The Keeper

di Gavriel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto (reloaded) ***
Capitolo 2: *** Freni rotti ***



Capitolo 1
*** Antefatto (reloaded) ***






Attenzione! questo è un antefatto, un mostro che popola milioni di libri e che ha il solo compito di ritardare la vicenda di qualche pagina, saltate se siete pigri, leggete se siete curiosi, e se siete entrambi saltate e poi, ta qualche capitolo leggete, così ci sarà da colle gare qualche tassello..







Antefatto:
 Una cosa della quale non si sente il bisogno, ma che è comunque necessaria.




L
ancinante dolore, all'altezza dei polsi, polmoni pieni di sangue, viso tumefatto.
Il Custode arrancava verso l'imponente Struttura, al suo passaggio, ogni parete, anima, sasso o guardia si incurvava verso di lui, in una lenta deformazione: era la forza di gravità che Jaik, un corpo così concreto, esercitava su quell'universo impalpabile; davanti a lui svettava un edificio simile ad un'arena, con amplie finestre a guglie e  un'apertura al centro, vasta quanto la struttura stessa.
 Tenendo a fatica il collo in alto di lasciò sfuggire un sospiro, poi lo sguardo cadde sulle guardie da cui era scortato: ognuna teneva tra le mani un cappio,legato al suo collo. Jaik notò l'impercettibile incrinazione nelle loro figure; sarebbe facilmente pouto scappare, ma la stanchezza e il peso invisibile delle sue azioni, lo stesso che gli impediva di librarsi, lo trattennero. Desiderava solo annullarsi.
Non si accorse di quanto fosse vicina la struttura finchè non venne avvolto nella sua ombra fresca, lo scortarono fino ad un pertugio: quella non  era l'entrata principale, situata centinaia di metri più in alto, era quella destinata ai processati, e si diceva potesse essere varcata solo una volta nella vita. Jaik entrò solo, in un corridoio in penombra, toccò le pareti con un braccio legato: non si deformavano a contatto con la sua pelle, erano di vera pietra. Jaik si fermò per un attimo e appoggiò la fronte sulla parete: sentiva la pienezza delle pietre, la loro fisicità travolgerlo:  le viscere di quel mondo celeste,  il paradiso era posato su pilastri di materia.
Percorse il corridoio, posando i polpastrelli sulle pareti, e giunse all'uscita: per qualche istante rimase abbagliato, poi, quando i suoi occhi si abituarono alla luce, riconobbe l'ariosa cavea, le gradinate del consiglio
che correvano per tutto il perimetro.
Un piccolo manipolo di guardie provvedette a liberarlo e Jaik si ritrovò a camminare verso il centro del tribunale; passò uno sguardo alla giuria immobile: solo una figura dalla tribuna centrale parve seguire il suo movimento; Jaik girò il collo, aguzzò la vista e riconobbe una donna con lunghi capelli neri fissarlo. Jaik ebbe un tuffo al cuore: Ann… per un lungo istante si guardarono, finché lui non arrivò al centro. Il perimetro di guardie intorno a lui si allargò lasciandolo solo nello spiazzo.
Rimase in silenzio aspettando la pioggia dei capi d’accusa, ma non arrivò. Di contro si alzò dal seggio il capo consigliere:
- INTERVENTI NOTEVOLI NEL MONDO INTELLEGIBILE_ Jaik si inchinò istintivamente_ IL CUSTODE QUI PRESENTE DICHIARA DI ESSERE STATO AUTORE DI TALI AZIONI?
Jaik assentì, senza parlare. Si levò un'altro angelo, dal fondo delle tribuna dietro di lui:
-Cos'ha fatto di così grave per meritare l'annullamento?
-HA PROVOCATO LA MORTE DEL SUO PROTETTO_ risposeil Capo consigliere, poi aggiunse_  ALIK DJABRAILOV, prima del conflitto risolutivo.aggiuse abbassando la voce.
Il silenzio pervase l'arena. Jaik continuava a tenere il volto chino. D'improvviso sentì qualcosa sfiorargli il viso;alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di Ann: Jaik fece appena in tempo a biascicare un no, che venne catturato da quelle sfere nere. Ann gli prese il viso, vi si avvicinò ed appoggiò la propria fronte su quella del custode; Jaik sentì il dolore defluire, stava assorbendo il suo male,si stava alleggerendo.Non appena potè, appoggiò d'istinto i propri polpastrelli sul collo non più evanescente di Ann, per aumentare la superficie di contatto, ma li ritrasse subito, cercando di distogliersi completamente, ma il salvifico dell'angelo lo costringeva a tenere aperto il canale; presto non sentì più nulla, se non i piedi che non toccavano più il terreno, o la luce che aumentava, attraverso le sue palpebre schiuse. Piano piano, anche la disperazione diventatva vuota e scemava, il rimorso si dileguava nella luce, il sangue staccarsi da lui, ormai privo di qualunque forza attrattiva. Sentiva le braccia di Ann diventare sempre più rigida e pesante, e ben bresto fu jaik a sorreggerla; quando il contatto venne rotto, lei era sfinita e pesantissima: i lunghi capelli neri ricadevano verso il lontanissimo pavimento, i suoi occhi rimasero un poco in compagnia di quelli del custode, che, sfiorandole uno zigomo con le labbra le ritrasmise un po' di serenità. La portò dal capo consigliere, che la accolse  tra le braccia.
Da vicino gli parlò, guardanolo neglio occhi:
- Anche se hai lasciato morire uno degli uomini più importanti, rimani uno dei custodi più capaci dell'Intelligenza celeste, perciò ti verrà data un'altra possibilità di custodire, poi se vorrai potrai lasciarti decadere.
Il custode assentì, i suoi capelli danzarono al movimento del capo, sorrise, si voltò e spiccò un salto verso l'uscita,euforico.

