All Gays on Ice di DrunkPirates (/viewuser.php?uid=120666)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (parte 1) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 (parte 2) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 (parte 2) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Sedevano al tavolo di un locale,
guardando distrattamente
fuori dalla grande vetrata, annoiati.
I lunghi capelli di lei, neri come la
pece, erano l’unico
passatempo di Alain, che vi rigirava in mezzo le dita lentamente.
Era passato un po’ di tempo
dall’ultima volta che avevano
fatto insieme qualcosa di emozionate e adesso la loro storia ne stava
risentendo.
Entrambi amavano essere una coppia
fuori dal comune e quel
senso di banalità che stava dando loro quella vacanza in
montagna rovinava la
relazione equilibrata che erano riusciti ad avere per anni.
Sia Daphne che Alain venivano
adocchiati da chiunque
entrasse in quel posto.
Gli occhi verde scuro e penetranti
della ragazza, resi
ancora più sensuali dai suoi lineamenti marcati, la
rendevano l’oggetto del
desiderio di diversi single. Mentre invece diverse ragazze notavano il
naso
alla francese e le labbra sottili del suo fidanzato, con quei capelli
color
miele e quegli occhi verde accesso che lo facevano quasi sembrare un
bambino.
E lui in effetti un po’
bambinesco era. E proprio per questo
faceva i capricci. Mettere un po’ di pepe nella sua relazione
andando a letto
con qualche bella donna non gli bastava più, come neanche a
Daphne. Era quello
il motivo per cui avevano provato a stare insieme normalmente, ma le
cose erano
solo peggiorate.
Erano riuscite persino a far sparire
dal volto di Alain il
suo tipico sorriso dolce e scherzoso.
Quando stavano veramente pensando di
andarsene da qualche
parte per distrarsi perlomeno facendo un’attività
divertente, dalla porta del
locale entrarono due coppie che ridendo e scherzando portarono
un’ondata di
buon umore nel posto. La loro presenza cambiò magicamente
l’atmosfera che si
respirava.
Daphne ed Alain non poterono fare a
meno di notare un tale
potere, e ne rimasero affascinati. Inoltre i quattro amici erano
bellissimi,
ognuno a modo suo.
Il più alto del gruppo
aveva i capelli ricci e neri, gli
occhi marroni, caldi, un viso maturo ma al contempo dolce ed un fisico
invidiabile. Sembrava anche il più espansivo dei quattro ma
era probabilmente a
causa del suo amore per l’acool, che stava ordinando
nonostante fossero le
quattro del pomeriggio.
Al suo fianco c’era una
ragazza abbastanza bassa e magra,
con un didietro decisamente poco pronunciato ma compensato dal seno
perfetto messo
in risalto dai vestiti.
Si notava che aveva
un’estrema cura per l’aspetto fisico.
Stuccata meravigliosamente e con un
caschetto biondo
impeccabile, era impossibile da non notare. Persino i suoi occhi, non
troppo
grandi, riuscivano a spiccare tra tutti per la lucentezza del loro
colore:
nocciola.
Parlava allegramente con lei una
ragazza altrettanto bella
ma completamente diversa. Era perfettamente il suo opposto, a dirla
tutta. Il
suo corpo slanciato e tonico la faceva apparire un po’
mascolina ma i capelli
rossi raccolti in una lunga e mossa coda di cavallo mostravano
bellissime
labbra rosee, come quelle di una bambola.
Questa roscia sportiva teneva
sottobraccio un ragazzo più
basso di lei, magro e con un po’ di pancetta. I capelli
marroni e gli occhi
azzurri creavano un contrasto sublime intorno a quel viso dolce
incorniciato
dai capelli spettinati e di media lunghezza che sfioravano le guance su
cui affiorava
un po’ di barba.
Mentre Alain si limitava ad osservare
con interesse i
quattro soggetti, Daphne smise di fare lo stesso e, notando
l’espressione del
ragazzo, capì che non sarebbe stato difficile fargli
approvare il suo diabolico
piano.
Dopotutto era sempre stata lei la
più bastarda della coppia,
nonché quella che prendeva sempre l’iniziativa.
Ed anche se non si erano mai spinti a
tanto, sapeva che
anche questa volta la sua richiesta sarebbe stata accettata.
Convinto con pochi giri di parole il
ragazzo, Daphne ed
Alain si recarono al bancone per iniziare una conversazione con le due
coppie.
Quando scoprirono che erano in
viaggio insieme per fare una
specie di addio al celibato/nubilato, l’interesse che i due
avevano maturato
verso di loro crebbe ancora di più. Se prima avevano pensato
di passare una
sera con loro per creargli problemi, adesso avevano proprio intenzione
di far saltare
il loro matrimonio.
In breve tempo fecero amicizia,
soprattutto grazie al
ragazzo che aveva cominciato a bere, divenendo un po’ brillo.
Scoprirono che il
suo nome era Daniel, mentre quello della sua fidanzata era Elizabeth.
Gli altri
due erano invece Emmett ed Allison.
Finito di bere e mangiare, i quattro
amici se ne stavano
andando ringraziando Daphne ed Alain della compagnia e dicendo loro che
era stato
molto bello conoscerli.
Non sapevano quanto si sbagliavo.
Daphne partì subito
all’attacco. Dicendo che anche loro
stavano uscendo e che non avevano programmi particolari, propose di
passare il
pomeriggio insieme. Il suo piano era di stare abbastanza tempo con loro
da poter
giungere al discorso “feste”. Se avessero legato
abbastanza sarebbe stato più
che giusto che lei ed Alain organizzassero i loro
“addii” per farli divertire
al meglio.
Del resto quando mai sono i futuri
sposi ad organizzare la
propria festa?
Ed il suo piano andò alla
grande.
Mentre passavano le ore pattinando
sul ghiaccio, Daphne fece
in modo di restare sola con le ragazze per esporre la sua idea mentre
Alain
faceva lo stesso coi ragazzi.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 (parte 1) ***
Daphne pattinava con eleganza e
sicurezza sul
grande cerchio ghiacciato. Gli spettatori
fuori dalla pista la ammiravano con stupore. Emanava una tale grazia ed
una
tale bellezza che riusciva ad ammaliare gli uomini quanto le donne.
Mentre si
muoveva abilmente, due ragazze parlavano con lei.
-Io e Alain ci conosciamo da tre
anni, abbiamo molte cose in
comune- disse Daphne sorridendo.
Raccontava la sua storia con Alain a
Liz ed Allison,
interessate ad una coppia così bella. Nella loro vita
insieme, Daphne e Alain
erano sempre stati invidiati da tutti, essendo così
attraenti e carismatici.
-Forse un giorno vi sposerete anche
voi, ve lo auguro
tanto... siete bellissimi!- disse la rossa.
Daphne sorrise.
-Ally vede tutto rosa questi giorni,
non pensa ad altro che
al matrimonio... un mese prima che si decidesse la data già
aveva scelto il
vestito- ridacchiò Liz.
-Non puoi biasimarmi... aspettavo
questo momento da tutta la
vita!-
-Che momento? Scegliere l'abito o il
matrimonio?- domandò
Daphne, guardando la rossa negli occhi nocciola con un pizzico di
malizia. Era
proprio carina.
Allison ci pensò un po'
-Tutti e due probabilmente- rise e si
spostò una ciocca di
capelli dietro l'orecchio destro.
Allison ed Elizabeth non avevano
molte cose in comune, anzi,
erano diversissime, ma per una qualche strana ragione si trovavano
molto bene
insieme.
Daphne aveva trovato due ragazze
affascinanti ed
interessanti con cui divertirsi.
L'eccitazione le ribolliva nel sangue.
-Cosa vi piace? Voglio dire, in
generale, le vostre passioni
e preferenze, gusti nel cibo o nei vestiti… cose
così- chiese Daphne, era
attenta e interessata a tutto ciò che le ragazze dicevano.
Elizabeth sorrise -Io amo il cinema,
il vino e i vestiti
firmati- elencò varie marche famose di vestiario, mentre
Allison alzava gli
occhi al cielo.
-Io non me ne intendo di vestiti...
anzi le marche mi danno
ai nervi, voglio dire, perché spendere tanto se posso
trovare della roba carina
nelle bancarelle?-
Daphne le strinse la mano in segno
d’approvazione.
-Hai proprio ragione, per jeans e
t-shirts le bancarelle
sono ottime... però ci sono momenti nella vita in cui devi
andare alle feste o
ad appuntamenti importanti, in quei casi è bello comprarsi
un vestito tanto
costoso quando elegante-
Elizabeth sorrise, le piaceva
particolarmente come quella
ragazza si approcciava al mondo della moda. Non ne era dipendente ma ne
riconosceva il valore.
-Allison invece ama il cibo!- disse
poi Liz ridendo e prendendo
in giro Allison, la quale arrossì un po' -Anche a te piace
mangiare, mia cara-
-Buono a sapersi, anche io adoro
mangiare!- disse allora la
mora.
Parlarono dei cibi che amavano di
più, quelli che non
sopportavano e di faccende accadute in relazione
all’argomento “cucina”.
Intanto Daphne annotava ogni
particolare nella sua memoria
per la festa della sera, risucendo ugualmente ad andare avanti con la
conversazione.
-Allora, come pensate di festeggiare
l'addio alla felicità?-
chiese Daphne.
La rossa la guardò non
capendo cosa volesse dire.
-Ahahah, suvvia non siamo
così tragiche.. ci piacciono i
nostri ragazzi e prevediamo una vita più che felice con
loro- rispose Elizabeth
storcendo un po' il nasino alla francese.
Allison sembrò aver
finalmente capito la battuta e rise
anche lei.
Daphne le penetrò con gli
occhi verde scuro, sorridendo in
modo maligno.
-Sicuramente sarete felici,
però una festa ci deve essere.
Un addio al nubilato, non potete distruggere le tradizioni!-
Già, non potevano
distruggere le tradizioni, non potevano
dire di no alla festa che Daphne aveva in mente o avrebbero rovinato
anche il
suo piano.
-Beh non ci avevamo pensato...-
ammise Allison. La bionda al
sua fianco la guardò di sottecchi.
-In effetti io ci avevo pensato ma
credevo che a voi altri
non importasse... di solito sono gli uomini a parlarne, e dato che non
lo hanno
fatto mi sarei sentita stupida a proporlo- disse tutto d'un fiato Liz.
-Stupida a proporlo? Che
assurdità... bisogna festeggiare!-
ribadì Daphne sbattendo le lunghe ciglia nere.
La rossa non sapeva bene cosa dire,
non aveva proprio
pensato ad un addio all'essere single... non le era mai piaciuto non
avere
qualcuno e non le sarebbe mancato.
-Beh... per me va bene farlo, se tu
hai voglia, Liz-
sussurrò sorridendole. Magari alla bionda avrebbe fatto
piacere.
Ed infatti era così.
Daphne la faceva sentire più giovane di
quello che era... in qualche modo misterioso la faceva emozionare, come
se ogni
cosa dicesse fosse interessante. Inoltre la sua voce la attirava
moltissimo. Daphne
era come un leader, sentiva di doverla seguire. Forse erano quello
sguardo
intenso e penetrante, forse quella pelle di porcellana... forse quelle
labbra
perfette. Era come attratta magicamente da quella ragazza.
