There's something fucking wrong, there. di Sophie_moore (/viewuser.php?uid=117125)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Searching for a drummer ***
Capitolo 2: *** The Proof ***
Capitolo 3: *** Airing Again ***
Capitolo 4: *** Wine and Explanations ***
Capitolo 1 *** Searching for a drummer ***
There’s something fucking wrong, there.
<< Ragazzi, buongiorno!! >> Jade entrò nella sala prove, ovvero il garage di casa sua, mentre suo fratello ed il suo gruppo stavano finendo un pezzo.
<< J, credo ti ucciderò se entri ancora una volta qui dentro senza bussare. >> brontolò suo fratello Duncan, poggiando le bacchette sul rullante e prendendo la bottiglietta d’acqua lasciata di fianco alla grancassa. Ne bevve un sorso, lentamente, mentre gli altri componenti rimanevano in un silenzio di tomba. Come in una sorta di cena di nobili nel Medioevo, appena Duncan ebbe finito di bere dalla bottiglietta, cominciarono a farlo anche gli altri, riprendendo un mormorio di sottofondo.
Jade ridacchiò e scosse a testa, posando la borsa della spesa su un tavolino in mogano chiaro. << Se avessi bussato non ti avrei sentito, con tutto il rumore che fai. >> gli rispose lei. Prese l’elastico dal polso e si fece una coda alta, i capelli rossi che svolazzavano senza un senso logico.
Duncan si alzò in piedi, mostrandosi a torso nudo, raggiunse sua sorella e la fissò un momento, cercando di notare qualcosa di diverso nel suo viso. Perché c’era qualcosa di diverso di sicuro, lo capiva. Poi, lo sguardo cristallino passò ai capelli fiammeggianti legati stretti e rimase a bocca aperta. << HAI TINTO I CAPELLI! >> berciò, indicandoli convulsamente con l’indice.
Jade alzò il viso e gli fece un sorriso. << Sono almeno due giorni che ho i capelli rossi, ben svegliato fratellone!! >> lo prese in giro, dandogli una pacca sul petto col dorso della mano. << Spostati… puzzi come un animale, lo sai?? >> gli fece notare, mentre svuotava la borsa della spesa sul tavolino. Lasciò i sei tramezzini lì e rimise poi le altre cose dentro, prendendo la borsa in mano.
<< Io faccio qualcosa nella vita. >> le fece notare. Guardò l’orologio nero che portava al polso e imprecò, facendo zittire i suoi amici.
<< Che succede? >> chiese la sorella minore, inarcando un sopracciglio confusa.
<< Ragazzi, le prove sono finite. >> dettò. In poco tempo, tutti i ragazzi si presero il loro tramezzino ed uscirono dal garage con tutta la loro roba, dando un bacio sulla guancia a Jade per ringraziarla. << Ho scuola di ballo. >> le disse all’orecchio Duncan. Andò alla batteria, prese la maglietta che aveva tolto prima per essere più comodo, e se la rimise addosso, per poi passarsi una mano tra i capelli.
<< Oh, giusto. >> annuì seria la ragazza, trattenendo a stento una risata. Vedere suo fratello ‘rockeggiare’ con i suoi amici e poi sentirlo mormorare imbarazzato ‘devo andare a ballare’, faceva impressione tutte le volte che lo sentiva. Ovviamente faceva hip-hop, un ballo da veri uomini come diceva lui tutte le volte.
<< Sai cosa fare, vero? >> Duncan sorrise e le stampò un bacio sulla fronte, mentre afferrava di sfuggita un borsone verde scuro vicino alla porta del garage. << A sta sera! >> aprì la porta ed uscì, lasciando Jade lì, da sola a guardarsi intorno.
La ragazza sospirò, tenendo stretta tra le mani la borsa della spesa, ed uscì anche lei dal garage, chiudendo poi la porta a chiave. Percorse il piccolo vialetto fino a casa ed entrò, posando la borsa sul tavolone della cucina. Da quando i loro genitori si erano separati, loro due erano andati a vivere da soli nella vecchia casa del padre, che aveva acconsentito subito volendo portare i figli dalla sua parte. Jade doveva compiere venticinque anni, mentre suo fratello, che ne dimostrava almeno dieci di meno, ne stava per compiere ventotto. Lui e Jade erano sempre stati legati, ma quando i genitori avevano cominciato ad avere problemi, il loro rapporto si era rafforzato, fino alla decisione di uscire da quella casa per sempre.
Squillò il telefono di Duncan (se l’era dimenticato a casa. Un’altra volta) e lei corse a rispondere, inciampandosi nel comodino di fianco alla porta d’ingresso, dove stava appoggiato il telefono. << Merda… >> brontolò, mentre prendeva il telefono in mano. Schiacciò il pulsante verde e fece partire la chiamata, appena si fu calmata. << Pronto? >>
°°°
<< Ragazzi… cos’abbiamo intenzione di fare? >> chiese Brian, stravaccandosi sulla sedia davanti al tavolo. Prese la birra e ne bevve un po’, guardando poi fisso l’etichetta. Non era decisamente una delle migliori, ma poco gli importava, avevano un problema ben più grande della marca delle birre.
<< Non lo so, non lo so!! >> brontolò Matthew, accasciandosi senza forze sul divano.
<< Mike ha detto che non può. >> ricordò Zachary, percorrendo con larghe falcate la stanza bianca, passando lo sguardo su ognuno dei componenti della squadra. Brian osservava la birra come un ebete, Matthew si massaggiava le tempie e Johnatan pizzicava le corde del suo basso senza proferire parola. << Sì ma non posso ragionare solo io! >>
<< Stiamo pensando Zacky, calmati… stiamo pensando anche noi. >> la voce tranquilla di Johnatan tagliò l’aria tesa nella stanza. << Non conosciamo qualcuno? >> chiese poi a Matthew e Brian.
I due si guardarono e cominciarono a scorrere la rubrica dei loro cellulari, alla ricerca di qualche nome che li riportasse indietro nel tempo, per ricordare qualcuno che fosse all’altezza. Alla sua altezza.
<< No. Niente. >> Matthew strinse convulsamente il cellulare tra le mani, sperando di romperlo per la rabbia. Non potevano pensare di trovare qualcun altro come Jimmy, non potevano neanche immaginarlo. Lui era uno di loro, uno della famiglia.. non potevano sostituirlo. Ma era anche vero che i fan avevano il diritto di ascoltarli suonare, quindi qualcuno doveva esserci. << Imparo a suonare la batteria. >> decise sul momento, riflettendo ad alta voce.
I tre ragazzi si voltarono verso di lui e spalancarono gli occhi.
<< Stai scherzando. >> decise Johnatan.
<< No, pensateci.. io non voglio far entrare nessuno fino a che non avremo superato… tutto. >> rispose, enfatizzando quel tutto. Si mise a sedere composto e si passò le mani nei capelli. << Io non sono pronto. >> decretò alla fine, infilandosi gli occhiali da sole per non far leggere ai suoi amici il dolore celato nei suoi occhi.
<< Non entrerà nessuno, Matt.. sai benissimo che ci serve un batterista professionista. >> cercò di portarlo sulla terra Zachary.
<< Io forse posso contattarne uno.. >> proruppe Brian, timidamente. Gli occhi degli altri saettarono su di lui e questo fece un piccolo sorriso. << Era uno dei miei compagni di scuola, al liceo.. allora suonava piuttosto bene, non so più ora se suoni ancora. >> spiegò, riportando alla memoria quel ragazzo un po’ introverso che batteva furiosamente sul rullante della batteria dell’auditorium.
<< Chiamalo, fagli fare un’audizione. >> lo spronò subito Zachary, lasciandosi scappare un largo sorriso.
Brian annuì e premette il pulsante con la cornetta verde.
“Pronto?”
Brian spalancò gli occhi e mise la mano sul microfono del cellulare, sconvolto.<< È una donna!! >> sussurrò agli altri, che scossero la testa e tornarono seduti dov’erano prima.
