I dieci comandamenti

di Cass90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io sono il signore Dio tuo ***
Capitolo 2: *** Non nominare il nome di Dio invano ***
Capitolo 3: *** Ricordati di santificare le feste ***
Capitolo 4: *** Onora il padre e la madre ***
Capitolo 5: *** Non uccidere ***
Capitolo 6: *** Non commettere atti impuri ***
Capitolo 7: *** Non rubare ***
Capitolo 8: *** Non dire falsa testimonianza ***
Capitolo 9: *** Non desiderare la donna d'altri ***



Capitolo 1
*** Io sono il signore Dio tuo ***


Io sono il signore Dio tuo

 
Io sono il signore Dio tuo, soddisfo tutti i bisogni possibili ed inimmaginabili: quando hai fame o sete ci sono, quando hai freddo o caldo, quando ti senti solo e hai bisogno di compagnia, basta cercarmi e usarmi.
Non mi faccio scrupoli, non ho un’etica da seguire o una religione in cui credere. Non mi fa alcuna differenza se mi chiede aiuto il ladro o l’assassino, il laico o il peccatore, il devoto o l’eretico: se qualcuno ha bisogno io sono qui per tutti, o quasi tutti.
Per avermi bisogna sudare, lavorare, ma soprattutto occorre essere furbi ed intelligenti. Effettivamente non mi piacciono gli scansafatiche: per quelli che fanno niente nella vita e pretendono, comunque, il mio aiuto ci sono raramente;odio i perdenti.
Quando non ci sono ho notato che provoco dolore, malinconia, afflizione e, alcune volte, rassegnazione; nel peggiore dei casi il turbamento è tale che alcuni si ritrovano ad essere in preda al terrore. Altre volte la mia assenza può portare al suicidio, ma questi sono casi rari, spero.
Mi rendo conto di essere molto importante, a tal punto che senza di me, ad esempio, la società dell’intero mondo non potrebbe funzionare.
Alla luce di ciò sono sempre stato neutrale: posso soddisfare senza problemi bisogni che vanno dai più nobili a quelli meno edificanti.

Io sono il signore Dio tuo, io sono il Denaro.

 

Sto scrivendo questi racconti per un corso universitario, il problema è che il professore non commenta. perciò ho deciso di scrivere su questo sito, dove spero di ricevere commenti o almeno critiche costruttive.
Spero che vi sia piaciuto, al prossimo comandamento.
Continuate a seguirmi Bax Cass!

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Capitolo 2
*** Non nominare il nome di Dio invano ***


Non nominare il nome di Dio invano

 

“Io sono l’astro del mattino e della sera, ciò che desidero sarà fatto, se dico che giorno è notte e notte è giorno così avverrà.
S’inciderà il mio nome sulla pietra nei secoli dei secoli.
Sono stato mandato da Dio per guidare questo popolo.
Il Signore mi ha parlato ieri notte, mi ha detto che la guerra dovrà essere fatta.
Molti dei miei uomini moriranno, ma è un sacrificio che son disposto a sopportare perché è Dio che lo comanda.
E così sia!”


Ok, questo capitolo è davvero corto, me ne rendo conto^.^' 
Spero vi sia piaciuta, se avete qualcosa da chiedere non esitate. Al prossimo capitolo! 
Grazie e baci
Cass

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Capitolo 3
*** Ricordati di santificare le feste ***


Ricordati di santificare le feste

 
“Hai sentito cosa è successo alla famiglia Thomson?”
“No, cosa è successo?” Chiese una donna col cappellino giallo.
“Ma come, non lo sai cara? I loro servi, da due giorni a questa parte, si sono messi in sciopero!” S’intromise una donnetta di bassa statura dai capelli grigi raccolti in una crocchia sulla testa.
“In sciopero?! Ma è una cosa inaudita! Perché mai avrebbero dovuto farlo?!”
“Girano voci che la causa sia stata il modo di fare del signor Thomson: si dice che non rispettasse le festività, e che li facesse lavorare tutto il giorno per tutti i giorni dell’anno!”
Le donnette, tutte e tre sedute ad un tavolo tondo e con le carte da gioco in mano, si guardarono per un istante e si misero a ridere.
“Beh, allora devo dire a mio marito di ricordarsi di santificare le feste, e dare almeno un giorno di riposo ai nostri servi, sennò potrebbero mettersi in sciopero anche loro!” Esordì la donna col cappellino giallo.


