The Keeper di Gavriel (/viewuser.php?uid=49679)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto (reloaded) ***
Capitolo 2: *** Freni rotti ***
Capitolo 1 *** Antefatto (reloaded) ***
Attenzione! questo
è un antefatto, un mostro che popola milioni di libri e che ha il solo
compito di ritardare la vicenda di qualche pagina, saltate se
siete pigri, leggete se siete curiosi, e se siete entrambi saltate e
poi, ta qualche capitolo leggete, così ci sarà da colle gare qualche
tassello..
Antefatto:
Una cosa della quale non
si sente il bisogno, ma che è comunque necessaria.
Lancinante dolore, all'altezza
dei polsi, polmoni pieni di sangue, viso tumefatto.
Il
Custode arrancava verso l'imponente Struttura, al suo passaggio, ogni
parete, anima, sasso o guardia si incurvava verso di lui, in una lenta
deformazione: era la forza di gravità che Jaik, un corpo così concreto,
esercitava su quell'universo impalpabile; davanti a lui svettava un
edificio simile ad un'arena, con amplie finestre a guglie e
un'apertura al centro, vasta quanto la struttura stessa.
Tenendo
a fatica il collo in alto di lasciò sfuggire un sospiro, poi lo sguardo
cadde sulle guardie da cui era scortato: ognuna teneva tra le mani un
cappio,legato al suo collo. Jaik notò l'impercettibile incrinazione
nelle loro figure; sarebbe facilmente pouto scappare, ma la stanchezza
e il peso invisibile delle sue azioni, lo stesso che gli
impediva
di librarsi, lo trattennero. Desiderava solo annullarsi.
Non si
accorse di quanto fosse vicina la struttura finchè non venne
avvolto nella sua ombra fresca, lo scortarono fino ad un pertugio:
quella non era l'entrata principale, situata centinaia di
metri
più in alto, era quella destinata ai processati, e si diceva potesse
essere varcata solo una volta nella vita. Jaik entrò solo, in un
corridoio in penombra, toccò le pareti con un braccio legato: non si
deformavano a contatto con la sua pelle, erano di vera pietra.
Jaik si fermò per un attimo e appoggiò la fronte sulla parete: sentiva
la pienezza delle pietre, la loro fisicità travolgerlo: le
viscere di quel mondo celeste, il paradiso era posato su
pilastri di materia.
Percorse
il corridoio, posando i polpastrelli sulle pareti, e giunse all'uscita:
per qualche istante rimase abbagliato, poi, quando i suoi occhi si
abituarono alla luce, riconobbe l'ariosa cavea, le gradinate del
consiglio
che correvano per
tutto il
perimetro.
Un piccolo manipolo di
guardie provvedette a liberarlo e Jaik si ritrovò a camminare verso il
centro del tribunale; passò uno sguardo alla giuria immobile: solo una
figura
dalla tribuna centrale parve seguire il suo movimento; Jaik girò il
collo, aguzzò
la vista e riconobbe una donna con
lunghi capelli neri fissarlo. Jaik ebbe un tuffo al cuore: Ann… per un lungo istante si guardarono,
finché lui non arrivò al
centro. Il perimetro di guardie intorno a lui si allargò lasciandolo
solo nello
spiazzo.
Rimase in silenzio
aspettando la pioggia dei capi d’accusa, ma non arrivò. Di contro si
alzò dal
seggio il capo consigliere:
- INTERVENTI NOTEVOLI
NEL MONDO
INTELLEGIBILE_ Jaik si inchinò istintivamente_
IL CUSTODE QUI PRESENTE
DICHIARA DI ESSERE STATO
AUTORE DI TALI AZIONI?
Jaik assentì, senza
parlare. Si levò un'altro angelo, dal fondo delle tribuna dietro di lui:
-Cos'ha fatto di così
grave per meritare l'annullamento?
-HA
PROVOCATO LA MORTE DEL SUO PROTETTO_ risposeil Capo consigliere, poi
aggiunse_ ALIK DJABRAILOV, prima del conflitto
risolutivo.aggiuse
abbassando la voce.
