Black

di LiliViolet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sogno ***
Capitolo 2: *** Non era solo un sogno! ***
Capitolo 3: *** Angelo odioso! ***
Capitolo 4: *** Non se ne parla. ***
Capitolo 5: *** Sarebbe stato meglio ***
Capitolo 6: *** Andiamo. ***



Capitolo 1
*** Un sogno ***


1)
 
Camminavo in un deserto,senza fermarmi,sotto la luna e il cielo perfettamente nero.Gelavo,anche.
Procedevo per inerzia,senza una meta precisa,sapevo solo che prima o poi sarei giunta da qualche parte.
Era strano anche come non pareva che possedessi un corpo,esistevo,ma nulla di più.
Dopo quelle che erano sembrate ore,giorni,anni o semplicemente minuti,il cielo si fece più chiaro e il sole apparve all’orizzonte,in uno spettacolo di una bellezza selvaggia,una resurrezione della vita naturale su quel trionfo di desolazione.
Ma appena il sole fece capolino dalle ultime dune,tutto cambiò.Le ultime ombre della notte sparirono,e il suolo si sgretolò sotto i miei piedi.
Diventò tutto bianco,d’un bianco abbagliante,ed era a questo punto che di solito il sogno si fermava,da qualche settimana a questa parte.
Quel giorno successe qualcosa di diverso.
Dopo che stetti per un tempo indefinito a proteggermi le mani da quel bianco,sentii un rumore che sarebbe stato insolito in quel posto,se non fosse stata insolita qualsiasi cosa.Uno sbattere veloce di ali.
Il bianco fu tranciato di netto da un lampo nero,e non feci in tempo a scorgere il volo del corvo che da un taglio delle inesistenti pareti di quel luogo iniziarono a entrare altri corvi.
Una miriade di corvi.
Inizialmente cercai di proteggermi,provai a urlare qualcosa contro di loro ma non riuscivo a emettere suono,quando mi accorsi che non mi avrebbero fatto male,piuttosto giravano in ampi circoli intorno a me.
Poi uno di essi si fermò,si diresse piano verso di me, ma appena mi toccò mi svegliai incredibilmente trafelata.E turbata.
Come mi alzai per andare a scuola decisi di non pensarci più,era stato solo un sogno,niente che potesse toccarmi.

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Capitolo 2
*** Non era solo un sogno! ***


2)
 
Ero pronta per uscire di casa,e proprio prima di aprire la porta mi soffermai a guardare il mio riflesso allo specchio.
Non ero cambiata per niente (anche perché non sarebbe dovuto cambiare nulla!).Il solito caschetto nero lucente,i soliti occhi grigi affusolati.
Per fortuna ero sempre la solita Ren.
Iniziai a camminare spedita verso scuola,e al primo semaforo aspettai Shan e Kristin.
Shan fu il primo ad arrivare: aveva un anno in più di me,frequentava la quarta superiore, era alto e dinoccolato,con occhi a mandorla,testimonianza evidente delle sue origini asiatiche,anche se erano stati i nonni a trasferirsi nel mio paese.
Mi salutò con un sorrisone e,sbadigliando rumorosamente si poggiò al muretto.
Kristin arrivò circa due minutini dopo.Pur se assonnata era bellissima come sempre.
Lei aveva il padre norvegese,e aveva ereditato da lui i tratti tipici e i colori:gli occhi azzurri,la pelle pallida e perfetta che sembrava quasi di porcellana e i lunghi capelli biondissimi raccolti in una treccia.
Non c’era da stupirsi che fosse una delle ragazze più popolari della scuola,anche se a lei ciò non interessava minimamente e preferiva dedicarsi a tutti gli sport esistenti.
In cinque minuti arrivammo a scuola e Shan si separò da noi per entrare nella porta accanto mentre io e Kristin eravamo nella stessa classe.
E iniziò un altro noioso giorno di lezioni.
 
