Come il Fuoco, il Sangue e l'Amore

di Shark Attack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Iridi ***
Capitolo 2: *** Fuoco ***
Capitolo 3: *** Passione ***
Capitolo 4: *** Desiderio ***
Capitolo 5: *** Sensazioni ***
Capitolo 6: *** Tormenti ***
Capitolo 7: *** Gabbie ***
Capitolo 8: *** Boku no me wo mite ***



Capitolo 1
*** Iridi ***





Uno scoppio all'improvviso, seguito dal suono di una caduta violenta. E da un'agghiacciante silenzio dopo un solo urlo strozzato.
Naruto gettò immediatamente a terra i kunai e dimenticò di avere un avversario, dirigendosi più in fretta che poté nel punto in cui Sakura stava allestendo la sua trappola.
Eccola, eccola laggiù, sdraiata a terra in una posizione troppo contorta per essere voluta, coperta di terra e sepolta nel cratere dell'impatto dell'attacco ricevuto. «Sakura!»
Concluse la sua corsa affannata gettandosi al capezzale della ragazza, rischiando di finirle addosso. Il panico imperversava nel suo animo e sembrava indomabile.
«Sakura...»
Le afferrò il volto e la girò, respirava ancora ma era un movimento praticamente impercettibile sotto quella maschera di sangue, come lo era anche il flusso di chackra.
«Sakura!», la chiamò, «Coraggio, ti prego... Sakura, Sakura! »
Com'era possibile che un ninja medico si potesse ridurre a quel modo? Il mantello a nuvole rosse saettò tra i rami tra molte risate sguaiate e divertite.
«Maledetto!», urlò, «Me la pagherai!!»
«Provaci, poppante! Ma attento a chi ti porti in missione... se ci sarà una prossima volta! Huhuhuhu...»
Naruto imprecò e tentò un massaggio cardiaco, poi tornò ad osservare attentamente quel volto ora madido di sudore, gli occhi strizzati per le fitte di dolore che la pervadevano e, sentendo i suoi lamenti strazianti, si sentì morire. Afferrò la sua mano e la strinse con forza, come se con quel gesto avesse potuto curarla meglio, la sua Sakura.
«Ti prego, Sakura-chan, resisti...»
Due piccole lacrime gli rigarono il volto provato dall'impotenza della situazione. Se solo avesse imparato anche lui qualche tecnica di guarigione, se solo non fosse stato così pigro... ma in fondo aveva sempre avuto le doti auto-curative del Demone, e poi, per qualunque altra cosa, c'era Sakura...
Sì...
Una sensazione viscida e sgradevole gli attanagliò le viscere e sentì gli occhi della volpe perforarlo nel profondo. Bassi ringhi gli risuonarono nel petto. Lascia che me ne occupi io, suggeriva suadente il demone.
Naruto strinse con più forza la presa sulla mano della ragazza e tirò su col naso, scuotendo la testa.
Non può curarsi da sola e nessuno può curarla come potrei farlo io...
La sua voce assumeva un tono sempre più minaccioso, ma il ragazzo non se ne accorse, sconvolto com'era dalla conferma di ciò che stava pensando: Kakashi e Yamato sarebbero arrivati nel giro di pochi minuti, ma anche se avessero avuto una squadra medica a disposizione, nessuno sarebbe stato dotato di abbastanza chackra da poterla curare così in fretta, nessuno... se non Kyubi.
Imprecò mentalmente e maledisse il tempo che non gli permetteva di ragionare. Possibile che non ci potessero essere alternative?
No, non se teneva realmente alla sua vita. "Salvala”, disse cadendo in ginocchio davanti alle sbarre del sigillo, “ti prego...”
Il demone mostrò le zanne in un sinistro sorriso compiaciuto, mentre il giovane ninja posizionava le dita sul suo addome e si apprestava a liberarla. La spirale vorticò e si rigirò completamente su sé stessa, scomparendo nell'ombelico ed aprendo il sigillo, facendone riversare il suo potere che scorreva nero lontano da lui. Naruto si alzò in piedi ed afferrò con due dita il sigillo cartaceo che chiudeva le sbarre ed iniziò a staccarlo, lentamente, mentre sentiva le forze fluire via e dispersi sul pavimento della sua mente.
Coraggio... non te ne pentirai, te l'assicuro...
Non sarebbe più comparso suo padre per fermarlo, lo sapeva bene... ma non riusciva a non sperare di vedere il suo volto ancora una volta, in quel gesto estremo e disperato.
«Naruto! Non farlo, NO!»
Ma ormai sentiva freddo. Tanto freddo, fin nelle ossa, fin nel cervello.
«Fermati, fermati! Yamato, fai qualcosa!»
Hai quasi finito, bravo, continua...
Con un lievissimo “tic” il sigillo fu completamente rimosso.
I cancelli si spalancarono sotto l'ululato libero e soddisfatto della Volpe, che finalmente poté sgranchirsi, liberare per intero il suo potere e...
“Ora salvala”, gli intimò minaccioso in un ultimo sprazzo di vitalità.
«Naruto, Naruto!! Dannazione, Yamato, non riesci a contenerlo?»
«Ha aperto il sigillo!», gli rispose sgomento il capitano, mentre tentava disperatamente di bloccare il chackra rosso che aveva ricoperto completamente il ragazzo «Kyubi è libero!»
Kakashi afferrò un rotolo, si morse il pollice ed iniziò a scrivere col sangue arcani simboli su di esso e sul terreno, lanciando ogni tanto un debole chidori contro il ragazzo nel tentativo di fargli riprendere il controllo di sé.
Una coda si appoggiò sul petto di Sakura da destra e un'altra dalla parte opposta, ricoprendola completamente. Naruto, dilaniato dalla fuga della Volpe e con lo spirito perso nel suo corpo infuocato, cadde carponi su di lei. “Salvala!!”
«Kakashi, dietro di te! Merda! Il Demone! Sta... sta uscendo!»
«Lo vedo! Lo vedo! Non posso scrivere più veloce di così!»
Il muso giallo di Kyubi iniziava a far capolino dall'addome di Naruto, facendo forza per uscire e scappare via.
Ma Naruto, dall'interno, aveva ancora la forza di tenerlo fermo. “Prima devi salvarla, hai promesso!”
Sakura, sotto di lui, immediatamente percepì un beneficio da quell'anomala trasfusione di energia vitale e, tra un grido disperato e l'altro, il colore ricominciava a tingerle la pelle. Ma Naruto si accorse troppo tardi del reale pericolo in cui aveva posto tutti quanti... quando ogni cosa, attorno a lui, si tinse di rosso.



COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE








Sakura si alzò in piedi e si domandò se fosse effettivamente il suo volto, quello, se non fosse un'illusione o se non stesse sognando. Osservò attentamente i capelli rosa gocciolanti e spettinati dicendosi che non erano quelli a farle dubitare della sua stessa identità. Passò ad esaminare la pelle pallida, ma non si sentiva bene da giorni ed era più che giustificata. La pancia piatta e vuota, il seno appassito, la bocca screpolata. Non erano neanche quelli, quelli... erano normali.
Giusti, probabilmente.
No. Non erano loro.
Era lo sguardo sfuggente, tenuto basso persino a sé stessa. Gli occhi verdi smeraldo svaniti in chissà quale vuoto dentro di lei che piangevano e si disperavano per tornare a vedere la luce del sole, quelli la spaventavano. E ancor di più le iridi infuocate che avevano preso il loro posto, strane iridi accese di un rosso non suo. E quei piccoli segni che iniziavano a manifestarsi sulle sue guance, piccole e sottili righe, non rughe, che correvano dritte, rapide, dal naso alle orecchie, donandole un aspetto volpino che non aveva mai avuto.
Quegli occhi e quei “baffi”. Erano loro a spaventarla.
Sakura non si guardava allo specchio da giorni e se lo faceva, come in quell'occasione, se ne disgustava tremendamente.
Poi scoppiava a piangere, distrutta, mentre il suo animo ribolliva, istinti non suoi le annebbiavano la mente e un elaborato sigillo nero le premeva sul ventre.
Posso aiutarti, una voce suadente e meschina accompagnata da brividi gelidi nelle vene la fece sussultare, Sai cosa voglio.. .
Sakura alzò lo sguardo ed incontrò i suoi stessi occhi rossi riflessi. La ragazza che la stava fissando era minacciosa, arrabbiata ma anche stanca e provata. -Mai, lurido verme!- urlò a pieni polmoni, scagliando contro lo specchio una boccetta ed infrangendolo. La pioggia di schegge che ne scaturì scintillò e tintinnò armoniosamente per tutto il bagno in un secondo che le parve essere lungo un'ora, mentre veniva graffiata e ferita dolcemente lungo tutto il corpo nudo.
«Cosa succede?!», Naruto comparve immediatamente dall'altro lato della porta, «Sakura, stai bene?»
La chiave grattò nella toppa e una figura esile avvolta in un telo da doccia lo salutò radiosa, mascherando il doloroso sforzo per la repressione del Demone.
«Ti sarei grata se non accorressi ogni due secondi tutte le volte che mi muovo», lo rimproverò cercando di mantenere la calma.
«E io ti sarei grato di non prendermi per un idiota», replicò il biondino in tono asciutto, «Sai che / cosa voglio/ posso appoggiarti / io posso aiutarti/ in ogni momen...»
Una sensazione viscida le pervase la mente e l'addome non appena la voce di Kyubi iniziò a sovrapporsi a quella di Naruto. Allungò una mano afferrando saldamente il braccio dell'amico ma le gambe cedettero comunque e si ritrovò afflosciata a terra, tremante, in ginocchio.
«Sakura!»
Naruto si era chinato con lei, prendendola per un fianco e frenandone la caduta, improvvisamente impallidito a sua volta.
«Sakura, tutto ok?»
La ragazza batté le palpebre più volte ma l'unica cosa del suo corpo che riusciva a percepire era la mano stretta sull'asciugamano che la copriva. Ma non era in grado di dire se stesse bene o meno, cosa le fosse capitato o se percepisse ancora la spugna del telo sulla pelle.
«Come stai?»
Alzò lentamente il viso ed incontrò un altro paio di occhi innaturalmente rossi. «Stupido, come vuoi che stia...», gracchiò amara, «...se non come un jinchuuriki?»









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Ed eccomi ancora qui. Contenti? ^^” *evita i pomodori*
Ciaaaaaaaaaaao!
Come va'? :)
Questa fic mi è venuta in mente ad agosto, l'ho scritta per metà e ora ne sto sistemando il seguito e aggiustando qua e là.
Inizio dicendovi che è costituita rigorosamente di 5 capitoli, non uno di più, non uno di meno. Per cui se volete i punti bonus dovete recensirla tutta, ahahah! XD
No, scherzo, spero solo che vi piaccia! ^-^
I personaggi che compariranno sono quelli già visti in questo capitolo più el mitico Sasuke, che gironzolerà nella fic dal terzo chap in poi.
Svelo subito il pair: SASUSAKU!
Nella maniera più spudorata ma meno banale e scontata (e facile, aggiungerei anche) che abbiate mai visto. Angst fino al midollo, questa è la Shark! :P
Per il resto... beh, ditemi che ne pensate!
So benissimo che potrebbe essere una colossale stupidata la divisione del potere della Volpe ma, suvvia, è una fiction... largo alla fantasia! E poi vedrete che trama che ci sta dietro...

Deh, non vi assillo più!
Vi aspetto nel prossimo capitolo!
Ciao!
Shark

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Capitolo 2
*** Fuoco ***


COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE






«Oggi ci alleneremo qui».
Gai incrociò le braccia ed alzò gli occhi al cielo, scrutandone i nuvoloni neri che avanzavano minacciosi. «Probabilmente verrà a piovere...»
«Non importa, dobbiamo portare a termine l'esercitazione a tutti i costi».
Yamato si sedette a terra e posizionò le mani tendendole in avanti come faceva ad ogni allenamento di Naruto. Sakura prese posto ad una decina di metri da lui, con lo sguardo fisso al terreno.
«Coraggio, non durerà per sempre», tentò di consolarla il compagno di squadra, appoggiandole una mano sulla spalla.
«Un giorno riuscirò a controllarlo».
«Esatto, pensa positivo!»
«Sì, ma tu ci hai messo anni, hai avuto bisogno della costante presenza dell'eremita e ancora adesso non sei in grado di dominare perfettamente la volpe!», gli occhi rossastri della ragazza s'inumidirono, «Come posso riuscirci io, che non ho mai avuto a che fare con così tanto chackra, io!, in così poco tempo... Naruto, è impossibile!»
Il biondino l'afferrò per le spalle e la scrollò. «Non dire mai una cosa simile! Credi in te, sei la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto, ce la farai! Ne sono sicuro!»
«Ma...»
«E poi ci siamo noi, qui con te, il maestro Gai e Yamato sanno perfettamente come controllare Kyubi! E... beh, anche io, ora che...»
Sakura tirò su con il naso e si asciugò quelle frettolose lacrime con il dorso della mano. Fece cenno al capitano Yamato di iniziare l'allenamento e Naruto si portò ad una distanza di sicurezza.
«Bene, cominciamo», il sensei la raggiunse rapidamente, «L'allenamento di oggi è davvero importante per vedere se riuscirai a controllare la volpe a sufficienza».
Sakura si guardò attorno: il terreno era desolato, uno sterminato campo di radura incontaminata e boscaglia, intervallati ogni tanto da qualche masso disperso. Sentì una certa affinità tra il paesaggio e il suo stato d'animo e se ne rallegrò amaramente.
Si sarebbe portata ancora una volta allo stremo delle sue forze normali, per aiutarla a percepire la differenza tra i suoi nuovi tipi di chackra e ad usarli in maniera differente, cercando di non attingere subito alle scorte che il Kyubi le aveva conferito a tradimento nel tentativo di “traslocare” dal corpo di Naruto, approfittando della sua apertura del sigillo.
Si passò istintivamente la mano sull'addome, dove una spirale fiammeggiante, simile a quella sull'addome di Naruto, troneggiava spudoratamente.
«Non ha potuto fare altro», la voce di Gai la fece sussultare, cogliendola di sorpresa come una risposta ai suoi pensieri, «Se Kakashi non avesse creato il sigillo...»
«Il Demone sarebbe riuscito a fuggire. Lo capisco.»
«Benissimo. Allora...», spostò il peso da un piede all'altro, indeciso, «...cominciamo?»
La rosa annuì con fermezza ed iniziò a correre attorno al maestro, sempre più rapidamente, nel duplice tentativo di confonderlo e stancarsi.
«Coraggio, mostrami un po' di tecniche!»
Afferrò i kunai ed iniziò a colpirlo ripetutamente, fino all'esaurimento del suo piccolo arsenale. «Tutto qui? Non sei abbastanza sudata, impegnati di più!»
Ha ragione, Sakura, tutto qui?
La ragazza per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, colta di sorpresa dalla voce del Demone nella sua mente.
So che puoi fare di meglio, ti ho vista...
«Smettila, stai zitto!!»
«Sakura?», Gai la raggiunse in un istante, fermando il suo moto confuso.
«Zitto, zitto, zitto!», urlava.
«Tranquilla, non è nulla!»
Accettami, accetta la mia presenza e non badare troppo a me... sarà meglio per entrambi.
Tirò un pugno al terreno, poi un altro, e un altro ancora. Avrebbe voluto spaccare tutto ciò che si trovava davanti, pur di distrarsi e di non sentire ancora il ghigno divertito di Kyubi. Si avvicinò arrancando ad un masso e vi riversò tutta la sua furia, rendendolo, nel giro di un paio di minuti, un ammasso di sassolini non più grandi di un occhio.
Ansimava pesantemente, Sakura, sotto lo sguardo preoccupato del suo compagno di squadra e sotto quello comprensivo del maestro.
Li squadrò minacciosa. «E non provate... non osate... non ditemi che è normale e che mi ci abituerò».
Fece scorrere gli occhi, ancor più infuocati del solito da quell'innaturale foga, sui volti dei presenti, facendoli rabbrividire.
«Io non... cederò mai, non...»
La vista le si appannò, le gambe cedettero e in un istante fu a contatto con il suolo umido, incapace di percepire nient'altro che il suo respiro affannato.
E quel ghigno.

Le curarono le mani ferite in infermeria, dove la misero a riposo per il resto della giornata. Le dissero di dormire, riprendere le forze, che il giorno dopo si sarebbero allenati ancora. Ma non riuscì a chiudere gli occhi nemmeno per un istante.
Non voleva.
Se avesse chiuso le palpebre lo avrebbe rivisto.
Avrebbe rivisto il demone che l'aspettava in catene, con i canini bene in mostra, pronto a cercare di persuaderla, di convincerla ancora una volta a liberarlo dal sigillo.
«Posso?»
Ma non avrebbe mai ceduto.
«Sakura, dovresti riposare...»
«Tu come fai a sopportarlo?»
«Eh?»
La ragazza si tirò su dal letto e si mise a sedere, fissando con decisione il viso di Naruto, seduto ai suoi piedi.
«Come fai a sopportare che ci sia un demone simile dentro di te?»
Il biondino ridacchiò, imbarazzato. «Non ci ho mai pensato seriamente. Credo... di averlo accettato e basta, ecco!»
Sakura lo guardò scettica.
«Cioè... io ci sono nato. Non è stata una vera intrusione per me, vedi, anche se non lo sapevo lui era sempre stato dentro di me e quindi...»
«Ti prego, non dirmi che è parte di te!»
Naruto sospirò e sorrise sornione al suo volto scandalizzato. «Non ci crederai, ma da quando la sua presenza si è dimezzata, mi sento diverso. Più... non so, forse più vuoto. Non che fossimo amici o che avessimo fatto molte chiacchierate assieme, anche a me ha sempre chiesto di liberarlo... ma ora la sua presenza è molto ridotta e mi fa sentire diverso!»
«Anche io mi sento diversa, ma per me è solamente orribile», replicò Sakura funerea, «Non mi sento più io, ho troppo chackra e mi sembra di aver perso la mia privacy, con una presenza costante dentro di me...»
Il ragazzo le si avvicinò, le scostò una ciocca di capelli dal viso e le prese le mani. Sorrise nel vedere che le sue dita non si ritraevano come avevano sempre fatto. «Ricordalo bene, Sakura: tu sei sempre tu. Poco importa cosa ti dica o come ti senti. Tu rimani te stessa, e questo Kyubi non lo potrà mai cambiare».
La ragazza alzò il viso e finalmente le due paia di occhi rossi si incrociarono lentamente, con dolcezza.

«Ehi, fronte spaziosa! Sakura, ehi! Fermati un attimo!»
«Uh? Ah, ciao Ino...»
La bionda le puntò il dito in mezzo alla fronte con fare accusatorio. «Si può sapere che fine hai fatto, ragazza? Da un po' di settimane sei sparita dalla circolazione! Dovevamo fare shopping, ricordi?»
Sakura sorrise amaramente. Shopping. Già.
«Scusami, ho avuto degli impicci e...»
«E perché porti gli occhiali da sole? Oggi è nuvolo, non vedi?»
«Oh, è vero, non me n'ero accor...»
«Ti stanno troppo male, devi toglierli subito!»
«No, Ino, ferma, che fai!»
Gli occhiali sfuggirono dalle dita della Yamanaka e scivolarono a terra, raggiungendola quasi senza far rumore, in quel pesante silenzio che si era appena creato tra le due amiche. «Ma...i tuoi... occhi, cosa... »
Sakura raccolse gli occhiali da sole e se li rimise rapidamente sul naso. «È una lunga storia», sussurrò, un istante prima di sparire tra la folla del viale che conduceva all'enorme palazzo rosso.

