Il Signore dell'anello- La compagnia degli Host

di xlairef
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 3: *** Terzo ***
Capitolo 4: *** I due club-primo ***
Capitolo 5: *** I due club-secondo ***
Capitolo 6: *** 6-i due club ***



Capitolo 1
*** Primo ***


Incolla 

“Cara Haruhi, il tuo papà ha sentito il bisogno di prendersi una vacanza in totale relax: così è andato a Karuizawa per tutto il periodo delle vacanze estive, alla pensione di Misuzu. Non preoccuparti per me e goditi le vacanze (magari uscendo più spesso con i tuoi amici…) ci vediamo fra un mese,

                                                                                                           Papà”

 

Oh, beh…Haruhi sospirò.

In fondo c’era da aspettarselo, rifletté, mentre staccava il biglietto dalla porta d’ingresso ed entrava nell’appartamento vuoto.

Senza prendersela troppo ( dopo 16 anni aveva smesso di stupirsi di fronte alle sempre nuove stranezze del padre...), sistemando la cartella e l’uniforme al loro posto, iniziò a programmare le sue vacanze, deliziosamente solitarie, tra libri, cibo e futon, senza nessuno a infastidirla per uscire più spesso del solito…

Gettò un'altra occhiata al biglietto: c’era un post scriptum che non aveva notato:

“Ps. Custodisci con cura il contenuto del pacchetto sul tavolo: non mostrarlo a nessuno e non aprirlo per nessun motivo fino al mio ritorno, conto su di te!”

In effetti, sul tavolo c’era davvero una piccola scatola rosa, con un nastro nero sghembo a mo di decorazione: “Sarà di qualcuno del bar” pensò Haruhi, ricordando gli strambi colleghi di lavoro del padre…lavorare in un gay-bar poteva causare stramberie simili, dopotutto…

Haruhi stava già per chiudere il pacchetto nel fondo di un armadio, e dedicarsi ai suoi libri e al suo pranzo, quando alla porta qualcuno bussò.

Più che bussare, qualcuno cercava di sfondare la porta a pugni.

Con il pacchetto ancora tra le mani, Haruhi andò ad aprire: poteva essere solamente….

“Mei? Che ci fai qui? Non dovresti …”

Ma non sapremo mai cosa Mei avrebbe dovuto fare quel pomeriggio: entrò a grandi passi in casa, gesticolando e urlando: “Che amica, Haruhi! No, dico! Oggi è il mio compleanno e nessuno, NESSUNO, si è degnato di inviarmi un semplice sms di auguri, NESSUNO, nemmeno tu! Amici del cavolo! Scommetto che te ne eri del tutto dimenticata, non è vero? Oh, cos’hai tra le mani?” e tolse il pacchetto rosa dalle mani di una mortificata Haruhi “Allora te ne eri ricordata! Vediamo cos’è!” disse strappando la carta e aprendo la scatola all’interno.

Dalla scatola rotolò sulle mani di Mei un anello dorato, con ghirigori rosso fuoco incisi sul lato esterno.

 

Silenzio.

 

“OMG! Non è possibile! NON E’ POSSIBILE!” l’urlo di Mei spaccò i vetri delle finestre e uccise un paio di sfortunati passerotti che svolazzavano lì fuori.

“Mei, cosa…e comunque quel anello non è…”

Senza ascoltare, Mei iniziò a scuotere ferocemente l’amica.

“Sai cos’è questo? Lo sai? Lo sai? Scommetto di no! Come ti è saltato in mente…e come hai potuto…??”

“Mei! Mi lasci parlare?” Haruhi si liberò dalla stretta, “Non è per te, qualunque cosa sia! E’ di papà, e io dovrei custodirlo finché non torna…perciò ridammelo e va a casa!”

“Non hai capito niente! Lo sai di CHI è quel anello?” e sussurrò un nome all’orecchio Haruhi.

Haruhi restò calmissima.

“Ah, e allora?”

“COSA? Questa è la tua reazione? Ma lo sai di chi stiamo parlando, scema? **************!!!!! (moglie del presidente di un noto e potente paese straniero) e l’unica cosa che sai dire è “allora”? Sai di chi sto parlando? Sai che ieri quel anello le è stato rubato dall’hotel dove alloggia mentre è in visita in Giappone? Sai che da ieri tutti i servizi segreti giapponesi sono alla ricerca di quel anello? Sai che ha giurato di rovinare per dieci generazioni la famiglia di chi lo ha rubato? Perché si tratta di furto, cara la mia Haruhi! Tuo padre deve essere impazzito, più del solito! Stai per essere sbattuta in prigione!”

“La mia Haruhi in prigione?!? No, questo mai!!!” e Tamaki entrò teatralmente dalla finestra dalla quale aveva origliato tutto.

Si gettò su Haruhi, ancora stordita.

“Non temere, Haruhi, papà ti salverà da qualsiasi crimine tu abbia commesso: furto, rapina a mano armata, evasione fiscale, frode, concussione, corruzione…gli avvocati della famiglia Suou sono al tuo servizio! E alla peggio, è pronto un aere privato che ci porterà verso una nuova vita alle isole…”

“Senpai…per favore, non iniziare con le tue storie…”sospirò Haruhi…

 “Tamaki… sta zitto! E’ una situazione seria! Disperata! Non uscirtene con le tue solite idiozie del cavolo!”

Tamaki si rifugiò in un angolo tenendo il muso.

 

Haruhi continuò la discussione: “Porterò l’anello alla centrale di polizia del quartiere, loro di certo capiranno…”

“Certo: non appena vedranno l’anello nelle mani di una perfetta sconosciuta ti faranno entrare e ti offriranno tè e pasticcini…Insomma Haruhi!!! E’ troppo assurdo anche per me! L’unica cosa sensata da fare è correre a Karuizawa a parlare con tuo padre, esigere una spiegazione, e se non ne ha una di sensata, non rimane altro che buttare l’anello in fondo al lago e sperare che non ci scoprano!”

“Karuizawa?” Tamaki, risorto dal suo angolino, si intromise con entusiasmo: “Gli elicotteri privati della famiglia Suou sono al vostro servizio…” disse inchinandosi ed estraendo il cellulare “ Il tempo di chiamare e….”. sulla sua faccia comparve una strana espressione, “e….e….”

“Che succede, Senpai?”

Tamaki iniziò a smanettare furiosamente con il cellulare, e il suo volto diventava sempre più cupo...

Succedeva che tutti i cellulari dei dipendenti e della famiglia Suou erano spenti o non raggiungibili: Tamaki non aveva più nessun accesso alle sterminate distese di mezzi e denaro della sua famiglia.

“Io…io….è strano…” e senza capire più nulla si mise a piangere sulla spalla di Haruhi “Haruhiiiii!! Papà non può aiutarti questa volta!”

