Seulement à Noel

di aresian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Parte Quinta ***
Capitolo 6: *** Parte Sesta ***
Capitolo 7: *** Parte Settima ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Prima

PREMESSA: Questa fanfiction viene cronologicamente ambientata all’epoca dell’interpretazione in “Le Due Regine” e pertanto Maya ignora ancora che Masumi Hayami è il Donatore di Rose.

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Tokyo era avvolta dal gelido manto dell’inverno, ormai era dicembre inoltrato, meno di una settimana e sarebbe stato Natale. Dopo avere interpretato, con successo, la Principessa Ardis ne “Le Due Regine”, Maya si stava godendo un periodo di meritato riposo insieme agli amici della Compagnia Tsukikage. Finalmente poteva tornare a sorridere. E’ vero, Ayumi aveva ottenuto un successo ed un clamore superiore al suo ma questo non le importava. Quello che contava era che, finalmente, era riuscita a calcare il palcoscenico. Recitare, ormai lo aveva compreso, era la vita per lei. Tutto sommato doveva riconoscere che la “scommessa” vinta con Masumi Hayami della Daito Productions era caduta, come si suol dire, a fagiolo. Certamente anche questo, oltre al successo della rappresentazione, aveva contribuito ad ottenerle la serie di offerte di lavoro che le riaprivano le porte del mondo dello spettacolo.
“Sempre con la testa tra le nuvole, vero Maya?” la prese in giro bonariamente Rei.
Atteggiando il viso ad un’espressione buffa, Maya sorrise divertita. Era felice, finalmente dopo tanto tempo dopo la morte della madre era tornata a sorridere sul serio.
“Stavo pensando a tutte le offerte di lavoro che ho ricevuto. Dovrò decidermi presto a scegliere il prossimo spettacolo” disse poi, tornando seria.
Rei, che stava finendo di sistemare il futon nell’armadio, le disse semplicemente.
“Non crucciarti troppo, Maya. Tra pochi giorni sarà Natale. Goditi questo meritato periodo di riposo. Se non erro hai tempo sino alla metà di gennaio per dare una risposta, giusto?”.
Al segno di assenso della giovane, Rei concluse serafica “Bene, allora ci penserai dopo queste feste. Adesso su, da brava, prepara la colazione, mentre io finisco qui, così dopo raggiungiamo Mina e Sayaka in centro per gli acquisti natalizi”.
Gli occhi di Maya scintillarono d’aspettativa. Da quanto non si godeva una semplice passeggiata in centro a guardare le vetrine addobbate a festa? Sì, il Natale quell’anno sarebbe stato decisamente positivo ed un periodo felice, lo sentiva.

Il palazzo a vetri della Daito Art Production scintillava al gelido sole di dicembre. La riuscita dello spettacolo “Le Due Regine” era stato l’ennesima perla di successi infilata dalla casa di produzione, cosa che non poteva certo essere passata inosservata alle case concorrenti. Per questo era di vitale importanza non abbassare la guardia e questo Masumi Hayami lo sapeva perfettamente.
“Sig. Masumi. Ho stilato una lista degli inviti che ha ricevuto per le feste natalizie” esordì Misuki, entrando nell’ufficio dopo un discreto bussare.
Masumi, comodamente seduto dietro la scrivania di costosa radica, le fece cenno di accomodarsi e raccolse dalle sue mani la lista.
“Ottimo lavoro, Misuki. Si procuri di ringraziare tutti per gli inviti, anche a nome di mio padre. Deciderò nel week-end a quali Party prenderò parte”.
“Come desidera”  disse prontamente la donna sistemandosi, con un gesto aggraziato, la montatura degli occhiali. “Per quanto riguarda la prenotazione che mi aveva richiesto è tutto disposto” proseguì poi, in tono professionale.
L’uomo la studiò, per un istante, con i suoi penetranti occhi azzurri. Aveva l’impressione che l’efficiente segretaria fosse sul punto di fargli una di quelle sue insidiose domande, tra il privato e il professionale, che tanto lo infastidivano. Per prevenirla si limitò a dire, in tono deciso “Perfetto” prima di congedarla con un gesto eloquente della mano.
La Sig.na Misuki sapeva quando era il momento di fare domande e quando, invece, era più prudente tenersi la curiosità così uscì silenziosamente dall’ufficio.

L’aria era pungente e, nonostante la pesante sciarpa di lana e i guanti, aveva naso e mani gelate, però era troppo bello oziare per le vie del centro, chiacchierando del più e del meno con Rei e le altre amiche della Compagnia.
“Lo sapevate che Sayaka si è presa una cotta per il burbero della Compagnia Unicorno?” disse Mina, facendo arrossire sino alla radice dei capelli la poveretta, mentre Rei scoppiava a ridere divertita e Maya la guardava con gli occhi colmi di stupore.
“Ma che diamine stai blaterando. Non è affatto vero” sbottò Sayaka, inferocita.
“Ah, sei arrossita e poi, mia cara, tutta quest’enfasi nel negare non ce la conti giusta. Scommetto che stai cercando un regalo speciale per lui” proseguì imperterrita Mina.
Maya rimase ad ascoltare il chiacchiericcio divertito delle amiche, sorridendo felice. Chissà se era vero che Saiaka si era innamorata. Tutto sommato, con il senno del poi, lei poteva dire di non essere stata realmente innamorata di Satomi. Ad essere onesti ripensare a quei giorni, al suo dileguarsi quando era “caduta in disgrazia”, non la feriva più. Con un sospiro felice si voltò a guardare la vetrina di un negozio di antiquariato. Vi erano esposti oggetti di squisita fattura che, con tutta probabilità, costavano una fortuna. Poco male, avrebbe fatto il solito regalo, quello di tutti gli anni, non aveva mai avuto tanta fantasia al riguardo. Quello che tuttavia le premeva era trovare un regalo speciale per la Sig.ra Tsukiakge. In parte per ringraziarla di averla riammessa nella Compagnia e in parte perché, in un certo qual senso, lei e Rei erano la sua famiglia.
Tra un pettegolezzo e l’altro le quattro giovani trascorsero l’intero pomeriggio a congelarsi, divertite, per le strade di Tokyo finchè, esauste, e con il portafoglio vuoto,  rientrarono a casa.
“Che diamine ci fa quella macchina davanti a casa nostra?” sbottò Rei, non appena voltarono l’angolo e si ritrovarono una berlina blu, dai vetri fumé, parcheggiata davanti al portone d’ingresso. Per un attimo Maya ebbe il sospetto che potesse trattarsi di Hayami ma scartò l’idea quando si rammentò che la vettura del presidente della Daito Production era una berlina color amaranto. Fu comunque con sorpresa che vide scendere dall’auto il Sig. Hijiri. Con il cuore che le balzava in gola per la l’emozione si affrettò a raggiungerlo, rammentandosi che davanti a Rei doveva fingere di non conoscerlo.
“Buona sera. La Sig.na Kitajima?” chiese questi, come d’abitudine, incrociando il suo sguardo con un lampo complice negli occhi.
“Sì, sono io”.
Rey, che li aveva raggiunti, osservava con sguardo indagatore e perplesso il giovane.
“Mi perdoni per il disturbo. Ho questo pacco e questo biglietto per lei” disse Hijiri prendendo dal sedile del passeggero un voluminoso pacco e una semplice busta bianca.
“Prego, si accomodi. Ha l’aria di essere pesante” si intromise a quel punto Rei, comprendendo che doveva trattarsi di un fattorino, salendo le scale e aprendo la porta per farlo accomodare. Il giovane posò il pacco sul tavolo poi si voltò dicendo “Non c’è contrassegno. Buona serata” prima di uscire dall’appartamento mentre Maya, ignorando l’espressione perplessa dipinta sul volto dell’amica, si affrettava a scartare il pacco con avida curiosità. Lei sapeva che poteva trattarsi solo di un regalo del suo caro amico, il Donatore di Rose. Non fu smentita, infatti all’interno del pacco trovò una singola rosa scarlatta, una tuta da sci corredata di sci, guanti, occhiali, cappello, scarponi e doposci.
“Guarda, Rei. E’ lui” disse la giovane con gli occhi neri accesi d’emozione.
Rei osservò divertita l’amica districarsi con il voluminoso contenuto del pacco. Evidentemente il misterioso ammiratore aveva pensato di inviare il suo regalo, per Natale, in anticipo.
“Prova ad aprire la busta” le suggerì pertanto, curiosa a sua volta.
Annuendo, Maya si affrettò a seguire il suggerimento. All’interno c’erano quattro biglietti per il treno, una busta più piccola con il logo di un rinomato Hotel e un bigliettino firmato a mano….
*Ho apprezzato molto la sua interpretazione ne “Le Due Regine”, e penso che sia per lei il momento di concedersi una meritata vacanza. Mi permetta di offrire a lei, e alle persone che vorrà invitare, un soggiorno di dieci  giorni presso la cittadina di Nagano, il mio regalo di Natale per lei. Spero che vorrà accettarlo. Il suo ammiratore*.
“Non posso crederci, Rei. Mi offre dieci giorni di soggiorno in una località sulle montagne di Nagano per me e per altre tre persone. Dice che è il suo regalo di Natale per me. Oh, Rei”.
Gli occhi neri di Maya erano colmi di lacrime di commozione e felicità. Il suo caro amico, il misterioso Donatore di Rose, non si era dimenticato di lei, dopo le rose alla prima di “Le Due Regine” ecco quell’invito. La sua generosità era palpabile e la riempiva di gioia.
“Che cosa?”.
Rei era vivamente sorpresa. Che facesse un regalo del genere a Maya non la sorprendeva affatto ma che avesse esteso l’invito, con tanto di soggiorno e viaggio andata e ritorno, anche per altre persone era decisamente insolito.
“Non capisco. Sei sicura che paghi anche il soggiorno per altre tre persone?” chiese dubbiosa Probabilmente Maya aveva compreso male.
“Sì. Guarda, ci sono i biglietti e la prenotazione” disse la ragazza tendendoli all’amica.
“Bhè. Che dire. Questa volta il tuo ammiratore si è veramente lanciato” commentò, lasciandosi scivolare sulla poltrona del soggiorno. “Con tutta probabilità deve avere pensato che da sola ti saresti sentita a disagio, comunque è strano che abbia pensato a tre persone, di numero, per accompagnarti, avresti potuto volerne portare solo una” disse dopo un attimo, riflettendo sulle possibili intenzioni del misterioso ammiratore di Maya.
“Rei, ovviamente tu verrai con me, vero?” si sentì chiedere, pochi istanti dopo. Caspita, l’aspettativa di trascorrere dieci giorni sulle montagne di Nagano non le spiaceva affatto.
“Sei sicura di volermi invitare?” chiese con un sorriso.
“E chi dovrei invitare altrimenti, scusa ma mi rimangono altri due biglietti, accidenti come faccio. Potrei invitare la Sig.ra Tsukikage un po’ di riposo le farebbe senz’altro bene…” iniziò a congetturare Maya, avvicinandosi alla finestra.
“Temo che non sia possibile, Maya” interloquì Rei pacatamente “Il clima rigido di quei luoghi, in questa stagione poi, non gioverebbe alla sua salute”.
Un velo di tristezza attraversò lo sguardo limpido di Maya. Rei aveva ragione, però le dispiaceva davvero molto allontanarsi da Tokyo e lasciare la Sig.ra da sola.
“Non corrucciarti per la Sig.ra Tsukikage. Anche se noi partiamo per Nagano c’è sempre qualcuno della Compagnia che resterà in città, con lei. Piuttosto devi affrettarti a decidere chi saranno le altre due persone che verranno con noi o rischiamo che prendano altri impegni e il tuo ammiratore spenda i soldi per niente”.
Convinta dalle parole dell’amica, Maya si affrettò a pensare. Accidenti, a ben vedere avrebbe voluto portare con sé tutti gli amici della Compagnia Tsukikage e dell’Unicorno, però i biglietti erano solo due. Come fare? Non volendo influenzare le scelte dell’amica, Rei si alzò, prendendo la tuta da sci, e il suo voluminoso corredo, sparendo nella stanza adiacente.

- continua -

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Seulement a Noel - Prima parte

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide e Ici Drive per avere recensito il primo capitolo di questa storia. Premetto subito che non consterà di molti capitoli, quindi non dovrete attendere a lungo per leggerla nella sua interezza.
x Tetide: Beh, come leggerai, in montagna qualcosa accade, il cosa è da vedere!
x Ici Drive: Non posso certo svelare la trama della storia, vi toglierei il gusto di leggerla. Vediamo intanto se apprezzi questo nuovo capitolo!


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Seconda


Tutto sommato la scelta si era rilevata scontata, giacchè la Compagnia Unicorno era impegnata in uno spettacolo e, pertanto, nessun membro avrebbe potuto accettare l’invito. Tra quelli della Compagnia Tsukiakge molti si erano già organizzate le vacanze natalizie e così, alla fine, sul treno per Nagano ci salirono anche Mina e Sayaka. Giunti alla stazione vennero accompagnate all’Hotel, sito alle pendici della montagna nella più rinomata zona sciistica della zona, direttamente da una navetta privata.

“Wow, che paesaggio mozzafiato” commentò Rei, scendendo dal pulmino. L’Hotel era infatti incastonato in un paesaggio naturale realmente fantastico. Sito su una zona rialzata, rispetto al resto della piccola cittadina turistica, pareva come una piccola reggia intagliata tra due innevate e maestose pareti rocciose, voltandosi verso la cittadina si aveva la visione, estatica, dell’intera valle ricoperta da una delicata coltre bianca che riverberava, come un prisma, ai raggi del sole.
“Ragazze, non vedo l’ora di lanciarmi lungo una di quelle piste” rispose con entusiasmo Sayaka, guardando con una certa invidia gli sciatori che affollavano gli impianti di risalita.
Maya, stranamente, non commentava e si limitava ad osservare tutto con gli occhi spalancati per la sorpresa, eppure doveva aspettarselo. Il suo amico, il Donatore di Rose, che poteva permettersi di offrire le vacanze non solo a lei ma a ben altre tre persone, e che possedeva una villa di campagna come quella che l’aveva anni indietro ospitata, non le avrebbe offerto di meno tuttavia la sua generosità non mancava mai di sorprenderla.
“Su, andiamo dentro. Sono curiosa di vedere se l’interno di questo Hotel si presenta bene quanto la facciata” disse Rei, con la sua solita praticità. Avevano dieci giorni di tempo per bearsi del panorama e delle piste da sci meglio, per il momento, scaricare i bagagli e farsi una bella doccia.
In effetti l’interno dell’albergo era, se possibile, anche meglio dell’esterno. Sicuramente era un cinque stelle, accidenti per passarvi una sola notte, con tutta probabilità, avrebbe dovuto dare fondo a tutti i risparmi di un mese. Sobrio ed elegante, senza essere tuttavia eccessivo, e in pieno stile montano con l’arredamento costituito da costosa “arte povera”, una hall perfettamente attrezzata di tanto di salottino d’attesa e, a lato, il tradizionale bar. Con un cenno Mina fece segno a Maya di avvicinarsi alla Reception e di chiedere le chiavi, in fondo la prenotazione era per lei, in primis.
“Buon giorno e benvenute all’Hotel Takaji. I vostri nomi, prego?” disse in tono professionale, con un affabile sorriso, la receptioniste.
“Mi chiamo Maya Kitajima dovrebbe esserci una prenotazione per me e per le mie tre amiche” disse la giovane porgendo il coupon che l’Amico delle Rose le aveva fatto avere.
“Certamente si tratta di due doppie. Solo un momento, chiamo un addetto per i bagagli”.
Una decina di minuti dopo le quattro ragazze si riposavano all’interno delle loro stanze. Quella toccata a Maya e Rei era davvero stupenda. Arredata come l’interno di un piccolo chalet, aveva il bagno sulla destra, una porta finestra con terrazzino, con annessa una vista mozzafiato sulla vallata, un mobile “quattro stagioni” di rovere massiccio, pavimento in cotto e un delicato e accogliente rivestimento di legno di ciliegio alle pareti.Uno scrittoio dai preziosi intarsi, un paio di poltroncine rustiche, rivestite in candida pelle, completavano il corredo del piccolo salottino, infatti la camera con i due letti si trovava in uno stanza adiacente, sulla sinistra.
“Ragazzi, questa camera è una meraviglia”.
Rei non sapeva più cosa pensare. Se anche Mina e Sayaka aveva ricevuto lo stesso trattamento, alla prima rappresentazione della Compagnia Tsukikage avrebbero dovuto dare il massimo per contraccambiare la generosità del misterioso ammiratore di Maya. Quel che era certo quell’uomo non aveva badato a spese.
Maya non disse niente, vagamente delusa nel non trovare l’ennesimo mazzo di rose ad accoglierla. Probabilmente non ne aveva avuto l’opportunità.
“Su Maya disfiamo i bagagli e diamoci una rinfrescata tra circa due ore sarà ora di pranzo e poi... via sulle piste” la prevenne Rei, intuendo all’improvviso il corso dei suoi pensieri.
Immediatamente il sorriso tornò sul volto della giovane. Era stata ingiusta, l’amico le aveva donato una vacanza da sogno e lei si rammaricava per la mancanza di due rose al suo arrivo, sciocca.