Naruto si appoggiò al muro del corridoio, sospirando grave. Alzò gli occhi al soffitto e si chiese come mai ci fossero così poche luci in un luogo importante come quello. Iniziò a battere ritmicamente la nuca contro la parete, nel tentativo di ingannare l'attesa.
“Dovresti lasciarla in pace.”
Non sai cos'è meglio fare, poppante.
“So cos'è meglio per Sakura, e tu non lo sei.”
È una donna, Naruto, sono fatte così. Tua madre era così ed anche la moglie del primo Hokage. Non fartene una malattia.
“La stai distruggendo.”
È lei ad essere più debole di quel che pensi.
“Immagino che la cosa non ti dispiaccia più di tanto, vero?”
Eheheh...
«Naruto?»
Il ninja si risvegliò improvvisamente, non appena la voce di Shizune colpì le sue orecchie e notò il suo viso entratogli nel campo visivo.
«Vieni, ti sta aspettando».
Si staccò dalla parete e sistemò la felpa, richiudendola con una rapida salita della zip.
Scompigliò i capelli e chiuse la porta che la donna gli stava cortesemente tenendo aperta.
I codini biondi pendevano delicati ai lati del viso tirato e stanco, appoggiandosi come sempre sul grande seno. L'infinita e perenne pila di rotoli di missioni e documenti vari la sommergevano dandole un'aria incredibilmente fragile e imprigionata ma, nonostante quella cornice, Tsunade riusciva a mantenere la sua apparenza splendida ed incantata, persa nel suo mondo ma allo stesso tempo presente ed attiva nella realtà.
“Peccato per l'età”.
«Ne è passato dal nostro ultimo incontro, eh, Naruto?»
«Abbastanza, in effetti».
«Ti vedo più stanco del solito... non ti starai di nuovo allenando allo sfinimento, vero?», domandò preoccupata.
Ridacchiò, in visibile imbarazzo. «No, nonna, sono solamente preoccupato...»
«Per Sakura?», lo precedette lei, guardandolo di sottecchi mentre si sdraiava sullo schienale della poltrona.
Naruto annuì mesto. «Ha alcune difficoltà con Kyubi, diciamo che... non lo sopporta, ecco».
«Capisco. Beh, speriamo che col tempo migliorino, dal momento che non possiamo far nulla di concreto per sistemare la situazione dall'esterno. Ma non è per questo che ti ho chiamato».
«Uh? Per cosa, allora, una missione?»
«Diciamo... diciamo che è un favore».
«Cosa devo fare?»
«No, no!», Tsunade sorrise ed alzò le mani per frenare le intenzioni del ragazzo, «Non devi fare nulla, sono io che ti devo un favore. Per tutto ciò che hai fatto per il villaggio».
Naruto si guardò attorno, spiazzato. Non era mai entrato in quell'ufficio senza che gli venisse richiesto qualcosa, o che gli venisse affidata una missione di qualsiasi genere. «Non capisco», ammise.
L'Hokage ruotò la poltrona dandogli le spalle. «Si tratta di Sasuke», pronunciò infine, lo sguardo perso lontano, oltre i confini di Konoha.
I polmoni del biondino dimenticarono la loro funzione.
«Un nostro informatore ha scoperto dove si trova ora», proseguì l'altra, «E quali sono le sue intenzioni».
Dopo aver gettato una simile bomba, Tsunade controllò la reazione del ninja con la coda dell'occhio e si stupì dell'impassibilità che ostentava il suo viso. Notò però i polsi tremanti e i pugni stretti con tutta la forza che possedeva.
Tornò a guardarlo direttamente, appoggiò i gomiti sul tavolo ed incrociò le dita. «Ci sei?»
«Quali sono... le sue intenzioni?»
«Siediti, è meglio».

Shizune aveva sperato per tutto il tempo che lei non sarebbe mai arrivata. Madamigella Tsunade le aveva ordinato di sorvegliare il suo ufficio per tutta la durata del colloquio, impedendo a chiunque di avvicinarsi, anche a costo di combatterci seriamente.
Per questo aveva squittito dalla sorpresa, quando aveva visto l'inconfondibile chioma rosa avvicinarsi sempre di più lungo le rampe di scale.
Alzò una mano con fare imperativo. «Non puoi passare, mi dispiace».
«Devo parlare con l'Hokage!», soffiò la ragazza senza fiato per la corsa, «Forse ho scoperto un...»
«Aspetterà, qualunque cosa sia. Ora non può riceverti».
Sakura batté un piede a terra, stizzita. «Shizune, per favore, è importante!»
«Lo è sicuramente di più il colloquio che sta avendo ora, mi spiace».

Tsunade puntò i piedi e spostò indietro la sedia, in modo da potersi chinare meglio sulla scrivania. Scrutò il volto del biondino che aveva preso una sedia e si era posizionato di fronte alla sua scrivania, era impassibile.
«Allora?», la incalzò lui.
L'Hokage inspirò profondamente. «Il suo obbiettivo è il villaggio», disse in attesa di trovare parole migliori.
«Nel senso che ha preso di mira qualcuno e che...»
«Nel senso che vuole distruggere Konoha, Naruto».
Un macigno di dieci tonnellate precipitò addosso al ninja, lacerandogli qualcosa nel petto. Non riuscì a respirare per qualche secondo, in preda ad un black out quasi totale del suo corpo. Due semplici parole potevano avere un simile effetto? Distruggere Konoha. In altri contesti sarebbero state molto più leggere, ma in quel momento, con Sasuke come soggetto...
Naruto batté le palpebre più e più volte, mentre deglutendo cercava di trovare un briciolo di forze per reagire. «Ne è sicura?»
«Questo è ciò che ci è stato riferito...»
«E...», si inumidì le labbra e lasciò vagare lo sguardo nella stanza, come per prendere ispirazione, «E lei cosa vuole...»
Tsunade si alzò in piedi, aggirò la scrivania e si inginocchiò accanto a Naruto, rimanendo in equilibrio per arrivare alla sua altezza. «Vorrei che tu facessi da intermediario per noi. Per il villaggio. Ne ho già parlato anche con gli altri anziani, secondo loro Sasuke è una minaccia da eliminare subito ma io non ci credo».
«Non lo crede?», sussurrò.
«No. Io non credo che Sasuke arriverebbe davvero al punto di distruggere il villaggio, in fondo è casa sua, per quanto possa valere questo termine. Però non lo darei mai per scontato e, prima di muovere i nostri ninja contro di lui per fermarlo, vorrei che ci parlassi tu. Che lo convincessi, che lo... non so, qualunque cosa che lo faccia tornare in sé, capisci?»
«Ma... nonna, io ci ho già provato mille volte, in questi anni, non mi ha mai ascoltato!», rispose esasperato, «Perché ora dovrebbe essere diverso?»
Tsunade prese il viso di Naruto e lo sollevò quanto bastava perché lo potesse guardare negli occhi, e convincere. E rassicurare. «Ti prego, Naruto. Fallo per noi. Fallo... per lui».
Il ragazzo prese fiato ed aprì la bocca, pronto a rispondere, ma un trambusto improvviso lo distrasse, la porta venne aperta fra le urla di Shizune e Sakura precipitò nella stanza, spettinata ed affannata, inseguita dal maialino da guardia.
«Oh, Madamigella!», squittì nervosa ed imbarazzata, «Mi scusi per l'intrusione, ma... Naruto? Che ci fai tu qui?»
L'Hokage si alzò in piedi ed appoggiò entrambe le mani sui fianchi, mentre sul viso le si dipingeva un'espressione tipicamente austera. «Shizune, non ti avevo detto di non far entrare nessuno?»
La ragazza scavalcò Sakura e si inchinò più volte in segno di scuse. «Mi perdoni, signorina, mi scusi, non sono riuscita a fermarla, mi ha travolta!»
Tsunade osservò di sottecchi la rosa mentre si alzava e ricomponeva mormorando a sua volta mille scuse per una simile entrata. «E tu che hai da dirmi, di così importante?»
«Credo di aver trovato un modo per bloccare il Nove Code!»
«Bene, testalo con Yamato e Gai», la liquidò, «Naruto, posso sperare in un sì?»
Il biondino si alzò in piedi e annuì convinto. «Assolutamente, nonna. Puoi contare su di me!»

«A cosa vi stavate riferendo oggi?»
Si girò nel letto e, puntellandosi con i gomiti, si alzò quel tanto che bastava per poterlo vedere tra le lenzuola, dall'altro lato della stanza.
«Sakura... sono cose che riguardano solo me e la nonnina, non ti impicciare!», la ammonì divertito, più che altro perché era una delle prime volte in cui poteva essere lui a farle la predica, «Hai già fatto abbastanza danni oggi, non credi?»
La ragazza arrossì violentemente e mise il broncio. «Credevo che le sarebbe importato di più della mia scoperta...», mugugnò.
Naruto sbuffò stancamente e si raggomitolò nelle coperte, dandole le spalle.
«E...»
Sorrise. Quando Sakura voleva sapere una cosa, diventava impossibile fermarla.
«Per cosa le hai dato il tuo consenso?»
«Beh...», deglutì e si grattò la testa. Avrebbe dovuto parlare anche con lei delle intenzioni di Sasuke e sul suo compito? «Non sono affari tuoi», decise infine.
La rosa imprecò imbufalita e si girò ancora per dargli le spalle.
Il silenzio piombò nuovamente nell'appartamento Uzumaki, rotto solamente dai pensieri e dai dubbi sul da farsi che torturavano il suo proprietario.

«Ah, Naruto! Quasi dimenticavo di dirti... anche se non te lo meriti... da domani il maestro Kakashi non sarà più sotto osservazione e potrà ricevere visite!»




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Woooooow! *-* Ma a quanta gente è piaciuto il primo capitolo!!
Speravo proprio che riuscisse bene... beh, lietissima di esserci riuscita! ^^
Questo è un capitolo-premessa a ciò che verrà nei prossimi tre, ovvero la premessa dell'arrivo di Sasuke-kun... Poteva forse tardare? Nein! Ecco perché l'abbiam tirato in ballo!
Ah, se vi state chiedendo “ma che è successo a Kakashi-sensei”... beh, dopo aver fatto il sigillo su Sakura, è finito (tanto per cambiare) in ospedale! XD No, non è morto come forse avrete pensato all'inizio... in fondo era metà Demone da sigillare, no? Quindi metà sofferenza (mi permetto di inventare questa conseguenza del justu ^^”).
Allora alla prossima, lettori/seguitori/recensori! :P
Ciao!
Shark

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Capitolo 3
*** Passione ***





COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE




«Voglio saperlo.»
Naruto alzò gli occhi al cielo ed imprecò a bassa voce. Per sicurezza, accelerò il passo per staccare la compagna.
«Non provare a sfuggirmi!», gli sibilò lei di rimando, «Devi dirmelo!»
«E perché mai dovrei?»
La rosa lo raggiunse e lo afferrò saldamente per una spalla, strizzandogli l'arto con forza.
«Perché io voglio sapere di cosa stavate parlando ieri tu e Madamigella Tsunade», spiegò ferma. Non accettava di esser stata messa in disparte, non ora che condivideva tutto con Naruto: vivevano sotto lo stesso tetto, si allenavano assieme, avevano lo stesso Demone in corpo...
Il ragazzo gettò la testa all'indietro e sbuffò innervosito. Dal giorno in cui Kyubi è entrato in lei era diventata decisamente irritata. Pensò ad una definizione che le sarebbe stata a pennello; Sasuke l'aveva usata così tante volte... solo adesso iniziava ad apprezzarla anche lui. «Faremo tardi e finirà l'orario delle visite per il maestro...», tentò di scrollarsela di dosso.
«Non mi incanti, sai che conosco tutto il personale e posso benissimo rompere gli orari al pubblico», lo segò Sakura, «Adesso devi», enfatizzò l'ordine con una strizzata sui nervi, «devi dirmi tutto!»
«Ahia, Sakura! Voglio ancora usarlo, questo braccio!»
Lo lasciò divincolarsi ed incrociò le braccia in attesa, indecisa se picchiettare anche un piede a terra, per enfatizzare la velocità richiesta per toglierle il dubbio. Non aveva quasi chiuso occhio, quella notte, per arrovellarsi sulle ipotesi che avrebbero potuto portare al colloquio con l'Hokage. Ma ciò che la infastidiva maggiormente non era tanto l'idea che Tsunade avesse avuto qualcosa da riferirgli o chiedergli, in fondo era il ninja più potente del villaggio ed era risaputo che partecipava attivamente nella protezione e nell'aiuto di Konoha, con continui compiti assegnati. Non era affatto quello.
Ciò che la infastidiva era l'assoluta serietà e segretezza con cui quell'incontro era avvenuto, alle sue spalle e tenendola in disparte. Anzi, mettendo Shizune appostata sulle scale proprio per allontanarla e non farla partecipare! Cosa poteva esserci di tanto segreto? Sakura non ne aveva idea, e questo e il fatto che ormai fosse al pari di Shizune nel ruolo di assistente la facevano imbestialire.
«Sto aspettando», disse prima di un bel respiro. E di tamburellare col piede.
Naruto si passò entrambe le mani fra i capelli e meditò seriamente sull'idea di fare la tecnica della sostituzione e di sparire per l'intera giornata... ma, vivendo assieme, non sarebbe stato saggio. Affatto.
«Va bene... te lo dirò», si arrese.
Sakura non mosse un muscolo, in attesa.
«Però...»
Un sopracciglio scappò al suo ferreo controllo. Si era inarcato, piccato.
«Ti dirò tutto, ma solo dopo aver fatto visita al maestro Kakashi!»
Meglio di quanto si aspettasse: Sakura annuì e gli concedette questo piccolo intervallo di tregua.
Una volta chiusa la porta della stanza del sensei, avrebbe dovuto vuotare il sacco, poco ma sicuro.

«Ragazzi!», esclamò gioioso da sotto la sua immancabile maschera blu, «Che piacere! Finalmente venite a farmi visita, eh?»
«Può ricevere visite solo da stamattina!», ribatté Naruto in sua difesa.
«Sì, beh, voi mi avete spedito qui e pensavo sareste stati i primi, invece hanno fatto in tempo a venire Tenzo, Tsunade, Shikamaru, Genma, i dottori...», elencò sulle dita con fare leggero e spensierato.
Sakura osservò con occhio critico le sue bendature e il modo in cui erano state fatte, poi si accorse che il maestro stava cercando di sedersi e lo aiutò a mettersi dritto. «Anche Shikamaru?»
«In qualità di Jonin, è venuto a vedere un... collega. Ah, grazie Sakura, ce la faccio.»
Finì di sprimacciargli il cuscino, glielo mise dietro la schiena e poi prese posto ai piedi del letto, mentre Naruto si appoggiava al davanzale della finestra. «Come sta, maestro, si è ripreso?», gli chiese.
Kakashi allungò un braccio per appoggiare il suo libro sul comodino e si stiracchiò le braccia. Non sembrava aver fatto più d'un mese di ospedale.
«Ho rischiato davvero brutto, ragazzi. Kyuubi normalmente è sigillabile solo a costo della vita, come sapete, ma il fatto che fosse “diviso” ha aiutato. Sigillare due quantità minori di chackra è meno mortale rispetto al sigillare un bijuu tutto intero. E, per fortuna, sono abbastanza resistente!», condì la sua uscita con un fasciato simbolo della vittoria.
Nella stanza scese il gelo ed entrambi gli allievi incresparono la fronte.
«Infatti lei è sempre in ospedale», sottolineò Naruto.
Kakashi lo guardò di sbieco. «La mia permanenza in queste stanze è aumentata vertiginosamente da quando ho a che fare con te, ricordalo», sibilò secco.
Sakura strinse le dita attorno alla gonna grigia, contorcendone il bordo. In qualche modo, si sentiva colpevole delle condizioni del maestro, intervenuto per bloccare il pazzo gesto di Naruto per salvare lei. Si voltò verso la finestra ed alzò gli occhi al cielo, ringraziandolo che quel sigillo non l'avesse portato alla morte.
«Ad ogni modo», Kakashi interruppe i suoi pensieri e la fece voltare verso di lui come una molla, «Come ti senti?»
Sakura represse un piccolo sorriso. «Non dovrei fargliela io questa domanda?»
«Me l'hai già fatta, ora voglio sapere come ti senti tu.»
La rosa si morse il labbro e si sentì improvvisamente a disagio. Evitò con cura tutti gli sguardi e si concentrò famelicamente sulle mattonelle bianche del pavimento.
«Sto bene», sputò, «Non mi riconosco allo specchio e devo convivere con il Kyubi ma sto bene, sul serio.»
Le sue parole non incantarono il maestro. Lo sentì tirare su il busto e avvicinarsi verso di lei e seguì ogni mossa con la coda dell'occhio, ancora fermamente attratta dalle mattonelle.
«So che è una situazione dura e... anomala, certo», si prese un secondo per domandarsi cosa passasse per la testa del Nove Code, da sempre così fiero del suo potere che ha improvvisamente dimezzato.
«Però ormai ci sei dentro e non puoi far altro che portare pazienza», proseguì cautamente. «Sei una ragazza forte, Sakura, confido in te.»
La rosa non mosse un solo muscolo.
Naruto sospirò e si avvicinò al letto, radioso come il sole. «Non si preoccupi maestro, ci sono qui io per aiutarla in tutto!»
«Ah beh, allora siamo a posto!.»
Sakura si lasciò scappare un piccolo sorriso e Kakashi lo gustò avidamente.
«Ah, che sete...», esordì dopo un po' il maestro. «Saresti così gentile da andarmi a prendere una bottiglietta d'acqua?», domandò alla ragazza.
Sakura roteò gli occhi in direzione della brocca piena che aveva sul comodino, ma non rifiutò il compito ed uscì silenziosamente dalla porta. La chiuse dolcemente, come se sperasse di origliare qualcosa durante quel gesto, poi si diede della stupida e si allontanò.
Kakashi attese qualche manciata di secondi prima di voltarsi verso Naruto e fargli cenno con due dita di avvicinarsi.
«Cosa succede, maestro?»
«Come ti ho già detto, sono venute a farmi visita un po' di persone...»
Il ragazzo annuì.
«E ho chiesto ad ognuna come steste, sono il vostro maestro ed ero preoccupato.»
Kakashi lo guardò intensamente, come se dovesse leggere qualche sigillo in quelle iridi infuocate. «Tutti, nessuno escluso, mi hanno detto che siete entrambi cambiati. Soprattutto tu.»
«Io?»
«No, il comodino. Naruto, sei diventato molto apprensivo nei suoi confronti. A Tsunade è sembrato addirittura che non sei più in grado di fare un passo da solo e che, se lo fai, ti senti insicuro, come se dovessi sempre accertarti che Sakura stia bene.»
«Non è naturale? È sbagliato?», domandò in un misto di ingenuità e indisposizione. Trovava irritante quel discorso.
«Non intendevo questo, ascoltami meglio. In particolare Shikamaru ha ipotizzato che siete legati da una catena invisibile, sicuramente dovuta alla condivisione del Kyubi, e che questo vi sta cambiando. Lo stesso fatto che viviate assieme è...»
«È stata la nonnina a proporlo, dattebayo!», si difese il biondino.
«Ed entrambi non avete battuto ciglio. Sai tutto questo cosa mi porta a pensare, Naruto?»
Il ragazzo si sentì preso in contropiede. Scosse la testa, attento ad ogni fiato del maestro.
«Che non siate più due persone distinte.»

La porta si chiuse con un “clic” e Naruto fece scivolare la mano giù dalla maniglia con lasciva pigrizia. Sakura era alle sue spalle ma non gli servivano gli occhi: poteva già vederla gongolare perché ormai la visita al maestro era finita e la tregua stabilita prima di riferirle dell'incontro con Tsunade era giunta agli sgoccioli.
Quando si voltò verso di lei, però, la vide assorta nella contemplazione di qualcosa oltre la finestra. Si avvicinò e non notò nulla di particolare e, seguendo il suo sguardo, comprese che stava fissando qualcosa di un altro mondo.
«Sakura...», la chiamò piano, indeciso se disturbarla o meno.
La ragazza schiuse appena le labbra.
«Sto bene», ribadì in sua difesa, immaginando la classica domanda.
«Non stavo per chiederti questo.»
Si voltò verso di lui e si sentì a disagio per non essere riuscita a togliersi di dosso la sensazione di smarrimento nel non trovare i suoi occhi azzurri come il cielo in primavera. Da quando era avvenuto tutto, entrambi non avevano altro che iridi rosse, infuocate o insanguinate, e nessuno ne aveva ancora compreso il perché.
«E allora cosa?»
“Anche tu senti che siamo legati? Anche tu respiri in maniera diversa se siamo lontani, anche tu stai meglio se siamo assieme?”
Naruto si morse la lingua e sollevò le spalle in quella maniera che poteva voler dire tutto o niente. «Non importa», mentì ingoiando tutti quei pensieri. «Andiamo a casa?»