“Perché in altre occasioni sei stato di aiuto?” domandò Mei, rigirando il dito nella piaga.

“Ora basta, senpai, mi stai bagnando i vestiti!”

E Tamaki si rifugiò di nuovo nel suo angolino…

 

“A questo punto, a Karuizawa ci dobbiamo andare da sole…” decise Mei.

“Mei, non ….” Provò a dire Haruhi, ma Mei era ormai lanciata…

“Con il treno rapido, basta che troviamo i soldi per prenderlo, riusciremo ad arrivare entro sera, e la cosa sarà risolta, ….”.

“Il treno rapido? Che cosa da plebei…vero Kaoru?

“Giusto Hikaru: come si può partire per una missione con un mezzo simile?”

 

Oh no! Anche loro no!!!”Harui rabbrividì, girandosi verso la finestra, da cui i gemelli Hitachiin stavano entrando, con due ghigni identici stampati sul viso.

“Voi due! Come osate criticare il mio piano geniale per salvare Haruhi dalla rovina?”Mei agitò un pugno verso di loro.

“Possiamo farti notare che, se la polizia sta cercando quel anello dappertutto…” cominciò Kaoru.

“….Di sicuro provvederà a controllare anche tutti i treni e altri mezzi di trasporto plebei?”continuò Hikaru.

“Perciò non c’è altra soluzione: volerete con l’aereo privato della compagnia Hitachiin!” finirono assieme.

“No!” Haruhi intervenne decisa. “Solo se vorrò morire volerò con voi due!”

Ma già Hikaru aveva il cellulare in mano….e già il suo volto si stava incupendo: anche la sua famiglia e dipendenti non rispondevano…

“Cosa sta accadendo oggi?” domandò Tamaki, spuntando fuori dall’angolo.

“Non lo so, ma di certo qualcosa di strano” gli rispose Hikaru.

“Dobbiamo andare da Kyoya” propose Kaoru “Il suo sistema informativo è il più grande e affidabile di tutto lo stato.”.

“Giusto! Kyoya risolverà la situazione! Come ho fatto a non pensarci prima?” Tamaki si illuminò.

“Forse perché non riesci a pensare da solo?” sogghignarono i gemelli, ma Tamaki non ascoltava più nessuno: prese Haruhi per un braccio e la trascinò fuori di casa “Figlia mia! Papà ti porta dalla mamma per risolvere tutti i tuoi problemi!”

“Vengo anch’io! Non azzardatevi a lasciarmi qui!” li seguì Mei.

“Ehi, Lord, come faresti senza di noi? Aspettaci!” e l’appartamento rimase vuoto, solo i sogni infranti di vacanze quiete fluttuavano nell’aria…Ma nell’ombra, due occhi scintillanti brillarono: “Tessoroooo…”.

 

 

 

                                                                                                   Fine prima parte

qui il testo.

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Capitolo 2
*** Secondo ***


Secondo

 

“Kyoya! Mi servi! Dobbiamo andare a Karuizawa!”

“Kyoya Haruhi è ricercata! Devi corrompere l’FBI e la polizia!”

“Aaaaaahhhhh, mamma! Nostra figlia ha problemi con la giustizia devi pensarci tu!”

“Non posso capire nulla se non smettete di urlare tutti assieme…” commentò Kyoya freddamente, senza neppure alzare gli occhi dal PC (che ormai era diventato parte del suo corpo).

“Cosa succede Tama?” domandò Honey, impegnato a gustare la sua torta pomeridiana, e anche Mori, come sempre alle sue spalle, girò la testa verso i quattro paladini di Haruhi.

I quali, non appena entrati nell’aula, avevano preso d’assedio Kyoya e il suo PC, seguiti da una riluttante Haruhi, che in quel momento desiderava tanto non aver mai trovato l’anello…

 

 

“Se ho capito bene, Haruhi, tuo padre è a Karuizawa” la voce di Kyoya riportò Haruhi alla dura realtà: lei annuì.

“Posso vedere l’anello?” domandò Kyoya. Haruhi mise la mano in tasca e ne estrasse l’anello.

“Oh! Come luccica! Fammelo vedere anche a me! Per favore!” Honey spuntò in mezzo alla folla e afferrò l’anello dalla mano di Haruhi, infilandoselo al dito.

Subito le scritte rosse si illuminarono, ed iniziarono a girare velocemente lungo tutto il cerchietto dorato, emettendo un suono stridulo che spaccò i timpani a tutti finché Mori non intervenne a salvare il cugino, sfilando l’anello dalla sua mano.

Il suono si spense, e le scritte smisero di girare.

“Co-co-cos’era quella roba?” Mei sembrava sconvolta.

“Forse l’anello…” iniziò Hikaru, comparendo all’improvviso a sinistra del tavolo sotto al quale Tamaki si era rifugiato.

“…E’ maledetto!” concluse Kaoru, anche lui magicamente apparso alla destra del povero Lord, che sbiancò in volto e corse verso Haruhi.

“Figlia mia!!! Haruhiii!!! Devi liberarti subito di quell’anello diabolico, prima di…”

“E’solo un antifurto di ultima generazione. Ne ho uno simile sul mio computer”. Le parole di Kyoya bloccarono Tamaki solo per un istante.

E in quell’istante, tutti pensarono alla stessa cosa.

E le sirene della polizia in arrivo confermarono i loro pensieri.

 

 

“La polizia! Il segnale li ha chiamati! Cosa hai combinato, imbecille?” Mei fu la prima a reagire, sollevando Honey per il collo della divisa.

La mano di Mori sulla sua spalla la convinse a mollare la presa.

“Dobbiamo andarcene di qui!” esclamò Kaoru.

Haruhi non sembrava convinta.

“Non potrei semplicemente consegnare l’anello alla polizia?”

“E ti aspetti che ti credano?” le chiese Hikaru.

“Haruhi, tu non sai cosa stai dicendo! Ti arresteranno, ti getteranno in una cella buia senza cibo e senza acqua, e guardie crudeli ti prenderanno di mira e…”

“Non dovresti guardare tanto spesso Fuga da Alcatraz e film del genere.”. Kyoya interruppe Tamaki ( Il quale tornò sotto al suo tavolo) e si rivolse alla compagnia. “Potete usare il mio elicottero, che per vostra fortuna è sul tetto della scuola.”.

“Potete? Tu non vieni con noi Kyo?” Honey lo guardò con due occhioni tristi che a Kyoya non fecero nessun effetto.

“Non desidero essere coinvolto in qualcosa che non mi può portare nessun guadagno” replicò, riprendendo a scrivere al PC.

“Ma se usiamo il tuo elicottero sarai coinvolto di sicuro!” si intromisero Hikaru e Kaoru all’unisono.