-Ma si, facciamolo!-
esclamò per non far cadere la proposta
della mora. Si voltò verso le due ragazze e sorrise prima ad
Allison e poi a
Daphne, che le rispose con un abbraccio.
-Bene! Organizzo tutto io, non
preoccupatevi. Ci vediamo sta
sera alle otto e mezza al pub “Twinkle”. Non dite
nulla ai ragazzi... se
proprio ve lo chiedono dite che uscite con me. Ciao bellissime, a
questa magica
sera!- disse in fretta e furia la mora, sfrecciando via con i pattini.
Allison ed Elizabeth la guardavano
stupite.
-Sembra che le piaccia organizzare
feste, non è vero?-
commentò Allison.
Elizabeth le sorrise, e ripresero a
pattinare prendendosi
per mano... senza Daphne Elizabeth si sentiva meno sicura a pattinare.
Che
strana sensazione.
Il Twinkle era un locale in
stile prettamente inglese,
con finestre rosse e panche di pelle nera collocate
un po'
dappertutto, a ridosso dei muri o in mezzo alla sala.
L'ambiente era tutto tappezzato di
quadri e nel mezzo si
ergeva un'imponente bancone messo a ferro di cavallo con tanti posti a
sedere.
Qui c'era Sean, il barista
australiano che serviva bibite di
tutti i tipi, di tutti i colori e gusti.
Attaccato alla parete, in alto, c'era
un grande televisore
al plasma, lucido come uno specchio e come il pavimento, nero e
pulitissimo.
Il complesso di musica rock irlandese
era scatenato ed il
pub affollatissimo, popolato da ragazze bellissime e ragazzi
stupendi... era il
pub più cool della città e quindi il
più frequentato.
Erano le otto in punto e la mora,
già arrivata,
chiacchierava con un gruppo di ragazzi che conosceva da tempo, rideva e
con la
sua solita eleganza sensuale si toccava i lunghi e mossi capelli scuri.
Indossava un miniabito nero senza
spalline, aderente ma non
volgare. Ai piedi
aveva delle scarpe con
poco tacco, verdi come i suoi occhi e abbinate alla cintura e al
cerchietto un
po' nascosto dai vaporosi capelli.
Dopo poco Daphne fu raggiunta dalle
due ragazze ed appena entrate
nel bar si tolsero i cappotti, abituandosi velocemente al tepore del
locale.
Allison aveva una gonna nera che
sfiorava le ginocchia e una
maglia blu scollata che mostrava la scura canottiera sottostante. I
capelli rossi
erano legati come sempre, ma quella sera raccolti in uno chignon. Si
era
leggermente truccata con un filo di lucidalabbra e dell'ombretto bianco
appena visibile
sotto le sopracciglia, per dar luce all'occhio.
Elizabeth invece era truccata
pesantemente: rossetto rosso
sulle labbra carnose, ombretto e mascara nero che le allungava e
marcava le
ciglia, dolcemente incornicianti i suoi occhi azzurri accesi
dall'eccitazione. Era
al contrario vestita semplicemente, con jeans a vita bassa e maglietta
a
maniche lunghe. Portava però ai piedi delle scarpe col tacco
di un’altezza
considerevole.
Daphne si accorse del loro arrivo
sentì un po' di freddo
sfiorarle le gambe, a causa della porta aperta. Si voltò
respirando
profondamente e socchiudere gli occhi, inebriandosi di quegli odori
portati
dalle sue prede. Carne fresca.
Daphne andò subito in
contro alle due ragazze, con passo e
seducente, sorridendo ampiamente a quei visi arrossati dal freddo.
-Eccoci qui... - sussurrò
Elizabeth, abbracciando Daphne.
Anche Allison fece lo stesso, potendo sentire il profumo che la mora
aveva sul
collo. Buonissimo.
-Hai un ottimo profumo, come si
chiama?- chiese la rossa con
grande interesse.
-Me lo ha fatto mia cugina,
produzione Canadese... suppongo
si chiami Daphne- scherzò la mora, sfoggiando altri
bellissimi sorrisi.
-Anche io voglio un profumo
esclusivamente per me- sussurrò
Liz.
-Chiederò a mia cugina di
crearne uno che faccia al caso tuo
allora- Daphne prese per mano le due ragazze e le portò
nella parte più appartata
del pub, dove una luce soffusa era accostata a quella tenue delle
candele sull’unico
tavolo della sala, arricchita da numerosi ed invitanti divani. Si sedettero tutte e tre
al tavolo rotondo, dove
Daphne espose il suo piano.
-Dunque ora vi spiego come si
svolgerà la serata- disse
Daphne mettendo le dita incrociate sul tavolo e guardando attentamente
le due
ragazze.
-Ho pensato che questa sera
dovrà essere una notte folle, che
non vi dovrete scorderete mai, anche quando sarete nonne con nipotini
in
braccio- sussurrò Daphne con sguardo frivolo.
Le due ragazze sorrisero guardandola.
Per tutte e due
l'immagine del futuro così descritta da Daphne sembrava
lontanissima... eppure
sentivano che in qualche modo apparteneva loro. Allison e Liz non si
aspettavano altro che una pura notte di divertimento, balli messicani e
qualche
birra, ma Daphne aveva in mente molto di più.
-La serata sarà suddivisa
in due giochi e potrete dire di
aver festeggiato l'addio al nubilato solo quando entrambi saranno
finiti.
D'accordo?- Daphne sembrava davvero contenta di poter preparare il loro
“addio
alla felicità” e le due ragazze non potevano far
altro che accettare i suoi
modi gentili, così annuirono, emozionate per il misterioso
programma che le
attendeva.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 (parte 2) ***
-Ordinerò da mangiare e da
bere... e come primo gioco
dovrete indovinare ciò che mangiate, ho fatto preparare per
voi dei piatti
deliziosi- sussurrò eccitata la mora.
Le due ragazze la guardarono con la
bocca spalancata, poi
sorrisero anche loro. Erano rimaste stupite che lei si fosse ricordata
che
tutte e due amavano il cibo. Sarebbe stato divertente indovinare.
-In un pub cucinano come al
ristorante?- chiese Allison.
-Non pensarci, fidati di me!- disse
ancora Daphne, con occhi
maliziosi.
Fece un fischio e si sentirono dei
passi arrivare al loro
tavolo.
Un cameriere arrivò
davanti a loro e con un semplice accenno
del viso, si dileguò.
Daphne sorrise eccitata, sfregando le
mani e toccandosi in
seguito qualche ciocca di capelli con due dita, per spostarli dal volto.
Passò qualche minuto e
arrivarono due ragazzi che bendarono
Liz e Allison, senza far caso ai loro commenti sorpresi -Non
preoccupativi, ci
divertiremo da morire... -
Dopo averle bendate, i camerieri
portarono piatti di tutti i
tipi e Daphne cominciò i suoi giochi. Prese dalla borsa un
sacchetto molto
piccolo, ove vi era una polverina bianca. La avvicinò al
naso e la
inspirò.
-Scusate, forse oggi ho preso freddo
... - disse alle
ragazze, appena essersi ripresa dalla sensazione di eccitazione che le
aveva
invaso il cervello. Le due ragazze chiacchieravano bendate, ignare di
quello
che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti.
Daphne ripose la polverina nella
borsa e prese un altro
sacchetto, anch'esso pieno di polvere bianca. Questa volta la sparse,
come
fosse parmigiano, sui piatti portati dai ragazzi.
La serata continuò in modo
allegro. Erano passate due ore e
tra un assaggio e l'altro, le due ragazze sembravano più
briose di prima,
ridevano e sembravano straparlare, a volte. La mora imboccava le
ragazze e loro
indovinavano quello che stavano gustando. Delle volte Allison sputava
quello
che gli era stato messo in bocca, poi rideva ed Elizabeth si imboccava
da sola,
dicendo di star mangiando carne di uomo. Erano fatte e Daphne non la
smetteva
di ridere alle loro frasi senza senso.
Anche Allison era un su di giri, ma
meno di Elizabeth, la
quale aveva quasi perso il controllo.
-Mhhh vi state divertendo ragazze?-
chiese Daphne, prendendo
le loro mani.
Allison si tolse la benda,
appoggiando la testa sul tavolo e
guardandola fissa.
-Io so!- esclamò.
Elizabeth invece rimase con la benda,
continuando a mangiare
qualcosa ed a bere acqua.
-Io… ahaha... mi sento...
piena... ma ho ancora fame,
ahaha!- disse la bionda continuando a ridere.
Daphne ed Allison risero con lei,
prendendo in giro i suoi
modi strani di prendere in mano la forchetta.
Liz era un po' partita.
-Ora che l'atmosfera si è
pienamente riscaldata, facciamo il
secondo gioco, che ne dite?- domandò a bassa voce la mora,
leccandosi le labbra
e fissando Allison, la quale poteva guardarla negli occhi- Liz invece
Liz
continuava ad essere bendata.
Allison annuì socchiudendo
gli occhi, mentre Liz si levò un
capello dalla bocca senza dire niente, come se non avesse sentito la
domanda.
-Che prevede il secondo gioco?-
chiese la rossa. Daphne le
fece l'occhiolino e si avvicinò con la sedia a Liz, che
aveva un grande sorriso
stampato sulla faccia. La mora si portò un dito alle labbra,
guardò Allison e
le fece segno di tacere. La rossa sghignazzò e poi si
portò le mani alla bocca,
stavolta zitta e interessata all'agire di Daphne.
La mora accarezzava i capelli di
Elizabeth con delicatezza,
la quale si godeva i piacevoli brividi che le dita di Daphne le
donavano.
La ragazza soffiò
gentilmente su quelle ciocche perfette che
ricadevano sul viso di Liz, e con la punta del dito indice le fece
voltare il
viso fino a farlo avvicinare al suo.
Allison aveva smesso di sorridere,
osservando la scena con
curiosità.
Liz
ondeggiava con la
testa, sempre meno lucida, e si era abituata al profumato fresco sul
viso ed
era completamente abbandonata a quelle dolci attenzioni.
Daphne si avvicinò ancora
di più, facendo aderire le labbra
con quelle della bionda, in un leggero e caldo bacio.
Allison avvampò e
sgranò gli occhi, sedendosi più composta.
Per quanto potesse essere in uno stato di trance per la droga, sentiva
che
Daphne non avrebbe dovuto baciare la sua amica. Era sbagliato.
Liz in un primo momento si era quasi
ritratta da quel
contatto, poi però si era lasciata andare, muovendo le
labbra insieme a Daphne.
Le loro lingue si scontravano e cullavano, un rivolino di saliva
fuoriuscì
dalla bocca della bionda.
Allison continuava a guardare la
scena con un misto di
disorientamento e ansia, ma qualche cosa non le permetteva di
interrompere le
due ragazze. Non riusciva a dire nulla.
Liz era totalmente presa dalle labbra
di Daphne e sembrava
volere di più... prese a toccare il viso della mora,
carezzandole le guance e i
lunghi e setosi capelli neri.
