra poche ore - constatò Neji, osservando il cielo. - Col buio della notte, arriveranno anche i coyote... Conviene proseguire finché c'è ancora luce, poi troveremo il modo di accamparci!

 

Sia Tenten che Rock Lee annuirono. Insieme proseguirono la marcia un po' più rinfrancati e, quando il giorno volse al termine, scelsero di accamparsi a ridosso di un masso che tagliava la gola in una specie di conca al riparo dal vento.

 

- Sarà meglio mettere in chiaro una cosa - esclamò Neji. - Il fuoco NON sarà sufficiente a tenere lontane quelle bestiacce, e senza cavalli non andremo più da nessuna parte... Anzi, faremo meglio a scavare subito una fossa e a buttarci dentro!

- Accidenti, che ottimismo - scherzò Tenten. 

- Ragion per cui - proseguì lui serio. - Se non ve la sentite di restare svegli e con gli occhi bene aperti, vi conviene dirmelo subito... Perché se dovesse succedere qualcosa mentre voi siete "di guardia" vi ammazzo io, è chiaro ?!?

 

Entrambi fecero un cenno di assenso e si prepararono per affrontare la notte. Il fuoco venne acceso accanto ai cavalli e, dopo aver mangiato una striscia di carne secca a testa, si sistemarono tutti attorno al falò. Solamente Mikon fu dispensata dall'incarico di vegliare, Tenten aspettò che la ragazza si addormentasse dopodiché si preparò per il suo turno. La notte si preannunciava tranquilla, finora dei coyote nessuna traccia.

 

- Prendono tempo - osservò Neji. - Evidentemente il fuoco ha suggerito loro prudenza, ma non tarderanno ad arrivare...

 

Tenten osservò con un sorriso Rock Lee che borbottava qualcosa nel dormiveglia, dopodiché si sedette di fronte a Neji.

 

- Ti devo delle scuse - esclamò. 

 

Neji alzò lo sguardo incuriosito.

 

- Ti ho giudicato male, se tu non avessi avuto quell'idea, Mikon sarebbe certamente morta e... Insomma, se puoi dimenticare quello che ho detto stamattina, te ne sarei molto grata!

 

Neji socchiuse gli occhi con indifferenza.

 

- Bah, se dessi ascolto a tutte le sciocchezze che dici, mi fumerebbero le orecchie...

 

Tenten fece finta di nulla. Ormai era chiaro che Neji usava quel tono per mantenere le distanze, era fatto così, inutile prendersela più di tanto.

 

- Hai già attraversato questa strada ? - domandò lei, cercando di cambiare discorso. - Te lo chiedo perché, da come ne parli, sembra che tu la conosca bene...

 

Neji fissò il fuoco con aria assorta, mentre le lingue rossastre illuminavano i suoi occhi privi di emozione.

 

***

 

Per giorni e giorni Neji fuggì nel deserto, lottando ad ogni passo tra la vita e la morte. Era ferito ma non aveva abbastanza energie per curarsi, la sua unica speranza era che il cavallo lo trascinasse fuori da quella gola, ma gli avvoltoi cominciarono già a volteggiargli sopra.

 

- Dannati uccellacci - imprecò Neji, con la testa appoggiata al cavallo e le labbra secche. - Non vedono l'ora che crepi per farsi uno spuntino...

 

Purtroppo, lungo quel sentiero abbandonato da Dio, il pericolo non veniva solo dall'alto: non appena giunse l'imbrunire, Neji udì chiaramente il verso agghiacciante di un branco di coyote affamati; erano dappertutto, appostati lungo le rocce, in attesa del momento buono per saltargli addosso.

 

- Sentono l'odore del sangue - pensò Neji. - Sono ferito e loro lo sanno... ma non sono certo un animale come loro!

 

In men che non si dica, le belve ringhianti balzarono addosso al cavallo che nitrì nervosamente. Neji si ritrovò così sbalzato di sella e uno di quegli sciacalli gli fu immediatamente sopra, ma non aveva fatto i conti con la pistola che il ragazzo stringeva ancora in mano. Il proiettile gli attraversò la testa come un fulmine, spaventando per un attimo gli altri, ma non era certo sufficiente un solo sparo per incutere la voglia di scappare a quelle bestiacce. Neji si rialzò faticosamente su un ginocchio, era stanco ma i suoi occhi erano assai più freddi di quelli dei coyote che lo fissavano minacciosi. Subito un altro si gettò in avanti, ma il secondo colpo lo uccise mentre era ancora in aria. Per nulla impressionati, gli altri ringhiarono di rabbia e scattarono tutti contemporaneamente; Neji sentì la pistola sfuggirgli di mano e si ritrovò disteso sulla schiena con una zampa che premeva contro la sua gola. Fortunatamente però il suo cavallo invece di scappare intervenne in suo aiuto, scalciando via la bestia con gli zoccoli. Per un attimo sembrò in grado di tenergli testa, ma era uno scontro impari: le belve affamate lo azzannarono al ventre e al collo; l'animale si dibatté coraggiosamente per qualche istante, prima di ricadere immobile nel suo stesso sangue; e l'attenzione del branco si spostò nuovamente sul corpo di Neji... In quella però, facendo appello alle sue energie residue, il ragazzo generò dalle mani una serie di lampi azzurri di chakra che scagliò in tutte le direzioni. L'impatto violentissimo uccise gli avversari a lui più vicini e mise in fuga gli altri, i quali scomparvero terrorizzati oltre le rocce in lontananza. Neji non si mosse, l'attacco lo aveva come svuotato, per un attimo anzi credette di essere sul punto di morire.

 

- Vienimi a prendere presto - mormorò. - Non... Non farmi aspettare troppo...

 

La fatica, gli stenti e il dolore gli dettero l'impressione che il suo corpo fosse una sola immensa ferita, per questo non aspettava altro che la morte giungesse rapida per poter smettere di soffrire. In quella però un rumore giunse lontano alle sue orecchie, una specie di lamento, si trattava infatti del suo cavallo morente che giaceva lì a poca distanza.

 

- A... Anche tu - Neji si voltò a fissarlo. - Potevi scappare, potevi salvarti... Perché non l'hai fatto ?

 

L'animale era ormai in fin di vita. L'espressione dei suoi occhi scuri aveva un che di umano, per un istante Neji ebbe quasi l'impressione che stesse sorridendo... Un attimo dopo però la luce di quelle pupille scomparve, lasciando il posto a due gemme scure e opache.

Per la prima volta in tanti anni, Neji sentì nuovamente qualcosa salirgli dal petto, un calore intenso e terribile, che culminava in due sottili fili luccicanti dagli occhi. L'ultima volta che aveva pianto, quando uccisero suo padre, si era sforzato di ricacciare dentro le lacrime così da soffocare il suo dolore. Ora invece piangeva per qualcuno che era appena morto per salvarlo: nessun essere umano si sarebbe mai sognato di versare una sola goccia di sangue per lui; eppure l'atto di sacrificare la propria vita per qualcun altro, il gesto più nobile di tutti, Neji lo aveva appena visto compiere davanti ai suoi occhi... E non da un suo simile, bensì da un cavallo.

 

***

 

- Neji... mi stai ascoltando ?

 

Gli occhi di Neji brillarono alla luce del fuoco, per un tempo che sembrò interminabile, ma il ragazzo no disse nulla. Poi un improvviso rumore di passi che scricchiolavano sul terreno lo mise all'erta.

 

- Byakugan!

 

Le bianche pupille color ghiaccio scrutarono attentamente la zona circostante, come se fosse giorno pieno. Dodici creature a quattro zampe stavano circondando cautamente quelle che, ai loro sguardi affamati, apparivano come vittime appetitose.

 

- Tira fuori la pistola e non fiatare - disse sottovoce il ragazzo a Tenten. - Non sparare a vuoto, è inutile, mira alla testa e falli schizzare dritti all'inferno!

 

Tenten vide il giallo bagliore provenire da quelle bestiacce, tuttavia non si lasciò impressionare e con una mano svegliò Rock Lee.

 

- Eh... chi... cosa ?!?

- Zitto, idiota - mormorò Neji a denti stretti. - Se li facciamo innervosire, ci salteranno addosso tutti insieme!

 

Rock Lee fece in fretta ad afferrare la situazione, pertanto si limitò ad impugnare la sua preziosa Sakura e a prendere la mira contro quegli sciacalli ringhiosi. Questi ultimi continuarono a stringere il cerchio attorno alle prede, aspettando il momento buono per attaccare, sfortunatamente per loro Neji e compagni avevano in serbo per loro dei bocconi di piombo... 

Nel momento in cui il capobranco si lanciò all'attacco, Neji gli sparò alla testa senza pensarci due volte. Il rumore svegliò Mikon di soprassalto che, nel vedere il muso dei coyote scintillare alla luce del falò, tremò di paura. Tenten e Rock Lee spararono velocemente ma, a causa della tensione, alcuni colpi andarono a vuoto. Tre animali giacevano morti sul terreno, cinque erano feriti e gli altri si ritirarono di buon grado. Tenten non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo, che vide Neji sparare ai feriti per finirli.

 

- Vi avevo raccomandato di ucciderli sul colpo - sbottò. - Tutto piombo sprecato...

 

Mikon era rannicchiata in un angolo, in preda a violenti brividi. Tenten se ne avvide e cercò di rassicurarla.

 

- Su su - esclamò sottovoce. - Va tutto bene, è passato!

- Dannati sciacalli - imprecò Neji, ricaricando l'arma.

- Co... Come fanno a muoversi così ? - balbettò Rock Lee. - N... Non li ho nemmeno sentiti avvicinarsi e...

- Per forza, dormivi - lo rimproverò Neji.

- Non essere troppo severo - intervenne Tenten. - Anch'io ero sveglia, ma ho fatto ugualmente fatica ad accorgermene...

 

Neji la guardò con rabbia.

 

- Se invece di fare domande stupide fossi stata più attenta, forse te ne saresti accorta prima!

- Piantala, adesso stai esagerando...

- Che cosa credete, che sia una passeggiata - ruggì Neji. - La gente che attraversa questo sentiero muore, i cavalli si spezzano gli zoccoli su queste dannate rocce, il sole arrostisce tutto a parte i serpenti e gli scorpioni... E tu mi vieni a dire "stai esagerando" ?!?

 

Tenten tacque malvolentieri. Passato il momento di collera, Neji si passò una mano sul volto cercando di riflettere.

 

- D'accordo allora, ve lo ripeto un'altra volta - esclamò. - Ci sono due modi per uscire da qui: uno è fare come vi dico, l'altro passa attraverso lo stomaco dei coyote... A voi la scelta!

 

Nessuna risposta. Neji non aggiunse altro, la situazione era chiara a tutti ormai, non rimaneva altro da fare che armarsi di coraggio e superare l'ultimo tratto di strada fino all'uscita del canyon... Ammesso di uscirne vivi, ovviamente.

 

( continua )

 

( * ) = vedi "Konoha West City"

 

Nota dell'Autore:

E' con immenso orgoglio che vi dico quanto piacere mi ha fatto leggere le vostre recensioni sui capitoli finora pubblicati ( non ho davvero parole sufficienti per ringraziarvi! )... Approfitterei di questo spazio per sottolineare che, come avrete ovviamente già capito, questa avventura gira principalmente attorno a Neji... Ma dal momento che siamo solo all'inizio della storia, è chiaro che vedremo via via gli altri personaggi arricchirsi di maggior spessore.

E ora qualche piccola anticipazione sul prossimo capitolo

- Gli indiani scendono sul Sentiero di Guerra, guidati da... XD non ve lo dico!

- Il nostro IRRESISTIBILE becchino, ammaestratore nientemeno che di... NO, NON DI INSETTI ^__^ incredibile quello che si può fare col chakra quando necessità lo richiede...

- Riusciranno i nostri a sopravvivere all'assalto dei "Nasi Rossi" ? Ce la farà Naruto a salvare la situazione ? Chi sarà mai l'individuo misterioso che attraversa il deserto in groppa a... Che razza di bestia è ?!? O_O

Scherzi a parte, le risposte a queste domande nel prossimo capitolo di...

C'ERA UNA VOLTA NEL WEST

A presto!

 

DADO

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Capitolo 6
*** I Nasi Rossi ***


Attraverso le spesse lenti scure degli occhiali, Shino Aburame sembrava un essere totalmente estraneo al resto del mondo. Quando Naruto gli spiegò la faccenda per sommi capi, Shino si limitò ad ascoltarlo senza battere ciglio.

 

- Dunque, se ho capito bene, in sostanza vi dovrei soltanto accompagnare lungo il mio giro ?

 

La voce del becchino, attutita dal nero colletto del cappotto che gli copriva il mento, era l'unica cosa "viva" di quell'individuo dallo sguardo impenetrabile.

 

- S... Sì, diciamo di sì - Naruto fece gli scongiuri. - Questa ragazza sta disperatamente cercando una persona e...

- Ho capito - rispose Shino, sollevando la mano. - La mia professione mi impone una certa riservatezza sulle faccende private dei clienti, perciò non c'è bisogno di tante spiegazioni!

- Ci accompagnerete allora ? - domandò ansiosamente Hinata.

 

Shino chinò il capo pensieroso.

 

- Non ho nulla in contrario, solo che...

 

Naruto rabbrividì. Con indosso quegli occhiali, sembrava quasi fissarlo attraverso le orbite vuote di un teschio.

 

- Che... Che cos'hai da guardarmi così ?!?

- Parliamoci chiaro - fece secco il becchino. - Ho una montagna di ordinazioni, e altre ne registrerò lungo la strada, del resto un carro funebre NON è una diligenza... Se vi adatterete, potrete viaggiare insieme alle casse, ma non fate danni!

 

Così dicendo, mostrò ai due il lungo carro coperto, quasi completamente stipato di: arnesi da carpentiere, flaconi di formaldeide e bare di tutte le forme e dimensioni.