Ok è un capitolo un po', come dire...Sarcastico^.^' 
Come al solito sarò felice di ricevere recensioni e di rispondere a tutte le domande possibili.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che sia stato abbastanza chiaro^.^
Un grosso bacio da Cass
Continuate a seguirmiii!!!^.^

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Capitolo 4
*** Onora il padre e la madre ***


Onora il padre e la madre

 
“ Non ho mai seriamente pensato al futuro. Ho sempre vissuto la vita così come capitava. Ho accettato doni che mi venivano offerti, ma ben poche volte ho donato.
Ho tanti rimpianti, a partire dalla mi infanzia; ho cercato di seguire ed imitare chi mi sembrava più forte, senza però lottare per arrivare a tale supremazia.
La vita mi è scivolata dalle mani a causa della mia debolezza di spirito, non ho mai tentato di oppormi agli eventi nefasti che, piano piano, mi stavano trascinando nel baratro in cui vivo tuttora.
Una volta, scherzando, un mio amico mi disse: “ La vita è come un compito in classe, solo alla fine ti accorgi di aver sbagliato”, gli diedi ragione ridendo, ora, gli do ragione piangendo.
Non avevo idea di che giorno fosse, avevo la ment annebbiata, ricordavo solo che due sere prima, con i miei amici, andai al nostro solito bar a bere, ci fermammo, poi, al nostro solito parcheggio, ed ubriachi tirammo di coca. Con le menti confuse andammo in giro per la città in macchina. Anche il ragazzo che stava guidando era ubriaco e strafatto.
Mi ricordo solo le urla del mio amico seduto vicino al conducente: “ Cosa cazzo stai facendo?! Gira, GIRA!!”
Tutto si svolse nel giro di pochi attimi: con la macchina eravamo arrivati in collina, già alle prime due curve la macchina aveva sbandato, ma alla terza…
Inizizialmente non capivo cosa stesse succedendo, quando lo capii, provai solo terrore ed una completa impotenza.
Trovarono la macchina in fondo ad un fosso il giorno dopo, eravamo in cinque in macchina, tre morirono sul colpo, il quarto finì in coma vegetativo, i genitori decisero poi più tardi, dopo varie tribolazioni, di staccare la spina.
Anch’io fui spedito in ospedale, ma al contrario del mio amico non fnii in coma, in compenso, non sentivo più le gambe.
Quando mi svegliai completamente, nel letto dell’espedale, sentii un fiume di lacrime inondarmi il volto, pensai ai miei amici morti, pansai anche a tutte le cose che avevo perduto seguendo una vita così sregolata, e d’improvviso il pensiero andò ai miei genitori. Mi chiesi se sarebbero venuti a trovarmi, se sarebbero venuti a prendermi, e se, soprattutto, mi avrebbero riammesso a casa con loro.
Corrodendomi nel dubbio, mi resi conto di non conoscerli affatto.
L’infermiera arrivvò nella mia stanza dicendomi che aveva avvertito i miei del mio miglioramento…Non sapevo cosa aspettarmi.
Entrambi arrivarono due ore dopo, mi ricordo ancora i loro volti sconvolti dal dolore, avevano gli occhi gonfi e cerchiati di nero, sintomo d’aver pianto tanto e dormito poco, o niente. Mi abbracciarono così forte che mi tolsero il respiro, sentii le calde lacrime di mia madre, poi seguite da quelle di mio padre, bagnarmi il viso. Restammo in quella posizione a lungo…”
 
