There's something fucking wrong, there.

di Sophie_moore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Searching for a drummer ***
Capitolo 2: *** The Proof ***
Capitolo 3: *** Airing Again ***
Capitolo 4: *** Wine and Explanations ***



Capitolo 1
*** Searching for a drummer ***


There’s something fucking wrong, there.

 
<< Ragazzi, buongiorno!! >>  Jade entrò nella sala prove, ovvero il garage di casa sua, mentre suo fratello ed il suo gruppo stavano finendo un pezzo.
<< J, credo ti ucciderò se entri ancora una volta qui dentro senza bussare. >> brontolò suo fratello Duncan, poggiando le bacchette sul rullante e prendendo la bottiglietta d’acqua lasciata di fianco alla grancassa. Ne bevve un sorso, lentamente, mentre gli altri componenti rimanevano in un silenzio di tomba. Come in una sorta di cena di nobili nel Medioevo, appena Duncan ebbe finito di bere dalla bottiglietta, cominciarono a farlo anche gli altri, riprendendo un mormorio di sottofondo.
Jade ridacchiò e scosse a testa, posando la borsa della spesa su un tavolino in mogano chiaro. << Se avessi bussato non ti avrei sentito, con tutto il rumore che fai. >> gli rispose lei. Prese l’elastico dal polso e si fece una coda alta, i capelli rossi che svolazzavano senza un senso logico.
Duncan si alzò in piedi, mostrandosi a torso nudo, raggiunse sua sorella e la fissò un momento, cercando di notare qualcosa di diverso nel suo viso. Perché c’era qualcosa di diverso di sicuro, lo capiva. Poi, lo sguardo cristallino passò ai capelli fiammeggianti legati stretti e rimase a bocca aperta. << HAI TINTO I CAPELLI! >> berciò, indicandoli convulsamente con l’indice.
Jade alzò il viso e gli fece un sorriso. << Sono almeno due giorni che ho i capelli rossi, ben svegliato fratellone!! >> lo prese in giro, dandogli una pacca sul petto  col dorso della mano. << Spostati… puzzi come un animale, lo sai?? >> gli fece notare, mentre svuotava la borsa della spesa sul tavolino. Lasciò i sei tramezzini lì e rimise poi le altre cose dentro, prendendo la borsa in mano.
<< Io faccio qualcosa nella vita. >> le fece notare. Guardò l’orologio nero che portava al polso e  imprecò,  facendo zittire i suoi amici.
<< Che succede? >> chiese la sorella minore, inarcando un sopracciglio confusa.
<< Ragazzi, le prove sono finite. >> dettò. In poco tempo, tutti i ragazzi si presero il loro tramezzino ed uscirono dal garage con tutta la loro roba, dando un bacio sulla guancia a Jade per ringraziarla. << Ho scuola di ballo. >> le disse all’orecchio Duncan. Andò alla batteria, prese la maglietta che aveva tolto prima per essere più comodo, e se la rimise addosso, per poi passarsi una mano tra i capelli.
<< Oh, giusto. >> annuì seria la ragazza, trattenendo a stento una risata. Vedere suo fratello ‘rockeggiare’ con i suoi amici e poi sentirlo mormorare imbarazzato ‘devo andare a ballare’, faceva impressione tutte le volte che lo sentiva. Ovviamente faceva hip-hop, un ballo da veri uomini come diceva lui tutte le volte.
<< Sai cosa fare, vero? >> Duncan sorrise e le stampò un bacio sulla fronte, mentre afferrava di sfuggita un borsone verde scuro vicino alla porta del garage. << A sta sera! >> aprì la porta ed uscì, lasciando Jade lì, da sola a guardarsi intorno.
La ragazza sospirò, tenendo stretta tra le mani la borsa della spesa, ed uscì anche lei dal garage, chiudendo poi la porta a chiave. Percorse il piccolo vialetto fino a casa ed entrò, posando la borsa sul tavolone della cucina. Da quando i loro genitori si erano separati, loro due erano andati a vivere da soli nella vecchia casa del padre, che aveva acconsentito subito volendo portare i figli dalla sua parte. Jade doveva compiere venticinque anni, mentre suo fratello, che ne dimostrava almeno dieci di meno, ne stava per compiere ventotto. Lui e Jade erano sempre stati legati, ma quando i genitori avevano cominciato ad avere problemi, il loro rapporto si era rafforzato, fino alla decisione di uscire da quella casa per sempre.
Squillò il telefono di Duncan (se l’era dimenticato a casa. Un’altra volta) e lei corse a rispondere, inciampandosi nel comodino di fianco alla porta d’ingresso, dove stava appoggiato il telefono. << Merda… >> brontolò, mentre prendeva il telefono in mano. Schiacciò il pulsante verde e fece partire la chiamata, appena si fu calmata. << Pronto? >>
 
°°°
 
<< Ragazzi… cos’abbiamo intenzione di fare? >> chiese Brian, stravaccandosi sulla sedia davanti al tavolo. Prese la birra e ne bevve un po’, guardando poi fisso l’etichetta. Non era decisamente una delle migliori, ma poco gli importava, avevano un problema ben più grande della marca delle birre.
<< Non lo so, non lo so!! >> brontolò Matthew, accasciandosi senza forze sul divano.
<< Mike ha detto che non può. >> ricordò Zachary, percorrendo con larghe falcate la stanza bianca, passando lo sguardo su ognuno dei componenti della squadra. Brian osservava la birra come un ebete, Matthew si massaggiava le tempie e Johnatan pizzicava le corde del suo basso senza proferire parola. << Sì ma non posso ragionare solo io! >>
<< Stiamo pensando Zacky, calmati… stiamo pensando anche noi. >> la voce tranquilla di Johnatan tagliò l’aria tesa nella stanza. << Non conosciamo qualcuno? >> chiese poi a Matthew e Brian.
I due si guardarono e cominciarono a scorrere la rubrica dei loro cellulari, alla ricerca di qualche nome che li riportasse indietro nel tempo, per ricordare qualcuno che fosse all’altezza. Alla sua altezza.
<< No. Niente. >> Matthew strinse convulsamente il cellulare tra le mani, sperando di romperlo per la rabbia. Non potevano pensare di trovare qualcun altro come Jimmy, non potevano neanche immaginarlo. Lui era uno di loro, uno della famiglia.. non potevano sostituirlo. Ma era anche vero che i fan avevano il diritto di ascoltarli suonare, quindi qualcuno doveva esserci. << Imparo a suonare la batteria. >> decise sul momento, riflettendo ad alta voce.
I tre ragazzi si voltarono verso di lui e spalancarono gli occhi.
<< Stai scherzando. >> decise Johnatan.
<< No, pensateci.. io non voglio far entrare nessuno fino a che non avremo superato… tutto. >> rispose, enfatizzando quel tutto. Si mise a sedere composto e si passò le mani nei capelli. << Io non sono pronto. >> decretò alla fine, infilandosi gli occhiali da sole per non far leggere ai suoi amici il dolore celato nei suoi occhi.
<< Non entrerà nessuno, Matt.. sai benissimo che ci serve un batterista professionista. >> cercò di portarlo sulla terra Zachary.
<< Io forse posso contattarne uno.. >> proruppe Brian, timidamente. Gli occhi degli altri saettarono su di lui e questo fece un piccolo sorriso. << Era uno dei miei compagni di scuola, al liceo.. allora suonava piuttosto bene, non so più ora se suoni ancora. >> spiegò, riportando alla memoria quel ragazzo un po’ introverso che batteva furiosamente sul rullante della batteria dell’auditorium.
<< Chiamalo, fagli fare un’audizione. >> lo spronò subito Zachary, lasciandosi scappare un largo sorriso.
Brian annuì e premette il pulsante con la cornetta verde.
Pronto?
Brian spalancò gli occhi e mise la mano sul microfono del cellulare, sconvolto.<< È una donna!! >> sussurrò agli altri, che scossero la testa e tornarono seduti dov’erano prima.
C’è qualcuno?” chiese di nuovo la voce femminile dall’altra parte.
“Ehm.. Duncan?” provò, sperando in una risposta diversa da ‘non sono più Duncan, ora mi chiamo Angelina’.
Oh! No, mio fratello non è a casa, ha lasciato il cellulare a casa… posso dargli un messaggio se vuoi!
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e rimise la mano sul microfono. << È la sorella. >> rese partecipi i suoi amici, nei quali si accese di nuovo un barlume di speranza.
“Sì, grazie.. mi faresti un favore! Puoi riferirgli appena torna che lo ha chiamato Brian, del liceo?”
Sì certo! Spero torni presto, deve lavare i piatti. Glielo farò sapere, devo dirgli altro?
“No.. un’informazione, suona ancora?”
Certo. Non smette un attimo. Il garage tutti i giorni sembra un concerto heavy-metal. Non che mi dispiaccia ma sono io che pulisco poi.” La ragazza fece un sospiro e si tranquillizzò. “Posso sapere a cosa ti serve?
“Ecco… diciamo che è un candidato per entrare nel mio gruppo, ma deve fare una specie di audizione..”
Ohhhhhhhhhhhh. Ho capito. Riferirò! Altro?
“No, grazie.. a presto!” chiuse la chiamata e sorrise. << Suona, e la cosa più importante è che non è diventato una donna!! >> disse, facendo ridere i ragazzi.   