 

- Potete sistemarvi laggiù - disse, indicando loro una cassa rettangolare poggiata in fondo, tra due colonne di casse ammucchiate una sopra l'altra.

 

Naruto spalancò la bocca inorridito.

 

- E tu avresti il coraggio di far viaggiare una signora in queste condizioni ? - protestò energicamente il biondo.

- Questo passa il convento - rispose il becchino impassibile. - Vi conviene decidere in fretta, sono già in ritardo!

 

Hinata divenne ancora più pallida, ciononostante fece un respiro profondo e si rivolse al becchino.

 

- La ringrazio per la sua disponibilità - esclamò lei riconoscente. - Le prometto che farò di tutto per non crearle problemi...

 

Shino annuì.

 

- Molto bene, allora... E lei, vice-sceriffo ?

- Io vi seguirò a cavallo - dichiarò il biondo. - Mi sono impegnato a scortarla e così farò, a costo della vita!

 

Hinata arrossì chiaramente in viso, tuttavia Naruto non se ne accorse. Fu così che, dopo aver caricato a bordo la borsa contenente i suoi pochi effetti personali, la giovane fanciulla lasciò la città a bordo del carro funebre di Shino, mentre il cavallo del vice-sceriffo li seguì al trotto.

 

***

 

Seduta sul retro del carro, in mezzo al tanfo insopportabile di acido e di conservante, Hinata restò in silenzio a riflettere. Era un viaggio lungo e imprevedibile il suo, pieno di insidie e difficoltà, tuttavia non poteva assolutamente tornare indietro. Il pensiero di suo cugino e di ciò che era stato costretto a subire, vittima della crudeltà del padre di lei e delle circostanze, era terribile... Lei era l'unica capace di rimediare almeno in parte, perciò doveva trovarlo a tutti i costi.

Intanto il carro funebre procedeva lento lungo la strada: il cavallo di Shino, un baio di nome Requiem, era una brava bestia; tuttavia, come il suo padrone del resto, era abituato a non andare mai di fretta... Di conseguenza il viaggio si prospettava tanto lungo e tranquillo, che Naruto cominciò a sbadigliare per la noia.

 

- Uff - esclamò il biondo. - E ho pure dimenticato il cruciverba in ufficio, che iella...

 

Improvvisamente una freccia si conficcò al centro del suo cappello, subito seguita da altre due o tre che si piantarono invece lungo il carro. Naruto sollevò gli occhi verso le colline e impallidì di colpo.

 

- I... i... i... i Nasi Rossi ?!?

 

In men che non si dica infatti, le colline si riempirono di indiani con i segni di guerra dipinti sul volto. Almeno cinquanta e altrettanti cavalli dominavano la situazione dall'alto, in attesa di riversarsi nella vallata sottostante e dare inizio al saccheggio. I Nasi Rossi erano una tribù di rinnegati, interessati non tanto all'oro e ai fucili quanto invece all'Acqua di Fuoco dei bianchi, ovvero il whisky... Solitamente, dopo ogni saccheggio, ci mettevano settimane a smaltire i postumi della sbornia; tuttavia la loro presenza indicava senza ombra di dubbio che avevano esaurito completamente le loro scorte.

 

- Bene, bene - esclamò il loro capo, un gigante alto, con i denti affilati e una grossa spada appesa sulla schiena. - Tra poco potremo farci una bevuta come si deve...

- Aspettiamo i tuoi ordini, Kisame!

- Molto bene, Ugh! All'attacco !!!

 

Intanto Naruto cercava di convincere Shino a darsi alla fuga.

 

- Presto - gridò il biondo. - Fai correre questa bestia mezzo morta di sonno, prima che quelli ci levino lo scalpo!

 

Shino lo guardò storto.

 

- A parte il fatto che Requiem non ha MAI corso in vita sua, mi spieghi cosa cavolo sei venuto a fare allora ?

 

Una pioggia di frecce e le urla degli indiani che caricavano, suggerirono a Naruto che era più saggio buttarsi a terra. Subito però gli indiani si gettarono verso il carro, urlando ferocemente.

 

- Ramen, ehi... dove stai andando ? Torna qui!

 

Sentendo odore di pericolo, Ramen ( Requiem, Ramen... O_O che razza di nomi, poveri cavalli! ) preferì mettersi al riparo dietro alcune rocce poco lontane, incurante delle maledizioni che il giovane Naruto gli stava urlando contro. Quanto a Shino invece, lui preferì sganciare il morso di Requiem, cosicché l'animale avesse tutto il tempo di "trotterellare" verso il riparo come se niente fosse.

 

- Che... Che sta succedendo ? - domandò timidamente Hinata, affacciando appena la testa.

- Restate dentro, per carità - gridò Naruto, saltando all'interno del carro.

 

Grazie al suo intervento provvidenziale, Naruto riuscì appena in tempo a spostare Hinata dalla traiettoria di una freccia, tuttavia adesso si trovava in una situazione a dir poco imbarazzante...

 

- Tutto bene ? - domandò lui.

 

Hinata si ritrovò distesa sulla schiena, con Naruto sopra di lei che la osservava preoccupato. Il cuore cominciò a batterle forte e, non fosse stato per la penombra, probabilmente il biondo si sarebbe accorto del rossore sulle sue guance.

 

- S... Sì - rispose lei, con un filo di voce.

- Dannati ubriaconi maledetti - imprecò Naruto, estraendo la pistola. - Restate qui e non muovetevi, mi raccomando!

 

Intanto Kisame e i suoi uomini avevano appena circondato il carro e cominciarono a scagliare frecce a volontà, cercando di spaventare le prede e convincerle a sganciare le loro scorte di whisky. Correndo in circolo e strillando come galline strozzate, all'inizio mirarono solo a colpire il carro ma... Con una cinquantina di bevitori, armati e in astinenza, c'è poco da stare allegri.

 

- Per Manìto - esultò Kisame, sollevando la spada.

- Prendete questo, carogne - urlò Naruto, cercando di spolverar loro la schiena con del buon piombo caldo.

 

- Ugh! - fece Kisame contrariato. - Nessuna pietà, allora... Fuoco!

 

Visto che con le "buone maniere" non ottenevano nulla, gli indiani decisero di passare allo stesso genere di argomenti del biondo, perciò misero mano ai fucili. Subito le pallottole cominciarono a volare in ogni direzione; Hinata rimase schiacciata sul fondo del carro, con le mani sulle orecchie; mentre Naruto continuava a rispondere al fuoco. In tutto quel pandemonio, solamente Shino restò tranquillo a cassetta, scarabocchiando qualcosa su un foglio di carta...

 

- Si può... Si può sapere... Che stai... facendo ? - chiese Naruto, abbassando la testa istintivamente, ogni volta che sentiva una pallottola fischiargli accanto. - Invece di perdere tempo, prendi anche tu un'arma e dammi una mano!

- Settantadue, settantatré... Non seccarmi, rischio di perdere il conto!

- Cosa... Sei impazzito ?!?

- Devo calcolare quanto mi costerà riportare indietro a Konoha-City i vostri cadaveri... Non vorrete mica fare i "morti a scrocco" con me, spero ?

- Pazzo - sibilò Naruto, schivando il proiettile per un pelo. - Qui stiamo per lasciarci la pelle TUTTI... Non lo hai ancora capito ?!?

- Hmpf, che sciocchezze...

 

Nello stesso momento, un colpo centrò in pieno la lanterna posta all'altezza della testa di Shino. L'Aburame sollevò lo sguardo e, aggiustandosi gli occhiali, decise che ne aveva abbastanza.

 

- Ho appena fatto il conto - borbottò. - Non intendo rimetterci metà guadagno per questo genere di "giochetti"...

 

Così dicendo, si alzò in piedi a braccia conserte e rimase immobile, mentre i Nasi Rossi lo puntarono come nuovo bersaglio. A quel punto però accadde una cosa incredibile: il corpo del becchino fu avvolto da una specie di aura luminescente, e le pallottole si bloccarono a mezz'aria davanti al suo volto impassibile.

 

- Per Manìto - esclamò Kisame stupefatto. - Questa è Magia Nera...

 

Senza che Shino facesse il benché minimo movimento, le pallottole cominciarono a girargli attorno vorticosamente; ad un tratto costui sollevò le mani e, per quanto possa sembrare assurdo, quei piccoli frammenti di piombo appuntito sembravano "obbedirgli"... Ad un cenno del becchino infatti, furono rispediti tutti al mittente come uno sciame di insetti infuriati.

 

- Ugh... Costui "Spirito Cattivo" - fece Kisame, rivolto ai suoi compagni. - Fuggiamo, presto!

 

Inseguiti dalle loro stesse pallottole che, a contatto con l'aura luminescente di Shino, cambiavano direzione e tornavano indietro come impazzite, gli indiani non persero tempo nel battere in ritirata.

 

- Ugh! Voi, visi pallidi... La pagherete - minacciò Kisame, agitando il pugno, prima di spronare il cavallo alla fuga.

 

- S... Se ne vanno - mormorò Naruto stupefatto. 

- Alla buon ora - disse Shino semplicemente. - Ora mi toccherà ANCHE far aggiustare la lanterna e riparare il carro... Speriamo almeno che il carico sia a posto!

 

Non sentendo più rumori, Hinata sollevò piano la testa e si guardò intorno.

 

- State bene ? - domandò Naruto.

- Cr... Credo di sì - farfugliò lei. - C... Cosa è s... successo ?

- Se glielo dicessi, non ci credereste...

 

Visto che non c'era più pericolo, Ramen e Requiem uscirono dal loro nascondiglio e si avvicinarono al carro. Naruto fulminò la propria cavalcatura con lo sguardo, Shino invece riattaccò al carro il suo placido destriero.

 

- Credi di cavartela così a buon mercato ? - sbottò Naruto severo. - Per punizione stasera niente cena, così impari a lasciarmi in mezzo ai guai!

 

L'animale chinò il capo, sbuffando rassegnato. Senza aggiungere altro, Naruto montò in sella e fece cenno a Shino di ripartire. Tuttavia, guardando meglio all'orizzonte, entrambi notarono una nuvola di polvere in avvicinamento.

 

- E adesso chi sarà ?

- Mai visti indiani così "testardi" - commentò l'Aburame sottovoce.

- Ma non sono loro - osservò Naruto. - E' piuttosto... sembra... Ma che razza di bestia è quella ?!?

 

Improvvisamente la polvere assunse la forma di una creatura a quattro zampe, grande quasi quanto un cavallo ma con una folta pelliccia bianca. si trattava di un grosso cane in avvicinamento, e sopra vi era qualcuno che lo cavalcava.

 

- Non può essere, ho le traveggole - esclamò Naruto, strofinandosi gli occhi.

 

Correndo veloce come una saetta, l'enorme cane si fermò proprio davanti al carro.

 

- Siete feriti ? - domandò il tizio che lo cavalcava.

 

Naruto lo osservò attentamente. Si trattava di un giovane più o meno della sua età, con indosso l'uniforme tipica degli scouts; e il suo volto sembrava amichevole, malgrado i segni rossi lungo le guance e il taglio selvatico degli occhi.

 

- Buono, Akamaru - mormorò lo sconosciuto, accarezzando affettuosamente il cane. - Allora, qualcuno di voi può spiegarmi come avete fatto a mettere in fuga quelle specie di cornacchie alcolizzate ?

 

( continua )

 

Nota dell'Autore:

Ed eccoci di nuovo qui XD

Anche Kiba si è aggiunto alla storia ( ma le avventure sono ancora tante )... E Shino O_O Chi di voi si sarebbe aspettato una cosa del genere ?!? Alzi la mano, prego...

^__^ Lo so, lo so che siete tutti perspicaci... XD e io che credevo di essere originale, MAH !!!

Scherzi a parte, saluto come al solito tutti i miei affezionati lettori & recensori, in particolare:

 

francyXD

Vaius

BimbaInnamorata

Tenny_93

Hikari_Uchiha

 

e se ho dimenticato qualcuno, chiedo scusa, in ogni caso QUESTO BACIONE E' PER TUTTI 

SMACK !!!

>.< Tutti: "che schifo"...

 

DADO

 


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Capitolo 7
*** Una Lezione di Vita ***


Naruto osservò lo strano individuo, con gli occhi spalancati dallo stupore. Costui scese dalla groppa di quel cane gigantesco e si parò davanti al biondo, con aria di rimprovero.

 

- Voi dovete essere completamente pazzi - esclamò. - Che vi è saltato in mente di attraversare la zona di guerra dei Nasi Rossi… Avevate forse in mente di suicidarvi ?!?

- Non esattamente - rispose Shino, aggiustandosi le lenti degli occhiali. - Sarebbe assai poco “professionale” nel mio caso…

- Hm ?

 

Senza aggiungere altro, l’Aburame mise nelle mani dell’interlocutore un biglietto da visita; al che questi si passò velocemente una mano davanti ai “gioielli di famiglia”, facendo gli scongiuri.

 

- Porc… un beccamorto in pieno deserto: ora capisco perché gli indiani se la sono filata!

- Più o meno - fece Naruto, ancora sottosopra per ciò che aveva visto fare a Shino. - Se le dicessi cosa è successo, non mi crederebbe…

 

In quella, Hinata affacciò la testa fuori dal carro.

 

- E’… successo qualcosa di grave ? - domandò lei, preoccupata.

 

Come il giovane sconosciuto vide la fanciulla dagli occhi grigio-perla davanti a sé, diventò improvvisamente rosso in viso ( con tutti i segni di un classico “colpo di fulmine” ). Tuttavia il cane al suo fianco se ne avvide e lo riportò alla realtà, con una leccatina affettuosa.

 

- Eh-ehm - tossì Naruto. - Potrebbe essere così gentile da dirci il suo nome ?

- Come ? Ah sì, certo… Inuzuka, mi chiamo Kiba Inuzuka, sono uno scout della frontiera!

- Allora lei è QUEL Kiba Inuzuka… Lo stesso scout che conosce lo sceriffo Kakashi Hatake ?!?