E’ certo di volere che l’accompagni, Sig. Masumi?” chiese la Sig.na Misuki, osservando sorpresa il proprio capo infilare un fascio di documenti all’interno della ventiquattrore. Era passato dall’ufficio quella mattina per prendere dei documenti da esaminare durante la breve vacanza che si sarebbe concesso.
Masumi levò lo sguardo a cercare il volto perplesso della segretaria. Evidentemente, per una volta, gli era riuscito di spiazzarla.
“Il ricevimento al quale ho deciso di prendere parte lo considero “lavoro” così come i “pranzi d’affari” che avranno luogo la vigilia di Natale e il 27. Ho pertanto bisogno della sua presenza, sempre che non avesse già altri progetti per questo periodo”.
Misuki si sistemò gli occhiali mentre un lieve imbarazzo le imporporava, stranamente, le gote. Era un evento pressocchè eccezionale. Il problema era che Masumi aveva messo, come si suol dire, il dito nella piaga. Al solito, assorbita dai suoi mille compiti alla Daito Productions, Misuki non si era concessa molto tempo per la propria vita privata e, a ben vedere, non aveva molta scelta su dove trascorrere i pochi giorni di vacanza che sperava di estorcere al Presidente.
Masumi sorrise lievemente, in parte divertito e sorpreso al contempo, della reazione della sua imperturbabile ed efficiente segretaria. Non si era mai soffermato a pensare a Misuki in altro modo che un impiegata della Daito, anche se a ben vedere la donna doveva avere interessi ben oltre la compagnia per la quale lavorava. Non che gli importasse particolarmente delle esigenze della sua segretaria ma doveva ammettere che era una collaboratrice preziosa pertanto concederle un po’ di riposo, visto il tour de force al quale l’aveva sottoposta nell’ultimo periodo, non sarebbe stata una cattiva idea. Una gratificazione è sempre un ottimo modo per acquisire stima e fedeltà.
“Dalla sua reazione deduco che  la risposta sia un no” commentò in tono cortese, cercando il suo sguardo. Misuki si riprese immediatamente, rispondendo con pacata tranquillità. “Non ero certa di avere dei giorni liberi a disposizione, pertanto non ho ancora organizzato nulla”.
“Mi permetta di darle un suggerimento. A parte gli appuntamenti di lavoro di cui le ho parlato i restanti giorni sono completamente a sua disposizione, se desidera trascorrerli al Residence la Daito le pagherà il soggiorno. Ci pensi” sentenziò l’uomo, prima di riportare la propria attenzione ai documenti che ingombravano la costosa scrivania.
Un lampo di sorpresa attraversò le iridi della donna. Certamente il vecchio Presidente, Eisuke Hayami, non si sarebbe mai sognato di proporle una cosa del genere.Conosceva, tuttavia, abbastanza bene il Sig. Masumi per sapere che quello era il suo modo di gratificarla per il lavoro svolto e pertanto come tale lo considerò. Ad essere onesta avrebbe voluto rifiutare ma la praticità la indusse a fare l’esatto contrario. Andare e tornare, in tre giornate differenti ,sino al Villaggio Residence di Nagano le sarebbe costato un sacco di tempo e una bella strapazzata, meglio accettare l’offerta e soggiornarvi direttamente.
“La ringrazio per l’offerta Sig Masumi, accetto con piacere, in questo modo mi sarà più facile gestire gli incontri che, eventualmente, potrebbero essere organizzati dopo il Ricevimento” e detto questo, con un lieve cenno del capo, se ne andò dall’ufficio. Masumi non potè impedirsi di sorridere, l’impeccabile praticità di Misuki non veniva mai meno, a quanto sembrava. Una simile offerta non l’avrebbe mai fatta ad una delle impiegate dell’ufficio produzioni, l’avrebbero presa come un invito “privato” Misuki, invece, lo conosceva bene e aveva letto perfettamente tra le righe di quell’insolito invito. Soddisfatto, raccolse il cappotto dall’appendi abiti e si avviò verso casa. Chissà se Maya era già arrivata al Villaggio?

- Pista Principianti. Ore 10.00 del 23 Dicembre -
Infagottata nella calda tuta da sci, scarponi bene allacciati e un’espressione alquanto dubbiosa dipinta sul viso, Maya si apprestava a prendere la sua prima lezione di sci. Nutriva forti dubbi sulle sue capacità di apprendimento, tanto che aveva cercato di svicolare all’invito di Sayaka che si era offerta di farle da maestra, ma Rei era stata irremovibile. Che cosa avrebbe fatto Maya, tutta sola e soletta, mentre loro si scatenavano sulle piste da sci? Impensabile, e poi avrebbe dovuto sfruttare la costosa attrezzatura che il suo Ammiratore si era generosamente premunito di regalarle. Forse per questa ragione, alla fine, la giovane aveva capitolato ed ora eccola lì, rigida come un palo del telefono con i bastoncini tra le mani e gli sci ai piedi ad imitare, più o meno goffamente, i movimenti che Sayaka le stava mostrando.
“Coraggio, Maya. Non è difficile. Basta avere il senso dell’equilibrio e seguire alcuni piccoli accorgimenti. Vedrai, ti farò diventare un asso delle piste” la incoraggio l’amica notando la sua espressione alquanto perplessa.
Dopo dieci minuti di quella strana “danza”sul posto, senza spostarsi di fatto di un solo millimetro, Sayaka ritenne di averle rivelato i rudimenti base, ora veniva il meglio…
“Perfetto. Adesso proviamo a vedere come te la cavi. Dai una piccola spinta appoggiandoti su entrambe le racchette e ricordati che per frenare devi far convergere le punte degli sci e piegare le ginocchia verso l’interno” la istruì l’amica.
Maya si domandò, per l’ennesima volta, perché diamine avesse accettato il suggerimento di Rei ed essersi lasciata convincere ad infilare quegli sconosciuti aggeggi ai piedi. Prendendo un profondo respiro si diede una piccola spinta, sussultando per la rapidità con la quale gli sci scivolarono sulla neve battuta facendola spostare rapidamente verso valle. O cielo! Bhè, per lo meno le riusciva di stare in piedì. Per la seguente mezz’ora sperimentò un paio di volte quando fosse morbido il manto nevoso, perdedo l’equilibrio ma tutto sommato non era così disastrosa e, seppur impacciata, cominiciava quasi a divertirsi. Con uno “spazzaneve” (per chi non sapesse sciare è la tecnica di base sia per girare che per fermarsi, quando ancora non si è in grado di sciare con gli “sci paralleli” – N.d.A.) ancora piuttosto approssimativo stava seguendo un’immaginario percorso di curve a destra e sinistra, lungo la pista, quanto uno spericolato ragazzino le tagliò la strada facendola andare nel panico più totale tanto che finì gambe all’aria ancor prima di rendersene conto. Una sonora risata, seguita da un ironico “Si è fatta male, ragazzina?” la colse di sorpresa. Indispettita alzò lo sguardo per incrociare il volto divertito di… Masumi Hayami della Daito Art Production. I capelli biondi mossi dalla lieve brezza e gli occhiali da sole a proteggere le iridi dal riverbero accecante della neve. Era impeccabile, come sempre, anche con indosso quella tuta da sci azzurra e bordata di nero.
“Sto benissimo” bofonchiò la giovane, riscotendosi dalla sopresa, cercando di rimettersi in piedi, goffamente, giacchè ad ogni sforzo corrispondeva un pessimo risultato. Si era fermata in una zona dalla discreta pendenza ed ogni volta che tentava di rimettersi in piedi gli sci le scivolavano inesorabilmente verso valle. Saiyaka, Rey e Mina, che erano davanti a Maya prima del suo ruzzolone, si erano fermate leggermente più a valle e, non senza fatica, stavano risalendo a “scaletta” per aiutare l’amica così Maya si trovava da sola e totalmente esposta  al divertimento dell’uomo che più detestava al mondo. Rendendosi conto della sua posizione, ben poco onorevole, arrossì imbarazzata chinando lo sguardo. Non aveva proprio voglia di incrociare, anche per sbaglio, le iridi divertite dell’uomo.
“Mi permette un consiglio?” le chiese quest’ultimo, piantando entrambi i bastoncini nella neve, fissandola in volto pienamente consapevole delle emozioni che regnavano nell’animo della ragazza.
Maya avrebbe voluto dirgli di farsi gli affari suoi ma onestamente avrebbe preferito uscire da quell’imbarazzante situazione e il più in fretta possibile.
“Cioè?”.
Masumi sorrise a quella semplice parola, detta tra i denti. Doveva costarle parecchio accettare consigli da lui, era ovvio.
“Porti lo sci a valle in posizione leggermente più avanzata rispetto a quello a monte, poi punti le racchette e, tenendo il peso a monte, si tiri su” le suggerì, mettendosi al suo fianco, impedendole di fatto di scivolare ulteriormente a valle.
Seguendo il suggerimento la giovane, anche se un po’ faticosamente, riuscì a rimettersi in piedi proprio mentre Rey li raggiungeva.
“Tutto bene, Maya?” chiese quest’ultima lanciando un’occhiata sorpresa, seppur grata, in direzione di Hayami lasciando a dopo le congetture sulla sua presenza a Nagano.
“Non credo che si sia fatta male, a parte il suo ego” fu il commento divertito di Masumi che, all’occhiata carica di disappunto di Maya, proseguì imperterrito “Visto che ora c’è la sua amica posso anche andarmene. Faccia più attenzione la prossima volta”.
Maya, punta sul vivo, si affrettò a ribattere indispettita “Non le ho chiesto io di fermarsi” salvo perdere l’equilibrio e finirgli addosso, facendo piompare entrambi a terra sotto lo sguardo allilbito di Rey.
“Santo cielo, vi siete fatti male?” chiese subito la ragazza sganciando gli sci per avvicinarsi ai due.
Maya non la sentì nemmeno, troppo scossa. Al colmo dell’imbarazzo si rese conto di essere distesa sul corpo dell’uomo, con un suo braccio attorno alla vita come a sorreggerla, e i loro visi a pochissimi centimetri di distanza. Gli occhiali di Masumi erano finiti a terra, dietro la sua testa e lei si ritrovò a fissare il suo sguardo azzurro, intenso e insondabile, mentre avvertiva sotto la mano il sollegarsi regolare del suo petto. Una consapevolezza fisica che la sconcertò…
“Mi… mi scusi tanto” balbettò arrossendo come un pomodoro.

Era da un paio di minuti che la osservava nelle sue prodigiose evoluzioni da principiante, con un che di divertito. Quando l’aveva vista ruzzolare, in quel modo, notando come le amiche fossero un po’ troppo lontane da lei per poterla aiutare si era deciso a raggiungerla. Quella tuta rosa, color confetto, la faceva sembrare ancora più giovane di quanto non fosse rammentandogli ad ogni istante, impietosamente, l’abisso in fatto di anni che li separava. Evidentemente, per fare onore al regalo del “Donatore di Rose” si era infilata quei trabiccoli infernali ai piedi pur essendo evidente che non aveva mai tentato di scirare prima in vita sua. Si era divertito a stuzzicarla ma adesso, il suo corpo morbido disteso sopra il proprio, il suo viso così vicino eppure così lontano, lo avevano scosso più di quanto egli stesso volesse ammettere. Che diamine gli stava succedendo? Sentiva il suo respiro sul viso, e il proprio braccio attorno ai suoi fianchi… Per un istante, folle, avrebbe voluto stringerla possessivamente a sé e baciare quelle labbra di delicato corallo. Era forse impazzito? Doveva riprendere il controllo, e subito.

Gli occhi azzurri dell’uomo si erano incupiti, forse era in collera pensò la giovane mentre il suo volto era divenuto simile ad una maschera di marmo. Lo sentì irrigidirsi impercettibilmente prima di vederlo trarre un profondo respiro e risponderle, con misurata pacatezza.
“Lei è pericolosa, ragazzina. Riesce a scostarsi da me senza ruzzolare sino a valle o debbo aiutarla?”.
Bastò quella semplice frase a spezzare quella strana tensione, che l’aveva particolarmente turbata. Annaspando alla ricerca di una risposta la giovane balbettò.
“Io…Io non…” un’indecisione che si accentuò quando rammentò di avere ancora gli sci ai piedi, non indifferente impaccio.
Lo vide socchiudere gli occhi per un istante, come se stesse cercando di non cedere alla rabbia o all’istinto di riderle in faccia.
“Come non detto. Lasci andare le racchette, al resto penso io” le intimò, tuttavia, pratico mentre la giovane si affrettava ad obbedire.
Masumi si sollevò su un gomito e, usando la racchetta di May, finita al suo fianco sganciò i loro sci che scivolarono una trentina di centimetri verso valle, poi scostò la giovane alla sua destra facendola sedere sulla neve.
Rei, consapevole che la sua presenza era stranamente di troppo, si fece avanti solo in quel momento tendendo una mano all’uomo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Prego, Sig. Hayami”.
“Grazie” il tono asciutto ma cortese. Poi, ignorando la donna, Masumi si girò per aiutare Maya, a sua volta, ad alzarsi. In quel mentre anche Saiyaka e Mina raggiungero i tre, trattenendo a stento il riso che le aveva pervase alla vista del Presidente della potente Daito Art Production messo al tappeto, si fa per dire, dalla loro belligerante amica, ignare dello strano scambio di sguardi che solo Rei aveva, involontariamente, colto. Saiyaka, per altro, recava con se gli sci di Maya che aveva raccolto poco più in basso.
“Ah, no. Io non mi infilerò più quei cosi ai piedi. Ci rinuncio” borbottò contrariata la ragazza non appena se ne accorse mentre Masumi accettava di buon grado i propri e se li agganciava con estrema facilità.
Sentendo l’affermazione della ragazza l’uomo, che aveva riacquistato completamente il controllo di sé e delle proprie emozioni, non resistette dal fare un’ultima provocazione. In fondo a quello si riducevano sempre i suoi incontri con la giovane, a scaramucce verbali che infiammavano lei d’indignazione e lui di amaro rimpianto.
“Vorrei sapere come conta di giungere sino all’albergo, ovvero a valle, se non vuole più usare gli sci” le fece notare implacabile.
A quelle parole Maya si risentì,. Il vivido imbarazza provato poco prima spazzato via dall’irritazione che lui, solo, riusciva a far emergere così rapidamente in lei.
“Ma lei che diamine ci fa qui? Perché non è alla Daito Art Production a tessere intrighi?” sbottò infatti, di nuovo sul piede di guerra.
Masumi diede in un’alzata di spalle.
“Al contrario di quanto lei possa pensare anch’io ogni tanto mi concedo una vacanza. Arrivederci, ragazzina” e prima che lei potesse aggiungere qualcosa si volse rapidamente e con un’agile spinta si diresse verso valle, sci uniti, in uno stile realmente impeccabile, prima che la sua figura sparisse oltre il dosso. Maya, comunque, difficilmente avrebbe saputo ribattere. Totalmente colta di sorpresa dalla sua risposta. A dire il vero non si era mai soffermata a pensare che il Presidente della Daito Art Production potesse godersi una giornata di vacanza, lontano da intrighi e loschi affati, come tutti i comuni mortali. Evidentemente si sbagliava. Inoltre, dovette ammettere seccata, provava una certa invidia per la sua abilità con gli sci. Già un’abilità che avrebbe voluto fare propria in quel momento. Come odiava l’idea di doversi rimettere quegli aggeggi infernali ai piedi, sarebbe mai riuscita a tornare a valle tutta intera?