“Non se dichiaro che ve ne siete impossessati con la forza”

“Noi veniamo con voi!” Honey abbracciò il collo di Haruhi e saltò sulle spalle di Mori, il quale prese la spada per il kendo e si avviò verso la porta, dove Mei scalpitava.

“Forza! Muovetevi, prima che arrivino gli sbirri!”

“No, non puoi farlo!” Tamaki era in piedi davanti a Kyoya, con espressione determinata. “Non puoi abbandonarci in questo modo! Come puoi restare indifferente alle disgrazie di Haruhi fino al punto di non volerla accompagnare in questo viaggio?”

“Non mi piace sprecare il mio tempo.” La risposta raggelò Tamaki, che passò ad un’altra tattica.

“Kyoya! Mon ami!” e si aggrappò alla sua giacca “Ti prego vieni con noi, come faremmo a cavarcela senza di te? Ti preeego!!!” lo implorò con occhi lucidi.

“Sei o non sei TU il presidente del club? Puoi benissimo cavartela da solo.” Kyoya non si fece impietosire e continuò a battere i tasti del suo computer.

Tamaki si rannicchiò nel suo angolino e cominciò a inondare di lacrime il pavimento del club.

Fuori le sirene della polizia si facevano sempre più vicine…

“Senpai Kyoya” Haruhi intervenne “Non è che puoi venire anche tu? Non credo ci sia tempo per aspettare che lui” e indicò Tamaki  “si rassegni o che faccia in modo che tu venga con le sue lacrime”.

“Giusto! Kyoya!” Mei intervenne, puntando il dito contro di lui “sei l’unica persona affidabile in questa stanza! Perciò staccati da quel computer e vieni con noi!”

Tutti si girarono verso Kyoya, compreso Tamaki, che sfoderò i suoi migliori occhi da cucciolo ferito.

Kyoya sospirò e chiuse il PC.

“Va bene! Verrò con voi. Ma spero che tutto questo non abbia conseguenze dannose PER ME” disse con una luce pericolosa negli occhi.

“Oh oh oh oh! Cosa vedo! Questo è il sogno di ogni otaku!” La risata folle superò per intensità il suono delle sirene.

“No!Lei no!!!” i gemelli alzarono gli occhi al cielo.

Renge fece la sua trionfale comparsa salendo dal pavimento del club con il suo montacarichi e con il block-notes e la penna pronti nelle sue mani.

“Il mio adorato Kyoya che si batte per la salvezza del mio adorato Haruhi, in un viaggio che potrà costare loro la vita!!!” Renge prese le mani di Haruhi e cercò di fare lo stesso con Kyoya, che si scansò velocemente.

“E questa chi sarebbe?!?” domandò Mei con sguardo indagatore.

“E tutto per un anello maledetto che non deve essere mai indossato, come nel Signore degli Anelli!!!” Renge continuò imperterrita. “Ma allora, Kyoya, tu devi avere il ruolo di Aragorn, la guida della compagnia! E se tu sei Aragorn…”

“Qualcuno la faccia tacere” mormorò Hikaru.

“…Io devo essere Arwen!!!” concluse estatica “La fedele amata di Aragorn! Vengo anch’io con voi! Devo stare accanto al mio Aragorn!!”

“Veramente nel film Arwen resta sempre a casa, mi pare….”. mormorò Haruhi, ma ormai il tempo era scaduto.

 

 

“Polizia! Uscite dall’aula con le mani in alto!”

“Sono già qui! E ora che facciamo? Tutta colpa di questa specie di otaku!!” ringhiò Mei.

“Togli pure ‘specie’ e aggiungi ‘pazza scatenata” commentò Kaoru in tono funebre.

“Possiamo usare il montacarichi di Renge, arriva fino al tetto della scuola.”. L’intervento di Mori salvò la situazione.

Quando la polizia irruppe nell’aula la trovò deserta.

Quando una figura ammantata di nero e con gli occhi luccicanti si infilò nell’aula vuota, venne stordita dai gas lacrimogeni lanciati pochi minuti prima dalle forze dell’ordine.

 

 

“Tutti dentro, forza!” Non era necessario l’ordine di Mei per convincere tutti a pigiarsi nell’elicottero. Kyoya prese la cloche e la compagnia dell’anello decollò velocemente e si diresse verso…

“Verso dove?” domandò Kyoya.

“A Karuizawa ovvio! Almeno lì potremo sapere come il padre di Haruhi è entrato in possesso di questo stupido anello!” rispose Mei.

“Karuizawa? No no verso il Monte Fato! Solo lì l’Unico Anello potrà essere distrutto!”

“Renge, puoi smettere di dimenarti? Hai appena messo il tuo gomito nell’occhio di Kaoru!”

“Ho fame! Arriveremo presto a Karuizawa? Ho voglia di un’altra torta…!”

“Figlia mia, non temere più nulla, ti salveremo!”

E Haruhi si ritrovò a desiderare di gettarli tutti fuori dal velivolo…

 

 

 

                                                                                                        Fine seconda parte

 

 

 

Graziegraziegrazie a chi ha letto e recensito!!!^ ^!!!! Grazie ThePirateSDaughter sono felice di averti incuriosito, spero di non deluderti!!! Prettyvitto, non so ancora bene come si evolveranno le cose (dipende dalle mie paturnie, a dir la verità!!) ma i protagonisti sono un po’ tutti…Grazie ancora see u soon!!!

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Capitolo 3
*** Terzo ***


“Meiii! Quanto manca ancora? Sono stanco…” La voce di Honey era stranamente debole.

D’altronde, trentasei ore passate a camminare senza sosta indeboliscono chiunque.

“Taci e cammina!” ringhiò Mei “Mori! Non riprovare a prendertelo in spalla!”

“Mei, ti prego…”

“…facciamo una sosta!”

“Il mio fascino inizia a svanire per mancanza di sonno…”

“Piantatela, tutti!!! L’elicottero è crollato al suolo per colpa vostra e del vostro casino! La mia preziosissima borsa cucita a mano è finita in quel laghetto per colpa vostra!”

“Fortunatamente per voi l’elicottero era assicurato” commentò Kyoya, che appariva il meno stanco di tutti (forse perché durante il cammino si era distratto calcolando la somma del rimborso della compagnia di assicurazione…).

Le voci rimbombavano nella testa di Haruhi, mentre camminava come uno zombie in fondo alla fila, ancora scossa per l’atterraggio di fortuna nel lago, due giorni prima.

Da allora Mei aveva costretto i membri del club ad una marcia forzata verso Karuizawa, senza che nessuno avesse il coraggio di contraddirla: Renge era ancora sconvolta per la sfuriata che Mei le aveva fatto per aver voluto fermarsi dopo appena venti minuti dalla partenza.

Erano atterrati in aperta campagna: non si vedevano strade, e le case erano solo puntini in lontananza, impossibili da raggiungere in breve tempo. Non con una furia alla guida della spedizione, comunque.