“C’è qualcuno?” chiese di nuovo la voce femminile dall’altra parte.
“Ehm.. Duncan?” provò, sperando in una risposta diversa da ‘non sono più Duncan, ora mi chiamo Angelina’.
“Oh! No, mio fratello non è a casa, ha lasciato il cellulare a casa… posso dargli un messaggio se vuoi!”
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e rimise la mano sul microfono. << È la sorella. >> rese partecipi i suoi amici, nei quali si accese di nuovo un barlume di speranza.
“Sì, grazie.. mi faresti un favore! Puoi riferirgli appena torna che lo ha chiamato Brian, del liceo?”
“Sì certo! Spero torni presto, deve lavare i piatti. Glielo farò sapere, devo dirgli altro?”
“No.. un’informazione, suona ancora?”
“Certo. Non smette un attimo. Il garage tutti i giorni sembra un concerto heavy-metal. Non che mi dispiaccia ma sono io che pulisco poi.” La ragazza fece un sospiro e si tranquillizzò. “Posso sapere a cosa ti serve?”
“Ecco… diciamo che è un candidato per entrare nel mio gruppo, ma deve fare una specie di audizione..”
“Ohhhhhhhhhhhh. Ho capito. Riferirò! Altro?”
“No, grazie.. a presto!” chiuse la chiamata e sorrise. << Suona, e la cosa più importante è che non è diventato una donna!! >> disse, facendo ridere i ragazzi. |
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Capitolo 2 *** The Proof ***
Capitolo
2.
Jade
posò nuovamente il cellulare sul comodino, mentre si
guardava intorno alla
ricerca di qualcosa da fare. Qualcosa di non impegnativo e che non
comprendesse
la cucina, già al bar dove lavorava si dava alla pazza gioia
nel creare panini
nuovi. Oddio, pazza gioia,
rettificò
mentalmente, diciamo che è
l’unico
divertimento. In compenso, Alex, il proprietario, la pagava
almeno il
doppio degli altri ragazzi perché era innamorato di lei, e
questo, benché
influenzasse la sua voglia di andare al lavoro e sorbirsi i suoi
flirts, faceva
decisamente salire il suo conto in banca, che era decisamente la cosa
migliore
in tutto quello.
Scosse
la testa e si mosse dall’entrata di casa, trascinando i piedi
verso il
soggiorno. Si appoggiò allo stipite della porta, osservando
quel colore così
bello e così calmo come il mare di notte. Aveva deciso lei
di dipingere il
soggiorno di blu e azzurro, come del resto aveva deciso lei su tutto
l’arredamento della casa, perché erano i suoi
colori preferiti in assoluto. Se chiudeva
gli occhi sentiva quasi la calma del mare espandersi per tutto il suo
corpo. In
realtà, lei non era una persona calma, per niente. Ricordava
tutte le note che
prendeva al liceo, tutte quelle chiamate a casa ai genitori dai
professori..
probabilmente era stata più tempo in Presidenza che nella
sua classe. La verità
era che non le piaceva la tranquillità, era una ragazza
impulsiva e faceva
esattamente quello che voleva, pagando le conseguenze a sue spese. Ma
poi, era
identica a suo fratello, fatto allo stesso modo.
Ridacchiò,
lasciando che una valanga di ricordi la investisse. Ricordava il
periodo in cui
lei e Duncan erano andati a scuola insieme, che le bidelle li adoravano
anche
se poi dovevano rimediare ai loro pasticci, che il Preside ad un certo
punto
aveva deciso di fare tutto quello che volevano per far sì
che non facessero più
danni. Una volta Jade era riuscita ad intrufolarsi in segreteria,
grazie a
Duncan che flirtava con la segretaria (tutti avevano una cotta per
Duncan, al
liceo), e aveva messo un cd nella radio di fianco al microfono, in modo
che
dall’altoparlante risuonasse chiaramente tutto il cd ReLoad
dei Metallica.
Tutta la scuola sapeva che era un’idea dei fratelli Horsley,
per quello erano
considerati come dei “boss”. Le ragazze facevano
attenzione a passare di fianco
a Jade, mentre i ragazzi cercavano di essere il più
possibile amici di Duncan.
Non
che loro due fossero dei bulli, ma con le loro idee si erano guadagnati
il
rispetto di tutta la scuola.
Jade
si riscosse. Lanciò un’occhiata
all’orologio bianco da parete appeso in
soggiorno e si batté una mano sulla fronte, ricordandosi che
doveva, purtroppo, cominciare a
preparare la
cena, altrimenti Duncan sarebbe arrivato e si sarebbe lamentato,
facendole
passare una serata infernale. A volte, lei pensava che doveva scappare
via e
lasciare Duncan da solo a badare a se stesso, ma poi pensava a lei nel
deserto
più totale e si faceva prendere dal panico. Senza suo
fratello era sempre stata
persa, senza un posto dove rifugiarsi o dove piangere o dove ridere o
scherzare. Duncan era il suo tutto, quindi accantonava
quell’idea bizzarra di
scappare e si metteva a lavorare per suo fratello. Dopotutto, aveva
quell’assurda paura che lui potesse abbandonarla per trovarsi
una sorella
migliore. Per quanto lui, sapendo di questo terrore che aveva da quando
aveva
cominciato il liceo, le avesse ripetuto che era impossibile che lui si
trovasse
un’altra sorella, Jade continuava a non essere per niente
tranquilla.
Cominciò
a preparare la cena, che prevedeva una specie di pasticcio con tutto
quello che
avevano avanzato durante la settimana. Le otto si avvicinavano sempre
più in
fretta, e lei mise in forno il pasticcio appena suo fratello fece
scattare la
serratura della porta di casa.
<<
Sono a casa!! >> urlò, lanciando il borsone
della scuola sul pavimento.
Si svestì nell’entrata e arrivò alla
cucina solo in maglietta a maniche corte.
Jade
lo guardò storto, corse in salotto e prese una coperta, per
mettergliela poi
sulle spalle. << Voglio che stai bene, l’anno
scorso sei stato malato e
mi hai fatta impazzire. >> spiegò, prima che
lui potesse fare qualsiasi
domanda.
Il
ragazzo rise e si strinse nella coperta, guardandosi intorno.
<< Non è
pronto? >> chiese, aspettandosi di trovare i piatti in
tavola con la cena
servita bollente.
<<
Ho appena messo in forno la cena, stai rilassato. Non mi dimentico di
te.
>> lo prese in giro lei, pizzicandogli la guancia con
indice e pollice.
Sapeva che lui lo odiava.. per quello l’aveva fatto.
<< Dai, fatti una
doccia e poi vieni che sarà pronto di sicuro.
>> disse poi, sorridendo.
Duncan
scrollò le spalle, si tolse la coperta dalle spalle,
mettendola sulla testa
della sorella minore, e poi salutò, andando al piano di
sopra per farsi una
doccia veloce.
Quando
lui scese, la tavola era come se l’era immaginata: con i
piatti fumanti, la
birra vicino al bicchiere, tovaglia pulita e tovaglioli dai colori
sgargianti.
Si sedette al suo posto e augurò un buon appetito veloce,
addentando il
pasticcio di avanzi affamato.
<<
Da quant’è che non mangi? >> chiese
Jade, fingendosi schifata.
<<
Spiritosa, oggi ho sudato un sacco. >> rispose Duncan a
bocca piena, cosa
che fece davvero inorridire la
sorella.
<<
Ti odio. Comunque, oggi ti hanno chiamato al cellulare. >>
Lui
si batté una mano sulla fronte, come per dirsi che si era
ricordato qualcosa.
<< Ecco dov’era. >>
<<
Sì infatti… dunque, ha chiamato Brian, del
liceo.. vuole che tu entri nel suo
gruppo dopo aver fatto un’audizione. >>
spiegò brevemente la ragazza,
piluccando pezzi piccoli di pasticcio.
