Seulement à Noel di aresian (/viewuser.php?uid=6877)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Parte Quinta ***
Capitolo 6: *** Parte Sesta ***
Capitolo 7: *** Parte Settima ***
Capitolo 1 *** Parte Prima ***
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Prima
PREMESSA:
Questa fanfiction viene cronologicamente ambientata all’epoca
dell’interpretazione in “Le Due Regine” e
pertanto
Maya ignora ancora che Masumi Hayami è il Donatore di Rose.
---
Tokyo
era avvolta dal gelido manto dell’inverno, ormai era dicembre
inoltrato, meno di una settimana e sarebbe stato Natale. Dopo avere
interpretato, con successo, la Principessa Ardis ne “Le Due
Regine”, Maya si stava godendo un periodo di meritato riposo
insieme agli amici della Compagnia Tsukikage. Finalmente poteva
tornare a sorridere. E’ vero, Ayumi aveva ottenuto un
successo
ed un clamore superiore al suo ma questo non le importava. Quello
che contava era che, finalmente, era riuscita a calcare il
palcoscenico. Recitare, ormai lo aveva compreso, era la vita per lei.
Tutto sommato doveva riconoscere che la “scommessa”
vinta
con Masumi Hayami della Daito Productions era caduta, come si suol
dire, a fagiolo. Certamente anche questo, oltre al successo della
rappresentazione, aveva contribuito ad ottenerle la serie di offerte
di lavoro che le riaprivano le porte del mondo dello
spettacolo.
“Sempre con la testa tra le nuvole, vero Maya?”
la prese in giro bonariamente Rei.
Atteggiando il viso ad
un’espressione buffa, Maya sorrise divertita. Era felice,
finalmente dopo tanto tempo dopo la morte della madre era tornata a
sorridere sul serio.
“Stavo pensando a tutte le offerte di
lavoro che ho ricevuto. Dovrò decidermi presto a scegliere
il
prossimo spettacolo” disse poi, tornando seria.
Rei, che
stava finendo di sistemare il futon nell’armadio, le disse
semplicemente.
“Non crucciarti troppo, Maya. Tra pochi
giorni sarà Natale. Goditi questo meritato periodo di
riposo.
Se non erro hai tempo sino alla metà di gennaio per dare una
risposta, giusto?”.
Al segno di assenso della giovane, Rei
concluse serafica “Bene, allora ci penserai dopo queste
feste.
Adesso su, da brava, prepara la colazione, mentre io finisco qui,
così dopo raggiungiamo Mina e Sayaka in centro per gli
acquisti natalizi”.
Gli occhi di Maya scintillarono
d’aspettativa. Da quanto non si godeva una semplice
passeggiata
in centro a guardare le vetrine addobbate a festa? Sì, il
Natale quell’anno sarebbe stato decisamente positivo ed un
periodo felice, lo sentiva.
Il
palazzo a vetri della Daito Art Production scintillava al gelido sole
di dicembre. La riuscita dello spettacolo “Le Due
Regine”
era stato l’ennesima perla di successi infilata dalla casa di
produzione, cosa che non poteva certo essere passata inosservata alle
case concorrenti. Per questo era di vitale importanza non abbassare
la guardia e questo Masumi Hayami lo sapeva perfettamente.
“Sig.
Masumi. Ho stilato una lista degli inviti che ha ricevuto per le
feste natalizie” esordì Misuki, entrando
nell’ufficio
dopo un discreto bussare.
Masumi, comodamente seduto dietro la
scrivania di costosa radica, le fece cenno di accomodarsi e raccolse
dalle sue mani la lista.
“Ottimo lavoro, Misuki. Si procuri
di ringraziare tutti per gli inviti, anche a nome di mio padre.
Deciderò nel week-end a quali Party prenderò
parte”.
“Come desidera” disse prontamente
la donna sistemandosi, con un gesto aggraziato, la montatura degli
occhiali. “Per quanto riguarda la prenotazione che mi aveva
richiesto è tutto disposto” proseguì
poi, in
tono professionale.
L’uomo la studiò, per un istante,
con i suoi penetranti occhi azzurri. Aveva l’impressione che
l’efficiente segretaria fosse sul punto di fargli una di
quelle
sue insidiose domande, tra il privato e il professionale, che tanto
lo infastidivano. Per prevenirla si limitò a dire, in tono
deciso “Perfetto” prima di congedarla con un gesto
eloquente della mano.
La Sig.na Misuki sapeva quando era il
momento di fare domande e quando, invece, era più prudente
tenersi la curiosità così uscì
silenziosamente
dall’ufficio.
L’aria
era pungente e, nonostante la pesante sciarpa di lana e i guanti,
aveva naso e mani gelate, però era troppo bello oziare per
le
vie del centro, chiacchierando del più e del meno con Rei e
le
altre amiche della Compagnia.
“Lo sapevate che Sayaka si è
presa una cotta per il burbero della Compagnia Unicorno?”
disse
Mina, facendo arrossire sino alla radice dei capelli la poveretta,
mentre Rei scoppiava a ridere divertita e Maya la guardava con gli
occhi colmi di stupore.
“Ma che diamine stai blaterando. Non
è affatto vero” sbottò Sayaka,
inferocita.
“Ah,
sei arrossita e poi, mia cara, tutta quest’enfasi nel negare
non ce la conti giusta. Scommetto che stai cercando un regalo
speciale per lui” proseguì imperterrita Mina.
Maya
rimase ad ascoltare il chiacchiericcio divertito delle amiche,
sorridendo felice. Chissà se era vero che Saiaka si era
innamorata. Tutto sommato, con il senno del poi, lei poteva dire di
non essere stata realmente innamorata di Satomi. Ad essere onesti
ripensare a quei giorni, al suo dileguarsi quando era “caduta
in disgrazia”, non la feriva più. Con un sospiro
felice
si voltò a guardare la vetrina di un negozio di
antiquariato.
Vi erano esposti oggetti di squisita fattura che, con tutta
probabilità, costavano una fortuna. Poco male, avrebbe fatto
il solito regalo, quello di tutti gli anni, non aveva mai avuto tanta
fantasia al riguardo. Quello che tuttavia le premeva era trovare un
regalo speciale per la Sig.ra Tsukiakge. In parte per ringraziarla di
averla riammessa nella Compagnia e in parte perché, in un
certo qual senso, lei e Rei erano la sua famiglia.
Tra un
pettegolezzo e l’altro le quattro giovani trascorsero
l’intero
pomeriggio a congelarsi, divertite, per le strade di Tokyo
finchè,
esauste, e con il portafoglio vuoto, rientrarono a casa.
“Che
diamine ci fa quella macchina davanti a casa nostra?”
sbottò
Rei, non appena voltarono l’angolo e si ritrovarono una
berlina
blu, dai vetri fumé, parcheggiata davanti al portone
d’ingresso. Per un attimo Maya ebbe il sospetto che potesse
trattarsi di Hayami ma scartò l’idea quando si
rammentò
che la vettura del presidente della Daito Production era una berlina
color amaranto. Fu comunque con sorpresa che vide scendere
dall’auto
il Sig. Hijiri. Con il cuore che le balzava in gola per la
l’emozione si affrettò a raggiungerlo,
rammentandosi
che davanti a Rei doveva fingere di non conoscerlo.
“Buona
sera. La Sig.na Kitajima?” chiese questi, come
d’abitudine,
incrociando il suo sguardo con un lampo complice negli occhi.
“Sì,
sono io”.
Rey, che li aveva raggiunti, osservava con sguardo
indagatore e perplesso il giovane.
“Mi perdoni per il
disturbo. Ho questo pacco e questo biglietto per lei” disse
Hijiri prendendo dal sedile del passeggero un voluminoso pacco e una
semplice busta bianca.
“Prego, si accomodi. Ha l’aria
di essere pesante” si intromise a quel punto Rei,
comprendendo
che doveva trattarsi di un fattorino, salendo le scale e aprendo la
porta per farlo accomodare. Il giovane posò il pacco sul
tavolo poi si voltò dicendo “Non
c’è
contrassegno. Buona serata” prima di uscire
dall’appartamento
mentre Maya, ignorando l’espressione perplessa dipinta sul
volto dell’amica, si affrettava a scartare il pacco con avida
curiosità. Lei sapeva che poteva trattarsi solo di un regalo
del suo caro amico, il Donatore di Rose. Non fu smentita, infatti
all’interno del pacco trovò una singola rosa
scarlatta,
una tuta da sci corredata di sci, guanti, occhiali, cappello, scarponi
e
doposci.
“Guarda, Rei. E’ lui” disse la giovane
con gli occhi neri accesi d’emozione.
Rei osservò
divertita l’amica districarsi con il voluminoso contenuto del
pacco. Evidentemente il misterioso ammiratore aveva pensato di
inviare il suo regalo, per Natale, in anticipo.
“Prova ad
aprire la busta” le suggerì pertanto, curiosa a
sua
volta.
Annuendo, Maya si affrettò a seguire il
suggerimento. All’interno c’erano quattro biglietti
per
il treno, una busta più piccola con il logo di un rinomato
Hotel e un bigliettino firmato a mano….
*Ho apprezzato
molto la sua interpretazione ne “Le Due Regine”, e
penso
che sia per lei il momento di concedersi una meritata vacanza. Mi
permetta di offrire a lei, e alle persone che vorrà
invitare,
un soggiorno di dieci giorni presso la cittadina di Nagano,
il
mio regalo di Natale per lei. Spero che vorrà accettarlo. Il
suo ammiratore*.
“Non posso crederci, Rei. Mi offre dieci
giorni di soggiorno in una località sulle montagne di Nagano
per me e per altre tre persone. Dice che è il suo regalo di
Natale per me. Oh, Rei”.
Gli occhi neri di Maya erano colmi
di lacrime di commozione e felicità. Il suo caro amico, il
misterioso Donatore di Rose, non si era dimenticato di lei, dopo le
rose alla prima di “Le Due Regine” ecco
quell’invito.
La sua generosità era palpabile e la riempiva di gioia.
“Che
cosa?”.
Rei era vivamente sorpresa. Che facesse un regalo
del genere a Maya non la sorprendeva affatto ma che avesse esteso
l’invito, con tanto di soggiorno e viaggio andata e ritorno,
anche per altre persone era decisamente insolito.
“Non
capisco. Sei sicura che paghi anche il soggiorno per altre tre
persone?” chiese dubbiosa Probabilmente Maya aveva compreso
male.
“Sì. Guarda, ci sono i biglietti e la
prenotazione” disse la ragazza tendendoli all’amica.
“Bhè.
Che dire. Questa volta il tuo ammiratore si è veramente
lanciato” commentò, lasciandosi scivolare sulla
poltrona
del soggiorno. “Con tutta probabilità deve avere
pensato
che da sola ti saresti sentita a disagio, comunque è strano
che abbia pensato a tre persone, di numero, per accompagnarti,
avresti potuto volerne portare solo una” disse dopo un
attimo,
riflettendo sulle possibili intenzioni del misterioso ammiratore di
Maya.
“Rei, ovviamente tu verrai con me, vero?” si
sentì chiedere, pochi istanti dopo. Caspita,
l’aspettativa
di trascorrere dieci giorni sulle montagne di Nagano non le spiaceva
affatto.
“Sei sicura di volermi invitare?” chiese con
un sorriso.
“E chi dovrei invitare altrimenti, scusa ma mi
rimangono altri due biglietti, accidenti come faccio. Potrei invitare
la Sig.ra Tsukikage un po’ di riposo le farebbe
senz’altro
bene…” iniziò a congetturare Maya,
avvicinandosi
alla finestra.
“Temo che non sia possibile, Maya”
interloquì Rei pacatamente “Il clima rigido di
quei
luoghi, in questa stagione poi, non gioverebbe alla sua
salute”.
Un
velo di tristezza attraversò lo sguardo limpido di Maya. Rei
aveva ragione, però le dispiaceva davvero molto allontanarsi
da Tokyo e lasciare la Sig.ra da sola.
“Non corrucciarti per
la Sig.ra Tsukikage. Anche se noi partiamo per Nagano
c’è
sempre qualcuno della Compagnia che resterà in
città,
con lei. Piuttosto devi affrettarti a decidere chi saranno le altre
due persone che verranno con noi o rischiamo che prendano altri
impegni e il tuo ammiratore spenda i soldi per niente”.
Convinta
dalle parole dell’amica, Maya si affrettò a
pensare.
Accidenti, a ben vedere avrebbe voluto portare con sé tutti
gli amici della Compagnia Tsukikage e dell’Unicorno,
però
i biglietti erano solo due. Come fare? Non volendo influenzare le
scelte dell’amica, Rei si alzò, prendendo la tuta
da
sci, e il suo voluminoso corredo, sparendo nella stanza adiacente.
- continua -
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Capitolo 2 *** Parte Seconda ***
Seulement a Noel - Prima parte
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito il primo capitolo di questa storia. Premetto subito che
non consterà di molti capitoli, quindi non dovrete attendere
a lungo per leggerla nella sua interezza.
x Tetide: Beh,
come leggerai, in montagna qualcosa accade, il cosa è da
vedere!
x Ici Drive: Non
posso certo svelare la trama della storia, vi toglierei il gusto di
leggerla. Vediamo intanto se apprezzi questo nuovo capitolo!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Seconda
Tutto
sommato la scelta si era rilevata scontata, giacchè la
Compagnia Unicorno era impegnata in uno spettacolo e, pertanto,
nessun membro avrebbe potuto accettare l’invito. Tra quelli
della Compagnia Tsukiakge molti si erano già organizzate le
vacanze natalizie e così, alla fine, sul treno per Nagano ci
salirono anche Mina e Sayaka. Giunti alla stazione vennero
accompagnate all’Hotel, sito alle pendici della montagna
nella
più rinomata zona sciistica della zona, direttamente da una
navetta privata.
“Wow, che paesaggio mozzafiato”
commentò Rei, scendendo dal pulmino. L’Hotel era
infatti
incastonato in un paesaggio naturale realmente fantastico. Sito su
una zona rialzata, rispetto al resto della piccola cittadina
turistica, pareva come una piccola reggia intagliata tra due innevate
e maestose pareti rocciose, voltandosi verso la cittadina si aveva la
visione, estatica, dell’intera valle ricoperta da una
delicata
coltre bianca che riverberava, come un prisma, ai raggi del
sole.
“Ragazze, non vedo l’ora di lanciarmi lungo una
di quelle piste” rispose con entusiasmo Sayaka, guardando con
una certa invidia gli sciatori che affollavano gli impianti di
risalita.
Maya, stranamente, non commentava e si limitava ad
osservare tutto con gli occhi spalancati per la sorpresa, eppure
doveva aspettarselo. Il suo amico, il Donatore di Rose, che poteva
permettersi di offrire le vacanze non solo a lei ma a ben altre tre
persone, e che possedeva una villa di campagna come quella che
l’aveva anni indietro ospitata, non le avrebbe offerto di
meno tuttavia la sua generosità non mancava mai di
sorprenderla.
“Su, andiamo dentro. Sono curiosa di vedere se
l’interno di questo Hotel si presenta bene quanto la
facciata”
disse Rei, con la sua solita praticità. Avevano dieci
giorni di tempo per bearsi del panorama e delle piste da sci meglio,
per il momento, scaricare i bagagli e farsi una bella doccia.
In
effetti l’interno dell’albergo era, se possibile,
anche
meglio dell’esterno. Sicuramente era un cinque stelle,
accidenti per passarvi una sola notte, con tutta
probabilità,
avrebbe dovuto dare fondo a tutti i risparmi di un mese. Sobrio ed
elegante, senza essere tuttavia eccessivo, e in pieno stile montano
con l’arredamento costituito da costosa “arte
povera”,
una hall perfettamente attrezzata di tanto di salottino
d’attesa
e, a lato, il tradizionale bar. Con un cenno Mina fece segno a Maya
di avvicinarsi alla Reception e di chiedere le chiavi, in fondo la
prenotazione era per lei, in primis.
“Buon giorno e
benvenute all’Hotel Takaji. I vostri nomi, prego?”
disse
in tono professionale, con un affabile sorriso, la receptioniste.
“Mi
chiamo Maya Kitajima dovrebbe esserci una prenotazione per me e per
le mie tre amiche” disse la giovane porgendo il coupon che
l’Amico delle Rose le aveva fatto avere.
“Certamente
si tratta di due doppie. Solo un momento, chiamo un addetto per i
bagagli”.
Una decina di minuti dopo le quattro ragazze si
riposavano all’interno delle loro stanze. Quella toccata a
Maya
e Rei era davvero stupenda. Arredata come l’interno di un
piccolo chalet, aveva il bagno sulla destra, una porta finestra con
terrazzino, con annessa una vista mozzafiato sulla vallata, un mobile
“quattro stagioni” di rovere massiccio, pavimento
in
cotto e un delicato e accogliente rivestimento di legno di ciliegio
alle pareti.Uno scrittoio dai preziosi intarsi, un paio di
poltroncine rustiche, rivestite in candida pelle, completavano il
corredo del piccolo salottino, infatti la camera con i due letti si
trovava in uno stanza adiacente, sulla sinistra.