- In carne ed ossa - sorrise l’Inuzuka, orgoglioso. - Come sta il vecchio Fulmine Rosso di Konoha-City ?

- Sta bene - rispose Naruto. - Ci ha raccomandato di cercarvi, prima di proseguire il viaggio… Questa è per voi!

 

Così dicendo, tirò fuori dalla tasca la lettera dello sceriffo Hatake e la consegnò nelle mani dell’Inuzuka, il quale la afferrò senza staccare gli occhi da quella timida e affascinante viaggiatrice.

 

- Mmm - esclamò poi, scorrendo velocemente la lettera. - Sì, vedo: quel vecchio furbone di Kakashi mi chiede se posso farvi da “chioccia” lungo la strada…

- Oh, la prego, signor Kiba - intervenne Hinata, con voce quasi supplichevole. - Mi rendo conto di chiederle un grosso favore, e non vorrei incomodarla in alcun modo, ma la sua conoscenza della zona è fondamentale per il nostro viaggio… La prego!

 

Kiba fece finta di soppesare l’accorata richiesta della fanciulla ( in realtà aveva già deciso, non appena visti i dolci occhi di lei ), alla fine sollevò la testa con un sorriso.

 

- Come posso rifiutare un favore al mio vecchio amico Kakashi ? - esclamò Kiba, accartocciando la lettera con noncuranza. - E poi, non posso certo negare il mio aiuto ad una signora…

 

Hinata non poté fare a meno di arrossire, quando lo scout le sfiorò la mano con galanteria. Naruto invece avvampò di rabbia.

 

- Ehi, giù le mani - brontolò Naruto con stizza.

 

Prima che potesse aggiungere altro però, Kiba gli sbatté il foglio arrotolato sulla fronte.

 

- Buono tu!

 

Dire che Naruto avvampò di rabbia sarebbe un eufemismo: i capelli biondi del giovane sembravano arancioni, tanto era rosso di collera, e la carta prese fuoco a contatto con la sua faccia. Un momento dopo si stava già rimboccando le maniche…

 

- E’ meglio non indugiare a lungo nel deserto, signori - tagliò corto Kiba, con un sorriso rassicurante. - C’è ancora qualche ora di marcia, da qui al prossimo centro abitato, seguitemi!

- Io questo qui lo…

 

Facendo dei grossi sforzi per mantenere la calma, Naruto si calcò in testa il cappello e montò a cavallo. Kiba invece saltò in groppa all’enorme cane di nome Akamaru e, sollevando il braccio, fece cenno al carro di seguirlo.

 

***

 

Mentre proseguivano lungo il canyon, Tenten continuò a fissare Neji per un bel pezzo. Non riusciva ancora a spiegarsi che razza di trucco avesse usato, sia per guarirle la mano che per spedirla al tappeto senza neanche toccarla. Stava ancora ripetendosi la stessa domanda, quando Neji le rivolse un appunto infastidito senza neanche voltarsi.

 

- Che ne dici di smetterla di fissarmi - esclamò. - Lo trovo alquanto seccante, sai ?

- Eh no, questo è troppo: occhi dietro la testa, mani che brillano, ferite che scompaiono da sole, per non parlar del resto… Mi vuoi spiegare una volta per tutte COSA sei, oppure no ?!?

 

Neji sospirò profondamente.

 

- Proprio non molli, eh - osservò il giovane dagli occhi di ghiaccio. - Lo sai ? E’ da Puppet Town (*) che mi chiedo se quella carogna di Sasori non stesse facendo la “prima buona azione” della sua vita, e mi dispiace quasi per avergli impedito di spararti…

- Razza di…- fece Tenten, a denti stretti.

 

Vista l’aria che tirava, Rock Lee decise molto saggiamente di tenersi indietro e in disparte, assieme al cavallo di Mikon. Come diceva sempre il suo saggio maestro: “guai a mettere bocca nelle gioviali discussioni di due giovani nel pieno della loro giovinezza”…

 

- …Soprattutto nelle giovanili discussioni di questi due - sussurrò tra sé, per non farsi sentire.

 

Per un po’ Tenten non aggiunse nulla, ad un tratto però non riuscì più a trattenersi.

 

- Esiste una spiegazione logica per ciò che ti ho visto fare, o devo tirare ad indovinare ?

 

Silenzio.

 

- Sai, credevo di conoscere quelli come te - esclamò Tenten, cercando in tutti i modi di stuzzicarlo. - Arroganza, presunzione, cinismo, strafottenza, menefreghismo, eccetera… ma non credevo che potesse esistere un simile “concentrato” in una sola persona, in questo senso, tu sei un esemplare unico!

 

Nessuna risposta.

 

- Se non fossi legata dagli obblighi della riconoscenza, userei termini ben diversi per definire quello che sei… e sarebbe sempre troppo poco!

 

Neji fermò di colpo le redini di Thunderblack e scese di sella, voltandosi verso Tenten.

 

- Beh ? - esclamò la ragazza sorpresa.

 

Senza dire una parola, il pistolero la afferrò violentemente per il polso e la tirò giù di sella. Tenten picchiò duramente il fondoschiena per terra e si rialzò furibonda.

 

- Ti ha dato di volta il cervello per caso ?!?

 

Neji fece segno a Rock Lee di fermarsi. Tenten si rialzò veloce come una furia e gli si avventò contro, cercando di assestargli uno dei suoi pugni micidiali, tuttavia Neji si abbassò di scatto e… senza neanche capire come, la ragazza perse l’equilibrio a causa dello sgambetto e si ritrovò “appollaiata” sulla spalla dell’odiato pistolero.

 

- Mettimi giù - urlò. - Mettimi giù IM-ME-DIA-TA-MEN-TE… Mi hai sentita ?!?

- Tu aspettaci qui per qualche minuto - esclamò Neji, rivolto a Rock Lee. - Giusto il tempo di chiarire un po’ le idee a questa signora, e torno subito!

- Va… Va bene - rispose lui. - Fa… Fate pure con calma!

 

Neji si allontanò di qualche metro, con Tenten che gridava e scalciava come un gatto furioso nel tentativo di liberarsi.

 

- Ma… fanno sempre così ? - domandò Mikon timidamente.

- Più o meno - sospirò Rock Lee.

 

Intanto Tenten continuò ad apostrofare ripetutamente Neji con termini che è meglio NON ripetere, ciononostante il pistolero non batté ciglio e, quando ritenne di essere abbastanza lontano, lasciò cadere la ragazza a terra come se fosse un sacco di patate.

 

- Volevi essere messa giù ? Eccoti accontentata!

- Brutto pezzo di… Questa te la faccio pagare, che cosa credi ?!? Ti ammazzo!

 

Il pugno di Tenten era lo stesso con il quale, un paio di giorni addietro, aveva colpito Neji facendolo sanguinare. Tuttavia stavolta il ragazzo lo bloccò con noncuranza, torcendole il braccio quasi fino a farle male.

 

- Ancora non hai imparato a “riflettere” prima di agire, vero ? - fece Neji, in tono di rimprovero. - Ti piace mettere a dura prova i nervi e la pazienza altrui… Beh, indovina un po’: i MIEI nervi e la MIA pazienza con te sono giunti al limite!

 

Così dicendo, Neji lasciò andare Tenten di scatto; quest’ultima però, offesa e accecata dalla rabbia, cercò inutilmente di colpirlo con una serie di pugni a vuoto. Alla fine, stanco di quella scena patetica, Neji le afferrò entrambi i polsi e la guardò negli occhi.

 

- Agisci senza riflettere, parli sempre e a sproposito e reagisci peggio di una mocciosa viziata - le rinfacciò Neji implacabile. - Vuoi sapere cosa penso ? Penso che tu sia un’immatura, una bambina petulante che non ha la più pallida idea di cosa significa avere quell’arnese alla cintura!

- Non ti permettere mai più…

 

Purtroppo non fece in tempo a finire la frase, lo schiaffo di Neji la zittì prima.

 

- Per quello che mi riguarda, puoi odiarmi e disprezzarmi quanto ti pare: smettila di rivolgerti a me come se fossi tuo amico, perché NON lo sono, e prima lo capirai meglio sarà!

 

Tenten sgranò gli occhi, massaggiandosi il rosso livido sulla guancia.

 

- Non me ne frega niente se i tuoi genitori sono morti ammazzati (**) o tantomeno mi interessa sapere come hai fatto a sopravvivere in tutto questo tempo - la voce di Neji era calma e severa allo stesso tempo. - In questo mondo schifoso purtroppo le cose vanno così: esistono le brave persone ed esistono quelli come me; una persona intelligente deve imparare a guardarsi da questi ultimi, se non vuole beccarsi una pallottola in fronte… gli stupidi, che nemmeno si rendono conto di scherzare col fuoco, mi mandano veramente in bestia!

- Si può sapere che cavolo intendi dire ?

 

Prima che se ne rendesse conto, Neji aveva già sfoderato la pistola e la teneva puntata contro di lei col grilletto armato e pronto a fare fuoco.

 

- Spero di essere stato sufficientemente chiaro - concluse. - Ucciderti non mi fa né caldo né freddo, e così sarà per chiunque ti metterai contro senza criterio! Se vuoi sopravvivere, impara a valutare “correttamente” chi hai davanti e, tanto per cominciare… smettila di rompermi le scatole !!!

 

Così dicendo, Neji rinfoderò l’arma e ritornò verso il cavallo. Tenten invece rimase sconvolta per alcuni istanti, cercando di riflettere sulle sue parole.

 

( continua )

 

(*) = vedi capitoli 1 e 2 - "Lo Scorpione Rosso", prima e seconda parte 

(**) = vedi “Konoha West-City”

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Capitolo 8
*** Verso la Frontiera ***


Tenten non riusciva a cancellarsi dalla mente quella sensazione di morte, nel momento in cui Neji le puntò addosso la pistola, la stessa che aveva provato quando vide morire i suoi genitori. Tuttavia non ne fece parola, tantomeno con Rock Lee, e proseguì il resto del viaggio fuori dal canyon in silenzio.

- E’ successo qualcosa ? - domandò Rock Lee ad un tratto.
- N… No, va tutto bene!
- Ne sei sicura ? Da quando tu e Neji avete parlato, non hai più detto nulla… Non è che ti ha offesa per caso ?
- Cosa ?!? No, certo che no, abbiamo solo… parlato, ecco tutto!

Rock Lee annuì e non disse più una parola, Tenten continuò a fissare la schiena di Neji davanti a sé. La prima volta che si erano conosciuti (*), le aveva sparato un colpo a bruciapelo… ma solo per salvarle la vita da un tagliagole che stava per attaccarla alle spalle. Ora però non sapeva davvero cosa pensare, la sua mente era piena di domande, soprattutto un dubbio continuava a ronzarle nel cervello: Neji avrebbe veramente sparato per ucciderla oppure era solo un modo psicopatico per spingerla ad avere paura di lui ? Qualunque fosse la ragione, Tenten non riusciva a credere che il Neji con il quale aveva viaggiato finora fosse lo stesso che le aveva puntato addosso la pistola pochi minuti prima. C’erano troppe cose che non tornavano, a cominciare dalle parole che aveva detto. Se non gli fosse davvero importato niente di nessuno, non sarebbe tornato indietro a salvare lei e Rock Lee dal terribile Sasori; e dentro al canyon poi, se non le avesse fornito l’acqua, Mikon sarebbe morta… Tenten era convinta che, dietro al comportamento del pistolero, ci fosse qualcosa che nessuno dovesse sapere. A un anno dal loro incontro, Neji aveva sì accettato l’idea di viaggiare insieme a lei e Rock Lee ma, nonostante tutto, il giovane dagli occhi di ghiaccio non parlava mai di sé. L’unica cosa che Tenten sapeva era che Neji aveva sofferto una lunga prigionia in passato e, dopo essere fuggito attraverso il deserto, suo zio fece mettere una forte taglia sulla sua testa. Tuttavia molti particolari della storia le rimanevano tuttora ignoti e Neji non sembrava avere alcuna intenzione di rivelarle alcunché.
Alcune ore più tardi il gruppo raggiunse finalmente l’uscita dal canyon. Neji strinse gli occhi, scrutando attorno la zona con il Byakugan, nella speranza di trovare un luogo abitato nelle immediate vicinanze.

- C’è una locanda, a un paio di miglia da qui, conviene fermarsi là per la notte!
- Ma non abbiamo abbastanza denaro…
- Ci adatteremo - tagliò corto Neji. - La gente di frontiera non mette alla porta nessuno, per un paio di dollari a testa potremo avere una sistemazione di fortuna… l’alternativa è dormire fuori e dubito che la ragazzina resisterebbe perché, nel caso non te ne sia accorta, ha la febbre!

Tenten guardò Mikon, il corpo scosso da brividi e la fronte imperlata di sudore freddo, e capì che Neji aveva ragione. La piccola necessitava di cure prima possibile, altrimenti non avrebbe resistito a lungo in quelle condizioni.

- D’accordo, spero che tu abbia ragione!

Neji non rispose. I quattro si misero in marcia per raggiungere la locanda, la quale in realtà doveva essere una piccola stazione di posta per chiunque attraversasse il confine. Davanti all’ingresso, un giovane garzone stava spazzando il pavimento rialzato della baracca; costui sollevò lo sguardo, non appena udì l’avvicinarsi di cavalli al trotto; quando comprese che poteva trattarsi di clienti, andò loro incontro facendogli segno di avvicinarsi con grandi gesti.

- Benvenuti stranieri - esclamò. - Sarete stanchi e affamati… Prego, entrate!
- Non abbiamo molto denaro con noi - spiegò subito Tenten. - Ma questa ragazza è malata e ha urgente bisogno di cure!
- Non preoccupatevi - sorrise il ragazzo, con fare rassicurante. - Dalle nostre parti nessuno si sognerebbe di negare aiuto a qualcuno; prego, venite dentro!
- Grazie!