Il letto le era sembrato più duro dopo che ci si era lasciata cadere sopra con così tanta pesantezza. Naruto la stava osservando attentamente, forse temendo qualche scatto d'ira o una lotta interna con Kyubi; lo sentiva fremere anche dentro di sé e non la riteneva un'ipotesi troppo azzardata.
Sakura però rimaneva silenziosa. «Sasuke», disse dopo quella che era sembrata un'eternità.
«Sì.»
«Distruggere Konoha.»
Annuì suo malgrado. «Così pensano, non è detto che sia...»
«Andiamo.»
Naruto alzò gli occhi al cielo. «Tsunade l'ha chiesto a me», sottolineò. «Non voglio metterti in pericolo, potresti...»
«Sai perché l'ha chiesto a te?», sibilò lei velenosa alzandosi in piedi di scatto.
Il biondino deglutì sorpreso.
«Perché pensa che tu sia il ninja più forte di Konoha, l'unico che potrebbe fermarlo nel caso in cui non riuscissi a convincerlo. Ma sai che ti dico?», fece un passo verso di lui, lo sguardo acceso minacciosamente, «Non è più vero. Il tuo potere derivava in gran parte da Kyubi, tu lo sai bene! … almeno quanto il fatto che ora è diviso tra noi due, quindi vai a lasciare a casa a fare la calza qualcun'altra. Io vengo con te.»
Molte cose vorticarono nella mente di Naruto mentre il suo respiro si faceva sempre più rapido e i suoi occhi si perdevano in quelli di lei.
Sì, sapeva bene che aveva ragione, diamine! Non c'erano “ma” che potessero tenere. D'altra parte, però, era passato solo un mese da quando l'aveva vista in fin di vita sotto le sue mani impotenti. Sarebbe riuscito ad aiutarla ancora?
Ci sono sempre io, lo sai...
Scosse la testa come se potesse scacciare Kyubi come una mosca.
Ora non devi più preoccuparti per lei... ha il mio chackra, non era quello che volevi?
Una mosca davvero fastidiosa.
Con lo sguardo ancora fisso nei suoi occhi non più smeraldini, annuì.
I lineamenti del viso di Sakura si ingentilirono appena, obbiettivo raggiunto.
«Grazie», sussurrò.
La Volpe, spettatrice, complice e burattinaia dei due ninja, ghignò soddisfatta.

«Sai, devo chiederti un favore.»
Il ragazzo socchiuse gli occhi e lo salutò con un sorriso. «Tutto quello che vuoi, Naruto.»
Seguirono alcuni istanti di silenzio, colmi di indecisione e di esitazione.
«Sakura», riuscì a dire dopo un po'. Il moro si fece più attento e il suo viso si oscurò.
«Cosa succede? Sta male?»
Ancora istanti di attesa; Naruto stava riconsiderando l'idea di chiedere aiuto a Sai.
«Non proprio, è che... sai, sarò anche stupido ma vivendo assieme me ne accorgo. Mi sembra cambiata. È come se... è come se la presenza di Kyubi la facesse sentire più forte, determinata.»
Sai si grattò la guancia. «Ed è un male?», domandò tranquillamente.
«Sì... no! Cioè, non lo so... a volte mi fa paura, non sembra più lei... Mi capisci?»
«Non capisco cosa mi stai chiedendo.»
«Potresti venire con noi in missione?»

Erano passati tre giorni da quando Naruto aveva accettato che Sakura partecipasse con lui alla missione, ma ad ogni minuto che passava si sentiva sempre più insicuro riguardo quella scelta.
Sai sarebbe stato lì con lui, l'avrebbe aiutato per ogni evenienza, certo... ma se si fosse messo di mezzo Kyubi non ci sarebbe stato più nulla da fare. Ricordava bene ciò di cui era capace quando il chackra rosso lo avvolgeva e non era nemmeno sicuro che sarebbe riuscito a fermare Sakura, nel caso in cui avesse avvolto lei.
Ma la cosa che lo angosciava di più era il fatto che non riusciva a spiegarsi perché non si fidasse della sua compagna. Ormai non era più solo una compagna di team o un'amica vicina, no: erano diventati fratelli. Più d'una volta aveva sentito l'enorme desiderio di prenderla e farla sua, ma non aveva mai ceduto perché non riusciva più a distinguere se fosse lui a volerlo, o se fosse solamente dovuto alla condivisione di Kyubi. Aveva provato a chiedere consiglio a Shikamaru, ma alla fine non aveva concluso nulla, non era riuscito a confidargli il suo problema.
Lo avrebbe trovato stupido.
La cosa che forse lo infastidiva di più era il fatto che Kakashi avesse tratto delle conclusioni così dannatamente azzeccate, e ben prima che lo facesse lui da solo.
Gli aveva chiesto se avessero fatto sesso. Naruto aveva trattenuto a stento di ridergli spudoratamente in faccia.
«Sarebbe normale, alla vostra età, da soli in un appartamento...»
«Sarebbe normale se fosse il vero motivo per cui viviamo assieme, ma quello gliel'ho già detto e non coincidono»,
gli aveva abbaiato in risposta. E poi lei amava Sasuke, come scordarlo...
E con questi pensieri nella testa, varcò la soglia dell'appartamento ed iniziò a cercare la rosa nelle varie stanze. Quella di vivere assieme era stata un'idea di Tsunade, convinta che Sakura sarebbe riuscita a superare meglio lo shock dell'essere all'improvviso un jinchuuriki con Naruto sempre accanto a rassicurarla. Quello che non aveva previsto era l'attrazione magnetica che attanagliava il ragazzo, come se le due metà dovessero ricongiungersi.
Si sedette sul divano e cerò di svagare la mente con altri pensieri. Sasuke, ad esempio. Come avrebbe fatto a trovarlo? Quando Kyubi è stato diviso erano proprio sulle sue tracce e da allora non avevano più fatto nulla per...
La porta alle sue spalle si aprì con uno scatto rapido.
Naruto si voltò e improvvisamente sentì che i suoi tentativi per non avere quei pensieri in testa non erano altro che polvere sottile e impalpabile: Sakura sembrava pensare le stesse cose.
Aveva il respiro accelerato, un forte colorito in viso, gli occhi sgranati e la bocca schiusa.
Oltre quegli occhi rossi, entrambi vedevano riflesso lo stesso pensiero, o bisogno che fosse.
Naruto non era mai stato tanto sicuro di volere qualcosa, con tutte le cellule del suo corpo d'accordo all'unanimità.
Sakura mosse un lento e incerto passo verso di lui, poi uno più veloce, poi uno più veloce ancora.
Si gettò su di lui come sotto l'influenza di una nuova forza di gravità e lui allargò le braccia e la strinse a sé, caldo pianeta attraente.
Il contatto visivo, fin'ora ininterrotto, durò ancora per poco, sopraffatto da quello fisico. Le labbra si unirono avidamente, le mani si lanciarono sul corpo tanto bramato e qualcosa, nel profondo di entrambi, scattò bollente ed inebriante. Improvvisamente non c'erano più occhi rossi, pavimenti o letti; non più missioni, ospedali e sigilli, ma solo due anime, due persone, due metà. Si cercavano, si pretendevano come assetato, come se i soli mangiare, dormire e respirare non fossero più sufficienti per vivere...
Le due metà tornarono unite, almeno per quegli attimi; Naruto e Sakura non seppero rendersi conto di quanto lo stessero facendo.
Accadde tutto vorticosamente e nel giro di poche manciate di minuti, l'attrazione generata dalla divisione del Kyubi era troppo potente per le loro debolezze umane ed adolescenziali e ne furono sopraffatti.


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Prima che mi si uccida... lo so, è terribilmente tardi per aggiornare. Più d'un anno, a quanto pare è diventata la prassi. Sorry! ^^” Non potete immaginare quanto sia dispiaciuta, questa fic mi piace davvero e la trama che ho elaborato è tra le più azzeccate e IU che abbia mai realizzato, non solo in Naruto, quindi è un mio pallino personale concluderla. E ora me la sento, posso dirlo: la finirò.
Dunque, in origine era stata concepita per avere 5 capitoli precisi, tondi tondi. Oggi mi è venuta l'ispirazione e sono partita a razzo, per poi concludere con questo NaruSaku che non so da dove mi è uscito, giuro... però non mi stonava troppo con la trama e quindi non ho abortito xD A 'sto punto i capitoli mi son diventati 7 (anche perché io sono furba e avevo programmato meno cose nei capitoli già scritti e tutto il mondo del resto della trama nei successivi, che mi sarebbero venuti lunghi tipo 90 pagine l'uno, o simile)(-.-”) e mi sembra pure giusto perché, in fondo, la star principale è il team 7... va beh, abbozziamo scuse per giustificarci, olè!

Ringrazio chi ha recensito gli scorsi capitoli, ovviamente risponderò on demand con le nuove possibilità che il sito ha da offrire... spero vogliate seguire ancora questa storia! Non mi avete abbandonata, vero?? *_*

A presto, ciaooo!
Shark

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Capitolo 4
*** Desiderio ***





All'attenzione dell'Hokage

Il Team Hebi è stato avvistato nei pressi della Valle Rocciosa. Non sappiamo stabilire per quanto resteranno.

Agite in fretta.




COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE





Stava per calare la notte e il bosco iniziava a popolarsi delle creature che vivono protette dai raggi lunari.
Naruto, Sakura e Sai viaggiavano ininterrottamente da quasi due giorni, decisi a non fermarsi se non in casi di estrema necessità o stanchezza.
Saettavano rapidi e silenziosi da un ramo ad un altro, attenti a non lasciare alcuna traccia del loro passaggio.
I capelli rosati di Sakura risplendevano magnificamente, quella sera, e Sai rischiò di centrare un ramo con la fronte per averlo notato e contemplato un istante di troppo; davanti a loro, Naruto non si concedeva il lusso di guardare altrove che non fosse davanti a sé.
Ad un tratto, quando ormai le stelle adornavano come tanti occhi il cielo scurissimo, gli alberi iniziarono ad essere più radi ed enormi rocce comparivano a riempire le mancanze.
La foresta iniziò ad essere molto meno fitta e il trio rallentò bruscamente il passo.
«Credi che siamo arrivati?», domandò Sakura a Naruto.
«Non sono mai stato in queste zone, ma la nonnina ha detto che la Valle Rocciosa è a nord-est rispetto a Konoha, alla fine della Grande Foresta...»
Sai afferrò uno dei suoi rotoli, lo aprì e vi disegnò rapidamente un topolino. Incrociò le dita e la figura si alzò dal foglio, arricciando il musetto ed agitando la piccola coda.
Il roditore d'inchiostro saltellò tra i compagni di squadra e scalò il masso che avevano stabilito essere la loro barriera verso la Valle; annusò l'aria circostante e poi si gettò rapido a terra, attratto da una scia di odori.
Naruto alzò gli occhi al cielo e pregò che il suo migliore amico fosse da qualche parte in quel mondo di sassi che avevano raggiunto.
Il respiro di Sakura era l'unica cosa che faceva rumore tra i ninja.
Poi udirono il rumore di una foglia secca.
I tre scattarono sull'attenti, i kunai stretti tra le dita stanche, ma si rilassarono subito dopo, vedendo il loro animaletto da ricognizione di ritorno da loro.
«Li ha trovati.»

«E adesso che facciamo?»
«Non abbiamo fatto tanta strada per farci prendere dall'indecisione.»
«Sì, ma...»
«Vuoi andare a parlargli ora o aspetti domattina, Naruto?»
«Beh, domani potrebbero levare le tende.»
«Non credo, un membro del team è ferito...»
«Allora è perfetto!»
«Vengo con te!»
«Fammi fare almeno un tentativo, 'tebayo...»
«E se fallisci?»
«Ragazzi, non litigate...»
«Non fallisco finché mi lasci seguire il mio piano!»
«E quale sarebbe, inginocchiarti e pregarlo di venire con noi?»
«Ragazzi...»
«Potrebbe! Sì, se necessario!»
«Sei ridicolo!»
«Smettetela!»
I due jinchuriki si voltarono verso Sai con i visi ancora increspati dal litigio.
Il moro sospirò e sorrise come spiegato nei manuali che illustravano come far terminare un battibecco e prevalere tra i litiganti. «Perché non mettiamo qualcosa sotto i denti, tanto per cominciare? Non possiamo rischiare di combattere, deboli come siamo...»
Sakura e Naruto tornarono a squadrarsi col veleno nelle iridi, poi la ragazza sbuffò piccata e si alzò in piedi con fare signorile. «Bene, allora vado a raccogliere un po' di legna», disse con voce stridula sparendo tra gli alberi.
Sai osservò la sagoma compagna di team che scompariva, poi osservò il broncio di Naruto e sospirò paziente. Ormai era un mese che i loro comportamenti erano cambiati profondamente e a stento riusciva a sopportarli. Naruto era sempre più timoroso e al tempo stesso azzardato; Sakura invece prepotente e decisamente irascibile, come se fosse sempre in quella fase delle donne che tutti gli dicevano di evitare con attenzione.
Ma la cosa che aveva notato di più era lo sguardo che scorgeva in quel momento sul viso del biondino: uno sguardo strano, a certi tratti decisamente nuovo e un po' preoccupante. Erano giorni che Sai lo scrutava con attenzione e finalmente sembrò averlo collegato ad un altro episodio di cui era stato testimone. Suo malgrado.
«Ho capito», esordì d'un tratto a voce bassa facendo comunque scattare Naruto come una molla.
«Capito cosa?», esclamò l'altro decisamente sorpreso.
«La guardi in quel modo perché fate sesso.»
Naruto lasciò inizialmente la bocca aperta, come se dovesse solamente scegliere quando emettere fiato perché aveva già una risposta pronta. Poi il suo silenzio si prolungò a sufficienza perché diventasse una reazione totalmente diversa dalla risposta sagace e sigillò le labbra, deglutendo a fatica. Se le inumidì, ma ancora non sapeva cosa dire. Batté le palpebre più volte e poi iniziò a scuotere la testa.
«No, non è come pensi, io... noi... no!»
«Vi ho visti, tranquillo.»
Naruto sgranò totalmente gli occhi. «Tu... cosa?»
«La porta era aperta», rispose candidamente il ninja della radice. Le dita del biondino tremarono vistosamente. Sai rideva di gusto nel vedere quelle reazioni, ma dalla sua faccia da schiaffi non traspariva assolutamente nulla.
«E hai spiato?!»
«Non ce n'era bisogno, si intuiva a sufficienza... ricordi quella sera che dovevo riportare a Sakura il suo libro sulle cure con piante esotiche?»
Naruto era diventato rosso dalla vergogna e non sapeva più che cosa fare o dire per uscire da quella situazione. Era seriamente tentato di picchiare il suo compagno di team, ma qualcosa non glielo permise.
«Beh», tentò dopo una ragionevole manciata di secondi, «E con questo? Non c'è nulla di male!»
Sai fece spallucce e si voltò a stringere delle cinghie sul suo zaino. «Certo che no... infatti trovo molto curioso il tuo modo di rapportarti alla mia conoscenza dell'accaduto.»
«Smettila di leggere libri, sei insopportabile come un secchione», sputò Naruto mentre gli metteva il broncio e si tuffava nel suo, di zaino.
«In realtà volevo solo chiederti come va tra di voi, tutto qui.»
«Va bene, grazie!», abbaiò l'altro, la scatoletta del cibo stretta in una mano.
Rimasero qualche istante di spalle l'un l'altro, ognuno chinato sul proprio bagaglio senza sapere esattamente cosa farci. Un paio di cicale facevano da placido sottofondo a quella quiete piena di tensione.
«Quindi non sei preoccupato che lei torni da Sasuke, giusto?», esordì dopo un po' Sai con voce tranquilla.
Naruto si trattenne dal sospirare affranto e concentrò tutta la sua attenzione sulla latta che teneva in mano. Zuppa di verdure miste, solo da scaldare. Perché Sai era improvvisamente diventato così tanto attento ai sentimenti degli altri?
Sorrise suo malgrado, beffardo: lo era sempre stato. Probabilmente gli aveva solamente dato più materia con cui lavorare.
Si voltò lentamente, ancora rannicchiato, ed alzò lo sguardo su di lui, sulla sua pelle diafana e su quegli occhi socchiusi in un tacito sorriso.
«No», sospirò, «Cioè, non so. Lei l'ha sempre amato, chi non lo sa? Cavoli... è difficile.»
Sai attese che finisse il suo flusso di pensieri senza emettere il benché minimo fiato, in paziente attesa.
Però Naruto scosse la testa ed aprì di scatto la latta di zuppa. «Vedremo. In ogni caso, voglio riportare Sasuke a casa e su questo non ci sono dubbi. E... uhm... Dov'è finita Sakura con la legna?»

Passò le dita tra gli intrecciatissimi capelli rossi ed imprecò ancora una volta. La quindicesima da quando si erano svegliati, per la precisione.
Jugo era di fronte a lei, perso nella contemplazione di un banale masso tra tanti altri, in quella stupida valle rocciosa che è stata sagacemente rinominata esattamente così dagli antenati.
«Che fantasia!», sbottò Karin invece di aggiungere una cifra al contatore di imprecazioni.
Suigetsu non la degnò di uno sguardo, sicuro che se ne sarebbe pentito all'istante, e continuò ad affilare la sua amata arma, il suo hobby preferito da quando si erano accampati lì.
«E tu non hai nient'altro da fare?!», squittì la compagna, «Ehi, dico a te, mollusco!»
Un sasso colpì in pieno la nuca di Suigetsu e ruzzolò fino ai piedi di un irritato Sasuke; l'Hozuki si alzò in piedi e si voltò verso Karin, fulminandola con lo sguardo mentre si massaggiava la testa.
«Si può sapere che cos'hai stamattina, racchia gallina che non sei altro?», abbaiò infuriato, «È da quando abbiamo aperto gli occhi che sei più intrattabile del solito!»
Sasuke si voltò altrove e fece di tutto per evitare di ascoltare anche solo una sillaba di più del battibecco che si stava creando alle sue spalle.
«E quell'altro si è trasformato in un golem, bel team che siamo!», udì suo malgrado.
«Smettila di lamentarti, sei tu quella che si è rotta il piede e che ci sta trattenendo qui! Sempre la solita rompiballe!»
«TU mi ha rotto il piede, razza di sveglione!»
Sasuke ebbe la sensazione che qualcosa non andava come dovuto. Non per quel pollaio di compagni che si ritrovava, no...
Si inginocchiò e posò una mano sul terreno, come a poterne percepire le vibrazioni. Chiuse gli occhi e si concentrò, allontanando le distrazioni dalla mente. Sembrava che ci fosse qualcuno in avvicinamento.
Si alzò di scatto verso il suo team. Il suo solo sguardo li fece smettere immediatamente di litigare e li mise sull'attenti. «Cosa...?»
Karin non fece in tempo a finire la sua domanda che una figura nota comparve alle spalle del suo leader.
Boccheggiò stupita ed impaurita e istintivamente cercò di alzarsi, ma sentì una potente fitta al piede e si accasciò nuovamente a terra. Suigetsu, accanto a lei, appoggiò la mano sull'elsa della sua spada, ma non mosse nessun altro muscolo; Jugo si limitò a voltare la testa.
Tutti erano in attesa, tutto era in tensione.
«Naruto», disse Sasuke ancora di spalle, con semplicità.
Il biondino inspirò profondamente e rimase in silenzio. Osservò bramoso la schiena del suo amico e fratello, incredibilmente ferma di fronte a lui. Non più in fuga, non più sfuggente: era lì, solo per lui.
«Finalmente», prese fiato, «Finalmente ti ho trovato.»