<<
Brian del liceo… dopo cena lo chiamo. >>
decise il ragazzo, mettendo a
fuoco l’immagine di un ragazzo mingherlino dai capelli neri.
<<
Chi era? >> chiese Jade, incuriosita.
<<
Un vecchio amico… eravamo nel club di musica insieme.. non
lo ricordo molto
bene, però ricordo che era un bravo chitarrista.
>> raccontò Duncan,
annuendo seriamente. Sì, quella era, in realtà,
la cosa che ricordava di più di
Brian, cioè che fosse un mostro con la chitarra. Si erano
trovati spesso, al
club, a suonare insieme, e progettavano anche di creare una band, ma
poi Brian
aveva trovato qualcun altro e il progetto non era più andato
in porto.
Finì
di mangiare ed afferrò il cellulare, chiamando il numero nel
registro delle
chiamate. “Brian?” chiese, appena una persona
rispose dall’altra parte.
“Sì, ciao Duncan! Devo chiederti un
favore..
il nostro batterista è.. come dire.. va beh il punto
è che ci servi tu per
incidere un disco.”
“Addirittura
un disco? Sei diventato famoso?” lo prese in giro,
ridacchiando.
“Beh ecco… diciamo che sono famoso con un
altro nome!”
“E
sarebbe..?”
“Synyster Gates.”
Duncan
spalancò gli occhi e la bocca e per qualche minuto non
osò proferire parola.
“Che… cosa?” chiese, per avere la
conferma che Brian, sì quello piccolo e
magro, con gli occhiali, fosse diventato quella specie di mostro
tecnico degli
Avenged Sevenfold.
“Eh sì… sono proprio io!”
Duncan lo sentì
ridacchiare, così si ricompose un attimo. Cavolo, questa non
se l’aspettava
proprio.
“Oh..
ecco.. complimenti allora, sei migliorato tanto!”
Jade
guardava il fratello col sopracciglio inarcato. Che diavolo stava
dicendo?
Prima lo prendeva in giro e poi sbiancava? Che aveva fatto,
l’aveva minacciato?
Non riusciva a capire.
“Grazie.. allora, che ne dici di venire a Huntington
Beach e ricordarmi un po’ come suoni?”
“Sì,
certo! Ah, io abito ancora ad Huntington Beach.. dimmi solo dove siete
e io
arrivo!”
Jade
si appoggiò coi gomiti al tavolo e osservò il
fratello affrettarsi per cercare
un foglio ed una penna. C’era qualcosa di diverso negli occhi
chiari di suo
fratello, e non era una cosa brutta. Anzi, era così bello
vederlo sognare di
nuovo, perché sì, stava sognando di nuovo.
*
<<
Io e te faremo grandi cose.
>> annunciò Duncan, appena compiuti i sedici
anni della sorella.
<<
Non credo proprio! >>
rispose solenne la ragazza, lanciandogli un’occhiataccia.
Duncan
le diede una botta in testa che
la fece lamentare, e afferrò la bottiglia di spumante dalla
dispensa alcolica
di casa.
<<
Sei pazzo, papà ti ucciderà!!
>> sbiancò la ragazza, cercando di prendergli
la bottiglia e rimetterla a
posto, ma lui era decisamente più alto e più
robusto, non avrebbe potuto nulla
contro di lui.
Duncan
sorrise e le mise le mani sulle
spalle. << Ho un regalo per te. >> le disse
e fece l’occhiolino.
<<
Questo non c’entra con lo
spumante, mettilo a posto! >>
<<
Oh sì che c’entra. Noi stiamo
festeggiando al nostro futuro successo, diventeremo famosi e tutti
vorranno
sapere la nostra storia. >> posò la bottiglia
sul tavolo e le si mise
dietro, facendo il segno dell’orizzonte con la mano.
<< Immagina,
migliaia di persone che aspettano e pagano per vederci, sentirci
cantare e
suonare.. solo per noi! E i giornalisti, scriveranno tutto su di
noi… e
vorranno sapere come mai siamo andati via di casa. >>
Jade
rimase confusa. << Ma noi
non siamo andati via di casa. >> brontolò,
cercando di capire dove voleva
arrivare lui.
<<
Oh sì.. >> la voltò e
tirò fuori dalla tasca un mazzetto di chiavi.
<< Buon Compleanno, piccola
star! >> le disse, facendole capire al volo tutto quanto.
*
<<
J? >> la chiamò Duncan, sventolandole la mano
davanti al viso.
Lei
si riscosse e sorrise, lanciando un piccolo sguardo al suo regalo di
compleanno. << Dimmi! >> posò lo
sguardo su suo fratello e lo vide
che quasi si tratteneva dal saltellare in modo idiota. <<
D? >>
<<
Oh, tu non.. non hai idea!! >> infatti
cominciò a saltellare e prese le
mani di sua sorella, portandola a volteggiare in salotto.
<< Brian Haner,
il ragazzo della telefonata non è altro che Synyster Gates
degli Avenged
Sevenfold.. >>
<<
Ommioddio. >> sussurrò solamente lei,
sconvolta almeno quanto lo era lui.
<<
Esatto!! E domani, amore mio, andiamo a fare il provino per entrare a
far parte
del gruppo! >>
<<
Ommioddio. >> ripeté, incapace di formulare un
altro pensiero coerente.
Non era possibile. Era un sogno.
°°°
Il
pomeriggio dopo, sia Jade che Duncan si trovarono nel posto che aveva
detto
Brian. Nessuno dei due aveva dormito, ma questo non importava
minimamente.
Entrarono
nell’enorme edificio bianco e si trovarono investiti da
persone che correvano,
facevano fotocopie, portavano caffè, parlavano al telefono.
L’impressione di
Jade fu una New York dentro New York. Una matrioska.
Fermarono
una ragazza con un cartoncino che correva disperata, chiesero degli
Avenged
Sevenfold e questa indicò loro il piano di sopra, mentre
ricominciava la sua
corsa furiosa verso un punto indeterminato.
I
fratelli si guardarono e si presero per mano, percorrendo quella marea
di gente
e salendo i gradini cautamente, come se potessero scomparire e
lasciarli
scivolare in un incubo dove quelle persone di prima volevano ucciderli
con asce
e spade.
Appena
arrivarono al piano superiore, ci fu calma. Era tutto più
ordinato, porte nere
erano semi aperte sulle pareti bianche del corridoio.
D’improvviso una si aprì
e comparve lui.
<<
Duncan! Quanto tempo! >> si avvicinò e
abbracciò Duncan, che sembrò aver
perso tutto il suo terrore di prima. Ora sì che era di nuovo
Duncan Horsley.
<<
Ehi bello.. ti sei messo in riga, vedo. >> rise Duncan,
riferendosi alla
postura di Brian. Al liceo era piccolo e magro, ora era alto e
decisamente ben
mezzo.
<<
Già, ne sono passati di anni eh? >> chiese
Brian, passando poi lo sguardo
su Jade. << Piacere, io sono.. >>
<<
Lo so chi sei. >> lo interruppe subito, sorridendo
dolcemente. <<
Jade. Sono sua sorella. >> si presentò lei,
porgendogli la mano per
stringerla.
Lui
rimase immobile, ma poi gliela strinse e sorrise. <<
Allora, Duncan. Non
devi far altro che suonare. >> gli disse, mettendogli un
braccio attorno
alle spalle e facendogli attraversare la porta della stanza dalla quale
era
uscito. All’interno c’erano i restanti tre
componenti degli Avenged Sevenfold, che
aspettavano l’entrata di Duncan.
Appena
questo entrò, lo guardarono tutti, fissandolo come per
cercare dei segni che
dicessero se fosse bravo a suonare o no. Non ne erano convinti, ma si
fidavano
di Brian.