Dopo aver consegnato le redini dei cavalli al ragazzo, Neji e gli altri portarono Mikon febbricitante all’interno della baracca. Qui fecero in modo di stenderla, cercando di fare più attenzione possibile, e chiamarono a gran voce qualcuno perché desse loro una mano. La padrona della locanda, una donna sulla quarantina, con i capelli raccolti e un fisico piuttosto robusto, comparve immediatamente strofinandosi le mani nel grembiule che le cingeva i fianchi.

- Benvenuti - esclamò. - In che modo posso aiutarvi ?
- Ci occorrono un letto e delle medicine per questa ragazza - disse Neji, indicando Mikon. - E, se fosse possibile, vorremmo poter riposare qui stanotte… ovviamente vi pagheremo il disturbo, è chiaro!
- Nessun problema - rispose la donna. - Prima occupiamoci della vostra amica, poi faremo in modo di trovare una buona sistemazione anche per voi, non temete!

La donna sollevò Mikon con fare materno e si avviò verso le scale con la fanciulla in braccio.

- I letti sono tutti al piano di sopra - spiegò. - Se volete, posso darvi delle camere adiacenti ma…
- Ci adatteremo - rispose Neji. - Tenten può dormire assieme a lei nella stessa stanza, io e Rock Lee invece possiamo sistemarci dovunque ci sia posto!
- Come preferite, non ci sono altri ospiti dunque di posto ce n’è finché volete!

Una volta distesa su un comodo letto, Mikon sembrò recuperare un poco di sollievo.

- Tra poco vi farò avere dell’acqua fresca e medicinali - disse la padrona della locanda. - Il tempo di mostrare la stanza ai vostri due amici e sarò da voi immediatamente!

Tenten ringraziò con un cenno del capo, stringendo affettuosamente la mano di Mikon. La donna accompagnò Neji e Rock Lee in una camera adiacente, piuttosto piccola ma confortevole, con i letti posti uno sotto la finestra e l’altro contro la parete sul lato opposto.

- Spero che dormirete bene!
- Certo signora, grazie - rispose Rock Lee.
- Bene, sarà meglio che torni dalla vostra amica allora, vi auguro un buon riposo!

Rock Lee buttò la propria artiglieria sul letto, a cominciare dalle pistole, e si mise a sedere per togliersi quello stranissimo congegno che portava addosso. Sulle prime Neji fece finta di niente poi però, infastidito da quel rumore di ferraglia, brontolò seccato.

- Per quanto ne hai ancora ?
- Scusa - mormorò Rock Lee. - Ammetto che questo affare è un po’ complicato da indossare ma in combattimento è forte…
- Bah, un modo sicuro per sprecare proiettili, degno di Gai e delle sue idee “strampalate!”
- EHI, attento a quello che dici !!!

Per tutta risposta, Neji afferrò una sedia e si sistemò accanto alla finestra con aria assente. Rock Lee non poté fare a meno di osservarlo incuriosito.

- Hai intenzione di dormire lì, per caso ?
- Non dormo mai finché sento qualcuno muoversi - spiegò il giovane dagli occhi di ghiaccio. - E comunque non sono affari tuoi!
- Va bene scusa, non c’è bisogno di arrabbiarsi così…

Gli occhi di Neji mandarono un rapido lampo da sotto il cappello. Rock Lee rabbrividì vistosamente e, mormorando appena un “buonanotte”, si coricò in fretta sul lato onde evitare quello sguardo.

 

***

 

Nel frattempo Mikon cominciava a dare segni di miglioramento, la febbre era ancora piuttosto alta ma il respiro calmo e regolare lasciava intendere che sarebbe guarita presto. Tenten le rimase accanto tutta la notte, a cambiarle la pezza umida sulla fronte, con lo stesso affetto di una sorella maggiore.

- Si è addormentata - sussurrò la padrona della locanda. - Sarebbe il caso che vi riposaste anche voi, dovete essere molto stanca…
- Non si preoccupi - rispose Tenten con un sorriso. - Ci sono abituata!
- Capisco!

Nello stesso momento, dalla stanza adiacente, si udì un forte e sonoro russare ( segno che “qualcuno” stava dormendo beatamente e della grossa ).

- Meno male che non ci sono altri clienti stanotte, altrimenti a quest’ora avrei ricevuto un sacco di lamentele - fece la donna con una smorfia.

Tenten arrossì imbarazzata.

- Se le causa disturbo, io…
- Non preoccuparti, figliola, io e i miei figli dormiamo al piano di sotto da tutt’altra parte; non sentiremmo nemmeno le cannonate; piuttosto mi sembra incredibile che voi due ragazze riusciate a sopportare un simile fracasso!

Tenten non disse nulla, l’espressione serena sul suo volto era più che sufficiente.

- Beh, se avete bisogno d’altro chiamatemi, mi raccomando!
- Non so davvero come ringraziarvi - esclamò Tenten.
- Per carità, ci mancherebbe altro, buonanotte allora!
- Buonanotte!

Così dicendo, la donna salutò cordialmente e chiuse la porta dietro di sé facendo meno rumore possibile. Tenten osservò Mikon dormire e, alcune ore più tardi, si addormentò anche lei.

 

***

 

Il mattino seguente Rock Lee si svegliò stiracchiandosi. Il letto comodo e una buona nottata di sonno lo avevano rimesso in perfetta forma tuttavia, buttando l’occhio, rimase sorpreso nel vedere che il letto vicino era intatto.

- Dove diavolo è finito Neji ? - esclamò. - Non sarà mica sceso a fare colazio…

Come si alzò in piedi, il ragazzo intravide una sagoma accovacciata sul pavimento, proprio sotto la finestra. Sulla sedia vi erano una camicia e un mantello, accuratamente piegati, e Neji era disteso proprio lì accanto.

- Che cavolo ci fai lì per terra ?!?
- Fino a un secondo fa almeno, cercavo di dormire - brontolò Neji sottovoce.
- Sì ma… perché dormire per terra, con un letto a disposizione ?

Mormorando appena qualcosa, Neji si sollevò lentamente dal suo giaciglio in ombra.

- E’ difficile riabituarsi a dormire in un letto, quando per tanto tempo si è costretti a farlo su una lastra di pietra…

Mentre si rialzava, Rock Lee rimase attonito nell’osservare le profonde cicatrici che gli solcavano la schiena e le spalle.

- Potenza della Giovinezza - esclamò. - Ti fa molto male ?

Neji lo fulminò con lo sguardo.

- Invece di fare domande stupide, vai a vedere se Tenten è già in piedi… Detesto perdere tempo inutilmente!

Così dicendo si alzò e, indossando in fretta camicia e cinturone, uscì dalla stanza, lasciando Rock Lee immobile come una statua.

 

( continua )

 

(*) = vedi "Konoha West-City"

NOTA:

"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
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Capitolo 9
*** Addii e Ricordi... ***


Poco dopo i tre amici si ritrovarono seduti al tavolo, pronti per la prima colazione. La padrona della locanda, dopo essersi accertata che Mikon stesse ancora dormendo tranquilla, si avvicinò a loro con un vassoio colmo di frittelle e una caraffa di caffè fumante.

- Alla vostra amica sembra sia scesa la febbre - esclamò la donna, facendo il giro dei piatti. - Tra un paio di giorni si rimetterà in piedi, ne sono sicura!
- Per caso sa se da queste parti c’è una missione o un rifugio per orfani, signora ? - domandò Tenten.
- Eh, purtroppo il ricovero più vicino è a più di cento miglia da qui, subito dopo il paese… Ma perché me lo chiedete ?

In breve la giovane pistolera spiegò la situazione e la loro necessità di lasciare Mikon in un luogo sicuro e confortevole. La donna ascoltò con interesse e alla fine annuì con un sorriso.

- E’ veramente molto nobile da parte vostra preoccuparvi così tanto per una persona che avete appena conosciuto, sono commossa!
- Beh, non potevamo certo abbandonarla in mezzo al deserto - osservò subito Tenten.
- La signora intendeva dire che non tutti si sarebbero comportati allo stesso modo - sottolineò Neji, sorseggiando il suo caffè con noncuranza. - La maggior parte dei viaggiatori in genere si preoccupa di farsi gli affari propri…
- Ricominciamo con questa storia ?!?

Tenten gli scoccò un’occhiataccia tuttavia lo Hyuga non le rispose neanche. Rock Lee provò timidamente a calmare i bollenti spiriti dell’amica ma, fortunatamente per lui, la signora fu felicissima di offrire il suo aiuto per sistemare la questione.

- Sentite, se ho ben capito il vostro problema, dovete assicurarvi che la ragazza abbia una buona sistemazione prima di poter riprendere il vostro viaggio!
- La nostra idea era quella, malgrado l’opinione di qualcuno…

Colta al volo l’allusione, Neji posò la tazza con una smorfia.

- Su, su, non litigate - proseguì la donna. - Intendevo dire che potrei benissimo occuparmi io di quella ragazza, se anche voi siete d’accordo!
- Ma dite sul serio ?
- Certamente - fece lei con un sorriso. - Come vi ho già detto ieri, questo è un luogo tranquillo e sarà un piacere per me prendermi cura di quella povera ragazza!
- Non sappiamo davvero come ringraziarla…
- No, non ce n’è bisogno, ve l’ho detto: da queste parti è normale aiutare chi si trova in difficoltà, sono questi gli insegnamenti di Nostro Signore!
- Allora possiamo stare tranquilli per Mikon!
- Pare proprio di sì - disse Tenten sollevata. - Se tutte le persone fossero generose come voi…
- …Il West sarebbe pieno di tanti bravi bambini - concluse Neji, alzandosi da tavola per sistemarsi il cappello sugli occhi. - Se abbiamo finito qui, possiamo anche ringraziare e andarcene, dobbiamo arrivare al villaggio per i rifornimenti e non intendo perdere altro tempo!

Incapace di trattenersi, Tenten sbatté ambedue le mani sul tavolo con rabbia. Il modo di fare Neji la faceva andare letteralmente fuori di sé il più delle volte, ma ora stava davvero esagerando: come poteva alzarsi così, con quel tono da menefreghista incallito, e andarsene come se niente fosse ? Subito provò a dirgliene quattro ma, dopo avergli blaterato contro cose del tipo: “maleducato”, “incivile”, “buzzurro” eccetera, Neji uscì tranquillo dalla locanda, chiudendosi la porta alle spalle.
La fronte di Tenten era sormontata da una nuvola di fumo nero e Rock Lee cercò di scusarsi con la signora per l’increscioso inconveniente.

- Ci dispiace molto, signora - esclamò. - Purtroppo il nostro compagno a volte è…
- Tranquilli, capisco perfettamente - rassicurò la signora, con l’aria di saperla lunga. - Vediamo molti viaggiatori da queste parti e vi assicuro che ormai so benissimo come riconoscere le brave persone, anche sotto quell’atteggiamento un po’ rude!
- Uno stramaleducato della miseria, vorrà dire - puntualizzò Tenten, stringendo nervosamente il pugno. - Se penso che abbiamo deciso noi di metterci in viaggio assieme a lui, non…
- Appunto per questo - fece notare la signora, strizzando l’occhio e sollevando l’indice. - E’ ovvio che quel ragazzo ha dei motivi che lo spingono a comportarsi così ciononostante, se fosse una persona malvagia, vi sareste allontanati da lui da un pezzo!
- Beh, ecco…

Tenten pensava ancora a quando Neji le aveva puntato contro la pistola con fare minaccioso(*). La logica lasciava intendere che non avrebbe mai sparato, eppure lei non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo freddo e minaccioso con cui la stava guardando… Chi era realmente Neji, un amico o un nemico ? Tutte le idee che si era fatta su di lui all’inizio del loro viaggio insieme erano nuovamente in discussione fra loro ed era difficile rispondere a questa domanda.

- Ehi, tutto bene ?

La voce di Rock Lee riscosse improvvisamente la ragazza dai propri pensieri. Tenten annuì e, ringraziando ancora la signora per il suo generoso gesto altruista, chiese se poteva andare a salutare Mikon prima di partire.

- Anche se non abbiamo avuto modo di conoscerci un po’ meglio, mi sono affezionata a quella ragazza, mi dispiacerebbe andarmene così di punto in bianco!
- Ma certo, è naturale - rispose la donna. - Fate pure con calma, intanto dirò ai miei figli di preparare i vostri cavalli, non vi preoccupate!

 

***

 

Mikon dormiva come un angioletto. Tenten si sedette accanto a lei, prendendole la mano con affetto e sorridendo come se la piccola fosse quasi una specie di sorellina. La vita del deserto non era fatta per quella fragile ragazzina, troppo piena di pericoli perché lei potesse imparare a sopravvivere; perciò era necessario salutarla e augurarle buona fortuna, in quella casa tranquilla in mezzo a gente serena e ospitale.

- Sono certa che te la caverai - sussurrò Tenten, alzandosi in piedi per sistemarle le coperte. - Spero di rivederti un giorno, magari in circostanze un po’ più felici…

Così dicendo, Tenten si sfilò una piccola catena dal collo alla quale era attaccato un piccolo medaglione; l’oggetto era un caro ricordo dei suoi genitori, tuttavia era l’unica cosa che poteva donare a Mikon. Anche se per breve tempo, quella ragazza era entrata in contatto con lei con una storia molto simile alla sua: entrambe avevano perso la famiglia in modo tragico e, in un certo senso, Tenten si sentiva molto più vicina a lei di chiunque altro.

- Non servirà a restituirti la tua famiglia, purtroppo - disse sottovoce, lasciando il medaglione sul comodino assieme ad un biglietto. - Ma almeno così saprai che non sei proprio sola… e ti ricorderai di me!

Dopo aver mormorato qualcosa nel sonno, Mikon sorrise e girò la testa verso il comodino. Tenten la osservò con un misto di tristezza e commozione, prima di voltarsi e uscire dalla stanza senza fare rumore.