Per coloro che detestano gli antefatti: perdonatemi, sono una di voi, ma volevo mantenere l'intreccio più lineare possibile, almeno per questi primi capitoli, che cosa dire, perdonatemi.

Grazie a yuuki, che mi ha aperto gli occhi sullamia sbadataggine, chiedo scusa: avendo cancellato il vecchio account ho perso anche il suo nick, mi ricordo solo la firma,  che è quella in celeste.


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Capitolo 2
*** Freni rotti ***




Cap 2
Freni rotti: Dove Helori incontra il suo Custode, ma se lo scorda subito


Helori stiracchiò le sue lunghe braccia da adolescente e si affrettò a pedalare lungo la strada che costeggiava il fiume: doveva sbrigarsi se non voleva arrivare a casa fradicia. Nonostante fossero quasi le due di pomeriggio, il cielo carico di pioggia lasciava trasparire solo il grigio dell'asfalto lucido, il verde dell'acqua in piena e il rosso, dei fanali delle poche auto in circolazione. Helori pedalò più forte: poco più avanti c'era una salita, che portava ad un ponte;alla sua sinistra le macchine sfrecciavano sollevando spruzzi d'acqua sulla ragazza, che cominciava ad averne abbastanza. Alla fine sbuffando e brontolando si trovò senza accorgersene sul ponte di pietra: costruito dai romani era un punto privilegiato per vedere la sua città: lungo le ampie volte del fiume si potevano distinguere diversi nuclei architettonici: dai vecchi palazzi medievali alle case settecentesche, ai capannoni industriali del dopoguerra.
persa nell'osservare helori fermò la bici e guardò il fiume, reso gonfio dalla pioggia. chissà dove erano ora le tartarughe che vedeva d'estate. Che pensiero infantile si disse, quando reinforcò la bici e si accinse a ripartire, discendendo verso l'altra sponda, Ma qualcosa non andava: era troppo veloce, la pietra bagnata non aveva presa sulle ruote sottili e sguscuava via, la discesa si faceva più ripida. Helorì diede un'occhiata più in basso dove perpendicolarmente correva una strada piuttosto trafficata, diede un colpo di freno, era rotto: stringendo le dita intorno ai manubri cercava di frenare con i piedi ma perse l'equilibrio; piegò verso sinistra per non cadere e finì in mezzo alla strada.
Sentì lo stridio dei freni.
Poi vide la macchina.
Un tergicristallo.
Il ponte che si allontanava e le sgusciava da sotto, per un attimo rimase come sospesa in alto, poiprecipitò verso le acque in piena e ci finì dentro; erano gelide e marrroni.
Orientandosi con le bolle d'aria riuscì a salire in superficie, ma i flutti la sommergevano di continuo: annaspò per qualche secondo cercando di portarsi verso riva, non riusciva quasi più a muovere le gambe ne a respirare, il gelo la sommerse...     sentiva il suo corpo roteare sott'aqua, preda della corrente, i polmoni le si riempirono di fango e acqua, con gli occhi socchiusi vide una forma  scura avvicinarsi, Helori sorrise alla morte.