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Capitolo 2
*** The Proof ***


Capitolo 2.
Jade posò nuovamente il cellulare sul comodino, mentre si guardava intorno alla ricerca di qualcosa da fare. Qualcosa di non impegnativo e che non comprendesse la cucina, già al bar dove lavorava si dava alla pazza gioia nel creare panini nuovi. Oddio, pazza gioia, rettificò mentalmente, diciamo che è l’unico divertimento. In compenso, Alex, il proprietario, la pagava almeno il doppio degli altri ragazzi perché era innamorato di lei, e questo, benché influenzasse la sua voglia di andare al lavoro e sorbirsi i suoi flirts, faceva decisamente salire il suo conto in banca, che era decisamente la cosa migliore in tutto quello.
Scosse la testa e si mosse dall’entrata di casa, trascinando i piedi verso il soggiorno. Si appoggiò allo stipite della porta, osservando quel colore così bello e così calmo come il mare di notte. Aveva deciso lei di dipingere il soggiorno di blu e azzurro, come del resto aveva deciso lei su tutto l’arredamento della casa, perché erano i suoi colori preferiti in assoluto. Se chiudeva gli occhi sentiva quasi la calma del mare espandersi per tutto il suo corpo. In realtà, lei non era una persona calma, per niente. Ricordava tutte le note che prendeva al liceo, tutte quelle chiamate a casa ai genitori dai professori.. probabilmente era stata più tempo in Presidenza che nella sua classe. La verità era che non le piaceva la tranquillità, era una ragazza impulsiva e faceva esattamente quello che voleva, pagando le conseguenze a sue spese. Ma poi, era identica a suo fratello, fatto allo stesso modo.
Ridacchiò, lasciando che una valanga di ricordi la investisse. Ricordava il periodo in cui lei e Duncan erano andati a scuola insieme, che le bidelle li adoravano anche se poi dovevano rimediare ai loro pasticci, che il Preside ad un certo punto aveva deciso di fare tutto quello che volevano per far sì che non facessero più danni. Una volta Jade era riuscita ad intrufolarsi in segreteria, grazie a Duncan che flirtava con la segretaria (tutti avevano una cotta per Duncan, al liceo), e aveva messo un cd nella radio di fianco al microfono, in modo che dall’altoparlante risuonasse chiaramente tutto il cd ReLoad dei Metallica. Tutta la scuola sapeva che era un’idea dei fratelli Horsley, per quello erano considerati come dei “boss”. Le ragazze facevano attenzione a passare di fianco a Jade, mentre i ragazzi cercavano di essere il più possibile amici di Duncan.
Non che loro due fossero dei bulli, ma con le loro idee si erano guadagnati il rispetto di tutta la scuola.
Jade si riscosse. Lanciò un’occhiata all’orologio bianco da parete appeso in soggiorno e si batté una mano sulla fronte, ricordandosi che doveva, purtroppo, cominciare a preparare la cena, altrimenti Duncan sarebbe arrivato e si sarebbe lamentato, facendole passare una serata infernale. A volte, lei pensava che doveva scappare via e lasciare Duncan da solo a badare a se stesso, ma poi pensava a lei nel deserto più totale e si faceva prendere dal panico. Senza suo fratello era sempre stata persa, senza un posto dove rifugiarsi o dove piangere o dove ridere o scherzare. Duncan era il suo tutto, quindi accantonava quell’idea bizzarra di scappare e si metteva a lavorare per suo fratello. Dopotutto, aveva quell’assurda paura che lui potesse abbandonarla per trovarsi una sorella migliore. Per quanto lui, sapendo di questo terrore che aveva da quando aveva cominciato il liceo, le avesse ripetuto che era impossibile che lui si trovasse un’altra sorella, Jade continuava a non essere per niente tranquilla.
Cominciò a preparare la cena, che prevedeva una specie di pasticcio con tutto quello che avevano avanzato durante la settimana. Le otto si avvicinavano sempre più in fretta, e lei mise in forno il pasticcio appena suo fratello fece scattare la serratura della porta di casa.
<< Sono a casa!! >> urlò, lanciando il borsone della scuola sul pavimento. Si svestì nell’entrata e arrivò alla cucina solo in maglietta a maniche corte.
Jade lo guardò storto, corse in salotto e prese una coperta, per mettergliela poi sulle spalle. << Voglio che stai bene, l’anno scorso sei stato malato e mi hai fatta impazzire. >> spiegò, prima che lui potesse fare qualsiasi domanda.
Il ragazzo rise e si strinse nella coperta, guardandosi intorno. << Non è pronto? >> chiese, aspettandosi di trovare i piatti in tavola con la cena servita bollente.
<< Ho appena messo in forno la cena, stai rilassato. Non mi dimentico di te. >> lo prese in giro lei, pizzicandogli la guancia con indice e pollice. Sapeva che lui lo odiava.. per quello l’aveva fatto. << Dai, fatti una doccia e poi vieni che sarà pronto di sicuro. >> disse poi, sorridendo.
Duncan scrollò le spalle, si tolse la coperta dalle spalle, mettendola sulla testa della sorella minore, e poi salutò, andando al piano di sopra per farsi una doccia veloce.
 
