Ragione e Sentimento

di Katherina Petrova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo a Stefan non lo diciamo ***
Capitolo 2: *** Amici intimi ***
Capitolo 3: *** Quanto pensi che potrai resistermi? ***
Capitolo 4: *** Una pausa ***
Capitolo 5: *** Non aveva altra scelta ***
Capitolo 6: *** Il viaggio ***
Capitolo 7: *** Ricordi e presagi ***
Capitolo 8: *** Non permetterei mai che ti succeda qualcosa ***
Capitolo 9: *** 1864 ***



Capitolo 1
*** Questo a Stefan non lo diciamo ***


Ragione e Sentimento

1:Questo a Stefan non lo diciamo

 

Un nebbia fitta e bigia avvolgeva nel suo manto spettrale Mystic Falls.

Una ragazza dai capelli lisci come la seta suonò al campanello di una casa grande e antica. Batteva impazientemente il piede destro per terra, facendone echeggiare i piccoli e veloci rumori ritmici.

Non passò più di mezzo minuto che la porta si aprì.

Un ragazzo moro dagli occhi grigi come il cielo plumbeo era fisso sulla soglia dell’uscio, il gomito destro poggiato allo stipite della porta e la mano sinistra sul fianco.

-Ciao, Elena- disse con voce malevola.

-Ciao, Damon – rispose la ragazza di rimando e l’osservò come una gatta in attesa che il suo padrone le dia da mangiare.

Damon la osservava a sua volta, un’espressione divertita dipinta sul volto.

-Allora mi fai entrare?- esclamò poi Elena scocciata e il ragazzo si appiattì contro lo stipite per farla passare.

-A cosa devo la tua visita?- chiese Damon con ironia.

-Sono venuta per Stefan- sottolineò la ragazza –E’ in casa?-

-Mi dispiace, ma è uscito poco fa. Puoi aspettarlo qui, se vuoi-

Elena annuì e si accomodò sul grande divano d’epoca. Si guardava intorno, inquieta. Stare sola con Damon la faceva sentire a disagio. E non per il fatto che fosse un vampiro (infondo anche Stefan, il suo ragazzo e fratello di Damon, lo era), ma a causa della strana sensazione che i suoi occhi le provocavano. Erano di un grigio chiaro, ma tremendamente intenso.

Damon si sedette comodamente vicino a lei, un braccio sullo schienale del divano e le gambe accavallate.

La osservava.

Elena lo guardò negli occhi, ma subito distolse lo sguardo. Il suo respiro si fece affannoso.

Damon le si avvicinò e le prese il mento tra il pollice e l’indice, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Ti senti male?- le chiese con freddezza, ma non riuscendo tuttavia a nascondere una certa preoccupazione.

-Damon… ti prego… smettila- ansimò Elena.

Il vampiro inclinò la testa di lato e la guardò con fare interrogativo.

-Smettila di fare… quel tuo… giochetto mentale con gli… occhi- spiegò la ragazza cercando di assimilare più aria possibile con la bocca.

-Elena, i miei poteri non hanno effetto su di te- le ricordò Damon e lanciò un’occhiata al ciondolo che portava al collo. Elena lo strinse e le tornò in mente il giorno in cui Stefan glielo aveva regalato e le aveva detto che esso l’avrebbe protetta dall’influenza di Damon.

-Stai semplicemente andando in iperventilazione e sai perché?- disse il vampiro maliziosamente, attese qualche secondo per gustarsi l’espressione intimorita della ragazza e le sussurrò all’orecchio sinistro: -Perché ti piaccio-

Elena sussultò. Non fece neanche in tempo a rendersi conto del significato di quelle parole, che le labbra di Damon si posarono sulle sue.

Assecondò il bacio per qualche secondo, poi interruppe il contatto.

-Ma cosa sto facendo?- mormorò a se stessa.

-E’ quello che vuoi, Elena, e lo sai anche tu- disse Damon compiaciuto di se.

-Ti ho già detto di non usare i tuoi poteri su di me-

Il vampiro accennò un sorriso malevolo e divertito.

-E io ti ripeto che, anche se li usassi, non avrebbero effetto su di te- riprese a baciarla e questa volta Elena si lasciò trasportare dall’impeto della passione. Era sempre stata attratta da Damon, nonostante amasse suo fratello Stefan, e adesso che lui la stava tentando così esplicitamente non sapeva come resistergli.

Il vampiro si alzò dal divano e la prese tra le braccia. In meno di mezzo secondo Elena si ritrovò adagiata sulle soffici lenzuola del letto di Damon.

Le labbra di lui ripresero il loro lavoro e, senza che la ragazza se ne accorgesse, si posarono sul suo collo.

Elena sussultò.

-Non ho fame, per ora- disse sarcasticamente Damon e rise divertito.

-Non sei divertente- ansimò Elena e questa volta fu lei a baciarlo con avidità.

Sapeva bene ciò che di lì a poco sarebbe accaduto ed era cosciente del fatto che anche se avesse voluto fuggire da Damon non ci sarebbe riuscita e di certo non avrebbe voluto.

-Questo a Stefan non lo diciamo- mormorò il vampiro con ironia, prima di abbandonarsi alla passione con lei.

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Angolino dell'autrice: ecco una nuova storia partorita dal mio cervellino malato xD Spero che vi piaccia (è ispirata al film, non ho ancora avuto modo di leggere i libri)

 

 

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Capitolo 2
*** Amici intimi ***


2:Amici intimi

 

 

 Elena, senza volerlo, si era addormentata. Un sorriso di felicità ad illuminarle il viso.

Damon la osservava con un indicibile dolcezza, sfiorandole appena con il dorso della mano le guance rosee. Sembrava perso in ricordi lontani, ricordi di un amore tanto irreale quanto devastante. Elena assomigliava in modo impressionante alla sua amata e perduta Katherine.

La ragazza, ancora immersa in un sonno profondo, si voltò verso di lui e si rifugiò tra le sue braccia.

Damon la strinse a se con delicatezza. Sapeva bene che, anche se si erano spinti così oltre, Elena ancora non si fidava del tutto di lui. Tuttavia la ragazza non era a conoscenza del fatto che fosse l’unica persona, umana o vampira, alla quale Damon non avrebbe mai fatto del male.