“Ragazzi,
questa camera è una meraviglia”.
Rei non sapeva più
cosa pensare. Se anche Mina e Sayaka aveva ricevuto lo stesso
trattamento, alla prima rappresentazione della Compagnia Tsukikage
avrebbero dovuto dare il massimo per contraccambiare la
generosità
del misterioso ammiratore di Maya. Quel che era certo
quell’uomo
non aveva badato a spese.
Maya non disse niente, vagamente delusa
nel non trovare l’ennesimo mazzo di rose ad accoglierla.
Probabilmente non ne aveva avuto l’opportunità.
“Su
Maya disfiamo i bagagli e diamoci una rinfrescata tra circa due ore
sarà ora di pranzo e poi... via sulle piste” la
prevenne
Rei, intuendo all’improvviso il corso dei suoi
pensieri.
Immediatamente il sorriso tornò sul volto della
giovane. Era stata ingiusta, l’amico le aveva donato una
vacanza da sogno e lei si rammaricava per la mancanza di due rose al
suo arrivo, sciocca.
E’
certo di volere che l’accompagni, Sig. Masumi?”
chiese la
Sig.na Misuki, osservando sorpresa il proprio capo infilare un fascio
di documenti all’interno della ventiquattrore. Era passato
dall’ufficio quella mattina per prendere dei documenti da
esaminare durante la breve vacanza che si sarebbe concesso.
Masumi
levò lo sguardo a cercare il volto perplesso della
segretaria.
Evidentemente, per una volta, gli era riuscito di spiazzarla.
“Il
ricevimento al quale ho deciso di prendere parte lo considero
“lavoro” così come i “pranzi
d’affari”
che avranno luogo la vigilia di Natale e il 27. Ho pertanto bisogno
della sua presenza, sempre che non avesse già altri progetti
per questo periodo”.
Misuki si sistemò gli occhiali
mentre un lieve imbarazzo le imporporava, stranamente, le gote. Era
un evento pressocchè eccezionale. Il problema era che Masumi
aveva messo, come si suol dire, il dito nella piaga. Al solito,
assorbita dai suoi mille compiti alla Daito Productions, Misuki non
si era concessa molto tempo per la propria vita privata e, a ben
vedere, non aveva molta scelta su dove trascorrere i pochi giorni di
vacanza che sperava di estorcere al Presidente.
Masumi sorrise
lievemente, in parte divertito e sorpreso al contempo, della reazione
della sua imperturbabile ed efficiente segretaria. Non si era mai
soffermato a pensare a Misuki in altro modo che un impiegata della
Daito, anche se a ben vedere la donna doveva avere interessi ben
oltre la compagnia per la quale lavorava. Non che gli importasse
particolarmente delle esigenze della sua segretaria ma doveva
ammettere che era una collaboratrice preziosa pertanto concederle un
po’ di riposo, visto il tour de force al quale
l’aveva
sottoposta nell’ultimo periodo, non sarebbe stata una cattiva
idea. Una gratificazione è sempre un ottimo modo per
acquisire
stima e fedeltà.
“Dalla sua reazione deduco che
la risposta sia un no” commentò in tono cortese,
cercando il suo sguardo. Misuki si riprese immediatamente,
rispondendo con pacata tranquillità. “Non ero
certa di
avere dei giorni liberi a disposizione, pertanto non ho ancora
organizzato nulla”.
“Mi permetta di darle un
suggerimento. A parte gli appuntamenti di lavoro di cui le ho
parlato i restanti giorni sono completamente a sua disposizione, se
desidera trascorrerli al Residence la Daito le pagherà il
soggiorno. Ci pensi” sentenziò l’uomo,
prima di
riportare la propria attenzione ai documenti che ingombravano la
costosa scrivania.
Un lampo di sorpresa attraversò le iridi
della donna. Certamente il vecchio Presidente, Eisuke Hayami, non si
sarebbe mai sognato di proporle una cosa del genere.Conosceva,
tuttavia, abbastanza bene il Sig. Masumi per sapere che quello era il
suo modo di gratificarla per il lavoro svolto e pertanto come tale
lo considerò. Ad essere onesta avrebbe voluto rifiutare ma
la
praticità la indusse a fare l’esatto contrario.
Andare e
tornare, in tre giornate differenti ,sino al Villaggio Residence di
Nagano le sarebbe costato un sacco di tempo e una bella strapazzata,
meglio accettare l’offerta e soggiornarvi direttamente.
“La
ringrazio per l’offerta Sig Masumi, accetto con piacere, in
questo modo mi sarà più facile gestire gli
incontri
che, eventualmente, potrebbero essere organizzati dopo il
Ricevimento” e detto questo, con un lieve cenno del capo, se
ne
andò dall’ufficio. Masumi non potè
impedirsi di
sorridere, l’impeccabile praticità di Misuki non
veniva
mai meno, a quanto sembrava. Una simile offerta non l’avrebbe
mai fatta ad una delle impiegate dell’ufficio produzioni,
l’avrebbero presa come un invito
“privato” Misuki,
invece, lo conosceva bene e aveva letto perfettamente tra le righe di
quell’insolito invito. Soddisfatto, raccolse il cappotto
dall’appendi abiti e si avviò verso casa.
Chissà
se Maya era già arrivata al Villaggio?
-
Pista Principianti. Ore 10.00 del 23 Dicembre -
Infagottata
nella calda tuta da sci, scarponi bene allacciati e
un’espressione
alquanto dubbiosa dipinta sul viso, Maya si apprestava a prendere la
sua prima lezione di sci. Nutriva forti dubbi sulle sue
capacità
di apprendimento, tanto che aveva cercato di svicolare
all’invito
di Sayaka che si era offerta di farle da maestra, ma Rei era stata
irremovibile. Che cosa avrebbe fatto Maya, tutta sola e soletta,
mentre loro si scatenavano sulle piste da sci? Impensabile, e poi
avrebbe dovuto sfruttare la costosa attrezzatura che il suo
Ammiratore si era generosamente premunito di regalarle. Forse per
questa ragione, alla fine, la giovane aveva capitolato ed ora eccola
lì, rigida come un palo del telefono con i bastoncini tra le
mani e gli sci ai piedi ad imitare, più o meno goffamente, i
movimenti che Sayaka le stava mostrando.
“Coraggio, Maya.
Non è difficile. Basta avere il senso
dell’equilibrio e
seguire alcuni piccoli accorgimenti. Vedrai, ti farò
diventare
un asso delle piste” la incoraggio l’amica notando
la
sua espressione alquanto perplessa.
Dopo dieci minuti di quella
strana “danza”sul posto, senza spostarsi di fatto
di un
solo millimetro, Sayaka ritenne di averle rivelato i rudimenti base,
ora veniva il meglio…
“Perfetto. Adesso proviamo a
vedere come te la cavi. Dai una piccola spinta appoggiandoti su
entrambe le racchette e ricordati che per frenare devi far convergere
le punte degli sci e piegare le ginocchia verso
l’interno”
la istruì l’amica.
Maya si domandò, per
l’ennesima volta, perché diamine avesse accettato
il
suggerimento di Rei ed essersi lasciata convincere ad infilare quegli
sconosciuti aggeggi ai piedi. Prendendo un profondo respiro si diede
una piccola spinta, sussultando per la rapidità con la quale
gli sci scivolarono sulla neve battuta facendola spostare
rapidamente verso valle. O cielo! Bhè, per lo meno le
riusciva
di stare in piedì. Per la seguente mezz’ora
sperimentò
un paio di volte quando fosse morbido il manto nevoso, perdedo
l’equilibrio ma tutto sommato non era così
disastrosa e,
seppur impacciata, cominiciava quasi a divertirsi. Con uno
“spazzaneve” (per chi non sapesse sciare
è la
tecnica di base sia per girare che per fermarsi, quando ancora non si
è in grado di sciare con gli “sci
paralleli” –
N.d.A.) ancora piuttosto approssimativo stava seguendo
un’immaginario percorso di curve a destra e sinistra, lungo
la
pista, quanto uno spericolato ragazzino le tagliò la strada
facendola andare nel panico più totale tanto che
finì
gambe all’aria ancor prima di rendersene conto. Una sonora
risata, seguita da un ironico “Si è fatta male,
ragazzina?” la colse di sorpresa. Indispettita
alzò lo
sguardo per incrociare il volto divertito di… Masumi Hayami
della Daito Art Production. I capelli biondi mossi dalla lieve brezza
e gli occhiali da sole a proteggere le iridi dal riverbero accecante
della neve. Era impeccabile, come sempre, anche con indosso quella
tuta da sci azzurra e bordata di nero.
“Sto benissimo”
bofonchiò la giovane, riscotendosi dalla sopresa, cercando
di
rimettersi in piedi, goffamente, giacchè ad ogni sforzo
corrispondeva un pessimo risultato. Si era fermata in una zona dalla
discreta pendenza ed ogni volta che tentava di rimettersi in piedi
gli sci le scivolavano inesorabilmente verso valle. Saiyaka, Rey e
Mina, che erano davanti a Maya prima del suo ruzzolone, si erano
fermate leggermente più a valle e, non senza fatica, stavano
risalendo a “scaletta” per aiutare
l’amica così
Maya si trovava da sola e totalmente esposta al divertimento
dell’uomo
che più detestava al mondo. Rendendosi conto della sua
posizione, ben poco onorevole, arrossì imbarazzata chinando
lo sguardo. Non aveva proprio voglia di incrociare, anche per
sbaglio, le iridi divertite dell’uomo.
“Mi permette un
consiglio?” le chiese quest’ultimo, piantando
entrambi i
bastoncini nella neve, fissandola in volto pienamente consapevole
delle emozioni che regnavano nell’animo della ragazza.
Maya
avrebbe voluto dirgli di farsi gli affari suoi ma onestamente
avrebbe preferito uscire da quell’imbarazzante situazione e
il
più in fretta possibile.
“Cioè?”.
Masumi
sorrise a quella semplice parola, detta tra i denti. Doveva costarle
parecchio accettare consigli da lui, era ovvio.
“Porti lo
sci a valle in posizione leggermente più avanzata rispetto a
quello a monte, poi punti le racchette e, tenendo il peso a monte, si
tiri su” le suggerì, mettendosi al suo fianco,
impedendole di fatto di scivolare ulteriormente a valle.
Seguendo
il suggerimento la giovane, anche se un po’ faticosamente,
riuscì a rimettersi in piedi proprio mentre Rey li
raggiungeva.
“Tutto bene, Maya?” chiese quest’ultima
lanciando un’occhiata sorpresa, seppur grata, in direzione di
Hayami lasciando a dopo le congetture sulla sua presenza a
Nagano.
“Non credo che si sia fatta male, a parte il suo
ego” fu il commento divertito di Masumi che,
all’occhiata
carica di disappunto di Maya, proseguì imperterrito
“Visto
che ora c’è la sua amica posso anche andarmene.
Faccia
più attenzione la prossima volta”.
Maya, punta sul
vivo, si affrettò a ribattere indispettita “Non le
ho
chiesto io di fermarsi” salvo perdere l’equilibrio
e
finirgli addosso, facendo piompare entrambi a terra sotto lo sguardo
allilbito di Rey.
“Santo cielo, vi siete fatti male?”
chiese subito la ragazza sganciando gli sci per avvicinarsi ai
due.
Maya non la sentì nemmeno, troppo scossa. Al colmo
dell’imbarazzo si rese conto di essere distesa sul corpo
dell’uomo, con un suo braccio attorno alla vita come a
sorreggerla, e i loro visi a pochissimi centimetri di distanza. Gli
occhiali di Masumi erano finiti a terra, dietro la sua testa e lei si
ritrovò a fissare il suo sguardo azzurro, intenso e
insondabile, mentre avvertiva sotto la mano il sollegarsi regolare
del suo petto. Una consapevolezza fisica che la
sconcertò…
“Mi…
mi scusi tanto” balbettò arrossendo come un
pomodoro.
Era da
un paio di minuti che la osservava nelle sue prodigiose evoluzioni da
principiante, con un che di divertito. Quando l’aveva vista
ruzzolare, in quel modo, notando come le amiche fossero un
po’
troppo lontane da lei per poterla aiutare si era deciso a
raggiungerla. Quella tuta rosa, color confetto, la faceva sembrare
ancora più giovane di quanto non fosse rammentandogli ad
ogni
istante, impietosamente, l’abisso in fatto di anni che li
separava. Evidentemente, per fare onore al regalo del
“Donatore
di Rose” si era infilata quei trabiccoli infernali ai piedi
pur essendo evidente che non aveva mai tentato di scirare prima in
vita sua. Si era divertito a stuzzicarla ma adesso, il suo corpo
morbido disteso sopra il proprio, il suo viso così vicino
eppure così lontano, lo avevano scosso più di
quanto
egli stesso volesse ammettere. Che diamine gli stava succedendo?
Sentiva il suo respiro sul viso, e il proprio braccio attorno ai suoi
fianchi… Per un istante, folle, avrebbe voluto stringerla
possessivamente a sé e baciare quelle labbra di delicato
corallo. Era forse impazzito? Doveva riprendere il controllo, e
subito.
Gli
occhi azzurri dell’uomo si erano incupiti, forse era in
collera
pensò la giovane mentre il suo volto era divenuto simile ad
una maschera di marmo. Lo sentì irrigidirsi
impercettibilmente prima di vederlo trarre un profondo respiro e
risponderle, con misurata pacatezza.
“Lei è
pericolosa, ragazzina. Riesce a scostarsi da me senza ruzzolare sino
a valle o debbo aiutarla?”.
Bastò quella semplice
frase a spezzare quella strana tensione, che l’aveva
particolarmente turbata. Annaspando alla ricerca di una risposta la
giovane balbettò.
“Io…Io non…”
un’indecisione che si accentuò quando
rammentò di
avere ancora gli sci ai piedi, non indifferente impaccio.
Lo vide
socchiudere gli occhi per un istante, come se stesse cercando di non
cedere alla rabbia o all’istinto di riderle in faccia.
“Come
non detto. Lasci andare le racchette, al resto penso io” le
intimò, tuttavia, pratico mentre la giovane si affrettava ad
obbedire.
Masumi si sollevò su un gomito e, usando la
racchetta di May, finita al suo fianco sganciò i loro sci
che scivolarono una trentina di centimetri verso valle, poi
scostò
la giovane alla sua destra facendola sedere sulla neve.
Rei,
consapevole che la sua presenza era stranamente di troppo, si fece
avanti solo in quel momento tendendo una mano all’uomo per
aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Prego, Sig.
Hayami”.
“Grazie” il tono asciutto ma cortese.
Poi, ignorando la donna, Masumi si girò per aiutare Maya, a
sua volta, ad alzarsi. In quel mentre anche Saiyaka e Mina
raggiungero i tre, trattenendo a stento il riso che le aveva pervase
alla vista del Presidente della potente Daito Art Production messo al
tappeto, si fa per dire, dalla loro belligerante amica, ignare dello
strano scambio di sguardi che solo Rei aveva, involontariamente,
colto. Saiyaka, per altro, recava con se gli sci di Maya che aveva
raccolto poco più in basso.
“Ah, no. Io non mi
infilerò più quei cosi ai piedi. Ci
rinuncio”
borbottò contrariata la ragazza non appena se ne accorse
mentre Masumi accettava di buon grado i propri e se li agganciava con
estrema facilità.
Sentendo l’affermazione della
ragazza l’uomo, che aveva riacquistato completamente il
controllo di sé e delle proprie emozioni, non resistette dal
fare
un’ultima provocazione. In fondo a quello si riducevano
sempre
i suoi incontri con la giovane, a scaramucce verbali che infiammavano
lei d’indignazione e lui di amaro rimpianto.
“Vorrei
sapere come conta di giungere sino all’albergo, ovvero a
valle,
se non vuole più usare gli sci” le fece notare
implacabile.
A quelle parole Maya si risentì,. Il vivido
imbarazza provato poco prima spazzato via dall’irritazione
che
lui, solo, riusciva a far emergere così rapidamente in
lei.
“Ma lei che diamine ci fa qui? Perché non
è
alla Daito Art Production a tessere intrighi?”
sbottò
infatti, di nuovo sul piede di guerra.
Masumi diede in un’alzata
di spalle.
“Al contrario di quanto lei possa pensare anch’io
ogni tanto mi concedo una vacanza. Arrivederci, ragazzina” e
prima che lei potesse aggiungere qualcosa si volse rapidamente e con
un’agile spinta si diresse verso valle, sci uniti, in uno
stile
realmente impeccabile, prima che la sua figura sparisse oltre il
dosso. Maya, comunque, difficilmente avrebbe saputo ribattere.
Totalmente colta di sorpresa dalla sua risposta. A dire il vero non
si era mai soffermata a pensare che il Presidente della Daito Art
Production potesse godersi una giornata di vacanza, lontano da
intrighi e loschi affati, come tutti i comuni mortali. Evidentemente
si sbagliava. Inoltre, dovette ammettere seccata, provava una certa
invidia per la sua abilità con gli sci. Già
un’abilità
che avrebbe voluto fare propria in quel momento. Come odiava
l’idea
di doversi rimettere quegli aggeggi infernali ai piedi, sarebbe
mai riuscita a tornare a valle tutta intera?