Fece un passo avanti, poi un altro. Si fermò ad un metro o poco meno da lui, come se non osasse sperare troppo che sarebbe rimasto lì; come se temesse che fosse un miraggio e che sarbebe svanito con una folata di vento.
Sasuke rimase di schiena, seguendo i movimenti di Naruto, ascoltandone i suoni.
Quando lo sentì più vicino si voltò lentamente. Poi lo guardò per una manciata di secondi, come se dovesse assicurarsi che fosse veramente lui.
Venne colpito dagli occhi rossi, quelli che aveva visto solamente quando Kyubi prendeva il sopravvento su di lui... si domandò perché ci fossero, ma non trovò spiegazioni logiche. Provò a fare più attenzione al chackra che emanava il biondino, ma non trovava nulla di anomalo o che giustificasse quelle iridi in qualche modo. Al contrario, percepì qualcosa di strano, qualcosa che non sentiva da molto tempo.
Scosse la testa mentre un ghigno gli si disegnava in viso; infine scoppiò a ridere clamorosamente.
«Non posso crederci!», esclamò veramente sorpreso, «Volevi diventare più forte di me... e ti sei indebolito all'inverosimile!»
Naruto incassò quell'affermazione come un pugno nello stomaco. Sentì la gola seccarsi improvvisamente ed ebbe un istante di paura. Come aveva potuto percepirlo, in così poco tempo, con così tanta precisione...? Kyubi digrignò i denti, offeso. Il mio potere sarà anche spezzato, ma non per questo un bamboccio come te può pensare di potermi sconfiggere facilmente!
Il jinchuriki cercò di ignorare l'ira del Demone e di mantenere una faccia da poker quantomeno credibile, ma ebbe la sensazione che qualcosa non stava andando come pianificato. «Non so di che parli», tentò.
Sasuke sbuffò. «L'ultima volta che ci siamo incontrati eri davvero potente, mi ero impressionato... ma adesso... mi sembra di stare davanti ad un bambino.»
Naruto ridacchiò a sua volta. «Non preoccuparti, sono sempre abbastanza forte da poterti fermare, se necessario!»
L'Uchiha rise ancor più fragorosamente di prima, accompagnato anche dagli altri membri del team.
«Non devi distruggere Konoha», disse Naruto e le risate si bloccarono di colpo.
Sasuke lo guardò superficialmente. «Non sai di che parli.»
«Sì invece, è per questo che sono qui!»
Soppesò quelle parole con molta attenzione, Sasuke, ma da qualunque lato le osservasse, le trovava sempre inutili e stupide. «Non saranno quegli occhietti a farmi cambiare idea.»
«Siamo tutti pronti ad accoglierti come un fratello, senza rancori», Naruto tirò dritto come un ariete, senza ascoltare le repliche dell'amico. «Tsunade stessa mi ha inviato qui per dirtelo e tutto il consiglio è d'accordo. Noi...»
«Quale parte del non cambiare idea non hai compreso?», sibilò stizzito l'altro, frenandolo, «Io tornerò a Konoha... solo per distruggerla! Deve bruciare, deve bruciare ogni casa, ogni albero, ogni muro crollerà e soprattutto i tuoi amati consiglieri! Bruceranno uno ad uno, e anche Tsunade e anche tu!»
Il viso di Sasuke era contratto in una smorfia malata e perversa mentre diceva queste cose e si beava figurandosele in mente. A Naruto vennero i brividi, tanta era la convinzione con cui le diceva.
«TU!», l'Uchiha lo additò con sprezzo, «Tu che cerchi sempre di fare solo ciò che ti pare e di convincere gli altri a farlo, tu! Brucerai come loro, che sia qui o laggiù. È solo questione di tempo.»
Naruto si avventò su di lui e lo afferrò per il kimono, i pugni ben stretti sulla stoffa fino a sbiancare le nocche. «Io ti fermerò, ti giuro che...»
Sasuke alzò un braccio sul suo e fece per allontanarlo, lo sharingan incatenato alle sue iridi infuocate e senza paura. Piccole scintille si crearono tra il palmo della sua mano e la felpa arancione, ma nessuno dei due distolse lo sguardo da quella feroce battaglia visiva per farci caso. Poi le scintille bruciarono la felpa e arrivarono alla pelle di Naruto, che scattò per l'istinto e mollò la presa. Sasuke ne approfittò per lanciargli un chidori in pieno petto e qualcosa rantolò tra i massi alla sua destra non appena il colpo andò a segno.
Lasciò il biondino ad incassare la scarica e si diresse verso la provenienza di quel rumore, incuriosito.
Sakura lo precedette e balzò fuori dal nascondiglio, due kunai tra le dita, pronta a scattare.
«Avrei dovuto immaginarmelo», commentò placido Sasuke.
«Sì, avresti dovuto.»
Ma non avrebbe potuto, ridacchiò Kyubi.
Sasuke la squadrò in volto e lo stupore si dipinse rapidamente sul suo non appena vide che anche i suoi occhi erano rossi. Rossi come il fuoco, rossi come il sangue. Magari avrebbe potuto trovare una risposta per quelli di Naruto, riflettendo bene, ma non certamente per lei.
Dov'erano quei due smeraldi che la caratterizzavano?
«Perché...»
Sakura indurì il viso ed alzò i kunai. «Non ti riguarda», tagliò secca.
Sasuke annuì. «Giusto, non m'importa», disse. Poi si voltò verso Naruto, «Qualunque cosa abbiate voi due, io attaccherò e distruggerò Konoha e stai tranquillo che non mi fermerai mai.»
L'altro digrignò i denti e strinse le mani. «Allora ti devo fermare qui, non ho altra scelta!», urlò arrabbiato.
Entrambi i jinchuriki sentirono una vampata scatenarsi dall'addome: Kyubi era divertito.
«Sta' zitto», sibilò Sakura velenosa, «Non è il momento.»
Naruto ignorò la Volpe e si lanciò contro l'Uchiha rapidamente, saettandogli al fianco con un pugno già pronto a scattare, ma Sasuke lo deviò e si allontanò. Sakura si fece da parte, frapponendosi tra loro due e il team Hebi, per evitare che intervenissero ad aiutare il loro capo.
«Te l'ho già detto, sei troppo debole per me!», rise Sasuke mettendo a segno lo stesso colpo che Naruto aveva cercato di sferrargli.
Lo colpì vicino allo sterno, costringendolo a rallentare per riprendere fiato. «Non sottovalutarmi, Sas'ke!»
Naruto si riprese e formò rapidamente un rasengan... che si dissolse ancor prima del contatto con il suo obbiettivo.
Per una manciata di istanti, tutto in quella valle era statico, rocce o umani che fossero.
Non un respiro osava aleggiare tra loro.
Sasuke osservava incredulo il fumo lieve che circondava la mano del suo avversario, stupefatto quanto e più di lui.
«Il rasegnan...», balbettava il biondino, «Non può... si è...»
Naruto non aveva ancora avuto modo di provare le sue tecniche da quando Kyubi era stato diviso, semplicemente era troppo occupato a preoccuparsi di Sakura e delle sue nuove sensazioni da non essersi mai allenato seriamente. Solo in quel momento comprese l'enorme sbaglio che aveva fatto.
Sai saltò fuori dal suo nascondiglio e si portò al suo fianco, tra lui e Sakura, pronto a fronteggiare l'evidente squilibrio di forze che si era creato.
Sasuke osservò tutte queste cose e rise di nuovo, una risata che suonò lugubre ad alcuni e vittoriosa ad altri. Rise a lungo, come se avesse finalmente capito una cosa ovvia e si stesse dando dello stupido; rise finché non aveva più fiato.
Poi alzò lo sguardo su Sakura, perforandola con i suoi occhi tornati rapidamente neri, e sorrise.
Sasuke le sorrise.
La ragazza si sentì spogliata da quegli occhi che le ricordavano così dannatamente bene quelli che aveva il suo amore quando li aveva visti per la prima volta, catturandola irrimediabilmente.
Sentì le dita tremare e la gola inaridirsi, ma dovette scuotere la testa e resistere alle ginocchia che cedevano: da quanto tempo desiderava che Sasuke la guardasse di nuovo in quella maniera?
«Ho cambiato idea», vide le sue labbra danzare e improvvisamente la Valle Rocciosa non era un posto tanto spiacevole. «Non distruggerò più Konoha.»
Il team Hebi alle sue spalle trattenne il respiro all'unisono, sconvolti da quelle parole. «Che cosa?!», squittì Karin, come se si fosse ricordata solo in quel momento di avere una voce.
«Sono mesi che prepariamo quest'assalto, diamine!», protestò Suigetsu.
«Hai l'acqua nelle orecchie?», gli rispose fermamente Sasuke, «Il piano è andato, fattene una ragione.»
Sakura non sapeva più cosa pensare, ma la Volpe sembrò agitarsi.
C'è qualcosa che non quadra, pensò.
Naruto annuì, Sono d'accordo, un attimo fa era fermo sulle sue idee!
Alzò gli occhi in cerca di quelli di Sakura, ma li trovò ancora ipnotizzati e legati a Sasuke.
È proprio una donna, commentò piccato Kyubi, Basta poco per farle perdere la testa!
Vide Sasuke avvicinarsi lentamente alla ragazza, misurando ogni passo e la sua reazione ad esso. Sul suo viso non c'era molto a ricordare l'odio sprezzante che lo aveva animato fino a pochi istanti prima: sembrava essere tornato il bambino dell'Accademia, o il piccolo Uchiha di famiglia...
Naruto sentì qualcosa scivolargli giù nello stomaco ed ebbe una sensazione spiacevolissima.
«Ora che non c'è più nessuno a Konoha in grado di fermarmi... sarebbe come soffocare un neonato nella culla», spiegò Sasuke tra un passo e l'altro, «Non ne vale più la pena, non è più divertente.»
Sakura beveva ogni sua parola come oro liquido, ma ancora non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Strinse nuovamente i suoi kunai e si tenne pronta a spostare il chackra nei piedi per saltare via: quella situazione puzzava troppo.
Naruto osservava Sasuke non senza una certa curiosità, in attesa di sapere quale fosse il nuovo piano del suo ex-compagno di team e quale contro-piano avrebbe dovuto escogitare per fermarlo.
L'avanzata si arrestò a meno di un metro da Sakura. Sasuke le tese la mano e sorrise ancora, se possibile ancor più candidamente.
«Vieni con me.»


°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°



Oh oh, finalmente arrivo con una scena che non mi è uscita dal nulla come quella del capitolo precedente ma che avevo ben pianificato! ^-^
Ora si entra nel vivissimo della vicenda, people, la storia è decisamente ad una svolta (spero solo di saperla scrivere adeguatamente xP): Sasuke torna ad essere esattamente come Sakura lo ha sempre amato, non più il pazzo vendicatore, e le propone di andare via con lui... uhm... non è splendido? No? Eheheh... wait 'till next chapter! xD Ci sarà da divertirsi!

Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno recensito e non abbandonato me e la fic: GRAZIE!! (anche a chi l'ha aggiunta tra preferiti/seguiti e che altro)
Siete stati fantastici, è bellissimo sapere che la fic vi aveva fatto una così buona impressione da convincervi a leggere il seguito anche son un anno di ritardo! (e me ne scuso ancora u.u)

Alla prossima!
Ciao!!

Shark

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Capitolo 5
*** Sensazioni ***





COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE





Tre parole che sconvolsero tutti i presenti.
Tre parole che nessuno si sarebbe mai aspettato di udire.
Tre parole pronunciate con così tanta gentilezza e sincerità che tutti avrebbero accettato.
Tre parole.

«Vieni con me.»
Sakura sentì la schiena improvvisamente liquida e per un istante credette di essere prossima allo svenimento.
Sasuke l'aveva detto realmente? Lo pensava sul serio? Lei non aveva frainteso, giusto?
«Co-come?», balbettò incredula, per una conferma o forse solo per il piacere di sentirlo di nuovo.
Sasuke non si fece pregare. «Vieni via con me, solo noi due. Nessun altro ad intralciarci.»
I polmoni della ragazza si svuotarono totalmente, poi iniziarono a lavorare più freneticamente di quanto non avessero mai fatto in vita loro e il cuore pulsò così forte che Naruto era quasi sicuro di sentirlo.
Sai non si perse un millisecondo di tutta quella serie di espressioni facciali e corporee che stava assumendo la ragazza, per quanto riconoscesse che non fosse il momento adatto per i suoi studi. La vide avvampare in tutto il viso, rossa come mai prima di allora; la vide boccheggiare, strabuzzare gli occhi, guardarsi attorno, poi stringere più volte i kunai, dondolare un piede, muovere le labbra come per dire qualcosa e più volte se la immaginò svenuta.
Sakura sembrava essere stata catapultata nel suo miglior sogno senza sapere bene cosa farci.
«No», disse fermamente Naruto, distogliendola dai mille dubbi. Gli occhi rossi si incrociarono, il paio vacuo e quello infiammato di risoluzione, scontrandosi delicatamente.
«È sicuramente una trappola, non credergli!»
La ragazza lo guardò triste e qualcosa attanagliò le viscere del jinchuriki.
Lei amava Sasuke da una vita, lui lo sapeva benissimo! Sarebbe davvero riuscito a convincerla a lasciar perdere quella che probabilmente era la proposta centrale di tutte le sue fantasie da anni?
«Non lo capisci? È tutto un trucco, un piano!», Naruto si avvicinò rapidamente e la scrollò per un braccio, come una bambola, «Il vero Sasuke è quello di prima, quello che voleva ucciderci tutti! Questo... questo è una bugia, lui mente!»
Si gettò negli occhi di Sakura e vide che qualcosa era scivolato via.
Sasuke gli diede uno spintone al petto e lo allontanò. «Tu non capisci queste cose, lasciaci soli», abbaiò, prima di riversare di nuovo i suoi occhi profondi sulla ragazza. «Vieni con me.»
Tre parole che vaporizzarono nuovamente il cervello di Sakura... ma non la tenacia di Naruto.
«Non puoi credergli, Sakura!», tentò nuovamente, pur con meno intensità nella voce. Era impossibile non notare il suo viso, così candido e sognante, ma sentiva chiaro il bisogno di tentare ancora. «Resta con me, Sakura-chan...»
La ragazza sembrò aver recepito quelle parole e si scostò dalla contemplazione di Sasuke. «Con te?», domandò quasi con sorpresa.
Naruto sorrise malamente. «Non stiamo forse bene insieme? Da quest'ultimo mese, poi, io sento che il nostro rapporto è cambiato, è più profondo e...»
Il sopracciglio inarcato di Sakura gli fece venir meno la conclusione della frase. Forse aveva allargato le cose.
«Naruto», disse lei al confine tra la calma e l'irritazione, «Sai benissimo cosa c'è tra di noi e non puoi certo dire che ci sia un rapporto diverso da quello che c'era... prima.»
Il ragazzo non si diede per vinto e afferrò a due mani il ricordo dell'ultimo mese e soprattutto dell'ultima settimana.«Non dire così! Noi due siamo...»
«Nulla.»
Sakura distrusse la grinta del biondino.
Improvvisamente qualcosa nel mondo che li circondava aveva perso colore. Era forse il cielo? A Naruto mancò di colpo qualcosa, come se di fronte a lui fosse scomparso qualcos'altro oltre alla sua compagna.
Il team 7 era sempre più spezzato... o stava semplicemente spostando il suo baricentro?
Sasuke sorrise di nascosto. Si frappose tra la rosa e il biondino, nascondendolo completamente. «Andiamo.»
«Dove?», pigolò Sakura, nuovamente allontanata dal mondo.
«Dove ti darò quel che hai sempre desiderato.»
Sasuke lasciò la sua frase ad aleggiare tra i loro respiri e si avvicinò al team Hebi, dando indicazioni a tutti i compagni.
«Io quella non la voglio», sputò Karin con voce stridula, «Si può sapere che cosa ti sei fumato, Sas'ke? E il nostro bel piano?»
«Sì, infatti!», la accompagnò Suigetsu, «Non puoi mandare tutto a puttane in questa maniera!»
Jugo era più calmo degli altri due, ma era ugualmente contrariato. «E perché non ci hai detto nulla?»
Sasuke alzò una mano e la posò stancamente sulla spalla dell'Hozuki mentre fulminava la rossa con uno sguardo che non ammetteva repliche. «Vi dirò di che si tratta quando avrò confermato un dubbio. Nel frattempo...»

Naruto osservava attentamente il team Hebi confabulare in lontananza e ancora non riusciva a credere che Sakura, la sua Sakura, quella che aveva salvato a costo della vita sua e di Kakashi, mettendo a rischio piani e progetti sul Kyubi, quella con cui viveva da più d'un mese condividendo e scoprendo sensazioni nuove avesse davvero deciso di voltargli le spalle.
Mentre pensava tutte queste cose teneva gli occhi puntati a lei, a quella maglia rossa che la caratterizzava da anni e che era abituato a vedere di spalle. «Sakura...», la chiamò in un sussurro.
Lei si voltò faticosamente e venne colpita da quello sguardo così semplice e desolato di Naruto. «Davvero gli credi?», domandò con semplicità, senza pressione o rabbia. Per il tono utilizzato, poteva aver chiesto che tempo facesse o che ore fossero.
«Davvero credi che possa cambiare e... volerti... volerti bene come faccio io?»
Sakura sentì qualcosa di diverso dall'aria entrarle nei polmoni e andare ad inondare i suoi sensi. Naruto era da sempre suo amico, uno dei pochi, sincero come nessuno, certo... ma Sasuke era Sasuke. E finalmente sarebbero potuti stare assieme.
«Tra di noi, Naruto... c'è solo Kyubi, lo sai anche meglio di me», rispose desolata, «Non c'è sentimento, non c'è nient'altro che l'attrazione tra semi-jinchuriki. Non c'è mai stato altro e... non credo ci sarà.»
Entrambi avrebbero preferito che avesse lanciato un masso sulla testa del ragazzo, invece che ascoltare o dire quelle cose. Sakura sentiva che non era giusto lasciare Naruto così, su due piedi, ma se questo poteva allontanare Sasuke dalla strada della distruzione di Konoha e avvicinarlo a lei era ben pronta ad accettarlo.
Diede una fugace occhiata a Sai, a debita distanza e camaleonticamente fermo tra di loro, ma non riuscì più a dire nulla e si voltò verso quello che stava per diventare il suo nuovo team.
Anche Sai non sapeva se dirle qualcosa e che cosa, ma non appena vide che Sakura si allontanava senza l'intenzione di tornare indietro, «Andiamocene», suggerì a Naruto, «Torniamo a Konoha.»

Karin, ben nascosta dietro occhiali e capelli rossi, non si perdeva un singolo passo di quella strana ninja di cui non sentiva affatto il bisogno e di cui, soprattutto, non capiva l'utilità.
Sasuke aveva effettivamente un buon piano in mente, e le piaceva, ma non era detto che fosse fondato su una base realmente solida.
Suigetsu, come lei, non ignorava alcun movimento della rosa e si chiedeva se l'intuizione di Sasuke potesse effettivamente essere giusta; Jugo, invece, ne era certo.
Sakura si fermò ad un paio di metri da loro, intimorita da quegli sguardi poco amichevoli e che, fino a poco prima, erano nemici. Fu la mano di Sasuke a tranquillizzarla e a farglieli dimenticare. «Hanno capito anche loro che non ha più senso attaccare Konoha», le disse sereno, «E che è giusto che vieni finalmente con noi. Sei un ottimo ninja medico e hai sempre fatto di tutto per me... sono stato uno stupido a non accorgermene prima.»
Karin ghignò vedendo l'espressione sognante di Sakura che si beveva tutto, affascinata e decisamente ingenua. Si domandò per un istante se non stesse anche lei fingendo, perché non poteva credere che non sospettasse realmente nulla, ma si rispose da sola ascoltando la frase di Sasuke: se aveva fatto davvero di tutto per lui, c'era sotto qualcosa che lei non riusciva a comprendere appieno.
Il team Hebi si mise in marcia e Karin lasciò nella Valle Rocciosa i suoi dubbi: aveva un nuovo ruolo, ora, e Sakura non doveva sospettare di nulla.

«Ce ne stiamo davvero andando così?», domandò Naruto senza vita, «Senza combattere?»
Sai sospirò grave e non poté non notare che l'atteggiamento del compagno era cambiato così radicalmente che la sua lamentela era decisamente giusta, in effetti.
Già da molto tempo aveva osservato che i caratteri di Sakura e Naruto erano molto simili: entrambi pieni di forza e determinazione ed allo stesso modo di insicurezze e desideri nascosti. Ma da quando Kyubi era entrato in gioco tra di loro, quest'impressione di Sai era diventata quasi una certezza.
«Dobbiamo avvisare l'Hokage e tutto il villaggio», gli rispose tranquillo ai margini della Grande Foresta. «Non mi fido di Sasuke.»
Naruto si lasciò cadere a terra, scivolando lungo il tronco di un albero, con le mani tra i capelli e il volto stanco. «Per questo ti dico che non possiamo andarcene! Sakura è in pericolo e noi...»
«Noi dobbiamo fidarci di lei.»
«Hai visto come lo guardava...»
«Non è una stupida, sono sicuro che anche lei ha un piano.»
«Ma...»
«Niente ma. Andiamo.»
Naruto ci mise un po' ad assimilare quel comando. Non ne aveva mai ricevuto da Sai e non l'aveva mai nemmeno visto così deciso e propositivo.
Guardò la sua figura snella svettare in piedi di fronte a lui, sicuro delle sue azioni e non intenzionato ad ammettere repliche, e sentì che era cambiato. Sì, qualcosa in Sai era cambiato ma non riusciva a metterlo bene a fuoco.
Anche Sai si sentiva diverso, ma la sua non era altro che una reazione all'indebolimento del biondino. Sakura aveva perso contatto con la realtà e si era distratta tanto da non riuscire più a reagire razionalmente? Naruto stava facendo lo stesso. In qualche modo c'entrava il legame tra i semi-jinchuriki, perché l'Uzumaki che conosceva lui non avrebbe mai mosso un passo al suo “Andiamocene” di prima, se non per riprendersi Sakura e Sasuke.
Probabilmente la stessa cosa era successa quando aveva involontariamente scoperto la loro relazione, perché entrambi gli erano sembrati ugualmente “assetati”, bisognosi di farlo. E in quel momento, entrambi erano indeboliti.
Mentre pensava quelle cose, Naruto si era deciso ad alzarsi e a seguirlo a Konoha, sebbene il suo viso indicasse ben altri voleri. «Sicuro?», domandò un'ultima volta.
Sai riversò i suoi occhi neri su di lui con una potenza mai vista prima di allora e, senza bisogno di aggiungere altri, i due ninja partirono.