Il moro lanciò un’occhiata a un vecchio orologio affisso alla parete. Era alquanto tardi e sicuramente Stefan stava per rientrare.

-Se lo sapesse…- mormorò tra se e sorrise malignamente pensando alla reazione del fratello se avesse scoperto il tradimento di Elena.

Damon osservò la ragazza che dormiva serenamente tra le sue braccia e non ebbe il coraggio di svegliarla, così l’avvolse nel lenzuolo, raccolse i suoi vestiti da terra, si vestì e saltò dalla finestra. In pochi minuti, senza che Elena si accorgesse di nulla, arrivò a casa Gilbert e l’adagiò sul letto della camera di lei.

La osservò ancora per qualche secondo e sparì come un lampo.

 

 

Si sentivano delle voci familiari echeggiare per le scale.

Elena aprì gli occhi.

-Ma…?- esclamò sobbalzando. Cosa ci faceva nella sua camera?

Udì un corvo gracchiare in modo sinistro. Si voltò di scatto: la finestra era aperta e un bellissimo esemplare di corvo nero era ritto sul davanzale di essa.

Elena balzò in piedi ed incominciò a guardarsi intorno, intimorita.

-Damon? Damon, sei qui?-

Nessuna risposta.

-Sei qui?-

La porta si aprì di scatto.

-Damon!- gridò la ragazza. Sgranò gli occhi.

Sua zia Jenna la guardava con fare interrogativo e, cosa ancora peggiore, Stefan era dietro di lei.

-Quando sei rientrata?- mormorò Jenna.

-Damon?- chiese Stefan sospettoso.

Elena rimase immobile al centro della stanza. Deglutì. Ora che il suo amato ragazzo era di fronte a lei non potè fare a meno di sentirsi tremendamente in colpa e di pentirsi amaramente per il suo tradimento. Tuttavia, date le circostanze, almeno finché non avesse trovato il volere e il coraggio di confessargli tutto, doveva trovare in fretta una scusa valida.

-Emh… si, sono rientrata poco fa. Mi sentivo poco bene e così mi sono messa a letto- spiegò fingendosi, con scarso successo, spontanea. Poi continuò, rivolta a Stefan, cercando di sorridere: -Ho detto “Damon”?-

Il corvo che stava alla finestra gracchiò nuovamente e volò via, mentre Stefan l’ osservava con sguardo torvo e preoccupato.

Jenna scosse la testa con un cenno di affetto e scese le scale.

-Damon ha detto che mi hai cercato- disse Stefan, dopo aver chiuso la porta della camera.

-Sì… io… volevo vederti- farfugliò Elena, gli occhi rivolti al pavimento.

-E’ successo qualcosa con Damon? Ti ha fatto del male?-

La ragazza sgranò gli occhi e fissò intimorita quelli di Stefan.

-No, certo che no. Perché avrebbe dovuto?- si affrettò a dire.

-Non mi fido di lui, lo sai. E sai anche che mi preoccupo per te- spiegò il vampiro accarezzandole il viso.

-Ti ringrazio, Stefan, ma non ce n’è bisogno. Damon è stato perfino… gentile-

cercò di rassicurarlo Elena e sorrise.

Tuttavia Stefan non si convinse completamente delle parole di Elena e, tornato a casa, si precipitò nel grande salone a cercare Damon.

-Bentornato- lo accolse quest’ultimo con malevola ironia. Era sdraiato sul divano a sorseggiare il suo solito bicchiere d’alcol che lo aiutava ad allontanare la costante sete di sangue.

-Cosa hai in mente?- tagliò corto Stefan.

-Non capisco di cosa stai parlando. Sempre lì a fare il sospettoso. Ma non ti stanchi mai?- lo sfotté il fratello.

-Elena era strana. Non le avrai fatto del male, vero? Perché sai bene che se è così, nulla mi impedirà di ucciderti-

Damon alzò le mani in segno d’innocenza.

-Frena, fratellino. Non è nei miei interessi farle del male. Anzi, devo dire che ultimamente siamo diventati amici sempre più intimi- ironizzò il moro, sottolineando con voce divertita l’ultima parola della frase.

-Te lo dico per l’ultima volta, Damon. Sta’ alla larga da lei- lo avvertì Stefan con minacciosa calma, prima di lasciare il salone.

 

 
 

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Capitolo 3
*** Quanto pensi che potrai resistermi? ***


3.Quanto pensi che potrai resistermi?

 

 

 

Elena era rannicchiata sotto le calde e accoglienti coperte del suo letto. Non riusciva a prendere sonno.

Non avrebbe mai immaginato di poter cedere all’attrazione che provava nei confronti di Damon. Tuttavia era successo e la sua mente annegava nel mare di pensieri che morivano tutti in un’unica riva: Stefan.

Si voltò verso la finestra e i suoi occhi si persero nel buio della notte.

Avrebbe mai trovato il coraggio di confessargli tutto? E lui come avrebbe reagito?

Sussultò.

Forse avrebbe ucciso Damon, nonostante l’omicidio non fosse intrinseco al suo carattere mite e gentile.

Si rigirò nuovamente e, non riuscendo proprio ad addormentarsi, scese dal letto e si diresse al primo piano della casa sperando che Jenna fosse ancora sveglia. Un po’ di compagnia le avrebbe fatto bene.

Sbuffò quando, invece, dovette rendersi conto che sua zia dormiva già da un pezzo.

Sospirò e risalì di malavoglia le scale.

Entrata in camera sua, chiuse automaticamente la porta e fece per raggiungere il letto, ma si arrestò. Non era sola nella camera.

-Chi… chi c’è?- riuscì appena a farfugliare. Sentiva il sangue gelarsi nelle vene.

-Cosa ci fa una bella bambina come te ancora alzata a quest’ora della notte? Non ti hanno parlato dell’uomo nero?-

Elena tirò un sospiro di sollievo e accese la luce.

Damon era seduto sul suo letto e sorrideva malevolo.

-Non entrare mai più in camera mia di nascosto. Mi hai spaventata a morte!- esclamò la ragazza infastidita.

Il vampiro accennò una risata divertita e la guardò con superbia.

-Cosa vuoi, Damon?- chiese Elena incrociando le braccia.

-Parlare di Stefan- rispose il moro e si alzò in piedi.

-Dovresti fare più attenzione o potrebbe scoprire la nostra piccola relazione- continuò raggiungendola e fece per baciarla, ma Elena lo spinse via.