- continua -
|
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Capitolo 3 *** Parte Terza ***
Seulement a Noel - Prima parte
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito anche il secondo capitolo di questa storia.
x Tetide: Secondo
me la "magia del Natale" qualcosa combina....!!! In fondo "Seulement
à Noel " significa "Solamente a Natale"...hehe!!!
x Ici Drive: Non
anticipo nulla e non smentisco nulla, quello che è garantito
è che si vedranno... spesso!!!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Terza
Maya
giocherellava distrattamente con la forchetta, spostando con fare
distratto i pezzi di carota del contorno di verdure che stava innanzi
al suo naso. Intorno un clima disteso e divertito mentre Mina e
Sayaka discutevano su com’erano vestite le donne presenti
nella
sala, certamente abituate più di loro al lusso di quella
sala
da pranzo ricercata e notevole. Rei sorrise divertita ad una battuta
fatta da Mina al riguardo di una corpulenta signora che, racchiusa in
uno strizzatissimo abito da sera, si ingozzava con una eleganza senza
pari di cibo. Notando, con la coda dell’occhio,
l’espressione
assente dell’amica si volse a studiare il volto di Maya. Da
quando erano tornate in albergo, quel pomeriggio, la giovane si era
chiusa in uno strano mutismo. Aveva rifiutato, ed era palese viste
gli scarsi risultati acquisiti, di proseguire le lezioni di sci e
aveva preferito dedicarsi ad una passeggiata in centro a guardare le
vetrine. Non aveva insistito, e l’aveva lasciata fare, ma
quell’atteggiamento assente la inquietava un po’.
“Non
ti senti bene, Maya?” chiese dopo un attimo, con gentilezza.
La
vide sobbalzare, come punta da un insetto, mentre gli occhi neri si
alzavano di scatto dal piatto per puntarsi sul suo volto.
“Oh,
no. Sto benissimo. Sono solo un po’ stanca” si
giustificò
la giovane con un sorriso vagamente forzato.
“Evidentemente
la giornata sui campi di sci, per te che non ci sei abituata, ti ha
prosciugato un po’ troppe energie. Vedrai, dopo una dormita
ti
sentirai molto meglio” interloquì Mina in tono
comprensivo.
Maya annuì prontamente portandosi, finalmente,
il boccone di cibo alla bocca, smettendo di cinciscare con le posate.
Rei considerò che probabilmente Mina aveva ragione. Si volse
così a studiare l’ampia
ed elegantissima sala. Su ogni tavolo troneggiava un candeliere
circondato da una composizione floreale di chiaro stampo natalizio e
la cristalleria era eccellente. Stava per tornare a prestare
attenzione al cibo che il cameriere, comparso quasi dal nulla, le
aveva posto davanti quando qualcosa, o meglio, qualcuno
attirò
la sua attenzione. All’altro capo della sala aveva appena
fatto
il suo ingresso Masumi Hayami, accompagnato da un paio di uomini un
po’ attempati e dalla segretaria Misuki. Non ne era, a dire
il
vero, così sorpresa. Quell’Hotel a cinque stelle
era
sicuramente quanto di meglio offrisse quel villaggio turistico ed era
ovvio, se non scontato, che Hayami avesse preso alloggio nel
medesimo. D’istinto si volse a guardare in direzione di Maya
e
notò immediatamente la reazione della ragazza, che solo in
quell’istante aveva notato la presenza del Presidente della
Daito. Maya era impallidita all’istante. Mina e Sayaka non si
erano ancora accorte di niente, prese com’erano dai loro
pettegolezzi, ma Rei notò il tutto e in particolare
notò
lo sguardo che Hayami rivolse alla giovane quando, passando poco
lontano dal loro tavolo, rilevò la loro presenza. Gli occhi
azzurri di Hayami brillarono divertiti mentre un lievissimo cenno
del capo palesava un saluto un po’ ironico, era un
atteggiamento insolito per l’uomo, si sorprese a
constatare…
A Maya
era passato del tutto l’appetito. Con un gesto stanco
posò
le posate sul piatto, accidenti ma proprio a Nagano doveva andare
Hayami? Non aveva un altro posto dove concludere i suoi affari? Il
pensiero, poi, della figuraccia che aveva consumato quel pomeriggio,
finendogli addirittura addosso come un sacco di patate, la fece
arrossire sino alla radice dei capelli. Improvvisamente la sedia
pareva essere diventata rovente. Iniziò ad agitarsi nel vano
tentativo di scordarsi della presenza dell’inviso Presidente
della Daito, ignorando lo sguardo attento di Rei posato su di lei.
Alla fine, incapace di stare un minuto di più nella stessa
sala con quell’uomo, Maya balzò in piedi
attirandosi
uno sguardo perplesso da parte delle amiche.
“Scusatemi,
sono più stanca di quanto pensassi. Credo proprio che
andrò
in camera” bofonchiò come scusa, mentre un lampo
di
preoccupazione attraversava lo sguardo di Mina.
“Ma certo.
Se posso darti un consiglio, un bel bagno caldo dovrebbe aiutarti a
rilassare i muscoli indolenziti” disse prontamente scutando
il
visino arrossato dell’amica.
“Ok. Farò come
suggerisci” disse distrattamente Maya prima di avviarsi a
passo deciso verso l’uscita dalla Sala da pranzo, seguita da
un
paio di occhi di zaffiro con paticolare attenzione.
Masumi,
non appena entrato nella sala aveva gettato uno sguardo ai presenti,
sapeva perfettamente che Maya alloggiava in quell’Hotel, lui
stesso aveva provveduto a farle riservare le due stanze
pensò
sorridendo lievemente. Non gli era occorso molto per notarla, in un
tavolo d’angolo, seduta insieme alle amiche. Si era
soffermato
a studiare il suo abbigliamento semplice, ma sobrio, che stonava con
lo sfarzo di alcune donne presenti agli altri tavoli ma tutto
ciò
ai suoi occhi non assumeva alcuna importanza. Quando era stato certo
che la giovane avesse notato il suo ingresso le aveva volutamente
rivolto quel cenno di saluto, appena abbozzato, non resistendo alla
tentazione di quella piccola provocazione. Adesso, seduto al tavolo,
aveva scorto con la coda dell’occhio la strategica ritirata
della giovane, provando al contempo delusione e rabbia. Sapeva che
era la sua presenza ad infastidirla e questo non poteva che ferirlo.
Ignorando, tuttavia, il dolore sordo al petto che lo aveva colto a
tradimento, finse assoluto interesse per la pedante conversazione
intrappresa dal Sig. Kagawa, la cui Azienda si apprestava ad
inglobare nella multinazionale Daito per conto del padre. Aveva
scelto di concludere quell’affare proprio in quella stazione
sciistica con la speranza, per altro vana ne era pienamente
consapevole, di riuscire a mostrasi a Maya in qual modo diverso. Con
un sorriso amaro accantonò definitivamente quei pensieri
concentrandosi sul … lavoro.
Quando
Rei raggiunse la stanza che divideva con Maya, la trovò
calata
nella penombra, evidentemente aveva frainteso la reazione della
ragazza, doveva essere realmente solo stanca giacchè era
già
coricata e pareva dormire beatamente. Meglio così, una bella
dormita non avrebbe potuto che farle bene.
La mattina seguente, di
buon ora, le due ragazze scesero nella hall per unirsi alle compagne
in un’abbondante colazione. Maya pareva sprizzare energia da
tutti i pori.
“Allora Maya, come ci si sente dopo una bella
dormita?” chiese Mina sorridendole
gentilmente.
“Meravigliosamente, ne avevo proprio bisogno”
disse la giovane, addentando con disinvoltura un profumatissimo ed
invitante croissant alla crema. Dopo essersi rintanata, la sera
prima, in camera ed avere mentalmente insultato un paio di volte
l’inviso “affarista senza scrupoli” della
Daito si
era ripromessa di non pensarci più. Che consumasse pure
tutti
i pasti che voleva in quell’albergo, a lei non avrebbe
più
fatto né caldo né freddo e di certo non avrebbe
perso
l’appetito per questo.
“Che cosa facciamo oggi,
ragazze? Ci tuffiamo lungo la pista come ieri?”chiese in quel
momento Sayaka.
Per poco a Maya non andò di traverso il
croissant. Ci mancava solo di essere costretta a reinfilarsi ai piedi
quei trabiccoli infernali.
“Ah, no. Oggi io passo. Andate
pure voi” disse prontamente.
Rei sorrise divertita, era
palese che l’amica non trovava entusiasmante lo sci. Tuttavia
rimaneva un problema, se lei con Mina e Sakyaka fossero andate a
sciare Maya sarebbe rimasta da sola.
“Sai che ti dico,
Sayaka. Oggi non mi sento particolarmente in vena per scapicollarmi
giù da una pista. Credo che resterò con Maya a
valle,
magari a curiosare per il villaggio come due beate turiste, magari
faccio qualche discesa nel pomeriggio” propose prontamente,
guadagnondosi un’occhiata complice da parte di Mina che si
ritrovò immediatamente ad approvare. Quando, una decina di
minuti dopo, Sayaka e Mina si allontanarono in tenuta da sci Maya
disse a Rei.
“Sei sicura che non ti andava di andare con
loro? Non devi per forza tenermi compagnia, Rei”. Il tono era
vagamente preoccupato.
Rei sorrise apertamente.
“Tranquilla,
Maya. Su vieni, andiamo a bearci di questa splendida giornata di
sole”.
Convinta dal tono gioviale ed allegro delll’amica
Maya si affretto a seguirla. Ben presto fecero amicizia con un gruppo
di ragazzini, in gita con la scuola, che stavano dandosi battaglia a
palle di neve e Maya, con lo spiritito beato di una quattordicenne,
si gettò nella mischia ridendo a crepapelle, prima di
scagliare una palla di neve gigante contro Rei, coinvolgendola a sua
volta. La battaglia, furibonda, imperversava da una buona
mezz’ora,
senza esclusione di colpi, sino a che Maya esasperata
dall’essere
stata presa a bersaglio preferito non prese a scagliare palle di neve
a destra e manca, senza neanche prendersi il disturbo di guardare chi
colpiva e pertanto rimase assolutamente spiazzata
dall’improvvisa
frase pronunciata da una voce dannatamente conosciuta.
“Una
palla di neve non mi pare sufficientemente appropriata per
abbattermi, ragazzina”. Il tono era ironico e vagamente
divertito.
Maya si voltò di scatto, con una enorme palla di
neve ancora in mano pronta per essere scagliata e un
‘espressione
assolutamente allibita e colpevole dipinta sul volto arrossato dal
freddo e dall’impeto di quella schermaglia divertente.
Masumi
Hayami, nel suo impeccabile soprabito nero si stava indolentemente
togliendo della neve dal bavero e dalla spalla, mentre gli occhi
azzurri la osservavano attenti e divertiti. Ma possibile che con lui
le riuscisse solo di combinare mezzi disastri? Confusa e imbarazzata
balbettò un “Mi scusi tanto, non l’avevo
vista”.
Al fianco di Masumi Misuki osservava divertita la
scena, reggendo con pacata tranquillità la sua
ventiquattrore.
“La prendo come buona. Certo che con o senza
gli sci nei piedi lei è sempre pericolosa,
ragazzina” fu
la pronta risposta dell’uomo che lasciò perplessi
i
ragazzi e strappo un lieve sorriso a Rei che, improvvisamente,
coglieva tutta la comicità di quella scenetta. Maya,
tuttavia,
non parve gradire l’uscita dell’uomo
giacchè
rispose piccata.
“Le ho già fatto le mie scuse. Che
altro vuole?”.
Masumi, tuttavia, ignorò il
tono.
“Accettate, non si preoccupi. Piuttosto mi domando per
quale ragione oggi non ha deciso di cimentarsi nella discesa a pelle
d’orso lungo le piste” commentò
divertito,
stuzzicandola volutamente.
Maya arrossì sino alla radice
dei capelli. Quell’uomo era impossibile.
“Non sono
affari suoi” ribattè duramente.
“Ha ragione.
Comunque è un peccato non sfruttare
un’attrezzatura così
costosa, se non aveva intenzione di imparare ha sprecato soldi per
niente” fu il laconico commento che le rese.
Rei notò,
in quel momento, la sottile tattica dell’uomo. Una tattica
che
aveva già usato tempo indietro quando aveva portato Maya da
un
aperto rifiuto ad un astioso accettare l’invito a prendere
parte con lui alla rappresentazione di un monologo di Ayumi
Himekawa.
Maya, punta sul vivo, giacchè il non poter
rendere onore al regalo del “Donatore di Rose” la
infastidiva alquanto, balbettò un confuso.
“Non l’ho
comprata io”.
Gli occhi azzurri di Masumi si accesero di una
luce indefinibile quando si limitò a constatare.
“Ah,
ora mi spiego. La sua presenza a Nagano, l’albergo e gli sci
debbono essere un omaggio del suo misterioso ammiratore.
Chissà
come rimarrebbe deluso se sapesse che non ha apprezzato i suoi sforzi
per compiacerla”.
Maya chinò il capo oppressa da
quell’affermazione.
“Vorrei imparare ma credo di
essere negata e poi per insegnare a me le mie amiche finiscono con il
non divertirsi affatto” balbettò, prima di darsi
mentalmente della stupida. Perché diamine stava dando delle
spiegazioni ad Hayami?
Masumi si limitò ad osservare la
giovane per un attimo, prima di consultare, con noncuranza,
l’elegante e costoso orologio da polso.
“Capisco. A
questo si può rimediare facilmente. Ora ho un impegno ma nel
primo pomeriggio sono libero. Se vuole posso darle io qualche
lezione”.
L’espressione sorpresa apparsa sul volto di
Misuki era niente in confronto a quella che albergava su quello di
Maya.
“Come ha detto?” balbettò la giovane con
gli occhi neri sgranati, prima di riprendersi e rispondere un secco e
perentorio “No, grazie”.
Masumi, tuttavia, doveva aver
preso sul serio quell’idea giacchè non
accennò
minimamente ad andarsene e ribattè prontamente.
“Ha
paura di sciare o di me?”.
Maya si rese conto di essere
caduta in trappola. I ragazzini stavano ridendo apertamente di quello
scambio di battute. Aveva appena detto che le sarebbe piaciuto
imparare e se ora rifiutava era come ammettere che aveva paura di
Hayami, cosa che non si sarebbe mai sognata di fare.
“Nessuna
delle due, ma…” iniziò a dire salvo
essere
zittita dall’affermazione successiva dell’uomo,
l’affondo
che mise, metaforicamente parlando, Maya con le spalle al
muro.
“Perfetto. Alle due e mezzo nella hall
dell’albergo,
con tuta sci e scarponi, così anche la sua amica
potrà
dilettarsi a sciare senza doversi preoccupare di lasciarla
sola”.
“Ma
insomma, io non ho detto di sì…”
protestò
comunque la giovane, anche se con minor convinzione di prima, ma
perché Rei non diceva niente? Con una luce speranzosa si
volse
ad incrociare lo sguardo dell’amica ma ciò che
uscì
dalle sue labbra la lasciò alquanto interdetta.
“Sarebbe
sciocco rifiutare, Maya. Il Signor Hayami ha una tecnica migliore di
quella mia e di Sayaka e poi non ci vedo niente di strano.
Avrà
cura che non si faccia male, vero?” disse infatti in tono
pacato rivolgendo le ultime parole direttamente ad Hayami che, con
un lampo vagamente sorpreso nelle iridi azzurre, annuì
lentamente.
“Stia tranquilla”.
Maya fulminò
con lo sguardo la ragazza prima di voltarsi a fronteggiare Masumi.
Due contro uno non era affatto leale, abbassando le spalle con aria
rassegnata e bofonchiando un “Accetto, ma poi non si lamenti
se
si annoierà a morte” al fine si arrese.
Innanzi a
quell’affermazione Masumi scoppiò a ridere prima
di
aggiungere.
“Non so perché, ma credo invece che mi
divertirò e molto. A più tardi allora,
Misuki”
concluse poi rivolto alla segretaria che, sistemandosi gli occhiali
da vista, annuì brevemente prima di seguirlo verso
l’ingresso
dell’albergo seguiti dallo sguardo infastidito di
Maya.
“Traditrice”sibilò poi, rivolta
all’amica, prima di allontanandosi a sua volta, lasciando Rei
a
fissarla con un sorriso rassegnato sul volto.