Quando lui scese, la tavola era come se l’era immaginata: con i piatti fumanti, la birra vicino al bicchiere, tovaglia pulita e tovaglioli dai colori sgargianti. Si sedette al suo posto e augurò un buon appetito veloce, addentando il pasticcio di avanzi affamato.
<< Da quant’è che non mangi? >> chiese Jade, fingendosi schifata.
<< Spiritosa, oggi ho sudato un sacco. >> rispose Duncan a bocca piena, cosa che fece davvero inorridire la sorella.
<< Ti odio. Comunque, oggi ti hanno chiamato al cellulare. >>
Lui si batté una mano sulla fronte, come per dirsi che si era ricordato qualcosa. << Ecco dov’era. >>
<< Sì infatti… dunque, ha chiamato Brian, del liceo.. vuole che tu entri nel suo gruppo dopo aver fatto un’audizione. >> spiegò brevemente la ragazza, piluccando pezzi piccoli di pasticcio.
<< Brian del liceo… dopo cena lo chiamo. >> decise il ragazzo, mettendo a fuoco l’immagine di un ragazzo mingherlino dai capelli neri.
<< Chi era? >> chiese Jade, incuriosita.
<< Un vecchio amico… eravamo nel club di musica insieme.. non lo ricordo molto bene, però ricordo che era un bravo chitarrista. >> raccontò Duncan, annuendo seriamente. Sì, quella era, in realtà, la cosa che ricordava di più di Brian, cioè che fosse un mostro con la chitarra. Si erano trovati spesso, al club, a suonare insieme, e progettavano anche di creare una band, ma poi Brian aveva trovato qualcun altro e il progetto non era più andato in porto.
Finì di mangiare ed afferrò il cellulare, chiamando il numero nel registro delle chiamate. “Brian?” chiese, appena una persona rispose dall’altra parte.
Sì, ciao Duncan! Devo chiederti un favore.. il nostro batterista è.. come dire.. va beh il punto è che ci servi tu per incidere un disco.
“Addirittura un disco? Sei diventato famoso?” lo prese in giro, ridacchiando.
Beh ecco… diciamo che sono famoso con un altro nome!
“E sarebbe..?”
Synyster Gates.
Duncan spalancò gli occhi e la bocca e per qualche minuto non osò proferire parola. “Che… cosa?” chiese, per avere la conferma che Brian, sì quello piccolo e magro, con gli occhiali, fosse diventato quella specie di mostro tecnico degli Avenged Sevenfold.
Eh sì… sono proprio io!” Duncan lo sentì ridacchiare, così si ricompose un attimo. Cavolo, questa non se l’aspettava proprio.
“Oh.. ecco.. complimenti allora, sei migliorato tanto!”
Jade guardava il fratello col sopracciglio inarcato. Che diavolo stava dicendo? Prima lo prendeva in giro e poi sbiancava? Che aveva fatto, l’aveva minacciato? Non riusciva a capire.
Grazie.. allora, che ne dici di venire a Huntington Beach e ricordarmi un po’ come suoni?
“Sì, certo! Ah, io abito ancora ad Huntington Beach.. dimmi solo dove siete e io arrivo!”
Jade si appoggiò coi gomiti al tavolo e osservò il fratello affrettarsi per cercare un foglio ed una penna. C’era qualcosa di diverso negli occhi chiari di suo fratello, e non era una cosa brutta. Anzi, era così bello vederlo sognare di nuovo, perché sì, stava sognando di nuovo.
 
*
<< Io e te faremo grandi cose. >> annunciò Duncan, appena compiuti i sedici anni della sorella.
<< Non credo proprio! >> rispose solenne la ragazza, lanciandogli un’occhiataccia.
Duncan le diede una botta in testa che la fece lamentare, e afferrò la bottiglia di spumante dalla dispensa alcolica di casa.
<< Sei pazzo, papà ti ucciderà!! >> sbiancò la ragazza, cercando di prendergli la bottiglia e rimetterla a posto, ma lui era decisamente più alto e più robusto, non avrebbe potuto nulla contro di lui.
Duncan sorrise e le mise le mani sulle spalle. << Ho un regalo per te. >> le disse e fece l’occhiolino.
<< Questo non c’entra con lo spumante, mettilo a posto! >>
<< Oh sì che c’entra. Noi stiamo festeggiando al nostro futuro successo, diventeremo famosi e tutti vorranno sapere la nostra storia. >> posò la bottiglia sul tavolo e le si mise dietro, facendo il segno dell’orizzonte con la mano. << Immagina, migliaia di persone che aspettano e pagano per vederci, sentirci cantare e suonare.. solo per noi! E i giornalisti, scriveranno tutto su di noi… e vorranno sapere come mai siamo andati via di casa. >>
Jade rimase confusa. << Ma noi non siamo andati via di casa. >> brontolò, cercando di capire dove voleva arrivare lui.
<< Oh sì.. >> la voltò e tirò fuori dalla tasca un mazzetto di chiavi. << Buon Compleanno, piccola star! >> le disse, facendole capire al volo tutto quanto.
*
 
<< J? >> la chiamò Duncan, sventolandole la mano davanti al viso.
Lei si riscosse e sorrise, lanciando un piccolo sguardo al suo regalo di compleanno. << Dimmi! >> posò lo sguardo su suo fratello e lo vide che quasi si tratteneva dal saltellare in modo idiota. << D? >>
<< Oh, tu non.. non hai idea!! >> infatti cominciò a saltellare e prese le mani di sua sorella, portandola a volteggiare in salotto. << Brian Haner, il ragazzo della telefonata non è altro che Synyster Gates degli Avenged Sevenfold.. >>
<< Ommioddio. >> sussurrò solamente lei, sconvolta almeno quanto lo era lui.
<< Esatto!! E domani, amore mio, andiamo a fare il provino per entrare a far parte del gruppo! >>
<< Ommioddio. >> ripeté, incapace di formulare un altro pensiero coerente. Non era possibile. Era un sogno.
 