I piedi di Haruhi le facevano vedere le stelle. “Come fa a camminare ancora?” borbottò fissando Mei che procedeva spedita verso…Già, verso dove?

“Kyoya, sei sicuro che questa sia la direzione giusta?” domandò.

Kyoya estrasse una cartina dalla tasca. “Secondo i miei calcoli. Certo, se il mio cellulare con gps non fosse finito nel lago…” rispose guardando Tamaki con occhi gelidi. Infatti il Lord, dopo l’ammaraggio, aveva insistito per chiamare lui i soccorsi con il cellulare di Kyoya, (stranamente) l’unico funzionante, ed era riuscito a lasciarlo cadere in acqua, con le logiche conseguenze.

Ma Tamaki era troppo stanco per rilevare la minaccia. Si lasciò cadere a terra, imitato dai gemelli: “Basta, non riesco più a muovermi” si lamentò.

Mei si girò.

Ma Haruhi era troppo esausta per sopportare altre scenate: “Mei fermiamoci, non riusciamo a starti dietro.”.

“Se è solo per la borsa, quando torneremo a Tokyo te ne compreremo un migliaio, e firmate!” Supplicò Kaoru, poggiando la testa sulle ginocchia del fratello. I due formavano un quadretto commovente (Renge si riprese e immediatamente iniziò a prendere appunti con aria folle) ma Mei non si lasciò impietosire.

“Raggiungeremo quel bosco laggiù” e indicò decisa una macchia di alberi in lontananza. “Poi potrete dormire qualche ora”.

E così, tra gemiti e vesciche ai piedi, la compagnia si ritrovò in un bosco (di abeti), particolarmente ameno. Subito tutti crollarono a terra e iniziarono a dormire, compresa Mei, che russava.

Haruhi fu l’unica a restare sveglia: era troppo stanca anche per riposare.

Si guardò intorno: pace e quiete dovunque, davvero un bel posto. Gli occhi iniziarono a chiudersi, ma nel dormiveglia le sembrò di scorgere un altro paio d’occhi, stranamente brillanti, in un cespuglio.

 

Le sirene della polizia svegliarono tutti di soprassalto.

“Non possono essere già qui!” piagnucolò Honey abbracciato a Mori.

“Veloci! Dobbiamo scappare!” abbaiò Mei.

Ma questa volta Haruhi si oppose: “No! Ora basta! Vado a consegnare questo anello così potremo tornare a casa…”e al mio futon…concluse dentro di sé.

Così dicendo si incamminò verso il suono.

Mei e Tamaki le sbarrarono la strada.

“No! Ferma! TU NON PUOI PASSARE!!!” esclamò Mei agitando le braccia.

“Haruhiiii! Non spezzare il cuore al tuo papà! Se ti costituirai ti getteranno in cella e non potrò più vederti!”

“Non me ne importa!” sbottò Haruhi, e cercò di uscire dal bosco.

“Se sarai imprigionata, non potrai finire di pagare il tuo debito con l’host club: sarò costretto a pignorare casa tua”.

Le parole di Kyoya bloccarono i piedi di Haruhi.

Le sirene erano più vicine.

“Forza Haru-chan! Scappiamo! Takashi, prendi in spalla Haru-chan!” ordinò Honey. Mori eseguì (incurante dei “Mettimi giù!” della diretta interessata) e la compagnia corse via, addentrandosi nel bosco.

 

Quando si fermarono, il suono delle sirene era sparito.

Si trovavano in una radura, ai margini del bosco. All’orizzonte, alcune case indicavano che la civiltà era di nuovo vicina.

“Accampiamoci!” ordinò Mei.

“E con cosa?” scattò Hikaru.

“Che ne so! Fate un falò con i rami secchi!”

“Geniale! Haruhi, papà accenderà un grande fuoco per scaldarti!”

“NO! Sempai, non toccare nulla!” si allarmò Haruhi.

“Forse potremo costruire una casetta con qualche albero!” Honey stava per sradicarne uno con una mossa di karate, ma questa volta intervenne Mori, e il tentativo andò in fumo.

La notte stava calando.

Haruhi era distrutta. Prese in mano l’anello: quanto avrebbe voluto non averlo mai trovato, o consegnarlo a qualcun altro…

Come se avessero indovinato i suoi pensieri, i gemelli spuntarono alle sue spalle.

“Povera Haruhi, questo anello sta diventando una seccatura, dico bene?” domandò Kaoru appoggiando un gomito sulla sua spalla destra.

“Forse potresti darlo a noi: così…” Hikaru posò il gomito sulla spalla sinistra di Haruhi e con l’altra mano le sfiorò il mento “…la polizia non potrebbe più accusarti”.

“Non credo sia una soluzione, se davvero è stato mio padre a rubarlo” sospirò lei, stanca anche delle coreografie dei gemelli. Il risultato delle quali non si fece attendere.

“Voi, demoni! Cosa state facendo alla mia bambina!?!” Tamaki irruppe sulla scena. “Non osate corrompere la mia Haruhi!”

“Sempai, mi hai fatto cadere l’anello.”

Tamaki si inginocchiò e cominciò freneticamente a smuovere le foglie a terra.

“Ecco! L’ho trovato!” e mentre sventolava in aria il cerchietto dorato, un lampo nero gli cadde addosso all’improvviso.

“Tessssoroooo!” sussurrò il lampo nero.

“Cos’è questo?” urlò Mei.

“Gollum!” strillò Renge.

“Nekozawa-sempai?” si stupì Haruhi.

Ma le sorprese non erano finite.

Dietro le sue spalle, Haruhi udì un tonfo e un fruscio. Si girò e constatò che Hikaru e Kaoru erano scomparsi.

Al loro posto raccolse un biglietto da visita con alcuni fiori stilizzati disegnati: una rosa, una margherita e un giglio.

Proprio in quel momento, le sirene della polizia ricominciarono a suonare.

“Dobbiamo scappare!” esclamò Tamaki.

“E Hikaru e Kaoru?” lo contestò Haruhi.

“Non c’è tempo, se la sbrigheranno da soli!” decise Mei, e fece per correre via.

“No no!” Renge prese le redini. “Ora ascoltatemi! Frodo e Sam” disse guardando Haruhi e Tamaki, “Devono andare al Monte Fato per distruggere l’anello, e Gollum li guiderà. Gandalf “ e guardò Mei, che ricambiò lo sguardo con ira, “Tu ti sacrificherai per lasciarci scappare. Tutti gli altri verranno con il mio amato Aragorn a cercare Merry&Pipino!” concluse soddisfatta.

“Tu sei pazza!” Mei ne aveva abbastanza.

“FERMI POLIZIA!”

 

Da lì si scatenò il caos.

“Haruhiiii! Vieni con me!”