Il
silenzio pervase l'arena. Jaik continuava a tenere il volto
chino. D'improvviso sentì qualcosa sfiorargli il viso;alzò lo sguardo e
i suoi occhi incontrarono quelli di Ann: Jaik fece appena in tempo a
biascicare un no, che venne
catturato da quelle sfere nere. Ann gli prese il viso, vi si avvicinò
ed
appoggiò la propria fronte su quella del custode; Jaik sentì il dolore
defluire, stava
assorbendo il suo male,si stava alleggerendo.Non
appena potè, appoggiò d'istinto i propri polpastrelli sul collo non più
evanescente di Ann, per aumentare la superficie di contatto, ma li
ritrasse subito, cercando di distogliersi completamente, ma il
salvifico dell'angelo lo costringeva a tenere aperto il
canale; presto non sentì più nulla, se non i piedi che non
toccavano più il terreno, o la luce che aumentava, attraverso le sue
palpebre schiuse. Piano piano, anche la disperazione diventatva vuota e
scemava, il rimorso si dileguava nella luce, il sangue staccarsi da
lui, ormai privo di qualunque forza attrattiva. Sentiva le braccia di
Ann diventare sempre più rigida e pesante, e
ben bresto fu jaik a sorreggerla; quando il contatto venne rotto, lei
era sfinita e pesantissima: i lunghi capelli neri ricadevano verso il
lontanissimo pavimento, i suoi occhi rimasero un poco in compagnia di
quelli del custode, che, sfiorandole uno zigomo con le labbra le
ritrasmise un po' di serenità. La portò dal capo consigliere, che la
accolse tra le braccia.
Da vicino gli parlò,
guardanolo neglio occhi:
-
Anche se hai lasciato morire uno degli uomini più importanti, rimani
uno dei custodi più capaci dell'Intelligenza celeste, perciò ti verrà
data un'altra possibilità di custodire, poi se vorrai potrai lasciarti
decadere.
Il
custode assentì, i suoi capelli danzarono al movimento del capo,
sorrise, si voltò e spiccò un salto verso l'uscita,euforico.
Per coloro che detestano gli antefatti: perdonatemi, sono
una di voi, ma volevo mantenere l'intreccio più lineare possibile,
almeno per questi primi capitoli, che cosa dire, perdonatemi.
Grazie a yuuki,
che mi ha aperto gli occhi sullamia sbadataggine, chiedo scusa: avendo
cancellato il vecchio account ho perso anche il suo nick, mi ricordo
solo la firma, che è quella in celeste.
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Capitolo 2 *** Freni rotti ***
Cap 2
Freni
rotti: Dove Helori incontra il suo Custode, ma se lo scorda subito
Helori
stiracchiò le sue lunghe braccia da adolescente e si affrettò a
pedalare lungo la strada che costeggiava il fiume: doveva sbrigarsi se
non voleva arrivare a casa fradicia. Nonostante fossero quasi le due di
pomeriggio, il cielo carico di pioggia lasciava trasparire solo il
grigio dell'asfalto lucido, il verde dell'acqua in piena e il rosso,
dei
fanali delle poche auto in circolazione. Helori pedalò più forte: poco
più avanti c'era una salita, che portava ad un ponte;alla sua sinistra
le macchine sfrecciavano sollevando spruzzi d'acqua sulla ragazza, che
cominciava ad averne abbastanza. Alla fine sbuffando e brontolando si
trovò senza accorgersene sul ponte di pietra: costruito dai romani era
un punto privilegiato per vedere la sua città: lungo le ampie volte del
fiume si potevano distinguere diversi nuclei architettonici: dai vecchi
palazzi medievali alle case settecentesche, ai capannoni industriali
del dopoguerra.
persa nell'osservare helori fermò la bici e guardò
il fiume, reso gonfio dalla pioggia. chissà dove erano ora le
tartarughe che vedeva d'estate. Che
pensiero infantile
si disse, quando reinforcò la bici e si accinse a ripartire,
discendendo verso l'altra sponda, Ma qualcosa non andava: era troppo
veloce, la pietra bagnata non aveva presa sulle ruote sottili e
sguscuava via, la discesa si faceva più ripida. Helorì diede
un'occhiata più in basso dove perpendicolarmente correva una strada
piuttosto trafficata, diede un colpo di freno, era rotto: stringendo le
dita intorno ai manubri cercava di frenare con i piedi ma perse
l'equilibrio; piegò verso sinistra per non cadere e finì in mezzo alla
strada.
Sentì lo stridio dei freni.
Poi vide la macchina.
Un tergicristallo.