L’uomo di ormai quarantacinque anni, seduto sulla sedia a rotelle, smise per un attimo di parlare e si fermò a riflettere con sguardo perso chissà dove. Probabilmente quel ricordo era ancora ben vivido in lui, perché i suoi occhi divennero lucidi, ed una lacrima scese solitaria.
“E poi zio? Che è successo?” Chiese un ragazzo sedutogli accanto.
“Devo dirti la verità: avrei voluto continuare nonostante tutto, avrei voluto continuare a drogarmi, avrei voluto continuare ad ubriacarmi con i miei amici per perdere il controllo, ma la prima cosa che persi fu la mia indipendenza. Rimasi paralizzato. Fui COSTRETTO a disintossicarmi; i miei amici, non mi cercarono più, mi sentii solo come un cane, e caddi in depressione.
Inizialmente divenni isterico, trattavo tutti male, soprattutto i miei genitori, come se la copa fosse loro, poi cominciai a non mangiare più, a stare in camera mia tutto il giorno. Mi arresi.
Poi però, mi resi conto che non ero completamente solo.
Voglio dirti una cosa, so che sembrerà stupida detta da chi ha avuto tali precedenti, ma proprio per questo credo di essere la persona più indicata: Onora tuo padre e tua madre. Il nonno e la nonna mi sono rimasti vicino nel momento in cui avevo più bisogno, è come se mi avessero dato una seconda vita quando credevo tutto perduto.
Considera il mio racconto come un aiuto per il tuo futuro." 


Ok questo è stato il quarto comandamento, spero vi sia piaciuto anche se il genere si allontana un po' dai primi tre.
Se trovate degli errori di battitura fatemelo sapere! (sono ancora un po' malaticcia!>.<')
Come al solito commentate numerosi e continuate a seguirmi!^.^
Un grosso bacio da Cass!^.^

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Capitolo 5
*** Non uccidere ***


NON UCCIDERE

 
Era la notte di Natale. Luca, insieme ai suoi parenti, aveva guardato l’album di quando i suoi nonni erano giovani. Le foto erano leggermente sbiadite a causa del passare degli anni; mostravano i suoi nonni già insieme a diciott’anni, e probabilmente, anche già sposati.
Sua nonna era davvero bella: alta, capelli lunghi castani raccolti in modo impeccabile in un intreccio di nastri colorati, il viso era pulito, senza un filo di trucco. Le labbra erano atteggiate ad un sorriso.
In alcune foto, lei, mostrava un viso raggiante dalla felicità, in altre, invece, il sorriso era palesemente forzato, o almeno questo era quello che aveva notato Luca.
Sua nonna, a quanto aveva raccontato fino a quel momento, aveva sempre voluto, fin dalla sua infanzia, fare la mamma, e quando nacquero “i suoi bimbi”, come li chiamava lei, si era sentita completamente appagata: con un marito al suo fianco e sei bambini che le giravano per casa, cosa avrebbe potuto volere di più dalla vita?
Luca, in un impeto di curiosità, chiese che sua nonna gli raccontasse la storia della sua vita.
Lei rimase in silenzio per un paio di minuti, analizzandosi i piedi, quando cominciò a parlare, l sua voce er incrinata da una certa amarezza.
Quella notte, forse a causa dell’aria di confidenza familiare che si respirava in quella casa, sua nonna raccontò la sua vita, ma la versione fu ben diversa da quella raccontata anni prima: il suo sogno, infatti, era quello di diventare una grande stilista, avrebbe voluto andare all’estero, studiare e farsi una carriera.
“Ma ai miei tempi le cose erano diverse” disse con tristezza; finì gli studi, ma i suoi genitori non le permisero di lavorare, tantomeno di andare all’estero. Si sposò molto giovane ed ebbe figli quasi subito. Dovette perciò, seppellire i suoi sogni per occuparsi delle faccende di casa, ed allevare la prole.
 
Luca era tornato a casa, nel suo letto si era messo a riflettere: il suo sogno più grande era quello di diventare un designer di auto sportive, sin da quando era piccolo.
Scese dal letto ed afferrò carta e penna in un impeto di euforia, si programmò il suo futuro: che scuole avrebbe dovuto frequentare, quali corsi seguire, quanto avrebbe dovuto guadagnare per andare all’estero.
Programmò tutto per il suo sogno, era quello che voleva fare, era seriamente deciso. Si promise che non avrebbe permesso mai a nessuno, nemmeno alla sua pigrizia, di uccidere questo suo sogno.