“Non tirarmi la manica, sempai”

“Aragorn!!! Non lasciarmi!”

“Takashi, voglio una torta alle fragole!”

“Tessoroooo!!!!”

“Non osate abbandonarmi qui!!!”

 

E fu così che la compagnia degli host si sciolse.

 

 

Fine

 

(ma continua in Il signore dell’anello: i due club…preparatevi…)

 

 

So di aver tagliato metà del materiale del libro, ma non avevo idee per Moria e per Galadriel, sigh! Comunque cercherò di far meglio nel prossimo “libro”…Un graziegraziegrazie a chi ha letto e a chi a recensito!!! See you soon!!!!

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Capitolo 4
*** I due club-primo ***


Haruhi posò la schiena contro un albero e si sedette a terra, esausta per la lunga corsa.

Perlomeno abbiamo seminato la polizia pensò tra sé.

“Stai bene Haruhi?” Si sentì afferrare per i polsi e all’improvviso gli occhi di Tamaki si trovarono a due centimetri e mezzo dai suoi. “Riesci a camminare? Hai sonno? Hai fame? Hai freddo? Hai caldo?”

“Sempai….” Sbuffò lei, esausta irritata, e un po’ imbarazzata. Perché Tamaki non poteva comportarsi normalmente, ogni tanto? Anche se, a causa di tutto l’host club, ormai Haruhi stava dimenticando il significato dell’avverbio normalmente.

“Oh, vorrei che tu non avessi mai trovato quell’anello…”

“Tessoroooo” Il sibilo perforò i timpani di entrambi. “ Se vi dà problemi, datelo a meee….”

Nekozawa apparve magicamente alle spalle di Tamaki, che di conseguenza spiccò un salto e si aggrappò al tronco del pino più vicino.

“AAAAAHHHH!!! Cioè: Nekozawa, da dove salti fuori?”

“Vi ho seguito fin da Tokyo, con lo zeppelin della mia famiglia, prima che un fulmine lo colpisse…”

“Che sfortuna” Commentò Haruhi.

“No al contrario!! E’ un segno del favore degli dei dell’oscurità!!” Rispose Nekozawa lacrimando di felicità. “Essi appoggiano la mia missione!”

“Che sarebbe?” chiese Tamaki, scendendo dall’albero.

“L’anello….” Nekozawa si girò verso Haruhi. “Fujiyoka, dallo a me! Tu non puoi capire la sua vera natura: questo anello….è stato maledetto da un potente Oscuro Signore!” sussurrò con un ghigno, mentre Tamaki ascoltava terrorizzato. “La sua forza è troppo grande per voi non-iniziati….Per questo” concluse “il suo posto è nella collezione di oggetti di magia nera del mio club! Solo così potrà….”

Haruhi si stava allontanando.

“Fujiyoka, aspetta!!”

“Haru!!! Dove vai senza il tuo papà???”

 

 

 

“Hikaru, cosa ci facciamo qui?” Chiese Kaoru.

“Non lo so, ma non ci resteremo per molto.”. rispose il gemello seccato.

In effetti, aveva tutti i motivi per esserlo.

“Non parlate tra voi!” Intimò loro la prima ragazza, e diede uno strappo alla corda con cui i due gemelli erano legati.

“Ascoltate invece la voce della nostra presidentessa, che vi spiegherà il nostro piano geniale!” disse la seconda ragazza, rivolgendo uno sguardo adorante verso la terza ragazza, seduta artisticamente su un tronco caduto.

“Non se ne parla” esclamarono insieme Hikaru e Kaoru.

La terza ragazza si alzò lentamente, si scosse i capelli corti e scuri con un gesto teatrale. Poi parlò.

“Non mi aspetto che degli uomini, esseri limitati, comprendano la genialità del nostro grande piano. Ma ci proverò lo stesso.”

“Oh, lady Rosa, il tuo spirito è così superiore!” strillò Chizuru, la lady mughetto della Lobelia Academy.

“Sei un modello per tutte noi!” esclamò Hinako, la lady margherita della Lobelia Academy.

 Lady Rosa Rossa, Benio Amakusa, leader indiscussa del Taraclub del Lobelia,  alzò le mani per ringraziare e chiedere silenzio.

“Patetico” borbottò Hikaru, beccandosi un calcio dalla gentile lady mughetto.

“Il nostro Tara-club, ispirato al glorioso Tararakuza, dove le sole donne possono calcare il palcoscenico, quest’anno si cimenterà nella tragedia più famosa della storia: Romeo and Juliet!” declamò lady Rosa (della Lobelia Academy) da sopra una roccia.

“Io mi occupo dei costumi!”

“E io dei dialoghi!”

“Sarà lo spettacolo migliore degli ultimi mille anni. Ma” e fece una pausa ad effetto. “L’attrice che impersonerà Giulietta non può essere scelta a caso. Per cui ho ideato questo piano: rapire voi due, stupidi membri dell’Host club, per costringere Haruhi Fujiyoka a recitare nel ruolo di Giulietta! Con una partner simile, io, nel ruolo di Romeo, potrò dare il meglio!”

“Dovrà solo cambiare scuola…” continuò lady Margherita.

“…E iscriversi alla nostra!!” finì lady Mughetto.

E nel tempo di un salto le tre indossarono i panni stra-luccicosi  e sfarzosi del taraclub.

“Lobeliaaa!!!” cantarono assieme, mettendosi in posa.

Kaoru guardò altrove.

“Lobeliaaa!!!” ripeterono le tre ragazze.

Hikaru sbadigliò.

“LOBELIAAAA!!!” L’urlo fu così potente da spedire i due gemelli due metri più in là, contro il tronco di un pino.

I due si rialzarono e, legati assieme, saltellarono via a tutta velocità, inseguiti dalle dame del Lobelia. “Fermiii!” “Dove credete di andare?” “Non riuscirete a rovinare il nostro piano!!”

“E voi che ci fate qui?”

 

 

 

Intanto, in un altro punto della foresta, si stava per consumare un omicidio.

“…E, si, e poi dobbiamo avvisare Roan, quelli con i cavalli, e alla reggia troveremo il vecchio re succube del tizio con gli occhi da pesce, e Saruman…”

“…e poi dobbiamo trovare Gandalf prima di tutto, e risanare il re di Roan…”

“…Ma ovvio prima dobbiamo inseguire gli orchetti che hanno rapito Merry&Pipino,  quindi anche il piccolo elfo dovrà correre con noi attraverso le pianure…”

“…E non ci fermeremo a mangiare perché la salvezza di queste terre…”

Honey e Mori giunsero alle spalle di Renge, immersa nei suoi monologhi da ore, armati della spada di legno di Mori, con gli occhi che brillavano di luce oscura….

“Non posso coprire un omicidio.” La voce di Kyoya fu come una secchiata d’acqua fredda.