-Ascoltami bene, Damon. Tra noi non c’è niente. E’ stato solo un errore, un errore che non ripeterà più-

Il vampiro alzò il sopracciglio destro e fece una smorfia, come se sapesse già di aver vinto lui.

-Hai intenzione di dirglielo?- chiese con noncuranza.

Elena abbassò lo sguardo.

-Glielo dirò, ma non ora. E’ una cosa delicata-

Damon abbozzò un perfido sorriso.

-Qualcosa mi dice che non la prenderà bene. Fossi in te non glielo direi- ghignò come compiaciuto di quella situazione.

-Stefan capirà… credo- disse Elena e si strinse nella spalle, facendo ricadere i capelli davanti al viso.

Damon inclinò la testa di lato e la scrutò con dolcezza.

-Ne dubito- mormorò e le sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Elena alzò il viso e, senza che potesse opporsi in alcun modo, Damon le diede un bacio sulle labbra.

-Quanto pensi che potrai resistermi, Elena Gilbert?- sussurrò e scomparve, lasciando la finestra aperta.

La ragazza si precipitò a richiuderla, infuriata con se stessa e con lui.

Damon correva velocemente attraverso gli alberi di Mystic Falls.

Era in cerca di qualcuno di cui potersi nutrire. La sete di sangue incominciava a farsi più opprimente e, se Stefan gli avesse chiesto dove fosse andato, avrebbe avuto una valida scusa.

Non passò molto tempo che finalmente trovò la sua vittima, un uomo seduto su una panchina a bere una bottiglia di birra. Si avvicinò senza fare alcun rumore e affondò i canini nel suo collo. Bevve avidamente il suo sangue e nascose il cadavere in una vecchia casa abbandonata.

Riprese la sua corsa e in breve tempo fu a casa.

-Dove sei stato?- chiese puntualmente Stefan, aprendo la porta.

-A nutrirmi- rispose altrettanto puntualmente Damon, una goccia di sangue a rigargli il mento perfetto e marmoreo.

Stefan lo guardò torvo.

-Sei stato da Elena?- chiese, cercando di mantenere la calma.

Damon sorrise divertito.

-Stai diventando paranoico, fratellino- rispose ed andò in camera sua.

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Angolino dell'autrice = grazie mille ragazze per le recensioni ^^ x Fra Cullen = grazie mille, cara, sei gentilissima.

 

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Capitolo 4
*** Una pausa ***


3.Una pausa

Stefan osservava Elena perdendosi in dolorose supposizioni. Era convinto che tra suo fratello e lei fosse successo qualcosa. Credeva che le avesse fatto del male in qualche modo. Conosceva bene Damon e sapeva che non era nella sua indole farsi degli scrupoli.

-Qualcosa non va?- chiese la ragazza, riportandolo alla realtà.

Il vampiro sorrise con dolcezza ed Elena non potè fare a meno di pensare a quanto fossero diversi i due fratelli.

-No, va tutto bene. Sta’ tranquilla-

-No, invece. Stai di nuovo pensando a Damon-

Stefan sospirò.

-Non mi fido di lui, Elena, lo sai- fece una pausa, osservando il viso della ragazza oscurarsi, poi riprese: -Ieri notte è uscito “per nutrirsi”, ma non me la racconta giusta. Elena, ti prego, dimmi la verità, era da te?-

Elena abbassò lo sguardo. Era davvero difficile, se non impossibile, tenere Stefan all’oscuro di qualcosa.

-No… perché sarebbe dovuto venire da me?- farfugliò in preda al panico.

Il vampiro l’attirò dolcemente verso di lui e l’abbracciò.

-Hai ragione. Il fatto è che ho sempre paura che possa vendicarsi di ciò che è successo a Katherine facendoti del male o… portandoti via da me- disse accarezzandole i capelli.

-In che senso portarmi via da te?- chiese Elena, nonostante avesse già capito a cosa si riferisse Stefan.

-Damon è un eccellente seduttore, Elena. Raramente le donne gli resistono… e tu sei una donna- spiegò il vampiro e il suo sguardo si fece nuovamente pensieroso.

Elena si strinse a lui, cercando di fargli percepire attraverso quell’abbraccio le sue scuse. Tuttavia, fu costretta ad interrompere presto quel contatto, perché si rese conto che il suo pentimento era esclusivamente rivolto all’amore che provava per Stefan, ma non al fatto di essere andata a letto con suo fratello.

Il ricordo di quegli occhi chiari e intensi si fece prepotentemente spazio nella sua mente, rievocando la memoria di quell’ultimo bacio ricevuto senza preavviso, clandestinamente.

-C’è forse qualcosa che dovrei sapere, Elena?- esclamò Stefan con voce intrisa di preoccupazione.

La ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo.

-Perché mi fai questa domanda?-

-Ti vedo strana- si limitò a rispondere Stefan.

-Sono solo un po’ confusa. Il mio ragazzo e suo fratello sono dei vampiri, la mia migliore amica una strega… insomma, é successo tutto molto in fretta- si giustificò Elena e si sforzò di sorridere.

Stefan le sorrise di rimando e si rasserenò. Le parole di Elena lo aveva convinto.

-Perché non ti prendi una pausa? Tu e Bonnie potreste partire per il week-end- propose sorridente.

Gli occhi di Elena si illuminarono. Chi, se non la sua cara amica Bonnie, l’avrebbe aiutata a riparare ai suoi sbagli.

-Ottima idea! Grazie, Stefan- esclamò e fece per baciarlo, ma subito le labbra di Damon si fecero largo nei suoi pensieri, facendola sobbalzare.

-Elena…- sussurrò il vampiro accigliato.

-Meglio che vada subito a dirlo a Bonnie- lo interruppe la ragazza e si affrettò verso la sua auto.

Stefan la osservò andare via, il viso deformato in una smorfia. Perché Elena si comportava in modo così strano?

Fece spallucce e decise di dare completa fiducia alla sua parole.

Elena, in breve tempo, raggiunse la casa di Bonnie. Si sentiva felice: la sua amica non avrebbe esitato un secondo per aiutarla.

-Elena!- esclamò allegramente la giovane strega, aprendo la porta.