Scusate!!!! Ma non ho avuto proprio tempo per aggiornare in questi giorni! Ho avuto la febbre alta e poi sono andata a Londra!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, comunque!^.^
Continuate a seguirmi!!
Un grosso bacio da Cass!!^.^

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Capitolo 6
*** Non commettere atti impuri ***


NON COMMETTERE ATTI IMPURI

 
Benedetta, era il nome che le avevano dato i suoi genitori quando era nata, quasi a sottolineare il futuro che la bambina avrebbe dovuto seguire: una monaca, di alto rango, casta e pura nel convento delle Sante Sorelle.
Le avevano fatto conoscere il convento all’età di quattro anni, quella sarebbe stata la sua casa quando sarebbe diventata più grande.
Benedetta, non si ribellò alla volontà dei suoi genitori per lei sacri.
Fu così, che prese il velo senza emettere fiato.
Si rese conto di cosa volesse dire far parte di un convento nel momento in cui si innamorò di un amico di famiglia, innamorato anch’esso, che l’andava a trovare spesso.
Nessuna Sorella si accorse del cambiamento avvenuto in Benedetta; diventò chiaro, solo quando il suo ventre cominciò a gonfiarsi e lei non riuscì più a nasconderlo.
La Madre Superiora ordinò che venisse messa in una cella sotteranea.
Benedetta pertorì il suo bambino in quella cella umida e fredda, ingombra di ragnatele e sporcizia. Le davano così poco da mangiare che non riuscì a nutrire suo figlio, il quale morì fra le sue braccia dopo pochi giorni dalla nascita.
Varie volte, dalla cella, aveva urlato invocando pietà, di salvare almeno l’anima della sua piccola creatura innocente, ma la risposta era sempre la stessa:
“Tu ed il tuo mostricciattolo non meritate la nostra miericordia, siete entrambi macchiati dalla colpa che Tu hai commesso compiendo atti impuri! Siete maledetti!”
Benedetta impazzì, e rimase isolata per il resto della sua vita nel convento delle Sante Sorelle. 



Buonasera a tutti!!! Ecco a voi il nuovo capitolo!
Lo so lo so, è un po' cupo, vi prometto che gli altri saranno più gioiosi... o almeno avranno un lieto fine!^.^
Grazie infinite per aver letto la storia!!^.^
Continuate a seguirmi! 
Un grande bacio da Cass!!

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Capitolo 7
*** Non rubare ***


Non rubare

 
Questa volta avrebbe vinto quel maledetto premio, ne era sicura!
Sophia era una donna trentacinqenne di origine irachena. Era arrivata da circa due anni in Gran Bretagna con suo marito che lavorava in una fabbrica, ma il suo stipendio era appena sufficiente per pagare l’affitto e le spese.
Un mese dopo essere arrivati in Inghilterra seppero che erano giunti nello stesso posto un’altra famiglia, anch’essa irachena, loro amica composta da May e suo marito. Non sapevano dove andare, decisero quidi, di dividere la casa e le spese.
Sophia aveva una grande passione per la scrittura, in Iraq aveva già pertecipato a due o tre concorsi, ma senza vincerli. Avendo saputo che ogni anno in Inghilterra s’indiceva un concorso per scrittori emergenti, decise di partecipare.
Il concorso consisteva nello scrivere una stora originale con un tema a scelta, e Sophia decise di raccontare una parte della sua vita, quella più importante: il giorno in cui aveva incontrato suo  marito. Il premio in soldi per il primo arrivato era abbastanza  per vivere modestamente almeno due anni.
Saputo del concorso, s’iscrisse anche May: l’amica che abitava con lei.
 
Mancavano sei ore al termine della consegna, dopo di che non avrebbe più potuto inviare la sua storia al concorso.
Sophia riuardò le ultime cose e corresse gli ultimi errori che le erano sfuggiti, cominciò, perciò, a stampare il testo.
Buttando un’occhiata sul computer si accorse che in un angolo del desktop c’era un file con scritto in fondo “DOC”. Sophia pensò che fosse la storia di May, e, incuriosita, lo aprì.
La sua sorpresa fu talmente grande che non riuscì a proferir parola: era la SUA storia…
 
Sophia era ancora imbambolata davanti al computer, quando May tornò a casa. Quest’ultima, inizialmente non si accorse cosa stesse facendo l’amica, ma quando si accorse che stava leggendo la storia, d’impulso disse:
“Non puoi più fare niente, l’ho già inviata”.
Sophia non potè credere alle sue orecchie, ma chi era quella donna?! “Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Sei una ladra!”
“Quei soldi mi servono”
“Anche a me servono, ma di certo non mi verrebbe mai in mente di rubare ad una mia amica”  sbottò Sophia. “Ti ho accolta sotto il mio tetto, e tu è così che mi ripaghi?”
“Io e mio marito paghiamo metà dell’affitto”
“Non c’entra niente! Si tratta di rispetto verso il prossimo!”
 