Inspirò forte, poi tossì tutto il fango dai polmoni. Helori aprì gli occhi: si trovava sulle fondamenta di uno dei pilastri del ponte, in mezzo al fiume, precisamente era seduta su uno spesso strato di escrementi di piccione,resi mollicci dalla pioggia.
-un bravo custode ti lascerebbe andare in bici in giorni come questi.
Helori cacciò un gridolino strozzato:vicino a lei un ragazzo stava in piedi, tenendo per il manubrio la sua bicicletta rossa: era lì, sulle fondamenta, assieme a lei.
Helori tossì ancora un po' d'acqua:
- sei stato tu?
-a fare cosa?_rispose allusivo; il suo volto era segnato, i suoi capelli e abiti erano fradici: o era logico oppure molto improbabile che fosse stato lui.
-A tirarmi fuori da lì- disse Helori indicando l'acqua.
-Si. Sono stato io_ poi mosse a vuoto la maniglia del freno rotto,  si chinò fino ad arrivare alla sua altezza_è brutto non potersi fermare.
Helori non disse niente,
neanche grazie
: troppo surreale; vide il ragazzo scrutare nervoso in alto, verso il bordo del ponte, che già si stava affollando e sbuffare:
-Sta cominciano ad arrrivare gente_ disse poi rivolgendosi a lei, ad un palmo di distanza_ meglio andarsene.
Helori fece per toccarlo ma lui si scostò alzandosi.
-chi sei?
il ragazzo raccolse la bici, Helori si alzò, l'idea di rimanere da sola sul pilastro di un ponte, dopo quel volo, non era delle più auspicabili, in più,anche se a quanto pare le aveva salvato la vita,pensava di ignorarla bellamente!
-chi sei?
Finalmente lui si voltò, la fissò per un lungo momento, inspirò profondamente:
-Tremi? Hai freddo?
in quello stesso attimo realizzò di avere ferddo:forse era per quello che Helori non vedeva bene lo sconosciuto era scossa da violenti brividi. in lontananza si sentì la sirena dell'ambulanza, il giovane sbuffò:
 perchè mi mettono sempre così tanta fretta?
Allargò le braccia, Helori venne investita da un fiotto d'aria calda e smise di tremare.Lo dconodciuto la guardò di nuovo:
-Sali in bici
Helori non mosse un passo: le si erano formate in testa mille teorie per spiegare la presenza di  una ragazza fradicia, una bici da bersagliere antiluviana ed uno sconosciuto,peraltro piuttosto svitato in mezzo ad un fiume in piena ed erano una più improbabile dell'altra.
Lui guardò ancora al ponte. Lei gli sparò uno sguardo feroce a mo' di raggio laser. Lui, spazientito lasciò la bici, che rimanette in equilibrio, e percorse i due passi che li separavano:
Io  mi chiamo Jaik, e ti ho appena salvata da morte certa_ Helori inarcò un sopracciglio_  l'ho fatto perchè sono il tuo custode personale, e francamente ti è andata male perchè ne hai beccato uno davvero incapace.
Detto questo battè un piede per terra e fu tutto.