- continua -

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Seulement a Noel - Prima parte

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide e Ici Drive per avere recensito anche il secondo capitolo di questa storia. 
x Tetide: Secondo me la "magia del Natale" qualcosa combina....!!! In fondo "Seulement à Noel " significa "Solamente a Natale"...hehe!!!
x Ici Drive: Non anticipo nulla e non smentisco nulla, quello che è garantito è che si vedranno... spesso!!!


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Terza


Maya giocherellava distrattamente con la forchetta, spostando con fare distratto i pezzi di carota del contorno di verdure che stava innanzi al suo naso. Intorno un clima disteso e divertito mentre Mina e Sayaka discutevano su com’erano vestite le donne presenti nella sala, certamente abituate più di loro al lusso di quella sala da pranzo ricercata e notevole. Rei sorrise divertita ad una battuta fatta da Mina al riguardo di una corpulenta signora che, racchiusa in uno strizzatissimo abito da sera, si ingozzava con una eleganza senza pari di cibo. Notando, con la coda dell’occhio, l’espressione assente dell’amica si volse a studiare il volto di Maya. Da quando erano tornate in albergo, quel pomeriggio, la giovane si era chiusa in uno strano mutismo. Aveva rifiutato, ed era palese viste gli scarsi risultati acquisiti, di proseguire le lezioni di sci e aveva preferito dedicarsi ad una passeggiata in centro a guardare le vetrine. Non aveva insistito, e l’aveva lasciata fare, ma quell’atteggiamento assente la inquietava un po’.

“Non ti senti bene, Maya?” chiese dopo un attimo, con gentilezza. La vide sobbalzare, come punta da un insetto, mentre gli occhi neri si alzavano di scatto dal piatto per puntarsi sul suo volto.
“Oh, no. Sto benissimo. Sono solo un po’ stanca” si giustificò la giovane con un sorriso vagamente forzato.
“Evidentemente la giornata sui campi di sci, per te che non ci sei abituata, ti ha prosciugato un po’ troppe energie. Vedrai, dopo una dormita ti sentirai molto meglio” interloquì Mina in tono comprensivo.
Maya annuì prontamente portandosi, finalmente, il boccone di cibo alla bocca, smettendo di cinciscare con le posate. Rei considerò che probabilmente Mina aveva ragione. Si volse così a studiare l’ampia ed elegantissima sala. Su ogni tavolo troneggiava un candeliere circondato da una composizione floreale di chiaro stampo natalizio e la cristalleria era eccellente. Stava per tornare a prestare attenzione al cibo che il cameriere, comparso quasi dal nulla, le aveva posto davanti quando qualcosa, o meglio, qualcuno attirò la sua attenzione. All’altro capo della sala aveva appena fatto il suo ingresso Masumi Hayami, accompagnato da un paio di uomini un po’ attempati e dalla segretaria Misuki. Non ne era, a dire il vero, così sorpresa. Quell’Hotel a cinque stelle era sicuramente quanto di meglio offrisse quel villaggio turistico ed era ovvio, se non scontato, che Hayami avesse preso alloggio nel medesimo. D’istinto si volse a guardare in direzione di Maya e notò immediatamente la reazione della ragazza, che solo in quell’istante aveva notato la presenza del Presidente della Daito. Maya era impallidita all’istante. Mina e Sayaka non si erano ancora accorte di niente, prese com’erano dai loro pettegolezzi, ma Rei notò il tutto e in particolare notò lo sguardo che Hayami rivolse alla giovane quando, passando poco lontano dal loro tavolo, rilevò la loro presenza. Gli occhi azzurri di Hayami brillarono divertiti mentre un lievissimo cenno del capo palesava un saluto un po’ ironico, era un atteggiamento insolito per l’uomo, si sorprese a constatare…

A Maya era passato del tutto l’appetito. Con un gesto stanco posò le posate sul piatto, accidenti ma proprio a Nagano doveva andare Hayami? Non aveva un altro posto dove concludere i suoi affari? Il pensiero, poi, della figuraccia che aveva consumato quel pomeriggio, finendogli addirittura addosso come un sacco di patate, la fece arrossire sino alla radice dei capelli. Improvvisamente la sedia pareva essere diventata rovente. Iniziò ad agitarsi nel vano tentativo di scordarsi della presenza dell’inviso Presidente della Daito, ignorando lo sguardo attento di Rei posato su di lei. Alla fine, incapace di stare un minuto di più nella stessa sala con quell’uomo, Maya balzò in piedi attirandosi uno sguardo perplesso da parte delle amiche.
“Scusatemi, sono più stanca di quanto pensassi. Credo proprio che andrò in camera” bofonchiò come scusa, mentre un lampo di preoccupazione attraversava lo sguardo di Mina.
“Ma certo. Se posso darti un consiglio, un bel bagno caldo dovrebbe aiutarti a rilassare i muscoli indolenziti” disse prontamente scutando il visino arrossato dell’amica.
“Ok. Farò come suggerisci” disse distrattamente Maya prima di avviarsi a passo deciso verso l’uscita dalla Sala da pranzo, seguita da un paio di occhi di zaffiro con paticolare attenzione.

Masumi, non appena entrato nella sala aveva gettato uno sguardo ai presenti, sapeva perfettamente che Maya alloggiava in quell’Hotel, lui stesso aveva provveduto a farle riservare le due stanze pensò sorridendo lievemente. Non gli era occorso molto per notarla, in un tavolo d’angolo, seduta insieme alle amiche. Si era soffermato a studiare il suo abbigliamento semplice, ma sobrio, che stonava con lo sfarzo di alcune donne presenti agli altri tavoli ma tutto ciò ai suoi occhi non assumeva alcuna importanza. Quando era stato certo che la giovane avesse notato il suo ingresso le aveva volutamente rivolto quel cenno di saluto, appena abbozzato, non resistendo alla tentazione di quella piccola provocazione. Adesso, seduto al tavolo, aveva scorto con la coda dell’occhio la strategica ritirata della giovane, provando al contempo delusione e rabbia. Sapeva che era la sua presenza ad infastidirla e questo non poteva che ferirlo. Ignorando, tuttavia, il dolore sordo al petto che lo aveva colto a tradimento, finse assoluto interesse per la pedante conversazione intrappresa dal Sig. Kagawa, la cui Azienda si apprestava ad inglobare nella multinazionale Daito per conto del padre. Aveva scelto di concludere quell’affare proprio in quella stazione sciistica con la speranza, per altro vana ne era pienamente consapevole, di riuscire a mostrasi a Maya in qual modo diverso. Con un sorriso amaro accantonò definitivamente quei pensieri concentrandosi sul … lavoro.

Quando Rei raggiunse la stanza che divideva con Maya, la trovò calata nella penombra, evidentemente aveva frainteso la reazione della ragazza, doveva essere realmente solo stanca giacchè era già coricata e pareva dormire beatamente. Meglio così, una bella dormita non avrebbe potuto che farle bene.
La mattina seguente, di buon ora, le due ragazze scesero nella hall per unirsi alle compagne in un’abbondante colazione. Maya pareva sprizzare energia da tutti i pori.
“Allora Maya, come ci si sente dopo una bella dormita?” chiese Mina sorridendole gentilmente.
“Meravigliosamente, ne avevo proprio bisogno” disse la giovane, addentando con disinvoltura un profumatissimo ed invitante croissant alla crema. Dopo essersi rintanata, la sera prima, in camera ed avere mentalmente insultato un paio di volte l’inviso “affarista senza scrupoli” della Daito si era ripromessa di non pensarci più. Che consumasse pure tutti i pasti che voleva in quell’albergo, a lei non avrebbe più fatto né caldo né freddo e di certo non avrebbe perso l’appetito per questo.
“Che cosa facciamo oggi, ragazze? Ci tuffiamo lungo la pista come ieri?”chiese in quel momento Sayaka.
Per poco a Maya non andò di traverso il croissant. Ci mancava solo di essere costretta a reinfilarsi ai piedi quei trabiccoli infernali.
“Ah, no. Oggi io passo. Andate pure voi” disse prontamente.
Rei sorrise divertita, era palese che l’amica non trovava entusiasmante lo sci. Tuttavia rimaneva un problema, se lei con Mina e Sakyaka fossero andate a sciare Maya sarebbe rimasta da sola.
“Sai che ti dico, Sayaka. Oggi non mi sento particolarmente in vena per scapicollarmi giù da una pista. Credo che resterò con Maya a valle, magari a curiosare per il villaggio come due beate turiste, magari faccio qualche discesa nel pomeriggio” propose prontamente, guadagnondosi un’occhiata complice da parte di Mina che si ritrovò immediatamente ad approvare. Quando, una decina di minuti dopo, Sayaka e Mina si allontanarono in tenuta da sci Maya disse a Rei.
“Sei sicura che non ti andava di andare con loro? Non devi per forza tenermi compagnia, Rei”. Il tono era vagamente preoccupato.
Rei sorrise apertamente.
“Tranquilla, Maya. Su vieni, andiamo a bearci di questa splendida giornata di sole”.
Convinta dal tono gioviale ed allegro delll’amica Maya si affretto a seguirla. Ben presto fecero amicizia con un gruppo di ragazzini, in gita con la scuola, che stavano dandosi battaglia a palle di neve e Maya, con lo spiritito beato di una quattordicenne, si gettò nella mischia ridendo a crepapelle, prima di scagliare una palla di neve gigante contro Rei, coinvolgendola a sua volta. La battaglia, furibonda, imperversava da una buona mezz’ora, senza esclusione di colpi, sino a che Maya esasperata dall’essere stata presa a bersaglio preferito non prese a scagliare palle di neve a destra e manca, senza neanche prendersi il disturbo di guardare chi colpiva e pertanto rimase assolutamente spiazzata dall’improvvisa frase pronunciata da una voce dannatamente conosciuta.
“Una palla di neve non mi pare sufficientemente appropriata per abbattermi, ragazzina”. Il tono era ironico e vagamente divertito.
Maya si voltò di scatto, con una enorme palla di neve ancora in mano pronta per essere scagliata e un ‘espressione assolutamente allibita e colpevole dipinta sul volto arrossato dal freddo e dall’impeto di quella schermaglia divertente.
Masumi Hayami, nel suo impeccabile soprabito nero si stava indolentemente togliendo della neve dal bavero e dalla spalla, mentre gli occhi azzurri la osservavano attenti e divertiti. Ma possibile che con lui le riuscisse solo di combinare mezzi disastri? Confusa e imbarazzata balbettò un “Mi scusi tanto, non l’avevo vista”.
Al fianco di Masumi Misuki osservava divertita la scena, reggendo con pacata tranquillità la sua ventiquattrore.
“La prendo come buona. Certo che con o senza gli sci nei piedi lei è sempre pericolosa, ragazzina” fu la pronta risposta dell’uomo che lasciò perplessi i ragazzi e strappo un lieve sorriso a Rei che, improvvisamente, coglieva tutta la comicità di quella scenetta. Maya, tuttavia, non parve gradire l’uscita dell’uomo giacchè rispose piccata.
“Le ho già fatto le mie scuse. Che altro vuole?”.
Masumi, tuttavia, ignorò il tono.
“Accettate, non si preoccupi. Piuttosto mi domando per quale ragione oggi non ha deciso di cimentarsi nella discesa a pelle d’orso lungo le piste” commentò divertito, stuzzicandola volutamente.
Maya arrossì sino alla radice dei capelli. Quell’uomo era impossibile.
“Non sono affari suoi” ribattè duramente.
“Ha ragione. Comunque è un peccato non sfruttare un’attrezzatura così costosa, se non aveva intenzione di imparare ha sprecato soldi per niente” fu il laconico commento che le rese.
Rei notò, in quel momento, la sottile tattica dell’uomo. Una tattica che aveva già usato tempo indietro quando aveva portato Maya da un aperto rifiuto ad un astioso accettare l’invito a prendere parte con lui alla rappresentazione di un monologo di Ayumi Himekawa.
Maya, punta sul vivo, giacchè il non poter rendere onore al regalo del “Donatore di Rose” la infastidiva alquanto, balbettò un confuso.
“Non l’ho comprata io”.
Gli occhi azzurri di Masumi si accesero di una luce indefinibile quando si limitò a constatare.
“Ah, ora mi spiego. La sua presenza a Nagano, l’albergo e gli sci debbono essere un omaggio del suo misterioso ammiratore. Chissà come rimarrebbe deluso se sapesse che non ha apprezzato i suoi sforzi per compiacerla”.
Maya chinò il capo oppressa da quell’affermazione.
“Vorrei imparare ma credo di essere negata e poi per insegnare a me le mie amiche finiscono con il non divertirsi affatto” balbettò, prima di darsi mentalmente della stupida. Perché diamine stava dando delle spiegazioni ad Hayami?
Masumi si limitò ad osservare la giovane per un attimo, prima di consultare, con noncuranza, l’elegante e costoso orologio da polso.
“Capisco. A questo si può rimediare facilmente. Ora ho un impegno ma nel primo pomeriggio sono libero. Se vuole posso darle io qualche lezione”.
L’espressione sorpresa apparsa sul volto di Misuki era niente in confronto a quella che albergava su quello di Maya.
“Come ha detto?” balbettò la giovane con gli occhi neri sgranati, prima di riprendersi e rispondere un secco e perentorio “No, grazie”.
Masumi, tuttavia, doveva aver preso sul serio quell’idea giacchè non accennò minimamente ad andarsene e ribattè prontamente.
“Ha paura di sciare o di me?”.
Maya si rese conto di essere caduta in trappola. I ragazzini stavano ridendo apertamente di quello scambio di battute. Aveva appena detto che le sarebbe piaciuto imparare e se ora rifiutava era come ammettere che aveva paura di Hayami, cosa che non si sarebbe mai sognata di fare.
“Nessuna delle due, ma…” iniziò a dire salvo essere zittita dall’affermazione successiva dell’uomo, l’affondo che mise, metaforicamente parlando, Maya con le spalle al muro.
“Perfetto. Alle due e mezzo nella hall dell’albergo, con tuta sci e scarponi, così anche la sua amica potrà dilettarsi a sciare senza doversi preoccupare di lasciarla sola”.
“Ma insomma, io non ho detto di sì…” protestò comunque la giovane, anche se con minor convinzione di prima, ma perché Rei non diceva niente? Con una luce speranzosa si volse ad incrociare lo sguardo dell’amica ma ciò che uscì dalle sue labbra la lasciò alquanto interdetta.
“Sarebbe sciocco rifiutare, Maya. Il Signor Hayami ha una tecnica migliore di quella mia e di Sayaka e poi non ci vedo niente di strano. Avrà cura che non si faccia male, vero?” disse infatti in tono pacato rivolgendo le ultime parole direttamente ad Hayami che, con un lampo vagamente sorpreso nelle iridi azzurre, annuì lentamente.
“Stia tranquilla”.
Maya fulminò con lo sguardo la ragazza prima di voltarsi a fronteggiare Masumi. Due contro uno non era affatto leale, abbassando le spalle con aria rassegnata e bofonchiando un “Accetto, ma poi non si lamenti se si annoierà a morte” al fine si arrese.
Innanzi a quell’affermazione Masumi scoppiò a ridere prima di aggiungere.
“Non so perché, ma credo invece che mi divertirò e molto. A più tardi allora, Misuki” concluse poi rivolto alla segretaria che, sistemandosi gli occhiali da vista, annuì brevemente prima di seguirlo verso l’ingresso dell’albergo seguiti dallo sguardo infastidito di Maya.
“Traditrice”sibilò poi, rivolta all’amica, prima di allontanandosi a sua volta, lasciando Rei a fissarla con un sorriso rassegnato sul volto.
Rei sapeva che Maya era arrabbiata ma sentiva di avere fatto la cosa giuista.. Non avrebbe saputo spiegare esattamente le ragioni che l’avevano indotta ad assecondare la richiesta di Hayami, o meglio le conosceva ma dubitava fortemente che Maya le avrebbe accettate. Era da qualche mese che le sue impressioni al riguardo del giovane presidente della Daito Production avevano subito un sottile mutamento. Quando Maya aveva lasciato la Daito e si era ritrovata senza possibilità alcuna di recitare Hayami si era comportato in modo alquanto insolito. Si era presentato alla rappresentazione di “Sogno di una notte di mezz’estate” ove Maya interpretava il folletto Puck, offrendo una cospicua somma per lo spettacolo di beneficenza, e poi aveva trascinato Maya ad assistere al monologo “Giulietta” interpretato da Ayumi Himekawa. Era stato a quel punto che lei si era convinta che Hayami avesse in realtà l’intenzione di far riemergere in Maya il desiderio di tornare a lottare per la Dea Scarlatta, cosa che a conti fatti pareva assolutamente priva di logica. Con Maya fuori gioco, Hayami avrebbe avuto certamente minori difficoltà ad estorcere ad Ayumi, che era un’attrice Daito, i diritti di rappresentazione una volta che fosse stata ufficilizzata la sua designazione al ruolo dell’ambita parte. Del resto quando Maya si è presentata ai provini per le “Due Regine”, pur se la Daito aveva avuto voce in capitolo, era riuscita ugualmente ad ottenere la parte della Principessa Ardis per non parlare dalla pubblicità a vantaggio di Maya che era scaturita dalla “scommessa” vinta con Hayami. Onestamente cominciava a dubitare di essere in grado di comprendere quali fossero le reali intenzioni di quell’uomo, che una volta agiva contro la Sig.ra Tsukikage per poi avvantaggiare, in qualche modo, Maya. Forse il suo istinto si ingannava, ma inimicarsi completamente Hayami sarebbe stato poco saggio per Maya. Nonostante il successo delle “Due Regine” la sua posizione al riguardo della “Dea Scarlatta” era ancora molto delicata ed appesa ad un filo e Masumi Hayami non era, almeno per ora, intenzionato ad ostacolarla anche se non ne comprendeva il perché, in ogni caso sarebbe stato sciocco portarlo a cambiare idea.