-Ciao, Bonnie. Sono venuta perché ti devo parlare di una cosa importante- disse la ragazza e, una volta entrata in casa, raccontò all’amica tutto ciò che era successo tra lei e Damon.

-Sei andata a letto con Damon?- esclamò Bonnie con un’espressione a metà tra lo stupore e il disgusto.

-E’ stato un errore, non accadrà più, però… Stefan non sa niente. Glielo dirò… credo. Per il momento pensa che io sia solo sotto stress a causa delle ultime scoperte ed è per questo che mi ha suggerito di passare il week-end fuori- spiegò Elena lentamente, mentre Bonnie si riprendeva dalla scioccante notizia.

-Ed io che c’entro in tutto questo?- chiese la strega confusa.

-Tu verrai con me! Partiremo insieme- rispose Elena sorridente.

Bonnie sgranò gli occhi.

-Mi dispiace, Elena, ma proprio non posso partire. Ho ancora tanto da imparare come strega e non voglio perdere tempo-

-Ti prego, Bonnie- insistette l’amica, ma lei scosse la testa.

-Sai che in qualsiasi altro momento ti avrei aiutata, ma questa volta non posso. Mi capisci, vero?-

Elena annuì, non riuscendo tuttavia a nascondere un velo di delusione.

-Certo, non preoccuparti. Troverò qualcun altro con cui partire- rispose.

-Grazie di aver capito- disse Bonnie e l’abbracciò, poi riprese: -Perché non vai con Stefan?-

-Più tempo passiamo insieme, più c’è il rischio che scopra tutto. Non voglio che lo sappia così. Glielo dirò al mio ritorno- rispose Elena accigliata. Era risoluta a confessare il tradimento a Stefan, ma dove avrebbe trovato il coraggio di farlo?

 

Nel frattempo Damon stava infilando di malavoglia dei vestiti in un vecchio zaino nero a capiente. La musica, ascoltata al massimo del volume, inondava come al solito la casa.

Stefan entrò nel grande salone e spense lo stereo.

Damon fece una smorfia di scontento e si girò verso il fratello.

-Ti hanno mai detto che non sai divertirti?- esclamò ironico e malevolo.

-Che fai?- disse Stefan rivolgendo lo sguardo allo zaino.

-Sta diventando sempre più rischioso nutrirsi in questa città. Non voglio che la mia copertura vada a monte, così questo week-end andrò a placare la mia sete di sangue altrove- spiegò il moro senza perdere il suo fare ironico.

Stefan scosse la testa rassegnato e lasciò il salone.

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Angolino dell'autrice = grazie a kiss88, LaDottoressa_Temp e  Fra Cullen. Siete gentilissime ^^ kiss =)

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Capitolo 5
*** Non aveva altra scelta ***


5.Non aveva altra scelta

 

 

L’auto di Elena percorreva la strada che rimaneva da casa di Bonnie alla sua.

Un corvo gracchiò e la superò, volando nella stessa direzione.

La ragazzo sbuffò. Voleva assolutamente partire. Ma con chi? Aveva un solo giorno di tempo per trovare un accompagnatore ed evitare così gli interrogativi di Stefan.

Premette il piede sull’acceleratore e in breve arrivò a destinazione.

Aveva incominciato a salire di malavoglia le scale, quando sentì sua zia chiamarla.

-Elena, sei tu?-

-Sì, Jenna, sono appena rientrata-

Jenna si fece sotto le scale e la guardò con fare sospettoso.

-E’ venuto a trovarti Damon. Ti aspetta in camera tua- disse con un certo fastidio nel tono di voce. Dati i recenti comportamenti della nipote, aveva incominciato a credere che tradisse Stefan. In effetti, pur ignorandolo, aveva ragione.

Elena sgranò gli occhi e si precipitò al piano di sopra. Quella situazione la stava facendo impazzire.

Aprì violentemente la porta della sua camera, che sbatté rumorosamente sul muro facendo vibrare le pareti. Provava così tanta rabbia e frustrazione che il suo unico desiderio in quel momento era prendere a schiaffi Damon. Voleva vendicarsi per averla cacciata in quel guaio, anche se, in realtà, sapeva che la colpa era soprattutto sua.

-Sentiamo, ora perché sei arrabbiata con me?- esclamò il vampiro fingendosi dispiaciuto.

Elena avanzò frettolosamente verso di lui, pronta ad urlargli in faccia tutti gli insulti che conosceva, ma, quando lo vide apparentemente così dolce e innocente, sdraiato comodamente sul suo letto, le sole parole che uscirono dalle sue labbra furono: -Che ci fai qui?-

Damon le regalò un sorriso beffardo.

-Volevo assicurarmi che ti fossi mancato-

Elena strinse gli occhi fino a ridurli a due sottilissime fessure. Quel vampiro l’avrebbe fatta diventare pazza.

-Per niente!- ribatté offesa.

Damon accennò un sorriso malizioso e si alzò dal letto.

-Non mentire con me, Elena- disse avvinandosi a lei.

-Si può sapere che vuoi?- chiese scocciata la ragazza.

Il vampiro le accarezzò il volto.

-Sono venuto a salutarti. Sono stanco di bere sangue da quelle sacche per le flebo, è vecchio. Perciò questo week-end vado a nutrirmi in un’altra città. E’ troppo pericoloso continuare a farlo qui, dato che…-

-Passi il week-end fuori?- lo interruppe Elena, gli occhi attraversati da un lampo di vita. Poi ritornò in sé e continuò con freddezza: -Bene. Vengo con te-

Damon sorrise malevolo.

-Non ci sai proprio stare senza di me- mormorò divertito e fece per baciarla, ma, anche questa volta, fu respinto.

-Ti prego, Damon- ansimò Elena, chiaramente in conflitto con i suoi sentimenti.

-Hai ragione. Dobbiamo conservare tutto il divertimento per quando saremo realmente soli- ironizzò il vampiro e si avviò verso la porta ancora spalancata della camera.

-Passo a prenderti domani mattina, principessa- l’ avvertì e fece per andarsene, ma Elena lo chiamò. Damon si voltò con un sorriso sarcastico.

-Non dirlo a Stefan- mormorò con fare colpevole la ragazza.

-Touchè- esclamò il moro, prima di scomparire per le scale.

Elena si lasciò cadere sul letto, ancora impregnato dal profumo di Damon che le inebriava i sensi.

Sospirò.