Matt
si alzò in piedi e si presentò al ragazzo, come
alla ragazza, che fece lo
stesso identico sorriso di prima. Poi, portò Duncan
aldilà del vetro, dove avevano
sistemato una batteria per fargli quella specie di provino.
Erano
pronti a cominciare, Duncan con la bottiglietta d’acqua
vicino alla gran cassa,
i quattro ragazzi seduti sui divanetti con delle cuffie e Jade
appoggiata al
vetro, quando Duncan si alzò ed uscì dalla
stanza. << Posso chiedere una
cosa? >> chiese, facendo l’occhiolino a Jade.
<<
Certo! >> Brian saltò in piedi, ansioso. Forse
aveva più ansia lui che
Duncan, sentiva il bisogno impellente di una sigaretta.
<< Può
venire Jade di là con me? >> chiese infine.
Jade
spalancò gli occhi e lo guardò sconvolta.
<< Che ci devo venire a fare
scusa??? >>
<<
Va benissimo, basta che ci fai sentire qualcosa. >>
annuì brevemente
Zacky, ricevendo il consenso di Johnny e Matt. Allora Brian fece segno
di sì e Duncan
trascinò la sorella dietro al vetro, mettendole delle cuffie
sulla testa.
<<
Ma ti sei rincretinito?? >> borbottò la
ragazza, togliendosi un attimo le
cuffie. << A che ti servo io?? >>
<<
Lo sai che suono bene solo quando tu sei con me. >> disse
semplicemente.
Poi le sorrise e le stampò un bacio sulla fronte.
<< Guardali. Quando ti
capiterà di farti ascoltare da un gruppo così
famoso? Fidati di me. >> si
staccò e le fece il sorriso,
quello
che le faceva sempre per toglierle qualsiasi dubbio.
Jade
abbassò le spalle, sbuffando, poi annuì e lo
guardò eloquentemente.
<<
Dear X, mi pare ovvio. >> le fece l’occhiolino
e tornò alla batteria. Si
infilò delle cuffie e, dopo aver battuto il tempo con le
bacchette, partì a
suonare. Non era la versione originale, lui l’aveva
riarrangiata in modo che
potessero farla solo loro due, insieme.
Dear
pain oh, it's been a long time
Remember when you were holding me tight
I would stay awake with you all night
Dear shame, I was safe in your arms
You were there when it all fell apart
I would get so lost in your beautiful lies
I let you go
But you're still chasing
Jade
cominciò a cantare appena suo fratello batté il
primo colpo sulla batteria.
Quella era la loro canzone, da quando l’avevano sentita erano
tornati dei bambini
che volevano farla diventare loro. L’avevano riadattata, in
modo che non ci
fosse il bisogno di far intervenire chitarre o altri strumenti.
Bastavano solo
le corde vocali di Jade e la batteria ed energia di Duncan.
Null’altro.
Go
ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
I'm not yours anymore
Oh, you don't own me
Il
fatto che quei quattro ragazzi li stessero fissando, attenti ad ogni
loro
movimento, non li spaventava affatto. Erano due Horsley, avevano sempre
fatto
quello che volevano come volevano loro, e se non fosse andato bene agli
Avenged
Sevenfold non sarebbero di certo morti.
Dear
hate, I know you're not far
You would wait at the door of my heart
I was amazed at the passion in your cries
Dear anger, you made me so high
You were faithful to show up on time
Such a flame that was burning in your eyes
I let you go
But you're still chasing
Brian
andava avanti e indietro per la stanza, cuffie permettendo, sperando
che il suo
vecchio amico facesse buona impressione anche sui suoi amici. Sapeva
quanto si
stava impegnando, anche se a scuola Duncan non era un
granché parlando di voti,
nel club di musica metteva tutto se stesso. E doveva ammettere che era
migliorato parecchio.
Matt
ascoltava. Lanciò uno sguardo a Johnny, che stava battendo
il tempo sul
ginocchio con un sorriso, e a Zacky, che stava ad occhi chiusi.
Lui
invece guardava attentamente Jade. Non avrebbe mai immaginato che una
ragazzina
così piccola e magra avesse una tale potenza nella voce, e
soprattutto che
cantasse una canzone maschile. Conosceva Dear
X, sapeva che era cantata da un uomo, ma lei non aveva
problemi nel farla.
Go
ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me
La
ragazza aprì gli occhi e li incatenò in quelli di
Matt, per dimostrargli
qualcosa. “Mi senti?” sembrava volergli chiedere.
Muoveva a malapena il piede a
terra, mentre stringeva convulsamente le cuffie tra le mani, sentendo
forte e chiara
la batteria di suo fratello. Anche lui si stava impegnando, lo sentiva.
Go
ahead
Put a target on my forehead
You can fire
But you've got no bullet
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me
Zacky
sorrise, per quanto ne avesse voglia. Forse potevano accettarlo, forse
potevano
ricominciare. Un barlume di speranza si riaccese nel suo cuore, morendo
subito
dopo. Forse Jimmy non avrebbe voluto tutto questo.
Scosse
la testa ed aprì gli occhi, osservando quel ragazzo alla
batteria. Jimmy
avrebbe voluto che facessero felici i fans e le fans, sicuramente. E di
certo
sapeva che non sarebbe stato sostituito perché lui era
unico.
You
tempted me to look back
But everything that we had together was a lie
Jade
continuò imperterrita a cantare, sempre incatenata a Matt.
Era quello che
vedeva più preso e critico. Ma poi sorrise, appena
finì la frase della canzone.
Lo avrebbero preso di sicuro, Duncan era una forza della natura.
Go
ahead
You're never gonna take me
You can bend
But you're never gonna break me
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me
Go ahead
Put a target on my forehead
You can fire
But you've got no bullet
I was yours
But I'm not yours anymore
Oh, you don't own me
Lei
finì di cantare, ma Duncan si prese qualche secondo per fare
una rullata delle
sue, cariche e potenti, in modo da far vedere che sapeva suonare anche
senza la
sorellina a cantare.
La
canzone finì del tutto. Lui si alzò e
l’abbracciò, ridendo, ed uscirono da
dietro al vetro per raggiungere i ragazzi. Brian era quello
più sollevato di
tutti.
<<
Ci pensiamo un attimo e ti mandiamo a chiamare. >>
sorrise loro Johnny,
facendo intuire che era andato più che bene.
<<
Ok, grazie.. c’è un balcone o un terrazzo?
>> chiese Duncan, riprendendo
fiato.
<<
Certo, prendi le scale antincendio e c’è una
terrazza. >> spiegò Zacky,
accompagnandoli fuori dalla stanza.
I
due fratelli si infilarono le giacche e salirono le scale antincendio,
ritrovandosi nella terrazza di cui aveva parlato Zacky.
<<
Che vuoi fare? >> berciò subito Jade,
lanciandogli un’occhiataccia.
<<
Fumare. >> rispose serafico lui, ridacchiando. Prese
dalla tasca della
giacca un pacchetto di Lucky Strike e ne tirò fuori una,
mettendosela subito in
bocca.
<<
Allora lo faccio anche io. >> la ragazza ne prese una a
sua volta e se
l’accese grazie all’accendino che aveva rubato al
fratello qualche anni prima e
che era diventato il suo portafortuna.
<<
Com’è andata? >> chiese lui, appena
prese la prima boccata di fumo.
<<
Alla grande. Ti prenderanno e io non ti vedrò mai
più. >> decise la
ragazza, prendendolo in giro.
<<
Ah. No. >> Duncan finì la sigaretta e si mise
a camminare, aspettando che
qualcosa succedesse. Qualsiasi cosa.
Sophie
says:
grazie mille a chi legge e commenta (e chi legge soltanto)!!! Vi prego
di portare pazienza, è da tanto che non scrivo su EFP e, in
realtà, questa è la prima storia che scrivo sugli
Avenged, quindi se ci sono cose che non vi quadrano (voi che siete
sicuramente più fan di me ^^' mea culpa ^^') vi prego di
farmelo sapere, così posso aggiustare e mettere a posto!