Alla ricreazione salii nel cortile all’ultimo piano,la mia nuova compagna di banco purtroppo non sembrava amare l’amico sapone,quindi avevo un urgente bisogno dell’amica aria fresca.
Ma c’era qualcosa di strano.C’era un chiasso infernale,e migliaia di uccelli volavano intorno a qualcosa che non riuscivo a vedere
E accadde quello che non avrei mai potuto pensare.
Sentii un forte dolore alla schiena,insopportabile,come una scossa prolungata in due punti.
Caddi sulle ginocchia,mentre tentavo di sopportarlo,ma era impossibile,poi con uno strattone il dolore cessò,di colpo come era iniziato.Non sembrava cambiato nulla,ma il pavimento era cosparso di piume nere,nere come quelle di un corvo.
E iniziai a salire lentamente,mentre le due enormi ali color pece che mi erano spuntate dalla schiena sbattevano rumorosamente.
E mentre salivo probabilmente imprecai in ogni lingua esistente,anche se,strano ma vero,il senso di vertigine non mi aveva fatto visita.
Potevo volare.
Sembrava che il tempo si fosse fermato,e salivo tra i corvi mentre a terra le persone inizianavano a urlare,urlare che c’era una persona reale che stava volando.
Riconobbi Shan che osservava il cielo con il naso all’insù e il modo in cui sgranò gli occhi come mi riconobbe.Almeno pensavo che mi avesse riconosciuto!
Ma non importava,io volteggiavo libera e null’altro importava.
I corvi avevano inizato a volare via e io li stavo seguendo,avevo già imparato a volare alla perfezione!
Mi condussero verso un alto palazzo,attorno al quale vidi un gran caos:ambulanze,polizia e una grande folla sotto,poi sforzando un po’ gli occhi (nemmeno tanto a dire la verità,per qualche strano motivo vedevo bene) vidi un uomo che cercava di sbilanciarsi per buttarsi dall’ultimo piano ma ,probabilmente,non trovava il coraggio.
Leggevo ogni singola traccia della disperazione nel suo volto,gli occhi dilatati rivolti verso il basso,i denti stretti,i pugni lungo i fianchi e il tremito.
E per la prima volta,senza motivo, desiderai far soffrire una persona,farle male.
I corvi mi lasciarono passare mentre rapida volavo verso quell’uomo,sino a quando gli volai rapidamente attorno e si mise a urlare,probabilmente come non aveva mai urlato in vita sua,in preda al terrore.
Mi mossi in cerchi sempre più stretti quando,nel panico più profondo per la mia vicinanza,si buttò per sfuggirmi.
Allo stesso tempo non mi capacitavo dell’immane idiozia che stessi facendo,non avevo mai urtato nessuno,non potevo indurre quell’uomo a suicidarsi!Con una risata lo seguii nella caduta,sfiorandolo con le ali per il puro gusto di terrorizzarlo.
Un colpo all’addome.
Non distinguevo nulla più,e persi rapidamente quota.
Aprii gli occhi dolorante e vidi una figura vestita di bianco afferrare l’uomo e portarlo lontano da me.La inseguii rapidamente,ma si girò rivelando il suo aspetto angelico,piuttosto infuriato a dire la verità,e con un cenno della mano mi provocò un dolore lancinante alle ali.
Riuscendo a malapena a volare,rinunciai alla lotta contro quell’angelo che ora vedevo riportare quell’uomo a terra,e scomparire rapidamente,non prima però di lanciarmi uno sguardo carico di odio e sussurrarmi
“Demone,sei finito.”
Credo che non dimenticherò mai quelle parole,l’essere chiamata “Demone” e il desiderio impellente di far soffrire quell’uomo.
Cosa era successo?
Velocemente tornai a scuola,in un angolo deserto del cortile,mi appoggiai a un muro ansimante e non sentii più la presenza delle ali.Shan e Kristin erano affianco a me,sconvolti.
Kristin mi chiedeva “L’hai visto quel mostro,eh Ren?L’hai visto?E’ stato orribile” con gli occhi dilatati dalla paura.
Shan invece,si limitò a rivolgermi un’occhiata interrogativa.

Mi aveva riconosciuto.Anzi,aveva riconosciuto quel demone che aveva preso possesso di me.Erano sensazioni a metà,non le sentivo pienamente mie ma ero pronta ad agire pur di soddisfare i desideri di quel mostro.

Perché ormai lo ero diventata,un mostro,un demone.
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Angelo odioso! ***


3)
 
Quella notte dormii poco,e pure male.
“Sono indemoniata” pensai tra me e me,e subito la vera consapevolezza di quello che era accaduto il giorno prima mi sopraffece.Iniziai a piangere grosse lacrime,scossa tra le lenzuola da enormi singhiozzi,quasi spasmi.
Cosa dovevo fare?Potevo ferire qualcuno,ucciderlo anche,a seconda di come girava al demone.
Correggo: a seconda di come MI  girava.
Rimasi a piangere sino a quando il cuscino fu intollerabilmente bagnato,poi presi i vestiti per scuola (una maglia viola lunga,un paio di jeans e un cerchietto) e andai in bagno.Entrai difilato in doccia,sperando che l’acqua bollente riuscisse a lavare via tutto dalla mia pelle,possibilmente prima che si fosse riempita totalmente di lunghe piume nere.
Stetti sotto il getto caldo per una buona quantità di tempo,poi mi arrotolai nell’asciugamano,mi vestii e mangiai qualcosa(non prima di inciampare sonoramente nell’ultimo gradino della scala però).
Era sempre vivida la sensazione di avere delle ali radicate nella schiena,sensazione che non mi avrebbe abbandonato mai più.
 