Credeva che dopo aver ceduto all’attrazione che provava per lui, questa si sarebbe esaurita e tutto sarebbe tornato alla normalità. Ma ovviamente non era stato così, anzi, era accaduto l’esatto contrario. Alla pura attrazione fisica si era aggiunta un’altra sensazione più profonda e, per questo, più incomprensibile.

Nascose la testa nel cuscino, sfinita dalle tante contraddizione dei suoi sentimenti.

Si sforzò di pensare a Stefan, ma la sua mente volò altrove, guidata dai sussurri del cuore, ed andò a rievocare nuovamente i ricordi di quell’errore che era stato la causa di tutto.

Aveva deciso di partire con Damon, per evitare che il fratello scoprisse tutto, ma come sarebbe riuscita a controllare l’impulso irrefrenabile che aveva di essere sua? Lui di certo non l’avrebbe aiutata.

Tuttavia sapeva bene che non aveva altra scelta.

 

Di buon ora, Damon suonò al campanello di casa Gilbert. Sembrava più allegro e maligno del solito.

La porta si aprì e Jenna comparve sulla soglia.

-Ciao, Damon- disse svogliatamente. Non le piaceva che Elena frequentasse così tanto il fratello del suo ragazzo.

-Elena è pronta?- chiese presuntuosamente il vampiro.

-Sono qui- rispose la ragazza, comparendo di fianco alla zia. Era alle prese con la chiusura difettosa del suo zainetto rosa.

Damon accennò una risata.

-Dai, sali in macchina- disse, levandole di mano lo zaino, che chiuse velocemente e con facilità.

-Ciao, Jenna- esclamò Elena e si diresse verso l’auto. Damon stava per seguirla, ma la donna lo trattenne per un braccio.

-Non so cosa stia succedendo, Damon, ma sappi che ti tengo d’occhio- lo avvertì con fare minaccioso.

Il vampiro sorrise con superbia e raggiunse Elena. 

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Angolino dell'autrice = ragazze, grazie a tutte *-*

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Capitolo 6
*** Il viaggio ***


6.Il viaggio

 

 

Gli alberi si susseguivano velocemente dietro il finestrino in una miscela di colori spenti e forme astratte.

Elena era assorta nei suoi pensieri, lo sguardo perso nel vuoto.

-Perché la mia principessa è così triste oggi?- la sfotté Damon divertito. In realtà sapeva già la risposta.

La ragazza sospirò.

-Non mi hai ancora detto dove siamo diretti- disse, non riuscendo a capire dove si trovavano.

Damon accennò un sorriso.

-Georgia- rispose con maliziosa ironia. Elena sgranò gli occhi.

-Di nuovo?- esclamò, mentre la sua mente rievocava ricordi di pochi mesi prima, quando Damon l’aveva soccorsa in un brutto incidente e l’aveva portata ad Atlanta.

-L’ultima volta che siamo stati in Georgia era… per affari, se così si può così. Ma questa volta è una fuga d’amore o sbaglio?- insinuò il vampiro.

-Ti ricordo che l’ultima volta che siamo stati in Georgia ti ho salvato la vita. Mi stai solo rendendo il favore- spiegò Elena infastidita.

-Lo so che sei in conflitto con i tuoi sentimenti, Elena. Potrai resistermi un’ora, un giorno forse, ma entro la fine di questo week-end sarai di nuovo mia. Infondo hai già ceduto una volta…- disse con serietà Damon.

La ragazza sussultò. A volte le sue parole la spaventavano.

-Non voglio più fare del male a Stefan- sussurrò, lo sguardo rivolto alle ginocchia.

Il vampiro accennò un sorriso sarcastico e continuò a guidare in silenzio.

Ad un tratto la suoneria del cellulare di Elena incominciò ad echeggiare per le pareti dell’auto, facendola sobbalzare.

Rivolse ansiosamente gli occhi allo schermo del telefono e il suo viso si incupì.

-E’ Stefan…- mormorò timorosa.

Damon sorrise malevolo.

-Allora rispondi- disse perfidamente, ma, notando il panico che aveva invaso la mente di Elena, le tolse il cellulare dalle mani e rispose.

-Ciao, Stefan… sì, è qui con me-

La ragazza lo ascoltava parlare preoccupata.

-Non le ho fatto niente, Stefan. E’ stata a lei a chiedermi di portarla con me-

-Passamelo- disse poi, ritornando in se.

-Stefan… si, sto bene. Mi dispiace di non avertene parlato, ma dovevo assolutamente partire…-

Damon alzò gli occhi al cielo e si appropriò nuovamente del telefono.

-Sta bene, smettila di preoccuparti. Non vorrai passare per il fidanzato rompi scatole, vero fratellino?- disse, prima di attaccare.

-Gli hai attaccato in faccia!- esclamò Elena indignata e fece per riprendersi il cellulare, ma Damon la respinse sul sedile e se lo mise in tasca.

-Mi dispiace, ma questo lo terrò io-

La ragazza strinse gli occhi.

-Non ho mai conosciuto qualcuno più odioso di te!- disse scocciata e gli diede un pugno su una spalla.

-Ti prego, Elena, fare a pugni non ti si addice- la prese in giro il vampiro, facendola arrabbiare ancora di più.

-Sei un’idiota!- esclamò lei ed incrociò le braccia, rassegnata.

Il viaggio proseguì in silenzio, tra l’indignazione di Elena e il divertimento di Damon.

Una volta entrati in Georgia, il vampiro continuò a guidare per un’altra ora, uscendo qualche miglio fuori dalla città, e parcheggiò di fronte a uno squallido motel.

-Fantastico. Mi trovo in un luogo dimenticato dal mondo in compagnia di un vampiro psicopatico- esclamò Elena scocciata e scese dalla macchina.

-Pensi che sarei andato a nutrirmi nel pieno centro della città?- le chiese Damon con sarcasmo.

I due entrarono nel motel e si fecero dare la chiave della loro camera.

Elena saliva disgustata le scale logore e scricchiolanti. Quel posto le incuteva timore.

-Cosa?- esclamò una volta entrata in camera, un’espressione di disperato stupore dipinta sul viso.

-Qui c’è un letto matrimoniale!-

Damon sorrise malizioso.