La mora non si era sbilanciata, si
era limitata a infilarle
la lingua in bocca.
Liz continuò a ricambiare
il bacio con la stessa foga,
assaporando le labbra morbide di Daphne. Non sembrava importarle quello
che
stava facendo, sembrava un'altra persona.
Allison sentiva uno strano movimento
nel ventre,
un'eccitazione che però, con la poca lucidità che
le rimaneva, riteneva
sbagliata. Si portò una mano alla guancia scottante,
spostando delle ciocche
uscite dallo sfatto chignon.
Daphne le lanciò un
occhiata e si staccò da Liz, che emise
un gemito d’insoddisfazione per quel distaccamento. La mora
guardò Allison
negli occhi e le sorrise, facendole segno di avvicinarsi. Allison
abbassò il
viso e guardò i piatti, per non incontrare il suo sguardo.
Intanto Liz cercava nuovamente le
labbra di Daphne, che però
si spostò andando vicino ad una Allison ancora
più rossa in volto.
-Nh... tornaa... - si
lamentò Liz.
Allison stava per provare ad
allontanarsi quando Daphne la
baciò. La rossa perse la voglia di azzardare qualsiasi
tentativo di fuga. Non
aveva mai baciato un'altra ragazza, non sapeva cosa pensare, forse
Daphne non
era etero… perché allora stava con Alain?
Tremò impercettibilmente,
soffocando un gemito nel bacio.
Il piacere che stava provando era
grande, anche se la sua
mente ancora non riusciva a capire.
Anche Liz sentiva l'eccitazione, il
petto bollire e le
labbra desiderare quelle della mora che l'aveva appena lasciata.
Daphne prese il viso di Allison fra
le mani e la baciò
ancora e ancora.
La rossa non riusciva a respingerla,
voleva sentire, sentire
le sue labbra, la sua lingua, la sua pelle, il suo odore...
così si strinse a
lei, per assaporare appieno quel profumo di donna forte, come Allison
vedeva
Daphne.
Una donna decisa... forse quella
donna che lei non sentiva
di essere.
I baci furono interrotti dalla stessa
Daphne, che ritornò
affianco alla povera Liz, ancora con la benda sugli occhi. Rise appena,
in
maniera sensuale e face l'occhiolino ad Allison, la quale sentiva la
nostalgia
di quelle attenzioni.
Liz si gustava il tocco di Daphne
sulla schiena, sui capelli
biondi, sul collo... erano tocchi gentili e delicati, carezze da mani
femminili
che non avrebbe mai pensato potessero essere così eccitanti.
Allison cominciava a fantasticare, e
tanti brividi di
piacere la invadevano. Sentiva un
incredibile bisogno di toccarsi, come non le era mai
successo prima.
La mora inclinò la testa,
leccando quel collo bianco e
caldo, mordicchiandolo.
Depositò piccoli baci dal
collo fino alla mandibola, poi
scese giù, andando ad accarezzare quella parte del seno che
si intravedeva
dalla scollatura. Arrivò fino alla clavicola, poi sulle sue
labbra, strapparle
baci passionali.
Allison sentiva di volere Daphne,
desiderando che quelle
attenzioni fossero riservate anche a lei.
Cominciò a toccare le
stesse parti del corpo che la mora
toccava a Liz: le labbra, la mascella, il petto... arrivò a
toccarsi il
capezzolo sinistro, sognando che fosse la mora a inumidirlo con la
lingua.
Daphne, ancora una volta,
alzò lo sguardo verso la rossa e
dolcemente si staccò da Liz.
Allungò la mano e mise una
ciocca di capelli dietro
l'orecchio ad Allison, per poi iniziare a baciarle dolcemente le
guance, a
volte leccandole. I loro nasi si sfiorarono, anche le fronti, le
labbra, le
lingue…
Ormai doveva ammetterlo: Daphne le
piaceva molto.
Liz si tolse la benda e si
andò a sistemare vicino a loro
due, con aria contrariata. Era tutta rossa e i capelli erano un po'
scompigliati. Si intromise in quel bacio, cercò di separare
i volti delle due
ragazze perché voleva tutte per sé le attenzioni
della mora.
Così cominciò
una specie di competizione tra la bionda e la
rossa. Tutte e due cercavano di attirarla con baci e carezze, tirando
fuori
tutta la loro sensualità e finendo per eccitarsi sempre di
più.
Nessuna delle due riusciva
più a trattenersi... Allison
voleva spogliarsi e Liz voleva spogliare Daphne, la quale si
beò di quei
candidi corpi per altre due lunghe ore.
Non arrivarono al sesso ma se la mora
avesse voluto, le due
ragazze avrebbero fatto tutto quello che lei avesse chiesto loro. Era
come se
fossero sotto il suo potere.
Non appena sembrarono divenire
assonnate, Daphne le
riaccompagnò nel loro hotel con il sorriso sulle labbra: dal
giorno dopo
sarebbe iniziato il vero divertimento.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 (parte 1) ***
Alain portò i ragazzi a
casa: non c’era posto più bello e
comodo dove festeggiare. La baita che avevano affittato lui e Daphne
del resto
era così grande che sembrava l’avessero scelta
apposta per invitare qualcuno e
farci baldoria.
La serata iniziò in modo
tranquillo: il ragazzo aveva
intenzione di studiare bene Emmett e Daniel prima di partire in quarta.
Decise
che il modo migliore per conoscerli fosse cucinare insieme, con la
scusa che
quella sera si sarebbe incentrata sulle cose che, una volta sposati,
avrebbero
smesso di fare e, scherzando su come sarebbero state le donne le cuoche
di
casa, riuscì a far mettere entrambi i ragazzi ai fornelli.
Daniel inizialmente
non ne sembrava entusiasta, Emmett al contrario era felicissimo. In
breve tempo
Alain scoprì che il ragazzo era un artista, dal cuore
sensibile e la creatività
sconvolgente. Fu lui praticamente a dirigere il gioco, consigliando gli
ingredienti da unire e la disposizione degli alimenti sui piatti.
-Solo perché sai dipingere
non vuol dire tu sappia anche
cucinare, smettila di dare ordini!- sbottò Daniel ad un
tratto.
Questo poteva sembrare un brutto
segno agli occhi di un
cattivo osservatore, ma a quelli di Alain fu la rivelazione di un lato
caratteriale del moro che non conosceva e che avrebbe sfruttato al
meglio.
-Facciamo così- disse
-Sembrate entrambi convinti d’essere
bravi in cucina e chissà in quante altre cose. Dichiaro la
gara aperta. Durante
tutta la sera sarete in competizione e sceglierò io chi
sarà il vincitore. Quindi
datevi da fare con bontà e bellezza, in questa prima manche
sarò il giudice dei
vostri piatti!-
Sorrise divertito mostrando sul viso
una luminosità tipica
dei bambini. Amava mostrarsi spensierato, giocherellone ed usare
ciò come arma
per manipolare gli altri senza che se ne rendessero conto. Ed era
proprio quel
che aveva intenzione di fare.
-OK!- esclamò Daniel con
una nuova luce negli occhi.
Questa volta sembrava Emmett quello
meno convinto, sapeva
quanto fosse competitivo l’amico, ma la sua passione per la
cucina gli fece
venire voglia di continuare ed era anche certo di vincere.
Alain lasciò i ragazzi a
cucinare, dirigendosi in salone per
aprire lo sportello del mobile coi vini. Con la scusa di dover
accostare agli
alimenti quello più adatto poteva portarne vari e conoscendo
l’amore che Daniel
aveva per l’alcool non ci sarebbe voluto molto a farlo bere
ed a farli perdere
la testa mischiando diverse gradazioni. Ed inoltre per quanto lo
conoscesse da
poco era certo che se erano in due a farlo, anche Emmett si sarebbe
unito.
Nonostante l’aspetto poco curato che lo faceva sembrare
più duro, il suo viso
dolce lo tradiva mostrando il suo carattere debole.
Raggiunse i due chef improvvisati in
cucina e poggiò sul
tavolo le varie bottiglie. Poi si sedette a studiare ancora un
po’ le sue
vittime, che correvano da una parte all’altra della stanza
dandogli le spalle.
E l’occhio di Alain cadde inevitabilmente sul loro didietro.
Se entro qualche
ora fosse riuscito a fare suo quello di entrambi, si sarebbe potuto
ritenere
l’uomo più felice del mondo. Sì,
perché quelli davanti a lui erano proprio dei
bei corpi che per di più appartenevano a dei bei ragazzi,
cosa poteva chiedere
di più? Inoltre ottenere in una notte due fisici
così diversi ma ugualmente
affascinanti era davvero meraviglioso. Ringraziò il cielo
d’avere al suo fianco
una ragazza perversa come Daphne, senza di lei non avrebbe mai
raggiunto mete
tanto elevate. Non ci avrebbe provato né tanto meno pensato!
Mentre accarezzava con gli occhi ogni
centimetro del corpo
dei due ragazzi, Emmett posò soddisfatto il primo sul
tavolo, seguito da
secondo, contorno e dolce.
Daniel fece lo stesso poco dopo,
sfoggiando un sorriso
stanco ma entusiasta.
Alain, a cui non fregava niente in
realtà del cibo, si perse
un momento nella bellezza dei due volti che lo scrutavano e nei suoi
desideri
più nascosti e che sperava presto di rivelare.
-Cazzo, mangia!- sbraitò
Daniel ricordandogli il suo ruolo
in quella stupida gara.
-Oddio, l’ansia mi sta
uccidendo- sussurrò Emmett portando
le mani davanti alla faccia.
Ma che carino…
così piccolo e indifeso! Alain accompagnò il
sapore della pasta col fremente desiderio di assaggiare lui al suo
posto,
generando una sensazione piacevolissima che influenzò il suo
voto.
Il primo piatto era vinto da Emmett.
Alain propose ai ragazzi di mangiare
il resto del piatto e
di accompagnarlo con un buon bicchiere di vino che i due scolarono
velocemente,
soprattutto Daniel che, amareggiato dalla prima sconfitta, insistette
assaggiasse prima il suo secondo rispetto a quello di Emmett.
Alain gli diede retta, assaporando
quella carne croccante
fuori e tenera dentro che gli ricordava tanto i capelli ricci ma
morbidi di
Daniel. Quanto avrebbe voluto passarvi una mano e poi fai pressione su
quella
testa per avvicinarne il viso al suo. Il pensiero delle labbra del
ragazzo
portarono ad un immediato pareggio.
Insistendo nuovamente
perché finissero l’assaggio e che
accompagnassero con vino rosso la carne e con vino bianco il pesce,
Alain
riuscì a far bere nel giro di pochi minuti ben tre bicchieri
di gradazioni
diverse e a stomaco praticamente vuoto.
Dopo aver dato la vittoria per il
contorno a Daniel ed aver
fatto bere ancora i ragazzi, arrivò il momento del dolce.
Senza neanche
soffermarsi sui sapori Alain decretò Emmett come vincitore e
poi stappò lo
spumante, decisamente più adatto del vino per il dessert.
Brindò e, notando che i
ragazzi cominciavano ad essere
brilli, soprattutto Emmett poiché meno abituato a bere, ne
approfittò per
buttarla sul ridere e fare numerosi brindisi.