 

***

 

Più tardi tre cavalli lasciarono la locanda diretti al vicino villaggio di Kishoku-Mine, un punto di ristoro per minatori, lì avrebbero fatto rifornimento di munizioni e provviste per superare l’ultimo tratto di strada. Neji teneva il cavallo al trotto, tenendosi come al solito un po’ in disparte dagli altri due, tuttavia Tenten non poté trattenersi dal fargli l’ennesimo appunto sul suo comportamento sgarbato di prima.

- Spero che tu abbia almeno salutato come si deve - esclamò lei stizzita. - A volte giuro, mi vergogno persino di conoscerti…

Mentre Neji tirava avanti, con lo sguardo fisso davanti a sé, Rock Lee preferiva non immaginare la sua espressione. Dopo aver visto le profonde cicatrici sulla sua schiena infatti ( naturalmente evitando di farne parola con Tenten ), non osava neanche chiedersi chi poteva essere stato in grado di fargli una cosa simile.

- Un troglodita - commentò ancora Tenten ad alta voce. - Ma che dico ? Nemmeno un uomo delle caverne si comporterebbe così, e meno male che la signora è una persona comprensiva!
- Ehm, Tenten - provò a dire Rock Lee. - Ti… Ti dispiace se parliamo d’altro ? Ho ancora le frittelle sullo stomaco e…
- Chiudi il becco tu!
- Certo, certo, scusa… Dicevo per dire!

Con un leggero colpo di redini Tenten accelerò appena il passo, giusto per portarsi subito dietro quello di Thunderblack e assicurarsi che Neji non facesse finta di non sentirla.

- Di’ un po’, quand’è stata l’ultima volta che ti sei comportato da persona civile ? Ammesso che tu lo sia mai stato, ovviamente!

Il respiro calmo e profondo di Neji, assieme al rumore prodotto dagli zoccoli dei cavalli, era più che sufficiente a permettergli di rivolgere i pensieri altrove. La sua mente correva ad eventi allo stesso tempo vicini e lontani, vicini nel luogo e lontani nel tempo…

 

***

 

La pioggia torrenziale aveva da poco lavato via la polvere del canyon e le carcasse esanimi dei coyote uccisi. Dopo essersi un po’ ripreso, Neji aveva raccattato la pistola ormai scarica ed era riuscito a trascinarsi fuori da quell’inferno di pietre e di sassi portandosi dietro la sella del cavallo morto. Intorno a lui non c’era anima viva per un raggio di almeno cento miglia e, non fosse stato per i suoi occhi speciali, non sarebbe riuscito a scorgere alcunché sotto quel diluvio.
Fortunatamente i temporali nel deserto non durano molto. Come la pioggia cessò di cadere infatti, lo Hyuga continuò a camminare faticosamente coi vestiti sporchi di sangue e i capelli bagnati che gli nascondevano parte del volto. Poco lontano gli sembrò di scorgere un carro coperto che si dirigeva verso di lui provenendo dalla direzione opposta. Il primo impulso fu quello di far finta di niente e continuare dritto per la sua strada, ma la fame e la stanchezza gli ricordarono che non aveva molte possibilità di sopravvivere senza cogliere al volo le occasioni.
A bordo del carro vi erano due uomini, uno il conducente e l’altro un tipo armato di doppietta a canne mozze, entrambi tuttavia dall’aria ben poco allegra. Non appena scorsero Neji sulla loro pista infatti, fermarono il carro di malavoglia; vedendolo poi in quelle condizioni, come se fosse appena uscito da un lazzaretto di appestati, immaginarono subito che si trattasse di un fuorilegge evaso o qualcosa del genere.

- Chi sei ? - domandò a bruciapelo l’uomo con il fucile.
- Dubito che il mio nome soddisferebbe la tua curiosità, dal momento che non ci conosciamo - rispose Neji impassibile, nonostante la canna dell’arma fosse puntata proprio contro i suoi occhi. - Ma se abbassi un momento quell’affare, ti renderai conto forse che non sono nelle condizioni di crearti minacce!

Sorpreso da quel tono di voce freddo e monocorde, l’altro non poté fare a meno di pensare di avere di fronte a sé un pazzo. Stava già per sparargli contro quando il compagno seduto a cassetta gli fece cenno di calmarsi.

- Che diavolo ti prende, Jua ?
- Abbassa il fucile, Boz! Non vedi che è solo un ragazzo ?

Con un grugnito seccato, Boz diede ascolto al compagno il quale cominciò subito a squadrare attentamente Neji dalla testa ai piedi.

- Come sei finito in mezzo al deserto, ragazzino ?
- Non mi piace mentire al mio prossimo, posso solo risponderti che non ci sono venuto di mia volontà…
- Al diavolo!

Incapace di tollerare oltre quel moccioso strafottente, Boz scese subito dal carro brandendo il fucile a mò di bastone e si piantò davanti a Neji con fare minaccioso.

- Farai meglio a rispondere alla domanda, pezzente - esclamò il bestione, alitandogli il fiato pestilenziale sul volto. - Altrimenti ti spacco tutte le ossa con questo, mi sono spiegato ?

Nonostante l’uomo lo sovrastasse in altezza di un bel po’, Neji non si scompose affatto e anzi replicò con molta calma.

- Dal momento che insisti, proverò a ripetertelo con altrettanto garbo: “la cosa non ti riguarda!”
- Cosa ?!? Brutto moccioso, ma io ti…

Sollevando il calcio del fucile sopra la testa, Boz fece per calarlo con rabbia sulla testa di Neji; quest’ultimo però lo afferrò con un semplice gesto e, concentrando il proprio chakra nella mano, spedì a terra l’energumeno con tale violenza da costringerlo a massaggiarsi la mandibola slogata a causa del colpo ricevuto.

- Non credo ai miei occhi - mormorò Jua.

Malgrado sembrasse solo un ragazzino malmesso di appena tredici anni, Neji era riuscito a strappare il fucile dalle mani di un omaccione delle dimensioni di Boz e ad assestargli un colpo incredibile con l’impugnatura dell’arma. Una volta resosi conto di quanto fosse realmente successo, Boz ruggì infuriato con una voglia matta di vendicarsi a suon di pugni.

- Basta Boz, fermati - gli ingiunse il compagno.
- Non t’immischiare, Jua - rispose l’altro, rimboccandosi le maniche. - Questo piccolo bastardo ha bisogno di una lezione!
- Nel caso non te ne sei accorto - fece notare Neji, gettando via il fucile. - Non sono stato io ad alzare le mani per primo…
- Taci - urlò Boz furibondo. - Risparmia il fiato, ti servirà tutto per crepare!
- Idiota…

Neji evitò il goffo attacco dell’avversario con un semplice spostamento del capo e, sfruttando il suo stesso slancio, lo scaraventò addossò all’unico cactus nelle vicinanze.

- Uaaahhh !!!

Strillando per il dolore, Boz cominciò a saltare disperatamente in tutte le direzioni col fondoschiena trafitto da numerose spine. Neji si limitò a fissarlo senza battere ciglio.

- Quando avrai finito, spero ti renderai conto che hai fatto tutto da solo!
- Hm - fece Jua con un sorriso. - Un antico passo della nostra religione recita: “si raccatta quello che si semina”… Boz ha agito impulsivamente con te ma, a giudicare da quello che ho visto, credo che sia stato punito abbastanza!

Neji si voltò a guardare il conducente del carro con curiosità.

- E’ una mia impressione o dei due sei tu quello più intelligente ?
- Ah ah, mettiamola pure così, se preferisci - tagliò corto Jua, mettendosi a ridere di cuore. - Ti chiedo scusa per il comportamento del mio compagno, è un po’ manesco a volte ma per un buon motivo: veniamo da un lungo viaggio, dopo essere scampati a numerosi gruppetti di fuorilegge isolati, per questo Boz è diventato così diffidente nei confronti degli sconosciuti…
- Comprendo - annuì Neji. - A proposito, questo è suo!

Così dicendo, raccolse il cappello di Boz, caduto a terra durante la colluttazione, e lo porse a Jua il quale però sollevò la mano agitandola davanti a sé.

- Tienilo pure, figliolo - esclamò. - A quanto vedo, ne hai più bisogno tu e comunque al mio amico farà bene rinfrescarsi un tantino le idee… oltre al fondoschiena!
- Ohiohiohiohiohiohi - gemette Boz dal fondo del carro, ove era appena risalito per togliersi le spine dalle natiche.
- Sei diretto lontano ?
- Non ho una meta, per la verità - rispose Neji. - Ho perso il cavallo nel canyon, per via di un gruppo di coyote selvatici, e sono rimasto senza munizioni né provviste! Non era mia intenzione quella di insospettirvi ma…
- Tranquillo ragazzo, non c’è bisogno che tu mi dica altro! Se avessi avuto cattive intenzioni, il povero Boz e io a quest’ora non saremmo più qui; ritengo di aver visto abbastanza per giudicare che tipo di persona sei e sarò molto lieto di aiutarti… Ecco, prendi questo!

Così dicendo, Jua diede a Neji un involto contenente alcune strisce di carne affumicata, del pane e una borraccia d’acqua. Dopodiché indicò al ragazzo la direzione da prendere per uscire dal deserto nel più breve tempo possibile.

- Ti auguro buona fortuna, giovanotto - lo salutò, incitando i cavalli a ripartire. - Adiòs!

Neji rimase ad osservare il carro ormai in lontananza e, dopo essersi calcato in testa il cappello per ripararsi dal forte sole di mezzogiorno, riprese dunque il cammino…

 

***

 

- Hai capito quello che ti ho detto, insomma ?!?

La voce burbera di Tenten riuscì infine a riscuotere Neji dai propri ricordi. Lo Hyuga socchiuse gli occhi infastidito, brontolando qualcosa tra sé, e si limitò ad annuire con un lieve cenno del capo.

- Allora, sentiamo: quand’è stata l’ultima volta che ti sei comportato “civilmente” con qualcuno ?
- Più o meno quando ho “civilmente” ringraziato l’uomo da cui ho avuto questo cappello - rispose Neji, calandosi la tesa sugli occhi e spronando Thunderblack per lasciarsi nuovamente indietro quell’insopportabile gallina petulante.

 

( continua )

 

(*) = Vedi Capitolo 7 - “Una Lezione di Vita”

P.S.
Dedico questo capitolo a  francyXD,  Vaius,  Hikari_Uchiha, bimba innamorata, JennyChibiChan, Sofiuccia, tenny_93,  Good Old Charlie Brown e a tutti gli amici e le amiche che ancora seguono le mie storie vecchie e nuove con lo stesso interesse di una volta... A tutti/tutte voi, GRAZIE !!!

DADO

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Capitolo 10
*** Fantasmi del Passato - Prima Parte ***


Mentre i contorni di un piccolo centro abitato cominciavano a delinearsi all'orizzonte, Tenten si sentì d'un tratto assai più rinfrancata. Erano passati almeno due giorni dalla loro ultima sosta in un letto, cosicché la sola vista di quei tetti in lontananza prometteva un comodo giaciglio per lei e i suoi due compagni di viaggio.

- Finalmente - esclamò Rock Lee, fermando il cavallo sulla cima di una sporgenza rocciosa.
- Takuna City - fece eco Tenten, respirando a pieni polmoni.

Nel sentire quel nome, Neji ebbe come uno strano sussulto.

- Che ti prende? - domandò Tenten, notando la sua espressione.
- Niente - rispose l'altro, cercando di mascherare il più possibile la sua improvvisa reazione dietro l'apparentemente solita indifferenza.
- Mhm ?!?

Tenten sbatté gli occhi perplessa.

- E' meglio che proseguiate da soli - disse dunque Neji, voltando il cavallo nella direzione opposta.

Sia Tenten che Rock Lee lo guardarono come se fosse matto. 

- Dico, non vorrai riattraversare il deserto senza cibo né acqua ?!?
- E' assurdo - osservò Rock Lee. - Anche i cavalli sono stanchi, non si può proseguire senza una sosta!

Neji strinse gli occhi bianchi verso il deserto alle sue spalle e si morse il labbro con disappunto.
Anche lui, come tutti, era stremato dalla fatica del viaggio; tentare di fare il giro largo per evitare la città, era un'ipotesi da scartare completamente; certo il giovane misterioso doveva avere un buon motivo, per prendere in considerazione l'idea di tenersi alla larga da quella città, tuttavia ripercorrere la strada all'indietro era impossibile.

- Va bene - mormorò rassegnato.
- Certe volte, proprio non ti capisco - osservò Tenten, scuotendo il capo. - Dici cose talmente insensate che... Bah, lasciamo perdere!

Ciò detto, la ragazza schioccò le redini e si avviò verso la città. Subito Rock Lee fece per seguirla ma, prima che potesse farlo, la voce di Neji lo fece fermare di colpo.

- Aspetta - esclamò il pistolero dagli occhi di ghiaccio.
- Che c'è? - domandò l'altro.

Neji si avvicinò a lui in silenzio e, scrutando attentamente la città di fronte a lui, si rivolse a Rock Lee con un tono che non ammetteva repliche o discussioni.

- Ascoltami bene - esclamò. - Una volta che saremo là dentro, qualunque reazione dovessero avere gli abitanti nei miei riguardi, sia tu che Tenten non dovrete intervenire assolutamente! Mi sono spiegato?
- Ma...
- Te lo ripeto: qualunque cosa succeda, anche nella peggiore delle ipotesi, dovrete fingere di non conoscermi e lasciare la città il prima possibile!
- Ma io... Io non capisco...

Ma il povero Rock Lee non ebbe modo di chiedere altro perché, proseguendo con il cappello calato sugli occhi, Neji spinse Thunderblack al trotto e si fece coraggio per ciò che sicuramente lo attendeva tra quelle due file di edifici a lato della strada.

- Il passato non si può dimenticare - mormorò lo Hyuga tra sé. - In un modo o nell'altro, torna sempre!