°°°
 
Il pomeriggio dopo, sia Jade che Duncan si trovarono nel posto che aveva detto Brian. Nessuno dei due aveva dormito, ma questo non importava minimamente.
Entrarono nell’enorme edificio bianco e si trovarono investiti da persone che correvano, facevano fotocopie, portavano caffè, parlavano al telefono. L’impressione di Jade fu una New York dentro New York. Una matrioska.
Fermarono una ragazza con un cartoncino che correva disperata, chiesero degli Avenged Sevenfold e questa indicò loro il piano di sopra, mentre ricominciava la sua corsa furiosa verso un punto indeterminato.
I fratelli si guardarono e si presero per mano, percorrendo quella marea di gente e salendo i gradini cautamente, come se potessero scomparire e lasciarli scivolare in un incubo dove quelle persone di prima volevano ucciderli con asce e spade.
Appena arrivarono al piano superiore, ci fu calma. Era tutto più ordinato, porte nere erano semi aperte sulle pareti bianche del corridoio. D’improvviso una si aprì e comparve lui.
<< Duncan! Quanto tempo! >> si avvicinò e abbracciò Duncan, che sembrò aver perso tutto il suo terrore di prima. Ora sì che era di nuovo Duncan Horsley.
<< Ehi bello.. ti sei messo in riga, vedo. >> rise Duncan, riferendosi alla postura di Brian. Al liceo era piccolo e magro, ora era alto e decisamente ben mezzo.
<< Già, ne sono passati di anni eh? >> chiese Brian, passando poi lo sguardo su Jade. << Piacere, io sono.. >>
<< Lo so chi sei. >> lo interruppe subito, sorridendo dolcemente. << Jade. Sono sua sorella. >> si presentò lei, porgendogli la mano per stringerla.
Lui rimase immobile, ma poi gliela strinse e sorrise. << Allora, Duncan. Non devi far altro che suonare. >> gli disse, mettendogli un braccio attorno alle spalle e facendogli attraversare la porta della stanza dalla quale era uscito. All’interno c’erano i restanti tre componenti degli Avenged Sevenfold, che aspettavano l’entrata di Duncan.
Appena questo entrò, lo guardarono tutti, fissandolo come per cercare dei segni che dicessero se fosse bravo a suonare o no. Non ne erano convinti, ma si fidavano di Brian.
Matt si alzò in piedi e si presentò al ragazzo, come alla ragazza, che fece lo stesso identico sorriso di prima. Poi, portò Duncan aldilà del vetro, dove avevano sistemato una batteria per fargli quella specie di provino.
Erano pronti a cominciare, Duncan con la bottiglietta d’acqua vicino alla gran cassa, i quattro ragazzi seduti sui divanetti con delle cuffie e Jade appoggiata al vetro, quando Duncan si alzò ed uscì dalla stanza. << Posso chiedere una cosa? >> chiese, facendo l’occhiolino a Jade.
<< Certo! >> Brian saltò in piedi, ansioso. Forse aveva più ansia lui che Duncan, sentiva il bisogno impellente di una sigaretta.
<< Può venire Jade di là con me? >> chiese infine.
Jade spalancò gli occhi e lo guardò sconvolta. << Che ci devo venire a fare scusa??? >>
<< Va benissimo, basta che ci fai sentire qualcosa. >> annuì brevemente Zacky, ricevendo il consenso di Johnny e Matt. Allora Brian fece segno di sì e Duncan trascinò la sorella dietro al vetro, mettendole delle cuffie sulla testa.
<< Ma ti sei rincretinito?? >> borbottò la ragazza, togliendosi un attimo le cuffie. << A che ti servo io?? >>
<< Lo sai che suono bene solo quando tu sei con me. >> disse semplicemente. Poi le sorrise e le stampò un bacio sulla fronte. << Guardali. Quando ti capiterà di farti ascoltare da un gruppo così famoso? Fidati di me. >> si staccò e le fece il sorriso, quello che le faceva sempre per toglierle qualsiasi dubbio.
Jade abbassò le spalle, sbuffando, poi annuì e lo guardò eloquentemente.
<< Dear X, mi pare ovvio. >> le fece l’occhiolino e tornò alla batteria. Si infilò delle cuffie e, dopo aver battuto il tempo con le bacchette, partì a suonare. Non era la versione originale, lui l’aveva riarrangiata in modo che potessero farla solo loro due, insieme.
 
Dear pain oh, it's been a long time
Remember when you were holding me tight
I would stay awake with you all night
Dear shame, I was safe in your arms
You were there when it all fell apart
I would get so lost in your beautiful lies
I let you go
But you're still chasing

 
Jade cominciò a cantare appena suo fratello batté il primo colpo sulla batteria. Quella era la loro canzone, da quando l’avevano sentita erano tornati dei bambini che volevano farla diventare loro. L’avevano riadattata, in modo che non ci fosse il bisogno di far intervenire chitarre o altri strumenti. Bastavano solo le corde vocali di Jade e la batteria ed energia di Duncan. Null’altro.
Go ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
I'm not yours anymore
Oh, you don't own me

 
Il fatto che quei quattro ragazzi li stessero fissando, attenti ad ogni loro movimento, non li spaventava affatto. Erano due Horsley, avevano sempre fatto quello che volevano come volevano loro, e se non fosse andato bene agli Avenged Sevenfold non sarebbero di certo morti.
 
Dear hate, I know you're not far
You would wait at the door of my heart
I was amazed at the passion in your cries
Dear anger, you made me so high
You were faithful to show up on time
Such a flame that was burning in your eyes
I let you go
But you're still chasing

 
Brian andava avanti e indietro per la stanza, cuffie permettendo, sperando che il suo vecchio amico facesse buona impressione anche sui suoi amici. Sapeva quanto si stava impegnando, anche se a scuola Duncan non era un granché parlando di voti, nel club di musica metteva tutto se stesso. E doveva ammettere che era migliorato parecchio.
 
Matt ascoltava. Lanciò uno sguardo a Johnny, che stava battendo il tempo sul ginocchio con un sorriso, e a Zacky, che stava ad occhi chiusi.
Lui invece guardava attentamente Jade. Non avrebbe mai immaginato che una ragazzina così piccola e magra avesse una tale potenza nella voce, e soprattutto che cantasse una canzone maschile. Conosceva Dear X, sapeva che era cantata da un uomo, ma lei non aveva problemi nel farla.
 
Go ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me

 
La ragazza aprì gli occhi e li incatenò in quelli di Matt, per dimostrargli qualcosa. “Mi senti?” sembrava volergli chiedere. Muoveva a malapena il piede a terra, mentre stringeva convulsamente le cuffie tra le mani, sentendo forte e chiara la batteria di suo fratello. Anche lui si stava impegnando, lo sentiva.
 
Go ahead
Put a target on my forehead
You can fire
But you've got no bullet
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me

 
Zacky sorrise, per quanto ne avesse voglia. Forse potevano accettarlo, forse potevano ricominciare. Un barlume di speranza si riaccese nel suo cuore, morendo subito dopo. Forse Jimmy non avrebbe voluto tutto questo.
Scosse la testa ed aprì gli occhi, osservando quel ragazzo alla batteria. Jimmy avrebbe voluto che facessero felici i fans e le fans, sicuramente. E di certo sapeva che non sarebbe stato sostituito perché lui era unico.
 
You tempted me to look back
But everything that we had together was a lie

 
Jade continuò imperterrita a cantare, sempre incatenata a Matt. Era quello che vedeva più preso e critico. Ma poi sorrise, appena finì la frase della canzone. Lo avrebbero preso di sicuro, Duncan era una forza della natura.
 
Go ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me

Go ahead
Put a target on my forehead
You can fire
But you've got no bullet
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me

 
Lei finì di cantare, ma Duncan si prese qualche secondo per fare una rullata delle sue, cariche e potenti, in modo da far vedere che sapeva suonare anche senza la sorellina a cantare.
La canzone finì del tutto. Lui si alzò e l’abbracciò, ridendo, ed uscirono da dietro al vetro per raggiungere i ragazzi. Brian era quello più sollevato di tutti.
<< Ci pensiamo un attimo e ti mandiamo a chiamare. >> sorrise loro Johnny, facendo intuire che era andato più che bene.
<< Ok, grazie.. c’è un balcone o un terrazzo? >> chiese Duncan, riprendendo fiato.
<< Certo, prendi le scale antincendio e c’è una terrazza. >> spiegò Zacky, accompagnandoli fuori dalla stanza.
I due fratelli si infilarono le giacche e salirono le scale antincendio, ritrovandosi nella terrazza di cui aveva parlato Zacky.
<< Che vuoi fare? >> berciò subito Jade, lanciandogli un’occhiataccia.
<< Fumare. >> rispose serafico lui, ridacchiando. Prese dalla tasca della giacca un pacchetto di Lucky Strike e ne tirò fuori una, mettendosela subito in bocca.
<< Allora lo faccio anche io. >> la ragazza ne prese una a sua volta e se l’accese grazie all’accendino che aveva rubato al fratello qualche anni prima e che era diventato il suo portafortuna.
<< Com’è andata? >> chiese lui, appena prese la prima boccata di fumo.
<< Alla grande. Ti prenderanno e io non ti vedrò mai più. >> decise la ragazza, prendendolo in giro.
<< Ah. No. >> Duncan finì la sigaretta e si mise a camminare, aspettando che qualcosa succedesse. Qualsiasi cosa.