Ormai ubriachi sia Emmett che Daniel,
raggirarli sarebbe
stato facile, c’era una cosa però che doveva fare
prima di sedurli, prima di
incantarli… era assicurarsi non sparissero dopo quella che
voleva far diventare
una fantastica nottata di sesso selvaggio.
-Ragazzi! Ci siamo divertiti, abbiamo
mangiato, bevuto…-
-Soprattutto bevuto!-
esclamò Daniel alzando un bicchiere e
scolandoselo tutto felice.
-Già, penso dì
aver ingerito oggi più alcool che in tutta la
via vita. Santo cielo, fa caldo- disse sbottonandosi la camicia.
Alain trattene un brivido che
tentò di percorrergli la
schiena insinuandosi poi da tutt’altra parte.
-Tra poco ci buttiamo nella vasca,
così ci rinfreschiamo.
Prima però, dicevo, che dopo esserci dato alla pazza gioia e
programmando di
rifarlo presto…-
-Evvai!- gridò Daniel
mettendo un braccio intorno alle
spalle di Emmet.
-Sì, che bello…
dicevo! Vorrei offrirvi un posto qui. Se
volete chiamo il vostro albergo, dico che questa è
l’ultima notte che pagate e
poi venite a stare da me e Daphne. Dividere insieme l’affitto
di questa baita
vi verrà a costare molto meno e sarà
più divertente. Inoltre ci sono abbastanza
stanza da poter mantenere comunque la privacy di tutte le coppie-
Daniel rimase un po’
intontito, cercando di dare un senso
alle parole appena sentite, Emmet invece sorrise convinto.
-Qui è bellissimo e ti
adoro! Sarebbe grrrandioso!-
-Quel cazzo di albergo costa
tantissimo! Accetto anche io!-
disse Daniel realizzando finalmente la proposta di Alain.
-Molto bene ragazzi, una firmetta
qui, giusto per
convenzionalità, non vorrei trovarmi a ospitarvi e pagare
l’affitto da solo…-
-Tranquillo, amico!-
esclamò Daniel dandogli una pacca sulla
spalla -Ecco fatto-
Alain guardò la firma del
ragazzo soddisfatto. Nonostante
fosse ubriaco, aveva scritto bene.
Emmett un po’ tremante
seguì l’esempio dell’amico.
-Benissimo, adesso buttatevi
nell’idromassaggio, io chiamo
l’albergo e vi raggiungo-
Indicò ai due ragazzi la
strada per il bagno, subito dopo
ritornò in salone e chiamò con disinvoltura
l’albergo. Era tentato di disdire
anche per quella notte, in modo da fare uno scherzo ad Elizabeth ed
Allison ma
si trattenne. Daphne avrebbe potuto non gradire la sua intromissione
nei suoi
piani.
Posò la cornetta sulla
base chiudendo la telefonata e poi si
recò nel bagno, immaginandosi già di dover
inventare chissà quale scusa per
convincere Emmett e Daniel a togliere i vestiti.
Fu molto contento quando invece
trovò entrambi nudi sotto
l’acqua fresca dell’idromassaggio: erano talmente
accaldati dall’alcool ed
ignari di quel che stava per accadere che non c’era da
stupirsi.
Alain fece mentalmente diversi
apprezzamenti sul sesso dei
ragazzi mentre si spogliava per unirsi a loro.
I suoi occhi passavano dal petto
forte di Daniel alla
morbida pancia di Emmett e riportando quelle immagini al cervello
rischiavano
di far svegliare un’eccitazione che, almeno per il momento,
era meglio tenere
nascosta.
Cercò quindi di
distogliere lo sguardo ed i pensieri da quei
due ragazza bellissimi che erano caduti nella sua trappola e si immerse
lentamente nell’acqua, azionando subito dopo il tasto per far
partire le bolle.
Daniel si rilassò
immediatamente, abbandonando la testa e
bagnando i ricci che si appiattirono ad un tratto: così era
ancora più sexy, da
togliere il fiato.
Emmett aveva il colore degli occhi
talmente simile a quello
dell’acqua che vi si rifletteva da far venire voglia ad Alain
di immortalare la
bellezza in un quadro.
Ogni secondo la pressione del sangue
aumentava, l’adrenalina
scorreva veloce nelle vene,il desiderio di mordere quella pelle non era
più
controllabile e la voglia di toccare quei corpi diventava straziante:
era
arrivato il momento, Alain non aveva più alcuna intenzione
d’aspettare.
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 (parte 2) ***
Si avvicinò ai ragazzi con
una scusa, poi partì all’attacco.
Le sue dita sfiorarono il viso di
Emmett, accarezzando le
barbetta incolta e spostando i suoi capelli bagnati che gli si erano
incollati
al volto. Poi posò le sue calde labbra sulla sua guancia,
spostandosi
lentamente verso la bocca.
Il ragazzo si era irrigidito ma era
troppo debole ed
intontito per fare qualunque cosa. E poi un maschio sapeva ancora
meglio di una
donna cosa piaceva ai suoi simili quindi Alain non ci mise molto a
capire come
prendere il ragazzo e non appena lo baciò, l’altro
non si oppose, anzi cercò
spontaneamente la sua lingua, toccandola ed intrecciandola
piacevolmente.
-Baci da dio- gli sussurrò
Alain all’orecchio mentre
sorrideva compiaciuto -Scommetto che non sapresti fare di meglio- disse
voltandosi verso Daniel e leccandogli la punta del naso come un micio.
E prima
che la ritraesse nella bocca, il ragazzo l’aveva catturata
con violenza, dando
il via ad un bacio appassionato.
-Ammetto che è una bella
sfida- rispose Alain non appena le
loro labbra si staccarono. Poi si lasciò cadere
all’indietro, scontrandosi col
corpo di Emmett e cominciando ad assaporarlo lentamente.
-Io me ne vado-
-No, Daniel, dai! Divertiamoci-
-Siete solo due froci-
Il ragazzo uscì dalla
vasca ed indossò un accappatoio ma
prima che lasciasse la stanza, Alain l’aveva stretto da
dietro ed aveva preso a
mordicchiargli l’orecchio, scendendo poi con baci umidi lungo
la sua schiena, sfilandogli
lentamente la stoffa di dosso.
Daniel era stregato da quel tocco ma
allo stesso tempo
avrebbe voluto andarsene. Inoltre gli occhi di Emmett fissi su di lui
lo
infastidivano.
-Esco- ripeté Daniel
dirigendosi verso la porta. Alain però
lo fece voltare e spingendolo contro di essa lo bloccò,
afferrandogli le
spalle. Il ragazzo emise un leggero gemito sentendo il corpo a contatto
col legno
freddo ma presto i suoi sospiri sarebbero stati impregnati da
un’altra
sensazione.
Il biondo lo baciò a
tradimento, cominciando a stuzzicargli
un capezzolo con le dita. Subito dopo le sostituì con la sua
bocca sentendo il
ragazzo fremere, incapace di fermarlo.
Mentre continuava a bagnarli il petto
con la lingua, Alain
fece scivolare le mani lungo il ventre di Daniel, raggiungendo
l’inguine e
scontrandosi con il membro pulsante e cominciando a stimolarlo.
Scese poi col viso fino a
quell’altezza, accogliendo il
sesso del ragazzo nella sua bocca, portandolo prima a desiderarlo
leccandone la
lunghezza.
Le mani del ragazzo si strinsero
automaticamente intorno ai
suoi capelli, ma Alain sfuggì a quella presa e si
allontanò da lui, alzandosi e
guardandolo fisso negli occhi.
Daniel era accaldato, si sentiva
impazzire… aveva una voglia
incredibile di riprende il contatto con quella bocca ma allo stesso
tempo ne
aveva paura.
Tuttavia gli occhi verdi e luminosi
del ragazzo lo aveva
catturato e portato in un’altra dimensione, prendendo il
potere sulla sua
mente.
Seguì quel corpo che con
la mano stretta alla sua lo stava
guidando all’interno della vasca ed involontariamente ne
percorse con lo
sguardo la linea che partiva dal petto fino all’ombelico. Non
aveva mai
osservato il corpo di un ragazzo con tutta quell’attenzione
ed era la prima
volta che una tale vista lo eccitava. Inoltre provava una fitta di
gelosia
quando vedeva Alain passare dalle sue labbra a quelle di Emmett,
passando poi a
suggergli il capezzolo ed a masturbarlo con calma per aumentare poi
lentamente
il ritmo del polso. Il viso di Emmett era contorto dal piacere ed
arrossato
dall’eccitazione, il suo corpo tremava ad ogni tocco e si
stringeva a quello di
Alain, avvicinando il bacino al suo facendo scontrare le loro
eccitazioni… ed
alla fine accadde. Le gambe di Emmett si strinsero ai fianchi del
biondo
mentre, leccandogli le gambe sottili, era come se lo invitasse a farlo
sui. Ed Alain
non se lo fece ripetere due volte. Con un gesto deciso entrò
nel corpo del
ragazzo, che si lasciò sfuggire un gemito misto a piacere e
dolore.
Perché quello senza fare
niente aveva ottenuto più di lui? Daniel
non poteva sopportarlo ed era proprio quello che Alain voleva.
Sentì le mani
del ragazzo cingerlo da dietro, passare sul suo petto, scivolare sul
suo corpo
accompagnate dai baci che passarono lentamente dal collo alla bocca.
Alain
infatti, sentendo il calore del corpo eccitato di Daniel sulla sua
schiena non
aveva potuto fare a meno di girarsi e rispondere a quelle attenzioni.
Il moro continuava a fremere di
desiderio e non riuscì a
contenersi. Strinse forte i fianchi di Alain, lo allontanò
da Emmett e penetrò
nel suo corpo. Non voleva dividerlo con nessuno.
Daniel era attaccato con il petto
alla schiena di Alain, che
si incurvava di tanto in tanto per il piacere. Stringeva le dita fra i
suoi
capelli ma poi li lasciò per tendere la mano verso Emmett,
che indifeso era
rimasto sul bordo della vasca. Alain si portò le dita del
ragazzo alla bocca,
incominciando a succhiarle, fissandolo. Il ragazzo non resistette a
quella
provocazione e si lascio avvicinare a lui, baciandolo. A quel punto
Alain sfuggì
al controllo di Daniel ed uscì con Emmett dalla vasca. Lo
condusse fino in
camera da letto dove, concludendo l’opera iniziata,
leccò e succhiò il suo
membro fino a che il ragazzo non venne.
Rimase sul letto, stremato e confuso,
mentre Alain veniva
raggiunto da Daniel che con sguardo furioso e penetrante lo guardava
sul ciglio
della porta.
Il biondo si girò verso di
lui ma Daniel gli diede le
spalle. Per l’ennesima volta l’aveva abbandonato
per Emmett e non aveva alcuna
intenzione di accettare la sconfitta.
Si diresse verso il bagno per andare
a rivestirsi ed uscire
da quella casa, nonostante la sua poca lucidità
l’avrebbe sicuramente fatto
andare a sbattere dopo pochi metri di viaggio in macchina.