Danke sehr ^^
Un grazie particolare alle ragazze commentatrici:
Amor vincit omnia:
grazie mille per i consigli! No, non mi sono assolutamente fatta
un'idea sbagliata, mi sembri solo una persona molto attenta xD di certo
potrei sfruttarti per qualche consiglio e ottime critiche costruttive
per migliorare sempre di più =) (ps, come vedi, ho
già ascoltato un tuo consiglio abbreviando i nomi, cosa
decisamente più comoda xD) baci!
Public Enemy:
merci!! ahah xD sarò estremamente contenta se seguirai la
mia storia e se la recensirai ad ogni capitolo! =p In realtà
Jade è un personaggio che mi sono inventata sul momento, un
po' me e un po' quello che vorrei essere xD *ricambia hig* non sono
affettuosa di solito, ma quando si ricevono abbracci gratis
è brutto non ricambaire ^_^ alla prossima <3
BBBlondie:
abbiamo già una cosa in comune, l'anormalità..
perciò mi stai già simpatica xD per Jade non
posso rivelare nulla... spero leggerai ancora per scoprire ^_^ xoxo
ancora
un grazie di cuore!! Siate sincere con me per favore, così
posso migliorare xD
scusate per la canzone, ma io adoro mettere le canzoni nelle storie che
scrivo.. è una fissa ^_^'
love you,
Sophie.
|
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Capitolo 3 *** Airing Again ***
Capitolo
3.
Duncan
fissava la porta, ansioso. Non era normale quella cosa, non era normale
il
fatto che fosse sul tetto della sala prove della sua città,
che stesse
aspettando il verdetto di una delle band che preferiva di
più suonare. Non
sapeva molto di loro, sapeva solo a grandi linee come si chiamassero.
Certo,
gli piacevano alcune loro canzoni, ma non era proprio un fan.
Ovviamente non si
aspettava minimamente che il piccolo Haner fosse uno dei chitarristi
più famosi
in quel campo, era stato piacevolmente sorpreso per lui.
Jade
stava appoggiata alla ringhiera della terrazza, guardando davanti a
sé. Case.
Solo ed esclusivamente case per un bel pezzo, voleva andare al mare.
Quell’estate non era riuscita a scappare da quella monotonia,
ma l’avrebbe
fatto. Forse nella prima vacanza sarebbe partita per un posto caldo con
Duncan.
Sempre se non l’avessero preso, altrimenti sarebbe stato
impegnato
costantemente. Per un nanosecondo sperò che non lo
prendessero. Ma poi quel
pensiero orribile le scivolò via dalla mente quando la porta
si spalancò ed
uscì Brian, il famoso
Brian.
<<
Sei forte. >> disse solo a Duncan, dandogli una pacca
sulla spalla.
<< Scendi, ti diranno tutto loro. >> gli
disse, abbracciandolo.
Duncan lanciò uno sguardo alla sorella, che gli fece
l’occhiolino, ed entrò di
nuovo nell’edificio.
<<
Allora? Che avete deciso su mio fratello? >> chiese Jade,
facendo un
piccolo sorriso.
Brian
si appoggiò accanto a lei sulla ringhiera, senza guardarla.
<< Vogliono
provarci di nuovo… dopo Jimmy non credevano potesse esserci
qualcun altro come
lui.. >> sussurrò l’ultima frase,
passandosi una mano tra i capelli.
<< Comunque è bravo. Davvero molto bravo.
>>
Lei
allargò il sorriso e saltellò sul posto, battendo
le mani contenta. << Lo
so, lui è il mio amore! È… un genio!
Suona da sempre, e anche se odio mettere a
posto il garage, amo sentirlo sfogare.. fa delle cose bellissime!
>>
cominciò a parlare a macchinetta. L’aveva detto,
lei non faceva mai le cose
programmate. Se voleva parlare, lo faceva, senza troppi problemi.
Brian
si voltò verso di lei e fece un piccolo sorriso. Quella
ragazza la ricordava
alla perfezione al liceo. Lì era più gracile e
coi capelli corti biondi, un po’
più maschiaccia, sempre coi vestiti larghi e le scarpe che
si perdevano per il
corridoio. << Sì, mi ricordo fosse bravo.
>> ridacchiò, voltandosi
dall’altra parte, in modo da tenere la schiena appoggiata
alla ringhiera.
<< Da quant’è che fumi?
>> le chiese, notando la sigaretta ormai
quasi finita tra le dita laccate di nero della ragazza.
<<
Oh, questa? >> lei alzò la mano e sorrise.
<< No, non fumo. Solo
quando sono estremamente nervosa o agitata.. o per dare fastidio a
Duncan.
>> ridacchiò e finì la sigaretta,
schiacciandola poi col piede. <<
Tu invece? >> chiese lei, facendogli un sorriso dolce.
Brian era
sicuramente una brava persona, altrimenti Duncan non avrebbe insistito
così
tanto che lei lo accompagnasse.
<<
Appena ho tempo, però non sono dipendente. >>
rispose lui, tranquillo.
<< In realtà sto cercando di smettere, ma non
essendo una persona
tranquilla non riesco. >> confessò poco dopo,
facendo una piccola risata.
<<
Se vuoi ti do una mano io!! Potrei smettere da un momento
all’altro. >>
lo prese in giro lei, sentendo crescere dentro di sé una
confidenza che non
sapeva di poter ottenere con una persona che non conosceva.
Sentì
suonare improvvisamente il cellulare e lo afferrò con la
mano destra, premendo
subito il pulsante verde per accettare la chiamata.
“Pronto?” rispose
leggermente scocciata.
“Jade, dove cavolo sei? Alex sta dando di
matto!” annunciò Anja, la sua collega
tedesca.
“L’avevo
avvertito che non ci sarei stata oggi pomeriggio..”
ribadì la rossa,
appoggiando il ventre sull’asta fredda della ringhiera.
Sentiva benissimo quel
freddo invernale, ma in qualche modo le ricordava che era ancora viva,
quindi
andava bene così.
“Allora non so proprio J, dice di volerti
venire a prendere a forza!” rise la tedesca. Per
quanto fosse in America da
pochi anni, sapeva l’inglese anche meglio di Alex, americano
da generazioni e
generazioni.
“Certo,
come no.. passamelo dai.” Jade fece lo schiocco del bacio al
microfono del
telefono e rise.
“Va bene meine Liebe!” Anja
staccò la
cornetta dall’orecchio e Jade sentì che chiamava a
gran voce il proprietario,
che borbottava qualcosa riguardo a panini e brioches.
“Jade ma che fine hai fatto!?!?!?”
urlò,
facendo allontanare il cellulare dall’orecchio alla ragazza.
“Alex,
ti avevo detto che non sarei venuta oggi pomeriggio.”
“Ma pensavo che dopo un po’ saresti
arrivata!!” biascicò il giovane uomo,
facendo la voce da bambino piccolo.
Jade
sospirò pesantemente. “Alex.. non ci sono tutto il
giorno, sono impegnata con
mio fratello e degli amici…” disse, addolcendo un
po’ il tono. Benché lui fosse
più grande di lei di almeno una decina d’anni, a
volte era lei a dover prendere
in mano la situazione perché lui dimostrava dieci, se non
cinque anni.
“Va bene… ma domani lavori tutto il
giorno.”
dettò, tornando un uomo di trentacinque anni.
“Eh
che ti devo dire? Sei tu il capo.” Gli fece notare la
ragazza, nervosamente.
Erano tornati a quando non esisteva la moneta, che bisognava fare una
cosa per
averne un’altra in cambio? Però sapeva che con
Alex andava così. Se voleva
continuare a lavorare, doveva stare buona, anche se stava per cedere.
“Passami
Anja.”
Alex
non disse una parola e passò di mano il telefono alla
ragazza tedesca. “Hallooooo”
salutò allegramente.
“Uccidilo.
