Il pensatoio

di sophie_85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doni ***
Capitolo 2: *** Insonnia ***
Capitolo 3: *** L'ultima volta ***
Capitolo 4: *** Blackout ***



Capitolo 1
*** Doni ***



Note:
Ciao a tutti. Questa fanfiction vuole essere una raccolta di pensieri, sentimenti e sensazioni. A volte possono essere scaturite da esperienze personali, altre volte sono semplici fantasticherie del mio cervello, non legate alla realtà. Preferisco anticipare che l'aggiornamento sarà piuttosto inregolare e che ogni 'storia' è scritta di getto e potrebbe anche non piacere/annoiare, perchè non scritta con l'intento di essere stilisticamente affascinante o interessante a livello di trama. Scusate la 'lungaggine', ma la premessa mi sembrava dovuta. Buona lettura, se ancora siete interessati ;)
Sophie



Doni


A volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se da piccolina mia madre mi avesse portato a fare danza. O a pattinare sul ghiaccio. O a lezione di violino. O di canto.
Forse a quest’ora avrei già raggiunto qualche traguardo importante, forse sarei diventata la migliore.
Magari se avessi seguito un corso di recitazione, avrei scoperto dentro di me un potenziale artistico inimmaginabile. Forse se avessi studiato in una scuola d’arte, magari i miei dipinti sarebbero ammirati da qualcuno, appesi chissà in quale silenziosa e avanguardistica galleria d’arte.

Ho sempre invidiato chi nella vita è riuscito a scoprire il proprio talento innato. Secondo me hanno una fortuna immensa. Avere un dono mi sembra davvero splendido, è come se riuscissi a brillare di una luce tutta tua, che ti trasmette sensazioni uniche.  

Avete mai provato ad osservare un pianista suonare e vedere le sue mani quasi danzare sulla tastiera? Oppure un artista che mentre disegna lascia scorrere la matita sul foglio quasi avesse vita propria? O un atleta che fa sembrare così incredibilmente semplice e fluido un esercizio di ginnastica artistica? I loro movimenti sono quasi ipnotici, e le sensazioni che provi mentre li guardi risplendere della loro luce sono indescrivibili. E anche tu vorresti che qualcun altro guardasse con occhi ammirati il tuo dono, anche tu vorresti brillare così. Ma a volte non si è così fortunati da scoprire cosa riesce a farti brillare, e non ti resta che far altro che continuare ad andare avanti nella tua oscillante limitatezza, nel tuo perenne esser nel mezzo, che ti aiuta solo ad uniformarti sempre più nell’anonimo bagliore uniforme della media, sperando che un giorno o l’altro la vita mostri anche a te il tuo personale e unico modo di emozionare il cuore di qualcuno con la tua luce.

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Capitolo 2
*** Insonnia ***



Insonnia



Guardo l’orologio.
01:53
Non ho sonno, ma ormai a forza di stare al computer gli occhi cominciano a bruciare un po’ per la stanchezza, e poi sono consapevole che se voglio alzarmi ad un’ora dignitosa (per un’universitaria) è il caso che inizi a fare i conti con Morfeo. Già, proprio a farci i conti. Io provo a cadere tra le sue braccia, ma pare che ogni volta lui abbia qualcos’altro di meglio da fare e mi da buca.
E’ come se quando poggio la testa sul cuscino e spingo l’interruttore dell’abatjour sul mio comodino, premessi contemporaneamente un tasto che alza al massimo il volume dei miei pensieri. E’ come se la vista e l’udito distraessero la tua mente e ti costringesse ad affrontare un pensiero alla volta, mentre al buio e in silenzio è come se venissero eliminati tutti i filtri, e tutti i pensieri, le sensazioni provate, le parole sentite, le immagini viste fino a quel momento si riversassero nella tua mente in una miscellanea confusa e poco gestibile.
Nella confusione totale di solito la prima che mi aggredisce è la musichetta di qualche stupido jingle ascoltato alla pubblicità o qualche pezzetto di canzone sentita chissà quando, che non vuole lasciarmi stare e che ricomincia in continuazione dallo stesso punto. Per togliermela dalla testa inizio a pensare ad altro, del tipo: ho messo i soldi nel portafogli? Quand’era l’orario di ricevimento con il professor Tal De Tali? Ora che ci penso ho sete, ma mi secca alzarmi di nuovo…
Continuo a pensare che non dovrei pensare a niente, quindi provo a rilassarmi e a svuotare la mente, ma come una bambina stupida penso che se sto pensando ‘Ho sgombrato la mente’, in realtà sto pensando a qualcosa e quindi non ho sgombrato effettivamente la mia mente, e da lì ricomincia il circolo vizioso.
Mentre aspetto che Morfeo torni dalla sua sigaretta, cerco di concentrarmi sul suono del mio respiro per schiarirmi le idee, nella speranza di addormentarmi, ma di solito è solo il preludio a pensieri più complessi. E lì ci sguazzo. Tornano in mente vecchi ricordi, persone ormai sfocate nel tempo. Persone a cui tenevi e che magari sono andate via senza un perché. Inizi a cercare un motivo per quel ‘perché’ mancato sapendo già di non poter arrivare più in là di dove non fossi già arrivata in precedenza.
Magari pensi a persone che per colpa tua hanno sofferto, a cose che avresti potuto fare, a parole che avresti dovuto dire. Ti danni l’anima per sapere se anche loro ogni tanto hanno un pensiero per te, e se quel pensiero è ancora sempre e solo negativo.
Inizi a fantasticare su persone e su fatti che nella vita reale non potrebbero mai accadere, su cose che sai non ti sentiresti mai dire, su azioni che sai non potresti mai fare e che alla luce del sole sarebbero semplicemente ridicole, o non avrebbero lo stesso fascino, o non sarebbero così vere, oppure chissà, forse lo sarebbero anche di più.
E intanto, senza che neanche me ne accorga, Morfeo arriva nel bel mezzo delle mie elucubrazioni, si scusa per il ritardo, e prendendomi per mano finalmente mi culla nel suo dolce oblio.   