***

Nonostante i tentativi di passare inosservato, gli abitanti cominciarono a fissare insistentemente Neji, non appena questi ebbe messo piede in città. Sulle prime il pistolero provò a far finta di niente ma, quando le occhiate e gli sguardi minacciosi si fecero fin troppo evidenti, capì che era inutile farsi illusioni... Ormai lo avevano riconosciuto!
Anche Tenten, che pure era ignara degli ammonimenti che Neji aveva dato a Rock Lee qualche attimo prima, si rese conto che quella gente sembrava avercela proprio con loro.

- Non so voi - esclamò la ragazza, rivolgendosi ai compagni. - Ma ho come l'impressione che questa gente ce l'abbia con noi...
- Solo l'impressione? - sottolineò Rock Lee, con una smorfia preoccupata.
- Fate finta di niente - sussurrò loro Neji. - Qualunque cosa succeda, non dite una parola... Ne va della vostra vita!

Sia Tenten che Rock Lee annuirono con un muto cenno del capo, ma erano comunque assai preoccupati. Mentre proseguivano lungo la strada, sentivano quegli sguardi minacciosi sempre più addosso. Ad un tratto un gruppo di persone tagliò loro la strada, e altrettante si strinsero alle spalle, come in risposta ad un segnale convenuto... Erano circondati.

- Scendete - ordinò bruscamente un uomo piuttosto robusto.

Per nulla intimorito e senza abbassare lo sguardo, Neji si accinse ad obbedire, subito imitato dagli altri.

- Buttate giù i cannoni, subito!

Tenten e Rock Lee esitarono. Tuttavia rimasero di stucco, quando videro Neji buttare a terra la propria pistola senza fiatare, così fecero altrettanto. L'uomo si avvicinò a Neji, tuttavia quest'ultimo ricambiò la sua espressione con occhi immobili e privi di paura.

- Hai avuto un bel coraggio a tornare da queste parti - sibilò l'uomo, accostando il volto a quello di Neji. - Nessuno qui ha dimenticato quello che hai fatto l'ultima volta... Assassino!
- Sporca carogna - gridò subito un altro, buttandolo a terra con un calcio alla schiena.

Neji cadde in avanti, con la faccia nella polvere, e subito altri due uomini cominciarono ad avventarglisi contro prendendolo a calci. D'istinto Tenten fece per intervenire ma, rammentando le parole di Neji, Rock Lee la afferrò saldamente per la spalla.

- Rock Lee, ma cosa...

Le parole tuttavia le morirono in gola, nel vedere l'espressione angosciata dell'altro. Rock Lee non era tipo da abbandonare un amico in difficoltà ( piuttosto si sarebbe fatto ammazzare spontaneamente ), tuttavia Neji era stato molto chiaro. Anche se restare fermo a guardare gli pesava terribilmente, e l'istinto gli gridava di correre in suo aiuto, lo sguardo freddo e autoritario che Neji gli aveva rivolto alcuni momenti prima era come una pallottola conficcata nella mente che gli impediva di agire.

- Qualunque cosa succeda - aveva detto il pistolero, puntandogli le bianche pupille negli occhi. - Anche nella peggiore delle ipotesi, dovrete fingere di non conoscermi...

Improvvisamente i due uomini smisero di colpirlo e, dopo averlo sollevato da terra, lo immobilizzarono tenendogli le braccia dietro la schiena.

- Questo è per la moglie di Harrison - esclamò uno, sferrandogli un violento pugno contro il mento.
- Questo invece è per Kurt, il droghiere - fece un altro.
- Per Jim, il lustrascarpe - disse un altro ancora, sputando con disprezzo. - Uccidere un ragazzo a quel modo... Brucerai all'inferno, maledetto!

In quel momento giunse un altro individuo, un uomo sulla quarantina con gli occhi carichi di odio. Costui si fece largo tra gli altri, fino a che non riuscì ad afferrare Neji per il bavero.
Lo Hyuga aveva il volto livido e sporco, col sangue che gli colava vistosamente dal labbro spaccato, tuttavia sembrava del tutto incapace di reagire. L'uomo lo guardò dritto negli occhi, in preda a una furia indescrivibile, e serrò le dita con maggiore violenza.

- Finalmente ti rivedo in faccia, animale - sibilò l'uomo tra i denti. - Mia figlia... Mia figlia, maledetto! Aveva appena nove anni, e tu... Tu l'hai ammazzata, come un cane !!!

Il pugno dell'uomo ebbe lo stesso effetto di un martello di ferro. Neji si ritrovò scaraventato all'indietro e ricadde malamente sulla schiena. Prima che potesse rialzarsi, sentì un dolore lancinante alla mano che gli strappò un grido soffocato: qualcuno gli aveva appena schiacciato le dita col piede, in modo da frantumargli le ossa.
Subito decine di mani lo afferrarono e, dopo avergli strappato di dosso sia il mantello che la camicia, lo legarono a torso nudo e per i polsi ad uno dei carri fermi lungo la strada. Dopodiché ognuno si assicurò il diritto di tirare almeno un colpo di frusta a testa, prima che arrivasse lo sceriffo.

- Bentornato in città - ghignò un tizio sprezzantemente, solcandogli la schiena con un profondo segno rossastro.
- Fa male, vero? - fece eco un altro.
- Ti leveremo di dosso tutta la tua sporca pelle, rinnegato!

Malgrado il dolore, Neji si costrinse a sopportare tutto questo senza dire neppure una parola.
Era troppo!
Incapaci di sopportare oltre una simile crudeltà, Tenten e Rock Lee fecero per intervenire. Tuttavia, prima che i due potessero muovere anche solo un passo in direzione della folla furibonda, uno sparo assordante si levò in aria come un tuono.

- Basta così - esclamò dunque lo sceriffo, abbassando la canna fumante del fucile e facendosi largo in mezzo a quel gruppo di giustizieri improvvisati. - Niente linciàggi nella mia città, sono stato chiaro?
- Al diavolo, sceriffo - protestò vivamente il tizio con in mano la frusta. - E' Neji Hyuga, il responsabile della strage di quattro anni fa... Non si tratta di linciàggio, ma di pura e semplice giustizia!
- Metti giù quell'affare, Tod - gli intimò lo sceriffo, aggrottando severo il sopracciglio. - Oppure ti sbatto dentro!

L'uomo obbedì, seppure malvolentieri. Lo sceriffo si avvicinò dunque a Neji e, dopo avergli sollevato la testa all'indietro, lo guardò attentamente negli occhi. Il giovane pistolero ricercato era ridotto che sembrava uno straccio, più morto che vivo quasi, ciononostante respirava ancora. L'anziano tutore della legge non mostrò alcun segno di compassione per lui ( la lista degli omicidi di quel giovane assassino si perdeva nel sangue di migliaia di vittime... E alcune di queste reclamavano vendetta proprio lì, tra le anime defunte di Takuna City ). Lasciandolo andare bruscamente, ordinò dunque che gli venissero tagliate le corde ai polsi e che fosse condotto in cella in attesa del processo. Subito i cittadini fecero per replicare ma, sparando un secondo colpo in aria per ristabilire l'ordine, lo sceriffo diede loro un ultimatum.

- Domani - urlò lo sceriffo, per farsi sentire. - Domani questo assassino verrà giudicato colpevole e penzolerà da una forca sulla pubblica piazza, secondo la legge... Tornate alle vostre case ora, è un ordine!

Ignorando le sue parole e il tono intimidatorio, l'uomo che prima aveva cercato di uccidere Neji a mani nude si fece avanti, ansioso di terminare l'opera.

- Dico anche a te, Robert, piantala!
- All'inferno - rispose l'altro. - Cosa vuole che me ne importi, sceriffo? Questo è l'assassino di mia figlia...
- Pagherà anche per questo, Robert, te lo assicuro... Ora però torna a casa e non metterti nei guai, non riporterai in vita tua figlia in questo modo!

L'uomo si accasciò in ginocchio, in preda ai singhiozzi e alle convulsioni, mentre la folla intanto continuava ad urlare.

- A morte! A morte! Impiccatelo!

Approfittando dunque della confusione, Rock Lee e Tenten si allontanarono non visti dalla strada e si nascosero entrambi dentro un vicolo lì vicino. Qui Tenten afferrò bruscamente il giovane dalle folte sopracciglia e gli sbatté duramente la schiena contro la parete di una delle case adiacenti.

- Si può sapere che accidenti ti è preso? - esclamò la ragazza fuori di sé. - Per poco non lo stavano massacrando e, oltre a non muovere un dito per aiutarlo, mi hai anche impedito di fare qualcosa... Mi vuoi dire perché ?!?

Ancora sconvolto per quanto era accaduto, e attanagliato dai sensi di colpa, Rock Lee raccontò dunque a Tenten quanto era accaduto e della ragione per cui si era letteralmente "bloccato" al punto da non poter seguire nemmeno il proprio istinto.

- Non so cosa dirti - spiegò. - Gli occhi con cui mi ha guardato, l'espressione che aveva... Sembrava quasi che mi avesse sparato al petto!

Tenten lo lasciò andare immediatamente, ben sapendo a cosa si riferiva.
Anche lei era rimasta vittima dello sguardo glaciale del pistolero, completamente incapace di reagire, perciò non poteva biasimare Rock Lee per il suo comportamento. Neji Hyuga, la Pallottola di Ghiaccio del Nord, era conosciuto per essere un criminale freddo e spietato... Eppure Tenten non riusciva a credere che lo stesso Neji fosse responsabile della morte di persone innocenti, tantomeno di una bambina di soli nove anni.
Che quella gente stesse sbagliando persona?
Se Neji era innocente delle accuse che gli muovevano contro, perché non aveva fatto o detto nulla per discolparsi o per evitare di farsi ridurre in quel modo?
Né lei né Rock Lee potevano immaginare che razza di ombre aleggiassero sul misterioso passato del loro compagno, tuttavia non potevano certo andarsene dalla città e abbandonarlo così al suo destino.

- Tenten - mormorò appena Rock Lee. - Secondo te è vero quello che dicono? Pensi che Neji sia veramente capace di uccidere donne e bambini ?
- Io... Io non lo so - ammise la ragazza, sbarrando gli occhi fissi nel vuoto.

Entrambi tacquero per alcuni istanti, tenendo il capo chino in avanti con evidente rassegnazione. Per quanto potessero sforzarsi di convincersi, nessuno di loro lo conosceva abbastanza da poterlo considerare innocente di quelle accuse tremende.
Anche se la gente lo aveva chiamato "assassino", potevano forse voltargli le spalle ed abbandonarlo?
No, non era possibile.
Neji aveva salvato loro la vita, questa era l'unica cosa certa: aldilà del fatto che fosse colpevole o meno, tutti e due gli dovevano quantomeno il beneficio del dubbio.

- Dobbiamo tirarlo fuori - sussurrò Tenten, sollevando lo sguardo decisa. - Non possiamo permettere che venga impiccato, dobbiamo farlo evadere stanotte stessa!
- Ma come pensi di fare? - domandò Rock Lee. - La prigione sarà sorvegliatissima, ci saranno un sacco di persone a controllarla, non possiamo...
- Dobbiamo tentare - tagliò corto Tenten. - Troppe cose non mi convincono di questa storia: se Neji è veramente un assassino, voglio sentirlo direttamente da lui!

( continua )

Angolo dell'Autore:
Carissima Francy, proprio per dimostrarti la mia buona volontà, ho deciso di dedicarti il capitolo di oggi ( anche per ringraziarti, ovviamente ). Spero che apprezzerai questo "ritorno alle origini"... Anche se in ritardo. E spero che non me ne vorrai se, per un motivo o per l'altro, gli aggiornamenti si faranno attendere.
Purtroppo ho due mani sole e le storie sono tante.
O.O Alla prossima!

DADO

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 11
*** Fantasmi del Passato - Seconda Parte ***


Neji venne rinchiuso nel carcere locale, più morto che vivo. Coloro che si erano presi la briga di trascinarlo, nonostante i ripetuti avvertimenti dello sceriffo di non ucciderlo, lo avevano ridotto in modo tale da farlo assomigliare quasi ad un misero sacco di stracci. Una volta giunti alla porta della prigione, lo sceriffo si lamentò della scia di sangue che gocciolava dal corpo ferito e privo di sensi del pistolero.

- Vi avevo detto di non ucciderlo - ringhiò furibondo.
- Infatti - risposero gli altri, sollevando la testa del giovane. - Come vede, sceriffo, respira ancora!

Il lieve movimento del petto, a dispetto delle condizioni pietose del suo volto, rivelava chiaramente la traccia di vita che rimaneva in lui. Lo sceriffo aprì la porta della cella, infilandosi in bocca un sigaro con noncuranza, e ordinò agli uomini di gettarvelo dentro così com'era. Senza tanti complimenti, costoro eseguirono l'ordine e Neji si ritrovò immobile sul freddo pavimento sporco e brulicante di insetti. Nascosti in un angolo, un paio di roditori stavano contendendosi avidamente i resti di qualche avanzo di cibo e, attraverso l'unica finestrella con le sbarre, un debole raggio di luce filtrava ad illuminare il centro della stanza.

- C'erano altri due forestieri, assieme a lui, giusto? - domandò lo sceriffo, aspirando una boccata di fumo.
- Sì, abbiamo legato i loro cavalli nelle stalle qui dietro - risposero quelli. - Dobbiamo cercare anche loro?
- Per il momento, no - tagliò corto l'uomo seccamente. - Se vi doveste imbattere in loro, fate in modo di avvertirmi... Di avvertirmi, ripeto! Non voglio rischiare di assistere nuovamente ad uno spettacolo come quello di poco fa, sono stato chiaro?
- Andiamo, sceriffo - ribatté uno, stringendo con stizza le sbarre della cella. - Neanche stessimo parlando di un essere umano... E' uno schifoso assassino fuorilegge, meriterebbe anche di peggio!
- Merita la forca, Lem - sottolineò lo sceriffo impassibile. - Niente di più, niente di meno, altrimenti la legge non avrebbe senso!

L'uomo strinse ancora di più le mani sulle sbarre, con rabbia evidente, ma finì comunque per allontanarsi rassegnato.