- continua -

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Capitolo 4
*** Parte Quarta ***


Seulement a Noel - Prima parte

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide e Ici Drive per avere recensito anche il terzo capitolo di questa storia. 
x Tetide: Beh, in effetti Rei, da "esterna" alla vicenda riesce ad avare una visione più lucida e poi ha 4 anni più di Maya quindi un po' più matura ed esperta...hehe!!!.
x Ici Drive: La continuo, non preoccuparti!


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Quarta


Maya si era rifiutata di rivolgere la parola a Rei per le successive due ore, sino a quando le due ragazze non erano state raggiunte da Mina e Sayaka che, alquanto sorprese, appresero solo in quell’istante della strana proposta di Hayami.
Mina scambiò uno sguardo perplesso in direzione di Rei mentre Maya camminava nervosamente, avanti e indietro, per la stanza in attesa di scendere per pranzare.
“Si può sapere perché hai dato ragione ad Hayami?” chiese dopo un attimo di silenzio.
Rei si volse a studiare la sguardo confuso dell’amica e senza mostrare alcun ripensamento soggiunse prontamente.
“Se la cosa vi crea tanti problemi potete sempre offrirvi di unirvi a loro” e senza attendere replica si alzò e si avviò decisa verso il bagno. Cosa si aspettavano come risposta? Se avesse detto, davanti a Maya, cosa pensava dell’invito di Hayami non le avrebbe rivolto la parola per i prossimi tre anni. A questo punto non le restava che sperare che quel pomeriggio non si rivelasse un disastro colossale.
Sayaka scosse lievemente la testa. Forse erano eccessivamente prevenute, erano sempre tutte convinte che Hayami tramasse anche quando dormiva, magari era un invito di cui lui per primo, a mente fredda, si era già pentito. Se si fosse realmente presentato nella Hall alle due e mezzo… beh, Maya avrebbe avuto una movimentata lezione di sci.

Mizuki stava ricontrollando gli appunti sul blocknotes mentre Masumi si era alzato e si era portato innanzi all’ampia portafinestra della suite, ammirando il panorama mozzafiato.
“Ha preso nota di tutto?”.
In realtà quella di Hayami non era una domanda, conosceva bene la sua segretaria e sapeva che era una richiesta superflua.
Misuki levò lo sguardo nella sua direzione, puntandolo sulla sua schiena.
“Si, signor Hayami” rispose prontamente, consapevole che si trattava, di fatto, del modo con il quale Masumi sott’intendeva ^Abbiamo finito^.
Soddisfatto, l’uomo si volse a studiare il volto serio e composto della donna.
“Ottimo. Ormai è ora di pranzo. Per ora non ho più bisogno di lei, può prendersi il resto della giornata di libertà” sottolineò chinandosi a prendere una sigaretta ed accenendola con fare indolente.
Misuki annuì.
“Credo che farò qualche discesa lungo le piste” sottolinò poi, sistemandosi la montatura degli occhiali con fare indifferente mentre raccoglieva il blocco degli appunti e lo metteva nella pratica ventiquattr’ore.
Masumi non colse l’allusione. A volte Misuki aveva l’abitudine di intromettersi un po’ troppo in faccende che non la riguardavano.
“Come crede” si limitò a rispondere prima di voltarsi ed entrare nell’ambia stanza da letto, sulla sinistra, palesando che la conversazione era già conclusa.
Misuki sorrise lievemente sapeva di averlo irritato e, presa la ventiquattr’ore, lasciò la suite.

A pranzo Maya sbocconcellò a malapena quello che aveva nel piatto, troppo nervosa per riuscire ad avere fame, e la sua tensione crebbe ancora finchè alle 14.25 non si avviò, con passo stanco e mesto, verso la hall con la tenuta da sci al completo. Aveva così tanta voglia di tirare il bidone ad Hayami che per almeno una decina di volta meditò sull’idea di sparire dalla circolazione ma, mentre meditava il fatto per l’ennesima volta, lo vide arrivare. Istintivamente strinse a sé il paio di sci, come se potessero fare da scudo allo sguardo penetrante dell’uomo che la salutò con un leggero sorriso, innarcando un sopracciglio.
“Ammetto che sono sorpreso. Mi aspettavo di non trovarla” esordì dopo un istante e Maya si pentì immediatamente di non averlo fatto.
“Faccio sempre in tempo ad andarmene” ribattè piccata, ottenendo in risposta un sorriso decisamente più aperto che la indispettì.
“Su, coraggio. La giornata e splendida, la condizione della neve ottimale, non vorrà mica rinunciare proprio adesso” la prese bonariamente in giro l’uomo.
Giusto per evitare che proseguisse su quel tono, la giovane scosse la testa e senza replicare si avviò decisa verso l’uscita.

Hayami aveva ragione il cielo era terso, le piste già invase dai provetti e neofiti sciatori, sulla terrazza panoramica c’era gente che prendeva il sole  mentre il villaggio, sottostante, si stagliava lungo la valle mostrando la sua elegante ma semplice bellezza. Maya, interdetta sul da farsi, si blocco non appena giunsero alla spianata che dava agli impianti di risalita.
“Ha già preso lo ski-lift?” si sentì chiedere alll’improvviso mentre Masumi deponeva sulla neve i propri sci e li agganciava con estrema naturalezza. Maya lo fissò confusa per un attimo pertanto lui le indicò, con un gesto della mano, l’impianto di risalita che si trovava alla loro sinistra dove una discreta coda di sciatori attendeva pazientemente il proprio turno. Comprendendo ad un tratto a cosa si riferiva la giovane balbettò un confuso.
“No. Ho solo provato qui attorno, risalendo a piedi qualche centinaio di metri”.
Masumi non fece osservazioni al riguardo risparmiandole, di fatto, l’imbarazzo.
“Bene, vorrà dire che verificheremo quanto è stabile sugli sci, ragazzina, prima di avventurarci con i mezzi di risalita. Su, li infili che cominciamo”.
Maya lo avrebbe volentieri strozzato, perché diamine usava quel tono autoritario? Un istante dopo si ritrovò poi a pensare che lui sapeva sciare lei no, pertanto era meglio non protestare.
Stringendo i denti e trattenendo una rispostaccia si chinò ad agganciare quei trabiccoli, faceva fatica a considerarli in modo diverso, del resto almeno quello le riusciva senza troppi problemi. Aveva appena conclulso l’operazione che Rei, Sayaka e Mina passarono loro accanto, puntando decise verso lo ski-lift. Traditrici.
Masumi ignorò la cosa e con decisione impartì i comandi per la prima lezione.
“Ora scendiamo lungo il crinale, sulla destra. C’è una sorta di compressione. Lasci andare gli sci senza frenare e rallenterà automaticamente come reinizia la salita. Da lì saliremo ancora più a monte e poi torneremo indietro provando a girare a destra e a sinistra, tutto chiaro?”.
Maya guardò nella direzione che indicava domandandosi dove diamine volesse andare.
“Ma io non sono capace di risalire con gli sci ai piedi?” obiettò, valutando che sarebbe stata costretta a farlo vista la ripidità del pendio.
“Non è un problema, ragazzina. Le insegnerò io a farlo. Adesso mi segua” e detto questo non le diede il tempo di ribattere e con una rapida spinta delle racchette si lanciò lungo la discesa della compressione, mostrando di fatto a Maya come avrebbe dovuto fare. Beh! Visto da lui sembrava una cosa piuttosto semplice… Prendendo un lungo respiro Maya si diede una lieve spinta con le racchette. Quando iniziò a prendere velocità, a sci uniti, fu colta dalla paura ed, istintivamente, cercò di frenare a “spazzaneve”, come le aveva insegnato Sayaka, questo però le fece perdere lo slancio ed invece di trovarsi al fianco di Masumi dall’altro lato della compressione si trovò esattamente a metà risalita mentre gli sci, in contro pendenza, la stavano facendo tornare indietro.
“Non resti sulla verticale. Si porti sul fianco della pista” fu il secco ammonimento di Hayami. Impacciatissima Maya finì con il cadere nel tentativo di seguire il suggerimento, mentre scivolava lentamente di qualche metro verso valle.
^Perfetto!^ pensò stizzita. ^Ho appena messo gli sci nei piedi è già sono caduta come un sacco di patate. Ma perché ho accettato di prendere lezioni da Hayami?^
L’oggetto delle sue considerazioni, frattanto, l’aveva raggiunta fermandosi al suo fianco, sollevando un piccolo sbuffo di neve. Maya ebbe la spiacevole impressione di un dejà-vu poco simpatico. Questa volta si sarebbe rimessa in piedi senza travolgerlo, si ripromise.
“Perché non fa mai quello che le dico?” fu la domanda di Masumi tra l’esasperato e il divertito al contempo.
“Gliel’ho detto che non sono capace” bofonchiò la giovane rifiutandosi di guardarlo in viso.
“E già si arrende? La credevo più combattiva. E’ con la stessa grinta che vuole lottare per la Dea Scarlatta?” fu la sardonica risposta che ottenne.
Risentita da quell’affermazione Maya alzò bruscamente la testa.
“Non si illuda, non rinuncerò alla Dea Scarlatta e quando l’avrò ottenuta non le cederò mai i diritti di rappresentazione” fu la secca risposta che gli rivolse mentre gli occhi neri si accendevano di una luce di sfida e determinazione. Era talmente arrabbiata per quell’affermazione che si alzò in piedi, con l’aiuto delle racchette, senza nemmeno rendersene conto, per poterlo fronteggiare meglio.
Inaspettatamente Hayami sorrise. Un sorriso aperto, così diverso da quelli ironici e beffardi che solitamente le riservava.
“Ottimo, vedo che provocarla dà i suoi frutti. Visto che è in grado di rimettersi in piedi da sola possiamo anche procedere con la lezione. Dobbiamo raggiungere, a scaletta, la cima della compressione. Mi segua e imiti esattamente i miei movimenti, vedrà non è difficile”.
Frastornata la giovane rimase a fissarlo a bocca aperta mentre questi si metteva al suo fianco e le mostrava come spostare il peso da uno sci all’altro, paralleli, aiutandosi con le racchette, per risalire la pendenza.
“Allora, aspetta forse l’invito?” la rimbrottò bonariamente vedendo che non lo imitava. A quel punto Maya si rese conto, con sgomento, che Masumi Hayami aveva il potere di farle dire o fare le cose contro la sua stessa volontà e la cosa era assolutamente sconcertante. Anche adesso che avrebbe desiderato essere a chilometri di distanza dall’inviso presidente della Daito Art Productions, si ritrovava invece impegnata a seguire, scrupolosamente, le sue istruzione e risalire, lentamente ma senza intoppi, il pendio innevato con gli sci ai piedi.

Due ore più tardi.
“Rei? Perché ti sei fermata?” chiese Mina accostandosi all’amica che pareva essere intenta ad osservare qualcosa che si trovava più a valle, sulla sinistra.
“Umh!? Niente di particolare” soggiunge la giovane, ma i suoi occhi sorridevano divertiti. “Riprendiamo pure la discesa” e senza dare ulteriori spiegazioni diede una vigorosa spinta e si lanciò versò valle. Mina scosse la testa perplessa. Certo che sia Maya che Rei erano proprio strane in quei giorni.
Rei non era strana, semplicemente soddisfatta. Di lato alla pista che stavano percorrendo scorreva, per un tratto, l’impianto di risalilta del Baby (la pista per principianti – N.d.A.) e proprio in quel momento aveva scorto Maya, con entrambe le mani saldamente aggrappate al bastone dello ski-lift, salire verso la cima con Hayami dietro le spalle a fornirle suggerimenti per come avrebbe dovuto comportarsi una volta arrivati in cima. Niente male davvero, in sole due ora Hayami era già riuscito a trascinare Maya sullo ski-lift. Se pensava che lei e Sayaka ci avevano provato per una giornata intera non poteva che venirle da sorridere. Forse, tutto sommato, non si era sbagliata sul suo conto…