Era particolarmente presto,una mattina fresca in cui è piacevole camminare per strada,e aspettai i miei due amici al solito semaforo.Shan come al solito arrivò giusto qualche istante prima di Kristin,il tempo esatto per dire “Urge parlare”.
Poi cinque minuti dopo,ci ritirammo ognuno nella propria aula.
Ero totalmente assente,non sentii nemmeno il professore di scienze che mi faceva domande e lo ignorai del tutto.Lo consideravo al pari di una mosca,poveretto.
Purtroppo mi assegnò la punizione di aiutare la bidella a pulire le aule,nel pomeriggio.
Bell’affare,pensavo.
Quindi,alla fine delle lezioni,seguii la massa dei miei compagni sino all’atrio,ma anziché uscire fuori mi fermai in bidelleria.
“Vai a riordinare la biblioteca,per favore,una classe ha lasciato il marasma più totale”mi ordinò la bidella,con fare minaccioso.
Salii un paio di rampe di scale,arrivando all’ultimo piano.
Nella mia scuola,l’ultimo piano era un luogo “irraggiungibile” perché vi erano solo quinte,e tutti coloro delle classi inferiori,specialmente le ragazze,si tenevano alla larga per pura soggezione.
Anche se la scuola era vuota,ero un po’ intimorita,e quando varcai la porta della biblioteca mi accorsi con sollievo che era vuota.
La biblioteca era una sala piuttosto grande,divisa in tre spazi principali,separati da alti scaffali stipati di libri;in ognuno di questi spazi c’erano tavoli con sedie e divanetti.
La bidella aveva ragione,nello spazio centrale c’erano più cataste di libri su ogni tavolo,quindi mi armai di pazienza e iniziai a dividere quei libri per categorie.
Finito quel lavoro presi la scaletta e la accostai al primo scaffale,presi una manciata di libri e salii i primi due gradini.
Anche se ero a poca distanza da terra,il fatto di essere su una scaletta traballante mi provocò di nuovo quel senso di vertigini e vidi la biblioteca ruotare furiosamente intorno a me.Non capivo più quale fosse la destra,la sinistra,cosa avessi in mano,e caddi all’indietro finendo sdraiata sul pavimento,rovesciando la scaletta e tutti i libri.
Un piccolo rumore di passi,e ,mentre mi strofinavo la schiena nel punto dove avevo sbattuto, aprii gli occhi e vidi una mano tesa di fronte a me.Alzai gli occhi,e fui come folgorata.
Era stupendo,aveva gli occhi color miele e i capelli di un dorato leggermente più scuro,ma i lineamenti erano così fini e nobili che in un film avrebbe potuto benissimo recitare nella parte di un principe.
“Ti aiuto a rialzarti,aspetta” mi afferrò piano piano e mi rimise in piedi.
Avevo momentaneamente la testa vuota.
“Ti sei fatta male?”mi chiese,e con un po’ di compiaciutezza vidi una seria nota di preoccupazione nei suoi occhi.
“No…almeno credo”risposi senza guardarlo in faccia “Grazie mille,comunque”aggiunsi sempre a testa bassa.
“Figurati”rispose,con un sorriso che mise in mostra distrattamente la dentatura perfetta.”Io sono Nael,piacere,anche se in circostanze un po’ particolari”
Dissimulai una risatina “E io sono Ren”.
Nael si avvicinò alla scaletta,la rimise in piedi e si acicnse a raccogliere tutti i libri.
“Ascolta,magari ti posso dare una mano a riordinare così finisci prima,se vuoi ovviamente”mi chiese.
Non mi ero nemmeno accorta che avevo lo stomaco,la testa e qualsiasi parte del corpo in subbuglio.Borbottai qualcosa che somigliava a un “No,non preoccuparti”.
Fece un sorrisetto.”Ti aiuto,dopo quella caduta non mi fido a lasciarti sola”.
Gli lanciai un’occhiataccia e iniziai a passarli i libri mentre lui,sulla scaletta,li rimetteva a posto.Era strano come si fosse già cretaa una specie di sintonia con quel ragazzo che nemmeno conoscevo,quasi quasi.E notai che aveva anche un qualcosa di remotamente familiare,ma non avevo idea di cosa.
Scendemmo le scale sino all’uscita di scuola,parlando.Mi disse che si era appena trasferito nella mia scuola e che era in classe di Shan.
Più lo guardavo e più era familiare.Usciti dal cancello dell’istituto poi ci salutammo,con la promessa che ci saremmo rivisti.
Per la mia felicità e,di nuovo,subbuglio.
Era ancora una bella giornata,e decisi di allungare passando dal parchetto vicino a casa,dove da piccola peraltro avevo conosciuto Kristin.
Presi un sentierino tra gli abeti,vicino allo spiazzo dove i bambini giocavano rumorosamente.Mi squillò il cellulare e vidi che era Shan a chiamarmi.Mi sedetti sull'erba umidiccia e risposi.
“Shan?” chiesi.
“Finalmente ti trovo Ren,dobbiamo urgentemente parlare di ieri” disse,poi sentii la sua voce farsi più bassa e ansiosa “Cosa ti è successo?Scompari all’improvviso,nel frattempo vedo una battaglia aerea tra creautre alate indefinite intorno a un mezzo-suicida poi ne torni tutta trafelata dopo che finisce tutto.Non mi devi raccontare nulla?”
E ora?
”Senti Shan,non so cosa tu stia pensando ma non sono io quella cosa!E’ assurdo,semplicemente!” Un bambino si era alzato in piedi sullo scivolo.Rischiava di farsi male se fosse caduto.
“Come posso crederti così?Sei in pericolo Ren,anzi,SEI un pericolo,sia per gli altri che per te stessa.”.
Il bambino barcollava,stava perdendo l’equilibrio.Provavo come una voglia repentina di alzarmi,ma mi dovevo controllare.
Non anche il bambino per favore!
“Shan,lascia perdere,sul serio” mormorai,ma non seguivo più la conversazione.
Mi alzai piano piano.L’ultima cosa che sentii fu la voce di Shan dal telefono,ma lo lasciai cadere sull’erba e mi appoggiai all’albero,sofferente.Anche stavolta le ali mi provocarono un dolore inaudito,ma mi ripresi rapida e volai velocemente nello spiazzio dei giochi.Le mamme e i bambini presero a urlare come mi videro.
Che strana sensazione,non ricordavo di aver mai causato ribrezzo nelle altre persone.
Volai vicino al bimbo in bilico,ma non feci in tempo a fare nulla che caddi rovinosamente a terra.Aprendo gli occhi vidi di nuovo quella figura rilucente,con in braccio il bambino,incredibilmente calmo.Lo consegnò alla madre con delicatezza,poi si girò e in meno di un istante mi fu addosso.
Mi scansai e salimmo sempre più in alto,sino a toccare le punte degli alberi.
Non avevo la minima idea di come potessi combattere contro quell’angelo,mi limitavo a scappare girando attorno agli alberi,sotto gli sguardi intimoriti della gente.
Vedevo con piacere che,quando usavo tutta la mia velocità non riusciva a raggiungermi,ma in attimo di distrazione mi fu addosso.Mi schiaccio la mano sulla schiena e partii contro la terra schiantandomi sulla polvere.
Buio oltre le palpebre,poi una forte luce.L’angelo si stava avvicinando.
Avevo una paura matta di quell’angelo così affascinante ma,allo stesso tempo,immensamente potente.
Socchiusi gli occhi e rividi per un attimo il suo volto,atteggiato in una smorfia di puro odio.Strana sensazione quella di essere guardati così.
Poi all’improvviso una grande ombra coprì tutto,e vidi solo piume nere e bianche,mentre forti grida echeggiavano.
Mi spostai piano piano verso una fontanella,non avevo la forza di volare,e mi accinsi a bagnarmi dove,cadendo a terra,mi ero raschiata e sanguinavo copiosamente.
Rimasi interdetta:al mio posto c’era una figura di una bellezza sconvolgente,i capelli,di solito un corto caschetto nero,erano lunghissimi e vorticavano intorno al mio corpo,e i miei occhi,che normalmente erano di un grigio trasparente un po’ inquietante,non avevano più una minima parte di bianco,erano del tutto neri come la pece con qualche riflesso sanguigno qua e là.
Mi accasciai contro la fontanella in uno stato di semi-incoscienza,immobilitata a muovermi,con la mente piena di quel riflesso.
Occhi demoniaci,ecco cosa erano.E stavolta volevo ferire un bambino.
Tremavo violentemente,mi facevo orrore da sola.
Poi,prima che tutto si facesse nero e i rumori cessassero,sentii due paia di braccia che mi afferravano e mi portavano via,in volo.
 