Il
ponte che si allontanava e le sgusciava da sotto, per un attimo rimase
come sospesa in alto, poiprecipitò verso le acque in piena e ci finì
dentro; erano gelide e marrroni.
Orientandosi con le bolle d'aria
riuscì a salire in superficie, ma i flutti la sommergevano di continuo:
annaspò per qualche secondo cercando di portarsi verso riva, non
riusciva quasi più a muovere le gambe ne a respirare, il gelo la
sommerse... sentiva il suo corpo roteare
sott'aqua, preda
della corrente, i polmoni le si riempirono di fango e acqua, con gli occhi
socchiusi vide una forma scura avvicinarsi, Helori sorrise
alla morte.
Inspirò
forte, poi tossì tutto il fango dai polmoni. Helori aprì gli occhi: si
trovava sulle fondamenta di uno dei pilastri del ponte, in mezzo al
fiume, precisamente era seduta su uno spesso strato di escrementi di
piccione,resi mollicci dalla pioggia.
-un bravo custode ti lascerebbe andare in bici in giorni come questi.
Helori
cacciò un gridolino strozzato:vicino a lei un ragazzo stava
in piedi, tenendo per il manubrio la sua bicicletta rossa: era lì,
sulle fondamenta, assieme
a lei.
Helori tossì ancora un po' d'acqua:
- sei stato tu?
-a
fare cosa?_rispose allusivo; il suo volto era segnato, i suoi capelli e
abiti erano fradici: o era logico oppure molto improbabile che fosse
stato lui.
-A tirarmi fuori da lì- disse Helori indicando l'acqua.
-Si.
Sono stato io_ poi mosse a vuoto la maniglia del freno rotto,
si
chinò fino ad arrivare alla sua altezza_è brutto non potersi fermare.
Helori non disse niente, neanche grazie: troppo surreale;
vide il ragazzo scrutare nervoso in alto, verso il bordo del ponte, che
già si stava affollando e sbuffare:
-Sta cominciano ad arrrivare gente_ disse poi rivolgendosi a lei, ad un
palmo di distanza_ meglio andarsene.
Helori fece per toccarlo ma lui si scostò alzandosi.
-chi sei?
il ragazzo raccolse la bici, Helori si alzò, l'idea di rimanere da sola
sul pilastro di un ponte, dopo
quel volo, non era delle più auspicabili, in più,anche se
a quanto pare le aveva salvato la vita,pensava di ignorarla bellamente!
-chi sei?
Finalmente lui si voltò, la fissò per un lungo momento, inspirò
profondamente:
-Tremi? Hai freddo?
in
quello stesso attimo realizzò di avere ferddo:forse era per quello che
Helori non vedeva bene lo sconosciuto era scossa da violenti brividi.
in lontananza si sentì la sirena dell'ambulanza, il giovane sbuffò:
perchè mi mettono sempre così tanta fretta?
Allargò le braccia, Helori venne investita da un fiotto d'aria calda e
smise di tremare.Lo dconodciuto la guardò di nuovo:
-Sali in bici
Helori
non mosse un passo: le si erano formate in testa mille teorie per
spiegare la presenza di una ragazza fradicia, una bici da
bersagliere antiluviana ed uno sconosciuto,peraltro piuttosto svitato
in mezzo ad un fiume in piena ed erano una più improbabile dell'altra.
Lui
guardò ancora al ponte. Lei gli sparò uno sguardo feroce a mo' di
raggio laser. Lui, spazientito lasciò la bici, che rimanette in
equilibrio, e percorse i due passi che li separavano:
Io mi
chiamo Jaik, e ti ho appena salvata da morte certa_ Helori inarcò un
sopracciglio_ l'ho fatto perchè sono il tuo custode
personale, e
francamente ti è andata male perchè ne hai beccato uno davvero incapace.
Detto questo battè un piede per terra e fu tutto.
-Helori, la mangi quella salsicia?
La ragazza sbattè le parbebre più volte, prima di capire che si trovava
a tavola, nella sua cucina.Ma come ci era arrivata?
-Quginaaa
Helorì
realizzò anche di essere a pranzo, meccanicamente porse il piatto al
tipo alla sua destra,che ben presto riconobbe come suo cugino Daniel;
che ora aveva preso la salsiccia con la forchetta, come al solito non
si preoccupò di tagliarla e se la mangiava a morsi: inutile dire che
Daniel Apparteneva a quella fortunata ed eletta razza di disgraziati
che ingurgitano senza ingrassare.