-La tua compagnia non era prevista e poi… l’altra volta non ti è dispiaciuto avere un letto matrimoniale a disposizione-

Elena lo guardò con un misto di rabbia e imbarazzo.

-Comincio davvero ad odiarti-

Il vampiro rise di gusto.

-Sai la novità? Non sei l’unica- stette ad osservarla qualche secondo, poi le si avvicinò e le cinse i fianchi.

-Aspetterò la notte per nutrirmi. Nel frattempo, possiamo divertirci un po’- disse maliziosamente, le scansò una ciocca di capelli dal viso e prese a disegnarvi sopra ghirigori invisibili con il pollice.

-Per l’ultima volta, Damon. E’ stato un errore che non si ripeterà mai più! Io amo Stefan- rispose con serietà Elena, togliendo la mano del moro dalla sua guancia.

Il vampiro indietreggiò con le mani alzate, in segno di arresa.

-Almeno l’onore di andare a bere qualcosa insieme me lo concedi?-

La ragazza accennò un sorriso affettuoso. Non ci riusciva proprio ad essere arrabbiata con lui.

-Andiamo- disse con dolcezza.

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Angolino dell'autrice = ragazzeeeee!!! state diventando sempre di più quindi non potrò ringraziarvi una ad una, però sappiate che vi sono davvero grata per le vostre gentilissime recensioni e sono felicissima che la storia vi piaccia =) kiss!!!^^

 

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Capitolo 7
*** Ricordi e presagi ***


7.Ricordi e presagi

 

 

Damon ed Elena camminavano uno affianco all’altra lungo una via deserta che sorgeva nel cuore di un’enorme bosco di abeti.

I raggi del forte sole di mezzogiorno filtravano attraverso i rami degli alberi rendendo quel luogo soprannaturale, quasi fantastico.

Al passaggio dei due ragazzi, qualche scoiattolo si arrampicava impaurito sul tronco di un abete.

-E’ molto bello qui- disse Elena guardandosi intorno.

Damon inclinò il capo di lato, osservandola. Aveva capito perfettamente che il fatto di stare da sola con lui in un bosco la rendeva nervosa.

Tuttavia Damon non poteva neanche minimamente immaginare il doloroso conflitto interiore che invadeva il cuore e la mente della ragazza, la cui domanda era sempre la stessa: perché era così tanto attratta dal fratello del suo ragazzo?

Continuarono a camminare in silenzio, quando ad un tratto Elena inciampò su una massiccia radice sporgente di un albero. Damon le fu subito addosso e la strinse a se con abilità, impedendole di cadere.

-Ti sei fatta male?- le chiese premuroso.

Elena, ancora tra le sue braccia, stette a guardarlo qualche secondo. Quegli occhi chiari e intensi le facevano perdere ogni padronanza che aveva su di se. Era come se fossero in grado di fermare il tempo e di mutare lo spazio e i suoni.

Riuscivano a dominarla, anche se Damon non usava i suoi poteri su di lei.

-No… no, sto bene- riuscì infine a farfugliare e sciolse l’abbraccio.

Il vampiro sorrise divertito e riprese a camminare.

In breve i due si ritrovarono di fronte alle porte di un ristorante semivuoto.

-Non dovevamo semplicemente andare a bere qualcosa?- notò Elena, contraendo il viso in una smorfia di sospetto.

-E’ quasi ora di pranzo. Ho immaginato che avessi fame- rispose Damon con una certa nota di evidenza nella voce.

La ragazza meditò qualche secondo ed ammise che infondo un po’ di fame l’aveva.

-Entriamo, dai- disse il vampiro e la prese per mano, conducendola all’interno del ristorante. Le guance di Elena si colorarono di fragola. Dopo quello che c’era stato tra loro era ancora capace di arrossire tenendolo esclusivamente per mano.

 

Nel frattempo Stefan era seduto al tavolo della cucina di casa Gilbert.

Jenna stava versando del succo di frutta in due bicchieri, lo sguardo preoccupato.

-Tu sapevi che Elena stava per partire con Damon? Oppure l’ha tenuto nascosto anche a te?- esordì con amarezza Stefan.

Jenna prese i due bicchieri, li posò sul tavolo e si sedette di fronte al ragazzo.

-Si, lo sapevo, ma non avevo idea che Elena non te ne avesse parlato- rispose turbata.

Il vampiro annuì accigliato.

-E’ molto strana ultimamente… le è forse successo qualcosa?-

-Non saprei, Stefan. Sta diventando un mistero anche per me- rispose Jenna e ripensò alla visita di Damon del giorno prima.

-Tu e tuo fratello siete molto legati?- continuò, cercando di trovare una risposta alla decisione di Elena di viaggiare con lui.

Stefan accennò un sorriso divertito e amaro al tempo stesso.

-Non proprio. Perché me lo domandi?-

Jenna scosse la testa, cercando di apparire naturale. Non desiderava certo insinuare che ci fosse qualcosa tra Elena e Damon.

-Semplice curiosità-

Il vampiro annuì e si alzò dal tavolo.

-Grazie, Jenna e scusa il disturbo- disse e fece per andare verso la porta, ma la donna lo chiamò.

-Forse dovresti parlare con lei, Stefan-

Il ragazzo la osservò con serietà e determinazione, ma anche con un velo di gratitudine.

-Lo farò- disse ed uscì da casa Gilbert.

Correva pensieroso per le vie di Mystic Falls, mentre una pioggia fitta e fredda scendeva giù dal cielo senza dare segni di voler cessare.

Si chiedeva cosa stesse facendo Elena e intanto un brutto presentimento gli invadeva corpo e anima.

Arrivato a casa, corse al piano di sopra, come attirato da qualcosa, come se pensasse che ci fosse qualcuno ad aspettarlo.

Ovviamente la stanza era vuota.

Avanzò lentamente verso il vecchio tavolo ricoperto di fogli e gli occhi gli caddero sulla vecchia foto di Katherine. La prese tra le mani ed incominciò ad osservarla pensieroso.

Tutti i ricordi legati al 1864 si fecero largo nella sua mente. L’amore che pensava di provare spontaneamente per quella vampira, il fatto di doverlo condividere con Damon, la chiacchierata con suo padre, la caccia ai vampiri e il litigio con suo fratello.

Ogni avvenimento appariva nitido e chiaro davanti ai suoi occhi, come se fosse passato un giorno solo.

E poi giunse la paura.