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Capitolo 4
*** Non se ne parla. ***


4)
 
Di nuovo i corvi.Volavano dappertutto,mi passavano attraverso,entrando dove c’è il cuore e uscendo dalla schiena.Stupidi uccelli,mi veniva l’istinto di spiumarli uno a uno,se solo avessi potuto muovermi.
Poi un rumore quasi mi perforò i timpani:era una voce,ma sembrava amplificata milioni e milioni di volte.
Aprii gli occhi di scatto,con l’orribile sensazione di scivolare giù dal letto.
La forte luce me li ferì,e lacrimando sentii di nuovo una voce,stavolta a volume normale.
“Alleluia” disse una voce maschile.
Riuscii ad aprirli piano piano e mi trovai sdraiata su un divano blu,in una stanza ampia e arredata con mobili moderni e la parete interamente coperta da un’ampia vetrata che lasciava entrare luce in abbondanza.
Un uomo dai contorni indefiniti era seduto su un braccio del divano.
“Chi sei?” chiesi.Probabilmente non sarei riuscita a formulare nulla di più articolato.
“Il tuo salvatore” rispose l’uomo con sufficienza.Piano piano stavo riuscendo a metterlo a fuoco,mentre faceva un sorrisetto beffardo.
Lasciai la testa abbandonata al suo peso mentre facevo viaggiare rapidamente gli occhi.”E questa è casa tua?”
“Sissignora!Questa è la mia dimora dove ti ho amabilmente portato per salvarti la pelle,anzi,le piume” finalmente lo vidi,e la prima cosa a cui pensai fu che assomigliava a un pirata.Aveva capelli castani incolti in una bassa coda,una barbetta appena accennata e occhi neri di un’intensita sconvolgente.
Non potevo sostenere il suo sguardo per più di un istante.
Non era bello nel senso convenzionale del termine,ma aveva un qualcosa di così affascinante da rendere impossibile non guardarlo( a patto che non fosse negli occhi).
“Woah…grazie” mormorai.Non sapevo minimamente cosa dirgli.
“Staresti meglio se non ti fossi battuta con un rivale che non puoi eguagliare in abilità.Sei solo una novizia,cosa cercavi di fare?” lo disse con un tono canzonatorio che lo rese abbastanza insopportabile.Tutto ad un tratto mi suscitava antipatia.
“Cosa stai dicendo?Cosa cercavo di fare?Mi difendevo da quell’angelo per non lasciarmi ammazzare” gli risposi prontamente “O mi dovevo lasciar fulminare senza fare nulla?” poi le ultime nebbie dello svenimento scomparvero e mi sedetti di colpo,con il cuore che batteva contro le costole troopo più velocemente di quanto avrebbe dovuto.
“Tu…tu hai visto tutto.Tu sai cosa sono.Come mai sono in casa tua e tu non fuggi terrorizzato dal demone?E soprattutto perché mi hai salvato?”
L’uomo sbadigliò sfacciatamente. “Perché sei una sorella e,in quanto tale,sono obbligato a salvarti.Non so se ti ricordi,ma sono stato io a portarti via in volo mentre svenivi”
Fu come una secchiata d’acqua gelata.
Quello era un demone?Un demone come me?
“Cosa intendi per sorella?” gli chiesi fissandolo con gli occhi sbarrati.
“Sorella” e si alzò e iniziò a camminare per il salottino “vuol dire che tu sei un demone proprio come me” fece un sorrisino sghembo. “E vuol dire anche che sei una novizia della Confraternita,mentre io sono un tuo superiore”.
Le cose iniziavano a complicarsi.
“Ciò vuol dire che tu sei una subordinata e devi ancora imparare tutto di come essere un bravo demone.Bravo in senso relativo,ovviamente” uscì da una porta lasciandomi sola.Sentivo i suoi passi muoversi per la casa.
Non ero l’unico demone.Ce n’era più di uno,a quanto pareva,e anche organizzati.
Cosa avrebbe voluto dire che avrei dovuto imparare a essere un demone?
Il mio cuore fece un balzo.
Avrei dovuto imparare a portare a compimento stragi come quelle che sino ad ora l’angelo aveva evitato?Avrei dovuto ferire persone a me vicine?
Era intollerabile.
Mi alzai piano piano e mi accorsi che avevo un braccio del tutto fasciato.Ero debole e barcollavo,dovevo aver perso molto sangue.
Mossi qualche passo ma dovetti appoggiarmi subito al muro per non cadere.
L’uomo rientrò e mi guardò con aria interrogativa.Poi ridacchiò e disse “Oh,vedo che la piccola demone non sopporta stare ferma,eh?”
Lo guardai con disprezzo mentre la vista mi si annebbiava di nuovo.Allora mi prese piano piano e mi depose di nuovo sul divano,fra le mie proteste.