Non fece in tempo a mettere la
maglietta che le mani di
Alain erano nuovamente arrivate da dietro di lui passando dai fianchi
all’inguine.
-Dove pensi di andare?- gli
mormorò all’orecchio poggiando
il suo membro pulsando vicino alle natiche, facendogli perdere la testa.
-Io… sono abbastanza
ubriaco da desiderare un uomo ma non da
vederlo farsi un altro- biasciò Daniel mentre le dita di
Alain si stringevano attorno
al suo sesso cominciando a massaggiarlo.
-Quindi mi vuoi- disse il biondo
leccandogli e poi mordendogli
il lobo dell’orecchio.
-Cazzo, sì…-
rispose il moro con voce roca e girando il viso
per mordere la pelle del ragazzo.
Alain continuò a
masturbarlo e poi si fece strada nel suo
corpo, sentendo l’eccitazione di entrambi crescere.
Fecero sesso sempre con
più foga fino a che non vennero contemporaneamente,
accasciandosi poi sulle mattonelle gelate, uno accanto
all’altro.
Daniel ed Emmett si svegliarono la
mattina dopo con un
doloroso cerchio alla testa e ricordi sconnessi ma precisi della serata
passata. Il primo si alzò dal pavimento, il secondo dal
letto, entrambi si
rivestirono e poi si incontrano in cucina, cercando di evitare
l’uno lo sguardo
dell’altro, imbarazzati.
Alain invece era ai fornelli,
cucinando in boxer e
canticchiando allegramente.
Con un sorriso si volse verso i due
ragazzi e poggiò davanti
ad entrambi un piatto di pancakes ed un bicchiere con dentro quello che
pubblicizzava come rimedio per i sintomi della sbornia.
I due ragazzi bevvero con una smorfia
la disgustosa poltiglia
e poi si dedicarono al cibo, senza mai alzare gli occhi dal piatto.
Entrambi si
chiedevano quanto ricordassero gli altri della serata passata e,
vedendo l’atteggiamento
tranquillo di Alain, erano convinti si fosse scordato tutto.
-Allora, ragazzi, vi siete divertiti
ieri? Come promesso una
serata incentrata su ciò che con le vostre mogli non
farete!- esclamò con un
sorrisetto.
-Penso che abbiamo esagerato-
bisbigliò Emmett.
-Già. Anche se…
in vino veritas. E poi è stato divertente-
-No, è stata una cazzata
da dimenticare-
-Così mi ferisci, Dan!-
-Fanculo. Io vado in albergo. Addio-
-… vengo con te- disse
Emmett.
-Hey, bei culetti, dove pensate di
andare? Dalle vostre
future spose a scopare felici? Non potete ignorare quello che
è successo-
-Senti, a te sarà pure
piaciuto, ma io non sono un
finocchio!-
Alle parole di Daniel Alain si
adombrò, recitando
ovviamente.
-Dai, non fare così- disse
Emmett con dolcezza.
-Vorrei dirvi che mi mancherete
ma…- prese da un mobile il
contratto del giorno prima -Penso che vi rivedrò presto-
Sorrise, dentro si sentiva il diavolo
ma fece di tutto per
mostrare un volto angelico, davvero felice all’idea di
rivedere i due ragazzi e
non soddisfatto ad averli incastrati.
Sapeva che avrebbero potuto decidere
di riprendersi la
camera d’albergo e pagare sia quella che l’affitto
della baita. Il contratto
diceva che dovevano dividere la spesa di quello non che erano costretti
a
trasferirsi. Però Alain era sicuro che per non far scoprire
alle ragazze cosa
era successo avrebbero dovuto fingere non ci sarebbero stati problemi a
stare
da lui, idem loro con Daphne. Sarebbe andato tutto bene. E se proprio
fossero
riusciti a trovare una scusa per pagare l’affitto senza
alloggiare da lui, non
appena sarebbero venuti a portare i soldi lui e Daphne avrebbero
trovato un
nuovo modo per fregarli.
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Daphne era in macchina, parcheggiata
a qualche metro da casa
sua e aspettava che i due ragazzi uscissero dalla baita. Era mattina e
aveva
passato la notte a casa di un suo amico, un bel dj di una discoteca
famosa. Nel
momento in cui vide le due figure maschili allontanarsi verso la
macchina,
sorrise malignamente.
Erano proprio belli quei due, Alain
aveva buon gusto.
Li vide un po' sconvolti e confusi,
sopratutto uno dei due.
“Perfetto, bravo il mio biondino”.
Quando se ne furono andati, Daphne
uscì dalla macchina e,
con la sua solita calma camminata sexy, rientrò in casa,
stiracchiandosi
dolcemente e sospirando per la bella nottata passata.
Aveva il sorriso sulle labbra e
sembrava entrare in sintonia
con quelle mura, come fossero una cosa sola. L'arredamento e il tepore
rispecchiavano il suo aspetto, mentre la grandezza nella quale ci si
poteva
perdere rispecchiava il suo animo. Daphne era come quella casa,
accogliente ma
che ti lascia disorientato.
Alain sentì i passi dei
tacchi di Daphne così si precipitò
giù per le scale, andandole in contro e baciandola con
passione. Si sorrisero e
senza una parola cominciarono a spogliarsi in quel preciso punto, a
qualche
metro dalla porta, con le serrande delle grandi finestre alzate.
Si guardarono un attimo negli occhi,
per poi rituffarsi
l’uno sulle labbra dell'altra nell’ennesimo bacio
feroce.
Daphne fece cadere all'indietro Alain
salendogli addosso a
cavalcioni e iniziando a leccargli il collo e il petto nudo. Alain, nel
frattempo, tastava il vellutato corpo della mora e pizzicava parti come
i
capezzoli e l'elastico della mutandina rossa che portava la ragazza.
Una dolce
tortura.
Amavano quei momenti, di ritorno da
un loro divertimento si
ritrovavano e si stringevano l’un l’altra come
pezzi di puzzle ritrovati dopo
anni. Perché sì, erano dei bastardi che giocavano
coi sentimenti delle persone;
sì, avevano bisogno di scopare a destra e a
manca… ma alla fine era soltanto
insieme che trovavano contemporaneamente quelli che per loro erano il
vero
amore, la vera passione e la vera sintonia.
E nessun piano diabolico di
conquista, nessun rapporto con
un’altra persona avrebbe cambiato tutto questo.
Alain ribaltò la posizione
portandola sotto di lui e
baciandole quei perfetti seni morbidi e candidi, leccandone i capezzoli
oramai
turgidi. La sentì gemere e tremare così si
eccitò ancora di più, togliendole le
mutandine un po' bagnate.
Raggiunse il suo ombelico e lo
penetrò con la lingua,
facendoci piccoli cerchi circolari fino ad arrivare al ventre e poi al
pube di
Daphne, baciandolo e odorandone il profumo di donna.
Dopo quei tanti baci dolci, Alain
guardò il viso arrossato
della mora, la quale con gli occhi lo implorava di unirsi a lei. Alain
non
aspettò neanche un secondo e sorridendole entrò
dentro la ragazza, provocandole
un leggero verso di piacere.
Daphne si spinse verso di lui,
facilitandogli i movimenti.
Il biondo premette in avanti e poi lentamente indietro, assaporando
ogni
movimento con concentrazione. Daphne decise ancora una volta di
mettersi sopra
di lui, alzando e abbassando velocemente il bacino, facendo godere
Alain come
un pazzo.
Vennero contemporaneamente, lui con
un grido rauco e lei con
un sospiro sexy.
La mora si accasciò
affannosamente su di Alain, baciando
dolcemente la sua spalla. Alain cercava di regolarizzare il suo respiro
e le
spostò i capelli neri da una parte, baciandole il collo
liscio.
Quando i respiri dei due ragazzi
furono quieti, rimasero
abbracciati sul pavimento freddo, a coccolarsi.
-Allora? Com'è andata
ieri?- chiese Alain con sorrisetto
malizioso.
Daphne rise sommessamente.
-Mi sono divertita -
sussurrò.
Alain sorrise, annuendo. Come poteva
non essersi divertita?
Era la maestra del divertimento, uno dei tanti motivi per cui stava con
lei.
Mentre nella baita di Daphne e Alain
c'era odore di sesso e
felicità, nella camera d'albergo dei quattro fidanzati
aleggiava odore di senso
di colpa, paura e nervosismo.
Le due coppie avevano una suite.
Apparteneva ad entrambe un
salone molto grande che faceva da raccordo tra le due camere da letto
matrimoniali, una a destra ed una a sinistra, ognuna con il rispettivo
bagno,
spazioso e pulito.
I ragazzi avevano parlato poco da
quando si erano incontrati
e non si erano scambiati gesti affettuosi, come normali coppie vicine
alle
nozze.
Negli animi di tutti e quattro c'era
spossatezza e
incredulità per le azioni compiute la notte prima, anche se
purtroppo non
potevano parlarne neanche con il compagno o la compagna di
“disavventura”, era
troppo imbarazzante.
Liz ed Allison guardavano la tv con
occhi assenti quando gli
uomini si misero vicino a loro nel grande divano a sei posti. Emmett e
Dan si
scrutarono un secondo, poi Dan tossì per far risultare meno
tremante la voce:
le ragazze non dovevano sospettare di nulla.
-Ieri sera quando voi siete uscite,
siamo andati a casa di
Alain, quel ragazzo che abbiamo conosciut- non finì di dire
la frase che le
ragazze lo guardarono sgranando un po' gli occhi -Sì-
dissero in coro. Bene, si
ricordavano chi era il ragazzo di Daphne.
-Alain ci ha chiesto se ci
trasferiamo da loro fino alla
fine della vacanza… però se a voi non va bene gli
dico di no- sussurrò alla
fine Emmett.
Le ragazze non si guardarono, erano
immobilizzate e non
sapevano cosa rispondere.
-Davvero… dopotutto non li
conosciamo- aggiunse Dan.
-Perché così
gentile?- chiese Allison con un sorrisetto per
mascherare l'imbarazzo e la sorpresa.
-Dice che pagheremmo di meno
ma…non lo so- Dan
non voleva dire che avevano firmato un
contratto così da dover pagare una parte dell'affitto della
baita. E dato che
costava di meno la baita che l'hotel, gli conveniva... ma non aveva
alcuna
voglia di vedere ancora Alain ricordando cosa avevano fatto. Tuttavia
se non
fossero andati lì... sarebbero finiti a pagare
più di quanto possedevano.
-Andiamoci- concluse Liz, sospirando
e ritornando a guardare
la tv.
Daniel ed Emmett furono tristi e al
contempo felici di
quella decisione. Era chiaro che le ragazze non sospettavano nulla ed
era
meglio così… e comunque probabilmente Alain non
avrebbe fatto cose strane in presenza
della sua ragazza.
Allison non capì la
decisione di Liz, come poteva con tanta
semplicità accettare quell'offerta che le avrebbe fatto
stare sotto lo stesso
con Daphne? Non si ricordava della sera prima?
Quel giorno passò con
freddezza. Anche se la camera dei
quattro era calda e confortevole i futuri sposi erano pezzi di ghiaccio
e non
riuscivano a pensare ad altro che al giorno dopo. Avrebbero rivisto
Daphne e
Alain, che intanto ridevano, aspettando che arrivasse l'indomani per
accogliere
a braccia aperta quei quattro.