- Se lo tenga stretto, questo cane schifoso - sussurrò tra i denti. - Non vedo l'ora di passargli attorno al collo una bella cravatta di canapa... Anzi, comincerò ad insaponare la corda stanotte!
- Ora basta - ruggì lo sceriffo, battendo la mano sul tavolo dell'ufficio. - Vattene a dormire, piuttosto!

Lem e i suoi amici uscirono dalla prigione senza aggiungere altro.
Lo sceriffo si passò la mano sulla nuca, guardando il corpo di Neji steso per terra dall'altra parte delle sbarre, e si sentì fremere da un forte senso di disgusto.

- E' in momenti come questo, che mi pesa indossare questo pezzo di latta - esclamò, strappandosi rabbiosamente la stella e buttandola sul tavolo. - Se non fossi lo sceriffo, probabilmente sarei stato il primo a strapparti la pelle là fuori...

Steso e immobile, con la faccia riversa contro il pavimento, Neji sembrava incapace di udire alcunché. In realtà era perfettamente sveglio e in grado di udire ogni singola parola. Lo sceriffo si avvicinò dunque alla porta della cella e, infilando la testa tra le sbarre, sembrò quasi volergli vomitare addosso tutto il suo odio.

- Se l'inferno è veramente come dicono - sibilò. - Un luogo di tormento, sofferenze e dannazione eterna, spero tanto che il tuo sarà strisciando sotto i piedi di Satana in persona!

Dal momento che non otteneva alcuna risposta, l'uomo lasciò perdere il prigioniero e si raccomandò invece di impartire le disposizioni al suo vice. Questi era un robusto novellino sui vent'anni, con l'aria tipica di un vaccaro di frontiera, ma sufficientemente in grado di scaricare un winchester addosso al primo che avesse osato metterglisi contro.

- Tienilo d'occhio, Clem - raccomandò il vecchio, allungando la mano sul tavolo per afferrare la stella e mettersela in tasca. - Odio dovermi ripetere, ma costui deve arrivare vivo all'alba!
- Non ho mai visto tanto livore, sceriffo - ammise il giovane sbigottito. - E' un miracolo che non ci abbiano aggrediti per riprenderselo...
- E ti stupisce? - ribatté l'altro. - Se tu avessi visto quel che ho visto io quattro anni fa, vorresti essere in prima fila per vedere con i tuoi occhi, quando questa carogna tirerà il suo ultimo respiro!

Ciò detto, lo sceriffo uscì per andare a casa e Clem si sedette davanti alla cella per svolgere il suo turno di guardia.
Solo con i suoi pensieri, disteso su quella specie di letamaio che era il pavimento, Neji rimase immobile a meditare su quelle parole... E in un angolo della sua mente, qualcosa sembrava incredibilmente dare ragione al vecchio tutore della legge.

***

L'esterno della prigione era piantonato da almeno un bel mucchio di persone e, dalle finestre degli edifici che davano sulla strada, le luci delle candele rivelavano che nessuno avrebbe inteso dormire quella notte. Il ritorno di Neji in città sembrava aver risvegliato un odio indescrivibile, un odio che richiedeva di essere placato solo con la morte del giovane.
Mentre la gente camminava avanti e indietro l'ingresso della piccola baracca rettangolare, un paio di strane figure si avvicinarono pian piano, cercando di farsi notare il meno possibile. Una di loro, avvolta in ampie vesti femminili, si fece avanti dagli edifici che circondavano la strada e invitò l'altra a seguirla.

- Allora, ti vuoi muovere - sussurrò Tenten energicamente.
- E che... Mi sento un po' ridicolo, conciato così...
- Chiudi il becco, e muoviti piuttosto!

Senza protestare minimamente, Rock Lee si accinse dunque a seguirla. In previsione di ciò che intendevano fare, Tenten aveva avuto l'idea di procurarsi un paio di travestimenti... Purtroppo questo includeva che anche Rock Lee aveva dovuto indossare un ampio sottanone ( con relativa cuffietta per celare il più possibile le folte sopracciglia nere ) e, oltre al comprensibile imbarazzo, ciò gli comportava una certa difficoltà nei movimenti. Cercando di sembrare il più naturali possibile, le due "signorine" si avvicinarono dunque alla prigione, facendo mostra di un'incredibile faccia tosta.

- E voi chi siete? - domandò loro uno degli uomini che piantonavano l'ingresso.
- Dobbiamo portare la cena per il prigioniero - rispose in fretta Tenten, sollevando il cestino che teneva sottobraccio.
- Mi prendi in giro - rispose l'altro. - Quel cane rognoso penzolerà dalla forca tra meno di cinque ore... Non serve sprecare cibo inutilmente!
- Sì ma noi non... Uhnnn!

Prima che Rock Lee rischiasse di rovinare tutto, dicendo qualcosa a sproposito, Tenten lo fece tacere con una repentina pedata nello stinco. Dopodiché, sempre sostenendo lo sguardo dell'uomo davanti a lei, cercò di convincerlo a lasciarla passare.

- L'assistente dello sceriffo è dentro, vero... Almeno lui avrà ben diritto di mangiare un boccone, non ti sembra?

L'uomo si grattò il mento, scrutando attentamente sia lei che la sua orribile compagna, tuttavia sembrò persuaso dalle sue parole.

- D'accordo - esclamò. - Di' a Clem di non allentare la guardia, mi raccomando!
- Senz'altro - rispose Tenten, sfocciandogli un sorriso innocente. - Andiamo, Clementina!
- Ve... Vengo - gemette Rock Lee, sforzandosi di trattenere le lacrime di dolore.

Il primo ostacolo era stato superato.
Adesso restava solo da neutralizzare il carceriere dopodiché, una volta liberato Neji, avrebbero fatto in modo di uscire dal lucernario e raggiungere le stalle adiacenti passando attraverso il tetto della prigione. Prima che gli uomini all'esterno potessero accorgersi del trucco, avrebbero guadagnato tutto il tempo necessario.

- C'era bisogno di darmi un calcio? - si lamentò Rock Lee sottovoce.
- Se non stai zitto, te ne do' un altro - ribatté lei, mormorando fra i denti.

Nel vedere entrare le "signorine", il vice-sceriffo sollevò di scatto la testa, puntando loro addosso l'artiglieria.

- Che ci fate qui, voi due?
- Che modi - rispose Tenten, fingendosi offesa. - E' questo il modo di ringraziare? Io e mia sorella siamo venute solo a portarti la cena, buzzurro maleducato!
- Ops - fece l'altro, abbassando l'arma e grattandosi la nuca con imbarazzo. - Chie... Chiedo scusa, non volevo spaventarvi...
- Hmpf - soffiò Tenten, continuando a recitare la commedia.

Si trattava solo di indurlo ad abbassare la guardia, dopodiché sarebbe bastato un attimo per neutralizzarlo. Il povero Clem non ebbe alcun sospetto, davanti a quella fragile e gentile signorina, cosicché concentrò la sua attenzione sul cesto delle vivande e si dimenticò completamente del resto.

- Ci... Ci sono anche i fagiolini in agrodolce, per caso?
- Ma certo - rispose Tenten, strizzando l'occhio a Rock Lee in cenno di intesa. - Prego, controlla pure!

Mentre Clem si accingeva a rovistare tra le provviste, Rock Lee si avvicinò non visto alla porta d'ingresso e girò la chiave per chiuderla dall'interno. Giusto un attimo dopo, Clem sollevò la testa irritato e rivolse a Tenten un'occhiata di traverso.

- Avevi detto che c'erano i fagiolini in... Eh ?!?
- Scusa, devo essermi confusa con le castagne!

Ciò detto, la fanciulla gli mollò un violentissimo uppercut al mento che lo spedì a terra all'indietro. Il povero Clem cadde tramortito sul colpo e, con la sventola che si era preso, come minimo avrebbe dormito per un paio d'ore. Subito Tenten si sfilò in fretta il travestimento da sopra i suoi vestiti e invitò Rock Lee a fare lo stesso.

- Io mi occupo di liberare Neji - esclamò lei. - Tu controlla il lucernario e assicurati che la via sia libera!
- Va bene - rispose l'altro, tirando un sospiro di sollievo. - Accidenti, che caldo con quell'affare...

Non appena Rock Lee scomparve nella stanza adiacente l'ufficio, Tenten agguantò le chiavi della cella appese sulla parete e si avvicinò alle sbarre.

- Neji - chiamò. - Mi senti, Neji ?

Stupito al suono di quella voce, il giovane si tirò a sedere faticosamente. Nel riconoscerla però, non sembrava particolarmente contento.

- Tenten - esclamò. - Che ci fai qui, sei pazza?
- Per carità, ci mancherebbe - rispose lei, infilando la chiave nella serratura. - Figuriamoci se ti disturbavi a ringraziare... Piuttosto sbrigati, dobbiamo andarcene da qui e in fretta anche!
- Che diavolo vi è saltato in mente? - ribatté il giovane acido. - Avevo detto a Rock Lee di non intromettervi in questa faccenda...
- Se preferisci la corda, ti avverto che ci sono certi "simpaticoni" qua fuori che non vedono l'ora di annodartela al collo!

La porta si aprì con un secco scatto metallico e Tenten invitò Neji ad uscire.

- Andiamo, non c'è tempo da perdere!
- Appunto - sottolineò Neji, stringendo gli occhi severo. - Sbrigati a raggiungere quell'altro disgraziato e sparite, prima che qualcuno vi scopra!
- Oh, insomma, adesso basta !!!

Ignorando dunque le ferite e i segni che aveva addosso, Tenten si fece avanti e lo spinse rabbiosamente contro il muro alle sue spalle. Indebolito com'era, il giovane non riuscì neanche a liberarsi. Il suo chakra non si era ancora ristabilito completamente e, dal momento che le parole della cittadinanza inferocita sembravano aver risvegliato in lui qualcosa, gli mancava perfino la forza per replicare. Tenten lo guardò duramente negli occhi, cercando di scorgervi qualcosa sulla sua vera natura, ma non riuscì a vedere altro che ghiaccio... Ghiaccio freddo e inespressivo, questo era il volto di Neji Hyuga, nient'altro che una maschera di ghiaccio.
Tenten chinò il capo tristemente e, dopo aver mollato la presa, si decise a rivolgergli la domanda che più le premeva in quel momento.

- Chi sei tu - mormorò. - Chi sei tu, veramente?

Neji si limitò a voltarle le spalle con noncuranza.

- Lo sai benissimo chi sono - rispose. - E se mi hanno messo una taglia sulla testa, vuol dire che c'è un motivo...
- Basta - scattò lei, serrando i pugni lungo i fianchi. - Ho sentito tante cose sul tuo conto, troppe... Ma la verità voglio sentirla adesso, e voglio sentirla da te!

Neji girò appena il volto incuriosito, guardandola con la coda dell'occhio.

- Ammesso che io voglia risponderti, perché ritieni che io possa dirti la verità?
- Perché un assassino non si preoccupa di nessuno, all'infuori di sé stesso - osservò lei, sollevando la testa. - Un assassino non darebbe alcun valore alla vita altrui, né si sarebbe preoccupato di salvare qualcuno... Come invece hai fatto tu!

Silenzio.
Pur non conoscendo il suo passato, Tenten sapeva che Neji era diverso dai farabutti e dai tagliagole con cui aveva sempre avuto a che fare. Le aveva salvato la vita, e non solo; aveva messo a repentaglio sé stesso, per proteggere altre persone... Il giovane con cui aveva viaggiato assieme negli ultimi mesi non avrebbe mai tolto la vita ad una bambina, né sarebbe stato capace di uccidere a sangue freddo degli innocenti, e lei lo sapeva.
Quello che voleva sapere adesso era la pura e semplice verità sull'intera vicenda e, a conti fatti, Neji era l'unico in grado di fare luce su quella sporca storia di sangue.

- D'accordo - rispose lui, cercando di rimettere assieme le immagini di quanto allora accadde, in quella triste giornata di quattro anni fa.

( continua )

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Capitolo 12
*** Fantasmi del Passato - Terza Parte ***


Neji emise un respiro profondo, entrambe le mani poggiate contro il muro della prigione e il capo chino sotto il peso di ricordi evidentemente molto dolorosi.
Tenten non poteva certo immaginare.
Non poteva certo sapere cosa significasse essere inseguiti, braccati peggio degli animali selvatici.
Attraverso i suoi occhi di ghiaccio, Neji aveva raccolto molte immagini dolorose ( troppe per un uomo solo ) e, per quanto avesse provato a rimuoverle dalla sua mente, tali immagini erano peggio delle ferite sulla sua schiena.
Tenten vide i segni sanguinanti lungo le sue spalle, pensando a quanto male dovessero fargli, ma non disse nulla. Certo la curiosità era forte, così come l'ansia di sapere una volta per tutte la verità, ma dietro a Neji e al suo misterioso passato c'era qualcosa di più intenso e di qualche cicatrice.
La Pallottola di Ghiaccio sollevò lo sguardo davanti a sé, stringendo gli occhi apparentemente inespressivi, e i ricordi si fecero nitidi come se li stesse rivivendo in quel preciso momento...

***

Da che Neji era riuscito a fuggire da suo zio, erano già trascorsi parecchi giorni.
Ormai era un vagabondo, senza fissa dimora, e come tale doveva rassegnarsi all'idea. Dovunque fosse andato, la gente lo avrebbe accolto con sospetto e diffidenza; nessuno lo avrebbe accolto né tantomeno accettato e, per sopravvivere in quel mondo schifoso, avrebbe potuto contare solo su sé stesso e nessun altro.
Sabbia, vento e polvere... queste erano le uniche cose che possedeva.
Con la fame e la sete ad attanagliargli lo stomaco e le labbra, e una pistola come unica compagna di viaggio, Neji non poteva fare altro che guardare dritto davanti a sé.
Ogni alba ed ogni tramonto segnavano solo il lento scorrere di giorni senza significato, e un numero interminabile di passi da percorrere, senza una méta precisa né una casa dove tornare. Solamente l'istinto di conservazione e l'attaccamento alla vita propri di ogni essere umano.
Takuna City non era che una città come tante ( uno sputo in mezzo al deserto ) ma, agli occhi di un giovane affamato e assetato, ciò significava solo una cosa in quel momento...