La storia era forse destinata a ripetersi? L’eterno triangolo tra lui, Damon e Katherine si sarebbe ripetuto? Ed Elena chi avrebbe scelto alla fine?

Sospirò perplesso, posò la foto sul tavolo e si lasciò cadere sul letto, dove rimase fino a notte tarda.

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Angolino dell'autrice = ragazze grazie mille per le vostre recensioni e scusate se vi faccio aspettare ancora un capitolo per la tanto attesa notte tra Damon ed Elena. Anche i sentimenti del povero Stefan sono importanti xD kiss =)

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Capitolo 8
*** Non permetterei mai che ti succeda qualcosa ***


8. Non permetterei mai che ti succeda qualcosa

 

 -Vado un momento alla toilette- disse Elena, alzandosi dallo sgabello dell’ennesimo locale e non smettendo di ridere.

Damon alzò un sopracciglio e continuò a sorseggiare il suo bicchiere di gin.

La ragazza aprì la porta del bagno delle donne e prese ad osservarsi nel grande specchio.

I suoi occhi erano più luminosi del solito, le sue guance rosse come ciliegie e il suo viso felice come non lo era più da tanto tempo.

Sorrise ed aprì la porta della toilette, ma ciò che vide la costrinse ad arrestarsi: Damon stava esplicitamente filtrando con una ragazza alta e bionda, le mani a serrare i fianchi di lei.

Elena aggrottò le sopracciglia e si precipitò dai due.

-Ti lascio solo per due minuti e già ti trovi un’altra compagnia?- esclamò irritata.

Il vampiro sorrise maligno.

-Sbaglio o avevi detto che tra me e te non c’è niente e che è stato tutto un errore?-

La ragazza socchiuse gli occhi con rabbia e si affrettò verso la porta del locale.

Damon le fu subito davanti.

-Dove stai andando?- chiese scocciato e rassegnato al tempo stesso.

-Me ne vado! Così sarai libero di fare quello che vuoi- rispose Elena offesa e raggiunse la porta colpendo fortemente con la sua spalla quella di Damon.

Il vampiro sospirò e la seguì.

-Elena, fermati! E’ notte fonda, dove credi di andare?-

-So badare a me stessa-

-Elena, ti prego…-

-Non dovevi nutrirti?-

Damon si arrestò rassegnato e sparì nel bosco.

La ragazza si voltò e non vedendo nessuno fu scossa da un brivido di disagio.

Le strade erano completamente deserte e si stava alzando una brezza fredda e agghiacciante.

Elena prese a camminare velocemente e si addentrò nel vasto bosco di abeti.

Il bubbolare di un gufo risonava nella notte buia e silenziosa. Un corvo continuava a volare nella sua stessa direzione. Sembrava quasi che la stesse seguendo.

La ragazza continuava a voltarsi, convinta che qualcuno la stesse seguendo. Quel bosco era così terrificante che incuteva terrore perfino a lei, che era abituata a ben altri pericoli. Si pentì addirittura di essersi separata da Damon, ma qualcosa le diceva che il lurido motel in cui alloggiava non era distante.

All’improvviso il rumore di un ramo spezzato sovrastò il bubbolare del gufo.

Elena si voltò di scattò, ma non vide nessuno.

Riprese a camminare sempre più agitata e impaurita.

Un secondo rumore sinistro la fece sobbalzare. Ansimante, la ragazza tese le orecchie. Sembrava un calpestio di piedi su delle foglie secche.

Si guardò intorno con terrore.

I passi si facevano sempre più vicini e si confondevano con il suono spezzato del suo respiro affannoso.

All’improvviso sentì qualcuno circondarle la gola con un braccio e si ritrovò un coltello davanti agli occhi.

-Non provare a muoverti- esclamò l’aggressore.

Elena stava per urlare, quando la presa dello sconosciuto si allentò e udì l’uomo gemere di dolore.

Si voltò di scatto, impaurita e confusa.

Sgranò gli occhi e una sensazione di sollievo e gratitudine la invase.

Damon aveva affondato i suoi canini nel collo dell’assalitore  e in poco tempo gli aveva succhiato via la vita.

Sorrise con fare famelico e gettò il cadavere in terra.

-Per fortuna, mi sono tenuto a poca distanza da te- disse con ironia e si pulì la bocca con il dorso della mano.

Elena lo guardò con innocenza e gli gettò le braccia al collo.

-Se non fosse stato per te… grazie- bisbigliò, rifugiando la testa nell’incavo del suo collo.

Il vampiro la strinse a se.

-Non permetterei mai che ti succeda qualcosa, Elena- disse con serietà e la prese in braccio.

In pochi minuti i due si ritrovarono di fronte all’entrata del motel e si recarono nella loro stanza.

Elena si lasciò cadere sul letto, rilassandosi.

-Dimmi la verità. Lo fai apposta a cacciarti nei guai?- ironizzò Damon, incrociando le braccia.

La ragazza lo guardò divertita.

-Considerando il fatto che tu e Stefan siete vampiri e che Bonnie è una strega… sì-

Il vampiro rise.

Elena lo osservò con dolcezza e notò una macchia nera sul colletto della sua camicia blu scuro.

-Non pensavo che avessi ancora bisogno del bavaglino-

Damon alzò un sopracciglio e si osservò nel piccolo specchio scheggiato affisso alla parete.

-Touchè- esclamò divertito ed incominciò a sbottonarsi la camicia.

Elena balzò a sedere e si fece seria.

-Che stai facendo?-

-Non è educato stare davanti a una ragazza con la camicia sporca di sangue- spiegò sarcasticamente il vampiro.

Elena si alzò dal letto e gli si fece davanti, poggiando la mano destra sulla sua, che era ancora intenta a slacciare i bottoni della camicia.

-Di cosa hai pura, Elena Gilbert?- disse a bassa voce il vampiro con fare malizioso.

-Ti prego, Damon…- farfugliò la ragazza, lo sguardo rivolto al pavimento.

Il moro le prese il volto tra le mani.

-Damon…-

Elena non fece in tempo a finire la frase che le labbra di lui si posarono sulle sue.

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Angolino dell'autrice = ragazzeeeeeee! Grazie come sempre per le vostre gentilissime recensione e... scusate per il modo in cui si interrompe il capitolo xD baci =)

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Capitolo 9
*** 1864 ***


9. 1864

 

 

Erano di nuovo un unico essere. Le loro anime si erano intrecciate e i battiti del loro cuore sincronizzati.