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
Daphne ed Alain sorridevano
amorevolmente ai quattro ospiti
ma non ricevettero lo stesso trattamento. Nonostante gli sforzi che i
ragazzi
facevano per nascondere il loro disagio, mostrare un volto felice non
rientrava
nelle loro capacità in quel momento. A preoccuparsi meno di
tutti
dell’ipotetico comportamento amichevole che avrebbe dovuto
avere era Daniel.
Egli infatti era visibilmente nervoso ed ogni volta che parlava si
notava un
tono duro nella sua voce, soprattutto se si rivolgeva ad Alain. E man
mano che
parlava il suo nervosismo si tramutava in una specie di ansia, come se
dovesse
fare qualcosa al più presto, altrimenti sarebbe scoppiato.
Fu per questo che
propose a Daphne di mostrare la casa alle ragazze.
Non appena queste sparirono dalla sua
vista, Alain lanciò
un’occhiata ad entrambi i ragazzi e poi parlò
guardando dritto verso Daniel.
-Vuoi che restiamo soli come
l’altra sera, vedo-
Il ghigno che il suo viso da bambino
assunse irritò così
tanto Dan che, nell’udire quelle parole, perse completamente
l’autocontrollo e
si scagliò sul ragazzo, serrandogli la gola con le dita
forti e facendo
pressione con la sua grande mano in modo da farlo scontrare col muro,
rischiando di rompere il vetro della finestra retrostante.
Emmett soffocò un grido di
spavento e sorpresa alla vista di
quella scena.
Lo sguardo infuocato di Daniel lo
spaventò ancora di più ma
non aveva il coraggio di provare a fermarlo. Fortunatamente lo vide
calmarsi da
solo, respirando profondamente.
-Ascoltami bene frocetto,
perché non ripeterò queste parole
bensì ti spaccherò la testa. Io amo Liz e quello
che è successo non ha avuto
alcun senso. Se per te ha significato qualcosa, se ti sei fatto
un’idea
sbagliata… non me ne frega niente. Io ho intenzione di
fuggire da qui il prima
possibile ma per il tempo che vi passerò ti consiglio di non
avvicinarti a me
in alcun modo-
Detto questo lasciò la
presa e poco dopo la stanza. Alain lo
vide attraverso il corridoio raggiungere la stanza che le ragazze
stavano
esplorando e cingere con un braccio la vita di Elizabeth, posandole un
bacio
sulla tempia poco prima di scomparire insieme alle altre nella
stanza più
vicina.
Alain abbassò lo sguardo
al pavimento, recitando la parte
del ragazzo ferito.
I suoi occhi lucidi a causa delle
finte lacrime che stava
trattenendo impietosirono Emmett, proprio come lui sperava.
Il ragazzo posò una mano
sulla sua spalla senza sapere cosa
dire. Avrebbe voluto consolarlo ma allo stesso tempo mettere in chiaro
che la
pensava come Daniel. Esclusa la parte della minaccia.
Capendo la situazione Alain si
accucciò sulla spalla di
Emmett (avrebbe preferito il petto ma l’altro era troppo
basso) e approfittò di
ciò per allontanarlo un po’ dal corridoio: se le
ragazze fossero tornate le
avrebbe sentite prima che potessero vederli.
-Anche tu vuoi far finta che non sia
successo niente?- gli
domandò poi guardandolo intensamente negli occhi.
Sfoderò lo sguardo più
sensuale e tenero che potesse fare nella speranza di prendere potere su
Emmett
e notò con soddisfazione un accenno di incertezza nascosto
nel suo sguardo.
-Al… io mi sto per
sposare. Sono innamorato di Allison da
sempre e non voglio rinunciare a lei per l’errore di una
notte. Dai, eravamo
ubriachi! Sono sicuro che anche tu preferisci Daphne-
Alain deglutii abbassando lo sguardo
e chiedendo mentalmente
scusa alla sua ragazza per quello che stava per dire.
-Come potrei preferirla?! Lei
è forte, ha totale potere su
di me, mi toglie la libertà ed il respiro. Inizialmente
questo mi affascinava
ed è probabilmente la stessa cosa che mi ha portato a
provare interesse per
Dan. Ma la persona che vorrei accanto per tutta la vita è
una con cui avere un
rapporto alla pari, non di assoggettamento!- non aggiunse altro ma
l’allusione
al rapporto tra Allison ed Emmett venne ugualmente captata da
quest’ultimo.
-Secondo me ti sbagli. Magari lei
potrà anche essere quella
col carattere più deciso ma sicuramente in delle situazioni
ha bisogno di
poggiarsi a te. Ed è questo che rende il rapporto un
completarsi a vicenda, è
questo che mi ha fatto capire che Allie era la ragazza giusta per me.
Neanche
tu dovresti buttare via quello che hai con Daphne-
-Emmett… sapevo che eri
fragile perché sei un’artista ma
pensavo che ciò ti avrebbe reso più sensibile,
non cieco!-
Il ragazzo fece una piccola smorfia
mentre Alain si
avvicinava di più a lui.
-Io ho commesso lo stesso errore per
anni ma passare la
notte con te mi ha aperto gli occhi e se ci ragioni sono sicuro che lo
stesso
accadrà a te. Non vedi quanto siamo simili noi due? Abbiamo
entrambi quello che
serve per non ferirci l’un l’altro ma allo stesso
tempo possediamo delle
piccole differenze che ci permetterebbero di durare in eterno, senza
annoiarci
mai. Perché vuoi rinunciare a tutto questo?-
Ad Emmett mancava il respiro e le sue
certezze vacillavano
ad ogni parola di Alain. Inoltre guardava quelle labbra sottili che si
muovevano articolando sillabe che quasi non riusciva a captare. E si
perdeva
nel desiderio di quella bocca mentre ciò che diceva lo
colpiva
inconsapevolmente nel profondo dell’animo. Amava Allison
eppure si era sempre
sentito inferiore a lei, inadeguato e sottomesso. Per conquistarla
aveva
impiegato tutte le sue forze e lei aveva ceduto a lui solo per quel
secondo in
cui si era lasciata conquistare. Dopodiché aveva subito
fatto capire chi
comandava.
Adesso invece aveva davanti a
sé qualcuno che lo
corteggiava, facendolo sentire per la prima volta bello e desiderato. E
quel
qualcuno gli stava offrendo tutto quello che lui aveva sperato di avere
con
Allison. Però Alain non era lei. Non l’avrebbe
inseguito per mari e monti per
conquistarlo. Se lui non si fosse buttato tra le sue braccia, Emmett
non
l’avrebbe neanche guardato. E non solo perché era
un maschio ma anche perché
era stato proprio il carattere sicuro della ragazza a conquistarlo. Ma
allora
perché quella mano che lo accarezzava con dolcezza, con un
tatto così simile a
quello che lui usava con Allison, gli provocava tutti quei brividi?
Voleva lui
o lei? Voleva una persona opposta a lui o affine?
-Tu vuoi solo confondermi- disse con
voce tremante facendo
capire ad Alain che stava avendo la meglio -Se ho deciso di sposarmi
con
Allison c’è un motivo-
-Sì… ma ora ti
stai chiedendo quale sia- sussurrò il ragazzo
a un centimetro dalle sue labbra -E soprattutto, se è
valido… o no-
Si sporse ulteriormente, fino a far
sfiorare le labbra,
sentendo il fiato caldo di Emmet scontrarsi con la sua pelle a ritmo
irregolare, come il battito accelerato del suo cuore. Riusciva quasi a
sentirlo. Il solo immaginarlo gli faceva rimbombare nella testa la
parola
“vittoria”.
Non baciò Emmett.
Lasciò che questi aspettasse quel gesto
con desiderio, chiedendosi perché lo stesse facendo ma
ugualmente incapace di
scansarsi.
Fu Alain ad allontanarsi, lanciando
al ragazzo uno sguardo
che riassumeva tutto questo. Ed Emmett cadde nel baratro
dell’incertezza,
inghiottito dalle emozioni contrastanti che lo torturavano.
Era rimasto immobile e non per paura,
lo sapeva, ma perché
infondo aspettava che Alain lo baciasse. Lo voleva. Voleva sentire
quelle
labbra, toccare quella pelle e lasciarsi possedere dal suo corpo per
poi fare
lo stesso. Sentiva i pantaloni diventare scomodi al solo pensiero
mentre si
odiava per quello.
Ma forse si sbagliava. Forse voleva
che Alain lo baciasse
per vedere come avrebbe reagito. E soprattutto per capire se, da
sobrio,
avrebbe provato qualcosa o meno. Si convinse che era così.
In quel caso la cosa
giusta da fare era una sola.
Afferrò il polso di Alain
facendolo girare di scatto verso
di lui e con altrettanta velocità si attaccò
vorace alle sua labbra,
intensificando subito il bacio. La paura d’essere scoperti
portava l’adrenalina
alle stelle, una sensazione piacevole che accompagnata dalla
soddisfazione di
star conducendo il gioco per la prima volta in vita sua, lo fece uscire
di testa.
Sconfitto da quelle sensazioni fu
costretto ad ammettere che
Alain non gli era proprio indifferente e questo gli faceva temere che
il
ragazzo avesse ragione su tutto.
Ma non poteva essere vero.
Una mano di Alain scorse dal suo viso
al suo petto,
scendendo poi alla vita e posandosi sulla protuberanza dei pantaloni di
Emmett.
-Questo non cambia niente-
sussurrò il ragazzo trovando
finalmente la forza di allontanarsi -Anzi, ho voluto solo una conferma
da dare
a me stesso per dimostrare che ti sbagliavi-
-Sai anche tu che lo dici ma non lo
pensi- sostenne Alain
senza spostare la mano da quella zona erogena che amava tanto.
Emmett si sentiva nudo. Alain gli
leggeva dentro con
facilità e nonostante questo lo spaventasse gli faceva
sembrare il ragazzo
ancora più attraente. E da quando in qua affibbiava
aggettivi del genere ad un
maschio?
Non sapeva come difendersi allora
decise di assumere un
atteggiamento diverso dal solito. Se Alain riusciva a capirlo
così bene,
l’unico modo era non essere se stesso.
-Lo penso eccome. Per quanto mi
riguarda non sei niente di
più di una puttanella che mi sarei potuto fare una notte
qualunque! E durante
la festa dell’addio al celibato era più che
giusto- disse pensando a come
avrebbe potuto rispondere Daniel e spostando finalmente la mano del
ragazzo.
Gli occhi di Alain si fecero
nuovamente lucidi.
-Allora sei solo uno stronzo che si
divertente a giocare con
i sentimenti delle persone- affermò con voce strozzata
mentre si dirigeva verso
il bagno, chiudendovisi dentro.
Il cuore di Emmett si
spezzò. Anche lui si era sentito preso
in giro tante volte… come aveva potuto essere
così crudele?! Dopotutto Alain
era soltanto un ragazzo che cercava di conquistare la persona a cui
teneva… non
era cattivo. Ed inoltre aveva ragione. Però Emmett questo
non l’avrebbe detto,
non senza specificare che comunque lui voleva restare con Allison e che
quindi
avrebbe usato quell’esperienza come un’occasione
per imparare a resistere alle
tentazioni allora come in futuro, così da superare le
difficoltà durante il
matrimonio e non farlo fallire.