Non appena lasciato andare lo ski-lift, ed essersi spostata sulla destra, Maya venne immediatamente raggiunta da Hayami che la gratificò poggiandole delicatamente la mano sulla spalla, con un gesto incoraggiante, lasciandola alquanto disorientata e… turbata. Era così insolito, non solo il gesto ma la situazione stessa. Dopo il primo impatto aveva trovato interessante quella lezione di sci. Hayami era deciso e non accettava titubanze ma al contempo sapeva rassicurarla e questo l’aveva sorpresa alquanto.
“Ottimo. La prima volta sullo ski-lift e nessun ruzzolone. Direi che si potrebbe quasi festeggiare” disse Masumi, a quel punto, spezzando il vago imbarazzo della giovane. E ti pareva se non la stuzzicava.
Maya lo guardò di traverso, sorprendendosi del fatto che sorridesse apertamente sembrava che si divertisse. Nulla toglieva al fatto che lo avrebgbe strozzarlo volentieri, giacchè non la prendeva mai sul serio, ma il pensiero di essere riuscita a fare una cosa che sino a quel mattino le pareva impossibile smorzò il suo risentimento e, non cogliendo l’ironia dell’uomo, chiese.
“E adesso che si fa?”.
Masumi si sistemò le racchette e poi, con decisione, rispose.
“Si scende a valle. Coraggio. Come abbiamo fatto sin’ora. Dietro di me e segua il ritmo”.
Maya annuì prontamente. Oramai aveva capito come funzionava la cosa. Era un gioco di equilibri e di sincronismo dei movimenti. Grazie ai consigli di Hayami riusciva a girare a destra ed a sinistra senza troppi problemi e riusciva a fermarsi con un buon spazzaneve che concludeva con un abbozzo di Cristiania (perdonatemi conosco la fonetica della parola ma non la grafia – N.d.A.). Lieto di non udire proteste Masumi si avviò lentamente lungo il pendio percorrendolo in diagonale da destra a sinistra, da sinistra a destra con Maya alle spalle che seguiva, passo passo, le sue istruzioni. Giunti alla fine del lungo “muro” (tratto di pista in forte pendenza – N.d.A.) Masumi lasciò scorrere gli sci per poi fermarsi verso la fine del pianoro imitato dalla giovane.
“Ottimo, ragazzina. Sta facendo progressi. Metà pista senza cadere e con un discreto stile” commentò quando fu raggiunto dalla giovane osservando il suo visino arrossato dal sole, dalla fresca brezza di quota e dalla fatica, con un lieve sorriso compiaciuto ad inclinare la piega sensuale delle labbra.
Maya respirò a fondo per rallentare il ritmo del cuore un po’ accellerato per lo sforzo prodotto. Il “muro” era stato difficile per lei. Si era irrigidita in un paio di punti e questo le aveva procurato una certa stanchezza alle gambe. Aveva bisogno di rifiatare un attimo, ma era felice. Ammirando il panorama e gli altri sciatori, di cui molti intenti negli esercizi che Hayami le aveva fatto fare per tutto il pomeriggio, provò un intimo moto di soddisfazione. Tutto sommato sciare non era affatto male quando si evitava di ruzzolare ogni cinque metri. Dopo qualche istante si volse a studiare l’espressione di Masumi, intento a scrutare l’orizzonte e a respirare profondamente la fine aria di montagna con palese piacere. Doveva ammettere che quel pomeriggio lo aveva trovato diverso. Non sapeva nemmeno lei definire le sensazioni che aveva provato, semplicemente dopo aveva finito con l’assaporare il piacere di imparare a sciare e si era sorpresa a non trovare così irritante la sua compagnia.
“Sa sciare da molto Sig. Hayami?” si ritrovò a chiedere, stupita per prima dalla propria domanda, esternazione palese del desiderio di conversare con l’uomo che credeva di odiare di più al mondo.
Masumi parve un po’ spiazzato dalla domanda, tanto che non rispose subito.
“E’ un modo per dirmi che è stanca e vuole fare una pausa?” chiese di rimando, sorridendo vagamente divertito dalla smorfia di disappunto della giovane. Prima che, tuttavia, Maya potesse rispondere fu lui a sciogliere l’imbarazzo improvvisamente calato tra di loro.
“Aggiudicato. Penso che qualche minuto di pausa non guasti” e così dicendo si tolse gli sci e, conficcate le racchette nella neve, si sedette a bordo pista invitandola a fare altrettanto.
Maya, che in realtà la pausa la desiderava, lo imitò con piacere.
Masumi fissò per un attimo il cielo, come a rincorrere dei pensieri molto lontani indietro nel tempo pur se pienamente consapevole, anche troppo, della presenza della ragazza al suo fianco. Per la prima volta Maya pareva interessata a conversare con lui, senza chiudersi a riccio e non voleva sprecare l’occasione.
“Ho imparato quando andavo alle scuole medie” fu poi la risposta che le diede.
Maya volse lo sguardo a studare il suo volto, gli occhi azzurri celati dagli occhiali da sole e i biondi capelli scompigliati dal vento. Così non appariva l’imperturbabile uomo d’affari, sembrava più giovane e…. attraente. Quella constatazione la fece arrossire di botto, fortuna che lui non la stava guardando. Ma cose le passava per la testa? Rendendosi conto che il silenzio si stava prolungando e poteva diventare imbarazzante si affrettò a mutare lievemente argomento. Osservando un gruppetto di ragazzi che, giungendo dalla pista a nord che incrociava per un tratto il Baby, scendevano in perfetto stile slalom simulando un percorso intricato tra immaginari paletti, si ritrovò a considerare…
“Deve essere bello saper sciare senza problemi e lanciarsi lungo le piste in velocità, con il vento tra i capelli” attirando l’attenzione di Hayami “Hanno l’aria di divertirsi molto” concluse poi e per esplicare meglio il senso delle proprie parole indicò il gruppetto che spariva oltre il costone.
Masumi rimase in silenzio per un po’, tanto che Maya credette che non avesse udito le sue parole poi disse semplicemente “Un tempo lo trovavo divertente come loro. Ora è diventato quasi un obbligo”. Poche parole che però turbarono la giovane. C’era una vena di amarezza nel suo tono.
“Come?” chiese confusa.
Masumi si rese conto di avere dato voce ai propri pensieri ed imbarazzato tentò di schermirsi. Come spiegare a Maya che il piacere di lasciarsi cullare dal vento, lanciandosi lungo una pista in compagnia di amici, era un lusso che il presidente della Daito Art Productions non poteva più permettersi da anni?
“E’ da molto tempo che non scio per il puro piacere di farlo. Solitamente porto quassù qualche attempato membro della concorrenza e tra una sciata e una cena cerco di concludere un proficuo affare” bofonchiò, dando libero corso ai propri pensieri e lanciando un’occhiata all’orologio da polso. Erano quasi le 17.00. Quel ricordo lo aveva messo a disagio.
“Ora è meglio se scendiamo a valle. Date le sue capacità ci vorranno almeno altri venti minuti, giusto in tempo prima che inizi a tramontare il sole” disse pertanto rimettendosi in piedi ed allacciando gli sci.
Maya, per riflesso, lo imitò ma un pensiero ben preciso era ora balenato alla sua mente, evocato da quelle parole.
“Sig. Hayami. Quale affare doveva concludere con me oggi? La “Dea Scarlatta”?” domandò seriamente la giovane, provando improvvisamente un profonda delusione. Stupida e lei che aveva iniziato a pensare che a volte Hayami potesse essere diverso… Senza attendere replica si diede una brusca spinta con gli sci piantandolo in asso. Non gli avrebbe permesso di portare oltre quella pagliacciata. Certo che si era divertito, era quasi riuscito a farle abbassare la guardia…
“MAYA!” le urlò dietro Masumi, gettandosi al suo inseguimento. Insensata di una ragazzina dopo il pianoro ed una lieve compressione iniziava il “muro” finale di gran lunga più impegnativo di quello che avevano passato. Quell’incosciente si sarebbe buttata a capofitto senza sapere come diamine fermarsi.

^Stupida^ continuava a ripetersi la ragazza mentre, intravvista la compressione, lasciava andare gli sci uniti. Ci mancava solo di doversi fare l’ultimo pezzo a “scaletta”. Stavolta non si sarebbe lasciata ingannare. Doveva allontanarsi da Hayami, lo sapeva che era sbagliato che non avrebbe mai dovuto accettare quell’assurda proposta. Lui lo faceva solo ed esclusivamente per la Dea Scarlatta…
Masumi la intravvide in mezzo alla gente. Come sospettava stava prendendo uno slancio eccessivo per superare la depressione. Doveva fermarla. Zizzagando per evitare un gruppetto che procedeva molto lentamente si lanciò sulla sinistra infilando il canalone fuori pista che tagliava in mezzo agli alberi e sbucava, trasversalmente, sul “muro” giusto in tempo per incrociare la giovane che, perso il controllo degli sci, ruzzolava sulla neve strisciando per una ventina di metri verso valle.
“RAGAZZINA!” urlò mentre il cuore gli balzava in petto per la preoccupazione. In meno di un secondo la raggiunse, sganciandosi alll’istante gli sci per verificare che tutto andasse bene.

Maya, accecata dalle lacrime che avevano preso a scorrerle sul viso, non si curò minimamente del fatto che la maggior parte delle persone rallentasse in prossimità della cima della compressione e, senza frenare, si lanciò a valle fatto salvo accorgersi all’istante di acquistare una velocità vertiginosa che le fece perdere l’equilibrio mentre il cielo diveniva improvvisamente il pavimento e la neve il soffitto di un mondo che rotolava vorticosamente come un caleidoscopio multicolore. Vagamente udì l’urlo di Masumi, mentre chiudeva gli occhi pregando in silenzio che quel capitombolare folle avesse termine all’istante. Quando il mondo smise di girare, e il terreno sotto la schiena divenne stabile e… fermo osò riaprire gli occhi mentre qualcuno, evidentemente preoccupato, le si era fermato accanto e le toglieva la neve dal viso e dagli occhiali. Erano mani gentili si ritrovò a considerare, prima di incrociare un paio di iridi azzurre decisamente inquiete.
“Va tutto bene, ragazzina?”.
C’era ansia nella voce di Masumi, non poteva ingannarsi. Ancora frastornata dal capitombolo la giovane riuscì solo a balbettare un confuso “sì”.
“Riesce a rimettersi in piedi?” si sentì chiedere.
“Io…”
Masumi fissò il visino pallido. Era evidente che non si era fatta niente di male solo un gran bel  spavento, tuttavia il capitombolo era stata piuttosto brusco e la giovane appariva evidentemente confusa. Rassicurato, con calma l’aiutò a mettersi in piedi e l’accompagnò al lato della pista, facendola sedere su un soffice cumulo di neve riportata, compiaciuto del fatto che la ragazza fosse finalmente docile e non bizzosa e si lasciasse aiutare.
“Mi aspetti qui, vado a recuperare i suoi sci” le disse poi in tono calmo ma perentorio.
Maya, che dopo la bravata di prima non si sognava minimamente di muovere un solo passo su quella dannata pista senza di lui, annuì brevemente. Un paio di minuti dopo Masumi la raggiungeva, scrutando il suo visino che aveva ripreso un po’ di colore.
“Si rende conto che poteva farsi male? Mi ha fatto preoccupare” le disse in tono duro, sostando in piedi innanzi alla giovane.
“Strano, una gamba rotta mi avrebbe messo fuori gioco per la “Dea Scarlatta”, le avrei fatto un favore” balbettò Maya, gli occhi neri carichi di risentimento e lucidi di lacrime trattenute. Ora che lo spavento era scemato la collera nei suoi confronti era tornata ad emergere.
Masumi sospirò. Possibile che non riuscisse a dire o fare mai la cosa giusta con lei?
“Posso sempre attendere il momento propizio e rompergliela di persona…” bofonchiò a denti stretti, irritato.
Un lampo di timore passò nelle iridi scure della giovane e ad esso Masumi non seppe resistere.
“Per l’amor del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di farle del male fisico? Se è questo che pensa di me non ha capito proprio niente”.
C’era delusione e rabbia nel tono della sua voce.
“Mia madre…” riuscì solo ad obiettare la giovane e lo vide sbiancare in volto, mentre un velo di rimpianto e di colpa velava i suoi occhi azzurri. Cosa risponderle? Era consapevole della propria colpa, dannatamente consapevole. Con un sospiro rassegnato si limitò a dire.
“Touché” poi, ignorando l’espressione confusa comparsa sul volto della giovane, le tese una mano.
“Andiamo, ragazzina. L’accompagno all’albergo. Sarà lieta di liberarsi di me”.
Maya si ritrovò a studiare la profondità di quegli occhi azzurri come il mare. Lo aveva ferito, incredibile ma vero era riuscita a ferire il Presidente della Daito Art Production eppure, stranamente, la cosa non le diede alcun piacere. Abbassando lo sguardo mormorò debolmente.
“Mi dispiace” prima di accettare la mano tesa dell’uomo e rimettersi in piedi.
Pur se sorpreso Masumi non fece commenti e si limitò ad osservarla mentre si rimetteva gli sci ai piedi pronta e seguirlo, questa volta con la dovuta prudenza, sino alla fine della pista.
Quando si fermarono, a pochi metri dall’albergo, Masumi spezzo il silenzio con una semplice frase. Non poteva permettere che Maya pensasse che quella giornata fosse stata una manovra per ottenere la “Dea Scarlatta”. Non questa volta.
“Sciare oggi non è stato un obbligo, ragazzina. E’ stato un piacere, almeno sino ad un certo punto”.
Parole pacate e prive di sarcasmo. Maya si volse sorpresa a guardarlo proprio mentre Misuki, quasi avesse spiato il loro arrivo, li raggiungeva interrompendo qualunque possibile spiegazione.
“Mi perdoni per il disturbo, Sig. Hayami. Volevo solo rammentarle che tra un’ora ha la cena con i rappresentanti della televisione francese” disse la donna, dopo avere salutato Maya con un cortese cenno del capo.
Masumi si irrigidì impercettibilmente, irritato per quell’intrusione, ma la sua voce era calma e ferma quando rispose alla segretaria.
“Ha perfettamente ragione, Misuki. Ci vediamo tra un’ora nella hall”.
“ Sig.rina Kitajima vuole che l’accompagni? “chiese poi in tono deciso alla giovane.
Maya rimase interdetta per un attimo. Decisamente cominciava a non capirci più niente su quell’uomo. Una cena d’affari in piena vacanza ma la lezione di sci era stato un piacere, almeno sino a quando non gli aveva rammentato la sua responsabilità riguardo la morte della madre. Davvero quella giornata era priva di qualsiasi interesse professionale, ma solo il desiderio di fare una cosa che in fondo amava? Se così perché proprio con lei? Tanti sé e tanti ma che tuttavia non rispondevano al quesito fondamentale. Chi era veramente Masumi Hayami? Più per abitudine, che per altro, rifiutò l’offerta.
“Non è necessario. Non voglio farle fare tardi al suo appuntamento. Buona serata” disse in tono compito.
Hayami, era palese, doveva avere fatto la proposta per pura cortesia, giacchè si limitò ad un secco “Come preferisce” e senza indugiare oltre fece cenno a Misuki di seguirlo sparendo dall’ingresso secondario dell’albergo.
Maya, circondata da gente che chiacchierava allegramente di ritorno dalle piste dopo una giornata di puro divertimento, con il sole che arrossava il tramonto sulla valle e le vetrate della hall che riflettevano quel mirabile spettacolo, si sentì improvvisamente… sola e con una stranissima sensazione di vuoto in fondo al cuore. Era come se fosse stata delusa dalla fretta di Masumi di liberarsi di lei. Perche?

- continua -

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Capitolo 5
*** Parte Quinta ***


Seulement a Noel - Prima parte

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide e Ici Drive per avere recensito anche il quarto capitolo di questa storia. 
x Tetide: In effetti Maya è parecchio "lenta" nel comprendere se stessa e soprattutto le reali intenzioni di Masumi. Lui invece è chiuso a riccio, al solito, per paura di essere respinto.
x Ici Drive: Ecco il nuovo capitolo, spero ti piaccia.


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Quinta


Maya era rientrata in albergo con un senso di solitudine e disagio che non aveva provati per tutto il pomeriggio. Perchè quella fastidiosa sensazione di avere rovinato tutto? Rovinato cosa poi, visto che lei manco voleva prendere lezioni di sci da Hayami? Era assurdo, totalmente illogico, ma un paio di perlacee lacrime le solcarono, silenti, il volto. Perchè? Fu in quelle condizioni che se la ritrovò davanti Rei una decina di minuti dopo.
"Maya, ma cosa è successo?" chiese la giovane preoccupata. Tutto si sarebbe aspettata tranne quel visino così triste. Ma cosa poteva essere accaduto? Solo un paio d'ore prima, quando li aveva intravvisti sullo ski-lift, pareva tutto normale.
Per tutta risposta, la giovane le chiese diretta "Perchè hai appoggiato Hayami? Sai che lo detesto" ma nel suo tono non c'era accusa o rancore, solo... tristezza.
Rei rimase un po' spiazzata per quella domanda. Evidentemente quei due avevano finito con il litigare, come al solito.
"Vedi Maya" provò a spiegare "non ci ho visto niente di male. In fondo avevate già passato un'intero pomeriggio insieme, a teatro, tempo fa..." ma innanzi all'espressione infastidita comparsa sul volto dell'amica decise di cambiare atteggiamento e di dirle le cose esattamente come stavano.
"Senti Maya puoi anche non rivolgermi più la parola se vuoi ma per favore ascoltami. So che odi Hayami a causa di tua madre, di quello che le è successo, più che per la Dea Scarlatta" parole che colpirono Maya nel profondo perchè le sapeva vere. "Il punto" riprese Rei "è che ho l'impressione che, almeno, per tua madre lui si senta responsabile e in colpa".
"Cosa?" la interruppe bruscamente Maya, l'espressione che stava a testimoniare come la considerasse un'idea folle, Hayami avere rimorso per qualcosa. Impensabile. Rei però non si fece smontare dal suo scetticismo e proseguì imperterrita.
"Rifletti, Maya. Non avrebbe senso, altrimenti, il suo strano modo di spronarti a recitare, quando invece la logica lo vedrebbe ad approfittarne per distruggerti e tagliarti fuori definitivamente dai giochi. Ripensa a "Le Due Regine...".
Il viso di Maya divenne pallido, mentre la sua mente seguiva il corso delle congetture dell'amica. Non ci aveva pensato ma, in fondo, Hayami avrebbe avuto tutti i mezzi a disposizione per impedirle di avere il ruolo di Ardis, invece così non era stato e non solo, grazie alla scommessa vinta da Maya, questi l'aveva ricoperta di fiori di apprezzamento, segno pubblico e palese della sua considerazione per la recitazione della ragazza.
"... per questo ho pensato che un pomeriggio da soli, lontano da teatri, rappresentazioni ma semplicemente impegnati in un passatempo neutrale potesse aiutarvi a deporre, almeno su quello, l'ascia di guerra. Non per lui Maya ma per te. Questa storia ti sta logorando. Se ho sbagliato, mi dispiace" concluse infine Rei in tono spento e dispiaciuto. Le cose, purtroppo, non erano andate come aveva sperato, questo era evidente.
Maya rimuginava ancora su quelle parole che le aprivano nuove prospettive su cui riflettere mentre, con un gesto stanco, si toglieva la giacca a vento e si sedeva sulla sponda del letto. Non aveva alcun senso prendersela con Rei, a ben vedere.
"Rei non sono arrabbiata pensavi di aiutarmi adesso lo capisco. Comunque non è successo niente, stai tranquilla" soggiunse poi in tono più tranquillo.
L'amica non parve, tuttavia, convinta tant'è che chiese risoluta.
"Se non è successo niente perchè allora piangevi?"
Maya si stringe nelle spalle con un gesto sconsolato. A saperlo!!!
"Il fatto è che alla fine non mi è affatto spiaciuto sciare, prendere lo ski-lift e passare il pomeriggio in sua compagnia solo che, come sempre, ho rovintato tutto. L'ho accusato di avere mire sulla Dea Scarlatta e così è finita che abbiamo litigato. Solo che alla fine sono sempre e solo io la stupida che ci sta male. Tutto qui".
Rei la fissò a bocca aperta. Possibile che Maya non fosse consapevole di cosa in realtà le sue parole rivelavano? Eppure era palese, a ferirla non era stata la lite in sè, no era stato il fatto che aveva litigato con ... lui. Questa era decisamente una novità, anche se non sapeva proprio se considerarla positivamente o negativamente. Comunque fosse Maya era già confusa di suo senza che si prendesse la libertà di puntualizzare sulla cosa. Meglio lasciarla tranquilla per un po' e minimizzare l'accaduto.
"Coraggio, Maya. Non pensarci più. Levati questa tuta e fatti una bella doccia rilassante e vedrai che poi ti sentirai meglio".
Con un gesto stanco la giovane annuì.
Dieci minuti dopo il getto rigenerante dell'acqua le scioglieva i muscoli indolenziti per la giornata sulle piste e per la tensione che stentava ad abbandonarla.
*Oh, Rei.* penso la giovane insaponandosi i capelli. *Perchè io e Hayami non riusciamo mai a capirci? Fraintendo sempre tutto. Il punto è che penso sempre che ogni cosa lui faccia sia per ottenere la Dea Scarlatta, così finisco per non capire mai se e quando, invece, è sincero. Anche oggi, è stato bello trascorrere questo pomeriggio con lui, era così diverso dal solito*. Che Rei avesse ragione? Che l'insensibile presidente della Daito Art  Production provasse davvero rimorso per quanto era accaduto a sua madre? Le pareva impossibile, eppure... era sembrato sinceramente ferito dalle sue parole, su quella pista. Cosa provava davvero Masumi Hayami? Improvvisamente si rese conto che le sarebbe tanto piaciuto saperlo.