Sophie says:
grazie mille a chi legge e commenta (e chi legge soltanto)!!! Vi prego di portare pazienza, è da tanto che non scrivo su EFP e, in realtà, questa è la prima storia che scrivo sugli Avenged, quindi se ci sono cose che non vi quadrano (voi che siete sicuramente più fan di me ^^' mea culpa ^^') vi prego di farmelo sapere, così posso aggiustare e mettere a posto! Danke sehr ^^
Un grazie particolare alle ragazze commentatrici:
Amor vincit omnia: grazie mille per i consigli! No, non mi sono assolutamente fatta un'idea sbagliata, mi sembri solo una persona molto attenta xD di certo potrei sfruttarti per qualche consiglio e ottime critiche costruttive per migliorare sempre di più =)  (ps, come vedi, ho già ascoltato un tuo consiglio abbreviando i nomi, cosa decisamente più comoda xD) baci!
Public Enemy: merci!! ahah xD sarò estremamente contenta se seguirai la mia storia e se la recensirai ad ogni capitolo! =p In realtà Jade è un personaggio che mi sono inventata sul momento, un po' me e un po' quello che vorrei essere xD *ricambia hig* non sono affettuosa di solito, ma quando si ricevono abbracci gratis è brutto non ricambaire ^_^ alla prossima <3
BBBlondie: abbiamo già una cosa in comune, l'anormalità.. perciò mi stai già simpatica xD per Jade non posso rivelare nulla... spero leggerai ancora per scoprire ^_^ xoxo
ancora un grazie di cuore!! Siate sincere con me per favore, così posso migliorare xD
scusate per la canzone, ma io adoro mettere le canzoni nelle storie che scrivo.. è una fissa ^_^'
 love you,
Sophie.

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Capitolo 3
*** Airing Again ***


Capitolo 3.

Duncan fissava la porta, ansioso. Non era normale quella cosa, non era normale il fatto che fosse sul tetto della sala prove della sua città, che stesse aspettando il verdetto di una delle band che preferiva di più suonare. Non sapeva molto di loro, sapeva solo a grandi linee come si chiamassero. Certo, gli piacevano alcune loro canzoni, ma non era proprio un fan. Ovviamente non si aspettava minimamente che il piccolo Haner fosse uno dei chitarristi più famosi in quel campo, era stato piacevolmente sorpreso per lui.

Jade stava appoggiata alla ringhiera della terrazza, guardando davanti a sé. Case. Solo ed esclusivamente case per un bel pezzo, voleva andare al mare. Quell’estate non era riuscita a scappare da quella monotonia, ma l’avrebbe fatto. Forse nella prima vacanza sarebbe partita per un posto caldo con Duncan. Sempre se non l’avessero preso, altrimenti sarebbe stato impegnato costantemente. Per un nanosecondo sperò che non lo prendessero. Ma poi quel pensiero orribile le scivolò via dalla mente quando la porta si spalancò ed uscì Brian, il famoso Brian.

<< Sei forte. >> disse solo a Duncan, dandogli una pacca sulla spalla. << Scendi, ti diranno tutto loro. >> gli disse, abbracciandolo. Duncan lanciò uno sguardo alla sorella, che gli fece l’occhiolino, ed entrò di nuovo nell’edificio.

<< Allora? Che avete deciso su mio fratello? >> chiese Jade, facendo un piccolo sorriso.

Brian si appoggiò accanto a lei sulla ringhiera, senza guardarla. << Vogliono provarci di nuovo… dopo Jimmy non credevano potesse esserci qualcun altro come lui.. >> sussurrò l’ultima frase, passandosi una mano tra i capelli. << Comunque è bravo. Davvero molto bravo. >>

Lei allargò il sorriso e saltellò sul posto, battendo le mani contenta. << Lo so, lui è il mio amore! È… un genio! Suona da sempre, e anche se odio mettere a posto il garage, amo sentirlo sfogare.. fa delle cose bellissime! >> cominciò a parlare a macchinetta. L’aveva detto, lei non faceva mai le cose programmate. Se voleva parlare, lo faceva, senza troppi problemi.

Brian si voltò verso di lei e fece un piccolo sorriso. Quella ragazza la ricordava alla perfezione al liceo. Lì era più gracile e coi capelli corti biondi, un po’ più maschiaccia, sempre coi vestiti larghi e le scarpe che si perdevano per il corridoio. << Sì, mi ricordo fosse bravo. >> ridacchiò, voltandosi dall’altra parte, in modo da tenere la schiena appoggiata alla ringhiera. << Da quant’è che fumi? >> le chiese, notando la sigaretta ormai quasi finita tra le dita laccate di nero della ragazza.

<< Oh, questa? >> lei alzò la mano e sorrise. << No, non fumo. Solo quando sono estremamente nervosa o agitata.. o per dare fastidio a Duncan. >> ridacchiò e finì la sigaretta, schiacciandola poi col piede. << Tu invece? >> chiese lei, facendogli un sorriso dolce. Brian era sicuramente una brava persona, altrimenti Duncan non avrebbe insistito così tanto che lei lo accompagnasse.

<< Appena ho tempo, però non sono dipendente. >> rispose lui, tranquillo. << In realtà sto cercando di smettere, ma non essendo una persona tranquilla non riesco. >> confessò poco dopo, facendo una piccola risata.

<< Se vuoi ti do una mano io!! Potrei smettere da un momento all’altro. >> lo prese in giro lei, sentendo crescere dentro di sé una confidenza che non sapeva di poter ottenere con una persona che non conosceva.

Sentì suonare improvvisamente il cellulare e lo afferrò con la mano destra, premendo subito il pulsante verde per accettare la chiamata. “Pronto?” rispose leggermente scocciata.

Jade, dove cavolo sei? Alex sta dando di matto!” annunciò Anja, la sua collega tedesca.

“L’avevo avvertito che non ci sarei stata oggi pomeriggio..” ribadì la rossa, appoggiando il ventre sull’asta fredda della ringhiera. Sentiva benissimo quel freddo invernale, ma in qualche modo le ricordava che era ancora viva, quindi andava bene così.

Allora non so proprio J, dice di volerti venire a prendere a forza!” rise la tedesca. Per quanto fosse in America da pochi anni, sapeva l’inglese anche meglio di Alex, americano da generazioni e generazioni.

“Certo, come no.. passamelo dai.” Jade fece lo schiocco del bacio al microfono del telefono e rise.

Va bene meine Liebe!” Anja staccò la cornetta dall’orecchio e Jade sentì che chiamava a gran voce il proprietario, che borbottava qualcosa riguardo a panini e brioches.

Jade ma che fine hai fatto!?!?!?” urlò, facendo allontanare il cellulare dall’orecchio alla ragazza.

“Alex, ti avevo detto che non sarei venuta oggi pomeriggio.”

Ma pensavo che dopo un po’ saresti arrivata!!” biascicò il giovane uomo, facendo la voce da bambino piccolo.

Jade sospirò pesantemente. “Alex.. non ci sono tutto il giorno, sono impegnata con mio fratello e degli amici…” disse, addolcendo un po’ il tono. Benché lui fosse più grande di lei di almeno una decina d’anni, a volte era lei a dover prendere in mano la situazione perché lui dimostrava dieci, se non cinque anni.

Va bene… ma domani lavori tutto il giorno.” dettò, tornando un uomo di trentacinque anni.

“Eh che ti devo dire? Sei tu il capo.” Gli fece notare la ragazza, nervosamente. Erano tornati a quando non esisteva la moneta, che bisognava fare una cosa per averne un’altra in cambio? Però sapeva che con Alex andava così. Se voleva continuare a lavorare, doveva stare buona, anche se stava per cedere. “Passami Anja.”