«Avete fatto... cosa?»
Tsunade-sama non era adirata, irritata né tanto meno sconvolta. Era furibonda.
«Sasuke l'ha convinta e...», pigolò Naruto, sempre meno spavaldo.
«E voi l'avete lasciata andare?!»
Una vena pulsava pericolosamente sulla tempia dell'Hokage mentre il suo viso avvampava ogni istante di più. Shizune, al suo fianco, squittì spaventata e strinse più forte Ton Ton tra le braccia, facendone tintinnare la collana di perle.
«Il piano era di convincere Sasuke a non attaccare il villaggio, Naruto!», tuonò la bionda alzandosi in piedi minacciosamente, «O fermarlo, se avessi fallito! Non lasciarlo andare rapendo Sakura!»
«Non era... noi...»
«Lei ci serve, lo capisci questo?», la sua voce ridusse in polvere il patetico balbettio di Naruto, tranciando di netto ogni replica. Anche Sai si sentì colpito da quell'ultima affermazione, sebbene intuisse già dove volesse andare a parare Madamigella Tsunade.
«Ci serve, Naruto, come hai fatto a dimenticare che Kyubi è anche in lei?», sibilò la donna a denti stretti, senza accennare a calmarsi. «Sasuke l'ha abbindolata, non ci piove, ma lei ha abbindolato te se l'hai lasciata andare via! Lui attaccherà comunque il villaggio, non capisci?»
Aprì la bocca per aggiungere qualcos'altro, ma le parole erano troppo pesanti e si mise a sedere stancamente. La sedia scricchiolò più volte sotto il suo peso e per qualche secondo fu l'unico suono che invadeva la stanza.
«... E ora ha metà del chackra della Volpe dalla sua parte», concluse infine.
«Più di metà», la corresse Sai. Tsunade alzò gli occhi azzurri su di lui, attratta dalla sentenza.
«“Più”?», domandò scandalizzata.
Il ragazzo annuì grave mentre Naruto impallidiva. «Ho avuto la netta sensazione che l'equilibrio delle forze si sia rotto in... in una certa circostanza, diciamo, e che la Volpe abbia sbilanciato il suo peso.»
Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto spiegare ciò che aveva percepito studiando i suoi compagni, ma era certo di ciò che stava dicendo.
I presenti erano rimasti completamente ammutoliti.
«Quale circostanza?», domandò dopo un po' Tsunade, curiosa. Se ciò che diceva fosse stato vero, probabilmente la situazione era ben peggiore di quanto potessero immaginare.
Sai non rispose subito. Guardò di sfuggita Naruto, il cui nervosismo era diventato palese, e si sentì in un tremendo imbarazzo. Si grattò la nuca e cercò le parole giuste per dire che aveva sentito lo sbilanciamento di chackra quando li aveva sorpresi a fare sesso, e che non era stata solo un'impressione fugace perché aveva visto che Sakura era diversa dopo quella volta, ma non ne trovò nessuna che potesse più delicata e non meno precisa, per cui disse esattamente ciò che aveva pensato.
L'espressione di Tsunade era passata dall'essere scandalizzata alla convinzione che la teoria reggesse, finendo poi per avere un volto imperscrutabile, mentre quello di Naruto era il ritratto della desolazione.
«Non sentirti in colpa», lo tranquillizzò l'Hokage intuendo quali pensieri potessero agitarlo.
«Certo, avrei preferito saperlo prima e avrei dovuto immaginare che il sigillo di Kakashi era troppo debole... ti avrei impedito ad ogni costo di portare Sakura con te, ma ormai il danno è fatto.»
Sai fece un passo indietro e sprofondò nei sensi di colpa. Lui aveva intuito e taciuto, era colpevole quanto Sasuke che aveva intuito e approfittato?
Naruto alzò la testa e fissò Tsunade con decisione. «No, io rimedierò!», si rianimò, ma non poté aggiungere altro che la mano bianca della donna lo fermò prima che potesse riprender fiato. «Adesso Sasuke ha tutti gli elementi per essere veramente temibile. È tardi, sei fuori dai giochi.»
«Ma io...»
«Tu sarai sotto sorveglianza finché non lo deciderò io e non uscirai più dal villaggio», continuò lei rapidamente, prima di voltarsi verso Shizune. «Convoca il consiglio: serve una riunione urgente. Konoha è in pericolo.»


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Capitolo un po' di transizione e preparatorio... sì, non è il migliore della fic ma è ugualmente utile. Ogni tanto servono anche loro! :P
Quali piani stanno architettando il team Hebi e Tsunade? Riuscirà Sakura a rinsavire? E Naruto si riprenderà?
Che cosa farà la Volpe, fin ora silenziosa?

… MWUAHAHAHAHAH!! *evita pomodori* Aspettate il prossimo capitolo per scoprirlo! XD

Ciau!
Shark

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Capitolo 6
*** Tormenti ***





COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE




Quel giorno, l'attività di Naruto era incentrata completamente sull'osservazione delle nuvole che si rincorrevano rapide nel cielo. Il vento spostava le fronde degli alberi in maniera quasi angosciante, troppo veloci per sembrare naturali, e le grosse e grasse nuvole si alternavano continuamente, rendendo il sole una lampadina ad intermittenza.
Staccò la fronte dal vetro della finestra e pulì distrattamente l'alone che vi aveva lasciato, constatando che la sua manica non aveva fatto altro che allargarlo ancora di più. Poi si mise a sedere sul letto e gettò la testa all'indietro, a fissare il soffitto. Sospirò, come se quello fosse l'ultimo respiro di cui disponesse.
Sai era andato dall'Hokage e dai consiglieri, a riferire quanto era accaduto e la nuova situazione che si era venuta a creare, e desiderò essere con lui a far valere la sua posizione. Si sentiva tremendamente in colpa per tutto ciò che era successo, tanto che quel giorno non aveva nemmeno provato ad evadere dall'abitazione.
Si alzò e si avvicinò alla porta d'ingresso, trascinando i piedi come un anziano stanco. Lievi fruscii e bisbigli segnalavano la presenza dei suoi secondini, tre jonin che si alternavano lungo il perimetro dell'appartamento dall'alba al tramonto e dal tramonto all'alba successiva.
Naruto si voltò verso il divano e contemplò l'idea di gettarcisi su, ma il sofà gli ricordò immediatamente Sakura e il fiume di flashback lo portò a lasciarsi cadere per terra, sul tappeto.
Allargò le braccia e le gambe, e lasciò la mente vagare altrove, sperando di addormentarsi.
Chissà cosa stava facendo Sakura...

Con la Valle Rocciosa alle spalle, il team Hebi si muoveva rapido verso le montagne, dove Sasuke ricordava ci fosse un nascondiglio di Orochimaru da sfruttare come abitazione temporanea, in attesa che Karin si curasse il piede. Per quell'operazione contava sul nuovo aiuto di Sakura, il covo sarebbe servito da fonte dei medicinali e delle bende necessarie.
Karin, stretta sulla schiena di Jugo come una conchiglia sullo scoglio, si sentiva in dovere di osservare minuziosamente quanto e come si avvicinassero Sasuke e Sakura, per cercar di levare il sottile velo che separava la finzione dalla sincerità; ancora non era convinta che la rosa fosse così tanto ingenua e temeva che il loro piano potesse non reggersi in piedi. Inoltre, osservava attentamente anche Sasuke per vedere se riusciva a scoprire qualcosa di più sul loro passato rapporto, di qualunque natura fosse stato.
Ma Sasuke era silenzioso come al solito e sarebbe stato anche frigido e noncurante come faceva sempre se non fosse stato per il piano; invece ogni tanto scoccava un'occhiata a Sakura, cercando di farla arrossire e distrarre dai suoi pensieri. Forse temeva che avrebbe potuto ripensare alla sua decisione e sollevare quel velo che Karin cercava da dietro i suoi occhiali spessi.
Mezza giornata volò tra massi e polveri in quella valle deserta e solo all'imbrunire iniziarono a metter piede sulle montagne. A sera inoltrata, il covo comparve ai loro occhi sotto forma di un blocco di pietra imbevuto nel muschio.
«Spostiamolo», disse Sasuke con risolutezza.
Jugo depose Karin a terra e si mise subito all'opera, mentre Suigetsu alzava gli occhi al cielo e borbottava che era stanco e che odiava il muschio. Tentarono per qualche minuto, poi si unì a loro anche Sakura e la sua capacità di incanalare negli arti il chackra diede una svolta allo sforzo. Sasuke si asciugò la fronte con la manica del kimono e le sorrise compiaciuto, poi le indicò l'apertura e, con fare galante, la invitò ad entrare.
Karin, alle sue spalle, schiumava di invidia e rabbia mentre un nuovo colorito le si dipingeva sul volto.

Sai tornò a casa nel cuore della notte, stanco e con la gola secca. Aveva parlato per ore ad ogni anziano, consigliere o ninja che fosse presente nella sala con lui e Tsunade, rispondendo a mille e più domande e valutando ipotesi ed alternative. Per qualche motivo lo ritenevano importante per questa nuova situazione e la cosa lo lusingava, anche se sapeva bene che lo tenevano in considerazione solo perché era in buoni rapporti con due dei protagonisti della vicenda.
Osservò la finestra di casa sua, spenta e solitaria, e il silenzio che emanava lo allettava non poco. Mosse un passo verso la porta, ma poi si voltò e cambiò strada, andando verso un altro appartamento, spento e solitario quanto il suo, ma perlomeno abitato.
I jonin di guardia si stavano dando il cambio proprio quando i suoi occhi scuri si posarono su di loro e li salutò cortesemente, da manuale.
«Buona sera, Sai», gli rispose uno, «Come mai da queste parti? Mica vorrai darci il cambio!»
«No, non mi è permesso... Vorrei far visita a Naruto, invece. È stato solo tutto il giorno, giusto?»
L'uomo annuì. «Stranamente, è rimasto buono a cuccia senza darci mai problemi; non ha neanche provato ad affacciarsi dalla finestra!»
Sai s'incupì ma cercò di non darlo a vedere e annuì a sua volta. Poi entrò e richiuse la porta dietro di sé, senza far rumore.
Il salotto sembrava essere vuoto, con le luci spente e nessun segno di movimento nei paraggi.
«Naruto?», chiamò. «Sono io, sono passato a trovarti!»
Per qualche istante, il vento che soffiava indebolito sulle finestre era l'unico rumore. Poi udì un grugnito e la testa bionda fece capolino da dietro il divano. Era accompagnata da occhi stanchi e da un'aria da vagabondo che normalmente non gli aveva mai visto.
«Che ti è successo?», domandò.
Naruto sbadigliò e guardò altrove. «Ho dormito», mugugnò infastidito.
«Sicuro?»
Sai aveva visto facce molto più riposate di quella, non si sarebbe fatto abbindolare.
Naruto si tirò faticosamente su e si eresse precariamente sui piedi. Cadde con un tonfo soffuso tra i cuscini del divano, per poi scattare via subito dopo come se fossero stati bollenti. Si appoggiò alla parete e si stropicciò i capelli mentre sospirava piano, rassegnato. «No», ribatté infine, «Non proprio.»
«Immagino.»
«Ah sì?»
Gli occhi rossi raggiunsero Sai con grande voracità e il moro si sentì perforato da essi, fino a farlo sentire colpevole, non importava di cosa. Abbassò lo sguardo al parquet, a disagio. «Forse, anche se non ho ancora ben chiaro come si sviluppa il legame tr...»
«È per questo che sei venuto qui?», abbaiò Naruto, rinvigorito. «Per studiarmi ancora! Così avrai altre cose da riferire ai tuoi nuovi amici nel consiglio, giusto? Perché tu non sai ancora niente dei rapporto umani ma hai capito perfettamente cos'è successo e cosa si deve fare, non è così?»
«Non è affatto così.»
«Sì, invece! E io che pensavo che fossi venuto a vedere come stavo, perché magari qualcuno in questo villaggio si interessa di me... e invece no, tu devi studiare e studiare e...»
Cercò furiosamente qualcosa per la stanza, probabilmente da lanciare addosso al compagno, ma fortunatamente nulla arrivò alle sue mani e la rabbia sfumò presto tra i suoi ansimi pesanti. Naruto era stanco, dopo una giornata passata a pensare ai suoi guai, al villaggio e a Sakura e Sasuke, senza mangiare né riposare, in uno stato d'ansia continuo a cui non era minimamente abituato, mentre cercava disperatamente di comunicare con Kyubi, scomparso dalla sua mente.
Si appoggiò nuovamente al muro, scivolando a terra con la testa tra le ginocchia. Sai non si aspettava di assistere ad una situazione del genere, sebbene Tsunade lo avesse avvertito.
“Probabilmente il legame con Sakura continuerà a manifestarsi, anche se la lontananza è forte”, aveva detto poco prima durante il consiglio. “Bisognerà tener d'occhio Naruto e accertarsi che non impazzisca percependo sensazioni non sue. Lui... noi non sappiamo cosa sta facendo Sakura e fino ad ora non era ancora successo che loro due fossero tanto distanti.” Il suo sguardo si era fatto molto più duro del solito ma qualcosa, nel suo viso, si era addolcito. “Dopo settimane passate gomito a gomito, per la prima volta dalla condivisione del Demone sono separati e non sappiamo come questo influirà su di loro.”
Era decisamente strano vederlo in quello stato.
«Non... tirati su, avanti», tentò in un pigolio.
Naruto non si mosse di un millimetro. Si era addormentato?
«Ehi...»
Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile.
«Come?»
Naruto alzò la testa dalle ginocchia e si schiarì la voce. «È a disagio», ripeté spazientito.
«Chi, Sakura?»
Il biondino annuì.
«Tu... lo percepisci?»
« È questo che vuoi, no? Sei qui per sapere se sento qualcosa o sbaglio?»
La desolazione e la tristezza che impregnavano quelle parole colpirono Sai come uno schiaffo.
Si chinò di fronte a lui, a gambe incrociate, e sorrise. «Sono qui per sapere come stai.»
Naruto lo fissò per un lunghissimo istante, durante il quale si aspettava che la maschera di Sai crollasse e che il suo sorriso si rivelasse finto e recitato come pensava... ma non scovò altro che sincerità. Abbassò lo sguardo, rassegnato e sorpreso, ed inspirò piano.
«Male», rispose a voce bassa.
«Perché?»
«Perché lei... credo che tu abbia davvero intuito giusto, Sai: Kyubi è più in lei che in me, lo sento.»
Sai non sapeva come reagire a quell'affermazione, così optò per un'espressione neutrale. La faccia da poker, come la chiamava Shikamaru.
«Per tutto il giorno ho percepito solo gli stati d'animo di Sakura e ho chiamato, ho cercato varie volte Kuybi, ma non mi ha mai risposto. Non so cosa pensare... però continuo a sentirlo, sai? Sento ancora il suo chackra! Anche se è così debole, 'ttebayo...»
«E questo ti fa stare male?»
Naruto sembrava non essere più lui. Da quella distanza, Sai riusciva a vedere nitidamente le occhiaie che si erano allungate sul suo viso, trasformandolo più di quanto ci si possa aspettare per un essere umano in uno, due giorni. Il suo respiro continuava ad essere pesante e stravolto, come se per tutto il giorno avesse combattuto contro l'Akatsuki al completo, e il tono della sua voce... Naruto era decisamente cambiato, ma la domanda di Sai gli era uscita dalle labbra ancor prima che potesse intuire da solo la risposta.
«Non mi sono mai sentito così, prima... è come se non fossi più io. Sì, qualcosa di radicale era già cambiato durante la rottura e ricostruzione del sigillo, ovvio... ma Sakura era sempre accanto, o perlomeno nei paraggi, e le due metà di Kyubi erano così vicine che non sembrava proprio che si fosse spezzato.»
Le sue parole cadevano dalla sua bocca lentamente, come cristalli di sabbia in una clessidra.
«Poi è subentrato il s... l'attrazione tra semi-jinchuriki, come l'ha chiamato lei», un sorriso spento sfiorò il suo viso e poi precipitò in una smorfia triste. «Credimi, è stato come se non fosse cambiato nulla! In quei momenti credevo che Kyubi fosse di nuovo intero e mi sentivo nuovamente io, di nuovo a posto! … Anzi, anche meglio, perché c'era Sakura... e invece Kyubi ne stava approfittando. Che idiota.»
Sai si morse il labbro inferiore e pensò rapidamente a cosa avrebbe potuto dire. Ciò che gli stava raccontando Naruto era molto importante, e sentiva che doveva sentirsi onorato di quella confessione così intima, ma non riusciva a far altro che sistemare i pezzi del puzzle della situazione che si era impostato in mente sulla base delle sue osservazioni. Conoscere questi altri dettagli sul legame tra lui e Sakura poteva rivelarsi di fondamentale importanza, ma non osava lasciarselo sfuggire. Optò per annuire con compassione e dirgli che no, non era un'idiota e che gli dispiaceva molto. Era indeciso se prendergli la mano per rassicurarlo o no, come aveva visto fare tra Sakura e Ino qualche volta, ma gli venne il dubbio che fosse una cosa solo per ragazze e lasciò perdere.
Mentre cercava di essere un buon amico, tra un'indecisione e l'altra, Naruto si alzò in piedi di scatto. I suoi occhi fissavano un punto indefinito e il viso aveva perso il poco colorito che possedeva.
«Cosa c'è?», chiese Sai, allarmato.
Il biondino non rispose, poi si portò una mano all'addome e una alla tempia e mosse qualche passo scoordinato attorno al divano, barcollando come un ubriaco.
Anche Sai si alzò in piedi e cercò di fermarlo. «Che cos'hai?», domandò ancora, con una chiara nota di preoccupazione nella voce.
«No... non può... dannato...», farfugliava il compagno.
Sai scosse la testa ed andò verso la porta a cercare aiuto, ma Yamato comparve sulla soglia ancor prima che potesse sfiorare la maniglia. «Che sta succedendo?», domandò serio scoccando un'occhiataccia a Naruto.
«Non lo so, credo sia qualcosa che percepisce da Sakura...»
Yamato entrò nella stanza ad ampie falcate e fermò Naruto afferrandolo saldamente per le spalle. Lo scrollò un paio di volte, ma il ragazzo sembrava non vederlo e continuava a farfugliare sommessamente.
«Cosa facciamo?», domandò Sai.
Il capitano strinse maggiormente la presa su Naruto, ma questo ebbe solo l'effetto di farlo reagire: in uno scatto fulmineo si divincolò come un'anguilla e iniziò a correre verso le altre camere, ruzzolando a terra poco dopo. Rovinò sul pavimento della stanza che condivideva con Sakura e vi rimase, troppo impegnato a stringersi le tempie per rialzarsi.