-Allora, mi stavi raccontando di Ariadne_ disse puntando la salsiccia
con le estremità ballonzolanti verso di lei
-Niente,
aveva organizzato quella festa al Park per vedere come sarebbero andate
le cose, ma a quanto pare Nicosia è un deficente completo
-Cosè successo allora?
Se
non fosse stato per la bocca piena di salsiccia, Daniel sarebbe
sembrato uno di quei antichi punk irlandesi degli anni sessanta:
Capelli castano chiaro, lunghi fino alle spalle, gli occhi turchesi
degli O'Driscal, e un viso spigoloso, che spesso gli dava un'aria da
sovversivo, Ma ora sembrava più che altro un incrocio tra una comare e
uno psicanalista:
-Beh... lei ha fatto la civet... no, qualcosa di più grosso... la
panter...
-La gatta morta?
-Esatto.
non ha fatto altro che strusciarsisi addossso per tutta la sera... il
fatto è che lui li manda, i segnali, e lei è anche carina... ma dove ha
sbaglaito?
-Ma non ha sbagliato _disse daniel candido_è che Nicosia è...
Helori inarcò le sopppracciglia:
-gay?
-No
-Innamorato di sua sorella?
-No!
-E' forse un alie...
-E FAMMI FINIRE!!
-allora?
-O
è veramente poco furbo, e non mi trovo nella posizione di azzardare un
giugizio tale, o Luce non gli piace abbastanza_ si rivolse di nuovo
alla sua interlocutrice_ un uomo, se davvero vuole stare assieme ad una
donna, può trovare mille modi per farlo.
Detto questo Daniel si ficcò in bocca il resto della salsiccia,
soddisfatto.
Continuarono
a chiacchrare fino alla fine del pranzo. non capitava di rado che i due
cugini si trovasssero a pranzare da soli: Daniel aveva appena finito la
laurea triennale e si godeva le ultime beate settimane prima dell'
inizio dei corsi, mentre Helori frequentava ancora le superiori nella
scuola pubblica della città; inoltre i genitori di entrambi facevano
mestieri e lavori che finivano tardi, in particolare la mamma di lei
era maestra di elementari, perciò sarebbe tornata a casa solo alle
quattro passate, assieme a Gwen, la sua sorellina.
Helori si sfregò i palmi col pensiero: tra poco avrebbe fatto finta di
studiare per un'oretta, non prima di giocare all'x-box.
-Heloriiii
-Si? disse una voce lontana, in sala
-Sei crudele! non aiuti il tuo povero cugino?
Helori
riornò in cucina, sbuffando, ad aiutare il suo povero cugino e
insieme pulirono la cucina, nel senso che lei puliva tovaglia e tavolo
e lui buttava a casaccio i piatti nella lavastoviglie: non si poteva
mai sperare in un lavoretto certosino, non con Daniel, pressapochista
patentato, ne con Helori, scansafatiche con certificazione europea; in
ogni caso ci misero molto poco, animati sopratutto dall'ira della made
di Helori.
-Oggi vai tu prendere Adele?
Helori
diede un'ochiata alla finestra, oltre la quale si stava scatenando il
diluvio: fece per dire di si, ma qualcosa le impedì di pronunciarsi, un
brutto alone girava quel giorno sulla sua bici, e per fortuna oggi era
riuscita a tornare a casa senza intoppi; si voltò verso Daniel, il
quale era assorto nella contemplazione di un punto dietro alle sue
spalle. Di sicuro non stava guardando la pioggia, Helori si voltò, per
vedere che cosa stesse attirando la sua attenzione, ma non scorse
nulla, quado Daniel:
-che c'è?
-Oh, niente. Partita?
disse ammiccando verso l'xbox. Helori prese quel cambio di argomento
più entusiasticamente di quanto avrebbe dovuto:
-Rock band!!!
Sul nome della protagonista: cercavo un nome celtico, ma
sembra che questo, sebbene non mi faccia impazzire, sia entrato bene
nella mia testa.
Anticipazioni: si va al sodo!
Nota: questa è, o vuole esseere una storia briosa, se il ritmo cala
pestatemi a parole (se ne avete voglia)
Grazie mille alle dieci persone che per sbaglio sono capitate in questa
storia.
Gavi.
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