Alex non disse una parola e passò di mano il telefono alla ragazza tedesca. “Hallooooo” salutò allegramente.

“Uccidilo. Che ne so, prezzemolo.. oh, oh! Buttalo giù dalle scale! Impedito com’è sarebbe capace di farlo anche da solo!” cominciò a parlar velocemente Jade, dando sfogo ai suoi pensieri omicidi riguardanti il suo capo.

Brian si mise a ridere, distogliendola dalla sua furia omicida e facendola tacere per un attimo. Lo fissò, con la bocca aperta. C’era qualcosa.. qualcosa che lui le ricordava, ma non sapeva cosa!

Liebe? Ti sei già calmata?” la prese in giro  la ragazza tedesca, rimanendo in silenzio poco dopo.

“Eh? Oh.. stranamente sì.” rispose la ragazza, scotendo la testa leggermente.

Quindi domani ci vediamo tutto il giorno?

“Sembrerebbe proprio di sì…”

Brian le prese il telefono di mano e la guardò negli occhi, ridacchiando. << Che ti ha chiesto? >>

<< Se domani lavoro tutto il giorno.. >> confusa, Jade inarcò un sopracciglio. Che cosa cavolo voleva fare quello lì?

<< Ah!! No, non lavori tutto il giorno! >> il ragazzo le fece l’occhiolino e le restituì gentilmente il cellulare, facendola rimanere completamente sconcertata.

“Prendi un giorno libero domani.”

Cosa, perché? Alex non lo permetterebbe!

“Fidati, ho bisogno di te.” Annunciò, sentendo il cuore che le batteva all’impazzata. Aveva l’impressione che dal cervello le stesse uscendo del fumo, e questo significava solo una cosa: tilt.

Ma…

“Di’ ad Alex che lavoro tutta la prossima settimana anche la sera.”

La tedesca rise e annuì, pur sapendo che Jade non la poteva vedere. “Ok Liebe.. a domani!!! Love you!” Anja chiuse la chiamata e lasciò sola la sua amica.

<< Che hai intenzione di fare domani?? >> chiese immediatamente Jade, voltandosi verso Brian che rideva tranquillo.

<< Stare con te e tuo fratello. E a quanto pare anche con la tua collega. >> rise e tirò una boccata della sua sigaretta, prima che questa venisse presa brutalmente e pestata a terra da Jade. << Ehi!! >> brontolò, spalancando gli occhi scuri.

Lei fece un sorriso e appoggiò la testa al suo petto, alla ricerca del battito del cuore. Appena lo trovò, annuì ed esultò, facendo l’occhiolino a Brian. << Vedi, i tuoi polmoni già mi ringraziano! >> disse, per poi scoppiare a ridere e fare la lingua al ragazzo, che fece un sorriso ben poco rassicurante.

<< Oh piccola malefica… vedi che se ti prendo.. >> le annunciò, cominciando ad avvicinarsi pericolosamente.

In quel momento Jade non pensò più che fosse un estraneo, una persona famosa appena conosciuta, un qualcuno col quale non sarebbe mai potuta andare d’accordo, ma semplicemente un ragazzo arrabbiato. A questa conclusione si voltò di scatto e cominciò a correre, per quanto gli stivali da cowgirl le permettessero. Fece le scale due a due velocemente, per poi ritrovare con lo sguardo la porta della sala prove e scaraventarsi dentro, sentendo Brian che le correva poco dietro. Agguantò immediatamente suo fratello e si mise dietro, riprendendo fiato.

<< Che cosa cavolo..? >> chiese questo, confuso.

<< Gli ho spento la sigaretta mentre la stava fumando, mi sta rincorrendo. >> spiegò brevemente, cercando di nascondersi il meglio possibile. Era una situazione completamente stupida, degna di bambini di cinque anni, ma non le importava. Duncan non la faceva mai giocare, essendo dovuto crescere in fretta anche lui, quindi doveva trovare qualcuno con cui sfogare i suoi istinti di bambina.

Entrò Brian, si guardò attorno, con aria assetata di sangue, e, appena individuò Jade nascosta, partì in quarta per cercare di afferrarla, ma lei cominciò a girare attorno al fratello, ridendo come una matta.

<< Mi devi una sigaretta! >> berciò il ragazzo mentre cercava di prenderla in qualche modo.

<< Col cavolo, ricorda che lo sto facendo per i tuoi polmoni… >> disse in risposta lei, sporgendosi per fargli la linguaccia.

<< Se ti prendo… >> ringhiò nuovamente, sentendo che si stava divertendo come succedeva solo quando suonava.

Degli altri, pochi riuscivano a mantenere un comportamento composto. Matt e Johnny erano scoppiati a ridere quando lei era entrata e aveva detto quello che aveva fatto a Brian, mentre Zacky stava ridacchiando, volendo comunque rimanere il più serio di tutti. Non ci riusciva granché, non tanto per la scena quanto per vedere che il suo più grande amico stava giocando di nuovo. Giocare! Era un verbo così strano da pensare... in quell’anno non era quasi mai capitato e quei due fratelli stavano come portando loro un po’ della vita che avevano perso.

Matt, ridendo, aprì nuovamente la porta, così che Jade potesse scappare fuori mandandogli un bacio con la mano.

<< Traditore! >> bofonchiò Brian, correndole dietro per tutto l’edificio.

<< Scusatela.. è fatta un po’ a modo suo. >> si scusò Duncan, grattandosi il capo imbarazzato. Certo che lei si faceva sempre riconoscere.

<< Oh figurati.. ci fa bene vedere Brian che si diverte. >> sorrise tranquillo Johnny, dandogli una pacca sulla spalla.

<< Meno male.. oh, venite a cena da noi sta sera? >> propose Duncan, sorridendo contento.

<< Abitate insieme? >> Zacky inarcò un sopracciglio confuso. Chi vivrebbe con la propria sorella?

<< È una lunga storia.. >> il castano abbassò il viso, facendo una piccola smorfia. Eh sì, avrebbe dovuto raccontare la sua storia e quella di Jade. << Però se venite sta sera vi racconto!! >> promise, tornando immediatamente su.

Al che, spinti dalla curiosità, i tre annuirono.

 

°°°

 

Un’ora dopo, Duncan uscì dall’edificio e vide Brian seduto all’ombra di un albero, con la testa di sua sorella appoggiata alla spalla. Si avvicinò e scosse la testa, guardandola tutta sporca di terra e coi capelli sfatti, addormentata, mentre Brian stava aprendo leggermente gli occhi.

<< Ehilà. >> salutò Duncan, inginocchiandosi davanti al ragazzo, mezzo stordito.

<< Ehi.. tua sorella è una piattola.. >> commentò solo Brian, prima di accorgersi di averla ancora appoggiata alla spalla. << Occazzo. Non è come sembra. Giuro che non è come sembra. >> balzò in piedi il ragazzo, mettendo le mani avanti per scusarsi.

Jade cadde con la faccia per terra e venne svegliata solo grazie alle risate di Duncan, che aveva capito alla perfezione cos’era successo. Tipico: lei conquistava con la sua allegria.

<< Che cazzo… >> berciò la ragazza, tirandosi seduta e massaggiandosi la testa, nel punto dove aveva battuto. << D? >> chiese, passando lo sguardo dal fratello che rideva a Brian che era arrossito in viso. << Che? >> chiese di nuovo, estremamente confusa.

<< Andiamo J, sta sera vengono a cena da noi tanto. >> la tranquillizzò, dandole una mano cercando di tirarla su dal prato.