Ma tutti i suoi buoni propositi di
fare un discorso
profondo, sincero e chiaro andarono a farsi benedire non appena Daniel
e le
ragazze tornarono dopo la fine del giro proponendo di preparare il
pranzo.
Subito Alain uscì dal bagno fresco come una rosa, sorridente
come sempre ed appoggiando
la proposta dicendo che aveva moltissima fame.
Emmett invece aveva la sensazione che
quel giorno non
avrebbe mangiato granché.
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
Una sua amica, al liceo, gli aveva
detto che non c’era
niente di male nell’amore omosessuale, nel provare attrazione
fisica per
qualcuno dello stesso sesso. Essere capaci di riconoscere
l’importanza
interiore di una persona o la bellezza e la sensualità di tutti, senza badare al
sesso, era una cosa
bellissima. Diceva che distingueva gli uomini dagli animali
perché dimostrava
che erano in grado di superare l’istinto naturale che porta
all’atto sessuale
solo per fini riproduttivi. Ma i vaghi ricordi delle parole di una
vecchia
amica non aveva permesso a Daniel di restare impassibile agli eventi
avvenuti
durante la festa d’addio al celibato. E poi era pur sempre
tradimento!
Dopo essere fuggito da Alain, Dan si
era sentito peggio di
prima. Era bello dire a se stesso che tutto quel che era successo non
lo
turbava affatto. Era bello fare finta avesse voluto lui stesso fare
un’esperienza totalmente nuova prima di sposarsi con
Elizabeth. Ma in cuor suo
sapeva che la verità era un’altra. Alain era
riuscito a sopraffarlo, ad avere
controllo su di lui ed avrebbe dato chissà cosa per
dimostrargli d’essere in
grado di fare lo stesso. Ed il sapere che in fin dei conti
l’idea di vederlo gemere
sotto il suo volere non gli dispiacesse, faceva incupire Daniel ancora di più. Ed inoltre
odiava quello sguardo sicuro che il ragazzo gli lanciava, come se
leggesse
nella sua mente. E lo faceva uscire di testa l’idea che,
essendo stato
respinto, volesse vendicarsi rivelando tutto a Liz. Ma la cosa che
più lo
torturava era l’impressione che la sua ragazza fosse nella
stessa situazione.
Possibile che Daphne le avesse giocato lo stesso terribile scherzo?
Rabbrividiva solo all’idea… anche se forse gli
avrebbe permesso di sentirsi
meno in colpa.
-Ti va bene, Dan?- sentì
una voce chiedere facendolo tornare
sulla terra.
-Che cosa?-
-L’ho già detto.
Preparare la griglia con Alain visto che
siete i più pratici. Noi facciamo la spesa da brave donne di
casa- disse Daphne
mettendo dell’ironia sull’ultima frase mentre dava
una pacca al fondoschiena
del suo partner. Alain le sorrise divertito.
Quel sorriso era pieno
d’amore, malizia, conoscenza,
intimità… se avevano tutto quello,
perché Alain avrebbe dovuto mandare all’aria un rapporto del genere?
-Anche Allison è forte.
Potrebbe restare con noi. Almeno
saremo divisi in modo equilibrato-
-Per me va bene- rispose subito la
ragazza per niente
desiderosa di stare con Daphne.
Gli altri assentirono e subito
uscirono per andare a
comprare pane e salsicce, insomma tutto l’occorrente per il
barbecue.
Alain, Allison e Daniel invece
tirarono fuori da uno sgabuzzino
una griglia ancora imballata ed insieme si misero ad armeggiare nella
speranza
di ottenere un buon risultato.
Il sole era solo vagamente nascosto
dalle nuvole ed il clima
invernale che rendeva l’aria piacevolmente fresca sotto i
raggi del sole
attenuò la fatica dei tre.
Quando ebbero finito con la struttura
di base, Allison si
propose per andare a cercare la carbonella.
Daniel non voleva restare solo con
Alain, ma in quel momento
non ci pensò e così non propose di fare a cambio
di ruolo. Anzi, continuò a
parlare tranquillamente con il ragazzo, ridendo alle sue battute come
se
fossero stati amici da sempre. L’altra sera era ad un tratto
diventata un
lontano ricordo.
Solamente quando un sorriso di Alain
gli provocò un tuffo al
cuore si ricordò cosa aveva fatto con quelle labbra e con
chi ne sfoggiava la
bellezza.
-Alain…
c’è una cosa che vorrei dirti. Scusa per
stamattina,
però…-
-Sì, lo so- lo interruppe
Alain -Volevi essere chiaro ed
evitare spiacevoli incomprensioni. E te ne sono grato. Ho capito che
l’alcool
mi aveva portato a guardarti solo perché mi ricordi Daphne.
Ma ora che ho
capito che lei ha molte più palle di te mi sono ricordato
perché la preferisco-
Disse queste parole con un sorriso
innocente ma voleva
comunque che colpissero Daniel. E lo fecero. Lui con meno palle di una
donna?
Una donna preferita a lui? La sua vena competitiva e desiderosa di
vittoria
aveva ricominciato a pulsare violentemente.
-Scusate se ci ho messo tanto- disse
Allison raggiungendo i
ragazzi -Non riuscivo a trovarla-
-Non preoccuparti, ci siamo
intrattenuti in chiacchiere-
rispose Alain con uno dei suoi soliti sorrisi puri e luminosi.
La ragazza rispose al gesto e poi,
insieme agli altri due,
cominciò ad accendere il fuoco.
Liz, Daphne ed Emmett ritornarono dal
supermercato poco
dopo.
Il cibo cominciò a
grigliarsi mentre la tavola di legno
veniva apparecchiata e tutti insieme si divisero i compiti per
facilitare la preparazione
e velocizzare i tempi: la fame, stuzzicata dal profumino invitante
degli
alimenti, stava ormai facendo brontolare i loro stomaci.
Si sedettero a tavola affamati,
ingozzandosi subito di pane
e carne accompagnati da birra e acqua.
Persino ad Emmett, alla vista di quel
bendiddio, venne
l’acquolina in bocca e divorò tutto insieme agli
altri.
-Ci vuole un brindisi ai futuri
sposi- disse Alain alzandosi
in piedi -Avete festeggiato prima separati, ora insieme!- si
piegò sul tavolo
per prendere un bicchiere ma Daphne lo fermò.
-Cretino, non si fa il brindisi senza
spumante! Amore, non
puoi commettere certi errori!-
-Ha ragione. Vado a prenderlo-
affermò Daniel alzandosi da
tavola. Il solo pensare a quella bevanda gli aveva fatto tornare alla
mente
quel che essa aveva generato e quindi stare a tavola lo aveva appena
messo in
una condizione di disagio.
-Vengo con te- disse Alain
rovinandogli il piano -Sono già
in piedi e so meglio dov’è-
Daniel non poteva obbiettare e dire
al ragazzo che allora
poteva andare lui da solo, sarebbe stato scortese. E poi Alain aveva
detto che
preferiva Daphne, non c’era da preoccuparsi.
Già… lui era
secondo… dopo una donna…
Seguì Alain verso lo
sportello con gli alcolici a sguardo
chino mentre queste parole lo bruciavano dentro. Ferendo il suo ego,
facendolo
sentire inferiore e… impacciato. Nessuna ragazza
l’aveva mai fatto sentire così
imbranato.
Daniel si fece piccolo piccolo con il
tono di voce, cercando
però di mantenere un aspetto forte e sicuro come suo solito.
La sua postura
eretta, i suoi occhi intensi che lo caratterizzavano dovevano far
sembrare
avesse tutto sotto controllo.
Ma quell’inclinazione nel
tono non passò inosservata.
-Alain io…
insomma… come sono stato l’altra sera?-
Si sentiva stupido, era sicuro di
star arrossendo e temeva
da matti la risposta. Non aveva mai chiesto un parere sulle sue
prestazioni.
Neanche a Liz. Non aveva mai dubitato della sua bravura, ecco tutto.
Alain gli sorrise amorevolmente e gli
posò una mano sulla
spalla.
- Perché me lo chiedi?-
Daniel avvampò ancora,
abbassando lo sguardo. Si vergognava
di se stesso per star reagendo così ma non riusciva a
impedirlo.
-Non so… hai detto che
Daphne ha più palle di me e…-
Alain scoppiò a ridere,
urtando i sentimenti di Dan.
Rendendosene conto cercò
di ricomporsi, schiarendosi la
voce.
-Scusa. Comunque mi riferivo solo al
fatto che lei non
scappa davanti ai problemi. Per quanto riguarda il sesso siete molto
diversi
ma… cazzo, è stato favoloso. Forse
però Emmett bacia meglio-
Adesso era troppo. Stava per caso
insinuando che lui fosse
una specie di coniglietto incapace di baciare?
La sua solita scintilla si accese nel
fondo delle pupille,
schiarendo quegli occhi troppo marroni e portandolo a seguire
quell’impulsività
su cui Alain giocava tutto.
Gli sfilò la bottiglia
dalle mani, poggiandola velocemente
su un tavolo affianco e passandogli una mano tra i capelli, dietro la
nuca,
spinse a sé il suo viso, premendo al contempo il corpo del
ragazzo contro il
muro, facendo forza col bacino.
Alain inclinò leggermente
la testa, posandola alla parete
mentre assaporava quella lingua calda rincorrere la sua. Entrambi
scappavano e
si venivano incontro allo stesso tempo, perdendosi in un lungo e
passionale
bacio interrotto solo dalla richiesta del corpo di riprendere fiato. Se
non
fosse stato per quello stupido bisogno fisico, né Alain
né tanto meno Daniel
erano convinti quello scontro di labbra e quel mischiarsi di saliva
sarebbe
finito.
Daniel più rosso di prima
premeva la fronte contro quella di
Alain, attendendo un responso.
-Ok, baci meglio tu- disse con un
sorriso stanco mentre
riprendeva fiato.
Daniel si compiacque.
-Adesso torniamo dalle nostre
ragazze-
-Dan… vuoi tornarci
così?- domandò riferendosi alle
manifestazioni di felicità della parte bassa del suo corpo.
-Merda…-
sussurrò tra i denti.
Alain rise di nuovo, con quella
tonalità chiara da bambino.
Daniel dal canto suo gli lanciò un’occhiataccia.
Aspettarono un altro po’
prima di tornare al tavolo,
scusandosi per la loro incapacità a scegliere la bottiglia
giusta e dicendo che
l’avevano voluta mettere per un po’ in frigo in
modo da rinfrescarla.
Al brindisi parteciparono tutti con
entusiasmo e col
sorriso. Solamente Dan sembrava essere turbato da qualcosa. Ed Alain
dentro di
sé sorrideva per questo. Era riuscito nuovamente a far
prendere l’iniziativa ad
una delle sue prede e con ciò poteva dichiarare la sua
seconda vittoria.