Rei sapeva che Maya
era arrabbiata ma sentiva di avere fatto la cosa giuista.. Non
avrebbe saputo spiegare esattamente le ragioni che l’avevano
indotta ad assecondare la richiesta di Hayami, o meglio le conosceva
ma dubitava fortemente che Maya le avrebbe accettate. Era da qualche
mese che le sue impressioni al riguardo del giovane presidente della
Daito Production avevano subito un sottile mutamento. Quando Maya
aveva lasciato la Daito e si era ritrovata senza possibilità
alcuna di recitare Hayami si era comportato in modo alquanto
insolito. Si era presentato alla rappresentazione di “Sogno
di
una notte di mezz’estate” ove Maya interpretava il
folletto Puck, offrendo una cospicua somma per lo spettacolo di
beneficenza, e poi aveva trascinato Maya ad assistere al monologo
“Giulietta” interpretato da Ayumi Himekawa. Era
stato a
quel punto che lei si era convinta che Hayami avesse in
realtà
l’intenzione di far riemergere in Maya il desiderio di
tornare
a lottare per la Dea Scarlatta, cosa che a conti fatti pareva
assolutamente priva di logica. Con Maya fuori gioco, Hayami avrebbe
avuto certamente minori difficoltà ad estorcere ad Ayumi,
che
era un’attrice Daito, i diritti di rappresentazione una volta
che fosse stata ufficilizzata la sua designazione al ruolo
dell’ambita parte. Del resto quando Maya si è
presentata
ai provini per le “Due Regine”, pur se la Daito
aveva
avuto voce in capitolo, era riuscita ugualmente ad ottenere la parte
della Principessa Ardis per non parlare dalla pubblicità a
vantaggio di Maya che era scaturita dalla
“scommessa”
vinta con Hayami. Onestamente cominciava a dubitare di essere in
grado di comprendere quali fossero le reali intenzioni di
quell’uomo,
che una volta agiva contro la Sig.ra Tsukikage per poi avvantaggiare,
in qualche modo, Maya. Forse il suo istinto si ingannava, ma
inimicarsi completamente Hayami sarebbe stato poco saggio per Maya.
Nonostante il successo delle “Due Regine” la sua
posizione al riguardo della “Dea Scarlatta” era
ancora
molto delicata ed appesa ad un filo e Masumi Hayami non era, almeno
per ora, intenzionato ad ostacolarla anche se non ne comprendeva il
perché, in ogni caso sarebbe stato sciocco portarlo a
cambiare
idea.
- continua -
|
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Capitolo 4 *** Parte Quarta ***
Seulement a Noel - Prima parte
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito anche il terzo capitolo di questa storia.
x Tetide: Beh,
in effetti Rei, da "esterna" alla vicenda riesce ad avare una visione
più lucida e poi ha 4 anni più di Maya quindi un
po' più matura ed esperta...hehe!!!.
x Ici Drive: La
continuo, non preoccuparti!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Quarta
Maya
si era rifiutata di rivolgere la parola a Rei per le successive due
ore, sino a quando le due ragazze non erano state raggiunte da Mina e
Sayaka che, alquanto sorprese, appresero solo in
quell’istante
della strana proposta di Hayami.
Mina scambiò uno sguardo
perplesso in direzione di Rei mentre Maya camminava nervosamente,
avanti e indietro, per la stanza in attesa di scendere per
pranzare.
“Si può sapere perché hai dato
ragione ad Hayami?” chiese dopo un attimo di silenzio.
Rei
si volse a studiare la sguardo confuso dell’amica e senza
mostrare alcun ripensamento soggiunse prontamente.
“Se la
cosa vi crea tanti problemi potete sempre offrirvi di unirvi a
loro”
e senza attendere replica si alzò e si avviò
decisa
verso il bagno. Cosa si aspettavano come risposta? Se avesse detto,
davanti a Maya, cosa pensava dell’invito di Hayami non le
avrebbe rivolto la parola per i prossimi tre anni. A questo punto non
le restava che sperare che quel pomeriggio non si rivelasse un
disastro colossale.
Sayaka scosse lievemente la testa. Forse erano
eccessivamente prevenute, erano sempre tutte convinte che Hayami
tramasse anche quando dormiva, magari era un invito di cui lui per
primo, a mente fredda, si era già pentito. Se si fosse
realmente presentato nella Hall alle due e mezzo… beh, Maya
avrebbe avuto una movimentata lezione di sci.
Mizuki
stava ricontrollando gli appunti sul blocknotes mentre Masumi si era
alzato e si era portato innanzi all’ampia portafinestra della
suite, ammirando il panorama mozzafiato.
“Ha preso nota di
tutto?”.
In realtà quella di Hayami non era una
domanda, conosceva bene la sua segretaria e sapeva che era una
richiesta superflua.
Misuki levò lo sguardo nella sua
direzione, puntandolo sulla sua schiena.
“Si, signor Hayami”
rispose prontamente, consapevole che si trattava, di fatto, del modo
con il quale Masumi sott’intendeva ^Abbiamo
finito^.
Soddisfatto, l’uomo si volse a studiare il volto
serio e composto della donna.
“Ottimo. Ormai è ora di
pranzo. Per ora non ho più bisogno di lei, può
prendersi il resto della giornata di libertà”
sottolineò
chinandosi a prendere una sigaretta ed accenendola con fare
indolente.
Misuki annuì.
“Credo che farò
qualche discesa lungo le piste” sottolinò poi,
sistemandosi la montatura degli occhiali con fare indifferente
mentre raccoglieva il blocco degli appunti e lo metteva nella pratica
ventiquattr’ore.
Masumi non colse l’allusione. A volte
Misuki aveva l’abitudine di intromettersi un po’
troppo
in faccende che non la riguardavano.
“Come crede” si
limitò a rispondere prima di voltarsi ed entrare
nell’ambia
stanza da letto, sulla sinistra, palesando che la conversazione era
già conclusa.
Misuki sorrise lievemente sapeva di averlo
irritato e, presa la ventiquattr’ore, lasciò la
suite.
A
pranzo Maya sbocconcellò a malapena quello che aveva nel
piatto, troppo nervosa per riuscire ad avere fame, e la sua tensione
crebbe ancora finchè alle 14.25 non si avviò, con
passo
stanco e mesto, verso la hall con la tenuta da sci al completo. Aveva
così tanta voglia di tirare il bidone ad Hayami che per
almeno
una decina di volta meditò sull’idea di sparire
dalla
circolazione ma, mentre meditava il fatto per l’ennesima
volta,
lo vide arrivare. Istintivamente strinse a sé il paio di
sci,
come se potessero fare da scudo allo sguardo penetrante
dell’uomo
che la salutò con un leggero sorriso, innarcando un
sopracciglio.
“Ammetto che sono sorpreso. Mi aspettavo di
non trovarla” esordì dopo un istante e Maya si
pentì
immediatamente di non averlo fatto.
“Faccio sempre in tempo
ad andarmene” ribattè piccata, ottenendo in
risposta un
sorriso decisamente più aperto che la indispettì.
“Su,
coraggio. La giornata e splendida, la condizione della neve ottimale,
non vorrà mica rinunciare proprio adesso” la prese
bonariamente in giro l’uomo.
Giusto per evitare che
proseguisse su quel tono, la giovane scosse la testa e senza
replicare si avviò decisa verso l’uscita.
Hayami
aveva ragione il cielo era terso, le piste già invase dai
provetti e neofiti sciatori, sulla terrazza panoramica c’era
gente che prendeva il sole mentre il villaggio, sottostante,
si
stagliava lungo la valle mostrando la sua elegante ma semplice
bellezza. Maya, interdetta sul da farsi, si blocco non appena
giunsero alla spianata che dava agli impianti di risalita.
“Ha
già preso lo ski-lift?” si sentì
chiedere
alll’improvviso mentre Masumi deponeva sulla neve i propri
sci
e li agganciava con estrema naturalezza. Maya lo fissò
confusa
per un attimo pertanto lui le indicò, con un gesto della
mano, l’impianto di risalita che si trovava alla loro
sinistra
dove una discreta coda di sciatori attendeva pazientemente il proprio
turno. Comprendendo ad un tratto a cosa si riferiva la giovane
balbettò un confuso.
“No. Ho solo provato qui
attorno, risalendo a piedi qualche centinaio di metri”.
Masumi
non fece osservazioni al riguardo risparmiandole, di fatto,
l’imbarazzo.
“Bene, vorrà dire che
verificheremo quanto è stabile sugli sci, ragazzina, prima
di
avventurarci con i mezzi di risalita. Su, li infili che
cominciamo”.
Maya lo avrebbe volentieri strozzato, perché
diamine usava quel tono autoritario? Un istante dopo si
ritrovò
poi a pensare che lui sapeva sciare lei no, pertanto era meglio non
protestare.
Stringendo i denti e trattenendo una rispostaccia si
chinò ad agganciare quei trabiccoli, faceva fatica a
considerarli in modo diverso, del resto almeno quello le riusciva
senza troppi problemi. Aveva appena conclulso l’operazione
che
Rei, Sayaka e Mina passarono loro accanto, puntando decise verso lo
ski-lift. Traditrici.
Masumi ignorò la cosa e con decisione
impartì i comandi per la prima lezione.
“Ora
scendiamo lungo il crinale, sulla destra. C’è una
sorta
di compressione. Lasci andare gli sci senza frenare e
rallenterà
automaticamente come reinizia la salita. Da lì saliremo
ancora
più a monte e poi torneremo indietro provando a girare a
destra e a sinistra, tutto chiaro?”.
Maya guardò
nella direzione che indicava domandandosi dove diamine volesse
andare.
“Ma io non sono capace di risalire con gli sci ai
piedi?” obiettò, valutando che sarebbe stata
costretta a
farlo vista la ripidità del pendio.
“Non è un
problema, ragazzina. Le insegnerò io a farlo. Adesso mi
segua”
e detto questo non le diede il tempo di ribattere e con una rapida
spinta delle racchette si lanciò lungo la discesa della
compressione, mostrando di fatto a Maya come avrebbe dovuto fare.
Beh! Visto da lui sembrava una cosa piuttosto semplice…
Prendendo un lungo respiro Maya si diede una lieve spinta con le
racchette. Quando iniziò a prendere velocità, a
sci
uniti, fu colta dalla paura ed, istintivamente, cercò di
frenare a “spazzaneve”, come le aveva insegnato
Sayaka,
questo però le fece perdere lo slancio ed invece di trovarsi
al fianco di Masumi dall’altro lato della compressione si
trovò
esattamente a metà risalita mentre gli sci, in contro
pendenza, la stavano facendo tornare indietro.
“Non resti
sulla verticale. Si porti sul fianco della pista” fu il secco
ammonimento di Hayami. Impacciatissima Maya finì con il
cadere
nel tentativo di seguire il suggerimento, mentre scivolava lentamente
di qualche metro verso valle.
^Perfetto!^ pensò stizzita.
^Ho appena messo gli sci nei piedi è già sono
caduta
come un sacco di patate. Ma perché ho accettato di prendere
lezioni da Hayami?^
L’oggetto delle sue considerazioni,
frattanto, l’aveva raggiunta fermandosi al suo fianco,
sollevando un piccolo sbuffo di neve. Maya ebbe la spiacevole
impressione di un dejà-vu poco simpatico. Questa volta si
sarebbe rimessa in piedi senza travolgerlo, si ripromise.
“Perché
non fa mai quello che le dico?” fu la domanda di Masumi tra
l’esasperato e il divertito al contempo.
“Gliel’ho
detto che non sono capace” bofonchiò la giovane
rifiutandosi di guardarlo in viso.
“E già si arrende?
La credevo più combattiva. E’ con la stessa grinta
che
vuole lottare per la Dea Scarlatta?” fu la sardonica risposta
che ottenne.
Risentita da quell’affermazione Maya alzò
bruscamente la testa.
“Non si illuda, non rinuncerò
alla Dea Scarlatta e quando l’avrò ottenuta non le
cederò mai i diritti di rappresentazione” fu la
secca
risposta che gli rivolse mentre gli occhi neri si accendevano di una
luce di sfida e determinazione. Era talmente arrabbiata per
quell’affermazione che si alzò in piedi, con
l’aiuto
delle racchette, senza nemmeno rendersene conto, per poterlo
fronteggiare meglio.
Inaspettatamente Hayami sorrise. Un sorriso
aperto, così diverso da quelli ironici e beffardi che
solitamente le riservava.
“Ottimo, vedo che provocarla dà
i suoi frutti. Visto che è in grado di rimettersi in piedi
da
sola possiamo anche procedere con la lezione. Dobbiamo raggiungere, a
scaletta, la cima della compressione. Mi segua e imiti esattamente i
miei movimenti, vedrà non è difficile”.
Frastornata
la giovane rimase a fissarlo a bocca aperta mentre questi si metteva
al suo fianco e le mostrava come spostare il peso da uno sci
all’altro, paralleli, aiutandosi con le racchette, per
risalire
la pendenza.
“Allora, aspetta forse l’invito?”
la rimbrottò bonariamente vedendo che non lo imitava. A quel
punto Maya si rese conto, con sgomento, che Masumi Hayami aveva il
potere di farle dire o fare le cose contro la sua stessa
volontà
e la cosa era assolutamente sconcertante. Anche adesso che avrebbe
desiderato essere a chilometri di distanza dall’inviso
presidente della Daito Art Productions, si ritrovava invece impegnata
a seguire, scrupolosamente, le sue istruzione e risalire, lentamente
ma senza intoppi, il pendio innevato con gli sci ai piedi.
Due
ore più tardi.
“Rei? Perché ti sei fermata?”
chiese Mina accostandosi all’amica che pareva essere intenta
ad
osservare qualcosa che si trovava più a valle, sulla
sinistra.
“Umh!? Niente di particolare” soggiunge la
giovane, ma i suoi occhi sorridevano divertiti. “Riprendiamo
pure la discesa” e senza dare ulteriori spiegazioni diede una
vigorosa spinta e si lanciò versò valle. Mina
scosse
la testa perplessa. Certo che sia Maya che Rei erano proprio strane
in quei giorni.
Rei non era strana, semplicemente soddisfatta. Di
lato alla pista che stavano percorrendo scorreva, per un tratto,
l’impianto di risalilta del Baby (la pista per principianti
–
N.d.A.) e proprio in quel momento aveva scorto Maya, con entrambe le
mani saldamente aggrappate al bastone dello ski-lift, salire verso la
cima con Hayami dietro le spalle a fornirle suggerimenti per come
avrebbe dovuto comportarsi una volta arrivati in cima. Niente male
davvero, in sole due ora Hayami era già riuscito a
trascinare
Maya sullo ski-lift. Se pensava che lei e Sayaka ci avevano provato
per una giornata intera non poteva che venirle da sorridere. Forse,
tutto sommato, non si era sbagliata sul suo conto…
Non
appena lasciato andare lo ski-lift, ed essersi spostata sulla destra,
Maya venne immediatamente raggiunta da Hayami che la
gratificò
poggiandole delicatamente la mano sulla spalla, con un gesto
incoraggiante, lasciandola alquanto disorientata e… turbata.
Era così insolito, non solo il gesto ma la situazione
stessa.
Dopo il primo impatto aveva trovato interessante quella lezione di
sci. Hayami era deciso e non accettava titubanze ma al contempo
sapeva rassicurarla e questo l’aveva sorpresa
alquanto.
“Ottimo. La prima volta sullo ski-lift e nessun
ruzzolone. Direi che si potrebbe quasi festeggiare” disse
Masumi, a quel punto, spezzando il vago imbarazzo della giovane. E ti
pareva se non la stuzzicava.
Maya lo guardò di traverso,
sorprendendosi del fatto che sorridesse apertamente sembrava che si
divertisse. Nulla toglieva al fatto che lo avrebgbe strozzarlo
volentieri, giacchè non la prendeva mai sul serio, ma il
pensiero di essere riuscita a fare una cosa che sino a quel mattino
le pareva impossibile smorzò il suo risentimento e, non
cogliendo l’ironia dell’uomo, chiese.
“E adesso
che si fa?”.
Masumi si sistemò le racchette e poi,
con decisione, rispose.
“Si scende a valle. Coraggio. Come
abbiamo fatto sin’ora. Dietro di me e segua il
ritmo”.
Maya
annuì prontamente. Oramai aveva capito come funzionava la
cosa. Era un gioco di equilibri e di sincronismo dei movimenti.
Grazie ai consigli di Hayami riusciva a girare a destra ed a sinistra
senza troppi problemi e riusciva a fermarsi con un buon spazzaneve
che concludeva con un abbozzo di Cristiania (perdonatemi conosco la
fonetica della parola ma non la grafia – N.d.A.). Lieto di
non
udire proteste Masumi si avviò lentamente lungo il pendio
percorrendolo in diagonale da destra a sinistra, da sinistra a destra
con Maya alle spalle che seguiva, passo passo, le sue istruzioni.
Giunti alla fine del lungo “muro” (tratto di pista
in
forte pendenza – N.d.A.) Masumi lasciò scorrere
gli sci
per poi fermarsi verso la fine del pianoro imitato dalla
giovane.
“Ottimo, ragazzina. Sta facendo progressi. Metà
pista senza cadere e con un discreto stile”
commentò
quando fu raggiunto dalla giovane osservando il suo visino arrossato
dal sole, dalla fresca brezza di quota e dalla fatica, con un lieve
sorriso compiaciuto ad inclinare la piega sensuale delle labbra.