Il quadrante della sveglia digitale segnava le 01.30. Con un gesto infastidito l'uomo scostò le coperte e si mise a sedere sul bordo del letto.
"Maya".
Cosa diamine aveva pensato di fare proponendo alla giovane una giornata di sci sulle piste? Di farle dimenticare chi era? Idiota che era stato. Al solito non ne combinava una giusta. Se solo ripensava con quanta sconsideratezza era fuggita, quello era il termine appropriato, da lui e si era infilata in quel dannato "muro"... avrebbe potuto farsi seriamente del male, piccola sciocca. Per non parlare poi di quella frase che ancora gli bruciava nell'anima.
“Per l’amor del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di farle del male fisico? Se è questo che pensa di me non ha capito proprio niente”.
“Mia madre…”
Quanto avrebbe dovuto pagare ancora? Quanto? Ogni giorno ripensava alla sua parte nella tragica scomparsa di Haru Kitajima senza riuscire a placare quel sordo senso di colpa. Sapeva che Maya lo odiava per questo e niente, niente che potesse fare avrebbe potuto cambiare quella dannata situazione. Con un gesto rabbioso si levò in piedi avvicinandosi all'ampia porta-finestra che dava sulla spianata innevata antistante l'albergo, ora immersa nell'ombra della notte. Solo le stelle testimoni della sua notte insonne, così come il suo volto maschio, teso e stanco, riflesso dal vetro appariva come un pallido fantasma, una coscienza tardiva che restava ancora a tormentarlo.
Doveva tenersi lontano da lei. Avrebbe dovuto evitare di turbarla ancora e di fare ulteriormente male a se stesso. Era stata un'idea folle quella di farla andare su quelle montagne, per quel Natale, sperando che lontano dalla città e dal teatro potesse instaurare un minimo di dialogo con lei, mostrarsi diverso. Tutto inutile, avrebbe dovuto saperlo. Con un gesto stanco si passò una mano tra i biondi e serici capelli prima di voltarsi verso il letto e accendere la abat-jour. Visto che non gli riusciva di chiudere occhio meglio revisionare le carte per l'accordo commerciale che dovevano siglare il 24, si disse risoluto, indossando la comoda veste da camera e andando nel salottino attiguo. Almeno avrebbe tenuto la mente occupata per un po'.

I giorni successivi trascorsero in una relativa calma. Hayami praticamente non lo avevano visto in circolazione e Maya aveva avuto modo, comunque, di far fruttare le lezioni da lui impartitele sugli sci, così da riuscire a divertirsi in compagnia delle amiche. A dire il vero Maya aveva provato una certa apprensione all'idea di potersi imbattere, anche solo per sbaglio, in Hayami lungo i corridoi dell'albergo o lungo le piste di sci ma, poichè tutto ciò non avvenne, iniziò a rilassarsi anche se stupidamente, perchè era veramente stupido a ben pensarci, una parte di lei ne era rimasta... dispiaciuta.
Tra una sciata, una gita tra i negozi del paese ed una lotta a palle di neve giunse all'ultimo giorno dell'anno. L'Albergo Takaji, dove le quattro giovani soggiornavano, aveva organizzato un grande Cenone di San Silvestro con tanto di Veglione Danzante a seguito e ovvio Maya e le sue amiche si ritrovarono parte di questo rumoroso ma allegro e coinvolgente modo di festeggiare. L'idea aveva elettrizzato un po' tutte, del resto non è che capitasse spesso di poter trascorrere così lussuosamente un evento come il Capodanno. Si trovavano in camera quando un fattorino dell'albergo bussò alla porta recando tre pacchi ed uno stupendo mazzo di rose scarlatte.
"E' lui, Maya" esordì Rei, che si era presa l'incarico di aprire.
Maya le corse incontro prendendo il mazzo di rose, mentre l'amica posava i pacchi sul letto. Sul bigliettino c'erano poche parole.
"Ho pensato che ne avrebbe avuto bisogno per il Veglione. Auguri di vero cuore. L'ammiratore che la pensa sempre".
Con una certa impazienza Maya aprì i pacchi scoprendo così che si trattava di uno splendido vestito da sera di velluto color crema, con i polsi delle maniche e il collo in morbido raso lucido crespato, un paio di scarpe di vernice crema con il tacco e la punta testa di moro, e una paroure di orecchini e girocollo punto luce a forma di rosa.
"Mio Dio, Maya. Con tutti questi regali la prossima esibizione sul palcoscenico dovrà essere strepitosa per ringraziarlo di tanto disturbo" disse Rei sorridendo divertita e vagamente impressionata. Per quel Natale il misterioso amico di Maya aveva speso una piccola fortuna.
Maya quasi non la sentì. L'unica cosa che riusciva a pensare era quanto fosse felice che lui si ricordasse sempre di lei.
"Forza, Maya. Infilati nella doccia che dobbiamo prepararci" disse risoluta Rei per strapparla al mondo dei suoi sogni ad occhi aperti.


"Ha provveduto per quella consegna speciale?" chiese Masumi, non appena mise piede nella propria stanza, seguito dalla segretaria. Misuki annuì brevemente. "Si signore. A quest'ora sarà gia stato tutto recapitato".
"Perfetto" sentenziò soddisfatto prima di voltarsi a studiare il volto impassibile della donna.
"E' tutto Misuki. Ha fatto un eccellente lavoro oggi. Da questo momento si ritenga libera, come promesso iniziano le sue vacanze".
Il tono di Masumi era leggermente ironico, giacchè sapeva perfettamente che pur essendo in "libertà", almeno per quella sera, Misuki avrebbe finito con il passare la serata ugualmente con lui al Veglione organizzato dall'albergo.La donna, in ogni caso, si limitò ad annuire brevemente rammentandogli solo "Alle 21.00 nella Sala Grande" per poi eclissarsi, lasciandolo solo.
A dirla tutta sarebbe decisamente più saggio non prendere parte a quel Veglione. Avrebbe finito con il passare la serata a fingere di non cercare con lo sguardo Maya tra i presenti, e a tentare di intrattenere una conversazione, per una volta non di lavoro, con la propria segretaria. Peccato che fosse così dannatamente masochista da non voler rinunciare all'idea di vedere la "sua" ragazzina con indosso il vestito che aveva scelto personalmente di regalarle, giusto per poi incrociare il suo sguardo infastidito non appena lei si fosse accorta della sua presenza. Con un gesto stanco si tolse la cravatta ed iniziò a slacciare i bottoni della camicia, mentre si avviava verso il bagno. Aveva bisogno di una lunga e rigenerante doccia. In fondo gli affari quel giorno erano andati bene. Aveva concluso un accordo più che proficuo per la Daito, perchè allora si sentiva così... vuoto?

L'elegante pendolo a muro della Hall stava suonando gli ultimi rintocchi delle 21.00 quando Maya e le sua amiche fecero capolino nella "Sala Grande" dov'era allestito il Veglione. Subito rimasero abbagliate dalla magnificenza dei lampadari e del marmo della pavimentazione. Notarono immediatamente che i tavoli erano stati disposti a "corona" lungo i lati della sala per lasciare ampio spazio al centro per quando sarebbero iniziate le danze. In fondo alla sala c'era un piccolo soppalco dove già si erano schierati i musicisti. Alle pareti drappi rossi a tema e piccole ghirlande di biancospino e vischio erano appese ai capitelli delle colonne. Cristallerie e porcellane raffinate, insieme a candelabri e mazzi di fiori, adornavano infine ogni tavolo. La sala era già gremita di gente, probabilmente alla serata prendevano parte anche degli invitati che non facevano parte della clientela dell'albergo. Notarono subito che i tavoli erano tutti da 6 o 8 coperti, pertanto avrebbero dovuto dividerlo con qualcuno. Stavano giusto domandandosi dove avrebbero dovuto sederesi quando un cameriere, in inappuntabile completo rosso e nero, si avvicinò a loro offrendosi di accompagnarle al loro tavolo.
"Prego, da questa parte" disse in tono cortese, ma impersonale, scortandole verso il lato sinistro della sala.
"Caspita, ho l'impressione di prendere parte ad un ballo principesco" esordì Sayaka divertita e al contempo lievemente spiazzata da tanto sfarzo.
"Non dirlo a me, comincio a pentirmi di avere insistito per presentarmi con il mio solito tailleur gonna pantalone" disse Rei sorridendo.
Maya stava per ribattere che faceva sempre in tempo ad andare a cambiarsi quando la vista dell'uomo e la donna che le attendevano al tavolo la fece da prima impallidire per poi arrossire vistosamente.
^Non ci posso credere^ pensò la giovane ^Hayami!^

Aveva trovato Misuki seduta al bar della Hall in silente attesa, fasciata in un elegante tubino di raso bianco e argento con un modesto spacco laterale. Senza dire una parola le aveva teso la mano invitandola a seguirlo e adesso sedevano, l'uno accanto all'altra, al proprio tavolo registrando la presenza di altri quattro coperti a testimonianza che avrebbero avuto compagnia durante la cena. La sala era già quasi gremita al completo ma non c'era ancora traccia di Maya.
"Il personale e il Maitre hanno fatto un notevole sforzo organizzativo" disse Misuki osservando con occhio critico la sala e le decorazioni.
"Sì, direi che almeno a livello scenografico la serata si presenta come soddisfacente" commentò Masumi a sua volta, come se stesse valutando la scena di un teatro, lasciando spaziare lo sguardo azzurro attraverso tutta la sala.
"Ed ecco il brutto anatroccolo che si trasforma in cigno" soggiunse ad un tratto Misuki, con un tono divertito nella voce, facendogli voltare repentinamente la testa in direzione dell'ingresso.
^Non è possibile!^ considerò mentalmente Masumi, sinceramente colpito e spiazzato. Maya il cui corpo non più acerbo, ormai aveva vent'anni, era morbidamente carezzato dall'abito che lui stesso aveva scelto. La scollatura era castigata ma le scopriva parte delle spalle e della schiena per poi scivolare morbida sul davanti nella rigonfiatura del bordo di raso crespato. Il velluto del busto e della gonna lunga, poco sotto il ginocchio, scendeva morbido ad accarezzare i fianchi assecondando i movimenti della giovane. I capelli acconciati in un morbido chignonne, che lasciava sfuggire distrattamente un paio di ciocche, a incorniciare il visino d'elfo. Quella non era la "sua" ragazzina, quella era una splendida fanciulla. Per la prima volta si rese conto che Maya era cresciuta davvero e la cosa lo turbò.
Misuki si limitò ad osservare il suo capo in silenzio.
^Sig. Masumi, un giorno mi disse che avrebbe aspettato che Maya crescesse ma ora che lo ha fatto, avrà il coraggio di rivelarsi a lei o resterà un ombra per sempre?^ pensò osservando lo sguardo rapito dell'uomo, domandandosi come avrebbe reagito alla situazione che stava per prospettarsi. Infatti il cameriere stava accompagnando Maya e le sue amiche proprio nella loro direzione, o meglio, al loro tavolo.
^Ma che diamine!^ pensò l'uomo rendendosi conto che, fuori da ogni previsione, il caso gli stava giocando un inaspettato scherzo. Maya e le sue amiche al loro tavolo, impossibile. Con un'occhiata in tralice verso Misuki considerò se non dovesse essere piuttosto una strana manovra della sua fin troppo intraprendente segretaria, ma non aveva tempo ora per quella considerazione. Doveva riprendere il suo solito sangue freddo per affrontare Maya Kitajima e il resto della serata evitando di impantanarsi in metaforiche sabbie mobili. L'ironia a salvarlo, come sempre.
"Salve, ragazzina. Devo ammettere che questa sera è particolarmente elegante".

- continua -


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Capitolo 6
*** Parte Sesta ***


Seulement a Noel - Parte Sesta

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide, NicotrisAmaltea e garakame per avere recensito il quinto capitolo di questa storia. 
x Tetide: Concordo, inoltre entrambi hanno delle motivazioni, o almeno credono tali, per vedere sempre il comportamento dell'altro con sospetto il che li porta sempre e solo a ferirsi a vicenza. Zucconi!
x NocotrisAmaltea: Ti ringrazio molto per aver recensito la storia. Spero che il seguito non ti deluda...hehe!!!

x garakame: Beh, in effetti Masumi tutto miele e versione corteggiatore con Maya non ce lo vedo, sarebbe decisamente OOC. Il problema è che si tratta di una persona che nei rapporti interpersonali è fondamentalmente maldestro.

Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Sesta


Rei, Mina e Sayaka fissarono confuse, quanto Maya, l'uomo e la donna che li attendevano al tavolo. Masumi Hayami, elegantissimo nel suo smoking nero, si era alzato in piedi e con un gesto di cortesia aveva atteso che il cameriere le facesse accomodare prima di tornare a sedersi, il tutto nel più totale ed imbarazzato silenzio. La tensione era palpabile tanto che Rei cercò disperatamete una frase di circostanza per spezzare quel silenzio innaturale, fu comunque Masumi a fare la prima mossa."Ho l'impressione" disse in tono discorsivo "che il Maitre di Sala abbia pensato che quattro attrici e il Presidente della Daito Art Production, con segretaria al seguito, potessero avere molti spunti in comune e pertanto svariati argomenti di conversazione idonei ad intrattenersi durante la serata".
Maya sobbalzò sulla sedia mentre la sorpresa e il disagio lasciavano lo spazio ad una sorda rabbia.
"Vuol dire che non è stato lei ad organizzare tutto?" sbottò alla fine, gli occhi neri che lampeggiavano irritati.
Sayaka e Mina si scambiarono uno sguardo d'intesa evitando, prudentemente, di proferire parola. A differenza di Maya non erano così usuete avere contatti con il potente Presidente della Daito e non amavano particolarmente l'idea di prenderlo, come dire, di petto. Rei, per contro, attendeva placidamente la risposta dell'uomo, con una vena di genuina curiosità.
Masumi sorrise lievemente, uno di quei suoi sorrisi cortesi di circostanza.
"Anche se la cosa può stupirla, no. Sono rimasto sorpreso quante lei". Notando l'espressione poco convinta della giovane concluse con un lampo ironico nelle iridi azzurre "Tuttavia, se preferite posso chiedere al Maitre di cambiare le assegnazioni".
Maya rimase a fissare il volto dell'uomo provando il profondo impulso di mandarlo al diavolo. Non gli credeva affatto. Rimase tuttavia sorpresa quando lo vide alzarsi in piedi, imitato da Misuki, pronto ad allontanarsi dal tavolo. Fu a quel punto che Rei decise di intervenire.
"La prego, Sig. Hayami. Non è assolutamente necessario" disse, consapevole di attirarsi l'ennesima occhiata allibitia da parte di Maya e compagne. "Perdoni la nostra reazione è che siamo rimaste spiazzate, non immaginavamo di dover dividere il tavolo con qualcun'altro. L'imbarazzo palesato varrebbe con chiunque sedesse al vostro posto" concluse poi in tono cortese. Hayami innarcò lievemente un sopracciglio, unica reazione al discorso accorato della ragazza, per poi fissare il volto contratto di Maya e cercare nei suoi occhi la conferma. Non l'avrebbe forzata a condividere il tavolo con lui quella sera se lei non lo avesse voluto. Proprio in quel momento un cameriere si avvicinò al tavolo per servire l'aperitivo fermandosi in perplessa attesa. Maya comprese che Masumi stava aspettando la sua risposta e suo malgrado decise che fare una scenata e chiedere all'uomo di cambiare tavolo sarebbe stato decisamente assurdo e fuori luogo.
"Niente frecciate ironiche, Sig. Hayami?" chiese in tono basso e stringato, almeno quelle voleva evitarsele, già la sua presenza le avrebbe fatto andare la cena per traverso, accidenti.
Masumi si rilasso impercettibilmente concedendole un breve sorriso accondiscendente mentre rispondeva deciso.
"Aggiudicato. Niente frecciate ironiche ambo le parti. Consideriamo questa serata come una tregua" concesse tranquillo riaccomodandosi, sempre imitato da una silenziosa e attenta Misuki, per poi fare cenno al cameriere che poteva servire.
Masumi non sapeva se essere lieto o meno della piega presa dagli eventi ma decise, con la solita pragmatica praticità, di tentare di sfruttare l'inattesa occasione al meglio. Per prima cosa occorreva sfoggiare tutto il suo repertorio da "pubbliche relazioni" per sciogliere l'atmosfera da naufragio del Titanic. Non appena il cameriere si allontanò prese decisamente in mano la situazione. Con naturalezza si rivolse a Mina e Sayaka in tono cordiale e cortese.
"La Sig.na Rei la conosco già, ho avuto modo di scambiare in passato qualche parola con lei, non credo però di avere il piacere di conoscere voi. Rammento tuttavia alcune vostre interpretazioni come in "Piccole Donne" e in "Sogno di una notte di mezza estate".
Incredibilmente Sayaka arrossì sotto lo sguardo attento ma cortese dell'uomo prima di presentarsi, seguita a ruota da Mina, mentre anche Misuki si inseriva nella conversazione rammentando di avere già incontrato le ragazze qualche volta, quando si occupava come manager di Maya per conto della Daito. Rei si rilassò, concedendosi un breve sospiro di sollievo, ringraziando la prontezza di spirito di Hayami che, con abilità, stava tessendo una buona trama di conversazione senza coinvolgere, per ora, Maya dandole così il tempo di sbollire la rabbia. Maya rimase per un po' in silenzio. A dire il vero uscì dal suo ostinato riserbo solo quando vennero serviti gli antipasti. Hayami aveva intavolato una vivace conversazione sui vari tipi di teatro esistenti in Giappone e poi aveva spostato la dissertazione sul singolare "Teatro delle Ombre" tradizione cinese. Maya non seppe resistere alla sua innata curiosità di sapere, specie quando si trattava di teatro, e alla fine si ritrovò a chiedere, quasi suo malgrado.
"Ha mai assistito ad una rappresentazione, Sig. Hayami?".
Misuki, che sino a quel momento aveva seguito a ruota la "guida" di Masumi, rilevò l'abilità con la quale aveva, al fine, stuzzicato la curiosità della giovane facendole scordare il risentimento che pareva convinta di dover palesare per tutta la serata.
Masumi, con naturalezza rispose alla giovane.
"Due anni fa, in occasione di un viaggio di lavoro a Shangai. Uno spettacolo molto interessante, dove anche l'accompagnamento musicale vuole la sua parte".
"Sarebbe possibile assistere a spettacoli di questo genere anche qui a Tokyo?" chiese invece Rei, interessata a sua volta.
"Temo di no. Se trovate comunque interessante l'argomento ci sarà, a maggio, una mostra delle arti teatrali dell'Oriente presso la Biblioteca Nazionale. Anche il teatro delle "ombre" sarà presente, anche se in forma temo piuttosto ridotta".
Maya annuì brevemente. Doveva ammettere che l'idea di quella Mostra non le spiaceva affatto. Doveva andarci, si disse.
Il resto della cena trascorse incredibilmente senza intoppi. Per altro Maya si trovò a considerare che Hayami era un uomo raffinato e colto, al di là del cinismo dell'uomo d'affari, c'era anche questo nuovo aspetto, insieme a quello che le aveva mostrato durante la giornata trascorsa sulle piste, del suo carattere che doveva ammetterlo in fondo non le dispiaceva. Quando, tuttavia, l'orchestra diede l'apertuta alle danze, poco prima che venisse servito il dessert, un attimo di imbarazzo calò sul loro tavolo. La stra grande maggioranza degli ospiti si era infatti riversata sulla pista mentre Maya e le amiche avevano improvvisamente concepito l'idea di essere diventate un decoro della tapezzeria. Masumi risolse, da par suo, la situazione cogliendo di sorpresa persino Misuki.
"Poichè sono l'unico uomo a questo tavolo temo che dovrete accontentarvi di me come cavaliere questa sera. Misuki, mi concede questo ballo?" disse infatti alzandosi in piedi, tendendo la mano alla segretaria che lo fissò con un'espressione sinceramente sorpresa.
"Non temete, tengo in serbo un ballo per ciascua di voi, Sig.rine" disse poi strizzando lievemente l'occhio in direzione di Maya che si ritrovò ad arrossire sino alla radice dei capelli mentre Rei scoppiava a ridere prima di ribattere, per nulla imbarazzata "Io passo, Sig. Hayami. Non ho l'abito adatto".
Masumi accolse con un sorriso sinceramente divertito l'osservazione della giovane prima di allontanrsi verso la pista da ballo con Misuki.
"Scherzava, vero?" chiese a quel punto Mina mentre considerava rapidamente che tutto sommato l'idea di ballare con il Presidente della Daito non era poi così da buttare via.
Rei sorrise guardando il visetto imporporato di Maya.
"Temo di no, Mina ma come ho già detto, io passo" disse in tono serafico facendo sorridere Sayaka.
Dopo un attimo di silenzio quest'ultima considerò, osservando Hayami e Misuki che ballavano a centro sala.
"Certo che stanno molto bene insieme. Sarebbero una gran bella coppia".
Maya, a quell'affermazione, rischiò di soffocarsi con il sorso d'acqua che stava bevendo per darsi un contegno. Il Sig. Hayami e la Sig,na Misuki? No, impossibile. Beh! Sì, insomma. Hayami non era interessato alle donne, solo agli affati e poi Misuki era solo la sua segretaria... allora perchè quella considerazione di Sayaka le dava fastidio? Era assurdo. Ma poi a lei cosa gliene importava di Hayami e della sua vita privata? Niente, eppure non riuscì a staccare gli occhi dalla coppia che volteggiava, sicura, in mezzo alla pista. E se Sayaka avesse avuto ragione?

Ignaro delle considerazioni che avvenivano alle sua spalle al tavolo Masumi approfittò di quel ballo per levarsi il dubbio che lo assillava dall'inizio della serata.
"Misuki, le riconosco notevole intraprendenza e spirito d'iniziativa ma non accetterò un'altra intromissione come quella di stasera nella mia sfera privata" disse in tono freddo, cercando lo sguardo della donna celato dietro gli occhiali.
La donna abbassò lievemente lo sguardo per una frazione di secondo prima di rispondere con sincerità.
"Non era mia intenzione, Sig. Hayami. Quando il Maitre mi ha contattato per sapere quale disposizione per la cena avrebbe potuto esserle gradita ho solo fatto presente che se ci fosse stato qualcuno, tra gli ospiti, dell'ambiente dello spettacolo sarebbe stato più conveniente. Niente di più".
Masumi ponderò in silenzio la risposta della segretaria.
"Diciamo che le credo, ma l'avvertimento è sempre valido" sentenziò alla fine in tono deciso.
La donna si limitò ad annuire brevemente per poi restare in silenzio. Innanzi al contegno riservato, ma forse ferito, della donna Masumi per una frazione di secondo si sentì in colpa. Misuki era sempre efficiente, discreta e pragmatica. Lo sfiorò il dubbio di avere esagerato.
"Forse la responsabilità è mia. Non essendo abile a ritagliarmi spazi privati le ho dato l'idea di non averne. Consideriamo chiuso qui l'argomento" si decise a concedere sorprendendo la donna, questo fu palese, mentre la musica finiva e la riaccompagnava al loro tavolo.

Come promesso Masumi fece da cavaliere, a turno, alle ragazze riservando volutamente l'ultimo ballo per Maya. La ragazza, da par suo, viveva la situazione con l'impressione assurda di essere seduta su una graticola, invece che su di una comoda sedia con fondo imbottito e rivestito di velluto damascato. La giovane era consapevole che il Presidente della Daito non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di trascinarla in pista a sua volta, dopo aver fatto volteggiare per un paio di volte Mina e Sayaka. Disperatamente la sua testolina cercò di escogitare una scusa valida, ed indolore, per rifiutare l'invito ma prima che potesse aprire bocca si ritrovò sulla pista da ballo con l'aria di un pesciolino fuor d'acqua e Masumi che le diceva semplicemente.
"Abbiamo già ballato una volta, in passato. Non sia a disagio, Maya" posandole una mano, calda e forte, delicatamente sulla schiena mentre con l'altra tratteneva la destra della ragazza prendendo il tempo del valzer che l'orchestra aveva appena iniziato a suonare.
Maya, imbarazzatissima, fissava insistentemente lo sparato della camicia da smoking dell'uomo, il fatto che fosse parecchio più alto di lei le forniva un valido alibi per evitare di guardarlo in faccia.
"Il valzer dovrebbe conoscerlo piuttosto bene. Ne "Le Due Regine" l'ho vista piroettare sul proscenio con una certa grazia" le disse stuzzicandola brevemente Masumi, voleva che la smettesse di atteggiarsi a piccola martire per uno stupido ballo. La frecciatina giunse subito a segno perchè Maya alzò immediatamente il viso con un cipiglio altero.
"Mi pareva avesse promesso che non ci sarebbero state frecciatine, Sig. Hayami" disse poi in tono stringato, appena percettibile.
Masumi le concesse un sorriso spontaneo e divertito.
"Ha ragione, le chiedo scusa. Ormai è quasi mezzanotte, l'anno vecchio sta per finire mentre uno nuovo, ricco di sorprese, sta per iniziare" disse in tono discorsivo, depistando la conversazione su argomenti decisamente meno spinosi.
Maya annuì brevemente, anche se in quel momento provava uno strano disagio che poco aveva a che fare con la battuta di Masumi riguardo il ballo. La mano di Masumi che posava indolente sulla sua schiena era così ... calda!!! Rammentò di avere già provato una sensazione simile in passato e per questo arrossì lievemente. Masumi prudentemente non rilevò a voce questa sua reazione e si limitò a guidarla, sempre danzando, verso la parte meno affollata della pista, accanto all'ampia porta-finestra dove l'aria era più fresca e respirabile. Lì Maya si sentì un po' meglio, anche se il profumo maschio dell'uomo continuava a solleticarle le nari e a darle un vago senso di vertigine. Per distrarsi tentò di conversare.
"Emh! Credo di doverla ringraziare per la lezione di sci, sono riuscita a prendere lo ski-lift in questi giorni e a non ruzzolare troppo" disse a bassa voce, evitando cautamente di sollevare il viso a cercare il suo sguardo. Lo sentì irrigidirsi impercettibilmente prima di scoppiare a ridere. Infastidita sollevò il viso a lanciargli un'occhiata di aperto disappunto.
Masumi tornò serio anche se gli occhi continuavano a brillare divertiti quando parlò.
"Mi perdoni, Maya. Il fatto è che lei ha un modo tutto suo, alquanto singolare, di fare le proprie scuse o di porre ringraziamenti. Comunque sono lieto di apprendere che la lezione di sci è servita. Suppongo sia stato decisamente più divertente il suo soggiorno qui a Nagano in questi ultimi giorni" disse in tono cortese e privo di ironia.
Maya riabbassò lo sguardo confusa. Rendendosi conto che la giovane provava una sorta di imbarazzo atavico a conversare pacificamente con lui, Masumi riprese l'iniziativa, come già aveva fatto a tavola per tutta la sera.
"Ha mai assistito ad una fiaccolata sugli sci?" chiese in tono neutro osservando il viso della giovane illuminarsi di sorpresa.
"Come? Ecco... esattamente cosa sarebbe?" rispose infatti titubante, temendo di procurare nuova ilarità nell'uomo, cosa che tuttavia non avvenne anzi ottenne una dettagliata spiegazione.
"E' tradizione, la notte di Capodanno, che sulle piste di sci venga fatta una fiaccolata. In sostanza i maestri di sci percorrono la pista con fiaccole tra le mani creando figure, spirali o scritte di auguri, scendendo verso valle. Sicuramente la faranno prima dei fuochi artificiali per salutare il nuovo anno. Se vuole avere modo di vederla, tuttavia, non è possibile dalle vetrate della Sala del Veglione, è necessario uscire sulla terrazza panoramica. In quel caso le consiglio di andare ad indossare qualcosa di decisamente più caldo" concluse dando una rapida occhiata all'elegante orologio da polso. Maya ora era veramente curiosa.
"Mi piacerebbe vederla. Non credo che avrò un'altra occasione per farlo" disse con genuino interesse dimentica dell'imbarazzo. Masumi, con un lieve sorriso, annuì.
"Torniamo al tavolo allora, così lei e le sue amiche potrete andare a procurarvi qualcosa con cui ripararvi dal freddo. Se la cosa non le spiace, io e Misuki vi attenderemo nella hall" propose in tono gentile e saudente.
Maya sbatte rapidamente le palpebre un po' sorpresa ma non vedeva motivo di rifiutare, in fondo c'era una tregua in corso, così accetto con un lieve cenno del capo.
Nè Rei nè Misuki manifestarono sorpresa, avevano già sentito parlare della fiaccolata, e comunque anche Mina e Sayaka erano propense ad assistervi così in breve si allontanarono dal tavolo dirigendosi alle rispettive stanze, ormai mancava poco all'inizio del nuovo anno.

- continua -


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Capitolo 7
*** Parte Settima ***


Seulement a Noel - Parte Sesta

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide per avere recensito il sesto capitolo di questa storia e spero che il finale che oggi posto non vi deluda.
x Tetide: In effetti se rimaneva la tensione per tutta la setata prima o poi c'era un'esplosione di Maya stile tsunami...hehe!!!

Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Settima


Meno di dieci minuti a mezzanotte. Il cielo ero un manto nero puntellato di stelle stupende, così grandi da illudere di poterle toccare con un dito. L'aria gelida sferzava i volti dei presenti ma la moltitudine di corpi rendeva comunque un certo tepore all'ambiente circostante. La terrazza, addobbata anch'essa a festa, evidentemente non era poi così grande come le era parsa in un primo momento, considerò Maya. In effetti erano quasi pigiati come sardine e da dove si trovavano difficilmente le sarebbe riuscito di vedere qualcosa tranne che i fuochi d'artificio perchè sparati proprio sopra la sua testa o quasi. Accidenti, l'ennesima volta in cui rimpiangeva di essere così bassa e goffa... uffa! Con un gesto di disappunto scacciò dietro l'orecchio un ciuffo di capelli ribelle, sfuggito allo chignonne.
"Ecco, lo sapevo, da qui non vedo niente" bofonchiò contrariata facendo ridere Rei al suo fianco mentre una nuvoletta di condensa fuoriusciva dalla sua bocca e assumeva bizzarre forme, sospinta dalla brezza, prima di sparire.
"A questo si può rimediare" rispose prontamente Masumi, poco dietro di lei. In effetti, alto com'era anche se fosse rimasto l'ultimo della fila lui sarebbe riuscito ad intravvedere qualcosa ugualmente pensò Maya ancor più infastidita. Un momento, aveva detto qualcosa...
"Cioè?" chiese speranzosa.
Masumi le sorrise lievemente prima di indicare con la testa un piccolo balconcino, veramente ridotto sembrava quasi un piccolo loggione a due posti, posto poco sopra l'ingresso principale dell'Albergo. Maya lo fissò a bocca aperta. Certo lì non c'era nessuno ma... insomma non ci stavano tutti e sei.
Rei, che aveva seguito la loro conversazione e la direzione presa dal loro sguardo, fece la medesima considerazione di Maya solo che la ritenne un'ottima idea. Aveva l'impressione che Hayami cercasse una scusa per poter parlare con Maya in privato e ben sapendo com'era finita la famosa giornata sugli sci considerò che forse voleva che si chiarissero.
"Ma certo. Non preoccuparti per noi Maya, io da qui vedo mezza pista e anche Sayaka e Mina hanno una discreta visuale. Vai pure con il Signor Hayami, ci ritroviamo poi in sala finito lo spettacolo" disse pacata.
Maya le lanciò un'occhiata sorpresa, rammentando all'improvviso che l'opinione di Rei sul Presidente della Daito non era proprio uguale alla sua. Come diamine aveva fatto Hayami a "corrompere" la sua migliore amica? Scosse la testa dandosi della stupida. Cosa c'era di male a stare su un terrazzino a vedere i fuochi artificiali, anche se era in compagnia di Masumi Hayami?
"Emh! Va bene Signor Hayami. La seguo" disse arrossendo in viso, e non era per il freddo, sotto lo sguardo attento di Misuki che si lasciò sfuggire un lievissimo sorriso consapevole delle "manovre" del proprio capo.

Defilandosi in silenzio i due passarono dalla scalinata che partiva dalla Hall, e saliva al primo piano, per poi deviare in un corridoio laterale che si apriva su una piccola saletta adorna di poltroncine ai lati e un tavolinetto posto al centro ricolmo di riviste, con addobbi natalizi sparsi quà e là, al fondo della quale si trovava una piccola porta finestra che consentiva l'accesso al balconcino. Masumi, dopo averla aperta, si fece galantemente da parte per consentire a Maya di accedervi per prima, ponendosi poi tranquillamente al suo fianco. Lì, lontani dalla calca, il freddo si avvertiva decisamente più pungente e l'uomo ebbe l'accortezza di porsi dal lato dal quale spirava la brezza notturna, quasi si sfioravano, così da fare scudo con il proprio corpo alla giovane e permetterle di beneficiare in parte del calore che emanva dal medesimo. Maya se ne accorse e, non senza imbarazzo, lo ringraziò timidamente.
"Dovere" rispose sbrigativo Masumi, cercando di ignorare l'improvviso desiderio di prenderla tra le braccia per proteggerla meglio dal freddo. In suo soccorso il grido di giubilo proveniente dalla terrazza, che avvertiva dell'inizio della fiaccolata. Senza più dire niente i due si volsero ad ammirare l'operato dei maestri di sci. Lo spettacolo era magico e surreale. Quelle luci tremolanti che scendevano lungo il versante della montagna, disegnando con maestria e precisione scritte di auguri, che salutavano l'anno che finiva, per aprirsi in un ventaglio come ad accogliere quello in arrivo. Maya era rapita come in un sogno, non immaginava potesse avere un simile fascino invece la suggestione ricreata era molto forte. All'improvviso sobbalzò, spaventata, al primo assordante botto. L'avviso che i giochi pirotecnici avrebbero avuto inizio. Con il cuore in gola la giovane levò lo sguardo verso il cielo nero lasciandosi catturare dalla girandola, mirabile, di mille forme e colori che si dipanava come una ragnatela nel velluto notturno della volta celeste, sempre più coinvolta e incurante dell'assordante eco e rimbombo delle detonazioni nella valle per poi commentare, con voce carica d'emozione "Sono bellissimi" avvicinandosi inconsapevolmente a Masumi sino a toccarlo per reprimere un brivido improvviso di freddo, come se fosse la cosa più naturale del mondo che lui fosse lì a condividere insieme a lei quel momento.

"Sì... bellissimi" disse Masumi, in tono basso e arrochito, ma non si riferiva ai fuochi artificiali, no l'uomo neanche più li guardava troppo intento ad osservare il viso della giovane al suo fianco. Fortuna che Maya non lo osservava o avrebbe potuto vedere la profonda emozione che lo stava dominando. Serrò i pugni nel tentativo di riprendere il controllo di se stesso. Il gesto incosapevole e fiducioso della giovane, che gli si era spontaneamente avvicinata, lo aveva sorpreso spingendolo a cercare il suo volto per rimanere folgorato da ciò che vi vide. I colori nel cielo danzavano di riflesso sul visino radioso della giovane ammantandola di un'aurea di tenera dolcezza. Quando l'eco dell'ultimo fuoco si spense, in lontananza, si ritrovò a fissare i suoi occhi neri sorridenti. Cielo da quanto non vedeva in quel viso, rivolto a lui, una simile espressione? Praticamente da sempre. Avrebbe voluto congelare quel momento nel tempo, fermare le lancette dell'orologio e restare per sempre su quella minuscola terrazza ma sapeva che non era possibile. Dominando, grazie ad anni di sperimentato autocontrollo, il proprio turbamento si limitò a dire riscuotendosi "Su venga Maya, rientriamo. Fa realmente freddo qui fuori" riaprendo la porta vetrata facendole cenno di precederlo all'interno.

Maya ancora sinceramente emozionata dallo spettacolo al quale aveva assistito, con quel coinvolgimento tutto suo che spesso la faceva sembrare stranita, si volse a cercare lo sguardo di Masumi. Chissà se anche al freddo e compassato Hayami era piaciuto lo spettacolo. Stava ancora, inconsapevolmente. sorridendo quando si ritrovò ad osservare i suoi occhi azzurri più cupi e insondabili del solito, tuttavia privi di quel gelo che sempre li contraddistingueva. Non seppe intepretare l'espressione dell'uomo ma ciò non la fece sentire a disagio, le sembrava semplicemente ... diverso. Non sapendo bene come gestire la situazione obbediente seguì il suo suggerimento e rientrò nella piccola saletta dove il clima era decisamente più caldo. In silenzio i due si avviarono, l'uno perso nei propri pensieri, verso il corridoio principale anche se il compito risultò più difficile dell'andata in quanto, per consentire di osservare meglio lo spettacolo pirotecnico, le luci interne erano state abbassate e solo qualche applique a muro lambiva la penombra con una tenue luce soffusa.
"Attenta" l'avvertì Masumi, prendendola delicatamente per un braccio e fermandola giusto in tempo prima che andasse a sbattere contro il tavolino con le riviste.
"Mi scusi" ribattè d'istinto la giovane, provando uno strano calore là ove la mano di Masumi la sfiorava. Nella penombra ne intravvedeva indistintamente la sagoma ma non poteva leggere l'espressione sul suo viso, quindi non sapeva se la stava considerando la solita sbadata o meno, mentre si spostavano di lato.
"Nessun problema" lo sentì dire tranquillo salvo poi udirlo bofonchiare un "Ma che diamine..." decisamente sorpreso e seccato che la fece voltare nuovamente nella sua direzione. Le ci volle qualche istante per capire ma quando realizzò cosa era successo non potè proprio fare a meno di scoppiare a ridere. Beh, insomma, non capitava tutti i giorni di vedere Masumi Hayami, il Presidente della potentissima Daito Art Production, con i capelli incastrati in un addobbo natalizio.
Masumi fece una lieve smorfia contrariata mentre con una mano tentava di districare la sua bionda chioma dai rametti di vischio.
"Lo trova così divertente?" chiese tra il serio e il faceto, considerando che la risata cristallina della giovane era decisamente una novità, di solito in sua presenza urlava sempre e solo disprezzo. Riflettendo poi su come dovesse apparire ridicolo in quel momento non potè fare a meno di sorridere a sua volta, un sorriso aperto e privo di cinismo. In effetti non poteva biasimarla se si stava divertendo alle sue spalle, per una volta.
Maya cercò di trattenere l'ilarità e vedendolo in difficoltà decise di aiutarlo.
"Prego, lasci fare a me" disse risoluta, ponendosi al suo fianco in punta di piedi, per arrivare alla sua altezza e a quella dell'addobbo, aiutandolo a liberarsi. All'improvviso la loro vicinanza imbarazzò entrambi. Maya, confusa, perdette per un istante l'equilibrio e Masumi fu lesto a cingerla per la vita e i due si ritrovarono a fissarsi negli occhi mentre l'ultimo ramoscello di vischio scivolava via dai capelli di Masumi lasciandolo libero.
Un lungo silenzio calò tra i due, come quel giorno sulla pista da sci quando Maya accidentalmente gli era rovinata addosso. Cielo quanto desiderava baciarla. Una volta, una volta sola... perchè diamine non poteva farlo?
Accidenti, il suo essere maldestra l'aveva messa in quella scomoda situazione. Aveva liberato sì il Sig. Hayami ma aveva rischiato anche di cascargli addosso. Fortuna che lui era stato lesto a trattenerla quando aveva perso l'equilibrio però... perchè adesso non la lasciava andare? Il lungo silenzio al fine venne spezzato dall'uomo con una banale domanda.
"Conosce la tradizione europea, Maya?" il tono volutamente pacato senza, tuttavia, lasciarla andare. La giovane si limitò ad un cenno di diniego, visibilmente imbarazzata. Masumi serrò per un istante la mascella, prima di proseguire deciso "La tradizione vuole che chi si trova sotto il vischio debba baciarsi e... io sono un tipo che rispetta le tradizioni" concluse in un sussurro posando le labbra su quelle della giovane, prima che lei avesse il tempo di realizzare le sue intenzioni, e ... il tempo si fermò!

Gli occhi sgranati dalla sorpresa Maya si ritrovò paralizzata tra le braccia dell'uomo. Le labbra calde di Hayami posate sulle sue, senza alcuna forma di insistenza. Un lieve contatto, solo una leggera e dolce carezza ma così diversa da ogni altro bacio avesse mai ricevuto mentre il calore delle sue mani, che la sostenevano alla vita, diventava sempre più forte anche attraverso lo spesso tessuto del cappotto imbottito che indossava. Perchè? Perchè, si chiese Maya scioccata, quel lieve tocco la turbava a tal punto? Non aveva mai provato niente di simile per i baci di Satomi. Scossa nel profondo, più di quanto fosse disposta ad ammettere, lo sentì allontanarsi da lei e provò un sciocco senso di ... abbandono. Senza fiato rimase a fissare il volto volitivo dell'uomo che ora si era deciso a lasciarla finalmente libera. Leggermente malferma sulle gambe, le gote in fiamme Maya riuscì solo a balbettare un confuso "Perchè lo ha fatto?" mentre incrociava i suoi insondabili occhi azzurri.

Alla fine aveva ceduto a quell'impellente e scellerato impulso, e con quell'assurda scusa l'aveva baciata. Gli era costato uno sforzo notevole mantenere quel tocco lieve e quasi impersonale. Stolto che era stato. Ora quel bacio rubato l'avrebbe perseguitato nei giorni a venire, ne era certo come già lo turbava ancora il ricordo di un altro istante, di un altro momento rubato ma allora era stato diverso, Maya era incosciente invece adesso era lì, immobile davanti a lui con quegli occhioni così espressivi dilatati dalla sorpresa e le guance arrossate di emozione o imbarazzo, non avrebbe saputo dirlo. Il cinismo, il solo mezzo per poter venire fuori da quella situazione senza senso, la maschera del freddo uomo d'affari dietro alla quale al solito trincerarci per difendere la parte più vulnerabile di se stesso, per non mostrarla a lei.
"Gliel'ho detto, amo rispettare le tradizioni. Faccia conto che sia stato il suo Donatore di Rose" le disse in tono misurato, in fondo era vero ma si accorse dal rabbuiarsi improvviso della giovane di averla ferita, del resto pareva essere l'unica cosa che fosse in grado di fare con lei, ferirla. Consapevolezza che lo raggiunse come una stilettata al cuore. Stava pagando caro quel breve attimo di follia. Immediata giunse la stizzita replica della giovane.
"Beh, avrebbe dovuto chiedermi se volevo rispettarla anch'io, Sig. Hayami. Il Donatore di Rose non si sarebbe mai comportato in questo modo" il tono chiaramente offeso. Come osava Hayami tirare in ballo il suo ammiratore, il suo misterioso amico che sempre le stava al fianco? Era bastata quell'affermazione a riportarla al presente ed a rammentarle che lei lo detestava, sì lo detestava.
Masumi reagì come suo solito. Oramai era avezzo al suo disprezzo. Con una risata ironica ed un'alzata di spalle si limitò a constatare "La Mezzanotte è passata. Mi sa che la tregua è finita" prima di allontanarsi, sconfitto, e lasciare la giovane a fissare confusa e rabbiosa la sua schiena prima di sparire alla sua vista.

Il resto della serata trascorse come avvolto in una nebbia per Maya. Ci aveva messo dieci minuti buoni a ricomporsi e decidere di essere pronta a raggiungere le altre nel Salone Principale. Con una scusa o con l'altra aveva evitato Hayami, anche solo di incrociare per sbaglio il suo sguardo, per il resto della festa. Del resto la cena si era conclusa e non erano più costretti a stare seduti allo stesso tavolo e con vivido sollievo aveva accolto il momento in cui Mina aveva decretato che era stanca e preferiva ritirarsi in camera, approfittandone per dileguarsi a sua volta. Adesso, nella penombra della stanza, mentre la sveglia sul comodino segnava le 05.08 del mattino, e Rei dormiva placidamente il sonno dei giusti, Maya si alzò senza far rumore e raggiunse il vaso con le rose scarlatte posto sul davanzale. Non le riusciva di dormire. Quante cose strane erano accadute in quei giorni. Le Vacanze sulla Neve, la lezione di sci con Hayami, la cena e non ultimo quel bacio... Senza rendersene conto si portò un dito a sfiorare le labbra. Tutto si sarebbe aspettata da lui tranne quel gesto. Perchè lo aveva fatto? Era stato così strano il Presidente della Daito, così diverso da come lo aveva sempre visto. "Faccia conto che sia stato il suo Donatore di Rose" le aveva detto. Arrossendo lievemente al ricordo delle sensazioni provate quando le labbra dell'uomo avevano sfiorato le sue Maya prese tra le mani una rosa, unico legame con il suo caro amico, con il suo ammiratore misterioso. Risoluta, dopo averne aspirato il profumo delicato, si portò alle labbra un petalo scarlatto, morbido e vellutato ma... freddo. "No" sospirò dolente, mentre una lacrima silenziosa le correva sulla guancia. Non era la stessa cosa.

Pochi giorni dopo Maya fece ritorno a casa senza più vedere Hayami. Tornata a Tokyo, alla frenetica vita di tutti i giorni, finì con il scrollarsi di dosso quelle strane sensazioni che l'avevano pervasa sulle montagne innevate di Nagano... almeno sino al giorno in cui, a causa di una Foulard Azzurro nella rappresentazione di "Lande Dimenticate", non avrebbe scoperto che il suo grande amico, il suo misterioso ammiratore che sempre l'aveva sostenuta altri non era che ... Masumi Hayami. Allora il ricordo di quel bacio rubato, sotto il vischio, in una notte d'inverno avrebbe donato alla giovane la consapevolezza del... perchè!

- FINE -


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