Honey, di nuovo in cute-mode, riempì gli occhi di lacrime “Ma non ce la facciamo più Kyo…”

Renge, ignara del mondo attorno a lei, continuava a parlare.

Kyoya smise di fare calcoli a mente e si alzò da terra.

“Dobbiamo trovare un posto dove ci siano telefono satellitare e auto, prima di tutto. Poi potremo pensare a come ritrovare gli altri.”.

“E la polizia?” Chiese Mori.

“Basterà non attirare troppo l’attenzione”. Rispose Kyoya.

I tre ragazzi si girarono a guardare Renge.

“…E naturalmente dobbiamo trovare un abito per il mio matrimonio con Aragorn…”

Poi si guardarono tra loro.

“….Sarà un’avventura che rimarrà nei secoli dei secoli tramandata da tutti…EHI! COSA FATE??? ARAGORN? COSA SUCCEDE? AIUTOOO!!!”

Pochi minuti dopo, tre ragazzi, due alti e uno basso, camminavano verso il paese all’orizzonte. Il più alto di loro teneva sulle spalle un fagotto che si dimenava.

 

 

 

Una figura dai  capelli ossigenati avanzava a grandi passi tra i tronchi degli alberi.

“EHIII? DOVE SIETE??? NON OSERETE ABBANDONARMI QUI VERO????”

 

 

 

                                                                                                                   fine prima parte

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** I due club-secondo ***


“E voi che ci fate qui?”
Hikaru e Kaoru si ritrovarono con il naso a terra, causa l’essersi schiantati contro un non meglio identificato qualcosa,  avente la stessa consistenza dei tronchi di pino.
Quando i gemelli riuscirono a sputare il terriccio ingoiato nella caduta e ad alzare la testa:
“Bossanova?”
“Casanova?”
“Che cavolo ci fai tu qui?” domandarono in coro, saltellando alle spalle dell’erede della migliore tradizione della yakuza giapponese.
Lo sguardo da killer assetato di sangue di Kasanoda si fissò sulla coppia di salami sogghignanti: immediatamente i gemelli si dettero un contegno più appropriato, del tipo passavo-di-qui-per-caso…
Poi le palpebre di Kasanoda si abbassarono: “Sapete, dato che Fujiyoka l’ultimo giorno di scuola ha detto di non poter permettersi d’estate di mangiare cocomeri di bosco coltivati biologicamente senza pesticidi” disse mentre gli occhi gli si inumidivano “… ho pensato di sfruttare questo terreno, che la mia famiglia ha –ehm- recentemente acquisito, per poter regalare a Fujiyoka tutti  i cocomeri che vorrà…!” e dicendo questo assunse una posa virile, alzando al cielo gli occhi infuocati.
“Molto bello” commentò Hikaru con una singolare mancanza di entusiasmo.
“Molto nobile” rincarò Kaoru sullo stesso tono.
“Ma ora non è che potresti toglierci queste corde?” chiesero i due, porgendo al sognante Kosanoda i polsi.
Kosanoda si riebbe: “Eh? Cosa vi è successo? Avete incontrato i miei uomini di guardia?” li interrogò sciogliendo rapidamente le corde che legavano i due fratelli.
“Non esattamente…ehi, Hikaru, dove sono finite le tre arpie?” Kaoru si girò su se stesso, ma dello Zuka club della Lobelia Academy non c’era più traccia.
“Non avete ancora spiegato perché vi trovate qui, e come avete fatto a superare le mie guardie scelte…” Kasanoda era lievemente infastidito…. “Questi  cocomeri non sopportano la luce diretta del sole, né lo smog della città… Se intendete rubarli per Fujiyoka sappiate” e dai suoi occhi due katane di ghiaccio volarono a colpire il cuore degli Hitachiin Bros. “che non avrò pietà!”
“Non agitarti, Casanova” Hikaru lo prese per un braccio.
“Siamo solo venuti per una visita di cortesia” disse Kaoru, “E infatti ora ce ne and…” ma si bloccò.
Da un cespuglio proveniva uno scintillio pericolosamente folle  e minaccioso (anzi, tre paia di scintillii).
“Ripensandoci…”  e agguantò Kasanoda per l’altro braccio “Bossanova, già che siamo qui, dove si trovano questi cocomeri?”
 
 
Una strana compagnia si aggirava quel giorno in paese (tre case e un negozio di alimentari in tutto). Il vecchio seduto a meditare sulla soglia della sua casa vecchia di generazioni scrutò pensieroso i tre ragazzi e il fagotto che si dimenava sulle spalle del più alto di loro.
“Kyo! Renge continua a scalciare sulla schiena di Mori…”
“Cercate di non dare nell’occhio, per favore… Honey, posa immediatamente quel bastone” rispose Kyoya, gli occhi fissi sulla sua calcolatrice, senza nemmeno voltarsi.
Honey eseguì, ma continuò a camminare con una luce strana nelle pupille.
Finalmente il terzetto giunse davanti alla soglia del negozio di alimentari: “Mori: rimani qui assieme a Renge, e che non le capiti niente di troppo irrimediabile…Honey, tu vieni con me.”
“Ma io voglio rimanere a fare compagnia a Mori… potrebbe succedergli qualcosa…” piagnucolò lui, stringendo a sé l’inseparabile coniglietto.
“Proprio perché non voglio che succeda nulla ti porto dentro con me…” Kyoya guardò Honey da sopra gli occhiali: per un istante una nube oscurò il sole.
Infine Honey alzò le spalle ed entrò entusiasticamente nel negozio assieme a Kyoya.
Quasi subito Kyoya si rese conto dell’errore: il negozio vendeva alimentari plebei, certo, ma sembrava specializzato in…dolci! Honey iniziò a volteggiare come una trottola, mandando gridolini di gioia.
“Ohhhh!! Guarda, Kyo, ci sono le liquirizie, i panini dolci alla marmellata di azuki, i marshmallows, le mentine, le gelatine, i muffin in scatola, le caramelle gommose…” e cominciò a gettare tra le braccia dell’amico tutto quello che gli capitava a tiro. “Assaggia queste, non sono deliziose?”
Kyoya si ritrovò a chiedersi se la vita di Renge valeva tutto questo.
“Tu! Anche qui? Otori, confessa, mi stai spiando per i tuoi loschi obiettivi!” Un forte aroma di arance si propagò per l’ambiente ristretto del negozio.
La proprietaria, moglie dell’anziano signore intento a meditare sulla veranda della casa a lato, essendo mezza sorda non era in grado di seguire appropriatamente la scena che si stava svolgendo al di là del bancone: inforcando gli occhiali scorse un gruppo di ragazzi alti e muscolosi, sporchi di fango e accigliati, guidati dal più accigliato di tutti, il quale addentava con furore un’enorme arancia, o qualcosa di simile (la vista della vecchia signora non era più quella di un tempo, nonostante le lenti spesse come fondi di bottiglia).
La nonnina riuscì a percepire “allenamento”, “furgone rovesciato” “maledetto contrattempo”, “opera tua ovvio” e altre cose prive di significato. Disinteressandosi della faccenda, decise di tornare alla sua precedente occupazione, e con una luce assassina dietro agli occhiali impugnò la scopa,  strisciando di soppiatto alle spalle del coniglio che stava dando fondo alle sue preziose provviste di dolci.
Non era assolutamente preparata ad affrontare la tempesta che in quell’istante irruppe nel negozio.
 