Maya
respirò a fondo per rallentare il ritmo del cuore un
po’
accellerato per lo sforzo prodotto. Il “muro” era
stato
difficile per lei. Si era irrigidita in un paio di punti e questo le
aveva procurato una certa stanchezza alle gambe. Aveva bisogno di
rifiatare un attimo, ma era felice. Ammirando il panorama e gli altri
sciatori, di cui molti intenti negli esercizi che Hayami le aveva
fatto fare per tutto il pomeriggio, provò un intimo moto di
soddisfazione. Tutto sommato sciare non era affatto male quando si
evitava di ruzzolare ogni cinque metri. Dopo qualche istante si volse
a studiare l’espressione di Masumi, intento a scrutare
l’orizzonte e a respirare profondamente la fine aria di
montagna con palese piacere. Doveva ammettere che quel pomeriggio lo
aveva trovato diverso. Non sapeva nemmeno lei definire le sensazioni
che aveva provato, semplicemente dopo aveva finito con
l’assaporare
il piacere di imparare a sciare e si era sorpresa a non trovare
così
irritante la sua compagnia.
“Sa sciare da molto Sig.
Hayami?” si ritrovò a chiedere, stupita per prima
dalla
propria domanda, esternazione palese del desiderio di conversare con
l’uomo che credeva di odiare di più al mondo.
Masumi
parve un po’ spiazzato dalla domanda, tanto che non rispose
subito.
“E’ un modo per dirmi che è stanca e
vuole fare una pausa?” chiese di rimando, sorridendo
vagamente
divertito dalla smorfia di disappunto della giovane. Prima che,
tuttavia, Maya potesse rispondere fu lui a sciogliere
l’imbarazzo
improvvisamente calato tra di loro.
“Aggiudicato. Penso che
qualche minuto di pausa non guasti” e così dicendo
si
tolse gli sci e, conficcate le racchette nella neve, si sedette a
bordo pista invitandola a fare altrettanto.
Maya, che in realtà
la pausa la desiderava, lo imitò con piacere.
Masumi fissò
per un attimo il cielo, come a rincorrere dei pensieri molto lontani
indietro nel tempo pur se pienamente consapevole, anche troppo,
della presenza della ragazza al suo fianco. Per la prima volta Maya
pareva interessata a conversare con lui, senza chiudersi a riccio e
non voleva sprecare l’occasione.
“Ho imparato quando
andavo alle scuole medie” fu poi la risposta che le diede.
Maya
volse lo sguardo a studare il suo volto, gli occhi azzurri celati
dagli occhiali da sole e i biondi capelli scompigliati dal vento.
Così non appariva l’imperturbabile uomo
d’affari,
sembrava più giovane e…. attraente. Quella
constatazione la fece arrossire di botto, fortuna che lui non la
stava guardando. Ma cose le passava per la testa? Rendendosi conto
che il silenzio si stava prolungando e poteva diventare imbarazzante
si affrettò a mutare lievemente argomento. Osservando un
gruppetto di ragazzi che, giungendo dalla pista a nord che
incrociava per un tratto il Baby, scendevano in perfetto stile slalom
simulando un percorso intricato tra immaginari paletti, si
ritrovò
a considerare…
“Deve essere bello saper sciare senza
problemi e lanciarsi lungo le piste in velocità, con il
vento
tra i capelli” attirando l’attenzione di Hayami
“Hanno
l’aria di divertirsi molto” concluse poi e per
esplicare
meglio il senso delle proprie parole indicò il gruppetto che
spariva oltre il costone.
Masumi rimase in silenzio per un po’,
tanto che Maya credette che non avesse udito le sue parole poi disse
semplicemente “Un tempo lo trovavo divertente come loro. Ora
è
diventato quasi un obbligo”. Poche parole che però
turbarono la giovane. C’era una vena di amarezza nel suo
tono.
“Come?” chiese confusa.
Masumi si rese conto
di avere dato voce ai propri pensieri ed imbarazzato tentò
di
schermirsi. Come spiegare a Maya che il piacere di lasciarsi cullare
dal vento, lanciandosi lungo una pista in compagnia di amici, era un
lusso che il presidente della Daito Art Productions non poteva
più
permettersi da anni?
“E’ da molto tempo che non scio
per il puro piacere di farlo. Solitamente porto quassù
qualche
attempato membro della concorrenza e tra una sciata e una cena cerco
di concludere un proficuo affare” bofonchiò, dando
libero corso ai propri pensieri e lanciando un’occhiata
all’orologio da polso. Erano quasi le 17.00. Quel ricordo lo
aveva messo a disagio.
“Ora è meglio se scendiamo a
valle. Date le sue capacità ci vorranno almeno altri venti
minuti, giusto in tempo prima che inizi a tramontare il sole”
disse pertanto rimettendosi in piedi ed allacciando gli sci.
Maya,
per riflesso, lo imitò ma un pensiero ben preciso era ora
balenato alla sua mente, evocato da quelle parole.
“Sig.
Hayami. Quale affare doveva concludere con me oggi? La “Dea
Scarlatta”?” domandò seriamente la
giovane,
provando improvvisamente un profonda delusione. Stupida e lei che
aveva iniziato a pensare che a volte Hayami potesse essere
diverso…
Senza attendere replica si diede una brusca spinta con gli sci
piantandolo in asso. Non gli avrebbe permesso di portare oltre quella
pagliacciata. Certo che si era divertito, era quasi riuscito a farle
abbassare la guardia…
“MAYA!” le urlò
dietro Masumi, gettandosi al suo inseguimento. Insensata di una
ragazzina dopo il pianoro ed una lieve compressione iniziava il
“muro” finale di gran lunga più
impegnativo di
quello che avevano passato. Quell’incosciente si sarebbe
buttata a capofitto senza sapere come diamine fermarsi.
^Stupida^
continuava a ripetersi la ragazza mentre, intravvista la compressione,
lasciava andare gli sci uniti. Ci mancava solo di doversi fare
l’ultimo pezzo a “scaletta”. Stavolta non
si
sarebbe lasciata ingannare. Doveva allontanarsi da Hayami, lo sapeva
che era sbagliato che non avrebbe mai dovuto accettare
quell’assurda
proposta. Lui lo faceva solo ed esclusivamente per la Dea
Scarlatta…
Masumi la intravvide in mezzo alla gente. Come
sospettava stava prendendo uno slancio eccessivo per superare la
depressione. Doveva fermarla. Zizzagando per evitare un gruppetto che
procedeva molto lentamente si lanciò sulla sinistra
infilando
il canalone fuori pista che tagliava in mezzo agli alberi e sbucava,
trasversalmente, sul “muro” giusto in tempo per
incrociare la giovane che, perso il controllo degli sci, ruzzolava
sulla neve strisciando per una ventina di metri verso
valle.
“RAGAZZINA!” urlò mentre il cuore gli
balzava in petto per la preoccupazione. In meno di un secondo la
raggiunse, sganciandosi alll’istante gli sci per verificare
che
tutto andasse bene.
Maya,
accecata dalle lacrime che avevano preso a scorrerle sul viso, non si
curò minimamente del fatto che la maggior parte delle
persone
rallentasse in prossimità della cima
della compressione e,
senza frenare, si lanciò a valle fatto salvo accorgersi
all’istante di acquistare una velocità vertiginosa
che
le fece perdere l’equilibrio mentre il cielo diveniva
improvvisamente il pavimento e la neve il soffitto di un mondo che
rotolava vorticosamente come un caleidoscopio multicolore. Vagamente
udì l’urlo di Masumi, mentre chiudeva gli occhi
pregando
in silenzio che quel capitombolare folle avesse termine
all’istante.
Quando il mondo smise di girare, e il terreno sotto la schiena
divenne stabile e… fermo osò riaprire gli occhi
mentre
qualcuno, evidentemente preoccupato, le si era fermato accanto e le
toglieva la neve dal viso e dagli occhiali. Erano mani gentili si
ritrovò a considerare, prima di incrociare un paio di iridi
azzurre decisamente inquiete.
“Va tutto bene,
ragazzina?”.
C’era ansia nella voce di Masumi, non
poteva ingannarsi. Ancora frastornata dal capitombolo la giovane
riuscì solo a balbettare un confuso
“sì”.
“Riesce
a rimettersi in piedi?” si sentì chiedere.
“Io…”
Masumi
fissò il visino pallido. Era evidente che non si era fatta
niente di male solo un gran bel spavento, tuttavia il
capitombolo era stata piuttosto brusco e la giovane appariva
evidentemente confusa. Rassicurato, con calma
l’aiutò a
mettersi in piedi e l’accompagnò al lato della
pista,
facendola sedere su un soffice cumulo di neve riportata, compiaciuto
del fatto che la ragazza fosse finalmente docile e non bizzosa e si
lasciasse aiutare.
“Mi aspetti qui, vado a recuperare i suoi
sci” le disse poi in tono calmo ma perentorio.
Maya, che
dopo la bravata di prima non si sognava minimamente di muovere un
solo passo su quella dannata pista senza di lui, annuì
brevemente. Un paio di minuti dopo Masumi la raggiungeva, scrutando
il suo visino che aveva ripreso un po’ di colore.
“Si
rende conto che poteva farsi male? Mi ha fatto preoccupare”
le
disse in tono duro, sostando in piedi innanzi alla giovane.
“Strano,
una gamba rotta mi avrebbe messo fuori gioco per la “Dea
Scarlatta”, le avrei fatto un favore”
balbettò
Maya, gli occhi neri carichi di risentimento e lucidi di lacrime
trattenute. Ora che lo spavento era scemato la collera nei suoi
confronti era tornata ad emergere.
Masumi sospirò.
Possibile che non riuscisse a dire o fare mai la cosa giusta con lei?
“Posso sempre attendere il momento propizio e rompergliela
di persona…” bofonchiò a denti stretti,
irritato.
Un lampo di timore passò nelle iridi scure della
giovane e ad esso Masumi non seppe resistere.
“Per l’amor
del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di farle del male
fisico? Se è questo che pensa di me non ha capito proprio
niente”.
C’era delusione e rabbia nel tono della sua
voce.
“Mia madre…” riuscì solo ad
obiettare la giovane e lo vide sbiancare in volto, mentre un velo di
rimpianto e di colpa velava i suoi occhi azzurri. Cosa risponderle?
Era consapevole della propria colpa, dannatamente consapevole. Con un
sospiro rassegnato si limitò a dire.
“Touché”
poi, ignorando l’espressione confusa comparsa sul volto della
giovane, le tese una mano.
“Andiamo, ragazzina. L’accompagno
all’albergo. Sarà lieta di liberarsi di
me”.
Maya
si ritrovò a studiare la profondità di quegli
occhi
azzurri come il mare. Lo aveva ferito, incredibile ma vero era
riuscita a ferire il Presidente della Daito Art Production eppure,
stranamente, la cosa non le diede alcun piacere. Abbassando lo
sguardo mormorò debolmente.
“Mi dispiace” prima
di accettare la mano tesa dell’uomo e rimettersi in piedi.
Pur
se sorpreso Masumi non fece commenti e si limitò ad
osservarla
mentre si rimetteva gli sci ai piedi pronta e seguirlo, questa volta
con la dovuta prudenza, sino alla fine della pista.
Quando si
fermarono, a pochi metri dall’albergo, Masumi spezzo il
silenzio con una semplice frase. Non poteva permettere che Maya
pensasse che quella giornata fosse stata una manovra per ottenere la
“Dea Scarlatta”. Non questa volta.
“Sciare oggi
non è stato un obbligo, ragazzina. E’ stato un
piacere,
almeno sino ad un certo punto”.
Parole pacate e prive di
sarcasmo. Maya si volse sorpresa a guardarlo proprio mentre Misuki,
quasi avesse spiato il loro arrivo, li raggiungeva interrompendo
qualunque possibile spiegazione.
“Mi perdoni per il
disturbo, Sig. Hayami. Volevo solo rammentarle che tra un’ora
ha la cena con i rappresentanti della televisione francese”
disse la donna, dopo avere salutato Maya con un cortese cenno del
capo.
Masumi si irrigidì impercettibilmente, irritato per
quell’intrusione, ma la sua voce era calma e ferma quando
rispose alla segretaria.
“Ha perfettamente ragione, Misuki.
Ci vediamo tra un’ora nella hall”.
“ Sig.rina
Kitajima vuole che l’accompagni? “chiese poi in
tono
deciso alla giovane.
Maya rimase interdetta per un attimo.
Decisamente cominciava a non capirci più niente su
quell’uomo.
Una cena d’affari in piena vacanza ma la lezione di sci era
stato un piacere, almeno sino a quando non gli aveva rammentato la
sua responsabilità riguardo la morte della madre. Davvero
quella giornata era priva di qualsiasi interesse professionale, ma
solo il desiderio di fare una cosa che in fondo amava? Se
così
perché proprio con lei? Tanti sé e tanti ma che
tuttavia non rispondevano al quesito fondamentale. Chi era veramente
Masumi Hayami? Più per abitudine, che per altro,
rifiutò
l’offerta.
“Non è necessario. Non voglio farle
fare tardi al suo appuntamento. Buona serata” disse in tono
compito.
Hayami, era palese, doveva avere fatto la proposta per
pura cortesia, giacchè si limitò ad un secco
“Come
preferisce” e senza indugiare oltre fece cenno a Misuki di
seguirlo sparendo dall’ingresso secondario
dell’albergo.
Maya,
circondata da gente che chiacchierava allegramente di ritorno dalle
piste dopo una giornata di puro divertimento, con il sole che
arrossava il tramonto sulla valle e le vetrate della hall che
riflettevano quel mirabile spettacolo, si sentì
improvvisamente… sola e con una stranissima sensazione di
vuoto in fondo al cuore. Era come se fosse stata delusa dalla fretta
di Masumi di liberarsi di lei. Perche?
- continua -
|
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Capitolo 5 *** Parte Quinta ***
Seulement a Noel - Prima parte
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito anche il quarto capitolo di questa storia.
x Tetide: In
effetti Maya è parecchio "lenta" nel comprendere se stessa e
soprattutto le reali intenzioni di Masumi. Lui invece è
chiuso a riccio, al solito, per paura di essere respinto.
x Ici Drive: Ecco
il nuovo capitolo, spero ti piaccia.
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Quinta
Maya
era rientrata in albergo con un senso di solitudine e disagio che non
aveva provati per tutto il pomeriggio. Perchè quella
fastidiosa sensazione di avere rovinato tutto? Rovinato cosa poi,
visto che lei manco voleva prendere lezioni di sci da Hayami? Era
assurdo, totalmente illogico, ma un paio di perlacee lacrime le
solcarono, silenti, il volto. Perchè? Fu in quelle
condizioni
che se la ritrovò davanti Rei una decina di minuti
dopo.
"Maya, ma cosa è successo?" chiese la
giovane preoccupata. Tutto si sarebbe aspettata tranne quel visino
così triste. Ma cosa poteva essere accaduto? Solo un paio
d'ore prima, quando li aveva intravvisti sullo ski-lift, pareva tutto
normale.
Per tutta risposta, la giovane le chiese diretta "Perchè
hai appoggiato Hayami? Sai che lo detesto" ma nel suo tono non
c'era accusa o rancore, solo... tristezza.
Rei rimase un po'
spiazzata per quella domanda. Evidentemente quei due avevano finito
con il litigare, come al solito.
"Vedi Maya" provò
a spiegare "non ci ho visto niente di male. In fondo avevate
già
passato un'intero pomeriggio insieme, a teatro, tempo fa..." ma
innanzi all'espressione infastidita comparsa sul volto dell'amica
decise di cambiare atteggiamento e di dirle le cose esattamente come
stavano.
"Senti Maya puoi anche non rivolgermi più la
parola se vuoi ma per favore ascoltami. So che odi Hayami a causa di
tua madre, di quello che le è successo, più che
per la
Dea Scarlatta" parole che colpirono Maya nel profondo perchè
le sapeva vere. "Il punto" riprese Rei "è che
ho l'impressione che, almeno, per tua madre lui si senta responsabile
e in colpa".
"Cosa?" la interruppe bruscamente
Maya, l'espressione che stava a testimoniare come la considerasse
un'idea folle, Hayami avere rimorso per qualcosa. Impensabile. Rei
però non si fece smontare dal suo scetticismo e
proseguì
imperterrita.
"Rifletti, Maya. Non avrebbe senso, altrimenti,
il suo strano modo di spronarti a recitare, quando invece la logica
lo vedrebbe ad approfittarne per distruggerti e tagliarti fuori
definitivamente dai giochi. Ripensa a "Le Due Regine...".
Il
viso di Maya divenne pallido, mentre la sua mente seguiva il corso
delle congetture dell'amica. Non ci aveva pensato ma, in fondo,
Hayami avrebbe avuto tutti i mezzi a disposizione per impedirle di
avere il ruolo di Ardis, invece così non era stato e non
solo,
grazie alla scommessa vinta da Maya, questi l'aveva ricoperta di
fiori di apprezzamento, segno pubblico e palese della sua
considerazione per la recitazione della ragazza.