Che ne so, prezzemolo.. oh, oh! Buttalo giù dalle scale!
Impedito com’è sarebbe
capace di farlo anche da solo!” cominciò a parlar
velocemente Jade, dando sfogo
ai suoi pensieri omicidi riguardanti il suo capo.
Brian
si mise a ridere, distogliendola dalla sua furia omicida e facendola
tacere per
un attimo. Lo fissò, con la bocca aperta. C’era
qualcosa.. qualcosa che lui le
ricordava, ma non sapeva cosa!
“Liebe? Ti sei già calmata?”
la prese in
giro la ragazza
tedesca, rimanendo in
silenzio poco dopo.
“Eh?
Oh.. stranamente sì.” rispose la ragazza, scotendo
la testa leggermente.
“Quindi domani ci vediamo tutto il giorno?”
“Sembrerebbe
proprio di sì…”
Brian
le prese il telefono di mano e la guardò negli occhi,
ridacchiando. <<
Che ti ha chiesto? >>
<<
Se domani lavoro tutto il giorno.. >> confusa, Jade
inarcò un
sopracciglio. Che cosa cavolo voleva fare quello lì?
<<
Ah!! No, non lavori tutto il giorno! >> il ragazzo le
fece l’occhiolino e
le restituì gentilmente il cellulare, facendola rimanere
completamente
sconcertata.
“Prendi
un giorno libero domani.”
“Cosa, perché? Alex non lo permetterebbe!”
“Fidati,
ho bisogno di te.” Annunciò, sentendo il cuore che
le batteva all’impazzata.
Aveva l’impressione che dal cervello le stesse uscendo del
fumo, e questo
significava solo una cosa: tilt.
“Ma…”
“Di’
ad Alex che lavoro tutta la prossima settimana anche la sera.”
La
tedesca rise e annuì, pur sapendo che Jade non la poteva
vedere. “Ok Liebe.. a domani!!! Love
you!” Anja
chiuse la chiamata e lasciò sola la sua amica.
<<
Che hai intenzione di fare domani?? >> chiese
immediatamente Jade,
voltandosi verso Brian che rideva tranquillo.
<<
Stare con te e tuo fratello. E a quanto pare anche con la tua collega.
>>
rise e tirò una boccata della sua sigaretta, prima che
questa venisse presa
brutalmente e pestata a terra da Jade. << Ehi!!
>> brontolò,
spalancando gli occhi scuri.
Lei
fece un sorriso e appoggiò la testa al suo petto, alla
ricerca del battito del
cuore. Appena lo trovò, annuì ed
esultò, facendo l’occhiolino a Brian.
<<
Vedi, i tuoi polmoni già mi ringraziano! >>
disse, per poi scoppiare a
ridere e fare la lingua al ragazzo, che fece un sorriso ben poco
rassicurante.
<<
Oh piccola malefica… vedi che se ti prendo..
>> le annunciò, cominciando
ad avvicinarsi pericolosamente.
In
quel momento Jade non pensò più che fosse un
estraneo, una persona famosa
appena conosciuta, un qualcuno col quale non sarebbe mai potuta andare
d’accordo, ma semplicemente un ragazzo arrabbiato.
A questa conclusione si voltò di scatto e
cominciò a correre, per quanto gli
stivali da cowgirl le permettessero. Fece le scale due a due
velocemente, per
poi ritrovare con lo sguardo la porta della sala prove e scaraventarsi
dentro,
sentendo Brian che le correva poco dietro. Agguantò
immediatamente suo fratello
e si mise dietro, riprendendo fiato.
<<
Che cosa cavolo..? >> chiese questo, confuso.
<<
Gli ho spento la sigaretta mentre la stava fumando, mi sta rincorrendo.
>> spiegò brevemente, cercando di nascondersi
il meglio possibile. Era
una situazione completamente stupida, degna di bambini di cinque anni,
ma non
le importava. Duncan non la faceva mai giocare, essendo dovuto crescere
in
fretta anche lui, quindi doveva trovare qualcuno con cui sfogare i suoi
istinti
di bambina.
Entrò
Brian, si guardò attorno, con aria assetata di sangue, e,
appena individuò Jade
nascosta, partì in quarta per cercare di afferrarla, ma lei
cominciò a girare
attorno al fratello, ridendo come una matta.
<<
Mi devi una sigaretta! >> berciò il ragazzo
mentre cercava di prenderla
in qualche modo.
<<
Col cavolo, ricorda che lo sto facendo per i tuoi polmoni…
>> disse in
risposta lei, sporgendosi per fargli la linguaccia.
<<
Se ti prendo… >> ringhiò
nuovamente, sentendo che si stava divertendo
come succedeva solo quando suonava.
Degli
altri, pochi riuscivano a mantenere un comportamento composto. Matt e
Johnny
erano scoppiati a ridere quando lei era entrata e aveva detto quello
che aveva
fatto a Brian, mentre Zacky stava ridacchiando, volendo comunque
rimanere il
più serio di tutti. Non ci riusciva granché, non
tanto per la scena quanto per
vedere che il suo più grande amico stava giocando di nuovo.
Giocare! Era un
verbo così strano da pensare... in quell’anno non
era quasi mai capitato e quei
due fratelli stavano come portando loro un po’ della vita che
avevano perso.
Matt,
ridendo, aprì nuovamente la porta, così che Jade
potesse scappare fuori mandandogli
un bacio con la mano.
<<
Traditore! >> bofonchiò Brian, correndole
dietro per tutto l’edificio.
<<
Scusatela.. è fatta un po’ a modo suo.
>> si scusò Duncan, grattandosi il
capo imbarazzato. Certo che lei si faceva sempre riconoscere.
<<
Oh figurati.. ci fa bene vedere Brian che si diverte. >>
sorrise
tranquillo Johnny, dandogli una pacca sulla spalla.
<<
Meno male.. oh, venite a cena da noi sta sera? >> propose
Duncan,
sorridendo contento.
<<
Abitate insieme? >> Zacky inarcò un
sopracciglio confuso. Chi vivrebbe
con la propria sorella?
<<
È una lunga storia.. >> il castano
abbassò il viso, facendo una piccola
smorfia. Eh sì, avrebbe dovuto raccontare la sua storia e
quella di Jade.
<< Però se venite sta sera vi racconto!!
>> promise, tornando
immediatamente su.
Al
che, spinti dalla curiosità, i tre annuirono.
°°°
Un’ora
dopo, Duncan uscì dall’edificio e vide Brian
seduto all’ombra di un albero, con
la testa di sua sorella appoggiata alla spalla. Si avvicinò
e scosse la testa,
guardandola tutta sporca di terra e coi capelli sfatti, addormentata,
mentre
Brian stava aprendo leggermente gli occhi.
<<
Ehilà. >> salutò Duncan,
inginocchiandosi davanti al ragazzo, mezzo
stordito.
<<
Ehi.. tua sorella è una piattola.. >>
commentò solo Brian, prima di
accorgersi di averla ancora appoggiata alla spalla. <<
Occazzo. Non è
come sembra. Giuro che non è come sembra. >>
balzò in piedi il ragazzo,
mettendo le mani avanti per scusarsi.
Jade
cadde con la faccia per terra e venne svegliata solo grazie alle risate
di
Duncan, che aveva capito alla perfezione cos’era successo.
Tipico: lei
conquistava con la sua allegria.
<<
Che cazzo… >> berciò la ragazza,
tirandosi seduta e massaggiandosi la
testa, nel punto dove aveva battuto. << D?
>> chiese, passando lo
sguardo dal fratello che rideva a Brian che era arrossito in viso.
<<
Che? >> chiese di nuovo, estremamente confusa.
<<
Andiamo J, sta sera vengono a cena da noi tanto. >> la
tranquillizzò,
dandole una mano cercando di tirarla su dal prato.
<<
Ah… ok.. >> rispose, intontita. Si
appoggiò al fratello e salutò Brian
allegramente, per quanto si fosse appena svegliata.