I cunicoli erano lunghi e stretti, da uno se ne diramavano in media altri tre e dopo qualche metro i 5 ninja si sentirono confusi e senza orientamento. Il covo era un vero dedalo, più intricato di un labirinto studiato nei minimi dettagli.
Sasuke e Suigetsu incidevano con le spade i muri che fiancheggiavano, in modo da poter ritrovare l'ingresso-uscita, e guidavano con poca decisione i compagni. Qualche volta la comitiva si fermava e lasciava andare un membro a controllare che il cunicolo appena spuntato non fosse un vicolo cieco e, in caso lo fosse stato, lo segnavano con una doppia croce appena prima della svolta.
Dopo qualche ora passata a fare queste operazioni, l'impazienza di Karin e i continui lamenti di Suigetsu minavano profondamente la pazienza del leader Sasuke e si optò per utilizzare ognuno un vicolo cieco come stanza privata. Le incisioni lasciate sui muri avrebbero aiutato a non perdersi del tutto.
«Tutto questo è ridicolo», sbuffò la rossa mentre veniva indirizzata al suo cunicolo con il piede finalmente curato. «Dobbiamo isolarci tutti quanti per lasciare che lui e quella...»
Suigetsu le rivolse un'occhiataccia senza precedenti. «Zitta, oca!»
La giovane donna strinse le labbra e trattenne il respiro, indignata e offesa a morte, ma riconobbe che potevano essere origliati dall'ospite d'onore e si trattenne con una smorfia piccata.
«Non osare far saltare il piano», la ammonì il compagno mentre girava l'angolo e spariva dalla sua visuale.
«Ma certo», mugugnò Karin tra sé e sé mentre estraeva il necessario per la notte dallo zaino, «Non vogliamo mica rovinare la serata ai piccioncini...»
Suigetsu proseguì verso il cunicolo che aveva deciso di prendere per sé, un bel vicolo cieco a sorpresa, appena dopo una curva. Si rannicchiò nell'angolino e iniziò ad accarezzare la sua adorata spada mentre Jugo, dall'altro lato del muro, stava già iniziando a coricarsi.
Sakura guardò di sottecchi Sasuke, intento a tracciare con la doppia croce il loro vicolo cieco, ora stanzina per due. Estrasse le coperte dai loro zaini e le sistemò a terra, arrossendo come una bambina mentre univa i lembi e le trasformava in un'unica grande coperta. Matrimoniale, pensò, e si lasciò scappare un ghigno divertito.
Sasuke la raggiunse di soppiatto, quasi spaventandola mentre appoggiava a terra l'enorme cintura viola del suo kimono. «Cosa c'è?», domandò lui incuriosito.
Lei scosse la testa e si morse la lingua.
Sasuke si tolse i sandali e la maglietta, rimanendo solo coi pantaloni. Sakura aveva visto Sasuke a torso nudo solo durante qualche allenamento o quelle rare volte che Kakashi li portava alle terme dopo una lunga missione, ma all'epoca era solo un ragazzino e, per quanto Sakura fosse invaghita di lui, non c'era confronto con ciò che aveva sotto gli occhi in quel momento. Anni di allenamenti e di sviluppo lo avevano reso incredibilmente più bello e sexy, sì, più di quanto avesse osato sognare. Ormai era un uomo.
Maledì la sua sottosviluppata immaginazione mentre il respiro le si mozzava in gola e la mandava in iperventilazione.
Il bisogno vitale che l'aveva portata a fare sesso con Naruto le aveva tolto il tempo della contemplazione di cui in quel momento si stava beando. Parte di lei si dispiacque per il biondino, ma quello che stava provando non faceva altro che confermare ciò che gli aveva detto quando si erano parlati l'ultima volta.
Sasuke si chinò su di lei, inchiodata sulle coperte distese, e le passò una mano tra i capelli, accarezzandole la guancia. Incatenò i loro occhi con un'intensità quasi innaturale e la baciò a lungo, lentamente. Sakura si domandò se avesse mai baciato qualcun'altra, prima d'ora, ma quel dubbio durò un istante o poco meno.
Lo tirò a sé e gli passò le dita sottili dietro la nuca, ricambiando il bacio e abbandonandosi ai suoi migliori sogni di una vita.

«Che sta succedendo?», domandò uno dei ninja di guardia, comparso sulla soglia della stanza.
Sai era stato mandato a chiamare Kakashi e Tsunade, mentre il capitano Yamato, accucciato accanto a Naruto, cercava di farlo parlare e di capire cosa gli avesse preso.
«Non lo so ancora, ma tu e gli altri restate di guardia», disse con voce ferma, «Non voglio curiosi o intrusi.»
«Sissignore.»
Ringraziò il suo sesto senso che l'aveva guidato a fare una visita all'allievo “internato”, perché se c'era una persona che poteva arginare un probabile attacco di Kyubi, era lui.
Naruto era ancora raggomitolato a terra, stavolta con tutte e due le mani sull'addome. Yamato non sapeva cosa pensare, scartando un semplice mal di pancia.
«Cerca di rispondermi, avanti!», tentò nuovamente, «Cos'hai?»
Il biondino sudava e continuava a tenere lo sguardo fisso nel vuoto, come se quegli occhi rossi non stessero guardando il muro o il ninja. Le uniche parole che riusciva a cogliere nel suo farfugliare confuso sembravano essere “non può – stronzo – dannato - perché” ma non permettevano a Yamato di capire alcunché. Ce l'aveva con Kyubi?
Dei passi si avvicinarono sempre di più alle loro spalle e in una frazione di secondo comparvero nella stanza l'Hokage, Kakashi e Sai. «Ho fatto più in fretta che ho potuto», disse il ragazzo.
Tsunade si chinò su Naruto e lo sollevò, mettendolo a sedere dritto. «Da quanto è così?», domandò mentre lo osservava con la professionalità tipica di un medico. I suoi capelli biondi nascosero il ragazzo al capitano, che si alzò in piedi e si allontanò per lasciarle spazio.
«Da quasi dieci minuti», rispose costernato, «Non ha fatto altro che spostare una mano dalla fronte e borbottare pezzi di parole senza senso.»
Kakashi si portò due dita sotto il mento e si fece pensieroso. «E il sigillo?», domandò.
«Ho controllato, non ha niente di nuovo.»
Sai si schiarì la voce e si intromise nella discussione. «Credo sia Kyubi», annunciò.
Tsunade annuì. «Ma certo che è lui. Naruto è sano come un pesce e sta provando cose indirette, come temevamo...»
La donna sospirò affranta, poi si alzò in piedi e posò il suo sguardo sull'Hatake. «Puoi farlo tornare in sé?»
Kakashi rimase interdetto, le due dita abbandonate a mezz'aria. «Io?»
«Con lo sharingan, puoi fare almeno un tentativo? O credi che debba chiamare Yamanaka?»
Un mugolio nascose la sua risposta e tutti si voltarono verso la sua fonte. Naruto batteva le palpebre rapidamente, come se avesse un granello di polvere negli occhi, e sembrava essersi ripreso. Si mise faticosamente a sedere sul letto e si stupì nel vedere quanta gente ci fosse lì attorno.
«Cosa diavolo ci fate tutti in casa mia, 'ttebayo?», biascicò.
«Stai bene?», chiese autoritaria Tsunade, ignorando totalmente la sua domanda.
Naruto parve rifletterci su. «Non lo so, non capisco...»
«Kyubi cosa dice?»
«Niente, non dice più niente da quando siamo partiti.»
«Allora è Sakura?»
Sai non poté non notare l'ombra che si insediò sul viso di Naruto. Lo vide annuire rapido e con gli occhi bassi, come se si sentisse colpevole di qualcosa.
Tsunade sospirò e scoccò un'occhiata a Sai, come a dire “te l'avevo detto”, poi si sedette accanto a Naruto e gli posò una mano sulla spalla. «Devi essere forte, Naruto. Non farti prendere in contropiede e se succede di nuovo, tu...»
Il biondino si alzò di scatto e spinse via la mano della donna, come se fosse uno scarafaggio. Si fece largo tra i presenti con un'espressione dura in volto e si avvicinò alla porta d'ingresso dell'appartamento, indicandola con insistenza. Andatevene, diceva ogni cellula del suo corpo.

Sakura era in estasi.
Non credeva fosse possibile trovare tante differenze tra Naruto e Sasuke, eppure ne scopriva di nuove ad ogni minuto che passava.
Avvolta nel calore del suo corpo, i pensieri razionali erano fuggiti da tempo e un Sasuke totalmente diverso da quello che aveva sempre pensato fosse diventato si rendeva sempre più reale sotto i suoi occhi increduli.
Le sue braccia muscolose la cingevano saldamente e le coperte le pungevano la schiena, ma a stento riusciva ad accorgersene. Sasuke era lì, era lì solo per lei, e niente avrebbe potuto separarli. L'aria nel cunicolo era diventata davvero rovente.

Sai si voltò sull'uscio ed esitò per un istante. Naruto gli mise una mano sulla spalla e lo spinse via, chiudendo la porta tra di loro con uno scatto secco.
Non appena lasciò la presa sulla chiave, cadde su un ginocchio e riprese ad ansimare. Era stato bravo a trattenersi mentre li cacciava fuori, ma non riusciva più a contenere quel flusso continuo di sensazioni che lo travolgevano senza pietà. Sakura era molto, troppo contenta e la sua eccitazione si stringeva attorno alle sue viscere come una morsa di pietra e scendeva nei pantaloni. Inoltre si sentiva la mente annebbiata, distante, e recuperare lucidità per liberarsi degli ospiti gli aveva causato un enorme sforzo. Si trascinò verso una sedia e cercò di sedersi umanamente, ma non riusciva a tenere la testa dritta e la lasciò cadere sul tavolo con un tonfo.
Il metallo freddo gli diede sollievo e ne approfittò per cercare di capire cosa stesse succedendo a Sakura perché provasse simili cose.
Una smorfia sghemba gli si disegnò sul viso. Era facile intuirlo: era lo stesso che aveva provato lui con lei...


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Sì, mi son fatta desiderare... scusate il ritardo, non è stato un periodo facile ^^" Me ne sono capitate di ogni, per fortuna non problemi di salute, ma tra università, famiglia e salute mentale... beh, sono ancora viva e concludiamola qui! xD
In realtà non è stato neanche un capitolo facile da scrivere, per quanto credo mi sia riuscito praticamente come lo volevo... potrebbe rientrare nella top 5 dei chap che hanno rispecchiato meglio le mie aspettative, sì! ^^

In realtà doveva andare ancora avanti un pezzetto, ma mi sembrava già molto lungo così e ho pensato di spezzare le cose, tanto per non mettere troppa carne al fuoco (povero Naruto, diamogli un attimo di tregua :P) MA, siccome mi dicono dalla regia che la vecchiaia mi sta addolcendo, vi regalo un microspoiler, tanto per incuriosirvi un po' su ciò che troverete nel prossimo capitolo! :D

"Sasuke alzò gli occhi sulla grande gabbia dorata. Scrutò le tenebre che conteneva, alla ricerca di una vecchia conoscenza. «Kyubi», esclamò, «Dove sei? Dobbiamo parlare.»"

Sì, è micro, ma anticipa taaaaaante cose... ma non crediate che non ci sia altro! Anzi, il prossimo sarà il penultimo capitolo, se riesco a starci dentro... boh, vediamo.
(vi piace la nuova grafica di EFP? ^^)
Alla prossima, miei cari!
Ciao!

Shark

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Capitolo 7
*** Gabbie ***





Sasuke aprì gli occhi e la coperta pungente che premeva contro la sua schiena lo fece svegliare di malumore. Si voltò verso Sakura, con un braccio già pronto a cingerla e le parole da incantatore pronte in gola, ma si ritrovò solo nel giaciglio.
Scattò in piedi fulmineamente, come se fosse stato svegliato da una secchiata d'acqua gelida, e indossò rapidamente il kimono per uscire a cercarla tra i cunicoli, mentre il pensiero che non potesse essere da nessuno dei compagni del suo team si faceva largo nella sua mente. Corse rapidamente ai vicoli ciechi prescelti e trovò ognuno al suo posto, come aveva detto loro di fare fino a nuovo ordine. «Cerchiamola», fu la parola che li mosse tutti come un unico corpo.
Dov'era sparita?
La chiamarono a gran voce nei cunicoli, immaginando che potesse essersi persa dimenticando la traccia sulle pareti e facendo qualche passo in più, ma nessuno sperava che una ninja, di qualsiasi valore fosse, potesse essere tanto stupida.
«Non la troviamo, Sas'ke», mugugnò Suigetsu a voce bassa, «Dev'essere uscita dal covo, magari doveva...»
«Usciamo anche noi.»
Che dovesse fare i suoi bisogni, prendere una boccata d'aria o fuggire, Sasuke voleva saperlo. Ne andava della riuscita del suo piano.


COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE




«Oggi sei già andato a fargli visita?»
«No, non ancora... non volevo svegliarlo troppo presto.»
«Tsk, dici che potrebbe rimanere a dormire fino a tardi?»
«Ieri sera mi era sembrato molto stanco...»
«Davvero? Ma non è rimasto in casa tutto il giorno?»
«Sì, ma era visibilmente sfibrato e stressato... anzi, non so nemmeno se ha dormito.»
«Secondo me sì. Ricordati che stiamo parlando di Naruto! Quella testaquadra non perderebbe un minuto di riposo e...»
«È cambiato tantissimo, potresti non riconoscerlo più.»
«Uhm... sarà. Per me i tuoi studi sulle persone non funzionano tanto bene... insomma, è Naruto! Anche se Sakura è scomparsa, non credo proprio che potrebbe addirittura...»
«Smettila, Ino!»
«...?»
«Non sai di cosa stai parlando.»
«E allora dimmelo tu. Cosa gli è successo? E cosa è successo a Sakura? Qui nessuno mi dice più niente ma loro sono anche amici miei! Ci conosciamo da quando eravamo all'asilo, tu invece...»
«L'amicizia non c'entra.»
«Ah no? C'entra il team? C'entra Sasuke?»
«... circa.»
«Sai!»
«Non... non posso, Ino!»
«Te l'ha proibito Tsunade?»
«Mi dispiace.»

Sakura si scostò un ciuffo di capelli rosa dagli occhi e lo tirò dietro l'orecchio, sperando che ci rimanesse almeno il tempo necessario a chinarsi e prendere dell'acqua dal ruscello. Imprecò quando scivolò nuovamente sul naso non appena mise le mani a coppa.
Si chinò lo stesso a bere, bagnando quel ciuffo e molti altri nel tentativo di raggiungere lo specchio d'acqua, molto più in basso di quanto sperasse.
Fu tentata di spostare il chackra nei piedi e di inginocchiarsi sulla superficie, ma non voleva sprecarlo inutilmente, non finché non era sicura di poter stare tranquilla con quel nuovo team che non staccava gli occhi scontrosi da lei neanche per un istante.
Sentì un fruscio alle sue spalle e sbuffò.
«L'ho trovata!», esclamò Suigetsu di spalle rispetto a lei, indicandola come se fosse un oggetto smarrito.
Sakura si alzò lentamente e con poca convinzione, ma quando Sasuke comparve nel suo campo visivo si ravvivò e gli sorrise.
«Ci hai fatti preoccupare», disse lui atono.
«Avevo sete e ho cercato il...»
«Abbiamo delle provviste d'acqua.»
«La volevo fresca», ribatté lei con una punta di irritazione. «Comunque ora possiamo tornare alla base, contento?»
Sasuke fece scorrere gli occhi su di lei soffermandosi su un paio di punti in particolare e lei si sentì avvampare mentre seguiva il suo sguardo malizioso. «Sì», rispose lui in tono divertito.

Tsunade-sama era in crisi.
Il rapimento di Sakura era una faccenda importantissima, a dir poco cruciale, e il consiglio degli Anziani non le lasciava un attimo di tregua chiedendo ora una pena severa per Naruto, ora un piano d'azione per recuperare la semi-jinchuriki, ora le sue dimissioni.
«Se non siete in gradi di prendere una decisione», aveva detto uno di loro, con pochi capelli bianchi e un naso importante, «Troveremo qualcun altro che riesca a tenere più salde le redini del Villaggio.»
Stupida, stupida e ingenua Tsunade! Sbatté rumorosamente le mani sul tavolo e strinse il legno dei bordi con forza, fino a farlo scricchiolare. Per il suo buon cuore aveva riservato un enorme trattamento di favore a Naruto, lasciandogli l'opportunità di provare a convincere Sasuke con le buone... e si era addolcita a tal punto da non aver chiesto di sorvegliare Sakura, perché lei no, non avrebbe mai disubbidito alla sua sensei... «Maledizione!», urlò a pieni polmoni e scaraventò già dal tavolo ogni cosa capitasse a tiro.
I fogli rovinarono a terra, svolazzando in un lieve rumore fino al pavimento, dove si posarono creando un perfetto silenzio nell'ufficio.
Tsunade inspirò profondamente e si chinò a sistemare quel pasticcio, raccogliendo fogli e rotoli con cura, nella speranza di ritrovare la lucidità necessaria per reagire alla situazione.
«Serve aiuto?»
L'Hokage alzò gli occhi chiari alla porta, dove una vecchia conoscenza la guardava attentamente, oltre la sua maschera blu.
«Sei venuto a sostituirmi?», si limitò a dire lei, tornando a raccogliere i fogli.
«Neanche per sogno!», Kakashi ridacchiò stancamente. «Ma posso suggerirti un paio di cosette...»

Il vento del pomeriggio morente si levava fresco tra le strade polverose, mentre i bambini tornavano schiamazzanti alle loro famiglie e i negozi chiudevano i battenti.
Sai salì lentamente quelle scale che aveva fissato per tutto il giorno, senza trovare il coraggio di percorrerle. Al consiglio non avevano più bisogno di lui e lo avevano liquidato per prendere le decisioni importanti sul da farsi.
Alzò un pugno e si preparò a bussare alla porta, ma fermò la mano a pochi millimetri e il legno rimase silenzioso. Il jonin di pattuglia lo guardò interrogativo e il ragazzo si limitò a fare spallucce. «Non so se...»
«Entra e basta, gli farà piacere ricevere visite», lo rassicurò.
Sai annuì e bussò due volte, poi attese. Non ricevette risposta neanche dopo un paio di minuti, così bussò altre due volte e attese ancora.
Dopo dieci minuti passati a ripetere questo protocollo, la serratura finalmente scattò e il viso tirato di Naruto comparve oltre la fessura tra stipite e porta.
«Ciao!», lo salutò Sai, «Come va' oggi?»
Naruto, per tutta risposta, sospirò stancamente. «Devo davvero risponderti?»
Sai sorrise pacatamente e chinò la testa di lato. «Posso entrare?»
Il biondino sembrò pensarci seriamente su, poi aprì di più la porta e lasciò entrare il compagno, chiudendo a chiave subito dopo che l'ebbe varcata.
«Mi sembri... uno straccio», confessò l'ospite.
Naruto non rispose e si lasciò cadere sul bracciolo del divano con la testa a ciondoloni. «Non riesco a dormire o mangiare», snocciolò lentamente, prima di cambiare discorso. «Cosa si dice là fuori?»
«Kakashi ha offerto il suo aiuto per trovare una strategia di difesa, ma non so altro.»
Osservò Naruto sgranare gli occhi per un breve istante, poi abbassare la testa con uno schiocco della lingua e giocherellare con il laccetto dei pantaloni della tuta. «Lui è adatto», si limitò a dire con un filo di voce.
«Sono sicuro che saprà essere decisivo. Tsunade-sama è in crisi, lo sai?»
Naruto scese dal bracciolo e si avvicinò al frigo, lo aprì e fissò l'interno senza prendere nulla. «È colpa mia?»
«No!», esclamò Sai convinto, «Non... no!»
Il biondino prese in mano un flacone di latte e se lo rigirò tra le dita in cerca della data di scadenza. Scosse la testa e lo rimise al suo posto, chiudendo la porta. «Vuoi sapere di Sakura?»
Sai corrugò la fronte e si chiese cosa avrebbe dovuto rispondere. Lui era lì solo per sapere come stesse il suo amico, non doveva raccogliere informazioni come i giorni prima. Sarebbe stato giusto? «Sì», disse infine. In fondo non l'aveva chiesto lui.
Naruto si voltò verso di lui con un sorriso spento sul viso. «Non mi ha dato tregua.»

Sasuke si morse il labbro inferiore ed imprecò mentalmente mentre si accasciava stremato accanto a Sakura, accompagnato dal sapore amaro della scoperta che il suo piano era più difficile del previsto.
Aprì la bocca e si ritrovò ad ansimare, dopo ore di gemiti e prestazioni a dir poco faticose.
«Non è... stato... fantastico?», sussurrò esilmente la ragazza, evidentemente provata quanto lui.
Sasuke mugugnò e annuì, anche se i pensieri erotici erano stati spesso soffocati dalle preoccupazioni di riuscita del piano. Più che altro si era scoperto piuttosto impreparato sull'argomento, una cosa ovvia considerando che mai nella sua vita aveva speso più di un minuto a pensare a quelle cose.
Stese le gambe non senza provare un certo sollievo e il suo respiro iniziò a regolarizzarsi.
«Sai, Sakura, stavo pensando che...», esordì all'improvviso, per poi bloccarsi quando non incrociò gli occhi rossi ma le palpebre che li nascondevano: si era addormentata.
Come colpito dal suo stesso Millefalchi, Sasuke balzò a sedere, improvvisamente rinvigorito, e passò qualche manciata di secondi a controllare che Sakura fosse effettivamente nel mondo dei sogni. Provò a scuoterla debolmente e a chiamarla un paio di volte, senza ottenere reazioni.
Un ghigno si disegnò sul volto marmoreo del ragazzo mentre lo sharingan prendeva forma nelle sue iridi.
Gli ci volle un solo istante per entrare nella mente di Sakura e un altro per trovare l'oggetto chiave del suo piano, colui che avrebbe potuto rendere possibile ogni cosa.
Era silenzioso, nascosto nell'ombra sull'orlo di un grande spiazzo, più grande di quello che aveva visto da Naruto. Attorno a lui non c'era alcun rumore, niente che potesse far presupporre la presenza di qualcuno o qualcosa.
Sasuke alzò gli occhi sulla grande gabbia dorata. Scrutò le tenebre che conteneva, alla ricerca di una vecchia conoscenza. «Kyubi», esclamò, «Dove sei? … Dobbiamo parlare.»
Si udì un fruscio di peli, ma nient'altro. Poi un ringhio profondo a bassi toni ruppe quella quiete e un occhio infuocato si stagliò tra le ombre.
«Tu, forse», sibilò velenoso il Demone.
«Sarai interessato, credimi.»
«Cos'hai in mente, Uchiha?»
Sasuke si appoggiò con entrambe le mani sulle sbarre della gabbia. «Un patto.»