"... per
questo ho pensato che un pomeriggio da soli, lontano da teatri,
rappresentazioni ma semplicemente impegnati in un passatempo neutrale
potesse aiutarvi a deporre, almeno su quello, l'ascia di guerra. Non
per lui Maya ma per te. Questa storia ti sta logorando. Se ho
sbagliato, mi dispiace" concluse infine Rei in tono spento e
dispiaciuto. Le cose, purtroppo, non erano andate come aveva sperato,
questo era evidente.
Maya rimuginava ancora su quelle parole che
le aprivano nuove prospettive su cui riflettere mentre, con un gesto
stanco, si toglieva la giacca a vento e si sedeva sulla sponda del
letto. Non aveva alcun senso prendersela con Rei, a ben vedere.
"Rei
non sono arrabbiata pensavi di aiutarmi adesso lo capisco. Comunque
non è successo niente, stai tranquilla" soggiunse poi in
tono più tranquillo.
L'amica non parve, tuttavia, convinta
tant'è che chiese risoluta.
"Se non è successo
niente perchè allora piangevi?"
Maya si stringe nelle
spalle con un gesto sconsolato. A saperlo!!!
"Il fatto è
che alla fine non mi è affatto spiaciuto sciare, prendere lo
ski-lift e passare il pomeriggio in sua compagnia solo che, come
sempre, ho rovintato tutto. L'ho accusato di avere mire sulla Dea
Scarlatta e così è finita che abbiamo litigato.
Solo
che alla fine sono sempre e solo io la stupida che ci sta male. Tutto
qui".
Rei la fissò a bocca aperta. Possibile che Maya
non fosse consapevole di cosa in realtà le sue parole
rivelavano? Eppure era palese, a ferirla non era stata la lite in
sè,
no era stato il fatto che aveva litigato con ... lui. Questa era
decisamente una novità, anche se non sapeva proprio se
considerarla positivamente o negativamente. Comunque fosse Maya era
già confusa di suo senza che si prendesse la
libertà di
puntualizzare sulla cosa. Meglio lasciarla tranquilla per un po' e
minimizzare l'accaduto.
"Coraggio, Maya. Non pensarci più.
Levati questa tuta e fatti una bella doccia rilassante e vedrai che
poi ti sentirai meglio".
Con un gesto stanco la giovane
annuì.
Dieci minuti dopo il getto rigenerante dell'acqua le
scioglieva i muscoli indolenziti per la giornata sulle piste e per la
tensione che stentava ad abbandonarla.
*Oh, Rei.* penso la giovane
insaponandosi i capelli. *Perchè io e Hayami non riusciamo
mai
a capirci? Fraintendo sempre tutto. Il punto è che penso
sempre che ogni cosa lui faccia sia per ottenere la Dea Scarlatta,
così finisco per non capire mai se e quando, invece,
è
sincero. Anche oggi, è stato bello trascorrere questo
pomeriggio con lui, era così diverso dal solito*. Che Rei
avesse ragione? Che l'insensibile presidente della Daito Art
Production provasse davvero rimorso per quanto era accaduto a sua
madre? Le pareva impossibile, eppure... era sembrato sinceramente
ferito dalle sue parole, su quella pista. Cosa provava davvero Masumi
Hayami? Improvvisamente si rese conto che le sarebbe tanto piaciuto
saperlo.
Il quadrante della sveglia digitale segnava le 01.30.
Con un gesto infastidito l'uomo scostò le coperte e si mise
a
sedere sul bordo del letto.
"Maya".
Cosa diamine
aveva pensato di fare proponendo alla giovane una giornata di sci
sulle piste? Di farle dimenticare chi era? Idiota che era stato. Al
solito non ne combinava una giusta. Se solo ripensava con quanta
sconsideratezza era fuggita, quello era il termine appropriato, da
lui e si era infilata in quel dannato "muro"... avrebbe
potuto farsi seriamente del male, piccola sciocca. Per non parlare
poi di quella frase che ancora gli bruciava nell'anima.
“Per
l’amor del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di
farle del male fisico? Se è questo che pensa di me non ha
capito proprio niente”.
“Mia
madre…”
Quanto
avrebbe dovuto pagare ancora? Quanto? Ogni giorno ripensava alla sua
parte nella tragica scomparsa di Haru Kitajima senza riuscire a
placare quel sordo senso di colpa. Sapeva che Maya lo odiava per
questo e niente, niente che potesse fare avrebbe potuto cambiare
quella dannata situazione. Con un gesto rabbioso si levò in
piedi avvicinandosi all'ampia porta-finestra che dava sulla spianata
innevata antistante l'albergo, ora immersa nell'ombra della notte.
Solo le stelle testimoni della sua notte insonne, così come
il
suo volto maschio, teso e stanco, riflesso dal vetro appariva come un
pallido fantasma, una coscienza tardiva che restava ancora a
tormentarlo.
Doveva tenersi lontano da lei. Avrebbe dovuto evitare
di turbarla ancora e di fare ulteriormente male a se stesso. Era
stata un'idea folle quella di farla andare su quelle montagne, per
quel Natale, sperando che lontano dalla città e dal teatro
potesse instaurare un minimo di dialogo con lei, mostrarsi diverso.
Tutto inutile, avrebbe dovuto saperlo. Con un gesto stanco si
passò
una mano tra i biondi e serici capelli prima di voltarsi verso il
letto e accendere la abat-jour. Visto che non gli riusciva di
chiudere occhio meglio revisionare le carte per l'accordo
commerciale che dovevano siglare il 24, si disse risoluto, indossando
la comoda veste da camera e andando nel salottino attiguo. Almeno
avrebbe tenuto la mente occupata per un po'.
I giorni
successivi trascorsero in una relativa calma. Hayami praticamente non
lo avevano visto in circolazione e Maya aveva avuto modo, comunque,
di far fruttare le lezioni da lui impartitele sugli sci,
così
da riuscire a divertirsi in compagnia delle amiche. A dire il vero
Maya aveva provato una certa apprensione all'idea di potersi
imbattere, anche solo per sbaglio, in Hayami lungo i corridoi
dell'albergo o lungo le piste di sci ma, poichè tutto
ciò
non avvenne, iniziò a rilassarsi anche se stupidamente,
perchè
era veramente stupido a ben pensarci, una parte di lei ne era
rimasta... dispiaciuta.
Tra una sciata, una gita tra i negozi del
paese ed una lotta a palle di neve giunse all'ultimo giorno dell'anno.
L'Albergo Takaji, dove le quattro giovani soggiornavano,
aveva organizzato un grande Cenone di San Silvestro con tanto di
Veglione Danzante a seguito e ovvio Maya e le sue amiche si
ritrovarono parte di questo rumoroso ma allegro e coinvolgente modo
di festeggiare. L'idea aveva elettrizzato un po' tutte, del resto non
è che capitasse spesso di poter trascorrere così
lussuosamente un evento come il Capodanno. Si trovavano in camera
quando un fattorino dell'albergo bussò alla porta recando
tre
pacchi ed uno stupendo mazzo di rose scarlatte.
"E' lui,
Maya" esordì Rei, che si era presa l'incarico di
aprire.
Maya le corse incontro prendendo il mazzo di rose, mentre
l'amica posava i pacchi sul letto. Sul bigliettino c'erano poche
parole.
"Ho pensato che ne
avrebbe avuto bisogno per il
Veglione. Auguri di vero cuore. L'ammiratore che la pensa
sempre".
Con una certa impazienza Maya aprì i pacchi
scoprendo così che si trattava di uno splendido vestito da
sera di velluto color crema, con i polsi delle maniche e il collo in
morbido raso lucido crespato, un paio di scarpe di vernice crema con
il tacco e la punta testa di moro, e una paroure di orecchini e
girocollo punto luce a forma di rosa.
"Mio Dio, Maya. Con
tutti questi regali la prossima esibizione sul palcoscenico
dovrà
essere strepitosa per ringraziarlo di tanto disturbo" disse Rei
sorridendo divertita e vagamente impressionata. Per quel Natale il
misterioso amico di Maya aveva speso una piccola fortuna.
Maya
quasi non la sentì. L'unica cosa che riusciva a pensare era
quanto fosse felice che lui si ricordasse sempre di lei.
"Forza,
Maya. Infilati nella doccia che dobbiamo prepararci" disse
risoluta Rei per strapparla al mondo dei suoi sogni ad occhi
aperti.
"Ha provveduto per quella consegna speciale?"
chiese Masumi, non appena mise piede nella propria stanza, seguito
dalla segretaria. Misuki annuì brevemente. "Si signore. A
quest'ora sarà gia stato tutto recapitato".
"Perfetto"
sentenziò soddisfatto prima di voltarsi a studiare il volto
impassibile della donna.
"E' tutto Misuki. Ha fatto un
eccellente lavoro oggi. Da questo momento si ritenga libera, come
promesso iniziano le sue vacanze".
Il tono di Masumi era
leggermente ironico, giacchè sapeva perfettamente che pur
essendo in "libertà", almeno per quella sera, Misuki
avrebbe finito con il passare la serata ugualmente con lui al
Veglione organizzato dall'albergo.La donna, in ogni caso, si
limitò
ad annuire brevemente rammentandogli solo "Alle 21.00 nella Sala
Grande" per poi eclissarsi, lasciandolo solo.
A dirla tutta
sarebbe decisamente più saggio non prendere parte a quel
Veglione. Avrebbe finito con il passare la serata a fingere di non
cercare con lo sguardo Maya tra i presenti, e a tentare di
intrattenere una conversazione, per una volta non di lavoro, con la
propria segretaria. Peccato che fosse così dannatamente
masochista da non voler rinunciare all'idea di vedere la "sua"
ragazzina con indosso il vestito che aveva scelto personalmente di
regalarle, giusto per poi incrociare il suo sguardo infastidito non
appena lei si fosse accorta della sua presenza. Con un gesto stanco
si tolse la cravatta ed iniziò a slacciare i bottoni della
camicia, mentre si avviava verso il bagno. Aveva bisogno di una lunga
e rigenerante doccia. In fondo gli affari quel giorno erano andati
bene. Aveva concluso un accordo più che proficuo per la
Daito,
perchè allora si sentiva così... vuoto?
L'elegante
pendolo a muro della Hall stava suonando gli ultimi rintocchi delle
21.00 quando Maya e le sua amiche fecero capolino nella "Sala
Grande" dov'era allestito il Veglione. Subito rimasero
abbagliate dalla magnificenza dei lampadari e del marmo della
pavimentazione. Notarono immediatamente che i tavoli erano stati
disposti a "corona" lungo i lati della sala per lasciare
ampio spazio al centro per quando sarebbero iniziate le danze. In
fondo alla sala c'era un piccolo soppalco dove già si erano
schierati i musicisti. Alle pareti drappi rossi a tema e piccole
ghirlande di biancospino e vischio erano appese ai capitelli delle
colonne. Cristallerie e porcellane raffinate, insieme a candelabri e
mazzi di fiori, adornavano infine ogni tavolo. La sala era
già
gremita di gente, probabilmente alla serata prendevano parte anche
degli invitati che non facevano parte della clientela dell'albergo.
Notarono subito che i tavoli erano tutti da 6 o 8 coperti, pertanto
avrebbero dovuto dividerlo con qualcuno. Stavano giusto domandandosi
dove avrebbero dovuto sederesi quando un cameriere, in inappuntabile
completo rosso e nero, si avvicinò a loro offrendosi di
accompagnarle al loro tavolo.
"Prego, da questa parte"
disse in tono cortese, ma impersonale, scortandole verso il lato
sinistro della sala.
"Caspita, ho l'impressione di prendere
parte ad un ballo principesco" esordì Sayaka divertita e
al contempo lievemente spiazzata da tanto sfarzo.
"Non dirlo
a me, comincio a pentirmi di avere insistito per presentarmi con il
mio solito tailleur gonna pantalone" disse Rei sorridendo.
Maya
stava per ribattere che faceva sempre in tempo ad andare a cambiarsi
quando la vista dell'uomo e la donna che le attendevano al tavolo la
fece da prima impallidire per poi arrossire vistosamente.
^Non ci
posso credere^ pensò la giovane ^Hayami!^
Aveva trovato
Misuki seduta al bar della Hall in silente attesa, fasciata in un
elegante tubino di raso bianco e argento con un modesto spacco
laterale. Senza dire una parola le aveva teso la mano invitandola a
seguirlo e adesso sedevano, l'uno accanto all'altra, al proprio
tavolo registrando la presenza di altri quattro coperti a
testimonianza che avrebbero avuto compagnia durante la cena. La sala
era già quasi gremita al completo ma non c'era ancora
traccia
di Maya.
"Il personale e il Maitre hanno fatto un notevole
sforzo organizzativo" disse Misuki osservando con occhio critico
la sala e le decorazioni.
"Sì, direi che almeno a
livello scenografico la serata si presenta come soddisfacente"
commentò Masumi a sua volta, come se stesse valutando la
scena
di un teatro, lasciando spaziare lo sguardo azzurro attraverso tutta
la sala.
"Ed ecco il brutto anatroccolo che si trasforma in
cigno" soggiunse ad un tratto Misuki, con un tono divertito
nella voce, facendogli voltare repentinamente la testa in direzione
dell'ingresso.
^Non è possibile!^ considerò
mentalmente Masumi, sinceramente colpito e spiazzato. Maya il cui
corpo non più acerbo, ormai aveva vent'anni, era
morbidamente
carezzato dall'abito che lui stesso aveva scelto. La scollatura era
castigata ma le scopriva parte delle spalle e della schiena per poi
scivolare morbida sul davanti nella rigonfiatura del bordo di raso
crespato. Il velluto del busto e della gonna lunga, poco sotto il
ginocchio, scendeva morbido ad accarezzare i fianchi assecondando i
movimenti della giovane. I capelli acconciati in un morbido
chignonne, che lasciava sfuggire distrattamente un paio di ciocche, a
incorniciare il visino d'elfo. Quella non era la "sua"
ragazzina, quella era una splendida fanciulla. Per la prima volta si
rese conto che Maya era cresciuta davvero e la cosa lo turbò.
Misuki
si limitò ad osservare il suo capo in silenzio.
^Sig.
Masumi, un giorno mi disse che avrebbe aspettato che Maya crescesse ma
ora che lo ha fatto, avrà il coraggio di rivelarsi a lei o
resterà un ombra per sempre?^ pensò osservando lo
sguardo rapito dell'uomo, domandandosi come avrebbe reagito alla
situazione che stava per prospettarsi. Infatti il cameriere stava
accompagnando Maya e le sue amiche proprio nella loro direzione, o
meglio, al loro tavolo.
^Ma che diamine!^ pensò l'uomo
rendendosi conto che, fuori da ogni previsione, il caso gli stava
giocando un inaspettato scherzo. Maya e le sue amiche al loro tavolo,
impossibile. Con un'occhiata in tralice verso Misuki
considerò
se non dovesse essere piuttosto una strana manovra della sua fin
troppo intraprendente segretaria, ma non aveva tempo ora per quella
considerazione. Doveva riprendere il suo solito sangue freddo per
affrontare Maya Kitajima e il resto della serata evitando di
impantanarsi in metaforiche sabbie mobili. L'ironia a salvarlo, come
sempre.
"Salve, ragazzina. Devo ammettere che questa sera è
particolarmente elegante".
- continua -
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Capitolo 6 *** Parte Sesta ***
Seulement a Noel - Parte Sesta
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide,
NicotrisAmaltea e garakame per
avere recensito il quinto capitolo di questa storia.
x Tetide: Concordo,
inoltre entrambi hanno delle motivazioni, o almeno credono tali, per
vedere sempre il comportamento dell'altro con sospetto il che li porta
sempre e solo a ferirsi a vicenza. Zucconi!
x NocotrisAmaltea: Ti
ringrazio molto per aver recensito la storia. Spero che il seguito non
ti deluda...hehe!!!
x
garakame: Beh, in effetti Masumi tutto miele e versione
corteggiatore con Maya non ce lo vedo, sarebbe decisamente OOC. Il
problema è che si tratta di una persona che nei rapporti
interpersonali è fondamentalmente maldestro.
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Sesta
Rei, Mina e Sayaka fissarono confuse, quanto Maya,
l'uomo e la donna che li attendevano al tavolo. Masumi Hayami,
elegantissimo nel suo smoking nero, si era alzato in piedi e con un
gesto di cortesia aveva atteso che il cameriere le facesse accomodare
prima di tornare a sedersi, il tutto nel più totale ed
imbarazzato silenzio. La tensione era palpabile tanto che Rei
cercò
disperatamete una frase di circostanza per spezzare quel silenzio
innaturale, fu comunque Masumi a fare la prima mossa."Ho
l'impressione" disse in tono discorsivo "che il Maitre di
Sala abbia pensato che quattro attrici e il Presidente della Daito
Art Production, con segretaria al seguito, potessero avere molti
spunti in comune e pertanto svariati argomenti di conversazione
idonei ad intrattenersi durante la serata".
Maya sobbalzò
sulla sedia mentre la sorpresa e il disagio lasciavano lo spazio ad
una sorda rabbia.