Il
chitarrista li osservò andare via, poi si guardò
intorno e tornò su nella sala
di registrazione, confuso e stranito. Che cosa diavolo era successo??
<<
Allora? Nuova conquista? >> chiese ridacchiando Zacky,
guardandolo con i
suoi limpidi occhi azzurri.
<<
Ma che dici.. non abbiamo fatto niente di che, abbiamo solo corso.
>>
rettificò, mettendo le mani davanti anche a loro, alla sua
famiglia. Si vergognava?
Un po’, anche se non aveva fatto niente di male.
<<
Uh, siamo suscettibili.. >> lo prese in giro Matt,
scambiandosi uno
sguardo d’intesa con Johnny, che scoteva la testa esasperato.
Brian
fece per rispondere, aprì la bocca, ma non disse niente.
Avevano ragione su
tutta la linea. << Scusate, quella
ha qualcosa che non va. >> decretò,
lasciandosi cadere su una poltrona
rossa.
<<
A me piace. >> Johnny si sedette di fianco a lui,
appoggiando poi i piedi
sulla sedia di fronte a lui. << È forte, e suo
fratello è simpatico e
bravo. >> continuò, facendo il saggio.
<<
Massì, è ovvio che piace anche a me.
>>
<<
Però…? >> lo incoraggiò
Matt, mentre Zacky andava ad appoggiarsi alla
finestra, per dare uno sguardo fuori.
<<
Però non lo so. Ha qualcosa che non va. Decisamente.
>> annuì.
<<
Stai solo attento Syn.. se devi farci qualcosa valuta bene. Non
possiamo
permetterci di perdere un bravo batterista per una donna..
>> gli ricordò
Zacky, serio.
<<
Io sto con Michelle. >> fece il verso Brian, per poi
scoppiare a ridere. Zacky
che gli faceva la paternale? Era un sogno, decisamente.
Matt
e Johnny si guardarono preoccupati. Era vero, stava con Michelle, ma
quanto
sarebbe durato? Jade non era una fan, non era assatanata come le altre
isteriche, era normale. E loro sapevano bene quanto tutti quanti in
quella
stanza avessero bisogno di normalità.
Sophie
says:
scusate
per la lunga attesa, ma ho avuto dei problemi in questi giorni =) spero
mi possiate perdonare! E se non con questo capitolo, col prossimo, che
sarà decisamente più intenso =)
Amor vincit omnia:
in realtà Jade e Duncan non sono così fan.. li
conoscono ma non così bene, non so come spiegarmi xD ma
credo di averlo spiegato all'inizio di questo capitolo =) Per
il secondo punto della 'critica' mi sembra di aver risposto o.o se
così non fosse, fammelo sapere che lo metterò nel
prossimo!!
Public Enemy: se ti
piacciono i flashback li metterò di più
(tranquilla, l'avrei fatto comunque anche perchè li adoro
anche io *w*)!! grazie mille =)
BBBlondie: xD in
realtà non posso spoilerare, ma non ti consiglio di essere
così sicura sul fatto che Bri e J siano la coppia... (anche
se qui ho fatto intendere il contrario xD) l'unica cosa che posso dire
è: leggi, così scoprirai
ù.ù (e magari recensisci che mi fai contenta
xD)
grazie
ancora a tutti per la sopportazione =)
bacioni!!,
Sophie
|
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Capitolo 4 *** Wine and Explanations ***
Duncan
cominciò a guardarsi intorno nervosamente. Com’era
possibile che Jade ci
mettesse sempre ore a prepararsi?
Non
era una donna normale, a volte faceva impressione per quante parolacce
dicesse
o quanto maschile fosse. Eppure quando conosceva qualcuno per la prima
volta,
doveva essere femmina. Era snervante soprattutto quando lui doveva
aspettarla.
Alzò
lo sguardo all’orologio a parete e si batté la
mano sulla fronte, esasperato.
Decise che era ora che salisse in camera di Jade e le desse una
svegliata per
farla muovere, gli altri sarebbero stati
lì a minuti e voleva fare bella impressione.
Salì
le scale a due a due e, appena arrivato alla stanza della sorella,
bussò forte,
per farsi sentire al di sopra della musica a tutto volume.
I
don’t want to want you,but I hate to
say I do
I
can’t help the way I feel for you
Duncan
fermò il suo bussare e si appoggiò allo stipite
della porta azzurra, aspettando
che la ragazza finisse di cantare.
No,
I don’t want to want you, but I
hate to say I do
I
can’t help the way I feel for you
I
don’t need to need you, but what am
I supposed to do?
I
can’t help the way I feel, for you!
Il
ragazzo aprì la porta e vide sua sorella in piedi sul
lettone matrimoniale con
una spazzola in mano e il cd di Lesley Roy a palla. Aveva addosso il
vestito
rosso delle feste, quello che metteva solo quando c’era
qualcosa di importante
da festeggiare.
<<
Ma porca puttana! >> esclamò la ragazza,
scendendo dal letto con un salto
e arrossendo spaventosamente. << Devi bussare!!
>> lo rimproverò,
puntandogli la spazzola addosso.
<<
Sei spaventosa, attenta con quell’arma che potresti farti
male. >> la
prese in giro lui, alzando le mani.
<<
Ti odio. >> Jade ripose la spazzola sul comodino di
fianco al letto e si
infilò le decolletè nere lucide, passandosi poi
sulle labbra il rossetto rosso.
<< Sono arrivati? >> chiese, ansiosa. Forse
aveva ancora qualche
minuto per prepararsi.
<<
No ma staranno per arrivare, quindi no, non hai più tempo
per prepararti.
>> le lesse nella mente Duncan, prendendola per mano e
trascinandola giù
di peso. Esattamente, perché la prese a spalle e la
trasportò fino al salotto,
dove la lasciò bruscamente cadere.
<<
Sei un animale! >> commentò lei, ridendo a
gran voce.
Suonarono
alla porta e cadde il silenzio. Duncan si mise a posto il colletto
della
camicia nera che portava, mentre Jade si metteva a posto le pieghe del
vestito.
Lui andò davanti alla porta e aprì, trovando i
quattro ragazzi vestiti
eleganti.
<<
Ehilà! Entrate, entrate! >> sorrise il padrone
di casa, spalancando la
porta per farli entrare tutti quanti. << J alzati dal
divano e vieni a
salutare! >> la chiamò, chiudendo poi la porta.
<<
Non importa Duncan! >> provò a dire Matt, ma
appena vide arrivare la
ragazza rimase muto, come del resto gli altri tre ragazzi.
Per
un momento tutto tacque. Duncan sapeva che sarebbe andata
così, lo sapeva
benissimo dannazione. Tutti quelli che vedevano Jade vestita da femmina rimanevano ammutoliti. Tutti,
nessuno escluso, compresi parenti e amici d’infanzia.
Perché lei era così
piccola e bella da sembrare una stella irraggiungibile. A lui ormai la
sua
vista non faceva più alcun effetto, se non quello di volerla
proteggere ad ogni
costo.
Brian
si guardò intorno e decise di smorzare quel momento, anche
perché vedeva che
Jade era decisamente in imbarazzo. Si voltò verso Duncan e
gli picchiettò la
spalla. << Tua sorella è una donna..
c’è qualcosa che non funziona.
>> gli disse all’orecchio, facendolo ridere. La
sua risata ruppe quel silenzio
magico che si era creato e anche Jade si riscosse, tornando focosa come
suggerivano i suoi capelli.
<<
Che hai detto?? >> chiese infatti, puntandogli addosso
l’indice laccato
di smalto nero lucido.
<<
Che sei una donna oggi. >> rispose tranquillo Brian,
facendogli la
linguaccia.