“Tieni” e mi porse un sacchetto con dentro un po’ di cibo “ti dovrai rimettere in piedi entro stasera,devi tornare a casa.Comunque,io mi chiamo Aaron” e mi porse una sua grande mano.Parte dell’atteggiamento canzonatorio era scomparso.
Gliela strinsi titubante,dopodiché mangiai qualcosa.
“Cosa vuol dire che devo imparare a essere un demone?Cosa comporta?” mi decisi a chiedergli dopo che ebbi mangiato.
“Vuol dire che dovrai imparare a controllarti.Non puoi andare avanti pensando di cercare di uccidere chiunque si trovi minimamente in pericolo sulla tua via.Saresti un pericolo per te stessa.E poi vuol dire che devi imparare a combattere gli Angeli senza farti uccidere.Sai com’è,siamo noi che dovremmo uccidere gli altri,e il compito di un demone è proprio questo”
Lo guardai atterrita.Quindi il mio scopo ormai era questo.
Uccidere la gente.
Provocare sofferenza.
Odiarmi.
“E se non volessi?” gli chiesi con aria di sfida.
“Ti perdoneresti mai se per questo tuo capriccio uccidessi tua madre,tuo padre o i tuoi amici più cari?O perché no,anche un tuo eventuale fidanzato?” ribattè prontamente lui “Ammesso che qualche ragazzo ti voglia ovviamente”
Mi alzai,e stavolta non cedetti.
Non gli avrei dato la soddisfazione di tenermi in pugno.Gli avrei dimostrato che sarei riuscita a contollarmi anche da sola,anche se non potei reprimere un brivido di paura.
“Stai vaneggiando,non mi farò insegnare nulla da uno come te.Perché non posso apprendere da qualcun altro di questa…Confraternita o come la chiami?”tentai
“Perché la missione che mi è stata affidata è quella di insegnarti,e non potrai conoscere nessun’altro sino a che il nostro addestramento non sarà completo”
Era stranamente serio
“E il mio scopo è anche quello di proteggerti sino a quando non sarai in grado di farlo da sola”
Rimasi interdetta da quelle parole,ma comunque decisa.
“Non mi addestrerò con te,quindi mi potresti riportare a casa?” gli chiesi quasi gentilmente.Non volevo farmelo nemico.
Aaron alzò le spalle.
“Come vuoi,tanto capirai presto che non è una scelta che devi fare.Tieni questa, agitala quando vorrai iniziare l’addestramento e arriverò”
Mi porse una piccola palla di vetro legata a un filo a mò di ciondolo.
La presi ma ci tenni a precisare che non l’avrei mai usata.
Aprì una porta che dava a un ampio balcone.L’appartamento di Aaron era in un condominio abbastanza grande,e dava l’impressione di essere abitato da gente benestante.Mi chiesi di nuovo chi fosse veramente questo Aaron.
“Ah,e gradirei anche che sapessi che una volta iniziato l’addestramento dovrai stare lontana da casa per un po’.Ti potrà sembrare scandaloso,ma mi chiamerai presto ugualmente” mi fece l’occhiolino con aria impertinente,e gli risposi con una smorfia.Poi mi afferrò delicatamente per la vita,attento a non farmi male,e ci alzammo in cielo.
Aveva delle ali immensamente più grandi e robuste delle mie,notai.
Volavamo velocemente nel cielo velato.
“Ho notato solo una cosa per cui non avrai bisogno d’addestramento:sai volare benissimo.Pochi all’inizio riescono a essere più veloci di te”
Non seppi se sentirmi lusingata come demone.
Mi posò dietro un palazzo vicino a casa,e mi fissò per un pochetto.
Abbassai gli occhi,imbarazzata.
Qualsiasi ragazza avrebbe pagato per trovarsi nella mia stessa situazione,con Aaron a scrutarmi così.
Pensai che doveva essere ampiamente riconosciuto come ragazzo esteticamente ideale da tutte le ragazze.
Beh,tutte esclusa me.Per me era solo un antipatico.
“Ci vediamo presto,allora” mi pose una mano sulla spalla e mi sorrise,mettendo in mostra i suoi denti perfetti.Poi in un lampo di nero si alzò in volo e scomparve.
Mi incamminai verso casa,piano piano,pensando alle sue parole.
Ero turbata soprattutto dalla sua insistenza nel dire che sarei stata costretta a chiamarlo.
Giocherellavo nervosamente con la pallina di vetro,quando,arrivata a casa,una figura scacciò tutti i miei pensieri.
Per qualche strano motivo,Nael mi aspettava davanti al cancelletto,con un sorriso enorme.
Con un vuoto allo stomaco mi avviai verso di lui.

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Capitolo 5
*** Sarebbe stato meglio ***