Elena chiuse gli occhi. Stava di nuovo commettendo lo stesso errore, ma non era mai stata così felice di sbagliare.

Estasiata com’era dal fuoco della passione, credette perfino di amarlo, Damon.

Nessuno era mai riuscito a farla sentire così felice da pensare di poter morire. Nessuno. Neanche Stefan.

Si rannicchiò tra le braccia del vampiro senza proferir parola, gli occhi chiusi e un sorriso dipinto sul volto.

Damon la osservava nello stesso modo in cui centoquarantasei anni prima osservava Katherine. 

Rise con amarezza, rendendosi conto di dipendere di nuovo da una donna che non ricambiava il suo amore.

Si stava illudendo ancora una volta, anche se contro la sua volontà.

 

1864

 

-Katherine, quand’è che finalmente mi trasformerai?- gemette Damon, cercando di non pensare al dolore che i canini di Katherine conficcati nel suo collo gli provocavano.

La vampira si staccò bruscamente da lui e lo guardò famelicamente, pulendosi con la lingua le labbra sporche di sangue.

-Non è ancora il momento, Damon. Porta pazienza e quel giorno arriverà presto- disse malevola e perforò nuovamente il candido collo del ragazzo con i suoi canini lucenti e affilati.

Il moro soffocò un urlo di dolore.

-Promettimi che quando sarò anch’io un vampiro, saremo solo noi due- mormorò con voce strozzata.

Il suo desiderio era semplice: trascorrere l’eternità in compagnia della sua amata Katherine.

In questo modo, non solo sarebbero stati insieme per sempre, ma lei lo avrebbe guardato con occhi diversi, sarebbe stato al suo stesso livello e lo avrebbe amato davvero.

E così, mentre la vampira gli succhiava via parte della sua linfa vitale, si abbandonò a visioni future: Katherine non l’avrebbe mai più considerato l’oggetto del suo divertimento, non l’avrebbe più usato come fonte di nutrimento, ma l’avrebbe amato e lui non avrebbe potuto desiderare nient’altro.

 

Damon era seduto in riva al fiume, lo sguardo perso nel vuoto.

Si struggeva per trovare una soluzione a ciò che stava accadendo: suo padre era risoluto a catturare ed uccidere tutti i vampiri presenti a Mystic Falls.

Pensava a Katherine e il cuore gli scoppiava nel petto. Anche se suo padre non sospettava di lei, era realmente al sicuro? E se l’avessero scoperta?

-Dovresti smetterla di preoccuparti, Damon- disse qualcuno, interrompendo il suo flusso di pensieri.

-Come fai ad essere così tranquillo, Stefan? Potrebbero ucciderla!-

Stefan si sedette accanto al fratello.

-Katherine è troppo astuta per cadere nella loro trappola-

Damon stette in silenzio qualche minuto, poi rise di gusto.

-Tanto tra poco io e Katherine ce ne andremo. Ha promesso di trasformarmi e tu sarai tagliato fuori dalla nostra vita-

Stefan lo guardò divertito.

-Sai che dovrei odiarti, fratello? So bene che anche tu vai a letto con lei- precisò il moro e tornò a guardare l’acqua del fiume.

 

 

-Tienimi con te, Elena- sussurrò con dolcezza, giocando con i capelli della ragazza, che nel frattempo si era addormentata.

La osservò ancora per qualche secondo, poi si alzò e si rivestì. La fame incominciava a farsi sempre più opprimente e bisognava che si nutrisse subito per non perdere il controllo su di se.

-Tornerò presto- sussurrò, rivolto ad Elena, ed uscì nella notte gelida.

 

 

Stefan si rigirava nel letto, inquieto.

La vecchia foto di Katherine aveva risvegliato in lui ricordi che ogni giorno si sforzava di dimenticare.

 

1864

 

-Damon! Damon, dobbiamo aiutarla!- esclamò Stefan con panico e disperazione, mentre il fratello continuava a guardarlo con odio profondo.

-E’ solo colpa tua se sono riusciti a catturarla, Stefan! Solo colpa tua-

-Nostro padre è riuscito a plagiarmi, Damon. Ho sbagliato, ma ora Katherine ha bisogno di noi- 

Il moro mise da parte l’orgoglio e annuì. Avrebbe dato la vita pur di salvare quella della donna che amava.

-Bene, io li distraggo- disse Stefan e corse verso la folla di cacciatori di vampiri.

Damon, appena fu certo di essere al sicuro, si precipitò a uno dei carri dove erano stati rinchiusi i vampiri catturati.

Tirò fuori Katherine, legata e debole a causa della Verbena che circolava nel suo corpo.

Stefan in breve fu di nuovo dal fratello, pronto ad adoperarsi per aiutarlo.

E poi uno sparo.

Damon non respirava più, gli occhi fissi nel vuoto e una mano sul petto.

-Damon!- urlò Stefan, mentre il fratello si accasciava al suolo.

Un secondo sparo e un dolore lacerante lo invase.

Cadde sdraiato accanto al corpo del fratello. Cercava di allungare una mano verso Katherine, mentre il freddo era già sceso ad avvolgerlo.

-Ti amo- sussurrò la vampira, prima che il ragazzo chiudesse gli occhi e si abbandonasse alla morte.

 

Non si era mai sentito così potente. Bere sangue umano gli trasmetteva una forza indicibile.

In quel momento fu davvero grato a Katherine per averlo, a sua insaputa, trasformato.

Anche Damon era diventato un vampiro.

Sembrava essere tutto come prima, ma una sostanziale differenza regnava tra di loro.

-Ti odio, Stefan- disse Damon, lo sguardo intriso di rabbia e rancore.

 

Stefan balzò giù dal letto e si diresse verso la grande finestra, percossa dalla pioggia che tamburellava incessante.

Guardò fuori e il suo pensiero andò inevitabilmente ad Elena.

-Non voglio che la storia si ripeta- sussurrò con supplichevole preoccupazione.

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Angolino dell'autrice = ragazzeee!! Grazie a tutte come sempre per le recensioni ^^ Mi rendo conto che questo capitolo è un po' particolore, ma spero che vi sia piaciuto comunque^^ baci =)

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