 

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Capitolo 3
*** L'ultima volta ***


L'ultima volta



Lo sapevo, ormai.

Lo sapevo, eppure ogni volta ci ricascavo come fosse la prima.
Dopo averlo trascurato, di nuovo, improvvisamente avevo capito di aver sbagliato tutto.
E avevo una paura folle, perché sapevo che sarebbe potuta essere l’ultima volta.
Ormai non facevo altro che stare dentro casa, rinchiusa nella mia stanza, sola.
Non uscivo più la sera, non frequentavo più i miei amici, la mia famiglia la vedevo solo per i pasti; ero isolata dal resto del mondo, errando per casa in condizioni ignobili.
Più il tempo passava e peggio stavo. Lo sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo, ma al solo pensiero l’ansia mi attanaglia da dentro, togliendomi quasi il respiro.
Ma alla fine quel giorno è arrivato, nessuno può scappare dai propri demoni.
Non avrei potuto tirarmi indietro e nonostante il tempo perso pensando a lui, a come rispondere ad ogni sua più piccola questione, sapevo che non sarei stata mai abbastanza pronta per affrontarlo.
Non tutti riescono a gestire tanto stress, molti mollano proprio per evitare quel confronto tanto angosciante.

Sarò in grado di farmi capire, di spiegarmi? Saprò trovare le giuste parole o la paura di sbagliare mi chiuderà in un dannoso e inutile mutismo?

Stavo per cedere all’ansia, ma alla fine ho stretto i denti. Sarebbe dipeso solo da me, dalla mia forza d’animo… e ce l’ho fatta.

Finalmente ho superato anche l’ultimo fottutissimo esame!















Sophie' space

Ciao a tutti :) Ho scritto questa cosetta per divertimento, in onore del mio ultimo esame superato con estrema fatica ;) spero di avervi strappato almeno un sorriso!
La vostra Sophie

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Capitolo 4
*** Blackout ***


Blackout



Ho passato un sacco di tempo a girare a tentoni nell’oscurità. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, anche se ammetto che una luce a farmi compagnia l’avevo; sembrava una di quelle che paiono non doversi rompere mai, e invece, un giorno come un altro, non si è accesa più, lasciandomi nella penombra. Ho provato a ripararla, ma non c’è stato verso, c’ho preso anche la scossa e alla fine l’ho dovuta buttare.
Ma non è stato un problema perché poi la mia luce l’ho trovata. Intensa, calda, bella. Bella da morire. Mi accarezza la pelle come i raggi del sole durante le mattine d’estate.
Purtroppo, ogni tanto, c’è qualche blackout. Niente di strano, è fisiologico, nulla può funzionare bene ininterrottamente; in fondo anche il sole ha le sue giornate di eclissi.
E poi, tanto sono sicura, sicura, che quella luce splendida tornerà sempre a scaldarmi il cuore e io sarò sempre qui ad aspettarla.
Il problema è il buio in quel frangente.
Ormai sono così abituata a quella luce, che il buio, in cui una volta sapevo muovermi abbastanza bene, mi fa paura, e tanta.
Un sacco di gente ha una luce di emergenza quando va via la corrente, ma io no. Non so perché ma non sono mai riuscita a trovarne una.
Sì, non è totalmente buio, qualche candela all'orizzonte c’è, ma non sembra molto a portata di mano e la loro fiamma incerta sembra volersi spegnere da un momento all’altro, al primo sospiro.
Ho una luce ferma e luminosa da qualche parte, ma non riesco più a trovarla e la sua lontananza ormai la rende inutile.
Ogni tanto mi viene voglia di aprire il cassetto dove so esserci una torcia ormai rotta da tempo. L’ho rotta io stessa, senza volerlo. Ho provato ad aggiustarla in tutti i modi, ma proprio non vuole funzionare. A volte sembra fare qualche bagliore, ma alla fine si rivela sempre e solo una mia illusione. Ho pensato un sacco di volte di buttarla, ma ci sono troppo affezionata, non potrei mai farlo, ci tengo troppo. Alla fine finisco sempre per rimetterla nel cassetto, nella speranza, vana, che un giorno ricominci a funzionare.   
Nei miei momenti di buio insomma non mi resta altro che rintanarmi in un angolino, rannicchiandomi con la testa tra le ginocchia per nascondermi alla paura, e aspettare che la mia luce torni da me. Almeno finché non riuscirò a trovare, prima o poi, qualcuno in grado di illuminare anche i miei spaventosi personali momenti di blackout.

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