<<
Sei un mostro, sono offesa e non ti parlerò mai
più. Infatti, ora saluto loro e
te niente! >> decise la ragazza, ricambiando la
linguaccia. Si avvicinò
tranquilla a Johnny e gli diede due baci sulle guance, poi fece la
stessa cosa
con Zacky, che fece l’occhiolino a Brian, e poi si
avvicinò a Matt. << A
lui anche un abbraccio perché prima mi ha aperto la porta
alla salvezza.
>> ribadì, abbracciando Matt che rise
tranquillo. Come cavolo era
possibile che quella ragazza, che prima li aveva fatti rimanere tutti
di sasso
con la sua luminosità, ora faceva i capricci come una
bambina di tre anni?
<<
J, adesso piantala.. >> la rimproverò
dolcemente Duncan, andando a
prenderla per mano e portandola in cucina, facendo sì che
gli altri lo
seguissero. Però Jade appena passò davanti a
Brian gli fece una smorfia, per
poi voltarsi sorridente verso suo fratello che la stava osservando.
In
cucina, si sedettero tutti attorno al tavolo e la ragazza si mise
davanti al frigorifero,
schiarendosi la voce per illustrare i piatti. << Dunque,
non siamo ricchi
come voialtri, quindi abbiamo, ho,
deciso di preparare cose semplici ma di gran gusto. Quindi abbiamo:
patate al
forno, pollo arrosto, insalata fredda da condire e… la mia
specialità! >>
sorrise malefica e fece per dirlo, ma Duncan la precedette.
<<
Pan cakes e torta di mele. Non pensate chissà cosa.
>> li tranquillizzò,
facendo imbronciare la sorella.
<<
Molto bene. Zacky, Johnny, Matt, sarete i miei unici interlocutori per
tutta la
sera. Spero che almeno voi apprezziate quello che ho cucinati.
>> disse,
facendo un sorriso falsissimo a suo fratello e Brian, che si guardarono
e
sospirarono.
<<
Davvero non ci parlerà? >> chiese Brian al
biondo, confuso. Faceva sul
serio?
<<
Certo. Lei di solito fa quello che dice. >>
ridacchiò lui, appoggiandosi
allo schienale della sedia.
<<
Quindi, cari tutti tranne Duncan e Brian, cosa volete per primo?
>>
domandò lei, facendo un largo sorriso ai tre ragazzi.
<<
Io direi di cominciare con qualcosa di caldo... quindi va bene il pollo
arrosto, poi le patate e dopo l’insalata, no?
>> propose tranquillamente
Matt, facendole un largo sorriso.
L’idea
venne approvata e si cominciò. Jade iniziò a
servire la cena, pensando che era
una situazione strana. Se solo gliel’avessero detto, lei
avrebbe negato fino
alla morte. Però vedere tutta quella gente al tavolo, che
rideva, che parlava e
faceva rumore, le riempiva il cuore di gioia, facendola sentire viva e
con una
vera famiglia. Non capitava ormai da anni.. le venne quasi da piangere,
ma rimase
impassibile e si versò del vino nel bicchiere, decidendo di
ridere con loro.
La
cena passò tranquillamente, dopo il terzo bicchiere di vino
Jade ricominciò a
parlare anche con Duncan e Brian, e a fine pasto mangiarono tutti i
pancake e
la torta di mele, facendo tanti complimenti alla cuoca.
<<
Ohi ohi, vado a sdraiarmi sul divano.. >>
brontolò la ragazza, mezza
ubriaca, alzandosi dal tavolo e andando a sedersi sul divano in
soggiorno,
ciondolando nella camminata.
<<
Aspetta, aspetta, vengo anche io! >> Zacky si
alzò a sua volta e la
raggiunse, lasciandosi cadere di fianco a lei. Si guardarono e
scoppiarono a
ridere, rendendosi conto di essere completamente partiti.
<<
Sai Zacky? Non pensavo voi foste così normali!
>> gli disse lei, tra una
risata e l’altra.
<<
Davvero?? E voi ispirate fiducia! >> confessò
lui, finendo di ridere e
cominciando a pensare. Aveva detto la verità, certo, ma era
già pronto a
superare quella situazione? Lui credeva di no, aveva attraversato il
vialetto
di casa sapendo già che avrebbe mantenuto le distanze da
entrambi, ma non ci
riusciva… si sentiva finalmente a casa, come se fosse stato
in un viaggio e
fosse tornato solo in quel momento nel posto in cui era nato e
cresciuto.
<<
È la nostra specialità! Ispiriamo fiducia a
tutti.. >> sorrise Jade,
dandogli un pugno affettuoso sul braccio. << Sai una
cosa? Io non ricordo
granché casa mia prima di questa… avevo sedici
anni quando mi sono trasferita
qui con Duncan, ma della casa vecchia ricordo solo il soggiorno giallo.
E la
mia stanza piena di poster. Basta. Non ricordo neanche i miei genitori,
il
tempo che passavo a casa era poco e di solito era notte…
>> raccontò, per
poi cominciare a ridere.
<<
È triste… >> commentò
Zacky, spalancando gli occhi chiari.
<<
Lo so, ma ridere è più divertente di piangere!!
>> rispose lei,
asciugandosi le lacrime provocate dalle risate.
°°°°
<<
Scusatela… di solito non ha bisogno di bere per far ridere.
>> si scusò
Duncan, rimasto in cucina con Brian, Matt e Johnny.
<<
Sì, l’avevamo immaginato. >>
ridacchiò tranquillamente quest’ultimo,
finendo di bere il suo bicchiere di vino.
Duncan
sorrise. << Beh, vi avevo promesso delle spiegazioni mi
sembra, no?
>> prese un profondo respiro e chiuse gli occhi.
<< I nostri
genitori si sono separati quando lei aveva cinque anni, non facevano
altro che
litigare per qualsiasi cosa. Ci hanno affidati alla mamma e
papà era scomparso
nel nulla per due anni, quando poi è morta la mamma. Ci
siamo dovuti trasferire
da lui, anche se non era molto d’accordo. Si era risposato
con un’altra donna,
e lei ci odiava. Soprattutto ce
l’aveva
con J, la picchiava, la trattava male… ma J le ha sempre
voluto bene. Non so perché.
Io ho cominciato a lavorare a dodici anni, perché volevo
guadagnare abbastanza
denaro da poter fare il più bel regalo che qualcuno potesse
fare alla mia
sorellina.. >>
<<
Non ho ben capito.. tu hai regalato questa casa a Jade?
>> chiese Brian
confuso.
<<
Sì.. quando aveva sedici anni, per il passaggio
all’età adulta, le ho regalato
questa casa. Prima di quel momento, lei non ricorda quasi nulla.
Ricorda solo
le cose fatte fuori casa… non ricorda la mamma, la matrigna
e papà, non ricorda
neanche in che casa abitavamo. >>
<<
È una cosa orribile.. >> sussurrò
Matt, lanciando uno sguardo al
soggiorno dove Jade stava ridendo a crepapelle con Zacky.
<<
Lo so, ma lei non lo ricorda.. quindi è meglio
così. Non sono mai stato granché
a dimostrare i miei sentimenti, ma con lei è diverso.. lei
è la mia piccolina,
e chiunque la tocchi dovrà vedersela con me.
>> Duncan sorrise deciso e
buttò giù il vino rimasto nel suo bicchiere.
Brian,
in quegli attimi di silenzio, si convinse sempre di più che
lei andava
protetta. Era una specie rara, una persona che era raro incontrare, e
che
portava fortuna. Decisamente.
Sophie says____
Bene, capitolo corto, ma mi serviva per spiegare un po' di cose.
Sì, tutti i miei personaggi sono dei 'casi umani', non ce la
faccio proprio a farli senza problemi xD
spero vi piaccia, un grazie speciale ai 4 angeli che hanno recensito *w*
Public Enemy, Amor vincit
omnia, BBBlondie e Chelsea_Pin
Grazie grazie grazie =) spero vi piaccia anche questo!!
notte notte, kisses,
'phie. <3
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