"Vuol dire che non è stato lei ad
organizzare tutto?" sbottò alla fine, gli occhi neri che
lampeggiavano irritati.
Sayaka e Mina si scambiarono uno sguardo
d'intesa evitando, prudentemente, di proferire parola. A differenza
di Maya non erano così usuete avere contatti con il potente
Presidente della Daito e non amavano particolarmente l'idea di
prenderlo, come dire, di petto. Rei, per contro, attendeva
placidamente la risposta dell'uomo, con una vena di genuina
curiosità.
Masumi sorrise lievemente, uno di quei suoi
sorrisi cortesi di circostanza.
"Anche se la cosa può
stupirla, no. Sono rimasto sorpreso quante lei". Notando
l'espressione poco convinta della giovane concluse con un lampo
ironico nelle iridi azzurre "Tuttavia, se preferite posso
chiedere al Maitre di cambiare le assegnazioni".
Maya rimase
a fissare il volto dell'uomo provando il profondo impulso di mandarlo
al diavolo. Non gli credeva affatto. Rimase tuttavia sorpresa quando
lo vide alzarsi in piedi, imitato da Misuki, pronto ad allontanarsi
dal tavolo. Fu a quel punto che Rei decise di intervenire.
"La
prego, Sig. Hayami. Non è assolutamente necessario"
disse, consapevole di attirarsi l'ennesima occhiata allibitia da
parte di Maya e compagne. "Perdoni la nostra reazione è
che siamo rimaste spiazzate, non immaginavamo di dover dividere il
tavolo con qualcun'altro. L'imbarazzo palesato varrebbe con chiunque
sedesse al vostro posto" concluse poi in tono cortese. Hayami
innarcò lievemente un sopracciglio, unica reazione al
discorso
accorato della ragazza, per poi fissare il volto contratto di Maya e
cercare nei suoi occhi la conferma. Non l'avrebbe forzata a
condividere il tavolo con lui quella sera se lei non lo avesse
voluto. Proprio in quel momento un cameriere si avvicinò al
tavolo per servire l'aperitivo fermandosi in perplessa attesa. Maya
comprese che Masumi stava aspettando la sua risposta e suo malgrado
decise che fare una scenata e chiedere all'uomo di cambiare tavolo
sarebbe stato decisamente assurdo e fuori luogo.
"Niente
frecciate ironiche, Sig. Hayami?" chiese in tono basso e
stringato, almeno quelle voleva evitarsele, già la sua
presenza le avrebbe fatto andare la cena per traverso,
accidenti.
Masumi si rilasso impercettibilmente concedendole un
breve sorriso accondiscendente mentre rispondeva
deciso.
"Aggiudicato. Niente frecciate ironiche ambo le
parti. Consideriamo questa serata come una tregua" concesse
tranquillo riaccomodandosi, sempre imitato da una silenziosa e
attenta Misuki, per poi fare cenno al cameriere che poteva
servire.
Masumi non sapeva se essere lieto o meno della piega
presa dagli eventi ma decise, con la solita pragmatica
praticità,
di tentare di sfruttare l'inattesa occasione al meglio. Per prima
cosa occorreva sfoggiare tutto il suo repertorio da "pubbliche
relazioni" per sciogliere l'atmosfera da naufragio del Titanic.
Non appena il cameriere si allontanò prese decisamente in
mano
la situazione. Con naturalezza si rivolse a Mina e Sayaka in tono
cordiale e cortese.
"La Sig.na Rei la conosco già, ho
avuto modo di scambiare in passato qualche parola con lei, non credo
però di avere il piacere di conoscere voi. Rammento tuttavia
alcune vostre interpretazioni come in "Piccole Donne" e in
"Sogno di una notte di mezza estate".
Incredibilmente
Sayaka arrossì sotto lo sguardo attento ma cortese dell'uomo
prima di presentarsi, seguita a ruota da Mina, mentre anche Misuki si
inseriva nella conversazione rammentando di avere già
incontrato le ragazze qualche volta, quando si occupava come manager
di Maya per conto della Daito. Rei si rilassò, concedendosi
un
breve sospiro di sollievo, ringraziando la prontezza di spirito di
Hayami che, con abilità, stava tessendo una buona trama di
conversazione senza coinvolgere, per ora, Maya dandole così
il
tempo di sbollire la rabbia. Maya rimase per un po' in silenzio. A
dire il vero uscì dal suo ostinato riserbo solo quando
vennero
serviti gli antipasti. Hayami aveva intavolato una vivace
conversazione sui vari tipi di teatro esistenti in Giappone e poi
aveva spostato la dissertazione sul singolare "Teatro delle
Ombre" tradizione cinese. Maya non seppe resistere alla sua
innata curiosità di sapere, specie quando si trattava di
teatro, e alla fine si ritrovò a chiedere, quasi suo
malgrado.
"Ha mai assistito ad una rappresentazione, Sig.
Hayami?".
Misuki, che sino a quel momento aveva seguito a
ruota la "guida" di Masumi, rilevò l'abilità
con la quale aveva, al fine, stuzzicato la curiosità della
giovane facendole scordare il risentimento che pareva convinta di
dover palesare per tutta la serata.
Masumi, con naturalezza
rispose alla giovane.
"Due anni fa, in occasione di un
viaggio di lavoro a Shangai. Uno spettacolo molto interessante, dove
anche l'accompagnamento musicale vuole la sua parte".
"Sarebbe
possibile assistere a spettacoli di questo genere anche qui a Tokyo?"
chiese invece Rei, interessata a sua volta.
"Temo di no. Se
trovate comunque interessante l'argomento ci sarà, a maggio,
una mostra delle arti teatrali dell'Oriente presso la Biblioteca
Nazionale. Anche il teatro delle "ombre" sarà
presente, anche se in forma temo piuttosto ridotta".
Maya
annuì brevemente. Doveva ammettere che l'idea di quella
Mostra
non le spiaceva affatto. Doveva andarci, si disse.
Il resto della
cena trascorse incredibilmente senza intoppi. Per altro Maya si
trovò
a considerare che Hayami era un uomo raffinato e colto, al di
là
del cinismo dell'uomo d'affari, c'era anche questo nuovo aspetto,
insieme a quello che le aveva mostrato durante la giornata trascorsa
sulle piste, del suo carattere che doveva ammetterlo in fondo non le
dispiaceva. Quando, tuttavia, l'orchestra diede l'apertuta alle
danze, poco prima che venisse servito il dessert, un attimo di
imbarazzo calò sul loro tavolo. La stra grande maggioranza
degli ospiti si era infatti riversata sulla pista mentre Maya e le
amiche avevano improvvisamente concepito l'idea di essere diventate
un decoro della tapezzeria. Masumi risolse, da par suo, la situazione
cogliendo di sorpresa persino Misuki.
"Poichè sono
l'unico uomo a questo tavolo temo che dovrete accontentarvi di me
come cavaliere questa sera. Misuki, mi concede questo ballo?"
disse infatti alzandosi in piedi, tendendo la mano alla segretaria
che lo fissò con un'espressione sinceramente sorpresa.
"Non
temete, tengo in serbo un ballo per ciascua di voi, Sig.rine"
disse poi strizzando lievemente l'occhio in direzione di Maya che si
ritrovò ad arrossire sino alla radice dei capelli mentre Rei
scoppiava a ridere prima di ribattere, per nulla imbarazzata "Io
passo, Sig. Hayami. Non ho l'abito adatto".
Masumi accolse
con un sorriso sinceramente divertito l'osservazione della giovane
prima di allontanrsi verso la pista da ballo con Misuki.
"Scherzava,
vero?" chiese a quel punto Mina mentre considerava rapidamente
che tutto sommato l'idea di ballare con il Presidente della Daito non
era poi così da buttare via.
Rei sorrise guardando
il visetto imporporato di Maya.
"Temo di no, Mina ma come ho
già detto, io passo" disse in tono serafico facendo
sorridere Sayaka.
Dopo un attimo di silenzio quest'ultima
considerò, osservando Hayami e Misuki che ballavano a centro
sala.
"Certo che stanno molto bene insieme. Sarebbero una
gran bella coppia".
Maya, a quell'affermazione, rischiò
di soffocarsi con il sorso d'acqua che stava bevendo per darsi un
contegno. Il Sig. Hayami e la Sig,na Misuki? No, impossibile. Beh!
Sì, insomma. Hayami non era interessato alle donne, solo
agli
affati e poi Misuki era solo la sua segretaria... allora
perchè
quella considerazione di Sayaka le dava fastidio? Era assurdo. Ma poi
a lei cosa gliene importava di Hayami e della sua vita privata?
Niente, eppure non riuscì a staccare gli occhi dalla coppia
che volteggiava, sicura, in mezzo alla pista. E se Sayaka avesse
avuto ragione?
Ignaro delle considerazioni che avvenivano
alle sua
spalle al tavolo Masumi approfittò di quel ballo per levarsi
il dubbio che lo assillava dall'inizio della serata.
"Misuki,
le riconosco notevole intraprendenza e spirito d'iniziativa ma non
accetterò un'altra intromissione come quella di stasera
nella
mia sfera privata" disse in tono freddo, cercando lo sguardo
della donna celato dietro gli occhiali.
La donna abbassò
lievemente lo sguardo per una frazione di secondo prima di rispondere
con sincerità.
"Non era mia intenzione, Sig. Hayami.
Quando il Maitre mi ha contattato per sapere quale disposizione per
la cena avrebbe potuto esserle gradita ho solo fatto presente che se
ci fosse stato qualcuno, tra gli ospiti, dell'ambiente dello
spettacolo sarebbe stato più conveniente. Niente di
più".
Masumi ponderò in silenzio la risposta
della segretaria.
"Diciamo che le credo, ma l'avvertimento è
sempre valido" sentenziò alla fine in tono deciso.
La
donna si limitò ad annuire brevemente per poi restare in
silenzio. Innanzi al contegno riservato, ma forse ferito, della donna
Masumi per una frazione di secondo si sentì in colpa. Misuki
era sempre efficiente, discreta e pragmatica. Lo sfiorò il
dubbio di avere esagerato.
"Forse la responsabilità è
mia. Non essendo abile a ritagliarmi spazi privati le ho dato l'idea
di non averne. Consideriamo chiuso qui l'argomento" si decise a
concedere sorprendendo la donna, questo fu palese, mentre la musica
finiva e la riaccompagnava al loro tavolo.
Come promesso Masumi fece da cavaliere, a
turno, alle
ragazze riservando volutamente l'ultimo ballo per Maya. La ragazza,
da par suo, viveva la situazione con l'impressione assurda di essere
seduta su una graticola, invece che su di una comoda sedia con fondo
imbottito e rivestito di velluto damascato. La giovane era
consapevole che il Presidente della Daito non si sarebbe lasciato
scappare l'occasione di trascinarla in pista a sua volta, dopo aver
fatto volteggiare per un paio di volte Mina e Sayaka. Disperatamente
la sua testolina cercò di escogitare una scusa valida, ed
indolore, per rifiutare l'invito ma prima che potesse aprire bocca si
ritrovò sulla pista da ballo con l'aria di un pesciolino
fuor
d'acqua e Masumi che le diceva semplicemente.
"Abbiamo già
ballato una volta, in passato. Non sia a disagio, Maya"
posandole una mano, calda e forte, delicatamente sulla schiena mentre
con l'altra tratteneva la destra della ragazza prendendo il tempo del
valzer che l'orchestra aveva appena iniziato a suonare.
Maya,
imbarazzatissima, fissava insistentemente lo sparato della camicia da
smoking dell'uomo, il fatto che fosse parecchio più alto di
lei le forniva un valido alibi per evitare di guardarlo in
faccia.
"Il valzer dovrebbe conoscerlo piuttosto bene. Ne "Le
Due Regine" l'ho vista piroettare sul proscenio con una certa
grazia" le disse stuzzicandola brevemente Masumi, voleva che la
smettesse di atteggiarsi a piccola martire per uno stupido ballo. La
frecciatina giunse subito a segno perchè Maya
alzò
immediatamente il viso con un cipiglio altero.
"Mi pareva
avesse promesso che non ci sarebbero state frecciatine, Sig. Hayami"
disse poi in tono stringato, appena percettibile.
Masumi le
concesse un sorriso spontaneo e divertito.
"Ha ragione, le
chiedo scusa. Ormai è quasi mezzanotte, l'anno vecchio sta
per
finire mentre uno nuovo, ricco di sorprese, sta per iniziare"
disse in tono discorsivo, depistando la conversazione su argomenti
decisamente meno spinosi.
Maya annuì brevemente, anche se
in quel momento provava uno strano disagio che poco aveva a che fare
con la battuta di Masumi riguardo il ballo. La mano di Masumi che
posava indolente sulla sua schiena era così ... calda!!!
Rammentò di avere già provato una sensazione
simile in
passato e per questo arrossì lievemente. Masumi
prudentemente
non rilevò a voce questa sua reazione e si limitò
a
guidarla, sempre danzando, verso la parte meno affollata della pista,
accanto all'ampia porta-finestra dove l'aria era più fresca
e
respirabile. Lì Maya si sentì un po' meglio,
anche se
il profumo maschio dell'uomo continuava a solleticarle le nari e a
darle un vago senso di vertigine. Per distrarsi tentò di
conversare.
"Emh! Credo di doverla ringraziare per la lezione
di sci, sono riuscita a prendere lo ski-lift in questi giorni e a non
ruzzolare troppo" disse a bassa voce, evitando cautamente di
sollevare il viso a cercare il suo sguardo. Lo sentì
irrigidirsi impercettibilmente prima di scoppiare a ridere.
Infastidita sollevò il viso a lanciargli un'occhiata di
aperto disappunto.
Masumi tornò serio anche se gli occhi
continuavano a brillare divertiti quando parlò.
"Mi
perdoni, Maya. Il fatto è che lei ha un modo tutto suo,
alquanto singolare, di fare le proprie scuse o di porre
ringraziamenti. Comunque sono lieto di apprendere che la lezione di
sci è servita. Suppongo sia stato decisamente più
divertente il suo soggiorno qui a Nagano in questi ultimi giorni"
disse in tono cortese e privo di ironia.
Maya riabbassò lo
sguardo confusa. Rendendosi conto che la giovane provava una sorta di
imbarazzo atavico a conversare pacificamente con lui, Masumi riprese
l'iniziativa, come già aveva fatto a tavola per tutta la
sera.
"Ha mai assistito ad una fiaccolata sugli sci?"
chiese in tono neutro osservando il viso della giovane illuminarsi di
sorpresa.
"Come? Ecco... esattamente cosa sarebbe?"
rispose infatti titubante, temendo di procurare nuova
ilarità
nell'uomo, cosa che tuttavia non avvenne anzi ottenne una
dettagliata spiegazione.
"E' tradizione, la notte di
Capodanno, che sulle piste di sci venga fatta una fiaccolata. In
sostanza i maestri di sci percorrono la pista con fiaccole tra le
mani creando figure, spirali o scritte di auguri, scendendo verso
valle. Sicuramente la faranno prima dei fuochi artificiali per
salutare il nuovo anno. Se vuole avere modo di vederla, tuttavia, non
è possibile dalle vetrate della Sala del Veglione,
è
necessario uscire sulla terrazza panoramica. In quel caso le
consiglio di andare ad indossare qualcosa di decisamente più
caldo" concluse dando una rapida occhiata all'elegante orologio
da polso. Maya ora era veramente curiosa.
"Mi piacerebbe
vederla. Non credo che avrò un'altra occasione per farlo"
disse con genuino interesse dimentica dell'imbarazzo. Masumi, con un
lieve sorriso, annuì.
"Torniamo al tavolo allora, così
lei e le sue amiche potrete andare a procurarvi qualcosa con cui
ripararvi dal freddo. Se la cosa non le spiace, io e Misuki vi
attenderemo nella hall" propose in tono gentile e saudente.
Maya
sbatte rapidamente le palpebre un po' sorpresa ma non vedeva motivo
di rifiutare, in fondo c'era una tregua in corso, così
accetto
con un lieve cenno del capo.
Nè Rei nè Misuki
manifestarono sorpresa, avevano già sentito parlare della
fiaccolata, e comunque anche Mina e Sayaka erano propense ad
assistervi così in breve si allontanarono dal tavolo
dirigendosi alle rispettive stanze, ormai mancava poco all'inizio del
nuovo anno.
- continua -
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Capitolo 7 *** Parte Settima ***
Seulement a Noel - Parte Sesta
N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
per
avere recensito il sesto capitolo di questa storia e spero che il finale che oggi posto non vi deluda.
x Tetide: In
effetti se rimaneva la tensione per tutta la setata prima o poi c'era
un'esplosione di Maya stile tsunami...hehe!!!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte
Settima
Meno di dieci
minuti a mezzanotte. Il cielo ero un manto nero puntellato di stelle
stupende, così grandi da illudere di poterle toccare con un
dito. L'aria gelida sferzava i volti dei presenti ma la moltitudine
di corpi rendeva comunque un certo tepore all'ambiente circostante.