5)
Mi avviai titubante verso di lui,che era poggiato al cancelletto di casa mia.
Per un attimo mi chiesi come faceva a a sapere dove abitavo,ma come vidi il suo sorriso rimossi tutto.
A dire la verità,rimossi un po’ troppo:come camminavo,mi accorgevo a malapena di muovermi che rischiai di inciampare brutalmente sul marciapiede,ma per fortuna non accadde.
“Ciao Ren” mi salutò lui da qualche passo,poi si avvicinò e delicatamente mi pose un bacio sulla guancia.
Anche se lo fece solo per saluto,non potei fare a meno di sciogliermi.
“Ciao Nael,come stai?” gli chiesi,in un patetico tentativo di sembrare disinvolta.
Si mise dritto davanti a me e iniziò a dondolarsi leggermente sui talloni,al massimo della tranquillità “Io benissimo,anzi,forse non potrei stare meglio di così” rispose con enfasi,e mi domandai il perché di tanta contentezza. Poi notai che,dall’apertura del colletto del maglione,si intravedevano cerotti e bende,e la pelle era arrossata,come raschiata fortemente.
“Non dire idiozie” dissi più spontaneamente di quanto avrei voluto “Cosa ti sei fatto?”
Ma fu veloce a coprirsi il rossore e sovrastare la mia voce “Sono venuto a chiederti,ovviamente se non hai nulla di meglio da fare,se ti va di fare un giretto in città con me,per scambiare qualche chiacchiera...” e aggiunse subito “Se ti va ovviamente”
Come poteva non andarmi?
“Certo!” credo si fosse accorto del mio tono felice,perché mi fece un sorrisetto. “Aspetta solo un momento,vado a prendere le chiavi” e,suonato il campanello,entrai velocemente dentro casa.
Che non riuscissi a fare un gesto sensato era evidente,come si premurò di farmi notare mia madre quando mi vide cercare le chiavi dentro la dispensa.
Andai nell’atrio,le presi da un ripiano e mi fermai un attimo davanti allo specchio.
Non ero ordinatissima,ma che figura ci avrei fatto se in quel minimo arco di tempo mi fossi stuccata e messa a lucido?Mi sistemai un po’ meglio il cerchietto e uscii,raggiungendo Nael di nuovo poggiato al cancelletto. Visto da lontano era estremamente alto,pensai senza alcuna logica.
“Dove vuoi andare?” gli chiesi timidamente,e con una punta di soddisfazione vidi che anche lui sembrava un po’ imbarazzato.
“Non so…il parchetto?”
Annuii entusiasta,anche se il pensiero di tornare in quel parchetto dove avevo cercato di ferire il bambino non mi allettava particolarmente.
Se non altro,ero in compagnia ora.E in una compagnia più che gradita.
“Allora come ti trovi nella scuola?” feci un tentativo di conversazione,dettato anche da un sincero interesse,mentre giravamo l’angolo e camminavamo fianco a fianco.
“Oh, non c’è male,ho già avuto modo di conoscere tutti i professori e i compagni,e mi hanno fatto una buona impressione” fece un gesto vago con la mano.
Fui attraversata da qualcosa,come una scossa elettrica.
Perché nessuno si era accorto della mia assenza dopo la battaglia?Guardai l’orologio: erano le sei e mezzo,ed ero appena tornata da casa di Aaron,reduce da uno svenimento che mi aveva dovuto portar via almeno una nottata intera.
E allora perché mia madre non si era accorta che ero mancata per una notte? Perché nessuno si era accorto che ero mancata da scuola?
Non seppi darmi una risposta plausibile,poi mi accorsi di essermi fermata per strada,con gli occhi spalancati.
Nael mi osservò incuriosito “Cosa succede?Ho detto qualcosa che non andava?”
Scossi la testa con forza “No,no mi è solo venuta in mente una cosa che avevo scordato” mentii.
Non era particolarmente convinto,quindi mi prese delicatamente per un braccio e ci sedemmo su una panchina.Dovevo avere l’aria di una turbata.
“Hai qualche problema Ren?” mi chiese a voce bassa,con una nota di sincera preoccupazione “Puoi parlarne,se vuoi,io ti ascolto!”
Lo guardai negli occhi, e stavolta,anziché distogliere lo sguardo,fui colpita da quanto i suoi occhi fossero intensi,e decisi di parlargli di quello che mi stava succedendo,tralasciando le parti più pericolose.
“Sai Nael io credo di…” faticai a trovare le parole “ di stare impazzendo”
“Cosa intendi per impazzire?”
Ci pensai su un attimo “Credo di non essere più completamente in me quando…faccio determinate cose.E’ come se qualcuno agisse al posto mio” presi un respiro “Sta diventando insopportabile”
Nael parve colpito “Che tipo di determinate cose?”
Bingo.Cercai una bugia da dirgli “Lascia stare,mi prenderesti per pazza” decisi di rispondergli. In fondo non era una bugia che mi avrebbe presa per pazza.
Per fortuna non indagò oltre.Guardava un punto sopra la mia testa,probabilmente senza osservare niente in particolare
“Credo che tutti non siano perfettamente in sé quando fanno…determinate cose,come le chiami tu”
Che frase sibillina.Forse non ero l’unica a nascondere qualcosa?