-Helori, la mangi quella salsicia?
La ragazza sbattè le parbebre più volte, prima di capire che si trovava a tavola, nella sua cucina.Ma come ci era arrivata?
-Quginaaa
Helorì realizzò anche di essere a pranzo, meccanicamente porse il piatto al tipo alla sua destra,che ben presto riconobbe come suo cugino Daniel; che ora aveva preso la salsiccia con la forchetta, come al solito non si preoccupò di tagliarla e se la mangiava a morsi: inutile dire che Daniel Apparteneva a quella fortunata ed eletta razza di disgraziati che ingurgitano senza ingrassare.
-Allora, mi stavi raccontando di Ariadne_ disse puntando la salsiccia con le estremità ballonzolanti verso di lei
-Niente, aveva organizzato quella festa al Park per vedere come sarebbero andate le cose, ma a quanto pare Nicosia è un deficente completo
-Cosè successo allora?
Se non fosse stato per la bocca piena di salsiccia, Daniel sarebbe sembrato uno di quei antichi punk irlandesi degli anni sessanta: Capelli castano chiaro, lunghi fino alle spalle, gli occhi turchesi degli O'Driscal, e un viso spigoloso, che spesso gli dava un'aria da sovversivo, Ma ora sembrava più che altro un incrocio tra una comare e uno psicanalista:
-Beh... lei ha fatto la civet... no, qualcosa di più grosso... la panter...
-La gatta morta?
-Esatto. non ha fatto altro che strusciarsisi addossso per tutta la sera... il fatto è che lui li manda, i segnali, e lei è anche carina... ma dove ha sbaglaito?
-Ma non ha sbagliato _disse daniel candido_è che Nicosia è...
Helori inarcò le sopppracciglia:
-gay?
-No
-Innamorato di sua sorella?
-No!
-E' forse un alie...
-E FAMMI FINIRE!!
-allora?
-O è veramente poco furbo, e non mi trovo nella posizione di azzardare un giugizio tale, o Luce non gli piace abbastanza_ si rivolse di nuovo alla sua interlocutrice_ un uomo, se davvero vuole stare assieme ad una donna, può trovare mille modi per farlo.
Detto questo Daniel si ficcò in bocca il resto della salsiccia, soddisfatto.
Continuarono a chiacchrare fino alla fine del pranzo. non capitava di rado che i due cugini si trovasssero a pranzare da soli: Daniel aveva appena finito la laurea triennale e si godeva le ultime beate settimane prima dell' inizio dei corsi, mentre Helori frequentava ancora le superiori nella scuola pubblica della città; inoltre i genitori di entrambi facevano mestieri e lavori che finivano tardi, in particolare la mamma di lei era maestra di elementari, perciò sarebbe tornata a casa solo alle quattro passate, assieme a Gwen, la sua sorellina.
Helori si sfregò i palmi col pensiero: tra poco avrebbe fatto finta di studiare per un'oretta, non prima di giocare all'x-box.
-Heloriiii
-Si? disse una voce lontana, in sala
-Sei crudele! non aiuti il tuo povero cugino?
Helori riornò  in cucina, sbuffando, ad aiutare il suo povero cugino e insieme pulirono la cucina, nel senso che lei puliva tovaglia e tavolo e lui buttava a casaccio i piatti nella lavastoviglie: non si poteva mai sperare in un lavoretto certosino, non con Daniel, pressapochista patentato, ne con Helori, scansafatiche con certificazione europea; in ogni caso ci misero molto poco, animati sopratutto dall'ira della made di Helori.
-Oggi vai tu  prendere Adele?
Helori diede un'ochiata alla finestra, oltre la quale si stava scatenando il diluvio: fece per dire di si, ma qualcosa le impedì di pronunciarsi, un brutto alone girava quel giorno sulla sua bici, e per fortuna oggi era riuscita a tornare a casa senza intoppi; si voltò verso Daniel, il quale era assorto nella contemplazione di un punto dietro alle sue spalle. Di sicuro non stava guardando la pioggia, Helori si voltò, per vedere che cosa stesse attirando la sua attenzione, ma non scorse nulla, quado Daniel:
-che c'è?
-Oh, niente. Partita?
disse ammiccando verso l'xbox. Helori prese quel cambio di argomento più entusiasticamente di quanto avrebbe dovuto:
-Rock band!!!


Sul nome della protagonista: cercavo un nome celtico, ma sembra che questo, sebbene non mi faccia impazzire, sia entrato bene nella mia testa.

Anticipazioni: si va al sodo!
Nota: questa è, o vuole esseere una storia briosa, se il ritmo cala pestatemi a parole (se ne avete voglia)

Grazie mille alle dieci persone che per sbaglio sono capitate in questa storia.
Gavi.

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