Sophia non sapeva cosa fare. Primo, non poteva inviare la sua storia e secondo, non poteva certo inventarne una su due piedi in meno di un’ora.
Alla fine si decise di andare a parlare con i responsabili del concorso.
 
“Signora, analizzeremo la vicenda e le faremo sapere. Lei è assolutamente sicura che la storia della signora sia uguale alla sua?”
“No, non è uguale, è la mia”
 
La premiazione sarebbe avvenuta di lì a quattro giorni. Il secondo arrivò una telefonata: era il responsabile del concorso, il quale informava entrambe le donne che sarebbero state squalificate, ma che se avessero voluto, avrebbero potuto partecipare l’anno seguente.
Dopo aver riagganciato il teleono, May e Sophia cominciarono a litigare pesantemente, quando May scoppiò in lacrime:
“Sophia, ero disperata, non sapevo cosa fare”.
L’altra, impietosita, ascoltò le ragioni dell’amica, la quale, scoprì, che non navigava in buone acque, anzi.
“Ma perché non mi hai mai detto niente? Comunque sia, ciò che hai fatto è stato davvero orribile, non me lo sarei mai aspettato da te”.
May si scusò in tutte le maniere, sin dall’inizio sapeva che era sbagliato, ma spinta dalla disperazione e poi dall’orgoglio, non era riuscita ad ammetterlo andando, però, avanti col piano.
Avendo una visione più lucida del tutto si vergognò molto, e promise che mai più sarebbe accaduto.


Ed ecco a voi un altro capitolo!
Spero vi sia piaciuto!!^.^
Continuate a seguirmi, un grosso bacio da Cass

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Capitolo 8
*** Non dire falsa testimonianza ***


Non dire falsa testimonianza

 
…Passiamo alla notizia del giorno: parliamo dello scandalo che ha coinvolto il Primo Ministro. Siamo rusciti a raggiungere al telefono la moglie. Linea alla nostra inviata dal nostro studio di Parigi.
 
“Siamo qui oggi al telefono con la moglie del primo ministro. Allora Catherine, posso darle del tu?”
“Certamente”
“Bene Catherine, in questi giorni sono dilagati dei pettegolezzi sul conto del Primo Ministro suo marito, vuole fare qualche dichiarazione?”
“Innanzitutto, comincio col dire che è scandaloso ciò che dicono sul conto di mio marito, i giornalisti inventano delle storie a dir poco assurde solo per far soldi. Ho infatti, accettato di parlare oggi per smentire: mio marito non è mai andato a letto con alcuna donna all’infuori di me, dopo il matrimonio s’intende. È  una sporca e sudicia bugia”
“Ma signora, hanno intervistato la ragazza e ha detto addirittura che l’ha sorpresa lei a letto con suo marito”
“È una menzogna: come possono testimoniare delle foto e documenti, quel giorno ero al mare, quindi, materialmente, non evrei potuto sorprendere nessuno”
“E le telefonate intercettate della ragazza? Più i biglietti e lettere trovate in camera sua?”
“Beh, mi è parso di sentire che il destinatario fosse anonimo..”
“Cosa risponde a chi chiede di mandare i biglietti alla scientifica per rilevare impronte o portare i documenti da un grafologo?”
“Fate pure! Io e mio marito abbiamo la coscienza pulita”
“Prima ha menzionato le foto di lei al mare…”
“Esattamente, sono tornata meno di una settimana fa”
“Alcune foto, scattate anche da paparazzi, la ritraggono abbracciata ad un uomo…”
“Cosa vuole insinuare? Era un amico di famiglia”
“Io niente signora, ma ci sono male lingue che vi dipingono molto..Intimi..”
“Mio marito stesso potrà testimoniare che quell’uomo è un amico di famiglia, lo conosce anche lui! Ora, se non le dispiace, avrei dell’altro da fare invece che perdere tempo con giornalisti come voi che non sanno fare altro che calunniare le persone solo per ricevere un po’ di soldi. Arrivederci!”
“Ehm…per oggi è tutto, linea allo studio”
 