«NO!»
Sai ebbe quasi un infarto quando udì quell'urlo a squarciagola e corse subito in cucina, verso il suo compagno nella stanza accanto.
Trovò Naruto accucciato a terra con uno sguardo di puro terrore dipinto negli occhi e un colorito ancora più pallido del solito. Ai suoi piedi, i cocci dei piatti che stava sistemando nella credenza.
«Che succede?», gli chiese rapido Sai.
«Non lo so», balbettò il biondino, boccheggiante. «Ma è orribile.»
Sai lo fissò vacuo. «Che cosa significa? Si tratta di Sakura? Che succede?»
«Io... no, è Kyubi ma... non lo so... non capisco...»

La Volpe ridacchiò divertita e le sbarre dorate vibrarono.
«Sembra interessante, Uchiha, molto... interessante. Non è la prima volta che me lo propongono, sai?»
«Ho preso ispirazione.»
«Quindi rimane una questione di famiglia, uh?»
Sasuke strinse le labbra e spostò lo sguardo altrove. «Accetti?»
Kyubi si precipitò come un fulmine verso di lui, ringhiando a fauci aperte a pochi centimetri dal ninja, imperturbato. Il suono dilaniò le orecchie di Sasuke e per un attimo temette che Sakura si fosse svegliata.
«Lo prendo per un sì», affermò quando il Demone smise di ringhiare.
Sasuke si voltò e sciolse l'illusione rompendo il contatto con Kyubi ed uscendo dalla mente di Sakura, soddisfatto.
Si appoggiò alla fresca parete di pietra e si liberò di un bel po' di tensione sospirando soddisfatto. Ormai l'ostacolo più grande era superato e il minore, sdraiato di fronte a lui, non avrebbe portato danni. Osservò la ragazza profondamente addormentata, di spalle rispetto a lui, ignara e beata di tutto.
Quando lei si svegliò la recita ricominciò e l'aria, nel cunicolo del covo di Orochimaru, si fece nuovamente rovente.
In Sasuke, da quel momento, scattò qualcosa di nuovo; Sakura non se lo fece sfuggire.

***

Naruto alzò gli occhi al cielo e stese le braccia dietro la panchina, sospirando stanco in quella mattina ventosa.
Gli tornarono in mente molti ricordi ma uno fra tutti, mentre osservava quei rami agitati, si fece largo tra loro. Ormai erano passate settimane da quel giorno in cui è stato rinchiuso in casa sua per la sicurezza sua e del villaggio; settimane da quando gli AMBU, guidati dai suggerimenti di Kakashi e Tsunade, pattugliavano costantemente ogni vicolo di Konoha, attendendo un'invasione che tardava ad arrivare; settimane da quando Sakura era andata con Sasuke; settimane dall'ultima volta che aveva percepito qualcosa che lo legasse a lei.
Tutte quelle settimane assieme portavano a poco più di un mese, il più pesante che Naruto avesse mai sopportato.
Sai veniva a fargli visita ogni giorno, ma era diventato raro che parlassero ancora dopo il “ciao” iniziale; a volte veniva a mancare anche quello.
Gli altri compagni avevano preso le distanze da lui, chi prima e chi dopo, sebbene tutti si dichiarassero al suo fianco e non si schierassero apertamente contro di lui, additandolo come responsabile del clima di guerra che attanagliava il villaggio.
Naruto accettava di essere additato per strada e allontanato da tutti: chi, meglio di lui, poteva sopportarlo? L'esperienza maturata nell'infanzia tornava utile, dopo tutto.
Si alzò e si diresse verso il fiume, dove avrebbe lanciato qualche sasso nell'acqua per immergere i propri pensieri nelle increspature ma, una volta arrivato, si bloccò all'improvviso.
Qualcosa gli stava attanagliando le viscere.
Provò un misto di felicità e di dolore: era da tanto che non sentiva nulla del genere e quella sembrava essere una svolta nella noiosa monotonia della sua esistenza.
Kyubi, chiamò, Sei tu?
Non percepì risposta, ma una fitta ancora maggiore che lo costrinse a sedersi a terra.
«Guarda mamma, è quello che...», pigolò una bimba in lontananza.
«Non lo fissare, Yuko, vieni via.»
Sakura? Dove sei?
Si contorse sull'erba in posizione fetale, con le mani strette sull'addome, come se potessero alleviare il dolore. Rispondete, maledizione!
Poi, come tutto era cominciato, svanì.
Naruto respirò lentamente e si sedette composto, noncurante degli sguardi che il suo spettacolino aveva attirato. Perché non avevano risposto? Se non Sakura, almeno Kyubi!
Perché lo ignoravano?
Si alzò di scatto e batté le palpebre più volte sotto i colpi del polverone che si era appena sollevato col vento, ma non perse la sua direzione. Saettò tra le vie del villaggio alla volta dell'enorme edificio rosso, sicuro come tante e poche volte in vita sua.
Non si curò delle guardie che cercavano di fermarlo all'ingresso, né di Shuzune che non voleva farlo avvicinare all'Hokage e tirò dritto come un ariete.
Per poco non sfondò la porta, tanta era l'irruenza con cui ci si era fiondato addosso.
«Naruto!», esclamò Tsunade sobbalzando per lo spavento, «Preferirei che il mio ufficio rimanesse in piedi...»
Un sorriso amaro scappò dal viso della donna, ricordando che l'ultima persona ad aver fatto irruzione a quel modo era stata Sakura, più di un mese prima...
«Mi spiace, nonnina, ma ho...», per un istante i polmoni lo tradirono e fu costretto a prendere un bel respiro prima di proseguire. «Ho... percepito qualcosa, capisce?»
Gli occhi celesti di Tsunade brillarono di comprensione. «Siediti», gli disse.
Naruto sistemò la porta nuovamente sui cardini -effettivamente l'aveva quasi spaccata- e prese posto dove gli era stato indicato. Tsunade si sedette a sua volta, incrociando le dita sul petto mentre l'attenzione scattava a mille. Il ragazzo, per la prima volta da tanto tempo così vicino a lei, si accorse che sul suo viso erano comparse rughe e occhiaie, probabilmente conseguenze dello stress a cui era sottoposta recentemente.
«Allora?», lo incalzò lei dopo un po'.
Naruto si sporse in avanti sulla sedia. Davanti a lui, Konoha sbucava luminosa dall'enorme finestra e sembrava ricordargli che era colpa sua se quegli AMBU erano là sulle mura e sui tetti e sulle strade a pattugliare continuamente ogni cosa. «Ero al fiume e mi ha fatto male tutto l'addome e lo stomaco, come quando sentivo il potere di Kyubi sfuggire al mio controllo...»
«Quindi lo hai sentito di nuovo? Ha detto qualcosa?»
«... no, ho solo avuto questa sensazione.»
Tsunade si appoggiò sullo schienale e qualcosa cambiò sul suo viso. «Tutto qui?», domandò piccata.
Il ninja si sentì quasi offeso. «Tutto qui?», scimmiottò, «Sono quattro, cinque settimane che non ricevo alcun segnale da Kyubi o da Sakura e lei me lo abbatte così?»
«Mettiti nei miei panni, testone: mi hai praticamente raccontato un mal di pancia!»
Naruto sgranò gli occhi rossi e qualcosa si accese nelle iridi. «Mal di pancia!», quasi urlò.
Poi si alzò in piedi e si voltò, avvicinandosi alla porta con grandi passi, ma la mano di Tsunade raggiunse rapidamente il suo polso e lo fermò ancor prima che afferrasse il pomello.
«Non sappiamo ancora quando, dove, come e... se Sasuke attaccherà», confessò lei in un sussurro amaro. «Abbiamo pensato che prendendosi Sakura avesse deciso di utilizzare il potere della Volpe, ma così ancora non è stato. Non ci è stato riferito alcunché sulle sue attività nel mondo, per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere morto.»
Naruto strinse le labbra e cercò di non dare troppo a vedere che era da tantissimo che sperava in un discorso simile, che era più che contento che finalmente avessero deciso di considerarlo nuovamente degno di sapere quelle cose e, magari, di partecipare ancora ai giochi. La sua mano si appoggiò stancamente sul pomello ma non lo strinse. Tese le orecchie, aspettando nuove parole.
Tsunade non si fece attendere. Lasciò il suo polso e si voltò verso la vetrata con un sospiro. «Né lui né il suo team hanno più fatto vedere la loro faccia da qualche parte. Sinceramente, temo che siano in qualche nascondiglio ad organizzare un piano o in zone così remote da non sono ancora stati trovati...»
Naruto mugugnò qualcosa a voce troppo bassa perché la donna potesse sentirlo. «Cos'hai detto?»
«Che lui un piano ce l'aveva fin da subito.»
Tsunade annuì. «Distruggerci. Con Kyubi, ci scommetto.»
«Ma come? Do...»
Naruto bloccò la sua frase a metà e batté più volte le palpebre, visibilmente stupito o colto da folgorazione.
«Che hai?», gli domandò Tsunade, «È di nuovo lui?»
Il biondino non ebbe reazione. Con gli occhi persi nel vuoto, aprì la bocca un paio di volte e boccheggiò in cerca di parole adatte o fiato per esprimerle. Si avvicinò bisognoso alla sedia e vi ci si lasciò cadere a peso morto.
«Naruto!»
«Ho capito.»
Tsunade gli si inginocchiò accanto, una mano sulla sua fronte per scoprire se avesse un attacco di qualcosa. «Cosa hai capito?»
«Tutto quel... era un modo per fare... metterla...»
Tsunade gli afferrò il volto con entrambe le mani e lo scosse vigorosamente. Puntò gli occhi nei suoi con tutta la determinazione che riusciva a raccogliere, ma Naruto non riuscì a mettere le idee più in ordine di così.
«Devo andare», disse per tutta risposta, alzandosi all'improvviso noncurante dell'Hokage e uscendo fulmineo dall'ufficio. Scese le scale di corsa, come se avesse un impegno impellente, e corse per tutta Konoha più veloce del vento che cercava di intralciarlo; aprì la porta di casa di Sai e vi si fiondò dentro senza tanti complimenti.
Trovò il compagno seduto ad un tavolo, intento a leggere i rotoli di alcuni rapporti.
«Preparati», gli disse, «Partiamo.»

«Sei impazzito?»
«Sai, prendi quel dannato zaino e andiamo, non c'è un minuto da perdere!»
«Noi serviamo qui!»
«Noi dobbiamo riprenderci Sakura!»
«E come?! Speri che all'improvviso voglia tornare indietro?»
«Sì!»
«Sei stato con Choji, sei ubriaco? Non possiamo lasciare il villaggio, lo sai bene, e non sappiamo nemmeno dov'è! O forse hai ricevuto un Kyubi-segnale e sai dove trovarla?»
«Se non vuoi venire faccio da solo.»
«...»
«Grazie.»
«Fermati, Naruto! Tu più di tutti non puoi...»
«Me ne frego!»
«Chiamo gli AMBU.»
«Se non vu... tu cosa?»
«Sì.»
«Sei mio amico!»
«È reciproco. Per questo non ti lascerò andare via.»

Quando Naruto era corso ad una velocità tale via dal suo ufficio, Tsunade aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava. Mai avrebbe potuto lasciarlo libero, con ogni probabilità sarebbe uscito dal villaggio e si sarebbe messo in pericolo, mettendo a rischio l'intero villaggio di conseguenza.
«Shizune!», urlò affacciandosi in corridoio, «La scorta!»
La ninja comparve subito dall'altro lato del corridoio, stretta nel suo solito yukata blu scuro. «Intende la sua scorta personale, Hokage-sama?», pigolò.
Tsunade annuì stancamente, come se parlasse ad una ritardata. «Mandali tutti a cercare Naruto e fermarlo!»
«Cosa vuole fare?»
«Qualunque cosa sia, non devono farglielo fare. E poi riportalo qui.»
«Sìssignora.»
Tsunade si accasciò spossata lungo la parete del corridoio e il battito accelerò incredibilmente fino a portarla in iperventilazione. Si passò una mano sulla fronte e premette l'altra sul petto, come a cercar di tener fermi cuore e polmoni, ma non servì a nulla. Naruto era troppo prezioso, e se avesse deciso di andare da Sasuke e Sakura? Già una volta aveva rischiato troppo, ormai era il tempo della difesa e del contrattacco. I giochi erano finiti, ma quel ninja testardo non l'avrebbe mai ascoltata...
Appoggiò le mani a terra e si accucciò con lentezza, posando la testa improvvisamente pesante e nebulosa con cura su quel pavimento piastrellato.
«Madamigella Tsunade!», trillò Shizune da qualche parte nel corridoio. «Si sente bene!?»
«L'hanno trovato?», sussurrò la donna in un soffio.
«Sì, era a casa di Sai... ma Lei come sta?»
«L'hanno preso?»
Shizune annuì e la sua collana tintinnò. «Sì, lo stanno portando qui e... Tsunade? Tsunade!»


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Sì, nella lista di pg feriti/morenti/messi-male-in-generale lei non era ancora comparsa ^^
Oggi capitolo un po' più lungo, eh, perché col prossimo si chiude la baracca! :D No, dai, non fate quelle facce... prima o poi doveva finire, no? XP Meglio prima che poi, quando la trama sarebbe diventata ancora più colabrodosa...

Ringrazio ancora tutti coloro che mi hanno seguita fin qui, leggendo e talvolta pure commentando! Arigato! (_ _)

Alla prossima, ciao!
Shark

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Capitolo 8
*** Boku no me wo mite ***



NdA
Sì, non le faccio mai all'inizio ma questo è l'ULTIMO capitolo e *forse* le merita ^^
Il titolo significa "guardami negli occhi", e già dovrebbe farvi fremere per ciò che vi aspetta giù in basso, ma so che farete i bravi e aspetterete la fine del mio blabla :P
Questa storia mi ha soddisfatta molto, questo capitolo no.
Sono riuscita a rimanere nella trama che mi ero prefissata, anche se non ho faticato a riconoscere che stringere tutto in 5 capitoli era quantomeno utopico... ora siamo a 8 e spero di non aver fatto un lavoro tanto tremendo. Purtroppo questo capitolo non mi è uscito come volevo, lo preferivo un po' più... boh, più sottile, più arguto. Sarà il caldo che ha sciopato i miei neuroni, ahah :P cmq godetevelo perché ci sono un po' di riscatti, spiegazioni, azioni, piani svelati e... un finale un po' dolceamaro che farà sicuramente storcere il naso a molti, lol...
Comunque sia ora è finita. Sono contenta che qualcuno mi abbia seguita anche dopo un anno di “pausa” (-.-), anzi! Più che qualcuno, siete stati ben più di quanti osassi sperare, quindi non sfuggirete ai miei RINGRAZIAMENTI DI CUORE! :3
Spero di rivedervi anche nelle mie prossime fic, perché col cavolo che smetto ^.- ho già in mente una nuova long, ahah! *tremate tremate*
A presto, my dears! Buona lettura! :)







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«Cos'hai in mente, Uchiha?»
Sasuke si appoggiò con entrambe le mani sulle sbarre della gabbia.
«Un patto.»







COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE









Sakura aveva sentito un formicolio da qualche parte del corpo e il suo subconscio si era svegliato di nascosto, come se non fosse sicuro di doverlo fare. Era stato disturbato da una presenza estranea, ma il corpo era così stanco che non riusciva a farlo reagire a dovere.

E così mi vorresti liberare?
Questo è il piano.
Mi credi uno stupido? In fondo sto bene in questi corpi, non mi danno fastidio... perché dovrei venire con te!
Perché capisco che tu brami solamente la libertà. E la vendetta, magari.
Pensi di potermeli dare?
Io non voglio controllarti.
Uh?
Voglio
liberarti.
Uhuhuh... ma certo, come no. E non vuoi niente in cambio, giusto?
Se vuoi distruggere tutto a me sta benissimo. Distruggi tutto quello che vuoi, uccidi quanto ti pare, anche qui. Ti chiedo solo di indirizzare la tua furia contro Konoha, poi non ci rivedremo mai più. Hai la mia parola.
Sembra interessante, Uchiha, molto... interessante. Non è la prima volta che me lo propongono, sai?
Ho preso ispirazione.
Quindi rimane una questione di famiglia, uh?
Accetti?


Sakura sentì il formicolio aumentare all'improvviso, come se qualcuno le stesse pizzicando insistentemente il corpo e lei non potesse impedirlo. Sentì Kyubi ruggire con violenza, ma non riusciva ad identificare bene i suoni e il loro significato.

Lo prendo per un sì.

La conversazione si depositò nel suo cervello come neve pesante e stanca, opaca e densa come melassa. Sembrava aver vissuto un sogno, uno strano e improbabile sogno, ma sapeva che non era così. Ricordava bene come fosse un sogno, e quello decisamente non lo era.

Sakura storse le labbra e piegò gli angoli all'ingiù, in una smorfia triste e desolata.
Si era beata di tutte quelle attenzioni e di quelle cure e di quel sesso e di quell'appagamento che finalmente poteva ricevere in premio dopo anni di sofferenza, adorava tutto questo e non se ne era mai pentita.
Non ne aveva avuto motivo fino a quel giorno, quello strano e disgraziato giorno in cui qualcosa era cambiato negli occhi di Sasuke.
No, non il suo sguardo un po' più sincero e appassionato, come se finalmente -anche se dopo già molti giorni di sesso sfrenato- si fosse sciolto e si stesse divertendo almeno quanto lei.
Quegli occhi accesi di gioia o un suo surrogato si erano nascosti nuovamente e lei sapeva vederlo bene sotto quella coltre di nero che inondava come sempre le sue iridi.
In fondo lei non voleva far altro che tenerlo lontano dal Villaggio, magari riuscendo a convincerlo a desistere dai suoi piani... ricordandogli quanto fosse bella la vita.
«Come stai?», le chiese quella mattina, con una nota soddisfatta nella voce.
Sakura fece una smorfia e gli gettò un'occhiata ifastidita dall'angolino in cui si era rifugiata durante il conato di vomito al risveglio.


Anche Naruto storse le labbra e piegò gli angoli all'ingiù, in una smorfia triste e desolata.
Una parte di lui non ne era sicura... ma un'altra ne era più che convinta.
Il piano di Sasuke era proprio quello e lui era stato bloccato ancor prima che potesse tentare un ultimo gesto per sventarlo in extremis.
Kakashi si appoggiò con entrambe le mani sul tavolo dell'Hokage, facendo scricchiolare il legno.
«No, negativo!», tuonò verso il biondino in catene con un'espressione davvero minacciosa. «Non puoi categoricamente lasciare il villaggio, ti è chiaro adesso?»
Sasuke era stato davvero bravo a capirlo fin da subito.
«Io non voglio farlo ma...», la sua voce si addolsì appena, memore di tutte le avventure che avevano vissuto assieme e dell'affetto che provava per lui; in fondo era come un figlio. «Naruto, non mi lasci altra scelta.»
Ma i pensieri di Naruto erano ben lontani dalla ramanzina e dalla punizione che stava subendo. Sasuke era un genio. Un piano semplicissimo, in fondo. Elaborato davvero in pochi istanti.
«Sarai messo di nuovo sotto sorveglianza. Ma stavolta nella prigione, in una cella di sicurezza, dove non avrai proprio modo di evadere. Hai qualcosa da aggiungere?»
Kyubi non gli aveva detto nulla, ma aveva capito il motivo di quella sensazione di soddisfazione.
«State pure tranquilli», sussurrò con un filo di voce, «Per un po' di mesi non accadrà nulla.»
Due AMBU lo affiancarono subito e scortarono fino alla sua nuova “dimora”.
Kakashi socchiuse gli occhi e la sua voce si affievolì. «E non puoi ricevere visite.»