“Kuze, le tue argomentazioni sono infantili, sei un fastidio inutile…”
“Otori! Tu e la tua dannata calcolatrice sai dove potete andare a….”
Sbamm.
La porta si aprì con violenza.
Controluce, una sagoma imponente ( grazie alle mega zeppe di venti cm) posò i suoi occhi minacciosi sul gruppo di fronte a sé.
Nessuno le badò.
“Non ti facevo così volgare Kuze…forse il club di football non è un club adatto a rappresentare la nostra scuola ai campionati nazionali…”
“Non dire idiozie!”
“…Per questo il furgone si è rotto…”
“EHI VOI!” La figura ritrovò la voce. “NON ACCETTO DI ESSERE IGNORATA IN QUESTO MODO!”
Mei si scagliò contro il club di football, facendo volare qualche giocatore fuori dalla finestra, dirigendosi come una locomotiva verso il suo obiettivo. Il suo braccio si stese e il suo indice si puntò minacciosamente contro di lui.
“Tu! Come avete osato abbandonarmi in quel bosco schifoso, razza di maniaco della tecnologia?”
Kyoya continuò a smanettare tranquillamente con la sua calcolatrice.
Mei prese la suddetta calcolatrice e le fece seguire i giocatori del club di football.
“Ehi, signorina, cosa…?” provò ad intromettersi Kuze, prima di essere incendiato da un’occhiata assassina di Mei.
Lo sguardo gelido di Kyoya avrebbe ghiacciato un iceberg.  “Ora valla a riprendere” le intimò il maniaco della tecnologia.
“Col cavolo!” Le fiamme degli occhi di Mei sfavillavano come non mai. “Ora ascoltami bene: uno! Non osate mai più lasciarmi indietro! Due! Venendo qui ho visto alcuni elicotteri della polizia: dobbiamo andarcene immediatamente! Tre!...”
“Tre: ora tu vai a riprendere la mia calcolatrice subito.”
Qualcosa nell’inflessione di quella voce ebbe il potere di raffreddare i bollenti spiriti di Mei.
La ragazza bofonchiò qualcosa.
“Per quanto riguarda i punti uno e due: sarai accontentata, nei limiti del possibile.”
Mei uscì a cercare la calcolatrice.
“Kyo! Qui c’è un telefono, guarda!” Kyoya si girò, in tempo per vedere il sorriso angelico di Honey e il telefono anni venti appeso al bancone.
“Non c’è nulla di meglio? Dov’è la vecchia donna che stava al bancone?” domandò il moro.
“Quale vecchia signora?” chiese Honey, stringendo a sé Coniglietto.
Ma Kyoya non ebbe tempo di indagare oltre: “Gli sbirri!!!” Mei entrò di corsa, seguita  da Mori con il fagotto di Renge ancora sulle spalle, da Kuze e dagli altri, e gettata sul bancone la calcolatrice, iniziò ad accumulare gli scaffali del negozio davanti alla porta. “Sono qui! E hanno i cani! Io odio i cani!!!”
“Mei: calmati...”
“Come faccio a calmarmi, brutta specie di…!!!”
“Kuze, tu e i tuoi potete essere utili, una volta tanto…”
“Kyoya io ti…” Kuze fu trattenuto dai compagni.
“Mori: molla Renge e occupati della difesa…”
Mori lasciò cadere Renge (“Ahia!!!”) e iniziò a preparare la sua katana.
“Honey:…”
“Si, Kyo?”
“…non fare nulla di irreparabile…”
 
 
Eccomi di nuovo! Scusate l’assenza, ma i mesi sono volati… Ad ogni modo, qst è il risultato delle mie meditazioni…spero che non sia venuto troppo male! Grazie a chi a letto, ha chi ha seguito, ha chi ha messo qst storia tra i preferiti e sopratt a chi ha aspettato!!!^^
  

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Capitolo 6
*** 6-i due club ***


In pochi minuti le forze speciali della polizia di Tokyo (in trasferta) avevano circondato l’edificio all’apparenza innocuo, in realtà covo di pericolosi sovversivi…il più pericoloso dei quali al momento stava tranquillamente mangiando caramelle alla fragola, mentre Kyoya provvedeva ad impostare uno schema tattico per l’offensiva.
“Ehi, un momento! Per quale motivo la mia squadra dovrebbe venire invischiata nei tuoi piani, Kyoya?” Biascicò Kuze addentando un’arancia. “Non intendo restare coinvolto nei tuoi sporchi crimini: affronta la giustizia, come si conviene ad un uomo d’onore!!”
“Tralasciando le tue battute medievali, ti renderò chiara la questione: la tua presenza in questa stanza ti rende un mio complice. Anche se negassi, ci vorrebbero almeno ventiquattro ore per verificare il tuo alibi, e in quel caso provvederò personalmente ad addossarti l’organizzazione di questa operazione…” Kyoya lo trafisse con lo sguardo gelido dei suoi occhiali. Qualcosa dietro quelle lenti costrinse Kuze ad ingoiare intera l’arancia e a cedere le redini della situazione.
Appena in tempo: le urla delle forze scelte del Giappone indicavano che l’assalto era cominciato.
“Sapete tutti cosa fare…” disse Kyoya.
 
In seguito, i pochi sopravvissuti del corpo speciale ancora in grado di parlare descrissero la sortita del gruppo sovversivo :“assolutamente inarrestabile”, “centinaia di truppe alte due metri”, “mai visto nessuno usare la katana a quel modo”, “si sono aperti un  varco a testate, uno di loro lanciava saette dagli occhiali” “guidati da una pazza che urlava assurdità su cavalli e hobbit”.
 