Non seppi perché,ma dopo esermi sfogata,senza ovviamente lasciar trasparire niente della mia seconda natura,mi sentivo meglio,più rilassata.
Per il resto della serata parlammo del più e del meno,ma non posso negare che fosse stata una bella serata.Nael era una persona così piacevole non sentivo alcuna vergogna nel parlare e ridere con lui.
Intorno alle otto,dopo che mi ebbe riportato davanti a casa,ci salutammo,con il proposito di rivederci presto. Svolazzai sino alla porta elettrizzata,molto più felice di quanto non fossi stata in queli ultimi giorni.
La aprii e entrai in cucina,con l’intenzione di scoprire se qualcuno si fosse accorto della mia assenza.
Ci misi un po’ a trovare mia madre,poi la vidi in piedi sulla sedia,intenta a rovistare dentro un’alto pensile.
Povera,doveva sempre ricorrere a questi mezzi per raggiungere i posti più alti.
“Aspetta, ti aiuto io!” dissi mentre mi avvicinavo: non ero di tanto più alta,giusto quel poco adatto ad aiutarla. Mi rispose con un mugolio soffocato da dentro il pensile e girai il tavolo e la raggiunsi piano piano.
A pochi passi dalla sedia però mi accorsi di quanto la stessa potesse essere traballante e malferma.
NON ORA!
Stavolta non ebbi nemmeno il tempo di accorgermi di quello che stavo per fare.
Mi accasciai al suolo,in preda agli spasmi,mentre due grosse ali nere mi spuntavano dalla schiena.Sentii mia mamma urlare come se fosse in fondo a una lunga galleria.
Mi alzai e mi avvicinai piano piano a lei,stavolta senza volare ma camminando semplicemente.
“Ren,Ren!” chiamava a voce bassa,mentre mi guardava in preda al panico.
Chissà,forse un angelo della morte era più minaccioso mentre camminava rispetto a quando volava.
Quando le fui a circa un passo di distanza non riuscì più a sostenere la mia vicinanza,mise un piede in fallo e crollò all’indietro dalla sedia,sbattendo con forza. Caddi a terra sconvolta.
Di solito non ero mai riuscita a ferire qualcuno tangibilmente,ma ora?
Avevo quasi confidato nell’arrivo dell’angelo a proteggere mia madre,ma quando la vidi a terra dolorante il peso di quello che avveo appena fatto mi precipitò addosso rovinosamente. Diceva parole sconnesse e la aiutai a rialzarsi.Non sembrava essersi rotta qualcosa,ma ugualmente non riuscii a starle vicina.Mi chiusi in camera mia,e in un momento seppi quello che mi accingevo a fare .Presi il cellulare e chiamai Shan.
“Pronto Ren?” disse la sua voce dall’apparecchio.
“Shan,non posso trattenermi molto” esordii
“Devo solamente dirti che avevi ragione,e che i tuoi dubbi erano fondati.E,visto quello che ho appena fatto,ho deciso che andrò via per un po’.Non ti posso dire dove starò,né posso spiegarti tutto. Dillo anche a Kristin se vuoi,io non ho più tempo”. Parlai senza quasi prendere fiato,poi non stetti ad ascoltare la sua risposta e chiusi la chiamata.
Capii solo in quel momento le parole di Aaron sul fatto che l’avrei chiamato presto.
E quel diavolo aveva visto giusto.Ero troppo pericolosa per gli altri.

Afferrai la pallina di vetro che mi aveva dato lui stesso, e la agitai.


*tadaa Mini Angolo autrice!:3 da qualche giorno,quando ho iniziato a scrivere questo capitolo,ero leggermente indeicsa sul da farsi,ossia se continuare o no.Ho notato che questa storia piano piano sta venendo letta da un numero crescente di persone,e ,semplicemente,mi piacerebbe sapere cosa ne pensa qualunque lettore di questa storia e,ovviamente,preciso che io accetto quasiasi tipo di critica. In fondo,credo di essermi iscritta a questosito per avere dei consigli,attraverso recensioni, su come migliorarmi,su come rendere le mie storie più gradevoli da leggere. Non vorrei assolutamente sebrare presuntuosa o cos'altro,semplicemente (si inchina in ginocchio) mi piacerebbe icevere un picolo parerino,anche se negativo,non importa.
Detto questo,smetto di rompere xD <3*