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
Si erano fatte le tre e
mezza quando
ebbero finito di mangiare. Daphne e Alain si ritirarono in camera da
letto per riposare e quindi le due coppie erano ancora una volta
rimaste sole, a non fare niente.
Era sempre più
difficile stare insieme
perché tra i sensi di colpa e il non avere qualcosa da dire
il
silenzio incombeva pesantemente. Ognuno dei ragazzi sapeva che non
era giusto né normale quello che stava accadendo, ma i
sentimenti
che piano piano crescevano nei confronti di Alain e Daphne non
permettevano loro di vedere con chiarezza la situazione e temendo gli
effetti del rivelare quel che era successo nessuno poteva proporre di
scappare via da quei due, anche se lo volevano tutti e quattro.
Allison era piena, non
aveva mai
mangiato tanto in vita sua e aveva seriamente bisogno di camminare,
ma più di tutto sentiva necessario uscire di casa, per
pensare da
sola e respirare l'aria fresca dell'esterno al posto di quella
lì
dentro, appesantita dalla colpevolezza.
-Devo sgranchirmi le gambe-
disse
alzandosi dalla poltrona vicino alla veranda e quindi stiracchiandosi
la schiena.
Emmett la guardò
avvicinarsi alla
porta e prese la veloce decisione di accompagnarla per non rimanere
da solo con Daniel: lo imbarazzava sapere l'avesse visto in
atteggiamenti troppo intimi con Alain!
Allison, vedendo il
fidanzato unirsi a
lei, non era molto felice. Non la entusiasmava l'idea di passare del
tempo con il ragazzo che amava... e che stava per sposare.
Già.
Stava per diventare sua moglie.
Forse sarebbe stato tutto
più semplice
dopo il matrimonio, si sarebbe dimenticata di Daphne e di
quell'avventura.
Gli sorrise e gli prese la
mano,
cercando di non sembrare pensierosa.
Elizabeth e Daniel intanto
si
guardarono per un momento e lui capì che non poteva passare
tutto
quel tempo senza una carezza o un bacio, che non poteva lasciar
trasparire i suoi dubbi come se non le interessasse più,
come se non
ardesse più nel loro rapporto la fiamma di un tempo.
Le si avvicinò
con finta calma e le
baciò il collo. Dato che stavano da soli e che doveva
convincersi di
non poter buttare all'aria tutto per Alain, le toccò il seno
e la
coscia.
Sentiva di volerla ancora
ma non poteva
negare che dentro di lui era cambiato qualcosa. Era felice
però di
desiderarla in quel modo. Lui era un uomo e lei la sua donna.
Elizabeth, dal canto suo,
era contenta
di quelle attenzioni ma si sentiva dannatamente sporca.
Anche Daniel provava una
sensazione
simile. Non sapeva se gli andava veramente di stare con lei, in quel
momento. Sentiva il bisogno di stare da solo e pensare... i magari
solo dormire e svuotare la mente così da non essere
obbligato a
decidere cosa fare. Ogni mossa appariva o sbagliata o troppo
azzardata.
-Io vado a riposarmi, mi
sento molto
stanco- le sussurrò all'orecchio.
Liz gli sorrise, un po'
sollevata dal
fatto che se ne stesse andando, lasciandola sola a riflettere.
Però
non era abituata a pensare troppo... non le erano mai capitate
situazioni così complicate da levare il sonno. Infatti la
scorsa
notte aveva dormito poco, dando la colpa ad Allison che russava, ma
la verità era che il rapporto con Daphne l'aveva sconvolta.
Quei
baci, quelle carezze... non poteva dimenticare facilmente le
sensazioni che le avevano provocato.
Decise di andare a mettersi
in veranda,
su una sdraio blu molto comoda. Era decisamente bello stare
lì
perché i muri erano caratterizzati da una grande vetrata che
permetteva di vedere un campo ampio e ovviamente innevato. Davvero
uno spettacolo meraviglioso.
Si lasciò
scaldare da quel sole che
filtrava attraverso il vetro e per quanto era forte dovette mettersi
gli occhiali scuri da 325 euro che aveva comprato proprio prima di
partire.
I raggi caldi a contrasto
con quel
paesaggio vasto e freddo erano molto piacevoli ma quella vista le
provocò la pelle d'oca. Indossò allora una
sciarpa beige, come la
sua bella maglietta di lana con scollo a V, comprata da Guess e
pagata 55 euro e 20.
Mentre si sdraiava, in
tutto quel
silenzio Elizabeth poteva sentire solo il suo respiro e l'abbaiare di
un cane in lontananza.
Chiuse gli occhi e
cercò di non
pensare niente. Doveva trovare un po' di pace in quella vacanza
caotica.
Passarono alcuni minuti ed
improvvisamente qualcosa di caldo e umido le toccò la
guancia e un
brivido le scivolò lungo le vertebre.
Si girò di
scatto e incontrò il viso
perfetto di Daphne.
-Scusa, non volevo
spaventarti-
cominciò la mora accarezzandola e sedendosi accanto a lei
con
un'altra sdraio.
Liz sorrise impacciata,
avendo un po'
di timore nel rimanere sola con lei.
-Non preoccuparti-
sussurrò.
-Bello qui, non
è vero?- chiese Daphne
con disinvoltura.
Elizabeth annuì
e si tolse gli
occhiali, per guardare meglio la sua interlocutrice. Il sole era
quasi andato via.
-Avevo acceso la tv, mentre
Alain
dormiva, ed ho visto un servizio sulle borse di Gucci. Dicono che in
commercio ce ne sono più di tredici milioni e che ne vengono
vendute
circa tre ogni minuto-
-Wow, io ne ho due a casa!
Una rossa e
l'altra beige- ammise Liz.
-Sul serio? Beige
dev'essere
meravigliosa! Anche se io ti ci vedrei meglio con quella rossa:
è il
colore che più ti si addice, a parer mio-
-Davvero?-
domandò Elizabeth con
sorpresa. Il rosso era il suo colore preferito.
-Ma certo... ho notato che
metti spesso
il rossetto rosso e sei stupenda! Inoltre hai una
personalità
esplosiva, come la passione- rispose Daphne abbassando lo sguardo.
Liz sorrise, mordendosi poi
il labbro.
Era una ragazza piena di energia e la colpiva che Daphne l'avesse
capito in così poco tempo.
-E invece il tuo colore
qual'è?-
chiese la bionda, guardando l'altra negli occhi.
Daphne ricambiò
lo sguardo intenso e
toccò gli orecchini che portava. Erano dei pendenti color
smeraldo,
sicuramente costanti moltissimo a giudicare dalla grandezza e dalla
luminosità dei carati.
A quanto pareva anche
Daphne ci teneva
all'arte del portamento e del ben vestire: Liz sentiva di
assomigliarle moltissimo.
-Sono meravigliosi-
sussurrò andando a
toccarne uno con l'indice.
Daphne avvicinò
il capo verso il dito
di Elizabeth e poi, osservando il suo sguardo ammaliato disse con
indifferenza -Li ho comprati in una bancarella qui vicino... a sei
euro-
Liz spalancò gli
occhi, tra l'incerto
e il sorpreso.
-Sto scherzando! Me li ha
regalati mio
padre e li comprò nella gioielleria di Lafayette, a Parigi-
La ragazza
sospirò e poi rise,
immaginandosi Daphne che comprava a un mercatino.
Anche la mora si mise a
ridere.
-Ti pare che mi abbasserei
a tanto?-
domandò tra una risata e l'altra.
Le risate si fecero
più rumorose ed
Elizabeth sembrava più rilassata. La mora colse al volo
l'occasione
che le si stava presentando e smise di ridere, guardando i movimenti
del petto di Liz che, andando su e giù, lasciavano
intravedere la
piccola riga che sperava i due seni chiari e prosperosi.
Era davvero una visione
paradisiaca e
Daphne sembrava apprezzare molto quel momento. Liz se ne accorse e
subito arrossì, sperando di non darlo a vedere.
-Scusa se ti imbarazzo...
è solo che
non ho mai visto niente di così bello- disse toccandole una
mano.
-Tranquilla, non lo fai-
mentì
Elizabeth, sorridendole. Improvvisamente pensò a quanto i
comportamenti di Daphne fossero dolci, così diversi
dall'interesse
che Daniel mostrava per il suo petto, carico solamente di violenta
passione.
-Io... è la
prima volta che incontro
una ragazza come te. Siamo molto simili- ammise Liz rispondendo al
contatto che la mora aveva iniziato carezzandole il palmo.
Daphne allora
alzò lo sguardo solare,
felice di sentirla parlare così.
-Tu sei come me, Eli-
Nessuno la chiama
più così dai tempi
delle elementari e il dodo in cui lei pronunciava quel nomignolo lo
rendeva molto più bello di quel che sembrava in passato.
-Noi due siamo
così in sintonia che
potremmo essere dello stesso sangue- continuò Daphne.
Elizabeth annuì.
Quelle parole erano
vere e lei non avrebbe trovato un modo migliore per esprimere in una
frase quello che era il loro rapporto.
-Noi potremmo scambiarci i
vestiti
perché abbiamo gli stessi gusti, potremmo andare a fare
shopping
insieme e comprarci uno yacht... ho pensato che probabilmente ti
piace il mare-
Era assolutamente vero, Liz
preferiva
la brezza marina al freddo della montagna. Inoltre l'idea di
condividere la passione per la moda e prendere il sole sdraiate con
in mano un cocktail la faceva impazzire.
-Sarebbe meraviglioso-
disse la bionda,
con occhi sognanti.
Daphne le sorrise e Liz si
avvicinò a
quel viso dolce ma al contempo provocante.
Le loro labbra si unirono
con passione,
come se fosse la prima volta dopo un'estenuante attesa. Per qualche
secondo rimasero immobili facendo muovere solo le bocche, poi dopo un
po' Daphne decise di prendere la ragazza per le spalle e farla
stendere sopra di sé, sul pavimento.
Liz si lasciò
trasportare e si sdraiò
sul corpo della mora, non lasciando neanche per un momento quelle
labbra di pesca. Era tremendamente attratta dalla bocca di Daphne,
così morbida e sensuale.
Cominciarono a gemere
leggermente e, le
poche volte che si staccavano, i sospiri per la mancanza d'aria erano
forti ed eccitanti.
Dopo poco Daphne
ribaltò la posizione
ed intrecciò le dita con quelle di Liz, portandole le mani
sopra la
testa. D'un tratto la bionda mosse il bacino con debolezza e Daphne
le morse leggermente il labbro superiore.
La porta cigolò
e poi si aprì. La
mora lasciò subito le mani e la bocca di Liz mentre
quest'ultima
chiuse gli occhi, terrorizzata.
Alain era entrato e dopo
aver fatto
l'occhiolino alla sua donna disse -Oddio, che è successo?- e
andò a
tirare su Liz.
Daphne aiutandolo disse
-Non lo so, si
è sentita male ed improvvisamente è svenuta-
-Oh povera Liz, vai a
chiamare
un'ambulanza!-
-Subito- rispose Daphne
mandandogli un
silenzioso bacio.
Quella
complicità che li
caratterizzava rendeva ogni delitto più entusiasmante.
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