<< Ah… ok.. >> rispose, intontita. Si appoggiò al fratello e salutò Brian allegramente, per quanto si fosse appena svegliata.

Il chitarrista li osservò andare via, poi si guardò intorno e tornò su nella sala di registrazione, confuso e stranito. Che cosa diavolo era successo??

<< Allora? Nuova conquista? >> chiese ridacchiando Zacky, guardandolo con i suoi limpidi occhi azzurri.

<< Ma che dici.. non abbiamo fatto niente di che, abbiamo solo corso. >> rettificò, mettendo le mani davanti anche a loro, alla sua famiglia. Si vergognava? Un po’, anche se non aveva fatto niente di male.

<< Uh, siamo suscettibili.. >> lo prese in giro Matt, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Johnny, che scoteva la testa esasperato.

Brian fece per rispondere, aprì la bocca, ma non disse niente. Avevano ragione su tutta la linea. << Scusate, quella ha qualcosa che non va. >> decretò, lasciandosi cadere su una poltrona rossa.

<< A me piace. >> Johnny si sedette di fianco a lui, appoggiando poi i piedi sulla sedia di fronte a lui. << È forte, e suo fratello è simpatico e bravo. >> continuò, facendo il saggio.

<< Massì, è ovvio che piace anche a me. >>

<< Però…? >> lo incoraggiò Matt, mentre Zacky andava ad appoggiarsi alla finestra, per dare uno sguardo fuori.

<< Però non lo so. Ha qualcosa che non va. Decisamente. >> annuì.

<< Stai solo attento Syn.. se devi farci qualcosa valuta bene. Non possiamo permetterci di perdere un bravo batterista per una donna.. >> gli ricordò Zacky, serio.

<< Io sto con Michelle. >> fece il verso Brian, per poi scoppiare a ridere. Zacky che gli faceva la paternale? Era un sogno, decisamente.

Matt e Johnny si guardarono preoccupati. Era vero, stava con Michelle, ma quanto sarebbe durato? Jade non era una fan, non era assatanata come le altre isteriche, era normale. E loro sapevano bene quanto tutti quanti in quella stanza avessero bisogno di normalità.

Sophie says:

scusate per la lunga attesa, ma ho avuto dei problemi in questi giorni =) spero mi possiate perdonare! E se non con questo capitolo, col prossimo, che sarà decisamente più intenso =) 

Amor vincit omnia: in realtà Jade e Duncan non sono così fan.. li conoscono ma non così bene, non so come spiegarmi xD ma credo di averlo spiegato all'inizio di questo capitolo =)  Per il secondo punto della 'critica' mi sembra di aver risposto o.o se così non fosse, fammelo sapere che lo metterò nel prossimo!! 

Public Enemy: se ti piacciono i flashback li metterò di più (tranquilla, l'avrei fatto comunque anche perchè li adoro anche io *w*)!! grazie mille =) 

BBBlondie: xD in realtà non posso spoilerare, ma non ti consiglio di essere così sicura sul fatto che Bri e J siano la coppia... (anche se qui ho fatto intendere il contrario xD) l'unica cosa che posso dire è: leggi, così scoprirai ù.ù (e magari recensisci che mi fai contenta xD) 

grazie ancora a tutti per la sopportazione =) 

bacioni!!, Sophie

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Capitolo 4
*** Wine and Explanations ***


Duncan cominciò a guardarsi intorno nervosamente. Com’era possibile che Jade ci mettesse sempre ore a prepararsi? Non era una donna normale, a volte faceva impressione per quante parolacce dicesse o quanto maschile fosse. Eppure quando conosceva qualcuno per la prima volta, doveva essere femmina. Era snervante soprattutto quando lui doveva aspettarla.

Alzò lo sguardo all’orologio a parete e si batté la mano sulla fronte, esasperato. Decise che era ora che salisse in camera di Jade e le desse una svegliata per farla muovere, gli altri sarebbero stati  lì a minuti e voleva fare bella impressione.

Salì le scale a due a due e, appena arrivato alla stanza della sorella, bussò forte, per farsi sentire al di sopra della musica a tutto volume.

 

I don’t want to want you,but I hate to say I do

I can’t help the way I feel for you

 

Duncan fermò il suo bussare e si appoggiò allo stipite della porta azzurra, aspettando che la ragazza finisse di cantare.

 

No, I don’t want to want you, but I hate to say I do

I can’t help the way I feel for you

I don’t need to need you, but what am I supposed to do?

I can’t help the way I feel, for you!

 

Il ragazzo aprì la porta e vide sua sorella in piedi sul lettone matrimoniale con una spazzola in mano e il cd di Lesley Roy a palla. Aveva addosso il vestito rosso delle feste, quello che metteva solo quando c’era qualcosa di importante da festeggiare.

<< Ma porca puttana! >> esclamò la ragazza, scendendo dal letto con un salto e arrossendo spaventosamente. << Devi bussare!! >> lo rimproverò, puntandogli la spazzola addosso.

<< Sei spaventosa, attenta con quell’arma che potresti farti male. >> la prese in giro lui, alzando le mani.

<< Ti odio. >> Jade ripose la spazzola sul comodino di fianco al letto e si infilò le decolletè nere lucide, passandosi poi sulle labbra il rossetto rosso. << Sono arrivati? >> chiese, ansiosa. Forse aveva ancora qualche minuto per prepararsi.

<< No ma staranno per arrivare, quindi no, non hai più tempo per prepararti. >> le lesse nella mente Duncan, prendendola per mano e trascinandola giù di peso. Esattamente, perché la prese a spalle e la trasportò fino al salotto, dove la lasciò bruscamente cadere.

<< Sei un animale! >> commentò lei, ridendo a gran voce.

Suonarono alla porta e cadde il silenzio. Duncan si mise a posto il colletto della camicia nera che portava, mentre Jade si metteva a posto le pieghe del vestito. Lui andò davanti alla porta e aprì, trovando i quattro ragazzi vestiti eleganti.

<< Ehilà! Entrate, entrate! >> sorrise il padrone di casa, spalancando la porta per farli entrare tutti quanti. << J alzati dal divano e vieni a salutare! >> la chiamò, chiudendo poi la porta.

<< Non importa Duncan! >> provò a dire Matt, ma appena vide arrivare la ragazza rimase muto, come del resto gli altri tre ragazzi.

Per un momento tutto tacque. Duncan sapeva che sarebbe andata così, lo sapeva benissimo dannazione. Tutti quelli che vedevano Jade vestita da femmina rimanevano ammutoliti. Tutti, nessuno escluso, compresi parenti e amici d’infanzia. Perché lei era così piccola e bella da sembrare una stella irraggiungibile. A lui ormai la sua vista non faceva più alcun effetto, se non quello di volerla proteggere ad ogni costo.

Brian si guardò intorno e decise di smorzare quel momento, anche perché vedeva che Jade era decisamente in imbarazzo. Si voltò verso Duncan e gli picchiettò la spalla. << Tua sorella è una donna.. c’è qualcosa che non funziona. >> gli disse all’orecchio, facendolo ridere. La sua risata ruppe quel silenzio magico che si era creato e anche Jade si riscosse, tornando focosa come suggerivano i suoi capelli.

<< Che hai detto?? >> chiese infatti, puntandogli addosso l’indice laccato di smalto nero lucido.

<< Che sei una donna oggi. >> rispose tranquillo Brian, facendogli la linguaccia.