La terrazza, addobbata anch'essa a festa, evidentemente non era poi
così grande come le era parsa in un primo momento,
considerò
Maya. In effetti erano quasi pigiati come sardine e da dove si
trovavano difficilmente le sarebbe riuscito di vedere qualcosa tranne
che i fuochi d'artificio perchè sparati proprio sopra la sua
testa o quasi. Accidenti, l'ennesima volta in cui rimpiangeva di
essere così bassa e goffa... uffa! Con un gesto di
disappunto
scacciò dietro l'orecchio un ciuffo di capelli ribelle,
sfuggito allo chignonne.
"Ecco, lo sapevo, da qui non vedo
niente" bofonchiò contrariata facendo ridere Rei al suo
fianco mentre una nuvoletta di condensa fuoriusciva dalla sua bocca e
assumeva bizzarre forme, sospinta dalla brezza, prima di sparire.
"A
questo si può rimediare" rispose prontamente Masumi, poco
dietro di lei. In effetti, alto com'era anche se fosse rimasto
l'ultimo della fila lui sarebbe riuscito ad intravvedere qualcosa
ugualmente pensò Maya ancor più infastidita. Un
momento, aveva detto qualcosa...
"Cioè?" chiese
speranzosa.
Masumi le sorrise lievemente prima di indicare con la
testa un piccolo balconcino, veramente ridotto sembrava quasi un
piccolo loggione a due posti, posto poco sopra l'ingresso principale
dell'Albergo. Maya lo fissò a bocca aperta. Certo
lì
non c'era nessuno ma... insomma non ci stavano tutti e sei.
Rei,
che aveva seguito la loro conversazione e la direzione presa dal loro
sguardo, fece la medesima considerazione di Maya solo che la ritenne
un'ottima idea. Aveva l'impressione che Hayami cercasse una scusa per
poter parlare con Maya in privato e ben sapendo com'era finita la
famosa giornata sugli sci considerò che forse voleva che si
chiarissero.
"Ma certo. Non preoccuparti per noi Maya, io da
qui vedo mezza pista e anche Sayaka e Mina hanno una discreta
visuale. Vai pure con il Signor Hayami, ci ritroviamo poi in sala
finito lo spettacolo" disse pacata.
Maya le lanciò
un'occhiata sorpresa, rammentando all'improvviso che l'opinione di
Rei sul Presidente della Daito non era proprio uguale alla sua. Come
diamine aveva fatto Hayami a "corrompere" la sua migliore
amica? Scosse la testa dandosi della stupida. Cosa c'era di male a
stare su un terrazzino a vedere i fuochi artificiali, anche se era in
compagnia di Masumi Hayami?
"Emh! Va bene Signor Hayami. La
seguo" disse arrossendo in viso, e non era per il freddo, sotto
lo sguardo attento di Misuki che si lasciò sfuggire un
lievissimo sorriso consapevole delle "manovre" del proprio
capo.
Defilandosi in
silenzio i due passarono dalla scalinata che partiva dalla Hall, e
saliva al primo piano, per poi deviare in un corridoio laterale che
si apriva su una piccola saletta adorna di poltroncine ai lati e un
tavolinetto posto al centro ricolmo di riviste, con addobbi natalizi
sparsi quà e là, al fondo della quale si trovava
una
piccola porta finestra che consentiva l'accesso al balconcino.
Masumi, dopo averla aperta, si fece galantemente da parte per
consentire a Maya di accedervi per prima, ponendosi poi
tranquillamente al suo fianco. Lì, lontani dalla calca, il
freddo si avvertiva decisamente più pungente e l'uomo ebbe
l'accortezza di porsi dal lato dal quale spirava la brezza notturna,
quasi si sfioravano, così da fare scudo con il proprio corpo
alla giovane e permetterle di beneficiare in parte del calore che
emanva dal medesimo. Maya se ne accorse e, non senza imbarazzo, lo
ringraziò timidamente.
"Dovere" rispose
sbrigativo Masumi, cercando di ignorare l'improvviso desiderio di
prenderla tra le braccia per proteggerla meglio dal freddo. In suo
soccorso il grido di giubilo proveniente dalla terrazza, che
avvertiva dell'inizio della fiaccolata. Senza più dire
niente
i due si volsero ad ammirare l'operato dei maestri di sci. Lo
spettacolo era magico e surreale. Quelle luci tremolanti che
scendevano lungo il versante della montagna, disegnando con maestria
e precisione scritte di auguri, che salutavano l'anno che finiva, per
aprirsi in un ventaglio come ad accogliere quello in arrivo. Maya era
rapita come in un sogno, non immaginava potesse avere un simile
fascino invece la suggestione ricreata era molto forte.
All'improvviso sobbalzò, spaventata, al primo assordante
botto. L'avviso che i giochi pirotecnici avrebbero avuto inizio. Con
il cuore in gola la giovane levò lo sguardo verso il cielo
nero lasciandosi catturare dalla girandola, mirabile, di mille forme
e colori che si dipanava come una ragnatela nel velluto notturno
della volta celeste, sempre più coinvolta e incurante
dell'assordante eco e rimbombo delle detonazioni nella valle per poi
commentare, con voce carica d'emozione "Sono bellissimi"
avvicinandosi inconsapevolmente a Masumi sino a toccarlo per
reprimere un brivido improvviso di freddo, come se fosse la cosa
più
naturale del mondo che lui fosse lì a condividere insieme a
lei quel momento.
"Sì...
bellissimi" disse Masumi, in tono basso e arrochito, ma non si
riferiva ai fuochi artificiali, no l'uomo neanche più li
guardava troppo intento ad osservare il viso della giovane al suo
fianco. Fortuna che Maya non lo osservava o avrebbe potuto vedere la
profonda emozione che lo stava dominando. Serrò i pugni nel
tentativo di riprendere il controllo di se stesso. Il gesto
incosapevole e fiducioso della giovane, che gli si era spontaneamente
avvicinata, lo aveva sorpreso spingendolo a cercare il suo volto per
rimanere folgorato da ciò che vi vide. I colori nel cielo
danzavano di riflesso sul visino radioso della giovane ammantandola
di un'aurea di tenera dolcezza. Quando l'eco dell'ultimo fuoco si
spense, in lontananza, si ritrovò a fissare i suoi occhi
neri
sorridenti. Cielo da quanto non vedeva in quel viso, rivolto a lui,
una simile espressione? Praticamente da sempre. Avrebbe voluto
congelare quel momento nel tempo, fermare le lancette dell'orologio e
restare per sempre su quella minuscola terrazza ma sapeva che non era
possibile. Dominando, grazie ad anni di sperimentato autocontrollo,
il proprio turbamento si limitò a dire riscuotendosi "Su
venga Maya, rientriamo. Fa realmente freddo qui fuori" riaprendo
la porta vetrata facendole cenno di precederlo all'interno.
Maya ancora
sinceramente emozionata dallo spettacolo al quale aveva assistito,
con quel coinvolgimento tutto suo che spesso la faceva sembrare
stranita, si volse a cercare lo sguardo di Masumi. Chissà se
anche al freddo e compassato Hayami era piaciuto lo spettacolo. Stava
ancora, inconsapevolmente. sorridendo quando si ritrovò ad
osservare i suoi occhi azzurri più cupi e insondabili del
solito, tuttavia privi di quel gelo che sempre li contraddistingueva.
Non seppe intepretare l'espressione dell'uomo ma ciò non la
fece sentire a disagio, le sembrava semplicemente ... diverso. Non
sapendo bene come gestire la situazione obbediente seguì il
suo suggerimento e rientrò nella piccola saletta dove il
clima
era decisamente più caldo. In silenzio i due si avviarono,
l'uno perso nei propri pensieri, verso il corridoio principale anche
se il compito risultò più difficile dell'andata
in
quanto, per consentire di osservare meglio lo spettacolo pirotecnico,
le luci interne erano state abbassate e solo qualche applique a muro
lambiva la penombra con una tenue luce soffusa.
"Attenta"
l'avvertì Masumi, prendendola delicatamente per un braccio e
fermandola giusto in tempo prima che andasse a sbattere contro il
tavolino con le riviste.
"Mi scusi" ribattè
d'istinto la giovane, provando uno strano calore là ove la
mano di Masumi la sfiorava. Nella penombra ne intravvedeva
indistintamente la sagoma ma non poteva leggere l'espressione sul suo
viso, quindi non sapeva se la stava considerando la solita sbadata o
meno, mentre si spostavano di lato.
"Nessun problema" lo
sentì dire tranquillo salvo poi udirlo bofonchiare un "Ma
che diamine..." decisamente sorpreso e seccato che la fece
voltare nuovamente nella sua direzione. Le ci volle qualche istante
per capire ma quando realizzò cosa era successo non
potè
proprio fare a meno di scoppiare a ridere. Beh, insomma, non capitava
tutti i giorni di vedere Masumi Hayami, il Presidente della
potentissima Daito Art Production, con i capelli incastrati in un
addobbo natalizio.
Masumi fece una lieve smorfia contrariata
mentre con una mano tentava di districare la sua bionda chioma dai
rametti di vischio.
"Lo trova così divertente?"
chiese tra il serio e il faceto, considerando che la risata
cristallina della giovane era decisamente una novità, di
solito in sua presenza urlava sempre e solo disprezzo. Riflettendo
poi su come dovesse apparire ridicolo in quel momento non
potè
fare a meno di sorridere a sua volta, un sorriso aperto e privo di
cinismo. In effetti non poteva biasimarla se si stava divertendo alle
sue spalle, per una volta.
Maya cercò di trattenere
l'ilarità e vedendolo in difficoltà decise di
aiutarlo.
"Prego, lasci fare a me" disse risoluta,
ponendosi al suo fianco in punta di piedi, per arrivare alla sua
altezza e a quella dell'addobbo, aiutandolo a liberarsi.
All'improvviso la loro vicinanza imbarazzò entrambi. Maya,
confusa, perdette per un istante l'equilibrio e Masumi fu lesto a
cingerla per la vita e i due si ritrovarono a fissarsi negli occhi
mentre l'ultimo ramoscello di vischio scivolava via dai capelli di
Masumi lasciandolo libero.
Un lungo silenzio calò tra i
due, come quel giorno sulla pista da sci quando Maya accidentalmente
gli era rovinata addosso. Cielo quanto desiderava baciarla. Una
volta, una volta sola... perchè diamine non poteva
farlo?
Accidenti, il suo essere maldestra l'aveva messa in quella
scomoda situazione. Aveva liberato sì il Sig. Hayami ma
aveva
rischiato anche di cascargli addosso. Fortuna che lui era stato lesto
a trattenerla quando aveva perso l'equilibrio però...
perchè
adesso non la lasciava andare? Il lungo silenzio al fine venne
spezzato dall'uomo con una banale domanda.
"Conosce la
tradizione europea, Maya?" il tono volutamente pacato senza,
tuttavia, lasciarla andare. La giovane si limitò ad un cenno
di diniego, visibilmente imbarazzata. Masumi serrò per un
istante la mascella, prima di proseguire deciso "La tradizione
vuole che chi si trova sotto il vischio debba baciarsi e... io sono
un tipo che rispetta le tradizioni" concluse in un sussurro
posando le labbra su quelle della giovane, prima che lei avesse il
tempo di realizzare le sue intenzioni, e ... il tempo si
fermò!
Gli occhi sgranati
dalla sorpresa Maya si ritrovò paralizzata tra le braccia
dell'uomo. Le labbra calde di Hayami posate sulle sue, senza alcuna
forma di insistenza. Un lieve contatto, solo una leggera e dolce
carezza ma così diversa da ogni altro bacio avesse mai
ricevuto mentre il calore delle sue mani, che la sostenevano alla
vita, diventava sempre più forte anche attraverso lo spesso
tessuto del cappotto imbottito che indossava. Perchè?
Perchè,
si chiese Maya scioccata, quel lieve tocco la turbava a tal punto?
Non aveva mai provato niente di simile per i baci di Satomi. Scossa
nel profondo, più di quanto fosse disposta ad ammettere, lo
sentì allontanarsi da lei e provò un sciocco
senso di
... abbandono. Senza fiato rimase a fissare il volto volitivo
dell'uomo che ora si era deciso a lasciarla finalmente libera.
Leggermente malferma sulle gambe, le gote in fiamme Maya
riuscì
solo a balbettare un confuso "Perchè lo ha fatto?"
mentre incrociava i suoi insondabili occhi azzurri.
Alla fine aveva
ceduto a quell'impellente e scellerato impulso, e con quell'assurda
scusa l'aveva baciata. Gli era costato uno sforzo notevole mantenere
quel tocco lieve e quasi impersonale. Stolto che era stato. Ora quel
bacio rubato l'avrebbe perseguitato nei giorni a venire, ne era certo
come già lo turbava ancora il ricordo di un altro istante,
di
un altro momento rubato ma allora era stato diverso, Maya era
incosciente invece adesso era lì, immobile davanti a lui con
quegli occhioni così espressivi dilatati dalla sorpresa e le
guance arrossate di emozione o imbarazzo, non avrebbe saputo dirlo.
Il cinismo, il solo mezzo per poter venire fuori da quella situazione
senza senso, la maschera del freddo uomo d'affari dietro alla quale
al solito trincerarci per difendere la parte più vulnerabile
di se stesso, per non mostrarla a lei.
"Gliel'ho detto, amo
rispettare le tradizioni. Faccia conto che sia stato il suo Donatore
di Rose" le disse in tono misurato, in fondo era vero ma si
accorse dal rabbuiarsi improvviso della giovane di averla ferita, del
resto pareva essere l'unica cosa che fosse in grado di fare con lei,
ferirla. Consapevolezza che lo raggiunse come una stilettata al
cuore. Stava pagando caro quel breve attimo di follia. Immediata
giunse la stizzita replica della giovane.
"Beh, avrebbe
dovuto chiedermi se volevo rispettarla anch'io, Sig. Hayami. Il
Donatore di Rose non si sarebbe mai comportato in questo modo"
il tono chiaramente offeso. Come osava Hayami tirare in ballo il suo
ammiratore, il suo misterioso amico che sempre le stava al fianco?
Era bastata quell'affermazione a riportarla al presente ed a
rammentarle che lei lo detestava, sì lo detestava.
Masumi
reagì come suo solito. Oramai era avezzo al suo disprezzo.
Con
una risata ironica ed un'alzata di spalle si limitò a
constatare "La Mezzanotte è passata. Mi sa che la tregua
è finita" prima di allontanarsi, sconfitto, e lasciare la
giovane a fissare confusa e rabbiosa la sua schiena prima di sparire
alla sua vista.
Il
resto della serata trascorse come avvolto in una nebbia per Maya. Ci
aveva messo dieci minuti buoni a ricomporsi e decidere di essere
pronta a raggiungere le altre nel Salone Principale. Con una scusa o
con l'altra aveva evitato Hayami, anche solo di incrociare per
sbaglio il suo sguardo, per il resto della festa. Del resto la cena
si era conclusa e non erano più costretti a stare seduti
allo
stesso tavolo e con vivido sollievo aveva accolto il momento in cui
Mina aveva decretato che era stanca e preferiva ritirarsi in camera,
approfittandone per dileguarsi a sua volta. Adesso, nella penombra
della stanza, mentre la sveglia sul comodino segnava le 05.08 del
mattino, e Rei dormiva placidamente il sonno dei giusti, Maya si
alzò
senza far rumore e raggiunse il vaso con le rose scarlatte posto sul
davanzale. Non le riusciva di dormire. Quante cose strane erano
accadute in quei giorni. Le Vacanze sulla Neve, la lezione di sci con
Hayami, la cena e non ultimo quel bacio... Senza rendersene conto si
portò un dito a sfiorare le labbra. Tutto si sarebbe
aspettata
da lui tranne quel gesto. Perchè lo aveva fatto? Era stato
così strano il Presidente della Daito, così
diverso da
come lo aveva sempre visto. "Faccia conto che sia stato il
suo Donatore di Rose" le
aveva detto. Arrossendo lievemente al ricordo delle sensazioni
provate quando le labbra dell'uomo avevano sfiorato le sue Maya prese
tra le mani una rosa, unico legame con il suo caro amico, con il suo
ammiratore misterioso. Risoluta, dopo averne aspirato il profumo
delicato, si portò alle labbra un petalo scarlatto, morbido
e
vellutato ma... freddo. "No" sospirò dolente, mentre
una lacrima silenziosa le correva sulla guancia. Non era la stessa
cosa.
Pochi
giorni dopo Maya fece ritorno a casa senza più vedere
Hayami.
Tornata a Tokyo, alla frenetica vita di tutti i giorni, finì
con il scrollarsi di dosso quelle strane sensazioni che l'avevano
pervasa sulle montagne innevate di Nagano... almeno sino al giorno in
cui, a causa di una Foulard Azzurro nella rappresentazione di "Lande
Dimenticate", non avrebbe scoperto che il suo grande amico, il
suo misterioso ammiratore che sempre l'aveva sostenuta altri non era
che ... Masumi Hayami. Allora il ricordo di quel bacio rubato, sotto
il vischio, in una notte d'inverno avrebbe donato alla giovane la
consapevolezza del... perchè!
- FINE
-
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