 
Il campo di cocomeri di Kasanoda era protetto da una ventina di tiratori professionisti, una cinquantina di esperti in arti marziali e alcuni fra i più feroci scherani della casata Kasanoda nascosti nei punti strategici per meglio vigilare le tenere piantine del loro giovane futuro capo.
Uno di questi alzò gli occhi dall’irrigatore per piantarli nelle pupille di Hikaru, il quale ritenne di dover sottolineare la profooonda amicizia che lo legava a Kasanoda  mettendogli u braccio attorno alle spalle.
Kaoru fece altrettanto.
“Belle piante, Casanova…”
“Adesso capisco perché quelle tre volevano a tutti i costi sapere..” continuò Hikaru.
Kasanoda, che stava declamando i pregi e i difetti del sistema di irrigazione a gocce diffuse, si bloccò in mezzo ad una frase.
“Chi? Sapere cosa?” balbettò, mentre svariate tragiche prospettive si delineavano davanti ai suoi occhi.
“Oh, sai com’è…quelle tre volevano a tutti i costi sapere dove si trovasse un campo di cocomeri, ed erano convinte che noi sapessimo…noi che per caso passavamo di qui…” buttò lì Kaoru.
“Parlavano di ruspe, di progetti edilizi ad alto guadagno e di altre cose così…” rincarò la dose Hikaru.
“Ru-ruspe???”
“Naturalmente…non potevano certo riferirsi a questo posto, vero?” conclusero in coro i gemelli, con una commovente, finta aria affranta.
“Tutte queste piantine, così sensibili ai raggi del sole…”
“E tutte quelle tonnellate di cemento proveniente da…”
Non fu necessario continuare oltre.
Kasanoda si issò con un salto sulla baracca degli attrezzi agricoli.
“Uomini!”
Una cinquantina di teste si girò verso di lui.
“E donne..” aggiunse.
Altre teste si girarono.
“E’ in atto un complotto per distruggere i nostri cocomeri, per sradicare le piantine che abbiamo coltivato e custodito con tanta fatica…”
Il centinaio di persone e sicari, fedelissimi al giovane padrone, avevano le lacrime agli occhi.
“Dobbiamo quindi aumentare le misure di sicurezza e…”
“Non possiamo permettere uno scempio simile!!!” Hikaru si intromise di forza.
Cento paia di sguardi a lama di coltello lo trafissero.
“…E se arrivassero con le ruspe? rischiereste di  perdere almeno qualche piantina, prima di riuscire a smontare il macchinario…” intervenne Kaoru per dare manforte al fratello.
Kasanoda  a sentir questo si riscosse.
“Giusto! Metà di voi con me! Attaccheremo prima di essere colpiti! Andiamo!”
E una folla urlante armata di pugnali, katane, bastoni, e altro,  alla testa di Kasanoda si lanciò nella foresta, accompagnata dai  gemelli, trascinati dalla corrente.
 
 
Ai confini degli alberi, stesi in un fossato che li nascondeva agli occhi degli elicotteri, Kyoya e i suoi stavano riprendendo fiato.
“Oh, cavalieri della terra di Roan dai nobili destrieri, grazie di essere accorsi in nostro aiuto, o prodi guerrieri vanto delle vostre pianure erbose…” Renge aveva trovato il modo di slegarsi, ma tutti erano troppo stanchi per rimetterle il bavaglio.
“Kyo, dici davvero che gli abbiamo seminati? Coniglietto è tanto stanco…” Honey si era accasciato a terra.
“Non ci saranno altri scontri, per ora…” boccheggiò Mei, “ impiegheranno ore per riorganizzarsi e per trovarci”.
“Ne siete sicuri?”
Da un cespuglio una musica vivace colpì i timpani dei presenti.
“Questo suono…”mormorò Mori.
Da un albero scese una pioggia di fiocchi di neve rosa e argento.
“Questa pioggia…” ricordò Honey.
Da un tronco tre ragazze vestite con sgargianti costumi dai colori improbabili saltarono fino a raggiungere con una piroetta acrobatica il gruppetto distrutto dalla stanchezza.
“Lo-be-liaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!” strillarono in coro.
“Che costumi pacchiani” commentò Mei con aria sprezzante.
Kyoya si portò una mano alla fronte: “Pure voi?”
“Sappiate che non abbiamo intenzione di arrenderci fino a quando non ci consegnerete Haruhi Fujiyoka!” dichiarò spavaldamente Lady RosaRossa.
“E per essere sicure che ci darete ciò che chiediamo, abbiamo chiamato alcuni rinforzi” li informò maligna Lady Mughetto.
Un nuovo corpo di polizia (FBI, questa volta) spuntò alle loro spalle, i fucili pronti al fuoco.
“Non ho paura di voi…” ansimò Kuze, rialzandosi in piedi con uno sforzo eroico, imitato da tutta la sua squadra.
“Sciocchi, siete in minoranza, non riuscirete mai a battere tutti noi…”li derise Lady Margherita, “Nemmeno un miracolo potrà…”
“Eccole! Sono loro.”
La voce di Kaoru risuonò forte e chiara sopra a tutte le altre.
Una valanga umana si precipitò sugli agenti dell’FBI prima che questi riuscissero a premere il grilletto dei loro fucili a sonnifero. Kasanoda puntò sulle tre Lady con occhi di fuoco: “Non avrete mai il mio campo!!!” urlò sguainando una katana.
Le tre cercarono di salvare la situazione: Lady RosaRossa saltò ed atterrò dietro Mei, prendendola in ostaggio: “Lasciateci andare altrimenti…”
“Non fermatevi, non vi preoccupate per l’ostaggio” disse Kyoya ad alcuni sicari.
“COSA???NON VI PREOCCUPATE????” L’ira di Mei crebbe in maniera esponenziale. Per trattenere la ragazza Lady RosaRossa le strinse maggiormente il braccio, strappandole inavvertitamente la manica.
Il tempo si fermò.
“Tu….” Mei si voltò lentamente. “Hai idea di quanto io abbia impiegato a cucire questo vestito, specie di pavone travestito?” ringhiò biecamente.
Lady Mughetto e Lady Margherita intervennero per salvare la loro compagna: “Ferma, non osare toccare…”
Ma la furia di Mei si scaricò sulle tre malcapitate in tutta la sua piena forza “ADESSO TI FARO’ SENTIRE LA POTENZA DI UNA SARTA AUTODIDATTA!!!!!” E roteando il ramo di un albero si scagliò contro di loro.
 
Mentre la battaglia infuriava attorno a loro, Honey, Mori e Kyoya si guardarono tra loro: una frase delle tre svitate aveva ricordato loro una cosa importante….Dove cavolo erano finiti Tamaki ed Haruhi???
 
 
 
“Haruhiiii!!! Guarda qui! Ho trovato delle strane radici!”
“Sono patate, sempai, questo è un campo di patate…”
“E guarda, Nekozawa ha pescato del pesce con la forza della magia occulta!”
“Ho usato un amo della  bambola voodoo e uno dei miei incantesimi per tutti i giorni…”
“…potremmo cucinarli tutti assieme! Uno stufato di patate e pesce! Potrebbe essere un nuovo piatto, inventato da me…”
“Sempai, non si possono cucinare assieme il pesce e le patate…prima bisogna pelare le patate e squamare il pesce…”
“Ma perché cuocere il pesce? Annusalo….è così fresco…Mangialo crudo!!!” 

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