- Acqua - mormorò Neji, muovendo appena le labbra ruvide e screpolàte.

La sua borraccia penzolava dalla cintura, aperta e vuota, e nella bisaccia che portava in spalla non c'era più neanche una briciola di pane.
Come entrò in paese, invisibile agli occhi degli abitanti che non lo notarono neanche, Neji puntò d'istinto verso un abbeveratoio per cavalli a lato della strada. L'acqua sporca e schiumosa, a causa della bava degli animali assetati, era comunque la prima che il giovane vedeva da almeno tre giorni. Neji si trascinò faticosamente verso quella sottile vasca di legno rettangolare e si accasciò in ginocchio per immergervi dentro la testa e inghiottire avidamente lunghe sorsàte.
Parte dell'arsura alla gola sembrò placarsi per un attimo ma, prima che potesse dissetarsi completamente, una grossa mano pesante lo afferrò per il bavero e lo sollevò da terra come un pulcino bagnato.

- Sporco maiale che non sei altro - ruggì forte un omone, con una voce roca da orso infuriato. - Chi ti ha dato il permesso di abbeverarti qui, eh ?!?
- A... Ac... qua...
- Cos'è, hai sete? E bevi "questo", allora!

Neji era talmente malconcio che quasi non sentì neppure il pugno che lo scaraventò indietro sulla strada. Per alcuni istanti rimase immobile, facendo scendere in gola le ultime gocce di liquido che erano rimaste sulle labbra e sulla lingua, troppo stanco perfino per rialzarsi. L'omone che lo aveva colpito con tale violenza, evidentemente avvezzo a prendersela coi vagabondi di passaggio, afferrò il cappello del giovane che giaceva accanto all'abbeveratoio e glielo lanciò in mezzo alla polvere con stizza.

- E' meglio che meni le tolle, e subito - esclamò. - Se solo provi a rimettere il tuo sporco muso qua dentro, ti userò come straccio per il pavimento!

Ciò detto, rientrò in una delle baracche a lato della strada senza aggiungere altro.
Nessuno sembrò interessarsi più di tanto della questione: non era certo insolito vedere uno straccione pestato e bistrattato; la presenza di certi mendicanti, anche per una piccola cittadina di frontiera, era considerata spesso come un sanguinoso "insulto" alla cosiddetta gente perbene; perciò certi tipi avevano l'abitudine di andarci giù pesante.
Tuttavia Neji era stanco da giorni e giorni di duro cammino e, malgrado la voglia di rimettersi in viaggio, le gambe e le braccia sembravano proprio ancorate al terreno. Riverso sulla schiena, col sole accecante che gli picchiava in fronte, il giovane cercò di prendere pian piano coscienza di dove si trovava realmente.
Le ore trascorsero lente, senza che alcuno dei passanti lo degnasse del benché minimo sguardo; tuttavia Neji avvertì chiaramente prima lo sfregare del muso di un cane, intento ad annusarlo, e dopo l'orinare di quest'ultimo sui suoi vestiti.
L'animale si allontanò tranquillo, con l'aria serena e soddisfatta, e Neji non ebbe la forza di scomporsi neanche del tanfo di quel rivolo giallastro sotto i raggi del sole cocente.
Solo nel tardo pomeriggio, quando il sole aveva smesso di picchiare da un bel po', Neji sembrò nuovamente in grado di sollevarsi e di rimettersi in piedi in qualche modo. Il suo cappello giaceva lì a pochi passi da lui e, chinandosi per raccoglierlo, lo sbatté appena con la mano e se lo rimise in capo con noncuranza. Adesso che era sufficientemente in grado di muoversi, prima di ritrovarsi coinvolto in qualcosa di peggio che un pugno in faccia, era dunque preferibile cambiare aria il prima possibile.
Purtroppo per lui, non aveva ancora fatto i conti con la sua nuova condizione di "ricercato"...
Subito il giorno dopo la sua fuga infatti, Hiashi Hyuga si era impegnato personalmente affinché la taglia sulla testa di suo nipote Neji fosse visibile ad ogni cacciatore di taglie affamato. Ecco perché, a distanza di sole due settimane, i manifesti col volto del ragazzo erano affissi ovunque.
Alcune avide carogne erano già sulle sue tracce da diversi giorni e, trovandosi per l'appunto proprio in quella stessa cittadina, la sagoma del giovane dai capelli sporchi lunghi fin sotto le spalle non passò inosservata ai loro occhi di sciacalli.
L'avevano avuto sotto il naso per un'intera mattinata, sfinito e quasi del tutto privo di sensi, e ciononostante avevano riconosciuto la sua faccia solo ora che si trascinava di nuovo ritto e in piedi. Gli occhi completamente bianchi erano uguali a quelli del manifesto, non c'era alcun dubbio, il moccioso che cercavano era proprio lui.
Sulle prime Neji sembrò non accorgersi degli sguardi e delle smorfie crudeli che gli puntavano addosso. Tuttavia, non appena i suoi sensi avvertirono chiaramente l'atmosfera silenziosa che precede il pericolo imminente, le vene attorno agli occhi fecero confluìre il suo chakra istintivamente.

- Byakugan!

Grazie allo speciale angolo di visuale a 360°, nessun farabutto poteva muoversi a meno di venti metri da lui senza essere visto. Neji registrò mentalmente la posizione di una mezza dozzina di uomini e altrettante pistole che venivano caricate e puntate nella sua direzione; le orecchie avvertirono lo scatto metallico di un cane che veniva armato e, giusto un attimo prima dello sparo, il ragazzo si buttò a terra e il proiettile fischiò sopra il cappello senza alcun danno.
Subito altri colpi vennero sparati ma, riuscendo a seguirne la traiettoria grazie ai suoi occhi, Neji poté evitarli facilmente e correre al riparo. Mentre correva però, incurante delle persone che si trovavano lungo la strada in quel momento, gli abitanti lo videro schizzare come un dannato... mentre gli innocenti che avevano la sfortuna di trovarsi lì per caso venivano brutalmente uccisi uno dopo l'altro. Ovviamente, dato il panico che scoppiò in quel momento, Neji era come un "diavolo dell'inferno"; un abominio che, passando in mezzo a loro, uccideva le sue vittime senza alcuna pietà; l'unica cosa che i superstiti riuscirono a ricordare di quel giorno furono i corpi straziati delle persone che crollavano a terra al suo passaggio, completamente crivellate dai proiettili, e il volto dagli occhi di ghiaccio del giovane ricercato che sembrava del tutto incurante di un tale massacro.
Molti gridarono "All'assassino!" ma i veri assassini continuarono imperterriti a sparare alla cieca, nel tentativo di piantare almeno una pallottola in corpo al loro prezioso bersaglio.
Improvvisamente Neji scartò velocemente di lato alla strada e si tuffò al riparo di un'abitazione. Nascosto dietro ad alcune casse vuote e barili di legno, il giovane cercò di valutare correttamente la sua prossima mossa. I suoi inseguitori erano killer, abituati nello sparare a vista, perciò doveva cercare di allontanarsi dalla città senza farsi notare.
Purtroppo il Byakugan registrò un'altra presenza alle sue spalle: una bambina intenta a giocare con il suo cerchio, ignara del pericolo che regnava in strada in quel momento...
D'istinto Neji si alzò dal suo nascondiglio.
Voleva gridarle di scappare, di mettersi al sicuro, ma non ebbe neppure il tempo di aprire bocca.
Come i killer lo videro alzare la testa, le pistole spararono immediatamente.
Due dei proiettili attraversarono il petto e la fronte della bambina, uccidendola all'istante, proprio davanti ai suoi occhi. Neji vide il corpo di quella piccola e fragile creatura accasciarsi al suolo, come un mucchio di foglie secche, e solo quando questa rimase immobile si rese conto di quanto era realmente successo.

- E' nostro, ormai - urlarono i vermi alle sue spalle, prendendo la mira per finirlo.

Accadde tutto in un attimo!
La rabbia mista al dolore e all'angoscia, per quanto era appena successo, mossero il braccio di Neji come per istinto. I suoi occhi mandarono un vivido lampo di collera e, contemporaneamente, la sua mano impugnò la colt e fece fuoco verso quegli schifosi assassini.
Un colpo per ciascuno, senza neanche il tempo di rendersene conto, e tutti e sei erano già morti prima ancora di toccare terra.
L'attimo dopo Neji si rese conto della canna della pistola fumante nella sua mano destra e del corpo della bambina morta alle sue spalle...

- Seilinaaa !!!

L'urlo di estrema sofferenza, l'urlo di un padre che ha appena visto il cadavere di sua figlia, riecheggiò ancora nella mente di Neji per molto... molto tempo.
L'uomo si gettò disperatamente sul corpo della bambina, stringendolo nel disperato tentativo di rianimarla, ma questo era già freddo e immobile. Un rivolo di sangue sottile lungo le sue labbra e gli occhi sbarrati nell'inespressività della morte... Anche quell'immagine sarebbe rimasta impressa nella mente di Neji, insieme al dolore e al rimpianto.

- Assassino - sibilò l'uomo tra i denti, sollevando verso Neji suoi occhi carichi di odio.

Neji aveva ancora in mano la pistola ed era un criminale ricercato.
Decine e decine di testimoni lo avevano "visto" correre tra la folla facendo strage di povere vittime innocenti.
Chi mai lo avrebbe ascoltato, se anche avesse provato a dire la verità?

- ASSASSINO - urlò la folla di rimando, riscuotendo completamente Neji dal suo torpore.

Non c'era niente che potesse fare.
Non c'era nulla che potesse dire.
Per gli abitanti di Takuna City era solo uno schifoso e lurido assassino fuorilegge... Poteva vederlo chiaramente negli occhi che aveva puntati addosso, affilati come lame di coltello, e tutto ciò che poteva fare era scappare.
Scappare via dall'orrore di tutte quelle morti.
Scappare via dal rimorso di tutto quel sangue.
Scappare...

***

E scappando per anni, dagli inseguitori e da sé stesso, Neji aveva dovuto convivere con tanti e tali sensi di colpa sufficienti a distruggere chiunque. Tenten rimase sconvolta, nell'apprendere i particolari del suo racconto, ma non dubitò in alcun modo sulla veridicità delle sue parole. Nessun essere umano poteva mentire su una storia del genere.
Nessuno...

- Adesso capisco - mormorò Tenten con un filo di voce. - Finalmente capisco molte cose...
- E' come se l'avessi uccisa - l'interruppe Neji, senza nemmeno la forza di sollevare il capo. - Gli abitanti di qui, quella bambina, e tutti gli innocenti che sono morti a causa mia... E' come se li avessi uccisi io!
- Ma che stai dicendo ?!?

Tenten non sapeva cosa dire.
Era chiaro che Neji si sentisse ancora oggi terribilmente in colpa per l'accaduto, ma non era stato lui a premere il grilletto né contro la bambina né contro qualunque altro abitante di quella città.

- Non puoi sentirti responsabile per quanto è successo - esclamò Tenten con veemenza. - Posso forse immaginare quello che hai provato, ma non sei stato tu a sparare!
- E con questo - rispose Neji calmo, voltandosi a guardarla. - Cambia forse qualcosa?

Tenten non sapeva assolutamente cosa rispondere.
Era la prima volta che sentiva di una storia del genere, e non avrebbe mai immaginato che un tipo apparentemente privo di sentimenti come Neji potesse aver vissuto una simile esperienza.

- Dovunque io mi trovo, la gente muore - disse lui, sollevando la mano davanti a sé. - La morte mi accompagna come un'ombra ma, invece di prendermi, preferisce prendere chi ha la sfortuna di trovarsi vicino a me: io non volevo la morte di nessuno, nessuno... Altri hanno desiderato la morte per me e, non potendo evitare la morte, sono diventato la morte!

Neji disse queste parole con un tono tale da fare accapponare la pelle.
Nella sua voce c'erano tutta la rabbia e la frustrazione di un uomo che aveva visto cose terribili, cose che avrebbe preferito di gran lunga non vedere, ma che erano successe purtroppo.
Malgrado le dita immobili e il contorno violàceo della sua mano spezzata, Neji sentiva solo di provare un gran senso di rimorso. Non era stato lui a premere il grilletto, né contro quella bambina né contro gli abitanti di Takuna City, ciononostante degli innocenti erano morti per causa sua.
Non poteva fingere di ignorarlo.
Ancora oggi non riusciva a convincersi di non avere il loro sangue sulla coscienza.
Aveva ucciso molte persone, chi più chi meno meritevole di morire, ma il volto di quella bambina e i suoi occhi sbarrati gli pesavano sulla coscienza più di tutto il sangue versato negli anni. Oramai era stanco di scappare, non aveva fatto altro per anni, l'unica cosa che voleva adesso era liberarsi di quel peso una volta per tutte.

- Ho risposto alla tua domanda - tagliò corto bruscamente. - E ora tu e Rock Lee fareste meglio ad andarvene, prima che...

Neji non fece in tempo a finire la frase che, con un rumore assordante come di tuono nell'aria, il paese si riempì di grida bestiali e lamenti terrorizzati. Fuori della prigione, sembrava essere scoppiato improvvisamente il finimondo.

- Ma che sta succedendo? - domandò Tenten, temendo che qualcuno si fosse accorto di Rock Lee sul lucernario.

Nello stesso momento però, il giovane pistolero dalle folte sopracciglia scure e i capelli a caschetto rientrò in fretta nella stanza col fiatone.

- Rock Lee - esclamò Tenten. - Cosa diavol...
- Banditi - rispose l'altro, conoscendo già la sua domanda. - Stanno mettendo a ferro e fuoco la città con la dinamite!

( continua )

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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