<< Sei un mostro, sono offesa e non ti parlerò mai più. Infatti, ora saluto loro e te niente! >> decise la ragazza, ricambiando la linguaccia. Si avvicinò tranquilla a Johnny e gli diede due baci sulle guance, poi fece la stessa cosa con Zacky, che fece l’occhiolino a Brian, e poi si avvicinò a Matt. << A lui anche un abbraccio perché prima mi ha aperto la porta alla salvezza. >> ribadì, abbracciando Matt che rise tranquillo. Come cavolo era possibile che quella ragazza, che prima li aveva fatti rimanere tutti di sasso con la sua luminosità, ora faceva i capricci come una bambina di tre anni?

<< J, adesso piantala.. >> la rimproverò dolcemente Duncan, andando a prenderla per mano e portandola in cucina, facendo sì che gli altri lo seguissero. Però Jade appena passò davanti a Brian gli fece una smorfia, per poi voltarsi sorridente verso suo fratello che la stava osservando.

In cucina, si sedettero tutti attorno al tavolo e la ragazza si mise davanti al frigorifero, schiarendosi la voce per illustrare i piatti. << Dunque, non siamo ricchi come voialtri, quindi abbiamo, ho, deciso di preparare cose semplici ma di gran gusto. Quindi abbiamo: patate al forno, pollo arrosto, insalata fredda da condire e… la mia specialità! >> sorrise malefica e fece per dirlo, ma Duncan la precedette.

<< Pan cakes e torta di mele. Non pensate chissà cosa. >> li tranquillizzò, facendo imbronciare la sorella.

<< Molto bene. Zacky, Johnny, Matt, sarete i miei unici interlocutori per tutta la sera. Spero che almeno voi apprezziate quello che ho cucinati. >> disse, facendo un sorriso falsissimo a suo fratello e Brian, che si guardarono e sospirarono.

<< Davvero non ci parlerà? >> chiese Brian al biondo, confuso. Faceva sul serio?

<< Certo. Lei di solito fa quello che dice. >> ridacchiò lui, appoggiandosi allo schienale della sedia.

<< Quindi, cari tutti tranne Duncan e Brian, cosa volete per primo? >> domandò lei, facendo un largo sorriso ai tre ragazzi.

<< Io direi di cominciare con qualcosa di caldo... quindi va bene il pollo arrosto, poi le patate e dopo l’insalata, no? >> propose tranquillamente Matt, facendole un largo sorriso.

L’idea venne approvata e si cominciò. Jade iniziò a servire la cena, pensando che era una situazione strana. Se solo gliel’avessero detto, lei avrebbe negato fino alla morte. Però vedere tutta quella gente al tavolo, che rideva, che parlava e faceva rumore, le riempiva il cuore di gioia, facendola sentire viva e con una vera famiglia. Non capitava ormai da anni.. le venne quasi da piangere, ma rimase impassibile e si versò del vino nel bicchiere, decidendo di ridere con loro.

 

La cena passò tranquillamente, dopo il terzo bicchiere di vino Jade ricominciò a parlare anche con Duncan e Brian, e a fine pasto mangiarono tutti i pancake e la torta di mele, facendo tanti complimenti alla cuoca.

<< Ohi ohi, vado a sdraiarmi sul divano.. >> brontolò la ragazza, mezza ubriaca, alzandosi dal tavolo e andando a sedersi sul divano in soggiorno, ciondolando nella camminata.

<< Aspetta, aspetta, vengo anche io! >> Zacky si alzò a sua volta e la raggiunse, lasciandosi cadere di fianco a lei. Si guardarono e scoppiarono a ridere, rendendosi conto di essere completamente partiti.

<< Sai Zacky? Non pensavo voi foste così normali! >> gli disse lei, tra una risata e l’altra.

<< Davvero?? E voi ispirate fiducia! >> confessò lui, finendo di ridere e cominciando a pensare. Aveva detto la verità, certo, ma era già pronto a superare quella situazione? Lui credeva di no, aveva attraversato il vialetto di casa sapendo già che avrebbe mantenuto le distanze da entrambi, ma non ci riusciva… si sentiva finalmente a casa, come se fosse stato in un viaggio e fosse tornato solo in quel momento nel posto in cui era nato e cresciuto.

<< È la nostra specialità! Ispiriamo fiducia a tutti.. >> sorrise Jade, dandogli un pugno affettuoso sul braccio. << Sai una cosa? Io non ricordo granché casa mia prima di questa… avevo sedici anni quando mi sono trasferita qui con Duncan, ma della casa vecchia ricordo solo il soggiorno giallo. E la mia stanza piena di poster. Basta. Non ricordo neanche i miei genitori, il tempo che passavo a casa era poco e di solito era notte… >> raccontò, per poi cominciare a ridere.

<< È triste… >> commentò Zacky, spalancando gli occhi chiari.

<< Lo so, ma ridere è più divertente di piangere!! >> rispose lei, asciugandosi le lacrime provocate dalle risate.

 

°°°°

 

<< Scusatela… di solito non ha bisogno di bere per far ridere. >> si scusò Duncan, rimasto in cucina con Brian, Matt e Johnny.

<< Sì, l’avevamo immaginato. >> ridacchiò tranquillamente quest’ultimo, finendo di bere il suo bicchiere di vino.

Duncan sorrise. << Beh, vi avevo promesso delle spiegazioni mi sembra, no? >> prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. << I nostri genitori si sono separati quando lei aveva cinque anni, non facevano altro che litigare per qualsiasi cosa. Ci hanno affidati alla mamma e papà era scomparso nel nulla per due anni, quando poi è morta la mamma. Ci siamo dovuti trasferire da lui, anche se non era molto d’accordo. Si era risposato con un’altra donna, e lei ci odiava. Soprattutto ce l’aveva con J, la picchiava, la trattava male… ma J le ha sempre voluto bene. Non so perché. Io ho cominciato a lavorare a dodici anni, perché volevo guadagnare abbastanza denaro da poter fare il più bel regalo che qualcuno potesse fare alla mia sorellina.. >>

<< Non ho ben capito.. tu hai regalato questa casa a Jade? >> chiese Brian confuso.

<< Sì.. quando aveva sedici anni, per il passaggio all’età adulta, le ho regalato questa casa. Prima di quel momento, lei non ricorda quasi nulla. Ricorda solo le cose fatte fuori casa… non ricorda la mamma, la matrigna e papà, non ricorda neanche in che casa abitavamo. >>

<< È una cosa orribile.. >> sussurrò Matt, lanciando uno sguardo al soggiorno dove Jade stava ridendo a crepapelle con Zacky.

<< Lo so, ma lei non lo ricorda.. quindi è meglio così. Non sono mai stato granché a dimostrare i miei sentimenti, ma con lei è diverso.. lei è la mia piccolina, e chiunque la tocchi dovrà vedersela con me. >> Duncan sorrise deciso e buttò giù il vino rimasto nel suo bicchiere.  

Brian, in quegli attimi di silenzio, si convinse sempre di più che lei andava protetta. Era una specie rara, una persona che era raro incontrare, e che portava fortuna. Decisamente.

Sophie says____
Bene, capitolo corto, ma mi serviva per spiegare un po' di cose. Sì, tutti i miei personaggi sono dei 'casi umani', non ce la faccio proprio a farli senza problemi xD
spero vi piaccia, un grazie speciale ai 4 angeli che hanno recensito *w*
Public Enemy, Amor vincit omnia, BBBlondie e Chelsea_Pin

Grazie grazie grazie =) spero vi piaccia anche questo!!
notte notte, kisses,
'phie. <3

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