LiliViolet

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Capitolo 6
*** Andiamo. ***


6)
La pallina tintinnò dolcemente nel silenzio della mia camera,rotto solamente dal mio respiro affannoso.
Il suo suono rimase per un po’ echeggiante nell’aria.Mi rannicchiai a disagio,sul letto.
Non riuscivo a pensare a nulla,anche se di colpo le ferite dell’ultimo scontro con l’angelo si erano fatte di nuovo pungenti.
Guardavo oltre le tendine con un misto crescente di ansia e sollievo.In fondo,stavo pur sempre andando tra le braccia di uno sconosciuto.Ma era l’unica cosa plausibile da fare,quindi mi misi il cuore in pace,per quanto possibile,e stetti lì,a osservare il cielo imbrunire.
Ci fu un forte frullio d’ali e un’ombra passò veloce davanti alla mia finestra.Mi alzai di botto e la aprii,velocemente.
Dal secondo piano vidi Aaron che,con aria incuriosita,girottava nel giardino.Non potendo urlare presi una gomma dalla mia scrivania e gliela lanciai addosso.
Con un’imprecazione alzò lo sguardo alla mia finestra e mi sorrise. Ridacchiai beffardamente di rimando “Spero di non averti fatto male “ gli dissi.
Fece una faccia offesa “Che demone sarei se queste idiozie mi ferissero?” poi spiccò un balzo e si poggiò al mio davanzale “Ad ogni modo “ proseguì più serio “ti sei ricreduta?”
Speravo quasi che non mi ricordasse il motivo per cui era arrivato là “Ho dovuto farlo,per forza “ sospirai.
“Prima scommessa vinta!” fece un gesto di trionfo,cercando di sdrammatizzare “Comunque prepara la tua roba,starai via per un po’”
Annuii con il cuore pesante e presi a girare per la stanza,raccattando oggetti vari e vestiti e mettendoli dentro un borsone. Al pensiero di dover mollare tutto per un po’ le salirono le lacrime agli occhi.
Nael! Avrei dovuto lasciar stare anche lui!
Chissà se si sarebbe accorto stavolta della mia assenza…
“Aaron,perché mentre ero da te nessuno si è accorto che mancavo?” chiesi perplessa,dandogli le spalle.
“Perché nessuno ti ama,non gliene frega niente di te nemmeno al tuo amichetto”
Mi girai di scatto,gli occhi sgranati “Che cacchio di risposta è?” sbraitai indignata.
In tutta risposta fece mostra di una perfetta faccia da schiaffi.Che tipo fastidioso!
“A parte gli scherzi “ riprese tornando serio “in casi come questi,in cui devi lasciare il tuo normale luogo di residenza per un po’ e fermare tutte le attività che svolgi normalmente,i nostri poteri fanno in modo che nessuno se ne accorga, risparmiandoti seccature”
“Questo vuol dire che anche d’ora in poi nessuno se ne accorgerà?”
“Sino a che rimani perfettamente nascosta ai loro occhi si. Se per caso qualcuno dovesse vederti,questo…incanto,chiamiamolo così per ora, finirà bruscamente,e tutti si accorgeranno della tua scomparsa” finì teatralmente lui.
Perfetto,questo voleva dire che,nel caso in cui non fossi riuscita a reggere la lontananza, avrei dovuto farmi in quattro per poter spiare un po’ della normale vita dei miei conoscenti,onde evitare un vero disastro.
Ora ero veramente isolata dal mondo.Buttai gli ultimi vestiti nella borsa alla rinfusa,sgualcendoli.
“Ah e cosa mi dici riguardo a quel ragazzo che ti aspettava fuori da casa?” continuò Aaron, con una curiosità quasi infantile.
“Fatti gli affaracci tuoi”
Si sgonfiò come un palloncino “Quello che dico io è: ma come fa a sopportarti?Povero ragazzo…” concluse scuotendo la testa.
Presi un portamatite e glielo lanciai,mancandolo purtroppo di qualche centimetro. Mi fissò con finta aria spaventata “No dai,non puoi uccidermi così,non lo tollero!”
Lo guardai gelidamente “Sei un rompiscatole”
“Lo posso considerare il tuo ragazzo?”
Non riuscii a nascondere un sorrisetto quindi mi chinai sulla borsa,fingendo di sistemare le ultime cose.”Non so…vedi un po’ tu!”
Fece finta di pensare “Allora si,è il tuo ragazzo.Poooovero ragazzo!” ripetè scuotendo ancor di più la testa.
Stavolta presi la borsa intera e gliela lanciai sopra,senza però sbagliare mira. ”Ho finito!” dichiarai ad alta voce.
“Sicura o devi prendere qualche altro armadio?” mi chiese mentre la soppesava. Notai che aveva lo stesso codino dell’altra volta,e mi ricordai che non ero riuscita a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo.
Mi avviai verso la finestra aperta,respirando l’aria aperta. ”Cosa devo fare?”
“Dato che non posso portare sia te che la borsa in viaggio,a causa del peso di entrambe, credo sarò  costretto a farti la prima lezione qua”  constatò “La trasformazione volontaria” aggiunse a voce sicura.
Immaginavo solamente quello che mia mamma avrebbe potuto sentire dal piano di giù.
Si mise al centro della stanza,camminando avanti e indietro nel piccolo spazietto tra il letto,l’armadio e la scrivania
“Tu devi desiderare veramente trasformarti,altrimenti ogni altro aiuto è inutile” si piazzò davanti a me,fissandomi con i suoi occhi penetranti “Tu devi desiderare trasformarti,perché trasformarti è l’unico modo per volare,parliamoci chiaro. E chi non desidera volare?”
Aveva ragione,ecco un ottimo motivo per desiderare di trasformarmi.
Se proprio lo dovevo desiderare.
“E poi,perché il cielo decida di trasformarti,tu ti devi protendere verso esso,come se ti allungassi per cercare di toccarlo con un dito. Perché noi siamo demoni del cielo,e noi desideriamo,almeno una volta nella vita,poter toccare il luogo da dove proveniamo” detto questo, si affacciò dalla finestra e,con una serie di movimenti fluidi e eleganti, si inarcò rivolgendo la faccia verso il cielo ormai blu scuro. Potei per un attimo vedere i suoi occhi rapiti da quel blu prima di osservarlo spiccare il volo.
Era stata questione di istanti,ma come aveva fatto? C’era un qualcosa di estremamente affascinante nei suoi movimenti.
“Visto come è facile?” mi disse da fuori “Questo ti basterà a poterti trasformare!”
Decisi di provare. Mi sedetti sul davanzale per non dover stare in una posizione assurda.
Poi mi resi conto di soffrire di vertigini e essere seduta sul ciglio di un vuoto che iniziava a muoversi.Se mi fossi protesa un po’ verso il cielo sarei caduta da quattro metri.
Aaron si sedette affianco a me,e mi afferrò saldamente per la vita.
Fu strano come in quel tocco sentii una forza enorme trattenuta,e ora trattenere dolcemente me.Lo guardai un attimo, sicura di stare arrossendo, quindi mi girai verso la volta celeste.
Cercavo di fissarla,ma la sensazione che tutto traballasse era troppo forte.
Non capendo più dove si trovavano la destra e la sinistra tornai indietro con la schiena,cercando un miglior sostegno.
Solo dopo essermi adagiata comodamente mi resi conto,con una mia enorme figuraccia,che quel qualcosa a cui mi ero poggiata era Aaron,rimasto a bocca aperta.
In effetti potevo capirlo.Prima gli lancio addosso ogni genere di cosa poi mi ci sdraio sopra!
In un impeto di vergogna mi sporsi in avanti,troppo in avanti,con gli occhi completamente sbarrati al cielo,poi ebbi l’orribile sensazione di stare per cadere.
“Perché mi molli?” urlai terrorizzata.
“Perché non hai più bisogno di un sostegno!” mi giunse la sua voce da dietro.
Mi girai sbalordita a osservarlo,e in effetti non soffrivo più di vertigini.
Non avevo neanche sentito il solito dolore perforarmi la schiena mentre mi spuntavano le ali.Presi a svolazzare piano nel giardino,coperta dalle tenebre.
“Ti senti tranquilla? Possiamo andare ora?” chiese Aaron mentre prendeva la mia borsa da oltre il davanzale.Mi avvicinai  e chiusi la finestra.
“Ora si” e volammo via nella notte.

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