Karin era stupefatta. Era anche disgustata, certo, perché il vomito lo stava pulendo lei dopo aver inutilmente cercato di lasciare il compito a qualcun altro -tipo Suigetsu, che non la smetteva di ridere alle sue spalle- ma era decisamente stupefatta.
Sasuke, il suo Sasuke ce l'aveva fatta.
Aveva abbindolato Sakura.
Aveva convinto Kyubi.
E l'aveva effettivamente messa incinta.
Non che pensasse che non potesse farcela, in fondo lui era un uomo di tutto rispetto, con ogni attributo e quel che serve, ma non l'aveva mai visto neanche pensare o accennare una sola volta in tutti quegli anni a cose come il sesso e la procreazione... eppure eccolo vittorioso! Dopo un bel po', certo, in fondo non è una macchina nemmeno lui, ma ce l'aveva fatta.
Un piano perfettamente riuscito.
«E poi?»
Suigetsu interruppe il suo divertimento e la sua espressione tornò seria. «E poi cosa?», domandò, caduto dalle nuvole.
Karin sbatté a terra lo straccio e spinse via il secchio con l'acqua. «Dopo tutto questo, cosa succede?»
«Che pulisci?»
Lo straccio minacciò di saettare verso di lui. «Intendevo il passo successivo del piano, idiota!»
Suigetsu aprì la bocca per rispondere prontamente, ma la richiuse subito dopo. Effettivamente Sasuke aveva tarpato i dubbi di tutti dicendo che l'avrebbe rivelato se le operazioni preliminari fossero riuscite, per cui nessuno di loro sapeva cosa stava per succedere.
La rossa ghignò dell'assenza di una risposta e si chinò per raccogliere lo straccetto.
«Immagino che aspetterà il bambino e ci farà qualche jutsu...»
Solo in quell'istante qualcosa scattò nella mente di Karin. Le dita protese verso lo straccio rimasero immobili a mezz'aria e lei tutta divenne come paralizzata.
«Che hai?»
Come poteva non averci pensato mai prima?
Ma certo, aveva sempre e solo pensato a sputare acido e invidia ad ogni gemito che sentiva nel covo... eppure ora era così evidente che, nella sua paralisi momentanea, stava urlando a sé stessa che era una stupida.
Sasuke aveva messo incinta Sakura, il passo successivo era la nascita di un bambino!
Immaginò il trio -papà, mamma e bimbetto- e le venne da vomitare a sua volta.
«Ohi, aspetta che mi allontano, strega!», gracidò Suigetsu alle sue spalle scappando dal cunicolo.
Karin non poteva tollerare che avesse un figlio da quella ragazzetta rosa. Un conto era scoparla per entrare senza problemi nella sua mente senza che se ne accorgesse per portare Kyubi dalla sua parte, un altro era formare una... famiglia e...
Si appoggiò al muro e sentì la bile risalire.
Lui aveva sempre parlato di riformare il suo clan: che fosse quella la meta finale del piano?
… e perché non con lei?


Naruto alzò gli occhi al nuovo soffitto che gli stava sulla testa, poi passò in rassegna tutte le pareti - identiche e vuote allo stesso modo, senza neanche una finestra - e infine tornò ad osservare la porta metallica, con un vetro spesso da cui si intravedevano ogni tanto degli AMBU.
Sogghignò, pensando alla loro scelta di non sprecare un paio di manette o altre catene per legarlo. Sapevano anche loro che sarebbe riuscito a spezzarle... mentre invece non sarebbe mai riuscito ad evadere di lì. Naruto non era del tutto convinto, ma quando l'avevano gettato su quel pavimento gelido e aveva minacciato la sua fuga, uno dei ninja si era sollevato la maschera e gli aveva fatto una strana smorfia di superiorità.
«Sei un ragazzino solo contro una decina di ninja esperti», aveva esordito con aria tronfia, «Sei stanco, affamato e indebolito dall'assenza di Kyubi. Non credo proprio che riuscirai a mettere il naso qui fuori senza autorizzazione dai piani alti!»
Attorno a lui, tutti i colleghi si erano messi a ridacchiare senza tregua e Naruto era riuscito a sentirli anche quando la porta era ormai blindata.
Probabilmente avevano ragione... ma qualcosa in lui non era affatto d'accordo.
Si alzò in piedi e batté le mani per farsi forza.
«Ascoltatemi!», urlò a squarciagola puntanto un dito contro quel vetro, «Io sono Naruto Uzumaki e un giorno sarò il più grande Hokage di tutti i tempi!»
«Sì, come no... ti conosciamo...», lo schernirono dall'altro lato.
«No invece!», proseguì lui, quasi divertito e sicuramente eccitato, con nuova forza nelle vene. «Perché se mi conosceste davvero... beh, allora sapreste che non mi fermo mai davanti a niente e a nesusno, capito? MAI! E se devo salvare gli amici, io faccio di tutto, dattebayo! Nulla mi può ostacolare! Dovessi superare montagne, oceani e tempeste avverse, io ci riuscirò! E se non ce la dovessi fare, sicuramente morirei provandoci!»
Due paia di occhi curiosi comparvero oltre la porta, rimanendo poco stupiti vedendolo in piedi al centro della stanza a blaterare come un pazzo.
Naruto evocò un clone e gli porse la mano destra per formare il rasengan.
«Questo è il mio credo ninja, e non sarete né voi né il vostro stupido muro a impedirmi di perseguirlo!»
La stanza di sorveglianza venne inondata dall'azzurro delle fiamme taglienti del rasengan, potente e temibile nel palmo del biondino. Alcuni ninja all'esterno impugnarono i kunai e altri si misero in posizione con vari jutsu di difesa e barriera, ma...

Kakashi si soprese di essere così poco sorpreso.
«Puoi ripetere?», domandò con immenso autocontrollo.
«Sì signore, ecco... Uzumaki è evaso.»
Il sostituto Hokage posò i rotoli dei vari rapporti appena giunti da ogni angolo del paese e alzò un occhio pigro sul ninja che gli era zoppicato di fronte all'improvviso. Notò i tagli sul viso e la divisa strappata in più punti.
«Era l'esplosione che ho sentito prima?»
«Sì signore.»
Kakashi sospirò amaramente. «Speravo fosse la Sperimentazioni Armi... avete già inviato qualcuno a recuperarlo?»
«Sì signore, ma...»
«Ma?»
«Non abbiamo minimamente idea di dove sia andato, signore. Nessuno è riuscito a vedere se è andato a ovest, sud o...»
«A nord, idioti! A nord!», sbraitò Kakashi provocando un infarto al ragazzo, «Lì è dove è stato avvistato Sasuke l'ultima volta, dove crediate sia andato, a fare una gita a Suna?!»
«Invio le nuove direttive a tutte le unità, signore!»


Karin e Sakura si incrociarono in un vicolo stretto ed entrambe dovettero mettersi di traverso per poter passare. La rossa non aveva nascosto la sua irritazione nel vedere la rosa così tranquilla e in dolce attesa, per quanto ancora non si potesse ovviamente intuire nulla vedendola. Sakura sospirò e la chiamò a voce bassa dopo pochi secondi da quando si erano allontanate.
«Che vuoi», sputò Karin acida.
«Perché mi odi?»
Sakura aveva inquietanti occhi rossi, una gran brutta cera sul viso e sembrava sempre a disagio quando Sasuke non era nel suo campo visivo, ma nel porre quella domanda il suo sguardo si era addolcito a dismisura e Karin aveva sentito qualcosa di viscido e pesante scivolarle nello stomaco.
«Io non ti odio», mentì la rossa sistemandosi gli occhiali sul naso con un gesto nervoso.
«Mi dispiace per...»
«Vomitolandia? Effettivamente quella è stata un'avventura che mi sarei risparmiata, grazie.»
Sakura arrossì, ma il covo era così buio che le torce accese qua e là non erano sufficienti a farlo notare. «Mi ero offerta di farlo io, ma Sasuke non ne ha voluto sapere.»
Karin annuì, aveva sentito anche lei quella parte.
«Comunque non ti odio», mentì nuovamente, con più decisione, forse per troncare la discussione e andarsene. «Però non mi stai simpatica.»
«Ho bisogno del tuo aiuto, Karin.»
Gli occhi della rossa si spalancarono supefatti oltre gli occhiali spessi e la gola le si seccò completamente per qualche istante. Si avvicinò di un paio di passi alla ninja della Foglia, per assicurarsi che non la stesse prendendo in giro, e la esaminò da cima a fondo con sguardo indagatorio e sospetto.
Sakura però aveva tutta l'aria di essere davvero in buona fede, sincera e, forse, innocente.
«Ti prego. Non ce la posso fare da sola.»


Naruto corse come non aveva mai fatto prima.
Sentiva un'incredibile energia dentro di sé, qualcosa ben più forte del chackra della Volpe o di tutte le tecniche che aveva imparato negli anni. Da troppe settimane era in stato vegetativo, da troppo tempo stava subendo le decisioni di altri.
Quello che aveva detto alle guardie nella stanza di sorveglianza non era stato elaborato nel suo cervello, ma nel suo cuore. Parole scolpite in ogni fibra del suo corpo in maniera indelebile, che nessun intralcio avrebbe potuto cancellare.
Naruto era tornato a vivere.
Quella era l'energia più bella e potente che potesse mai scorrergli nelle vene.
La sua vita era vuota e inutile senza i suoi amici... e i suoi amici dovevano essere salvati e protetti da decisioni più grandi di loro, ne era ormai convinto.
Saettò da un ramo a un tronco e poi ancora a un altro ramo, ripercorrendo la stessa strada che aveva fatto con Sai e Sakura quasi due mesi prima. Arrivò al limitare della foresta con un giorno d'anticipo rispetto all'altra volta e proseguì dritto, senza pause. D'altronde, non aveva topolini da mandare in missione a perlustrare la zona...
Arrestò la sua corsa solo quando raggiunse il fatidico luogo della separazione del team, brullo come se lo ricordava e anche più freddo.
Spese un paio di secondi per riprendere fiato e dare un'occhiata nei paraggi, per poter idividuare un possibile percorso per proseguire la sua ricerca.
Se non fosse stato da solo sarebbe stato molto meglio, ma Sai l'aveva già tradito una volta e nessun altro al Villaggio, se anche avesse potuto farci ritorno senza essere catturato nuovamente, sarebbe stato dalla sua parte. Probabilmente ormai era un nukenin anche lui...
Si concentrò e creò qualche clone, poi li inviò in direzioni diverse e si unì alla ricerca con loro.
Non importava quanto ci avrebbe messo: li avrebbe trovati, avrebbe trovato sia Sakura sia Sasuke, e non se li sarebbe più fatti sfuggire.




***





Sakura sollevò gli occhi al cielo e la luce del tramonto donò una sfumatura gialla alle iridi smeraldine. La sua pelle era chiara e i capelli rosa come sempre, ma molte cose in lei erano cambiate e alcune si notavano più di altre.
Le sue mani, ad esempio, erano più affusolate e meno curate, con la pelle sempre tesa; i suoi zigomi più marcati e le guance meno piene le donavano un'aria stanca e matura, come quella che possiedono i ninja di ritorno da una grande battaglia.
In effetti, pensò con un sorriso, anche lei aveva vissuto qualcosa del genere.
Si lisciò i pantaloncini verdi e si diede un colpetto sul ginocchio, come per darsi forza. Si alzò in piedi e imbracciò il suo fagotto giallo, dando le spalle al sole e alla casa abbandonata in cui aveva vissuto per qualche tempo.
Non voleva realmente andarsene -lì vicino c'era un bel fiume e di animali selvatici non c'era mai carenza- ma non poteva più restare. Doveva farsi perdonare da qualcuno che non meritava tutto ciò che gli aveva fatto passare.
Lo trovò nei pressi di un piccolo villaggio sconosciuto dopo mesi di difficile cammino, con quel fagotto ingombrante che pesava sempre più e la stanchezza nelle ossa, ma alla fine ce la fece. Il legame non si era mai spezzato del tutto, ma solo diversificato.
«Alla fine... sei riuscita a trovarmi.»
Sakura sorrise e si voltò verso il ragazzo, ormai uomo, che aveva riconosciuto il suo passo pur essendo seduto di spalle su un tronco abbattuto. Lo osservò per qualche manciata di secondi senza dire una parola e senza spostarsi per vederlo in volto; la sua schiena era già più di quanto sperasse.
«Non è facile intuire un percorso da seguire seguendo vaghe sensazioni, senza un Demone musone nello stomaco ad aiutarmi...»
Si fece coraggio e si sedette accanto a lui, ad una decina di centimetri di distanza. Inalò a pieni polmoni e il suo profumo, caldo e invitante, spiccò tra l'odore dei pini e della terra bagnata della boscaglia.
Alzò titubante lo sguardo su di lui e quando scorse i suoi occhi azzurri... si sentì di nuovo al mondo.
«Naruto, mi dispiace. Per tutto quello che ti ho fatto passare, per ogni... scusami.»
«È stato tanto tempo fa...»
«Sì, ma non posso comunque darmi pace!»
Naruto non riuscì a trattenere un sorriso e abbassò lo sguardo. «È quello?», cambiò discorso.
«Quella», lo corresse prontamente. «Cioè, lei.»
«Ah, giusto.»
Sakura slegò il nodo del fagotto che teneva sul petto e il corpicino di una neonata di quasi quattro mesi e mezzo comparve sotto gli occhi stupiti e incantati del ninja della Foglia che deglutì e cerò di distogliere lo sguardo per non sembrare troppo rapito da quei tratti così delicati, da quelle manine minuscole e da quegli occhioni neri che sembravano voler far concorrenza con la notte in quanto a intensità.
«Vuoi tenerla?», gli domandò Sakura, un po' titubante.
Naruto fece un rapido cenno di diniego con la testa. «No, non sono... bravo, non ho mai... no.»
La piccola ridacchiò e la sua voce cristallina riempì il silenzio che si stava formando tra i due ragazzi.
«Come hai fatto a...»
«Fuggire?»
Gli occhi di Naruto saettarono sul viso di Sakura. «Non ti ha lasciata andare lui?», domandò preoccupato.
La ragazza si morse il labbro inferiore e scosse la testa.
«Quindi... ti cercherà?»
La voce di Naruto era piena di tristezza e stanchezza miste assieme. Non avrebbe sopportato di abbandonare Sakura al suo destino, ma non gli andava per niente a genio il fatto che avrebbe dovuto di conseguenza fuggire da Sasuke per tutto il resto della loro vita.
Queste e altre preoccupazioni lo assalivano da tempo, da quando aveva percepito qualcosa di molto violento in Kyubi seguito da sentimenti di paura e angoscia, come se fosse una piccola preda spacciata. Aveva solo potuto intuire cosa fosse successo, ma dopo tutto quel casino ogni cosa era tornata al suo posto. La Volpe era indebolita e ferita, ma di nuovo tutta in lui.
«No», rispose Sakura dopo quella che gli era sembrata un'infinità. «Non ci cercherà. Lui... non può.»
Il biondino la guardò interrogativo, ma lei non sembrava volesse proseguire quella frase e lui non se la sentì di insistere. Col tempo, forse...
Sakura sollevò la piccola e la sistemò con grazia fra le sue braccia, in un modo così naturale che Naruto si convinse che era compreso nel DNA delle donne, come un kit ben fornito anche dal punto di vista materno.
«Io devo allevare la piccola», esordì con decisione, come se si fosse preparata quel discorso da giorni, «Karin aveva promesso di aiutarmi solo per fuggire e magari abortire, ma allla fine abbiamo cambiato idea... però non ha voluto rimanere. Dopo il parto se n'è andata e pensavo davvero di essere rimasta sola al mondo.»
Naruto sorrise. «Ho pregato la Volpe in tutti i modi per poterci far riunire, sai?», disse senza nascondere l'orgoglio nelle sue parole. «Speravo non fosse troppo tardi per...»
Non riusciva a staccare gli occhi da Sakura, come se avesse paura che sarebbe sparita se avesse guardato altrove, ma non riusciva nemmeno a dissimulare il suo stupore e le sue preoccupazioni. «Cos'è successo a Sasuke?», domandò istintivamente, dimenticandosi della comprensione che aveva mostrato poco prima.
Sakura sospirò profondamente, il suo viso si rabbuiò.
«Non voleva far altro che liberare Kyubi e distruggere Konoha con il suo potere», snocciolò a bassa voce, come se non volesse essere realmente sentita. Tra le sue braccia, la piccola sbadigliò assonnata e socchiuse gli occhietti.
«L'avevamo pensato tutti», esclamò Naruto annuendo, «Ma c'era il sigillo, no? Come ha fatto a spezzarlo?»
Sakura sorrise dolcemente. «Il parto», disse con naturalezza. «Il problema più grande di un jinchuriki donna è quel momento di estrema debolezza in cui in Demone riesce ad uscire... dovresti saperlo.»
Naruto annuì e il ricordo dei suoi genitori saettò nella sua mente come una scheggia affilata.
«Sasuke lo sapeva», proseguì Sakura, mentre col piede disegnava righe nella terra, «Ha visto questa potenzialità quando ha capito che Kyubi era in me e in quantita maggiore, così ha iniziato subito a mettere in atto il suo piano mentre io cercavo di fare lo stesso con il mio.
Poi è arrivato il momento in cui ne ha parlato con Kyubi e ho capito le sue vere intenzioni. Improvvisamente mi sono resa conto che non sarei riuscista mai a convincerlo a desistere, così ho chiesto aiuto a Karin... quando le ho detto che Sasuke li avrebbe sacrificati tutti volentieri per accontentare la Volpe e il suo desiderio di distruzione non ha esitato e... beh.»
Naruto aveva ascoltato tutta quella confessione con gli occhi umidi, guardando ostinatamente un albero di fronte a sé.
«Kyubi ha ferito Suigestu, ucciso Jugo e...»
«Basta.»
Sakura annuì e la lieve brezza che la circondò un istante dopo non fu affatto di sollievo. Si sentiva ancora male per quello che era successo, mai avrebbe pensato ad un epilogo simile.
La piccola girò la testa nel sonno ed emise un lieve “uhhhh” che fece sorridere entrambi i ninja. Naruto colse la palla al balzo e cambiò discorso.
«Quando ho intuito il suo piano sono fuggito dal villaggio e sono corso a cercarti», esordì, «Non è stato per niente facile e ogni volta che credevo di essere vicino dovevo depitare o scontrarmi con gli AMBU che mi inseguivano. Non vi ho mai trovati... Beh, lo sai. Poi quel giorno ho sentito che il tuo sigillo di era rotto, non sapevo cosa stesse succedendo ma Kyubi tornò violentemente in me e per poco non mi uccise.»
Sakura trattenne il respiro mentre l'angoscia si dipingeva sul suo viso.
«Per fortuna l'eremita che si era offerto di aiutarmi nelle ricerche era un esperto di sigilli e riuscì a... beh, in realtà non fece un gran bel lavoro, ma almeno ora la situazione è sotto controllo!»
Ridacchiò divertito e si grattò la nuca, ma Sakura non era sicura di aver capito bene. «“Non fece un bel lavoro” perché...?», domandò incerta.
Naruto si alzò in piedi e sollevò la maglietta, mostrando una moltitudine di sigilli diversi che tatuavano completamente il busto, avanti e dietro.
«Le ha provate un po' tutte, a dire il vero, finché l'effetto totale non è stato decisivo!»
Sorrise di nuovo, in quel modo incantato che faceva scioglere ogni preoccupazione, dolore, pensiero. Sakura sorrise di rimando, stupendosi di quanto le fossero mancati gli occhi azzurri del suo migliore amico.
«E adesso che succederà?», domandò piano, quasi con timore.
«Io sono un nukenin», replicò pacato il biondino mentre si risistemava la maglietta, «E probabilmente anche tu. Quindi... uhm, qui fanno dell'ottimo ramen, sai?»
Sakura sfiorò la fronte della piccola e Naruto parve ricordarsene improvvisamente.
«Allora mi aiuterai?»
La mano del jinchuriki si unì a quella della jonin madre e cercò di segure goffamente il suo gesto.
«Io non abbandono mai gli amici.»














A Tsunade-sama, Hokage di Konoha

Salve nonnina, come va'?
Ho saputo che si è ripresa in fretta da quel malore che le era venuto quando sono fuggito,
mi fa piacere! Anzi, non ho avuto ancora modo di scusarmi...
sì, sono passati mesi ma meglio tardi che mai, no?
E a proposito... Le scrivo per riferire com'è finita la questione di Sasuke:
Konoha non verrà mai più minacciata dalla sua vendetta e Sakura sta bene.
So che probabilmente siamo entrambi nukenin... ma ci piacerebbe poter
tornare a casa, capisce?
Sarebbe fantastico, anche perché c'è un nuovo membro del villaggio che forse
vorrebbe conoscere...




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