Scusateee!!!!! Ho avuto una settimana infernale e non sono riuscita a pubblicare prima.
Perdonatemi!>.<
Comunque spero vi sia piaciuto questo capitolo^.^
Aggiornerò presto! ve lo prometto!
Un grosso bacio Cass!^.^

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Capitolo 9
*** Non desiderare la donna d'altri ***


Non desiderare la donna d’altri

 
Non a tutti capita di desiderare la donna d’altri, a chi succede entra come in un limbo dal quale non riesce più ad uscire, si alternano momenti di totale sconforto ad altri di completa euforia appena si nota dall’altra parte anche il più piccolo cenno, magari un sorriso, il quale s’interpreta in più svariati modi, il più delle volte come un interessamento.
Vi racconterò oggi la storia di un mio caro amico: Gabriele e Rossana erano nati a soli due mesi di differenza, erano andati all’asilo insieme, poi alle elementari, medie e liceo. Frequentarono due università differenti, ma ciò non li divise.
Si vedevano sempre: per andare a vedere un film, per andare a giocare a bowling, oppure per studiare insieme. Si raccontavano sempre tutto, dal resoconto delle giornate in generale, ai pettegolezzi su amici in comune o persone che avevano appena conosciuto, alle loro avventure sentimentali. Entrambi erano già stati fidanzati, con persone però, di cui sapevano, non erano importanti per l’altro.
Un giorno Rossana conobbe un ragazzo alla sua università, cominciarono a vedersi ed a uscire insieme, e mano a mano che i giorni e settimane passavano, la relazione si faceva sempre più importante.
Rossana cominciò a parlare sempre più e solo di questo ragazzo, e Gabriele, dal canto suo, cominciò a spazientirsi:
“Ora esce sempre e solo più con quel tizio ed i suoi amici” mi diceva sempre.
Purtroppo si accorse troppo tardi, solo quando capì che l’aveva perduta, di quanto fosse importante per lui Rossana.
Lei ed il ragazzo dell’università, dopo anni, decisero di sposarsi e sia io che Gabriele ricevemmo l’invito. Mi raccontò del dolore, della sofferenza che gli attanagliava il cuore, sentiva come un peso insopportabile di cui non riusciva a liberarsi. Vederla così bella, con quel vestito lungo bianco ed il sole che le illuminava il volto raggiante dalla felicità, e vedere difianco a lei quel “bifolco” in giacca e cravatta che sarebbe potuto essere lui se solo se ne fosse accorto prima…il dolore era insopportabile, di facciata era sorridente, non voleva che Rossana vedesse la sua tempesta interiore, ma dentro di se urlava di disperazione.
Dopo quel “si” l’avrebbe persa davvero, per sempre, non ci sarebbero state più possibilità per lui, per loro.
Nella sua mente offuscata iniziò ad architettare piani per boicottare le nozze: avrebbe potuto dire “Io mi oppongo”, avrebbe potuto prendere Rossana e portarsela via in macchina, avrebbe potuto strangolare il prete, annunciare un incendio. Ma più guardava il volto di Rossana, così sorridente, emozionato e fiducioso, più Gabriele si rendeva conto che infondo, se l’amava davvero doveva lasciarla andare, se queste nozze l’avrebbero resa felice, allora forse era meglio mettersi da parte. Sentì che era giusto così.
Con gli occhi che gli bruciavano, Gabriele si avvicinò ai novelli sposi e si rivolse a Rossana con amara tenerezza: “Volevo congratularmi con gli sposi e, Rossana, tu sii felice, ti auguro il meglio di questo mondo”
 


Siamo quasi alla fineee!! Che tristezza!>.<
Volevo ringraziare di cuore le persone che fino ad ora hanno seguito le mie storie, ed anche quelle, invece, che hanno cominciato da poco ^.^
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Un grosso bacio da Cass!!^.^

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